A o AAA RARA var EÑ taa a MALE AMIA MIDA ¿A ATL AAA 4 TO anñA? ¿2 Ah» ALARMA: ELA ” ad di Ñ 1 sw Her A SIA he Mas Ae TON s La AA AB 0 a DMA AMAA nr Ap? - cert de A h. 5 ) nañ HALL AP As A Sai casada Pan Pr A ña » As A 2 YA | 7 Marzo DoS mas TOA > E A Es A tu» LA ¡rara le Ñ ya MA. aa nn daa a Aa , Mars as alo. Mr UL lt Mad ta AD 2218) | » A Me MANTA e DO ANS y loa, AAA . Ma p? ADS f Que Y, An e la >? 007 eo a a e AURA conan nl Wii IRANAARA a y Po TR » Mar : Mn Al Ana ÓN NN 22052 E An E de a/a”, 488 A | Ñ MA | E Ano - AS Ye AR IA ADA all Ln JN rt LL rr OS ha Dusan Ae A, ¡SR o M mM. 22) Mera A a” az no UN : ) E ¿Sa 2 - : na añ: i Pros Ma “ARNO : E z d: 0. VA mean RA . HA k APA Lun osas? mA A A as UL | AAA [ ca as EOA ; LAVA HEN apkA E HA ins, Dala a A PR Ms», A Proa HE a Hh A* An qe”, A Ma e 4 PAPA ma? Ara, al io y Pa, Ds lola Aña» e ode 1 PI PES Añ 2 IA e a Un ARA PLA AG qn SN RA 3 ña >S a 7 bd Y, A as e ARO IN . po AO radar 2 Aa Ma Ada H id NS E Ansñar; CA IAS A ANN lala 2194 HAU EN TU LO. qe ¿A - A ] pp! Anar | | e TEC a yw yAn hy Pi br 0 0 y Aptos O rr UGD aaa AA AAA SAA CACA h Pr] a ana. a A- MD ía ARAARAS” A] Y PRA 0 E EE Ulsa, Ly PO m 1 LA q e e Ea: Pu y ES e O E "y ¡5D in E 0 ESAS a BS SO E TE ue ..:. “AU “A MDI ] a 5 Eos laa a a Ha Y dia a 5 SE A SE Ah A Ma. | AS TE >] h : y sis IS a y a a: y ñ "E y A AO LL] a AA AA: Pia. mo Mad: 10! a od Ny a 2 VA AAR Y == iaa. A, TA A O a a DARA anna Ma) S 30 fi : he aa a? A AZ A - E E IP M0 a ll au An bj TO A 2 LANE A aja a 02 da, "IN RA a has a ¿ ña E ly Pa = AAA Y MA : na A A YA m a > ¡DS e Aa A nÑa AA IA AAA AN Adal, 3801 Mi AA ..% Ñ yA JN LN Wo “. l»-0 bl) 41M is 4 Al coa E ad Por pe A AE a, A Ñ dd A Y TY pa E il Es ol: aL A PTE ds A pan ¿pana? TITAN | TO cc TICA DAA AREA! Le ] PA Ñ ql Me THIRD TEA AA AA Ss CASAR yb AORTA 20% cd iO AN pen Y MS '4 A A ES A, a nO AN wr a IN mc, pus PARARON, apo re” Ca Mara 180088 AAMA capas gio Arras E Ay A HH AA Aa DIRA Ria: SA An pan Ax f PH > op y Ñ 214) JN Mo 2 Jon Aaa cabo: AS A Y 008)) rra Ss Ya 28 IES 4d Aa yr mí payo” ET, O AA AR AA ARINARAA AAA wn! N mi ma MAS" 0 a nan o A a > Ez : A a Minas - A A Pe e 3 Da Pr A e ESA Me! ANALES SOCIEDAD CIENTÍFICA AGE Tona MusE— UI A Se Ai O NS (or Va > E q de id Es Sa da ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA DIRECTOR : DOCTOR HORACIO DAMIANOVICH 27767 € TOMO LXXXV E MATIOHA! Primer semestre de 1918 BUENOS AIRES IMPRENTA Y CASA EDITORA « 684 — CALLE PERÚ — 684 1918 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA ' DIRECTOR: Docror HORACIO DAMIANOVICH ENERO-FEBRERO 1918. — ENTREGAS PI. TOMO LXXXV x Si orTK5 , ? PO ÍNDICE A A RS Guipo BoNARELLI, Alcuni problemi d'antropologia sistematica ..,.... ATT GNSL 2 ÁNGEL Pérez, Comparación de los métodos matemáticos de los A eteldtes w. Sorkau y A. Pérez para el establecimiento de las fórmulas con que se expre- san las TeaCciones QUÍMICAS... mor 33 Fénix F. Outes, Nuevo jalón septentrional en la dispersión de representacio- nes plásticas de la cuenca paranaense y su valor indicador...... E IS 53 SANTIAGO E. BAaraBINO, Notas bibliográficas. Memoria presentada al Congreso - Americano de Bibliografía e Historia (1816, 9 de julio, 1916)......-.. NS 67 Eric Boman, Una momia de Salinas Grandes... oocooococrerorr rre 91 MOVIMIENTO CIENTÍFICO BUENOS AIRES IMPRENTA Y CASA EDITORA «CONI» 684, PERÚ, 684 1918 JUNTA DIRECTIVA VANA O O Vicepresidente 10... Vicepresidente 200... Secretario de GaCtaS..... 0... .. Secretario de correspondencia. . ESOO REÍ INS OLOSO RCN AN Ie NN BIOUOLE COLO oi EAS MOCOS ES EN UE Sa SAS E Coremtena ta da a Aa NS (1917-1918) Doctor Carlos María Morales Ingeniero Eduardo Huergo Ingeniero Alberto D. Otamendi Ingeniero Enrique Butty Ingeniero Pedro A. Rossell Soler. Doctor Eduardo Carette Doctor Juan B. Demichelis Ingeniero Miguel B. Lorenzetti Coronel ingeniero Arturo M. Lugones Doctor Atilio A. Bado Ingeniero Juan José Carabelli Ingeniero Ferruccio A. Soldano Ingeniero Rómulo Bianchedi Doctor Tomás J. Rumi Señor José M. Orús Ingeniero Antonio Rebuelto Señor Juan Botto > ADVERTENCIA. — Los colaboradores de los Anales (personalmente responsables de la tesis que sus- tentan en sus eseritos) que deseen tirada aparte de 50 ejemplares de sus artículos deben solicitarlo por escrito. Por mayor número de ejemplares deberán entenderse con la Casa editora « CoNI ». Tienen, además, derecho a la corrección de dos pruebas. Los manuscritos, correspondencia, etc., se enviarán a la Dirección, Cevallos, 269. — LA DIRECCIÓN. PUNTOS Y PRECIOS DE LA SUBSCRIPCIÓN ADELANTADA Local de la Sociedad, Cevallos 269 (abierto de 3 a 7yde 8 a 11 p. m.), y principales librerías $ m/n $ m/n PO Me A , 1.00 Número atrasado... ........... 2.00 DOTA a 12.00 Número atrasado para los socios... 1.00 ALGUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGÍA SISTEMATICA PER GUIDO BONARELLI Nel 1909 ho dato a conoscere i resultati dalcune ricerche sulla «mandibola di Mauer» (1) e sul finire dello stesso anno fu pubblicato il testo d'una mia conferenza popolare «sulle razze umane e le loro probabili affinita» (2). Tanto nel”uno che nelPaltro lavoro si contengono idee personali e nuove interpretazioni antropotassiche che il prof. E. Morselli riassu- me e discute nel suo grosso volume (3) confutandone una parte. 11 pre- sente seritto ha, fra gli altri, lo scopo di dimostrare che su diversi ar- gomenti non sono stato compreso (e si deve forse a mia colpa per la insufficienza, nella forma e nella estenzione, con cui trattai la mate- ria), fino al punto che mi vengono attribuite opinioni contrarie a quel- le che avevo in animo di sostenere. Altri studiosi, probabilmente, saranno incorsi nel medesimo equi- voco e dubito che, se lasciassi correre, il mio silenzio conferirebbe sempre maggiore consistenza alla accusa che mi facesse responsabile di errori che in realtá non ho commesso. D'altra parte, una ulteriore preparazione sopra argomenti che ave- vo appena potuto sbozzare in detti lavori sulla stregua degli elementi di studio, piú o meno searsi, di cui potevasi allora disporre (e che solo in questi ultimi anni ricevettero incremento notevole a seguito (1) Rivista ital. dí Paleont., fasc. 1. Perugia, 1909. (2) Boll. Soc. geogr. ital., 1909, fase. VIII e IX. Roma. (3) Lezioni su l'uomo secondo la teor. dell"evol. Torino, Unione, 1887-1911. 6 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA di recenti scoperte), mi pose ben presto in condizione di potere e dovere modificare e correggere alcune conclusioni nei medesimi contenute, il che, precisamente, e principale obbiettivo della presente pubblica- zione. La redazione di queste pagine ha sofferto larghi periodi di sosta, sia per le difficoltáa che dovetti superare onde ottenere alcuni libri in- dispensabili, sia perche, a piú riprese, ne vemni distolto da ragioni pro- fessionali. Pur nonostante, 1l ritardo con cui son date alle stampe ne toglie loro opportunita, ne le fa venir meno ai propositi cui s'ispirano; al contrario, alcune pubblicazioni recenti che trattano su per giú la stessa materia, quantunque sieno state sul punto di toglier loro qual- che merito di novita, WV'altra parte mi furono utilissime perche con- tengono dimostrazioni e dati di fatto a sostegno o a conferma d'al- cune vedute che bene o male avevo aftacciate nei menzionati lavorl. Nulla di meglio, a mio parere, che due o piú cultori d'una medesi- ma disciplina giungano, all'insaputa Puno dellaltro, a conclusioni analoghe nel tentare la soluzione un problema scientifico. E questo, precisamente, il caso che si ripete ora essendoche gli autori delle pubblicazioni alle-quali alludo non conobbero i miei lavori o non si dettero pensiero di consultarli, cosicche i risultati delle loro ricerche, che invochero ora in difesa d'alcune mie tesi, son frutto di apprezza- menti del tutto scevri dalla influenza di suggestioni reciproche. FILOGENESI DEI PRIMATI ANTROPOIDI Ecco qui riprodotto (vedi pag. seg.) il mio primitivo schema filoge- netico dei primati antropoidi (1909) (1). (1) Nel tempo in cui fu pubblicato, oltre al generi che vi sono compresi, gia se ne conoscevano altri quattro, i-quali peraltro non potevano figurare in detto schema essendoche, d'accordo con la maggioranza degli studiosi, li considerai sinonimi del gen. Dryopithecus Lartet. Do qui la lista dei quattro generi : Gryphopithecus Abel. Paedopithex Pohlig. Anthropodus Schloss. Neopithecus Abel. (= Anthropodus Sechloss.). ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA Schema filogenetico dei primati antropoidi (Bonar., 1909) Attuale Quaternario antico Pleistocene inferiore Pliocene superiore Pliocene. infer.-medio Miocene Gorilla 2 MU LISO Troglodytes Homo nean- 1 derthalensis Palaeanthr. heidelbergen. í Dryopithecus [RS y lod Hominidae Palaeopithecus HL =— Pliopithecus == Bl iS Hylobatidae Orango Pithecanthr. erectus Pliohylobates Gia fin dal maggio dello stesso anno detto schema venne riprodotto nel Globus da Alsberg (1); un po” pia tardi (fide Morselli) ne fu fatta menzione nel Monitore zoologico (1909) e finalmente, nel marzo del (1) Neu aufyefund. Ffoss. Mensch.-Rest., ecc., Globus, Bd. XCV, 1909, p. 266. 8 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 1910, venne distribuita agli abbonati la 59* dispensa della grande opera del Morselli ove lA. cosi si esprime in proposito (1): Certamente, e questo uno schema conciliativo, analogo al IV” giá da me riportato (2) e in parte gia formulato dal Wilser (3), ma in qualche punto discutibile ; specialmente dubbia mi sembra l'importanza filogenetica attri- buita all antropoide fossile di Siwalik, ché ci é ancora troppo poco cono- sciuto nella sua morfologia. L'attacco del Pitecantropo alla nostra linea filetica non sará accolto da coloro che gli scorgono caratteri ilobatidei; la divergenza dell” Homo neanderthalensis sará invece negata da quegli an- tropologi che non ammettono una soverchia sua dissomiglianza da razze umane viventi; da ultimo, la posizione collaterale dell'essere di Mauer la- scia insoluti i problemi inerenti alla combinazione straordinaria dei suoi ca- ratterl. Gliappunti benevoli del prof. Morselli mi suggerirono la opportunitá di modificare lo schema in questione nel modo che ora presento (vedi pag. seg.) e che forse chiarisce meglio il mio pensiero in proposito. Le modificazioni introdotte non mutano, in sostanza, il contenuto di detto schema. Esse tendono piuttosto a chiarire l'autonomia relativa del Pithecanthropus di Giava rispetto alla linea filetica degli Homi- nidae. Taluno forse osservera che ho collocato il nome del Pithecanthropus erectus Dub. lungo la linea divisoria fra Pliocene e Pleistocene. Waf- fretto pertanto a dichiarare ch'io non volli con cio manifestare la mia adesione a uno stato permanente di incertezza sulla etá della forma- zione inferiore di Trinil, alimentato or non ha guari dalle disquisizio- (1) Lezioni, p. 1118. (2) ... a pag. 1115, ossia tre pagine prima di quella che contiene il periodo che brascriviamo. ¡omo sapiens | LA Homo primigenius | IR thecantaropus erectus (3) Ecco qui riprodotto il IV” schema in parola. Non ci e stato possibile verifi- care altrimenti a chi si debba la paternita dell'altra parte di detto schema. Il Mor- selli non ce lo fa sapere, ma per il modo con cui si esprime e da supporre cb'io non c*entri per nulla. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 9 Nuovo schema filogenetico dei Primati antropoidi (Bonar., 1917) Troglodytidae A 0 Pithecan- z Attuale =——— o > —— Hominidae pp z Hylobatidae Pongidae Gorilla Troglodytes thropidae] (Pan) Quaternario Protanthr. antico neanderth. Pleistocene pea Palaeanthr. : do ER 8 2.0 : inferiore heidelberg. : A | Pithecanthr. | erectus Pliocene [eco Pongo superiore pe (Pliohylobates) Pliocene Palaeopith. infer.-medio (Veopithec.) Sivapithecus , Palaeosimia Miocene Pliopithecus Jrs Dryopithecus [rr Propliopithecus Oligocene 10 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA ni astruse, superscientifiche, e non meno contraddittorie, dei Volz (1), dei Schuster (2), degli Elbert (3), dei Blanckenhorn (4), ete., che anzi avendo avuto occasione di visitare detta localitá (1906) e di esami- narne la struttura geologica in confronto coi terreni probabilmente coevi di Giava e di Borneo, mi sono formato la convinzione che lo strato con Pithecanthropus non rappresenta cola il sedimento basale della «Serie (quaternaria) di Kendeng», bens1 i residui duna formazione piú antica (Pliocene superiorissimo). Rimane soltanto impregiudicata la questione se il gen. Pithecanthropus, specialmente nella Indonesia, abbia o no continuato a vivere anche durante il Pleistocene. A, B, €, rappresentano in questo, come nellaltro schema, la serie di mutazioni principali o tipi transitorii attraverso 1 quali e passato il sruppo Hominidae durante i periodi suprapliocenico e pleistoceni- co per giungere, dalla condizione o stadio pitecoide, alle condizioni attuali. E qui abbiamo appunto la differenza piú notevole fra lo sche- ma odierno ed il precedente, collocando ora la mut. 4 (— Stadio di Pithecanthropus) inferiormente ossia anteriormente al Pithec. erectus. E con cio voglio dire che di forme riferibili al gen. Pithecanthropus, 0 appartenenti a due sottogeneri collaterali, ne debbono essere esistite per lo meno due: Pithecanthr. erectus Dub. e | Pithecanthr. A (alalus di Jlaeckel)], ambedue derivate con ogni probabilitá da un comune tipo ancestrale, ma condotte a diverso destino, poiche la prima si allontano dal suo luogo origine (5) per andarsi ad accantonare nell Indonesia, ove raggiunse il grado di specializzazione che distingue gli avanzi di Trinile dove si estinse senza ulteriore progenitura, mentre dall'altra, meno specializzata e pid «umanoide», faccio derivare tutto il restante «genere umano». Ecco perche, secondo i criteri piú razionali della (1) Das geolog. Alt. der Pithec. Schicht. bei Trinil. Neu. Jahwb. f. Min. ecc. Fest- band, 1907, p. 256 e seg. (2) Vedi nota 4. (3) Ueb. das Alt. der Kendeng-Schicht. mit Pithec. erectus. Neu. Jalwb. f. Min., etc., XXV. B. B., 1908, p. 648 e seg. (4) SELENKA, L., u. BLANCKENHORN, M., Die Pithec. Schicht. auf Java. Geol. u. pal. Ergebn. d. Trinil Expedit. (1907-1908). Leipzig, 1911. Collaboratori: E. Car- THAUS (Geologia), N. MARTIN (Bivalvi d'acqua dolce), H. SrreMME (Mammiferi), SCHUSTER (Flora fossile) ece., veggasi inoltre : STREMME: D. Súugetierfauna d. Pithec. Sch.; Centralbl. f. Min., ecc., 1911, p. 54-60, 83-90. (5) «We may, therefore, anticipate the discovery, at any time, in India, of a race si- milar to Pithecanthropus». OSBORN, Men of t. old Stone Age, 2% edit. New York, MA JO UT ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA aL tassinomia paleontologica, la prima deve considerarsi come una vera «specie» .e la [seconda] come una semplice «forma» (1). lo prevedo naturalmente che le idee le quali assumono grafica espressione in questo mio schema non troveranno il generale favore degli studiosi e che a molti, nonche discutibili, sembreranno addirit- tura inaccettabili. Si tratta, in fondo in fondo, di ipotesi, di opinioni, di intuizioni, a valorizzare le quali ben poco sussidio concedono le de- duzioni che si possono ricavare dallo studio degli scarsi materiali paleontologici finora scoperti. Non ne faccio adunque una «questione di fede» e tanto meno sarei disposto a polemizzare in loro difesa, che anzi, se nuove scoperte si effettueranno saro sempre pronto ad unifor- mare le mie idee alle resultanze dei nuovi dati. Sono peraltro assai confortato dal pensiero che lo stesso prof. Morselli trovi «conciliati- vo» il mio schema, essendo ¡o uno di quelli i quali ritengono che nel eglusto mezzo sia la virtu effettiva d'”ogni cosa. Per chiarire adunque, non per discutere, ne tampoco difendere, al- cuni punti dello schema che non vorrei condannati ad una equivoca interpretazione, espongo le seguenti considerazioni : 1? Relativamente al Palaeopithecus. — 11 fossile di Siwalik mi e noto principalmente per la descrizione e la illustrazione fatta da Lydek- ker (2) e per quanto ne serissero, in seguito, 1l Dubois (5), lo stesso Morselli (4) ed altri ancora. lo non vedo perchée a questo fossile si do- vrebbe attribuire minore importanza di quella riconosciuta ad altri avanzi molto piú incompleti (denti isolati, frammenti mandibolarj, ecc. ecc.). Si bratta, come d noto, di un mascellare destro e Vuna par- te del sinistro coi quali e stato possibile ricostruire nelle sue genuine proporzioni l'intera volta palatina e la serie dentaria superiore quasi completa. Lo stesso Lydekker, dopo avere mostrato (5) le notevoli dif- ferenze che distinguono questo fossile dalla maggior parte degli An- tropoidi viventi rimane colpito da certe somislianze che lo avvicina- no allo Scimpanse, tanto da considerarlo come una forma di ZTroglo- dytes (e la ricostruzione iconografica che ne dá rivela con evidenza che e stata guidata dalla influenza suggestiva di tali somiglianze); ma (1) BONARELLI, G., Alcune questioni di nomenclatura paleontologica. Boll. Soc. geol. ital., XX, 1. Roma, 1901, p. 35. (2) Síwalik Mammalia, p. 2, fig. 1, pl. 1, 1886. (3) Neu. Jahrb. f. Min., ecc. Stuttgart, 1897, I, p. 85. (4) Lezioni, p. 318, 858, 907, 1026. (5) Op. cit., p. 2-8. 12 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA conclude in fin dei conti col riconoscere che dove il fossile di Siwalik differisce dalle viventi specie di Antropoidi affricani, esso presenta decise affinitá col tipo umano di dentizione, senza peraltro dimentica- re Che lo sviluppo dei molari avvicina detto fossile agli Hobatidi. Che se poi vogliamo accettare come pia verosimile la ricostruzione del fossile fatta dal Dubois (1), le affinita cogli Hobatidi risulterebbero anche maggiori e non solamente limitate alla dentizione, ma estensi- bili alle dimenzioni proporzionali della intera arcata dentaria. Dun- que: affinitáa (del Palaeopithecus| da una parte con lo Scimpanse, dal- Paltra cogli Hobatidi e finalmente con PUomo! lo trovo che tutto ció collima perfettamente con quello che in ge- nere gli ortodossi della questione vengono sostenendo da un quaran- tennio a questa parte allorche, trattando delle differenze e delle ana- logie (embriologiche, somatologiche, anatomiche, ecc.) fra gli Ominidi e eli Antropoidi, trovano quelle piú frequenti rispetto al Gorilla ed al Orango e queste piu notevoli rispetto allo Scimpanse da un lato ed agli Hobatidi dalValtro. Cosi che Hominidae e Palaeopithecus (livi- dono in comune la proprietá di trovarsi in posizione direi quasi inter- media fra gli Antropoidi affricani e gli attuali asiatici. Queste ed altre considerazioni debbono avere ispirato al Dubois (2) prima di me la convinzione divisa da altri che Palaeopithecus debba venire collocato nella linea filetica degli Ominidi, se non come specte 0 Forma [siwalensis (Lyd.)), per lo meno come genere. A queste idee ho ecreduto anch'io di potermi sottoscrivere e persisto nelle medesime, nonostante che in varie pubblicazioni recenti (Osborn, Pilgrim, ecc.) siansi manifestate, o sottintese, opinioni discordanti come in seguito vedremo. Con tutto cio, si badi bene, io non ho mai pensato di colloca- re il Palaeopithecus nella famiglia umana; prova ne sia che per me neppure il Pitecantropo ed il Paleantropo sono veri Ominidi; ma, se il mio primitivo schema non chiarisse a sufficienza tali vedute in proposito, eeco rimediato allinconveniente nel nuovo il quale, cosi spero, non si prestera ad equivoche interpretazioni. Secondo questo schema Sivapithecus (del quale si dirá in seguito) e Palaeopithecus for- (ANO: Célio) USOS “lento JOE ¿me do (2) Pithecanthr. erectus, ecc. Batavia, 1894. Lo schema filogenetico pubblicato dal Dubois in questo suo lavoro e stato riprodotto nel Neu. Jahrb. f. Min., ecc. Stuttgart, 1897, L, p. 363. Lo stesso Dubois lo riprodusse poco dopo in altro suo lavoro (Anat. Anzeig., XII. Bd., n. 1,1896). Altre due riproduzioni figurano nelle Lezioni del Morselli (1898, p. 857) e nell* Europa del SeErGI (1908, p. 78). ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA ES mano un ramo indipendente dei primitivi Hylobatidae. Gli altri gene- ri fossili (Propliopithecus, Dryopithecus, Palaeosimia), pur presentan- do ab initio, per orientazioni diverse, i caratteri differenziali che poi s'accentuano nelle specie attuali derivate, formano un gruppo abbastanza omogeneo con suficiente numero di caratteri comuni che autorizzano la loro riunione in una sola famiglia o sottofamiglia (Pro- thylobatidae) (1) originaria della antica provincia indiana (margine residuale della antica Lemuria) e della quale i discendenti pia diretti e meno differenziati sarebbero appunto i Gibboni asiatici. 2? In merito al Pitecantropo di Giava. — Per questo fossile e per la forma congenere, ipotetica progenitrice degli Hominidae, ho dichia- rato la opportunita di stabilire una sottofamiglia a parte (2) nel grup- po degli Hylobatidae e non di una famiglia ase, come aveva proposto 11 Dubois (1894). Con cio venivo a riconoscere in questo fossile decisi «caratteri ilobatidei». Proposi al tempo stesso di comprendere nella medesima sottofamiglia anche il genere da me istituito per la mandi- bola di Mauer (3). Un po? piú tardi (4) volli chiarire la condizione in- termediaria del gen. Palaeanthropus fra gli Hominidae ed i Pithecan- thropidae (s. s.). Recentemente (5) ho collocato la sottofamiglia Pi- thecanthropidae in situazione subordinata rispetto ai veri Hominidae. E cosi a poco a poco vengo dando una forma sempre pit conereta alle mie vedute in proposito e preparando il terreno per una innovazione, nella terminología sistematica, la cui convenienza sottopongo fin da ora al giudizio illuminato degli specialisti in materia: io credo, in altri termini, che al gruppo Pithecanthropidae nonche di subfamilia si convengono le attribuzioni essenziali di mesofamilia, con che si dichia- ra, precisamente, la sua posizione intermediaria fra gli Hylobatidae (o meglio Prothylobatidae) e gli Hominidae. 3” Rispetto alla mandibola di Mauer; — mi basta per ora d'aver con- tribuito, per quanto modestamente, a porre in luce tutta Pimportanza che secondo il mio parere essa merita da parte degli studiosi. Ho sta- bilito per questo fossile un nuovo nome generico al quale vedo fatta (1) Un genere ipotetico Prothylobates forma parte dello schema filogenetico del Dubois (op. cit.). (2) Pithecanthropidae DUB. emend. BONAR. (3) Palaeanthr., n. gen. n. sp., p. 5, 1909. (4) Le razze um., etc., p. 43, 1909. (5) La mandib. humana de Bañolas. Physis. t. II, p. 400, 1916. Buenos Ai- res. 14 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA abbastanza benevola accoglienza (1). Recentemente (2), mi fu dato riconoscerle un intimo consanguineo di procedenza iberica. Non cre- detti di poter inserire la specie 7 di Mauer direttamente nella linea filetica degli Ominidi, ed ho fatto per lei lo stesso ragionamento che avevo fatto per il Pitecantropo, ammettendo cioé che di forme palean- tropine debbono esserne esistite per lo meno due: una delle quali, venuta in Europa, fini per acquistarvii caratteri distintivi del fossile di Mauer, peculiari d'un tipo assai specializzato, robusto, grossolano, con cranio largo e fortemente appiattito, dentatura antropina e man- dibolare pitecoide ed ammettendo pure che questa specie si sia estin- ta perche sprovvista dei mezzi di lotta atti a sopportare le mutate condizioni dellambiente rese a lui sfavorevoli dal lento sopravvenire del [192 0] 2* periodo glaciale, mentre dallaltra [forma], sviluppata- si e vissuta in ambiente propizio, facciamo derivare tutto il resto de- eli Ominidi. 4% A proposito dell Homo neanderthalensis, — avendolo io collocato lateralmente, in un ramo a se, distinto dalla linea filetica principale degli altri Ominidi, il prof. Morselli osserva che tale divergenza del- VHomo neanderthal. «sará negata da quegli antropologi che non am- mettono una soverchia sua dissomiglianza da razze umane viventi». Ma di questo noi non faremo le Mmeraviglie, anzi, dobbiamo addirit- tura aspettarcelo! La maggior parte di coloro i quali hanno sempre sostenuto Punita specifica di tutto il genere umano non vorrá certo convertirsi cosi un tratto. Andate a dire a taluno come a seguito delle recenti scoperte anche Villustre Virchow avrebbe finito un giorno o Paltro con l'ammettere che la calotta di Neander, e ben altro che un caso individuale di defi- cienza o anomalia teratologica. Provatevi a dimostrare a tal altro che le somiglianze segnalate da Huxley, sessant'anni or sono, fra il eranio di Neander e aleuni erani australiani sono assai ben poca cosa di fron- te alle differenze che li distinguono!... Non sarebbe tempo sprecato? Si consideri quel che é suecesso a proposito della scoperta della Chapelle aux Saints. Gli abati che fecero la scoperta (3) dissero che lo scheletro era se- (1) Sumrrn, G. ELLIOT, Men of the Old Stone Age. The Amer. Mus. Jouwrn., XVL, n. 5, May 1916, p. 320. (2) La mandib. hum. de Bañolas, op. cit., 1916. (3) BOUYSSONNIE et BARDON, Anthropologie, 1909, fasc. I. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 15 polto intenzionalmente in uno strato mousteriano tipico. Fin qui nulla di straordinario; in fin dei conti, il fatto di esistere, per lo meno appa- rentemente, una certa equivalenza cronologica e una relazione imme- diata fra i Neanderthaloidi e Vindustria mousteriana, era gia stato ammesso, quasi senza discutere, fin dal 1586, a seguito della scoperta di Spy (1) e si ritiene dai piu che lo abbiano confermato le seoperte assai posteriori di La Ferrassie (2) e La Quina (53). Se un qualche cosa mi sembra strano in tutto cio, e che nessuno abbia rilevato tutto il peso delle conseguenze che, a guisa di corollario, trarrebbero con se tali premesse. P'industria mousteriana e, fra le paleolitiche, quella che presenta la maggior diffusione superficiale nellambiente ecume- nico; e trattandosi d'una industria primitiva, uniforme e persistente che rispecchia con evidenza la mentalita elementare e conservatrice dun tipo sobolico omogeneo, sarebbe logico dedurne la conseguenza che un giorno o Paltro si dovrebbero trovare avanzi scheletrici di neanderthaloidi fino nell Affrica del Sud e nel estremo oriente asiati- co, ossia fin dove arriva la dispersione dell'industria che si vuol loro attribuire (4). Comunque sia, e ritornando a noi, e bastata la afferma- zione dei menzionati abati perche la scoperta deila Ch.-a.-S. rice- vesse i commenti che meglio servivano alle tesi piú disparate. Chi non voleva che il tipo di Neanderthal sia molto antico non po- teva domandare di meglio che riferirsi alla interpretazione data dagli seopritori in merito alla giacitura del fossile. Altri invece, non con- vinti del tutto, o poco disposti ad ammettere che esistano differenze (1) FRAIPONT et LOHEST, La race hum. de Neanderth. ou de Canstadt en Belgique. Bull. Acad. Roy. de Belgique, 39e sér., t. XII, 1886. (2) CAPITAN, eb PEYRONY, Deux squelettes hum., ecc., Rev. de V Ec. d* Anthropol. de Paris, 1909. (3) MARTIN H., Présentation d'un cráne, ecc. Bull. de la Soc. préhist. franc, LON, (4) Le piu recenti scoperte non sembrano confermare simili previsioni. Lo scheletro di Oldoway (West Affrica) e il cranio di Boskop (South Africa) non sono di tipo neanderthaloide (Antropologie, XXVI, 4-5, p. 491, 492, 1915). R. Broom (The Amer. Mus. Journ., XVI, 2, Febr. 1917; New York, p. 141) considera il era- nio di Boskop (Homo capensis) «as a intermediate between Eoanthropus and the early african type». lo, per mio conto, come vedo nel tipo neander. caratteri evidenti di vera e propria specializzazione, non faro le meraviglie se le future ricerche, oltre a confermare la nessuna influenza immediata che questo tipo possa avere avuto nella formazione della umanita attuale, comproveranno per il medesimo una di- spersione geografica limitata che sottintende un vero e proprio isolamento. 16 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA specifiche fra il gruppo neanderthaloide e la specie umana vivente, seguitarono a vedere in certi crani siculi, o sardi e d*altre razze attua- li, evidenti segni di «neanderthaloidismo» (1). Aleuni invece fra co- loro che attribuiscono ai neanderthaloidi una etá piú antica del Mou- steriano, affacciarono i loro dubbi sulla pertinenza degli avanzi sche- letrici della Ch.-a.-S. alla specie primigenia? Chi poi sosteneva la identita specifica degli stessi neanderthaloidi con il Palaeanthropus heidelbergensis ha trovato che, applicando la mandibola di Mauer al ceranio della Ch.-a.-S., 1 condili articolari della prima combaciano perfettamente colle cavitá glenoidee del secondo. E finalmente, non dobbiamo dimenticare la opinione del Rutot (2), il quale vede nel Protanthropus neanderthal., un gruppo in via d'estinzione durante il Paleolitico superiore (3), convivendo in una specie di sottomissione con altro tipo umano che sarebbe il vero autore della industria mouste- riana. Pur lasciando al Rutot la responsabilita, per cosi dire, di opinioni tanto precise, ho creduto opportuno di metterle in vista per contrap- porle alla tendenza, ancor pia pericolosa, altri studiosi i quali han- no finito col vedere altrettanti neanderthaloidi in tutti gli avanzi scheletrici scoperti finora nello strato mousteriano, compreso, natural- (1) MorsELLI, Lezioni, pp. 1131-1135. (2) Revis. stratigraph. des ossem. hum. quatern. de UY Europe. Les ossem. paris. de Grenelle, ecc. Bull. Soc. belge de Géol., 1910, 24, 123-187. (3) There is no real break between the old and the new Stone Ages. The real break is between the Lower and the Upper Palaeolithic Ages... The profond break in human history is not represented by the transition from the Palaeolithic to the Neolithic but by that between the Lower and the Upper Palaeolithic. (G. ELLIOT SMITH, 0p. Cit. The Amer. Mus, Journ., XVI, 5, 1916, p. 324, 325). Quel certo spirito «conciliativo » che giá mi si conosce lo invochero per contrapporre alle tendenze estremiste che tali affermazioni, per quanto giustissime, potrebbero motivare, la seguente clas- sificazione dell? «Epoca della pietra ». 3. Neolitico. c) Magdaleniano ; 2. Mesolitico y b) Solutreano ; a) Aurignaciano. 1. Paleolitico. The azilian people represent the vanguard of the New Stone Age. (G. E. SMITH, 0p. Cit., p. 324). Questa esatta concezione della industria azilio-tardenoisiana ci induce ad escluderla dalla vera serie «mesolitica» e considerarla come «infra- neolitica». ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 17 mente, lo scheletro di Le Moustier (mousteriensis Hauseri Klaatseh). To trovo, per mio conto, che quest'ultima identificazione e per lo meno discutibile e faccio mie per il momento alcune delle considera- zioni che indussero il Sergi, fra i primi, a negare recisamente tale pretesa identita (1), riserbandomi di tornare sulllargomento in altra occasione. Sarebbe mio desiderio tenere a disposizione i materiali in- dispensabili per tentare uno studio comparativo fra il cranio di Le Moustier, quello di Piltdown e aleuni crani di Subnegroidi, il quale studio, per quanto a me consta, nessuno finora ha pensato di fare. Sopratutto, sarei curioso di sapere a quali conclusioni si potrebbe arrivare dopo il confronto dei due crani fossili. (N. B. Parlo dei crani e non delle mandibole'). Se i risultati delle ricerche venissero a con- fermare la pertinenza gia intravveduta da Sehwalbe (2) delluomo di Piltdown alla specie umana vivente (5), sarebbe meno difficile otte- nere, da chi la pensi altrimenti, che per lo meno venga presa in con- siderazione la possibilita di raggiungere una analoga conclusione re- lativamente allo scheletro di Le Moustier. E allora, come i reperti di Piltdown e Le Moustier sarebbero, a quanto s'afferma, deta piú anti- ca che la maggior parte di quelli attribuiti alla specie di Neander- thal (4), giá si avrebbe con ció una prova palmare che quest'ulti- ma «specie» non prese parte alla filogenesi immediata del primi- tivo Homo sapiens. D'altro canto, le due forme di Piltdown e Le (1) Intorno a due recenti scoperte dellluomo preistor. Atti. Soc. rom. Antr., XIV, III. Roma, 1908. (2) Kritische Besprech., v. BOULE'"s Werk : L*homme foss. de la Ch.-a.-S., ecc. Zeitschr. Morph. u. Antrop. Bd. XVI. Heft 3, p. 603, 1914. (3) In ogni caso, la denominazione generica Hoanthropus non puo venire con- servata per la legge di prioritaá. Quantunque con differenti ortografie ed in fun- zione d'assai diverso significato, giá era stata usata da me (1909, Le razze um., p. 49-50) e poco dopo dal Sergi (1909, E*apologia del mio poligenismo. Att. Soc. Antr., XV, II. Roma). (4) Gli oggetti paleolitici rinvenuti a Piltdown dovrebbero, a mio parere, for- mare oggetto d'un pia attento e spassionato esame. Quelli figurati da Woodward (Qu. Jouwrn. Geol. Soc. London, LXIX, 1913, pl. XVI) sono scheggie ritoccate da un solo lato. La usura sofferta da quegli oggetti nelle loro parti pin sporgenti per opera d'altri ciottoli della alluvione di cui formano parte le conferiscono in parte un'ap- parenza ingannevole di arcaicita. In altre circostanze non si sono aftacciate diffi- coltá nellattribuire una simile industria, per quanto rozza e d'aspetto primiti- vo, al periodo Mousteriano, rappresentando «facies locales que hacen dificultosa la clasificación exacta en el Mousteriano ». (OBERMAIER, El hombre fósil, 1916, Pp: 93). AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV (84) 18 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Moustier verrebbero a far parte del mio gruppo prinantropico (1) e sarebbero, precisamente, le piú antiche finora conosciute di questo eruppo. Mentre il cranio del Protanthropus neanderthalensis devesi aserivere per la sua forma al tipo platybyrsoides cuneatus (e questa di tutte le forme craniche umane la piú affine alla platybyrsoides cuneato- asciformis [Frassetto] lominante negli altri Primati), al contrario, in - quelli di Piltdown e Le Moustier, como pure grosso modo in quelli dei «subnegroidi», la primitiva condizione birsoide e (come conseguenza forse un nuovo assetto e relativo aumento della massa cerebrale, e non per mutazione) obliterata per il sopravvento di nuovi caratterl che le conferiscono un aspetto pia ovoide nella sua norma verticale, piú rotondo nella sua norma laterale posteriore e sopratutto ortocefa- lo per il suo indice d'altezza; in altri termini un ortobyrsoides rotun- dus. Frequente e la condizione sphyroides (Sergi) tanto neluno che nelValtro gruppo. E Fra le recenti ricostruzioni filogenetiche del gruppo antropoideo, fermeremo la nostra attenzione su quelle di Pilgrim (2) e di Osborn (3) per essere, fra le pia importanti, quelle che sintetizzano le piú di- sparate opinioni e le pia opposte tendenze. Quella del Pilgrim ebbe per motivo lo studio intrapreso da questo autore, di tutta una serie di avanzi fossili antropoidei raccolti in ter- reni supraterziari dell'India. Questo prezioso materiale venne distri- buito dal Pilerim fra le «specie» seguentil : Simia cfr. satyrus (L.). Zona superiore di Siwa- ¡ Pli locene sup. lik. y Palaeopithecus sivalensis (Lyd.). Zona di Dhok Pa- , Proa than. y Dryopithecus giganteus Pilgr. Zona di Nagri. Mio-pliocene.. Dryopithecus punyabicus Pilgr. Ñ Sivapithecus indicus Pilgr. - Sarmaziano. Zona di Chinji. | ) / Palaeosimia rugosidens Pilgr. Dryopithecus chinjensis Pilgr. che sono sette in tutto, distribuite in cinque gener : Palaeosimia Piler. (nov. gen.). (1) BONARELLI, G., Le razze um., 1909, p. 46, 49, 50. (2) New Siwalik Primates and their bearing on t. quest. of t. evolut. of Man a. t. Anthrop. Records of Geolog. Survey of India, XLV, 1, 1915. (3) Men of t. Old Stone Age. New York, II edit., 1916. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 19 Dryopithecus Lartet. Sivapithecus Piler. (nov. gen.). Palaeopithecus Lyd. Simia L. (= Pongo Hoppius). E Nella ricostruzione filogenetica del Pilgrim si vede bene che Pauto- re ha fondato principalmente le sue conclusioni sui caratteri odonto- logici dei fossili da lui studiati. Questo indirizzo unilaterale lo ha condotto a lasciare in seconda linea tutti gli altri caratteri e a tale eselusivismo si debbono appunto certe sue interpretazioni di affinita filogenetiche che noi crediamo insussistenti ed insostenibili. Non seguiro il Pilgrim nelle sue prolisse discussioni destinate a cor- roborare le sue vedute personali e faro miei senz'altro gran parte dei eludizi espressi recentemente dal Boule (1) a questo proposito. Mi basterá accennare per il momento alle principali differenze che inter- cedono fra 1l suo schema ed il mio. 1. Si vede chiaramente che il Pilgrim, in cio d'accordo con 1 Elliot(2), condivide le opinioni dominanti nel ritenere che Gorilla, Scimpanse ed Orango si debbano ascrivere alla stessa famiglia (Pongidae). Egli pone il gen. Dryopithecus in condizione intermedia fra gli Antropoidi affricani e lOrango indomalese. Questa condizione intermedia e sola- mente accettabile se si parte dal concetto che i Dryopitheciñ fossili sono forme primitive affini ai comuni progenitori dei Trogloditi e del- VOrango. Applicando il criterio di successione cronologica non e accet- tabile la collocazione che fa Pilgrim del gruppo driopitecino all'apice estremo (!) della branca filetica dei Trogloditi, allontanandolo cosi dagli altri Antropoidi fossili coi quali divide in comune caratteri tas- sinomici primordiali di non poco valore. [In paleontologia, ossia nello studio degli organismi attraverso il tempo, la condizione ¿intermedia d'un certo dato organismo : I, con rispetto ad altre forme (supponiamone due: A e B, nel pid semplice dei casi), si puo riferire, principalmente, a tre diverse cause: [, evolu- zione diretta o successione; II, differenziazione o divergenza; III, in- crocio. Ne consegue che a ciascuno di questi casi si conviene una spe- ciale grafia (v. fig.) atta a significare la efficienza del processo da cui traggono origine. Nella interpretazione di ciascun singolo caso, puo un qualsiasi fattore piú o meno obbiettivo condurre a resultati del tutto (1) Anthropologie, XXVI, 4-5. Paris, 1915, p. 499 e seg. (2) ELLIorT, D. G., 4 rev. of t. Primates, vol. III. New York, 4mer. Mus., 1912. 20 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA arbitrarii, non bastando il pericolo d'essere indotti a malsicure inter- pretazioni dalle solite difficoltá che sS'affacciano ad ogni pié sospinto durante lo studio degli organismi viventi e che si riducono, il pia delle volte, ad una confusione fra analogie e omologie, o al dar valore di affinita tassinomiche a semplici casi di convergenza, ecc.] B A B . 4 Al AS | A<——>B I ! A I (1) (11) (1) Oltre a cio, la riunione dell'Orango allo stesso gruppo dei Troglo- diti africani non e assolutamente accettabile. A questo si oppongono la anatomia, la craniologia (1), la osteologia (differenze proporzionali e morfometriche, diverso numero delle vertebre, delle costole (2), ecc., ecc.), ein caso non bastasse, anche Phabitat, mostrando che fra 1 due gruppi la separazione e d'antica data, con orientazioni di- verse. 2. In un secondo gruppo che occupa il centro del suo schemae che avrebbe origini comuni con i Trogloditi, con VOrango e i Driopitecii, Pilgrim raggruppa quattro generi estinti (Propliopithecus, Pliopithe- cus, Gryphopithecus e Palaeopithecus). Nulla di pia artificiale che que- sto gruppo ove il gen. Pliopithecus figura in una situazione cos] distan- te e completamente autonoma rispetto alla branca filetica degli affini Scimpanse e dove il Palaeopithecus asiatico, con caratteri di tipo hylobatoide, si fa derivare da forme europee trogloditoidi,que- ste alla loro volta avendo avuto origine da primitive forme affri- cane. 3. Il gen. Pliohylobates (fondato sopra un femore del Pliocene euro- peo) d innestato sulla branca filetica dei Gibboni asiatici. Noi non subiamo la suggestione del nome con cui questo fossile fu battezzato e Vaccordo con le opinioni che ci sembrano piú accettabili lo poniamo in sinonimia del gen. Pliopithecus (Miocene, d'Europa). La forma gib- bonoide di quel femore e spiegabile se si pensa che si tratta d'un grup- (1) FrasserrTo F., Le forme craniche degli Antropoidi, ecc. Atti Soc. rom. ÁAntrop., X, I. Roma, 1904. (2) MorsELLI E., Lezioni, p. 859. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 21 po antico con caratteri di searsa specializzazione. Puo essere d'un THobatide come puo essere d'un Pliopitecio e fino a che non si otten- gano maggiori dati desunti dallesame Valtri avanzi scheletrici, dovre- mo considerare come del tutto infruttuosa qualsiasi discussione al rispetto. 4. Ma quel che v'ha di meno accettabile, in tutto il quadro del Pil- grim, e in quella parte che riguarda gli Ominidi, ove si fanno derl- vare Homo neanderthalensis ed Homo sapiens, difileticamente, da un eruppo nel quale si includono : Sivapithecus, Neopithecus (!), Pithecan- thropus ed Eoanthropus, ammettendosi che la separazione dei due rami principali in cui si divide questo gruppo siasi effettuata fin dallPoli- gocene superiore! Secondo il Pilgrim, sarebbero maggiori le affinitáa fra Homo sapiens e Sivapithecus da un lato e, d'altro lato, fra Neopi- thecus ed Homo neanderthalensis che non delle due specie umane fra loro!! 5. Altra preoccupazione pregiudiziale del Pilgrim e stata quella di voler allontanare Palaeopithecus da Sivapithecus quanto piu gli sia stato possibile. E mio fermo convincimento che un tale sforzo e stato inutile. Le stesse frasi con cui s'esprime Boule al rispetto (1), sono le prime avvisaglie d'una critica che s'appresta a farne giustizia una volta per sempre. Sarebbe mio desiderio occuparmi di tutto cio in oc- casione piú opportuna e cioée potendo avere a disposizione buone ri- produzioni dei singoli originali, e sopratutto modelli, onde evitare il pericolo che le mie conclusioni risentano la insufficienza delle figure e delle deserizioni che ne furono date. Diro subito, cio nonostante, che il confronto dei due fossili, cosi come sono stati descritti e figurati, mi induce a ritenere che le affinitá fra loro esistenti sieno piú che di genere e fors'anche pia che di specie, fino a suggerire la opportunita di eseguire accurate indagini sulla esatta procedenza dei singoli ori- ginali. (Alquanto suggestiva, e, in ambedue, la condizione molto sco- perta delle radici dentarie dovuta ad inoltrato logorio del sottilissimo strato osseo che le copriva). Per il momento, la grafia che meglio espri- me, in via provvisoria, le accennate affinitáa, e quella che figura nel mio schema, col quale e chiarita la autonomia relativa del Sivapithe- cus rispetto agli Hominidae. Con cio cadrebbe altra conclusione di studio che il Pilerim viene accarezzando sulla origine «asiatica » de- eli Ominidi. In verita, come i suoi fossili sono stati raccolti nell'In- dia, tutt'al piú si sarebbe potuto parlare d'una origine indiana posto (1) Antropologie, XXVI, 4-5, 1915, p. 405. 22 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA che India, in quei tempi geologici, godeva d'assal maggiore autono- mia che al presente con rispetto alla massa principale del continente eurasico. Nella recente opera dell'Osborn (1) figurano due schemi filogenetici: uno per gli Antropoidi in generale (ob. cit., p. 54) e Valtro (¿bidem, p. 491) speciale per gli Ominidi. Nel primo Pautore promette in verita molto pia di quel che mantiene. 11 suo «ancestral tree » e piuttosto un semplice abbozzo ove Pautore si limita a vaghe, prudenti e generiche affermazioni. Vi figurano i nomi di solo quattro generi di Antropoidi fossili, dei quindici finoraistituiti. 1 fossili di Trinil, Mauer, Piltdown e Neanderthal vi sono considerati come races e disposti in una serie continua rispetto all” Homo sapiens. Nella linea dei Gibboni asiatici figurano Pliopithecus e Pliohylobates in serie monofiletica. Nessuna anastomosi secondaria si diparte dai cinque ramoscelli che formano, in tutto, quello schema. Del Palaeopithecus non vi e fatta menzione. I'autore solo ne parla in altra parte del suo lavoro (2) come a gene- ralized form, related to all the anthropoid apes. E D”assai maggiore importanza per noi si presenta lo schema filoge- netico degli Hominidae ove "Osborn adotta una grafia (non nuova, del resto) che si presta egregiamente allo scopo, trattandosi (un gruppo poco numeroso, finora, come e l'umano. Di questo schema dovro parlare piú a lungo in occasione piú pro- pizia, discutendone i particolari. Per il momento la osservazione pit importante che tale schema mi suggerisce e che, se non sapessi chi ne é stato Pautore, sarei quasi tentato di attribuirlo al Rutot o meglio a qualche seguace, un po” meno estremista, delle idee che il chiaro geo- logo belga viene sostenendo da quasi un trentennio. Di questo schema altri studiosi giá si sono occupati (V. Giuffrida- Ruggeri (3), G. Elliot Smith (4), ecc. ecc.). Per mio conto, faccio os- servare che se si accetta come possibile un tale schema, sara il caso di ripetersi : —- chi furono. a buon diritto, gli autori delle industrie paleolitiche (eolitico-mousteriane): — il gruppo Trinil-Mauer-Nean- der, o le estinte races belonging to existing species of man? (DOp. cit. Aedo: (2)I-Op- cup. Lo Nemoie (3) La successione e proven. delle razze euwrop. preneol. Riv. ital. di paleont. Anno XXIT, fasc. IV. Parma, 1916. (4) Op. cit. ALCUNI PROBLEMI D' ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 23 Questa domanda sorge spontanea al solo mirar quello schema ed e senza alcun dubbio la questione piú grave che siasi mai sollevata in Paletnologia. NUOVI CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE RAZZE UMANE Le ultime dispense della grande opera morselliana (61* a 72%) usci- rono finalmente per le stampe nel 1911 (primavera ?) quando gia, per ragioni di studio, io mi trovava nella Repubblica Argentina e piú pre- cisamente in viaggio d'esplorazione geologica attraverso i contrafforti subandini e le regioni occidentali del Chaco centrale (abitate da Chi- riguanos, Chaneses, Matacos, Chorotes, Tapietes e rari Tobas). Completamente assorbito dalle cure della mia professione e quasi incomunicato con il mondo privilegiato degli studi e degli studiosi, non prima del mio ritorno a Buenos Aires (nov. 1912) ebbi opportu- nitá d'aver fra le mani una copia di quelle dispense e questo fu nel laboratori del «Museo nacional» ove il signor Carlos Ameghino, fra- tello del grande Florentino, me le mostro fra i numerosi libri che egli stava consultando per non so quale ricerca. In quella circostanza, solo ho potuto dare, come suol dirsi, una occhiata alle figure. I preparativi per nuove esplorazioni (Patagonia, Paraná, Puna, ecc.) nonche la compilazione dei rapporti destinati a render conto dei risultati ottenuti nei precedenti viaggi, fecero s1 ch'o non potessi piú che tanto oceuparmi dei cari studi. 11 22 novembre 1913 ricevetti finalmente dall' Europa una copia di quelle dispense e da allora, un po? alla volta, sone venuto raccogliendo, non senza diffi- coltá, i materiali piú indispensabili per la redazione di queste pagine colle quali, precisamente, mi propongo di chiarire, modificare o di- fendere alcune vedute di antropologia sistematica da me formulate nella mia conferenza popolare (1909) sulle razze umane e le loro pro- babili affinitá (1), prendendo le mosse dall'esame critico che ne pub- blico il Morselli in dette dispense e piú precisamente nella lezione 31? della parte IV (L“uomo nel presente e nell?avvenire (2), ove Pautore, (1) Op. cit. (2) L*argomento e trattato in sei lunghi capitoli o lezioni (XXX a XXXV). La- sciando da un lato eli ultimi due (Z'umanita dell avvenire), ispirati probabilmente all'autore da certa letteratura metafisica che ha trovato or non e molto 1*inter- 24 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA = dopo aver passato in rassegna i principali sagei (vecehi e nuovi) di classificazione delle razze umane, cosi si esprime (1) a proposito del mio (traserivo ad litteram 1l testo morselliano facendo seguire ove o0e- corra, 1 commenti e gli schiarimenti che credero opportuni) : lo troverei per tanto commendevole lo sforzo recentemente compiuto dal nostro Bonarelli di correggere talune di queste mende (2) coll'esibire uno schema etnologico, non pia basato sul pregiudiziale grado di sviluppo mor- fologico, ma sul verosimile tempo di formazione o di comparsa dei diversi gruppi tipici, se la maturita della dottrina antropologica fosse pari in lui all'arditezza di certe sue gratituite o ipotetiche asserzioni. Il pensiero del Morselli e ben chiaro! Egli dice : Bonarelli difetta d'una solida preparazione scientifica e crede di sopperire collaudacia a tal deficienza tirando fuori «ipotesi» ardite ed asserzioni « gra- tuite ». Qui non saprei veramente da dove incominciare : se dalle premesse o dalle conclusioni; il dubbio deriva dal desiderio d'essere breve, per- che, se posso dimostrare che le premesse sono sbagliate, si rende prete piú immaginoso nella penna esuberante dellamico, maestro e collega prof. Fed. Sacco (Lévolution biolog. et humaine. Turin, Unione, 1910), osservero che negli altri quattro lo syolgimento della materia segue su per giú il medesimo ordine di esposizione addottato dai piú e da me seguito nel mio lavoro incri- minato. (1) Op. cit., p. 1220-22. (2) A taluno potrebbe sembrare che l'autore si riferisca alle «mende » da lui e da altri riscontrate nella recente classificazione del Fritsch (1910, Verh. Berl. Ges. f. Anthr.; Sed. Aprile). Infatti, le linee che trascrivo fanno seguito all'esame critico di tale classificazione fatta dal Morselli con quella imparzialitá e compe- tenza che gli sappiamo. A scanso d'equivoci, giova notare che la mia « confe- renza » tenuta a Roma nel 1908, fu data alle stampe nel 1909 e cioe un anno prima che uscisse fuori la classificazione del Fritsch. Lo «sforzo» da me com- piuto in quella circostanza risponde a ben altro scopo, come a suo tempo si vedrá. Intanto resta il fatto che la mia classificazione, quella del Fritsch e, ag- sgiungiamo, quella del Klaatsch (Zeitschr. f.Ethnol., XLIL, 1910) nonche le ultime del Sergi (1909-1910) e del Giuffrida Ruggeri (1912, 4rchiv. per l"4ntr. e 1" Etn., XLII, I, Firenze, p. 136), venute fuori, piú o meno, all'insaputa l'una dell'altra rappresentano altrettante diversissime tendenze nel campo dell*antropologia si- stematica. A ciascuna di esse sono gia state riconosciute parecchie « mende» e deficienze ed altre in seguito se ne troveranno, ma di cio io non debbo occupar- mi; gia di troppo ne avro solo occupandomi degli errori, non molti a dire il vero, che il Morselli ha segnalato nella mia classificazione. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 25 inutile da parte mia ogni ulteriore diseussione; viceversa mi sarebbe stato piú facile e spieciativo dimostrare che le coneclusioni non sono assolutamente la necesaria conseguenza delle premesse (come e vero che anche grandi seoperte si dovettero a felici intuizioni), se non - fosse Che quelle «ipotesi » ardite e quelle asserzioni « gratuite » sono cos1 vagamente e genericamente accennate, senza ulteriori specifica- zioni, da venirmi a difettare ubi consistam su cui basare la mia difesa. Mancandomi adunque la possibilitá della scelta, dovro seguire il cam- mino pia largo prendendo in esame le famose premesse, ma qui si presenta altro ostacolo di maggior mole perche, in fin de'conti, non e facile istituire un processo a se stessi, come sarebbe il caso mio ove tentassi di stabilire se, quando mi venne VPinfelice ispirazione di get- tarmi a capofitto nel pandemonio e nel laberinto dellantropologia siste- matica avessi o no raggiunto una matura e solida preparazione scien- tifica! That is the question! Trenta mesi di permanenza nell'isola di Borneo (1901-04) m'ave- vano ofterto la opportunita di ravvivare i lontani ricordi e le antiche simpatie, non del tutto assopite, per gli studi antropolvgici in gene- rale ed in ispecie per Petnologia. ; Ero partito dal Europa, lo confesso, ben lontano del pensare che la maggiore attrattiva del mio viaggio sarebbero stati precisamente 1 miel pid o meno simili, osservati e studiati da vicino, a casa loro, nei loro ambienti caratteristici, nelle diverse attitudini della vita so- ciale e domestica. Feci ritorno in Europa (1904) dopo aver compiuto il giro del mondo e visitato i principali musei etnografici del Giappone, d'Honolualu (magnitico!), di Nuova York, senza contare il Museo de Parigi che gia -COnoscevo; portavo meco, ricordi incancellabili, note, appunti, foto- grafie di luoghi e di persone, sopratutto di tipi antropologici, d'esseri umani appartenenti a ben 19 gruppi distinti (Sudanesi, Arabi, Fel- labs, Somali, Indu, Rodias, Veddas, Tamili, Birmani, Malesi, Giava- nesi, Daiacchi [Púnan, Segáh, Káyan, Kenniáh, Lábu, ecc., ecc.] Bughis, Siamesi, Annamiti, Cinesi, Giapponesi, Canachi, California- ni), Vuomini che per mesi e mesi m'erano stati compagni di spedi- zione, di famiglie che m'avevano ospitato, di interi gruppi abitanti dei villaggi attraversati, delle cittá visitate, di intere folle brulicanti nei porti di mare, nelle piazze, nei crocevii, nei mercati di Porto Said, Aden, Colombo, Penang, Singapore, Batavia, Saigon, Hong-Kong, Sciang-hai, Kobe, Osaka, Nara, Kioto, Nagoya, Yokohama, Tokio, 26 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Honolulu, San Francisco (1), ecc., ecc. Quanti ricordi, quante visioni, quali spettacoli meravigliosi! Ah! il gran libro, il libro, il maestro, il vero maestro: eli occhi aperti sul mondo! Nel 1904, sotto gli auspici e per invito della Societá geografica ita- liana, tenni in Roma una prima conferenza sopra Borneo. Fu in tale occasione che azzardai le prime incursioni nel campo degli studi an- tropologici passando in rassegna (2) le diverse popolazioni, indone- siane e malesoidi, abitatrici di quelVisola. Non fu per me facile im- presa, ne certamente avrei potuto cavarmela, senza il valido appoggio degli amici di Roma e della ospitalitá concessami per lunghi e lun- ghi mesi nei laboratori, nelle biblioteche, nei musei della Eterna. Cos1 potei «rinfrescare» la mia cultura antropologica mettendola al corrente della. bibliografia piaú moderna, riordinare e classificare il ma- teriale raccolto, eseguire confronti, discutere e vagliare le opinioni do- minanti sulla tassinomía degli Indonesiani e Malesoidi, raggiungere infine, con un viaggetto in Olanda, quella «preparazione» che molti giovani laureandi in belle lettere e filosofia reputarebbero pit che suficiente per fabbricarci sopra una dotta memoria... d'antropo- logia sistenratica; con questo vantaggio, per me: aver veduto in gran parte cogli occhi miei di naturalista quello che appena e pos- sibile intravvedere nei limiti assai piú ristretti dei libri e dei crani. Nel 1905 ero gia di ritorno nelle Indie olandesi, ma questa volta con un completo armamentario antropologico : trattati generali, mo- nografie speciali, questionari, cartelle, cinte metriche, compassi, ta- vole cromodermiche, macchine fotografiche, ecc., ecc., e se con questo po” po? di bagaglio e dopo tante misure, confronti, osservazioni, sono rimasto... quello di prima e non mi venne pensato di darmi Paria un antropologo fatto, gli é che la mia coscienza di naturalista sincero e : di buon senso intravvide ben presto Perroneo, Vastruso, Pinutile di tante misure, di tante suddivisioni, di tante sottigliezze; — si ribello alVidea di asservirsi a certi sistemi i quali, nonche passare agli ar- chivi d'una antropologia che non era scienza, imperversano oggi, con maggior furia che mai, aumentando quel deplorevole confusionismo dí cui, manco a dirlo, pid apertamente si lagnano coloro che pia ne sono responsabili; — intui, finalmente, la possibilita di raggiungere (1) Mi trovavo a San Francisco nel 4 luglio 1904 (festa nazionale nordameri- cana), nel qual giorno aleuni gruppi indiani erano yenuti in citta per partecipa- re a non so quali formalitá, cerimonie o festeggiamenti. (2) BONARELLI, G., Trenta mesi a Borneo. Boll. Soc. geogr. ital., 1905, Roma. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 27 la soluzione soddisfacente di parecchi problemi antropotassici appli- cando al genere umano niente di piú niente di meno chei criteri fon- damentali della moderna biologia sistematica e sopratutto della zootecnia, mentre invano molti antropologi si sono ingegnati, con altri mezzi ed artifizi, a raggiungere il medesimo intento. In fondo in fondo, le conclusioni formulate nella mia conferenza non ostentavano grandi pretese, ne ho mai pensato d'esibirle al pubblico quale frutto o sintesi di profonde e complete indagini e studi speciali, che soltanto possono attendersi da chi domini la materia con una preparazione accurata che e di pochi e non si forma in qual- che mese e a nulla vale in coloro che, troppo accecati dallo « specia- lismo », disposano la scienza dal senso comune. In proporzioni assal piu modeste, credetti piuttosto, in buona fede, di compiere come suol dirsi una buona azione facendo presente ai signori antropologi che, a giudizio di chi conosca i pia elementari principi di Biologia sistema- tica, non una delle recenti classificazioni antropologiche si mostrava esente da un qualche pregiudiziale difetto d”origine o qualche piú erave difetto di metodo e per alcune si arriva al punto di chiedersi, con meraviglia, come mai il nostro Morselli si sia occupato di loro come antropologo piuttostoche dei singoli autori come alienista. Ed ecco perche, quando nel 1907, di ritorno in Italia, venni invi- tato a tenere una seconda conferenza nel Collegio Romano, pensai d'approfittare della simpatica occasione per trattare un argomento intorno al quale per ben sette anni m'ero venuto intrattenendo col piú vivo interesse, dedicando al suo studio tutto il tempo disponibile e magari, perche non dirlo? — trascurando a volte per esso i doveri e le cure della mia professione. Cosi, dopo lunghi mesi di piú intensa preparazione (non credo che nelle biblioteche di Roma [Nazionale, Societá geografica, Istituto an- trapologico ecc.] esistesse un solo libro d'antropologia sistematica che non sia passato per le mie mani), mettendo a dura prova per la se- conda volta la bonta degli amici di Roma, usci fuori la conferenza. Che me ne venne? Questo, semplicemente, che mi son visto criticato senza essere stato letto, o peggio ancora, senza essere stato com- preso! , Ma ritorniamo (1) al Morselli (questi almeno mi ha letto e se qual- che volta non m'ha compreso la colpa sará butta mia) : (1) Lezioni, p. 1220-1292. 28 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Messe in sezione a parte le razze miste evidentemente di non remota for- mazione, egli [Bonarelli] comincia col sistemare gli Ominidi di tipo piú omo- geneo; ora, fra essi vi saranno varietá tipiche formatesi prima, altre venute dopo -ed altre ancora venute in ultimo, donde la distinzione essenziale di un Anthropus piú antico o Prinanthropus, di uno dei tempi medi o Hitanthro- pus e di uno pia recente o Teleanthropus. Ognuna di queste tre subspecie sorte per mutazione si sarebbe poi evoluta attraverso subtipi o razze, che a loro volta si dovrebbero possibilmente disporre secondo l'ordine di succes- sione. Quanto alle varietá miste, o Mixanthropus, ingenerate dalla mesco- lanza delle tre subspecie principali, esse andrebbero divise secondo la re- gione in cui tale fatto etnogenico si e verificato. Trattandosi di un secondo schema italiano che pretende in idee originali, lo riporto nella sua espres- sione catalogica e nella sua terminologia latina, avvertendo che Pautore lo ha anche presentato col metodo abacomerico (vale a dire coi tipi disposti in doppia colonna verticale ed orizzontale secondo i due caratteri classici della forma della capigliatura e dell'indice cefalico) e col metodo genealogico, su cui piú avanti tornero, dando cos1 al suo tentativo di classificazione un deciso carattere evoluzionistico. Gen. Homo; sottogen. Antrropus; Sp. Anthr. (Homo) sapiens : I. Gruppo di razze venute per prime (1), Prinanthropus [a capelli cre- spi lanosi od ondulati, od arrieciati] : 1. Homo Akkalis; 2. Namasan (Ottentotti, Namaqua); 3. Tasmanicus; 4. Melanestanus; 5. Papua; 6. Cafer; 7. Bantu; S. Sudanensis; 9. Praekha- miticus (ipotetico) (2); 10. Khamiticus; 11. Dravidoveddicus; 12. Austra- lhianus; 13. Indo-irano-mediterraneus (cinque sottorazze : %. Indostanus ; f. Tibetanicus ; /. Iramicus ; 0. Semito-mediterraneus; <. Teutoscandinavus). II. Gruppo di razze venute dopo (3), Eitanthropus [a capelli dritti, ri- gidi]: 1. Homo Eskimoides Innvuiticus ; 2. Nord- Americanus; 3. Pueblo-andinicus. III. Gruppo di razze venute (4) in ultimo, Telanthropus [a capelli lisci] : 1. Homo Eskimoides Iuiticus; 2. Palaeasiaticus ; 3. Mongolus ; 4. Arcticus ; 5. Turanicus. IV. Gruppo di razze miste, Mixanthropus [da miscele di elementi prinan- tropici e telantropici]; (1) Sic! Si badi bene; e detto : venute per prime riferendosi a razze e non : venuto per primo riferendosi a egruppo. La differenza non e poca ed e quella pre- cisamente che ha condotto il Morselli ad una erronea interpretazione del mio pen- siero, come subito si vedra. (2) Come ipotetico ?! Se ho collocato in questo gruppo i Massai, i Sandé, i Fulbi, 1 Niam-niam, ecc., ecc. !! (3) Ldem, aut supra! (4) E tre! ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA j 29 a) Razze miste dell'Oriente e Sud-America, Eoanthropus : 1. H. Sino-mip- ponicus; 2. Tibeto-indonesianus; 3. Polinesiacus: 4. Sud-americanus; 5. Ma- lesoides ; 6. Negriticus. b) Razze miste dell'Occidente e Nord-Asia, Esperanthropus : 1. Popoli della Persia ed Asia anteriore; 2. Della Siberia occidentale e della Russia; 3. Dell”Europa occidentale. Questa costruzione del Bonarelli offre qualche punto soltanto che merita di essere rilevato, non fosse che come ipotesi di lavoro; tale sarebbe la sue- cessione cronologica delle razze, dove si ripete la giusta intuizione del Nico- las da me ricordata (1), ma il nostro autore la guasta col presentare come piú antiche alcune delle razze meglio specificate e persino arcimorfe. Si vede subito l'assurditáchei Nord-Americani costruttori dei «mounds » siano ve- nuti prima dei Paleo-asiatici e dei Mongoloidi ; e che i Negri Bantu e Suda- nesi, tanto specificati, gli stessi Indo-irano-mediterranei, tanto evoluti, sieno pressoché contemporanei degli Australiani e piu antichi degli Eschi- mesi, Artici e Turanici. Manco male! Qui almeno la critica specifica gli errori, e con que- sto si rende possibile la difesa ! Il Morselli voleva dire, in termini piu generici, Che il mio tenta- tivo di classificazione umana presenterebbe, fra gli altri naturalmente, 1l grave difetto d'esser passato sopra, d'un salto, a tutta quanta la produzione scientifica dei Fritsch, degli Stratz e compagnia pia o meno bella, avendo io trascurato di verificare se ci fosse qualche cosa di buono e rimanendo percio alloscuro delle mirabolanti scoperte fatte da questi signori in merito allordine di successione e posizione filogenetica d'alcune razze umane. E passando al caso speciale, sono accusato : — (aver commesso un primo errore considerando tutti i Nord- americani come « venuti prima» dei Paleasiatici e dei Mongoloidi, — (Vaver commesso un secondo errore considerando i Negri Bantu e Sudanesi come «pit antichi» degli Australiani, degli Eschimesi, degli Artici, dei Turanici ()). — (Paver commesso infine un terzo e piú grave errore consideran- do gli Indo-irano-mediterranei come « contemporanei» degli Austra- liani e «pia antichi» degli Eschimesi, degli Artici, dei Turanici. (1) lo non trovo adeguata e tanto meno giustificata la identificazione, che qui fa il Morselli, del mio tentativo di filogenesi umana con le intuizioni, abbastanza premature e imperfettamente abbozzate, del Nicolas. 30 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Ma son poi giusti e meritati questi addebiti? Ai lettori la non dif- ficile sentenza. : : Leggasi cio che ho seritto a proposito delle razze americane (op. cit., p. 37): | «Quel che s'ha da osservare di piú interessante in tutte queste popolazioni... e il graduale passaggio delle forme del cranio dal tipo dolicocefalo eschimese al tipo brachicefalo pueblo-andinico », ecc. E un po” piú avanti (op. cit., p. 38): «Ma mentre noi ci stiamo oceupando dei popoli americani, dee cosa e avvenuto degli Eschimesi? » Ora, se al momento d'occuparmi degli asiatici, dopo avere parlato degli americani, chiedo alVuditorio di far con me qualche passo indie- tro ritornando agli Eschimesi, o meglio ridiscendendo, domando e dico donde e come puo il Morselli aver tratto gli elementi di prova per coinvolgermi nella responsabilitá d'un errore che non ho com- messo e che viceversa pol non e stato rimproverato abbastanza a quasi tutte le classificazioni moderne, da quella del Haeckel a quella del Fritsch, compresa naturalmente laltra famosa, dellineffabile Stratz, ove tutte le razze americane sono incluse nel gruppo proto- morfo?! Passiamo al secondo « errore ». Per il Morselli € un errore, dunque egli divide, fosse pure in via provvisoria, la opinione di coloro (Fritsch, Stratz, ecc.) 1 quali am- mettono nei Negri Bantu e Sudanesi un grado elevato d'arcimorfismo, pari o quasi a quello dei gialli e bianchi arcimorfi (!!) Ora, siccome arcimorfismo e neomorfismo sarebbero sinonimi, non per me che di certi intingoli non mi cibo, ma per Morselli a quanto pare, e per molti altri (con alla coda il famigerato Biasutti), eccoti perche i Negri do- vrebbero essere posteriori agli Australiani, agli Eschimesi, agli Ar- tici, ai Turanici!! (Anche i Turanici son diventati protomorfi 2 Lío: vero me, finiro col rimaner solo!) Pero, io mi permetto di chiedere: tutte queste belle cose sono certe, sicure, dimostrate, o siamo tuttavia allo stato di semplici e pure induzioni?! Nella stessa opera del Morselli non sono forse ripe- tute (stavo per dire ad ogni pagina) le pia prudenti riserve al riguar- do? E saro proprio io il colpevole, se non mi sottoserivo a certe...idee e se non trovo ragioni per decampare da quelle che sono invece le opi- nioni condivise del maggior numero degli antropologi?! (1) (1) Si badi bene. To non mi rifiuto a considerare i Negri come piú o meno « ar- ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGÍA SISTEMATICA 31 E veniamo al terzo errore. Anzitutto poche premesse, o schiarimenti. lo sono Paccordo con Huxley nel ritenere che gli Australiani, i Dravido-Veddici, i Camiti ed aggiungo i miei Precamiti, costituiscano un gruppo naturale, assai ben definito, quello che il grande naturalista inglese chiamo «tipo australoide». Ritengo inoltre che a questo gruppo si possano aserivere aleuni tipi paleolitici d'Europa (« Negroidi» di Grimaldi, ecc.). Dal gruppo camitico europeo primitivo, O le millenarie vicissitudini del periodo glaciale e per processi evolutivi dei quali fino ad ora non abbiamo potuto ricostruire i passaggi (1), faccio deri- vare i mesolitici Oró-Magnon (LEitanthropus Bonar., 1909) (2) e dal eruppo camitico che, attualmente ridotto a poche e sparse, isolate vestigia (Brahui, ecc.), doveva altra volta (Sergi, etc,) presentare una larga distribuzione in tutto il Sud-Ovest asiatico faccio, pia tardi, derivare il gruppo Indo-irano-mediterraneo. Questo tipo giunse in Europa durante il mesolitico superiore : il gruppo Brunn-Brux rap- presenterebbe una condizione paleomorfa di questo tipo. A sua volta, ma con anteriorita cronologica rispetto al tipo teste menzionato, dai Laugeriani (Hitanthropus [Eskimoides] dordonicus Bonar., 1909) passati in America, faccio derivare i primitivi Eschi- mesi e da questi, difileticamente, gli Americani (Hitanthropus) e gli Eu- rasici (Telanthropus). Gli Eschimesi occidentali, distribuiti lungo le sponde dello stretto di Behring, vengono da me considerati come gli attuali discendenti, alquanto modificati per meticismo, del gruppo stipite o prototipo eurasico (Telanthropus Bonar., 1909) la cui formazione si puo ritenere non piú antica del mesolitico supe- riore (3). I paleasiatici e gli artici (partim) sono due tipi paleomorfi, o cimoríi ». Una certa superioritá gerarchica sopra i possibili protomorfi dell'uma- nita venne loro riconosciuta da molto tempo (De Quatrefages, ecc.); pero questi arcimorf sono di formazione antica. (1) Dobbiamo ai resultati assai suggestivi delle indagini paletnologiche fatte re- centemente nella Costa Azzurra un piú sicuro indirizzo in quest'ordine di ricerche. (2) Sarebbe precisamente il contrario di quel che pensava Deniker (1900, Races et peuples, p. 494). (3) Un vero errore da parte mia e stato forse quello di estendere a tutto il gruppo degli eschimesi occidentali un nome distintivo (iwiticus) che meglio si conviene ad una sua piccola parte. Vedo che tale fatto e causa d*equivoci, ma come rimediaryi senza ricorrere all'ultima ratio ossia la invenzione di un nome nuoyo?! Gli e che sento, in coscienza, d'averne creati anche troppi! 32 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA meglio poco evoluti, del medesimo gruppo telantropico, mentre i Mon- goli derivati dai Paleasiatici ed i Turanici derivati dagli Artici pri- mitivi ne rappresentano due diverse condizioni arcimorfe (=molto evolute e specificate). Questo e non altro, sebbene con diverso frasario, ho detto, ho pensato di dire, nella mia conferenza ed io non comprendo come il Morselli possa affermare che ho messo gli Indo-irano-mediterranel troppo vicino agli Australiani e «prima » degli Eschimesi! Quanto agli Artici, mancano 1 dati per stabilire sincronismi coi lontani Era- noidi e con rispetto ai PTuranici, non v'ha dubbio che la loro disper- sione, per lo meno, e posteriore a quella dei primitivi mediterranel. Del resto, una volta per tutte, e bene chiarire un fatto di cui Morselli non ha tenuto debito conto. (Continuará.) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS DE LOS PROFESORES W. SORKAU Y A. PÉREZ PARA EL ESTABLECIMIENTO DE LAS FÓRMULAS CON QUE SE EXPRESAN LAS REACCIONES QUÍMICAS En 1914 los Anales de la Sociedad Cientifica Argentina publicaron un trabajo nuestro titulado Un problema de química en que detallába- mos el método matemático de antiguo conocido, aunque rara vez apli- «cado, para llegar al establecimiento de las fórmulas de reacción. Ese estudio motivó la aparición de un opúsculo del doctor Sorkau, profesor del Instituto nacional del profesorado secundario, en cuyo prólogo se nos alude, manifestando desconformidad con nuestro modo de considerar la cuestión y reclamando la prioridad de haberla dado 2 conocer en 1910 en dos números, los 16 y 17 del Boletín de la ins- trucción pública, de lo que confesamos no haber tenido conocimiento. Cuanto a lo de la prioridad, diremos que en nuestra enseñanza de la química en la Escuela naval, hace por lo menos 25 años, explicamos el citado método a nuestros alumnos, sin haberlo dado a conocer por la imprenta como dice haberlo hecho el profesor Sorkau, en cuyo sen- tido no le discutiremos que deje de ser el primero que haya tratado de llevar su conocimiento hasta el público que se interese en proble- mas de la química. Respecto a la desconformidad manifestada, debemos decir que ella es compartida por otros profesores de química, quienes motejan al método matemático de procedimiento mecánico, por no instruir a los que lo adoptan en el mecanismo químico de las reacciones. AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 3 34 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Haremos ver en el presente estudio lo infundado de esa creencia, por el desconocimiento que existe del alcance y de las consecuencias de este método, basado en el análisis algebraico, de cuya parte de mayor importancia somos el autor y el decidido propagandista. Aquí nos limitaremos a hacer nótar que existe concordancia entre el procedimiento matemático seguido por el doctor Sorkau, basándose en el desarrollo metódico de las ecuaciones químicas y la aplicación del principio de la coexistencia de las reacciones, y el nuestro, que se apoya simplemente en el conocimiento de la naturaleza, tanto de las substan- cias reaccionantes, como de las producidas por la reacción, dato tomado de la experiencia, y después de llegar por deducción matemática a la igualdad química, ejercita el análisis para darnos a conocer cuántas reacciones particulares se contengan en la general, investigada. Añadiremos aún que éste es el verdadero método de ¿nvención; de modo que no sólo es equivalente al anterior, sino que le supera, en ra- zón a las previsiones que sugiere, como tendremos ocasión de notar. No es nuestra intención poner en tela de juicio el procedimiento titulado Desarrollo metódico de las ecuaciones químicas que constituye la parte principal del opúsculo del profesor Sorkau, pues que a más de la novedad, lo avalora con una numerosa y muy bien elegida ejem- plificación. Por otra parte, la marcha que informa este procedimiento es la sintética, mientras que en el nuestro es la analítica, y es sabido que el análisis y la síntesis vienen a constituir el verdadero método científico. Nuestro procedimiento y el del doctor Sorkau se comple- mentan mutuamente, se compenetran y contralorean prestándose ayu- da con fraternal reciprocidad. Hay reacciones originantes de sistemas complicados en los que el análisis tropieza con las dificultades, o mejor dicho, molestias inhe- rentes a cálculos muy largos; en ellas tiene su mision la síntesis faci- litando así el trabajo del analista. Hay otras, obtenidas por vía sintética, de las que parece que nada: de notable podemos inferir; pues llamamos al análisis en nuestro auxi- lio y él nos descubre nuevos horizontes y a veces previsiones pere- grinas. Por ejemplo. La séntesis nos conduce a la reacción siguiente que se encuentra en Pollacci Sb,S, + 8NO,K + 30, =Sb, +380,K, + CO,K, + 1400, | CO +4N;; de la que nada, al parecer, podríamos deducir; pero examinada a la luz COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 35 del análisis su expresión general, se descubre esta reacción económi- ca y trascendente Sb.S, -2NO,K + 2 SO AN OO en la que lainvestigación matemática prevé la regeneración del carbono del carbonato alcalino; previsión peregrina por lo trascendental. Demos ahora a conocer el desarrollo metódico de las ecuaciones quí- micas, someramente, cediendo la palabra al profesor Sorkau. OL DESARROLLO METÓDICO DE LAS ECUACIONES QUÍMICAS Dice así el doctor Sorkau en el capítulo I de su opúsculo de 1915: « Para hallar los índices de una ecuación química a formular, el camino más adecuado siempre consiste en descomponer la reacción en sus fases parciales realizables o no, expresarlas por ecuaciones que siempre son sencillas, y sumándolas, eliminar los productos interme- diarios supuestos. Algunos ejemplos lo explicarán. » Sigue una serie de 34 muy bien elegidas. Ejemplo 2, página 6. Acción del ácido nítrico sobre el cobre. «Más fácilmente que el ácido sulfúrico cede el ácido nítrico parte de su Oxígeno; en presencia de una materia bien oxidable la descompo- sición va hasta darnos el óxido de nitrógeno : 2NO,H = H,O — NO, (*) (a) N,O, =2NO 3.0. (0) «El oxígeno transforma el metal, por ejemplo, el cobre, en su óxido: 30u +3.0=3Cu0 (c) que a su vez se disuelve en seguida en el ácido nítrico, dando nitrato de cobre 3010 + 6HNO, = 3Cu (NO,), + 3H,0. (d) «Las cuatro fases sumadas dan : 30u -—- SHNO, = 3Cu (NO;). + 4H,0 + 2N0. » (4) La reacción (a) no nos parece realizable en las condiciones en que se veri- fica la experiencia; pero es posible la que resulta de la suma de (a) y (b). Pérez. 36 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Ejemplo 3. Acción del zinc (o estaño) sobre el ácido nítrico diluido. «Si empleamos un metal como el zinc, que puede actuar sobre el ácido nítrico con formación de hidrógeno, la reacción toma un rumbo muy distinto, puesto que el hidrógeno en el estado naciente es capaz de reducir el ácido nítrico hasta el amoníaco, según la ecuación : HNO, 4H, — HN, + 3B,0: (a) «Las cuatro moléculas de hidrógeno necesarias las obtenemos me- diante : 4%n -— 8HNO, = 4Zn (NO,). — 4H.,. (b) «El amoníaco no se desprende, sino que por ser un cuerpo de caráe- ter básico, se combina con el exceso del ácido nítrico : NH, — HNO, = NH,NO.,. (c) «La suma de las tres ecuaciones nos da 47m + 10HNO, = 4Zn (NO,). + 3H,0 —- NH,NO.. «En ciertas condiciones sucede que el ácido nítrico es reducido so- lamente hasta la hidroxilamina según : HNO, + 3H, == NH,OH + 2H,0. «También la formación del subóxido de nitrógeno, N,O, se ha ob- servado en esta reacción, debido a la descomposición del nitrato de amonio según : NE ANO; 2E 05-20: «Pero tratándose de reacciones de carácter secundario, no la ex- presaremos en la ecuación principal. » Ejemplo 4. Acción del ácido nítrico sobre el Fósforo rojo. « El oxígeno disponible del ácido nítrico transforma el fósforo en el pentóxido de fósforo : 2P--5.0=P5O,. (a) «El ácido nítrico se descompone a su vez según : 2HNO, = H,O + 2NO0 - 3.0. (b) «Para poder combinar estas ecuaciones eliminando el oxígeno, de- bemos multiplicar (a) por 3 y (b) por 5: 6P-—15:0=3P,0, (a) 10HNO, =5H,0 —-10NO 715.0 (D”) 6P + 10HNO, =3P,0, +5H,0 + 10NO r7 COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 37 «El anhídrido fosfórico es soluble en el agua, lo que expresamos por: 3P.0, | 9H,0 = 6H,PO.. (e) <«Reuniendo las tres fases en una sola ecuación, obtenemos final- mente : 6P —- 10HNO, — 4H,0 = 6H,PO, + 10NO o después de la división por el factor común 2: 3P -- 5HNO, + 2H,0—3H,PO, +5NO0.» Ejemplo 7. Transformación del anhidrido arsentoso en el ácido arsé- nico mediante el ácido nítrico. «Según la concentración del ácido debemos distinguir dos casos : <«Oaso 1%. — El ácido es concentrado. Se desprende bióxido de ni- trógeno : As,0,+2.0=As,0, (a) 4HNO, = 2H,0 +-4NO,--2.0 (D) As,0, + 3H,0 = 2H,AsO, (c) As,0, + 4HNO, + H,O = 2H,AsO0, + 4NO, «Caso 2%. — El ácido es diluído. Se desprende óxido de nitrógeno : As,0, —-2.0=As,0, (a) 2HNO, =H,0 + 2NO + 3.0. (0) «Para que se elimine el oxígeno, debemos multiplicar la primera ecuación por 3, y la segunda por 2: 3As¿.0, -6.0=3As,0, (a) 4HNO, =2H,0 7-4NO-—-6.0 : (07) 3As,0, + 4HNO, =3As8,0, —- 2H,0 —|- 4NO < El anhídrido arsénico se disuelve en el agua: 3As,0, — 9H,0 = 6H,As0.. (c) «La suma de las tres fases da : 3A5,0, + 4HNO, + 7H,0 = 6H,As0, + 4NO. «Al usar un ácido de densidad 1,25 hasta 1,30 podemos conseguir que las dos reacciones límites se realicen en igual proporción, o como también se dice, se encuentren en equilibrio ; en tal caso tenemos, 38 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA sumando las dos ecuaciones, y dividiendo por el factor común 4 : As,O, + 2HNO, + 2H,0= 2H,As0, + NO, + NO. «Pero siendo la mezcla de NO, + NO, idéntica al anhídrido nitroso N,0O,, obtenemos como un tercer caso : As,0;, +] 2HNO, + 2H,0 = 2H,As0, —- N,¿O,. > Ejemplo 8. Oxidación del ácido clorhídrico por el ácido nítrico. « En una forma especial reacciona el ácido nítrico con el ácido clor- hídrico. Tenemos primero la reducción hasta el ácido nitroso : HNO, = HNO, + O (a) y la oxidación del ácido clorhídrico hasta el cloro : 2H01 — O = HO — Cl, (0) finalmente hay una acción entre el ácido nitroso y el ácido clorhídrico, formándose cloruro de nitrosilo : NO.OH — HCl = NOCI —- H,O (c) de modo que la ecuación buscada es : HNO, + 3HC1= NO. Cl + Cl, + 2H,0. «La mezcla de los dos ácidos en la proporción 1: 3 se llama agua regia. «Por el calor el cloruro de nitrosilo se descompone en óxido de ni- trógeno y cloro en el estado naciente; la ecuación de reacción para el agua regla es por consiguiente : HNO, + 3HC1=3C1 | 2H,0 + NO. » Ejemplo 15. Acción del ácido sulfúrico sobre la mezcla de cloruro de sodio y bióxido de manganeso. «Elácido sulfúrico concentrado forma con el bióxido de manganeso oxígeno y sulfato manganoso : MnoO, + H,SO, = MnS0, +0 + H,O. (a) «El oxígeno en el estado naciente oxida el ácido clorhídrico obte- nido por 2NaCl — 2H,S0, = 2NaHSO, — 2HC1 (b) dando cloro y agua : 2HC1 —- O = H,O —- Cl.. (c) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 39 «La suma de las tres fases suministra : MnoO, + 2NaC1 + 3H,SO, = MnSO, + 2NaHSO, + 2H,0 + Cl,. «Al reemplazar el cloruro alcalino por el bromuro y el yoduro, ob- tenemos las ecuaciones para la preparación del bromo y yodo respec- tivamente. » Ejemplo 17. Oxidación del ácido clorhídrico con el permanganato de potasio. « Primero el ácido permangánico es puesto en libertad por el ácido clorhídrico : 2KMnNO, + 2HC1= 2KC1 +— 2H MnO.. (a) «El ácido permangánico se descompone en agua y en anhídrido, que solamente a temperaturas bajas es estable : 2HMnO, = H,O + Mn,O.. (0) «Debido al calor de reacción, el anhídrido permangánico se des- compone, dando óxido manganoso y Oxígeno : Mn,0, = 2Mn0 + 5.0. (c) «El oxígeno puesto en libertad ataca al ácido clorhídrico: 5.0 +710HC1=5.H,0 +5. Cl, (d) mientras el óxido manganoso se disuelve en el ácido : 2MnoO + 4H01=2H,0 -- 2Mn0l,. (e) «Las cinco fases unidas en una sola ecuación dan : 2KMnNO, + 16HC1 = 2MnCl, +8. H,0O — 5CL,. > Ejemplo 24. Oxidación del hidrato de cromo con sosa cáustica y bióxi- do de plomo. «El hidrato de cromo se disuelve en sosa cáustica, dando cromito de sodio: 2Cr(OHM), + 2Na0H = 2Cr0 . ONa + 4H,0. (a) «El cromito de sodio le escribiremos ahora como suma de dos óxidos: 2010. ONa =Na,O — Cr,O,. (b) «Debido al oxígeno del bióxido de plomo, 3PbO0, =3PbO -- 3.0, (0) 40 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA el óxido de cromo se transforma en el anhídrido crómico : Cr,O, — 3.0 =Cr,0, = 20r0, (d) que con el óxido de sodio se combina, dando primero bicromato sódico Cr,O, 7- Na,O = Na,Or,O, (e) y después con el exceso de sosa cáustica, cromato de sodio Na,Cr,O, + 2Na0H = 2Na,CrO, + H,O. (7) «El óxido de plomo a su vez se disuelve en la sosa cáustica, forman- do plumbito de sodio : -3Pb0—- 6NaOH =3Pb (ONa), | 3H.,0. (9) «Sumando estas fases obtenemos : 2Cr (OH), + 10NaO0H —- 83PbO, = 2Na,CrO, +. —3Pb(ONa), — SHO. » Ejemplo 30. Reducción del yodato de potasio con anhídrido sulfuroso. « El yodato de potasio reacciona primero como oxidante, transforman- do el reductor anbídrido sulfuroso en ácido sulfúrico : JO, LO SO 190, E aL 0) «El ácido sulfúrico formado descompone el Soduro dle potasio KI —5SO,H, = KHSO, + IH. (0) « Estas dos fases sumadas dan : | KIO, +- 3.50, + 3H,0 = KH5O, —- 2H,50, —- 1H. (1) «El ácido yodhídrico reacciona con el ácido yódico, puesto en liber- tad por el ácido sulfúrico : : KIO, + H,SO, = KHSO, + HIO, (e) HO SO o (d) KIO, -+ 51H — H,SO, =KHSO, + 3H,0 +3.1, (ID) «Para tener a disposición 5 moléculas de ácido yodhídrico, multi- plicaremos la ecuación 1 por 5: 5KIO, + 15.80, + 15H,0 =5KHSO, + 10H,SO, +5H1 (1) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 41 y sumamos I' y 11: GIO. 221580, E ELO —0KHSO, -— 95.50, E 3. L y dividiendo por el factor común 3: 2KIO, + 5.80, + 4H,0 = 2KHSO, + 3H,S0, —- I,. » Hemos elegido las reacciones que más a menudo ocurren para dar cuenta de este método, omitiendo otras más artificiosas, como las de los ejemplos 22, 26, 29, 34, y algunas más, en que la multitud de las reacciones auxiliares unas veces, y otras el raro modo de escribir y com- binar las igualdades, exigen un gran esfuerzo de memoria que en tales casos hacen poco práctico este método. Afortunadamente, existe el ma- temático aplicable en todas cireunstancias, que en estos casos nos con- duciría con muy poco trabajo de cálculo a las reacciones definitivas. - Examinaremos ahora el método matemático del profesor Sorkau, aplicable a las reacciones complejas, comparativamente al nuestro. HIT Dice el profesor Sorkau : « Existen casos en que encontramos única- mente (n — 2) ecuaciones para n índices, de modo que no podemos hallar a estos últimos. En el ejemplo 7, habíamos llegado, sumando los dos casos límites, a la ecuación (véase antes el ej. 7): As,0;, +2. HNO, +—2.H,0 =2.H,As0, -- NO, + NO. «Si queremos calcular los índices de esta ecuación tenemos : w. As¿0, + v. HNO, + vw. H,0O =x.H,AsO, + y. NO, +2.NO. 2D ecuación del As (1) 3u | 30 | 1w=4e + 2y -2—0 (2) v—- 2w =3x » »—H (3) v=Yy+2 » »—N(%) (4) « Vemos pues, que para 6 incógnitas disponemos únicamente de 4 ecuaciones. En el caso presente la dificultad desaparecería si substi- tuyéramos la suma NO, +— NO por N,O,, puesto que así se eliminaría (%) En el texto hay varias erratas de imprenta en las ecuaciones; aquí las damos corregidas. 42 : ANALES DE LA SOCIEDAD CENTÍFICA ARGENTINA una incógnita. Toda vez que lleguemos a tal dificultad, podemos afir- mar que la ecuación a tratar no corresponde a una reacción uniforme, sino a la mezcla de dos reacciones, que se efectúan al mismo tiempo. Nuestra tarea entonces consiste en buscar primero las ecuaciones para las reacciones parciales. » ¿ Y en qué fundamento apoya el doctor Sorkau afirmación tan ro- tunda ? Creemos que no puede ser otro, más que el conocido con el nombre de Principio de la independencia de las reacciones, que podría enunciarse así : Cuando en un sistema químico se verifican simultánea- mente varias reacciones, cada una de ellas, obedeciendo a la ley de masa, procede como si fuera independiente de sus concomitantes. El cambio total es la suma de todos los cambios coexistentes. Ahora bien, este principio lo hemos visto enunciado, pero no sabe- mos que haya sido demostrado por nadie, entendiendo que se le ad- mite a la manera de los postulados de la matemática. | : Pero esta base de los razonamientos del profesor Sorkau, bien me- recería una enunciación siquiera, para evitar el aspecto dogmático de su aserto. Continuemos la transcripción : «Ejemplo 1%. Reacción entre el anhídrido arsenioso y el ácido nítrico de concentración desconocida. «Caso 1". — Ácido muy concentrado : As,0, +— 4HNO, — H,O = 2H,As0, + 4NO, (véase I, 7) «Oaso 2%. — Ácido menos concentrado : 3As,0, + 4HNO, — 7. H,O = 6H,As0, + NO (véase 1, 7) <« (dividir por 4) VI 4As,0, — 6.HNO, —9.H,0=8.H,AsO, + NO, + 5.NO. «Una ojeada sobre los índices de NO, y NO nos indica en seguida la proporción en que se encuentran las dos reacciones límites. Así, por ejemplo, en la ecuación 3As,0, + 10HNO, + 4H,0 = 6H,AS0O, -- 9NO, - NO m tiene el valor 9 y n es igual a 1». «Nosotros abordamos directamente el problema por el método pura- mente matemático, procediendo como sigue: «Del sistema de cuatro ecuaciones con seis incógnitas, y por tanto más que indeterminado. NE ES (1) A 3u +30) w=4r+2%y +2 (2) v]2w = 3% (3) V = y+ze (4) deducimos, escribiendo en (2) y (3) 24 en vez de x, e y 2 en lugar de v y simplificando, el nuevo sistema equivalente B . OU Y 2 w <= ($9) a l Qi 2 Pa == El | (20 +y + 2=6u (2) ad E ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA de cuyas ecuaciones (1) y (2) sale por la eliminación de y la final w—2=u (e. f.). Esta se satisface por w = 24, ¿2 =4, siendo las so- luciones generales según el análisis 10 = 24 —- p, ¿2 =4 | p en que p es una indeterminada que recibe valores enteros. «De la (1) o de la (2) de B, deducimos y, y =u — 3p. De la primera de las separadas « = 2u, y de la segunda v = 2 (u — p). «Como las incógnitas Y, 0, 10, x, y, 2 deben ser enteras y positivas, deben satisfacer las condiciones u>0, v=2(u— p) > 0, MEAN DD, x=24 > 0, Y == 0 3p 30, 2¿=0u+p>0 u p—?2u (0) »—"() « Los límites que debemos considerar son los de x e y, designados por (2) e (y). Observaremos que para u = 1, el valor entero de p compren- dido entre (2) e (y) es p =0. Para tales valores de u y p, los coeficien- tes SOn : : ! ¡A o WE 1 0) == 2. PEA == y la reacción sería As,0, += 2NO,H de 24,0 = 2H,As0, + NO, +- NO (1) 1 l, p=0(K de equil.). » Examinando esta fórmula reconocemos en ella la reacción de equili- brio del profesor Sorkau, observando que ha sido obtenido con u= 1 y p=0. Es pues la misma [ que provino de suponer m = 1 en el méto- do que aplica el principio de la coexistencia de las reacciones. Mas no sería éste el modo propio de establecerla; para ello, basándonos en la doctrina de este químico, debemos identificar los coeficientes de NO, y NO, escribiendo y = 2, es decir, u — 3p = u — p, ecuación que sólo puede verificarse para valores finitos de u, siendo p =0. Pero no de- bemos inferir de esto que para los sistemas originantes de n ecuacio- nes con n-- 2 incógnitas, la reacción de equilibrio podamos obtenerla sencillamente mediante la hipótesis de que sea nula la indeterminada, porque tal criterio fallaría muchas veces. Procedamos ahora a la determinación de las reacciones límites. Para hallar la primera Í correspondiente al caso primero de ácido muy concentrado, nos bastará anular el coeficiente de NO, es decir, 2, cuya expresión es 2 =u — p. Escribiendo pues u—-p=0, ecuación COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 45 en que siendo u esencialmente positiva, no puede simultáneamente serlo p, debemos asignar a ésta un valor negativo e igual numérica- mente al atribuído a u. Basta, por tanto, que sea para u=1.,p==— 1. Con estos valores los coeficientes generales de la reacción simbólica vienen a ser == v=2[1 —(— 1) =4, == 40M MEM 12, y el proceso... As,0, -—- 4NO,H +— H,O = 2H,As0, + 4N0, (D) R. lím. idéntica a la I de $. Análogamente, para hallar la segunda, anulamos el coeficiente de NO,, es decir, y =4 — 3p=0, u= 3p. Debiendo ser u entera y po- sitiva, p debe serlo también, y bastará para ello atribuirle el valor 1; p=1, que da u«= 3. Los demás coeficientes serán : - ==, 1= Us w='6, Y= 0, g== e . viene así la reacción 3As,0, +-4NO,H +7. H,O = 6H,As0, —-4NO (1D) idéntica a la II de Sorkau. Llegados aquí podríamos seguir la misma marcha de este profesor : multiplicar cada ecuación por una indeterminada, sumarlas después y hacer aplicaciones; de modo que nuestro método permite pasar al preconizado por el doctor Sorkau y otros químicos. Si queremos ahora ver si nuestro método puede producir otras re- acciones halladas por aquél, no tenemos más que asignar valores con- venientes a 4 y p, que podemos deducir así : Supongamos que se tra- tara de investigar la fórmula II, m=1,2n= 2, que es: TAs,O, + 12HNO, + 15H,0 = 14H,As0, — 4NO, —- SNO! Para ello, observando que los coeficientes de NO, y NO son este doble del otro, introduciremos en nuestras expresiones generales para esos coeficientes tal condición escribiendo 2 = 2y, es decir, u —- p = 2 (u— 3p), de la que se saca u =p, en que p debe ser entera“y po- sitiva. Atribuyendo a p el valor 1, resulta u = 7, y llevando estos va- lores a los demás coeficientes, viene : 0=L12%, 10= 10, a=14, y 1, a (09) con lo que la reacción será : 46 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA TAS,O, | 12HNO, -- 15H,0 = 14H,As0, + 4NO, +H8NO, idéntica a la propuesta. Por el mismo estilo podríamos verificar otras fórmulas. La consecuencia de menor alcanee que surge de estos hechos es que nuestro método y el del doctor Sorkau son rigurosamente concordantes en este ejemplo. Veamos si lo serán también en otros. Sigamos la expo- sición del profesor citado. Ejemplo 2. Descomposición del clorato de potasio por el calor. <«Ouando se calienta el clorato de potasio a temperaturas no dema- siado altas, se obtiene una mezcla de perclorato y cloruro de potasio y se desprende oxígeno. Al buscar los índices de la ecuación : u . KCIO, =w. KCIO, + y. KC1 +2. O, llegamos a las tres ecuaciones: u= x-- y ecuación del potasio — K (1) u= e + y ecuación del cloro — Cl; (2) 3u=4x--2 ecuación del oxígeno — O (3) pero (1) y (2) son idénticas; disponemos así solamente de dos ecuacio- nes para cuatro incógnitas, lo que nos demuestra, que debemos distin- guir dos reacciones: «Caso 1%. — : 4KCIO, = 3KCIO, —- KCI. « Uaso 2%. — 2K 010, = 2KC1 — 3. 0,. <«Multiplicada la primera ecuación por el factor m y la segunda por n, la suma de las dos ecuaciones es : 2 (2m-- m) KCIO, = 3m . KCIO, — (m + 2n) KC] + 3n . O,. . « Para el caso del equilibrio entre las dos reacciones, siendo m == 1 y n=1, la ecuación se transforma en: 2K 010, = KCIO, + KCI — O, (después de dividir por 3). (D) « Otros casos. — == 2, 11 (ID 10KCIO, + 6.KCIO, + 4.KC1-3. O.. m='1,0=2 III) SKCIO, =3KCIO, + 5. KCl1-+ 6. 0,. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 47 m=1,1n=3 (1V) 10KCI0O, =53KCIO, + 7KCI— 9 .0.. m=1, n= 4 (dividir después por 3) (V) 4K0I= KCIO, 1-3KC1-1 4.0.. «Los índices de KCIO, y O, indican la proporción de las reaccio- nes límites; así en la ecuación SKCIO, = KCIO, +7. KC1 10.0, los valores respectivos son : m= 1, 1= 10 «Para que m sea un mínimum, es decir, para que se forme la menor cantidad posible de perelorato KCIO,, se mezcla el clorato de potasio con el bióxido de manganeso ». «Resolvamos directamente el sistema originado por la reacción simbólica u. KCIO, =x. KCIO, + y. KC1—- 2.0, (R. $.) que era, suprimiendo una de las ecuaciones iguales (a=.tg (0) (Su =41 22% (9) « Resolvámoslo en términos de u (materia reaccionante); eliminando la x viene la ecuación 4 = 4y — 22 = 2 (2y — 2), que descubre la pa- ridad deu u=2Y4, wW=2y —2 O 2y — 2=Y4' (ecuación final). «Se verifica con y =w |] p, 2 = uv + 2p. De la (1) deducimos e —=u—Y, . 1 =24! — (wW + p) =w — p. « La condición para que sean positivas las incógnitas es : => 202 w >0, =w— p > 0, y =w —p> 0, 2=w 4 2p > 0, p— 2 por (y), y por tanto, podemos dar a p cualquiera de los valores de la serie p ==— 1, 0, 1, 2, 3. Examinemos las cinco reacciones posibles, por si de su sucesión surgiera alguna útil inferencia. Bara A IN Iene: == =D, YU 95 a Y, y la reacción será : 8CIO,K = 5C10,¿K -—-3KC1+2.0,. . (1) Conte, 10 == Le Para w =4, p=0, viene: u= 9% aw =4, => él, A la reacción sería : w=4, p=0; SCIO,K =4C10,K + 4KC1+ 40, COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 49 2010,K = CIO¿K + KCI + O, (R. de eq.). (2) Para 4 =4, p=1, viene: 10% =D, =D, a= Us la reacción es: SCIO,K = 3C10,K + 5KCI — 6. O,. (3) Con u/ = 4, p =1; idéntica a la III. Para u'= 4, p =2, SOn: 1= 0, => 2) 1 = 0, == O y la reacción es: 8CIO,¿K = 2C10,K + 6KC1 — 8. O.,. (4) Gon =p =2: Para u/= 4, p =3, viene: Wi= S, 40 = 1. Y == 7 y la reacción será: 3010,K = CIO,K + 7KC1 + 10.0,. SS JU == Con w = 4. Obsérvase que de la (1) a la (5) la proporción de perclorato va dis- minuyendo de una en una molécula y aumentando de una en una tam- bién la proporción de cloruro, y de dos en dos la de oxígeno. Inferimos de aquí que si nuestro deseo es preparar oxígeno, la reacción (5) a que corresponde el máximo de los valores de p, para ocho moléculas (cons- tantes) de clorato reaccionante, es la reacción más conveniente. Generalizando este resultado, podemos afirmar que para cualquier número conocido de moléculas de clorato potásico que entren en re- acción, si nuestro objeto es preparar oxígeno, debemos asignar a p el máximo de los valores de su escala; y ésta la conoceremos calculando ae los valores de p contenidos entre los límites p > — o y p< 2u”, sien- «lo u/ y p enteros. Esta deducción, irrefragable matemáticamente, no aparece ostensi- ble en la fórmula general que suministra el principio de la indepen- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV d 50 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA dencia de las reacciones. Más adelante veremos si eso es un defecto del procedimiento o si consiste en el sentido restringido que los auto- res acuerdan a las indeterminadas Mm y M. Volvamos a considerar la exposición del doctor Sorkau relativa a un nuevo ejemplo. «Ejemplo 3. Acción del ácido clorhídrico sobre el clorato de potasio. El ácido clorhídrico concentrado y el clorato de potasio reaccionan entre sí con formación de cloruro de potasio y de agua, y con despren- dimiento de cloro; pero en la mayoría de los casos se observa también la formación de bióxido de cloro, cuya presencia comunica al cloro un carácter explosivo. <« La ecuación : au. KCIO, | 0. HCI=w.KC1-+x.H,O +y. CIO, +2. Cl, nos suministra para las seis incógnitas solamente las cuatro ecua- ciones : 10) . €cuación del K (1) u|-vo=w--y-2 ecuación del Cl (2) 3u=w-—] 2y ecuación del O (3) =D ecuación del H (4) lo que nos demuestra que nos encontramos frente a una mezcla de dos reacciones independientes reunidas en una sola ecuación. Por eso formularemos : KCIO, + HC1= KC1 + HCIO, (a) EHCIO, | 5HCI= 3. H,0 + 3CL: (0) KCIO, + 6HC1= KC1-) 3H,0 + 3C1, (1) «El ácido clórico se descompone por el calor de reacción en 2HCI0, = H.0 —- O —- 2CI10.. (b,) « El oxígeno y el cloro en el estado naciente se unen dando CIO,; tenemos entonces que hallar los índices de la ecuación : 4. KCIO, + v. HCl] = x. KCI +y.H,0 +2. CIO, U= % (e a (1) au lvo=xw->+2) o (2) 3u=y | 22 pa (S) v=2y ) (4) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 51 « De las cuatro ecuaciones resulta : 1M= 13 30 = 0 0/8 20/= 09 20 =4 « Eligiendo para y el valor mínimo de 3, se obtienen los números en- teros u =D, a =0, == 0= y 4= 6 « La ecuación buscada es por consiguiente : 5¿KCIO, + 6.KC1=5.KC1-+3.H,O + 6.CIO.. (ID) <« Multiplicaremos ahora las ecuaciones que corresponden a las reac- ciones límites (1, II) por los factores m y n de proporcionalidad : m . KCIO, —— 6m . HCl Mm. KCI —- 3m. H,0O —- 3m. Cl, 5n . KCIO, + 6n.. HC] =5n . KCI-—- 3n.H,O —- 6n . CIO, y sumamos: | (m +— 5n) KCIO, + 6 (m + n) HCl = (m + 5n) KCl =- 3 (m-— n) H,O —- 3m. Cl, -- 6n .CIO,. « Para el caso en que las dos reacciones están en equilibrio, es decir, cuando m == 1, llegamos a la ecuación sencilla (dividiendo por 3). 2KCI0, + 4H01 = 2KC1 + 2H,0 —- Cl, + 2C10,. (D « Otros Casos. — : 0=2%, 11 (II) 7KCIO, + 185H0C1=7KC01—- 9. H,O —- 601? + 6CI10,. 1=% 1= 1 (TTD) 8KCIO, + 24HC1=8KC1+12.H,0 +9. Cl, +6. CIO,. [Esta ecuación se encuentra comúnmente en los textos de química.] m=4,n=l1 (dividido por 3) (IV) 3KCIO, + 10HC01 =3KC1 +5. H,O + 4C1, + 2. CIO,. m="1,n=l1 (dividir después por 3) (V) 4KCIO, - 16HC1= 4KC1 +8. H,O +7. Cl, +2CI0,. «Los factores de proporcionalidad de una ecuación dada, por ejem- plo, de la siguiente : 52 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 5KCIO, + 14HC1 =5KC1+—7.H,0 +5.Cl, +4. CIO, se hallan mediante las relaciones : Índice de CL 3m=5 m= | Qu Índice de CIO, 6n=4 n= 90| o en números enteros m= 5, n= 2. « Al descomponerse el CIO, por el calor, se forma además del cloro, también oxígeno, lo que complica el problema. » ÁNGEL PÉREZ. (Continuará.) NUEVO JALÓN SEPTENTRIONAL EN LA DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS DE LA CUENCA PARANAENSE Y SU VALOR INDICADOR (1) Por FÉLIX F. OUTES Al señor profesor Juan W. Gez. A. lo largo de la cuenca del Paraná, esporádicamente, y sin que sea posible establecer, al menos por ahora, su sucesión en el tiempo, se encuentran con frecuencia los rastros de tres grandes culturas con caracteres diferenciales bien marcados. Una de ellas, sin duda la más difundida, pues sus restos se se- ñalan desde localidades situadas sobre el Paraná medio (colonia mi- litar brasileña del Iguazú) hasta el estuario del Plata (Martín Gar- cía) (2), se caracteriza por sus cementerios, formados por agrupacio- nes más o menos numerosas de grandes urnas zonarias O campanu- liformes, lisas u ornamentadas con series rítmicas de elementos imbricados producidos con la yema de los dedos, impresiones un- (1) Comunicación a la Sociedad argentina de Ciencias Naturales, leída en su reunión del 24 de noviembre de 1917. El señor profesor don Cándido Villalobos, y los señores Antonio Pozzi y Ángel Radice, han tenido a bien preparar los di- bujos, fotografías y moldes especiales de que había menester para publicar esta comunicación. Me es sumamente grato agradecerles su amable gentileza. (2) Llamo Paraná superior a la parte del curso comprendida entre la confluen- cia de los ríos Grande y Paranahyba y el salto del Guairá; medio, al que se desarrolla entre ese importante accidente geográfico y la desembocadura del Pa- raguay; e inferior a la amplia porción, francamente argentina en casi todo su trayecto, que termina en el estuario. 54 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA guiculares, fajas pintadas monocromas o verdaderos ornamentos policromos, geométricos o eskeiomórficos, trazados sobre fondo blanco. Asimismo, en dichos cementerios o en estratos culturales que tam- bién le pertenecen, es frecuente la presencia de hermosos tembetás y hachas pulidas de piedra, iguales al clásico arquetipo neolítico euro- peo. El resto de la industria de la piedra está formado sólo por piezas atípicas; la del hueso no llegó a desarrollarse; y la alfarería ofrece gran número de formas zonarias, hemisféricas y subglobosas, lisas o con ornamentos semejantes a los de los grandes vasos funerarios. Otra, cuyos rastros sólo se han señalado hasta ahora a lo largo del Paraná inferior (Goya-Delta bonaerense), se singulariza por poseer en su acervo cultural numerosas representaciones plásticas antropo y zoomórficas que constituyen, ya simples ornamentos de los vasos de uso doméstico o forman la totalidad de los mismos. Las más de las veces se trata de interpretaciones realísticas, vigorosamente mo- deladas, que representan mamíferos, aves, peces, moluscos, etc., y aun bizarras figuras humanoides. Poco más se sabe respecto de la ergología de los elementos étnicos que la integraban : se afirma que inhumaban los muertos en construcciones tumulares; puede asegu- rarse que su industria de la piedra sólo alcanzó un desarrollo limita- dísimo, pero es indudable, en cambio, que su instrumental y armas de hueso, aunque poco variados, ofrecen formas estables. Los restos de la última de las tres grandes culturas a que me he referido — la más primitiva de todas ellas — se les encuentra en nu- merosos lugares de la totalidad del vasto complejo insular que forma el Delta paranaense. Sus caracteres propios dominantes son los si- guientes: inhumaciones en terrenos elevados, al parecer túmulos; industria de la piedra muy rudimentaria comprendiendo, casi en su totalidad, formas atípicas; abundante instrumental y armas de hueso, bien especificados; alfarería pobre en formas, lisa o con ornamentos geométricos grabados y, excepcionalmente, con rastros de pintura en bandas monocromas. Bien, pues — mediante esta breve comunicación deseo dar a cono- cer un nuevo hallazgo de restos arqueológicos atribuíbles a la segunda de las culturas aludidas; descubrimiento que no sólo amplía nues- tros conocimientos de etnogeografía primitiva, sino que me ha ofre- cido, también, la oportunidad de verificar una interesante constata- ción tecnológica que acaso contribuya, en cierto modo, a dilucidar la procedencia étnica de tales representaciones plásticas. Como lo tengo dicho, los restos de cerámica antropo y zoomórfica DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 55 se han encontrado en diversas localidades situadas entre Goya (pro- vincia de Corrientes), por el norte, y el Delta (porción bonaerense), hacia el sur. En efecto, fuera del rico material obtenido en la recor- dada estación permanente de las proximidades de Goya (confluencia del río Usuró y arroyo Pehuahó) (0), los restos arqueológicos que me ocupan abundan en la zona litoral de la pro- vincia de Santa Fe. Se les ha hallado, a las ve- ces enteros, en las már- Fig. 1, +”, genes de los tributarios del Paraná (2); de esa misma región también proceden otras piezas, desgraciadamente mal documentadas (3); en la laguna Blanca, si- tuada en las cercanías de la estación Fives-Lille (departamento de San Justo), se ha recogido una hermosa cabeza de Psitácido (4); y, por último, se han reunido, ocasionalmente, varios ejemplares intere- santes en los estratos culturales que tanto abundan en los terrenos próximos a la confluencia de los ríos Carcarañá y Coronda (5). (1) Juan B. AMBROSETTI, Los paraderos precolombianos de Goya (provincia de Corrientes), en Boletín del Instituto geográfico argentino, XV, 401 y siguientes. Buenos Aires, 1894; Luis María TORRES, Arqueología de la cuenca del río Paraná, en Revista del Museo de La Plata, XIV, 92 y siguientes, figuras 18 a 31 y 42. Bue- nos Aires, 1907. En el parágrafo I del capítulo V (pág. 116 y siguientes) de la última de las dos memorias que acabo de citar, se ha deslizado un sensible quid pro quo que, por razones obvias, es menester aclarar. En efecto, el autor men- ciona especialmente como procedentes de «la costa de Santa Fe » seis piezas Zoo- mórficas que, junto con otras, le fueron comunicadas por el profesor Ambrosetti. La verdad es que sólo dos de ellas (fig. 39 y 40) provienen de dicha región. En cuanto a las restantes, la representada en la figura 42 y el molusco modelado a que se alude en el texto, bajo el número 542, fueron recogidas en la conocida estación de Goya (números 24.507 y 24.505 de las colecciones del Museo Etno- oráfico de la Facultad de Filosofía y Letras); y las que aparecen en las viñetas 41 y 43 fueron obtenidas en las proximidades de la ciudad entrerriana de La Paz (números 24.502 y 24.508 de las colecciones citadas). : (2) FéLix F. OuTEs, Los Querandies. Breve contribución al estudio de la etno- grafía argentina, 14 y siguiente. Buenos Aires, 1897. (3) TORRES, ibid., 116 y siguiente, figuras 39 y 40. (4) La interesante pieza a que aludo en el texto, fué presentada al Museo Etno- - gráfico de la Facultad de Filosofía y Letras por el señor A. González Garaño. (5) TORRES, ibid., 108 y siguientes; figuras 32 a 35; Luis María TORRES, £l 56 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Asimismo, en La Paz (1) y La Victoria (2) (provincia de Entre Ríos) se han obtenido algunos hermosos ejemplares aislados. En cuanto a la provincia de Buenos Aires, es sabido que fué en su territorio donde se realizaron los primeros hallazgos. Recordaré que se han señalado piezas de la industria que me ocupa en yaci- mientos situados en las proximidades de Puer- to Obligado (partido de San Pedro) (3); la serie reunida en el «túmulo» de Campana (partido de Campana) es numerosa Fig. 2, */, y selecta (4); y en la porción bonaerense del Delta se han obtenido ejemplares en una «construcción tumular » cercana al río Carabelas (5), lo mismo que en la cuenca del Paica- totemismo. Su origen, significado, efectos y supervivencias, en Anales del Museo na- cional de Buenos Aires, serie MI, XII, [XX], 544, lámina XI, figura 2. Buenos Aires, 1911. (1) Torres, Arqueología, etc., 116 y siguientes, figuras 41 y 43. (2) Luis MARÍA TORRES, La geografía fisica y esférica del Paraguay y Misiones guarantes por don Félix de Azara. Examen crítico de su edición, en Revista del Museo de La Plata, XII, 197 y siguiente, lámina III. La Plata, 1906; TORRES, 4rqueo- logía, etc., 118, figura 45; TORRES, El totemismo, etc., 544, lámina XI, figura 1. (3) OUTES, ibid., 131 y siguiente. (4) ESTANISLAO S. ZEBALLOS y PEDRO P. PICO, Informe sobre el túmulo prehis- tórico de Campana, en Anales de la Sociedad científica argentina, VI, 251 y 257. Bue- nos Aires, 1878; ESTASNILAO CEBALLOS [sic], Note sur un tumulus préhistorique de Buenos Aires, en Revue d' Anthropologie, deuxieme série, 1, 579 y 581. Paris, 1878; Expediente sobre el descubrimiento de un cementerio indígena en el partido de la Exal- tación de la Cruz (Campana), en MARCIAL R. CANDIOTTI, Revista del «rchivo de la Sociedad científica argentina, primera parte, 1872-1878, 167 y 174. Buenos Aires, 1891; TorREs, Arqueología, etc., 85 y siguientes, figuras 11 a 15; Torres, El totemismo, etc., lámina XI, figura 3. (5) Luis MARÍA TORRES, Los primitivos habitantes del Delta del Paraná, 89 y si- guientes, figura 16. Buenos Aires, 1913; TorkRES, Ll totemismo, etc., lámina XIT.. A propósito del hallazgo de cerámica zoomórfica realizado en el «túmulo» nú- DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 57 rabí (1), donde parece fueran abundantes. En suma, los restos de ce- rámica antropo y zoomórfica se han recogido, hasta ahora, en una es- trecha zona, exclusivamente litoral, comprendida entre los 29910" y 34215 de latitud sur. Los yacimientos, conviene hacerlo notar, poco se alejan de las márgenes fluviales; los más distantes se encuentran, también, a lo largo de los infinitos tributarios del Paraná, y aun el de La Victoria se hallaría situado en realidad — si estuviera ubicado dentro del éjido urbano, lo que no es verosímil — sobre el veril de las altas barrancas que dominan el dilatado complejo insular y los anegadizos inconmensurables que, por esa región, ocupan la ancha cuenca del gran río. Tuve conocimiento del nuevo hallazgo debido a la bondad del señor profesor don Juan W. Gez, quien me comunicó, no sólo los in- formes imprescindibles, sino también me envió los pocos ejemplares reunidos, al pasar, en el lugar del descubrimiento. Me place, pues, reiterarle mi agradecimiento por su amable gentileza. Según las noticias que han llegado a mi poder se trata de un rico yacimiento a orillas de la laguna Brava (gobernación del Chaco), mero 1 del río Carabelas, a que aludo en el texto, debo formular un reparo. El autor de Los primitivos habitantes del Delta del Paraná afirma que tales repre- sentaciones plásticas caracterizan a la cultura insular de que se ocupa en su libro, vale decir, la tercera de aquellas cuya individualidad he fijado en párrafos anteriores: «una de las principales características de esta cultura — dice — es la presencia de representaciones zoomórficas y antropomórficas, con el comple- mento de una ornamentación que busca completar la imagen de la especie estu- diada y reproducida» (ibid., 89). La verdad es que, esa afirmación, carece de todo fundamento. Recordaré que la pieza en cuestión fué la única retirada del «tú- mulo » referido; y. agregaré, que en ningún otro de los yacimientos explotados iutensivamente por Luis María Torres y descriptos en su libro — «túmulos » I y II y cementerio 1 del Paraná Guazú (ibid., 101, 192 y 268); «túmulo» I del brazo Gutierrez (ibid., 295) y «túmulo» I del brazo Largo (ibid., 359) —no se han encontrado objetos semejantes. No existe, pues, razón alguna para consi- derar ese hallazgo, absolutamente esporádico, como una «etiqueta» cultural, cuando, en verdad, los verdaderos rasgos dominantes aparecen, con la necesaria permanencia, en la totalidad de las manifestaciones industriales que dominan en el conjunto de los yacimientos estudiados. El ejemplar de cerámica zoomórfica hallado en el «túmulo» I del río Carabelas indicaría, a lo sumo, un intercambio de productos industriales o una simple posesión ocasional, y, en aquel caso, sería un indicio de la contemporaneidad de ambas culturas. (1) [G.] BURMEISTER, Uber Alterthimmer am Rio Negro und Rio Paraná, en Ver- handlungen der Berliner Gesellschaft fir Anthropologie, Ethnologie und Urgeschichte, 1871-1872, 196 y siguiente, figura 3. Berlin, 1872; TorREs, Los primitivos, ete., 68 y siguiente, 405 y siguientes, figura 163. 58 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA situada, aproximadamente, 25 kilómetros hacia el oeste de Resis- tencia; pero, desgraciadamente, no poseo dato alguno respecto a su forma, ni sobre los otros materiales que puedan presentarse aso- ciados. Sea como fuere, el nuevo jalón reviste interés, pues desplaza nota- blemente — de 29910 a 2725 de latitud sur —el límite septen- trional de la dispersión de las representaciones plásticas de que vengo ocupándome. Los objetos que me ha remitido el señor profesor Gez son cinco: tres zoomórficos; un fragmento de borde, comprendiendo la mi- tad de una asa doble; y un pedazo aislado, par- te, quizá, de un animal modelado. De las figu- ras zoomórficas, dos de Fig. 3, *), ellas representan cabe- zas de aves, —la de un Estrígido y la de un Psitácido. En cuanto a la tercera es una cabeza de Quiróptero. Huelga decir que no incurriré en la ligereza de iden- tificarlos con tan cual especie; y, la verdad es que ni aun me atreve- ría a determinarlos genéricamente. Las consideraciones que me sugiere su examen son las siguientes : El material plástico empleado para preparar la pasta cerámica es muy fino, notándose que contiene, asimismo, pequeñísimos frag- mentos laminares de muscovita, en un estado de extrema división : su grado de plasticidad debió de ser, pues, exagerado. A dicho ma- terial se le ha agregado carbón pulverizado, el que, en un fragmento aparece apenas triturado, viéndose sus parcelas sin ayuda del lente. La pasta, así obtenida, es homogénea las más de las veces; sin em- bargo, al fracturarse, se observa con frecuencia una estructura en hojaldra, debido a su preparación insuficiente. Su color es negro- grisáceo; el mismo de las superficies externa e interna que ofrecen, excepcionalmente, zonas pardas circunscritas. Por último — y no obstante la tenacidad de dichas superficies — DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 59 todo el material es friable, no lo bastante, sin embargo, como para que pueda haber sido excluído de los usos domésticos. De todos estos caracteres, el color es el más interesante. ¿Se debe ese carácter persistente a la presencia en la pasta de óxidos metá- licos que, al transformarse, le han comunicado aquella tonalidad ? ¿Se trata de alfarerías fumigadas? ¿O el carbón ha sido añadido, deliberadamente, con el propósito de obtener alfarerías negras ? Excluyo la posibilidad de que se trate de materiales plásticos cuyo hierro, en estado de peróxido, sometido a la influencia de un medio más o menos reductor — como puede ser el producido por un fuego pe Y] , y 2), 3d, a Ya al uy mantenido al aire libre — se haya transformado en protóxido negro, porque esa transformación realizada en condiciones instables no co- -munica jamás a la masa una tonalidad uniforme. Tampoco se trata de alfarerías fumigadas mediante una cocción verificada en un medio extremadamente reductor, porque la colora- ción de la masa, en ese caso, va disminuyendo siempre hacia el cen- tro, y las superficies exteriores de los fragmentos que he examinado no ofrecen, tampoco, el lustre característico. En cambio, experimentalmente, una pasta compuesta de 75 por ciento de arcilla, 10 por ciento de arena y 15 por ciento de carbón pulverizado, sometida a 350% en una atmósfera oxidante, produce una alfarería cuyos caracteres genéricos — color negro-grisáceo de la masa, ligero brillo de las superficies al frotarlas y cocimiento incon- pleto — coinciden con los que ofrecen los fragmentos hallados en la 60 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA laguna Brava (1). Que estos ejemplares han pasado por temperaturas superiores a 400% e inferiores a 500% es indudable, pues la pasta ha perdido su plasticidad, como he podido constatarlo, y el carbón no se ha destruído por completo. Para que se produzca el primer estado es menester haya desaparecido del material plástico, no sólo el agua higrométrica —que se pierde por completo a los 120 — sino tam- bién la de constitución que se elimina a una temperatura que no - 20 da NL Y SERA CLAP V r y 1, EFPPROGODOIDOAIOOOIIO0D IIA CELILOGAROROR 11r Y CECPOPODO ICONO AROS £ S COPPER AACORO OOOO E e r to, r "Ly Fig. 5 eo =Y + puede ser inferior a 400% (2). Por otra parte, se ha demostrado, tam- bién experimentalmente, que sometiendo una pasta carbonosa a tem- peraturas próximas a 5009, en medio oxidante, su carbón se destruye paulatina e irregularmente, determinando la formación de manchas superficiales negras o grises y aun rojas o pardas, debidas, estas últimas, al peróxido de hierro (3). Pienso, pues, que el carbón agregado a la masa de las alfarerías que he examinado, ha sido introducido con el propósito deliberado (1) L. FRANCHET, Recherches techniques sur la córamique carbonifere préhistorique, en Bulletins et mémoires de la Société «d' Anthropologie de Paris, VI* serie, I, 305. Paris, 1910; L. FRANCHET, Céramique primitive. Introduction 4 Vétude de la tech- nologie, 86. Paris, 1911. (2) FrancHer, Céramique, etc., 10 y siguiente. 305 (3) FRANCHET, Recherches, ete., DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 61 de obtener alfarerías negras; al propio tiempo que resultaba un ex- celente antiplástico. En cuanto a la tonalidad grisácea de las piezas se debe, sin duda alguna, a la cantidad insuficiente de carbón; y las manchas pardas superficiales — añadiré — han sido originadas por una marcada y bre- ve elevación de temperatura al finalizar la operación del cocimiento. Noobstante la pequeñez de los fragmentos reunidos en el nuevo yacimiento, ellos ofre- cen algunos elementos utilizables mediante los cuales he intentado reconstruir la forma de las alfarerías a que pertenecieron. Se trata, sin duda alguna, de boles poco pro- : fundos, cuyas asas las constituían, justa- Fig. 6-*, mente, las representaciones zoomórficas de que vengo ocupándome. La figura 1 — esquemática, obvia decirlo — demuestra cuál pudo ser la forma aludida y disposición posible de las asas: el animal representado, cuya cabeza asoma por arriba del bor- de, simula precipitarse al interior del recipiente (1). Es una concep- ción artística elegante y llena de movimiento, como altamente deco- rativa. El modelado de las figuras zoo- mórficas halladas en la laguna Bra- va comprueba la unidad estilística de todas las representaciones plás- ticas obtenidas en los diversos ya- cimientos enumerados en párrafos anteriores. La interpretación es idéntica y, como aquéllas, las más de las veces, de un realismo sorprendente. La cabeza de Estrígido, que tengo en mi poder (fig. 2), es de un vigor extraordinario. El modelador indígena no ha omitido ninguno de los rasgos característicos: el pico breve y fuerte; los ojos avi- zores; la particular disposición de las plumas de la región auricular (1) La reconstrucción esquemática de la figura 1 no debe alejarse mucho — se me ocurre — de la forma que realmente debieron de tener las piezas enteras, pues realiza un tipo bastante difundido en los Kulturkreisen del oriente de Sud Amé- rica : recordaré, tan sólo, las alfarerías zoomórficas de los Bakairí de la cuenca 62 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA y de las mejillas; la línea de separación del disco facial de las plumas de la parte superior de la cabeza y posterior y lateral del cuello, como las marcadas estrías de estas últimas. Todos estos caracteres han sido expresados mediante profundas impresiones, produci- das con la ayuda de un disposi- tivo de que me ocuparé más ade- lante. En la cabeza de Psitácido (fig. 3), en cambio, los caracteres propios del género representado se hallan marcadamente estili- zados; pero la figura, en su con- junto, responde al mismo concepto realístico y ofrece igual interpre- tación vigorosa. Las diferencias a que acabo de referirme, aparecen bien marcadas en los tres aspectos de cada una de las piezas, repre- sentadas, semiesquemáticamente, en las figuras 4 y 5. Por último, la cabecita de Quiróp- tero (fig. 6) corresponde al primero de los dos tipos plásticos aludidos. En cuanto al asa incompleta que forma parte de la serie (fig. 7), debió de estar constituída por dos pronuncia- das expansiones mamiformes, orna- mentadas con círculos concéntricos, elementos curvilíneos y triangula- res (fig. 8). Los ornamentos a que acabo de re- ferirme, como determinados caracteres de las especies animales recién mencionadas, se han ejecutado mediante profundas impresiones, sobre las cuales voy a detenerme, pues las reputo una modalidad tecnoló- gica interesante y sugerente que ha pasado inadvertida para todos los que han descripto piezas semejantes, no obstante presentarse en algunos de los ejemplares reunidos en otras localidades. Fig. 9, */, del Schingú (cfr., inter alia, KARL VON DEN STEINEN, Unter den Naturvólkern Zen- tral-Brasiliens, lámina XXI, figuras 1 a 4, 11 y 14, y lámina XXIV, figuras 17, 18, 20, 21 y 23. Berlin, 1894; Max ScumiDrT, Indianerstudien in Zentralbrasilien, figuras 255, 256, 258 y 259. Berlin, 1905). En cuanto a las asas, me inclino a creer que fueran un par, pues, los platos o boles provistos de una sola, son propios de las provincias culturales del occidente de Sud América. DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 63 En efecto, esos elementos, aparentemente producidos por intaglio, no son sino. simples impresiones de cordelería identificables sin difi- cultad, como lo evidencian los moldes positivos representados en la figura 10; por más que el examen directo de las piezas —en especial la cabeza de Psitácido y el fragmento aislado representado en la figura 9 —es decisivo por sí solo. Se trata de delgadas cuerdas tor- cidas, cuyos diámetros oscilan entre 2 y 1 milímetros. Sin embargo, las impresiones que ofrece la cabeza de Estrígido presentan caracteres propios que las singularizan. Examinándolas, sea directamente o en su molde positivo (fig. 11), se nota que no se trata ya de las impresiones oblicuas producidas por el torzal, sino Fig. 10, */, que constituyen una serie ininterrumpida de pequeños elementos circulares perpendiculares al eje de la impresión, cual si se tratara de una hebra espiralada. Como no dispongo por el momento de ele- mentos de comparación, no quiero pronunciarme sobre el dispositivo empleado para obtenerlas, aunque me inclino a creer que se ha uti- lizado, también, un cordoncillo formado por una o más hebras centra- les, sobre las cuales se ha envuelto, fuertemente, otra en espiral (1). Las particularidades tecnológicas que acabo de describir no tienen (1) Conversando con el señor don Carlos Ameghino sobre el carácter de las im- presiones a que aludo en el texto, me expresó su creencia de que tal vez hubieran sido producidas con la ayuda de un fragmento de rizoma de graminácea que, en algunas especies — según recordaba — ofrecerían formas tales que permitirían utilizarlas con aquel objeto. Sometí la cuestión al sabio juicio del doctor don Carlos Spegazzini, quien, con su habitual bondad, me ha manifestado que el exa- men de algunos rizomas, especialmente de Distichlis spicata (L.) Greene, ha dado resultados negativos. El doctor Spegazzini — añadiré — supone, como yo, que más bien se trate de un « verdadero piolín enrollado ». 64 ANALES DE LA SOCIEDAD CENTÍFICA ARGENTINA el valor de manifestaciones aisladas. Como ya lo dije, es fácil cons- tatar el uso del mismo procedimiento al examinar el material reu- nido en otros yacimientos: el simple examen de las figuras que ilus- tran otras publicaciones me ha permitido verificar que ambos tipos de impresiones aparecen en objetos obtenidos en la estación de Goya (1) y en el «túmulo» de Campana (2). Es lógico suponer, pues, que la revisión de todo el material conocido compruebe la universalidad del procedimiento que por primera vez he señalado. Mi constatación, por otra parte, ofrece un valioso elemento de cri- terio para la solución racional del pro- blema étnico planteado por los restos de, alfarería antropo y zoomórfica que se encuentran, de continuo, a lo largo de la cuenca del Paraná inferior. El profesor Ambrosetti en su mono- grafía sobre los restos obtenidos en la estación de los alrededores de Goya, después de puntualizar que ellos evi- dencian la existencia de un grupo indígena «nómade» y «que sus individuos sabían tallar la piedra », «pescar » perseguir «al ciervo de los pantanos,» «y que en la alfarería habían llegado a un grado de adelanto notable, no sólo por su dibujo variado, sino también por la escultura de formas animales », se pregunta : «¿ Fueron los Indios del Chaco que pudieron haber vivido alli en tiempos anteriores a la conquista?» (3). De los habitantes primitivos de las. selvas chaquen- ses —dice —sólo los Payaguás podrían haberse hallado en las condi- ciones aludidas : por ello no titubea en asegurar que los restos les pertenecieron, sobre todo — añade — porque «tanto los Payaguás co- mo los habitantes de los Paraderos vivían de la caza y de la pesca, siendo ambos artistas» (4). Es evidente que el profesor Ambrosetti llega a esa solución utili- zando elementos de juicio desprovistos en absoluto de valor proba- torio. La caza, la pesca o tal cual vago paralelismo en las manifesta- (1) AMBROSETTI, ibid. (impresiones de cordelería)», figuras 16, 32 y 39 (tipo dudoso), figuras 2 a 5, 27, 30 y 31; TorkREs, 4rqueología, etc. (impresiones de cordelería), figura 42. (2) TorrEs, Arqueología, ete. (impresiones de cordelería), figuras 11 y 12. (3) AMBROSETTI, ibid., 418. (4) AMBROSETTI, ibid., 420. DISPERSIÓN DE REPRESENTACIONES PLÁSTICAS 65 ciones de vida psíquica, son simples términos generales perfectamente vacuos. Las. afinidades étnicas — obvia decirlo —se establecen me- diante indicios somatológicos, morfológicos y lingiiísticos; o moda- lidades ergológicas tranchées, realmente reveladoras de una vincula- ción. Oreo, pues, por esas razones, que el interesante problema etno- lógico planteado por las representaciones plásticas reunidas a lo largo «dlel curso del Paraná inferior, aun no ha sido resuelto. Y, por ello — como lo he dicho—la constatación tecnológica verificada por mí puede contribuir a solucionarlo, pues constituye, justamente, uno de aquellos indicios utilizables. En efecto, ninguna de las agrupaciones indígenas que han habi- tado el territorio argentino o que aún subsisten, precariamente, en algunas regiones, han utilizado las impresiones de cordelería como elemento de ornamentación. Ahora bien, fuera de nuestro.país obser- van el referido procedimiento tecnológico sólo los últimos represen- tantes de los antiguos Mbayás —los Caduveos — que merodean en la actualidad al sudoeste de Matto Grosso (Brasil), en la porción del estado comprendida entre los ríos Guaicurú, Paraguay y Miranda; pero cuyo habitat, aun en tiempos históricos, se extendió mucho más hacia el sur (1). Los elegantes motivos ornamentales de las alfarerías que fabrican aquellos indígenas se acentúan y complementan me- diante complicadas impresiones de cordelería (2) : Inuna mano, la si- nistra, se il fabbricante non e mancino — dice Boggiani — s2 tiene una cordicella, ben torta ed uguale, bagnata; e con Vindice dell'altra mano la si va imprimendo, cominciando dall'estremita, nella creta, a righe diritte o curve o spezzate, o parallele od incrociantisi, secondo il disegno (1) Véanse a este respecto — y se consultarán con provecho — el excelente re- sumen sobre la historia y ergología de los Mbayás, publicado por G. A. Colini (Notizie storiche ed etnografiche sopra ¡ Guaycurúá e gli Mbayá, en GUIDO BOGGIANI, Viaggi d'un artista nell' America Meridionale. I Caduvei (Mbayá o Guaycurú), 299 y siguientes. Roma 1895); y el parágrafo pertinente del erudito estudio crítico le Teodoro Koch-Grinberg, Die Guaikurú-Gruppe (cfr. Mitteilungen der Anthropo- logischen Gesellschaft in Wien, XXITI, 3 y siguientes. Wien, 1903). (2) BOGGIANI, ¿bid., figuras 1, 4, 6, 12, 13, 25, 26, 42, 56, 60, 64, 72, 87, 88, 97 y 107; TheobOR KocH-GRUNBERG, Die Guaikurústimme, en Globus, LXXXI, figuras comprendidas en la lámina, y figuras 8, 9 y 10 intercaladas en el texto. Braunschweig, 1902. Añadiré una observación complementaria que no deja de poseer cierto valor corroborante. En efecto, al examinar algunas representacio- nes zoomórficas procedentes de la estación de Goya, observé unas pequeñas per- foraciones — generalmente de 5, 3 y 2 milímetros — situadas en el cuello del animal o en las proximidades de las porciones de bordes conservadas. Recorda- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 5 66 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA che ben chiaro deve stare nella fantasia del disegnatore, ed ogni tratto o fatto senza pentimenti, raramente con correzioni, con sveltezza e senza prendere molte misure preventive (1). A freddo pot — añade — con uno stecco si riempiono le linee formate dall'impressione della corda con una poltiglia piuttosto liquida di acqua ed una creta, bianca come gesso, che si trova in qualche punto di questi terreni (2). Y recordaré, para terminar, que esos mismos Caduveos esculpen groseras figuras humanoides (3), fabrican objetos zoomórficos de me- tal (4) y modelan en sus alfarerías a los animales que les rodean (5). Buenos Aires, noviembre de 1917. ré, con este motivo, que los alfareros Mbayás del siglo xvur dejaban algunos de los vasos que modelaban llenos de «pequeños agujeritos» : «estos sirven — añade el P. José Sánchez Labrador — para pasar el hilo y matizarlas de con- chitas, y aun de cuentas de vidrio » (cfr. El Paraguay católico, [1], 271. Buenos Aires, 1910). (1) BOGGIANI, ibid., 134. (2) BOGGIANI, ibid., 135. (3) BOGGIANI, ibid., figuras 1, 61, 65, 89 y 109; KocH-GRUNBERG, Die Gudai- kurústimme, ete., figuras 2 y 3. : (4) BOGGIANL, ibid., figura 44. (5) BOGGIANI, ibid., figura 72; KocH-GRUNB£RG, Die Guaikurústámme, etc. ,. figura 9. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS MEMORIA PRESENTADA AL CONGRESO AMERICANO DE BIBLIOGRAFÍA E HISTORIA (1816, 9 DE JULIO, 1916) POR EL ING. SANTIAGO E. BARABINO Vocal de la comisión directiva del Congreso i delegado de la Sociedad Científica de Chile i del Centro Nacional de Injenieros de Buenos Aires Dime las bibliotecas que posees para poder juzgar que nación eres. | (55) Señores congresales : La Sociedad Científica de Chile, que me honrara nombrándome socio correspondiente, ha vuelto a favorecerme designándome delegado ante este Congreso de Bibliografía e Historia, que en homenaje al Primer centenario de la Jura de la Independencia celebramos los arjentinos. Igual honor me ha conferido el Centro Nacional de Injenieros de esta capital. Para corresponder a tan honrosas atenciones surjió en mí el deseo de presentaros alguna memoria que demostrara a estas doctas asocia- ciones, chilena i arjentina, mi buena voluntad para con ellas; pero dos causas restrictivas me han dificultado la realización integral de mi pensamiento : mi poca competencia en materia bibliográfica i la esca- sez de tiempo para poder preparar algo que menos insustancial fuera. La buena intención válgame como disculpa. No debéis, pues, considerar estas someras Notas bibliográficas como una ponderable contribución a la bibliolojía, para lo cual, como acabo de manifestaros mayor competencia debiera tener en tan intrincada materia, sino como una mera justificación de los «votos» que someto a vuestra aprobación. 63 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA T he dicho «intrincada materia» porque filolójicamente, técnica 3 oráficamente, reina en ella una lamentable confusión. La voz bibliogra- Fía no abarca todo el programa de la ciencia del libro como confee- ción artística, como producción mental, como clasificación, cataloga- ción, etc. Para nosotros, la ciencia del libro en su conjunto (industrial, co- mercial, bibliográfico, intelectual, etc.) es la bibliolojía ; la que se tras- forma en bibliografía, cuando sólo lo describe comercial o críticamente; bien que esta última faz pertenece más racionalmente a la bibliogno- sia, por el conocimiento intrínseco de la misma que requiere; es decir, que la bibliografía se referiría tan sólo a la catalogación de las obras, o sea a la manifestación informativa, no crítica, de sus condiciones tipográficas i de la materia tratada; mientras la bibliognosia se ocu- paría del conocimiento del fondo, por el estudio de dicha materia. No concordamos, pues, con las que restrinjen el alcance de la cien- cia del libro —la bibliolojía — reduciéndola a una mera historia de su material fabricación, como producto de la imprenta i como encua- dernación, o sea, la bibliotécnica — la que sólo representa una rama de aquélla — como lo es la bilioteconomía, que se refiere a las condiciones de su presentación i conservación bibliotecarias, vale decir, su clasi- ficación, su distribución en las estanterías i su Iinvulnerabilidad con- tra la acción destructora del tiempo, de la polilla, ete. Circunscribiendo, pues, la voz bibliografía a la descrición artísti- ca o crítica científica de los libros, diríamos que ella puede definirse como «el arte i la ciencia del bibliógrafo». Pero ¿qué se entiende por «bibliógrafo?» Dada la confusión que ya hemos apuntado como existente entre las voces referentes al libro, difícil es cireunscribir el campo de acción de aquél; pero podría decirse que es el técnico que estudia el libro desde el punto de vista de su confección; o bien el erudito crítico que le ana- liza en su esencia, como obra del autor, 1 no como producto de la im- prenta. En la primera entra el arte industrial; en la segunda la ciencia personal. En este sentido podría confundirse con el bibliófilo; sin em- bargo, éste no es «crítico» en la acepción lata de la palabra, sino un seleccionista, coleccionista de obras de real mérito científico, artístico o histórico, vale decir, un clasificador erudito, pero no «crítico». Es un bibliognosta, que trata jeneralmente de satisfacer un deseo per- sonal. En lo que hemos tildado de arte del industrial entra la bibliografía «económica », o sea, la faz mercantil del arte tipográfico librero, que NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 69 comprende el conocimiento técnico de la preparación del libro (tipos, papel, ilustraciones, ete.) i hasta la bibliopejía, vale decir, su encua- dernación, i, consecuentemente, la adecuada presentación para la venta al público, lo que obliga a su catalogación, de la que jeneral- mente se hace cargo el librero; o para su distribución en las bibliote- cas, tarea del bibliotecario. Un bibliógrafo es mucho más que un bibliotecario. Éste conoce el catálogo, la distribución, la situación de los libros en las estanterías de la biblioteca a su cargo, i no carecerá de méritos plausibles cuan- do consiga que el público halle fácilmente las obras que necesita 1 pueda cómodamente consultarla; el bibliógrafo, en cambio, es un ver- dadero anatomista que analiza los miembros constituyentes del gran organismo librero, 1, por ende, requiere una vasta erudición i un cri- terio ponderado e independiente, que le permita discernir lo bueno de lo malo, lo útil de lo insustancial, i colocarse fuera de las líneas de influencia sectaria, especialmente política 1 relijiosa, que puedan ba- cerle incurrir en intransijencias injustificadas, en sujestionadas terji- versaciones, 0, peor aún, en la mala fe. Ahora bien, aunque en realidad la bibliografía, como lo dice su eti- molojía, sólo indicaría la deserición del libro desde el punto de vista artístico, mercantil iaun de su contenido, este Congreso debe tratarla en su mayor amplitud, aspirando a algo más completo, más elevado : al estudio sintético i analítico del libro, más que como forma, como fondo; al conocimiento sistemático, comparado, de la producción uni- versal de la mente humana, condensada en ese fecundo jermen de ci- vilización ; todo lo cual, en su vasta proyección, constituye en reali- dad la ciencia bibliolójica, cuyas amplísimas alas todo lo cobijan. La bibliografía, pues, presenta dos fases mui interesantes: la in- formativa i la comercial. Esta última interesa al comercio de libros, pues en ella se indica el nombre del autor, la materia tratada, su vo- lumen, calidad, precio, etc. La informativa, a la que hemos dedicado algunas horas de nuestra vida intelectual i de la que acompañamos un ensayo publicado en los Anales de la Sociedad Científica Arjen- tina (Anexo A), da a conocer, abriendo juicio propio, el plan de la obra examinada, sus méritos o defectos fundamentales, i, por ende, las ventajas que importa su conocimiento i su divulgación. Esta se- eunda fase es o puede ser una contribución de eficiente importancia para la constitución de la bibliolojía internacional. La producción librera hoi es inmensa; el jemir de las primitivas prensas, el runrún de las modernas rotativas, llena los ámbitos pobla- 70 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA dos, desde la aldea más modesta hasta los grandes centros urbanos, donde la cultura del hombre alcanza su mayor intensidad; pero no todo este graficismo del pensamiento humano tiene igual valor inte- lectual. Hai obras nocivas, producto de cerebros en los que la sujes- tión ha vertido su virus pernicioso, que merecerían ser eliminadas de las bibliotecas públicas, como debieran serlo de las privadas. El mé- rito de una biblioteca no estriba en el número de sus libros, sino en su calidad, vale decir, su carácter de utilidad artística, científica, téc- nica, filosófica, etc. Mil novelones de pacotilla, de «a tanto la entre- ga», no sólo valdrán menos que una obra filosófica, literaria o cientí- fica de mérito real, sino que serán dañosas a la sociedad, por las ideas estravagantes que su espeluznante dramaticidad imbuye en los cere- bros poco preparados de las masas populares. La selección, pues, se impone, i ésta es una de las múltiples misio- nes de los congresos bibliográficos, el que tendría entre nosotros an- cho campo en qué escardar, si aplicáramos el ponderado escardillo de un prudente buen sentido. I entiéndase que no limitamos la literatura malsana a los libros in- morales del punto de vista pornográfico, sino que la estendemos a todas aquellas obras que, abierta o disfrazadamente, en vez de alen- tar a los desheredados de la fortuna i habilitarlos para la lucha por la vida ilustrándolos, tienen por finalidad inculcarles ideas de pálida envidia, que les hace ver en sus semejantes más afortunados seres despreciables i esplotadores ; lo que los acobarda i les hace cobrar aversión al trabajo i odio al superior, desvirtuando toda autoridad moral i material; en resumen, fomentando un caótico anarquismo que, de prosperar, reconduciría a la humanidad al estado de primitiva barbarie, de salvajismo troglodita. a la restauración de la bestia hu- mana. Pedimos disculpa por este brochazo de filosofía social, 1 volvemos al tema. Las bibliotecas de los diversos centros de población requieren obras especiales, en correspondencia con la naturaleza del lugar i del jénero de cultura que poseen, pues en verdad, no podría haber un contra- sentido más chocante que ver figurar en la biblioteca de una villa lu- sgareña un tratado de análisis infinitesimal, o la Odisea de Homero, en cambio de las obras que se ocupan de cuestiones agrícolas o de ense- nanza elemental. La creación de bibliotecas ad hoc en cada localidad es, pues, una necesidad que debe patrocinar este Congreso. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS all I a propósito de bibliotecas : según Diodoro de Sicilia, sobre el din- tel de la puerta de entrada de la primera biblioteca de que se haga mención, la del lejendario rei ejipcio Osimandia, se leía la siguiente inserición : Farmacia del alma. | Será o no cierto, pero la verdad es que los libros constituyen una farmacopea intelectual para todo espíritu estudioso. Es una verdad tan axiomática, que la institución de bibliotecas se pierde en la niebla de la prehistoria. El bibliógrafo J. J. Mader, en su obra De Seriptis et Bibliothecio antediluvianis, sostiene que el hombre poseyó bibliote- cas desde... antes del diluvio!... Se funda en que Adán «impuso nom- bres a las cosas»; en que Seth esculpió las «columnas » que debían recordar a la posteridad los conocimientos humanos de su tiempo; en el libro de Enoch, etc., etc... Sin parar mientes en los pueriles dislates de este «sabio» alemán, es innegable que para llegar al grado de ade- lanto que requirieron las primeras bibliotecas conocidas, se ha nece- sitado una progresión bibliográfica paulatina, multisecular. Ciertamente, los escasos orijinales i las pocas copias, más o menos fieles, de los mismos, existentes en aquellas épocas en que era desco- nocida la imprenta, no permitían formar numerosas colecciones; sin embargo, es mui sujerente el empeño con que gobiernos, instituciones 1 los mismos particulares fomentaron la creación de bibliotecas pú- blicas i privadas, hasta que la invención de Gutenberg hizo posible su universalización i necesaria su reglamentación, no sólo como depósi- to de libros, sino que también desde el punto de vista arquitectónico, pues bueno es recordar, aunque sea de paso, que como edificios públi- cos deben satisfacer a condiciones particulares de situación, comodi- dad e hijiene, que la arquitectura moderna pone a nuestra disposición. Deben situarse en el centro de la población más densa a que ha de satisfacer; 1 ser puestas a disposición del público con la mayor posi- ble amplitud de horas hábiles, pues si en las épocas más remotas de la cultura humana eran patrimonio de los sacerdotes i gobiernos, i yacían casi inútiles ocultas en los templos o en las salas palaciegas, hoi son del dominio del pueblo, i los poderes públicos deben ofrecér- selas en edificios adecuados, cómodos, llenos de aire i luz. Escusamos decir que, consecuentemente, reputamos mal ubicada nuestra actual Biblioteca Nacional por lo escéntrica i lo inadecuado del edificio. La existencia de las bibliotecas impone lójicamente la formación de los catálogos respectivos; i así las vemos figurar ya en la escuela de Alejandría, cuyos catálogos i tablas bibliográficas nos trasmitiera Ate- 72 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA neo; poseemos el Philobiblion que en el siglo X11L preparó el canciller Ricardo de Bury (Inglaterra), cuya efectiva importancia bibliográfica, impuso su impresión en Colonia, una vez inventada la imprenta (1445). Se comprende que estos repertorios de libros, sólo pudieron ser sim- ples eatálogos bibliográficos. Naturalmente, con el progreso de los conocimientos humanos, merced al impulso queles diera la imprenta, al diseminar por todas partes la semilla del libro, puesto tanto al al- cance del sabio como del modesto estudioso, hubieron de entrar en el terreno de la bibliognosia i crear el estudio comparativo de los mis- mos, no sólo desde el punto de vista tipográfico, esto es, como manu- factura, sino que también de su esencia, vale decir, como producto mental. La frondosa ramificación científica del tronco inicial, que con el correr del tiempo produjera el desarrollo de la cultura internacional, impuso lójicamente la necesidad de ordenar i clasificar los frutos de la sabiduría humana en secciones radicales i subsecciones deriva- das, tomando por base la afinidad de las materias, 1, consecuente- mente, la catalogación de las obras, o sea, la sistematización biblio- eráfica. : La multiplicidad de ciencias básicas, diré así, i sus polifurcacio- nes, el factor nacional, etc., constituyen un problema de difícil so- lución para arribar a un sistema bibliográfico universal i único, lo que esplica los numerosos propuestos i adoptados, diversos entre sí, no sólo internacionalmente, sino que también en un mismo estado. En Europa, por ejemplo, según una estadística que hemos tenido a la vista, resulta que Alemania posee 50 sistemas bibliográficos; Bélgica, 2; España, 4; Francia, 42; Inglaterra e Italia, 14; et sic de cacteris. Esto tiene necesariamente que producir una lamentable con- fusión, que debiera eliminarse en lo posible, unificando, por lo me- nos, la clasificación en cada Estado, lo que sería un paso bien dado hacia la solución internacional del mismo problema. Entre nosotros i en Chile son también varios los sistemas adopta- dos, aunque con tendencia al decimal, del que me ocuparé superticial- mente en seguida. Agregamos varias especímenes de bibliografías. (catálogos) chilenas i arjentinas que hacen ver las diversas clasifica- ciones i catalogaciones seguidas, como la Bibliografía chilena de las ciencias antropolójicas, del señor R. E. Latcham; la Bibliografía de bibliografías chilenas, del señor R. Laval i la Bibliografía de don Clemente Barahona Vega. I aquí lamento no poder agregar un facsí- mil de las bibliografías del profesor €. E. Porter, verdadero creador NOTAS BIBLIOGRAFICAS ES de la bibliografía científica en Chile. Adjunto también las de la So- ciedad Científica Arjentina, del Centro Nacional de Inmjenieros, de la Biblioteca Nacional, Biblioteca Popular del Municipio, el Museo So- cial Arjentino (Anexo B). Lamento que la falta de tiempo no me permita entrar a comparat- las, i, por ende, menos a abrir juicio sobre los mismos. Su simple exa- men dará al interesado la impresión de una Babel bibliográfica que debe desaparecer, mediante la acción eficiente de éste 1 de los sucesi- vos congresos análogos, ante las autoridades competentes i los biblió- orafos. La unificación es o debiera ser el desideratum de todos los adeptos al libro, los estudiosos que en su fuente beben, i sus analizadores, bi- bliotecarios, bibliófilos, etc.; 1 decimos desideratum, porque en reali- dad de verdad es utópico esperar conseguir un sistema de clasifica- ción universal irreprochable, por la razón ya apuntada de las nume- rosas ciencias troncales, fundamentales, i sus polifurcaciones, muchas de las cuales por sus complejas afinidades dificultan su clasificación diríamos cualitativa. Agréguense las diversas tendencias de las diferentes escuelas, las recalcitrancias sectarias, aferradas a viejos prejuicios; la idiosincra- sia de los que intervienen en el estudio del tema, el influjo moral de la nacionalidad, i veráse cuán difícil, por no decir imposible, resulta obtener una ordenación uniforme. Pero en este problema como, en jeneral, en todos los que las ceir- cunstancias plantean para que los resuelvan aislada o colectivamente los estudiosos, lo que debemos tentar es hallar una solución que sa- tisfaga a las principales necesidades de la bibliografía local e inter- nacional. Esta es una de las misiones inherentes a todo congreso bibliográfico, 1, por consiguiente, el actual debiera tomar alguna medida que importe contribuir a la fusión de los diversos sistemas de clasificación, imi- tando a Norte América, donde para llegar al famoso sistema decimal, se apeló al concurso de un centenar de especialistas, con Dewey, su iniciador, a la cabeza. Nos creemos escusados de entrar a analizar en estas «Notas» las ventajas i desventajas que pueda ofrecer este último sistema, tanto más que, siendo nuestro objeto, como acabamos de manifestar, reco- mendar a este Congreso bibliográfico la toma de medidas tendientes a adoptar un sistema ecléctico, fruto del estudio de verdaderos bi- bliógrafos, bibliólogos i bibliófilos, éstos serán los llamados a ponde- 74 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA rar los existentes, introduciendo en ellos aquellas mejoras que puedan resultar más prácticas, esto es, hacerlas más fácilmente comprensi- bles, más nemónicas, i, por ende, más útiles, elijiendo por fin, el que mayores sufrajios consiga, o creando uno nuevo si fuere el caso. El decimal, a cargo hoi del Instituto internacional en Béljica, se- guido por nuestra Oficina Bibliográfica Nacional i por el Museo Social, estriba, como es sabido, en distribuir todos los conocimientos huma- nas en diez secciones, dando a cada una un número correspondiente, del 0 al 9 inclusive, así: 0, Obras jenerales; 1, Filosofía; 2, Relijión; 3, Ciencias sociales; 4, Filolojía;5, Ciencias puras; 6, Ciencias aplica- das; 7, Bellas artes; S, Literatura; 9, Historia i jeografía; subdivi- diendo luego éstas respectivamente en diez grupos, iasí de seguida. Consúltese el Boletín Bibliográfico mensual. Tablas decimal i alfa- bética del contenido del tomo 1, preparadas por el señor P. B. Franco, bibliotecario del Museo Social Argentino, del que damos un espé- cimen (V. Anexo B), donde el señor injeniero Birabén da una sucinta idea del mismo. Sabido es que en 1895 reunióse en Bruselas una conferencia inter- nacional de bibliografía para organizar la labor bibliográfica univer- sal bajo un solo plan, la que dió marjen a la creación del Instituto in- ternacional de bibliografía, radicado en dicha ciudad, bajo el patronato del rei i con el concurso de los demás estados. El Instituto tiene a su cargo siete importantes secciones : a) El repertorio bibliográfico universal, servicio gratuito de inventa- rio, con fichas, de escritos por nombre de autores, materia tratada i- revistas ; b) Catálogo colectivo de las bibliotecas de Béljica, en el que figuran catalogadas unas 500.000 obras distribuídas en 61 bibliotecas; c) Repertorio iconográfico universal, mediante imájenes i en combi- nación con el «Instituto internacional de fotografía »; d) Museo bibliográfico ; e) Biblioteca bibliográfica internacional ; $) Congresos bibliográficos ; y) Conferencias. A lo que hai que agregar una serie de publicaciones bibliográficas periódicas, entre las cuales el Boletín del Instituto internacional de bibliografía, en el que se da cuenta de las obras i demás publicacio- nes, a medida que van apareciendo. La República Arjentina se ha adherido, creando una Oficina biblio- gráfica nacional de índole cooperativa e internacional. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 75 Esta clasificación tiene sus adeptos entusiastas i sus críticos .carac- terizados; lo que no puede estrañar, porque la obra del hombre será siempre deficiente. Entre los cargos que se hace a este sistema mencionaré los siguien- tes: Su base — dicen los eríticos — es arbitraria; la ordenación de las materias puede ser convenientemente modificada i el «encifrado» se recuerda difícilmente por su estraordinaria multiplicidad. Tenemos entre nosotros un caso típico: La Sociedad Científica Ar- jentina después de haber invertido sendos miles de pesos en clasificar decimalmente su biblioteca, volvió sobre sus pasos adoptando el sis- tema que presenta el mencionado Anexo B. ¿Está justificado ese proceder? El punto requiere pausado estudio i meditación de parte de los profesionales; i nadie más autorizado que los señores bibliotecarios para formular un parecer más conscien- te, más práctico. Es precisamente lo que pedimos a este Congreso : la designación de una comisión ad hoc para que estudie el punto, e informe cuando arribe a una conclusión concreta, presentando en to- dos los casos, haya o no discrepancia, el fundamento del voto unáni- me, 0 los de la mayoría i minoría de los miembros de la comisión, cuando no concordaran. La « Asociación nacional de bibliotecas» resolverá oportunamente lo que estime más propio 1 lo hará públicamente, para conocimiento de todos los que tengan empeño en la solución de tan interesante cuestión. Alguien ha espuesto la idea (que no pocos cataloguistas o biblió- grafos han seguido) de traducir a la lengua de cada nación el título i demás datos relativos de las obras estranjeras; pero a nuestro juicio es innecesario, porque quién no conoce el idioma en que el trabajo fué escrito, no sacará provecho alguno, salvo el de saber que existe un libro que se ocupa de una determinada materia. La traducción completa de las obras de mérito, sí, se impone, para que el intercambio intelectual entre todas las naciones sea una reali- dad provechosa. Por lo menos, debiera vertirse a una lengua, como la francesa, que conocen la mayoría de los intelectuales. Fueron estas consideraciones las que nos impulsaron con nuestro sabio amigo ¡ colega, el injeniero español don Leonardo Torres Que- vedo (quien, de paso sea dicho, acaba de ser honrado con el premio José de Echegaray por la Academia de ciencias de Madrid, de la que es miembro), a proponer al Congreso Científico Internacional Ameri- cano, celebrado en esta capital en 1910, la Unión internacional hispa- 76 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA . noamericana de bibliografía + tecnolojía científicas, proposición que fué aprobada por aclamación, tanto en la sección «Injeniería», don- de fué presentada, cuanto en la asamblea plena de dicho Congreso. Nos permitimos solicitar, por las mismas razones, el apoyo de este congreso especial de bibliografía a dicho proyecto, por lo que creemos necesario transeribirlo a continuación, precedido del corto exordio con que lo fundamos, al presentarlo al certamen de 1910, para facili- litar su conocimiento a los señores miembros del actual, de quienes esperamos confiados un decidido apoyo : «El idioma es el vínculo que nos une; por el idioma somos y segui- remos siendo hermanos a través de las vicisitudes de la historia; pot- que hablamos una misma lengua ha de ser necesariamente más íntima nuestra colaboración científica, formando una comunidad espiritual, y el éxito o el fracaso de cualquier libro de ciencia escrito en castella- no, a todos por igual nos interesa, porque influye directamente en el prestigio de nuestra cultura. «Tampoco necesitaremos convenceros de la importancia que ha de tener para el fomento y desarrollo de nuestra labor científica, todo lo que se haga en favor de nuestra literatura tecnológica, tan descuida- da en el día. «Las causas de este descuido las conocéis de sobra y no hemos de discutirlas aquí. No podría ser útil, ni aun parece lícito tratar de pa- sada e incidentalmente cuestiones importantes que son aún objeto de discusiones apasionadas. Pero, aunque sea repitiendo cosas olvidadas de puro sabidas, recordamos — porque de aquí arranca nuestro atraso actual — que durante largo período hemos tenido casi completamente abandonado el estudio de las ciencias y que, posteriormente durante la mayor parte del último siglo, nos hemos limitado — por lo menos en cuanto se refiere a las ciencias llamadas positivas — a estudiar en libros extranjeros, principalmente franceses. «Por ahí era necesario ciertamente empezar, para salir de nuestro letargo, pero nos habituamos demasiado a ese fácil papel de alumno; creyeron muchas gentes que para ser hombres de ciencia entre nos- otros bastaba conocer las producciones y los trabajos de los hombres de ciencia extranjeros. Y así nos acostumbramos a tomar a éstos, en todo caso, por maestros indiscutibles; a leer sus libros y acatar sus fallos; a menospreciar y desdeñar a priori los libros escritos en caste- llano, sin pensar, que, a la postre, la labor de cada uno se medirá por lo que produjo y no por lo que aprendió de.los demás, sin mirar que en esto, como en todo, el país que no produce ha de ir necesariamente 17 NOTAS BIBLIOGRÁFICAS a la zaga de los otros, y por eso, a veces, hemos estado aplicando teo- rias, métodos y aun procedimientos industriales que muchoantes ha- bían sido desechados y destituídos por otros más perfectos en los países extranjeros. «Mucho ha cambiado afortunadamente durante los últimos años, la situación, tanto en España como en las repúblicas hispanoamerica- nas. Algunos pocos sabios de fama universal y otros muchos trabaja- dores entusiastas y laboriosos aportan trabajos originales contribu- yendo eficazmente al progreso del saber humano y han logrado res- tablecer un tanto nuestro decaído prestigio. Los pueblos y los gobier- nos van comprendiendo que es preciso ayudarles en su empresa y muestran mayor liberalidad en la dotación de universidades, escuelas, museos, laboratorios y otros centros, cada vez mejor provistos de ma- terial científico. «Pero así y todo, aun somos tributarios de los extranjeros; aun se requiere su estampilla para sancionar definitivamente nuestros tra- bajos; aun necesitan éstos ser traducidos a alguna otra lengua, si han de circular por todo el mundo; aun necesitamos, cuando hemos de acudir a un congreso en el extranjero, hablar en francés, inglés o ale- mán; el italiano se admite con alguna frecuencia, el español casi nunca. «Es necesario trabajar, y trabajar con ahinco, para emanciparnos completamente. «No se trata, claro está, de interrumpir o limitar nuestras relacio- nes con otros pueblos; procuramos, por el contrario, estrecharlas más y más cada día, les agradecemos la enseñanza que de ellos hemos re- cibido y seguiremos utilizándola, pero hemos de conquistar para nues- tra lengua (es decir, para todos nosotros) el lugar que le corresponde en el concierto de los pueblos cultos, hemos de conseguir que los se- tenta millones de hombres que hablan castellano no estén, por este solo hecho, en situación de inferioridad con la relación a los que ha- blan otras lenguas europeas; ninguna obra más patriótica, ninguna más fructífera, podría acometer la gran familia hispanoamericana. Y, limitándonos a nuestro objeto del momento, diremos que es este el camino más rápido para llegar al pleno desarrollo de nuestra cultura científica. < Hay que depurar, perfeccionar, unificar y enriquecer nuestro len- guaje tecnológico, teniendo en cuenta las necesidades científicas, las exigencias de nuestra gramática y la mayor o menor difusión de los neologismos ya admitidos. ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 1 (0/9) «Hay que hacer un inventario de nuestra producción ya que — aun siendo escasa — por el poco aprecio en que la hemos tenido y por el alejamiento en que hemos vivido unos de otros, apenas ya co- nOCemos. : <« Hay que completarla, llenando ciertas lagunas de importancia, de tal suerte que baste saber castellano para enterarse de todo lo más importante, de todo lo fundamental que se haya escrito relativa- mente a una disciplina científica cualquiera. «Y todo esto no puede ser obra de un solo individuo, ni aun de una sola nación. A todos por igual nos interesa, y todos por igual te- nemos que intervenir en ella. « De los medios de ejecutarla no nos podemos ocupar ahora : no te- nemos tiempo, ni datos bastantes para determinarlo, sólo podemos exponer una opinión, formular un deseo y pedir a nuestros gobiernos que se concierten para realizarlo. « En virtud de las consideraciones que anteceden, proponemos a la asamblea que invite a todos los gobiernos de los países del habla cas- tellana a concertarse para crear un organismo internacional con atrre- elo a las bases siguientes : CONSTITUCIÓN Junta internacional y juntas nacionales «1 Se constituye una Unión internacional hispanoamericana de bibliografía y tecnología científicas al efecto de reunir, catalogar y fomentar las publicaciones científicas en lengua castellana y de cui- dar, mantener y perfeccionar el tecnicismo de las ciencias; «2 La Unión estará representada : a) por una Junta internacional de bibliografía y tecnología científicas; b) por las Juntas nacionales de las naciones que constituyen la Unión; «3 La junta internacional tendrá su residencia en Madrid y estará formada por los delegados de las Juntas nacionales. Los delegados serán nombrados por los gobiernos de cada país a propuesta de la respectiva Junta nacional; cada gobierno podrá nombrar el número de delegados que estime oportuno, pero no tendrá en la Junta más que un voto; NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 79 «4% Las Juntas nacionales se constituirán en cada país en la forma que el gobierno respectivo estime más conveniente. II FUNCIONES DE LA JUNTA INTERNACIONAL «A. — La Junta internacional de bibliografía y tecnología científi- cas estará encargada : «1% De reunir y clasificar los materiales preparados por las Juntas nacionales y de dirigir y unificar sus trabajos; «2% De formar el catálogo de las obras de interés científico publi- cadas en lengua castellana y de crear y dirigir una revista bibliográ- fica destinada a completar y continuar dicho catálogo; <«<3"” De elaborar y publicar un diccionario tecnológico de la lengua , castellana restableciendo en él las voces castizas cuando fuese posi-: ble, aceptando y definiendo los neologismos que se considere conve- nientes, y proponiendo otros nuevos, siempre que se estimare nece- sario; «4 De completar la literatura científica y técnica de la lengua castellana, haciendo al efecto, traducir las obras más importantes de otros idiomas y todas las que puedan estimarse como fundamentales en los distintos ramos del saber: también podrá publicar obras eseri- tas en castellano que estime de interés capital para la cultura hispa- noamericana, y que, por tratar de materias que sólo importan a redu- cido número de personas, o por otra circunstancia cualquiera no en- cuentran fácilmente editor; «5 De gestionar cerca de los diferentes gobiernos que constitu- yen la Unión, a fin de que se garantice eficazmente la propiedad li- terarla; «6 De realizar las oportunas gestiones para que se admita el cas- tellano en los congresos y reuniones científicas de carácter interna- cional; «71% De fomentar por todos los medios posibles, las relaciones inte- lectuales y de estrechar los vínculos científicos entre todos los países de habla castellana ; <«<8” De redactar y someter a la aprobación de los gobiernos inte- resados, el presupuesto de gastos necesarios para el cumplimiento de 30 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA sus funciones, proponiendo la forma en que cada uno haya de con- tribuir a los mismos; «9% De administrar los fondos que reciba de los gobiernos o de do- naciones de particulares. «» Nos duele decir que a pesar del valioso apoyo del mencionado Con- greso, de la labor personal del señor ingeniero Torres Quevedo, en España, i nuestra, en América, sólo hemos llegado a convencernos de que sin el concurso de los gobiernos i corporaciones científicas no llegaremos a la meta, aspiración noble por su idealismo jeneroso 1 NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 81 conveniente por sus prácticos resultados utilitarios. I si el apoyo de las instituciones culturales no nos ha faltado, el oficial se ha reducido a promesas no cumplidas. Por eso nos permitimos solicitar de este Congreso de bibliografía, su eficiente apoyo moral ante las autoridades administrativas i edu- cacionales del país para tratar de conseguir que se interesen en ello. Como se notará, en nuestro proyecto tenemos en cuenta que exis- ten obras que se hacen raras, porque la edición fué reducida i no se .Teimprimieron, i sin embargo, hai interés en reeditarlas; que otras de positivo mérito, impresas en lengua estranjera no pueden ser apro- vechadas por la mayoría de los castellanos, iberos i americanos, siendo lójico traducirlas a nuestra lengua; que otras manuscritas, mui úti- les, no han sido publicadas por falta de fondos. A todo esto prevé nuestro proyecto de bibliografía haciendo contribuir a las naciones interesadas en la forma que fué aprobado por el mencionado congreso. Agregamos algunas adhesiones conseguidas, las que demuestran cómo nuestra iniciativa ha merecido el aplauso de los más caracteri- zados centros castellanos de cultura i su jeneroso apoyo. (Anexo C.) Como caso de eficaz difusión internacional de obras, no podemos menos que recordar aquí la producción exejética de los cristianos protestantes, que han divulgado por todo el mundo sus biblias i de- más publicaciones de propaganda i controversia, mediante ediciones en todas las lenguas, a precios reducidísimos, cuando no de costo, i aun en muchos casos, donadas jenerosamente. Basta decir que sólo la sociedad The British and Foreing Bible Society lleva distribuídas unos 250.000.000 de biblias traducidas a 380 idiomas; 1 que The American Bible Society en un solo año puso en circulación alrededor de 2.500.000 libros bíblicos. Lástima grande que esta inmensa distribución de obras, que han costado centenares de millones de pesos, tengan por objeto fomentar en el hombre la preocupación del ignoto «más allá » de la vida te- rrenal, cuando lo que hoi por hoi hace falta a la pobre humanidad son armas parta combatir i vencer en la lucha por la vida. Porque, en realidad, para marcar al hombre el camino de la moral bastan pocas máximas cristianas 1 precristianas; pero para que lo siga más confiadamente, es menester darle elementos prácticos, ma- teriales, que le permitan satisfacer sin privaciones su normal funcio- namiento fisiolójico; debe ofrecérsele hechos, no palabras, res non verba; 1 así, sin desaliento, se sentirá feliz i será más moral. Si al- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 6 82 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA guien reniega de la madre Naturaleza, no es el hombre sano i de vida holgada; será siempre un desheredado de la fortuna, enfermizo, menesteroso. Volvamos la hoja. Cuando con el señor injeniero Torres Quevedo propusimos la crea- ción de una bibliografía hispanoamericana, fué porque aspirábamos precisamente a obtener la difusión en castellano de las obras útiles, propias i estranjeras, en España i América; mérito que debemos re- conocer i aplaudir como labor inicial entre nosotros, en las bibliote- . cas que bajo la denominación de La cultura argentina, se publica sin subvenciones directas ni indirectas de las reparticiones públicas, 1 que vende a precio de coste las mejores obras de la producción nacio- nal;i La Bibloteca argentina, que tiene igual objeto; como lo hacen en Europa i Norte América casas de reputación mundial; bibliotecas que ponen al alcance de la reducida capacidad económica del pueblo las más reputadas obras del injenio humano. Nuestro Congreso de bibliografía e historia, debe fomentar esta benéfica floración de la sabiduría internacional, no sólo en lo que atañe a la publicación, sino que también a la corrección de las tra- ducciones, jeneralmente poco cuidadas cuando se trata de ediciones económicas. Una última observación : reina una innegable confusión en el cam- po de la bibliolojía; luego, se impone por su positiva conveniencia la creación de un curso especial, siquiera sea de clasificación i adminis- tración de bibliotecas, como el que se imparte en Nueva York en el Collumbia College, para los que deseen ser bibliotecarios o poseer conocimientos relativos a las diversas ramas de la bibliolojía, ense- ñanza que podría anexarse a la Facultad de ciencias sociales, con lo que sé eliminaría el empirismo, el caos librero, tan perjudicial para los estudiosos. Esta sintética e incompleta esposición de Notas bibliográficas, me induce a solicitar el apoyo del Congreso de bibliografía para la acep- tación de los siguientes votos : 1% Que se uniforme los términos técnicos bibliográficos definiendo precisa i exactamente su significación, para evitar confusiones i pér- dida de tiempo a los estudiosos : 2% Que se fomente en todo el país la creación de bibliotecas espe- ciales en cada población, urbana o rural, según sus necesidades lo- cales; NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 83 3 Que al crear nuevas bibliotecas no se sitúen doquiera, sino don- de las condiciones urbanas (estensión, densidad, etc.), lo impongan; i que el horario para su aprovechamiento corresponda a las exijen- cias de cada población; 4% (Que se nombre una comisión de bibliotecarios para que, estu- diando los sistemas actuales de clasificación i catalogación de los libros, proponga la mejor solución, ya sea adoptando uno de los exis- tentes, modificándolo si, como es más que probable, fuere menester; o bien, creando uno nuevo que salve los inconvenientes de los mé- todos actuales; e informe oportunamente al respecto, fundando am- pliamente su voto; 5 Que el actual Congreso de bibliografía no sólo apoye sino que haga suyo el proyecto antes transcrito, que presentamos con el inje- niero don Leonardo Torres Quevedo al Congreso científico interna- cional americano, en 1910, el cual le aprobó por aclamación; cuyo proyecto tiene por objeto conseguir una prudente difusión de los más sazonados, de los más esquisitos frutos del injenio internacional; 6 Que se solicite de la autoridad correspondiente la creación de un curso de bibliolojía, que enseñe el estudio del libro como ciencia (aná- lisis de las obras, crítica, clasificación, etc.); como industria (impre- sión, encuadernación, etc.); como elemento de biblioteca (ordenación, nomenclatura, distribución, conservación, etc.); como intercambio intelectual entre las diversas rejiones de un estado o entre estados diversos (canje, traducciones, etc.). I, por analojía, hacemos este otro voto, igualmente interesante a nuestro juicio : Que en las escuelas elementales se instruya a los niños sobre la mejor forma de usar los libros i conservarlos (economía e hijiene). En- señanza somera, pero clara i precisa; 71” Dado que el odio sectario, político i relijioso; las guerras civiles e internacionales; la superstición i demás aberraciones humanas, han sido i siguen siendo la causa de la destrucción de numerosas biblio- tecas, con inmenso e irreparable perjuicio para la cultura de los pue- blos, como ocurrió con la famosa de Alejandría, cuyos 700.000 volú- menes fueron destruídos por el fanático musulmán Omar i por el no menos fanático católico Teodosio, apagando brutalmente ese luminoso faro de la antigua sabiduría; como aconteció con los de los primeros cristianos, que aniquiló el feroz Diocleciano; como aconteció en Mé- jico, donde el primer obispo católico que tuvo ese país hermano, hizo quemar, — después de exorcizarlos — todos los cuadros históricos 84 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA que pudo descubrir, acción que obedeció al mismo sujestionado cri- terio que impulsara a Gregorio la quemar en Europa las obras pro- fanas, con el inmenso perjuicio cultural que es dado colejir; como acaba de suceder con la de Lovaina, una de las más preciosas joyas belgas, reducida a escombros por las derruidoras e incendiarias bom- bas de las civilizadas huestes teutónicas; dado, decíamos, que el odio entre hombres de diverso eredo o nacionalidad, causan en su insania tan grande perjuicio, proponemos el siguiente voto : «Que el Congreso de bibliografía, por intermedio de quien corres- ponda, o directamente si hubiere lugar a ello, proponga al Tribunal de La Haya la sanción de una cláusula que establezca que «todos los gobiernos, todas las instituciones políticas i relijiosas del mundo, reconozcan como «absolutamente neutrales », las bibliotecas públi- cas li privadas i, por consiguiente, que en todos los casos deben ser respetadas por las fuerzas o sectas rivales. » Como votos accesorios deseo formular los siguientes : a) Que se establezca un intercambio trimestral de catálogos de obras aparecidas en cada nación o recibidas del esterior; pliegos u hojas volantes que contribuirán a hacer conocer más rápida i cómo- damente su existencia i condiciones; con indicación de las obras re- petidas, poniéndolas a disposición de las bibliotecas que no las po- sean; b) Premiar con diploma de honor al mejor trabajo de bibliografía que se presente a los sucesivos congresos bibliográficos por realizar. Santiago E. Barabino. VOTOS APROBADOS TI FORMA EN QUE LO FUERON a) Que se uniforme los términos técnicos bibliográficos definiendo precisa i exactamente su significación, para evitar confusiones 1 pér- dida de tiempo alos estudiosos; b) Que al crear nuevas bibliotecas no se sitúen dondequiera, sino donde las condiciones urbanas (estensión, densidad de población, etc.), lo impongan; c) Que se nombre una comisión de personas versadas en bibliogra- fía para que después de estudiar los sistemas actuales de clasifica- ción i catalogación de los libros, proponga la mejor solución, ya sea adaptando uno de los existentes, modificándolos si, como es más pro- NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 8) bable, fuere menester; o bien, creando uno nuevo que salve los incon- venientes de los métodos actuales, e informe oportunamente al res- pecto, fundando ampliamente su voto; d) Que el actual Congreso de bibliografía, no sólo apoye, sino que haga suyo el proyecto presentado por los injenieros Leonardo To- rres Quevedo i Santiago E. Barabino al Congreso científico interna- cional americano en 1910; e) Que se solicite de la autoridad correspondiente la ereación de un curso de bibliolojía que enseñe el estudio del libro como ciencia (aná- lisis de las obras, crítica, clasificación, etc.); como industria (impre- sión, encuadernación, etc.); como elemento de biblioteca (ordenación, nomenclatura, distribución, conservación, etc.); como intercambio in- telectual entre las diversas rejiones de un estado o entre estados diversos (canje, traducciones, etc.); F) Que en las escuelas elementales se instruya a los niños sobre la mejor manera de usar los libros i conservarlos (economía e hijiene). Enseñanza somera pero clara 1 precisa; y) Que se establezca un intercambio trimestral de catálogos de obras aparecidas en cada nación i recibidas del esterior, pliegos u hojas volantes que contribuirán a hacer conocer más rápida i cómoda- mente su existencia i condiciones, con indicación de las obras repeti- das poniéndolas a disposición de las bibliotecas que no las posean; h) Premiar con « diploma de honor » al mejor trabajo de bibliografía que se presente a los sucesivos congresos bibliográficos por realizar. Nota. — El voto número 2 por mí propuesto, lo retiré en virtud de haber manifestado el señor doctor Miguel F. Rodríguez, presidente de la Comisión protectora de bibliotecas populares, que así se hacía en el país. Lo mismo ocurrió con la segunda parte del voto número 3. En cuanto al 7%, a mi juicio de primísima importancia para la cul- tura mundial, no fué aprobado por haber manifestado el señor dele- gado de la Universidad de Córdoba, doctor Díaz, que ya existía esa cláusula entre las aprobadas por el Tribunal internacional de La Ha- ya. El error del señor delegado — pues tal cláusula no existe, como ase- verara — indujo en error a la asamblea. Lamento, de veras, el hecho. T lo hago notar para que el lector de esta memoria no crea que el Congreso americano de Bibliografía e Historia se haya opuesto a que las bibliotecas sean defendidas contra el salvajismo bélico de algunos combatientes. S. E. B. 86 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA ANEXO A xl Espécimen de bibliografía del disertante La photographie et l'étude des phénomenes psychiques par GUILLAUME DE FONTE- NAY. Abrégé de trois conférences données par l'auteur a la Société universelle d'Études psychiques en 1910 et 1911; avec un préface de A. d'Arsonval. Un volumen in-8 (19 x 12) de x-142 pages, avec 2 figures et 10 planches-Gau- thier-Villars, éditeur. París, 1912. Prix broché, 3,25 frances. Pequeño es el libro, como que está constituído por sólo tres conferencias del autor i aun éstas resumidas por el mismo; pero si el desarrollo es corto, el tema es ilimitado, i tiene tan alborotados i confusos a sabios e ignorantes que deseo dar un brochazo de aficionado. El ocultismo, entendámonos, lo que se oculta a nuestros sentidos i, por ende, a nuestro intelecto; las manifestaciones espiritistas que requieren la intervención de mediums, seudointermediarios entre el mundo de ultratumba i nosotros; las espeluznantes esperiencias de estos seres superhumanos, dotados especialmente de cualidades tan estraordinarias, que consiguen sonidos sin materia vibrátil, hacen hablar sin órganos vocales, producen manifestaciones dinámicas, mecánicas, sin potencia conocida, sin puntos fijos de apoyo; arrancan a la paz del otro mundo a espíritus de seres que fueron, conscientes sin cerebro, los cuales se someten, aunque caprichosa, condicionalmente, a las evocaciones de una Paladino, de un Politi o de otro medium cualquiera, son problemas síquicos, pero de una siquis, más que misteriosa, enfermiZa, que poco o mucho, arrastra al estudioso a preo- cuparse, no sólo del fenómeno en sí, sino de algo más curioso, aun más, incom- prensible, cual es el hecho real de la existencia de algunos hombres de ciencia de este mundo, despreocupados de toda creencia en el otro, trasformados en neófitos, en cultores de una nueva disciplina seudocientífica, que tiene por base el misterio i por práctica, manifestaciones ridículas en las que se « materializa» el «espíritu» i se «desdobla» la «materia», contrariando todas las leyes físicas de la Naturaleza, conocidas, estudiadas, comprobadas en todo el mundo civiliza- do, por una ciencia de verdad, positiva, esperimental. Cuando se ve doblegar la cerviz, como seres vencidos, ante las pretendidas manifestaciones espiritistas, a hombres de ciencia de talla, como Maxwell, Richet, Schiaparelli, Morselli, Lombroso, Crookes, Flammarion, i otros más, se pregunta uno : ¿es posible que estos hombres, que parecían haberse despojado de todo culto supersticioso, de toda férula dogmática, que admiten la eternidad e inse- parabilidad de la fuerza i de la materia, de esa materia que nada puede destruir, que sólo pueden modificar morfolójicamente los fenómenos físicos, que sólo pue- den transformar en su composición las combinaciones, las reacciones químicas, es posible — decimos — que esos hombres de ciencia puedan aceptar — porque no alcanzan a esplicárselos — la existencia de fenómenos aparentemente maravillo- sos — seguramente engañosos, quiméricos — que sólo pueden realizar determina- NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 87 dos sujetos, los mediums, seres sui jeneris, surjidos casi siempre del elemento más ignorante, más bajo de la sociedad ? ¡I pensar que estas aberraciones de algunos hombres de ciencia sirven para que los afiliados al ocultismo moderno, las presenten como una corroboración de sus decantadas maravillas ! - ¡ Endeble apoyo, de efímera existencia! La nueva majia — llámesele espiritis- mo — evoca los espíritus como lo hacían los magos de las remotísimas civiliza- ciones del mundo antiguo, como lo han hecho los brujos de las sociedades medi- evales, i está destinada a esfumarse, a desaparecer en el mar sin límites de las decepciones humanas. Hoi por hoi ha conseguido dar vida a una nueva secta que reemplaza el culto relijioso con las sesiones mediánicas, reproduciendo el mismo fenómeno sicolóji- co que enjendraron sus precursoras desaparecidas o resistentes aún, aunque cada vez más enervadas, a la acción desvanecedora de la progresiva sabiduría huma- na; fenómeno sicolójico que tiene su razón de ser en el ignoto « más allá» de la vida, que el temor, la esperanza, el deseo de las masas ha creado, i que cultiva- do, cuando no esplotado por las castas sacerdotales de todos los tiempos, ha sido, es i será el más sólido apoyo de la poderosa palanca de la sujestión relijiosa, por lo menos hasta tanto que haya multitudes analfabetas, ignorantes, cuya mentali- dad obtusa no las permita raciocinar i deban atenerse a lo que ciertos elementos interesados puedan infundirles, especialmente en lo relativo a los fenómenos sí- quicos, aun no esplicados por la ciencia de verdad. En todo tiempo, lo ignoto, especialmente lo ignoto maravilloso, ha dominado moralmente a las masas ignaras i a no pocos intelectuales. Las famosas majias negra i blanca, o sean aquellas en que intervenían los poderes infernales, Sata- nás o sus delegados, i la que no requería intromisión diabólica, por consiguiente constituída por fenómenos naturales hasta entonces inesplicados, lo que les daba el carácter de prodijiosos, o bien por hechos quiméricos fraguados por los eter- nos esplotadores de la credulidad colectiva, ino pocas veces corroborados por intelectuales necesariamente sujestionados por el ambiente o vencidos por su in- capacidad para esplicarlos de una manera racional, las famosas majias, decíamos, han dominado al hombre, bajo formas diversas, en todos los tiempos i en todas las rejiones, para caer desprestijiadas en el olvido. Sus magos, como los mediums modernos, realizaron las mismas y aun mayores hazañas. También ellos, lo repetimos, evocaban los espíritus, los demonios, con actos misteriosos, i les hacían realizar hechos maravillosos, prodijiosos, ultrate- rrenales. También ellos consiguieron la adhesión de algunos de sus sabios con- temporáneos que — como ocurre con pocos de los nuestros — admitieron porque sí, sin esplicárselo, la existencia de estraordinarios fenómenos del mundo físico i sicolójico, que hoi hacen reir compasivamente a un simple bachiller. Pero lo malo es que esas supersticiones han conducido la humanidad al atraso medieval, época en que los hombres sobresalientes por su intelijencia o los des- eraciados a quienes la insania mental hacía desbarrar, eran tildados de poseídos, de embrujados, pagando aquéllos sus innovaciones, sus descubrimientos científi- cos, éstos sus actos i su verba inconscientes, con el encierro en las lóbregas maz- morras inquisitoriales, cuando no colgados de las horcas, ardidos vivos en las piras de los autos de fe, o torturados con los miles de espedientes inventados por los sectarios fanáticos que veían en ellos la encarnación de Luzbel! 88 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Pero hai diferencia entre aquellas épocas calijinosas i la actual en que la mo- derna civilización, si no ha podido desterrar la superstición, ha dominado, por lo menos en las naciones más adelantadas, a su manifestación más brutal, más criminal : el fanatismo. I es precisamente la reacción intelectual la que ha anulado casi por completo las manifestaciones maravillosas, la actuación milagrera de tanto pillo o sujes- tionado, las persecuciones de la intransijencia sectaria; la que ha borrado para siempre de los códigos penales el crimen secular patrocinado por las leyes civi- les, santificado por las leyes relijiosas. Mui sujerente es el hecho de que cuando el telescopio galileano sondeó, esplo- ró el abismo estelar; cuando la física i la química esperimentales esplicaron las complejas modificaciones morfolójicas de la materia cósmica i su disposición mo- lecular, descomponiéndola por el análisis 1 recomponiéndola por la síntesis; cuan- do la jeolojía reveló la constitución de nuestro minúsculo planeta i la paleontolo- jía las fases de la vida animal en el mismo; cuando la biojenia descorrió en parte el velo que ocultaba el orijen de la vida; cuando el microscopio reveló el mundo de los infinitamente pequeños ; cuando, en fin, la ciencia en sus diversas ramifi- caciones, ha conseguido esplicar en gran parte la formación del Kosmos i de sus manifestaciones físicoquímicas, mecánicas, los vetustos castillos sin cimentación racional, erijidos por la ignorancia de los hombres, comenzaron a agrietarse 1 a derruirse; i los que aun quedan en pie están irreparablemente resquebrajados 1 su caída es sólo cuestión de tiempo. ; ¿Cómo, pues, volvemos a preguntarnos, puede haber en el siglo xx hombres de ciencia que admitan la existencia real de fenómenos superhumanos? Muchas veces hemos pensado que interviene en ello el amor propio, dando exis- tencia real a lo quimérico, para no verse obligados a confesar la propia impotencia para la interpretación racional de hechos aparentemente portentosos; o, por otra, parte, negar que la mayor parte de esas manifestaciones taumatúrjicas son el efec- to sicolójico de la tensión nerviosa, sujestionante; alucinaciones, como las que pro- bamos frecuentemente cuando estando a oscuras reconcentramos el pensamiento en un sentido dado, fijando la vista en un punto, donde sin tardanza aparecen i se desvanecen, esfumándose, formas más o menos vaporosas, fantasmagóricas. Para admitir como reales, hechos que la razón humana rechaza, que los cono- cimientos científicos del día no pueden esplicar, que para realizarlos se requiere ante todo un poseído, un mago, démosle el nombre actual, un medio; con la agra- vante de que los fenómenos hayan de producirse en la oscuridad, rodeados por el misterio i en un sitio determinado, donde el espectador es un ente pasivo, es menester admitir a la vez que el hombre, a pesar de su intelijencia, a pesar de su saber, a pesar de todo, es una entidad fatalmente supersticiosa. Allí donde su razón fracasa, el instinto domina. ; En vez de pensar que las apariencias son engañosas i quelo lójico es no admi- tir la existencia de hechos prodijiosos hasta tanto que la esperimentación del mundo científico, amplia, sin restricciones, sin tapujos, sin sombras, a la luz solar, sin mediums, los reproduzca o, por lo menos, los esplique convenientemente, pre- fieren plegarse sin luchar a la secta ocultista, i, aun peor, confirmar lo que es racionalmente imposible ! Pero es hora ya de volver al libro de Fontenay, el cual como su título lo indi- ca se concreta a estudiar la fotografía de los fenómenos síquicos. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS S9 La fotografía de los fantasmas pretende fijar por medio de la fotografía ins- tantánea, a.la luz del magnesio, las fugaces estereosis de las carasimanos que en la plena oscuridad en que las sesiones espiritistas se desarrollan, producen los “contactos, las caricias, las bromas, el trasporte de objetos, el sonido musical de los instrumentos, la escritura directa, ete., etc., los demás fenómenos mediáni- eos, euya realidad objetiva, tanjible, proclaman los entusiastas fantasmógrafos (1). Teníamos entendido que la fotografía sólo podía grabar la imagen de lo mate- rialmente existente, pero no lo que es incorpóreo, como lo son los fenómenos sí- quicos, es decir, las manifestaciones del seudoespíritu, de la abstracción anímica, de esta nada que se pretende gobierna a la materia, como si no fuera ésta la que produce aquellas manifestaciones; pero vemos que con el correr de los tiempos, como si éste se deslizara sobre una curva cerrada, cíclica, volvemos al punto de partida. Lo que se pretende hoi, hace miles i miles de años lo proclamaban los indús. Resurjen los principios de los ocultistas, puesto que se vuelve a establecer el principio astral, mediano entre el cuerpo i el alma, es decir, que envuelve a ésta en una forma... semimaterial, que naturalmente da cuerpo al fantasma que la cámara oscura revela! Verdad es que M. Fontenay en toda su obra no hace sino repetir «;¡ cuidado con el engaño !» I él mismo procede a sacar fotografías engañosas para demostrar (1) Fotografía de los fantasmas, por el doctor ENRIQUE IMODA, editado por la casa Fratelli Bocca de Turín. 90 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA que esas reproducciones fantasmagóricas pueden ser hijas de la superchería o del descuido. o Nos place intercalar aquí una fotografía fantasmagórica, un caso de... desdo- blamiento, en el que los desdoblados fuimos nosotros mismos. Este desdoblamiento, en el que figuramos el banquero Macció, de Jénova, i nos- otros, acompañados de un peón, se produjo con motivo de una fotografía hecha en las montañas del Gorzente, donde se ha construído el embalse alimentador del acueducto Galliera-Deferrari, que abastece de agua potable i fuerza motriz a la capital lígur. He meditado «profundamente» sobre esta fotografía fantasmagórica; sobre una posible intervención de los espíritus o del demonio, i creo haber hallado la solución de este espeluznante fenómeno astral. Las esperiencias de Fontenay corroboran más que mi sospecha, mi certidumbre. Mi fantasma se ha presentado a mi llamado — horresco referens — de una doble esposición de la misma placa, por descuido del aspirante a fotógrafo, a quien confiara yo el aparato fotográfico! El señor de Fontenay es un siquista, cultor de ese siguismo que constituye hoi una nueva rama de las ciencias morales que tienen por esclusivo objeto el estu- dio de los fenómenos síquicos, que escapan al análisis directo del hombre; más aun, que se le presentan como una manifestación superhumana, estraterrenal, maravillosa. En el estudio de dichos fenómenos entiende aplicar la fotografía como medio de esploración i de control, con la prudencia que el caso requiere i poniendo en guardia contra la superchería ajena a todos los que bona fide desean imponerse de ellos, conocerlos. : Porque, la verdad es que tiene razón el académico doctor D'Arsonval: «la fo- tografía es el mejor medio para engañar a los demás... cuando se quiere ha- cerlo ». El siquismo, dice de Fontenay, se desconsidera i desacredita, con la propaganda exajerada de los seudosiquistas que prometen lo que no pueden cumplir, sacan deducciones prematuras i dan como pruebas fehacientes fenómenos no esplicados o no esplicables, cuando no quiméricos. AS A Por esto aconseja prudencia en el estudio de estos seudofenómenos que consti- tuyen el siquismo, al cual llama la «ciencia de mañana», por cuya razón se opo- ne, en la medida de sus fuerzas, a que se la pueda confundir con el bluff de ayer o con el error de hoi. : : No seremos nosotros los que nos opongamos al estudio de fenómenos que nues- tros sentidos no alcanzan a descifrar. Tenemos entera confianza en la ciencia progresiva, hija del cerebro humano; no ignoramos que la alquimia con sus ridi- culeces o exajeraciones, enjendró una de las ciencias más positivas, la química : el empirismo de los antignos esculapios condujo a la complicada i científica tera- péutica moderna; la observación del cielo para definir la acción de los astros en el destino de los seres humanos, condujo a la astronomía matemática: ¿qué es- traño sería que los siquistas actuales, analizando fenómenos aparentemente por- tentosos, llegaran a descubrir las causas desconocidas de hechos maravillosos, efectivamente reales; mui reales i naturales? Acaso porque los sentidos humanos no alcancen a impresionarse con el miero- NOTAS BIBLIOGRÁFICAS - 91 cosma, son menos ciertas, menos activas las acciones múltiples i trascendentales del mundo de los microbios, tan infinitamente pequeños, como infinitamente gran- des en sus efectos biolójicos ? No. Lo que nos fastidia, lo que nos disgusta, lo que nos ha impulsado a escri- bir estas línas, es que con motivo de fenómenos reales o quiméricos, que la inte- lijencia humana no alcanza a esplicar o a desbaratar el engaño, se acepten un espíritu i una materia i que el primero pueda trasformarse en la otra i vicever- sa; que puedan evocarse espíritus de cuerpos fenecidos, a quienes se les concede enerjía, intelijencia, materialización, etc., ete., 1, lo que es peor aun, que haya hom- bres de ciencia que en vez de reaccionar, dobler la cerviz, se den por vencidos, acepten... lo maravilloso, sólo porque no saben esplicárselo. ¡I después dicen que... la ciencia fracasa ! Lean nuestros lectores el libro de Fontenay i pasarán buenos momentos. I como no entendemos entrar de lleno a examinar el ocultismo, ni los fenóme- nos espiritistas; como no entendemos demostrar aquí que cuando se requiere fe, soledadi tinieblas, para que los seudo espíritus se manifiesten; cuando la ciencia infusa de los mismos evocados no nos ha sabido decir aún quiénes somos, de dón- de venimos, ni adónde vamos; ni ha agregado una sola verdad a las pocas que el hombre va deduciendo de sus seculares estudios, de sus tenaces esperiencias; como no entendemos demostrar, decíamos, que el espiritismo, el siquismo, son, hoi por hoi, palabras vanas, sin alcance real, terminaremos estas líneas, aconse- jando a los que nos lean que se entreguen al culto de esas dos nuevas manifesta- ciones ideolójicas del espíritu humano : cuanto más pronto lo hagan, tanto más pronto percibirán su insustanciabilidad. So 18 10, ANEXO B Espécimen de bibliografia chilena de las ciencias antropolójicas por RICARDO A. LATCHAM 480. PmiLiPpI (Dr. R. A.) — Comenta- de “origen peruano. Ánales de la rios sobre las plantas chilenas des- Universidad de Chile. Tomo LXIX. critas por Ignacio Molina. 4nales 1886. pp. 757 a 761. de la Universidad de Chile. Tomo 483. PmiLrrpI (Dr. R. A.) — Algo sobre XXII. 1863. las momias del Perú. Revista Chi- 481. PmiLipPpPI (Dr. R. A.) — Sobre las lena. Tomo I, págs. 135 y sig. San- plantas chilenas descritas por el tiago. 1875. Padre Feuillée. 4nales de la Uni- 484. PhiLrPPr (Dr. R. A.) —La des- versidad de Chile. Tomo XLI. cendencia del hombre. Revista Chi- 1872. lena. Tomo VI, págs. 214 y sig. 482. PuiLiPpPI (Dr. R. A.) — Frejoles y Santiago, 1876. zapallos cultivados en Chile son 485. PuiLipPI (Dr. R. A.) — Edad de 92 486. 487. 488. 489. ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA la Tierra y del Género humano. Revista Chilena. Tomo IX, págs. 609 y sig. Santiago. 1877. PuiippPrI (Dr. R. A.) — Sobre la Isla de Pascua. Revista de Santiago. Tomo III, pp. 227 a 241; 292 a 304 y 424 a 442. Santiago. 1872- 1873. PHILIPPI (Dr. R. A.) — Relación del indígena José Domingo Anca- cura, de Ranco, sobre la adoración del « canilú » como su Dios entre ellos. Anales de la Universidad. Tomo LXIX. 1886, p. 7. PHiLIPpPI (Federico). — Arqueolo- gía. Anales del Museo Nacional. Cuaderno 16. (Isla de Mocha). Santiago. 1903. POIRIER (Eduardo). — Chile en 1908. 1 vol. 8% 740 págs. y 490 ilustraciones. Contiene un capítulo sobre « El estado actual de las Ciencias An- tropológicas en Chile», por el Prof. Carlos E. Porter; y otro so- bre Etnografía. Santiago. Impren- ta Barcelona. 1909. 490. POIRIER (Eduardo). — Chile en 1910. 1 vol. 79 x + 460 + cuatro + 394 páginas y 1091 láminas. San- tiago. Imprenta Barcelona. 1910. Nueva edición del anterior, au- mentada y corregida llevada has- ta la fecha de su publicación, con un estudio del señor Marcial Martínez y 20 monografías de las repúblieas americanas (1810- 1910). Espéecimen de bibliografia de bibliografías chilenas por RAMÓN A. LAVAL 272. Porter, C. E. — Principales publi- caciones del Dr. Cristóbal M. Hic- ken. Apareció en la Rev. Chil. de Hist. Nat., tomo XVII (1913), págs. 138-139. Hicken nació en Buenos Aires el 1% de enero de 1876 y tiene los títulos de Agrimensor Nacional y Doctor en Ciencias Naturales. Es Inspector de Enseñanza Secunda- ria y Catedrático de la Universi- dad de Buenos Aires, del Colegio Militar y de la Escuela Normal Superior. Forma parte de la So- ciedad Científica Argentina. Imsti- tuto Polytechnico Brazileiro y del Club de Engenharia de Río de Ja- neiro, de la Sociedad de Higiene Pública e Ingenieria Sanitaria de Buenos Aires, de la 4cadémie In- ternationale de Géographie Botani- que, que le concedió, en 1913, la medalla científica internacional, y Miembro honorario de la Sociedad Geográfica de La Paz. Casi todas esas publicaciones tratan de botánica. 273. Porter, C. E. — Reseña histórica y estado actual de los estudios sobre los invertebrados de Chile. Hállase en el tomo VII (1914) del Boletín del Museo Nacional, págs. 137-157. Contiene bibliografías de publi- caciones chilenas sobre moluscos, nicóferos, crustáceos, celentérces, y protozoos. 274. Porter, C. E. — Trabajos que so- bre sus viajes científicos, sobre insectos y muy especialmente so- bre peces, ha publicado el doctor Delfín. - Se encuentra en las págs. 136- NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 93 137 del tomo VII (1904) de la Reseña sucinta de los principa- Revista Chilena de Historia Natu- les periódicos y revistas de San- ral, y cataloga 19 trabajos +- uno tiago y Valparaíso, con indica- que dejó en prensa. ción de las personas que lo redac- El doctor Delfin, bibliografiado, tan y otras noticias. Termina con es don Federico T. Delfín. una lista de las demás publica- 275. Prensa Chilena. ciones periódicas del país, etc. (Continuará.) UNA MOMIA DE SALINAS GRANDES (PUNA DE JUJUY) (1) Por ERIC BOMAN A fines del mes de julio de 1903, me encontraba en el pueblito de Cochinoca, cabecera del departamento del mismo nombre, en la Puna de Jujuy, donde estaba alojado en la casa del director de la escuela local, don Eleodoro Ursagaste. Este señor me invitó con insistencia que le acompañase para extraer una momia que unos indios habían descubierto bajo la capa de sal de las Salinas Grandes y que, según la descripción, llevaba una corona de oro y estaba acompañada de un tesoro maravilloso. Acostumbrado a los cuentos exagerados de los paisanos y desconfiado a causa del misterio con que mi huésped ro- deaba el descubrimiento, no acepté la invitación, para no cansar con un viaje de veinte leguas de ida y otras tantas de vuelta, al través del desierto de la Puna, a mi buena tropa de mulas, necesaria para otras exploraciones arqueológicas que efectuaba como miembro de una comisión científica enviada por el Ministerio de Instrucción Públi- ca y Bellas Artes de Francia. Más tarde, encontrándome ya en el norte de la Puna de Jujuy, supe que el señor Ursagaste, efectivamente, ha- bía sacado su momia. Ésta, después, ha pasado por muchas aventuras. El señor Ursagaste la vendió a un maestro de escuela de la provincia de Buenos Aires, el señor Néstor Castrillo, que se encontraba de paso (1) Comunicación a la Sociedad Argentina de Ciencias Naturales, leída en su reunión del 23 de junio de 1917. Un resumen ha sido publicado en Physis, tomo TIL, páginas 418-419. Buenos Aires, 1917. UNA MOMIA DE SALINAS GRANDES 95 en Jujuy y quien en 1904 la expuso en la sala de exposiciones del diario La Prensa, en el que se publicaron varios artículos más o me- nos fantásticos sobre la momia que figura como «un príncipe Inca sacrificado dos o tres siglos antes del descubrimiento de Améri- ca», etc. El señor Castrillo formuló sobre la momia un contrato con el señor Julio Bambill, para que éste la ofreciera en venta en Europa, donde creía conseguir por ella una importante suma de dinero. El señor Bambill la llevó a París y la ha ofrecido a los principales Fig. 1. — Momia de Salinas Grandes (Puna de Jujuy). (*/,, del tama. nat.) museos europeos, en vano, a causa del precio elevado que pedía. Des- pués de haber viajado por varios países de Europa y atravesado el Atlántico dos veces, ha vuelto la momia a Buenos Aires, donde fué depositada por el señor Bambill en el Museo Nacional de Historia Natural. AMÍ la vi el año pasado y me interesé por ella, a causa de que pet- sonalmente conocía la autenticidad de las circunstancias en que fué hallada. Las Salinas Grandes, situadas en la parte meridional de la extensa altiplanicie que lleva el nombre de Puna de Jujuy, son formadas por una inmensa capa de sal perfectamente horizontal, que ocupa unos 96 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 1500 kilómetros cuadrados de terreno. Están a 3350 metros de al- tura sobre el nivel del mar. La capa de sal es de 10 a 50 centímetros de espesor y se cubre, cuando ha llovido, de una capa de agua, espe- cialmente en el centro de la salina. Los indios explotan la sal y la llevan, cargada en llamas y burros, a vender en Salta y Jujuy. La momia (fig. 1) ha sido encontrada en la parte occidental de la salina, bajo la capa de sal, pero ignoro a qué profundidad. El cadáver está en decúbito dorsal; el tórax torcido fuertemente, casi con violencia, hacia la derecha; la cabeza inclinada todavía más hacia este mismo lado y algo hacia atrás; el brazo derecho flexionado, tocando su mano, con todos los dedos doblados, la región parieto occipi- tal del mismo lado; el brazo izquierdo también flexionado, con'el codo aproximado a las últimas costillas de la izquierda, y su mano con los dedos doblados tocando la garganta o más bien el pedazo de tejido torcido que la oprime; los muslos en ángulo recto con relación al tórax; las piernas también replegadas, la izquierda casi tocando la región glútea con el talón, mientras que el talón derecho está po- sado sobre el empeine del pie izquierdo. El cuerpo está muy bien conservado. En varias partes se ven los músculos debajo de la piel, la que ha tomado un color algo parecido al de los duraznos secos que en el comercio se venden bajo el nom- bre de «orejones», y la rugosidad de la superficie de estas frutas se- cas se parece también a la rugosidad de la piel de la momia. Sin em- bargo esta piel presenta manchas blancas causadas por eflorescencias de la materia salina con que está impregnado el cadáver (1), y que en alto grado ha contribuído a su conservación, a pesar de que el aire (1) Esta sal es cloruro de sodio mezclado con pequeñas cantidades de sulfato y cloruro de calcio, como lo demuestra un análisis del doctor Luis Harperath, dle la sal de las Salinas Grandes de la Puna de Jujuy, que él llama « Salinas de Casabindo » : o Lc sito Sl 60.321 et aran Sion 38.763 e O Ela EU 0.276 CAOS ele 0.475 SOU a ae ele 0.678 HO e OI 0,421 [ASA 0.066 101.000 (L. HARPERATH, Estudios sobre la composición química de sales de las salinas del interior de la República Argentina, en Boletín de la Academia Nacional de Ciencias en Córdoba, tomo X, página 431. Buenos Aires, 1887.) UNA MOMIA DE SALINAS GRANDES 9 seco y perfectamente puro de la altiplanicie por sí solo es suficiente para preservar los cadáveres de la descomposición, como lo demues- tran las momias que se encuentran en las grutas sepulcrales de los departamentos de Cochinoca, Rinconada y Santa Catalina, de Ja Puna de Jujuy, y de las que he descripto varias, de Sayate y de Pucará de Rinconada, exploradas por mí durante mi expedición arqueológica de 1903 (1). La momia que describimos es, sin embargo, mucho me- nos reseca que las de estas grutas o las del Perú y de Bolivia, lo que indudablemente se debe a la sal con que está impregnada. Se han hecho muchos ensayos para descubrir si los peruanos usaban algu- nos procedimientos químicos para momificar sus cadáveres, pero siem- pre con resultados negativos. Los únicos medios artificiales de pre- servación eran en algunos casos la extracción de las vísceras, en otros se aceleraba la disecación por medio del fuego, y por fin, en ciertas ocasiones se han hallado momias con la cara u otras partes de la piel embadurnadas con barro, pero en general puede considerarse como un hecho comprobado que la disecación y conservación de los cadá- veres se deben exclusivamente a los agentes atmosféricos. Ya en 1830 llegó a este resultado un médico inglés, el doctor Carter, que en una revista de esa época (2) describe sus estudios de dos momias de las cercanías de Arica, enviadas a Inglaterra en 1827, probable- mente las primeras momias peruanas que hayan llegado a Europa. El cadáver de que nos ocupamos es de un niño del sexo masculino, le seis a siete años de edad, según la dentición. Los primeros molares permanentes han hecho erupción, la que normalmente tiene lugar a los seis años, e igualmente han hecho erupción los incisivos cen- trales superiores permanentes, lo que en los niños actuales sucede a los siete años. Los demás dientes pertenecen a la dentición temporaria y son normales en cuanto a número y disposición, presentando todos un poco de abrasión mecánica, debido, sin duda, al alimento que en la altiplanicie actualmente en su mayor parte se compone de maíz, lo que también debe haber sido el caso en la época prehispánica (3). (1) E. Boman, Antiquités de la région andine de la République Argentine et du dé- sert d' Atacama, tomo 1I, páginas 589-601, 640-664. París, 1908. (2) The New Monthly and London Magazine, número CXVII. Londres, septiem- bre 1%, 1830. Un resumen de este estudio se halla bajo el título de Eine amerika- nische Mumie, en Notizen aus dem Gebiete der Natur- und Heilkunde, gesammelt und mitgetheilt von Ludwig Friedrich von Froriep, tomo XXVIII, número 14, columnas 232-234. Erfurt, 1830. (3) Debo al doctor Alejandro Cabanne, catedrático de la Escuela de Odonto- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV , 7 98 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Calculo la talla del individuo en 1”15 a 1”20. Las manos y los pies son pequeños; estos últimos tienen 160 milímetros de longitud total. De la cabeza he podido tomar las siguientes medidas : Milímetros Diámetro antero-posterior MáÁxXiMO........... 174 — LANCIA MA 144 AMA A 120 JAMEMO ROME AMINO. sao ooo ooo ccado ooo. 86 Diámetro bimastóideo MÁXIMO... .......ooo.. 124 DIGO mático e e O O 128 = DAS UC aa 66 — MANO-NCOÍe po dooobocooedoV ooo 08 AULA A TO E SN 40 El índice cefálico es de 82.71. La cabeza presenta una ligera de- formación (aplanamiento) occipital y frente fuyente muy inclinada hacia atrás, pero que no parece haber sufrido deformación artificial. Aunque un niño no es perfectamente comparable con adultos, doy, para comparación, la talla media, diámetros antero-posterior y trans- verso medios, así como índice cefálico medio de los únicos cuatro erupos de indios de la altiplanicie sobre los que se han publicado estudios antropométricos: 1%, 35 indios de Susques, en la Puna de Atacama argentina, medidos por Boman (1); 2”, 75 quichuas de Bo- livia, medidos por la misión de Créqui Montfort-Senechal de la Grange, cuyas medidas han sido publicadas por A. Chervin (2); 3% 111 aymarás de Bolivia, medidos y publicados por los mismos; 4% 121 indios quichuas puros del Cuzco y del Apurimac, medidas tomadas por el doctor L. T. Nelson, médico de la expedición de Hiram Bingham, y publicadas por H. B. Ferris (3): logía de la Facultad de Ciencias Médicas de Buenos Aires, el prolijo examen de la dentición de nuestra momia, del que han resultado estos datos. (1) E. BOMAN, Antiquités, etc., cit., tomo II, páginas 523-526. (2) A. CHERVIN, Anthropologie bolivienne, tomo TI, páginas 144, 165, 354. París, 1907. Este autor calcula los términos medios según un método especial de su invención, lo que motiva las irregularidades aparentes en la tabla que sigue. (3) H. B. Ferris, The Indians of Cuzco and the Apurimac (Memoirs of the Ame- rican Anthropological Association, vol. IM, n* 2), páginas 123, 126. Lancaster (Pa.), 1916. UNA MOMIA DE SALINAS GRANDES 99 Susques Quichuas Aymarás (Quichuas . Boman Chervin Chervin Bingham MM tati 1616 1580 1570 1584 Diámetro antero-posterior.... 134 182 185 185 — Lradsverso......... 146 147 150 148 Índice CAPÍNOD. 00000000 o. 00 ORÍl 82.0 82.0 108) El índice cefálico de la momia de Salinas Grandes, 82.71, corres- ponde a los de estas series, con una ligera tendencia hacia la braqui- cefalía. Entre los indios de Susques medidos por mí, el índice más E == ¿SS NS ÚS N NV SS Ny N NS OS53>* =Z == =o = SS SS y) Y) GA Es a dh /) => ) YN SY, 2 o Y AOS S <= y A Ñ NO He SS S Ae o N S PA Y) e IM S = 3 tas sepulcrales de Sayate (1). E == =l El tejido que ha quedado del == => => 24 vestido de la momia de Salinas == === = Ze Grandes es demasiado alterado == ES para que se pueda distinguir si === a ha sido de un color uniforme o si 4 ha ostentado rayas u otros dibu- 4 Jos. El color fundamental parece i haber sido un rojo púrpura. En cuanto a la forma de la indumen- Fig. 3. — Pulsera de cobre. (Tam. nat.) taria, es probable que ha sido una de esas túnicas Oo « camise- tas» con mangas cortas, que constituían la prenda de vestir principal de los pueblos prehistóricos andinos (2). En la frente llevaba la momia una especie de diadema de oro (Bg. 2), de 12 centímetros de ancho en su parte inferior, de la que se yerguen dos figuras humanas esquemáticas que alcanzan a 9 centímetros de altura sobre el borde infe- rior de la diadema. Ésta es hecha de una lámina del- gada de oro que ha sido simplemente recortada pa- ra formar dichas figuras y la banda frontal termina- da en dos apéndices circulares. La diadema debe ha- e cs berse hallado cosida sobre una cinta de tejido que ro- (Tam. nat.) deaba la cabeza; así lo demuestran dos agujeros que han servido para pasar los hilos que fijaban la diadema a la cinta. Alrededor de la muñeca derecha lleva la momia una pulsera (fig. 5), formada de una lámina de cobre, rectangular, lisa, recortada en las (1) E. Boman, Antiquités, etc., cib., tomo IL, página 592 y lámina XLVIII. (2) Ibid., tomo I, página 139; tomo II, páginas 590-592, 761-762, figuras 116, 189. UNA MOMIA DE SALINAS GRANDES 101 esquinas, de 10 centímetros de largo por 5 de ancho y. 2 6 3 milíme- trog de espesor. Los dos dedos anulares están adornados con anillos de cobre (fig. 4), iguales entre sí, pro- vistos en la parte de adelante de pequeñas lá- minas rectangulares que ostentan una orna- mentación curvilínea en relieve. Junto con la momia fué hallado una espe- cie de cetro (fig. 5), confeccionado de dos hue- sos metacarpianos del ciervo andino Odocoilews antisensis (d1'Orb.), cuyos extremos proximales están unidos por una ligadura de hilo proce- dente de fibras vegetales. En el hueso que forma la parte superior del cetro y que está cortado a 6 centímetros de la ligadura, está insertado un manojo de pelos blancos de Au- chenia, formando un penacho. Cuando recién fué desenterrada la momia, me hablaron de alfarerías encontradas con ella, pero no tengo información fidedigna al res- pecto. El cuello del cadáver está rodeado de un pedazo de tejido fuertemente atado y la piel arriba de éste presenta señales que hacen pen- sar que el individuo ha sido estrangulado. Es posible que se trate de un sacrificio por moti- vos religiosos, de que fué víctima este niño- que debe haber sido persona de cierta impotr- tancia, a juzgar por su diadema de oro y su cetro. Sacrificios de niños eran bastante fre- cuentes entre los pueblos prehispánicos andi- nos y especialmente en el imperio incaico, según la información dada por los cronistas de la época de la conquista. En otra parte (1) he dado la bibliografía al respecto. En cuanto a la estrangulación como modo de muerte, es mencionada por varios de estos cronistas. JA Fig. 5. — Cetro de huesos de ciervo con penacho de lana. (*'/, del tam. nat.) En la primera terraza al sudeste del templo de Pachacamac descu- (1) E. BOMAN, Antiquités, etc., cit., tomo 1, páginas 164-165. 102 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA brió Max Unle (1) todo un cementerio especial, donde sólo estaban enterradas mujeres estranguladas. Los vestidos de estas mujeres y, los vasos y otros objetos enterrados con ellas indicaban que no eran na- turales de la costa del Perú, donde está situado Pachacamac, sino del Cuzco, y que pertenecían a la época incaica. Por medio de una extensa y erudita argumentación demuestra Uhle que evidentemente esas mu- jeres habían sido víctimas de sacrificios, traídas expresamente para este fin de la altiplanicie peruana. En su gran obra sobre Pachacamae da Uhle (2) la figura de la cabeza de una de estas mujeres que alrede- dor del cuello todavía lleva el paño fatal con que había sido estrangu- lada, precisamente como nuestra momia de las Salinas Grandes de Jujuy. Rivero y von Tschudi (3), figuran también una momia de Caja- tambo, una mujer desnuda, cuyo cuello está apretado por una soga que da seis o siete vueltas alrededor del mismo. Para terminar esta comunicación referiré que los indios de la que- brada de Humahuaca cuentan que se ven a menudo, cuando la salina está seca, a través de la capa de sal a los «antiguos » enterrados allí con vestidos fantásticos y tesoros de oro y plata, etc. Sin embargo, ereo que estos cuentos más bien tienen su origen en el descubrimiento de la momia que acabamos de describir, que en la ocurrencia de otros entierros de la misma clase. Durante muchos años de trabajo con la extracción de borato de la salina, nunca se ha encontrado ningún en- tierro prehispánico. (1) M. Unze, Pachacamac, páginas 84-88. Philadelphia, 1903. (2) M. UHnLE, ibid., lámina 18, figura 18. (3) M. E. Rivero Y J. J. von TscHUDI, Antiguedades peruanas, página 316 y Atlas, lámina III. Viena, 1851. MOVIMIENTO CIENTÍFICO SOCIEDAD ARGENTINA DE CIENCIAS NATURALES SESIÓN DEL 19 DE ENERO El ingeniero C. Lizer y el señor L. F. Delétang presentaron la segunda serie dle objetos coleccionados entre las tribus indígenas del oriente y norte bolivianos. Se trata de piezas más o menos semejantes a las de la primera serie, pero que han pertenecido a tribus distintas, como las de los Sirionos, Guarayos, Yuracare- ses, Chimanes, Chacobos y Caratianeses. Los disertantes hicieron notar que de estos últimos indígenas no se conocía hasta el presente ningún objeto de su uso. Según opinión de los especialistas hay entre las piezas de esta colección algunas de verdadero valor, entre otras una serie de hachas de piedra procedentes de tú- mulos de Trinidad y Loreto. Llamó también la atención un cráneo de indio sirio- nos, muerto en una estancia de Moxos. Es el primer cráneo de esta raza que se conoce. El doctor Roberto Dabbene presentó dos formas nuevas de aves del noroeste de la Argentina. La primera es una pava del monte, cazada en Ledesma (Jujuy), que denomina Penelope nigrifrons. La segunda representa una nueva subespecie de « Cabecita negra», que el autor clasifica como Spinus ictericus magnirostris, la que se encuentra en las proviucias de Salta, Catamarca y Tucumán, a tres o cua- tro mil metros de altura. El señor Stewart Shipton, de Tucumán, comunicó el hallazgo de una nueva subespecie del ave Batara cinerea (Formicárido), cuya especie típica vive en Misiones. La nueva subespecie, que llama Batara cinerea argentina, procede de Salta y Jujuy. El doctor Carlos Spegazzini dió a conocer una nueya especie de hongo del Uruguay, dándole el nombre de Boletus (Bresadoliopsis) montevidensis. Es un hon- go comestible que se encuentra en abundancia en los alrededores de Monte- video. El profesor Juan W. Gez dió cuenta de los nuevos hallazgos de fósiles hechos en el río Santa Lucía (Corrientes). Se trata de una serie valiosa de dientes de Toxodontes, que han sido estudiados por el señor Carlos Ameghino. 104 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA El doctor Carlos A. Marelli comunicó algunas observaciones acerca del espesor de la piel de un elefante, muerto recientemente en el Jardín zoológico de La Plata. Según las medidas anotadas se comprobó, que el máximum del espesor se halla en las regiones dorsal y pelviana, que dan 28 y 31 milímetros respectiva- mente, y el mínimum en el vientre (11 mm.) y en la trompa (6 mm.). El señor Enrique Lynch Arribálzaga remitió una extensa memoria sobre la distribución de las langostas voladoras en Sud América. Hace notar que la espe- cie de Colombia, Venezuela, las Guayanas, etc., hasido confundida recientemen- te con nuestra Sehistocerca paranensis, siendo en realidad una especie distinta que ha resultado nueva y a la que el señor Lynch llama Schistocerca Urichi, en recuer- do del profesor Urich, quien le ha remitido ejemplares desde la isla Trinidad (Antillas inglesas). El señor Carlos S. Reed envía de Mendoza algunas notas y un ejemplar vivo del Liosaurus Belli, vulgarmente llamado «Matuasto», lagarto común en la Pa- tagonia y provincias andinas. Dice que, no obstante su fama, es un animal com- pletamente inofensivo, que se alimenta de insectos (especialmente coleópteros) y, por excepción, de otros saurios pequeños. Suele vivir, durante la primavera y ve- rano, encima de las ramas de «zampa» (Atriplex), permaneciendo casi invisible debido a su semejanza con el color y forma de esta planta. Durante el invierno se entierra en la arena, en donde se queda aletargado. El señor Juan Brethes presentó y describió una nueva especie de mosca, re- cogida en Córdoba por el doctor Honorio Pueyrredón, a quien dedica la especie. Según el autor, esta mosca es probablemente parásita de larvas de lepidóp- beros. , do de SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA . Pedro Visca E . Mario Isola |. . Germán Burmeister +. . Benjamín A. Gould +. . R. A. Philippi $. Dr. Guillermo Rawson +. Dr. Carlos Berg +. Alfonso, Paulino ......... A Ballvé, Horacio .......... Bodenbender, Guillermo... Bolívar, Ignacio ......... Bertoni, Moisés.......... Bale io ao Bruce, William .......... Carvalho, José Carlos.... Gori José a... co. sd Crinin, Demetrio......... Dele yest aaa S - Fuenzalida, José del €... Fontana, Luis Jorge..... Guignard, León.......... Guimaraes, Rodolfo ...... q - Gjertsen Hjalmar, Fredik. - Kinart, Fernando ........ Lafone Quevedo, Samuel A. Lillo, MA A o AO AMET as JA MI Larrabure y Unánmue E... Morandi lus : Moore, Clarenee.......... SOCIOS HONORARIOS Dr. Valentín Balbín +. Dr. Florentino Ameghino +. Dr. Carlos Darwin +. Dr. César Lombroso +. Ing. Luis A. Huergo +. Ing. Vicente Castro >. Dr. Estanislao S. Zeballos. Dr. Walther Nernst. Dr. Eduardo L. Holmberg. Ing. J. Mendizábal Tamborel. Ing. Guillermo Marconi. Dr. Enrique Ferri. , -| Dr. Juan J. J. Kyle. Méjico. Montevideo. Sgo. de Chile. IT. de Año N. Córdoba. Madrid. P. Bertoni (P.).. Washington. Edimburgo. Río Janeiro. Mendoza. Petrogrado. París. Sgo. de Chile. San Juan. París. Amadora (P.). Corrientes. Noruega. Amberes. La Plata. Tucumán. Roma. Sto. Domingo. Burdeos. Lima. Villa Colón (U). Filadelíña. SOCIOS CORRESPONDIENTES Moretti, Cayetano........ Milán Martinenche, Ernesto..... París Moore John els Nueva York. Montané, Luis........... Habana. Medina, José Toribio .... Montessus de Ballore..... Nordenskjiold. Otto...... Sgo. de Chile. Sgo. de Chile. Gothemburgo. Nilsen Fhowal........... Noruega. Paterno, Manuel ......... Palermo (154.). Batron babor a és Ye Lima. Porter, Carlos E.......... Valparaíso. Pena, Carlos M. de....... Montevideo. Poirier, Eduardo......... Sgo. de Chile. Pérez Verdia, Luis....... Méjico. Prestrud, Christian....... Noruega. Red Walter Boccia ae a Londres. Sgo. de Chile. Sgo. de Chile. París. La Plata. Columb. Univy., Nueva York. Risso Patrón, Luis....... Reiche, Carlos ........... Sklodonska, Curie........ Spegazzini, Carlos ....... Shepherd, Williams R. ... Tobar, Carlos R.........- Quito. Torres Quevedo, Leonardo. Madrid. Uble: Masia Lima. Villareal, Federico....... Lima. Von Ihering, Herman.... San Paulo (B). WMolterna VILO tai Roma, Adamoli, Pedro A. Adamoli, Santos $. Aguilar, Félix. Aguirre, Pedro. Alberdi, Francisco. Aldunate, Julio C. Almanza, Felipe G. Álvarez, Raúl. Álvarez, Agustín J. Amadeo, Tomás. Anchorena, Juan E. Anastasi, Camilo. Añón Suárez, Vicente. Arrillaga, Francisco C. Aráoz Alfaro, Gregorio. Arata, Pedro N. Arce, Manuel J. Aubone, Guillermo. Ayerza, Rómulo. Aztiria, Ignacio. Bado, Atilio A. Baldassarre, Juan F. Barabino, Santiago E. Barzi, Federico P. Bazterrica, Enrique.. Bernaola, Víctor J. Benítez, Norberto. Besio Moreno, Nicolás. Bianchedi, Rómulo. Bolognini, Héctor. Bonino, Alfredo (h.). Bordenave, Pablo E. Bosch, Eliseo P. Bosisio, Aneeto. Bonanni, Cayetano. Bonneu Íbero, León M. Bonarelli, Guido. Botto, Alejandro. Botto, Armando P. Brethes. Juan. Brian, Santiago. Briano, Juan A. Bruch, Carlos. Buadá y Morant, Antonio. Bunge, Carlos. Butty, Enrique, Calandrelli, Matías. Calvo, Edelmiro. Camus, Nuv. 48. Candioti, Marcial R. SOCIOS ACTIVOS Canónica, Mauricio. Carabelli, Juan José. Carbonell, José. Caride Massini, Pedro. Carossimo, Jacinto T. Carboneschi, Carlos L.. Carette, Eduardo. Castañeda, Vega R. Castro Zinny, Horacio. Chanourdie, Enrique. Clérice, Eduardo E. Cock, Guillermo. Collo, José. - Contin, Diego T. R. Cremona, Andrés. Damianovich, Horacio. Darquier, Juan A. Dassen, Claro €. Delfino, Juan Carlos. Dellepiane, Luis J. Demarchi, Marco. Demarchi, Alfredo (hijo). Demichelis, Juan B. Delgado, Agustín. Doello-Jurado, Martín. Dobranich, Jorge W. Domínguez, Juan A. Dubeeg, Raúl E. Duhau, Luis. Duncan, Carlos D. Durrieu. Mauricio. Eguía, Máximo. Esteves, Luis P. Fablet. Luis E. Faverio, Fernando. Fernández, Alberto J. Fernández Díaz, A. Fernández, Francisco J. Ferrario, Alfredo E. Flores, Emilio M. Vont, Jaime. Frank, Paul. Galtero, Alfredo. Gallardo, Ángel. Gándara, Federico W. Garbet, Adolfo. Garay Ponce, Filemón. García, Daniel A. Gatti, Julio J. Gerardi, Donato. _— — __—_—_———_—__— __—m——.— === AAA A A AA A q A 2— ————>— — AAA AAA AAA e AA -A<%AAA A AA A A Ghisliazza, Sebastián. Girado, Francisco Y. Girado, Alejandro. Godoy, Sebastián. González, Arturo. González, Juan B. Gradin, Carlos. Grieben, Arturo. Groeber, Pablo. Guitarte, Manuel. Gutiérrez, Ricardo J. Gutiérrez, Carlos. Guesalaga, Alejandro. Guerrero, Mariano A. Hauman, Lucien. Hermitte, Enrique. Herrera Vegas, Marcelino. Hicken, Cristóbal M. Hosseus, Carlos Ourt. Holmberg, Eduardo A. Hoyo, Arturo. : Huergo, Eduardo. Huergo, José M. Isnardi, Héctor. Isnardi, Teófilo. Iturbe, Miguel. Jijena, Delfin. Kock, Víctor. Kenny, E. G. Laclau, Narciso €. Labarthe, Julio. Lanfranco, Silvio. Landeira, Pedro V. Larreguy, José. Latzina, Eduardo. Laub, Jacobo J. «Lavalle, Francisco P. - Lea, Allan B. Lelli, Arduino. Lerena, Carlos. Levylier, H. M. Loyarte, Ramón. Lizer, Carlos. Lorenzetti, Miguel V. Lozano, Nicolás. Lugones, Arturo M. Lugones, Leopoldo. Luro, Rufino. Lafone Quevedo, Samuel A. Leguizamón Pondal, Martno. ANALES DE LA ARGENTINA , DIRECTOR: DOCTOR HORACIO DAMIANOVICH / MARZO-ABRIL 1918. — ENTREGAS II-IV. TOMO LXXXV E 20 A , ÍNDICE Guipbo BONARELLI, Aleuni problemi d'antropologia sistematica (conclusión)... ÁwGeEL Pérez, Comparación de los métodos matemáticos de los profesores ww. Sorkau y A. Pérez para el establecimiento de las fórmulas con que se expre- san las reacciones químicas (CONTINUACIÓN)... C. D. PERRINE, Hipótesis para explicar las condiciones espectrales de las estre- ME eE AE ORRUEO O A a e to ES FéLix F. Outes, Nuevos rastros de la cultura guaraní en la cuenca del Paraná MON de e SAN Ar NENA AE ASAS ARAS ¿opone ose TeórriLO IsvarDI, Resumen de algunas ideas sobre el significado físico de la “constante AE A BO Ia ai a SANTIAGO E. BARABINO, Notas bibliográficas. Memoria presentada al Congreso Americano de Bibliografía e Historia (1816, 9 de julio, 1916) (conclusión)..... MOVIMIENTO: CIENTÍFICO. ..c...oocoomo..- PSA SS Da E da DA BUENOS AIRES IMPRENTA Y CASA EDITORA «CONI»> 684, PERÚ, 684 1918 Va Y Lip ICIEDAD CIENTÍFICA JUNTA DIRECTIVA (1917-1918) Presidente . Vicepresidente LO e Vicepresidente 20 Secretario de actas. Secretario de correspondencia... Tesorero EROLESONCRO Mi URNA o EVO LLO ECOS OSI Morales Se EROS dla Ne CLON AS e Doctor Carlos María Morales Ingeniero Eduardo Huergo Ingeniero Alberto D. Otamendi Ingeniero Enrique Butty Ingeniero Pedro A. Rossell Soler. Doctor Eduardo Carette pan Doctor Juan B. Demichelis Ingeniero Miguel B. Lorenzetti Coronel ingeniero Arturo M. Lugones Doctor Atilio A. Bado Ingeniero Juan José Carabhelli Ingeniero Ferruccio A. Soldano Ingeniero Rómulo Bianchedi Doctor Tomás J. Rumi Señor José M. Orús Ingeniero Antonio Rebuelto j Señor Juan Botto UN ADVERTENCIA. — Los colaboradores de los Anales (personalmente responsables de la tesis que sus- tentan en sus escritos); que deseen tirada aparte de 50 ejemplares de sus artículos deben solicitarlo por escrito. Por mayor número de ejemplares deberán entenderse con la Casa editora « CONI ». Tienen, además, derecho a la corrección de dos pruebas. Los manuscritos, correspondencia, etc., se enviarán a la Dirección, Cevallos, 269. — LA DIRECCIÓN. ! V o il y PUNTOS Y PRECIOS DE LA SUBSCRIPCIÓN ADELANTADA : Local de la Sociedad, Cevallos 269 (abierto de 3 a 7yde 8 a 11 p. m.), y principales librerías $ m/n A $ m/n A A ta ia OLD 1.00 Número atrasado.............. 2.00 PO Ia 12.00 Número atrasado para los socios.. 1.00 ERRATA En la págma 97 de este tomo, linea 27, (Una MomIa DE SALINAS GRANDES, POR E. BomMaAN) léase ¿inferiores en vez de superiores. í e A OÍ Ea e ALGUN PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA PER GUIDO BONARELLI (Conclusión) Sara facile constatare, legegendola, che il contenuto della mia conferenza presenta assai piú modeste proporzioni di quelle promesse e sottintese nel titolo; ne (dato il «come », il «dove» ed il «quando») avreil protuto svolgere il tema enunziato in tutta la sua possibile estenzione, specialmente in cio cheriguarda i caratteri distintivi e la storia speciale delle singole razze. Cosa, nellesporre le mie vedute sulla filogenesi degli Ominidi mi sembro sufficiente, non potendo di- sporre di maggior tempo, trattenermi a delineare Pandamento im- mediato del processo filogenetico nella fase iniziale per ciascun tipo, limitandomi a considerare la condizione protomorfa presumibile dei vari gruppi sobolici, sarei per dire al'atto stesso del loro differenzia- mento e definitivo distacco (mi si perdonino i tropi!) dalla restante umanitá, senza oceuparmi (e lo feci espressamente) del grado diverso Vevoluzione delle singole razze attuali. Feci questo con intenzione, per mostrare, senza afftermarlo, il mio fermo convincimento che i criteri con cui si pretende stabilire il vario grado d'evoluzione e specificazione di ciascun tipo sobolico ben poco sussidio possono offrire alla soluzione dei principali problemi antro- potassici. ; Si badi bene : io non ho negato il fatto in se stesso. La mia confe- renza e piena di frasi che accennano alla importanza anche seientifica del fenomeno; ma dallammettere il fatto al dedurne le pid assurde conseguenze, ce differenza. Io ragiono, su per giú, in questo modo: — NelPumanitá attuale si puo distinguere un certo numero di tipi o razze (1). A ciaseuno di (1) Non so decidermi tutt'ora ad abbandonare il vecchio per il nuovo adot- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 8 106 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA questi tipi corrisponde una storia diversa ed uno dei compiti dell'an- tropologia sará quello di indagare le ragioni, le cause, i fattori ester- ni ed interni, principali e secondari, favorevoli e sfavorevoli che hanno agevolato in alcune razze il processo evolutivo, ritardandolo od arrestandolo in altre. Ma il criterio desunto da tali studi, determi- - nanti il diverso grado di evoluzione e «specificazione » sobolica, non potrá certo assumersi come criterio fondamentale per una classificazio- ne umana la quale possa arrogarsi il diritto d'esser chiamata naturale. Tale eriterio ha portato, per esempio, a separare i negroidi Bantu e Sudanesi dai Subnegroidi e dagli stessi Cafri, i gialli e bianchi «arci- morfi» dai gialli e bianchi «protomoríi » (!) collocando i neri, gialli e bianehi protomorfi in un gruppo a parte e in altro gruppo i eorri- spondenti arcimorfi (1). Mah, qual naturalista consentira ad accettare queste vedute?! Chi non vede che una tale classificazione € quanto di piú artificiale si possa immaginare, ripetendosi il vieto, scolastico paragone, della biblioteca ordinata secondo il formato, la mole, Pedi- tore e la data dei singoli volumi invece che alla stregua della mate- ria che trattano e degli autori che li scrissero; alla stessa guisa che domani venisse fuori qualche zoologo a mettere insieme in un sol eruppo gli uccelli e i mammiferi superiori, raccogliendo gli inferiori in altro gruppo distinto?! Chi non vede l'inconveniente grave di tener separati i Negroidi dai Subnegroidi, ambi melanodermi, ambi ulotri- chi, ambi dolicocefali, prognati, platirrini e cosi via?... tando una terminologia modernizzata in sostituzione della consueta. Manco della disposizione necessaria e sopratutto di libri che possano illuminarmi sui vantaggi reali d'una simile innovazione. Solo da poco tempo sono riuscito a procurarmi il recente volume del Giuffrida Ruggeri : L'uomo attuale (Soc. edit. D. Alig. Roma, 1913) e chissá che con questa eccellente guida, evitandomi la molestia di ricorrere alle fonti originali, non riesca, presto o tardi, a veder chiaro anche in ció. Per il momento, seguiteró a considerare 1'umanitá attuale come una specie linneana. Nel 1909 ho chiamata una specie « domestica» (che include, neces- sariamente, il criterio di specie « collettiva »), patrocinando al tempo stesso 1Yur- genza di applicare al suo studio tassinomico i criteri della zootecnia. (E appunto quello che si viene facendo da qualche anno a questa parte ed il recente lavoro del Giuffrida Ruggeri, volgarizzando certe nozioni della materia fra i nostri an- tropologi, che poco o nulla le conoscevano, sará di stimolo, cosi shero, a che il mio voto si compia). Nella specie distinguo un certo numero di «gruppi sobo- lici » o stirpi e sono le «specie elementari» d'altri autori (quelle che Linneo e Blumenbach chiamarono « varietá », G. Saint-Hilaire e Huxley «razze princi- pali» e che diventarono altrettante specie o egruppi di specie e persino generi nelle mani dei poligenisti. (1) Stratz, ecc., ecc. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 107 E che cosa hanno di comune i Negroidi coi gialli e bianchi arcimorti e questi con quelli, perche si possano unire in un medesimo gruppo? La «minore plasticitá del loro tipo?» La «resistenza notevole nelle unioni coi protomorfi »? La «propensione (!) a congiungersi fra loro » (Morselli, lez. 31, p. 1217) ed altre consimili fantastiche elucubra- zioni?! Ecco le vere frasi ad effetto, le asserzióni piú o meno infon- date, se non mere illusioni, che si vorrebbero far passare, molto fuori di luogo, quali caratteri tassinomicí della umanita pia evoluta! Mah, anche ammesse, e concesse, questa minore plasticita, questa maggiore resistenza, questa... erotica propensione, chi non vede che si tratta quando mai di processi generici, di funzioni biologiche, di potenzia- litá selettive o mutative e che sopratutto, come contemplano diffe- renze di grado, non di qualitá, non possono arrogarsi le funzioni che lor si vogliono attribuire ?! E che cosa mai di comune hanno fra loro gli stessi « protomorfi » ? Si consultino i lavori del Fritsch, dello Stratz e della loro appendice caudale e mi si dica quale dei tanti caratteri da essi invocati per -distinguere i loro Protomorfi, sia veramente un carattere comune a tutti i pretesi Protomorfi; senza contare che esaminati quei caratte- ri ad uno ad uno, risulterebbero in maggioranza inadeguati alle fun- zioni cui si vollero adibire! Ma v'ha di peggio. - Nelle infelici classificazioni a base di tutte codeste stupefacenti distinzioni, s'e veduto come il criterio di maggiore, o piú' rapida, o piu marcata divergenza implicasse, a quanto pare, Paltro criterio assolutamente erroneo di successione; i termini: piú «evoluti» e «meno evoluti» avevano assunto decisamente, senza maggiori prove, il significato di «piu moderni» e «piu antichi» e s/accetto ben pre- sto, come un assioma, che i proto(paleo)morfi fossero tutti pia antichi degli arci(neo)morfi; cosi i Subnegroidi, gli Americani, i Paleasiati- ci, gli Artici < paleomorti » sarebbero stati anteriori ai Negri, ai Gialli, ai « Bianchi » neomorfi ! Ma la cosa non andava! ll nuovo sistema non reggeva alla facile eritica, e molto bene se ne accorsero, in breve spazio di tempo, eli stessi autori del giochetto i quali si dettero, con esemplare sollecitu- dine, a correggere, a rimaneggiare, a babilonizzare (questi nemici im- penitenti del «semplicismo!») i loro sehemi tassinomici, introducen- dovi tutta una fioritura di primi, secondi e terzi gradi d'arcimorfismo, protomorfismo e becerismo. Ma basti ormai di loro e lasciamoli friggere nel loro unto. lo chiu- 108 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA dero la digressione ripetendo, con il fine lodevole desser meglio com- preso, che il diverso grado d'evoluzione e specificazione delle diverse razze costituisce un carattere distintivo, un cachet, non un carattere tassinomico-filogenetico. Da Darwin in poi e dalle intuizioni felici di qualche suo precursore sappiamo che tutta la moderna Biologia si- stematica si fonda, con resultati piú positivi, non sulle differenze, ma sulle somiglianze e non su tutte le somiglianze, ma sulle vere omolo- gie, mettendo in guardia gli inesperti e gli incauti contro i pericoli e elitaspetti ingannevoli delle semplici analogie, come a dire: conver- genze eterocrone, convergenze mesogene, nostomorfismo, ecc., ece.). Una buona classificazione (lo sappiano, alla buon'ora quei signori filosofi, dottori in lettere, viaggiatori e ginecologi che, per aver pre- teso Voceuparsi di sistematica senza conoscerne le regole pit ele- mentari, sono stati gli artefici nefasti del guazzabuglio regnante nel- Antropologia tassinomica), per potersi chiamare a buon diritto una elassificazione naturale dovrá avere il suo fondamento non sopra uno, o due, o tre caratteri scelti a caso dal capriccio di qualche sfac- cendato, ma sulla giusta valutazione di tutti i caratteri naturali (morfologici, eec.), degli organismi classificandi. T'unico fondamento logico d'una moderna classificazione e il crite- rio filogenetico tanto che al giorno d'oggi sistematica e filogenia sono la stessa cosaY1). Quando nacque la sistematica i suol primi cultori erano assai ben lungi dal pensare che in un tempo non molto lontano essa avrebbe risposto a ben altre esigenze, oltre alle semplici funzioni discrimina- tive per cui veniva istituita. Classificare a quei tempi voleva dire di- stinguere. Tot sunt species cuot ab initio creavit infinitus ens. Fin da allora peraltro s'era osservato che le «specie» si possono riunire in gruppi pid o meno numerosi ed omogeneli, ciascun gruppo essendo ben definito da speciali caratteri, comuni a tutte le specie che lo formano. Infine, fu possibile stabilire le somiglianze e le diffe- renze fra questi gruppi e cosi si costituirono altri eruppi dordine su- periore. Siamo al Systema naturae. Intanto, allo spirito eletto di alcuni pensatori si presento prima vago ed incerto, poi sempre piu chiaro e definito il concetto del valore effettivo e del reale significato delle numerose affinitá che a volte si (1) E quello che aleuni poligenisti nor vogliono comprendere ! Essi continuano a scagliare anatemi contro i «monogenisti» e le loro manie filogenetiche e insi- stono a cercare per altre vie (!!) la soluzione del problema antropotassico! ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 109 osservano fra specie e gruppi «contigui». Cosi giungiamo alle prime intuizioni del pensiero evoluzionista! E da quel tempo che la sistematica ha cessato (essere un passa- tempo per diventare il fine supremo della storia naturale! Tutte queste belle cose il Morselli le ha dette, nel suo lavoro, anche meglio di me ed io non faccio bella figura ad insistervi troppo. Ma ci sono molti Antropologi che tuttora non le sanno! Ma riprendiamo il filo dell'argomento. Cosi seguita il Morselli (1): Qui, anzitutto si scorge dominare una opinione molto discutibile, quella che le razze negre dell”Affrica e dell' Oceania appartengano allo stesso eruppo o tipo delle Indo-mediterranee (2). E lopinione del Sergi; ma a tutti coloro che conoscono le caratteristiche morfologiche anatomiche e fisio- psicologiche dei Negri e Ottentotti da una parte, degli Europei settentrionali e meridionali dall'altra, rimarrá sempre ostica la loro congiunzione sotto lo stesso termine, vogliasi di Notanthropus, come insegna il Sergi, o di Pri- nanthropus, come propone il Bonarelli; questa assimilazione proviene, se- condo me, dal preconcetto geografico di assegnare 1'Affrica per la loro patria o almeno per il luogo di loro provenienza, dopo l'insuccesso degli etno- logi linguisti che alle razze dette europee avevano attribuita un'origine asiatica. Si! E Popinione del Sergi, di Giuseppe Sergi! Oggi e pure la mia. Domani sará la convinzione di molti. E allorche, fra qualche anno, passata la raffica delle tante polemiche, tornato a scuola il buon sen- so, messe a posto le cose con nuovi dati ed osservazioni, sotterrati per sempre i proto-paleo-arci-neo-metamortisti e tutto il loro bagaglio, — sara dato alla storia tirar fuori, dalla tanta zavorra che lo circon- da, —il poco di buono che s/e fatto, ai tempi che corrono, nel campo antropologico, — a questa che adesso passa per una opinione ««discu- tibile», «ostica», «preconcetta», si dará il posto che merita per le pia grandi e geniali conquiste dell Antropologia. Dovro io preoccuparmi di difendere le vedute sergiane? Non sum dignus ! Eppoi, Giuseppe Sergi, bene o male, si difende da se. Pero, vá qualche cosa, nelle parole del Morselli qui sopra riportate, che a me si riferisce pia particolarmente ed io sento il dovere di rico- noscere che il nostro illustre alienista ha ben ragione di osservare che (1) Lezioni, p. 1221-1292. (2) Allo stesso «gruppo» si, ma non allo stesso «tipo». 110 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 11 gruppo prinantropico, cosi come ho istituito, e troppo vasto, tanto da poter sembrare direi quasi eterogeneo e pereció poco naturale. Per buona sorte, pia che d'un errore si tratta qui d'una semplice deficien- za Cul possiamo rimediare senza difficoltá. Pero avverto che nel testo della mia conferenza era gia chiaramente delineata la speciale tassino- mia del gruppo prinantropico, cosi come ora la espongo nella sua nomen- clatura definitiva. Seguo, in massima la classificazione di Huxley sia per non incorrere nel pericolo di commettere trasgressioni al diritto di prioritá, sanzio- nato da tutti 1 congressi di Biologia sistematica («lettera morta» per molti e molti Antropologi!), sia perche, di tutti gli schemi finora pro- posti, questo e unico, a mio parere, che nonostante le lacune inevita- bili, trattandosi d'un primo saggio, puo vantare i requisiti serena- mente obbiettivi d'una classificazione naturale. Ecco la mia classificazione sulla quale dovro tornare piú tardi. Dovra leggersi dal basso in alto e cioe secondo un ordine che lascia trasparire le relazioni filogenetiche dei sottogrupp! : Sottogruppi Razze Eranoidi Indo-irano-mediterraneus. [| Australiamus. | Dravido-veddicus. ) Khamiticus. Praekhamiticus. Sudanensis. / a: Bantu. Negroidi y Cafer. / Papua. ) Melanestanus. Australoidi er. Prinanthropus Negriticus. Tasmantanus. Namasan. Alkkalis. Subnegroidi Inutile ricordare che il gen. (!) Notanthropus di Sergi e sinonimo del mio gr. Prinanthropus. lo poi non posso seguire la classificazione sergiana dei suoi Notantropi perche non mi soddisfa. Per buona ven- tura, non sono ancora legato ne a scuole, ne a preconcetti, ne a partiti presi e usufruisco di questa indipendenza per dissentire liberamente, sopra questioni antropologiche, anche da quei che vorrei chiamare ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISItEMATICA NA maestro se non temessi di fargli sfregio aftibbiandogli cosi modesto e indisciplinato scolaro. Nelle elassificazioni del Sergi sono evidenti le tendenze anarcoidi e sovversive dellautore che passa sopra alle regole pia elementari della nomenclatura sistematica e della tassinomia come se le classificazio- ni non fossero un fine a se stesse, ma soltanto un mezzo dialettico per fissare comodamente le fasi successive e i non pochi andirivieni dun pensiero in gestazione. Queste ed altre «stranezze» sono permesse ai grandi uomini, pur essendo da deplorare eli effetti perniciosi che possono derivarne. lo, modesto gregario, me ne resto alla fedele osservanza della ortodossia sistematica. Sono sempre disposto ad applaudire con sincero entusia- smo Puomo d'ingegno, lantropologo insigne Che cos1 vasti orizzonti seppe abbracciare con la ferace attivitáa del suo pensiero; ma non faccio come certi discepoli che a furia di giurar ciecamente in verba magistri e colla loro incondizionata e pedissequa esaltazione di certi metodi e certe seuole, ne hanno affrettato la pi misera fine. Quanto al porre gli Akka (1) in «protordine» di formazione rispetto a tutti 1 tipi umani noi vediamo ricopiata senza migliori dimostrazioni 1'ipotesi kollmanniana dell'origine pigmoide delle razze di alta statura. Non si tratta dorigine «pigmoide» delle razze di alta statura! lo ho detto, in generale, che per me i Lofocomi attuali sono i superstiti rappresentanti, piu o meno (ma relativamente poco) modificati, del gruppo stipite o prototipo della specie umana vivente. E nemmeno ho collocato gli Akka «in protordine di formazione», ecc.; al contrario, nel mio schema filogenetico li ho collocati in una ramificazione a parte dando cosi del mio pensiero una grafia che non si presta a dubbiose interpretazioni tanto piú che la loro attuale nanosomia ha tutta Varia Vessere in parte una accentuazione dovuta a immiserimento. Ritengo, e vero, Che il tipo protomorfo della specie Homo sapiens doveva esse- re di bassa statura, ma per cio che riguarda il loro speciale e piú pre- ciso significato volgare, mi rifiuto a chiamare quei protomorfi con i termini assoluti, non relativi, di pigmei o «nanosomi». Saranno stati piccoli si, ma non «pigmei», né «nani». Al contrario, saranno stati i pit alti, forse, fra tutti gli Antropoidi allora viventi. Ma di questo daremo piú innanzi la «migliore dimostrazione»: (1) Lezioni, p. 1222. 112 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Piú originale (1) sarebbe l'idea di alzare gli Eschimesi al grado di stipite per i due tronchi asiatico ed americano ; nel piccolo gruppo degli Yuiti abi- tanti sullo stretto di Behring, essi sarebbero sul continente vecchio gli an- tecessori (e antenati) dei Paleo-asiatici, mentre sul nuovo, colle tribú disse- minate sino al Labrador, lo sarebbero dei Paleo-americani del Nord. Ma questa bipartizione degli Eschimesi non e affatto giustificata; prima perche gli Yuiti sono una tribu fortemente mescolata con i Ciutchi, dubbiamente eschimoide,e sideve considerare arbitrario il compito sproporzionato di essere stata il punto di partenza di tutte le innumeri popolazioni asiatiche del tipo Mongoloide; poi perché i veri Eschimesi costituiscono uno del erappi pia omogenei, anche sotto l'aspetto craniologico, che 1? Antropologia conosca. Nella «bipartizione» degli Eschimesi, io mi sono attenuto ai risul- tati piú sicuri della letteratura che li riguarda. Sono dolente di non tenere a disposizione il materiale bibbliografico sul quale ho maggior- mente fondate le mie deduzioni (2); pero, se sará necessario, potro occuparmene «in separata sede» piu tardi. Osservero soltanto che detta «bipartizione» e passata oramai nel dominio delle conoscenze comuni figurando anche in testi e trattati scolastici, popolari, eco. | lo poi, lo ripeto, non ho mai pensato di considerare gli attuali Yuiti come gli antecessori del grande gruppo eurasico, ne eli attuali Innui- ti del Labrador sono per me gli antenati dei Paleamericani. Vedo negli attuali residui della popolazione yuitica e negli attuali eschime- si Alaska i discendenti «non piú puri, naturalmente, perche modi- ficati per influenze d'ambiente e contatti con altri popoli» (3) d'un primitivo gruppo eskimoide mesati-brachicefalo, carteroxantoder- ma, leptorino, lissotrico, dal quale sarebbero derivate, gradualmente e polifileticamente le attuali popolazioni di stirpe eurasica; — e vedo negli attuali Innuiti labradoriani un tipo stazionario, il quale, per avere sempre vissuto nelllambiente in cui si formo, si conserva con * caratteri protomorfici che rivelano da un lato le sue decise affinita genetiche coi mesolitici magdaleniani WBEuropa e dallaltro coi Pale- americani coi quali dividerebbero una comune origine, essendone un prototipo. (1) Lezioni, p. 1222. (2) Morton, Latham, Dall, Boas Rink, Petitot, Bancroft, Abbott, Boyd Dawkins, Butler, Gerland, Bessels, Deniker, Sergi, ecc., ecc. (3) BONARELLI, Le razze umane, 1909, p. 38. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 1 D'altra parte, io non so in base a quale letteratura il Morselli abbia formato le sue convinzioni in merito ai fatti seguenti : -— Distribuzione dei due tipi, limitandone uno (gli Yuiti) alla peni- sola siberiana e riunendo tutti gli Eschimesi (America nell” altro eruppo (1). — Omogeneitá eccezionale dell'intero gruppo eskimoide «anche sotto Paspetto eraniologico». — Amtfimissia subita dagli Yuiti fino al punto da diventare un popolo misto. Invece, a me e risultato : : — Che il gruppo inmuítico, nelle sue condizioni tipiche, e piú preci- samente limitato alle coste del Labrador dove vive pit o meno stazio- nario e in una specie d'isolamento rispetto alle tribú eschimesi no- madiche dell America circumpolare, mentre il gruppo yuitico pre- senta indiscutibili affinita cogli Eschimesi d”Alaska, anche questi piú o meno sedentari e in condizione di perfetto isolamento (Reclus) con rispetto alle restanti popolazioni eschimesi del Canada; — Che la pretesa omogeneitá del tipo eschimoide e apparente piú Che reale, € piú nei nomi che in chi li porta, e un fatto etnologico piu che antropotassico, non passa dagli abiti e dal costume ai caratteri anatomici e morfologici come assai bene fa rilevare il Reclus (2); — Che anche sotto laspetto craniologico (Sergi, Duckworth-Pain, ecc., ecc.) e doveroso mantenere una separazione fra le forme doli- coidi innuitiche e le forme brachioidi degli Eschimesi d”Alaska, o «Stúdwestliche Innuit» del Gerland (Ellipsoides cristatus, Ellipsoides latus, Rhomboides esquimensis (3), ece.); — Che nel gruppo yuitico, procedendo con sano acia discrimi- nativo, e possibile far astrazione dai caratteri acquisiti per commi- stione e riconoscervi le peculiari caratteristiche d'un tipo (eschi- moide) paleomorfo. (1) MorseEzLI, Lezioni, tav. 111 e tav. IV. Nella tav. III la parola « Innuiti» e seritta lungo le coste del Labrador; nella tav. IV il medesimo nome e seritto nelle regioni d'Alaska e Canada settentrionale, abitate in parte da Kennai e Tinne. , (2) RecLus ÉLIE, Les primitifs. Études V'ethnologie comparée. Paris, Schleicher Fr., édit., 1903, p. 17-18. (3) SERGI (Crani esquim. Atti Soc. rom. Antrop., VIL, TIL, 1902, n. 8-11) deseri- ve queste forme assieme alle altre senza preocenparsi della loro procedenza. E in questo modo che il tipo «esquimese» diventa omogeneo! 114 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Mi si lasci adunque, fino a prova decisamente contraria, considera- re eli Yuiti d'altri tempi o meglioi progenitori degli attuali Yuiti, come il possibile prototipo degli Eurasici (Telanthropus Bonar., 1909). E questo unico punto in cui mi trovo piú o meno d'accordo con lo. Stratz! D'altra parte, o non ammette lo stesso Morselli che tutta quanta Umanitáa possa essere venuta dal Nord-Asia?! E si vuol dar sulla voce a me che limito tale ipotesi a proporzioni pia modeste e, se vo- gliamo, meno inverosimili ?! Altrettanto ipotetica (1), e quindi spostata in un saggio positivo di etno- logia attuale, e la invenzione di una razza Precamitica, che viene de- terminata dal bisogno di trasformare gli Eriocomi in Cimocomi. Qui e chiaro che il Morselli non ha letto tutto il testo della mia con- ferenza. I Precamitici sono la che lo attendono. Bisognera avvicinarli con una certa cautela, ma in ogni caso non credo che si rifiuteranno a permettere un esame anche sommario della loro capigliatura la quale offre cosi evidenti passaggi dalla condizione eriocoma alla cimo- coma. Naturalmente, v'ha chi interpreta il fatto invocando lamfimissia e con questo, gia si sa, certi Antropologi spiegano tutto senza spiegare nulla. Pero nel caso dei Precamitici non e difficile dimostrare lerrore relativo d'una tale interpretazione, specialmente trattandosi d'una formazione antica, piú o meno submarginale, periferica, non centrale, come altri hanno preteso : Ad ogni modo, lo sforzo del Bonarelli non doveva passare jnosservato per la elaborazione ulteriore e la correzione di aleuni non trascurabili con- cetti etnogenici che contiene, e sopratutto per essersi egli aperta una via ad una costruzione filogenetica dell*albero dell”umanita vivente (2). (1) Lezioni, p. 1222. (2) Ringrazio vivamente il prof. Morselli (Lezioni, p. 1222) di queste buone pa- role. Esse racchiudono o sottintendono, in forma assal benevola, una opinione favorevole a mio riguardo ; dopo una critica serena, imparziale e obbiettiva, il Morselli si acecommiata con una frase gentile; non fa come.certi giovinastri che al finale d'una critica si stropicciano le mani per la maligna soddisfazione che provano d'aver liquidato, o ereduto di liquidare, la reputazione d'uno studioso. Lo che dimostra che non tutti hanno il diritto di criticare ; diritto che dobbiamo ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 111 NOSTOMORFISMO Nella lezione XXXIT* del suo dotto e prezioso volume (= Origine e filogenesi delle razze umane. 11. La formazione naturale delle razze umane. 2. Fattori interni o biologici della Etnogenia), parlando della Segregazione spaziale cosi si esprime il Morselli (1): Noi abbiamo visto che anche la piccolezza dei Sardi, correlativa a quella delle razze cavalline e bovine (Lombroso), e la particolare conformazione dei polacehi rinserrati nei Monti Tatra (Le Bon), furono ascritte alla segre- gazione, la quale va intesa pero non tanto nelle sue cause e conseguenze fisiche, quanto in quelle morali; ossia ogni gruppo etnico tende a segregarsi e a formarsi una «patria» con tutte le caratteristiche di una nazionalizza- zione (e la «nostomorfia» del Bonarelli). Ma sono, tutte queste, deduzioni, non prove, e il sillogismo sembra impostato sul post hoc o sul cum hoc, cioe ha Varia d'una petizione di principio. Qui trovo del fenomeno nostomorfico una definizione che non accetto perche non corrisponde al mio pensiero. Il fenomeno nostomorfico puo essere, in certi casi (e non sarebbero molti), uno speciale risultato, ma non la efficienza stessa della «se- egregazione spaziale». Esso contempla la possibilita che in certe for- me d'isolamento si manifestino alcuni processi che, per mancarci al momento un termine pid adeguato, chiameremo reversivi (2), per cui eruppi umani in via di evoluzione sono tornati a presentare un certo numero di caratteri protomorfici o d'aspetto protomorfico. | E con questo sono venuto a chiarire como in merito agli Australiani, al Vedda, ecc., si possano avere opinioni assai differenti da quelle di certi antropologi, specialmente tedeschi, che li hanno considerati come veri protomorfi. Gli uni e gli altri sono invece pseudoprotomorfti. To poi sono andato piú in lá e mi sono azzardato a considerare la possibilitá di manifestazioni nostomorfiche ¿individuali (3); intravve- riconoscere pieno ed intero al nostro illustre antropologo ed alienista il quale non solo sa fare la critica ma e pure in grado di giudicare certi critici ! (1) Op. cit., p. 1256. (2) Non «regressivi» e tanto meno «degenerativi». (3) Corrispondono (part.) a cio che De Vries aveva chiamato atavismo filo netico e che Davenport seguita a chiamare reversioni. o'e- ge 116 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA dendo loro una importanza di prim'ordine, come in seguito si vedra, per le ricerche filogenetiche e tassinomiche. Ho creduto di poter con- siderare come tali tutta una serie di casi di svariato ordine morfolo- gico e morfometrico. D'alcuni di questi casi (evidenti riapparizioni di strutture primordiali in tipi arcimorfi) mi sono oceupato con atten- zione speciale raccogliendo note ed appunti, misure e fotografie che certo un giorno pubblichero. Potro esibire tipi umbri con capelli rie- ciuti e frisés, marchigiani (settimini) con vero occhio mongoloide, Sundanesi di Batavia con fisionomie decisamente negroidi, Giapponesi e «Chiriguanos >» (Indios del Chaco) con capelli ondulati, quasi ric- ciuti, ecc., ecc., e in ciascun singolo caso potro dimostrare che si tratta di vere apparizioni saltuarie del tutto esenti dalla influenza immediata di contingenze missiologiche ecc. Ma gia, chi parla pia di nosvomorfismo e altre simili ubbie? Non fece, a suo tempo, giustizia sommaria di tutta opera mia una eritica altrettanto feroce quanto astiosa e triviale? Ci riverra d'oltralpe, come una novita, per la stessa via che le tante cianfrusaglie a buon mercato (cheap and hasty) e noi beotamente applaudiremo, deplorando in cuor nostro che tutto il buono ci venga da fuori. FILOGENESI DELLE RAZZE UMANE Il mio tentativo di classificazione delle razze umane si fonda sul maggior numero possibile di caratteri senza escludere uno solo del tanti che sono stati considerati come fondamentali per altre classifica- zioni proposte in antecedenza. Pero, trattandosi (un tentativo per condurre a termine il quale, in certe sue parti, ho dovuto finalmente ricorrere, per difetto di piú solide basi, al criterio piú o meno logico delle induzioni, era pur necessario Che, per avvalorarne la consi- stenza, lo sottoponessi ad una specie di prova. Per garantire la soliditá d'una costruzione, non solamente bisogna assicurarsi in precedenza sulla bontá e resistenza dei materiali, sulla esattezzá dei caleoli statici, sulla onestá di coloro a cui saffidano i lavori. La legge impone il collaudo e le prove definitive. Cos1 ho fatto per la mia classificazione antropologica; — terminato il lavoro di costruzione sottoposi Vedificio ad un esame minuzioso con il proposito d'assicurarmi sulla soliditá dei suoi fondamenti e delle singole parti. Cominciai con applicare alla medesima le pia svariate ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA ll erafie fra le tante in uso, onde tenere la certezza che non Sorgessero difficoltá che obbligassero a mutare volta per volta Vordine dí sue- cessione e di rapporto dei vari gruppi e tipi che vi sono considerati (1); pVassicurai che non presentasse Pinconveniente di prestarsi a dub- bie od arbitrarie e confuse interpretazioni genetiche dei caratteri in cui si fonda (2); presi infine le debite precauzioni perche NESSUNO dei [principali] tipi sobolici vi mancasse alappello (3); e finalmente, sotto le parvenze d'una narrazione amena (destinata ad un pubblico che non era di specialisti in materia), mi limitai a mettere in rilievo 1 punti fondamentali del mio schema riducendo al minimo possibile le digressioni sottili e luso dei termini scientifici. Son tutte cose, queste, che il Morselli non sembra disposto a per- donarmi. Egli trova che : ... non abbiamo poi il diritto (4) di rifare a modo nostro il cammino della umanitá, segnando arbitrariamente sulle nostre carte geografiche . (1) ... «la maggiore o minore facilitá con cui alla medesima classificazione si possono applicare i diversi metodi di grafia tassinomica, senza mutare volta per volta Vordine di successione e di rapporto fra le cose classificate, sono intuitiva- mente una maggiore o minore garanzia della maggiore o minore razionalitá di quella classificazione ». (BONARELLI, Le razze um., p. 48.) (2) « V"ha un mezzo quasi sicuro e molto semplice d'accertarsi se una qualsiasi elassificazione possa dirsi veramente naturale. «Quando in essa sia dato osservare che, stabilita con un ordine armonico di succesione e d'affinitá dei vari gruppi onde risulta formata, qualsiasi carattere tas- sinomico il quale abbia servito di criterio alla distinzione di questi gruppi si vede limitato ad un solo egruppo od a gruppi contigui e non saltuariamente ripresentarsi senza ragione plausibile, in gruppi diversi e troppo lontani 1”uno dall'altro, allora si potrá dire quasi intuitivamente che quella classificazione € naturale. «Quando vedete che in una classificazione un gruppo di razze o magari una sola razza dolicocefala $ collocata in mezzo ad altre razze brachicefale; quando vedete una razza nera formare come una macchia d'inchiostro in mezzo a delle razze bianche o gialle; quando vedete ripetersi qua e la il tipo a capelli lanosi in mezzo a razze dai capelli lisci, allora, guidati piú che da scienza, da buon senso, avete tutto il diritto di sollevare dei dubbi sul valore di quella classificazione, a meno che l'autore non vi dia schiarimenti che ne siano una valida giustifica- zione. » (BONARELLI, Le razze um., 1909, p. 24-25.) (3) Interi gruppi sobolici (tasmaniani, papuas, indu, paleasiatici, sudameri- cani, malesoidi, ecc.) brillano per la loro assenza nell'una o nell'altra delle clas- sificazioni di piú recente impasto. (4) Lezioni, p. 1270. Caramba! mah, in che tempi viviamo mai, che non si per- mette ad un povero diavolo di pensare colla propria testa laddove non gli e stato possibile di pensare con quella degli altri?! 118 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA le successive tappe di ciascuna razza. Questo ha tentato il Bonarelli, con un ardimento non imitabile, che lo porta a vedere effettuarsi facil- mente (1) quelle trasformazioni mesologiche dei tipi etnici da ulotrichi in lissotrichi, da dolicocefali in brachicefali e da neri in gialli e bianchi che la etnologia positiva ha appena il coraggio di congetturare alla larga (2) in un generico e provvisorio albero monofiletico della umanita at- tuale. E ben vero che qui la critica non rivela un errore, vero o supposto, WVosservazione o di principio, e si limita ad un puro apprezzamento di metodo con quella libertá che non possiamo negare o quanto meno discutere a qualsiasi critico in buona fede, quantunque possa far me- raviglia che una simile predica venga da un tale pulpito. lo pero non mi sento molto a disagio, sul banco degli accusati, in compagnia di Haeckel e De Quatrefages, per tacere di altri complici. Oltre di che osservo che lo stesso Morselli attenua piú avanti la severitá del rim- provero nella forma paternamente benevola che subito vedremo. Lo ha fatto spontaneamente od in vista d'un fine recondito? Quién sabe! Dubito molto che al momento d'occuparsi del suo Metanthropus il Morselli abbia sentito in coscienza che non gli conveniva esser troppo severo cogli ardimenti non imitabili degli altri! Ma ritorniamo allargomento : To tornerei percio tanto pia a lodare il nostro Bonarelli (3), che ha voluto fare ad un tempo opera originale e concisa offrendoci anche uno schema filogenetico, dove, presi in considerazione i tre principali caratteri fisici delle razze umane, cioé la capigliatura, il color cutaneo e la forma cranica, avrebbe tentato di seguirne la conservazione o la trasformazione rispettiva nella complicata genealogia dei tipi etnici; egli per di pia indicherebbe di questi ultimi i rapporti geografici o spaziali e i successivi contatti con so- vrapposizione e miscela. Se non che, mi arresta il fatto che tutta questa complessa costruzione é appena schematicamente delineata e senza dimo- strazione convincente. (1) « Facilmente » no, ma logicamente si e perfino necessariamente. Non per nulla sono evoluzionista, quanto il Morselli, ne piú ne meno. (2) Povera antropologia! con tante «nutrici» non cresce! Rimane tuttora in uno stato crisalidale. Una atmosfera miasmatica impedisce il suo normale syi- luppo e minaccia la sua stessa esistenza. Moriraá, la poveretta, prima che i me- dici si pongano d'aceordo sulla diagnosi e sulla cura. (3) MORSELLI, Lezioni, p. 1291. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 119 L'albero etnogenetico del Bonarelli € dendromerico, com'egli dice, e su dí un piano, ovvero a diramazioni multiple e a propaggini sinuose che si sforzano di raffigurare le intralciatissime relazioni di affinitá, discendenza, mescolanza e situazione delle razze; onde naturale che in ragione del caos in cui si dibatte l'etnologia e in vista del troppo breve commento che l'ac- compagna, esso si presti a numerose critiche e riserve e sia da considerarsi piuttosto un abbozzo un po” temerario e non un lavoro meditato. Per questo soltanto io non lo riprodurro, avvertendo inoltre che molti dei rapportti genealogici in esso prospettati sono inaccettabili. Cito, per esempio, la si- tuazione strana dei Cafri (1) quale stipite dei Negri, dei Papuani e Melane- siani, fors'anco dei Tasmaniani (2) e quella dei Precamitici immaginarii di cui gia ho posto in dubbio la consistenza etnologica, inquantoche a lor volta essi sarebbero lo stipite da un lato degli Australiani e Dravido-Vedda, dallaltro dei Camitiantenati degli Indo-mediterranei e degli Eschimesi (?) (3) — Ne i Cafri hanno aftatto la posizione primitiva che il Bonarelli loro as- segna fra gli Akka e i Koi-Koin (che chiama « tipo Namasan ») (4) ; essi sono una popolazione vigorosa, d'alta statura, di cranio abbastanza am- pio, con donne in gioventu ben fatte e graziose, non steatopigie (sic), raris- simamente longininfiche ; essi sono giunti all'agricoltura e ad una organiz- zazione pressoche feudale distintissima dalla bassa «coltura» dei proto- morfi, cosicche il Fritsch li colloca fra i suoi arci-metamorti ». Ve la figurate voi la posizione sistematica dei Cafri determinata in base alla loro vigoria, alla bellezza e grazia delle loro giovani donne, (1) Non degli attuali, s'intende! (2) Dei Negri si, dei Papua-melanesiani forse no, e tanto meno dei Tasma- niani! I Tasmaniani per me sono subnegroidi. Nei Cafri attuali vedo gli attuali discendenti d'un gruppo stipite dei Negroidi affricani. Questo apparisce chiara- mente nel testo della mia'conferenza, lo che non toglie che con uguale chiarezza avrebbe dovuto apparire nel mio schema filogenetico. Rimediero, a suo tempo, a questo inconveniente, pero la critica non doveva arrestarsi alle figure. (3) Abbiamo gia veduto che i Precamitici non sono un gruppo immaginario! Essi presentano caratteri intermedi fra il gruppo negroide ed i Camiti pr. d.; ora, non deve far meraviglia che, seguendo la felicissima interpretazione di Huxley, li unisca al suo gruppo australoide. Ma forse, cio che il Morselli trova piú strano e l'avvicinamento del gruppo eschimese al camitico. lo non so se un simile avvicinamento sia mai passato per il capo a qualche antropologo. In caso che no, ne assumo la paternita e faro del mio meglio per dimostrare che gli Eschimesi sono camitici... congelati. L*originalitaá del mio schema filogenetico e tutto qui; se cade questo, addio Bonarelli ! (4) Ma io mi sono ben guardato dal porre i Cafri « fra gli Akka e i Nama-san »! Perché aceusarmi di errori che non ho commesso ?! 120 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA alla loro organizzazione feudale, ecc., ecc.?! Ah! no, caro Fritsch, no, mille volte no! Questa non e antropologia! Le attuali popolazioni cafre hanno perduto in gran parte, per com- mistione od altro, le peculiari caratteristiche del loro tipo sobolico primitivo. Solo mediante un accurato processo discriminativo, con- centrando di preferenza le nostre ricerche negli ambienti meno acees- sibili della formazione dove il tipo si troverá allo stato di maggior purezza, sará possibile incontrare qualche nucleo residuale tipomorfo sul quale dovremo fissare maggiormente la nostra attenzione. Intanto, sul materiale giá raccolto ed illustrato siamo in grado di stabilire un certo numero di fatti. Noi non invocheremo questi fatti se non per ti- rarne fuori le piú logiche conseguenze. Non citeremo, per esempio, la «estrema variabilitá individuale » (Kidd, The essential kafir. London, 1904, tavole 1 a 100, splendide fotografie) per dedurne che si tratti dun tipo protomorfo. Al contrario, vedremo in cio il risultato dei pro- cessi di commistione, avvenuti in tempi storici e preistorici, ai quali piú sopra abbiamo accennato. D'altra parte, ci colpisce la frequenza individuale di due caratteri i quali distinguono i Cafri dai eruppi Bantu : la mesosomia e la subdolico-ortocefalia con tendenze platice- faliche (norma occipitale). Questi caratteri presentano in certi casi una notevole diffusione cosi da diventare distintivi di intere «ama» 'o tribú, specialmente fra le piú «appartate » (ossia, le piú pure!). Non si puo ammettere che il fatto sia dovuto a meticismo (con Arabi, Bantu, ecc.) perche questo avrebbe prodotto il fenomeno contrario accentuando nel tipo catfro le caratteristiche macrosomatiche e doli- coidi con tendenza 'ipsicefala, e nemmeno si puo ammettere che sia dovuto al contatto cogli Ottentotti, mentre le rare manifestazioni di longininfismo e di steatopigia (esclusa dal Morselli che viceversa Vammette nelle donne boere!) riducono a ben poco influenza d'un simile contatto. Altro carattere che ha fermato la nostra attenzione, e la frequenza, nel gruppo cafro, della subdolico-platicefalia con forme acute caratte- ristiche, ne mancano altre manifestazioni nostomorfiche individuali come a dire lofocomia, ipertricosi, iperprognatismo, ecc. Oltre di che i Cafri sono 1 piú microsemi e platirrini fra tutti i Negroidi d'Affrica (De Quatrefages, Orania ethnica; Deniker, Races et peuples, p. 15, 11, ece., ecc.). Hanno inoltre la pelle meno scura. , In tutto questo noi vedianio le condizioni archeomorfe d'un tipo inferiore al Bantu che avvicinano i Cafri (e aggiungo, i Sakalavi puri) ai Subnegroidi, mentre sei Cafri di oggid1 hanno raggiunto, social- ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 121 “mente... ed esteticamente, una condizione « arcimorfa », questo lo de- vono al meticismo e sopratutto lo devono agli Arabi. Ne gli Eschimesi (1) anche se resi astratti in un generico tipo Eskimoi- des, possono arrogarsi tutti gli uffici etnogenici che loro assegna il Bona- relli, il quale trovando in essi un mezzo facile (2) sebben arbitrario, per collegare alle origini il gran tronco xanto(eritro)dermico col melano e leucodermico, ne ha fatto la spina dorsale del suo sistema. Secondo lui gli Eskimoidi, sparpagliati sulle zone settentrionali del vecchio e del nuovo mondo, vi sarebbero diventati al di lá dello stretto di Behring, con la loro varieta innuitica, i progenitori dei Paleo-nordamericani discesi in seguito fino alle regioni andine, mentre al di qua dello stretto, con le deboli e malnote tribu degli Yuiti, sarebbero i predecessori dei Paleo-asiatici, da cui s'originerebbero i tre rami Artico, Turanico e Mongolico. Ora se e vero che gli Eschimesi, nonostante la dolico-ipsicefalia scafoide, 1”altezza facciale e la mandibola sviluppatissima, hanno sempre caratteri mongoloidi negli occhi obliqui, nei capelli lisci, nelle gambe corte, non si presentano perció come i possibili stipiti dei brachicefali asiatici, bensi piuttosto all'inverso come mongoloidi modificati dallo speciale ambiente » (Stone, Oettekino). Osservero prima di tutto che il Morselli incorre qui nel medesimo errore da me commesso considerando gli ocehi obliqui come un ca- rattere esclusivamente mongoloide. Non che a me fosse sfuggito cio che serissero alcuni antropologi specialmente francesi, sul mongo- loidismo degli Ottentotti e altri tipi melanodermi; solo rimasi in forse sulla importanza da attribuirsi a tali osservazioni. Al giorno (Voggi pero non e piu possibile negare il fatto e noi dovremo con- siderare come pia o meno latente, nel patrimonio genotipico dei pro- tomorfi questo carattere che poi vediamo ripresentarsi saltuariamente e sporadicamente in gruppi diversi fra le diverse popolazioni ajfricane, americane, ecc., per fissarsi definitivamente e tipicamente nei mongo- loidi asiatici. Si esclude in altri termini, che questo carattere sia sufficiente per ritenere che gli Eschimesi siano mongoloidi modificati. Quanto alle « gambe corte» ed ai «capelli lisci » invocati a sostegno d'una simile ipotesl osservo semplicemente che non trovo meno logico 11 mio modo di ragionare quando dico che tali caratteri sono precisa- mente protomorfici negli eschimoidi (determinati forse da prolungata permanenza in ambienti « sfavorevoli» e sopratutto freddi) e che da (1) MORSELLI, Lezioni, p. 1292. (2) Non molto! AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 9 122 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA questi sono stati tramandati ai loro discendenti, essendo poi da nota- re Che per essere la microscelia un carattere fluttuante non e da esclu- dere daltro canto, che anche popoli macrosceli possano derivare dagli eschimoidi. To poi ragionando in senso inverso rispetto a quello che dicono Sione ed Oetteking mi riserbo di dimostrare che nonostante gli ocehi obliqui, i capelli lisci, e le gambe corte, molti altri caratteri av- vicinano gli Eschimesi [Inmuitici] al gruppo australoide comprovando fra questo e quelli una possibile parentela, per quanto lontana. Vediamo quali vantaggi presenta il mio modo di ragionare su quello di Stone ed Oetteking. Ammettendo ab absurdo la origine mongoloide degli Eschimesi ne verrebbe di conseguenza che si dovrebbero considerare come un tipo nostomorfo anzi come il gruppo umano che manifesta 1l maggior gra- do di nostomorfismo ripresentando sulla sagoma d'una struttura mon- goloide tutta una serie di caratteri tipicamente prinantropici (doli- coipsicefalia scafoide, «altezza facciale», forte mandibola, colore oscuro della pelle, frequente prognatismo, leptostafilinia, pelvi cuneiforme ecc.). E tutto questo in un popolo che viveva or non e molto in piena industria meso-neolitica nella quale i paletnologi hanno riscontrato, per certi particolari, assoluta identita con la indu- stria magdaleniana d'”Europa; un popolo che presenta craniologica- mente le piu spiccate somiglianze col reperti magdaleniani di Chan- celade, Laugerie Basse, ecc., un popolo che..., ma qui faccio punto riservando il meglio per altra occasione! Giusta invece e la maniera (1) con cui il Bonarelli fa uscire il vasto gruppo denominato Esperanthropus, cioe le popolazioni miste europee, dalle migrazioni dei Turano-Mongolici verso l”occidente del continente eurasia- tico dove si sono ineontrati e mescolati con i discendenti del ramo Indo- irano-mediterraneo. Ingegnosa, ma assai discutibile, apparirá all'opposto la formazione degli Indonesii mediante l'incontro di mongoloidi asiatici con i Tibetani che ipoteticamente egli deriva dal ramo Indo-iranico; certo, i Tibetani sono diffterenti dai Cinesi pero pare incontestata la loro origine mongoloide. Qui devo chiarire un mio concetto e rimediare ad un inconveniente della mia classificazione che giustifica lappunto morselliano. (1) MORSELLI, Lezioni, p. 1294. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA 123 To sono d'avviso che il Tibet sia stato abitato primitivamente da un tipo umano del gruppo Indo-irano-mediterraneo che poi si spinse: fino al Giappone dove tuttora vivono gli Aino che ne sarebbero gli attuali discendenti. In altri termini, non trovo che questi Protoera- noidi abbiano potuto spingersi fino al Giappone (lasciando in Cina evidenti vestigia del loro passaggio0), per altra via che la regione tibe- tana. Codesto tipo umano, cui detti il nome Tibetanicus, meglio sara chiamarlo prae-tibetanicus. Il Tibetani attuali sono invece un popolo misto, come gia dissi nella mia conferenza, derivante da incrocio di Mongoloidi e Pretibetani. Non dimentichiamo che il Tibet e tuttora assai poco conosciuto e non sará da meravigliare se future ricerche in quei luoghi ci serberanno qualche sorpresa. Quanto all”origine dei Polinesii (1), il problema viene risolto col suppot- re l'arrivo nell"Oceania di Indonesii, Malesoidi e Indostanici, ció che spie- gherebbe le elevate loro conformazioni ed attitudini, e sta bene; lipotesi di codesta mistione ha ormai molti sostenitori. Ma non cos1 fuori di dubbio ri- sulterá il popolamento del Sud-America per opera dei Polinesiani ; il Bona- relli qui ha seguito 1”Ellis, ma non deve aver tenuto conto dei gruppi etnici poco evoluti, o protomorfici, di quel vasto triangolo continentale, ne delle sue razze fossili. Non si tratta di cio! Leggasi cio che ho seritto a proposito dei Fue- gini (2) e delle specie umane fossili dell” Ameghino (3). Ne 1 tipi «protomorfici», ne le pretese razze fossili argentine po- trebbero costituire un argomento diretto per escludere la origine po- linesiaca dei Sudamericani ossia d'una parte delle popolazioni ame- ricane. lo credo che tanto Ellis che altri, me compreso, furono indotti ad ammettere tale origine in base alla erronea interpretazione di tutta una serie di caratteri nei quali oggi vedo, assai chiaramente, trattar- si di semplici ed ingannevoli analogie. L'uomo americano e tuttora poco studiato e le diversitá Popinioni, fra gli studiosi che se ne occuparono, sono ancor pid notevoli che non (1) MorsELLI, Lezioni, p. 1294. (2) Le razze um. (1909), p. 52. Collegavo allora i Fuegini, non senza grande esitazione, coi Pueblo-andinici e non con i Polinesiaci. Ora vedo assai chiara- mente che sono residui marginali del tipo paleo-sudamericano. (3) Palaeanthr., p. 5. 124 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA sopra qualsiasi altro argomento dell Antropologia. lo mi sono trovato nel pida serio imbarazzo di fronte a questo stato di cose ed ho seguito, dopo non facile discussione della letteratura consultata, le idee che mi sembrarono meno inverosimili. Errai grossolanamente ed ora sono lieto di potermi correggere rico- noscendo ad un mio connazionale il merito d'averci fornito una soli- da base per una piú sicura conoscenza sistematica delle razze ameri- cane. Nella recente pubblicazione di Aldobrandino Mochi (Appunti sulla Paleoantr. Argent., Archiv. per (Antr. e la Etnol., vol. XL (1910), pp. 203-254), le conclusioni cui giunge Vautore, sulle basi della craniolo- gia, non solo mi riconfermano la origine europea del tipo eskimoide (preconizzata da Abbott e De Mortillet, intravveduta dal Sergi sulle conclusioni di studio del Testut e dell Hervé, riesumata da me, «ri- messa a nuovo» dal Sollas e male interpretata dal Boyd Dawkins), ma rivelano, quel che pia importa, una notevole uniformita craneomorfica (scafo-, ipsi-, dolico-[ovo-, ellipso-], disarmonica) con grandi estenzioni geograíche, per il substrato archeomorfo dellumanita americana. Questi dati preziosissimi della etnologia «positiva» (impugnati a sproposito da Hrdlicka e da altri che non li trovano in armonia coi loro pregiudizi sulla origine degli Americani), mi permettono di ricostruire la etnogenesi del gruppo americano (eitantropico) nel modo che in seguito si dirá e che qui riassumo per sommi Cap]: A. Formazione protomorfa (tipo eskimoide primitivo) nelle regioni boreali nordamericane. [Mesolitico = Paleolítico sup.]. B. Diffusione del tipo protomorfo nelle regioni piane e pianeggian- ti, dei due continenti americani [Mesolitico sup.]. CO. Adattamento ai nuovi ambienti e formazione di due tipi paleo- morfi (Paleamericani) [Neolítico]. D. Condizione (paleomorfa) stazionaria del tipo sudamericano, con manifestazioni nostomorfiche (accentuato prognatismo, ecc.), in diver- si gruppi di questo tipo (Yahgans, etc.). D”. Evoluzione del tipo nord-americano. TI. Condizione mesaticefala (Nord-americani pr. d.). TI. Condizione brachicefala «arcimorfa» (Pueblo-andinici). III. Penetrazione dei Pueblo-andinici nelle regioni montuose del Centro e Sud-America [Preistoria]. IV. Civiltáa nord- centro- e sud-americane [precolombiane]. Ed ora, due parole in merito ai «protomorfi» ed alle razze fossili americane. ALCUNI PROBLEMI D'ANTROPOLOGIA SISTEMATICA ZO Per me, affinché una razza si possa dire protomorfa bisogna, fra le - molte altre cose, che presenti il mento sfuggente (1). Ora, come nessu- no dei tipi americani, compresi i fossili, presenta questo caratte- re (2), ne deduco la conseguenza che in America non esiste e non ha esistito un tipo «protomorfo ». Invece, ho chiamato protomorfo (nel senso meglio accettabile del vocabolo) il tipo eschimoide dolicoce: falo perche in esso vedo lo stipite dellintero gruppo eitantropico. Quanto alle razze fossili argentine (tutte presentando una eminenza mentoniera assai pronunciata !), per il momento non voglio occupar- mene. Solo tengo a dichiarare che le mie opinioni in proposito sono perfettamente agli antipodi di quel che ne pensava l'illustre e com- pianto Florentino Ameghino. E stata una vera disgrazia che la morte prematura abbia tolto alla scienza 1'uomo d'ingegno, il sommo natu- ralista il quale, se un qualche errore anche grave dobbiamo imputar- eli, certamente erro per soverchia buona fede. La sua scomparsa e tanto piú da lamentare in quanto aleuni suoi seguaci (da certi scolarl mi guardi Iddio, che dagli avversari mi guardo io!) si sono incaponiti a credere che per salvare la reputazione di tanto studioso sia neces- sario, con tutte sorta di mezzi, difenderne gli errori! Come se la me- moria Vun Florentino Ameghino avesse bisogno Vun piedistallo Vargilla per tenersi su! ¡ Que cosa bárbara ! Con una prossima pubblicazione, a seguito della presente, faccio conto di rispondere, a modo mio, ai tre quesiti pia importanti del- Vereunetica antropologica : — il luogo dorigine del genere umano; — il tipo protomorfo degli Ominidi attuali; — la filogenesi delle razze umane. In tale circostanza assaggero un confronto del mio sechema antropo- tassico con le piú recenti classificazioni proposte da altri autori e specialmente con quella del Giuffrida Ruggeri del cui studio mi vado ad occupare ora che tengo a disposizione i libri necessari. Buenos Aires, 20 Settembre 1917. (1) Mi limito a menzionare questo carattere, essendo il piú trascurato dai se- guaci delle teorie ameghiniane. (2) Farebbe eccezioneil tipo sinemento (Amegh.), «oligocefalo poco rozZO, prog- nato, a mento sfuggente, pero senza caratteri di isolamento specifico » (Mochi)- Un caso di «infantilismo, circoseritto come tanti altri» (Giuftrida Ruggeri). COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS DE LOS PROFESORES W. SORKAU Y A. PÉREZ PARA EL ESTABLECIMIENTO DE LAS FÓRMULAS CON QUE SE EXPRESAN LAS REACCIONES QUÍMICAS (Continuación) Nosotros, aplicando el método directo, resolvemos el sistema ori- ginado por la ecuación general simbólica : u. KCIO, +. HC1=w.KC1++x%.H,O +y. CIO, -2.CL, (R.S) Ud = Ww (1) e dl (2) 3u=x + 2y (3) DE= (4) A causa de las ecuaciones (1) y (4) podemos escribir la (2) de este modo : u—+2x=u-+ y 22 O 20 =y + 22 (2%) y así, como de (4) inferimos que v es par, v= 2 v sacamos de (2”) que y es de la forma y =2y'. De modo que el sistema se convierte en el equivalente B. w=04, v=w B: B a=Y +2 (1) 34 = w — 4y. (2) La eliminación de x en el reducido B”, da la ecuación final 5y! + 2= 34 (e. 7). Esta ecuación se satisface por Yi=U, == 24 siendo los valores generales : [PTE PA , ¡ES y! =U — Pp, 2 = — 24 3 Dp. : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 127 De la (1) de B/' sale : 0 =(w— p) $ (+ 24 4 Dp)= — U => 4p. De las ecuaciones separadas w= 4, vo =>— u | 4p. Tenemos pues : u= 04, v=2(—u + 4p), 00 = 0, a =— u —- 4p, y = 2 (u — p), ¿2 = — 2u + 5p con los límites : Y a O O O Debiendo recibir u valores positivos, el mayor de los límites es (2); el menor (y). El menor valor entero atribuíble a u es 2, para que p entero quede entre sus límites; resulta así p=1. Los coeficientes serán : 1=% 0= , 00=2 0 =% Y =26= y la reacción es : : 2KC10, + 4H01 = 2KC1 + 2H,0 + 2010, —- Cl, (1) idéntica a la (D), que es la ecuación de equilibrio, la que hallaremos identificando z e y'. Viene así : — 24 +5p=u—p Ó 6p=34,u=2p y sl pea es u=2 con lo que obtendremos para coeficientes los que verifican la (1). Para hallar las reacciones límites anularemos sucesivamente y para la primera y £ para la segunda u—p=0, — 2u + 5p =0. De la primera sale p = 4, que se verifica con valores iguales de p y 4, por ejemplo con u= 1, p =1; los coeficientes restantes son : 0 = 0, 1, 0=230= 0, 4=3 KCIO, + 6HC1 = KC] — 3H,0 —- 3C1, primera reacción límite. De la segunda — 24 —- 5p =0, que debe verificarse sin que u y p sean nulas al propio tiempo, inferimos que una solución es u= 5, p =2, con lo que los demás coeficientes serán : 128 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA v=6,0=5,1=3,4 =2(7-5—2) =6,2=>—2.5F5.2=0 y la reacción es : 5KCIO, + 6HC1=5.KC1+3.H,O —- 6. CIO, (segunda reacción límite) ambas idénticas a las del profesor Sorkan. No hay dificultad tampoco en verificar cualquiera otra reacción de las que figuran en el cuadro. Por ejemplo, la que consignan los textos de química SKCIO, + 24HC1= 8KCI + 12H,0 + 9.Cl, + 6CI0, (EM) (con m= 3, n=1); podemos obtenerla por la consideración de que u debe ser 8 y =12, es decir, tendremos las ecuaciones u=8, 1=—-—4p=12 Ó 4p=12+u=20 .. p=D: Los valores 4 =S, p=5 llevados a las expresiones de los coefi- cientes dan : v=24, w=8,1=—8 | 4.5=12,y =2(8 — 5)= 6, ¿£=>=2.8)5.5=9 y la reacción es : ] SKCIO, + 24HC]1 = 8KC1 + 12H,0 —- 9 . Cl, + 6C10,, idéntica a la (11D. En general, nuestra ecuación simbólica u . KOIO, + 2(— u + 4p) HOl= (w =u) KC] + — (— yu — 4p) H,O — 2 (u — p) CIO, — (— 24 + 5p) Ol, (B) puede equipararse a la que suministra el principio de la coexistencia de reacciones : (m —- 5n) KCIO, — 6 (m + n) HCl = (m + 5n) KOl + —+— 3 (m — n) H,O -- 6n . CIO, — 3m. Cl, (S) facilitándose el paso de la una a la otra mediante el conocimiento de dos pares de coeficientes que no sean equimúltiplos, por ejemplo : u= m-—| 5, — 4 4p = 3 (M +] M).. Si se conocen Mm y n, pueden hallarse u y p. u viene de la primera ecuación en que se conoce el segundo miem- bro; p sale de la segunda, pues COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 129 4p=3 (m--n) -u=3 (m--1n) + m-- 5n = 4m + 8n 2 p=mMm— 2n. Si, por el contrario, se conocieran u y p, tendríamos de : dl m —- 5 = Y ) 103 (u + p) | | ] : 3m + 3n=—u dp) m=— z (2u + 5p). Se comprende que no siempre resultarán enteros los valores de m y n, aun para valores enteros de u y p, lo que prueba que, 0 habrá que admitir que m y n pueden ser fraccionarios positivos o negativos, o, si no se admite, habrá que confesar que nuestra fórmula es más general. Pronto veremos que es conveniente desechar el concepto restrictivo con que han considerado los pocos químicos que se han ocupado de este asunto, a los indeterminados coeficientes de las reac- ciones límites según el principio de la coexistencia. La reacción general del método matemático nos lleva a reacciones parciales interesantes y a consecuencias curiosas si se la considera como una función de la substancia reaccionante y de la indetermi- nada p. Ya vimos que, suponiendo ¿=0 ó6 — 24 +- 5p =0, se obtenía la segunda reacción límite. Y que en la hipótesis de y =0 6 u— p=0, obteníamos la primera reacción límite. Veamos lo que ocurrirá si es x=06 —u-— 4p =0, sin que sean cero Y y p. De 4p — u= 0 sale u= 4p, y sia p le asignamos el valor 1, viene uw= 4; los: demás coeficientes por esta substitución vienen a ser : 1=0; w=i, 4 = 0, Y = Us ¿=> y la reacción : 4K 010, +0. HC1 =4KC1 —- 0. H,0O — 601,0, — 301, que equivale a 4KCIO, +301,=4KC1+6C10, ó 4KC1-+6010,=4KCI0,--3C1, La que nos dice que si sometemos a la acción de una corriente de clo- ro el clorato potásico, éste se reduce a cloruro y el oxígeno de la sal se combina con el cloro. Y si la reacción fuera reversible, el bióxido de cloro actuando sobre el cloruro produciría clorato y cloro libre. Sea ahora w =u=0. Si p es independiente de +, resulta : 130 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA == 9D, x= 4p, y = — 2p, ¿=D y para p =1 1=0;, w=í, 5 | | L a | [1 con la reacción : 0. CIO,K — 8HC1= 0. KC1 — 4H,0 — 2010, + 501, o bien SCIH + 2C10, =4H,0 + 501, ó 4H,0 —- 501, =8SCIH + 2010.,. Observemos que el procedimiento matemático permite idear nue- vas reacciones. Ejemplo 4”. — Acción del ácido sulfúrico sobre el clorato de potasio (Dr. Sorkau). El ácido sulfúrico concentrado y bien enfriado reacciona con el clorato de potasio pulverizado, dando bióxido de cloro y oxígeno; al mismo tiempo se forma ácido perelórico. La ecuación : t. KCIO, — u. H.SO, =v. HCIO, — +. K,SO, — +w.H,0 — y. CIO, +2. O, nos suministra solamente cinco relaciones algebraicas para sus siete incógnitas y nos demuestra así, que en ella se encuentran dos reac- ciones reunidas. Efectivamente, al descomponer la reacción en sus fases, tenemos : 2KCI10, + H,SO, = 2HCI0, + K,S0O,. (a) La acción del ácido sulfúrico quita agua al ácido clórico formado : 2HCI0O, = H,O + 2CI0, + O. (b) Ahora, un caso límite será que todo el oxígeno se desprenda, lo que da la ecuación : 2KCI0, — H,SO, = K,S0O, +— H,0O — 2CI0, +— O (D) O para que aparezca el oxígeno en ella en su forma molecular : 4KCI0, — 2H,580, = 2K.,580, + 2H,0 + 4CI10, + O,. (D El segundo caso límite será que todo el oxígeno, en vez de despren- derse, oxide al ácido clórico, transformándolo en el ácido perclórico. Para los índices desconocidos de la ecuación buscada : u .KCIO,-—v.H,S0,=w.HCIO, +*.K,SO, +y.H,O +2.CIO. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 11831 encontramos : =2 | : Mn 20=wW+2 / | (20=3y U=W0+2 cu a. ; 3u+4o=40+40+y+22) Ma E 2v0=w+2y ¡Guay 140 +20 Vay=> Eo, 20=WwW+2Y Los valores LD — ' An —— u= 2%, 1=0, 20 = 54, 0 = 08, 2Yy =2 dan números enteros para == 3 e Aa): O), == 0 TEA y aa an u= 6, V=02, ==) Y =%, A 2=4 de modo que la ecuación buscada es : 6KCIO, + 3HSO, = 2HCI0, sio 3K,S0, + 2H,0 + 4C10, (11) Para el caso en que las dos reacciones se equilibran obtenemos, su- mando (ID) y (II) : 10. KCIO, +5. H,SO, =2. HCIO, + 5. K,SO, + 4. H,0 — 8. CIO, —- O,. Todos los otros casos están contenidos en la fórmula general a la que se llega sumando las ecuaciones de los casos límites multiplica- das por factores de proporcionalidad : : 6m . KCIO, — 3m. H,SO, = 2m. HCIO, + 3m. K,SO, +— —- 2m . H,O —- 4m. CIO, — 4n . KCIO, — 2n . H,SO, = 22. K,SO, + 2n. H.O —- ——- 4h . CIO, —M.O, 2 (38m — 2n) KCIO, — (3m — 2n) H,SO, = 2m. HCIO, + — (3m +— 2n) K,SO, — 2 (m — n) H,O —- 4 (m —- n) CIO, + 2N.0O,. Por el calor de reacción el bióxido de cloro se descompone parcial- mente en oxígeno y cloro, complicándose así el problema. Examinaremos el mismo problema por el método directo. Partimos de la fórmula simbólica de la reacción total t. KCIO, + 4.SO,H, =0%. CIO,H +— w.SO,K, + + «e. H,0 + y. CIO, + 2.0, 132 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA desarrollamos sus ecuaciones atómicas y preparamos el sistema A; / t—= 20 ecuación del K (1) t=vw-y ecuación del Cl (2) A (317 4u= 40) 4w + x + 2y — 22 ecuación del O (3) 24: == 0 32 2% ecuación del H' (4) l == Ww ecuación del S (5) Examinando estas ecuaciones advertimos que t es par por la (1), 1t=21'. Que v es par por la (4), v=2v'; que ve y son de igual pari- dad por la (2) y como v es par, debe serlo y también, y =2y'; por la (3) inferimos que = 2%”. Introduciendo estos valores en el sistema A, obtendremos el B simplificado : il =00 00) | t="+y (2) B (384 7 2u= 4v! —- 20 | w' + 24 +2 (3) u=v' + 29 (4) W=="00 (5) A causa de las ecuaciones (1) y (5) podemos escribirlo de este modo : 1W=M= Y 02 9 3Y = 40" + +2y' +2 be = v! + Ya! Eliminando en € la x”, se tiene la ecuación resultante : btt = Uv — 4y! —- 22. El nuevo sistema equivalente es D : == 00 == Y (1 Vw +2 (2 De | yl t="+y (1) LE ot = 10 + 4y' + 22 (2) De su reducido D” por eliminación de y” obtenemos la ecuación final 30-22 =1' (e..f.) La (e. f.) se satisface por =104 y por 2==—Ú COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 135 y por tanto los valores generales según el análisis serán : v =t — 2p, 2==— —3p. De la (1) de D” sacamos y =iw! —v! =t' — (' — 2p) = 2p. De la (2) de D deducimos 20 =U — v' = 2p EE YO y de las (1) 1M= Vs 100 Escribiendo por orden las incógnitas, la condición para que sean positivas y sus límites se tendrá == A DEB A DA AD AS UA =2 M0. =D) > 0 1 == 0077 Y t V DE O O lO Inferimos que p debe ser positiva y quedar comprendida entre (v) y (2). El menor valor que podemos dar a t' para que haya un valor po- sitivo de p comprendido entre los límites (v) y (2) es 1 =5, a que co- rresponde p = 2, que dan : t=10,4=0, 0 =2,w=5, 0 =14,Y4 =8,2=1. Luego la reacción de menores coeficientes será : 10KCIO, + 580,H, = 2010,H + 580,K, + 4H,0 + SCIO, —- O, que al propio tiempo viene a ser la ecuación de equilibrio. Con ' =6 no hay reacción, pero sí con Y =Y1 y sus valores suce- sivos. Hagamos ahora hipótesis relativas al valor nulo de ciertos co- eficientes. 12Siz=0 Ó —t|-3p=0, 3p=1, ecuación que se verifica con =3yp=1; llevados estos valores a las expresiones de los coeficientes se obtiene : y la reacción 6KCIO, — 3S0,H, = 2C10,H + 5580,K, —- 2H,0 + 4C10, (a) fórmula idéntica a la que expresa la segunda reacción límite. 22 Si y =0 ó 4p =0, implica esto que sea p =0. Siendo esta inde- 134 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA terminada independiente, al parecer, de ?', podríamos asignar a ésta cualquier valor, por ejemplo, 1 y calcular los coeficientes ; obtendría- mos 1=2,M= 1, 0=2%, == 1,0 =0,.9=%04== l y la reacción sería : 2KCI0,H + SO,H, = 2010,H — SO,K, + 0.H,0 +0. CIO, — O, 2K010,H — O, + SO,H, = 2C10,H + SO,K, (b) reacción que, a verificarse, nos daría un procedimiento para convertir totalmente el ácido clórico en perclórico. 3* Sea =0 ó 29 = 0, implica que sea p = 0, y por tanto se halla- ría la misma reacción anterior. 4* Sea w =0. Puesto que w =?', implica tener / =0. Si p es in- dependiente de +”, los coeficientes que contienen p no se anularán. Debemos tener : : == 2/= 0,40, 0 =—4p WA 0711 =2p) Y =1P2 =P y para p=1 la reacción sería : 0. CIO,K —- 0. SO,H, = — 4C10,H + 0.SO,H, + + 2H,0 — 4010, —- 3.0, o bien : 4010,H = 2H,0 —- 4C10, +- 3.0, (c) La que nos dice que cuatro moléculas de ácido perclórico someti- das a una acción que determinarán experiencias de laboratorio, se descomponen en 3.0,, 4010, y 2H,0. Si la reacción fuera reversible, la (c') nos indicaría 4010, -3.0, + 2H,0 = 4010,H (c”) un modo de obtener la síntesis del ácido perclórico. 5? Sea v=0 6 t' —2p =0. Asignando a p el valor 1, Y será 2, y los coeficientes se convierten en : t=4,4=2,0=2 (2 — 2) =0, w= 2, 1. =2, y =4,2=1. La reacción vendrá a ser 4C10,K + 280,H, = (d) 2.80,K,--2H,0 +-4C10,-+)0, que viene a ser la primera reacción límite del profesor Sorkau. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 135 En virtud de estas resultancias es lícito admitir que las fórmulas de las reacciones generales (P) y (S) son equivalentes : 28. CIO,K +1. SO,H, =2. (1' — 2p) CIO,H +1 .SO,K, ——- + 2p . H,O'+ 4p . CIO, + (=1 + 3p). O, (P) 2 (3m + 2n) CIO,K — (3m + 2) SO,H, = = 2m . CIO,H — (3m + 2m) SO,K, —- 2 (m —- n) H,O —- —+ 4 (m + n) CIO, + 2.0, (S) Ejemplo 5. Acción del agua sobre los yodwros de fósforo (Dr. Sorkau). El fósforo forma con el yodo dos combinaciones : 2P + 31, = 2PT, (ALE) 2P + 51, = 2PI, (2: que tratadas con el agua dan : 2PI, —6H,0O= 6HI—-2H,PO, 2PI, —- 8H,0 =10HI — 2H,PO,. Tenemos así dos reacciones diferentes : 2P-13.1,+6H,0= 6HI+2H,PO, (1) 2P | 5.1, | 8H,0 = 10HI + 2H,PO.. (2) Podemos dejar de considerar un tercer yoduro conocido, además, el P,I,, puesto que se descompone con el agua de la misma manera que el triyoduro de fósforo : 6P + 61, =3P,I, 3P,1, + 12H,0=2P + 4B,PO, + 12H1 4P +6.1, + 12H,0 = 12HI + 4H,PO, y dividiendo por el factor común 2: A O cae O: y esta ecuación es idéntica a la (1). Por el calor de reacción, el ácido fosforoso se descompone en ácido fosfórico e hidrógeno fosforado gaseoso : H,PO,=H,P+3.0 (a) 3.0 -+3H,PO, =3H,PO, (b) 4H,PO, =3H,PO, —- PH, (3) 136 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA El hidrógeno fosforado. al encontrarse junto con el ácido yodhídri- co, se transforma en yoduro de fosfonio : E == 18111 (4) Por consiguiente, los productos finales de la reacción entre el fós- foro, el yodo y el agua son ácido fosfórico, ácido yodhídrico y yoduro de fosfonio, como lo indica la ecuación : UB O eO, Y HB Eló Al formar las relaciones algebraicas para los seis índices de la ecuación, vemos que disponemos únicamente de cuatro ecuaciones. Debemos, por consiguiente, establecer los dos casos límites : u.P|v.I17w.H.,0 =x.H,PO, +|y. HI. (1) Este caso es idéntico con (2); así resulta : P+5.I74.H,0 —=H,PO, + 5. HI. (1) El segundo caso límite sería, de que por la acción del yodo y agua sobre el fósforo se formara únicamente ácido fosfórico y yoduro de _—— fosfonio. Tenemos : 4P+12.1+12.H,0 =4.H,PO, +12. HI (a) 4H,PO, =53H,PO, -—- PH, (D) PH, - HI=PH,lI (e). 4P 119.17 12.H,0=3H,PO,+11.HI+PHI (1) En esta ecuación el ácido yodhídrico debe desaparecer. Sabemos que al calor se descompone en hidrógeno y yodo, en presencia de subs- tancias a las que puede ceder su hidrógeno : P+3.H1=PH, 43.1 (d) PH, + HI=PH,I (e) P-/4HI=PH 1 -+3.1 0) Para eliminar el ácido yodhídrico debemos multiplicar la (1.) por 4, y la (2.) por 11 : 16P 48.1 +48.H,0 =12H,PO, |- 44. HI-4PH,1 (1) ia GA le Al (2) 27P + 151 +48H,0=12H,PO, | 15PH1 COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 157 Esta ecuación podemos dividirla por el factor común 3: Eo PO E So Pal (10) Multiplicamos las ecuaciones para los casos límites por los factores de proporcionalidad y sumamos : m.P + 5m.1-—]-4m.H.,0=m.H,PO, + 5m. HI (1) 9n.P | 5n.1+]16n. H,0 =4n. H,PO, + 5n. PH,I (11) [m9]. P + 5[m-+n].1+4|[m + 41]. H,0 = =|[m + 4n]. H,PO, + 5m. HI —5n. PH,L. En el caso que las dos reacciones estén en equilibrio, hallamos == 446 10.P-E10.1--20/.H,0 =5. H,PO, +5. HI 5PH,I o dividiendo por 5 : 2.P+2.1+74.H,0 =H,PO, + HI — PH,I ecuación de equilibrio. Tal ecuación se encuentra en no pocos textos ; pero el rendimiento efectivo en yoduro de fosfonio deja mucho que desear, si calculamos las cantidades de fósforo, yodo y agua según esta fórmula. El rendi- miento es casi teórico al trabajar según la fórmula : 13P +9.17-24.H.0=6.H,PO, +2. HI-—-7.PH,I que corresponde al caso m= 2, n= 1 (puesto que 5m= 2 y 5n=7), o con solamente 21. H,0O, llegando así al ácido pirofosfórico : 137.2 9.1 91.H.0=3.H,P,0,)-2.H1 +7.PH,L Las cantidades que a tal ecuación corresponden, son : 5,86 de fós- foro ; 16,69 de yodo ; 5,70 de agua. El fósforo se usa disuelto eu sulfuro de carbono; en vista de que Casi la mitad del fósforo amarillo pasa durante la reacción a la modi- ficación roja y después no reacciona más, es necesario usar la doble cantidad. Por consiguiente, propone A. W. von Hofmann ($) las si- guientes cantidades : 100 partes de fósforo, 170 partes de yodo y 60 partes de agua. (*) A. W. HormMANN, Ber. 6, 286. AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 10 138 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Rendimiento : 93 por ciento del yoduro de fosfonio exigido por la ecuación. Tal es la magistral exposición del problema y de su resolución que en las páginas 40 a 43 de su interesante folleto nos ofrece el doctor Sorkau. Se advertirá aquí, más manifiestamente que en otros problemas de este capítulo, el constante empleo de su método, que hemos llamado genético, para el establecimiento de las reacciones lómites. Nosotros emplearemos el método directo para tratar el mismo pro- blema; pues, aunque menos elegante, conduce a los mismos resulta- dos. : Partimos de la ecuación general que apunta el doctor Sorkau: u.P+v.17w.H.,0=x%.H,PO,+y.HI+2.PE y desarrollamos las ecuaciones atómicas : u=x.w.- +2 ecuación del P (1) Vv=Y+2 ecuación del I (2) 2 =3x | y + 42 ecuación del H (3) w= 4x ecuación del O (4) Del examen de la última ecuación inferimos que vw es múltiplo de 4. De la (3) sacamos que x e y son de la misma paridad, y de las dos primeras que u y v son de igual paridad que x e y. Poniendo en la (3) en vez de %w, 4x, el sistema se convierte en el equivalente 6: w= te 2 V=Y=+2 De =Yy>—Ñ te u=xw->+2 En este sistema equivalente B eliminamos la y. Viene 5 — v= 32 ecuación resultante. El nuevo sistema equivalente es el C/:: / w= 4oe (1) Yo a=y > O 0 o u=w->+2 (1) 3e =5e — V (2) Eliminamos en el reducido C/ la 2 y se obtiene la ecuación final : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 139 Se — VU = 34 (e. f.) Esta ecuación se verifica con == Y o v= Du, siendo los valores generales == 45 Ps v= 5u + Sp. De la (1) de C/ sacamos 2 : 2= 4 x=u— (u + p)=— p. De la (2) se obtiene y: y =v— 2 = (5u —— Sp) — (— p) = 5u — 9p. De la (1) sale 10: w=4x=d (u — p). Se tiene, por tanto, expresando la condición para que las incógni- tas sean positivas y los respectivos límites : u=w>0, v=5u Sp >0, w=4 (4 —-p) >0, 2=W==2 > 0, === 90 > 0, 2¿==— p>0, = 9) 5 p>— gu /(0), Pp>—0, 10730 = 0. Ve De la última se infiere que p debe ser ser negativa. El menor valor asignable a 4 es u= 2; que da p =— 1. Con estos valores los coeficientes son : u= 2, vU= 2, wi, v=1, y=1, a I LE y la reacción es : 2P 2.1374. H,0 =PO,H, + HI + PH,I (1) idéntica a la reacción del equilibrio. Para u =4 5 1 9.4 1232 8 A O A observamos que p puede ser — 2 ó — 1. Para u=4, p=>— 2, viene : 140 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA y la reacción es : 4P + 41 + 8H.0 = 2PO,H, —- 21H —- 2H¿PI. (1) reacción equimúltiple de la (1) con u=2, p =— 1 y por tanto igual a la (1). E Para u=4, p=— 1 vienen : o=12 10=14.--1=0 y la reacción 0 OO O =3120 180 30 11511081 38187 L, (2) Si nuestro deseo fuera acrecentar la producción de yoduro de fosfo- nio, observemos que tanto con u = 2, como con u= 3 Ó6 u= 4, queda ella invariable, perdiéndose con la última mucho yodo al estado de ácido yodhídrico. Investiguemos fórmulas que teóricamente, al menos, permitan ácre- centar ese rendimiento en yoduro de fosfonio. Partamos de la (1) o reacción de equilibrio en que u=2, p=—1: 2P--21 + 4H,0O= PO,H,+ HI PH," u=2,p9== 15440) 5P +91 +12H.0 =3PO,H, + 7HI-/2PH,I u=5,p=-—2 (2) Con u= 6, p = — 83, obtenemos, simplificando, la reacción de equi- librio : 7P 111 | 16H,0 = 4PO,H, +-8HI + 3PH,I 4 =7,p==— 3. (9) Con 4 =8,p=— 4 volvemos a obtener la reacción de equili- brio (1) 9P + 131 — 20H,0 =5PO,H, +— 91H — 4PH,I u=9,p=— 3. (4) Se advierte que las fórmulas (2), (3), (4) acrecen la producción de yoduro de fosfonio, pero si se comparan los gastos que ellas exigen en yodo, se verá que resultan tan dispendiosas que no aventajan en nada ala reacción de equilibrio. ¿ Concluiríamos de esto, que el sistema quí- mico de que tratamos no se presta a la preparación económica del yoduro de fosfonio ? Sería aventurado asegurarlo, pues que sabemos debe existir la de rendimiento casi teórico en que el monto del fósforo se eleva a trece átomos. Debemos continuar la investigación. Para u=10 resulta p =— 5 y volvemos a la reacción de equili- brio; pero para u=11 y p =— 6 obtenemos la notable reacción : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 141 11P--71+20H,0=5PO,B,+IH+6PHBI «=11,p==6 (5) 6 ] / en la que los 7 del yodo se han convertido en el producto buscado. En fin, para u=13y p==—7 viene la reacción de rendimiento casi teórico | 13P + 91 + 24H,0O = 6PO,H, — 21H — 7PH,I. (6) Si comparamos ahora las reacciones (5) y (6), veremos fácilmente que la (5) es más conveniente que la (6), puesto que la razón del ren- dimiento al gasto en yodo por la (5) es mayor que la misma razón en 7 : z , _ la (6); => 9 como se advierte reduciendo las fracciones á común de- ña nominador. Desconocemos la causa por la cual nada se diga de esa reacción (5) tan fácil de descubrir como la (6) aplicándole el principio de la co- existencia de las reacciones. Véase como: (m | 9n) P- 5 (m—+ nm) 1 + 4 (m + 4n) H,O = |m + 4n] PO,H, + —óm.1H +—5n. PH,1 (P de Do (0) 5m =1 porque se produce 1 moléc. de TH en la (5) Pongamos ñ 3 5n = 6 porque se produce 6 moléc. de PH,I en la (5) E 1 : Será, por tanto, m ==, n=; estos valores llevados a la (C) dan . 9) 5 la reacción : (5+5)2- 5 [5 +5] dE | > O= € 9) 19) 1 el Ti 6 = |=-2= VE JO, +=5 o =108l De — IL o bien 11P + 7I—] 20H,0 =5H,PO, + IH + 6PH,I que es la (5). Podríamos también proponernos el problema de inquirir si habrá más reacciones favorables que las (5) y (6) halladas, y, en caso afirma- tivo, si es posible determinar su ley general. Un cálculo matemático sencillo prueba que, no sólo existen esas reacciones buscadas, sino que se encontrarán sus fórmulas de reac- ción asignando a m el valor fijo 1 y a an los de la serie 1, 6, 11, 16, 21... [1 — (n— 1) 5], en las que irá acrecentándose, aunque con lenti- tud, el rendimiento en yoduro de fosfonio. 142 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Escribiendo la reacción general del método matemático u.P — (54 +—8p) 1 —- 4 (u + p) H.O = (u + p) POH, — + (5u + 9p) . 1H — (— p) PH,I 05) y comparándola a la (C) o (P de 1) basada en el principio de la inde- pendencia, podríamos expresar m y n en términos de u y p o vice- versa. Para ello, identificaremos dos pares de coeficientes relativos a dos substancias distintas que no sean equimúltiplos. Por ejemplo los coeficientes del fósforo y del ácido yodhídrico m + 9n =u (1) 5m = 5u + 9p (3 A Si se conocen u y p calcularemos Mm y M. Resulta : 103231) == 2p. Si, por el contrario, conociéramos Mm y n se hallaría : u= M-—- YN, Pp = — BM. Busquemos, por ejercicio, los valores de u y p que convienen a la pe s aL 6 : reacción (5) hallada por la (0). Aquí se conocen mM ==) n=; luego 5 De OO > GAR 5 = 11, p==5:-p==—6. Llevando estos valores a la (P) se obtiene : 11.P--[5.11 -8(—6)]1-—-4[11 — 6] H,0 = = (11 — 6) PO,H, + (5.11 — 9.6) 1H + [— (— 6) PH,I 11P--7.17-20.H.0=5.PO,H, + IH + 6PH,I (5) Tratemos ahora de poner en claro las propiedades del proceso quí- mico general. 1* Supongamos que sea 2 =0 ó sea — p = 0, condición que anula el yoduro de fosfonio. Claro es que u podrá ser cualquiera. Sea u= 1; vendrá la reacción : P+5.1+4.H,0=PO,H, /-5H1 (a) que es el primer caso límite de $. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 143 2* Sea 5u 7- 9p =0 sin que sean nulos u y p. Esta ecuación se ve- rifica con u=9, p =— 56 al contrario con u=— 9, p =5; tome- mos la primera solución ; los coeficientes serán : wu=09, 1=, 1 = 10, a, y=0, =D, y la reacción es : 9.P+5.I17-16.H,0 =4PO,H, +7 5PH,I (6) segunda reacción límite de $. Esta sería una nueva reacción límite que, a realizarse, convertiría todo el yodo en yoduro de fosfonio. Tienen, pues, los químicos algo nuevo que investigar. 3" Sea up =0 6 x =0, lo que implica ser u= — p. Esta ecua- ción se satisface por p =— 1 y u= 1, que convierten los coeficientes generales en 11, V=— 3, d= 0, 9 =0, Y == Ls ¿= 1 y la reacción deviene : EST O ELO 02006 4 MEE PEE que equivale a P + 41IH=31I |] PH,I (c) a 21 == 19 de Anal (e”) según que se verifique la primera o su inversa. Creemos que éstas son dos reacciones nuevas que nos descubre el análisis matemático. 4* Suponiendo 5u + 8p= 06 v= 0, viene 5u= — 8p, ecuación que se verifica por u=8S, p=— 5. Los coeficientes serán : == Ek v=0, 11%, 1=) y = — D, => 10) y la reacción definitiva es : SP 3 5H1 72 12H,0 =3PO,H, E 5PH,I (d) O 3PO,H, | 5PH,I=8P + 5HI — 12H,0 (d/) según que se verifique la (d) o su inversa (d/). La (d) expresaría un modo de convertir el ácido yodhídrico en yoduro de fosfonio ; la (d/) indica que el ácido fosfórico y el yoduro de fosfonio se descomponen recíprocamente. Son reacciones nuevas que esperan el fallo de la ex- perimentación química. 5* Sea u = 0, podremos asignar a p cualquier valor, por ejemplo p=1; los coeficientes vendrán a ser : 144 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 1 ==0 D=9, 10 des m=i, > y=9, ¿== 1 y la reacción sería : | SPA AO PO O aa Mo, 0) PO,H, + 91H =8SI — PH,I + 4H,0 | ; (e”) según que tenga lugar la primera reacción o la segunda, ambas creo que desconocidas. Si queremos justificar ahora la fórmula de Hofmann escribiremos la T. s. «.P+.1+w.H,0=x%.P.0,H, +y.1H +2.PH 1 (R.S.) de la que, desarrollando las ecuaciones atómicas y resolviendo el sis- tema en términos de y y la indeterminada p, se obtiene : U= 0, v=134 +] 16p, w= 1 (u == p), =p, y =2 (14 + 9p), 2= —u—2p con los límites ) a Y>—4 D o) o La de equilibrio viene de hacer mM=2M= 1, y se 0b- tiene así la reacción 11P + 151 +7 21H,0 = 3P,0,HA, + 10HI + 5PH,I reacción de equilibrio. Si nos preguntamos ahora acerca de la existencia de reacciones del tipo de la de Hofmann, podemos contestar afirmativamente, y las ob- tendremos si, dando a m el valor fijo 1, asignamos a n los valores de Sn Para n= 2, viene después de simplificar dividiendo por 5 4P —- 41 + 7H,0 = P,O0¿H, + 21H --2PH,]I: e 1 m=1.n=2.rendimiento = = 2 Para n=1,m=l1, después de dividir por 5 viene la reacción de E MA Í Hofmann. Rendimiento y Con m=1,2=12, después de dividir por 5 viene la reacción si- € , OS 7 guiente (rendimiento 5) : 146 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 22P -|- 14I + SOHO == 5124058, —- 21H — 11 sl: Y lá Rendimiento - > 5 ; beneficio - > = Ejemplo 6%. Acción del agua sobre el fosfuro de calcio (Sorkan.. El fosfuro de calcio, puesto en contacto con agua, da una mezcla de hidrógeno fosforado líquido y gaseoso, el llamado hidrógeno fosforado espontáneamente inflamable. Si pretendemos expresar tal reacción mediante la ecuación u.Ca,P. + 0. H,O =x. PH, + y P.H, +2. Ca(OH), encontramos, aparentemente, para las cinco incógnitas las cuatro ecua- ciones necesarias : : Pero al combinarlas entre sí encontraremos que xv debe ser igual a cero, lo que significa que, el fosfuro dicálcico con el agua no puede dar, en reacción directa, hidrógeno fosforado gaseoso, sino única- mente la modificación líquida según la ecuación : Ca.P, + 4H,0 = P,H, + 2Ca(OH).. (1) Es esta última la que se descompone por la acción de la luz, dando las modificaciones del hidrógeno fosforado gaseoso y sólido : 5¿P,H, = 6PH, + P,H.. En el caso en que todo el hidrógeno fosforado líquido se descom- ponga, obtenemos como caso límite : 5Ca,P, + 20H,0 = 6PH, + P,H, +10. Ca(OB), (1D) de modo que la ecuación buscada es : - m.Ca,P, + 4m.H,0 =m.P,H, + 2m. Ca(HO), 0) 5n Ua,P, — 20n.. H,O = 6n. PH, + n.P,H, + 10n.Ca(OH).. (ID) (m —— 5n) Oa,P, — 4 (m + 5n) H,O = 6n.. PH, -—-m.P,H, + — nm. P,H, — 2 (m-—- 5n) Ca(OB), (1 + II) ecuación general de Sorkau. En la realidad, el problema es todavía más complicado, porque el COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 147 fosfuro dicálcico está generalmente acompañado por el fosfuro tricál- cico, que con el agua se descompone según : Ca,P, | 6. H,O =2PH, +3. Ca(OH).. Pero aun suponiendo que el fosfuro dicálcico empleado sea puro, el problema es más difícil de lo que a primera vista aparece, debido a la transformación del hidrógeno fosforado líquido con hidrato de calcio en hipofosfito de calcio e hidrógeno : TJ E ÓMOI) 29 O = VARO), LES 13d Una parte del hidrógeno naciente transforma la modificación lí- quida en la gaseosa : PAE. 2 BH... Para que todo el hidrógeno desaparezca (caso límite) multiplica- mos la última ecuación por 3 y sumamos : 4 .P,H, | Ca(OM), +2. H,0 = Ca(H,PO,), + 6. PH. Tendríamos entonces tres casos límites, excluyendo la descomposición del hidrógeno fosforado líquido por la luz en la modificación gaseosa y sólida : Ca,P, + 4H,0 =P,H, + 2. Ca(OH), (1) Ca,P. + 6H,0 = Ca(H,PO,), + Ca(OB), - 3H, (11) 40a,P. + 18H,0 = Ca(H,PO.). +7.Ca(OM.-+6.PH, (HD) y cuatro casos, añadiendo la ecuación que tiene en cuenta la descom- posición espontánea de P,H, en PH, y P,H.,; 50a,P, +20.H,0= 6PH, + P,H, +-10.Ca(OM,. — (1V) Al final de la reacción, cuando predomina el hidrato de calcio, se añade todavía una quinta reacción : Ca(H,PO,), + 2Ca(0OH), = Ca,(PO,), + 4. H, (Y) debido a la cual la cantidad de hidrógeno aumenta. Para evitar todas estas reacciones secundarias, debidas a la forma- ción del hidrato de calcio, es por lo que añadiremos ácido clorhídrico concentrado que neutraliza la base, dando cloruro de calcio; además, la presencia del ácido favorece la descomposición de la modificación líquida en el momento de su formación, siendo así no espontánea- 1148 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA mente inflamable el hidrógeno fosforado gaseoso que se desprende ; la única ecuación en tal caso es : 5Ca,P, )- 20HC1= 6PH, +- P,H, +10. CaCL. Que la acción del agua sobre el fosfuro dicálcico con formación de hidrato de calcio, hidrógeno, los tres hidrógenos fosforados, el hipo- fosfito y el fosfato de calcio, es un caso muy complicado, nos lo de- muestra en seguida el método algebraico, si buscamos, con su ayuda, los índices de la ecuación general : Ca Pa ls ELO ¿16,0 BE, o Pa e en + e. Ca(OM), + y.0a(H,PO.), +2. Ca.(PO.) pues para las nueve incógnitas encontramos solamente cuatro ecua- ciones. Intentemos nosotros la resolución de este difícil problema por el método directo. r.Ca,P, s.H,0O=t.H, + 4.PH, +v.P,H, + w.P,H, + —- xx. Ca(OH), + y . Ca(H,PO,). +2. Ca,(PO,), (reacción simbólica) 2r=w y +32 ecuación del Ca (1) 27=u + 20 + 4w + 2y + 22 ecuación del Ph (2) 2s =2t |- 34 + 4v — 20 —- 2% +- 4y ecuación del H (3) s =2xw | 4y — Sz ecuación del O (4) Examinemos las paridades para introducirlas oportunamente en el cálculo. De la (2) se infiere que u es par u= 24. De la (4) sacamos que s es par s=s'. Podemos hacerlo desde ahora, y las ecuaciones devienen : 21 =w + y +32 a r=w-—ov+20-y>e (27) 9 = 3w +20 | w + -+2y (3) que escribiremos en esta otra forma : [| 2r —e— y—32=0 (1) | Y — W— v—2o0 == y— 2=0 (2) 4 25 —t— 34 —20— w—x— 2 =0 (3) s! — er —2y —4e=0 (4) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 149 Eliminemos la +0 entre (2) y (3) r—4s +28 +54'+30+920+ +3y-2=0 (2) —(3). 2 ecuación resultante. 4 —2—6wW—40-20=20-4y =0 (3).2 r— w— v—2w = y-2=0 (2) El nuevo sistema equivalente B será : | r—w—v—%2%0—y—2=0 (1) Bs — e —2%y—3=0 (1) ES — e— y—3z=0 (2) Lo r— 4s' + 2% +] 54 + 30] 20 +3y= 2=0 (3) En B eliminamos la x entre (1) y (2) s"—2r—y—2=0 (e. 1), entre (2) y (3) Sr — 4s' - 264 5! + 30 —- 20 + 3y — 2=0 (€. 1)». El nuevo sistema equivalente € viene a ser : / r=w—vwv—2%w=y=-—2=0 1 | -£=6=2% == (2 E le Ss —2r 0 (1) l — 4s' - 5r - 2% —- 54! 30 y— Te=0. (2) En C' eliminaremos la y obteniendo la ecuación final 3r— 3s' + 2% 54! + 30 — 82 =0 (e. f). Esta ecuación la escribiremos así : S2 — dw =3r — 3s' + 50] 2 = k la que se verifica con ¿ = 2k, w = 3k, siendo los valores generales : 2=2 (3r — 38! — 30 50 (q indeterminada) wW=>3(3r — 38" — 30 t) —8q (q indeterminada) bw <> De la (1) de C/ sacamos y =s' — 2r — 2 que por convenientes subs- tituciones es : y==—8r+ 718 — 60—4t— 5q ww =-—Sr-—- 11s' — 120. —8t — 109 w=-=—3r-- 48 — 5—3t— 4q 150 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA De la (2) sale v=s' — 2y — 42 y substituyendo; de la ecuación 1 separada deducimos 2%o y por tanto 1, substituyendo y reduciendo. Escribiendo por orden las incógnitas y expresando la condición para que sean positivas, tendremos : | =3 (8r — 3s' 30 - 2t) 5-8q >0 (1) 1>=56 — 3-30 +2) (0) ¡1 w=>—3r-—-4s' — 50 —3t—4q >0 (2) ad - == 50= 5) (0) (1=>= 03 > 70 (8) J DY aL o o 10 Sr -—- 115 — 120 — St] (:) y == Srs — 60 — 4t—5q >0 (4) 1 SS O O (y) | 2=2(3r — 3s' + 30 +20) + 5q >0 (5) | 9) > (2) ÁNGEL PÉREZ. (Continuará.) HIPÓTESIS PARA EXPLICAR LAS CONDICIONES ESPEOTRALES DE LAS ESTRELLAS Por C. D. PERRINE El comportamiento peculiar de estrellas dobles en las regiones cer- canas y relativamente distantes de la Vía Láctea, que ha sido recién descubierto, junto con la preferencia bien conocida de las estrellas de tipo B para la Vía Láctea y la preferencia general de los tipos más viejos para las regiones más cercanas del espacio, sugieren la conclu- sión que la clase espectral depende grandemente de causas externas. Otros estudios de los brillos y espectros muestran que hay una fuerte similaridad entre el tipo joven de estrellas más brillantes si son arregladas en el orden B, O, nebulosas gaseosas, y los cambios en las estrellas nuevas en sus primeros estados. Como bien se sabe, todos estos objetos están confinados a regiones relativamente distan- tes en la dirección de la Vía Láctea. Hay también razón para creer que la misma causa, que se cree sirve de base alos fenómenos de las estre- llas nuevas, sea un factor vital en la determinación de la clase espec- tral entre las estrellas ordinarias. Como resultados de estas investigaciones, la siguiente hipótesis ge- neral ha sido formulada para explicar las clases actuales de espectros estelares. 152 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA HIPÓTESIS La causa es doble, dependiendo de la cantidad de materia cósmica y de los fenómenos de radiación y condensación. Muchas de las estre- llas de clase A, las de clase B y O, las nebulosas planetarias y gaseo- sas irregulares, las estrellas nuevas y quizás las variables tipo 2 Cephei están confinadas a la Vía Láctea, porque allí la materia es suficiente- mente abundante para producir un aumento de energía, estando la energía obtenida de la materia recogida en exceso sobre la perdida por radiación. La dirección del cambio de tipo espectral bajo tales condiciones es hacia las nebulosas. En las regiones (distantes o cercanas) donde hay poca o ninguna materia cósmica, la radiación estará en exceso sobre la energía reci- bida de fuentes externas, y la dirección del cambio será hacia los tipos más viejos. z En una parte considerable del sistema, los cambios de clase espee- tral pueden ser debidos simplemente a retardación. La hipótesis puede ser además generalizada como sigue : La condición espectral de una estrella depende principalmente de su tamaño y masa y de las condiciones externas de densidad de la materia cósmica y de las velocidades relativas de: la estrella y de la materia. : Según esta hipótesis, las estrellas están todas, probablemente, si- guiendo un curso definido de cambio muy lento hacia la extinción, pero individualmente, cada estrella estará siguiendo un curso que puede tener muchos cielos enteros o parciales debidos a condiciones externas variantes. Observatorio Nacional Argentino, Córdoba, noviembre 16 de 1917. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ EN LA CUENCA DEL PARANÁ INFERIOR (1) Bor FELIX FE. OUTES Al docior Martiniano Leguizamón. Por febrero del corriente año, comuniqué a la Sociedad la noticia del descubrimiento de un cementerio indígena, realizado en la isla de Martín García, que, por razones atendibles, atribuí a los antiguos Guaranies (2). Los importantes materiales de que ahora voy a ocupat- me — procedentes de una región próxima — no sólo me permiten ampliar mis observaciones anteriores, sino también reafirmar mis in- «ducciones sobre la procedencia cultural de aquellos restos. Un poblador del Delta, don Nemesio Sierra, poseedor, en locación, «le una isla fiscal situada en el ángulo formado por el canal Goberna- dor Arana — que une los ríos Paraná Miní y Barca Grande — y el arro- yo Largo, tributario izquierdo del primero de los ríos nombrados (3), (1) Comunicación a la Sociedad argentina de Ciencias Naturales, leída en su reunión de 24 de noviembre de 1917. Que el señor profesor don Cándido Villalo- bos y don Antonio Pozzi, se dignen aceptar mi agradecimiento por su gentileza «de haber tomado a su cargo la preparación de los dibujos y fotografías que me han servido para ilustrar esta comunicación. (2) FéLix F. OurEs, El primer hallazgo arqueológico en la isla de Martín García, en Anales de la Sociedad científica argentina, LXXXII, 265 y siguientes. Buenos Aires, 1917. (3) Quienes deseen conocer con exactitud la situación de la localidad a que alu- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 11 154 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA halló ocasionalmente, en dicha isla, algunos objetos arqueológicos que ofreció al profesor normal don Ramón J. Arrieta, quien, con laudable diligencia, anunció el descubrimiento al Museo Nacional de Historia Natural de Buenos Aires. La dirección ad interim de ese Instituto confió a su naturalista viajero, don Enrique de Carles, la misión de verificar un examen del yacimiento y reunir los materiales que aun se conservaran. Enrique de Carles, sin haber realizado una investigación sistemática, ha llevado a buen término sus trabajos, pues, ha verificado las observaciones imprescindibles para caracterizar el yacimiento y ha reunido, asimismo, un importante material arqueológico que com- prende 325 fragmentos de alfarería, 18 objetos o fragmentos de piedra y algunos residuos de comida (1). La isla donde se halla situado el yacimiento, ofrece como todas las del Delta, una depresión palustre central, dominada por los «diques» naturales formados con los materiales sólidos acarreados por los cursos de agua que la encierran y que éstos han depositado, como siempre sucede, a lo largo de sus márgenes. Enrique de Carles ha podido ob- servar que dichos « diques » descansan en las proximidades del yaci- miento sobre un banco basal de arena, cubierto por depósitos lacus- tres arcillo-margosos, de poca potencia, cruzados en todas direcciones por complejos arborescentes de precipitaciones de hidróxido de hierro en forma concrecional. En la capa de tierra vegetal, sumamente humífera, que corona uno de esos «cordones marginales» — que los isleños llaman « albardo- nes » — se encuentran los restos arqueológicos. Las observaciones de Enrique de Carles y el examen prolijo del material obtenido — espe- cialmente, y por razones obvias, de los restos óseos — me inducen a do en el texto, deben consultar el hermoso plano del Río de la Plata superior y río Paraná hasta San Pedro, publicado por la Dirección general de Obras Hidráuli- cas del ministerio de Obras públicas de la Nación, que, a pesar de llevar la fecha. de 1916, recién ha comenzado a circular. (1) Número 4878 del inventario del Museo Nacional de Historia Natural de Buenos Aires. A la totalidad del material arqueológico reunido en la estación del arroyo Largo, se le ha dado entrada bajo un solo número. Es fácil figurarse los graves inconvenientes que puede suscitar tal procedimiento; oportuno, acaso, en los primeros años de la vida de nuestro viejo Instituto científico pero que, en la actualidad, sólo evidencia un conservatismo anacrónico que es menester subsanar cuanto antes. Por ello, vale decir, para facilitar la búsqueda de los tipos y otros materiales corroborantes de mis afirmaciones, al pintar, en cada objeto, aquel nú- mero de entrada — he debido hacer esa tarea personalmente — he creído necesa- rio agregar una numeración complementaria que se refiere a la serie. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 155 suponer que se trata de un rico estrato cultural, correspondiente a una gran estación permanente. Los caracteres genéricos de la alfarería reunida en el nuevo yaci- miento — composición de la pasta, modelado, coloración, cocimiento, dureza y pulimento — coinciden, en general, con los que ofrece la obtenida en el cementerio de Martín García : no es menester, pues, repetir lo ya dicho a ese respecto en mi comunicación anterior. Pero, como la nueva serie es altamente instructiva, dado el gran número de Fig. 1 (4878/306), */, piezas que la integran, conviene puntualizar tal cual variante obser- vada y ampliar, asimismo, determinadas observaciones tecnológicas. Así, por ejemplo, debido, sin duda, a factores locales, el antiplásti- co agregado a la pasta está constituído por arena cuarzosa de grano fino : aquella es, pues, bastante homogénea. Puedo, también, afirmar ahora, que el trabajo de los vasos modela- dos mediante la superposición de rodetes de pasta cerámica, se inicia- ba en el asiento disponiendo en espiral los rodetes aludidos (fig. 1) (1). Mis observaciones respecto a la coloración de la pasta, que, como lo saben los especialistas, constituye un importante elemento de eri- (1) Números 4878/91, 4878/170, 4878/141, 4878/270, 4878/271 y 4878/306 de la serie. 156 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA terio para llegar a precisar la forma como debió de verificarse el coci- miento, pueden resumirse en esta forma. El color de la superficie externa de los vasos es, las más de las veces, pardo claro ; con mucho menos frecuencia, rojizo o pardo obscuro ; pocas veces, negro o ber- mejo; y excepcionalmente, rojo, amarillento o blanquecino. En la su- perficie interna predominan el negro y pardo claro; menos frecuente es el bermejo; pocas veces se observa el pardo obscuro o rojizo ; son más escasos aun los ejemplares que la ofrecen blanquecina o amarilla; y, por excepción, he separado fragmentos que la tienen de un bello color de tierra cocida. En cuanto a la porción intermedia entre ambas superficies, está constituída, casi siempre, por una ancha zona negra, pues, la verdad es que, sólo en tres ejemplares es de color rojizo. Teniendo en cuenta los caracteres a que acabo de referirme, puede inferirse que la alfarería de la estación del arroyo Largo fué cocida al aire libre, en un medio más o menos reductor, que, en pocos casos, llegó a ser completamente oxidante. Fuera de las coloraciones aludidas, debidas, como es sabido, a la influencia ejercida sobre los elementos de la pasta cerámica por los ases desprendidos del hogar, algunos de los fragmentos examinados ofrecen una tenue cubierta ocrácea, producida, sin duda, por el hidró- xido de hierro del depósito lacustre subyacente, en cuyo contacto debieron de hallarse. He notado, por último, que la superficie interna de buen número de fragmentos presenta una capa de carbono que adquiere brillo al ser frotada. Se trata, en este caso, de piezas que, deliberadamente, fueron * fumigadas durante largo tiempo, con ayuda de un combustible fuli- ginoso. Los numerosos y grandes fragmentos marginales comprendidos en la serie de alfarerías que examino, permiten me ocupe de la forma y tamaño de los vasos. Sobre la pauta de los cortes verticales representados en las figu- ras 2 a 12 (a), equivalentes, todos, a la sección real de cada uno de los tipos, y que ofrecen, muchos de ellos, los elementos geométricos indispensables para realizar su reconstrucción casi integral — diáme- tros de la base y ecuatorial, ángulos de las zonas, ete. — he obtenido las formas reunidas en las figuras 2 a 12 (b). Las ofrezco a título de simple orientación, pues, sólo pueden ser semiesquemáticas, dado que carezco, las más de las veces, de los elementos necesarios para recons- truir la porción basal. Con todo, procediendo del modo aludido he hallado nueve tipos bien caracterizados y estables; por lo general, NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANI 157 ventricosos o Zzonarios, pero, siempre regulares, es decir, de radios isométricos en el plano perpendicular al eje (1). La forma más elemental está representada por dos fragmentos mar- ginales correspondientes a boles subhe- misféricos (fig. 2, a. y b) de 468 y 179 mi- límetros, respectivamente, de diámetro ecuatorial. Ambos ofrecen su superficie Fig. 2 externa ornamentada con los elementos, o imbricados de que me he ocupado en otro estudio monográfico, y sobre los cuales a) volveré más adelante. aa > En el segundo tipo, el vientre que debió de ser subgloboso, determina por simple prolongación vertical de las Fig. 3 (4878/137) ES paredes, un vago cuello subcilíndrico de regular altura (fig. 3, a y b). Los vasos de este tipo — he individua- lizado a seis ejemplares — son casi todos de gran tamaño. En efecto, el diámetro de su boca oscila entre 468 y 434 milímetros y uno, solamente, la tiene de 208 milímetros. Su su- perficie externa se halla cubierta con ornamentos imbricados y,excepcional- mente, con impresiones unguiculares. El tercer tipo se caracteriza por su vientre globular, la marcada es- trangulación que forma el cuello, y el labio, más o menos amplio, dirigido al exterior. Ofrece dos variedades : en una de ellas (fig. 4, « Fig. 4 (4878/190) a, *l, laa Fig. 5 (4878/321) de la lar y b), la sección del cuello es curvilínea; en la otra (fig. 5, a y b), fran- (1) Los términos descriptivos que empleo en esta eomunicación al ocuparme de 158 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA camente «angular. Es la forma más abundante : he separado fragmen- tos marginales pertenecientes a 42 ejemplares distintos; pero, convie- ne hacer notar que la primera variedad es menos frecuente que la segunda (15 y 27 ejemplares, respectivamente). El diámetro de la boca, en los vasos de este tipo, ofrece como términos extremos 454 y 148 milímetros, no existiendo, en realidad, diferencia sensible entre am- bas variedades ; pero, las cifras usuales son siempre inferiores a 400 milímetros (398 a306 milímetros, 7 ejemplares; 287 a206 milímetros, 4 ejemplares; 196 a 148 milímetros, 5 ejemplares; sobre 19 piezas medidas). La superficie ex- terna, en las dos variedades de este tipo, se halla cubier- ta, la inmensa mayoría de las veces, de imbricaduras; /219 y, por excepción, de impre- siones unguiculares. Los seis tipos restantes forman dos grupos, bien di- ferenciados entre sí por la forma que afecta el vientre al a de los vasos; paraboloide en uno de ellos (tipos cuarto a octavo) y constituído por dos tercios de elipsoide, en el otro (tipo noveno). En cuanto a los caracteres especiales de cada uno de los tipos alu- didos, son los siguientes : En el cuarto — de la serie general — se une al vientre paraboloide, por su diámetro menor, una estrecha sección, también de paraboloide, cuyo mayor diámetro corresponde a la boca (fig. 6, a y b). He separa- do tres ejemplares de vasos de este tipo; cuyos diámetros bucales oscilan entre 318 y 294 milímetros y que tienen la superficie externa cubierta con ornamentación imbricada. La sección sobrepuesta al vientre es, en el quinto tipo, de concavi- Fig. 6 (4 (0,2) 1 [oo la forma de las alfarerías, son todos provisorios; los aplico ante la imposibilidad de uniformar de inmediato la heterogénea y bizarra nomenclatura existente. Esa tarea es menester realizarla cuanto antes; pero, para llevarla a buen término, es imprescindible tomar en consideración la totalidad del material reunido en el país, para obtener, así, una nomenclatura, no sólo natural, sino de aplicación uniforme y general. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 159 dad exterior, hallándose marcada la unión de ambas porciones del vaso por un ligero burlete de sección angular. El cuello así formado ter- mina en un labio delgado (fig. 7, a y b). Sólo he hallado dos fragmentos marginales de este tipo de vasos, uno que debió de ser de gran tamaño, siendo mucho más pequeño el otro (638 y 248 milímetros de diámetro bucal, respectivamente); y ornamen- tada su superficie externa con ele- mentos imbricados. Fig. 7 (4878/281) y IO a, /, Ol El sexto tipo se caracteriza por ofrecer, sobrepuesta al vientre, Fig. 8 (4878/66) Q, a Dd, llas unida por su diámetro mayor, una sección de paraboloide que forma un pequeño labio poco es- peso (fig. 8, a y b). Los vasos de este tipo son abundantes, — he individualizado ocho ejemplares, todos ellos lisos; y cuyos diáme- tros bucales varían entre 460 y 224 milímetros. Su ornamenta- ción consiste en una ranura poco profunda, trazada en la superficie externa, paralela al labio, y situa- da a 25-3 milímetros de éste; o en una cubierta de pintura monocroma sobre la totalidad de la interna. En el séptimo tipo, la sec- ción sobrepuesta al vientre es subcilíndrica de poca altura (17 milímetros) y forma un la. bio, poco espeso, de sección angular (fig. 9, a y b). El frag- mento marginal que me ha servido para establecer es- ta forma, pertenece a un va- so liso de 237 milímetros de diámetro bucal, pintada por completo con tinta monocro- Fig. 9 (4878/234) a, ls Dd, lla ma su superficie interna y sólo la zona superior de la externa. 160 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA -El octavo tipo, que, aparentemente, se asemeja al anterior, se dife- rencia, sin embargo, profundamente de éste por la forma cómo el vien- tre del vaso se une a la sección sobre- puesta : en aquél la unión es directa y francamente angular, mientras en el últi- mo el pasaje es curvilíneo y progresivo. Por lo demás, la sección aludida es cilín- drica, de mucha altura (40 milímetros) y Fig. 10 (4878/1468, termina en un labio bien modelado, den- so y destacado (tig. 10, a y b). Este tipo — dados otros caracteres de que voy « ocuparme — se halla representado por un - solo ejemplar, relativamente pequeño, pues, el diámetro de su boca es de 246 milímetros. No tiene ornamentos impre- sos o grabados; su superficie interna está cubierta por una capa de pintura mono- croma y la externa conserva, muy mala- mente, restos de una interesante ornamentación policroma. Tales son los tipos que integran el primer grupo a que me he re- ferido. El segundo comprende una sola forma que ofrece dos variedades. 0, lle Dd, ea 0, la Dd, “lao Se caracteriza, como ya lo tengo dicho, por su vientre constituído por dos tercios de elipsoide; pero, en una de aquéllas, de mayor excentri- cidad que en la otra (1* variedad : fig. 11, a y b; 2* variedad : fig. 12, a y b). Sobrepuesto al vientre ofrece un segmento transversal de ovoi- NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 161. de que determina un labio muy pronunciado. Parece ser una forma excepcional pues he hallado únicamente los fragmentos que me han servido para establecer el tipo. Por lo demás, ambos vasos son de ta- maño reducido (diámetro bucal 161 y 163 milímetros, respectivamen- te); y los dos tienen la superficie externa cubierta por completo de ornamentos imbricados. Además de las formas descriptas, que corresponden a vasos emplea- dos en quehaceres domésticos, he separado del material examinado nueve fragmentos pertenecientes a otros que debieron aplicarse a diferente destino. Son todos ellos de gran tamaño, ventrudos, de Fig. 13 (4878/103), */, Fig. 14 (4878/144), */, paredes muy espesas (15-11 milímetros), lisas por completo, y orna- mentados con fajas de pintura monocroma sólo en determinadas par- tes de la superficie externa. Nada puedo decir respecto a la forma precisa que afectaron estas grandes piezas pues los fragmentos son relativamente pequeños. Sin embargo, las porciones marginales de que dispongo corresponden a dos tipos bien diferenciados : uno (fig. 13), provisto de profundo cuello, dominado por una estrecha zona que se une al vientre por su diámetro mayor; el otro (fig. 14), sin estrangula- ción alguna, pero, con una Zona semejante que forma un pequeño labio. Y, como lo he manifestado, alcanzaron gran tamaño, pues, su diámetro bucal oscila entre 624 y 424 milímetros. Las alfarerías que he examinado pueden distribuirse en dos gru- pos : uno, formado por piezas completamente lisas, desprovistas de 162 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA toda ornamentación ; el otro, que comprende gran número de ejempla- res con ornamentos impresos, grabados o pintados. Entre ambos no existe diferencia substancial alguna del punto de vista tecnológico y morfológico; y, respecto del primero, sólo agregaré que está muy es- casamente representado. Voy, en cambio, a ocuparme de los tres complejos ornamentales a que me he referido. Los ornamentos impresos consisten en presiones ungui- culares y digito-unguiculares. Las primeras ofrecen dos modalidades en su ejecución : Fig. 15 (4878/317), *, en unos casos, la presión se ha ejercido verticalmente, pro- duciendo, así, depresiones poco profundas, estrechas y curvilíneas (fig. 16); en otros, se ha efectuado en sentido oblicuo, con interven- ción del dorso de la uña, determinando, de ese modo, pequeñas depre- siones en forma de creciente (fig. 17 y 18). Las impresiones ungui- culares del primer tipo se desenvuelven, ya en fajas horizontales con sus elementos mal agrupados (fig. 15); o forman series rítmicas, tam- bién horizontales, regulares y bien espaciadas (fig. 16), que ocupan, como las otras, la to- talidad de la superficie exter- na de los vasos. Asimismo, los elementos ornamentales a que acabo de referirme, forman por debajo del labio, en al- gunos vasos, verdaderas fran- jas, constituídas por las mis- Fig. 16 (4878/229), */, mas impresiones pero más pró- ximas las unas de las otras o dispuestas de tal modo que llegan a hacerse confluentes (fig. 16). Las impresiones unguiculares del se- eundo tipo constituyen series rítmicas horizontales (fig. 17) o se han ejecutado sucesivamente, de arriba a abajo, siguiendo un trayec- to curvilíneo (fig. 18). Aquéllas ocupan la totalidad de la superficie externa o sólo llegan al plano ecuatorial en los vasos zonarios (1), (1) Números 4878/151 y 4878/231 de la serie. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 163 mientras las últimas cubren por completo dicha superficie. Conviene se sepa que las alfarerías ornamentadas con impresiones unguiculares parecen ser escasas; la numerosa serie que he examinado me ha pro- porcionado sólo 33 fragmentos en tales condiciones. Las presiones digito-unguiculares han determinado un tipo orna- mental mucho más complejo; pero, la feliz circunstancia de haber tenido a mi disposición una rica e instructiva serie de ejemplares, me ha permitido estudiar a fondo el procedimiento y sus diversos modos de ejecución. Por otra parte, he llegado a corroborar mis propias ob- servaciones reproduciendo, experimentalmente, los diversos aspectos Fig. 17 (4818/1717), */, Fig. 18 (4878/67), */ 1 del grupo ornamental que me ocupa. Los ornamentos aludidos han sido producidos, procediendo casi siempre de. derecha a izquierda, mediante la presión combinada de la uña y yema del pulgar. En efecto, con un primer movimiento, el alfarero ha introducido verticalmente en la pasta cerámica la extremidad del dedo indicado, y, en un segun- do, esta vez de tracción hacia la derecha, ha arrastrado, presionán- dola oblicuamente con la yema, la porción de pasta opuesta a dicha tracción. El impulso combinado referido, determina la formación de una «escama », cuyo tamaño y espesor — obvia decirlo — dependen de la profundidad, más o menos grande, alcanzada por el primer mo- vimiento. Las «escamas » formadas al repetirse la operación, vienen a descansar sobre el tercio basal de las ya modeladas, formándose así, 164 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA series continuas de elementos imbricados que se desenvuelven, sin excepción alguna, en sentido horizontal. Aunque el procedimiento sea siempre el mismo, su ejecución ofrece ciertas variantes cuya perma- nencia es tal, que conviene describirlas por separado. El tipo más di- fundido, que aparece en 80 por ciento de las piezas examinadas, está constituído por elementos de gran tamaño, irregulares, profundamente a (4878/210) b (4878/314) e (4878/101) . d. (4878/107) Fig. 19, '/, modelados y cuyas superficies son, ligeramente cóncavas debido a la fuerte presión ejercida por la yema del dedo al oprimir la densa por- ción de pasta aglomerada y arrastrada, razón por la cual ésta aparece desbordada formando puntos de confluencia con los elementos de las fajas próximas (fig. 19, a). En contraposición a este tipo grosero existe otro — que es mucho menos frecuente — formado por elementos pe- queños, muy superficiales y de igual tamaño (fig. 19, b). El tercer tipo NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 165 que he hallado se aproxima bastante al primero; empero, sus elemen- tos:son mucho más regulares y ofrecen, como característica, una pro- funda impresión unguicular complementaria, ejecutada de abajo a arriba y de izquierda a derecha en el momento de terminar los movi- mientos combinados que originan las «escamas». Este detalle eviden- cia, justamente, que las fajas de ornamentos imbricados se modelaban del labio hacia la base de la alfarería, pues, la referida impresión invade siempre, parte de la porción inferior de las escamas de la faja superior próxima (fig. 19, c). Existe, por último, un cuarto tipo carac- terizado por sus elementos pequeños, superficiales, irregulares y vaga- mente modelados, entre cuyas fajas existen burletes, bastantes pro- nunciados, formados por el exceso de pasta desbordada al ejercerse la presión final (ig. 19, d). Las fajas de elementos imbricados, sea cual fuere su tipo, cubren, la inmensa mayoría de las veces, la totalidad de la superficie externa de los vasos; sin embargo, en algunos ejemplares subglobosos o zonarios sólo ocupan el hemisferio o la zona superior (1). He observado, asimismo, que, como un complemento de aquella orna- mentación, ciertos vasos ofrecen franjas situadas inmediatamente por debajo del labio, formadas por el mismo imbricado o por elementos especiales. En un caso, esa franja aparece aislada y constituída por imbricaduras de un tipo excepcional. En efecto, se trata de presiones digito-unguiculares producidas con el pulgar izquierdo y en las cuales el movimiento de tracción a que he aludido en párrafos anteriores se ha reducido notablemente en la dirección usual, dirigiéndose, en cam- bio, el arrastre y la presión, de arriba a abajo, al propio tiempo que la uña del alfarero dejaba, también en ese sentido, una larga y pro- funda huella (fig. 20). En otros casos, en los cuales el imbricado ocupa toda la superficie externa, la franja está formada por impresiones rít- micas verticales, muy alargadas, héchas con la uña (fig. 21); o por impresiones unguiculares confundidas (fig. 22). Por último, haré notar que las alfarerías ornamentadas con imbricaduras, son, sin duda, las más abundantes : de los 325 fragmentos reunidos en la estación del arroyo Largo, 223 pertenecen al referido grupo ornamental. . Los ornamentos grabados consisten, según ya lo dije al pasar, en una ranura de escasa profundidad, trazada en la superficie externa de los vasos lisos del sexto tipo, paralela al labio y situada a distancias que oscilan entre 25 y 3 milímetros. El tercer complejo ornamental que ofrecen los alfarerías reunidas (1) Números 4878/83 y 4878/77 de la serie. 166 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA en la estación del arroyo Largo, comprende diversos aspectos mono y policromos. En el primer caso se trata, las más de las veces, de la aplicación total o parcial, en la superficie interna o externa de los vasos de una tinta monocroma. Por lo general la capa de pintura, rojo-violácea o rojo- ocrácea, se ha aplicado totalmente a la superficie interna de las alfare- rías lisas del tipo sexto; y sólo por excepción, aparece también pinta- Fig. 21 (4878/57), */, Fig. 20 (4878/71), */, Fig. 22 (4878/140), */, da simultáneamente la zona superior externa (1) o únicamente el la- bio(2). Asimismo, la totalidad de la superficie interna y la zona superior de la externa del ejemplar liso que me ha servido para establecer el tipo séptimo, se hallan pintadas de rojo-violáceo. En cambio, la apli- cación de pintura a las alfarerías imbricadas es por completo excepcio: nal. Sólo he hallado cuatro fragmentos en tales condiciones. Uno de ellos, perteneciente a un vaso de la primera variedad del tipo tercero, (1) Número 4878/17 de la serie. (2) Número 4878/20 de la serie. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 167 ofrece su interior totalmente pintado de rojo-ocráceo (1); otro, de la segunda variedad del mismo tipo, tiene el labio pintado de rojo-violá- ceo (2); un fragmento aislado de tipo indeterminable, lo está igual- mente de ese color por el lado interno (3); y, por último, otro frag- mento, también aislado, tiene su superficie interna cubierta, al parecer, de una capa de pintura blanca-grisácea (4). Los grandes vasos, de aplicación desconocida, cuyos tipos están representados en las figuras 13 y 14 de esta comunicación, también ofrecen ornamentos monocro- mos. Los fragmentos marginales referibles al primero de esos tipos, se hallan pintados, casi siempre, de rojo-violáceo por su cara externa; Fig. 23 (1878/166), */, y, sólo por excepción, lo están en ambas superficies (5), u ofrecen, en la garganta, una faja aislada de aquel mismo color (6). Sin embargo, el tipo más interesante de ornamentación monocroma lo proporciona un gran fragmento de vaso, referible al séptimo tipo, que tiene la su- perficie interna de la zona superior pintada de rojo-violáceo; color que llega a cubrir una estrecha zona del vientre y que forma, asimismo, anchos elementos paralelos que se dirigen del plano ecuatorial, lo lla- maré así por extensión, al fondo del vaso (fig. 23). Las alfarerías en cuya ornamentación existe una verdadera poliero- mía, son sumamente escasas. En la rica serie que he examinado, sólo (1) Número 4878/111 de la serie. (2) Número 4878/110 de la serie. (5) Número 4878/120 de la serie. (4) Número 4878/121 de Ja serie. (5) Número 4878/274 de la serie. (6) Número 4878/309 de la serie. 168 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA he hallado cuatro ejemplares, tres de ellos muy malamente conserva- dos; y todos, por suerte, correspondientes a porciones marginales. 11 más pequeño de esos fragmentos, perteneciente a un vaso de tipo indeterminable (1), presenta su superficie externa pintada por com- pleto de color blanco, fondo sobre el cual se notan rastros de or- namentos rojos de aspecto eskeiomórfico, dispuestos, al parecer, en registros horizontales. El motivo ornamental aludido debió de ser idéntico, puedo casi afirmarlo, al de uno de los fragmentos de vasos policromos obtenidos en el cementerio de Martín García (2). En otro, Fig. 24 (4878/174), */, resto de un vaso del tipo sexto (3), toda su superficie interna se halla pintada de rojo-violáceo; y, en la externa, se notan rastros del fondo blanco y de los dibujos rojos que lo cubrían, dispuestos, también, en registros horizontales. Un tercer fragmento que me ha servido para establecer el tipo octavo, tiene igualmente su superficie interna pinta-* da de rojo-violáceo, y, la externa, conserva en el labio, cuello y una pequeña zona del vientre, rastros del fondo blanco. Sobre dicho fondo debieron haber ornamentos rojos — de los cuales se observa tal cual rastro — dispuestos en registros horizontales, cuyas líneas de separa- (1) Número 4878/310 de la serie. (2) OUTES, ibid., 272, figura 10. (3) Número 4878/244 de la serie. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 169 ción, más o menos anchas, se conservan muy bien por debajo del labio y en el plano de unión del vientre y la sección sobrepuesta. Haré no- tar, asimismo, que el resto de la porción de vientre, comprendida en el fragmento, se halla pintada de rojo. Por último, el cuarto ejemplar policromo, referible a la primera variedad del tipo tercero, es el mejor conservado. Tanto su superficie interna como la externa, ofrecen una bella coloración bermeja, cuyo origen no me atrevo a determinar; sin embargo, me inclino a atribuirla a la cocción. Los ornamentos se en- cuentran sólo en la cara interna : el labio está pintado de rojo-violáceo; por debajo de éste existe una fina línea negra y el resto se halla ocu- pado por un complejo ornamental formado por elementos rectilíneos y curvos, también rojos (fig. 24). Por último, y para dar por terminada esta extensa descripción de las alfarerías, conviene se sepa que el labio de casi todas las piezas, sea Cual fuere su tipo, no ofrece ornamento alguno. Sólo un vaso sub- hemisférico lo tiene ornamentado con impresiones rítmicas, muy es- paciadas, ejecutadas con el filo y el dorso de la uña (1). Si bien los objetos de piedra reunidos en la estación del arroyo Largo son muy poco numerosos, Casi todos ellos ofrecen, en cambio, singular interés. Figura, en primer término, una limitada serie de materiales líticos destinados al trabajo. Comprende cierto número de fragmentos peque- nos y bloques de reducido tamaño de arenisca roja de grano fino, bas- tante compacta : y un pedazo irregular de grauvaca fina, de color gris ligeramente blanquecino (2). | Entre esos materiales informes he encontrado, asimismo, un peque- no fragmento poliédrico e irregular de limonita, cuyas caras planas y curvas, cubiertas de estrías finas, representan otras tantas superfi- (1) Número 4878/79 de la serie. (2) Número 4878/7 de la serie. Por razones que daré en el texto, he atribuído singular importancia al examen microscópico de los objetos de piedra obtenidos en la estación del arroyo Largo : juzgo, pues, de interés, la publicación in extenso dle algunas de las diagnosis que me ha comunicado el distinguido geólogo y petró- grafo doctor don Franco Pastore. La referente al pedazo irregular mencionado en el texto, dice así : «Grauvaca fina de color gris blanquecino y de cemento calcáreo. Al microscopio se distingue claramente el cemento de calcita con sus colores de interferencia característicos; contiene infinidad de pequeños granos angulosos de cuarzo, numerosos fragmentos de plagioclasas frescas y netamente macladas, y granos de magnetita. Se ven además algunas hojuelas de biotita y como elementos muy escasos, hornblenda, feldespato alcalino y muscovita ». AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 12 170 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA cies de desgaste, producidas, quizá, al ser utilizado para trazar dibu- jos sobre cuerpos de superficie áspera (1). Las demás piezas, todas ellas bien especificadas, y algunas, de un trabajo admirable, son las siguientes : una lámina; cuatro fragmentos de pulidores; un hacha pulida; una «bola »; una porción de tembetá; y una pieza de uso incierto. La lámina es de sílice; pertenece al tipo lla- mado plano, su base es dilatada, los bordes paralelos, el ápice redondeado, y no presenta el menor rastro de trabajo secundario (fig. 25). Tiene 44 milímetros de longitud, 27 milíme- Fig. 25 (4878/326), */, tros de ancho y 11 milímetros de espesor má- ximo. Los pulidores están constituídos por fragmentos irregulares de la misma arenisca roja a que me he referido (2). Todas, absolutamente todas sus caras utilizables, por estrechas que sean, están ocupadas Fig. 26 (4878/11), */, por profundas ranuras que, en las superficies mayores se entrecruzan dos y tres veces (fig. 26). Esos surcos son de sección semicircular per- (1) «Limonita bastante pura, compacta y de estructura volítica; su dureza es. 2 42,5; y su coloración heterogénea, varía con los pequeños núcleos o partículas, pero en conjunto produce una raya pardo-rojiza» (apud Franco Pastore). Nú- mero 4878/343 de la serie. (2) Números 4878/1, 4878/6, 4878/10 y 4878/11 de la serie. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ JU fecta; su anchura oscila entre 11 y 9 milímetros y la profundidad va- ría entre 11 y 6 milímetros. El hacha es un hermosísimo ejemplar, tallado en diabasa cuarcífe- Ms ao IRAN ANSAAN AAA A (7 0 Fig. 27 (4878/171), ?/, ra (1); que, por su forma, corresponde genéricamente al tipo clásico de hacha simple pulida del período neolítico europeo, pudiendo referirse, (1) «Roca muy dura, compacta, de grano muy fino, de color gris verdoso cla- ro; a simple vista irreconocible. En la preparación microscópica se ve que está constituída por una asociación menuda de cuarzo, piroxeno y plagioclasa. El fel- despato está muy alterado, sus secciones mayores turbias, corroídas y de aspecto fibroso, son casi imposible de reconocer; pero buscando cuidadosamente entre las más pequeñas que son bastante frescas, se hallan algunas que permiten establecer su orientación respecto de las bisectrices ópticas y su ley de macla. Tres de estas últimas, aproximadamente perpendiculares a %, y macladas según la ley de la al- bita, han dado con dirección de vibración de la luz paralela a x%', un ángulo de extinción de + 309, a contar desde la traza de la cara M; carácter correspondiente a un labrador que contiene cerca de 60 por ciento de anortita. El piroxeno es casi completamente incoloro, se halla en grandes secciones siempre incompletas y con gran frecuencia atravesadas por los feldespatos. Presenta las cualidades de la au- gita; las secciones que se aproximan al plano de simetría dan ángulos de extinción. mayores de 50%. El cuarzo es muy abundante, y en general, como elemento de última consolidación, llena los espacios intersticiales y envuelve o moldea a los dos minerales precedentes. La estructura de la roca es ofítica, pero sólo se dis- tingue con claridad si se observa con grandes aumentos. En algunas partes el 172 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA -ARGENTINA asimismo, a su variedad de sección oval (fig. 27, a y b) (1). En cuanto a sus caracteres especiales, los resumiré sobre la misma pauta dles- criptiva que utilicé en uno de mis estudios anteriores (2). Predominio del cuerpo sobre la cabeza, siendo la porción superior de esta última, oval y comprimida. Rastros de cuello, representado por una leve depresión situada por arriba de la mitad de la pieza y obtenida a expensas de las superficies laterales y sus líneas de sepa- ración de las principales (fig. 27, b). Superficies principales y latera- les francamente convexas. Ángulos redondeados. Filo curvilíneo. Sección oval. Longitud máxima, 100 milímetros. Anchura máxima de la cabeza, 44 milímetros; mínima del cuello, 46 milímetros; máxima del cuerpo, 51 milímetros. Espesor máximo, 32 milímetros. Desarro- llo del filo, 60 milímetros. Peso, 250 gramos. La preparación de la pieza que me ocupa, ha sido perfecta. Las su- perficies principales ofrecen su tercio inferior pulimentado a fondo, debido al trabajo intenso realizado para obtener la línea de corte; no así los dos superiores, en los cuales el pulimento no llegó a ser tan intenso. En las laterales se notan, en cambio, los menudos descanti- lados producidos para modelar la pieza. Y, justamente, estos dos aspectos en el trabajo de aquellas superficies contribu- yen a que su línea de separación sea tan nítida que semeja una arista, a pesar de Fig. 28 (4878/4), ?/, no existir en realidad, pues, como lo he di- cho, la sección es oval. En cuanto al filo, es sumamente ome: y sólo muestra un pequeño descantillado antiguo. La «bola », formada por un rodado de calcita, al estado de agrega- do cristalino fino, es esferoidal. El examen de esta pieza induce a cuarzo ha formado con el feldespato asociaciones radiadas esferolíticas gruesas. Se trata de una diabasa cuarcífera. La dureza de esta roca se debe a la abundan- cia del cuarzo y a las condiciones especiales de su asociación » (apud Franco Pas- tore). (1) Cfr. Jomyn Evans, The ancient stone implements, weapons and ornaments of Great Britain, 122 y siguientes. London and Bombay, 1897. (2) FéLix F. OuTEs, Las hachas insignias patagónicas. Examen crítico del material conocido y descripción de nuevos ejemplares, 29 y siguientes. Buenos Aires, 1916. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANI MS suponer que, para obtener la forma aludida, no debió realizarse tra- bajo secundario alguno; su superficie ofrece, por ello, múltiples de- presiones y asperezas. Por lo demás, muestra un surco ecuatorial poco profundo — aproximadamente de 3 milí- metros de ancho — y que sólo se desenvuelve en la mitad del desarrollo total (fig. 28). Tiene esta pieza 57 milíme- tros de diámetro ecuatorial y 54 milímetros de diámetro polar. Del tembetá, que es de cuarzo cristalizado, blanco-opa- z PS ., Fig. 29 lescente, sólo se ha conservado una pequeña porción — — usrs/69).', 21 milímetros —de la extremidad terminal del vástago. De sección cilíndrica, tiene 6 milímetros de diámetro; y ofrece su superficie perfectamente pulimentada (fig. 29). Por último, la pieza que considero de uso incierto está constituída por un rodado de hornblenda (1), más o menos discoide, y que ofrece, en el centro de sus dos superficies principales, marcadas señales, mu y cireunscriptas, de percusión directa; ejecutada, sin duda, con el pro- Fig. 30 (4878/117), */, pósito de producir otras tantas depresiones (fig. 30, a). Recordaré, con este motivo, que las bien fundadas inducciones del distinguido especialista uruguayo don José H. Figueira, sobre el uso probable de las piedras con hoyuelos hemisféricos halladas en la estaciones per- manentes y temporarias de la vecina República (2), parecen haberlas (1) « Asociación compacta y entreeruzada de cristales de hornblenda. Maeroscó- picamente tiene color verde obscuro; las secciones microscópicas muestran eris- tales cortos generalmente destruídos, pero poco alterados, su coloración verdosa es muy pálida y su pleocroísmo apenas perceptible » (apud Franco Pastore). (2) [José H. FiGurEIRA], [Uso probable de las piedras con hoyuelos hemisféricos encontradas en algunos paraderos uruguayos], en Segunda reunión del Congreso cien- 174 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA confirmado los hallazgos realizados, en los últimos tiempos, en el Delta paranaense. En efecto, de allí proceden algunos objetos — muy pare- cidos, por otra parte, al descripto por mí — que fueron retirados de grandes aglomeraciones de frutos, enteros o quemados, de Cocos aus- tralis Mart (1). Es razonable, pues, considerar a dichas piezas — por los mismos motivos aducidos por quienes las dieron a conocer — como los trituradores destinados a facilitar la separación de la envol- tura de los frutos aludidos; empero, el ejemplar recogido por Enrique de Carles no se halla suficientemente especificado como para que, sin reservas, le atribuya el mismo destino. Antes de pasar a otro asunto, quiero resumir algunas observacio- nes que me sugiere el material de piedra reunido en la estación del arroyo Largo. Mi primer empeño, al recibirlo, fué conocer su naturaleza, consta- tación que bien podría ofrecer un indicio revelador sobre su proce- dencia, siendo, como lo es en su totalidad, extraño a la región. El doctor don Franco Pastore con su bondad y ciencia habituales — gentileza que agradezco y estimo en cuanto vale — tomó a su cargo el examen petrográfico, cuyos resultados he dado ya a conocer. Ahora bien, utilizando sus determinaciones puedo distribuir en tres grupos las rocas empleadas por los viejos isleños: uno argentino, otro uru- guayo, y el tercero, indudablemente dudoso en cuanto a su origen. El primero comprende las areniscas rojas, el sílice y el cuarzo cristalino. Como es sabido, areniscas mesopotámicas miocénicas, y aun cretácicas, aparecen con frecuencia en las provincias de Entre Ríos y Corrientes, especialmente a lo largo del Paraná y del Uru- guay; y, también en el litoral de este último río, pudo haberse obte- nido el sílice y el cuarzo cristalino. En el segundo grupo incluyo la grauvaca, la caliza cristalina, la hornblenda y la diabasa cuarcífera. Puede asegurarse que en el litoral argentino no existen grauvacas ni calizas cristalinas; y aunque se han citado rocas amifibólicas de la isla de Martín García, no es pro- bable que la hornblenda se halle allí en masas puras, como la utili- zada, que parece debida a un metamorfismo de contacto. Por ello resulta más probable que esas tres rocas procedan de la República tífico latino-americano celebrado en Montevideo del 20 al 31 de marzo de 19041, 1, Organización y resultados generales del Congreso, 185. Montevideo, 1901. (1) Luis María TORRES, Los primitivos habitantes del Delta del Paraná, 169 y siguientes, 181 y siguiente, 379, figuras 47 y 48. Buenos Aires, 19153. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 175 del Uruguay. Debe también excluirse la procedencia argentina de la diabasa cuarcífera. El doctor Pastore me ha hecho saber que en el Museo de la Dirección general de minas, geología e hidrología existe una muestra, procedente del departamento de Canelones (República del Uruguay), muy parecida a la utilizada para fabricar el hacha hallada en la estación del arroyo Largo, aunque su grano es algo más erueso. Asimismo, según informaciones proporcionadas por el señor don Adolfo Flossdorf, también se habría encontrado en el Uruguay diabasa, en el departamento de Paysandú y en la región noreste de la República, de donde pasaría al estado brasileño de Rio Grande do Sul. Es, pues, igualmente probable que aquella roca sea de proce- dencia uruguaya. Por último, resulta harto dudosa la procedencia de la limonita — por cuyo motivo la he separado — debido a que, el fragmento en cues- tión, parece pertenecer a ciertas variedades más obscuras y compac- tas de la que tanto abunda en Misiones y Corrientes y que también se señala en el Brasil y el Uruguay. Algunos de los instrumentos y adornos de piedra merecen, asimis- mo, un comentario especial. De todos ellos, el más interesante sin duda alguna, es el hacha pulida. Jamás, antes de ahora, se había señalado en los Kulturkreisen argentinos el clásico tipo neolítico europeo (1); aunque, en realidad de verdad, se trata — como ya lo dije — de una forma propia del acervo industrial de la cultura cuyos rastros se extienden desde el Paraná medio al estuario del Plata. Me bastará recordar que Juan B. Ambrosetti obtuvo ejemplares correspondientes a variedades de aquel tipo, en Puerto Francés (estado de Paraná, Brasil) (2), en Ta- curú Pucú (Paraguay) (3), y en un lugar indeterminado de la costa paraguaya sobre el Paraná medio, próximo a la Colonia militar bra- sileña del Iguazú (4). Sin embargo, el hacha simple neolítica se ha encontrado con rela- (1) Ambrosetti, al volver de su segundo viaje a la región misionera, obtuvo en Puerto Monteagudo (gobernación de Misiones) un hacha de piedra sobre cuyos caracteres morfológicos guarda silencio (JUAN B. AMBROSETTI, Los cementerios prehistóricos del Alto Paraná (Misiones) [sic!], en Boletin: del Instituto geográfico ar- gentino, XVI, 241. Buenos Aires, 1895). Sería, pues, realmente aventurado, consi- derarla del tipo que me ocupa. (2) AMBROSETTI, ¿bid., 231. (3) AMBROSETTI, ibid., 230, figura 2 de la lámina. (4) AMBROSETTI, ibid., 239. 76 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA - tiva abundancia al oriente de Sud América, en todos los países limí- trofes con la Argentina. Recordaré, en primer término, el hallazgo muy poco conocido, rea- lizado en el departamento de Montevideo (República Oriental del Uruguay), de varias hachas exactamente iguales a la obtenida en la estación del arroyo Largo (1). En el Paraguay, además de las pie- zas antiguas mencionadas, aún la usan los Guayaquíes actuales (2). Erland Nordenskióld obtuvo un ejemplar bien especificado en Caipi- pendi (Bolivia), lugar situado al noreste del Pilcomayo y cerca de Lagunillas, en la región Chiriguana (3); y ha dado a conocer, asi- mismo, otros que representan variedades del mismo tipo, procedentes de la provincia de Sara, de Los Cusis (Mojos) y de un lugar llamado La Loma, situado sobre el río Mamoré, también en Bolivia (4). Por otra parte, aquel sabio americanista ha constatado la presencia del hacha simple pulida neolítica en los niveles más modernos del mound Velarde, uno de esos interesantísimos yacimientos que ha tenido la fortuna de descubrir en los llanos bolivianos orientales (5). Carlos Rath y Ladislao Netto mencionaron y describieron, hace de ello ya largos años, numerosos ejemplares del Brasil, la mayor parte provinientes de los sambaquis y estados meridionales (6); pero, la amplia dispersión del hacha pulida neolítica, especialmente al sur de aquella República, ha quedado evidenciada por numerosos ha- (1) JosÉ H. FIGUEIRA, Charrúas, en ORESTES ARAÚJO, Diccionario geográfico del Uruguay, 228, figura 19. Montevideo, 1900. (2) HenrY HILLYER GIGLIOLI, On rare type of hafted stone battle-axes from South-America in my collection, en Internationales Archiv fir Ethnographie, 1YX, su- plemento, 33 y siguiente, lámina III, figura 7. Leiden, 1896; CHARLES DE La Hrrrr: et H. rex Karr, Votes ethnographiques sur les indiens Guayaquís et des- cription des lewrs caracteres physiques, en Anales del Museo de La Plata, Anthropo- logie, UL, 20, lámina III, figuras 1 a, 2, 3y 9; lámina IV, figura 9. La Plata, 1897. (3) ERLAND NORDENSKIOLD, De Sydamerikanska Indianernas Kulturhistoria, 10, figura 5. Stockholm, [1912]. (4) NORDENSKIOLD, Urnengriber und mounds im Bolivianischen Flachlande, en Baessler- Archiv, 11, 214, 238 y 243, figuras 31, 138 y 167. Leipzig und Berlin, 1913. | (5) NORDENSKIOLD, Urnengráber, etc., 224, figura 89. (6) KARL RATH, Die Sambaquis oder Muschelligelgriber Brasiliens, en Globus, XXVI, 215 y siguiente, figura incluída en la página 216. Braunschweig, 1874; LADISLAU NETTO, Investigacoes sobre a Archeologia brazileira, en Archivos do Mu- seuw nacional do Rio de Janeiro, VI, figuras incluídas en las págiras 479 a 487. Rio de Janeiro, 1885. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ en : llazgos realizados en los últimos tiempos en los estados de Rio Grande do Sul (1), Santa Catharina (2), Paraná (3), Sáo Paulo (4), Minas Ge- raes (5), Bahía (6) y Matto Grosso (7). Añadiré que también la usan en la actualidad los Kaingangues del estado de Paraná (8), los Ka- yapós que merodean en los estados de Goyaz y Matto Grosso (9), los Savaje del Araguaya (estado de Goyaz) (10), los Bakairi del Tamita- toala-Batovy (estado de Matto Grosso) y los Suyá del Xingú superior (estado de Matto Grosso) (11). Conviene se sepa, no obstante, que el hacha simple pulida neolí- tica se señala, también, aunque con menos frecuencia, en los estados (1) H. von IHERING, A civilisacao prehistorica do Brazil meridional, en Revista “do Museu paulista, 1, 61 y siguiente, figura 1. Sáo Paulo, 1895; IHrkrIxG, Archeo- logia comparativa do Brazil, en Revista do Museu paulista, VI, 520, lámina XX, figuras 4 y 6. Sao Paulo, 1904; GUSTAV VON KOENIGSWALD, Die indianischen Muschelberge in Sudbrasilien, en Globus, LXXXVII, 343, figuras 15 a 17. Brauns- chweig, 1905. (2) CarLOs WIENER, Estudos sobre os sambaquis do Sul do Brazil, en Archivos do Museu nacional do Rio de Janeiro, 1, 15, lámina I, figura 1. Rio de Janeiro, 1876; [R.] Vircuow, Brasilianischen Muschelbergen der Provinz Sta. Catharina, en Verhandlungen der Berliner Gesellschaft fir Anthropologie, Ethnologie und Ur- yeschichte, 1882, 220 y siguiente, lámina XIV, figuras 1 a 4 (ejemplares dudosos 5 y 6). Berlin, 1882; KOENIGSWALD, ibid., 343, figura 22. (3) KOENIGSWALD, ibid., 343, figuras 23 y 24. (4) KOENIGSWALD, ibid., 343, figura 25. (5) E. T. Hamy, Deux pierres d'éclair (pedras de corisco), de Vétat de Minas- Geraés, Brasil, en Journal de la Société des américanistes de Paris, nouvelle serie, 11, 323 y siguientes, figura incluída en la página 324 [Paris, 1905]. El ejemplar descripto por Hamy es absolutamente idéntico al obtenido en la estación del arroyo Largo; ha sido trabajado en une roche feldspathique du grupe des diabases y tiene 99 milímetros de longitud, 41 de anchura y 26 de espesor. (6) IHrERrING, Árcheologia, etc., 554, lámina XXITI, figuras 32 y 34. (71) Guipo BOGGIANI, Nei dintorni di Corumbá (Brasile), en Bollettino della Societa geografica italiana, XXXIV, 375 y siguiente, figuras 1 y 4 de la lámina y figura 3 del texto. Roma, 1897. (8) Revista da Exposicao anthropologica brazileira, figura incluída en la página 120. Rio de Janeiro, 1882; GIGLIOLI, ibid., 32 y siguiente, lámina III, figura 6. (9) Fritz KRAUSE, ln den Wildnissen Brasiliens. Bericht und Ergebnisse der Leipziger Araguaya Expedition 1908, 390, figura 242 a y b. Leipzig, 1911. (10) KRAUSE, ibid., 362, figura 201 a y db. (11) KARL VON DEN STEINEN, Durch Central-Brasilien. Expedition zúr erfors- chung des Schingú im Jahre 1884, lámina etnológica 11, figuras 3 y 8. Leipzig, 1886. 178 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA septentrionales. Se mencionan ejemplares aislados obtenidos en la sierra de Piquiatuba, en lugares situados sobre el curso del Ama- zonas, del Tapajos, del Uatumá, del Mauhes, del Piracaná y del río Negro; en los alrededores de la ciudad de Obidos (1); e ¡igualmente la usan los Ararás del Xingú inferior (2) y las agrupaciones de Be- toyas y Macús que habitan sobre el Caiary-Uaupés (3). Bien vale llamar la atención, pues, sobre el alto valor indicador que reviste el hallazgo de un tipo de hacha tan característico, realiza- do por primera vez en la Argentina. Los pulidores y el tembetá obtenidos en la estación del arroyo Largo son, asimismo, los primeros objetos de esa clase señalados en el Delta y aun en toda la región mesopotámica argentina. Recordaré, con este motivo, que se han coleccionado piezas similares en las es- , taciones del Paraná medio (4), y que Juan B. Ambrosetti obtuvo tembetás de resina en cementerios próximos a Tatiyupí (Paraguay) y en la Colonia militar brasileña del Iguazú (estado de Paraná) (5), yacimientos, todos ellos, pertenecientes a la misma cultura de que vengo ocupándome. En fin, los restos de comida hallados en la estación del arroyo Largo, consisten, únicamente, en huesos de Blastocerus dichotomus Mliger. Se trata, las más de las veces, de extremidades proximales y distales dle fémures o tibias de individuos adultos o jóvenes; pero abundan, asimismo, los fragmentos de vértebras, pelvis, metacarpos, astrágalos y calcáneos. Algunos de esos huesos — añadiré — mues- tran pequeñas incisiones producidas, sin duda, con los instrumentos (1) Conozco los hallazgos hechos en la cuenca amazónica por la mención que de ellos hace Paul Rivet en su monumental obra sobre las viejas culturas del Ecuador (cfr. [R. VerNEAU y P. River], Ethnographie ancienne de 1 Equatewr, en Mission du service géographique de l?armée pour la mesure d'un arc de méridien équa- torial en Amérique du Sud sous le contróle scientifique de Y Académie des Sciences, 1899- 1906, VI, primer fascículo, 141. Paris, 1912). La mayoría de esos hallazgos han sido dados a conocer en una publicación de J. Barboza Rodríguez, que sólo poseía, en la Argentina, el profesor Ambrosetti. (2) GIGLIOLI, ¿bid., 31 y siguiente, lámina III, figura 5. (3) THEODOR KOCH-GRUNBERG, Zwei Jahre unter den Indianern. Reisen in Nord- west-Brasilien, 1903-1905, II, 90, figura 52. Stuttgart, 1910. (4) F. C. MAYNTZHUSEN, Ueber Vorkolumbianische Siedelungen und Urnenfried- hofe der Guarani am Alto Paraná, en Áctas del xvi Congreso internacional de ame- ricanistas, sesión de Buenos Aires, 17-23 de mayo de 1910, 463 y siguiente. Bue- nos Aires, 1912. y (5) AMBROSETTII, ¿bid., 241 y 245, fieura D del texto. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 179 cortantes con los cuales se separó la envoltura carnosa o se ejecutó la desarticulación; y otros, ofrecen rastros de haber estado bajo la acción del fuego. En otra comunicación que he traído a la Sociedad, al establecer los caracteres diferenciales de las tres grandes culturas cuyos ves- tigios se señalan en diversos lugares de la cuenca del Paraná, he dicho: « Una de ellas, sin duda la más difundida, pues sus restos se señalan desde localidades situadas sobre el Paraná medio (colonia militar brasileña del Iguazú) hasta el estuario del Plata (Martín Gar- cía), se caracteriza por sus cementerios, formados por agrupaciones más O menos numerosas de grandes urnas zonarias o campanulifor- mes, lisas u ornamentadas con series rítmicas de elementos imbri- cados producidos con la yema de los dedos, impresiones unguicu- lares, fajas pintadas monocromas o verdaderos ornamentos policro- mos, geométricos o eskeiomórficos, trazados sobre fondo blanco. Asi- mismo — añadía — en dichos cementerios o en estratos culturales que también le pertenecen, es frecuente la presencia de hermosos tembetás y hachas pulidas de piedra, iguales al clásico arquetipo neo- lítico europeo. El resto de la industria de la piedra — terminaba — está formado sólo por piezas atípicas; la del hueso no llegó a des- arrollarse; y la alfarería ofrece gran número de formas zonarias, hemisféricas y subelobosas, lisas o con ornamentos semejantes a los de los grandes vasos funerarios (1). » : Bien, pues, — con anterioridad al descubrimiento de la estación del arroyo Largo, se habían realizado en el litoral santafecino (2), en diversos lugares del complejo insular del Delta (3), en la cuenca (1) FéÉLix F. OuTkEs, Nuevo jalón septentrional en la dispersión de representa- ciones plásticas de la cuenca paranaense y su valor indicador, en Anales de la Sociedad científica argentina, LXXXV, 53 y siguiente. Buenos Aires, 1918. (2) Luis María TorRrEs, Arqueología de la cuenca del Río Paraná, en Revista del Museo de la Plata, XIV, 115, figura 37. Buenos Aires, 1907. Se trata de un pequeño fragmento marginal de alfarería policroma (fondo blanco, Cibujos rojos). (3) Los hallazgos aislados verificados en el Delta, consisten en urnas funera- rias, que según se asegura, contenían, en algunos casos, restos de adultos o de individuos jóvenes; fragmentos de alfarería y aun piezas enteras con ornamen- tación policroma; y dos «bolas» arrojadizas. Se menciona, también, un objeto de concha, de aplicación desconocida, que se habría hallado asociado a los restos típicos aludidos.-La mayor parte de esos hallazgos, que Burmeister dió a co- 180 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA del Uruguay inferior (1), y aun en alguna de las islas del estuario del Plata (2), hallazgos esporádicos que, si bien evidenciaron la amplia expansión meridional de aquella cultura, sólo proporcionaron, en cambio, limitados materiales utilizables. Por ese motivo, las induc- ciones formuladas no podían ser sino condicionales, dado que fal- taban muchos de los elementos esenciales de juicio. La nueva esta- ción, con la rica variedad de objetos que ha proporcionado, colma el vacío existente, pues ofrece, simultáneamente, la totalidad de los nocer por primera vez ([H] BuURMEISTER, Ueber Alterthimer am Rio Negro und Rio Paraná, en Verhandlungen der Berliner Gesellschaft fiir Anthropologie, Etlmologie und Urgeschichte, 1871 bis 1872, 196 y siguientes, figura 2. Berlin, 1872; Burk- MEISTER, Sur les cránes, les moeuwrs et l'industrie des anciens indiens de la Plata, en Congrés international d' Anthropologie et d* Archeologie préhistoriques, Comptes rendu de la sixieme session, Bruxelles, 1872, 347 y siguientes. Bruxelles, 1873), se hallan muy mal documentados, tanto, que, sobre buena parte de ellos, sólo se poseen informaciones indirectas o noticias vagas'en grado sumo. Conviene se sepa, asi- mismo, que los materiales referidos se han obtenido en lugares situados sobre las cuencas del Miní, Guazú y Ceibo (Marcos SASTRE, El Tempe argentino o el Delta de los ríos Uruguay, Paraná y Plata, 1, 187. Buenos Aires, 1881; TorkEs, Los primitivos, etc., 391, nota 2); en la isla de Paicarabí (SASTRE, ibid., 1, 187) y en la cuenca del arroyo de ese mismo nombre (TORRES, Los primitivos, etc., 69, 408 y siguiente); en el arroyo redes (TorRES, Los primitivos, etc., 390, figura 158); en una construcción «tumular » descubierta en las proximidades del río Carabelas (TORRES, Los primitivos, etc., 92 y siguientes), y en un lugar inde- terminado situado en la cuenca de ese mismo río. (TorRES, Los primitivos, ebc., 408, figura 165 [?]). (1) En la cuenca del Uruguay inferior se han realizado hallazgos en las in- ' mediaciones de Puerto Landa (provincia de Entre Ríos); en la isla de los Viz- caínos y en Santo Domingo de Soriano (República Oriental del Uruguay). Se asegura que en la localidad entrerriana nombrada se han encontrado grandes urnas conteniendo restos de adultos y de niños (TORRES, Los primitivos, ete., 391, nota 2, 411); en la isla de los Vizcaínos se trataría de un gran «túmulo », del cual se retiraron dos urnas funerarias, una cubierta por completo su superficie externa de elementos ornamentales digito-unguiculares, y la otra, « de superficie lisa, y pintada de rojo con ornamentos geometrizados » [?], « huesos de un niño y un esqueleto de hombre, con collares de cuentas venecianas y tres discos de cobre » (José H. FIGUEIRA, Chanás, en ARAÚJO, ibid., 223, nota 2, figuras 1, 3 y 4; Torres, Los primitivos, etc., 402 y siguiente); y de Santo Domingo de So- riano procede un fragmento marginal de alfarería policroma (FIGUEIRA, Chanás, etc., 223, figura 2). (2) OurtEs, El primer hallazgo, etc., 267 y siguiente. Mi breve noticia sobre el material reunido en el cementerio de Martín García, representa el primer estudio sistemático de un complejo de restos atribuibles a la cultura a que me refiero en el texto. NUEVOS RASTROS DE LA CULTURA GUARANÍ 181 indicios característicos enumerados. Es, pues, una circunstancia feliz que permite disponer, por primera vez, de un valioso término de comparación, mediante el cual pueden fijarse en definitiva y sin res- tricción alguna, las vinculaciones que se sospechaba existieran entre los rastros meridionales aludidos y los interesantes vestigios cultu- rales proporcionados por los yacimientos tipos, situados sobre las márgenes del Paraná medio. En efecto, el resultado de la comparación global de los materiales reunidos en la estación del arroyo Largo con los obtenidos por los señores profesor Juan B. Ambrosetti y F. C. Mayntzhusen en los yacimientos más ricos del Paraná medio — alrededores de Yaguara- zapá (1) y Tatiyupí (Paraguay) (2); Colonia militar del Iguazú -(5) y Puerto Francés (estado de Paraná, Brasil) (4) —es decisivo. En ambos complejos los procedimientos tecnológicos observados para preparar y modelar las alfarerías son los mismos (5); la forma de los “vasos es semejante; los grupos ornamentales denotan una completa unidad tecnológica y estilística (6); y la semejanza tipológiea es ab- soluta, aun en aquellos objetos mayormente especificados, como los pulidores, hachas, tembetás, etc. Dichos paralelismos se presentan con tal permanencia, que, extremando el análisis, pienso se obten- (1) AMBROSEFTTI, ibid., 242 y siguientes, figuras 4, 5 y 6 de la lámina y A, B, C del texto; [F. C.] MAYNTZHUSEN, Ausgrabungen in Yaguarazapá am Alto Para- ná, en Zeitschrift fiir Ethnologie, 1908, 106. Berlin, 1908; MAYNTZHUSEN, Ueber Vorkolumbianische, etc., 462 y siguientes. (2) AMBROSETTHI, ibid., 240 y siguiente. (3) AMBROSETTI, ibid., 233 y siguientes, 244 y siguientes, figuras 3y Ta 14 de la lámina, figuras D a I y K del texto. En la lámina que acompaña la noticia del profesor Ambrosetti sobre los cementerios del Paraná medio, se ha deslizado un importante quid pro quo. En efecto, en dicha lámina no aparece la figura 7 y, en cambio, dos de los dibujos que comprende llevan el número 15. Después de una prolija compulsa y basado en las descripciones contenidas en el texto, puedo asegurar que la figura que en la lámina lleva el número 10 es, en realidad, la número 7 omitida; y que el vaso zonario con una franja marginal ondulada que se representa bajo el número 15 es, sin duda, el número 10. (4) AMBROSETTI, ¿bid., 231. (5) Véase, por ejemplo: MAYNTZHUSEN, Ucber Vorkolumbianische, etc., 465 y siguientes. (6) Esa unidad es tan íntima y permanente, que hasta la ornamentación mono- croma radiada interna de uno de los vasos del tipo séptimo (fig. 23), se ha seña- lado en la alfarería de los yacimientos septentrionales (cfr. MAYNTZHUSEN, Ueber Vorkolumbianische, ete., 467). 182 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA drían los mismos resultados; desgraciadamente, esa comprobación final no puedo verificarla, pues las investigaciones realizadas en los yacimientos aludidos distan mucho de ser sistemáticas, y las publi- caciones a que dieron lugar apenas comprenden vagas descripciones generales, complementadas, a las veces, con una información icono- gráfica insuficiente. La posición de la estación del arroyo Largo, en cuanto se refiere a los otros yacimientos meridionales, se presenta, asimismo, bien de- finida. Prescindiendo del interesante grupo de objetos, comprendidos en el hallazgo, que se señalan por primera vez en el referido Kultur- reis, el resto del material se caracteriza en igual forma que el obte- nido esporádicamente, siendo la alfarería policroma, también en este caso, la que ofrece el indicio más revelador. Las pocas piezas de ese tipo reunidas por Enrique de Carles, son tecnológica y estilísticamente iguales a los diversos ejemplares dados a conocer antes de ahora (1); y la cireunstancia de que la policromía aparezca, también, en uno de los vasos del tipo sexto, vale decir, en una forma abundante y bien especificada, evidencia que ese aspecto ornamental no repre senta una infiltración extraña, como pudiera creerse, dada la escasez relativa de esas mismas piezas. Tales son las observaciones que he realizado sobre el interesante material reunido por Enrique de Carles en la estación del arroyo Largo. Buenos Aires, noviembre de 1917. (1) Bastaría compararlas con los fragmentos policromos figurados, obtenidos en la Colonia militar brasileña del Iguazú (cfr. AMBROSETTI, ¿bid., 249 y 251, figuras 13 y 14 de la lámina y K del texto); en el lugar paraguayo de Yaguarazapá (cfr. AMBROSETTI, ibid., 245, figura 5 de la lámina); en los ricos estratos culturales de Puerto Gómez, sobre el litoral santafecino (cfr. TORRES, Arqueología, etc., 115, figura 37); en el Delta (cfr. BURMEISTER, Sur les cránes, etc., 348; AMBRO- SETTI, ibid., 251, figura J del texto y TORRES, Los primitivos, etc., 408 y siguiente, figura 165); en Martín García (cfr. OutEs, El primer hallazgo, ete., 271 y siguien- tes, figuras 9 y 10); y en la República Oriental del Uruguay, en las ruinas de la antigua reducción indígena de Santo Domingo de Soriano (cfr. FIGUEIRA, Cha- nás, ete., 223, figura 2). RESUMEN DE ALGUNAS IDEAS SOBRE EL SIGNIFICADO FISICO DE LA CONSTANTE QUIMICA DE AFINIDAD o y 1. Los principios fundamentales de la termodinámica; fórmula de Helmholz. — y 2. El teorema de Nernst. — $ 3. La constante química. — $ 4. Interpretación molecular del teorema de Nernst. -- 4 5. Interpretación de la constante quími- ca. — $ 6. Las nuevas ideas de Nernst. $1. La termodinámica enuncia dos principios fundamentales. El primer principio dice: es imposible imaginar un móvil perpetuo de primera especie, esto es, una máquina tal que, después de recorrer un cielo cerrado, dé como resultado la producción, en el medio exterior, de acciones cuya suma de sus equivalentes mecánicos sea distinta de cero. Il segundo principio se enuncia: es imposible imaginar un móvil perpetuo de segunda especie, esto es, una máquina tal que después de recorrer un ciclo cerrado haya producido dos únicos efectos : el enfria- miento de una fuente calorífica y la producción de un trabajo exterior (elevación de un peso, por ejemplo). Matemáticamente pueden expresarse estos principios en forma di- versa. Así, el primer principio conduce a esta consecuencia : existe una función, U, de las variables que caracterizan el estado de un sis- tema, tal que la suma de todos los equivalentes mecánicos (positivos (*) Este no es un trabajo de investigación; quienes conozcan los trabajos origi- nales al respecto no tienen nada que aprender en él. 184 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA o negativos) de las acciones ejercidas por el sistema al pasar de un estado A a otro estado B, sea igual a la diferencia de los valores de la función correspondientes a dichos estados. Esta función U se deno- mina la energía interna de un sistema, y sólo puede ser definida a menos de una constante, en el sentido de que si se conoce una función Y que satisface el enunciado, la función: UC, en que € es una constante arbitraria, también lo satisface. El primer principio se expresa por lo tanto: W. — UV, =0 5 4A= U:; (0) siendo (Q) la suma de todas las cantidades de calor recibidas por el sis- tema al pasar del estado 1 al 2; A la suma de todos los trabajos rea- lizados por el medio exterior; y U la variación de la energía interna del sistema. El segundo principio conduce, a su vez, ala siguiente consecuencia: existe una función, S, de las variables que caracterizan el estado de un sistema tal, que goza de las siguientes propiedades : 1* la función S permanece constante para toda transformación adiabática, reversi- ble del sistema; 2* no es posible disminuir el valor de la función S de un sistema, sin que perduren variaciones en el medio exterior; 3* es siempre posible pasar de un estado A, de un sistema, a otro B, carac: terizado por el mismo valor de la función $, sin que perduren varia- ciones en el medio exterior (es decir, mediante una transformación reversible); 4* si un sistema pasa de un estado A a otro B, sin que perduren variaciones en el medio exterior, la función S aumenta o, en el caso límite de transformaciones reversibles, permanece constante ; 5* en toda transformación isotérmica reversible, no adiabática, la va- riación de la función $, es: [a ds = (1) úl siendo T la temperatura absoluta. La función S, que tiene esas propiedades se denomina la entropía del sistema, y ella está definida a menos de una constante arbitraria, en el sentido expresado para la función U. En general, es imposible expresar las funciones U y S, dadas las variables que caracterizan termodinámicamente el estado del sistema; pero tratándose de los gases ideales, para los cuales conocemos la ecuación de estado po= RT (2) CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 185 podemos expresar fácilmente : % = OC, T + const. (3) S =0,log T + R log v-- const. (const. =8,) (4) O, es el calor específico a volumen constante, y los logaritmos son naturales. Sin embargo, siendo Ú y S, solamente funciones de las variables que caracterizan el estado de un sistema, el diferencial de estas fun- ciones, al pasar el sistema de un estado a otro infinitamente próximo, es un diferencial exacto, es decir, no depende del proceso mediante el cual se pase de un estado al segundo. Podemos, pues, expresar en general el diferencial de cada una de'las funciones Ú y S. La fórmula (0) aplicada a una transformación infinitamente pequeña nos da: dad =A +0Q. (5) Mientras que para la entropía es posible demostrar que : 1Ú — pd 8 = a ? (6) Aun cuando en la fórmula (5) A y Q son infinitamente pequeños, se prefiere no usar la notación diferencial, porque no son diferenciales exactos. Naturalmente en la fórmula (6) se ha supuesto que el trabajo exte- rior consiste en vencer la presión p, mediante un aumento de volu- men do. Conviene hacer notar, para evitar un error frecuente en muchos «autores, que la fórmula (1) sólo es aplicable al caso de transformacio- nes reversibles isotérmicas. Si consideramos incluidos en el sistema que se transforma, todos los cuerpos del medio exterior que sufren modificaciones, las propiedades (le la entropía nos dicen que : dS --dS, 20 (7) siendo dS, la variación de entropía del medio exterior. Y finalmente, si el trabajo exterior del sistema se realiza en forma reversible, podemos aplicar para dS, la fórmula (1) en que QQ cambia de signo (el calor absorbido por el medio exterior es suministrado por «el sistema). Queda : Q ¡Na Te 2 AS > (s) AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 13 186 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA El signo igual, se refiere al caso límite de transformaciones rever- sibles. Esta es la expresión más general del segundo principio de la termodinámica. Eliminando Q entre las (5) y (S), se llega a: 40 — T4S AOS Pero según la fórmula de Kirchhoff: 192 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA asa IFA! Q=Q, — YO, T con lo que resulta O S: —C, +K log R log K, = RT R log T —|- AN (19) En las sumas figuran como términos aditivos los que corresponden a los cuerpos que figuran en el segundo miembro de la ecuación quí- mica. Se ve que la constante que figura en la fórmula (19) puede calcu- larse como una suma de constantes correspondientes a los gases que figuran en la ecuación química. Hasta aquí sólo hemos utilizado la termodinámica clásica. Ella no nos permite calcular la constante de la fórmula (19). Mediante el teorema de Nernst podemos obtener ese resultado. Si aplicamos consideraciones análogas al caso de la evaporación de un líquido, tendremos : L a S, = C, log T — R log v -S' —8;: (19 bis) La fórmula (6) nos da por otra parte : 3 p) IU d' IV =p) 045) 02 1), +22) + (6), (5) 17 JU dv ES ll dE an = 9 E El numerador no es sino el calor de reacción a presión constante : de On a s=| ss ol y según el teorema de Nernst la constante es igual a cero, en el caso de un sistema condensado : A | E ar. (20) Esta es la expresión más general del teorema de Nernst, según el enunciado de Planck. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 193 Por otra parte, según la fórmula de Kirchhoff : L=L,T 0, T=— [Cldr a (21) en que € es el calor específico del líquido. Si reemplazamos en la (19 bis) los valores 20 y 21 queda : —L SA 0) 1 (C1 E A e E TALLO == 0 log p ET E q | Cu ros T E pp + | — 0, + Blog K : R La constante que buscamos es, pues, la constante de la fórmula de las tensiones de vapor saturado. Es posible, por lo tanto, determinarla midiendo la tensión de vapor, a bajas temperaturas. Es frecuente convertir los logaritmos naturales que figuran en la fórmula en logaritmos vulgares, dividiendo por el módulo. La constan- te queda entonces: E + KlogR (29) 2,3 R Este valor ha sido denominado por Nernst : la constante química del gas considerado, y caracteriza, según la fórmula (19), el comporta- miento del mismo. $ 4. Para estudiar el significado físico de la constante química es necesario interpretar el teorema de Nernst desde un punto de vista molecular. El desarrollo de la termodinámica ha seguido siempre dos caminos distintos, aunque complementarios. De un lado, se sale de principios sugeridos por la experiencia y se busca deducir de ellos las leyes que rigen a los fenómenos térmicos, sin hacer hipótesis ninguna sobre la naturaleza del calor. Este procedimiento, que es sin duda el más rigu- roso, no nos permite ninguna exploración dentro del mecanismo mo- lecular y de la causa originaria a que pueden referirse los fenómenos. De otro lado, podemos, mediante hipótesis suficientemente intuiti- vas acerca de las moléculas y de sus movimientos, desarrollar una teoría sobre la naturaleza del calor y los fenómenos que origina. Ten- dremos así menos rigor, pero una comprensión mayor de la naturaleza íntima de los procesos naturales. Pero estos caminos que pueden prolongarse independientemente, tienen, no obstante, puntos de contacto, de tal manera que las conclu- siones a que se llega partiendo de los principios fundamentales de la 194 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA termodinámica, vienen a ser iluminados — internamente, por decirlo así — mediante las hipótesis de la teoría cinética del calor. Así ha sucedido con los principios fundamentales enunciados en el párrafo 1. Dentro de la teoría cinética del calor, el primer principio no es sino la extensión a los movimientos moleculares del principio de conserva- ción de la energía mecánica. Por otra parte, después de los estudios de Boltzmann, se sabe que la entropía de un estado está directamente ligada a su probabilidad. El principio de que en todos los fenómenos que se producen expontanea- mente la entropía aumenta (el caso límite de transformaciones reversi- bles no existe en realidad) significa, traducido al lenguaje molecular : que un sistema molecular tiende siempre hacia el estado de máxima probabilidad. La entropía debe ser, pues, una función de la probabilidad del esta- do de un cuerpo, y el mismo Boltzmann demostró que si W es la pro- babilidad, debe ser : S = klog W. (23) Esta función es, en efecto, compatible con el hecho de que la entro- pía de la mezcla de dos gases es la suma de las entropías de cada uno de ellos en la mezcla. La probabilidad de estado de la mezcla es el producto de las probabilidades; luego : S = k (log W, log W.) =8, —- 8S,. Si queremos, por lo tanto, interpretar el teorema de Nernst, que como hemos visto se refiere al valor de la entropía, es necesario, pues, par- tir de la fórmula de Boltzmanmn y definir convenientemente la proba- bilidad W, de modo que podamos calcularla mediante el análisis com- binatorio. Supongamos tener una masa de gas. Todas sus moléculas se mue- ven con velocidades que difieren de unas a otras pero cuya distribu- ción más probable está dada por la ley de Maxwell. Sea € la suma de las energías cinéticas de todas las moléculas. Sea, además, N el «número total de moléculas y de ellas, n, tiene la velocidad v,, n, la velocidad v,, ete. E S1 consideramos numeradas las moléculas de 1 a N, imaginemos que son las n, primeras moléculas las de velocidad v,; las n, siguien- tes tienen la velocidad v,, etc. Es evidente que podemos hacer una distribución distinta : las n, primeras moléculas tengan la velocidad CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 195 v,; las n, siguientes la velocidad ?,, etc. ¿ De cuántas maneras podemos combinar N moléculas de modo que nr, tengan la velocidad v,, n, la velocidad v,, ... etc. ? Será, evidentemente el número de combinaciones con repetición : : N! E = 94 NAM Nela Ms (E Z siendo además : Pero las combinaciones anteriores no son las únicas que pueden hacerse respetando la condición de que Ú permanezca constante. Po- demos, en efecto, suponer una nueva distribución de volocidades en que n,' moléculas tengan la velocidad v,, n,/ la velocidad v,, ete., y cal- cular el número G/ de combinaciones posibles con esa distribución. Es evidente que si las velocidades moleculares pueden variar de una ma- nera continua, el número de velocidades que podemos asignar a las moléculas es infinito, y por lo tanto, es infinito el número de combi- naciones posibles, cuya energía total sea Ú. Si definimos la probabi- lidad de una determinada distribución de las velocidades como el cociente del número de casos favorables, G, sobre el número de casos posibles, dicha probabilidad es, para cualquiera distribución de las velocidades, igual a cero. Llegaríamos a la absurda consecuencia de que el valor de la entropía de un gas es siempre infinito. Podemos evitar esta dificultad si procedemos así : dividamos el intervalo de velocidades o — v en intervalos muy pequeños dv y ave- rigtiemos cuántas moléculas están animadas de velocidades compren- didas en cada uno de los intervalos; sean n,, M,, ebc., esos números de moléculas. Cada estado del gas estará representado por un cierto valor de G (fórmula 24). El número de casos posibles es ahora finito y por lo tanto podemos calcular la probabilidad de cada estado. Pero obser- vemos que en la probabilidad así calculada figurará un factor función de la magnitud del intervalo dv. Por lo tanto, en el valor del logaritmo de la probabilidad, figura una constante aditiva arbitraria. Llegamos así a interpretar molecularmente el resultado termodinámico según el cual la entropía es sólo conocida a menos de una constante arbitraria. En el lenguaje de la teoría cinética equivale a decir: la magnitud del intervalo de en el cáleulo de la probabilidad de un estado es comple- tamente arbitraria. : 196 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Pero si aceptar el teorema de Nernst significa, como hemos visto ya, determinar el valor de la constante de entropía, debemos concluir que en el lenguaje de la teoría molecular puede enunciarse : la magni- tud del intervalo de velocidad (o de energía) con que debe conducirse el cálculo de la probabilidad, no es arbitraria, sino que tiene un valor determinado para cada gas (*). ¿Cómo debemos representarnos esta discontinuidad de la energía a efectos del cálculo de la entropía? La hipótesis más sencilla es supo- ner que las moléculas experimentan variaciones discontinuas de la velocidad, o sea de la energía; es decir, suponer que la energía del movimiento molecular aumenta o disminuye por quantas, de tal modo, que un quanta sería la menor cantidad de energía que una molécula puede adquirir o abandonar. Esta hipótesis es, no obstante su aparente sencillez, de las más revolucionarias dentro del campo de las ciencias naturales. La continuidad de la energía ha sido, en efecto, la base de todos nuestros razonamientos hasta hace muy pocos años; y los hom- bres familiarizados con las ideas de la teoría cinética no pueden aco- ger sin sorpresa una hipótesis que modifica fundamentalmente las ideas hasta hace poco universalmente aceptadas. Es posible que todos los físicos se hubieran resistido a aceptarla, si en otro campo comple- tamente independiente de las teorías moleculares no hubiéramos sido conducidos a análoga conclusión. Planck ha podido mediante ella explicar satisfactoriamente las leyes de la emisión, aceptando que, por lo menos, la emisión de energía se realiza en forma discontinua. Esta hipótesis permite substituir la fórmula de Lord Raleigh — que está en contra de los resultados experimentales — por una nueva fór- mula, demostrada por Planek, que responde cualitativa y cuantitati- vamente a los resultados experimentales. Conviene precisar que la hipótesis de Planck se refiere primeramente a fenómenos oscilatorios. Un resonador de Planck sería capaz de admitir energía por quantas, siendo cada quanta del valor hy, en que y es la frecuencia de la oscila- ción y huna constante universal. Para fenómenos no periódicos, como es el caso de los movimientos moleculares en los gases (no así en los sólidos) la hipótesis carece de sentido. Para conservar el quanta de energía, sería necesario darle otra interpretación en los fenómenos no periódicos. Sin embargo no es ésta la única hipótesis que podemos hacer para (4) M. "PLANCK, Phys: ZS., 13, 173, 1912. Ber. d. Deutsch. Chem. Gesell., 45, 20. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 9/7 explicarnos la necesidad de suponer intervalos finitos y de magnitud determinada al conducir el cálculo de la probabilidad. Sommerfeld (*) cree que la existencia de un quanta de energía puede explicarnos los fenómenos de la radiación y en general todos los fenó- menos periódicos; pero que en los fenómenos no periódicos, como es el caso de los movimientos moleculares, debe substituirse el quanta de energía por un quanta de impulso cuya expresión sería : o —) s A d E mo”) dt=h (t = tiempo); (26) expresando la hipótesis de que el menor impulso que en la naturaleza puede ser ejercido es siempre igual al quanta de impulso h, que viene a ser así una constante universal. La naturaleza de la discontinuidad puede ser por ahora difícil de precisar. La teoría cinética no nos impone por otra parte, ser tan ra- dicales en nuestras ideas. Es suficiente afirmar, si queremos mantener las ideas de Boltzmann sobre el significado molecular del segundo principio, e introducir además el teorema de Nernst en el dominio de la teoría cinética, que: en el cáleulo de la probabilidad de un estado será necesario dividir el intervalo de energía en intervalos finitos, cuya magnitud no es arbitraria, sino, por el contrario, constante para todos los gases. ¿ i Hagamos notar de paso que la hipótesis de Sommerfeld significa decir que una gran cantidad de energía puede ser comunicada a una molécula en un tiempo sumamente pequeño y recíprocamente. $ 5. ¿Cómo podemos, ahora, hallar una interpretación molecular de la constante química? El camino está ya indicado por las considera- ciones que preceden. Debemos : 1” adoptar una definición conveniente de la probabilidad, compatible con las exigencias de la termodinámica y con nuestro concepto intuitivo de dicha magnitud; 2” calcular el valor de W y por lo tanto el valor de S, suponiendo intervalos finitos de la probabilidad; 3? comparar la constante de la expresión así ha- lada con el valor S de la fórmula (4) y reemplazarlo en lugar del mis- mo en la expresión (22) de la constante química. Podríamos aún agre- gar una hipótesis acerca de la naturaleza de los intervalos finitos de la probabilidad y hallar entonces una relación entre la constante quí- mica y la constante universal h (quanta de energía o quanta de impulso). (1) A. SOMMERFELD, Phys. ZS., 12, 1057, 1911. 198 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Tetrode ('), Stern (?), Sackur (*) y otros, han desarrollado estos cálculos. Seguiré el procedimiento de Sackur, análogo al empleado por Planck para calcular la entropía en la emisión calorífica. Supongamos, para mayor sencillez, el caso de un gas monoatómico. . El estado de una molécula está entonces completamente definido cuando se conoce su posición y su velocidad, es decir, mediante seis y coordenadas : las tres coorde- | nadas cartesianas del centro | A de la molécula y las tres com- | 14 ponentes de la velocidad, según : cada uno de los ejes. Quere- mos empezar por averiguar 5 cuántas moléculas de las con- tenidas en un pequeño cubo eS dx,.dy, dz, tienen componentes ms de velocidad comprendidas en- 1 y Es SOS q + da Fig. 1 ¿+ dí. Dicho de otro modo: si imaginamos un espacio de seis dimensiones y representamos según cada una de las dimensiones una de las coordenadas que definen el estado de la molécula, el pro- blema propuesto equivale a averigua cuantas moléculas están con- tenidas en el cubo exadimensional : ds =dx . dy . de. dZ..dn. di. El número de moléculas buscado será proporcional a ds, de modo que si indicamos con ds el cubo exadimensional, uno de cuyos vérti- Ces es Y, Yi Lu. Gas mu La do, el que tiene por vértice entr. aos Mar la ».. €bC., Serán : f,d5,, fado, ..., 108 NÚMETOS N,, Ma ..., Contenidos en ellos. En general será fds el número n de moléculas contenidas en un cubo elemental, siendo f una función de las seis coordenadas. Si N es el número total de moléculas : N=YNím, + m, +1, +.) =3(J,de, + fado, +...) = [ds (27) El número de combinaciones que pueden hacerse de modo que cada una de ellas reproduzca el mismo estado del sistema está dado por la fórmula 24. El estado del sistema que admite el máximo de «com- (2) TerroDkE, 4nn. d. Physik, 38, 439, y 39, 255, 1912. (2) O. SrerN, Phys. ZS., 14, 629, 1913. () O. SACKUR, Ann. der Physik, (4) 36, 958, 1911 y 40, 67, 1913. NErNSsrt, Festschrift, página 405, 1912. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 199 plexiones » posibles es evidentemente aquel en que todas las molé- culas tengan distintas velocidades, es decir: 1, =N, = My = ... =1. => 10 Sackur define la probabilidad de un estado por G n in. ln... PP === M 1 Esta definición difiere de la adoptada por Planek, quien acepta sencillamente : P= G. La definición de Sackur tiene la ventaja de que en ella P es una fracción propia, contrariamente a lo que sucede con la de Planck, en que la probabilidad resulta un número muy grande; además conduce a consecuencias más lógicas en el desarrollo que estamos haciendo, como lo ha mostrado el mismo Sackur. S =k log P = — k [log (£,d5,!) — log (£,d5,!) + 108 (f,da,!) ...] Supongamos que todos los volúmenes elementales ds son de igual magnitud y que en cada uno de ellos existe un gran número de mo- léculas, con lo cual es aplicable la fórmula de Stirlin : log (pb) =p (log p — 1). Será : S = — kXfds (log fds — 1) = — kX(dof log F —- fds log ds — fds) y teniendo en cuenta la (27): S = — kX(fd3 log f) — kN log ds =— k| def log f— — kN log ds =- kN. (29) Para poder calcular la función f introduzcamos las condiciones de que en estado estacionario la entropía es un máximo y además de que la energía U y el número total de moléculas N son constantes. 38 =0=/(log f -L 1) 3fda (30) mM ED 2 42 ES > 5) 7) U Sn 12 E) fds ¿U=0=[(É JH n* + E)jafds (31) ¿N =0 = | ¿fdo. (32) De las 30, 31 y 32 resulta, teniendo en cuenta que : 200 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA ES /z de== a 2 o ab paar E) (33) que es la ley de repartición de Maxwell. La determinación de las constantes a y b se obtiene introduciendo en las (27) y (31) el valor (35); resulta : MN 3MN E . _3mNÑ v 147U LAN Resulta en la (29): S =— kh ¡[log a 2 paren "+ de — hi log de Y 1 KN =— KN log de — EN log a -- EN log v +2. 3mN 5 =liN log U IN log 0 +3 IN pa — kN log ds — kN log N —|- EN Esta fórmula ha sido obtenida mediante consideraciones puramente moleculares y utilizando las nociones del cálculo de probabilidades. Planck obtiene, haciendo uso de las relaciones termodinámicas : OS y SO ON O pvu=KkNT'; 0 sea: EN =Rk U= 100 de donde JU 3 ¿A 5 Cv =¿RK (calor específico de los gases monoatómicos). 0 ed Resulta en la (34): 3 Y 2 5 M S=C,log T—-Rlogv-- E —-R 0877 Rlog N — K log do. (35) (M = MN, peso molecular). Comparando con la (4) resulta : M a ls 27R — Rlog N — Klog do (36) CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 201 Como habíamos previsto, la constante S' es función de la magnitud del intervalo o elemento de volumen, ds. La interpretación física del elemento ds es inmediata : m*ds = dx .d(mi) . dy .d(mn) . de. d(mi). Pero: a Ed al mz) di medsdt maxds = du d(me): puesto que Aceptando, pues, la hipótesis de Sommerfeld, resulta : h* m*ds =h* ds == (37) m* Reemplazando el valor (36) en la expresión de la constante química (22), resulta : 3 5 3 O= 9 10810 27 + 5 10810 KR — 510810 M —1log,, N —1lo2,, d . ya! 0 Sea: to|a 3 R (27m)2 ] O E : N (38 bis) (0) = log, ANN Puesto que R, h y N son valores conocidos, podemos calcular O y comparar el resultado obtenido con los datos experimentales. Antes de reemplazar los valores numéricos, debemos averiguar cuál es la dimensión de C. Podemos escribir la (38): e R C=2 == 10810 7% en que Z es un número sin dimensión; R tiene la dimensión de un tra- bajo, y análogamente h; M la dimensión de la masa : e [0] =2 + logo [mi 2t=*] =2 + logo o | es decir: la dimensión de C es el logaritmo de una presión o sea de an trabajo sobre un volumen. AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 14 202 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Puesto que una atmósfera = 1.013 X 10* (C. G. S.), tendremos que agregar al valor de C el logaritmo de 1.013 < 10", si expresamos k, h y M en unidades C. G. $. y queremos obtener € en atmósferas, como ha hecho Nernst. A ; =D. 0 == 1D 1034 ML, Según Planck (*): R=8.31 X 10" ergs lo 18920 h= 6,548 X 107 * ergs log, 1 4- — 26,184 N = 6,175 X 10* ergs (Or E 201/01. Queda : 0=— 1.617 —1.5l02,, M (log,, indica ahora logaritmos vulgares). (39) Esta fórmula se refiere solamente a gases monoatómicos. Con ella pueden obtenerse los siguientes valores de €: Gas M C MO aa. 4,0 — 0.71 NGON: Ss 3000000900 20,2 + 0.43 IMERÓN O b'd0000000 40 + 0.78 CPT 83 + 1.46 e 130 + 1.55 Todo (monoat.)... 127 + 1.54 Mercurlo........ 200,6 + 1.84 Los valores correspondientes al neon, argón y yodo concuerdan satisfactoriamente con los valores de O medidos por el método de las tensiones de vapor. De los otros gases no existen medidas. Tratándose de gases biatómicos puede conducirse el cálculo de una manera análoga; pero en la expresión de U es necesario tener en cuenta la energía del movimiento rotatorio de la molécula. Si consi- deramos la molécula formada por dos átomos esféricos cuyos centros distan 2r del centro de rotación de la molécula, podemos expresar la energía de la molécula conociendo las tres componentes de la veloci- (1) M. PLANCK, Wiirmestrahlung, primera edición, página 162. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 203 dad lineal, £, 1, £, y las dos componentes de la velocidad rotatoria, u y w. Resulta entonces en cambio de la (39): C= 13,479 —- 2,5 log,, M +2 log,, r. (40) Y para gases triatómicos : COC = 21.030 — 3 log,, M + 3 log;, r. (41) En resumen, podemos decir: la constante química es un valor que, según la fórmula (24) difiere de la constante S! de entropía, en un valor constante para todos los gases de igual atomicidad (Cp = const.) ; el valor de S' interpretado molecularmente depende a su vez del peso molecular del gas, de su atomicidad y del radio de la molécula. Como este valor, y también C, puede considerarse como una cons- tante que caracteriza el comportamiento químico del gas considerado, resulta que la atomicidad, el peso molecular y el radio de la molécula son suficientes para definirlo enteramente a los efectos de estudiar los equilibrios químicos en que interviene. Pero para llegar a estas con- eclusiones es necesario aceptar la teoría de la discontinuidad de la energía, o la hipótesis de Sommerfeld. $ 6. La teoría de los qguanta ha proyectado mucha luz sobre fenóme- nos para los cuales no teníamos hasta entonces ninguna explicación satisfactoria, como son la variación del calor específico y las leyes de la emisión; además ella ha conducido a importantes descubrimientos y su aplicación se extiende ya a dominios muy diversos de la ciencia física. Su fecundidad no puede, por tanto, ser puesta en duda; pero, no obstante, ella tropieza con serias dificultades especialmente de ca- rácter lógico. Además nos obliga a abandonar las ideas fundamentales que han dirigido hasta ahora el desarrollo de la ciencia. Basta pensar que la ley de equipartición de la energía de Boltzmann debiera consi- derarse sólo una primera aproximación en la región de las altas tem- peraturas; que los principios fundamentales dde la electrodinámica y de la mecánica, fundados en la continuidad de la energía, sólo podrían ser condicionalmente aplicados a los átomos; y aun, que la aplicación de nuestro principal instrumento de análisis, el cálculo diferencial, sería discutible, para comprender la resistencia que, no obstante los éxitos de la teoría, opone el espíritu a su adopción. Además, el mismo Planek se ha visto obligado a admitir que, por lo menos en algunos casos, la absorción de energía radiante debe hacerse en forma conti- nua, y esto levanta nuevas objeciones, ya que una representación del 204 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA mecanismo que trasforma la energía discontinua (emitida) en continua (absorbida) falta por completo. Nernst (*) ha ensayado una nueva explicación de los fenómenos que nos permitiría conservar nuestras ideas sobre la continuidad de la energía. Su trabajo es solamente un anticipo de desarrollos más com- pletos que acaso las circunstancias actuales no han hecho aún posi- bles. No debe, pues, esperarse una exposición clara y definitiva del asunto; yo, por mi parte, me limitaré a relatar cuáles son las ideas fundamentales del eminente sabio. En primer lugar, los procesos radioactivos producen, como es sabido, como último resultado, helio. No obstante ser así, la cantidad de helio existente en la tierra es sumamente pequeña, lo cual parece inexpli- cable si se considera la abundancia de los fenómenos radioactivos y la edad de la tierra. Es por lo tanto probable la existencia de un fenó- meno mediante el cual desaparezea, a su vez el helio. Ese fenómeno puede consistir en una transformación del helio en éter o en una reagrupación de átomos de helio para formar otro elemento más pesa- do. En el primer caso tendríamos un fenómeno de « degradación de la materia » como en la termodinámica tenemos una «degradación de la energía ». Pero cualquiera de estos procesos sería fácilmente con- cebible si atribuyéramos al éter una enorme cantidad de energía por centímetro cúbico. ; Por otra parte, estamos obligados a admitir que aun a las tempera- turas más bajas, existen movimientos en el interior de los conjuntos moleculares. Las substancias radioactivas mantienen constante su emisión aun a las más bajas temperaturas a que han podido ser obser- vadas. Esto nos obliga a admitir que el cero absoluto de temperatura no está caracterizado — como creíamos hasta hace pocos años — por la ausencia total de movimiento, sino que, por el contrario, existe una cierta cantidad de energía al punto cero. Estaidea, enunciada ya ante- riormente por Planck, levantó en un principio una gran cantidad de objeciones, especialmente porque admitiéndola era necesario aceptar que un electrón que vibra a la temperatura del cero absoluto no pro- duce ninguna radiación, lo que parece contradecir los principios de la electrodinámica. Además es difícil imaginar una energía molecular que nada tiene que hacer con la energía calorífica. Ambas objeciones quédan levantadas por la nueva hipótesis de Nernst. La idea fundamental de la nueva hipótesis consiste en lo siguien- (2) W. NerNstT, Berichte der Deutschen Phys. Gesell., 48, 83, 1916. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 205 te: el éter contiene una enorme cantidad de energía de carácter osci- latorio, aun cuando no exista en él energía calorífica radiante, es decir por debajo del cero absoluto. Aceptamos provisoriamente que la densidad de energía en el éter al cero absoluto está dada por la fórmula : U,=— y | (42) en que: y es la frecuencia de la oscilación considerada, e la velocidad de la luz y h la constante de Planck (6,548 X 107?”). Esta constante no tiene aquí el significado que le da la teoría de los quantas; es sola- mente un factor de proporcionalidad. Un electrón — o sea un resonador de Planck — colocado en ese campo tomará al estado estacionario una cantidad de energía dada por la fórmula : ) === lin) (43) Por lo tanto un electrón que oscila al cero absoluto se comporta como si estuviera en equilibrio con la energía del éter, conforme a las leyes de la electrodinámica. Como un electrón que oscila linealmente sólo tiene dos grados de libertad, la fórmula anterior puede interpretarse diciendo que un elec- trón o un átomo capaz de oscilar con una frecuencia », toma por cada, erado de libertad la cantidad de energía : : En adelante aceptamos como válida esta interpretación, con la cual viene a ser nuevamente válida la ley de equipartición de la energía. En oposición al' movimiento calorífico, la energía al punto cero es totalmente energía libre, lo que concuerda con los resultados de la ter- modinámica. Esto establece la primera diferencia entre las dos formas de energía. La energía al punto cero es energía ordenada, de acuerdo con la interpretación dada por Boltzmann al segundo principio; el movimiento calorífico es, en cambio, uniformemente desordenado. Conviene aún hacer notar que la nueva hipótesis lleva implícita la (1) M. PLANCK, Wiármestrahlung, primera edición, página 124. ) Y, Y , Pag 206 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA siguiente consecuencia: el principio de conservación de la energía no es aplicable a un único átomo; solamente si se considera el éter como formando parte del sistema el principio de conservación se mantiene válido. La fórmula (42) que hemos admitido provisoriamente llevaría a la consecuencia de que — pudiendo ser y infinitamente grande — la ener- gía del éter sería infinita. Por eso es preferible una hipótesis sobre U, que elimine esa conse- cuencia. Podría adoptarse, por ejemplo, según Nernst : : o Szhy y O a (44) em—+1 Esta fórmula equivale a suponer que el éter es de estructura ató- mica, hipótesis que ya había sido enunciada por Nernst. La fórmula anterior dice que por y suficientemente grande con res- pecto a y, la energía U, tiende a cero. Sin embargo eso debe suceder solamente para valores de y > 10” que es el orden de la frecuencia de los rayos X. Para tener una idea de la cantidad total de energía con- tenida en el éter que esta hipótesis supone podemos calcular : Y Srh Div* U = - y dy = ==0 0 (6 C Si 0 UNS ZA O ero OO ena cal La existencia de energía en el éter al punto cero es, pues, enorme. Grandes variaciones de la misma son por lo tanto posibles. ¿Cómo explica esta teoría la variación del calor específico en fun- ción de la temperatura ? Suponiendo que a medida que aumenta la temperatura se produce una transformación de energía etérea (ordenada) en energía calorífica (desordenada). El mecanismo por el cual se produce esta transforma- ción podría ser el siguiente : al chocar un electrón — que según Nernst no es otra cosa que una partícula de éter, llegando a entreverse en alguna de sus frases que identifica el éter con la electricidad — con un átomo animado de una velocidad muy grande, es decir, en las re- siones de las altas temperaturas, el movimiento ordenado del electrón es transformado en movimiento desordenado, es decir, en energía calorífica; a bajas temperaturas, o sea, cuando la velocidad del áto- CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 207 mo es pequeña, tal fenómeno no se produce. Por consecuencia, parte de la energía necesaria para calentar el cuerpo, es suministrada por el éter y por lo tanto el calor específico es menor que el teóricamente calculado. El cálculo puede conducirse en la siguiente forma: supongamos ordenados sobre el eje ON los átomos del cuerpo, de modo que haya un número constante de átomos por unidad de longitud y en orden de sus energías crecientes. Las ordenadas re- presentan la energía cinética de cada átomo. La forma de la curva está dada por la ley de Maxwell que puede es- cribirse : N E=Bo108 ==; Fig. [Ko] en que E es la energía del 1%” átomo; ; de RT . z E, la energía media | E, Ni 5 y N el número total de átomos. La JO forma de la curva es aproximadamente como indica la figura; y el área ONoo representa la energía total (RT) del sistema, suponiendo la continuidad de la energía. Nernst había anteriormente demostrado que, si se acepta la hipótesis de Planck, puede demostrarse que la energía total está dada por la fórmula ('): 7 a (45) 2 e —1 y por lo tanto el calor específico es : aw NE — E 3 v 46) e er —1 en que ho R ==> siendo: kk ===1347 10709. (47) La fórmula (46) fué primeramente demostrada por Einstein; su (1) W. Nersst, ZS. f. Elebtrochemie, página 265, 1911. 208 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA comprobación experimental ha sido hecha por Koref (') y Nernst (?), quienes han encontrado una concordancia satisfactoria entre los valo- res teóricos y los observados. Ella es por otra parte uno de los éxitos más legítimos de la teoría de los quanta. Conviene observar que, pri- meramente, nos referirnos a cuerpos sólidos, únicos para los cuales tiene significado el valor hy. La nueva teoría de Nernst permite llegar, previas algunas hipótesis plausibles, a la misma fórmula, lo que es indudablemente una com- probación remarcable. Por cada grado de libertad tenemos pues la energía : py E a (47 bis) e" —1 En cambio llegamos a resultados que están en desacuerdo con la teoría de los guanta al estudiar la energía de rotación de sistemas rígidos. El caso más sencillo puede ser el de la molécula de hidrógeno constituida por dos átomos rigidamente unidos. En este caso la rota- ción no tiene sino dos grados de libertad, y no existe. energía poten- cial del sistema si suponemos rígido el vínculo. Si indicamos con y la frecuencia de la rotación, es decir, el número de giros por segundo y J el momento de inercia de la molécula, la energía rotatoria será (dos grados de libertad !): 9 hy MEN J (Sm > h 2 273 y según la (47): paa he qa h? y : 27Jk 27 kfy Las medidas de Scheel y Heuse (*) han demostrado que la fórmula (46) puede representar la curva del calor específico del hidrógeno si se toma By = 450. Por lo tanto resultaría : (6.55)? . 107% J = 27? X 1.35 X 107 X 450 =D DIOS a La teoría de Planck (*) conduce el valor: J =13,6X 107 Y, y aquí (*) F. KorEr, 4nn. der Plvys. (4), 36, 49, 1911. (*) W. NERNST, Ann. der Physik (4), 36, 395, 1911. (*) SCHEEL U. HEUSE, Ann. der Physik, 40, 473, 1913. (*) M. PLaNCK, Verh. d. D. Phys. Gesell., 17, 416, 1915. CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 209 tendríamos una primera posibilidad para decidirnos por una u otra. Debye, estudiando, independientemente de ambas teorías, el calor específico del hidrógeno, mediante un modelo para su estructura molecular análogo al utilizado por Nernst, ha encontrado el valor : -J =2,99 < 107 * muy próximo al arrojado por la nueva teoría. Otro suceso importante de la misma y que se refiere enteramente a nuestro tema es la determinación de la constante química de los gases monoatómicos, para lo cual hemos deducido la fórmula (35 bis), partiendo de la teoría de los quanta. Hemos dicho antes que la cons- tante química figura en la fórmula de las tensiones de vapor saturado y que por lo tanto es posible hallarla estudiando la curva de tensio- nes, especialmente a bajas temperaturas. Es conocido el hecho de que los gases monoatómicos a muy bajas temperaturas presentan un calor específico inferior al valor teórico : 27 9 A : ES O, =3H- Este fenómeno ha sido denominado: degeneración de los - gases. ¿ Qué modelo mecánico podemos asignar a un gas monoatómico muy diluido a la temperatura del cero absoluto? Nernst adopta el siguiente : 1 los átomos deben girar al rededor de puntos fijos, de mo- do que, de acuerdo con la experiencia, toda difusión es imposible; 2% deben estar tan alejados que ninguna acción recíproca sea posible; 3% cada átomo gira en el máximo círculo posible. Un modelo análogo aplicado a los sólidos monoatómicos conduce inmediatamente al valor 5,96 para el calor atómico, como exige la ley de Dulong y Petit. Por otra parte, el fenómeno de degeneración de los gases nos permite prever que hacia el cero absoluto el calor específico de los gases tiende a cero. Así Euken (*) ha encontrado los siguientes valores : Aceptando que al cero absoluto se anula el calor específico, podría- mos aplicar a los gases a muy bajas temperaturas, el teorema de Nernst. Polányi (?) ha demostrado en efecto que ese único hecho es suficiente para conducirnos al teorema de Nernst. Estudiemos ahora cuál sería la energía de un gas monoatómico según el modelo mecánico antes expuesto. (*) EUKEN, Berl. Akad., 28 de mayo de 1914. (2) M. PoLÁNY1I, Verh. d. D. Phys. Ges., 16, 333, 1914, y 17, 350, 1915. 210 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Si w es la velocidad lineal con que gira el átomo y r el radio: e 3 y M Y == = UN => = 17 DaY 0 2 puesto que debemos asignarle tres grados de libertad, ya que la orien- tación del plano del círculo en que gira es arbitraria, y repartida por lo tanto, según las leyes de la probabilidad. Resulta : Sh =. 48 T 17M (ES) Y == Un valor aproximado de r lo obtendríamos por la fórmula : 4 N Si Fe = Va (49) ) Pero podemos obtener un valor más exacto de r teniendo en cuenta la tercera condición impuesta al modelo. El mejor aprovechamiento del volumen se obtiene cuando en cada capa de moléculas, las pro- yecciones de los círculos sobre un plano paralelo a la capa lo cubran completamente. Supongamos para simplificar el cáleulo que el gas esté contenido en un cubo de arista V?. Podemos suponer que los círculos se orientan por terceras partes paralelamente a cada una de las caras. De la teo- ría cinética se sabe que una tal suposición conduce a resultados cier- tos. Si n es el número de moléculas que:hay en cada capa, será: vo [0 NE = IN luego, debiendo ser : rn = Vs | ha puesto que solamente la tercera parte de los contenidos en la capa son paralelos a una cara del cubo, resulta : 9) - pa] a 1 a a 3 (VW =12N35= V3 q == ES (5) . (50) Reemplazando en la (48) resulta : Jl = EAS Al < 8 0 |ro CONSTANTE QUÍMICA DE AFINIDAD 211 y por lo tanto en la (45 bis), teniendo en cuenta que son tres grados de libertad : h? Amos A] => (51) hb] 0 ls [to pgtrmo? ANS De la fórmula (51) podría deducirse la variación del calor específico IW : , Ea == > y pero una prueba directa de la teoría es difícil por ese ca- mino porque en los gases muy enrarecidos, a que se refiere la fórmula, la diminución del calor específico por debajo del valor normal se pro- duce a muy bajas temperaturas. Es posible, sin embargo, una comprobación indirecta : Tetrode (*) y principalmente Keesom (*) han demostrado que una fórmula tal como la (51) determina completamente las constantes termodinámicas de un gas. Es posible, por lo tanto, calcular la entropía, partiendo de la misma. Así es posible, después, calcular el valor de la constante química. Nernst encuentra como resultado de sus cálculos el siguiente valor de la constante química : ly (4m) ( 0 = 1030 A K + 1,5 log. pa Si se compara esta fórmula con la (38 bis) dada por Sackur — y también por Tetrode y Stern — partiendo de la teoría de los guanta, se ve que en cambio del sumando tenemos ahora : lo cual apenas influye en el valor de UC. Las experiencias citadas antes en apoyo de la fórmula de Sackur vienen ahora igualmente en apoyo de la fórmula de Nernst. TEÓFILO ISNARDI. (1) TETRODE, Phys. Zs., 14, 212. 1913. (?) Kzesom, Phys. ZS., 14, 665, 1913, y 15, 217-695, 1914. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS MEMORIA PRESENTADA AL CONGRESO AMERICANO DE BIBLIOGRAFÍA E HISTORIA (1816, 9 DE JULIO, 1916) Por EL Inc. SANTIAGO E. BARABINO Vocal de la comisión directiva del Congreso i delegado de la Sociedad Científica de Chile i del Centro Nacional de Injenieros de Buenos Aires (Conclusión) Espécimen de la bibliografía DE DON CLEMENTE BARAHONA VEGA (1879-1915) Barahona Ayala (1) (Clemente, 1837- 1896). — Industrial. Presidente de varias sociedades. BIOBIBLIOGRAFÍA : En el núm. 46, año I, de El In- dependiente de Tomé, de 11 de Marzo de 1896; en El Sur y El País de Concepción, de 16 y 18 del mismo mes y año, respectiva- mente, y en otros. BIBLIOGRAFÍA : 1. Estatutos de la Sociedad Fraternal de la Unión y del Progreso. San- tiago. 1372. Esta institución, com- puesta de industriales y obreros, fué de las primeras del país en formar una biblioteca. (89) Diversas comunicaciones sobre asun- tos públicos. En El Precursor de Santiago, 1882; El Ferrocarril, 1883, y La Razón, 1884. Barahona Muñoz (2) (Clemente, 1889). Bachiller en Filosofía y Humani- 1908. Teniente de reserva de la Guar- dades y en Matemáticas, 189) (do) dia Nacional, 1910. Topógrafo del Ejército, 1914. BIBLIOGRAFÍA : La Rosa de don Juan Tenorio. Fan- tasía de Henri Verne, en Le Fi- garo, traducida del francés para el diario El Ferrocarril de San- tiago, núm. 30 de Enero de 1911. El instinto eterno. Artículo de Stan- ley Olmstead, traducido del in- elés para la revista ilustrada Lig- * Zag (le Santiago, núm. 340, año VI, de 26 de agosto de 1911. . El tesoro, por H. C. Wells. Traduci- do del inglés para Zig-Zag, núme- ros 343 y 344 de 18 y de 23 de sep- tiembre de 1911, respectivamente. Los dinamiteros. Célebre pesquisa. del detective William J. Burns, por Harvey J. O'Higgins. Tra- ducción del inglés para Zig-Zag, números 365 a 367, año VII, de Febrero y Marzo de 1912. La lucha por la vida en Estados Unidos y en Chile. Carta a don Tancredo Pinochet Le Brun. En El Mercurio de Santiago, de 22 de Junio de 1913. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS NS Biblioteca de la Sociedad Cientifica Argentina Como dije en la memoria, después de clasificar i catalogar siguiendo el sistema decimal el acervo bibliotecario de la Sociedad Científica Arjentina, ésta decidió modificarlo adoptando otro que fuera más práctico. En realidad, aun no se ha es- tablecido o sistematizado definitivamente la nueva clasificación. Las obras han sido divididas en las siguientes secciones : I. OBRAS JENERALES. A. Diccionarios i enciclopedias. B. Anales, revistas. Publicaciones en jeneral de sociedades i academias. II. CIENCIAS PURAS. A. Matemáticas : 1. Tratados jenerales. 2. Aritmética 1 áljebra. 3. Jeometría elemental i trigonometría. 4. » proyectiva 1 descriptiva; estereometría. 5. » analítica i superior. 6. Análisis. 7. Probabilidades. B. Astronomía : 1. Astronomía teórica i práctica. Mecánica celeste. 2. Jeodesia, topografía. 3. Navegación. C. Física : 1. Tratados jenerales. Teorías. 2. Mecánica jeneral. 3. Mecanismos. 4. Electricidad. Máquinas eléctricas. 5. Calor, luz, acústica. 6. Gases, atmósfera, meteorolojía. D. Química : 1. Tratados jenerales, teorías, química operatoria i esperimental. 2. Química analítica. 3. » inorgánica, 4. » orgánica. E. Ciencias naturales : 1. Tratados jenerales. 2. Biolojía, antropolojía, arqueolojía. 3. Zoolojía. 4. Botánica. 5. Mineralojía, jeolojía, paleontolojía. III. CIENCIAS APLICADAS. A. Medicina : 1. Tratados jenerales. 2. Anatomía, fisiolojía. 214 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 3. Patolojía esterna, cirujía, oftalmolojía, otorrinolaringolojía. 4. » » jinecolojía, obstetricia. 5. » interna. 6. Vías urinarias, enfermedades venéreas, dermatolojía. 7. Terapéutica, materia médica. S. Hijiene. 9. Medicina legal. B. Injeniería : 1. Tratados jenerales. Empleo i resistencia de materiales. Estática gráfica. 5. Construcción jeneral. 6. Ferrocarriles. 7. Hidráulica, puertos, canales. 8. Construcciones sanitarias. Aeración. Distribución de agua. Alum- brado. 9. Arquitectura. C. Agricultura : 1. Agronomía. Industrias rurales. 2. Zootecnia. Veterinaria. D. Comercio : 1. Comunicaciones, trasporte, correspondencia, catálogos en jeneral. E. Industrias i manufacturas : 1. Industrias químicas en jeneral. 2. Metalurjia. Manufacturas en jeneral. 3. Industrias mineras. F. Historia i jeografía : 1. Tratados jenerales. 2. Historia en jeneral. 4. Jeografía, viajes. 5. Biografía. 3. Cartografía, planos. G. Ciencias sociales. Derecho : 1. Estadística. 2. Economía política, finanzas. 3. Derecho, lejislación. 4. Administración. 5. Enseñanza. Sociolojía. 6. Política. Diplomacia. H. Filosofía : I. Literatura. Filosofía : En cuanto a'la catalogación de las obras, éstas están individualizadas con dos fichas iguales, una por materias, de acuerdo con la clasificación que acabamos de indicar, i la segunda por el nombre de los autores, ordenados alfabéticamente. Damos el modelo de estas fichas : E NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 215 Índices Ameghino F. Autor, Título y Referencias edencia Proc 782 Age sna OS de inventario 783 9-11-1914 BIBLIOTECA DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Biblioteca del Centro Nacional de Injenieros En la biblioteca del Centro de injenieros se sigue el método siguiente : las obras que constituyen su acervo librero, se individualizan dualmente, por materias i por autores, vale decir, que cada libro tiene en el casillero dos fichas. Las materias han sido divididas en 45 números : 1. Aeronáutica. - Agronomía. 2. Agricultura. Ganadería. 3. Aljebra. (| Anuarios. * ) Memorias. 5. Aritmética. Armaduras. ; / Puentes. 7. Arquitectura. 8. Astronomía. 9. Automóviles. 10. Cálculo. 11. Caminos. 12. Construcciones. 13. Dibujo. 14. Diccionarios. 15. Educación. 16. Electricidad. 17. Estadística. 18 Ferrocarriles. ] Tranvías. 19. Física. 20. Jeografía. Jeolojía. 21. ; Mineralojía. Minería. 22. Jeometría. 23. Jeometría analítica. 294 » descritiva. 25. Hidráulica. 26. Hijiene. 27. Historia natural. 28. Lejislación. 29. Literatura. 30. Matemáticas. 31. 45. " Máquinas. s Mecánica. / Mecánica pura. Motores. Meteorolojía. Milicia. Navegación. . Prontuarios. . Química. Resist. de mat. Revistas. Tablas. Tecnolojía. j Idem del calor. | Termodinámica. y Topografía. / Jeodesia. . Trigonometría. Viajes. 216 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA En cuanto a los autores figuran, como es lójico, en el orden alfabético de sus apellidos. Trascribimos una ficha que demuestra la forma de las mismas. Como es natural, las dos fichas son iguales. CENTRO NACIONAL DE INGENIEROS Sección: Estante : 9 EL No 350. e Indice decimal HE E A es e ; Autor : Título: Ed ul O ASS O ens o Féohas O Formato : . 16X a o Encuadernación" O Volenes cio Atlas Ue a ODA (Observaciones : a la vuelta.) La primera (por materia) se halla en el número 35 del casillero numérico (na- vegación : a la que se refieren los puertos); la segunda, en la letra H del casi- llero nominal. Como se ve, el sistema es sencillo; sólo ofrece — lo que es inherente a todos los, sistemas — la posibilidad de errar la materia a que corresponde la obra. A nuestro modo de ver, el caso que hemos elejido debió formar parte de una sec- ción especial importantísima, la de las construcciones hidráulicas, división que no existe. Biblioteca Nacional En cuanto al método seguido en la Biblioteca Nacional, su ilustrado director, señor Groussac, nos ha facilitado un Índice, publicado precisamente para satisfa- cer a las personas que piden informes sobre la clasificación seguida en esa im- portante institución. La dirección de la Biblioteca Nacional, declara que es un primer ensayo; pero cree que asimismo puede prestar servicio a las instituciones conjéneres. . Las materias han sido divididas en grandes capítulos ; éstos en secciones 1 subsecciones en la forma siguiente : Í. CIENCIAS I ARTES A. Diccionarios. Enciclopedias. Anales y revistas generales. Historia general de las ciencias y artes. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 2 B. Ciencias filosóficas. — a) Diccionarios. Historia de la Filosofía. Sistemas; b) Obras de los principales filósofos antiguos y modernos. Estudios biográficos y críticos; c) Tratados generales. Misceláneas; d) Lógica formal. Lógica aplicada; e) Psicología. Psicología fisiológica y comparada; y) Metafísica. Teodicea. Cosmo- logía; y) Moral teórica. Moral aplicada; h) Educación. Pedagogía. Enseñanza y manuales escolares; ¿) Estética general; j) Anuarios y revistas; k) Variedades y tesis. C. Ciencias matemáticas. — a) Historia de las ciencias matemáticas. Estudios bio- gráficos y críticos; b) Diccionarios. Anales y revistas ; c) Obras completas. Trata- dos generales; d) Matemáticas puras, elementales y superiores; e) Geometría des- criptiva. Perspectiva. Estereotomía; f) Mecánica racional y aplicada. Máquinas. Hidráulica; y) Astronomía. Cosmografía ; h) Geodesia. Topografía; ¿) Aritmética comercial. Contabilidad; j) Ingeniería civil. Puentes y caminos. Ferrocarriles. Construcciones; k) Minas. Metalurgia. Material y explotación; 1) Artes y cien- cias militares. Historia y organización. Armamento. Fortificación. Maniobras ; m) Marina. Navegación. Construcción naval. Hidrografía; n) Variedades y tesis. D. Ciencias físicas. — a) Historia de las ciencias físicas. Misceláneas ; b) Física ; tratados generales. Diccionarios. Anales y periódicos; c) Tratados particulares. Meteorología; d) Química : tratados generales. Diccionarios. Anales y periódicos; €) Tratados particulares de química; f) Aplicaciones científicas : telegrafía, foto- grafía, aerostación, etc.; y) Variedades. Tesis universitarias. E. Ciencias naturales. — a) Historia de las ciencias naturales. Misceláneas; b) Diccionarios. Revistas, anales y catálogos; c) Tratados generales de historia natural; d) Biología. Antropología. Anatomía y fisiología comparadas ; e) Zoolo- Sía : tratados generales y monografías; f) Botánica : tratados generales y mono- grafías; y) Mineralogía. Geología. Paleontología; h) Agricultura. Agronomía. Zootecnia. Economía rural; ¿) Tesis universitarias. Variedades. F. Ciencias médicas. — a) Historia de la medicina. Obras y tratados generales «le autores anteriores al siglo XIX; b) Diccionarios. Tratados generales modernos. Anales y periódicos; c) Anatomía general, descriptiva y topográfica. Histología. imbriología; d) Fisiología general y humana. Teratología; e) Patología general y comparada. Anatomía patológica. Bacteriología; f) Patología externa. Cirugía. Oftalmología. Odontología ; y) Patología interna. Enfermedades generales y loca- les. Monografías; h) Patología especial. Enfermedades nerviosas y mentales; 1) Patología especial. Enfermedades venéreas. Dermatología ; j) Patología infantil. Ginecología. Obstetricia; k) Terapéutica. Materia médica. Farmacia; 1) Higie- ne general y pública. Demografía. Epidemiología; m) Higiene privada y espe- cial; n) Medicina legal. Toxicología; o) Medicina veterinaria; p) Tesis universi- tarias nacionales; q) Tesis universitarias extranjeras; ») Variedades y misce- láneas. G. Apéndice a las ciencias. — Ciencias ocultas. Alquimia. Magia. Supersti- -CIONes. H. Bellas artes. — a) Historia general y crítica de arte. Arqueología artística. Enciclopedias ; b) Museos. Galerías. Exposiciones artísticas; c) Pintura y escul- tura. Historia. Biografías. Crítica; d) Estudios técnicos de pintura y escultura. Dibujo. Reproducciones. Periódicos; e) Arquitectura. Estudios históricos, deserip- tivos y técnicos. Diccionarios y periódicos; Arquitectura. Estudios históricos, «descriptivos y técnicos. Diccionarios y periódicos; f) Artes decorativas. Amuebla- AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 15 218 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA do. Cerámica. Ornamentación; y) Música. Historia. Estudios biográficos y críti- cos; h) Estudios técnicos musicales. Ejecución. Instrumentos. Periódicos; 1) Va- riedades. I. Industrias y artes manuales. — a) Historia de la industria. Diccionarios tec- nológicos. Enciclopedias ; b) Exposiciones. Anales y periódicos industriales ; c) In- dustrias preparatorias. Instrumentos y aparatos. Productos químicos; d) Indus- trias de la alimentación. Cocina; e) Industrias de la habitación. Alumbrado. Lo- y tocador; y) Artes gráficas y mnemónicas. y comoción; f) Industrias del vestido Historia e industrias anexas. J. Ejercicios y juegos. — a) Gimnasia. Esgrima. Equitación. Caza. Pesca; b) Jue- gos varios. Til. HISTORIA Y GEOGRAFÍA A. Diccionarios, Enciclopedias, etc. — a) Enciclopedias y Diccionarios; b) Anua- rios y revistas ; c) Cronología. B. Arqueología, Antigiiedades, etc. — a) Arqueología y antigiiedades ; db) Numis- mática. Epigrafía. Heráldica; c) Usos y costumbres. Indumentaria. C. Anales y Crónicas. D. Historia de la civilización. Filosofía de la Historia. E. Historia universal. F. Historia antigua. — a) Oriente; b) Grecia y Roma : autores antiguos; c) Gre- cia y Roma : autores modernos. G. Historia general de cada nación o provincia. H. Historia de la Edad media : Europa, Asia, África, hasta fines del siglo xv. I. Historia moderna del antiguo continente. Ewropa hasta la Revolución francesa. J. Historia contemporánea del antiguo continente. Jbis. Guerra europea de 1914. K. Historia de América. — a) Historia general; b) Estados Unidos. Méjico. Amé- rica central. Dominion. Antillas. Perú. Ecuador. Colombia. Venezuela; d) Chile. Bolivia. Brasil. Paraguay. Uruguay. L. Historia argentina. M. Historia religiosa. — a) Judaísmo. Cristianismo ; b) Brahmanismo ; Budismo. Islamismo; c) Otras religiones o sectas disidentes ; d) Órdenes religiosas. N. Biografías. — a) Antiguo continente; b) América; c) Argentina. O. Diplomacia, Tratados, Archivos. P. Memorias, Relaciones. Q. Crítica y Ensayos históricos. R. Variedades y misceláneas de historia. — a) Antiguo continente; b) América ;. c) Argentina. S. Colección de documentos inéditos para la historia de España. T. Geografía. — a) Descripción del planeta. Historia de la geografía. Tratados. generales; b) Europa; c) Asia. África. Oceanía; d) América del Norte y Central; e) América del Sur; f) Argentina. U. Viajes. — a) Viajes alrededor del mundo; b) Viajes a Europa; c) Viajes po- lares; d) Viajes a Asia; e) Viajes a África; Ff) Viajes a Oceanía; g) Viajes a am- bas Américas; h) Viajes a Norte América, Méjico, América Central y Antillas ;, 1) Viajes a Sud América; j) Viajes a la República Argentina. V. Elnograftía. Civilizaciones primitivas. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 219 W. Atlas y Mapas terrestres. — a) Atlas y mapas universales ; b) Europa; c) Asia, África, Oceanía; d) Norte Amériea, Méjico; e) Centro América y Antillas; £) Sud América; y) República Argentina; h) Misceláneas. : Wbis. 4tlas y Mapas náuticos. — 4) Atlas y mapas generales ; b) Océano Atlántico ; e) Océano Pacífico ; d) Océano Índico; e) Océanos polares; f) Mares interiores; y) Hidrografía fluvial; h) Bahías y puertos. X. Bibliografía. — a) Tratados y manuales bibliográficos; b) Catálogos de bi- bliotecas públicas; c) Catálogos de bibliotecas privadas. Y. Periódicos. — a) Europa; b) América; c) Argentina. Z. Miscelánea. — a) Tesis; b) Misceláneas de historia y geografía. TIT. LITERATURA A. Lingúística. — 1, Generalidades y filología comparada. 2, Diccionarios y tra- tados políglotas. 3, Lenguas antiguas y modernas: 4) Alemán; b) Castellano y dialectos; c) Lenguas célticas; d) Lenguas escandinavas; e) Lenguas eslavas; F) Francés; y) Griego; h) Holandés; ¿) Inglés; ¡) Italiano; k) Latín; 1) Portu- gués; m) Rumano; 1) Turco y Húngaro ; 0) Vascuence. 4, Lenguas americanas. 5, Lenguas de Asia, África y Oceanía. B. Historia de la literatura. C. Biografías literarias. D. Retórica y literatura preceptiva. — 1, Retóricos antiguos y modernos. 2, Ora- dores antiguos. 3, Oradores modernos. E. Poesía. — 1, Historia y generalidades. 2, Poetas esecosy leia: 3, Poetas españoles. 4, Poetas hispanoamericanos. 5, Poetas extranjeros: a) Alemanes; b) Escandinavos y eslavos; c) Franceses; d) Húngaros y Turcos; e) Ingleses ; J) Italianos ; y) Portugueses; h) Vascuences ; ¿) Asiáticos. 6, Colecciones de poe- sías. F. Teatro. — 1, Historia y generalidades. 2, Teatros griego y latino. 3, Teatro español. 4, Teatro hispanoamericano. 5, Teatro extranjero: a) Alemán; bh) Es- candinavo ; e) Eslavo; dJ Francés; e) Holandés; f) Inglés; y) Italiano; h) Portu- gués ; ¿) Americano; j) Asiático; k) Colecciones. G. Ficciones en prosa. — 1, Cuentos y novelas de autores castellanos e hispano- americanos. 2, Cuentos de autores extranjeros : a) Griegos y latinos; b) Alema- nes; c) Escandinavos; d) Eslavos; e) Franceses, holandeses, suizos, belgas ; f) Ingleses y angloamericanos ; y) Italianos ; h) Portugueses; ¿) Asiáticos. 3, Li- teratura popular (Folklore). Tradiciones y leyendas. Costumbres. 4, Colecciones. H. Epistolarios. I. Obras completas de literatos. J. Crítica y filología. K. Antologías. Colecciones de sentencias. Refranes. Anécdotas. L. Memorias literarias. M. Anuarios y revistas de literatura. N. Tesis. O. Misceláneas literarias y variedades. 220 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA IV. TEOLOGÍA A. Escritura santa. — a) Textos. Versiones; b) Crítica sagrada. B. Liturgia. — a) Iglesia católica; b) Culto reformado ; c) Otros eultos. C. Concilios y sínodos. — a) Colecciones. Tratados. D. Sañtos padres. — a) Griegos. Latinos. E. Teólogos cristianos. — a) Teología dogmática y moral; b) Mística, polémica, etc. F. Teólogos heterodoxos. — a) Escritos dogmáticos y críticos ; b) Controversia re- ligiosa. G. Religión judaica. H. Otras religiones antiguas y modernas. — a) Escritos de deístas, ateos, ete. I. Órdenes religiosas. J. Sermones. K. Hagiógrafos. V. DERECHO A. Diccionarios y repertorios. B. 4nuarios y revistas. C. Códigos. — a) Códigos de la República Argentina; b) Códigos extranjeros; c) Leyes y decretos. D. Filosofía e historia del derecho. — a) Filosofía del derecho. Derecho natural; b) Historia del derecho. E. Derecho internacional público. — a) Tratados generales y colecciones; b) Tra- tados particulares; c) Cuestiones especiales. Arbitrajes. Tratados internacionales; d) Asuntos argentinos. F. Derecho internacional privado. — a) Tratados generales; b) Tratados particu- lares. G. Derecho romano. — a) Tratados generales; b) Tratados particulares. H. Derecho canónico. — a) Tratados generales; b) Tratados particulares. I. Derecho civil. — a) Tratados de carácter general; b) Derecho civil compara- do; c) Tratados particulares. J. Derecho penal. — a) Tratados de carácter general; b) Derecho penal compa- rado; c) Tratados particulares; d) Derecho militar. K. Derecho constitucional. — a) Tratados generales; b) Derecho comparado; c) Tratados particulares; d) Asuntos argentinos. L. Derecho administrativo. — a) Tratados generales; b) Derecho comparado; ec) Tratados particulares. M. Derecho comercial. — 4) Tratados generales; b) Derecho comparado; c) Tra- tados particulares. N. Procedimientos. Elocuencia forense. — a) Procedimientos. Tratados genera- les y particulares; b) Procedimientos. Legislación comparada; ec) Elocuencia fo- rense. Jurisprudencia. Fallos e informes. O. Causas jurídicas. P. Notariado. Q. Tesis. R. Misceláneas de derecho. S. Policía y organización penitenciaria. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 221 VI. CIENCIAS SOCIALES "A. Revistas y anuarios. Congresos. B. Economía social. — a) Tratados generales de sociología; b) Tratados particu- lares; c) Legislación del trabajo; d) Males y remedios sociales; e) Formas va- rias del socialismo; f) Misceláneas. C. Economía política. — 4) Tratados generales ; b) Tratados particulares ; e) Eco- nomía industrial y agrícola; d) Misceláneas. S D. Administración civil. —a) Argentina. Documentos oficiales nacionales; b) Ar- gentina. Buenos Aires. Municipio y capital federal; c) Argentina. Provincias; d) Naciones extranjeras. E. Administración militar. — a) Argentina; b) Naciones extranjeras. F. Estadística. Demografía. — a) Tratados generales y particulares ; b) Censos y datos oficiales. G. Comercio. Transportes. — a) Tratados generales ; b) Comercio exterior; c) Co- mercio nacional. ; H. Política. — a) Generalidades; b) Argentina; c) América; d) Europa; e) Otras naciones ; £) Misceláneas. I. Finanzas. — a) Generalidades; b) Asuntos varios; ec) Bancos. Bolsas. J. Instrucción pública. — a) Argentina; Naciones extranjeras. K. Guías administrativas y comerciales. Estatutos de sociedades, etc. En cuanto a las fichas que permiten entregar con rapidez un libro solicitado i reponerlo en su lugar, reproducimos dos que nos fueron facilitadas por la secre- taría de esta Biblioteca. BOVET (PrDkRO A.) Enfermedades más comunes de los frutales y mane- ra de combatirlas. . Con 60 ilustraciones y un calendario de pulveriza- ciones. Dedicado a los fruticultores. (Prov. de Buenos Aires. Minist. de Obras Públicas. Chacra Experimental de Patagones.) La Plata, 1916 in 40 105540 ENFERMEDADES más comunes de los frutales y manera de combatirlas. Véase : Bovet (Pedro A.) 105540 BUENOS AIRES (PROV. DE) Chacra Experimental de Patagones. Enfermedades más comunes de los frutales y mane- ra de combatirlas. Dedicado a los fruticultores. Véase : Bovet (Pedro A.) 105540 222 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA UTEDA (SATURNINO). Vida militar de Dorrego. Con una carta prólogo de Manuel Ugarte. La Plata, 1917 in 80 101806 DORREGO. Vida militar de... Véase : Uteda (Saturnino). La Plata, 1917 in 80 101806 Biblioteca del Consejo Nacional de Educación En la Biblioteca del Consejo Nacional de Educación se sigue la misma clasifica- ción que en la Nacional, según me lo ha comunicado su director, don Leopoldo Lugones, salvo detalles de escasa importancia. Sólo sí se ha adoptado en las estanterías la lei de la estética, que consiste en distribuir las obras por su ta- maño, vale decir que las obras de igual altura van en anaqueles igualmente es- paciados. Con esto no sólo se tiene la armonía del conjunto, sino que se aprove- cha mayormente el espacio disponible, lo que es de real importancia si se tiene en cuenta el aumento halagador del acervo librero en nuestras bibliotecas. Biblioteca del Museo Social Argentino Clasificación bibliográfica decimal. — Tabla principal (cuadros sinópticos) . División por materias O OBRAS GENERALES. 14 Sistemas filosóficos. 00 Prolegómenos del saber. A o 01 Bibliografía, 02 Biblioteconomía. 16 Lógica. 17 Moral. Ética. 18 Filósofos antiguos. 03 Enciclopedias generales. E 19 Filósofos modernos. 04 Colecciones de ensayos. 05 Periódicos generales. Revistas. 2 RELIGIÓN. 06 Sociedades. Academias. ; 0 a Sa e ; 20 Generalidades. riodismo. "10S. pl o 08 da dl AO a 21 Teología. Religiones naturales. oligrafías. Bibliotecas especiales. E a 9 de 4 pinte 22 Biblia. Evangelio. 09 Manuscritos. Libros raros. - . 23 Teología doctrinal. . 24 Práctica religiosa. 1 FILOSOFÍA. (31 Obras pastorales. O) 10 Generalidades. 11 Metafísica. 12 Puntos especiales de metafísica. o 0) La Iglesia cristiana. Historia de la Iglesia. (9,2) Iglesia y secta cristiana. NNyNN.wnDyNyn -] o) El espiritu y el cuerpo. Religiones no cristianas. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS CIENCIAS SOCIALES (*). 30 Generalidades. 31 Estadística. 32 Ciencia Política. 33 Economía Política. 34 Derecho. Legislación. 35 Administración. Derecho adminis- trativo. 36 Instituciones y asociaciones sociales. 37 Enseñanza. 38 Comercio. Transportes. 39 Costumbres. Folklore. FILOLOGÍA. 40 Generalidades. 41 Filología comparada. 42 Inglesa. 43 Germánica. 44 Francesa. 45 Italiana. 46 Española. 47 Latina. 48 Griega. 49 Otras lenguas. CIENCIAS PURAS. Ol [=») Generalidades. Matemáticas. Astronomía. Física. Química y Mineralogía. Geología. Paleontología. Biología. Antropología. OL 01 Ol Ol Ot Ot Ot gl mM 10 04 0wnNa Botánica. (31 o) Zoología. CIENCIAS APLICADAS. 60 Generalidades. 61 Medicina. 62 Ingeniería. 63 Agricultura. 64 Economía doméstica. 3 bis 223 65 Comercio. Transporte. 66 Industrias químicas. 67 Manufacturas. 68 Industrias mecánicas. Oficios. 69 Construcción. BELLAS ARTES. 70 Generalidades. 71 Paisaje de jardines. 712 Arquitectura. 73 Escultura. Numismática. 4 Dibujo. Decorado. 715 Pintura. 76 Grabado. 77 Fotograbado. 718 Música. 79 Diversiones. Juegos. Sport. LITERATURA. S0 Generalidades. A 82 Inglesa. 83 Germánica. 84 Francesa. 85 Italiana. S6 Española. 87 Latina. 88 Griega. 89 Otras literaturas. HISTORIA. GEOGRAFÍA. 90 Generalidades de Historia. 9(3) Historia antigua. 9 (4) E Europa. 9(5) 2| Asia. 9 (6) E África. 9(1) 3 ) América del Norte. 9(8) £| América del Sur. 9 (9) E | Oceanía. Regiones polares. 91 Geografía. Viajes. 92 Biografía. CIENCIAS SOCIALES. 30 Generalidades. (*) Véase en 3Pis las subdivisiones sucesivas correspondientes a Ciencias so- ciales. (**) Corresponde a la antigua subdivisión 4mericana, suprimida por el Institu- to internacional de bibliografía. 224 301 Sociología. 304 La cuestión social. 308 Sociografía. 31 Estadística. 311 Estadística considerada como ciencia. 312 Demografía. Población. 32 Ciencia Política. 321 El Estado, las sociedades, las clases sociales. (45) 18) El Estado y las iglesias. +. Política interior. : (93) A So) (du) Q) Pa Elecciones. gl Colonización. Migración. DD 0) (Yo) NN DND ny 1 0 Esclavitud. Servidumbre. Política internacional. (do) 00 Parlamentos. (Yu) (lo) Partidos políticos y sociales. Economía Política. (90) 0) 09 (Y) [, Trabajos y Trabajadores. 29 o) Ñ» Economía financiera. 333 Propiedad desde el punto de vis- ta económico. 334 Cooperación. Mutualidad. 335 Socialismo. 336 Finanzas Públicas. 337 Aduanas. Protección y Libre Cambio. 338 Producción de las riquezas. Or- ganización y situación econó- mica. Economía industrial. 339 Repartición, distribución y con- sumo de las riquezas. 34 Derecho. Legislación. 341 Derecho internacional. 342 Derecho constitucional. 343 Ciencias penales. Derecho penal. 344 Derecho penal especial. (Militar y marítimo.) 345 Fuentes generales del Derecho. 347 Derecho privado. Derecho cei- vil. 348 Derecho eclesiástico. 35 Administración. Derecho adminis- trativo. 350 Organización administrativa. 351 Objetos diversos de la adminis- tración. ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 3592 Administración local, comunal o municipal. 353 Administración regicnal o pro- vincial. 354 Administración central o nacio- nal. 355/9 Arte militar. Organización mi- litar. 36 Instituciones y asociaciones sociales. 361 Asistencia. Beneficencia. 5 362 Establecimientos, instituciones, obras de beneficencia. 363 Asociaciones políticas. 366 Asociaciones secretas. 367 Asociaciones mundanas. 368 Seguros. Previsión. 369 Otras asociaciones. 371 Enseñanza. 371 Pedagogía y pedagogos. 372 Enseñanza elemental o primaria. 373 Enseñanza media o secundaria. 314 Educación personal. Enseñanza autodidáctica. 375 Programas de enseñanza. 376 Educación femenina. 377 Educación religiosa, moral y clerical. 378 Enseñanza superior o universi- taria. 379 Instrucción pública oficial. 38 Comercio. Transporte. 380 Cuestiones generales. 381 Comercio interior. 382 Comercio exterior. 383 Correos. 384 Telégrafo. Teléfono. 385 Ferrocarriles. 386 Vías fluviales. Navegación inte- rior. 387 Instalaciones marítimas. Nave- gación marítima. 388 Vialidad. Transporte por tierra. 389 Metrología. Unidades y medici- nas. 39 Costumbres. Folklore. 391 Trajes y aderezos. 392 Costumbres relativas a la vida privada. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS : 225 393 Muerte. Muertos. Ritos y cere- 396 Feminismo. monias fúnebres. y 397 Poblaciones nómades. 391 Vida pública. Vida social. 398 Folklore propiamente dicho. 395 Ceremonial. Etiqueta. > 399 Usos y costumbres de la guerra. — Damos una muestra de las tablas del contenido del Boletín bibliográfico men- sual correspondiente al tomo I (año 1915) : E y Fecha de y ; E Clasificación decimal a Autor o título Pág. No z edición 1 FILOSOFÍA 1 (82) (04) 1915 Ingenieros (José) 29 28 1:371 1915 Scalabrini (Pedro) 104 205 132 : 92 (82) 1915 Ramos Mejía (José M.) LO 17 Moral 17 (04) 1915 — Álvarez (Agustín) Dia 17 : 308 (04) 1915 Álvarez (Agustín) 91 173 172 (7/8: 73) : 327 1914 — Erwin Bard (Harry) 57 117 172 (13 : 7/8) : 327 1914 — Erwin Bard (Harry) 57 117 172 (8/7 073) : 327 1914 Erwin Bard (Harry) 57 117 308 SOCIOGRAFÍA 308 (7/8) (04) 1915 — Álvarez (Agustín) AO 308 (8/7) (04) 1915 Álvarez (Agustín) 5 50 308 (82) : 15 (04) 1912 Ramos Mejía (José M.) 56 112 308 : 15 (82) (04) 1912 Ramos Mejía (José M.) 56 112 308 : 17. (04) 1915 Álvarez (Agustín) 91 173 Biblioteca popular del municipio La Biblioteca popular del municipio, que sostiene. la asociación Bernardino Rivadavia, clasifica las obras en esta forma : Il. CIENCIAS SOCIALES 1, Diccionarios. 2, Filosofía (historia de la filosofía, sistemas i tratados). 3, Ló- Jica, sicolojía, metafísica, teodicea, cosmolojía, ética i moral. 4, Educación, pe- dagogía, enseñanza i manuales escolares. 5, Economía política i finanzas. 6, Es- tadística. 7, Informes 1 memorias administrativas. 8, Sesiones 1 actas de cuerpos constituyentes, lejislativos, municipales i científicos. 9, Política, sociolojía va- riedades. 226 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Il. JURISPRUDENCIA 1, Historia 1 filosofía del derecho, derecho natural. 2, Constituciones i códigos, enciclopedia jurídica, colecciones de leyes i decretos. Jurisprudencia de los tri- bunales, diccionarios, anales i revistas. 3, Derecho romano. 4, Idem internacio- nal público i privado. 5, Idem comercial. 6, Idem penal. 7, Idem canónico. 8, Constitucional i administrativo, intervenciones. Límites interprovinciales. 9, Idem, civil. 10, Procedimientos. 11, Tesis universitarias. TI. TEoLoJÍA 1, Historia de las relijiones. Diccionarios, teogonía, catolicismo, cristianismo. 2, Judaísmo, mahometismo. Crítica relijiosa. Mitolojía. 3, Sectas 1 ritos relijiosos. TV. CIENCIAS FÍSICAS 1, Física, historia de la ciencia, tratados jenerales i especiales, meteorolojía. 2, Química : tratados jenerales i especiales, diccionarios. 3, Telegrafía, fotogra- fía, aerostación, variedad. 4, Electricidad. V. CIENCIAS NATURALES 1, Historia de las ciencias naturales, tratados jenerales, diccionarios. Anales 1 catálogos. 2, Biolojía, antropolojía. 3, Zoolojía. 4, Botánica. 5, Jeolojía, minera- lojía i paleontolojía. 6, Agricultura, agronomía, economía rural, zootecnia. 7, Variedades. VI. CIENCIAS MÉDICAS 1, Historia de la medicina, tratados jenerales, diccionarios. Anales i periódi- cos. 2, Anatomía. 3, Fisiolojía. 4, Hijiene pública i privada. 5, Demografía, epi- demiolojía. 6, Patolojía, bacteriolojía. 7, Cirujía, odontolojía. 8, Jinecolojía, obs- tétrica. 9, Terapéutica, materia médica, farmacia. 10, Medicina, lejislación i toxicolojía. 11, Medicina veterinaria. 12, Histolojía, toxicolojía i oftalmolojía. 13, Variedades. 14, Tesis universitarias. VII. CIENCIAS MATEMÁTICAS 1, Historia de las matemáticas, jeometría, diccionarios, trigonometría, áljebra. 2, Mecánica e hidráulica. 3, Astronomía. 4, Uranografía, cosmografía, jeodesia, agrimensura, topografía. 5, Aritmética, contabilidad. 6, Injeniería civil, puentes i caminos, ferrocariles, construcciones, minas, metalurjia..7, Arte militar. His- toria, oganización, táctica, estratejia, artillería, fortificaciones. 8, Marina, na- vegación, construcciones navales, hidrografía. : VII. APÉNDICE A LA CIENCIA 1, Espiritismo, majia, exorcismo, alquimia. 2, Magnetismo animal. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS DA TX. ARTES E INDUSTRIAS 1, Historia de las industrias, esposiciones, enciclopedias, diccionarios. Anales i catálogos. 2, Artes gráficas, nemónicas. 3, Industrias preparatorias, química industrial. 4, Industria de la alimentación, del vestido i del tocador. 5, Varie- dades. 6, Diccionarios enciclopédicos de ciencias y artes. X. BELLAS ARTES 1, Historia 1 crítica del arte. 2, Dibujo, grabado, pintura. 3, Arquitectura, es- cultura. 4, Música. 5, Estética. 6, Artes decorativas, moblaje. XI. VARIAS 1, Ejercicios físicos, jimnasia, esgrima, equitación, caza, pesca, juegos. 2, Aviación. 3, Enciclopedias 1 diccionarios de historia i jeografía. 4, Bibliografía : tratados i manuales. 5, Etnografía i etnolojía. 6, Revistas, anales, periódicos i diarios. XII. JEOGRAFÍA I VIAJES 1, Atlas i mapas. 2, Jeografía universal. 3, Jeografía de Asia. 4, Jeografía de América. 5, Jeografía de Arjentina. 6, Viajes jenerales. 7, Viajes a Europa. 8, Viajes a América. 9, Viajes a África. 10, Viajes por Oriente. 11, Viajes a Ocea- nía. 12, Viajes polares. 13, Viajes por la Arjentina. XIIT. HISTORIA 1, Teoría de la historia. 2, Filosofía de la historia, civilización, historia univer- sal. 3, Ensayos 1 estudios históricos. Crítica histórica. 4, Historia, arqueolojía. 5, Memoria, relaciones, autobiografías. 6, Biografía. 7, Variedades i misceláneas históricas. 8, Historia del arte, bellas artes. 9, Numismática. 10, Historia reli- glosa. 11, Historia antigua. 12, Historia de la edad media : Europa, Asia, África, hasta 1500. 13, Historia moderna del antiguo continente. 14, Historia contem- poránea del antiguo continente. 15, Historia de cada una de las naciones de Eu- ropa, Asia, África i Oceanía. 16, Historia jeneral de América. 17, Historia ar- jentina. 18, Historia de Chile, Bolivia, Brasil, Paraguai, i Uruguai. 19, Historia del Perú, Ecuador, Venezuela, Colombia. 20, Historia de México, Estados Uni- dos, América Australiana i Antillas. XIV. LITERATURA 1, Obras jenerales. Historia de la literatura. Clásicos antiguos i modernos. 2, Diccionarios. 3, Filolojía i lingiiística. 4, Retórica 1 poética. Literatura precep- tiva. 5, Gramática, métodos i manuales de idiomas. 6, Crítica literaria. 7, Poe- sía. 8, Teatro. 9, Novelas i cuentos. 10, Obras completas, colecciones de auto- res, ete. 11, Ensayos i estudios literarios, crónicas, colecciones de artículos, misceláneas, variedades, cartas i correspondencias célebres. 12, Discursos i con- ferencias. 228 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Damos a continuación un espécimen de las fechas usadas en esta Biblioteca : YN [ e | Literatura a SEO TAR A RO Rat [22] 2 ; 5 = [en] e < A A acogen dato A - > Lu Poesía Editado : a: e e O O SA O e A A E Ss E S A e O E 3 inventario dela L 4. M. L. < o Y | o ia Fecha ..17/7/913 IO Mene ] [2 ANEXO C Unión Internacional Hispanoamericana de Bibliografía y Tecnología científicas (1) ALGUNAS DE LAS IMPORTANTES ADHESIONES A las importantes reparticiones públicas y hombres de ciencia, nacionales y extranjeros, que se han adherido con vivo interés al proyecto de los ingenieros Torres Quevedo y Barabino, sobre creación de una oficina internacional hispano- americana encargada de fomentar las publicaciones de carácter científico, reedi- tar las agotadas y traducir las extranjeras que lo merecieren, así como la com- pilación de un diccionario tecnológico, tenemos que agregar las siguientes, que damos en orden de fechas : Círculo de la prensa de Buenos Aires. — Manifiesta que : «Uniformar el teenicis- mo científico es a la vez que facilitar la comprensión, cultivar la pureza del len- guaje, dar a los vocablos expresión exacta y verdadera, propósitos en los cuales esa Junta será a no dudarlo secundada portodas las intelectualidades. >» Instituto Central Meteorolójico 1 jeofísico de Chile; el cual « ofrece su colabora- ción. en lo posible ». (1) Anales de la Sociedad Científica Argentina, tomo LXXI. NOTAS BIBLIOGRÁFICAS 2,29 Museo Nacional de Montevideo, cuyo director nos comunica que tanto el museo de su dirección como él personalmente prestarán su apoyo al proyecto, deseando su más inmediata realización. Real Academia de la Historia de Madrid, cuyo secretario nos escribe que dicha ilustre corporación « considera oportuno prestar su apoyo al proyecto de Biblio- grafía y tecnolojía científicas ». Centro Nacional de Ingenieros de Buenos Aires, declarando : que dicho proyecto es de la mayor utilidad para los países del habla castellana y que el Centro Na- cional de Ingenieros vería con agrado que fuera un hecho antes de mucho, para lo cual se puede contar con su decidido apoyo. Asociación Rural del Uruguay, de Montevideo, la cual dice : «La Comisión Di- rectiva se complace en manifestar que esa comisión de propaganda puede contar con el apoyo moral, que sin reserva le ofrece esta asociación, para cooperar en la conquista de los elevados fines que persigue, y que desea conocer la forma en que pudiera colaborar a fin de hacer efectivo su ofrecimiento...» Oficina hidrográfica de Valparaíso, la cual manifiesta : « La sola enunciación de este proyecto basta para hacer ver su importancia, y es de desear que se lleve a cabo cuanto antes su realización entre todas las repúblicas americanas. Si la oficina de mi cargo pudiese prestar no sólo su adhesión, sino su cooperación ma- terial al importante proyecio que patrocina, sería indudablemente para su per- sonal una gran satisfacción hacerlo en la medida que le permitieran sus ele- mentos. » Sociedad geográfica de Lima, cuyo presidente nos escribe : « Puesta en conoci- miento de la Junta Directiva de esta sociedad su estimable comunicación, me es grato manifestarle que sus indicaciones han sido bien acogidas y que desde luego ha resuelto que la Sociedad Geográfica de Lima se adhiera a ellos. » Dirección General del Instituto Geográfico y estadístico. Ministerio de Instrucción pública y bellas artes de España, comunica : «Me es muy grato manifestar a usted que esta Dirección general prestará toda la ayuda que las circunstancias permi- tan, al laudable proyecto de Bibliografía y Tecnología científicas... » Instituto médico nacional de Méjico : su Director nos escribe manifestando que : «con gran satisfacción me he impuesto del proyecto de Bibliografía y tecnología científicas, y que este instituto y personalmente yo, lo aplaudimos... » Observatorio Meteorológico de Veracruz, Méjico : «ofrece su apoyo y coopera- ción para llevar a cabo tan hermosa idea ». Real Academia de Ciencias exactas, físicas y naturales de Madrid. — El señor se- eretario nos comunica que esta ilustre corporación acordó en sesión general : «prestar todo su apoyo moral a dicho proyecto, que, una vez realizado, tanto ha de contribuir a estrechar los lazos de unión entre los hombres de ciencia de am- bos países. Proyecto tanto más interesante para la 4cademía cuanto que su dele- gado en el Congreso Científico Internacional Americano, señor Torres y Quevedo, ha sido uno de los iniciadores de tan feliz pensamiento ». Es tanto más importante esta adhesión cuanto que precisamente se trata de publicaciones científicas que son de la incumbencia de este centro colegiado. Observatorio meteorológico de León, Guanajuato, Méjico : « Aplaude'de toda bue- na voluntad el proyecto de Bibliografía y tecnología científicas que estima de erandísima importancia y procurará, hasta donde sea posible, ayudar a la reali- zación de tan bella idea. » 230 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Instituto Geográfico Argentino. — Se adhiere al proyecto de Bibliografía y tecno- logía científicas, y pone a disposición de los encargados de llevar a la práctica la obra, todos los elementos de que dispone la biblioteca del Instituto. Museo Nacional de Caracas, Venezuela. — Expresa que le es altamente satisfac- torio participar que con el mayor gusto e interés prestará todo su apoyo moral a dicho proyecto, cuya realización considera de gran importancia para todos los países que hablan la lengua castellana. Museo de historia natural de Lima, Perú. — El señor director de este museo nos comunica su adhesión a la idea capital de nuestro proyecto de Unión internacio- nal bibliográfica y tecnológica; pero disiente en algunos detalles. Por ejemplo : entiende que no conviene radicar en Madrid sino en Buenos Aires la sede prin- cipal de la oficina proyectada, y que debe concretarse a publicaciones científi- cas, etc., de la América latina tan sólo. No podemos aceptar la indicación, porque sería desvirtuar el fundamento pri- mordial que hemos tenido en vista al proyectar esta unión internacional hispano- americana. Universidad nacional de San Salvador. — Comunica «que está dispuesta a prestar en lo que vale su apoyo moral al referido proyecto ». Real Sociedad Geográfica de Madrid. — Remite un ejemplar del boletín Revista de Geografía, etc., en el que se insertó el acta de la sesión en que se dió cuenta del proyecto de Bibliografía, etc., « feliz iniciativa en favor de la lengua caste- llana y del fomento y desarrollo de la labor científica que realizan todos los que hablan en aquel idioma ». Por consiguiente, la Real Sociedad Geográfica ofrece su concurso moral a la comisión encargada de realizar el proyecto y está dispuesta a cooperar en los trabajos de la misma con decisión y entusiasmo. Como se ve, la idea de esta unión internacional entre los elementos estudio- sos de América latina y España, en pro del mayor lustre dé nuestra hermosa len- gua, encuentra apoyo y simpatía en todos los intetectuales, colegiados o particu- lares... MOVIMIENTO CIENTÍFICO SOCIEDAD ARGENTINA DE CIENCIAS NATURALES SESIÓN DEL 23 DE FEBRERO DE 1918 En la última sesión mensual realizada por la Sociedad de Ciencias Naturales, el presidente, doctor Franco Pastore, presentó al director del Museo de la Asunción, señor Carlos Fiebrig, especialmente invitado a la reunión. A continuación el señor Fiebrig hizo una exposición detallada del plan según el cual el gobierno del Paraguay está efectuando la instalación de un importante instituto científico, que comprende un gran parque natural de 450 hectáreas, a corta distancia de la Asunción, el Museo de Historia natural y los jardines botá- nico y zoológico, además de un laboratorio químico para ensayos relacionados con los productos naturales del país. El hermoso parque constituye una notable agrupación de los principales representantes de la flora paraguaya, y en él se han construído extensas calles de palmeras de diversas especies. El mismo parque sirve como jardín zoológico; en él, los animales se encuentran como en sus con- diciones naturales. Por otra parte se han reunido ya valiosas colecciones de los tres reinos, instaladas en una de las antiguas casas del general López. Para completar su exposición el señor Fiebrig exhibió una serie de fotografías de los diversos aspectos de aquel interesante instituto. El presidente felicitó al disertante en nombre de la Sociedad de Ciencias Natu- rales por la realización de tan importante obra, cuyo interés por la historia na- tural de aquel país será inapreciable e hizo votos para que ella encuentre el apoyo que merece de parte de las autoridades y de la sociedad de la Asunción. Por su parte, el señor Fiebrig manifestó que esperaba para la realización completa de su proyecto, la colaboración de los naturalistas de la Argentina, siendo uno de los principales objetos de su viaje, el de entablar relaciones con las instituciones científicas de Buenos Aires. Luego se presentaron las siguientes comunicaciones : CArLos LIzER, Objetos hechos por los mestizos e indigenas reducidos del oriente boliviano. Continuó el autor exhibiendo colecciones hechas durante su expedición al oriente de Bolivia. En las dos sesiones anteriores trató únicamente de los obje- tos pertenecientes a las tribus salvajes o que viven aún en tolderías conservando sus costumbres, ete. ; en ésta presentó una serie de piezas hechas por los indíge- 232 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA nas ya incorporados a la vida civilizada, y por mestizos. Entre ellas pueden citarse dos «chuspas » (bolsitas de lana para llevar dinero, etc.), con elegantes dibujos de colores vivos, a las cuales adornan con « illas » (moneditas de plata); sombre- ros y cigarreras tejidos con palmas «sabhó » y cardulovica respectivamente; hama- cas tejidas en Guarayos; un vaso de «palo santo »; tinajitas; peines de «chu- chío » (4rundinaria), etc. M. DoELLO-JURADO, Sobre una fauna marina de la vecindad de Mar del Plata. Presentó una colección de animales marinos inferiores hecha durante uno de los viajes del crucero Patria a la latitud de Mar del Plata, a 90 metros de profandi- dad. Este conjunto incluye esponjas, equinodermos (erizos de mar y. una curiosa holoturia (Psolus antarcticus), crustáceos, moluscos y un braquiópodo. El carácter más notable de estos organismos es el de pertenecer a la fauna magallánica y en parte a la patagónica, y no a la de las costas de Mar del Plata, Necochea o Bahía Blanca. Se supone que esta gran diferencia faunística, en una profundidad rela- tivamente pequeña, está ligada con la corriente oceánica fría, llamada corriente de Falkland o de las Malvinas. Entre las especies sacadas con la rastra de fondo en aquel sitio, se hallaba en gran abundancia un marisco comestible, Pecten pata- gonicus. RENATO SANZIN (Mendoza), Plantas invasoras de los cultivos de los alrededores de Mendoza. Envió un trabajo que contiene una enumeración de las plantas invasoras, o malezas, que crecen espontáneamente en los cultivos, acequias, caminos, ete., de los alrededores de la ciudad de Mendoza. En la lista presentada figuran 145 especies, observadas y coleccionadas por el autor durante varios años de residen- cla en esa ciudad. CARLOS AMEGHINO, Sobre las últimas investigaciones y resultados relativos al hom- bre fósil en Miramar. Dió a conocer varios objetos de industria humana hallados recientemente en los yacimientos antropolíticos de Miramar, exhibiendo entre los más notables, una bola elipsoidal de hueso fosilizado, fórmada con la cabeza ar- ticular del fémur de un oso extinguido del plioceno inferior (4rctotherium bona- riense); otra pieza subesferoidal, aparentemente segregada de la parte esponjosa de una placa de Glyptodon; una punta de lanza tallada en un hueso plano, pro- bablemente de un desdentado gravisgrado; otra bola con surco, de hueso suma- mente mineralizado, encontrada cerca del yacimiento lacustre ensenadense en las barrancas del loess, lo que implica la contemporaneidad de estos dos depósitos, y un trozo de alfarería del piso chapalmalense, hallado en un fogón, cerca del ya- cimiento de donde. fué extraído el fémur de Toxodon flechado de Miramar con otros objetos de piedra. ENRIQUE DE CARLES, Los vestigios industriales de la presencia del hombre terciario. El autor comunicó sus opiniones acerca de los yacimientos de Miramar, que ha examinado recientemente en su viaje con el señor Ameghino. Describió también el hallazgo que hizo, en los mismos yacimientos, de varias piezas importantes de industria humana, que le han inducido a creer en la presencia del hombre en el piso chapalmalense. P. Loxecrnos Navás (Zaragoza, España), Algunos insectos neurópteros de la 41- gentina (22 serie). El presidente presentó este trabajo, en que el señor Navás estudia veinte insectos neurópteros y afines, que le fueron enviados por el doctor. Carlos Bruch, e hizo observar que contiene la descripción de diez especies nuevas «le varias regiones de nuestro territorio. arín, Plácido. Ñ Massini, Carlos. Maupas, Ernesto. Meoli, Gabriel. Mercante, Víctor, s Mercau, Agustín. Mermos, Alberto. Meyer, Camilo. pS Mignaqui, Luis P. Molina Civit, Juan. - Molinelli, Ernesto A. Morales, Carlos María. Moreno, Evaristo V. Móbring, Walther. Moyano, Osman. Mugica, Adolfo. cas 'Narbondo, Juan L. - Nágera, Juan José. Natale, Alfredo. ; Negri, Mario L. Nielsen, Juan. Noceti, Domingo. Novillo, Andrés B. SR O”Connor, Eduardo. Ojeda, José T. Olmos, Miguel. - Olivera, Carlos E. Olivieri, Alfredo. Onelli, Clemente. Ortiz de Rosas, Jorge. Orús, José M. Orús, Antonio (hijo). Ortwed, Villielm. Otamendi, Eduardo. Otamendi, Rómulo. Otamendi, Alberto. Allende Lezama, Luciano. Arias, Víctor J. Baidatff, Bernardo lg. Bazterreix, Francisco. Bes, Raúl. ó Casadeval, Domingo. Cozzi, Honorio. La SOCIOS ACTIVOS (Conc Marcó del Pont, Enrique.' K Otamendi, Gustavo. Otamendi, Belisario. Outes, Félix F.. Paitoví Oliveras, Antonio D. Palet, Luciano P. J. Paoli, Humberto. | Paolera, Carlos M. della. Parodi, Edmundo. Pasman, Raúl G. Pastore, Franco. Paquet, Carlos. Paz, José M. Pelleschi, Juan. Peralta Ramos, Enrique. Pértile, José C. Petersen, Teodoro H. Piana, Juan $. Quiroga, Modesto. Quiroga, Alejandro. Raña, Eduardo, 8. Rebuelto, Emilio. Rebuelto, Antonio. Renacco, Ricardo. Rivarola, Rodolfo. Rodríguez “Aravena, Santos. Roffo, Juan. Romero, Julián. Romero, Antonio. Rossell Soler, Pedro A. Rospide, Juan. Rumi, Tomás J. Sabaría, Enrique. Sabatini, Ángel. Sáenz Valiente, Eduardo. Sáenz Valiente, Anselmo. Sánchez Díaz, Abel. Sánchez Gregorio L. Sanromán, Iberio. Santángelo, Rodolfo. Sarhy, José $. SOCIOS ADHERENTES s Clariá, César. Colombo, Carlos A. Colombo, Carlos N. Dolhagaray, Leopoldo. Domínguez Abal, Ramiro. Dorado, Luis. Doradau, Ovidio, lusión). Sarhy, Juan F. Scala, Augusto. Schaefer, Guillermo Y. Sehnack Benno J. Segovia, Vicente. Seguí, Francisco. Schmiedel, Ottomar. Schneidewind, Alberto. ' Selva, Domingo. Senet, Rodolfo. Serodino, Eduardo C. Silya, Ángel. Soldano, Ferruccio A. Sorondo, Alejandro. Sordelli, Alfredo. Suárez, Eleodoro. Storni, Segundo. Tarelli, Carlos A. Tello, Eugenio. Torre Bertucci, Pedro. Urquiza, Carlos de. Vallebella, Colón B. Valentini, Argentino. Valerga, Oronte A. Valiente Noailles, Luis. Valle Iberlucea, Enrique del. Vallejo, Carlos. Varela, Rufino (hijo). Vignau, Pedro T. Vidal, Antonio. Volpatti, Eduardo. Wauters, Carlos. Widakowich, Víctor. Wernicke, Roberto. Wernicke, Raúl. ( Williams, Adolfo T. White, Guillermo. White, Guillermo J. Zakrzewski, Bernardo. Zamboni, Agustín. i Goñi, José. Gotuzzo, Francisco G. Grau, Carlos A. Niño, Bernardo J. Peirano, Santiago 10% Pelosi, Elías. Pini, Aldo $. a O NS Anchorena, Juan E. - Besio Moreno, Pedro. e P Ys El 0 % Ñ : xa y on A Y GEN > Nor 7. AD CIENTIFIO E pa : Ñ = q a 5% Dirvcror: Docror HORACIO DAMIANOVICH O L, _Pórmz, aa de los métodos toa tICOS de los profesores Wo ( a yA. Pérez para el establecimiento «de las fórmulas con que se eSDrS, | ve AA as reacciones químicas (conclusión) da cocinado ae do co balde yoo o 2100) E ; Psylla eryihrinae n. sp. (Homopt.)....... 00. o Nan ON Spa: AZLLINI, Observaciones microbiológica : Anforomorfideas argentinas. ó pe o argentinas. Algunas observaciones ¡y Correcciones al opúscu- x 4 - BUENOS AIRES IMPRENTA Y CASA EDITORA «CONI» 684, PERÚ, 684 AS LOSA , ds ¡A q JUNTA DIRECTIVA (1917-1918) RESTA NS E Vicepresidente 10 Vicepresidente 20 Secretario de Actas... bola . Secretario de correspondencia.. Tesorero PRO TESORERO A AO USD LEC do Al Vocales A ce CUA DOAJ gl Gerente A Pt Doctor Carlos María Morales General ingeniero Arturo M. Lugones Ingeniero Alberto D. Otamendi Profesor José T. Ojeda. Ingeniero Pedro A. Rossell Soler. Doctor Eduardo Carette Doctor Juan B. Demichelis Ingeniero Miguel B. Lorenzetti Ingeniero Enrique Marcó del Pont. Ingeniero Arturo Hoyo. Ingeniero Sebastián Ghigliazza. Doctor Juan B. González. Doctor Luciano P. J. Palet. Ingeniero H. M. Levylier. Profesor Martín Doello-Jurado. Agronómo Antonio Orús. Señor Juan Botto ADVERTENCIA. — Los colaboradores de los Anales (personalmente responsables de la tesis q tentam en sus escritos); que deseen tirada aparte de 50 ejemplares de sus artículos deben so] por escrito. Por mayor número de ejemplares deberán entenderse con la Casa editora « Tienen, además, derecho a la corrección de dos pruebas. Los manuscritos, correspondencia, enviarán a la Dirección, Cevallos, 269. — La DIRECCIÓN. : ñ PUNTOS Y PRECIOS DE LA SUBSCRIPCIÓN ADELA: 7/34 Local de la Sociedad, Cevallos 269 (abierto de 3 a 7yde 8 a 11 p. m.), y ¡galas br $ m/n : POr Mesón atadas lala aa ; 1.00 Número atrasado... Porno orde ea a tel 12.00 . Número atrasado par: ¿0 +o010s.. MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA CORRESPONDIENTE AL XLV% PERÍODO ADMINISTRATIVO (1% DE ABRIL DE 1917 A 31 DE MARZO DE 1918) LEÍDA EN LA ASAMBLEA DEL 12 DE ABRIL DE 1918 Señores consocios : US ; 4 A Las palabras con que mi digno antecesor iniciaba su última memo- ria, tienen perfecta aplicación en estos momentos en que la horrible tragedia que azota a la humanidad desde mediados de 1914 se halla en todo su apogeo. En este naufragio de la civilización, el mundo ha retardado su marcha hacia el progreso por muchos años. | ¡Cuántos hombres malogrados en plena juventud, cuántos inven- tos, cuántas iniciativas generosas perdidas quizá para siempre, en esta vorágine que todo lo destruye y aniquila! Quién sabe qué cambios en las organizaciones políticas de las na- ciones del viejo mundo se producirán después de la guerra. La República Argentina, como todos los países de América, sufre también las consecuencias del tremendo conflicto. Su economía se ha visto profundamente alterada y una serie de problemas interesantísi- mos se ofrecen a los estadistas y alos hombres dirigentes en las cien- cias y la industria nacional. Esta última sobre todo viene sufriendo una transformación por efecto de las necesidades del país que no pueden ser llenadas por las maciones que se hallan en guerra; se está operando cuanto se puede hacer en el sentido de que la producción nacional reemplace en gran parte a la que nos venía del exterior. AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 16 234 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA De ese punto de vista es sumamente interesante la iniciativa del doctor Horacio Damianovich, patrocinada por la Junta directiva de la Sociedad Científica Argentina, para la creación de un comité nacional permanente de las instituciones científicas y técnicas, idea que tam- bién ha sido acogida favorablemente por nuestras principales institu- ciones y respecto a cuya realización se dan detalles en el curso de esta memoria. E Además de esto, las conferencias y cursos de la Organización di- dáctica demuestran que nuestra Sociedad sigue, con su acción conti- nuada sin desfallecimientos, colaborando en el progreso de la nación. Paso, ahora, a daros cuenta de la obra realizada durante el período anual que termina el 31 de marzo de 1918. JUNTA DIRECTIVA En la Asamblea ordinaria celebrada el 11 de abril de 1917, de con- formidad con lo establecido por el artículo 17 y disposiciones transi- torias del reglamento, fué elegida la siguiente Junta directiva: Presidente : Ingeniero Nicolás Besio Moreno, por dos años. Vicepresidente 1”: Ingeniero Eduardo Huergo, por un año. Vicepresidente 2: Ingeniero Alberto D. Otamendi, por dos años. Secretario de actas : Ingeniero Enrique Butty, por un año. Secretario de correspondencia : Doctor Alfredo E. Ferrario, por dos anos. Tesorero : Doctor Eduardo Carette, por un año. Protesorero : Doctor Juan B. Demichelis, por dos años. Bibliotecario : Ingeniero Miguel V. Lorenzetti, por un año. Vocales (por un año): General ingeniero Arturo M. Lugones, doc- tor Atilio A. Bado, ingeniero Pedro A. Rossell Soler, ingeniero Fe- rruccio A. Soldano, ingeniero Rómulo Bianchedi, doctor Tomás J.. Rumi, doctor Carlos María Morales, señor José M. Orás. Por renuncia del ingeniero Nicolás Besio Moreno del cargo de pre- sidente, en la asamblea extraordinaria del 14 de mayo fué nombrado el doctor Carlos María Morales para reemplazarlo, y para reemplazar al doctor Morales en el cargo de vocal que desempeñaba, en la misma asamblea fué elegido el ingeniero Antonio Rebuelto. Por renuncia del ingeniero Pedro A. Rossell Soler del puesto de vocal, fué elegido en su lugar el ingeniero Juan José Carabelli, en la misma asamblea del 14 de mayo. : a MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 235 Porrenuncia del doctor Alfredo E. Ferrario del cargo de secretario de correspondencia, en la asamblea extraordinaria del 15 de octubre fué elegido para ocupar dicho cargo el ingeniero Pedro A. Rossell Soler. Así constituída ha funcionado hasta la fecha, habiendo celebrado 37 reupiones, en las que, entre otras, fueron tomadas las siguientes resoluciones : Conceder el uso del local social a la Universidad libre para dictar una se- rie de conferencias de divulgación científica. A raíz de una oferta de compra por el señor Manuel Viviani de una lan- cha de propiedad de la Sociedad, depositada en los talleres del Riachuelo (Ministerio de obras públicas), solicitar del teniente coronel Uhart, ex jefe de la exploración a la laguna Iberá, los antecedentes de dicha lancha. Confirmar por unanimidad, por un nuevo período de dos años, al doctor Horacio Damianovich, en el cargo de director de los Anales de la Sociedad, teniendo en cuenta la laboriosidad y acierto con que ha desempeñado ese cargo anteriormente. Autorizar a la comisión provisoria de la Organización didáctica, la que se resolvió integrar con el ingeniero Nicolás Besio Moreno, como vicepresiden- te, para organizar un primer ciclo de conferencias a desarrollar durante el año, debiendo ser completamente libre la asistencia para el público. Adherirse al homenaje que el Centro de cultura y biblioteca «doctor Agus- tín Álvarez», tributó el 15 de julio al dicho ex presidente de nuestra Sociedad : designar al ingeniero Santiago E. Barabino para hacer uso de la palabra en dicho acto, y hacer circular una lista de subscripción, enviada por dicho Centro, entre los socios. : Aprobar un proyecto de reglamento interno de la biblioteca, presentado por el bibliotecario, cuyo texto se transcribe en la parte de esta memoria relativa a Biblioteca. | A propósito de una nota del ingeniero Besio, Moreno proponiendo, a nombre del doctor Matías Calandrelli, que la Sociedad tomara a su cargo la impresión de los tres tomos del « Diccionario filológico comparado de la len- gua castellana » que aún faltan para completar esa obra, la que en total _ comprenderá 14 tomos, se resolvió aceptar la propuesta, reservándose la Sociedad el derecho de no continuar dicha publicación, si no resultaran su- fragados con las subscripciones los gastos del primero de estos tomos que se publique. Conmemorar el sexto aniversario del fallecimiento del doctor Florentino Ameghino con una velada científica en el local social y encargar al general Lugones de los trabajos para la organización de dicho acto. Colocar en el salón de conferencias un retrato del doctor Valentín Balbín, matemático distinguido y presidente de nuestra Sociedad durante varios períodos. 236 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Fijar el día 16 de julio para que tuviera lugar la colocación de la placa de bronce en el sepulero que guarda los restos del ex presidente de nuestra So- ciedad ingeniero Vicente Castro, con motivo del primer aniversario de su fallecimiento. Recibir en acto público, en el local social, al distinguido matemático es- pañol doctor Julio Rey Pastor, enviado a nuestro país por la Sociedad cul- tural española. Subscribirse directamente a las revistas extranjeras con las cuales no tie- ne canje la Sociedad. Aprobar un voto presentado por el presidente de la Sección físico-quími- ca de la Academia y formulado por los miembros de dicha sección, en el sen- tido de que puedan formar parte de la misma personas que no sean socios de la Sociedad. Considerar un proyecto de resolución presentado y fundado por el doctor Horacio Damianovich para la constitución de un Comité nacional perma- nente de las instituciones científicas y técnicas. Adherir, y prestar el apoyo moral de la Sociedad, a la Liga popular con- tra el alcoholismo. Adherir al pedido que la Sociedad patriótica española hizo al Poder Eje- cutivo para que fuera declarado feriado el día 12 de octubre. Remitir la suma de 100 francos al Comité des tables annuelles des constan- tes et données numériques, como contribución de la Sociedad para la publi- cación de dichas tablas. Designar al ingeniero Alberto D. Otamendi para representar a la Sociedad en la asamblea para la constitución de la Junta nacional para las aplicacio- nes científicas (Comité permanente de las instituciones nacionales). Conceder el uso del local social a la Sociedad química argentina para ce- lebrar conferencias, cuyos autores y temas figuran en la parte respectiva de esta memoria. Someter a la consideración de la Junta nacional para las aplicaciones cien- tíficas el proyecto de la Sociedad Científica de fundar la Asociación argen- tina para el adelanto de las ciencias. Habiendo la Dirección general de agricultura, comercio e industria, del Ministerio de agricultura solicitado la opinión de la Sociedad sobre un pro- yecto para la construcción de un palacio de la industria en la esquina de Flo- rida y Bartolomé Mitre, la Junta directiva resolvió contestar que el objeto perseguido era digno de aplauso, pero que a su juicio el lugar elegido pre- sentaba los inconvenientes de elevado costo del terreno y superficie reducida, con la imposibilidad de futuros ensanches. Habiendo sido aceptado el doctor Carlos Spegazzini como socio honorario en la asamblea del 14 de octubre próximo pasado, la Junta directiva resol- vió hacerle entrega del diploma en un acto público que se realizará en el corriente año. MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 237 Adherir al Congreso de la mutualidad y designar al ingeniero Nicolás Besio Moreno en calidad de delegado. Adherir a los festejos organizados por el Club de gimnasia y esgrima con motivo del centenario de la batalla de Maipo, y designar a los señores ingenieros Eduardo Huergo y Enrique Butty para representar a la Sociedad ante la comisión encargada de llevar a la práctica dichos festejos ; y muchas otras resoluciones de relativa importancia, que omito detallar por no cansar la atención de mis consocios. ASAMBLEAS Se han celebrado tres asambleas, una ordinaria (el 11 de abril) en que fué leída y aprobada la memoria anual correspondiente al XLIV? período administrativo, y en que también se eligiera la nueva Junta directiva para el XLV* período, y dos extraordinarias, la primera el 14 de mayo en que se procedió a la integración de la Junta directiva, y la segunda el 14 de octubre, en la que fué nombrado el doctor Car- los Spegazzini como socio honorario de la Sociedad, e integrada la Junta directiva. ANALES Bajo la ilustrada dirección del doctor Horacio Damianovich, quien en la sesión del 7 de mayo fué confirmado en su mandato por la Junta directiva, han aparecido los tomos 83 y 84 de los Anales. Actual- mente ya están impresas la 1* y 2* entregas del tomo 8», y la 3? y 4* próximas a aparecer. Siguieron en el cargo de secretarios de redacción los doctores Juan B. Demichelis y Eduardo Carette ; por ausencia del doctor Damiano- vich, el último fué encargado de la dirección interina de los Anales, habiendo así contribuído a su publicación desde el número de sep- tiembre y octubre del año próximo pasado. Con el propósito de hacer más variado el material se ha aceptado no sólo los trabajos presentados por los señores socios, sino también los manuscritos de personas ajenas a la Sociedad. Así han colaborado en nuestra revista, y les manifestamos aquí nuestro agradecimiento, los señores Ernesto Nelson, sobre astronomía ; Carlos Rimbach, sobre geología ; doctor Guido Bonarelli, sobre antropología; F. F. Outes y Eric Boman, sobre arqueología y etnografía; doctor Emilio R. Coni, sobre sociología ; doctores Carlos Bruch y F. Santschi, sobre entomo- 238 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA logía; doctor Cristóbal M. Hicken, sobre botánica; Lucas Kraglievich, sobre paleontología; doctores Ramón G. Loyarte, Teófilo Isnardi, Lu- ciano P. J. Palet, Horacio Damianovich, H. M. Levylier, Adolfo T. Williams, Atilio A. Bado, Luis Guglialmelli y Ángel Pérez, sobre física y química; ingenieros Ottomar Schmiedel y M. Durrieu, sobre ingeniería ; ingenieros Nicolás Besio Moreno, Santiago E. Barabino y Eduardo Huergo, sobre temas varios. Debemos igualmente agradecer a los señores ingenieros Santiago E. Barabino, Juan José Carabelli y Carlos Lizer, profesor Augusto C. Scala y doctor Roberto Lehmann-Nitsche por las interesantes no- ticias bibliográficas que nos han remitido. El gerente señor Juan Botto se ha encargado de la expedición del canje, el que, por causa de la guerra mundial, se ha suspendido mo- mentáneamente con las instituciones del extranjero que están fuera del servicio del correo. Siendo siempre muy reducido el número de subscriptores (8), se ha tratado de obtener algunos fondos para el sostén y mejoramiento de los Anales solicitando avisos a las casas comerciales que tienen rela- ción con las disciplinas científicas, pero el resultado, por la crisis por- que atraviesa el país, no ha sido el que cabía esperar. BIBLIOTECA El cargo de bibliotecario lo ha desempeñado el ingeniero Miguel V. Lorenzetti, quien continuó la catalogación e inventario de la biblioteca comenzados por su antecesor, el ingeniero Pedro A. Rossell Soler. Las obras inventariadas, numeradas y selladas llegan actualmente a 5645, faltando aún por inventariar las revistas. Durante el período terminado, se han recibido en calidad de dona- ción 79 volúmenes y 89 folletos, cuya nómina es como sigue: Miguel Lillo y W. E. Cross, Los subproductos de la industria azucarera. Observaciones pluviométricas en la ciudad de Tucumán, 43 páginas, Coni hermanos. Buenos Aires, 1917. Universidad de Tucumán, Extensión agrícola en 1916, 20 páginas, Coni hermanos. Buenos Aires, 1917. Secretaría de fomento, colonización e industria, Boletín oficial, Y tomos, 342 páginas, Taller oficial. México, 1916. Museu Martorell, Inmstruccions als recol-lectors de reptils ¿ batracis, por MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 239 Joaquim Maluquer i Nicolau, Junta de ciencies naturals de Barcelona, 21 páginas. Barcelona, 1917. Museu Martorell, Instruccions per a la recol-leció de moluses terrestres 1 d'aigua dolca, por A. Bofill i Poch, Junta de ciencies naturals de Barcelo- na, 17 páginas. Barcelona, 1917. Museu Martorell, Consideraciones sobre los medios y fines de las investiga- ciones 200yeográficas, por Fr. Haas, Junta de ciencies naturals de Barcelona, 58 páginas. Barcelona, 1917. : Junta de ampliación de estudios e investigaciones científicas, Operaciones financieras, por P. F. Arenas Herrero, 75 páginas. Madrid, 1917. Junta de ampliación de estudios e investigaciones científicas, Estudios sin- téticos de los espacios complejos de dimensiones, por O. Fernández Baños, 80 páginas. Madrid, 1917. Museu Martorell, Instruccions per a la preparació i, envio de mamifers amb desti al museu, por J. B. D'Aguilar- Amat i Banús, Junta de ciencies natu- rals de Barcelona, 16 páginas. Barcelona, 1917 Museu Martorell, Cursos elementals de la mineralogía, aa des- eriptiva, zoología, Junta de ciencies naturals de Barcelona, 8 páginas. Bar- celona, 1917. The Wistar Institute of Anatomy, Further observations on taillessness in the rat, 6 páginas. Philadelphia, 1917. The Wistar Institute of Anatomy, Studies on the olfactory bulbs of the albino rat, 52 páginas. Philadelphia, 1917 The Wistar Institute of Anatomy, Changes in the composition of the entire body, 15 páginas. Philadelphia, 1917. The Wistar Institute of Anatomy, 4 revision of the percentage of water in the brain and in the spinal cord, 38 páginas. Philadelphia, 1917. The Wistar Institute of Anatomy, Biological problems and the American Association of Anatomists, 10 páginas. Philadelphia, 1917. The Wistar Institute of Anatomy, The relation of age to fertility in the rat, 19 páginas. Philadelphia, 1917. Observatorio nacional argentino (Córdoba), Efemérides para el año 1917, 154 páginas, Coni hermanos. Buenos Aires, 1917. Manuel G. Quiroga, Comentarios al proyecto de ley de riego para la pro- vincia de San Juan, presentado en 1915, 196 páginas, Penitenciaría nacio- nal. 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Buenos Aires, 1917. 244 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA David Cogan, La cuestión de tierras, 23 páginas, Imprenta Gadola. Buenos A, USE Salvador Debenedetti, Investigaciones arqueológicas en los valles preandi- nos de la provincia de San Juan, 185 páginas, Ministerio de agricultura. Buenos Aires, 1917. F. de Montessus de Ballore, Bibliografía general de temblores y terremo- tos, 174 páginas, Imprenta universitaria. Santiago de Chile, 1917. Samuel Moreira Acosta, Indicaciones generales para el cultivo de la papa, 10 páginas, Imprenta nacional. Montevideo, 1917. Ministerio de Obras públicas, Dirección general de arquitectura, Memoria de la comisión especial revisora de la certificación de las obras del palacio del Congreso, 3 tomos, 448 páginas, Talleres gráficos del ministerio de Obras públicas. Buenos Aires, 1916. Second Pan American Scientific Congress, The report of the Secretary Ge- neral, 287 páginas, Imprenta oficial. Washington, 1917. 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Tercer censo nacional, 1% de junio de 1914, tomo VIII, Censo del comer- cio. Fortuna nacional. Diversas estadísticas, 458 páginas, L. J. Rosso. Buenos Aires, 1916. Tercer censo nacional, 1% de junio de 1914, tomo IX, Instrucción pública. Bienes del estado, 468 páginas, L. J. Rosso. Buenos Aires, 1916. Alejandro Bermudez, El Salvador al vuelo. Notas, impresiones y perfiles, 279 páginas, Imprenta Moisant. El Salvador, 1917. Casa de moneda, Memoria correspondiente al año 1916, 94 páginas, Ta- lleres Casa de moneda. Buenos Aires, 1917. Ministerio da Viacáo e O. Pub., Rielatorio dos trabalhos executados o anno 1915, 325 páginas, Imprenta nacional. Río de Janeiro, 1917. MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 245 Romualdo Fragoso González, Introducción al estudio de la fórula de mi- cromicetas de Cataluña, 187 páginas, Henrich y compañía. Barcelona. Jorge Duclout, Las sucesivas imágenes aproximadas de los movimientos si- derales, 117 páginas, Guía Expreso. Buenos Aires, 1917. Protectora de niños, pájaros y plantas, Escuela y recreo en la isla Sar- miento en el Delta del Paraná, 73 páginas, J. Perrotti. Buenos Aires, NOME Carlos Lizer, Nouvelle espece d' Eriophyde. Nouvelle variété de Chrysom- phalus obscurus. Mále de l' Icerya subandina, 8 páginas, Coni hermanos. Bue- nos Aires, 1917. Ministerio de relaciones exteriores de El Salvador, Prontuario del tomo VIT del Boletín, correspondiente al año de 1915, 43 páginas, Meléndez. El Salvador. Unión industrial argentina, Las industrias nacionales, resultado del tercer censo nacional, 24 páginas, Compañía sudamericana. Buenos Aires, 1917. Julio López Mañán, El estado y la eficiencia de la organización económica nueva, 29 páginas. Buenos Aires, 1917. O. L. Trespailhie, La Odóstica. Teoría física de los olores, 6 páginas, Im- prenta Suiza. Buenos Aires, 1917. Alejandro Botto, La sweet Tussac. 82 páginas, Talleres Sesé. La Plata, SAL W. R. Shepherd, Coester”s. Literary History of Spanish America (review). William R. Shepherd, The attitude of the U. $. toward the retention by European of colonies, etc., 15 páginas. New Jork. Raúl Villarroel, Democracia y autocracia, 34 páginas, Imprenta Éxito. Santa Fe, 1917. Carlos Lizer, Une nouvelle coccidocécidie de l' Argentine, 5 páginas. Braga, OMT Ministerio de obras públicas, Memoria presentada al honorable Congreso, 292 páginas, Talleres oficiales. Buenos Aires, 1917. Carlos Meléndez, Problemas monetarios y crediticios de El Salvador, 29 páginas. San Salvador. Amador L. Lucero, Psicopatología forense, 167 páginas, Coni hermanos. Buenos Aires, 1917. Félix F. Outes, Notas para el estudio de la geografía histórica rioplatense, 49 páginas, Coni hermanos. Buenos Aires, 1917. Carlos Meléndez, Orientaciones económicas, 97 páginas. San Salvador, 1917. Exposition universelle et internationale de San Francisco, La science Francaise. 2 tomos, S0S páginas, Ministére de 1'Instruction Publique, etc. París, 1915. ó Carnegie. 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Second Pan American Scientific Congress, Section VII. International Law, Public Law and Jurisprudence, 867 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. Second Pan American Scientific Congress, Section IX. Public Health and Medicine, 714 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. Second Pan American Scientific Congress, Section X. Public Health, 652 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. Proceed. of the Second Pan American Scientific Congress, Section XI. Transportation, Commerce, Finance and taxation, 653 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. Second Pan American Scientific Congress, Section Anthropology, 451 pági- nas, Government Printing Oftice. Washington, 1917. Second Pan American Scientific Congress, Section VII. Mining Metal-: lurgy, Economic Geology and Applied Chemistry, 1045 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. L. R. Naboulet, La justicia en Misiones, 301 páginas, Kean Valjean. Bar- celona, 1917. ; Ministerio de Obras públicas, Leyes, reglamentos, documentos y anexos de carácter general. Construcción y explotación de ferrocarriles nacionales. Vías y obras, T0 páginas, Taller oficial. Buenos Aires, 1916. Centro nacional de ingenieros, Primer congreso nacional de ingeniería (Sec- ción vías de comunicación). Subsección : Caminos, carreteras y calzadas, 95 páginas con láminas, Guía Expreso. Buenos Aires, 1917. Julio R. Castiñeiras, Cálculo de vigas tubulares de hormigón armado so- metidas a flexión y compresión simultáneas, 23 páginas con láminas, Ricardo Radaelli. Buenos Aires, 1918. T. J. J. See, Electrodinamic Wave Theory of physical Forces, Discovery of the cause of Magnetism. Electrodynamie, Action and Universal Gravitation, MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 247 158 páginas con láminas, Thos P. Nichols y compañía. Buenos Aires, 1917. Servicio sanitario do estado de Sáo Paulo, Biologia da Mosca do Berne. Dermatobia hominis, observada em todas as suas phases. Tipografía dos Amnaes. Sáo Paulo, 1917. Colección Ariel, Aníbal Gallino, Batalla de: Blenhein, Batalla de Bailen, 74 páginas, Imprenta Greñas. San José de Costa Rica. Colección Ariel, Aníbal Gallino, La canción de la victoria, 191 páginas, Imprenta Greñas. San José de Costa Rica, 1917. Primer congreso nacional de comerciantes, Reseña y memorias del primer Congreso nacional de comerciantes y de la asamblea general de Cámaras de comercio de la República reunidos en la ciudad de México bajo el patrocinio de la Secretaría de industrias y comercio, 494 páginas, Talleres gráficos de la secretaría de comunicaciones. México, 1917. Second Pan American Scientific Congress, Section II. Astronomy, Meteo- rology and Seismology, volumen II, 847 páginas, Government Printing Office. Washington, 1917. Proceedings of the Second Pan American Scientific Congress, Section Y. Engineering, volumen VI, 833 páginas, Government Printing Office. Was- hington, 1917. Atilio A. Bado, La presencia de vanadio y arsénico en las aguas subte- rráneas de Bell- Ville (Córdoba). 18 páginas, Establecimientos gráficos de T. Palumbo. Buenos Aires, 1917. Moisés S. Bertoni, Anales científicos paraguayos, serie 11, número 2, 6% de botánica, 52 páginas, enero de 1918, Ex Sylvis. Puerto Bertoni, 1918. Florentino Menezes, Escola social positiva, volúmenes l y IL, 307, Imprenta Popular. Aracajú, 1917. Contribuyen a engrosar nuestra biblioteca las 231 revistas con las cuales la Sociedad mantiene el canje con sus Anales, lo que representa tan sólo por tal concepto, un aumento anual de 400 volúmenes a los que hay que agregar las obras que durante el año se reciben en cali- dad de donación. La biblioteca es constantemente consultada por los señores socios en el local de la Sociedad, y a fin de facilitar la tarea de investigación, se ha seguido permitiendo sacar del local para ser llevados a domici- lio temporariamente los libros y revistas, habiéndose prestado en tal forma durante el período 132 volúmenes y 56 números de diversas revistas. El ingeniero Lorenzetti ha formulado el reglamento interno de la biblioteca, aprobado por la Junta directiva, que se transcribe a conti- nuación, y al cual deben sujetarse, en adelante, los préstamos de libros que se hagan a los socios : 248 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA REGLAMENTO INTERNO DE LA BIBLIOTECA Art. 1%. — La biblioteca social está constituída por libros, publicaciones periódicas, planos, dibujos, fotografías, mapas, colecciones, ete., adquiridos por compra o donación, y por el archivo social. Art. 2%. — Toda obra, documento u objeto que ingrese a la biblioteca deberá llevar el sello de la Sociedad y su número de inventario. En el libro correspondiente se anotarán todos los datos bibliográficos, la fecha de en- trada y su procedencia. Art. 3%. — Se llevarán dos catálogos, uno por orden alfabético de autores, el otro por orden de materias, y la colocación de los libros en los estantes se hará por orden de materias. Art. 4%. — La biblioteca podrá ser consultada en las horas fijadas para que permanezca abierto el local. Todo socio podrá retirar de la biblioteca libros, periódicos, etc., de acuerdo con las siguientes condiciones : a) Firmará un recibo sobre formulario especial que habilita para tener la obra por veinte días, renovable por una sola vez ; las renovaciones sucesivas sólo se admitirán si el libro no hubiera sido pedido por otro socio en ese in- tervalo. El bibliotecario anotará estos pedidos de libros que estén en poder de los socios ; b) Las obras agotadas, raras o de difícil reposición, las publicaciones perió- dicas sin encuadernar y los planos, dibujos y mapas, no podrán ser retirados de la Biblioteca. Sólo en casos especiales y a pedido del interesado, la Junta directiva dará permiso para ello y, si lo cree conveniente, podrá exigir el depósito de una garantía en dinero. La clasificación de estas obras se hará a juicio del bibliotecario y figurarán en el catálogo con la indicación corres- pondiente ; c) Bajo ningún concepto podrá retirarse del local social las colecciones y los documentos del archivo de la Sociedad ; d) Todo socio que no devolviera la obra en los plazos fijados en el inciso a será intimado por una circular a hacerlo en el término de diez días y sl así no lo hiciere, la Junta directiva tomará las disposiciones que crea conve- niente en cada caso ; e) Sial devolverse un libro se notara falta de hojas o láminas, inscripciones u otro perjuicio, se intimará al socio a reponerla o a abonar su importe, y no tendrá derecho a retirar libros de la biblioteca mientras no haya satisfecho estas disposiciones, sin perjuicio de que la Junta directiva tome las medidas que crea conveniente. Art. 5%. — El canje de los Anales de la Sociedad Científica Argentina se hará a beneficio exclusivo de la biblioteca. Las obras remitidas a la direc- ción de los Anales para su bibliografía están en el mismo caso. Art. 6%. — Periódicamente se publicará en los Anales la lista íntegra de MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 249 las obras entradas durante ese período, por orden de materias y de autores, en hojas separables. Disposiciones transitorias Art. 7%. — Aprobado este reglamento por la Junta directiva, el bibliote- cario formará dos catálogos ; uno por autores y otro por materias, que en- tregará por partes al director de los Anales para su publicación. Se hará 100 tiradas aparte, para el uso de la biblioteca y el canje con las institucio- nes similares. ARCHIVO La consulta de los documentos del archivo se ha facilitado grande- mente con la ordenación que de ellos se ha hecho hasta el año 1902. Están encuadernados hasta el año 1890 y ordenados para ser encua- dernados oportunamente hasta el año antes indicado. CONFERENCIAS Las siguientes conferencias fueron dadas en el local de la Sociedad además de las que se enumera más adelante, relativas a la Academia y a la Organización didáctica de Buenos Aires. 9 de abril. Señor Alberto Gerchunoff, La liberación de un pueblo. 10 de agosto. Doctor Teófilo Isnardi, El aire líquido (patrocinada por la Universidad libre). 21 de agosto. Ingeniero Emilio Rebuelto, Rey Pastor y la Matemática en España. 21 de agosto. Doctor Julio Rey Pastor, La teoría de los conjuntos proyec- tivos. Estas dos conferencias fueron dadas en la recepción realizada en honor del ilustre matemático español doctor Julio Rey Pastor. 28 de septiembre. Doctor Ángel Roffo, El desarrollo del cáncer (patroci- nada por la Universidad libre). 11 de octubre. Doctor Horacio Damianovich, La escuela de química de la Universidad de Buenos Aires : bases para su reorganización (patrocinada por la Sociedad Química Argentina). 16 de octubre. Reunión efectuada bajo el patrocinio de la Sociedad Quí- mica Argentina en la que fueron leídas las siguientes comunicaciones : Doctor Atilio A. Bado, La presencia del vanadio y arsénico en las aguas subterráneas de Bell- Ville (Córdoba). AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 17 y 250 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Doctor Edwin Rothlin, Dos alcaloides del Aspidosperma Peroba. 17 de noviembre. Reunión realizada bajo el patrocinio de la misma Sociedad Química Argentina, en la que se dió lectura de la siguiente comu- nicación : La fabricación del.coagulante alúmino-férrico en el establecimiento Recoleta de las obras sanitarias de la Nación, presentada por los señores in- geniero Mario L. Negri y doctor Atilio A. Bado. HOMENAJE A AMEGHINO Cumpliendo con el deber que se impuso la Sociedad desde el falle- cimiento del doctor Florentino Ameghino, la Junta directiva resolvió realizar un acto público en el local social el 9 de agosto, aniversario de la muerte del ilustre sabio, en el cual se desarrolló el siguiente programa : Discurso del presidente de la Sociedad Científica Argentina, doctor Carlos M. Morales. Discurso del presidente del Centro estudiantil Ameghino, señor Juan B. Ramos. Los valores morales de Ameghino, conferencia por el señor decano de la Facultad de ciencias de la educación, profesor don Víctor Mercante. Respecto al proyecto de homenaje en general, que ha sido dado a conocer en la Memoria del año anterior, con todos los detalles que la Comisión de homenaje Pro-Ameghino consignó en su informe, la si- tuación especial en que se encuentra el país por las causas de pública notoriedad, hacen que se retarden los trabajos tendientes al completo cumplimiento del programa proyectado. HOMENAJE AL INGENIERO VICENTE CASTRO - Con motivo del primer aniversario de la muerte de nuestro distin- guido consocio y ex-presidente, la Junta directiva resolvió, como ho- menaje a su memoria, colocar una placa de bronce en el sepulcro que guarda sus restos; ese acto se realizó el 22 de julio próximo pasa- do con la concurrencia de gran número de socios y amigos del ex- tinto. En el momento de descubrirse la placa, hizo uso de la palabra en nombre de la Sociedad el ingeniero Eduardo Huergo. MENORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 2b1 MOVIMIENTO DE SECRETARÍA Fueron despachados todos los asuntos entrados y resueltos por la Junta directiva y asambleas, la correspondencia social y la redacción de las actas, atendidas las relaciones de la Sociedad con las del país y del extranjero, habiéndose dirigido 665 notas y 55 comunicaciones varias, cuyas copias se encuentran en los libros respectivos, y 253 cit- culares relativas a la constitución de una Junta nacional para las apli- caciones científicas. Además, fueron remitidas invitaciones para las reuniones de la Junta directiva, asambleas de las secciones de Academia, conferen- cias, Homenaje a Ameghino y Organización didáctica de Buenos Aj- res, cuyo número oscila alrededor de 6000. Los datos expuestos demuestran la laboriosidad con que han sido desempeñadas las secretarías. Los libros de actas de la Junta directiva, Asambleas, copiador de notas y demás auxiliares han sido llevados en forma y se encuentran en buen estado. SOCIOS ACTIVOS Y ADHERENTES El movimiento de socios ha sido el siguiente: los socios activos, en 31 de marzo de 1917, eran 387 y los adherentes, 38. Han ingresado du- rante el período 14 socios activos y 4 adherentes, y han sido borrados 1532 activos y 9 adherentes, quedando en 31 de marzo de 1918, 269 so- cios activos y 33 adherentes, lo que representa un total de 302 socios. El excesivo número de socios egresados se debe a que, de acuerdo con el artículo 4* del reglamento, han sido eliminados 101 socios acti- vos y 9 adherentes. Debo decir que esos socios pueden reincorpo- rarse en cualquier momento con sólo abonar las tres últimas cuotas adeudadas y la del mes en curso. La Sociedad ha tenido que lamentar el fallecimiento de seis socios activos: arquitecto Juan A. Buschiazzo, ingenieros Agustín González, Franciseo Alberdi y doctores Juan B, Ambrosetti, Alfredo F, Ferra- rio y A. Stuart Pennington ; a todos ellos la Junta directiva tributó oportunamente el debido homenaje. Los socios ingresados durante el XLV” período administrativo son : 252 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Activos. — Carlos de Urquiza (ing* civil), José Ingenieros (médico), Marcos Gurewitch (químico). Reincorporados. — Bernardo Zakzrewsky (ing” civil), José A. Medi- na (ing” civil), Luciano P. J. Palet (doctor en química), Luis €. Guelial- melli (doctor en química), José Carniglia (ing civil), Vicente Segovia (ing” agrónomo), Antonio Babuglia (ing? civil), Aurelio F. Mazza (doctor en química), Félix F. Outes (profesor), Mario L. Negri (ing” civil), Luis Delétang (entomólogo). Adherentes. — Señores Bernardo Ignacio Baidaff, Ramón Domín- guez Abal, Carlos N. Colombo y Luciano Allende Lezama. á Socios correspondientes y honorarios. — El número de socios corres- pondientes hu disminuído de uno por haber sido nombrado socio hono- rario el doctor Carlos Spegazzini: son actualmente 55. El número de socios honorarios es de 21, habiendo de ellos fallecido 13. Su nómina total es la siguiente : Doctores Pedro Visca t, Germán Burmeister +, Mario Isola +, Benjamín A. Gould f, R. A. Philippi y, Gui- llermo Rawson +, Carlos Berg t, Valentín Balbín y, Florentino Ame- ehino+, Carlos Darwin f, César Lombroso+, ingeniero Luis A. Huergoy, Vicente Castro $, doctores Juan J. J. Kyle, Estanislao S. Zeballos, Walter Nernst, Eduardo L. Holmberg, Enrique Ferri, Carlos Spegaz- zini e ingenieros J. Mendizábal Tamborrell y Guillermo Marconi. En resumen, los socios son actualmente : OOO. odo 00 bebo poa o ooo uloo'o p/0:0:0/0:0.al0-0rO O oe amo 8 COLEespon dice RA SCAN 5) JNCIOS o so Voodoo AO AO OS Ela lva oa ieo io 269 MANO plo ona dopo a boo Domo o ana oa Pa aa 33 Protectores de la Organización didáctica de Buenos Aires. 5 A ES oe 370 MOVIMIENTO DE TESORERÍA Del ejercicio anterior se ha recibido como existencia en caja la cantidad de pesos 744,85 moneda nacional, habiendo además por co- brar 2205 pesos en razón del subsidio que el gobierno nacional pasa a la Sociedad. Por razón de cuentas a pagar la anterior comisión transfirió a la ac- tual una deuda de pesos 898,96 moneda nacional por afirmados y pesos 3107,70 moneda nacional por impresiones en la casa Coni hermanos. Al mismo tiempo la Junta que presido se hizo cargo de los siguientes títulos, que continúan en custodia en el Banco de la Nación Argentina: MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 253 1% El título de propiedad del edificio social, Cevallos 269 ; 22 Dos comprobantes de pago de paredes medianeras ; 30 Dos comprobantes de aprobación de cuentas rendidas a la Contaduría general de la Nación por pesos trece mil ochocientos ochenta y tres con tres centavos moneda nacional ($ 13.883,03 m/n) y pesos seis mil ciento diez y seis con noventa y siete centavos moneda nacional ($ 6116,97 m/n) corres- pondientes a los fondos recibidos del gobierno de la Nación para gastos de representación y publicación de los trabajos presentados al IV” Congreso científico (primero panamericano) de Chile ; 40 Dos comprobantes de cuentas presentadas a examen de la Contaduría general de la Nación, por pesos cuarenta y un mil novecientos sesenta y dos con veintitrés centavos moneda nacional ($ 41.962,23 m/n) y pesos ocho mil treinta y siete con setenta y siete centavos moneda nacional ($ 8037,77 m/n) correspondientes a los fondos recibidos del Gobierno de la Nación para explo- ración y estudio de la laguna Iberá ; 50 Un título de la deuda pública externa de la Provincia de Buenos Aires número 163.527, por valor de cien pesos oro sellado nominales; 6% 4800 pesos nominales de obligaciones municipales (certificados al por- tador) y 5000 pesos nominales de Cédulas hipotecarias argentinas, segunda serie (ley n* 9155). Por ausencia del tesorero designado, la Junta directiva, en una de sus primeras sesiones, resolvió declarar vigente el presupuesto del año 1916 para los meses de abril y mayo de 1917. En la sesión del 21 de mayo del año próximo pasado fué sancionado por la Junta el presu- puesto que se publica a continuación, el que es basado en el anterior corregido por la práctica adquirida durante el año de 1916. Presupuesto de gastos y recursos (30 noviembre 1917 a 31 marzo 1918) INGRESOS 1. Cuotas de socios : Al mes Al año SOCTOSFACUNO SAL 1088 » — aca (0) coc. 0oboo 112 » 1200 » 14.400 » 2. Subsidios : DElGobierEno naciona. 306.25 306.25 3.675 » 3. Anales : Subscripciones y números sueltos (*). 20 » 20 » 240 » 4. Renta de bienes : Capital . social. Cédulas argentinas CUA Os cogas sob oda ale 25» ($) Los avisos en los 4nales se destinan a mejorar los mismos. 254 at ll Capital social. Certificados municipa- TESSA A e 18.40 . Cuotas de socios : Miembros protectores (3) .......... 30» . Renta de bienes : Capital de la Organización. Certifica- dos municipales (2000 al 7 %/,).... AO EGRESOS . Anales : [PEE 500 » ITA QUE ii 30» . Biblioteca : Revistas (subscripción), adquisición Ñ de obras y encuadernación ....... 100 » . Edificio social : Impuestos municipales ............ 5 0» Obras sanitarias y limpieza de cloacas 18 » Contribución territorial.,.......... UD Afirmados (5 semestres) ........... 22.50 COMEECAACIÓN: 0odobboboooboso ooo 10 » . Sueldos y comisiones : CO ao Moldo lo Sai a oa 250 » ESC te e Id Ue 100 » Auxiliar de biblioteca ............. 40» Da s0 » Cobrador (10 %/, de cuotas)......... TS . Gastos generales : NN aa adas lo a lao lo anal 12.50 PUE A DS Impresiones, franqueo, etC......... 80 » Musbles y O: 10 » Cuotas a sociedades............... O . Eventuales : Para gastos no especificados y para re- forzar otras partidas ............ 59.65 . Fondo de reserva : 10 por ciento sobre 1000 pesos...... 100 » Al mes 43. 1569.65 30 Lo 41. 100 QU (9/9) [Sy 132. ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 40 » 18. 18. 360 140. 500. .560 5] (S] [=o) .020 .590 » .8S0 40 40 » .80 139) Ol q MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE Organización didáctica Z Al mes Al año 1. Comisiones : Cobrador (10 %/, sobre cuotas)...... 3D 3» 36 » 2. Gastos generales : Impresiones, franqueo, etC......... 38.70 38.70 464.40 41.70 500.40 Las cifras globales del XLV* período administrativo que se extraen de los libros respectivos, llevados con toda proligidad por nuestro gerente señor Botto, son las siguientes : Por razón de cuotas de socios se ha cobrado pesos 12.620, ha- biendo por lo tanto una diferencia en contra de pesos 17580 moneda nacional con lo calculado en el presupuesto, y existiendo un saldo de recibos atrasados de socios, por cobrar, de pesos 3126. Del subsidio, solamente se alcanzó a cobrar pesos 1176 moneda na- cional, en lugar de pesos 3675 moneda nacional, lo que significa una diferencia de pesos 2499 moneda nacional. Actualmente nos son debi- dos pesos 3675 moneda nacional, esto es, los cuatro trimestres del año pasado y el primero del año en curso. Las subscripciones a los Anales, venta de números sueltos y avisos han producido pesos 232,92 moneda nacional, en lugar de pesos 240 moneda nacional que era lo calculado. Por intereses de títulos se alcanzó a cobrar la cantidad de pesos 499,56 moneda nacional, en lugar de pesos 520 moneda nacional. Por lo que se refiere a la Organización didáctica, que tiene cuenta especial en el presupuesto, las cobranzas han sido de pesos 300 mo- neda nacional, por cuotas de socios protectores, y pesos 140 moneda nacional por renta de bienes. Los egresos se clasifican del siguiente modo : 1% Anales : Se ha pagado por impresiones a la casa de Coni y por gastos de franqueo la suma de pesos 4195,27 moneda nacional, debién- dose actualmente pesos 6209,24 moneda nacional a Coni hermanos. El aumento de la deuda a la casa de Coni se explica fácilmente por el esfuerzo que durante este período se ha hecho para regularizar la aparición de los Anales, y además por la falta de pago del subsidio de que ya se hizo mención; 2% Biblioteca : Lo gastado ha sido solamente pesos 36 moneda na- cional; tiene su explicación este hecho en no haberse seguido las subs- cripciones a revistas que se esperan recibir en mejores condiciones 256 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA directamente de Europa, y por haberse suspendido las encuaderna- ciones hasta la terminación del catálogo ; 3 Edificio social : Por impuestos de varias clases etc., se ha pagado pesos 340,75 moneda nacional, debiéndose íntegramente todavía la cuenta de afirmados, cuya exoneración de pago se está tramitando. 40 Sueldos y comisiones : Aleanzan a un total de pesos 7011,35 mo- neda nacional, estando allí comprendido el cuarto del sueldo con que se gratificó a los empleados para el año nuevo; 5% Gastos generales y eventuales : El monto de esta partida es de pe- sos 1792,51 moneda nacional ; 6 Fondo de reserva: No habiendo sido las entradas tan crecidas como se esperaba, no se ha asignado ninguna suma a este renglón. Los gastos totales de la Organización didáctica han sido de pesos 100,05 moneda nacional. El total de las entradas durante el período 1917-1918 fué de pesos 14.993,38 moneda nacional y el de las salidas de pesos 13.830,46 mo- neda nacional, ambas cifras menores de lo presupuestado. En cuenta corriente en el Banco de la Nación Argentina y en caja existen actualmente pesos 1907,97 moneda nacional. Los señores socios que deseen más detalles los encontrarán en los cuadros demostrativos y balance general que van adjuntos. GERENCIA Durante el actual período el señor Juan Botto, quien desde más de treinta-años tiene a su cargo la gerencia de la Sociedad, ha prestado, como me es grato manifestarlo, todo su concurso a los miembros de la Junta directiva para el buen desempeño de sus funciones ; sobre todo ha sido, por la larga práctica adquirida y por su asiduidad, el indis- pensable colaborador de los señores secretarios y tesorero, llenando por lo demás, con todo acierto, las numerosas funciones que le enco- mienda nuestro reglamento. Por otra parte, y especialmente durante el receso de la Junta direc- tiva, ha sido el representante de la Sociedad ante el público. Los empleados señores Adolfo Porral, Benito-López y Claudio Ló- pez, han contribuído eficazmente dentro de sus modestas atribuciones a la buena marcha de la administración. 7 Ol MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 2 ACADEMIA DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA La Academia que la Sociedad instituyera hace dos años, con el ob- jeto de agrupar a los socios en secciones de estudio, de acercar las per- sonas que se dedican a la misma rama de la ciencia, y de provocar la presentación y discusión de trabajos, de acuerdo con el programa que los señores socios conocen, ha continuado su labor y realizado las siguientes sesiones : SECCIÓN CIENCIAS FÍSICO-QUÍMICAS Julio 7. Comunicación : Doctor Teófilo Isnardi, Disociación y conduetibi- lidad térmica de los vapores de bromo. Comentarios de revistas: Ingeniero H. M. Levylier, Trabajos del doctor J. R. Ashworth sobre histéresis magnética tratada de acuerdo con la ecua- ción de Van der Waals. Doctor Horacio Damianovich, Trabajos de Briner sobre la dinámica química en los sistemas gaseosos. Agosto 7. Comunicación : Doctor Hector Isnardi, La susceptibilibad mag- nética del antimonio y bismuto. Comentarios de revistas: Doctor Horacio Damianovich, Trabajo de Van Laar sobre la aditividad de las constantes /a y b de la ecuación de Van der Waals. Septiembre 4. Comunicación : Doctor Horacio Damianovich, La variable tiempo y las ecuaciones de la termodinámica clásica : clasificación y equiva- lencia dinámica de las transformaciones físico-químicas. Comentarios de revistas : Doctor Juan B. Demichelis, ¿Dos soluciones de igual tensión superficial y distinta concentración molecular, pueden tener la misma presión osmótica ? Ingeniero H. M. Levylier, Una memoria del doctor Frank Tinker sobre presión osmótica y su relación con la membrana, el disolvente y la solución. Octubre 23. Comunicación : Doctor Ramón G. Loyarte, Las constantes de los imanes moleculares del níquel y hierro. Doctor Horacio Damianovich, La velocidad de entropía : ¿de qué naturaleza es la función que liga este «parámetro de evolución » con el tiempo ? SECCIÓN TÉCNICA DE INGENIERÍA Septiembre 11. Conferencia : Ingeniero Mauricio Durrieu, La responsabi- lidad profesional del ingeniero y del arquitecto ante la ley civil argentina, 258 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA SECCIÓN TÉCNICA AGRARIA Esta sección inauguró sus trabajos el 4 de agosto con el siguiente pro- grama : Palabras de apertura por el ingeniero agrónomo José María Huergo. Conferencia del ingeniero agrónomo F. Pedro Marotta, sobre la escasez mundial de trigo y su verdadero significado. Discusión de los estatutos de la sección, formulados por la comisión ad hoc. Elección de las autoridades definitivas de la Sección. La mayor parte de las comunicaciones presentadas y conferencias dadas fueron ya publicadas en los Anales y otras lo serán en breve. Las secciones ya instaladas, además de las mencionadas, con 41, 33 y 28 adherentes respectivamente, son las siguientes : Adherentes Ciencias matemáticas....... 24 Enseñanza y bibliografía.... 39 Ciencias naturales.......... 27 Filosofía científica ........ ; 48 Faltan aún por instalar las secciones de : Adherexntes Historia y geografía........ 17 Ciencias sociales........... Las secciones instaladas han designado las siguientes autoridades : Sección ciencias físico-químicas. — Director: doctor Horacio Da- mianovich; secretarios: doctores Raúl Wernicke y Juan B. Demi- chelis. Sección ciencias matemáticas y astronómicas. — Director : ingeniero Emilio Rebuelto ; secretario : ingeniero Rómulo Bianchedi. Sección técnica de ingeniería. — Director provisional : ingeniero Santiago E. Barabino; secretario provisional: ingeniero Juan José Carabelli. Sección enseñanza y bibliografía. — Esta sección resolvió funcionar en dos grupos separados, los que por ahora no tendrían su total auto- nomía. Director provisional: profesor José T. Ojeda; secretario : ingeniero Lorenzo V. Lorenzetti. | MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 259 Sección técnica agraria. — Director provisional: ingeniero agró- nomo José María Huergo; secretarios provisionales: doctor Osmán Moyano e ingeniero agrónomo F. Pedro Marotta. Sección filosofía científica. — Director: ingeniero Nicolás Besio Moreno ; secretario : ingeniero Rómulo Bianchedi. Sección ciencias naturales. — Director provisional: señor Carlos Gutiérrez. Últimamente, con el fin de que pudieran incorporarse a la Academia personas ajenas a la Sociedad, pues el reglamento de la misma exige para ello ser socio, los miembros de la seceión Ciencias físico-quími- cas presentaron a la Junta directiva, por intermedio del doctor Da- mianovich, presidente de la sección, el voto que, aprobado, se trans- cribe a continuación : 1” Podrán aceptarse como miembros de la Academia de la Sociedad Cientí- fica Argentina, a personas que, sin ser socios de esta institución, puedan prestar una colaboración eficaz en el desarrollo de su obra. Los candidatos presentados por cada sección de la Academia serán sometidos a la aprobación de la Junta directiva ; 2% Para continuar siendo miembro de las secciones de la Academia se re- quiere haber colaborado durante el año, ya sea presentando una comunica- ción, dando una conferencia de carácter intensivo, haciendo un comentario de un trabajo, o asistiendo a las sesiones y tomando parte en las discusiones que se promuevan. Quedarán eximidos de estas obligaciones las personas que con causas justificadas solicitaran una licencia por el término de un año ; 3 Para incorporarse a la Academia, se exigirá del candidato la presenta- ción de un trabajo. ORGANIZACIÓN DIDÁCTICA DE BUENOS AIRES La Organización didáctica que con el aplauso y opiniones tan favo- rables de los centros intelectuales y de la prensa en general, insti- tuyera la Sociedad Científica hace dos años, y cuyo objeto todos los señores socios conocen, por haberse distribuído oportunamente con profusión el reglamento y programa de la misma, ha comenzado a dar sus frutos con bastante éxito, pues en el mes de junio próximo pasa- do inauguró las conferencias y cursos de extensión universitaria, ha- biéndose dado durante el año los siguientes, con regular número de concurrentes: 260 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Junio Martes 19, 9 p. m. Palabras del presidente de la Sociedad Científica Ar- _gentina, doctor Carlos M. Morales, declarando abierto el período de confe- rencias y cursos del corriente año. Inauguración del curso del profesor Augusto C. Scala sobre Anatomía vegetal interna (fitohistología) y sus aplica- ciones a la investigación de las falsificaciones de los principales productos de origen vegetal. Jueves 21, 9 p. m. Conferencia del profesor Delfín Jijena ; tema : El fin del mundo solar. N Martes 26, 9 p, m. Segunda conferencia del curso de Fitohistología por el profesor Augusto C. Scala. Jueves 28, 9 p. m. Conferencia del señor Roberto G.. Paterson ; tema : La, novela considerada como expresión histórica. Julio Martes 3, 9 p. m. Tercera conferencia del curso de Fitohistología, por el profesor Augusto C. Scala. Martes 10, 9 p. m. Cuarta conferencia del curso de Fitohistología, por el profesor Augusto C. Scala. Martes 24, 9 p. m. Quinta conferencia del curso de Fitohistología, por el profesor Augusto C. Scala. Martes 31, 9 p. m. Primera conferencia sobre Historia de la química, por el doctor Luciano P. J. Palet ; tema : Cuatro grandes figuras del pasado de la química : I. Scheele. Agosto Lunes 13, 9 p. m. Sexta conferencia del curso de Anatomía vegetal interna, por el profesor Augusto C. Scala. Martes 14, 9 p. m. Segunda conferencia de la serie dada por el doctor Luciano P. J. Palet sobre Historia de la química; tema: Cuatro grandes fi- euras del pasado de la química : II. Priestley. Jueves 16, 9 p. m. Primera conferencia del curso de Psicología del doctor Enrique Mouchet; tema: La vida psíquica, el medio externo y el medio in- terno. Lunes 20, 9 p. m. Continuación del curso de Anatomía vegetal interna, dado por el profesor Augusto C. Scala. Jueves 23, 9 p. m. Segunda conferencia del curso de Psicología dado por el doctor Enrique Mouchet; tema: La sensibilidad y la vida mental. Martes 28, 9 p. m. Tercera conferencia del doctor Luciano P. J. Palet, MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 261 sobre Historia de la química ; tema : Cuatro grandes figuras del pasado de la química : II. Lavoisier. Septiembre Lunes 3, 9 p. m. Conferencia final del curso de Anatomía vegetal interna, dada por el profesor Augusto C. Scala. Jueves 6, 9 p. m. Tercera conferencia del curso de Psicología, dada por el doctor Enrique Mouchet; tema: El fenómeno de la percepción. Jueves 15, 9 p. m. Conferencia del profesor Roberto G. Paterson ; tema : Preceptiva literaria y creación artística. - Martes 25, 9 p. m. Cuarta conferencia del doctor Luciano P. J. Palet, sobre Historia de la química; tema : Cuatro grandes figuras del pasado de la química : IV. Berzelius. Además de las conferencias y cursos mencionados, el doctor Pedro Mésigos dió un curso de Química orgánica en el local de la Facultad de ciencias médicas, cedido gentilmente por el señor Decano, cuyo curso fué inaugurado el 13 de agosto a las 5 pasado meridiano con la siguiente conferencia : Origen de la quémica, para continuar todos los lunes y viernes de 5 a 6 pasado meridiano, al que han podido concu- rrir los estudiantes de ambos sexos, cómo asimismo a los cursos y conferencias dadas en el local de la Sociedad, sin invitación especial, pues la entrada ha sido completamente libre para éstos y para el pú- blico que quiso concurrir. Del personal docente de las universidades e institutos de segunda enseñanza, que el año próximo pasado manifestó su consentimiento para que sus nombres figuraran en la Organización, siete son ya los que han llevado a la práctica su ofrecimiento como puede verse por las conferencias enumeradas. A ellos hay que agregar los profe- sores doctor Aquiles González Oliver, José T. Ojeda y doctor Ricar- do Gans, que por causas imprevistas tuvieron que suspender el des- arrollo de sus conferencias : tres el primero, una el segundo y dos el tercero, cuyos temas y fechas de realización habían sido ya anun- ciados. Cabe hacer notar aquí, la actividad y celo del secretario de la Or- ganización, profesor José T. Ojeda, a quien es debido en gran parte el éxito de los trabajos durante el año transcurrido. La comisión provisoria de la Organización está compuesta por los señores : Presidente nato, doctor Carlos M. Morales; Vicepresidente, ingeniero Nicolás Besio Moreno; Secretario, profesor José T. Ojeda; 262 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Vocales: ingenieros Juan José Carabelli, Pedro A. Rossell Soler, Miguel V. Lorenzetti, Emilio Rebuelto. Respecto a los recursos con que cuenta actualmente la Organización para su desenvolvimiento, son los siguientes : 2000 pesos con que se subseribieron por una sola vez la firma Ernesto Tornquist y compañía y el ingeniero Nicolás Besio Moreno, y las cuotas de 10 pesos men- suales que abonan los señores doctor Juan E. Anchorena y Pedro Be- sio Moreno. JUNTA NACIONAL PARA LAS APLICACIONES CIENTÍFICAS (Comité permanente de las instituciones nacionales) En la sesión de la Junta directiva del 16 de julio del año próximo pasado, el doctor Horacio Damianovich presentó y fundó el proyecto de resolución siguiente : PROYECTO DE CREACIÓN DE UN COMITÉ NACIONAL PERMANENTE DE LAS INSTITUCIONES CIENTÍFICAS Y TÉCNICAS Considerando : 1” Que la actual conflagración europea ha modificado pro- fundamente las relaciones internacionales de los países neutrales y especial- mente en todo lo que se refiere a la producción científica, a la industria y al comercio ; 2% Que esta alteración en el orden internacional trae como consecuencia inmediata las alteraciones de los mismos factores de progreso en el orden nacional, librando a cada país a sus propios recursos; 39 Que la República Argentina, en esta primera etapa de su indepen- dencia económica y científica, se halla frente a problemas para cuya urgente solución necesita de los esfuerzos aunados de las instituciones privadas y oficiales destinados a aquellos fines; 40 (Jue para este fin se hace necesaria la creación de una corporación in- dependiente constituída por los miembros más caracterizados de la ciencia, la industria y las finanzas ; 5 Que a las sociedades científicas y técnicas del país les corresponde aus- piciar la realización de obras de este género, pues su misión tiene como norte el adelanto social del medio en que actúan ; La Sociedad Cientifica Argentina resuelve invitar a las instituciones de carácter científico, industrial y financiero a una asamblea general con el objeto : 1% de buscar de común acuerdo el mejor medio práctico para dar comienzo al estudio racional de algunos problemas de cuya solución depende MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 263 en gran parte el desarrollo técnico-económico del país; 2” de constituir con los delegados de las diferentes instituciones que asistan a dicha asamblea, un Comité nacional de carácter permanente destinado a llevar a cabo la reali- zación de las mociones y plan de trabajos aprobados. Plan general 1% Aspecto científico, didáctico y técnico. — Medios para fomentar el ade- lanto de las ciencias (asociaciones particulares e institutos oficiales). Adap- tación de la enseñanza superior y especial a este propósito; creación de las carreras técnico-científicas necesarias ; creación del Instituto nacional de in- vestigaciones científicas y técnicas (que funcionaría bajo el patrocinio de la Universidad de Buenos Aires) ; 2% Aspecto industrial. — Creación de la « Asociación para el adelanto de la industria nacional ». Estudio, a realizar por las sociedades científicas y técni- cas y la Universidad, acerca de las industrias químicas, mineras y agrícolas aún no existentes y de más fácil desarrollo. El problema de los combustibles y de los transportes; 32 Aspecto financiero. — El mejor sistema de crédito destinado a fomentar las industrias. Organismo financiero a base de capital privado u oficial. Banco agrícola e industrial, etc. ; 40 Aspecto legislativo. — Las materias primas destinadas a la industria, las leyes impositivas. Las tarifas de transportes y las materias primas y pro- ductos elaborados. Las industrias mineras y el Código de minería, etc. La Junta directiva, después de un prolongado cambio de ideas al respecto y en vista de la importancia y transcendencia del proyecto, resolvió avocarse el estudio del mismo para tratarlo en una próxima reunión. Considerado y tratado éste, en la sesión del 13 de agosto fué apro- bado en todas sus partes, resolviéndose solicitar la adhesión de las instituciones oficiales y particulares detalladas más abajo, y el nom- bramiento de un delegado que las representara en la asamblea que tuviera lugar con el objeto de constituir el Comité. Las instituciones y sus delegados son los siguientes : Instituciones oficiales 1. Ministerio de Obras públicas. 2. Ministerio de Hacienda. 3. Ministerio de Agricultura. 4. Banco de la Nación Argentina : S* Julián J. Solveyra. 264 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 5. Universidad nacional de Buenos Aires : Dr Antonio Dellepiane. 6. Facultad de ciencias económicas (Universidad de Buenos Aires) : D* Carlos Rodríguez Etchart. 7. Academia de la Facultad de ciencias económicas (Universidad de Buenos Aires) : Dr José León Suárez. 8. Facultad de ciencias exactas, físicas y naturales (Universidad de Buenos Aires) : Ing” Eduardo Latzina. 9. Academia de la Facultad de ciencias exactas, físicas y naturales (Uni- versidad de Buenos Aires) : D" Carlos M. Morales. 10. Facultad de agronomía y veterinaria (Universidad de Buenos Aires) : Ing” Luciano Hauman. 11. Academia de la Facultad de agronomía y veterinaria (Universidad de Buenos Aires). 12. Facultad de derecho y ciencias sociales (Universidad de Buenos Aires). 13. Academia de la Facultad de derecho y ciencias sociales (Universidad de Buenos Aires). 14. Facultad de ciencias médicas (Universidad de Buenos Aires) : Dr Eliseo Cantón. 15. Academia de la Facultad de ciencias médicas (Universidad de Buenos Aires). 16. Facultad de filosofía y letras (Universidad de Buenos Aires) : Dr An- tonio Dellepiane. 17. Academia de la Facultad de filosofía y letras (Universidad de Buenos Aires) : Dr Norberto Piñero. 18. Universidad nacional de La Plata : Ing” Nicolás Besio Moreno. 19. Facultad de derecho (La Plata) : D* Isidoro Ruíz Moreno. 20. Facultad de ciencias de la educación (La Plata) : Prof. Leopoldo He- Bera 21. Facultad de agronomía y veterinaria (La Plata) : Ing” Sebastián Godoy. 22. Facultad de ciencias físicas, matemáticas y astronómicas (La Plata) : Ing” Pedro M. Capdevila. 23. Instituto del Museo de La Plata. 24. Universidad de Córdoba : Ing” Ferruccio A. Soldano. 25. Universidad de Tucumán : D" Juan A. Domínguez. 26. Universidad de Santa Fe. 27. Escuela industrial de la Nación : Ino? Julio R. Castiñeiras. 28. Escuela industrial de La Plata : Ing” José A. Sagastume. 29. Escuela industrial de Santa Fe : Ing” José U. Aguirre. Instituciones particulares 1. Sociedad Científica Argentina : Ing” Alberto D. Otamendi. 2. Oentro nacional de ingenieros : Ing” Antonio Paitoví. [311 MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 26 . Unión industrial argentina : DY Luis Pascarella. OS) . Sociedad química argentina : Dr Horacio Damianovich. . Sociedad rural argentina : Dr José Evaristo Uriburu. Centro nacional de ingenieros agrónomos : Ing? Luis María del Carril. . Museo social argentino : D" Juan José Díaz Arana. Sociedad argentina de ciencias naturales : Dr" Eduardo Carette. Sw -_IS gu . Sociedad central de arquitectos : Arq? Juan Carlos Buschiazzo. 10. Confederación argentina del comercio, de la industria y de la producción : D* Julio López Mañán. 11. Bolsa de comercio : S" Gregorio F. Rodríguez. 12. Sociedad de educación industrial : Dr Norberto Piñero. 13. Sociedad de mecánicos y electricistas. 14. Sociedad forestal argentina : S* Carlos R. Gallardo. 15. Sociedad nacional de farmacia : D' Ángel Bianchi Lischetti. 16. Sociedad de medicina veterinaria : Dr Osmán Moyano. 17. Asociación médica argentina : Dr J. Jacobo Spangemberg. 18. Asociación argentina de electrotécnicos : Ing” Nicolás Besio Moreno. 19. Sociedad de microbiología, higiene y patología : Dr Alfredo Sordelli. 20. Sociedad de higiene pública e ingeniería sanitaria. 21. Instituto geográfico argentino : Ing” Santiago E. Barabino. 22. Círculo odontológico argentino : Sr" Juan Ubaldo Carrea.. 23. Comisión oceanográfica argentina : Cap. Segundo R. Storni. En consecuencia la Junta directiva resolvió que la asamblea de delegados tuviera lugar el día 27 de septiembre próximo pasado, para constituir el Comité, designar las autoridades y considerar el proyecto dle bases y plan provisional de trabajos presentados. - -—Verificada la asamblea en la fecha indicada con asistencia de 20 delegados y bajo la presidencia provisional del presidente de la So- ciedad Científica Argentina, quedó constituído el Comité, con la de- designación de « Junta nacional para las aplicaciones científicas, Co- mité permanente de las instituciones nacionales ». El Comité, después de su constitución, ha celebrado cuatro asam- bleas en las cuales se ha procedido al nombramiento de autoridades, tratado el nombramiento de comisiones e iniciación de trabajos, y aprobado el informe con las nuevas bases y plan provisional de tra- bajos, presentado por la comisión designada al efecto en la asamblea dlel 27 de septiembre. AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 18 266 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA INFORME DE LA COMISIÓN DESIGNADA POR LA ASAMBLEA DE LAS INSTITUCIONES CIENTÍFICAS Y TÉCNICAS Señor presidente del Oomité nacional permanente de las instituciones científicas y técnicas, doctor Carlos M. Morales. En cumplimiento de la misión que nos encomendó la asamblea general de las instituciones científicas y técnicas, oficiales y particulares, celebrada el 27 de septiembre próximo pasado, elevamos al señor presidente el pre- sente informe con las bases y programa provisorio que, en nuestro concepto, consulta los propósitos fundamentales que motivaron el proyecto de crea- ción del Comité. Esta comisión no cree necesario entrar en mayores consideraciones acerca de la utilidad de la iniciativa, por cuanto ella ha quedado perfectamente establecida en el cambio de ideas que tuvo lugar en la referida asamblea, y por la cantidad y calidad de instituciones que, desde el principio, manifes- taron su conformidad. Desde hace ya tiempo, en la mayor parte de los países, se viene fun- dando agrupaciones con análogos fines, y la actual conflagración europea, al alterar las relaciones internacionales y los factores del progreso, especial- mente en lo que se refiere a la producción científica, a la industria y al co- mercio, ha planteado con más urgencia que nunca la necesidad de que las. instituciones destinadas a estos fines aunen sus esfuerzos con el objeto de dar mayor impulso al racional aprovechamiento de las riquezas na- turales. Al iniciar este importante movimiento, se ha tenido muy presente, en di- chas naciones, la asociación íntima de los aspectos científico, técnico-in- dustrial y financiero, que a modo de coodernadas, fijan en un momento determinado el adelanto material de un país. Cada vez que se ha conside- rado algunos de estos aspectos aisladamente, se ha comprobado serias defi- ciencias en el estudio de estos problemas por haberse destruído la asociación armónica entre la idea, el trabajo y el capital. En la República Argentina existe, como es sabido, un crecido número de instituciones científicas, técnico-industriales y financieras, cuya obra bas- tante eficiente aisladamente, es indispensable coordinar a fin de darle mayor eficacia en la resolución de los problemas que se presentan con carácter ur- gente y a la vez permanente, en esta, la primera etapa de su independencia ecoriómica y científica. De aquí surge la necesidad de crear una corporación independiente, cons- tituída por miembros caracterizados de la ciencia, industria y finanzas, hecho que se facilitará por la acción conjunta de las instituciones, cuyo propósito consiste en el adelanto social del medio en que actúan. MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 267 Como la obra es ardua y de muy larga duración, conviene darle al Comité un carácter permanente y una reglamentación tal que, mediante una asidua y constante labor, pueda llevarse a cabo. La comisión opina que las bases de constitución del Comité deben ser breves y precisas, y por ello, las ha separado del plan de trabajo: pero considera también que es indispensable adoptar un programa y reglamento provisorios, para orientar en forma eficaz su acción, hasta tanto las autori- dades del Comité, después de los primeros ensayos, los elabore con carácter definitivo. Dado que la idea de la constitución del Comité ha sido aceptada ya en general, la comisión propone las bases y plan de trabajos adjuntos a la consideración de la nueva asamblea. Saludamos al señor presidente con nuestra consideración distinguida. Carlos Rodríguez Echart, delegado por la Facultad de ciencias económicas. — Ferruccio A. Soldano, dele- gado de la Universidad de Córdoba. — Luis Pasca- rella, delegado de la Unión industrial argentina. — Julio López Mañán, delegado de la Confederación de la industria, el comercio y la producción. — Ho- racio Damianovich, delegado de la Sociedad química argentina. Bases Art. 1%. — Se funda una institución a base de las corporaciones de interés público, oficiales y privadas, con el fin de estimular la utilización indus- trial de los recursos naturales de la Argentina, mediante el desenvolvi- miento de las aplicaciones científicas. Art. 2%. — La institución se denominará «Junta Nacional para las apli- caciones científicas (Comité permanente de instituciones nacionales). » Art. 3%. — Para la realización de estos fines la Junta podrá poner en ejer- cicio todos los medios que se consideren conducentes, como ser, la promo- ción de investigaciones determinadas, la gestión de medidas de gobier- no, etc. Art. 4%. — La Junta estará constituída por un presidente, dos vicepresi- dentes, dos secretarios, un tesorero y un número de vocales correspondientes a las demás instituciones adheridas. Cada institución estará representada por un delegado. Las autoridades durarán dos años y podrán ser reelectas. El presidente tendrá voto y podrá decidir en caso de empate. Art. 5%. — La Junta podrá incorporar a su seno a personas que se hu- bieran distinguido por su actuación técnico-científica, requiriéndose pa- 268 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA ra ello los dos tercios de votos de la misma sobre la totalidad de sus miembros. : Art. 6%. — La Junta podrá sesionar y tomar resolusiones con el tercio de los miembros, con excepción de los casos en que hayan de tratarse asuntos de interés general referentes a peticiones ante los poderes públicos, para los cuales se necesita la mayoría absoluta de los miembros. Las resoluciones serán tomadas por mayoría de los presentes. Plan provisional de trabajos a) Propender al adelanto de la ciencia, comercio e industrias nacionales, a la creación de institutos de investigación técnico-científica y al estableci- miento de los centros de educación técnica destinados a la formación del personal idóneo indispensable al progreso de la industria ; b) Hacer las gestiones necesarias para que el capital privado u oficial ayude eficazmente al adelanto de la ciencia y de la industria, mediante do- naciones a los institutos destinados a las investigaciones de esa índole y premios a los mejores trabajos sobre problemas científicos e industriales de utilidad ; c) Organizar estudios sobre las materias primas del país, buscar el medio racional más práctico para fomentar el desarrollo de las industrias mineras, químicas, agrícolas, forestales, etc., de más fácil realización y dedicar en particular preferente atención al problema de los combustibles y trans- portes ; á d) Tratar de que se establezca un sistema de crédito apropiado al fácil desarrollo de las industrias ; e) Buscar el medio de que la legislación facilite el desarrollo de las in- dustrias ; f) Buscar el medio de que la legislación impida la explotación devasta- dora de las riquezas naturales. Para la realización de sus fines la Junta empleará entre otros los siguien- tes medios : : a) Gestionará ante los poderes públicos, el comercio, las universidades, las sociedades científicas y técnicas y los centros industriales, todos los da-- tos necesarios para facilitar sus trabajos ; b) Servirá de intermediaria entre los particulares o sociedades interesa- dos en la implantación de una industria y las oficinas técnicas de la Admi- nistración, en las cuales se lleven a cabo trabajos relativos a las materias primas del país ; c) Para exteriorizar su obra y prestar el máximo de utilidad, la Junta editará una hoja informativa o Boletín, donde aparecerán los títulos de los trabajos de la índole realizados por las instituciones del país (con un breve resumen de su contenido), las resoluciones, leyes y decretos de la MEMORIA ANUAL DEL PRESIDENTE 269 Nación, las gestiones hechas por la Junta, la memoria anual, etc. Este Bo- letín será costeado por todas las instituciones de la Junta y será repat- tido con la mayor profusión posible entre los centros científicos, industria- les, financieros y docentes del país, así como en las distintas ramas de la Administración y entre los particulares que se subsceriban a él. El Comité suspendió las sesiones en el mes de noviembre último para reanudarlas en el mes de abril del corriente año y, de acuerdo con el proyecto de creación del mismo, en adelante funcionará inde- pendientemente, pues la Sociedad Científica Argentina ha terminado su misión al dejarlo constituído. CARLOS MARÍA MORALES. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS DE LOS PROFESORES W. SORKAU Y A. PÉREZ PARA EL ESTABLECIMIENTO DE LAS FÓRMULAS CON QUE SE EXPRESAN LAS REACCIONES QUÍMICAS (Conclusión) Conviene ahora tratar de ver si pueden establecerse relaciones en- tre las principales variables. Para ello, empezaremos por eliminar la in- determinada q entre las inecuaciones A”. Como sería largo y poco útil hacer ¿n extenso el cálculo, nos limitaremos a las indicaciones indispen- sables. La eliminación de q resulta posible a causa de que ésta entra con diferente signo en las inecuaciones (1) y (5) que en las demás. / 3r=s —v >0 (1) 135r—=s—3—X% >0 (2) do | O SE 3 250 (3) 9r—4sS —v-—-t 20 (4) dy —8s >0 (5) Vo —2rs' >0 (6) De este nuevo sistema de inecuaciones sacamos de las (5) y (6) las dos relaciones notables SS 2 (a) e 0 (1) O: —19r+11sS —30—2t>0 (2) 9r —4s'—v +1 >0 (S) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 271 Procediendo a ello, se obtiene el sistema D”, después de añadir la ecuación en v no considerada : 3lr — 9s' —5v >0 (1) D'¿—r+38—50>0 (2) 3r—s —v >0 (3) Si en este sistema D” eliminamos la s' se obtiene las ecuaciones : r=v>0 (e) ir—50>0 (d) de las cuales la (c) es la más importante. No se llega a una rela- ción más ventajosa entre s' y v, si eliminamos en D' la r, pues viene s' >2v. No hemos podido conseguir relaciones satisfactorias entre v ytoentretyros a pesar de haber dispuesto la ecuación final en la forma : 3y — 4 =— 3r +2 3v—1l2 deducido las demás incógnitas y practicado todas las operaciones conducentes a la eliminación de las variables posibles. Ahora bien, las consideraciones químicas precedentes inducen a suponer que tanto 4 como t y especialmente « deben asumir valores considerables, mientras que v, v, y, 2 deben tenerlos pequeños. Guia- dos por esta intuición del proceso químico, debemos atribuir a r, que es la indeterminada básica, un valor mayor que el mínimo 6 que pa rece deducirse de la ecuación (2) de A, y a s”, que por la (3) debe va- ler lo menos 12, otro más alto, ya que a causa de la relación (a) será s' > 2r y según la (b) s" < 4r. Demos por vía de ensayo a r el valor l1,as' el 24,atel7 y a vel 1 y busquemos los límites de 9; halla- remos q = 9, valores que, llevados a las expresiones de las incógnitas, dan para éstas : P=L. 9S=4%) U=l. (M=wW=ls 0ElL, y la reacción : Ca Po 4H, 0 77H, 12PH, PH, 6 BH, E | 18040, H, + Ca(H,PO.), + (PO,),Ca,. Vemos pues que, aunque con trabajo, puede formularse la reacción por el método directo. Pero es justo confesar que en estos casos tan complicados no conviene emplearlo, sino para calcular los casos lí- 272 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA mites y mediante ellos aplicar el principio de la coexistencia de las reacciones. Pudiéramos valernos para ello de las ecuaciones A” convenientes a cada caso límite, pero resulta más sencillo y rápido establecer la reac- ción simbólica relativa al caso de que sucesivamente se trate. Calculemos por vía de ejercicio los casos límites (III) y (IV) valién- donos de los coeficientes la reacción general : r.Ca,P, +s.H,O=u.PH, +%.Ca0,H, + y.Ca(H,PO,). (1D) EP = 035 0) ( A | 2r =u -—- 2y (2) | 25 = 34 —|- 2% —- dy (3) De 21 44. (4) Eliminamos la 4 en A 6r =3u —— 6y 2s =34u +] 20 + 4y 2 (s — 3r) = 2 — 2y =2 (4 — y); $s— 3 =X—Y / 2r =u + 2y (1) ad a (1) Ja s = 2u + 4y (2) ( s=3r | e —y (3) Eliminamos la x en B' 4r=20e +2. (1)(2) 2r=we + y (1) s=2x% + 4y (2) s=35r+—ou—y (S) s—4ir=2y (e.r.,) s—2r=3r—2y (e.r.,) 2r =u-— 2y 1 2r=w + y (2 C e Y (1) ls=5r— 2y (2) 9 = y — 41 5 s— 4r 2 Ad MY =s—A4Ar; Yy == ) o E De (2) ES > ") To — AÑ — YU == AÑ HS EA % ) Y 2 2 De (1) p Y 3Y ua = 2r — 2y = 21 oo y la reacción es : 40a,P, +-15H,0 == 6PH, 7. Ca0,H, + Ca(H,PO,), - (111) r.Ca,P, +s5.H,0=4u.PH, + w.P,H, + +.Ca0,H, (1V)(R.S.) 1) ) ) ) 22 ( A 2r=u-- 4w (2 2s = 34 + 2w —- 2w (3 == 200 (4 Elimino en A la u 6r = 34 + 12w 2s=34 + 2w + 2x 2 (3r —s) = 2 (5w — x) (e. r.) 2 =u +] 4u (1) B [ AE IDA (1) B' S= 40 (2) 3r—s=— | 5w (3) Elimino en B la s. A causa de la ecuación (2) será : 3r— 2 ==—w- 50; 3r=w | 54 (37) (e. 1.) 2r =u + 4w == A (2 10 y 2r=0 ) 0 o 3r=xw | 5w (2) 274 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Elimino en C/ la x. A causa de la (1) es 3r=2r-—- 5w Ó F= D0 DS (41) «=10u De (2) $=2.10w0 =20w. De (1) u= 27 — 44 = 104 — 4w = 6. Para w = 1, viene =D 1920)... ,0=0 y la reacción es 5Ca,P, + 20H,0 = 6 . PH, + P¿H, + 10Ca0,H.. (1) Por el mismo estilo se ballarán las demás reacciones límites. Sean ellas, ya multiplicadas por los respectivos coeficientes de proporcionalidad l, m, n, p, q: Ca. A O UB OCA (1,1) m.Ca,P, — 6m. H,O =3m. H, + L-m.0a0,H, —m.Ca(H,PO,), — (1L,m) 4n . Ca,P, — 18n. H,O = 6n.. PH, + 7. Ca0,H, + n.Ca(H,PO,), (11L a) 3p . Ca.P, + 20p. H,0O = 6p. PH, + +p.P,H, +— 10p.Ca0,H, (IV p,) q . Ca(H,PO,), + 2q . Ca(OH), = 4g . H, +q.Cax (PO). (V,q) Sumando estas igualdades y transponiendo al segundo miembro el primero de la (V, q) resulta [[ +] m + 4n — 5p] Ca,P, + 2 [21 — 3m —- 9n — 10p] H,O = =|3m — 4q] H, + 6 [n +— p] PH, +—1.P,H, + p. P,H, —[21 + 2m + + “nm + 10p — 2q] CaO,H., —- [m — n — q] Ca(PO,H.,), + + q. Ca,(PO,).. (C) Para | =mMm=M= p = 4 viene la reacción 11.Ca,P, + 48H,0 =7. H, +12. PH, + P,H, + P,H, + —+—18C40,H, + Ca(PO,H.,). +— Cas(PO.,). idéntica a la que antes hemos calculado. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 275 Para estudiar ahora las propiedades de esta reacción es más con- veniente servirse de la fórmula (0). 1650, SO mano e [Um 4n + 5p] Ca,P, + 2 [21 - 3m — =3m.H, + 6 (n + p) PH, +1. P,H, +p.P,H, + 10p] CaO0,H., —- (m — n) Ca(PO,H.),. (a) 9n —- 10p] H,O = [21m +"n- Nistes mM == p = 1, resulta: 11. Ca, P, + 48H,0:=3 . H, + 12. PH, + PH, PH, => - 20a(PO,H.,), a=0+ (a) 1 20Ca0,H, - ! 2* Si es p= 0, viene : (1 - m + 4n) Ca,P. — 2 [21 —- 3m +- 9] H,O | [21 = [3m —- 4q] H, + 6n. PH, + 1. P,H, -- 7 — 2q] VCaO,H, + (m -- a — q) VCa(PO,H.,). +q . Cas(PO,), (b) y para l=m =m= q = 1, se tiene : 60a,P, —28H,0 =7.H, +6.PH, +— P,H, + 8Ca0,H, —- —|— Ca(PO,H.), — Cas(PO.,)». Pp 0) 3” Si es m—= 0, resulta : [l—— 4n + 5p] Ca,P, + 2| = 4. H, + 6(n + p) PH, —/.P,H, —p.P,H, —- 10p — 2q] CaO0,H, — (n — q) Ca(PO,H.), + q . Ca,(PO,), 21 + 9n —- 10p] H,0 = - [21 Tn q yA) | [ (e) y TOA === (10 VES 10. Ca,P, + 42H,0 = 4H, + 12. PH, +— P,H, -- PH, + + 17. Ca0,H, —- Ca,(PO.,), m =0. OP ELO [m =- Tn + 10p — 4% Si es 1 =0, viene : | E 2 [43m 9n — [m +— 4n + 5p] Ca,P, —- | | | = (3m + 4q) H, + 6 (n + p) PH, + p.P,H, — 2q] Ca0,H, — |[m + n — q] Ca(PO,H.), —- q . Ca,(PO ). Y si fuese m == p=q=1, resultaría : 10Ca,P, + 44H,0=7. H, +12PH, +— P,H, —- 160a0,H, + = Us | Ca(PO,H.), + Ca,(PO.), (d) 276 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 5 Si fuese en (C) m-n— q =0ó m +n= q, esto podría suceder siendo m=m=1 y q =2, suponiéndolo así y que p=1= 1, viene la reacción : --11Ca,P, +-48H,0 =11H, + 12PH, + P,H, + PH, + + 16Ca0,H, | 2Ca,(PO.. min=g=0 (0) Comparando esta fórmula a las precedentes (a) con q=0, y a la primera o tipo, advertiríamos que unas mismas proporciones de subs- tancias reaccinantes, pueden originar diversos resultados. ¿ Bajo que circunstancias ? Esto es lo que debe pedirse a la investigación quí- mica. La matemática lo prevé y en parte nos suministra luces para conducir a buen término la experimentación. 6* Si tuviéramos n —-p=0ó n= — p, que puede verificarse sien- do n=1 y p =— 1; si suponemos ¿=m=mn8=q=1, sería la re- acción : Ca,P, +8H,0=7.H, +P,H, — P,H, —2Ca0,H, + + Ca(PO,H.,). + Ca,(PO.), o bien : > Ca,P, + P,H, + 20Ca0,H, + 8H,0 =7. H, + P,H, + — Ca(PO,H,), + Ca,(PO,). n+p=0 ($) 1* Sea 3m + 4q =0. Esta ecuación puede verificarse con m= 4. (=>—3,0 al contrario con m=>— 4, q =3; tomamos la primera forma y supondremos l=2 =p =1, con lo que la reacción viene a ser: 6Ca.P, + 18H,0 = 12PH, —- P.H, + 9. Ca0,H, — — 6Ca(PO,H.,), — 3Ca,(PO,). | PH, o bien : 6Ca,P, + 6Ca(PO,H,). — 185H.0 =12. PH, +— P,H, + P,H, + —- 90a0,H, — 3Ca,(PO,), 3m=—-49=0 (y) 8? Sea 21 -- m -- 7n -- 10p — 2q = 0, ecuación indeterminada que comporta muchas soluciones. Podemos escribirla : 2q — “n= 21 + m — 10p. Si suponemos l=m =p =1, se convierte en 2q — 1n=13. Una de sus innumerables soluciones enteras es q =10,2=1; adoptán- dola viene la reacción : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 277 11Ca,P, 1 48H,0 = 43H, 12PH, +P,BH, | PH, — — 8Ca(PO,H.,). | 10Ca,(PO.), 11Ca,P, + 48H,0 + 8Ca(PO,H.), = 43H, + 12PH, + -P,H, | PH, — 10Ca,(PO,) (h) 9* Supongamos ahora que sea nulo el coeficiente del agua 21 —- 3m —+— 9 — 10p =0 ; escribimos 21 ——- 3m = — (9n — 10p) ; y si ponemos n==—l1l,p=— 1, será 21 —- 3m= 19, ecuación que admite la solu- ción l= 5, M= 3; Supondremos que sea q =1; viene así la reacción : — Ca,P, = 18, = 19034 2918, 218. (005042 Se | Ca(PO,H.). + Ca(.(PO.). o bien PH, + 12PH, + 6Ca0,H, =Ca,P, + 13H, + Ca(PO,H.), + + Cas(PO.), | 5P,H, (3) La reacción tal cual está escrita significaría la regeneración del fosfuro de calcio en un medio acuoso, lo que es imposible a nuestro parecer, pero acaso no lo sea la reacción inversa; eso podrá decirlo la experimentación química. 10* Supongamos que se anule el coeficiente del fosfuro cálcico : Jm 4n-5p=0; 1|m=->—din—5p; hagamos n= — 1 con lo que la ecuación se convierte en 1--m= q, que puede verifi- carse con l=5,m=4; suponiendo q =1, la reacción viene a ser después de transponer las cantidades negativas : 6H,0 + 12PH, + P,H, + 5020,H, =16H, | 5P,H, + + 2Ca(PO,H.). - Ca,(PO.). Ca,P,=0. (5) Supongamos ahora que se anulan dos coeficientes. Como éstos son OS 9, habrá — = 56, reacciones posibles. Veamos algunas : pal 1* Supongamos q =0, on --m=0; esta ecuación se verifica por m=1,n==—1.8Si l=p=1, la reacción será : 3Ca,P, + 12H,0 =3H, +P,H, + P,H, + 6Ca0,H, (a) 2* Sean q =0,p=0, y los demás coeficientes l=m=n284=1, la reacción será : ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 189) -] (0,9) 6Ca,P. + 28H,0=3H, + 6PH, +P,H, + -1- 10Ca0,H, + 2Ca(PO,H.), (D) 3* Sean q =0, 1 =0, y las demás indeterminadas Mm=N8=p=1, la reacción es : 100112 BE O = 318, JOEL, 1981, de 1 18040,H, | 2Ca(PO,H.). | (c) 4* Sean q =0, n]p=0, n= — p, satisfecha por n=1,p==—1; si son l=m=— 1, viene la reacción : Ca¿P, + 8.H,0 =3H,-+ P,H, — PH, | 2Ca(PO,H.,)a o bien Ca.P, + 8H,0 + PH, =3H, + P,H, — 2Ca(PO,H.), (d) 5* Sean q =0, 3m — 4q =0; esta última ecuación, a causa de la primera, implica que m sea nula, m= 0. Si las demás indeterminadas son la unidad, la reacción será : 10Ca,P, + 42H,0= 12PH, --P,H, + PH, + 19C40,H, -- Ca(PO,H.). (e) 6* Sies q =0 y 21 7- m->— Tn + 10p — 29 = 0, implica esta última que sea 21 - m - Tn + 10p =0 0 21 7-m=-— n— 10p y sin=1, p=1,21l-m= — 17, ecuación, una de cuyas soluciones podría ser l[=— 6, m=— 5; la reacción para tales valores sería : — 20a,P, —16H,0 =— 15H, -—- 12PH, — 6P,H, -—- + P,¿H, — 4Ca(PO,H.), o bien: 4Ca(PO,H.). + 6P.H, | 15H, — 2Ca,P, 1 16H,0 + A e (f) Es más probable la reacción inversa. 7* Sean q =0, 217 3m-- 91 +]10p =0 o 21 7- 3m = — 9 — 10p; si asignamos a n y p el valor 1, resulta 21 -- 3m=— 19, que puede satisfacerse con m= — 3, l=— 5. La reacción sería, después de la transposición de los términos negativos : Ca,P, + 9H, -- 5P,H, - 2La(PO,H.,). =12PH, +- —- PH, + 404a0,H, (g) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 279 S* Sean l+m--4n-—- 5p=0,q=0: [+ m= — (4n —- 5p) ; si es n=p=l1, viene /4m=— 9, que podría verificarse con l=— 4, m= — 5, por ejemplo. Con esos valores la reacción sería, después de la transposición de los términos negativos : 158, + 4P,H, +4Ca(PO,H.). =12PH, + 1 ACa0,H, | 8H.0/-- PH. (N) Por el mismo estilo obtendríamos las reacciones restantes. Supongamos ahora la anulación de tres coeficientes, hecho que LR acciones. Véamos unas cuantas solamente : 1* Sean puede realizarse de = 84 maneras, originando otras tantas re- iZm--4n>+—5p=0, 21!7-3m--9n--10p=0, 3¿m->+4q=0. Hay tres ecuaciones para cinco incógnitas. Eliminando la 1 y luego la m en el sistema resultante, se llega a la ecuación final 4q — 3n= 0, una de cuyas innumerables soluciones es n= 4, q =3, valor este úl- timo que substituído en la tercera ecuación da m= — 4. Estos tres valores llevados a la primera la convierten en l + 5p =— 12, una de cuyas soluciones es l= — 7, p = — 1. Con estos valores, la reacción, después de transponer términos negativos, es : 7P,H, + P,H, + 6Ca0,B, + 3Ca(PO,H.). = = 18PH, + 3Ca,(PO.), (a) reacción muy posible, pues que sabemos que el exceso de cal trans- forma el hipofostito en fosfato con liberación de hidrógeno, el que, a causa de la descomposición de los fosfuros, debe acrecentar el fosfuro saseoso. Estos resultados interpretables químicamente deben refor- zar nuestra confianza en el tan menospreciado análisis matemático aplicado a la química aun por reputados profesionales. 2* Sean nulos los tres últimos coeficientes, habrá el sistema : 21 mn] 10p —2q =0, m>3n>=q=0, q=0. A causa de esta última las otras serán : 21m + n + 10p =0, === 0, 280 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA y eliminando la m resulta la ecuación final 1--3m= — 5p, verifica- ble con == 1% [== 2, == Lo == 1. Así que una de las varias reacciones será : 0 =3H, — 2P,H, + P,H, 0) 2P,H, =3H, + P,H,. - (0) 3” Sean n—+—p=0, 0 1=08 implica que sea n=0; p y q pueden asumir cualesquiera valores, por ejemplo, M=q=1; en tal supuesto viene la reacción Ca,P, + 6. H,0 + Ca0,H, =7 . H, + Ca,(PO,),. (e) Por un análisis análogo se hallarían las reacciones correspondien- tes a los 81 casos restantes. E Vengamos ahora al supuesto de que se anularan cuatro coeficien- SINO Md blemente originarán varias reacciones iguales. Consideremos, a título de verificación, algunas de las que producen los casos límites. | 1? Hagamos tes. Esto puede verificarse de = 126 maneras que proba- q =0, p=0, ¿=0, n--p =0, que implica ser n= 0. Si es m= 1, por ejemplo, substituyendo estos valores en los coeficientes de la reacción general, viene ésta Ca,P, —— 6H.0 =3H, + Ca0,H, — Oa(PO,H.,).. (Il reacción límite. 2.2 7] | l 2* Sean 3m— 4q =0, (=0; q =0% 05 que implican ser m=0. Si a la única indeterminada que resta le asignamos el valor 1, n= 1, la reacción es : 4Ca,P, +18H,0 = 6PH, + 71Ca0,H, + Ca(PO,H.)». (TIT reacción límite.) 3? Sean 3m-—- 4q =0, ==, m--n— q=0, d= 0, implican las dos últimas el ser n= 0, M=0; queda por tanto dispo- COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 281 nible la sola indeterminada p, que haremos igual a 1, p =1. La reac- ción es : 5Ca,P, + 20H,0 = 6PH, —- P¿H, -—-100a0,H.,. (IV reacción límite) Si se anularan cinco coeficientes, hecho que puede verificarse de Do SUSO 1.2.3.4.5 las que probablemente muchas serían idénticas. Véamos dos tan sólo. 1? Sean : 3m=-1q=0, n=p=0, p=0, m-=n—q=0, q=0, implican ser m=0,2=0; sólo quedaría la indeterminada l, a la que podemos atribuir el valor 1. Se tiene así en la reacción general Ca,P, + 4H,0 = P,H, +- 2Ca0,H,. (I reacción límite) AS Sean : =126 modos, se obtendría otras tantas reacciones, de lt m+4n+5p=0, 217-3m>— 9% - 10p=0, aa p=0,. 1=0. Pp =0, implican las dos últimas que » sea nula y que lo sea m ; siendo nulas l, m, n no queda finita más que q, ala que atribuiremos el valor 1 ») 0) 7) y) y la reacción será : 0 =— 2020,H. | 4H, — Ca(PO,H.), + Ca.(PO.), 0 Ca(PO,H.), | 2040,H, = 4H, + Ca,(PO).. (V) Podría suponerse que se anularan mayor número de coeficientes, obteniéndose por la anulación de seis, 84 reacciones posibles; por la de siete, 36; por la de ocho, 9 reacciones y por la de nueve, ninguna. Se ve, pues, a cuántas investigaciones químicas puede dar origen la consideración de los procesos químicos del punto de vista mate- mático. - El doctor Sorkau hace notar que el problema se complica a causa de que el fosfuro dicálcico suele estar mezclado con el tricálcico. Nosotros hemos estudiado analíticamente la reacción de este fosfuro con el agua y he aquí la ecuación simbólica de aquélla, suponiendo que no se formen nuevas substancias, sino que puedan variar las pro- porciones de las obtenidas con el fosfuro dicálcico. 1. Ca,P, +8. H,O =1f.H, 74. PH, 370. P,H, |- 0. P,H, + | e. CaO,H, + y . Ca(H,PO.,). + 2. Ca,(PO,)». AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 19 282 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA De las que, deduciendo las ecuaciones atómicas y simplificando porque s y 4 son pares s = 2s', u = 2u/”, se llega al sistema A : Sr -—e— y —3e=0 (1) l r —w— v—2w = Y>= ¿=0U (2) DS == 2 == M0 = 10 = 9 = My =0 (3) | Ss! — e —2%y—4:=0 (4) Por una eliminación métodica se llega a la ecuación final : 3s —8r —t—wW —3w—42=0 y por medio de ella y de las ecuaciones de que provino a las reaccio- nes siguientes : : 6Ca,P, + 40H,0=18H, + 2.PH,+P,H, +P,B, + 1 14Ca0,H, | Ca(H,PO.), + Ca.(PO.), (1) 8Ca,P, | 52H,0 18H, + 6.PH, +P,H, +P,H, + 1 20040,H, -- Ca(H,PO.), + Ca,(PO.).. (2) Podríamos preguntarnos ahora ¿qué influencia ejerce en la reac- ción el Ca,P., ? Al parecer aumenta las proporciones de PH, y H.,, pues otros va- lores de las indeterminadas dan : 13Ca,P, + 82H,0 =18H, + 16PH, + P,H, + P,H. + + 350a0,H, + Ca(H,PO,), + Ca,(PO,),. (3) También hemos estudiado la acción de una mezcla de Ca,P, y Ca.P., pero el problema se vuelve así demasiado complejo. Ejemplo 7%. Acción del álcali sobre el fósforo amarillo. — El hi- drato de potasio y el fósforo en presencia del agua dan hipofosfito de potasio e hidrógeno : 3P -—- 3KOH + 3H,0 =3KH.PO, + 3H. (a) El hidrógeno en el estado naciente se combina con el fósforo : P-3H=PH, (D) de modo que la reacción total sería : P, 1 3KOH | 3H,0 —3KH,PO, + PH,. (1) Al mismo tiempo se forma P,H, : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 283. 4P + 4K0H + 4H,0 = 4KH.,PO, + 4H (a,) 2P--4H=—P,H, (0,) 6P | 4KOH + 4H,0 =4KH,PO, + P,H, (ID) Estas dos reacciones van independientes la una de la otra; tene- mos por consiguiente que multiplear cada ecuación por su factor de proporcionalidad y sumar : 4m.P —-3m.KOH —]-3m.H,0 =3m.KH,PO, —m.PH, (1) 6n. P ——4n. KOH — 4n. H,0O —4n.KH,PO, -n.P,H, (ID) 2 [2m +- 3n]. P — [3m + 4n] KOH — [3m —- 4n] H,O = = [38m + 4n] KH,PO, + mPH, + n.P,H.. El hidrógeno fosforado espontáneamente inflamable que se des- prende siempre está acompañado por el hidrógeno. Éste tiene su origen por la reacción (a), puesto que no todo el hidrógeno que ella suministra se combinará con el fósforo y además por la descomposi- ción del hipofosfito de potasio mediante la potasa cáustica, formán- dose pirofosfato de potasio : 2KH,PO, | 2K0H | H,O= K,P,O, +4H.. (e) Al añadir esta ecuación, multiplicada por el factor p, a la ecuación general, obtendremos : 2[2m-- 3n] P + [3m + 4n + 2p] KOH —- [3m + 4n —- p] H,O = = [3m —- 4n — 2p] KH,PO, + p . K,P,0, + 4pH, + +m.PH, + n.P,H, (Sorkau) donde 2p igual o menor que 3m —- 4n. La descomposición del hidrógeno fosforado líquido en las modifi- caciones del gaseoso y sólido complica todavía más el problema. Así, no nos extrañará que al buscar los índices de la ecuación general : r. Ps. KOH +1 .H,0 =u.H, + v. PH, | vw. P,H, + +2x.P,H, +y.KH,PO, +2.K,P,O, hallemos solamente cuatro ecuaciones para las nueve incógnitas. Usando potasa cáustica alcohólica se evita la descomposición del hipofosfito de potasio, eliminándose una de las dos fuentes para la formación del hidrógeno, y la presencia del pirofosfato; además el alcohol, cediendo hidrógeno al P,H, en el estado naciente, mientras 284 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA él mismo se oxida al aldehido, transforma al hidrógeno fosforado líquido en el gaseoso, sin que se llegue al mismo tiempo a la modifi- cación sólida. La ecuación general se simplifica así en : u.P|-0.KOH+w.H,0 =x.KH,PO, +—y.H, + 2.PH, que es la reunión de los casos límites : 92P 1-2.KOH--2.H.0=2.KH,PO, + H, (1) 4P-1-3.KOH 1-3.H,0=3.KH,PO, + PH,. (2) Tratemos ahora este problema por el método directo o del análisis algebráico, escribiendo la ecuación simbólica tal cual antes fué for- mulada con objeto de hacer más fáciles las comparaciones : r.P15.KOH>+1.H,0 =4u.H, +. PH, + w.P,H, + |. PH, + y. KH,PO, +2.K,P,O, (R. s.) de la que deducimos las ecuaciones del sistema r=0vw-_- 20 -—-4x + 4y +2 ecuación del P (1) == y 42 ecuación del K (2) s+ t= 2y +“z ecuación del O (3) s 1 2%= 24 + 30 + 4w + 2x + 2y ecuación del H. (4) Como ya sabemos, no es indiferente la marcha que se siga en la eliminación, pues según la que se adopte, las expresiones pueden re- sultar más o menos complicadas. Cálculos previos nos han sugerido la siguiente marcha : eliminar la y en el sistema, reduciendo las ecuaciones a cero previamente; en el sistema equivalente B, resul- tante, eliminar la +, lo que nos lleva al equivalente C. / s$s—y— t2=0 : (1 | r—s—v— 20 — 4eu 22 =0 (2 Cono |, (Br — 29 — 244 2u — 240 — 107 — 22 =0 (1) A : =b ¿= (2) V En el sistema reducido C' eliminamos la 2, lo que nos conduce a la ecuación final 3r— 4s + 2u — 24 — 10x =0 que nos descubre la paridad de r, r = 27” y por tanto, la ecuación final será 3r —2s Lu — w—5be=0 COMPARACIÓN DE.LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 285 que la dispondremos de este modo u—w=— 31! |-2s — 5%. (e. f.) Esta ecuación se satisface con los valores generales u=2 (— 31 —- 25 + 5%) —- 4p w=>—3r' + 28 + 5% + p. De la (2) + 2=s deducimos t= 2s — 9, 2==—s+09, siendo q una nueva indeterminada que, como p, debe recibir valores enteros. De la (1 sacamos, mediante la substitución del valor de 2, y =58 — 4q y por último, de la (2, por convenientes substituciones, v=8r! — 1s — 14x — 2p — 24. Debemos ahora, según las prescripciones del análisis, eliminar la q de las expresiones obtenidas; para ello podemos valernos de cual- quiera de los valores algebráicos de to 2. Si adoptamos los de esta última, tendremos : v=8r"— 5s—l4x—2p t=s8s—2, y =s— 42. Escribiendo ahora por orden las funciones, las condiciones para que las incógnitas sean positivas y los respectivos límites se obten- drá : P=2P >> 0 6=59 0, CNAE SA (s) u=2(—3Y' + 2s | 5%) + p>0 p>>—2(—53r'+ 2s— 52) (u) v=8r —5s— 14% + 22 — 2p >0 1 Da OR 5s — 14x —]- 22) (v) w=-— 31 +2. +50 +p>0, p>->—(—3r'+2s—+] 5%) (w) 1=0>0. => t>0D. (0) e Antes de asignar valores particulares a las variables, conviene ver si se puede establecer entre ellas relaciones que limiten sus valores relativos. Para eso nos valdremos de las ecuaciones del sistema y de 286 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA las inecuaciones escritas, procediendo en ellas a una metódica elimi- nación. — 6r' + 4s +7-10r + p>0 Di—330"-2s + 5be + p>0 Sr — 58 — 14x —2p >0 ZAS OD DN A A» Rr Eliminando la p entre la (3) y cada una de las otras dos, obtendre- mos : Ol O (1) 2r— s—4x>0 (2) Estas inecuaciones E' nos permiten establecer dos relaciones : una entre 7 y x£, y otra entre s — y x —; son estas dos , y s r—3w>0 O ES o > 0, E e ed Eliminando la * en el mismo sistema llegamos a la relación 2 SS MP O > 3 q Las expresiones de te y nos suministran relaciones entre s y 2. Nos falta ahora elegir la variable principal ; tomaremos como tal 7”, pues que ella es el semicoeficiente de una substancia simple y única en el primer miembro del proceso químico. Examinando la ecuación (1) del sistema, descubrimos que el mínimo valor asignable a r es 10, y por o tanto a r' seráD; Ss > 3 r' da s > 3. Por otra parte s > 42 (y) nos dice que si a 2 le atribuímos el valor 1, que es el menor posible, s será mayor que 4; luego, para +” =5, el mínimo valor asignable a s es s=5. Así t resulta igual a 4 (t=s — 2), == (s — 42), y Como F=0, s=D, gs = 1, 2=1 viene 1 3 p<5(8.5b=5.5-14.142.1) p<5(0) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 287 luego p=l y asi los coeficientes son : r= 10, =D, == ll, w= 1, 0 ==, v= 1, 9=1, y =1L; ¿== LL, con lo que la reacción de coeficientes mínimos será : 10P + 5KOH + 4H,0 = H, + PH, + P,H, + PH, + + KH,PO, —- K,P,0, (1) R. mínima. Si atribuímos a » el valor 6, a < el 1, s debe ser mayor que 4, s$=0, 49 == 1, => la, Y=>1 y obtenemos para límites de p : p>6 (u), pá _ (0), p>3 (u) resultando contradictorios los límites (u) y (v) de p, concluiremos que no hay reacción para tal valor de s. Véamos si la habrá para s= 6, sies ¿=1; de las relaciones apuntadas sacamos U= 0, Y =2 f=l y para valores de p p>2 (0, p0, y = 304 — 2p >0, ¿== wv+pr>0 p< 3w (0) w=34wW— p >0, x=34w—p > 0, 3w 2 (y), p>uw (2). Los límites convenientes son (y) y (2). Para u=1 0 w= 2 no hay comprendidos entre (y) y (2) valores en- teros de p; necesitamos llegar a wW=3 para que exista un valor p=1, que produce para los coeficientes uw= 6, 0=09, (10 = 0D, 1/9) => 4=1; : siendo la reacción 6P --5KOH | 5H,0 =5KH,PO, + H,+PH,. (1)WwW=3,p=4 : Para w= 4, s8 obtiene p = 5, y la reacción es : 8P -- 7KOH + 7H,0 =7KH,PO., + 2H, +PH,. (2wW=4,p=5 Para u/ = 5, p puede tener los valores p = 6, p =7 y habrá las dos reacciones : 10P + 9KOH + 9H,0 = 9KH.,PO, —- 3H, + PH, (3) w=5,p= 6 10P | 8KOH | 5H,0 =8KH,PO, + H, + 2PH,.. ; (3) u/ = 5, p = y Para u/ = 6 son posibles los valores p = 7, p =8 12P + 11K0H + 11H,0 =11KH,PO, + 4H, + PH, (4 4=6,p=1 12P + 10KOH + 10H,0 = 10KH,PO, + 2H, + 2PH,. (41) w4= 6, p =8 El examen de las relaciones (1), (2), (3), (4) nos muestra, compara- tivamente a las (3) y (4) que las primeras dan mayor cantidad de hipo- fosfito para un mismo monto de fósforo que las segundas. Luego, cuan- do nuestro deseo sea obtener hipofosfito, debemos preferir aquéllas. Ahora bien, es fácil inferir que todas las reacciones conducentes a con- seguir el mayor rinde en hipofosfito están contenidas en la expresión 290 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA 2 (n +2) P + (2n + 3) KOH + (2n + 3) H,O = = (2n — 3) KH,PO, +—n.H, + PH, (H) en que n= 1, 2, 3, 4, ... Esta fórmula da en átomos el fósforo ; si se quisiera tener en molé- culas, bastaría para ello dar a n los valores pares 2, 4, 6, 8S,'... Enseñan, como se vé, los métodos matemáticos, que en ciertas reacciones (las complejas) puede aumentar unas veces los rendimien- tos, y en otras disminuir la proporción de las materias reaccionan- tes, como hemos probado en anteriores trabajos y como probaremos eon mayor rigor en otro que estamos concluyendo, y del que ya hemos dado cuenta en su parte más esencial, adjuntando las pruebas mate- máticas, a la Sociedad química argentina. Véase para mayores esclarecimientos la Revista del Centro estu- diantes de ingeniería de Buenos Atres, números 165 y siguientes, 1916, y la Revista de la Universidad nacional de Córdoba, números 1 a 4, 1917, más un trabajo anterior publicado en los Anales de la Sociedad Científica Argentina, 1914-1915, titulado : Un problema de química. (Sorkau). Ejemplo S”. — La reacción entre el anhidrido sulfuroso y el hidrógeno sulfurado. Cuando los dos gases hidrógeno sulfurado y anhidrido sulfuroso se encuentran, forman agua y azufre según la ecuación : 2H,S +-S0, =2H,0 /-3.8.' (a) Si los gases son húmedos o si dejamos entrar el hidrógeno sulfu- rado en una solución acuosa de anhidrido sulfuroso, se obtiene también ácido tetratiónico y ácido pentatiónico. Al formar la ecuación co- mún u. H,S + .80,=w.H,0 + x. H,S,O, +y.H.,S;,0, +2.8 vemos que tenemos únicamente tres ecuaciones a disposición para seis incógnitas. Existen entonces tres reacciones independientes (can- tidad de las incógnitas menos cantidad de ecuaciones). La primera reacción parcial ya la tenemos en (a); la segunda será : H,S 1 380, = H.8,0,. (0) La formación del ácido pentatiónico debemos expresarla por : 5H,S + 10.80, =3H.8,0, — 2H,0. (c) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 291 Si las reacciones (a) y (b) se realizan con igual intensidad, obtendre- mos : 3H,S — 4580, = H,5S,0, — 2H,0 + 3.8. (a + b) Es ésta la ecuación que se encuentra en los textos, por ser la ex- presion más sencilla del fenómeno. Otros casos serían : 4H,S +— 780, =2H,5S,0,|2H,0 +3.8S (a — 20) 5H.S + 10580, =3H,8,0, + 2H,0 + 3.8 (a —- 3b) 5H.S + 580,= H.,S,O, + 4H,0 + 6.8 (2a + D) etc., etc. Para el equilibrio entre (a) y (e) hallamos : TH,S + 11580, = 3H,5,0, + 4H,0 + 3.8. (a, —- €) Casos más sencillos resultan para : 3H,S + 480,= H,5S,0,-— 2H,0 — 25 (2a =- Cc) (después de dividir por 3) 4H,S + 7180, =2H,5S,0,-—2H,0— $S (a — 2c) (después de dividir por 3) 5H,S + 580,= H.,S;,0, + 4H,0 —- 58 (Sa —- c) (después de dividir por 3). Esta ecuación se encuentra en los textos, etc., ete. Para obtener la ecuación que abarca las tres reacciones a la vez, multiplicaremos cada ecuación parcial por un factor de proporciona- lidad y sumaremos enseguida : 2m. H,S + m.SO, =2m.H,O + 3m.'8 (1) n. H,S + 3n.80, = n. H,S,O, (11) 5p . H,S — 10p.SO, =3p . H.S,O, —- 2p. H,0 (TILL) 1-11 + 1M1= [2m + n + 5p] H.S + [m + 3n + 10p] SO, = = 2 (m — p) H,O0 —n. H,S,O, — 3p. H,S,O, | 3m.8S La expresión más sencilla se obtiene para mM = 5, n= 3, p = 18H.,S — 2480, = 12H,0 + 3H,S,0, +3H,8,0,+15.8 y dividiendo por el factor común 3 : 6HL,S - 8.80, =4H,0 + H,8,0, + H,S,0, +5.8. 292 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Abordemos el estudio de este problema por el método directo. Ha sido expuesto con mucha amplitud en un largo artículo inserto en el Archivo de Ciencias de la Educación de la Universidad nacional de La Plata, correspondiente a marzo de 1916, y también en la Revista del Centro Estudiantes de Ingeniería, en 1916, tomando en consideración tres ácidos tiónicos. e Aquí lo consideraremos como lo ha tratado el doctor Sorkau. Aunque es condición indispensable el que los gases estén húmedos para poder reaccionar en frío, parece que el agua no interviene en la reacción, por lo que formularemos la reacción simbólica : u.SH, —v.S0, =w.H,0O +x.8S,0,H, —y.8,0,H,+2.8 (R.S.) u+v= 4e- 5y-—2 ecuación del azufre S (1) 2u = 20 + 2x + 2y ecuación del hidrógeno H (2) 2v0= w-— 6x —- 6y ecuación del oxígenó O. (3) Simplificando la (2) y observando que v es par, según la (3), w = 2w' podemos escribir así el sistema : Cima — 41 —5y —2=0 (1) Au —2W— e— y = 0 (2) l VE W'—3x— 3y = () (3) Eliminando en A la w” se obtiene : 2v —u— a — 5y =0. (e. r.) Ésta y la (1) dan el sistema reducido B/ : / v— u!— 3e —3y 0) (1) A y ut v—4e—5y—2=0 (1) l—u +20 — 50 — 5y —0 (2) Eliminando en éste la y viene 2u—v e—2e2=0, ecuación final que escribiremos : 2— «a =2%u—wv=k. (e. $2) Ésta se verifica por los valores generales 2= 4u — 2v + p a =2u—v+p. | (p indeterminada) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 293 De la (2) sale y : | dy — — 4-20 — 52; como y debe ser entera, u y v serán de las formas u= vu”, 0= 00% por tanto y =>— 4 | 20 — e, en la que debemos poner por « su valor deducido de la ecuación final, y por u y v, 5u', 5v' respectivamente. Se tiene así : y =— w —- 20" — (104 — 5v' + p) =— 114 +- 70 —p. De la (1) viene z : 2¿=4 0 — 4 — by = 54 |- 50 — 4 (10w — 50 L- p) — — 5(— 114! + 70! — p) 2 = 204 — 100 —- p. Por último de la (1) sale w': wW=— 3e — 3y w'=50 — 3 (10u' — 5v' + p) — 3 (— 114 + 710 —p) =— v' + 3w. Escribiendo las incógnitas por orden, estableciendo la condición para que sean positivas y los límites para la indeterminada p que debe resultar entera, tendremos : ww 57d UB 0 1070 =D === 0 ED VELA ALO) =104w —5vW--p>0 DAR DSZ 0) ON) y =—11w 70 —p>0 A O A (Y) O) ¿2 = 204 — 100 +p<0 ONO e) (3) Eliminando la p entre las ecuaciones (1), (2) y (3) con objeto de ver si hay alguna relación sencilla entre las variables w y v' obtenemos : / Y — 032 20 > 0, > 7? SU 00, v' < 34 idéntica a la (107. Tenemos, por tanto, que v' debe ser igual o mayor que w. Tratemos ahora de formular la reacción para valores dados de w/. 294 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Supongamos u/ =1, será : / 1 , 2] V 27 v 0, (y) p<3, y así habrá dos reacciones, una con p =1, otra con p = 2. a ==, 00= 2, 0 Ly MENO =D) NIUE IS SA O). => ¿=1l 5H.,S + 10.80, =2H,0 + 8,0,H, + + 28S,0,H, +8, WE= LO =2% /0=1. (1) 1 == Ly Di 2 0 == 2) AO $ u= 5D, 0= 10. == 2%, 10 == 2, = 1, == Y 5H,S + 10.580, = 2H,0 — 258,0,H, -- + 5S,0,¿H, + 2.6, MEL 1=2, D==2e (2) Y Comparando estas reacciones se advierte como un movimiento de liberación entre el azufre precipitado y los dos ácidos tiónicos, pare- ciendo corresponder el aumento del penta a la diminución de p po- sitiva, y al contrario, el incremento del tetra al aumento de p posi- tiva. Sea ahora 4W = 2, v podrá ser "== 2,3,4,5 y así habrá por lo me- nos cuatro reacciones, sin contar las que dentro de cada hipótesis pueda originar la amplitud de los límites para p. SiwW=2 y v"=2, no hay para p más valor entero que — 9. Una reacción sola. Si 4 =2 y 0'= 3, resultan para p los valores — 2, — 3, — 4. Habrá tres reacciones. Si u/= 2 y == 4, resultan para p los valores 1, 2, 3, 4, 5. Habrá cinco reacciones. S1 uU/=2 y v'= 5, resulta para p por intervenir (2), los valores 11, 12. Hay dos reacciones. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 295 Escribamos estas últimas : | 10H,S —- 25.580, =2H,0 + 65,0,H, -- —+ 28,0,H, — $ 1=2, 0=0, p= 101 (3) 10H,S -- 25 .SO, =2H,0 — 1S,O,H, + —- S¿O,H, + 28 1=2% 0=, 032 (4) Del mismo modo continuaríamos hallando todas las reacciones po- sibles teóricamente para un valor dado de u o u”. Se advertirá que nuestras fórmulas nos han conducido a sólo múl- tiplos de 5 para las materias reaccionantes, mientras que las del pro- fesor Sorkau llevan a valores de mayor generalidad. Veamos si será posible dar cuenta de esa anomalía. Tomemos de nuevo las ecuaciones del sistema que considera la paridad de 1 (0570 — 41 —5y —2=0 (1) Au — 240"'— e— y = U (2) Ñ v— w—3e—3y 0: (3) Eliminando la v entre (1) y (3) obtenemos : uu! —e—2y —2=0. (EXT) En el sistema equivalente B eliminamos la Yu v=— w— 3Le— y = 0 (1 B : E A u— y = (0) (1) u+ w— e —2y—2=0 (2) Se obtiene la ecuación final 3 —Yy=2 (CS) que se satisface por los valores generales w'=2 JP, y =22 + 3p. De la ecuación (1) de B' sale UU =Y 20 o substituyendo u— e =42e | 5Pp, que da u= 82 — 10p +9, ww =42 + 5p +4 296 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA en que.q es uná nueva indeterminada entera. Para v se obtiene final- mente v=192 + 25p + 39. Expresando ahora todas las incógnitas en función de una misma in- determinada, como pide el análisis, eliminaremos la q por medio de la expresión de zx, q =w — 4e — 5p, y llevando este valor á las funciones Y y v, se convierten en u=w + 42 + 5p, v=3% + Te + 10p. Las funciones definitivas con sus límites serán así : u=w-L- 42 — 5p >0 p>— (0443 (94) v=3 712 -10p>0 p>=, 607 (v) w=2(2+p)>0 Di (10) m0 y =22=3-3p >0 p>=5 (y) 2=2>0 La forma de estas expresiones en que p entra eon el mismo signo en ellas, no permite la eliminación de esa indeterminada, por lo que no podemos establecer relación entre las variables x y 2. Tampoco es fácil deducirla de las ecuaciones del sistema, por lo que habrá que limitarse a asignar valores juiciosamente arbitrarios a x y 2, los que nos indicarán cómo se suceden los valores de p. Es concebible la posibilidad de que sean .=1,2=1, siendo los respectivos límites de p : dl 1 po —= ¿521 »> =P 40 —L Pp A A 1, Pp E FE Se advierte que podemos asignar a p valores crecientes desde 0, 1=0, 12 8 000 1 ==> 1, 1 Lo 1) == 0, Ono e U=0, 0= 10), wW=2, Le Y= 2% e2=l COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 297 la reacción es 5H,S + 10 . SO, = 2H,0 + S,O,H, + 28,0,H, (1) idéntica a la (1) anterior. Para *= 1, 2= 3, la serie de los valores de p es 10 ===>> 1 03 102 0 de Para r=1,2=3,p=-— 1, se tiene : 1=0).V=la We <= ! (95 y la reacción será SH,S + 1480, = 4H,0 + S,0,H, +3.8S,0,H,--3.8 (2) idéntica a la de m=n=p=1. Si comparamos esta igualdad a la que se obtiene haciendo m=nm =p=1 en la expresión general del profesor Sorkau, observamos que son idénticas. Si hacemos e = 53, 2 =15, la serie de los valores de p es A, rr p=>— 9, —8, —T, es. Para *. =3, 2 =15, p = — 9, viene : u=3>+4.15—5.9=18, v=3.3+|71.15—10.9=24, == 2 (1900) = 14 * y=2.15—3.9=8. Como todos los coeficientes son divisibles por 3, suprimiendo ese factor la reacción viene a ser : 6 HS + 880, =4H,0 + 8,0,H, -- 8,0,H, + 58 (3) equivalente a la de m=5,1n=3,p=1. Comparando esta reacción a la obtenida en la hipótesis de m = 5, n=3yp=l1, en la reacción general del profesor Sorkau, advertire- mos su identidad. Estamos ahora en el caso de poder explicar la anomalía a que antes hicimos referencia; proviene de haber supuesto que simultáneamente u y v fueran múltiplos de 5, hipótesis excesiva, porque basta que lo sea la diferencia 29 — u de la expresión 5y = — 4 + 2v — 5x, condi- ción que puede cumplirse sin que ni u ni + sean divisibles por 5. Para expresar esa circunstancia podríamos poner 2. — u = 5t, en que t es AN. SOC. CIENT. ARG. — T. LXXXV 20 298 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA una nueva indeterminada. Aunque eso complica algo el problema va- mos a ejecutarlo porque ofrece algunas particularidades instructivas. Las expresiones a que llegamos con la primera marcha eran, partien- do de la ecuación final ¿ — x= 24 — Y, ¿=44u—20-p *.=2%0u—v0-|p, - 5y=—u-+)20— 52, V— 3 — 3. n= La condición 2v — u = Dt da u= 2v— bi, valor que llevado a las expresiones anteriores las convierte en : =60—20t+p, e*.=30—10t+Pp 5y=5t— Dx, Y DW O A A O AO OOOO La eliminación de p conduce a las relaciones v—3t>0, t>0, y la expresión de u a 2v — 5t > 0. Los límites de p son : p>—30 +10, (0) p<—30+11t (y) p>—2(30—10%), (2); resulta que t ha de ser positiva y v > 3t Si asignamos ahora a t el valor 1, v debe ser al menos 4; pero para tal supuesto no hay valor entero de p comprendido entre (w) e (y), límites convenientes. Lo mismo ocurrirá asignando a v los valores 5, 6, 7, 8, ..., mientras sea t=1. Si suponemos t—= 2, v debe ser por lo menos 7; ensayando estos valores resulta pont (e p< y y como entre éstos está comprendido el cero, será o = 0 y debe haber reacción. En efecto y serán sus coeficientes : 4H,8 +7 .8S0, = 2H,0 —- S,0,H, +- 8,0,H, +2.8 (a) COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 299 Esta reacción es aún de menores coeficientes que los de la (3). Con la misma marcha podríamos calcular otras, prediciendo su nú- mero; ventaja que creemos no ofrece, al menos tan fácilmente, el pro- cedimiento basado en el principio de la coexistencia de las reacciones. Nuestro método algebráico merece, pues, en igual grado que el preco- nizado por el doctor Sorkau y otros muchos químicos, la confianza y estimación de éstos. Veamos ahora un nuevo modo de pasar del método algebráico al que se apoya en la independencia de las reacciones. Partamos de las fórmulas que ligan los valores de las variables , ¿y palos de las funciones Y, 0, 10, y, que vimos eran u=w-— 4e + 5p (1) v=3e + 72 10p (2) w=2(8--p) (3) y =22 + 3p. (4) Notemos que deben existir tres reacciones independientes, puesto que no hay más que tres ecuaciones para determinar las seis incóg- mitas. Una, será aquella en que no se originan ácidos de la serie tiónica. Esto se expresará matemáticamente anulando los coeficientes de los ácidos tetra y penta tiónicos. Las ecuaciones serán, por tanto : y. H,S + v.S0,=w.H,O | 4.8,0,H, + y.8,0,H,+2.8 (Reacción simbólica). u=0-— 42 + 5p (1) v=0-+ 12 + 10p (2) == 22 + 2p (3) ds 22 + 3p (4) De la cuarta ecuación (indeterminada) inferimos que puede satisfa- cerse, poniendo ¿=3 y p=— 2; llevando estos valores a las res” tantes ecuaciones, se obtiene : 1=4010 =D. 2 =% 0= 6 UI A y la reacción límite es : 2H,S + SO, =2H,0 +3.8 (2) idéntica a la (a) del doctor Sorkan. 300 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Otra, debe ser aquella que sólo produce ácido tetratiónico, sin que se precipite azufre, ni se forme agua. Las ecuaciones del caso serán : u=xw-+0-—+5p (1) v=3%* +0-—10p (2) == (3) 0 0 — 3p. (4) Las ecuaciones (3) y (4) implican que p sea 0, por lo cual se con- vierten en 1 v= 32, que para =1 dan we v=3 y la reacción límite será HS + 3.80, =8,0,H, (0) idéntica a la (b) del profesor Sorkau. Pero puede ocurrir que dudemos de si se precipitará o no azufre y de si se formará o no agua. En tal caso operaremos como si realmente se formaran esas substancias, y las ecuaciones serían por tanto u=w-) 42 + 5p (1) v=3e +12 + 10p (2) == 2 Pp (S) == 22 + 3p (4) De la última sacamos : 3, 1552 2, valores que llevados a las (1), (2) y (3) las convierte en : u—«w=2, v—3e=l1, wW=3=2=1, 10 == Lo La primera de éstas se satisface con u= 3, v=1; la segunda con v=4,w=1, y así la reacción buscada será : 3H,S + 4.80, = 2H,0 —- S,O,H, —-3H,0 (a +8) idéntica a la (a —- b) de Sorkau. El tercer caso límite ocurre cuando se origina ácido pentatiónico y AJUAa. COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 301 El sistema viene a ser : u=0->4.0-—- 5p [| u=5p e | 1 = 102 == 0 Pp | y ==) Y = 2.03H-3p / Y =3Pp que para p= 1 da los valores : ==, 0=10 4W=L.0=2% 64=0.. N=3% ¿=U siendo así la reacción 5H.S + 10580, = 2H,0 —- 38,0,H., (y) idéntica a la (c) del profesor Sorkau. La ecuación (5a —— c) 5H,S — 5580, =8S,0,H, + 4H,0 —- 55 de los textos conviene hallarla directamente de la reacción simbólica, y suponiendo en ella x= 0. Las ecuaciones (x) (8) y (y) multiplicadas por los respectivos coefi- cientes de proporcionalidad m, n, p nos llevan, después de sumar or- denadamente, a la siguiente expresión de la reacción general : (2m Ln + 5p) H,S + (m + 3n + 10p) SO, = 2 (m + pH,O —- —+m.8S,0,H, — 3p.5S,0,H, + 3m.5 (D) Nuestro procedimiento nos condujo desde la reacción simbólica u.H.S + v.S0,=w.H,O ++«.8,0,H, +y.8,0,H, +2.8 a la siguiente en que t y p' son indeterminadas que reciben valores enteros: (20 — 5t) H.S + v.SO, =2 (v— 3t) H,O + (3v — 104 + p”) S,O,H, + + (— 30 + 11t— p”) 8,0,H, | (6u — 20t —- p”) S”. (*) (11) Se pasa fácilmente de una fórmula a otra identificando tres pares de coeficientes tales que no sean equimúltiplos. Por ejemplo : 2m+)m-—+ 5p = 2v — 5t para el H,S; m-+3n-+10p= 0" para el SO, n= 3v — 10t —- p' para el S,O,H.,. (*) Ponemos p' para que no se confunda esta indeterminada con la p de la fór- mula (1), pues son distintas. 302 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Si se conocen v, t y p' estas expresiones permiten deducir m, n, p en términos de v, í, p'. Si son conocidos m, n, p las mismas nos determi- nan p' v, ten función de los datos m, n, p. Para el caso de darse », t, p”, las incógnitas son : 6v — 20t —- p' —30+11t—p! a n=+3wv — 10% —- p”, 1D) = 3 Si, por ejemplo, es 0== Us == u==0 resulta 1 il 10 1 =L, a estos valores llevados a la (I) dan la reacción : A O. = O LE Oui e (Os > 28 idéntica a la (a) y de menores coeficientes que los de la (3) que era la mínima, que según el doctor Sorkau, puede obtenerse de la (BD). Ve- mos, pues, que la (a) es más sencilla. ¿Cómo puede explicarse que procediendo del mismo sistema (I), exista la reacción (a) más simple que la (3) ? Sencillamente; si asignamos a n el valor 3 y a pel 1, los de Mm, para que haya simplificación, deben ser de la forma m= 342, en que es una indeterminada; el profesor Sorkau debió asignar mentalmente a x* el valor 1 y así fué conducido a m= 5; pero puede suponerse *=0, en cuyo caso es m—=2; ahora bien, los valores m=2,1n=3,p=1 dan una reacción divisible por 3, que simpli- ficada se convierte en la (a). Si se nos da m, n, p, las incógnitas v, t, p' vienen a ser : v=m-—+ 3n + 10p, (==) p => 2n— 3m. Supongamos tener la reacción 13H,8S + 19580, = 8H,0 — 25S,0,H, + 38,0,H., +— 98 (4) - que se obtiene de la (I) poniendo mMm=3, n= 2, p=1, se piden los valores de », t, p' que debemos substituir en la (1D) para verificar la (4), serán : COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 3083 v=3+3.2P10:1=19 t=2+3.1=5, pp =-—9.2+2.3=-—192. Efectuando operaciones sobre la (II) se obtiene la (4) efectivamente. Aunque en esta llamada reacción de Wackenroder no hemos to- mado en consideración más. que dos ácidos tiónicos, se originan otros productos además, según Stingl y Morawsky. Estos químicos señalan la presencia de los ácidos tritiónico e hidrosulfuroso, añadiendo Moi- ssan que también se produce ácido sulfúrico. La existencia de este ácido debe atribuirse a una descomposición parcial de los ácidos tió- nicos. De todos ellos podríamos dar cuenta aplicando el principio de la independencia de las reacciones y componiendo luego los procesos parciales según la regla tantas veces indicada. No lo hacemos aquí porque entendemos que no es de mayor utilidad. Los ejemplos ex- puestos bastan para guiar al químico en la formulación de la reacción que tuviere en vista, por compleja que se presente. Recapitulemos ahora la doctrina sustentada por el profesor Sorkau y establezcamos las analogías y diferencias con la nuestra. 1* El desarrollo metódico de las ecuaciones, o, mejor dicho, ¿gualda- des químicas, es un método nuevo que partiendo de las reacciones más elementales llega a formular por vía sintética o de composición los procesos más complicados. 2 La esencia de este método consiste en descomponer la reacción total en sus fases parciales, sean o no realizables, expresarlas por igualdades químicas y eliminar, por vía de suma y a veces previa igualación, los productos intermediarios supuestos. 3 El fundamento lógico de tal procedimiento estriba en una juicio- sa aplicación del argumento llamado sorites, que es una concatenación de silogismos, por cuyo medio se establece la relación entre dos tér- minos extremos mediante la que éstos guardan con otros interme- dios. 4% Ese fundamento se aplica por vía químico- matemática y su me- canismo es muy semejante al que informa la regla conjunta, que im- plica el establecimiento de una serie de equivalencias (igualdades) tales que el primer miembro de cada una sea de la misma especie que el segundo de la anterior. Ese modo de escribirlas puede servir de re- ela mnemónica para el recuerdo del lazo que debe unir las reacciones químicas integrantes de la total. -B* Siendo la mayor parte de los procesos químicos poco complica- 304 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA dos, este método puede y debe tener extensa aplicación; pero en ciertos casos no será fácil recordar la cadena de igualdades que ha de conducirnos al establecimiento de la reacción final. Para tales casos, y en todas ocasiones, puede prestar útiles servicios el método alge- braico. 6 El método del análisis no implica el conocimiento del mecanismo de las reacciones, sino únicamente el de las substancias que intervienen en el proceso químico y de las que se forman por éste, más el de las fórmulas con que unas y otras materias se representan. Con estos da- tos el ánalisis indeterminado por sus propios recursos nos llevará al establecimiento de la reacción final, y aún podrá descomponer ésta en sus fases principales, e ilustrarnos con la previsión de fenómenos implícitamente contenidos en sus fórmulas. Siempre que sea posible, entendemos que debe darse la pr laa al primer método, que llamaremos sintético o genético, porque nos ha- ce asistir a la generación o génesis de las reacciones, explicándolas con detalles e incidencias. Mas no por ello estará demás en la ciencia química el método algebraico, pues que éste y el genético se sirven mu- tuamente de apoyo y contraprueba. 7% En las aplicaciones del método algebraico pueden distinguirse varios casos reductibles a dos generales: 1% Que la reacción general escrita simbólicamente origine n ecuaciones con n o n—-1 incógni- tas, es decir, sistemas propiamente indeterminados; en tal caso no hay dificultades de cálculo y el procedimiento matemático del doctor Sor- kau y el nuestro son absoluta y rigurosamente concordantes. 2” Que se originen » ecuaciones con 1 —- p incógnitas, es decir, sistemas más que indeterminados. Si p es igual a dos unidades, que es el caso más común, existe la siguiente diferencia en la marcha de ambos investi- gadores ; el doctor Sorkau busca primero las dos ecuaciones límites, las multiplica por factores de proporcionalidad, suma y halla así la expresión de la reacción total. La llamada ecuación de equilibrio re- sulta de hacer iguales a la unidad los factores m y n de que se sirve. Se advierte que de este modo el problema viene a ser llevado al mé- todo genético. Nosotros lo resolvemos directamente aplicando el análisis, llegando a idénticos resultados. La ecuación de equilibrio resulta unas veces de igualar la indeterminada a cero; otras, de identificar dos apropiados coeficientes. La regla que nos parece más general consiste en calcu- lar la reacción de menores coeficientes. Las ecuaciones límites resultan de igualar la indeterminada a cada COMPARACIÓN DE LOS MÉTODOS MATEMÁTICOS 305 uno de sus límites. Consideraciones analíticas nos llevan después a estudiar todas las reacciones parciales contenidas en el proceso gene- ral y a determinar expresiones de máximo rendimiento unas veces; y otras, de mínimo dispendio. En el caso de existir n-—- p incógnitas (p= 3), busca el profesor Sorkau químicamente las p reacciones concomitantes, las multiplica por los respectivos coeficientes de proporcionalidad k, l, Mm, N, ..., y suma para obtener la reacción total. Su ecuación de equilibrio sale de nac? 14=16=1= 02 1 Nosotros resolvemos directamente el problema en función de p — 1 incógnitas y una o más indeterminadas que procuramos reducir a una; buscamos las relaciones que ligan entre sí cada dos variables, y si ellas no pueden hallarse aun cambiando la marcha de la eliminación, asignamos valores arbitrarios (juiciosamente supuestos) a las varia- bles, calculando en función de ellas límites para la indeterminada entera, que nos lleva a los valores correspondientes de las funciones, los que vienen a coincidir con los obtenidos por el procedimiento preconizado por el doctor Sorkau y los químicos modernos. Aplica- mos el análisis que nos lleva a todas las reacciones posibles con- tenidas en la dada, pudiendo así utilizar las límites, si se desea, para aplicarles el principio de la coexistencia de las reacciones y llegar así más brevemente al establecimiento de la reacción definitiva. En el caso considerado, se hallan grupos de reacciones con un ca- racter común, y sólo para ese grupo determinado es posible descubrir la ley de los coeficientes algebraicamente y aplicarla a la determina- ción de expresiones de rendimiento máximo. Esto último, de que en el presente trabajo se encontrará poco, será objeto de un nuevo estu- dio que ha motivado una Comunicación nuestra a la Sociedad química argentina, en el pasado mes de noviembre y que no sabemos todavía en qué publicación científica será inserta (*). Adelantamos que se demostrará en él la posibilidad matemática de acrecentar el rendimiento de ciertas reacciones químicas. En otros trabajos nuestros que han visto la luz pública en esta ciudad y en Córdoba, se demuestra ese aserto, pero no en el grado con- vincente en que lo anuncia nuestra Comunicación, en que damos las expresiones definitivas. (*) En el número de mayo de 1918 de la Revista del Centro estudiantes de inge- niería de Buenos Aires vió la luz, y aparecerá un resumen en los 4nales de la So- ciedad española de Física y (Química de Madrid. 306 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA Lo que en el estudio presente ofrecemos a los amantes de la quémi- ca, esperamos que tenga la virtud de convencerles de que el método matemático, aunque algo y a veces muy laborioso, no es inferior por sus consecuencias y resultados prácticos al que calcula los procesos químicos basándose en el principio de la independencia de las reac- ciones. Toca ahora a los químicos analistas someter a una metódica y rigu- rosa experimentación estas transcendentes previsiones de la matemá- tica aplicada a la ciencia de las transformaciones de la materia. ÁNGEL PÉREZ. Diciembre 21 de 1917. PSYLLA ERYTHRINAE y. SP. (HOMOPT.) PAR €. LIZER Q Color in vivo viridis ; pedes, antennarum articula 1-3 flavi, 4-10 nigri ; coni frontales obtusi, pubescentes ; clypeus satis Magnus ; antennae longae, filiformes, capitis latitudinem 2 */, longiores ; oculi magai, ad basim anmulati ut in Psylla annulata; alae hyali- nae, oblongae, 2 */, longiores quam latiores, apice rotundato, mar- gine apicali 5-maculato ; pterostigma satis evoluto, basi lata, deim- de longiusculo et attenuato ; pedes longi, sal robusti, valde pubes- centes, tibia basi dente minuto armata, apice 5 spinulata. Genitalia. Valvae abdomine breviores, pubescentes, superior et inferior fere aequales vel inferior vix major. Corp. long. 4 mm. ; alae 4 mm. ; capitis lat. 1,2 mm. A Flavo-infuscatus ; abdomen nigrum vel subnigrum, inferne albi- dum ; thorax maculis et adumbrationibus ornatus ; pedes favi ; oculi rubri. Genitalia. Magis pubescentia ; valva analis triangularis, basi et apice nigris ; forceps valva via brevior, apice subacuto dente minu- to instructo, dimidio superiori saepissimeo migro. (Vide figuram 4. ) Hab. In foliis Erythrinae erista-galli ¿n Bonaria, larvam, nym- pham et imaginem mense aprilis 1918 vidi et collegi. Triginta specimina IS et Q Y lustravi. Typus in collect. nostra, No. 158 (L. Mégy et J. Bosq quoque leg.). Femelle. — Couleur générale d'un joli vert, pattes jaunátres, anten- nes de cette couleur á leur base et noires á partir du troisieme article plus ou moins; quelques spécimens ont a chaque segment de Pabdo- men et á sa partie dorsale une tache noire, dans Vautres ces taches 308 * ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA sont á peine visibles. Téte un peu plus large que le thorax, glabre en dessus et pubescente sur le cóté opposé ; vertex subtriangulaire, con- vexe et élevé dans la région des ocelles; yeux tres grands, annelés a leur base; antennes longues et gréles, deux fois et demie plus longues que la largeur de la téte; cónes frontaux peu développés, obtus, munis d'une ou deux longues soies, tres pubescents, cótés internes divergents non unis a leur base; front visible aux alentours de lo- celle impair; elypeus relativement grand, avec deux soles á sa partie la plus saillante, mais pas aussi longues que celles des cónes fron- taux. Thorax peu arqué; pronotum étroit-et large, praescutum et scutum grands relativement au pronotum; ailes hyalines avec cinq petites taches sur le bord apical, comme on peut le voir dans la mi- crophotographie ci-jointe (fig. 2); pterostigma long; nervure costale tres épaissie; sur le bord supérieur de laile court une rangée de pe- tits poils ou plutót de petites épines ; premiere cellule marginale plus grande que la deuxieme; pétiole cubital un petit peu plus court que le cubitus. Pattes longues et robustes, tres pubescentes, base du tibia avec un petit éperon ou dent, extrémité distale munie de cinq épines noires disposées ainsi : une du cóté externe, deux du cóté interne et les deux autres unies et placées pres de ces dernieres. Segments ven- traux de abdomen parsemés de poils courts. Organes génitaux (fig. 3). — Valves plus courtes que le reste de Pabdomen, la supérieure visiblement plus grande et plus longue que Pinférieure, terminée par un processus styliforme, á la base de ce processus se trouve une rangée de poils longs (voyez fig. 3); valve inférieure moitié plus petite que la supérieure et tres pubescente, sur- tout dans sa moitié apicale. (Buf. — De 375 y, orangé, allongé, rond a Vune des extrémités eb pointu á Vautre. Quand il est avancé dans son développement, Pon voit tres distinctement deux petits points rouges vers sa moitié an- térieure, qui ne sont autres que les yeux de Pembryon. Larve neonata. — Jaunátre avec les yeux rouge-orangés, de méme que la partie antérieure de Pabdomen; de forme allongée, longueur un peu plus du double de la largeur; pattes et antennes trapues, avec deux soies á chacune des extrémités; yeux placés sur les bords et tres proches de la moitié du corps; bord de abdomen pourvu de six épines, dont quatre plus fortes et longues; sur le bord cépha- lique, Von voit deux poils gréles aussi longs que les épines de Pab- domen. Larve du deuxióme stade. — De méme forme que celle du premier Psylla erythrinae nm. sp. 1, téte vue par dessus; 2, aile; 3, organes génitaux féminins; 4, organes génitaux masculins; 5, Nymphe. (Dessins et microphotographies de l'auteur.) 310 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA stade, mais avec les pattes et les antennes plus longues par rapport au Corps; yeux orangés ; deuxieme moitié des antennes brun foncé; dessus du thorax et moitié antérieure de llabdomen avec des taches de cette méme couleur, placées symétriquement de part et autre de la ligne médiane et séparées par celle-ci; téte en dessus brune, sauf dans la ligne médiane qui vest pas colorée ; deuxieme moitié de "abdomen de cette méme couleur; ébauches des ptéroteques brunes; dessous du corps blanchátre sauf abdomen qui est orangé; les extrémités des pattes brunátres; bord abdominal avec les mémes épines que la larve du premier stade; bord céphalique plus pubescent que dans celle-ci. Nymphe (fig. 5). — Les nymphes, dans leurs divers stades de déve- loppement, ne different pas beaucoup quant aux taches et forme géné- rale du corps. Cependant les nymphes qui deviendront des máles sont plus foncées que celles qui se transformeront en femelles. Les moins développées sont plus aplaties et ont le corps ovalaire, allongé ; les antennes gréles aussi longues que le corps, avec les seg-' ments obscurs dans leur moitié distale; les taches du corps sont sem- blables á celles de la larve déja décrite, sauf la téte, les ptéroteques et la moitié postérieure de abdomen qui ne sont pas tout-a-fait noires; bord postérieur de ce dernier avec les six épines que Pon trouve dans la lar- ve, et de chacune desquelles émerge un cylindre de cire long et gréle; yeux grands; dessous de la téte et de abdomen pubescents; pattes for- tes et bien développées, parsemées de petits poils; l'on observe aussi Vébauche des cónes frontaux et du clypeus; rostre bien développé. Les nymphes plus ágées ont le corps ressemblant a adulte; moins aplaties que celles déja décrites ; abdomen plus svelte ; antennes plus longues et gréles ; ptéroteques plus développées et plus détachées du corps ; le reste est pareil aux nymphes plus jeunes. Observations. — UEufs, larves, nymphes et adultes se trouvent en assez grande abondance sur les feuilles de 1 Erythrina crista-galli dans la ville de Buénos-Ayres et ses alentours. Les feuilles de cette plante jaunissent et prennent un aspect fané, chlorotique, par suite des attaques du Psyllide dans ses divers stades. Le 8 avril, j"ai encore observé des ceufs pres d'éclore. Il est proba- ble que les générations de ce Psyllide se succedent pendant tout le printemps et 1été, et qu'il passe Phiver a létat d'imago, comme ('ail- leurs la plupart de ses congéneres. Oest la premiere fois que je vois cette espece sur les Erythrines en Argentine, auparavant je ne lavais jamais observée quoique ayant pris sur ces plantes Vautres insectes qui leur sont caractéristiques. OBSERVACIONES MICROBIOLOGICAS Por C. SPEGAZZINI ANFOROMORFIDEAS ARGENTINAS El profesor Rolando Thaxter, en su folleto On certain peculiar fungus- parasites on living insectes, publicado en 1914, da a conocer un regular número de producciones fungosas que afectan los insectos vivientes, varias de sumo interés morfológico, otras biológico, y cuyas afinida- des con los demás hongos y algas inferiores aún no se han podido es- tablecer. Durante mis investigaciones sobre las Laboulbeniales, topé varias veces con algunos de estos tipos, no tomándoles interés por creer que se tratara de huevos de ácaros entomófilos, pero después de haberme enterado del trabajo de Thaxter, creí oportuno tomarlos en conside- ración, recolectando desde entonces todos los que se me presentaron, preparándolos y guardándolos para ocuparme oportunamente de ellos; en esta comunicación vengo pues a rendir cuenta de algunos de estos hallazgos, reservando para otra oportunidad otros que no he podido conseguir en cantidad suficiente para permitirme un discreto estudio morfológico. El eminente micrógrafo norteamericano, en el opúsculo citado, des- cribe y figura el género eutípico de este grupo, que llama Amphoro- morpha Thxt. (lám. XIX, fig. 26,27 y 28), y además da algunos datos someros y unos buenos dibujos de otros tres géneros, a los cuales sin embargo deja sin nombre a pesar de que tengan, según mi criterio, ca- racteres suficientes bien definidos y distintos ; el material que tengo a la vista pertenece casi enteramente a las formas aún no bautizadas y de Amphoromorfas verdaderas sólo poseo ejemplares europeos que he 312 ANALES DE LA SOCIEDAD CIENTÍFICA ARGENTINA hallado en abundancia sobre estafilínidos fimícolas del género Platys- thethus coleccionados en Imola, Bologna y Conegliano (Italia); me veo por lo tanto en la necesidad de crear nombres nuevos para estos orga- nismos anónimos, acom- pañándolos de deserip- 2 ciones que fijen sus ca- racteres morfológicos; se elevarán a la categoría de géneros. AMPHOROPSIS Spee. (n. gen.) Char. Perithecium plus minusve ellipsoideum sursum rotundatum y. vix obsolete umbona- tum, deorsum cunea- tum sessile v. pedic- ellatum ungue valido nigro substrato adfi- xum, intus omnino - Sporis repletum, basi sterili plane nulla; s,/Oorae amoeboideae e n atua pressione an- g ¡losae saepius octo- LAe. Este género difiere d ltipo Amphoromo»- p>a Thxt. por sus pe- r.cecios, que carecen d pico apical y de b: se interna estéril. 1. Amphoropsis minuta Speg. (n. sp.). — Lámina nuestra, figura 1. Diag. Perithecium subellipsoideum apice obsolete umbonatum, deorsum breviter sed manifeste cuneato-pedicellatum, laeve, hyalinum. Hab. Al ápice de los tarsos, entre las uñas, de una especie pequeña OBSERVACIONES MICROBIOLÓGICAS 313 de Hister en troncos podridos de palmeras, La Plata, mayo 1915. Obs. Se asemeja mucho a la Amphoromorpha no nombrada específi- camente, pero figurada por Thaxter (lám. XIX, fig. 29); sin embar- go, parece apartarse de la misma por su tamaño (?), por el umbón ostiolar menos definido y por la ausencia absoluta de base esté- ril. Los peritecios de la especie argentina tienen el umbón muy poco aparente, el pedicelo bien desarrollado (10 y. X 5 y, compren- dida la uña) aunque corto, y son elíptico-subfusiformes (45 1. < 10 y.) y totalmente incoloros, con paredes delgadas y siempre li- sas; las esporas carecen de núcleo. 2. Amphoropsis subminuta Speg. (n. sp.). — Lámina nuestra, figura 2. Diag. Perithecium elliptico-clavulatum, apice modice sed patenter umbonatum, deorsum cuneatum sed omnino sessile, laeve, hya- linum. Hab. Frecuente sobre los pelos del abdomen y sobre las uñas de las patas posteriores del Echiaster depressus y E. melanurus, en La Plata, durante los inviernos de 1915 y 1916. Obs. Especie hialina, lisa, de paredes delgadas, muy parecida a la anterior, de la cual se aparta por el peritecio netamente acachi- porrado, por el umbón apical bastante desarrollado y por carecer de verdadero pedicelo (45-50 X 13 y, sin comprender la uña); las esporas ofrecen generalmente un núcleo bien visible. $1 3. Amphoropsis melia Speg. (n. sp.). — Lámina nuestra, figura 3. Diag. Peritheciuh ex elliptico-clavulatum apice omnino exumbona- tum, basi abriébte coaretatum ac in pedicello brevi sed eximie distincto prod ctumn, laeve, hyalinum. : Hab. Sobre los p+los de todo el cuerpo de Olivina longipennis en la isla Santiago, La Plata, invierno 1915. Obs. Esta especié se aparta de la A. minuta Speg., por el ápice de su peritecio adn más obtuso, por el pedicelo más determinado y por un tamaño bastante mayor (75 y,