MONOGRAFIA DEI PHARYNGODOPILIDAF NUOVA FAMIGLIA DI PESCI LABROIDI STUDI PALEONTOLOGICI VW DEL CAV. PROF. IGINO COCCHI 46863 FIRENZE. COI TIPÎ DI M.fckRLIAE E Cc. # ALLA GALILEIANA 1864 STUDI PALEONTOLOGICI DEL CAV. PROF. IGINO COCCHI * MONOGRAFIA DEI PHARYNGODOPILIDAE NUOVA FAMIGLIA DI PESCI LARBROIDI —T =-e—_—_- INTRODUZIONE. Questo lavoro fu da ‘prima destinato ad essere pubblicato in Inghilterra pe molti materiali che vi ritrovai, per la liberalità senza pari che incontrai nelle persone che mi poterono giovare colle loro collezioni o co’ loro sugge- rimenti, e per il desiderio che mi fu generalmente dimostrato di vedervi pubblicati questi miei studi. Se non che ritornando in Italia, e nelle varie collezioni e per le mie proprie ricerche, potei riunire una gran copia di ma- teriali e distinguere delle specie per lo meno tanto numerose quanto quelle che aveva potuto definire in Inghilterra. Questa circostanza basterà a giu- | stificare presso i miei benevoli amici d'Inghilterra il mutato divisamento, e a spiegare perchè ricondotto nel nostro idioma il presente scritto, lo offra ai lettori degli Annali del Museo fiorentino. Devo fin da principio tributare i più vivi ringraziamenti a coloro, cui sono principalmente debitore dei risultati espressi in queste pagine, e mi è d'uopo indicare fin d'ora le collezioni delle quali principalmente mi valsi nella compilazione di questa Monografia. Sir Pitti pe Magpas Grey EceRrTON, Membro del Parlamento inglese, il Conte di ENNISKILLEN e il signor BoWERBANK, mettendo a mia disposizione 4 sii GI le loro private collezioni, di pesci fossili quelle de' due primi, di fossili del London clay quella dell'ultimo, hanno il primo diritto al presente lavoro. Il Prof. Owen co’ numerosi materiali del Museo Britannico, il Sig. Davis di quel Museo per la sua assistenza, il Prof. QUECKETT co' materiali del Museo de Chirurghi di Londra, il signor TENNANT con quelli delle sue pri- vate raccolte, e il Prof. PHÙiLups con quelli di Magdalene College e della Collezione Buckland a Oxford hanno ugualmente diritto alla mia ricono- scenza. In Francia il signor Abb. Bourceols e il signor Ed. LARTET mi coadiu- varono con ì materiali che erano in loro possesso. In Germania il signor SENoNER di Vienna mi comunicò pezzi importan- tissimi. In Italia i signori Cav. B. GastALDI, Avv. MicneLoTTI, Prof. ALESSANDRO CARINA , Prof. CAMPANI, Don L. Grassi Arciprete di Sassuolo, VitroRIo PEC- cHioLi, Roserto LowLEY e FEDERIGO CASTELLI, mi. comunicarono o donarono ‘oggetti pregevoli. Il Commend. Quintino SELLA cedendo a questo R. Museo i resti di pesci fossili che facevano parte di una collezione di minerali e fossili toscani da esso acquistata dal Capitano Pisani, contribuì non poco a rendere più completa la mia Monografia. Ma primi a richiamare la mia at- tenzione sull'argomento che sto per isvolgere in queste pagine, furono i ma- teriali del Musco di Pisa, dei quali potei fare larghissimo uso per la bene- volenza del Professor Cav. G. MenEGHINI, al quale anche in questa occasione ‘devo rivolgermi come scolare a maestro. . x Cito per ultimi i materiali di questo R. Museo di gran lunga più nume- rosi degli altri e che provengono principalmente dall'antica collezione Soldani o dalla Targioni o in maggior numero dalle mie proprie ricerche. Mio scopo è quello di dimostrare la esistenza di un gruppo particolare di pesci, e di provarne le correlazioni zoologiche mediante alcuni avanzi del sistema dentario. Qual sia il valore dei caratteri che vado ad esporre potrà giudicarsi in seguito. Ora voglio una volta per sempre notare che non ho tralasciato di ricercare se vi siano conservate allo stato fossile altre parti scheletriche le quali possano essere riunite al medesimo tipo. —_ È Nell’argilla di Londra abbondano in istato di buona conservazione i pesci fossili. È probabile che fra quegli avanzi ve ne siano taluni i quali appar- tengono a pesci specificamente identici a quelli cui si riferiscono le piastre dentarie descritte in questa Monografia. Ma non dee tacersi che quegli fra questi avanzi i quali sono stati descritti dagli autori non sembrano riferirsi al tipo ben noto dei Labroidi. Non mi tratterrò sulla convenienza più o meno grande di riportarne alcuni a questo tipo. Per taluno, se meglio studiati, ciò accadrà. Ma dei molti crani che nelle collezioni inglesi mi sono passati per le mani, nessuno aveva tracce del curioso apparato dentario che li ca- ratterizza. Il che deve forse attribuirsi alla particolare natura dell’ apparec- chio faringeo, che disarticolandosi facilmente dalle rimanenti porzioni del cranio, e facilmente separandosene per il proprio peso, fece sì che i pezzi deotari in questione si trovano per il solito isolati. Altrettanto può dirsi delle specie che si trovano ne’ terreni italiani. Le ricerche successive consentiranno forse di potere riempire questa più che lacuna. — Le altre parti della dentizione non sono così completamente oscure come le varie parti dello scheletro; cosicchè ci sarà dato di poterle investigare. Cercheremo prima di stabilire le affinità zoologiche, ed il vero posto da assegnarsi nella classificazione a questi animali, e poscia daremo la diagnosi dei generi e delle specie che fino ad oggi ho potuto ritrovare nelle colle- zioni o riconoscere nei. libri degli autori. Il SoLDANI, con quella esattezza di confronto e con quell’acume che sortì in un grado elevato, descrivendo alcune placche dentarie spettanti a quel genere che io chiamerò fra poco Pharyngodopilus, colse nel segno la vera natura e le affinità delle medesime. Munster, nel 1846, descrisse alcuni avanzi organici di questo stesso genere, riferendoli al Genere PAylodus. Nello stesso anno E. SisMmonpa e più tardi (1859) G. G. GeMELLARO descrissero due distinte specie spettanti a questo medesimo tipo sotto al nome generico Sphaerodus. ‘# Cominciando a investigare la vera natura di questi resti organici sin-. golarissimi viene fatto facilmente di notare che i medesimi possono dividersi ed aggrupparsi secondo due forme ben distinte. Alcuni hanno forma di triangolo ic isoscele (Tav, IV, fig. 14, 15 ec.), altri raffigurano meglio un triangolo ret- tangolo inequilatero, ma conformati così da riprodurre un triangolo isoscele quando col pensiero si accostino a due a due, per modo che i loro angoli retti si mettano in contatto dalla parte interna (Tav. IV, fig. 7; Tav. VI, fig. 8). Quando tali pezzi sono così disposti cade facilmente sott'occhio che quelli della prima forma dal lato opposto alla faccia aderente all'osso hanno una superficie o faccia triturante più o meno concava e con segni più o meno profondi del compiuto lavoro. Negli altri pezzi, vale a dire quelli che ac- coppiati due per due formano un triangolo di forma pressa poco uguale all’altro, si nota una faccia d, e, d (Tav. V, fig. 6, 7; VI, fig. 8 ec.), tri- turante ancora essa ed egualmente disposta rispetto alle altre parti del pezzo, di forma non già concava, ma più o meno convessa. Inoltre le facce a, 8, c, che nell’avvicinare come abbiamo fatto i due pezzi devono considerarsi come facce laterali interne, mostrano le tracce di un forte e incessante confricamento. I denticini (denticles) hanno i lati che formano queste facce corrosi tanto da offrire una faccetta lustra e levigata molto somigliante a quelle che si formano negli incisivi de' mammiferi per l'attrito scambievole de’superiori con gl’ inferiori. Da queste primarie osservazioni ne consegue che i pezzi concavi sono così conformati per ricevere un pezzo convesso e che questi pezzi insieme riuniti formano un apparato potente di masticazione; che il pezzo convesso resulta dall'insieme di due pezzi di egual forma e di eguale disposizione , e che questi due pezzi godevano di movimento in parte rotatorio sul pezzo concavo, e di va e vieni dell’ uno contro l’altro, cosicchè una sufficiente libertà di movimenti era ai medesimi consentita. Venuti in chiaro di ciò, non è più possibile riguardare questi pezzi come spettanti alle mascelle o al vomere. Tali movimenti non possono immaginarsi se non che considerando queste placche come dependenze dell'apparato ioideo. Dacchè queste osservazioni, facili a farsi da chiunque, mi si resero mamfesté e provate, dovetti riguardare queste placche dentarie come spet- gian! a qualche sconosciuto genere di Labroidi, nel quale il carattere più ME paristanito della sua organizzazione è lo Pagando svolgimento di nume- rosi denti collocati in più piani sovrapposti e così bene ordinati da formare parecchie pile regolari di denti disposti verticalmente. Di qui il nome col nu 7 quale fin d'allora (1853) contradistinsi questi resti; Pharyngodopilus Qepyg, odos, TX, pile di denti nella faringe. I generi che offrono il tipo più deciso dell'ordine de’ Labroidi ( Labrus, Cossyphus, Iulis ete.) hanno le branche inferiori dell’ioide saldate insieme in una massa ossea molto robusta, la quale occupa la parte inferiore dell’ap- parecchio e si estende da destra a sinistra in due branche assottigliate, leggermente volte all’ingiù e terminate in una faccia articolare cui vengono a connettersi ie branche ascendenti dell'ioide. Posteriormente quest'osso si continua in una codetta più o meno lunga, molto più sottile del corpo dell'osso e che natura provvide, inferiormente, di una laminetta posta verticalmente, la quale, senza troppo aumento di peso e di volume, dona solidità e appoggio alla codetta. Ne resulta un osso in forma di triangolo isoscele con l'angolo opposto alla base volto in addietro e con la base più o meno proiettata in avanti. In quest'osso stanno disposti dei denti conico- globiformi o di altra forma a seconda dei diversi generi. Labrus; Cossyphus, lulis V hanno provvisto di denti molari aventi diversa forma nelle diverse sue parti. Nella parte antero-mediana sono collocati i più grossi di forma allungata; attorno a questi stanno disposti i più piccoli, conici e non compressi, € poi ne vengono degli altri tanto piccoli da comparire come una vera gra- nulazione. Tagliato verticalmente l'osso si vedono al disotto dei denti che ne armano la superficie degli altri denti i quali formano una serie tanto numerosa quanto la superiore. Ciascuno di essi è incluso in un alveolo suo proprio diviso dal superiore mercè di un diaframma di diploe molto vascolare. In questo alveolo ciascun dente rimane racchiuso finchè non debba rimpiazzare il dente soprastante per compiere in luogo di quello, caduto 0 interamente consumato, l’opera della masticazione gutturale. Il collocamento dei denti, tanto della serie superficiale quanto della profonda, il modo di sostituzione e la struttura dei medesimi non che delle fossette alveolari sono tutle cose tanto bene illustrate dal sommo anatomico inglese (4) che è inutile parlarne da capo. Superiormente l'apparato ioideo viene a riunire i suoi archi nelle plac- che faringeali superiori, le quali, l'una a destra e l’altra a sinistra, si arti-. colano in un modo particolare al di sotto del gran foro occipitale. In queste (1) Owen, Odontography, pag. 108 e segg., Tav. 46. ES Me due placele sono disposti dei denti di forma analoga a quella degl inferiori, i maggiori nell'interno e sul davanti delle placche, i minori nel di dietro e sui lati, ed in queste egualmente sono due piani di denti, uno esterno ma- sticante ed uno di riserva nascoso nella porzione alveolare Anche gli Scari hanno dei robusti apparecchi dentari alla faringe, for- mati pur essi di due pezzi superiori e di uno inferiore tutti muniti di denti. I due superiori formano collettivamente una massa triturante, la quale è convessa dall’avanti all'indietro, mentre è convessa da destra a sinistra quella corrispondente di Labrus, Cossyphus ete. Il pezzo opposto è concavo e si estende lateralmente più dei due superiori che in qualche modo va ad abbracciare. Come nei veri Zabri anche negli Scarî vi sono i denti de- stinati ad entrare in funzione, benchè con vece diversa, e a surrogare 1 consunti a misura che se ne presenta il bisogno; ma se ne’ Labri questi denti hanno forma conica, globosa'o poligona, negli Scari invece dessi sono lamel- liformi, larghi da destra a sinistra ed allangati dal basso all'alto. Il movimento de’ pezzi è più libero ne’ Ladri che negli Scari, potendosi muovere nei primi ciascuno di essi indipendentemente dall'altro, mentre nei secondi i denti in forma di lamine trasverse verticali a lati. sporgenti nel- l'interno venendo ad incastrarsi i destri negl’interstizi dei sinistri e vice- versa, si rende necessario il movimento simultaneo de’ due pezzi quasi come se fossero in un unico pezzo saldati. Ritornando ora a Pharyngodopilus troviamo in esso-due faringei supe- riori che hanno forma e disposizione analoga a quella di molti veri Labri, ma con questo che invece di avere due serie di denti, una esterna e l’altra” nascosta nel corpo dell'osso, ne ha molte e così strette e serrate’ fra loro che uno strato sottilissimo di materia ossea forma solo le fugacissime pareti delle cavità alveo!ari. Il faringeo inferiore di Pharyngodopilus non differisce da quello dei veri Ladri che per la enunciata struttura. Ma idue superiori è probabile che godessero di movimenti ancora più liberi. Percorrendo i diversi ordini e le famiglie dei Teleostei (i Plagiostomi più dei Teleostei si accostano all’ordinario tipo Vertebrato e fra le altre pe- culiarità per non avere denti che alle mascelle, e i Ganoidi tipo intermedio fra questi e quelli ci daranno fra poco argomento di parlarne ) viene esclusa la possibilità di più esatti ravvicinamenti. Non si ha che a confrontare con questi nostri apparecchi i faringei ugualmente dentati di alcuni Scorpenoidi (Peristedion cataphractum, Lacep. ec.) degli Scienoidi, di Crysophris e di se O altri Sparoidi non che de’ Ciprinoidi i quali ripetono invertito l'apparecchio dei Labri, per essere persuasi di questa netta separazione. TI. Nella natura estinta la forma che maggiormente si avvicina al piano di conformazione di Pharyngodopilus è il genere Phyllodus. La quale opinione che dapprincipio intravedemmo come probabile divenne poi certezza quando potemmo studiarlo co' pezzi alla mano. Egli è ben vero che il fondatore di questo genere nelle pagine immortali della Zttiologia fossile, pagine che ebbi fra le fonti migliori del scientifico tirocinio, non solo non colloca i PhyWodus fra i Labroidi ma neppure fra i Teleostei. Egli è ben vero che pel grande maestro le placche dentarie di questo genere non sono nemmeno pezzi faringeali, e che ri- fiutata la opinione di Owen egli non vede nella prodigiosa quantità di denti so- vrapposti in forma di pile che altrettanti denti fogliettati quante sono le pile (1). Se si prendano diverse placche dentarie di Phylodus non si tarda a discoprire che ve ne sono talune a superficie convessa ed altre a super- ficie concava, con tali dettagli di conformazione , con tali particolarità di ]o- goramenti per la esercitata masticazione, che presto si giunge a convincersi che queste dovettero agire l'una contro l'altra. Nè la concavità o la con- vessità possono prendersi per caratteri specifici ; la osservazione presto fa riconoscere le ripetizioni dei medesimi caratteri nelle due forme opposte, e un rapporto costante fra la convessità dell'una e la concavità dell’altra, qualunque ne sia il grado, in ogni singola specie, per modo che la placca concava possa abbracciare esattamente la convessa. Tale conformazione non può essere referibile se non se all'apparato dell'ioide. La struttura fogliettata dei denti di Phyllodus non si saprebbe più so- stenere dopo le belle ricerche anatomiche di Owen. Sappiamo difatti dalle medesime che una sezione verticale di dente, che Acassiz chiamò a struttura foglettata, esaminata al microscopio si è trovata decomposta in altrettanti denti completi quanti erano i supposti foglietti, e che ciascun denticino è formato di dentina e di smalto ed è racchiuso entro pareti di sostanza ossea spugnosa costituenti il suo ricettacolo alveolare. (1) Acassiz, Recherch. sur les Poiss.. foss., Vol. I, Cap. IX, p. 242. cm DI cdi Owen descrive così la intima struttura dei denti di PhyModus: « The « osseous substance (a) is characterized by the large, reticularly anosto- « mosing medullary canals without radiated cells in their interspaces which « are peculiar to the structure of the bones and ossified basis of the teeth « in fishes. The dentine (6) consists of numerous close-set calcigerous tu- « bes and the clear-uniting substance ; the tubes are characterised by their « straight and parallel course; at the middle part of the plate they are di- « rected vertically to its plane, and at the margins, which are bent down, « they incline so as to maintain the same relative position to that part of « the surface of the plate; their diameter does not exceed ‘sos! of an « inch; their subdivision into pencils of smaller tubes takes place nearer « to the enamel than usual. I could plainly discern the anastomoses of the « divisions of the calcigerous tubes in some parts of the section. The « Enamel (c) which as in the denticles of the Scarus and many other « fishes closely approximates in structure to the dentine, exhibits however « much less parallelism in the course of its component tubes in the Phyl- « lodus; but these are as numerous and distinct though somewhat more mi- « nute than those of the true dentine » (1). Confrontata la struttura de’ denti de’ PhyZodus con quella di Searus , Labrus, Chrysophris, Gyrodus, Pycnodus ete., OwEN conclude che le analogie maggiori sono con Scarus, e così propende a considerare PAyModus come un tipo estinto di Labroide affine a Scarus. GiEBEL successivamente adottò questo modo di vedere, e ripose Phyllodus fra Labroidi (2). =". Quantunque nella Paleontology dello stesso Owen (Ediz. del 1860) sì legga a pagina 149: « The Ganoids in these ( tertiary ) formations are « reduced to the genera Lepidosteus and Acipenser ; but may have been re- « presented by the palates with crushing teeth, from the Sheppy clay , to « which the names Pisodus and Phyllodus have been given »; noi non par- tecipiamo a questo dubbio ed accettiamo il ravvicinamento affacciato nella Odontography. i Per togliere Phyllodus dalla famiglia dei Pienodonti (Ganoidi), ci vale la struttura anatomica de' denti offrente più analogia con Scarus di quello che con Pycnodus e Microdon, e ci valgono ancora le seguenti considerazioni. (1) Owen, Odontography, pag. 140, Tav. 44. 2) GiepeL, Fauna der Worwellt, ete. — Odontographie 1855, pag. 106. di I a Avendo avuto la fortuna di ritrovare alcuni pezzi di PAyZ/odus offrenti adesa qualche porzione dosso, ci è sembrato di riscontrarvi la struttura che nel più alto grado è propria dei Teleostei. I Ganoidi, che si accostano per molti caratteri ai Plagiostomi mentre per altri tengono un posto più vicino ai Teleostei, hanno più di questi ultimi limitata la posizione dei denti nella bocca. Certe parti che negli ordinari Ossati vanno armate di denti, non le sono ne’ Ganoidi, e fra queste parti si annoverano specialmente i faringei. Una tale condizione è di grande impor- tanza. Ogni tipo ha una espressione organica sua propria, nella quale armo- nizzano le varie sue parti, nè queste si possano alterare al di là di certi limiti senza produrre una dissonanza, Ho già notato incidentalmente che i Plagiostomi più degli ordinari pesei Ossuti accostandosi al tipo di vertebrati abbiano come questi i denti collocati nelle sole mascelle. Nei Ganoidi, come tipo intermedio, oltre i denti alle mascelle troviamo dei denti su qualche regione del palato. Per dire che ve ne fossero alcuni provvisti di denti molari nella faringe ce ne mancano gli esempî. Fare una eccezione per Phyllodus, specialmente se non necessaria anzi contraria alle altre cose discorse, non ci sembra conforme ai dettami di una sana critica. Ritenuto adunque che Phylodus fu tolto giustamente dai Ganoidi Pieno - donti (41), resta a stabilire come esso si accosti a Pharyngodopilus, e come ripeta il tipo dei Labroidi. (1) La famiglia dei Picnodonti diviene per noi un gruppo perfettamente naturale se oltre PhyModus, si tolgano dalla medesima Pisodus e Sphacrodus. Ho esaminato la placca ossea armata di molti e forti denti disposti in un solo piano, la quale si conserva nella collezione del Sig. BowenBANK a Islington e ho creduto di rico- noscervi un osso perfettamente libero, e tale che non può riferirsi con verosomiglianza che al linguale di qualche ignoto tipo. Pisodus Oweni va tolto dai Pienodonti, i quali nulla of- frono di analogo, per essere collocato fra i Teleostei ; dove le sue affinità zoologiche e ana- tomiche convenientemente studiate gli determineranno il posto. Sphaerodus è genere troppo artificiale per quanto mi consentono di affermarlo gli studi che ripetutamente ho fatto sui denti che si riferiscono alle specie che lo compongono. Credo ben fondata l’ opinione che le specie cainozoiche di questo genere ipotetico siano formate sopra dei denti delle varie parti della bocca degli Sparoidi principalmente, e respettivamente delle famiglie e dei tipi cui questi denti sono propri. Le porzioni scheletriche conosciute offrono , come la offrono i denti, la struttura delle ossa di questi ultimi. Le specie dei terreni mesozoici se non hanno maggior diritto hanno però minore dif- ficoltà a persuaderci che si agruppano insieme in un genere naturale, quantunque sia più conseziente al metodo scientifico di referirle ai diversi Ganoidi che offrono quella conforma- zione di denti. soi Mali i Se da un frammento del curioso apparecchio dentario di questo genere si ottiene una sezione abbastanza sottile da scoprirsene tutti i minuti det- tagli di struttura col microscopio , si rileva la interna conformazione dei denti nel modo che vo' a dire. Ogni dente è incluso in un alveolo perfettamente chiuso, formato di sostanza ossea esattamente analoga a quella descritta da OweN (vedi sopra); queste pareti ossee lo separano dai denti laterali e dai superiori. Il dente in. forma di piccolo globetto si ripiega su sè stesso in modo da racchiudere nella sua parte inferiore una piccola cavità ove met- tono i vasi nutritori; è la polpa del dente. La parete che limita quella cavità è festonata con grazia e da essa partono dei tubi calcigeri sottilissimi. Questi tubi si mantengono molto distanti l'uno dall'altro per entro la sostanza cemen - tizia (clear-uniting substance ) della dentina, dirigendosi parallelamente alla periferia. Giunti a un terzo del loro corso si ramificano in una quantità di tubetti che si intralciano e si anastomizzano fra loro in modo sorprendente. Da questa zona, così caratterizzata dai ciuffetti intralciati dei tubi calcigeri, escono fuori i tubi che, assumendo un andamento rettilineo, senza che per questo cessino di secondare l'andameato curvilineo della periferia del dente, acquistando pareli grossissime rispetto al canale interno grandemente piccolo e serrandosi streltamente gli uni contro gli altri, formano lo strato più esterno ossia lo smalto (Tav. VI, fig. 1, 2). Si hanno dunque tre strati o zone, in ciascuno di questi denti, ben caratterizzate dalla natura e dal contegno dei tubi calcofori, cioè: inferiormente la zona dei tubi suddetti non ramificati, a pareti sottili e molto distanti fra loro; nel mezzo la zona o matassa deì tubi oltremodo ramificati, compiendosi questa ramificazione in prossimità maggiore dell'usato allo smalto; per ultimo la zona esterna formata dei tubi a grossa parete strettamente serrati. Questa struttura è quella dei denti di PAyZodus, in cui, astrazion fatta dall’ esterna conforma- zione a lamina piuttosto che a globo, si ha la maggiore differenza nella zona inferiore nella quale i tubi calcigeri sono più numerosi e più fitti che nell'altro genere. Se poi la struttura dei denti di Pharyngodopilus si con- fronta con quella dei denti di Scarus, la analogia diviene una somiglianza perfetta tanto che non vi sarebbe distinzione possibile se il dente allungato nel senso verticale di questo si accorciasse per conformarsi nel piccolo corpo sferico di quello (4). (4) Per la struttara dei denti di Scarus vedi OwEN, Odontogr.,. pag. 112; Tav. 49-52. A questa analogia della struttura intima dei denti corrispondono le analogie esterne dell’ apparecchio. Tutti sono provvisti di apparati denltari faringeali destinati a compiere l'ultima triturazione degli alimenti nella gola mercè di denti ugualmente numerosi e in due di loro egualmente disposti in piani condensati, perchè offrissero una superficie atta, per le sue ineguaglianze, alla triturazione, e perchè i vecchi denti superficiali in poco tempo consunti fossero successivamente rimpiazzati. Per completare l analogia si immagini col pensiero che i due pezzi superiori invece di essere liberi come in Labrus e in Pharyngodopilus 0 soltanto distinti come in Scarus siano uniti e saldati fra loro per modo che ven- gano a formare una sola placca e si avrà il pezzo unico proprio del genere Phyllodus del quale constatiamo le analogie. Varia bensì la forma dei denti me- diani nei due generi, ma la loro stretta affinità ci è dimostrata dalla esistenza di un nuovo genere cui proponiamo nominare Egertonia; il quale unisce al faringeo superiore unico di PhyZ/odus la forma dei denti di Pharyngodopilus. Le specie del genere Pharyngodopilus adunque altro non sono che Labridi in cui molte serie sovrapposte di denti suppliscono al consumo continuo che fa dei denti superficiali la masticazione. Le specie del genere PAyZodus sono Faringodopili, nei quali i faringei superiori si sono saldati in un pezzo unico, e ne quali i denti di mezzo allargandosi lateralmente hanno perduto in grossezza; le specie del genere Egertonia sono Fillodi per la placca superiore unica, e Faringodopili per la forma dei denti globiformi o conici. Confrontando queste forme generiche con i viventi Labri e Scari tro- viamo che Pharyngodopilus si accosta a Labrus, che Phylodus ha più ana- logia con Scarus, tanto perchè in questi vi è già tendenza alla fusione de due faringei quanto per i denti lamelliformi messi verticalmente in Scarus, orizzontalmente in PhyZodus, che infine anche qui Egertonia rappresenta l'anello di unione di ambedue i tipi. I denti collocati nei diversi piani si sovrappongono con tale regolarità che col loro soprammettersi formano tante pile le quali hanno la apparenza, a prima vista, di denti composti. Il numero degli clementi componenti queste pile rimane costante nelle diverse eta, perchè nuovi denti banno origine incessantemente nella parte più profonda delle pile, in sostituzione di quelli che la masticazione ha fatto scomparire. In questo anche Phyl- lodus si accosta maggiormente a Labrus che a Scarus, nel quale ultimo , secondo quello che ci viene insegnato da OweN, i nuovi denti si formano —12 solo nella parte posteriore della placca e vengono spinti in avanti a rim- piazzare gli anteriori che si consumano più de’ posteriori con un Se analogo a quello della evoluzione de’ denti negli Elefanti, i PI, Dopo di avere verificato le ‘affinità esistenti fra Phy/lodus, quale fu sta- bilito da Acassiz e Pharyngodopilus quale noi lo intendiamo, e dopo di avere espresso la opinione personale sul vero posto di questo gruppo estinto in una naturale classificazione, dobbiamo ora mettere in evidenza le più inte- ressanti peculiarità di questi generi e dell’ intermedio Egertonia. Il genere Pharyngodopilus, come resulta dal fin qui detto, è conosciuto per le sue piastre dentarie della faringe. Esse provengono dai depositi mio- cenici e più frequentemente dai pliocenici. In vero non vi sono troppo nume- rosi i giacimenti di origine marina a scheletri di pesci ben conservati. Rispetto al miocene, tralasciando di parlare di quelli ove non si trovano che specie di acqua dolce, come i depositi gessosi dei monti di Livorno, della Castellina, del Volterrano ec., parlerò di due, fra i marini, che mi sono meglio conosciuti. Il mio amico Cav. G. ScAaRABELLI-GOMMI-FLAMINI d’Imola mi comuniCÒ , alcuni anni fa, una numerosa collezione di pesci fossili di Sinigaglia e di Mondaino, de’ quali feci un esame accurato. Il carattere più appariscente di questa fauna fossile è la sua grande rassomiglianza con la vivente fauna iltiologica del Mediterraneo (1). In seguito potei fare nuovi studi sugli esem- plari del Museo di Pisa e su quelli più numerosi di questo Museo Fioren- tino. Ma fra tutti i materiali che mi sono passati per le mani provenienti da quella parte d'Italia non ho potuto scoprire resti di Labridi o di Scaridi. Nelle frequenti gite che ho fatto nel nostro miocene marino non ho raccolto che de’ denti isolati di tipi svariati. A Malta esiste un ricco giacimento di pesci miocenici delle più belle e straordinarie forme e della più squisita conservazione. Ricordo sempre con (1) Le succinte descrizioni delle sole specie Senigagliesi possono vedersi nella Flora RNA Senigagliese di G. ScanapeLLi e A. MassaLonco. Imola, 1858 » pag. 21 e seg. Quelle delle specie Anconitane sono tuttora inedite. È mia intenzione di ronda questo lavoro se le forze e il tempo non mi mancheranno. A de 13 — piacere quei bellissimi che portati a Londra da Lord Ducre, mi furono dal medesimo comunicati. Se le circostanze nelle quali mi trovava allora non mi acconsentirono di potere aderire all’ invito di farne lo studio, ebbi però agio abbastanza per domandarmi se per avventura vi si trovasse qualche Labroide e per rispondermi negativamente. Forse la domanda avrebbe altra risposta oggidì, per gli accresciuti ritrovamenti, e senza dubbio poi siamo ancor lungi dal conoscere per intero i tesori paleontologici di que’ distretti. Gli avanzi di scheletri di pesci sono piuttosto rari nelle argille turchine, nelle sabbie argillose e nelle sabbie gialle che costituiscono il pliocene italiano. Ma sarebbe errore lo inferire da questa circostanza la scarsezza della fauna ittiologica di quell'epoca. Per lo contrario parecchie famiglie e moltissimi generi sono indicati da una quantità prodigiosa di otoliti, di denti isolati e di altre parti scheletriche. I denti di Chrysophris, di Sargus e di altri Spa- roidi sono veramente abbondanti. I Labroidi ancora vi sono spesso rappre- sentati da denti isolati appartenenti molto probabilmente ai viventi generi de'veri Labridi. Clepticus mi si è appalesato con pochi esempli de'suoi lamelli- formi seghettati denti faringeali. Qualche Sphiraena ha lasciato tracce di sè a Monte Mario; lo rilevo da alcuni denti che mi furono fatti esaminare molti anni sono dal dotto e celebre vicario di Versailles, Monsignor WANDENECKE. In varie collezioni e specialmente in queste copiosissime nostre, ritrovo denti di Dalatias, Squatina e di vari Chimeroidi; vedo denti amiformi, adunchi, taglienti o d'altra forma referibili a diversi tipi di Scomberoidi, e forse a qualche Salmonoide; e potrei aggiungere altri esempi che ometto perchè non paiano fuori di posto e a scapito della brevità. Se fosse possibile di riconoscere una qualunque specie di pesce da qualsiasi dente o otolite o vertebra isolata , ci riuscirebbe ben facile di tessere un ricco catalogo di pesci pliocenici da non invidiare quello delle attuali specie Mediterranee. Sfortunatamente questi avanzi più frequenti a ritrovarsi, ci somministrano ben pochi mezzi per rico- noscere, non dirò la specie, ma il genere e talora la famiglia. Qualche mag- giore giovamento se ne potrebbe ricavare se qualche dotto e paziente ittiologo si facesse a comparare le otoliti e i denti delle molte specie viventi per rilevarne i caratteri diagnostici che presentano; ma se devo giudicare da quella poca attenzione che ho portato sull’argomento e da un pari tentativo fatto onde ricavare dei caratteri specifici dalle scaglie, sono portato a credere che non si giungerà per molto tempo ancora a determinare le specie con una di queste varie parti presa isolatamente. La poca significazione organica % tdi di queste parti le forme poco variate talora e tal'altra molto differente nelle diverse parti del corpo o della bocca dello stesso animale, sono circostanze note a tutti gli ittiologi e dispensano da ulteriori spiegazioni. Non è adunque a maravigliarsi se Pharyngodopilus così come tanti altri pesci fossili non è conosciuto che pe' suoi denti 0 meglio per le sue placche dentarie faringee. Sarebbe impossibile nello stato attuale della nostra scienza e delle nostre ricerche stabilire, senza tema di errare, quali fra tante otoliti o vertebre e fra tanti piccoli denti molari che si trovano disciolti e isolati nel nostro pliocene appartennero una volta a taluna delle sue specie. Ma ci conforta la speranza che anche in questo come in tanti altri argomenti pa- leontologici e geologici, la cerchia delle nostre cognizioni si vada allargando. Dacchè ho rivolto le mie ricerche in una maniera più efficace al Pliocene per avanzarne la conoscenza sì paleontologica che geologica (e confido che molto ho riunito di già sotto il duplice aspetto) mi sono accorto di una inspe- rata frequenza di scheletri di pesci, molto danneggiati invero dal tempo, ma che, se raccolti con cura e convenientemente studiati, offriranno modo di giungere ad importanti risultamenti. Si delineano già nuovi generi non prima visti fossili, e ricollegando le diverse parti sconnesse si potrebbe ben giua- gere, per alcuni, al ritrovamento di quanto è necessario per restaurare a posteriori il tipo che ora studiamo. Rispetto al quale domandandomi io come dovesse avere i denti alle mascelle, mi è sempre paruto questi non poter essere che analoghi per forma e disposizione a quelli degli attuali Scaridi o meglio ancora dei Labridi. Senza contare che si rende più verosimile questa seconda ipotesi per la maggiore rassomiglanza con Labrus devo ancora affacciare la presente circo- stanza. Nella piccola collezione Soldani che servì alle descrizione del Saggio Orittografico del celebre camaldolese, ritrovo un numero di minuti denti emi- sferici o conici. Fra questi si notano alcuni piccolissimi pezzi faringeali di pic- colissimo Pharyngodopilus. Taluni di quei dentini isolati evidentemente dai medesimi faringei si distaccarono; circostanza questa che dee mettere in guar- dia gli osservatori; ma gli altri provengono da altre parti della bocca e senza dubbio dalle mascelle. Se è vero che tutti questi dentini furono trovati insieme o a poca distanza, difficilmente ci potremmo persuadere che non provengono dallo stesso animale. Crediamo adunque di non andare lontani dal vero ac- cettando per la migliore l'opinione che Pharyngodopilus avesse bocca armata di denti, e nelle medesime parti disposti al modo degli ordinari Labridi. tal __ — 15 — Nell’ Isola di Sheppy, donde principalmente provengono Phyilodus e Egertonia si trovano molti pesci fossili e con conservazione maravigliosa ; chè spesso il corpo del pesce si mantiene con le sue proporzioni e con le esterne sue parti in posto cosicchè tra l'inviluppo dermatico delle scaglie e la colonna vertebrale, sembra altro non essere avvenuto che una sostituzione della materia argillosa alla massa muscolare. AGAssiz non parla di Labroidi di questa località, eccettuato Anchenilabrus frontalis che ha ricordato senza descriverlo, che non ho potuto vedere e che non ho ritrovato neppure ne suoi disegni originali da me consultati alla Società geologica di Londra. Che cosa sia Anchenilabrus frontalis non posso dire; potrebbe bensì non differire da Phyllodus o da Egertonia, ma stabilire un tal fatto come certo è al di là del dominio della verità. Per quanto scarsi siano i materiali a quali ci troviamo ridotti per istu- diare i nostri tre generi, sarà facile il vedere come anche questi pochi offrano ampia materia; e le conclusioni alle quali ci troveremo condotti, apriranno al filosofo naturalista la via a molto meditare. Dei tre pezzi faringei di Pharyngodopilus il più utile nella diagnosi delle specie è l’'inferiore; quind’ importa rappresentarcelo alla mente adequa- tamente. Questo pezzo è sempre più o meno concavo, essendo volte all'insù le sue branche laterali; la faccia triturante è triangolare coll’ apice del triangolo volto all'indietro col lato basilare opposto all'apice volto all'avanti. Offre in rispondenza di questo lato, una faccia che chiamiamo faccia ante- riore, la quale si proietta in avanti all'infuori, nella maggior parte dei casi, e questa proiezione è proporzionale a quella dell'osso faringeo stesso. . I denti mediani anteriori che corrispondono a questa faccia e al lato anteriore della faccia triangolare masticante sono i maggiori e si allungano dall’avanti all'indietro come in Ladrus. L'azione di triturare i duri alimenti che servivano di pascolo a queste specie era più attiva su tutto il margine anteriore che altrove; laonde vi tro- viamo più forti le tracce di logoramento e più pronto il rinnovamento dei denti. I denti vi si sovrappongono in molti piani da tre fino a undici e dodici, e così si formano tante serie verticali di denticini, ossia tante pile che hanno fino a questo numero di elementi. Intendiamo però parlare di quelle che hanno il massimo numero di denticini; poichè questi diminuiscono di numero come di dimensione tanto nelle pile laterali quanto nelle posteriori. Si potrebbe DI @ scsi considerare uno di questi pezzi come una massa di denti che sì sostituisce a una porzione dellosso seguendo una linea di contatto parallela alla faccia masticante. I denti sono rotondati, ellittici, o conici se sono gli esterni o i poste- riori. Il loro margine basilare si ripiega indentro verso il lor proprio asse ma senza toccare questo asse, cosicchè appaiono come umbilicati nel punto di attaccatura. Come si è già detto, la formazione di questi denti si compie nella parte più profonda dell'osso e sono spinti in alto dall'accrescersi dell'osso istesso e dalla formazione di altri più giovani. Per tal modo tutte le pile si spingono lentamente in alto. I denti che si sono formati gli ultimi, cioè nel periodo più avanzato dell'età dell'animale, eccedono appena il diametro di quelli che occupano la parte superiore di ciascuna pila, ossia di quelli da più lungo tempo formati. Così le pile dentarie possono tener dietro all’ ingrandimento generale dell'apparato faringeo e di tutto il corpo. Ma non è questo il solo modo nè il più efficace. La superficie masticante si mantiene co’ suoi denti stretti e serrati non solo per il successivo accrescimento de’ denti di più recente formazione, ma soprattutto per l’addizione di nuove pile, cosicchè quanto più è avanzato il dente in età, tanto più numerose sono le pile dei denti nei faringei. Quando il corpo dell'ioide si è accresciuto di una certa quantità, una nuova pila comincia fra due delle più antiche mercè dell'apparizione di un nuovo dentino nella cavità di uno speciale alveolo (Tav. IV, fig. 14%, 16°, Tav. V, fig. 4, Tav. VI, fig. 6 ec.). Tosto che questo nuovo dentino è inte- ramente sviluppato, viene spinto in alto da uno secondo che comincia a for- marsi sott'esso, e così procedendo il fenomeno una nuova pila dentaria si spinge in alto incuneandosi fra le due pile più vicine e spostandole a destra e a sinistra per potervisi allogare nel modo più conveniente. Ne resulta uno spostamento e un disturbo nella regolare disposizione delle pile, e la regolarità non si ristabilisce se non che quando la nuova pila col suo dente, che fu il primo a formarsi, non ha raggiunto la faccia triturante. È inutile aggiungere che mentre una nuova pila si va così comple- tando, possono in pari modo originarsene delle altre. Numerosi sono gli esempi di questo processo e può aversene la prova in quasi tutte le figure che diamo dei Faringodopili. Non vi è placca dentaria nè inferiore nè superiore che non presenti delle pile in via di formazione, le quali si vedono per il solito comparire di preferenza nelle parti un poco laterali. * Resta dunque stabilito che il numero delle pile in PHARYNGODOPILUS si accresce con lo accrescersi della età. Ciò che abbiamo detto dei denti e delle pile del faringeo inferiore deve ripetersi anche per i superiori. Della forma di questi, considerati tanto sepa- ratamente quanto collettivamente, abbiamo già detto e dovremo ritornarvi. Qui aggiungeremo soltanto che le pile della faccia anteriore sono formate di un numero di denti maggiore che nella corrispondente inferiore. Le pile posteriori, le interne e le esterne vanno rapidamente decrescendo per il numero dei loro elementi che si riducono ai minimi termini. Quello che abbiamo stabilito per un genere non è interamente appli- cabile agli altri. PAyMlodus ha, come abbiamo stabilito, un faringeo inferiore ed uno superiore. Ha inoltre una serie mediana di pile formate da denti lamelliformi molto estesi, tutto intorno circondate da pile di denti di forma e di grandezza svariati ma sempre molto più piccoli. Chiameremo quelle pile principali, primarie 0 mediane , chiameremo queste pile secondarie 0 laterali e in pari modo contraddistingueremo i denti che formano tanto le prime quanto le seconde. Per ultimo distingueremo le pile accessorie e i denti accessori, le quali sono collocate all'esterno delle pile secondarie, spe- cialmente nella estremità anteriore e nella posteriore e sui lati delle placche inferiori. Queste ultime pile si compongono di dentini globiformi ed anche granuliformi in numero di tre e di due soltanto. Il numero delle pile accessorie è variabilissimo e poco conto se ne può fare tanto più che è difficile trovare esemplari così completi da offrirle in totalità o nella quasi totalità. Egli è probabile che il loro numero si accresca coll’età dell'animale, come accade di tutte Ie pile di Pharyngodopilus. Ma quanto alle pile primarie e secondarie si può stabilire che il loro numero si mantiene costante nelle varie età del- I individuo cui appartennero. Il modo con cui desse tengono dietro all’accre- scimento incessante dell'apparecchio ioideo e del corpo in generale consiste nella sostituzione di denti successivamente più grandi ai consunti e cascanti super- ficiali. Cosicchè deve ritenersi che quelle pile le quali nell'adulto si compon- gono di denti che hanno 20 e più millimetri di diametro massimo, si composero 3 ». € Mi OA nella prima età di denti di egual forma sì ma di dimensione grandemente più piccole (Tav. III, fig. 2, e fig. 5). Nel faringeo inferiore e nel superiore unico di Egertonia i denti sono conico-troncati, e han forma di tante piccole ciottoline sovrapposte. Confron- tando il diametro dei dentini della faccia masticante con quello dei dentini che trovansi alla parte opposta delle respettive pile si trova che questi sono di qualche poco più grandi di quelli. Ma poichè le figure 4 e 2 della Tav, IV rappresentano i soli pezzi a me noti, che appartennero a individui adulti, ci mancano i mezzi di confronto tra la prima età e la adulta, nè puossi dire con certezza se l'accrescimento dei medesimi aveva luogo per il solo ingran- dimento dei denti di ogni pila come in Phyllodus, o se ancora per l’aggiun- gersi di nuove pile di denti come in Pharyngodopilus. 04 * I potenti apparecchi di masticazione che esaminiamo furono evidente- mente destinati a operare grandi sforzi per la triturazione delle sostanze animali. Quelli fra i viventi tipi che hanno l’ioide potentemente armato di forti molari e dotato di movimenti molto liberi, si cibano di Crostacei, di Molluschi a conchiglia ed anche di Coralli. Gli Scari vivono a branchi e si pascono delle parti molli dei Coralli, come i Ruminanti pascolano nelle praterie. Quegii animaletti variopinti ad ogni agitazione che fa presagire un pericolo si ritirano nelle lor celle pietrose, ond’è costretto il nemico a rom- pere il polipaio colle forti mascelle e a triturarne le parti divelte con i potenti apparati dentari, tanto da offrire allo stomaco con la massa pietrosa triturata la sostanza alimentare che i bisogni della vita richiedono. Abitudini analoghe a quelle degli odierni pesci conchivori e cancrivori sembra avessero i Faringodopilidi. È facile convincersi dietro la ispezione de' pezzi che i medesimi esercitavano una potente triturazione per la quale presto si consumavano i denti in azione. Ma non sì tosto un dentino veniva ad essere logorato, il sottostante della pila medesima si trovava pronto a entrare in funzione, mentre poi nella parte più profonda della pila per un incessante processo se ne producevano de’ nuovi. Il maggiore consumo delle placche si fa sempre neila loro parte anteriore in rispondenza della penultima pila mediana in PhyWodus, e in rispondenza dello spigolo formato dalla faccia è cea triturante con la anteriore in Pharyngodopilus. In conseguenza nelle pile che vi corrispondono il processo di rinnovamento dei denti dev’ esservi molto più pronto e per conseguenza più rapido anche il movimento che conduce in alto i dentini di recente formatisi. OwEN accenna l'opinione che nel genere Phyllodus, come in Scarus, si formino i denti nella parte posteriore dell'osso faringeo e che si faccia la sostituzione de nuovi ai vecchi per un movimento dall’avanti all’ indietro. Quantunque per le cose anzidette possa parer chiaro perchè non ci sia consentito di accostarci a questa opinione, pure sarà bene di riepilogarne i motivi La forma conica delle pile dentarie di PAy/lodus procedendo di pari passo con la evoluzione dell'osso, mostra che la sostituzione di dente a derite si fa in ogni pila e dal basso all'alto, o dall’alto al basso per le placche supe- riori. Le nuove pile che si vedono così chiaramente formarsi sul davanti dei pezzi superiori e dell’ inferiore di Pharyngodopilus, provano direttamente che la evoluzione delle pile dentarie si compie come nell'altro genere e che si formano in qualunque punto della massa e principalmente sul davanti, e che si conservano costantemente nella posizione nella quale presero origine. Nei Phyllodus le pile primarie per lo meno, avendo una forma propria che mantengono per tutta la vita dell'animale, ci mettono nella necessità di respingere l’idea di qualunque sostituzione che si operi dall’ indietro al davanti combinata con la costante varietà delle parti. Ma dacchè la osservazione dei fatti ha già dimostrato come la massa dentaria si accresca o con sostituzione di elementi sempre più grandi in ogni pila di denti o con la formazione di nuove pile che. vengono ad accrescere il numero: delle preesistenti, cade il principale. motivo. per ricercare una ipotesi tendente a spiegare il modo con cui la placca dentaria tiene dietro all'accrescimento dell'osso faringeo. VII Resta ora a fare qualche altra osservazione di pratica utilità per la diagnosi delle specie e per richiamare l’attenzione sopra i dati che ci hanno servito per distinguere tante forme specifiche e per operare de’ ravvicinamenti che a prima vista possono parere troppo difficili. E la cosa acquista maggiore importanza dalla scarsezza dei materiali e dalla necessità di usare cura tanto più minuziosa quanto più ristretto è il numero dei medesimi. cit Di ce Pharyngodopilus. — I denti numerosi collocati in più piani sovrapposti e ordinati in modo da formare delle belle pile di denti regolari, offrono nella forma e nel collocamento di queste pile un tipo tanto costante e tanto uniforme che sono di poco sussidio nella determinazione della specie. Soltanto le pile che formano la faccia anteriore tanto delle due placche superiori quanto della inferiore unica possono talora giovare, tenendo conto del numero de'denti che le formano e delle dimensioni e forma di questi. Fa d'uopo, quando si voglia pur giungere a riconoscere le diverse specie, ricercare altri indizi tolti da caratteri di minore importanza. Ne pezzi superiori bisogna distinguere la faccia masticante, la faccia anteriore, la faccia laterale interna, la faccia o il margine latero—posteriore. La faccia masticante è sempre più o meno convessa : 0 per meglio indicare la cosa, essa descrive Ja metà di un arco di cerchio che si completa con la faccia omologa del pezzo contiguo. La faccia anteriore offre le pile attestate con bella regolarità e lascia facilmente vedere il numero considerevole di denti che compongono esse pile. Queste due facce si incontrano ad angolo più o meno ottuso, ed è molto importante di tenerne conto. Invece l’incontro della faccia laterale interna con la anteriore si fa ad angolo acuto, e questo ancora va misurato. Nella placca inferiore bisogna pure distinguere la faccia masticante , la faccia anteriore e le facce o margini laterali, l'apice posteriore e gli apici laterali. La faccia triturante o masticante è concava, ma non ugualmente in tutta la sua estensione. Essa forma colla faccia anteriore, spesso diretta dall'indie- tro all'avanti, un angolo che è retto od ottuso; di questo angolo va tenuto conto, come pure va misurato l'angolo dell'apice posteriore. I due apici late- rali sono più o meno rivolti all’ insù. Riunendo questi due apici con una linea immaginaria si ha il diametro trasversale. La distanza di questo diametro dalla faccia anteriore e dall’apice posteriore è varia nelle diverse specie ;'e questa misura offre sempre un buon carattere diagnostico. Ad esempio, Ph. superbus (Tav. IV, fig. 16) ha la sua placca inferiore divisa da questo diametro in due parti quasi uguali, mentre che nella placca dentaria di Ph. erassus, questo diametro corre a pochissima di- stanza dall'angolo della faccia anteriore con la masticante (Tav. IV, fig. 14). La distinzione delle specie non è difficile quando si tratta dell'esame comparativo delle placche inferiori; la difficoltà è maggiore se non si hanno cuiià DE ci che delle placche superiori. Ma la maggiore delle difficoltà è quella di rife- rire ad una placca inferiore specificamente distinta, le superiori corrispon- denti. In generale può dirsi esservi una rispondenza di curvatura in senso inverso nelle due facce trituranti; essere gli angoli formati dalle facce tri- turanti con le anteriori, tanto superiori che inferiori, presso a poco uguali ; esistere una notevole analogia di forme ne'dentini opposti; presupporre i pezzi a pile molto ricche di denti dei pezzi opposti pur ricchi di denti e inver- samente. Ma non puossi stabilire nessuna regola generale, e per acquistare una sufficiente certezza di giudizio, si richiedono de’materiali in buono stato, ed assai copiosi, per un accurato confronto. Phyllodus. Stabilito che le placche dentarie di questo genere appar- tengono alle ossa faringee secondo il tipo Labrus, ne conseguiva necessaria- mente la esistenza di pezzi opposti. Conveniva conoscere il numero di questi pezzi e la loro forma; dovevansi poscia ritrovare nei medesimi sufficienti caratteri specifici per le diagnosi. Abbiamo già provato come questi pezzi siano due soltanto e come uno sia concavo e l’altro convesso. Fin dal bel principio la nostra attenzione erasi fermata su quelle parole di Acassiz colle quali attribuisce a PA. marginalis placche concave mentre, a suo dire, le hanno convesse PA. planus , Ph. to- liapicus e Ph. polyodus. Facilmente verificammo con i materiali delle varie collezioni inglesi sott'occhio a un tempo, che fra le placche concave e le .convesse ve ne sono di quelle le quali in null'altro differiscono che nella curvatura. Il bell'esemplare di PA. petiolatus figurato da OwEN non differisce dall'altro bellissimo della collezione BowERBANK che nell’ esser concavo mentre questo è convesso. Il tipo di PA. planus annotato da Agassiz stesso e un altro perfettamente uguale a questo della collezione BowERBANK è convesso. Altri esempi che potrebbero addursi, si troveranno al lor luogo. Di più il logo- ramento dei denti laterali nel pezzo convesso sta ad indicare che quel logo- ramento importa la presenza di un pezzo concavo il quale veniva come ad abbracciarlo (Tav. II, fig. 4; Tav. HI, fig. 4). L'osservazione accurata fa vedere una sorprendente correlazione fra le varie parti della placca convessa e quelle della concava. Ne’ pezzi concavi può osservarsi che la parte più incavata è la porzione anteriore mentre la posteriore è alquanto rigonfia e sporgente in alto. Ne’ pezzi convessi l'anda- mento della curva è affatto contrario , cosicchè due tangenti alle facce trituranti si mantengono costantemente paralelle, piegandosi in direzione opposte sem- pre della stessa quantità (Tav. HI, fig. 3). È questa una primaria ed essenziale differenza fra le placche faringeali superiori e le inferiori, ma non è la sola. La inferiore è generalmente più sottile della superiore ; le sue pile accessorie sono più numerose, il che le rende più larghe e consente che i margini risalgano viemmaggiormente verso l'alto ad abbracciare la superiore ( Tav. HI, fig. 4). La concavità della superficie masticante è resa ben manifesta dalla opposta superficie di attacco, la quale è regolarmente convessa, veduta dal basso all’al- to, in ogni sua parte. La medesima superficie della placca superiore, è invece pianeggiante o leggermente concava. Il grado di convessità o di pianezza di questo lato è utilissimo in certe specie nelle quali la concavità o la convessità delle superfici masticanti sono debolmente accennate. Anche i denti che compongono questi singolari apparecchi dentari meritano di essere presi in considerazione. I denti delle pile mediane delle placche inferiori, confrontati con ì corrispondenti delle superiori, sono più allungati trasversalmente e più ristretti nel diametro antero-posteriore ; quelli che for- mano le pile secondarie e le accessorie sono più piccoli e più numerosi, non perchè formino pile più ricche di elementi, che anzi per questa parte pre- valgono i superiori, resultandone così una grossezza maggiore delle superiori, ma perchè si dispongono in un numero maggiore di pile. Tenendo conto di questi dettagli minuziosi si può riuscire a riconosce- re se anche un frammento di PhyWodus appartiene alla regione superiore o alla inferiore della faringe. ; Il che stabilito, la ricognizione della specie si ottiene dietro l'esame della forma generale, del numero e della forma delle pile primarie e de’denti che le compongono, del numero, ordinamento e forma delle pile secondarie e delle accessorie. Vi è sempre. una decisa correlazione fra tutte queste parti ne’ due pezzi opposti, la quale, se bene intraveduta, attraverso la apparente diffe renza e malgrado la difficoltà nello stabilire un valore costante ad ogni. ca- rattere e i limiti di variazione rispetto a ciascuno di essi, ci serve maravi- gliosamente di guida per riconoscerli, riunirli, e su di essi delimitare la specie. Mi spiegherò con qualche esempio, quantunque la pratica e il colpo d'occhio del Naturalista valgano più di qualunque spiegazione. Riferisco a PhyWodus medius vari pezzi concavi (Tav. II, fig. 10, 11, 12). In ciascuno vi sono 4 pile mediane egualmente disposte; la posteriore è formata di denti a contorno incurvato all’ indietro, mentre le altre tre sono formate Med da denti a contorno curvato in avanti. La seconda pila, cominciando a con- tare dall’indietro, è più larga della prima; la terza e la quarta decrescono rapidamente di dimensione. i Frattanto questi denti non sono incurvati uniformemente in tutte le placche, e quelli della 1.* pila sono talora più corti di quelli della 2.8, la quale assume talvolta una larghezza esagerata. Se dalle mediane si passa alle secondarie ve ne troviamo una impari posta al di dietro delle mediane quasi alia estremità del maggior diametro della placca. Questa pila è collo- cata simmetricamente ma può essere spostala più o meno dalla sua posizio- ne normale. Fra le pile dello stesso rango possiamo accorgerci esservene un paio poste costantemente in rispondenza delle suture e un paio ai lati della pile primarie e che quelle sono un poco più interne rispetto all’ asse della placca e queste un poco più all'infuori verso i lati. È questa una disposizione costante; ma non per questo la identità è assoluta nelle varie placche, che anzi vi si scorge qualche differenza persino tra un lato e l’altro della stessa placca. Per ultimo in una di queste placche fra la pila secondaria posteriore impari e le due del medesimo rango che fiancheggiano la sutura della prima e della seconda pila mediana si contano quattro piccole pile per parte (Fig. 10), mentre in un'altra se ne contano tre solamente (Fig. 10). Le tre di questa sono adunque le equivalenti delle quattro di quella. Ciò deriva dall'essersi formato nel tessuto generatore del dente al posto di un solo dente o di una sola pila dentaria due denti o due pile di denti. Questo fatto si intende facil- mente se si ammette che ciò che normalmente doveva essere un dente unico si è diviso in due denti minori mercè la incompleta solidificazione della den- tina e Ja contemporanea formazione’ di una parete verticale ossea che ne rende completa la divisione. Un tal fatto si riscontra talora nei denti delle pile mediane, ma non è frequente il caso in cui la divisione sia comune a tutti i denti di una pila. Phyllodus petiolatus (Tav. III, fig. 1,4.°) e PA. planus (Tav. I, fig. 4, 4 ) offrono la pila posteriore formata di denti così divisi in due parti distinte, una destra e l altra sinistra. Più frequentemente l'anomalia si ristringe a pochi denti. PA. Colei (Tav. I, fig. 4, 1.°) ha i due denti più superficiali così divisi nella pila mediana anteriore ; Ph. hevagonalis (Tav. I, fig. 2) ha divisi ì denti superiori e inferiori della pila più grande mentre gl’ interni sono interi e ogni traccia di divisione sparisce in un’altra placca della medesima specie (Fig. 3, 3.*).- In Ph. toliapicus troviamo altra singolare struttura. sii Nella pila primaria posteriore i due larghi denti della faccia triturante di- vengono più piccoli dal lato di attacco poichè i due primi si sono riuniti e fusi con i contigui denti secondari per la mancanza del setto osseo divisore, mentre che gli ultimi trovando un tale impedimento sono stati obbligati a crescere separatamente. È un anomalia di questa natura quella che troviamo nelle pile secon- darie postero-laterali di PA. medius. Ed è in queste pile secondarie che tal condizione si verifica molto più frequentemente per modo che il loro nu- mero non solo non è costante nelle placche della stessa specie ma neppure nei lati della stessa placca. Così in Ph. Colei (Tav. I, fig. 1) una pila del paio opposto alla sutura delle due principali posteriori è unica, e l’altra pila è divisa in due parti molto ineguali che formano collettivamente una massa uguale. È importante di conoscere queste pile geminate per stabilire il vero numero delle pile e dei denti, e per ricondurre sotto le stesse leggi generali le deviazioni di strutture. A tal uopo conviene esaminare con cura la faccia di attacco o interna delle placche avendo i denti una marcata ten- denza a ritornare al tipo originario. Questa tendenza è resa manifesta dal modo di accrescimento dei denti geminati, uno dei quali sembra voler cre- scere più dell’altro, il quale rimane però più o meno, e anche totalmente , obliterato (PA. Colei, Ph. petiolatus, Ph. medius et.), i Ma prima di lasciare queste osservazioni generali sulle pile secondarie, bisogna stabilire che le loro forme ineguali e irregolari non sono sempre l’effetto del fenomeno descritto, ma bensì, e più spesso, del modo ineguale di accrescersi di ciascuna. Ph. irregularis ne è l'esempio migliore, e la figura (Tav. HI, fig. 7) mostra 8 paia di pile secondarie così ineguali e poste così simetricamente da giustificarne il nome. Delle pile accessorie di terzo e di quarto rango è difficile darne qual- che contezza. Usiamo, nelle diagnosi, contarne il numero delle serie. Non è frequente il caso di trovare le placche perfettamente intere ; e a questa circostanza conviene fare attenzione e rendersi conto se le pile hanno il numero completo di denti, e se manca più o meno del loro con- torno. In una placca a cui manchi una porzione anteriore o posteriore o laterale si riconosce facilmente la avvenuta rottura, perchè vi manca quell’assottiglia- mento che caratterizza i margini; e se la rottura non giunge o si arresta alle pile secondarie, la terminazione improvvisa vi si riscontra ugualmente , ma meno decisa. — 2 — Definito lo stato di mutilazione, egli è facile intendere come le diffe- renze che si notano fra le figure di PAy/lodus petiolatus o tra quelle di Phy!- lodus medius sono fortuite e non specifiche. Ho già detto del modo di accrescimento delle placche dentarie in que- sta famiglia; ho citato la opinione di Owen sulla evoluzione delle placche dentarie di Phyllodus e addotte le ragioni che impediscono che quella opi- Dione si accetti, ho esposto in qual parte della piastra la masticazione si compie con maggior vigore. Sarebbe inutile aggiungervi altre parole. Do ter- mine indicando come si compie il logoramento dei denti. Quantunque non sembri soggetto a leggi speciali pure, generalmente parlando, il logoramento comincia sui lati de’ denti e progredisce in direzione inversa nelle due superfici opposte. Cosicchè nelle placche superiori generalmente si compie dall’avanti all'indietro e nelle inferiori dall’indietro all’avanti, cioè in quelle si cominciava il logoramento nella parte anteriore, in queste nella posteriore. Dal che ne sembra naturale il dedurne che que’ pezzi esercitavano | uno contro l’ altro due movimenti, uno laterale e l'altro anlero—posteriore. Non parleremo in modo speciale di Egertonia ; le cose dette degli altri due generi si applicano anche a questo facilmente. PHARYNGODOPILIDAE Pesci Labroidi con denti alle mascelle, probabilmente conici o conico- acuminati; con denti globuliformi, cupuliformi o lamelliformi all’apparato ioide, disposti in una serie numerosa di piani disgiunti da sotuli strati di sostanza ossea, cosicchè vengono a costituire un gran numero di pile formanti col loro insieme una unica massa dentaria. I pezzi che sostengono questi denti sono due superiori, o uno solo di forma convessa e uno inferiore di forma concava. Corpo sconosciuto, Gen. PuyLLopus Agass. Una placca dentaria superiore ed una inferiore. Denti mediani in ambedue le placche maggiori degli altri allungati trasver- salmente e aventi forma di laminette a margini ripiegati, ma non rientranti. 4 sa DE so Gen. EGERTONIA nov. gen. Una placca dentaria superiore ed una inferiore ai faringei. Denti mediani subeguali in grandezza ai laterali, formati a guisa di piccole ciottoline sovrapposte le une alle altre, col margine basilare non rientrante. (ren. PHARYNGODOPILUS nov. gen. Due placche dentarie superiori ed una inferiore. Pile formate di un numero variabile di denti a forma sferica o allun- gata nel senso della lunghezza del corpo co margini che si ripiegano indentro e vengono quasi a mettersi in contatto, lasciando un piccolo foro o un’ angusta fessura basilare; senza pile primarie, e solo in acune specie le mediane superiori e le anteriori inferiori prendono una qualche preponderanza. I. PHYLLODUS. Sezione 41.° — PH. PLANI. Placche dentarie appena convesse; pile mediane poco numerose e for- mate da denti molto larghi; le pilette accessorie piccole, quasi mancanti interamente. A. Phyllodus. cretaceus. 184£ Phyllodus cretaceus Reuss, Geol. Skizzen II, p. 222 et 257 - Bòohm Kreideg. p. 14, pl. 4, fig. 62, 63 et pl. 12, fig. 16. L'esistenza di questa specie è indicata da una sola pila dentaria mediana di una placca superiore o inferiore. Se questa pila costituisce quel tanto che basta per far conoscere la esistenza di questo genere nella Creta, per la co- noscenza della struttura della faringe di questa specie conviene aspettare dei materiali più completi. A giudicarne da questo poco, la specie appartiene alla f.* sezione, e la eccessiva sottigliezza dei dentini la distingue bene dalle specie terziarie. Nella fig. 16 della Tav. 12 di Reuss sembra che '7 denticini lamelliformi compongano questa pila. La forma concava della superficie può dipenderne tanto da logoramento accidentale della faccia masticante, quanto può derivare dalla forma generale della placca, o dalla posizione della pila nella placca stessa. Ciò che Reuss chiama radice fibrosa del dente, partendosi dal concetto di un dente semplice a struttura fogliettata, a me sembra piuttosto una pic- cola porzione di sostanza ossea dell'ioide rimasta aderente alla pila, mentre tutto il resto della placca e del suo osseo sostegno è sparito per il rotola- mento della placca. Non conosco Ph. cretaceus che per le figure e la descrizione di Reuss. La fig. 16, della Tav. 12 mi sembra la sola capace a darne una qualche idea. 2. Phyllodus Colei. Tavijfigei bid È Placca faringea superiore notevole per la larghezza e per la sottigliezza non avendo più 8" di grossezza su di 25” di lunghezza. Si compone di tre pile primarie, di due paia di pile laterali, di due anteriori, e di alcune secon- darie e forse anche accessorie posteriori. La pila mediana posteriore è la meno larga, non oltrepassando i % di quella di mezzo; la lunghezza entra una volta e mezzo nella larghezza. I margini anteriore e posteriore di cia- scun dente, e quindi di tatta la pila, sono curvati all'indietro; il posteriore è più incurvato dell’ anteriore ed è qualche poco angoloso; cosicchè il contorno ne appare di forma pentagonale. La pila primaria di mezzo è la più grande di tutte, la lunghezza è 4 dalla larghezza. Il margine anteriore de’ suoi deati è quasi rettilineo e più lungo del posteriore; e il diametro maggiore del dente sì ritrova poco al didietro del margine anteriore. I lati si allargano un poco all'esterno, perlochè la forma della pila resulta assai angolosa. — La pila pri- maria anteriore è più grande della posteriore, e più piccola di quella di mezzo: il suo margine posteriore è rettilineo; l'anteriore si proietta regolarmente in avanti con un contorno ellittico. I denti più vecchi della pila sono divisi in due, mercè di una sutura longitudinale, ma i più giovani sono interi, come può vedersi nella fig. 1.°, la quale rappresenta la stessa placca rovesciata. Sembra che questa pila non fosse fiancheggiata da pile secondarie a giudicarne dal logoramento che offrono i margini esterni dei denti che la compongono. Un paio di pile secondarie stava al davanti della medesima a cicci DI ci terminare la placca. Di queste due pile la più piccola è caduta e si può, riconoscerne la esistenza dal posto che ha lasciato vuoto. Nella fig. 1.° è rap- presentata dal contorno a puntini. — Il primo paio di pile secondarie late- rali fiancheggia porzione della pila principale posteriore e di quella di mezzo ; ambedue queste pile si inflettono grandemente coi loro margini interni per occupare lo spazio che resta fra le due pile primarie. I denti che lo com- pongono hanno quindi forma di triangolo curvilineo a base convessa e lati concavi: sono inoltre più grandi di quelli che formano pile analoghe in qual- siasi altra specie. La pila sinistra offre esempio di sdoppiamento, il quale si mantiene costante in tutti i denti che la compongono nell'esemplare che ab- biamo sott'occhio. La coppia che sta al davanti di quella descritta fiancheggia la porzione anteriore del margine laterale della pila primaria di mezzo e po- steriormente- la pila primaria anteriore. - Le due pile sono formate da denti di forma trapezoidale e molto più larghi che lunghi. Delle pile secondarie posteriori non ne rimane che una in posto ; le altre sono cadute, e sembra che dovessero essere cinque. Non si può dire se_vi fossero in questa parte pile accessorie. Questa specie si distingue facilmente dalle altre. Non conosco della medesima che il solo esemplare descritto, il quale fu trovato nelle argille dell'Isola Sheppy e fa parte della collezione di Lord A. Core Conte di Enniskillen a Florence Court in Irlanda. 3. Phyllodus hexagonalis. avi Licfigd®:9g82 1857. Pyllodus hewagonalis. Cocchi in Mus. Brit. Coll. Questa specie è quella che ha forse le placche faringee più pianeggianti; resta quindi difficile vederne la convessità o la concavità su pezzi incomple- ti, quale è appunto il caso nosiro. La fig. 3 rappresenta appunto l'esemplare che figura nel Museo Britannico con questo nome, e in esso la concavità è abbastanza evidente, specialmente se se ne guarda il rovescio (fige8*). La fig. 2 rappresenta un frammento della collezione di Sir Pinup M. G. EGERTON così piano da non polersi giudicare se appartenga a placca concava o a con- vessa. Io lo considero come convesso; ma se così non fosse converrebbe forse A a gr 2 riunirlo a Ph. Colei, sempre che non si trovassero pezzi più completi. Frattanto descrivo separatamente i due pezzi. Placca superiore. Di questa non rimangono che tre pile, le due mediane anteriori ed una secondaria laterale. La posteriore delle due superstiti è effet- tivamente quella di mezzo, come si vede dalla fig. 2 che presenta la placca parzialmente restaurata per analogia. Questa pila è notevole per la sua for- ma perfettamente esagonale ; il suo margine anteriore e il posteriore, quello più lungo questo più corto, corrono quasi rettilinei; nel piegarsi a costi- tuire i lati formano un angolo deciso invece di un gomito più o meno at- tondato, e riunisconsi formando una sporgenza sui lati che completa l’esagono. Questa stessa pila è divisa in due parti subeguali da una sutura longitadi- nale non perfettamente regolare, che riferiamo al fatto dello sdoppiamento già avvertito. Che al di dietro di questa pila ne esistesse un’altra primaria, non ne lascia dubbio la disposizione del margine dei dentini e la manifesta troncatura della placca in rispondenza della sutura delle due pile. La pila principale anteriore ha il margine posteriore retto, l'anteriore prolungato in avanti; ma con contorno flessuoso; il che ci sembra provare la esistenza di pile secondarie lungo il medesimo, la quale però non può rilevarsi dal modo di troncatura essendo caduti i due denti più giovani ed essendo . grandissimo il logoramento della troncatura stessa. Se queste pile secondarie esistettero, doveltero essere poco numerose, perchè la masticazione ha pro- dotto il logoramento de’ denti fino al quarto della pila, come accade appunto in quelli delle pile poco protette da altre. Un tal fatto, che ci sembra abba- stanza chiaro, unito all'altro del logoramento di masticazione che progredisce dall'avanti all’ indietro, ci conferma nella opinione che questo frammento provenga realmente da una placca superiore. Queste due pile sono perfetta- mente piane; la larghezza della prima è un poco più di due volte la lunghezza; mentre nella seconda la larghezza è minore di due volte la lunghezza. Si compongono di sette denti perfettamente piani, il più giovine dei quali nella pila primaria di mezzo era in via di formazione quando avvenne la morte dell'animale. Delle pile secondarie laterali una sola è in posto, subquadrilatera ed estendentesi un poco al davanti della sutura delle due pile primarie. Invece di correre dall’avanti all'indietro parallelamente all’asse della placca, si dirige obliquamente all’esterno, producendo un allargamento e dando una forma tutta speciale alla placca. sis ite Placca inferiore. Le pile primarie non differiscono notevolmente da quelle della superiore; quella di mezzo non offre sdoppiamento; sono poi tutte tre più sottili, com'è il caso costante delle placche concave. La pila principale posteriore che manca nella placca descritta offre una forma abbastanza esa- gonale; a giudicarne dal suo margine posteriore essa aveva al didietro un'al- tra pila mediana di minor dimensione delle tre eistenti. Vedute dal rovescio queste tre pile si presentano manifestamente in- curvale e ripiegate in alto (fig. 3.2). Delle pile secondarie ne rimangono due solamente sul lato sinistro fra la principale posteriore e quella del mezzo. Quella di loro che è collocata più in avanti corrisponde al lato laterale posteriore della pila di mezzo; è quadri- latera, e il suo maggior diametro si dirige dall’avanti all'indietro ; l’altra è molto più piccola, e corrisponde alla sutura delle due primarie contigue e al lato laterale anteriore della posteriore di esse. Le pile secondarie, che do- vrebbero corrispondere alla sutura delle due principali anteriori, si trovano collocate precisamente come nella placca opposta precedentemente descritta. Questa specie offre per le sue placche faringee molta somiglianza con Ph. Colei. Ne differisce per la pila principale a contorno più decisamente esa- gono, per la differente proporzione fra la larghezza e la lunghezza delle sue pile, per il maggiore allargamento laterale dovuto alla direzione più obliqua delle pile laterali anteriori. L’esemplare della figura 2 fu trovato nel Red Crag rimaneggiatovi dal London clay; e fa parte della collezione di Sir Pup M. G. EgERTON M. P. a Oulton Park nel Cheshire. L’esemplare della fig. 3, 3.2 viene dall'isola di Sheppy, ed esiste nella collezione del Museo Britannico col nome che pubblicandolo gli conservo. 4. Phyllodus planus. Tav. I, fig. 4-6. 1843. PhyMlodus planus Agass. Rech. sur les Poiss. foss. vol. {iP 239, tav, 69. fig. 4, 5, 1854. Ph. planus Pict. Traité de Pal., vol. Il, p. 207, sec. ed. Agassiz fondò questa specie su di un esemplare che ho veduto ad Oxford e che gli servì di tipo per la descrizione e per la figura della quale ne ripro- i DI sù duciamo nella fig. 6 il rovescio. Un altro esemplare alquanto più piccolo ma in tutto identico al precedente, si trova nella collezione di Sir PH. EGERTON, che rappresentiamo nella fig. 4 e 4. È questo stesso che ci serve per la de- scrizione. Un terzo esemplare (fig, 5.°) manifestamente concavo si trova nella collezione di Lord ENNISKILLEN. Nessuno di questi esemplari è completo; in tutti sono cadute le pile anteriori e le posteriori. Ma se si restaurano col pensiero, come si è fatto nelle fig. 5, 5.° si scorge come queste placche siano più allungate e propor- zionatamente più strette di quelle delle due specie precedenti. A questa differenza altre due se ne aggiungono; le placche di Ph. planus non sono così depresse e hanno un maggior numero di pile secondarie a contorni più regolari. La placca superiore (fig. 4) ha tre pile principali di denti. La pila superiore ha il margine anteriore e il posteriore irregolarmente incurvati in addietro; la lunghezza è % della larghezza ed è divisa in due parti ine- guali da una sutura longitudinale. La pila primaria di mezzo ha forma el- littica ed è più larga e più lunga della precedente. La pila primaria ante- riore è più piccola delle due già descritte, e anteriormente si proietta in avanti con un contorno ellittico. Queste tre pile sono completamente fiancheg- giate da pile secondarie e non formano mai co' loro margini esterni il con- torno della placca stessa. Le pile secondarie laterali sono cinque per parte. Il secondo e il terzo paio corrispondono alla sutura delle tre pile principali ; le altre tre paia cor- rispondono ai lati della sutura stessa. Le pile secondarie anteriori e le po- steriori sono cadute. Sembra che quelle fossero tre, queste quattro. Le piccole pile accessorie dovevano essere numerose tanto al davanti quanto al didietro della placca. Non mancano neppure sui lati, e nel lato destro ne rimangono alcune in posto, che abbiamo rappresentato con pun- tini nel lato opposto. Per queste pile accessorie, numerose su tutto il contorno del dente, la specie si avvicina a Ph. toliapicus e serve di anello fra le due sezioni. La placca inferiore è rappresentata dalla fig. 8, 8%. Non differisce dalla superiore opposta se non che nell'essere comparativamente più dilatata, nel- l'essere più sottile e nell'essere decisamente incurvata co margini volti all'insù. Sembra che anche l'esemplare della collezione Buckland, figurato da Acassiz, e del quale ne è riprodotto il rovescio nella fig. 6, partecipi a questi i DE sn stessi caratteri. Il pezzo che ho preso per tipo (fig. 5) manca delle pile se- condarie anteriori, delle posteriori e delle laterali. Queste pile dovevano es- sere numerose, e ce ne persuaderemo se si liene conto del falto che esistono già sui lati del pezzo superiore, e se si osserva il modo di troncatura della placca in rispondenza delle pile secondarie che rimangono in posto. Malgrado molta affinità con Ph. Colei, questa specie ne differisce gran- ‘ demente, come si rileva dal confronto della descrizione e delle figure. E da osservarsi che in tutte le placche da me vedute la forma dei denti è alquanto più irregolare ed angolosa nelle pile esaminate sul rove- scio della placca che nella superiore masticante. Gli esemplari conosciuti finora provengono dalle argille di Londra. Sezione 2.* — PH. TURGIDI. Placche dentarie formate da denti mediani molto più allungati nel senso trasversale molto rilevati, rigonfi e turgidi; pile accessorie nulle sui lati o poco numerose. La descrizione delle specie che compongono questa sezione manifesterà il facies proprio della medesima e la differenza che la distingue dalla pre- cedente e dalla susseguente. 5. Phyllodus speciosus. TavetTeif? 1708 Tate A; «Bob 1857. Ph. speciosus Cocchi in Mus. Brit, Cat. Specie ben definita e alla quale riferisco diversi pezzi dentari da me veduti. La placca superiore rappresentata dalla fig. 6 della Tav. I è quasi com- pleta, e nei caratteri essenziali non differisce da quella molto più piccola e meno completa che è fisurata nella Tav. II, fis. 8. — La sua maggiore lar- ghezza corrisponde un poco al di dietro della pila principale posteriore, ed è di 32° nell'esemplare maggiore e di 24” nell'esemplare minore. La lunghezza Uli nell’esemplare maggiore completo è 43”; la grossezza massima 10”. La faccia masticante di questa placca è uniformemente e leggermente convessa senza curvarsi sui lati e sul davanti così rapidamente come in 352 -4 ertet « do Ph. Colei, Ph. planus ec., nè ha il grande rilievo proprio di Ph. toliapicus in corrispontlenza della pila principale anteriore. Tre sono le pile princi- pali: la posteriore, o più interna nella gola dell'animale è di forma ellit- tica con il margine posteriore dei suoi denti curvato in addietro, e l' ante- riore subretto, la sua lunghezza è poco più di 5%. Questa pila, in cui l’ accrescimento del diametro dei denti è ben manife- sto, è costantemente più corta di quella che gli succede, ma nell’ individuo della fig. 6, Tav. II dessa è comparativamente minore non che nell’esemplare della fig. 7, Tav. I. La pila principale successiva occupa il centro della placca; ed è maggiore della precedente senza che però ne avvenga un allargamento della placca poichè essa viene a lerminarsi, sui lati, nella sutura delle due pile secondarie che la fiancheggiano. Ha forma ellittica co’ margini anteriore e posteriore leg- germente curvati in avanti, e molta convessità nella faccia masticante. La pila anteriore ha la stessa forma, è più piccola ed i suoi margini sono più fortemente arcuati in avanti. Delle pile secondarie ve ne sono tre messe al di dietro e paralellamente alle primarie descritte, e sono di numero e di forma costanti. Dietro di queste si contano otto pile accessorie, ciascuna delle quali è formata da quattro dentini a contorno subcircolare. Sui lati vi è un paio di pile secondarie molto grandi e allungate dall’ indietro all’avanti le quali partendo dalle pile secondarie posteriori esterne vengono a terminare contro la sporgenza della pila principale del mezzo. A questo paio ne succede un altro che sta contro la sutura della principale mediana e nell’ esemplare più giovine sono due piccole pile per parte invece di una. È però facile ac- corgersi che queste due pile sarebbero sparite col progredire dell’ età per il continuo allargarsi de’ denti di più recente formazione. Finalmente due altre paia di pile chiudono il contorno della placca sul davanti. Contro la sutura del paio anteriore si vede una piccola piletta accessoria in gran parte distrutta. L'originale della fig. 7, Tav. I, proviene dal London clay e si conserva nel Museo Britannico; quello della fig. 6, Tav. II, è stato raccolto rimaneg- giato nel fed Crag e fa parte della Collezione del signor TENNANT di Londra. Placca inferiore 0 concava. — Considero come pezzi opposti a quello de- scritto alcune placche dentarie che si trovano nelle Collezioni d’ Inghilterra, e segnatamente una della Collezione di Lorp ENNISKILLEN spettante ad individuo non molto adulto e proveniente dalle argille di Londra (Tav. I, fig. 8), e due che furono di individui molto più adulti che si possono vedere nel Museo Bri- o ci DE ca tannico (Tav. II, fig. 8). Le pile principali sono tre come nella opposta placca ed hanno le stesse forme e le stesse proporzioni fra loro, se non che quella del mezzo supera di ben poco la posteriore in larghezza. Delle pile secon- darie ve ne sono due posteriori nella placca dell'individuo giovane, tre in quelle di adulto e cinque per parte di forma poco regolari come si può ve- dere nella fig. 8, dalla quale si rileverà facilmente anche il loro modo di disporsi. Le placche adulte sono meno complete, ma se si ricostruiscono col pensiero si troverà facilmente che le medesime comportano questo nu- mero, il quale poi corrisponde con quello che offre l'esemplare della collezione del signor TENNANT. Il ripiegamento all’ insù de lati di queste placche è ben manifesto (fig. 8) cd esaminandone il contorno si discorge facilmente come fosse riccamente fornita di pile secondarie. La forma generale di queste placche concave corrisponde bene con quella delle convesse già descritte, come può vedersi con l’accurato confronto delle figure. | I due pezzi del Museo Britannico furono raccolti nel Red Crag di Sut- ton, ma provengono originalmente dall’ argilla di Londra, e li trovai annotati così : « fed Crag (Wreck of London clay) ». Quello che è rappresentato dalla fig. 8 della Tav. II conserva sul suo rovescio un poco di osso, il quale impedisce di vedere i denti più recentemente formati, e vi aderiscono sopra de’ piccoli Polizoi del Red Crag. 6. Ph. marginalis Rav.odlp-iig. 4 1343. Ph. marginalis Agass. Recb. sur les Poiss. foss., Vol. II, pag. 240, pl. 69, fig.:85 9 1854. Ph. marginalis Pictet, Traité de Pal., T. II, p. 207. Il bellissimo esemplare pel quale fondò Acassiz la sua specie faceva parte della collezione Buckland a Oxford; sembra che questo pezzo sia stato smarrito. L' esemplare in questione è senza dubbio inferiore, poichè nella descrizione di AGAssiz è detto « cette surface (il rovescio) est en outre bombée et la face extérieure est concave ». ci US Il carattere essenziale di questa specie è quello di avere un gran nu- mero di pile principali; nella figura data da Agassiz se ne contano sei. Collocando il pezzo al davanti dell'osservatore nel modo in cui starebbe il pesce se lo si mettesse faccia a faccia, si vedono farsi più ampiè le pile principali fino alla terza, che è la maggiore di tutte, e indi continuare a de- crescere, finchè la 5.° è subeguale alla 1." e la 6.°, o anteriore, è minore delle altre. L'altro carattere importante è questo, che posteriormente, secondo AgAs- stz, si termina in una punta molto sentita, invece di terminarsi nel modo consueto con una serie di pile secondarie e accessorie. Non avendo potuto vedere l’ originale non posso dire se si discostasse così dal tipo ordinario, o se tal differenza fosse il resultato di qualche restauro inesatto. Nelle collezioni da me esaminate, mi sono dato cura di rintracciare altri esemplari di questa specie. In quella di St Pn. M. G. EcERTON, vi è una placca, concava ancora essa, che sembra doversi riferire a questa specie, e ne do la figura citata. Se col pensiero vi si aggiungono due pile, una po- steriore e l’altra anteriore, si hanno le sei pile primarie del tipo di AgassIz, colle quali anche combinano tutti i dettagli. La differenza principale però sta nelle pile secondarie, delle quali se ne contano sei di mediocre grandezza nell'esemplare descritto da Acassiz, mentre in quella che noi figuriamo non ne sono rimaste in posto che tre e non si possono ricondurre a un numero maggiore di 5. Le pile accessorie sì possono in gran parte vedere nella figura di AGASSsIZ, quantunque ancora nell'originale di questa manchi la parte an- teriore della placca. La maggiore affinità di questa specie è con PA. Bowerbanki che andiamo a descrivere. Ma il gran numero di pile principali mediane, carattere al quale non partecipa quest'ultima specie, obbliga a distinguerla. Anche l'esemplare figurato alla Tav. II, quantunque non conservi in posto che quattro denti, va piuttosto collocato con ia specie di Acassiz che con Ph. Bowerdanki, tanto perchè la serie delle pile primarie si presta molto bene, per la forma di queste, a ri- cevere il complemento delle due che probabilmente mancano, quanto ancora perchè le pile secondarie differiscono molto più da quelle di Ph. Bowerbanki che da quelle del tipo di AcaAssiz. L’esemplare figurato della collezione di Sir PH. M. G. EceRrTON è delle argille di Londra e fu raccolto a Sheppy. NR ee 7. Ph. Bowerbanki. vc, Hg, 8; i, Vi Re dt Nella Collezione del Signor RowERBANK a Islington si conservano una placca convessa ed una concava le quali, sebbene incomplete, offrono delle particolarità che a prima vista le distinguono dalle altre. Considero questi pezzi come spettanti a una specie distinta, che intitolo dal dotto possessore e autore della Collezione della quale esse fan parte. La colloco dopo le due precedenti perchè i suoi caratteri rientrano in questo gruppo, e perchè in pari tempo assume in qualche parte l'aspetto del seguente. Difatti le sue pile primarie sono meno turgide, e quantunque molto allungate traversalmente, lo sono meno, avuto riguardo al diametro antero-posteriore ; e le secondarie diventano più piccole e comparativamente più numerose che nelle due specie precedenti. La forma generale della placca convessa (fig. 2) è snella; il suo contorno è regolarmente ellittico completandolo idealmente, la sua mag- giore larghezza coincide nell’ asse trasverso delle pile principale di mezzo, la grossezza non oltrepassa i sette millimetri. Delle pile primarie ne restano tre. Può darsi che ne esistesse una posteriore a tutte: ma se si tiene conto della forma della pila secondaria laterale posteriore a tutte quelle che re- stano, e se si tien conto della presenza di una fila di pile accessorie nella parte anteriore della placca, è preferibile l'ipotesi di tre pile principali anzi che di quattro. La posteriore delle tre ha il margine posteriore incurvato all'indietro e può paragonarsi, nella forma a un fagiuolo molto lungo e sottile. La sua lunghezza entra due volte e mezzo nella larghezza. Si compone di sei denti lamellari separati da uno strato comparativamente largo, di sostanza ossea. I due denti più giovani offrono l'esempio di sdop- piamento (fig. 2). La pila successiva è rotondata sui lati, quasi retta nel margine anteriore e nel posteriore, è pochissimo turgida e si compone di sei denti come il precedente. Il suo diametro trasversale supera tanto il ri- spondente diametro della pila posteriore quanto quello dell’anteriore; ma es- sendo esso poco più del doppio del longitudinale ne consegue che questa pila comparativamente alle altre è più dilatata. L’anteriore può chiamarsi una pila cilindrica per quanto sia leggermente incurvata in avanti; è fortemente convessa e la sua lunghezza sta più di tre volte sulla larghezza. E Le pile secondarie che restano in posto sono le laterali e le anteriori. Su di un lato della placca se ne contano cinque, e sono abbastanza chiara- mente rappresentante nella figura senza che occorra descriverle minutamente. Partendo dal concetto che quella che corrisponde alla sutura delle due prima- rie anteriori faccia paio con quella che occupa esattamente la stessa posiì- zione nel lato opposto (nel quale mancano le due secondarie posteriori che si è cercato di rappresentare nella figura con contorni punteggiati), e più pic- cola senza dubbio per un eccessivo sviluppo di quella caduta che le stava accanto, partendo da questo concetto si trova che il paio anteriore delle laterali è posto asimetricamente in quanto che una delle due per lo sviluppo che le altre banno raggiunto è portata per intero sulla regione anteriore della placca, spostando in pari tempo la pila impari che anteriormente chiude la serie delle secondarie. Questa pila impari potrebbe considerarsi ancora come spettante alle primarie. Se non che e per la piccola dimensione e per essere perfettamente in serie con le secondarie è preferibile collocarla fra queste, almeno per la placca superiore. Nel davanti e all'esterno di questa fila di pile secondarie esistono delle pile accessorie formate di tre dentini ciascuna ed è probabile che delle pie lette accessorie si trovassero nello spazio che rimane alle suture delle pile secondarie. : La placca concava (fig. 3, a, b) si ravvicina alla descritta più che a qualunque altra per modo che non esitiamo a riferirla al faringeo inferiore di questa stessa specie. Essa conserva le tre pile principali che abbiamo descritte nella placca opposta, le quali per la struttura e conformazione loro generale e de denti che le compongono ripetono i caratteri delle corrispon- denti superiori. Le differenze che per avventura possono riscontrarsi sono quelle appunto che passano fra superiori ed inferiori. AI davanti di queste tre pile può ritenersi che ne esistesse una quarta, la quale noi siamo portati a considerare come la equivalente di quella impari secondaria che abbiamo notato precedentemente, e a seconda di quanto si è detto nelle generalità. Tre piccole pile secondarie stanno al di dietro delle -primarie; al davanti delle quali tre comincia la serie delle secondarie laterali; ne rimangono quattro da un lato e tre dall'altro, che ripetono molto bene la forma e ten- gono la posizione delle superiori. È però da avvertirsi che la seconda late- rale, ossia quella che risponde alla sutura delle due primarie posteriori, è rimpiazzata da due piccole pile a contorno quasi circolare. Esistevano al- ss $$ — l'esterno due file almeno di pile accessorie come può rilevarsi dalle tracce che ne sono rimaste. I due profili sono condotti lungo le linee a «' nel pezzo superiore, d d' nell’inferiore, e mostrano la loro grossezza, la loro convessità e concavità, e sono condotti per modo da rappresentare la posi» zione che avevano nella gola dell'animale. Ambedue gli originali delle figure provengono dalle argille di Londra e furono rinvenuti nell'isola di Sheppy. Sezione 3.° — PH. POLYODONTAE. Placche dentarie superiori molto convesse, provviste di pile accessorie numerose disposte tutte all’intorno delle primarie e delle secondarie, non escluse le parti laterali — Placche inferiori molto concave e a lati forte- mente rilevate. 8. Phyllodus secundarius. dodo dgr di; 0 + Tav. Viy figa Dip 2 1857. Ph. secundarius, Cocchi in Mus. Brit. Cat. Con questo nome contrassegnai nel Museo Britannico un frammento di placca, la quale presenta alcune particolarità che la fanno distinguere dalle altre che a me sono note, per quanto possa consentirlo il suo stato imper- fetto. È questa una placca depressa con i margini mediocremente convessi. Vi sì notano tre pile principali tuttora in posto. Vi è la maggior parte delle pile secondarie ed alcune poche se ne conservano, sui lati, di accessorie. Le primarie sono formate di denti a larga superficie a diametro trasversale comparativamente piccolo rispetto al longitudinale. I denti della posteriore, hanno un contorno a semicerchio quasi regolare; raddoppiata di una quantità uguale, essa verrebbe ad avere un contorno ellittico del tutto regolare. Delle due pile che stanno al davanti, la anteriore è un poco più piccola e compa- rativamente più assottigliata di quella che occupa il mezzo. Ambedue hanno il margine anteriore curvato in avanti. Le pile secondarie sono formate di denti a contorno irregolarmente circolare, dotati di grandi dimensioni per rapporto alla placca stessa. Può dirsi, senza timore di errare, non essere questo carattere.in verun’altra specie tanto esagerato quanto in questa. Rite- su Sd nutolo come il più caratteristico, lo abbiamo voluto richiamare alla mente nel nome col quale essa viene indicata. Le pile accessorie non si rilevano certamente verso l'alto, ed essendo fortemente logorate sui lati, bisogna am- mettere che si trovassero in contatto con una placca i cui margini si piega vano abbastanza da venirli ad abbracciare. Ciò ci fa credere che la placca sia superiore, e che la sua posizione sia quella appunto in cui la figuriamo. In tal modo considerata questa placca, è di gran lunga diversa da tutte le altre che conosciamo, e soltanto conserva qualche analogia con le concave di Ph. toliapicus. Ma non si hanno esempi di questa ultima specie, nei quali le pile secondarie siano così grandi e sempre; poi quando la si mettesse in contatto con la superiore, ne avverrebbe che i margini si allontanerebbero invece di venirsi ad incontrare. Le pile principali sono composte di 7 o 8 denti piani serrati fra loro e a superfice triturante appena convessa, di forma ellittico-oblunga, ad eccezione della anteriore che si proietta molto in avanti. Questa specie è abbastanza semplice ed intelligibile dietro l’esame della fig. 2 della Tav. VI. Allorchè però si cerca di riconoscere se altri pezzi si aggruppino intorno a quello che prendiamo per tipo, nascono delle difficoltà. La fig. 7 della Tav. II rappresenta un esemplare il quale fa parte della collezione del sig. BowERBANK. In questo esemplare rimarchevole per molte peculiarità, e specialmente perchè il suo stato di troncatura rende ben mani- festo lo svolgimento conico delle pile, il numero, la grossezza e la forma dei denti, non possiamo riscontrare i caratteri propri delle altre specie. Le copiose pile laterali, vietano di riportarlo a qualcuna delle specie delle due precedenti Sezioni; ed in questa terza noi non vediamo partito migliore che riferirla alla specie nettamente costituita sull’esemplare del Museo Bri- tannico. Le differenze principali, giova il dirlo, consistono principalmente nella forma molto più allungata nel senso trasversale, e quindi molto meno circolare, della pila posteriore, e nelle dimensioni comparativamente minori delle pile: secondarie. Ma queste modificazioni possono essere benissimo delle semplici variazioni individuali. Difatti, conto cinque pile secondarie per parte dalle posteriori a quelle che corrispondono alla sutura delle due mediane an- teriori. Un pari numero di pile dello stesso rango ritrovo nell’esemplare preso per tipo, e per la stessa lunghezza. Quella modificazione che allunga le pile secondarie in questa placca in luogo dell’allargamento che hanno nell’al- tra, può trovare sua spiegazione nelle condizioni individuali e nei discorsi fenomeni, de dd Quest'esemplare è ancora interessante perchè offre una porzione dell'osso sul quale l'apparecchio dentario era solidamente impiantato. È questo un osso durissimo a struttura serrata, tenace e compatta. Offre su di un lato una branca diretta all’esterno, della quale non resta che una piccola porzione, che presenta un ripiegamento verso il basso il quale sembra terminarsi in una specie di faccetta. Questa circostanza richiama alla mente la struttura dei tipi già studiati, aumenta la importanza di questa placca che per ogni buon rapporto ci sembra doversi accostare più a questa che a qualunque altra specie. Gli esemplari che illustriamo provengono dall'Isola di Sheppy e non ne conosco di altra provenienza. 9. Phyllodus toliapicus. Tav figgS, Oa 1843. Phyllodus toliapicus Agass. Poiss. foss. II, p. 239, tab. 69.*, fig. 1, 3. 1854. PA. toliapicus. Piet. Traité de Pal. — Vol. HI, p. 207. È specie stabilita da Agassiz sopra una placca della collezione Bucktand a Oxford, la qual placca essendosi smarrita non ho potuto confrontare. Suolsi però frequentemente riscontrarne degli esemplari nelle collezioni e si riconoscono facilmente alla forma molto schiacciata, malgrado la forte con- vessità dei lati, allungata e dilatata nel suo terzo posteriore e alla picco- lezza delle pile principali non che al gran numero delle accessorie. Placca superiore. Ha quattro pile principali molto pianeggianti e più strette che in qualunque altra specie. La posteriore è più larga che lunga, ha il margine posteriore fortemente arcuato all'indietro solo leggermente. La pila che succede all’innanzi è di forma subquadrata e generalmente tanto larga quanto lunga. La successiva è più piccola e subeguaie alla posteriore, benchè i suoi margini siano incurvati in avanti e non in addietro. L’ anteriore è molto piccolo e talora non è molto asimmetrico. In qualche esemplare questa placca è sdoppiata e i due dentini circolari che ne risultano ne tengono esattamente il posto. Le pile secondarie fiancheggiano tutto all’ intorno le primarie e ne conto diciannove una delle quali è impari ed è collocata dietro delle primarie le altre formano nove coppie sui lati e sul davanti. Le maggiori sono quelle sd » del Sig. BowERBANK un pezzo superiore fortemente convesso sui lati e of- frente nei caratteri essenziali molte affinità colle placche precedenti. Deci- dendomi ad ascriverla alla stessa specie delle inferiori, mi veniva con ciò provato come giustamente avesse Agassiz contraddistinto questa specie. Lo studio di questa specie ha grandemente servito a far meglio cono- scere la dentizione del genere quale l'ho precedentemente esposta, cosicchè penso di descriverla esattamente , cominciando dalle placche inferiori. Le pile principali o mediane sono quattro, le posteriori sono le più grandi di tutte, come si vede chiaramente nelle fig. 10, 14,42 (41); sono subeguali, ma la anteriore delle due appare un poco più lunga che l’ altra, ed è poi la più larga delle due placche di Lord ENNISKILLEN, ma in quella di Sir EGERTON la posteriore supera l’altra di gran lunga per la larghezza. Questa differenza non ci è sembrata di valore sufficiente da attribuire tal placca ad individuo di specie diversa, che certamente non sarebbe stata nessuna di quelle che de- scriviamo. Il rapporto della lunghezza alla larghezza lo troviamo costante in entrambi; la lunghezza del posteriore entra due volte nella larghezza; nell’ante - riore questo rapporto è di 4 a 4 ‘4; meno che nell'esemplare della fig. 44, nel quale la lunghezza è alla larghezza come 1 a ‘4, nella posteriore e nella anteriore le due dimensioni stanno nel rapporto di 4 a 2. La pila posteriore è fortemente curvata in addietro, mentre che la pila che la precede imme- diatamente offre una gran curva in avanti lungo tutto il suo margine. I lati lungo i quali esse si mettono in contatto sono retti o quasi retti. A questi due margini corrisponde la maggiore grossezza della placca la quale non supera 8". La superficie masticante è in questo punto alquanto rilevata, e tal rilevatura corrisponde ad una depressione della pila opposta; osservasi che corrispondono alle suture delle pile principali, ma non sempre offrono molta regolarità. Talvolta lo sviluppo esagerato di alcune di loro, sposta le vicine o ne determina la diminuzione della dimensione ; tal’ altra per effetto di sdoppiamento il numero se ne accresce. Queste pile secondarie di Ph. Toliopicus, sono più piccole che le cor- rispondenti delle altre specie. Le pile accessorie sì dispongono su due rangbi stretti e serrati, ma al di dietro e al davanti se ne aggiungono altre in un terzo e in un quarto rango. (1) Avverto il lettore una volta per sempre che le due fig. 14, 42 sono per errore del disegnatore poste a rovescio per rapporto delle altre, vale a dire coll’apice posteriore volto in giù, cosicché è necessario idearsele nella posizione normale. Questo apparecchio dentario della faringe offre la faccia masticante com- pressa e anche incavata fra le due principali posteriori, e rilevata in rispon- denza delle principali anteriori, per modo che la maggiore grossezza corri- sponde alla terza pila primaria. I lati però scendono meno rapidamente che in PA. polyodus e petiolatus, perchè la placca non raggiunge la grossezza di questi. La sua larghezza maggiore corrisponde al di dietro della seconda pila primaria, e tanto rapidamente si allarga e si ristringe, che la forma dilatata che glie ne deriva vale da sè sola a far riconoscere la specie. L’esemplare della fig. 8 esiste nel Museo Britannico; altro esemplare completo e bellissimo, che ometto di figurare, si trova nella Collezione del Sig. TENNANT. Questi come gli altri che ho veduto, provengono dal London clay. Placca inferiore. Lord ENNISKILLEN possiede alcune placche le quali da Acassiz furono riferite. a questa stessa specie. Esse sono concave, e per una almeno il ravvicinamento mi pare esatto per modo che le descrivo col nome col quale la contrassegnò l'autore delle Aicerche sui Pesci fossili. Sono due placche incomplete, le quali devono avere appartenuto ad in- dividui non molto adulti, e offrono di notevole la relativa maggiore gran- dezza delle pile principali. Il piccolo numero di pile accessorie alla lor parte posteriore, è dovuto allo stato di conservazione che molto lascia a desiderare. Senza di che, ammettendo pur anco che il faringeo inferiore fosse in questa parte meno provvisto di denti che il superiore, la sproporzione sarebbe tanta che unendovi l’altra circostanza della maggiore dimensione delle pile primarie, sarebbe molto difficile di sostenere il ravvicinamento proposto. Allora l'im - barazzo sarebbe grande, perchè i loro caratteri non convengono a nessuna delle specie che proponiamo di distinguere in questa Monografia. Nelle due placche in discorso, restano in posto tre pile principali di denti: in una di queste (fig. 9), la loro forma ripete esattamente la forma delle rispondenti pile, come si osservano nell’esemplare del Sig. TENNANT e in quelli del sig BowERBANK; con l’originale della figura 8, ne differisce, più che le altre, la anteriore delle tre. Nell’altra placca si ripete la forma meno comune della pila principale posteriore, subeguale a quella che immediata - mente la precede. La posteriore è altresì notevole per il rapido allargarsi dei denti che la compongono a misura che questi sono più profondi, di ma- niera che questi sono molto più larghi dei superiori. Al di dietro di queste pile primarie , vi sono quelle formate dai denti di secondo rango, e sono lard in tulte 7 o 8; le accessorie, che tutto porta a credere succedessero al e di dietro di queste, sono cadute, ma non dovevano essere numerose € forse non ve ne avea più di una serie. E un po'al di dietro della sutura delle due principali posteriori che si cominciano a vedere in posto le pile acces- sorie, formanti una serie più esterna che fiancheggia le già descritte. Queste piccole pile si elevano in alto molto più delle accessorie ; ma pare però che la placca non dovesse essere eccessivamente concava, e anche questo sta in rapporto con la forma della placca superiore, i lati della quale sono espansi, e rientrano dolcemente. Completa la analogia colle superiori la estrema sottigliezza di queste ultime. Tanto che tenendo pur cento di queila minore grossezza che abbiamo già detto distinguere in questo genere le placche superiori dalle inferiori, potremo dire essere questa specie caratte- rizzata dalla forma espansa e dalla sottigliezza delle placche dentarie , dalla piccolezza dei denti componenti le pile principali e dal gran numero delle secondarie ed accessorie. Provengono gli esemplari di Lord ENNISKILLEN dall’argilla di Londra. 10. Phyllodus polyodus. Tav. HI, fig. 8 e 8.° 1843. Phyllodus polyodus Agass., Poissons fossiles, Vol. III, Tab. 69.', figo 6, 1854. Ph. polyodus Pict., Trait. de Pol., Vol. II, pag. 207. 1855. PhylModus Gieb., Odontographie, Taf. XLV, fig. 9. Specie corune nelle Collezioni d' Inghilterra e come le altre provenienti dall'isola di Sheppy , i suoi caratteri sono abbastanza costanti, e malgrado, qualche leggiera variazione, è facile riconoscerla quando sì ha che fare con degli esemplari che non sieno troppo mutilati. La fig. 8 della Tav. III rappre- senta un bello esemplare esistente nella Collezione di Sir PH. M. G. EGERTON , che prendo per tipo della placca superiore. La sua forma in generale è un ovale con contorno regolare, con faccia masticante fortemente convessa, colla sua maggiore grossezza al davanti della terza pila mediana. Le pile primarie sono quattro, le due posteriori subeguali fra loro, ma quella delle due che è collocata più in addietro è reniforme colla curvatura volta verso l'apice ; l’altra ha più larga superficie, i lati anteriore e posteriore retti , i laterali curvato-acuti, cosicchè assume una forma quasi esagonale. Un largo sii spazio separa queste due pile, che vedate peraltro da rovescio sono in stretto contatto. La pila che viene al davanti di queste è un poco più piccola ; essa pure ha forma renata ma più allungata e sottile. La più anteriore è una piccola pila, la quale non ha neppure la metà della lunghezza della prece- dente, e potrebbe confondersi con le pile accessorie, con le quali sembra che effettivamente si allinei. Conto quindici pile accessorie, 4 posteriori, 8 laterali, 3 anteriori, le 4 posteriori sono alquanto difformi, ma prese collettivamente costituiscono un semicerchio perfetto attorno al margine incurvato dalla pila mediana a cui corrispondono. Le laterali sono maggiori delle altre, e corrispondono alle suture contro alle quali si appoggiano, meno due assai più piccole delle altre che fiancheggiano l'asse maggiore della pila principale, ma che devono consi- derarsi come sdoppiamenti parziali della contigua pila. Difatti la fig. 8.2, la quale rappresenta il rovescio della stessa placca, fa vedere chiaramente che le due pile sono ad una sola ridotte. La stessa figura serve molto bene a far conoscere il numero e la forma delle pile finora descritte. Confrontate colla fig. 8, serve a fare rilevare ancor meglio il numero delle pile accessorie , delle quali se ne conta una serie sui lati, due o tre sul davanti e un numero maggiore posteriormente. Confrontata con Ph. petiolatus, questa specie offre le sue placche com- parativamente più allungate, con le pile mediane più ristrette e formate da denti molto più convessi. Diversa è ancora la proporzione delle pile secon- darie fra loro e coll'insieme della placca. Confrontato con Ph. irregularis, si può notare che in quest'ultimo, oltre la maggiore irregolarità delle pile, i denti sono più pianeggianti e le placche hanno forma molto più allargata. Malgrado della frequenza di queste placche. non ho ancora potuto ricono- scerne alcuna concava, la quale sia con qualche certezza riferibile a questa, 11. Phyllodus petiolatus. Tav. IH, fig. 4. 1884. Phyllodus Owxn, Odontography, pag. 138, Tav. 47, fig. 1, 2. 1854. Ph. petiolatus Owen, Cat. Mus. College of Sarg., N.° 675. 1855. Ph. polyodus Giebel, Odontographie, Tav. XLIV, fig. 2, non Tav. XLV, fig. 9. I pezzi faringei che riporto a questa specie sono quelli figurati nella Tavola, vale a dire tre pezzi convessi e uno concavo. I pezzi convessi sono i Num. 2, 5, 6; l'esemplare della fig. 2 fa parte della Collezione del sig. BowERBANK e ci servirà come tipo. La placca misura 54” di lunghezza su 34°” di massima larghezza e 13” di grossezza, tanto in rispon- denza della pila principale posteriore quanto della seconda anteriore. Le pile principali sono 4; la posteriore è più lunga delle altre, è fortemente incur- vata all'indietro nel margine posteriore, leggermente in quello anteriore. Il posteriore non offre una curva regolare ma alquanto sinuosa ed irregolare. La pila poi è divisa in due porzioni laterali da un setto trasverso irregolare , e questa separazione si riscontra in tutta la grossezza della placca, come si può verificare esaminandone il rovescio. Dei due pezzi che così ne risultano , l'uno offre la forma di un triangolo curvilineo, l’altro quella di un quadri- latero irregolare. Questa struttura si riscontra tanto nell’esemplare che è preso per tipo quanto in quello che è rappresentato nella fig. 6, e che è molto meno completo del precedente. L'esemplare della fig. 8 appartiene ad un giovane individuo, ed è figurato nel rovescio soltanto, per indicare che in questo caso la pila in esame non offre la suaccennata struttara in tutta quanta la massa. | La pila successiva è piana, larga, oblunga, rotondata sui lati, con il margine posteriore appena curvo all'indietro e con l'anteriore retto. Nell'esem- plare preso per tipo, mentre i denti che corrispondono alla faccia superiore sono interi, gl'inferiori si sdoppiano, per modo che se il setto fosse prolun- gato verticalmente a traverso tutta la massa ne resulterebberò due pile par- ziali come nel caso già descritto molto ineguali fra loro. La pila che succede è un poco meno larga con un margine retto o appena concavo posteriormente , uso Db n convesso sul davanti, rotondato sui lati. In rispondenza di questa pila cor- risponde la maggiore convessità della placca, ed è lungo le due traltine della figura che è presa la sezione a a' della fig. 4. x La pila anteriore è più piccola delle altre, la sua lunghezza è un poco maggiore della metà della precedente, e questo rapporto è costante. Delle pile secondarie se ne contano 3 posteriori nell'esemplare tipo, forse per effetto di sdoppiamento, poichè nell'altre due se ne contano sola- mente 4. Rispetto alle laterali evvi molta variazione , poichè nell'esemplare tipo se ne contano due paia maggiori molto grandi in rispondenza della su- tura anteriore e della posteriore, e 3 e 4 nello spazio intermedio; mentre che nella fig. 6 se ne contano 3 allungate subeguali a sinistra, 4 a diretta per isdoppiamento di quella che è anteriore alle altre. Nell'esemplare della fis. 5 si comportano come nella fig. 6. Queste pile in ogni caso si piegano molto decisamente nell'interno della sutura. Al davanti della placca si con. tano 4 o 5 (fig. 6) pile secondarie. Le pile accessorie sono collocate prin- cipalmente nella parte posteriore ove se ne contano almeno 4 e forse 5 se- rie; sui lati avvene una sola serie e 2 nella parte anteriore (fig. 2, 5, 6). Gli originali di queste 3 figure provengono dall'argilla di Sheppy ; quello della fig. 5 appartiene come il pezzo maggiore al sig. BoWERBANK, ed è impor- tante perchè offre mezzo di studio e di conferma intorno a quanto abbiamo detto dello accrescimento delle placche dentarie. L'altro infine appartiene alla Collezione di Sir PH. M. G. EGERTON. La fig. 1 riproduce un superbo esemplare già figurato da OwEN, il quale fe’ parte del Museo Hunteriano , e attualmente di quello dei Chirurghi di Lon- dra, provenendo ancora esso dall isola di Sheppy. Questa placca mostra apparentemente 7 pile principali, ma in definitiva qui non si tratta che del numero consueto, perchè le due posteriori e la piccola anteriore, spettano a tutto rigore alle serie secondarie laterali. Quelle che realmente appartengono alla serie principale , le troviamo in questa placca conforme abbiamo già stabilito al principio più strette, più sottili, più di- sgiunte che nella superiore. La posteriore ha a un dipresso la forma della corrispondente opposta, e i denti che la compongono non presentano sdop- piamento su di alcun lato; il contorno ne è subellittico con il margine po- steriore alquanto incurvato all'indietro. La successiva, come la sua opposta, è la maggiore di tutte, ed offre un contorno press'a poco uguale a quella. E poichè nell'opposta pila la superficie triturante è incavata, così in questa sm [7 == si rigonfia. Ma a partire da questa pila la p'acca si rende fortemente con- cava, e le pile anteriori che occupano il fondo della cavità, sono oblunghe, quasi perfettamente ellittiche e vanno gradatamente diminuendo di grandezza. La sezione c c' della fig. 4 è condotta trasversalmente alla placca fra le due pile in discorso lungo la linea c c. La pila maggiore della quale parlavamo, offre esempio di sdoppiamento de'suoi denti più profondi, come è indicato della fig. 1.°, i quali sono poi più ampi di quelli che stanno lor sopra. Sul davanti vi è la pila mediana supplementare che fa parte della prima serie delle pile secondarie. A partire da questa, i margini della placca cominciano a ripiegarsi in alto per assumere, rilevandosi, quella forma di cucchiaio che è propria dei pezzi inferiori. Le pile secondarie offrono molta somiglianza fra loro, al di dietro delle primarie ne troviamo quattro, una delle quali assume una posizione tanto simmetrica rispetto all'asse della placca che sembra allinearsi colle principali, alle quali appena la cede in grandezza. Potrebbe dirsi una pila impari, se su di un lato non vi fossero due pile invece di una. Ma è probabile che quella pila così estesa sia il resultato della fusione di due pile in una, cosicchè ne verrebbe a ripetersi esattamente il numero dell’originale della fig. 2. Il paio che corrisponde alla sutura delle due mediane posteriori, è respettivamente al suo rango maggiore degli altri e conserva la consueta apparenza. Pro- cedendo verso il davanti si trovano anche in questa placca quattro paia di pile; e prendiamo come numero regolare il quattro, quantunque su di un lato le pile siano realmente cinque, perchè quello è il numero che sì man- tiene più costante, cosicchè può essere questo l’effetto di uno sdoppiamento. Quelle pile hanno il loro asse maggiore più o meno obliquo per rispetto all'asse della placca, e sono largamente disgiunte fra loro. Si chiude questa serie sul davanti con la piccola pila ellittica, della quale abbiamo già par- lato. Un secondo rango di pile secondarie si distende tutto attorno a quello or ora descritto. Le pile che lo compongono sono successivamente più piccole, e sono sui lati rinforzate da altre due serie di pile più esterne minori, e sul davanti queste serie non sono meno di quattro. Alla più interna di tali serie appartiene il dente ellittico impari che si direbbe il posteriore dei me- diani, lo che dipende dall’essersi sviluppato più che il suo corrispondente della placca opposta. Questa specie è quella figurata nella Odontografia di OwEeN a Tav. 47. Non so per altro se la sezione verticale di cui si vede | ingrandimento a seed sai Tav. 47 nella stessa opera sia presa da pezzi referibili a questa specie. AGASSIZ, il quale riproduce la sezione ingrandita della Odontografia, la indica col nome di Phyllodus Bucklandi (Vol. II, Tav. 9, fig. 6). Non arrivando a conoscere se questa denominazione sia referibile alla specie attualmente descritta, ad- dotto di preferenza il nome col quale ho trovata indicata la placca inferiore nel Collegio dei Chirurghi , e col quale è descritta al N.° 675 del Catal. de Ret- tili e de Pesci di quella Collezione. Rispetto alle sue affinità, essa non potrebbe confondersi che con P%. pe- lyodus, e con Ph. irregularis; coi quali ha in comune un tratto assai carat. teristico, la grossezza e la solidità. Abbiamo già detto come si possa distin- guere da PA. polyodus ; vedremo in seguito come possa distinguersi dall'altra specie. La esatta corrispondenza delle curve, che fanno in senso inverso le facce masticanti di queste due placche opposte, è indicata dalla fig. 3, dove sono poste in sezione longitudinale lungo le linee d d', è d'; cosicchè esse si ve- dono come si vedrebbero nell'animale vivente sezionate per lo lungo col muso volto a sinistra e la coda a diritta. La fig. 5. longitudinale dell'originale della fig. 5 volta in senso opposto alla due pre- cedenli. a rappresenta la sezione 12. Phyllodus irregularis. Tav.MI, Gig. 7,7: 1843. Phyllodus irregularis Agass. , Poiss. foss., Vol. II, pag. 241. 1854. Ph. irregularis Pict., Trait. de Pal., Vol. II, pag. 207. Acassiz stabilì questa specie per un esemplare della Collezione di Sir Pu. Ecerton; la descrizione della specie e la figura dell’ esemplare compariscono ora per la prima volta. Oltre questo esemplare ne ho veduto un altro nella Collezione del sig. BoWERBANK; e il modello di un terzo trovato recentemente mi è stato spedito da poco tempo dal Museo Britannico. Su di questi pezzi, tutti superiori, formo la descrizione che segue. Le placche dentarie citate non sono complete, mancandovi la parte po- steriore. Le pile principali che rimangono sono quattro, ma esaminando bene da vicino il lato posteriore tronco, si notano due leggiere ripiegature in ad- dietro del margine posteriore de’denti lamelliformi , come se ivi corrispondes- £ a. sero due suture. La serie delle pile mediane doveva continuarsi in addietro con una o due pile. Limitatamente a quelle che conosciamo, la principale posteriore è stretta e allungata trasversalmente, il suo margine anteriore è subretto, il margine posteriore si piega in addietro. Questa pila sì com- pone di sei denti lamelliformi piani, compresovi il più esterno quasi per intiero distrutto. La pila successiva è perfettamente quadrilatera, forma assai rara se non unica. Essa è molto larga, e di poco supera quella che le sta dietro; i suoi margini sarebbero retti ed uguali fra loro se non fosse la ir- regolarità che offre la estrema destra. La sua superficie pianeggiante si rileva un poco sul davanti e discende in addietro. Succede una pila, la quale è regolarmente arcuata sul davanti e sui lati, e posteriormente subretta. Quella che è anteriore alle altre tutte è piccola ed irregolarmente disposta. Ciò fa sì che le pile secondarie di primo rango che le stanno sui lati non sono regolarmente collocate, ma la sinistra si spinge in addentro col suo margine interno e viene a raggiungere il margine anteriore della penultima pila prin- cipale; mentre la pila opposta si trova spinta in avanti e all'infuori, dispo- nendosi in guisa che non è più simmetrica nè con l'uno nè coll’aliro suo margine. Tale è la posizione delle due pile secondarie laterali alla primaria anteriore. Le anteriori a quest ultima sono in numero di due, hanno forma subsferica, poco volume, e si trovano spinte un poco in avanti. Le pile secondarie si continuano ancora sui lati, e se ne annoverano tre per parte nella porzione della placca rimasta. La figura indica abbastanza bene la forma e la disposizione di queste pile senza che sia necessario di maggior- mente descriverle. Si noti che nel lato diritto ve ne sono quattro, le quali si riducono a tre nel rovescio della placca, dove quella grandissima resulta dalla fusione di due; fenomeno che è, nel lato opposto, probabilmente ripe- tuto dalla pila più in addietro delle altre. Delle accessorie se ne contano nove per parte; sul davanti si dispongono in due serie formanti complessi- vamente il numero di nove o di dieci. Appaiono queste pile dotate di una certa irregolarità per l'ineguale logoramento dei denti, ma è facile distinguerle perfettamente guardandone la faccia d'attacco. L'esemplare recentemente pervenutomi dal Museo Britannico, concorda pienamente con quello figurato e offre lo stesso grado di mutilazione, ma offre una larghezza maggiore di quello figurato in rispondenza della pila posteriore. L'esemplare figurato è interessante altresì per la porzione d’osso che vi sì conserva nella parte inferiore. Il frammento di sostanza ossea (fig. 7.) 7 Me | pe è grosso e compatto, e denota ad una grande solidità. Esaminando la superficie di attacco di questa placca, si vede bene che dall’ osso in discorso partono gli strati ossei interposti fra dente e dente lamelliforme. La fac- cia d'attacco della gran pila quadrilatera, fa vedere bene uno sirato di materia ossea che prende parte da ciò che dell'osso rimane in posto. Questo strato, avente circa un millimetro di grossezza, posteriormente ricopre ed av- volge un dente in via di formazione ovale di forma, sottilissimo e più pic- colo de'sovrapposti, dai quali si trova disgiunto mercè dello strato suddetto. Evidentemente questo dente in forma di lamina, collocato come è, rassomi- glia, salvo che nella forma, ad un dente di Labroide dentro il suo alveolo. Alle due figure rappresentanti il diritto e rovescio della placca, ne aggiungo una terza (7°) rappresentante il profilo longitudinale del pezzo, perchè si veda la estensione trasversale delle pile primarie, e principalmente perchè si veda la disposizione e la forma della porzione ossea che rimane in posto. Tutti gli esemplari di questa specie che mi sono conosciuti, provengono dal solito terreno del London Clay. , 13. Phyllodus medius. Tav. II, fig. 10-12. 1843. Phyllodus medius Agass., pag. 241, Poiss. foss. Vol. II. 1854, Phyllodus medius Pict., Trait. de Pal., Vol. II, pag. 207. 1859. Phyllodus Paul Gerv., Zool. et Pal. Franc., pag. 517, Tav. 68, fig. 30, 3.° Questa specie fu stabilita da Acassiz su di un esemplare della Col- lezione di Lord EnxiskiLLeN e del quale do la figura, non avendone pub- blicato Acassiz nè figura nè descrizione, dicendo di riservarsi a farlo più tardi unitamente a PA. irregularis. PicrET si limita a dire che oltre le quattro specie delle quali dà una succinta descrizione, trovansi ancora Ph. irregularis e Ph. medius. Frattanto la specie è piuttosto comune ed è abbastanza ca- ratterrizzata. Un esemplare assolutamente identico si trova nella stessa Col- lezione, e quantunque meno completo che il precedente, pur mostra delle particolarità che mancano nell’ altro. Un terzo esemplare che nei caratteri principali si avvicina ai precedenti esiste nella Collezione EceRTON a Oulton Park. n i Questi tre pezzi sono tutti concavi e quindi inferiori. Le loro affinità sarebbero rimaste abbastanza oscure se non avessi trovato nella Collezione importante a farsi quando si voglia trovare la analogia di due placche, una delle quali sia convessa e l’altra concava. A partire da questo punto la placca discende in avanti fino in rispondenza della piccola pila mediana anteriore; dove è raggiunto il massimo della depressione comincia a ripie- garsi in alto sul davanti e sui lati per prendere la forma a cucchiaio. La pila che sta al davanti delle altre due è più o meno incurvata in avanti, di quasi un terzo più corta della pila a cui fa seguito; la sua larghezza è doppia, in due casi, della lunghezza, nell'altro solamente di una metà maggiore (fis. 12). La piccola pila principale che viene in seguito ripete esattamente la forma della precedente, della quale è di un terzo più corta. Quelle pile sono formate dalla sovrapposizione di cinque denti molto sottili e separati da uno strato di materia ossea che ha fino a 1” un millimetro di grossezza. Le pile secondarie sono in quella specie assai numerose. In tutti 1 pezzi se ne nota una impari posteriore, la quale occupa una posizione sim- metrica e costante, cosicchè si direbbe far parte della serie delle principali. Ma è realmente compresa nel rango delle secondarie ed è fiancheggiata a diritta e a sinistra da tre o, per isdoppiamento, da quattro piccole pile a contorno circolare e molto rassomiglianti fra loro. Le pile che continuano questa serie sui lati sembrano essere normalmente cinque per parte. La fig. 41 però mostra un esempio nel quale, quantunque non tutte le pile si conservino in posto, pur tultavia appariscono in numero minore. Ma è a no- tarsi in pari tempo che il maggior volume delle medesime, sta a dinotare la fusione di più pile; oppure se in questa placca le cose sono allo stato normale, nelle altre il numero cinque, in sostituzione del tre, è effetto di sdoppiamento. | Infatti nell'esemplare della fig. 42 noi vediamo che su di un lato due pile secondarie assai grosse rimpiazzano le tre corrispondenti opposte ; e se per le altre due che non si trovano in posto fosse avvenuto la stessa fusione in un'unica pila, si avrebbero naturalmente da un lato tre pile equivalenti delle cinque opposte. Per ultimo sul davanti della placca abbiamo tre pile di questo rango, cosicchè avvene una impari, Ja quale ripete anteriormente la pila impari dell'apice posteriore. Le pile accessorie sono disposte lateralmente sopra due serie. Nella fig. 12 si vede il principio di una terza serie. più esterna. Anche nell'esemplare della fig. 12 il bordo più completo vedesi de- cisamente troncato, cosicchè dee credersi che manchino anco in quello, oltre- chè sul davanti, le pile più esterne. Il numero dei denti per ogni pila va gradatamente diminuendo, cosicchè nelle due secondarie anteriori non sono che quattro e nelle accessorie laterali si riducono a tre. L'originale della fig. 12 è uno dei più completi. Sui lati esso fa vedere che nelle piacche inferiori la maggior larghezza si trova nella porzione an- teriore, inversamente di quanto accade nelle placche superiori. Ed era neces- saria una tale conformazione perchè fosse conseguito il grado di concavità necessario per raggiungere e ricoprire tutta la convessità dei pezzi superiori. Questo esempio fu una utile riconferma di quello che eravamo stati con- dotti a congetturare e ad emettere teoricamente. Questo stesso esemplare ofire la superficie di attacco completa, e rico- perta di uno strato osseo spettante all'osso sul quale era fissata. Gli altri due esemplari hanno i denti di più recente formazione, di apparenza porosa, nè sono ancora del tutto formati, come si può vedere nella fig. 10. Offrono poi una forma meno pianeggiante che nelle altre specie di questo gruppo. Il pezzo che mi sembra potersi con verosomiglianza riferire all’ ioideo superiore di questa stessa specie è quello rappresentato dalla fig. 13, il quale non è che la parte posteriore di un pezzo convesso di 10°” di mas- sima grossezza. La pila principale posteriore è fortemente arcuata all’ indie- tro, cosicchè quasi descrive un semicerchio con il margine anteriore appena inflesso. La pila seguente è di quasi un quarto più lunga e di pressochè altrettanto più larga, mediocremente attondata sui lati e subretta nei mar- gini anteriore e posteriore. La pila principale contigua è subeguale alla pre- cedente in lunghezza, leggermente arcuata in avanti e di forma decisamente tetragona La troncatura sul davanti e la inflessione dei denti lungo la medesima mostrano la esistenza di una quarta pila principale anteriore, uni- tamente a quella di due secondarie corrispondenti alla sutura. Fra questa pila che manca, e l’altra che le sta immediatamente dietro, corrisponde la massima grossezza e convessità della placca; il che ci persuade della im- probabilità che siavi più di una pila mediana mancante. Questo massimo di convessità risponde esattamente al massimo di concavità della placca opposta che coincide precisamente a questo punto. E da notarsi che in ri- spondenza della principale posteriore la placca è piana o forse leggermente incavata; e doveva esser così per rispondere adeguatamente alla placcca uu BI «®@ inferiore che in quel punto è convessa, come abbiamo già delto. Questa ri- spondente conformazione è importante a notarsi. Fra le pile secondarie si nota quella impari posteriore, la quale per forma e per proporzioni in nulla dif- ferisce dalla corrispondente inferiore. Lateralmente e al davanti di essa suc- cedono due pile per parte, allungate dall avanti all'indietro, le quali fian- cheggiano il principale posteriore, benchè quelle del lato sinistro si siano in una sola massa confuse. Vengono in seguito le pile che corrispondono alle suture delle tre mediane in posto. Sono pile molto grandi ed allungate nel senso dell’ asse del corpo e che mostrano di provenire dalla fusione di ele- menti più mumerosi, come può accorgersene ognuno dall'esame di queste pile nella figura. Al di fuori di questa serie si vede esisterne un'altra di piccole pile ac- cessorie. Questa serie fa tutto il giro della placca; e se all'apice fu rinfor- zata da una terza serie anco più esterna, questa dovette esser formata di pile oltremodo minute. Esaminata la placca nel suo rovescio la si vede completa e perfetta- mente identica a quanto nella superficie masticante abbiamo riscontrato. Tutli gli originali. a me noti provengono dalle argille eoceniche di Sheppy. Confrontata questa specie con le altre descritte non potrebbe confon- dersi che con PA. Toliapicus. Si può distinguerla dalla forma dei denti me- diani, i quali banno tutt’ altra proporzione, dal numero delle pile secondarie e accessorie più numerose in Ph. Toliapicus e dalla forma stessa dei pezzi. L’esemplare della fig. 13 lo riferiamo a questa specie per la conformazione di già indicata, per la robustezza loro; onde è che ci è sembrato il ravvi- cinamento più razionale degli altri. L'esemplare figurato da Paul Gervais alla fig. 30 della Tav. 68 della Zoologia e Paleontologia francese, sembra doversi riferire a questa stessa specie descritto; è indubitatamente con questa che il medesimo offre le mag- giori analogie. Non so trovarvi differenze sostanziali, e quelle che vi si notano non mi sembrano oltrepassare i limiti di variazione individuale e di età. Le pile offrono a vero dire un contorno più regolare e più tondeggiante; ma la figu- ra 30.°, la quale rappresenta il rovescio della placca, sembra che venga in aiuto della mente rappresentando il contorno delle pile conformato più assai sul piano ordinario. 14. Phyllodus submedius. Tav. II, Fig. 14, 14.3 Sono obbligato a distinguere con un altro nome una placca inferiore, che non posso riferire nè a Ph. Bowerbanki, nè a Ph. Polyodus, nè a Ph. To- liapicus, nè alla specie precedentemente descritta: non al primo, che è for- mato sopra altro piano di struttura ; non al secondo, perchè o!tre la diversa forma, proporzione e numero delle pile mediane, i lati non sembrano rilevarsi adeguatamente alla forte convessità dalla placca opposta. È certamente di- versa dalle inferiori di PA. medius, alle quali però si avvicina per alcuni caratteri. Quanto a Ph. Toliapicus, quantunque non si conoscano delle placche inferiori sufficientemente complete, pur tuttavia quelle che si conoscono of- frono maggior sottigliezza, e le pile mediane sono proporzionatamente più strette da diritta a sinistra, offrendo quella forma espansa che offrono quelle dell’opposto pezzo. Ond’'è che le analogie maggiori essendo con Ph. medius noi la mettiamo ‘al seguito di quello. Le differenze principali consistono in una maggior grossezza relativamente alle altre dimensioni; un minore assot- tigliamento nei lati, i quali sono meno rilevati e più espansi e una forma affatto diversa della porzione posteriore, che in questa specie va a finire in punta, mentre nell'altra è più rotondata. Oltre ciò la parte più rilevata della superficie trilurante si trova più in addietro, e il centro della placca è molto incavato per rilevarsi poi gradualmente verso la porzione anteriore. Mentre la depressione maggiore corrisponde alle pile mediane anteriori in Ph. me- dius, in questa corrisponde fra la seconda e la terza delle pile che rimangono in posto. Le pile principali, quelle almeno che esistono, sono quattro; la posteriore ha il suo margine posteriore fortemente arcuato in addietro; non vi è che l'esemplare della fig. 13 che offra una curvatura così manifesta; l'anteriore invece è quasi retto. La pila che succede al margine posteriore decisamente retto e il contorno generale ne è così con- formato che rassomiglia una piccola borsa. Questa pila, in parte della quale corrisponde la maggiore concavità della placca, offre i due denti superficiali profondamente logorati dalla masticazione; sarebbe la più larga, se per rap. porto alla sua lunghezza, la precedente non lo fosse ancora più. Le altre due pile sono ellittiche, hanno il diametro trasversale comparativamente più lungo — S0 che le analoghe della specie precedente e sono leggerissimamente curvate all indietro. L'originale della figura fa parte della Collezione BowERBANK e proviene dall’argilla di Sheppy. Nella Collezione di Lord EnxIsKtL.LEN ho veduto una placca più incompleta di quella descritta e molto fluitata, la quale offre gli stessi caratteri; cosicchè mentre la stabilità dei medesimi mi veniva con- fermata, era condotto a riferire il pezzo in discorso a questa piuttosto che a qualunque altra specie. Dalle cose già dette sarà facile di rilevare perchè abbia ascritto alla specie precedente piuttosto che a questa il pezzo convesso della fig. 13. Non conviene però esagerare eccessivamente questi ravvicinamenti, poichè, se non nell'insieme generale della placca nelle pile mediane, però avvi qualche cosa che ben si accomoda ancora con le pile mediane della fig. 14. Ma ho ve- duto nel Collegio dei Chirurghi un pezzo che ha le sue maggiori analogie con Ph. medius o Ph. submedius di cui sarebbe la placca convessa. Ma come la grande convessità dell'esemplare della fig. 13 mi indusse soprattutto a aggregarlo al Ph. medius, così la poca convessità di questo mi sembra in maggiore armonia con quello che ci ha servito di tipo per questa ultima specie. In ogni modo quest'incompleto frammento presenta in posto quattro pile principali, la posteriore delle quali è piccola ed è messa in mezzo a due secondarie di grandezza quasi uguale e che a prima vista sembrava appartenervi. E questo forse un effetto di sdoppiamento in tre pile parziali della grande pila posteriore (fig. 14). Viene poi una pila stretta, allungata a diametro longitudinale molto accorciato e con contorno arcuato in addietro. La susseguente pila è la maggiore di tutte; ed essendo molto rilevata al di sopra della faccia di triturazione dovrebbe produrre quel profondo logo- ramento che si osserva nel centro della inferiore (fig. 44). La quarta pila principale è un poco più breve delle due precedenti, ed è leggermente in-" curvata in avanti nel margine anteriore e retta nel posteriore. Delle pile secondarie quattro ne restano in posto, e sono il paio corrispondente alla sutura delle due anteriori che preesistono, e i due sinistri delle quali cor- rispondono alle suture delle due principali posteriori. Queste pile sono com- parativamente grandi e danno un aspetto particolare alla placca, cosicchè deve credersi che se appartiene in realtà a P%. submedius, vi è fusione co- stante di due piccole pile contigue quali sono indicate nella fig. 14. Delle pile accessorie ne restano soltanto cinque laterali sinistre, decrescenti dall’in- sis dietro all’avanti, nel modo con cui collochiamo il pezzo, e in rispondenza della di lui maggior larghezza. Questo pezzo è notevole, perchè le pile vi sono sostenute dalla porzione ossea, che pel lungo fluitare è logorata e ridotta ad una specie di ciottoletto liscio ed attondato, e proviene dal Zed Crag. SPECIE DUBBIE 0 DA SOPPRIMERSI. Phyllodus umbonatus, Munst. Avendo potuto esaminare degli esemplari di questa specie, che dalla squisita gentilezza del Cav. SENONER di Vienna mi sono stati trasmessi per farne lo studio, ho potuto convincermi che i denti in discorso sono di Chry- sophris ; la specie va soppressa. Graves, nella Topographie gégnostique de l Oise , cita diversi Phyllodus sull’autorità di PomeL; sono Ph. Levesquei, Duval, inconstans, latidens. Queste specie sono enumerate da PAUL GERVAIS nella Zool. et Pal. frangaise, e da Picret (loc cit.). Delle medesime non esistono tampoco delle descri- zioni sommarie. In Francia non mi fu dato di vederle, per quante ricerche ne facessi, da alcuna parte. Laonde direttomi ultimamente per lettere a P. GERVAIS stesso, e a M. LartET, sono stato informato dal primo, conoscerne egli la sola denominazione di Pomel per la indicazione che ne è fatta da GERVAIS (loc. cit.). Mi informa il secondo che per la sorte toccata alle due Collezioni Duval e Levesque (sorte che è d'altronde comune alla più parte delle Col- lezioni private) gli originali delle determinazioni del fu PomEL devono con- siderarsi come irreparabilmente perduti, e in conseguenza non identificabili le specie suddette. Pau Gervars, alla Tav. 68 della Zoologia e Paleontologia francese , dà una figura (fig. 31, 31.*), la quale è citata nell'opera a pag. 515 dopo la citazione della figura 30 della stessa tavola. Ho già detto che l'originale di quest'ultima figura fra le due o tre specie colle quali mostra analogia, si accosti a Ph. medius più che a qualunque altra, così da far credere, salvo le debite verificazioni sull'esemplare e su di una esatta descrizione, che questo ravvicinamento sia abbastanza esatto. Non così dell'originale della fig. 31. Questa sembra formare un tipo abbastanza distinto e diverso da tutte le altre. sÉ è Li È — DI. — La breve indicazione data dall'A. ci fa sapere che proviene da Cuise- la-Motte e che è analogo alla fig. 30. Rispello a quest ultima opinione, se realmente la analogia fra le placche concave in discorso sussiste, bisogna 0 riunire sotto un sol titolo e con nuovo nome i due pezzi, oppure bisogna referirli entrambi alla specie cui abbiamo riferito l'altro esemplare. È più probabile che non siano la stessa cosa; e quindi proporrei che l'originale della fig. 30 sia contraddistinto col nome, almeno provvisorio, di Ph. Gervasi. Lo stesso Sig. P. GeRvaIs rappresenta, alla fig. 5, 5.° della Tav. 67 della citata opera, una placca concava senza alcun dubbio e quindi inferiore, proveniente da Cuise-la-Motte. Il ravvicinamento proposto dubitativamente non ci sembra il migliore. Non oserei pronunziarmi sul conto di questo bel- l'esemplare. Mi pare che sia più vicino al concetto di Ph. Bowerdanki o di Ph. speciosus, che a quello della specie di Agassiz. Le placche inferiori di Ph. speciosus della forma larga e dilatata mi sembra che richiamino abba- stanza l'originale di Cuise-la-Motte. Nel colle di Torino sembra che siasi ritrovato questo genere. Sarebbe il solo esempio finora conosciuto di una specie del medesimo posteriore all'Eocene. Rilevo questo fatto da una breve nota dell'avv. Gio. MICHELOTTI, Descript. de quelques nouv. foss. du terr. mioc. de Turin, nella Revue el Magaz. de Zool, Aoùt 1861, dove l’autore si propone di contradistinguere per il momento col nome di Pyllodus incertus un dente referibile a questo genere trovato dal Cav. L. Rossenpa nel calcare di Gassino. Il ch. Autore non dà la descrizione di questo dente, i rapporti specifici del quale, egli dice, non potrebbero essere stabiliti che dietro ulteriori ricerche su questo genere. Non avendo conoscenza dell'originale mi conviene collocare fra le specie incerte, Phyllodus incertus Michel. della Collezione del Cav. RossENDA di Torino. Sembra che anche in America s incontri questo genere. Trovasi la in_ dicazione Phyllodus sp. nel Sillim. Journal, 2." Serie, T. X. II. EGERTONIA. Questo genere , che serve di anello agli altri due per avere i pezzi fa- ringer superiori saldati in una piastra unica, che è poi armata di piccoli dentini rotondato-acuminati tutti subeguali fra loro e sovrapposti in pile di da — 58 — numerosi elementi, è intitolato a Sir Pimp pe MArpas GREY EGERTON, notis- simo per le sue importanti pubblicazioni di Ittologia fossile e al quale mi è grato di dare pubblica prova della stima e dell’amicizia che per tanti titoli mi legano a lui. I dentini che ne formano le pile, sezionati pel mezzo verticalmente , non danno una sezione semisferica come in Pharyngodopilus, nè ellitica come in Phyl- lodus, ma conico-depressa, rassomigliando essi ad altrettante piccole ciottoline le quali si cuoprono scambievolmente. Il loro numero in ogni pila è press'a poco quello stesso che è proprio delle specie del genere Phyllodus e ne ripetono in tutto la struttura. Considero di maggiore importanza la riunione delle placche faringee superiori in un solo pezzo, che la forma e la dimensione dei denti; cosicchè reputo più strette affinità esistere fra questo genere e Phyllodus che fra questo stesso e Pharyngodopilus. La differenza di forma ne denti e la loro vera analogia può essere facilmente spiegata dicendo che Egertonia è per rispetto a PhyModus nello stesso rapporto, che nei Picno- denti sono fra loro Gyrodus e Pycnodus. La sola specie che conosco finora di questo genere la contraddistinguo col nome di 1. Egertonia isodonta. TLaw.: PHARYNI Y\D VFLC a COCCHI= MONO( TA TAVOLA V. Fig. 1. Pharyngodopilus dilatatus n. sp. » Pezzo inferiore veduto dalla faccia masticante. . Phar. dilatatus n. sp. Pezzo inferiore veduto nella faccia masticante; 2.3 il medesimo veduto dalla super- ficie d’attacco. . Phar. Alsinensis n. sp. Pezzo superiore sinistro del Museo di Pisa. . Phar. Alsinensis n. sp. Placca inferiore anomala veduta dalla faccia anteriore e dalla masticante: 4.8 la medesima veduta al rovescio; Museo di Siena. . Phar. crassus n. sp. Pezzo superiore sinistro veduto da rovescio per mostrare la disposizione dell'osso : ap- partiene alla collezione Soldani. . Phar. Soldanti n. sp. Pezzo superiore sinistro veduto sul davanti. 6.8 Phar. superbus n. sp. I Pezzo superiore destro veduto sul davanti; 6.° il medesimo veduto dalla faccia in- terna onde mostrar le faccette di logoramento per l'attrito col pezzo contiguo. . Phar. superbus n. sp.? Veduto dalla parte anteriore; 7.* il medesimo veduto dal lato interno. . Phar. dilatatus n. sp. Pezzo inferiore veduto di faccia; del Pliocene di Sassuolo. . Phar. Alsinensis n. sp. Pezzo inferiore veduto dalla parte superiore, del Pliocene d’Orciano ; 9.* il medesimo veduto da rovescio. . Phar. Alsinensis n. sp. Pezzo inferiore veduto dalla parte masticante ; Miocene di Pianosa. . Phar. Sellae n. sp. Placca inferiore veduta dalla parte anteriore; 11.° la medesima veduta da rovescio : Miocene di Pianosa. COCCHI- MONOGR. PHARYNGODOPILIDAE TA Wii poem Ll'IPEORZE,LILIVIMAGRY & LIGL 50 de TAVOLA Vl, Fig. 4. Sezione dei denti di Pharyngodopilus. )) 9 N Porzione di un dente isolato veduto con ingrandimento maggiore (1). . Phyllodus secundarius n. sp. Pezzo superiore; 3.* il medesimo veduto da rovescio. 4. Pharyngodopilus dilatatus n. sp. 6. 1 nl 10. (£L) Pezzo inferiore di un giovane individuo del Pliocene di S. Quirico. . Phar. crassus n. sp. Pezzo superiore destro della collezione Pecchioli; 8.* il medesimo veduto al rovescio. Phar. Soldanii n. sp. Pezzo superiore diritto; veduto nella faccia anteriore e nella masticante, proveniente dalla già collezione Soldani. . Phar, superbus n. sp. Placca superiore diritta volta all’ingiù, di Orciano. 7. la medesima veduta da ro- vescio. . Phar. superbus n. sp. Pezzi superiori dello stesso individuo raccolti a Orciano nel Febbraio 1364. Piccolo pezzo superiore di giovanissimo individuo; 9.*° il medesimo ingrandito. Taurinicthys Miocenicus Michel. Pezzo inferiore in grandezza naturale veduto superiormente; 10.* il medesimo in- grandito; 10.* lo stesso ingrandito, e veduto da rovescio. In altra occasione verrà data una figura più esatta dì questa sezione. 78 VAS, VA el 1a alla gr D