QE 707 Z54053ac 1892 SLRA ì ACHILLE DE ZIGNO anrane CENNI BIOGRAFICI ESTRATTI DAL DISCORSO D'APERTURA DELLA RIUNIONE DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA IN VICENZA nel Settembre 1892 LETTO DAL PRESIDENTE Pror. @. OMBONI PADOVA Premiata Tipografia F. Sacchetto 1892 ACHILLE DE ZIGNO CENNI BIOGRAFICI ESTRATTI DAL DISCORSO D'APERTURA DELLA RIUNIONE DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA IN VICENZA nel Settembre 18992 LETTO DAL PRESIDENTE Pror. G. OMBONI PADOVA Premiata Tipografia F. Sacchetto 1392 VI0dLSICSOGICOSOSISPCIIITPIOIIGIILOIIIOO nta — T<5ISCCORSTO NE SISSA CIRSSSERONNI TI > cs Tara Achille De Zigno nacque a Padova il 14 gennaio del 1813. Suo padre, Marco, apparteneva ad una delle antiche famiglie padovane, e la madre, irlandese, era imparentata con cospicue famiglie inglesi e francesi. (1) Fece i suoi primi studj con la madre, col padre . e con parecchi professori privati, e ne ebbe una co- picsa, svariata e soda istruzione, che gli permise di passare, senza quella universitaria, a quegli stud), coi quali egli divenne uno dei più stimati naturalisti. A questi studj speciali si diede ben presto, con pas- sione e con tutte le sue forze, essendo di famiglia (1) Le notizie, che si hanno intorno alla famiglia De Zigno, rimon- tano fin verso il 1650. — Si sa che era ricca e teneva un gran treno di casa; e che un Alberto De Ziguis, nato nel 1680, fu creato Conte del Sacro Romauo Impero, per sè e i suoi discendenti, sotto il Papa Innocenzo XII, con Breve del 16 aprile 1693, ma di questo Breve non fece alcun uso, così che esso rimase poscia dimenticato nelle carte di famiglia. — Nel 1838 fa riconfermata a Marco De Zigno la nobiltà. - Nel 1857 Achille De Zigno fu creato Barone, ereditario dell’ Impero Austriaco. Ne ottenne, poi, la riconferma, per sè e i suoi discendenti, dal Governo Italiano. Ebbi questi particolari (ed altri, che sond in altre Note) dalla gen- tilezza della famiglia De Zigno. Lei assai ricca, e quindi in caso di disporre liberamente del suo tempo e della sua intelligenza; e dopo aver i cominciato, già da giovinetto, in parecchi viaggi, fatti con la famiglia, ad ammirare il bello della natura, ad osservarne i fatti più interessanti, a raccogliere piante ed altri oggetti, a scrivere dissertazioni sopra argo- menti di Storia Naturale, ed a stringere amichevoli re- lazioni con naturalisti di varj paesi. (1) D (1) Fece coi genitori la prima gita, all’età di 5 anni, a Bassano, Asolo e Maser, fermandosi a Bassano presso il robile Parolini, che gli mo- strò il proprio gabinetto; rimase così colpito alla vista dei metalli, minerali e cristalli, che il Parolini gliene regalò alcuni esemplari; di ritorno a Padova, li pose in buon ordine in ua cassetto, per am- mirarli spesso; e li conservò sempre, con particolare amore. Qualche tempo dopo, nel 1819, fece un lungo viaggio in Isvizzera, coi suoi genitori. E nelle sue Memorie si rileva già fin d’allora una profonda ammirazione pel bello della natura e dell’arte, ed un’indole inclinata alla poesia. La madre sua gli faceva osservare ogni cosa, e gli nominava le piante, che egli con passione raccoglieva in un erbario. — A. Berna visitò, coi parenti, il giardino botanico e il Gabinetto di Storia Na- turale, che impressionarono vivamente la sua immaginazione. — La fa- miglia vi teneva cas aperta, ed aveva riunioni di personaggi illustri del paese non selo, ma anche forestieri. Dopo un soggiorno di varj mesi nella Svizzera, la famiglia fece ri- torno a Padova, fermandosi a lungo a Torino, a Genova ed a Milano. Nel 1827 andò colla famiglia a passare alcun tempo in Toscana, e più particolarmente a Firenze. - Ed anche là si legò in amicizia con personaggi illustri, anche forestieri. Gli spassi non lo distrassero dai suoi studj prediletti, e specialmente da quello della Botanica, che egli col- tivava sempre più con amore, avendo egli già incominciato all’ età di 13 anni a scrivere dissertazioni su argomenti di Storia Naturale, nelle lingue italiana, francese ed inglese. Ritornato a Padova, fece frequenti gite sui Colli Euganei, arrie— chendo di molto il suo erbario. —_ 7 — Si occupò dapprima, principalmente, di botanica; così che potè pubblicare, dal 1833 al 30, parecchi opu- scoli sulle piante crittogamiche del Padovano, sulle alghe microscopiche, sulla così detta generazione spon- tanea (alla quale si dichiarò contrario), e sui vasi spi- - rali delle piante; ma poi, messosi in relazione col Ca- tullo, col conte Da Rio e con Lodovico Pasini, e fatte, con questi due ultimi, alcune gite ed escursioni, si innamorò della Geologia e della Paleontologia, e si diede esclusivamente allo studio di queste due scien- ze, dividendo tutto il suo tempo fra questo e le sva- riate occupazioni volute dalle faccende domestiche e dalle cariche pubbliche, a cui fu successivamente chia- Nel 1333 dovette stabilirsi in campagna, per accudire agli affari, ed occuparsi attivamente d’agricoltura; ma non trasandò i suoi studj prediletti; cominciò a studiare lo spagnuolo ; in frequeuti visite al- l'Orto Botanico di Padova fece relazione col professore Catullo e col Conte Nicolò Da Rio; e. discorrendo con essi, cominciò ad innamo— rarsi della Geologia. Nel 1834 accompagnò il Conte Da Rio in una gita geologica nei Colli Euganei, dopo aver presentato alla Accademia delle Scienze di Padova il suo Catalogo delle piante crittogame euganee, che fu accolto assai favorevolmente, e gli valse la nomina di Alunno in detta Ac- cademia. Nel 1835, essendosi accorto che l’abusare degli occhi, osservando col microscopio, gli poteva indebolire la vista, lasciò per alcun tempo lo studio della Botanica, e si diede a quello della Geologia, assistendo alle lezioni del professore Catullo all’Università. Nell’estate del 86 si recò a vedere i Sette Comuni, e fece a Schio la conoscenza di Lodovico Pasini. Andò, poi, a Milano e sul Lago Maggiore. Fece poi altre gite ed escursioni, nei Colli Euganei, nel Trevigiano, nel Trentino, nel Vicentino, ecc., che gli fornirono i ma- teriali per i primi lavori di Geologia, di cui è detto nel testo. mato dalla fiducia dei concittadini e da quella del Go Si verno. Poichè fu chiamato a far parte nel 1835 della Commissione per la beneficenza pubblica, e nel 38 della | Amministrazione Comunale; fu Podestà di Padova dal. 1846 in poi, per dieci anni, e poi Deputato di Padova ; alla Congregazione Centrale Veneta, fin al 66; fu man : dato nel 60 a Vienna, a rappresentare presso il Con siglio dell’ Impero le Provincie Venete; finalmente; dal. | 72. in poi, per dodici anni, fu Sindaco di Vigodarzere: e sempre lavorò assiduamente, compiendo i suoi do- x veri come gli dettava la coscienza, e, per quanto glielo permisero le circostanze, per il maggicr bene de’ suoi concittadini e del suo paese (1). Ma in questa riunione. i di geologi e paleontologi non aggiungerò altri partico‘ X lari intorno alla vita pubblica del nostro compianto Collega, e parlerò soltanto di quello, che egli fece come; 19 geologo e paleontologo. Quando egli cominciò ad occuparsi di geologia, | (1) Più precisamente: nel settembre del 1846 il De Zigno assunse h come Assessore anziano le funzioni di Podestà; nel 1847 fu collocato dal Consiglio Comunale nella terna per la nomina del Podestà; e- ess settembre fu nominato definitivamente Podestà. : Intanto che il De Zigno fu Podestà di Padova, fu estesa a quasi tutta la città la illuminazione a gas, ed anche la rete delle strade interne-con E selciati e marciapiedi, fu organizzato il corpo dei Civici Pompieri, e don fornito di otto pompe perfezionate, fu fondato il Museo Civico (con î |. quadri delle corporazioni religiose soppresse al tempo Napoleonico), fu "ni CÀ ampliata la Biblioteca Municipale, fu ampliato anche 1° Archivio Civico, fu eseguito, su aocumenti autentici, l'elenco di tutti i Podestà di Pa-/ dova dal 1200 in poi, coi relativi stemmi, fu costruita la Barriera di | Codalunga, con l’ampia strada e i viali, che conducono alla ferrovia, e ; fu curato il pagamento di tutti i debiti, che aveva il Comune. LS erano già molti anni che, per opera dell’Arduino, del Lazzaro Moro, del Vallisnieri e di altri nostri naturali- sti, le rocce componenti la crosta terrestre erano state divise in terreni primitivi, secondarj e terziarj, con l'ag- giunta di quelle dette di Z#rasporio recente; ma era passato un tempo minore da che altri geologi, tede- schi, inglesi e francesi, avevano diviso i terreni, special- mente quelli secondarj e terziar], in gruppi minori, ai quali avevano dato dei nomi particolari, tuttora in uso, per esempio quelli di Ro/Me/iegende, Lechstein, Keuper, Oolite, Craîe, ecc.; ed erano passati ancora meno anni da che si era cominciato ad adoperare, per distinguere questi gruppi, oltre al criterio stratigrafico ed a quello mineralogico, anche quello paleontologico. Inoltre, al- lora, erano diminuite e quasi finite le guerre fra Vul- canisti e Nettunisti, tendendo i geologi a mettersi d’ac- cordo nel considerare d’origine ignea o meglio emer- soria i graniti, i porfidi, i basalti ecc.; e si era comin- ciato a trattare seriamente la quistione dei solleva- menti, quella del metaformismo, ed altre ancora. E voi sapete benissimo che a sostenere l’ origine emersoria dei graniti, dei porfidi e dei basalti, i sollevamenti e il metaformismo contribuì il conte Marzari-Pencati, vi- centino, che ne raccolse le prove specialmente nel Ti- Nel 1856 il De Zigno fu eletto Deputato nella Congregazione Ve- neta, dal Consiglio Comunale, per dimostargli la sua riconoscenza per Vabnegazione e la solerzia da lui dimostrate in due invasioni del Cholera; e nel 1860 le Depttazioni Provinciali e la Centrale lo eles- sero a Deputato rappreseutante le Provincie Venete presso il Consiglio dell'Impero in Vienna. rolo e nel Vicentino; e sapete meglio di me che alla suddivisione dei terreni sedimentarj del Veneto in gruppi equivalenti o corrispondenti a quelli distinti in altri paesi contribuirono altri geologi nostri, che furono l'abate Maraschini, di Schio, il conte Da Rio, padovano, Lodovico Pasini, anch’ egli di Schio, ed il professore Catullo, di Belluno. — Nel 1840, quando il De Zigno stava facendo i suci primi stud} di geologia, il Mara- schini era già morto, dopo aver pubblicato il suo clas- sico libro sulle formazioni delle rocce del Vicentino; il conte Da Rio aveva pubblicato la sua Oriifologia euganea; Lodovico Pasini aveva pubblicato parecchi opuscoli sui sollevamenti avvenuti nelle Alpi, sulle rocce secondarie del Veneto e specialmente del Vicen- tino; e il Catullo, oltre a parecchi lavori sulle rocce terziarie e quaternarie, sui sollevamenti avvenuti nelle Alpi Venete, sui massi erratici, sulle caverne, ecc., aveva pubblicato il suo Saggio di Zoologia fossile delle Provincie Austro-Venete, contenente una descri- zione particolareggiata, ma anche molto inesatta, delle rocce cristalline e secondarie del Veneto, divise, que- ste ultime, in gruppi caratterizzati da speciali serie di fossili. (1) (1) Intorno alla vita ed agli studj e lavori del Conte Marzari-Pen- cati si vedano i Cenni pubblicati da Lodovico Pasini, nel 1856, nel- l° 83.° Volume della Biblioteca Italiana, e quelli pubblicati da Fran- cesco Melon nel 1874, negli Att? della Accademia Olimpica, a Vi- cenza. Del Maraschini non conosco che una sola biografia stampata: quella pubblicata nel 1880 dal Bassani nel Bollettino della Società Veneta- - — II — Così, il De Zigno, al principio dei suoi studj, trovò già bene distinti nel Veneto i /erreni di trasporto re- cente (cioè quelli alluvionali e quelli diluviali) dai sot- toposti /erreni dî sedimento; — divisi questi in /erziarj e secondarj; — e collocati in questi ultimi i gruppi della scaglia (corrispondente alla Craîe dei Francesi), del diancone, della calcarea ammonitica rossè (formata da varj calcari rossi, ricchi di ammoniti, che ora si distinguono nel Veneto), dei calcari del Giura, della dolomia giurese, della arenaria variegata (corrispon- dente al Kewper), del Muschelkalk, e della arenaria rossa, corrispondente al Ro/he/iegende. Ma trovò ancora Trentina di scienze naturali (Padova), e dalla quale risulta che il Ma- raschini nacque nel 1774, pubblicò nel 1840 (nel Giornale dell’ italiana letteratura, di Padova) una descrizione dei monti di Schio e dei suoi dintorni, e nel 1814 quella di altre località del Vicentino, viaggiò, poi, in Italia, in Francia ed a Londra, pubblicò nel 1822 e nel 1824 i due suoi lavori relativi al Vicentino, e morì nel 1825, lasciando parecchi scritti inediti, interessantissimi, che si riferiscono ai dintorni di Recoaro, ai terreni di transizione, alle modificazioni subìte dal calcare al contatto colle rocce pirosseniche, al carbone fossile di Valli, ed agli errori commessi dal prof. Catullo in alcune sue pubblicazioni. Sul Conte Nicolò da Rio, di Padova, e sui suoi lavori scientifici abbiamo il Cenno necrologico pubblicato, nel 1845, dal De Zigno, e nel quale si legge come quel pataralista, nato nel 1763, si diede agli studj geologici, ne pubblicò i risultati in molte piccole Memorie e nella Orittologia, e si occupò anche di Chimica (sostenendo le idee del Lavoisier), e poi anche dell’Idrografia, dell’Agricoltura, dell’ Industria e del Commercio del Padovano, meritando distinzioni onorifiche molto pregiate. Lodovico Pasini, di Schio, dopo aver avuto per maestri, in molte gite e in giornaliere conversazioni, il Maraschini e il Marzari-Pencati, e dopo d’avere anche studiato le pubblicazioni dei migliori geologi troveranno nella Commemorazione pubblicata dal prof. Pirona negli Atti. - Atti dell'Istituto Veneto. ippuritico del Bellunese. Finalmente, trovò considerate come secondarie anche certe rocce con nummuliti. Informato di questo insieme di risultati, in parte. sicuri ed in parte incerti, a cui erano giunti i suoi pre- decessori, e conoscendo, pure, col mezzo di studj fatti. sulle opere dei geologi nostri e di alcuni geologi stra! stranieri, fece, prima del 1840, molte osservazioni proprie nei monti e nelle colline del Vicentino e d’altre parti del Veneto, occupandosi dell porfido pirossenico, delle ghiaje e puddinghe recenti, delle rocce sedi- mentarie descritte dal Catullo con parecchi e gravi errori stratigrafici, dei dintorni di Roveredo, delle idee teoriche di E. de Beaumont in- torno ai sollevamenti ed ai sistemi di montagne, ecc. — Molti parti colari sugli studj, sui lavori e sulla vita di Lodovico Pasini s dell’ Istituto Veneto pel 1369-70, e in quella inserita dal prof. Bas- sanì nel Bollettino della Società Veneta-Trentina di Scienze si si (Padova) i 1880. - 1 TOA. Catullo, Cia da un suo amico e er. (Padova, ch: 1867), c poi la Commemorazione, che fu pubblicata dal De ZAGOS ne gl gia) nieri, le discussioni già avvenute intorno ai so//eva- menti (creduti allora prodotti dalle rocce eruttive) ed al trasporto dei rassî erratici, non si occupò delle ipo- tesi proposte per ispiegare quest’ ultimo fatto, ma si diede a raccogliere rocce e fossili, qua e là, nei Colli Euganei e in altre parti del Veneto, a studiare le gia- citure degli strati, e ad esaminare le cose già descritte dagli altri, collo scopo di confermare o correggere le eltrui asserzioni, considerazicni e conclusioni; e, nel 1841 presentò all’ Accademia delle Scienze di Padova il primo frutto degli studj suci, in uno scritto sulla gia- citura dei ferreni di sedimento del Trivigiano, che ri- pubblicò, pci, nel 1842, aumentato con nuovi partico- lari, nel Bollettino della Società Geologica di Francia. — In questo lavoro, accennate le contrarie idee del Murchison e del Pasini, relative al sollevamento di certi strati presso Campese, descrisse quelli terziar) di Asolo, di Monfumo e della Valle Organa, la scaglia di Pessagno, e le sottoposte rocce (marne argillose, con calcari bituminosi e marne micacee, ed il biancone), che sono sovrapposte ai calcari del Giura; e si dichiarò favorevole alla opinicne del Murchison, cioè all’ es- sere avvenuto il sollevamento delle Alpi dopo formati tutti i sedimenti descritti o almeno la scaglia e gli strati sottoposti a questa, perchè tutti questi strati si vedono inclinati e dislocati lungo tutto il piede meri- dionale della Alpi Venete. E questa opinione, rimessa in discussione nei varj Congressi di scienziati italiani, che ebbero luogo a Firenze, a Padova, a Lucca, a Mi- lano, a Napoli, a Genova ed a Venezia, dal 1841 al 47, ed approvata, nel 42, cen apposito scritto, dal profes- ; sore Catullo, venne poi ammessa da tutti, opportu- namente modificata, cioè col ritenere sorte le Alpi a più riprese, ma con i suci più grandiosi movimenti du- rante e dopo l’epoca terziaria. Nel 1842 ebbe luogo a Padova il IV° dei Congressi or ora accennati. Or bene, per una Guida di Padova da donarsi dal Municipio Padovano ai membri di esso, il De Zigno compilò dei cenni interessantissimi sugli Stabilimenti di beneficenza, sui Conventi, sui Teatri e sulle Carceri di quella città. Poi fece parte di quel Congresso, vi fu eletto segretario della Sezione di Geo- logia (di cui fu presidente il marchese Pareto, e vice- presidente Lodovico Pasini), e si occupò della reda- zione degli A di essa, con opportuni riassunti delle cose dette dal Pasini, dal Catullo e da altri, sui diversi sedimenti allora d'epoca incerta. Nel 1843 pubblicò un libro intitolato Infroduzione allo studio della Geologia, e il quale è una breve storia della Geologia dai tempi più antichi fin alla fine del secolo scorso, compilata in gran parte sui primi capi- toli dei Principj di Geologia del Lyell, ma anche con notizie tolte da altri libri. Lo ripubblicò, poi, nel 53, con altro titolo. Nel 1844, in una lettera al Pasini, descrisse le cose vedute in ‘una gita fatta nel Bellunese e nel Cadore, e specialmente i calcari di Castellavazzo, gli strati da Perarolo a Tai, la pietra verde di Peajo, stratificata e sovrapposta a strati ritenuti del Musche/kalk, ed una arenaria doleritica, che accompagna dei dirupi doleri- TI tici; e confermò. così, le cose dette dal Pasini ai Con- gressi di Pisa e di Firenze intorno alla stessa fiefra verde, già ritenuta dal Catullo per emersoria, come altre pietre verdi, veramente emersorie ed in filoni e vene. In un’ altra gita, fatta negli Euganei. trovò, nella scaglia bianca e compatta, due criòcerî neocomiani ; e ne annunciò, nel 1345, la scoperta all’ Accademia di Padova ed alla Società Geologica di Francia, com- pletando la notizia con le opportune descrizioni e fi- gure dei due fossili, ed aggiungendovi, nei cenni mandati a Parigi, alcune notizie su dei fossili triasici tro- vati nel Vicentino, e sulla classificazione di certi strati del Bellunese nel Lias. — Nello stesso anno scrisse alla stessa Società Geologica intorno a dei perzacrini terziari del Veronese, pubblicò un articolo bibliografico sopra un Annuario geografico, e mandò alla suddetta società un Cenno necrologico sul conte Da Rio. Siamo giunti, così, al principio dell’anno 1846, che fu un anno di vive discussioni, e direi quasi di batta- glie, fra il De Zigno e il Catullo. — Cominciò il De Zigno, col pubblicare uno dei suoi più interessanti la- vori geologici: la Memoria sul terreno cretaceo dell Ita- lia settentrionale. In questa Memoria, dopo accennata l’importanza ormai acquistata dal criterio paleontolo- gico per la determinazione dell'età relativa delle rocce sedimentarie, quando non bastano o possono condurre in errore quello stratigrafico e quello mineralogico, l Autore descrisse gli strati tagliati dalla valle del Piave tra Fenéra e Pederoba, e dimostrò che in quei Ina luoghi il diancone è ben distinto dalla scaglia (rappre-. sentante della Craîe dei Francesi), per la sua natura. mineralogica, per la sua posizione stratigrafica e per. i suoi fossili, e deve, per questi ultimi, essere consi- derato come meocomiano, e come un gruppo ben di- stinto dalla calcarea rossa ammonitica, sottoposta ad esse e con fossili gsiuresi. Ma, avendo creduto di vedere delle nummuliti in un calcare posto fra la scaglia e il bian-. | cone, ammise l’esistenza di zuzuzuliti nella parte me- dia del ferreno cretaceo. - Poi, in un altro scritto, an- nunciò d'avere scoperto nel marmo di Fontanafredda, negli Euganei, soffoposto al biancone, dei fossili proprj del Giura superiore. - Le conclusioni della Memoria sul Terreno cretaceo erano contrarie alle idee già prima esposte dal Catullo relativamente al biancone, alla cal- carea rossa ammonitica, ed ai loro fossili; ed erano differenti da quelle, a cui era giunto da poco tempo lo . stesso Catullo, in varie piccole pubblicazioni, conside- rando la calcarea suddetta come inferiore al calcare ippuritico del Bellunese, e collocando tutte queste rocce, insieme con la scaglia, nel terreno cretaceo. Da ciò fu indotto il Catullo a pubblicare, negli 4/7 dell’Istituto Veneto di Scienze ecc., i suoi Cenni sul sistema cre- faceo delle Alpi Venete, per sostenervi le opinioni of cra accennate, e dare le descrizioni e le figure delle ammoniti promiscue, secondo lui, al biancone ed alla calcarea rossa ammonitica. — Il De Zigno, sùbito, in una Nota intorno alla non promiscuità dei fossili fra il biancone e la calcarea ammonitica , pubblicata negli stessi 477 dell’ Istituto Veneto, esaminando le singole li 7a ammoniti in quistione, dimostrò vittoriosamente : 1.° che non v'è alcuna ammonite veramente promiscua alle. due rocce accennate; 2.° che, non dovendosi tener conto delle specie nuove, di quelle dubbie, e di quelle male determinate dal Catullo, restavano soltanto otto specie ben determinate ed atte ad indicare l’età delle due recce ; 3.° che, di queste otto specie, quattro erano neccomiane, e proprie del biancone, e le altre quattro giuresi e proprie della calcarea ammonitica. (1) Oltre che a Venezia, nell’Istituto Veneto, la que- stiene del neocomiano, della calcarea rossa ammoni- tica e dei loro fossili fu discussa anche a Genova, da- vanti ad un maggior numero di giudici competenti: nella Sezione di Geologia dell’ VII° Congresso degli scienziati italiani, nel settembre dello stesso anno 1846. Il De Zigno, che di quella sezione fu eletto segretario, e ne pubblicò gli A// verbali, vi espose le cose già dette all'Istituto Veneto, parlò anche del marmo di Fontanafredda, acerì alla classificazione del combusti- bile di Raveo nel Trias, e si disse propenso a credere che esistano nel Veneto, sotto alla scaglia ed al neo- comiano, due calcaree rosse con ammoniti, una supe- riore, con la Terebratula diphya e con ammoniti pla- {1) Molti anni dopo, esaminati gli esempluri di ammoniti, che erano stati studiati dal Catullo, ed esistono ancora nel Gabinetto di Geologia dell’Università di Padova, trovai giustissima la maggior parte delle osservazioni critiche fatte dal De Zigno intorno ai nomi dati erronea. mente nel 1846 ad alcune fra quelle ammoniti dal prof. Catullo. Si veda, in proposito, una delle mie pubblicazioni, che saranno citate nella nota seguente. 10% ESSO E nulate, l’altra inferiore, coll’ Awzzionifes Walcotii, e siano. state confuse insieme, come formanti una sola calca- rea ammonitica. E i geologi presenti (Collegno, Pareto, Pasini, ecc.) approvarono le sue idee e conclusioni, aggiungendo interessantissimi particolari relativi al neocomiano, alle due calcaree ammonitiche, ecc., del Veneto e della Lombardia. — Naturalmente, il Catullo non rimase tranquillo, e in un lavoro scritto nel 46, ma pubblicato nel 47, cercò di difendere le sue determi- nazioni e le sue opinioni; ma non persuase nessuno. E qui è da notarsi il fatto singolare che nessuno, nem- meno lo stesso De Zigno, diede la meritata impor- tanza alle parole di quest ultimo relative alle due cal- caree ammonitiche del Veneto; così che passarono an- cora molti anni prima che venisse dimostrata l’ esi- stenza, nel Veneto, d’un calcare ammonitico corrispon- * Tu dente a quello, veramente liasico, di Entràtico, Induno. si i ed Erba nella Lombardia, e ben separato e distinto da de: quello superiore, titonico, del Veronese e d’altri luoghi Bio del Veneto. SA Gli studj del De Zigno, di cui ho detto fin qui, com- pletando e correggendo, specialmente per quanto con- cerneva i fossili, il terreno cretaceo e il Giura, quelli ‘768 del Pasini e del Catullc, diedero per ultimo risultato, al 4) principio del 47, la distinzione d’ un buon numero di. Si gruppi sedimentarj, caratterizzati col mezzo dei loro fossili, e corrispondenti, fino a un certo segno, a quelli già ben distinti in altri paesi. Tali erano, dal basso all'alto : i micascisti e talcoscisti, tre gruppi corrispon- denti a quelli del Trias germanico, le dolomie (rite— nute giuresi), varj calcari grigi, rappresentanti il lias e loolite, il calcare rosso ammonitico, giurese, il ter- reno cretaceo, formato dal biancone, dal calcare ippu- ritico e dalla scaglia, e diverse rocce terziarie, alcune sedimentarie, altre vulcaniche, col Penfacrinus. dida- civylus (creduto prima d'altra specie), con le nummuliti, con le ligniti, ecc., e terminate, in alto, con le sabbie, arenarie e puddinghe credute plioceniche dal Murchison. Or bene, questa serie di gruppi, il De Zigno la espose brevemente, ma nettamente, alla Società Geologica di Francia nel 47, in uno scritto, che fu poi ristampato, con poche variazioni, nel 49, in tedesco, nell’Annuario di Leonhard e Bronn; di alcune parti di essa parlò al . Congresso degli scienziati italiani, che ebbe luogo a Venezia -nel 47, e del quale non furono pubblicati che in piccola parte gli Aff verbali; ne sviluppò la parte relativa al /erreno cretaceo in uno scritto pubblicato nel 49, correggendo l'errore commesso nel 46, allorchè prese per nummuliti i detriti di conchiglie contenuti in un calcare collocato fra il biancone e la scaglia; e, fi- nalmente, la espose con molti particolari, indicando per tutti i gruppi i loro fossili e la loro distribuzione geo- grafica nel Veneto, in una Memoria sulle rocce stra- fificate del Veneto, che fu pubblicata nel 5o, in fran- cese e in tedesco a Vienna, ed in inglese a Londra. E così, nel 50, quantunque il Catullo, in una sua nuova Memoria (con diverse parti interessanti relative al Trias, e con la descrizione e le figure di parecchie specie nuove di fossili), abbia persistito a considerare cretacea la solita calcarea ammonitica, e ad ammettere la pro- RIA miscuità di fossili giuresi e cretacei in essa e nel bian- cone, risultò definitivamente stabilita, nel suo insieme generale e nelle sue parti principali, /a serie completa -dei terreni sedimentari del Veneto, e delle loro suddi- visioni; e con ciò lo stesso De Zigno, il Catullo ed. altri geclogi, italiani.e stranieri, non ebbero, in seguito, a far altro che completarla e perfezionarla, nelle sue singole parti, con lo studio particolareggiato e minuzioso di queste, stratigrafico, geografico e paleontologico. (1) ; (1) La Memoria del Catullo, a cui si accenna nel testo, è quella intitolata: Memoria di geognosia-paleozoica sulle Alpi Venete (chiamata, — però, negli esemplari tirati a parte, Prodromo di geognosia-paleozoica delle Alpi Venete), la quale fu scritta in parte prima e in parte dopo il 1846, e fu pubblicata nel 1848 dalla Società italiana dei Quaranta. Dopo il 1850, il Catullo, in una dettera al Murchison, e poi in una Memoria speciale, adottò una nuova classificazwone delle calcaree rosse amimonitiche delle Alpi Venete, vale a dire si decise a separare netta— mente dal hiancone la solita calcarea rossa ammopnitica, per dividerla in due calcaree epiolitiche, una inferiore, Valtra superiore, e caratte— rizzate da molte specie d’ammoniti, descritte e rappresentate con figure nella stessa Memoria; ma, come potei verificare più tardi, citò come appartenenti all’inferiore parecchie ammoniti dell’attuale gruppo tito- nico, ed alla superiore altre ammoniti, che sono del lias della Lom- bardia. Ala Nel giudicare tutti i lavori del Catullo si deve tener presente che egli fu il primo in Italia ad applicare l’uso dei caratteri pa: leontologici alla distinzione di tutti i terreni di sedimento. « E lo fece lottando con indefessa perseveranza contro le immense difficoltà, che inceppano tal fatta di studj nei paesi lontani” dai grandi centri, ove — ricchissime biblioteche e bene ordinate collezioni profondono agli stu- diosi innumerevoli mezzi per istituire gli opportuni confronti», Così il De Zigno nella sua Commemorazione del prof. Catullo. Degli errori commessi dal Catullo nella determinazione di molti fossili, e delle cagioni di essi, potranno dare un’idea le mie seguenti. |. pubblicazioni, che sono i risultati d’ uno studio minuzioso degli stessi Come udiste, il De Zigno si manifestò, dal 42 al 50 come geologo, che studia i terreni e le loro suddivi- sioni, determinandone l’età relativa col mezzo dei fos- sili. E non passò, dal 42 al 5o, un anno, nel quale egli non pubblicasse almeno un lavoro. Unica eccezione fu il 48, cioè quell’ anno, nel quale furono ben pochi, in tutta l' Europa, colore, che ebbero la tranquillità neces- saria per gli stud] scientifici. E il De Zigno nen fu, di certo, fra quei pochissimi, essendo allora Podestà di Padova, in mezzo a quella sequela di dimostrazioni e di sanguinose repressioni, dopo le quali gli Austriaci abbandonarono anche Padova, come Vicenza, Vene- zia, ecc. Vennero, poi, le battaglie, col mezzo delle quali gli Austriaci ritornarono a dominare in tutta la Venezia e nella Lombardia, e rimisero il De Zigno a capo dell Amministrazione Municipale di Padova. E il nostro collega, tanto nei primi mesi del 48, quanto negli ultimi, ebbe a far uso di tutta la sua attività ed energia, per far sì che, dalle repressioni prima, e poi dal ritorno degli Austriaci, i suoi concittadini e la sua città avessero a soffrire il meno possibile. (1) esemplari, che furono studiati e descritti dal Catullo, e sono rimasti nel Gabinetto di Geologia della Università di Padova dopo che questo Gabinetto cessò d’essere sotto la sua direzione : Dei fossili triasici del Veneto, che furono descritti e figurati dal prof. T. A. Catullo. — Negli Atti del R. Istituto. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Serie V, Vol. VIII, 1882. Delle ainmomiti, che furono descritte e figurate da T. A. Catullo. — Ivi. Serie VI, Vol. II, 1884. {1) Per esempio, nei primi mesi, trattando a voce col generale austriaco D’Aspre, ottenne che nessuno venisse molestato per le dimo— Ritornata la calma, anche il De Zigno, come altri. naturalisti, ritornò alla sua solita attività scientifica : ma, dopo la pubblicazione della già citata descrizione dei terreni e gruppi sedimentarj del Veneto, fatta nel 1850, si. diede preferibilmente allo studio dei fossili, 208 vegetali ed animali, manifestandosi come valentissimo 3. paleontologo, continuando tuttavia a pubblicare, di tanto in tanto, qualche lavoro di geologia stratigrafica. — Uno di questi lavori, del 53, sui Zerrenîi giurassici del Veneto, contiene la descrizione di questi terreni, col- strazioni avvenute, e si fece fare dallo stesso generale un’ ampia di- chiarazione in iscritto, colla quale garantiva che anche dopo la sua. partenza nessun altro generale avrebbe recato molestia ai cittadini. — Più tardi, dopo il ritorno degli Austriaci a Padova, ottenne che fosse ridotta al minimo limite di ventimila lire austriache la tassa di La guerra, e annullata del tutto la multa (di quaranta mila fiorini) in- Sa fitta alla città dal generale Haynau; e facilitò la fuga del patriotta de: e letterato Conte Carlo Leoni e di altri, di cui era stato ordinato As l’ arresto. Il defunto Antonio Tolomei, nel 1884, essendo Sindaco di Padova, e cercando anche nell'Archivio Municipale di Padova notizie e docu- PAZ: menti per una Esposizione risguardante il Risorgimento Italiano, vi trovò tali documenti relativi a ciò che il De Zigno fece in occasione i delle dimostrazioni avvenute nel febbraio 1848, da esserne indotto a 29 mandare allo stesso De Zigno un suo biglietto di visita con le linee e seguenti: « Superbo di poter testimoniare esempii di fermezza e virtù I° concittadine, tanto più splendidi, quanto meno vantati. » A Devo qui aggiungere che nel 1860 il De Zigno, essendo a Vienna nel Consiglio dell'Impero, dapprima perorando davanti a questo Consi- glio, e poi ricorrendo in persona, direttamente, all’ Imperatore, ottenne | . che fosse ridotta ad una somma minore un’imposta di 300,000 fio— si rini annui da pagarsi dalle Provincie Venete, e che fossero restituiti alla Congregazione Centrale Veneta i 300,009 fiorini pagati indebita— mente da essa nell’anno precedente. # SNA l indicazione dei loro principali fossili caratteristici. — Un altro, del 1858, è un Prospetto dei terreni sedimen- farj del Veneto, con l'indicazione delle località e dei fossili loro. — Il terzo, dello stesso annc, è la descri- zione del /erreno carbonifero del Veneto, come era stato di recente trovato, nel Friuli, dal Pirona e dai geologi austriaci. — Del 61 sono dei cenni sulla Costzifuzione geologica dei Colli Euganeî. — Del 67 è il Sunto d'un lavoro sullo stato d’allera delle cognizioni intorno alla Costituzione geologica delle Alpi Venete, e il quale con- chiudeva colla necessità di arricchire sempre più le collezioni paleontologiche, e di studiarle, per riempire le lacune esistenti nella conoscenza dei fossili veneti. — Del 69 è uno scritto sulle formazioni giurassiche, nel quale sono distinti, col mezzo dei fossili. tre calcari diversi nella famosa calcarea rossa ammonitica del Ve- neto. — Finalmente, appartengono all’ 88 dei Cenni sulle condizioni geologiche ed idrografiche del bacino acquifero di Due Ville, che fornisce l’acqua potabile a Padova, col mezzo d’' un lungo acquedotto. — E sa- rebbe interessantissimo ed assai istruttivo un esame minuzioso di tutti questi scritti posteriori al 50, con- frontati con quelli anteriori e con quelli d’altri geologi, per vedere con quanta cura scientifica il loro Autore ha raccolto e messo insieme i fatti osservati da lui e quelli indicati dagli altri, per rendere sempre più com- pleta e particolareggiata la conoscenza dei terreni e piani distinguibili nelle rocce sedimentarie delle Alpi Venete. Ma devo oggi astenermene, per non allungare troppo questo discorso; e devo limitarmi ad affermare che esso mestrerebbe il grande valore del De Zigno come geologo stratigrafico. Venendo ora agli s/udj e lavori paleontologici, tro- viamo anzitutto quelli sulla F/ora oolitica. — Le piante fossili di Rotzo nei Sette Comuni, già ncte nel secolo scorso, così che ne parlarono l’Arduino, il Brocchi ed altri, attrassero l attenzione del De Zigno prima del 1850, poichè egli, avutone un buon numero per le sue collezioni, e fattone un esame generale, ne parlò in quell’anno, paragonando il loro insieme alla flora di Scarbourough. In appresso, continuò a farne racce- gliere, se ne procurò anche moltissime altre, dei Per- nigotti nel Veronese, e di altri luoghi del Veneto, fece venire anche delle piante oolitiche d’altri paesi, per esempio dell'Inghilterra, e le studiò tutte quante, pa- ragonandole fra loro; così che, dal 53 all’ 85, potè pub- blicare, intorno ad esse, parecchi opuscoli, alcune Me- morie con tavole, e la classica opera, in due volumi, con 42 tavole, che è intitolata Flora fossilis formationis oolîthica, per dare le descrizioni e le figure di tutte le specie di piante appartenenti all’epoca oclitica, e trat- tare alcuni argomenti relativi al loro insieme, alla loro distribuzione geografica, ai climi di quell'epoca, ecc. La Flora or ora citata, pubblicata dal 1856 all’ 85, con- tiene nel primo volume le descrizioni e le figure di 145 specie di Acotiledoni (33 delle quali nuove), e nel secondo quelle di 168 specie (di cui 40 nuove) di Mo- nocotiledoni e di Cicadacee. — Per chi conosce e sa valutare quest'opera, è davvero doloroso il sapere che il nostro compianto Collega non Ha vissuto abbastanza — 29 — per completare il manoscritto e le tavole del terzo vo- lume, il quale doveva contenere un buon numero di Conifere ed un’ Appendice ai primi due volumi. Un certo marmo del Veneto, nero e con larghe linee bianche, che si vede spesso adoperato nelle an- tiche costruzioni di Padova e d'’altre nostre città, deve queste linee bianche a due specie di fossili, una delle quali è una grande conchiglia quasi piana, del genere Perna, e l’altra sembrò a taluni un’'ostrica molto grande, e ad altri un'alga, colla quale fu fatto il genere Li- fhiofis. Or bene, il De Zigno, raccolti molti esemplari di questo fossile singolare, e studiatili bene, li trovò con tali forme e tali altri caratteri, da doverli conside= rare come gli avanzi d’ una pianta somigliante, fino ad un certo segno, per le sue foglie piegate ed amples- sicauli, alle Jucche, senza, per altro, trovare in quale, tra le famiglie vegetali ora viventi, essa debba essere collocata. E merita d’essere citata la sua Memoria del 71 (nella quale la Li/hiotis problematica è descritta), per la modestia, colla quale l'Autore si dichiarò di opi- nione diversa da quella esposta da un altro insigne naturalista. Anche delle piante triasiche di Recoaro si occupò il De Zigno; e specialmente di quelle, che erano state raccelte e imperfettamente studiate dal Massalongo. Egli pubblicò le tavole già preparate da questo natu- ralista, e vi aggiunse un’opportuna e completa descri- zione di tutte le specie rappresentate in esse. Come già dissi, oltre che di piante (colitiche e triasiche) il De Zigno studiò, descrisse e pubblicò molte == Ao specie di animali fossili, quasi tutte appartenenti alla. grande serie dei Vertebrati, dopo avere studiato, come vedemmo, molte specie di Molluschi, per servirsene nelle ricerche stratigrafiche relative al biancone, a tutto il terreno cretaceo, al calcare rosso ammonitico, al marmo di Fentanafredda, ecc. Gli Invertebrati, dei quali si occupò il De Zigno come paleontologo, per descriverli come specie nuove, sono una Gervilia giurese (Gervilia Buchi), un Aptico gigantesco, titoniano (Apiychus Meneghini, del quale studiò anche la struttura microscopica, somigliante a quella del così detto osso di Seppia), un Nautilo di Lonigo (Nautilus leonîcensîs),un emicardio (Hemicardium De Gregorîi) di S. Giovanni Ilarione, ed un crostaceo {Spharoma Catulloi) dell’Albettone, presso gli Euganei. Intorno ai Vertebrati fossili, in generale, il De Zi- gno non pubblicò alcun lavoro; ma di lui ne abbiamo uno, assai interessante, sui Vertebrati mesozoici del Ve- neto, con notizie sui pesci e rettili dei varj gruppi tria- sici, giuresi e cretacei, con l'aggiunta delle ragioni fa- vorevoli alla collocazione del calcare colla Terebratula Rotzoana nell’ colite, ed alla esistenza dei piani callo- viano, coralliano e kimmeridgiano nel Veneto. Gli studj speciali del De Zigno, che si riferiscono ad animali vertebrati, sono quelli, che lo condussero a descrivere parecchie specie nuove di rettili, alcune ossa di uccelli, alcune specie nuove di mammiferi, e molte specie di pesci. — Nel 55 egli diede alle stampe uno scritto sulle ossa dî Rizoceronte fin allora trovate in Italia, e specialmente su un dente di RR. 727nufus, proveniente da S. Pietro Montagnone. — Del 69 è la descrizione di tre denti molari di Mastodonte augusti- dente, trovati in varj luoghi del Veneto. — Del 74 è una Memoria sui Mammiferi fossili del Veneto, destinata a correggere le inesattezze esistenti in .un lavoro del Gervais sui mammiferi fossili dell’ Italia. — A parec- chi anni fra il 75 e l' 87 appartengono alcuni fra i più interessanti lavori del De Zigno, cioè quelli sui sirenii fossili, e nei quali sono descritti gli avanzi di quattro specie nuove di //alifherium trovate nel Veneto, sono discussi i caratteri atti a distinguere gli aliterj cai felsinoterj, è descritto un cranio di felsino- terio trovato a Brà nel Piemonte, sono descritti al- cuni dentini di aliterio, sono discussi i caratteri dei. sin- goli generi di sirenidi fossili, e sono esaminati i rap- porti fra questi sirenidi d’una volta e quelli d’oggidi. — Del 76 sono due lavori sui resti di squa/lodonte estratti dalla arenaria verde del Bellunese. — Dell’ 80 è la de- serizione d'un magnifico cranio di cocodrillo, estratto dal calcare eoceno di Monte Zuello, nel Veronese, e da lui dedicato, come specie nuova, all’Arduino. — Nel- 181 e nel 90 il De Zigno descrisse alcune vertebre ed altri avanzi di ofidiani; e nell’ 83 pubblicò un breve cenno su delle ossa d’un grande wccello (probabil- meute trampoliere e somigliante alle ardee), che erano state estratte dal calcare ecceno di Monte Zuello,*ricco di avanzi di vertebrati terrestri e marini. — Nell'88 de- scrisse una mascella superiore di arfracoterio, che fu cavata a Monteviale, e differisce da quelle degli altri antracoter] per avere quattro premolari invece di tre; So nell’ 89 e nel go pubblicò due brevi scritti, a Vienna ed a Parigi, per sostenere che questo numero di pre- molari è naturale, cioè non è dovuto all essere stata modificata la mascella da chi la estrasse dalla lignite; e negli stessi anni 89 e 90 pubblicò diversi scritti in- torno a tre chelonj terziarj del Veneto, due dei quali sono di specie nuove, e rappresentati da bellissimi esemplari. — Finalmente, dei pesci fossili il De Zigno cominciò ad occuparsi prima del 53, e continuò fin al termine della sua vita; ed è principalmente con i suoi lavori su questi pesci, oltre che con quelli sulla flora oolitica, che egli si acquistò la fama di ottimo paleon- tologo. Nel 1853 egli annunciò alla Società Geologica di Francia la scoperta dei pesci fossili negli strati sulle rive del torrente Chiavon, fra Schio e Marostica, indi- candoli come eocenici; nel 54, avuto e studiato un maggior numero di quei pesci, scrisse alla stessa So- cietà per correggere il suo errore, considerandoli più recenti, e quasi tutti di specie nuove; e nel 57 pub- blicò una specie di catalogo di tutti 1 resti di pesci trovati nel Veneto fin a quell’anno, indicando le specie giuresi, quelle cretacee, quelle eoceniche (del Bolca) e quelle mioceniche (del Chiavon); ma poi si diede quasi esclusivamente allo studio di tutti quelli del Bolca, esamînando, oltre a quelli acquistati per le sue colle- zioni, anche quelli nelle collezioni altrui, pubbliche e private, a Padova (Università), a Verona, a Vienna e altrove. E furono frutti di questo studio, dal 66 all’ 88, parecchie Memorie contenenti le descrizioni e le figure — dor di un buon numero di specie nuove, e il Cazq/ogo ra- gionato, che fu pubblicato nel 74, conta più di 200 pa- gine, e contiene, opportunamente compendiate, le de- scrizioni di 90 generi e di 170 specie, a cui apparten- gono i pesci del Bolca fin allora bene conosciuti. — Ma, come già dissi, il De Zigno non si occupò soltanto dei pesci fossili del Veneto. Egli, infatti, pubblicò nel- P 85 uno scritto su dei pesci del Libano, che erano stati regalati all Istituto Veneto; e l'ultimo lavoro pubbli- cato da lui, nel gi, tratta dei pesci di Lumezzane, nella Val Trompia, in Lombardia, dell’epoca triasica. Oltre ai lavori di geologia stratigrafica ed a quelli di paleontologia, il De Zigno, dopo il 50, ne pubblicò parecchi altri, di varia natura. Tali sono: — un cenno bibliografico sulla Paleontologia della Sardegna del Me- neghini; - /a indicazione delle persone e dei luoghi da vi- sitarsi dai Naturalisti austriaci imbarcati sulla Novara, per raccogliere dati e materiali per la /fora oolitica; — una relazione sull’uredinea del frumento, che recò gravi danni nel Veneto nel 62; — un breve cenno sul- l'impronta d'equiseto nel gneiss, pubblicata dal Sismonda, e dovuta, piuttosto, secondo lui, ad uno sfenofillo; — una Commemorazione del prof. T. A. Catullo, in cui sono esposti imparzialmente i meriti e gli errori scien- tifici del vecchio geologo bellunese; — un cenno bi- bliografico sulle pubblicazioni del Comitato geologico ita- liano; — un lavoro, lungo e faticoso, compiuto insieme col prof. Pirona, per la. compilazione della parte, che si riferisce al Veneto, della 5i2/iographie geologique et palcontologique de l’Italie. pubblicata in occasione del ERI pei Congresso Geologico di Bologna; — e, finalmente, due biografie, nelle quali l’ Autore descrisse maestrevol- mente la vita e i lavori dei nostri colleghi Gastaldi e Meneghini. Eccovi esposto, più brevemente e meno male che mi fu possibile, tutto quello, che ha fatto, come geo- logo e paleontologo, il nostro compianto Collega in Ri cinquant' anni di vita scientifica, dal-1841 al 1891. - - Sa ‘Quando si considerano tutti questi laveri, nel loro insieme, la prima osservazione, che si fa, è che essi furono ben numerosi: circa cento; e la seconda è che essi sono fatti in modo, da poter servire come mo- delli:x — Ciascuno di essi, di solito, comincia con un compendio della storia delle ricerche fatte fin allora Ha intorno all'argomento da trattarsi od al gruppo di fos- 2: sili da descriversi, poi è trattato l’ argomento o sone A descritti i fossili, nel modo più chiaro e completo, e poi, n. se occorre, vi sono le conclusioni, che si possono de- durre dalle cose esposte o descritte, relativamente alle quistioni stratigrafiche oppure ai climi ed alle circo- stanze, in cui vissero gli animali o i vegetali descritti. E voi sapete meglio di me quante ricerche si debbono fare, quanti libri bisogna consultare, quanto lavoro mi- nuzioso. e paziente occorre, per evitare gli errori in questo genere di scritti, per raccogliere tutte le notizie e i dati, di cui si ha bisogno per conoscere le specie già descritte, a cui paragonare quelle credute nuove, per trovare i caratteri atti a distinguere nettamente le specie nuove da quelle già note, e per la soluzione dei dubbj, sempre frequenti e rinascenti in queste sorta DET O di lavori. E fra quelle numerose pubblicazioni stanno due opere, che devono aver costato all'Autore un la- voro ben maggiore di quello per le altre, pel gran nu- mero delle specie descritte, delle citazioni retative ad esse, ecc.: e sono la Flora oolitica e il Catalogo dei pesci del Bolca. E non va dimenticato che il De Zigno fece tutti questi lavori intanto che lo occupavano e gli fa- cevano perdere moltissimo tempo tante altre e svariate cose, per le faccende della famiglia e per le cariche pubbliche, alle quali, come già dissi, egli fu chiamato dal 1835 in poi, e delle quali compì sempre e coscien- ziosamente tutti i doveri. È, dunque, difficile farsi una idea del come egli abbia potuto trovare il tempo e la lena per compiere tanti lavori; ma a spiegarcelo ci ajuta anzitutto il pensare che egli amò passionatamente la scienza, e poi anche il sapere, per mezzo dei suoi famigliari, che egli passava sempre ore ed ore, di giorno e di notte, nel suo gabinetto, in mezzo alle sue predilette collezioni e fra i suoi libri, studiando, leg- gendo e scrivendo, ed approfittava, per istudiare e la- vorare, anche dei più brevi istanti, che gli erano la- sciati liberi dalle altre occupazioni. I lavori del De Zigno, oltre che numerosi, furono anche d'un grande valore scientifico. In alcuni di essi. egli determinò, col mezzo della stratigrafia e dei fos- sili, prima o meglio degli altri geologi, l'età relativa di alcuni gruppi di rocce sedimentarie del Veneto, per esempio, di quelli componenti il terreno cretaceo, e di quelli appartenenti al Giura ed all’Oolite; e negli anni dal 47 al 50 stabili definitivamente la serie completa = 92 = o dei terreni sedimentarj del Veneto e delle loro princi- pali suddivisioni. E con altri, più numerosi, trovò e descrisse un gran numero di specie nuove d’animali e vegetali fossili, ed anche molti generi nuovi, ed alcune famiglie nuove, che gli altri paleontologi accettarono e collocarono ai rispettivi posti nelle loro opere ge- nerali. Se ora nei pensiamo anche alle grandi spese, che il De Zigno dovette fare per acquistare gli oggetti da studiare, per farli disegnare in modo perfetto, e per procurarsi i libri necessarj al loro studio, alla quantità | di lavoro intellettuale impiegato per bene esaminare, confrontare e descrivere tutti quegli oggetti, ed al sran numero di lettere, che egli dovette scrivere ad altri naturalisti, per consultarli intorno ai suoi studj ed ai suoi dubbj, ed anche per rispondere alle loro domande e sciogliere i dubbj loro, cresce ancora maggiormente la nostra ammirazione per il nostro defunto collega. Quanti ricchi sappiamo che abbiano fatto o fac- ciano ora, per la scienza, altrettanto ? La prodigiosa attività del De Zigno non diminuì che nel 1888, quando la morte di quella donna, ammi- rabile sotto ogni riguardo, che gli era stata fedele com- pagna per quarant’ anni, lo colpì tanto vivamente, da togliergli per qualche tempo ogni energia; ma ben . presto, incoraggiato dai figli, si rimise, quasi per di- strarsi dal suo dolore, a lavorare, pubblicò i suoi ul- timi scritti, già citati, e pei quali aveva già raccolto e ordinato i materiali, e cominciò il manoscritto del terzo volume della Flora oolitica; ma la morte lo colse, dopo IE pochissimi giorni di malattia, nel mattino del 15 gen- naio di quest’ anno, all’ età di settantanove anni: pro- prio allora, che aveva finito di rimettere in ordine, in nuovi e più comodi locali, i suoi fossili e i suoi libri, coll’ intenzione di riprendervi, più alacremente che mai, i suoi studj e i suoi lavori. Ora egli riposa nella sua villa di Vigodarzere, presse Padova, vicino alle spoglie della sua diletta consorte; le collezioni e i libri, che egli amò tanto, | sono nel Gabinetto di Geologia della Università di Pa- dova; e le collezioni, vi rimarranno sempre ben distinte dalle altre. Così i libri, gli opuscoli e le collezioni, che già appartennero al nostro compianto collega, potranno sempre servire, insieme con i libri, gli opuscoli e le collezioni appartenenti al Gabinetto, alla concscenza ed allo studio della Geologia e della Paleontologia del Ve- neto, eda quelle generali (1). — Le collezioni, però, non contengono ora tutto quello, che il De Zigno raccolse per farle; poichè egli, oltre che appassionato per au- mentarle sempre più, fu anghe generoso donatore, e spesso regalò modelli di fossili ed esemplari originali di grande valore ad altri geologi ed a pubblici Musei, dopo averli studiati e descritti per le sue pubblicazioni. Per esempio, nell’ 81, in occasione del Congresso Geo- logico internazionale di Bologna, regalò al Museo di (1) L'autore di questi Cenni acquistò dalla ‘famiglia De Zigno le collezioni e i libri ed opuscoli, e regalò il tutto alla Università di Padova, per il suo Gabinetto di Geologia, con la sola condizione che le Collezioni De Zigno rimangano sempre distinte dalle altre, per mezzo di opportuni cartelli od in altri modi. ge Geologia di quella Università una collezione di pesci fossili del Bolca, di specie rarissime e benissimo con-. servati, che furono stimati del valore di 6000 lire. I lavori, di cui vi ho data uu’ idea, procurarono al. De Zigno onori scientifici. di varie specie. Nel' 38, a venticinque anni, cominciò a far parte dell’Accademia. delle scienze di Padova, che contava nel suo seno il Santini, il Da Rio, il Catullo, il De Visiani, ecc.; nel 45 vi divenne membro effettivo (così che nell’85 vi cele- . brò il suo giubileo accademico), e ne fu Presidente nel 1879-80; fu pure del R. Istituto Veneto, e ne tu Pre- sidente nel 1875-76; in varj Congressi degli Scienziati italiani fu ora Segretario ed ora Vicepresidente della Sezione di Geologia; appartenne alla Società Geolo- gica di Francia fin dal 42; nel 1857 gli fu offerta la Cattedra di Geologia nel Museo di Storia Naturale di nu Firenze, ma per ragioni di famiglia non la potè accet- tare; nel Congresso Geografico internazionale di Ve- nezia (nell’81) fu Vicepresidente del 3.° sruppo; in quelli geologici internazionali di Bologna e di Berlino (nell'81 e nell’85) fu eletto Vicepresidente per l Italia; ed appartenne al R. Comitato Geologico Italiane (dal l' 85 in poi), alla Società Italiana detta dei Quaranta, all'Accademia dei Lincei, ed a tante altre Accademie e Società scientifiche, italiane e straniere, che sarebbe qui troppo lungo enumerare. E da diversi Governi ebbe numerose distinzioni onocrifiche, cominciando colla croce di S. Lodovico pel merito civile (nel 43), con quella di cavaliere della Corona di Ferro (nel 52), e col titolo di. Barone (nel 57), e terminando colla commenda della SRO Corona d’Italia (nel 75), e colla croce di Cavaliere del- l'ordine del Merito Civile di Savoja (nel gI). A indicare quale carattere egli ebbe, basterebbero quattro parole: quello d'un gentiluomo. — L' attuale segretario del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Paulo Fambri, in una Circolare mandata ai mem- bri e soci di detto Istituto, per far loro conoscere .la morte del De Zigno, dopo accennati i di lui lavori scientifici, lo disse: « il più compiuto e garbato signore, che si potesse desiderare in società; gentiluomo di na- scita, di abitudini, di sentimenti e di modi ». — E sog- giunse che « mantenevasi invariabilmente di carattere dolce e cortese, ma franco ed energico, ricusava pres- sioni, sentiva alto, e sopratutto non recedeva d’ una linea dalla idea e dai sentimenti una volta enunciati.... A voler ben definito il perduto Collega nostro, bisogna dire che fu un insigne gentiluomo della vecchia scuola e un insigne scienziato della nuova ». A questa definizione aderisco completamente, quan- tunque io non abbia conosciuto il De Zigno che dopo il 69; perchè, d'allora in poi, lo vidi assai di frequente, andando da lui, per domandargli consigli, o venendo lui all’Università, per lo studio dei fossili appartenenti a questa, e sempre lo trovai tale, da non potersi defi- nire in modo migliore che colla frase del Fambri. E non posso finire meglio che col riportare al- cune altre linee, scritte dallo stesso Fambri: « Mori meno ricco che non nascesse. Il lavorare costò alla sua fortuna quanto e più che ad altri lo scio- perare. Rese agli studj dei servigi, che non gli furono SES certamente ricambiati. Ed egli ben sel sapeva prima, e non se ne dichiarava punto deluso. Della scienza si mostrava, anzi, oltrechè appassionato, soddisfattissimo, | | sempre. Essa avevagli, diceva, in ogni tempo, procu-. |.’ rato inestimabili amici. Infatti, i colleghi l'ebbero sem-. pre caro; e lunga memoria serberanno non solamente | del valorosissimo geologo e naturalista, ma altresì del collega leale e del cavaliere cortese ». (1) (1) Nella citata /ettera-circolare il segretario Fambri, dopo accen— nati i numerosi lavori scientifici del defunto, scrisse quanto segue : « Agli studj dedicò, può dirsi, la vita, e molta parte, altresì, del largo patrimvnio. « Malgrado questa, non dirò inclinazione, ma addirittura passione scientifica, che ordinariamente assorbe ed isola l’individuo, egli fu il più compiuto e garbato signore, che si potesse desiderare in società. — Gentiluomo di nascita, di abitudini, di sentimenti e di modi, egli, certo non molto, ma pure trovò anche tempogper quegli svaghi, che, quando non sono proprio che svaghi, possono chiamarsi un ornamento di più. « Amò, per esempio, di artistico e cavalleresco amore la spada, e, fin quasi in ultimo, la trattò con una certa maestrìa d’assaltante, cioè lontano assai dal ginoco lezioso, come dal licenzioso e naturalista. Egli di questa materia ragionava continuamente meco con vera pas+ sione; e mi ricordo eome un giorno, or fanno appena quattr’anni, cioè quand’era già sui settantacinque, malinconicamente dicevami di non si scontentare troppo dell’età sua, ma dolergli una cosa, quella di do- vere, venutagli meno la elasticità delle gambe, abbandonare la scherma, sebbene # pugno andasse; e di questo, coll’orgoglio del vecchio scher- — mitore, mi faceva notare i movimenti rapidi, stretti e corretti. « Del resto, per lui la spada non rappresentava soltanto un'arma. e un esercizio, ma tutto un insieme di concetti e di doveri, che sempre . onorano, aflorzano ed elevano. « Mantenevasi invariabilmente (e in ciò l'educazione della spada c'è sempre per molto) uomo di carattere dolce e cortese, ma franco ed energico. Ricusava pressioni, sentiva alto, e sopratutto non recedeva di una linea dalle idee e dai sentimenti una volta enunciati. c Ebbe perciò lunga e rispettabile impopolarità. — Riconosciuto € onorato dagli scienziati tedeschi molto più e molto prima che dai no- strali, egli si trovò, negli anni suoi giovanili, gradualmente portato verso un ordine d’idee alquanto, anzi, per verità, troppo divergente dalle aspirazioni nazionaii. Fatto quindi scopo ad osservazioni ed at- tacchi, ne sofferse; ma rifuggì dal retrocedere per attenuarli comunque. Si fece al contrario un dovere di prodigare, ostentare le cortesie e deferenze, che gli erano rimproverate, laonde si trovò in qualche mo- mento scopo a giusti sdegni, che sfidò, e, può quasi dirsi, provocò. — Eppure, chi ragionava con lui, un senso d’italianità schietta glielo trovava. Se non che, dalle couseguenze pratiche di questo lo allonta- navano ormai alcune sincere affezioni personali a gentiluomini stra- nieri, ed un culto inerollabile della propria coerenza, che egli identi- ficava con la dignità e la onestà. « Allo straniero, però, nulla chiese; l'indipendenza personale alta- mente mantenne. Dalla finalmente maturata italianità politica del Ve- neto si riguardò sciolto, e l’accolse con lealtà cordiale, ma dignitosa. I bravi figli molto onoratamente vestirono l’uniforme nazionale. « Quanto alla popolazione, essa rispettò chi aveva saputo, nelle più difficili anzi pericolose condizioni, rispettare se medesimo, e sarebbe probabilmente andata anche più oltre nel favore, se a lui fosse sem- brato di doverlo comunque sollecitare; poichè del grande merito suo era conscia ed orgogliosa. « A taluno potrà sembrare, per avventura, che di codesto suo pe- riodo impopolare poteva tacersi; ma io penso che uon sempre il si- lenzio è d’oro; io penso che in un libero paese tutti i fatti impor- tanti, piacciano o no, vadano senza riguardi esposti, e senza precon- cctti di sorta studiati e pesati. — È soltanto così che il giudizio si fa largo e discreto ad uo tempo, poichè la franca ricerca spiega ori- gini e procedimenti, e dell’acuta e forte osservazione psicologica e della assodata verità storica si giova la critica, a scemare o a dirit- . tnra sfrondare ora allori ed ora biasimi mal prodigati. « Troppi pudori, infatti, vennero talvolta dall’ universale giudicati pertinacie e, impudenze, mentre, per converso, tal’ altra troppe impudenze vennero glorificate come nobili riscosse, non essendo che abili di- serzioni. « E ciò ben comprese chi fregiò della croce di Savoia il forte petto di lui. «A volerlo ben defin'to, il perduto collega nostro, bisogna dire che «fu un insigne gentiluomo tela VOLE senola, IC un ì della nuova. ; SIA n « Ciò vuol dire che in lui il vecchio é i ‘muovo . no mente a ti. del collega leale e del ao FAR ». PUBBLICAZIONI DEL BARONE DE ZIGNO OPERE Catalogo ragionato dei fossili del calcare eocena di Monte Bolca e Monte Postale. - Pubblicato dapprima nei fascicoli del vol. III della Serie 4.° degli Atti del R. Istituto Veneto di Scienze ecc., e poi a parte. - Pagine 21] in 8° — Venezia 1874. Flora fossilis formationis oolithicae - Due volumi, in 4°, con 42 tavole. - Padova 1856 a 1868 ‘il 1° volume) e 1873 a 1885 {il secondo). 3 Bibliographie géologique et paltontologique des Provinces Vénitiennes. - Fa parte della Be/iographie géologique et paléontologique de VP Italie, par les soins du comité d’organisation du deumxième Congrès géologique international (è Bologne). — Bologna, Zani- chelli, 1881. — Il manoscritto di questa parte fu messo in- sieme dal Barone De Zigno e dal prof. G. A. Pirona; e conteneva, in ciascuna scheda indicante il titolo e gli altri dati relativi ad una pubblicazione, anche un treve cenno o sunto delle cose contenute in questa; ma, per non ingros- sare troppo il volume della Bibliografia intera, si sono do- vuti omettere tutti questi cenni e sunti, per quanto interes. santissimi. OPUSCOLI 1.-1833. — Plantae crytogamae in Provincia Patavina hucusque observatae. — Patavii, Typis Seminarii. - Due pagine e mezza, in 8°, firmate A. Z. Nel 1834 il De Zigno lesse uno scritto su delle Alghe ecc., che egli stesso citò nel 1839 (nel lavoro sui Corpi organici ecc.); ma non lo pubblicò. * 2-1836. — Cenno sulle ricerche dell'Ehrenberg intorno all'organismo degli Infusorj. - Venezia, tipografia Picotti. - Quattro pagine, estratte da un’opera in 8°, a due colonne), con le iniziali A. Z. sul frontispizio, e con una tavola rappresentante la Hydatina senta di Ehrenberg, con le varie sue parti distinte secondo questo Autore. 3.-1836. — Sopra è vasi spirali delle piante. - Due pagine in 8°, a due colonne, senza nome dell’Autore, pubblicate in un’opera, a Venezia. 4.-1839. -— Sopra alcuni corpi organici, che si osservano nelle in- fusioni. — Cenni letti alla I. R. Accademia di Scienze ecc. di Padova. — Padova, tip. Cartallier e Sicca. - Pag. 23, in 8°. 5.-1841. — Sulla giacitura dei terreni di sedimento del Trivigiano. - Memoria letta all’Accademia di Scienze ecc. di Padova. — Padova, Sicca. - Pagine 14, in 8°, con una Tavola rappre- sentante una sezione della Collina di Possagno. 6.-1842. — Sur les terrains tertinires des environs de Trevise et de Padoue. - Nel Vol. XIV della prima Serie del Bullettino della Società Geologica di Francia (7 novembre 1842), Pa- rigi. - Tre pagine in 8°. - Breve sunto del lavoro prece- dente, con aggiunte alcune linee intorno ai terreni terziarj dei Colli Euganei, già indicati dal Catullo nel 1828, trovati anche dall’Autore nel 1833, negati poi dal Da Rio nella sua Orittologia euganea, e confermati, più tardi, da Doderlein e Pasini. 7.-1842. — Sugli Stabilimenti di beneficenza, Conventi, Teatri e Carceri di Padova. = Nella Guida di Padova e della sua Pro- vincia, pubblicata in occasione della IV Riunione degli Scien- ziati italiani. 8.-1842. — Affi verbali della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia, negli Atti della IV Riunione degli Scienziati italiani, che ebbe luogo în Padova nel settembre 1842. — Padova, coi tipi del Seminario, 1843. — Pagine 55 in 4°. 9.-1843. — Introduzione allo studio dèlla Geologia. — Parte prima. - Padova, Sicca. —- Pagine 121, in 8°. - Questo lavoro fu, poi, ristampato, con altro titolo, nel 1853. 10.-1844. — Alcune osservazioni geologiche fatte nel Cadore. — Let- teva a L. Pasini. - Nel vol. IV della prima Serie degli Atti gl dell’I. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, a pag. 39. - Due pagine in 8°. 11.-1845. — Sopra due fossili rinvenuti nella calcarea dei Monti Padovani. - Memoria letta nell’Istituto Veneto ecc., nel mar- zo 1845, e stampata nel tomo 12° del Giornale dell’I. R. Isti- tuto lombardo di Scienze ecc. Biblioteca italiana. - Milano, ti- pografia Bernardoni. — Sette pagine, in 8°, con una tavola rappresentante i due fossili. - Lavoro ristampato, poi, a Pa- dova, nello stesso anno, in 5 pagine in 4°, con la stessa tavola. 12-1845. — Decouverte du Trias dans les Montagnes du Vicentin, du lias dans le Bellunais, et de deux Crioceras dans les Montis Euganéens - Bull. Soc. Géol. France. - Deuxième Série, tome II, pag. 356 a 377. 13.-1845. -— Sur les pentacrinites dans le terrain tertiaire. — Bull. Soc. Géol. de France. —- Deuxiéme Série, vol. II, pag. 374. 14. 1845. — Sull’Annuario geografico italiano pubblicato da Anni- bale Ranuzzi (Anno primo, Bologna, 1844). - Cenno bibliogra- fico, di 6 pagine, pubblicato in un giornale di Padova 15.-1845. — Notice nécrologique sur M.r le Comte N. Da Rio, lue à la Société Géologique de France le 6 juin 1845. - Due pa- gine in 8°. 16.-1846. — Sul terreno cretaceo dell’ Italia settentrionale. — Nel volume VI dei Nuovi Saggi della I. R. Accademia delle scienze ecc. di Padova - Padova, Sicca. - Pagine 12, in 4°, con una tavola rappresentante la sezione della collina di Monfenera. 17.-1846. — Priorité de Vétude des Crioceras du terrain néocomien en Italie. — Lettera pubblicata, in parte, nel Bu. Soc. Géol. de France, seconda serie, vol. III (1845-46), a pag. 269. — Accompagna l’invio fatto del )Javoro precedente alla Società Geologica di Francia, ed insiste sul diritto di priorità del- l’Autore per la distinzione del terreno neucomiano in Italia per mezzo dei due Crioceri s‘operti da lui nei Colli Euganei. 18.-1846. — Découverte du terrain néoconrien dans les Alpes Veni- tiennes. — Traduzione delle Conclusioni del lavoro sul ter- reno cretaceo dell’Italia settentrionale, inserita nel vol. III della serie 2.° del BuM. Soc. Géol. de France. delie 19.-1846. — Sul marmo di Fontanafredda nei Colli Euganei. — Nel vol. V (18-45-46) della serie prima degli Atti dell’Istitnto Ve- neto ecc. — Cinque pagine in 8°. - Venezia. 20.-1846. — Découverte des couches oxfordiennes dans les. Collines Euganéennes. — Brano di lettera, pubblicato nel vol. III della seconda serie del Bollettino della Società Geo'ogica di Fran- cia, a pag. 488, e nel quale si annunzia la scoperta, di cui si tratta nel lavoro precedente. 21.-1846. -— Nota intorno alla non promiscuità dei fossili fra è Biancone e la Calcarea ammonitica delle Alpi Venete. — Nel vol. V della 1* serie degli Atti dell’I. R. Istituto Veneto eec. (1845-46). — Venezia, Naratovich - Di questa Nota, di 13 pa- gine in 8*, si parla a lungo nel testo. 21. dis — 1846. — Intorno ai Cenni del professore Tomaso Antonio Catullo sopra il Sistema Cretaceo delle Alpi Venete. — Osserva- zioni. - Padova, Sieca. - È una seconda edizione, di 13 pa- gine in 8°, con alcune variazioni, qua e là, nelle parole, della precedente Nota. 22.-1846. — Atti verbali della sezione di Geologia e Mineralogia della VIII Riunione degli Scienziati, che ebbe luogo in Genova nel settembre 1846.- Padova, Sicca, 1849. - Di pagine 7i in 4°. 23.-1846. — Fossili neocomiani del Biancone. - Genova. - Una pa- gina in 4°. - È una delle brevi, ma importanti comunica- zioni stampate dall’Autore nei precedenti Aftz. 24.-1846. — Sulle impronte circolari nella Calcarea dei Monti Eu- ganci. — Genova. - Mezza pagina in 1°. - È un’altra delle brevi ma importanti comunicazioni dell'Autore al Congresso degli Scienziati italiani, che ebbe luogo a Genova nel 1846, In una nota delle sue pubblicazioni, che il Barone De Zigno di- stribuì ai suoi amici, egli indicò qui, nel 1847, i tre se- guenti lavori: — Swi terreni giuresi e cretacei del Veneto (Con- gresso di Venezia). — Estensione del Trias nel Veneto, nella Val- sugana e nel bacino di Trento (Congresso di Venezia). — Swi terreni secondarj e terziari dei Monti Euganei (Congresso di Venezia). — Questi tre lavori saranno stati scritti e presentati al Con- gresso di Scienziati italiani a Venezia; e il Dizrio di questo Congresso ci fa appunto sapere (nelle pagine 9,16 e 44) che il De Zigno ha parlato di questi argomenti in varie sedute della sezione di Geologia e Mineralogia; ma non mi consta che i tre lavori citati sieno stati stampati e pubblicati. 25.-1847. — Sur les terraîns stratifiés des Alpes Vénitiennes. — Nel volume IV (Parte 2*) del Bull. Soc. Géol. de France, a pa- gina 1)00. - Due pagine e mezza, in 8°. 26.-1848 - Nouvelles observations sur les terrains cretacés de V Italie septentrionale. - Nel vol. VII della 2° serie del Bull. della Soc. Geol. di Francia, a pag. 25. - Otto pagine in 8°, — Parigi. 27.-1849. — Veber die Geschichtete Gebirge der Venetianischen Alpen. — Nel Neues Jahrbuch fiir Mineralogie, Geognosie, Geologie un! Petrefaktenkunde di Leonhard e Bronn, pel 1849. - Stuttgert. - Quattro pagine in 8°. - È una riproduzione, alquanto variata e con un poco più di particolari, dello scritto al n. 25. o [e] . bis — 1850. — Nouvelles observations sur les terrains cretacés des Alpes Vénitiennes. - Padova, Sicca. - Tredici pag. in 8°. — È una ristampa, con poche variazioni nelle parole, quelle al n. 26, — Per esempio, vi è corretto: [mmediatement au dessus de la scaglia in Immediatement sous la scaglia; e vi è pure corretto (nel paragrafo che comincia con Mes études paléon- tologiques) Hamites Bouchardianus D'Orb. in Hamites alterna- tus Phillips. 28.-1850). — Coup d'oewl sur les terrains stratifiés des Alpes Véenitiennes. -— Presenté à la séance de l’Institut I. R. Géolo- gique, du 16 avril 1850. - Sedici pagine in 4°, con una ta- vola rappresentante uno spaccato dei monti fra Bassano e la Cima d’Asta, passando per i Sette Comuni. Nel vol. IV delle « Naturwissenschaftlichen Abhandlungen » di W. Haidinger. — Vienna. 28. bis — 1850. — Uebersicht der geschichteten Gebirge der Venetia- nischen Alpen. - Nel primo anno dello Jahrbuch del k. k. Geo- log. Reichsanstalt. - Pagine 16 in 4°, con una tavola. - Vienna. - È una semplice traduzione del lavoro precedente, colla stessa tavola. 28. ter. — 1850. — On the stratifiedà formations of the Venetian Alps. — Nel vol. VI del Quarterly Journal of the Geological Society of London. — Altra traduzione, con pochissirae variazioni e con una breve aggiunta (sul metamorfismo di certi calcari cri- stallini), della Memoria col numero 28. 29.-1850. - Notizen aus den Venetianischen Alpen. - Nello Jahrbuch der k. k. geologischen Reichsanstalt pel 1850. - Vienna, in 4°. - Si annuncia che il De Zigno ha determinato l’età relativa. di molte rocce secondarie del Veneto; e si fa conoscere la pubblicazione della Memoria col N. 28. 30.-1852. -— Fossile Pfianzen der Venetianer Alpen. — Nello Jahrbuch der k. k. geol. Reichs. pel 1852, 2° fascicolo, pag. 17i. —- Vienna, in 4°. - Poche linee, per annunciare la scoperta delle piante fossili del Chiavon, e gli studj dell'Autore su quelle di Rotzo, dell’epoca stessa degli strati di Scarborough. 31.-1893. - Nouveau gisement de poissons fossiles et de plantes. — Paris. - Nel vol. X della serie 2° del Bull. de la Soc. Géol. de France, a pag. 267. - Una pagina in 8°, — Lettera, che annuncia la scoperta di pesci e piante fossili negli strati sulle due rive del torrente Chiavon, fra Schio e Marostica, e con- A sidera questi strati come appartenenti alla stessa epoca di quelli con pesci del Bolca. 32.-1853. — Découverte d’une flore jurassique analogue è celle de Scarborough dans les couches oolithiques des Alpes Venitiennes. = Nel vol. X della serie 2° del Bull. de la Soc. Géol. de France, a pag. 268. - Due pagine in 8°. — Lettera, nella quale sono compendiate le cose dette nel lavoro seguente. 33.-1859. - Sui terreni jurassivi delle Alpi Venete e sulla flora fos- sile, che lî distingue. - Quattordici pagine in 8°. — Scritta nel 1852, letta nel gennaio 1853 alla I. R. Accademia delle Scienze di Padova, pubblicata nel I volume della « Rivista Periodica » di questa Accademia, e poi anche a parte (Padova, Sicca), con la data del 1852. 94.-1853. — Sulle Cicadacee fossili dell’Oolite. - Nel vol. I della Rivista Periodica della I. R. Accademia di Padova. - Cinque pagine in 8°. - Padova. 35.-1853. — Della Geologia e suoi progressi prima del Secolo XIX. — Padova, Sicca. - Pagine 75, in 8°. - Ristampa, con parecchie modificazioni nella forma, del lavoro pubblicato nel 1848 come Prima parte della Introduzione allo studio della Geo- logia. e ALE È 36.-1854. — Végétaua fossiles de la Vénétie. - Nel vol. XI della serie 2.* del Bull. le la Soc. Géol. de France. - Due pagine in $°. — Lettera, nella quale si annunciano di nuovo le flore fossili giuresi del Vicentino e del Veronese, gli studj rela- tivi, ecc. — Una lettera simile a questa deve esser stata pub- blicata nel « Quarterly Journal» della Società Geologica di Londra; ma non ho potuto vederla. - Ed un’altra ancora, nel « Neues Jahrbuch » di Leonhard e Bronn. :31.-1854. — Poissons fossiles du Chiavon. -— Nel vol. XI della 2.% serie del Bull. de la Soc. Géol. de France, a pag. 469. - Una pagina e mezza, in 8°, per rettificare certe cose pub- blicate nello stesso Bollettino, nel 1853 (vedi N. 31), intorno ai pesci fossili del Chiavon; cioè per dichiarare che questi, raccolti in maggior numero e meglio studiati, risultarono più recenti di quelli del Bolca, cioè miocenici. 38.-1855. — Sulle ossa fossili di rinoceronte trovate in Italia. — Nel vol. III della Rivista Periodica della I. R. Accademia delle Scienze di Padova. - Pagine 15, in 8°. — Padova. 39-1856. — Sulla flora fossile dell’ Oolite. = Nel vol. VI delle Memo- rie dell’I. R. Istituto Veneto di Scienze ecc. — Venezia. - Quin- dici pagine in 4°. — Le cose dette in questa Memoria si ri- trovano, quasi tutte, nella Prefazione del I volume della Hora fossilis formationis oolithicae. - In un esemplare di que- sta Memoria l’Autore ha aggiunto una Nota manoscritta, la quale dice così: « Questa Memoria, del 1856, riassume lo stato delle nostre cognizioni fino a quell’anno sulla esten- sione geografica di questa flora. Quella letta all’Accademia di Padova nel 1863 lo modifica essenzialmente. » 40.-1857. — Sui resti fossili di pesci trovati nel Veneto. — Sunto di una Memoria con questo titolo, pubblicato nel vol. V della Rivista Periodica della I. R. Accademia di Scienze di Pa- dova (1856-57). — Quattro pagine in 8°, contenenti, con varie notizie, l'elenco delle specie nuove di pesci fossili fin allora note nei diversi strati fossiliferi del Veneto. 41.-1858. — Prospetto dei terreni sedimentari del Veneto. — Nel vol. III della 3.* serie degli Atti dell’Istituto Veneto di Scienze ecc. - Venezia. - Pagine 12 in 8°. 42.-1853. — Del terreno carbonifero delle Alpi Venete. - Nel vol. II IR della 3.* serie degii Atti dell’Istituto Veneto ecc. — Pa- gine 8 in 8°. 44.-1859. - Delle Alghe e delle Calamarie dei Terveni Oolitici. — — Nella Rivista Periodica della Accademia delle Scienze di Pa- dova (1858-59). - Nove pagine in »°. 45.-1859. - Some observations on the Flora of the Oolithe. = Nel vol. XVI de) « Quarterly Journal » della Società Geologica di Londra, a pag. 110. - Cinque pagine in 8°, colle quali l'Autore presentò, con parecchie osservazioni, alla detta So- | cietà Geologica le prime due parti della sua lora .fossilis formationis oolithicae. 46.-1860. — Veber die Gattungen Pachypteris und Thinnfeldia. = Nelle « Verhandlungen del k. k. geologische Reichsanstalt » pel 1860. - Vienna. - Due pagine in 4°. - Lettera sui carat- teri di quei due generi di piante fossili. 47.-1860. — Bectrag zur Instruction in Beziehung des Vorkommen von Fossilien des Ooliths. - Nelle « Mittheilungen der k. k. geographischen Gesellschaft. I Jahrgang, I Heft. -— Vienna. — Due pagìne in 4°, 48.-1861. — Sulla costituzione geologica dei Monti Euganei. — Nella Rivista Periodica della Accademia delle Scienze di Padova pel 1860-61. - Pagine 16 in 8°. - Padova. 49.-1861. — Sopra un nuovo genere di felce fossile (Cycadopteris). — Nel vol. VI della serie III degli Atti dell'Istituto Veneto. — Venezia. — i4 pagine in 8°. con una tavola. 50.-1862. — Sulle piante fossili del Trias di Recoaro raccolte dal prof.A. Massalongo. — Nel vol. XI delle Memorie dell’Istituto Veneto ecc. — Venezia. - Pegine 32, con 10 tavole. 51.-1862. — Sul’uredinea, che in quest'anno invase il frumento in più luoghi delle Provincie Venete. - Nel vol. VIII della serie 8° degli Atti dell'Istituto Veneto ecc. - Venezia. - Otto pagine in 8°, con una tavola. D2.-1869. — Sopra i depositi di piante fossili dell'America settentrio- nale, delle Indie e del’Australia, che alcuni Autori riferiscono all’epoca oolitica. -— Nella Rivista Periodica della Accademia di Padova pel 1862-63. - Pagine 14 in 8°. - Padova. — In questa Memoria sono modificate molte delle cose dette nella Mezzo- ria pubblicata nel 1856 intorno alla Zlora fossile dell’Oolite. 53.-1865. — Zuforno ad un saggio di gneis con impronta di equi- sefo. — Negli Atti dell’Istituto Veneto per l’anno 1864-65. — Quattro pagine in 8° — Venezia. 54.-1865. — Dichopteris, Genus novum filicum fossilium. — Mono- grafia del genere Dichopteris, nuovo genere di felce fossile. — Nel vol. XII delle Memorie dell’Istituto Veneto — Pagine 16 in 4°, con tre tavole. 59.-1855. — Osservazioni sulle felci fossili dell’ Oolite, cd Enume- razione delle specie finora rinvenute nei varj piani di questa Formazione, coll’aggiunta dei sinonimi, della descrizione dei ge- neri e delle specie nuove, e di un prospetto della loro distribu- zione geografica. — Nella Rivista Periodica dell’Accademia di Padova pel 1864-65. — Pagine 36 in 8°, con quadro. - Padova. 56.-1856. — Di una nuova specie di Folidoforo. - Nel vol. XI della serie III degli Atti dell’Istituto Veneto. — Venezia. — Otto pagine in 8°, con una tavola, 97.-1867. — Sullo stato attuale delle nostre cognizioni intorno alla costituzione geologica delle Alpi Venete. - Nel vol. XVI della Rivista Periodica dell’Accademia di Padova pel 1866-67. — Pagine 3 in 8°. — Padova. — Brevissimo sunto d’una descri- zione dei terreni secondarj del Veneto, che termina col voto che con istudj opportuni siano colmate le lacune tuttora esi- stenti nella conoscenza di quei terreni e dei loro fossili. 38.-1868. — Descrizione di alcune Cicadeacee fossili rinvenute nel- VOolite delle Alpi Venete. — Nel vol. XIII della serie 3.* degli Atti dell’ Istituto Veneto. — Pagine 16 in 8°, con una tavola. — Venezia. 59.-1869. — Commemorazione del prof. cav. Tommaso Antonio Ca- tullo. - Nel vol. XV della serie 3° degli Atti dell'Istituto Veneto. — Pagine :0 in 8°. — Venezia. 60.-1869. — Weber die Jurassischen Bildungen in den Sette Comuni (Venetien). - Nelle « Verhandlungen der k. k. geol. Reichsan- stalt » pel 1869, a pag. 291. - Una pagina in 4°. - Vienna. 61.-1869. — Bemerkungen zu Prof. Schenk's Referat iber die « Flora fossilis formationis oolithicae. » — Nelle « Verhandlungen der ke; geol. Reichsanstalt » pel 1869, a pag 307. - Quattro pagine in 4°. — Vienna. 52.-1870. — Annotazioni paleontologiche. — Nel vol. XV delle Me- 4 — do — < morie dell’Istituto Veneto. — Contiene la descrizione della. Gervilia Buchi, e di un grandissimo Aptico (Apfychus Mene- |. {°° ghini). - Pagine 9 in 4°, con due tavole. -— Venezia. - In una Nota manoscritta in un esemplare di questa Memoria l’Au- tore scrisse che, avendo studiato molti altri esemplari della Gervilia, li trovò somiglianti per la forma, ma non per la. struttura, agli Inocerami: e cambiò, tuttavia, il suo nome in Inoceramus Buchi. î i 63.-1870. — Annotazioni paleontologiche. = Intorno ai resti di Ma- stodonte trovati nel Veneto. — Presentata all'Accademia di Pa- dova (così che ne fu inserito un sunto nella Rivista Perio- dica della stessa Accademia pel 1868-69), e poi pubblicata nel 1870, nel vol. VIII dei « Nuovi Saggi » della stessa Ace- cademia. - Pagine 8 in 4°, con una tavola. —- Padova, Randi. — In una Nota stampata, aggiunta alla Memoria dopo la sua pubblicazione, si dice che i denti descritti, invece che del. Mastodon angustidens Cuvier, devono dirsi di Mastodon arver- nense Croiz. et Job., e devono considerarsi come d’età, incerta, cioè del miocene superiore oppure del pliocene inferiore. 64.-1871. — Fossile Pflanzen aus Marmorschichten im Venetiani- schen. — Nelle « Verhandlungen der k. k. geol. Reichsanstalt. » pel 1871, a pag. 54. - Una pagina in 4°. - Vienna. 65.-1872. — Sulle piante monocotiledoni dell’epoca giurese. — Nella Rivista Periodica dell’ Accademia di Padova pel 1871-72. —- Pagine 10 in 8°. - Padova, Randi. 66.-1873. — Peste von Stirenoiden gefunden in Venetien. — Nelle « Verhandlungen der k. k. geol. Reichsanstalt » pel 1873, a pag. 25. - Due pagine in 4°. — Vienna. i 67.-1874. — Sui mammiferi fossili del Veneto. — Nella Rivista Pe- riodica dell’Accademia di Padova pel 1873-74. - Dodici pa- gine in 8°. — Padova, Randi. 68.-1874. — Annotazioni paleontologiche. = Pesci fossili nuovi del Calcare eoceno dei Monti Bolca e Postale. — Nel vol. XVII delle Memorie dell’Istituto Veneto ecc. — Pagine 14 in 49, con tre tavole. - Contiene descrizioni e figure dei pesci de- nominati Odonteus pygmeus, Semiophorus Massalongianus, Ostra- cion oblongus, Syngnathus Heckeli, Solenorhynchus elegans, Ana- canthus Zignii, Alexandrinum Molini. — Queste specie, erano Pe state annunciate dall Autore negli Atti dell’Istituto Veneto pel 1873-74. 69.-1875. — Annotazioni paleontologiche. — Strenii fossili trovati net Veneto (del genere Halitherium). = Nel vol. XVII delle Memorie dell’ Istituto Veneto ecc. — Trenta pagine in 4°, con ò tavole. — Venezia. - Contiene la descrizione dell’ HaMéMe- riu Bellunense, nuova specie, del Miocene di Belluno, e di tre specie nuove del Monte Zuello nel Veronese (Haltherium angustifrons, H. curvidens cd H. Veronense). 70.-1879. — Lznige Bemerkungen zu den Arbeiten des Herrn D.r O. Feistmantel iiber die Flora von Rajmahal. — Nelle « Ver- handlungen del k. k. geol. Reichsanstalt pel 1875. — Tre pa- gine in 4°. - Vienna. 71.-1876. — Squalodonreste von Libàno bei Belluno. - Nelle « Ver- handlungen der k. k. geol. Reichsanstalt » pel 1876, a pa- gina 232. — Una pagina e mezza in 4°. -— Vienna. - L’Autore espone brevemente le cose dette più in esteso nella Memoria seguente. 72.-1876. — Annotazioni paleontologiche. — Sopra i resti di uno Squalodonte scoperti nell’arenaria miocena del Bellunese. — Nel vol. XX delle Memorie dell’Istituto Veneto. — Venti pagine in 4°, con due tavole. — Venezia. 73.-1876. — Ueber Squalodon Catulli Molin sp. aus der Myocdne Molasse von Libùno bei Belluno. — Nelle « Verhandlungeu der k. k. geol. Reichsanstalt » pel 1876, a pag. 293. — Si tratta d’un pezzo di mascella, che è nel Museo dell’I. R. Istituto Geologico (a Vienna), era già stato studiato dal Molin, e t_ determinato per Pachyodon Catulli, ed appartiene alla stessa specie, di cui si è occupato il De Zigno nella precedente Memoria. - Una pagina in 4°. — Vienna. 74.-1876. — Sui volumi di Bollettino e di Memorie pubblicati dal R. Comitato Geologico italiano. -— È un breve cenno intorno, specialmente, alle Memorie (volumi I e II, e I parte del III), con l'indicazione degli argomenti trattati nelle singole Die; morie. — Una pagina in 8°. — Venezia. 751877. -— Sur les siréniens fossiles de U'Itolie. - Nel vol VI della 3.2 serie del Bull. della Soc. Geol. di Francia (1877-78), a pag. 66. — Quattro pagine e mezza in 8°. — Paris. a 76.-1878. — Sopra.un nuovo Strenio fossile scoperto nelle colline di Brà in Piemonte.- Nel vol II della 3.* serie delle Memorie del'a Classe di scienze fisiche ecc. della R. Accademia dei Lincei. - Dodici pagine in 4°, con 6 tavole. - Roma. - Que- — sto nuovo Sirenio fu denominato dall’Autore Felsinotherium Gastaldi. 77.-1878. — Sulla distribuzione geologica e geografica delle Conifere fossili. —- Nella Rivista Periodica della Accademia di Padova pel 1877-78. - Dodici pagine in 8°, e tre quadri tipografici. — Padova, Randi. 78.-1878. — Annotazioni paleontologiche. — Aggiunte alla ittiologia dell’epoca eocena. — Nel vol. XX delle Memorie dell’ Istituto Veneto, ecc. - Pagine 12 in -°, con 3 tavole. — Contiene le ©. % figure e le descrizioni di tre specie nuove di pesci, denomi- sa nate Semiophorus gigas, Rhinobatus primoevus e Torpedo Eger- toni, che l’Autore stesso aveva annunciate vagamente, par- lando di quattro plagiostomi nuovi, nel volume degli Atti dell’ Istituto Veneto pel 1876-77. 79.-1879. — Annotazioni paleontologiche. — Sulla Lithiotis proble- matica di Gimbel. — Nel vol. XXI delle Memorie dell’Istituto Veneto ecc. — Otto pagine in 4°, con una tavola..- Venezia. $0.-1880. — Annotazioni paleontologiche. = Nuove osservazioni sul- ? Halitherium Veronense Zigno. - Nel vol. XXI delle Memorie del R. Istituto Veneto ecc. — Pagine 8 in 4°, con una ta- vola. — Venezia. — Questo Halitheriwm Veronense è uno dei quattro descritti nelle Memorie al numero 69; ne sono descritte e rappresentate alcune parti nuovamente trovate; e sono pure descritti alcuni particolari osservati nel cranio dopo che; i questo fu completamente isolato dalla roccia. = 81:-1880. — Sopra un cranio di Coccodrillo scoperto nel terreno si eoceno del Veronese. — Nel vol. V della serie 3.* delle Memo- rie della Classe di scienze fisiche ecc. della R. Accademia dei Lincei. — Otto pagine in 4°, e due tavole. - Roma. $2.-1881. — Annotazioni paleontologiche. — Nuove aggiunte alla x Fauna eocena del Veneto. —- Nel vol. XXI delle Memorie del- = l’Istituto Veneto ecc. - Sedici pagine in 4°, con una ta- ; vola. - Venezia. - Contiene la descrizione dei piccoli denti incisivi di Haltheriwm, di alcune vertebre d’ un serpente (Palaeophys Oweni), di frammenti di dente rostrale di Pristzs Bassani, di un rostro di Czelorhynchus rectus, di un Nautilo (N. Leonicensis), di un Hemicardium (A. De Gregorîi) e d'un crostaceo isopodo (Sphaeroma Catullo). 83.-1883. — Sui vertebrati fosslli dei terreni mesezoici delle Alpi Venete. — Memoria citata nella Rivista Periodica della Acca- demia di Padova pel 1882-83, ma pubblicata nel vol. IX dei « Nuovi saggi » della stessa Accademia. - Dodici pagine in 4°, - Padova, Randi. 84.-1883. — Comunicazione sopra ossa fossili d’ uccelli. - Nella Ri- vista Periodica della Accademia di Padova pel 1583-84. - Due pagine in 8°. — Padova. 85.-1884. — Due nuovi pesci della famiglia dei Balistini, scoperti nel terreno eoceno del Veronese. - Nel tomo VI della serie III delle Memorie della Soc. Italiana delle scienze (detta dei XL). — Otto pagine in 4°, con due tavole. — Descrizione e figure di due specie di Profobalistwm. — Napoli. 86.-1885. — Sopra gli ittioliti del Libano regalati all Istituto (Ve- neto) dal signor Levi. — Nel vol. III della 6.* serie degli Atti dell’ Istituto Veneto ecc. — Tre pagine in 8°. — Venezia. 87.-1885. — Sopra uno scheletro fossile di Myliobates esistente nel 87. Museo Gazola in Verona. - Nel vol. XXII delle Memorie del- l’Istituto Veneto. -— Dieci pagine in 4°, con una tavola. — Contiene, oltre la descrizione e la figura del MyZobates Ga- zolai Zigno, del Monte Bolca, anche quelle dei pungiglioni di due Miliobati (M. Clevonis Z. e M. leptacanthus Z.) del Chiavon. bis — 1885. — Sur une nouvelle espèce fossile de Myliobates. — Nel « Compte rendu de la troisiéme session du Congrès géo- logique international, » Berlin, 1885. - Due pagine in 8°, grande. — Breve cenno, col quale l'Autore ha accompagnato la Memoria precedente, nel presentarla al Congresso geolo- gico di Berlino. 88.-1887. — Biografia di Bartolomeo Gastaldi. — Nel vol VI della 3.* serie delle Memorie della Società Italiana delle scienze (detta dei XL). — Sette pagine in 4°. - Napoli. - Vi è ag- giunta la nota delle pubblicazioni del Gastaldi. Î 89.-4887. — Quelques observations sur les Sineniens fossiles. — Nel vol. XV della série 3.* del Bull. della Soc. Geol. di Francia (1886 87) a pag. 725. - Quattro pagine in 8°, con una ta-. vola. — Parigi. o _ 90.-1888. — Nuove aggiunte alla ittiofauna dell’epoca eocena. Na. vol. XXIII delle Memorie dell’ Istituto Veneto ece. — Pagine 20 ca in 4°, con una tavola. — Venezia. - Questa lavoro, annun- A ciato negli Atti dello stesso Istituto (1886-87), dà la deseri- zione e le figure di nove specie nuove, due delle quali ap-. partengono a generi nuovi. Sono le specie denominate Am- % phistium longipenne, Acanthurus Gaudryi, Crenilabrus Szaino- chae, Aulorhamphus Bolcensis, A. Capellini, Syngnathus Bolcen- sîisì Blochius macropterus, Tetrodon pygmaeus, IRA A Bassani. 91.-1888. -— Anfracoterio di Monteviale. — Nel vol. XXIII delle Me- morie dell’ Istituto Veneto ecc. — Cinque pagine in 4°, con una tavola. — Venezia. - Memoria annunciata, in sunto, nel. volume degli Atti dello stesso Istituto pel 1887-88. 92.-1888. — Cenni sulle condizioni geologiche ed idrografiche del Bacino acquifero di Due Ville in Provincia di Vicenza. — Sette © pagine in 8°, con due tavole. — Padova, Salmin. 8.-1889. — Il professore Giuseppe Meneghini. — Cenni necrologici. — Nel vol. VII della 3.* serie delle Memorie della Società Ita- liana delle scienze (detta dei XL). — Pagine 9 in 4°. — Na-. poli. - Con l’elenco delle pubblicazioni del Meneghini. i 94.-1889. — Chelonii scoperti nei terreni cenozoici delle Prealpi Venete. — Nel vol. XXIII delle Memorie dell’ Istituto NBag neto ecc. — Pagine 12 in 4°, con due tavole. 95.-1889. - Erklirung. — Poche linee in risposta al sig. Teller, relativamente ai denti dell’Antracoterio di Monteviale. — Nelle « Verhandlungen der k. k. geol. Reichsanstalt » pel 1889, a pag. 206. 96.-1890. — Sr Zes Chéloniens cénozoiques de la Véenétie. — Nel. vol XVII della 3.° serie del Bull. della Soc. Geol. di Francia (1889-90), a pag. 257. — Una pagina in 8°. — Parigi, 97.-1890. — Chelonii terziarti del Veneto. — Chelonio trovato nel ‘calcare nummulitico di Avesa presso Verona. — Nel vol. XXIII DA delle Memorie dell'Istituto Veneto. — Pagine 11 in 4°, con una tavola. - Venezia. - Memoria, di cui fu pubblicato un SIA estratto. di tre pagine in 8°, nel vol. I della '7.* serie degli Atti dell’Istituto Veneto ecc. (1889-90). — Venezia. 98.-1890. — Sur l'Antracotherium Monsvialense. — Nel vol. XVIII della 3.* serie del Bull. della Soc. Geol. di Francia (1889-90), a pag. 254. - Due pagine in 8°. — Parigi. 99.-1890. — Ofidiani trovati allo stato fossile, e descrizione di due Colubri scoperti nei terreni terziarj del Veneto. - Nel vol. VI (:389-90) degli Atti e Memorie della Accademia di Padova. — Sei pagine in 8°, con una tavola. 100.-1391. — Pesci fossili di Lumezzane in Val Trompia. — Nel vol. VII della 4.° serie delle Memorie della Classe di scienze fisiche ecc. della R. Accademia dei Lincei. — Nove pagine in 4°, con due tavole. - Roma. - Questa Memoria contiene la descrizione e le figure di cinque specie, denominate Zepidotus Triumplinorum, L. Ragazzonii, Pholidophorus Deeckei, Ph Kneri. Ph. Taramellii. SERRA QUAI La ll | Il TANT