"è TTI dina east parece ce tecno Sera ~ î | ANNALI DEL MUSEO CIVICO DI GIACOMO DORIA PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX REDAZIONE DOTT. F. CAPRA VOLUME LX GENOVA FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A. 1938 - 1940 XVII - XVIII — ANNALI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE Mer como DORIA | VOLUME LX | ANNALI DEL MUSEO CIVICO. DI Rat MORIA NATURALE | GIACOMO DORIA | PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX REDAZIONE DOTT. F. CAPRA VOLUME LX > GENOVA FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A. 1938 - 1940 : XVII - XVIII vela RELAZIONI | SULL'ATTIVITÀ DEL MUSEO i 5 OSCAR DE BEAUX RELAZIONE SULL’ ATTIVITA’ DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE «G. DORIA» DURANTE L’ ANNO 1937 L’anno 1937 è caratterizzato dalla sempre crescente frequenza del pubblico, dalla sempre maggiore intensità di rapporti e scambi con altri Istituti scientifici, dal forte aumento ed attivo funzionamento della Biblio- teca. Scarsi sono invece i progressi nel riordinamento definitivo di mate- riale scientifico ingombrante e deteriorabile a causa della sospensione, imposta dalle attuali circostanze, nella fabbricazione di nuovi scaffali e nel montaggio di scaffali già esistenti. Frequenza del pubblico e degli studiosi. Il numero dei visitatori nei due giorni di apertura al pubblico, la domenica ed il giovedì dalle 14 alle 17, è stato di 43.918 unità, con ‘un aumento di 2.502 visitatori in confronto all’ anno precedente. Il massimo raggiunto fu di 1.638 persone in tre ore, la domenica del 28 novembre. 1.137 alunni delle scuole cittadine visitarono il Museo, accompagnati dai propri insegnanti. Il Direttore ha ricevuto di persona 406 visite ed i suoi collaboratori scientifici ne hanno ricevute 175. Tra le persone di particolare riguardo vanno ricordati: il Capo Ufficio Cav. Uff. Dott. A. Anselmi; il Comm. Francesco Artuso e Signora; l’ Ing. Giovanni Aula; il Barone Luigi Bar- racco di Lorica col figlio Giovanni, accompagnati dal Marchese Gian Carlo Doria di Genova; il Sig. Borel, pubblicista di Ginevra; la Marchesa Cat- taneo di Genova; il Sig. Roy Collins, Direttore del Circolo di Cultura di Byron, Nuova York, e Signora; il Notaio Dott. Angelo Fasce di Genova; il Conte Dott. Giacomo Gallarati Scotti, Senatore del Regno, di Milano; 1’ Avv. Giacomo Guiglia, Direttore del «Giornale di Genova» e del MAY 1 2 1948 Il O. pe BEAUX « Corriere Mercantile »; il Cav. Uff. Giovanni Livoni di Roma; lo scul- tore A. Maine, Accademico di merito, di Genova; il Sig. Edward M. Per- kins, pubblicista di Roy, Nuova York, e Signora; il Conte Comm. D. Ing. Ascanio Sforza di Piacenza; il Cav. Oreste Veronelli di Como. Sotto la guida del Direttore hanno visitato il Museo: il Gruppo « Corrado Quario » dei Fasci Femminili, con 40 Giovani Fasciste e Mas- saie Rurali; 1’ Istituto « S. Dorotea »; colla Madre Superiora e 1’ inse- gnante di Scienze Dott.ssa Flora Perrotta; 1’ Associazione Nazionale Fa- Scista Artiste e Laureate, colla Commissaria Prof.ssa Campora-Cavo. L’ Istituto «Luce» di Roma ha preso nel Museo numerose cine- matografie, su proposta del suo Direttore di Genova Sig. Amedeo Ferratini. Numerosi sono stati i naturalisti che hanno frequentato il Museo. Vi si sono fermati per settimane, o almeno per parecchi giorni, a scopo di ricerche scientifiche che non si potevano eseguire altrove: il Sig. G. H. H. Tate, mammalogo del Museo Americano di Storia Naturale di Nuova York, di ritorno dalla spedizione Archbold nella Nuova Guinea, e Signora; il Dott. Filippi, entomologo di Zara; il Prof. Giuseppe Miiller, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste; il Dott. E. Gri- delli, Vice Direttore dello stesso Museo; il Sig. Giordani-Soika, imenot- terologo, di Venezia; il Sig. Francesco Vaccaro, lepidotterologo, del- l’ Asmara; il Prof. Ing. Lodovico Straneo, coleotterologo, di Parma. Vi hanno passato laboriose giornate di studio, o hanno visitato le collezioni a scopo scientifico i naturalisti seguenti: ‘ Dott. C. Alzona, malacologo di Genova, e Signora Dott. J. Alzena- Bisacchi; Prof. M. Ascari, assistente all’ Istituto di Geografia della R. Università di Genova; Sig. M. Banninger, coleotterologo di Giessen; Prof. A. Beguinot, Direttore dell’ Istituto Botanico della R. Università di Genova; Dott. R. Benoist, botanico e imenotterologo, del Museo Naz. di Storia Nat. di Parigi; Sig. Boldori, del Gruppo Speleologico di Cremona; Dott. Breuning, coleotterologo di Vienna; Prof. A. Brian, carcinologo della R. Università di Genova; Sig. C. Ceresa, entomologo di Milano; Dott. G. Gufodontis, botanico della R. Università di Genova; Prof. Della Beffa, Direttore del R. Osservatorio Fitopatologico di Torino; Prof. O. De Fiore, geologo della Università di San Paolo, Brasile; Sig. S. Failla, coleotterologo di Imperia-Porto Maurizio; Dott. A. Fiori, entomologo di Bologna; Prof. L. Gabbano, Direttore del R. Istituto di Fisiologia di Pisa; x» gle Sit: ain Je ii 4 RELAZIONE 1937 Ill Conte Fr. Hartig, lepidotterologo di Vienna; Dott. Avram A. Hanes del- l’ Istituto Zootecnico Nazionale di Bucarest; Dott. Mamoun Abdul Salam, micologo del Ministero di Agricoltura del Cairo; Dott. Carlos Marelli, Direttore del Giardino Zoologico di La Plata; Prof. Alberto Mochi, ento- mologo, Presidente dell’ Istituto Egiziano, Sezione di Medicina, Agro- nomia e Scienze Naturali del Cairo; Sig. G. B. Moro, entomologo di Genova; Prof. E. Moltoni, ornitologo, Vice Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano; Dott. C. Nielsen, entomologo, di Bologna; Sig. A. Mohr del Parco Zoologico Julius Mohr di Ulm-Donau; Dott. Juan Olsacher, mineralogo della Università di Cordoba, Argentina; Marchese Saverio Patrizi, zoologo esploratore-raccoglitore, di Roma; Dott. J. Revil- lod, Direttore del Museo di Storia Naturale di Ginevra; Ing. Dott. C. Richard, paleontologo di Torino; Dott. J. Roux, erpetologo, del Museo di Storia Naturale di Basilea; Prof. E. Sambo del R. Liceo Cicognini di Prato; Prof. G. L. Sera, Direttore dell’ Istituto di ‘Antropologia della R. Università di Napoli; Prof.ssa Norina Soldà di Genova; Dott. A. C. Simoens da Silva di Rio de Janeiro; Dott. L. Trotti, aiuto nell’ Istituto di Anatomia Comparata della R. Università di Genova; Dott. G. Warnke di Kénigsberg, e Signora; Sig. L. Weirather, entomologo di Innsbruck, e Signora; Prof. E. Zavattari, Direttore dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Roma; Dott. Zolezzi, della R. Stazione Centrale di Idro- biologia di Roma; Dott. A. Zoll del Giardino Zoologico Hellabrunn di Monaco di Baviera. Rapporti scientifici con altri Istituti. I seguenti Istituti scientifici e studiosi ebbero contatti di consultazione e collaborazione particolarmente frequenti ed intensi col Museo: Genova: R. Istituto di Anatomia Comparata (Prof. Remotti, Dott. Trotti), Civica Biblioteca Berio (Direzione), R. Istituto di Botanica (Prof. Beguinot), Società Conversazioni Letture Scientifiche (Presidenza), R. Istituto di Geografia (Prof. Revelli-Beaumont, Prof. Ascari), R. Istituto di Geologia (Prof. Rovereto, Prof. Airoldi), Milizia Nazionale Forestale (Comandante Seniore Cesarini, Cap. Manfredi), R. Osservatorio per le malattie delle piante (Prof. Paoli, Dott. Rocci, Sig. Binaghi), R. Istituto di Zoologia (Prof. Brian, Prof. Santucci). IV O. pe BEAUX Italia e Colonie. - Bologna: R. Istituto di Zoologia (Prof. Ghigi, Prof.ssa Vecchi, Prof. Montalenti), Istituto di Entomologia Agraria (Prof. Grandi); Catania: Istituto di Anatomia Comparata e Zoologia della R. Università (Prof. Russo), R. Commissariato Generale Anticoccidico (Dott. Antongiovanni); Chiavari: Laboratorio Entomologico del Consorzio Na- zionale Produttori Zuccheri (Sig. Menozzi); Duino: Museo Entomologico « Pietro Rossi» (Dott. Koch); Firenze: R. Istituto di Zoologia (Prof. di Caporiacco); Gelib sul Giuba: R. Residente (March. A. Negrotto-Cam- biaso); Milano: Musee Civico di Storia Naturale (Prof.ri Parisi, Moltoni, Scortecci), R. Istituto di Anatomia Comparata (Dott. Moretti), Sig. Ceresa; Modena: R. Istituto di Zoologia (Prof. Teodoro); Napoli: Società dei Naturalisti (Presidenza), R. Istituto di Zoologia (Prof. Pierantoni); Pavia: R. Istituto di Zoologia (Prof. Jucci), R. Istituto di Botanica (Sig. Lona); Ponzano Veneto: (Sig. Burlini); Portici: Laboratorio di Entomologia del R. Istituto Superiore Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo); Roma: Isti- tuto di Zoologia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini), R. Stazione Centrale di Idrobiologia (Prof. Brunelli, Dott. Zolezzi), Sig. Volkemer; Rodi: Il Governatore (S. E. C. M. De Vecchi di Val Cismon); Torino: R. Istituto di Zoologia (Prof. Arcangeli, Prof. Festa, Prof. Tortonese), R. Istituto di Entomologia Agraria (Prof. Goidanich); Trento: Museo di Storia Na- turale della Venezia Tridentina (Dott. Bonomi, Sig. Castelli); Trieste: Museo Civico di Storia Naturale (Prof. Miller, Dott. Gridelli); Tripoli: Museo Libico di Storia Naturale (Prof. Lipparini, Sig. Kriiger), R. Ufficio Agrario (Dott. Martelli); Venezia: Museo. Civico di Storia Naturale (Sig. Giordani-Soika); Verona: Museo Civico di Storia Naturale (Sig. Ruffo), Gruppo Speleologico (Presidenza); Zapulla di Messina: (Sig. Mariani). Estero - Alessandria d’ Egitto: (Sig. Carneri); Amburgo: Zoolo- gisches Museum und Institut (Prof. Titschack); Atene: Institut phyto- pathologique Benaki di Kephissia (Prof. Isaakides); Berlino: Deutsches Entomologisches Institut di Dahlem (Prof. Horn), Entomologisches Mu- seum des Universitàt (Dott. Bischoff); Bratislavia: (Dott. Balthasar); Brema: Deutsches Kolonial u. Uebersee Museum (Dott. Amsel, Dott. Alfken}; Bruxelles: Muséum d’ Histoire Naturelle (Prof. d’ Orchymont); Budapest: Magyar Nemzeti Muzeum Zool. (Dott. Szabò-Patay), Kgl. Institut fiir Pflanzenschutz u. Forschung (Prof. Szelényi); Calcutta: Zoological Survey Entomological Section (Dott. H. A. Hafiz), Sig. Tsing- RELAZIONE 1937 V _ Chao Ma; Dresda: Museum fiir Tier-u. Menschenkunde (Dott. Giinther); Giessen: (Sig. Banninger); Leida: Rijksmuseum van natuurljike Historie (Dott. Junge); Leningrado: Zoological Institute of the Academy of Science (Prof. V. B. Popov); Lohr sul Meno: (Dott. Stadler); Londra: British Museum of Natural History (Dott. Ferrière, R. B. Benson, Dott. An- drewes, Dott. Crawford, Sig. Uvarov); Losanna: Musée Zoologique (Dott. J. De Beaumont); Monaco di Baviera: Zoologisches Institut der Uni- versitàt (Dott. Schedl), Tierpark Hellabrunn (Dott. H. Heck); Parigi: Musée National d’ Histoire Naturelle (Prof. Bourdelle, Prof. Jeannel, Sig. Berland, Dott. Benoist); Pretoria: Transvaal Museum (G. van Son); . Rabat, Marocco: Service de la Défense des Végétaux (Dott. Régnier); Stoccolma: Naturhistoriska Museum (Dott. Malaise), Kgl. Vetenskap Akademien (Prof. E. Lénnberg); Stoccolma-Ronninge: (Sig. N. Bruce); Trolard-Taza, Algeri: (Dott. Laurent); Tervueren: Musée du Congo Belge (Prof. Schouteden); Vienna: Naturhistorisches Museum (Dott. Maidl, Sig. Zalewski), Entomologisches Institut u. Buchhandlung (Sig. Wagner), Dott. Breuning; Zurigo: Dott. v. Schulthess-Schindler. Notizie di indole generale. DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL MUSEO ED I CONSERVATORI ONORARI. - Invariato dal 1935-1936. DIRETTORE Onorario. - Il Gr. Uff. Prof. Raffaello Gestro fu com- memorato dal Prof. Guido Paoli il 14 maggio nell’ Aula Magna della R. Università, per iniziativa della « Società degli Amici del Museo ». CONSERVATORI ONORARI. — Il 14 novembre veniva a mancare il Signor Agostino Dodero, entomologo di grande fama, proprietario di ricchissime collezioni di Coleotteri e di Imenotteri paleartici, Conser- vatore Onorario del Museo dal 1920. ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA DOTAZIONE DEL Museo. — Per la Biblioteca furono acquistati 228 reggilibri ed 81 scatole a libro per le miscellanee. Si fecero rilegare 89 volumi. 86 mammiferi ed uccelli, destinati all’ ostensione, furono muniti della loro base. PIT, I INVARIATO VI O. pe BEAUX Si fecero pitturare gli ultimi 7 quadri ad olio per sfondo dei gruppi biologici. Si acquistarono 100 scatolette in lamiera verniciata in nero per crani minuti. Si fecero venire 100 vasi di vetro per la conservazione di mate- riale a liquido. Si comperarono sul mercato 200 kg. di alcool denaturato. Si fecero scrivere da apposito calligrafo numerose didascalie per le collezioni esposte al pubblico. Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE. Sistemazione definitiva dei Gruppi Biologici. — Tutti i 20 gruppi di Uccelli liguri in ambiente naturalizzato sono stati muniti della neces- saria illuminazione artificiale che, diffusa attraverso i vetri laterali delle custodie acconciamente colorati, dà effetti artistici di grande soddisfa- zione per i visitatori. Raccolta dei Mammiferi terrestri di Liguria in Ostensione. — Nella grande vetrina centrale del primo salone riservato alla Fauna Ligure si inizia questa raccolta colle specie di grossa e media mole, tolte dalla Collezione Generale. Imbiancamento dei vetri delle finestre. — S° inizia su larga scala la coloritura dei vetri delle finestre nelle sale di ostensione con un sottile strato di biacca bianca. La luce anche vivissima del sole è per- fettamente diffusa attraverso lo strato suddetto, penetra ottimamente nell’ interno degli scaffali e danneggia molto meno le preparazioni che la luce diretta durante le ore di apertura del Museo. Illuminazione nel Salone degli Scheletri e Crani di Mammiferi. — Questo Salone è dotato di 6 diffusori, che danno una bella luce uni- forme, sufficiente anche nell’ interno dei singoli scaffali. Cambio di vetri in Collezione Entomologica. — Furono cambiati i vetri a 113 scatole per Insetti, nelle quali, per difettoso metodo di fis- saggio, i vetri schiantavano facilmente da sè. Schedario dei corrispondenti. — Si è impiantato uno schedario aggiornabile dei corrispondenti a qualsiasi titolo della Direzione del Museo. I RELAZIONE 1937 VII Riordinamento della Biblioteca. Grazie alle accurate ricerche della Bibliotecaria ed alla conseguente corrispondenza del Direttore, dirette a colmare le lacune esistenti in Biblioteca, si è riusciti a completare, entro l’anno, le serie di 43 perio- dici, il che porta a 94 il numero dei periodici completati nel 1936-37. Mentoviamo tra quelli di quest’ anno solo gli importantissimi: « Sitzungs- berichte der Gesellschaft Naturforschender Freunde, ‘Berlino »; « Ver- handlungen des naturhistorischen Vereines der preussichen Rheinlande und Westfalens, Bonn»; « Annales de la Soc. Royal Zool. et Malac. de Belgique, Bruxelles »; « Ann. of the Natal Museum, Natal»; « Proceed. of the U. S. National Museum, Washington ». Del 1° volume degli « Annales de la Société Entomologique de France », unico mancante nella serie del Museo, estremamente raro e di valore commerciale assolutamente irraggiungibile, si fece fare, su carta speciale, una copia dattilografata, per ventile concessione del Marchese Massimiliano Spinola, corredata dalle numerose tavole del volume, gratuitamente riprodotte in fotografia dal Prof. Guido Paoli. E’ stato compilato l’ elenco definitivo dei Periodici Italiani, ed i periodici stessi, raggruppati per provincia, furono muniti di tutte le eti- chette e didascalie relative alla loro ubicazione e registrazione nei vari registri e schedari. Anche i periodici svizzeri ebbero la loro ubicazione e registrazione definitiva. Furono definitivamente sistemate in sito e registrate le opere a sè d’ Ittiologia e parzialmente sistemati i periodici della stessa materia. Le opere a sè ed i periodici di Geologia e Paleontologia trovarono una nuova ubicazione ed un ordinamento nuovo nello studio del Conser- vatore Onorario per la Mineralogia e nella sala annessa. Furono smistate le numerosissime Miscellanee provenienti dalle due biblioteche personali dei compianti professori Gestro e Vinciguerra, ed in seguito ordinate per materie ed autori nelle rispettive scatole, per le quali si iniziò la compilazione dei relativi registrini-rubrica entro le scatole stesse. Si continua il riordinamento dei Periodici entomologici nei 4 scaffali ad hoc, di cui fu dotata la Biblioteca nell’ anno precedente. VIII O. pe BEAUX Revisione delle Collezioni. Fu regolarmente compiuta come nell’ anno precedente. Aumento delle Collezioni. ZOOLOGIA. CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI. GENOVA-NERVI 1 Cercopiteco mona, 9 ad., pelle e cranio, (Dono Sig.ra Pertusio Bozzano). i Cebo apella, @ ad., pelle e cranio (Dono Comm. Prof. Luzzatti). 1 Cebo fronte-bianca, ¢ ad. pelle e cranio (Dono Sig.ra E. Zanardi). 2 Coati di Para, ¢ 4 juv., pelli e crani (Dono del Dott. F. Leoni). 1 Precione cancrivoro, ¢ ad. del Cile, cranio (Dono Cap. R. Montuoro). 1 Sciacallo di Tripoli, ¢ ad., cranio (Dono B. e S. Sonnenberger). 1 Sciacallo incrociato lupastro x variegato, di mesi 6, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Sciacallo come sopra, neonato in alcool (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Paradossuro ermafrodita, di Sumatra, & ad., cranio (Dono Dott. J. C. Coenraad). 2 Manguste zebrate dell’ Oltregiuba, 3 e ®, pelle e cranio, rispet- tivamente cranio (Dono Cap. E. M. Lagorio). 1 Pecari, @ di 4 anni, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi, di prima generazione). 1 Pecari 4 di giorni 14, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi, di terza generazione). 1 Lama, ¢ neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Capriolo dell’ Asia Minore, ® ad., cranio (Dono March. O. Serra). 1 Cervo della Virginia, 4 ad., pelle e cranio (Dono Gr. Uff. F. Fioroni). 1 Cervo della Virginia, ® di 15 mesi, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Cacatua nera del Banks, ® ad., cranio e sterno (Dono Cap. I. Stanzani). RE a P RELAZIONE 1937 JK 1 Re di quaglie catturato a Quezzi, pelle (Dono Sig. F. Falconi). 1 Tuffetto catturato a Grosseto, 2 ad. (Dono Dott. C. Dufour). 2 Faraone papillose deil’Angola di mesi 3 (Allevamento G. Z. Nervi). DONATORI E Dont: Adamoli C. D.: 3 crani di Stambecco ®, 1 cranio e 1 trofeo di Camoscio, 41 Insetti vari del Parco Nazionale del Gran Paradiso, 12 Parnassius di Valsavaranche. Alzona Dott. C.: 124 Neurotteri di S. Martino Vesubia (Varo), tra cui 27 Ascalaphus. Andreini Dott. A.: 1 Pipistrello, 1 centinaio di Ortotteri in alcool, di Lippiano (Perugia). Arduino P.: Vari Icneumonidi ed altri Imenotteri di Liguria e di Ponte di Legno (Brescia). Banninger M.: 9 Coleotteri Scaritini delle seguenti specie: Stortho- dontes ferus, Menigius camerunensis, M. congoénsis, Taeniolobus luci- dus strigiceps, Scarites hutchinsi, S. semicircularis, semirugosus; 9 Co- leotteri Nebriini: Nebria rhaetica, N. heeri, N. cordicollis tenuissima, N. gracilis. Barracco Bar. Luigi: 1 Puzzola, 3 Scoiattoli calabresi, 6 Arvicole, 1 Vipera, 1 Biscia di Lorica (Cosenza). Bensa Ing. P.: 2 Coleotteri, 2 Ortotteri ed 1 Miriapodo della Grotta di Pertosa (Salerno). Bentivoglio: 1 gatto domestico di pura razza Birmana, pelle incom- pleta e cranio. Beverino E.: 1 Tropidonoto dei Monti di Begato ‘(Genova). Boero Sig.ra M.: 1 Cappuccino olivaceo, & adultissimo, pelle e cranio. : Borgioli Sig.na C.: 5 Ratti, 1 Topo, 1 Rondone, vari Crostacei di Varazze; 1 Coronella del Mt. Beigua (Savona); 45 Coleotteri Carabidi e Buprestidi del Mon Gioie. Borgioli E.: 1 Ratto, 1 Ramarro, 1 Tropidonoto di Genova; 1 Sala- mandra di Crocefieschi. Busellato P.: 1 Allodola di Maremma. Brian Prof. A.: L’ Olotipo del Crostaceo Isopodo Lapilloniscus pa- trizii di Sasso (Lazio). x O. DE BEAUX Canepa G.: 1 Tordo di S. Margherita L.; 1 Gufo, 7 Passeri, 1 Zigolo, 2 Cardellini, 2 Ballerine, 1 Saltimpalo, di Genova. Capra Dott. F.: 4 Toporagni alpini, 1 Toporagno comune, 10 Arvi- cole di Alp Finestre (Biella); vari Gammarini di Priaruggia’ (Genova), Aracnidi e Miriapodi del Piemonte, alcuni Imenotteri parassiti del Biel- lese, Insetti di Liguria. Carnéri A.: 2 Calcididi, Brachymeria kassalensis, di Alessandria d’ Egitto. Carrara Ing. V.: 1 Scoiattolo della Riserva della Lomellina (Pavia); i Toporagno di Rapallo. Castellani O.: 2 Mirmeleonini Creoleon plumbeus del Lazio. Centanaro A.: 1 Cuculo dal ciuffo di Genova. Consigliere N.: 1 Crostaceo Dromia vulgaris di Pieve Ligure. Costa Dott. A.: 126 bustine con Farfalle del Brasile. Cucini R.: 5 Ortotteri Bacilli, 2 Mantidi, 4 Insetti vari dei dintorni di Genova. Dellepiane F.: 1 Passeraceo Anthus richardi richardi di N. S. della Vittoria. De Magistris L.: 1 Coronella di Scaggia (Genova-Pegli) e una di Celle Ligure. Doria March. G. C.: Numerosi insetti, prevalentemente Farfalle di Courmayeur; 302 insetti, aracnidi e miriapodi di Jlok (Jugoslavia) e due Gordius di Courmayeur. Dufour Dott. Carlo: 1 Tuffetto di Grosseto. Festa Rag. A.: 250 Ditteri italiani di varie località; 22 Nidi di Imenotteri di Cogoleto, 3 Lucertole, numerose Rane, 1 Gambero, 1 rido di Imenotteri, 60 Ortotteri, 10 Odonati, 1 Gordio di Cavagnaro (Varese). Fiori A.: 3 Ascalafi e 3 Formicaleoni di Abruzzo. Gazzo G.: 1 Tropidonoto di grossa taglia del Monte Fasce (Genova). Ghidini Dott. G. M.: L’ Olotipo del Coleottero cavernicolo Trechino: Allegrettia zavattarii; Cotipi dei Coleotteri cavernicoli Batiscini: Bol- doria evasa, B. vestae, B. ghidinii. Giacomelli A.: 1 Biancone di Ruta (Genova). Goggi F.: 1 Martin pescatore di Albenga. Guiglia Dott. Avv. G.: 252 insetti di vari ordini del Beni Sciangul, A. O. I. Guiglia Dott. D.: Vari insetti di Sarissola (Busalla). Soliris Peer RELAZIONE 1937 XI Hartig Conte Fr.: 7 Mirmeleonidi di Sardegna. Helfferich W.: 1 Scoiattolo, 1 Falco pecchiaiolo d’ Isola del Cantone. Heller Prof. K. M.: 2 Paratipi dei Coleotteri Cerambicidi, rispetti- vamente Bentidi: Demonax fallax e Miolaspa pulla. Invrea March. F.: 22 Odonati di Varazze. Invrea Magg. G.: 128 Imenotteri di Gondar, 124 Imenotteri del- 1° Eritrea. Isaakides Prof. C. A.: 2 specie di Calcididi. Landi L.: 1 Ratto ventre bianco di Genova. Mancini Rag. C.: 2 Imenotteri e numerosi Calcididi, 46 Tabanidi, 20 Neurotteri Perla, 3 Ortotteri, 1 Isopopodo, alcuni Aracnidi e Miria- ‘podi di Casella; 1 Isopodo Asellus, 1 Mollusco delle Grotte di Carsi (Valbrevenna). Mantero G.: 1 Talpa, 1 Toporagno, 1 Pipistrello, 1 Ghiro, 8 Noccio- lini, 1 Gheppio, 1 Frosone, 1 Cardellino, 1 Pispola, 1 Picchiotto, 1 Ra- marro di N. S. della Vittoria (Genova), 150 insetti preparati ed etichettati della Liguria e dei dintorni di Vienna; 150 insetti di Courmayer prepa- rati ed etichettati; 7 Imenotteri, 5 Lepidotteri, 3 Ortotteri, 20 Molluschi terrestri di Courmayeur e di Entrèves. Marchiano Dott. P.: 1 Gufo selvatico. Mariani M.: 42 Neurotteri ed Odonati di Sicilia. Martini Dott. U.: 1 Svasso minore di Albenga. Masi Prof. L.: 1 Rana, 5 Gamberi di fiume, 3 Opilionidi, 2 Ditteri Tipula maxima ed altri insetti di vari ordini di Valle Sorda (Magnano - Vercelli). Mendez L.: 1 Corvo di notte di San Remo. Moro G. B.: 1 Scoiattolo di Gavi. Morone G. B.: 1 Passeraceo Organetto di Borghetto Santo Spirito. Miiller Prof. G.: 2 Cotipi di Coleotteri: Graphopterus lanii del- l’ Etiopia. Negrotto Cambiaso March. Cent. A.: 1 Eterocefalo glabro, 2 Gecchi, 3 Ofidi, 47 Pesci, 28 Crostacei, 135 Insetti vari, 581 Farfalle, 12 Mol- luschi più 34 conchigliette marine, 163 Echinodermi, 12 Corallarii, 1 Spugna, varie Alghe marine di Mogadiscio. Oliveira Dott. E.: 38 esemplari di Calcidide (Brachymeria fonsco- lombei?) parassita di Sarcofaghe, di Fortaleza (Brasile). Orsolino J.: 1 Scoiattolo di Monte Antola (Genova). XII O. DE BEAUX Paoli Prof. G.: 8 Ortotteri dei generi Podioma, Pamphagus, Ocne- ridia, Steropleurus. Parodi G.: 1 Re di quaglie, 1 Gallinella d’acqua di Gavi (Ales- sandria). Parodi M.: 1 Poiana di Montoggio. Parodi Sig.ra R.: 1 Uistiti del Brasile. Pisano P.: 1 Zigolo minore. Predazzi Avv. C.: 1 Svasso maggiore, 1 Strolaga mezzana del Golfo di Portofino; 1 Gazza di Gamalero (Alessandria). Remondini G. M.: 1 Pittima del Colle di Cadibona. Reverberi V.: 3 Topolini domestici del Museo. | Rossi G.: 1 Puzzola di Spigno Monferrato. Sanfilippo A.: 2 Topolini domestici, 4 Lucertole, 1 Orbettino, 1 Tro- pidonoto, 1 Spelerpe, 20 Crostacei di vari ordini, 52 Insetti di vari ordini, 59 Miriapodi e Scorpioni, 8 Molluschi, 1 Stella di mare, 3 Funghi poli- pori, di Genova e Celle Ligure. Schouteden Dott. H.: Un Paratipo dell’Imenottero Chalinus congoen- sis, 1 Tremex hyalinatus del Congo Belga. Serra M. e Ferro L.: 1 giovane Squalo, Liccia, del Lido d’ Albaro (Genova). Solari Dott. F.: 70 Microimenotteri di Genova; 3 Ortotteri e 12 Psocidi, 2 Tipule di S. Lorenzo Casanova (Genova). Straneo Prof. L.: 1 Icneumonide, Coelocentrus, di Bergamo. Terrile Prof. F.: 1 Quezal in pelle del Nicaragua. Vaccaro F.: 1 Aracnide, Galeodes arabs, 87 Lepidotteri e Imenot- teri, 2 Mantidi, 7 Mirmeleonidi, 26 Odonati, 5 Rincoti. Vaghetti M.: 2 Gazzelle dello Speeke, 2 Dic-dic del Phillips, 8 Co- leotteri ed altri 23 Insetti di vari ordini, 2 Ragni e 2 Scolopendre di Mogadiscio. Villa Vincenzo: 1 Biancone di Genova. Zanchi O.: 1 Airone rosso di Pontremoli. MINERALOGIA. DONATORI E DonI: Adamoli C. D.: Roccie varie della Valsavaranche (Valle d’ Aosta). Crida U.: Numerosi esemplari di Magnesite della miniera di Quer- ceta, presso Casole Val d’ Elsa (Toscana): RELAZIONE 1937 XIII Dainelli Ing. P.: 1 grande esemplare di Diallagio, proveniente dal Passo del Gracco (Liguria orientale). De Fiore Prof. O.: Zeoliti delle Isole dei Ciclopi (Brasile). De Magistris L.: Metaxite, Antigorite, Barettite di Alpicella; Epidoti e Titanite del Pero nella Valle del Teiro (Liguria occidentale). Guiglia Avv. Dott. G.: 6 campioni di roccie del Beni Sciangul. Mantero G.: 2 frammenti di Opale (Perano). Olsacher Prof. J.: Umangite di La Rioja (Argentina). Pelloux Prof. A.: Galena, Calcopirite, Pirite, Covellina, Fluorite, Quarzo, Limonite, Ocre, Pirolusite, Arragonite, Siderite, Copiapite e Cloruro di ferro, raccolti nel promontorio del Franco (Isola del Giglio). Galena, Cerussite, Piromorfite, Barite della miniera di S. Ortu Becciu, presso Donori (Sardegna). Galena, Blenda, Cinabro, Pirite, Marcassite stalattitica, Fluorite variamente colorata, Quarzo, Azzurrite, Caolino, terre decoloranti, Barite ed Alunite di Allumiere della Tolfa; Solfo, Sol- fati di ferro, alluminio e roccie vulcaniche del Canale Monterano e Manziana (Prov. di Roma). Magnetite, Blenda, Galena, Smithsonite, Bor- nite, Azzurite di diverse località del Sulcis. Pirite, Copiapite, Blenda, Ga- lena, Ematite dei dintorni di Narbolia e di Santa Caterina di Pittinuri, nel vulcano del M. Ferru (Sardegna). Tinzenite del Monte Pu (nuova località per questo raro minerale), Braunite e Pirolusite della stessa mi- niera e di quella del M. Alpe, presso Castiglione Chiavarese (Liguria Orientale). Roccie e minerali vari, raccolti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso di cui è in corso lo studio. Rebora G.: Calcopirite e Pirite, con Malachite ed Azzurite, in roccie ofiolitiche del M. Leco presso i molini di Voltaggio. Vitale V. e Ditta Prométhée: Galena, Pirite, Blenda, Calamina, Siderite, Barite, Anidrite, Ematite, Molibdenite ed altri minerali di diverse località italiane. Fosforite della Tunisia. Aumento della Biblioteca. ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo. — Tra le opere acquistate si ricordano particolarmente: « Badoglio: Guerra di Etiopia »; « Cuénot: L’espèce »; « Planet: Les Longicornes de la France »; « Planet: Tableaux dichotomiques des Longicornes »; e le parti a fianco di ognuno segnate delle seguenti opere in continuazione: «The Fishes of the Indo Austra- lian Archipelago, VIII»; « Zoologische Jahrbiicher Systematik », Bd. XIV O. DE BEAUX 67-68; « Koleopterologische Rundschau », Bd. 23; « Roule: Les Poissons et le monde vivant des eaux», T. 10; «Seitz: Die Grosschmetterlinge der Erde», Lief. 63, 64, 65, « Exoten », Lief. 613, « Fauna Africana», Lief. 132, Bd. 15; « Wolf: Animalium Cavernarum Catalogus », pars 10, 11, 12; « Zeitschrift fiir Saugetierkunde », Bd. 12; « Archiv fiir Mollu- skenkunde », Bd. 64; « Zoological Record», Vol. LXXIII; « Annals and Magazine of Natural History », 1937; « Fahringer: Opuscula bracono- logica», Palaarktische Region, Bd. III-IV; «Zoologischer Garten », Bd. IX; « Periodico di Mineralogia », 1937; « Miscellanea Entomologica ». 1937; « Materie prime dell’ Italia e dell’ Impero », 1937; « Afra: Cahiers d’ Entomologie », V. 12; «Entomologist Monthly Magazine», 1937; « Entomologist », 1937; « Ribault: Faune de France, Les Mammifères », T. 31; «L’ Industria mineraria d’Italia e d’ Oltremare », 1937; « Milizia Nazionale Forestale: La Montagna Italiana », 1937. DonaTori E DONI: Circolo Poliglotta, Genova: « K. Weul, Die Urgesellschaft und ihre Lebensfiirsorge »; « W. Meyer, Erdbeben u. Vulkane »; «A. Koelsch, Heide und Moor »; « Von Pflanzen zwischen Dorf u. Trift »; « K. Flòricke, Vogel fremder Lander»; « Kriechtiere und Lurche fremder Lander », tutti « Edizione Kosmos» di Stoccarda; « M. Maeterlinck: La vie des Abeilles », Charpentier, Parigi; « T. W. Cowan: The British Bee-keeper’s guide-book », Londra, 1921. De Beaux Prof. O.: «T. Sanesi: Vocabolario greco-italiano »,, Pi- stoia 1881; Annata 1937 dei periodici seguenti ricevuti in omaggio: «I nostri uccelli », Lugano; « Der Ornithologische Beobachter », Berna; « Nos oiseaux », Neuchatel; « L’ Oiseau et Revue francaise d’ Ornitho- logie », Parigi; « Rassegna faunistica», Roma; «Il Giardino fiorito », San Remo. Aumento complessivo. - È di 145 volumi a parte e di 1812 volumi e fascicoli di periodici, con un totale di 1957 unità. Pubblicazioni. Vor. LVIII DEGLI ANNALI. — Si prosegue la pubblicazione di questo volume riservato alla «Spedizione Zoologica del Marchese Saverio Patrizi nel Basso Giuba e nell’ Oltregiuba, giugno-agosto 1934 - XII », coi contributi seguenti: —_—: RELAZIONE 1937 XV De Beaux O. - Mammiferi, p. 150-173, tav. IX-XVI. Berio E. - Nuove specie di Eteroceri, Noctuidae - Lymantriidae - Limacodidae - Geometridae, p. 174-181. Guiglia D. - Imenotteri aculeati, p. 182-188. Ascari M. C. - Il Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria » di Genova e il suo contributo allo studio faunistico delle Colonie Italiane, parte staccata, elenco delle pubblicazioni, con prefazione di Oscar de Beaux, p. 1-32 dell’ appendice. Vor. LIX DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione di questo volume coi contributi seguenti: De Beaux O. - Relazione sull’ attività del Museo Civico di Storia Naturale «Giacomo Doria» durante l’ anno 1936, p. XXVII -L. Capra F. - Un nuovo Grillomorfino d’ Italia, p. 289-296. Giordani Soika A. - Monografia degli Odynerus etiopici, II, Gruppo dell’ O. rubens (= carinulatus), p. 297-362. Guiglia D. - Su due specie di Chalinus del Congo (Hymen. phyto- phaga), p. 363-369, tav. XI. Berio E. - Eteroceri africani apparentemente nuovi. 1. Amatidae, p. 370-393. Ghidini G. M. - Note sui Duvalius bresciani con descrizione di due nuove forme, p. 394-402. Guiglia D. - Una nuova specie di Ophrynopus delle Filippine, p. 403- 408, tav. XII. Le Cerf F. - Tipulamina hypocalla sp. n., p. 409-410. Guiglia D. - Il Gen. Oryssus in Africa, p. 411-423, tav. XIII. Russo A. - Appunti echinologici eritrei. Alcune osservazioni sul ma- teriale della R. N. Amm. Magnaghi, p. 424-432. Guiglia D. - Alcune osservazioni intorno al Tremex hyalinatus Mo- csary (Hymen. phytophaga), p. 433-437, tav. XV. Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, V, p. 438-446. Straneo S. L. - Note sulle Feronia paleartiche (5%), p. 447-451. Guiglia D. - Gli Orissini Africani del Gen. Chalinus (Hymen. phy- tophaga), p. 542-460, tav. XVI-XVII. Straneo S. L. - Sui Tipi dei Platysmatini (Coleot. Carabid.) austra- liani della collezione Castelnau, nel Museo Civico di Genova, II, p. 461-475. Vi f Ag Ri ni XVI O. DE BEAUX Badnninger M. - Zvei neue afrikanische Scarites-Arten (Col.), p. 476-478. 0 Jannone G. - Importanza dell’ organo copulatore maschile nella spe- ciografia del Gen. Calliptamus Serv. e ridescrizione del C. okbaensis Kheil (Orth. Acrididae) dell’ Africa settentrionale, p. 479-493. La Redazione - « Elenco dei Generi Specie e Forme nuove descritte nel presente volume », p. 495-499. La Redazione - Errata - corrige, p. 500. CENNI NECROLOGICI. La Direzione - Raffaello Gestro, p. (1) - (12). Con ritratto. Brian A. - Raffaele Issel, p. (13) - (23). Con ritratto. La Redazione - Indice. PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIENTI- FIce EFFETTIVO E ONORARIO DEL Museo. Berio E. - Osservazioni sulla morfologia dell’ apparato copulatore dei Lepidotteri. Che cosa siano realmente l’ uncus e lo scaplius. Festschrift zum 60 Geburtstage von Prof. Dr. E. Strand, vol. II, p. 205-211, con n. 10 figure, Riga, 1937. Capra F. - Raccolte entomologiche nell’ Isola di Capraia fatte da C. Mancini e F. Capra (1927-1931). VI. Odonati e Neurotteri, con note sulla memoria: Ascalafi italiani di B. Angelini. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXIX, 1937, pp. 50-58. — Due nuovi Ortotteri d’Italia raccolti dal Dott. A. Andreini. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXIX, 1937, pp. 102-107. — Note neurotterologiche. In Memor. Soc. Entom. Ital., XV, 1936 (1937), pp. 213-214. De Beaux O. - Nella « Enciclopedia Italiana », fondata da Giovanni Treccani, Roma, le voci: Solenodonte, Spalace, Speoto, Squamati, Subungulati, Suini selva- tici, nel vol. XXXII. Suricata, Taira, Talpa, Tamiasciuro, Tamiopo, Tapiro, Tardigradi, Tarsio, Tarsipede, Tassidea, Tasso, Tatusia, Teropiteco, Tetracero, Tigre, Tilacino, Tilopodi, Topiformi, Topi, nel vol. XXXIII. RELAZIONE 1937 XVII Toporagni, Tragelafo, Traguliformi, Tragulo, Tricheco, Trionomio, Tubulidentati, Tupaia, Unguicolati, Ungulati, Uro, Urocione, Uromio, Uropsilo, nel vol. XXXIV. Vermilingui, Viscaccia, Viverra, Viverricula, Viverriformi, Volpe, Volpe bianca, Vombato, Xenartri, Zapo, Zebra, Zebù, Zifio, Zorilla, nel vol. XXXV. i Guiglia D. - Imenotteri aculeati raccolti in Cirenaica dal Cav. Gior- gio Kriiger. In Mem. Soc. Entom. Ital., vol. XV, 1937, pp. 184-193. Guiglia D. e F. Capra - Alcune osservazioni intorno alle Scolie Ita- liane. In Boll. Soc. Entom. Ital., vol. LXIX, n. 5-6, 1937, pp. 80-83. Mancini C. - Risultati scientifici delle missioni del Prof. G. Paoli in Somalia. Emitteri, Nota I. in Boll. Soc. Entom. Ital., vol. LXIX, 1937, pp. 40-44. Masi L..- Raffaello Gestro (cenni biografici). In Riv. di Biologia, XXII, 1937, fasc. I. — Descrizione di un nuovo genere di Pteromalini con note sui generi affini al Catolaccus Thoms. Festschrift zum. 60. Geburtstage v. Prof. Dr. E. Strand, III, Riga, 1937, pp. 270-272. — A redescription of Cerapterocerus japonicus Ashmead. In Mushi, X, 1937, pp. 98-100. — On a new variety of Monodontomerus obscurus Westvood. In Mushi, X, 1937, pp. 101-102. — A new Dirhinus from Japan. In Mushi, X, 1937, pp. 103-104. — Reperti di Calcididi e altri Imenotteri parassiti. In Boll. Soc. Entom. Ital., vol LXIX, 1937, pp. 132-137. Menozzi C. - Osservazioni e note entomologiche sulla campagna sac- carifera 1936. In Boll. Industr. Sacc. Ital., anno XXX, n. 3, 1937. — Curculionidi della sottofamiglia Cleoninae (Coleoptera-Curculio- nidae) che si notano nella cultura della bietola da zucchere in Italia e loro rapporti con questa pianta. In Boll. Industr. Sace. Ital., XXX, n. 5, 1937. — La lotta contro gli insetti dannosi alla barbabietola da zucchero. In L’ Italia Agricola, LXXIV, n. 4, 1937. È — Dermatteri dell’ Angola. In Rev. Suiss. de Zoolog., vol. 44, n. 30, 1937. XVIII O. DE BEAUX Attività del Personale effettivo, onorario e volon- tario del Museo. Rinunzie a riposo. — Hanno rinunziato, senza alcun compenso, ad altrettante mezze giornate di riposo: il Direttore Prof. De Beaux 48; i Conservatori: Prof. Masi 86; Dr. Capra 72; Dott.ssa Guiglia 44. Rapporti col superiore Ufficio agli Affari Generali e con altri Uffici. — Il Direttore si reca per 54 mezze giornate al Giardino Zoologico di Nervi per servizio come Direttore del Giardino medesimo. Va 22 volte personalmente in Municipio per pratiche d’ ufficio e 54 volte vi manda, secondo le competenze, qualcheduno dei suoi dipendenti. Corrispondenza. — Durante l’anno 1937 il protocollo segna 1736 invii, in massima parte lettere, cartoline e volumi della Biblioteca rac- comandati, con una eccedenza di 189 numeri sull’ anno precedente. Direzione. — \l Direttore accudisce personalmente a tutta la corri- spondenza riguardante gli invii in comunicazione di materiale di tutte le sezioni indistintamente, i ringraziamenti per materiale ricevuto, per i generosi invii di pubblicazioni arretrate fatti da altri Istituti scientifici, in seguito a reclami della Bibliotecaria. Raccoglie e mette, per quanto possibile, in buon ordine le carte d’ ufficio della precedente direzione. Interviene regolarmente alle sedute della Commissione Venatoria Provinciale di cui è Membro di diritto. Eseguisce numerose necroscopie sugli animali morti al Giadino Zoo- logico, e numerose perizie su animali sequestrati con imputazione di caccia di frodo. Detta le didascalie parlate per il film girato nel Museo dall’ Istituto « Luce ». Pubblicazione degli Annali. — (Direzione: Direttore Prof. De Beaux; Redazione: Conservatore effettivo Dott. Capra). Nell’ esame dei mano- scritti e nella correzione delle bozze il Direttore ed i Conservatori com- petenti nelle varie materie coadiuvano il Redattore. A cura della Dott.ssa Guiglia si prosegue nella distribuzione del volume 57. Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). Presta valido aiuto alla bibliotecaria il subalterno Gnecco Emilio, che si occupa RELAZIONE 1937 XIX più particolarmente dei traslochi, della etichettatura, della compilazione, trascrizione ed applicazione delle didascalie di ogni genere, nonchè della registrazione e schedatura del materiale bibliografico. Il Gnecco accudisce anche particolarmente alla sistemazione delle Miscellanee nelle apposite scatole ed alla loro registrazione nel relativo Registrino-rubrica. Egli attende altresì alla sistemazione delle Miscellanee del Direttore nelle apposite cartelle per materie. Sottoposto a cura e regime speciale per malattia nella seconda metà dell’ anno, rinunzia volontariamente entro il 1937, a 45 mattinate di riposo, durante le quali lavora in Museo a pro della Biblioteca. Sezione Mammiferi ed Uccelli. - (Direttore Prof. De Beaux). — Numerosi Mammiferi ed Uccelli sono stati registrati nel Catalogo-Entrata ed intercalati in collezione. Tutti i Mammiferi della Nuova Guinea esistenti in Museo furono radunati nel salone degli studi a disposizione del Sig. G. H. H. Tate, mammalogo del Museo Americano di Storia Naturale di New York. Dopo la partenza dell’ ospite si inizia la messa in pelle e preparazione del cranio di tutti gli esemplari in alcool, come esige la Museologia moderna. Il grandioso movimento del materiale in parola frutta fra altro il rin- venimento del tipo della Dactylopsila albertisi, che si cre- deva disperso. Il Tipo a secco della Phascogale Bruijni, molto deteriorato, è riparato dal Direttore. Si è iniziato il montaggio di un adeguato numero di Chirotteri di Liguria per |’ ostensione nei saloni riservati alla Fauna Ligure. Copioso materiale ornitologico è stato comunicato al Prof. E. Moitoni del Museo Civico di Milano, per aiutarlo nei suoi studi sull’ Avifauna della Somalia. Furono fatte alcune osservazioni sui Colombi selvatici italiani, con- servati nel Museo genovese, su richiesta del R. Istituto di Zoologia di Bologna. Per invito del « Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia della R. Università di Bologna » si esaminarono alcune proposte di conven- zione internazionale per la protezione degli Uccelli, comunicando poi le relative osservazioni al Laboratorio predetto. Sezione dei Pesci. - (Assistente effettiva Dott.ssa Guiglia). — Si fece un’ accurata revisione dei singoli vasi ubicati nei bassifondi, assi- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 1 bis be | curando la buona conservazione particolarmente del materiale non ancora studiato. Gran parte degli scaffali nei bassifondi dovette essere spostata a causa del rafforzamento delle colonne di sostegno della parte centrale dell’ edificio, resosi necessario per riconosciuti cedimenti. Tutto il mate- riale ittiologico fu, colle debite cautele, tolto dagli scaffali e rimesso sui medesimi dopo lo spostamento, in attesa che questi ultimi possano essere costruiti nell’ ambiente modificato. XX O. DE BEAUX Sezione degli Invertebrati. - (Conservatore effettivo Prof. L. Masi). — Sono stati oggetto di riordinamento e di sistemazione: gli Anfipodi Gammaridi, gli Isopodi balcanici, i Miriapodi paleartici Glomeridi e Scu- tigere, quelli dell’Arcipelago Toscano, dell’Abissinia e dell’America Me- ridionale; gli Aracnidi libici dell’Oasi di Giarabub, di Cufra e del Fez- zan e quelli della Somalia Italiana (Raccolta March. Negrotto-Cambiaso), dell’ Arabia e dell’ India, della Regione austromalese e dell’ Australia; i Molluschi dell’ Isola del Giglio. Furono inviati in comunicazione Anfipodi al Sig. S. Ruffo del Museo Civico di Verona ed Aracnidi al Sig. Berland del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. Furono determinati numerosi Crostacei macruri e brachiuri e fu aggiornato lo schedario degli Isopodi terrestri. Sezione degli Insetti. - (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). — Nell’ ordine dei Coleotteri vi fu un notevole movimento nelle famiglie degli Stafilinidi, Tenebrionidi, Cerambicidi, Criptofagidi e particolarmente nei generi Quedius, Graphypterus, Scarites con susseguenti riordinamenti nelle collezioni. Furono sottoposti a revisione i Pupipari in alcool, le Tisa- nure in alcool, e riveduti e riordinati quasi tutti i Tettigonidi italiani. Furono determinati numerosi Odonati. Si dedicarono studi particolari agli Emitteri, agli Imenotteri dei generi Polistes ed alle Forficule del genere Nala, ai Neurotteri dei generi Perla, Ascalaphus, Panorpa, ai Neurotteri italiani in genere e particolarmente della Sardegna e della Capraia, agli Ortotteri dei generi Trogophilus e Bacillus, ai Coleotteri della Cirenaica in genere e più particolarmente alla famiglia dei Paussidi e dei Cocci- nellidi, considerando di questi ultimi anche il materiale tunisino. Il Conservatore effettivo Prof. L. Masi ha fatto una accurata revi- sione tanto scientifica quanto tecnica dei Braconidi, Evanidi, Icneumo- RELAZIONE 1937 XXI nidi, Proctotrupidi, Calcididi, Callimomini, Perilampini ed Eucarini della collezione imenotterologica Gribodo; ha determinato ed etichettato nume- rosi Microimenotteri liguri (raccolta F. Solari), nonchè Calcididi d’ Egitto e del Marocco; ha proseguito nel riordinamento dei Calliceratidi e si è occupato anche della rietichettatura delle Zecche somale e della revi- sione di Insetti somali in alcool. L’ Assistente effettiva Dott.ssa D. Guiglia ha perseverato con grande intensità nei suoi studi imenotterologici, dedicandosi agli Imenotteri Sco- lidei della Sardegna, agli Imenotteri aculeati della spedizione Patrizi in Somalia, agli Imenotteri della spedizione Zavattari ai Borana-Galla, agli Sfegidi dell’ A.O.I., agli Apidi d’ Egitto ed occupandosi particolarmente delle . Scolie, Sapighe, Vespe e Polistes, degli Psithyrus e dei Psam- mocaridi. Sono stati eseguiti invii, revisioni e riordinamenti entro i generi Tachytes e Tachysphex, tra i Siricidi africani (Tremex), tra gli Apidi (Eriades e Trigona), nonchè tra gli Eumenidi africani, gli Orissidi etio- pici e gli Imenotteri libici in genere. Furono anche riordinati numerosi nidi d’ Imenotteri. Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio ha proseguito, in oltre 50 presenze in Museo, nei suoi studi sugli Eteroceri africani, occupan- dosi per altro tecnicamente e bibliograficamente dell’ intera collezione delle Farfalle. Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini non si è, nelle 94 pre- senze in Museo, limitato ai suoi studi di specialista sugli Emitteri, ma ha anche attivamente collaborato ai movimenti e riordinamenti compiu- tisi tra i Curculionidi (determinazione Dr. F. Solari), gli Scarabeidi afri- cani, gli Scarabeidi americani, gli Scarabeidi coprofagi, ed alla sistema- zione dei Ditteri. il Conservatore Onorario Sig. C. Menozzi si è occupato, oltre che delle Formiche anche delle Forficule del genere Nala e degli Scorpioni. Il Collaboratore volontario Ing. Prof. L. Straneo ha continuato ad occuparsi alacremente dello studio dei Coleotteri Pterostichini. Il Collaboratore volontario Rag. A. Festa si dedica, in 116 presenze, allo studio dei Plecotteri italiani del Museo, determinandone la maggior parte. XXII O. DE BEAUX Sezione di Mineralogia. - (Conservatore Onorario Prof. A. Pelloux). — Si è proseguito la classificazione e 1’ ordinamento della raccolta gene- rale dei minerali italiani e di quelle delle diverse regioni minerarie. Fra queste ultime venne completata con numerosi esemplari, quella relativa alla regione vulcanica della Tolfa, presso Civitavecchia, inserendovi cam- pioni provenienti sia dalle miniere di alunite e cinabrodi Allu- miere e del Castagnato, come, e specialmente, della zona metal- iifera che trovasi a sud della massa trachitica, nei calcari e negli scisti dell’ Eocene, dove, dopo molti anni di abbandono, sono stati di recente ripresi i lavori minerari. Molto materiale di studio è stato raccolto nella scorsa estate dal Prof. Pelloux in una serie di escursioni compiute nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (negli alti valioni di Valleile, del Lauson, Pont, Mon- corvè e nell’ alta valle dell’ Orco. Personale amministrativo (Applicato C. D. Adamoli). — Disimpegna i servizi di segreteria, statistica, protocollo, posta, dattilografia, di eco- nomato e di amministrazione (contabilità, cassa, minute spese). In sua assenza è sostituito nel servizio di statistica, dattilografia e cassa dalla preparatrice inc. Sig.na C. Borgioli. Personale tecnico. Preparatore tassidermista: Confalonieri C. - Porta a termine la preparazione iniziata nello scorcio del 1936 di 1 Damalisco e di 1 Gazzella del Soemmering del- l’ Oltregiuba per la Collezione d’ Ostensione; monta 28 piccoli mammi- feri per la Raccolta dei Mammiferi di Liguria esposta al pubblico; monta 1 Ornitorinco per la Collezione Generale; mette in pelle 4 mammiferi di grossa taglia, 9 di media taglia e ripulisce 2: crani. Preparatori: Durante G. - Compie la revisione dei Mammiferi in pelle, dei Mam- miferi e degli Uccelli montati appartenenti al deposito della R. Univer- sità, dei Mammiferi, Rettili, Pesci in alcool della medesima, degli Uccelli in alcool della Nuova Guinea, degli Insetti in alcool, dei Ragni, dei Pori- feri e Celenterati. Mette in pelle 1 grosso Mammifero, 21 Mammiferi RELAZIONE 1937 XXIII di media, 170 di piccola taglia; 5 uccelli di grossa, 10 di media, 9 di piccola taglia, prepara i crani degli animali precitati di grossa e media statura e 8 crani a parte. La preparatrice inc. Borgioli C. accudisce alla revisione della Colle- zione Entomologica, degli Erbari Durazzo e Brignole, ed alla disinfe- zione dei Crani dei Mammiferi in ostensione e delle numerosissime pelli di piccoli mammiferi fuori scaffale; cura il riordinamento del deposito delle etichette in bianco, scrive a mano numerose etichette per insetti e didascalie calligrafiche per mammiferi esposti al pubblico. Prepara 12 Mammiferi di media e 45 di piccola taglia coi loro crani e 29 crani a parte; 10 Uccelli di media e 14 di piccola taglia; circa 3000 insetti. Lavori tecnici eseguiti da personale scientifico. — Il Prof. Masi prepara oltre 600 Microimenotteri e Ditteri di Liguria e numerosi Ime- notteri somali, etichetta gli Imenotteri della raccolta Solari, riscrive le etichette delle Zecche somale, etichetta i Braconidi della collezione Rudow. Il Dott. Capra prepara o riprepara, circa 300 Ortotteri, Neurotteri e Tricotteri e quasi altrettanti Coleotteri Carabidi, Scarites e Criptofagi; etichetta circa 200 insetti. La Dottssa Guiglia riprepara numerosi Orissidi e prepara vari Imenotteri. Lavori tecnici eseguiti da collaboratori volontari. — Il Rag. Mantero, Conservatore del Museo in pensione, aiuta la preparatrice nella revi- sione degli Erbari. La Signorina Rocci S. prosegue nei primi due mesi dell’ anno i suoi lavori di preparazione e di etichettatura di insetti. Il Signor Vaccaro Francesco, residente all’ Asmara, temporaneamente a Genova, prende a frequentare il Museo preparando e studiando farfalle etiopiche da lui raccolte. Lavori tecnici eseguiti da personale subalterno. — Bertolassi G. continua nei suoi lavori di ripulitura e chiusura a mastice dei vasi con preparati a liquido, di cartoleria, di confezione di pacchi, di imballaggi per libri e materiale scientifico e collabora allo spostamento delle colle- zioni dei Pesci conservate in liquido nei bassifondi. XXIV O. DE BEAUX Gnecco E. — (vedi pag. XVIII). Trucco M. — Conserva tutte le mansioni ed incarichi speciali per l’ acquisto di materiale di consumo, la concia delle pelli, la confezione della pomata arsenicale, la conservazione di materiale erpetologico ed ittiologico a liquido, il ritiro di materiale da bordo. Collabora allo spo- stamento dei vasi nei bassifondi. Mette in pelle 10 Mammiferi di grossa 2 45 di media taglia; prepara 24 crani a parte; mette inoltre in pelle 10 Uccelli di media taglia e 8 grossi Rettili. Giornale del Museo. - (Dott.ssa D. Guiglia). — Invariato dal 1935 e 1936. R. Delegazione Fitopatologica. - (Dott. F. Capra, Prof. L. Masi). — Invariato dal 1935 - 1936. SocIETÀ SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL Museo. La « Società Entomologica Italiana » ha tenuto 40 sedute, alle quali prendono regolarmente parte i Conservatori effettivi Prof. L. Masi e Dott. F. Capra. La « Società degli Amici del Museo ». — Nessuna variante dal 1935 e 1936. Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Agosto 1938 - XVI. XXV OSCAR DE BEAUX RELAZIONE SULL’ ATTIVITA’ DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE «G. DORIA» DURANTE IL BIENNIO 1938-39 I fatti più salienti che caratterizzano il biennio 1938-39 sono: la scarsità di mezzi finanziari a disposizione, Tl energica assistenza pre- stata dalla « Società degli Amici del Museo», il dono della Collezione Malacologica De Boccard, l istituzione delle Collezioni degli Uccelli e dei Chirotteri della Liguria, la crescente corresponsione d’ interessa- mento, specialmente da parte delle scuole, di fronte agli sforzi della Direzione di andare sempre più incontro al pubblico e alla gioventù studiosa; la preziosa collaborazione volontaria del malacologo Dott. Guido Bacci di Livorno. Frequenza del pubblico e degli studiosi. I visitatori delle collezioni in ostensione ammontarono a 44.222 nell’ anno 1938, con un aumento di 304 sull’ anno precedente; ma cala- rono a 38.231 nel 1939, in conseguenza della situazione generale e della ritardata riapertura autunnale del Museo. Le massime frequenze si registrarono, come di regola in novembre, e precisamente la domenica 13 del 1938 e la domenica 12 del 1939, con 1523, rispettivamente 1189 visitatori. Particolarmente soddisfacente è l’ aumento di frequenza delle scuole cittadine e di fuori, che mandarono 1486 alunni a visitare il Museo nel 1938 e 1524 nel 1939, di fronte ai 1137 del 1937. Meritano particolare menzione: 1’ Istituto Nazionale dei Sordomuti, la Scuola «G. Mazzini »; la Scuola Elementare « Agostino Descalzi», la Scuola «Regina Elena », il Liceo Parificato « Santa Dorotea », il R. Istituto Magistrale « Lambruschini », 1’ Istituto Salesiano «Don Bosco», la Scuola Elementare di Genova-Molassana, il Collegio Scuole Pie di Car- care, la Scuola di Avviamento al lavoro di Ceva (Cuneo); il Regio Liceo XXVI O. DE BEAUX Scientifico di Forlì accompagnato dal Preside Prof. Quartulli e da altri insegnanti. E ricordiamo con vivo piacere le visite: del Gruppo Rionale «G. Rusca» con 88 partecipanti, delle Giovani Italiane del Gruppo « Generale Giordana », delle Giovani Italiane del Gruppo « N. Bonser- vizi » con 60 presenti, dell’ Università Popolare « Contardo Ferrini > con 100 partecipanti e di un gruppo di dopolavoristi tedeschi « Kraft durch Freude ». Il Direttore ha ricevuto personalmente nell’ Istituto 905 visite e 349 ne hanno ricevute i Conservatori. Si ricordano particolarmente: il Po- - destà di Milano, Conte Dott. G. Gallarati Scotti, Senatore del Regno: il Presidente della Commissione Consultiva e di Vigilanza del Museo, Gr. Uff. Dott. E. Risso; il Podestà di Carcare, Cav. Uff. Avv. G. Musso Piantelli; il Segretario Generale del Comune, Comm. Dott. S. Ardy; il Capo Ufficio agli Affari Generali, Cav. Uff. Dott. A. Anselmi; i Marchesi N. Balbis e B. Sopranis, accompagnati dal Marchese G. C. Doria; il Rag. M. Bettinotti di « Il Lavoro» di Genova; la Signora V. Coenraad-Uhlig di Pematang Siantar, Sumatra; il Console della M.V.S.N., Dott. R. Conti; il Dott. A. Copello, dell’ Ospedale Civile di Buenos Aires; il Gr. Uff. Dott. L. Crudi, Direttore del Giardino Zoologico del Governatorato di Roma; il Sig. Guiscardo D’ Albertis; il Capitano di Fregata Barone F. de Boccard di Roma; il Notaro Dott. A. Fasce; il Contrammiraglio Ing. M. Ghé; il Ten. Leandro Gibelli; il Prof. Dott. V. Giordano; il Dott. R. Macaggi, Segretario della Commissione Venatoria Provinciale di Ge- nova; il Barone Giulio Podestà di Prà; il Sig. C. von Schèrer di Lu- cerna; il Marchese G. Rappini di Roma, accompagnato dal March. G. C. Doria; |’ Ing. G. Reggio; il Cap. A. Robecchi-Stagnoli di Arcore (Mi- lano); il Prof. Paolo Revelli Beaumont, Ordinario di Geografia nella R. Università di Genova; il Comm. Dott. Conte Ascanio Sforza di Pia- cenza; il Prof. Dott. A. Sprecher di Genova; il Cav. A. Veronelli di Como. Numerosi naturalisti sono venuti per lavorare nel Museo, per esami- narne il materiale scientifico, consultarne la biblioteca o visitarne le col- lezioni. Nominiamo: la Dottoressa E. Alberici dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Milano; il Prof. R. Anselmi di Genova; il Dott. C. Anselmi di Genova; i coniugi Dottori C. e J. Alzona Bisacchi, mala- cologi di Genova; il Col. Dott. A. Andreini di Firenze; la Dottoressa V. Arecco dell’ Istituto di Geologia della R. Università di Genova; il RELAZIONE 1938-39 XXVII Dott. G. Bacci di Livorno; il Dott. Balachowski, entomologo e fitopato- lego di Parigi; il Prof. V. Baldasseroni, Conservatore del R. Museo Zoo- legico di Firenze; il Prof. VI. Balthasar, Conservatore del Museo di Sto- ria Naturale di Bratislava; il Sig. M. Banninger, coleotterologo di Gies- sen; il Prof. S. Beer, entomologo di Milano; il Prof. A. Beguinot, Diret- tore dell’ Istituto Botanico della R. Università di Genova; il Padre Prof. Bigliani di Carcare; il Sig. G. Binaghi del R. Osservatorio per le Ma- lattie delle Piante di Genova; il Prof. F. Boggio Lera, del R. Istituto Superiore Agrario di Catania; il Sig. L. Boldori, entomologo e speleo- logo di Cremona; il Dott. S. Breuning, coleotterologo di Vienna; il Prof. A. Brian, dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; il Sig. L. Brian, collaboratore di « Il Corriere Mercantile » di Genova; il Sig. ©. Castellani, entomoiogo di Acilia di Roma; il Sig. T. Cavagnaro, mala- cologo di Livorno; il Sig. C. Ceresa, entomologo di Milano; il Sig. G. Chiozza, collaboratore di « Diana » di Genova; il Sig. R. Cucini, attivis- simo naturalista-raccoglitore di Genova; il Dott. G. Cufodontis, del- l’ Istituto Botanico della R. Universita di Genova e del Naturhistorisches Museum di Vienna; il Sig. L. De Magistris, mineralogo di Genova; il Dott. E. de Nagy, ornitologo di Debreczen, Ungheria; il Prof. L. Di Caporiacco, dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Firenze; il Dott. C. Chiesa, del Museo Libico di Storia Naturale di Tripoli; la Sig.na B. Duval, ornitologa di S. Remo; il Prof. M. Falchi di Torre Pellice; il Dott. A. Festa, plecotterologo di Genova; il Dott. L. Fontana, Ispet- tore Generaie Agrario del Governo dell’ A. O. I.; il Prof. L. France- sconi, emerito della R. Università di Genova; il Sig. H. Gebien, coleot- terologo di Amburgo; il Dott. A. Giordani Soika, imenotterologo di Ve- nezia; il Dott. G. M. Ghidini, dell’ Istituto di Zoologia della R. Univer- sità di Roma; il Dott. E. Gridelli, Vice-Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste; il Sig. W. V. Harris, entomologo di Morogoro, Tanganica; il Conte Fred Hartig, dell’Istituto di Entomologia di Roma; la « Haslmaier Ost Afrika Expedition », capitanata dal Barone Dott. E. von Saalfeld; il Dott. C. Koch della Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey di Monaco, Baviera; il Dott. A. Loweridge, erpetologo del Museum of Comparative Zoology di Cambridge, Mass. U. S. A.; il Dott. M. Ma- gistretti, entomologo di Milano; la Professoressa P. Manfredi, Direttrice dell’ Acquario Civico di Milano; il Dott. G. Mann-Fischer del Museo Na- cional di Santiago de Cile; il Rag. G. Mantero, entomologo, Conserva- — BA A n ae erecta rs XXVIII O. DE BEAUX tore in pensione del Museo genovese; il Dott. A. Martelli, entomologo di Firenze; il Prof. E. Moltoni, ornitologo, Vice Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano; il Prof. B. Monterosso, Direttore dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; il Prof. G. P. Moretti del Laboratorio di Entomologia Agraria e Bachicoltura di Milano; il Geom. G. Mori di Genova; il Sig. G. B. Moro di Genova; il Sig. C. Musso di Vado Ligure; il Prof. G. Paoli, Direttore dell’ Osservatorio delle Malattie delle Piante di Genova; il Col. G. C. Parvis, lepidotte- rologo di Torino; il Prof. P. Peola di Genova; il Dott. Peters di Stoc- carda; il Dott. Fr. P. Pomini, entomologo di Pavia; la Dottoressa L. Rizzo, del R. Laboratorio Centrale di Idrobiologia di Roma; il Prof. M. Salfi, successore del Prof. Monterosso nella direzione dell’ Istituto di Zoo- logia della R. Università di Genova; il Prof. R. Santucci, R. Provvedi- tore agli Studi a Cuneo; il Prof. Schmidt-Andal, Direttore del Museo Nazionale di Budapest; il Prof. G. Scortecci, erpetologo, del Museo Ci- vico di Storia Naturale di Milano; il Dott. A. Sokolowsky di Amburgo; il Dott. H. Stadler, ornitoiogo di Lohr am Main, accompagnato dal bota- nico A. Ade e dalla Dottoressa Knecht; il Prof. E. Tortonese, dell’ Isti- tuto di Zoologia della R. Università di Torino; il Sig. Fr. Tippmann, coleotterologo di Vienna; il Sig. A. Torra, speleologo di Genova; il Dott. A. Tosi, entomologo di Rimini; il Dott. A. Trischitta, ornitologo di Palermo; il Dott. F. Trossarelli, del Collegio di San Tomaso in Cu- neo; il Dott. L. Trotti, dell’ Istituto di, Anatomia Comparata della R. Università di Genova; il Sig. Fr. Vaccaro, assiduo raccoglitore entomo- logico dell’ Asmara; il Sig. G. Volkhemer, entomologo e mineralogo, di Genova; il Sig. W. Wittmer, coleotterologo di Zurigo; il Prof. E. Zavat- tari, Direttore dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Roma; il Dott. G. Zolezzi, della R. Stazione Centrale d’ Idrobiologia di Roma; il Dott. Zontolos, ittiologo di Atene. Ci è particolarmente grato segnalare alcune insegnanti che, con perfetta comprensione degli scopi del Museo di fronte alla scuola, ten- dono a familiarizzarsi colle collezioni d’ ostensione: Dottoresse Bram- billa, Clerici, Franci, R. Lenoci, M. Massa, F. Perotta, A. Trevi. Vari studenti universitari e secondari hanno trovato in Museo il ma- teriale e i libri necessari alle loro tesi o ai loro studi prediletti: ©. Conci, M. Ghiglione, De Scalzi, Olivari, S. Orsi di Genova; Abbondanza ReLAZIONE 1938-39 XXIX di Torino; M. Franciscolo, E. Gazzo, D. Robutti, A. Sanfilippo, L. Sto- race, G. Timossi di Genova; C. Craviotto della Spezia. Le Collezioni Mineralogiche sono state particolare oggetto di studio per gli universitari: Acconiato, Devoto, Franco, Gervasoni, Lisena, Molinari. Anche alcuni artisti hanno frequentato il Museo: 1’ Accademico di merito scultore A. Maine; lo scultore E. Badino; la pittrice E. Fiori. Elenchiamo gli Istituti e gli studiosi privati, che nel passato biennio hanno coltivato col nostro Museo scambi di lavoro scientifico: Genova:della R. Università: gli Istituti di Anatomia Comparata (Prof. Remotti, Dott. Trotti), di Botanica (Prof. Beguinot, Dott. Cufo- dontis), di Geografia (Prof. Revelli-Beaumont), di Geologia (Prof. Rove- reto, Dott.ssa Arecco), di Mineralogia (Prof. Pelloux), di Zoologia (Prof.ri Monterosso, Salfi, Brian, Dott.ssa Airoldi); R. Osservatorio per le Ma- lattie delle Piante (Prof. Paoli, Sig. Binaghi); del Comune: il Mercato del Pesce (Col. Piacentini), i Servizi Veterinari (Dott. Roggero); il Prof. A. Lachi, oculista; di Scuole Medie: il R. Liceo Ginnasio « Colombo », la Scuola Tecnica « d’ Aquino », 1’ Istituto « Marconi ». Italia e Colonie. - A. O. I.: Addis Abeba: Governo Generale, Dire- zione Superiore degli Affari della Colonizzazione e del Lavoro, Ispetto- rato Caccia (Marchese Patrizi), Servizio Idrobiologia e Pesca (Prof. Parenzan), Centro Sperimentale Agrario e Zootecnico (Dott. Jan- none). Bologna: R. Università: Istituto di Zoologia (Prof. Ghigi), Isti- tuto di Entomologia (Prof. Grandi). Castelfusano, Roma: Osservatorio Ornitologico (Ecc. Principe Chigi). Catania: R. Commissariato Generale Anticoccidico (Dott. Antongiovanni). Cremona: Sig. Boldori. Crotone, Catanzaro: Barone Barracco. Fiera di Treviso: Conte Ninni. Ferrara: Laboratorio Entomologico del Consorzio Nazionale Produttori Zucchero (Sig. Menozzi). Firenze: R. Università: Istituto di Geologia (Ecc. Prof. Dainelli), Istituto di Zoologia (Prof. Baldasseroni, Prof. Di Caporiacco, Conte Germiny); Stazione di Entomologia Agraria (Prof. Melis, Dott. Servadei); Sig. C. Ragionieri. La Spezia: Museo Civico (Prof. Poden- zana). Livorno: Dott. Cecioni, Dott. Malatesta. Milano: Esposizione di Pesca 1938; Museo Civico di Storia Naturale (Prof.ri Parisi, Moltoni, Scortecci). Napoli: R. Università: Istituto di Antropologia (Prof. Sera), Istituto di Zoologia (Prof. Pierantoni); Stazione Zoologica (Direzione). XXX O. DE BEAUX Padova: Istituto di Zoologia e di Anatomia Comparata della R. Univer- sità (Prof. D’ Ancona). Pavia: Istituto di Zoologia della R. Università (Prof. Jucci). Perugia: Facoltà Agraria della R. Università (Dott. Fu- schini). Portici: Laboratorio di Entomologia del R. Istituto Superiore Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo). Roma: Reale Accademia d’ Italia; Consiglio Nazionale delle Ricerche; Giardino Zoologico del Governa- torato (Dott.ri Crudi, Tamino, Bronzino); R. Università: Istituto di Zoo- logia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini); Società Italiana per il Progresso delle Scienze (Presidenza); Sig. Castellani. Taranto: R. Osservatorio di Fitopatologia (Dott. Martelli). Torino: R. Università: Istituto di Ento- mologia Agraria (Prof. Goidanich); Istituto di Zoologia (Prof.ri Arcan- geli, Festa, Tortonese). Trento: Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina (Dott. Bonomi, Sig. Castelli). Trieste: Museo Civico di Storia Naturale (Prof. Miller, Dott. Gridelli). Tripoli: Museo Libico di Storia Naturale (Prof. Lipparini, Prof. Petrocchi, Dott. Chiesa, Sig. Kriiger); R. Ufficio Agrario (Dott. Vidoli). Venezia: Museo Civico di Storia Na- turale (Dott. Giordani Soika). Verona: Museo Civico di Storia Natu- rale (Dott. Ruffo). Zapulla di Messina: Sig. Mariani. Estero - Abensberg, Baviera: Sig. Stòckert. Alessandria d Egitto: Sig. Carneri. Amburgo: Zoologisches Museum und Institut (Prof. Tit- schack, Dott. Weidner, Sig.na Mohr). Amsterdam: Afdeling Handelsmu- seum van de Kolonial Institut (Dott. De Bussy). Atene: Institut Phyto- pathologique Benaki di Kephissia (Prof. Isaakides). Baltimore: Ame- rican Society of Mammalogists (Presidenza). Berlino: Deutsches Ento- mologisches Institut (Dott.ri Sachtleben e Hennig); Zoologisches Museum der Universitàt (Dott. Bischoff, Prof. Ramme, Dott. Haltenorth, Dott. Hedicke). Berlino-Schòneberg: Reichsstelle fiir . Naturschutz (Prof. Schénichen). Boston: Department of Comparative Pathology and Tro- pical Medicine (Sig. Bequaert). Boulder, Colorado: Dott. Cockerell. Brema: Deutsches Kolonial und Uebersee Museum (Dott. Alfken, Dott. Amsel). Bruxelles: Musée Royal d’ Histoire Naturelle (Prof. d’ Orchymont, Sig. Janssens). Budapest: Kgl. Institut fiir Pflanzen- schutz u. Forschung (Prof. Szelényi); M. R. Madartani Intézet (Dott. Ehik, Dott. Vasvari). Bulawayo, Unione del Sud Africa: National Museum of Southern Rhodesia (Sig. Arnold). Cairo: Ministry of Agriculture, Entomogical Section (Prof. Priesner); Prof. Mochi; RELAZIONE 1938-39 XXXI Dott. Vasr. Calcutta: Indian Museum (Dott. Hora); Dott. Tsing-chao Ma. Cambridge, Massachusetts: American Committee for International Wild Life Protection (Presidenza); Museum of Comparative Zoology at Har- vard College (Gl. M. Allen). Cape Town: South African Museum (Dott. Barnard, Dott. Hesse). Cernauti, Romania: Facultatli de Stiinte (Dott. Botézat). Colombe, Ceylon: Medical College (Prof. O. Hill). Dresda: Museum fiir Tier-u. Menschenkunde (Dott. Kummerlowe, Dott. Ginther). Francoforte s. M.: Senckenberg Museum, Zoologische Abteilung (Dott. Mertens); Sig. Ochs. Fukuoka, Giappone: Entomological Laboratory, De- partment of Agriculture (Dott. Yasumatsu). Ghizeh, Egitto: Cotton Re- searches Board (Dott. Kamal). Ithaca, Michigan U.S.A.: Cornell Uni- versity, Agricultural Experimental Station (Sig. Kronbein). Kalocsa, Ungheria: Dott. Erdés. Leida: Rijksmuseum van Natuurljike Historie (Prof. Boschma, Prof. Brongersma, Dott. Junge). Lipsia: Sachsische Akademie der Wissenschaften (Presidenza). Londra: British Museum of Natural History (Dottori Andrewes, Arrow, Benson, Ferriére, Henry, Smart), Section of Ichtyology (Dott. Normann); Imperial College Field Station (Dott. Richards); Imperial Institute of Entomology (Sig.ri Uvarov, Wilkinson). Losanna: Musée Zoologique (Dott. De Beaumont). Monaco di Baviera: Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey (Dott. Koch). Naumburg a d. Saale: (Sigj Blitthgen). Nuova York: The American Museum of Natural History, Mammalogy (Dott. Tate). New Delhi, India: Office of Imperial Entomologist (Sig. Ahmed, Dott. Mani). Ottawa, Ca- nada: Ministére de 1’ Agriculture, Division de 1’ Entomologie (Sig. Peck). Parigi: Musée National d’ Histoire Naturelle (Prof. Bourdelle, Sig. Ber- land, Prof. Fage). Pretoria: Transvaal Museum (Dott. Roewer, G. van Son). Rabat, Marocco: Service de la Défense des Végétaux (Dott. Régnier). Stoccarda: Dott. Peters. Stoccolma: Naturhistoriska Riksmuseum (Prof. Loénnberg, Dott. Malaise, Dott. Roman). Stoccolma-Ronninge: Sig. Bruce. Stollberg, Monti Ercinici, Germania: Sig. Uhmann. Tervueren: Musée du Congo (Dott. Schouteden). Tolosa: Laboratoire de Zoologie de 1’ Uni- versitée (Prof. Bonnet). Tring, Herts, Inghilterra: Major Flower. Trolard Taza, Algeri: Dott. Laurent. Vienna: Entomologisches Institut u. Buch- handlung (Sig. Wagner); Naturhistorisches Museum (Dott. Maidl, Sig. Hammer); Prof. Fahringer. Washington: Dott. Meusebeck. XXXII O. DE BEAUX Notizie varie. + COMMISSIONE CONSULTIVA E DI VIGILANZA DEL Museo. — Questa Commissione, istituita con Deliberazione Podestarile del 23 marzo. 1938- XVI n. 408, resa esecutiva il 4 aprile dello stesso anno, si raduna per la prima volta, nella sala della Direzione del Museo, il 1° luglio 1939, sotto la presidenza del Consigliere Nazionale Gr. Uff. Dott. Ernesto Risso, Presidente, rappresentante del Podestà. Ne fanno parte il Mar- chese G. C. Doria, il Dott. F. Solari, il Prof. P. Revelli Beaumont, il Prof. A. Pelloux, il Direttore del Museo Prof. O. de Beaux, Segretario di diritto. La Commissione fa suoi tutti i rilievi e tutte le proposte del Direttore nei riguardi della situazione finanziaria, della rioccupazione di posti vacanti, dell’ istituzione di posti d’ incarico e nomine di Conser- vatori Onorari. DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL MUSEO E I CONSERVATORI ONORARI. — Invariata dal 1935-1936-1937. CONSERVATORI OnoRARI. — Il Prof. A. Pelloux ed il Marchese Dott. F. Invrea, Conservatori anziani, sono nominati Conservatori Onorari a vita, per meriti speciali, con Decreto Podestarile 4 settembre 1939-XVII, Mm ISIS, ; Il Prof. Dott. Ing. Lodovico Straneo, entomologo, di Parma, è nomi- nato Conservatore Onorario per il quadriennio 1939-42, con Decreto Podestarile 4 settembre 1939-XVII, n. 1336. I quattro Conservatori Onorari, Col. Dott. Andreini, Avv. E. Berio, Rag. C. Mancini, Sig. C. Menozzi, nominati nel 1935, sono con- fermati al loro posto. PREPARATORI. — Il preparatore Giacomo Durante è messo a riposo addì 31 dicembre 1938-XVII, per raggiunti limiti di età. Il suo posto è tuttora vacante. La Signorina Borgioli Carletta, già incaricata delle relative. man- sioni, è nominata preparatrice, con Deliberazione Podestarile del 31 marzo 1939-XVII, n. 419, superiormente approvata. TARGA COMMEMORATIVA. — Col consenso del Podestà a analoga proposta del Direttore del Museo, fatta per incarico della Società degli Amici del Museo, è onorata la memoria del compianto Prof. Decio Vin- RELAZIONE 1938-39 XXXIII ciguerra, già Vice Direttore del Museo, con l’ apposizione di una targa nella sala di ostensione dei rettili e dei pesci, ai quali dedicò la maggior parte della sua attività scientifica. ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA: DOTAZIONE DEL MUSEO. — Per la Biblioteca furono acquistate 45 scatole in forma di libro per Miscellanee. Furono fatti rilegare 48 volumi di opere a parte o periodiche. Per le collezioni di ostensione furono fatte 44 basi per Mammiferi ed Uccelli e 485 reggi-didascalie in legno per Mammiferi ed Uccelli. Si fecero scrivere 500 didascalie calligrafiche ad uso del pubblico. Per la Sezione degli Insetti furono acquistate 115 scatole ento- mologiche. Per la Sezione di Botanica furono sostenute le spese di manuten- zione dell’ Erbario « Camilla Doria », in consegna per studio all’ Isti- tuto Botanico della R. Università. Oltre a tutto l’ altro materiale di consumo furono provveduti 100 kg. di alcool. DONI DI MATERIALE E DI PRESTAZIONE TECNICA. — La Società degli Amici del Museo fece dono, su preghiera del Direttore ed in via ecce- zionale, di 105 scatole entomologiche. Il Marchese G. C. Doria si assunse le spese per la preparazione di 2238 Lepidotteri del Museo. La Società Entomologica Italiana accolse nelle proprie « Memorie » o nel «Bollettino », su preghiera del Direttore, vari contributi entomo- logici su materiale del Museo, già da troppo tempo giacenti presso la Direzione degli « Annali ». Riordinamento delle collezioni. SCAFFALI PER LA SEZIONE DI PALEONTOLOGIA. — A cura del Patri- monio e per opera dell’ Officina Comunale è stato iniziato, nei bassifondi, lo smontaggio di grandi scaffali provenienti dalla R. Università ed il loro rimontaggio nel salone centrale di tramontana, scaffali che servi- ranno per l’ostensione delle collezioni paleontologiche dell’ Universita, tuttora depositate in casse nei bassifondi del Museo. XXXIV O. DE BEAUX SPOSTAMENTO DEI PREPARATI IN ALcooL. — Le contingenze dei tempi hanno consigliato di trasferire tutti i preparati in alcool in alcune sale dei bassifondi. Oltre 10.000 vasi di Mammiferi, Rettili, Anfibi, Pesci e Invertebrati sono perciò discesi, in gran parte coi propri scaffali, dalle sele di studio e di ostensione, nelle cantine, ove hanno subìto un rior- dinamento esatto o provvisorio, secondo le possibilità dell’ ambiente e del personale. MOVIMENTI E RIORDINAMENTI PARZIALI DI MATERIALE SCIENTIFICO. — Vistosi movimenti sono stati eseguiti nelle collezioni degli Uccelli, oltre 2000 dei quali sono temporaneamente o definitivamente passati dalla Ostensione nelle Stanze-scaffali del 3° piano, riservate alle pelli mon- tate, per far posto all’ ostensione degli Uccelli di Liguria. Entro la classe degli Insetti si sono avuti riordinamenti più partico- larmente negli Ordini degli Imenotteri, Coleotteri, Emitteri, Lepidot- teri, Neurotteri, Ortotteri, Plecotteri. Particolarmente importanti e fruttuosi sono stati i movimenti entro la classe dei Molluschi. Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE. Ostensione dei Chirotteri di Liguria. —-In due scaffali adatti, che occupano la parete d’ingresso del salone riservato alla Fauna locale, sono state esposte buona parte, e precisamente 14, delle specie di Chi- rotteri finora catturate in Liguria. Quasi tutte sono rappresentate da due esemplari, uno in volo e |’ altro in riposo, fissati su di una spaziosa tavola bianca che porta anche la relativa didascalia, per esempio: « Famiglia dei Pipistrelli. Pipistrello serotino. Eptesicus serotinus, Schreber. Assai frequente. Insettivoro ». In ogni scaffale una vistosa dicitura avverte che: «Tutte le specie di Pipistrelli sono assolutamente protette dalla Legge (T. U. 1939-XVII, Art. 38) ». Didascalie dei Mammiferi terrestri di Liguria. — Questa raccolta d’ ostensione iniziata nel 1937, è ormai da tempo completamente prov- vista delle acconcie didascalie: 9 che indicano gli ordini e 38 che con- trassegneno le singole specie. In queste le opportune diciture di carat- tere venatorio furono aggiornate, conformemente al nuovo Testo Unico, RELAZIONE 1938-39 XXXV per esempio: « Cinghiale. Monti boscosi della Liguria Occidentale. Selvaggina stanziale protetta ». Nuove didascalie dei Gruppi Biologici. — 1 20 gruppi di Uccelli liguri furono muniti di grandi didascalie stampate su cartone intonato al colore della cornice, per non disturbare gli effetti della illuminazione artificiale interna. Le nuove diciture, come per esempio: « Famigliuola di Starne fra gli sterpi», « Volo di Mignattini con una libecciata », « Pavoncelle sulla terra smossa », sono lette volentieri e provocano utili riflessioni da parte del pubblico. Raccolta degli Uccelli di Liguria in ostensione. — Composta con elementi tolti dalla collezione generale esposta al pubblico e da elementi acquistati o ricevuti in dono negli ultimi anni, questa raccolta è stata allogata in sei scaffali, di cui due a doppia facciata, della metà destra delle sale del 2° piano, che fanno seguito al salone precitato, contenente i Mammiferi di Liguria ed i Gruppi Biologici. Le 326 specie presenti e rappresentate da uno o più esemplari, sono tra di loro separate da una didascalia in formato alto e relativamente stretto, che porta le indica- zioni ritenute più interessanti per il pubblico e per i cacciatori, per esempio: « Bigia grossa. Genov.: Giiingo-giiingo. Estiva. Di passo, aprile- settembre. Frequente. Insettivora, frugivora. Canora. Utile ». L’ ultima parola è coperta da una strisciolina di cellofan rosso, mentre il termine « nocivo » sarebbe ricoperto da verde. Nell’ interno degli scaffali 36 car- telli su cartoncino rosa separano Ordine da Ordine, e 52 di differente formato di colore celeste, Famiglia da Famiglia. Premessa 1’ osserva- zione che il pubblico è estremamente restio ad alzare gli occhi ed a leggere le indicazioni fissate in alto agli scaffali, furono poste nell’ in- terno dello zoccolo di ciascuno dei medesimi le due didascalie stampate su lunghe striscie di cartoncino bianco: « Fauna Ligure», e « Colle- zione Ligure ». Le quali ultime si contrappongono a quella di « Colle- zione Generale » posta negli scaffali della metà sinistra della medesima sala. Collezione Ligure e Collezione Generale sono così bene distinte, ma restano affiancate per utili confronti. Didascalie degli Ordini e cartine geografiche delle Famiglie nella collezione generale dei Mammiferi. — Questa collezione, che occupa tutto il 1° piano, fu dotata di 78 indicazioni dei vari Ordini stampate XXXVI O. DE BEAUX su cartoncino rosa e poste nell’ interno sullo zoccolo dei singoli scaffali. La distribuzione geografica delle singole Famiglie è indicata nell’ interno degli scaffali da 125 didascalie scritte a mano su cartoncino celeste e fissate su apposito quadretto insieme a cartine segnate in rosso. Collezione di Lepidotteri dell’ A. O. I. — Nella sala dell’ Entomo- logia al 2° piano si è iniziata una raccolta di farfalle dell’ A. O. I., cat- turate nella loro quasi totalità dal Sig. F. Vaccaro nelle vicinanze del- I’ Asmara. Riordinamento della Biblioteca. Il lavoro di completamento delle serie di periodici che si ricevono in cambio, procede con ottimo successo grazie alla solerzia della Biblio- tecaria. Alle 43 serie completate entro il 1937, 36 nuove se ne sono aggiunte nel biennio 1938-39. Tra i più importanti dei relativi periodici rominiamo: Mem. of the Asiatic Society of Bengal, Calcutta. The Phi- lippine Journal of Sciences, Manila. Abhandlungen des Provinz. Museum, Miinster, Westfalen. Archivos do Museo Nacional, Rio de Janeiro. Arver- nia Biologica, Clermont Ferrand. Grazie alla regolare reclamazione dei libri dati in prestito, alla fine di ogni semestre, le perdite della biblioteca sono di fatto nulle. Procedono alacremente la schedatura e la sistemazione delle Miscel- lanee di recente entrata. A vari gruppi di opere a sè e di periodici è data, per ragioni di migliore distribuzione dello spazio, una ubicazione nuova, così per esem- pio al gruppo ornitologico, all’entomologico, al faunistico, al botanico. Nel Salone degli Studi è molto opportunamente istituita una seconda serie di riserva degli Annali del Museo, che riesce quasi completa. Revisione delle Collezioni. Si compie con regolarità durante i due mesi di chiusura del Museo al pubblico nelle sale d’ ostensione, e durante tutto l’ anno nelle altre parti. uit RELAZIONE 1938-39 XXXVII Aumento delle Collezioni. ZOOLOGIA. ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo Si acquista un pesce Trachinotus glaucus dalla Genepesca, Genova, ed una Biscia acquaiola di grosse dimensioni catturata a Genova. CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI GENOVA-NERVI Questo si presenta di valore scientifico inestimabile, particolar- mente nei sorprendenti risultati di allevamento ottenuti. L’incrocio di grado intergenerico tra Antilope cervicapra dell India e Gazella isabella del- l’ Eritrea costituisce un documento del più alto interesse morfologico. Meritano particolare attenzione anche gli incroci fra varie specie e sot- tospecie di Sciacalli e fra varie sottospecie morfologicamente ben di- stinte di Leopardi. Il bellissimo Melursus ursinus del Panjab costituisce una preziosa novità per la galleria di ostensione e per il Museo. 1 Cercopiteco grigio-verde, 9 adulta, pelle della testa e cranio (Dono Sig. V. Tega). 1 Cercopiteco giallo-verde, ® adulta, pelle e cranio (Dono Sig. Micheletti). 1 Cercopiteco resso-verde della Somalia, é adulto, pelle della testa e cranio (Dono Sig. Serino). 1 Orso labiato del Panjab, 4 adulto, pelle montata in Ostensione e cranio (Dono Gr. Uff. E. Firpo). 1 Volpe dell’ Argentina, ¢ adulto, pelle e cranio (Dono Gr. Uff. F. Fioroni). 1 Sciacallo lupastro di Tripoli, 3 adulto, pelle e cranio (Dono Sig.na Anselmini). 3 Sciacalli incroci tra libico ed eritreo, adulti, pelli e crani (Alle- vamento G. Z. Nervi). 1 Sciacallo, incrocio fra Cojote americano e variegato dell’ Eritrea, neonato (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Lontra dell’ India, ¢ adulto, pelle e cranio (Dono Gr. Uff. E. Firpo). 2 Puzzole adulte, catturate a Nervi, pelli e crani (Doni G. Guelfo e fratelli Palazzi). XXXVIII O. DE BEAUX 1 Paradossuro mustacchi-bianchi di Pematang Siantar, Sumatra, 4 adulto, pelle e cranio (Dono Dott. J. A. Coenraad). 1 Genetta dello Stuhlmann della Somalia Italiana, 9 adulta, pelle e cranio (Dono Sig. E. Vecchietti). 1 Leonessa, ® adulta, cranio (Dono del Comune di Savona). 9 Leoni somali, neonati, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi, in 2 parti). 2 Leopardi somali, neonati, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi). 2 Leopardi somali del medesimo parto, 1 neonato ei |’ altro di 5 mesi, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Leopardo incrocio fra abissino ed indiano, neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Leopardo, incrocio tra abissino e somalo, neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Istrice galeato della Somalia, ¢ di 2 anni, pelle e cranio (Alle- vamento G. Z. Nervi). 1. Paca del Venezuela, 4 adulto, pelle e cranio (Dono Cap. L. Montuoro). 1 Pecari, 3 di 5 mesi, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Pecari, 2 di 6 mesi, come sopra. 1 Pecari, 2 di 7 mesi, come sopra. 1 Pecari, ® di 2 anni, come sopra. 1 Daino, 9 neonata (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Incrocio tra Antilope cervicapra indiana e Gazzella isabella del- 1° Eritrea, ¢ neonato, pelle, cranio, e corpo in alcool (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Antilope cervicapra, ® di 5 mesi, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Crociere di Como, ® adulta, pelle. 1 Platicerco rosella dell’ Australia Occidentale, 9 adulta, pelle (Dono Cap. I. Stanzani). 1 Falco pellegrino del Brooke, ¢ adulto, monti di Recco, pelle (Dono Sig. A. Rissotto). 1 Aquila reale di Imperia, ® adulta, pelle (Dono della Coorte di Milizia Nazionale Forestale di Imperia) 1 Marangone di Genova, pelle. RELAZIONE 1938-39 XXXIX 1 Pavoncella armata di Rio de Janeiro, pelle (Dono Sig. G. Fer- _Tarini). 1 Beccaccia di mare, infortuniata per nafta, pelle (Dono del Mare- sciallo Maggiore Guardia Colombaia, I. Rubianesi). 1 Pulcinella di mare, infortuniato per nafta, pelle (visse 5 mesi dopo l’ opportuno trattamento con benzina e talco). 1 Faraona papillosa dell’ Angola, di 2 mesi, pelle (Allevamento G. Z. Nervi, 1938). 1 Crisemide dipinta, acquistata a New York, pelle (Dono Sig. E. Nanni). 4 1 Testuggine leopardina della Somalia, di grosse dimensioni, guscio. DonaTori E DONI: Primeggia tra i donatori la benemerita Società degli Amici del Museo, presieduta dal Senatore Felice Bensa, la quale, grazie all’ ampia e generosa comprensione del Capitano di Fregata R. N. Barone Felice de Boccard, ha potuto assicurare al Museo la Collezione Malacologica radunata dal di lui padre, Generale Giulio, nella sua villa di Sommacam- pagna presso Verona, che comprende conchiglie di Molluschi viventi e fossili, terrestri italiani, marini del Mediterraneo in genere e dell’ Italiano in ispecie, del Mar Rosso, dei Paesi circummediterranei e di vari altri mari e paesi, particolarmente dell Eritrea e dell America Nord e Sud. La ricca raccolta, che rappresenta ormai circa la terza parte dell’ intera Collezione Malacologica del Museo, contiene numerosi Tipi del Pollonera e molte determinazioni del Monterosato (vedi relazione della Società degli Amici del Museo di Storia Naturale « Giacomo Doria » 1937-39, Genova 1940). Al dono malacologico si è aggiunto quello entomologico molto cospicuo di oltre 2500 Lepidotteri eritrei raccolti dal Sig. F. Vaccaro. Di particolare pregio per ricchezza e valore scientifico sono poi i doni del Dott. Alzona, Dott. Berio, Dott. Cecioni, Ecc. Prof. Dainelli, Marchese Doria, Avv. Musso Piantelli, Prof. Salfi, Sig. Vaccaro, Prof. Zavattari. E va infine particolarmente encomiato I intelligente zelo di raccoglitori dei Sigg. Cucini e Sanfilippo. Adamoli C. D.: 116 Lepidotteri e insetti vari di Gressonei. Alcuni Lepidotteri e Ortotteri di San Pier d’ Arena. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 1 fer XL O. DE BEAUX Alzona Dott.ri C. e J.: Circa 100 Ortotteri delle Alpi Occidentali, 180 di Val Gardena, 70 d’ Abruzzo, 70 del Lazio, 8 Scorpioni di Ortisei, circa 40 Moliuschi dell’ Eritrea in 9 specie, fra cui i Cotipi del Cerastus Alzonai (raccolti dal Dott. Chiauzzi) e della Vitrina Chiauzzii. Andrewes Dr. H. E.: 4 Coleotteri: 2 Callistomimus, 1 Cyclosomus, 1 Hexagonia. Ansaldo Dott. P.: 2 Berte minori, 2 Pulcinella di mare di Camogli; 1 Berta maggiore, 1 Labbo, 1 Gabbiano corallino di Recco. Arduino P.: 850 Imenotteri italiani. Ascoli Dott. B.: 1 Capinera albina madreperlacea di Ceriale. Asdente P.: 1 Tropidonotus viperinus di Chiavari. Bacci Dott. G.: Alcune Cypris bispinosa dell’ Isola d’ Elba. Bagnasco C.: 1 Cassida di Gibuti. Balbis March. M.: 6 tubi con Ditteri, Mallofagi e Zecche in alcool, alcuni Insetti a secco di Gimma. Baloire A.: 1 Barbagianni del Piemonte. Barracco Bar. L.: 1 Ghiro di Cosenza. Bequaert Dott. J. D.: 14 esemplari di Polistes orientali in 5 specie. Benigni G.: 1 Albanella di Campi (Genova). Berio Avv. E.: 1 Vipera, 2 giovanissimi Batraci, 1 Larva di Lepi- dottero e 1 Imenottero di Val d’ Aosta; 2 Emitteri, 1 Mantide (Phyllo- crania) di Adi Abuna (Adua); 233 Lepidotteri italiani e dell’ A. O. I. raccolti dal Cap. Richini. Binaghi L.: 3 Cotipi del Duvalius Longhii Jeanneli, Binaghi. Bisso G. B.: 1 Spatola di Voltaggio (Genova). Bonetti Gen. F.: 2 pelli di Palamedea dell’ Argentina. Borgioli C.: 1 Lepre, 1 Arvicola di Caprieto di Vobbia; 1 Calandra maggiore di Genova; 20 Emitteri, e numerosi Balanus fissati su corpo galleggiante di Varazze; 9 Paguri di Riva Trigoso; 8 Ortotteri e 13 Helix dei dintorni di Genova; 1 Arvicola e 185 Insetti di Soprabolzano (Renon); 1 Galla di Ruta (Genova). Borgioli E.: 1 Cannaiola di Liguria. Borgioli G.: Un grosso Granchio (Carcinus) di Varazze. Borra O.: 9 Ofidi, 18 Lacertidi, 20 Anfibi, numerosi Aracnidi, Insetti, Miriapodi, Crostacei e Sanguisughe di Genova; 5 Lacertidi, 1 Raganella, vari Insetti di Rapallo; una Andrena hattorfiana di Asti; diversi ragni di Ovada. RELAZIONE 1938-39 XLI Busellato P.: 1 Gabbiano comune di S. Agostino (Maremma). Caiolo S.: 1 Gattuccio preso alla Foce (Genova). Calvi E.: 1 Uistiti maschio giovane. Canderina U.: 1 Biancone 9 di Genova-Teglia. Canepa G.: 1 Ratto, 1 Pipistrello, 1 Capinera e 1 Verzellino di Genova. Capra Dott. F.: 3 Toporagni, 2 Volpi, 15 Arvicole, 1 Vipera, 1 Trota, alcuni Molluschi e vari Insetti del Biellese; 66 Ortotteri del Monte Figne (Appennino Ligure); 3 Gordii del Monte Fasce. Carbone M.: 1 Biacco di Genova. Carneri A.: 1 8 e 1 @ di Teretra cretica (Lepidottero sfingide) e alcuni esemplari di Aplastomorpha Vandinei, parassita della Calandra granaria, di Alessandria d’ Egitto. Carrara Ing. V.: Alcuni Insetti dei dintorni di Genova; 1 Falco smeriglio adulto e vari Insetti di Novi Ligure; alcuni Molluschi del Lago di Como. Castellani O.: 14 Imenotteri del Lazio. Catoni Prof. G.: Alcuni Imenotteri parassiti di Afidi della patata in 2 specie, di Trento. Cecioni Dott. G.: 300 Molluschi terrestri e di acqua dolce in 25 specie e 15 generi, uno dei quali (gen. Subulina) non ancora citato per la Somalia Italiana, della regione dell’ Uebi Scebeli e della Migiurtinia. Cockerell Prof. E. D. A.: Apidi americani e africani in 13 specie. Crawford G. I.: Alcuni Gasteropodi dei generi Hydrobia e Pyra- midula d’ Inghilterra. Croce Comm. A.: 1 Tarabusino di Genova. Cucini R.: 1 Biscia acquaiola, 1 Orbettino, 1 Salamandra macchiata, 2 Aracnidi, 6 Imenotteri, 80 Coleotteri, 33 Ditteri, 56 Lepidotteri, 10 Neu- rotteri, 34 Emitteri, 72 Ortotteri (Bacillus), 10 Odonati, 120 Insetti vari non ancora scelti, 12' tubi d’ Insetti vari da smistare, numerose bustine di Lepidotteri da preparare, numerose Galle (Eriophyes, Oligotrophus, Bio- rhiza) Gelekia, Ceroplastes, 3 Helix lucorum e molte Clausilie, nume- rosi funghi legnosi di Genova e dintorni; 20 Lepidotteri e 61 Insetti vari di San Fruttuoso di Portofino; 1 Scorpione, 255 Insetti vari e 3 Polipori di diverse località della Liguria; 12 Nepe e 2 Saturnie di Serravalle Scrivia; 6 Cicale di Strona (Vercelli); 4 Coleotteri, 28 Lepidotteri, 4 Emitteri, 5 Ortotteri, 10 Odonati, e vari altri Insetti non ancora scelti XLII O. DE BEAUX di Monte Ermette (Ormea); 1 Nido di Vespe di Cogne; 36 Coleotteri di Benabbio (Lucca); 1 Coleottero, 16 Lepidotteri, 25 Omotteri, 20 Odo- nati, 11 Ortotteri, parecchi tubi e scatole di Insetti non ancora scelti, vari Polipori, tra cui esemplari di dimensioni eccezionali, di Montecatini Bagni; 8 tubi di Insetti vari di Sovicille (Siena); 86 Imenotteri e Coleot- teri di Roma; 7 Insetti vari dell’ Isola di Maddalena. Dainelli Ecc. Prof. G.: Missione al Tana: Insetti preparati: 163 Imenotteri, 180 Ditteri, 33 Lepidotteri, 12 Ortotteri e 129 Lepidotteri dell’ Asmara (Coll. Monnaret). Insetti da preparare: 151 bustine di Lepidotteri, 40 di Neurotteri; 1' bottiglia e 13 tubi di Insetti vari in segatura; 19 tubi di Insetti vari in alcool; 20 nidi di Insetti; 17 tubi di Aracnidi e Miriapodi. Dameri P.: 1 grossa Vipera di Paveto (Genova). De Beaux Prof. O.: 1 Ghiro, 1 Arvicola, 1 Toporagno, 11 Lepidot- teri, 45 Insetti vari preparati e 3 tubi di Insetti vari in segatura, di An- grogna (Torino). De Bussy Dr. L. F.: alcuni Calcididi olandesi. = De Franchi C.: 1 Fagiano argentato dell’ Anderson, da cattivita. Della Casa L.: 1 Biscia acquaiola di Struppa (Genova). Della Beffa Prof. G.: 3 Cotipi di Phiaris sappadana, D. B., 7 Acri- didi e Locustidi di Torino. Dellepiane E.: 1 Granchio (Maia verrucosa) con Idroide (Euden- drium) sul dorso (Genova). Doria March. G. C.: Numerosi Isopodi terrestri, Miriapodi, Acari, Isopodi, Molluschi terrestri e marini di Rapallo; 3 Batraci, 1 Duvalius Doderoi, 4 Gryllomorpha dalmatina, 1 tubo di Isopodi e Miriapodi vari della Tana delle Streghe (Rapallo); 7 Duvalius, 4 Ditteri, 1 tubo di Iso- podi e Miriapodi vari della Caverna di Valdettaro (Rapallo); 376 Insetti vari, preparati, di Rapallo e di Stresa; 250 Lepidotteri, 227 Insetti vari di Cormaiore; 184 Insetti vari di Jugoslavia; 12 Imenotteri, 32 Coleot- teri, 75 Emitteri, 9 Ditteri, 1 Lepidottero, 2 Ortotteri di Tripoli. Durante G.: 1 Talpa dei dintorni di Roburent (Mondovì). Erdos Rev. Prof. J.: 53 esemplari, da lui preparati e determi- nati, di 25 specie di Calcididi dell’ Ungheria. Ferrari G.: 1 Gabbiano corallino di Genova. Ferriére Dott. C.: 6 e 9 Cotipi di Protanaostigma milletiae Ferr. e P. derricola, di Giava rispettivamente Sumatra (Calcididi). POLY. RR a Saye ee TA MAPEI ERI ROTA N 4 TE. , 4 . 1a < + 7 A pag lens RELAZIONE 1938-39 XLIII Festa Doît. A.: Numerosi Miriapodi di Genova e di Verona; Ortot- teri e Molluschi di Pompei; 1 Lacertide, 12 Batraci, 34 Ortotteri, 50 Odonati e vari Molluschi di Calabria; Odonati, Ortotteri; Isopodi; Anfi- podi, Miriapodi e Molluschi di Sicilia; alcuni Icneumonidi di Cavagnano (Varese). Festa Prof. E.: 1 Psammomys tripolitanus Thos., 1 Meriones shawi Duv., 1 Spalax aegyptiacus Nehr., 2 Felis libyca Forst., 4 Lepus barcaeus Ghigi della Cirenaica. Franciscolo M.: 45 Insetti vari ed 1 tubo di Gammarus di Genova e dintorni; 1 Biscia acquaiola, 1 Coronella, 1 Orbettino, 2 Lucertole, 1 Tarantola, 9 Aracnidi, vari Imenotteri, 1 Neurottero, 45 Ortotteri, 7 Odo- nati, 8 Molluschi di Borghetto S. Spirito e Toirano; 6 Emitteri di Harrar. Galanti L.: 1 Puzzola sarmatica montata. Gambaro G.: 4 Storni e 1 Poiana di Albenga. Gandini F.: 1 Biscia acquaiola di Genova. Gazzoppi M.: 40 Uccelli di Liguria montati, tra cui: 1 Svasso cor- nuto, 1 Gazza di mare, 1 Re di quaglie, 1 Pettazzurro a macchia bianca. Gebien T.: 100 esemplari di Tenebrionidi in 76 specie, fra le quali alcune da lui descritte. Giolfo e Calcagno (Genepesca): 1 Pesce reale (Chaetodipterus), 1 Pesce sergente (Rachycentron). Giordani Soika Dott. A.: Una serie di Imenotteri italiani; 180 Ime- notteri dell’ Egitto e dell’ A. O. I.; 46 Emitteri dell’ Egitto. Giornale di Genova: 1 Tarabusino. Grandi Prof. G.: 34 Sfegidi italiani. Gridelli Dott. E.: 1 Cotipo di Pegylis lomii. Guiglia Dott.ssa D.: Numerose Galle e Insetti vari di Sarissola; Insetti vari di Arcisate (Varese). Gussakovski V.: 4 Paratipi di Miscophus e 1 Miscophus maritimus Smith (Imenotteri sfegidi). Invrea March. F.: 7 Omotteri, 6 Emitteri, 1 Dittero, 1 Imenottero, 1 Ortottero del Gimma (A.0.1.). Invrea March. Col. G.: una raccolta di numerosi Imenotteri di Etiopia. Lanza F.: 2 Albanelle di Genova e Loano. Lo Faro G.: 1 Gabbiano corallino, 1 Zafferano, 1 Rondine di mare, 1 Beccapesci di Genova; 1 Gabbiano comune, 1 Folaga, 1 Gambetta, XLIV O. DE BEAUX 1 Svasso maggiore, 1 Strolaga maggiore, 1 Moriglione, 1 Poiana di Torre del Lago. Lombardi M.: 2 Duvalius Bianchii, 2 tubi di Artropodi cavernicoli vari di Firenze. Lucchese Dott. L.: Un 4 e una 9 del Trochilium tiphiaeforme e- alcuni esemplari del suo parassita Dibrachis affinis (Calcididi). Maggi A.: Oltre 200 farfalle, di cui 160 Parnassius dei dintorni di Valsavaranche (Aosta). Mainardi Prof. A.: 2 Ascalaphus longicornis di Toscana ed alcuni Coleotteri di Somalia. Maioli M. A.: 1 Biscia acquaiola di Genova. Malaise Dott. R.: Un 3 e una 9 di Siobla mooreana. Mancini Rag. C.: Numerosi Afidi ed una serie di Tentredinidi di Casella (Genova). Mantero Rag. G.: 2 Molluschi d’ acqua dolce di Genova, 13 di Savi- gnone; 2 Toporagni, 1 Ragno, 1 Mollusco, varie Galle, 3 specie di Ime- notteri con relativo parassita, 1 fungo, 1 nido di uccello di N. S. della Vittoria; 170 Insetti preparati e etichettati dei Giovi e delle Alpi Marit- time; 2 Molluschi terrestri di Limone, 3 di Valpesio; 1 Topo selvatico, 1 Tarabusino, 1 Biscia acquaiola, 1 Rospo di Varazze; 46 Insetti pre- parati ed etichettati di varie località liguri. Marchiano D.: 1 Falco lodolaio, 1 Gufo di palude di Gavi. Martino Dott. U.: 1 Gheppio di Rollo (Albenga). Masi Prof. L.: 1 Scarabeo (Pentodon punctatum), 1 Saperda del pioppo dei dintorni di Genova; 1 Eriphia spinifrons e 4 Pachygrapsus marmoratus del porto di Genova; 12 Ortotteri di Magnano (Vercelli). Mastini Dr. U.: uno Sphaerechinus granularis di Portofino. Mazza P.: 1 Falco pescatore di Murialdo (Savona). Melone M.: 1 Schiribilla di Nervi. Menozzi C.: 17 esemplari di Neurotteri vari. Mignacco B.: 1 Pispola di Caprieto d’ Olba (Genova). Mignacco G.: 1 Lepre di Caprieto d’ Olba (Genova). Mochi Prof. A.: Numerosi Imenotteri parassiti dell’ Egitto e della Somalia. Ditta Molinelli (Pescheria): 1 Lambrus mediterraneus del golfo di Genova. RELAZIONE 1938-39 XLV Morezzani E.: 1 Svasso maggiore, 1 Merlo dal collare, 1 Rondine di mare di Chiavari. Moro G. B.: 2 Scoiattoli, 1 Rinolofo minimo di Cassano Spinola. Mosto P.: 1 Airone cenerino di Forte San Martino (Genova). Miiller Prof. G.: 50 Coleotteri della Somalia, tra i quali i Cotipi di 2 specie; circa 50 Coccinellidi dei Borana, raccolti dal Prof. Zavat- tari (determinati da! Dott. Capra). Museo Civico di Storia Naturale di Milano: 1 feto di Procavia abessinica erlangeri, Neum. di Harrar (in alcool). Musso Piantelli Avv. G.: 1 Cinghiale maschio adulto, 1 Cinghiale femmina adulta di Calice Ligure (Mallare); 1 Poiana di Ronco di Maglio (Savona). Nasturzio Gr. Uff.: 1 Merlo albino dei dintorni di Genova. Nicolini Cap. L.: 1 Hydrophis cyanocinctus Daudin, in alcool, di Masulipatam (Costa di Coramandel). Oneto O.: 1 Gheppio maschio, 1 Albanella pallida, di Rapallo. Ortelli E. E.: 1 cranio di Coccodrillo americano di cm. 85 di lun- ghezza, del Rio Apure (Venezuela). Palazzi A.: 1 Puzzola femmina di Nervi. Paoli Prof. G.: 1 Rana della Somalia presa su banane nel porto di Genova; 2 esemplari di Ceresa bubalus, Omottero americano accli- matato in Europa. Parodi Cap. M.: 1 Sparviero di Casella Scrivia. Piacentini Magg. G.: 1 Diastodon speciosus Bowdich, catturato tra le Canarie e la Costa d’ Oro. Picasso G.: 1 Falco pecchiaiolo del Monte Fasce (Genova). Pisano G.: 1 Gheppio di Arquata Scrivia; 1 Poiana, 1 Gheppio, 5 Ghiandaie di Genova. Podestà F.: 1 Pulcinella di mare di Camogli. Polo Cap. T.: 1 Larva di Idolum (Mantide) di Gubba (A.0.I.). Predazzi Avv. C.: 1 Svasso minuto di Genova; 1 Passera solitaria di Celle Ligure. Raffetto Sac. E.: 15 Parnassius del Colle di Pinter (Gressonei). Reichensperger Prof. A.: 2 Stafilinidi mirmecofili, 2 Paussidi. Remondini Dott. E.: 1 Strolaga di Rapallo. Reverberi V.: diversi Coleotteri di Prasco (Alessandria). XLVI O. pe BEAUX Richards Dott. O. W.: Paratipi 4 e 9 dell’ Imenottero Probetylus callani Rich. Rimoldi G.: 1 Coturnice, 1 giovane Cercopiteco (pelle e cranio) allevato nel G. Z. di Nervi. Rivaro A.: 1 fungo legnoso dei dintorni di Genova. -Rossi G.: 1 Albanella reale di Spigno Monferrato. Salfi Prof. M.: 364 Ortotteri dei Borana, raccolti dal Prof. E. Zavattari. Sanfilippo A.: 1 Ghiro, 1 Topo selvatico, 1 Scricciolo trovato ucciso, 1 Ramarro, 2 Lucertole, 1 Luscengola, 5 Orbettini, 1 Tropidonoto vipe- rino, 1 Rospo, 1 Salamandrina, 13 Scorpioni, numerosi Coleotteri, Lepi- dotteri, Emitteri, Neurotteri, Ortotteri, Miriapodi, Decapodi, Isopodi, Mol- luschi terrestri, 5 Polipori, di Genova; 1 Chirottero, 8 Miriapodi della Grotta del Brigidun di Sestri Ponente (Genova); 2 Chirotteri, 3 Oxy- gastra curtisi (Odonati) di Mignanego (Genova); 2 Orbettini e 42 Insetti vari di Celle Ligure; 2 Lucertole, 13 Batraci, 81 Insetti, 12 Crostacei, 10 Miriapodi, 2 Molluschi di Cremona. Servadei Dott. A.: Alcuni Calcididi in 5 specie della Toscana. Solari Dott. F.: 5 Icneumonidi, 3 Evaniidi, 6 Braconidi, 2 Calcididi, 1 Lepidottero attero di Genova; numerosi Insetti vari (Ortotteri, Odonati, Microimenotteri, ecc.) di S. Lorenzo Casanova e dei dintorni di Genova. Società degli Amici del Museo: Collezione Malacologica De Boccard, contenuta in oltre 6000 scatole entro 10 scaffali propri e comprendente numerose conchiglie di grandi dimensioni fuori scaffale e vari Corallari; oltre 2500 Lepidotteri eteroceri dell’ Eritrea, raccolti nel 1938 dal Sig. Francesco Vaccaro ed in massima parte preparati a spese della Società Stessa. Stadler Dott. H.: Vari Aracnidi, 28 Imenotteri, 2 Ditteri, 26 Coleot- teri, 4 Emitteri, 5 Lepidotteri, 3 Neurotteri, 1 Odonato, 40 Ortotteri, alcuni Isopodi, Miriapodi e Molluschi di Rodi e Scarpanto. Stazione Colombofila di Genova: 1 Pittima reale. Stockert E.: 4 Andrena e Nomada della Germania. Storace L.: 1 Topo selvatico e 4 Idrofili di Arquata Scrivia. Straneo Prof. L.: 270 Coleotteri, Ortotteri, Imenotteri ed alcuni altri Insetti dell’ A.O.I. (Raccolta Pintor), dell’ America (Raccolta Leoci), e d’Italia (Raccolta Pintor, Straneo). Tiro A.: 2 Rondini trovate morte a Punta Chiappa (Genova). Miri RELAZIONE 1938-39 XLVII Torretta Prof. A.: 1 Gufo di palude, 1 Gufo selvatico di Novi Li- gure; 1 Gallinella d’ acqua di Pavia. Traverso M.: 1 Tarabusino di Genova. Vaccaro Fr.: 2 Nycteris, 7 Chaerephon dell’Asmara, 1 Imenottero, 201 Coleotteri, 8 Emitteri, 618 Lepidotteri, 15 Ortotteri di Dorfu (Asmara); 206 Lepidotteri europei. Vaghetti M.: 1 Scorpione, 4 Imenotteri, 2 Coleotteri, 3 Emitteri, 1 Neurottero, 1 Odonato, 5 Ortotteri, 1 Miriapodo di Mogadiscio. Vergani Ing. C.: 1 Pulcinella di mare di Nervi. Vivoli Dott. G.: Alcuni Calcididi parassiti di Scolitidi di Tripoli. Volkhemer G.: 6 Imenotteri preparati, 73 Lepidotteri preparati e circa 10 Insetti vari di Bargone, Casarza Ligure e Borgo Val di Taro; 16 Microlepidotteri preparati di Roma e di Sardegna. Weidner Dott. H.: 6 Stenomalus muscarum L. (Calcididi). Wilkinson Dott. D. S.: 4 specie in 33 esemplari di Apanteles di Inghilterra. Zavattari Prof. E.: 3 Cercopiteci dell’ Johnston, 3 Sciàcalli dalla gualdrappa, 2 Ghepardi, 4 Xeri fronte-rossa, 2 Ratti del Tana, 1 Irace minuto, 2 Iraci del Jackson, 1 Zebra del Bohm; 1 Bubalo dello Swayne, 1 Cefalofo abissino, 3 Madocche dello Smith, 1 Gazzella del Grant (cranio), 1 Litocranio più 2 crani a parte; 1 Cudù minore e circa 200 Imenotteri e 40 Neurotteri dei Borana. MINERALOGIA E PALEONTOLOGIA. Adamoli C. D.: Roccie varie dei dintorni di Gressonei (Aosta). Berio Avv. E.: Campioni di roccie di Val d’ Aosta. Borgioli C.: Campione di roccia dell’ Altopiano del Renon (Bolzano). Craviotto C.: 23 specie di Cefalopodi fossili della Spezia in nume- rosi esemplari, 2 Brioliti, 7 cubetti di Pirite. De Magistris L.: Granato verde (Demantoide) con Clorite, raccolto presso le cave di Serpentina della Vesima (fra Voltri e Arenzano); Gra- natite, Amianto e Serpentina di Granara (lungo la linea Genova-Ovada). Garino Prof. M.: Bauxite rossa e Bauxite biancastra dell’ Istria. Famiglia Navone: Tronco silicizzato trovato negli scavi per la diret- tissima Genova-Milano, nella regione di Monte Leco (Voltaggio). Pelloux Prof. A.: Dawsonite in calcare arenaceo, Realgar con Dawso- nite, del giacimento a minerali arsenicali di Komana nella valle del Drin = XLVIII O. pe BEAUX (Albania settentrionale); Datolite della valle del Bargonasco (Casarza Ligure); Farmacosiderite nel macigno di Calafuria (Antignano); 2 cam- pioni di roccia asfaltifera di Ragusa (Sicilia); Braunite in piccoli cri- stalli su Braunite compatta della miniera di Montaldo-Mondovi; Rame nativo su diaspro manganesifero della miniera di Statale (Chiavari); Repossite e Zircorie, dai filoni pegmatitici di Olgiasca (Como); Thulite e Plagioclasio di Craveggia (Ossola); Feruccite del Vesuvio; Ginorite nell’ arenaria di Sasso Volterrano; Bianchite della miniera di Raibl presso Predil. Peola Prof. P.: Campioni di zolfo di Montecastello. Aumento della Biblioteca ISTITUZIONE DI NUOVI CAMBI. — Nel biennio 1938-39 si sono stabi- liti regolari cambi con 62 periodici scientifici nazionali e esteri contro altrettante copie degli « Annali del Museo ». ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo. — Fu comperato d’ occa- sione il 4° volume delle Tavole del Seba. DonaToRI E DONI: Berio Avv. E.: Ueghes, una monografia di compilazione sulle Scim- mie, Milano, 1830, (incompleta). Berretta E.: G. E. Chiorino, Manuale del moderno falconiere. Herzog F., Die Brieftaube. Hochstetter W., Die Coniferen Europas. Tschermak, Lehrbuch der Mineralogie. Capra Dott. F.: E. Breuning, Etudes sur le Lamiaires (feuillets 21 à 29 et 30 à 39). K. Soffel, Von Antilopen, Ziegen, Schafen, Rindern und Walen, Voigtlander, 1921. De Beaux Prof. O.: 5 annate dell’ Annuario della Soc. Ital. per il Progresso delle Scienze. 17 volumi in 26 fascicoli degli Atti della Soc. Ital. per il Progresso delle Scienze. 2 volumi in 15 fascicoli di: Scienza e Tecnica (suppl. agli Atti). 1 estratto: L. Lilla, I risultati scientifici della XXII riunione a Bari della Soc. Ital. per il Progresso delle Scienze. 12 volumi: Annuario della R. Università di Genova. Schoenichen, Nach- richtenblatt fiir Naturschutz, Neudamm, Annate 1937, 1938, 1939. Carte geografiche: A. Dardano, Africa, Bergamo, 1930. S. Sautopadu, Abis- | 2? he N PSE PNT a az) i ha ae RELAZIONE 1938-39 XLIX sinia. G. Dalla Vedova, Possedimenti italiani in Africa, Milano, 1896. G. Dalla Vedova, Colonia Eritrea, Milano, 1895. Ricci L., Africa, Roma, 1925. Ministero della Guerra, Domini e Protettorati italiani in Eritrea e Regioni limitrofe, Roma, 1896. Ricci L., Egitto. Galli G., Il conflitto russo-giapponese, Milano, s. d.. Scobel A., Oceano Atlantico, Schleswig- Holstein, Mecklenburgo e Città libere, Austria, Grecia, Asia, Stati Uniti, Lipsia, 1898, totale n. 15 carte. Giordani Soika Dott. A.: 14 estratti di Ittiologia e Malacologia. Famiglia Lincio: 36 fascicoli comprendenti i principali lavori di Mineralogia, Petrografia e Geologia del compianto Prof. Gabriele Lincio. Mancini Rag. C.: I 3 estratti seguenti: Inventa entomologica itineris Hispanici et Maroccani quod a. 1926 fecerunt Harald et Haokan Lind- berg. Haokan Lindberg, Die Hemipterenfauna Petsamos. Y. Yang, De- scriptions of two New Gen. and four Species of Pentatomidae in the Coll. of the Paris Museum. Pelloux Prof. Col. A.: G. B. Negri, R. Panebianco, E. Nicolis, totale 14 fascicoli. i Società degli Amici del Museo: Wissenschaftliche Ergebnisse der deutschen Zentralafrika Expedition, 1907-1908, vol. 3° e 4° (Zoologia). Zoolog. Jahrb., Syst., Jena, vol. 69, 70 e 71. Spuler, Hofmann, Die Schmetterlinge Europas, in 4 volumi. J. Culot, Les Noctuelles et Géomè- tres d’ Europe, in 4 volumi. F. Redi, Esperienze intorno alla generazione degli Insetti, Firenze, 1688. J. Jonston, Theatrum universale omnium animalium, Heilbronn, 1757. Steinweg Ing. M.: Annate 1936-37-38 della Rivista ‘« Kosmos » di Stoccarda. AUMENTO COMPLESSIvo. — E’ di 492 opere a parte e Miscellanee, e di 4116 volumi o fascicoli di periodici, ossia di 4608 unità. i Pubblicazioni. VoL. LVIII DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione di questo volume riservato alla «Spedizione Zoologica del Marchese Saverio Patrizi nel Basso Giuba e nell’ Oltregiuba, giugno-agosto 1934-XII », coi contributi seguenti: Berio E. - Lista dei Lepidotteri Eteroceri con note e diagnosi di Eteroceri africani, p. 189-203. IL O. DE BEAUX Breuning S. - Quelques nouvelles espèces de Lamiinae (Col. Ceramb.) de 1° Afrique Orientale, p. 204-206. Masi L. - Imenotteri Calcididi, p. 207-214. Parisi B. - Crostacei Decapodi, p. 215-217. Straneo S. L. - Pterostichini (Coleopt. Carabidae), p. 218-221. Miiller G. - Di alcuni Carabidi nuovi o poco noti dell’ Africa Orien- tale, p. 222-254. Gridelli E. - Note su alcune specie di Praogena Cast. (Coleopt. Tenebrionidae), p. 255-262. Scortecci G. - Rettili, Ofidi, p. 263-291. Mancini C. - Hemiptera, p. 292-314. Capra F. - Su alcuni Coleotteri somali, p. 315-332. Bacci G. - Molluschi, p. 333-338. Ghidini G. M. - Glossine e Tabanidi dell’ Africa Orientale Italiana esistenti nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova, p. 339-342. Vor. LX DEGLI ANNALI. — Si inizia la pubblicazione di questo volume coi contributi seguenti: Guiglia D. - Appunti intorno al Chalinus Braunsi Enslin (Hymen. Phytophaga), p. 1-4. Straneo S. L. - Studi sulle specie orientali del genere Caelostomus Macl. (Coleopt. Carabid.), p. 5-100. Straneo S. L. - Un nuovo Morionino (Coleopt. Carabid.), p. 101-103. Capra F. - Una nuova Arcyptera delle Alpi Occidentali e sulla Ramburiella turcomana (F. W.) (Orth. Acrid.), p. 104-110. Giordani Soika A. - Le specie del sottogenere Nortonia Sauss. (Hym. Vespidae), p. 111-116. Uhmann E. - Afrikanische Hispiden aus dem Museum zu Genua. 73. Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.), p. 117-118. ernhauer M. - Zwei neue termitophile Gattungen der Tribus Hygronomini: Subtribus Corotacae (43. Beitrag zur afrikanischen Sta- phylinidenfauna), p. 119-126. Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, VIII, Gli Anfipodi Marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, a) Gli Anfipodi del Mediterraneo, p. 127-151. Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, IX, Gli Anfipodi Marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, b) Gli Anfipodi del Mar Rosso, p. 152-180. a a ee ee Prentiss yh NSS Se, ka WED, Mle A RP eee RELAZIONE 1938-39 LI Cufodontis G. - La flora vascolare dei Monti Simbruini nel Sub- appennino Laziale (Herbarium Camillae Doriae III), p. 181-153. Giordani Soika A. - Risultati di raccolte imenotterologiche in Africa Orientale del Dott. P. Magretti (1883), p. 354-362. Trotti L. - Contributo alla conoscenza del genere Notacanthus ed in particolare della specie bonapartei Risso, p. 363-378. PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIEN- TIFICO EFFETTIVO ED ONORARIO DEL MUSEO. Berio E. - Brevi note su due Nottue Paleartiche. In Boll. Soc. Entom. Ital., 16-3-38. — Una nuova specie di Chaerocina di Eritrea. In Boli. Soc. Entom. Ital., 28-6-38. — Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea: (I), Lista delle specie con descrizioni delle nuove entità raccolte negli anni 1934 al 1937 dal Sig. Francesco Vaccaro. In Mem. della Soc. Entom. Ital., 8-5-39. — Lepidoptera. In Missione Biologica nel Paese dei Borana. Vol. III, Raccolte Zoologiche, pp. 9-15. R. Accademia d’ Italia, Roma, 1939. — Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea (II): Eteroceri raccolti dal Cap. Antonio Richini e famiglia nella zona di Adua. In Boll. Soc. Entom. Ital., 23-11-39. — Nuovo genere e specie di Erastriinae dell’ Argentina. In Boll. Soc. Entom. Ital., 20-12-39. Capra F. - Note su alcuni Panfagini italiani (Orth. Acrid. Pampha- ginae). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXX, 1938, n. 5, pp. 87-91, 4 figg. — Sulla presenza in Libia di Trinervitermes tripolitanus (Sjòst.) e trinervius (Ramb.). L. c., n. 6-7, p. 125. — e Binaghi. - Un nuovo Glyptomerus dei Monti Berici. Appunti sulla morfologia degli uriti 8° e 9° e sulla meccanica dell’ estrofles- sione dell’ edeago nei Lathrobium (Col. Staphylinidae). L. c., n. 8, pp. 130-153, 12 figg. — Sulla sinonimia di Epibacillus Chopardi Capra e del genere Eribacillus Redt. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938 (1939), p. 128. — Una nuova specie di Macrotoma s. str. della Somalia (Coleopt. LII O. DE BEAUX Prionidae). In Boll. Lab. Zool. Gen. Agr., Portici, XXXI, 1939, pp. 196- 200, 1 fig. — Planipennia, Mecoptera. In Missione Biologica nel Paese dei Bo- rana, Vol. III. Raccolte Zoologiche. 1939, pp. 157-178, 10 figg. — La Grotta della Cava del Marmo del Massucco in Val Sorba (Val Sesia) (N. 17 Pi.). In Le Grotte d’Italia, ser. 2, vol. III, 1938 (1939), pp. 123-126, 1 fig., tav. I-II. — Nota sul genere Cechenosternum Geb. (Col. Tenebr.). In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII (1939), pp. 124-125. — Il Trechus strigipennis Kiesw. nelle Alpi Biellesi (Col. Carab.). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, n. 9-10, pp. 171-174, 1fig. De Beaux O. - Missione Zoologica del Dott. E. Festa in Cirenaica. II° viaggio. Mammiferi. In Boll. Musei di Zoologia e di Anatomia Com- parata della R. Università di Torino, XLVI, 1937-38, n. 86, p. 1-23. — Zoo. Popolazione in aumento, nascite, cambi, doni. In Giornale di Genova, 10 dicembre 1938. — Materiali Zoologici dell’ Eritrea raccolti da G. Miiller durante la spedizione dell’ Istituto Sieroterapico Milanese e conservati al Museo di Trieste. In Atti del Museo Civico di Storia Naturale, Trieste, XIV, 12, 18 febbraio 1939, pp. 171-177. — Mammiferi raccolti dal Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina in Trento durante gli anni 1932-33 (XI-XII). In Studi Trentini di Scienze Naturali diretti dal Museo di Trento, XX, 1939, fasc. 1-2, pp. 1-14. —- Il primo Fringillide nordamericano (Passerella iliaca iliaca, Merr.) catturato in Italia. In Rivista Italiana di Ornitologia, Milano, IX, 2, 1939, pp. 103-107, 1 fig. — Una nuova sottospecie di Vulpes riipelli in Libia. In Annali del Museo Libico di Storia Naturale, Tripoli d’ Africa, I, 1939, pp. 393-396, tav. XVIII. — Nel Museo di Storia Naturale. Tre nuovi Mammiferi esposti. In Giornale di Genova e Corriere Mercantile, 6 maggio 1939. — Colombi selvatici rarissimi allo Zoo di Nervi. In Corriere Mer- cantile, 16 giugno 1939, e Giornale di Genova, 18 giugno 1939. — Uno Struzzo al Giardino Zoologico di Nervi. In Corriere Mer- cantile, 25 agosto 1939, e Il Nuovo Cittadino, 26 agosto 1939. RELAZIONE 1938-39 LIII — Nuovi esemplari nel Museo di Storia Naturale. In Corriere Mer- cantile, 23 settembre 1939, e Novità nel Civico Museo di Storia Natu- rale, in Il Nuovo Cittadino, 24 settembre 1939. — Recensioni. G. Brandes, Buschi: Vom Orang Sdugling zum Bak- kenwilster (Buschi: de |’ Orang-nourisson a |’ Orang adulte). Un vol. de 136 pages avec 155 figures. Quelle und Meyer, Leipzig, 1939. In Scientia, Milano, novembre 1939. Guiglia D. - Contributi alla conoscenza della fauna entomologica della Sardegna. Hymenoptera (Scoliidae, Sapygidae, Vespidae, Spheci- dae). In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938, pp. 5-14. — Hymenoptera (Crysididae, Scoliidae, Mutillidae, Vespidae, Psam- mocharidae, Sphecidae). In Missione Biologica nel Paese dei Borana. Raccolte Zoologiche. Vol. III, pp. 45-77. Reale Accademia d’ Italia, Roma. — Imenotteri aculeati raccolti in Eritrea e in Etiopia dal Ten. Col. Dott. Giorgio Invrea. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938, pp. 188-202. — Imenotteri aculeati del Fezzan Sud Occidentale. e dei Tassili d’ Aggér (Missione Scortecci, 1936). In Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali, Milano, LXXVIII, 1939, pp. 180-193. — Un nuovo Platyderes della Somalia Italiana. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, n. 6-7, 1939, pp. 134-1936. — Missione al Lago Tana diretta da G. Dainelli (1937). Hymeno- ptera aculeata. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII, 1939, pp. 80-92. — Una nuova Paraclavelia della Somalia Italiana. In Mem. della Soc. Entom. Ital., XVIII, 1939, pp. 126-128. Invrea F. - Mutillidi e Crisidi raccolti in Eritrea e in Etiopia dal Ten. Col. Dott. Giorgio Invrea. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938 (1939) pp. 203-204. — Rievocazione di Raffaello Gestro. L. c., XVII, 1938 (1939), pp. 241-252. — Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I., IV. Missione al Lago Tana diretta da G. Dainelli. L. c., XVIII (1939), pp. 93-94. — Secondo contributo per lo studio dei Crisidi delle Isole Italiane dell’ Egeo. Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, pp. 107-109. — Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. - III. Note su alcuni Mutillidi raccolti in Somalia. L. c., LXXI, 1939, pp. 138-142. e LIV O. DE BEAUX — Setiantanni di vita della Società Entomologica Italiana. L. c., LXXI, 1939, pp. 154-159. — Mutillidi e Crisidi del Fezzan Sud Occidentale e dei Tassili. d’ Aggér (Missione Scortecci, 1936). In Atti della Soc. Ital. Scienze Nat., LXXVIII, 1939, pp. 462-466. — Mancini C. - Emitteri di Harrar. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, pp. 161-163. — Osservazione sugli Ochterus del Museo Civico di Storia Naturale di Genova (Hemiptera). L. c., LXXI, 1939, pp. 123-126. — Hemiptera. Missione Biologica nel Paese dei Borana. Vol. III. Raccolte Zoologiche, pp. 195-224, Reale Accademia d’ Italia, Roma, 1939. I — e Singer K. - Contributi alla conoscenza della Fauna Entomo- logica della Sardegna. Hemiptera Heteroptera. In Mem. Soc. Entom. Ital., vol. XVII, 1938, pp. 16-20. Masi L. - Descrizione di una nuova specie di Pseudeniaca. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, pp. 96-98. — Descrizione di un nuovo Dirhinus di Cipro, con note sulle specie paleartiche del Genere. L. c., pp. 166-168, fig. — Hymenoptera: Chalcididae, Cynipidae, Ichneumonidae, Braco- nidae, Bethylidae. In Missione Biologica nel Paese dei Borana, Vol. III. Raccolte Zoologiche, pp. 21-44, 3 fig., 1 tav. Reale Accademia d’Italia, Roma, 1939. Menozzi C. - Il Punteruolo della barbabietola (Conorrhynchus (Cleonus) mendicus Gyll.) e mezzi pratici per combatterlo. Soc. An. Tip. Emiliana, Ferrara, gennaio 1939-XVII. — Formicidae. In Missione Biologica nel Paese dei Borana, vol. III, Raccolte Zoologiche, pp. 97-110. R. Accademia d’ Italia, Roma, 1939. — Dermaptera. L. c., vol. III, pp. 241-242. — Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole Italiane dell’ Egeo. Scorpioni. In Boll. Lab. Zool. gen. e agr., Portici, vol. XXXI, 1939. — Formiche dell’ Himalaya e del Karakorum raccolte dalla spedi- zione italiana comandata da S. A. R. il Duca di Spoleto (1929). In Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali, Milano, vol. LXXVIII, 1939. — Qualche nuova formica di Sumatra. In Tijdschrift voor Entomo- logie, Deel 82, 1939. RELAZIONE 1938-39 LV — Parassiti e predatori del Conorrhynchus mendicus Gyll. (Coleopt. Curculionidae) dannoso alla bietola da zucchero in Italia e loro impor- tanza nella lotta biologica contro questo fitofago. In VII Intern. Kongress fir Entomologie, vol. IV, pp. 2561-2575, Berlin, 1939. Pelloux A. - A. Gabriele Lincio. Nota biografica, con elenco delle pubblicazioni. In Atti della Soc. di Scienze e Lettere di Genova, vol. IV, 1939. Straneo S. L. - Su due Pterostichini sudamericani poco noti. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXX, 1938, pp. 25-27. — Nuova specie del genere Aristochroa Tschit. L. c., LXX, 1938, pp. 122-123. — De quibusdam novis Caelostominis. Arbeiten iber morphologi- sche und taxonomische Entomologie aus Berlin-Dahlem. Bd. 5, 1938, pp. 242-146. — Le genre Metabacetus Bates. In Revue franc. d’ Entomologie, T. V, 1938, pp. 151-158. i — Nuovi Pterostichini. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVI, 1938, pp. 226-231. — I Pterostichini dell’Africa Orientale Italiana. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938 (1939), pp. 97-114. — On the genus Abaris Dej. In Psyche, XLVI, 1939, pp. 38-41. — Sulla distribuzione geografica del Duvalius Bensai Gestro. In Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI, 1939, pp. 105-107. — Sur quelques Coelostomini du Musée du Congo Belge de Ter- vueren. In Revue Zool. Bot. Afr., XXXII, 1939, pp. 206-212. — Su alcuni tipi di Pterostichini sudafricani descritti da Boheman. In Arkiv for Zoologi, Bd. 31 A (1939), n. 19, pp. 1-11. — Additions to the «Fauna Buruana (Coleoptera Carabidae) » by H. E. Andrewes. In Treubia, Deel 17, Afl. 2, 1939, pp. 123-124. — On some new species of african Pterostichini, p. I. In Proc. Roy. Ent. Soc., London, Ser. B., vol. 8 (1939), pp. 167-174. — On some new species of african Pterostichini, p. II. In Proc. Roy. Ent. Soc., London, Ser. B., vol. 8, (1939), pp. 175-180. — Nuovi Pterostichini, nota II*. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII, 1939, pp. 117-123. . _— Abacetus neghellianus n. sp. in G. Miller, Coleoptera. Miss. Biologica nel Paese dei Borana, vol. II, pp. 21-23. R. Accademia d’ Italia, Roma, 1939. LVI O. DE BEAUX Attività del Personale effettivo, onorario e volon- tario del Museo. Rinunzie a riposo. — Hanno rinunziato alle mezze giornate di riposo sottosegnate, senza alcun compenso: il Direttore Prof. De Beaux 139; i Conservatori: Prof. Masi 182, Dott. Capra 169, Dott.ssa Guiglia, 74. Rapporti col superiore Ufficio Affari Generali e con altri Uffici. — Il Direttore svolge in 141 mezze, giornate la sua attività sul posto, quale Direttore del Civico Giardino Zoologico di Nervi. Si reca 88 volte in Municipio per svolgervi personalmente pratiche d’ ufficio, e 67 altre volte vi invia a tale scopo qualcheduno. dei suoi dipendenti. Corrispondenza. — ll protocollo segna durante il biennio 3880 invii, rappresentati in massima parte da cartoline e lettere, ma vi figurano anche i volumi della biblioteca richiesti in prestito fuori Genova, che si inviano sempre raccomandati. Direzione. — Il Direttore Prof. De Beaux svolge, nei locali di ostensione del Museo, un breve corso illustrativo, terminato coi relativi esami, sulla Zoologia applicata alla caccia (con riferimento al nuovo T. U. 1939-XVII, n. 1016) agli Agenti venatori ed ai Militi appartenenti al Nucleo CC. NN. addette alla sorveglianza sulla caccia, dipendenti dal Comitato Provinciale della caccia, Genova. Fa una lezione esplicativa ai soci della Università Popolare « Contardo Ferrini», che visitano il Museo, ed una lezione introduttiva alle Giovani Italiane del Gruppo « Bonservizi >». Nominato Membro della Commissione per gli Studi Coloniali, pre- sieduta dal Prof. Revelli Beaumont presso la Società di Conversazioni e Letture Scientifiche di Genova, interviene regolarmente alle relative sedute. Su invito del Professore predetto, compila una breve storia del Museo (in corso di stampa) sotto allo speciale punto di vista delle spe- dizioni da esso e per esso eseguite: nelle varie parti del mondo. Interviene regolarmente alle sedute della Commissione Venatoria Provinciale (trasformata più tardi in Comitato per la caccia per la Pro- vincia) di Genova. Fa ripetutamente parte delle Commissioni di esami di Zoologia e di Anatomia Comparata presso la R. Università di Genova. RELAZIONE 1938-39 LVII E’ chiamato a Roma al Senato da un gruppo di Senatori per consul- tazioni sull’ eventuale istituzione di un Parco Nazionale Adamello-Brenta, in rapporto colla protezione della fauna locale. E? proposto ad Economo della Società di Scienze e Lettere di Genova, ma declina l’ onorifico incarico, non riconoscendosi sufficiente attitudine in materia contabile. Eseguisce 13 mecroscopie su animali morti nel Giardino Zoologico di Nervi e parecchie altre su animali sequestrati da agenti della Com- missione Venatoria Provinciale, con imputazione di frodo. Dispone e sorveglia il trasferimento precitato dei preparati in alcool nei bassifondi. Pubblicazione degli Annali. — (Direzione: Direttore Prof. De Beaux; Redazione: Conservatore effettivo Dott. Capra). — I manoscritti e le relative bozze sono esaminati, rispettivamente corrette, oltre che dal Redattore, anche dal personale scientifico, se particolarmente versato in una data materia. La Dottoressa Guiglia dirige la distribuzione dei volumi 59 e 58 ai 252 corrispondenti nazionali ed esteri del Museo. Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). — La titolare procede all’ ordinamento per materie delle numerosissime miscel- lanee di entrata recente od arretrata. Alla sua indefessa attività si affianca il laborioso zelo del subalterno Gnecco Emilio, che cura gli inevitabili spostamenti di libri, periodici ed opuscoli e le conseguenti variazioni nella loro etichettatura e registrazione, la compilazione e stampigliatura delle relative didascalie sugli scaffali, la etichettaturra delle Miscellanee, la schedatura e l’ annotazione nei vari registri della nuove entrate e la loro sistemazione in sito, nonchè 1’ ordinamento delle Miscellanee del Direttore. L’ applicato Adamoli collabora all’ etichettatura delle Miscel- lanee e prestano ripetutamente volontario aiuto gli studenti Franciscolo, Sanfilippo, Timossi e le Signore Buckley e Stein. Sezione Mammiferi ed Uccelli. — (Direttore Prof. De. Beaux). — Le nuove registrazioni di Mammiferi e di Uccelli a Catalogo-Entrata vanno dal n. 33029 al n. 33633 e comprendono particolarmente piccoli Mammiferi ed Uccelli italiani appositamente determinati. Il Direttore cura personalmente, aiutato dal subalterno Trucco Michele, 1’ importante movimento di uccelli montati, per la costituzione della Raccolta Ornito- LVIII O. pe BEAUX logica Ligure precitata; istruisce la preparatrice Borgioli nel montaggio dei Chirotteri liguri per ostensione e sorveglia il trattamento dermopla- stico di un’ Antilope cervicapra, di un Orso labiato e di un Cinghiale di Liguria. Fa aprire 6 orciuoli contenenti materiale mammalogico riportato da L. M. D'Albertis dalla Nuova Guinea e dall’ Austra- lia: dalle pelli completamente guaste escono così una cinquantina di crani di specie in parte scarsamente o non ancora rappresen- tate in Museo. Compila le nuove didascalie pei Gruppi biologici precitati, per la Collezione dei Mammiferi terrestri e dei Chirot- teri di Liguria, per gli Uccelli di Liguria, per la distribuzione geografica dei Mammiferi del globo, e segna con colore le relative cartine. Studia i Mammiferi di Cirenaica riportati dal Prof. Festa, d’ Eritrea riportati dal Prof. Miller, dei Borana Galla riportati dal Prof. Zavattari, ed i Mammiferi dl Trentino avuti in comunicazione dal Museo di Trento. Determina alcuni Mammiferi per il Museo di Milano, e per quello Libico di Storia Naturale di Tripoli; fa ricerche sulle Lepri del Fezzan; dà alcune delucidazioni sui Bovini estinti al Doti. Germiny di Firenze e raduna vari Marsupiali arboricoli per il Prof. Sera di Napoli. Studia un Fringillide americano catturato a Genova e comunica 1’ elenco degli Uc- celli estinti esistenti nel Museo al Museum of Comparative Zoology del- l’ Harvard College di Cambridge, Mass. U.S.A. Sezione dei Pesci. — L’ Assistente Dott.ssa Guiglia studia vari Pesci del Giuba su richiesta del Prof. D’ Ancona di Padova; fa ricerche sui Blennidi del genere Salarias su preghiera del Prof. Tortonese di Torino; fornisce informazioni sulle Ranzanie del Museo per invito del conte Ninni di Fiera di Treviso. Sezione degli Invertebrati. — Il Conservatore effettivo Prof. L. Masi riordina le Zecche e raggruppa gli Acari tuttora indeterminati. Fa l'elenco dei Ragni africani studiati dal Prof. Pavesi e fa ricerca dei Tipi di Ragni descritti dal Thorell; raggruppa i Ragni dell’ Africa Occiden- tale e gli esotici tuttora indeterminati; cura di persona la revisione tec- nica dei Ragni italiani in alcool, e raduna in un nuovo scaffale 1’ intera collezione degli Scorpioni. Smista e riordina i Miriapodi sia diplopodi che chilopodi e ne compila il catalogo. Sistema in collezione i Crostacei di Somalia raccolti dal Marchese Patrizi e donati dal Dott. A. Festa, e RELAZIONE 1938-39 LIX gli Anfipodi determinati dal Dott. Ruffo; si occupa in special modo degli Entomostrachi, Isopodi, ed Anfipodi, particolarmente del genere Niphar- gus. In collaborazione col malacologo Dott. Bacci sistema e riordina la Collezione De Boccard; rimette al loro posto le Conchiglie della Nuova Guinea tornate dal Museo di Berlino, e prepara un invio di Brachiopodi su richiesta del Museo predetto. Riordina parte degli Antozoi. Dopo I° affrettato trasferimento dei Tunicati, Echinodermi, Miriapodi, Aracnidi e Crostacei nei bassifondi del Museo, compie la laboriosa fatica del loro completo riordinamento. Il Dott. Capra studia la distribuzione degli Scorpioni in Italia con I’ aiuto di materiale del Museo di Milano, di Torino e della Collezione C. Menozzi. Il collaboratore volontario Dott. G. Bacci riordina in 362 presenze in Museo, la Collezione Malacologica De Boccard e ne fa 1’ oggetto di una pubblicazione; compie inoltre un’ accurata revisione e nuova sistema- zione delle Collezioni di Molluschi terrestri europei ed africani. Sezione degli Insetti. — (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). — Il Dott. Capra collabora all’ Enciclopedia Coloniale Internazionale, edita dall’ Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano; dedica particolare studio agli Stafilinidi italiani ed a vari Tipi di questa famiglia appartenenti al Museo, ai Tenebrionidi e Prionini somali, ai Paussidi rac- colti dal Prof. Zavattari ai Borana, alle Cetonie del Museo su richiesta del Sig. Lukassen, ai generi Trechus, Abax e Macrotoma. Determina | Coleotteri italiani per il Sig. Borra e Crisomelidi dannosi alla cultura del sorgo; rintraccia Tipi di Carabidi australiani descrittti dal Castelnau; intercala Tipi di Coleotteri restituiti dal Sig. Janssens, i Cerambicidi rega- lati dal Sig. Tippmann, i Carabidi. e Scarabeidi ritornati dal Prof. Mil- ler, i Tenebrionidi studiati dal Sig. Gebien, gli Ispini studiati dal Sig. Uhmann; riordina i Girinidi del Museo; raduna i Criptofagini su richie- sta del Sig. Bruce, gli Idrofili dell’ A.O..I. per il Museo Britannico, i Coleotteri del genere Adoretus per il Dott. Gridelli, i Mordellidi palear- tici per M. Franciscolo che li studia in Museo. Raduna Tabanidi africani su richiesta del Dott. Ghidini; studia Neurotteri italiani ed africani; rivede le determinazioni di alcuni Lepidotteri per l’ ostensione; esamina Emitteri in collaborazione del Conservatore onorario Rag. Mancini; determina Ortotteri italiani del Museo, del Sig. Borra e del Sig. Castel- Ux O. pe BEAUX lani, Ortotteri di Rodi e di Scarpanto; riordina le specie dei generi Mecostethus, Parapleurus, Ramburiella ed Arcyptera, del quale ultimo studia una nuova specie; riordina i Bacillus e le Mantis. L’ Assistente effettiva Dott.ssa Guiglia è chiamata a collaborare alla compilazione dell’ « Hymenopterorum Catalogus » edito da W. Junk di Leida ed all’ Enciclopedia Coloniale Internazionale. Determina gli Ime- notteri raccolti dal Sig. Borra in Liguria, quelli del Monte Penna (Chia- vari) per il Sig. Menozzi di Ferrara, del Lazio per il Sig. Castellani di Acilia, e quelli raccolti dal Conte Hartig e dal Dott. Amsel in Sardegna; si occupa particolarmente della sottofamiglia degli Psenini su richiesta del Sig. Menozzi. Studia gli Eumenes italiani e paleartici, gli Odynerus, le Cerceris e gli Oxybelus paleartici. Determina gli Imenotteri raccolti nel Fezzan dal Prof. Scortecci di Milano e quelli della Cirenaica inviati dal Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Studia Imenotteri rac- colti in Somalia dal Marchese S. Patrizi e dal Marchese A. Negrotto Cambiaso; descrive due nuove specie di Psammocaridi somali; determina gli Imenotteri raccolti. a Cheren ed a Gondar dal March. Col. G. Invrea, al Lago Tana dall’ Ecc. Prof. G. Dainelli, e ridescrive i Tipi di Labus del Cameron; determina gli Imenotteri raccolti ai Borana dal Prof. Zavattari, ed in A.O.I. dal Dott. G. Russo. Prosegue nella determina- zione degli Sfegidi dell’ Istituto di Entomologia della R. Università di Bologna, identifica Betilidi per il Dott. Richards di Londra e Campsomeris americane per il Dott. Bradley di Ithaca. Il Conservatore effettivo Prof. L. Masi studia Imenotteri parassiti di Jugoslavia, del Marocco e del Giappone e quelli raccolti dal Dott. Russo in A.O.I.; inizia il riordinamento degli Insetti parassiti raccolti a suo tempo dal Dott. V. Ragazzi in Abissinia; esamina Tipi di Calliceras ed intercala in collezione i Calliceratini ritornati dal Dott. Szelenyi; deter- mina Calcididi abissini e somali; determina e sistema le Galle raccolte dal Sig. Cucini, e raduna a scopo di studio gli Apanteles e le Termiti riportate dal March. Patrizi. Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio prosegue, in 70 pre- senze in Museo, i suoi studi sugli Eteroceri africani e sul genere Ozarba, del quale gli vengono inviati in comunicazione da numerosi altri Musei da 2000 a 3000 esemplari. Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini studia Emitteri africani e particolarmente riordina gli Stenopodini, Salyavatidae, Pyratidae, RELAZIONE 1938-39 LXI Ectrichodidae. Raduna i Curculionidi indeterminati che smista, e li affida all’ esame del Dott. F. Solari, che cortesemente si occupa della loro determinazione. Sono specialmente ricercati i generi Apion, Otiorrhyn- chus ed i Ceuthorrhynchini. Il Conservatore Onorario Prof. Ing. L. Straneo prosegue nei suoi Studi sui Pterostichini africani particolarmente dei generi Abacetus e Celostomus e fa ricerche su vari Tipi del Castelnau. Il collaboratore volontario Sig. G. Binaghi determina, in 156 pre- senze, numerosi Elateridi del Museo, specialmente dei generi Melanotus e Corymbites ed eseguisce numerose ricerche bibliografiche su vari argomenti. Il collaboratore volontario Dott. A. Festa continua in 92 presenze i suoi studi sui Plecotteri del Biellese e della Sardegna. Sezione di Mineralogia. — Il Conservatore Onorario Prof A. Pelloux prosegue con il consueto zelo nella classificazione e nell’ ordi- namento delle collezioni del Museo, con particolare riguardo ad impor- tanti zone minerarie d’ Italia e dell’ A.O.I. Personale amministrativo. — (Applicato C. D. Adamoli). — Disim- pegna come al solito i servizi di segreteria, statistica, protocollo, posta, dattilografia, di economato e di amministrazione. In sua assenza è sostituito nel servizio di statistica, dattilografia e cassa dalla preparatrice C. Borgioli. Personale tecnico. Preparatore tassidermista: Confalonieri C. - Monta un Orso labiato ed un’Antilope cervicapra per la Collezione Generale e due gruppi di piccoli Roditori per la Ligure. Mette in pelle, rispettivamente riprepara, come esige la correttezza tec- nica, 27 Mammiferi di grossa, 72 di media e 19 di piccola taglia; mette in pelle 6 Uccelli e ne monta 1; prepara a secco 7 Rettili. Oltre a vari crani delle pelli di Mammiferi sopracitate, prepara 2 crani di Mammi- feri a parte ed 1 cranio di grosso Coccodrillo. Preparatori: Durante G. — (Anno 1938 soltanto). — Fa la revisione per la buona conservazione dei Mammiferi in Ostensione, Mammiferi in pelle, Mam- LXH O. pe BEAUX miferi in alcool, Uccelli montati ed Uccelli in pelle, Nidi di uccelli, di Imenotteri, Rettili, Batraci, Squali, Pesci in alcool nei bassifondi, Cro- stacei e Molluschi in Ostensione, Vermi, Aracnidi, della collezione L. Fea, Preparati di Anatomia Comparata, Modelli di Funghi; prepara 13 Mammiferi di media taglia e riprepara una pelle di Gibbone in istato pericolante; prepara 10 crani di Mammiferi a parte e riprepara nume- rosi crani della collezione generale; mette in pelle 174 piccoli Mammi- feri e 29 Uccelli. Borgioli C. - Fa la revisione tecnica della collezione dei Mammi- feri e degli Uccelli in pelle, dei crani di Mammiferi in Ostensione e della Collezione Entomologica; stampa e scrive numerose didascalie per Insetti; monta 24 Chirotteri Liguri da esporre al pubblico e scrive 14 grandi didascalie calligrafiche per i medesimi; mette in pelle e cranio 15 Mammiferi di media taglia e 79 Micromammiferi e scarnisce 24 crani di Mammiferi a parte; prepara 7582 Insetti; aiuta a scarnire grossi Mam- miferi; ripara una Razza montata (Trygon) in Ostensione e prepara alcuni Funghi a secco. - Laveri tecnici eseguiti da personale scientifico. — Il Direttore ritocca con colore un Cinghiale Ligure ed un’ Anatra muta montati per 1° Ostensione. Il Prof. Masi prepara 397 Microimenctteri e ne etichetta 150; ripre- para numerosi Calcididi ed attende anche alla preparazione di buon numero d’ Imenotteri e Ditteri del Biellese. Il Dott. Capra prepara 635 Ortotteri e Coleotteri in buona parte del Biellese e prepara o riprepara altri Ortotteri e Coleotteri tra cui vari Tipi del Castelnau. Prepara 29 Neurotteri e numerosi Odonati ed ese- guisce preparati entomologici per il microscopio. Prepara 51 Limnee. Lavori tecnici eseguiti da collaboratori volontari. — Il Marchese G. C. Doria etichetta numerosi Lepidotteri. Lavori tecnici eseguiti da personale amministrativo. — L’ applicato Adamoli collabora all’ etichettatura delle Miscellanee per la Biblioteca ed alla sistemazione in istato di difesa antiaerea di scaffali e finestre. Stampa numerose didascalie per 1’ ostensione. Lavori tecnici eseguiti da personale subalterno. — Gnecco E. stampa varie didascalie per l’ ostensione e rimedia ai danni causati a vari libri in Biblioteca dalla bufera di neve del 20 dicembre 1939, pene- trata attraverso i lucernai. | | ReLAZIONE 1938-39 LXIII Bertolassi G. conserva la sua specializzazione nella ripulitura di vasi per preparati a liquido e loro chiusura con mastice, confezione di pacchi e di imballaggi per materiale scientifico e libri. Collabora con tutti i colleghi al trasporto nei bassifondi di preparati in alcool ed all’ incolla- tura di striscie di carta sui vetri degli scaffali, porte e finestre. Arecco e Gambaro riparano varie corde delle persiane avvolgibili. Il custode Reverberi ripara numerosi piccoli danni agli scaffali ed alle loro serrature. Trucco M. (aiuto preparatore) coadiuva il Direttore ed il Prof. Pelloux negli spostamenti delle collezioni Mammalogiche ed Ornitolo- giche, rispettivamente Mineralogiche. Continua ad esplicare le sue parti- colari mansioni per l’ acquisto di materiali, la concia delle pelli, la con- fezione della pomata arsenicale, la distribuzione dell’ alcool ed il fissag- gio di materiale in alcool o formalina. Disimpegna con perfetta soddisfazione della « Società degli Amici del Museo» e della Direzione l’incarico di imballare e di spedire la Collezione Malacologica De Boccard da Sommacampagna (Verona) a Genova. Monta, sotto la guida del Direttore, un Cinghiale ligure maschio adulto; prepara in pelle e cranio 13 grossi, 43 medi e 33 piccoli Mam- miferi. Cura, dietro istruzione del Direttore, il rimontaggio di uno sche- letro di Cinghiale di Borneo e di uno di Camoscio, esposti al pubblico e troppo sbagliati nella posizione; prepara 15 crani grossi, 69 medi o piccoli di Mammiferi; mette in pelle 37 Uccelli e ne monta 1; prepara 4 Rettili a secco ed un cranio di Rettile a parte. Fissa in formaldeide e prepara per |’ Ostensione una Biscia acquaiola di notevoli dimensioni con un grosso Rospo in sito nel tubo digerente; l’ ovaia e gli ovidotti carichi di una grossa Testuggine leopardina. Monta a secco, sulle indicazioni del Direttore, 3 Pesci avuti congelati dalla Genepesca; prepara per l’ Ostensione 4 Granchi a secco e un Riccio di mare. Giornale del Museo. — (Dott.ssa G. Guiglia). — Invariato dal 1935- 36-37. In sua assenza il giornale è tenuto dalla preparatrice Borgioli, . dall’ applicato Adamoli o dal Direttore. R. Delegazione Fitopatologica. — (Dott. F. Capra e Prof. L. Masi). — Invariato dal 1935-36-37. Se O. pe BEAUX A SOCIETÀ SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL Museo. La « Società Entomologica Italiana » ha tenuto 72 sedute col r lare intervento dei Conservatori effettivi Prof. Masi e Dott. Capr La « Società degli Amici del Museo » tiene 5 adunanze di Con e 2 assemblee col regolare. intervento del Direttore, Membro di del Consiglio. Il « Gruppo Speleologico ” A. Issel,,» si raduna 4 volte col lare intervento del Direttore, Membro del Consiglio. : Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria» - Agosto 1940-X VIII. CONTRIBUTI SCIENTIFICI as rns NASA ey: AL ee spot Dott. D. GUIGLIA APPUNTI INTORNO AL CHALINUS BRAUNSI EnsLIN (Hymen. Phytophaga) Era appena uscito dalla stampa il mio lavoro « Gli Orissini ‘africani del Gen. Chalinus » (+) quando mi giunse dal Sig. G. Van Son del Museo del Transvaal il tipo del Ch. Braunsi Enslin, specie che non avendo po- tuto prima d’ ora esaminare de visu avevo esclusa dalla mia precedente tabella (1. c. pag. 453). Data la diagnosi originale del tutto insufficiente ho creduto opportuno raffigurare e ridescrivere |’ esemplare tipico con i criteri adottati per le altre specie del Gen. Chalinus. Mi è grato esprimere pubblicamente la mia riconoscenza al Sig. G. Van Son grazie alla cui cortesia ho potuto avere in studio il tipo di questa interessantissima specie non identificabile attraverso la sola descrizione. Chalinus Braunsi ENSLIN (Tav. 1) Oryssus braunsi Enslin, Deutsch. Entom. Zeitschr., 1911, pag. 668, ¢. - Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1937, pag. 456. 4. Capo grande, più largo del torace, lucido, grossolanamente ed abbastanza uniformemente punteggiato: i punti sono grandi, profondi e vanno un poco diradandosi posteriormente al di là dell’ ocello anteriore dove in certe zone s’intravvede fra punto e punto un fine reticolo. La fronte è medialmente canaliculata e del tutto priva di carene. Il margine anteriore del clipeo è subsinuoso. Gli ocelli sono scostati dal margine interno degli occhi. Le tempie, attraversate da una carena abbastanza bene delineata, hanno la punteggiatura presso a poco simile a quella (1) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1937, pp. 452-460; Tav. XVI e XVII. 2 D. GUIGLIA della fronte, i punti sono meno profondamente impressi. La pubescenza è biancastra particolarmente abbondante sulle porzioni laterali del capo dove si notano peli piuttosto lunghi e suberetti. Le antenne sono brune con gli articoli II.-IV. del funicolo appiattiti, i rimanenti subconvessi; sulla superficie di tutti gli articoli si notano peli bruni lunghi ed abbastanza robusti. Lo scapo (Fig. I) è grande e va allargandosi dalla base verso l’apice, l’ angolo apicale è notevolmente prominente e porta un ciuffo di setole brune, la superficie è quasi intie- ramente lucida con pochi punti sparsi leggermente impressi, misurato nel punto di massima larghezza è circa 2 volte !/, più lungo che largo. Il II articolo del funicolo è lievemente più breve ('/, circa) dello scapo ed è presso a poco uguale al III; il IV è minore di */, del III; il V è leg- germente più lungo del IV; il VI è minore di */, circa del V; il VII è lievemente più breve del VI; 1’ VIII-IX \d sono presso a poco della stessa lunghezza ed appena leggermente più brevi del VII; il X è 1 volta 1/, circa it IX. La superficie di tutti gli articoli presenta una finissima microscultura fondamentale alla quale si so- vrappongono pochi punti sparsi leggermente impressi. RR L= Cola Torace. Il pronoto è profondamente ed abbastanza Braunsi ENSLIN — uniformemente punteggiato; al centro del mesonoto si Scapo, I e II artico- È È o o È lo del funicolo delle POtano punti piuttosto irregolari, profondamente im- antenne. pressi i quali vanno diventando sensibilmente più scarsi, più piccoli e più regolari sulle parti laterali. Lo scu- tello è sparsamente punteggiato, i punti sono profondi, regolari, quasi nulli sulla porzione mediana. Il segmento mediano è densamente e pro- fondamente punteggiato-rugoso. Il I tergite è densamente punteggiato-rugoso con scultura più fina di quella del segmento mediano, sul II e sui seguenti tergiti la punteg- giatura va gradatamente e notevolmente diventando più rada e meno profonda; il reticolo fondamentale, bene marcato al margine apicale dei primi cinque tergiti, va diventando nullo o quasi sui tergiti VI-VII, que- st’ ultimo è lucido piuttosto grossolanamente punteggiato. Sulle porzioni laterali di tutti i tergiti e sulla superficie del VI e VII si osservano peli biancastri brevi ed abbastanza radi. Gli sterniti sono grossolanamente punteggiati e con radi e fini peli sparsi su tutta la superficie. via CHALINUS BRAUNSI 3 Le zampe sono verdastre metalliche con le tibie del I paio e i tarsi di tutte le paia di zampe più o meno ferruginei. Sullo spigolo esterno delle tibie III si notano 12-13 denti piuttosto regolari. — Le ali sono ialine con leggero infoscamento apicale, le anteriori presentano sulla metà distale della cellula radiale una macchia bruna che va gradatamente sfumando verso il radio, oltre il quale l’ infoscamento è assai lieve. Il margine dello stigma è orlato di bruno. Le nervature sono brune, lo stigma e la subcosta nerastri. L’ apice delle ali posteriori è leggermente infoscato. Il colore di tutto il corpo è verdastro metallico con riflessi bluastri. Lungh. 14 mm. 9 ignota. Platriver Waterberg, Transvaal; olotipo nel Museo del Transvaal (Pretoria) ex Coll. Dr. H. Brauns. Questa specie è affine al Ch. Schulthessi Guiglia (+) e deve venir ascritta, come già avevo previsto (l. c.) al gruppo del somalicus Gui- glia (°). Da! Ch. Schulthessi si differenzia sopra tutto per la forma sub- cilindrica dell’ addome, per la conformazione dello scapo delle antenne e per i femori del I paio di zampe verdastri metallici. Dal somalicus è poi facilmente distinguibile per il funicolo delle antenne normalmente conformato, per la diversa scultura, particolarmente dell’ addome [nel somalicus il reticolo fondamentale si estende più o meno pronunziato suila superficie di tutti i tergiti, nel Braunsi questo va scomparendo verso |’ apice dell’ addome e la superficie degli ultimi due tergiti è del tutto (VII tergite) o quasi (VI tergite) priva di microscultural, per le zampe quasi intieramente verdastre metalliche anzichè ferruginee ed infine per la complessione generale sensibilmente più robusta. In base a questi caratteri differenziali la mia precedente tabella (1: c., pag. 453), con l’ introduzione del Braunsi deve venir dal n. 6 (4) modificata nel seguente modo: 1. Antenne leggermente clavate, gli articoli del funicolo vanno gradata- mente allargandosi dalla base verso |’ apice. Addome subcilindrico. (1) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1936, pag. 136; fig. (nel testo) e Tav.V, ¢ 2. (2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LVII, 1935, pag. 273; fig. I e II. — idem, LIX, 1937, pag. 454; Tav. XVI, d. 4 D. GUIGLIA Femori del I e II paio di zampe ferruginei (loc. tip.: Villaggio Duca degli Abruzzi, Somalia) somalicus Guiglia — Antenne normali. Femori del II e III paio di zampe bleu-verdastri metallici 3 6 bis 6 bis. Addome subcilindrico. Femori del I paio di zampe verdastri me- tallici (loc. tip.: Platriver Waterberg, Transvaal) Braunsi Enslin — Addome subovale. Femori del I paio di zampe ferruginei (loc. tip.: Rikatla, Delagoa) Schulthessi Guiglia (*). (1) Del Ch. Schulthessi ho recentemente esaminato 1 & di Zoutpan (Zpbg. Transvaal - 15-30 Nov. 1932 - leg. G. van Son, Coll. Museo del Transvaal). In questo esemplare i denti (9-10) delle tibie III sono un poco meno regolari e meno uniformemente disposti; la colorazione è ver- dastra metallica con riflessi bluastri come nel tipo. S. L. STRANEO (Parma) STUDI SULLE SPECIE ORIENTALI DEL GENERE CAELOSTOMUS Mact. (Coleopt. Carabid.) Anche limitato alle sole specie orientali, lo studio del genere Caelostomus si presenta irto delle più gravi difficoltà. Numerose specie, generalmente molto affini tra loro, spesso pochissimo dissimili I’ una dall’ altra, si offrono allo studioso, che si trova di fronte a difficoltà, oltre che per le deboli differenze tra specie e specie, anche per le seguenti ragioni: a) le specie descritte dagli autori antichi sono assai vagamente definite e nessuno degli autori moderni ha potuto studiare i tipi della maggior parte di esse; b) il materiale disponibile è spesso insufficiente perchè si possa con sicu- rezza stabilire se le differenze che si possono riscontrare tra due esemplari, di cui a colpo d’ occhio si scorge la diversità, siano diffe- renze tra due specie o semplicemente variazioni individuali tra esem- plari di una stessa specie; c) la mancanza, spesso, di caratteri differenziali facili ad afferrarsi o meglio ad essere definiti ed introdotti in tavole dicotomiche. Fortunatamente, coll’ aiuto di illustri Colleghi che mi hanno con grande gentilezza e fiducia affidate ricche collezioni di tipi e di indeter- minati, ho potuto superare buona parte delle difficoltà che in un primo istante mi sembravano insormontabili e raggiungere risultati di cui sono il primo a rilevare tutte le manchevolezze, ma che indubbiamente rap- presentano un passo avanti nello studio def genere ed un aiuto agli eventuali entomologi che in seguito vorranno occuparsi di questo gruppo. Il Sig. H. E. Andrewes, colla consueta cortesia, ha messo a mia disposizione tutti gli esemplari deila sua ricchissima collezione, com- presi tipi e cotipi delle specie da lui descritte, e tutti quelli dei Musei indiani ed orientali che gli vengono continuamente affidati per lo studio. Il Sig. R. Oberthiir, con grande gentilezza, mi ha inviato, oltre ad una gran quantità di indeterminati della sua collezione, i preziosi tipi Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 2 6 S. L. STRANEO e cotipi in suo possesso di Chaudoir, Jordan e Bates, che mi erano asso- lutamente indispensabili per il mio studio. Il Dr. R. Jeannel mi ha comunicato i Caelostomus della collezione Maindron. Il Prof. O. De Beaux mi ha affidato per lo studio tutto l’ abbon- dante materiale posseduto dal Museo Civico di Genova, compresi i tipi delle specie raccolte da L. Fea e descritte da Bates. I Sigg. G. J. Arrow ed E. B. Britton mi hanno cortesemente comu- nicato vari Caelostomus indeterminati delle collezioni del British Museum. L’ Ing. A. Jedlicka mi ha comunicato gli esemplari della sua col- lezione. Materiale ed aiuti ho ricevuto anche dai Sigg. J. Clermont, Dott. F. Capra, etc. Vogliano essi tutti gradire i miei più sentiti ringraziamenti e l’ espressione della mia profonda riconoscenza per la loro grandissima cortesia. Un particolare ringraziamento, poi, sento il dovere di rivolgere al Sig. H. E. Andrewes che, oltre al materiale comunicatomi, attraverso un continuo carteggio, mi ha dato instancabilmente consigli ed aiuti preziosi. Un po’ di storia. Benchè non abbia ancora potuto studiare a fondo le specie africane dei generi Drimostoma e Caelostomus, e benchè non possa perciò sta- bilire se effettivamente i due generi debbano essere mantenuti oppure se essi debbano, date le deboli differenze, quasi certamente non gene- riche, citate dagli autori, essere riuniti in uno solo, ritengo certo che tutte le specie orientali descritte come Caelostomus, Drimostoma e Stomonaxus (che appartengono veramente a detto gruppo) debbano essere riunite in un unico genere; e sono sicuro che se, in seguito a muovo studio, si stabilirà di mantenere divisi i due generi Caelostomus e Dri- mostoma per le specie africane, la divisione dovrà essere basata su caratteri diversi da quelli usati fino ad oggi. Il genere Caelostomus Macl. fu descritto nel 1825 ed il genotipo è il picipes Macl. (1825), La stessa specie venne nel 1861 descritta col nome rufipes da Boheman ed erroneamente ritenuta da Chaudoir coin- cidente collo striatocollis Dej., specie africana. Nel 1858 Nietner descrisse una Drimostoma ceylanica, che è in realtà un Abacetus. CAELOSTOMUS ORIENTALI 7 Nel 1859 Motschoulsky descrisse lo sculptipennis (genotipo di Stomonaxus) seconda specie orientale effettiva del genere Caelostomus: e nel 1865 if flavipes (Caelostoma) che è un Patellus, uguale al drimostoides Chaud. (Andr., Trans. Ent. Soc. Lond., LXXXI, 1933, p. 18). Nel 1872 Chaudoir pubblicò il suo Essai monographique sur les Drimostomides, descrivendo le specie orientali rectangulus e celebensis; e sul 1883 descrisse ancora il subsinuatus. Nel 1873 Bates descrisse lo Stomonaxus platynotus (del Giappone) che è in realtà un Cosmodiscus e citò uno striaticollis (Bates nec Dej.) che in seguito fu descritto da Tschistcherine coi nome japonicus; e nel 1883 lo Stomonaxus laeviventris (anch’ esso del Giappone) il quale, come si vedrà tra non molto, non può restare in questo genere: infine nel 1892 descrisse le specie dilaticollis e inermis, delle quali la prima è ancora un Cosmodiscus. Nel 1883 Fairmaire descrisse. in modo poco comprensibile una Dri- mostoma Novae - Britanniae. Nel 1894 Jordan pubblicò le descrizioni di 4 nuove specie, abruptus, minor, convexior e similis. Nel 1898 Tschitscherine descrisse il japonicus (= striaticollis Bates 1873, nec Dej., nec Chaud.); ed il borneensis che egli stesso, due anni più tardi, considerò varietà di rufipes Boh. (= picipes Macl.). Nel 1919 Andrewes stabilì le sinonimie del picipes, rimise al posto che gli competeva, data la sua priorità, il genere Caelostomus e succes- sivamente descrisse varie specie: precisamente nel 1922 il ruber; nel 1929 l’ îridescens, il singularis ed il sumatrensis; nel 1931 il gibbus ed il montanus. Come si vede dunque, bisogna risalire al 1872 per trovare l’ unico tentativo di monografia, fatto da Chaudoir: ed essa, del resto, essendo state precendetemente a tal epoca descritte due sole specie orientali, è perfettamente inutilizzabile per la classificazione delle specie in oggetto. Caratteri fondamentali. Eccetto poche specie aberranti, tutti i Carabidi orientali apparte- nenti al genere Caelostomus hanno un aspetto proprio, che assai bene li distingue dagli altri gruppi di Pterostichini: infatti essi sono di sta- tura piccola, sempre inferiore ai 7,5 mm., per lo più compresa tra 5 e 6,5 mm., di forma ovale o subovale, generalmente neri o molto scuri (eccettuate pochissime specie), sempre (ad eccezione di due specie) 8 S. L. STRANEO molto lucidi e sempre egualmente lucenti nei due sessi, con tegumenti assai duri; hanno pronoto con base munita di due solchi longitudinali, uno per parte, sempre molto profondi e piuttosto larghi, spesso più o meno convergenti anteriormente, lunghi generalmente poco meno della metà del pronoto, talora molto più lunghi; elitre in tutte le specie (ad eccezione di una) con strie profonde, e sempre più o meno crenulate. Linguetta e mascella di alcuni Caelostomus e generi vicini — 1 Linguetta dell’ Oxyglychus laeviventris Bat. - 2 Linguetta del Caelostomus Caprai n. sp - 3 Linguetta del Caelostomus singularis Andr. - 4 Mascella del Caelostomus singularis Andr. - 5 Mascella del Caelostomus ruber Andr. - 6 Mascella del Caelostomus convexior Jord. - 7 Mascella dell’ Oxyglychus laeviventris Bat. Ma, anche per i caratteri fondamentali, sia per quelli degli organi boccali e della mancanza di stria scutellare già enunciati dai precedenti autori, sia per quelli che enuncerò tra breve, i Caelostomus orientali formano un gruppo estremamente omogeneo. a) parti boccali; la linguetta è bisetosa, libera all’ apice, ossia le pa- raglosse, sottili e lineari, si distaccano dalla linguetta prima dell’ estre- CAELOSTOMUS ORIENTALI 9 mità (fig. 2, 3): il mento è abbastanza corto, i lobi laterali molto divergenti, gli epilobi oltrepassano un poco i lobi all’apice e sono ad essi saldati con sutura ben distinta: il dente è sempre meno avanzato degli epilobi: i palpi labiali hanno il 2° articolo bisetoso, le mascelle, moderatamente arcuate all’ estremità, portano internamente alcune (2 o 3) spine ed alcune ciglia distanziate (fig. 4-7), i palpi mascellari hanno I ultimo articolo piuttosto acuminato. Dalle figg. 1-3, si vede subito che lo Stomonaxus laeviventris Bates non può restare nel genere Caelostomus, avendo la linguetta e le paraglosse conformate in modo assai diverso da tutti i Caelostomus: inoltre il mento è più lungo ed ha i lobi molto meno divergenti. Antenne di Caelostomus e generi vicini — 8 Oxyglychus laeviventris Bat. - 9 Caelostomus ruber Andr. - 10 Caelostomus filicornis Tschit. - 11 Caelostomus picipes Macl. x b) antenne. Il terzo articolo, nei Caelostomus, è sempre glabro, ad eccezione delle solite setole tattili; quest’ ultime mancano al 2° articolo (v. fig. 9-11). Anche in questo carattere fondamentale lo Stomonaxus laeviventris Bates si distacca, avendo il 3° articolo colla metà apicale distintamente pubescente ed il 2° fornito di setole tattili (fig. 8). c) microscultura. Nella maggior parte delle specie la microscultura è assai uniforme: le fig. 12, 14, 15 mostrano la microscultura normale rispettivamente del capo, del pronoto e delle elitre del Caelostomus 10 S. L. STRANEO picipes. Solo il Caelostomus ruber Andr. e l’ obscuripes n. sp. hanno microsculture molto diverse dagli altri (fig. 13, 16, 17). 12 13 14 15 16 Microsculture di Caelostomus — 12 Del cavo del Caelostomus picipes Macl. - 13 del capo del C. ruber Andr. - 14 del pronoto del C. picipes Macl. - 15 delle elitre del C. picipes Macl. - 16 delle elitre del C. ruber Andr. - 17 delle elitre del C. obscuripes n. sp. Diversi tipi di tarsi anteriori ¢ di Caelostomus — 18 C. gibbus Andr. (molto dilatati e quasi simmetrici) - 19 C. enganensis n. sp. (moderatamente dilatati e prominenti all’ interno) - 20 C. fili- cornis Tschit. (quasi non dilatati». v d) serie ombelicata. In tutti i Caelostomus la serie ombelicata è formata da pori estremamente costanti, sia come posizione che come numero; e precisamente: un gruppo omerale, formato da 6 pori, di cui i primi quattro più vicini tra loro, e due gruppi preapicali, il primo di 3 pori, situato all’ incirca all’ altezza delle coxae posteriori; il secondo di 4, posto immediatamente prima della sinuosità preapicale. Anche aue- sto carattere è rigorosamente costante per tutti i Caelostomus: non si riscontra invece nello Stomonaxus laeviventris Bates. CAELOSTOMUS ORIENTALI 11 e) onichio. In tutti i Caelostomus orientali |’ onichio inferiormente è glabro, senza setole. Lo Stomonaxus laeviventris Bates ha’ l’ onichio mferiormente fornito di setole. f) zampe. La conformazione delle zampe offre poco aiuto per uno studio sistematico: dalle figure 18-20 si può constatare quanto variino i tarsi dei 4 ¢ delle diverse specie. g) stria scutellare: manca in tutte le specie. h) organo copulatore. Tutti i Caelostomus orientali hanno l’organo copulatore di una esasperante uniformità, che non può quindi essere usato per la distinzione delle specie: invece, considerato genericamente, esso è interessantissimo, essendo, in tutte le specie, invertito (fig. 22): esso nella posizione di riposo è orientato, nell’ addome, in modo opposto a tutti gli altri Pterostichini, cioè è coricato sul lato sinistro, mentre in 21 22 23 Organo copulatore & dei Caelostomus e generi affini (lato sinistro) — 21 Diceromerus orientalis Motsch. (organo copulatore non invertito) - 22 Caelostomus picipes Macl. (organo copulatore invertito, non contorto) - 23 Oxyglychus laeviventris Bat. (organo copulatore invertito, forte- mente contorto!. tutti i Carabidi è coricato sul lato destro. L’ unico caso analogo che sia stato segnalato nei Carabidi è quello del genere Laemosthenopsis Jedl. (v. Jeannel, Rev. Fr. Ent., IV, 1937, p. 74). Conseguenza di detta posi- zione anormale è la forma degli stili: mentre negli altri Carabidi lo 12 S. L. STRANEO stilo destro è ridotto o rudimentale ed il sinistro, almeno nei Pterosti- chini, è a forma di conchiglia o di foglia, nei Caelostomus avviene il contrario. In tutti i generi vicini a Caelostomus, p. es. Diceromerus (fig. 21), Brachidius, Cosmodiscus, l’ organo copulatore è normalmente orien- tato: nello Stomonaxus laeviventris Bates è invece orientato come nei Caelostomus, ma ha una forma affatto speciale (fig. 23): inoltre nei Caelostomus \ organo copulatore è quasi simmetrico, mentre nello Stomonaxus laeviventris Bates è fortemente contorto. Occorre dunque senz’ altro allontanare lo Stomonaxus laeviventris Bates dai Caelostomus e costituire per esso un nuovo genere, di cui i caratterî fondamentali si possono in massima parte desumere da quanto precedentemente esposto. Oxyglychus nov. gen. Maxillis ut in Caelostomis conformatis; ligula ad apicem fere non libera, paraglossis latis, ut in fig. 1 conformatis; antennarum articulo tertio pubescente, secundo setis tactilibus instructo (fig. 8); poris seriei umbilicatae ad apicem magis numerosis; onychio subtus setis instructo; metepisternis postice valde constrictis (fig. 26), superficie tota leviter sed evidenter striolata; sternite anali maris et foeminae poro setigero singulo utrinque instructo. Genotypus: Oxyglychus laeviventris (Bates) (Stomonaxus). A questo punto noto anche che, avendo esaminato il tipo dello Stomonaxus dilaticollis Bates, ho potuto accertare che esso è un Cosmodiscus; e ritengo che esso non sia differenziabile dal Cosmodiscus platynotus Bates, del quale però non ho veduto il tipo, ma vari esemplari, tra cui uno gentilmente inviatomi da H. E. Andrewes e da lui confron- tato col tipo. I generi orientali più affini ai Caelostomus si possono classificare colla seguente semplicissima tabella: 1 (4) Organo copulatore maschile invertito. 2 (3) Terzo articolo delle antenne pubescente all’ apice; onichio inferior- niente con setole Oxyglychus nov. gen. 3 (2) Terzo articolo delle antenne glabro; onichio inferiormente glabro Caelostomus Macl. 4 (1) Organo copulatore maschile normale 5 (8) Tibie delle zampe anteriori nor compresse fortemente 6 (7) Tarsi tozzi e spessi: pronoto posteriormente distintamente più stretto della base delle elitre Diceromerus Chaud. 7 (6) Tarsi sottili: pronoto posteriormente largo come la base delle elitre Cosmodiscus Sloane 8 (5) Tibie delle zampe anteriori fortemente compresse Brachidius Chaud. CAELOSTOMUS ORIENTALI 13 Ed ora prima di iniziare lo studio delle varie specie orientali del genere Caelostomus, ritengo opportuno passare brevemente in rassegna i caratteri cui darò, per la distinzione della specie, una importanza più o meno grande. Capo. - Abbastanza costante nelle proporzioni negli esemplari della stessa specie: generalmente più lungo che largo, compresi gli occhi: in pochissime specie il capo è notevolmente più largo che lungo. 24 Capo del Caelostomus gibbus Andr. I solchi frontali, sempre bene incisi, nella maggior parte dei casi sono moderatamente allungati, giungendo appena al livello della metà dell’ occhio: ma in varie specie essi sono molto allungati e raggiungono od oltrepassano il secondo poro sopraoculare; talora girano parzialmente, sia pure attenuati, dietro all’ occhio: spesso sono un po’ rugosi; rara- mente forniti di nette punteggiature. Più che di veri e propri solchi, si tratta in generale di una depressione di tutta la parte centrale della fronte, limitata dal iato esterno da una brusca piega a spigolo talvolta leggermente arrotondato, talvolta vivo: solo nel Caelostomus peninsu- laris n. sp. i solchi frontali sono limitati anche dal lato interno da una piega abbastanza brusca e sono completamente punteggiati. 14 S. L. STRANEO Talora tutte le sculture del capo sono particolarmente forti, come si verifica per esempio nel Caelostomus gibbus And. (fig. 24). Tra i solchi frontali e la carena oculare vi è spesso anteriormente una breve impressione: talvolta l’ impressione è molto allungata ed i solchi ap- paiono raddoppiati fino od anche oltre alla metà delia loro lunghezza. Sulla fronte, tra gli occhi, vi è spesso una impressione rotonda, di limi- tate dimensioni: non ho però fatto uso di questo carattere nella distin- zione delle specie, perchè non ha la necessaria costanza. Gli occhi sono in generale abbastanza costanti in esemplari diversi della stessa specie: ma in alcune specie (p. es. subsinuatus Chaud.) variano moltissimo da esemplare a esemplare, tanto da renderne quasi impossibile 1’ uso come carattere distintivo. La fronte tra gli occhi è, tranne in sole due o tre specie, liscia e non punteggiata. Pronoto. - La linea mediana è in genere abbastanza uniformemente impressa; è lunga circa 4/5 del pronoto: in pochissime specie è quasi evanescente (Caelostomus Drescheri n. sp.) oppure eccezionalmente im- pressa ed allargata in una parte della sua lunghezza (Caelostomus convexior Jord.). I solchi basali sono sempre profondi e nettamente incisi e talora anteriormente distintamente curvi e convergenti. La forma e lunghezza di questi solchi è estremamente costante, spe- cie per specie: perciò essi possono essere ottimamente usati per caratte- rizzare le specie. In talune specie infatti sono distintamente più lunghi della metà del pronoto: nella maggioranza, invece, non raggiungono la metà del disco o per lo meno non la oltrepassano. In una sola specie (sulcatissimus mihi n. sp.) i solchi basali sono particolarmente lunghi, quasi come la linea mediana. Tuttavia, a causa delle loro pareti laterali più o meno inclinate, questi solchi possono apparire di forma un po’ diversa a seconda delle posizioni in cui si guardano. Pertanto, nel pre- sente lavoro, fisso senz’ altro che, nei vari casi in cui la forma dei solchi basali dovrà essere considerata come carattere specifico, si intende la forma che essi presentano quando vengono guardati dalla parte ante- riore, essendo illuminati dalla parte posteriore. Con tale convenzione ogni ambiguità è rimossa. Si noterà, nel presente lavoro, che ho sempre tralasciato di par- lare dei pori setigeri siti nell’ angolo posteriore del pronoto. Tale omis- sione è stata fatta deliberatamente e dipende dal fatto che in moltissimi degli esemplari che ho avuto modo di studiare mancavano le setole, senza che, data la piccolezza dei pori e la leggera rugosità degli angoli poste- CAELOSTOMUS ORIENTALI 15 riori del pronoto, si potesse in modo assoluto stabilire se tali pori esiste- vano o mancavano. In tali condizioni ho preferito non parlare affatto di tale carattere: ma probabilmente il poro setigero negli angoli poste- riori del pronoto esiste sempre. Grandissima importanza ho invece dato alla presenza del poro setigero nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto. Tale carattere, di cui solo H. E. Andrewes ha parlato nella descri- zione del suo Caelostomus montanus, sembra assolutamente costante e può essere utilissimo per distinguere specie vicine, che altrimenti sareb- bero assai difficilmente scindibili. Si vedrà per esempio, nel corso del pre- sente lavero, che Chaudoir ha descritto come ¢ e ® di una stessa specie (rectangulus Chd.) due specie differenti, cosa che non avrebbe fatto se avesse notato in una delle due specie la presenza di tale poro e l’assenza nell’ altra. Anche negli esemplari vecchi e deteriorati, in cui manca la setola dell’ orlo laterale perchè caduta o asportata, dopo un’ energica ripu- litura e con un sufficiente ingrandimento è possibile constatare con asso- luta certezza la presenza o l’ assenza del poro setigero. Elitre. - Le elitre, ovali o subparallele, sono in generale di propor- zione notevolmente costante specie per specie: anche la convessità, molto variabile da specie a specie, è invece molto costante in esemplari della stessa specie. Solo in pochissime specie la convessità è raggiunta in modo estremamente brusco, tanto che, guardando dall’ alto |’ insetto, non si riesce a vedere la metà apicale dell’ orlo laterale delle elitre, che resta nascosto dalle convessità delle elitre stesse (Caelostomus abruptus Jord.). In tutte le specie manca la stria scutellare e la 3% interstria non ha punti impressi. E’ necessario, quando nelle descrizioni vengono indicate le propor- zioni delle elitre, controllarle esattamente, perchè, a causa del differente modo di arrotondamento della parte apicale delle elitre, quest’ ultime possono sembrare più o meno allungate, mentre poi le effettive misu- razioni contraddicono in pieno queste impressioni. Le misure indicate sono state tutte prese con reticolo micrometrico applicato al microscopio. Parte inferiore. - Nella parte inferiore si trovano ottimi caratteri differenziali (fig. 25). L’ appendice prosternale, però, colla sua forma, non è usabile come carattere distintivo come in altri Pterostichini, perchè variabile da esemplare a esemplare della stessa specie: all’ apice è sem- pre arrotondata e porta in genere una impressione più o meno profonda, ed anch’ essa in genere variabile. 16 S. L. STRANEO I proepisterni portano sempre alcuni punti che o sono in numero di tre o quattro ed allora sono confinati nella sutura del proepisterno col prosterno, innanzi alle coxae, o sono in numero maggiore, da sette a godici, ed allora occupano, oltre alla sutura, anche la parte di proepi- sterno immediatamente contigua. Poichè però ho riscontrato, sia pure rarissimamente, esemplari aber- ranti, ho fatto raramente uso di questo carattere. Ad ogni modo, a differenza di quanto avviene in molte specie afri- cane, la maggior parte della superficie dei proepisterni è liscia e senza punti, in tutti i Caelostomus orientali attualmente noti. I metepisterni sono sempre lunghi (fig. 27), eccetto solo nel conve- xior Jord. (fig. 25): ma la punteggiatura di cui sono forniti è variabilis- sima da esemplare a esemplare della stessa specie. 25 26 27 25 Faccia sternale del Caelostomus convexior Jord. e) episterni metatoracici (corti); m) metasterno : angolo ove, quando esistono, si trovano i punti caratteristici, usati nella tavola dicotomica - 26 Metepisterno e angolo del metasterno dell’ Oxyglychus laeviventris Bates - 27 idem del Caelo- stomus picipes Macl. Di ottimo uso sembra invece la considerazione della presenza o assenza di punteggiatura nell’ angolo esterno posteriore del metasterno (fig. 25 e 27): nen ho finora riscontrato alcuna eccezione in tale carattere. Gli sterniti generalmente sono solcati trasversalmente innanzi aila base ed i solchi sono crenulati: la punteggiatura degli sterniti è abba- stanza variabile: tuttavia in alcune specie gli sterniti appaiono fortemente rugosi e con grosse impressioni irregolari (Coomani n.sp.), mentre in altre sono coperti di fitti punti (cribriventris n. sp.). Ad ogni modo detti caratteri non sono sempre utilizzabili per una esatta classificazione. IIVINIINO SAWOLSOTIVO 17 La conformazione delle zampe offre, come ho già detto, poco aiuto per la distinzione delle specie. Le tibie anteriori hanno raramente dei veri e propri dentini: in generale solo 1-2 spinule sottili, facili a cadere. I tarsi anteriori del 3 raramente sono fortemente dilatati (fig. 18): spesso i primi due articoli sono mediocremente dilatati e più o meno prolungati internamente (fig. 19): raramente non sono affatto dilatati (fig. 20). Ma poichè, nella serie delle specie vi sono tutte le possibili forme intermedie, non ho creduto possibile basare su tale carattere differenze subgeneriche o generiche. I tarsi anteriori della 9 hanno sempre i primi articoli un po’ prominenti, a guisa di dente, internamente. Ho considerato e potuto identificare, quasi sempre in base ai tipi, tutte le specie descritte ad eccezione solo del Novae-Britanniae Fairm. (Le Naturaliste, V, 1883, p. 238) la cui descrizione, anche in considerazione al tempo in cui è stata fatta, è assolutamente insufficiente: eccola inte- gralmente riprodotta: long. 5 mm. D. Chaudoirii simillimum, breve, ni- grum, nituum antennis, ore pedibusque piceo-rufis, sed prothorace paulo angustiore et elytris paulo longioribus, profundius sulcatis, sulcis minus punctatis distinctum. Non ho quindi potuto tener conto di detta specie: d’ altra parte non ho avuto occasione di vedere alcun esemplare della Nuova Britannia: ritengo tuttavia possa trattarsi di una delle tante varietà certamente esi- stenti del Caelostomus minor Jord. Esposti così i criteri che ho seguito in questa mia revisione, passo alla compilazione di una tavola dicotomica che potrà aiutare ad identi- ficare le varie specie, ed alla descrizione di tutte le specie, avvertendo che, in ogni descrizione, la prima località citata nell’ elenco degli habitat delle nuove specie è quella che compete all’ olotipo. TABULA SPECIERUM ORIENTALIUM GENERIS CAHLOSTOMUS Macl. al (2) Pronoto orbiculari; margine laterali pronoti praecipue in medio valde dilatato et deplanato (Subg. Andrewesinulus nov.) singularis Andr. (1) Pronoto subrectangulari et subcordiformi, numquam orbiculari, (8) Antennis filiformibus, articulis 7-9 semper elongatis. (5) Maxillarum spinulis multo crebrioribus quam in Caelostomis ordi- nariis: superficie elytrorum parum nitida, striis subtilibus, inter- stitiis planis (Subg. Rubicaelus nov.) ruber Andr. 5 (4) Maxillarum spinulis regulariter raris et distantibus: superficie elytrorum nitida, striis profundis (Subg. Stomonaxellus Tschit.) lat. pronoti _ long. total. magis rotundatis, praecipue antice; elytris parum brevioribus filicornis Tschit. et var. He CO DI 6 (7) Pronoto parum latiore ( 0,30); pronoti lateribus 18 a 27 S. L. STRANEO a) (d) Sulcis frontalibus extus plica recta et viva limitatis; capite inter plicam et carinam ocularem leviore. b) (c) Colore obscuriore, plerumque rufo piceo, sulcis frontalibus punctis paucis sed profundis instructis, postice magis divergentibus; oculis parum convexioribus et -brevioribus filicornis Tschit. f. typ. c) (b) Colore clariore, plervmque rufescente; sulcis frontalibus levibus, non punctatis, postice minus divergentibus; oculis convexioribus et longioribus var. brunneus nov. d) (a) Suleis frontalibus extus plica magis rotundata et sinuata limitatis: capite inter plicam et carinam ocularem sem- per plus minusve rugoso var. simillimus nov. (6) Pronoto parum angustiore (IA 0,27); lateribus minus long. tot. rotundatis, praecipue antice; disco planiore: elytris parum longioribus ceylanensis n. sp. (3) Antennis robustioribus, plus minusve compressis, saltem articulis 7-9 moniliformibus Subg. Caelostomus s. str. (10) Metepisternis brevibus, non vel perparum longioribus quam latio- ribus convexior Jord. (9) Metepisternis semper elongatis, valde longioribus quam latioribus. (56) Pronoti margine laterali medio poro setigero nullo instructo. (13) Elytrorum margine basali rudimentali, tantum ab humero ad sextam striam praesente Oberthuri n. sp. (12) Elytrorum margine basali regulari, id est saltem ab humero ad tertiam striam praesente. (15) Caelostomus convexior, elytris globulosis enganensis n. sp. (14) Caelostomus minus convexus, elytris numquam globulosis. (21) Metasterno in angulis posticis punctis impressis instructo. long. capitis lat. capitis latior et crassior, sulcis frontalibus fortissime impressis et crenulatis peninsularis n. sp. long. capitis SEO, lat. capitis (20) Sulcis frontalibus distincte punctatis, oculis magis amplis et con- vexis: sternitibus sulcatis inermis Bates (19) Sulcis frontalibus levibus, non punctatis, oculis parvis et minus convexis; sternitibus ad basim depressis, nec distincte sulcatis pusillus n. sp. (16) Metasterno in angulis posticis punctis nullis instructo. (35) Sulcis frontalibus semper valde divergentibus et longioribus, in- ter oculos productis fere ad secundum (et interdum ultra) po- rum setigerum supraocularem. (Plerumque sculpturis capitis fortioribus, suleis frontalibus antice distincte duplicatis). (30) Statura maiore (minimum 6,3 mm.). (27) Corpore crassiore. (26) Elytrorum striis minus punctatis: sternitibus ad basim magis crenulatis; canaliculo laterali pronoti irregulariter dilatato in medio gibbus Andr. (25) Elytrorum striis magis punctatis: sternitibus ad basim minus crenulatis: canaliculo laterali pronoti in medio regulariter dila- tato malayanus n. sp. (24) Corpore angustiore, (18) Capite crassiore et breviore: = 0,80. Caelostomus (17) Capite longiore et minus crasso: 48 49 55 56 CAELOSTOMUS ORIENTALI 19 (29) Pronoto postice magis constricto, elytris ovalibus ovalipennis n. sp. (28) Pronoto postice minus constricto; elytris parallelis perakianus n. sp. (23) Statura minore, numquam mm. 5,5 superante. (32) Striis elytrorum fortissime crenulatis punctatissimus n. sp. (31) Striis elytrorum regulariter crenulatis. (34) Sulcis basalibus pronoti fere rectis: elytris parum angustioribus sarawakianus n. sp. (33) Sulcis basalibus pronoti magis curvatis et antice magis conver- gentibus: elytris parum latioribus convexidorsis n. sp. (22) Sulcis frontalibus plus minusve divergentibus, sed inter oculos minus productis (sculpturis capitis plerumque levioribus). (37) Statura maiore (6,8 mm.) Andrewesi n. sp. (36) Statura minore, 6 mm. non attingente. long. elytr. alici = 1,40 parallelipennis n. sp. (39) Elytris longioribus: (38) Elytris brevioribus. (41) Sternitibus non distinete sulcatis Modiglianii n. sp. (40) Sternitibus distincte sulcatis. A 6 lone ne ae (45) Capite breviore et latiore: ese 0,80-0,85. (44) Statura minore, mm. 4,6; striis elytrorum sat fortiter punctatis propinquus n. sp. (43) Statura maiore, mm. 5,6; striis elytrorum finissime crenulatis Novae-Guineae n. sp. (42) Capite longiore et angustiore. (49) Caelostomi plerumque parviores (mm. 4,8-5,5): elytris ovaliori- bus, maxima latitudine in media longitudine (elytra curta et acuminata videntur). (48) Antennis longioribus, basim pronoti distincte superantibus; pro- at. pr ti PARLO ela CEDLONOU eae Toe = 0,29-0,30 philippinicus n. sp. (47) Antennis brevioribus, vix basim pronoti attingentibus; pronoto latiore: ore peo = 0,32-0,33 Louwerensi n. sp. long. tot. (46) Caelostomi plerumque statura maiore (mm. 5,6-6,2). Plerumque elytris magis parallelis (valde post dimidiam longitudinem ely- tra convergentia fiunt, sic ut longiora et ad apicem obtusiora videntur). (55) Humeris magis rotundatis, apice non denticulato. Colore ple- rumaue nigro obscuro. (52) Proepisternis tantum 2-4 punctos ferentibus, in sutura positos elegans n. sp. (51) Proepisternis 5-12 punctos ferentibus, etiam extra suturam po- sitos. (54) Margine laterali pronoti tuberculis minutissimis instructo montanus Andr. (53) Margine laterali pronoti tuberculis nullis instructo nigerrimus n. sp. (50) Humeris denticulo minimo sed distineto praeditis rectangulus Chaud. (11) Margine laterali pronoti in medio poro setigero instructo. noto augstiore: 20 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 S. L. STRANEO (62) Sulcis basalibus pronoti longis, dimidiam pronoti longitudinera superantibus. (61) Elytris mediocriter convexis, semper sat parallelis. (60) Sulcis basalibus pronoti parum dimidiam pronoti longitudinem superantibus; canaliculo laterali pronoti regulari. sculptipennis Motsch. (59) Sulcis basalibus pronoti valde dimidiam pronoti longitudinem superantibus; canaliculo laterali latissimo sulcatissimus n. sp. (58) Hlytris convexioribus, fere globulosis, lateribus semper valde ro- tundatis Drescheri n. sp. (57) Sulcis basalibus pronoti regulariter elongatis, id est vix dimi- diam pronoti longitudinem interdum attingentibus, numquam superantibus. (64) Elytrorum striis marginem basalem non attingentibus. Sulcis basalibus pronoti latioribus et minus determinatis, coniunctis impressione transversa lata et parum profunda, id est portione basali pronoti inter sulcos ieviter depressa Mariae n. sp. (63) Elytrorum striis marginem basalem non attingentibus. Sulcis basalibus pronoti semper sat angustis et bene determinatis, num- quam impressione transversa basali conjunctis. (66) Colore nigro sat opaco, antennis pedibusque nigris aut rufo-ni- gris obscurissimis (Microsculptura elytrorum reticulo perangu- sto, regulari et conspicuo formata) obscuripes n. sp. (65) Colore nigro (aut clariore) semper valde nitido; antennis ped:- busque semper valde clarioribus. (70) Tibiis anticis extus saltem spinulis 4 instructis. (69) Tibiis anticis extus 5 spinulis instructis; elytris magis paralle- lis, interstitiis convexioribus, colore nigro uniformi, praeter quam ad apicem similis Jord. (68) Tibiis anticis extus spinulis 4 instructis, elytris crassioribus, interstitiis planioribus, colore plerumque clariore, saltem lata portione apicali et saepe lateribus ferrugineis picipes Macl. a) Capite inter suleos frontales levi, non vel perparum punctato picipes f. typ. b) Capite inter sulcos frontales fortiter punctato subsp. japonicus Tschit. (67) Tibiis anticis extus spinulis 3 instructis (saepe spinulae desunt, praeter apicalem, quia caducae). (72) Tarsis anticis maris fortiter dilatatis Caprai n. sv. (71) Tarsis anticis maris modice vel perparum, dilatatis. (88) Metasterno punctis impressis instructo, in angulo exteriore positis. (77) Statura maiore (6,5-7 mm.). (76) Lateribus pronoti antice minus rotundatis et constrictis; angulis anticis minus rotundatis subiridescens n. sp. (75) Lateribus pronoti antice magis rotundatis et constrictis; angu- lis anticis late rotundatis siamensis n. sp (74) Statura minore, 6,5 mm. non attingente. (79) Canaliculo laterali pronoti latiore quam in speciebus sequentibus latemarginatus n. sp. (78) Canaliculo laterali pronoti angusto. 80 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 (85) (84) (87) (86) (73) (92) (91) (90) (89) (116) (95) (94) (101) (100) (99) (98) (97) (96) (111) (108) (107) (106) (105) CAELOSTOMUS ORIENTALI 21 Elytris abrupte convexis, id est fortiter convexis apud basim, latera et apicem: praecipue apicem versus valde convexis: ibi convexitas abdit marginem lateralem et apicalem abruptus Jord. Elytris regulariter convexis. Metasterno et episternis omnibus; punctis crebrioribus et pro- fundioribus instructis: sternitibus ultimis omnino punctis prc- fundis tectis. cribriventris n. sp. Metasterno, episternis et sternitibus minus et semper levius punctatis. Elytris minus convexis et valde parallelis Albertisi n. sp. Elytris convexioribus et ovalioribus. long. tot. Caelostomus parum minor, (5,2 mm.), brevior (E mala 2,27) elytris brevioribus, episternis magis punctatis birmanicus n. sp. 7 F long. tot. lost n E: Sy al r (——-- = 2,37 Caelostomus parum maior (5,7 mm.) longior (Ca le ) elytris longioribus, episternis minus punctatis andamanensis n. sp Metasterno punetis nullis instructo. Pronoto postice parum constricto, lateribus parum rotundatis: statura 6 mm. superante. Corpore toto valde convexo, colore nigro perlucido, interstitiis elytrorum parum convexis. Loriai n. sp. Corpore toto valde deplanato, colore nigro leviter rufescente, interstitlis convexioribus. latithorax n. sp. Aut Caelostomus cum lateribus pronoti fortius rotundatis e. constrictis, aut statura 6 mm. non -attingente. Sternitibus semper distincte ad basim sulcatis, sulcis plerum- que crenvlatis vel linea punctorum instructis. Sternitibus ad latera rugis et impressionibus profundis instructis Coomani n. sp. Sternitibus ad latera plus minusve punctatis, sed non vel per- parum rugosis et impressis. Canaliculo laterali pronoti latiore. Elytris convexioribus, praecipue postice. Angulis posticis pronoti rectis aut fere rectis, lateribus fortiter sinuatis cordicollis n. sp Angulis posticis pronoti obtusis. lateribus non aut vix subsinuatis stricticollis n. sp. Elytris minus convexis (pronoti lateribus ante angulos posticos fere parallelis) subsinuatus Chaud. Canaliculo laterali pronoti valde angusto. Elytris longioribus et angustioribus; LO, Shae = 1,38-1,45. max. lat. Elytris valde parallelis (per 2/3 longitudinis). Angulis anticis pronoti magis rotundatis et non prominentibus: statura plerumque 6 mm.; proepisternis etiam extra suturam punctatis. Caelostomus latior: aree RE = 0,44: elytris convexioribus long. tot. nitidus n. sp. 5 x. lat. Caelostomus longior: Se a 0,40: elytris minus convexis long. tot. - longinquus n. sp. 22 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 113 119 120 121 122 123 124 S. L. STRANEO (104) Angulis anticis pronoti minus rotundatis et plerumque distincte prominentibus: statura plerumque 5 mm.: proepisternis tantum in sutura punctatis. obtusus n. sp. (103) Elytris minus parallelis (lateribus, post dimidiam longitudinem, convergentibus). (110) Elytrorum striis magis crenulatis, interstitiis minus nitidis singaporensis n. sp. (109) Elytrorum striis minus erenulatis; interstitiis nitidioribus elongatulus n. sp. et var. a) Pronoti lateribus parum rotundatis, ante angulos basales non sinuatis elongatulus n. sp. f. typ. b) Pronoti lateribus magis rotundatis, ante angulos basales di- stincte sinuatis ssp. longiusculus noy. A tien reine long. elytr. (102) Elytris brevioribus et latioribus: ——————— = 1,25-1,35. max. lat. 4 4 È long. elytr. (113) Elytris perfecte ovalibus, sat latis: SS 1,27 max. lat. subovatus n. sp. (112) Elytris minus rotundatis, subparallelis. (115) Elytris parum erassioribus, convexioribus, plerumque fortius iridescentibus iridescens Andr. (114) Elytris minus crassis, minus convexis, plerumque leviter vel non iridescentibus minor Jord. et var. a) Sternitibus ad latera fortiter punctatis: statura 5,5-6 mm. minor Jord. f. typ. b) Sternitibus ad latera non aut parum punctatis: statura mi- nore (5 mm.) subsp. insulicola nov. (93) Sternitibus ad basim non disticte sulcatis, interdum depressis, plerumque sine vestigio sulci. Nk lone ielyir an (118) Elytris valde elongatis meee | ipn ae 1,43-1,45 d parallelopipedus n. sp. (117) Elytris minus elongatis. (120) Elytrorum striis fortius crenulatis crenulipennis n. sp. (119) Elytrorum striis minus fortiter crenulatis. (122) Colore rufo, interdum pronoto parum obscuriore De-Beauxi n. sp. et var. a) Statura 4,8-5 mm.; lateribug pronoti ante angulos posticos non vel levissime subsinuatis De-Beauxi n. sp. f. typ. b) Statura 4-4,2 mm.; lateribus pronoti subsinuatis var. nanus nov. (121) Colore nigro, numquam rufescente. (124) Elytris et pronoto magis deplanatis: Caelostomus non distinete iridescens sumatrensis Andr. et var. a) linea media pronoti breviore et leviter incisa; elytris minus parallelis sumatrensis Andr. f. typ. b) linea media pronoti longiore et profundius incisa: elytris magis parallelis subsp. planipennis nov. (123) Elytris et pronoto convexioribus: Caelostomus magis iridescens Feai n. sp. CAELOSTOMUS ORIENTALI 23 DESCRIZIONE DELLE SPECIE Gen. Caelostomus Macl. (Macl. Ann. Jav. 1825, p. 23 - Drimostoma auct. [partim] - Stomo- naxus Motsch. Etud. Ent. 1859, p. 34 - Coelostomus Andrew. Trans. Ent. Soc. Lond., 1919, p. 160). Subg. Andrewesinulus nov. Caput magis sculptum quam in Caelostomis s. str.; sulcis frontalibus fortiter duplicatis; fronte antice in medio longitudinaliter plurisulcata et rugosa. Pronotum orbiculare, margine laterali, praecipue in medio et postice, valde explanato; canaliculo laterali in medio latissimo, poro setigero nullo in medio instructo. Tarsi antici maris non dilatati, articulis primis intus instar dentis prominentibus. 5 Caeterum ut in Caelostomis s. str. Subgenotypus: Caelostomus singularis Andr. Caelostomus singularis Andr. (fig. 28) Tijdschr. Ent. LXXII, 1929, p. 320. Niger, nitidus, palpis, antennis pedibusque rufo-ferrugineis. Long. 6,8; lat. 3,1 mm. Caput sat angustum et elongatum, fortiter sculptum, oculis parvis, mediocriter convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis, antice fortiter duplicatis, fronte antice longitudinaliter impressa et sul- cata, antennis sat robustis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° ei sequentibus pubescentibus, 5° - 10° moniliformibus. Pronotum convexum, orbiculare; long. 1,8; lat. 2,5 mm.; lateribus fortiter et regulariter rotundatis, ante basim levissime et brevissime sub- sinuatis; angulis anticis parum prominentibus, rotundatis; posticis valde obtusis, apice denticulo instructo; sulcis basalibus profundis, sat bre- vibus, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, mediocriter cur- vatis et antice parum convergentibus; canaliculo laterali lato, explanato, poris setigeris nullis instructo; basi parum obliqua latera versus; disco convexo; linea media marginem anticum non attingente, in medio pro- fundiore quam postice. Elytra ovata, valde convexa, long. 3,7, lat. 3,1 mm., lateribus valde rotundatis, humeris obtusis et distincte notatis, apice non dentato; mar- gine basali usque ad tertiam striam praesente; striis sat profundis, me- 24 S. L. STRANEO diocriter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat regulariter rotundato. Subtus proepisternis levibus, non punctatis; prosterno modice sul- cato, processu ad apicem impressione parva sed profunda notato, mete- pisternis longis, non punctatis, sternitibus ad basim fortiter sulcatis et leviter crenulatis, ad latera non punctatis, sed impressionibus irregula- ribus et sat profundis instructis, sternite anali maris puncto conspicuo, quasi foveola, foeminae punctis binis utrinque instructo. 28 Caelostomus singularis Andr. - 29 C. ruber Andr. - 30 C. filicornis ssp. brunneus nov. Pedes mediocriter elongati, tibiis anticis spinulas binas, praeter api- calem, ferentibus; tarsis anticis maris non dilatatis, articulis primis intus instar dentis prominentibus. Habitat: Sumatra, M. Singalang. L’olotipo è nelle collezioni del British Museum. La presente descrizione è fatta su un cotipo della coll. Andrewes e su altri 5 esemplari, tutti della località classica, raccolti da O. Beccari ed appartenenti alle collezioni: Museo Civico di Genova, Andrewes, Ober- thur e mia. La specie non può essere confusa con alcun’ altra. CAELOSTOMUS ORIENTALI 25 Subg. Rubicaleus nov. Maxillae spinulis crebrioribus quam in Caelostomis s. str. instructae; antennae filiformes (fig. 9). Pronotum ad latera et apud sulcos basales punctis valde distinctis praeditum. Elytra sericea, fere opaca, striis subtilibus, leviter impressis, inter- Stitiis planis. Microsculptura latior quam in caeteris Caelostomis. Subgenotypus: Caelostomus ruber Andrew. Caelostomus ruber Andr. (fig. 29). Ann. Mag. Nat. Hist. (9) X, 1922, p. 164. Obscure rufus, elytris et metasterno clarioribus, superficie parum nitida, distincte sericea. Long. 5,2; lat. 2,3 mm. Caput parvulum, oculis parum convexis, temporibus fere nullis; sulcis frontalibus profundis et elongatis, postice, quamvis attenuatis, secundum porum supraocularem attingentibus, antennis filiformibus, basim pronoti distincte superantibus, articulis non moniliformibus, 4° et sequentibus moniliformibus. Pronotum subrectangulare, perparum convexum; long. 1,1; lat. 1,4 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, postice leviter constrictis et ante basim sinuatis, angulis anticis parum prominentibus, posticis rectis, apice dente parvo instructo: sulcis basalibus amplis et profundis, dimi- diam pronoti longitudinem attingentibus, mediocriter curvatis et antice distincte convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro seti- - gero nullo instructo; basi lata, recta, latera versus leviter obliqua; disco - parum convexo, linea media sat profunda, crenulata, elongata, sed mar- ginem anticum non attingente: superficie mediocriter levi, basi tota, inter sulcos basales et marginem lateralem, in sulcis basalibus et prope mar- ginem lateralem punctis sat profundis et distinctis notata. Elytra ovata, mediocriter convexa; long. 3,1, lat. 2,3 mm.; late- ribus sat fortiter rotundatis, humeris obtuse dentatis; margine basali integro; striis superficialibus, leviter sed crebre punctatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis planis; apice sat acuminato. Subtus pro-, meso- et meta-episternis, metasterno et sternitibus ad latera fortiter et crebre punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem 26 S. L. STRANEO sat fortiter impresso, sternitibus ad basim non sulcatis, sed leviter de- pressis et crenulatis: sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo. ; Pedes parum elongati, tibiis anticis spinulam singulam aut nullam, praeter apicalem, ferentibus, tarsis anticis articulis primis non instar dentis prominentibus. Habitat: India, Nagpur (E. A. D’ Abreu). Typus in coll. Andrewes. La presente descrizione è stata fatta sul tipo: ho veduto anche due cotipi. Questa specie è estremamente distinta da tutte le altre che io conosco. Non è improbabile che, in seguito a studio comparativo di tutti i Caelostomini, compresi quelli africani, il subg. Rubicaelus debba essere elevato a genere. Subg. Stomonaxellus Tschit. Horae Soc. Ent. Ross. XXXV, 1901, p. 51. Il carattere fondamentale indicato da Tschitscherine per il gen. Stomonaxellus è la forma delle antenne, che non hanno gli articoli moni- liformi1 però non credo che detto carattere possa essere considerato generico, almeno allo stato attuale della nostra conoscenza dei Caelostomini. Caelostomus filicornis Tschit. Horae Soc. Ent. Ross. XXXV, 1901, p. 52. Colore brunneo-piceo, sat nitidus, antennis, palpis pedibusque rufo- . ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,6 mm. Caput normale, oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus et latis, punctatis, parum: sinuatis et mediocriter divergentibus, extus nitide limitatis plica angulo vivo; inter sulcos frontales et! carinam ocularem leve, nec rugosum; antennis filiformibus (articulis non moniliformibus), sat longis, basim pro- noti distincte superantibus: articulis quarto et sequentibus pubescentibus; frontis impressione inter oculos parva, sed distincta. i Pronotum subrectangulare, modice convexum; long. 1,1; max. lat. 1,7 mm.; lateribus parum rotundatis, ante arigulos posticos subsinuatis; angulis anticis sat notatis, nec prominentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice denticulo acuto instructis; sulcis basalibus sat longis, parum CAELOSTOMUS ORIENTALI 27 curvatis et convergentibus, canaliculo laterali latiusculo, etiam prope angulos posticos, seta nulla in medio instructo: basi recta, disco perparum convexo, linea media sat fortiter impressa et longa. Elytra ovalia, long. 3,4, lat. 2,6 mm.; postice convexiuscula, ma- xima convexitate ad 2/3 longitudinis; maxima latitudine in medio; late- ribus ante humeros valde rotundatis, humeris omnino rotundatis, sine vestigio denticuli; margine basali usque ad 3.2” striam integro, striis sat profundis et fine crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modice convexis, apice breviter et obtuse rotundato. Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis, prosterno obtuso, parum sulcato, processu ad apicem impressione irre- gulari instructo; metepisternis longis, nitidis, non rugosis, sat crebre punctatis, metasterno fortiter punctato; sternitibus sulcatis, ad basim leviter crenulatis, et ad latera fortiter punctatis: sternite anali maris puncto singulo, foeminae binis utrinque instructo. Pedes sat longi subti- lesque, tibiis anticis extus spinulam singulam parvam praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis (fig. 20), nec intus instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. Habitat: Nagpur (D’ Abreu) (Nagpur Mus.): Nagpur (Deutsch. Ent. Institut): Barkida, Chilka Lake, Madras Pres. (Indian Mus. Calcutta). subsp. brunneus nov. (fig. 30). A forma typica differt statura parum maiore, colore clariore, saepe brunneo rufescente, sulcis frontalibus levibus, non punctatis, minus diver- gentibus et minus sinuatis, sternitibus ad latera minus punctatis. Habitat: Brit. India: Maissour, Manganali. Holotypus in coll. Oberthiir, allotypus in coll. Straneo. subsp. simillimus nov. A forma typica differt statura parum minore, sulcis frontalibus magis rugosis, extus plica magis rotundata limitatis; capite, inter sulcos fron- tales et carinam ocularem valde rugoso; lateribus pronoti antice minus rotundatis, canaliculo laterali parum angustiore, praecipue ad basim. Habitat: Brit. India: Chakata Range: Haldwani U. P. (S. N. Chat- terjee) 2 es.: Sappal, Palghat, Madras (I. C. M. Gardner) 1 es. (For. Res. Institut Dehra Dun). 28 S. L. STRANEO Holotypus in British Museo, allotypus in coll. Straneo, paratypus in coll. Andrewes. In un primo tempo avevo ritenuto queste due sottospecie come spe- cie distinte: ma ho poi notato un esemplare di Dehra Dun U.P. (I. C. M. Gardner) (For. Res. Inst. Dehra Dun) che risultava intermedio tra il brunneus ed il filicornis, avendo la punteggiatura del capo appena lieve- mente distinta. Ritengo perciò, finchè non potrò vedere materiale molto abbondante, di non poter considerare le forme descritte che come sotto- specie del filicornis Tschit. Caelostomus ceylanensis n. sp. (fig. 31). Colore brunneo rufescente, subtus, antennis palpis pedibusque cla- rioribus. Long. 5,3, lat. 2,4 mm. Caput normale, ‘oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, mediocriter impressis, sat sinuatis, bre- vibus, rugosis, punctis paucis instructis: antennis filiformibus, basim pro- noti parum superantibus; articulo 4° et sequentibus pubescentibus: fron- tali impressione inter oculos parum profunda, sed distincta. Pronotum angustum, subrectangulare; long. 1,2, lat. 1,5 mm.; late- ribus perparum rotundatis, non prominentibus; posticis rectis, apice den- ticulo instructo: sulcis basalibus profundis, mediocriter curvatis et con- vergentibus; canaliculo laterali lato, poro setigero nullo in medio) in- structo; basi recta, linea media sat fortiter impressa et longa. Elytra ovalia, sat parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm., convexiuscula, iateribus ante humeros sat rotundatis, humeris distincte notatis, margine basali levi, usque ad 3™ striam integro; striis sat profundis, fortiter cre- nulatis, 3° poro conspicuo basali instructa, interstitiis modice convexis, apice breviter et obtuse rotundato. Subtus proepisternis punctis paucis ad suturam instructis, prosterno mediocriter sulcato, processu postice obtuso, impressione sat parva ad apicem instructo; metepisternis longis, punctis conspicuis fortiter notatis; metasterno valde et crebre punctato; sternitibus sulcatis, ad basim cre- nulatis, ad latera fortiter punctatis; sternite anali maris puncto setigero singulo, foeminae punctis setigeris binis utrinque instructo. Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis extus spinulam parvam singulam, praeter apicalem, ferentibus; tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. CAELOSTOMUS ORIENTALI 29 Habitat: Ceylon; Vavuniya: Aruradhapura (W. Horn) 2 es.: Hiwaite: Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; para- typi in coll. Oberthiir, in Oxford Mus. et in Deutsche Entom. Instit. I a“ fn .— SS Ee = 31 Caelostomus ceylanensis n. sp. - 32 C. convexior Jord. - 33 C. Novae-Guineae n. sp. Specie vicina alla precedente, ma da essa ben distinta per la mag- giore strettezza, in confronto alla lunghezza: particolarmente il pronoto è più stretto: inoltre le elitre sono un po’ più paraileie ed allungate, le strie più fortemente crenulate. La lunghezza dei singoli esemplari varia da 4,9 a 5,7 mm. Subg. Caelostomus s. str. Antennarum articulis 6-10 semper plus minusve moniliformibus (fig. 11). Elytrorum striis profundis, plus minusve crenulatis. Caelostomus convexior Jord. (fig. 32). Novit. Zoolog. Vol. I (1894), -p. 109. 8 : Colore nigro, sat nitidus, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,9, lat. 2,9 mm. Caput parvulum, oculis sat parvis, modice convexis, temporibus 1/3 longitudinis oculi attingentibus, sulcis frontalibus sat brevibus, antice for- 30 S. L. STRANEO titer duplicatis, divergentibus, parum’ sinuatis, non punctatis: antennis robustis, brevibus, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequen- tibus pubescentibus, 5-10 moniliformibus: frontali impressione inter oculos nulla. Pronotum parum convexum, long. 1,4, lat. 2 mm.: lateribus regula- riter rotundatis, ante angulos posticos brevissime reflexis: angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulo instructo: sulcis basalibus latis et longis, dimidiam pronoti longitudinem distincte superantibus, fortiter curvatis et convergentibus: canaliculo laterali latissimo, poro setigero nullo in medio instructo: basi sat fortiter obliqua latera versus; disco modice convexo; impressione, media longitudinali sat lata, in medio dilatata. Elytra brevia et valde convexa, ovata et globulosa, long. 3,2, lat. 2,9 mm.: maxima latitudine in media longitudine, humeris valde obtusis, sea distincte notatis; margine basali integro, striis profundis, sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis, apice gradatim rotundato. Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis; prosterno fortiter sulcato, processu obtuso, impressione parva ad apicem notato, metepisternis brevibus, extus perparum longioribus quam aritice, punctis paucis et conspicuis instructis, metasterno levi, mon punctato, sternitibus ultimis fortiter ad basim suicatis et crenulatis, ad latera punctis crebris instructis; sternite anali puncto setigero singulo, sat parvo, notate. Pedes sat breves, tibiis anticis 1-2 spinulas praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis prominentibus. Microsculptura magis irreguiaris quam in speciebus normalibus. La presente descrizione è fatta sull’ esemplare tipico, della coll. Rothschild, ora in coll. Oberthiir, etichettato di mano di Jordan: « Sto- monaxus convexior. Type! Jordan Sumbawa ». Esso è un 34, in perfetto stato di conservazione. La ® è notevolmente differente come proporzioni, e, considerata separatamente, potrebbe dare l’ impressione di una specie molto affine, ma diversa (fig. 34). 92: Long. 7, lat. 3,1 mm.. Pronotum long. 1,7; lat. 2,1 mm., late- ribus longius sinuatis ante angulos posticos; elytra long. 3,9; lat. 3,1 mm., longiora, minus ovata et convexa, sternitibus ultimis minus CAELOSTOMUS. ORIENTALI 31 fortiter punctatis, sternite anali tantum poro seitigero singulo utrinque notato. Habitat: Sambawa (senz’ altra indicazione) (typus! 4); Sambawa, Arnhosa; Sambawa: B. Haroe Hassa [1 ¢ e 4 ®, in coll. Andrewes e Straneo (leg. Doherty)]. Schema comparativo del contorno del ¢ e della 9 del Caelostomus convexior jord. REINA RA GAI” é (typus!) © a pari ingrandimento. Questa specie è assai rimarchevole per la differenza di proporzioni tra 3 e 9, per la forma del solco mediano longitudinale del pronoto che, nel mezzo del disco, si allarga notevolmente, e per la presenza di un solo poro setigero ad ambo i lati dello sternite anale della 9, carattere che è molto raro nei Caelostomus orientali verificandosi solo nel gibbus Andr., e che si riscontra anche nell’ Oxyglychus laeviventris Bat. (V. pag. 16). Inoltre è l’ unica specie crientale del genere che abbia gli episterni corti. Caelostomus Oberthiri n. sp. Colore nigro sat nitido, non iridescente, antennis, palpis pedibusque obscure-rufis. Long. 5,6; lat. 2,6 mm. Caput normale, profunde sculpium; oculis valde convexis, tempo- ribus fere nullis, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis, longis, pro- IAT INTATTO al ARENA POI 32 S. L. STRANEO fundis, valde divergentibus, post ocuios productis, non rugosis, non punctatis: antennis longis, basim pronoti parum superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; frontis impressione inter oculos nulla. Pronotum convexum, long. 1,4; lat. 1,9 mm.; lateribus rotundatis usque ad angulos posticos; angulis anticis obtuse rotundatis, non promi- nentibus; posticis obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus profun- dis, longis, parum dimidiam pronoti longitudinem superantibus, antice sat convergentibus; canaliculo laterali mediocri, poro setigero nullo in medio instructo; basi parum obliqua, disco modice convexo, linea media ionga et profunda. Elytra brevia, valde convexa, long. 3,3, lat. 2,6 mm.; lateribus sat parallelis usque ad dimidiam longitudinem, postea gradatim con- strictis; maxima latitudine prope humeros; humeris rotundatis; margine basali tantum ex humero ad 5%" striam praesente, striis sat profundis, sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter- Stitiis fortiter convexis; apice valde regulariter rotundato. Subtus proepisternis levibus, 2-3 punctis ad suturam instructis, pro- sterno fortiter sulcato, processu obtuso, ad apicem impressione parva sed profunda notato; metepisternis longis, levibus, impunctatis, metasterno levi non punctato, sternitibus ad basim sulcatis et leviter crenulatis, ad latera punctis paucis et levibus instructis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis setigeris binis utrinque notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulis nullis, praeter apicalem, in- structis, tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, fortior in capite, levis in elytris. Habitat: Sumatra - Palembang 2 es.; Boekit Gabah 1 es. Holotypus in coll. Straneo, allotypus in coll. Oberthiir, paratypus in Mus. Amsterdam. Questa specie, che si accosta per la forma generale solo alla se- guente, è nettamente distinta da tutte le altre orientali per l’ orlo ome- rale delle elitre interrotto alla base della 5% stria, mentre in tutte le altre specie è prolungato almeno fino alla 3* stria. Caelostomus enganensis n. sp. Colore nigro leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,3; lat. 2,5 mm. CAELOSTOMUS ORIENTALI 33 Caput parvulum, sat profunde sculptum; oculis mediocriter convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis, antice duplicatis, longis, divergentibus, modice sinuatis, non punctatis; antennis sat subti- libus, articulis 5°-10° moniliformibus, sat brevibus, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus: frontis impres- sione inter oculos nulla. Pronotum convexum, fere globosum; long. 1,4; lat. 2 mm.; lateribus fortiter rotundatis, ante angulos posticos fortiter subsinuatis; angulis an- ticis obtusis, rotundatis; posticis fere rectis, apice dentato; sulcis basa- libus sat longis, dimidiam longitudinem pronoti fere attingentibus, parum convergentibus et curvatis: canaliculo laterali sat lato, praecipue postice, in medio poro setigero nullo instructo: basi fortiter obliqua la- tera versus, disco valde convexo; linea media longa, sat lata et impressa. marginem anticum fere attingente. Elytra brevia, ovata, valde convexa et globulosa, long. 3, lat. 2,5 mm.; lateribus rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris rotundatis et leviter prominentibus; margine basali usque ad basim 22° striae integro, striis profundissimis, mediocriter crenulatis, ter- tia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexissimis; apice obtuse et breviter rotundato. Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis; prosterno fortiter sulcato, processu obtuso, cum vestigio impressionis ad apicem; metepisternis longis, rugosis, punctis magnis et profundis in- structis, metasterno non punctato, sternitibus fortiter ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera rugis et punctis crebris et profundis instructis: sternite anali maris puncto setigero singulo valde conspicuo, quasi fovea notato. Pedes sat breves, tibiis anticis spinula finissima singula, praeter api- calem, instructis, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis 1-3 intus instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, subtilissima. Habitat: Engano: Kifa-juk (Modigliani). Holotypus et unicum specimen in Mus. Civico, Genova. Specie ben distinta per la forma globosa e tozza delle elitre, per la convessità fortissima delle interstrie. La specie più vicina all’ enganensis è il rotundatus, che però è meno convesso, ha l’ orlo omerale incom- pleto, le interstrie meno convesse, etc. 34 S. L. STRANEO Caelostomus peninsularis n. sp.. Colore brunneo-piceo obscuro, antennis, palpis pedibusque ferrugi- neis. Long. 5,6; lat. 2,7 mm. Caput latum et breve, valde inclusum in pronoto, long. 1,1 mm. (usque ad extremitatem mandibularum), max. lat. inter oculos 1,3 mm.; oculis fortiter convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus sat longis, divergentibus, parum sinuatis, fortiter impressis etiam ex interno latere, et fortiter crenulatis, antennis sat longis, basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus: frontali impressione inter oculos distincta. Pronotum latum et convexum, long. 1,3, lat. 2 mm., lateribus valde et regulariter rotundatis, ante angulos posticos non sinuatis nec subsi- nuatis: angulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis valde obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, sat latis et curvatis, canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo; basi perparum obliqua latera versus; disco convexo, linea media subtili et longa, fere marginem anticum attingente. Elytra brevia et lata, ovata et sat convexa: long. 3,4, lat. 2,7 mm., lateribus valde et regulariter rotundatis, humeris obtusis sed sat distincte notatis, margine basali integro, usque ad tertiam striam fortiore; striis profundis, fine sed crebre crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modice convexis, apice sat breviter rotundato. Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam; prosterno sulcato, processu obtuso, ad apicem marginato; metepisternis longis, cre- bre et fortiter punctatis, metasterno in angulis posticis exterioribus fortiter punctato; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et ad latera crebre pun- ctatis, sulcis fortissime crenulatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat breves, tibiis anticis spinulam singulam subtilem, praeter apicalem, ferentibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, intus fortiter instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, sat fortiter impressa. Habitat: Assam; Sudija (Doherty) 1 es. 4: Patkai M.ns (Doherty) Tess Lo Holotypus in Fry coll. in British Mus.; allotypus in coll. Straneo. I caratteri fondamentali (mancanza di poro setigero nella parte me- diana dell’ orlo laterale del pronoto, metasterno punteggiato, sterniti sol- cati, capo molto largo e corto, pronoto ed elitre fortemente allargati) CAELOSTOMUS ORIENTALI 35 distinguono facilmente questa specie. Inoltre i solchi frontali sono più incisi che nelle altre specie e sono, anche dal lato interno, limitati da uno spigolo ben distinto. Caelostomus inermis Bates Ann. Mus. Civ. Genova, XXXII, 1892, p. 352 — rectangulus Bates ibid., (2), VII, 1889, p. 106. Colore nigro-piceo non iridescente, saepe parum nitido; antennis palpis pedibusque, saepe etiam margine antico pronoti ferrugineis. Long. Bos lene Aas) Wate, Caput mediocre, prope tam latum quam longum; oculis modice con- vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice brevissime dupli- catis, modice sinuatis, profundis, rugosis, sat longis et divergentibus, plus minusve punctatis; antennis sat longis, basim pronoti superan- tibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili- formibus: frontis impressione inter oculos levi. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm., lateribus fortiter rotundatis, ante angulos anticos non sinuatis, sed recte convergentibus, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis obtusis, apice denticulo instructo: sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimi- diam longitudinem pronoti non attingentibus, sat curvatis et convergen- tibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo basi sat obligua latera versus, disco convexo, linea media sat profunda et mediocriter elongata. Elytra sat brevia et ovalia, mediocriter convexa; long. 3,1, lat. 2,5 mm.; lateribus sat regulariter rotundatis, humeris rotundatis apice non dentato, margine basali integro, striis profundis, crebre sed fine crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstiis convexis, apice regulariter rotundato. Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam, prosterno modice sulcato, processu obtuso, ad apicem impresso; metepisternis longis, crebre et fortiter punctatis; metasterno in angulis posticis exte- rioribus fortiter puncato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis et ad latera punctis crebris notatis, sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat breves, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem fe- rentibus; tarsis anticis maris parum dilatatis et parum intus instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. 36 S. L. STRANEO Habitat: Birmania: Teinzò 3 es. typi (leg. Fea); Bhamò (leg. Fea); Schwegoo Myo 1 es. (leg. Fea); Khasia Hills (in coll. Oberthiir); Kalim- pong, Darjiling distr., Himalaya (F. H. Gravelg.); Kanarichina, Almora (leg. Parker). La presente descrizione è basata sul tipo di Teinzò, es. 9 del Museo Civico di Genova: i due paratipi della stessa località appartengono alla coll. Oberthiir ed alla coll. Andrewes. In nessuno degli esemplari tipici mancano completamente le spi- nule delle tibie anteriori, come invece ha asserito Bates nella descri- zione originale. L’ inermis Bates è molto simile al peninsularis Straneo; ne diffe- risce però per la forma non così tozza ed allargata e sopratutto per il capo che è così largo tra gli occhi che lungo e non più largo che lungo; inoltre la statura è un po’ minore, la base del pronoto verso i lati è meno obliqua, i solchi frontali sono meno fortemente incisi. Caelostomus pusillus n. sp. Colore brunneo-piceo, modice nitidus, antennis, palpis, pedibusque rufo-obscuris. Long. 5; lat. 2,3 mm. Caput normale, sat longum, modice sculptum, oculis parvis, modice convexis, temporibus brevibus, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis, mediocriter profundis et rugosis, longis, post oculos productis, valde divergentibus; antennis sat longis subtilibusque, articulis 4° et sequen- tibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; impressione frontali inter oculos nulla. Pronotum sat convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm., lateribus sat for- titer rotundatis, ante angulos posticos non sinuatis nec subsinuatis; an- gulis anticis rotundatis, non prominentibus; posticis obtusis, apice den- te parvo instructo; sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimidiam lon- gitudinem pronoti fere attingentibus, modice curvatis et convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media fortiter impressa. Elytra, praecipue apicem versus, valde convexa, ovata, long. 2,9; lat. 2,3 mm.; maxima latitudine post dimidiam longitudinem, humeris sat notatis, denticulo parvo instructis, margine basali integro, striis pro- fundis, sat fortiter crenulatis, 3° poro conspicuo ad basim instructa, inter- stitiis modice convexis, apice sat acute rotundato. CAELOSTOMUS ORIENTALI 37 Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam, prosterno antice parum, postice non sulcato, processu ad apicem depresso et im- pressione instructo:; metepisternis longis, sat fortiter punctatis; meta- sterno in angulis posticis exterioribus punctato, sternitibus ad basim non sulcatis, sed tantum plus minusve depressis, ad latera plus minusve punctatis; sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat breves, tibiis anticis tantum spinulam apicalem ferentibus, tarsis anticis foeminae articulis primis intus valde instar dentis promi- nentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. Habitat: S. E. Borneo: Martapura (Doherty) 1 es. 9; Sarawak: M. Matang (E. Byrant) 1 es. ®. Holotypus in British Museo (Sharp Coll.); allotypus in coll. Andrewes. L’esemplare di Sarawak non differisce dal tipo che per i solchi frontali poco profondamente impressi. E’ la sola specie senza poro nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto, con metasterni punteggiati, solchi frontali lunghi e sterniti non distintamente solcati. Caelostomus gibbus Andr. Zool. Mededeel. ’S Rijks Mus. Leiden, XIV, 1931, p. 66. Colore nigro nitido, non distincte aut levissime iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 7, lat. 3,1 mm. Caput mediocre, fortiter sculptum; oculis parum amplis, fortiter convexis, temporibus fere nullis, sutura clypeali fortissima, sulcis fron- talibus profundis, antice duplicatis, divergentibus, longis, usque ad secun- dum porum supraocularem productis, antennis sat longis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, impressione fron- tali inter oculos fere nulla (fig. 24). Pronotum convexum, fortiter antice et postice constrictum, long. 1,5; lat. 2,3 mm.; lateribus fortissime et non regulariter rotundatis, post me- dium parum, sed distincte reflexis, ante apicem non sinuatis; angulis an- ticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, curvatis et fortiter convergentibus, canaliculo laterali in medio et postice dilatato, poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, inter sulcos basales leviter depressa, disco fortiter convexo, linea media lata et fortiter impressa, antice parum abbreviata. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 3 38 S. L. STRANEO Elytra valde convexa, subparallela, declivio apicali abrupto, long. 4,3, lat. 3,1 mm., humeris rotundatis, margine basali usque ad 32% striam praesente, striis profunde impressis, leviter crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis fortiter convexis, apice sat regu- lariter rotundato. Subtus, proepisternis non punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, non punctatis; metasterno levi, sternitibus ultimis ad basim sulcatis et sat fortiter crenulatis, ad latera non punctatis; sternite anali maris et foeminae puncto singulo lato, fere fossula, utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus: tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis intus non instar dentis prominentibus, id est fere symmetricis (fig. 18); foeminae intus distincte prominentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. Habitat: Sumatra: Wai Lima; Lamponga (Karny) 1 es. 9 (Typus, in coll. Andrewes): Palembang 1 es. & (in coll. Straneo). Specie molto caratteristica sopratutto per le forti sculture del capo, per la forma del pronoto che ha i lati fortemente arrotondati e ristretti anteriormente e posteriormente, colla doccia allargata nella parte centrale; per la parte inferiore liscia, ecc. Molto caratteristica è anche la presenza di un solo poro, molto grosso, ad ambo i lati dello sternite anale della 9. Tale carattere si riscontra solo nel Caelostomus convexior Jord. e nell’ Oxyglychus laevi- ventris Bates. Caelostomus malayanus n. sp. Colore nigro nitido, non distincte iridescente, antennis, palpis pedi- busque rufis: long. 7,5, lat. 3,4 mm. Caput mediocriter latum, fortissime sculptum: oculis magnis, valde convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis, antice du- plicatis, longis, ultra 2% porum setigerum supraocularem productis, sutura clypeali fortissima, antennis sat longis, articulis 4° et sequen- tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, impressione frontali inter oculos conspicua. Pronotum convexum, fortiter antice et postice constrictum, long. 1,7, max. lat. 2,4, lateribus antice fortiter rotundatis, post medium distincte CAELOSTOMUS ORIENTALI 39 reflexis, ante angulos posticos leviter sinuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato; sulcis ba- salibus dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, curvatis et fortiter convergentibus, canaliculo laterali sat lato, in medio et postice parum dilatato, poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, inter sulcos basales parum depressa, disco fortiter convexo, linea media lata et fortiter impressa, marginem anteriorem fere attingente. Elytra valde convexa, subparallela, declivio apicali sat abrupto; long. 4,3, lat. 3,4 mm., humeris rotundatis, margine basali usque ad ter- tiam striam distincto, striis profunde impressis et fortiter crenulatis, cre- nulatione rada et grossa, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis fortiter convexis, apice sat regulariter rotundato. Subtus episternis pronoti levibus; prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, levibus, non punctatis, postice rugosis; metasterno levi, sternitibus ultimis ad basim sulcatis, sed non crenulatis, ad latera irregulariter impressis, sed non distincte punctatis: sternite anali maris puncto singulo lato, quasi fovea,utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis intus non instar dentis prominentibus, id est fere symmetricis. Microsculptura regularis, mediocriter incisa. Habitat: Malay: Kedah Nr. Jiira. - Catchment Area (H. M. Pen- dlebury) 1 solo es. del F. M. S. Museum, che viene depositato nel Bri- tish Museum. Specie molto vicina a gibbus Andr.. Ne differisce per: occhi più ampi e convessi; sculture del capo ancora più forti; solchi frontali più lunghi; orlo laterale del pronoto in mezzo arrotondato con curva abba- Stanza regolare (nel gibbus arrotondato con curva più irregolare, quasi angolosa); strie molto più fortemente punteggiate; sterniti non crenulati, ecc. _ Potrà forse, in seguito ad esame di più ampio materiale, essere con- siderata sottospecie del gibbus Andr. Caelostomus ovalipennis n. sp. Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo-obscuris. Long. 6,6; lat. 2,8 mm. Caput sat robustum, sat profunde sculptum; oculis fortiter convexis, tempcribus fere nullis, sulcis frontalibus antice valde duplicatis, elon- 40 S. L. STRANEO gatis, sinuatis et divergentibus; antennis sat longis, articulis 4° et sequen-. tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus: impressione frontali inter oculos distincta. Pronotum convexum, cordatum, postice fortiter constrictum, long. 1,4, lat. 1,9 mm., lateribus antice fortissime rotundatis, ante angulos posticos plus minusve subsinuatis: angulis anticis rotundatis, non pro- minentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat fortiter curvatis et convergentibus, canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo; basi parum obliqua latera versus; disco sat convexo, linea media mediocriter profunda et elongata. Elytra ovalia, vaide convexa, praecipue ad apicem; long. 4, lat. 2,8 mm., lateribus valde rotundatis, maxima latitudine in dimidia longitu- dine; humeris sat notatis; margine basali usque ad 3*% striam praesente; striis profundissimis, fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepistenis ad suturam parum, sed fortiter punctatis; pro- sterno sulcato, processu ad apicem obtuso, cum vestigio impressionis: metepisternis longis, postice rugosis, antice levibus, non punctatis; meta- sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera rugosis et punctis paucis, sed conspicuis instructis; sternite anali maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis binis utrinque notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus instar dentis vaide prominentibus. Microsculptura regularis, sat fortiter impressa. Habitat: Perak (W. Doherty) 3 es. Holotypus in British Museo (Fry Coll.); allotypus in coll. Straneo; paratypus in coll. Oberthiir. Questa specie è molto caratteristica e distinta, tra quelle ad essa più vicine, per i caratteri: pronoto cordiforme, posteriormente molto ristretto in confronto alle altre specie vicine; elitre ovali, molto convesse, spe- cialmente verso I’ apice. Caelostomus perakianus n. sp. Colore nigro, mediocriter nitido, non iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo-obscuris. Long. 6,6, lat. 2,9 mm. CAELOSTOMUS ORIENTALI 41 Capu: mediocre, fortiter sculptum, oculis sat convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice parum duplicatis, longis, profundis, rugosis, valde divergentibus, parum sinuatis; antennis sat longis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum mediocriter convexum, subrectangulare, long. 1,5; lat. 2,1 mm.; lateribus antice modice rotundatis, postice modice constrictis, rectis, non subsinuatis: angulis anticis rotundatis, obtusis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, convergentibus et cur- vatis: canaliculo laterali sat lato, poro nullo in medio instructo: basi parum obliqua latera versus, disco parum. convexo, linea media profunda et sat elongata. Elytra subparallela, sat convexa, long. 3,8, lat. 2,9 mm.; late- ribus usque post dimidiam longitudinem parallelis, humeris sat notatis, apice rotundato; margine basali usque ad tertiam striam praesente; striis profundis, sat fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, inter- stitiis convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; prosterno medio- criter sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, rugosis, punctis conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera modice punctatis: ster- nite anali foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem ferentibus. Microsculptura regularis: in capite fortiter, in pronoto et elytris mediocriter impressa. Habitat: Perak (Doherty), 1 es. 9 Holotypus et unicum specimen in British Museo (Fry coll.). Molto distinto dalla specie precedente per la forma del pronoto e delle elitre. Caelostomus punctatissimus n. sp. Colore nigro valde nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,2; lat. 2,4 mm. Caput normale, fortiter et profunde sculptum, sat elongatum; oculis mediocriter convexis, temporibus fere nullis; sulcis frontalibus profundis, longis, antice duplicatis, parum sinuatis, valde divergentibus: antennis 42 S. L. STRANEO sat robustis, vix basim pronoti attingentibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; impressione frontali inter oculos nulla. Pronotum convexiusculum, postice parum depressum, long. 1,1, lat. 1,7 mm.; lateribus fortiter rotundatis usque ad 2/3 longitudinis, postea recte convergentibus, non sinuatis; angulis posticis obtusis, apice dente parvo instructo; sulcis basalibus fortiter curvatis, dimidiam pronoti lon- gitudinem fere attingentibus, canaliculo laterali sat lato, poro setigero nullo in medio instructo; basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media lata et profunda, sat elongata. Elytra modice convexa, lata et sat parallela, long. 3,1, lat. 2,4 mm.; humeris valde prominentibus, rotundatis, margine basali usque ad 3% striam distincto, striis profunde impressis et fortissime crenulatis, 3* poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis fortiter convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus episternis pronoti levibus, punctis impressis apud suturam instructis; prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem impresso; mete- pisternis longis, sat fortiter punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ultimis ad basim fortiter sulcatis et leviter crenulatis, ad la- tera sat modice punctatis; sternite anali maris puncto setigero singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam apicalem tantum ferentibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus non instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, sat levis. Habitat: Perak (Doherty); Pahang, Kuala Tahan; Penang; Singa- pore (Raffray). Holotypus in British Museo (Fry coll.); allotypus in coll. Straneo; paratypus in coll. Oberthiir et in F. M. S. Museo. La profondita e la crenulazione delle strie e gli omeri prominenti distinguono questa specie dalle altre con solchi frontali iunghi, prive di poro setigero nella parte mediana dell’ orlo laterale del pronoto. Caelostomus sarawakianus n. sp. Colore nigro piceo, antennis, palpis pedibusque rufis, plus minusve obscuris. Long. 5,2, ait. 2,3 mm. Caput sat robustum, sat leviter sculptum, oculis sat convexis, tem- poribus brevibus, sulcis frontalibus non profundis, sed longis et fortiter CAELOSTOMUS ORIENTALI 43 divergentibus, antice distincte duplicatis, antennis sat brevibus, articulis 5°-10° moniliformibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus; impres- sione frontali inter oculos nulla. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus antice for- titer rotundatis, postice, ante angulos postices, distincte sinvatis, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis vel parum obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus fere dimidiam pronoti lon- gitudinem attingentibus, perparum curvatis, fere non convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media sat fortiter impressa et longa, fere marginem anticum attingente. Elytra parallela, sat convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm., humeris rotun- datis, sed satis distincte notatis, margine basali integro, striis profunde impressis et crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis parum punctatis in sutura; prosterno fortiter sulcato usque ad apicem; metepisternis longis, punctis paucis, sed pro- fundis instructis; metasterno levi; sternitibus ultimis ad basim fortiter sulcatis et modice crenulatis, ad latera sat fortiter punctatis: sternite anali maris puncto crasso singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, subtilissime impressa. Habitat: Sarawak: Mt. Matang (G. E. Bryant) (2 es.); Quop (1 es.). Holotypus et paratypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo. Caelostomus convexidorsis n. sp. Colore nigro-piceo, mediocriter nitido, non iridescente, antennis, pal- pis pedibusque obscure-rufis. Long. 5,2, lat. 2,3 mm. Caput normale, modice sculptum, oculis valde convexis, temporibus nullis, sulcis fronta- libus mediocriter profundis, antice parum duplicatis, longis; antennis robustis, vix basim pronoti superantibus, articulo 4° et sequentibus pube- scentibus, articulis 5°-10° moniliformibus: impressione frontali inter oculos nulla. Pronotum modice convexum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; lateribus sat fortiter rotundatis, ante angulos posticos distincte subsinuatis; angulis 44 S. L. STRANEO anticis rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, apice den- ticulato: sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem vix attingen- tibus, curvatis et sat convergentibus, canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi sat obliqua latera versus, disco modice convexo, linea media postice fere nulla, in medio lata et profunda. Elytra curta, convexa, parum globulosa, long. 2,9, lat. 2,3 mm.; humeris obtusis sed satis distinctis, margine basali usque ad 3%" striam distincto, striis sat profundis, antice marginem basalem non attingentibus, sat crenulatis, 32 ad basim poro conspicuo instructa, interstitiis medio- criter convexis, apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis perparum punctatis in sutura; prosterno parum sulcato, processu ad apicem cum vestigio impressionis; episternis meta- sterni longis, fortiter punctatis, metasterno levi, non punctato, ster- nitibus ultimis ad basim depressis, non sulcatis et parum rugosis, ad latera rugosis et punctatis: sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus non instar dentis prominentibus. Microsculptura sat fortiter impressa; in elytris parum latior quam in caeteris speciebus. Habitat: Sumatra, Batoe Pantjeh. 1 es. Holotypus et unicum specimen in coll. Oberthiir. Differisce dal sarawakianus per i solchi del pronoto più curvi e convergenti, per le elitre molto più corte, per gli sterniti non fortemente solcati. Caelostomus Andrewesi n. sp. Colore nigro nitido, parum iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,4, lat. 2,9 mm. Caput normale, modice aut sat fortiter sculptum, oculis valde con- vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus brevibus, fortiter sinuatis, antice duplicatis, rugosis; antennis robustis, basim pronoti fere attingen- tibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10°monilifor- mibus, impressione frontali inter oculos nulla. Pronotum amplum, convexum, long. 1,5, lat. 2,1 mm., lateribus antice fortiter rotundatis, postice leviter subsinuatis, angulis anticis rotun- datis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basa- CAELOSTOMUS ORIENTALI 45 libus fere dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, rectis, parum con- vergentibus; canaliculo laterali sat lato, poro nullo in medio instructo, basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat fortiter im- pressa et longa. Elytra sat crassa, subparallela, long. 3,8, lat. 2,9 mm., humeris sat prominentibus, rotundatis; margine basali usque ad basim 22° striae valde notato, striis profundis, mediocriter crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis; apice sat obtuse et breviter rotundato. Subtus proepisternis levibus, tantum in sutura punctatis; prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem profunde impresso; metepisternis longis, levibus, non punctatis; metasterno levi, non punctato, ster- nitibus ultimis ad basim leviter depressis, sat leviter sulcatis, ad latera perparum et sparse punctatis; sternite anali foeminae poris setigeris binis sat conspicuis utrinque notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas parvas praeter apica- lem ferentibus. Microsculptura regularis. Habitat: Sumatra, Beschr. Bendor (Corporaal), 1 es.; Tebing-tinggi 1 es. Holotypus in coli. Andrewes; allotypus in coll. Straneo. Facilmente distinguibile per essere il più grande dei Caelostomus s. str. senza setola nella metà dell’ orlo laterale del pronoto, con meta- sterni lisci. e solchi frontali brevi. Caelostomus parallelipennis n. sp. Colore nigro-piceo mediocriter nitido, antennis, palpis pedibusoue ferrugineis. Long. 4,9, lat. 2,1 mm. Caput sat parvum, leviter sculptum: oculis modice convexis, tem- poribus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus antice parum duplicatis, parum profundis, non rugosis, modice sinuatis, brevibus; antennis sat longis, basim pronoti parum superantibus, articulis 4° et sequentibus pu- bescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus. Pronotum mediocriter convexum, long. 1,1, lat. 1,5 mm., lateribus parum rotundatis, ante angulos posticos sine vestigio sinuositatis, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute den- tato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero nullo instructo, 46 S. L. STRANEO basi parum obliqua latera versus, disco parum convexo, linea media antice abbreviata, ante apicem dilatata, ad basim evanescente. Elytra valde convexa, longa, parallela, long. 2,9, lat. 2,1 mm.; hu- meris sat notatis, margine basali usque ad basim 3° striae distincto, striis profundis et fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, inter- Stitiis valde convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem impressione parva sed profunda notato, metepisternis parum punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim leviter sulcatis, et punctatis, ad latera punctis raris instructis; sternite anali maris puncto singulo utrinque notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas subtiles 1-2 praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis primis fortiter intus instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, levis. Habitat: Sumatra: Padang (Modigliani) 1 es. ¢. - Holotypus et unicum specimen in Mus. Civ. Genova. Il rapporto tra lunghezza totale e massima larghezza è superiore a 2,3: è la specie più allungata tra i piccoli Caelostomus s. str. privi di poro setigero nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto. Caelostomus Modiglianii n. sp. Colore nigro, fortiter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo- ferrugineis. Long. 4,9, lat. 2,1 mm, Caput normale, oculis sat fortiter convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice breviter duplicatis, brevibus, parum sinuatis, sat fortiter divergentibus: antennis sat longis, basim pronoti parum superan- tibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili- formibus, frontis impressione inter oculos conspicua. Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,6 mm.; lateribus regulariter rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, leviter convergentibus, canaliculo late- rali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, disco mediocriter convexo, linea media mediocriter impressa. Elytra sat brevia, subparallela, long. 2,9, lat. 2,4 mm., lateribus parum rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris sat CAELOSTOMUS ORIENTALI 47 notatis, margine basali integro, striis profundis et fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno sulcato, processu abrupte rotundato, ad apicem impressione mediocri instructo, metepisternis punctis paucis sed conspicuis et profundis notatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim non sulcatis, levi- bus, margine postico clariore, ad latera plerumque non punctatis, sed impressionibus irregularibus sat profundis notatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, sed levissima in pronoto et capite; fere nulla in elytris. Habitat: Arc. Mentawei: Sipora, Sereinu (Modigliani) 8 es. Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in cull. Straneo; paratypi in coll. Oberthiir, Mus. Genova, Andrewes, Straneo. Caratteristico per gli sterniti molto lisci e lucidi, senza traccia di solco e, generalmente, non punteggiati ai lati. Caelostomus propinquus n. sp. Colore nigro nitido non iridescente, pronoto parum rufescente, anten- nis palpis pedibusque rufis. Long. 4,6, lat. 2,1 mm. ‘Caput latum, curtum, long. 0,9, lat. 1,1 mm., oculis magnis, fortis- sime convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, brevioribus quam in speciebus propinquis, fortiter divergentibus, medio- criter sinuatis; antennis sat robustis et longis, basim pronoti attingentibus: articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, fortiter cordatum, long. 1,1, lat. 1,5 mm.; late- ribus fortiter et regulariter rotundatis, ante basim subsinuatis; lat. basis 1,3 mm.; angulis anticis rotundatis, non prominentibus; posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, curvatis, me- diocriter convergentibus; canaliculo laterali mediocri, in medio poro seti- gero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus, disco modice con- vexo, linea media lata et profunda . Elytra sat ampla, ovalia, mediocriter convexa, long. 2,7, lat. 2,1 48 S. L. STRANEO mm., lateribus rotundatis, maxima latitudine post dimidiam longitudinem, humeris rotundatis, modice notatis; margine basali usque ad 3%" striam praesente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia ad basim poro conspicuo instructa, interstitiis mediocriter convexis, sinuositate praeapi- cali distincta; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis punctis paucis sed conspicuis notatis, prosterno sulcato, processu ad apicem poro parvo instructo, metepisternis conspicue punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sat fortiter sulcatis et crenulatis, lateribus totis punctatis, sternite anali maris puncto setigero sat conspicuo notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus non instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, finissima. Habitat: Java occ.: Popoh, Zuider Geb. (Louwerens) 1 es. Holotypus et unicum specimen in coll. Andrewes. Specie ben caratteristica per il capo. notevolmente più largo che lungo, gli occhi fortissimamente convessi, i solchi frontali più brevi e profondi che d’ ordinario, ecc. Caelostomus Novae-Guineae n. sp. (fig. 33). Colore brunneo obscurissimo, valde nitido, fere non iridescente, antennis, palpis pedibusque ferrugineis, femoribus clarioribus. Long. 5,6, lat. 2,6 mm. Caput robustum, breve, long. 1,1, lat. 1,3 mm.; oculis amplis, parum convexis, temporibus brevibus sed distinctis, tam convexis quam oculis; sulcis frontalibus divergentibus, perparum sinuatis, curtis, levissimis; antennis sat longis, basim pronoti distincte superantibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus, frontis impres- sione inter oculos nulla. Pronotum subrectangulare, sat convexum, long. 1,1, lat. 1,6, lateribus regulariter rotundatis, post 4/5 longitudinis sinuatis, dein fere parallelis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, perparum con- vergentibus; canaliculo laterali sat lato, in medio poro nullo instructo, basi fere recta, disco sat convexo, linea media leviter impressa. Elytra subovalia, valde convexa, long. 3,2, lat. 2,6 mm., lateribus regulariter rotundatis; maxima iatitudine in media longitudine, humeris CAELOSTOMUS ORIENTALI 49 sat notatis, striis profundis, leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstiis sat convexis, sinuositate praeapicali distincta; apice gradatim rotundato. a Subtus proepisternis levibus, tantum in sutura uni-vel bipunctatis, prosterno sat fortiter sulcato, processu obtuso, ad apicem depresso, mete- pisternis et metasterno levibus, non punctatis; sternitibus fortiter sul- catis, fere levibus, sternite anali maris poro setigero singuio utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulo primo intus valde instar dentis prominente. Microsculptura regularis sed laevissima in pronoto et capite: in elytris evanescente. Habitat: Nova Guinea S. E.; Moroka (1300 m.) (Loria). Holotypus et unicum specimen in Mus. Civ. Genova. Caelostomus philippinicus n. sp. Colore nigro-piceo nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedi- busque flavis. Long. 4,6, lat. 2,1 mm. Caput sat parvum, oculis parum convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, parum profundis et rugosis, non sinuatis, valde divergentibus: antennis longis subtilibusque, basim pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus. Pronotum mediocriter convexum, long. 1,1, lat. 1,6 mm.; lateribus sat regulariter rotundatis usque ad basim; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basa- libus sat longis, fere dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, parum curvatis et convergentibus, canaliculo laterali mediocri, in medio poro setigero nullo instructo; basi sat obliqua latera versus, disco modice con- vexo, linea media valde impressa et elongata, marginem anticum fere attingente. Elytra subovalia, convexa, long. 2,7, lat. 2,1 mm., lateribus rotun- datis, maxima latitudine in media longitudine, humeris rotundatis; mar- gine basali usque ad basim 3*° striae notato, striis sat profundis, medio- criter crenulatis, 3° poro conspicuo ad apicem instructa, interstitiis mo- dice convexis; apice sat anguste rotundato. 50 S, L. STRANEO Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem fere non impresso, metepisternis longis, sat fortiter punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et leviter crenulatis, ad latera parum punctatis; sternite anali maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, leviter impressa. Habitat: Ins. Philippinis; Luzon, Mt. Makiling (Baker) 3 es.; Ma- linao, Tayabas (Baker) 1 es. Holotypus et paratypus in coll. Andrewes; allotypus et paratypus in coll. Straneo. Caelostomus Louwerensi n. sp. Colore nigro, saepe piceo, nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo ferrugineis. Long. 4,8, lat. 2,2 mm.. Caput sat latum, mediocriter elongatum, oculis valde convexis; tem- poribus brevibus, fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, parum sinuatis, sat divergentibus et in fundo rugosis; antennis mediocriter robustis et elongatis, articulis 4° et sequentibus pubescen- tibus, 5°-10° monilifermibus. Pronotum mediocriter convexum, subrectangulare, long. 1,1, lat. 1,6 mm.; lateribus regulariter et sat fortiter rotundatis, ante angulos posticos sine vestigio sinuositatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, parum curvatis, fere paralielis; canaliculo laterali valde angusto, in medio poro setigero nullo instructo; basi sat obliqua latera versus, linea media sat profunda et elongata. Elytra leviter subovalia, fere parallela, lateribus parum rotundatis, maxima latitudine post dimidiam longitudinem; long. 2,7, lat. 2,2 mm.; humeris sat prominentibus, apice distincto, margine basali usque ad ter- tiam striam praesente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis, apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem vix impresso, metepisternis longis, CAELOSTOMUS ORIENTALI 51 sat rugosis, modice punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim sul- catis et mediocriter crenulatis, ad latera parum punctatis, sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura: fere indistincta, praecipue in elytris. Habitat: Java, Preanger, Radjamandala, G. Pantialikan (F. C. Drescher); G. Oengaran, C. O. Djomblang (F. C. Drescher); Batoer- raden, G. Slamet (F. C. Drescher). Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Drescher. Questa specie è molto simile al Caelostomus Caprai mihi col quale sembra convivere: ne differisce, oltre che per l’ assenza del poro nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto, per la statura costantemente minore, capo proporzionalmente un po’ più largo, strie meno fortemente crenulate, elitre più brevi e più larghe. Caleostomus elegans n. sp. Colore nigro nitido, non iridescente, antennis, palpis, pedibusque rufo ferrugineis. Long. 5,5, lat. 2,6 mm. Caput normale, oculis sat convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice leviter duplicatis, brevibus, parum sinuatis, mediocriter divergentibus: antennis sat longis, basim pronoti parum superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, frentis impressione inter oculos mediocri. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice regulariter rotundatis, postice fere rectis vel leviter subsinuatis, medio- criter convergentibus, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, po- Sticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus et latis, parum curvatis, mediocriter convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus, disco convexo, linea media mediocriter impressa et sat longa. Elytra oblongo-ovalia, convexa, long. 3,4, lat. 2,6 mm.; lateribus modice rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris sat notatis, margine basali usque ad tertiam striam praesente, striis profun- dis et modice crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter- Stitiis sat convexis, apice sat acute rotundato. 52 S. L. STRANEO Subtus proepisternis tantum in sutura parum) punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem impresso, metepisternis longis non vel per- parum punctatis; sternitibus ad basim sulcatis et leviter crenulatis, fere levibus, ad latera punctis paucis notatis; sternite anali maris poro sin- gulo, foeminae poris binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus; tarsis anticis maris sat dilatatis, articulis symmetricis, intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, distincta et sat impressa. Habitat: Sumatra, Palembang (Bouchard); M. Knappert; Tandjong Merah. Holotypus et paratypi in coll. Oberthir; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Andrewes. Questa specie è vicinissima al montanus Andr. ed al niger- rimus Straneo: si differenzia da ambedue per la presenza, sugli episterni del pronoto, solo di 3-4 punti, nella sutura interna, mentre nelle altre due specie i punti sono sempre 7-12, ben distintamente occupanti anche una parte notevole degli episterni. Molto simile all’ iridescens Andr., col quale sembra convivere, se ne differenzia per la mancanza di poro seti- gero nell’ orlo laterale del pronoto, elitre in genere meno parallele, ecc. Caelostomus montanus Andr. Journ. Feder. Malay. Mus., XVI, 1931, p. 446. Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque obscure-rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm. Caput mediocre, sat elongatum, oculis sat convexis, temporibus nul- lis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, parum rugosis, mediocriter divergentibus et sinuatis: antennis parum elongatis, vix pro- noti basim attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus: impressione frontali inter oculos parva. Pronotum subrectangulare, mediocriter convexum; long. 1,3, lat. 1,9 mm.; lateribus antice regulariter rotundatis, postice convergentibus, ante angulos posticos levissime subsinuatis, fere rectis: angulis anticis medio- criter rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato, sulcis basalibus rectis, fere parallelis, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus; canaliculo laterali sat lato, in medio poro setigero nullo instructo, tuberculis minimis notato: basi sat obliqua latera versus, disco modice convexo, linea media profunda et sat elongata. bee ye viet VARE A (O Me ji MORO RIT Wa ea | ia CAELOSTOMUS ORIENTALI 53 Elytra subparallelo - ovata; long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus ple- rumque subparallelis, maxima latitudine in medio, plerumque convergen- tibus post dimidiam longitudinem, humeris mediocriter prominentibus, apice sat distincte notato, margine basali usque ed tertiam striam prae- sente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis, apice breviter et obtuse rotundato. Subtus proepisternis apud suturam 7-10 punctis instructis, prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem impressione parva et profunda no- tato, metepisternis longis, parum rugosis, punctis paucis sed conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato, sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulo primo intus leviter prominente. Microsculptura regularis, elytrorum et pronoti levissima, fere indi- stincta. Habitat: Borneo: M. Kinabalu 3 es.: Quop, W. Sarawak (Bryant); Pagat (Grabowsky) (in coll. Andrewes) 2 es.; Brunei (in coll. Oberthiir) 4 es.; Borneo (sine alia adnotatione) (Mus. Paris). La presente descrizione è fatta sul tipo (coll. Andrewes): la specie varia di grandezza da 5,6 a 6,2 mm.: la maggior parte degli esemplari varia da 5,8 a 6 mm.; le proporzioni si mantengono assai costanti: solo in alcuni esemplari le elitre sono più ovali, in altre più parallele. Il pronoto è un po’ più ampio che nel nigerrimus Straneo, ed ha, nella doccia laterale, vari tubercoletti irregolari: la doccia poi è più larga che nelle due specie affini, nigerrimus Straneo ed elegans Straneo. Caelostomus nigerrimus n. sp. Colore nigro, sat iridescente, antennis, palpis pedibusque obscure- rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm. Caput modicum, oculis mediocriter convexis, temporibus brevibus, sulcis frontalibus antice non duplicatis, levibus, parum sinuatis, brevibus; antennis modice elongatis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus. Pronotum subrectangulare, convexum, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; late- ribus sat fortiter rotundatis per 4/5 longitudinis, dein subsinuatis, an- 54 S. L. STRANEO gulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus profundis, fere parallelis, parum elongatis; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media longa, fere marginem anticum attingente. Elytra subovalia, fere parallela, sat convexa, long. 3,6, lat. 2,6 mm.; lateribus parum rotundatis, maxima latitudine in media longitu- dine, humeris sat notatis, margine basali usque ad 3°™ striam praesente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia ad basim poro conspicuo instructa, interstitiis sat fortiter convexis, apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis prope suturam punctatis, prosterno sulcato, apice obtuso cum vestigio impressionis parvae, metepisternis antice levibus, postice sat fortiter punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2: spinulas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis foeminae intus instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, sat leviter incisa. Habitat: Penins. Indocin., Luang Prabang, Mnong Nga (1 es. 9); Latu Ham (1 es. 9) (R. V. de Salvaza). Holotypus in British Mus.; allotypus in coll. Straneo. Molto vicino alla specie precedente, il nigerrimus se ne discosta per l’ orlo laterale del pronoto un po’ più stretto, completamente sprovvisto dei tubercoletti che si osservano nel montanus Andr.: le elitre sono un po’ più lunghe e più parallele; solo notevolmente dopo la metà diven- gono convergenti: per tale ragioné appaiono ancora più allungate di quanto non siano effettivamente. Caelostomus rectangulus Chaud. (Drimostoma) (fig. 35). Ann. Soc. Ent. Belg. XV, 1872, p. 11 (nec rectangulus Bates Ann. Mus. Civ. Genova (2), VII, 1889, p. 106 = ‘inermis Bates); (nec rectan- gulus Andr. Journ. Feder. Malay Mus. XVI, 1931, p. 447 = birmanicus Straneo). Colore nigro, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,6; lat. 2,3 mm. Caput mediocre, oculis sat convexis, temporibus nullis; sulcis fron- talibus antice brevissime duplicatis, parum sinuatis, sat fortiter divergen- tibus, leviter punctatis vel rugosis; antennis basim pronoti vix superan- CAELOSTOMUS ORIENTALI 55 tibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili- formibus. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus rotun- datis per 3/4 longitudinis, dein leviter subsinuatis: angulis anticis rotun- datis non prominentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute 35 Caelostomus rectangulus Chaud. - 36 C. sculptipennis Motsch. - 37 C. sulcatissimus n. sp. dentato; sulcis basalibus mediocriter eiongatis, fere rectis, parum conver- gentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo in- structo, basi mediocriter obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat subtili et longa. Elytra mediocriter convexa, sat parallela, long. 3,3, lat. 2,3 mm.; humeris sat notatis, denticulo minimo instructis, margine basali usque ad tertiam striam praesente, striis profundis, leviter sed crebre crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis, apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem parva impressione notato; episternis meta- sterni sat fortiter punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim sat fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera crebre punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis. 56 S. L. STRANEO Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. _ Microsculptura regularis, leviter impressa. Habitat: Birmania (typus 4, coll. Oberthur); Mergui (R. N. Parker): Tenasserim, Thagata; Siam, Bangkok (1 es. in coll. Castelnau, Mus. Ge- nova); Perak (Doherty). La presente descrizione è stata fatta sull’ esemplare ¢ tipico di Chaudoir. L’ autore descrisse questa specie su un esemplare 4 di Bir- mania ed una @ di Java. L’ esame degli esemplari tipici mi ha permesso di constatare che essi non appartengono ambedue alla stessa specie: poi- chè la prima località indicata da Chaudoir è Birmania, non possono sor- gere dubbi sulla scelta del tipo, che deve essere quello di Birmania. L’ altro esemplare appartiene alla specie che descriverò più innanzi col nome Caprai nov. sp.. Chaudoir, in seguito, determinò, in varie colle- zioni, col nome rectangulus Chd., alcuni esemplari appartenenti a specie ben diverse: tra esse un esemplare di subsinuatus Chd. (in Oberth. Nov. Coleopt., 1883, p. 38) e un esemplare appartenente ad altra specie. di cui seguirà la descrizione a pag. 74 col nome birmanicus; detto esem- plare della coll. Helfer, appartiene ora alla coll. Andrewes. Caelostomus sculptipennis Motsch. (fig. 36) (Stomonaxus). Etud. Ent. 1859, p. 35, tav. 1, fig. 6 (sculpticollis in figura); Tschitsch. Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV (1900), p. 263 (nota); Andrew. Trans. Ent. Soc. Lond. 1928, p. 22. Colore brunneo obscuro, fere piceo, nitido, antennis, palpis pedi- busque clarioribus. Long. 5,7; lat. 2,4 mm. Caput mediocre, oculis convexiusculis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice leviter duplicatis, rectis, divergentibus, sat longis, le- Viter, sed distincte punctatis, margine exteriore recto; antennis sat lon- gis, basim pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pu- bescentis, articulis 8°-10° vix moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus regulariter rotundatis, ante anguios posticos recte convergentibus, non sinuatis, an- gulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus longis, dimidiam pronoti longitudinem distincte superantibus, sat latis, curvatis et antice convergentibus: canaliculo la- terali lato, in medio poro setigero conspicuo instructo; basi parum obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat longa et lata. pena CAELOSTOMUS ORIENTALI 57 Elytra sat parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; humeris parum no- tatis, rotundatis, margine basali usque post basim 3*° striae praesente, striis profundis et sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato. Subtus, proepisternis tantum in sutura parum sed fortiter punctatis, prosterno ad apicem impresso, metepisternis longis, punctis conspicuis et profundis instructis, metasterno punctis paucis sed profundis notato, sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera parum et sat leviter punctatis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo utrin- que instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non preminentibus. Microsculptura regularis, levissima. Habitat: Ceylon; Nuwara Eliya (ex Motsch.); Anuradhapura: India, Nilgiri Hills. Motschulsky descrisse questa specie su esemplari del Monte Noura Eliya di Ceylon. L’ esemplare tipico è perduto (Andrewes, l. c.): però ritengo di avere giustamente identificata la specie, anche per il fatto che di Ceylon non conosco altro insetto cui possa adattarsi la descrizione del Motschulsky. La mia descrizione è fatta su un esemplare del Deutsche Ent. In- stitut, etichettato: « Anuradhapura - Ceylon - W. Horn 1899 ». Nella coll. Andrewes vi è un altro esemplare di Nilgiri Hills che non mi sembra differire in alcun modo da quello di Ceylon. Noto ancora che Motschulsky tracciò anche una figura del suo Sto- monaxus sculptipennis, indicandola però erroneamente col nome sculpti- collis. La figura, invero non molto chiara, richiama anche notevolmente il Caelostomus sulcatissimus, nuova specie di cui segue la descrizione; però, a mia notizia, tale specie non è mai stata raccolta nell’isola di Ceylon. Caelostomus sulcatissimus n. sp. (fig. 37). Colore nigro piceo nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm. Caput sat latum et elongatum, fortiter sculptum; oculis parvis, parum convexis; temporibus fere nullis; sulcis frontalibus longis, profundis, 58 S. L. STRANEO antice distincte duplicatis, fortiter divergentibus, parum rugosis; inter sulcos et carinam ocularem rugosum et depressum, sic ut sulci fere duplicati videantur; antennis sat longis, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 8°-10° vix moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,8 mm.; lateribus antice regu- lariter rotundatis; ante angulos posticos subsinuatis; angulis anticis me- diocriter rotundatis et parum prominentibus, posticis parum obtusis et latissimis, 4/5 longitudinis pronoti attingentibus, curvatis et sat fortiter convergentibus; canaliculo laterali latissimo, poro setigero in medio instructo, basi fere recta, disco abrupte convexo, linea media lata, longa et profundissima, antice et in medio valde dilatata. Elytra sat parallela, convexa, long. 3,5, lat. 2,6 mm.; humeris rotundatis, apice vix notato, margine basali usque ad basim 32° striae praesente, striis valde profundis et fortiter crenulatis, tertia poro con- spicuo ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis sat fortiter et profunde punctatis apud suturam, prosterno sulcato, processu obtuso, ad apicem impresso; metepisternis longis, fortiter punctatis, metasterno punctis profundis instructo, sterni- tibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter punctatis; sternite anali maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis setigeris binis utrinque notato. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas vraeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, sat fortiter incisa. Habitat: India, Nilgiri Hills (H. L. Andrewes); Trichur, Cochin (F. H. Gravely); Anamalai Hills, Madras (J. C. M. Gardner). Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo;:3 paratypi in coll. Andrewes, Indian Museum Calcutta, For. Res. Institut Dehra Dun. Questa specie non pud essere confusa con alcun’ altra. Caelostomus Brescheri n. sp. (fig. 38). Colore nigro nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,2; lat. 2,5 mm. Caput mediocre, fortiter sculptum; oculis mediocriter convexis, tem- poribus fere nullis, sulcis frontalibus antice duplicatis, longis, extus plica nitida limitatis, fortiter sinuatis, praecipue ad apicem, antennis CAELOSTOMUS ORIENTALI 59 longis, distincte basim pronoti superantibus; articulis 4° et sequentibus pubescentibus; 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus fortiter rotun- datis, ante angulos posticos rectis, non sinuatis; angulis anticis parum prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus longis, dimidiam pronoti longitudinem valde superantibus, profundis, sat angustis, fortiter curvatis et convergentibus; canaliculo laterali sat lato, poro setigero in medio instructo, basi sat fortiter obliqua latera versus, disco convexo, linea media levi, fere evanescente, sat brevi; antice sulco transverso levi sed distincto. ml x a : Sas 38 Caelostomus Drescheri n. sp. - 39 C. Mariae n. sp. - 40 C. abruptus Jord. Elytra ovalia, valde convexa, fere globulosa; long. 2,9, lat. 2,5 mm.; lateribus fortiter rotundatis, praecipue apud humeros: his sat ro- tundatis, apice tamen distincto; margine basali integro, striis profundis, fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice convexo, sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura punctis levibus notatis, pro- sterno sulcato, processu obtuso, ad basim impressione parva sed profunda instructo, metepisternis longis, fortissime punctatis, metasterno levi, non Fal 60 S. L. STRANEO punctato, sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter punctatis, sternite anali maris depresso, poro conspicuo singulo, foeminae poris setigeris binis utrinque instructo. Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas 1-2, praeter apicalem, feren- tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis; articulis primis intus instar dentis prominentibus. Microsculptura: elytrorum regularis; pronoti reticulo parum tran- sverso formata; capitis regularis. Habitat: Java; G. Patoeha, 2 es. (F. C. Drescher); Soekaboemi 1 es. (G. E. Bryant); Gounod Gedeh (Ledru). Holotypus in Museo Amsterdam; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Andrewes, Oberthiir e Straneo. Specie molto ben caratterizzata, sia dalle sue proporzioni, sia dai solchi basali del pronoto molto lunghi e piuttosto stretti: linea mediana del pronoto pochissimo impressa. Caelostomus Mariae n. sp. (fig. 39). Colore brunneo-piceo, capite et pronoto obscurioribus, fere nigris, antennis, palpis pedibusque rufo ferrugineis. Long. 6,3; lat. 2,6 mm. Caput mediocre, minus profunde sculptum quam in Caelostcmis ordinariis; oculis modice convexis, temporibus brevibus, sed valde di- stinctis, sulcis frontalibus antice fere non duplicatis, sat brevibus, diver- gentibus, non punctatis, parum sinuatis, non rugosis, parum profundis; antennis sat longis et subtilibus, articulis 5°-10° moniliformibus; articule 4° et sequentibus pubescentibus; impressione frontali inter oculos nulla. Pronotum subrectangulare, long. 1,2, lat. 1,8 mm., basi lata 1,6 mm.; lateribus antice parum rotundatis, basim versus recte, fere subsinuatim, leviter constrictis; angulis anticis parum notatis et vix prominentibus, angulis posticis fere rectis, apice dente acuto parvo instructo: sulcis basalibus sat brevibus, latioribus quam in caeteris Caelostomis, profun- dis, parum convergentibus, impressione transversa prope basim conjun- ctis: canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo: basi fere recta, disco modice convexo, linea media sat longa et praecipue postice profunda; anteriore impressione transversa levi, sed distincta. Elytra subparallela, convexiuscula, long. 3,7, lat. 2,6 mm.; humeris distincte notatis, maxima latitudine in media longitudine; margine basali usque ad 3*™ striam integro; striis sat profundis, basim non attingen- CAELOSTOMUS ORIENTALI 61 tibus, sat fortiter crenulatis, 3° poro conspicuo ad basim instructa, inter- Stitiis modice convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis levibus, impunctatis, prosterno levissime sul- cato, processu postice obtuse rotundato, impressione ad apicem instructo: metepisternis prope angulum posticum exteriorem fortiter impressis et punctis 2-3 instructis: metasterno levi, non punctato: sternitibus leviter depressis basim versus, nec sulcatis; ad latera impunctatis et tantum impressionibus perlevibus irregularibus notatis; sternite anali maris puncto setigero singulo, feeminae punctis setigeris binis utrinque instructo. Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis spinulas binas praeter api- calem ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus leviter instar dentis prominentibus. Microsculptura elytrorum regularis levissima; pronoti parum fortior, praeter lineas transversas solitas, etiam punctis impressis formata. Habitat: Java: Malang (1 es.); M. Ardjoeno (Mr E. Walsh) (1 es.): Dreanger, G. Tangkoeban Prahoe (Drescher) 2 es. Holotypus in coll. Straneo; allotypus in coll. Oberthiir; paratypi in coll. Andrewes et Drescher. Specie nettamente distinta da ogni altra, particolarmente per la forma e le sculture del pronoto, e per la microscultura del pronoto che, oltre che dalle solite lineette trasversali, è formata da punti microscopici fortemente impressi, specialmente verso i lati: inoltre le strie non rag- giungono l’orlo basale delle elitre. Caelostomus obscuripes n. sp. Colore nigro sat opaco, antennis, palpis pedibusque nigro-piceis. Long. 5,7, lat. 2,5 mm. Caput sat robustum, oculis fortiter convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus longis, antice parum duplicatis, profundis, post 1/3 longitu- dinis valde dilatatis, fortiter divergentibus, parum dilatatis; antennis sat robustis, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, rotundatum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; lateribus regulariter et sat fortiter rotundatis, angulis anticis rotundatis, non pro- minentibus, posticis valde obtusis, apice fortiter dentato; sulcis basalibus rectis, sat brevibus, latioribus quam in Caelostomis ordinariis, fere fos- 62 S. L. STRANEO sulam simulantibus, non convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi fortiter obliqua latera versus, disco convexo, linea media longa et sat fortiter impressa, praecipue in medio. Elytra subparallela, long. 3,1, lat. 2,5 mm.; lateribus prope humeros fortiter rotundatis, humeris omnino rotundatis; margine basali usque ad 3°™ striam praesente, striis parum profundis, crebre at satis leviter cre- nulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis parum con- vexis, apice obtuse rotundato. Subtus proepisternis leviter ad suturam punctatis, prosterni apice parum impresso, metepisternis fortiter punctatis, metasterno punctis paucis, sed conspicuis notato; sternitibus ad basim sulcatis et leviter cre. nulatis, ad latera leviter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis maris extus quadridentatis, foeminae spinulas binas sat subtiles ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis prominentibus. Microsculptura fortissima et singularis: etiam in elytris rete sat regulari et angustissima contexta. Caput et pronotum impressionibus et tuberculis minimis notata, praeter microsculpturam regularem. Habitat: Sikkim, Gopaldhara, Darjiling 2 es. (H. Stevens). Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo. Occorrerebbero numerosi esemplari per vedere se il dimorfismo tra le tibie anteriori dei due sessi è accidentale o è un carattere costante. La specie è assai ben definita sia dalla microscultura eccezionale, che, anche sulle elitre, è costituita da una rete poligonale a maglie stret- tissime, mentre in tutte le altre specie dei Caelostomus s. str. è formata da lineette trasversali, sia dal colore che è nero piuttosto opaco (in con- seguenza della forte microscultura), sia anche per le zampe e antenne che non hanno la netta colorazione rossa o ferruginea comune a tutte le altre specie. Caelostomus similis Jordan Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 109. Colore nigro-piceo, apice elytrorum clariore, rufescente; antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,3; lat. 2,8 mm. Caput regulare, oculis amplis, sat convexis, sulcis frontalibus antice profundis et parailelis, postice levibus et divergentibus: antennis sat Sie I A See a CAELOSTOMUS ORIENTALI 63 longis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 6°-10° moni- liformibus. Pronotum modice convexum, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; lateribus for- titer et regulariter rotundatis usque ad basim, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis valde obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus brevibus, fere rectis et parallelis; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, disco modice convexo, linea media levi, impressione transversa anteriore vix distincta. Elytra subparallela, modice convexa, long. 3,7, lat. 2,9 mm.; late- ribus parum rotundatis, humeris late rotundatis, margine basali usque ad 3%" striam praesente, striis mediocriter profundis, crebre sed leviter crenulatis; 3° poro ad basim instructa, interstitiis parum convexis, apice sat breviter rotundato. Subtus proepisternis in sutura leviter et parum punctatis; prosterno leviter sulcato, processu obtuso, ad apicem impressione parva instructo; metepisternis longis, punctis crebris sed parum profundis instructis, me- tasterno fortiter punctato et rugoso: sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 4 praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar dentis fortissime prominentibus. Microsculptura regularis, mediocriter impressa. Habitat: Buru. La presente descrizione è stata fatta sull’ esemplare tipico di Jordan, etichettato, di mano dell’ autore, « Stomonaxus similis’ Jordan Type! ». Nella descrizione originale il numero di spine delle tibie è maggiore di quanto non apparisca dal tipo: ciò forse è dovuto all’ essere le spinule delle tibie facilmente asportabili. Ho veduto un altro esemplare della collezione Andrewes, etichettato: «Ilat: Bosreo O. K. Doherty ». Esso concorda col tipo, però la tibia destra ha sole 3 spine oltre alla apicale. Ii tipo di Jordan è notevolmente mutilato, avendo le elitre spezzate trasversalmente: dell’ elitra destra manca la metà apicale: manca anche di un’ antenna e di una zampa. Può essere che la specie non sia che una varietà del Caelostomus picipes Macl., che, come è noto, è assai variabile. Tuttavia è necessario l’ esame di più copioso materiale per definire la questione. 64 S. L. STRANEO Caelostomus picipes Macl. Ann. Jav. 1825, p. 24; Hope, Col. Man. II, 1838, t. 2, f. 6; Andrewes, Trans. Ent. Soc. Lond. 1919, p. 160; Sloane, Proc. Lin. Soc. N. S. Wales 1920, p. 321; Andrewes, Mission Prov. Centr. Himal. 1924, p. 44. rufipes (Drimostoma) Boh. Eugen. Resa, Zool. Col. 1858, p. 13; Tschit. Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV, 1900, p. 262; Lesne, Miss. Pavie, Hist. Nat. 1904, p. 77; Andrewes, Trans. Ent. Soc. London 1921, p. 180. striaticollis (Stomonaxus) Chaud. (nec Dej) Ann. Soc. Ent. Belg. XV, 1872, p. 13; Oberthiir, Col. Novit. I, 1883, p. 39; Bates, Ann. Soc. Ent. France 1899, p. 277; Compt. rend. Soc. Ent. Belg. 1891, p. 334 (strigi- collis); Ann. Mus. Civ. Genova (II) XII, (XXXII) 1892, p. 351. celebensis (Stomonaxus) Chaud. Ann. Soc. Ent. Belg. XV, 1872, p. 18. borneensis (Stomonaxus) Tschit. Horae Soc. Ent. Ross. XXXII, 1898, p. 13; 1. c. XXXIV 1900, p. 264. subsp. japonicus (Stomonaxus) Tschit. 1. c. XXXII, 1898, p. 14; l. e. XXXIV, 1900, 263. striaticollis (Stomonaxus) Bates (nec Dej, nec Chaud.) Trans. Ent. Soc. Lond., 1883, p. 290. Colore nigro piceo, interdum rufescente, apice et plerumque late- ribus elytrorum rufo-ferrugineis; antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6, lat. 2,5 mm. Caput sat crassum, oculis amplis et valde convexis, temporibus nullis aut fere nullis, sulcis frontalibus antice fere non duplicatis, pro- fundis, brevibus, valde divergentibus, plus minusve rugosis, sed ple- rumque non punctatis, fronte inter sulcos levi, non punctata; antennis robustis, basim pronoti vix superantibus, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus fortiter et regulariter rotundatis, usque ad angulos posticos, angulis anticis valde et cbtuse rotundatis, non prominentibus, posticis valde obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus brevibus, rectis, fere parallelis; canaliculo late- rali angusto, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, disco convexo, linea media profunda et parum elon- gata, sulco transversali anteriore interdum praesente, quamvis levi. Elytra subparallelo-ovata, mediocriter convexa, long. 3,5, lat. 2,5 mm.; lateribus antice fere parallelis, humeris mediocriter rotundatis, apice distincto; margine laterali usque ultra 3°" striam praesente, inter- dum integro; striis profundis, sat crebre crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa; interstitiis mediocriter convexis; apice sat regulariter rotundato. Subtus proepisternis in sutura parum punctatis, prosterno variabili, CAELOSTOMUS ORIENTALI 65 plerumque non vel parum sulcato, raro fortiter sulcato, processu obtuso, ad apicem plerumque non vel tantum leviter impresso: metepisternis longis, rugosis et sat fortiter punctatis, metasterno etiam fortiter punc- tato in angulis posticis; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera sat fortiter punctatis, sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 3, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus plus minusve instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, sat profunde incisa. La presente descrizione è fatta su un esemplare di Java, Dessa Tjibogo. Ho veduto complessivamente quasi un centinaio di esemplari delle località elencate a pagina seguente. L’ asserzione di Tschitscherine (Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV, 1899, p. 262) che gli episterni del pro- noto di questa specie sono imponctués è dovuta al fatto che egli ha esa- minato solo due esemplari (I. c.): nella massima parte degli esemplari i proespisterni sono nettamente punteggiati nella sutura interna. La specie è diffusa e sembra molto comune. Per le sinonimie rela- tive vedasi: Andrewes, Trans. Ent. Soc. Lond., 1919, p. 160. Caelostomus picipes subsp. japonicus Tschit. A forma tipica distinctus praecipue ob frontem, inter oculos, semper fortiter punctatam. Habitat: Japonia. Non posso ritenere il japonicus Tschit. distinto specificamente dal picipes Macl., perchè la sola differenza abbastanza costante è quella della punteggiatura della fronte: però talvolta anche in esemplari del picipes Macl., non giapponesi, si può osservare un principio di punteggiatura, benchè in generale limitata ai solchi frontali: ma in un esemplare di Borneo, M. Kinabalu, della coll. Oberthir, la punteggiatura è estesa quasi come nel japonicus. Il Caelostomus celebensis Chaud., di cui ho studiato il tipo, non dif- ferisce in alcun modo dalla media dei picipes che ho esaminati. Non ho esaminato il tipo del borneensis Tschit.; ma ho potuto studiare molti esemplari di Borneo, che ritengo indubbiamente apparte- nere al borneensis Tschit. e non noto alcuna differenza costante. Tutti gli esemplari di Borneo da me esaminati possono sempre essere com- CR ERANO a UE v 66 S. L. STRANEO presi tra esemplari estremi anche di una stessa località differente da Borneo: perciò cade anche la possibilità di ritenere il borneensis una sottospecie o una razza geografica. Ecco un elenco di località da me controllate: picipes Macl. f. typ.: India: Nilgiri Hills; Chota Nagpore, Nowatoli (R. Gardon); Chirodan, Ghat du Biru (R. Gardon); Travancore (R. P. Castet). Birmania: Karin Keba (L. Fea): Tenasserim, Malewoon (L. Fea). Annam, Phuc-Son (Fruhstorfer); Saigon; Bangkok; Hoabinh (De Cooman); Huè (R. V. de Salvaza). Is. Andaman (Roepstorff): Is. Nicobars. China: Hong-Kong. Formosa, Kosempo (H. Santer). Is. Ryu-Kyu, Kagoshima (Duchon). Sumatra: Palembang (Bouchard). Mentawei: Si Oban (Modigliani). Java. Celebes; Sidaonta Paloe (C. J. Louwerens). Borneo: Kinabalu. Australia: M. Ernest (D’ Albertis). Var. japonicus Tschit.; Japan, Nagasaki; Mimasaka, Matonaki; Kobe Harada (Lewis). ; Caelostomus Caprai n. sp. Colore nigrum, interdum piceo vel leviter rufescente, sat fortiter iri- descente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,1, lat. 2,7 mm. Caput normale oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice fere non duplicatis, sat brevibus, praecipue antice latis et profundis, fortiter divergentibus, sinuatis, rugosis; antennis sat subti- libus, vix basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum latum, modice convexum, long. 1,3, lat. 2 mm.; lateribus antice fortiter, postice leviter rotundatis, ante angulos posticos non si- nuatis, angulis anticis sat rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem fere ak Clee E NI È, Lana | j CAELOSTOMUS ORIENTALI 67 attingentibus, fere rectis et parum convergentibus; canaliculo laterali me- diocri, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi modice obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat profunda. Elytra sat variabilia, plerumque subparallelo-ovalia, sat lata et curta, long. 3,4, lat. 2,7 mm.; lateribus antice subrotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris sat notatis, apice dente parvo instructo, margine basali usque ad 3%" striam semper praesente, interdum ultra; striis profundis, crebre et sat fortiter crenulatis, tertia poro con- spicuo ad basim instructa; interstitiis convexis, apice sat breviter rotundato. Subtus proepisternis in sutura parum punctatis, prosterno fortiter sulcato, processu sat variabili, plerumque obtuso et mediocriter impresso ad apicem; metepisternis punctis paucis sed conspicuis notatis, meta- sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et sat fortiter crenulatis, ad latera parum sed fortiter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis spinulas 1-2, praeter api- calem, ferentibus, tarsis anticis maris fortiter dilatatis (fig. 18), articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura levissima, in elytris indistincta. Habitat: Java. Località a me note: Mons Gede (Fruhstorfer); Pengalengang (Fruh- storfer); Tangkoeban Prahoe (Drescher et Jakobson); Preanger, M.t Boe- tangrang (Drescher); G. Patoeha-Preanger; G. Oengaran (Drescher); Zuid-Banjoemas, Koebangkang Koeng (Drescher); Toegoe, Gounod Ge- deh (Ledru); Radja Mendala (Ledru); G. Slamat, Batoerraden (Drescher); G. Raoang, Bajoe Kidoel (Lucht); Tcibodas (Beccari), etc. Holotypus et paratypi in coll. Straneo; allotypus in coll. Andrewes; paratypi in coll. Andrewes, Drescher, Oberthiir, Mus. Civ. Genova, Mus. Amsterdam, Mus. Buintenzorg, Mus. Paris. Complessivamente un centinaio di esemplari. E’ la specie che sembra pit diffusa in Giava. Come ho scritto a pro- posito dei tipi del Caelostomus rectangulus Chd. |’ esemplare descritto da Chaudoir come ® del rectangulus deve invece essere riferito al Caprai mihi. Un esemplare di Java, M. Moeria, in coll. Oberthiir, è notevolmente più piccolo (mm. 4,8); ed ha le elitre con strie un po’ più finemente cre- 68 S. L. STRANEO nulate: esso potrà forse costituire o una varietà o una specie distinta: ma è impossibile, senza ulteriore materiale, definire la questione. Nella coll. del Museo Civ. di Genova, vi è un esemplare etichettato: «Borneo, Sarawak, 1865, coll. Doria». Questa località però necessita conferma. Caelostomus subiridescens n. sp. Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,7, lat. 2,9 mm. Ì Gaput normale, oculis convexis, temporibus fere nullis, sulcis fron- talibus profundis, sat elongatis et sinuatis, mediocriter divergentibus, in fundo punctulato-rugosis; antennis basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,4, lat. 1,9 mm.; lateribus antice regu- lariter rotundatis, basim versus rectis, non sinuatis, angulis anticis me- diocriter rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute den- tato; sulcis basalibus sat brevibus, parum curvatis et modice convergen- tibus; canaliculo laterali antice angusto, postice parum latiore, in medio poro setigero conspicuo instructo; basi sat fortiter obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat lata et profunda, 3/4 longitudinis prenoti attingente. Elytra subparallela, sat fortiter convexa, praecipue postice, long. 4, lat. 2,9 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, humeris sat rotun- datis, vix notatis, margine basali 3%" striam parum superante, striis pro- fundis, et fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa; interstitiis convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis apud suturam punctatis, prosterno fortissime sulcato, processu ad apicem impressione sat parva sed profunda notato; metepisternis longis, rugosis et paucis sed conspicuis punctis instructis, metasterno punctos paucos ferente; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera punctis raris sed conspicuis notatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura levissima, fere indistincta. Habitat: Sumatra: Si-Rambé (E. Modigliani) 3 es. CAELOSTOMUS ORIENTALI 69 Holotypus et paratypus in Mus. Civico Genova; allotypus in coll. Straneo. La notevole statura, la punteggiatura del metasterno, 1’ iridescenza e la forma del pronoto, a lati non subsinuati, distinguono facilmente questa specie dalle affini con poro nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto. Caelostomus siamensis n. sp. Colore nigro-brunneo sat nitido, vix iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo-brunneis obscuris. Long. 6,8, lat. 3 mm. Caput mediocre, fortiter sculptum, oculis parvis, fortiter convexis; sulcis frontalibus brevibus, fortiter sinuatis, antice divergentibus, postice parallelis; antennis sat brevibus, basim pronoti non attingentibus; arti- culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,6, lat. 2,1 mm., lateribus antice fortiter rotundatis, postice, ante angulos posticos, subsinuatis, angulis anticis valide rotundatis, non prominentibus, angulis posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute dentato: sulcis basalibus fere rectis et non convergen- tibus, dimidiam pronoti longitudinem fere attingentibus: canaliculo late- rali sat lato, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fere recta, perparum obliqua latera versus, disco convexo, linea media lata et pro- fundissima, 4/5 longitudinis pronoti attingente. Elytra parallela, long. 4,1, lat. 3 mm.; lateribus, prope humeros, modice rotundatis, humeris sat rotundatis, apice vix notato; margine basali usque ad 3°™ striam praesente, striis profundis et fortiter crenu- latis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis; prosterno sulcato, processu ad apicem late impresso, fere marginato; metepisternis parum punctatis, metasterno 2-3 punctis instructo; sternitibus ad basim sul- catis et leviter crenulatis, ad latera fere levibus, sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo. Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, finissima. Habitat: Siam: Bangkok. 1 es. 4. Holotypus in coll. Straneo. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 4 rent a 70 S. L. STRANEO Affine al precedente, ne differisce per gli angoli anteriori del pro- noto molto più arrotondati, la doccia del pronoto più larga, i lati del pronoto posteriormente subsinuati, le elitre più parallele, le antenne più brevi, la parte inferiore meno punteggiata. Caelostomus latemarginatus n. sp. Colore nigro sat nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,2, lat. 2,8 mm. Caput normale, sat fortiter sculptum, oculis valde convexis, tempo- ribus fere nullis, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis, longis, diver- gentibus et sinuatis, fere non rugosis; antennis sat elongatis, basim pro- noti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, subrectangulare, long. 1,3, lat. 2 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, postice fere rectis, parum constrictis; an- gulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis et parum convergentibus; canaliculo laterali lato, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi lata, fere recta; disco sat convexo, linea media sat levi, parum profun- dius antice impressa. Elytra subparallelo-ovata, sat convexa, declivio apicali valde gra- duali, long. 3,7; lat. 2,8 mm.; humeris rotundatis, margine basali integro; striis profundis, levissime crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis parum convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno sat deplanato, processu ad apicem impressione sat forti notato, metepi- sternis longis, crebre punctatis, metasterno sat fortiter punctato; sterni- tibus ad basim depressis, nec sulcatis, et crenulatis, ad latera crebre punc- tatis; sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 1-2, levissimas, praeter api- calem, ferentibus; tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, capitis sat fortis, pronoti et elytrorum levis. Habitat: Pen. Indocin.: Luang Prabang, Ban Nam Mo (R. V. de Salvaza, 1 es.): Laos, Tintoe (R. V. de Salvaza, 1 es.). Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo. Specie caratteristica, tra quelle con poro setigero nella parte cen- trale della doccia del pronoto e con metasterno punteggiato, con statura CAELOSTOMUS ORIENTALI 71 inferiore a 6,5 mm., per la doccia del pronoto più larga, le strie delle elitre molto finemente crenulate, e le elitre notevolmente convesse sul disco, ma con declivio molto graduale. Caelostomus abruptus Jord. (fig. 40). Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 108. Colore nigro nitido non iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,7, lat. 2,4 mm. Caput normale, oculis modice convergentibus, temporibus nullis, sul- cis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, latis et profundis, parum divergentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum subrectangulare, long. 1,4, lat. 1,7 mm.; lateribus modice et sat regulariter rotundatis, ante angulos posticos rectis, fere subsinuatis, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, sat rectis, fere non convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo; basi sat obliqua latera versus; disco modice con- vexo, linea media leviter impressa, sed elongata. Elytra subparallela, disco abrupte sublato, fere inflato ad latera et apicem versus, sic ut, visione superiore, margo lateralis, apicem versus, et apicalis conspici non possint; long. 3,2, lat. 2,4 mm.; humeris sat rotun- datis, sed prominentibus et distincte notatis, margine basali usque ad 3°” striam praesente; striis profundis, leviter crenulatis, interstitiis modice convexis; apice fortiter convexo, breviter rotundato. Subtus proepisternis apud suturam sat fortiter punctatis, prosterno valde sulcato, processu obtuse rotundato, sulcato et ad apicem depresso, metepisternis crebre et conspicue punctatis, metasterno fortiter punctato, sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris leviter dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, finissima sed evidenter impressa. Habitat: Tenimbar. La presente descrizione è fatta sul tipo di Jordan e su un cotipo rot PA è gi ale Le NA ORI i Vie Dee en i Fk 72 S. L. STRANEO gentilmente comunicatomi dal Sig. Oberthur. Il tipo è mutilatoi alle antenne ed è etichettato: « Stomonaxus abruptus Jordan Type!» scritto da Jordan stesso. Caratteristica di questa specie è la forma delle elitre che sono bru- scamente convesse sia alla base che ai lati e presso l’ apice; il pronoto, di conseguenza appare molto incassato nelle elitre; il declivio apicale è molto brusco; e chi osserva |’ insetto perpendicolarmente dall’ alto, non può più scorgere il margine laterale ed apicale nella metà posteriore delle elitre, ove è nascosto appunto dalla brusca convessita delle elitre Stesse. Caelostomus cribriventris n. sp. Colore nigro sat nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedi- busque ferrugineis. Long. 5,6, lat. 2,5 mm. Caput normale, mediocriter sculptum, oculis sat fortiter convexis, temporibus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat brevibus, parum sinuatis, sat divergentibus et levibus; antennis sat elongatis subtilibusque, articulis 5° et sequentibus pubescentibus, 8°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice medio- criter rotundatis; postice rectis, parum convergentibus;; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, dimidiam pronoti longitudinem non attin- gentibus, parum curvatis et convergentibus; canaliculo laterali mediocri, in medio parum dilatato et poro setigero conspicuo instructo; basi fere recta, disco convexo, linea media sat elongata et profunda. Elytra ovalia valde convexa, regulariter declivia ad latera et apicem versus; long 3,3; lat. 2,1 mm.; maxima latitudine in media longitudine; humeris rotundatis, apice perparum notato, margine basali integro, striis profundis et finissime sed crebre crenulatis, tertia poro setigero ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis etiam ultra suturam sat fortiter punctatis, pro- sterno sulcato, processu breviter rotundato, fere truncato; metepisternis longis, crebre punctatis, metasterno fortiter punctato, sternitibus non sulcatis, fere omnino punctis crebris obtectis; sternite anali maris puncto setigero singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. = uo dia ia Lat vate bo 7 ‘a! “a Th ie tie Ae | CAELOSTOMUS ORIENTALI 73 Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura: non distincta. Habitat: Tonkin: Hoabinh, 12 es. (R. V. de Salvaza et de Cooman). Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo; paratypi in British Museo, coll. Andrewes, coll. Straneo. Specie particolarmente caratteristica tra quelle del suo gruppo per i segmenti ventrali interamente o quasi coperti di punti fittissimi. Caelostomus Albertisi n. sp. Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque ferrugineis. Long. 5,4, lat. 2,3 mm. Caput sat latum, oculis amplis et fortiter convexis, temporibus bre- vibus; sulcis frontalibus antice non duplicatis, divergentibus et valde pro- fundis, postice brevibus, sinuatis, dein parallelis: antennis sat brevibus et robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili- formibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus antice fortiter rotundatis, postice sat fortiter constrictis, subsinuatis, angulis anticis rotundatis, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, postice magis constricto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus; disco convexo, linea media sat fortiter im- pressa. Elytra parallela, modice convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; humeris sat rotundatis, parum notatis, margine basali usque ad 3°™ striam prae- sente, striis profundis, fortiter crenulatis; 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modice convexis; apice obtuse rotundato. Subtus proepisternis apud suturam sat fortiter punctatis, prosterno mediocriter sulcato, processu depresso, ad apicem impressione parva no- tato; metepisternis longis, sat punctatis. metasterno punctis paucis sed distinctis notato; sternitibus ad basim sat fortiter depressis, sed non di- stincte sulcatis, ad latera crebre sed fine punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- 74 S. L. STRANEO tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis mediocriter prominentibus. È Microsculptura indistincta. Habitat: N. Guinea: Katau (D’ Albertis) 3 es. Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypus in coll. Andrewes. Specie caratterizzata, tra quelle del suo gruppo, dalla forma delle elitre, molto parallele e dalla fitta punteggiatura degli sterniti, per quanto in misura minore che nel cribriventris Straneo. Caelostomus birmanicus n. sp. rectangulus Andr., (nec Chaud.) Journ. Feder. Malay Mus. XVI, 1931, p. 447. Colore brunneo obscuro vel rufescente, leviter iridescente; anten- nis, palpis pedibusque ferrugineis. Long. 5,2, lat. 2,3 mm. Caput normale, oculis parvis at satis convexis, temporibus brevibus sed valde distinctis; sulcis frontalibus sat leviter impressis, antice non distincte duplicatis, sat fortiter divergentibus, brevibus: antennis sat elongatis, basim pronoti superantibus, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm.; lateribus regulariter rotundatis, ante angulos posticos rectis vel levissime subsinuatis; angulis anticis rotundatis, levissime prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti longitudinem attingen- tibus, fere rectis, modice convergentibus: camaliculo laterali mediocriter lato, poro setigero in medio instructo, basi parum obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat longa et profunda. Elytra subparallela, modice convexa, long. 3, lat. 2,3 mm.; late- ribus fere parallelis, maxima latitudine parum post dimidiam longitu- dinem, humeris rotundatis, margine basali integro; striis sat profundis et leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis etiam extra suturam distincte punctatis, pro- sterno sulcato, processu ad apicem fortiter depresso, fere marginato; metepisternis crebre punctatis, metasterno parum sed distincte punctato; sternitibus ad basim parum depressis, sed non distincte sulcatis, prae- cipue ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. CAELOSTOMUS ORIENTALI 75 Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, sed finissima, fere indistincta. Habitat: Birmania, Tenasserim 1 es.; Carin Cheba (L. Fea) 2 es.; Nilgiri Hills 1 es. Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in Mus. Civ. Genova e in coll. Andrewes. L’ holotypus è un esemplare proveniente dal Museo di Praga, coll. Helfer, ed era stato determinato da Chaudoir col nome rectangulus Chd., con la quale specie non ha nulla a che fare. Non ho potuto riscontrare alcuna differenza tra l’ esemplare tipico e quello, anch’ esso in coll. Andrewes, di Nilgiri Hills. Questo Caelostomus è molto vicino al cribriventris dal quale però si differenzia principalmente perchè, quantunque fittamente punteggiato nella parte inferiore, lo è molto meno del cribriventris; inoltre le pro- porzioni del corpo sono diverse: il pronoto del cribriventris è più largo, le elitre sono più ovali e più dilatate nel mezzo, ecc. Caelostomus andamanensis n. sp. Colore nigro piceo nitido, leviter subiridescente, antennis, palpis, margine antico pronoti et pedibus rufo-ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,4 mm. Caput mediocre, leviter sculptum, oculis parum convexis, temporibus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat brevibus, antice non distincte duplicatis et sat divergentibus, dein sinuatis et parallelis; antennis sat elongatis, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis sexto et sequentibus moniliformibus. Pronotum convexum. long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus regulariter rotundatis, ante angulos posticos fere rectis, non sinuatis, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis obtusis, apice minute den- tato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media sat impressa et elongata. Elytra ovalia, valde elongata, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus mediocriter rotundatis, in medio fere parallelis; maxima latitudine in media longitudine, humeris sat notatis et prominentibus, margine basali 76 S. L. STRANEO usque ad 3% striam praesente; striis profundis, modice crenulatis, 3% poro ad basim instructa, interstiis parum convexis; apice valde gradatim constricto. Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno sul- cato, processu ad apicem fortiter impresso; metepisternis parum punctatis; metasterno punctis paucis sed distinctis instructo, sternitibus ad basim depressis, non sulcatis, et crenulatis, ad latera sat punctatis; sternite anali maris puncto setigero utrinque instructo. i Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus instar dentis valde prominentibus. Microsculptura regularis, in elytris levissima, in pronoto mediocris. Habitat: Ins. Andaman (D. Plason, 1 es.). Holotypus in coll. Oberthiir. L’ olotipo è in cattive condizioni, avendo ambedue le antenne molto mutilate e mancando di più di metà delle zampe. Tuttavia la specie è assai nettamente distinta da tutte le altre. Caelostomus Loriai n. sp. Colore nigro valde nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,8, lat. 2,5 mm. Caput sat robustum, sat leviter sculptum; oculis amplissimis, parum convexis, temporibus brevibus, sed plerumque valde distinctis; sulcis fron- talibus brevibus, antice non duplicatis, fortiter divergentibus, parum si- nuatis; antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum subrectangulare, convexum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; late- ribus perparum et sat regulariter rotundatis, postice parum constrictis, ante basim plerumque rectis; angulis anticis obtusis, rotundatis, non pro- minentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute dentato; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media profunde impressa. Elytra subparallela, fortiter convexa, praecipue apicem versus, long. 3,3, lat. 2,5 mm.; humeris valde notatis, angulo distincto; margine basali usque ad 3°™ striam praesente; striis profundis, mediocriter crenu- latis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis, apice valde regulariter rotundato. CAELOSTOMUS ORIENTALI 71 Subtus proepisternis tantum in sutura fortiter punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, sat rugosis et profunde punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim plus minusve sulcatis, ad latera punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis parum prominentibus. Microsculptura plerumque indistincta. Habitat: Nova Guinea, S. E. Paumomu riv. (Loria): Papuasia, Ma- fulu (L. E. Cheesman). Holotypus in Mus. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypus in British Mus. L’ esemplare raccolto da L. E. Cheesman è mostruoso, avendo la metà destra irregolarmente sviluppata: tuttavia ritengo di non errare, attribuendolo a questa specie. Caelostomus latithorax n. sp. Colore nigro valde iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,3, lat. 2,6 mm. Caput sat parvum, modice sculptum, oculis amplis, parum conver- gentibus; sulcis frontalibus parum profundis, sat brevibus, sinuatis, aattee divergentibus; antennis sat robustis, articulo 4° et sequentibus pubescen- tibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum amplum, subrectangulare, parum convexum, long. 1,4, lat. 2 mm.; lateribus antice sat rotundatis, postice parum constrictis, le- viter subsinuatis, lat. basis 1,8 mm.; angulis anticis rotundatis non promi- nentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum con- vergentibus; canaliculo laterali mediocriter lato, in medio poro setigero instructo; basi sat obliqua latera versus, disco parum convexo, linea media sat longa et impressa, impressione anteriore transversali levissima sed distincta. Elvtra parallela, parum convexa, disco deplanato, long. 3,6, lat. 2,6 mm.; humeris modice prominentibus, sat notatis, margine basali usque ad 3%" striam praesente, striis sat profundis, sat leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstiis parum convexis; apice sat obtuse rotundato. 78 S. L. STRANEO Subtus proepisternis etiam extra suturam sat fortiter punctatis, pro- sterno modice sulcato, processu sat depresso, ad apicem impressione sat lata notato; metepisternis longis, mediocriter punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim parum depressis et crenulatis, non distincte sulcatis, ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris poro setigero singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris ieviter dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura: elytrorum indistincta; pronoti et capitis levissima, fere nulla. Habitat: Sumatra. Holotypus et unicum specimen in coll. Andrewes. Questa specie è ben distinta, tra tutte quelle coll’ orlo laterale del pronoto fornito di poro setigero nella parte centrale e col metasterno liscio, per il pronoto ampio e depresso, poco ristretto posteriormennte. Anche le elitre sono abbastanza ampie e depresse; gli sterniti non sono solcati. Caelostomus Coomani n. sp. Colore nigro nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,5, lat. 2,3 mm. Caput sat robustum, mediocriter sculptum, oculis amplis, convexis, temporibus nullis; sulcis frontalibus antice non distincte duplicatis, sat brevibus, profundis, divergentibus et fortiter sinuatis; antennis sat robu- stis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice sat fortiter rotundatis, dein leviter subsinuatis et convergentibus, angulis anticis rotundatis non prominentibus, posticis parum obtusis, apice mi- nute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, antice parum con- vergentibus: canaliculo laterali angusto, in medio poro setigerc con- spicuo instructo; basi modice obliqua latera versus, disco convexo, linea media mediocriter impressa et elongata. Elytra valde convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; lateribus ad humeros fortiter rotundatis, dein parallelis usque ad 2/3 longitudinis; margine basali integro, humeris rotundatis, striis profundis et crebre, sed non profunde crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice sat acute rotundato. et ee ee ee” Om e I me BAP) aa wer eed A uso Lite” a Hf Sink = CAELOSTOMUS ORIENTALI 79 Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis; prosterno sul- cato, processu obtuso, ad apicem sat fortiter impresso, metepisternis punctis paucis sed conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera impressio- nibus et rugis irregularibus et profundis instructis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura: levissima, fere indistincta. Habitat: Tonkin, Hoabinh (P. de Cooman). Holotypus, allotypus et 2 paratypi in coll. Straneo; paratypus in coll. Andrewes. Caratterizzata dalle forti e irregolari impressioni sempre presenti ai lati degli ultimi sterniti, che la differenziano immediatamente dalle specie vicine. Caelostomus cordicollis n. sp. Colore nigro nitido, mediocriter iridescente, antennis, palpis pedi- busque rufo obscuris. Long. 7,1, lat. 2,9 mm. Caput regulare, modice sculptum, oculis mediocriter convexis, tem- poribus nullis; sulcis frontalibus, antice non duplicatis, profundis, medio- criter elongatis, parum divergentibus, non rugosis; antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum subcordatum, mediocriter convexum, long. 1,4, lat. 2 mm.; lateribus antice parum rotundatis, postice sat fortiter constrictis et subsi- nuatis; angulis anticis obtusis, rotundatis, non prominentibus, posticis rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti lon- gitudinem attingentibus, fere rectis, parum convergentibus: canaliculo laterali lato, in medio poro conspicuo instructo; basi modice obliqua latera versus, disco mediocriter convexo, linea media sat lata et profunda. Elytra sat convexa, parallela, long. 4, lat. 2,9 mm., ante humeros modice rotundata, humeris breviter rotundatis, apice vix distincto, mar- gine basali usque ad tertiam striam praesente; striis profundis, crebre et grosse crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem fortiter impresso; metepisternis 80 S. L. STRANEO rugosis, punctis paucis instructis, metasterno levi non punctato, sternitibus ad basim Ieviter sulcatis et crenulatis, ad latera parum profunde punc- tatis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar’ dentis fere non prominentibus. Microsculptura finissima, leviter impressa. Habitat: Perak, Jor Batang, Padang 1 es. 4. Holotypus in British Museo. In coll. Andrewes vi è un esemplare etichettato « Semerang Drescher 6-1906 » che è estremamente simile all’ esemplare testè descritto: solo il pronoto è anteriormente un po’ più convesso ed ha i lati un po’ più arrotondati. Caelostomus stricticollis n. sp. Colore nigro sat nitido, parum iridescente, antennis, palpis pedi- busque rufis. Long. 6,5, lat. 2,8 mm. Caput robustum, sat fortiter sculptum; oculis amplis, valde convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus sat brevibus, antice brevissime duplicatis, divergentibus, profundis et rugosis; antennis robustis, parum elongatis, basim pronoti nor, attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,4, lat. 2,1 mm.; lateribus fortiter rotun- datis, postice valde constrictis, leviter subsinuatis; angulis anticis rotun- datis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus mediocriter elongatis, parum convergentibus, modice curvatis: canaliculo laterali lato et profundo, in medio poro setigero conspicuo instructo; basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat profunda et elongata. Elytra subparallela, valde convexa, praecipue postice, long. 3,6, lat. 2,8 mm.; humeris valde retundatis, apice distincte notato; margine basali usque post tertiam striam praesente; striis profundis et mediocriter crenulatis; interstitiis valde convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; processu sulcato, ad apicem sat fortiter impresso; metepisternis punctis paucis conspicuis notatis, metasterno levi; sternitibus ad basim sat fortiter sulcatis et cre- CAELOSTOMUS ORIENTALI 81 nulatis, ad latera parum, sed profunde punctatis; sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis parum prominentibus. Microsculptura regularis, sed finissima. Habitat: Borneo; Pengoron. Holotypus in British Musee (Fry collection); allotypus in coll. Straneo. Affine al precedente, ma distinto specialmente per la differente forma del pronoto. Caelostomus subsinuatus Chaud. Oberth. Col. Novit. I, 1883, p. 38. Colore nigro nitido, parum piceo, antennis, palpis, pedibusque rufis. Long. 5,4, lat. 2,4 mm. Caput normale, mediocriter sculptum, oculis semper fortissime con- vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, divergentibus, parum sinuatis; antennis sat brevibus, arti- culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum subrectangulare, parum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice rotundatis, postice subsinuatis, dein fere parallelis, parum constrictis; angulis anticis rotundatis, parum prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, parum curvatis et convergentibus; canaliculo laterali lato, in medio poro setigero instructo; basi fere recta, disco modice convexo, linea media sat longa et profunda. Elytra subparallela, mediocriter convexa, long. 3,2, lat. 2,4 mm.; humeris valde notatis; lateribus parallelis usque ad dimidiam longitu- dinem, dein rotundatis; striis sat profundis, modice et sat leviter crenu- latis, tertia pero ad basim instructa, interstitiis parum convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; prosterno medio- criter sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, for- titer punctatis, metasterno levi, non punctato, sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. SIE SON, e (eyo in S. L. STRANEO Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis prominentibus. Microsculptura: indistincta. Habitat: Nova Guinea, Fly River (L. M. D’ Albertis). La presente descrizione è fatta sul tipo di Chaudoir in coll. Oberthiir. La specie è molto variabile: ho veduto vari esemplari della località tipica: specialmente la forma del pronoto e la convessità degli occhi variano notevolmente. Chaudoir stesso fu indotto in errore e classificò un esemplare, della località tipica, anch’ esso raccolto da D'Albertis, col nome di rectangulus Chd. (Oberthiir, Col. Novit. I, 1883, p. 39). Ho veduto un esemplare di N. Guinea, Humboldt Bay (Doherty) in coll. Andrewes: esso è più piccolo di tutti gli altri; ma non ho potuto riscon- trare alcuna differenza sostanziale. Altri esemplari della località tipica, raccolti da D’ Albertis, sono nelle collezioni del Museo Civico di Genova. Caelostomus nitidus n. sp. Colore nigro nitido, leviter iridescente; antennis, palpis pedibusque rufo-obscuris. Long. 6,3, lat. 2,6 mm. Caput mediocre et mediocriter sculptum, oculis convexis, temporibus nullis aut fere nullis; sulcis frontalibus antice leviter duplicatis, et valde profundis, in fundo plerumque rugosis, sat brevibus et sinuatis, postice parum divergentibus; antennis vix basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° meniliformibus. Pronotum convexum, subrectangulare, long. 1,4, lat. 2 mm.; late- ribus regulariter at satis modice rotundatis, basim versus levissime subsi- nuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali an- gusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua, fere recta, disco convexo, linea media fortiter impressa. : Elytra convexa, subparallela usque post dimidiam longitudinem, long. 3,6, lat. 2,6 mm.; lateribus ad humeros sat rotundatis, humeris parum notatis, margine basali integro, striis profundis, sat fortiter cre- nulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstiis valde con- vexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno sul- CAELOSTOMUS ORIENTALI 83 cato, processu ad apicem impressione sat lata notato; metepisternis punctis paucis, sed conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis: sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem, ferentibus, tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, fere indistincta. Habitat: Tonkin; Kieng Khouang, Lat Bona (R. V. de Salvaza) 5 es.; Laos, Bang Vang Hoc. (R. V. de Salvaza) 1 es. Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo; paratypi in British Museo. Questa specie è estremamente simile al nigerrimus Stran., dal quale però differisce, oltre che per la presenza del poro setigero nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto, anche per gli occhi meno con- vessi, il pronoto posteriormente un po’ meno ristretto, un po’ più lungo; la doccia è più stretta, i solchi frontali sono più profondi, specialmente anteriormente, inferiormente è un po’ meno punteggiato, ecc. Caelostomus longinquus n. sp. Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusaue obscure- rufis. Long. 5,8, lat. 2,4 mm. Caput parvum, modice sculptum; oculis mediocriter convexis, tem- poribus fere nullis; sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis, bre- vibus, profundis, rugosis, sat divergentibus et sinuatis; antennis vix basim pronoti attingentibus, sat robustis, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, subcordiforme, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; late- ribus antice regulariter sed modice rotundatis, postice sat constrictis et subsinuatis; angulis anticis rotundatis, valde obtusis, non prominentibus; posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam prenoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua, fere recta, disco convexo, linea media profunda et elongata. Elytra convexa, valde parallela; long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus ad humeros sat rotundatis, humeris sat notatis, apice rotundato, margine 84 S. L. STRANEO basali usque ad tertiam striam praesente; striis profundis, sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicvo ad basim instructa, interstitiis medio- criter convexis; apice obtuse rotundato. Subtus proepisternis ad suturam punctatis, prosterno modice sulcato, processu obtuso, ad apicem fortiter impresso, metepisternis longis, pun- ctis paucis sed conspicuis instructis, metasternis levibus, non punctatis; sternitibus ad basim mediocriter sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus; tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus instar dentis distincte prominentibus. Microsculptura: in elytris indistincta. Habitat: Tonkin, Laos, Muong Pien. (R. V. de Salvaza). Holotypus e paratypi in British Museo, allotypus in coll. Straneo. Come si può notare dalla descrizione, questa specie differisce dal nitidus Straneo specialmente per la diversa proporzione e forma delle elitre, che sono nel Jonginquus molto parallele e più allungate. Caelostomus obtusus n. sp. Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,6, lat. 2,3 mm. Caput sat robustum, sat leviter sculptum, oculis modice convexis, temporibus fere nullis; sulcis basalibus antice brevissime duplicatis, sat brevibus, modice divergentibus, mediocriter sinuatis, parum rugosis; antennis robustis et sat brevibus, basim pronoti non attingentibus, arti- culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,2, lat. 1,8 mm.; lateribus antice regu- lariter rotundatis, postice convergentibus, ante angulos basales rectis vel subsinuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtu- sis, apice minute dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti longitu- dinem attingentibus, rectis, non convergentibus; canaliculo laterali an- gusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus; disco convexo, linea media longa et profunda. Elytra valde parallela, convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; humeris valde notatis, apice omnino rotundato, margine basali usque ultra 33" striam praesente, striis profundis, sat fortiter et grosse crenulatis, tertia poro ad basim instructo, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato. CAELOSTOMUS ORIENTALI 85 Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis, prosterno plus mi- nusve sulcato, processu obtuso, ad apicem sat fortiter impresso; mete- pisternis longis, rugosis, punctis paucis sed conspicuis instructis, meta- sterno levi, non punctate; sternitibus ad basim depressis et crenulatis, leviter, sed distincte sulcatis, punctis conspicuis ad latera notatis, ster- nite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris articulis primis intus instar dentis perparum prominentibus. Microsculptura finissima et levissima, fere indistincta. Habitat: Borneo Occ., Riv. Sambey, Ngabang (J. B. Ledru); Goe- nong Ampar (Mulot). Philippine Ins., Basilands (Bottcher), 9 es. Holotypus et paratypi in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo; paratypi in British Mus., coll. Jedlicka e Straneo. Gli esemplari delle Filippine sono assai variabili. In coll. Jedlicka vi è un esemplare etichettato: « Is. Sibuyan (Baker) », che riferisco con dubbio a questa specie. Distinto per la ferma delle elitre, molto parallele, allungate, con- vesse, e per gli angoli anteriori del pronoto, che sono meno arrotondati che nelle due specie precedenti e leggermente prominenti. Caelostomus singaporensis n.sp. Colore nigro piceo, interdum leviter rufescente; antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,4, lat. 2,4 mm. Caput sat robustum, oculis amplis et convexis, temporibus nullis vel fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, for- titer divergentibus et sinuatis, postice fere parallelis; antennis medio- criter elongatis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° et sequen- tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum mediocriter convexum, subcordiforme, long. 1, lat. 1,7 mm.; lateribus antice fortiter rotundatis, ante angulos posticos sinuatis; angulis anticis obtuse rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, per- parum convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi fere recta, disco mediocriter convexo, linea media sat for- titer impressa. Elytra subparallela, modice convexa, long. 3, lat. 2,4 mm.; late- 86 S. L. STRANEO ribus, post dimidiam longitudinem, convergentibus; humeris sat notatis, sed vertice omnino rotundato, margine basali fere integro; striis pro- fundis, sat fortiter crenulatis, 3° poro setigero ad basim instructa, inter- stitiis modice convexis; apice sat breviter rotundato. Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, punctis paucis sed conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato; ster- nitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter punctatis; ster- nite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis sed levissima. Habitat: Singapore (Raffray e Baker). Holotypus in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Andrewes. : Specie abbastanza caratteristica, tra quelle ad esse più vicine, per la forma del pronoto e la crenulazione abbastanza forte delle strie delle elitre. Caelostomus elongatulus n.sp. Colore nigro piceo iridescente, antennis, palpis, epipleuris pedibusque clarioribus. Long. 5,9, lat. 2,4 mm. Caput mediocre, sat elongatum, oculis mediocriter convexis, tem- poribus fere nullis, sulcis frontalibus antice non distincte duplicatis, sat brevibus, mediocriter divergentibus, antice fortiter impressis, parum sinuatis; antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm., lateribus parum rotundatis, postice parum constrictis, ante angulos posticos levissime subsinuatis; angulis anticis rotundatis, distincte prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, non convergentibus; canaliculo laterali pronoti angusto, in medio poro seti- gero instructo, basi obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media sat profunda et elongata. Elytra subparallelo-ovalia, sat convexa, long. 3,4, lat. 2,4 mm.; lateribus leviter rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris parum notatis, margine basali usque ad 3%" striam praesente; te A e lrn CAELOSTOMUS ORIENTALI 87 striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modiocriter convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno vix leviter sulcato, metepisternis longis, levibus, fere non punctatis, meta- sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera mediocriter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foe- minae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura levissima in capite: in pronoto et elytris indistincta. Habitat: Java; Popoh. Zuider Geb. (Louwerens) 1 es.; Songbanten, G. Res Kediri (Louwerens) 1 es.; Zuid-Preanger, Patimoean (Descher); G. Tangkoeban, Prahoe, Preanger, Sbrasin (Drescher); Ins. Banka (Ch. Mulot). Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Drescher, Louwerens, Oberthiir et in Amsterdam Museo. Distinto specialmente per i lati del pronoto poco arrotondati e gli angoli anteriori un po’ prominenti. Var. longiusculus nov. Long. 5,8, lat. 2,4 mm.; pronoti long. 1,1, lat. 1,7; lateribus, ante angulos posticos sat fortiter sinuatis; elytrorum long. 3,6, lat. 2,4 mm. Habitat: Java: G. Papandajan (Louwerens) 1 es. Holotypus in coll. Andrewes. Si nota subito che le elitre sono molto più allungate che nella forma tipica ed il pronoto subsinuato innanzi alla base. Malgrado le differenze notevoli, non ritengo, per ora, di potere distaccare specificamente il preci- tato esemplare dall’ elongatulus; lo indico col nome: var. longiusculus nov. Caelostomus subovatus n. sp. Colore nigro nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,8, lat. 2,6 mm. Caput sat parvum, modice sculptum, oculis parvis, mediocriter con- vexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis, modice profundis et sinuatis, valde divergentibus; antennis brevibus, basim non attingentibus, sat robustis, articulis 4° et sequentibus pube- scentibus, 5°-10° moniliformibus. 88 S. L. STRANEO Pronotum fortiter convexum, subcordiforme, long. 1,5, lat. 2 mm.; lateribus antice fertiter rotundatis, postice valde constrictis et convergen- tibus, vix subsinuatis; latitudine basis 1,6 mm.; angulis anticis valde rotundatis, parum sed distincte prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus fere rectis, sat longis, dimidiam pro- noti longitudinem fere attingentibus, profundis, fere parallelis; canali- culo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi sat obliqua latera versus, disco valde convexo, linea media elongata et profunda. Elytra perfecte ovalia, lateribus sat fortiter rotundatis, long. 3,3, lat. 2,6 mm.; humeris rotundatis, apice distincto: margine basali integro, sed leviusculo; striis profundis et sat fertiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis; apice valde gradatim rotundato. Subtus proepisternis in sutura perparum punctatis, prosterno mo- dice sulcato, processu ad apicem mediocriter impresso; metepisternis longis, punctis conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato; sterni- tibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera punctis paucis sed conspicuis notatis; sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singuiam praeter apicalem ferentibus. Microsculptura regularis, finissima, levissime impressa. Habitat: Pahang (F. M. S.), Fraers Hili (G. H. Lowe) 1 es. 9. Holotypus in British Museo. La forma del pronoto, molto convesso, molto ristretto posteriormente, e quella delle elitre perfettamente ovali, distinguono agevolmente questa specie da tutte le altre. Caelostomus iridescens Andr. Tijdsch. Ent. LXXII, 1929, p. 319. Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusque ferru- gineis. Long. 6, lat. 2,7 mm. Caput regulare, oculis valde convexis, temporibus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus antice plus minusve breviter duplicatis, sat divergentibus, rugosis et fortiter sinuatis, antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum sat convexum, postice mediocriter constrictum; long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice fortite rotundatis, postice subsinuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice mi- nute dentato; sulcis basalibus modice convergentibus, parum arcuatis, fere CAELOSTOMUS ORIENTALI 89 Gimidiam pronoti longitudinem attingentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi valde obliqua latera versus, disco convexo, linea media profunda, mediocriter elongata. Elytra subovalia, long. 3,4, lat. 2,7 mm.; humeris rotundatis, parum notatis; margine basali integro; striis profundis et mediocriter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis; apice obtuse rotundato. Subtus proepisternis in sutura vel ad suturam parum punctatis, pro- sterno fortiter sulcato, processu ad apicem obtuso, depresso; metepisternis longis, levibus, non vel perparum punctatis, metasterno levi; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera sat fortiter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Microsculptura indistincta. Habitat: Sumatra, Fort de Kock; Si-Rambè (Modigliani). Questa specie è molto vicina alle due seguenti e particolarmente al minor Jord., dal quale si differenzia tuttavia per i lati del pronoto che, per quanto poco, sono sempre distintamente subsinuati e per la forma delle elitre un po’ più tozza. Caelostomus minor Jord. Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 108. Colore nigro nitido, parum iridescente; antennis, palpis pedibusque rufo-ferrugineis. Long. 5,6, lat. 2,3 mm. Caput mediocre, modice sculptum; oculis mediocriter convexis, tem- poribus nullis; sulcis frontalibus antice non duplicatis, profundis, parum sinuatis et divergentibus; antennis mediocriter elongatis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moni- liformibus. Pronotum mediocriter convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, postice convergentibus, fere rectis, non subsinuatis; angulis anticis rotundatis, fere non prominentibus; posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, dimidiam pro- noti longitudinem non attingentibus, parum curvatis et convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua iatera versus, disco convexo, linea media sat profunda et modice elongata. Elytra subparallelo-ovalia, long. 3,3, lat. 2,3 mm.; lateribus usque ad dimidiam longitudinem parallelis vel leviter incurvatis; post dimidiam longitudinem convergentibus; humeris mediocriter rotundatis, apice di- 90 : S. L. STRANEO stincto, margine usque ad tertiam striam praesente, striis sat profundis, sat leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis; apice acute rotundato. Subtus proepisternis apud suturam punctatis; prosterno mediociiter sulcato, processu ad apicem impressione parva notato; metepisternis longis, punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sat fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera valde punctatis: sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, subtilissima. Habitat: Sumbawa (Doherty); id. B. Aroe Hassa; Batjan, Laboean (Doherty). La presente descrizione è stata fatta sul tipo di Jordan, in coll. Oberthiir. Vi sono in coll. Oberthiir due esemplari etichettati da Jordan, provenienti dalla coll. Rotschild: il primo di essi è etichettato: « Stomo- naxus minor Jordan Type!» e « Sumbava ». Ho veduto un altro esemplare perfettamente corrispondente al tipo, in collezione Andrewes, etichettato: «B. Aroe Hassa - Sumbava - Doherty ». L’ esemplare di Batjan ha le elitre un po’ più lunghe. Questa specie è molto vicina all’ iridescens Andr., dal quale diffe- risce principalmente per: lati del pronoto non subsinuati innanzi agli angoli posteriori; iridescenza spesso nulla o ridotta, in ogni caso mai forte come nell’ iridescens; elitre meno larghe, più allungate, un po’ meno convesse: proepisterni con punti sempre anche fuori della sutura. Subsp. insulicola nov. A forma typica differt statura plerumque minore, pronoti lateribus ante angulos posticos leviter subsinuatis, sternitibus ad latera parum punctatis. Habitat: Ternate (L. Laglaize); Is. Goodeneugh (L. Loria). Holotypus et paratypus in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo; paratypus in Museo Civ. Genova. Assomiglia molto all’ obtusus Straneo, ma le elitre sono più corte ed i proepisterni hanno più punti. CAELOSTOMUS ORIENTALI 91 Caelostomus parallelopipedus n. sp. Colore nigro-piceo, modice nitido, levissime iridescente; antemnis, palpis pedibusque rufo-ferrugineis. Long. 5,3, lat. 2,1 mm. Caput sat elongatum, oculis mediocriter convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus brevibus, sat divergentibus, mediocriter impressis, sat fortiter sinuatis; antennis mediocriter elongatis, basim pronoti vix attin- gentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum sat latum, valde convexum, subrectangulare; long. 1,3, lat. 1,9 mm.; lateribus fortiter rotundatis, ante angulos posticos rectis vel leviter subsinuatis; angulis anticis valde rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus fere rectis et parallelis, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus; canaliculo laterali angustissimo, in medio poro setigero instructo, basi parum obliqua latera versus, disco valde convexo, linea media sat profunde impressa et elongata. Elytra parallela, valde convexa, long. 3, lat. 2,1 mm.; humeris rotundatis, apice distinete notato, margine basali integro, striis profundis et sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter- stitiis sat convexis; apice sat obtuse rotundato. Subtus proepisternis. tantum in sutura parum, punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem mediocriter impresso; metepisiernis longis, fere levibus, perparum punctatis, valde nitidis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim non sulcatis, ad latera parum et levissime punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem, tarsis anticis maris dilatatis, articulis intus instar dentis prominentibus. Microsculptera regularis, in elytris levissima. Habitat: W. Sarawak, M. Matang (G. E. Bryant); Spore (*). Holetypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo. In coll. Andrewes vi è anche un esemplare, indicato come cotipo di sumatrensis Andr., etichettato « Sumatra, Bedagei (I. Z. Kannegieter) », che mi sembra doversi riferire a questa specie: differisce dall’ olotipo esclusivamente per la punteggiatura più forte dei metepisterni, carattere che in tutto il genere ha poca costanza, come ho già notato nelle consi- derazioni generali sull’ insieme dei Caelostomus. (*) Non ho potuto trovare nel mio atlante tale località. 92 S. L. STRANEO La lunghezza delle elitre, in confronto alla larghezza, non permette di confondere questa specie con nessuna delle affini. Caelostomus crenulipennis n. sp. Colore nigro nitidissimo, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,6, lat. 2,4 mm. Caput sat robustum, oculis mediocriter convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, mediocriter divergentibus, modice sinuatis, rugosis; antennis sat longis, basim pro- noti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus. Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,8 mm.; lateribus antice sat fortiter rotundatis, basim versus constrictis et subsinuatis, angulis anticis parum prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam longitudinem pronoti non attingentibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro seti- gero instructo, basi sat obliqua latera versus, disco sat fortiter convexo, linea media sat impressa, mediocriter elongata. Elytra subparallela, convexa, disco sat plano, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus modice rotundatis ad humeros, dein fere parallelis, post dimidiam longitudinem convergentibus; humeris rotundatis, margine basali usque ad 98% striam praesente; striis profundis, fortissime crenulatis, tertia poro setigero ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat bre- viter rotundato. Subtus proepisternis ad suturam parum punctatis, prosterno fortiter sulcato, ad apicem fortiter et profunde impresso; metepisternis longis, punctis paucis, sed conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim leviter depressis, non sulcatis, ad latera punctis paucis et sat levibus instructis; sternite anali maris puncto singulo con- spicuo utrinque instructo. ; Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren- tibus; tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis non prominentibus. Microsculptura levissima, fere non distincta. Habitat: Batang Padang, Jor. Camp. 1800 ft. (H. M. Pendlebury) (F. M. S.) 1 es.; Siam, Bangkok. Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo. La località Bangkok richiede conferma. CAELOSTOMUS ORIENTALI 93 Specie ben distinta tra quelle con poro setigero nella metà anteriore dell’ orlo laterale del pronoto ed addome non distintamente solcato, con metasterni non punteggiati, per la forte crenulazione delle strie. Caelostomus De-Beauxi n. sp. Colore rufo-brunneo, antennis, palpis, epipleuris pedibusque clario- ribus; capite et pronoto parum obscurioribus. Long. 5, lat. 2 mm. Caput sat robustum, parum sculptum, oculis modice convexis, tem- poribus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat longis, levissimis, nitide notatis sed parum profundis; antennis sat robustis, basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili- formibus. Pronotum subcordatum, sat convexum, long. 1,1, lat. 1,5 mm.; late- ribus antice fortiter rotundatis; postice valde constrictis; ante angulos posticos plus minusve subsinuatis; angulis anticis parum prominentibus, rotundatis; posticis valde obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, parum curvatis et parum convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus; disco sat convexo; linea media fortiter impressa. Elytra subparalleia, modice convexa, long. 2,8, lat. 2,1 mm.; late- ribus usque ad dimidiam longitudinem paralielis, humeris valde notatis, apice levissime dentato, margine basali usque post 32™ striam praesente, striis sat profundis, mediocriter crenulatis, 3% poro setigero ad basim instructa, interstitiis modice convexis; apice sat acute rotundato. Subtus proepisternis levibus et nitidis; prosterno mediocriter sulcato, processu ad apicem non impresso; metepisternis longis, parum punctatis, nitidis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim levissime impressis, ad latera punctis paucis et levibus notatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat elongati, tibiis anticis 2 spinulas praeter apicalem feren- tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis non prominentibus. Microsculptura regularis, sed fortius impressa quam in Caelostomis ordinariis. Habitat: Arcip. Mentawei, Sipora (Modigliani), Sumatra; Philipp. Is.; Borneo, W. Sarawak, M. Matang (Bryant). Holotypus et paratypus in Mus. Civico Genova; allotypus et para- typus in coll. Straneo; paratypi in coll. Oberthiir et in British Mus. ee aad POI E TRAE 94 S. L. STRANEO var. nanus nov. A forma typica differt statura minore (4 mm.), lateribus pronoti ante basim subsinuatis, angulis posticis minus obtusis. Habitat: Mentawei, Si Oban (Modigliani). Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo. E’ il più piccolo dei Caelostomus orientali. Caelostomus sumatrensis Andr. Tijdsch. Ent. LXXII, 1929, p. 318. Colore nigro-piceo nitido; antennis, palpis pedibusque ferrugineis. Long. 5,2, lat. 2,3 mm. Caput sat robustum, modice sculptum, oculis modice convexis, tem- poribus fere nullis; sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis, sat brevibus et sinuatis, valde divergentibus, nitidis, non rugosis; antennis sat longis, basim pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequen- tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus. Pronotum parum convexum, subrectangulare, long. 1,1, lat. 1,7 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, postice levissime subsinuatis et modice convergentibus; angulis anticis sat rotundatis, perparum promi- nentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, parum cur- vatis et convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo; basi valde obliqua latera versus, disco parum convexo, linea media parum impressa. Elytra parum convexa, subparallela, declivio apicali valde regu- lari, long. 3, lat. 2,3 mm.; humeris valde notatis, apice leviter, sed distincte dentato, margine basali integro, striis profundis, finissime crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modice convexis; apice valde regulariter rotundato. Subtus proepisternis ad suturam leviter et parum punctatis; pro- sterno non vel levissime sulcato, processu obtuso, ad apicem vix levissime impresso; metepisternis longis, punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim depressis et crenulatis, non distincte sulcatis, ad latera mediocriter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foe- minae punctis binis utrinque instructo. Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis fere non prominentibus. CAELOSTOMUS ORIENTALI 95 Microsculptura: indistincta in elytris; levissima in pronoto, regularis, sed subtilis in capite. Habitat: Sumatra: Fort de Kock (E. Jacobson). La presente descrizione è fatta sopra due es. cotipi di coll. Andrewes, provenienti dalla iocalità tipica. In coll. Andrewes vi è anche un terzo cotipo, di Bedagei (I. Z. Kannegieter): ma esso è molto più parallelo e sopratutto più convesso degli esemplari di Fort de Koch, e le elitre sono più lunghe: mi pare che esso corrisponda perfettamente agli esemplari di Borneo che ho descritti col nome: Caelostomus parallelopipedus (V. la descrizione di detta specie). Subsp. planipennis subs. nova. A forma tipica differt elytris valde parallelis, crenulatione striarum elytrarum fortiore. Habitat: Borneo, Banj (German Mission) 2 es.; I. Banguey (teste Staudinger) 2 es. Holotypus in British Museo (Fry Coll.); allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Oberthiir. Molto vicino all’ elongatulus, ma un po’ meno convesso, meno lucido, cogli sterniti non distintamente solcati alla base: i lati del pronoto sono un po’ più arrotondati. Caelostomus Feai n. sp. Colore nigro nitido et iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo- ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,4 mm. Caput mediocre, leviter sculptum, oculis amplis, mediocriter con- vexis, temporibus brevibus, sed distinctis; sulcis frontalibus antice bre- vissime duplicatis, profundis, parum elongatis et sinuatis, non punctatis nec rugosis; antennis sat robustis et parum elongatis, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili- formibus. Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus regula- riter rotundatis, ante angulos posticos minus rotundatis, sine vestigio sub- sinuositatis; angulis anticis obtusis, sat rotundatis: posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus sat brevibus, parum convergentibus et cur- vatis; canaliculo laterali mediocri, in medio poro setigero instructo, basi sat obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media regulariter impressa. 96 S. L. STRANEO Elytra parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; humeris fortiter rotun- datis, margine basali usque ad 3% striam praesente; striis profundis, mediocriter crenulatis, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato. Subtus proepisternis etiam extra suturam sat fortiter punctatis; pro- sterno sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, for- titer punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sat depressis, non sulcatis, ad latera mediocriter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo. Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem feren- tibus; tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis anticis levissime intus instar dentis prominentibus. Microsculptura capitis et pronoti regularis sed levis, elytrorum indistincta. Habitat: Tenasserim, Meetan (Fea); Burma, Jrawaddy. Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypi in coll. Andrewes et in British Museo. Distinta dalle altre specie del gruppo per le elitre fortemente paral- lele e iridescenti. A prima vista, questa specie rammenta molto il rectangulus Chaud., col quale non può essere confuso, sia per la presenza di poro setigero nella metà dell’ orlo laterale del pronoto, sia per gli occhi più ampi e meno convessi; sia infine per i lati del pronoto arrotondati anche posteriormente. BREVI CONSIDERAZIONI ZOOGEOGRAFICHE Terminato lo studio della specie, sarebbero utili, anzi necessarie, alcune considerazioni sulla distribuzione del genere Caelostomus. Mi riservo di studiare i rapporti tra le varie specie quando avrò terminato lo studio dei Caelostomini africani, studio che ho già intrapreso e che appare ancor più interessante di quello delle specie asiatiche. Tuttavia fin d’ ora si possono mettere brevemente in rilievo i fatti seguenti: 1) Una sola specie, il Caelostomus picipes Macl., ha una distribu- zione estremamente estesa, essendo diffusa dalla penisola indiana alle Indie olandesi, dalla Cina e Giappone all’ Australia. Tra le altre specie, l’obtusus Straneo sembra abitare Borneo e le Filippine: il minor Jord. CAELOSTOMUS ORIENTALI 97 appare diffuso nella Nuova Guinea e nelle isole minori: il De-Beauxi Straneo estende il suo habitat dail’ arcipelago di Mentawei a Borneo ed alle Filippine. Tutte le altre specie però sono, almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze, molto localizzate. 2) Nelle regioni meglio esplorate dal punto di vista entomologico, le specie note sono in genere numerose: nella penisola indocinese ve ne sono 17; Sumatra ne ha almeno 12, Giava 6, Borneo 6. Celebes non risulta finora abitata che dal picipes Macl. Si deve quindi supporre che molte altre specie debbano ancora essere scoperte. 3) Le particolarità, comuni a tutte le specie, dell’ organo copulatore maschile e della serie ombelicata e tutti gli altri caratteri dimostrano all’ evidenza che tutti i Caelostomus s. str., unitamente agli Stomonaxellus, formano un gruppo omogeneo, della cui dispersione si potrà parlare solo dopo lo studio delle specie africane. Quanto al C. (Rubicaelus) ruber Andr., è necessario attendere di cenoscere il ¢, perchè non è da escludere, anzi è probabile, che lo studio dell’ organo copulatore riservi qualche sorpresa. 4) L’ Oxyglychus laeviventris Bates, pur avendo il particolare orien- tamento anormale dell’ organo copulatore, presenta un tale numero di caratteri particolari che ritengo di non errare considerandolo filogeneti- camente assai distante dai Caelostomus. Circa la vita dei Caelostomus, essa è assai poco nota. Non è mai stata descritta la larva di alcuna specie. Essi vivono in località boscose e la maggior parte degli esemplari che si trovano nelle collezioni sono stati catturati alla luce o sotto le cortecce. Il Sig. F. C. Drescher che raccoglie abitualmente moltissimi esemplari di Caelostomus, mi comu- nica gentilmente che essi sono insetti di bosco: vivono a tutte le altezze, da 0 a 1800 metri, sotto tronchi caduti, sotto cortecce e fogliame fradicio. Si trovano però solo in boschi moderatamente o molto umidi: in boschi asciutti non se ne raccolgono mai. Il Sig. H. E. Andrewes mi scrisse di averne una volta trovato in India un esemplare in una banana guasta. Come si vede, molto resta a.scoprire sia sulla vita che sulla distri- buzione di questi interessantissimi Carabidi. 98 S. L. STRANEO INDICE DEI SOTTOGENERI E DELLE SPECIE CITATI I nomi in nero sono quelli dei generi e sottogeneri: quelli in corsivo quelli delle sottospecie, varietà o dei sinonimi. Il nome generico tra parentesi tonde che segue alcune specie è quello del genere sotto cui fu descritta la specie. Quando una specie è attualmente attribuita ad un genere diverso da Caelostomus, questo è indi- cato fra parentesi quadre. Quando un nome è seguito da più numeri, quello in nero indica la pagina ove è la descrizione della specie. abruptus Jord. (Stomonaxus) 7, 15, 241, 74 Albertisi Straneo 21, 73 andamanensis Straneo 21, 75 Andrewesi Straneo 19, 44 Andrewesinulus Straneo 17, 23 birmanicus Straneo 21, 74 borneensis Tschit. (Stomonaxus) 7, 64, 65 Brachidius Chaud. 12 brunneus Straneo 18, 25 Caelostomus Macl. 7, 12 Caprai Straneo, 20, 66 celebensis Chaud. 64, 65 ceylanensis Straneo 18, 25 ceylanicus Nietn. (Drimostoma) [Abacetus]i 6, convexidorsis Straneo 19, 43 convexior Jord. (Stomonaxus) 7, 14, 16, 18, 25 Coomani Straneo, 16, 21, 78 cordicollis Straneo 21, 79 Cosmodiscus Sloane 12 crenulipennis Straneo 22, 92 cribriventris Straneo, 16, 21, 72 De-Beauxi Straneo 22, 93 Diceromerus Chaud. 12 dilaticollis Bates (Stomonaxus) [Co- smodiscus] 7, 12 Descheri Straneo 14, 20, 58 elegans Straneo 19, 54 elongatulus Straneo 22, 86 enganensis Straneo, 18, 32 Feai Straneo, 22, 95 filicornis Tschit. (Stomonaxellus) 17, 18, 25 [ri (Stomonaxus) 7, flavipes Motsch. tellus] 7 gibbus Andr. 7, 14, 18, 37 inermis Bates (Stomonaxus) 7, 48, 35 insulicola Straneo, 22, 90 iridescens Andr. 7, 22, 88 japonicus Tschit. (Stomonaxus) 7, 64, 65 laeviventris Bates (Stomonaxus) [Oxyglychus] 7, 9, 11, 12 latemarginatus Straneo 20, 70 latithorax Straneo 21, 77 longinquus Straneo 21, 83 longiusculus Straneo 22, 87 Loriai Straneo 21, 76 Louwerensi Straneo 19, 50 malayanus Straneo 18, 38 Mariae Straneo 20, 60 minor Jord. (Stomonaxus) 7, 22, 89 Modiglianii Straneo 19, 46 montanus Andr. 7, 15, 19, 52 nanus Straneo 22 nigerrimus Straneo 19, 53 nitidus Straneo 21, 82 Novae-Britanniae Fairm. stoma) 7, 17 Novae-Guineae Straneo 19, 48 Oberthtri Straneo 18, 34. obscuripes Straneo 10, 20, 64 obtusus Straneo 22, 84 ovalipennis Straneo 19, 39 Oxyglychus Straneo 412 parallelipennis Straneo 19, 45 parallelopipedus Straneo 22, 94 peninsularis Straneo 13, 18, 34 perakianus Straneo 19, 40 (Caelostoma) [Pa- (Drimo- CAELOSTOMUS ORIENTALI 99 philippinicus Straneo 19, 49 picipes Macl. 6, 7, 20, 64 planipennis Straneo 22, 95 platynotus Bates (Stomonaxus) [Co- smodiscus] 7, 12 propinquus Straneo 19, 47 punctatissimus Straneo, 19, 44 pusillus Straneo 18, 36 rectangulus Andr. 54, 74 rectangulus Bates 35, 54 rectangulus Chaud. (Drimostoma) 7, 15, 19, 54 ruber Andr. 7, 10, 17, 25 Rubicaelus Straneo 17, 25 rufipes Boh. (Drimostoma) 6, 64 sarawakianus Straneo 19, 42 sculpticollis Motsch. (err.) (Stomo- sculptipennis Motsch. 7, 20, 56 siamensis Straneo 20, 69 similis Jord. (Stomonaxus) 7, 20, 62 simillimus Straneo 18, 25 singaporensis Straneo 22, 85 singularis Andr. 7, 17, 23 Stomonaxellus Tschit. 17, 25 striaticollis Bates (Stomonaxus) 7, 64 striaticollis auct. (Stomonaxus) 64 striaticollis Dej. (Drimostoma) 6 stricticollis Straneo 21, 80 subridescens Straneo. 20, 68 subovatus Straneo 22, 87 subsinuatus Chaud. (Drimostoma) 7, 21, 84 sulcatissimus Straneo 14, 57 sumatrensis Andr. 7, 22, 94 (Stomonaxus) (Po) 0 0 DD 0 x DD naxus) 56 INDICE DELLE FIGURE Fig. 1 - Linguetta dell’ Oxyglychus laeviventris Bates Fig. 2 - Linguetta del Caelostomus Caprai Straneo Fig. 3 - Linguetta del Caelostomus singularis Andr. . Fig. 4 - Mascella del Caelostomus singularis Andr. Fig. 5 - Mascella del Caelostomus ruber Andr. Fig. 6 - Mascella del Caelostomus convexior Jord. Fig. 7 - Mascella dell’ Oxyglychus laeviventris Bates . Fig. 8 - Antenna dell’ Oxyglychus laeviventris Bates . Fig. 9 - Antenna del Caelostomus ruber Andr. Fig. 10 - Antenna del Caelostomus filicornis Tschit. Fig. 11 - Antenna del Caelostomus picipes Macl. 12 - Microscultura del capo del Caelostomus picipes Macl. Fig. 13 - Microscultura del capo del Caelostomus ruber Andr. 14 - Microscultura del pronoto del Caelostomus picipes Macl. Fig. 15 - Microscultura delle elitre del Caelostomus picipes Macl. 16 - Microscultura delle elitre del Caelostomus ruber Andr. Fig. Fig. Fig. HS ep vivido vo vd cc O co Fig. 17 - Microscultura delle elitre del Caelostomus obscuripes Stra- neo . Fig. 18 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus gibbus Andr. Fig. 19 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus enganensis Straneo 20 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus filicornis Tschit. Fig. 24 - Organo copulatore 4 del Diceromerus orientalis Motsch. . Fig. 22 - Organo copulatore 4 del Cuelostomus picipes Macl. Fig. IE) s (=) 100 Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. 23 24 25 26 27 28 29 30 3d 32 33 34 35 36 37 38 39 40 S. L. STRANEO - Organo copulatore 4 dell’ Oxyglychus laeviventris Bat. - Capo del Caelostomus gibbus Andr. È - Faccia sternale del Caelostomus convexior Jord. - Metepisterno - Metepisterno - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Contorno del - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus - Caelostomus dell’ Oxyglychus laeviventris Bat. del Caelostomus picipes Macl. . singularis Andr. ruber Andr. filicornis ssp. brunneus Sila) ceylanensis n. sp. convexior Jord. Novae-Guineae n. sp. 4 e della © del Ghelostomns convexior Trend. rectangulus Chaud. sculptipennis Motsch. sulcatissimus n. sp. . Drescheri n. sp. . Mariae n. sp. abruptus Jord. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p- p. p. p. p. p. p. p. di 13 16 16 16 24 24 24 29 29 29 SI 35 35 35 59 59 59 a e A ee eS eae i ti et ee 101 S. L. StRANEO (Parma) UN NUOVO MORIONINO (Coleopt. Carabid.) Megamorio Feai n. sp. Colore nigro nitido, antennis, palpis pedibusque leviter rufescen- tibus. Long. 30 mm.; lat. 10,3 mm. Caput crassum et robustum, oculis amplis et valde convexis, genis conspicuis, fortissime inflatis, tam convexis quam oculis, sulcis fronta- libus profundis, rectis, parallelis, labro et clypeo valde excavatis, man- dibulis ut in figura instructis, antennis robustis, modice elongatis, articulo 4° et sequentibus ad latera pubescentibus, 5°-10° fortiter compressis. Pronotum cordiforme, valde transversum, long. 6,1 mm.; lat. 9,5 mm.; lateribus antice rotundatis, post medium sat fortiter sinuatis; lat. marginis anter. 7,5 mm.; lat. basis 6,7 mm.; angulis anticis non promi- nentibus, omnino rotundatis, posticis parum obtusis, fere rectis, apice vivo, non rotundato; canaliculo laterali apud angulos anticos sat angusto, dein leviter dilatato, apud angulos posticos distincte explanato, margine ante- riore non incavato, usque post collum angustissime marginato; basi fere recta, fortiter marginata etiam in parte media, inter sulcos basales, apud marginem, depressa, quasi sulcata; sulcis basalibus brevibus, profundis, antice divergentibus; disco parum convexo, linea media sat profunde impressa, 4/5 longitudinis pronoti attingente. Elytra subparallela, modice elongata, long. 16 mm.; lat. 10,2 mm.; striis sat profundis et conspicue punctatis, apicem versus profundis et latis, fere in sulcos mutatis; interstitiis 1-4 in disco fere planis, ad apicem valde convexis; interstitio tertio puncto setigero singulo, 28° strie pro- pinquo, praedito; interstitio 5° extus, 6° utrinque valde convexis; dimidio interiore 7i interstitii fortiter crenato-rugoso, dimidio exteriore anguste et crebre carinato: interstitio 8° sicut septimo conformato, carina in me- dio dilatata; interstitio 9° latissimo, usque post sinuositatem preapicalem, fere usque ad apicem, producto, 2-3 seriebus irregularibus punctorum Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 5 102 S. L. STRANEO i umbilicatorum et setigerorum instructo; sinuositate preapicali sat notata, angulis apicalibus leviter separatim rotundatis; disco sat convexo, prae- cipue post medium. Subtus omnino levis, prosterno non sulcato, processu plano, apice 7 capo e pronoto dell’ olotipo, Bardonecchia Fig. 2 — Arcyptera Alzonai n. sp., @> capo e pronoto dell’ allotipo, Bardonecchia. Fig. 3 — Arcyptera Carpentieri Azam, &: capo e pronoto di un cotipo, Larzac (Aveyron). Fig. 4 — Arcyptera Kheili Azam, capo e pronoto di un d> Séranon (Alp. Mar.). Fig. 5 — Arcyptera Kheili Azam, capo e pronoto di una Q> Séranon (Alp. Mar). (Tutte le figure sono ugualmente ingrandite). Capo olivaceo con le solite fascie longitudinali scure all’ occipite, costa frontale del 4 solo un po’ concava sotto 1’ ocello, con punteggia- 106 F. CAPRA tura mediocremente grossolana rada e sparsa, ad intervalli larghi più del doppio del diametro dei punti, meno grossolana e assai meno fitta che in A. Carpentieri, nella quale gli intervalli sono spesso meno larghi del diametro dei punti. Foveole temporali più profonde e con gli orli più marcati nel 34 che nella 9, vertice anteriormente ad angolo legger- mente ottuso nel 4 (nella Carpentieri un po’ acuto), più ottuso nella ®, con leggera e breve carenula longitudinale. Pronoto verde bruno scuro, piano, glabro, carene laterali orlate strettamente di giallo rosato, nella prozona leggermente convergenti all’ indietro e subdiritte fino al 2° solco trasverso, poi nettamente divergenti all’ indietro e diritte, solco tipico circa a metà, metazona ad angolo posteriore ottuso, più ottuso nella 9, a vertice arrotondato. Elitre in ambo i sessi un po’ più brevi dell’ addome (giungenti circa all’ 8° tergite), ristrette nel terzo apicale e strettamente arrotondate al- l’ apice, subialine, macchiettate di scuro. Nel ¢ Jl area mediastina, di color oscuro, oltrepassa di poco il terzo basale del margine anteriore; l’ area scapolare, dilatata nella sua metà distale, gialla fin quasi alla sua metà, poi ialina cen le venule trasverse incolori, solo un po’ più scure alla base; le vene radiali anteriore (omerale) e media (mediana) sono vicinissime nel quarto basale, poi divergono e scorrono per un certo tratto parallele; vena radiale posteriore (discoidale) leggermente incur- vata all’ indietro e triramosa, in corrispondenza della sua biforcazione l’area interradiale posteriore (tra la vena radiale media e la radiale posteriore) nettamente più larga che l’ area interradiale anteriore, circa del doppio più larga dell’ area discoidale allo stesso livello; area discoi- dale mediocremente larga nel terzo basale, notevolmente più stretta nel terzo medio; vena ulnare anteriore nettamente ripiegata all’ indietro in corrispondenza della prima biforcazione della vena radiale posteriore e congiunta con la vena ulnare posteriore; area discoidale alla base, area interulnare in gran parte, ed una grande macchia nell’ area apicale bruna. Nella 9 l’area mediastina raggiunge i tre quarti dell’ elitra, rego- jare, un po’ ristretta verso |’ estremità, gialla fin quasi alla sua metà; area interradiale anteriore un po’ più stretta che nel &, area interra- diale posteriore distintamente più stretta dell’ area discoidale, questa non nettamente ristretta nel terzo mediano, area interulnare larga un po’ meno ARCYPTERA ALZONAI 107 Pc EVS meee. pae Us dI Tre ieee A tipe a Ti 9 10 11 Fig. 6 — Arcyptera Carpentieri Azam, elitra sinistra del a> Larzac. (Quasi cer- tamente è la stessa elitra disegnata da Azam). Fig. 7 — Arcyptera Alzonai n. sp., elitra sin. del a> olotipo, Bardonecchia. Fig. 8 — Arcyptera Alzonai n. sp., elitra sin. della Q> allotipo, Bardonecchia. Fig. 9 — Arcyptera microptera (F.-W.), elitra di una g; Voltaggio (Appen. Lig.). Fig. 10 — Arcyptera Kheili Azam, elitra sin. di un o> Séranon. Fig. 11 — Arcyptera Kheili Azam, elitra sin. di una Q; Séranon. (Tutte le figure sono ugualmente ingrandite). 108 F. CAPRA del doppio della larghezza dell’ area discoidale; base dell’ area mediastina e della discoidale, area ulnare e area apicale a piccole macchie brune. Ali, in posizione di riposo, giungenti all’ apice delle elitre, ialine, un po’ oscurate all’ apice, vene del campo anteriore e le prime dell’ area anale brune. Femori posteriori con la colorazione tipica delle Arcyptera, anello chiaro pregenicolare poco evidente, nel ¢ ginocchia nere, solamente con il margine posteriore dei lobi genicolari ad orlo pallido assai stretto, nella ® lobi genicolari pallidi. Tibie rosse, alla base con una macchia giallastra sui lati e sulla faccia inferiore, seguita da una linea infoscata sulla faccia esterna; nel 4 il condilo è nero, sopra distalmente un po’ bruno-rossastro, nella 9 condilo bruno chiaro con una macchia nera al disotto e sopra in parte roseo. L’A. Alzonai è molto simile ed affine alla A. Carpentieri Azam. (1) della Francia meridionale (Aveyron e Gard), con la quale concorda nel- l'aspetto generale, nel colore, per la presenza della breve carenula sul vertice, ne differisce oltre che per la punteggiatura della costa frontale del 3, anche per le elitre un po’ più brevi ed a venatura diversa: infatti nel g della A. Carpentieri le aree interradiali posteriore ed anteriore sono subeguali in larghezza a livello della biforcazione della vena ra- diale posteriore, l’ area discoidale non è notevolmente ristretta nel tratto mediano, la vena ulnare anteriore è solo leggermente arcuata e diretta al margine subapicale. Cappuccio genitale un po’ più lungo nella A. Carpentieri. Inoltre nella A. Carpentieri i femori hanno l’ anello chiaro prege- nicolare ben marcato, i lobi genicolari nel ¢ più chiari e con largo orlo pallido al margine posteriore ed il condilo delle tibie bruno pallido alla base e poi rosso vivo come il resto delle tibie. L’ A. Alzonai è pure prossima alla forma italiana dell’ A. microptera (1) Con l’ abituale cortesia il Dr. Chopard mi ha inviato in esame due esem- plari di A. Carpentieri della collezione Azam (Mus. Parigi): il dg con TP indicazione: Larzac, la Bouissiére, 28 Juin 06 (località tipica), e con cartellino col n. 27 corri- sponde esattamente alla descrizione ed alla figura dell’ ala di Azam ed è certo un cotipo, la Q priva di indicazione di località e con un cartellino con il n. 559, differisce invece dalla descrizione per le elitre evidentemente più lunghe, mm. 17, giungenti circa all’ 8° tergite, invece che mm. 14 e giungenti al 5° tergite come dice Azam, essa è molto simile agli esemplari delle Alpi occidentali e dell’ Appennino settentrionale attribuiti alla A. micropteru (iF.- W.) (flavicosta Fischer) ed ho qual- che dubbio sulla sua attribuzione alla A. Carpentieri. ARCYPTERA ALZONAI 109 (F. W.) (= flavicosta Fisch.) (1), della quale conosco sola la ® (2), ma questa ne differisce per le elitre più lunghe, ad apice obliquamente troncato-arrotondato, per la vena ulnare anteriore leggermente arcuata e giungente al margine subapicale. L’ A. Alzonai è nettamente distinta dalla A. Kheili Azam, essa pure della Francia merid. (loc. tipica: M. de Lachens, Var) (3) che è di sta- tura maggiore e di forma più tozza, con il vertice privo di carenula; le carene laterali del pronoto molto più strozzate al secondo solco trasverso e nella 2 specialmente più punteggiate; le elitre assai più brevi, nel 3 eltrepassanti appena, nella 9 non oltrepassanti la metà dei femori poste- riori (disposti orizzontalmente), più acute all’ apice e venatura diversa; ali rudimentali, in riposo non giungenti alla metà dell’ elitra; femori posteriori ad anello chiaro pregenicolare molto distinto, largo e com- pieto, lobi genicolari nel 4 più ampiamente pallidi al margine poste- riore; tibie con anello giallo basale completo anche sulla faccia supe- riore, nel 4 condilo basale tutto intensamente nero, nella 9 il condilo basale è bruno con sopra una macchia gialliccia separata dall’ anello giallo da un completo anello nero. L’ A. Mariae Navas, dei Pirenei Aragonesi, che deve essere assai prossima alla A. Kheili, secondo la descrizione e le figure del ¢ diffe- (1) Sinonimia stabilita da Uvaroy, Ann. Mag. Nat. Hist., (9) XIII, 1924, p. 243. (2) Il Museo di Genova possiede solo 2 di Voltaggio (Appen. Lig., les. Dubrony, 6-VIII-1876) e 5 29 di Pragelato, Gran Costa (Val Chisone, Piem., VIII-1928, leg. G. Mantero) di A. microptera (F.- W.) che, come già aveva notato Brunner (Prodr. Eur. Orth. 1882, p. 144) e Griffini (Misc. Ent., V, 1897, n. 3, p. 33) non corrispondono bene alla descrizione di A. flavicosta di Fischer. Purtroppo la mancanza del 4 della forma italiana e di materiali di confronto dell’ Europa cen- trale ed orientale non mi permette di fissare i caratteri e stabilire il valore. (3) E? indicata anche delle Basses-Alpes, Bouches-du-Rhòne, Gard (Chopard, Fn. France, Orthopt. Derm., 1922, p. 158) e dei Pinerei Aragonesi (Navas, Boll. Soc. Arag. Cienc. Nat., VII, 1908, p. 101). Azam nella diagnosi di A. Carpentieri (Bull. Soc. Ent. France, 1907, p. 262) non insiste sulle differenze con la A. Kheili; Chopard (1922, 1. c.) nella sua tabella a p. 131 non permette una facile distinzione fra le due specie e a pag. 158 accenna alla possibilità che la A. Carpentieri sia una forma dell’ A. Kheili. Ora dall’ esame dell’ A. Carpentieri con una coppia di A. Kheili di Séranon, m. 1200, Alp. Mar., località prossima alla tipica, gentilmente donatami dal Dr. Chopard, mi sono cou- vinto che si tratta in realtà di due specie ben distinte. L’ A. Carpentieri differisce dall’ A. Kheili per la statura minore, la forma più snella, il vertice distintamente carenato, la punteggiatura assai più fitta della costa frontale del 8 (nella Kheili simile a quella dell’ Alzonai), le carene laterali del pronoto non così strozzate, le elitre più lunghe ed a venatura più complessa, le ali lunghe come le elitre in posizione di riposo, il con le tibie a condilo superior- mente rosso (nero nella Kheili) ed anello giallo interrotto sulla faccia superiore. 110 . F. CAPRA risce dall’ A. Alzonai per il pronoto a solco tipico posteriore alla metà, per le elitre ed ali più brevi, per il condilo delle tibie posteriori solo con un anello nero, seguito dall’ anello più largo giallo. A questo gruppo appartengono pure l’ A. Jabiata (Brullé), della Gre- cia, e |’ A. brevipennis (Brunner) (1), dell’ Istria, che non conosco in na- tura, ma sono ambedue di statura maggiore e ad elitre più brevi che in A. Alzonai. Ramburiella turcomana (F.-W.) Questa specie della regione mediterranea orientale è stata citata recentemente di S. Vito dei Normanni (Puglie) da Jannone (Boll. Lab. Zool. gen. agr. Portici, XXIX, 1936, p. 225 e Boll. di Zool., VII, 1937, p. 62). Il Museo di Genova ne possiede una ® etichettata: dintorni di Co- senza, paludi, raccolta nel luglio 1904 dal Dr. A. Andreini. Questo reperto ne estende notevolmente |’ habitat verso 1’ occidente. Osservo che la frase diagnostica di Brunner, Prodr. Eur. Ort., 1882, p. 140: « Pronotum..... margine postico rotundato » è inesatta e può in- durre in errore, mentre nella sua precedente descrizione, Verh. zool.-bot. Ges. Wien, XI, 1861, p. 305 dice giustamente: « pronotum..... postice angulatum » e nella fig. 21 B della tav. XVI disegna il pronoto posterior- mente angoloso. (1) Noto che le figure pubblicate della A. brevipennis differiscono assai tra loro, e precisamente la fig. 22 E della Tav. XIV (ala della ) di Brunner (Verh. zool.-bot. Ges. Wien, XI, 1861) e le figg. 3 e 3A della Tav. I di Krauss (Sitzb. Ak. Wiss. Wien, 1878) hanno le ali con l’ apice arrotondato e le carene laterali del pronoto leggermente concave, mentre le figg. 31 A e 31D di Brunner (Prodr. Eur. Orth. 1882, T. V) hanno le ali fortemente appuntite e con la venatura diffe- rente e le carene laterali del pronoto fortemente strozzate nel mezzo. Si tratta di errore di disegno? (ed allora paiono più accurate le figure di Krauss) o di due forme differenti? Brunner cita V A. brevipennis anche di Brindisi, sarebbe molto utile ristudiare la forma dell’ Istria e Dalmazia in confronto con quella delle Puglie. 111 A. GIORDANI SOIKA LE SPECIE DEL SOTTOGENERE NORTONIA Sauss. (Hym. Vespidae) In una recente nota pubblicata in questi Annali (1) ho cercato di chiarire la posizione sistematica della Nortonia intermedia (Sauss.) che ho attribuita al genere Pareumenes subg. Nortonia Sauss. 1869 (nec Sauss. 1875 e 1890, nec auct.). Per la cortesia del Dr. A. von Schulthess, che cosi validamente mi aiuta mettendo a mia disposizione il suo vasto sapere ed il suo prezioso materiale, esaminai i tipi di due specie da lui descritte: Nortonia laevis e N. Enslini e potei cosi constatare che esse appartengono realmente a tale sottogenere e sono perciò dei Pareumenes. Sono assai affini fra di loro, al Pareumenes Mochii n. sp. ed al P. intermedius (Sauss.): tutti hanno il torace depresso, il propodeo allun- gato, obliquo, con le faccie laterali rivolte verso il basso sì da essere quasi ventrali e con denti laterali più o meno evidenti; la forma dei due primi tergiti è molto simile nelle quattro specie. Dai dati finora noti risulta che al sottogenere Nortonia apparten- gono quattro specie ben distinte: Una (intermedius) è dell’ Europa me- ridionale ed Asia Minore (2); delle altre, che per essere quasi total- mente sprovviste di punteggiatura e per altri caratteri formano un gruppo a sè, una (Enslini) abita la Palestina, due (laevis e Mochii) l’ Africa etiopica. TABELLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE SPECIE 1. Corpo fortemente punteggiato. Pronoto provvisto di una carena ininter- rotta e bene sviluppata. Angoli laterali del propodeo con' due acute spine. Primo sternite fortemente striato in tutta la sua superficie. Nero abbon- dantemente macchiato di giallo. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = 4 mm. 11-13, 9 mm. 14-15. intermedius (Sauss.) (1) Vol. LIX, 1936, p. 267. Il Dr. J. Bequaert (in litt.) mi ricorda giustamente che la scultura del I sternite, nel genere Pareumenes, varia da una specie all’ altra. Nella mia diagnosi del sottogenere Nortonia è preferibile perciò cancellare le parole: fortemente striato. (2) E’ dubbio si trovi anche nell’ Africa del Nord. VERTE RO Der AO Te, GIF ARA RRC 112 A. GIORDANI SOIKA — Corpo quasi del tutto sprovvisto di punteggiatura. Faccia dorsale del pronoto arrotondata, non carenata. Angoli laterali del propodeo non spinosi. 2 2. (@) - Propodeo con margini laterali solo lievemente angolosi un po’ prima dell’ estremità. Primo tergite, misurato dalla carena all’ apice, un poco più largo che lungo. Traccia di una carena longitudinale sul II sternite. Clipeo completamente liscio. Primo sternite striato nella mag- gior parte della sua superficie. Nero, abbondantemente macchiato di giallo e con il I tergite ferrugineo. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 15 Mochii n. sp. — Propodeo con i margini laterali nettamente angolosi prima dell’ estre- mità. Primo tergite, misurato c. s., tanto lungo quanto largo o più lungo che largo. 3 8. Secondo sternite con grossi punti ed una forte carena longitudinale me- diana. Primo sternite fortemente striato nella maggior parte della sua superficie. Clipeo della 9 liscio alla base, striato e punteggiato all’apice. Quasi completamente ferrugineo, senza macchie gialle. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = 34 mm. 12, 9 mm. 14. Enslini (Schulth.) — (4)- Secondo sternite sprovvisto di carena e quasi del tutto liscio. Nero, parte delle zampe, pronoto (qua e là oscurito), tegule, zampe, una mac- chietta sul mesoepisterno, macchie ai lati del propodeo e del I tergite color bruno ferrugineo. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 9-12. laevis (Schulth.) Pareumenes (Nortonia) intermedius (Sauss.) Pareumenes (Nortonia) intermedius A. Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. Ge- nova, LIV, 1956, p. 267. Odynerus intermedius Saussure, Et. Fam. Vesp., I, 1852, p. 155, Tav. XVIII fig. 1 (9); III, 1856, p. 224 (4). — André, Spec. Hym. Eur. Alg., II, Suppl., 1886, p. 865. Nortonia intermedia Saussure, Stett. Ent. Zeit., XXX, 1869, p. 53. — Ber- land, Faune de France, 19, Hym. Vespif. II, p. 11. — Zavattari, Ann. Mus. Zool. R. Univ. Napoli, N.S., III, n°. 19, 1911, p. 3. — Bluùthgen, D. Ent. Zeitschr., 1938, p. 461 (1). Eumenes arbustorum Herrich Schaeffer, Fauna Ins. Germ., 1841, p. 189, Tav. 9 (4) Eumenes laminata Kriechbaumer, Entom. Nachricht., 1879, p. 59 (4). — E. André, Spec. Hym. Eur. Alg., II, Suppl., 1896, p. 871 (4). Eumenes bispinosus Morawitz, Horae Soc. Ent. Ross., XIX, 1883, p. 135. — André, Spec. Hym. Eur. Alg., II, Suppl., 1886, p. 876. (1) In questo lavoro il Blithgen critica la mia interpretazione del genere Nor- tonia. A quanto pare egli ignora la mia nota su tale genere, pubblicata in questi Annali (1. cit.) fin dal 1936 sotto il preciso titolo « Caratteri del genere Nortonia... etc. ». E? chiaro poi che il suo sottogenere Subancistroceroides è sinonimo del mio genere Pseudonortonia. NORTONIA 113 Esaminai esemplari di Grecia: Parnasso (mia coll.) e Dalmazia: Ragusa, 1 & 1907 (Méhely - Mus. Budapest). Francia meridionale (Callian), Italia (Lecce, Coli. A. Costa), Dal- mazia, Asia Minore. Secondo il Saussure il tipo potrebbe provenire dall’ Algeria, il che, anche secondo il Berland, è assai dubbio. E’ da notare che in Smiths. Misc. Coll. 254, 1875, p. 139, il Saussure cita la Nortonia intermedia solo di « Southern Europe ». Pareumenes (Nortonia) laevis (Schulth.) Nortonia laevis Schulthess, Verh. KK. Zool. bot. Ges. Wien, LIII, 1903, p. 363 (4). — Kohl, Denkschr. K. AK. Wiss, Wien, math. naturw. K]., LXXI, 1908, p. 241. Pachymenes laevis Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist., XXXIX, 1918, p. 284. Di questa specie esaminai l’ olotipo, & di « S. Thomé » ed un altro @ che da questo differisce solo per avere la macchia gialla interanten- nale un po’ più estesa e per le maggiori dimensioni: misura fino al margine posteriore del II tergite mm. 12 anzichè 8,5 come il tipo. Fu raccolto nell’ Africa del Sud-ovest: Warmbad, Koakoveld, febbraio 1925 (South African Museum). Pareumenes (Nortonia) Enslini (Schulth.) Nortonia enslini Schulthess, Mitt. Schweiz. Entom. Ges., XV, 1931, p. 49. Palestina: alcuni esemplari di Wadi el Kelt (Enslin, Coll. Schul- thess). La ®, che credo ancora inecita, ha il clipeo un poco più largo che lungo, lievemente emarginato all’ apice; liscio nella metà basale, presenta nella metà apicale delle larghe strie longitudinali miste a punti di varia grossezza. Rosso bruna con macchie bruno nere, mal delimitate, sulla fronte e sull’ addome. E di color giallo solo una macchietta sullo Spazio interantennale. Il resto come nel 3. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + Il) = mm. 14. Pareumenes (Nortonia) Mochii n. sp. @ - Capo, visto di fronte, lievemente più alto che largo. Clipeo un poco più largo che lungo, moderatamente e quasi uniformemente con- vesso. La parte libera apicale è lunga circa quanto la parte interoculare, ha i margini laterali distintamente sinuosi e convergenti verso |’ estre- 114 A. GIORDANI SOIKA mità, che è molto leggermente emarginata; i denti che limitano tale emarginatura sono corti, piuttosto arrotondati e separati da una distanza quasi eguale a quella che separa le inserzioni delle antenne. Mandibole robuste, lunghe circa quanto i lobî inferiori degli occhi; il margine in- terno è armato di robusti denti quasi semi-circolari e subeguali. Palpi labiali 4-articolati, con l’ ultimo articolo assai piccolo; palpi mascellari 6-articolati. Inserzioni delle antenne di poco più vicine agli occhi che fra di loro; III articolo circa 2 volte e 1/2 più lungo che largo all’ apice; IV-IX più lunghi che larghi; X subquadrato; successivi più larghi che Pareumenes (Nortonia) Mochii n. sp. Q: fig. 1, primo e secondo tergite visti di profilo — fig. 2, clipeo — fig. 3, primo e secondo tergite visti dall’ alto — fig. 4, propodeo. Pareumenes (Nortonia) Enslini (Schulth.) Q: fig. 5, propodeo. lunghi. Lo spazio interantennale € moderatamente convesso, non care- nato. Occhi di poco più vicini fra di loro presso il clipeo che sul ver- tice, con seni oculari relativamente larghi. Ocelli posteriori nettamente più vicini agli occhi che fra di loro; una distanza più che doppia li separa dall’ occipite. Vertice con una piccola fossetta rotonda lucida, puntiforme. Vertice e tempie bene sviluppati, rigonfi. Viste dall’ alto le tempie sono molto più lunghe del lobo superiore degli occhi. Torace, propodeo incluso, circa una volta ed 1/3 più lungo che largo e di 1/4 più largo che alto. Pronoto completamente arrotondato in avanti; solo NORTONIA 115 nel terzo inferiore delle faccie laterali si notano traccie d’ una fine carena verticale. Mesonoto tanto largo quanto lungo, più convesso nella metà anteriore che in quella posteriore. Lo scutello ed il postscutello sono solo lievissimamente convessi. Il propodeo è della tipica forma dei Pareumenes: molto allungato, depresso, obliquo; le carene laterali sono fuse con quelle inferiori e formano un’ unica carena. Visto dall’ alto il propodeo appare con margini laterali regolarmente arcuati, solo poco prima dell’ estremità sono lievemente angolosi. Le faccie laterali del propodeo sono pianeggianti anteriormente, mentre posteriormente sono concave in senso verticale e convesse in senso longitudinale. Mesoepi- sterno sprovvisto di carena epicnemiale. Ali, tegule e zampe normali. Primo tergite nettamente più largo che lungo (misurato dalla carena all’ apice, lungo la linea mediana), brevemente peziolato alla base, poi ispessito e dilatato a campana; all’ inizio della dilatazione v’ è una piega careniforme analoga a quella delle altre specie; presso l’apice, si esserva una piccola fossetta allungata simile a quella del P. Enslini. Primo sternite triangolare, fortemente e regolarmente striato in senso trasversale; solo i margini laterali sono lisci e lucidi. Secondo tergite un poco più largo che lungo, con margine apicale semplice, decolorato. Secondo sternite con una leggera carena longitudinale molto meno mar- cata che nel P. Enslini. Quasi glabro e perfettamente liscio, d’ aspetto vellutato; solo il pro- podeo ed il mesepisterno hanno punti piccoli e radi; II sternite con, spe- cialmente presso |’ estremità, qualche punto finissimo ed irregolare. Nera. Sono gialli: clipeo, faccia inferiore dello scapo, una grande macchia che occupa lo spazio interantennale e che si estende sino a sfiorare l’ ocello anteriore; una linea che corre lungo le orbite interne dei lobi inferiori degli occhi, occupa i seni oculari e poi, abbandonando gli occhi si dirige in alto verso gli ocelli posteriori che raggiunge; le tempie; il pronoto; i due terzi anteriori della parte superiore del me- soepisterno; larghissime linee una sullo scutello, una sul postscutello ed una a ciascun lato del propodeo; |’ estremità delle tegule e gran parte delle zampe; una stretta fascia, lievemente dilatata nel mezzo, all’apice del I tergite; una simile sul II tergite, più dilatata nel mezzo e dilatata anche un po’ ai lati, si da unirsi a due grandi macchie subtriangolari poste ai lati dello stesso tergite; i tergiti III-IV, tranne due larghe linee nere longitudinali, ed una macchietta triangolare ai lati del margine api- 116 A. GIORDANI SOIKA cale degli sterniti Il-IV. Sono ferruginei: mandibole; gran parte delle antenne; le parti non gialle delle zampe; tegule; parte del mesoepisterno; la parte inferiore delle faccie laterali del propodeo; il I tergite e tutti gli sterniti. Ali ferruginee, un po’ imbrunite all’ estremità. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + Il) = mm. 15. 4 - ignoto. Somalia italiana: Warden, 1 ® X-1935 (A. Mochi). Olotipo in coll. A. Mochi, Cairo d’ Egitto. Affine ai P. Enslini e P. laevis, da cui differisce specialmente per la forma del propodeo e del I tergite; si distingue inoltre dal primo per la forma e la scultura del clipeo, dal secondo per la più forte striatura del I sternite e per la carena longitudinale del II sternite. 117 AFRIKANISCHE HISPIDEN AUS DEM MUSEUM ZU GENUA 73. Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.) von EricH UHMmann, Stollberg-Erzg. Verzeichnis meiner Beitrage. 35. Mitt. Zool. Mus. Berlin 17. 1931 (82). 49. Entomologisk Tidskrift 1935. Von dem von mir bearbeiteten Materiale erwahne ich hier einige Arten, ilber deren Verbreitung Neues bekannt wird und als neue Art Dactylispa debeauxi, die ich zu Ehren des jetzigen Direktors des Mu- seums, Herrn Prof. Dr. Oscar de Beaux, benannt habe. 1. Callispa kilimana Kolbe. 1, Sierra Leone. Stimmt mit den ost- afrikanischen Stiicken iberein. 2. Agonia kuntzeni Uh. (35. p. 849) 7, Belgisch-Kongo: alto Uelle, Kapili und Yakuluku (F. S. Patrizi, IV, V. 27). 3. Dactylispa hirsuta Gest. 1, Aethiopien, Bahar-Dar, Lago Tana. VII. 36 (G. Guiglia). Einfarbig gelbbraun. 4. Dactylispa gracilis Per. 2, Transvaal: Hamman’skral (E. Simon 1893). 5. Dactylispa debeauxi n. sp. Nigro-rubida, antennis apice clario- ribus, nitida. Antennis ad apicem leviter incrassatis, validis, brevibus; prothorace transverso, spinis validis, lateribus 2,1 spinosis, disco profunde excavato, areis tribus opacis: et una mediana antica longitudinali et duabus ovalibus obliquis, excavatione tenuiter pilosula; elytris subre- gulariter punctato-striatis, tenuissime pilosis, multispinosis, spinis cras- sis brevibus, marginalibus fere aequilongis. - 3,5 X 2,75 mm. Der D. perfida Pér., von der ich einen Kotypus aus Malvern besitze, ahnlich, aber kleiner, Dornen auf den Decken aber zahlreicher, kiirzer und stirker, Randdornen untereinander fast gleichlang. Dunkel rotbraum, Spitze der Fihler heller. Halsschild ohne Erha- benheiten, nebst den Decken glinzend. Stirn matt, zwischen den Augen gekielt. Fiihler kraftig, den Hinterrand des Halsschildes erreichend, 118 E. UHMANN zwischen Breit-und Schmalseite kaum ein Unterschied, die 5 Endglieder schwach verdickt, Glied 1 dick, 2 kaum halb so lang, viel schmàler, rundlich, 3 etwa so lang wie 1, 4= 5, jedes so lang wie 2, 6 kiirzer als 5, quer, 7 etwas kiirzer als 3, 8 = 9 — 10, leicht quer, an Breite etwas abneh- mend, 11 zugespitzt. Halsschild quer, mit starken Dornen, Seitendornen 2, 1, mit 3 flachen, hinten zusammenhangenden Erhabenheiten: die eine vorn lings der Mitte, dahinter je eine grosse, querrundliche; die Scheibe stark vertieft, sehr fein behaart, Schildchen rundlich, matt gewirkt. Decken nach hinten sehr schwach erweitert, mit 10 fast regelmàssigen Punktreihen, in jedem Punkt ein feines Harchen. Alle geraden Zwi- schenràume in fast gleichen Abstinden mit kurzen, verschieden grossen Kegelzahnen (6-8) dicht besetzt. Randzahne in regelmdssigen Abstanden, kurz, die am Spitzenrand fast so lang wie die seitlichen, gegen 18 Stiick an jeder Decke. 2, Transvaal: Shilouvane bei Leydsdorp (H. A. Junod). 6. Hispa romani Uh. (49. p. 125, fig.) 4, Vryburg, Bech. 1 (E. Simon 1893). 7. Hispa pallida Guér. 1, Hamman’skraal, Transvaal (id.). 8. Hispa pavida Ws. 1, Aethiopien: Miss. E. Zavattari nei Borana, A. O. I. Neghelli. 10-20. III. 1937. 119 Dr. Max BERNHAUER off. Notar in Horn. Nied. Oesterreich. ZWEI NEUE TERMITOPHILE GATTUNGEN DER TRIBUS HYGRONOMINI: SUBTRIBUS COROTOCAE (47. Beitrag zur afrikanischen Staphylinidenfauna) Herr Dr. Ep. GripELLI hatte wahrend seiner Tatigkeit am Museo Civ. di Storia Naturale in Genua die Freundlichkeit, einen Teil des Staphy- linidenmaterials dieses Museums mir zur Bearbeitung zu iibersenden. In diesem Material befanden sich nun unter anderen auch zwei neue Genera der Tribus Hygronomini, welche ich im folgenden beschreibe. Indem ich Herrn Dr. GriDELLI meinen verbindlichsten Dank fiir die Ueberlassung des Materiales ausspreche, obliegt es mir weiter, meinem lieben, alten Freunde Herrn Studienrat Prof. Dr. Otto SCHEERPELTZ in Wien dafiir zu danken, dass er in iiberaus grossem Entgegenkommen die geradezu einzigartigen Abbildungen der Tiere und der Mundteile mir zur Verfiigung gestellt hat. Herrn Direktor Prof. O. pe BEAUx danke ich fiir die Veroffentlichung in den Annali. Termitoscapha nov. gen. Von ziemlich breiter und plumper Gestalt, der Vorderkérper fast nur halb so breit wie der Hinterleib, dieser bei normaler Lage iiber den Vorderleib nach vorn gekriimmt, so dass dann die Oberseite des Hinterleibes, der Fliigeldecken und eines Teiles des Halsschildes bei Ansicht von oben nicht sichtbar sind. Der Kopf ist klein, dreieckig, nach vorn stark verengt. Die Augen sind gross, nur mdssig gewòlbt und grob fazettiert, die Schlafen hinter ihnen etwas langer als der Langsdurch- messer der Augen. Die Fiihler sind kraftig und dick, gegen die Spitze nicht verdickt, ziemlich gleichbreit, das erste Glied ist kraftig entwickelt, fast schaftartig, gegen die Spitze stark erweitert, das zweite ist an der Wurzel etwas abgeschniirt, breiter als lang, die folgenden bis zum zehnten ziemlich gleichgebildet, massig quer, gleichbreit, dicht gegliedert, das elfte oval, kiirzer als die zwei vorhergehenden zusammengenommen. Die Oberlippe quer, an den Seiten gerundet. Die Mandibeln kraftig und kurz, am Innenrande mit einem fein und dicht bewimperten Hautsaum, die eine gegen die gekriimmte Spitze zu mit einem kraftigen Zahn. Die 120 M. BERNHAUER Kiefertaster ziemlich kurz, viergliedrig, das erste Glied kurz, etwas ge- kriimmt, das zweite gegen die Spitze stark verdickt, doppelt so lang wie | breit, das dritte linger als das zweite, gegen die Spitze zu verdickt, das Endglied schmal pfriemenfòrmig, weniger als halb so lang wie das | dritte. Die Aussere Maxillarlade massig breit, etwas gekriimmt, an der Spitze und am Innenrande dicht bewimpert. Die Innenlade ist schmàaler, gekriimmt, in eine lange schmale nach innen gekriimmte Spitze ausgezo- | gen, am Innenrande méissig dicht mit langen Stacheln bewehrt. Die Zunge sehr breit und kurz, am Vorderrande sanft gebuchtet. Die Lippentaster | 02 ULI a AEE IED KI Pi O a Re ae PIA TE Abb. 1 Termitoscapha nov. gen. Gestroi nov. spec. - Mundteile, halbschematisch. - Masstab in Millimetern. sind ziemlich kurz dreigliedrig, das Endglied schmàler als das vorletzte. Der Halsschild schmàler als die Fliigeldecken, auf der Oberseite mehr oder minder eingedriickt, die Epipleuren bei seitlicher Ansicht nicht deut- lich sichtbar, die Fliigeldecken nicht ganz so lang wie der Halsschild, nach hinten erweitert, am Hinterrande innerhalb der iusseren Hinterecken nicht ausgebuchtet. Der Hinterleib ausserordentlich stark entwickelt, dop- pelt so breit wie der Vorderkòrper, nach vorn zuriickgebogen, die Seiten- rànder sehr breit und hoch erhoben, der iibrige Teil des Abdomens ausge- hohlt erscheinend, kahnfòrmig, nach vorn und rilckwàrts verengt, die mittieren Sternite erscheinen durch die Riickkriimmung des Hinterleibes 121 NEUE TERMITOPHILE @ “Gav 122 M. BERNHAUER viel breiter als die entsprechenden Tergite. Die Mittelbrust ist klein, der riickwartige Abschluss ist wenig vorgezogen, in der Mitte ausgebuchtet, kaum zwischen die Mittelhiiften eintretend, diese weit von einander ab- stehend. Die Beine sind massig schlank, die Tarsen sàmtlich viergliedrig, an den Vordertarsen und Mitteltarsen das erste Glied etwas langer als das zweite, das Endglied wenig linger als das vorletzte, an den Hinter- tarsen ist das erste und letzte Glied nur wenig gestreckter als an den vorderen Tarsen, die Schienen verhaltnismissig kraftig und plump, mehr Abb. 3 Termitoscapha nov. gen. Gestroi nov. spec. - Halbschematische Lateralansicht von rechts. Masstab in Millimetern. als doppelt so lang wie die Tarsen, an der Aussenseite weitlàufig bewimpert. Die Gattung ist in die Subtribus Corotocae der Hygronomini zu stellen und steht hier meines Erachtens der Gattung Termitopullus Rei- chensp. wohl am nachsten, ist jedoch noch viel kleiner und unterscheidet sich von ihr durch das stark entwickelte erste Fithlerglied, die Bildung der Lippentaster, besonders das langere zweite Glied, die Aushohlung des Halsschildes und die Bildung des Abdomens sehr auffallend. Auch die Schienen sind viel breiter und dicker. Die Genotype ist die im folgenden beschriebene Art: Gestroi n. sp. NEUE TERMITOPHILE 123 Termitoscapha Gestroi nov. spec. Von winziger Gestalt, glanzend, bràunlichgelb bis gelbbraun, die Fih- ler, Taster, Beine und die aufgebogenen Seitenrinder des Hinterleibes heller. Der Kopf nach vorn ziemlich zugespitzt, die Oberseite etwas einge- driickt, kaum punktiert. Der Halsschild ist fast so lang wie breit, ziemlich gleichbreit mit stumpf verrundeten Hinterecken, lings der Mitte breit ausgehohlit, zu beiden Seiten mit unregelmassigen Erhabenheiten, ohne deutliche Skulptur, in der Mitte der Seiten schwach eingebuchtet. Die Fliigeldecken fast so lang wie der Halsschild, nach riickwarts etwas erwei- tert, undeutlich gerunzelt, glinzend. Der Hinterleib unmittelbar hinter dem Metasternum sehr stark bauchig erweitert, die Tergite hinten fast gerade abgeschnitten, glinzend, ohne deutliche Skulptur, weitlàufig be- borstet. Lange: 0,6-0,8 mm. Das hochinteressante Tierchen wurde von F. S. PATRIZI im belgischen Kongostaate: Alto Uelle am 26 April 1927 in einem Termitenneste (von Prof. F. SilvestRI als zur Gattung Trinervitermes gehòrig bestimmt) in einigen Stiicken aufgefunden. Die Cotypen befinden sich im Museo Civ. in Genua und in meiner Sammlung. Termitoctesis nov. gen. Diese Gattung gehòrt ebenfalls zur Subtribus Corotocae der Hygro- nomini und steht hier infolge der Bildung besonders des sechsten (vierten freiliegenden) Tergites der Gattung Termitella Wasm. und auch Idiogaster Wasm. recht nah, unterscheidet sich von der erstgenannten Gattung durch stirker verlangertes, mehr schaftformiges erstes Fiihlerglied und viel machtiger entwickelten Hinterleib, besonders aber durch die senk- recht emporgerichteten und sodann nach innen geschlagenen breiten Seitenrinder des Abdomens, wodurch dieses die Form eines Kahnes erhalt, endlich durch langeres, weniger verdicktes vorletztes Glied der Kiefertaster; von Idiogaster Wasm., den ich nur der Beschreibung nach kenne, muss sich die neue Gattung ohne Schwierigkeit durch weniger langes erstes Fiihlerglied, den viel langeren, auf der ganzen Scheibe stark eingedriickten Halsschild mit erh6hten Randern, kirzere Fliigel- decken und die Bildung der letzten Tergite, langeres erstes und kiirzeres letztes Tarsalglied unterscheiden lassen. Leider ist die WASMANN’ sche Beschreibung, besonders auch beziiglich der Mundteile, so mangelhaft und pUvwxxta]orewxona[orcaremmaurnermata[vrtntteti 124 M. BERNHAUER auch die Abbildungen so verschwommen, dass die gewiss noch vorhan- denen iibrigen Unterschiede nicht festgehalten werden kénnen. Gestalt ziemlich breit mit méachtig entwickeltem Hinterleib, welcher an der breitesten Stelle fast doppelt so breit wie der Vorderkòrper ist und bei normaler Lage iiber den Vorderleib nach vorn gekriimmt ist, dieser daher nur teilweise sichtbar. Der Kopf betrachtlich schmàler als der Hals- 05 Abb. 4 Termitoctesis nov gen. Gridellii nov. spec. - Mundteile, halbschematisch. - Masstab in Millimetern. schild, quer, nach vorn etwas stàrker verengt, hinten schwach abgeschniirt. Augen ziemlich gross, wenig gewòlbt, fein fazettiert, die Schlafen hinter ihnen etwas langer als ihr Langsdurchmesser, unten nicht gerandet. Die Fithler sind kraftig, gegen die Spitze nicht verdickt, ziemlich gleich- breit, das erste Glied stark entwickelt, fast schaftartig, ungefahr so lang wie die drei folgenden, das zweite ahnlich wie die folgenden gebildet, nicht oder nur wenig breiter als lang, das Endglied so lang wie die bei- den vorhergehenden zusammengenommen. Die Mandibeln sind kurz, ohne Zahn, an der Spitze hakig gekriimmt. Die Kiefertaster massig lang, ihr drittes Glied massig verdickt, fast etwas langer als das zweite, das End- glied sehr klein und schmal, pfriemenformig, fast nur ein Drittel so lang wie das dritte. Die aussere Maxilarlade ist schmal, an der Spitze dicht ap on n NEUE TERMITOPHILE 125 behaart und etwas nach innen gekriimmt, die Innenlade an der Spitze etwas hakig ausgezogen, am Innenrand bedornt und behaart. Die Lippen- taster ziemlich kurz, dreigliedrig, das Endglied etwas schmàaler und fast kiirzer als das vorhergehende. Der Halsschild ist wenig schmàler als die Fliigeldecken, schwach quer, nur wenig breiter als lang, nach vorn etwas starker verengt als ATI LEI Abb. 5 Termitoctesis nov. gen. Gridellii nov. spec. - A. Halbschematische Dorsalansicht, Abdomen herabgeklappt. - B. Halbschematische Ventralansicht. - Masstab in Millimetern. nach hinten, der ganzen Breite nach tief ausgehdhlt, uneben. Fliigel- decken nicht oder nur wenig linger als der Halsschild, nach hinten schwach erweitert, am Hinterrande innerhalb der ziemlich spitzigen Hin- terecken schwach gebuchtet. Der Hinterleib ausserordentlich erwsitert, viel breiter als der Vorderkòrper, mit breiten und hoch erhobenen steilen Seitenrindern, so dass der iibrige Teil tief ausgehdhit erscheint, nach vorn und riickwàarts verengt, kahnférmig, die Hinterrinder des vierten bis sechsten Tergites allmahlich stàrker in der Mitte nach vorn gezogen, insbesondere der Hinterrand des sechsten Tergites ist in der Mitte sehr 126 M. BERNHAUER stark und schmal, fast bis zur Basis ausgeschnitten, so dass das siebente (fiinfte vollkommen freiliegende) Tergit im Ausschnitt viel langer als breit erscheint, dieses Tergit besitzt am verhdltnismassig schmalen Hin- terrande einen weissen Hautsaum. Die Mittelbrust tritt riickwarts zwi- schen die Mittelhiiften ein, diese sind breit von einander getrennt. Die Beine kraftig, die Schienen ziemlich breit, die Tarsen samtlich vierglie- drig, das erste Glied an simtlichen Beinen langer als das zweite. 0 1 LITI HLTH Abb. 6 Termitoctesis nov. gen. Gridellii nov. spec. - Halbschematische Lateralansicht von rechts. Masstab in Millimetern. Termitoctesis Gridellii nov. spec. Gelbbraum, ziemlich glanzend, die Fihler, Taster und Beine etwas heller. Der Kopf ist der ganzen Breite nach ausgehéhlt, der Scheitel stark dammartig erhoben, dusserst fein und dicht, chagrinartig punktiert. Der Halsschild ist kaum erkennbar punktiert, an der Basis quer erhoben und vor dem Schildchen mit einer breiten, wulstartigen, unregelmdssigen Erhabenheit. Die Fliigeldecken sind glatt, eben, nur ausserordentlich fein, kaum sichtbar skulptiert, so wie der Halsschild ausserst fein und kurz behaart. Der Hinterleib ist kaum sichtbar skulptiert und mit langeren feinen Haaren ziemlich zahlreich bekleidet. Lange: 2 mm. (bei flach herabgebogenem Hinterleib). Alto Uelle (Belgisch Kongo), 26 April 1927, von F. S. PATRIZI ge- meinschaftlich mit der vorhergehenden Art in einigen Stiicken aufgefunden. Die Cotypen befinden sich in den gleichen Sammlungen. 127 Dr. Sanpro RUFFO STUDI SUI CROSTACEI ANFIPODI VIII GLI ANFIPODI MARINI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI GENOVA a) GLI ANFIPODI DEL MEDITERRANEO Riferisco in questa nota su una collezione di Anfipodi del Mare Mediterraneo conservata nel Museo di Storia Naturale di Genova. L’im- portanza del materiale esaminato è piuttosto limitata non trattandosi di raccolte compiute metodicamente (7). Mi è sembrato, tuttavia, interes- sante illustrarlo poichè i dati riferiti apportano nuove conoscenze alla Cistribuzione geografica di alcune specie. Nella presente nota sono elencate 45 specie di Anfipodi, in grande maggioranza raccolte nei mari italiani; fra esse quattro sono nuove per i nostri mari (Hippomedon oculatus, Metaphoxus pectinatus, Elasmopus brasiliensis, Orchestia platensis); di molte altre sono indicate, inoltre, nuove località di distribuzione geografica. Nella stesura del presente elenco, trattandosi in generale di forme ben note, sono stato volutamente molto breve; ho riportato, volta per volta, le più importanti opere consultate per la determinazione, onde ciascuna specie risultasse più esattamente identificata; per quanto ri- guarda la distribuzione geografica, ho riferito brevemente, per le forme raccolte sulle coste italiane, quanto era già noto sulla loro presenza nei nostri mari. Ringrazio vivamente il direttore Prof. O. DE Beaux e ii Prof. L. Masi per la cortesia con cui hanno posto a mia disposizione le collezioni di Anfipodi del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. GAMMARIDEA Fam. LYSIANASSIDAE Lysianassa plumosa Boeck 1895 Lysianassa Costae G. O. Sars (23), pp. 42-43, tav. 16. 1906 Lysianassa plumosa T. Stebbing (29), p. 38. (1) Questo materiale è costituito da piccole raccolte OFAC da varie spedi- zioni (« Corsaro», « Violante» di Enrico A. D’ Albertis, R. N. «Eridano», R. N. « Scilla», R. N. « Washington») e da singoli ricercatori. 128 S. RUFFO 1911 Lysianassa plumosa E. Chevreux (8), pp. 159-162, tav. VI (figg. 11-20). 1925 Lysianassa plumosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 43-44, fig. 25. Ho esaminato cinque 4 4 raccolti dalla R. N. « Washington» il 16-VIII-1894, nello Stretto di Gibilterra (35° 54’ 47” lat. N., 5° 49° 14” long. O. Gr.). Lunghezza degli esemplari 8,5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Coste atlantiche europee ed africane dalla Norvegia al Senegal. Mediterraneo. Lysianassa ceratina (A. Walker) 1900 Lysianax ceratinus E. Chevreux (7), pp. 16-17, tav. V (figg. la-1b). 1906 Lysianassa cinghalensis T. Stebbing (29), p. 39. 1911 Lysianassa ceratina E. Chevreux (8), pp. 158-159, tav. VI (fig. 10). 1925 Lysianassa ceratina E. Chevreux-L. Fage (9), p. 42, fig. 23. 1928 Lysianassa ceratina A. Schellenberg (25), pp. 633-634. 1934 Lysianassa ceratina C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 158-159, fig. 3. Ho esaminato: 1) una ® di 8,5 mm. raccolta sulle coste dell'Isola Alboran il 3-IX-1882 dal « Corsaro »; 2) un 4 raccolto sugli scogli della costa a Sud di Gallipoli (M. Jonio) il 24-VII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO); 3) una 9 raccolta a Maiorca (S. Caterina) il VII-1888 dal « Corsaro ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta delle coste italiane tirreniche (CECCHINI (3), CECCHINI-PARENZAN (4), FISCHETTI (13)) e adriatiche (RuFro (20)). E’ una forma a larga distribuzione geo- grafica: coste atlantiche europee ed africane dall’ Inghilterra al Senegal, Mediterraneo (coste europee e nord-africane), Mar Rosso, Oceano Indiano. Lysianassa bispinosa (Della Valle) 1893 Lysianax bispinosus A. Della Valle (12), pp. 792-793, tav. I (fig. 5) e tav. 25 (figg. 16-21). 1906 Lysianassa bispinosa T. Stebbing (29), p. 38. 1925 Lysianassa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), p. 43, fig. 24. Ho esaminato: 1) una ® raccolta sulla spiaggia a O. di Taranto dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO); 2) una ® raccolta tra le alghe, sugli scogli a fior d’acqua, a Porto Empedocle (Sicilia) dalla R. N. « Eridano» (Com.te Cas- SANELLO) il 16-VIII-1896. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 129 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie era conosciuta delle coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CeccHINI (3), FISCHETTI (13)); io I’ ho recentemente avuta anche dall’ Adriatico. E’ specie, per quanto è noto fino ad ora, esclusivamente mediterranea (si trova anche sulle coste nord-africane). Aristias neglectus Hansen 1893 Aristias neglectus A. Della Valle (12), pp. 844-845, tav. 6 (fig. 9) e tav. 26 (figg. 16-31). 1895 Aristias audouinianus G. 9. Sars (123), pp. 48-49, tav. 17. 1906 Aristias neglectus T. Stebbing (29), p. 50. 1925 Aristias neglectus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 45-46, figg. 26-27. Ho esaminato due esemplari (4 ®) raccolti nel Golfo di Genova (coi gangani). Lunghezza degli esemplari 7 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuto sia per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) che per quelle adriatiche (HELLER (16) sub Anonyx tumidus, PESTA (19)). Questa specie è nota delle coste europee atlantiche fino alla Norvegia settentrionale e del Mediterraneo. Socarnopsis crenulata Chevreux 1911 Socarnopsis crenulata E. Chevreux (8), pp. 165-169, fig. 2, tav. VII (figg. 1-13). 1925 Socarnopsîis crenulata E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 49-50, figg. 31-32. 1934 Socarnopsis crenulata C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 164-165, fig. 8. Ho esaminato un & raccolto sulle coste dell'Isola di Gerba (Tunisia) a 50 metri di profondità, il IX-1879 dalla « Violante ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per alcune località delle coste atlantiche francesi, per varie località del Mediter- raneo occidentale (Francia, Corsica, Tunisia, Algeria) e per 1’ Africa australe. CECCHINI e PARENZAN (4) la citano per il Golfo di Napoli. Hippomedon oculatus Chevreux-Fage 1925 Hippomedon oculatus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 52-53, figg. 35-36. Ho esaminato un esemplare raccolto dalla « Violante » 1’ VIII-1879 presso il Capo Passero (Sicilia). OSSERVAZIONI. Questa specie è stata molto recentemente descritta da CHEVREUX-FAGE. L’ unico esemplare da me potuto esaminare concorda 130 S. RUFFO bene, nel complesso, con la descrizione degli Aa.; ne differisce, più che altro, per il peduncolo del primo paio di antenne molto più robusto, per il secondo paio di antenne notevolmente lungo (flagello di 43 articoli), per la prima piastra epimerale ad.angolo anteriore meno accentuata. ‘ mente acuto. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fosse conosciuta per le coste italiane. Gli Aa. la citano di Bonifacio (Corsica), Bone (Algeria) e Gabes (Tunisia). Fam. AMPELISCIDAE Ampelisca diadema (A. Costa) 1895 Ampelisca assimilis G. O. Sars (23), pp. 168-169, tav. 58. 1906 Ampelisca diadema T. Stebbing (29), pp. 107-108. 1925 Ampelisca diadema E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 82-83, fig. 74. Ho esaminato un ¢ raccolto nel Golfo di Genova (coi gangani). Lunghezza dell’ esemplare 13 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Era specie già conosciuta per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)), non però per l’ alto Tirreno. Essa ha una larga distribuzione geografica; è nota per le coste europee atlantiche dalla Norvegia a Gibilterra, per il Medi- terraneo (coste europee e nord-africane) e per | Africa australe. Fam. PHOXOCEPHALIDAE Metaphoxus pectinatus (A. Walker) 1906 Metaphoxus pectinatus T. Stebbing (29), pp. 139-140. 1911 Metaphoxus pectinatus E. Chevreux (8), pp. 187-188, tav. IX (figg. 19-20). 1925 Metaphoxus pectinatus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 105-106, figg. 98-99. Ho esaminato un esemplare di 2 mm. di lunghezza, raccolto a Sturla (Genova) tra la ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda il 30-V-1937. F. Capra 1. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fesse nota per le coste italiane. Essa era conosciuta per le coste atlantiche europee (Inghilterra, Francia, Portogallo) e per il Mediterraneo occiden- tale (coste francesi, Corsica e Tunisia). PSR ERIN I ana ay ea De ae ENIT ANNO ae a tat! MIE tomy e VEE ; ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 131 Fam. LEUCOTHOIDAE Leucothoé spinicarpa (Abildg.) 1893 Leucothoé spinicarpa (part.) A. Della Valle (12), pp. 652-654, tav. 6 (fig. 4) e tav. 19 (figg. 1-20). 1895 Leucothoé spinicarpa G. O. Sars (23), pp. 283-284, tavv. 100-101. 1906 Leucothoé spinicarpa T. Stebbing (29), pp. 165-166. 1925 Leucothoé spinicarpa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 122-123, figs. 118-119. A Ho esaminato: li tre 2 9 raccolte a Monterosso al Mare (Liguria) da L. MONTALE nel 1922. Lunghezza degli esemplari 8 mm. 2) una @ raccolta a Porto Empedocle (Sicilia), tra le alghe, sugli scogli a fior d’ acqua, dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta di tutte le coste italiane: tirreniche (DELLA VALLE (12) CHEVREUX (6), CECCHINI-PARENZAN (4)), jonie (CeccHINI (3)), adriatiche (HELLER (16) sub Leucothoé denticulata, NEBESKI (18) sub L. denticulata). E’ specie cosmopolita. Fam. STENOTHOIDAE Stenothoé gallensis A. Walker 1904 Stenothoé gallensis A. Walker (32), pp. 261-262, tav. III (fig. 19). 1916 Stenothoé gallensis K. H. Barnard (1), pp. 154-155. 1925 Stenothoé Cattai E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 132-133, fig. 131. 1936 Stenothoé gallensis A. Schellenberg (26), pp. 9-10. 1937 Stenothoé gallensis Th. Monod (17), p. 13, fig. 7TA-D. Ho esaminato parecchi esemplari raccolti tra le alghe a Porto Said il XII-1891 dalla R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO). Lunghezza dei 4 4 3,5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è comune e diffusa sulle coste dell’ Oceano Indiano e del Mar Rosso; è nota pure per 1’ Africa australe, per le Isole Gambier e per Porto Rico. La presenza di essa a Porto Said nel Mediterraneo fu già resa nota da ScHELLENBERG (25); lo Stesso SCHELLENBERG (26) la citò poi anche di Alessandria. Questo autore anzi ritiene (e credo con ragione) che anche S. Cattai, raccolta a Mar- siglia e a Monaco, sia da riferirsi alla medesima specie. La presenza in tali località è probabilmente da attribuirsi ad un trasporto passivo per mezzo delle navi provenienti dai mari orientali. 132 S. RUFFO Fam. ACANTHONOTOZOMIDAE Panoploea minuta (G. O. Sars) 1895 Iphimedia minuta G. O. Sars (23), p. 379, tav. 133. 1906 Panoploea minuta T. Stebbing (29), p. 213. 1925 Panoploea minuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 148-149, figg. 146-148. Ho esaminato due esemplari raccoltia Malamocco (Venezia), su fondi a Posidonia il 3-VII-1896 dalla R. N. «Eridano » (Com.te CASSANELLO). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie era nota per le coste ita- liane tirreniche (DELLA VALLE (12) sub Iphimedia obesa part., CECCHINI- PARENZAN (4)) e adriatiche (STAMMER (28)). E’ diffusa lungo le coste atlantiche europee ed africane dalla Norvegia al Senegal e nel Mediter- raneo occidentale (coste francesi ed algerine). Fam. CALLIOPIIDAE Apherusa bispinosa (Bate) 1893 Acanthozone bispinosa A. Della Valle (12), tav. 3 (fig. 5). e tav. 17 (figg. 22-36). 1906 Apherusa bispinosa T. Stebbing (29), pp. 305-306. 1925 Apherusa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 177-178, fig. 181. 1934 Apherusa bispinosa C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 186-187, fig. 25. Ho esaminato una quarantina di esemplari (tra cui molte femmine ovigere) raccolti a Malamocco (Venezia), su fondi a Posidonia, il 3-VII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO). OSSERVAZIONI. Questi esemplari dell’ Adriatico si distinguono per la statura piccola (9 ov. lunghezza 3,5 mm.). La terza piastra epimerale presenta, inoltre, sull’ orlo interno un numero di denti minore (sette), l’ articolo carpale del gnatopode del primo paio è più lungo che nella figura data da CHEVREUX-FaGE, il telson presenta all’ apice due piccole smarginature. Per tali caratteri si avvicinerebbe anche all’ Apherusa ovalipes Norman e Scott, specie atlantica, vicinissima, del resto, al V Apherusa bispinosa. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tirre- niche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (NERESKI (18) sub Pherusa bispinosa, STAMMER (28)). Questa specie è nota per 1’ Atlantico dalla Groenlandia al Senegal, per il Mediterraneo e per il M. Nero. i Rn das E di Aa; PP, Ea ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 133 Fam. ATYLIDAE Nototropis Swammerdami (M. Edw.) 1893 Atylus Swammerdamii (part.) A. Della Valle (12), pp. 698-701, tav. 3 (fig. 12) e tav. 17 (figg. 1-21). 1906 Nototropis Swammerdamei T. Stebbing (29), pp. 330-331. 1925 Nototropis Swammerdami E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 195-196, fig. 204. Ho esaminato: 1) un & (lunghezza 7,5 mm.) raccolto nel Golfo di Genova nel 1917. P. Scasso 1.; 2) un esemplare raccolto nei Golfo di Genova (senza più precise indicazioni). B. BORCIOLI 1.; 3) tre esemplari (tra cui una femmina ovigera (lunghezza 6 mm.)) raccolti l'X1-1929 a Cornigliano (Golfo di Genova). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie conosciuta per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)); non era però ancora citata per I’ alto Tirreno. E’ diffusa sulle coste atlantiche europee ed africane dalla Norvegia al Senegal e nel Mediterraneo occidentale (coste francesi e algerine). Fam. GAMMARIDAE Melita palmata (Montagu) 1893 Melita palmata (part.) A. Della Valle (12), pp. 713-715, tav. I (fig. 6) e tav. 23 (figg. 24-40). 1906 Melita palmata T. Stebbing (29), p. 425. 1925 Melita palmaia E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 230-231, fig. 241. 1934 Melita palmata C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 193-194, fig. 29. Ho esaminato: 1) una @ raccolta a Sturla (Genova) alla riva il 30-V-1937. F. CAPRA l.; 2) molti 4 6 e 9 9 (esemplari mutilati) raccolti nel Mar Piccolo di Taranto alla costa sotto le pietre nell’ agosto 1893 dalla R. N. « Washington » (Com.te CASSANELLO). Osservazioni. Gli esemplari esaminati non si accordano perfetta- mente con la descrizione data da Chevreux-Face. Infatti l'angolo infero- posteriore dell’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi è arroton- dato, la terza piastra epimerale presenta delle distinte intaccature anche sull’ orlo inferiore, il telson è infine più corto e porta una lunga spina anche sull’ orlo esterno, nei due terzi distali. Nonostante tali differenze, Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 6 134 S. RUFFO in fondo di non grande entità, ritengo come del tutto probabile la loro determinazione. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Qiesta specie è conosciuta delle coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adria- tiche (HELLER (16), NEBESK! (18), STAMMER (28), RUFFO (20)). E’ nota per tutte le coste atlantiche europee, per le Canarie e le Azzorre e ver il Mediterraneo (coste francesi e algerine). Ceradocus orchestiipes A. Costa 1866 Maera orchestiipes C. Heller (16), pp. 38-39, tav. III (figg. 22-23). 1906 Ceradocus orchestiipes T. Stebbing (29), p. 432. 1925 Ceradocus orchestiipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 234-236, fisse. 245-246. ; Ho esaminato due ¢ ¢ raccolti sulle coste dell’ Isola di Gerba (Tunisia) a 50 m. di profondita nel settembre del 1879 dalla « Violante ». OssERVAZIONI. Negli esemplari studiati la terza piastra epimerale presenta 6 denti sull’ orlo posteriore e 3 su quello inferiore. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie comune nel Mediterraneo (coste francesi, corse, italiane tirreniche e adriatiche, algerine). CHEVREUX (8) non la cita però per le coste tunisine. E’ conosciuta anche per le Isole del Capo Verde. Maera grossimana (Montagu) 1893 Maera grossimana (part.) A. Della Valle (12), pp. 727-729, tav. 2 (fig. 10), tav. 21 (figg. 1-16), tav. 41 (fig. 37). 1906 Maera grossimana T. Stebbing. (29), p. 435. 1925 Maera grossimana E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 239-240, figg. 248 e 250. Ho esaminato un 4 raccolto su scogli della costa a S. di Galli- poli (M. Jonio) dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASssaNELLO). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie era nota delle coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16)). Essa è cono- sciuta per le coste atlantiche europee ed africane dall’ Inghilterra al Senegal e per il Mediterraneo (coste francesi e algerine, Corsica, Baleari). Elasmopus rapax A. Costa 1893 Elasmopus rapa» A. Della Valle (12), pp. 736-737, tav. 22 (figg. 16-22). 1906 Hlasmopus rapax T. Stebbing (29), pp. 444-445. ION I i e a I DADA ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 135 1925 Elasmopus rapax E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 244-246, figg. 255-256. 1934 Elasmopus rapax C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 201-203, fig. 35. Ho esaminato undici esemplari (4 ¢ e ® 2) raccolti tra le alghe, sugli scogli a fior d’acqua, a Porto Empedocle (Sicilia) il 16-VIII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO). OSSERVAZIONI. Questi esemplari corrispondono bene, nel complesso, ai caratteri dati dagli Aa. I maschi misurano 10 mm. di lughezza. Noto come caratteristica che nei ¢ ¢ adulti l’ articolo merale dei pereiopodi del V-VII paio è notevolmente espanso, tanto che nel settimo paio esso è largo quasi come l’ articolo basale; tutti i pereiopodi sono poi abbon- dantemente forniti di lunghe setole. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questo Elasmopus è conosciuto per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CeccHINI (3), CECCHINI- PARENZAN (4), FiscarTTI (13)). E’ da ritenersi probabilmente sinonima di esso la Maera brevicaudata citata da HELLER (16) per l’ alto Adriatico. E’ specie cosmopolita. Elasmopus pocillimanus (Bate) 1893 Elasmopus pocillimanus A. Della Valle (12), pp. 773-774, tav. I (fig. 4) e tav. 22 (figg. 23-25). 1906 Elasmopus pocillimanus T. Stebbing (29), pp. 443-444. 1911 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux (8), p. 225, tav. XVI (figg. 1-2). 1925 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 246-247, fig. 257. Ho esaminato due esemplari (4 2; lunghezza del ¢ 8 mm.) rac- colti a S. Caterina di Majorca il VII-1888 dal « Corsaro ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a larga distribuzione: Atlantico (Isola Annobon, Bermude, coste americane) e Mediterraneo (coste alge- rine, tunisine, francesi, italiane) (*). Elasmopus brasiliensis (Dana) 1911 Hlasmopus brasiliensis E. Chevreux (8), pp. 222-225, fig. 12, tav. XV (figg. 14-20). Ho esaminato: 1) un & e tre 2 9 raccolti tra le alghe sugli scogli della costa a O. di Porto Empedocle (Sicilia) il 26-VIII-1895 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO); (1) Recentemente trovata anche nel Mar Rosso e nell’ Oceano Pacifico. Reti RT e Une etti 136 S. RUFFO 2) una ® raccolta sugli scogli della costa a S. di Gallipoli (M. Jonio) il 24-VII 1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO). OSSERVAZIONI. Questi esemplari corrispondono perfettamente alla descrizione di CHEVREUX. Lunghezza 4,5 mm.; flagello del primo paio di antenne di 19 articoli, del secondo paio di 8 articoli. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fosse già nota per le coste italiane. Essa è citata per poche località del Medi- terraneo occidentale e per Rio de Janeiro (1). Elasmopus pectenicrus (Bate) 1904 Elasmopus serrula A. Walker (32), pp. 277-278, tav. VII (fig. 37). 1916 Elasmopus pectenicrus K. H. Barnard (1), pp. 197-199, tav. XXVIII (fig. 33). Ho esaminato parecchi esemplari (4 3 e ® 9) raccolti a Porto Said il XII-1891 dalla R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). OSSERVAZIONI. I miei esemplari concordano quasi perfettamente con la descrizione di BARNARD; noto solamente che la terza piastra epimerale non è appuntita nell’ angolo infero posteriore, ma subarrotondata. Lun- ghezza dei ¢ 4 7,5 mm., delle 9 9 6,5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è molto diffusa nei mari caldi: Nuova Guinea, Ceylon, Mar Rosso, Zanzibar, Sud-Africa, Por- teorico. La sua presenza in una località del Mediterraneo fu già segnalata da SCHELLENBERG (25) che la citò per Porto Said. Il medesimo autore la citò poi (26) anche per Alessandria. Si tratta con ogni probabilità di esemplari migrati passivamente o attivamente attraverso il Canale di Suez. Gammarus (Gammarus) locusta L. 1925 Gammarus locusta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 257-258, fig. 268. Ho esaminato: 1) un 4 di 23 mm. raccolto nel Golfo di Genova; 2) tre 4 4, due 9 9 (con embrioni) raccolti a Boccadasse (Genova) il X-1904. G. Mantero 1.; 3) cinque 4 3, una ® raccolti nel Golfo di Genova. B. BoRrgIOLI 1.; 4) otto 4 4, tre ® 2 raccolti nel Golfo di Genova il V-1869; (1) E? però probabile che di questa specie sia sinonimo 1 Elasmopus Che- vreuxi descritto da CeccHINI (3) per il Tirreno. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 137 5) una quarantina di esemplari (4 4, 9 9) raccolti a S. Pier d'Arena (Genova) il 16-IV-1886; 6) tre 4 4, due ® @ raccolti sulle coste dell'Isola dei Cervi a N. di Cerigo (Grecia) dalla « Violante »; 7) venticinque esemplari (4 4,2 ®) raccolti nella Laguna di Mu- zoles (Porto Said) 1’ XI-1891 dalla R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO). OssERvazIONI. Gli esemplari esaminati si possono distinguere in due forme ben differenziate: forma a): vi appartengono gli esemplari dei nn. 1-6 (Golfo di Genova, Isola dei Cervi). Essi si distinguono per i seguenti caratteri: statura robusta (4 16-23 mm.). Flagello principale del primo paio di antenne di 33-34 articoli, flagello accessorio di 10; flagello del secondo paio di antenne di .16-20 articoli. Le antenne, i pereiopodi e gli uropodi del terzo paio sono forniti di abbondantissime lunghe setole. Terza piastra epimerale fornita di 6 spine sull’ orlo inferiore e di molte setole sull’ orle anteriore; forma b): vi appartengonc gli esemplari del n. 7 (Laguna di Muzoles). Essi si distinguono per i seguenti caratteri: statura mediocre (4 12 mm., 9 ov. 7-9,5 mm.). Flagello principale del primo paio di antenne di 26 articoli, flagello accessorio di 5; flagello del secondo paio di antenne di 14 articoli. Appendici con setole molto meno abbondanti; articolo basale del settimo paio di pereiopodi con orlo posteriore non convesso, quasi diritto; uropodi del terzo paio più corti. Telson fornito all’ apice di lunghissime setole. Gli esemplari del primo gruppo si avvicinano alla forma mediter- ranea di CHEVREUX e sono ben differenziati da quelli da me descritti per l’ alto Adriatico a cui, invece, si avvicinano maggiormente gli esem- plari di Porto Said. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vasta distribuzione: Atlantico (coste europee, nord-americane, africane) e Mediterraneo. Questo Gam- marus è noto delle coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)), Cec- CHINI (3), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (HELLER (16), STAMMER (28), RuFFo (20)). 138 S. RUFFO Gammarus (Echinogammarus) Olivii M. Edw. 1925 Gammarus Olivii E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 251-252, fig. 262. Ho esaminato due ¢ 4 raccolti a Sturla (Genova) nella ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda il 30-V-1937. F. Capra 1. OSSERVAZIONI. Questi esemplari concordano bene, nel complesso, con la descrizione della specie data da CHEVREUX-FAGE. Poichè, però, se ne discostano in alcuni particolari, credo opportuno darne una breve descrizione accompagnata da qualche figura. 4. Lunghezza 8,5 mm. Primo paio di antenne: il primo articolo del peduncolo è lungo quanto il secondo, il secondo è lungo quanto il terzo; il flagello principale consta di 23 articoli, il flagello accessorio di 6. Secondo paio di antenne: il quarto articolo del peduncolo è lungo quanto il quinto; il flagello consta di 14 articoli, sforniti di calceoli. I lobi laterali del capo sono obliquamente troncati; gli occhi sono grandi, reniformi (v. fig. 1). Le piastre coxali sono sprovviste di setole sull’ orlo inferiore e presentano solamente 1-2 setoline sui lati. Il propode del primo paio di gnatopodi è più lungo del rispettivo articolo carpale; 1’ orlo palmare è sinuoso e presenta una spina submediale e due terminali da cui viene delimitato; il dattilo è di poco più corto dell’ orlo palmare (v. fig. 2). Propode del secondo paio di gnatopodi a orlo palmare obliquo con una sinuosità mediana, ben definito e provvisto di una spina mediale e di due terminali; il dattilo è lungo quanto l’ orlo palmare (v. fig. 3). I pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono corti, robusti e forniti di abbondanti spine e di scarsissime setole. L’ articolo basale del set- timo paio di pereiopodi è di forma subovale allungata con orle posteriore regolarmente convesso e fornito di non numerose e brevi setole (v. fig. 4). L’ urosoma presenta i singoli segmenti dorsalmente poco rigenfi; i gruppi di spine sono disposti secondo il seguente schema: 3-2 2 2-3 3-2 2 2-3 3-2 2 2-3 Questi gruppi di spine non sono accompagnati da setole. Le piastre epimerali del secondo e terzo paio sono fornite sull’ orlo inferiore di 3-4 spinule. La terza piastra epimerale presenta l’ angoio infero poste- riore acuto, ma non molto prominente (v. fig. 5). Gli uropodi del terzo paio sono gracili con ramo interno rudimentale. Il ramo esterno presenta ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 139 sui lati 5 gruppi di spine e numerose setole ciliate (v. fig. 7). Telson corto con due spine e qualche setola sull’ apice di ogni lobo e una spina laterale mediale esterna (v. fig. 6). 2 3). 4). 6). Gammarus (Echinogammarus) Olivii M. Edw. 1). — Profilo del capo. — Articolo carpale e propode del primo paio di gnatopodi (semischematici). Articolo carpale e propode del secondo paio di gnatopodi (semischematici}. Pereiopode del VII paio. 5). — Piastre epimerali del secondo e terzo paio. Telson. 7). — Uropode del III paio. 140 S. RUFFO Questa specie è certo talmente affine al Gammarus pungens da far pensare che non si tratti altro che di una forma marina di esso. Indub- biamente, se si confrontasse un tipico G. pungens raccolto in qualcuno dei nostri fiumi veneti di risorgiva (ad es. Fibbio, Tramigna, ecc.) con gli esemplari ora determinati come G. Olivii, si osserverebbero notevoli differenze: grande statura, straordinaria abbondanza di setole, pereio- nodi slanciati con articoli basali a lati diritti, piastre epimerali fornite di lunghe ed abbondanti setole, nel primo; statura mediocre, pereiopodi corti e tozzi con articoli basali subovali forniti di poche setole e di nume- rose spine, piastre epimerali sfornite di setole e provviste solamente di 3-4 spine sull’ orlo inferiore, nei secondi. E’ noto però quale sia la varia- bilità di tali caratteri nel gen. Gammarus e particolarmente nel G. pungens, come ho cercato anch'io di dimostrare in un precedente studio (21 bis); non si dovrebbe perciò assegnare ad essi che ben poco valore nella distinzione di due specie. Nonostante le considerazioni sopra esposte, mi è impossibile per ora, con il poco materiale di G. Olivii da me esaminato, poter pronunciarmi con sicurezza sulla questione e preferisco momentaneamente conside- rare come buona la vecchia specie di MILNE EDWARDS. Debbo ancora osservare però che in un mio lavoro precedente (21 bis) avevo citato per le acque dolci del Veneto una forma di questa specie. Essendo, come ho detto più sopra, ancora la questione degli Echinogam- marus assai poco chiara, ritengo inutile discutere se si tratti realmente di tale specie o no; debbo tuttavia avvertire che gli esemplari d’ acqua dolce presentano alcune evidenti differenze rispetto a questi d’acqua salata, dif- ferenze consistenti soprattutto in una statura assai maggiore e in una notevole abbondanza di setole. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie fu citata per le coste italiane tirreniche (Mitne Epwarps (da CHEVREUX-FAGE), FISCHETTI (13)); essa è conosciuta anche per le acque dolci del Veneto (RUFFO (21 bis)). E’ nota inoltre per varie altre località del Mediterraneo. Gammarus (Neogammarus) Festae Rutfo 1937 Gammarus (Neogammarus) Festae S. Ruffo (22), pp. 438-446, fig. 3. Ho esaminato numerosissimi esemplari (4 4, ® 9) raccolti a Sturla (Genova) nella ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda, il 30-V-1937. F. Capra 1. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 141 OSSERVAZIONI. Lunghezza dei ¢ 4 9 mm., delle ® 9 ov. (14 ucva) 7 mm. Questi esemplari corrispondono in tutto alla descrizione da me compiuta; |’ articolo basale dei periopodi de! settimo paio non presenta però in essi l’ espansione lobiforme prossimale posteriore che era così evidente e caratteristica negli esemplari di Cogoleto. Non posso ora valutare, senza materiale di altre località, quale sia il valore sistematico di tale particolarità. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questo Gammarus è noto per ora sola- mente del litorale ligure. Fam. DEXAMINIDAE Dexamine spiniventris (A. Costa) 1906 Dexamine spiniventris T. Stebbing (29), p. 516. 1925 Dexamine spiniventris E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 262-264, figg. 271-273. Ho esaminato un piccolo esemplare (immaturo) raccolto tra le alghe sugli scogli della costa a O. di Porto Empedocle (Sicilia) il 26-VIII-1895 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per le coste italiane tirreniche (Costa sub Amphitonotus spiniventris (da DELLA VALLE), DELLA VALLE (12) sub Dexamine spinosa part., CECCHINI (3), CECCHINI-PARENZAN (4), FiscHETTI (13)) e adriatiche (HELLER (16), NE- BESKI (18)). E’ nota per le coste europee atlantiche e per il Mediterraneo (coste francesi, spagnole, corse, algerine). Dexamine spinosa (Montagu) 1906 Dexamine spinosa T. Stebbing (29), pp. 515-516. 1925 Dexamine spinosa E. Chevreux-L. Fage (9), p. 264, fig. 274. Ho esaminato otto esemplari raccoltia Malamocco (Venezia) su fondi a Posidonia il 3-VII-1896 dalla R. N. «Eridano » (Com.te CASSANELLO). OSSERVAZIONI. Questi esemplari si distinguono per la statura ecce- zionalmente piccola: ® ov. 3-5 mm. Per i restanti caratteri concordano perfettamente con le descrizioni degli Aa. Riguardo alla carenatura del- l’urosoma debbo osservare che la descrizione data da CHEVREUX-FAGE non mi sembra esatta, poichè secondo essa solo il primo articolo del- l’ urosoma sarebbe carenato, mentre in tutti gli esemplari da me esami- 142 S. RUFFO nati anche il secondo e il terzo articolo (che sono fusi assieme) presen- tano una carena evidente. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie nota per le coste italiane tir- reniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (HELLER (16), NEBESKI (18), RuFro (20)). E’ diffusa nell’ Atlantico (coste euro- pee ed africane fino al Senegal, Azzorre e Canarie) e nel Mediterraneo (coste francesi e algerine). Fam. TALITRIDAE Talitrus saltator (Montagu) 1893 Talitrus locusta G. O. Sars (23), pp. 23-24, tav. 9. 1906 Talitrus saltator T. Stebbing (29), pp. 525-526. 1925 Talitrus saltator E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 271-272, fig. 282. Ho esaminato: 1) un 4 di 10,5 mm. (non completamente maturo) raccolto nell’ Isola dei Cervi a N. di Cerigo (Grecia) dalla «Violante»; 2) una cinquantina di esemplari raccolti a S. Rocco (Marina di Grosseto) il XII-1923. A. ANDREINI 1. Lunghezza degli esemplari più grandi 11,5 mm. OSSERVAZIONI. Tutti gli esemplari esaminati non sorpassano in lun- ghezza i 12 mm.; il corpo è inoltre compresso e i pereiopodi più allun- gati e gracili che nella forma tipica. Tali esemplari si potrebbero consi- derare come appartenenti alla f. Briani Ruffo, già da me descritta per 1’ alto Adriatico. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Costa (da DELLA VALLE) segnalò questa specie per il Golfo di Napoli, mentre DeLLA VALLE (12) dubitò più tardi della sua presenza; recentemente CECCHINI (3) 1’ ha citata per la spiaggia di Livorno; io (20) ho infine descritto la f. Briani per l’ alto Adriatico. Credo che questa specie sia presente su tutte le coste italiane; la forma predominante è probabilmente la f. Briani, però dai dintorni di Genova io ho avuto esemplari che si possono considerare come appartenenti alla f. mediterranea Chevreux. La specie s. lato è distribuita su tutte le coste europee atlantiche e mediterranee. Orchestia mediterranea A. Costa 1866 Orchestia mediterranea C. Heller (16), p. 4, tav. I (fig. 7). 1906 Orchestia mediterranea T. Stebbing (29), pp. 531-532. 1925 Orchestia mediterranea E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 273-274, fig. 283. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 143 Ho esaminato: 1) un 4 e due ® 2 raccolti a Porto Said (nel canale) 1’ XI-1891 dalla R. N. « Scilla» (Com.te CASSANELLO); 2) un 4 e una @ raccolti a Cagliari il V-1897. R. Gestro 1. OssERVAZIONI. Gli esemplari di Porto Said non sono adulti (tun- ghezza del 3 12 mm.) ma il maschio presenta già la caratteristica forma del propode del secondo paio di gnatopodi; l’ esemplare di Sardegra è invece perfettamente adulto (lunghezza 17 mm.). Riguardo al telson noto che mentre |’ esemplare di Sardegna lo ha integro, quelli di Porto Said lo hanno, benchè debolmente, diviso all’ apice; l’ esemplare sardo appar- terrebbe perciò alla forma tipica; quelli di Porto Said invece alla f. magnifica Vecchi. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12) sub O. chilensis part.), joniche (VeccHI (31)), adriatiche (HELLER (16), NEBESKI (18), CECCHINI (3), STAMMER (28)). Essa è diffusa sulle coste atlantiche dalla Gran Bre- tagna alle Canarie, nel Mediterraneo (Francia, Corsica, Tunisia, Algeria, Libia, Isole dell’ Egeo) e nel Mar Nero. Orchestia gammarellus (Pallas) 1866 Orchestia litorea C. Heller (16), p. 2, tav. 1 (figg. 1-2). 1893 Orchestia littorea G. O. Sars (23), pp. 24-25, tav. 10. 1906 Orchestia gammarellus T. Stebbing (29), pp. 532-533. 1925 Orchestia gammarella E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 274-275, fig. 284. Ho esaminato: 1) due 4 4 maturi (lunghezza 16 e 18,5 mm.) raccolti il VI-1900 e un 4 maturo (lunghezza 15 mm.), due 43 non adulti e una 9 matura raccolti il VII-1900 nell’Isola del Giglio (Arcipelago Toscano). G. DORIA 1.; 2) due 4 4, due 9 ® raccolti a Elmas (Sardegna) il 9-V-1873. Lunghezza dei 4 4 13 mm.; 3) un 4, una ® raccolti a Porto Corallo (Sardegna) il 22-IV-1872. R. GESTRO l.; 4) un 3 adulto, due & 3 immaturi, una @ raccolti nell’I sola La Galite (Tunisia) dalla «Violante» il 18-VIII-1877. Lunghezza del ¢ adulto 18 mm.; 5) un ¢ adulto, una 9 con embrioni, una ? immatura raccolti nel 1881 a Tunisi. R. Gestro I. RNase AT eee STO MERO TRIPPA, 144 S. RUFFO DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie era conosciuta per le coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16); CHEVREUX (8) la cita anche per il Lago di Pergusa (Sicilia) a circa 800 m. s. m. Essa è diffusa sulle coste atlantiche europee fino in Nor- vegia, sulle coste mediterranee europee e nord-africane; è nota ancora per il Mar Nero, per le Azzorre e le Canarie; STEBBING (29) infine la cita dubitativamente del Pacifico. Orchestia Montagui Audouin 1866 Orchestia Montagui C. Heller (16), pp. 2-3, tav. I (figg. 3-4). 1906 Orchestia Montagui T. Stebbing (29), pp. 533-534. 1925 Orchestia Montagui E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 275-276, fig. 285. Ho esaminato venti 4 4 raccolti il 22-IV-1872 a Porto Corallo (Sardegna). R. Gestro I. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir- reniche (CeccHINI (3)) e adriatiche (HELLER (16), CeccHINI (3), STAM- MER (28), RUFFO (20)). E’ specie mediterranea nota per le coste fran- cesi e italiane, per la Corsica, per le Baleari, per |’ Algeria, per la Tunisia, per le Isole Egee e per il Mar Nero. Orchestia cavimana Heller (1) 1865 Orchestia cavimana C. Heller (15), pp. 979-981, tav. XVII. 1880 Orchestia cavimana O. Nebeski (18), pp. 32-33, tav. IL 1895 Orchestia Bottae E. Chevreux (5), pp. 3-6, figg. 1-4. 1906 Orchestia Bottae T. Stebbing (29), p. 534. 1925 Orchestia Bottae E. Chevreux-L. Fage (9), p. 276, fig. 286. 1937 Orchestia Bottae S. Ruffo (21), pp. 35-39, fig. 1. Ho esaminato due 4 4 e una ® raccolti il 5-VIII-1875 nell’ Isola di Montecristo (Arcipelago Toscano) dalla « Violante ». Lunghezza dei 4 3 12-13 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è nota per varie località italiane: Lago di Garda (GARBINI (14) sub O. Bottae, RuFFo (21) sub O. Bottae), fiumi Adige e Mincio (RuFFo (21) sub O. Bottae), coste adriatiche (NEBESKI (18), CECCHINI (3) sub O. Boitae, STAMMER (28) sub O. Bottae); non era però ancora conosciuta per le coste italiane tirre- niche. L’ Orchestia cavimana è nota di numerose località di Francia, (1) Non essendo certo che |’ Orchestia cavimana Heller sia sinonima dell’ 0. Bottae, troppo brevemente descritta da MiLne Epwarps, credo necessario per ora atte- nermi alla descrizione di HE rer. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 145 Olanda, Cipro, Rodi, Palestina; è conosciuta anche per il Mar Nero e per l’ Africa australe. Orchestia platensis Kròy. 1906 Orchestia platensis T. Stebbing (29), pp. 540-541. 1925 Orchestia platensis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 276-277, fig. 287. Ho esaminato: 1) tre 4 4 e dieci ® 9 raccolti il 10-VI-1937 a Sturla (Genova) tra i detriti di alghe al battente dell’ onda. F. Capra 1.; 2) sei 4 4 raccolti il IX-1937 a Cogoleto (Genova). F. Invrea 1. Osservazioni. Lunghezza dei ¢ 4 adulti 10-11 mm. Flagello del primo paio di antenne di 5 articoli, del secondo paio di 14 articoli. La terza piastra epimerale è posteriormente subarrotondata, non angolosa. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non conosco citazioni sicure di questa specie per le coste italiane. La sua distribuzione è vastissima; 1’ O. platensis si può, credo, considerare presente in tutti i mari temperato- caldi. Talorchestia Deshayesi (Audouin) 1866 Orchestia Deshaiesi C. Heller (16), p. 3, tav. I (figg. 5-6). 1906 Talorchestia Deshayesii T. Stebbing (29), pp. 545-546. 1925 Talorchestia Deshayesei E. Chevreux-L. Fage (9), p. 278, fig. 288. Ho esaminato: 1) un 4 (lunghezza 9,5 mm.) raccolto nel luglio del 1900 nell’Iscla del Giglio (Arcipelago Toscano). G. Doria 1; 2) molti 3 3 e 9 9 (lunghezza del 4 11 mm.) raccolti 1’ VIII e il IX- 1937 a Cogoleto (Genova). F. Invrea 1. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir- reniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16), RUFFO (20)). Questa specie è diffusa sulle coste atlantiche europee fino alla Gran Bretagna, nel Mediterraneo (Francia, Algeria, Tunisia, Egitto) e nel Mar Nero. Hyale Prevosti (M. Edw.) 1900 Hyale Prevosti E. Chevreux (7), pp. 7-8, tav. 1 (fig. 3). 1906 Hyale Perieri T. Stebbing (29), p. 570. 1925 Hyale Perieri E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 284-285, fig. 295. 1936 Hyale Prevosti A. Schellenber (26), pp. 16-17. Ho esaminato: i) molti 4 4 e ® @ raccolti il 10-X-1937 a Priaruggia (Genova) tra le alghe al battente dell’ onda su uno scoglio. F. Capra 1.; 146 S. RUFFO 2) un & (6 mm.) e una 9 ovigera (7 mm.) raccolti 1’ VIII-1937 a Piani d’Invrea (Varazze, Liguria). C. BorcioLi 1. OSSERVAZIONI. Gli esemplari del n. 2 appartengono alla f. minor Chevreux, quelli del n. 1 appartengono invece ad una forma intermedia tra la tipica e la minor. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir- reniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4) sub H. Perieri, Fi- SCHETTI (13) sub H. Perieri) e adriatiche (HELLER (16) sub Nicea macronyx, Rurro (20) sub H. Perieri). Questa specie ha una vasta distribuzione nell’ Atlantico (coste europee, africane ed americane) e nel Mediterraneo (coste europee e nord-africane dall’ Algeria all’Egitto. HTyale Dollfusi Chevreux 1911 Hyale Dollfusì E. Chevreux (8), pp. 283-240, fig. 13, tav. XVI (figg. 13-19). 1925 Hyale Dollfusi E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 287-288, fig. 298. Ho esaminato un 4 raccolto tra le alghe del porto di Palma di Majorca nel 1888 dal « Corsaro ». Lunghezza 5 mm.; flagello delie antenne del primo paio di 14 arti- coli, del secondo paio di 26. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Era conosciuta per le coste mediterranee francesi, italiane (Golfo di Genova, Golfo di Napoli) e algerine. Hiyale Schmidti (Heller) 1866 Nicea Schmidti C. Heller (16), p. 11, tav. I (figg. 31-32). 1906 Hyale Schmidtii T. Stebbing (29), p. 571. 1911 Hyale Sehmidti E. Chevreux (8), p. 237-238, tav. XVI (figg. 9-12). 1925 Hyale Schmidti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 288-289, fig. 299. Ho esaminato numerosi esemplari (4 ¢ e ® 9) raccolti a Porto Said il XII-1891 dalla R. N. «Scilla». (Com.te CASSANEL1.0). Lunghezza dei ¢ 4 4,5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie comune nel Mediterraneo (coste francesi, italiane, algerine, tunisine); essa era già nota (SCHEL- LENBERG (26)) per le coste egiziane. E’ conosciuta anche dell’ Atlantico (Portogallo, Azzorre, Teneriffa). Fam. AMPHITHOIDAE Amphithoè Ramondi (Audouin) 1904 Amphithoé intermedia A. Walker (32), pp. 290-291, tav. VII (fig. 46). 1906 Amphithoé vaillantii T. Stebbing (29), p. 639. ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 147 1911 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux (8), pp. 260-261, tav. XX (figg. 1-4). 1916 Amphithoé Vaillantii K. H. Barnard (1), pp. 253-255. 1925 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 333-334, figg. 341- 342. 1928 Amphithoé Ramondi A. Schellenberg (25), pp. 665-666. Ho esaminato: 1) una ® ovigera (lunghezza 6 mm.) raccolta a Genova il 27-VI- 1924. C. CONFALONIERI l.; 2) due ¢ &, quattro 2 ® raccolti il 24-VII-1896 sugli scogli della costa aS. di Gallipoli (M. Jonio) dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO); 3) due 9 9 raccolte 1’ I-1923 a Portofino (Liguria). G. Man- TERO l. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir- reniche (DELLA VALLE (12) sub A. rubricata part., CEccHINI (3) sub A. Vaillanti, CECCHINI-PARENZAN (4) sub A. Vaillanti, FiscHETTI (13) sub A. Vaillanti) e adriatiche (HELLER (16) sub A. penicillata, STAMMER (28) sub A. Vaillanti, Rurro (20) sub A. Vaillanti). La specie è nota del- l’ Atlantico fino alle Azzorre, del Mediterraneo (Francia, Corsica, Alge- ria, Tunisia, Egitto), del Mar Rosso, dell’ Oceano Indiano, dell’ Africa australe e del Pacifico meridionale. Grubia filosa (Savigny) 1900 Grubia hirsuta E. Chevreux (7 bis), pp. 95-101, figg. 1-5. 1925 Grubia hirsuta A. Schellenberg (24), pp. 186-187. 1925 Grubia hirsuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 339-340, fig. 347. 1928 Grubia filosa A. Schellenberg (25), p. 666-668, fio. 206. Ho esaminato una ® raccolta nella Laguna di Mat Halfel (Bengasi) il 9-XII-1921. E. Festa 1. OsSERVAZIONI. Lunghezza 10 mm. Flagello del primo paio di antenne di 45 articoli, del secondo paio di 18. Si distingue dalla descrizione di CHEVREUX (7 bis) per le antenne del primo paio più lunghe del corpo. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Francia meridionale, Tunisia, Algeria, Egitto, Teneriffa, Canarie, Dakar, Bermude, M. Rosso, Oceano Indiano, Australia (qualora si ammetta la sinonimia data da SCHELLENBERG). Fam. CoRoPHIIDAE Corophium acutum Chevreux 1925 Corophium acutum, E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 366-367, figg. 359 e 374. 1937 Corophium acutum G. J. Crawford (11), pp. 624-625. 148 S. RUFFO Ho esaminato due ® 9 ovigere (lunghezza 3 mm.) raccolte il XII- 1891 a Porto Said dalla R. N. «Scilla» (Com.te CassaAnNELLO). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie a vasta distribuzione geogra- fica, nota per le coste atlantiche europee, per il Mediterraneo, per il Canale di Suez, per le coste nord- e sud-americane (Rio de Janeiro), per la Nuova Zelanda. In Italia STAMMER (28) cita questo Corophium per l’ alto Adriaticc. HYPERIIDEA Fam. VIBILIIDAE Vibilia gibbosa Bovall. 1887 Vibilia gibbosa C. Bovallius (2), pp. 53-54, tay. VIII (figg. 9-17). 1918 Vibilia gibbosa K. Stephensen (30), pp. 36-37, fig. 8. 1925 Vibilia gibbosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 384-385, fig. 389. Ho esaminato un esemplare di 6 mm. raccolto a Cornigliano (Golfo di Genova) 1 XI-1929. OSSERVAZIONI. E’ con qualche dubbio che attribuisco 1’ unico esem- plare esaminato alla specie di BovaLLius, alla quale corrisponde nel com- plesso dei caratteri generali ma da cui si differenzia per gli occhi più grandi e per la presenza di una spina all’ angolo interno deli’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi. Per tali caratteri si avvicinerebbe anche a Vibilia viatrix Bovall. ì DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico e Mediterraneo. Fam. HyPERIIDAE HIyperioides longipes Chevreux 1900 Hyperioides longipes E. Chevreux (7), pp. 143-145, tav. XVII (fig. 2). 1924 Hyperioides longipes K. Stephensen (30), pp. 93-94. 1925 Hyperioides longipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 407-408, fig. 405. Ho esaminato due 4 4 (lunghezza 3,2 mm.) raccolti il 22-VIII- 1894 dalla R. N. « Washington » a 50 miglia a E. del Capo Bella- vista (Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie diffusa nell’ Atlantico e nel Me- diterraneo fra 0 e 2200 m. di profondità. E’ nota anche dell’ Oceano Pacifico (Nuova Zelanda). ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 149 Fam. PHROSINIDAE Anchylomera Blossevillei M. Edw. 1889 Anchylomera Blossevillei C. Bovallius (2), pp. 412-419, tav. XVII (figg 1-22). 1900 Anchylomera Blossevillei E. Chevreux (7), pp. 147-148. 1924 Anchylomera Blossevillei K. Stephensen (30), pp. 134-138. 1925 Anchylomera Blossevillei E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 414-415, fig. 410. Ho esaminato una ® raccolta il 22-VIII-1894 dalla R. N. « Washington» a 50 miglia a E. del Capo Bellavista (Sar- degna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie cosmopolita, nota di tutti i mari temperato-caldi. Fam. LYCAEOPSIDAE Lyecaeopsis themistoides Claus 1879 Lycaeopsis themistoides C. Claus (10), p. 42. 1925 Lycaeopsis themistoides E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 417-418, fig. 412. 1925 Lycaeopsis themistoides K. Stephensen (30), pp. 153-155. Ho esaminato una @ (lunghezza 4 mm.) raccolta il 22-VIII-1894 dalla R. N. « Washington» a 50 miglia a E. del Capo Bellavista (Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto). OSSERVAZIONI. L’ unico esemplare esaminato corrisponde bene ai caratteri dati dagli Aa.; solo la dentatura degli articoli basali dei pereio- podi del quinto e sesto paio è poco evidente. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico e Mediterraneo. Fam. TyPHIDAE Platyscelus serratulus Stebbing 1879 Eutyphis serratus C. Claus (10), p. 157. 1924 Platyscelus serratulus H. Spandl (27), pp. 35-36, fig. 9. 1925 Platyscelus serratulus E. Chevreux-L. Fage (9), p. 422, fig. 414. 1925 Platyscelus serratulus K. Stephensen (30), pp. 215-218. Ho esaminato due esemplari raccolti su un galleggiante dal « Cor- saro» nel Golfo di Lione il 18-VII-1882. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico, Mediterraneo, Oceano Indiano. Fam. PRONOIDAE Eupronoé maculata Claus 1879 Eupronoé maculata C. Claus (10), p. 28. 1925 Eupronoé maculata K. Stephensen (30), pp. 156-159, figg. 53-54. 150 S. RUFFO Ho esaminato una 9 (lunghezza 5 mm.) raccolta il 22-VIII-1894 calla R. N. « Washington » a 50 miglia a E. del Capo Bellavista (Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico, Mediterraneo, Indiano e Pacifico. CAPRELLIDEA Fam. CAPRELLIDAE Caprella acutifrons Latr. f Andreae Mayer 1925 Caprella acutifrons f. Andreae E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 450-542, fig. 430. Ho esaminato otto ¢ 4 e due ® ® raccolti sopra un galleggiante nel Golfo di Lione il 20-VII-1882 dal « Corsaro ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Coste europee atlantiche e mediterranee; Brasile e Guyana. 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Inst. d’ Egypte, XXXIV, 1937, 19 pp., 11 figg. 18) NEBESKI O. - Beitrige zur Kenntnis der Amphipoden der Adria. Arb. zool. Inst. Wien, III, 1880, 52 pp., 4 tavv. 19) Pesta O. - Ueber einige fiir die Fauna der Adria neue oder seltene Amphipoden-arten. Zool. Anz., LI, 1920, pp. 25-36, 8 figg. 20) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi I. Contributo alla conoscenza degli Anfipodi dell’ Adriatico. Boll. Ist. Ent. Bologna, IX, 1936, pp. 23-32, 1 fig. 21) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi II. Nota su alcune specie del gen. Orchestia (Amph. Talitridae). Boll. Soc. Ent. It. LXIX, 41937, pp. 35-40, 1 fig. 21 bis) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi III. Gammaridi delle acque superficiali del Veneto, della Venezia Tridentina e della Lombardia. Mem. Mus. St. Nat. Ven. Trid., IV, 1937, 29 pp., 1 fig., 5 tavv. 22) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi V. Una nuova specie di Gam- marus del Mar Ligure. Ann. Mus. Civ. Genova, LIX, 1937, pp. 438- 446, 1 fig. 23) Sars G. O. - An Account of the Crustacea of Norway. Vol. I. Amphi- poda. Testo e Atlante di 248 tavv. 1891-1895. 24) SCHELLENBERG A. - Amphipoda in: Beitrage zur Meeresfauna Westafri- kas, Bd. III, Lief. 4 Crustacea VIII, 1925, pp. 113-204, 26 figg. 25) SCHELLENBERG A. - Report of the Amphipoda. Cambridge Exp. to the Suez Canal, 1924. Trans. Zool. Soc. London, XXII, 1928, pp. 633-692, fice. 198-209. 26) SCHELLENBERG A. - Amphipoda bentonica, in: The Fishery Grounds near Alexandria, 10, 1936, 27 pp., 1 fig., 8 carte. 27) SpaNDL H. - Die Amphipoden des Roten Meeres. Denkschr. Akad. Wiss. Wien. Math.-Naturw. Klasse, 99, 1924, pp. 19-73, 23 figg., 5 cartine 28) StamMer H. J. - Die Fauna des Timavo. Zool. Jahrbich., Bd. 63, 1932, p. 521-656, 16 fige. 29) SteBBING T. - Amphipoda, I, Gammaridea in: Das Tierreich, Lief. 21, XXXIX+806 pp., 127 figg., 1906. 30) STEPHENSEN K. - Hyperiidea Amphipoda. Report on the Danish Ocea- nographical Exp. 1908-1910 to the Mediterranean and adjacent Seas, vol. II, D. 2, 1948, D. 4, 1924, D. 5, 1925, pp. 1-252, 87 figg., 30 carte. 31) VeccHI A. - Spedizione scientifica all’ Oasi di Cufra (1931). Anfipodi. Ann. Mus. Civ. Genova, LV, 1932, pp. 307-309. 32) WALKER A. O. - On the Amphipoda. Report to the Government of Cey- in SE ue Pearl Oyster Fisheries. Suppl. Rep. XVII, 1904, pp. 229- 300, avy. 152 Dr. SANDRO RUFFO STUDI SUI CROSTACEI ANFIPODI IX GLI ANFIPODI MARINI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI GENOVA b) Git ANFIPODI DEL Mar Rosso Continuo nella presente nota lo studio degli Anfipodi marini delle collezioni del Museo di Storia Naturale di Genova, prendendo in esame i materiali raccolti nel M. Rosso. Tale parte delle collezioni del Museo di Genova ha un’ importanza più notevoie di quella precedentemente studiata, innanzi tutto perchè proveniente da regioni meno esplorate, in secondo luogo perchè le ricer- che furono compiute più metodicamente. Quasi tutto il materiale è stato, infatti, raccolto da un’ unica spedizione (R. N. « Scilla» - Com.te Cas- SANELLO: 1892); fa eccezione poco materiale raccolto durante il viaggio di A. IssEL alle Dahlak e, molto più recentemente, dal March. NEGROTTO CamBIAso a Massaua. L'insieme del materiale comprende 28 specie sicuramente deter- minate, delle quali 15 sono nuove per il M. Rosso e una è nuova per la scienza; della distribuzione geografica di esse tratterò brevemente nelle conclusioni del lavoro. Alcune specie sono rimaste indeterminate per cattiva conservazione degli esemplari o per insufficienza di materiale. Nella stesura della presente nota ho seguito gli stessi concetti gia seguiti nella precedente sugli Anfipodi mediterranei. Faccio precedere all’ elenco sistematico delle specie studiate un prospetto delle stazioni di raccolta. 1) Isola di Asgar - Arcipelago di Dahlak - Viaggio A. IssEL, 1870. Grubia filosa. 2) Massaua (alla costa). I-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Lembos podoceroides, Grubia filosa. 3) Massaua (tra le alghe presso la costa). II-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Abi ANFIPODI DEL MAR ROSSO 153 Leucothoé furina, Stenothoé spinimana, Maera inaequipes, Ela- smopus sp., Hyale sp., Amphithoé Ramondi. 4) Mar Rosso (fondi fangosi), profond. m. 40, 15-II-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Ampelisca brevicornis. 5) Massaua (dalla raschiatura di una boa). III-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Lysianassa ceratina, Stenothoé monoculoides, Apherusa bispirosa, Eusiroides diplonyx, Elasmopus pocillimanus, Pherusa fucicola, Dexamine spiniventris, Hyale Schmidti, Microdeutopus damno- niensis, Amphithoidarum gen sp., Grubia crassicornis. 6) Isola Mandola - Golfo di Arafali (tra le alghe alla costa).III-1892. R. N. « Scilla» (Com.te CASSANELLO). Pontogeneia pacifica, Maera Schellenbergi n. sp., Elasmopus pecte- nicrus, Elasmopus Buchneri, Elasmopus spinimanus, Elasmopus erythraeus, Hyale nigra, Eurystheus sp. 7) Ras Hamad (su fondi ad alghe e madrepore). Profond. m. 10. IV-1892. R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO). Lysianassa ceratina, Lembos podoceroides, Grubia filosa, Paragrubia vorax. 8) Dilemmi (su Ascidie, presso la costa). IV-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Leucothoé furina. 9) Dissei (tra le alghe alla costa). XII-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO). Cyproidea ornata, Maera Schellenbergi n. sp., Amphithoé Ramondi. 10) Entedebir (pesca pelagica notturna). XII-1892. R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO). Ampelisca sp. 11) Isola Difnein (sabbia di conchiglie e madrepore). XII-1895. R. N. « Scilla » (Com.te Marcacci). Talorchestia Martensii. 12) Massaua - NeGrotTo Campiaso 1., 1937. Grubia microphthalma. = ™ VELO E ras Ta, POSE (STI t r ee 154 S. RUFFO Fam. LySIANASSIDAE Lysianassa ceratina (Walker) 1925 Lysianassa ceratina E. Chevreux-L. Fage (9), p. 42, fig. 23. 1928 Lysianassa ceratina A. Schellenberg (17), pp. 633-634. Ho esaminato: 1) due ® 9 (non ovigere) raccolte a Massaua il III-1892 dalla raschiatura di una boa. R. N. « Scilla ». Lunghezza degli esemplari 4 mm. 2) tre 9 @ (di cui una ovigera) raccolte a Ras Hamad a 10 m. di profondità su fondi ad alghe e madrepore il IV-1892. R. N. « Scilla ». OsSERVAZIONI. Gli esemplari esaminati corrispondono molto bene alla descrizione data da CHEvrEUX-FacE e al materiale del Mediterraneo già da me studiato. Il flagello principale del primo paio di antenne consta di 5-11 arti- coli, il flagello: accessorio di 3-5 articoli; il primo articolo del peduncolo, più lungo dei due successivi, presenta inferiormente e distalmente un dente appena visibile di lato (v. fig. I, 1). Il lobo esterno dei maxillippedi raggiunge |’ estremità del secondo articolo del palpo ed è discretamente espanso (v. fig. I, 2). L’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi presenta I’ orlo posteriore regolarmente convesso; esso è anche inferior- mente arrotondato e non troncato ad angolo ottuso (v. fig. I, 3). Il telson è più lungo che largo (rapporto in una ® adulta 1 : 0,80); l'apice è troncato, con gli angoli arrotondati (v. fis. I, 4). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami poco più certi del peduncolo. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste. europee ed africane), Mediterraneo, Oceano Indiano. La specie era già nota per il Mar Rosso. Fam. AMPELISCIDAE Ampelisca brevicornis (A. Costa) 1895 Ampelisca laevigata G. O. Sars (15), pp. 169-170, tav. 59 (fig. 1). 1906 Ampelisca brevicornis T. Stebbing (21), pp. 100-101. 1925 Ampelisca brevicornis A. Schellenberg (16), pp. 130-133, fig. 9. 1925 Ampelisca brevicornis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 77-78, figg. 67-68. Ho esaminato quindici esemplari (tra cui qualche ® ovigera) rac- ANFIPODI DEL MAR ROSSO 155 colti su fondi fangosi a 40 m. di profondità nel M. Rosso (senza indicazione più precisa) il 15-II-1892. R. N. « Scilla». Lunghezza massima delle ® 9 ovigere 5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atiantico (coste europee ed africane), Mediterraneo, Oceano Indiano, Oceano Pacifico. Questa Ampelisca era già nota per il Canale di Suez (17) ma non per il M. Rosso. Fig. I. — Lysianassa ceratina (Walker) Q- 1. Antenna del primo paio. - 2. Maxillipede - 3. Pereiopode del settimo paio - 4. Telson - Leucothoé furina (Savi- gny) f. indica Schell. 4. 5. Profilo dell’ orlo palmare di due gnatopodi del secondo paio - 6. Profilo della piastra epimerale del terzo paio. Fam. AMPHILOCHIDAE Cyproidea ornata Hasw. 1904 Gallea tecticauda A. Walker (24), pp. 256-258, tav. III (fig. 16) e tav. VIII (fig. 16). 156 S. RUFFO 1906 Cyproidea ornata T. Stebbing (21), p. 158. LIRE 1988 Cyproidea ornata A. Schellengerg (18), p. 18 (sinonimia). Ho esaminato quattro 9 2 raccolte a Dissei tra le alghe alla costa il XII-1892. R. N. « Scilla ». Lunghezza 4 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Australia meridionale, Isole Bismarck, Cevlon, Africa australe. La specie era già nota del M. Rosso (Suez). Fam. LEUCOTHOIDAE Leucothoé furina (Savigny) 1904 Leucothoé hornelli A. Walker (24), pp. 258-259, tav. III (fig. 17). 1906 Leucothoé furina T. Stebbing (121), p. 165. 1928 Leucothoé furina A. Schellenberg (17), pp. 635-637. 1928 nec Leucothoé furina C. Cecchini (5), p. 4, tav. II (fig. 1a). Ho esaminato: 1) due 4 3 e due 9 2 (ovigere) raccolti su Ascidie presso la costa a Dilemmi il IV-1892. R. N. « Scilla ». Lunghezza delle 9 9 ovigere 7 mm.; 2) nove esemplari immaturi raccolti a Massaua fra le alghe presso la costa il II-1892. R. N. « Scilla ». Osservazioni. Negli esemplari maturi studiati il flagello del primo paio di antenne consta di 11 articoli, quello del secondo paio di 6; il terzo articolo del palpo mandibolare è appena più corto del secondo. Il propode dei gnatopodi del secondo paio è profondamente inciso distalmente sull’ orlo palmare; il numero e la forma delle dentature varia probabilmente con l’ età. Nei 4 4 maturi esaminati ho notato una sporgenza bifida distale presso |’ inserzione del dattilo seguita da una profonda incisione e da altri due vistosi denti (v. fig. I, 5). La terza piastra epimerale non presenta |’ orlo posteriore sinuoso ma diritto con angolo inferiore acuto poco evidente (v. fig. I, 6). Per tale particolare gli esemplari del M. Rosso debbono essere ascritti alla f. indica Schell. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano e Oceano Pacifico. La specie era già nota per il M. Rosso. La forma mediterranea citata da CECCHINI con questo nome non si può, a mio avviso, considerare sino- nima di L. furina. ANFIPODI DEL MAR ROSSO 157 Fam. STENOTHOIDAE Stenothoé monoculoides (Montagu) 1895 Stenothoé monoculoides G. O. Sars (15), pp. 240-241, tav. 82 (fig. 1). 1906 Stenothoé monoculoides T. Stebbing (21), p. 196. 1925 Stenothoé monoculoides E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 133-34, fig. 132. Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua dalla raschia- tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Ca- narie, Azzorre), Mediterraneo, Mar Nero. La specie è nuova per il Mar Rosso. Stenothoé spinimana Chevreux 1911 Stenothoé spinimana E. Chevreux (8), pp. 197-199, fig. 7 e tav. XII (fige. 1-12). 1925 Stenothoé spinimana E. Chevreux-L. Fage (9), p. 134, figg. 130 e 133. 1934 Stenothoé spinimana C. Cecchini-P. Parenzan (6), pp. 178-179, fig. 19. Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua tra le alghe alla costa il II-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste francesi, Dakar), Mediterraneo (coste francesi, italiane tirreniche e algerine). La specie è nuova per il Mar Rosso. Fam. CALLIOPIIDAE Apherusa bispinosa (Bate) 1906 Apherusa bispinosa T. Stebbing (21), pp. 305-306. 1925 Apherusa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 177-178, fig. 181. Ho esaminato una ® raccolta a Massaua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». OSSERVAZIONI. L’ unico esemplare esaminato era mutilato delle antenne e di parte dei pereiopodi per cui lo studio non potè essere completo; per quanto mi fu possibile osservare, però, esso corrisponde esattamente a quelli mediterranei. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Tene- riffa, Canarie, Dakar), Mediterraneo (coste francesi, italiane tirreniche ed adriatiche, algerine), Mar Nero. La specie è nuova per il M. Rosso. Fam. EUSIRIDAE E usiroides diplonyx Walker 1909 Eusiroides diplonyx A. Walker (25), pp. 333-334, tav. 43 (fig. 4). 158 S. RUFFO 1936 Eusiroides diplonyx J. M. Pirlot (14), pp. 302-304, figg. 126-128. 1938 Husiroides diplonyx A. Schellenberg (18), p. 35. Ho esaminato due esemplari immaturi raccolti a Massaua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». Lunghezza 3,5 mm. Osservazioni. I due esemplari studiati si accordano bene, nel com- plesso, con la recente descrizione di PirLoT; debbo però osservare che il carattere da cui la specie prende il nome e cioè la presenza di una robusta spina terminale nel propode del terzo paio di pereiopodi è in essi poco evidente. Può darsi che tale carattere sia in relazione all’ età degli individui. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano (Is. Coetivy, Is. Solor), Oceano Pacifico (Isole Gilbert, Isole Havai). La specie è nuova per il Mar Rosso. Fam. PONTOGENEIIDAE Pontogeneia pacifica Schell. 1938 Pontogeneia pacifica A. Schellenberg (18), pp. 35-37, fig. 17. Ho esaminato sei 9 ® ovigere raccolte tra le alghe sulle coste del- l'Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. « Scilla ». OSSERVAZIONI. Questa specie di Pontogeneia fu descritta del tutto recentemente da ScHELLENBERG su materiale raccolto alle Isole Havai. Si tratta, indubbiamente, di una forma assai affine a P. Longleyi Shoem. e ancor più a P. minuta Chevreux. Gli esemplari del M. Rosso da me esaminati si accordano bene, nel complesso, con la descrizione di SCHEL- LENBERG da cui si differenziano solo in qualche particolarità. Lunghezza 3-3,5 mm. Il rostro del capo è lungo più della metà del primo articolo del primo paio di antenne. Gli occhi sono grandi, ovali. Antenne del primo paio: il flagello, composto di 17-20 articoli, è meno lungo della metà del corpo; il primo articolo del peduncolo è eguale al secondo più il terzo. Antenne del secondo paio: gli articoli quarto e quinto del peduncolo sono subeguali (in tutti gli esemplari esaminati il flagello del secondo paio di antenne era spezzato). Il labbro posteriore non presenta lobi interni; il secondo articolo del palpo mandibolare è lungo più del doppio del terzo; il lobo interno delle mascelle del primo paio è fornito di tre sole setole. Le piastre coxali del primo e secondo ANFIPODI DEL MAR ROSSO 159 paio sono più lunghe che larghe, meno lunghe, però, che negli esem- plari delle Havai (rapporto lunghezza/larghezza, nelle piastre coxali del secondo paio, 1,16/1); esse presentano alcune minute setole sull’ orlo inferiore. I lobi branchiali dei gnatopodi del secondo paio e dei pereio- podi del terzo paio sono semplici e molto corti; i lobi branchiali dei pereiopodi del quarto, quinto e sesto paio sono più grandi e complessi. I gnatopodi corrispondono alla descrizione di ScHELLENBERG. Gli uropodi del primo paio presentano, lateralmente, un minor numero di spine che negli esemplari havaiani. Telson e uropodi del terzo paio corrispondenti alla descrizione di SCHELLENBERG. Nonostante le piccole divergenze segnalate, combinate all’ enorme distanza che separa le due località di rinvenimento, non credo oppor- tuno creare una nuova specie per gli esemplari del M. Rosso. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Havai. La specie è nuova per il M. Rosso. Fam. GAMMARIDAE Maera inaequipes (A. Costa) 1906 Maera inaequipes T. Stebbing (21), pp. 435-436. 1925 Maera inaequipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 240-241, fig. 251. 1928 Maera inaequipes A. Schellenberg (17), p. 646. Ho esaminato otto esemplari (4 3, 9 ®) raccolti a Massaua tra le alghe alla costa il II-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione: Gceano Atlantico, Mediterraneo, Oceano Indiano, Oceano Pacifico. La M. inaequipes era già conosciuta per il M. Rosso. Maera Schellenbergi n. sp. DESCRIZIONE. 4: lunghezza 6,5-7,5 mm. Primo paio di antenne: il primo articolo del peduncolo è più corto del secondo, il secondo è lungo circa tre volte il terzo; il flagello principale consta di 15 articeli ed è più corto del peduncolo, il flagello accessorio di 9 e sorpassa la metà del flagello principale. Secondo paio di antenne: il quinto arti- colo del peduncolo è più corto del quarto; il peduncolo sorpassa in lun- ghezza quello del primo paio di antenne; il flagello consta di 9 articoli ed è assai più corto del peduncolo. Il primo paio di antenne è più corto della metà del corpo, il secondo paio è poco più corto del primo paio. Il secondo articolo del palpo mandibolare è di poco meno lungo del 160 S. RUFFO terzo; il lobo interno del primo paio di mascelle è fornito di 4 setole; le altre appendici boccali sono come in M. grossimana (v. CHEVREUX- Face (9), p. 238, fig. 248). I lobi laterali del capo sono poco prominenti, moderatamente larghi, arrotondati; gli occhi sono piccoli, rotondi. Le piastre coxali sono molto corte, subrettangolari; la prima piastra coxale presenta |’ angolo anteriore acuto appena accennato; |’ orlo inferiore è fornito di alcune brevi setole; ia seconda piastra coxale è leggermente più larga prossimalmente, arrotondata distalmente. I gnatopodi del primo paio sono come in M. inaequipes (v. CHEVREUX-FAGE (9), p. 240, fig. 251). Gli articoli ischiale, merale e carpale dei gnatopodi del secondo paio sono cortissimi; il propode è assai voluminoso, subquadrangolare, il bordo palmare è definito da un forte dente seguito da un’ incavatura; l’ orlo palmare, dentellato e fornito di una decina di spinule, presenta medialmente una profonda incavatura; il dattilo è lungo quanto il berdo palmare, robusto e presenta un piccolo dente sub-prossimale sull’ orlo interno (v. fig. II, 1). Le piastre coxali del terzo e quarto paio sono circa una volta e mezza più larghe che lunghe. I pereiopodi del terzo e Guarto paio sono slanciati; il dattilo (come quello delle seguenti paia) presenta un dente subdistale sull’ orlo esterno. I pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono corti e tozzi, forniti di abbondanti gruppi di spine e di lunghe setole; l’ articolo basale dei pereiopodi del quinto paio è allungato, stretto, con orlo posteriore debolmente convesso, minu- tamente dentellato e fornito di numerose lunghe setole (v. fig. II, 2); l’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi è largo con orlo poste- riore molto convesso, pure minutamente dentato e fornito di lunghe setole; |’ articolo merale è rigonfio medialmente, indi distalmente ristretto e fornito di ciuffi di lunghe spine e setole; |’ articolo carpale e il pro- pode sono corti e tozzi (v. fig. II, 3). Le piastre epimerali del terzo paio presentano l’ orlo posteriore convesso; l’ angolo infero-posteriore è acuto, prominente; l’ orlo inferiore è pure convesso e fornito di una fila di 7 spine (v. fig. II, 4). Gli uropodi del primo paio raggiungono l'apice di quelli del secondo paio; gli uropodi del terzo paio non sor- passano quelli del primo paio; i rami sono subeguali e poco più lunghi del peduncolo (v. fig. II, 5). Il telson è subquadrato, diviso per 4/5 della sua lunghezza; gli apici dei lobi non sono incisi ‘è portano sei setole di cui due lunghe quanto lo stesso telson (v. fig. II, 6). 9 ovigera (16 uova): lunghezza 6 mm. Molto simile al 4. L’ inca- ANFIPODI DEL MAR ROSSO 161 Fig. II. — Maera Schellenbergi n. sp. & 1. Gnatopode del secondo paio - 2. Pereiopode del quinto paio - 3. Pereiopode del settimo paio - 4. Piastra epimerale del terzo paio - 5. Uropode del terzo paio - 6. Telson. 162 S. RUFFO vatura mediana del propode dei gnatopodi del secondo paio è meno pro- fonda; talora è del tutto assente. La presente specie è stata descritta su esemplari provenienti dalle seguenti località: 1) due 3 3 e due ® ® raccolti sulle coste dell’Isola di Arafali tra le alghe il III-1892. R. N. « Scilla »; 2) diciassette esemplari (4 3, ® ®) raccolti a Dissei tra le alghe alla costa il XII-1892. R. N. «Scilla». Il tipo è conservato nella collezione del Museo Civico di Genova; cotipi nella collezione suddetta e nella mia. La specie è dedicata all’ illustre gammarologo tedesco Prof. ApoLF SCHELLENBERG di Berlino in segno di profonda gratitudine per il bene- volo aiuto datomi nello studio della presente collezione. OSSERVAZIONI. Tra tutte le specie di Maera conosciute M. Schellen- bergi si avvicina maggiormente a M. pacifica Schell. descritta recentissi- mamente per alcune isole del Pacifico. Rimando alla descrizione e alle figure di SCHELLENBERG (18) per i confronti; faccio notare solamente che questa specie si differenzia da M. Schellenbergi soprattutto per la forma del propode dei gnatopodi del secondo paio, dei pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio e del telson. Elasmopus pocillimanus (Bate) 1906 Elasmopus pocillimanus T. Stebbing (21), pp. 443-444. 1911 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux (8), p. 225, tav. XVI (figg. 1-2). 1925 Elasmopus pocillimanus A. Schellenberg (16), pp. 156-157. 1925 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 246-247, fig. 257. 1938 Elasmopus pocillimanus A. Schellenberg (18), p. 56, fig. 28. Ho esaminato tre ¢ 3 e quattro 9 ® raccolti a Massaua dalla raschiatura di una boa il II(-1892. R. N. «Scilla». Lunghezza del 6 7 mm., della ® ovigera 4,5 mm. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, afri- cane, nord-americane), Mediterraneo, Oceano Pacifico (Isole Gilbert). La specie è nuova per il Mar Rosso. Elasmopus pectenicrus (Bate) 1904 Elasmopus serrula A. Walker (24), pp. 277-278, tav. VII (fig. 37). 1916 Hlasmopus pectenicrus K. H. Barnard (1), pp. 197-199, tav. XXVIII (fig. 33). 1937 Elasmopus pectenicrus K. H. Barnard (4), p. 161 (sinonimia). “pani Ma e ae ee ee ANFIPODI DEL MAR ROSSO 163 Ho esaminato cinque esemplari (tra cui una ® ovigera di 4 mm.) raccolti fra le alghe sulle coste dell’ Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. «Scilla ». OssERVAZIONI. Gli esemplari del M. Rosso si distinguono da quelli di Porto Said, già da me esaminati fra il materiale mediterraneo, scla- mente per la più piccola statura. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (Portorico, Sudafrica), Mediterraneo (Porto Said), Oceano Indiano (coste dell’ Arabia meridio- rale, Zanzibar, Ceylon), Oceano Pacifico (Nuova Guinea, Isole Bismarck). Specie già nota per il M. Rosso. Elasmopus Buchneri Spandl 1924 Elasmopus Buchneri H. Spandl (20), pp. 54-56, fig. 20. 1938 Elasmopus Buchneri A. Schellenberg (18), pp. 38-39 (in nota). Ho esaminato un 4 e una ® raccolti tra le alghe sulle coste del- VY Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. « Scilla ». OsseRvazIONI. & : lunghezza 7,5 mm., 9 : lunghezza 8 mm. Primo paio di antenne: il secondo articolo del peduncolo è più lungo del primo, il terzo è lungo la metà del secondo; il flagello principale consta di 28 articoli ed è poco più lungo del peduncolo; il flagello accessorio è com- posto di 5 articoli (4 più uno rudimentale) ed è lungo quanto i tre primi articoli del flagello principale. Secondo paio di antenne: il quarto e il quinto articolo del peduncolo sono subeguali; negli esemplari esaminati i! flagello è rotto al nono articolo. Il lobo interno del primo paio di ma- scelle è provvisto di due setole cigliate; il lobc esterno è fornito di sei spine. I gnatopodi del 4 e della 9 sono come nella figura data da SPANDL; |’ articolo carpale di quelli del primo paio (sia nel 4 che nella 2) è però leggermente più corto. L’ articolo basale dei pereiopodi del settimo paio è espanso con orlo posteriore regolarmente convesso, dentato ma meno minutamente che nella figura data da SpanpL. Le piastre epimerali del terzo paio hanno l’ orlo inferiore debolmente con- vesso e sono fornite nella metà anteriore di 7-8 spine (a gruppi di 2); l’ angolo infero-posteriore è acuto, leggermente curvato all’ insù; 1’ orlo posteriore è concavo e fornito di una decina di brevi setole. Il telson è più largo che lungo e diviso per circa 2/3 della sua lunghezza; l’apice dei lobi è profondamente intaccato e fornito di 3 spine di cui una più 164 S. RUFFO lunga mediana (v. fig. III, 1). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami non molto più lunghi del peduncolo (rapporto circa 5/4) e tra loro subeguali; ambedue i rami portano sui lati due gruppi di lunghe spine (v. fig. III, 2). Elasmopus spinimanus Walker a 3. Palpo mandibolare - 4. Propode del secondo paio di gnatopodi - 5. Pereiopode del settimo paio - 6. Telson - 7. Uropode del terzo paio. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie è nota solamente del Mar Rosso (Kosseir - SPanpL 1924). Elasmopus spinimanus Walker 1904 Elasmopus spinimanus A. Walker (24), p. 277, tav. V (fig. 36). Fig. INI. — Elasmopus Buchneri Spandl 1. Telson - 2. Uropode del terzo paio. 1936 Elasmopus spinimanus J. M. Pirlot (14), p. 313. i Bh dh St a Be ie PIE RE MEI ANFIPODI DEL MAR ROSSO 165 1938 Hlasmopus spinimanus A. Schellenberg (18), p. 55. 1925 nec Elasmopus spinimanus K. H. Barnard (2), pp. 358-359. Ho esaminato un 3 (probabilmente immaturo) raccolto tra le alghe sulle coste dell'Isola Mandola (Golfo di Arafali) il IIl- 1892. R. N. « Scilla ». Osservazioni. La determinazione di quest’ unico esemplare, forse non perfettamente maturo, non può essere del tutto sicura. Poichè ho rilevato in esso alcune differenze con le descrizioni degli Aa., trovo opportuno di darne una breve descrizione accompagnata da qualche figura; ciò faciliterà nel futuro una eventuale più esatta classificazione. Lunghezza 6 mm. Primo paio di antenne: il primo articolo del peduncolo è visibilmente minore del secondo, il terzo è più corto della metà del secondo; il flagello principale, un po’ più lungo del peduncolo, è composto di 27 articoli; il flagello accessorio consta di 3 articoli (due più uno rudimentale) ed è lungo quanto i primi due articoli del flagello principale. Secondo paio di antenne: il quarto e il quinto articolo del peduncolo sono subeguali; il flagello, più corto del peduncolo, è com- posto di 8 articoli. Il secondo paio di antenne non sorpassa in lun- ghezza il peduncolo di quelle del primo paio. Il terzo articolo del palpo mandibolare, falciforme, è sottile e allungato, lungo circa una volta e mezza il secondo articolo (v. fig. III, 3). Il lobo esterno del primo paio di mascelle porta 6 spine, quello interno 2 setole. La prima piastra coxale è subrettangolare, debolmente espansa distalmente, con qualche lunga setola sull’ orlo inferiore. Il propode dei gnatopodi del primo paio è lungo quanto il corrispondente articolo carpale; |’ orlo palmare obliquo è limitato da una robusta spina; poco al disopra dell’ orlo inferiore, sul terzo distale, si notano tre corte spine; il dattilo è lungo quanto il bordo palmare. Il prepode dei gnatopodi del secondo paio è voluminoso, sub- ovale, con orlo palmare poco definito, sprovvisto di protuberanze, fatta eccezione di una voluminosa presso l’ inserzione del dattilo, coronata da 6 spine; il dattilo, poco robusto e lungo meno della metà del propode, si adagia in una scanalatura del bordo palmare appena accennata e fiancheggiata da quattro coppie di robuste spine; il bordo palmare è sprovvisto di setole che si trovano invece in 5-6 gruppi sull’ orlo infe- riore prossimale (v. fig. III, 4). I pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono poco slanciati e debolmente spinosi; gli articoli basali sono subrettangolari, con orlo posteriore debolmente ma regolarmente con- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 7 166 S. RUFFO vesso a larghe dentature e provvisto di alcune lunghe setole (v. fig. III, 5). Le piastre epimerali del terzo paio presentano |’ orlo inferiore debol- mente convesso provvisto di 5 spine sulla metà anteriore; |’ angolo infero- posteriore è acuto, leggermente arcuato all’ insù. Il telson è un po’ più lungo che largo, profondamente diviso; gli apici dei lobi sono intaccati sui due terzi esterni e provvisti di due spine (di cui l’ esterna è più lunga) (v. fig. III, 6). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami più lunghi del peduncolo (rapporto 5/3); il ramo interno è più corto dell’ esterno; solo l’ orlo esterno del ramo esterno presenta tre gruppi di lunghe spine; gli altri non portano che poche corte spinule (v. fig. III, 7). Le maggiori differenze notate tra l’ esemplare del M. Rosso e quello figurato da WALKER consistono nel propode più largo, provvisto di spine un po’ diversamente disposte e negli uropodi del terzo paio con rami più corti, di differente lunghezza tra loro e meno ricchi di spine. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano e Oceano Pacifico. La specie è nuova per il M. Rosso. Mi associo alla opinione di PirLor nel non ritenere identificabile con la specie di WALKER |’ E. spinimanus descritto da K. H. BARNARD. Elasmopus erythraeus (Kossm.) 1937 Elasmopus erythraeus K. H. Barnard (4), pp. 161-162, fig. 10. Ho esaminato una ® raccolta tra le alghe sulle coste dell'Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. «Scilla». Osservazioni. Non essendomi stato possibile consultare la vecchia opera originale di Kossmann, ho dovuto accontentarmi dei brevi cenni di ridescrizione dati recentemente da BARNARD. Per ciò che mi è stato pos- sibile controllare nel presente esemplare, che era tra l’altro in cattive condizioni di conservazione, ho potuto constatare una buona corrispon- denza di caratteri tra esso e la descrizione del suddetto autore. Trovo però opportune di dare anche per questa specie una breve descrizione accompagnata da qualche figura. Il terzo articolo del palpo mandibolare è falciforme, un po’ meno lungo del secondo articolo (v. fig. IV, 1). Il propode dei gnatopodi del primo paio è lungo quanto il corrispondente articolo carpale; 1’ orlo pal- mare è definito da una spina; l’ orlo superiore è fornito di ciuffi di lun- ghissime setole. Il propode dei gnatopodi del secondo paio è volumi- ANFIPODI DEL MAR ROSSO 167 noso subpiriforme con orlo palmare poco definito e del tutto sprovvisto di protuberanze, fornito di una fila di una decina di spinule e limitato da un gruppo di tre robuste spine; tutto l’ orlo inferiore è provvisto di ciuffi di setole; il dattilo è lungo un po’ meno della metà del propode (v. fig. IV, 2). Le piastre coxali sono fornite sull’ orlo inferiore di lun- Fig. IV. — Elasmopus erythraeus (Kossm.) Q 1. Palpo mandibolare - 2. Pro- pode dei gnatopodi del secondo paio - 3. Pereiopode del quinto paio - 4. Pereio- pode del sesto paio - 5. Piastra epimerale del terzo paio - 6. Uropode del terzo paio. ghe setole. I pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono corti e tozzi. Pereiopodi del quinto paio (v. fig. IV, 3): l'articolo basale è subrettangolare con orlo anteriore molto debolmente convesso fornito di 7 spinule e orlo posteriore quasi diritto a larghe dentature, fornito di una decina di setole; gli articoli merale e carpale sono larghi e forniti sui lati di gruppi di corte spine; il propode presenta sull’ orlo interno 168 S. RUFFO 4 gruppi di spinule. Pereiopodi del sesto paio (v. fig. IV, 4): JV arti- colo basale ha 1’ orlo anteriore debolmente convesso e quello posteriore convesso nei 2/3 prossimali, indi bruscamente ristretto; 1° orlo posteriore è quasi liscio fornito solamente di 5-6 debolissime intaccature provviste di altrettante setole; gli articoli seguenti sono meno ricchi di spine che nei pereiopodi del quinto paio; il propode presenta sull’ orlo interno sola- mente due gruppi di spine. Pereiopodi del settimo paio: sono simili a quelli del sesto paio ma l’ articolo basale presenta 1’ orlo posteriore irre- golarmente convesso, quasi liscio, fornito di 3 sole setoline. I segmenti del prosoma e del mesosoma sono forniti dorsalmente di lunghe setole (v. fig. IV, 5). La terza piastra epimerale presenta |’ orlo inferiore debol- mente convesso, fornito di 4 spine sulla metà anteriore; 1’ angolo infero- posteriore è acuto, ma non molto sporgente (v. fig. IV, 5). Il telson è più lungo che largo fornito sull’ apice di ciascun lobo di 4 spine (di cui una, la seconda dall'interno, più corta). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami più lunghi del peduncolo (rapporto 8/5,5); il ramo esterno è più lungo dell’ interno; solo 1’ orlo esterno del ramo esterno è fornito di 3 gruppi di lunghe spine, gli altri sono pressochè lisci (v. fig. IV, 6). Questa forma non era stata considerata nell’ elenco delle specie del gen. Elasmopus dato da STEPHENSEN (22) e neppure nella recentissima nota di revisione del genere compiuta da SCHELLENBERG (18). Che si tratti certamente di un Elasmopus lo dimostra, tra l’altro, il tipico aspetto del terzo articolo del palpo mandibolare; non posso invece di- scutere se questi esemplari miei e di BARNARD (che ritengo identici) siano realmente da assimilarsi alla vecchia specie di Kossmann; indub- biamente però, secondo me, per la forma dei gnatopodi, dei pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio, del telson, degli uropodi del terzo paio e per la presenza di setole sui segmenti del prosoma e del mesosoma, sono da ritenersi come specie distinta dalle altre conosciute. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. M. Rosso, Oceano Indiano (Arabia meridionale). Pherusa fucicola Leach 1906 Pherusa fucicola T. Stebbing (21), pp. 449-450. 1925 Pherusa fucicola E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 247-248, figg. 258-259. Ho esaminato due esemplari (4, 2 immaturi) raccolti a Massaua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». Lunghezza del 4 6 mm. ANFIPODI DEL MAR ROSSO 169 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee ed africane), Mediterraneo (coste europee e nord-africane), M. Nero. La specie è nuova per il M. Rosso. 4 Fam. DEXAMINIDAE Dexamine spiniventris (A. Costa) 1906 Dexamine spiniventris T. Stebbing (21), p. 516. 1925 Dexamine spiniventris E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 262-264, figg. 271-273. Ho esaminato dodici esemplari (tra cui due ® ® ovigere di 4 e 6 mm. di lunghezza) raccoiti a Massaua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee), Medi- terraneo (coste europee e nord-africane). La specie è nuova per. il Mar Rosso. Fam. TALITRIDAE Talorchestia Martensii (Weber) 1892 Orchestia Martensiù M. Weber (26), pp. 564-566, figg. 13-16. 1906 Talorchestia martensi T. Stebbing (21), pp. 553-554. 1921 Talorchestia martensùi C. Chilton (10), pp. 541-545, fig. 8. 1925 Talorchestia gracilis C. Chilton (non Dana 1852) (11), p. 535. 1935 Talorchestia martensi K. Stephensen (23), p. 10. 1935 Talorchestia martensti K. H. Barnard (3), pp. 289-290. 1936 Talorchestia affinis T. Maccagno (12), pp. 181-182. Ho esaminato numerosissimi esemplari (3 3 e ® ®) rascolti tra la sabbia nel’? Isola Difnein il XII-1895. R. N. «Scilla». 6, lunghezza 12,5 mm., 2 10 mm. OSSERVAZIONI. Questi esemplari si accordano perfettamente alle descrizioni di WEBER e CHILTON. Quest’ ultimo autore ha, in un secondo tempo, creduto di identificare la T. Martensit con la T. gracilis Dana. Benchè non mi sia possibile dire una parola definitiva sull’ argomento, non avendo potuto consultare |’ opera originale di DANA, credo di dover condividere per ora l’ opinione di BARNARD (3) nel non accettare come Sicura tale sinonimia. Mi è stato invece possibile accertare che la T. affinis recentemente descritta da Maccacno per Assab è sinonimo della T. Martensii. L’ esame di alcuni esemplari cotipici, gentilmente messimi a disposizione dalla Direzione del Museo di Genova, mi ha permesso di constatare che le piccole differenze segnalate dall’ A. sono dovute alla non perfetta maturità degli individui. 170 S. RUFFO DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole della Sonda (Flores), Siam (Lago Talè Sap), India (Lago Chilka, Golfo ci Manaar, Vizagapatam), Mar Rosso (Assab). i Hyale Schmidti (Heller) 1906 Hyale sehmidtii T. Stebbing (21), p. 571. - 1925 Hyale Schmidti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 288-289, fig. 299. Ho esaminato numerosi esemplari (4 4 e ® ®) raccolti a Mas- saua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Az- zorre, Teneriffa), Mediterraneo (coste europee e nord-africane). La spe- cie è nuova per il M. Rosso. Hyale nigra (Hasw.) 1906 Hyale nigra T. Stebbing (21), p. 571. 1928 Hyale nigra A. Schellenberg (17), pp. 659-661, fig. 204. 1937 Hyale nigra K. H. Barnard (4), pp. 162-163. Ho esaminato quattro 4 3 raccolti tra le alghe sulle coste del- Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. « Scilla ». Lunghezza degli esemplari 5 mm. OssERvazIONI. Gli esemplari esaminati corrispondono esattamente alle descrizioni degli Aa.; debbo solo osservare che le differenze tra Hyale nigra e Hyale camptonyx sono talmente lievi da ritenere che si tratti probabilmente della stessa specie. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Canale di Suez, Oceano Indiano (coste meridionali dell’ Arabia), Oceano Pacifico (Australia). La specie non era stata ancora raccolta nel M. Rosso. Fam. AORIDAE Lembos podoceroides Walker 1904 Lembos podoceroides A. Walker (24), pp. 279-280, tav. IV (fig. 39). 1937 Lembos podoceroides K. H. Barnard (4), p. 163. Ho esaminato: 1) una 9 ovigera e un 34 immaturo raccolti a Massaua alla costa il I-1892. R. N. « Scilla »; 2) tre ® 9 ovigere raccolte a Ras Hamad su fondi ad alghe e madrepore a 10 m. di profondità il IV-1892. R. N. « Scilla ». en pee aa i Wes ANFIPODI DEL MAR ROSSO 171 Osservazioni. Gli esemplari esaminati corrispondono bene alle Gescrizioni degli Aa. @ ovigera, lunghezza 7 mm. Antenne del primo paio: il primo articolo del peduncolo è iungo 3/4 del secondo, il secondo è circa tre volte il terzo; il flagello principale consta di 19 articoli, il flagello acces- sorio di 6-7 articoli. Antenne del secondo paio: il quarto e il quinto articolo del peduncolo sono subeguali; il flagello è composto di 5 articoli. Gli articoli basali dei pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono forniti sull’ orlo posteriore di lunghe setole. Le piastre epimerali del terzo paio hanno l’ orlo posteriore moito convesso; l’ orlo inferiore non presenta alcuna setola; |’ angolo infero posteriore acuto è appena accen- nato. Il telson è di poco più lungo che largo con un’ampia incavatura distale e due lunghe setole subterminali. I rami degli uropodi del terzo paio, subeguali tra loro, sono lunghi due volte il peduncolo. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano (Maledive, Ceylon, Golfo di Aden, coste meridionali dell’ Arabia), M. Rosso. Microdeutopus damnoniensis (Bate) 1925 Microdeutopus damnoniensis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 297-298, fio. 308. Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua dalla raschia- tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». OsservazionI. L’ unico esemplare esaminato è perfettamente iden- tico alla descrizione di CHEVREUX-FAGE. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee e nord- americane, Canarie), Mediterraneo (coste europee e nord-africane). La specie è nuova per il M. Rosso. Fam. AMPHITHOIDAE Amphithoé Ramondi (Aud.) 1904 Amphithoé intermedia A. Walker (24), pp. 290-291, tav. VII (fig. 46). 1925 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 333-334, figg. 341- 342. 1928 Amphithoé ramondi A. Schellenberg (17), pp. 665-666. 1937 Amphithoé ramondi K. H. Barnard (4), p. 170. Ho esaminato: 1) nove esemplari, fra cui alcune 2 ® ovigere, raccolti a Massaua tra le alghe alla costa il II-1892. R. N. « Scilla »; 172 S. RUFFO 2) otto esemplari (4 6 e ® ®) raccolti a Dissei tra le alghe alla costa il XII-1892. R. N. « Scilla ». OssERvAZIONI. Gli esemplari esaminati concordano bene con la descrizione di CHEVREUX-FAGE; se ne discostano appena per la minore statura, per le antenne più corte e per la forma del propode del secondo paio di gnatopodi. Lunghezza delle ® ® ovigere 6 mm. Le antenne sono subeguali; il flagello del primo paie consta di 15-17 articoli, quello del secondo paio di 13-15 articoli. Il propode del secondo paio di gnatopodi ha una forma intermedia tra quella figurata da WALKER (A. intermedia) e quella figurata da CHEVREUX-FAGE (A. Vaillanti); 1’ articolo basale presenta un vistoso lobo nell’ angolo distale anteriore. DISTRIEUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione: Oceano Atlantico, Mediterraneo, Mar Rosso, Gceano Indiano, Oceano Pacifico. Grubia filosa (Savigny) 1925 Grubia hirsuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 339-340, fig. 347. 1925 Grubia hirsuta A. Schellenberg (16), pp. 186-187. 1928 Grubia filosa A. Schellenberg (17), pp. 666-668, fig. 206. 1937 Grubia filosa K. H. Barnard (4), pp. 171-172. Ho esaminato: 1) un 34 e sei 9 9 raccolti nell'Isola di Asgar (Arcipelago di Dahlak). Viaggio A. IssEL; 2) due 3 4 e cinque ® ® ovigere raccolte a Massaua sulla costa il I-1892. R. N. «Scilla»; 3) tre 9 9 ovigere raccolte a Ras Hamad su fondi ad alghe e madrepore a 10 m. di profondità il IV-1892. R. N. « Scilla ». OSSERVAZIONI. Gli esemplari raccolti da A. IssEL sono in pessimo stato di conservazione ma la loro determinazione è del tutto probabile. In buone condizioni sono invece quelli raccolti a Massaua e a Ras Hamad; essi corrispondono molto bene alla descrizione di CHEVREUX- FAGE e si distinguono solo per la statura più robusta (4 9 mm., ® ovi- gera 19,5-12 mm.) e per le antenne più lunghe (flagello del primo paio di antenne di 40-47 articoli, del secondo paio di 31-35 articoli). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione: Oceano Atlantico, Mediterraneo, Mar Rosso, Oceano Indiano, Oceano Pacifico. ANFIPODI DEL MAR ROSSO 173 Grubia crassicornis (A. Costa) 1925 Grubia crassicornis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 338-339, figg. 349 e 346. Ho esaminato quattro 9 9 raccolte a Massaua dalla raschia- tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ». DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (Bermude), Mediter- raneo (coste europee), M. Nero. La specie è nuova per il M. Rosso. Grubia microphthalma Chevreux 1901 Grubia microphthalma E. Chevreux (7), pp. 422-426, figg. 46-49. Ho esaminato una 2 raccolta a Massaua (senza più precise indicazioni). NEGROTTO-CAMBIASO |. Osservazioni. L’ unico esemplare studiato era in cattive condizioni di conservazione, onde non ho potuto esaminario minutamente. Per quanto mi è stato possibile giudicare esso corrisponde bene alla descrizione di CHEvREUX; la differenza maggiore da me notata consiste nel flagello ac- cessorio di un solo articolo. Il corpo dell’ esem- plare in alcool era tutto picchiettato di macchio- line brune; il colore in vita, come risulta dalla indicazione apposta al momento della cattura. era grigio-verde. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Secelle. La Fig. V. — Paragru- a 9 bia vorav Chevreux. specie è nuova per il M. Rosso. Mascella del primo paio. Paragrubia vorax Chevreux 1901 Paragrubia vorax E. Chevreux (7), pp. 426-431, figg. 50-55. 1909 Paragrubia vorax A. Walker (25), p. 343. 1938 Paragrubia vorax A. Schellenberg (18), p. 90. Ho esaminato una trentina di esemplari (4 4 e ® 2) raccolti a Ras Hamad su fondi ad alghe e madrepore a 10 m. di profondità il IV-1892. R. N. « Scilla ». AA 4 6 lunghezza 10,5-11 mm., @ 2 ov. 10 mm. OssERVvAzIONI. La descrizione che CHEvrEUX da del primo paio di mascelle non è esatta. Esiste un corto lobo interno (v. WALKER (25)) munito di una iunga 174 S. RUFFO e fine setola; il lobo esterno porta una decina di spine dentate (non esiste una seconda fila di spine); il palpo è gracile, il secondo articolo di esso è lungo circa tre volte il primo e porta una decina di setole (v. fig. V). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Secelle, Isole Coetivy, Isole Figi. La specie è nuova per il M. Rosso. cy È OSSERVAZIONI SUGLI ANFIPODI GAMMARINI DEL M. Rosso La fauna gammarologica del M. Rosso, allo stato attuale delle nostre conoscenze, si può dire abbastanza conosciuta grazie ad alcuni impor- tanti lavori apparsi nell’ ultimo trentennio. Dopo le vecchie opere di Aupouin, di MiLne-EpwaRDS e di Kos- SMANN, ormai di un interesse più storico che scientifico, il primo lavoro che portò un contributo notevole alla conoscenza dei Gammarini del M. Rosso fu quello di WALKER nel 1909 (25), nel quale sono citate per questo mare 20 specie. Nel 1924 SpanpL (20) pubblicò i risultati della Spedi- zione « Pola » dando una tabella in cui mise a punto le conoscenze fino allora acquisite sugli Anfipodi del M. Rosso; in quell’ anno i Gamma- rini eritrei erano 43. Nel 1928 apparve l’ importante studio di SCHELLEN- EERG (17) sugli Anfipodi del Canale di Suez raccolti durante la spedi- zione di Cambridge nel quale, per poter giungere a conclusioni sull’ ori- gine della fauna del Canale, l’ A. prese in considerazione anche i Gamma- rini del M. Rosso, escludendo numerose specie dalla lista data a suo tempo Gallo SpanpL. Nel lavoro di SCHELLENBERG, che rappresenta un punto importante nello studio della fauna gammarologica del M. Rosso, sono 38 i Gammarini dati come sicuramente presenti in questo mare. Nel 1937 BARNARD (4) pubblicò i resultati della Spedizione « John Murray » citando 17 specie tra cui 10 che non erano state ricordate da SCHELLEN- BERG; fra esse però: Lysianassa cinghalensis = L. ceratina. Quasi contemporaneamente fu pubblicato anche un breve lavoro di Maccacno (12) sugli Anfipodi raccolti durante la Spedizione ANFIPODI DEL MAR ROSSO TABELLA DEI GAMMARINI SICURAMENTE NOTI 175 PER IL M. Rosso SPECIE [reo Teli Lysianassa ceratina (Walker) Stomacontion Pepinii (Stebb.) Amaryllis macrophthalma Hasw. Ichnopus taurus Costa Ampelisca brevicornis (Costa) » zamboangae Stebb. Urothoé elegans Bate » Pestai Spandl Cyproidea ornata Hasw. Leucothoé spinicarpa Abild. » furina (Savigny) > stegoceras Walker > acanthopus Schell. Leucothoélla Bannwarthi Schell. Stenothoé gallensis Walker > monoculoides (Montagu) > spinimana Chevreux Apherusa bispinosa (Bate) Colomastix pusilla Grube Perioculodes aequimanus (Kossm.) | Synopia ultramarina Dana » variabilis Spandl Eusiroides diplonyx Walker Pontogeneia pacifica Schell. Maera inaequipes (Costa) > hamigera (Hasw.) > Schellenbergi Ruffo | Melita Fresnelii (Aud.) | Ceredocus rubromaculatus (Stim.) | Parelasmopus suluensis (Dana) Elasmopus pocillimanus (Bate) » rapax Costa > Buchneri Spandl > pectenicrus (Bate) > spinimanus Walker > erythraeus (Kossm.) > Caprai Maccagno Pherusa fucicola Leach || Dexamine spiniventris (Costa) | Dexaminella aegyptiaca Schell. | Deraminoides orientalis Spandl Mediterr. Rei + | + + sl +] + + | + + a + +|+ aL sl + | + al at ab + + + +++ ++ + +++ ++ +++ ++ Osservazioni Specie cosmopolita Oceano Pacifico Nel Mediterraneo prob. importata Oceano Pacifico Specie cosmopolita Specie prob. cosmopolita Specie cosmopolita Nel Mediterraneo prob. importato 176 \ISSIRUFFO SPECIE Polycheria atolli Walker Sphaerophthalmus Grobbeni Spandl Orchestia mediterranea Costa Talorchestia brito Stebb. » Martensti Weber > Franchettii Maccagno Hyale brevipes Chevreux > nigra (Hasw.) > Schmidti (Heller) Lembos podoceroides Walker > leptocheirus Walker Eurystheus afer (Stebb.) > monuropus Walker > atlanticus (Stebb.) > imminens Barnard Chevalia aviculae Walker Amphithoé Ramondi (Aud.) Grubia filosa (Savigny) > crassicornis (Costa) > microphthalma Chevreux Paragrubia vorax Chevreux Erichtonius brasiliensis Dana Corophium acherusicum Costa Chelura terebrans Phil. Podocerus brasiliensis Dana. Mediterr. + - +++ +++ Oceano Mino Osservazioni ——____a ab Ù | ae + ae + ar + | a ' | sla | — Lg 1 se Specie cosmopolita + Specie prob. cosmopolita | ae alt sin Specie cosmopolita db +L aL FRANCHETTI, nel quale furono descritte quattro specie nuove; ma tra esse Talorchestia affinis = T. Martensii (egualmente nuova per il Mar Rosso) Amphithoides Patrizii = ? Grubia sp. (1). Prima del presente studio sugli Anfipodi del Museo di Genova i Gammarini noti per il M. Rosso erano quindi 50. Le specie citate in questo lavoro sono 28 tra cui 15 non erano state ricordate da nessuno degli Aa. precedenti e una è nuova per la scienza. Allo stato attuale delle nostre cognizioni, i Gammarini eritrei sono quindi (1) La descrizione di questa specie fatta dall’ A. non dà alcun carattere vale- vole a separare il gen. Amphithoides dal gen. Grubia, per cui io mi attengo all’ opi- nione di CHEvREUXx che riteneva sinonimi i due generi. ANFIPODI DEL MAR ROSSO 177 66, numero che se non è rilevante deve rappresentare però certo una frazione non trascurabile del totale. L’ esame della tabella sopra data ci porta a dividere i Gammarini del M. Rosso in 4 gruppi di specie. I) Specie comuni con il Mediterraneo e con 1’ Oceano Indiano (15, pari a circa il 22,8 %). Lysianassa ceratina, Ichnopus taurus, Ampelisca brevicornis, Urothoé elegans, Leucothoé spinicarpa, Stenothoé gallensis, Colomastix pusilla, Maera inaequipes, Elasmopus rapax, Elasmopus pectenicrus, Amphithoé Ramondi, Grubia filosa, Erichtonius brasiliensis, Corophium acherusicum, Chelura terebrans. Tra esse, Stenothoé gallensis ed Elasmopus pectenicrus sono forme importate con le navi nel Mediterraneo dai mari orientali; le altre 13 sono specie cosmopolite o a vasta distribuzione geografica e rivestono quindi un limitato interesse zoogeografico. Ti) Specie comuni con il Mediterraneo e non con |’ Oceano Indiano (10, pari a circa il 15,1 %). Stenotheé monoculoides, Stenothoé spinimana, Apherusa bispinosa, Elasmopus pocillimanus, Pherusa fucicola, Dexamine spiniventris, Orchestia mediterranea, Talorchestia brito, Hyale Schmidti, Grubia crassicornis. Tra esse, Elasmopus pocillimanus è conosciuto anche degli Oceani Pacifico e Atlantico e va forse considerato tra le specie a vasta distri- buzione geografica. SCHELLENBERG (17) ritiene che Orchestia mediterranea e Talorchestia brito fossero presenti nel M. Rosso anche prima del taglio del Canale. Credo invece che le altre 7 specie da me citate nel presente lavoro siano senz’ altro di origine mediterranea; 6 di esse furono infatti raccolte in una medesima località, a Massaua tra le alghe cresciute su di una boa, per cui, data la particolarità della raccolta e considerando che si tratta di forme mediterranee comuni tra le alghe a bassa profondità, è pessi- bile pensare che siano state trasportate per mezzo di navi provenienti dal Mediterraneo. E’ importante notare che con esse fu trovata anche una tipica forma indo-pacifica, 1’ Eusiroides diplonyx, ciò che esclude il 178 S. RUFFO dubbio che si possa trattare di specie erroneamente etichettate come pro- venienti dal M. Rosso. III) Specie comuni con l’ Oceano Indiano e non con il Mediterraneo (31, pari a circa il 47 %). Stomacontion Pepinii, Amaryllis macrophthalma, Ampelisca zam- boangae, Cyproidea ornata, Leucothoé furina, Leucothoé stegoceras, Pe- rioculodes aequimanus, Synopia ultramarina, Eusiroides diplonyx, Maera hamigera, Melita Fresnelii, Ceradocus rubromaculatus, Parelasmopus suluensis, Elasmopus spinimanus, Elasmopus erythraeus, Polycheria atolli, Talorchestia Martensii, Hyale brevipes, Hyale nigra, Lembos podoceroides, Lembos leptocheirus, Eurystheus afer, Eurystheus monu- ropus, Eurystheus atlanticus, Eurystheus imminens, Chevalia aviculae, Grubia microphthalma, Paragrubia vorax, Podocerus brasiliensis. In questo gruppo si possono comprendere anche Leucothoélla Bann- warthi nota del Canale di Suez e dell’ Oceano Pacifico e Pontogeneia pacifica conosciuta dell’ Oceano Pacifico. IV) Specie note solamente de! M. Rosso (10, pari a circa il 15,1 %). Urothoé Pestai, Leucothoé acanthopus, Synopia variabilis, Maera Schellenbergi, Elasmopus Buchneri, Elasmopus Caprai, Dexaminella aegyptiaca, Dexaminoides orientalis, Sphaerophthalmus Grobbeni, Talor- chestia Franchettii. Come si può dedurre dalle considerazioni sopra svolte la fauna gammarologica del M. Rosso ha caratteri spiccatamente indo-pacifici, cosa che del resto era prevedibile poichè concorda con quanto hanno già concluso altri Aa. per diversi gruppi animali. E’ importante far rilevare che col presente contributo viene accer- tata la presenza in quel mare di ben 7 specie mediterranee; come già sopra detto, ritengo che tali forme si debbano considerare pervenute per migrazione passiva attraverso il Canale di Suez. E’ noto come sia ancora accesa la questione sull’ entità degli scambi faunistici tra il Mare Medi- terraneo e il Mar Rosso dopo il taglio del Canale; gli Aa. (SCHELLENBERG (17) e Monop (13)) che si sono occupati di tale questione per quanto riguarda gli Anfipodi, hanno concluso affermando che si manifesta una maggiore tendenza allo spostamento della fauna dal Sud al Nord che nen viceversa. Infatti un’ altissima percentuale delle specie del Canale è ANFIPODI DEL MAR ROSSO 179 costituita da forme indo-pacifiche di cui due (Elasmopus pectenicrus e Stenothoé gallensis) hanno già popolato le coste mediterranee. La mia osservazione che, all’ incontro, testimonia una notevole migrazione nel senso inverso, riveste quindi un notevole interesse. BIBLIOGRAFIA 1) BARNARD K. H. - Contributions to the Crustacean Fauna of South Africo. 5. Amphipoda. Ann. South Afr. Mus., XV, 1944-16, pp. 105-302, tavv. XXVI-XXVIII. 2) Barnarp K. H. - Further Additions to the List of Amphipoda. Ann. South Afr. Mus., XX, 1925, pp. 319-880, tav. XXXIV. 3) Barnarp K. H. - Report on some Amphipoda, Isopoda and Tanaidaceu in the collections of the Indian Museum. Rec. Ind. Mus., XXXVII, 1935, pp. 279-319, 21 figg. 4) BarnarpD K. H. - Amphipoda. The John Murray Exp. 1933-34. Scient Rep., vol. IV, n. 6, 1937, pp. 131-201, 21 figg. 5) CECCHINI C. - Contributo alla conoscenza degli Anfipodi. R. Comit. Ta- lass. It., mem. CXLII, 1928, 10 pp., 2 tavv. 6) CEccHINI C. PARENZAN P. - Anfipodi del Golfo di Napoli. Pubbl. Staz. Zool. Napoli, XIV, 1934, pp. 153-251, 55 figg. 7) CHEVREUX E. - Crustacés Amphipodes. Mission scient. C. Alluaud aux Iles Séchelles. Mém. Soc. Zool. France, XIV, 19041, pp. 388-438, 65 figg. 8) CHEVREUX E. - Campagnes de la Melita. Les Amphipodes d’ Algérie et de Tunisie. Mém. Soc. Zool. France, 23, 1944, pp. 145-285, 17 figg., tavv. VI-XX. 9) CHEVREUX E. Face L. - Amphipodes, in: Faune de France, 9, 1925, 488 pp., 438 figo. 10) CHILTON C. - Fauna of the Chilka Lake, Amphipoda. Mem. Ind. Mus., V, 1924, pp. 520-558, 12 figg. 11) CHILTON C. - Amphipoda of Talè Sap. Mem. Asiat. Soc. Beng., VI, 1925, pp. 531-538, 3 figg. 12) Maccagno T. - Crostacei di Assab. Decapodi; Stomatopodi, Anfipodi. Spediz. R. Franchetti in Dancalia (1928-1929). Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1936, pp. 171-186. 13) Monop TH. - Crustacés. Mission A. Gruvel dans le Canal de Suez. I. Mém. Inst. d’ Egypte, XXXIV, 1937, 19 pp., 11 figg. 14) Pirtot J. M. - Les Amphipodes de lV Expédition du Siboga. Deux. part. III. Les Amphipodes littoraux 1, 1936, pp. 253-328, figg. 102-146. 15) Sars G. O. - An Account of the Crustacea of Norway. Vol I. Amphi- poda. Testo e atlante di 241 tavv. 1891-1895. 16) SCHELLENBERG A. - Amphipoda, in: Beitràge zur Meeresfauna West- Afrikas, Bd. III, Lief. 4, Crustacea VIII, 1925, pp. 113-204, 26 figo. 17) SCHELLENBERG A. - Report on the Amphipoda. Cambridge Exp. to the Suez Canal, 1524, Trans. Zool. Soc. Lond., XXII, 1928, pp. 633-692, figg. 198-209. 180 S. RUFFO “as 18) SCHELLENBERG A. - Litorale Amphipoden des Tropischen Pazifiks. Kungi. Svenska Vet. Akad. Handlingar, Bd. 16, n. 6, 1938, 105 pp., 48 figg. 19) SHeARD K. - A Catalogue of Australian Gammaridea. Trans. Roy. Soc. South Austr., LXI, 1937, pp. 17-29. 20) SPANDL H. - Die Amphipoden des Roten Meeres. Denkschr. Akad. Wiss. Wien, Math.-Naturw. Klasse, 99, 1924, pp. 19-73, 23 figg., 5 cartine. 21) STEBBING T. R. - Amphipoda, I, Gammaridea, in: Das Tierreich, 21 Lief., 1906, XXXIX+806 pp., 127 figg. (22) STEPHENSEN K. - Some new Amphipods from Japan. Annot. Zool. Ja- ponenses, 13, 1932, pp. 487-501, 5 figg. 23) STEPHENSEN K. - Indo-Pacific terrestrial Talitridae. Bernice P. Bishop Museum. Occas. Pap., X, 1935, 20 pp. 24) WALKER A. O. - On the Amphipoda. Report to the Government of Cey- lon of the Pearl Oyster Fisheries. Suppl. Rep. XVII, 1904, pp. 229- 300, 8 tavv. 25) WALKER A. O. - Amphipoda Gammaridea from the Indian Ocean, Brit- ish East Africa and the Red Sea. Trans. Linn. Soc. London, 12 (ser. 2), 1909, pp. 323-344, tavv. 42-43. 26) WEBER M. - Die Siisswasser-Crustaceen des Indischen Archipels. Zooi. Ergeb. einer Reise in Niederl. Ost-Indien, Bd. II, 1892, pp. 528-571, 22 figg., 1 tav. (Anfipodi pp. 562-571, figg. 9-22). casi ii 181 Dr. GIORGIO CUFODONTIS LA FLORA VASCOLARE DEI MONTI SIMBRUINI NEL SUBAPPENNINO LAZIALE (Herbarium Camillae Doriae III) TINGIIRIOIDIUEZAO:NIE CENNI GENERALI Nel 1932 per accordi intervenuti fra il Civico Museo di Storia Naturale « Giacomo Doria» e l’Istituto Botanico della R. Università di Genova veniva, fra altre raccolte di minor mole ed importanza, tra- sportato ed affidato temporaneamente al detto Istituto il grande Erbario del compianto Marchese G. Doria. La parte di gran lunga preponde- rante di cuesta cospicua collezione è il frutto di una attività poco più che ventennale del Doria stesso e di alcuni suoi collaboratori, tra i quali è doveroso menzionare A. BfécuinoT, S. SOMMIER e A. TERRACCIANO. Sulla storia, l’importanza e l’ordinamento di questo Erbario, che il fondatore, in omaggio alla figlia primogenita, volle chiamare « Herbarium Camillae Doriae », esiste una memoria del Prof. R. Gestro (vedi biblio- grafia), alla quale rimando chi desiderasse informarsi più dettagliata- mente. Subito dopo la consegna di questa ricca raccolta all’ Istituto Bo- tanico, |’ illustre Prof. A. BéGuINOT, suo Direttore, dopo averla allogata in un piccolo edificio situato nell’ Orto Botanico, ne fece fare un pre- jiminare inventario e la riordinò provvisoriamente nella misura consen- tita dallo stato piuttosto caotico del vastissimo materiale ancora indeter- minato o non sistemato, e subito si preoccupò di continuarne la valoriz- zazione scientifica. Poco infatti ed in misura molto sproporzionata alla sua vastità, questa raccolta era stata per il passato oggetto di studi speciali. Due sono complessivamente le pubblicazione che direttamente la riguardano e che, con il sottotitolo di « Herbarium Camillae Doriae », videro la luce negli Annali del Civico Museo di Genova. La prima è dovuta al SommIER, la seconda, ben più importante per ampiezza e con- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 8 182 G. CUFODONTIS tenuto, a BÉGuINOT (v. bibl.). Oggi, il lavoro presente dopo un qua- rantennio di intervallo viene ad aggiungersi come terzo della serie. Subito dopo la mia venuta a Genova nell’ estate del 1934, quando cominciai a frequentare questo Istituto Botanico, ancora incerto e senza programma fisso di lavoro, il Prof. BEGUINOT mi propose uno studio flo- ristico sui M. Simbruini, di cui mi fece rilevare il particolare interesse e le favorevoli circostanze create dalla dovizia di materiali provenienti aa questo settore del Subapennino Laziale esistenti nell’ Erbario Doria. Il lavoro prontamente iniziato si protrasse per più di due anni e lo schedario era, in via generale, ultimato verso la fine del 1936. Ma anche durante questo periodo di lavoro iniziale vi furono parecchie non brevi interruzioni, dovute a studi speciali, che scaturirono da esso e fra i quali ricordo la mia revisione monografica delle Linarie appartenenti alla sez. Cymbalaria. Nel 1937 una seconda più lunga pausa venne a pro- trarre la conclusione di questa memoria, e precisamente la mia parte- cipazione alla Missione biologica del Prof. E. ZAvATTARI nel territorio cei Borana, che fu probabilmente la prima in ordine di tempo e certo non |’ ultima per importanza dei resultati ottenuti, dedicata all’ esplora- zione del nuovo Impero Italiano, frutto di una impresa coloniale senza precedenti nell’ epoca moderna. Tutti questi fatti varranno come spero a giustificare la durata del mio lavoro, che a2 prima vista dovrebbe appa- rire ben sproporzionata alla sua mole. Ora finalmente ho il piacere di presentare questa Floruia, che nelle intenzioni dell’ autore e nella forma datale, non vuol essere che un contributo a quella Flora del Lazio ancora in gestazione, che per la ricchezza e varietà dei suoi elementi non meno che per l’ eminente posizione, che la Regione occupa dal punto di vista storico, politico e turistico rappresenta una vera lacuna nella letteratura botanica italiana. Mi lusingo altresì che questo mio lavoro possa a suo tempo con- tribuire, nelle modeste proporzioni della sua mole e del territorio trat- tato, ad una nuova Flora d’ Italia, veramente aggiornata, esauriente e capace di competere con le migliori consorelle straniere, fra le quali mi limito a ricordare quella monumentale « Illustrierte Flora von Mit- teleuropa » del Hegi, da poco compiuta dopo un titanico lavoro quasi trentenne. Esprimendo questo voto non intendo certamente sminuire l’ altissimo valore della « Flora analitica d’ Italia », della quale un decennio LA FLORA VASCOLARE 183 circa fa, per cura del Fiori, comparve la seconda edizione, che effetti- vamente costituisce «la Flora » italiana d’ oggi. Ritornando alla Flora del Lazio, è doveroso ricordare |’ opera ini- ziata con base veramente imponente dalla Scuola Botanica Romana al principio del secolo, di cui disgraziatamente non videro la luce che i primi capitoli della parte storico-bibliografica, dovuti al PrroiTa e CHIOVENDA (vedi bibliografia). Ma se da una parte è profondamente deplo- revole l’ arenamento di questa iniziativa generosa, dall’ altra devesi rico- noscere che già questo frammento costituisce non solo il frutto d’ im- menso lavoro e di profonda erudizione, ma anche una fondamentale ed esauriente sintesi dell’ argomento, indispensabile a chiunque voglia istruirsi più profondamente su tutto ciò che riguarda libri ed autori della Flora Romana. Il presente stadio floristico si basa, come detto, principalmente sulle piante dei Simbruini ricavate dall’ Erbario Doria, inoltre su numerose raccolte fatte dal BÉGUINOT e conservate nel suo erbario privato ed infine riassume tutte le indicazioni floristiche desunte dalla cospicua letteratura elencata in chiusa. Va da se che l’ elenco qui presentato non contiene tutta la flora realmente esistente nel territorio perchè, oltre al fatto che l’ esplorazione di esso non può ritenersi compiuta, non poterono per ovvie ragioni essere sfruttate le raccolte conservate nell’ erbario della Provincia di Roma, di cui gran parte inedita. Ma nonostante questo vizio costituzionale il lavoro può pretendere il riconoscimento di una completezza relativa, inquantocchè tutte le notizie finora pubblicate sono fuse colla elaborazione di una vastissima raccolta originale, in modo da formare una Florula, che in realtà deve fortemente avvicinarsi ad un inventario floristico esauriente. Questa affermazione è, come credo, suf- ficientemente convalidata se si considera che fra le 1063 specie com- ponenti la presente lista, ben 429 finora non erano mai state ricordate per i Monti Simbruini, e di queste almeno 5 sono nuove per il Lazio tutto. Esse sono: Rumex Patientia, Trinia Dalechampii, Erodium alpi- num, Verbascum mallophorum ed Hieracium serpyllifolium. CENNI FORMALI Per quanto concerne la forma esteriore e la struttura data al lavoro, mi sono sforzato di conciliare la massima concisione colla massima chia- 184 G. CUFODONTIS rezza. Le citazioni bibliografiche sono opportunamente abbreviate e pos- sono agevolmente ‘essere completate coll’ aiuto dell’ elenco biblicgra- fico; esse risaltano inoltre per i caratteri marcati e si riferiscono sempre alle località immediatamente precedenti fino alla ultima lineetta. Tutte le raccolte già pubblicate che io stesso potei vedere e controllare sono segnate con punto esclamativo seguente la parentesi che contiene le abbreviazioni dei nomi dei raccoglitori e l’ anno di raccolta. Ogniqual- volta il binomio usato nella citazione non coincide con quello qui accet- tato per la rispettiva entità, esso è riportato in abbreviazione. La sino- nimia è limitata allo stretto necessario e solo per entità controverse con nomenclatura complicata essa è alquanto più estesa. Le stazioni sono raggruppate in ovvii concetti geografici separati da lineetta, che gene- raimente procedono da nord-ovest verso sud-est. Per ragioni d’ indole pratica ho seguito fedelmente I’ ordine e la nomenclatura dei gruppi superiori adottati nella « Nuova Flora analitica d’ Italia » di A. Fiori, tranne le specie che ho disposte alfabeticamente. Numerose e spesso profonde sono invece le divergenze nomenclatorie e ciò per due ragioni ben distinte ma fondamentali. La prima scaturisce da una differente concezione della «specie ». Nell’ opera citata infatti è seguito il metodo comprensivo o sintetico, che tende a stabilire entità cosidette «linneane ». Queste specie complessive sono poi suddivise sovente in numerose varietà per metterne in evidenza i spesso ben indi- viduati e caratteristici componenti. Nella prefazione della citata opera sono addotte le giustificazioni teoriche di questo punto di vista, la cui discussione sarebbe assolutamente fuori posto in questi cenni introdut- tivi. Per gli scopi di statistica e di confronto dell’ inventario floristico di un determinato territorio con quelli limitrofi od anche più remoti è però senza dubbio preferibile la « microspecie », beninteso nel senso mo- derato, chè altrimenti si precipita senza possibilità di arresto negli eccessi di JORDAN o GanpoceR. Senonché oltre a queste considerazioni di natura pratica, altre squisitamente teoriche potrebbero portarsi in campo a difesa della microspecie moderata, ma, come non credetti opportuno discutere la concezione comprensiva, rinuncio anche ad esporre in que- sto luogo gli argomenti favorevoli al punto di vista opposto. La seconda fonte di divergenze sorge dal dovere, secondo me imprescindibile, di atte- nersi a quelle « Regole Internazionali della Nomenclatura », che dopo le innumerevoli e faticose discussioni di numerosi Congressi Botanici, pos- 185 LA FLORA VASCOLARE *210]} BIJSOU [jp 011031119} JI epuodzo — — — — VOUT] ET “OZZNIGY pa OIZET] ij ayy] Ji eudos *——*—— ell ET ININQUAWIS “W Idd VNILUVI \ \ Vv VONVIEG YVNNOW ORI) 229 DS Vv 20 o\A49UO 5 D) Sos - 9), Soe N YS DA ; nb 22734 0))49 EF LMIINI es Sn 7, 3 INN ci ES) 204241 N” I Sunt cee thet io) DI > Ly 22 2UI 011911484 W} 5° $2 Il % © ast 7 . È D SUVA NOMU 0u1JJA)!4 = Si ce tes DOWN CIZVI IDEE ume} o i ra i Tollvi °° OMIIIVYdW \ ~\y © \ o1Naloo'w x : NN Rn FL \ \ V, EMO) x 2, ION Na \_V113YIdIAW Slo VIVAIT:W © 7X. x SVEN only W Y~ oowians SI iN ae) un eS : o »% Na IT «A QUEI P) 2220} OQIINIYVLW WW. OATWIW v © o272W IP . Sa or, SI VA0NINVI NW 7 PABA429 A Rr CON Vv SS © as oby, asx & Sy VI290dYddvI e \ e i) Va Nee, 2 N yooquy } È, paonu \ fs SS vooas ly i DS wuuas ¥ fx e La \ ® nosay a SUIVVIVSI9W = 27 ° v MOL Qu) DI Vv ls au) So viaiww PARICELEOE & \ N CAIO: e x o120981/6eL 186 G. CUFODONTIS sono finalmente considerarsi accettate ed approvate in via generale. Que- ste « Regole » furono create, perchè necessarie, col consenso generale o per lo meno di tutti i botanici consapevoli della necessità di una disciplina scientifica colletiiva, senza la quale l’ atomizzazione delle opinioni e dei concetti avrebbe portato al caos collettivo. Nè, chi rifiuta di aderire alle « Regole », può giustificare il suo atteggiamento con argomentazioni scien- tifiche riguardanti il contenuto, poichè nessuna delle questione che for- mano oggetto delle «Regole» lo tocca, occupandosi unicamente della forma. Spingendo |’ atteggiamento opposizionale all’ estremo, ogni autore potrebbe creare addirittura una nuova nomenclatura e chiamare per esem- pio il Rumex pulcher L. « Polygonacea gen. x, sp. y» o simili, termine che naturalmente a priori avrebbe lo stesso diritto di esistenza come il binomio linneano. Nella scelta dei binomi mi sono altresì sforzato di adottare tutte quelle modificazioni di cui gli studi di numerosi autori hanno dimostrato la necessità ed anche nella gerarchia delle sottospecie, varietà ecc. ho cercato sempre di accostarmi ai risultati dei più recenti lavori monografici. CENNI GEOGRAFICO-GEOLOGICI Il problema dei limiti esatti di un territorio ristretto come i Monti Simbruini è prettamente geografico, ed in un lavoro floristico necessa- riamente non può avere che un’ importanza relativa. Nonpertanto ho cer- cato di conformarmi alle opinioni dei geografi, senza naturalmente aver potuto dedicare molto tempo alla questione. Innanzi tutto devo rilevare la notevole divergenza che riguardo i limiti settentrionali regna fra le vedute del Porena e dell’ ALmacrà (vedi bibl.). Secondo il primo infatti essi corrono dal Piano del Cavaliere lungo il Turano superiore o Fiojo, passano quindi oltre lo spartiacque verso le sorgenti del Liri, che seguono fino all’ imboccatura del Fosso Schioppo, mentre il secondo li localizza più a nord, lungo il Cammarano superiore e l’ Imele. Per i limiti verso sud-ovest e sud, ben più naturali, gli autori concordano quasi perfetta- mente: Valle dell’ Aniene, Valle S. Onofrio, Passo del Diavolo e Fosso Schioppo. Ora però, sia accettando la delimitazione più ristretta stabilita dal PORENA, sia quella più larga dell’ ALMaGiA, resta il fatto che i Monti Simbruini non sono racchiusi nel Lazio, ma con porzioni più o meno larghe dei loro contrafforti si estendono anche in territorio abruzzese. ii irta LA FLORA VASCOLARE 187 Ne segue che una Flora completa del gruppo non potrebbe che in parte rientrare in quella del Lazio, quando anche questa porzione laziale prevalesse di gran lunga. Ma per due circostanze, |’ una impor- tante e fondamentale, l’ altra più fortuita e provvisoria, l’ elenco flori- stico che vado ad esporre fa parte quasi esclusivamente della Flora del Lazio. In primo luogo il crinale principale dei Simbruini, colle eleva- zioni più forti e quindi colla flora più interessante, in particolare quella del Monte Viglio, che segna la quota massima del Lazio, corre per intero in questa regione. In secondo luogo tutte le raccolte da me studiate e quasi tutte quelle citate nella letteratura consultata provengono da loca- lità laziali. La parte abruzzese dei Simbruini, sia sensu stricto che sensu lato, sembra essere botanicamente tuttora una terra incognita o quasi. Se dunque verso nord questa florula non raggiunge i veri limiti dei Sim- bruini, verso sud-ovest essa viceversa li varca in qualche punto. Geo- graficamente, i gruppi montuosi sono delimitati dalle valli e più precisa- mente dal letto del fiume, che le percorre; nel nostro caso appunto l’ Aniene. Ma dal punto di vista botanico una valle non può essere divisa longitudinalmente lungo |’ alveo. Essa forma ben più naturalmente un tutto, composto dal fondo e dai declivi delle catene montuose che la accompagnano. Così giustifico il fatto di avere incluso anche le piante provenienti dai versanti orientali dei Monti Affilani e Ruffi, gruppi, che a rigore di termine geografico non fanno in nessun caso più parte dei Simbruini. Mi sia lecito infine un breve accenno alle condizioni geologiche. Mi limito a ricordare che la catena principale dei Simbruini è costituita quasi esclusivamente di roccie calcaree, appartenenti al Trias superiore, al Lias e principalmente al Cretaceo superiore. Questi nuclei mesozoici sono poi cinti da fasce terziarie, mioceniche in gran parte, che verso la valle del Liri e nei dintorni di Trevi si fanno più manifeste. La natura calcarea dei massicci più alti si esprime geofisicamente nella frequenza di feno- meni carsici, con vaste spianate fortemente intaccate dalle acque meteo- riche, sforacchiate da doline e depressioni sboccanti spesso in inghiottitoi e perfino grotte, come per esempio quella dell’ Inferniglio presso Jenne Nella denominazione locale, queste vallecole di slavamento più che di erosione, si chiamano « campi », certamente per il motivo che in fondo ad esse più abbondanti si raccolgono i detriti minerali e vegetali offrendo 188 G. CUFODONTIS favorevoli condizioni per l’ agricoltura minuta. Fatti assolutamente ana- loghi sono ben noti dal Carso triestino ed istriano. CONCLUSIONE Prima di entrare «in media res» non mi resta che un piacevole dovere. Quello di esprimere la mia riconoscenza a due persone, senza l’ interessamento, l’ aiuto e la correntezza delle quali, nè la redazione del manoscritto, nè ia sua pubblicazione sarebbero state possibili. Ai chiarissimi Professori A. BécuINoT, Direttore dell’ Istituto Botanico di Genova, ed O. DE Breaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria» di Genova, vadano i miei ringraziamenti più doverosi e sinceri. Il primo mi ha offerto e tuttora mi offre la più incondizionata ospitalità nell’ Istituto da lui diretto, mettendo a mia completa disposi- zione raccolte e mezzi bibliografici, anche della sua biblioteca privata e perfino manoscritti. inediti, ed il secondo, senza la minima esitazione, accolse questa memoria botanica negli « Annali» da lui redatti, mal- grado il carattere prevalentemente zoologico che queste periodico come il Museo stesso riveste, dimostrando con ciò lui, I’ illustre zoologo, una larghezza di vedute ed una benevolenza non comune verso la disciplina sorella. ABBREVIAZIONI USATE PER I NOMI DEI RACCOGLITORI CITATI NEL TESTO B. Augusto Béguinot D. Giacomo Doria C.D. Camilla Doria L.D. Laura Doria De Mag. Luigi Fil. De Magistris S. Stefano Sommier T. Achille Terracciano LA FLORA VASCOLARE 189 PTERIDOPHYTAE FILICES 1 - Cystopteris fragilis (L.) Bernh. M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895), Piano di Livata, m. 1325 e Campo Minno 1650-1700, 3. 8 (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) e qui sui prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) e da qui alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), intorno alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), faggete agli Scifi, m. 1700, 7. 7. (D., 1898) - Filettino e dint., per valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’Aniene, ABBATE 1894*, Filettino ai Colli Staffi, m. 1800, 26 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio e M. Calvo, ABB,, 1. c. ssp. regia Bernh. (C. regia Desv.). M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 2 - Dryopteris filix mas (L.) Schott (Polystichum f. m. Roth, Nephrodium f. m. Rich.). Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m. 17C0-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) e sal. da Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- 1’ Aniene, App. 1894. 3 - Dryopteris Linnaeana C. Chr. (Polypodium dryopteris L., Nephrodium dr. Michx.). M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-170C, 19. 8. (D. e T., 1893) BEG. 1900 c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 4 - Dryopteris rigida (Hoffm.) Und. var. australis (Ten.) Briq. (Polysti- chum r. Lam. et DC. var. a. Trevis., D. australis Guad.). M. Ruffi: da Rocca di Mezzo ad Agosta, fossa della Selva, m. 870-700, 22. 7. (D., 1898). (*) L’Abbate fu autore di una Guida della Prov. Gi Roma (sec. ed. 1894) che contiene un capitolo V. dedicato alla Flora (p. 176-235) redatto dal prof. R. Pirotta con la collaborazione dei suoi assistenti A. Terracciano ed U. Brizi. Per quanto con- cerne le piante vascolari, al Terracciano risale il merito principale della raccolta ¢ della determinazione, Col nome di « Abbate» intendo riferirmi a questo speciale capitolo. 190 G. CUFODONTIS 5 - Polystichum lobatum (Huds.) Presl (P. aculeatum Roth nee Schott, Aspidium a. Sw.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D.e T., 1893) - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), sa- lendo dal Piano di Liv., nei faggeti, 11. 8. (D., 1895), faggeti intorno la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Ass. 1894, alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. 6 - Polystichum lonchitis (L.) Roth (Aspidium L Sw., Polypodium I. L.). « Ad Simbrivivos », MARATTI II, 390, 1822 - Filettino e dint., per valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. e verso la vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)!, faggete alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 c, sub Aspidium. 7 - Athyrium filix femina (L.) Roth (Aspleniwm f. f. Bernh). M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325 - 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 28. 8. D. e 911393)! 8 - Asplenium fissum Kit. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 9 - Asplenium ruta muraria L. var. Brunfelsii Heufl. M. Autore: Campo Minno, m. 1650-1700, 3. e 19. 7. (D. e T., 1893) - M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo: App. 1894 (pro typo), m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e sotto la vetta, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB., l. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 10 - Asplenium septentrionale (L.) Hotim. «In rupibus Cervarae »; Maratti II, 385; 1822, sub Acrostichum. 11 - Asplenium trichomanes L. M. Autore: sotto la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). LA FLORA VASCOLARE 191 42 - Asplenium viride Huds. Filettino (Rolli, Bald. e Pel., 1886) BaLp. e PeL. 1886; ABB. 1894 - Trevi, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sor- | genti dell’ Aniene, ABB., l. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893); verso M. Tarino; ABB., l. c. - M. Autore: sommità, m. 1853, 35 By (Die tes WES): 13 - Ceterach officinarum DC. M. Cotento, ABB. 1894. 14 - Pteridium aquilinum (L.) Kuhn Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 15 - Polypodium vulgare L. Filettino, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. 416 - Osmunda regalis L. «prope eremum S.S. Trinitatis », MaRrATTI II, 384; 1822. 17 - Botrychium lunaria (L.) Sw. M. Autore: Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1899. EQUISETACEAE 18 - Equisetum telmateja Ehrh. (E. maximum Lam.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 19 - Equisetum ramosissimum Desf. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). E? da escludere con certezza la Woodsia ilvensis R. Br., dal Maratti (II. 386) indicata sotto il nome di Acrosticum ilv. L. «ad m. Petrae», che probabilmente corrisponde al Campo della Pietra dell’ Autore. 192 G. CUFODONTIS PHANEROGAMAE Gymnospermae CONIFERAE 20 - Juniperus communis L. Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 21 - Juniperus nana Willd. (J. communis var. montana Ait.). M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarinello, vetta (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 22 - Juniperus oxycedrus L. Filettino: a fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894; alla Cona di S. Ber- nardino, m. 1000, 28. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio; ABB., 1. c. - M. Autore: a S.S. Tri- nità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 23 - Taxus baccata L. Monti di Subiaco: Ses. e Mauri 339, 1818; Sanc. 537, 1864; Ass. 1894 - Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). Angiospermae MONOCOTYLEDONES GRAMINACEAE 24 - Andropogon Ischaemum L. Subiaco: via di Rialto e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 31. 7. = jl, (ID @ Us, 1608). 25 - Sorghum halepense (L.) Pers. subf. muticum (Hack.) Hay. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 26 - Setaria glauca (L.) P. Beauv. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 27 - Setaria viridis (L.) P. Beauv. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. e bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895). LA FLORA VASCOLARE 193 28 - Panicum crus galli L. (Echinochloa c. g. R. et Sch.) var. muticum Wirtg. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 29 - Digitaria debilis Willd. f. glabrescens Bég. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) Béc. 1900 a. 30 - Digitaria sanguinalis (L.) Scop. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 31 - Anthoxanthum odoratum L. Subiaco: da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, e verso M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893). Il primo saggio con spighe più larghe e dense e reste sorpassanti le glume, potrebbe essere anche l’ A. aristatum, entità affinissima. 32 - Calamagrostis varia Host Filettino: cava d’ asfalto (Rolli 1856) e nel vallone (id. 1860) CHiov. 1897 - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bfc. e SennI 1900. 33 - Stipa bromoides (L.) Brand ex Koch (S. aristella L.). Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895) e sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). 34 - Stipa pennatai L. Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 35 - Milium effusum L. Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 36 - Oryzopsis virescens (Trin.) Beck (Milium paradoxum Scop.). Subiaco: grotta dell’ Infernigiio, 2. 8. (D. e T., 1893). 37 - Phleum Michelii All. M. Cotento, ABB. 1894. Probabilmente da riferire alla var. seguente. var. ambiguum (Ten.) Arc. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)!, verso Jenne lungo 194 G. CUFODONTIS I Aniene, e sal. a Livata, m. 500, 21. e 22. 6. (D., 1896)! BEc. e SennI 1900 - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEc. e S., I. c. - M. Autore: sal. da Campo della Pietra alla vetta ed a Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)! Béc. e S., Il. c. - Sopra Camerata Nuova, 21. 6. (D., 1896)! e scend. da Campo Secco, m. 850, 7. 7. (D., 1898)! Ix, © Sy lL & Gli esemplari di Subiaco e M. Autore sono deboli ed hanno foglie brevissime. 38 - Phleum pratense L. var. nodosum (L.) Schreb. Monti Ruffi: scend. da Costasole al fontanile del Merro, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898). 39 - Phleum subulatum (Savi) Asch. et Gr. (P. tenue Schrad.). Subiaco: a ponte Rapone, pel piano di S. Lorenzo alla Madonna del- I’ Appello e da S. Scolastica ai prati di S. Donato, 30.-31. 7., 18. 8. (D. e T., 1893). 40 - Alopecurus myosuroides Huds. Filettino: pr. Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 44 - Agrostis alba L. Subiaco e dint.: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31, 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., selva di S. Francesco, 15. 8., da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: pr. Vada- dino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Fra M. Autore e M. Tarino: alla Centa (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900. 42 - Agrostis capillaris L. (A. tenuis Sibth., A. vulgaris With.). Subiaco: vers. or. di M. della Croce, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), P. di L. e Campo della Pietra, m. 1300-1350, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895). 453 - Holcus lanatus L. Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filet- tino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 44 — Aira caryophyllea L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). LA FLORA VASCOLARE 195 45 - Deschampsia caespitosa (L.) P. Beauy. M. Autore: nel faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) e fra Liv. e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, da Liv. a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893)!, al Campo delle Ossa (Chiov. e Pappi 1897) CHiov. 1898. 46 - Trisetum paniceum Pers. Filettino: a Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893) - Agosta: 14. 8. (D. e T., 1893). Difficilmente distinguibile dal T. aureum Ten. e forse da fondere con questo. 47 - Avena barbata Pott ap. Lk. in Schrad. (A. sativa var. b. Fiori). M. della Croce, vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 48 - Avena sativa L. var. contracta Neilr. (A. orientalis Schreb.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 49 - Avena versicolor Vill. var. praetutiana (Parl. ex Arc.) Fiori (A. pra- tensis L., s. 1.). M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, Piano di Livata, m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, vetta, m. 1800-1850, 7. e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!; BEc. 1900, sub A. prat. Ritengo infatti che questa bella pianta sia più opportunamente da inserire nel ciclo della A. pratensis L. 50 - Arrhenatherum elatius (L.) M. K. (A. avenaceum P. Beauy.). M. Calvo: Sanc. 1864; App. 1894. 51 - Gaudinia fragilis (L.) P. Beauv. Subiaco, a ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 52 - Cynodon dactylon Pers. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 196 G. CUFODONTIS 53 - Echinaria capitata (L.) Desf. M. Calvo: Sanc. 1864; App. 1894 - Subiaco e dint.: Part. I. 320; 1848 - M. Affilani sopra Sub., m. 600, 31. 5. (D. e B., 1896). 54 - Sesleria auctumnalis (Scop.) Schultz (S. elongata Host). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). Non limitata al settentrione della Penisola. Vidi infatti esemplari bellissimi dai M. Ernici (Bég.), M. Lepini (Bég.), Bagni di Lucca (Somm.) e dalla Campania dal M. Faito e M. Vergine (Pellanda). 55 - Sesleria coerulea (L.) Ard. M. Calvo: Sanc. 1864; ABB. 1894. Molto probabilmente da riferire alla S. nitida Ten. 56 - Sesleria nitida Ten. (S. argentea Savi?). Subiaco: sal. a M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (iid., 1896) - M. Viglio, 21. 7. (Bég., 1895) - Filettino, ABB. 1894. Prossima, ma bene distinta dalla S. auctumnalis. La S. coerulea var. argentea Fiori, ritratta in Icon. FI. It., f. 2551, si riferisce in realtà alla S. auctumnalis! 57 - Sesleria tenuifolia Schrad. Subiaco: sal. a M. Calvo, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Calvo (Bég.) BEc. 1897 - M. Autore: (Bég.) BEG., l. c., alla vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898) - M. Viglio (Bég.) Béc., 1. c. - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900. 58 - Diplachne serotina (L.) Lk. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c. 59 - Molinia coerulea Mnch. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! Bfc. 1900 a - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (iid., 1893)! Béc., 1. c. - M. Tarino (Senni, 1893) BEc., 1. c. - Alto Simbrivio a Pantano e vetta di M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e SennI 1900. 60 - Koeleria splendens Presl M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. ed attorno la vetta, m. 1800-1850, 3. 8. (D. e T., 1893)!, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. e SENNI 1900 - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e S., I. c. - M. Calvo, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896)! BEG. e S., I. c. - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896) - Filettino: sopra Campo Catino (Rolli 1860) CHiov. 1897, sub var. apennina Chiov. - M. Tarino (Bég. 1897) Bec. e S., l. c. - M. Viglio: (Baldini 1886) CHiov., 1. c., ABBATE 1894, sub K. cristata Pers.; vetta (Bég. 1895) BEc. e S., Il. c. LA FLORA VASCOLARE 197 Fra i saggi da me visti alcuni sono riferibili alla f. canescens (Vis.) Beck, mentre, come BÉGUINOT stesso ammette, una parte almeno degli esemplari provenienti dal M. Tarino e Viglio sarebbero da riferire alla var. apennina Chiov. La K. cristata Pers. praticamente non esiste più dopo il rimaneggiamento di Domin (1907). 61 - Cynosurus cristatus L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (iid., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e SENNI 1900. 62 - Cynosurus echinatus L. Subiaco: da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894. 63 - Cynosurus elegans Desf. Camerata Nuova, m. 7-800, 28. 5. (L. Vaccari, 1904, FI. It. exs. No. 404) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. 64 - Eragrostis megastachya (Koel.) Lk. Subiaco: a ponte Rapone, 12. 8. (D. e T., 1893). 65 - Melica ciliata L. yar. Magnolii (Gr. Godr.) Pant. Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 198 G. CUFODONTIS var. nebrodensis (Parl.) Coss. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). Esemplare misero e da ciò determinazione incerta. 66 - Melica transsilvanica Schur (M. ciliata var. t. Hackel). Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 67 - Melica uniflora Retz Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, sulla strada di Jenne, 14. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). 68 - Briza media L. Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 69 - Dactylis glomerata L. Subiaco: Piano di S. Lorenzo alla Mad. dell’ Appello, 31. 7., gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (iid., 1893). 70 - Poa alpina. L. : M. Autore: nei faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) ed attorno la vetta, m. 1800-1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, ABB. 1894. 74 - Poa annua L. Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 72 - Poa bulbosa L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), attorno la vetta, m. 1850, 3. 8. (iid., 1893), 7. 7. (D., 1895), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1897 a, p. p. sub P. alpina. m. vivipara Koel. M. Viglio: BEG. 1897 a, p. p. sub P. alpina var. vivipara; m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893), col tipo. È x e LA FLORA VASCOLARE 199 73 - Poa compressa L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7 (D. e De Mag., 1898) - Filettino: a Vadadino, 24, 8. (D. e T., 1893). 74 - Poa nemoralis L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8 (D. e T., 1893) - M. Calvo, sopra Sub., m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, Campo delle Ossa, m. 1540, pr. le Capanne dei fale- gnami (Nicola), m. 1600, 19.-20. 7. (D. e De Mag., 1898), da Livata a Campo Minno e qui sui prati e colli, m. 1325-1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filet- tino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893), ai nodi le tipiche galle rizoidi prodotte da Hormomyia poae Bosc. - M. Cotento, Ass. 1894 - La Centa, fra M. Autore e Tarino (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 75 - Poa pratensis L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Tarino (Bég. 1897) Bec. e SENNI 1900. 76 - Poa trivialis L. Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898), Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete di Liv., m. 1400, Campo delle Ossa, m. 1540, pr. le capanne dei fale- gnami (Nicola), m. 1600, 19-20. 7. (D. e De Mag., 1898), da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893). 77 - Poa violacea Bell. Campo Secco: alla Camarata (Rolli 1857, Chiov. 1895) CHiov. 1897, a m. 1300, 7. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893). var. aetnensis (Pr.) Asch. et Gr. Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895). Corrisponde sufficientemente ad esemplari provenienti dall’ Etna Stesso. 200 G. CUFODONTIS 78 - Festuca arundinacea Schreb. Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). var. mediterranea (Hack.) Richt. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). var. glaucescens Boiss. (var. Fenas Hack.). Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bféc. e SENNI 1900. 79 - Festuca duriuscula L. (F. ovina Auct. p. p.). M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, sal. da Su- biaco, 1. 6. (D. e B., 1896). 80 - Festuca Halleri All. M. Cotento e M. Autore pr. S.S. Trinità (Brizi e Terr., 1891) CHiov. 1897. 81 - Festuca heterophylla Lam. M. Autore: pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20..7. (D. e De Mag., 1898). 82 - Festuca laevis (Hack.) Richt. (F. ovina Auct. plur. p. p.). M. Autore: Piano di Livata, m. 1325-50, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), sal. da Campo Minno, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Cotento, Viglio e Calvo, ABB. 1894, sub F. ovina. var. villosula Hack. M. Autore: rarissima (Chiov. 1895) CHiov. 1897. 83 - Festuca paniculata (L.) Schz. et Thellg. (F. spadicea L.). M. Autore: pascoli pr. S.S. Trinità (Chiov. 1890) CHiov. 1897, sub F. spad., Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896), f. aurea (Lam.) Hack.! - M. Cotento: prati sopra i faggi (Rolli, 1856) Chiov., 1. c., sub F. spad. 84 - Festuca rubra, L. Campo Secco, sotto M. Autore, 15. 8..(D. e S., 1895) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 201 ssp. fallax Hay. (F. fallax Thuill.). M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa, m. 1540, fino alla vetta m. 1850, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 85 - Festuca violacea Gaud. M. Autore: Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), pr. S.S. Trinità (Brizi e Terracc., 1891) CHiov. 1897, sub var. carnica Hack. e f. nitida Hack. 86 - Scleropoa rigida (L.) Gris. (Selerochloa r. Lk.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Alto Sim- brivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 87 - Bromus commutatus Schrad. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 88 - Bromus erectus, Huds. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8., e sommità, 3. 8. (D. e T., 1893) - Sopra Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896), m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti della Pertusa, Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: Ass. 1894, m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893). 89 - Bromus intermedius Guss. ‘Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 90 - Bromus japonicus Thunb. (B. patulus M. K.). Filettino, ABB. 1894. 91 - Bromus madritensis L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 92 - Bromus mollis L. (B. hordeaceus Auct. p. p.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Liv., m. 1350-1400, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 202 G. CUFODONTIS 93 - Bromus ramosus Huds. (B. asper Murr.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (iid., 1893). 94 - Bromus squarrosus L. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6. (D., 1896). 95 - Bromus sterilis L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (iid., 1893). 96 - Bromus tectorum L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Camerata Nuova e Vecchia (Chiov. 1896) Curov. 1898. 97 - Brachypodium pinnatum (L.) Beauy. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo sopra Sub,. m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Sopra Camerata Nuova, scend. da Campo Secco, m. 850, 7. 7. (D., 1898). Gli esemplari di Subiaco si avvicinano alla var. rupestre (Host) Rchb., gli altri invece alla var. caespitosum (R. S.) Koch. Alcuni hanno un portamento che ricorda il B. ramosum (L.) R. S. ed a questi fanno riscontro esemplari del M. Caprea nei Lepini (D. e S., 1897). Già ASCHERSON e GRABNER (Syn. II, 637; 1901) hanno sospettato che fra il B. ramosum var. phoenicoides Koch e le forme a spighette glabre con infior. contratta del B. pinnatum vi sia un intimo contatto mor- fologico e geografico. 98 - Brachypodium silvaticum (Huds.) R. S. Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 99 - Nardus stricta L. M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1850, 3. 8. (D. e T., 1893)!. BEc. LA FLORA VASCOLARE 203 1900 - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895)! BEe., I. c. - M. Viglio: ABB. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, I. c. 100 - Lolium multiflorum Lam. (L. italicum A. Br.). Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 101 - Lolium perenne L. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 102 - Agropyron caninum P. Beauv. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag, 1898), sal. nei faggeti, 11. 8. (D., 1895), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. e pr. le capanne di Nicola sopra C. della Pietra, m. 1500, 20 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893). 103 - Triticum ovatum (L.) Gr. Godr. (Aegilops o. L.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 104 - Triticum villosum (L.) M. B. (Haynaldia v. Schur.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 105 - Hordeum europaeum (L.) All. (Elymus e. L.). Filettino: Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). CYPERACEAE 106 - Pycreus flavescens Rchb. (Cyperus f. L.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 107 - Pycreus longus Hayek (Cyperus l. L.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (DL E ite, tele), 108 - Holoschoenus vulgaris Lk. (Scirpus Holosch. L.) subvar. australis (L.) Hay. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti della Pertusa, App. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 204 G. CUFODONTIS 109 - Schoenoplectus cernuus Hay. (Scirpus c. Vahl, Scirpus Savi Seb. et Mauri). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne, nella valle dell’ Aniene, 21. 6. (D., 1896). 110 - Garex caryophyllea Lat. (C. praecox Jacq. nee Schreb.). M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 411 - Carex hirta L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 112 - Carex leporina L. Campo Secco: prati (Rolli 1857) CHiov. 1857; m. 1340, 15. 8. (D. e S., 1895) e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Autore: nei faggeti, sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895). 113 - Carex macrolepis DC. M. Cotento (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897 - M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896)! e Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bfc. 1900. 114 - Carex Oederi Retz Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1900 - Vallepietra: (Bég. 1895), verso Subiaco (Senni 1897) BEc. 1900 - Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900; fontana Rolli, S. Lucia e per la valle alla Fiumata, ABB. 1894. 115 - Carex sempervirens Vill. ssp. laevis Kit. in Willd. M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893)!, 7. 7. (D., 1898) e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, BEG. 1900 pro typo. - M. Viglio: (Bég. 1895), m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 pro typo. - Filettino: (Rolli 1860), sopra il Cantro (Rolli 1858) CHiov. 1897 pro typo (*). (*) Maratti (JI. 323) ricorda inoltre la C. montana L. da Cervara, che è da escludere, trattandosi di specie, che da settentrione non si spinge oltre 1° Emilia Anche la C. filiformis L. («ad sylvam Laurentinam », che forse è da interpretare per la selva di S. Lorenzo pr. Subiaco) è dubbia in ogni riguardo. LA FLORA VASCOLARE 205 TYPHACEAE 116 - Sparganium erectum L. subsp. neglectum (Beeby) Hay. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). ARACEAE 117 - Arum italicum Mill. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. ALISMATACEAE 118 - Alisma plantago aquatica L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). JUNCACEAE 119 - Juncus alpinus Vill. Apenn. di Filettino (Rolli) Par. II, 345; 1852. 120 - Juncus effusus L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 121 - Juncus Fontanesii J. Gay Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 122 - Juncus glaucus Ehrh. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894. 123 - Juncus striatus Schousb. Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894. 124 - Luzula campestris DC. M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: 15. 8. (D. e S., 1895), al Campitello fra C. S. e Campobuffone, m. 1380, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 206 G. CUFODONTIS var. multiflora Cel. Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, e M. Calvo, Ass. 1894, sub L. multiflora Lej. i25 - Luzula Forsteri DC. (L. pilosa Lk.). Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 126 - Luzula spadicea (All.) Lam. et DC. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. Probabilmente si tratta della var. Allionii E. Mey. 127 - Luzula spicata DC. Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) CHiov. 1897. LILIACEAE 128 - Veratrum album L. M. Calvo pr. Subiaco: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Asp. 1894 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. . 129 - Veratrum nigrum L. M. della Trinità (Autore) pr. Vallepietra, Sanc. 1864 = M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894, alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 130 - Colchicum autumnale L. M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, ABB. 1894. 131 - Colchicum parvulum Ten. (C. alpinum var. p. Fiori). M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a, sub C. alp. var. p. - M. Autore: Piano di Livata alla vetta (Senni 1897), P. di L., m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)!, sal. nelle faggete, 11. 8. (D., 1895)!, Campo della Pietra, m. 1300-1400, 19. 8. (D. e T., 1893)!, 20. 7. (D. LA FLORA VASCOLARE 207 e De Mag., 1898)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900a - Apennino di Subiaco (Rolii) Parr. III, 186; 1858 - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)! Bec. 1900a - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 132 - Fritillaria Orsiniana Parl. M. Autore: S.S. Trinità e vetta (Chiov. 1895) CHiov. 1897, vetta pr. le « Vedute », m. 1800, 22. 6. (D., 1896)! BEG. 1897. Probabilmente non è distinguibile dalla F. tenella Rchb. 133 - Lilium bulbiferum L. ssp. croceum (Chaix) Asch. et Gr. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., |. c., pro typo. 134 - Lilium martagon L. Serra S. Antonio, vicino al Romitorio (Rolli) MauRI 1820; Sanc. 1864 - M. Autore: faggete sal. da Livata, m. 1400 e pr. le capanne di Nicola, sopra Campo della Pietra, m. 1500, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 (*). 135 - Gagea arvensis (Pers.) R. S. M. Autore: pascoli a Campo Minno e scend. dalla vetta al Campo della Pietra, m. 1000-1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! BEG. 1897a, sub G. lutea var. pubescens; BEG. 1899 a, sub G. lutea p. p. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Arp. 1894. 136 - Gagea fistulosa (Ram.) Ker (G. Liottardi St.). M. Calvo: pascoli sotto la vetta, m. 1400-1600, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bég. 1897 a, sub G. lutea; Béc. 1899 a - M. Autore: vetta, m. 1850, 22. 6. (D., 1896)!, Campo Minno, m. 1600 e Campo della Pietra scend. (*) Incerto resta il L. punetalum di Maratti (I, 256, 1822) da Filettino, ma probabilmente è da riferire al L. bulbiferum. 208 G. CUFODONTIS dalla vetta, m. 1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! Brc. 1897 a, sub G. lutea; BEG. 1899 a. var. prolifera Bég. (G. lutea var. pr. Bég. 1897). M. Calvo: pr. la fonte verso Livata, 1. 6. (D. e B., 1896)! BEc. 1897 a e 1899 a. 137 - Gagea lutea (L.) Ker M. Autore: scend. al Campo della Pietra, m. 1600-1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! BEG. 1897 a, 1899 a, faggete sotto la vetta, 10. 6. (Chiov. 1895) CHiov. 1897; BEG. 1897 a e 1899 a - M. Viglio, giugno (Martel- loni 1888) CHiov. 1897; BEc. 1899 a. 138 - Gagea minima (L.) Ker M. Autore: scend. al Campo della Pietra, m. 1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! BEG. 1899 a. 139 - Ornithogalum tenuifolium Guss. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896), vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). var. Kochii (Parl.) Beck M. Calvo: ABB. 1894, sub O. Kochii Parl. 140 - Ornithogalum pyramidale L. subsp. narbonense (L.) Asch. et Gr. «Agrum Fellettinum », MaRATTI I, 257, 1822, sub O. narb. L. 141 - Ornithogalum sphaerocarpum 0. Kern. (0. pyrenaicum L. p. p.). Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 142 - Scilla bifolia L. M. Autore: Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894. 143 - Muscari botryoides (L.) Mill. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, Ass. 1894. LA FLORA VASCOLARE 209 144 - Muscari comosum (L.) Mill. Foce (Martelloni 1888) CHiov. 1895 - M. Viglio (Terr. 1891) CHiov., Ie 145 - Muscari racemosum (L.) Mill. M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, m. 1400, 3. 6. (D. e B., 1896). f. neglectum (Guss.) Brand in Hallier Subiaco, 30. 3. (D., 1893). 146 - Allium arvense Guss. (A. sphaerocephalum var. viridialbwm Tin.). Filettino, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). L’ infiorescenza porta qualche bulbillo, come la f. bulbilliferum Lor. et Barr. dell’ A. sphaeroc. distribuito nella FI. It. exs. n. 2635 (1912). 147 - Allium Cupanii Raf. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. Vidi io stesso dai Piani di Arcinazzo (D. e S., 1895). 148 - Allium montanum Schm. (A. fallax R. S.). M. Tarino, vetta (Bég. 1897) BEG. e SEnNNI 1900, sub A. fallax. 449 - Allium oleraceum L. M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) BEc. 1900 a. 150 - Allium paniculatum L. (A. oleraceum L. s. |.) ssp. intermedium Asch. et Gr. (A.. intermedium DC.). Subiaco: pel Piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. ed alla grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). Corrisponde più o meno alla var. longispathum Reg. var. pallens (L.) Gr. e Godr. Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1893). 154 - Allium pendulinum Ten. (A. triquetrum var. p. Fiori). Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 210 G. CUFODONTIS 152 - Allium pulchellum Don (A. cirrhosum Vand.). Subiaco: sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) BEG. 1900 a. 153 - Allium saxatile M. B. (A. globosum M. B. in Red.). M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D., 1893)!, vetta, 13. 8. (D., 1895)! Béc. 1900a; BEG. e SenNI 1900 - M. Tarino, m. 1929, e M. Tarinello, m. 1843 (Senni 1897) BEG. e Senni 1900; BEG. 1900 a. 154 - Allium sphaerocephalum L. Subiaco: Monti Affilani, 30. 5. (D. e B., 1896), Ponte S. Mauro, 21. 6. (D., 1896) - M. Autore: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), nei faggeti, sal. dal Piano di Liv., 11. 8. (D., 1895), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1650-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag, 1898), da C. M. alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), 19, 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e verso Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: Ass. 1894, Macchia di Faito, m. 1420, 27. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2000-2150, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Bfc. e SENNI 1900. Colore e grandezza dell’ infiorescenza presentano vaste oscillazioni, specialmente verso l’ A. arvense Guss. 155 - Allium tenuiflorum Ten. (A. oleraceum var. t. Fiori, A. paniculatum ssp. t. Asch. et Gr.). M. Autore: S.S. Trinita, selve e prati del Campo della Pietra, m. 1332-1700, 19. e 20. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900. 156 - Allium ursinum L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 157 - Allium vineale L. var. compactum (Thuill.) Asch. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). 158 - Asphodelus albus Mill. (A. ramosus L. p. p.). M. Autore: prati e colli di Campo Minno, 19. 8. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 211 159 - Asphodeline lutea (L.) Rehb. M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). 160 - Anthericum Liliago L. Valle dell’ Aniene, tra Subiaco ed il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D., 1896) - M. Calvo: sulle roccie a m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Trinita, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, Ass. 1894. 161 - Paris quadrifolia L. M. Autore: (Cortesi 1895), da Livata a Campo Minno, m. 1325-1760, 19. 8. (D. e T., 1893)!, faggete sopra Piano di Liv., m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896), sal. alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc. e SENNI 1900 - Filettino: ABB. 1894, Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e S., 1. c. - Faggete sotto M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e S., l. c. - Sommità di Serra S. Antonio (Rolli) MAURI 1820 - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 162 - Polygonatum multiflorum (L.) All Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: per le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 163 - Polygonatum verticillatum (L.) All. Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, Ass. 1894. 164 - Asparagus acutifolius L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), lungo le strade verso Jenne e Cineto, 15. 9. (L. D., 1895). DIOSCOREACEAE 165 - Tamus communis L. Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 212 G. CUFODONTIS AMARYLLIDACEAE 166 - Galanthus nivalis L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Asp. 1894. 167 - Sternbergia aetnensis Guss. (S. colchiciflora var. ae. Fiori). Serra Lunga pr. Filettino (Bald. e Pel. 1886) Bap. e PEL. 1886; Ass. 1894 - M. Cotento e Valle Granara (Bald. e Pel. 1886) B. e P., 1. c. - Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. 168 - Narcissus poéticus L. M. Autore: sotto gli Scifi, m. 1690, 22. 6. (D., 1896) - M. Calvo: Ass. 1894, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotente a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Ane., 1. c. IRIDACEAE 169 - Crocus vernus All. M. Calvo: Ass. 1894, vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. var. neapolitanus Ker M. Autore: Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896). 170 - Romulea Bulbocodium Seb. e M. Subiaco: S. Biagio sopra S. Benedetto, m. 500, 31. 3. (D., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 174 - Iris olbiensis Hén. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). Varia in altezza e numero dei fiori. Esemplari bassi sono perfetta- mente identici alla pianta distribuita in FI. It. exs. n. 23, da Albenga (Liguria). Io sospetto, che questa con le I. pallida, Cengialti, italica e forse anche pumila formi un ciclo compatto da interpretare come specie collettiva. Tutte le distinzioni basate unicamente sulla statura sono ben deboli ed alla lunga, come credo, insostenibili. LA FLORA VASCOLARE 213 ORCHIDACEAE 172 - Ophrys aranifera Huds. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Filettino (Martelloni 1887) CortEsI i907. 173 - Aceras anthropophora (L.) R. Br. Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B.. 1896) - Filettino (Martelloni 1888) Cortes: 1905. 174 - Loroglossum hircinum (L.) Rich. (Himantoglossum h. Spr., Aceras h. Lindl.). Subiaco: nelle siepi sal. al Piano di Livata, m. 700, 1. 6. (D. e B., 1896). 175 - Orchis latifolia L. Filettino Trevi, da M. Cotento a M. Tarinc, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Ape. 1894 - Filettino (Martelloni 1887) Cortes! 1903 - Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891) Corr, I. c. 176 - Orchis maculata L. Filettino: (Martelloni 1887), a fontana Rolli. (Mart. 1888) CortEsI 1903, sub yar. trilobata Cort. - Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891) Corr., l. c., pro typo. - Filettino, font. Rolli e S. Lucia, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Ass. 1894. 177 - Orchis mascula L. Camerata Nuova e Carsoli verso Colli M. Midia, m. 1750 (Pappi 1901) Cortesi 1903 - M. Autore (Chiovenda 1895) Cort., l. c. - Filettino (Martelloni 1888) Cort., 1. c. 178 - Orchis militaris L. M. Autore: (Chiovenda 1895) Cortesi 1903, sub f. spathulata Cam., a S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - M. Calvo (Pappi 1901) CortT., l. et nom. c. 179 - Orchis morio L. Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 9 214 G. CUFODONTIS Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 180 - Orchis pallens L. M. Autore: sotto la cima estrema, m. 1800, 22. 6. (D., 1896). 184 - Orchis provincialis Balb. Carsoli verso Colli M. Midia, m. 1700 (Pappi 1901) Cortesi 1903 - M. Calvo: Asp. 1894, (Pirotta e Baldini 1886) Corr., l. c. - Filettino: Ass. 1894, (Martelloni 1887) Corr., l. c. - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. Probabilmente in parte da riferire alla seguente. varietà. var. pauciflora (Ten.) Lindl. Monti Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) colla f. carnei-purpurea Beck! - Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Calvo, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896). Un esemplare da Livata, robustissimo, si avvicina alla var. leuco- stachys Asch. e Gr. 182 - Orchis sambucina L. Campo Secco pr. Camerata (Rolli 1857) CortesI 1903 (var. purpurea Koch) - M. Calvo: App. 1894; (fide Coleman) Cort., l. c. con f. scre- ziati (typus—> var. purp.) - M. Autore: (Chiov. 1895) Corr, l. c. (typus e var. purp.), Piano di Livata (Terr., 1881, Cort., 1896) Corr., 1 c., faggeti sal. da Liv., 2. 6. (D. e B., 1896) (var. purp.) - Filettino (Mar- 1. telloni 1888) Corr., 1. c. 183 - Orchis Simia Lam. (O. tephrosanthos Vill.). M. Calvo, Ass. 1894 - M. Autore (Chiovenda 1895) Cortesi 1903 - Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896). Y, 184 - Orchis tridentata Scop. var. commutata (Tod.) Rehb. M. Calvo, sal. da Subiaco, m. 1000, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore (Cort. 1898) Cort. 1903, sub typo - Filettino (Martelloni 1888) Cort., l. c., sub typo. 185 - Orqhis ustulata L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. di Sub. a S. Polo (Rolli) Cortesi 1903 - M. Calvo, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) LA FLORA VASCOLARE 215 - M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino (Martelloni 1887) Corr., I. c. 186 - Anacamptis pyramidalis C. L. Rich. (Orchis p. L.). Camerata Nuova (Cort. 1898) Corres: 1905 - Vallepietra verso S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) Copr., 1. c. - M. Cotento (Brizi e Terr. 1891) Corr., l. c. 187 - Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. Camerata Nuova, m. 1800 (Cort. 1898) Cortesi 1905 - M. Affilani sopra Subiaco, alla cresta, m. 1000, 31. 5. (D.e B., 1896) - Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), in frutto con spiga lassa. - M. Autore: (Chiovenda 1895) Cort., l. c., Campo della Pietra, 7. 7. (D., 1898), Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Trevi verso Vallepietra (Brizi e Terr. 1891) Corr., I. c. - Filettino (Martelloni 1887) Cort., 1. c. 188 - Platanthera bifolia Rchb. Filettino (Martelloni 1888) Cortesi 1905. 189 - Coeloglossum viride Hartm. (Orchis bracteata Willd.). Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891) Cortesi 1905, sub var. bracteatum Rchb. 190 - Listera ovata (L.) R. Br. Filettino: Ass. 1894, (Martelloni 1887-88) Cortesi 1905 - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, ABB. 1894. 191 - Neottia Nidus avis (L.) Rich. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Filettino (Martelloni 1888) CortEsI 1905. 192 - Ionorchis abortiva Beck (Orchis a. L., Limodorum a. Sw.). Al piede di M. Cotento fra Filettino e Vallepietra, m. 1360, su Fagus silvatica (Cort. 1898) Cortes: 1905. 193 - Cephalanthera alba (Cr.) Simk. (C. pallens Rich.). Apenn. di Filettino (Rolli) Par. III, 349; 1858 - Filettino: Serra Lunga, Valise e Vallone dell’ Orso (Martelloni 1888) Cortes: 1905, sub C. pallens. 216 G. CUFODONTIS 194 - Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch (C. ensifolia Rich.). Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Trevi, Filet- tino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 195 - Cephalanthera rubra (L.) Rich. Trevi (Martelloni 1887) Cortesi 1905. 196 - Helleborine atropurpurea (Raf.) Schinz et Thell. (Epipactis atroru- bens Schult., E. rubiginosa Koch). M. Camiciola pr. Cappadocia, m. 1700 (Pappi 1900) Cortesi 1905, sub E. atror. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: al passo d. Femmina Morta, 15. 8. (D. e S., 1895) non ancora fiorita - Filettino: ABB. 1894, sub Cephalanthera latifolia var. atrorub., Colle del Palio (Rolli 1860) Corr., 1. c., fon- tana Rolli e miniere d’ asfalto, Colli Albanesi e Vadadino, 22. e 27. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Pappi 1897) Cort., 1. c. - M. Viglio (Brizi e Terr. 1891) Corr., 1. c. - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. 197 - Helleborine latifolia Druce (Serapias Helleb. L., Epipactis l. All). « Ad Cervaram », Maratti II, 305; 1822, sub S. H. - Filettino: ABB. 1894, (Martelloni 1886-87) ed a Valise (Baldini 1887) Cortesi 1905, sub Epip. 1. - Trevi: Ass. 1894, (Martell. 1887) Corr., 1. c. - Da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- !’ Aniene, ABB. 1894. In Abbate si parla di « Cephalanthera latifolia » che certo rientra qui. 498 - Helleborine microphylla Schinz et Thell. (Epipactis m. Sw.). M. Camiciola sopra Cappadocia, m. 1700 (Pappi 1900) Cortesi 1905, sub Ep. m. - Arcinazzo (Rolli) Corr., 1. c. - Filettino: a Valise (Bal- dini 1886) CorT., 1. c. - Trevi (Martelloni 1887) Corrt., 1. c. (*). (*) Tl Cypripedium Calceolus L. riportato dal Maratti (II, 307; 1822) da Subiaco @ senza dubbio da escludere. i Mm LA FLORA VASCOLARE 217 DICOTYLEDONES JUGLANDACEAE 199 - Juglans regia L. Subiaco: sulla strada di Jenne pr. la grotta dell’ Inferniglio 24. 8. (L. D., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, 20. 8. (D. e T., 1893). SALICACEAE 200 - Salix caprea L. Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Bene- detto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Passo della Femmina Morta sotto M. Autore, m. 1340, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 201 - Salix purpurea L. Subiaco: lungo |’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 202 - Populus alba L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). CUPULIFERAE 203 - Carpinus Betulus L. Lungo il Simbrivio fra Vallepietra e ponte di Cominacchio, 21. 8. (Di e T., 1893). 204 - Carpinus orientalis Mill. Valle del Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D: e T., 1893)! tra V. ed Arcinazzo (Bég. 1895) BEG. 1900 - Subiaco: lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Ruffi: nel fosso della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béfc. 1900. 205 - Ostrya carpinifolia Scop. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950- 1425, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato 10. 8. (D. e S., 1895) - Fra il ponte di Cominacchio ed Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Ruffi: scend. dal Costasole al fontanile del Merro, m. 900, 23. 7. (D. e De Mag., 1898). 218 G. CUFODONTIS 206 - Corylus Avellana L. Fra Subiaco e Jenne, lungo la strada, 14. 9. (L. D., 1895). 207 - Quercus lanuginosa (Lam.) Thuill. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Rocca Canterano verso il Costasole nei M. Ruffi, m. 800, 23. 7. (D. e De Mag., 1898). 208 - Fagus silvatica L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. e sal. da Campo Minno, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D. e S., 1895), scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), intorno alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - La Centa, fra M. Autore e M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. URTICACEAE 209 - Ulmus foliacea Gilib. (U. campestris L. p. p.). Subiaco: 30. 3. (D., 1893). 210 - Ficus carica L . Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 244 - Humulus Lupulus L. Subiaco: sponde dell’ Aniene 9, 4. 8. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 9, 14. 9. (L. D., 1895) - Agosta, 4, 14. 8. (D. e T., 1898). 212 - Urtica dioica L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Piano di Livata, 19. 7. (De e De Mag., 1898). 243 - Parietaria officinalis L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). THYMELAEACEAE 214 - Daphne Laureola L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ‘Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. LA FLORA VASCOLARE 219 215 - Daphne Mezereum L. M. Autore: Piano di Livata al Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! faggeti sal. da Piano di Liv., 11. 8. (D., 1895)!, Campo delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B., 1896)!, faggete intorno la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, (D. e B., Senni) BEc. 1900 b - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 216 - Daphne alpina L. ssp. oleoides (Schreb.) Hayek var. glandulosa Keissl. (D. glandulosa Bert.). MeeAutores allay vetiay mi 8503 N38 (Die dey 1893) 72 72(D: 1898)!, 15. 8. (D. e S., 1895)!, a Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900b - M. Viglio: App. 1894, sub D. alpina, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)!, (Bég.) Bfc. 1900b - M. Cotento, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. SANTALACEAE 217 - Thesium divaricatum Jan. Subiaco: M. Francolano, 3. 7. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: dint. a Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarinello (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900. 218 - Thesium humile Vahl Monti di Filettino (Rolli) e M. Viglio (Bald. e Pel. 1886) Batp. e PEL. 1886; ABB. 1894. 219 - Thesium linophyllum L. (Th. intermedium Schrad.). Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 220 - Thesium Parnassi DC. M. Autore: vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag, 1898). Mi sembra inedito per i Simbruini. 220 G. CUFODONTIS LORANTHACEAE 221 - Viscum album L. Subiaco: sui meli pr. I’ Aniene, m. 350, 21. 7. (D., 1898)! Béc. 1900 b. ARISTOLOCHIACEAE 222 - Aristolochia longa L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 223 - Aristolochia pallida ‘Willd. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894. POLYGONACEAE 224 - Polygonum aviculare IL. Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) f. monspeliense (Thiel.), a ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) f. procumbens (Gil.) Hayne, sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) f. condensatum Becker - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) f. erectum (Roth.) Hayne, ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) f. condens. - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) f. procumb. var. nanum Boiss. M. Cotento (Baldini 1886) ChHiov. 1898. 225 - Polygonum Bellardii All. Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bec. e SENNI 1900. 226 - Polygonum Bistorta L. M. Autore: Piano di Livata (Terr. e Brizi 1891) e Campo delle Ossa (Chiov. e Pappi 1897) CHiov. 1898, scend. dalla vetta al Campo della Pietra, m. 1400, 7. 7. (D., 1898)! e ibid. (Senni 1897) BEG. 1900 b, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), nei faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Cotento (Rolli 1856) ChHrov. 1898. Gli esemplari da me visti sono da riferire alla var. latifolium Hayne. LA FLORA VASCOLARE 221 227 - Polygonum Convolvulus L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: Colli Alba- nesi, ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 228 - Polygonum lapathifolium L. Subiacc: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894. Molto variabile, con tendenza verso la var. incanum (Roth) Koch. 229 - Rumex Acetosa L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa, m. 1540 e pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900. 230 - Rumex Acetosella L. M. Autore: Capanne di Nicola sopra il Campo della Pietra, m. 1500, quivi ed al Campo delle Ossa, m. 1300-1540, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898); nelle due ultime località colla f. angustifolius Vis. (= var. tenuifolius Wallr.). var. multifidus (L.) Asch. et Gr. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 231 - Rumex arifolius All. M. Autore: pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) e da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700- 1850, 3. 8. (D. e T., 1893). 232 - Rumex bucephalophorus L. i M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893). 233 - Rumex conglomeratus Murr. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893). 222 G. CUFODONTIS 234 - Rumex crispus L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 235 - Rumex obtusifolius L. ssp. agrestis (L.) Dans. Subiaco: lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, pro typo, Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). Gli esemplari da me visti furono controllati dal chiaro Dott. RECHINGER f. di Vienna. 236 - Rumex Patientia L. ssp. eu-Patientia Rech. f. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., fr! (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, e pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 19. e 20. 7., fr! (D. e De Mag., 1898), prob. anche, ma con frutti troppo immaturi: da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893). Per questo interessantissimo rinvenimento confr. K. H. RECHINGER jun. « Sull’ indigenato del R. P. L. in Italia» in Arch. Bot. XII, p. 371 e seg.; 1936. 237 - Rumex (an R. obtusifolius x Patientia?). M. Autore: a Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). « Senza frutti non determinabile con sicurezza ». (K. H. RECHINGER f. in litt.). 238 - Rumex pulcher L. ssp. eupulcher Rech. f. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 239 - Rumex scutatus L. M. Viglio, ABB. 1894. 240 - Rumex triangularis DC. (R. nebroides Campd.). M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) e vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). Confr. Sanc. 1837, p. 55. LA FLORA VASCOLARE 223 CHENOPODIACEAE 241 - Chenopodium album L. Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), da riferire alla var. spicatum Koch e var. lanceolatum (Mihlb.) Coss. Germ. Passaggi alla var. concatenatum (Thuill.) Gand.: Subiaco: selva di S. Francesco (c. s.) - Filettino: dint. di Vadadino, 24, 8. (D. e T., 1893). 242 - Chenopodium Bonus-Henricus L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e nei fag- geti sal. da qui, 11. 8. (D., 1895), scend. dalla vetta al Campo della Pietra, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893). 243 - Chenopodium hybridum L. Subiaco: lungo |’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 244 - Chenopodium polyspermum L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 245 - Chenopodium Vulvaria L. ° M. Autore: Campo della Pietra, 19. 8. (D. e T., 1893). AMARANTACEAE 246 - Amarantus hybridus L. ssp. hypochondriacus (L.) var. chlorostachys (Willd.) Thell. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). ssp. cruentus (L.) Thell. var. patulus (Bert.) Thell. Fiume Simbrivio: fra Vallepietra e ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893). 247 - Amarantus retroflexus L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 224 G. CUFODONTIS PARONYCHIACEAE 248 - Scleranthus annuus L. M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300-1350, 7. 7. (D., 1898), 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. ssp. polycarpus (Torn.) Thell. (S. pol. L.). Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. 249 - Paronychia Kapela (Hacq.) Kern. M. Viglio, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893)! Ass. 1894, sub P. argentea Lam.; BEG. 1900c, sub P. serpyllifolia DC. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! ABB., 1. et nom. c.; BEG. 1900c, sub P. capitata Lam. -Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bian- che alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub P. capitata Lam. Evidentemente quest’ unica specie esiste nei Simbruini. 250 - Herniaria glabra L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 1300-1500, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1830, 3. 8. e da Livata a C. M., m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo ‘della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: per Valle Granara alla Moscosa, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894 - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 254 - Herniaria incana Lam. i M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Bene- detto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: ai Colli Albanesi, App. 1894. CARYOPHYLLACEAE 252 - Spergularia rubra (L.) Pers. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 253 - Sagina glabra (\Willd.) Fenzl M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). seni rr LA FLORA VASCOLARE 225 254 - Sagina saginoides (L.) D. Torre (S. Linnaei Presl). M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D: e T.,. 1893): 255 - Sagina subulata (Sw.) Presl M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898), Campo della Pietra, m. 1300, Piano di Livata, m. 1350, Campo delle Ossa, m. 1540 e pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 256 - Minuartia capillacea (All.) Grabn. (Alsine linifolia Hegw.). M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a, sub A. 1. 257 - Minuartia mediterranea (Led.) Maly Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D., 1896). 258 - Minuartia tenuifolia (L.) Hiern ssp. Vaillantiana (Guss.) Mattf. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). ssp. hybrida (Vill) Mattf. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 259 - Minuartia verna (L.) Hiern ssp. montana (Fenzl) Hayek (Arena- ria v. L.). Serra S. Antonio (Rolli) MauRI 1820; Sanc. 1864; BertoL. IV, 672; 1839; Tan. in Part. IX, 502; 1892 - Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, App. 1894 - M. Cotento: ABB., |. c., m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: ABB., I. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. s. - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: Asp., 1. c., m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), P. di L., m. 1325 e Campo Minno, m. 1700, 3. 8., C. M., prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893), vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893) 7. 7. (D., 1898) - Campo Secco, m. 1400, 15. 8. (D. e S., 1895). 226 G. CUFODONTIS 260 - Arenaria Bertolonii Fiori (A. saxifraga Fenzl nec Friv.). Filettino: (Martelloni 1887) CHiov. 1897, sub A. s. - M. Viglio. m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) BEG. 1900c, sub A. s. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) BEG. 1. et nom. c. 261 - Arenaria leptoclados Guss. (A. serpyllifolia var. tenuior M. et K.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 262 - Arenaria serpyllifolia L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325 e da Campo, Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8., da Liv. a C. M., m. 1325-1700, 19. 8. (DE Et 1893)- M. Tarinello, vetta (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900. 263 - Moehringia muscosa L. M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Cotento, ABB. 1894 - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB., l. c., fontana Rolli e mi- niere d’ asfalto, 22. 8., alla Cona di S. Bernardino, m. 1100, ed alla Lisca, m. 1250, 28. 8., alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 264 - Moehringia trinervia (L.) Clairv. M. Autore: da Livata a Campo Secco, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ai Colli Albanesi e Colli Staffi, m. 1800, 23. e 26. 8. (D. e T., 1893). 265 - Stellaria graminea L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325 e Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, Campo della Pietra, m. 1300 e pr. le capanne di Nicola, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900c - Campo Secco, sopra Camerata (Rolli) TANF. in Part. IX, 530, 1892; Béc., 1. c. 266 - Stellaria holostea L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 267 - Stellaria media (L.) Vill. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, sub var. minor - Subiaco: 31. 3. x LA FLORA VASCOLARE 227 (D., 1893) ssp. pallida (Piré) Asch. et Gr.!, ponte di Rialto, 11. 8. e M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893) var. trichocalyx Trautv.! 268 - Stellaria nemorum L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, A8B. 1894 - M. Autore: Campo Minno, m. 1700 e sal. fino m. 1830, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete int. alla vetta, m. 1830, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). Gli esemplari da me visti sono tutti da riferire alla ssp. glochidi- sperma Murb., che probabilmente è I’ unica esistente nei Simbruini. 269 - Holosteum umbellatum L. M. Autore, sal. da Camerata Nuova (Chiov. 1895) CHiov. 1897. 270 - Gerastium arvense L. M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 271 - Cerastium brachypetalum Desp. in Pers. M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e ile 1893): Si avvicina alla var. glandulosum Koch. 272 - Cerastium caespitosum Gilib. (C. triviale Lk., C. vulgatum L. p. p.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Simbrivio sotto Val- lepietra, 20. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, m. 1400, 15. 8. (D. e S., 1895). 273 - Cerastium campanulatum Viv. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 274 - Cerastium cerastioides (L.) Britt. (C. refractum All., C. trigynum Vill.). M. Viglio (Brizi e Terr. 1891) CHrov. 1897, sub C. refr. 275 - Cerastium hirsutum Ten. (C. arvense var. h. Gurke). M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). Probabilmente inedito per i Simbruini. 228 G. CUFODONTIS 276 - Cerastium latifolium L. (C. alpinum L. p. p.). M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T. 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - « monte vulgo Crepacore », MARATTI I, 330, 1822, sub C. alp. (prob. huc!). 277 - Cerastium tomentosum L. (C. repens L.). Subiaco: Ses. e MauRI 1818, sub C. rep. - M. Calvo pr. Sub., SEB. e M. 1818; Sanc. 1864; BEG. 1900c - Sub., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) Bec., 1. c. - M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896)!, S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Bec. 1900 c - M. Viglio: ABB. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. c., 21. 8. (B., 1895)! BEc., 1. c. - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c., per valle Granara alla Moscosa, ABB., l. c. E’ assolutamente da escludere il C. dichotomum L. dato dal Maratti per « ad Vallem Petram », essendo specie esclusivamente greca della zona mediterranea. 278 - Agrostemma Githago L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). : : 26 i 279 - Melandrium silvestre (Schk.) Rohl. (Lychnis s. Schk., L. dioica L.). m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio pr. Filettino: sommità (Rolli) Car. in Part. IX, 444, 1892, sub L. s., m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894, sub L. dioica (3). 280 - Cucubalus baccifer L. Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893), lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895), dint. GIS 45,955 (E DS 1895): Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., da S. Donato a M. Livata, i (*) Come giustamente ha rilevato Caruel in Parl. (IX, 454; 1892) la Lychnis viscaria L. indicata dal Maratti «ad Vallem Petram» è certamente da escludere dai Simbruini e dal Lazio. LA FLORA VASCOLARE 229 281 - Silene acaulis L. M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Cantro di Filettino (Rolli) Car. in Parc. IX, 385, 1892 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti deil’ Aniene, App. 1894 - M. Calvo pr. Subiaco, SeB. e MauRI 1818, sub var. exscapa All.; SANG. 1864; Car. in Par. IX, 385, 1892; ABB., 1. c. La S. exscapa All. è da escludere essendo limitata alle Aipi. 282 - Silene catholica (L.) Ait. Fra Subiaco e Cineto, lungo la strada, 15. 9. (L. D., 1895). 283 - Silene conica L. M. Affilani pr. Subiaco, pascoli a m. 700, 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1100, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 284 - Silene cretica L. M. Affilani sopra Subiaco, pascoli, 31. 5. (D. e B., 1896). 285 - Silene gallica L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 286 - Silene italica (L.) Pers. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, ABB. 1894. 287 - Silene multicaulis Guss. Filettino: ai Colli Albanesi, 23. 8., alla cona di S. Bernardino, m. 1100 ed all'Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a - M. Viglio, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1. c. - M. Cotento, m. 2014 (D. e T., 1893) Béc., 1. c. 288 - Silene Otites (L.) Sm. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino:. (Rolli) Car. in Part. IX, 413, 1892, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). 230 G. CUFODONTIS 289 - Silene paradoxa L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filet- tino: ABB. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8., (D. e T., 1893). 290 - Silene pendula L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). 291 - Silene quadridentata (Murr.) Pers. ampl. Neum. (S. quadrifida Jac. nec L., Heliosperma quadrifidum Rehb.) ssp. monachorum Hay. (S. m. Vis., H. qu. var. m. Rohrb.). M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: colline della Moscosa (e non « Mosceta »!) (Pelosi) Car. in Parv. IX, 433, 1892, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, ambo sub S. quadrifida L. - Cantro pr. Filettino (Rolli) Car., 1. c. Probabilmente si tratta sempre della ssp. 292 - Silene Roemeri Friv. Serra S. Antonio sopra Filettino (Rolli) Car. in Parc. IX, 412, 1892 - M. Autore: al passo della Femmina Morta, m. 1350, 7. 7. (D., 1898) - Fra Campo Secco e Campobuffone al Campitello, m. 1380, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 293 - Silene Saxifraga L. M. Cotento (Baldini 1886) CHiov. 1897. 294 - Silene vallesia L. Filettino: sopra Campo Catino (Rolli 1860) CHiov. 1897. 295 - Silene vulgaris (Mch.) Garcke (S. inflata Sm., S. venosa Asch., S. Cucubalus Wib.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) la var. angustifolia (DC) Fiori - Serra Lunga, Serra S. Ono- frio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub S. inflata. LA FLORA VASCOLARE 231 296 - Drypis spinosa L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. Non è da escludersi, ma è bisognosa di conferma. 297 - Saponaria ocymoides L. M. Calvo sopra Subiaco: Ass. 1894, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893). 298 - Saponaria officinalis L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 299 - Tunica Saxifraga (L.) Scop. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) typica, ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1883) ad var. glomeratam vergens. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1400, 18. 8. (D. e T., 1893) ad var. glom. verg. var. glomerata (Ten.) comb. n. (7. rigida Boiss.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 300 - Kohlrauschia prolifera Kunth (Tunica p. Scop., Dianthus p. L.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 301 - Dianthus Armeria L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 302 - Dianthus Carthusianorum L. var. Tenorei Lac. (D. Carth. et D. atrorubens Ten. [nec All.], an D. vaginatus Chaix. p. p.?). M. Calvo pr. Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) -M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Tarino e Tarinello (Bég. 1897) Bféc. e SENNI 1900, pro typo. Per questa interessante entità confr. LacartA, in N. G. B. I. XXXIV, 188, 1927 232 G. CUFODONTIS 303 - Dianthus deltoides L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1350 (Senni 1897), m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (iid., 1893)!, Campo della Pietra, m. 1400 ed alle capanne di Nicola, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900c - Campo Ruffone, m. 1400, 15. 8. (D. e S., 1895)! Béc., 1. c. - Campo Secco sopra Camerata, copiosis- simo (Rolli) Car. in Part. IX, 265, 1892 - M. Cotento (e non « Potente ») pr. Filettino (Rolli) Car., 1. c. 304 - Dianthus longicaulis Ten. (D. Caryophyllus var. l. Fiori, D. silve- stris var. l. Hay.). Subiaco, a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 305 - Dianthus virgineus L. (D. Caryoph. var. v. F.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., sal. alla gola di Livata, m. 500- 1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1500-1590, 18. 8. (D. e T., 1893), fino alla vetta, 13. 8. (D., 1895) - M. Viglio, m. 2150, 23. 8. (De MAl895)E HyPERICACEAE 306 - Hypericum acutum Mch. (H. quadrangulum L. p. p., H. tetrapte- rum Fr.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio sotto Jenne, 2. 8. ed a ponte Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893), lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Cervara, MARATTI 1822, sub H. qu. - Filettino: dint., a fontana Rolli e S. Lucia, Apps. 1894, sub H. tetr. - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABs., l. et nom. cit. 307 - Hypericum Androsaemum L. Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) e nei boschi, 22. 6. (D., 1896). 308 - Hypericum hirsutum L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). | di LA FLORA VASCOLARE 233 309 - Hypericum montanum L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 310 - Hypericum perforatum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), sal. nelle faggete, 11. 8. (D., 1895) a m. 1500, 15. 8. (D. e S., 1895), pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. L’ H. Coris L. citato dal Maratti per Cervara manca certamente nel Lazio. CISTACEAE 311 - Helianthemum apenninum Mill. (Cistus a. L.). Serra S. Antonio, MaraTTI 1877, sub Cisto - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo pr. Subiaco, ABB. 1894, sub H. polifolium Mill. I due sinonimi della letteratura sono considerati var. dal Fiori in NÉUFI. ‘an. d? It. 312 - Helianthemum canum (L.) Baumg. (H. vineale Spr., H. marifolium Mill., Cistus mar. L. Pp. p.). Filettino: MARATTI 1822, sub C. m., (Rolli) Part. V, 618, 1872; Ass. 1894 - Trevi, da M. Tarino a M. Cotento, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - M. Viglio: ABB., l. c., m. 1400-2156, 23. 8. (D. e T., 1893), 21. 7. (B., 1894) BEG. 1900c - M. Calvo: ABB., 1. c., m. 1000-1300, 1. 6. (D. e B., 1896) Bec., I. c. - M. Autore: a m. 1330, 20. 8. ed a Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, S.S. Trinità, m. 1320, 22. 6. (D., 1896)! vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893)! 5. 8. (Senni 1897), 7. 7. (D., 1898)! Bfc. 1900 c. 313 - Helianthemum nummularium (L.) Mill. (H. Chamaecistus Mill. p. p., H. vulgare Gartn. p. p.). ssp. ovatum Schz. et Thellg. (H. ovatwm [Viv.] Dun.). Subiaco, a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Da Sub. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900c, sub H. canum var. nebrodense (Heldr. in Guss.). 234 G. CUFODONTIS ssp. grandiflorum Schz. et Thellg. (H. g. [Scop.] Lam. et DC., H. ovatum ssp. g. Hay.) : M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1650-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), vetta, m. 1850, 15. 8. (D. e B., 1895), 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene ed a M. Cotento, ABB. 1894, sub H. vulgare var. g. 314 - Fumana vulgaris Spach (Helianth. Fumana Mill.). Filettino, ABB. 1894, sub Hel. F. VIOLACEAE 315 - Viola alba Bess. (V. hirta var. a. Fiori). M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: fontana Rolli e mi- niere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 316 - Viola Eugeniae Parl. (V. Tenorti ssp. E. Terr., V. calcarata var. Ei Fiori, Vi ‘cale’ var. 8 calcare petalis multo breviore Bert. II, 712; 1835). M. Calvo: (Rolli) Car. in Part. IX, 177, 1890; App. 1894, sotto la cima, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. Anche la V. calcarata del Maratti (senza loc.) è certo da inserire qui. Per le foglie attenuate i saggi da me visti si avvicinano alla V. Levieri Parl., entità, per altro, assolutamente indegna del rango di specie. La V. Eug. collo sprone breve ed ottuso si ricollega ben più strettamente al ciclo della V. tricolor s. 1. che non a quello della V. calcarata. Tutte le viole italiane di questi gruppi sono estremamente bisognose di controllo. 317 - Viola saxatilis Schmidt (V. tricolor var. alpestris DO., V. t. var. s. Fiori). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893) È LA FLORA VASCOLARE 235 Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, sub V. trico- lor (prob.!). 318 — Viola silvestris Lam. (V. silvatica Fr., V. canina L., p. p.). Subiaco, Marattr 1822, sub V. canina - M. Calvo: Ags. 1894, sub V. c., sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Valle d. Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893). RESEDACEAE 319 - Reseda lutea C. Subiaco e Monti Simbruini (Car.) Car. in Pari. X, 177, 1894 - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894, fontana Rolli é miniere d’ asfalto, 22. 8., dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 320 - Reseda luteola L. Subiaco: (Car.) Car. in PARL. X, 159, 1894, selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 26. 8. (D. e T., 1893). 321 - Reseda Phyteuma L. Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). CRUCIFERAE 322 - Matthiola tristis B. Br. var. italica Conti (Cheiranthus fruticulosus et tristis L.). Filettino: al Palio (Rolli) Car. IX, 800, 1893, senza indic.; ABB. 1894, sub typo, nei dintorni a m. 1000, 24. 8., (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, ABB. 1894 - M. Calvo pr. Subiaco, S. e M. 219, 1818, sub Cheir. tr.; Sanc. 511, 1864 e Car. IX, 800, 1893, pro typo. 323 - Hesperis glutinosa Vis. (H. laciniata All. var. gl. F., H. hirsuta Paol.). Serra S. Antonio sopra Filettino, Mar. II, 87, 1822, sub H. tristis; Car. IX, 952, 1893 e BEc. 1900 a, sub H. lac. - S.S. Trinità sopra Val- lepietra, m. 1300, 20. 8. (D. e T., 1893)! e 22. 6. (D., 1896)! Bec. 1900 a, sub H. lac. La M. tristis L. erroneamente citata dal Maratti non esiste in Italia. 59 236 G. CUFODONTIS 324 - Hesperis matronalis L. (H. inodora L.). « Ad montes umbrosos Cervarae », Mar. II, 88, 1822; Car. in Part. IX 955, 1893. 25 - Cheiranthus Cheiri L. Subiaco, sui muri della Rocca, 30. 3. (D. e T., 1893)! App. 1894. 326 - Erysimum lanceolatum R. Br. (E. hieracifolium L. s. l., E. cheiran- thus Pers. p. p., E. australe Gay). Subiaco, rupi calc., 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino: macchia di Faito, m. 1400, 27. 8. (D. e T., 1893), alle fontane Rolli e S. Lucia, ABB. 1894. Le specie di questo ciclo sono malissimo distinte ed anche la nomen- clatura ne è intricatissima e finora non schiarita. 327 - Turritis glabra L. (Arabis g. Bernh.). «In apricis et siccis pascuis montis Cervarae », Maratti 1822, Cer- vara, Car. in Part. IX, 896, 1893. Se si tratta veramente di questa specie, essa costituirebbe certo una grande rarità. Ma nessuna conferma di queste indicazioni ho potuto trovare. 328 - Arabis caucasica Willd. (A. albida Stev., A. alpina L. var. grandi- flora Car., A. canescens Br., A. alp. ssp. cauc. Briq.). Subiaco: alla Rocca (Pir. e Pelosi 1886) CHrov. 1892, sub A. alb. var. canesc., (Rolli, Pirotta) Car. IX, 863, 1893; ABB. 1894, sulle roccie calcaree, 30. 3. (D., 1893), 31. 5. (D. e B., 1896), a ponte Ravone, 8. 3. (D., 1893) - M. Calvo pr. Subiaco: S. e M. 220, 1818; Sanc. 507, 1864; Car., l. c., 1893; ABB. 1894 - M. Autore: vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, ABB., 1. c., 1894 - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893), per valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino, per le | Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - Trevi, ABB., 1. c. Malgrado che Ass. parli sempre soltanto di A. alpina L., non dubito che si tratti sempre di questa specie. La vera A. alp. forse non esiste nei Simbruini. Confr. Lacarra in N. G. B. I. (n.’s.) XXV, 1918. 329 - Arabis hirsuta Scop. (p. p. cum var. sagittata F. = A. sag. DC.). Subiaco: 30. 7., selve lungo la via di Rialto e sul M. della Croce, LA FLORA VASCOLARE 237 m. 1150, 31. 7. (D. e T., 1893) - Jenne, pr. la grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (iid., 1893) - M. Autore: Campo Minno, m. 1750, 19. 8. (iid., 1893) - Filettino: fontana Rolli, m. 1200, 22. 8. ed alia macchia di Faito, m. 1400, 27. 8. (iid. 1893). 330 - Arabis muralis Bert. Subiaco, roccie calc., 30. 3. (D., 1893) - M. Calvo, Ass. 1894. Parecchi esemplari dell’ A. hirsuta erano determinati per A. mur. Le due specie sono affini sino alla confusione, a nulla servendo le nervature delle silique per distinguerle. La A. hirs. ssp. planisiliqua (Pers.) Thellg. p. e. ha silique quasi enervie. Confr. Lacaita in N. G. B. I. (n. s.) XXV, 1919, p. 4. 331 - Arabis pumila Jacq. (A. stellulata Bert.). M. Viglio: (Baldini 1886) CHiov. 1892, sub A. p. var. stellulata Ces.; Ass. 1894. \ 332 - Arabis rosea DC. Filettino: a Foce (Martelloni 1887) CHiov. 1892 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, App. 1894. Lacaita in N. G. B. I. (n. s.) XXV, p. 11, 1918, dubita che le indi- cazioni romane di questa specie silicicola siano errate e da riferire ad altra forma del ciclo dell’ A. muralis. 333 - Arabis Turrita L. « Ad Sembrivivos etc. », MAR. II, 89, 1822 - Filettino: alle Fosse (Mar- telloni 1889) CHrov. 1892, sub f. grandifolia Chiov. f. n., alla macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: dirupi lungo la strada per Jenne, 30. 3. (D., 1893). 334 - Arabidopsis Thaliana (L.) Schur (Arabis Th. L., Stenophragma Th. Cel.). Subiaco: alla Rocca, ABB. 1894. 335 - Sisymbrium officinale Scop. (Chamaeplium o. Wallr.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). var. leiocarpum DC. Grotta dell’ Inferniglio fra Jenne e Subiaco, 2. 8. (D. e T., 1893). 238 _ G. CUFODONTIS 336 - Sisymbrium orientale L. M. Autore: pr. S.S. Trinita, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6. (D., 1896). 337 - Alliaria officinalis Andrz. (Sisymbrium All. Scop.). M. Autore: sal. da Livata a Campo Minno, m. 1500, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 338 - Barbarea bracteosa Guss. M. Calvo: Ass. 1894, pr. la fonte verso Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: nei faggeti sopra gli Scifi, m. 1700, 7. 7. (D., 1898), al Campo della Pietra, m. 1400 e da Livata a Campo Minno, m. 1500, 19. 8., a Campo Minno e fino agli ultimi faggi, m. 1600-1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, M. Viglio, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 339 - Roripa anceps Fuss (Nusturtium a. DC.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). | Entità coniroversa, ritenuta ibrida (R. amphibia > silvestris), diffe- risce dal secondo supposto componente soprattutto per le orecchiette alla base dei picciuoli. La vera R. a. sarebbe pianta nordica e non mi sembra in tutto identica con quella italiana. Il nostro saggio come altri italiani dell’ Erb. Cam. Doriae è un po’ peloso con frutti lineari. Credo che probabilmente sara da considerare forma della R. silvestris. 340 - Roripa silvestris (L.) Bess. (Nasturtium s. R. Br.). | Subiaco: fosso pr. Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893). 341 - Nasturtium officinale R. Br. Filettino: a fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893). 342 - Cardamine bulbifera (L.) Cr. (Dentaria bd. L.). M. Calvo, App. 1894 - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) e faggeti sotto la vetta, m. 1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26.8. (Die dl 1893): LA FLORA VASCOLARE 239 343 - Cardamine Chelidonia L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895). Cir) LACAITA ine NENG Beale (15) XVII p25: 344 - Cardamine enneaphyllos Cr. (Dentaria e. L.). M. Autore: faggeti a Campo delle Ossa e Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896). 345 - Cardamine hirsuta L. Subiaco, 31. 3. (D., 1893) - Obico pr. Filettino (Martelloni 1886) CHiov. 1892, sub f. umbrosa Chiov. f. n. Esiste già una C. umbrosa Andrz. in DC. 346 - Cardamine impatiens L. M. Autore: faggeti al Campo della Pietra e fra Livata e Campo Minno, m. 1350-1500, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, ai Colli Albanesi, 23. 8. e nella Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893 - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 347 - Cardamine polyphylla O. E. Schultz (Dentaria p. W. K.). M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1500, 19. 8. (D. e T., 1893), faggeti a Campo delle Ossa e Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896), e sopra gli Scifi, m. 1750, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filet- tino: dint., da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Trevi, ABB., 1. c. 348 - Brassica campestris L. Tra Subiaco e Jenne lungo la strada, 30. 3. (D., 1893). 349 — Brassica oleracea L., s. l. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 350 - Diplotaxis erucoides (L.) DC. Subiaco, 30. 7., 14. 8. e grotta dell’ Inferniglio pr. Jenne, 2. 8. (D. e T., 1893). 351 - Diplotaxis muralis (L.) DC. Subiaco: a ponte Rapone, 14. 8. (D. e T., 1893). 240 G. CUFODONTIS 352 - Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. war. integrifolia Koch Filettino: a Fossetto (Martelloni 1888) Cuiov. 1892. 353 - Diplotaxis viminea (L.) DC. Filettino: a Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 354 - Conringia orientalis Andrz. (Conr. austriaca Aut. p. p.). M. Calvo: pascoli sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bec. 1897 - M. Autore: pr. S.S. Trinità, m. 1350, 22. 6. (D., 1896). 355 - Rapistrum rugosum (L.) All. Subiaco: ponte Rapone e M. Francolano, 30. e 31. 7. (D. e T., 1893). 356 - Bunias Erucago L. Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 357 - Alyssum alyssoides L. (A. calycinum L.). Subiaco: sopra S. Scolastica, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, per valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 358 - Alyssum campestre L. Subiaco e M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 359 - Alyssum montanum L. Cervara, «in siccioribus montis », MARATTI 1822; senza località, CAR. in Part. IX, 743, 1893. 360 - Aubrietia Columnae Guss. Vallepietra e S.S. Trinità (Terr. 1891) CHiov. 1892, con dubbio! 361 - Fibigia clypeata (L.) Medic. (Farsetia c. R. Br.). Trevi (Sanguinetti) Bert. VI, 508, 1844. 362 - Lunaria rediviva L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. Si tratta ben più probabilmente della L. annua L. LA FLORA VASCOLARE 241 363 - Draba longirostris Sch. N. et K. (D. aizoides Aut. p. p.). ‘M. Calvo sopra Subiaco: Ass. 1894, sub D. aiz., (Pelosi 1896) CHiov. 1892, vetta a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893), 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: a S.S. Trinità e più sopra (Terr. 1891) CHiov. 1892, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), roccie alla vetta, sal. da Campo della Pietra, m. 1600, 15. 8. (D. e S., 1895), vetta, m. 1850, 26. 8. (D. e B., 1896), 22. 6. (D., 1896) - M. Cotento: Ass., l. c., m. 2000, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: (Fiorini 1856, Baldini 1886, Mar- telloni 1888, Terr. 1891) CHiov. 1892, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cantro sopra Filettino: (Rolli 1856) Chiov. 1892; Car. in Part. IX, 761, 1893, sub D. aiz. - Monna Meschina sopra Fil., (Martelloni) CHiov. 1892 - Filettino, Trevi, M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c., sub D. aiz. 364 - Draba, majuscula (Jord.) Rouy et Fouc. (D. verna L., p. p.). Subiaco, 31. 3. (D., 1893) - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: fra Livata e Campo Minno, m. 1400, 19. 8. (D. e T., 1893). 365 - Draba verna L., s. l. Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. Specie collettiva ormai suddivisa definitivamente, comprendente, fra altre, anche la precedente. Un riferimento preciso non è possibile. Colla Draba scapo nudo foliis cuneiformibus trilobis Loefl. = Alyssum Pyrenaicum Tourn. indicata «super montibus Fellettini », il Maratti intende senza dubbio la Petrocallis pyrenaica (L.) R. Br., ma questa pianta manca assclutamente nella regione. 366 - Camelina sativa (L.) Cr. ssp. microcarpa (Andrz.) Hegi (C. silve- stris Wallr.). M. Autore: roccie erbose sopra Camerata Nuova (Chiov.) CHiov. 1897, sub C. silv. 367 - Vogelia paniculata (L.) Hornem. (Neslia p. Dev.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1100, 31. 7. (D. e T., 1893). 368 - Hornungia petraea (L.) Rchb. (Hutchinsia p. R. Br.). Subiaco, terr. arenosi, 30. 3. (D., 1893)! Bec. 1900, sub Hu. p. - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896)! Béc., 1. c. - M. Calvo: 242 G. CUFODONTIS (Pirotta) Car. in Part. IX, 675, 1893, sub Capsella p.; App. 1894, sub Hu. p., m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc., 1. c. - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896)! Béc., 1. c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 369 - Capsella Bursa-pastoris (L.) Med. M. Autore: Campo della Pietra e S.S. Trinità, m. 1330, 19. e 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 370 - Aethionema saxatile (L.) R. Br. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., sal. alla gola di Livata, m. 800, 1. 8. e sal. a S. Donato, m. 1000, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: App. 1894, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6. (D., 1896) - Filettino: alla Lisca, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900. 374 - Thlaspi alliaceum L. « Ad montes Cervarae », MARATTI 1822; Car. in Part. IX, 694, 1893. 372 - ? Thlaspi brachypetalum Jord. (7. alpestre Ten. nec L., T. alp. var. br. Fiori). Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894, sub T. alp. Non è bene precisabile, ma probabilmente è intesa questa entità. 373 - Thlaspi perfoliatum L. Subiaco: S. Biagio, m. 600, 30. 3. (D., 1893) - M. Calvo: ABB. 1894, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 374 - Thlaspi praecox Wulf. (T. montanum L., p. p.). Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub T. mont. Forse, almeno in parte, da riferire alla seguente. | | fi LA FLORA VASCOLARE 243 var. Torreanum (Ten.) comb. n. (7. p. var. italicum Chiov. et apenninum Terr., T. montanum var. T. Ten.). M. Autore: S.S. Trinità (Terr., 1891) CHiov. 1892, sub var. it., scend. dal Piano di Livata a S. Donato, m. 1100, 3. 6. e sal. dal P. di Liv., m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896), Campo Minno, pascoli, m. 1760, 3. e 18. 8. (D. e T., 1893), ibid., m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), vetta, m. 1800-1850, 22. 6. (D., 1896) e 7. 7. (D., 1898) - M. Calvo: vetta, m. 1600, 18. 8. (D. e T., 1893), pascoli, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Viglio (Terr. 1891, Martelloni 1888) CHiov., l. c. - Filettino, ai Colli Albanesi (Martelloni 1888) CHiov., I. c. 375 - Thlaspi stylosum Nym. (Iberis s. Ten., Hutchinsia s. DC., T. rotun- difolium Gaud. var. s. Fiori). M. Viglio: App. 1894, sub H. s., (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886; Car. in ParL. IX, 707, 1893, vetta, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893) BEc. 1900b - M. Cantro pr. Filettino: (Rolli) B. e P., 1. c.; Car., l. c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 376 - Iberis pinnata L. var. Rollii Fiori (I. Rolli Terr.). Vallepietra e S.S. Trinità (Terr. 1891) Curov. 1892. 377 - Iberis saxatilis L. M. Autore: vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898)! e 19. 7. (D. e De Mag. 1898)!, 26. 7. (Bég. 1895), 9. 6. (D., 1896), 2. 6. (D. e B., 1896), 22. 6. (D., 1896), 3. 8. (D. e T., 1893), 15. 8. (D. e S., 1895) Béc. 1900 a. 78 - Iberis Pruiti Tin. (I. Tenoreana DU.). M. Calvo: (Mauri) Bert. VI, 554, 1844; Sanc. 1864; App. 1894; Béc. 1900 a, omnes sub J. Ten. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1300, 20. 8. (D. e T., 1893)!, 22. 6. (D., 1896)! Bec., 1. c. - Filettino: ABB., l. c., copiosa (Rolli) Car. in Part. IX, 717, 1893, fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893)! Béc., l. c. - M. Cotento: ABB., l. c., vetta, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Tarino: ABB,, I. c., vetta (Senni 1897) Béc., 1. c. - Trevi e da Fil. per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, ABB., 1. c. 379 - Iberis umbellata L. M. Calvo: (Sebastiani) Mauri 1820; Sanc. 1864; Car. in Part. IX, 722, 1893. 244 G. CUFODONTIS 380 - Biscutella cichoriifolia Lois. « ex oppido Filettino dicto in montibus », Cot. EcPHR. 59, sub Leucojum montanum flore pedato, fide Bég. in msc.! 381 - Biscutella laevigata L. M. Calvo sopra Subiaco: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900, sub var. Burnatii Bég. = var. 6 Burnat 1892 - M. Autore: vetta, m. 1800-1850, 3. 8. (De TI, 1893)!, 11. 8: (DI 1895) 7a 1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béfc., 1. et nom. c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. I saggi da me visti corrispondono alla f. scabriuscula Mey. (var. scabra Koch). ssp. coronopifolia (All.) Rouy et Fouc. (var. c. De Not., Fiori). M. di Filettino (Rolli) Car. in Part. IX, 651, 1893, sub var. cor. De Not. PAPAVERACEAE 382 - Fumaria officinalis L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 383 - Corydalis cava (L.) Schw. et K. M. Autore: faggete a m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - M. Calvo: faggete pr. la vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, App. 1894. 384 - Corydalis ochroleuca Koch Subiaco: grotta dell’ Inferniglio verso Jenne, 2. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b; verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Valle Simbrivio, fra Vallepietra ed il ponte di Com., 21. 8. (D. e T., 1893)! BEG., l. c. 385 - Corydalis pumila (Host) Rchb. (C. solida Sw., p. p., C. fabacea Pers. s. l.). M. Calvo: faggete sotto la vetta, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896). La C. claviculata Pers. (Fumaria cl. L.) data dal Maratti per Cervara non esiste in Italia. LA: FLORA VASCOLARE 245 386 - Chelidonium majus L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 387 - Papaver apulum Ten. (P. hybridum var. a. Fiori). Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896). 388 - Papaver dubium L. (P. Rhoeas var. d. Fiori). M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). 389 - Papaver Rhoeas L. Subiaco, 12. 8. (D. e T., 1893). RANUNCULACEAE 390 - Clematis Vitalba L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 391 - Thalictrum aquilegiifolium L. È M. Autore: Piano di Livata. m. 1320-1500, 18. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), Campo Minno, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1400, 27. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l Aniene, ABB. 1894. 392 - Thalictrum flavum L. (7. angustifolium L., p. Pp.). M. Autore: Campo della Pietra, prati, m. 1400, 19. 8. (D. e T., 1893), m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: «in sylvosis pratis Fellettini etc. », MARATTI I, 1822, sub 7. a., per la valle alla Fiumata, © per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub var. ang., fontana Rolli e miniere d’ asfalto, m. 1000, 22. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. - Alto Sim- brivio, a Pantano (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900. 393 - Anemone alpina L. var. millefoliata Fiori (A. millefoliata Bert.). M. Autore: vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Bfc. 1900 b - M. Viglio: App. 1894, vetta, m. 2156 (Bég. 1895) Béc,, 1. c. - Filet- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 10 246 G. CUFODONTIS tino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. 394 - Anemone apennina L. Subiaco. a S. Biagio, 31. 3. (D., 1893) - M. Autore: faggete sopra Piano di Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, ABB. 1894. 395 - Anemone Hepatica L. Subiaco, 30. 3. (D., 1893) - Piano di Livata, scend. a S. Donato, nei faggeti, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 396 - Anemone nemorosa L. M. Autore: faggete al Piano di Livata, m. 1300 e sal. da qui, m. 1600, 1. e 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Ta- rino, per ie Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 397 - Anemone ranunculoides L. Nelle stesse località come la. precedente. 398 - Ficaria verna Huds. (Ranunculus Ficaria L.). Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. 399 - Ranunculus arvensis L. Costasole nei M. Ruffi: nelle messi della valle Frigida sotto la vetta, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, m. 1000, 24. 8: (D. e T., 1893). 400 - Ranunculus brevifolius Ten. (R. hybridus var. b. Fiori). Monti di Filettino (Rolli, Baldini e Pelosi 1886) Bap. e PEL. 1886 - M. Viglio, ABB. 1894. 401 - Ranunculus bulbosus L. var. meridionalis Maliny. (R. b. var. Aleae Fiori, R. Aleae Willk.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - M. della Croce, m. 1150, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) (« quasi i ei. - F in Ca + LA FLORA VASCOLARE 247 il tipo », nota S. Sommrer in scheda 1897) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6. (D., 1896). 402 - Ranunculus gramineus L. M. Calvo: (Pelosi 1886) CHiov. 1892; Ass. 1894, pascoli a m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bec. 1897, sub var. linearis DC. - M, Autore: pascoli di Piano di Livata, m. 1500, 3. 6. (D. e B., 1896)! e prati di S. Donato, m. 1200-1600, Béc. 1897, pro typo. 403 - Ranunculus illyricus L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, da S.S. Trinita al Campo della Pietra, m. 1500 e pr. gli Scifi, m. 1650, 22. 6. (D., 1896)! BEG. 1900a - M. Affilani: cresta sopra Arcinazzo, m. 1100, 31. 5. (D. e B., 1896)! Béc., l. c. 404 - Ranunculus lanuginosus L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, 19. 8. (D. e T., 1893) e più sopra, m. 1500, 11. 8. (D., 1895), fra il P. di Liv. e Campo Minno, m. 1400-1700, 19. 8. e fino verso m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete sotto la vetta, m. 1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). In gran parte da riferire alla var. umbrosus Fiori (R. umbr. Ten. e Guss.). 405 - Ranunculus millefoliatus Vabhl M. Calvo: Ass. 1894, sotto la vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani sopra Subiaco; 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: fag- geti sal. da Livata, 1. e 2. 6. e nei pascoli a Piano di Livata, m. 1400, 3. 6. (D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. I nostri esemplari corrispondono bene alla var. brevirostris Boiss. (R. garganicus Ten., R. m. var. garg. Fiori). 406 - Ranunculus montanus Willd. Riferimenti al tipo: M. Viglio: (Bald. e Pel. 1886) Batp. e PEL. i886; Asp. 1894 - M. Cotento (B. e P. 1886) B. e P., 1. c. - Filettino: Moscosa (B. e P. 1886) mu li sio 248 G. CUFODONTIS B. e P., 1. c., per Valle Granara alla Moscosa, ABB., I. c., senza loc., SommiER 1896, «in parte passaggi alla var. gracilis ed al R. polli- nensis ». var. pollinensis Terr. 1889-90 (R. pollinensis Chiov. 1892, ? R. Sartorianus 13}, @ Jel.) M. Autore: Campo Minno, m. 1500, 3. 8. (D. e T., 1893)! Sommer 1896, sub R. poll., sotto la vetta, m. 1800, 15. 8. (D. e S., 1895)! Som., 1. c., « passaggi a var. apenninus e gracilis ed al R. aduncus >. Entità infatti ben distinguibile dal R. aduncus e Villarsii ed in esem- plari più piccoli pressocchè identica al tipo. Essa fu descritta dal M. Pollino e ritenuta endemismo di questo, poi ritrovata in varie altre parti dell’ Apennino ed è quasi certo identica al R. Sartorianus dei Balcani. Gli esemplari da me visti e studiati dal Sommier rappre- sentano la scoperia dell’ entità (buona o cattiva che sia) nell’ Apen- nino Romano. var. apenninus Chioy. 1892. M. Calvo: vetta, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) f. parvulus Chiov., senza fiore e frutto - M. Viglio: (Terr. 1891) e Canto e Viglio (Rolli 1856) CHiov. 1892, typ., (Baldini, Martelloni 1886, Terr. 1891), m. | 2150, 23. 8. (D. e T., 1893)! Curov., 1. c., sub f. parvulus - M. Cotento: (Baldini 1886, Terr. 1891) ed a m. 2000, 26. 8. (D. e T., 1893)! CHiov., 1. c., sub f. parvulus - Foce e Camporiano (Martelloni 1887) Cuiov., l. c., typ. - Filettino: a Fiumana (Mart. 1888) CHiov. 1. c., typ., Mo- scosa ed Obico (Martell. 1886) ed al Caforchietto (Baldini 1886) CHIov., l. c., sub f. parvulus, senza loc. Sommier 1896 - M. Autore e S.S. Trinità (Terr. 1891) Curov., l. c., typ. Non vedo il motivo di distinguere questa var. Il carattere principale delle foglie, che in questa sarebbero rotondate nel contorno e nel tipo pentagonali, non regge al confronto di ricco materiale proveniente dalle Alpi e dei Pirenei. Il contorno delle foglie è variabilissimo ed esem- plari dimessi alpini e pirenei del R. montanus sono perfettamente eguali anche nelle foglie. Io ho distinto le due varietà solo per evitare con- fusioni, ma si vede subito che anche parte degli esemplari riferiti al tipo vanno inseriti nella var. apenninus. Tutto il ciclo del R. montanus Willd. va assolutamente ristudiato « ab ima basi» e solo così si potrà LA FLORA VASCOLARE 249 giungere ad una razionale delimitazione delle entità che lo costitui- scono. Io sospetto fortemente che nè la var. pollinensis nè la apenninus riusciranno a salvarsi da una revisione critica. Il vero R. montanus, che Fiori non fa sorpassare |’ Apennino toscano-emiliano, si spinge certamente ben più a sud. 407 - Ranunculus polyanthemus L. ssp. breyninus (Cr.) Hegi (R. nemo- rosus DC.). Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). var. Romanus comb. n. (R. nem. var. R. S. Somm.). M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, e Campo Minno, m. 1400-1600, 3. 8. (D. e T., 1893)!, 11. 8. (D., 1895)! Sommier 1896, tra Livata e Campo Minno, m. 1400, 19. 8. (D. e S., 1895), Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896), praterie sopra C. della P. e Campo Minno, m. 1400-1600, 7. 7. (D., 1898), Campo delle Ossa e pr. le capanne di Nicola, m. 1500-1540, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco sopra Camerata (Rolli 1857) SommieRr 1896. Le forme della var. Rom. con lobi fogliari stretti sono uguali al R. pol. tipico, che però resta distinto per i rostri brevissimi, appena ricurvi, e non esiste in Italia essendo pianta nordica. Il R. Thomasii Ten. forse non è differente o lievemente soltanto. 408 - Ranunculus repens L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 409 - Ranunculus Sardous Cr. (R. Philonotis Retz). Subiaco: 30. 7. e pr. la grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1897, sub var. hirsutus (Curt.) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893), 29. 8. (L. D., 1895). 440 - Ranunculus Thora L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. Non è da escludere una confusione col R. brevifolius Ten.! 444 - Ranunculus trichophyilus Chaix (? R. paucistamineus Tausch, p. p.). Agosta: luoghi paludosi, 14. 8. (D. e T., 1893), 29. 8. (L. D., 1895). 442 - Eranthis hiemalis (L.) Salisb. M. Calvo: pascoli, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1899. - M. 250 G. CUFODONTIS Autore: Campo della Pietra, pascoli a m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896)! Béc., l. c. 443 - Helleborus foetidus L. Subiaco, 30. 3. (D., 1893) - Filettino: fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893). 444 - Nigella damascena L. Subiaco, 31. 7. (D. e T., 1893). 415 - Aquilegia vulgaris L. M. Affilani sopra Subiaco, m. 1000, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: faggete sopra Campo Minno, m. 1500-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Viglio, App. 1894. 416 - Delphinium fissum 'W. et K. M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, pr. le capanne dei fale- gnami (Nicola) e Campo Minno, m. 1600-1650, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898)!, Piano di Livata, m. 1500, 11. 8. (D., 1895)!, sopra S.S. Trinità, m. 1500, (Bég. 1895)! BEG. e SEnNI 1900 - La Centa, fra M. Autore e M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e S., 1. c. Gli esemplari da me visti rappresentano la f. pubescens Heuff. (D. velutinum Bert.). A questa specie è da ascrivere certamente il D. Staphysagria L., citato dal Maratti da Vallepietra. 447 - Consolida regalis S. F. Gray (Delph. Consolida L.). Costasole nei M. Ruffi: nelle messi di valle Frigida sotto la vetta, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: nei coltivati, 30. 7. (D. e T., 1893) e sal. a Livata, m. 700, 11. 8. (D., 1895) - Filettino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 418 - Aconitum Vulparia Rchb. var. neapolitanum (Ten.) comb. n. (A. Lyococtonum var. neap. Ten.). M. Autore: selva pr. Camerata (Rolli) CHiov. 1892, sub A. Lyc. - Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894, sub A. Lye. - Trevi: a Roja (Martelloni 1887) CHiov., 1. c., Trevi, AgB., l. c. - Serra S. Antonio pr. Filettino (Rolli) MAURI 1820; BertoL. V, 419, 1842; Sanc. 1864, (Rolli, Baldini 1886) CHÙiov., l. c. - M. Tarino: ABB., |. c., (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900, sub A. Lyc. var. n. - Filet- to LA FLORA VASCOLARE 251 tino, M. Cotento, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., l. c. 419 - Actaea spicata L. M. Autore: faggete di Campo della Pietra, m. 1300-1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)!, 15. 8. (D. e S., 1895)!, sotto la vetta, m. 1800, 11. 8. (D., 1895)! Béc. 1900 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. SAXIFRAGACEAE 420 - Parnassia palustris L. Vallepietra, 25. 7. (Bég. 1895) - Filettino e dint. alle fontane Rolli e S. Lucia, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 421 - Saxifraga Aizoon Jacq. var. stabiana Engl. et Irmsch. (S. st. Ten.,. Filettino: al Cantro (Rolli 1856) ed al Caforchietto (Baldini 1886) Terr. 1892, sub f. humilis et elata, alla Moscosa (Pelosi 1886) ed al Caforchietto (Martelloni 1887) TERR. 1892, sub var. intermedia, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, ABB. 1894, pro typo - M. Cotento (Terr. 1891) TERR. 1892, sub var. latina, da M. Cot. a M. Tarino, ABB. 1894, pro typo - Trevi, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. - M. Viglio (Pelosi e Baldini 1886, Terr. 1891) TERR. 1892, sub f. humilis et elata, a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893), 21. 7. (Bég. 1895) - M. Autore: sommità e rupi nelle faggete sotto la vetta, m. 1800-1853, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898). Secondo ENGLER et IRMSCHER in « Das Pfl.-Reich.» IV, 117, 1919, la specie è rappresentata negli Apennini soltanto dalla var. typica (subvar. alpicola e brevifclia) e dalla var. stabiana, alla quale sono da riferire i saggi da me visti. 422 - Saxifraga autumnalis L. (S. aizoides L. var. aut. Engl. et Irmsch.). «In humentibus montis Muscae », MARATTI I, 307, 1822. Probabilmente con questa località è intesa la Moscosa pr. Filettino. 252 G. CUFODONTIS 423 - Saxifraga bulbifera L. M. Calvo (Pelosi 1886) TERR. 1892, sotto la vetta a m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896). 424 - Saxifraga granulata L. M. Viglio (Terr. 1891) Terr. 1892 - M. Calvo: Ass. 1894, pr. la vetta, 1. 6. (D. e B., 1896) - Monti Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 425 - Saxifraga lingulata Bell. Sul Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) e M. Viglio (Terr. 1891) TERR. 1892. Molto probabilmente si tratta della var. australis Engl. (S. austr. Moric.) che si spinge fino in Sicilia. 426 - Saxifraga moschata Wulf. em. Engl. Filettino, rupi del Cantro (Rolli 1856) e M. Viglio (Terr. 1891) TERR. 1892. A. TERR. riferisce queste piante alla var. pygmaea (S. pygm. Haw.) che secondo ENGLER et IRMSCHER corrisponde alla subvar. integrifolia Koch. Notisi però che questa entità non fu mai da altri segnalata negli Apennini. 427 - Saxifraga oppositifolia L. var. latina Engl. et Irmsch. (S. merddionalis A. Terr. var. lat. A. Terr. S. latina Hayek). Cantro pr. Filettino (Rolli) BaLp. e PEL. 1886, pro typo - M. Viglio (Bald. e Pel. 1886) BaLp. e PEL. 1886; ABB. 1894, pro typo, a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, a M. Piano (Martelloni 1887-88) TERR. 1892 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. ssp. speciosa Engl. et Irmsch. (S. meridionalis var. apennina A. Terr. S. speciosa Dorfl. et Hay., S. opposit. L. var. apenn. F.). Filettino: sul Cantro (Rolli 1856) e M. Viglio (Bald. e Pel. 1886, Terr. 1891) TERR. 1892, pro var. apenn. 428 - Saxifraga porophylla Bertol. Filettino: vetta del Cantro (Rolli 1856) TERR. 1892. Si tratta evidentemente della var. normalis (A. Terr.) Engl. et Irmsch. La S. media Gouan, per una var. della quale la S. por. è considerata in N. FI. an. d’It. è specie bensì affine, ma certo distinta, limitata iS) oO (09) LA FLORA VASCOLARE ai Pirenei. 429 - Saxifraga rotundifolia L. Subiaco: neile roccie, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore, da Livata a Campo Minno e da qui agli ultimi faggi, m. 1325-1700-1840, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) - Fra Trevi e Vallepietra (Terr. 1891) TERR. 1892 - Trevi, App. 1894 - M. Viglio e M. Cotento (Terr. 1891) TERR. 1892 - Da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - Filettino e dint.: al Caforchietto (Martel- loni 1887), al Faito (Baldini 1886), colline della Moscosa (Pelosi 1886) TERR. 1892, per Valle Granara alla Moscosa, App. 1894. Si tratta sempre della ssp. eurotundifolia Engl. et Irmsch. A. TERR., 1. c., 1892, ripartisce le piante da lui citate fra le due forme: umbrosa e pumila, che in seguito non furono più prese in considerazione. 430 - Saxifraga tridactylites L. ssp. eutridactylites Engl. et Irmsch. Subiaco: alla Rocca (Pelosi 1886) TERR. 1892; App. 1894, rupi calc. am. 400, 30. 3. (D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: agli Scifi, 19. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento (Pelosi 1886) TERR. 1892; App. 1894 - Filettino, ai Colli Albanesi (Martelloni 1887) TERR. 1892. ssp. adscendens A. Blytt (S. adsc. L., S. controversa Sternb. M. Autore: a S.S. Trinità (Terr. 1891) TERR. 1892, Campo Minno, Me LOOme Vetta mz lS53, 3) 64 (Dive de 1893). allay vetta 195) 7: (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Da M. Cotento a M. Tarino e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - Trevi e Filettino, ABB., 1. c. - Filettino: a M. Piano (Martelloni 1887) TERR. 1892, ed alla sommità del Cantro (Rolli 1856) Terr. 1892, sub f. rivalis A. Terr. « petalis obovatis calycem aequantibus ». Quest’ ultima f. rivalis del Terr. non è stata mai meglio precisata, nè presa in considerazione da Engl. et Irmsch. I. c. 434 — Ribes alpinum L. Camerata (Rolli 1859) CHiov. 1897. 254 G. CUFODONTIS 432 - Ribes Grossularia L. var. uva-crispa Sm. (R. uva-crispa L.). M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa. m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Calvo, Ass. 1894 - Filettino, alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D e T., 1893). 433 - Ribes multiflorum Kit. Camerata (Rolli 1857) Criov. 1897. 434 - Ribes petraeum Wulf. M. Autore: sal. alla vetta da Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895). CRASSULACEAE 435 - Sempervivum arachnoideum L. M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893). 436 - Sempervivum tectorum L. M. Calvo sepra Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Cresta di M. Tarinello (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900 - M. Cotento, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub S. montanum. : L’ ultima citazione è riferita a questa specie con mera probabilità. Deve intendersi certamente il S. mont. del Tenore, perchè quello lin- neano manca certo nel Lazio. Gli esemplari da me studiati corrispon- dono sufficientemente alla ssp. glaucum (Ten.) Berger. 437 - Sedum acre L. (S. sexangulare var. a. Fiori). M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, Campo Minno, m. 1700 e fino agli ultimi faggi, m. 1840, 3. 8. (D. e T., 1893)!, alla vetta, m. 1850, 3. 8. (iid., 1893)!, (Senni 1897), 7. 7. (D., 1898)! Béc., 1. c. - M. Tarino: Ass. 1894, (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, M. Cotento e M. Viglio, ABB., 1. c. 438 - Sedum album L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b - Filettino: roccie umide presso il paese, 21. 7. (Bég. 1895), ai Colli Albanesi, 23. 8. (D. e T., 1893)! ¥ LA FLORA VASCOLARE 255 Béc., 1. c. - Filettino, Trevi, M. Cotento, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - M. Tarino: ABB., I. c., (Bég. 1897) BEG. e SENnnr 1900 - M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898). 439 - Sedum alpestre Vill. M. Autore: S.S. Trinità, 22. 6. (D., 1896). Riportato dubitativamente dal M. Pizzodeta nei vicini M. Ernici. Corrisponde ottimamente nell’ abito, un po’ meno nelle foglie. I sepali, nel secco, sono un po’ prolungati alla base. Secondo HEci sarebbe pianta silicicola che sostituisce il S. atratum, ma sull’ Autore ci sono tutti e due. 440 - Sedum atratum L. M. Autore: vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893), 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Cotento: App. 1894, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: ABB., 1. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bian- che alle sorgenti dell’ Aniene e sul M. Tarino, ABB., l. c. 454 - Sedum Cepaea L. M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 442 - Sedum dasyphyllum L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1800 b, a M. Livata, m. 1425, 18. 8. (iid., 1893) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, I. c. - Filettino, App. 1894. Gli esemplari da me visti sono da riferire alla var. adenocladum Burn. 443 - Sedum hispanicum L. Subiaco: piano di S. Lorenzo e fino Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893), valle dell’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D., 1896) - M. deila Croce: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarinello (Bég. 1897) BEc. e Senni 1900. 256 G. CUFODONTIS 454 - Sedum magellense Ten. M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893)!, vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c, vetta, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Cotento: App. 1894, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio pr. Filettino (Rolli) Car. in Part. IX, 69, 1890 - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Tarino, ABB., l. c. 445 - Sedum maximum Hofim. (S. Telephium var. m. L.). Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. CRISMISIS)E 446 - Sedum mite Gilib. (S. sexangulare var. m. Fiori. S. boloniense Lois.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 447 - Sedum rubens L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - M. della Croce pr. Subiaco: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 448 - Sedum rupestre L. (S. reflexum L.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. della Croce: vers. or. sopra Sub., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893). ROSACEAE 459 - Prunus insititia L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 450 - Prunus spinosa L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, ABB. 1894. 451 - Filipendula hexapetala Gilib. (Spiraea Fil. L.). M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, TR ea sedi i È LA FLORA VASCOLARE 257 452 - Dryas octopetala L. M. Viglio: App. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)!, 21. 7. (Bég. 1895) Béc. 1900 b - Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. 453 - Geum molle Vis. et Pane. Campo Secco: nella Camerata (Rolli 1857) CHiov. 1897, sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895). Citato anche dal Fiori (N. FI. an. d’ It.) per queste località. Pianta balcanica notevole. 454 - Geum urbanum L. M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8., Piano di Livata, m. 1325 e da C. M. agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Certo errata è |’ indicazione del G. montanum L. sul M. Calvo (Sebast.) da parte del Mauri; si tratta probabilmente pure del G. urbanum. 455 - Potentilla apennina Ten. M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893)!, (Bég. 1895), m. 1800, 11. 8. (D., 1895)!, 15. 8. (D. e S., 1895)! Béc. 1898 - M. Viglio: Asp. 1894, 27. 8. (Bég. 1895) Béc., l. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino: ABB., |. c.; BEc., 1. c. - M. Cantro: (Rolli) Car. in PARL. X, 75, 1894 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sor- genti dell’ Aniene e M. Cotento, ABB., 1. c. i 456 - Potentilla argentea L. Serra S. Antonio, MARATTI I, 1822 Secondo Béc. 1898, questa e le altre citazioni della specie da parte degli autori Romani, sarebbero da riferire alla P. De-Tommasii, ma la riporto, non essendo improbabile la sua presenza nel Lazio. Vedi P. canescens Bess. 457 - Potentilla canescens Besser (P. argentea var. c. Fiori, P. incras- sata Zimm.). M. Autore: roccie calc. (Chiov. 1895) CHrov. 1898, sub P. incr. Zimm. 258 G. CUFODONTIS Ho riportato questa indicazione limitandomi ad aggiornarne la nomenclatura. CHIOVENDA interpreta dubitativamente la pianta come ibrido « P. pedata X Thommasii ». 458 - Potentilla caulescens L. Filettino: alle Lisce, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1898 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti deli’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894, sub P. Clusiana var. BécuinorT 1898 giustamente ha riferito a questa specie la citazione del Terr. I saggi che ho avuto sott'occhio appartengono alla var. anadena Burn. 459 - Potentilla Crantzii (Cr.) Beck (P. verna L. p. p., P. salisburgensis Haenke, P. aurea Aut. Rom. nec L.). M. Calvo: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Car. in Part. X, 86, 1894, tutti sub P. aurea L., ABB. 1894, sub P. aurea et verna, sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! BEc. 1898, sub P. v. var. baldensis - M. Autore: verso Campo Secco (Chiov. 1895) CHrov. 1897, sub P. baldensis Kern., BEc., l. et nom. c., vetta, 26. 7. (Bég. 1895) Béc., 1. et nom. c., m. 1850, 7. 7. (D., 1898) e 19. 7. (D. e De Mag,, 1898) - M. Crepacuore: MaRATTI 1822, sub P. aurea; BEG., l. et nom c. - M. Cotento: Ass., I. c., m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. et nom. c. - M. Viglio: m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. et nom. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ce- raso, Colle Viglio, ABB., l. c. I nostri esemplari hanno nella maggioranza foglioline subcuneate, dentate solo nella metà superiore e sono abbastanza tipici. Alcuni però infatti si avvicinano alla var. baldensis (Kern.). E’ merito del BEGUINOT di aver riferito a questa specie la P. aurea degli autori romani. La nomenclatura è intricatissima, ma sembra ormai accertato, che secondo le « Regole », il nome valevole sia appunto quello qui adottato. 460 - Potentilla Detommasii Ten. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e fra S. Donato e M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1898, sub var. candicans Bég. 1897. Esemplari in parte sfioriti col corimbo ben più lasso del solito. da LA FLORA VASCOLARE 259 461 - Potentilla hirta L. (P. recta L.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31, 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo: sal. da Sub., 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325 e sal. da Campo Minno, m. 1700-1830, 3. 8., S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), pr. le capanne di Nicola sopra C. della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. e Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1898, sub P. Detommasii var. cinerea Bég. - Trevi, Filet- tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub P. recta. La maggior parte dei saggi da me visti sono da riferire alla var. recta Ser., però ve n’è alcuni che tendono alla var. laeta Focke e pedata Koch. Fra questa specie e la precedente vi sono intimi rap- porti di parentela, nè mancano forme intermedie. 462 - Potentilla reptans L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 463 - Fragaria vesca L. M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1841, 3. 8. (D. e T., 1893). 464 - Rubus caesius L. Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895) - Subiaco: all’ Aniene, 14. 8., ponte S. Mauro, 12. 8. e selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: colli Albanesi, ABB. 1894. 465 - Rubus collinus DC. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., da S. Scolastica a S. Donato e M. Livata, m. 400-970-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898). 466 - Rubus corylifolius Sm. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 260 G. CUFODONTIS 467 - Rubus glandulosus Bell. (R. hirtus W\ K., p. p.). Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8, (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 468 - Rubus Idaeus L. M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1800, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 469 - Rubus ulmifolius Schott M. della Croce: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). Esemplari con foglie relativamente piccole, che si avvicinano al R. collinus. 470 - Agrimonia Eupatoria L. Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) - Subiaco: pel piano di S. Lorenzo a Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893). 471 - Alchemilla alpina L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino e M. Viglio, ABB. 1894. 472 - Alchemilla arvensis (L.) Scop. Filettino: per Valle Granara alla Moscosa e verso la Fiumata, ABB. 1894. 473 - Alchemilla microcarpa Boiss. el R. (A. arvensis var. m. Fiori). M. Affilani: vetta sopra Arcinazzo, 31. 5. (D. e B., 1896). 474 - Alchemilla silvestris Schm. (A. vulgaris var. s. Burn.). M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: ABB. 1894, sub A. vulgaris, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. et nom. c. 475 - Sanguisorba minor Scop. (Poterium Sang. L.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub Pot. Sang. Da riferire, almeno in parte, alla seguente. = LA FLORA VASCOLARE 261 476 - Sanguisorba muricata (Spach) Gremli (Poteriwm m. Spach, P. po- lygamum W. K.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m: 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 477 - Rosa andegavensis Bast. (R. canina var. a. Fiori). Fra il ponte di Cominacchio ed Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895). 478 - Rosa arvensis Huds. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 479 - Rosa coriifolia Fr. (R. glauca var. c. Crép. in F. e P.). M. Autore: freq. a Campo delle Ossa (Chiov. e Pappi 1897) CHiov. 1898. 480 - Rosa dumetorum Thuill. (R. canina var. d. Desv.). Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). 481 - Rosa mollis Sm. (R. villosa var. m. Fiori). M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: a Cerasolo (Rolli) Car. in Part. X, 31, 1894, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 482 - Rosa nitidula Bess. f. scabrata H. Br. in Beck (R. scabrata Crép., R. canina var. s. Fiori). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 483 - Rosa pendulina L. (R. alpina L.). M. Autore: (Rolli) Car. in PARL. X, 35, 1894, sub R. alp., Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) var. aculeata R. Kell.! - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) f. pyrenaica (Gou.) R. Kell.! 484 - Rosa pendulina L. x R. pomifera Herm. M. Piano sopra Filettino (Baldini 1888) R. KeLL. in CHiov. 1898, sub « R. longicruris Christ. ». Questo ibrido sarebbe identico alla R. gombensis Lagg. e Pug. ed alla R. pomifera f. longicruris Christ. Vedi Burnat in Fi. Alp. Mar. III/1, 43, 1899. 262 G. CUFODONTIS 485 - Rosa rubiginosa L. Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 486 - Rosa spinosissima L. Filettino, pr. Cerasolo (Rolli) Car. in Part. X, 37, 1894. 487 - Crataegus monogyna Jacq. (C. Oxyacantha var. monostyla DC). Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) fruct.! - Subiaco, ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). I saggi sublacensi si accostano alla var. Azarella (Gris.) Fiori. 488 - Crataegus Oxyacantha L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. Forse in parte da riferire alla precedente. 489 - Pyracantha coccinea Rom. (Cotoneaster Pyr. Spach). Subiaco, lungo 1’ Aniene, 14. 8. (D. e T., 1893). 490 - Amelanchier ovalis Med. (A. vulgaris Mch., Aronia rotundifolia Pers.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894 - M. Autore, vetta (Lanciani 1898) BéEc. 1900 c. 491 - Pirus communis L. var. Piraster L. (P. Pir. Borkh.). Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 492 - Pirus Malus L. var. tomentosa Koch (P. dasyphylla Borkh., P. M. var. dasyph. Fiori). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: macchia di Faitc, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 493 - Sorbus Aria (L.) Cr. (Pirus Aria Ehrh.). M. Ruffi: al fontanile del Merro, scend. dal Costasole, m. 900, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Calvo: sotto la vetta, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, LA FLORA VASCOLARE 263 Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, ABB. 1894. Gli esemplari da me visti corrispondono alla f. obtusifolia Hay. (P. A. var. o. DC... 494 - Sorbus Aucuparia L. (Pirus A. Ehrh., Gartn.). M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. da P. di L., 11. 8. (D., 1895) e fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895). 495 - Sorbus domestica L. (Pirus Sorbus Gartn., P. d. Ehrh.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. LEGUMINOSAE 496 - Laburnum alpinum Lge. (Cytisus a. Mill.). M. Calvo, ABB. 1894, sub Cyt. a. 497 - Laburnum anagyroides Med. (Cytisus Lab. L.). Fra Cineto e Subiaco, lungo la strada, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: App. 1894, sub Cyt. Lab. - M. Autore: rupi pr. S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893); alto Simbr., a Pantano (Bég. 1897) Bég. e SennI 1900 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 498 - Sarothamnus scoparius (L.) Koch (Cytisus s. Lk.). Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 499 - Cytisus sessilifolius L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: da Vallepietra a S.S. Trinità, m. 1000, 22. 6. (D., 1896) - Dal ponte di Cominacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895)! BEc. 1900b - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Com., 21. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. Trovato la prima volta da Rolli ad Arcinazzo (Car. in Par. X, 132, 1894). 264 G. CUFODONTIS 500 - Cytisus spinescens Presl (C. subspinescens Briq.). Subiaco: 30. 3., M. Francolano, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - M. Calvo, App. 1894 - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896). 501 - Cytisus triflorus L’ Hér. Subiaco: boschi di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), 17. 8. (D. e S., 1895). 502 - Genista januensis Viv. M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896). 503 - Genista tinctoria L. Subiaco: bosco di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), 17. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. Le piante di Subiaco si accostano alla var. elata Asch. et Gr. 504 - Spartium junceum L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895). 505 - Ononis pusilla L. (0. Columnae All.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim- brivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. e sorg. della Perusa, ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. e cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893). 506 - Ononis spinosa L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 507 - Medicago falcata L. (M. satira var. f. Urb.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 265 508 - Medicago hispida Gaertn. var. denticulata Urb. (M. dent. Willd.). Subiaco: pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 509 - Medicago lupulina L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Affilani pr. Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche aile sorgenti dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ase. 1894, sub var. leiocarpa (Guss.). I saggi da me visti sono da assegnare alla f. perennans Hal. (var. Cupaniana Heldr.). 510 - Medicago minima (L.) Desr. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. var. recta (Desf.) Burn. (M. recta Willd., M. m. var. longiseta DC.). Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18 .8. (D. e T., 1893) - M. Calvo: sal. da Sub., 1. 6. (D. e B., 1896). 511 - Medicago orbicularis (L.) All. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 512 - Medicago rigidula (L.) Desr. (M. Gerardi Kit. in W.). Filettino: dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893). 513 - Melilotus alba Desr. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). 514 - Melilotus neapolitana Ten. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 515 - Trifolium alpestre L. «In montibus subapenninis frequens », SEB. e MauRI 1818 - Filettino, MaraTTI II, 157, 1822. 516 - Trifolium arvense L. var. Brittingeri Beck (7. Br. Weitenw.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 266 G. CUFODONTIS 517 - Trifolium aureum Poll. (7. strepens Cr., prob.!). Monti di Subiaco, Ass. 1894 - M. Autore: Piano di Livata (Senni 1897), e m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 b - Filettino: mac- chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. 518 - Trifolium campestre Schreb. Subiaco: ponte Rapone, 30, 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 519 - Trifolium incarnatum L. var. elatius Gib. et Belli M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). var. stramineum Fiori (T. str. Presl) Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 520 - Trifolium lappaceum L. Filettino, MaraTTI II, 158, 1822. 521 - Trifolium medium L. Filettino: (Rolli) MaurI 1820; Bert. VIII, 167, 1850; Sane. 1864. ssp. flexuosum Asch. et Gr. (7. flexuosum Jacq., T. m. var. expansum Ten.). M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 522 - Trifolium montanum L. M. Viglio, m. 1500 (Bég. 1895) BEG. 1897. 523 - Trifolium nigrescens Viv. Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 524 - Trifolium ochroleucum Huds. M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M, Autore: Piano di Livata, m. 1320, 3. 8. (D. e T., 1893), 7. 7. (D., 1898), da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m.° 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco, m. 1300, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: LA FLORA VASCOLARE 267 fontana Rolli e S. Lucia, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 525 - Trifolium praetutianum Guss. M. Viglio e M. Cotento (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886; ABB. 1894. 526 - Trifolium pratense L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: Rocca, 31. 3. (L. D., 1893), ponte Rapone, 30. 7. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio pr. Filettino, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1897, sub var. collinum Gib. e B. - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. c. - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) Béc., Il. c. Tutti i saggi sono da riferire alla var. collinum Gib. e B., la quale però, secondo Fiori, anderebbe divisa in una var. microphyllum Bert. alla quale sarebbero da ascrivere gli esemplari di M. Cotento, Calvo, Viglio ed alcuni di Campo Minno, ed una var. spontaneum Wk. alla quale appartengono tutti gli altri. 527 - Trifolium repens L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). var. minus Guss. (an 7. Biasolettii Steud. et Hochst.?). M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 528 - Trifolium resupinatum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 529 - Trifolium scabrum L. M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Valle Aniene: fra Subiaco e Jenne, 21. 6. (D., 1896) - Filettino, App. 1894. 530 - Trifolium stellatum L. Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 268 G. CUFODONTIS 531 - Trifolium striatum L. Col precedente. 532 - Trifolium tomentosum L. Rocca di Subiaco, App. 1894. 533 - Anthyllis montana L. M. Calvo pr. Subiaco: SEB. e Mauri 1818; Berto. VII, 406, 1847; SANG. 1864; App. 1894, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e SENNI 1900 - M. Viglio: m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c. - La Centa, fra M. Autore e M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e S., L c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 534 - Anthyllis Vulneraria L. Filettino, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, sub var. rubra - Trevi, Fil., per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c., pro typo. ssp. pulchella Bornm. (A. pulch. Vis.). M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno, sui prati e colli, m. 1700-1760, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893). 535 - Dorycnium herbaceum Vill. (D. pentaphyllum var. h. Neilr.). Subiaco: lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. alla gola di Livata, m. 900, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 536 - Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. hirtum Rikli Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 537 - Lotus angustissimus L. (L. ciliatus Ten.). Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, sub var. ciliatus. Probabilmente da riferire a questa specie. 538 - Lotus corniculatus L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. della Croce pr. Sub., vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a LA FLORA VASCOLARE 269 a Pantano (Bég. 1897) BEc. e SennI 1900 - Filettino: dint. di Vada- dino, 24, 8. (D. e T., 1893). ssp. tenuis Briq. (L. t. Kit., L. e. var. tenwifolius L.). Cervara, Maratti II, 167, 1822, sub L. tenuifolius - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub L. tenuis. 539 - Lotus edulis L. Cervara, Maratti II, 165, 1822. 540 - Lotus ornithopodioides L. Cervara, MaratTI II, 166, 1822. 541 - Lotus siliquosus L. Cervara: «in pratis humidiusculis », MaraTTI II, 165, 1822. 542 - Astragalus depressus L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alie sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 543 - Astragalus glycyphyllus L. var. setiger Guss. Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 544 - Astragalus sesameus L. Trevi (Orsini) BertoL. VIII, 57, 1850. 545 - Oxytropis campestris DU. (Astragalus c. L.). M. Crepacuore pr. Filettino (Rolli 1860) CHiov. 1897. 546 - Galega officinalis L. Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893), boschi di S. Fran- cesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893). 547 - Colutea arborescens L. Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 270 G. CUFODONTIS 548 - Coronilla minima L. Filettino: MARATTI II, 141, 1822, (Rolli 1856) CHrov. 1897; Ass. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio (Brizi e Terr. 1891) CHiov., 1. c. - Trevi, da Filettino per le Arene Bianche alle sor- genti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 549 - Coronilla scorpioides (L.) Koch Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 550 - Coronilla vaginalis Lam. Filettino: (Rolli 1856) ed a Foce (Martelloni 1888) CHiov. 1897 - M. Autore: S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) e vetta (Chiov. 1895) CHÙiov., l. c., vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898). 551 - Coronilla varia L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: nei faggeti, sal. da Piano di Livata, 11. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: ABB. 1894, dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893). 552 - Hippocrepis comosa L. M. Calvo, Ass. 1894 - M. Autore: vetta, m. 1800-1850, 22. 6. (D., 1886), 7. 7. (D., 1898) - M. Viglio, ABB., 1. c. 553 — Onobrychis alba (W. K.) Desv. Filettino: per Serra (Rolli 1856), a Cerasolo (Martelloni 1888) CHiov. 1897. 554 - Pisum elatius Stev. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 555 — Lathyrus Cicera L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 556 - Lathyrus Clymenum L. var. articulatus Are. (L. artic. L.). Cervara, Maratti II, 128, 1822 - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 271 257 - Lathyrus hirsutus L. Filettino, ABB. 1894. 558 - Lathyrus membranaceus Presl (L. silvester var. Dodonei et ensi- folius Vis., L. s. var. angustifolius Moris). Subiaco: lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 559 - Lathyrus pratensis L. M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T.. 1893), Piano di Liv., m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898). 560 - Lathyrus setifolius L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 561 - Lathyrus venetus Wohlf. in Hall.—Wohlf. (Orobus variegatus Ten., L. var. Gr. et Godr.). Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Ass. 1897, sub O. var., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 562 - Lathyrus vernus Bernh. (Orobus v. L.). « montes Cervarae », Maratti II, 124, 1822. 563 - Vicia Cracca L. ssp. incana Rouy (V. incana Vill., V. Gerardi All. nec Jacq., V. C. var. incana Burn.). Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900, sub V. Gerardi - Filettino: App. 1894, sub V. Ger., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 564 - Vicia grandiflora Scop. var. rotundata Janch. (V. sordida var. rot. Ser. in DC., V. g. var. Scopoliana Koch). Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.., 1893). 565 - Vicia hirsuta S. F. Gray M. Autore: piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). 272 G. CUFODONTIS var. sardoa Hay. (V. h. var. Terroniù Burn., Ervum T. Ten. Ervum h. var. sardoum Moris in Spr.). Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). : 566 - Vicia peregrina L. Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 567 - Vicia sativa L. Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). Il tipo assieme alla var. linearis Lge. LYTHRACEAE 568 - Lythrum Salicaria L. : Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). Tende verso la var. canescens Vis. OENOTHERACEAE 569 - Epilobium angustifolium L. (Chamaenerium a. Scop.). M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e prati e colli di Campo Minno, m. 1700, 19. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 c - Filettino: mac- chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. c. - Trevi, Filet- tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Tarino | a M. Cotento, App. 1894. 570 - Epilobium hirsutum L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) e verso Jenne, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgente della Pertusa, Ass. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 571 - Epilobium montanum L. M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895), Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), pr. le capanne di Nicola, m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700-1760, 3. 8. e 19. 8., da qui agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per Valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 273 572 - Epilobium obscurum (Schreb.) Roth Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 573 - Epilobium parviflorum (Schreb.) With. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fon- tana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893), font. Rolli e S. Lucia, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. 574 - Circaea lutetiana L. Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898). ARALIACEAE 575 - Hedera Helix L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D..e T., 1893). UMBELLIFERAE 576 - Eryngium amethystinum L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895). 577 - Eryngium campestre L. Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898). 578 - Astrantia major L. ssp. elatior Maly (A. m. var. e. Murb., A. ela- tior FTiv.). Cerasolo, sopra Filettino (Rolli) Car. in Part. VIII, 219, 1889, sub A. m. Stazione estrema meridionale nella Penisola. 579 - Sanicula europaea L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggete sotto la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Ì 274 G. CUFODONTIS 580 - Bupleurum Baldense Turra ssp. opacum Thell. (B. opacum Lange). M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.. 1893) e sal. dal Piano di Livata, 15. 8. (D. e S., 1895). Per la intricata sinonimia e nomenclatura di questa specie e del B. Odontites L. confr. THELLUNG in Hegi, Ill. Fl. Mittel-Eur. V/2, 1099; 1926 e ia letteratura là citata. 581 - Bupleurum falcatum L. var. cernuum Arc. M. della Croce pr. Subiaco, vers: or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Scola- stica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895) - M. Autore: capanne di Nicola sopra Campo della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: (Rolli) Car. in Part. VIII, 403, 1889, sub var. angustifolium Car., sorgenti della Pertusa e per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, sub specie, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 582 - Bupleurum Gerardi All. | M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - | Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.. 1893). 583 - Bupleurum junceum L. Subiaco: sal. al Piano di Livata, 15. 8. e lungo |’ Aniene verso il | ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895), verso Jenne, 14. 9. (L. D., 1895) - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino: (Bég. 1897) Bfc. e SennI 1900. 584 - Bupleurum rotundifolium L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893). 585 - Trinia Dalechampii (Ten.) Janch. M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. e prati di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio: m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). o A 5 » LA FLORA VASCOLARE 275 Specie, a quanto pare, finora inedita per il Lazio, senza dubbio sovente confusa colla seguente. Esemplari senza frutto sono infatti praticamente indistinguibili. 586 - Trinia glauca (L.) Dum. (T. vulgaris DC.). M. Cotento, M. Viglio, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, App. 1894, sub T. vulgaris. Parte o forse tutte queste citazioni sono senza dubbio da riferire alla precedente, ma la T. glauca vera quasi certo esiste pure nei Sim- bruini. Riporto una interessante osservazione di CARUEL (in Part. VIII, 503, 1889), che certo sta in rapporto colle differenze fra le due specie: «Da nessuno ch’ io sappia è stato espressamente segnalato il curioso dimorfismo dei frutti di questa pianta, abbenchè sia stato indiretta- mente avvertito e diffatti la fig. di Cesati, Pass. e Gib. da una parte, e di Bischoff e Reichenbach dali’ altra, danno i due tipi di frutto ». 587 - Bunium Bulbocastanum L. (Carum B. Koch). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156 e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b, sub Carum B. - Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893)! Bec., 1. c., faggeti sal. da Livata, 11. 8. (D., 1895), S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6., fl. (D., 1896), Campo Secco, m. 1300, 15. 8. (D. e S., 1895) e 20. 7. (D. e De Mag., 1898), capanne di Nicola, m. 1600, 20. 7. (iid., 1898). 588 - Biasolettia cynapoides Drude (Myrrhis c. Guss., Chaerophyllum e. Are., Bunium c. Bertol.). M. Viglio (Brizi e Terr., 1891) CHiov. 1897, sub Chaer. 589 - Carum flexuosum Nym. (Sison f. Ten., C. carvifolium Arc.). Filettino: sopra il Viglio o Cantro (Rolli 1856) CHiov. 1897 - M. Co- tento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 590 - Ammi majus L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 591 - Apium nodiflorum (L.) Lag. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). Esemplari con peduncoli ombrelliferi più lunghi e foglie a segmenti 276 G. CUFODONTIS più larghi formano il passaggio all’ A. repens (Jacq.) Rchb. (A. n. var. repens Fiori). 592 - Sison Amonum L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Fra Cineto e Subiaco, 15. 9. (L. D., 1895). 593 - Pimpinella major (L.) Huds. (Apium P. Car.). Monti tra Cervara e Camerata (Rolli) Car. in Par. VIII, 452, 1889, sub Apium P.- Valle Aniene: tra Subiaco ed il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 594 - Pimpinella peregrina L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 595 - Pimpinella Tragium Vill. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)! Béc. 1900b - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c., nei faggeti, sal. da qui, 11. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895). 596 - Seseli montanum L. Subiaco e monti di Sub.: SeB. e Mauri 1818, (Mauri, Fiorini-Maz- zanti) BertoL. III, 324, 1837; Sanc. 1864; Car. in Part. VIII, 318, 1889; App. 1894, ruderi della Villa di Nerone, 12. 9. (C. D., 1895), sulla strada per Jenne, 14. 9. (L. D., 1895), lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), Piano di Livata, 3. 6. (D. e B., 1896) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. ed alla macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) (*). (*) E? assolutamente da escludere il Seseli Libanotis Koch var. pyrenaicum Briq., che Maratti (I, 206, 1822) cita da Subiaco sotto il nome di Crithmum pyrenaicum L. adi LA FLORA VASCOLARE 277 597 - Seseli tortuosum L. Fra Cineto e Subiaco, lungo la strada, 15. 9. (L. D., 1895). 598 - Cnidium silaifolium (Jacq.) Simk. Subiaco: verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim- brivio: fra Vallepietra ed il ponte di Com., 21. 8. (D. e T., 1893) (**). 599 — Foeniculum vulgare Mill. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 600 - Aethusa Cynapium L. var. domestica Wallr. Subiaco verso il ponte di Cominacchio, lungo |’ Aniene, 18. 8. (D. e S., 1895). Da CaRUEL (in Parl., VIII, 291, 1889) questa specie non è ricordata per il Lazio. 601 - Angelica silvestris L. Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 602 - Ferulago galbanifera Koch (Ferula Ferulago L., F. nodiflora Jacq... Serra S. Antonio sopra Filettino: (Rolli) Mauri 1820, sub Ferula n.; Sanc. 1864, sub Ferula F.; Car. in Part. VIII, 300, 1889, sub Fer. F. 603 - Opopanax Chironium (L.) Koch (Pastinaca Opopanax L. var. Chir. Fiori). M. Ruffi: M. Costasole, sotto la vetta, m. 1100, 23. 7. (D. e De Mag., 1898). 604 - Pastinaca sativa L. Filettino: miniere d’ asfalto e fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893). ssp. urens Rouy et Cam. (P. urens Requ., P. s. var. u. Celak.). Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893), 29. 8. (L. D., 1895) - Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e verso ponte Rapone, 14. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne, 14. 9. (L. D., 1895). (**) Il Ligusticum Mutellina Cr. dato dal Maratti sotto il nome di Phellan- drium M. L. da «supra monasterium Sublaci» (I, 216, 1822) certo non esiste, ma potrebbe facilmente trattarsi di confusione col Meum athamanticum Jacq. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 11 SLI ARE NET PODI AA ean gen IVATO TA TABA dI w 278 G. CUFODONTIS 605 - Heracleum Sphondylium L. (Sph. Branca Scop.). «In montibus Aequiculorum », BARREL. p. 61, n. 635, ic. 708; 1714, sub « Sphondylium rotundioribus et minoribus foliorum lobis etc.» - Subiaco: lungo |’ Aniene, verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: in copia (Rolli) Car. in Part. VIII, 248, 1889, sub Sph. Br. var. amplifolium — H. Orsinii Guss. = H. Pollinianum Bert. Specie di fortissimo polimorfismo. Le entita citate dal Caruel ad ogni modo difficilmente o solo in parte corrispondono alle piante laziali e comunque non ne è esatto il coordinamento sinonimico. 606 - Tordylium maximum L. Subiaco: M. Francolano, Oil, 7 (IDL E IW, Wests). 607 - Daucus Garota L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e ponte di Rialto, il. 8. (D. e T., 1893), lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895) - M. AOS SS ani, wn, iss, 20,8 (DL E 1, Wes) (0) 608 - Orlaya grandiflora (L.) Hoffm. (Daucus g. Scop.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 21. 6. (D., 1896), rupi a S. Scolastica, 18. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: colli Albanesi, App. 1894, sub Daucus g. 609 - Orlaya platycarpa (L.) Koch (Daucus p. Scop.). Filettino: sorgenti cella Pertusa, ABB. 1894, sub Daucus p. 610 - Laserpitium latifolium L. Filettino: Serra S. Antonio, pr. la grotta (Rolli 1856) ChHiov. 1897. 611 - Laserpitium siculum Spr. (L. Siler var. s. Fiori, L. tenuifolium Ten.). M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: per la valle alla Fiumata, App. 1894, sub L. Siler, fontana (*) L’ Artedia squamata L. citata da «ad m. Muscae» (prob. Moscosa pr. Filettino) dal Maratti II, 490, 1822 sotto il nome di « A. seminibus squamosis» = Thapsia orientalis Tourn. non esiste in Italia. cur pe iE e ia LA FLORA VASCOLARE 279 Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 612 - Torilis Anthriscus (L.) Gmel. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 613 - Torilis arvensis (Huds.) Lk. (Caucalis infesta Vest). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e 14. 8., ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, sub Caucalis inf. 614 - Torilis nodosa (L.) Gaertn. Subiaco: sal. la gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893). 615 - Gaucalis daucoides L. Subiaco: a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893), nelle messi, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Ruffi: nelle messi in Valle Frigida sotto la vetta di M. Costasole, m. 1000, 23. 8. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 616 - Chaerefolium\ Anthriscus (L.) Schinz et Thell. (Anthr. vulgaris Pers.). Monti di Subiaco alla Camerata (Rolli) Car. in Part. VIII, 385, 1889, sub Anthr. v. 617 - Chaerefolium silvestre (L.) Schinz et Thell. ssp. alpestre (W. et Gr.) Thell. var. nitidum Thell. (Chaerophyllum nit. Wahlb., An- thriscus nit. Garcke, A. silvestris Hoffm. var. nit. Hazl.). M. Autore: capanne di Nicola sopra Campo della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 618 - Scandix Pecten-Veneris L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 619 - Ghaerophyllum aureum L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325-50, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), sal. da qui, nei faggeti, m. 1400, 11. 8. (D., 1895), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), pr. le capanne di Nicola (falegnami), 280 G. CUFODONTIS m. 1600, 20. 7. (iid., 1898) - Campo Secco: sopra Camerata (Rolli) Car. in Par. VIII, 369, 1889. 620 - Chaerophyllum calabricum Guss. (C. hirsutum var. c. Fiori et Paol.). Valle Aniene: pr. il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D., 1896). 621 - Ghaerophyllum hirsutum L. Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) Car. in Part. VIII, 370, 1889. 622 - Chaerophyllum magellense Ten. (C. hirsutum var. m. Beauv.). M. Autore: Campo Minno e nei prati sal. da qui, m. 1700-1830, 3. e 18. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Piano di Livata, nei faggeti, 11. 8. (D., 1895), faggete sopra gli Scifi, m. 1750, 19. 7. (D. e De Mag. 1898). 623 - Smyrnium Olusatrum L. Subiaco: S. Benedetto, 31. 3. (D., 1893). 624 - Conium maculatum L. Rocca di Subiaco, 11. 8. (D. e T., 1893) (*). 625 - Oenanthe pimpinelloides L. Subiaco: da piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). CORNACEAE 626 - Cornus mas L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Comi- nacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 627 - Cornus sanguinea L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). (*) La Cachrys Libanotis L. (Hippomarathrum Lib. Koch), che Maratti (I, 206, 1822) ricorda da Subiaco, è assolutamente da escludere. LA FLORA VASCOLARE 281 RHAMNACEAE 628 - Rhamnus alpina L. Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) Part. V, 464, 1872. Il R. Alaternus indicato in ABB. 1894 da Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alie sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, senza gran dubbio è da riferire qui. Si tratta di un semplice errore di determinazione. 629 - Rhamnus pumila Turra (prob. R. pusilla Ten.). M. Autore: cima (Rolli) Part. V, 461, 1872, vetta, m. 1850, 15. 8. (D. e S., 1895), da Livata alla vetta (Senni, 1897) e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900, roccie e prati di Campo Minno, 1650-1700, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893)! e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900 - Filet- tino: alla cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893)! Bc. 1900 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894 - M. Viglio: m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900. AQUIFOLIACEAE 630 - Ilex Aquifolium L. Filettino: a Comoro, m. 1300, 28. 8. (D. e T., 1893). CELASTRACEAE 631 - Evonymus europaea L. (E. vulgaris Mill.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 632 - Evonymus latifolia Mill. Subiaco, 26. 8. (L. D., 1895)! BEG. 1900 c. - Valle Simbrivio: tra Val- lepietra ed il ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893)! Béc., I. c. - Apennino di Filettino (Rolli) PARLAT. V, 437, 1872; Béc., 1. c. SAPINDACEAE 633 - Acer campestre L. var. hebecarpum DU. Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) sterile! - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893). 282 G. CUFODONTIS 634 - Acer monspessulanum L. Subiaco: sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Ponte di Comi- nacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895). 635 - Acer Opalus Miller ssp. obtusatum Gams (A. obtusatum VV. et K. A. opulifolium Vill. var. o. Vis., A. neapolitanum Ten., p. p.). Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Simbrivio: da Valle- pietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Com. verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895). Per questo ciclo con intricata sinonimia cfr. Lacaira in N. G. B. I. (n. s.) XXX, 1923. Tranne quello da Subiaco con frutti minori, i nostri esemplari sono da riferire all’ A. neapolitanum Ten. (1837) propria- mente detto (A. Opalus var. n. Pax). 636 - Acer Pseudoplatanus L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896), da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Campo della Pietra alla vetta, fino m. 1800, 15. 8. (D. e S., 1895) - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Com. verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895). ANACARDIACEAE 637 - Pistacia Terebinthus L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) e sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). BALSAMINACEAE 638 - Impatiens Noli-tangere L. Cervara: in nemoribus, Maratti II, 292, 1822 - Subiaco: in umbrosis subapenninis, SEB. e Mauri 1818; Sanc. 1864, monti, ABB. 1894. POLYGALACEAE 639 - Polygala alpestris Rchb. M. Calvo (Pir. e Pelosi) CHrov. 1897, sub ? var. Morisiana (Rchb.) - M. Autore: roccie calcaree alla vetta (Chiov.) CHiov., l. et nom. c., LA FLORA VASCOLARE 283 vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: pascoli (Chiov. 1895) CHiov. 1897, pro typo - Filettino: sul Caforchietto (Martelloni) CHiov. 1897, sub ? var. Morisiana (Rchb.) - M. Viglio (Terr. e Brizi) CHiov., |. et. nom. c. 640 - Polygala amara L. M. Calvo: Sane. 1837 e 1864; Car. in Part. IX, 115, 1890; App. 1894 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, © M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB., l. c. Considerando, sia che Fiori esclude questa specie da tutta la catena degli Apennini, sia la quasi identità delle località citate, si può ritenere con grande probabilità che essa sia da riferire alla precedente. 641 - Polygala Chamaebuxus L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 642 - Polygala flavescens DC. Subiaco e monti circostanti: SANG. 1864; Car. in Part. IX, 108, 1890; Ass. 1894 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- I’ Aniene, per Valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., |. c. 643 - Polygala major Jacq. M. Calvo, SEB. e MauRI 1818 - Subiaco: Sanc. 1864; Car. in PARL. IX, 99, 1890, monti, ABB. 1894 - M. Autore: 26. 7. (Bfc. 1895),pr. Livata, 3. 6. (D. e B., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 644 - Polygala vulgaris L. M. Cotento, App. 1894. GERANIACEAE 645 - Geranium columbinum L. Cervara, Maratti II, 104, 1822 - Subiaco: ponte Rapone, 30, 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (iid., 1893). 284 G. CUFODONTIS 646 - Geranium lucidum L. M. Affilani, sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1355, 3. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. © 1894. 647 - Geranium molle L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e sal. da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 648 - Geranium nodosum L. Cervara, Maratti II, 100, 1822. Questa specie non oltrepasserebbe gli Abruzzi ed è perciò proba- bile che la citazione sia erronea. Tuttavia, colle dovute riserve, la riporto non essendo la sua presenza assolutamente da escludere nei Simbruini. 649 - Geranium pyrenaicum Burm. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. al M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filet- tino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893), dint. e per le Arene Bianche aile sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Trevi, e M. Cotento, ABB., l. c. - M. Tarino, ABB., l. c., (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 650 - Geranium reflexum L. (G. phaeum L. var. r. Terr.). M. Autore: Campo Minno, prati e colli, m. 1760, 19. 8. e fino alla vetta, m. 1700-1850, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete sotto la vetta, m. 1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) PARL. V, 159, 1872, sub G. ph., dint., per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. ph., ai colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, ABB., 1. c. 651 - Geranium Robertianum L. Cervara: ad montes, Maratti II, 101, 1822 - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Infer- LA FLORA VASCOLARE 285 niglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Serra S. Antonio e colli Staffi. m. 1700-1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900. 652 - Geranium rotundifolium L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 653 - Geranium sanguineum L. M. Calvo, App. 1894, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, AsB., l. c. 654 - Geranium silvaticum L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. pratense. Questo essendo in Italia limitato alle Alpi, si tratta certo dell’ affi- nissimo G. sil». 655 - Erodium alpinum L’ Hér. M. Autore: Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896). Specie endemica dell’ Apennino piceno ed abruzzese, finora inedita per il Lazio. Le stazioni più prossime si trovano alla Majella e sul M. Morrone. 656 - Erodium cicutarium (L.) L’ Hér. M. Calvo: Asp. 1894, sal. da Subiaco, m. 1000, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 657 - Erodium romanum (L.) L’ Her. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 286 G. CUFODONTIS 658 - Oxalis Acetosella L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. ‘ 659 - Linum alpinum Jacq. M. Autore: cima (Rolli) Part. V, 312, 1872, Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896). Strettamente affine al prossimo. 660 - Linum austriacum L. M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 22. 6. (D., 1896). ssp. collinum Graebn. (L. c. Guss., L. a. var. papulosum Germ.). Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 661 - Linum campanulatum L. Monti di Subiaco, SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Ass. 1894. Da accettare con riserva. Per ragioni geografiche mi sembra che piuttosto si tratti dell’ affine L. capitatum Kit. pubblicato dal Chiov. 1897 da Vico nei limitrofi M. Ernici. 662 - Linum catharticum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T.. 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. | (D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, fon- | tana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, | a Pantano (Bég., 1897) BEG. e SennI 1900. 663 - Linum corymbulosum Rchb. (L. liburnicum Scop.?). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 664 - Linum gallicum L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da | M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 665 - Linum narbonense L. Vallepietra, SANG. 1864; ABB. 1894, sub «L. nebrodense ». 666 - Linum strictum L. (L. s. var. cymosum Gr. et Godr.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. occ. sopra Affile, | mi 1156, 31. 7.(Ds e hs 1893): LA FLORA VASCOLARE 287 667 - Linum tenuifolium L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 668 - Linum usitatissimum L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 669 - Linum viscosum L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. RUTACEAE 670 - Ruta chalepensis L. (R. bracteosa DC.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). MALVACEAE 671 - Althaea cannabina L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 672 - Malva Alcea L. var. fastigiata Fiori (M. f. Cav.). Cervara, MaratTI, Il, 107, 1822, pro typo. - M. Ruffi: valle Frigida sup., sotto la vetta di M. Costasole, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: ABB. 1894, pro typo, colli Albanesi, 23. 8. e macchia di Faito, m. 1400, 27. 8. (D. e T., 1893). 673 - Malva moschata L. M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! - Piano di Livata (Senni 1897) e m. 1330, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, 3. 8. (D. e T., 1893)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (iid., 1893)! Bfc. 1900 b, sub var. /aciniata Gr. Godr. 674 - Malva nicaeensis All. (M. rotundifolia Aut. it. nec. L.). Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 288 G. CUFODONTIS 675 - Malva rotundifolia L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2, 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893)! B£c., l. c. - Da Vallepietra a Jenne (Senni 1897) Béc., 1. c. 676 - Malva silvestris L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, sotto Jenne, 2. 8. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893), forma ridotta e glabrescente. TILIACEAE 677 - Tilia cordata Mill. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’Aniene, spontaneo, 14. 9. (L. D., 1895) - Valle Simbrivio: Vallepietra, 25. 7. (Bég., 1895), da V. al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893). EUPHORBIACEAE 678 - Euphorbia amygdaloides L. Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno, prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) e da Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895). 679 - Euphorbia Characias L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 680 - Euphorbia Cyparissias L. Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)!, dint. e verso le sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino e M. Viglio, ABB., l. c. 681 - Euphorbia exigua L. Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 682 - Euphorbia falcata L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e 14. 8., M. Francolano, 31. 7. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. e 24. 8. (D. e T., 1893). iti LA FLORA VASCOLARE 289 683 - Euphorbia helioscopia L. Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 684 - Euphorbia Lathyris L. « Ad vallem Petram » (Vallepietra) Maratti I, 341, 1822. Forse coltivata. — 685 - Euphorbia Myrsinites L. M. Autore: tra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, sotto ed attorno la vetta, m. 1750-1800, 19. 8. (D. e T., 1893)!, 2. 6. (D. e B., 1896)!, 22. 6. (D., 1896)! sotto S.S. Trinità (Bég., 1895) Béfc. 1900 a. 686 - Euphorbia platyphyllos L. var. literata Koch (Jacq.). Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895). 687 - Euphorbia spinosa L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 888 - Mercurialis annua L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 689 - Mercurialis perennis L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. BUXACEAE 690 - Buxus sempervirens L. var. arborescens L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) fr. mat!, sal. a S. Bene- detto, 16. 8. (D. e S., 1895) e lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D.,, 1895) fr. mat., spontaneo nei colli dirupati, 30. 3. (D., 1893) fiorito. L’ Empetrum nigrum L. (Empetraceae), Serra S. Antonio, Mararrr II, 355, 1822. esiste sicuro fino all’ Appennino toscano e non fu mai più ricordato dal Lazio. Trattandosi quasi certo di uno dei soliti errori del M.. riporto questa pianta con tutte le dovute riserve. 290 G. CUFODONTIS ERICACEAE 691 - Monotropa Hypopitys L. Valise nei Simbruini (Baldini, 1886) CHiov. 1897. 692 - Pirola secunda L. (Ramischia s. Op.). M. Cotento: (Baldini e Pelosi, 1886) BaLp. e PEL. 1886; App. 1894 - M. Viglio (B. e P., 1886) B. e P., l. c. - Filettino: Rocca Valise e Caforchietto (B. e P., 1886) B. e P., 1. c., dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Trevi, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. 693 - Arctostaphylos Uva ursi (L.) Spr. Filettino: (Rolli) Car. in ParL. VII, 726, 1889, alla Lisca, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893) (*). PRIMULACEAE 694 - Primula acaulis (L.) Hill. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894. 695 - Primula Auricula L. Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. + VI Nè Fiori in N. FI. an. d’ It. II 210, 1925-27; nè Pax e KunTH in « Das Pflanzenreich » IV, 237, 1905 danno il tipo per il Lazio, è quindi probabile che sia da riferire aila seguente. var. ciliata Koch (P. ciliata Moretti, P. Balbisti Lehm.). M. Viglio, ABR., 1. c. 696 - Primula officinalis (L.) Hill. var. Columnae Pax (P. Col. Ten, P. suaveolens Bert., P. veris Huds. ssp. C. Hayek). Filettino e dint. da M. Cotento a M. Tarino e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - Fil. a Foce (Martelloni 1887) (*) Il Maratti (I, 141, 1822) non solo riporta erroneamente dai monti di Filet- tino la Azalea procumbeus L., specie nordica, in Italia limitata esclusivamente alle Alpi, ma ne «descrive anche una seconda «specie» dalla stessa località, sotto il nome di A. repens «ramis repentibus, foliis crenatis. Ab A. p. differt caule statim diviso, ramis repeutibus et per intervalla radices sub terram condentibus, flore satis amplo et intense coeruleo ». Devo rinunciare ad identificare questa pianta misteriosa. LA FLORA VASCOLARE 291 CHÒiov. 1897 - Trevi, ABB., l. c. - M. Viglio e Trevi verso Vallepietra (Brizi e Terrac. i891) CHiov. 1897 - Camerata (Rolli 1857) e sal. a M. Autore da Cam. Nuova (Chiov. 1895) CHiov. 1897 - Monti Affilani, pr. la vetta, m. 900, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). Nel Lazio questa è l’ unica var. della specie. 697 - Androsace villosa L. M. Cotento: (Bald. e Pel. 1886) BaLp. e PEL. 1886; App. 1894, a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1. c. Per quanto il tipo solo sia da Fiori (N. FI. an. d’ It.) espressamente indicato pel M. Cotento, l’ esemplare da me visto è senz'altro rife- ribile alla var. australis F. 698 — Cyclamen neapolitanum Ten. Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894 - Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 699 - Cyclamen repandum S. et S. M. Calvo, App. 1894. 700 - Lysimachia vulgaris L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 701 - Anagallis arvensis L. var. phoenicea Gr. et Godr. (A. ph. Scop.). Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, App. 1894 (*). PLUMBAGINACEAE 702 - Plumbago europaea L. Arsoli: nel parco del Principe Massimo, 1. 9. (L. D., 1895) - Subiaco: verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). (*) E? assolutamente da escludere dal Lazio la Trientalis europaea L. indicata per Filettino dal Mararrr (I, 286, 1822) essendo pianta limitata alle Alpi ed anche qui rara. 292 G. CUFODONTIS 703 - Armeria majellensis Boiss. (A. canescens Host in Ebel var. m. Hal. et var. latifolia Hay., A. alpina W. var. lancifolia Freyn, A. vul- garis W. var. latifolia Vis. et var. m. Fiori). Subiaco: M. Francolano, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300; 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: dal piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 ed alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: m. 2000-2150, 285 Sk (IDS E IL, UGO) 704 - Armeria plantaginea Willd. (A. vulgaris W. var. p. Fiori, A. mon- tana Wallr.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, per Valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Le due specie sono strettamente affini e certo fanno parte di un unico ciclo, la cui delimitazione e nomenclatura sono però tuttora incerte. Tutto il genere è estremamente bisognoso di una accurata revisione, che non può riuscire se non studiandolo nella sua totalità. OLEACEAE 705 - Jasminum officinale L. Subiaco: sal. a Livata, a Nazzareno, 5. 8. (D. e T., 1893). 706 - Phillyrea latifolia L. f. ilicifolia Vis. (P. i. Willd.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 707 - Ligustrum vulgare L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895). 708 - Fraxinus Ornus L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Cominac- chio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895). ASCLEPIADACEAE 709 - Cynanchum Vincetoxicum (L.) Pers. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. SI SPECIALI VA ER DR SITE SC LA FLORA VASCOLARE 293 GENTIANACEAE 710 - Gentiana Amarella L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Riporto questa citazione, osservando che la vera G. A. non esiste negli Apennini e tanto meno nei Lazio e che quindi si tratta senza dubbio della G. antecedens Wettst. (G. A. var. ant. Fiori). 741 - Gentiana campestris L. var. neapolitana Froel. (G. neapol. Wettst., G. Columnae Ten., G. Amarella L. var. Col. Car., G. Amarella Sang. fide Bég.). M. Viglio: (Baldini e Pelosi 1886) Barp. e PEL. 1886; BEc. 1900 c, sub G. Col., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Bec., l. c. - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - Monti di Filettino (B. e P. 1886) B. e P., 1. c. - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub G. A. var. Col. Interessante endemismo limitato all’ Appenn. piceno-abruzzese, ai Simbruini, Ernici (M. Monna, vidi!) ed al M. Meta. 712 - Gentiana ciliata L. M. Cotento, M. Viglio, Serra Lunga, Serra S. Onofrio (Baldini e Pelosi 1885) BALp. e PEL. 1886 - Filettino: alle Arene Bianche, Ass. 1894. 713 - Gentiana cruciata L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)! Béc. 1900c. - M. Calvo, Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 753, 1886; ABB. 1894; Béc., l. c. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! e sal. da qui, nei faggeti, 11. 8. (D., 1895)! Béc., I. c. - Filettino: (Rolli) Car., 1. c., dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. - Trevi, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. - Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bfc,, Il. c. 714 - Gentiana Kochiana Perr. et Song. (G. excisa Koch nec Presl, G. acaulis L. var. latifolia Gr. et Godr.). M. Calvo, Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 759, 1886; ABB. 1894, tutti sub G. ac. - M. Viglio: ABB., |. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, ABB., l. c. - Monti di Filettino: (Rolli) Car., 1. c., per le Arene 294 . G. CUFODONTIS Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 715 - Gentiana lutea L. M. Calvo: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 746, 1886; ABB. 1894, a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)!; Bec. 1500c - M. Autore: Piano di Livata (Senni 1897), Campo della Pietra, m. 1300 e pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D.e De Mag, 1898)!, colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893)!, tutto BEG., l. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 716 - Gentiana utriculosa L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 717 - Gentiana verna L. M. Calvo pr. Subiaco: Ses. e Mauri 1818, (Sebastiani) CHiov. 1897, sub G. pumilo Jacq. - M. Autore: S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) e vetta (Chiov. 1895) CHiov., I. c., alla vetta, m. 1850, 2. 6. (D. e B., 1896) e 22. 6. (D., 1896) - M. Viglio: ABB. 1894, (Martelloni 1888, Pelosi 1886, Brizi e Terr. 1891) CHiov., 1. c. - Cantro pr. Filettino: (Rolli 1856) Car. in Part. VI, 764, 1886, sommità, CHiov., l. c. - Trevi, TERR., l. c. - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti del- I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c., al Caforchietto (Mar- telloni 1889) CHiov., 1. c. var. elongata Fiori (G. e. Haenke). M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). CHIOVENDA riferisce tutti gli esemplari alla G. pumila Jacq. ma questa entità, che difficilmente merita grado superiore alla semplice var., non si spingerebbe a sud dell’ Abruzzo. Tuttavia si deve ricono- scere che certi esemplari altitudinari della G. verna vi si avvicinano parecchio. 718 - Blackstonia perfoliata Huds. (Chlora p. L.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). Pa LA FLORA VASCOLARE 295 var. acuminata (Griseb.) comb. n. (Chlora intermedia Ten. Chl. p. var. ac. Griseb. nec. Chl. ac. Koch et Ziz., B. p. var. intermedia Domin). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). Sulla sistematica e sinonimia di questo genere confr. Domin K. in Bull. intern. de 1’ Acad. des Sc. de Bohème. 1933. 719 - Centaurium pulchellum (Sw.) Druce (Erythraea p. Fr., E. ramo- sissima Pers.). Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 720 - Centaurium spicatum (L.) Fritsch in Janch. (Hrythraea s. Pers.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub E. Cent. var. spicata. 721 - Centaurium umbellatum Gilib. (Hrythraea C. Pers.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1%93) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. BORAGINACEAE 722 - Onosma Aucherianum DC ssp. Javorkae Hay. var. dalmaticum comb. n. (0. dalmaticum Scheele, 0. Jav. Simk. p. p., 0. echioides var. dalm. Lac.). M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893) fr. e 22. 6. (D., 1896) fl. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub O. stellatum. Secondo gli studii di Lacarra (N. G. B. I., n. s., XXI, 1924), JAvorKA ed altri, si può ritenere accertata l’ assenza dell’ O. stellulatum W. K. in Italia, per cui riferisco la citazione di Abb. senz’ esitazione all’ O. Aucherianum ssp. Jav. che, colle due var. dalmaticum e Columnae, è l’unica entità del ciclo che si spinge fino ed oltre in Lazio. Gli esemplari del 93 pur avvicinandosi fortemente a quest’ ultima varietà per le foglie più strette e grigie, ha calici fruttiferi lungamente (3-4 mm.) stipitati, per cui questo carattere non è affatto limitato all’ O. tridentinum Wettst., ma ben piuttosto deve ritenersi direttamente dipen- dente dallo stadio di maturità. 723 - Echium italicum L. (E. altissimum Jacq.). Fra Cineto e Subiaco: lungo la strada, di faccia ad Anticoli Corrado, 23. 7. (D. e De Mag., 1898). DO VET. RO ER IE Fey ROTA OF STEVIE Soc GILLI IVA 296 G. CUFODONTIS 724 - Echium vulgare L. var. grandiflorum Bertol. (E. pustulatum S. et S.). Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 21. 6. (D., 1896). 725 - Lithospermum arvense L. Subiaco: nei campi, 30. 3. (D., 1893), M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggeti sal. da Livata, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. 726 - Myosotis silvatica Hoffm. (M. alpestnis Schm. var. s. Fiori) ssp. silvatica Gams M. Autore: prati e colli a Campo Minno, m. 1700-1760, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893), da S.S. Trinità alla vetta, m. 1500, 22. 6. (D., 1896). ssp. alpestris Rohl. (M. a. Schm., M. pyrenaica Pourr.). M. Calvo, App. 1894, pascoli, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1900 b, sub var. alp. - M. Autore: (Rolli) Car. in Part. VI, 869, 1886, sub M. pyr., sommità, m. 1850, 22. 6. (D., 1869)! fl. e 3. 8. (D. e T., 1893)! fr. BEG., 1. c. - Cantro (Rolli) Car., |. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino e M. Viglio, ABB., l. c. 727 - Myosotis arvensis (L.) Hill. (M. intermedia Lk.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). 728 - Anchusa Barrelierii (All.) Vitm. M. Calvo: sal. da Subiaco, m. 800, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1900 - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893)! e 22. 6. (D., 1896)!, dal Piano di Livata alla vetta (Senni 1897) Béc. 1900 - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896). 729 - Anchusa italica Retz (A. azurea Mill.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). Per questo genere confr. GusuLeac M. in Bul. Fac. St., Cernauti, I/1, 73-123, 1927. (Die europ. Arten der Gatt. Anchusa). LA FLORA VASCOLARE 297 730 - Borago officinalis L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 734 - Symphytum officinale L. Subiaco: lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895). Un esemplare da Cineto (14. 8. 1895, D. e S.) mostra una notevole mostruosità. I pedicelli di parecchi fiori portano un verticillo di fiori abortivi, ridotti a minimi termini. Quasi a compensare questa defi- cienza, i calici dei fiori efficienti, dopo la fioritura si sviluppano in modo eccessivo, raggiungendo 15-18 mm. di lungh. e quasi 20 mm. di diam. fra i lobi, assumendo inoltre un’ asperità ipertrofica. Nel PENZIG non trovai alcun caso teratologico delle Boraginacee simile a questo. 732 - Solenanthus apenninus Fisch. ap. Hohen. (Cynoglossum a. L.). M. Calvo: scend. verso Piano di Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1900 b - M. Autore: (Armitage) Car. in Part. VI, 840, 1886, fag- geti sopra il Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, ABB. 1894. Endemismo albanese-apennino. 733 - Cynoglossum Columnae Ten. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896). Dal Lazio questa specie era finora ricordata solo da Cineto Romano, presso, ma fuori dei nostri limiti (cfr. TERR. 1891). 734 - Cynoglossum creticum Mill. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 735 - Cynoglossum magellense Ten. Apenn. di Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 844, 1886. 736 - Cynoglossum officinale L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. e M. Calvo, vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) Béc. 1900 b - Monti pr. Camerata (Rolli) Car. in PARL. 298 G. CUFODONTIS VI, 849, 1886 - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! e pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc., l. c. - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896)! Béc., |. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del- l’ Aniene e per la valle alla Fiumata, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 737 - Asperugo procumbens L. M. Autore: S.S. Trinità, sopra Vallepietra (Chiov. 1895) CHiov. 1897. 738 - Lappula echinata Gilib. (Hchinospermum L. Lehm.). Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 739 - Heliotropium europaeum L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). CONVOLVULACEAE 740 - Convolvulus arvensis L. Riportato dal prossimo Cineto (Terr. 1891), certo ovunque comune. 744 - Gonvolvulus cantabricus L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 742 - Cuscuta Epithymum L. (vulgaris Engelm.). Subiaco: ponte Rapone, in Satureia alpina, 30. 7., M. Francolano, in Cytisus spinescens e Galium sp., 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, in Cytisus spin., 1. 8., da S. Donato a M. Livata, m. 950- 1420, in Galium purpureum, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, in Galium purp. ed una Umbellifera, 20. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: m. 2156, in Globularia cordifolia, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino, in Galium purp. (Bég. 1897) BEG. e SennI, 1900 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 743 - Cuscuta europaea L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e fra Liv. e Campo Secco, in Sambucus Ebulus, 15. 8. (D. e S., 1895) - LA FLORA VASCOLARE 299 Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, ai colli Staffi, m. 1800, in Urtica membranacea, 26. 8. (D. e T., 1893). SOLANACEAE 744 - Hyoscyamus niger L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Abs. 1894. 745 - Solanum Dulcamara L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 746 - Solanum nigrum L. var. vulgare L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 747 - Atropa Belladonna L. Campo Secco: sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: © macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino e M. Viglio, App. 1894. SCROPHULARIACEAE 748 - Verbascum Blattaria L. Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 749 - Verbascum longifolium Ten. M. Autore: vetta, m. 1800-1850, 3. 8. (D. e T., 1893) e 19. 7. (D. = De Mag., 1898), colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Monti di Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 579, 1885. 750 - Verbascum Lychnitis L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 751 - Verbascum mallophorum Boiss. et Heldr. M. Autore: fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Campo Secco, m. 1300, 7. 7. (D., 1898). 300 G. CUFODONTIS Gli esemplari simbruini sono identici a quelli abruzzesi di A. FIORI in FI. exs. Ital. ser. III, n. 2934. Con ciò questa specie greco-apennina, finora ignota dal Lazio, viene ad estendere notevolmente il suo areale. Col V. pulverulentum essa ha ben poca affinità. 752 - Verbascum Thapsus L. Subiaco: grotta deli’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 753 - Kickxia Elatine (L.) Dum. (Linaria E. Mill., Elatinoides E. Wettst.). Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 754 - Linaria Cymbalaria (L.) Mill. Subiaco: 31. 3. (D., 1893), grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). Vedi 1’ osservazione dopo la L. pallida. 755 - Linaria minor Desf. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, e per la valle alla Fiumata, Ass. 1894 - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900. 756 - Linaria pallida Ten. var. Béguinotii Cuf. M. Viglio: ABB. 1894, tra fontana degli Scifi e la vetta, m. 1600-2100, 2. 7. (Vaccari, 1904) - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Monti di Filettino: sopra il Cantro, rupi, 14. 7. (Rolli 1856)! Car. in ParL. VI, 615, 1885, colline della Moscosa (Pelosi 1886)! ABB., I. c., colli Staffi, m. 1800 e macchia di Faito, m. 1430, 26. e 27. 8. (D. e T., 1893). Questa nuova e notevole entità esiste inoltre sui vicini M. Ernici (M. Monna e Pizzodeta). Per notizie più dettagliate vedi la mia Revi- sione monografica delle Linarie della sez. Cymbalaria, in Archivio Botanico, vol. XII; 1936. 757 - Linaria purpurea (L.) Mill. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autere: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Trevi Filettino, LA FLORA VASCOLARE 301 per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ai colli Albanesi, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 758 - Antirrhinum Orontium L. Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. e grotta deil’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 759 - Scrophularia alata Gilib. (S. aquatica L. p. p.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 760 - Scrophularia canina L. «Ad montes Cervarae », Maratti II, 54, 1822 - Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) -Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, Ass., l. c. 761 - Scrophularia Hoppei Koch Subiaco e monti di S., Sanc. 1864; App. 1894 - M. Viglio, m. 2156, 2358 (D. e T, 1893). La S. lucida L. ricordata da M. Calvo, SEB. e Maurr 1818 e monti di Cervara, MARATTI II, 54, 1822 è quasi certo da escludere dal Lazio. 762 - Scrophularia peregrina L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 763 - Scrophularia Scopolii Hoppe (S. Scorodonia Gris. nec L.). M. Autere: da Piano di Livata a Campo Minno, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag. 1898) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, App. 1894, sub S. Scorod. - M. Viglio, ABB., 1. c. f. grandidentata Boiss. (S. gr. Ten.) M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub S. gr. 302 5 G. CUFODONTIS 764 - Scrophularia vernalis L. M. Autore: grotta pr. la fonte di S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. 765 - Veronica Anagallis aquatica L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), verso il ponte di Cominacchio, lungo 1’ Aniene, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). var. anomala De Not. (V. tenella Schm. nec All., V. intermedia N. Terr.) M. Autore: S.S. Trinità, ecc., colla precedente. Rassomigliantissima ad una piccola V. Beccabunga ne differisce, a quanto sembra, soltanto per il fusto alquanto tetragono. Dal M. Autore vidi tutti i gradi di passaggio fra il tipo e questa varietà. 766 - Veronica aphylla L. Filettino, al Cantro (Rolli) Car. in Part. VI, 486, 1885. - M. Viglio, ABB. 1894. 767 - Veronica arvensis L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggete pr. Campo delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893). 768 - Veronica Beccabunga L. Filettino: alla Moscosa, m. 1600, 26. 8. (D. e T., 1893). 769 - Veronica Chamaedrys L. Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. 770 - Veronica Cymbalaria Bod. Subiaco, 30. 3. (D., 1893). 771 - Veronica officinalis L. M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: colli Albanesi, 23. 8. e Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). 303 Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 773 - Veronica repens Clar. in DC. (V. serpyllifolia L. var. r. Fiori). Campo Secco pr. M. Autore (Chiov. 1895) CHiov. 1897. Riporto questa citazione con riserva, poichè la specie, in Italia, non è confermata che per le montagne della Corsica. Forse in realtà si tratta della V. apennina Tausch o della V. tenella All., tutte apparte- nenti al ciclo della seguente. 774 - Veronica serpyllifolia L. M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Viglio, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893). Questa pianta differisce dal tipo, cui uguaglia perfettamente nel portamento, per la pelosità più abbondante del fusto, che, contraria- mente alla diagnosi di «foglie glabre, liscie, ecc.» per la specie in questione, si estende anche alle foglie. Fatti simili osservai sugli essic- cati di Huet pu Pav., PI. Neapol. 401, dall’ Abruzzo, Femmina Morta (Herb. Gen. Genova), che però appartengono alla var. alpina Ten. (V. tenella All.). Mi sembra che la V. s., indipendentemente dalla varia- bilità di altri caratteri, nelle regioni più elevate dell’ Apennino tenda ad accentuare notevolmente |’ indumento dei fusti e delle foglie. 75 - Veronica Teucrium L. (s. l.). M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). Non riesco a piazzare soddisfacentemente questi campioni. L’entita alla quale più si accostano, sarebbe la V. austriaca L. ssp. dentata Watzl (V. dentata Schm.), che però è affatto ignota dall’ Italia centrale e probabilmente tutta. Il confronto con esemplare di questa dalla Boe- mia mi istruì sulle differenze che sono: foglie più lunghe e ristrette alla base, brattee fiorali più lunghe del pedicello, mentre le nostre piante colle foglie quasi lineari-lanceolate, crenate o subiutere, largamente sessili, racemi lunghi fino a 10 cm. e brattee lunghe la metà dei 304 : G. CUFODONTIS pedicelli, non rientrano in nessuna delle var. distinte dal BEGurNoT (in Fiori, Fl. an. d’ It.). Purtroppo i saggi sono mal conservati, senza radice e per di più in avanzato stato di fruttificazione. 776 - Veronica Tournefortii Gmel. (V. persica Pourr., V. Buxbaumii Ten.). Subiaco: ponte di Rialto, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Tri- nità, m. 1337, 20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub V. Buxb. 777 - Veronica verna L. M. Autore: faggete pr. Campo delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B., 1896). 778 - Digitalis ferruginea L. Cervara: «ad montes », MaraTTI II, 56, 1822. - M. Autore: piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: nei campi, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 779 - Digitalis micrantha Schrad. (D. australis Ten., D. lutea var. m. Bertol.). Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)! BEc. 1903. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - Filettino: colli Albanesi, 23. 8. e Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, 1. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, App. 1894, sub D. lutea e D. l. var. m. In base all’ esauriente studio di BÉcuinoT (I. c., 1903) la vera D. lutea raggiunge a Terni il suo limite meridionale, per cui ho senza esi- tazione riferito tutte le citazioni del TERR. alla D. m., che dall’ Emilia si spinge fino in Calabria. 780 - Melampyrum arvense L. Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - M. della Croce, vers. occ. sopra Affile, 31. 7. (D.e T., 1893) - Filettino: ai colli Albanesi e per le eee | LA FLORA VASCOLARE 305 Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c. 781 - Melampyrum cristatum L. Cervara: in pratis montanis, MARATTI II, 42, 1822. 782 - Euphrasia minima Jacq. in Schult. M. Cotento: (Baldini e Pelosi 1885) BaLp. e PEL. 1886; ABB. 1894, a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, 23. 8. (D. e T., 1893). 783 - Euphrasia pectinata Ten. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 784 - Euphrasia salisburgensis Funck in Hoppe M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1700-1760, 3. e 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). 785 - Parentucellia latifolia (L.) Car. in Parl. (Bartschia I. S. et S.)L Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub B. J. 786 - Odontites lutea Rehb. (Euphrasia l. L.). Cervara: ad prata montana, MARATTI II, 42, 1822, sub E. /. - Subiaco, 8. 9. (L. D., 1895). 787 - Odontites serotina Rehb. (Euphrasia s. Lam.). Subiaco: verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Valle Simbrivio: sotto Valiepietra, 20. 8. (D. e T., 1893). 788 - Rhinanthus hirsutus Lam. (Alectorolophus h. All., R. Alectorolophus Poll.). M. Calvo, ABB. 1894, sub R. A. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio, Sanc. 1864, sub R. A. 306 G. CUFODONTIS 789 - Rhinanthus minor Ehrh. (R. Crista galli L. p. p.). M. Autore: Campo delle Ossa (Chiov. 1895) CHiov. 1897, Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896), pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: a Cerasolo (Martel- loni 1886) e dint. (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897. 790 - Pedicularis comosa L. Presso Camerata (Rolli) Car. in Part. VI, 435, 1885. - M. Calvo, ABB. 1894. - M. delia Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, m. 1200, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Cre- pacore, Maratti Il, 45, 1822. 791 - Pedicularis elegans Ten. (P. fasciculata Bert. et Aut. Ital.). M. Autore: pascoli (Cortesi 1895) BEG. e Senni 1900. - M. Tarinello: vetta (Bég. 1897) Bec. e S., 1. c. - M. Viglio: (Pelosi 1886, Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897, a m. 2156, 23. 8., fr. (D. e T., 1893) - Filet- tino: monti (Rolli 1856), M. Caforchietto, a S. Onofrio ed al piede del Repe (Martelloni 1886-87-88) CHiov. 1897. 792 - Pedicularis petiolaris Ten. M. Autore: pascoli pr. S.S. Trinità sopra Vallepietra (Chiov. 1895) CHiov. 1897. = 793 - Pedicularis tuberosa L. M. Viglio, ABB. 1894. OROBANCHACEAE 794 - Orobanche gracilis Sm. M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, fino sotto la vetta, 19. 8. ed alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893), sal. da Vallepietra a S.S. Trinità, m. 1000, 22. 6. (D., 1896) - Filettino: colli Staffi, 26. 8. (D. e T., 1893). LABIATAE 795 - Ajuga acaulis Brocchi Cantro: sommità (Rolli 1852) Car. in Part. VI, 312, 1884; CHIov. 1897 - Filettino: a Caforchietto e Scaffali (Martelloni 1887) CHiov. 1897. LA FLORA VASCOLARE 307 796 - Ajuga Chamaepitys (L.) Schreb. Subiaco: ruderi della villa di Nerone, 30. 3. (D., 1893), ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 797 - Ajuga reptans L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. var. montana Ten. Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 798 - Teucrium Chamaedrys L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894. A questo è probabilmente da ascrivere il Teucrium « vulgo Camedrio ecc. » ricordato dal MaraTTI II, 9. 1822 dai monti di Cervara. 799 - Teucrium flavum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 800 - Teucrium montanum L. M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: sommità, 3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio (Mauri) BertoL. VI, 35, 1844; Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 303, 1884. 801 - Teucrium Polium L. (T. album Poir., T. P. ssp. P. Briq.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 802 - Teucrium siculum (Raf.) Guss. (7. Scorodonia L. var. crenatifolium Guss.). Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893). 803 - Bouter altissima L. (S. commutata Guss., S. peregrina var. 4. we Pas Serra S. Antonio sopra Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 323, 1884, Sib) Sic: 308 G. CUFODONTIS 804 - Scutellaria Columnae All. (S. Gussonii Ten., S. peregrina var. €. lio @ Pade Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 805 - Lavandula Stoechas L. « Ad Sembrivivos montes etc. >, Maratti II, 15, 1822. 806 - Marrubium incanum Desr. (M. supinum Scop. nec L., M. candidis- simum Aut. Ital. et Austr. nec L.). Monti di Subiaco (Rolli) Car. in Part. VI, 67, 1884. - M. Calvo: sotto il monte di fronte a S. Celidonia, m. 1000, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Serra S. Antonio, Maratti II, 29, 1822, sub M. sup., Colli Albanesi e per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, cona di S. Ber- nardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893). Secondo uno studio di A. v. DEGEN (in Bot. Kézlem. XX, 1922) i cui risultati furono confermati in pieno da C. Lacarra (in N. G. B. I. XXXII, 211, 1925) il nome di M. candidissimum L. non è applicabile a questa specie, perchè fu imposto ad un’altra orientale e, come sembra pro- babile, completamente estranea all’ Europa. 807 - Marrubium vulgare L. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti della Pertusa, App. 1894. 808 - Sideritis romana L. Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). 809 - Sideritis sicula Ucria var. pseudo-syriaca Lac. (S. syriaca Ten. et Aut. Ital. nec L.). : Arsoli (Rolli) Car. in Part. VI, 61, 1884 - Cervara, 13. 8. (D., 1895) - M. Calvo: sotto M. Aurela di fronte a S. Celidonia, m. 1000, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), sal. a Liv., 11. 8. (D., 1895), sal. al Piano di Liv., m. 800, 15. 8. (D. e S., 1895). Riportata per la prima volta da Riofreddo, da SeB. e Mauri 1818 e da quasi tutti gli autori successivi. La S. hyssopifolia L. citata dal LA FLORA VASCOLARE 309 MaratTI II, 17, 1822 dalla Serra S. Antonio è certamente da radiare ed è, con riserva, da attribuire alla S. sic. 810 - Nepeta Cataria L. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim- brivio: sotto Vallepietra, 20. 8. e da V. al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894. 811 - Nepeta nuda L. (N. pannonica L. p. p., N. violacea L. p. p., N. n. ssp. pann. Gams). M. Autore: pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600-1650, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! e Campo della Pietra, m. 1300-1350, 7. 7. (D., 1898)!, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 a. 812 - Prunella laciniata L. (P. vulgaris var. I. L.). Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub Brun. grandiflora var. lac. - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900, sub B. vulg. 813 - Prunella vulgaris L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: « ad Sublacum oppidum supe- ratis montibus sesquimilliam infra, ad nemoris oras obvia », BARR. 25, n. 239, ic. 562, 1714 (ex manuscr. A. Béguinot), sub Brunella latifolia italica, flore carneo. - Filettino, ABB. 1894. 814 - Melittis Melissophyllum L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. 815 - Galeopsis Ladanum L. (G. orophila Timb.). Cameraia (Rolli) Car. in Par. VI, 231, 1884. - Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEc. e Senni 1900 - M. Tarino, App. 1894, (Bég. 1897) BEc. e S., 1. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, M. Cotento, ABB., l. c. ssp. latifolia Gaud. (G. 1. Hoffm., G. intermedia Vill., G. L. ssp. intermedia Briq., var. int. Mut.). Filettino: per la valle alla Fiumata e per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub var. int. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 12 ATTRITO 310 G. CUFODONTIS 816 - Lamium amplexicaule L. M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet- tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. ; 817 - Lamium garganicum L. var. glabratum Gris. (L. levigatum DC. nee L., L. grandiforum Pourr., L. g. ssp. glabratum, Briq.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 e da qui alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8., a S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), dal Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: a fontana Rolli e S. Lucia, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, sub L. levig., Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). Col L. Orvala L., inesistente nel Lazio, citato dal MARATTI, II, 22, 1822 dai monti di Cervara, quasi certo devesi intendere questa specie. 818 - Lamium maculatum L. var. nemorale Rchb. (L. rubrum Wallr., L. m. var. rubrum Briq.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) e lungo la strada per Jenne, 30. 3. (D., 1893). L’ ultimo saggio sarebbe da riferire alla f. Tenoreanum Bég. (L. rugosum Ait., L. m. subvar. r. Rchb.). 819 - Ballota nigra L. Subiaco: alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 820 - Stachys Alopecurus Benth. (Betonica A. L.). M. Autore: sommità (Rolli) Car. in Part. VI, 106, 1884, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) e m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898). Per quanto nella Fl. anal. per il Lazio sia indicato solo il tipo della specie, i saggi da me visti vanno riferiti alla var. Jacquini Beck (Bet. divulsa Ten., Bet. Jacquini Gr. et Godr., S. Jacq. Fritsch, S. A. var. divulsa Grande). $21 - Stachys annua L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 311 822 - Stachys germanica L. (S. polystachya Ten.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). ssp. salviifolia Gams (S. s. Ten., S. italica Aut. nec Mill., S. g. var. alba Car.) Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). L’ ultimo esemplare occupa una posizione alquanto intermedia. 823 - Stachys Heraclea All. M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895), da Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895), pr. la capanna di Nicola (falegnami), m. 1600, 20.7. ed alla vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e'De Mag., 1898) - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). 824 - Stachys officinalis (L.) Trevis. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, e lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). 825 - Stachys recta L. Subiaco: grotia deil’ Inferniglio, 2. 8. e sal. alla gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, App. 1894. - M. Cotento, ABB., l. c., sub var. grandiflora (?). Gli esemplari da me visti sono tutti da riferire alla ssp. /abiosa Bria. (S. LZ. Bertol., S. r. var. Z. F. et P.). Il primo da Livata è più tipico. 826 - Stachys silvatica L. M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894 (*). (*) Maratti II, 35. 1822 riporta erroneamente dalla Serra S. Antonio 1’ Horminum pyrenaicum L. che in realtà non esiste a meridione delle Alpi Apuane. 312 G. CUFODONTIS 827 - Salvia glutinosa L. Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 11. 8., selve di S. Francesco, 15. 8 (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893)!, App. 1894, S. Lucia, ABB., l. c., miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., l. c. 828 - Salvia pratensis L. Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 829 - Salvia Sclarea L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi: verso Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 247, 1884. 830 - Salvia Verbenaca L. var. clandestina Brig. (S. el. L., S. V. var. ver- nalis Boiss.). Subiaco: M. Francolano, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, 20. 8. (D. e T., 1893).. 831 - Salvia virgata Ait. (S. garganica Yen., S. pratensis L. ssp. virg. Gams) Dint. di Vallepietra, Sanc. 1864, e monti circost. il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894, ambidue sub S. garg. 832 - Melissa officinalis L. f. villosa Benth. (M. romana Mill., M. o. var r. Briq.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 833 - Satureia montana L. (communis Vis.). Subiaco: monti (Mauri, Fiorini-Mazzanti) BertoL. VI, 56, 1844; Sane. 1864; Car. in Part. VI, 107, 1884, ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895), S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Mauri 1820; Sanc. 1864, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. LA FLORA VASCOLARE 313 834 - Micromeria graeca L. var. densiflora Benth. (Satureia tenuifolia Ten., S. graeca L. var. congesta Brig.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. della Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Alto Sim- brivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SennI i900, sub S. ten. 835 - Micromeria Juliana Benth. (Satureia J. L.). Filettino, ABB. 1894. 836 - Calamintha Acinos Clairv. (Thymus A. L., Satureia A. Scheele). M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893). Forse da riferire alla seguente C. alpina. Le due specie, a mio modo di vedere, sono insufficientemente distinte. Nè l’ annuità o perenneità, nè la posizione dei denti calicini nel frutto, nè |’ indumento bastano per distinguerle. 837 - Calamintha alpina Lam. (Thymus a. L., Satureia a. Scheele). M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete sopra gli Scifi, 7. 7. (D., 1898) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino, Ass. 1894 - M. Viglio: ABB., l. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 838 - Calamintha grandiflora Mch. (Melissa g. L., Satureia g. Scheele, Thymus g. Scop.). M. Calvo sopra Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900 - M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)! e da Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895)! Piano di Livata (Senni 1897) Béc., |. c. - Serra S. Antonio pr. Filettino: (Rolli) MauURI 1820 e Sanc. 1864, sub Thymus g., a m. 1700, 26. 8. (D. e T, 1893)! BEc., 1. c. 839 - Calamintha Nepeta Savi (Melissa N. L., C. parviflora Lam., Satu- reia N. Scheele, Thymus N. var. canescens Guss.). M. della Croce presso Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T.. 1893) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). RE ARR ITER I, SACRI RETI IT CAMPANE ARTI 314 G. CUFODONTIS 840 - Calamintha officinalis Mch. (Satureia Calamintha Scheele, S. C. var. | silvatica Briq., Melissa Cal. L.). Subiaco: grotta deli’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica a S. Donato, | m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Bee. e SENNI 1900. : 841 - Calamintha suaveolens Boiss. (Satureia alpina Scheele ssp. suaveo- lens Briq.). | M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 842 - Calamintha vulgaris Druce (Clinopodium v. L., Satureia v. Fritsch). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325- 1700,.3. 8. (D. e T., 1893). 843 - Hyssopus officinalis L. | Cervara: ad montes, MaratTI II, 12, 1822. 844 - Thymus Serpyllum L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB. 1894, sub typo - M. Calvo, ABB., |. c., sub var. montanum. var. angustifolium Fiori (7. a. Pers. fide Fiori) M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. e da Livata a C. M., m. 1325- 1700, 19. 8., M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 845 - Thymus striatus Vahl var. acicularis Borb. (sensu Fiori) (7. acic. W. et K.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: sommita, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893). Lo studio dei timi europei e in particolare di quelli italiani non è ancora per nulla corcluso. Fra i diversi sistemi proposti dai vari spe- cialisti (Lyka, RonNIGER) è ben difficile una scelta per il profano. I nostri timi andrebbero riveduti nel loro complesso almeno come Ron- NIGER ha fatto per quelli balcanici ed allora appena sarà possibile una determinazione aimeno approssimativamente esatta dei nostri mate- LA FLORA VASCOLARE 315 riali. A nulla serve comunque continuare a servirsi di concetti come « T. Serpyllum », che ormai non hanno alcun significato se non quello di sezione o subsezione del genere. 846 - Origanum vulgare L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., sal. a Livata, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). Ad Agosta anche la f. prismaticum Gaud. 847 - Lycopus europaeus L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 848 - Mentha aquatica L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893). f. hirsuta H. Br. (M. h. Huds.) Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 849 - Mentha dumetorum Schult. (M. aquatica x longifolia). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 850 - M. niliaca Jacq. (M. nemorosa W., M. longifolia x rotundifolia). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., Monte della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 851 - Mentha Pulegium L. var. villosa Benth. (M. tomentella Hoffmgg. et Lk.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 852 - Mentha rotundifolia Huds. var. glabrescens Timb. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). VERBENACEAE 853 - Verbena officinalis L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 316 G. CUFODONTIS GLOBULARIACEAE 854 - Globularia cordifolia L. M. Calvo: SeB. e MauRI 1818; Sanc. 1864; ABB. 1894, sal. da Subiaco, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno, m. 1700, e vetta, mn: 1853) 3: (8. (Dee 1. 1893), alla vetta: 22462 DE 1896, 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, ABs. 1894, a m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, e macchia di Faito, m. 1430, 27. e 28. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. - In tutto il gruppo dei Simbruini sopra i m. 1200, Ass. 1894. Tutti gli esemplari da me esaminati sono da riferire alla ssp. belli- difolia Hay. (G. b. Ten.). 855 - Globularia Willkommii Nym. (G. vulgaris L. p. p.). ME dellaXGroce vers Mors Ml 569 RZ (Deseedes 1893) - Subiaco: sal. alla goia di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet- tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. vulg. PLANTAGINACEAE 856 - Plantago argentea Chaix M. Calvo pr. Subiaco: ABB. 1894; a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e sotto la vetta, m. 1390, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani, m. 1000, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. da Piano di Livata a S. Donato, m. 1200, 3. 6. (D. e B., 1896). i 857 - Plantago Cynops L. Monti di Subiaco: SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864; App. 1894 - Filet- tino (Bég. 1895) BEG. 1900 b. Gli esemplari di Subiaco molto verosimilmente sono da riferire alla P. Psyllium. 858 - Plantago lanceolata L. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. LA FLORA VASCOLARE 317 var. eriophylla Decne. in DC. (P. dubia L., P. tomentosa Gilib.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). var. sphaerostachya M. et K. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893). 859 - Plantago maior L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) nella var. pauciflora (Gilib.) - Vallepietra: alle Acque delle Donne, 26. 8. (D. e T., 1893) la f. minima Wimm. et Gr. (P. minor Gilib.). 860 - Plantago media L. M. Autore: Piano di Livata (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897, 3. 8. e da S. Donato al M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), capanne di Nicola sopra Campo della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 861 - Plantago montana Lam. Cantro, alla sommità (Rolli 1856) CHiov. 1897. Scoperta sul M. Monna negli Ernici dal BEGuiNoT nel 1895. 862 - Plantago Psyllium L. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896). 863 - Plantago serpentina All. (P. maritima L. var. s. Bég. in F. et P., P. s. var. montana Ten.). M. Viglio: ABB. 1894, sub P. mar. var. genuina Koch, a m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893). RUBIACEAE 864 - Galium Aparine L. Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 865 - Galium baldense Spr. (G. magellense Ten.). M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). 866 - Galium Cruciata (L.) Scop. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. 318 G. CUFODONTIS var. chersonense Stey. Subiaco: verso Jenne, 30. 3. (D., 1893), M. della Croce, vers. or., m. 156037 REC (Demet 893)! 867 - Galium lucidum All. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno fino sommità, m. 1700-1853, 3. 8. (D. e T., 1893), da E della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895), vetta, m. 1850, 19. - (D. e De Mag., 1898). 868 - Galium Mollugo L. var. elatum H. Br. (G. e. Thuill.). Agosta: 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 969 - Galium parisiense L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894. var. divaricatum Vis. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 870 - Galium pedemontanum All. Campo Secco sopra Camerata (Rolli) Car. in Part. VII, 62, 1887. 871 - Galium pumilum Murr. var. austriacum Hay. (G. silvestre Poll. P= Ps Ge asperum Schreb. p. p., G. austriacum TERE G. pusillum Aut. It. p. p.) Trevi, Filettino, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB. . 1894, sub G. silv. e pus. 872 - Galium purpureum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. LA FLORA VASCOLARE 319 873 - Galium tricorne St. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgente della Pertusa, ABB. 1894. 874 - Galium vernum Scop. M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). Da riferire alla var. Halleri Fiori (G. H. R. et S.). 275 - Galium verum L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895). 876 - Sherardia arvensis L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Ta- rino, ABB. 1894. 877 - Asperula aristata L. f. ssp. longiflora Hay. in. Hegi (A. longiflora W. e K. p. p., A. flaccida Ten., A. cynanchica var. I. Vis. et ssp. aristata Bég. in F. et P.). | Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), sal. a So Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, Campo Minno, m. 1700 e sommità, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: fontana Rolii e miniera d’ asfalto, 22. 8. e cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893), sorgente della Pertusa, App. 1894 - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 878 - Asperula arvensis L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893), nelle messi, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 879 - Asperula cynanchica L. Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bec. e SennI 1900. var. nitens Sang. (A. n. Guss.) Filettino (Rolli) Car. in Part. VII, 85, 1887. De an TRO VIRA LO TR RE E 320 G. CUFODONTIS 880 - Asperula odorata L. M. Autore: faggete int. alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag, 1898) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. fr. (D. e T. 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. CAPRIFOLIACEAE 881 - Adoxa Moschatellina L. M. Autore: faggete int. alla vetta, m. 1800, 7. 7. (D., 1898) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co- tento a M. Tarino, ABB. 1894. 882 - Sambucus Ebulus L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893). 883 - Sambucus nigra L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 884 - Lonicera alpigena L. M. Calvo, App. 1894 - M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)!, faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895)!, Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895)!, Campo della Pietra, m. 1300, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898)!, faggeti int. alla | vetta, m. 1800, 7. 7. (D., 1898)! Bfc. 1900. - Filettino: macchia di | Faito, m. 1430, 27. 8., fr. (D. e T., 1893) Béc. 1900. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 885 - Lonicera etrusca Santi | Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. La Lonicera implexa Ait. indicata da ABB., |. c. nelle stesse località della preced. € un elemento mediterraneo, certo da escludere dai M. Simbruini. VALERIANACEAE 886 - Valeriana montana L. : Filettino: Apennino (Rolli) Car. in Part. VII, 147, 1887, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. - M. Viglio, ABB., l. c. LA FLORA VASCOLARE 321 I saggi da me visti dal M. Monna nei vicini Ernici (Bég. 1895) vanno ascritti alla var. alpina Ten. (V. cuspidata Bert. ex Ten.). » 887 - Valeriana officinalis L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e sal. da qui nelle faggete, 11. 8. (D., 1895), faggete sopra Liv., m. 1400, 19. 7. e pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. 888 - Valeriana tripteris L. M. Calvo pr. Subiaco, Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864 - Filettino: colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1900 b. 889 — Valeriana tuberosa L. M. Calvo: ABB. 1894, sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani sopra Subiaco, m. 1000, 31. 5. (D. e B., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 890 - Valerianella coronata (L.) Lam. et DC. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 891 - Valerianella discoidea (L.) Lois. Vallepietra, SANG. 1864; Car. in Part. VII, 174, 1887; App. 1894. 892 - Valerianella echinata (L.) Lam. et DC. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896)! BEG. 1900 a. 893 - Valerianella puberula DC. Filettino, App. 1894. DIPSACACEAE 894 - Dipsacus silvester Huds. (D. fullonum L. p. p.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 322 G. CUFODONTIS 895 - Cephalaria leucantha (L.) Schrad. (Scabiosa 1. L.). M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, MARATTI, I, 93, 1822, sub Scab. I. 896 - Cephalaria transilvanica (L.) Schrad. Agosta: 14. 8. (D. e T., 1893), verso Cineto, 19. 8. (D. e S., 1895) - ‘Subiaco: verso Cineto, 15. 9. (L. D., 1895). 897 - Knautia arvensis Coult. (Scabiosa a. L., Trichera a. Schrad.). M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) la f. fallax Briq. - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Comi- nacchio, 21. 6. (D., 1896) la f. pratensis (Schm.) Szabo. - Filettino: sorgenti della Pertusa e per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub Trichera a. 898 - Knautia integrifolia Bertol. (Scabiosa i. L., Trichera hybrida R. et S.). Subiaco, MARATTI, I, 415, 1822, sub Scab. i. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara allo Mo- scosa, ABB. 1894, sub Trich. hybr. var. int., dintorni di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 899 - Knautia purpurea (Vill.) Borb. var. illyrica Szabo (K. illyrica Beck, Trichera collina Freyn, Scabiosa arvensis var. coll. Vis.). Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 900 - Succisa pratensis Mch. (Scabiosa Succ. L.). Subiaco: «pr. monasterium », MARATTI, I, 94, 1822, sub Scab. Succ. 901 - Scabiosa argentea L. ssp. Wulfenii Bég. ex Hay. (S. alba Scop., S. Wulf. Kern.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: selve verso Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). 902 - Scabiosa atropurpurea L. var. maritima Bég. in F. et P. (S. mar. L., S. grandiflora Scop.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. ed alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893). 903 - Scabiosa Columbaria L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). LA FLORA VASCOLARE 323 904 - Scabiosa pyrenaica All. (S. mollissima Aut., S. gramuntia var. to- mentosa Koch). Serra S. Antonio pr. Filettino, SANG. 1837 e 1864; Car. in Part. VII, 227, 1887. 905 - Scabiosa uniseta Salvi (S. Columnae et uniseta Ten., S. pauciseta DC., S. Columbaria var. u. Bég. in F. et P.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., sal. alla gola di Livata, 1. 8., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). Seguendo le vedute di LacarrA (in N. G. B. I. XXV, 1918) credo che a questa entità debba riconoscersi valore specifico. CUCURBITACEAE 906 - Ecballium Elaterium A. Rich. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 907 + Bryonia dioica Jacq. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet- tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894. CAMPANULACEAE 908 - Phyteuma hemisphaericum L. M. Viglio, ABB. 1894. 909 - Phyteuma orbiculare L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Non è bene precisabile a quale delle numerose f. e var. sia da attri- buire questa citazione, ma sospetto che si tratti della var. Columnae DC. 910 - Campanula Cavolinii Ten. (C. fragilis Cyr. var. C. Bég. in F. et. P.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e rupi a ponte S. Mauro, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore, S.S. BRR TATA NPI 324 G. CUFODONTIS Trinità: in rupibus secus sacellum, Sanc. 1864 e TANF. in Part. VIII, 115, 1888, sub C. garganica Ten., a m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), rupi pr. Vallepietra ed il santuario, 25. 7. (B., 1895). Già BécuinoT (in Fiori e Paol. Fl. d’It. III, 182) ha giustamente riferito a questa specie le determinazioni errate del Sang. e del Tan- fani. I saggi da me esaminati appartengono alla var. hirta Ten., ma fra quelli di ponte S. Mauro e Rapone alcuni segnano per |’ indumento diminuito un evidente passaggio alla var. glabra Ten. 911 - Campanula Erinus L. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 912 - Gampanula foliosa Ten. Serra S. Antonio pr. Filettino: prati verso M. Cotento (Rolli) Tanr. in Part. VIII, 75, 1888. L. c. sta scritto « M. Potente », ma si tratta di evidente « lapsus calami » od « impressionis ». 913 - Campanula glomerata L. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e M. Liv., m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: colli Albanesi, ABB. 1894. Alcuni esemplari di Livata, lussureggianti, si avvicinano alla f. speciosa Bég. in F. et P. (C. s. Horn.). 914 - Campanula persicifolia L. M. Calvo, Ses. e MaurI 1818; Sanc. 1864; Tanr. in Part. VIII, 129, 1888; Ass. 1894. - Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1393), Campo della Pietra, m. 1360, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: sorgenti dell’ Aniene (Rolli) TanF., l. c.; ABB., l. c., dint., alle Arene Bianche e per la valle alla Fiumata, Aps., l. c., fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, Ass., l. c. LA FLORA VASCOLARE 325 915 - Campanula Rapunculus L. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e selva di S. Fran- cesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sor- genti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. 916 - Campanula rotundifolia L. M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Alto Simbrivio: Fontanile al Pantano (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900. - M. Cotento, ABB. 1894. - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Serra S. Antonio (Mauri) Bertov. II, 464, 1835, per valle Granara alla Moscosa, ABB., |. c., alle Lisce, m. 1250, 28. 8. (D. T., 1893). I saggi da me visti corrispondono ottimamente alla C. Justiniana Witas. che, tipica, è però limitata alla Venezia Giulia. var. macrorrhiza Bég. in F. et P. (C. m. Gay in DCO.). Rocca di Cervara, m. 1100 (Pirotta 1895) CHrov. 1897, sub C. m. var. angustifolia Tanf. in Parl. (vedi oss. alla sp. seg.). 917 - Campanula Scheuchzeri Vill. (C. linifolia Aut. nec Scop.). M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D: e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Serra S. Antonio, SANG. 1837 e 1864, sub C. linif., Campo Latino (Rolli) TANF. in Part. VIII, 93, 1888. Secondo Hayek in Heci, Ill. Fl. v. M. - Eur. VI-1, la C. linifolia Scop. sarebbe identica alla C. macrorrhiza di Tanf., 1. c. (vedi sopra) che non corrisponderebbe alla specie del Gay, entità diffusa solo in Francia e Spagna. TANFANI invece nega l’ esistenza della C. linifolia negli Apennini. Non è questa l’ occasione per schiarire la cosa e mi limito a far rilevare queste incertezze e diversità di vedute. 918 - Campanula Trachelium L. M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 11. 8., 326 G. CUFODONTIS da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. D. e T., 1893) - Filet- tino, ABB. 1894. Alcuni esemplari da ponte Rapone e M. della Croce, con calice più irsuto, si accostano alla var. dasycarpa M. et K. 919 - Legouzia falcata Fritsch (Prismatocarpus f. Ten., Specularia f. DC.). Subiaco: verso ponte Rapone, 14. 8. (D. e T., 1893). 920 - Legouzia Speculum Veneris Fisch. ex Schz. et Thell. (Campanula S. V. L., Specularia S. DC.). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Cominacchio, alla confluenza del Simbrivio coll’ Aniene, 21. 6. (D., 1896) - Filettino e da F. per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, sub Specularia S. V. 921 - Edraianthus graminifolius DC. (Hedraeanthus g. DC., Wahlenbergia g. DC., Campanula g. L.). M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e SennI 1900, sub Hedraeanthus. - M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896)!, alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893)! e 15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e S., I. c. som- mità, 7. 7. (D., 1898) - M. Tarino: ABB. 1894, sub Wahlenbergia, vetta (Bég. 1897) BEc. e S., 1. c. - M. Viglio: ABB., 1. c., m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! e 21. 7. (B., 1895)! Béc. e S., 1. c. - M. Cotento: ABB., l. c., a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. e S., 1. c. - Trevi, dint. di Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. MaRaTTI (II, 288, 1822) indica alla Serra S. Antonio la Lobelia urens L., che in Italia manca completamente ed è quindi da cancellare. COMPOSITAE 922 - Eupatorium cannabinum L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 923 - Adenostyles alpina Bl. et Fing. var. australis Fiori (A. australis Nym.). M. Autore: Campo Minno e da qui agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b, sub typo. - M. Viglio, boschi, 21. 7. LA FLORA VASCOLARE 327 (B., 1895)! Béc., l. c. - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, pro typo, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! B£c., l. c. - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 924 - Senecio apenninus Tausch (S. Doronicum var. a. Fiori). Filettino: valle dell’ Orso (Martelloni 1888) CHiov. 1897, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Roja pr. Trevi (Martell. 1887) CHÒiov. 1897 - Vallepietra (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897 - M. Tari- nello, vetta (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900. 925 - Senecio Cacaliaster Lam. Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894. 926 - Senecio erraticus Bertol. (S. Jacobaea L. var. barbareaefolius Fiori). Anticoli Corrado, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Ruffi: fosso della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Agosta, 14 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), sulla strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895). 927 - Senecio erucifolius L. Cervara, MARATTI, II, 246, 1822. 928 - Senecio lanatus Scop. (Cineraria arachnoidea Rehb., S. ar. Sieber, S. Scopolii H. et Hornsch., S. Doronicum L. var. l. Vis.). M. Calvo: ABB. 1894, sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: sal. da S.S. Trinità al Campo della Pietra, m. 1500, 22. 6. (D., 1896). 929 - Senecio nebrodensis L. Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894. Si tratta certo della var. rupestris Fiori (S. r. W. et K.). 930 - Senecio nemorensis L. var. Fuchsii Koch (S. F. Gmel., S. sarrace- nicus L. p. P.). Cervara, MaraTTI, II, 249, 1822, sub S. sarr. - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: mac- chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 328 G. CUFODONTIS 931 - Senecio vulgaris L. Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893). 932 - Doronicum Columnae Ten. (D. cordifolium Sternb., D. cordatum Schz.-Bip.). M. Autore: m. 1700, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, M. Calvo, ABB., l. c. 933 - Bellis perennis L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: colli Staffi, m. 1800 e Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8., all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894. 934 - Bellidiastrum Michelii (L.) Cass. (Amica Bell. All., Margarita Bell. Gaud.). M. Calvo: Ses. e Mauri 1818, sub Arnica; Sanc. 1864, sub Marg.; Ass. 1894 (*). 935 - Solidago Virgaurea L. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T,, 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 936 - Erigeron acer L. Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. e 18. 8., colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8., S.S. Trinità, 20. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. alla vetta, 11. 8. (D., 1895), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) e scend. dalla vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - (ME da cancellare 1° Aster Amellus L. indicato dal Maratti (II. 249, 1822) da Cervara. LA FLORA VASCOLARE 329 Vallepietra, 25. 7. (B., 1895) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 937 - Erigeron canadensis L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 938 - Erigeron polymorphus Scop. (E. alpinus L. var. glabratus Fiori, E. gl. Hoppe). M. Autore: sommità, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, vetta, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento: ABB. 1894, sub E. alp., a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 939 - Leucanthemum Gussonii Nym. (Tanacetum tridactylites Kern. et Huter, Chrysanthemum trid. Fiori, Ch. ceratophylloides All. var. trid. Fiori, Ch. atratum Jacq. var. trid. Fiori, Anthemis petraeù Bég. 1897, Chrys. graminifolium Aut. Ital. nee L.). M. Autore: S.S. Trinità e M. della Tr., Sanc. 1864 e ABB. 1894, sub Chrys. gram., (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897, sub L. ceratoph., vetta, m. 1853, 7. 7. (D., 1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900 b, sub L. ceratoph., 3. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), 19. 8. (D. e S., 1895) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, 1. c. Entità non bene schiarita di nomenclatura intricata, che sembra co- stituire un endemismo dell’ Apennino. 940 - Leucanthemum vulgare Lam. (Chrysanthemum leuc. L.). Subiaco: alla Rocca, ABB. 1894, sub Chr. I., M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, 3. 8. (D. CIIIESIRI89SÌ 941 - Tanacetum Achilleae Schz.-Bip. (Chrysanthemum A. L., Ch. corym- bosum L. var. A. Fiori Pyrethrum A. DC.). M. Ruffi: valle frigida sotto la vetta di M. Costasole, m. 956, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore, 26. 7. (B., 1895) - Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894, sub Pyr. A. - M. Viglio, 21. 7. (B., 1895). 330 > G. CUFODONTIS 942 - Tanacetum corymbosum Schz.-Bip. (Pyrethrum ce. Willd., Chrysan- themum c. L.). M. Tarino (Bég. 1897) Bfc. e SENNI 1900. Forse da riferire al precedente. 943 - Tanacetum Parthenium Schz-Bip. (Chrysanthemum P. Bernh., Py- rethrum P. Sm.). M. Ruffi: valle frigida sotto la vetta di M. Costasole, roccie, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). Il Maratti (I, 261, 1822) indica da Cervara il Chrysanth. monspe- liense, ma questa specie non fa parte della flora italiana. 944 - Artemisia Absinthium L. Filettino: dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893). 945 - Artemisia alba Turra ssp. Lobelii Gams (A. Lob. All., A. campho- rata Vill., A. rupestris Aut. Ital. nec. L.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), verso S. Bene- detto, 16. 8. (D. e S., 1895) e 12. 9. (C. D., 1895), roccie sulla strada per Jenne, 17. 9. (C. D., 1895) - Filettino: colli Albanesi e sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, sub A. camph. - M. Crepacuore, MARATTI, II, 233, 1822, sub A. rup. 946 - Artemisia vulgaris L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. e verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893). 947 - Anthemis arvensis L. . M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Subiaco: M. della Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893). 948 - Anthemis brachycentros Gay (A. segetalis Ten.). Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Subiaco: scend. dal Piano di Livata, pr. S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Tri- LA FLORA VASCOLARE 331 nità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, scend. dalla vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 949 — Anthemis Cotula L. Cervara, MARATTI, II, 265, 1822, sub Cotula aurea L. Riferisco con riserva questa citazione a questa specie. La vera C. a. L. non esiste in Italia. 950 - Anthemis montana L. M. Viglio, ABB. 1894. 851 - Anthemis tinctoria L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 952 - Achillea Barrelieri Schz.-Bip. (Anthemis B. Ten., Ptarmica B. DC., Anth. mucronulata Bertol. var. B. f. Tenorei Fiori). M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub Anth. B. Questa e le prossime oxyloba e mucronulata vanno assolutamente ascritte alle Achilleae e non alle Anthemides! Questo fatto d’ altrende era già noto a DC. nel 1837 ed ancor meglio a ScHuLtz-Brp. nel 1855, quando procedette alla fusione dei generi Ptarmica ed Achillea. 953 - Achillea Millefolium L. ssp. collina Weiss (A. collina Becker) Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1306, 1. 8. (D. e T., 1893). ssp. magna Fiori (A. magna L. s. 1.) «Ad Simbrivivos », MARATTI, II, 270, 1822, sub A. m. 954 - Achillea nobilis L. M. Ruffi: fosso della selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898). TATE MICE Sis RA, (ESITI eg ae TONES! URS aT Po, 332 G. CUFODONTIS 955 - Achillea setacea W. et. K. (A. Millefolium L. var. s. Koch et ssp s. Weiss). Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 956 - Micropus erectus L. Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898)! BEc. 1900b - Vallepietra: verso S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897. 957 - Filago spathulata Presl (F. germanica ssp. s. Rouy). Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 958 - Antennaria dioica (L.) Gaertn. «Ad m. Petrae » (prob. = Campo della Pietra o M. di Vallepietra) MaRaTTI, Il, 237, 1822, sub Gnaphalium d. L. 959 - Gnaphalium luteo-album L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D.e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 960 - Gnaphalium silvaticum L. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! e da Liv. alla vetta (Senni 1897), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900c - Filettino: (Mauri) BertoL., IX, 146, 1853, sub G. rectum W., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! Bec., 1. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bfc., l. c. Gli esemplari da me esaminati sono riferibili alla var. Lobelii Ten. Gli ultimi citati non sorpassano i 10 cm. d’ altezza. 961 - Gnaphalium supinum L. M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c - M. Cotento: Ass. 1894, a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB., l. c. 962 - Helichrysum citrinum Ces., Pass. e Gib. (nec Nym?) Filettino, ABB. 1894. i Ni aa vee del: de pci iaia dtt Lt TE A DI LA FLORA VASCOLARE 333 La nomenclatura di questa specie non è chiara. Se essa veramente costituisce una specie distinta dalle altre italiane, non sembra proba- bile che sia identica al Gnaphalium Stoechas L. (H. St. Mch. ve! DC.) che è limitato alla Spagna e Francia, e questo nome non sembra appli- cabile per nessuna delle specie italiane. Non è però escluso che la pianta citata da ABBATE sia semplicemente da riferire alla seguente. 963 - Helichrysum italicum G. Don Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893). 964 - Phagnalon sordidum (L.) Rehb. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. a S Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). 965 - Inula Conyza DC. (Conyza squarrosa L.). Cervara, MARATTI, II, 239, 1822, sub Con. sq. - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. ed alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893) - Jenne, 24. 8. (L. D., 1895). 966 - Inula hirta L. var. oblongifolia Beck M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 967 - Inula montana L. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, 21. 7. (B., 1895) - Filettino: colli Albanesi, ABB. 1894. 968 - Inula salicina L. var. latifolia DC. (I. s. var. aspera Beck et ssp. aspera Hay., I. aspera Poir.?). M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 969 - Inula spiraeifolia L. (I. squarrosa L.). Cervara, Maratti, II, 254, 1822 - Vallepietra: verso il confine napo- litano, Sanc. 1864; V., ABB. 1894, sub J. sq. 970 - Pulicaria dysenterica (L.) Gaertn. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7.,. grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894. 334 G. CUFODONTIS 971 - Pallenis spinosa (L.) Cass. (Asteriscus s. Schz.-Bip.). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 972 - Bidens tripartitus L. Subiaco: sponde dell’ Aniene, 4. 8. (D. e T., 1893). 973 - Echinops Ritro L. Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. Si tratta probabilmente della var. siculus Fiori (E. s. Strobl). 974 - Echinops sphaerocephalus L. Subiaco: M. della Croce, vers. or. ed occ., m. 1156, 30. 7. (D. e T., 1893) e verso Jenne, 24. 8. (D., 1895) - « ad Simbrivivos », MARATTI, II, 287, 1822 - Filettino: nei campi, 24. 8. (D. e T., 1893). 975 - Carlina acanthifolia All. M. Ruffi: sotto la vetta di M. Costasole, m. 1100, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Calvo: pr. la vetta, 13. 8. (D., 1895) - M. Autore: Campo della Pietra, selve e prati, m. 1300-1400, 19. 8. (D. e T., 1893), 20. 7. (D. e De Mag., 1898), M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Tarinello (Bég. 1897) Bec. e SennI 1900. - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, AB. 1894. 976 - Carlina acaulis L. M. Calvo: Ses. e MaurI 1818, sub var. caulescens All.; Sanc. 1864; ABB. 1894. - M. Autore: vetta, m. 1800-1853, 3. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), M. e Piano di Livata, m. 1325-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). Tutti gli esemplari da me visti appartengono alla var. alpina Jacq., che sembra predominare. 977 - Carlina corymbosa L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895). . | a ALE AE LETO e alp I AU re PRAT DI - n 3 > LA FLORA VASCOLARE 335 978 - Carlina vulgaris L. Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e SennI 1900. 979 - Xeranthemum foetidum Mch. (X. cylindraceum S. S.). M. Ruffi: valle del Merro sotto M. Costasole, verso Anticoli, 23. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 b, sub X. cyl. - Subiaco: da S. Do- nato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893)! Béc., Il. c. - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894. 980 - Xeranthemum inapertum (L.) Mill. M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896)! BEc. 1900b - Subiaco: M. della Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7., ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! BEG. l. c. 981 - Arctium minus (Hill) Bernh. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 982 - Jurinea mollis Rehb. (Carduus m. L.). M. Calvo: Ses. e Mauri 1818, sub C. m.; Sanc. 1864; Asp. 1894. - M. Autore: S.S. Trinità, 22. 6. (D., 1896) BEc. 1900 b. 983 - Grupina vulgaris Cass. (Centaurea Cr. L.). Cervara, MARATTI, Il, 274, 1822, sub Cent. Cr. - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 21. 6. (D., 1896). 984 - Gentaurea Calcitrapa L. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 985 - Centaurea ceratophylia Ten. (C. rupestris var. c. Fiori). M. Cotento (Rolli, Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886; Ass. 1894. - Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900 b. Gli esemplari da me visti corrispondono alle f. pumila Arc. e latisecta Fiori. OS Tete DI, RO RPO pin eat ree eae pe eee SC toh 336 G. CUFODONTIS 986 - Centaurea Cyanus L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., l. c. 987 - Centaurea deusta Ten. ssp. concolor Hay. (C. leucolepis DC. p. p., C. splendens Ten. nec L., C. alba Aut. Ital. nec L., C. alba var. concolor DU. p. p., C. concolor Lac.). M. Ruffi: M. Costasole, scend. al Merro, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub C. alba. ‘ In parecchi esemplari in fioritura più avanzata le squame medie mo- strano una macchia bruna, più o meno visibile. Per la complicatissima nomenclatura di questa entità confr. Lacaira in N. G. B. I., XXX, 202 seg., 1923. 088 - Gentaurea dissecta Ten. Monti di Filettino (Rolli; Baldini e Pelosi 1886) BALD. e PEL. 1886. - M. Cotento, ABB. 1894. Citazioni probabilmente riferibili alla var. virescens Ten. var. melanocephala Fiori M. Autore: dagli ultimi faggi alla vetta (Senni 1897), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! e Campo della Pietra, sal. alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e SennI 1900, sub var. virescens, Piano di Livata, m. 1350, 7. 7. (D., 1898). var. virescens Ten. Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) BEG. e S., 1. c. - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., 1. c. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag, 1898)!, S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c., faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e S., 1 c. - M. Viglio, m. 1400, 21. 8. (Bég. 1895) B£c. e S., ee ar een a td e A a LA FLORA VASCOLARE 337 1. c. - Filettino: alle Lisce, m. 1250, ed Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c. 989 - Gentaurea Jacea L. Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893). ssp. angustifolia Gugl. (C. a. Schk., C. amara L., C. J. var. amara Vis.) Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. e sal. a Livata, 11. 8. (D., 1895) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag, 1898) - Serra S. Antonio: «ad rupem Diaboli», MARATTI, II, 278, 1822, sub C. amara. var. neapolitana Fiori (C. n. Boiss.) Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: selve verso Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893). 990 - Centaurea montana L. M. Calvo, App. 1894 - M. Cotento, ABB., l. c. - M. Tarino, Ass., 1. c., (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900, con vassaggi alla C. axillaris - Trevi, Filettino, a fontana Rolli e S. Lucia, per le Arene Bianche alle sor- genti dell’ Aniene, ABB., l. c. 991 - Centaurea Scabiosa L. (var. vulgaris Koch). Filettino: (Rolli) Mauri 1820; Sanc. 1864, campi e dint. di Vada- dino, 24, 8. (D. e T., 1893). 992 - Centaurea solstitialis L. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 993 - pagina Triumfetti All. (C. awillaris Willd., C. montana var. T. iori). Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), scend. da Livata a S. Do- nato, m. 1000, 3. 7. (D. e B., 1896) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, App. 1894, sub C. axill. - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. ed alle Lisce, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893). Alcuni esemplari si avvicinano alla f. lobata Briq. AO IR ae LARA TALI 338 G. CUFODONTIS 994 - Garthamus lanatus L. Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Tra Agosta e Cineto, 19. 8. (D. e S., 1895) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). MARATTI, Il, 223, 1822, riporta dal M. Calvo un €. corymbosus L. che a rigore di termini sarebbe da interpretare per Cardopatium cor. Pers. Ma mi sembra più probabile che sia inteso il Carthamus tingi- tanus L. (C. coeruleus L. var. t. Fiori). Essendo la questione per ora insolubile, mi limito a questa osser- vazione. 995 - Carduus chrysacanthus Ten. M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi per Vallepietra (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897. 996 - Carduus defloratus L. (ssp. defl. Hay. C. carlinaefolius Aut. Ital., Lam. p. p., C. d. var. carlinaef. Fiori). M. Autore: (Rolli 1857) CHiov. 1897, sub C. carl., dal Piano di Li- vata ai colli di Campo Minno, m. 1325-1700, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893), faggeti di C. M., il. 3. (D., 1895) - Filettino: faggeti e Serra S. Antonio (Rolli 1856), alle fosse (Martelloni 1888) CHiov., l. c. I saggi da me visti in parte si accostano anche alle var. Barrelieri Fiori e Bauhini Ten., che però mi sembrano rientrare tutte nella ssp. defloratus Hay. s. 1. 997 - Carduus nutans L. M. Ruffi: M. Costasole, scend. alla fontana del Merro, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Subiaco: sal. al Piano di Livata, 15. 8. (D. e S., 1895), M. della Croce, vetta e vers. occ., m. 1156, 30. 7. (D. e T., 1893). - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, 3. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895) - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). Gli esemplari dei M. Ruffi, Campo Secco, Piano di Livata, Campo Minno e Serra S. Antonio in parte o tutti sono riferibili alla var. longispinus Moris od almeno le si avvicinano. Anche la var. perspi- nosus Fiori (C. medius Ten.) mi sembra affinissima se non identica. LA FLORA VASCOLARE 339 998 - Carduus pycnocephalus L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 999 - Tyrimnus leucographus Cass. (Carduus I. L.). M. della Croce pr. Subiaco, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 1000 - Picnomon Acarna Cass. (Cirsium A. Mch.). Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 1001 - Cirsium acaule (L.) Scop. Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895)! BEc. 1900 a - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc., I. c. 1002 - Cirsium arvense (L.) Scop. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 e Campo della Pietra, selve e prati, m. 1400-1325, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 1003 - Cirsium creticum (Lam.) D’Ury. var. Triumfetti Lac. (Cnicus po- lyanthemus Bert., Cirsium p. DC. p. p. nec Spr., Cirsium p. var. T. Fiori). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). Sulla sinonimia di questo ciclo confr. Lacaita in N. G. B. I. XXV, 104 seg., 1918. 1004 - Cirsium eriophorum (L.) Scop. (ssp. vulgare Petr., Cnicus e. Roth). M. Calvo, SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864, ambo sub Cnico, Ass. 1894. - M. Ruffi: scend. da M. Costasole alla fontana del Merro, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco, vetta, m. 1156, 30. 7. (D. e T., 1893) - Simbrivio sup., a Pantano (Bég. 1897) Bec. e SENNI 1900 - Filettino, per valle Granara alla Moscosa, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, Ass., 1. c. - M. Viglio, m. 2000, 23. 8. (D. e T., 1893). L’ uitimo esemplare va ascritto al C. Lobelii Ten. (C. erioph. var. L. Fiori) di cui Lacaita in N. G. B. I. XXV, 119 seg., 1918, tratta per esteso. 340 G. CUFODONTIS 1005 - Cirsium lanceolatum (L.) Hill. Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). Sembra riferibile alla f. hypoleucum DC. 1006 - Cirsium monspessulanum Hill. (Carduus m. L.). «Ad vallem Pretam » (sic!, an Vallepietra?) MARATTI, II, 215, 1822, sub Card. m. 1007 - ? Cirsium oleraceum (L.) Scop. Subiaco: lungo 1’ Aniene e verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). Non sono riuscito a schiarire bene questa pianta, dal portamento della var. integrifolium Bog. ma con capolini piccoli (1-1 1/2 cm. diam.) spostato - subpanicolati, niente affatto aviluppati da foglie più lunghe, ma semplicemente muniti di brattee spinose. Essendo sor- prendente anche la località, dubito fortemente che possa trattarsi di qualche forma del precedente, che è già stato segnalato parecchie volte dal Lazio. 1008 - Cirsium palustre (L.) Scop. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, sopra Mola (Rolli 1855), al Vallone (Rolli 1860) ed a Fiumata (Pelosi 1886) CHiov. 1897, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 1009 - Cirsium strictum (Ten.) Lk. Subiaco: selve verso Rialto, 31. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. a Livata, 11. 8. (D., 1895) 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), tra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Vallepietra, 25. 7. (Bég. 1895) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 1010 - Galactites tomentosa Mch. (Centaurea Gal. L., Lupsia Gal. O. *Ktze). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), verso Jenne, 21. 6. (D., 1896). LA FLORA VASCOLARE 341 4011 - Onopordon Acanthium L. Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894. 1012 - Onopordon illyricum L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893). 1013 - Lapsana communis L. M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 1014 - Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 1015 - Hypochoeris aetnensis (L.) Ball Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). E’ da cancellare la H. maculata L. indicata dal Maratti, II, 205, 1822 alla Serra S. Antonio. 1016 - Hypochoeris pinnatifida Cyr. ex Ten. (H. cretica Chaub. et B. var. p. Fiori). M. Autore: S.S. Trinità verso la vetta (Brizi e Terr. 1891) Curov. 1897, dal Piano di Livata, m. 1325, per Campo Minno, m. 1700, agli ultimi faggi, m. 1840, ed alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893), sotto la vetta al limite dei faggi, m. 1800, 7. 7. (D., 1898) - M. Viglio: (Brizi e Terr. 1891) CHov., l. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Sul Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) CHiov., 1. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). 1017 - Hypochoeris radicata L. Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 1018 - Hypochoeris Robertia Fiori (Robertia taraxacoides DC., H. tarax. Hoffm. nec Ball). Filettino, sul Cantro (Rolli 1856) CHiov. 1897, sub Rob. t. - M. Viglio: (Brizi e Terr. 1891) CHiov., l. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893). 1019 - Leontodon cichoriaceus (Ten.) Sang. (Apargia fasciculata Biv.). M. Affilani sopra Subiaco: 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1400, 3. 6. (D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896). Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 13 342 G. CUFODONTIS 1020 - Leontodon crispus Vill. var. asper Fiori (Apargia a. W. et K., L. a. Poir.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898). 1024 - Leontodon hispidus L. (L. hastilis L. p. p.). Cervara: ad prata, MARATTI, II, 196, 1822, verso M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: M. Li- © vata, m. 1425, 18. 8. e da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Simbrivio sup., a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900, sub L. hast. - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). 1022 - Leontodon montanus Lam. var. breviscapus Cav. et Gr. (1914) (L. croceus var. b. DC. (1838), LZ. Taraxaci Lois. var. b. Fiori (4904). Apennino sopra Filettino, Fiori in F. e Paot., FI. an. d’It. III, 398, 1904. 4023 - Leontodon tuberosus L. (Thrincia t. DC.). M. Calvo, App. 1894, sub Th. t. 1024 - Leontodon Villarsii Lois. (Apargia V. Bertol.). M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: M. Fran- colano, per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, App. 1894. - Filet- tino: sorgenti della Pertusa, AEB., l. c., dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893). 1025 - Picris echioides L. (Helminthia e. Gaertn.). Subiaco: lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895). 1026 - Picris hieracioides L. var. umbellata Vis. (P. spinulosa Bertol.). Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). abe LA FLORA VASCOLARE 343 1027 - Urospermum Dalechampii (L.) F. W. Schm. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato e da qui a M. Livata, m. 400-950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893). 1028 - Urospermum picroides (L.) F. W. Schm. (Tragopogon asperum L., U. p. var. a. Fiori). Valle Pietra, Maratti, II, 185, 1822, sub Trag. a. 1029 - Tragopogon crocifolius L. Campo Secco, scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra Sub., m. 700, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: pr. la capanna di Nicola (falegnami), m. 1000, 20. 7. (D. e De Mag., 1898). 1030 - Tragopogon dubius Scop. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta del- l’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893). 1031 - Tragopogon eriospermus Ten. Filettino: a Caforchietto (Martelloni 1887) CHiov. 1897 con dubbio. Forse: da riferire al seguente. 1032 - Tragopogon porrifolius L. : Subiaco: pr. la villa Neroniana, 21. 6. (D., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894. 1033 - Tragopogon pratensis L. M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D. e De Mag, 1898) - Filettino: dint., per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene, ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. e macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. 1034 - Podospermum laciniatum Lam. et DC. (Scorzonera I. Celak.). M. Calvo, ABB. 1894. - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, (D. e T., 1893), tra Livata e S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. 344 G. CUFODONTIS Autore: dal Piano di Livata, m. 1325, a Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), S.S. Trinità, m. 1300, 20. 7. (Bég., 1895), Campo della Pietra, scend. dalla vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893). 1035 - Taraxacum apenninum Ten. (7. glaciale Huet in Hand.-Mazz.). M. Calvo, ABB. 1894. 1036 - Taraxacum laevigatum (!Willd.) DC. Subiaco: a S. Biagio, m. 600, 31. 3. (D., 1893). 1037 - Taraxacum officinale Web. in Wigg. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta dell’ In- ferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ail’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893). 1038 - Chondrilla juncea L. Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 1039 - Sonchus asper (L.) Hill (S. oleraceus var. a. L., S. 0. ssp. a. Fiori). Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 1040 - Sonchus tenerrimus L. Cervara, MARATTI, II, 189, 1822. - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). 1041 - Prenanthes purpurea L. Filettino: Serra S: Antonio (Rolli) Mauri 1820, a m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e SennI 1900, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e S., 1. c. - M. Viglio: faggeti (Bég. 1895) Bee. e S., l. c. 1042 — Lactuca saligna L. Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) - Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893) - « Ad Simbrivivos », MARATTI, II, 191, 1822. j 4 x LA FLORA VASCOLARE 345 1043 - Lactuca Serriola L. Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893) e lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 1044 - Lactuca viminea (L.) Presl Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893), sotto S. Benedetto, 12. 9. (C. D., 1895). 1045 - Mycelis muralis (L.) Rchb. (Lactuca m. Gaertn., Cicerbita m. Wallr.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1760, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub Lact. m., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893). 1046 - Reichardia picroides (L.) Roth (Picridium vulgare Desf.). Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893). 1047 - Zazintha verrucosa Gaertn. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893). 4048 - Crepis aurea Cass. var. glabrescens Car. (C. Columnae FT.). M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, sub typo. 1049 - Crepis foetida L. Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894. 1050 - Grepis lacera Ten. Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895)! BEG. 1900 - Campo Secco, scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898)! BEc. 1900. - Subiaco: M. della Croce, vers. occ. ed or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)! Béc. 1900. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. e da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893)! Bfc. 1900. - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). 346 G. CUFODONTIS ‘ Gli esemplari da S.S. Trinità e Filettino differiscono alquanto avendo le foglie basali quasi indivise ed il fusto più o meno ispido-glandoloso. 1054 - Crepis neglecta L. Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: all’Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893). 1052 - Crepis pulchra L. Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893). 1053 - Crepis pygmaea L. (Hieracium prunellaefolium Gouan). M. Autore: S.S. Trinita di Vallepietra, prato sup. al Santuario, Sane. 1864, sub H. p. Non è da escludere la presenza di questa specie. 1054 - Crepis setosa Hall. f. Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo l’Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895). 1055 - Hieracium amplexicaule L. Filettino: Moscosa (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886, per valle Granara alla M., Ass. 1894. 1056 - Hieracium bupleuroides Gmel. (H. graminifolium Fr.). M. Autore: Santuario di S.S. Trinità, ABB. 1894, sub H. gr. 1057 - Hieracium florentinum All. ssp. florentinum N. P. et Z. M. Calvo, SeB. e Mauri 1818. - Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 900-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne, 21. 6. (D., 1896) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895). ssp. praealtum N. P. (H. p. Vill.) Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894. 1058 - Hieracium humile Jacq. M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893). gii ro i > nt 1059 - Hieracium murorum L. Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894. LA FLORA VASCOLARE 347 1060 = Hieracium Pilosella L. (H. australe N. P., etc.). Cervara, MaratTI, II, 197, 1822. - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), sal. al Piano di Livata, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Campo Minno, m. 1700-1760, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub H. austr. 1061 - Hieracium racemosum W. et K. ssp. crinitum Z. (H. crinitum S. et S.) Subiaco: alla Rocca, 11. 8. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Valle Simbrivio: fra Vallepietra ed il ponte di Cominacchio, 281893) ssp. italicum Z. (H. i. Fr. s. 1.) Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893). Da riferire alle var. virga aurea Z. (H. v. a. Coss.) e var. italicum Z. (H. i. Fr. s. str.). ssp. racemosum Z. (H. r. W. et K., s. str.) Filettino, a Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893). Segnalato, a quanto sembra, finora soltanto dall’ Italia sett. 1062 - Hieracium sabaudum L. Subiaco: verso Vallepietra, Sanc. 1864. - Monti circostanti il bacino superiore del Simbrivio, App. 1894. ssp. boreale Z. (H. b. Fr.) Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893). 1063 - Hieracium serpyllifolium Fr. M. Viglio, m. 2156, 23. 8. D. e T., 1893). Mi sembra inedito per il Lazio, essendo stato finora noto soltanto dall’ Apennino abruzzese e dalla Corsica. 348 G. CUFODONTIS BIBLIOGRAFIA ABBATE E. — Guida della Provincia di Roma, 22 ed., vol. I, capitolo V «Flora», p. 176-235; redatto da R. PiroTTA in collaborazione con A. TERRACCIANO ed U. BRIZI 1894 ALMAGIÀ R. - « Simbruini» in Enciclopedia Italiana Treccani, XXXI, 797 1936 BALDINI T. 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Natur., XX/3-4 1900 e — - Ricerche intorno a Digitalis lutea L. e D. micrantha Roth nella Flora Italiana, in Bull. Soc. Bot. It., p. 43 e segg. 1903 BEÉGUINOT A. e SENNI L. - Una escursione botanica a M. Tarino nel gruppo dei Simbruini, ibidem, p. 78-87 1900 BERTOLONI A. - Flora Italica, vol. I-IX 1833-1853 CHIOVENDA E. - Sopra alcune piante rare o critiche della Flora Romana, in Bull. Soc. Bot. It., p. 295-303, 381-394, 403-408 1892 — - Sopra alcune piante nuove per la Flora Romana, in Ann. R. Ist. Bot. Roma, VI/1 1895 — - Piante nuove o rare da aggiungersi alla Flora Romana, in Malpighia, XI, p. 90-113 1897 — - Piante nuove o rare della Flora Romana, ibidem XII, p. 411-420 1898 Cortest F. - Studi critici sulle Orchidee Romane, in Ann. di Bot. I: vol. I, p. 143-197 1903 II: vol. I, p. 213-224 1904 III, IV: vol. II, p. 107-135, 469-477 1905 V: vol V, p. 547-566 1907 Gestro R. - Cenni sull’ Erbario Doria, in Ann. Mus. Civ. Genova, ser. 3%, X (L) 1925 MARATTI J. 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Acer 281 | Anthyllis 268 | Borago 297 Aceras 213 | Antirrhinum 301 | Botrychium 191 Achillea 331 | Apium 275 | Brachypodium 202 Aconitum 250 | AQUIFOLIACEAE 281 | Brassica 239 Actaea 251 | Aquilegia 250 | Briza 198 Adenostyles 326 | Arabidopsis 237 | Bromus 201 Adoxa 320 | Arabis 236 | Bryonia 323 Aethionema 242 | ARACEAE 205 | Bunias 240 Aethusa 277 | ARALIACEAE 273 | Bunium 275 Agrimonia 260 | Arctium 335 | Bupleurum 274 Agropyron 203 | Arctostaphylos 290 | BUXACEAE 289 Agrostemma 228 | Arenaria 226 | Buxus 289 Agrostis 194 | Aristolochia 220 | Calamagrostis 193 Aira 195 | ARISTOLOCHIACEAE 220 | Calamintha 313 Ajuga 306 | Armeria 292 | Camelina 241 Alchemilla 260 | Arrhenatherum 195 | Campanula 323 Alisma 205 | Artemisia 330 | CAMPANULACEAE 323 ALISMATACEAE 205 | Arum 205 | CAPRIFOLIACEAE 320 Alliaria 238 | ASCLEPIADACEAE 292 | Capsella 242 Allium 209 | Asparagus 211 | Cardamine 238 Alopecurus 194 |. Asperugo 298 | Carduus 338 Althaea 287 | Asperula 319 | Carex 204 Alyssum 240 | Asplenium 190 | Carlina 334 A MARANTACEAE 223 | Asphodeline 211 | Carpinus 217 Amarantus 223 | Asphodelus 210 | Carthamus 338 AMARYLLIDACEAE 212 | Astragalus 269 | Carum 275 Amelanchier 262 | Astrantia 273 | CARYOPHYLLACEAE 224 Ammi 275 | Athyrium 190 | Caucalis 279 Anacamptis 215 | Atropa 299 | CELASTRACEAE 281 ANACARDIACEAE 282 | Aubrietia 240 | Centaurea 335 Anagallis 291 | Avena 195 | Centaurium 295 Anchusa 296 | Ballota 310 | Cephalanthera 215 Andropogon 192 | BALSAMINACEAE 282 | Cephalaria 322 Androsace 291 | Barbarea 238 | Cerastium 227 Anemone 245 | Bellidiastrum 328 | Ceterach 191 Angelica 277 | Bellis 328 | Chaerefolium 279 ANGIOSPERMAE 192 | Biasolettia 275 | Chaerophyllum 279 Antennaria 332 | Bidens 334 | Cheiranthus 236 Anthemis 330 | Biscutella 244 | Chelidonium 245 Anthericum 211 | Blackstonia 294 | CHENOPODIACEAE 223 Anthoxanthum 193 | BORAGINACEAE 295 | Chenopodium 223 Chondrilla Circaea Cirsium CISTACEAE Clematis Cnidium Coeloglossum Colchicum Colutea COMPOSITAE CONIFERAE Conium Conringia Consolida CONVOLVULACEAE Convolvulus CORNACEAE Cornus Coronilla Corydalis Corylus CRASSULACEAE Crataegus Crepis Crocus _ CRUCIFERAE Crupina Cucubalus CUCURBITACEAE CUPULIFERAE Cuscuta Cyclamen Cynanchum Cynodon Cynoglossum Cynosurus CYPERACEAE Cystopteris Cytisus Dactylis Daphne Daucus Delphinium Deschampsia Dianthus Pag. 344 273 339 233 245 277 215 206 269 326 192 280 240 250 298 298 280 280 270 244 218 254 262 345 212 235 335 228 323 217 298 291 292 195 297 197 203 189 263 198 218 278 250 195 231 LA FLORA VASCOLARE DICOTYLEDONES Digitalis Digitaria DIOSCOREACEAE Diplachne Diplotaxis DIPSACACEAE Dipsacus Doronicum Doryenium Draba Dryas Dryopteris Drypis Ecballium Echinaria Echinops Echium Edraianthus E MPETRACEAE Empetrum Epilobium EQUISETACEAE Equisetum Eragrostis Eranthis ERICACEAE Erigeron Erodium Eryngium Erysimum Eupatorium Euphorbia E UPHORBIACEAE Euphrasia Evonymus Fagus Ferulago Festuca Fibigia Ficaria Ficus Filago FILICES Filipendula Pag. 217 304 193 211 196 239 321 321 328 268 241 257 189 231 323 196 334 295 326 289 289 272 191 191 197 249 290 328 285 273 236 326 288 288 305 281 218 277 ». 200 240 246 218 332 189 256 Foeniculum Fragaria Fraxinus Fritillaria Fumana Fumaria Gagea Galactites Galanthus Galega Galeopsis Galium Gaudinia Genista Gentiana GENTIANACEAE GERANIACEAE Geranium Geum Globularia GLOBULARIACEAE Gnaphalium GRAMINACEAE Gymnadenia GYMNOSPERMAE Hedera Helianthemum Helichrysum Heliotropium Helleborine Helleborus Heracleum Herniaria Hesperis Hieracium Hippocrepis Holcus Holoschoenus Holosteum Hordeum Hornungia Humulus Hyoscyamus HYPERICACEAE Hypericum 351 Pag. 277 259 292 207 234 244 207 340 212 269 309 317 195 264 293 293 283 283 257 316 316 332 192 215 192 273 233 332 298 216 250 278 224 235 346 270 194 203 227 203 241 218 299 232 232 Hypochoeris Hyssopus Iberis Ilex Impatiens Inula Tonorchis TRIDACEAE lris Jasminum JUGLANDACEAE Juglans JUNCACEAE Juncus Juniperus Jurinea Kickxia Knautia Koeleria Kohlrauschia LABIATAE Laburnum Lactuca Lamium Lappula Lapsana Laserpitium Lathyrus Lavandula Legouzia LEGUMINOSAE Leontodon Leucanthemum Ligustrum LILIACEAE Lilium Linaria Linum Listera Lithospermum Lolium Lonicera LORANTHACEAE Loroglossum Lotus Pag. 341 314 243 281 282 333 215 212 212 292 217 217 205 205 192 335 300 322 197 231 306 263 344 310 298 341 278 270 308 326 263 341 329 292 206 207 300 286 215 296 203 320 220 213 268 G. CUFODONTIS Lunaria Luzula Lycopus Lysimachia LYTHRACEAE Lythrum Malva MALVACEAE Marrubium Matthiola Medicago Melampyrum | Melandrium Melica Melilotus Melissa Melittis Mentha Mercurialis Micromeria Micropus Milium Minuartia Moehringia Molinia Monotropa Muscari Mycelis Myosotis Narcissus Nardus Nasturtium Neottia Nepeta Nigella Odontites Oenanthe OENOTHERACEAE OLEACEAE Onobrychis Ononis Onopordon Onosma Ophrys MONOCOTYLEDONES Pag. 240 205 315 291 272 272 287 287 308 235 264 304 228 197 265 312 309 315 289 313 332 193 225 226 196 192 290 208 345 296 212 202 238 215 309 250 305 280 272 292 270 264 341 295 213 LAI RITIRI NIE, VR, Opopanax ORCHIDACEAE Orchis Origanum Orlaya Ornithogalum OROBANCHACEAE Orobanche Oryzopsis Osmunda Ostrya Oxalis Oxytropis Pallenis Panicum Papaver PAPAVERACEAE Parentucellia Parietaria Paris Parnassia Paronychia PARONYCHIACEAE Pastinaca Pedicularis Phagnalon PHANEROGAMAE Phillyrea Phleum Phyteuma Picnomon Picris Pimpinella Pirola Pirus Pistacia Pisum PLANTAGINACEAE Plantago Platanthera PLUMBAGINACEAE Plumbago Poa Podospermum Polygala Pag. 277 213 213 315 278 208 306 306 193 191 217 286 269 334 193 245 244 305 218 211 251 224 224 277 306 333 192 292 193 323 339 342 276 290 262 282 270 316 316 215 291 291 198 343 282 POLYGALACEAE POLYGONACEAE Polygonatum Polygonum Polypodium Polystichum Populus Potentilla Prenanthes Primula PRIMULACEAE Prunella Prunus Pteridium PTERIDOPHYTAE Pulicaria Pycreus Pyracantha Quercus RANUNCULACEAE Ranunculus Rapistrum Reichardia Reseda RESEDACEAE Rhagadiolus RHAMNACEAE Rhamnus Rhinanthus Ribes Romulea Roripa Rosa ROSACEAE RUBIACEAE Rubus Rumex Ruta RUTACEAE Sagina SALICACEAE Salix Salvia Sambucus Sanguisorba LA FLORA VASCOLARE Sanicula | SANTALACEAE SAPINDACEAE Saponaria Sarothamnus Satureia | Saxifraga SAXIFRAGACEAE Scabiosa Scandix Schoenoplectus Scilla Scleranthus Scleropoa Serophularia SCROPHULARIACEAE Scutellaria Sedum Sempervivum Senecio Seseli Sesleria Setaria Sherardia Sideritis Silene Sison | Sisymbrium Smyrnium SOLANACEAE | Solanum | Solenanthus | Solidago Sonchus Sorbus | Sorghum | Sparganium Spartium Spergularia Stachys | Sternbergia | Stellaria Stipa Succisa Symphytum Pag. 273 219 281 231 263 312 251 251 322 | 279 204 208 224 201 301 299 307 | 254 254 327 276 196 192 319 308 229 276 237 280 299 299 297 328 344 262 192 205 264 224 310 212 226 193 | 322 | 297 | Tamus Tanacetum Taraxacum Taxus Teucrium Thalictrum Thesium Thlaspi THYMELAEACEAE Thymus Tilia TILIACEAE Tordylium Torilis Tragopogon Trifolium Trinia Trisetum Triticum Tunica Turritis TYPHACEAE Tyrimnus Ulmus UMBELLIFERAE Urospermum Urtica URTICACEAE Valeriana VALERIANACEAE Valerianella Veratrum Verbascum Verbena VERBENACEAE Veronica Vicia Viola VIOLACEAE | Viscum Vogelia Xeranthemum Zazintha 353 Pag. 211 329 344 197 302 245 219 242 218 314 288 288 278 279 343 265 274 195 203 231 236 205 339 218 273 343 218 218 320 320 321 206 299 315 315 302 271 234 234 220 241 335 345 354 A. GIorDANI SoIKA RISULTATI DI RACCOLTE IMENOTTEROLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE DEL DR. P. MAGRETTI (1883) AGGIUNTE E CORREZIONI AGLI EUMENIDI Nella sua celebre spedizione in Africa Orientale del 1883 il Magretti raccolse numerosi imenotteri che furono oggetto d’ una sua pubblicazione apparsa l’anno successivo in questi Annali, vol. XXI. Come egli stesso scrive (p. 632) non tutte le specie catturate furono identificate ed alcune rimasero senza nome, per quanto venissero suc- cessivamente comunicate al De Saussure, al Radoszkowsky ed al Gribodo. Tali esemplari rimasero perciò inediti e potei rintracciarli nelle col- lezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova che il chiarissimo Prof. Oscar de Beaux mise con la Sua consueta, squisita cortesia, a mia disposizione per lo studio. Per |’ interesse che essi presentano credo opportuno renderli noti, unitamente a qualche osservazione su altre specie erroneamente deter- minate dal Magretti. Eumenes (Delta) hottentottus var. Berlandi Giord. Ska. Eumenes lepeletieri Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 611 (partim.). A questa specie appartiene 1’ esemplare di Kor Cheru. Leptomenes (1) (Eumenidiopsis) exiguus (Sauss.) n. sp. Savigny, Descript. Egypte, Atlas, Zool., Ins. Hym., 1812, Tav. VIII, fig. il (93). Leptochilus exiguus Saussure, Et. Fam. Vesp., I, 1852, p. 237. Odynerus (Parodynerus) exiguus Saussure, Et. Fam. Vesp., III, 1856, p. 321. Langhebb, 1 4 6-II-1883. Questa specie non fu mai descritta e finora era nota solo la figura del Savigny. 2. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo (1) Leptomenes è un nuovo genere i cui caratteri sono stati da me fissati in Mem. Soc. Ent. Ital., XVII, 1938, p. 87. lievemente più largo che lungo, moderatamente e quasi uniformemente convesso, tranne che nell’immediata prossimità dell’apice ove è bru- scamente depresso. La parte libera del clipeo è lunga circa quanto la parte interoculare ed i suoi margini, specialmente quello apicale, sono notevolmente rialzati; l’apice è largamente e poco profondamente emar- ginato. Mandibole relativamente corte, robuste e provviste di forti denti. Palpi mascellari e labiali come nelle figure. Inserzioni delle antenne circa quattro volte più distanti fra di loro che dagli occhi; lo spazio interantennale è poco sporgente ed ottusamente tubercolato nel mezzo. Secondo articolo delle antenne a forma di ovoide allungato; III assai piccolo, più corto dell’articolo successivo e più largo che lungo. Occhi molto più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice, seni ocu- lari assai larghi. Ocelli posteriori un poco più vicini agli occhi che fra di loro. Le tempie sono notevolmente più sviluppate del vertice per cui il margine posteriore del capo, visto dall’alto, appare abbastanza fortemente emarginato. Torace circa 1 volta e 1/3 più lungo che largo, un poco depresso, più ristretto posteriormente che anteriormente. Il pronoto ha i margini laterali appena convergenti verso il margine ante- riore, il quale è sinuoso ed indistintamente carenato; la faccia dorsale è profondamente solcata nella linea mediana e gli angoli laterali sono acuti, dentiformi. Le faccie laterali del pronoto sono fortemente con- cave. Mesonoto tanto largo quanto lungo; scutello moderatamente con- vesso; postscutello a forma di lamella verticale assai sporgente e pro- fondamente emarginato nel mezzo. Propodeo assai corto e completa- mente arrotondato; la faccia posteriore è quasi verticale, solcata nel mezzo, e provvista inferiormente di due lunghi denti lamelliformi, più o meno appuntiti secondo gli individui, e diretti all’indietro. Mesoepi- sterno poco sporgente, sprovvisto di carena epicnemiale. Tegule piut- tosto larghe; post-tegule bene sviluppate, dentiformi. Nervature alari del solito tipo; zampe normali. Primo tergite circa 1 volta e 1/2 più lungo che largo all’ apice; visto di profilo appare lievemente gibboso alla base, poi fortemente rigonfio; il margine posteriore è molto ispessito e tale ispessimento è preceduto da un forte solco trasversale. Il primo sternite, a forma di una semiellisse ad asse maggiore lon- gitudinale, è ridotto alla sola metà posteriore. Secondo tergite circa 1 volta e 3/4 più largo del tergite precedente, più lungo che largo; nei 2/3 apicali è subcilindrico. Secondo sternite quasi uniformemente con- vesso con alla base una pressochè indistinta depressione lineare longi- EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 355 MATITE e TA 356 A. GIORDANI SOIKA tudinale. Il margine posteriore del II tergite e del II sternite è prov- visto di nua lamella apicale che presenta numerosissimi solchi lon- gitudinali e paralleli, come negli Odynerus gallicus Sauss., Falkenhayni Dusm. etc. : Clipeo lucidissimo, con punti piccoli e molto radi. Capo con fitta punteggiatura di media grossezza. Pronoto, mesonoto e base dello scu- tello con punti densi come sul capo ma più grossi; la metà apicale dello scutello è lievemente tumefatta e liscia, lucida. Mesoepisterno con \Fig. 1. — Leptomenes exiguus (Sauss.) n. sp. 1, i due primi tergiti visti dall’ alto, Qu; 2, clipeo, Qi; 3, addome visto di pro- filo, Qi; 4, antenna, Q; 5, mascella, palpi mascellari e labiali, a3 6, pro- e m2- sonoto visti dall’ alto, Qi 7, antenna a: punti simili al mesonoto, ma un poco più radi. Faccia dorsale e faccia posteriore del propodeo con punti piccoli e radi; faccie laterali del pro- podeo e metaepisterno con punti di mediocre grandezza e piuttosto radi. Il primo tergite è pressochè liscio ai lati, ma dorsalmente porta punti della grossezza di quelli del propodeo; essi sono radi nella metà basale, ma piuttosto fitti presso l’apice. Secondo tergite con punteggiatura uni- forme simile, per grossezza e densità, a quella del mesonoto, ma formata da punti obliqui e più regolari. Secondo sternite con punteggiatura assai simile a quella del tergite corrispondente. Tergiti e sterniti successivi perfettamente lisci. EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 357 Corpo con pubescenza argentea, più densa sul propodeo. Nero; sono rosso ferruginei: clipeo; mandibole; scapo; faccia inferiore del funicolo; margine posteriore del pronoto; parte dello scu- tello; zampe; primo tergite, primo sternite ed i lati del secondo tergite. Sono gialli: una larga fascia alla base del pronoto; una larga fascia, anteriormente emarginata a semicerchio e divisa in due metà laterali da una sottile linea longitudinale ferruginea, sullo scutello; due mac- chiette sul post-scutello; una piccola macchia sul mesoepisterno; tegule, tranne una macchia centrale ferruginea; l’ apice dei femori anteriori e la faccia esterna di tutte le tibie; fascie sottili e regolari all’apice dei due primi tergiti e del secondo sternite. Il secondo sternite presenta, presso l’ apice, all’ unione del terzo medio con i terzi laterali, due mac chiette gialle, subrotonde, parzialmente fuse con la fascia gialla apicale. Ali trasparenti. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I II) = mm. 5. 4. Clipeo conformato come nella 9 ma un poco più allungato. Le antenne aumentano regolarmente di spessore dal II all’XI articolo; il III e IV articolo sono subquadrati, i successivi appena più larghi che lunghi; il XII è piccolissimo e l’ultimo è digitiforme, gracilissimo, assai lungo sì da raggiungere con l’apice il centro del X articolo. Clipeo fer- rugineo con una grande macchia basale gialla; faccia anteriore dello scapo gialla. Il resto come nella 9. Lunghezza: capo + tor. + terg. (I-II) = mm. 4,5-5. Var. Il clipeo può presentare anche nella 9 una macchia gialla; nel ¢ tale macchia può estendersi fino ad invadere quasi tutto il clipeo. Più spesso invece il colore ferruggineo è, nei due sessi, molto esteso fino ad invadere tutto il pronoto, il postscutello, il propodeo, tutto il II tergite e la base del II sternite. La forma tipica e la varietà vennero raccolte insieme. Nella Cirenaica sembra predominare la varietà chiara. Egitto: numerosi esemplari dei due sessi, raccolti da Marzo a Giu- gno nelle seguenti località: Wadi Digla, Fayum, Gebel Asfar, Wadi Hof, Marg e Wadi Garawi (A. Mochi, - coll. Mochi e mia coll.). Cirenaica: Giarabub, 4 ¢ ® ® (Kriiger - coll. Schulthess). Sudan: Langhebb, 1 9 6-II-83 (Magretti - Mus. Civ. Genova). Gli esemplari del Savigny erano egiziani, scelgo perciò come olotipo 1 ® di Wadi Digla ed allotipo 1 4 di Fayum. MISE LIA I REIT pui 358 A. GIORDANI SOIKA Odynerus (A frodynerus) monstruosus Giord. Ska. Odynerus (Afrodynerus) monstruosus Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. Ge- nova, LVII, 1934, p. 26. I tipi di questa interessante specie sono due ® 2 catturate dal Ma- gretti ad Ain, il 18-IV-83. Odynerus (Rhynchium) Coenii Giord. Ska. Rhynchium laterale Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884. p. 614, (3). Metemma. Fu considerato come il 3 inedito del marginellus (F.) (= laterale F.) e considerato l’ allotipo della specie. Odynerus (Rhynchium) Vinciguerrae Guiglia Suakin, 1 9 I-1883. Differisce dai tipi per l’ assenza di colore ferrugineo sul torace e per le minori dimensioni. Odynerus (Rhynehium) fervidus Sauss. Aikota, 1 @ il 3-III-1883. Questo esemplare è identico ai miei dell’ Africa occidentale, uno dei quali, 1 9 di Sierra Leone, venne confrontato con il tipo dal Meade Waldo. Odynerus (Rhynchium) cingulifer Walk. Odynerus cingulifer Walker, List. Hym. Egypt, 1871, p. 33 e 37. Odynerus parvulus Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 617. Odynerus Priesneri Giordani Soika, Bull. Soc. R. Entom. Egypt, 1935, pp. 182 e 195. Aikota e Metemma. Esaminai nel British Museum un esemplare di O. cingulifer, 1 4 senza precisa località, determinato dal Walker, e ritenuto I’ olotipo della specie; non è forse tale perchè dell’ O. cingulifer è stata descritta solo la 9. Non è però da escludere che l’olotipo sia stato in realtà un 34; lo farebbe credere il carattere « six abdominal bands », poichè il VI ter- gite della 9 non può portare una vera fascia. Ad ogni modo, anche se non è il tipo, corrisponde bene alla descri- zione; si tratta della specie segnalata d’« Abissinia » dal de Saussure | BOE Via è sit ; EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 359 sotto il nome di O. parvulus var. (1) (ho visto l’ esemplare al Natur Museum Senckenberg di Francoforte) e da me descritta come O. Prie- sneri. Non è certo che lO. defractus du Buyss. appartenga anch’ esso a questa specie. Odynerus (Rhynchium) kassalensis n. sp. Odynerus rhynchoides Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 619 (nec Sauss.). 9. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo tanto largo quanto lungo; la parte libera apicale è lunga quanto la parte inter- oculare ed ha margini laterali subrettilinei e convergenti verso |’ apice il quale è lievissimamente emarginato. Il margine apicale del clipeo è lungo quanto la distanza che separa le inserzioni delle antenne. La super- ficie del clipeo è appena convessa, anzi per buona parte subpianeg- giante. Mandibole normali; nulla di notevole ai palpi. Inserzioni delle antenne un poco meno del doppio più distanti fra di loro che dagli occhi. Terzo articolo delle antenne circa una volta e mezza più lungo che largo all’ apice; IV più lungo che largo; V subquadrato; successivi trasversi, tranne l’ ultimo che è circa tanto lungo quanto largo alla base. Occhi molto più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice, seni oculari larghi e poco profondi. Ocelli posteriori circa tanto distanti fra di loro che dagli occhi. Tempie e vertice poco sviluppati; quest’ ultimo porta, dietro gli ocelli, una fossetta rotonda grande poco più di un ocello, poco profonda, opaca, e difficile a distinguersi dalla punteggiatura che la circonda. Torace circa 1 volta e 1/2 più lungo che largo e circa tanto alto quanto largo. Pronoto con margini laterali arcuati e modicamente convergenti verso il margine anteriore; la sua carena è ben marcata sulle faccie laterali, quasi nulla al dorso e non angolosa in corrispon- denza agli angoli laterali. Le faccie laterali del pronoto sono lieve- mente concave nella metà inferiore. Mesonoto tanto largo quanto lungo, di convessità normale, senza traccia di solchi parassidiali. Scutello un poco sporgente: la sua faccia dorsale è convessa moderatamente in senso trasversale, più sensibilmente in senso longitudinale, ed arrotondata ai lati si da continuarsi insensibilmente nelle faccie laterali; queste sono discretamente sviluppate e guardano in alto e di fianco. La faccia dorsale dello scutello forma con il mesonoto un angolo diedro (aperto in basso) (1) Mém. Soc. Phys. H. Nat. Genève, XVII, 1863, p. 225. 360 A. GIORDANI SOIKA più ottuso che in alcune specie a questa affini, quali ad esempio gli O. fervidus Sauss., tropicalis Sauss., etc. Postscutello con due denti trian- golari molto appuntiti e depressi dall’ indietro in avanti: sono piuttosto grandi e spostati medialmente sì da essere posti quasi all’ unione del terzo medio con i terzi laterali del postscutello (visto dalla faccia poste- riore). Propodeo con la faccia posteriore obliqua e moderatamente con- cava; le faccie laterali sono distintamente concave in senso verticale e tutte le carene sono indistinte. Tegule normali per forma e grandezza. Nulla di notevole nelle ali e nelle zampe. Primo tergite cupoliforme, circa del doppio più largo che lungo; il margine posteriore è privo di punteggiatura ma non appare ispessito. Secondo tergite più largo che lungo, pochissimo rigonfio ai lati, appena più largo del tergite prece- dente e di poco più largo all’ apice che alla base; il margine apicale è semplice. Il II sternite, visto di profilo, appare un poco sporgente alla base, poi subrettilineo; solco basale longitudinale assente. Clipeo fortemente e densamente punteggiato; specialmente nella metà apicale i punti tendono a formare strie longitudinali. Capo fitta- mente coperto di punti piuttosto grossi, regolari. Torace con punteggia- tura ancora più grossa e più densa che sul capo; il mesonoto in parti- colare è subreticolato ed in certi individui i punti tendono a formare delle irregolari carene longitudinali, specialmente nella 1/2 posteriore. Scu- tello e mesoepisterno punteggiati circa come il pronoto o il mesonoto. Postscutello con la faccia posteriore lucida e provvista di pochi e grossi punti. Tutto il propodeo è fittamente punteggiato. Tegule fittamente pun- teggiate quasi come il pronoto. Primo tergite con punti fittissimi, un poco più piccoli di quelli del torace. La punteggiatura del II tergite è uniforme e simile a quella del primo, ma i punti sono un poco più radi e più obliqui. Secondo sternite con punti più grossi e più densi che sul tergite corrispondente. Terzo tergite con punteggiatura come il secondo; tergiti IV-VI e sterniti III-VI finamente punteggiati. Corpo quasi glabro. Nero, sono ferruginei: parte delle mandibole; le antenne, tranne la faccia superiore bruna; il pronoto; una macchia sulla parte superiore del mesoepisterno; scutello; postscutello; due grandi macchie ai lati del propodeo; le anche, i trocanteri e parte dei femori; macchie indecise e più o meno estese sul I tergite, ai lati del II tergite e sui due primi sterniti.Sono gialli: parte delle mandibole; clipeo (nei paratipi il clipeo EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 361 è ferrugineo con la base gialla); faccia anteriore dello scapo; una mac- chia triangolare al disopra dello spazio interantennale; i seni oculari; una macchia sulle tempie; la metà anteriore del pronoto; le tegule; le parti non ferruginee delle zampe; una larga fascia, ristretta triangolar- mente nei mezzo, all’ estremità del I tergite; una fascia, moderatamente dilatata nel mezzo e molto dilatata ai lati, all’ apice del II tergite; fascie, strette e similmente sinuose, all’ apice del III tergite e del II sternite; una macchia laterale, triangolare, all’estremità del III sternite e macchie rotonde al centro dei tergiti IV-VI. Ali trasparenti (lievemente lavate di bruno-ferrugineo e giallo-ferrugineo nei paratipi). Lunghezza: capo + tor. + terg. (I+ Il) = mm. 7. é ignoto. Sudan: Kassala, 1 9 9-II-1883 (olotipo). Conosco inoltre i seguenti esemplari: Eritrea: Cheren, 2 9 9 XI-1936 (G. Invrea); Costa atlantica del Sahara: Tindsmaran, 2 ® 2 I-1908 (A. Gruvel e R. Chudeau - Mus. Parigi); N. Nigeria: S. E. Kano, Azare, 1 ® (LI. Lloyd - British Museum). E’ affine, anche per la colorazione, all’ O. fervidus Sauss.; tale specie ha però il torace molto più corto, lo scutello meno sporgente, il postscutelio con denti piccoli e non spostati medialmente, il propodeo con la faccia posteriore ben delimitata da carene. Ma quello che per- mette di distinguere immediatamente le due specie è la punteggiatura, molto più fina nel fervidus che nella nuova specie la quale, nel suo aspetto generale, ricorda un poco lO. dunbrodyensis Cam. e lO. Silverlocki M. Waldo. Pseudonortonia aegyptiaca (Sauss.). Un 4 di questa specie venne raccolto il 12-IV-83 a « Septarat». Non trovo citata tale località nel lavoro del Magretti nè in altre carte; suppongo, dalla data, si tratti di una località a non molti Km. ad E. di Kassala, oppure di un lapsus per « Sebderat », ipotesi quest’ ultima poco probabile. Ancistrocerus inconstans (Sauss.). Dintorni di Kassala, 1 9 9-II-83. Appartiene alla mia varietà C. (1). (1) Cfr. Bull. Soc. R. Ent. Egypte, 1935, p. 174. A. GIORDANI SOIKA _ Aneistrocerus Egidae Giord. Ska. Kor Cheru, 1 9 15-IV-83; Sogoda, 3 9 2 5-III-83. x "| Questi esemplari differiscono dal tipo per avere le macchie gialle. c un poco più estese e parte del pronoto, del propodeo e la base del 1 tergite più o meno estesamente ferruginei. Inoltre la punteggiatura. del III tergite è più fina e più regolare, ma questo carattere non appare 3 i molto costante. : | 363 Dr. LEoPOLDO TROTTI (Dal? Istituto di Anatomia Comparata della R. Università di Genova) (Direttore: Prof. E. Remotti) CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEL GENERE NOTACANTHUS ED IN PARTICOLARE DELLA SPECIE BONAPARTEI Risso La presenza di una fauna batiale reperibile a relativamente scarsa profondità nelle acque del Golfo Ligure era stata oggetto di segnala- zione da parte di numerosi ricercatori, facendo ritenere come anche in questa regione si estendessero quelle particolari condizioni di habitat, rilevate dal Giglioli fin dal 1881 in altre zone del Mediterraneo. In questi ultimi anni però, con l’entrata in esercizio di numerosi battelli a propulsione meccanica, dotati di reti a divergenti e di eltra moderna attrezzatura permettente uno sfruttamento più ampio e più sistematico di questo mare, le nostre conoscenze in proposito vennero notevolmente ampliandosi. Le ricerche infatti, dell’ Issel, del Vinciguerra, dei Brunelli e del Bini, eseguite su materiale proveniente da fondali oscillanti tra i 200 e i 400 metri, mettevano in evidenza la presenza di una abbondante fauna batiale tra cui non era raro osservare tipici rap- presentanti a facies abissale. Noi pure, nel corso di un precedente lavoro, potemmo renderci conto della abbondanza di questa fauna e — a conferma di quanto rife- riva l’Issel — della facile reperibilità di esemplari rari. Era possibile trarre inoltre, da una serie di osservazioni ripetute periodicamente, dati interessanti sulla biologia di queste forme. Tra i pesci segnalati dai su citati autori, la presenza di rappresen- tanti della famiglia dei Notacanthidae appariva dato degno di particolare rilievo, essendo le nostre conoscenze in proposito incerte ed incomplete. Fummo perciò indotti, data anche la possibilità di procurarci tale mate- riale in buone condizioni di conservazione, ad intraprendere una serie 364 L. TROTTI d’indagini sul genere Notacanthus, sia dal punto di vista sistematico, sia da quello anatomo comparativo, le quali ultime saranno oggetto di pros- sima pubblicazione. A tal fine, approfittando della ospitalità offertaci dai signori Costa sul loro piro-peschereccio, potemmo seguire periodicamente, tra il set- tembre del 1936 e l’ottobre del 1937, la campagna di pesca condotta dal suddetto battello. Avemmo così modo di raccogliere durante questo periodo di tempo molto materiale, tuttora in studio, tra cui una ottantina di Notacanthidae dei quali 10 risultarono appartenenti al genere Polyacan- thonotus (Polyacanthonotus rissoanus [De Filippi e Véranyl) mentre i rimanenti erano tipici rappresentanti del genere Notacanthus. Tale materiale, venne fissato in formalina, alcool, Bouin, Zenker. E’ da notare, in rapporto al problema ecologico di queste forme, che la quasi totalità dei Notacanthidae fu catturata durante una serie di pescate alla profondità di 500-550 metri, nel tratto di mare della Ri- viera di Levante compreso tra il Promontorio di Portofino e la così detta Fossa del Bisagno, seguendo all’ incirca parallelamente la costa ad una distanza di 8 miglia. CI Chi Cui Soltanto verso la fine del 1700, con la nota pubblicata dal Bloch su di un esemplare ritenuto erroneamente da questo autore proveniente dall’ Oceano Indiano e da lui denominato Notacanthus chemnitzii (1) ab- biamo la prima descrizione, sia pure sommaria, di un rappresentante di questa famiglia. Tale specie, nonostante che il Fabricius poco dopo ne avesse denominato con il nome generico di Campylodon un altro esemplare proveniente dalle acque della Groenlandia, venne accettata dai successivi ricercatori tra cui il Cuvier e il Valenciennes, i quali ne davano una particolareggiata descrizione. A avesto scarso materiale, a cui va aggiunto l'esemplare pescato dalla RECHERCHE e ritenuto della stessa specie dei precedenti, si limitano per più di un cinquantennio le nostre conoscenze. In seguito, verso il 1840, il Risso faceva nota la presenza di altri (1) Segnalata in seguito dal medesimo autore con i nomi di Acanthonotus e di Notacanthus nasus. NOTACANTHUS 365 rappresentanti del medesimo genere, raccolti nelle acque mediterranee (Nizza), e che si presentavano però notevolmente differenti da quelli descritti dal Bloch tanto da venir considerati dal Risso stesso come appartenenti a nuova specie, alla quale pose il nome di Notacanthus bonapartei. Nel 1857, De Filippi e Vérany segnalavano, in base ad esemplari provenienti dalle acque nizzarde, ed in base a documenti inediti del Risso stesso, due nuovi rappresentanti della famiglia, che venivano deno- minati rispettivamente Notacanthus mediterraneus e Notacanthus rissoa- mus (Polyacanthonotus rissoanus [De Filippi e \Vérany]). Pochi anni dopo la scoperta del Risso, il Richardson, a seguito della spedizione EREBUS e TERROR nei Mari Australi, aveva modo di descri- vere un esemplare che specificò come Notacanthus sexspinis. Tra il 1881 ed il 1884, venivano illustrate due nuove forme denominate dal Goode e dal Gill rispettivamente Notacanthus phasganorus e Notacanthus analis, le quali, stando a quanto riporta il Vaillant, non sembrano per i loro caratteri differenziarsi notevolmente tra loro. In base a questi esemplari, non tutti perfettamente conservati, e ai quali nelle successive spedizioni scientifiche, pochi se ne aggiunsero di nuovi (1), si tentò di dare a tale famiglia una posizione sistematica ben definita. I più antichi autori si riportano, a questo proposito, alla classificazione di Cuvier e di Valenciennes che pongono i Notacanthidae a seguito degli Scomberoidi a raggi spinosi dorsali separati, dei Mastacembeli e dei Rhynchobdelli. Tale classificazione fu di poi accettata, pur con qualche modifica dal Miller e, più recentemente, dal Jordan e dal Gilbert, i quali riuniscono questi tre gruppi nell’ ordine degli Opistomi. Giinther, pur distinguendo nettamente i Notacanthidae dai Masta- cembeli, pone in un primo tempo entrambe le famiglie alla fine degli Acantopterygii riservando invece, successivamente, ai soli Notacanthidae tale posizione. Nel « Challenger Report» lo stesso autore li pone poi, sia pure con qualche riserva, tra gli Alosauri e i Murenoidi. D’ altro lato, le indagini intraprese dal Vaillant, il quale oltre il Giinther è il solo a darci una descrizione anatomica dei Notacanthidae, (1) Tra questi il Notacanthus indicus Lloyd, il Notacanthus annectens Boulanger e il Notfacanthus abbotti Fowler. 366 L. TROTTI tendono a concludere, in seguito ad una serie di considerazioni compara- tive ed istoiogiche (1), come questa famiglia debba essere attribuita ai Ganoidi, in posizione intermedia tra questi ed i Teleostei apodi ed addominali. Autori più recenti, seguendo la classificazione del Gill, mantengono i Notacanthidae separati dagli altri Fisostomi e riuniti nel sott’ ordine degli Heteromi. Ulteriori indagini, ai fini di una revisione di queste forme, furono condotte su nuovo materiale. Si vennero così ad eliminare molte incer- tezze e si resero in pari tempo note nuove specie. Infatti il Goode ed il Bean, oltre che tendere ad identificare il Notacanthus mediterraneus nel Notacanthus bonapartei, segnalano i generi Gigliolia e Lypogenys ed istituiscono il genere Macdonaldia per il Notacanthus rostratus Collet; mentre il Jordan e l’ Evermann si rife- riscono con il nome di Macdonaldia challengeri al Notacanthus challen- geri e alla Macdonaldia challengeri del Vaillant e del Goode e Bean, descritta dapprima dal Giinther con il nome di Notacanthus rissoanus (nec De Filippi e Vérany). Nonostante tali contributi, le nostre conoscenze permangono su tale argomento ancora molto limitate. Dallo scarso materiale segnalato, l’ esatta definizione dei caratteri delle varie specie si presenta difficile, poichè, anche nell’ ambito di ciascuna di esse, si nota, sia nella formula delle pinne, sia nei rapporti di queste tra loro, una notevole variazione che il Vaillant crede potersi attribuire a differenze di sesso e di svi- luppo dei singoli individui. Tale incertezza, consultando la letteratura, appare estendersi anche al Notacanthus bonapartei Risso, che sembra essere il solo rappresen- tante di questo genere segnalato nelle acque mediterranee (2). Risulta infatti, dalle ricerche del Risso, del De Filippi e Vérany, del Giglioli, del Vailiant ecc., effettuate su esemplari provenienti dal (1) Secondo questo autore, la presenza di spine dotate di un unico canale nutri- tivo, di osteoblasti e di una primitiva organizzazione dello scheletro, suggerirebbe in queste forme Jl affinità ai Ganoidi, mentre d’altro lato, la mancanza di valvola a spirale nell’ intestino, di valvole multiple nel cuore, dimostrerebbero la relazione con i Teleostei apodi ed addcminali. (2) L’esistenza del Notacanthus mediterraneus essendo messa in dubbio da molti autori. Lee NOTACANTHUS 367 Mediterraneo e dall’ Atlantico, che il numero delle spine dorsali di questa forma oscilla tra un minimo di VI/, ed un massimo di IX; quello delle anali dure tra VI e XV, e che, fatta eccezione per l’ esemplare descritto dal Risso, le formule delle pettorali e delle ventrali tendono ad aggi- rarsi intorno a valori più costanti. Allo scopo di chiarire queste incertezze, facilitati dalla possibilità di osservare una serie numerosa di esemplari i quali potevano offrire una più esatta visione della frequenza di queste variazioni, abbiamo ripreso l’ analisi di tutti i caratteri delle forme raccolte ed in maniera particolare di quelli tassonomici, onde definire l’importanza, il limite e la media delle variazioni e stabilire nell’ ambito del genere dati attendibili. METODO E RISULTATO DELLE RICERCHE Fu seguito, in generale, ai fini di una più ampia possibilità com- parativa, l’ indirizzo adottato a questo proposito dai precedenti autori che s’ interessarono della questione. Le tabelle accluse riassumono i principali caratteri delle forme studiate. Le misure vennero espresse in mm. J | Lunghezza | Lunghezza media | N°. Esemplari | Formula D. % | | Altezza media | | media | linea laterale | | Il .| | | 18 | VII/, | 26 200 | 155 18 | | | | 40 SLAVIA 58 206m a 159 19 | 11 | VI/, | 16 204 157 20 | 368 N°. Anali dure in esemplari L. TROTTI N°. Anali dure in esemplari N°. Anali dure in esemplari a D, VII/, a D. VII a D. VI/; N°. N°. N°. N°. N°. N°. Ù Anali dure n % Anali dure Si % Anali dure | Esem Yo XV 5 | 28 SVU he 3 XIV 1 Say | ee ae SU NZ aie || 2 XV 6 | 15 XIII 3 23 XII 4 XIV Toler xi Shed XIII ey) xt : XI 1 6 XII gno x 2 IX 1 5 XI Ss IX 1 x 5 le IX 2 5 | Ne. Anali dure in esemplari a D. VIII/, - VII - VI/ Anali dure D. VIII; D. VIII D. VI/ N°. Esemplari XVIII = 1 = 1 XVII = = = — XVI = 2 ta 2 XV 5 6 =a 11 XIV 4 7 1 12 XIII 5 5 2 12 XII 2 5 4 11 XI 1 on 1 9 xx = 5 2 7 IX 1 2 1 4 è LA se ON NOTACANTHUS 369 Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VIII/; N°. Esemplari | Inizio della I A. % N°. Esemplari | Termine della D. % 1 Iv4 - VA D. 6 1 XII? A. 8 4 IV? D. 22 8 XII? A. 61 9 Ia - IV? D. 50 1 XI? A. 8 3 Ill? D. 17 1 DIGA 8 1 Il? D. 5 1 IX® A. 8 1 1° molle 7 Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VII/; N°. Esemplari | Inizio della I° A. % Ne. Esemplari | Termine della D. % 1 V2 D. 3 1 XIV2 A. 3 1 Iv? D. 3 2 XI? A. 5 6 III° - IV? D. 15 6 XII? A. 15 17 Ill? D. 44 9 IE Ac 23 9 Il? - I? D. 23 11 KEIN 28 4 Il? D. 10 2 1X? A. 5 1 1a - Il? D. 2 3 VI A. 8 2 1? molle 5 2 2% molle 5 1 3*- 4" molle 3 Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VI/ N°. Esemplari | Inizio della Is A. % Ne. Esemplari | Termine della D. % 1 II? - IVA D. 9 8 XA 73 2 IN? D. 18 2 VIII? A. 18 3 11? - II? D. 27 2* molle 9 4 Il? D. 37 —_ — — 1 18 - II° D. 9 — _ — 370 Raggi spinosi delle ventrali in esemplari a D. VIII/; L. TROTTI Raggi spinosi delle ventrali in esemplari a D. VII/1 Raggi spinosi delle ventrali in esemplari a D. VI/; N° N°. Raggi spinosi delle pettorali in esemplari a D. VIII/; Raggi spinosi delle pettorali in esemplari a D. VII/, _| N°. raggi _ | N°. raggi _| N°. raggi Be spinosi % A spinosi % aa spinosi Z 24 Ill 60 9 III/, 50 Is 8 IIl/, 73 5 11/; 13 5 MILES eT 1 III}, 9 7 Ill}, 18 3 Ill, 17 i Il 2 | 1 IIjs 9 | 1 Il/, 6 2 Il/s 5 1 IV/, 9 1 IV/, 2 Raggi spinosi delle pettorali in esemplari a D. VI/, Ne. o i Esem- DI 2S plari spinosi 1 14 12 13 5 12 67 28 Lunghezza e altezza della testa e diametro interorbitale N°. | No. raggi N°. | N°. raggi i spinosi % i spinosi % 22 13 55 10 13 91 18 12 45 1 12 9 Diametro longitudinale e dorso-ventrale della regione preorale e diametro dell’occhio Diametro | Diametro dorso- Diametro Lunghezza| Altezza | interorbi- longitudi- tale nale | massima 44 23 10 massimo 11 minima 27 12 5 minimo 6 media 33 16 7 medio 8 ventr. ale Diametro dell’occhio NOTACANTHUS 371 A proposito di questi ultimi dati segnaliamo la variabilità osservabile nel profilo della testa. Variabilità che dipende da differenti rapporti tra i diametri longitudinali e dorso ventrali della regione preorale, oltrechè da un oscillante sviluppo del diametro interorbitale. Tali mutevoli aspetti del profilo, a cui si aggiungono in qualche caso variazioni della linea dell’opercolo ed una più o meno accentuata inclinazione della testa rispetto all’asse del corpo, sembrano indipendenti dagli altri caratteri tassonomici e possono considerarsi semplici variazioni individuali nell’ambito della specie. Anche il Dott. Norman del Museo Britannico espresse a questo proposito eguale parere su alcuni esemplari da noi inviatigli. Fu possibile osser- vare inoltre, in qualche caso, una particolare turgescenza della regione opercolo-mascellare. Pertanto, dallo studio di una settantina di esemplari di Notacanthus, tutti appartenenti ad una medesima specie, si sono potuti rilevare i seguenti dati: 1) La oscillazione della formula delle spine dorsali appare limi- tarsi tra un massimo di VIII/, ed un minimo di VI/, con prevalenza di forme a VII/,. 2) Il numero di tali spine risulta completamente indipendente dalla grandezza degli esemplari. Fu tuttavia possibile notare come quelli a D. VIII/, si presentino in media di grandezza inferiore a quelli a VII/, CAVIE 3) Le pinne ventrali, confluenti tra loro ed estese fino all’ ano, ap- paiono costituite da un numero di spine variabile tra un massimo di IV/, ed un minimo di II/, con prevalenza di forme a III/, spine. 4) Le pettorali formate per lo più da 13 raggi raggiungono in alcuni casi un massimo di 15 ed un minimo di 12. 5) Il numero dei raggi spinosi componenti le anali dure sembra, invece, soggetto alle più ampie variazioni. La maggior parte degli esem- plari da noi studiati ne presentano XIII o XIV a cui fanno seguito esem- plari con XV o XII. Queste oscillazioni risultano contenute tra un mas- simo di XVIII ed un minimo di IX. 6) Le anali dure s’iniziano generalmente all’ altezza della III* D. Negli esemplari con VIII/, spine dorsali, tale rapporto tende a spo- starsi all’ altezza dello spazio compreso tra la III? e la IV® D., mentre in quelle a D. VI/, esso rapporto corrisponde alla II* D. 372 L. TROTTI 7) L’ ultima spina dorsale termina per lo più all’ altezza della X® A.. Anche in questo caso negli esemplari a D. VIII/, essa si presenta a livello della XII* A.. In pochi esemplari fu possibile notare la sovrap- posizione delle ultime spine dorsali alle prime anali molli. 8) Esiste un certo parallelismo tra il numero delle anali dure e quello delle dorsali. Gli esemplari a D. VIII/, e VII/, presentano in media un numero notevolmente maggiore di anali dure di quanto fu possibile rilevare in forme a D. VI/,. 9) La linea laterale raggiunge all’ incirca i 7/10 della lunghezza dell’ animale e poi sembra esaurirsi. Essa al suo inizio appare spostata in corrispondenza della sub-regione dorsale mentre nell’ ultimo tratto percorre la sub-regione mediana caudale. 10) L’ altezza media degli esemplari studiati presa alle ventrali risulta corrispondere ai 2/25 della lunghezza dell’ animale. 11) La lunghezza e l’altezza media della testa raggiungono rispet- tivamente 1/6 e 1/12 della lunghezza del corpo, mentre la lunghezza e |’ altezza della regione preorale ne rappresentano 1/24 e 1/20. 12) Si nota infine, in alcuni esemplari, variazioni nel profilo del muso il quale si presenta talvolta più acuto o più ottuso del normale. Si rileva inoltre, in qualche caso, una particolare turgescenza della regione opercolo-mascellare. 13) In tutte le forme studiate è possibile riscontrare la presenza di una spina all’ altezza del mascellare. * % % Comparando i risultati delle nostre osservazioni con quelli ottenuti dallo studio degli altri rappresentanti del genere Notacanthus, appaiono confermati chiaramente i caratteri differenziali tra gli esemplari da noi studiati e le specie nasus, analis, phasganorus, indicus e abbotti sia dalle dimensioni, sia dalla formula delle pinne, sia dai particolari rap- porti di queste ultime tra loro. Maggiori affinità morfologiche sembrano esistere invece tra gli esem- plari descritti ed il Notacanthus sexspinis e la Gigliolia moseleyi (1). Poichè, se il Goode ed il Bean annoverano tra i caratteri della Gigliolia (1) Non considerata dal Boulanger come nuovo genere ma come semplice specie del genere Nofacantus (N. moseleyi). | | | eal fo NOTACANTHUS 373 la quasi completa sovrapposizione della dorsale alle anali dure, eguale disposizione è possibile rilevare anche in alcuni dei nostri esemplari in cui la variazione sotto questo aspetto si presenta particolarmente evi- dente, tendendo l’ anaie ad estendersi più cefalicamente dell’ ordinario fino a raggiungere anche l’ altezza dello spazio compreso tra la II* e la I? spina dorsale. Variazione questa, a cui non sembra del tutto estraneo il numero dei raggi spinosi della dorsale come lo dimostrano general- mente le forme a D. VIII/, e VI/,. Anche la posizione della altezza massima del corpo sembrerebbe carattere comune tra le due forme in questione. I dati riportati a proposito del profilo del muso assumereb- bero minor importanza differenziale sia perchè tratti nel caso della Gigliolia da pochissimi esemplari, sia a causa delle notevoli variazioni osservate a carico di questa regione sul materiale da noi raccolto. Malgrado tali caratteri comuni, la presenza nel genere Gigliolia di ventrali unite e non confluenti, di un numero indeterminato di esem- plari con dorsale costituita da VIII - IX spine e soprattutto di una linea laterale prolungantesi fino alla estremità caudale, sarebbero dati suffi- cienti a differenziare queste due specie. Meno evidenti si presentano invece i caratteri tassonomici tra le forme da noi studiate e la specie sexspinis, poichè stando a quanto riportano il Richardson ed il Giinther, il numero dei raggi spinosi della dorsale e della anale, come pure la posizione di queste pinne coincidono sensibilmente con la media dei dati desunti dalle nostre osservazioni. Ugual cosa si può dire a proposito del numero dei raggi spinosi della ventrale e della pettorale e a proposito della frequenza degli esemplari ae) V7. VANS VIII. Il sexspinis sembrerebbe invece differire per le sue dimensioni, per i rapporti tra muso ed occhio, oltre che per la ventrale a formula II/- cum pari suo conjugata e non estesa sino all’ ano. Il Notacanthus annectens segnalato dal Boulanger come forma a caratteri intermedi tra il sexspinis e la Gigliolia moseleyi, differisce dai nostri esemplari per le ventrali « joined to its fellow» e per la mancanza, come risulta dalla figura, della piccola spina succedentesi alla ultima spina dorsale. Inoltre il profilo del muso, dato questo da prendersi con riserva per le ragioni gia esposte, sembra differire notevolmente da quelli da noi osservati. Invece i caratteri dei nostri esemplari presentano strette relazioni con quelli del bonapartei, col quale siamo propensi anche noi ad identi- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 14 374 L. TROTTI ficare il mediterraneus. E’ da notare però come questi esemplari differi- scano per i loro rapporti della dorsale con le anali dure da quanto venne esposto a questo proposito dal Goode e dal Bean ed in parte dal Vaillant su specie atlantiche. Infatti, mentre i primi autori considerano come uno dei caratteri tassonomici del bonapartei la sovrapposizione delle ultime tre spine dorsali alle anali molli, tale dato non fu da noi rilevato che eccezionalmente, presentando la più gran parte dei nostri esemplari la dorsale limitata all’ altezza dell’ ultimo tratto delle anali dure. Questo carattere, presente in un così gran numero di bonapartei provenienti dalla medesima area batiale, potrebbe venir attribuito, data la grande diffusione di queste forme, ad una prevalenza di tale varia- zione nell’ ambito di una data area geografica. Ipotesi questa che appare avvalorata dalle osservazioni del Vaillant il quale segnala in qualche esemplare di origine atlantica, la presenza di dorsale limitata alle ultime anali dure. Eguale caratteristico rapporto ci fu possibile rilevare su di un bonapartei proveniente dalle acque nizzarde e facente parte della Col- lezione Giglioli al Museo Zoologico di Firenze, mentre i rimanenti esem- plari, della medesima specie e provenienza, non differivano per questa particolarità da quelli descritti dal Goode e dal Bean. _ Concludendo, la grande variabilità del profilo del muso e soprat- tutto la mancanza di persistenza del rapporto tra dorsali ed anali dure —- dato questo descritto e considerato dal Goode e Bean come *asso- nomico del bonapartei — ci porta ad una revisione dei caratteri differen- ziali dei rappresentanti del genere Notacanthus e Gigliolia. Revisione che, pur non trascurando gli altri dati quali sussidiari ad una esatta diagnosi, ci permette di segnalare i seguenti caratteri che, allo stato attuale delle ricerche, ci sembrano, nelle specie suddette, differire più grandemente da quelli del bonapartei: i Notacanthus bonapartei Risso - Linea laterale arcuata sulle pettorali limitata ai 7/10 della lunghezza dell’ animale. D. VI a VIII. A. in nu- mero variabile tra IX e XVIII con prevalenza di forme a XII e XV. V. III/7, III/6 e più raramente IV/7 e II/6 confluenti ed estese sino all’ano. Notacanthus nasus Bloch - D. IX a XI. A. X a XIII. Notacanthus phasganorus Goode - D. IX a XI. A. XVIII a XXII. (XXIV sec. Bigelow e Schroeder). Lunghezza del muso superiore al dia- metro dell’ occhio. eee we Ot VITO fn® a NOTACANTHUS 375 Notacanthus analis Gill - D. IX a XI. A. XVIII a XXII. Lunghezza del muso eguale al diametro dell’ occhio. Notacanthus indicus (Lloyd) - D. XI. A. XIV. V. III/7. Notacanthus abbotti Fowler - D. XIII. La dorsale risulta inserita al davanti della origine della ventrale. A. XXVIII. P. 15. Le pettorali rag- giungono con la loro estremità caudale quasi le ventrali. Notacanthus sexspinis Richardson - V. II/7 o I/6-7 Cum pari suo conjugata non estese sino all’ ano (Sec. Richardson e Giinther). Notacanthus annectens Boulenger - V. VII/6 unite con quelle del- l’altro lato ed estese sino all’ano. Linea laterale non arcuata, si arresta, sulla figura annessa al testo, a circa metà lunghezza della coda. Gigliolia moseleyi Goode e Bean - Linea laterale prolungantesi sino alla estremità deila coda. D. VIII o IX. P. 9. V. I/7 cum pari suo conjugata ed estese sino all’ ano. E’ da notare l’ assenza, tra gli esemplari da noi raccolti, di forme a caratteri del Notacanthus mediterraneus De Filippi e Vérany, cosa che cenfermerebbe i dubbi sollevati da molti autori sulla esistenza di tale specie. Ringrazio vivamente il Dott. Norman, del Museo Britannico, per avermi inviato in esame, a richiesta del Direttore del Museo Civico di Genova, un esemplare di Notacanthus sexspinis, ed il Prof. O. de Beaux, Direttore del medesimo Museo Civico di Storia Naturale di Genova, ed i suoi collaboratori Dott.a Guiglia e Dott. Capra rispettivamente per l’ ospitalità concessami in questi « Annali » e per il valido aiuto presta- tomi con l’aver messo a mia disposizione i mezzi bibliografici della ricca biblioteca del Museo. 376 L. TROTTI BIBLIOGRAFIA ARIOLA V. — Pesci nuovi e rari per) il golfo di Genova. Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Vol. 41 - 1894. BLEEKER P. — Bydrage tot de kennis der Notocanthini van den Soenda- Molukschen Archipel. Verh. Batav. Genootsch, Vol. 23, 1850 - (fide Dean - Bibliog. of Fishes). BiceLow H. G. - SCHROEDER W. C. — Two rare fishes Notacanthus pha- sganorus Goode and Lycichthys latifrons (Steenstrup and Hallgrimsson) from the Nova Scotian banks. Proc. Boston Soc. Nat. Hist., Vol. 41 - 1935. 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Si noti che, come è anche riportato nel testo, i profili delle teste qui riprodotte non presentano alcun rapporto con gli altri caratteri tassonomici di queste forme e soprattutto con il numero e la posizione dei raggi spinosi della dorsale e della anale. Fig. 1a - Testa vista ventralmente. X 1/2. Fig. 2a - Testa vista ventralmente. X 1/2. 379 RES LIGUSTICAE LXIV ALESSANDRO BRIAN LE GROTTE DI TOIRANO (LIGURIA) Nell’esplorare personalmente le caverne di Toirano coll’intento di studiarne la fauna vivente, ho fatto finora scarse raccolte di animali propriamente cavernicoli e quindi il mio primo contributo sulla cono- scenza faunistica di esse si può considerare come modesto, ma mi preme tuttavia di fare osservare che visitandole non ho tralasciato di notarne l’ esatta ubicazione, di rilevarne la topografia, di completare la descri- zione di quelle già conosciute e d’illustrare le muove, sicchè spero di non aver fatto fatica inutile componendo una guida che giovi ai futuri speleologi, confidando che le Grotte di Toirano saranno visitate con mag- giore interesse e più esaurientemente studiate a vantaggio della scienza. Toirano (m. 38 - Tauranum) è un comune di circa 1400 abitanti, situato nel circondario di Albenga, a 3 Km. a N dalla stazione ferro- viaria di Borghetto S. Spirito, alle falde di M. Calvo (m. 1389) e di M. Acuto (m. 747), sul torrente Varatella. Il centro del paese ha l’aspetto di un grosso borgo fortificato e sebbene oggi sia quasi sconosciuto, pure nei tempi passati venne anno- verato fra i Castelli più notevoli del Genovesato; si resse con Statuti pro- pri ed ebbe un podestà. E’ ricordato in antichissime carte e tra le altre in una datata dal 17 Dicembre 1385, quando S. S. P. Urbano VI asse- gnava al Doge e al Comune di Genova, Toirano insieme ad altre ca- stella e terre vicine in ricompensa dei servigi prestatigli dalla Repubblica all’ epoca della sua fuga in Nocera. Toirano fu teatro della battaglia fra Napoleone e gli Austro Sardi, detta di Loano (dic. 1795), e in quell’epoca molto sofferse per l’invasione delle soldatesche francesi che distrussero la vicina Certosa di Dari e 380 A. BRIAN manomisero il suo archivio parrocchiale, disperdendone i preziosi do- cumenti. Al comune di Toirano è stata aggregata verso il 1905 l’alpestre fra- zione di Carpe m. 401, di modo che il suo territorio è assai esteso spe- cialmente nella parte montuosa, e questa non solo alpinisticamente ma sopratutto sotto l’aspetto archeologico e speleologico è molto interessante. Merita particolare menzione il suo celebre monastero di S. Pietro detto del Varatella, di cui la Chiesetta da poco restaurata e con affresco di S. Pietro del sec. XIV, erge le sue vetuste mura sopra una delle cime minori, m. 891, del sopradetto M. Calvo, e la cui origine si perde nel- l’ oscurità dei tempi. Così pure notevole interesse archeologico presenta ii Tempietto Ligure-Preromano, innalzato nella balza detta «u batzu du ciù Dé» che fronteggia il M. di S. Pietro, situata presso al giogo di Bardineto (1). Per quanto riguarda la preistoria non posso tralasciare di accennare a quelle costruzioni tutte di pietra, che sono una sopravvivenza di anti- chissime abitazioni ricordate dall’Issel (2) e chiamate Caselle; alcune situate nel versante meridionale di M. Calvo, specialmente nella regione di Bari, in vicinanza della Tana della Paiarina e della Porretta sul con- fine di Bardineto, ed altre sul M.te Merona tra Toirano e Balestrino ed in altre località. Oltre a ciò degne di considerazione sono le caverne distribuite in grande numero intorno a Toirano scavate nel calcare dolomitico bigio del trias medio (che si presenta qua e là con spuntoni di scisti sericitici triassici più antichi) di cui in parte sono costituiti i monti circostanti. E fra queste la più celebre è la Tana o Grotta di Santa Lucia, con- vertita in Santuario, distante poco più di un chilometro a Nord Ovest del borgo, a 214 m. sopra il m., che si addentra per circa 300 metri nella roccia dolomitica del Monte S. Pietro, all’ingresso della quale e nella stessa roccia è la Chiesa dedicata alla Santa (3). Molte altre Grotte esistono presso Toirano, per la maggior parte destituite di pregio artistico perchè o prive per natura di concrezioni ornamentali, o vandalicamente rovinate, ma tutte più o meno d’interesse (1) Anno Santo - 1925 - S. Pietro di Varatella, Toirano, Albenga, Tip. Vincenzo Piccardo, 1925. (2) IsseL A. - Un exemple de survivance pré-historique. Congrés international d’ Anthrop. et d’ Archéol. préhist. XIIIe section. I. Monaco, 1907. (3) MarneRI B. - San Pietro a Toirano « San Remo ». Rivista Ilustrata, anno II, n. 12, 5 agosto 1933 - Anno IX. e | LE GROTTE DI TOIRANO 381 scientifico, massimamente sotto il riguardo paleoetnologico e paleonto- logico (1). PRIMA PARTE NOTE BIOLOGICHE INTORNO ALLE CAVERNE DI TOIRANO Se noi consideriamo le Grotte di Toirano dal punto di vista della biologia, dovremo comprenderle nella categoria delle grotte anfitrofe, termine proposto da Dudich (2) per designare quelle caverne nelle quali il nutrimento che deve servire per gli animali che vi abitano, ha due Sorta di provenienze: parte vi è introdotta dal di fuori (alloctono) e parte vi si origina al di dentro (autoctono). Se noi dovessimo ritenere che le Grotte siano prive di luce in tutte le lore parti, non potremmo immaginare la possibilità di quest’ultima fonte di nutrimento, poichè col termine di nutrimento autoctono, inten- diamo quello che si produce per fotosintesi nelle piante verdi. Ma invece si nota che in quasi tutte le srotte di Toirano, la luce penetra nell’interno di esse per la bocca, fino ad un certo limite, ed è per questo che quasi sempre nella prima parte della caverna, fin dove arriva il chiaro, ho trovato che vi allignano delle piante verdi in maggiore o minore abbon- danza, piante che vi possono sussistere perchè si accontentano anche di poca luce. Al di là invece del punto dove gli ultimi raggi arrivano, comincia la regione dell’oscurità completa, la regione afotica così detta; ed in questa, come è noto, non possono vivere assolutamente piante verdi; tutt'al più si troveranno vegetali parassiti e saprofiti. E’ quindi certo che, quando in questa regione oscura vi è dell’ac- qua, invano vi si cercherà del fitoplancton; se vi è terreno soltanto, sara inutile cercarvi piante a clorofilla. Con tutto ciò noi sappiamo che anche nelle grotte più profonde vi- vono animali in maggiore o minore numero a seconda delle località, animali che già dai biologi furono distinti in troglosseni se sono venuti accidentalmente dal di fuori e se vi si sono acclimatati; in troglofili se (1) Ringrazio vivamente il Prof. 0. De Beaux, il Dott. F. Capra, il Prof. G. Rovereto e il Prof. L. Masi per i consigli e le utili indicazioni gentilmente forni- temi durante le correzioni delle bozze del presente lavoro. (2) DupicH E. - Die Klassification der Héhlen auf biologischer grundlage. Mit- teilungen Uber Hohlen- und Karstforschung. Heft. 3. Iahrgang 1933, p. 35-43. PAPI CAT TRI RINVIO ERE E 382 A. BRIAN hanno preso l’abitudine di dimorarvi, preferendo le condizioni d’am- biente della caverna piuttosto che quella dell’ esterno, e infine in tro- globii se gli animali ivi trovati hanno subìto profonde trasformazioni in modo da non avere più alcun rappresentante alla luce. Gli animali abitatori delle grotte, a qualunque delle divisioni sopra- dette appartengano, in che modo potranno avere il loro nutrimento? In parte il materiale organico che si produce nella regione d’entrata per fotosintesi potrà servire di nutrizione ad alcuni di essi; per gli altri, e forse per i più, il nutrimento vi perverrà dall’ esterno, e ciò può avve- nire, come bene Dudich ha rilevato, in vari modi. O è il vento che spinge nella grotta foglie e frammenti di piante, o è l’uomo stesso che può essere il portatore di materia organica, utilizzando in qualche modo la grotta come ricovero, sia che vi sosti temporaneamente, sia che cerchi rifugio per il suo gregge durante la pioggia. Anche mammiferi selvatici o uccelli, introducendosi casualmente o abitualmente nella caverna (come volpi, tassi, donnole, topi ecc., galline, colombi, cornacchie ecc.) vi la- sciano i rifiuti del loro pasto o i loro escrementi. Il guano che qualche volta vi si accumula per opera dei pipistrelli, è un ottimo cibo per gli insetti cavernicoli. Così pure le acque che, non rare volte, a mo’ di rigagnoli, penetrano nelle grotte, oppure a guisa di semplici stillicidi, attraverso a fessure, possono essere veicolo di detriti organici, e nello stesso tempo di organismi viventi, acquatici. Anche le acque risorgenti da una tana, offrono non di rado occasione agli animali reofili, come ad es. alla Trocheta subviridis, di penetrare nella tana stessa contro corrente. Da notarsi poi che sulle materie organiche, sui legni decomposti e marciti nell’ interno delle grotte possono prodursi funghi saprofitici, che a loro volta servono di cibo a qualche insetto. Quanto più copioso è il materiale organico trasportato, tanto più ricca è la fauna cavernicola. Perchè il materiale organico introdotto nella grotta venga utiliz- zato, non è necessario ammettere che esso sia spinto nella parte più profonda delle cavità. Anche se esso penetra soltanto nella regione ri- schiarata dall’ entrata, potrà servire egualmente di cibo al mondo degli animali della regione afotica, se è vero, come Menozzi avrebbe rilevato colle sue ricerche biologiche nella grotta di Vallestra, che gli animali cavernicoli stessi migrano da una parte all’ altra della cavità sotterra- LE GROTTE DI TOIRANO 383 nea alla ricerca delle condizioni migliori di vita, che anche qui variano. Un’altra importante condizione però è necessaria perchè si sviluppi e possa prosperare la fauna delle grotte: occorre che vi sia un certo grado di umidità e che questa vi si mantenga più o meno costante. Natural- mente altra condizione indispensabile per l’esistenza della fauna vera- mente troglobia è la perfetta oscurità. Nelle grotte del Toiranese da me visitate, ho dovuto riscontrare pur troppo che tali ultime condizioni favorevoli non sono sempre presenti; in conseguenza di ciò almeno le mie ricerche hanno dimostrato l’esistenza d’una speleo-fauna scarsa e di poco interesse. E attribuisco la mancanza di una vera fauna troglobia, in alcune caverne, non tanto alla deficienza di nutrimento quanto alla incostanza dell’ umidità; per altre grotte invece anche all’ inesistenza di una regione afotica propriamente detta (Gr. dei Balzi Rossi, Gr. Surià, Gr. Spelonca, Gr. Merona ecc.), o alla deficienza o alla mancanza di guano, per causa della deplorevole e spietata usanza che hanno gli abitanti de! luogo, di far caccia ai pipistrelli (1). Quasi tutte le caverne presso Toirano diventano asciutte nel periodo estivo. Il Salino (2) parlando della Grotta di S. Lucia, attribuisce la causa della deficienza dell’ umidità all’ intenso disboscamento praticato sulle montagne Toiranesi nei secoli scorsi, che avrebbe avuto per conseguenza di non permettere alle acque di fermarsi e di costituire una fonte peren- ne di alimentazione idrica alle cavità sottostanti. Con tutto ciò ricerche di animali cavernicoli sono già state praticate da molto tempo, e il primo ad esplorare con attività ammirevole le grotte Toiranesi per la raccolta di insetti fu l’Avv. A. Vacca, guidato e spronato in queste indagini dal Prof. R. Gestro. Si può dire che sia stato già trovato per merito suo, un discreto materiale d’insetti cavernicoli, di cui darò più oltre la lista, alla quale aggiungerò i risultati del mio modesto contributo. Una lacuna tuttavia è ancora da riempire se si vuole avere una co- noscenza completa della bio-speleologia delle nostre caverne: nessuna di esse finora fu oggetto di studio da parte dei botanici. Sarebbe desi- (1) Il vigente « Testo Unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l’ esercizio della caccia » stabilisce all’ art. 38, comma g, che «è sempre proi- bito di uccidere o catturare i pipistrelli di qualsiasi specie». Il contravventore è punito con l’ ammenda di L. 50 a 500. (2) Sarino F. - 1883 - Isolette, monti e caverne della Liguria, Boll. del C.A.L. vol. XVII, n. 50, p. 39. - Torino. 384 A. BRIAN derabile conoscere la flora che alligna nei tratti illuminati dei loro cor- ridoi d’entrata. Le gite fatte nella primavera del 1934 (maggio e giugno), mi hanno dato modo di constatare la presenza di una serie varia e ricca di piante verdi con fiori in molte di esse. Vi sarebbero certe osservazioni interessanti da fare riguardo alle condizioni climatiche, altre relative alle trasformazioni morfologiche in rapporto alle condizioni fisiologiche ambientali anche per i vegetali; = ben a ragione il Prof. Miiller nel recente Congresso speleologico tenutosi a Trieste, non ha mancato di attirare l’attenzione di botanici su questa lacuna (1) per quanto riguarda le caverne d’Italia. Per parte mia ho potuto intanto notare che per mancanza di umi- dità costante nella zona d’entrata delle grotte di Toirano, scarseggiano generalmente le solite felci e il Capelvenere, ecc.; ha preso il loro posto un’altra pianta che si spinge molto addentro nelle gallerie di entrata fino alla semioscurità, ed è questa la comune Parietaria officinalis (Grotta della Basola, S. Lucia Inferiore, ecc.). Talora stanno abbarbicate anche nell'interno delle caverne piante legnose di fichi selvatici (Gr. S. Lucia inferiore) od altre essenze (2). NOTE GEOLOGICHE La Valle di Toirano è percorsa dal torr. Varatella che ha origine al di sotto di Carpe, in seguito alla confluenza del rio delle Carpe e del Rivo della Valle. Presso lo sbocco in mare di questo torrente, cioè vicino a Borghetto S. Spirito, si osserva un basso piano costituito da deposit: alluviali (Quaternario), ma dopo poco risalendo il corso dell’acqua, si vede già delinearsi la valle sulla cui destra verso N. E. si nota un primo affioramento di quarziti del trias e di scisti sericitici dell’antracolitico e sulla sinistra più verso il mare presso Borghetto una formazione di cal- cari a diversi piani del mesozoico. Le quarziti, ma sopratutto gli scisti seri- (1) Alcune ricerche botaniche sono già state fatte per opera del Prof. A. Jviani e del Dott. F. Morton nelle caverne della Venezia Giulia, e per opera del Dott. E. Tongiorgi nelle grotte del Monte Pisano e dei M.ti d’ oltre Serchio, per opera del Prof. M. Cadrobbi in grotte dei dintorni di Rovereto: nulla di simile è stato ancora tentato per le grotte della Liguria. (2) Vi sono specie di piante che si accontentano di pochissima luce come Jo provano le esperienze fatte da alcuni botanici. Se diamo il valore di 1 alla piena luce del giorno fuori grotta, troveremo che a certi vegetali può bastare una frazione minima di luce: per le alghe 1/2000; licheni 1/240; muschi 1/2000; felci 1/1700; piante a fiori 1/256 (secondo Dudich). LE GROTTE DI TOIRANO 385 citici della Varatella, si spingono a N. nel territorio di Boissano; i cal- cari verso O. si prolungano fin verso il territorio di Zuccarello. A meno di 1 Km. dalla spiaggia marina, sulla destra del torrente, cioè verso O. si vedono colline costituite di calcare dolomitico del trias, la roccia pre- dominante nel territorio di Toirano, formazione che prende anche grande sviluppo sulla sinistra del torrente subito dopo il borgo. Gli scisti seri- citici e le quarziti affiorano qua e là anche nell’interno della Valle di Toirano, tuttavia le vette frastagliate dei monti che la fiancheggiano coi loro dirupati pendii sono quasi tutte formate dal sopraddetto calcare dolo- mitico del trias medio e superiore, il quale conferisce alla regione un aspetto carsico veramente caratteristico. Si è appunto in questa formazione calcarea triassica che sono sca- vate quasi tutte le caverne, alcune delle quali celebri dal punto di vista paleoetnologico. Le più importanti di tali cavità, colla loro grande aper- tura, si mostrano situate quasi sempre ad una certa altezza dal fondo valle sotto pareti verticali di roccia e sulla sommità di falde detritiche magramente ricoperte da alberi. Verso i margini del territorio di Toirano non mancano formazioni più recenti come ad es. taluni calcari e scisti argillosi eocenici soprat- tutto sviluppati verso il territorio di Balestrino e più ad O. ancora. A N. di Toirano invece, verso il territorio di Verzi, come pure ad O. verso il M. Guardiola (m. 737) i geologi segnalano le quarziti triassiche e gli scisti più antichi (sericitici e filladici dell’antracolitico). Più lontano ancora vengono notati scisti sericitici derivati da porfidi e da graniti con formazioni sviluppatissime sia verso NO. al M. Settepani, sia verso NE. alla regione di Calice Ligure. Regione dunque questa interessantissima non solo per i suoi feno- meni carsici ma altresì per la sua varia costituzione litologica. LE GROTTE Le grotte nel territorio di Toirano sono in grande parte scavate sui due versanti del torr. Varatella, ad una altitudine sopra il livello marino che varia da 188 a 348 m. circa, come si può vedere dalle quote che presento qui per quelle caverne che sono più vicine a Toirano e delle quali do l’ altitudine cominciando da quelle a minor distanza dal mare e proseguendo con quelle progressivamente situate più a monte della valle: 386 A. BRIAN Gr. S. Lucia inf. m. 200, — Gr. S. Lucia sup. m. 214, — Grotta Colombo m. 225, — Tana Basua m. 188, — Tana Sgarbà m. 200 circa, — Gr. Balzi Rossi m. 200 circa, — Gr. Merona m. 284, — Gr. Chiap- pella m. 308, — Tana dei Crocci m. 320, — Gr. delle Carpenasse m. 300 circa, — Gr. Soria m. 293, — Gr. del Pastore m. 348 ecc. Chi ha percorso questa regione per visitare le Grotte ha dovuto notare che, man mano che si procede a monte della Valle, le Caverne hanno di poco ma progressivamente una altitudine più elevata, e vien fatto di osservare che il loro allineamento tende a mantenersi parallelo al profilo del letto del torrente che, rispetto a dette grotte, presenta sempre un livello inferiore da 100 a 150 metri. E’ evidente quindi un parallelismo fra il livello base attuale ed il livello sopraelevato antico del torrente nel periodo quaternario, quando tutte le dette grotte si for- marono ad uno stesso livello idrostatico (1). Chi vuole spiegare il fatto perchè dette grotte rimasero sospese e allineate in alto, mentre il torrente scorre molto più in basso, dovrà pen- sare, come c’insegna il Prof. Rovereto, al mutamento avvenuto del li- vello base dell’erosione continentale, dovuto ad un fenomeno generale chiamato eustatico. Il fenomeno deve mettersi anche in rapporto col pe- riodo dell’erosione fluvioglaciale, ma la causa prima è dovuta ad un ab- bassamento del livello del mare che ha permesso un rinnovamento del profilo d’equilibrio del corso d’acqua e il terrazzamento attuale. Si conoscono tre gruppi di piani terrazzati dalle coste mediterranee classificate cronologicamente dal Prof. Rovereto, prendendo dapprima a tipo quelli dell’Is. di Capri e poi quelli della pianura padana: il pianalto, l’alto terrazzo e il basso terrazzo. Nel nostro caso, osservando l’altitudine delle Grotte ora considerate si deve ritenere che si tratta di un fenomeno contemporaneo all’alto terrazzo. L’ inizio del fenomeno è avvenuto nel più antico quaternario e ha lasciato imponenti traccie sulle nostre coste. Il terrazzamento della regione del Toirano in diretta relazione, come ho detto, con movimenti eustatici, verrebbe a riferirsi al livello marino del Siciliense (Quaternario medio), poichè più o meno sembra corrispondere a quel terrazzamento riscontrato in modo generale sulle nostre coste, che avrebbe come dislivello dall’at- (1) Nessuna delle Grotte descritte nel presente lavoro mostra corsi d’ acqua nè risorgenze, nè inghiottitoi; quasi tutte sono asciutte e questo si spiega per l’ avve- nuto mutamento del livello idrostatico. LE GROTTE DI TOIRANO 387 tuale superficie del mare da 300 a 80 metri, essendo tipiche terrazze siciliensi quelle alte fra gli 80 e i 100 m., come bellissimo esempio ce re offre la caverna delle Arene Candide del Finalese, le cui aperture sono appunto scavate sull’orlo di un terrazzamento dell’altezza ora detta; anche le Grotte di Val Varatella, colla loro caratteristica ubicazione e topografia, mostrano un comportamento poco dissimile. L’abbassamento del fondo valle verificatosi dopo i movimenti eusta- tici, in seguito all’erosione fluviale, determinò contemporaneamente azioni di sfacelo e di dilavamento per opera degli agenti atmosferici sugli stessi versanti della valle, e ne conseguirono frane, depositi di falde detri- tiche ecc. In parte il lento dilavamento e in parte gli scoscendimenti ra- pidi dei monti, allargarono l’entrata di molte cavità sotterranee e apri- rono addirittura le comunicazioni coll’esterno di altre grotte, dapprima nascoste entro la roccia. Forse a questo fatto è da attribuirsi l’aspetto speciale che hanno assunto in gran parte le caverne di questa valle. Più che vere grotte a piccoli e lunghi corridoi esse somigliano a vaste nicchie, ad antri più o meno profondi. Se si fa eccezione per la Grotta della Basua, del Pastore e per le due di S. Lucia (queste ultime foggiate a vaste e prolungate gallerie), le altre in generale hanno bocca molto grande e non presentano che una camera sola con qualche dira- mazione secondaria di poca importanza. Tali sono ad es. la Gr. dei Balzi Rossi di Toirano, così detta da una corrispondenza dell’aspetto coi tipici Balzi Rossi che sono marini, la Gr. Surià, la Gr. delle Gore ecc. Talune, oltre la vasta apertura d’entrata, presentano superiormente o da lato qualche grande foro che ricorda una finestra. Tale struttura richiama alla mente gli sbocchi di ricolmo dovuti al fenomeno del soprappieno che già furono osservati in qualche grotta del Bellunese e delle Alpi Liguri (1). E la finestra superiore era forse lo sfioratoio dell’ eccedenza del- l’acqua, causa l’ingorgo dello sbocco inferiore, in un tempo in cui le sor- genti in Val Varatella dovevano avere la massima intensità, quando il livello idrostatico coincideva col livello delle grotte. 1 E’ naturale pensare che originariamente non dovevano essere così (1) « Quando i vani interni di una grotta, scrive Rovereto, erano ricolmi d’acqua, allora il loro soprappieno, il trop-plein come lo chiama il Martel, traboccava per vie diverse dalle consuete seguite! dalle grandi sorgenti perenni e dava luogo a temporanee sorgenti di soprappieno o remittenti, d’ ordinario situate a un livello più alto delle precedenti ». Rovereto, p. 847, Trattato di Geologia Morfologica, Vol. II, Hoepli, Milano. 388 A. BRIAN tali caverne: non è che coi secoli che, intensificandosi l’azione di sfacelo e l’opera di corrosione per causa della pioggia, andarono a poco a poco modificandosi verso lo stato attuale. Pur tuttavia io sono d’ opinione che tali caverne dovessero già presentarsi nelle condizioni attuali durante il periodo della civiltà neolitica, quando esse furono ‘abitate dall’uomo. Una caverna a bocca assai larga, da cui può penetrare luce ed aria nel- l’ interno, è sempre preferibile alle tane umide con angusto foro di en- trata. La difficoltà di accesso partendo dal fondo valle, 1’ altezza e rapi- dità dei versanti che le isolavano da qualsiasi viottolo di comunicazione, non erano un ostacolo per l’ uomo di allora. La loro situazione era invece favorevole al vivere appartato, al permettergli una facile difesa centro le fiere ed i nemici. Egli di lassù dominava la valle e come da una for- tezza elevata, spiava il nemico. Si può pensare adunque come tali grotte fossero un ottimo rifugio per i Liguri primitivi nei tempi di invasioni e di lotte, sopratutto nel periodo della conquista romana. NOTE PALEONTOLOGICHE E PALEOETNOLOGICHE Geologi ed archeologi, al contrario dei botanici, recarono colla esplo- razione delle Grotte, gia un soddisfacente contributo alla storia della paleontologia e della paleoetnologia di questa regione. In seguito a scavi praticati dapprima dai frat. Antonio e Giovanni De Negri, da Giovanni Ramorino e più tardi dagli illustri A. Issel e N. Morelli, Mochi ed altri, fu constatato che alcune di tali caverne erano state abitate dall’ uomo fin dall’ età neolitica e forse paleolitica, e altre furono convertite in sepolcreto (Tana della Basua) ai tempi delle prime invasioni romane. Quasi tutte rivelarono la presenza contemporanea di fittili, o manufatti litici e di ossa di animali. Fra i mammiferi estinti è sopratutto degno di nota l’ Ursus spelaeus var. minor e |’ Ursus ligusticus Issel, i cui resti, in grande abbondanza, furono rinvenuti in alcune grotte, ma sopratutto nella Tana Lubea, dalla quale si disseppellirono anche ossa di Felis pardus var. antiqua. Della civiltà paleolitica abbiamo, è vero, poche traccie non sicure presso Toirano, colle raccolte ottenute dalla Grotta del Colombo, tut- tavia, da altri avanzi e manufatti trovati nelle regioni finitime, si può argomentare che famiglie mousteriane occupassero questa regione. Meglio rappresentata con relitti più numerosi, è la civiltà neolitica, detta pure della pietra levigata, distinta da quella precedente della pietra LE GROTTE DI TOIRANO 389 scheggiata, ma questa seconda età non può avere una separazione netta dalla prima, poichè qui come altrove l’uso di armi e di strumenti di selce scheggiata, non ebbe termine col periodo dell’olocene, ma con- tinuò per molto tempo nella prima fase di esso, prolungandosi anche in fasi successive, quando già l’uomo adoperava utensili metallici. Lo strato neolitico, qui come nel Finalese e in altre parti della Liguria, non è puro e sfugge alle nostre ricerche, poichè vi è una sovrap- posizione immediata dei successivi strati eneolitici, testimoni per lo più di un unico sviluppo culturale (Vitale). Non mancano prove che anche nella Valle della Varatella, là come altrove nelle valli vicine, l’uomo continuasse, dopo il paleolitico, a sep- pellire i morti nelle grotte, ed è indubitabile che in alcune caverne un po’ più ampie e asciutte nonchè illuminate, egli dovesse abitarvi con la famiglia. I depositi umani delle Caverne che abbiamo preso a descrivere, sono delle età posteriori al paleolitico e se ne trovarono nella Grotta Lubea, nelle Grotticelle di Boissano e in alcune del territorio di Bardineto. La Grotta della Basua dianzi accennata, è sopratutto interessante per le sue inumazioni, poichè furono trovate in essa, in mezzo a cocci di anfore romane scheletri che attestano del prolungamento della civiltà neolitica sino al petiodo romano. Qui, come nel Finalese, pare che si deponessero i morti accanto ai focolari e i riti funebri dovevano somigliare ancora a un dipresso a quelli del paleolitico superiore di Grimaldi. Scavi praticati nelle Grotte di Toirano e numerosi resti raccolti dal Morelli e dall’ Issel, rivelarono l’esistenza della primitiva ceramica fami- gliare e misero allo scoperto i resti di armi e di utensili di pietra levigata e di ossa o di selce scheggiata, con tecnica sempre più perfezionata. Non è che nella grotta di Lubea, secondo Vitale, per i resti del neolitico antico, che gli strati apparirono privi delle più perfezionate armi silicee. La ci- viltà, come è noto, rimase nel Toiranese, come in Liguria, molto primitiva fin quasi all'avvento romano. La coltura anche fino a molto tardi, vi conservò aspetti ancora quasi neolitici, nella vita e negli usi funebri. Monti e mare segregarono questa ragione come in generale una grande parte della Liguria marittima, ritardandovi lo svolgimento della civiltà e ostacolando le infiltrazioni etniche (Vitale). Le genti sopravvenute qui poco a poco, dovevano essere le stesse 390 A. BRIAN alle quali nelle altre nostre regioni marittime, si suole attribuire lo svi- luppo del neolitico, cioè genti di stirpe mediterranea dolicocefala, bruna e di piccola statura, dedite alla caccia ed alla pastorizia. ELENCO DELLE GROTTE DEL TERRITORIO DI TOIRANO Presento ora qui una lista delle Grotte dei dintorni di Toirano, in cui figurano in gran parte i nomi di quelle da me visitate, e in parte quelli che ho trovato in qualche pubblicazione, o che mi furono riferiti dagli abitanti del luogo. ‘Ma perchè questo elenco potesse essere ritenuto effettivamente valido, bisognerebbe che presentasse la garanzia che i nomi si riferissero ciascuno ad una grotta realmente esistente e ben distinta. Occorrerebbe cioè sottomettere quelti ultimi, ad un rigoroso controllo e a una seria verifica sinonimica, lavoro che finora non ho potuto effettuare che in parte. Esso potrebbe far parte d’uno studio generale su tutto il vasto territorio che circonda Toirano, studio che, comprendendo le indagini speleologiche, c’ indicasse la esatta posizione di ogni singola caverna e radunasse tutti i dati faunistici, paleontologici e geologici, che riguardano le cavità naturali di questa regione, cosa realizzabile per altro soltanto con ricerche di lunga lena e colla collaborazione di parecchi studiosi. Al nome di ogni grotta qui citata farò intanto seguire una breve in- dicazione topografica, darò un cenno delle raccolte e indicherò i nomi degli esploratori. Solo nella seconda parte del lavoro illustrerò più a lungo quelle grotte che furono da me visitate. 1) GrottA DI Santa Lucia - Sulla riva sinistra della Varatella, assai celebre in Liguria: all’ingresso trovasi il Santuario di S. Lucia. Raccolte - Chirotteri. 2) Grotta DI Santa Lucia, Inferiore. - Sulla riva sinistra della Vara- tella, a poche diecine di metri) di distanza dalla precedente, di agevole accesso. Raccolte - Cocci neolitici, manufatti (coltellino di selce). Batraci, Isopodi terrestri, Ditteri. Esploratori - N. Morelli, A, Issel, P. Bensa, F. Solari, A. Brian. 3) GroTTA DEL CoLomso - Sulla riva sinistra della Varatella, poco a monte delle due precedenti, a 225 m. s. l. m., di difficile accesso. LE GROTTE DI TOIRANO 391 Raccolte - Cocci, manufatti, ossa di Mammiferi (Ursus ecc.), Uc- celli. - Chirotteri. Esploratori: N. Morelli, A. Issel, P. Bensa, F. Solari, A. Brian. 4) GROTTA DELLA Basua (o della Strega) - Si apre a circa 188 m. sulla destra di un sentiero che conduce al vallone denominato Vero. Ha due aperture di malagevole accesso. Si interna per 52 metri circa. Raccolte - Ossa di Mammiferi, ossa umane e cocci di fittili. Isopodi terrestri. Insetti. Esploratori: N. Morelli, A. Vacca, A. Brian. 5) GroTTA DU FuRGAU - Si apre sul pendio di un monte nello stesso vallone del Vero più in alto della precedente, dalla quale dista qual- che centinaio di passi. Fu adibita a stalla di muli nella metà del secolo passato. Sulla parete a sinistra della bocca vegeta un fico selvatico insieme ad altri cespugli. Ancora inesplorata dal lato pa- leontologico. 6) GroTTA DEL Rivo o DeLL’OLIvo - Nel Vallone del Vero situata supe- riormente alle due precedenti. Da lontano ha l’aspetto di ampio in- cavo, ma non ne ho potuto valutare |’ importanza. E’ così detta per la pianta di Rivo (Olivo) che ne ricopre in parte la bocca. Inesplorata. 7) Tana SGARBA’ - Grotta foggiata a galleria con due aperture sulla sinistra della Varatella, al di sopra e poco distante dal ponte dei Maglio, m. 85, lungo la carrozzabile tra Toirano e Bardineto. A poca lontananza e quasi alla stessa quota di altitudine verso NO. trovasi la grotta seguente dei Balzi Rossi di Toirano. Esploratori - A. Issel, A. Brian. 8) GroTTaA DEI Batzi Rossi (1) - Si apre sulla sinistra della Varatella al di sopra di un pendio coltivato ad olivi, con ampia bocca sopra la provinciale per Bardineto. La si scorge subito oltrepassato (partendo da Toirano) il ponte del Maglio, m. 85. E’ una bella ed ampia cavità che riceve luce in tutte le sue parti. Raccolte - Un coltellino a due tagli di selce piromaca, rossastra, opaca. Isopodi terrestri. Gasteropodi. Esploratori: N. Morelli, A. Brian. (1) Da non confondersi con le tipiche grotte dei Balzi Rossi presso Ventimiglia che sono marine. 392 A. BRIAN 9) Grorra DI Merona - E’ la maggiore delle 3 grotte conosciute con questo nome, sulla destra della Varatella, ai piedi di balze rocciose di calcare, che innalzandesi formano verso Sud la prominenza detta Poggio Balestrino, m. 539 (Carta I. G. M.). E’ poco profonda ed a grande imboccatura. Esploratore: A Brian. 9 bis) Piccoa Tana DETTA « IN°I Pizzi» - o Seconda Grotta di Me- 10) Grotta Luvarra (Lupara) - E rona. E’ scavata sul versante orientale del Monte di Merona sulla destra della Varatella a qualche centinaio di metri distante verso levante dalla prima Grotta di Merona ed a un dipresso posta alla stessa altitudine s. 1. m. Si apre ai piedi di una balza rocciosa ed in cima ad uno scosceso pendio ammantato da giovani carpini. Vi si sale dalla carrozzabile Toirano-Bardineto, traversando il torrente. Fa parte di quel piccolo gruppo di cavità naturali conosciute col nome di Grotte di Merona. Non visitata. Indicazioni avute dagli abitanti di Toirano. 2 distante mezz’ora, scrive Gestro (1887-88), da Toirano e si trova in mezzo ad un bosco di olivi nella regione chiamata Luvaira. Ha una apertura strettissima e nell’in- terno è tanto bassa che per visitarla bisogna andare sempre carponi. E’ molto lunga e dividesi in varii corridoi, malagevoli ad esplorarsi perchè molto stretti. Esploratori: Vacca, A. Brian. 11) Tana DEI CROXI - Cavità di poca importanza che si apre a guisa di fenditura verticale, sul versante orientale di M. Cròxi sulla destra della Varatella. Profondità di 13 metri. Vi si accede dal Ponte del Salto del Lupo, volgendo a SO. e salendo per ripido pendio. Raccolte - Aracnidi. Lepidotteri. Esploratore: A. Brian. 12) GROTTA DELLA CIAPPELLA 0 DELLA CHIAPPELLA - m. 308, situata vicino a quella dei Cròxi. E’ scavata nello stesso versante orientale di M. Cròxi e trovasi sulla d. della Varatella un poco più in basso e più a N. della grotta sopraddetta. Vi si accede dal Ponte del Lupo in mezz'ora circa di ripida salita. (Un’ora e mezzo circa da Toirano). Esploratore. A. Brian. LE GROTTE DI TOIRANO 393 12 bis) Grotta CARPANASSA o CARPENAZZO m. 300 circa. - E’ situata a ponente della Tana della Chiappella a SSE. ed alla distanza di circa 700 m. in linea d’aria da Carpe (Chiesa), nel vallone del Rio delle Carpe, sulla destra del corso d’acqua a una trentina di metri al di sopra della carrozzabile per Bardineto. Spelonca con bocca ampia e non completamente oscura. Lunghezza 26 m. Raccolte - Pipistrelli, Ragni, Ortotteri, Lepidotteri, Miriapodi, Oniscidi. Esploratore: A. Brian. 13) Tana DELLA CAFFE o SCAFFE - In vicinanza della Tana Carpenazzo, ma sull’ opposta sponda del Rio delle Carpe. Sulla sinistra del corso d’ acqua vi è infatti, secondo le indicazioni avute da persone di Toirano, questa piccola grotta, scavata su di una ripida parete rocciosa, l’accesso alla quale non è possibile che mediante una scala. La sua bocca si apre verso ponente al di sopra di un burrone inciso da un corso d’ acqua che scende al Rio delle Carpe. Tale tana è precisamente situata a SE ed a circa mezzo chilometro di distanza in linea d’aria dalla Chiesa di Carpe e fu esplorata nel febbraio 1895 dal Sindaco di Toirano Pietro Maineri (1). 13 bis) GrotTa DI Suria’ - Sulla destra della Varatella, al principio del Rio della Valle, assai in alto ma non molto distante dal Ponte del Salto del Lupo. Si apre con ampia bocca ai piedi di balze rocciose verticali di calcare rossastro, sovra cui si svolge la strada carroz- zabile per Bardineto. Cavità poco profonda. E’ curiosa per qualche sua erosione interna. Esploratore: A. Brian. 14) Grotta LUBEA (Livrea o DEL Pastore). - Sulla riva destra della Va- ratella, nel Rio della Valle, poco distante dalla precedente, rispetto alla quale rimane più a N. E. e situata ai piedi di verticali balze roc- ciose sottostanti alla punta Alzabecchi, a 4 Km. a monte di Toirano ed a 348 m. sopra il 1. d. m. Accesso malagevole e con precipizio dinanzi alla bocca. Raccolte - Ossa di Ursus, di Felis pardus var. antiqua e di altri (1) MarnERI B., 1900, La leggenda del Buranco. Firenze. A pag. 265, questo autore dà una breve descrizione della grotta delle Scaffe. 394 A. BRIAN Mammiferi. Molto numerosi i residui d’Ursus, in gran parte dissep- pelliti dal Prof. Morelli. Esploratori: De Negri, A. Issel, N. Morelli, A. Vacca, A. Mochi, A. Brian. 15) GROTTA DELLA SPELONCA - Distante una cinquantina o poco più di metri dalla precedente, situata più a nord, presso a poco alla stessa altitudine. Accesso difficile. Vasta spelonca poco profonda. Esploratore: A. Brian. 15 bis) TANA DEI SANTI (0 TANA SOPRA LA Fascia DI MeEzzogioRNO) - m. 500 circa. E’ situata nel vallone del Rio della Valle, scavata ai piedi di alto dirupo sulla destra del torrentello a grande altezza da questo ultimo, in una propaggine del monte di Punta Alzabecchi, m. 784, rispetto alla quale la Tana rimane ad un chilometro circa di distanza verso ESE in linea d’aria. L’entrata è a guisa di fenditura verticale, esposta a levante, e l’interno, in gran parte oscuro, ha la forma a guisa di un S. La lunghezza totale sarebbe, secondo il Sig. Aldo Ferro, di 12 m. circa. 16) Tana DELLE Gore (0 TANONE o Tanassa) (1) - E’ situata nel vallone del Rio delle Acque Crude (Rio del Giogo di Toirano) a destra del Rio, al di sopra del pendio scosceso detto Piaggia Pandià ed ai piedi di alte balze calcaree. Dista 2 chilometri in linea d’aria verso NO. dal Ponte del Salto del Lupo ed a 5 e 1/2 circa, in linea retta da Toirano. A proposito di questa grotta riferisco quanto scrive Gestro: « Chi da Toirano si reca a Bardineto per la stessa strada della Varatella o della Valle, giunto a metà cammino incontra un ponti- cello detto Ponte del Lupo » (oggi distrutto e sostituito da un altro ponte maestoso per la carrozzabile). « Da questo punto volgendo a mano sinistra, si vede in alto ai piedi delle roccie degli Alzabecchi l’ ampia bocca di una spelonca che in inverno è abitata da nume- rosi stuoli di cornacchie Corvus cornix, dette Gore dai Toiranesi, donde il nome alla Grotta ». (1) Forse questa Grotta è la stessa di quella chiamata Grotta della Tanassa da Morelli e da Issel i quali non ne precisano l’ ubicazione. Se questa sinonimia è vera il Morelli avrebbe trovato nella spelonca delle Gore una cuspide di freccia a foglia di sambuco ed un coltellino a doppio taglio, tratto da una lama di piromaca. Sembra essere pure la medesima di quella denominata da alcuni Tanone. Il nome di Tanassa secondo me dovrebbe essere riservato ad un’altra grotta situata al di sotto del M. Ravinet. LE GROTTE DI TOIRANO 395 Nella 2% parte del presente lavoro aggiungerò altre notizie su questa spelonca, fornitemi dalla compianta mia guida G. Ferro, che ebbe a visitarla il 22 Ottobre 1934. Raccolte - Geotriton fuscus. Ossa di Ursus spelaeus. Esploratori: A. Vacca, G. Ferro. 17) Grotta DELLA GIARRA 0 GIARA o GHIARA m. 620 - Distanza circa 2 ore da Toirano. Si apre nel fianco della Rocca Berleurio, m. 844, sulla sinistra del Rio della Valle, affluente della Varatella. E’ una grotta lunga circa 110 m. con ampia bocca. Raccolte - Ossa di Ruminanti e cocci neolitici. Esploratori: A. Vacca, A. Issel, N. Morelli. 18) TANA DEI CORALLI - Questa caverna è distante 3 chilometri e 1/2 in linea d’aria, a NO., da Toirano e situata sul ciglione dei balzi (bazi) Marixai, cioè sotto uno dei muraglioni della strada carroz- zabile presso Carpe. Fu visitata il 22 ottobre da G. Ferro e da un suo nipote, Aldo Ferro, i quali mi fornirono le seguenti informa. zioni: «la sua entrata è strettissima, ma si mantiene tale niente più che per un metro, poi si presenta un salto di un metro e 50 centimetri. E’ prudente nell’ entrarvi di aiutarsi con una corda. La caverna è lunga 10 metri alta 4 metri e larga circa 3. E’ molto bella per le stalattiti che l'adornano, sembra di vedere sul suo fondo (quando si dispone di luce acetilene per rischiararla) un altare maggiore; e si direbbe che questa formazione secolare si sia dispo- sta là sul fondo per chiudere la grotta ed impedire di procedere oltre ». Esploratore: Giuseppe Ferro. 19) GROTTA DELL'ARMA Tanona - Poco lungi ed a NNO. da quella della Giarra. Inesplorata. 20) GROTTA DELLA TANASSA 0 TANASSE - Presso Toirano. Distante circa 4 chilometri le 1/2 a NNO. in linea d’aria da detto borgo; poco al di sopra del sentiero che pel M. Ravinet conduce a S. Pietro dei Mon- ti m. 891. Inesplorata. 21) Tana DELLE Vie LARGHE - Piccola cavità situata poco sopra la strada carrozzabile di Bardineto, sulla destra della Varatella, distante circa 396 A. BRIAN un chilometro a NO. da Toirano. La si vede a sinistra della strada prima di giungere alla casa del Maglio (Martinetto) ed al contiguo ponte, m. 85, che traversa in quel punto il torrente. Bocca esposta a levante con 2 m. circa di altezza e 1.50 di larghezza, profonda 6 metri. Serve di rifugio ai viandanti in tempo di pioggia. Esploratore: A. Brian. 22) GROTTA TANONE - Sopra le Acque Crude, in località Piaggia Pandià, con bocca posta a settentrione. (Questa grotta è la stessa di quella chiamata Tana delle Gore). 23) GROTTA DELLA TARAGNINA - Appartiene, scrive Gestro (1887-88), al territorio di Balestrino ed è situata nella regione Carpenazzo ai piedi delle altissime rupi dette dei Confurzi, che fiancheggiano per un buon tratto la strada che da Toirano mette al piccolo paese di Carpe. Dopo avere traversata l'apertura, che è fatta a triangolo ed alta m. 2,50, si trovano due sale, delle quali la prima è più grande ed ha il suolo un po’ ingombro di massi e l’altra, cui si accede per una piccola ‘apertura nella parete, è un po’ più piccola ed a suolo molto inclinato. In un piccolo andito di questa 1’ Avv. Vacca raccolse un esemplare di Duvalius Canevae ssp. apenninus. 24-25) TANE DELLE PILETTE E TANA DEL FASCIN. -Spettano al territorio di Balestrino Le prime sono due e poco discoste una dall’ altra; Yuna non è che un covo di volpi, angusto nell’interno, angustissimo nell’entrata; l’altra ha, essa pure, una bocca assai piccola, ma dentro forma un’ampia sala piuttosto bassa, con un suolo irregolare e ingombro di massi. La tana del Fascin non può presentare inte- resse alcuno per la scienza (Gestro, 1887-88). 26) Tana DEL Picaro. - Nel territorio di Borghetto S. Spirito e ad una mezz'ora di distanza da questo paese, nella regione denominata Roc- che Bianche, trovasi una tana la cui entrata è così ingombra di rovi e di spine da renderla invisibile o di assai difficile ricerca per chi non è pratico del luogo. A pochi passi dall’apertura si divide in due corridoi, che non si inoltrano che di una dozzina di metri e vanno a finire tanto l’uno come l’altro in uno strettissimo buco. Sarebbe assai bella se non fosse stata vandalicamente devastata da cercatori di stalattiti (Gestro, 1887-88). LE GROTTE DI TOIRANO 397 27-28) CAVERNE DI Boissano E DI S. PIETRINO. - Queste due piccole caverne non lontane l’una dall'altra sono situate nel territorio di Boissano, finitimo a quello di Toirano, {sotto il Bricco Scotto m. 607; e furono esplorate e descritte dal Prof. A. Issel, che vi rinvenne ossa di mammiferi e manufatti diversi d’importanza paleoetnografica e paleontologica. (Liguria Preistorica 1908, p. 348 e 440). 29) CAVERNA DEL VERO (indicata dal Prof. Issel, 1882). - Situata nella valle della Varatella fra Toirano e Bardineto. I Fratelli De Negri vi rinvennero ossa di erbivori (Bos). 30) CAVERNA DELLE PASTE - (indicata dal Prof. Issel, 1882). Trovasi nella valle della Varatella fra Toirano e Bardineto. Diede luogo alla rac- colta di reliquie umane (un parietale sinistro quasi completo, 2 pezzi di tibia e una vertebra) le quali per la leggerezza, pel colore terroso traente all’ocraceo, pel tatto arido, si direbbero nelle condizioni stes- se e dell’età medesima delle ossa d’orso della Grotta Livrea e quindi incomparabilmente meno recenti dei resti della Grotta della Giarra (Issel). La caverna delle Paste, secondo Giuseppe Ferro, sarebbe situata sulla destra della Varatella più ad Est della Grotta di Merona e sul versante Nord Orientale del Poggio Balestrino m. 539, e pare che sia una cavità poco profonda. 30 bis) TANA SPERUGA. - Con questo nome sone indicate 5 tane presso Borghetto S. Spirito fra S. Pietrino e la rupe della Sapalassa. Inesplorata. 31) BuRANCO DA CRUXE - (a guisa di voragine verticale) situata vicino alla carrozzabile presso il Giovo di Bardineto, in località assai elevata a N. di Rocca Berleurio. Baccio Maineri in una nota pubblicazione ha trattato delle leggende del Buranco che sembra sia stato già esplorato nei tempi passati (1). Il 24 marzo 1935, sotto la guida del- l’ esperto alpinista Sig. Francone Guido, gli speleologi di Savona Si- gnori B. Freccero, Battaglino, Romagnoli e Ponsiglione, in compagnia di un contadino del luogo, Giuseppe Canepa, esplorarono di nuovo questa leggendaria voragine fatta a forma d’imbuto e profonda 30 metri circa. Tale esplorazione fu descritta nel Notiziario del C.A.I. (1) Secondo Maineri il Buranco fu già visitato nel settembre 1891 e altra volta il 26 settembre 1894. 398 A. BRIAN di Savona (marzo-giugno 1935). Essi penetrarono faticosamente anche in un susseguente cunicolo d’erosione quasi verticale lungo quattro o cinque metri, al quale non si nud accedere che dopo avere toc- cato il fondo. D'inverno e di primavera il fondo della voragine, costituito da un digradante cumulo di massi e di legname gettativi a scopo dimo- strativo dai locali accompagnatori di curiosi, è quasi sempre co- pertoj da una strato più o meno spesso di neve. 32) (*) GROTTA DEL BASTIANO - Incavo di poca importanza situato sul montre tra il torrente Varatella e Balestrino (1). Inesplorata. 33) (*) GrortA SOPRA LA Fascia pi MEzzociORNO 0 DEI SANTI - Situata nel vallone del Rio della Valle, più distante di circa 700 metri verso NO dalla Tana di Lubea (Vedi sopra Grotta 15). Inesplorata. 34) (*) GROTTA DELL’ ORSETTO. - Sul versante settentrionale di Rocca Ber- leurio, molto al di sopra del Rio dell’Acqua Randa. E’ poco sviluppata in lunghezza. (Secondo mi viene riferito si troverebbe in comune di Boissano). Inesplorata. 35) (*) TANA DELLA CAMILLETTA (Sconosciuta). 36) (*) Tana MARIÉ (Sconosciuta). 37) (*) TANA pu Piscicu (Sconosciuta). 38) (*) TANA DEL Ranco (Sconosciuta). 39) Tana DELLE VOTE 0 DELLE VOLTE - Piccola grotticella situata a po- nente di Rocca Berleurio sotto il giogo di Bardineto e sul versante di Toirano, e precisamente sulla strada mulattiera per Bardineto, vicino alla Tana dell'Arma Mora, rispetto alla quale rimane ad un’altitudine alquanto inferiore. (Deriva il suo nome dalle svolte della strada mulattiera rasente alla quale è situata). (1) Le grotte qui segnate con asterisco dal numero 32 al n. 38 sono citate nell’ Elenco degli Edifici monumentali, edito dal Ministero dell’ Educazione Nazio- nale, VI. Prov. di Genova, Parte II Comuni della Provincia; Roma, 1924. Quelle dal n. 39 al n. 46 vennero indicate allo scrivente da un abitante di Toirano, la compianta mia guida Giuseppe Ferro della Frazione di Dari. Secondo una vecchia guida già conosciuta dal Prof. Issel e dal Sac. Morelli, chiamata Michin e ancora vivente (1937) la grotta del Bastiano sarebbe stata scavata o ingrandita artificial- mente dai suoi antenati per servire da ricovero in caso di pioggia, quando lavora- vano la terra in quella contrada. Essa si trova di fronte al Santuario di S. Lucia, in località detta Ronchetti (Aldo Ferro). MI e a eS ee ee ti GRAMMI Poe AI VSC LE GROTTE DI TOIRANO 399 40) TANA DA Bisciza vicina ed al di sotto di quella delle Svolte. Cavernuzza piuttosto larga ma poco profonda, vicino alla mulat- tiera per Bardineto, ora ricovero di carbonai. 41) TANA DELL’ARMA Mora situata sul versante NO della Rocca Berleurio al di sotto della strada mulattiera per Bardineto presso il giogo di Toirano. Cavità assai vasta, usata come rifugio. 42) Tana DE FUNDE (0 DELLA Fonpa) - Tana poco profonda con bocca a guisa di forno, situata ad E. della Rocca Beleurio nell’alto vallone del Rian dell’Aira o Aiva Randa. Vi si accede da Toirano seguendo in gran parte la vecchia mulattiera per Bardineto (Giuseppe Ferro). 43) TANA DELL’ AIRA - In alto del vallone del Rian dell’ Acqua o Aira (1) Randa ad E. di Rocca Berleurio a levante della Tana de Funde ed in regione Pallaréa (Giuseppe Ferro). 44) TANA DEI MARIXAI scavata nelle pareti rocciose verticali che si ergone sulla sinistra del Rio delle Carpe non lungi dal Ponte del Salto del Lupo. Mai visitata e inaccessibile. 45) CAVERNA DEL SAMBUCO nel territorio di Balestrino poco distante dal paese. Cavità poco profonda, a quanto si dice, a guisa di voragine (Giuseppe Ferro). (GROTTE PRESSO BARDINETO) 46) 47) 48) Tana DI Rocca BARBENA, TANA DELLA PAJARINA E TANA DEL- L’ Uviu DA CIAPPA - tutte e tre nei monti fra Toirano e Bardineto. Vi si scoprirono avanzi preistorici. 49) CAVERNA DELLA Maponna - Questa cavità, situata in vicinanza di Bardineto, è stata visitata per la prima volta dall’Avvocato Vacca. La Grotta della Madonna (scrive Gestro, 1887-88, pag. 495) è a mezz'ora di distanza dal paese di Bardineto, a pochi metri dal livello del torr. Rio Secco. La sua apertura somiglia ad una fen- ditura ed è tanto stretta che per penetrarvi bisogna strisciare sul suolo. L’interno si riduce ad una sola sala piuttosto grande, col suolo assai irregolare. E’ molto umida e dà ricetto a molti Duvalius ssp. apenninus Gestro. Fu pure esplorata da A. Brian, e presenta non una ma due basse aperture. (1) Aira o Aiva — acqua. 400 A. BRIAN 50) Buranco (Buco) DELLE DoTTE - Questo buco è situato a m. 350 circa di distanza verso NE. dalle case Frascheri 712 m. presso la strada provinciale Bardineto-Toirano. La cavità si apre a guisa di pertugio sul terreno in un fosso ingombro di vegetazione, ai piedi di un dirupato pendio del monte detto la Crosa. E’ fatta a guisa di lungo e basso corridoio, ed è impraticabile in tempi piovosi, perchè dalla sua bocca esce acqua copiosa sì da formare una note- vole risorgenza. Ho cercato di visitarla nel giugno 1936 dopo alcuni giorni di pioggia, ma non vi ho potuto entrare. Anche questa cavità fu descritta dal Prof. Gestro (1887- 88, pag. 495) il quale così scrive: « Ad un tiro di fucile di distanza da Bardineto, e più precisamente sulle falde della montagna detta la Crosa trovasi un pertugio rotondo, di mediocre grandezza, in- gombro di sassi, dal quale, durante l'inverno sgorga una grossa sorgente d’ acqua che dà origine al torrente Redegora. Non si puo esplorarla che durante l’ estate e nell’ epoca di maggiore siccità. Da principio è bassa e non si percorre che carponi; in seguito si allarga ed in certi luoghi è vastissima; ma il suolo è troppo ingom- bro di massi e questi sono inoltre coperti da uno strato di limo tanto fine da renderli sdrucciolevolissimi, cosicchè riesce assai dif- ficile al visitatore di esplorarla per intero ». Al principio della Grotta l’ Avv. Vacca ha trovato il Duvalius Canevae ssp. apenninus Gestro. ELENCO DEGLI ANIMALI CAVERNICOLI RACCOLTI NELLE CAVERNE DEL TERRITORIO DI TOIRANO VERTEBRATI CHIROTTERI 1. Rhinolophus ferrum-equinum ferrum-equinum Schreber - Grotta di S. Lucia (Santuario) - Grotta del Colombo - Grotta di Rimilegni (Brian) - Grotta Carpenazzo (Brian). (Det. Prof. O. De Beaux). BATRACI 2. Pelodites punctatus Daudin - Grotta di S. Lucia Inferiore (Vacca). 3. Geotriton fuscus Bonap. - Tana delle Gore presso Toirano (Vacca) (1). (1) Secondo le ricerche di Dunn (1923) e Wolterstorff (1925) il Geotriton fuscus Bonap. (Spelerpes fuscus A.A.) dovrebbe portare il nome di Hydromantes genei Schle- gel, distinto in due razze: H. genei genei della Sardegna e H. genei italicus Dunn per l’Italia continentale. Si veda R. Mertens e L. Miller: Liste des Amphibien und Reptilien Europas. Abh. Senkenb. Naturforsch. Ges. Bd. 41, Lief. 1, 1928, p. 15. LE GROTTE DI TOIRANO 401 ARTROPODI ARACNIDI 4. Neobisium cavernarum L. Koch - Grotta di S. Lucia (Inferiore?) (Vacca). 5. Roncus (Parablothrus) Stussineri Sim. - Grotta Lubea (Vacca). 6. Roncus (s. str.) italicus Sim. - Grotta della Taragnina - Grotta della Madonna - Grotta Lubea (Vacca). 7. Roncus (Parablothrus) antrorum Sim. - Grotta della Madonna (Vacca). 7a. Roncus lubricus Koch. - Grotta del Colombo (leg. Solari). (Bensa, 1900, p. 107 (p. 31 estr.) - Simon, 1898, XXXIX, p. 21 - Gozo, 1906, p. 130 - Wolf, p. 617) - Grotta di S. Lucia, Solari, 12-IV-99, det. Beier. (Nel Museo Civico Genova). MIRIAPODI 8. Polydesmus Barberii Latz. - Grotta Lubea (Vacca). 9. Atractosoma angustum Latz. var. coecum Latz. - Grotta Lubea (Vacca). 10. Atractosoma (Anthroherposoma) hyalops Latz. - Grotta Lubea (Vacca). (*) 11. Callipus longotardus ligurinus Verh. - Grotta S. Lucia (Inferiore) - Grotta Luvaira - Tana delle Gore - Tana delle Basua - Tana Lubea - Grotta di Verzi (Brian). (*) 12. Bothropolys longicornis Martini Brol. - Grotta Rimilegni (Brian). (*) 13. Scutigera coleoptrata L. - Grotta di Verzi (Brian). ORTOTTERI 14. Dolichopoda sp. - Grotta Carpanassa - Tana delle Gore. 15. Gryllomorpha dalmatina Oksk. - Grotta Carpanassa. COLEOTTERI 16. Duvalius Canevae ssp. apenninus Gestro (1) - Grotta della Ma- (*) L’asterisco segna quelle specie che furono gentilmente determinate dalla Dott. Paola Manfredi, alla quale porgo i miei ringraziamenti. (1) Questo raro Anoftalmo fu trovato parecchie volte dall’ Avv. A. Vacca nella Grotta della Madonna; pare più scarso e forse più difficile a scoprirsi nella Grotta o Buranco delle Dotte, poichè in questa seconda cavità ne fu raccolto uno solo, Ll esemplare del Dott. Caneva. Il Duvalius Canevae ssp. apenninus vive anche nella Tana della Taragnina, nel territorio di Balestrino, dove fu raccolto il 23 gennaio 1887 dall’ Avv. Vacca (1 esemplare). Brian ne ha rinvenuti 8 esemplari nella Grotta cosiddetta di Rimilegni presso Bardineto, grotta che probabilmente corrisponde a quella indicata dal Prof. Gestro, col nome di Grotta della Madonna, ma non ne ha mai potuto osservare nelle grotte propriamente più vicine a Toirano. Il Duvalius ssp. apenninus fu trovato anche nella Grotta del Buracione presso Calizzano (Do- dero), nella grotta delle Conche o del Friccè presso Magliolo (Dodero). 402 17. A. BRIAN donna presso Bardineto (Vacca) - Buranco (Buco) delle Dotte presso Bardineto (Caneva) - Grotta della Taragnina presso Balestrino - Grotta Rimilegni (Brian). LEPIDOTTERI Apopestes spectrum Esp. - Grotta Lubea (Vacca) - Tana dei Croxi, 6 ottobre 1933 (Brian) - Grotta del Colombo, 31 dicembre 1933 (Brian) - Grotta Merona, 21 settembre 1934 (Brian). 17 a. Orneodes sp. - Grotta Luvaira - 20 settembre 1934 (Brian); Grotta di Verzi - 1 gennaio 1934 (Brian). IMENOTTERI (FORMICHE) (2) 18) Crematogaster (Orthocrema) sordidula Nyl. - Grotta della Basua - 19. 20. 21. 22. 23. 24. 31 Maggio 1934 (Brian). Crematogaster scutellaris Oliv. - Grotta della Basua, 31 maggio 1934 (Brian). GASTEROPODI Oxychilus obscuratus Porro - Tana della Bassua - Grotta dei Balzi Rossi di Toirano - Grotta del Colombo - Grotta della Chiappella - Grotta di Merona (Brian). ISOPODI TERRESTRI Porcellio Tortonesei Arcang. - Grotta dei Balzi di Toirano, 6 Ot- tobre 1933 (Brian) - Grotta di Merona, 21 Settembre 1934 (Brian). Porcellio dilatatus Brandt - Grotta dei Balzi Rossi di Toirano, 6 Ot- tobre 1933 - Tana della Basola, 31 Maggio 1934 (Brian), Grotta di S. Lucia Inferiore, 16 Maggio 1934 e 10 Giugno 1936 (Brian). Armadillidium Gestroi B. L. - Tana della Basua, 6 ottobre 1933 (Brian). Philoscia cellaria Dollfus. - Tana del Tasso (presso della Tana Lu- vaira) 20 Settembre 1934 (Brian). (2) Determinati gentilmente dal Sig. Menozzi. LE GROTTE DI TOIRANO 403 SECONDA PARTE DESCRIZIONE DI ALCUNE GROTTE GROTTA (Santuario) DI S. LUCIA m. 214 Questa grotta giace sulla sinistra della Varatella a poco più di 1 Km. a NO. del borgo di Toirano ed è scavata come tutte le altre che de- scriveremo in seguito, nel calcare triassico dolomitico. La sua bocca esposta a ponente, apresi in un dirupato pendio, sot- tostante alle balze rocciose che formano il massiccio montuoso di S. Pietro m. 891. Essa è chiusa da un muro fornito di porta, dinanzi alla quale si trova una modesta piazzetta, sostenuta da un’alta muraglia per- pendicolare. La caverna si addentra nel monte per una lunghezza totale di circa 312 m., ma la sua parte anteriore è stata convertita in chiesa dedicata a S. Lucia. La tradizione vuole che la fondazione del luogo sacro risalga a tempi molto antichi, tuttavia la prima notizia documentata data sol- tanto dal 1519, quando Leone X con « bolla pastoralis officii », a istanza e preghiera della comunità di Toirano « univa e incorporava l’oratorio di S. Lucia, situato fuori delle mura coi suoi redditi, frutti e proventi al- l'ospedale medesimo del luogo ecc.... ». Nella parte più arretrata della Chiesa, di fronte alla porta di entrata, si vede l’altare maggiore riparato da una cancellata alla quale si sale per una scaletta. Una muraglia separa per così dire il primo tratto di grotta consacrato al culto, dal secondo tratto, al quale si accede o per l’una o per l’altra delle due porticine situate ai lati dell’altare. Que- st'ultimo tratto prosegue pianeggiante verso NE., mostrando più o meno le stesse caratteristiche del primo, cioè quelle di galleria scavata nel sasso vivo, la quale tuttavia si restringe e si allarga ad intervalli, for- mando, nei suoi tratti larghi, ampi vani e nicchie, Ad un certo punto però la galleria s’incurva a S. E. e il suolo salendo conduce a destra, mediante una scaletta, ad una propaggine più stretta, che è separata dal resto della grotta da massicce colonne o pilastri. La caverna ha parecchie formazioni concrezionate naturali di poco 404 A. BRIAN pregio e in parte guaste. Esse ‘presentano tuttavia qualche bizzarria di forma, sicchè la fantasia popolare ha ravvisato in tali roccie una so- miglianza con rozze masserizie, che avrebbero servito a Santa Lucia, quando, secondo un’antica e pia leggenda, Ella sfuggita alle persecu- zioni di Roma una prima volta, si sarebbe soffermata in questa grotta qualche tempo per condurvi vita contemplativa. : Qua e 1a scaturisce dalla volta della caverna un tenue stillicidio d’acqua, che viene raccolta in appositi recipienti ad uso dei pellegrini, i quali accorrono in gran numero a questo celebre Santuario varie volte l’anno, ma sopratutto il 13 Dicembre, giorno della sagra. Tutta la caverna viene allora illuminata a luce elettrica (1). Non credo che vi siano stati mai praticati scavi a scopo paletnolo- gico. Del resto essi sarebbero risultati nulli, se è vero, come mi fu affermato, che i depositi della grotta hanno servito per il riempimento della piazzetta esterna di fronte all’entrata, sostenuta da un alto mu- raglione che crollò una volta in seguito a pioggie torrenziali e fu riedi- ficato verso la metà (o poco dopo) del secolo scorso. Essendo allora il materiale del riempimento tutto o in parte precipitato a basso, credo che vi sarebbe una qualche probabilità di trovare relitti preistorici ispe- zionando bene il pendio del monte sottostante alla grotta. Difatti a me accadde una volta di scorgervi un grosso coccio fittile. Nella grotta vive il Rhinolophus ferrum-equinum Schreber di cui catturai un esemplare maschile. GROTTA DI S. LUCIA (inferiore) m. 200 circa ° La grotta inferiore di S. Lucia, situata a poca distanza (qualche diecina di metri) verso levante dalla grotta omonima superiore, conver- tita in Santuario, si presenta come una lunga e vasta galleria presso a poco orizzontale, mantenendo a un dipresso una larghezza quasi co- stante, con lunghezza totale di metri 173 circa. La caverna dopo quella del Santuario è la maggiore che sia indicata nel territorio Toiranese e (1) Fra le pubblicazioni che illustrarono e decantarono I’ originalità e le attrat- tive di questa grotta, le più interessanti sono quelle di B. E. Maineri, citate qui nella Bibliografia. Poeti e letterati ne parlarono in più di una Rivista anche della lontana America. Sulle pareti dell’ interno della grotta trovasi inciso qualche nome di pellegrino con date antiche: figurano ad esempio i nomi di Giacomo Rodino 1540, Angelo Costa 1600 (?), Anna d’ Aste 1700 (?), e senza data: A. G. Barrili, marchese di Rudinì ecc. LE GROTTE DI TOIRANO 405 la sua bocca, di facile accesso, esposta a SO, è larga da 8 a 9 metri ed alta da 4 a 7 metri ed invita a penetrarvi. Per i primi 20 metri dall’entrata la direzione è da SO. a NE., poi devia alquanto da O. ad E. per altri 28 metri, per continuare dopo 73 metri dalla entrata di nuovo in direzione da SO. a NE. procedendo poi in linea retta fino al termine. Prima di arrivare alla distanza di 73 metri dalla inboccatura, la larghezza del corridoio è di circa 7 metri, l’ altezza da 7 ad 8 metri. Al suo termine la caverna presenta a un certo punto una larghezza mag- giore da 9 a 12 metri ma la sua altezza diminuisce sino a 3 metri e gradatamente a O. Verso la metà della galleria (94 metri dalla bocca) procedendo verso l’interno si osserva a destra in alto sulla parete una bella frangia o cortina stalammitica fatta a triangolo col vertice rivolto in alto, con larghi fori, la quale mostra un’altezza di non meno di 3 metri e una larghezza di circa 2 metri. Questa stessa formazione stalammitica con- crezionata copre e fa da muro ad un breve cunicolo che ha direzione pressochè parallela alla galleria. A questo punto la grotta ha una larghezza da 6 a 7 metri. A 110 metri circa dall’entrata, a sinistra di chi s’avanza verso l’interno, tro- vasi una massiccia colonna stalammitica a larga base che raggiunge l’altezza del soffitto (3 metri). Essa pure cela dietro di sè un breve e stretto corridoio. La caverna è degna di essere visitata perchè assai grande e di facile accesso, ma all’infuori della frangia lapidea e della colonna di roccia concrezionata da me indicate non presenta nessun altro orna- mento decorativo. Il suolo è alquanto accidentato, in parte roccioso, in parte ingom- bro di sassi e di piccoli massi caduti dalla volta. Verso l’entrata la roc- cia si mostra in più parti levigata ed il suolo roccioso inclinandosi scende a precipizio verso l’esterno. Visitai ed esplorai faunisticamente questa grotta il 6 Ottobre 1933 ed altre volte il 16 Maggio 1934 ed il 10 Giugno 1936. Vi raccolsi parecchi esemplari di un crostaceo oniscide (Porcellio sp.) e molti ditteri del gen. Tipula. E’ registrato per questa grotta il rarissimo batrace Pelodytes punctatus. Dall’Avv. Vacca forse vi è stato raccolto il Neobisium cavernarum L. Koch (1). (1) In quanto all’ habitat di quest’ ultima specie non-è precisato se si tratti della grotta di S. Lucia Superiore o Inferiore. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 15 406 A. BRIAN Dal punto di vista paletnologico fu esplorata dal Prof. Issel, il quale vi fece praticare scavi, e vi rinvenne cocci neolitici ed ossami di poco conto, mentre il Prof. Morelli raccolse presso l’imboccatura della grotta un coltellino a due tagli di selce. La bocca essendo molto ampia, la luce entra per un lungo tratto nell’interno, e vi allignano quindi in discreta varietà le piante verdi. Sopratutto la Parietaria officinalis vi si spinge molto all’ interno. Una pianticella di fico selvatico sta abbarbicata ad una delle sue pareti là dove comincia la semioscurità (giugno 1936). Il 9 giugno 1936 lo scrivente trovò sulle roccie dell’ entrata diverse piante di Lavatera marittima ancora ornate di fiori a tinta delicata rosa-violacea. GROTTA DEL COLOMBO m. 225 circa Giace un poco più in alto a NO della Grotta di S. Lucia (Santuario), tra rocce scoscese quasi verticali. L'accesso è malagevole, occorrendo superare alcuni salti di roccia. Vi si sale partendo dal sentiero che con- duce al Santuario appena superato l’ultimo svolto, cioè 50 passi prima del cancello della piazzetta della Chiesa di S. Lucia; a questo punto si comincia a salire sul soprastante dirupo roccioso di calcare per un’ al- tezza da 20 a 25 metri, dopoché si incontra l’ apertura della caverna. E’ consigliabile 1’ uso di una corda. . La bocca esposta a SO. è assai più stretta e bassa (m. 4.50 di lar- ghezza per 5 m. di altezza) che nelle altre due grotte vicine di S. Lucia superiore e inferiore, però nell’ interno, la caverna è assai vasta ed alta. Nella prima parte è a guisa di galleria come quelle ora indicate; poi allargandosi a gomito dà luogo ad un’altra galleria interna anch’essa grande e discretamente lunga. La grotta riceve nella regione anteriore abbastanza luce dall’esterno; fino al punto dell’incurvamento ha dire- zione da SO. a NE. e la sua lunghezza è di 34 metri. Piegando verso NO. si allarga e si sdoppia in due corridoi, l’uno a sinistra è stretto e si trova a un livello più alto, l’altro a destra costituisce il prolungamento della galleria principale. L’uno e l’altro corridoio sono separati fra loro da un alto ammasso di roccia che a guisa di immane pilastro sostiene la volta. Dopo la curva precitata, la galleria principale prosegue a guisa di lungo camerone da E. a O. per altri 26 metri (1). (1) Lunghezza totale, contando il percorso della curva, 70 metri. pri SER SIR LE GROTTE DI TOIRANO 407 E° soltanto in quest’ultima parte della grotta che domina la oscurità completa. La galleria è larga 10 metri dove fa gomito; nel suo tratto anteriore è larga 5 metri. L’altezza è discreta ed in vari punti tocca i 9 metri. Issel e Morelli esplorarono la grotta. Quest'ultimo vi :praticò scavi nel 1889. Dalle pareti liscie della caverna, dai numerosi ciottoli di roccia diversa dal calcare dolomitico del monte, che vi ha trovati sparsi ovunque ed arrotondati dall’azione dell’acqua, il Morelli giudicò che la grotta avesse avuto origine dalle acque della Varatella, fiume che attualmente lambisce i piedi della montagna. Così pure le altre due grotte vicine avrebbero avuto la stessa origine. Mediante opportuni scavi, il dotto Sacerdote estrasse manufatti di più o meno grande antichità, ossa d’animali, molte intere, altre spezzate longitudinalmente e con segni d’aver.subito l’azione del fuoco, ciò che dimostra che la grotta servì da abitazione umana. Cominciò ad essere abitata quando in Liguria viveva ancora una specie di orso affine al- l’Ursus spelaeus (U. ligusticus Issel), e difatti fra i manufatti d’osso il più voluminoso è dato da un mascellare inferiore sinistro dell’Ursus ligusticus, dal quale fu staccata ad arte l’estremità prossimale e parte del margine inferiore in modo che poteva essere impugnato e servire come arma di difesa (Morelli). Fra altri utensili sono da ricordare lame scheggiate mousteriensi in petroselce, in calcare, non in piromaca, che Morelli ha figurato come punte e raschiatoi. Oltre ad ossa di mammiferi 1’ illustre paleontologo or nominato rinvenne ossa d’uccelli, appartenenti ad una ventina' di specie general- mente di piccole dimensioni e quasi tutte ancora viventi nel paese. Se- condo Issel, si tratta però di una fauna che accenna ad un clima più rigido dell’ attuale. Gli ossicini di mumerosi colombi selvatici in essa rinvenuti, come nella gr. Tanassa, sono interpretati dal Prof. Morelli come avanzi di antichi pastti umani (1). (1) Vedi nella Bibliografia le pubblicazioni di Morelli 1890 b), 1890 c) e Issel (1908). Rovereto (Liguria geol. 1939, pag. 711) scrive che questa avifauna segnalata nella grotta del Colombo sarebbe riferita al quaternario medio ma le 20 specie determinate dal Morelli prese nel loro insieme, dopo i coordinamenti fatti ulterior- mente per le avifaune stadiarie, indicherebbero piuttosto il quaternario superiore che il medio, anzi sarebbero più recenti di quelle dei Colombi dell’ Is. Palmaria: sono quasi tutte specie viventi o di passaggio normale ancora oggi, meno il Pyrrho- corax alpinus, rappresentato da 20 individui, e quindi caratteristicamente abbon- dante, insieme con la Columba livia, rappresentata da 8 individui. Così pure, se- condo Rovereto, l’ elenco dei resti di Mammiferi quivi trovati, non pare costituisca una fauna del quaternario medio, poichè eccettuato 1’ Orso, le altre sono specie viventi o affini (pag. 707). Il Morelli ha distinto in questa grotta più strati, tra cui uno neolitico, ma probabilmente non li ha distinti tutti. 408 A. BRIAN TANA DELLA BASUA (0 DELLA STREGA) m. 188 circa Questa grotta interessante sotto l’aspetto preistorico, è lontana circa 30 minuti da Toirano (Kil. 11/2 ad ONO. dalla Chiesa Parrocchiale). Per accedervi si segue la strada carrozzabile che va a Bardineto, e, a un certo punto, si traversa il torr. Varatella su di un ponte e si procede per un sassoso sentiero che sale nell’ orrido vallone del Vero. La cavità si apre con due bocche, poco dopo l’inizio del vallone, alle falde occi- dentali del monte S. Pietro, sulla sinistra del Rivo Vero, in un punto distante appena poche centinaia di metri dal sottostante Maglio, situato sulla strada carrozzabile per Bardineto. Delle due bocche, l’inferiore sta precisamente sul margine del sen- tiero che abbiamo percorso e la bocca superiore è situata quasi ad una diecina di metri più verso sud e più in alto di 7 od 8 metri. Ambedue le aperture foggiate a bocca di forno sono esposte ad Ovest e servono di entrata ciascuna ad un piccoio e basso corridoio, malagevole a percor- rersi. La bocca superiore ha un’altezza di un metro circa ed il corridoio che segue è in discesa; è alto m. 1.20 e largo 3 metri nel primo tratto, ma alla distanza di m. 5.70 circa si restringe e la sua volta si abbassa fortemente, sicchè chi vi entra è costretto a procedere carponi, stri- sciando con fatica su di un suolo pantanoso e ingombro di pietre. Si percorrono in siffatto modo m. 15.50 per arrivare nell’interno della Tana, la quale si prolunga ancora per altri 40 metri. Questo corridoio ha una direzione presso a poco da OSO a ENE, direzione cioè un poco obliqua rispetto all’asse trasversale della bocca che apresi ad Ovest, ed ha una inclinazione rispetto al piano orizzontale di 20 a 30 gradi. Que- Sta via d’accesso è preferibile all’ altra, perchè un poco meno scomoda. La bocca inferiore nella sua forma non è molto diversa dalla anzi- detta: presenta 3 metri di larghezza per 1.20 di altezza e immette in un corridoio simile all’altro ma lungo m. 13,50, orientato da O. ad E., molto basso e più difficile a percorrersi per quanto proceda pianeggiante La distanza fra quest’ultima bocca ed il termine della grotta in linea retta è di m. 52,30. L’interno della grotta è costituito da una sala centrale piuttosto bassa, di vari antri a guisa di nicchie. di un lungo ma piccolo LE GROTTE DI TOIRANO 409 corridoio e di un altro corridoio più grande, che si può chiamare gal- leria e che rappresenta il vero proseguimento della caverna. Se si penetra nella Tana dal corridoio d’accesso superiore, si di- scende subito, su di un cumulo di detriti, di pietre, di terriccio e poco dopo si mette piede su di un suolo concrezionato, umido, disuguale. La camera per quanto bassa è abbastanza spaziosa e fiocamente illuminata dalla tenue luce del giorno che penetra dalle due aperture sopraddette. La sua altezza è appena da 2 a 3 metri, la larghezza da N. a S. è di circa 14 metri e la lunghezza da O. ad E. (che è la direzione della via d’accesso inferiore) è di poco più di 10 metri. Entrati pel corridoio superiore d’ entrata nell’ interno della grotta, piegando a destra (a Sud), e procedendo rasente alla parete di fianco al corridoio stesso, si vede aprirsi in alto un incavo discretamente spa- zioso, al quale si può salire superando una roccia quasi verticale, alta Sala sthorelle UE a\ scala 1 : 500 Pianta della Tana della Basua (Toirano) circa due metri. Da un piccolo pianerottolo s’ innalza quivi una bassa colonna stalagmitica con una frangia soprastante, di bell’ effetto, che sta fissata alla parete sud-est dell’ incavo. Tale formazione concrezionata è alta 3 metri e larga 1 metro circa. L’ incavo è a volta di cupola e la sua altezza dal suolo è di 3 metri; in questa stessa nicchia, sulla parete quasi opposta a quella dove sorge la colonna stalagmitica si aprono vicino al suolo due piccole buche rispettivamente di 30 e di 50 cm. di diametro, che immettono in due impenetrabili cunicoli. L’ uno di questi è lungo metri 2,60 e 1’ altro 3,30 circa, ma in quest’ ultimo si apre ancora un 410 A. BRIAN altro cunicolo profondo almeno un metro. Ambedue questi piccoli cuni- coli hanno la stessa direzione pressapoco da E. ad O. e sono orientati quasi orizzontalmente. Discendendo di nuovo dall’incavo superiore nella sala centrale e procedendo verso E., tenendoci accosto alla parete sud, dove è una larga e bassa nicchia, vediamo in faccia l’apertura di un corridoio se- eondario, alto un po’ meno di un uomo, largo da m. 1.20 a 1.60 e lungo ben 18 metri, che si inoltra da O. ad E. quasi pianeggiante nel primo tratto e poi in lieve salita. In esso il suolo è asciutto, formato in parte di nuda roccia, in parte con deposito di sabbia e terriccio cosparso di pie- trame. A lato dell’ entrata di questo corridoio, si apre verso nord la gal- leria principale, che si può considerare come il proseguimento della caverna e che ne rappresenta la diramazione più importante, essendo lunga 25 metri con direzione costante da O. ad E. Dapprima il suolo ben asciutto è pianeggiante, indi procede in salita. La volta è alta circa metri 2,10, la larghezza varia da 3,30 a 4 metri, ma verso la parte me- diana e terminale, le pareti gradatamente si restringono. Prima di per- correre gli ultimi m. 15,50 che ci conducono al termine della galleria (a 40 metri cioè dalla bocca superiore) si cominciano ad osservare sul suolo delle curiose cavità poco profonde, fatte a conca e situate a livelli sempre più alti, come gli ampi gradini di una scala. Queste conche di forma sub-rettangolare o irregolare, occupano tutta la larghezza della galleria e risultano limitate da creste rocciose di calcare concrezionato formante sepimenti ora rettilinei, ora ricurvi 0 sinuosi. Tutte le cavità suddette sono più o meno asciutte e contengono sabbia o pietrame (1). Salendo per queste conche, come per un’ampia gradinata, si arriva finalmente ad una di esse più profonda e foggiata a vasca rettangolare, che contiene acqua, costituendo un vero laghetto largo quanto la galleria, cioè 3 metri, e lungo 2 metri. Di qui resta ancora da percorrere un tratto di 9 metri in leggera salita, dopo avere superato un piccolo salto roccioso. Al termine della caverna si scopre una seconda pozza, ripiena in parte d’acqua. Nel punto dove giace il laghetto, la volta è appena alta m. 1,60; (1) Le conche stalagmitiche qui accennate sono generate dai fenomeni di solu- zione e deposito di carbonato di calcio. Il fenomeno è noto, con caratteristiche molto analoghe, in più di una grotta. Se ne osserva fra gli altri un bell’ esempio in una breve grotta del Bresciano, sopra Sarezzo (Val Trompia) chiamata Ctel dé Sarés (F. Mauro) e un altro nella grotta delle Panne, m. 1150, presso Garessio, esplorata dallo scrivente (Brian, 1918, Mondo Sotterraneo - Anno XIV, n. 1b). Tee ae © PI Dt ee LE GROTTE DI TOIRANO 411 più oltre per il rialzamento del suolo l’altezza diminuisce e a poco a poco la grotta termina; l’acqua del laghetto aveva il 7 maggio 1934, giorno della nostra esplorazione, una profondità di circa 20 centimetri. In quest’acqua ho praticato una pesca con retino di seta da abbu- rattare, ma nulla ho potuto raccogliere che mi permettesse di accertarvi VANS, ‘ eta) ASINI MAGA Tax A # rata} = = "E = atti o Sele IV SPE 4 Veg Euporcellio dilatatus Brandt (Lungh. 17 mm.; largh. 8,5 mm.) (Grotta Marozza - Monte Rotondo, M.se Patrizi racc.) una fauna microscopica o comunque pelagica; trovai solo qualche ala di ditteri penetrati nella caverna. Già da un disegno approssimativo della pianta di questa grotta ri- sulta evidente che le varie diramazioni della caverna hanno tutte una unica direzione da O. ad E., se si eccettua il corridoio superiore d’en- trata, che è un poco obliquo rispetto a tale direzione e naturalmente con- vergente col corridoio d’entrata inferiore. ite ii i ere È 412 A. BRIAN E’ verosimile che la genesi della grotta sia dovuta alle acque con- vogliate dal torrentello Vero, ora situato assai al disotto, ma scorrente un tempo o al disopra o almeno ad uno stesso livello della Tana, in modo che le sue acque penetranti per azione chimica e meccanica potes- sero determinare la formazione della cavità con tutte le diramazioni di- | sposte nello stesso senso della direzione primitiva delle acque. | La grotta ora descritta è piuttosto asciutta. I vari stillicidi che ave- vamo osservato i giorni delle nostre visite del 16 e 17 maggio 1934 prove- nivano dalla pioggia caduta il 16: probabilmente il lago interno non è neanche esso permanente. Un’ esplorazione faunistica sul terreno della grotta mi ha procurato i seguenti animali troglofili: 1 esemplare di Armadillidium Gestroi B. L. nella galleria di en- trata inferiore (6-X-33). 5 esemplari di Porcellio dilatatus Brandt raccolti nell’interno in- sieme a due specie di formiche Crematogaster (Orthocrema) sordidula Nyl. e Crematogaster scutellaris Oliv. (31-5-34); infine un gasteropodo Oxychilus obscuratus (Porro). La caverna è abitata da pipistrelli a cui gli abitanti di Toirano fanno una caccia spietata. Le lunghe canne che abbiamo trovato nel- l’ interno della caverna dimostrano che essa era stata visitata preceden- temente a questo scopo. Propongo di chiamare « Sala Morelli » la parte centrale, in onore del primo esploratore Prof. Morelli che la visitò e vi scoperse sepolture umane. Quando egli vi pose il piede per la prima volta trovò che il suolo della cavità centrale, formato di terra argillosa frammista a pie- tre e piccoli massi caduti dalla volta, era cosparso di ossa umane, di resti di animali e di frammenti di terra cotta. Praticando gli scavi in questo terreno dello spessore di circa 50 cent., trovò in abbondanza i medesimi fossili e con essi una pietra da affilare, un ciottolo fluviale usato probabilmente come martello e una conchiglia di Trochus con segni di lavorazione. Le ossa umane furono riferite a 9 individui (6 adulti e 3 giovani) ed erano rosicchiate dai carnivori. Egli riconobbe nelle ossa degli animali avanzi spettanti alla pecora, alla capra, al maiale e al tasso. Rinvenne pure alcune ossa di allocco. Importante a notarsi, che, insieme alle ossa umane, furono rinvenuti cocci neolitici e frammenti di quei grandi vasi, che si chiamano comu- LE GROTTE DI TOIRANO 413 nemente anfore romane; dal complesso delle sue osservazioni il Morelli inferì perciò che la tana avesse servito da sepolcreto nei primordi del- l'invasione romana e che i cadaveri dei liguri primitivi avessero avuto anche qui sepoltura entro due mezze anfore avvicinate e introdotte l’una nell’altra al pari di quelle, di cui furono rinvenuti i resti nella caverna del Ponte Vara, a Pietra Ligure ed a Borgio (Issel 1885; 1908; Morelli 1890, c) 1890 d) (1). TANA DU FURGAU O DELLA FOLGORE (2) Anche quest’ altra Tana è situata nel Vallone del Rivo del Vero, sulla sinistra del ruscello e poco distante dalla Grotta della Basola, dalla quale vi si arriva in 10 minuti di percorso procedendo in alto verso N. Essa è costituita da un’ unica grande camera allungata in senso da NE. a SO. e con bocca aperta a NE. Sul tetto, quasi all’entrata, vi un’apertura a guisa di finestra ovale che dà luce alla cavità. L’ entrata è per metà sbarrata da un muro costrutto tra un grosso masso che le sta di mezzo, e la parete di levante, muro certamente esistente da secoli. (OL Verso la metà del secolo scorso, tale caverna serviva ancora di stalla, secondo notizie che la guida Giuseppe Ferro aveva avuto da sua madre. La caverna ha una lunghezza totale di 15 metri e una larghezza massima di circa 6 metri. L’entrata, non tenendo conto del muro che ne restringe il lume, ha 4 m. di larghezza per m. 2.50 circa di altezza. Il soffitto è a volta irregolare con nicchie secondarie e cavità di erosione; sulle pareti in più punti si vedono croste e cortine stalagmitiche. L’al- tezza maggiore è di circa 6 metri. La grotta è piuttosto asciutta e ri- schiarata in tutte le sue parti, presenta perciò poco interesse faunistico. Paleontologicamente non fu ancora esplorata: la visitai il 6 Ot- tobre 1933. (1) Molto interessante è il costume funerario consistente nel seppellimento dei cidaveri entro anfore romsne segate per metà nel senso della loro larghezza, poscia riunite nelle due parti. Questo uso fu rilevato dapprima in Liguria dal Prof. Issel nella caverna del Ponte Vara presso Pietra Ligure e poi dal Proî. Morelli in questa grotta della Basua. Il Sig. Vincenzo Grossi in una sua noticina pubblicata negli Atti della Società Ligust. di Sc. Nat. e Geogr., anno I Vol. I, p. 72, .aggiunge che modi di sepoltura analoghi erano pure stati riscontrati nelle Necropoli in parte della bassa Caldea, nelle ruine di Susa (Dieulafoy) e nella nuova necropoli di Sfax nella Tu- nisia, descritta da Vercoutre. Il Dott. Ladislao Netto di Rio Janeiro ha trovato pure le tracce di un costume funerario analogo nei Sambaquis nel Brasile da lui esplo- rati. Del resto, scrive Grossi. è noto come ancora oggi gli indigeni brasiliani siano soliti a seppellire i loro morti in grandi olle od urne mortuarie chiamate igassaba. (2) Questa grotta viene detta pure del Fico perchè ura pianta selvatica di questa specie ba messo radici nelle fessure della roccia in immediata vicinanza della sua bocca insieme ad altri arbusti che ne nascondono in parte I entrata. 414 A. BRIAN TANA SGARBÀ m. 200 circa Questa Tana che perfora a guisa di galleria la cresta rocciosa che sta al di sopra del Maglio detto Martinetto, a circa mezz'ora di distanza da Toirano, si trova a sinistra della Varatella, più precisamente a levante della nota grotta dei Balzi Rossi, da cui dista circa un centinaio di metri presso a poco alla stessa altitudine, e ha la forma di una galleria ricurva con apertura agli estremi opposti, l’una esposta a levante della detta cresta e che si affaccia sul vallone del Rio Vero, e l’altra a po- nente della stessa cresta dalla parte del pendio del monte che scende sulla Varatella. La direzione principale di questa galleria è presso a poco da S. a N.; come ho detto è ricurva e la sua convessità fa arco verso E. Il suolo è pianeggiante. La lunghezza è di 14 metri in tutto, la sua larghezza in media di 4 metri, e la sua altezza s’aggira sui m. 2.47. E’ rischiarata dalla luce che entra dalle due opposte aperture, e appunto per questo non presenta interesse faunistico. Il Prof. A. Issel praticò scavi di assaggio, superficiali in questa caverna con intenti palet- nologici, senza nulla trovare, tuttavia non si potrà affermare che sia priva d’interesse per la scienza se prima non si saranno eseguiti scavi più profondi. Per la sua conformazione è però molto curiosa, e la sua origine potrebbe essere tema di discussione fra i geologi. Tale galleria è utile ai pastori che vi fanno passare il gregge per condurlo da un versante all’altro del monte. Lo scrivente la visitò insieme alla guida Giuseppe Ferro il 6 Ottobre 1933. GROTTA DEI BALZI ROSSI DI TOIRANO m. 200 circa Si apre sulla sinistra della Varatella al di sopra di un pendio col- tivato ad ulivi, ad un centinaio di metri circa più in alto del torrente, e si vede la sua ampia bocca percorrendo la strada provinciale di Bar- dineto, dopo aver lasciato indietro la casa e il ponte del Maglio, m. 85, e l’antica cartiera mezza rovinata, situata al di là del fiume. Vi si sale in 20 minuti dalla carrozzabile prendendo un viottolo che volge con svolte a N. su per il pendio anzidetto. L’apertura, foggiata a semi-arco, è esposta a SO. e presenta al basso una larghezza di 15 metri. LE GROTTE DI TOIRANO 415 Il suolo della grotta è fortemente inclinato verso l’esterno e costi- tuito da roccia in più parti levigata dalle acque. E’ da presumersi che abbia origine consimile alla grotta di S. Lucia, che sia cioè dovuta alle sorgive esistenti quando il livello idrostatico della Varatella era più alto. In seguito avvenne |’ approfondamento della valle per fenomeni di erosione, che lasciarono ad un livello molto più alto sui suoi fianchi le grotte scavate dalla corrente. La caverna è fatta a guisa di ampio camerone piuttosto allungato e illuminato dalla luce del giorno che entra per la bocca. Per la lun- ghezza di 29 metri è diretta da SO. a NE. e per un altro tratto di 14 metri piega leggermente verso E.NE. E’ priva di stalattiti e di stalagmiti. Si notano delle cavità di erosione nella volta. Presso l’entrata, alta una diecina di metri, sulla parete ONO si apre un gran foro, a guisa di finestra che ha 2 metri di altezza per 2 metri di larghezza circa. L’ambiente è piuttosto asciutto. Vi raccolsi ragni, un gasteropodo Oxychilus obscuratus (Porro) e due esemplari troglofili di Porcellio di- latatus Brandt e uno di Porcellio Tortonesei Arc., isopodo terrestre que- st’ ultimo rarissimo, di cui nen era stato finora studiato che un campione proveniente dalla grotta Issel presso Loano (vedi grotta di Merona). Il giorno della mia visita (6 ottobre 1933) la temperatura esterna era di 21° e quella interna di 20° centigradi. Il Prof. Morelli raccolse in questa caverna un coltellino a due tagli, di selce piromaca rossastra opaca del periodo neolitico. GROTTA DI MERONA m. 248 circa La Grotta di Merona si trova sulla destra della Varatella ed è scavata nel calcare triassico dolomitico sul pendio settentrionale del Monte Me- rena (indicato nella carta I. G. M. col nome di Poggio Balestrino m. 539). Per accedervi dalla strada carrozzabile Toirano-Bardineto (a 2,3 Km. da Toirano) si scende presso il fiume sulla sponda sinistra, si passa vicino ad antiche cartiere ridotte in rovina e per il ponte del Sergente si varca l'acqua che s’inabissa in stretta fessura di roccie e quindi, giunti sulla destra, retrocedendo un poco verso levante, si ascende il ripido versante del monte fra boscaglie di carpini e roccie impervie emergenti tra colate 416 A. BRIAN di pietrisco. In circa 20 minuti si giunge ai piedi di dirupi verticali, dove è scavata la caverna dalla larga entrata e di modesta profondità. Tuttavia la caverna di Merona è nel suo genere una delle più belle della valle di Toirano a causa delle curiose cavità di erosione e delie Porcellio Tortonesei Arc. (Lungh. 22 mm.; largh. 12,5 mm.) Grotta Merona 21-IX-1934 concrezioni lapidee, che si osservano nel suo interno. Si vedono tante celle, alcune più piccole, altre più grandi, l’una vicina all’altra, come piccole nicchie disposte a capriccio e separate da tramezzi rocciosi o da pilastri di vago effetto. Il soffitto, anche per il subitaneo inalzamento del suolo roccioso nell’interno, va fortemente abbassandosi, e non si può visitare la parte più interna della grotta che procedendo ricurvi. Alcuni dei pilastri che s’ innalzano verso la volta sono fatti a cono con larga base e sono abbastanza caratteristici. LE GROTTE DI TOIRANO 417 La bocca è esposta a Nord e davanti ad essa si estende un piane- rottolo piuttosto spazioso e pianeggiante, composto di terriccio bigio o bruno, dove sembra che ancora non siano stati praticati scavi a scopo paleontologocio o paletnologico. Il naturalista che vorrà tentare delle ri- cerche sotto questo riguardo, credo che potrà probabilmente trovare fos- sili di animali, forse più che relitti provanti l’abitazione umana, poichè la grotta è esposta a tramontana e quindi assai fredda d’inverno. L’en- trata della tana è larga m. 9.60 e alta da 3 a 4 metri, la sua totale lun- ghezza in profondità arriva appena a 15 metri. La direzione principale della caverna è da N. a S. Come ho già detto, sulle pareti si vedono cavità o fori di varie dimensioni, alcuni antri si addentrano nella roccia per qualche metro e tosto finiscono. Tali formazioni fanno pensare agli scaffali di qualche fantastica abitazione di stregone o di mago. Dal punto di vista zoologico la grotta non può essere molto inte- ressante, perchè manca di una regione propriamente afotica; tuttavia nella sua parte oscura trovai un esemplare rarissimo di Oniscide tro- glofilo (Porcellio Tortonesei Arc.), il terzo campione che esista finora nelle collezioni, il quale stava col suo corpo scutiforme strettamente aderente alla parete quasi liscia di una piccola nicchia verso il lato de- stro della grotta nella parte più oscura. Dovetti fare un po’ di forza per distaccarlo dalla roccia; si direbbe quasi che il suo corpo vi aderisse come una ventosa. Rimase perfettamente inerte, come fosse stato in letargo; solo nell’ alcool, quando ve lo introdussi più tardi, dette palesi segni di vita (21 settembre 1934) (1). Inoltre raccolsi ancora nella caverna esemplari di Oxychilus obscu- ratus Porro. Un discreto numero di piante alligna nella parte anteriore della grotta, e distinsi fra queste: delle graminacee, piantine di Ginepro, di Euphorbia, e sulle roccie più interne Adiantum Capillus-Veneris. La comune Parietaria officinalis come al solito non disdegna le localita di accentuata penombra. (1) Questa specie di Porcellio di grosse dimensioni (22 mm. circa di lun- ghezza) è limitata, per quantc mi risulta, ai territorio Loanese e Toiranese, e fu finora trovata entro caverne. Sarebbe molto interessante farne ricerca in stogioni diverse e studiarne l’ etologia per vedere se il suo habitat è solo provvisorio in ambienti oscuri. oppure costante. Jl primo esemplare 1’ ho rinvenuto presso Toirano, nella grotta dei Balzi Rossi, e presentava le stesse modalità di giacitura con ade- renza alla roccia, nella parte più oscura della cavità. 418 A. BRIAN GROTTA LUVAIRA m. 198 A quanto è stato scritto sopra a proposito della Grotta Luvaira ag- giungo le notizie seguenti, risultato di una visita fattavi il 20 settembre 1934. Per accedervi, partendo da Toirano, occorre percorrere il vallone del Barescione e, arrivati al Combo di Cantarana, si sale su per il pen- dio del monte di Balestrino in direzione N. NO. per venti minuti circa, dopo di che s'incontrano numerose fascie disposte a scala dove prospe- rano annosi ulivi; e in una di queste fascie, ai piedi di un muricciolo a secco si vedono due bocche di tane distanti l’una dall’altra una dozzina di metri. Quella occidentale, con bocca angustissima, è la tana della Luvaira, quella orientale è detta la tana del Tasso, che alcuni vogliono sia stata ingrandita artificialmente, ma che rispetto alla prima ha molto minore importanza, non avendo che una lunghezza totale di m. 19.50. Le bocche di entrambe le tane sono esposte a mezzogiorno. La tana del Tasso ha una apertura alta 2 metri, larga 1.10; s’inoltra nel monte a forma di galleria piuttosto uniforme, e per i primi 6 metri ha dire- zione presso a poco da SE. a NO., poi s’incurva alquanto a sinistra cioè verso O. e prosegue così per altri 8 metri, accentuando la curva per gli ultimi 5.50 metri. Il suolo è terroso e come al solito coperto di pietrame, dapprima presso a poco pianeggiante ma nell’ultimo tratto leggermente in salita. Il soffitto è piuttosto alto sicchè si può percorrere la grotta abbastanza bene stando in piedi. L’ altra tana, la più interessante, detta Luvaira, ha un’ apertura vera- mente angusta, situata ai piedi del muro a secco sovra indicato; essa ha l’aspetto di un foro per il quale non si può passare che carponi per il percorso di un metro e mezzo circa, ma poi la grotta si allarga alquanto, trasformandosi in corridoio, e continua sempre bassa e angusta sino al- l’ultimo. La sua lunghezza totale è di m. 56.50. La sua direzione princi- pale è presso a poco da Sud a Nord, non sempre in linea retta ma tor- tuosa in qualche tratto. A m. 37,50 dalla bocca, a destra di chi entra, vedesi un largo incavo che scende al basso, accessibile solo per pochi metri; un altro antro, nel quale si discende pure solo per breve tratto, apresi dalla stessa parte, 7 o 8 metri più oltre. oe IAA ini Ae * ‘ sy LE GROTTE DI TOIRANO 419 La grotta è discretamente umida e forse in tempi di pioggia per- corsa dall’acqua. Il giorno della nostra visita era abitata nella parte più recondita da un gruppo di chirotteri che spaventati dalla nostra presenza sfuggirono alla cattura. Il suolo è molto irregolare, presenta qualche dislivello; nella parte ultima s’ innalza alquanto; esso è in grande parte ingombro di pietre. Le nostre ricerche faunistiche portarono alla cattura di pochi arac- nidi, di due miriapodi, di un Ortottero e di alcuni esemplari di gasteropodi (Oxychilus obscuratus Porro), di un oniscide (Philoscia cellaria Dollf.) e di una piccola forma di microlepidottero. TANA DEJ CROXI m. 320 circa E’ questa una stretta cavità, poco profonda, situata alla destra del torr. Varatella, ad un centinaio di metri, e forse più, d’ altezza sepra il letto di questo torrente, in quel punto incassato fra dirupate sponde. Di- stanza da Toirano 1 ora circa a piedi. Vi si sale dalla strada Toiraro Bardineto in circa 30 miruti. Poco oltre il Ponte del Salto del Luro sul torrente Varatella (un centinaio di metri circa a NO dal Ponte) si comin- gia ad ascendere senza sentiero il pendio del monte Cròxi, procedendo tra boscaglie fino ad un poggio formato di roccie levigate, detto Confurci, dal quale, continuando verso SO. per ripida salita tra carpini e terabiati e frane di pietrisco, si giunge faticosamente sino ai piedi di alte balze calcaree, costituenti un tratto del versante orientale di Monte Créxi, dove, semi nascosta da piante, si apre la bocca della Tana omonima. La sua apertura si presenta a guisa di spaccatura verticale alta parecchi metri. L’interno della grotta è formato da uno stretto corridoio lungo circa 13 metri, che si percorre superando alcuni salti di roccia. Il primo di questi salti ha una altezza di cent. 80 circa, il secondo è un vero muro di m. 1,60 circa d’altezza, dopo di che si penetra nel piccolo vano interno, che si presenta come nella parte anteriore assai stretto, con lar- ghezza di presso a poco 70 o 80 cent. La direzione dello speco si svolge con leggera sinuosità, da SE. a NO. La bocca della Tana è inferior- mente ingombrata da un alto masso di roccia, ma poco prima di questo e’ incontra una caratteristica piantina di Juniperus sabina. L’altezza del soffitto misura in un dato punto m. 1.50 circa. Non vi è spazio pianeggiante davanti alla bocca della Tana, ma solo un Mi ei 420 A. BRIAN forte pendio. Caratteristica è la grande finestra, che trafora la roccia sopra la bocca, attraverso la quale penetra luce nell’interno. Nella parte più oscura della Tana si sono raccolti Ragni di diverse specie e Lepi- dotteri (Apopestes spectrum). Questa piccola grotta non era stata ancora esplorata quando vi feci una visita insieme alla guida Giuseppe Ferro, il 7 ottobre 1933. GROTTA DELLA CIAPELLA O DELLA CHIAPPELLA m. 308 Questa grotta è pure situata come quella dei Cròxi sulla destra della Varatella, alle falde del vesante orientale del M. Cròxi (534 m.). Essa è più bella e spaziosa che non la grotta dianzi accennata e di accesso alquanto più agevole poichè un sentierucolo conduce quasi sino alla sua bocca ed è anche più vicina al Ponte del Salto del Lupo. Partendo dalla strada carrozzabile di Bardineto e passato per un breve tratto il detto ponte, si ascende per la base del Monte Cròxi su lastroni calcari levigati fino alla cresta, detta dei Confurci; indi con- viene continuare a salire più in alto che è possibile lungo la cresta, finchè si trova un sentierucolo che si svolge verso levante attraverso a pendii dirupati ammantati in parte di giovani carpini, che conduce alla grotta, non visibile da lontano perchè nascosta dalla vegetazione. La sua entrata è larga m. 5.50 e alta da 6 a 7 metri ed è esposta a levante. La caverna si sprofonda nel monte con direzione principale da E. a O. soltanto per 16 metri circa. Il suolo è quasi tutto pianeggiante, massimamente nella parte ante- riore. Osservansi nel suo interno due vaste cavità o nicchie, che si aprono l’ una dopo l’ altra sulla parete S della grotta; esse hanno il suolo quasi allo stesso livello della cavità principale e la prima suli’ en- trata è larga m. 2.80, alta m. 4 e profonda 5.50; la seconda più piccola è larga 1 metro e alta ail’ inizio 1,70 e profonda 4 metri. Rozze frangie stalagmitiche si vedono sulla parete nord. Quivi pure in alto nell’ interno della spelonca notasi un foro inaccessibile che da adito ad un angusto cunicolo di pochi decimetri di diametro che sembra lungo pochi metri. Dal pianerottolo d’ entrata si gode di tra i carpini, una bella vista sul monte S. Pietro e sul selvaggio vallone che sta di fronte, detto del Rio della Valle, che cela nei suoi pendii scoscesi altre interessanti grotte. LE GROTTE DI TOIRANO 421 La caverna, come dissi, poco profonda, è fiocamente rischiarata dalla luce del giorno sino all’estremo limite ed il terreno grasso e fertile che in gran parte ne costituisce il suolo, è coperto da prospera vege- tazione. Il giorno della mia visita (20 sett. 34) ho notato, nella parte anteriore di essa, delle graminacee, due o tre piccoli arbusti di fico selvatico, di frassino, e piante di Euforbie semi legnose, di Clematis vitalba, di Ce- nerarie ecc. Più nell’interno attaccate alle pareti vidi 1’ Adiantum Capillus-Veneris L., 1’ Asplenium trichomanes L. e la volgare Parietaria officinalis, che allignano volentieri nella penombra. Paleontologicamente questa caverna non fu ancora esplorata, ma dall’aspetto esterno mi sembra assai meritevole di attirare sotto questo riguardo l’attenzione di chi si proponesse di fare scavi in questa re- gione. TANA CARPANASSA O CARPENASSO m. 300 circa Giace sulla destra del Rio delle Carpe ed è distante 700 m. circa in linea d’aria dal paese di Carpe (Chiesa), rispetto al quale rimane molto al di sotto verso S-SE. Questa tana dista poi 4 Km. circa in linea d’aria da Toirano in direzione O-NO dal Borgo. E’ vicina alla carrozzabile per Bardineto e scavata nel calcare triassico sul pendio de! monte a una trentina di metri superiormente alla detta strada. E’ formata ad un dipresso come quella di Merona e della Chiappella, a guisa di vasto antro ed a larga bocca. Quest'ultima è rivolta a N. e ingombrata in parte verso ponente da due massi di pietra caduti dalla volta. Vi si arriva dalla strada salendo per 5 minuti un ripido pendio co- perto di carpini. Verso l’entrata la larghezza della spelonca è di m. 6.25 e nell’interno verso la metà di essa la larghezza è di circa 7.30. L’ altezza del soffitto è maggiore verso la parte anteriore e risulta di m. 3.15 poco distante dalla bocca. L’ asse maggiore ha direzione da N.NE verso S.SO e in questo senso la tana si estende per 26 metri circa nell’ interno del monte. Il suolo è pianeggiante, argilloso, a superficie alquanto concava, nella prima parte e ingombro di pietre, ma poi verso il fondo diventa roccioso e s’ innalza irregolarmente, la cavità assumendo allora 1’ aspetto 422 A. BRIAN di fenditura piegata verso levante. Il giorno della nostra visita (2 no- vembre 1937) trovammo nella grotta delle pozze di acqua, forse in conseguenza delle pioggie cadute i giorni precedenti. La tana non è completamente buia. Vi raccolsi: Pipistrelli (Rhinolophus .ferrum-equinum Schr.) e Ragni, Ortotteri (Dolichovoda sp., Grvllomorpha dalmatina), Lepidot- teri (Apopestes spectrum Esp.), un Miriapodo e un Oniscide. GROTTA DI SORIÀ m. 293 circa Vi si accede in circa 1 ora e 1/2 a piedi da Toirano. La Tana è scavata nella balza rocciosa di calcare triassico detta dei Mariggiai, che s' innalza sulla sinistra del Rio Carpe e sulla destra del Rio della Valle, due torrenti che confluiscono presso il Ponte del Salto del Lupo per formare la Varatella. La grotta è più alta di circa 110 m. del ponte suddetto e per salirvi occorre dapprima procedere per un tratto sulla strada mulattiera di Bar- dineto, penetrando così nel Vallone del Rio della Valle, scendere poi a sinistra e' traversare il rivo, dopodichè, per un ripido pendio amman- tato di rade boscaglie e in parte coperto da colate di minuto pietrame, si giunge ai piedi della balza sopraddetta. Questa in vari punti è di colore rossastro. La salita è faticosa. Si arriva alla caverna in mezz’ ora dal Ponte. La bocca, piuttosto grande, è esposta a SO., ha una larghezza da m. 4 a 4.50 e un’altezza da 3.50 a 4 metri. Si sprofonda nell’interno della roccia in direzione da SO a NE per la lunghezza totale di appena 9 metri, sicchè è tutta più o meno illuminata. Il soffitto, dapprima alto vicino all’ entrata, va declinando man mano che s’avanza nell’interno: il suolo formato da terriccio è coperto in parte da sassi ed è pianeggiante solo nel tratto anteriore della Grotta: più internamente s’ innalza. La parete SSE è inclinata forse di 30 gradi e la parete opposta NNO segue parallelamente la stessa inclinazione, ciò che a tutta prima fa- rebbe supporre che l’erosione abbia agito tra strato e strato (Grotte interposte). Non sono riuscito però a rendermi ben conto del senso della stratificazione in questa roccia; ritengo in ogni modo che l’origine dei LE GROTTE DI TOIRANO 423 grande incavo abbia avuto luogo per opera delle acque del Rio della Valle che attualmente lambisce più in basso i piedi del Monte. Sullo stretto pianoro che si distende all’ esterno dinnanzi alla ca- vità, sono state accatastate, da un lato, delle pietre le quali formano un basso muricciolo a secco, assai sconnesso, lungo pochi metri, muricciolo che non sembra essere preistorico, ma costrutto recentemente, forse da pastori. Sul breve spazio dinanzi alla bocca allignano alcune piante. Fra queste ultime ne ho notata una di Agrifoglio, una di Frassino, un’altra di Pistacia terebinthus, che in parte nascondono l’ apertura. Tale cavità per la sua favorevole esposizione e per la sua poca profondità è molto asciutta: non vi trovai insetti che possano interes- sare lo speleologo, e nell’interno, pur arrivandovi la luce diretta, non vidi le solite pianticelle che ho osservato in altre tane. Non fu ancora esplorata sotto l’aspetto paletnologico. Bella vista dalla bocca sul paesaggio circostante; si vedono al di- sotto i verdi prati Confurci presso il Rio e vicino il Ponte arditissimo del Salto del Lupo; al di là del ponte verso SSO il dirupato Monte Cròxi. Sulla parte opposta del Vallone del Rio della Valle si scorgono le maestose balze calcari di Monte San Pietro, tra cui una verti- cale parete rocciosa con entro scavate a guisa di grandi incavi poco profondi le tre tane del Colletto. GROTTA LUBÈA O LIVREA O DEL PASTORE m. 348 circa Questa grotta distante da Toirano 1 ora e 3/4 circa, è scavata nel calcare triassico ai piedi di alte balze rocciose che s’inalzano verti- cali, sulla destra del Rio della Valle. Tali balze fanno parte di quel grandioso massiccio montuoso situato a levante del paese di Carpe (m. 401) e sono poco distanti dalle balze dette dei Marigiari, che sorgono a NO del ponte del Salto del Lupo m. 183. Per accedere alla Grotta di Lubea venendo da Toirano occorre prendere in vicinanza del Ponte del Salto del Lupo l’antica mulattiera per Bardineto, che si dirige verso N e che penetra nel Vallone del Rio della Valle; dopo circa 1/4 d’ora di cammino si scende nel fondo valle, si traversa il torrentello passando alla sua destra e si comincia l'ascesa del pendio assai ripido che sottostà alle balze rocciose anzi- dette, che è in parte ammantato di boscaglie. a) dere ATTO BAY yl ‘a n ci . 424 A. BRIAN La grotta apresi ai piedi di queste in un punto lontano circa 800 metri in linea d’aria verso NO dal ponte sunnominato e la sua bocca non può distinguersi bene dal fondo valle perchè in parte nascosta da uno spuntone roccioso ed in parte da piante. Dopo mezz'ora di faticosa salita per un terreno cosparso di vegeta- zione e di frane di minuto pietrisco, si arriva ai piedi delle balze di calcare rossiccio, ed in ultimo, superato un difficile passo nel quale é prudente valersi di una corda, s’entra nella grotta di Lubéa, celebre per la raccolta di avanzi di scheletri d’Ursus fattavi dal Morelli, or sono circa quarant’anni. La sua bocca è di modeste dimensioni, esposta ad E; la volta è alta circa m. 2,50 e larga m. 3; si entra poi in un corridoio che procede da E ad O in linea presso a poco retta per i primi 30 metri, ed ha il soffitto alto poco più di un uomo, ed in alcuni tratti anche meno, men- tre la sua larghezza aumenta dopo i primi 10 metri. Il suolo si presenta quasi orizzontale, ma appare disuguale per gli scavi praticati dai paleontologi. Il terriccio è di color giallastro o nero bruno, cosparso di sassi. A 15,80 metri dalla bocca vedesi a destra uno spuntone di roccia bianca che ha la forma di un cono mozzo. Poco prima di giungere a questo punto il corridoio si allarga fino a 4 metri circa, e ad una ventina di metri dalla bocca la grotta, pur mantenendosi assai bassa, misura fino a 12 metri di larghezza. Ci troviamo quindi in una specie di sala che noi proponiamo di chiamare « Sala Morelli » in onore del notissime esploratore di questa caverna. Il subitaneo allargamento in parola è dovuto alla presenza di un grande incavo a nicchia nella parete sud, a circa 2 metri d’altezza dal suolo, largo 4 metri e profondo altrettanto. Da questo incavo si parte un cunicolo o corridoio largo dapprima qualche metro, ma che tosto si restringe a m. 0,80 e che è alto circa 2 metri. Esso procede da E ad O in linea retta, e si apre ad un certo punto in una terrazza che dà nella grotta e continua poi ancora fino a perdersi nel lume della parte principale della grotta con uno svolgimento totale di circa 15 me- tri di lunghezza, durante i quali si mantiene ad un livello più alto del suolo della caverna di circa m. 2.50. Il punto dove finisce tale corridoio secondario trovasi precisamente a 35 metri dall’imboccatura della tana. Per tutto il tratto in cui si svolge il corridoio anzidetto, la caverna LE GROTTE DI TOIRANO 425 continua a farsi vieppiù stretta per lo sviluppo di ammassi rocciosi concrezionati e di roccie bizzarre incrostate con frangie (in parte rotte), che rivestono la sua parete sinistra dietro alla quale procede il corridoio in parola. A circa 20 metri dalla bocca la caverna consta adunque di una gal- leria principale e di un piccolo corridoio soprastante e parallelo. Al termine di quest’ultimo la grotta alta 6 metri e larga m. 6,70 piega a sinistra (cioè verso S.), fa poi un gomito, e dopo pochi metri riprende la primitiva direzione da E a O, con una larghezza di m. 3 a 4,50 ed un’altezza di m. 4. scala 1: 600 Pianta della Grotta Lubea Prominenza di roccia stalagmitica a forma conica. Stretto corridoio superiore. Masso stalagmitico a forma di colonna. Lastrone di calcare, inclinato e appoggiato alla parete S. Pendio con dislivello di 2,50 m. circa. Pezzi di colonne abbattute. Colonna spezzata a posto. NO one co Il punto in cui la galleria si incurva è contrassegnato dalla pre- senza di un grosso e candido pilastro verticale situato sulla destra verso i’ interno. Esso dista dal fondo della tana m. 31,80 circa ed è alto 3 me- tri, non arriva cioè al soffitto ed ha appena 1 metro di diametro al mas- simo. Rappresenta ! unico oggetto capace di attrarre l’ attenzione del visi- tatore, l’ unica formazione che sia rimasta intatta, poichè tutte le altre, che qui esistevano, sono state abbattute a scoppi di mina, insieme alle stalattiti, che furono asportate per adornare la villa della Duchessa di Galliera a Voltri. In seguito a questa nefasta opera di distruzione, si vedono resti di incrostazioni, pietre, colonne e massi spezzati ingom- brare il suolo della grotta. 426 A. BRIAN Dopo l’ unica colonna che è rimasta in piedi e dopo il gomito che fa la grotta, alta in questo punto 5 metri circa, s’ incontra un lungo lastrone di pietra, bianco e stretto, appoggiato alla parete sud. A 5 metri di distanza da questo lastrone il pavimento che fino ad ora si era mantenuto più o meno orizzontale, scende bruscamente con un dislivello di circa m. 2,50. Siamo all’ultimo tratto della grotta, largo circa m. 4,50, alto a seconda dei punti 6 metri e lungo 10,50 circa. Pietre e due pezzi di colonne stalagmitiche rotte ne ingombrano il suolo, che è costituito di terriccio argilloso, gialliccio e vischioso, nel quale furono praticati dal Morelli gli scavi, che portarono al disseppellimento di molte ossa d’Orso, alcune delle quali si vedono ancora oggi affiorare nel terreno. Un pezzo di colonna verticale infissa nel suolo, dal quale sporge per 80 cm., contrassegna quest’ultimo tratto della tana, che, prima di terminare, si allarga ancora una volta con un incavo sulla pa- rete sud, misurando 8 metri di diametro trasversale e m. 4,50 di altezza. La lunghezza totale della grotta è di m. 67,60, tenendo conto della piega che fa il suo corridoio. Dal lato faunistico non ho potuto osservare nulla degno di nota. Raccolsi un miriapodo. La tana fu visitata due volte l’8 e il 9 Giugno 1934; una trappola per insetti, depostavi il giorno 8 e raccolta il di seguente, fu rinvenuta vuota. Tuttavia, secondo Gestro, che per primo descrisse la Grotta Lubea, (1887-88), vi furono trovati per opera del Vacca, il miriapodo Atracto- soma angustum Latz. var. coecum, il chernetide Obisium Stussineri (Simon) e il lepidottero Apopestes spectrum Esp. (comune nel mese di feb- braio). Le numerose e lunghe canne abbandonate nel suolo della caverna provano che in essa come in tutte le altre, vi furono spietatamente cacciati i Pipistrelli. Nell’entrata vedesi una discreta vegetazione. Anzitutto un carpino e un frassino ne nascondono in parte la bocca; nell’interno poi, per vari metri da questa, il terreno è rivestito di Parietaria officinalis; più verso la luce vi notai una piantina d’Asparagio e un cespuglio di Rovo. Nore PALEONTOLOGICHE. — Questa grotta fu visitata per la prima volta con intendimenti scientifici dai Sigg. Frat. De Negri (1881), e poi dal Prof. Issel (1883). Indi fu esplorata dal Prof. Morelli che vi praticò scavi profondi ed in ultimo fu visitata dal Prof. A. Mochi. I primi vi raccolsero a fior di terra o a piccola profondità circa 120 ossa di Orso, LE GROTTE DI TOIRANO 427 appartenenti almeno a 8 individui quasi tutti adulti o vecchi. Anche il Prof. Issel vi rinvenne un buon numero di ossa d’Ursus assai vicino all’ U. spelaeus. Ma fu specialmente il Morelli, che dalle raccolte abbon- danti fatte (un migliaio d’ossa), poté stabilire la presenza di resti di Ursus spelaeus minor Strob. e di Ursus ligusticus. L’ Issel inoltre vi scoperse tre ossa del genere Capra, un osso che riferì all’ uccello Pyrrhocorax (Fregilus Cuv.) graculus Temm., un bel cranio e ossa lunghe, conservatissime, di Felis pardus antiquus e altri resti di Felis leo spelaeus. Il Mochi vi raccolse nello strato neolitico, un metatarsale di Capra hircus recante tracce di una lavorazione che fa pen- sare ad una facies assai arcaica del Neolitico (Preneolitico, secondo Richard). Il Prof Issel esponendo i risultati delle ricerche fatte dal Morelli, nella sua « Liguria Preistorica, p. 196», accenna anche alla scoperta di un osso metacarpiano del gen. Bos che egli riferisce alla specie bra- chyceros e che sembra abbia subito l’azione del fuoco. Le tre mandibole di Capra ivi raccolte, mancanti del ramo ascendente e delle estremità anteriori, sono ridotte alla condizione in cui sogliono, egli scrive, tro- varsi nei focolari neolitici, e due di esse sembrano relativamente fresche; inoltre vi si osservano traccie di cottura e di erosione. Da ciò il detto paleontologo concluse che l’uomo, pur senza aver abitato in modo per- manente questa grotta, vi abbia fatte incursioni tanto nel periodo qua- ternario che nel recente. In un frammento di corno proveniente dalla caverna Lubea o del Pastore, il Morelli e il Rovereto hanno riconosciuto un avanzo della Renna (Rangifer tarandus) e in un bellissimo cranio quivi disseppellito ravvi- sarono |’ Ursus priscus indicato poi dal Rovereto come tale al Fabiani che ne fece oggetto di un diligente studio, mentre 1’ Issel lo aveva rite- nuto per una varietà di Ursus arctos o di U. leodiensis Schm. (1). (1) Il Rovereto nella sua Liguria geolog. pag. 711, parlando del Polimorfismo del grande Orso speleo, che in Liguria si cita come Ursus ligusticus Issel, oppure come Ursus spelaeus minor Strobel, non manca di far osservare che, quando il Mo- relli esumò la ricca serie di ossami da questa stessa grotta, egli intraprese ricerche che gli rivelarono 1’ estremo polimorfismo della specie e potè fin d’ allora stabilire i caratteri delle principali variazioni e dei particolari che furono più tardi perfet- tamenti esposti, ma con le stesse essenziali conclusioni in uno studio del Fabiani sugli Orsi del Veneto. Non si tratta in conclusione per la Liguria di più specie ma di più varietà, tra le quali la Zigustica è da ritenersi particolare alla nostra regione, perchè le cita- zioni che ne sono state fatte di altri luoghi non sembrano fondate. Per convincersi che si tratta di polimorfismo, basta pensare, che il Mer- riam distinse nel 1918 nella sua revisione dell’ Orso grigio d’ America ben oltre 70 specie e sottospecie, mentre altri autori, fra i quali il nostro De Beaux propendono a ritenere tutti gli Orsi grigi per forme locali dell’ Ursus horribilis Ord, e questo per conspecifico coll’ Ursus arctos L. euro-asiatico, cosicchè 1’ Orso descritto nel 1815 dovrebbe chiamarsi Ursus arctus horribilis Ord. 428 A. BRIAN GROTTA DELLA SPELONCA Questa tana è situata a una altezza un poco inferiore a quella della Lubea ed un poco più a nord. Ne dista una cinquantina di metri ed è anch’essa scavata nella balza rocciosa di calcare triassico, che sorge sulla destra del Rio della Valle. Fra la grotta della Spelonca e quella di Lubèa, si aprono, su di una parete verticale, altre due caverne, che vedute da lontano, sembrano inaccessibili e di cui non è possibile per ora valutare l’importanza. La bocca della Tana Spelonca è vasta, alta da 5 a 7 metri, con 5 metri di larghezza vicino a terra. La sua lunghezza totale è di circa 13 metri con direzione N.NE-S.SO. Vi sono nell’ interno delle piccole cavità secondarie, ossia alcune grosse buche in forma di nicchia o di larghi fori. Un masso di roccia levigata in pendio si protende dal fondo della caverna verso la parte anteriore di essa e presenta a sua volta piccole nicchie dovute ad erosione. La parte più interna della spelonca si incurva alquanto verso si- nistra cioè verso SE. e si continua in alto con un grosso incavo il cui soffitto si innalza a cupola per una altezza di circa 8 a 10 metri. Si può salire a questa parte estrema per il pendio roccioso e os- servarvi le formazioni di depositi incrostanti e la capricciosa irregolarità delle sporgenze del calcare, che costituiscono la cupola. Questo incavo non è più largo di 3 metri. La parte del suolo vicino all’entrata è costi- ta da terriccio frammisto al quale si trovano le inevitabili pietre cadute dalla volta. Tutta la spelonca è chiaramente illuminata, poco umida, e dentro la grotta stessa allignano alcune piante: Ilex aquifolium, un grosso Car- pino (Carpu) nel mezzo dell’ entrata, un altro alberello più piccolo, e fra i fiori Cenerarie, Camparule ed esemplari di un piccolo Sonchus {1). L’erba che penetra più al fondo e che qui abbonda è la Parietaria officinalis. La bocca si apre sull’orlo di un precipizio per cui l’accesso a questa grotta è piuttosto difficile e si consiglia l’uso di una corda. Bella la vista sulla sottostante valle e sulle montagne verso N. e NE. che chiudono il vallone della Cervaira dove trovansi altre due (1) Volgarmente detto Lacciume. Sull’ entrata della Spelonca notai anche una Euforbiacea semi-legnosa, lattiginosa comune nella regione tra le roccie. RM Pena SUIS I” LE GROTTE DI TOIRANO 429 grotte conosciute col nome di Arma Canona e Tanona e poco distante la più nota, della Giara, già esplorata da A. Issel. Praticando degli scavi nella cavità ora descritta si dovrebbero tro- vare relitti di qualche importanza, poichè si tratta di una grotta asciutta che può avere offerto occasione all’ uomo preistorico di abitarvi. TANA DELLE GORE (TANONE O TANASSA) E’ una delle caverne fra le più distanti da Toirano (kil. 5,200 in linea di aria verso NO), situata in località di accesso molto scomodo, ai piedi di balze verticali, che formano una catena o giogaia lunga pa- recchi chilometri, interrotta solo da un varco distante un centinaio di metri dalla Tana, dal quale si scende sino all’antica mulattiera di Bar- dineto, per un lungo pendio pieno di scheggie e di cespugli. Discendendo per questo si incontra appunto la Tanassa (Ferro). E? consigliabile di andare in automobile fino alle ultime svolte della car- rozzabile sopra Carpe, ossia fino al Poggio Alzabecchi, e di scendere poi verso la Tana delle Gore. Ma si può anche accedere a questa grotta dal fondo valle (Rio della Valle). E’ una spelonca veramente grandiosa, notevole per ampiazza e tutta rischiarata dalla luce di fuori. Sull’entrata è larga da 25 a 30 me- tri e nell’ interno 2 metri circa. La sua lunghezza è di circa 24 metri e la sua altezza da 8 a 10 metri. In tempi remoti deve essere crollata per vari metri una parte del grande arco che sovrasta all’ entrata, poi- chè si vedono in terra grossi macigni, mentre rimangono ai lati del- l’ ingresso grosse roccie a guisa di pilastri. Il Ferro (1) che l’ha visitata e me ne ha dato questa descrizione, ha notato sul terreno resti di Ursus spelaeus (falangi, una parte di cranio, grosse vertebre ecc.). Fra gli insetti vivono in questa caverna degli Ortotteri del gen. Dolichopoda. CAVERNA DELLA GIARRA, GIARA O GHIARA m. 620 circa La strada d’accesso a questa Grotta è stata destritta dal Prof. Issel che la visitò a scopo paleontologico praticandovi degli scavi. (Liguria (1) Il Sig. Giuseppe Ferro vulgo Pippo, morto in Toirano verso la Pasqua del 1936 in eta di 75 anni, fu per me un’ottima guida alle Cayerne qui descritte. Rendo qui alla sua memoria un doveroso tributo di omaggio e di riconoscenza. 430 A. BRIAN preistorica, 1908). E’ situata nel fianco della Rocca Berleurio (m. 844), sulla riva sinistra del Rio della Valle, affluente della Varatella. Si risale, partendo da Toirano, il torr. Varatella, dapprima per la carrozzabile e poi it Rio della Vaile, seguendo la vecchia strada mulattiera che conduce a Bardineto: «si abbandona la strada e volgendo a Nord, si ascende la montagna lungo uno dei valloni, da cui è solcata; quindi per mezzo di erto sentiero si perviene alla Grotta in un’ora e 50 minuti da Toirano ». L’ultimo tratto della salita è ripido e malagevole. L’apertura è in forma di ampia porta, larga 8 metri e alta altret- tanto. La roccia nella quale è scavata la grotta è calcare bigio. La cavità si addentra nel monte quasi orizzontalmente per 109 metri. Nel primo tratto, essa si dirige in forma di corridoio per 34 metri da SO a NE, poi prosegue verso N. Nel punto in cui cambia direzione, a 50 m. dal suo ingresso circa, il centro della cavità è occupato da una grossa stalagmite in forma di orcio (giarra) che si innalza per 3 metri dal suolo. A questa formazione la grotta deve il suo nome. Essa fu devastata dai ricercatori di stalattiti, delle quali poche re- stano ancora intatte. Si vedono alcune croste stalagmitiche in forma di drappi sulle pareti. Il suolo è formato, secondo Issel, di terra bruna, ricoperta e ce- mentata qua e là da concrezione calcare, e una scavo fatto praticare in questa terra presso |’ entrata diede ossa di ruminanti e di suini con scarsi cocci di vasi neolitici e romani. A maggiore distanza dall’ apertura i resti di animali e i manufatti si fecero più rari e mancarono affatto. Morelli tolse da questa grotta un coltellino a due tagli di piromaca e egli ne diede la figura nella sua Iconografia (Tav. LXIX, fig. 29-30). Prima che dal Prof. Issel, la grotta fu descritta brevemente dal Prof. Gestro (1887-88, p. 498) in seguito ad indicazioni avute dall’ Avv. A. Vacca. TANA BISCIÉA m. 550 E’ situata a SSO della Rocca Berleurio in un vallone sottostante al Giogo di Toirano, sulla destra di un piccolo Rio, che più sotto affluisce nel Rio della Valle. E° una cavernuzza setto gronda (abris sous roche), LE GROTTE DI TOIRANO 431 scavata a piè di una parete rocciosa, vicino alla mulattiera di Bardineto, che comincia in questo punto a salire a strette svolte verso il Giogo. La cavità fu chiusa fin da tempi antichi, da un muricciolo a secco e serviva di ricovero per i viandanti, che una volta frequentavano questa antichissima strada per salire da Toirano a Bardineto. Esposta a tra- montana essa presenta attualmente una entrata chiusa da una rozza porticina di legno (1937), avendo servito nella buona stagione per dor- mitorio ai carbonai che qui lavoravano. E’ lunga m. 4,36, larga circa 3 e presenta l’altezza massima di m. 1.60 circa. Alla distanza di un centinaio di metri più in su verso nord, colà dove terminano le svolte della strada, trovasi la Tana delle Svolte, si- tuata a contatto della strada mulattiera; anche questo è un piccolo antro, che può essere utile ai montanari come sosta provvisoria, in caso di temporale. TANA DELL’ ARMA MORA m. 650 circa E’ questa una spelonca situata sul versante meridionale del Giogo di Toirano, a una cinquantina di metri al di sotto della mulattiera che scende nel vallone del Rio della Valle ed a una ventina di metri dalla sottostante casetta Merlino. Si apre a piè di un dirupo roccioso sul fianco NE di una modesta prominenza di calcare, e la cavità si prolunga al di sotto della roccia che le fa da tetto. In origine costituiva più che altro un semplice abris sous roche come se ne vedono molti anche più in basso verso Toirano, ma non si sa quando, è stata chiusa mediante un lungo e alto muro a calce, dalla parte di tramontana, lasciando solo un’apertura verso SE. La sua larghezza massima nell’ interno è di m. 8,70 circa e la sua iunghezza totale in profondità di m. 13,80 circa. Il soffitto dapprima alto qualche metro va poi abbassandosi verso il fondo dove termina con un breve cunicolo. La spelonca serve oggi di rifugio ai contadini del luogo che vanno sulle pendici del Giogo a segare l’ erba o a fare legna. Nel giorno della nostra visita (2 nov. 37) la trovammo molto umida per numerosi stilli- cidi dovuti a pioggie recenti; nella buona stagione è asciutta. Questa spelonca è tutta rischiarata dalla luce esterna. ie ail io] 432 A. BRIAN In un cunicolo semi-oscuro raccolsi ragni e miriapodi. Io credo che praticando degli scavi in questa Tana vi si potreb- bero rinvenire dei resti di interesse paleontologico e paletnologico, data la sua ubicazione su di una antica ed importante via di comunicazione fra il mare ed il Piemonte. TERRITORIO DI BARDINETO GROTTA RIMILEGNI m. 780 circa Questa tana, scavata in roccia di calcare triassico, si apre a levante di Bardineto. Vi si giunge in 30 minuti circa dal paese, seguendo il vallone del Rio Secco, rispetto al quale è situata a sinistra, su di un di- rupato pendio ammantato di faggi cedui; essa trovasi all’incirca m. 25 o 30 al di sopra del Rio stesso. Ha due entrate o bocche molto basse, fra loro vicine, foggiate a guisa di fenditure orizzontali per le quali si penetra faticosamente nell’interno strisciando al suolo. Tali bocche sono esposte a NO e la tana si prolunga nell’interno del monte presso a poco per 20 metri verso SE. Dopo percorsi i primi 6 o 7 metri carponi si supera un dislivello roccioso di un metro e mezzo o poco più e si scende nell’interno della tana che ha suolo molto irregolare. Non vi sono più stalagmiti, nè stalat- titi degne di riguardo essendo esse state distrutte. Questa camera interna è discretamente vasta e si può percorrerla in parte stando in piedi; il soffitto è tuttavia assai basso in molti punti. La sua larghezza massi- ma è di circa 15 metri. Fu visitata da me varie volte: la prima volta il 29 Giugno 1935 e un’altra volta il giorno dopo e ancora due altre volte nel Giugno 1936. E’ molto umida e relativamente fredda, data l’altitudine in cui si trova. Il giorno 9 Giugno alle ore 9 del mattino la temperatura dell’in- terno della tana era di centigr. 11,5 mentre all’esterno si aveva una temperatura di 15°. Vi raccolsi in tutto sette esemplari di Duvalius Canevae ssp. apen- ninus (Anophthalmus apenninus), alcuni ragni, un dittero, diversi miria- podi, poduridi e molte chioccioline (Oxychilus) oltre ad un Pipistrello (Rhinolophus ferrum-equinum). = do Ae i el | Questa grotta è probabilmente la stessa descritta dal Prof. Gestro col nome di Grotta della Madonna e che si trova appunto nel vallone del Rio Secco e che oggi gli abitanti indicano col nome di Rimilegni. Il Prof. Gestro tuttavia non accenna alle due entrate, ambedue vi- cine, e scrive che la grotta è situata a pochi metri al di sopra del Ria Secco, mentre, come ho rilevato sopra, è situata abbastanza più in alto di parecchie diecine di metri (25 o 30). In ogni modo ritengo che sia la stessa Tana perchè il detto autore la dice situata a mezz’ora di distanza LE GROTTE DI TOIRANO 433 dal Paese presso il Rio Secco, e molto umida e ricca di Anoftalmi (Gestro, 1887-88, pag. 495), e perchè non vi sono altre grotte in quella località. BIBLIOGRAFIA STORIA - TOPOGRAFIA Bensa P. - 1900 - Le Grotte dell’ Appennino Ligure e delle Alpi Marit- time - Boll. C.A.I. pel 1900. Vol. XXXIII, n. 66. Torino. BertoLOTTI D. - L’ Italia descritta e dipinta (2? ediz. T. V.) per cura di D. B. Stati del re di Sardegna. Capitolo VII, fig. 36. T. 15 (Grotta di S. Lucia). BRIAN A. - La Grotta Santuario di S. 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Tra gli Abacetus indeterminati raccolti da L. Fea durante i suoi viaggi nella Guinea Portoghese e nelle Isole Fernando Poo, S. Thomé e Principe, appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Storia Natu- rale di Genova, ho trovato alcune interessanti nuove specie, di cui do la descrizione, in attesa di poter compilare la monografia degli Abacetus Africani, al cui studio da tempo attendo. Ringrazio vivamente il Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo di Genova, ed il Dott. Capra per il materiale comunicato e per gli aiuti bibliografici ricevuti. L’ olotipo di tutte le nuove specie è depositato nelle collezioni del Museo di Genova. L’ allotipo di tutte le specie è nella mia collezione. Abacetus punctibasis n. sp. Lunghezza 7,1 mm.; massima larghezza 2,8 mm. Colore bruno iridescente, coi lati del pronoto, le zampe, le antenne, i palpi e la bocca ferruginei; la parte inferiore del corpo è anch’ essa ferruginea. Capo abbastanza piccolo, con occhi ampi, mediocremente convessi; tempie brevissime, ma distinte; solchi frontali brevi, fortemente diver- genti verso il poro sopraoculare anteriore; antenne lunghe, abbastanza sottili, superanti cogli ultimi due articoli la base del pronoto, pubescenti dal 4° articolo. Pronoto subtrapezoidale, molto moderatamente convesso; lungo 1,75 mm., largo 2,4 mm.; ai lati fortemente arrotondato e ristretto verso |’ orlo anteriore, pochissimo ristretto invece posteriormente; la larghezza ante- riore è 1,5 mm.; la larghezza della base mm. 2,2; la massima larghezza si ha circa a metà della lunghezza; gli angoli anteriori sono moderata- ‘mente prominenti, coll’ apice arrotondato; quelli posteriori leggermente ottusi con apice indistintamente arrotondato; |’ orlo laterale è sottile, la doccia anteriormente è piuttosto stretta, ma posteriormente è fortemente allargata e presenta una forte punteggiatura nella metà basale; la base NUOVI ABACETUS 439 è completamente punteggiata, anche tra i solchi ed il margine laterale; da ambo i lati presenta un solco abbastanza lungo, lineare, moderata- mente convergente verso la parte centrale del disco; quest’ ultimo ha la linea mediana longitudinale bene impressa. Elitre subparallelo-ovali, lunghe 4,1 mm.; larghe 2,8 mm.; omeri subquadrati, con vertice vivo, quasi dentato; orlo basale moderatamente curvato verso gli omeri; lati delle elitre dopo gli omeri molto moderata- mente allargati, raggiungendo la massima larghezza a circa 1/3 della lunghezza, a partire dalla base; le strie sono profonde e ben crenulate, particolarmente le esterne; le interstrie sono moderatamente convesse, la terza è fornita del poro normale situato circa a metà della lunghezza: l’apice è un po’ acutamente arrotondato. Gli episterni del prosterno sono lisci, l’ appendice prosternale è for- temente orlata lungo l’ apice; i metepisterni sono moderatamente allun- gati, con punteggiatura molto superficiale e sparsa; anche i lati del meta- sterno hanno qualche punto molto superficiale; i primi sterniti sono ai lati un po’ punteggiati, ma superficialmente e sparsamente; gli ultimi completamente lisci; lo sternite anale del 4 ha un poro setigero per parte. Le zampe sono moderatamente allungate, le tibie anteriori hanno lo sperone apicale semplice, non trifido; i tarsi medi e posteriori sono superiormente striolati, 1’ onichio è glabro, inferiormente senza setole. Microscultura delle elitre indistinta. Habitat: Guinea Portoghese, Bolama (L. Fea); Alto Volta, Banfora (coll. Alluaud, nel Museo Nazionale di Parigi). Questa nuova specie è affine per i caratteri generali all’ Abacetus amaroides Laf.; ma è immediatamente distinguibile per il colore bruno iridescente e soprattutto per la fortissima punteggiatura che copre tutta la base del pronoto è la metà posteriore dell’ orlo laterale. Abacetus Feai n. sp. (fig. 1) Lunghezza 7,4 mm.; massima larghezza 3,2 mm. Colore bruno oscuro, moderatamente lucido, zampe, antenne, palpi ed epipleure delle elitre flavo-ferruginei. Capo regolare, con occhi abbastanza ampi, moderatamente conver- genti, tempie nulle; solchi frontali brevi, fortemente divergenti verso il primo poro sopraoculare; antenne abbastanza allungate, superanti la base del pronoto cogli ultimi due articoli, pubescenti a partire dal 4° articolo. 440 S. L. STRANEO Pronoto trasverso, subrettangolare, lungo 1,9 mm.; largo 2,6 mm.; con i lati regolarmente arrotondati fino alla base, più ristretto anterior- mente che posteriormente, largo all’ orlo anteriore 1,6 mm.; alla base 2,1 mm.; angoli anteriori un po’ prominenti, con apice arrotondato; angoli posteriori ottusi, perfettamente arrotondati; base non punteggiata, ai lati marginata tra i solchi basali e gli angoli basali; i solchi basali, uno per parte, sono abbastanza lunghi, stretti, moderatamente profondi, lineari, paralleli; lo spazio tra i solchi e l'orlo laterale spesso un po’ depresso; il margine laterale è sottile, la doccia di uniforme larghezza, fornita dei due pori setigeri regolari; il disco è poco convesso, la linea mediana sottile, ma abbastanza profonda, non raggiungente né la base né l’orlo anteriore. Elitre ovali, poco convesse: lunghe 4 mm.; larghe 3,2 mm.; dietro gli omeri moderatamente e gradatamente allargate, raggiungendo la mas- sima larghezza ad 1/3 della lunghezza; omeri poco ottusi, con apice abbastanza vivo, quasi leggermente dentato; 1’ orlo basale è completo, fortemente avanzato verso gli omeri; strie profonde, liscie; interstrie moderatamente convesse; la terza è fornita del poro regolare a circa metà lunghezza; |’ apice è un po’ acutamente arrotondato. La parte inferiore del corpo è completamente liscia; prosterno po- chissimo impresso longitudinalmente, talvolta non impresso affatto; appendice prosternale orlata, un po’ acuta; lo sternite anale del 3 ha due pori setigeri, uno per parte, la ® quattro. Le zampe sono regolari, con tibie anteriori fornite di sperone sem- plice, non trifido; tarsi medi e posteriori superiormente ben striolati, onichio inferiormente glabro, senza setole. Microscultura delle elitre sottile, trasversale, molto stretta. Habitat: Is. S. Thomé, Agua Tzé, 400-700 m. (L. Fea); Ribeira Palma (L. Fea). Nelle collezioni del British Museum vi è anche un esemplare di S. Thomé (H. W. Tams.) senz’ altra indicazione. L’ esemplare unico di Ribeira Palma è notevolmente più piccolo, misurando solo 6 mm.; ma non posso trovare in esso altra differenza, onde lo attribuisco senza esitazione a questa specie. Questa nuova specie, per la forma del pronoto a base liscia, con angoli posteriori ben distintamente arrotondati, rappresenta un tipo abba- stanza differente da tutti gli altri Abacetus africani a me noti. Come caratteri generali, la specie che ad esso si avvicina di più è probabil- NUOVI ABACETUS 441 mente il distinctus Chaud., che però ha la base del pronoto ben pun- teggiata, gli angoli posteriori molto più marcati, ecc. Ad ogni modo non conosco specie alla quale l’ Abacetus. Feai possa utilmente venire confrontata. - Abacetus Feai n. sp. - Abacetus amplithorax n. sp. - Abacelus guineensis n. sp Ma (30) Abacetus amplithorax n. sp. (fig. 2) Lunghezza 5,6 mm.; massima larghezza 2,4 mm. — Colore nero piceo, abbastanza lucido, con antenne, palpi e zampe ferruginei. Capo regolare, occhi moderatamente ampi e mediocremente con- vessi; solchi frontali molto corti, fortemente divergenti verso il primo poro sopraoculare, che non raggiungono; antenne abbastanza corte e robuste, appena superanti la base del pronoto, pubescenti a partire dal 4° articolo. Pronoto trasverso, ampio, poco convesso, lungo 1,5 mm.; largo 2 mm.; ai lati fortemente e regolarmente arrotondato fino alla base, senza 442 S. L. STRANEO traccia di sinuosita, anteriormente poco pit ristretto che posteriormente; larghezza dell’ orlo anteriore 1,2 mm., larghezza della base 1,4 mm.; angoli anteriori abbastanza ottusi, moderatamente prominenti, con ver- tice arrotondato, angoli posteriori molto ottusi, senza dente prominente, con vertice abbastanza ben marcato; margine laterale sottile, doccia un po’ larga, solo ristretta prima degli angoli basali; base non punteggiata, talvolta un po’ rugosa, fortemente orlata tra il margine laterale ed i solchi basali; questi, uno per lato, sottili e lineari, poco convergenti anteriormente; lo spazio tra i solchi e l’ orlo laterale è talvolta legger- mente depresso; il disco è poco convesso, la linea mediana fortemente impressa, abbreviata anteriormente e posteriormente. Elitre brevi, fortemente convesse, lunghe 3,3 mm.; larghe 2,4 mm.; gli omeri sono un po’ prominenti, però il vertice è poco marcato, 1’ orlo basale è moderatamente curvato verso gli omeri; le strie sono profonde, molto irregolarmente punteggiate, le esterne ad ogni modo più forte- mente; interstrie poco convesse, col solito poro piccolissimo, quasi imper- cettibile, poco dopo la metà; l’ apice delle elitre è ottusamente arrotondato. Inferiormente liscio; metepisterni ampi, pochissimo più lunghi che larghi, solcati anteriormente ed internamente; prosterno distintamente solcato longitudinalmente, appendice prosternale leggermente impressa, non distintamente marginata. Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non trifido, tarsi medi e posteriori solcati solo esternamente, onichio inferiormente glabro, senza setole. Microscultura delle elitre moderata, trasversale. Habitat: Is. Principe, Roca Inf. d. Henrique (L. Fea). L’ allotipo è un po’ più piccolo, ha le elitre un po’ più tondeggianti e le strie un po’ più grossolanamente crenulate. Tuttavia credo di poter asserire che esso appartenga alla stessa specie dell’ olotipo (4) e che le differenze riscontrate siano puramente individuali o' forse sessuali. Questa specie è ben definita dalla sua forma generale e soprattutto da quella del pronoto, come si può desumere dalla figura. Non conosco specie alla quale 1 A. amplithorax possa essere utilmente confrontato. Abacetus guineensis n. sp. (fig. 3) Lunghezza 4,5 mm., larghezza 1,7 mm. Colore bruno-nerastro, con zampe, antenne e palpi ferruginei. se DI NUOVI ABACETUS 443 Capo abbastanza piccolo, occhi moderatamente ampi, abbastanza convessi, tempie nulle, solchi frontali brevi, fortemente divergenti, antenne moderatamente allungate, superanti di poco la base del pro- noto, pubescenti a partire dal quarto articolo. Pronoto molto grande in confronto alle elitre, subrettangolare, coi lati regolarmente arrotondati fino alla base; angoli anteriori poco pro- minenti, coll’ apice arrotondato; angoli posteriori ottusi con dentino apicale; margine laterale sottile, doccia piuttosto stretta, un po’ rugosa, fornita dei due pori regolari; base non punteggiata né orlata, il margine posteriore tra i solchi è longitudinalmente rugoso; solchi basali, uno per parte, profondi, retti, quasi paralleli, abbastanza lunghi; disco abbastanza convesso, anche tra i solchi e l’ orlo laterale, con linea mediana abba- stanza lunga, non raggiungente la base. Elitre ovali, abbastanza convesse, lunghe 2,5 mm., larghe 1,7 mm.; moderatamente e gradatamente allargate dopo gli omeri, colla massima larghezza posta verso la metà della lunghezza; omeri un po’ ottusi, con angolo ben marcato; orlo basale mediocremente curvato verso gli omeri; strie profonde finissimamente crenulate; interstrie abbastanza convesse, terza interstria con poro oltre la metà della lunghezza; apice abbastanza regolarmente arrotondato. Parte inferiore liscia; prosterno in parte moderatamente impresso, non orlato; metepisterni lunghi lisci, segmenti addominali ai lati forte- mente depressi, sternite anale del 3 fornito di un poro setigero per parte. Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non trifido, tarsi medi e posteriori superiormente non striolati, solo con una traccia di solco sul lato esterno; onichio inferiormente glabro, senza setole. Microscultura delle elitre moderatamente impressa, trasversale. Habitat: Guinea Port., Bolama (L. Fea). Si può riconoscere a prima vista questa specie dalle proporzioni del pronoto; esso è grandissimo, in confronto alle elitre, avendo una lun- ghezza un po’ superiore a metà di quella delle elitre. Non conosco specie che possa essere considerata strettamente affine a questa. Abacetus minimus n. sp. Lunghezza 3,9 mm.; massima larghezza 1,5 mm. Colore nero, lucido, zampe, antenne e palpi ferruginei; gli ultimi 3 articoli delle antenne sono un po’ più chiari, giallastro-ferruginei. Capo regolare, con occhi moderatamente ampi e mediocremente MY TTT ne Nee E RD E 444 S. L. STRANEO convessi; tempie brevi ma. distinte, solchi frontali moderatamente allun- gati, oltrepassanti il primo poro sopraoculare, mediocremente divergenti e sinuosi; antenne superanti la base del pronoto coi due ultimi articoli, pubescenti a partire dal quarto articolo. Pronoto cordiforme, abbastanza convesso, lungo 1 mm., largo 1,2 mm., coi lati fortemente arrotondati fino a breve distanza dalla base, poi sinuati e paralleli; larghezza dell’ orlo anteriore e della base appena 0,8 mm.; angoli anteriori prominenti, acuti, angoli posteriori retti, con dente apicale; margine laterale sottile, doccia strettissima, lineare, coi due pori setigeri normali; prima di raggiungere la base è interrotta ben distintamente da una piega trasversale; base con punteggiatura sparsa ma grossa, ai lati fortemente orlata; solchi basali, uno per parte, moderatamente profondi e convergenti anteriormente; porzione del pronoto, compresa tra i solchi e l’ orlo laterale, poco convessa; disco convesso, con linea mediana abbastanza profonda e allungata. Elitre subparallele, ben convesse, lunghe 2,4 mm., larghe 1,5 mm.; fortemente allargate dopo gli omeri, poi parallele; omeri perfettamente arrotondati, orlo omerale moderatamente curvato verso gli omeri; strie abbastanza profonde, con finissima crenulazione poco distinta; interstrie poco convesse, la terza con un punto ben distinto circa a metà lunghezza. La parte inferiore è liscia, non punteggiata; metepisterni lunghi, col lato interno fortemente e largamente solcato; prosterno con pro- fondo solco longitudinale, appendice prosternale fortemente orlata; ster- nite anale del ‘3 con un punto setigero per parte. Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non! trifido, tarsi medi e posteriori non striolati superiormente, solo i posteriori pre- sentano esternamente una traccia quasi impercettibile di solco longitu- dinale; onichio inferiormente glabro, senza setole. Microscultura delle elitre forte, isodiametrica. Habitat: Guinea Port., Bolama (L. Fea). | E’ il più piccolo di tutti gli Abacetus africani, ed è facilmente rico- noscibile oltre che per la piccola statura, anche per |’ insieme dei carat teri: colorito senza alcun riflesso metallico, con zampe, antenne e palpi completamente ferruginei, e gli ultimi articoli delle antenne più chiari; forma del pronoto fortemente cordiforme; metepisterni fortemente sol- cati internamente. 445 G. BACGCI MOLLUSCHI DELL’ ETIOPIA RACCOLTI DAL DOTTOR A. CHIAUZZI Le specie di Molluschi che formano oggetto di questa nota, sono state raccolte dal Dr. Angelo Chiauzzi che dal novembre 1936 al dicembre 1937 percorse numerose località dell’ Eritrea e dell’ Etiopia settentrio- nale in qualità di C. Manipolo Medico della Divisione 23 Marzo. Al Dr. Chiauzzi che in condizioni spesso disagiate trovò modo di fare questa piccola ma interessante raccolta e al Dr. Carlo Alzona che mi ha affidato il materiale per lo studio esprimo i più vivi ringraziamenti. Questo lavoro è stato eseguito grazie all’ ospitalità generosamente con- cessami al Museo di Storia Naturale di Genova, per cui ringrazio ancora una volta il Direttore Prof. O. De Beaux e il Dr. F. Capra che mi hanno incoraggiato ed agevolato nelle mie ricerche. Cerastus abyssinicus lejeanianus (Bourg.) 1883 Bulimus Lejeanianus Bourguignat, Malac. Abyssinie, pag. 57 e 114, f. 61 Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou. Per la loro forma ventricosa e per i loro giri ad accrescimento lento con ornamentazione a costoline distanti le conchiglie che ho in esame sono riferibili al Cerastus lejeanianus (Bourg.). Peraltro, esaminando una ricca serie di individui raccolti a Saberguma dal Gen. Be Boccard ho trovato, insieme a rappresentanti tipici del Cerastus abyssinicus (Riipp.), alcuni che formano passaggio al lJejeanianus. Concordo quindi col Pollonera (Pollonera, Boll. Mus. Torino, 1898, XIII, n. 313, p. 6) nel considerare quest’ ultima forma come una varietà dell’ abyssinicus. Cerastus Alzonai n. sp. Testa subobtecte umbilicata, ovato conica, sat solida, irregulariter et rude plicato striata, striis spiralibus granulosis minutissime decussata; 446 G. BACCI luteo castanea vel pallide cornea, ad aperturam pallidior; spira ovato conica, apice obtusiusculo; anfractus 7 convexiusculi, sutura impressa, albidula divisi, ultimus dimidiam fere longitudinis partem attingens; apertura parum obliqua, angulato subovalis, intus castanea vel pallide cerea; peristoma crassum, albidum, interruptum, marginibus callo vix perspicuo decoloratoque iunctis, externo valido extus in labium albidum planumque expanso, columellari reflexo et dilatato, superne extus sub- tuberculoso. Fig. 1 — Cerastus Alzonai n. sp. Alt. 32; lat. 18; alt. ap. 15 mm. Differisce dal Cerastus Olivieri (Pfr.) per la spira più corta e per l’ apertura più ampia e subangolosa, dal Cerastus Antinorii (Poll.) per la conchiglia ovato-conica costantemente perforata, con pieghe meno rilevate e regolari, per i giri della spira più convessi; per 1’ apertura maggiormente dilatata alla base ed infine per le maggiori dimensioni. E’ stato raccolto sulle colline ad Est di Dessié nel febbraio 1937. i Olotipo nella collezione del Museo, cotipi nella collezione stessa e in quella del Dr. Alzona. Cerastus Antinorii (Pollonera) 1887 Buliminus Antinorù Pollonera, Boll. Mus. Zool. Torino, II, n. 34. 1888 Buliminus Antinori Pollonera, Bull. Soc. Mal. It. XIII, p. 68, tv. IIL fig. 4-5-6. MOLLUSCHI D’ ETIOPIA 447 1888 Buliminus Meneliki Pollonera, Boll. Mus. Zool. Torino, III, n. 37. 1888 Buliminus Meneliki Pollonera, Bull. Soc. Mal. It. XIII, p. 69, tv. III, f. 1-2-3. Il Pollonera descrisse il Cerastus Antinorii su due esemplari rac- colti dal Ragazzi nelle foreste di Fehere Ghembre e di Let Marefià e suc- cessivamente, su di un solo esemplare di Fehere Ghembre, descrisse il Cerastus Meneliki, dal primo distinto, come notò il Pollonera stesso, per la forma più allungata, per l’ apertura più oblunga, per la columella più obliqua e infine per la larga fascia callosa e piatta che si osserva al margine esterno dell’ apertura. Senonchè esaminando una larga serie di esemplari raccolti dall’ Antinori a Mahal Uons (Scioa) nel 1880 e con- servati nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova ho trovato con- fuse e fra loro riunite da numerosi termini di passaggio le due forme a prima vista così distinte. Dalla forma piuttosto ventricosa, con colu- mella contorta e margine esterno dell’ apertura poco rovesciato del Cerastus Antinorii si passa alla forma allungata, con columella obliqua e margine largamente rovesciato del Cerastus Meneliki attraverso forme così sottilmente graduate che nella serie in esame non si riesce a distin- guere la minima soluzione di continuità. Questa osservazione ci deve mettere in guardia dal descrivere nuove specie su di un numero di esem- plari troppo esiguo anche quando questi esemplari sembrino nettamente caratterizzati. Ciò vale specialmente per generi come Cerastus che nel- l’ Africa Orientale costituiscono un gruppo estremamente polimorfo e ricco di forme riconducibili forse come razze a pochi cicli che allo stato attuale delle nostre conoscenze non sono peraltro facilmente separabili. Vitrina Chiauzzii n. sp. Testa imperforata, depresso globosa, tenuis, pellucida, parum nitida, sordide fulvo succinea, inaequaliter striata; spira convexiuscula, brevis, apice obtusulo; anfractus 3 1/2 convexiusculi rapide accrescentes, su- tura parum impressa divisi, ultimus ampius, prope suturam subplanu- latus, antice levissime descendens; apertura trasverse subovata, obliqua; peristoma simplex, marginibus convergentibus, basali angustissime mem- branoso, columellari subrecto, non reflexo. Alt. 10; lat. 15 mm.; altit. ap. 7; lat. ap. 10 mm. Non avendo potute esaminare l’ animale non mi è stato possibile decidere se questa specie appartenga veramente al genere Vitrina Drap. 448 G. BACCI o non piuttosto a qualcuno di quei generi di Helicarioninae che sono così diffusi nell’ Africa tropicale. La stessa osservazione si può del resto ripetere per la maggior parte di quelle forme abissine che sono state descritte sotto il nome di Vitrina. Ad ogni modo non mi sembra che la Vitrina Chiauzzit possa riferirsi ad alcuna delle forme descritte per i generi in questione. Si avvicina alla Vitrina Martinii Pollonera dalla quale differisce però per l’ apice meno sporgente, per i giri meno con- vessi superiormente, per |’ apertura trasversalmente più allungata col margine basale maggiormente diritto. Fig. 2 — Vitrina Chiauzzii n. sp. Questa specie è stata raccolta al villaggio di Ualdia e nelle colline immediatamente ad Ovest di Ualdia. Olotipo nella collezione del Museo, cotipi nella collezione stessa e in quella del Dr. Alzona. Thapsia abyssinica (Jickeli) 1873 Hyalinia abyssinica Jickeli, Malac. Blatter, pag. 101. 1874 Hyalinia abyssinica Jickeli, Nova Acta Ac. Nat. Cur. Dresden, XXXVII, pag. 50, tv. IV, f. 15. Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou. L’ esemplare raccolto si distingue per la spira alquanto depressa e per i giri alquanto ripianati superiormente. La Th. abyssinica è stata raccolta in numerose lecalità dell’ altopiano etiopico e sembra presen- tare un certo grado di variabilità. Zonitarion (Granularion) hians (Riipp.) 1848 Vitrina hians Riippell in Pfeiffer, Proc. Zool. Soc. London, p. 107. Villaggio di Ualdia. ; Questa forma risulta estremamente diffusa in tutta 1’ Etiopia. MOLLUSCHI D’ ETIOPIA 449 Urguessella pilifera (Martens.) 1868 Helix pilifera E. v. Martens, Malak. Blatter, pag. 209. Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou. 2 esemplari. Seguendo l’ esempio del Thiele (Sitzber. Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1933, p. 295) riferisco questa specie al genere Urguessella Preston. Tale riferimento è basato solamente sul fatto che la conchiglia è rico- perta di corte setole e quindi ha carattere puramente provvisorio. La U. pilifera sembra diffusa e frequente in tutti i territori dell'A. O. I. Lejeania Isseli (Morelet) 1872 Helix Isseli Morelet, Annali Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 193, ie IDS Gis Gh 1898 Fruticicola assaortina Pollonera, Boll. Mus. Torino, XIII, n. 313, p. 9, f. 18-19-20-21. Ualdia. Fra gli individui raccolti, in vari stadi di sviluppo, quelli adulti cor- rispondono bene, per dimensioni e per forma, ai tipi conservati nel Museo di Storia Naturale di Genova. Specie estremamente variabile, come già fu osservato dal Morelet e da Aa. successivi, la L. Isseli è stata ridescritta diverse volte con nomi nuovi in base a semplici variazioni individuali. Esaminando il materiale eritreo della collezione De Boccard ho potuto ritrovare la serie tipica della Fruticicola assaortina Pollonera e mi sono reso conto della assoluta identità specifica di quest’ ultima con la L. Isseli. Il Pollonera stesso rilevò che unici caratteri distintivi ne sono le fitte e minute granulazioni che ricoprono tutta la superficie dei suoi esemplari, raccolti dal De Boccard fra Saberguma e Ghinda. Ora, se queste granulazioni sono particolarmente evidenti e nette, a un discreto ingrandimento, in una delle conchiglie, non lo sono altrettanto in altre della stessa serie, nelle quali si risolvono in una incerta granu- losità che del resto è rilevabile anche in alcuni degli stessi cotipi della L. Isseli. Ho potuto riscontrare che questa granulosità si rende più di- stinta in individui a guscio corneo, sottile e traslucido. In conclusione ritengo che la Fruticicola assaortina sia stata basata su di un esemplare che presenta particolarmente accentuato un carattere che si riscontra in buona parte degli individui della Lejeania Isseli. 450 È G. BACCI Be Ptychotrema (Ennea) denticulatum (Mor.) 1872 Ennea denticulata Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 118, tv. XI, fig. 10. Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou. I due esemplari raccolti, evidentemente fluitati dalle acque del tor- rente, si distinguono dalla forma tipica per avere i giri in numero di sette in luogo di nove, ciò che conferisce loro un aspetto più tozzo. Per il rimanente i vari caratteri concordano con quelli del tipo. Di questa specie, che è diffusa dal paese dei Bogos al territorio dei Giam Giam, sono state descritte alcune varietà di cui per ora non è possibile stabilire il valore e il significato. 451 F. CAPRA NOTA SINONIMICA .CANTHAROCNEMIS (Cantharoctenus) ANTENNATUS Franz 1938 = C. MAINARDII Capra 1939 (Coleopt. Ceramb. Prioninae) La Dr.a Elli Franz ha descritto il C. antennatus n. sp. su esemplari di Obbia, tra Durgale e Magghiole, Somalia, Prof. Stefanini e Puccioni leg., 1924, in «Senckenbergiana» Bd. 20, 1938, p. 201, figg. 1-2. Non ricevendo né il Museo di Genova né la Societa Entomologica Ita- liana detto periodico, ignorai la descrizione della Franz e ridescrissi la Stessa specie con il nome di C. Mainardit su un esemplare di Dolo (F. Giuba), leg. Cecioni 1936, in Annali Museo Civ. Genova, vol. 58, 1939, p. 328, figg. IV-V, specie che avevo riconosciuto inedita fin dal 1937 e della quale tardai la pubblicazione in attesa di completare i dati sui Prionini della Somalia. Ad ogni modo la sinonimia è sicura, anche secondo la Dr.a Franz, che ringrazio di avermi inviato ora l’ estratto del suo lavoro. Dal Prof. B. Parisi e dal Sig. A. Schatzmayr, del Museo Civ. di Storia Naturale di Milano, ho avuto in cortese comunicazione altri tre esemplari di C. antennatus Franz, essi pure di Dolo, S. Venzo leg., III- IV-1937, il che mi permette di accennare alla variabilità della specie, assai notevole (come negli altri Prionini ed in particolare nei Cantha- rocnemis) che risultava già dal confronto della mia descrizione di C. Mainardii con quella di C. antennatus Franz. La statura varia da 32 a 38 mm. Il numero degli articoli delle antenne da 31 a 39 negli esemplari di Dolo (da 32-38 negli esemplari di Obbia, secondo Franz), ma non in esatto rapporto con la statura: infatti uno degli esemplari di 33 mm. ha le antenne di 34 articoli, mentre uno di 34 mm. le ha di 31. Il 1° articolo varia nella forma e nelle proporzioni, indipendentemente dalla statura dell’ insetto: nel tipo di Mainardii di 32 mm., ed in uno del Museo di Milano di 38 mm. il 1° articolo è lungo 1,5 la sua larghezza, mentre in uno di 33 mm. ii rapporto è di 1,3 (fig. 2). Il 2° articolo delle antenne, che nel tipo 452 F. CAPRA del Mainardii è del doppio più largo che lungo, può essere ancora più trasversale, nell’ esemplare maggiore del Museo di Milano è largo circa 2,5. Nel 3° articolo la lamella basale può avere il margine distale non smarginato, ma troncato. Negli articoli successivi dell’ esemplare mag- giore i processi digitiformi sono un po’ più lunghi: ciascun processo terminale è lungo circa come i tre articoli seguenti presi insieme. La fronte, che nel tipo del Mainardii è tra gli occhi molto stretta e nettamente concava, negli esemplari del Museo di Milano è un po’ più larga, meno concava in due, pianeggiante nell’ esemplare maggiore; anche nell’ esemplare di antennatus figurato dalla Franz è pianeggiante. La punteggiatura del pronoto può essere più impressa, nell’ esem- plare maggiore il pronoto è anche un po’ più trasversale. Il dente o lobo del quarto posteriore del margine laterale varia un po’ nella forma: nel tipo del Mainardii è a lobo subtriangolare con 1’ angolo anteriore | 7 a = 1 2 3 4 5 6 Cantharocnemis (Cantharoctenus) antennatus Franz Figg. 1-3: articolo basale destro delle antenne in tre esemplari di Dolo. - 4-6: lobo laterale destro del pronoto. (Le figg. 1 e 4 si riferiscono all’ olotipo del C. Mai- nardii Capra). subottuso, più sporgente e rivolto in su, negli altri esemplari in esame il lobo è più stretto, più spianato con |’ angolo anteriore distintamente ottuso (figg. 4-6). Nella descrizione del C. antennatus il margine late- rale è indicato: «ohne Zahn, im hinteren Viertel nach aussen und oben deutlich vorgezogen », dalla figura appare che la struttura è ana- loga a quella degli esemplari che ho presenti. Le elitre variano esse pure nella forma, nella scultura e nel de- corso delle nervature. Nell’ esemplare maggiore del Museo di Milano il margine laterale nel terzo anteriore è distintamente più largo e più spianato (solo 1’ orlo è riflesso in su) che negli esemplari minori e nel DEI si NOTA SINONIMICA 453 tipo del Mainardii. La scultura poi delle elitre, che nel tipo del Mainardii è a punti fitti e profondi e leggermente rugulosa, negli esemplari del Museo di Milano è a punti ancora più profondi e tra i punti vermi- colata, fortemente vermicolata nell’ esemplare maggiore, specialmente nel quarto anteriore attorno allo scutello. Notevole pure la variabilità della 1% e 3% nervatura delle elitre: mentre nel tipo del Mainardii la 1* nervatura si congiunge con la sutura un po’ prima dell’ apice, in un esemplare solo sull’ elitra destra si congiunge con la sutura mentre nella sinistra è libera all’ apice; in un altro nell’ elitra destra è libera e nella sinistra si congiunge all’ apice con la 2* nervatura, ed infine nell’ esemplare maggiore in ambedue le elitre si congiunge con la 2° nervatura; la 3* nervatura poi, libera all’ apice in tre esemplari, nel- l’ esemplare maggiore si congiunge con la 4% ai 4/5 della lunghezza dell’ elitra. Le tibie anteriori hanno il margine per lo più con due denti sub- eguali variamente situati nelle tibie di uno stesso esemplare, ma nel- l’ esemplare maggiore ve ne sono invece cinque, disuguali tra loro. Data la presenza del C. antennatus Franz (= Mainardii Capra) anche nella Somalia settentrionale e data la variabilità degli esemplari, sarebbe utile poter confrontare la specie somala con il C. Filippovi Plavilst. del Yemen, con il quale concorda per la struttura delle antenne, la fronte stretta e la forma dei palpi. Per la loro grande affinità, credo non sia errato considerare C. Filip- povi e C. antennatus come specie vicarianti, che ci offrono un altro esempio delle affinità faunistiche dell’ Arabia Meridionale con il Corno orientale dell’ Africa. 454 G. Bacci MOLLUSCHI FOSSILI DELL’ANTICO FONDO DEL L. ZUAI Il Prof. Parenzan raccolse in una località situata 5 Km. a W della sorgente termale ai piedi del Monte Alatù, nella piana che costituisce l’ antico fondo del L. Zuai, alcune specie di Molluschi fossili lacustri che formano oggetto di questa nota. Mi è grato ringraziare il Prof. Pa- renzan, al quale ho il piacere di dedicare una nuova forma di Planorbis, per l’ interessante materiale che sta raccogliendo in Etiopia e che invia al Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Al Direttore Prof. O. De Beaux esprimo la mia gratitudine per |’ ospitalità accordatami nel Museo stesso e nei suoi « Annali ». Viviparus unicolor (Olivier) 1804 Cyclostoma unicolor Olivier, Voy. dans I Emp. Othoman, II, p. 39; Atlas II, tv. XXXI, f. 9a e 9b. E’ già stato indicato come vivente nel L. Sucsuc, emissario del L. Zuai (Thiele J., Sitzungsber. Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1933, p. 313). Negli esemplari della serie in esame si osservano due distinte ango- losità nelle porzioni superiori e inferiori degli anfratti che si attenuano notevolmente nell’ ultimo giro. Nei primi giri l’ angolosità superiore, coincidendo con la linea di sutura, fa apparire quest’ ultima molto super- ficiale, mentre |’ angolo superiore conferisce alla spira un aspetto carat- teristico conico turricolato. Questi esemplari ricordano molto la Paludina biangulata Kiister, ma credo inutile il denominare le numerosissime forme del V. unicolor, che non sembrano avere una individualità geo- grafica o morfologica tale da poter fare supporre una distinzione in razze. Noto solamente che le forme angolose e carenate predominano nei giacimenti fossili. Valvata nilotica Jickeli 1874 Valvata nilotica Jickeli, Nova Acta Ac. Nat. Cur. Dresden, XXXVII, ity 28%), ing VAUD a 265 e Valvata nilotica scioana Pollonera 1888 Valvata nilotica scioana Pollonera, Bull. S. Mal. Italiana, XIII, p. 62. Ho osservato insieme a rappresentanti tipici della Valvata nilotica forme riferibili, per la conchiglia meno depressa e |’ ombelico più stretto n MOLLUSCHI FOSSILI DEL L. ZUAI 455 che nel tipo, alla Valvata nilotica scioana Pollonera. Le due forme sono legate da termini di passaggio predominando per numero di esemplari la var. scioana. Questa fu descritta su due soli esemplari di Cimbisi presso Debra Braham nello Scioa (leg. Ragazzi). Del corso inferiore del Nilo non sono note varietà che possano ricondursi a quella abissina, ed è per questo che è forse opportuno conservare almeno provvisoriamente il nome di scioana, considerandola come una razza meridionale maggior- mente elevata e ad ombelico più stretto. Ad ogni modo non può trat- tarsi di una specie a sè come sembra considerarla il Pilbry nella sua monografia sui Molluschi d’ acqua dolce del Congo (Bull. Am. Museum N. Hist., LIII, 1927, p. 243). Quella del L. Zuai è la stazione più meri- dionale di questa specie di indubbia origine paleartica. Melania (Melanoides) tubereulata (Miill.) 1774 Nerita tuberculata Miller, Vermium terr. fluv. Historia, II, p. 181. Questa specie, comunissima in tutti i corsi d’ acqua del continente affricano, si presenta nella sua forma) tipica. Bulinus natalensis (Krauss) 1841 Physa natalensis Krauss in Kiister, Conchyl. Cabinet (Limnaea), p. 8, VARI NCR L25143 1848 Physa natalensis Krauss, Die Stidafr. Mollusken, p. 84, tv. V, f. 10. 1883 Physa natalica Bourguignat, Malac. Abyssinie, p. 98. 1908 Physopsis africana Neuville e Anthony, Ann. Sc. Nat. Zool., XVIII. p. 267, f. 5 (teste Connolly). 1928 Bulinus natalensis Connolly, Proc. Zool. Soc. London, pp. 175-176. 1932 Bulinus tchadiensis Gambetta, Boll. Mus. Torino, XLII, n. 21, p. 13. 1939 Bulinus natalensis Connolly, Ann. South African Museum, XXXIII, p. 497. Nelle forme del genere Bulinus assume particolare importanza il fattore della variabilità individuale, ciò che rende talora impossibile una sicura determinazione specifica basata sui soli criteri conchiliologici. Il Connolly, che ha esaminato ampie serie di esemplari viventi nei Laghi Zuai, Hora Harsadi, Hora Horeso, Hora Bishoftu e nel fiume Sucsuc, li ha riferiti al Bulinus natalensis seguendo |’ esempio del Bourguignat. Non ho nessun particolare motivo per non accettare la determinazione proposta dal Connolly, la quale sembra anzi estremamente probabile. Faccio notare che una forma simile del Lago Kiwu è stata recentemente indicata dalla Dott. Gambetta col nome di Bulinus tchadiensis Germain 456 G. BACCI e che la questione della pertinenza specifica di tali forme non può per ora ritenersi decisa. Gli esemplari raccolti dal Prof. Parenzan corri- spondono a quello indicato nella figura 3 dal Connolly. Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r. Conchiglia depressa, al disopra subconcava, al disotto quasi piana; anfratti in numero di 4-5 crescenti con una certa rapidità ma regolar- mente, superiormente convessi, inferiormente piuttosto appiattiti; ultimo giro ampio, piuttosto dilatato in prossimità dell’ apertura, con una carena inferiore provvista di un piccolo cordone più o meno marcato; a questa carena inferiore se ne aggiunge un’ altra poco rilevata e fili- Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r. forme che è situata nella parte superiore degli anfratti verso il margine esterno e risulta attenuata nell’ ultimo giro; apertura ovalare trasversa, obliqua, angolosa in corrispondenza della estremità della carena infe- riore; peristoma sottile con margine superiore sporgente e congiunto a quello inferiore da una tenue callosità. Guscio piuttosto solido, imbiancato dal processo di fossilizzazione, ornato di strie trasversali fini e fitte, intersecate da linee spirali appena distinte. Diam. 5 mm.; Alt. 1 mm. Questa forma non presenta nessuna affinità per quanto lontana con le specie attualmente conosciute di Planorbis dell’ Etiopia e bisogna riferirsi ad una specie vivente in Egitto per trovare il suo più prossimo SMETTE MIRA, ORO TE ARI E E O RL NOIA RE si i Winey, eal oy i Sa MOLLUSCHI FOSSILI DEL L. ZUAI 457 parente. Si tratta del Planorbis (Tropidiscus) planorbis Philippii (Mon- terosato) che rappresenta la forma meridionale del Planorbis (Tropidi- scus) planorbis (L.) diffuso in tutta la regione paleartica e comune nei depositi quaternari. Rispetto alla forma tipica la razza Philippii pre- senta una diminuzione della statura congiunta ad un ampliamento del- l’ ultimo giro a cui corrisponde una maggiore ottusità della carena. La diminuzione della statura e la maggiore rapidità di accrescimento sono caratteri che si accentuano nella razza del Lago Zuai, non così l’ ottu- sità della carena, la quale invece risulta assai accentuata a differenza di quanto si osserva nella generalità dei Planorbis affricani. L’olotipo e i cotipi sono conservati nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova. DA Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r. (1) Unio dembeae Sowerby 1865 Unio dembeae « Rossmaessler » Sowerby, Conchologia Iconica, XVI, Unio, tv. XXIX, f. 153. 1927 Unio dembeae Pilbry e Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist., LIII, | p. 388. 1936 Unio dembeae Haas, Abhandl. Senck. Naturf. Ges., N. 431, p. 86 (ubi synonymia). Questo Bivalve è già stato citato dal Thiele (Sitzungsber. Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1936, p. 313) come vivente nel fiume Sucsuc. Le ricerche dell’ Haas hanno messo in evidenza la sua grande diffusione nell’ Altopiano etiopico e il suo polimorfismo ed è appunto con esem- plari piuttosto piccoli e ventricosi che questa specie si presenta nel giacimento del Lago Zuai. (1) Ringrazio il Prof. Guido Paoli e G. Binaghi, del R. Osservatorio. per le Ma- lattie delle Piante di Genova, per 1’ aiuto prestatomi nell’ esecuzione della fotografia e dei disegni. 458 G. BACCI Dall’ esame di questo piccolo gruppo di specie, risulta trattarsi di quelle stesse forme che anche attualmente vivono nel Lago Zuai o in bacini lacustri adiacenti. Fa eccezione il Planorbis (Tropidiscus) pla- norbis Parenzani, il quale risulta scomparso dalla limnofauna etiopica attuale ed è un elemento di origine paleartica. In effetti delle 7 specie in esame ben 3 e precisamente la Valvata nilotica Jickeli, il Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani e \’ Unio dembeae Sowerby hanno una decisa affinità con specie della regione paleartica. La prima è infatti molto vicina alla Valvata Saulcyi Bourg. della Siria (Innès, Bull. Soc. Mal. France, 1884, p. 346), la seconda non è che una razza meridionale del Planorbis (Tropidiscus) planorbis (L.) mentre, secondo 1’ Haas, l Unio dembeae sarebbe vicino all’ Unio eucynrus Bourg. dell’ Asia Mi- nore e all’ Unio Durieui Desh. dell’Affrica Nord Occidentale. E’ logico supporre che le specie di origine paleartica, numerose anche attualmente nella fauna dell’ Affrica orientale, lo siano state maggiormente durante il Pleistocene, in cui l’ influenza di climi pluviali deve avere favorito l’ introduzione di elementi faunistici settentrionali. Per quanto non vi sia nessun dato sicuro per la datazione del giaci- mento in cui il Prof. Parenzan ha raccolto questi Molluschi, si può escludere a priori che risalga a un periodo anteriore al pleistocene data la affinità con la fauna attuale, per quanto la presenza del Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani deponga per una certa antichità del deposito. 459 SPEDIZIONE ZOOLOGICA DEL MARCHESE SAVERIO PATRIZI NEL BASSO GIUBA E NELL’OLTRE GIUBA GIUGNO-AGOSTO 1934-XII EDOARDO GRIDELLJ COLEOTTERI DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 12° contributo NUOVE SPECIE DI TENEBRIONIDI Gen. Cryptochile Sol. I Cryptochilini appartengono alla sottofamiglia Asidinae e contano attualmente 45 specie, ripartite in 6 generi, le quali sono tutte caratte- ristiche dell’ Africa meridionale. Il genere più ricco di specie, Cryptochile Latr., è facilmente riconoscibile per la struttura del prosterno, il quale è prolungato anteriormente, in tutta la sua larghezza, a guisa di colletto (mentonnière degli autori francesi) che copre gran parte degli organi boccali. Le 27 specie del genere Cryptochile (e questo vale anche per le specie appartenenti agli altri generi) si trovano tutte nell’ Africa meri- dionale. Esse risalgono da un lato, attraverso all’ Africa sud-occidentale ex tedesca, fino all’ Angola (Benguela) mentre dall’ altro esse raggiun- gono soltanto il Mozambico (da quanto si sapeva finora), con due specie (elegans e sordida) descritte ambedue dal Gersticker nell’ anno 1862. Non vennero finora segnalate specie più settentrionali, nè dell’ Africa orientale ex tedesca ed inglese, nè tanto meno dell’A. O. I. Le due specie del Mozambico si distinguono agevolmente da tutte le altre congeneri per la presenza sulle elitre di una carenula scutellare di notevole lunghezza, la quale manca in tutte le altre. Non si sa se dette carenule sieno presenti in decorata Sol., ma questa specie dovrebbe avere soltanto una carena dorsale su ciascuna elitra, mentre le altre ne hanno due. i Ho trovato nelle collezioni del Museo di Genova un esemplare di una specie di Cryptochile raccolto dal Marchese Patrizi nell’ Oltre Giuba, sulla costa Bagiuni, la quale è indubbiamente molto affine alla elegans Gerst. del Mozambico (carenule scutellari presenti, però scisse in tuber- de e MRI PE IPER oT 460 E. GRIDELLI x coli). La scoperta di una Cryptochile nell’ Oltre Giuba è di grande inte- resse dal punto di vista zoogeografico (io non avevo mai pensato a tale possibilita) ed io mi auguro che ricerche ulteriori permettano di cono- scere l’ eventuale diffusione della specie nella Somalia meridionale, a nord del Basso Giuba. Mi sia permesso di ringraziare vivamente i cari amici e colleghi Prof. Oscar de Beaux e Dott. Felice Capra, del Museo di Genova, per avere messo a mia disposizione per lo studio il prezioso esemplare sud- detto, nonchè il Prof. H. Kuntzen, del Museo di Berlino, il quale ebbe la cortesia di inviarmi uno dei due tipi della C. elegans Gerst. dandomi così la possibilità di un confronto diretto. Ed infine 1’ amico Hans Gebien, il quale volle gentilmente esaminare l’ esemplare in questione e donarmi un esemplare della C. sordida Gerst. Cryptochile Patrizii nov. spec. L’ aspetto generale di questo interessante tenebrionide risulta, al- meno io credo, in modo abbastanza evidente dalla fotografia riprodotta nella figura annessa (1). Il tegumento del corpo, sia quello delie parti dorsali che quello delle ventrali e delle zampe, è tutto occultato da una densissima squamulatura grigio biancastra, chiara. Mancano zone più o meno decise a squamulatura oscura. Lo stesso dicasi delle zampe. Su tutta la superficie del corpo si notano poi granuli, poco numerosi, i quali hanno l’ apice glabro, e quindi spiccano per il loro colore nero, che si Stacca dal grigio del rivestimento suddescritto; essi danno inserzione a setole corte e grosse, oblique, giallo brune. Ciascuna elitra è percorsa da tre carene (dorsale interna, dorsale esterna ed omerale), le quali si uniscono all’ apice in un punto, poco discosto dal termine della sutura e vicinissimo alla sutura stessa. Le due carene dorsali sono sottili e taglienti, a cresta nera, glabra; la prima è subrettilinea, la seconda curva. La prima (dorsale interna) è obliterata anteriormente, e la cresta tagliente nera termina prima dell’ inizio del declivio apicale (essa continua molto bassa ed occultata dal rivestimento, ma marcata anche da singoli granuli neri). La cresta della carena dor- sale esterna presenta alcune leggere intaccature nel suo tratto anteriore; (1) Le zampe sono in parte alterate dal ritocco, Così ad esempio il margine esterno delle tibie medie e posteriori, viste dal dorso, non è affatto seghettato. Però esso presenta alcuni granuli leggermente sporgenti, setigeri. Dalla figura non risul- tano, o sono in parte segnate, le setole lunghette, oblique, che sporgono dai margini delle tibie. NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 461 il tratto a cresta integra è più lungo di quello della interna e continua anche sul declivio apicale (il quale è ripidissimo); il tratto ultimo è rive- stito (squamulato) salvo singoli tratti granuliformi glabri, neri, lucidi. La carena omerale è tutta rivestita; essa è più grossa delle altre due, e lungo la sua cresta si notano singoli granuli neri, glabri, irregolarmente distan- ziati (quelli del tratto posteriore sono allungati longitudinalmente). A breve distanza dall’omero si stacca dalla carena omerale suddetta un’altra Fig. 1 — Cryptochile Patrizii n. sp. carena, ad essa eguale per struttura, ma con granuli nudi, glabri, più numerosi. Essa corre subparallela alla omerale, sulla parte ripiegata, per poi unirsi alla stessa nel punto di unione comune delle tre costole sud- dette; l'intervallo tra la omerale e la carena supplementare in questione è stretto, leggermente concavo e percorso da una serie di granuletti neri. La sutura è leggermente rigonfia e ciascun rigonfiamento porta una serie di minimi granuli neri; le due serie corrono parallele quasi fino allo scudetto, la cui parte visibile è molto piccola, triangolare. Carene 462 E. GRIDELLI scutellari subparallele, appena convergenti, a cresta interrotta da intac- cature, e quindi ciascuna subdivisa in tre tratti lunghetti ed uno ante- riore minimo, ognuno dei quali porta posteriormente una setola. I tre intervalli risultanti sono di diversa ampiezza (due interni sub- eguali e l’ esterno molto più largo) e presentano granuli, poco numerosi e piccoli, a vertice glabro, nero. Sui due interni i granuli formano una serie mediana irregolare, sull’ esterno essi sono più numerosi e sparsi. Tutti i granuli, compresi quelli della doppia carena omerale e del tratto posteriore delle carene dorsali, sono brevemente setigeri (setole corte, grossette, giallo brune, oblique); la parte a cresta integra delle due ca- rene dorsali è glabra, o quasi (ho osservato solo qualche peluzzo). La parte ripiegata è ampia, squamulata come la dorsale, sparsa di macchiette nere, minime, ossia di granuli a vertice glabro, nero, breve- mente setigeri; lungo il margine ventrale di essa corre una stretta zona rigonfia (epipleure) a rivestimento uniforme, priva di macchie nere. La superficie dorsale del pronoto è tutta irta di vistosi tubercoli conici, posti uno appresso all’ altro, superiormente appiattiti e termi- nanti con una punta volta all’ indietro, portante un pelo corto e grosso, bruno gialliccio, abbattuto; detti tubercoli sono alti nella zona basale e vanno diventando sempre più bassi proseguendo verso l’ apice, e gli inter- valli che li separano sono riempiti da squamulatura spugnosa. Di conse- guenza la superficie assume un aspetto unito, dovuto al complesso delle superfici apicali appiattite e glabre dei tubercoli suddetti, circondate dalla squamulatura spugnosa. Margini laterali careniformi, rivestiti, con tuber- coletti neri setigeri (setole brevi, abbattute); parte ripiegata con granu- letti neri, piuttosto numerosi. Caratteristico per questa specie, e per tutte le congeneri, il lobo anteriore prolungato del prosterno (« mentonnière » negli autori francesi) che a guisa di largo colletto copre quasi tutta la parte inferiore del capo e parte degli organi boccali. I lati del pronoto convergono sin dalla base e quindi esso è trapeziforme; il contorno delle elitre a visione dorsale è dato in gran parte dalla carena supplementare della parte ripiegata. Fronte squamulata, con granuletti neri; clipeo subnudo, con orlo anteriore leggermente smarginato in tutta la sua larghezza. Labbro supe- riore nudo, nero e bruno, con pochi peli giallo bruni, scuretti, inseriti nella zona anteriore. Antenne di 10 articoli; il decimo ha il terzo apicale conico e rivestito di pubescenza argentea; è probabile che in esemplari NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. 0. I. 463 freschi i singoli articoli sieno rivestiti di squame salvo la parte apicale nera, glabra. Zampe rivestite, con granuli neri setigeri (setole lunghette, più o meno oblique), più grossi sulle tibie che sui femori. Apice delle tibie e parte apicale dei singoli articoli tarsali glabre, di colore nero. Margine estensorio delle tibie anteriori tagliente, glabro, con pochi gra- nuli dentiformi (il numero varia sulle due zampe) e con angolo apicale prolungato in dente lungo e relativamente sottile, glabro. Faccia flessoria dei femori anteriori appiattita, a margini abbastanza decisi, dei quali P interno porta alla base un grosso granulo nero, submammellonare, molto sporgente (carattere sessuale secondario maschile ?). Lungh.: 7,5 mm. - Costa Bagiuni nell’ Oltregiuba, un solo esem- plare raccolto dal Marchese F. Patrizi nell’ agosto 1934 e conservato nelle collezioni del Museo di Genova. Estremamente affine alla elegans Gerst. (1) tanto che io ho esitato a lungo prima di attribuire a questa forma valore di specie propria. Io ritengo invece che si tratti di una razza, poco differenziata, della elegans. Ma la analisi deve necessariamente precedere la sintesi ed è perciò che io attribuisco a questa entità sistematica valore specifico, in attesa che l'esame di una serie di esemplari permetta di saggiare il valore e la costanza dei caratteri differenziali. Quello che importa è di segnalare fin d’ ora la presenza nell’ Oltre Giuba di una specie appartenente ad un genere caratteristico ed esclu- sivo delle regioni più meridionali dell’ Africa orientale. Cryptochile elegans Gerst. Cryptochile elegans Gerst., Peters Reise Mossambique, 1862, p. 278, tav. 16. fig. 9; Haag, Berl. Ent. Zeitschr. XVI, 1872, p. 301. Descritta secondo due esemplari del Mozambico (Inhambane), dei quali ho sott’ occhio uno. Haag ridescrisse la specie in base ai due tipi di Gersticker. Manca nella collezione Gebien ed è probabile che i due tipi sieno i soli esempiari noti sino ad oggi. (1) Non conosco in natura la Cryptochile sordida Gerst. (11. cc.) descritta pure del Mozambico. Ma si tratta di un insetto di statura circa doppia, colle setole dei tegumenti dorsali ben più lunghe. L’ amico carissimo Hans Gebien ha messo a mia disposizione un esemplare dell? Usambara, che egli attribuisce a questa specie. E° ben diverso dalle due specie suddette, ed è probabile che si tratti della sordida di Gerstàcker. Ma il colore del rivestimento delle elitre non è uniforme, grigio, bensì esattamente dello stesso colore della figura data da Gerstacker per la sua elegans, ossia con tomento caffè oscuro formante su ciascuna elitra una grande macchia basale subscutellare ed alcune mac- chiette tondeggianti lungo le carene. Lungh.: 10 mm. 464 E. GRIDELLI Statura ed aspetto generale quasi identici alla Patrizii. Però le elitre sono più rigonfie, e tale fatto si rivela sia nel contorno (il quale è maggiormente arrotondato) sia nel profilo trasversale (che è notevol- mente convesso), sia nel profilo longitudinale, convesso (il quale nella Patrizii ha un lungo tratto quasi piano). Le due carenule scutellari sono integre, a cresta continua, nera, glabra, grossa e le costole sono identiche per posizione e percorso. Però le due interne sono più grosse e la omerale (esattamente costruita, doppia, come nella Pa- trizii) presenta tubercoli nudi più numerosi. In generale i tubercoli degli intervalli e della parte ripiegata sono tutti meglio sviluppati ed anche le epipleure (ossia il margine rigonfio della parte ripie- gata) porta tubercoli neri allungati circondati da squamulatura bruna; quindi esse sono variegate, a tratti alternati bianchi e bruni. Noto che sulle elitre, ed in generale su tutto il dorso, predomina una squamula- tura di colore bruno e che le due costole dorsali interne sono seguite da squamulatura bruno caffè, molto oscura. Ma detta squamulatura forma fascia continua e non si fraziona in macchie come appare dalla figura data dal Gerstàcker. Anche alla base, tra la scutellare e la dorsale esterna, noto squamulatura caffé oscura, ma non vedo una macchia così decisa come nella figura suddetta. I tubercoli del pronoto sembrano avere la stessa struttura, ma sono più piccoli e quindi maggiormente distanti; noto nella elegans una maggiore tendenza alla formazione di una linea mediana del pronoto non tubercolata. Tubercolo dei femori anteriori identico per forma e posizione, situato alla fine del terzo basale della faccia flessoria e non nel mezzo. Per gli altri caratteri vedi la descrizione della Patrizii. Le antenne non sono nere coll’ apice rosso bruno, bensì nere, col decimo articolo costruito come nella Patrizii, e cogli articoli squamulati salvo 1’ apice privo di squame. Lungh.: 7,5 mm. Gen. Diodontes Sol. (1) Insetti simili agli Erodius, colle elitre convesse e rigonfie, carenate, di solito più o meno terrose, a profilo longitudinale privo di sinuosità apicale. Le carene sono in numero di quattro, più o meno rettilinee e grosse, lucide, oppure sottili, irregolari, collegate tra loro mediante carene (1) Lacordaire, Genera des Coléopt. V, 1859, p. 21. - Kraatz, Revis. Tenebr. 1865, p. 8. - Reitter, Deutsch. Ent. Zeitschr. 1914, p. 48. - Lesne, Bull. Mus. Hist. Nat. Paris 1915, pp. 227, 229; Res. Sc. Voyage Rothschild en Ethiopie 1922. pp. 664, 665. bè NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 465 sottili, in modo da generare un ampio reticolato di poche maglie poligo- nali. Faccia esterna delle mandibole ampiamente solcata. I femori anteriori sono frangiati, contrariamente a quanto dicono gli autori. Tanto la faccia estensoria che quella flessoria portano un certo numero di peli, grossetti, suberetti, piuttosto corti, spesso in parte accor- ciati o assenti in seguito a rottura. Margine flessorio delle tibie anteriori non frangiato. Noto inoltre un carattere il quale permette una facile separazione generica dei Diodontes, offerto dalla particolare costruzione delle epi- pleure delle elitre. Queste sono molto strette, di larghezza uniforme o quasi dall’ apice suturale sino circa all’ altezza dei metaepisterni; poi esse si dilatano più o meno, diventando larghe, subtriangolari. Una costru- zione simile viene offerta dal genere Arthrodosis Reitt. Genere limitato all’ Africa, rappresentato nell’ Africa orientale ita- liana da due specie, una delle quali inedita. i. Margine anteriore (inferiore) del clipeo arrotondato, troncato oppure leggermente concavo. La superficie del prosterno è uniformemente con- vessa in ambo i sessi, nel maschio priva di fascetto piligero mediano. = Gino cal warenine Sob (IR ea — Margine anteriore (inferiore) del clipeo tridentato. Il prosterno del ma- schio presenta una foveola mediana la quale dà inserzione ad un fascetto di peli gialli. - Gruppo dell’areolatus Gerst. . . . . . . 8 to Mesoepisterni lisci, salvo singoli grossi punti posti lungo il margine po- steriore. Metaepisterni a punteggiatura grossa, densissima. Pronoto a punteggiatura molto grossa ma irregolare, a punti isolati, più densa ai lati che nella zona mediana; sono presenti aree liscie, irregolari, di varia ampiezza e forma. Corpo tondeggiante, largo e corto, spesso acu- minato posteriormente. Carene delle elitre rettilinee, a cresta integra anche sulla parte declive, larghe, coi margini slabbrati; intervalli con rugosità trasversali lucide più o meno sviluppate; la loro pubescenza è rada e cortissima, a peli minimi. Lungh.: 8-11 mm. semicribrosus Fairm. — Meso- e metaepisterni a punteggiatura densissima, subrugosa. Pronoto a punteggiatura densissima, a punti contigui, d’ ambo i lati con una piecola area discale lucida. Carene delle elitre rettilinee; la loro cresta, (1) Appartengono a questo gruppo anche le specie seguenti, a me ignote in natura: Diodontes Chatanayi Lesne, l. c. 1915, p. 231; 1. c. 1922, p. 666. - Sono noti sol- tanto i due esemplari di Entebbe (Uganda). Forma estremamente simile al semi- cribrosus Fairm. Diodontes subscutellatus Lesne, 1. c. 1915, p. 230; 1. c. 1922, p. 666. - Tipo unico, proveniente dall’ Africa orientale inglese (fiume Gouranni nei Monti Matthews). - Altra forma, troppo simile al semicribrosus Fairm., la quale sarebbe caratterizzata per la presenza di un solco obliquo nella regione scutellare di ciascuna elitra; i solchi limitano una specie di «falso scutello ». Diodontes suleatus Sol., Ann. Soc. Ent. France 1834, p. 522. - Descritto del Capo di Buona Speranza. Non possiedo la descrizione originale. 466 E. GRIDELLI vista di profilo, appare minutamente seghettata (in corrispondenza al declivio apicale), ed in ogni tacca è inserito un corto pelo obliquo. Pube- scenza delle elitre evidente, a peli corti, ma in tutti i casi più lunghi di quelli della specie precedente, quasi sempre visibili di profilo. - Vedi Lesne, l. c., 1915. - Descritta due volte dal Solier, secondo esemplari del Senegal, coi nomi di porcatus e di fossulatus. Specie molto variabile, ad ampia diffusione nel Sudan, dall’ Oceano Atlantico alla regione del Nilo Bianco. La sua presenza nei bassopiani occidentali dell’ Impero è più che probabile. Lungh.: 7,5-10,5 mm. - Senegal!: Alto Sanga!; Sudan: Wau! in coll. Frey (1) porcatus Sol. 8. Il prosterno presenta in ambo i sessi una carena trasversale, la quale chiude anteriormente il solco mediano del processo intercoxale. Nel ma- schio detta carena porta nel mezzo della sua cresta una minuta foveola, la quale dà inserzione ad un fascetto di peli gialli. Punteggiatura del capo e del pronoto densa, più o meno diradata ai lati del solco mediano del pronoto. Carene delle elitre a decorso subrettilineo, leggermente irre- golare; intervalli con carenule trasversali più o meno numerose, le quali mancano sulla parte ripiegata. Patrizii nov. spec. — Prosterno privo di carena trasversale, in ambo i sessi. Nel maschio esso porta un tubercolo mediano molto appiattito, sul quale si apre la foveola che dà inserzione al fascetto di peli gialli. Punteggiatura del capo e del. pronoto densissima, a punti molto più larghi e profondi che in Patrizii. Ciascuna, elitra è ornata da un reticolato, a maglie poligonali molto ampie e poco numerose, formato dalle carene (che sono sottili, a linea spezzata) e dalle carene trasversali oblique che le uniscono. Parte ripie- gata divisa in sezioni da un piccolo numero di carenule trasversali. - Lungh.: 6-8 mm. - Descritto di Endara (descrizione originale e figura bellissime, in Decken’s Reise III, 2, 1873, pag. 166, tav. 9, fig. 6) ess? venne ridescritto dal Gebien secondo esemplari della regione del Chili- mangiaro, col nome di parvus (1910). - Vedi Lesne, ll. cc. - La specie è nota di varie stazioni dell’ Africa orientale inglese ed ex tedesca. Ngare na Nyuki! (cotipo del parvus Geb.); Luitpoldkette!; Kwagogo nei Monti Pare!; Mulange! (in coll. Frey). areolatus Gerst. Diodontes semiecribrosus Fairm. Il tipo descritto dal Fairmaire venne raccolto da von Hòhnel al Lago Stefania e si trova nelle collezioni del Museo di Vienna. Venne raccolto dalla seconda spedizione Bottego (1896) al Lago Rodolfo e durante il percorso da Dimé al Lago Rodolfo (esemplari in coll. Museo Genova). Una bella serie di esemplari venne raccolta dallo Zavattari al Lago Stefania ed in altre stazioni delle regioni da lui visitate nel 1939. A loro proposito riferirò in altra memoria. Diodontes Patrizii nov. spec. Capo con una carena semicircolare, la quale ha inizio presso al- Y orlo oculare interno e si spinge sino a breve distanza dal margine (1) Ho potuto conoscere in natura questa specie grazie alla cortesia del signor Georg Frey (Minchen) e del conservatore delle sue meravigliose collezioni, Karl Koch. NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 467 anteriore apparente del capo (visione dorsale), ed è elevata, a cresta tagliente in tutto il suo percorso, oppure si abbassa leggermente nel tratto anteriore mediano. Lo spazio frontale da essa racchiuso presenta una punteggiatura densa, a punti grossi. Il clipeo mostra un rigonfia- mento trasversale punteggiato, il quale forma |’ orlo anteriore del capo a visione dorsale (detto orlo può essere troncato oppure leggermente protratto, subangoloso) ed è separato dalla carena frontale da un inter- vallo sulciforme di discreta larghezza, a punteggiatura fina. Punteggia- tura delle guance grossa e densa. Anteriormente al rigonfiamento sud- detto il clipeo cade bruscamente e brevemente ed il suo orlo inferiore è fortemente tridentato. Mento a punteggiatura fina ed irregolare, in media densa su tutta la superficie. Pronoto a punteggiatura grossa e molto densa, specialmente nelle zone laterali. La linea longitudinale mediana è percorsa da un solco di notevole larghezza, d’ ambo i lati del quale gli intervalli lucidi che sepa- rano i punti si dilatano alquanto, formando piccole aree irregolari lucide, più o meno confluenti; una piccola area lucida è pure presente nella zona laterale. I punti sono setigeri, ossia ognuno di essi contiene un peluzzo giallo, abbattuto, inserito sul declivio anteriore del punto. La massima larghezza del pronoto si trova alla base dello stesso (gli angoli poste- riori sono quindi un poco minori di 90 gradi, a vertice completamente arrotondato) ed i lati convergono leggermente in tutta la loro lunghezza (angoli anteriori acuti, sporgenti all’ innanzi; margine anteriore ampia- mente concavo). Le quattro carene di ciascuna elitra sono sottili sul declivio apicale (ove la loro cresta può essere integra o leggermente seghettata), poco più grosse anteriormente; esse sono nere, lucide, a decorso subrettilineo o leggermente irregolare; intervalli con rugosità trasversali riunenti o no le carene, variabili di numero e sviluppo. Granuli setigeri minimi, in numero relativamente piccolo e quindi radi, portanti peluzzi gialli. Lungo la sutura corre un rigonfiamento analogo alle carene, sottile all’ apice, dilatato anteriormente, formante un triangolo scutellare; esso continua lungo il margine anteriore. L’ ampia parte ripiegata presenta essa pure una granulazione rada, a granuli minuti, setigeri. Le epipleure sono molto strette; esse presentano la solita dilatazione triangolare anteriore e sono inoitre leggermente dilatate prima dell’ apice, in corrispondenza all’ ultimo urosternite visibile. 468 E. GRIDELLI Parte intercoxale del prosterno percorsa da un solco mediano largo e profondo, punteggiato, a margini rigonfi e lucidi. Anteriormente al solco è presente in ambo i sessi una carena trasversale a cresta lucida. Pun- teggiatura del prosterno densa e grossa; pubescenza lunghetta, a peli visibili in profilo. Parte ripiegata del noto in parte liscia. Episterni del mesotorace e del metatorace punteggiati su tutta la loro superficie; pun- teggiatura grossa e densa; pubescenza rada, coricata, gialla, corta. Meso- Sterno pianeggiante, con punteggiatura a punti numerosi e molto grossi, densa; tendenza alla formazione di solchi longitudinali. Metasterno ed urosterniti a punteggiatura grossetta, addensata sulle parti laterali, più o meno assottigliata e quindi diradata, nelle zone centrali, molto scarsa sul quarto urosternite. Sono presenti le solite rugosità longitudinali ante- riori sul metasterno e sui due primi urosterniti. 4: La cresta lucida della carena trasversale del prosterno porta una foveola molto piccola, la quale dà inserzione ad un fascetto di peli gialli. 9: La carena suddetta identica a quella del maschio, ma priva di foveola e di fascetto (ho accertato il sesso mediante dissezione). Lungh.: 7-8 mm. Sostituisce 1’ areolatus, al quale è molto affine, nel territorio per- corso dal Basso Giuba. Venne raccolto dal Marchese F. Patrizi a Belet Amin (4 esemplari, luglio 1934 e maggio 1934) ed a Margherita (un esemplare, aprile 1920): Museo di Genova. Ho designato quale tipo un maschio di Belet Amin del Museo di Genova. ‘sndAy “9 ulsug 1SUNDIG SUUNDYD (jueled “Vy ‘SIQ) *XT VAONAD “LVN “LS “AIO “SQW “NNV ANN. MUS. CIV WAV. II Notacanthus bon (Dis. A Baliani). ATI An de da Sea VER WV ded Sr ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LX. PAV. II Notacanthus bonapartei Risso. (Dis. A Baliani). . “reheat ati meo PIA ie ; Ra a ae eee 7 Mim veni n NI Ari A 7 n 4 ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LX. TAV, III Tana della Basua (Bocca inferiore) Grotta dei Balzi Rossi di Toirano ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA Lx. TAV. IV Grolla Swriz, Grotta Suria vista dal Ponte del Salto del Lupo Tana della Spelonca sotto la costiera del Poggio Alzabecchi 784 m, QIIQRZZOTIGI Bpeljs B[[eP VIsIa eqiess vue OUGIIOIL IP ISSOQ Iz[eq Tap ByoIy mes A “AVL 4 "KIT VAONHO “LYN “LS “AIO “SQW “NNV (eppdderypy eIp 9 IxQI) [op ‘L) QUEL 2109 IxO1Q 19P 23 uUON BIUO[IdS è Il9p vuRy, 9 voqny vury, 1990 La) ae dj PuvVI 1 1 ‘ ‘ ‘ J de gp Wun vp Fou app hes} “Ip 92 - DZ: IA “AVL *XT VAONHO “LYN “LS “AIO “SOW *NNV Baqny cur © op 0U19}UI [PU euuo]0)) OSSUL [PP BURL WA “AVL (XI VAONHOD “LYN “LS “AIO “SNW “NNV CuUOI9,N IP BOT Ee[[ap OUAI}UT BuolI IP vyOID ep cus} U] BINT “§ Oftenjues-ey01g eB[fep B}eI} ug QI0/19JUI BIONT ‘S IP eno IIA “AVL "NWT WAONTDAD “TWN “18 AID NU NNW 469 A. GIORDANI SOIKA MONOGRAFIA DEGLI ODYNERUS ETIOPICI SUPPLEMENTO PRIMO (Hymen. Vespidae) Quando pubblicai le due prime parti della Monografia, i tipi di alcune specie non poterono essere esaminati e dovetti perciò basarmi sulle inter- pretazioni degli autori. In un recente viaggio attraverso l’ Europa mi fu possibile esaminare un rilevante numero di tipi e credo necessario ren- dere noti senza indugio quei risultati che apportano delle importanti modificazioni alle parti già pubblicate. Aggiungo la descrizione di alcune nuove forme e nuovi dati sulla distribuzione delle singole specie. Non modifico: la nomenclatura e l'inquadramento sistematico gia proposti perchè, come ho in altro luogo già esposto (1), ritengo inaccet- tabili le conclusioni del Bliithgen circa il genotipo di Odynerus, e del pari insoddisfacente la suddivisione, pure proposta dal Bliithgen, del genere Odynerus in numerosi generi e sottogeneri. Il che poi, nel nostro caso, si ridurrebbe a creare nuovi nomi per i vari gruppi di specie, imme- diatamente identificabili dal semplice esame delle tabelle o della trat- tazione delle singole specie della monografia. Per esempio, seguendo i criteri del Bliithgen, per il quale persino lievi caratteri di colorazione possono caratterizzare un genere (2), il sottogenere Stenodyneroides (vedi oltre) dovrebbe essere diviso, e solo per le specie etiopiche, in almeno 8 generi; lo dimostra il seguente pro- spetto basato su caratteri di indiscussa importanza: A - Tergiti sprovvisti di lamella apicale, o con lamella poco distinta, mal delimitata alla base. (1) Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI. 1939, p. 79. (2) Parlando dell’ 0. robustus Dusm. dice: « Wenn also robustus ES weisslich gezeichnet Schildchen hat, kann diese Art kein Microdynerus sein, gehòrt vielmehr zweifellos zu Leptochilus» (Ver. D. Kolonial Ubersee Mus., II, 1939, p. 239). Non solo, ma crea il genere Dichodynerus in base alla disposizione dei punti sul I tergite e lV assenza di peli sugli sterniti III-V; deve successivamente ammettere (1. cit.. p. 246) che il primo carattere non è presente in altri individui della mede- sima specie e che il secondo è dovuto..... alle manipolazioni che subì 1’ esemplare esaminato, per l’ estrazione dei genitali! Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 17 I LAI É 470 A. GIORDANI SOIKA a - Corpo interamente punteggiato. 1 - Il II tergite porta all’ apice una lamella ben visibile, per quanto assai mal delimitata alla sua base. Gen. I, specie: Bairstowi Grib. 2 - Il Il tergite non ha traccia alcuna di lamella apicale. Gen. II, specie: Hyacinthae Grib. rizophorarum Beq. kolensis Giord. Ska. (Per Hyacinthae in base alla villosità dell’ ad- dome si dovrebbe fare almeno un distinto sottogenere). b - Corpo quasi interamente liscio. Gen. III, specie: Jutra Giord. Ska. auratipennis Giord. Ska. B - Almeno il II tergite porta una lamella apicale nettamente delimi- tata alla base e generalmente un po’ rialzata a collare. a - Terzo tergite senza lamella apicale. Clipeo, allungato, piatto e lucido, quasi sprovvisto di punteggiatura. Gen. IV, specie: politiclypeus Schulth. b - Terzo tergite con una lamella apicale. Clipeo diversamente conformato. 1 - La lamella apicale del III tergite è presente solo nei 3/5 mediani del tergite e non ne raggiunge i margini laterali. + Carena del pronoto continua. Gen. V, specie: Bensoni Giord. Ska. ++ (Carena del pronoto presente solo sulle faccie laterali ed al centro della faccia dorsale. Gen. VI, specie: flavofasciatellus Giord. Ska. 2 - La lamella del III tergite è presente in tutto il margine apicale e perciò è simile a quella del tergite precedente. + Faccia dorsale del pronoto sprovvista di carena ma por- tante nel mezzo due piccoli denti ravvicinati. Clipeo della ® allungato-piriforme, assai debolmente carenate all’ apice. Gen. VII, specie: ferruginatus Bea. ODYNERUS ETIOPICI 471 +-+ Faccia dorsale del pronoto carenata come di norma. Clipeo della 9 più corto, con due robuste carene. Gen. VIII, specie: corvus M. W. cereus Giord. Ska. histrionomimus Beq. indotatus Giord. Ska. miserrimus Giord. Ska. (Il corvus, per i robustissimi denti del pronoto, dovrebbe andare in un sottogenere distinto). E’ evidente l’ inutilità di creare quasi tanti generi quante sono le specie anche perchè ciò, anzichè chiarire la sistematica, creerebbe una grande confusione di generi e sottogeneri, sul cui reale valore è lecito fare le più ampie riserve. Subg. Stenodyneroides n. subg. Il sottogenere Stenodynerus nel suo significato originale è male caratterizzato e mal delimitato; i caratteri dei quali mi sono servito per riunire un gruppo omogeneo di specie etiopiche che ho chiamato Steno- dynerus non si osservano nelle specie per le quali questo sottogenere è stato creato. Propongo perciò il nuovo nome Stenodyneroides per Stenodynerus Giord. Ska. 1934 nec de Saussure 1863. Genotipo: O. corvus M. W. Odynerus (Stenodyneroides) Hyacinthae Grib. Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric. VI, 2, 1919, p. 179) segnala que- sta specie di Kindu e Kondué (Congo Belga). Odynerus (Stenodyneroides) indotatus Giord. Ska. Nuove località: S. Rhodesia: Hillside, 1 4, 2-XII-1922; Hopefountein, 1 4, 3-IX- 22, 1 9, 15-XI-22 (Stevenson); Bulawayo, 1 9, 1-X-23 (Stevenson - coll. Bequaert). Natal: Scottburg, 1 ©, 14-III-26 (Stevenson - coll. Stevenson). Odynerus (Stenodyneroides) ferruginatus Beq. Nuove località: S. Rhodesia: Bulawayo, 1 9, 23-II-24, 1 4, 1-XII-23; Matetsi, 1 ¢, XI-34; Sawmills, 1 4, 22-27-XII-23 (Stevenson - coll. Stevenson). 472 A. GIORDANI SOIKA Odynerus (Stenodyneroides) flavofasciatellus n. sp. 9. Affinissimo all’ O. ferruginatus Beq., in particolare il clipeo ed il pronoto sono di conformazione assai simile nelle due specie. Il pro- podeo è più corto, meno scavato nel mezzo della faccia dorsale; le faccie dorsali sono poste ad un livello molto inferiore a quello della faccia dor- sale del postscutello. Il II e III tergite portano lamelle apicali assai più corte, quella del III tergite non raggiunge i margini laterali del tergite stesso, come nell’ O. Bensoni Giord. Ska. Secondo sternite con depres- sione basale molto meno estesa e poco profonda. Clipeo, capo e torace punteggiati circa come nel ferruginatus. Primo tergite con punti di poco più piccoli di quelli del torace ed abba- stanza fitti, più fitti presso la base ove gli interspazi sono circa eguali al diametro dei punti. Secondo e III tergite con punti più piccoli e più radi del primo. IV e V tergite distintamente punteggiati. Secondo ster- nite con punti piuttosto grossi, più radi che nel tergite corrispondente. Ferrugineo, con gran parte del capo e qualche macchia sul torace nerastri. Due fascie gialle, regolari, di media larghezza, all’ apice del II e del III tergite. Ali lievemente oscurate, con riflessi dorati. Lunghezza: capo + tor. + ter. (I+ II) = mm. 11. é ignoto. Natal: Paddok, 1 9, IX-1935 (mia collezione). Odynerus (Stenodyneroides) cereus Giord. Ska. Nuova località. S. Rhodesia: Sawmills, 1 9, 24-IX-20 (Arnoid - Rhodesia Mus.). Odynerus (Stenodyneroides) Bensoni Giord. Ska. Nuove località: S. Rhodesia: Dett, 19, 1 4, 21-XI-30 (Rhodesia Mus.). N. E. Rho- desia: Luwingu, fiume Chambezi, 1 3, 5-X-08 (S. A. Neave - Coll. Schulthess). Congo Belga: Elizabethville, 1 4, 2-X-26 (M. Bequaert - Mus. Congo Belge). Angola: Lunda, 1 3, IX-33 (Miss. Scient. Suisse). Subg. Rhynchium Odynerus (&hynchium) niloticus (Sauss.) In questa specie è caratteristica la carena dell’ occipite: essa è ret- tilinea dall’ inserzione delle mandibole fin circa all’ altezza dei seni ocu- ODYNERUS ETIOPICI 473 lari, poi si piega bruscamente all’ indentro formando così un angolo netto, subdentiforme, aperto all’ interno. Questa specie non è rara nel Sudan Anglo-Egiziano: Khartum, 20- II-36 (Imp. Inst. Ent. Londra), 10-21-IX-35 (A. Mochi - Coll. Mochi). Odynerus (Rhynchium) socotrae Kohl Un paratipo di questa specie si trova nella collezione Schulthess. L’O. socotrae si avvicina per la forma delle tegule all’ O. niloticus (Sauss.); ne differisce per avere il torace più tozzo, più corto, solo po- chissimo più lungo che largo. La carena delle tempie è regolarmente arcuata e non angolosa come si è accennato sopra pel niloticus; il clipeo 1 2 3 Fig. 1 - Odynerus (Rhynchium) socotrae Kohl, 1a (paratipo): 1, clipeo; 2, ultimi articoli delle antenne; 3, I e II tergite. del 4 è molto lungo, specialmente allungata è la parte libera; l’ultimo articolo delle antenne del '3 è più lungo e più gracile ed il I tergite è molto più largo e più corto. La colorazione è pure diversa essendo i due primi tergiti neri con una larga fascia apicale ferruginea la quale è molto fortemente dilatata ai lati. La lunghezza del clipeo e la forma del I tergite, corto e molto largo, distinguono nettamente il socotrae dal crenatus. Odynerus (Rhynchium) tectus (F.) Potei esaminare il tipo nella collezione Banks, a Londra; uno studio accurato del prezioso esemplare mi rivelò trattarsi della specie ora nota 474 A. GIORDANI SOIKA con il nome di Meyeri Cam.; per quanto concerne la colorazione, è affi- nissimo alla var. euryspilus Cam. Mancano le fascie biancastre del- I’ addome che sono invece presenti nell’ euryspilus. L’O. Meyeri auct. (molto probabilmente distinto dal Meyeri Cam.) si chiamerà tectus e la specie che il Bequaert ed io stesso chiamammo tectus deve riprendere il nome rhynchoides Sauss. L’ O. interruptus Sauss. è realmente sinonimo di rhynchoides: a Francoforte ho visto i tipi (4 2 9 fra cui l’olotipo) etichettati « Abys- sinia, 1. 2. sendung. Riippel ». Ì Odynerus (Rhynchium) tectus var. euryspilus (Cam.) Nuove località: Congo Belga: Banana, 1 ¢, IX-15 (Lang e Chapin - Mus. Congo Belge). S. Africa: Lady Grey, 1 9, 7-XI-25 (R. I. Nel - Imp. Inst. Ent. Londra). Odynerus (Rhynchium) geometricus n. sp. 2. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo lieve- mente più lungo che largo, molto moderatamente e quasi uniformemente convesso, solo vicino al margine apicale si osserva una leggera depres- sione. La parte interoculare ha i margini laterali quasi paralleli; la parte libera è lunga circa quanto la parte interoculare ed ha i margini laterali subrettilinei, convergenti verso il margine anteriore il quale è troncato o molto leggermente emarginato, con angoli laterali poco acuti. Il mar- gine apicale è un poco più lungo della metà dello spazio interantennale. Mandibole di lunghezza normale, con denti e carene bene sviluppati. Inserzioni delle antenne del doppio più distanti fra di loro che dagli occhi; lo spazio interantennale è poco sporgente ma abbastanza forte- mente carenato. Antenne di lunghezza normale: III articolo circa del doppio più lungo che largo all’ apice; IV e V più lunghi che larghi; VI e VII subquadrati; successivi trasversi; l’ ultimo è più corto che largo alla base. Occhi di poco più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice, le orbite interne dei lobi superiori sono subparallele. Ocelli po- steriori circa tanto distanti fra di loro che dagli occhi. Vertice e tempie bene sviluppati; il vertice non porta fossette né gruppi di peli: le tempie, viste dall’ alto, sono più corte dei lobi superiori degli occhi. Tempie e vertice sono provvisti d’ una forte carena, sul vertice questa è seguita ODYNERUS ETIOPICI 475 posteriormente da un. profondo solco che decorre parallelamente ‘alla carena stessa e la separa dall’ occipite; tale solco porta delle grosse impressioni puntiformi, irregolari. Torace tozzo, robusto, a margini late- rali quasi paralleli, per cui è di larghezza quasi costante; è quasi verti- calmente troncato all’ indietro. Pronoto largo, molto leggermente ritretto verso il margine anteriore, provvisto di una carena ben marcata, non angolosa in corrispondenza agli angoli laterali e lamelliforme sulle faccie laterali. Mesonoto tantò largo quanto lungo, moderatamente convesso, con due lievi solchi nel terzo posteriore. Scutello quasi pianeggiante, del doppio più largo che lungo. Postscutello con una faccia dorsale netta- mente orizzontale ed una faccia posteriore del doppio più lunga, esatta- mente verticale. La faccia è almeno quattro volte più larga che lunga ed è separata dalla faccia posteriore da una carena fortemente crenulata. Propodeo largo quasi quanto la massima larghezza del torace; la faccia posteriore è quasi verticale, concava, le carene laterali ed inferiori sono molto sporgenti, ancora più sviluppate sono le carene superiori che for- mano superiormente un dente acuto, separato dal postscutello da una profonda fessura. Anche gli angoli laterali sono molto sporgenti, denti- formi. Mesoepisterno con carena epicnemiale marcata, le suture sono poco distinte a causa della forte punteggiatura. Zampe robuste, normali; tutti i femori sono distintamente punteggiati e le tibie medie e poste- riori portano un certo numero di spinule. Tegule con il lobo posteriore lungo, bene sviluppato. Nervature alari del solito tipo. Addome tozzo, cilindrico. Il I tergite è largo quanto il torace, troncato alla base, visto dall’ alto è circa del doppio più largo e presenta il margine anteriore nettamente distinto dai margini laterali che incontra formando un angolo ben visibile; questi sono subparalleli. Secondo tergite non rigonfio ai lati, largo quanto il tergite precedente, più largo che lungo e tanto largo alla base che all’ estremità. Secondo sternite sporgente alla base, leggermente depresso ai centro; nella metà basale si osserva un solco longitudinale mediano. Tergiti e sterniti successivi normali. Clipeo con punti fitti, di mediocre grossezza, ma molto allungati in senso longitudinale per cui assumono |’ aspetto di solchi e striature irre- golari. Capo con punti assai fitti, di media grossezza. Torace con punti più grossi che sul capo e molto regolari e profondi, assai fitti ma un poco meno che sul capo; più densi ancora sullo scutello e sulla parte inferiore del mesoepisterno. La faccia dorsale ed il terzo superiore della faccia 476 A. GIORDANI SOIKA posteriore del postscutello sono irregolarmente scolpiti, il resto del post- scutello è liscio e lucido. Metaepisterno largamente ed irregolarmente striato in senso orizzontale. Le faccie laterali del propodeo portano punti larghi e superficiali misti a strie poco distinte, la faccia posteriore è forte- mente striata. Tegule in gran parte liscie, con pochi e grossi punti. Tutti i tergiti portano punti di mediocre grossezza, molto nitidi e regolari; la densità è costante in tutti i iergiti tranne l’ ultimo; i punti hanno la mede- sima grossezza nei primi quattro tergiti, solo un poco più piccoli e super- ficiali sul quinto; gli interspazi sono in media eguali ad una-due volte il diametro dei punti. Secondo sternite con punti fitti come nel tergite corrispondente ma più grossi; i tre sterniti successivi presentano punti più fini del II; il VI sternite è finissimamente e fittamente punteggiato. Corpo con pochi peli biancastri. Nero, sono ferruginei: mandibole; antenne; orbite interne dei lobi inferiori degli occhi; gran parte della faccia dorsale del pronoto, una macchia al centro delle tegule e gran parte delle zampe. Sono bianco- giallastri: una macchia al disopra dello spazio interantennale, una sulle tempie, una macchia rotonda sulla parte superiore del mesoepisterno; una macchia sulle faccie dorsali del propodeo; le tegule; due grandi macchie apicali ai lati del II tergite e fascie largamente interrotte nel mezzo, all’ apice dei tergiti II-V. Ali un poco oscurite, bruno-ferruginee. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I+ Il) = mm. 11-11,5. 4 ignoto. S. Africa, Provincia del Capo: 13 miglia NE del fiume Touws, nu- merose 9 9 il 26-X-1928 (R. E. Turner - Brit. Mus.). Var. Steinkopfi n. var. - 9, clipeo con due macchie bianco- giallastre alla base. Pronoto nero, con una fascia bianco-giallastra lungo il margine anteriore. Namaqualand: 1 9 (Steinkopf - coll. Schulthess); Richtersveldt, 1 9, XI-1921 (G. E. Smith - Durban Mus.). E’ specie affinissima al tectus F., ne differisce per le antenne più tozze (nel tectus gli articoli VI-VII sono più lunghi che larghi) ma sopra- tutto per l’ aspetto più robusto, per i due primi tergiti più larghi e più corti e per avere il I tergite più nettamente troncato anteriormente. Odynerus (Rhynchium) lamellipes n. sp. 4. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo leg- germente più largo che lungo, moderatamente convesso nei due terzi basali e leggermente depresso nel terzo apicale. La parte interoculare ODYNERUS ETIOPICI 477 è a margini laterali poco divergenti ed in gran parte contigui agli occhi; la parte libera è di poco più corta della parte interoculare, i suoi mar- gini laterali sono rettilinei e convergenti verso il margine apicale il quale è un poco più lungo di 1/3 della larghezza del clipeo. Mandiboie corte e larghe, appuntite all’ apice, con il margine interno fortemente dentato. Inserzioni delle antenne un poco più distanti fra di loro che il doppio cella distanza che le separa dagli occhi; spazio interantennale fortemente carenato. Terzo articolo delle antenne circa del doppio più lungo che largo all’ apice; IV quasi una volta e 1/2 più lungo che largo; V-IX più lunghi che larghi; X ed XI circa tanto lunghi quanto larghi alla base; XII distintamente più piccolo dei precedenti; XIII allungato, digitiforme, leggermente depresso, si restringe pochissimo dalla base all’ apice, que- sto è arrotondato e raggiunge la base del X articolo. Occhi più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice; seni oculari assai stretti e pro- fondi. Ocelli posteriori leggermente più vicini agli occhi che fra di loro. Tempie non molto ispessite, distintamente carenate. Torace tozzo, robusto, di poco più lungo che largo; pronoto con la faccia dorsale regolarmente carenata anteriormente, le faccie laterali sono fortemente concave ed in esse la carena anteriore è molto sviluppata. Mesonoto tanto largo quanto lungo. Scutello convesso; postscutello con una faccia dorsale orizzon- tale brevissima ed una faccia posteriore verticale molto più lunga; le due faccie sono separate da una carena rettilinea e crenulata. Propodeo con carene ben marcate; le superiori però sono molto scarsamente svi- luppate, meno che nelle altre specie etiopiche di questo gruppo. Tegule con lobo posteriore stretto, corto e fortemente ricurvo verso il basso. Le zampe presentano le particolarità che si osservano negli O. chloro- ticus Sp., kelidopterus (Kohl) e cyrenaicus Schulth.: i femori medi por- tano inferiormente una folta spazzola di peli bruni e le tibie posteriori presentano una profonda escavazione preapicale che determina una espan- sione laterale lobiforme la quale finisce in basso con un dente ricurvo ed è fiancheggiata da un ciuffo di peli pallidi. Primo tergite cupoliforme, più largo del doppio della sua larghezza, visto di profilo ha il margine superiore regolarmente arcuato; il margine posteriore non è ispessito nè decolorato. Secondo tergite più largo che lungo, visibilmente rigonfio ai lati; è più largo del tergite precedente e più largo all’ estremità che alla base. Secondo sternite moderatamente convesso, con un leggero solco mediano nel terzo basale. 478 A. GIORDANI SOIKA Clipeo con punti finissimi, radi e regolari. Capo con punti piccoli e molto fitti. Torace con punti di poco più grossi, oltremodo fitti; la faccia posteriore del propodeo è quasi liscia, si osserva però qualche stria assai superficiale. Il metaepisterno e le faccie laterali del propodeo sono fina- mente e molto regolarmente striate. I due primi tergiti sono provvisti di punti piccolissimi, superficiali, radi sul I, più densi sul II; la loro gros- sezza e densità sono quasi uniformi nel II tergite. Tergiti III-VII pres- sochè lisci. Secondo sternite con punti fitti ed obliqui. Corpo e zampe con cortissima pubescenza fulva. Nero, sono ferruginei: |’ estremità delle mandibole; le antenne; una macchia oblunga sulla parte superiore delle tempie, due macchie, assenti in un esemplare, sullo scutello; parte dei tarsi. Sono gialli: clipeo; faccia inferiore dello scapo; una grande macchia triangolare sulla fronte; le orbite interne dei lobi inferiori degli occhi ed i seni oculari; una larga fascia sul margine anteriore del pronoto; l’ estremità delle faccie dorsali del propodeo; la quasi totalità delle zampe; una macchietta sul margine anteriore delle ‘tegule; una larga fascia, ristretta e quasi interrotta nel mezzo, all’ estremità del I tergite; una fascia all’ apice del II tergite, fascia molto irregolarmente dilatata ai lati fino a raggiungere la base del tergite stesso; una fascia apicale, biemarginata, sui tergiti III-V; tutta la parte visibile dei due tergiti successivi e due grandi macchie ai lati del II sternite. Tegule bruno-ferruginee. Sul torace, fra il colore nero e il giallo, vi è spesso una sottile zona intermedia ferruginea. Ali leg- germente tinte di grigio ferrugineo, senza traccia di riflessi violacei. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + Il) = mm. 11. 9 ignota. Uganda: Olova, « West Nile Stream», 2 4'3, 13-XI-1919 (R. E. Mc Connel - Br. Mus.). Questa specie ha un aspetto assai diverso dalle altre specie del- l’ Africa centrale ed orientale e ricorda assai le specie paleartiche. Per la caratteristica forma delle zampe va messo accanto agli O. chloroticus, kelidopterus, cyrenaicus etc.; da tutti differisce in modo cospicuo per le dimensioni, per la forma tozza del torace e dell’ addome e per la pun- teggiatura che è fine e densa sul capo e sul torace, fina ed assai rada sull’ addome. Anche per la colorazione questa specie si stacca da quelle ora citate e l’ aspetto generale e lo scarso sviluppo delle carene superiori del propodeo la fanno rassomigliare all’ 0. Dantici (Rossi) che, come ho PIO EAST CR SMB "4 i ODYNERUS ETIOPICI 479 gia detto (1) ed è stato riconosciuto anche dal Blithgen (2) appartiene anch’ esso al « gruppo simplex». Odynerus (Rhynchium) lamellipes var. lateraloides n. var. a. Nero, sono gialli: clipeo; mandibole; faccia anteriore dello scapo; una grande macchia triangolare sulla fronte; i seni oculari; una fascia alla base del pronoto; gran parte delle zampe; grandi macchie ai lati di tutti i tergiti. Queste macchie, che occupano quasi |’ intera faccia laterale dei tergiti stessi, sono un poco dilatate all’ estremità dei tergiti sì da formare i due abbozzi laterali di una fascia apicale largamente interrotta nel mezzo. Sono ferruginei: le antenne; il vertice e le tempie; il pronoto; gran parte del mescepisterno del propodeo; una grande mac- chia quadrata al centro del mesonoto e due lineette, pure sul meso- noto, e contigue alle tegule; lo scutello; il postscutello; le tegule e qualche parte delle zampe. Le macchie gialle del I tergite sono in gran parte circondate da una irregolare fascia ferruginea. Clipeo più fortemente punteggiato che negli esemplari tipici. © ignota. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I+ II) = mm. 9,5. Africa occidentale francese: 1 3 (coll. De Gaulle - Mus. Parigi). Per la colorazione questa forma appartiene al gruppo dell’ O. lateralis (F.), gruppo che diventa sempre più ricco di specie ed è tipico della regione etiopica. Odynerus (Rhynchium) stigma Sauss. Odynerus stigma de Saussure, Mém. Soc. Phys. Hist. Nat. Genève. XVII, 1863, p. 219. Rynchium zonatum Walker, List. Hym. Egypt, 1871, p. 31. Rhynchium Patrizii Guiglia, Ann. Mus. Civ. Genova, LV, 1931. p. 160. Nel Natur Museum Senckenberg di Francoforte ho visto i tipi dello stigma; sono tre é 4, di mediocri dimensioni, provenienti dal 3* Sen- dung de! Riippel; uno di questi è stato designato olotipo. Al Museo Britannico rintracciai l’ olotipo, 1’ allotipo ed un paratipo del R. zonatum: 2° &, 1 2 di Wadi Ferran (Sinai). Ambedue le forme sono conspecifiche e pure conspecifiche con un paratipo del Patrizii con (1) Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI, 1937, p. 107. (2) Konowia, XVI, 1937, p. 277. re Be li de 480 A. GIORDANI SOIKA il quale vennero confrontate. Non potei rilevare neppure differenze di colorazione degne di nota. Il paratipo del Patrizii era stato precedente- mente confrontato con l’ olotipo, al Museo di Genova. Di questa specie ho esaminato anche una @ del Sudan Anglo- Egiziano: Eskowit, 2-VII-1917 (H. H. King - Imp. Inst. Ent. Londra). Odynerus (Rhynchium) Guerinii Sauss. Il Dr. Bequaert mi ricorda giustamente che essendo il Guerinii descritto nel 1852 ed il rubens nel 1856 la specie deve chiamarsi Guerinii. L’ O. aestuans Sauss., di cui esaminai i tipi al Museo Senckenberg di Francoforte, presenta gli stessi caratteri morfologici e di colorazione del Guerinii di cui avevo precedentemente studiato il tipo al Museo di Genova. La var. rubens Sauss. è affine alla var. neptunus Giord. Ska.; ne differisce per la minor estensione del colore nero sul II tergite; il nero forma nel rubens una semplice intaccatura mediana, nel neptunus, oltre ad occupare gran parte della base, forma tre fascie longitudinali appun- tite a forma di tridente molto caratteristico. Il materiale recentemente esaminato mi ha rivelato che la specie è assai variabile, per cui il valore della mia varietà è certo assai scarso. Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 179) cita ?« O. carinulatus » di varie località del Congo Belga. Odynerus (Rhynchium) Guerinii var. rufoflavus n. var. 9. Ferruginea, con la faccia superiore delle antenne e qualche mac- chia sul mesonoto bruno-nerastri. Addome giallo vivo, con la faccia ante- riore del I tergite bruno-nera. Ali assai infoscate con forti riflessi violacei. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + II) = 122 Sudan Anglo-Egiziano: Bongo, Juba Road, a 19, 24-I-1938 (J. G. Myers - coll. Bequaert); Khartum, 14 ® 2, 1-VII, IX-1935 (A. Mochi - coll. Mochi). Odynerus (Rhynchium) ventralis Sauss. Alla bibliografia aggiungere la nota di Schouteden in Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 178, in cui la specie è segnalata di Mobwasa, Congo Belga. ODYNERUS ETIOPICI 481 Odynerus (Rhynchium) anceps Grib. Schouteden (Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 178) cita l’ anceps di alcune località del Congo Belga. L’ O. Bequaerti, descritto nella stessa opera a p. 179 è, come rico- rebbe lo Schulthess, la varietà dell’ anceps che quest’ ultimo autore chiamò albofasciatus. La descrizione dello Schouteden è breve ma chiara e la forma dovrà chiamarsi Bequaerti. Odynerus (Rhynchium) synagroides var. alpha (Schulth.) Nuove località: Kenya: Rabai, 1 3, XI-XII-1933; Kaimosi, 1 ®, IV-1922 (Van Someren - Imp. Inst. Ent. Londra). Natal: Inanda Falls, 1 ¢, 23-III- 1913 (W. J. Hayart - Durban Mus.). Odynerus (khynchium) synagroides var. beta (Schulth.) Nuove località: Natal: Malvern, 1 3, III-1916 (Barker - Durban Mus.). Zululand: Mfongosi, 1 ¢@, III-1914 (W. E. Jones - Durban Mus.). Odynerus (Rhynehium) synagroides var. synagroides (Sauss.) Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric. VI, 2, 1919, n. 178) cita lO. synagroides di numerose località del Congo Belga; du Buysson (in Voy. Rothschild Eth. et Afr. Or. Angl., An. art., II, 1922, p. 976) lo segnala a Etiopia: monte Assabot; Uganda; Entebbe; Congo Belga: Irumu, foresta di Ituri. Nuove località: Uganda: Madi, 1 4, V-1927 (G. D. H. Carpenter - Imp. Inst. Ent. Londra). S. Rhodesia: Bulawayo, 1 4, 7-II-1910 (Durban Mus.). Natal: Durban, Stella, 1 ‘4, 3-III-1917 (Barker - Durban Mus.). Odynerus (Rhynchium) infucatus Giord. Ska. Nuove località: Africa Orientale Inglese: Kilossa, 1 ®, 28-I-1923 (Coll. Bequaert). Congo Belga: Madona, 1 ¢, XII-1907; Bunkeya, 1 ®, X-1907 (S. A. Neave - Mus. Tervueren). 482 A. GIORDANI SOKA Odynerus (Rhynchium) angolensis var. cogaster (Grib.) Nuova località: Transvaal: Johannesburg, 1 9 (Coll. Bequaert). Odynerus (Rhynchium) radialis Sauss. Alla bibliografia aggiungere la nota di Schouteden (Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 179) che cita 1’ O. radialis di varie località del Congo Belga; Bunkeya, Mpika, Kwamouth, Inongo, Luluaburg e Boma. Il tipo (Br. Mus.) è una ® di Port Natal, vi sono altri due para- tipi della stessa località. Tutti questi esemplari sono di colore uniformemente bruno oscuro, con il vertice, il mesonoto e la base dei tergiti nerastra; si avvicinano perciò moltissimo alla var. erythrinus Sauss. la quale però differirebbe per avere « abdominis segmentorum 1.2. margine interdum flavescente ». La varietà che, in base ad esemplari determinati dal Bequaert, avevo chiamato radialis, potrà chiamarsi flavozonatus n. n. Odynerus (Rhynchium) exceptus n. sp. 9. Estremamente affine all’ O. Coeni Giord. Ska., differisce dal- l’ allotipo di tale specie (2) solo per i seguenti caratteri: Clipeo meno convesso, un poco appiattito al centro, con il margine apicale più strettamente emarginato; i denti apicali sono perciò più ravvicinati e sono anche più acuti, più fortemente carenati; fra di essi vi è una depressione abbastanza marcata. Fossetta del vertice più pro- fonda ed un poco più netta. Torace, specialmente lo scutello, un poco più densamente e più regolarmente punteggiato. Il propodeo ha le faccie dorsali molto più finamente scolpite e punteggiate, la punteggiatura si estende fino ad invadere buona parte della faccia posteriore; nel Coeni le faccie dorsali sono fortemente rugose e le rugosità si arrestano bru- scamente nel punto in cui la faccia dorsale passa nella faccia posteriore (in altre parole sono arrestate dalla carena superiore). La colorazione è assolutamente simile nelle due specie. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 14. 4 ignoto. Sudan Anglo-Egiziano: Waru, Prov. Equatoria, 1 ®, 29-VII-1937 (G. Myers - coll. Bequaert). ODYNERUS ETIOPICI 483 Odynerus (Rhynchium) Lesnei Giord. Ska. Nuova località: S. Rhodesia: Hillside, 19, 1-XII-1922 (Swinburne - coll. Stevenson). Odynerus (Rhynchium) iactans Giord. Ska. Fra i paratipi dell'O. Sheffieldi M. W. appartiene a questa specie I esemplare di Port. East. Afr., Valley of Kola Riv. 1500-2000 feet, 6- IV-1913 (S. A. Neave). Al Museo Britannico vi sono altri individui di iactans: Mozambico: Unkwabe, 1 ®, 3-VIII-1918 (G. D. H. Carpenter); Zambesi: Caia, 1 ®, 22-11-1911, 2 4 8, 2-IV-1911 e 4-VII-1910 (H. Swale). : Odynerus (Rhynchium) stiraspis Cam. Odynerus versicolor Schulthess auct. nec Kirby. L’ olotipo del versicolor (Kirby), 1 9 di Homhil, East Sokotra, 1500 piedi 21-I-1899, da me studiato al Museo Britannico, è ben distinto dallo stiraspis Cam. ed affine invece all’ O. marginellus (F.). Dell’ O. stiraspis non ho potuto vedere il tipo, ma dalla breve descri- zione che di questo aveva preso lo Schulthess (manoscritto) appare evi- dente che la mia interpretazione di questa specie è esatta. Nella tratta- zione dello stiraspis (versicolor) ho espresso la mia convinzione che I esemplare considerato nel Museo Britannico olotipo della specie non fosse in realtà tale e neppure conspecifico con il vero tipo. L’ esame dell’ individuo in questione mi dimostrò infatti che non poteva essere il tipo perchè, oltre a non corrispondere alla descrizione, proviene da Middleb. Town, XII-1905. L’ O. stiraspis è stato descritto solo di « Meru low land, Ngare na Nyuki, Gennaio ». La sinonimia versicolor = stiraspis era stata proposta dallo Schul- thess, che però non aveva visto il tipo del versicolor, e successivamente accettata dagli altri autori. Odynerus (Rhynchium) stiraspis var. Wellmani (M. V.) Il paratipo di Lualaba Riv. 12-V-1907 non è conspecifico con 1’ olo- tipo, 1 9 d’ Angola, 1908 (C. Wellman); disgraziatamente la mia interpretazione della specie era basata su questo esemplare, che mi era stato comunicato dal Museo Britannico. 484 A. GIORDANI SOIKA In base allo studio dell’ olotipo ho concluso che si tratta realmente di una varietà dell O. stiraspis, come era gia stato stabilito dallo Schulthess (1). Per lO. Wellmani Giord. Ska. nec M. W. propongo il nome wellmanoides n. n. Odynerus (Rhynchium) Elleri Giord. Ska. 4 (non ancora descritto). Capo, visto di fronte, un poco più largo che lungo. Tempie sviluppatissime, ancora più rigonfie che nell’ oppu- gnator Giord. Ska. Clipeo molto! viii largo che lungo, subdepresso al centro ed ispessito al margine anteriore, specialmente nel mezzo; la parte libera è più corta della parte interoculare e |’ apice è largamente e poco profondamente emarginato, con denti laterali piuttosto acuti. Inserzioni delle antenne circa del doppio più distanti fra di loro che dagli occhi. Terzo articolo delle antenne almeno del triplo più lungo che largo all’ apice, tutti i successivi sono più lunghi che larghi; l’ ultimo manca nell’ unico esemplare esaminato. Scultura circa come nella ®. Clipeo, gran parte delle mandibole e faccia inferiore dello scapo gialli. Ali con una macchia nerastra sulla cellula radiale. Il resto come nella 2. Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I-II) = mm. 15. Transvaal: Shilouwane, 1 4 (Junod). Le caratteristiche del 4 pongono la specie accanto all’ oppugnator Giord. Ska. Odynerus (Rhynchium) mutabilis Sauss. Le descrizioni che pubblicai di questa specie erano basate su due esemplari determinati dal Meade Waldo e pubblicati dallo Scott. L’ olotipo della specie, che studiai al Natur Museum di Sencken- berg, è un & etichettato: « Abyssinia, Kiiste, Riippel»; è specifica- mente ben distinto dagli esemplari da me descritti 1 quali appartengono perciò ad una nuova specie. Per |’ O. mutabilis Giord. Ska. 1937 nec Sauss. propongo il nome scottianus n. n. in onore del chiaro entomologo Dr. H. Scott. ERRATUM Parte II, p. 316, riga 30, anziché 13 si legga 14. (1) Societas Ent., XXIX, 1914, p. 57. 485 Dott. D. GuUIGLIA APPUNTI INTORNO ALL’ AMMOPHILA (PSAMMOPHILA) CONFALONIERII GuicLia (Hymen. Sphecidae) Fra il prezioso materiale catturato in Libia dal Cav. G. Kriiger, il benemerito e tanto compianto entomologo del Museo Libico (Tripoli), le cui raccolte hanno così largamente contribuito alla conoscenza della fauna entomologica dei nostri territori dell’ Africa settentrionale, ho avuto la fortuna di trovare la femmina finora inedita dell’ A. (Psammophila) Con- falonierii Guiglia, caratteristica specie il cui maschio fu catturato dal Sig. Carlo Confalonieri ad Es-Sahabi (Cirenaica) durante la spedizione all’ Oasi di Cufra (1931). Ammophila (Psammophila) Confalonierii Guiglia 9. Capo (Fig. 4), eccettuato il clipeo, opaco con un reticolo fonda- mentale a maglie diversamente conformate, isodiametriche o subquadran- golari a seconda delle zone, a cui si sovrappongono pochissimi punti sparsi debolmente impressi. Il clipeo è sublucido con reticolo fondamen- tale a maglie isodiametriche più fino e più regolare di quello delle altre parti del capo; i punti ad esso sovrapposti, di dimensioni diverse e piut- tosto profondamente impressi, sono in particolar modo addensati sulla metà posteriore. Il margine anteriore è subsinuoso con un’ ampia spor- genza mediana angolosa. Le orbite sono parallele, la loro distanza sul vertice è uguale presso a poco al I+ II + III + 1/, IV articolo del funicolo delle antenne. La distanza degli ocelli posteriori al margine interno delle orbite è maggiore di */, circa della distanza fra i due ocelli posteriori stessi. Il solco mediano che dall’ ocello anteriore giunge fino all’ inserzione delle antenne è, come nel 4, sensibilmente marcato. Il II articolo del funicolo delle antenne è il doppio circa del III. La pube- scenza è bianco-argentea addensata sulla metà anteriore lungo il mar- gine interno delle orbite, lateralmente all’ inserzione delle antenne; a peli brevi diretti anteriormente si sovrappongono peli più lunghi, più fini, suberetti; sul clipeo e sul vertice si notano inoltre sparsi qua e là lunghi e robusti peli neri. 486 D. GUIGLIA Torace (Fig. 1). - Il pronoto è lucido, sulla porzione dorsale si osser- vano pochissimi punti sparsi assai piccoli e molto debolmente impressi; le parti laterali sono striate, le strie, piuttosto fini sulla porzione ante- riore, vanno leggermente ingrossandosi verso quella posteriore. Il mesonoto è sublucido con la metà anteriore profondamente sol- cata nel mezzo e provvista di un fine reticolo fondamentale più o meno regolare e continuo a cui si sovrappongono punti sparsi di dimensioni diverse. Verso la metà posteriore la superficie diventa lucida con scul- tura nulla o quasi; sulla porzione mediana presso il margine posteriore si osservano lievissime rughe longitudinali. Lo scutello è convesso, lucido con pochi punti sparsi sulla metà anteriore e con rughe longitudinali bene marcate su quella posteriore. Il postscutello è sensibilmente convesso, lucido con appena qualche lie- vissimo punto sulla porzione mediana. L’ area dorsale del segmento mediano è lucida molto finamente e regolarmente rugosa in senso tra- sversale. Mesopleure, mesosterno, metapleure, metasterno e lati del segmento mediano opachi e fittamente rugosi. Su tutto il torace la pube- scenza è argentea lunga, fina e particolarmente addensata sulle por- zioni laterali del segmento mediano; sul pronoto e mesonoto ai peli bianchi sono mischiati alcuni robusti peli neri. Il peziolo è lungo presso a poco come i */, del metatarso posteriore. Sulla superficie dei tergiti si osserva una brevissima e finissima pube- scenza argentea particolarmente bene visibile sui tergiti IV e V. Zampe. - L’ asimmetria degli articoli dei tarsi anteriori è abbastanza pronunziata e il pettine è costituito da lunghe e robuste! setole nere (Fig. 3). Le ali anteriori e posteriori sono ialine, quelle anteriori presen- tano, come nel 4, una fascia scura che dal margine anteriore dell’ ala in corrispondenza dell’ apice della cellula radiale prosegue sfumando verso quello posteriore senza toccare il margine delle cellule. La 2° e la 3° nervatura trasverso-cubitale s’ incontrano sulla radiale (Fig. 2). Le nervature e lo stigma sono giallo-testacei. Colorazione nera, sono rosso-ferruginei, più o meno macchiati di nero, il I, II e III segmento addominale, le ginocchia, ie tibie e i tarsi del I paio di zampe, una macchia sul primo terzo basale delle tibie medie (nel paratipo queste sono estesamente ferruginee). Sono testacee le tegule e una macchia sulla faccia inferiore della metà distale dello scapo. AMMOPHILA CONFALONIERII 487 Lungh. 12 mm. U. el Had, Hon (Sirtica occ.), 2 2 1 4, leg. G. Kriiger; allotipo nel Museo Libico, paratipo nel Museo di Genova. Il 4 presenta rispetto all’ esemplare tipico qualche leggera diffe- renza cromatica, complessivamente il colore ferrugineo è meno esteso. I femori del I paio sono neri sulla faccia superiore, quelli del II sono macchiati di ferrugineo solamente verso la porzione apicale della faccia Fig. I — A. (Psammophila) Confalonierii Guiglia, Q- 1. Torace. - 2. Ala ante- riore. - 3. Tarso anteriore. - 4. Capo. inferiore, le tibie e i tarsi del II paio sono, specialmente sulla faccia superiore, sensibilmente anneriti, le zampe III, nere, presentano il fer- rugineo all’ apice dei femori e alla base delle tibie ridotto a due leggere macchie. Il peziolo è intieramente nero. L’infoscamento apicale delle ali anteriori è un poco più intenso. La 2? e la 3* nervatura trasverso- cubitale sono sensibilmente scostate sulla radiale. 488 D. GUIGLIA Nella descrizione del & (1. c., pag. 471) ho già messo in evidenza le affinità e le differenze del 3 di A. (Psammophila) alpina Kohl con quello della Confalonierii; i caratteri differenziali fra le femmine di queste due specie, simili come aspetto generale, sono pure bene mar- cati, mi limiterò ad accennare ai più evidenti. Nell’ alpina il capo pre- senta la pubescenza nera e la punteggiatura sovrapposta al reticolo fon- damentale notevolmente più densa e regolarmente distribuita. Le antenne sono nell’ insieme più brevi e più tozze, il II articolo del funicolo è di 1 /s circa più lungo del III. L’ area dorsale del segmento mediano è opaca con un ben visibile reticolo fondamentale a cui si sovrappongono rughe assai meno regolarmente distribuite rispetto a. quelle delia Confalonierii e in generale addensate specialmente sulla metà anteriore. Il peziolo è più breve, la sua lunghezza raggiunge appena quella del II articolo dei tarsi posteriori. L’ asimmetria dei tarsi anteriori è nulla o quasi e il pet- tine è a spine assai brevi; tutte le zampe sono nere. L’ infoscamento al- l apice delle ali anteriori è lievissimo e la 2° e 3* nervatura trasverso- cubitale sono notevolmente scostate sulla radiale. Per quanto riguarda l’ A. (Psammophila) dispar Taschenberg a cui Schulthess (in litteris) aveva a suo tempo riavvicinato l’ esemplare maschio della Confalonierii, sono sufficienti i caratteri differenziali già da me citati per questo sesso (l. c., pag. 472), particolarmente la spicca- tissima differenza nella conformazione del clipeo, per distinguere con grande facilità le due specie. Aggiungerò ora, almeno) da quanto mi risulta dalla descrizione originale (*), che la 9 della Confalonierii si differenzia dalla dispar, oltre che per la sua minore statura, per la scul- tura del mesonoto (mesonotum dense et crasse punctatum dice difatti la diagnosi del Taschenberg) e la striatura fittissima e regolare dell’ area dorsale del segmento mediano che, da quanto mi risulta dalle descrizioni degli A.A., non appare essere nella dispar così caratteristicamente con- formata; il capo non dovrebbe presentare inoltre pubescenza bianca e le zampe, come nel ¢, dovrebbero essere completamente nere. (1) Zeitschr. f. d. g. Naturw. Halle, XXXIV, 1869. pag. 429 n.° 3, 4 o (Psam- mophila dispar). 489 GENERI, SPECIE E FORME NUOVE DESCRITTE NEL PRESENTE VOLUME MOLLUSCA Gerastus Alzonai, Bacci,) a asp i. wae gO aPaps 0445 Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani Bia Die 400. VItrina n Gtiaugzii acct’ ISPA 447 CRUSTACEA Amphipoda MecxaiSchell'enberSARRUtto SPORE RO Da 59 INSECTA Coleoptera CARABIDAE VADACCHISREANTPHINOTAKASTFANCONNMSPo ee ee ae) en base 4411 AIDGGCTUS ICAL MStraneg, ss (SPs Nese iets) ee ee ee ee ASO Albaceius, suincensis) straneo, ms Sp) = F450.) 3). 442 ALCEADS PTS, SHEED, WE S56 6) 6 oF oo ao DAB ADCCEHISIA PIUITCHIDASISASTTATE ONT Se > 5 6 6 oc 6 oo > Cts Andrewesinulus Straneo, n. subgen. di Caelostomus . . . > 23 GGCIOSTOTISRATDCTLISASTRANE ON ASP yes ane nee >. 73 Caelostomus andamanensis Straneo, n. sp. . . . . . >» 75 @aclostomus Andrewest Straneo, in. isp. = 2) = 5 3 > 44 Caelostomus birmanicus Straneo, n. sp... :- . - . » 74 Codesioins Cagii STEREO RS ee aa SRO 66 Caelostomus ceylanensis Straneo, n. sp... . . . . » 28 Caelostomus convexidorsis Straneo, n. sp. . . . . . > 43 Caelostomus Coomani Straneo, n. sp. See AME MERA REN Eee 0) 78 CHACSOTTS GOnGEelisS SieNCOs tl Se 5 6 6 4 6 5 >) Caelostomus crenulipennis Straneo n. sp. . . . . +. » 92 Caelostomus cribriventris Straneo, n. sp.. . . . +. +. » 72 490 Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Caelostomus Re De-Beauxi Straneo, n. sp. De-Beauxi var. nanus Straneo, n. var. Drescheri Straneo, n. sp. elegans Straneo, n. sp. . elongatulus Straneo, n. sp. . ; elongatulus var. longiusculus Straneo, n. var. enganensis Straneo, n. sp. Feai Straneo, n. sp. . SAVA ARE filicornis ssp. brunneus Straneo, n. ssp. . filicornis ssp. simillimus Straneo, n. ssp. latemarginatus Straneo, n. sp. latithorax Straneo, n. sp. longinquus Straneo, n. sp. Loriai Straneo, n. sp. Louwerensi Straneo, n. sp. . malayanus Straneo, n. sp. Mariae Straneo, n. sp. . minor ssp. insulicola Straneo, n. ssp. Modiglianii Straneo, n. sp. nigerrimus Straneo, n. sp. nitidus Straneo, n. sp. Novae-Guineae Straneo, n. sp. . Oberthiiri Straneo, n. sp. obscuripes Straneo, n. sp. obtusus Straneo, n. sp. . ovalipennis Straneo, n. sp. . parallelipennis Straneo, n. sp. parallelopipedus Straneo, n. sp. . peninsularis Straneo, n. sp. . perakianus Straneo, n. sp. philippinicus Straneo, n. sp. . propinquus Straneo, n. sp. . punctatissimus Straneo, n. sp. pusillus Straneo, n. sp. . sarawakianus Straneo, n. sp. siamensis Straneo, n. Sp. singaporensis Straneo, n. Sp. 93 94 58 51 86 87 32 95 27 27 70 77 83 76 50 38 60 90 46 53 82 48 31 61 84 39 45 91 34 40 49 47 41 36 42 69 85 491 Caelostomus stricticollis Straneo, n. sp. . . ... . . Pag. 80 Caelostomus subiridescens Straneo, n. sp. . . . . . » 68 Gaclostomusmsnbovatuss Straueos Ne) Spa) ss le) en 87 Caelostomus sulcatissimus Straneo, n. sp... . . . . » 57 Caelostomus sumatrensis ssp. planivennis Straneo, n. ssp. . » 95 NICO TOBECAASTTANCONENE SPANO N ee. ean IO Oxyglychus Straneo, n. gen... MERITA 12 Rubicaelus Straneo, n. subgen. di Cuelostoniis RE oR eioaee | 25 STAPHYLINIDAE WICIMITO ELESSE BE TANTINO CNN A A TN ean >a. 1/23 lcmiutociesistGridelli8Bernha ter eu Spa 126 Termitoscapha Bernhauer, n. gen. RR I i Termitoscapha Gestroi Bernhauer, n. sp.. . . . . . » 123 TENEBRIONIDAE Gryptochiles PatriziwGridelli, m.spe) > 4) 4 ee > 460 Diodontesseatrizin Gridelli; ns Sp re =- sc eS ee ee 466 CHRYSOMELIDAE Daci ispagaci can Wie i Boo 5 6 (Sooo o a on ox ally Hymenoptera VESPIDAE Leptomenes (Eumenidiopsis) exiguus (Sauss.) Giord. Ska, n. sp. » 354 Odynerus (Rhynchium) exceptus Giord. Ska, n. sp. . . . » 482 Odynerus (Rhynchium) Guerinii var. rufoflavus Giord. Ska, MIAVAT.) 555. 5 ey eis Nene ox0) Odynerus (Rignchiam) oli Giord. Ska, DSP i. SATA Odynerus (Rhynchium) geometricus var. Steinkopfi Giord. Ska, Hb VAI o 9 c . > 476 Odynerus (Rhys) pees Soi Ska, LSD SANS RESTI Odynerus (Rhynchium) lamellipes Giord. Ska, n. sp.. . . » 476 | Odynerus (Rhynchium) lamellives var. lateraloides Giord. Ska, — Ee VAT IA . Pag. 479 | Odynerus (Rigen) radiatis var. Wiavoconaeren Giord. ‘Ska PARATI | is VALUE i 3 >40F482] Odynerus Giri) scottianus Col ga, n. nom. ete mu- i tabilis ‘Giord. SkaiechSauss:)) = (J) 50 eee Oe a, i) Odynerus (Rhynchium) wellmanoides Giord. Ska, n. nom. Be: (= Wellmani Giord. Ska nec M. W.). . . . » 484 i Odynerus (Stenodyneroides) flavofasciatellus Giord. Ska, n. sp. » 472 a Pareumenes (Nortonia) Mochii Giord. Ska, n. sp... . . > 113 nf Sienodyneroides Giord. Ska, n. subgen. di Odynerus. . . >» 471 Noi Orthoptera 2 : ACRIDIDAE 108 pc ‘Arcypiera AlzonaCaprastm. sp: = =r SM AMERICA e bi: lg | CENNI NECROLOGICI 1938-39 ASOT CETTE TI e sani ee eee È Die pe t= ee rere (1) EINIRICIO PES tA Il 30 settembre 1939 spirò nella sua villa di Moncalieri il Gr. Uff. Dott. Enrico Festa, distinto ornitologo e mammalogo, naturalista e museo- logo per vocazione, notissimo esploratore e raccoglitore. Era nato a Moncalieri i’ 11 agosto 1868. Laureatosi nel 1891 a Torino in Scienze Naturali, rimase fedele per la vita a quel R. Museo Zoologico, che molto gli deve dei suoi tesori scientifici. Riportò infatti ricca messe di materiale! dai suoi viaggi in Tunisia, nel Basso Egitto, in Siria e nel Libano, nel Darien e nel- ! Ecuador, nell’ isola di Rodi ed in Cirenaica. Tra le sue molte e frut- tuose escursioni zoologiche in Italia vanno particolarmente ricordate quelle nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Abruzzo ed in Sardegna. Numerose specie e sottospecie da lui raccolte risultarono nuove per la Scienza. Egli stesso descrisse parecchi Mammiferi ed Uccelli; molte nuove forme di Uccelli, Rettili, Anfibi, Pesci, Aracnidi, Insetti, Crostacei, Molluschi e Vermi, da lui raccolte, gli furono dedicate da altri autori. Grande cacciatore e protezionista convinto, fu per molti anni mem- Bro esecutivo della Commissione Reale per il Parco del Gran Paradiso e sempre si adoperò con tutte le sue forze, sacrificando mezzi propri, per la protezione dell’ Avifauna italiana. Gran signore e gentiluomo perfetto, sempre rispettoso dell’ altrui pensiero e sapere come del proprio, sempre generoso ed affabile senza debolezze, egli doveva fortemente avvincere a sè chiunque entrasse in relazione con lui; chi scrive lo aveva amico da oltre 20 anni, lo ebbe collaboratore nello studio della Mammalofauna Italiana e collaborò con lui in quello della Libica, specialmente per il ricco materiale da lui accumulato nella villa di Moncalieri. Col nostro Museo il Dott. Festa ebbe frequenti rapporti di studio e ad esso fece anche dono di materiale scientifico particolarmente inte- ressante. Egli lascia alla Scienza 60 pubblicazioni di sicuro valore. HERMANN HELBING A 58 anni è scomparso dalla vita il Dott. Hermann Helbing, paleon- tologo di grande valore, esempio preclaro di quanto un uomo pieno di (2) talento e di buona volontà possa produrre nella Scienza, anche se questa non forma la sua unica occupazione. Il Dott. Helbing nato a Basilea nel marzo del 1880, era infatti insegnante in una scuola secondaria della sua città natale, ma tutte le sue ore di libertà le viveva nella Sezione Osteo- logica-Paleontologica del Museo di Storia Naturale, ove, sotto la sapiente guida del Prof. H. G. Stehlin, divenne presto non soltanto un tecnico perfetto nel montaggio degli scheletri, nella ricomposizione di scheletri o pezzi fossili, nella registrazione del materiale, nell’ ordinamento delle collezioni, ma anche un ricercatore ed indagatore coscenzioso e sicuro, . che in 25 anni d’ indefessa attività ha grandemente ampliata la cono- scenza dei Carnivori estinti ed ha inoltre potuto dimostrare che nel Plio- cene inferiore dell’ Europa Meridionale vivevano degli Sdentati e pre- cisamente degli Oritteropi. Egli lascia quasi 50 pubblicazioni vaste, profonde ed ottimamente illustrate, molte delle quali volle inviare in omaggio al nostro Museo. WALTER HORN Il 10 luglio 1938 si spense a Berlino il Dott. Walter Horn, ento- mologo di fama mondiale, Direttore dell’ Istituto Entomologico di Berlino-Dahlem, del quale egli, museologo di grande valore, aveva fatto un centro modello per gli studi di Entomologia Generale, Sistematica ed Applicata. Si occupò della storia dell’ Entomologia e pubblicò I’ « Index Litteraturae Entomologicae >, ma dove la sua produzione scientifica giganteggia è nello studio dei Cicindelidi, sui quali pubblicò 284 lavori. Legato da cordiale amicizia col compianto Prof. Gestro ed ammiratore del nostro Museo, ne studiò parte delle Cicindele e sempre fu in attivi, proficui rapporti con esso. HEINRICH KARNY Il 7 agosto 1938 cessò repentinamente di vivere a Kroisbach presso Graz il Prof. Dott. Heinrich Karny, Docente d’ Entomologia nell’ Uni- versità di Vienna, uomo di profonda cultura scientifica, specializzato (3) nello studio degli Ortotteri Grillacridi. Per missioni affidategli visse alcuni anni a Buitenzorg, Giava. Ogni volta che passava per Genova mai mancava di trattenersi in cordiale visita al nostro Museo e di interes- sarsi alle raccolte formanti |’ oggetto dei suoi studi prediletti. Nel 1926 vi si fermò per circa un mese e compiè ampi studi sui Grillacridi ivi radunati, che pubblicò poi nel Vol. VII delle Memorie della Società Entomologica Italiana, 1928. Nel Museo Genovese tutti serbano di lui un affettuoso ricordo. VALK LUKASSEN Nell’ ottobre del 1939 una brevissima malattia rapì alla famiglia ed alla Scienza il Sig. Valk Lukassen nella sua dimora di Molenblick a Vordem in Olanda. Da vari anni egli era nostro assiduo corrispondente, collaboratore e revisore dei Coleotteri del genere Lomaptera, ond’ è che la sua dipar- tita rappresenta per noi la dolorosa perdita d’ un collega e d’ un membro molto apprezzato della grande famiglia degli Entomologi. LONGINO NAVAS Il 31 dicembre 1938 morì a Gerona in Ispagna, in seguito a malattia, il Rev. P. Longino Navas S. J., nato a Cabacés (Tarragona) il 7 marzo 1858. Insegnante di Filosofia e Belle Lettere, incominciò ad occuparsi di Scienze Naturali nel 1893, dedicandosi dapprima alla Geologia, quindi alla Botanica, nella quale si specializzò nello studio dei Licheni, ed infine all’ Entomologia, nella quale acquistò ben presto erudizione vastissima, specializzandosi poi nello studio dei Neurotteri e di Insetti affini. Lascia ben oltre 500 pubblicazioni su tale argomento, nelle quali descrisse un grandissimo numero di specie nuove e si occupò delle più svariate Faune. La sua Collezione, ricca di circa 50.000 Neurotteri, è ora depositata nel Museo di Barcellona. Era fondatore della « Sociedad Entomologica de Espana » e membro della « Pontificia Accademia delle Scienze: I nuovi Lincei ». Egli fece ripetutamente lunghe e cordiali visite al nostro Museo e (4) ne studiò a varie riprese i Neurotteri, pubblicando poi parte dei risul- tati delle sue ricerche nei nostri Annali. JEAN ROUX Il 1° dicembre 1938 si addormentò, dopo pochi giorni di malattia, all’ età di 63 anni, il Dott. Jean Roux, di Ginevra, che dal 1902 prestava servizio nel Museo di Storia Naturale di Basilea. In seguito a grave malattia si era ritirato nel 1938 dal suo ufficio di Conservatore dell’ intero Museo, ma quando si sentì comple- tamente ristabilito, tornò al suo posto di lavoro in qualità di Direttore della Sezione Zoologica. Perchè il Roux non era soltanto naturalista ed uomo di Scienza nel senso più ampio della parola, non era soltanto un bravo carcinologo ed un eccellente erpetologo, ma era anzitutto il vero tipo del museologo, ordinato, metodico, instancabile, previdente e prudente, ma sempre pronto a rifarsi da capo in ogni lavoro, per quanto lungo e faticoso, appena potevano ragionevolmente sperarsi risultati migliori. Le sue vaste relazioni personali valsero molto ad arricchire le collezioni del Museo di Basilea, ed era per lui una vera gioia di « vederle rinnovarsi e completarsi sempre più ». Numerosi furono i suoi contatti col nostro Museo; lo scrivente godeva della sua cordiale e fattiva amicizia da oltre 30 anni e spesso ebbe a goderne la signorile ospitalità nel Museo Basi- leese. Nell’ aprile del 1939 egli si trattenne per vario tempo a Nervi e volle poi compiacersi anche per iscritto dei progressi compiuti dal nostro Museo e del «bello e riuscitissimo Giardino Zoologico, ricco di prege- voli specie, che altrove raramente si vedono ». Il Dott. Roux lascia una produzione scientifica che deve dirsi pode- rosa, se si considera la massa di lavoro tecnico ed amministrativo da lui compiuta. Alle famiglie degli Estinti, alle Società scientifiche o agli Istituti ai quali Essi appartenevano, il Direttore sottoscritto ha espresso le condo- glianze e la simpatia del nostro Istituto. Dal Musco Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria» - seitembre 1940-XVIII. O. pe BEAUX A. A INADA x . De Beaux — Relazione sull’ attivita del Museo Civico di Storia Naturale «G. Doria» durante l anno 1937 . . DE Beaux — Relazione sull’ attività del Museo Civico di Storia Naturale « G. Doria» durante il biennio 1938-39 . BaccI — Molluschi dell’ Etiopia raccolti dal Dr. A. Chiauzzi (20-V-1940) . Bacci — Molluschi fossili dell’ antico fondo del L. Zuai (20- V-1940) . . BERNHAUER — Zwei neue termithophile Gattungen der Tri- bus Hygronomini: Subtribus Corotocae. (47. Beitrag zur afrikanischen Staphylinidenfauna). (14-XII-1938) . . BRIAN — Res Ligusticae LXIV. Le Grotte di Toirano (Li- guria) (9-III-1940) . CAPRA — Una nuova Arcyptera delle Alpi Occidentali e sulla Ramburiella turcomana (F.-W.). (Orth. Acrid.). (15- XI-1938) . . Capra — Nota sinonimica: Cantharocnemis (Cantharocte- nus) antennatus Franz 1938 = C. Mainardii Capra 1939. (Coleopt. Ceramb. Prioninae). (20-V-1940) . . CuroponTIs — La flora vascolare dei Monti Simbruini nel Subappennino Laziale. (Herbarium Camillae Doriae III). (29-IV-1939) . GIORDANI SorkA — Le specie del sottogenere Nortonia Sauss. (Hym. Vespidae). (15-XI-1938) . . GIORDANI SorkaA — Risultati di raccolte imenotterologiche in Africa Orient. del Dr. P. Magretti (1883). (15-VII-1939) Pag. T-XXIV XXV-LXIII > >» > >» > . 445-450 454-458 119-126 379-437 104-110 451-453 181-353 111-116 354-362 La data che segue i titoli è quella di pubblicazione dell’ estratto delle memorie. Alla data di pubblicazione degli estratti se ne invia copia a: Reale Accademia d’Italia, Roma. Reale Società Geografica Italiana, Roma. Consiglio Nazionaie delle Ricerche, Roma. R. Friedlander & Sohn, Buchhandlung, 11 Karlstr., Berlin N. W. 7. The Editor cf Zoological Record c/o Zoological Society, London, N. W. 8. R. B. Janson & Son, Booksellers, 44 Great Russel Street, London, W. C. 1. . GIORDANI SOIKA — Monografia degli Odynerus etiopici. Sup- plemento primo. (Hymen. Vespidae). (15-VII-1940) . GRIDELLI — Spedizione Zoologica del Marchese Saverio Pa- trizi nel Basso Giuba e nell’ Oltre Giuba. Giugno-Agosto 1934-XII. Coleotteri dell’Africa Orientale Italiana. 12° Con- tributo. Nuove specie di Tenebrionidi. (17-VI-1940) . GuiGLIA — Appunti intorno al Chalinus Braunsi Enslin. (Hymen. Phytophaga). (11-III-1938) . GUIGLIA — Appunti intorno all’Ammophila (Psammophila) Confalonieri Guiglia (Hymen. Sphecidae). (31-VII-1940) . . RurFo — Studi sui Crostacei Anfipodi. VIII. Gli Anfipodi marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. a) Gli Anfipodi del Mediterraneo. (14-XII-1938) . RurFo — Studi sui Crostacei Anfipodi. IX. Gli Anfipodi marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. b) Gli Anfipodi del Mar Rosso. (14-XII-1938) . . L. STRANEO — Studi sulle specie orientali del genere Cae- lostomus Macl. (Coleopt. Carabid.). (20-X-1938) . L. STRANEO — Un nuovo Morionino (Coleopt. Carabid.). (20-X-1938) . L. STRANEO - Nuovi Abacetus dell’ Africa Occidentale rac- colti da L. Fea (Coleopt. Carabid.). (20-V-1940) . . TroTtTI — Contributo alla conoscenza del genere Notacan- thus ed in particolare della specie bonapartei Risso. (15- VII-1939) . . UHMANN — Afrikanische Hispiden aus dem Museo zu Ge- nua. 78 Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.). (7-XII-1938) . MB Sy iweb Elenco dei generi, specie e forme nuove descritte nel pre- sente volume si O. DE Beaux — Cenni necrologici . Pag. > % % % 152-180 5-100 101-108 438-444 Mine > 363-378 117-118 489-492 PROF. OSCAR DE BEAUX - DIRETTORE RESPONSABILE PRINTED IN ITALY | ANNALI DEL MUSEO CIVICO. DI I PsTORIA NATURALE GIACOMO DORIA | PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX f ba. REDAZIONE PROF. O. DE BEAUX VOLUME LXI GENOVA FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. P. A. i 1943 - XXI Lo = ps if PERI > - e Pet PERSONALE SCIENTIFICO "SB DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE “G. DORIA x x 1° GENNAIO 1943-XXI PERSONALE EFFETTIVO Prof. Dott. Comm. OSCAR DE BEAUX - Direttore del Museo e degli «Annali» - Sezione dei Mammiferi e degli Uccelli. Prof. Dott. LUIGI MASI - I Conservatore - Sezione degli Invertebrati e Sezione degli Insetti (partim). pù Dott. FELICE CAPRA - II Conservatore - Sezione dei Rettili e degli Anfibi. Sezione degli Insetti. Redazione degli « Annali» (Assente per richiamo alle armi). = Dott.ssa DELFA GUIGLIA - Assistente - Sezione dei Pesci. Sezione degli Insetti (partim) - Biblioteca. CONSERVATORI ONORARI T. Col. Prof. Dott. Cav. ALBERTO PELLOUX - Conservatore Onorario a vita (dal 1925). Sezione di Mineralogia. March. Dott. FABIO INVREA - Conservatore Onorario a vita (dal 1925). Sezione degli Insetti. Col. med. Dott. ALFREDO ANDREINI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti. Avv. Proc. Dott. EMILIO BERIO - (Dal 1935). Sezione degli Insetti. Rag. CESARE MANCINI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti. Sig. CARLO MENOZZI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti. — - Prof. Ing. STEFANO LODOVICO STRANEO - (Dal 1939). Sezione degli Insetti. Dott. GUIDO BACCI - (Dal 1942). Sezione degli Invertebrati: Molluschi. Sig. REMIGIO CUCINI - (Dal 1942). Sezione di Botanica. AVVERTENZA La corrispondenza d’ufficio, le richieste di scambi e prestiti, i manoscritti e le bozze di stampa vanno indirizzate impersonalmente al Direttore. A I vi M vi ANNALI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE GIACOMO DORIA VOLUME LXI | ANNALI DEL MUSEO CIVICO = i DI BTORTA NATURALE è GIACOMO DORIA = PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX REDAZIONE PROF. O. DE BEAUX VOLUME LXI i GENOVA - FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. P. A. 1943 - XXI se n. re “au _MAY13 1948 “Arona, muse \ RELAZIONE SULL'ATTIVITÀ DEL MUSEO Sag dd A À, fio be OSCAR DE BEAUX RELAZIONE SULL’ ATTIVITA” DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE « G. DORIA» DURANTE IL BIENNIO 1940-41 Il presente scritto va in tipografia in un momento memorabile per Genova e per la Patria tutta. Alcune cose in esso enunciate sono ormai sorpassate; nuovi urgen- tissimi compiti si sono imposti; le necessità di lunghi e pazienti lavori di ricostituzione e di riordinamento già si profilano all’ orizzonte di un avvenire più o meno lontano. Di tutto ciò tratterà brevemente la Relazione 1942-43. Oggi volgiamo uno sguardo al passato prossimo come esso real- mente fu, in continuazione della storia sempre onorevole del nostro Isti- tuto, coll’ augurio, condiviso da tutti i naturalisti italiani ed esteri, da tutti gli appassionati e gli amatori delle discipline naturalistiche, che il nostro grande e glorioso Museo viva e torni a fiorire vigoroso e gagliardo come nel passato. Frequenza del pubblico e degli studiosi. Nel periodo 1° sennaio - 16 giugno 1940 le collezioni pubbliche del Museo furono frequentate da 19.128 persone, cioè da 17.659 nei giorni di entrata libera e da 1-469 a pagamento. La massima frequenza gra- tuita si ebbe la domenica 10 marzo con 814 visitatori, la massima a paga- mento cadde sul giovedì 2 maggio con 184 entrate. In questo breve periodo 27 scuole inviarono i loro alunni, guidati dai rispettivi inse- gnanti, ad istruirsi nelle nostre raccolte d’ ostensione, anzi alcune di esse, come la «Scuola Elementare Principe di Piemonte» e 1’ Orfanotrofio GE) Il O. bE BEAUX San Giovanni Battista ve li mandarono a più riprese. I Gruppi Rionali Fascisti « E. Toti» e «A. Cantore», la « Sottosezione di Genova-San Fruttuoso dell’ Istituto Nazionale di Cultura Fascista », guidata da P. M. Virgilio, le allieve del «Corso Infermiere professionali dell’ Ospedale di Genova-San Martino », condotte dalla Direttrice e dai Professori Pulcher, Direttore Generale degli Ospedali e C. Guidetti, Primario nella Clinica per le malattie tropicali e subtropicali, fecero pure accurate visite di studio alle nostre collezioni. Nel biennio in parola si registrarono infine 193 frequenze di stu- denti universitari, allievi del Prof. De Beaux, per preparazione agli esami di Zoologia sistematica, e furono ammessi 36 visitatori di passag- gio con permesso speciale. Il Direttore ha ricevuto 900 persone, che hanno conferito con lui per ragioni d’ ufficio e di studio, e 302 ne ricevettero complessivamente i Conservateri per questioni di loro particolare competenza. Mentoviamo: il Cons. Naz. Gr. Uff. Dr. E. Risso, Presidente della Commissione Con- sultiva e di Vigilanza del Museo; il Dott. Cav. Uff. A. Anselmi, Ispettore degli Uffici Amministrativi del Municipio di Genova; il Dott. Cav. Uff. L. Lasagna, Capo Divisione all’ Istruzione Pubblica; il Barone Prof. A. C. Blanc dell’ Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Sezione di Roma; il Prof. A. Bruno, Ispettore Centrale al Ministero dell’ Educazione Na- zionale; la Dottoressa A. E. Cufodonti di Genova; il Prof. G. B. Dal Piaz, Ordinario di Geologia alla R. Università di Torino; il Prof. Dr. V. Giordano di Genova; 1’ Ing. L. Magistretti, Presidente del Consiglio di Vigilanza del Museo Civico di Milano; 1’ Avv. Cav. Uff. G. Musso Pian- telli, Podesta di Carcare; il Prof. C. Perrier, Ordinario di Mineralogia nella R. Università di Genova; il Dott. M. Rizzoli del « Corriere Mercan- tile » di Genova; il Conte Comm. Dott. Ascanio Sforza di Piacenza; il Marchese Paolo Spinola di Genova; il Sig. G. Waehner e Signora di Dresda; il Prof. C. Zaghi della Mostra Biennale d’ Oltremare di Napoli. Tra i naturalisti che hanno frequentato le collezioni scientifiche e la Biblioteca ricorderemo: i coniugi Dottori C. e J. Alzona Bisacchi, malacologi di Genova; il Sig. A. Baliani, ornitologo e ricercatissimo dise- gnatore e pittore d’ illustrazioni zoologiche; il Prof. V. Baldasseroni, Conservatore del R. Museo Zoologico di Firenze; il Dott. Borghese, Assi- stente alla Cattedra di Anatomia Umana alla R. Università di Pavia; il Sig. O. Borra, assiduo raccoglitore di materiale zoologico; il Dott. ReLAZIONE 1940-41 III St. von Breuning, coleotterologo di Vienna; il Prof. A. Brian, del- Il’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; la Signorina G. Chiappella, assistente volontaria al Civico Museo di Archeologia Li- gure di Genova-Pegli; il Dott. Chiauzzi, studioso di Biologia marina e raccoglitore di materiale zoologico, particolarmente di Molluschi; il Sig. G. Chiozza, ornitologo di Genova-Pegli; la Sig.na B. Duval, orni- tologa di San Remo; il Prof. Dott. B. Finzi, entomologo di Trieste; il Dott. A. Fiori, entomologo di Bologna; il Dott. G. M. Ghidini, dell’ Isti- tuto di Zoologia della R. Università di Roma; il Dott. A. Giordani Soika, imenotterologo di Venezia; il Prof. A. Goidanich, Direttore dell’ Istituto di Entomologia Agraria della R. Università di Torino; il Dott. E. Gri- delli, Vice Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste; il Dott. W. T. Hoffmann, Direttore dei Lingnan Natural History Survey and Museum di Canton (Cina) e Signora; il Marchese Dott. Fabio Invrea, entomologo genovese e Conservatore onorario a vita del Museo; il Dott. G. Koch, della Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey di Monaco, Baviera; il Rag. G. Mantero, entomologo, Conservatore in pensione del Museo Genovese; il Padre Prof. V. Marcozzi, dell’ Istituto Filosofico Aloisianum dei Padri Gesuiti di Gallarate, Milano; il Prof. J. F. Mason della Princetown University di New Jersey. S.U.A. e Signora; il Sig. C. Menozzi, Direttore del Laboratorio Entomologico de! Censorzio Nazionale Produttori Zuccheri di Ferrara, Conservatore ono- rario del Museo; il Prof. G. Montalenti, Direttore della Stazione Zoolo- gica di Napoli; il Sig. G. B. Moro, entomologo di Genova; il Dott. C. Nielsen, entomologo di Bologna; il Dott. E. Occhialini, del Laboratorio Chimico della Centrale del latte di Genova; il Prof. B. Parisi, Soprin- tendente del Museo Civico di Storia Naturale di Milano; il Dott. B. Piccardo, mineralogo di Genova; il Dott. Fr. P. Pomini, assistente nel- 1’ Istituto di Zoologia della R. Università di Bologna; il Sig. L. Rampi, biologo di San Remo; il Prof. E. Remotti, Ordinario di Anatomia Com- parata nella R. Università di Genova; il Prof. M. Salfi, Ordinario di Zoologia nella Università predetta; il Signor Camillo! Sbarbaro, liche- nologo di Genova; il Prof. G. Scortecci, Conservatore nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano; il Dott. A. Sokolowsky, biologo di -Am- burgo; il Prof. G. Stiassny del Rijksmuseum van Natuurlijke Historie di Leida; il Prof. S. L. Straneo, Preside nella R. Scuola Professionale Tecnica Industriale «Vittorio Bottego » di Parma, Conservatore ono- IV i O. pe BEAUX rario del Museo; il Dott. C. Taccani, lepidotterologo di Milano; il Rev. Prof. F. Terrile di Genova; il Prof. M. Tirelli, zoologo presso 1’ Istituto di Zoologia della R. Università di Roma; il Prof. E. Tortonese dell’ Isti- tuto di Zooicgia deila R. Università di Torino; il Prof. L. Trevisan, Diret- tore dell’ Istituto di Geologia della R. Università di Pisa; il Rev. Prof. F. Trossarelli, del Collegio S. Tomaso d’ Aquino in Cuneo; il Dott. L. Trotti, dell’ Istituto di Anatomia Comparata della R. Università di Ge- nova; il Sig. Volkhemer, entomologo e mineralogo di Genova; il Prof. E. Zavattari, Ordinario di Zoologia della R. Università di Roma. Di dirigenti di Giardini Zoologici sono venuti a visitare il Museo: il Sig. A. Mohr del Parco Zoologico Julius Mohr di Ulm-Donau; il Si- gnor G. Rimoldi di Como; il Signor C. Terni di Trieste. Tra le insegnanti di Scienze Naturali in Genova si sono distinte per frequenza le Dottoresse Cl. Fasola, C. Grillo, R. Lenoci, M. Solda, A. Trevis. Tra gli artisti che sono ricorsi al Museo ricordiamo lo scultore C. Alfieri, il pittore G. Bottai, lo scultore U. Colò, il pittore G. Faggioni, gli architetti G. Ginatta e M. Labò e io scultore Accademico di merito A. Maine. Si ebbbero rapporti scientifici particolarmente attivi coi seguenti Istituti o studiosi privati: Genova: della R. Università: gli Istituti di Anatomia Comparata (Prof. Remotti, Dott. Trotti), di Botanica (Prof.ssa Zanoni), di Geografia (Prof. Revelli-Beaumont), Istituto d’ Igiene (Prof. Guidetti), di Mine- ralogia (Prof. Perrier, Prof. Pelloux), di Zoologia (Prof. Salfi, Prof. De Beaux. Dott.ssa Airoldi), parecchi laureandi di vari Istituti; del Comune: il Mercato del Pesce (Col. Piacentini), i Servizi Veterinari (Dott. Bog- gero); il Comitato Provinciale per la Caccia (Presidente Prof. Allegri, Prof. De Beaux); il Consiglio Provinciale delle Corporazioni (Presid. Uff. Gr. Cr. Dott. Terrizzani, Prof. Minoletti); la Milizia Nazionale Forestale (Com.te 1° Seniore Dott. Mazzantini); il R. Osservatorio per le Malattie delle Piante (Prof. Paoli, Sig. Binaghi); la Soprintendenza alle Antichità e Scavi (Prof. Bernabò Brea); la Soc. An. Monte Amiata (Ing. Medici). L’ Istituto Madri Pie Franzoniane e l’Istituto Tecnico Palazzi di San Pier d’ Arena, l’ Istituto Magistrale « Piccola Casa di Provvidenza » di Camogli, |’ Istituto Magistrale « S. Tomaso d’ Aquino» di Sestri Po- ReLAZIONE 1940-41 V nente, l’ Istituto dei Fratelli Maristi di Genova Albaro, e la R. Scuola di Avviamento Professionale « Ugolino Vivaldi» di Genova ebbero in dono materiale didattico zoologico e minerologico di cui il Museo poteva disporre in tale senso. Italia. — Bologna: R. Università: Istituto di Zoologia (Prof. Ghigi, Dott. Pomini), Istituto di Zoologia applicata alla Caccia (Prof. Toschi), Istituto di Geologia (Prof. Gortani), Istituto di Entomologia (Prof. Grandi). Brescia: Sig. Pavan. Cagliari: Conte Dott. Lostia. Ferrara: R. Laboratorio Entomologico del Consorzio Nazionale Pro- duttori Zuccheri (Sig. Menozzi). Fiera di Treviso: Conte Prof. Ninni. Firenze: Dott. Verity. Milano: Museo Civico di Storia Naturale (Pro- fessori Parisi, Moltoni, Scortecci); R. Università: Istituto di Geologia (Prof. Desio), Istituto Zoologico (Prof. Ranzi). Napoli: R. Università: Istituto di Antropologia (Prof. Sera), Istituto di Zoologia (Prof. Pieran- toni), Istituto di Anatomia Comparata (Prof. Salfi), Mostra Biennale d'Oltremare (Presidenza). Palermo: Sig. Mariani. Ponzano Veneto (Treviso): Sig. Burlini. Portici: Laboratorio di Entomologia del R. Isti- tuto Superiore Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo, Dott. Lucchesi). Roma: Corsiglio Nazionale delle Ricerche; R. Università: Istituto di Zoologia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini); Società Italiana per il Pro- gresso delle Scienze (Presidenza); Prof. Zaghi. Torino: R. Università: Istituto di Entemologia Agraria (Prof. Goidanich), Istituto di Zoologia (Prof. Arcangeli, Prof. Tortonese, Dott. Gulino); Museo Alpino (Presi- denza). Trento: Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina (Dott. Bonomi, Sig. Castelli). Trieste: Museo Civico di Storia Naturale (Prof. Miller, Dott. Gridelli, Dott. Finzi, Dott. Marcuzzi). Venezia: Museo Civico di Storia Naturale (Dott. Giordani Soika). Verona: Dott. Ruffo. Estero. — Amburgo: Zoologisches Museum und Institut (Signorina Mohr). Berlino: Deutsches Entomologisches Institut (Dott. Sachtleben), Zoologisches Museum der Universitàt (Dott. Ramme). Berlino-Wilmers- dorf: Prof. Schoenichen. Boulder, Colorado: Dott. Cockerell. Buda- pest: Kgl. Institut fiir Pflanzenschutz u. Forschung (Prof. Szelény), M. R. Madartani Intézet (Dott. Vasvari). Calcutta: Dott. Tsing-chao Ma. Canton, Cina: Lingnan Nat. Hist. Survey and Museum (Dott. Hoff- mann). Celle, Germania: Reichsforschungsanstalt fiir Seidenbau (Dott. VI O. pe BEAUX Cretschmar)., Dresda: Museum fiir Tier- u. Menschenkunde (Dott. Giinther). Francoforte s. M.: Senckenberg Museum, Zoologische Abtei- lung (Prof. Mertens). Ginevra: Muséum d’ Histoire Naturelle (Dott. Revilliod). Halle: Sig. Haupt. Leida: Rijksmuseum van Natuurljike Historie (Prof. Boschma, Prof. Stiassny). Leningrado: Dott. Nikoloschy. Liegi: Dott. Leclercq. Madrid: Dott. Ceballos. Monaco di Baviera: Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey (Dott. Koch). Norim- berga: Sig. Brunner. Parigi: Musée National d’ Histoire Naturelle (Sig. Berland). Stoccolma: Naturhistoriska Riksmuseum (Prof. Lénnberg). Tervueren: Musée du Congo (Dott. Schouteden). Vienna: Entomolo- gisches Institut u. Buchhandlung (Sig. Wagner), Naturhistorisches Mu- seum (Dott. Cufodontis, Dott. Maidl). Notizie varie. DIPENDENZA DEL Museo. — Col 1° aprile 1940 il nostro Istituto è passato dalla dipendenza della Divisione degli Affari Generali a quella della Istruzione Pubblica. Commissione CONSULTIVA E DI VIGILANZA DEL Museo. — Tiene, invariata nella sua compagine, le proprie adunanze il 16 settembre 1940 e il 27 dicembre 1941, interessandosi a tutte le questioni riguardanti il Museo, compiacendosi vivamente dell’ interessamento e dell’ appoggio ad esso assicurato dall’ Amministrazione ed approvando pienamente l’ operato del Direttore. DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL Museo ED I CONSERVATORI OnoRARI. — In seguito al richiamo alle armi del Ca- pitano Dott. Capra in data del 7 gennaio 1941, il Direttore assume, oltre la direzione, ariche la redazione degli Annali del Museo, coadiuvato, nelle parti di loro particolare competenza, dal 1° Conservatore Prof. Masi e dall’ Assistente Dott.ssa Guiglia. Questi si occupano, come di loro spettanza, della conservazione della Sezione Entomologica, alla quale anche il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini presta particolari ed intelligenti cure. RELAZIONE 1940-41 VII CoNSERVATORI ONORARI. — Nella sua adunanza del 27 dicembre 1941 la Commissione consultiva e di vigilanza, facendo sua la proposta del Direttore, designava al Podesta per la nomina per il quadriennio 1942 - 1945 il Dott. Guido Bacci, malacologo, da Livorno, ed il Signor Remigio Cucini, botanico, da Casale d’ Elsa (Siena), per le benemerenze acquistate nei confronti del Museo colla revisione e col riordinamento delle collezioni malacologiche, rispettivamente botaniche. e coll’ incre- mento dato dal secondo dei due proposti con numerosi doni alle raccolte zoologiche. ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA DOTAZIONE DEL MUSEO. — Per la Biblioteca si acquistarono 60 scatole a libro per Miscellanee e 175 reggilibri in metallo; furono inoltre rilegati 179 volumi. Per le collezioni a liquido furono comperati 102 vasi di vetro di varie misure e 465 Kg. di alcool denaturato. Per la Sezione Entomologica si acqui- starono 452 scatole, 192 delle quali furono appositamente! costruite e raggruppate in ispeciali cornici, perchè destinate ad accogliere una scelta di insetti della Liguria da esporsi al pubblico; si fecero inoltre venire 13.500 spilli. Furono scritte 854 didascalie calligrafiche ad uso del pubblico, e si fecero fare 933 porta-etichette in legno per le mede- sime. Si fecero infine costruire 12 basi per mammiferi ed uccelli montati. Don! DI MATERIALE E DI PRESTAZIONE TECNICA. — Il Marchese Gian Carlo Doria sostenne le spese per la preparazione di 629 Lepidotteri di proprietà del Museo. Il Conservatore Onorario Avv. Emilio Berio donò due scaffali ento- mologici della capacità di 100 scatole ciascuno, che furono destinati alle collezioni di Lepidotteri. Riordinamento delle Collezioni. INCREMENTO E RIPARAZIONE DI SCAFFALI. — A cura del Patrimonio e per opera dell’ Officina Comunale si eseguì il rimontaggio degli scaf- fali provenienti dalla R. Università nel salone centrale di mezzogiorno del primo piano. Quando sarà terminata la loro scaffalatura interna, vi potranno essere egregiamente riordinate ed esposte al pubblico le impor- tanti collezioni paleontologiche dell’ Università, tuttora depositate in casse nei bassifondi del Museo. VIII O. pe BEAUX Cogli stessi mezzi si provvide all’ ampliamento ed alla costruzione di nuovi piani degli scaffali nel deposito degli Annali e dei loro' estratti. Si provvide ugualmente anche all’ indispensabile ristuccatura delle parti in ferro e cristallo negli scaffali dei 20 saloni d’ ostensione. A cura dell’ Economato, e con personale di questo, in collabora- zione con quello del Museo, si eseguì il trasporto degli scaffali e del materiale avuto in eredità dall’ ex Museo di Sestri Ponente. MovIMENTI E RIORDINAMENTI PARZIALI DI MATERIALE SCIENTIFICO. — In omaggio al criterio semplice e giusto, col quale si tende a radunare in una sede propria ed unica il materiale appartenente ad una medesima classe, si ammassarono nella parte centrale del salone degli studi, atti- guo alla Direzione, i 6 grandi scaffali ed i 10 piccoli scaffali di Mammi- feri sinora esistenti in Museo. Alla stessa stregua, buona parte degli scaffali contenenti materiale ornitologico fu distribuita in due sale attigue. una delle quali prenderà il nome di « Sala Odoardo Beccari », già attribuito ad altra sala del terzo piano, e tutti gli scaffali contenenti materiale malacologico furono accentrati in un unico ‘ambiente, cui spetta d’ ora innanzi la denominazione di « Sala Tapparone - Canefri », già da tempo consacrata alla sua memoria. Uno scaffale a vetri di grandi dimensioni ma di scarsa profondità, che si trovava nel corridoio di accesso agli studi dei Conservatori, fu trasportato nel salone degli studi e destinato ad accogliere definitiva- mente una ben determinata sezione della Biblioteca. Nei bassifondi furono convenientemente spostati 2 dei 4 grandi scaffali contenenti le collezioni di Chirotteri in alcool, subordinatamente alla necessità della miglior difesa antiaerea possibile degli ambienti, nei quali furono concentrati tutti i preparati in alcool. Vistosi movimenti provvisori si ebbero anche tra il materiale mon- tato, sia mammalogico proveniente dalla R. Università, sia ornitologico, in attesa della sua miglior ridistribuzione nelle stanze-scaffali e negli scaffali ereditati dall’ ex Museo di Sestri Ponente, che si faranno accon- ciamente rimontare nelle stesse sale in cui trovansi le stanze-scaffali. Fu infine riveduta ancora una volta a fondo |’ ostensione dei Mammiferi al pubblico, eliminandone copioso materiale superfluo, che troverà la sua sistemazione definitiva nelle stanze-scaffale predette. RELAZIONE 1940-41 IX Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE. Cambiamento d orario per il pubblico. — Approvato dal Podestà, su proposta della Commissione Consultiva e di Vigilanza, fu introdotto, a partire dal 20 gennaio 1940, per |’ apertura di ostensione, l’ orario seguente: Sabato - ore 14-17 Ingresso libero Domenica - » 14-17 > » Martedì - » 14-17 » a pagamento Mercoledì - » 9-12 > » Giovedì - » 14-17 > > La tassa d’ingresso è stata fissata in L. 1. I ragazzi accompagnati d’ età inferiore ai 10 anni pagano L. 0,50. Scuole o classi di scuole accompagnate dai loro insegnanti hanno sempre ingresso libero. Didascalie per i singoli esemplari di Mammiferi in collezione generale. — Coll’ allestimento di 1354 didascalie calligrafiche italiane di tre differenti misure secondo le dimensioni degli esemplari, è stato con- dotto a termine un faticoso lavoro, che darà certo la massima soddisfa- zione ai visitatori. Ogni didascalia indica il nome italiano, il sesso e l’ età, il regime alimentare, |’ ecologia e la provenienza geografica del soggetto: per esempio « Paradossuro mustacchi-bianchi, maschio adulto, carnivoro - frugivoro. Foreste di Borneo ». Aggiunte alle didascalie ed alle cartine geografiche delle Famiglie, delle quali l’Ostensione in parola fu dotata nel biennio 1938-39, le nuove didascalie vengono a completare un insieme di indicazioni atte a rendere largamente istruttiva un’accurata visita alle nostre collezioni di Mammiferi, ed a facilitare grandemente il compito degli insegnanti che intendessero famigliarizzarsi col mate- riale esposto prima di illustrarlo ai propri allievi. Ordinamento dei Pescicani, Razze e Tartarughe di mare liguri. — Si è iniziato un raggruppamento più estetico dei grossi Selacoidei già esistenti nel lato est del primo salone d’ ostensione al secondo piano e vi si sono aggiunti alcuni Batoidei di eccezionali dimensioni ed una grossa Tartaruga di mare, nell’ intento di fare apparire quasi libera- mente natanti i soggetti a mezzo dell’ oscuramento dei sostegni e con xX O. pe BEAUX l’ aiuto di uno sfondo scuro uniforme e di luci azzurro-verdastre proiet- tate sui soggetti. Riordinamento della Biblioteca. Si è proceduto alacremente nella sistemazione delle Miscellanee tuttora giacenti intercalandole in 16 gruppi distinti come per esempio: « Ittiologia », « Biologia marina e Idrobiologia », « Elmintologia » ecc. La Miscellanea degli Imenotteri fu suddivisa in una «Parte generale », ordinata per autori ed una « Parte speciale » ordinata per famiglie. Anda- rono così in sede definitiva 4886 opuscoli suddivisi in 15 gruppi. Tra le opere a parte godettero particolarmente di un completo rior- dinamento quelle di Entomologia, che furono suddivise in 20 gruppi sistematici e geografici, lasciando a sè la « Parte generale », le pubbli- cazioni del « British Museum » e quelle sulla « Fauna of British India ». Furono pure riordinati i periodici inglesi di Geologia e di Paleonto- logia, e alle opere di Geografia fu assegnata una nuova e più ampia sede. Revisione delle Collezioni. Si compie coll’ abituale, regolarità nella Collezione Entomologica ed in quella dei Mammiferi ed Uccelli in pelle. Nelle collezioni di ostensione e delle pelli montate essa è invece parzialmente subordinata e particolarmente favorita dai riordinamenti e dagli spostamenti di materiale, che si eseguiscono agevolmente grazie all’ esclusione del pubblico dal Museo. Nei bassifondi è iniziata e quasi condotta a termine un’ accurata revisione delle ricchissime raccolte di Rettili, Anfibi, Pesci e Mammi- feri in alcool, a mezzo della quale non viene soltanto controllato lo stato. di conservazione dei soggetti e di efficenza del liquido, ma anche quello delle etichette interne ed esterne dei singoli vasi, le quali ultime sono in parte rinnovaie e tutte quante velate di acconcia vernice, per ren- derle meglio resistenti all’ umidità dell’ ambiente. RELAZIONE 1940-41 XI Aumento delle Collezioni. ‘ZOOLOGIA. ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo 1 grossa Vipera aspide maschio catturata tra Bargagli e Traso (Genova) e portata viva in perfetto stato al Museo. CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI GENOVA-NERVI (soppresso il 31 dicembre 1940) 1 Cercopiteco grigio verde ¢ di 11 anni, cranio (Avuto dal Canile Municipale di Genova). 1 Macaco comune, ¢ di 17 anni, cranio (Dono Arch. A. Cenderelli). 1 Macaco Bunder, & adultissimo, cranio (In cambio dal Parco Zoologico di Como). 1 Macaco Bunder, ¢ di 15 anni, cranio. 1 Babbuino della Somalia Italiana, © adulta, pelle e cranio (Dono V. Vaghetti). 1 Cappuccino olivaceo, 2 di 10 anni, pelle e cranio (Dono Cap. R. Montuoro). 1 Volpe dell’ Albania, & adulto, cranio (Dono Cap. A. De Barbieri). 2 Volpi-lupo del Matto Grosso, neonate, pelli e crani (Allevamento Giardino Zoologico di Nervi). 1 Sciacallo variegato, @ di oltre 12 anni, pelle e cranio. 1 Sciacallo, incrocio di Coyote con Sciacallo dei Galla, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Sciacallo, come sopra, 9 di 6 mesi, pelle e cranio. 1 Faina di Genova, ® di oltre 7 anni, pelle e cranio (Dono Ditta Tirabassi). 1 Leone della Somalia Italiana, 4 di 7 anni, pelle montata e cranio (Dono del Governatorato di Roma). 1 Leopardo della Somalia Italiana Meridionale, & di 15 anni, pelle e cranio (Dono Senatore F. Bensa). 1 Marmotta di Valpellina (Aosta), @ di oltre 8 anni, pelle e cranio (Dono Ditta Silvio Costa, Fratello). XII O. pe BEAUX 1 Marmotta delle montagne del Comasco, ® adulta, cranio (Dono Parco Zoologico di Como). 1 Istrice della Somalia Italiana Meridionale, ® di 6 anni, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Istrice, come sopra, ¢ neonato, in alcool. 1 Pecari, 4 di 7 anni, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Lama, 4 neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Daino, 4 di 13 anni, cranio con 8 mute di palchi (Dono Dott. C. Vallarino Gancia). 1 Daino, 4 neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi). 1 Bucorvo dell’ Angola, di circa 10 anni, pelle della testa (Dono del Cav. Uff. Dott. Drago). 1 Faraona papillosa dell’ Angola, 9 di almeno 10 anni, pelle (Dono del Cav. Uff. Dott. Drago). 4 Faraone papillose dell’ Angola, pulcini di pochi giorni, pelli (Alle- vamento G. Z. Nervi). DonaTORI E DOonI: Meritano particolare rilievo i doni dell Avv. G. Botto, del Cap. Dott. Felice Capra, del Sig. R. Cucini, del Prof. A. Porta e del Prof. E. Zavattari. Baliani A.: 1 Albanella di Sassello (Savona). Bellati A.: 1 Sparviere di S. Fortunato alle Colline (Perugia). Biaggi De Blasis Dott. L.: 1 Neophema splendida, 1 Amadina goul- diae, 1 Calospiza fastuosa, da cattività, pelli montate. Borgioli B.: 1 Evotomys dell’ Alpe di Marmassana, Isola del Can- tone (Genova). Borgioli C.: 1 Polistes di Genova. Borgioli C., Borgioli G. e Casalegno L.: 353 Coleotteri apparte- nenti a 15 famiglie, 53 Imenotteri, 7 Ditteri, 5 Lepidotteri (Parnassius), 8 Emitteri, 13 Ortotteri, 15 Dermatteri, 1 Plecottero, 1 Panorpato, 1 Scorpione di Alpe S. Pellegrino di Garfagnana (Lucca). Borgioli G.: 1 Pipistrellus savii trovato morto a S. Cipriano di Pontedecimo (Genova). Borra O.: 1 Serpe di Esculapio, 3 Orbettini, 1 Phyllodactylus europaeus, 2 Lucertole murali, 1 Tritone crestato, 1 Salamandrina dagli RELAZIONE 1940-41 XIII occhiali, 27 Imenotteri parassiti, 4 larve di Odonati, 5 tubetti con Ragni e Miriapodi di Genova; 8 scatole di Ortotteri ed alcuni Coleotteri del Monte Fasce (Genova); 8 Helix pomatia del Monte Antola (Genova); 3 scatole di Ortotteri ed alcuni Coleotteri di varie località liguri; alcuni Molluschi acquatici (Unio, Planorbis) di Chignolo (Pavia). Botto Avv. Proc. G.: 1 Nido di Tessitore (Ploceus subaureus Smith), 970 Coleotteri, 259 Emitteri, 560 Insetti vari del Transvaal, tutti prepa- rati ed etichettati da A. Baliani. Calcagno V.: 1 Airone rosso inanellato a Leida ed ucciso ad Albenga. Canepa G.: 1 Scoiattolo di Casaleggio (Ovada). Capra Cap. Dott. F.: 1 pelle e 2 crani di Lepre di Puka (Albania); 7 esoscheletri di Tartaruga terrestre di Fieza (Fierze) della Valle del Drin (Albania Settentrionale); 1 Gordius parassita di Oedipoda germa- nica, 928 Coleotteri, 132 Emitteri, 12 Imenotteri, 2 Ditteri, 12 Neurotteri, 47 Ortotteri di Scutari e di varie altre località dell’ Albania. Carrara Ing. V.: 2 Molluschi terrestri, 2 Isopodi, 1 Nido di Cala- brone, 1 scatoletta di Imenotteri di S. Margherita Ligure (Genova). Castellani O.: 3 Neurotteri (Osmylus fulcicephalus Scop.) del Lazio. Chiappella G.: 1 Grillotalpa di Genova Doria. Colombino Gr. Uff. A. E.: 44 uccelli montati. Conci Dott. C.: 6 tubetti di Imenotteri del Trentino. Cucini R.: 1 Nido di Averla, numerosi Molluschi di acqua dolce, 1 Epeira diademata, 2 Imenotteri parassiti della Cimbex humeralis, alcuni esemplari del dittero Lasioptera eringii, 3 Lepidotteri in boz- zolo, 4 Neurotteri, 4 Mantidi, Aphis lanuginosa su melo, Cocciniglie su Evonymus e su Pinus, Galle di Lasioptera, Galle su Leccio e su Prunus e numerose altre Galle su piante diverse, 6 tubi e 3 scatole di insetti vari, 1 Gordius di Genova; 1 Pachiura etrusca, vari Curculio- nidi della vite, 3 Formicaleoni, 1 Lepidottero e 2 tubi di insetti vari di Val Bisagno (Genova); insetti vari di Bric Geremia (Genova); 1 Gufo di palude, 1 tubo di insetti di Monte Bano (Genova); 3 tubi di insetti vari del Monte Antola (Genova); 1 tubo di insetti vari di Avosso, Val Brevenna (Genova); 1 tubo di insetti vari di Centocroci (Genova); 1 Talpa di Prato sopra le Croci, Borzonasca (Genova); 1 Rana tempo- raria di Prato Molle, Pietra Borghese (Genova); 24 Lepidotteri, 2 tubi e 1 scatola di insetti vari del Monte Penna (Genova); Coleotteri vari XIV O. pe BEAUX di Sestri Levante; 2 tubi di insetti vari e varie Galle di Levanto (Spe- zia); 1 tubo di insetti vari di Monte Gottero e 1 di Carrodano, Valle Argentina (Spezia); 1 tubo di insetti di Fraconalto (Alessandria); alcuni insetti di Tripoli d’ Africa. De Beaux Prof. O.: 1 Incisivo ed 1 Canino di Ippopotamo pigmeo avuto da Monrovia (Liberia); 2 Talpe, 2 tubi di insetti di Val d’ Angro- | gna (Torine). Doria March. G. C.: Numerosi insetti, Miriapodi, Scorpioni, Ragni, Crostacei marini, Molluschi terrestri e marini di Rapallo; 1 Coleottero (Parabathyscia tigulina), 1 Dittero, vari Miriapodi, 1 Mollusco della Grotta delle Streghe (Rapallo); alcuni Molluschi della Caverna di Valdet- taro (Rapallo); 2 tubi di Artropodi della Grotta dello Schiaffino (Rapallo); 1 tubo di Artropodi della Tana di Costa Morero (S. Maurizio del Monte, Rapallo); vari Ragni, Opilionidi, Acari, Miriapodi, Isopodi del Trio delle Tane di S. Maurizio del Monte (Rapallo). Doria Pamphili Principe F. A.: 1 nido di Imenottero (Sceliphron) di Genova. Fioroni A.: 1 Corriere grosso della foce dell’ Adige. Franciscola M.: 1 Spugna marina, 1 Stafilinide (Quedius curtus var. caeruliformis), 1 Geophilus di Genova; 50 Ortotteri di Monte Fasce (Genova); 2 tubi d’ insetti vari e 31 cartocci con Neurotteri di S. Ste- fano d’ Aveto (Genova). Gaggini A.: 1 Gheppio di Portofino vetta (Genova). Galletto Avv. V.: 1 Donnola di Arquata Scrivia; 1 Nocciolaia di Vall’ Ellero (Alpi Liguri). Gervasoni M.: 1 Xirichthys novacula pescato tra Lampedusa e la costa tripolina. Ghio A.: 1 Biancone di Voltri. Giordano Prof. V.: 1 Chimera mostruosa, giovane, del Golfo di Genova. Grandi Prof. G.: 8 Imenotteri italiani. Guiglia Dott.ssa D.: 3 giovani Biacchi (Zamenis); insetti vari di Arcisate (Varese), Esino Lario (Como) e Campodolcino (Sondrio). Invrea March. F.: 1 Salamandra atra di Crissolo, 11 Leucospis dorsigera, 2 Brachymeria minuta, 10 galle di Cyrips calicis, 1 serie di Imenotteri vari di Ovada; 22 Imenotteri, 1 Coleottero, 1 Ortottero dell’ A.O.I. "FE RR RELAZIONE 1940-41 XV Isola L.: 1 Sfinge dell’ oleandro di Genova. Leclerq J.: Vari esemplari del calcidide Monodontomerus dentipes. Lo Faro G.: 1 Berta maggiore, 1 Gabbiano terragnolo di Genova; 1 Zigolo di Lapponia di Bardineto. Mantero Rag. G.: 2 Talpe, 1 Pitimio, 1 nido di Averla con uova, 1 nidor di Cardellino, 3 uova di Strillozzo, 1 Vipera, 4 Carabidi, 15 Imenotteri, 19 Lepidotteri, 2 Emitteri, 8 Neurotteri, 6 Ortotteri prepa- rati ed etichettati di N. S. della Vittoria (Genova); 1 Gordius, 1 Tenia della gallina, 1 Spugna di Varazze; 1 Ghiro quercino dei Piani d’ Invrea (Savona); 108 insetti vari preparati ed etichettati di varie località liguri; 1 vasetto di Termiti di Varazze. Masi Prof. L.: 1 Pipistrellus pipistrellus di Genova. Ministero dell? Interno, Direzione Generale dell Istituto di Sanità Pubblica: 8 Nitteribii in 4 specie. Moro G. B.: 1 Allocco trovato morto a Ovada; 1 Talpa di Cas- sano Spinola; alcune galle di Cynips kollari e di Eriophyes vitis. Miller Prof. G.: 15 Imenotteri africani fra cui l’Olotipo di Polymorioides tessellatus della Somalia. Musso Piantelli Avv. G.: 1 Puzzola di Quassolo, Cosseria (Savona). Nasturzio Gr. Uff. S.: 1 Scoiattolo fosco-nero di Navette (Imperia). Nielsen Dott. C.: 5 Neurotteri della Grecia. Parisi Prof. B.: 10 Imenotteri della Calabria. Parodi Furlanetto M.: 1 Luì rosso, morto assiderato a Genova. Piacentini Col. G.: 5 Trachyrhynchus brachyrhynchus adulti e 1 Macrurus coelorhynchus giovane pescati a 400-500 metri di profondità nel Golfo di Genova; 1 giovane Remora del Golfo Gran Sirte. Piersanti Prof. C.: 15 Molluschi in 6 specie dei Galla Sidamo (A.O.I.). Pittaluga G.: 1 Albanella pallida di Rocca Teresa (Genova-Pegli). Podesta Bar. G.: 1 Aquila reale maschio di Masone (Genova). Porta Prof. A.: Oltre 7600 Artropodi di Asuncion (Paraguay), ad un dipresso così ripartiti: 6500 Coleotteri (tra i quali 300 Stafilinidi determinati dal Bernhauer in 26 generi e 57 specie, fra cui i Cotipi di Lathrapinus portai, Oedodactylus portai, Lithocarodes densulus, Philon- thus portai; 500 Imenotteri, 150 Emitteri, 130 Ditteri, 170 Ortotteri, 54 Miriapodi, 64 Ragni, 20 Scorpioni, 25 Crostacei decapodi. XVI O. DE BEAUX Predazzi Avv. Proc. C.: 1 Tarabusino, 2 uova di Gallinella d’acqua, 15 uova di Airone cenerino della Riserva di Sartirana (Pavia). Rimoldi G.: 1 cranio preparato di Istrice della Somalia Meridio- nale, 1 cranio di Silvicapra abissina, 1 Gracula religiosa in pelle. Risso M.: 1 Falco grillaio delle alture di Sori (Genova). Rocca L.: 7 Artrepodi della Grotta Creusa (Val di Lanzo), tra cui 2 esemplari del rarissimo coleottero Choteva glauca, nuovo per le Alpi occidentali; 14 Neurotteri (13 Ascalaphus libelluloides, 1 A. longicornis) di Val d’ Aosta. Ruffo Dott. S.: 4 Imenotteri di Sardegna. Russo Prof. G.: 1 9 Paratipo di Platyderes Paolii Guigl.; 1 4 e 9 Paratipi di Tetraodontonyx heros var. Russoi Guigl., 1'9 di Pompilus rutilus dell’ A.O.I. Sanfilippo N.: 18 Neurotteri, 1: Palaemon di Genova. Schiaffino G. B.: 1 Garzetta di Montalto di Castro (Maremma). Silvestri Ecc. Prof. F.: 3 3:83 e 3 2 ® di Microcryptus brumatae Silv., n. sp., di Mercogliano (Avellino). Solari Dott. F.: Numerosi Imenotteri in 12 specie, 90 Microime- notteri di Genova; 100 Imenotteri e vari Neurotteri, Plecotteri, Ortot- teri e Odonati di San Lorenzo di Casanova (Genova). | Storace Rag. L.: 3 Topi selvatici, 1 Scheletro preparato di Cardel- lino, 3 Ramarri, 3 Lucertole murali, 1 Rospo comune, 1 Rospo verde, 3 Rane agili, 28 grandi scatole di insetti vari in segatura, 2 scatole con 25 bustine di Lepidotteri, alcune Galle, alcuni Molluschi di Arquata Scrivia; 1 Rondone (montato) trovato morto a Forte Crocetta (Genova); 1 Barbagianni trovato morto a Bavari (Genova); 4 scatole e 3 tubi di insetti vari di Genova. Straneo Ing. Prof. S. L.: 2 scatolette di Insetti vari d’ Albania. Tosi Dott. A.: 1 cranio di Grampus ad. di Rimini, e 1 cranio di Gatto domestico. Volkhemer G.: 1 cranio di Martora di Auronzo (Cadore). Zavattari E.: 5 Colobus polykomos poliurus (Thomas), 1 Cercopi- thecus aethiops Zavattarii de Beaux, 4 Papio cynocephalus doguera (Pucheran), 5 Lavia frons affinis Anderson e Wroughton, 1 WNvycteris aethiopica luteola Thomas, 1 Platymops macmillani Thomas, 1 Crocidura voi Osgood, 6 Thos mesomelas schmidti Noack, 1 Otocyon megalotis canescens Cabrera, 1 Genetta genetta senegalensis (J. B. Fischer), 1 ee tà Pe tag RR pi ae ia de € ReLAZIONE 1940-41 XVII Myonax sanguineus gracilis (Riippell), 1 Crocuta crocuta habessinica (Blainville), 1 Acinonyx jubatus ngorongorensis Hilzheimer, 1 Felis libyca ocreata Gmelin, 2 Felis leo somaliensis Noack, 1 Felis pardus pardus L., 2 Xerus rutilus rufifrons Dollman, 18 Xerus rutilus stepha- nicus Thomas, 1 Claviglis brockmani internus Dollman, 2 Gerbillus pulvinatus Rhoads, 1 Leggada grata Thomas e Wroughton, 1 Acomys ignitus kempi Dollman, 1 Acomys percivali Dollman, 4 Acomys wilsoni argillaceus Hinton e Kershaw, 3 Heterocephalus glaber glaber Riippell, 3 Lepus tigrensis Blanford, 1 Heterohyrax syriacus thomasi Neumann, 4 Heterohyrax syriacus rudolfi Thomas, 2 Procavia habessinica alpini (Gray), 1 Equus burchelli bòhmi Matschie, 1 Equus (Dolichohippos) grevyi grevyi Oustalet, 1 Hippopotamus amphibius amphibius L., 2 Phacochoerus aethiopicus aeliani (Cretzschmar), 1 Giraffa reticulata De Winton, 2 Alcelaphus buselaphus lelwel Heuglin Xx A. b. tora Gray, 2 Damaliscus korrigum tiang Heuglin, 1 Sylvicapra grimmia abyssinica (Thomas), 8 Rhynchetragus guentheri smithi (Thomas), 2 Cobus defassa Rippell, 9 Gazella granti lacuum Neumann, 2 Litocranius walleri walleri (Brooke), 4 Oryx beisa gallarum Neumann, 3 Strepsicerus imberbis Blyth. Regione del Sagan - Omo. Gli esemplari sono nella maggior parte rappre- sentati da pelle e cranio. MINERALOGIA E PALEONTOLOGIA. Va qui posto in rilievo il cospicuo dono della « Società degli Amici del Museo », la collezione mineralogica e petrografica del compianto Prof. Ing. G. Lincio, la quale entrò a far parte del nostro Museo, oltre che per la generosità della Società predetta, anche grazie al vigile zelo del nostro Conservatore Onorario a vita Prof. Pelloux ed allo spirito di comprensione, unito a quello di alto rispetto per la memoria dello Estinto, da parte della vedova e dei suoi due figli. 7 Bellavista Ing. G.: Anglesite di Montevecchio (Sardegna). Berio Avy. E.: Numerose conchiglie fossili di Valterza di Asti. Capra Cap. Dott. F.: Minerali vari di Puka (Albania). Casarino P.: 4 druse di grandi dimensioni di cristallo di Quarzo su Calcedonio, o Agata, provenienti da vene o geodi tappezzanti le cavità di roccie basaltiche del Rio Grande (Brasile), tra le quali un XVIII O. DE BEAUX frammento di geode costituito da cristalli di Ametista intensamente violetti, di bellezza e pregio rari. Castoldi A.: 15 Conchiglie fossili di Fattoria La Selva, S. Mi- niato (Milano) in almeno 4 specie. Contarini Rag. E.: Alcuni esemplari di roccie dei dintorni di Harar (A.O.1.). Gargiolo A.: 1 Rosa del deserto, 2 campioni di Calcedonio, 1 cam- pione di Quarzite micacea della Tripolitania. Medici Ing. P.: Ecifisi inferiore del femore destro di Elephas antiquus della breccia di Monte Calvello presso Grotte S. Stefano (Viterbo); serie sinistra inferiore dei premolari e molari di Equus della farina fossile di Grotte S. Stefano; impronte di mumerosi Pesci ossei nella farina fossile di Monte Amiata, S. Fiora (Grosseto); 1 pezzo di legno )silicizzato nella farina fossile di Grotte S. Stefano; frammenti di piante varie silicizzate nella farina fossile di Monte Amiata. Pelloux Prof. A.: Cassirite di Pantelleria, Uranospatite dell’ Alpe «I Mondei » in Valle Antrona; Antradite (var. Demantoide) e Magne- site con Amianto della Valle Malenco; Laterite e concentrati platini- feri di Jnbdo nell’ Uallega (A.O.I.). Pinon G.: Cromite, Uvarovite ed altri minerali della regione del Lago Okrida (Albania). Roggiani A.: Bismutinite, Pirite aurifera, Siderite, Quarzo della Miniera deli’ Alfenza presso Crodo in Valle Antigorio; Berillo, Musco- vite, Feldespato, Autunite ed altri minerali del filone pegmatitico del- l’ Alpe «I Mondei » in Valle Antrona; Epidoto, Quarzo, Laumontite ed altri minerali delle cave di Gneiss deli’ Ossola. Scaini Ing. G.: Granato con crisocolla della miniera di « Sa Du- chessa » nella Valle di Oridda (Sardegna). Società degli Amici del Museo: Collezione mineralogica e petro- grafica del compianto Prof. Ing. G. Lincio. La collezione comprende oltre 2000 esemplari, per una metà costituiti da minerali italiani e stra- nieri, per |’ altra da roccie e da qualche fossile. Ne fanno inoltre parte i minerali che servirono alle esperienze ed alle indagini compiute dal professore predetto e descritte nelle sue numerose ed importanti pub- blicazioni. Fra i minerali italiani predominano quelli delle valli del- Ossola e di diverse regioni della Sardegna; fra quelli stranieri, bellis- simi esemplari provenienti dalle miniere metallifere della Germania RELAZIONE 1940-41 XIX (Erzgebirge e Harz), degli Urali e della Groenlandia. Dei materiali che servirono ad esperienze sono notevoli le forme di corrosione ottenute da sfere di quarzo per mezzo dell’ acido fluoridrico. Trevis Dott.ssa A.: 1 campione di Mica del ghiacciaio di Ventina; 2 campioni di Amianto di Val Malenco (Valtellina). BOTANICA. Borgioli C.: 1 Felce delle Capanne di Marcarolo. Cucini R.: 42 specie di Graminacee, 18 specie di Felci, 1 Equise- tacea, 1 Licopodio, 2 Marsiliacee, Claviceps purpurea su Graminacee, foglia di Acero attaccata da Ruggine, il tutto preparato per erbario, di varie località della Liguria; funghi legnosi di Quezzi, Trapena, Monte Antola, Monte Penna (Genova), di Levanto (Spezia). Aumento della Biblioteca. ISTITUZIONE DI NUOVI CAMBI. — Ai 62 cambi di periodici scienti- fici nazionali ed esteri istituiti ex novo nel biennio 1938-39 altri 10 se ne sono aggiunti nel biennio 1940-41. DonatOoRI/ E DONI: Bacci Dott. G. - Samuels E. A.: Birds of New England, 1872; II Congrès International de Zoologie, 25-30 Mars 1913, Monaco. Capra Cap. Dott. F.: Seconda annata di « Eos », vol. XIII-XIV. De Beaux Prof. O.: Annata 1940-41 dei seguenti periodici rice- vuti in omaggio: «I nostri uccelli», Lugano; «Der Ornithologische Beobachter », Berna; « Nos oiseaux », Neuchatel; «Il giardino fiorito », San Remo; Annata 1940 di «L’oiseau et Revue francaise d’ Ornitho- logie », Parigi; « Archives Suisse d’Ornithologie, Schweizerisches Archiv fiir Ornithologie », Berna; « Scienza e Tecnica»; « Atti delle Riunioni della Società per il Progresso delle Scienze »; « Annuario della Società per il progresso delle Scienze », Roma. De Romita (Famiglia): De Romita, Aggiunta alla Ornitologia pugliese, 1890; De Romita, Materiale per la Fauna barese, 1900. Lincio Prof. G. (Famiglia): Serie completa degli estratti delle pubblicazioni riferentisi al materiale passato in possesso del Museo. Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 2 dal Wee, en, POS eee he! ee pi ate, te ae A Se ose | OL O. DE BEAUX Puccioni Prof. N. (Famiglia): 92 pubblicazioni antropologiche, etnografiche e zoologiche d’ alto valore scientifico e tipografico. Società degli Amici del Museo: B. Thumberg, S. N. Casstrom, Dissertatio Entomologica, Novae Insectorum species, Upsala, 1781; F. A. Bonelli, Observations entomologiques, 2? parte, Torino, 1813. Societa Entomologica Italiana: Atti dell’ XI Congresso Internazio- nale di Zoologia, Padova, 1930, tre volumi. Steinweg Ing. M.: Annate 1940-41 di 12 fascicoli ciascuna della Rivista « Kosmos », Stoccarda. Strand Prof. E.: Festschrift zum 60. Geburtstage von Prof. Dr. Embrik Strand, Ordinario di Zoologia e Direttore dell’ Istituto di Zoo- logia Sistematica e della Stazione idrobiologica della Università lettone di Riga. Questa pubblicazione in onore dell’ illustre scienziato, che il 2 giugno 1936 ha compiuto il suo 60° anno di vita, comprende 3438 pa- gine in grande ottavo, con numerosissime illustrazioni nel testo e 95 tavole a parte. E’ suddivisa in 5 volumi il primo dei quali uscì il 17 ottobre 1936 e l’ultimo il 28 febbraio 1939, coi tipi della editrice « Latuija » di Riga. Contiene 194 lavori dedicati al festeggiato da 126 zoologi e paleontologi di 25 differenti Paesi delle cinque parti del mondo. L’ Italia vi è rappresentata dagli autori seguenti: Berio Dott. E., Genova; di Caporiacco Prof. L., Firenze; Mariani Dott. M., Partinico, Palermo; Masi Prof. L., Genova; Monti Prof.ssa R., Milano; Polimanti Prof. 0., Perugia; Silvestri Ecc. Prof. F., Portici; Turati Conte E., Milano; Verity Dott. R., Firenze; Zavattari Prof. E., Roma. Gli argomenti trattati interessano gli Invertebrati nel loro insieme, i Protozoi, i Poriferi, i Vermi, i Tunicati, gli Echinodermi, i Molluschi, gli Artropodi in genere, i Crostacei, gli Aracnidi, i Miriapodi, gli Apte- rigogenei, gli Odonati, i Rincoti, i Coleotteri, i Lepidotteri, i Tricotteri, i Ditteri, gli Imenotteri, i Vertebrati in toto, i Pesci, i Rettili, gli Uccelli, i Mammiferi; 7 autori trattano argomenti paleontologici, 9 si occupano di questioni d’indole generale, 2 di Filosofia naturalistica e 2 di Biografia. Tra questi il Prof. K. Spacek di Praga dedica un notevole articole al Prof. Embrik Strand stesso, mettendo in luce la sua prodigiosa attività quarantenne di zoologo, faunista, entomologo, anatomico, idrobiologo ed embriologo, prima nella nativa Norvegia poi in Germania e dal 1923 nella sua attuale posizione a Riga. Interessantissima una raccolta di RELAZIONE 1940-41 XXI giudizi e sentenze dello Strand che lo rendono umanamente particolar- mente simpatico. A conferma della straordinaria importanza di questo dono perve- nuto al ncstro Museo basti dire che l’ «Index: nomina systematica ani- malium, tam viventium quam fossilium, secundum ordinem alphabeticum disposita, quae in opere « Festschrift zum 60. Geburtstage von Professor Dr. Embrik Strand » vol. I-V reperiuntur » occupa 134 pagine. Aumento complessivo. - E’ di 145 opere a parte e Miscellanee e di 2960 volumi o fascicoli di periodici, ossia di 3105 unità. Pubblicazioni. VoL. LX DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione del Vol. LX degli Annali coi seguenti contributi: Brian A. - Le grotte di Toirano. Res Ligusticae LXIV, p. 379-437, tav. INI-VIII. Straneo S. L. - Nuovi Abacetus dell’ Africa Occidentale raccolti da L. Fea (Coleopt. Carabidae), p. 438-444. Bacci G. - Molluschi dell’ Etiopia raccolti dal Dott. Chiauzzi, p. 445-450. Capra F. - Nota sinonimica. Cantharocnemis (Cantharoctenus) antennatus Franz 1938 = C. Mainardii Capra 1939 (Coleopt. Ceramb. Prioninae), p. 451-458. Gridelli E. - Coleotteri dell’ Africa Orientale Italiana. 12° contri- buto. Nuove specie di Tenebrionidi. (Gen. Cryptochile Sol.), p. 459-468. Giordani Soika A. - Monografia degli Odynerus etiopici. Supple- mento primo. (Hymen. Vespidae), p. 469-488. De Beaux O. - Cenni Necrologici. p. (1)-(4). Enrico Festa. Hermann Helbing. Walter Horn. Heinrich Karny. Valk Lukassen. Longino Navas. Jean Roux. Vor. LXI DEGLI ANNALI. — Si inizia la pubblicazione di questo volume con i contributi seguenti: Straneo S. L. - Descrizioni preliminari di nuovi Caelostomini afri- cani (Coleopt. Carabidae), p. 1-17. Sbarbaro C. - Lichenes ligustici novi vel rariores - Res Ligusticae LXV, p. 18-49. XXII O. pe BEAUX Rampi L. - Ricerche sul Microplancton del Mare Ligure. - 3. Le Heterodiniaceae e le Oxytoxaceae delle acque di San Remo - Res Ligu- sticae LXVI, p. 50-70, tav. I-II. Koch C. - Una nuova Stenosis delle collezioni del Museo di Genova, p. 71-74. Guiglia D. - Su due specie di Stizus dell’ Etiopia Meridionale (Hymen. Sphecidae), p. 75-82. Straneo S. L. - Sui tipi di Pterostichini (Coleopt. Carab.) austra- liani della Coliezione Castelnau nel Museo Civico di Genova. Nota III, p. 83-94. Alzona C. e Alzona Bisacchi ].: - Osservazioni sulla variabilità della Macularia niciensis Fér. (Pulm. Helicidae) - Res Ligusticae LXVII, p. 95-101. Marcuzzi G. - Gli Sphaeridium dell’ Africa Orientaie (Col. Hydro- phil.), p. 102-115, tav. III-IV. Guiglia D. - Una nuova Cerceris dell’ Etiopia (Hymen. Sphecidae), p. 116-119. Bacci G. - Nuovo contributo alla conoscenza della Malacofauna dell’ Africa Orientale Italiana, p. 120-140. Rampi L. - Ricerche sul Fitoplancton del Mare Ligure - 5. Le Podo- lampacee delle acque di San Remo, p. 141-154, tav. V. Masi L. - Descrizione di un nuovo genere di Eupelminae della Somalia (Hymen. Chalcididae), p. 155-158. Guiglia D. - Imenotteri aculeati raccolti in Libia da & Kriiger, (Vespidae, Pompilidae), p. 159-175. Berio E. - Contributo allo studio dei Lepidotteri eteroceri dell’ Eri- trea -VII - Euchromiidae, Arctiidae, Agaristidae, Lymantriidae, Lasio- campidae, Noctuidae raccolte dal Sig. F. Vaccaro nel 1938, p. 176-190. PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIENTI- FICO EFFETTIVO ED ONORARIO DEL MUSEO. Bacci G. - La collezione malacologica De Boccard - In Boll. della Soc. Amici del Museo. Relazione sugli anni 1937-39, p. 3-18. Berio E. - Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri del- l Eritrea: III: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini ad Adi Abuna (Adua) nel marzo-aprile 1939. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 2, p. 21-24, 6 fig. RELAZIONE 1940-41 XXIII — Lepidotteri raccolti dal Col. Maumeret ad Asmara nel luglio - ottobre 1934. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, p. 42-44. — Diagnosi di Lepidotteri africani. In Mem. Soc. Entom. It., XIX, p. 125-128. — Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea. IV: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini ad Adi Abuna nel giugno-luglio 1939. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, p. 190-192. — Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea. V: Diagnosi di nuove Noctuidae raccolte da F. Vaccaro nel 1934-37. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, p. 122-126, 1 fig. — Contributi per una monografia del genere Ozarba. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, p. 173-189, 33 fig. — Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea. VI: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini nel marzo 1940. Ini Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 10, p. 161-165, 1 fig. — Suila necessità di indicare un Typus nella descrizione di sotto- specie. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 2, p. 20-23. — Revisione di alcune Beralade africane. In Boli. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 4-5, p- 60-61, 3 fig. 5 — Osservazioni sulla variazione di Papilio demodocus Esp. e descri- zione di tre nuove forme. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 6, p. 90-92. — Recensione di «Le farfalle diurne d’ Italia» di Ruggero Verity, In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 7, p. 112-113. — Elenco dei Lepidotteri Eteroceri raccolti da Querci-Romei in Somalia, con diagnosi di nuove specie. In Mem. Soc. Entom. Ital., XX, p- 118-124, 4 fig. Capra F. - Note su alcuni Pterostichus italiani (Coleopt. Carabidae). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 147-156. — L’ Escorpius germanus (C. L. Koch) in Italia. (Arachn. Scorpiones). In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII, 1940, p. 199-213. De Beaux O. - Missione biologica nel paese dei Borana. Raccolte Zoologiche. Mammalia. In « Reale Acc. d’Italia », Centro di studi per l’A.O.I., vol. II, parte 1%, p. 27-37, aprile 1940. — La collezione malacologica De Boccard - Prefazione. In Boll. Soc. degli Amici del Museo di Genova - Relazione sugli anni 1937-39, Genova, 1940. — Innovazioni nel Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo "SURI Pigi Mae: «dai \ XXIV O. pe BEAUX Doria ». In Nuovo Cittadino, 3 febbraio 1940; Giornale di Genova, 6 feb- braio 1940; Corriere Mercantile, 19 febbraio 1940. — Il Museo Civico di Storia Naturale di Genova. In Atti della So- cietà di Scienze e Lettere di Genova, V, 3°, p. 1-4, ottobre 1940. — Distribuzione geografica dei Cervi viventi. In « Castelli G.: Il Cervo europeo, Firenze, 1941 » con 12 fig. e 1 cartina. Guiglia D. - Imenotteri aculeati (Chrysididae, Scoliidae, Mutillidae, Vespidae, Psammocharidae, Sphecidae) raccolti in Africa Orientale dal Prof. G. Russo. In Boll. Lab. Zool. Portici, XXXI, 1940, p. 274-292. — Missione Ittiologica in A.O.I. (1937-38). Hymenoptera: Scoliidae, Pompilidae, Sphecidae, Apidae. In Atti Museo Civico St. Nat. Trieste, vol. XIV, 18, 1940, p. 275-286. — Di alcune specie d’Imenotteri aculeati dell’ Africa Orientale Italiana delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. in Atti Mueo Civ. St. Nat. Trieste, vol. XIV, n. 19, 1940, p. 287-298. — Note sopra alcuni Imenotteri aculeati delia Libia (Scoliidae, Sphe- cidae). In Ann. Museo Libico, vol. II, 1940, p. 277-293. — Note sinonimiche. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 10, 1940, p. 172-173. — Il Priocnemis Faillae De Stef. e la sua giusta posizione siste- matica. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1, 1941, p. 13-15. — Sulla giusta posizione sistematica del Pompilus holomelas Costa e osservazioni intorno al Pompilus plicatus Costa. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 2, 1941, p. 27-28. — Imenotteri aculeati raccolti dal Sig. L. Ceresa nella Grande Sila (Calabria) (Scoliidae, Vespidae, Sphecidae, Apidae).In Atti Soc. Ital. Scienze Naturali, LXXX, 1941, p. 155-176. Invrea F. - Mutillidi dell’ Isola di Cipro raccolti dal Sig. C. A. Mavromoustakis. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 8, 1940, p. 118-122. — Osservazioni sinonimiche su Dasylabroides hymeus (Grib.). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 9, 1940, p. 140-141. — Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’A.O.I., 5°, Mutillidi nuovi dello Impero e indicazione di altre specie etiopiche. In Mem. Soc. Entem. Ital.. XX, 1941, p. 5-18, 1 tav. — Mutillidi raccolti dal Principe della Torre e Tasso nelle Isole Italiane dell’ Egeo. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 3, 1941, p. 38-40. — Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. 6° .Missione Sagan-Omo ~~~ RELAZIONE 1940-41 XXV (A.O.I.) diretta dal Prof. Edoardo Zavattari. Diagnosi preliminari di nuovi Mutillidi. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 4-5, p. 55-60. — Mutillidi e Crisidi raccolti da Leopoldo Ceresa in Calabria. In Atti Soc. Ital. di Scienze Naturali, Milano, LXXX, 1941, p. 189-193. — Smicromyrme partita (K1.) parassita di Philanthus triangulum F. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 8, 1941, p. 115-117. — Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. 7°. Mutillidi e Crisidi dell’ Impero esistenti nel Museo di Trieste. Atti del Mus. Civ. di St. Nat. di Trieste, XIV, 21, 1941, p. 309-314. — Brevi notizie ecologiche su alcuni Crisidi. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 9, 1941, p. 144-146. — ll Crisidi italiani di montagna. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 10, 1941, p. ;{150-155. Mancini C. - Emitteri raccolti da L. Di Caporiacco nel Sahara orien- tale. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 135-140. — Risultati scientifici delle missioni del Prof. G. Paoli in Somalia. Emitteri, nota II. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 104-110. Masi L. - On some Chalcididae of Botal - Tobago Island. In Mushi, 1, 1940, Fukuoka, p. 1-2. — Description of a new Tanaostigmine from Japan (Hymen. Chal- cidoidea), in Mushi, 1, 1940, Fukuoka, p. 29-32. — Descrizioni di Calcidi raccolti in Somalia dal Prof. G. Russo, con note sulle specie congeneri. In Boll. R. Labor. Entom. Agraria, Por- tici, 1940, p. 247-324, 19 fig. — Descrizione di una nuova specie del genere Polymoria. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 10, 1940, p. 169-172. — Reperti d’ Imenotteri parassiti e note varie. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 3, 1941, p. 45-49. — Rassegna di pubblicazioni entomologiche. In Boll. Soc. Entom. Ital, LXXIII, 6, 1941, p. 97-98. — Note su alcuni Imenotteri parassiti raccolti nella Sila, con descri- zioni di una nuova Polymoria. In Atti Soc. Ital. Scienze Nat., Milano, LXXX, 1941, p. 181-188. — Note sugli Osprynchotus e diagnosi preliminare di una nuova specie (Hymen. Ichneum.). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 6, 1941, p. 92-96. XXVI O. DE BEAUX — Un nuovo Eupelmus parassita del Dacus oleae nella Cirenaica. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 7, 1941, p. 109-111. Menozzi C. - Contributo alla fauna della Tripolitania. In Boll. Lab. Zool. Gen. e Agr., Portici, XXXI, 1940. — Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole italiane dell’ Egeo. XI. Scorpioni. In 1. c., XXXI, 1940. — Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole italiane dell’ Egeo. Mirmecofili di Rodi e Scarpanto. In 1. c., XXXII, 1941. — In morte di Bruno Finzi. In Mem. Soc. Entom. Ital., XX, 1941. — Contribution 4 la faune myrmécologique du Japon. In Mushi, vol. 13, 1, 1940. — Prima esplorazione entemologica del Parco Nazionale del Cir- ceo. Istituto Nazionale di Biologia del Consiglio Nazionale delle Ricer- che. (Hymenoptera. Formicidae). Salerno, 1942. Straneo S. L. - Missione del Lago Tana diretta da G. Dainelli. Su alcuni Abacetus del Lago Tana. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 39-41. — Sur quelques Caelostomini du Madagascar. In Rev. Franc. Entom., VII, 1940, p. 36-41. — Revisione del gen. Cophosomorpha Tschit. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, 1940, p. 5-28. — Un nuovo Abacetus dell’ A.O.I. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 92-93. — Descrizioni preliminari dî nuove specie africane del gen. Abacetus Dej. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, 1940, p. 164-172. — Nuova tabella di determinazione degli Abacetus dell’ A.O.I. e descrizione di una nuova specie. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 130-135. — Descriptions de quelques nouveaux Pterostichini (Coleopt. Carab.) africains. In Rev. Zool. Bot. Afr., XXXIII, 1940, p. 256-261. — Sulla posizione sistematica dei generi Cosmodiscus Sloane e Celioschesis Tschit. In Boll. Zool., XI, 1940, p. 211-217. — Nuova Feronia della Regione Caucasica. In Mitteil. Minch. Entom. Gesellsch., XXXI, 1941, p. 146-147. — Sulla distribuzione e la variabilità del Percus Dejeani. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1941, p. 15-18. — Nuova specie del gen. Bothynoproctus Tschit. In 1. c., p. 28-30. RELAZIONE 1940-41 XXVII — Risultati della Missione Ittiologica in A-O.I. Specie del gen. Abacetus Dej. In Atti Mus. Civ. Trieste, XIV, 1941, p. 299-303. — Un nuovo Pterostichino dell’ A.O.I. In 1. c., p. 304-306. — Osservazioni sui Pterostichini raccolti dalla Missione Zavattari. In 1. c., p. 307-308. Attività del Personale effettivo, onorario e volontario del Musco. Rinunzie a riposo. — Senza alcun compenso hanno, prestato servizio per il numero delle mezze giornate qui appresso segnato: il Direttore Prof. De Beaux 133; il I Conservatore Prof. Masi 147; il II Conservatore Dott. Capra (nel periodo fino al 7 gennaio 1941 e durante la sua licenza militare) 111; 1° Assistente Dott.ssa Guiglia 101; l’Appli- cato Adamoli 15. Rapporti coi superiori Uffici (Affari Generali e Istruzione Pubblica) e con altri Uffici. — Nel 1940 il Direttore si reca per 141 mezze giornate al Civico Giardino Zoologico di Genova-Nervi nella sua qualità di Direttore di questo Istituto, spesse volte accompagnato dall’ aiuto pre- paratore M. Trucco incaricato della scuoiatura e delle prime operazioni su animali ivi morti. Va 70 volte in Municipio, per visite di dovere e per svolgere personalmente pratiche cogli Uffici preposti o concomi- tanti, e 90 volte incarica di quest’ ultima bisogna qualcheduno dei suoi dipendenti, secondo le loro speciali competenze. Corrispondenza. — Passarono nel biennio in parola 2638 numeri al protocollo, fra i quali oltre alle lettere e cartoline figurano anche vari prestiti della Biblioteca e materiale di studio comunicato per raccoman- data ad altri Istituti. Direzione. — Il Direttore Prof. De Beaux, incaricato del corso ufficiale di Zoologia nella R. Università di Genova, svolge nell’ anno XIX una serie completa di lezioni sulla Sistematica, sviluppandone la parte introduttiva e storica, la parte generale sui vari Tipi animali, dando poi grande peso alla parte generale e sistematica sui Mammiferi e conclu- dendo con ampi cenni sulla sistematica degli Uccelli, Rettili, Anfibi, Pesci, Ciclostomi ed Acranii. La Sistematica dei Mammiferi è svolta XXVIII O. pe BEAUX tutta nelle sale di Ostensione del Museo. Presenzia a 7 esami di laurea ed a tutti gli esami di Anatomia Comparata, Idrobiologia, Oceanografia, Anatomia Umana per naturalisti, oltre a quelli di Zoologia nei. quali egli stesso interroga. Guida di persona il Reparto Giovanile dell’ Istituto Nazionale di Cultura Fascista, Sottosezione di. Genova S. Fruttuoso, e le Allieve del Corso infermiere professionali dell’ Ospedale di Genova San Martino nelle loro visite al Museo. Confermato al suo posto nel Comitato per la caccia nella provincia di Genova, interviene regolarmente alle relative sedute. Per incarico della Presidenza presenta all’ Ente Autonomo per il Monte di Portofino uno studio sul modo di proteggere energicamente la Fauna del territorio sottoposto alla giurisdizione dell’ Ente medesimo. Su richiesta della Presidenza invia alla Mostra d’ Oltremare di Napoli 2 modelli di Tipi di Pesci appositamente eseguiti, numerosi disegni colorati di Tipi di Mammiferi dell’ A.O.I. di sua esecuzione e proprietà, ritratti del Marchese G. Doria, dei Professori Gestro e Vin- ciguerra, del Dott. Beccari, del Cap. Bottego e di L. Fea, autografi dei medesimi e disegni originali di quest’ ultimo. Coadiuvato dai Conservatori effettivi ed onorari per le parti di loro spettanza, fa la scelta e precisa l’ ulteriore destinazione di tutto il materiale avuto in eredità dall’ ex Museo di Sestri Ponente, e concreta poi di persona i progetti esatti per le modificazioni ed il rimontaggio dei numerosi scaffali compresi nel materiale in parola. Su richiesta del Prof. P. Revelli Beaumont, Ordinario di Geografia nella R. Università, invia alla « Mostra del libro italiano, Berlino, di- cembre 1941 » i volumi 58, 59 e 60 degli Annali del Museo, più il pre- citato cenno storico sulle spedizioni scientifiche eseguite dal Museo stesso, da lui pubblicato negli Atti della Reale Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Prende regolarmente parte alle sedute dell’ Accademia predetta. Eseguisce 7 necroscopie su animali morti nel Giardino Zoologico di Nervi e numerose altre su uccelli sequestrati da agenti del Comitato provinciale per la caccia, per sospetto di cattura abusiva. Pubblicazione degli Annali. — Data |’ assenza del Dottor Capra dal 7 gennaio 1941 per richiamo alle armi, il Direttore Prof. De Beaux assume, oltre alla direzione, anche la redazione degli Annali, coadiu- RIST RELAZIONE 1940-41 XXIX vato dal I Conservatore Prof. Masi e dall’ Assistente Dott.ssa Guiglia nelle materie di loro particolare competenza. Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). La tito- lare continuando a curare tutti i servizi inerenti a questo importantis- simo ramo di attività museale, dà fra altro le opportune indicazioni per lo smistamento ed ordinamento delle Miscele, riordina il registro dei prestiti e cura, due volte all’ anno, |’ invio dei reclami per ritardata restituzione di libri. Il subalterno Gnecco. persevera nella multiforme attività già rilevata per gli anni precedenti e si applica particolarmente, ogniqualvolta se ne presenta la necessità, ad una revisione, correzione e ricollegamento tra di loro di singole carte dello schedario generale; munisce di copertine provviste di tutte le indicazioni del caso, intere serie di opuscoli, alla rilegatura definitiva dei quali non è ancora oppor- tuno procedere; compila, sulle indicazioni della Bibliotecaria, un elenco completo dei periodici esteri che questa Biblioteca possiede. Detto elenco, forte di 1171 numeri fu richiesto dal Consiglio Nazionale delle ricerche e, riveduto e corretto dal Direttore, ne riscosse vivo plauso per la sua ricchezza ed accuratezza. L’ Applicato Adamoli aiuta nel lavoro d’ etichettatura delle Miscellanee. La Signora Buckley si presta gentilmente a tradurre titoli di opu- scoli stampati esclusivamente in russo o in altra lingua non familiare ad alcuno tra il personale del Museo. Sezione Mammiferi e Uccelli. - (Direttore Prof. De Beaux). — Il Catalogo entrata del Museo è progredito dal N. 33634 al 33820, colla registrazione, in massima, di Mammiferi e di Uccelli. Nella Collezione mammalogica di Ostensione, sottoposta all’ uopo ad una nuova completa revisione e ad un sempre migliore riordinamento estetico, furono inter- calate le didascalie per le singole specie, già mentovate nel paragrafo delle nuove istituzioni museologiche, didascalie che forniranno indub- biamente, insieme a quelle per gli Ordini e per le Famiglie, colla distri- buzione geografica di queste ultime corredata della relativa cartina, tutte le indicazioni desiderate per chi cerchi di ritrarre un utile positivo dalle sue visite in Museo. In uno scaffale della Collezione Generale degli Uccelli fu istituita, a richiesta del pubblico, una piccola mostra XXX O. pe BEAUX provvisoria di Colibrì. Nel Salone degli studi al terzo piano si inizia il riordinamento dei Micromammiferi nella loro nuova sede. Il Direttore studia e descrive i Mammiferi riportati dal Prof. Zavattari colla spedizione della R. Accademia d’ Italia al Sagan-Omo; determina alcuni Mammiferi) per il Museo Libico di Storia Naturale; studia la distribuzione geografica dei Cervi viventi del globo, quale suo contributo all’ opera di Guido Castelli sul «Cervo europeo »; deter- mina ex novo e rivede la determinazione di numerosi Mammiferi ed Uccelli nella loro qualità di ospitatori di Mallofagi, in appoggio alle ricerche del Dott. Conci, studioso di quest’ ordine di Insetti; determina ed intercala in Ostensione vari Mammiferi appartenenti alle raccolte uni- versitarie depositate in Museo. Nel campo tecnico (aiuto preparatore Trucco) vengono rimontati in posizione naturale e messi in Ostensione uno scheletro di giovane Ippopotamo appartenente all’ Universita, ed uno scheletro di Leone adulto dell’ Eritrea riportato nel 1876 dal Mar- chese Antinori, e si eseguisce con successo la ripulitura a secco, con polvere \di talco, di una vecchia preparazione di Giraffa, appartenente all’ Università. Sezione dei Rettili ed Anfibi. — Il titolare Conservatore Dott. Capra raduna e controlla la determinazione di alcuni Rettili! destinati alla Collezione didattica della clinica per le malattie tropicali presso ~ I’ Ospedale di San Martino. Il Direttore Prof. De Beaux munisce delle opportune didascalie in sito le varie parti dell’ ovidotto carico di uova di una grossa Tartaruga leopardina della Somalia meridionale destinato all’ Ostensione. Sezione dei Pesci. — L’ Assistente Dott.ssa Guiglia, titolare, ese- guisce varie ricerche sui Pesci dell’ Eritrea e su quelli di alcune altre regioni africane su richiesta del Dott. Gridelli di Trieste, rispettiva- mente del Prof. Tortonese di Torino. Raduna materiale ittiologico per l’ Esposizione d’ Oltremare di Napoli e si occupa della Sistematica del genere Smaris per aiuto alla laureanda Sig.na De Scalzi. Sezione degli Invertebrati. — Il 1 Conservatore Prof. Masi rior- dina le coliezioni degli Echinodermi, dei Crostacei decapodi e degli ani- mali vermiformi. Sistema numerosi Crostacei di nuova entrata e raduna RELAZIONE 1940-41 XXXI vari Isopodi a scopo di studio. Compila un catalogo di parte della col- lezione degli Scorpioni, che, per quanto tuttora incompleto, comprende 316 specie appartenenti a 25 dei 57 generi finora noti. I Tipi di specie, alcuni dei quali sono però passati in sinonimia, ammontano a 19. Com- pila il catalogo degli Acari, dei quali risultano presenti in Museo 77 specie. Compila i cataloghi dei Platelminti, dei Nematelminti, degli Irudinei, degli Oligocheti e particolarmente dei Lombrichi italiani, rior- dinando e sistemando le relative raccolte. Determina i Coralli prove- nienti dall'ex Museo di Sestri Ponente. Collabora all’ Enciclopedia Coloniale internazionale. Il collaboratore volontario Dott. G. Bacci persevera, in 183 presenze in Museo, nella sua coscenziosa revisione e nuova sistemazione dei Molluschi terrestri europei ed africani, e dedica particolari cure allo studio della Malacologia dell’ A.O.I. Sezione degli Insetti. - (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). — Il titolare continua lo studio dei Coccinellidi e compila un catalogo delle specie dell’ A.O.I. Determina Coleotteri italiani appartenenti a varie famiglie per il Prof. Goidanich di Torino, Prof. Russo di Pisa, Dott. Koch di Monaco di Baviera, Rag. Boldori di Cremona, Signor Lostia di Cagliari, Signor Moro e Signor Borra di Genova. Studia e determina Neurotteri per il Prof. Grandi e per il Dott. Nielsen di Bologna, Ortot- teri per il Prof. Grandi, per il Prof. Salfi di Genova e per il Signor Pavan di Brescia. Determina insetti vari del Tibesti raccolti dal Prof. -Scortecci. Esamina, raduna e sistema poi in collezione Pterostichini studiati dal Prof. Straneo di Parma. Etichetta gli Stafilinidi delle Filip- pine e dedica particolari cure al raggruppamento, al riordinamento ed alla sistemazione dei Tenebrionidi africani, dei Carabidi del genere Abax, degli Scopeus, dei Licidi italiani, dei Cetonidi, dei Neurotteri raccolti dal Prof. Zavattari al Sagan-Omo; degli Odonati italiani ed indo-malesi, degli Ortotteri del genere Decticus. L’ Assistente effettiva Dott.ssa D. Guiglia prosegue nella sua col- laborazione del « Hymenopterorum Catalogus». Studia e determina Imenotteri liguri per il Sig. Borra e per il Rag. Mancini; Imenotteri italiani per il Prof. Grandi di Bologna, per il Museo di Milano e di Verona, per il Sig. Volkhemer di Genova; Imenotteri di Rodi per il Prof. Silvestri di Portici; Imenotteri libici per il Centro Sperimentale XXXII O. DE BEAUX Agrario e Zootecnico della Libia; per il Museo Libico di Storia Naturale di Tripoli; Imenotteri tunisini per il Sig. Blithgen di Naumburg; Ime- notteri dell’ A.O.I. per il Prof. Russo di Pisa, per il Museo di Trieste, per il Sig. Vatova di Trieste, per il Prof. Zavattari di Roma. Compila un elenco del genere Xylocopa per il Dott. Tsing Chao Ma di Canton. Scrive varie recensioni su lavori imenotterologici. Intercala nelle colle- zioni del Museo il materiale imenotterologico di nuova entrata e di ritorno. Il I Conservatore effettivo Prof. L. Masi determina Imenotteri parassiti dell’ A.O.I. per il Prof. Zavattari di Roma. Si occupa partico- larmente di Braconidi del gruppo Agattini, di Icneumonidi del genere Osprynchotus e del genere Stephanus. Esamina e determina numerose galle che intercala in collezione. Riordina parte delle collezioni di Cal- cididi e delle raccolte di Insetti in alcool. Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio studia, determina e sistema definitivamente, in 77 presenze in Museo, i Lepidotteri delia famiglia delle Sesiidaei provenienti da qualsiasi parte del globo, e le Noctuidae paleartiche, africane, indo-australiane ed americane. Inizia la sistemazione di Ropaloceri africani portando a termine quella delle famiglie delle Papilionidae e Pieridae. Di tutti i Lepidotteri determinati compila uno schedario per specie. Studia le Noctuidae della spedizione del Prof. Zavattari al Sagan-Omo per l’Istituto Nazionale di Entomo- logia di Roma e materiale lepidotterologico africano vario per il R. Osservatorio per le malattie delle piante di Genova, per il R. Labora- torio di Entomologia Agraria di Portici, per il Dott. A. Fiori di Bologna e per il Prof. Schiavazzi di Livorno. Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini prosegue nei suoi studi sugli Emitteri e sostituisce con zelo e perizia, in 177 presenze in Museo, il Dott. Capra nelle necessarie ricerche e nei riordinamenti di materiale coleotterologico. Il Conservatore Onorario Sig. C. Menozzi porta a termine lo studio delle Formiche raccolte da Bottego, Citerni e Patrizi in A.O.I. e pre- para una nota sulla raccolta Patrizi. Il Conservatore Onorario Prof. Ing. S. L. Straneo termina lo studio dell’ ultimo gruppo dei Coleotteri Pterostichini della Collezione Ca- stelnau, rintracciandovi vari Tipi, che non erano stati riconosciuti come ReLAZIONE 1940-41 XXXIII tali nemmeno ali’ atto di acquisto della collezione stessa. Compila le pubblicazioni relative al materiale precedente, e studia tutti i Pterosti- chini raccolti da L. Fea a Fernando Poo, Principe, S. Thomé nella Guinea Portoghese e nel Congo Francese. Il collaboratore volontario Sig. G. Binaghi continua a studiare i Coleotteri Elateridi ed estende le sue ricerche anche alle famiglie dei Carabidi, dei Coccinellidi, dei Coliidiidi, dei Crisomelidi, Paussidi, Sta- filinidi ed alle sottofamiglie dei Trachini e dei Batiscini. Egli ha, anche nel biennio in parola, 156 presenze in Museo al suo attivo, durante le quali determina parecchio materiale del medesimo e compie numerose ricerche bibliografiche. Tl collaboratore volontario Dott. A. Festa continua a frequentare il Museo, compatibilmente con gli altri suoi obblighi, studiandovi le rac- colte dei Plecotteri. È Il collaboratore volontario M. Franciscolo conta 121 presenze in Museo; 32 ne conta A. Sanfilippo; 85 il Rag. L. Storace e 15 G. Timossi. Questi giovani si accostano con buona volontà, sempre incoraggiati dal Direttore e dai colleghi anziani, agli studi entomologici. Il Franciscolo si è dedicato particolarmente allo studio dei Coleotteri Mordellidi ed ha già compiuto un riordinamento delle rispettive collezioni. Cesare Conci, infine, laureando in Scienze Naturali, con tesi in Zoologia presso il Prof. De Beaux, ha 113 presenze in Museo, nelle quali si dedica con grande zelo a ricerche mallofagologiche su materiale rac- colto in gran parte su pelli di Mammiferi e di Uccelli del Museo stesso. Sezione di Mineralogia. — Il Conservatore Onorario a vita Prof. A. Pelloux continua a lavorare alacremente all’ incremento delle colle- zioni a lui affidate. Dopo essersi recato, nell’ autunno del 1940, due volte a Varzo per ritirare, insieme all’ aiuto-preparatore M. Trucco, il mate- riale costituente la Collezione Lincio, procede al suo ordinamento. Egli esamina inoltre i minerali e le roccie che già facevano parte del disciolto Museo di Sestri Ponente, inserendo nelle nostre raccolte quante vi si trovava d’interessante per esse e destinando il rimanente alla forma- zione di collezioni didattiche per scuole che ne facessero richiesta. Presso questa Sezione sono stati anche esaminati gratuitamente diversi campioni di minerali e di roccie, e ne furono poi comunicati il nome e le possibilità di sfruttamento a coloro che li presentarono per avere su di essi un giudizio competente. XXXIV O. pe BEAUX Sezione di Botanica. — Il collaboratore volontario Sig. R. Cucini assume |’ impegno di conservare ed accrescere le raccolte botaniche del Museo incominciando collo studio, riordinamento e completamento del- l’ Erbario « Clelia Durazzo» che il nostro Istituto ereditò dal disciolto Museo Pedagogico. Egli dedica a tale lavoro 154 pomeriggi, rivedendo, cambiando, se necessario, i fogli, raggruppando le famiglie, completando con doni propri le rappresentanze della Flora locale, dotando le singole cartelle con acconce didascalie esterne per le famiglie ed i generi, ed istituendo un registro generale della Flora italiana. Personale amministrativo. - (Applicato C. D. Adamoli). — Immu- tato dal 1935-39 colla aggiunta delle attività registrate nel paragrafo sulla Biblioteca e su quella della revisione dei preparati in alcool nei bassifondi. i Personale tecnico. Preparatore tassidermista: C. Confalonieri. - Mette in pelle 3 Mammiferi di grossa taglia, 22 di media statura, 6 piccoli, preparandone il cranio e prepara 19 crani di Mammiferi a parte. Mette in pelle 10 uccelli e riprepara una pelle di Pesce cane a secco. Porta quasi a termine la revisione dei nume- rosissimi preparati in alcool conservati nei bassifondi, coll’ aiuto degli inservienti G. Canepa e D. Arecco, coadiuvato all’occorrenza dall’usciere G. Bertolassi, e colla collaborazione dell’ Applicato C. D. Adamoli, che trascrive numerose etichette. Preparatori: C. Borgioli. - Compie la revisione tecnica dei Mammiferi e degli Uccelli in pelle, dei crani di Mammiferi in Ostensione e delle Colle- zioni entomologiche. Si applica a svariate pratiche quali l’ impartizione delle necessarie istruzioni tecniche agli entomologi principianti frequen- tatori del Museo; il conteggio di materiale scientifico in arrivo e di ritorno, e di materiale tecnico, quali scatole e spilli entomologici, l’aiuto al mallofagologo C. Conci nella ricerca dei parassiti in questione su pelli di Mammiferi ed Uccelli; l’ etichettatura degli Insetti e di Mammiferi ed Uccelli in pelle; la scritturazione calligrafica di dilascalie per l’osten- sione dei Mammiferi e la loro chiodatura sugli appositi sostegni in legno; Ie MERE VIE hein Peo ST. ane PA A RELAZIONE 1940-41 XXXV la scritturazione calligrafica di didascalie esterne per le singole cartelle e scatole dell’ Erbario « Clelia Durazzo » e di quelle per la Mostra d’ Oltremare di Napoli; l’ ordinamento dell’ Archivio del Giardino Zoo- logico. Mette in pelle 2 Mammiferi di media taglia e 25 Micromammi- feri, preparandone il cranio, e prepara 20 crani di Mammiferi a parte. Mette in pelle 11 Uccelli. Prepara 5507 Insetti. Aiuto - preparatore : M. Trucco. - Prende parte alla spedizione a Varzo (23-28 novembre 1940) per l'imballaggio dei minerali della Collezione Lincio, ed alla “campagna di ricupero dell’ Elefante fossile di Grotte S. Stefano (Viterbo) 13-28 luglio 1941. Monta un leone maschio adulto e mette in pelle 28 Mammiferi di grossa e di media taglia e 14 di piccole dimensioni, non- chè 6 Uccelli. Prepara o ripara 63 crani di Mammiferi e ripara 6 esem- plari della stessa classe montati o in pelle. Ripulisce e ripara vari pezzi di Anatomia umana. Ripulisce ossa fossili di Elefante e di Cervo e rin- forza con soluzioni gommose impronte di pesci nelle farine fossili. Rimonta. sotto la guida del Direttore, in posizione naturale uno scheletro di Ippopotamo ed uno di Leone per 1’ Ostensione. Scarnisce vari Mam- miferi morti al Giardino Zoologico di Genova-Nervi e cura la concia di tutte le pelli che vengono lavorate in Museo. Compie il lavaggio dei minerali di nuova entrata sulle indicazioni del Prof. Pelloux. Mette in pelle una Tartaruga e cura la conservazione a liquido di numerosi Ret- tili, Anfibi e Pesci. Vuota uova di Uccelli; sistema Crostacei a secco sulle loro basi; pulisce funghi legnosi: Cambia la base a parecchi Mam- miferi montati. Compie la revisione delle stanze-scaffale contenenti i Mammiferi e gli Uccelli della R. Università e riordina uno scaffale contenente pelli e scheletri di rettili. Lavori tecnici eseguiti dal Personale scientifico. — Il Prof. De Beaux ricolora con tinte ad olio e con polvere d’ oro e d’ argento 3 grossi pesci avuti in dono dalla Ditta Giolfo e Calcagno (Genepesca). Disegna sulle misure prese sul cadavere il modello in grandezza naturale per un leone da montare. Decifra numerose etichette di preparati in alcool dei bassifondi rese quasi illeggibili dall’ umidità. Il Prof. Masi fa la revisione della collezione dei Ragni in alcool e della collezione delle Galle. Prepara 626 Microimenotteri e numerosi altri Imenotteri e Ditteri. XXXVI O. DE BEAUX Il Dott. Capra prepara 175 Ortotteri; prepara o riprepara numerosi Neurotteri; riprepara numerosi Carabidi e Licidi, Abax e Sphaeridium. La Dott.ssa Guiglia riprepara vari Imenotteri. Lavori tecnici eseguiti da Collaboratori volontari. — Il Signor Borra riconsegna 4 scatole di materiale entomologico accuratamente preparato ed ordinato, che il Museo ebbe in dono dal Signor F. Vaccaro dall’ Eritrea. | Il Sig. M. Franciscolo prepara 94 insetti ed aiuta la preparatrice Borgioli nella revisione delle collezioni entomologiche. Il Sig. A. Sanfilippo prepara vari insetti. Il Rag. L. Storace prepara 517 Coleotteri ed Imenotteri. Aiuta il Direttore nella revisione della collezione dei Mammiferi in Ostensione; aiuta 1’ Applicato Adamoli nella timbratura delle Miscellanee. Il Conservatore Onorario Prof. S. L. Straneo riprepara nel modo tecnicamente più perfetto possibile oltre un centinaio di Coleotteri Pte- rostichini, fra i quali numerosi Tipi della Collezione Castelnau. Lavori tecnici eseguiti dal Personale amministrativo. — L’ Applicato Adamoli stampa grandi didascalie per l’Ostensione; etichetta Miscellanee per la Biblioteca; riscrive etichette per le collezioni in alcool. Lavori tecnici eseguiti dal Personale subalterno. — Bertolassi G. ripulisce vasi per preparati a liquido e ne cura la chiusura con mastice; confeziona i pacchi per la spedizione di libri e di materiale scientifico; taglia da solo o con l’aiuto di Trucco M. i cartoncini per le didascalie per l’ostensione. Provvede con l’ aiuto di Trucco alle riparazioni prov- visorie dei lucernai danneggiati dalla difesa antiaerea. Arecco D., Canepa G. e Gambaro G. eseguiscono numerose ripa- razioni alle corde delle persiane avvolgibili. I primi due collaborano alla revisione delle collezioni a liquido dei bassifondi curandone la ripuli- tura e la parte materiale della rietichettatura. Trucco M. - Coadiuva il Direttore nella ricerca di materiale per le lezioni. agli studenti universitari, date nei locali del Museo, ed assiste alle medesime in funzione di bidello. Sistema, come deposito delle casse | RELAZIONE 1940-41 XXXVII di legno, la ex cantina dell’ alcool. Cura la erogazione dell’ alcool dal magazzino e la segnalazione del suo consumo. Eseguisce varie ripara- oi zioni a scaffali ed a serrature. Giornale del Museo. - (Dott.ssa D. Guiglia). — Invariato dal 1935-39. =§ R. Delegazione Fitopatologica. - (Dott. F. Capra e Prof. L. Masi). — ee) È Invariato dal 1935-39, salvo l’ assenza del Dott. Capra dal 7 gennaio 1941. Società SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL MUSEO. La «Società Entomologica Italiana» si è radunata 74 volte. La « Società degli Amici del Museo » si raduna 2 volte, ed il Diret- tore, Membro di diritto del Consiglio, mostra le nuove istituzioni museo- logiche ai Soci convenuti. 1 Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Dicembre 1942- XXI. dio wi sr G sha See fet ee A sa = Se OE Re See È f a FERRO IT ZA ca CI 2 ca ee 4 > - — ; DI — z : D D CASE S | Coi st SE Zi | aml 4 ; Zi i i i) (1) AUGUSTO BEGUINOT Il 3 gennaio 1940 si spegneva dopo brevissima malattia, nella sua abitazione d’ ufficio entro 1’ Istituto ed Orto Botanico della R. Universita, il Prof. Augusto Beguinot, ordinario della rispettiva materia, lavoratore instancabile, raccoglitore ed indagatore appassionato, sistematico ecologo e biologo di erudizione vastissima, di rara acutezza analitica e di grande capacità di sintesi. Era nato a Paliano (Frosinone) il 17 ottobre 1875. Si laureò a Roma in Scienze Naturali nel 1898. Nel 1900 entrò assistente nel R. Istituto Botanico di Padova, dove passò aiuto e conseguì la libera docenza, insegnando, come incaricato, all’ Università di Padova ed a quella di Ferrara. Nel 1921 fu nominato, per concorso, professore di Botanica all’ Università di Sassari, da dove passò a Messina, quindi a Modena ed infine, nel 1929, a Genova. Nel campo sistematico il Beguinot si occupò particolarmente della flora della regione Padovana, dei Colli Euganei, delle isole ponziane e napoletane, della Laguna Veneta, del Trentino, delle isole dell’ Egeo e della Libia. Con intendimenti più complessi trattò fra altro «la vita delle piante superiori nella Laguna di Venezia », « gli aspetti e le origini della vegetazione d’ Italia», «l’ Endemismo delle minori isole italiane», «la Flora e la Fitogeografia delle paludi Pontine »; scrisse anche studi mono- grafici su vari generi di piante ed-assai si occupò della storia della Bota- nica rievocando, con accuratissime valutazioni, le figure di numerosi suci predecessori nei rami di studio da lui prediletti. D’ aspetto. piuttosto rude, di modi apparentemente burberi, inse- gnante assai severo ed esaminatore esigente, il Beguinot era pure dotato di animo gentile e premuroso e si mostrava sempre pronto ad addossarsi ogni sorta di fatiche, quasi ansioso di non avere mai abbastanza lavoro dinnanzi a sè. Vivissimo e sincero è quindi il rimpianto che la sua repentina dipartita ha lasciato nei colleghi, nei collaboratori, negli allievi tutti. Era membro effettivo o corrispondente di oltre venti Società scien- tifiche nazionali ed estere e la Società di Scienze e Lettere di Genova, (2) attualmente Reale Accademia Ligure di Scienze e Lettere, lo ebbe atti- vissimo ed apprezzatissimo Segretario Generale. Per tutto il tempo della sua residenza nella nostra Città Egli fu in costanti e cordialissimi rapporti di collaborazione col Museo Civico, avendo assunto coi suoi aiuti e tecnici, lo studio e la conservazione del- l’ Erbario « Camilla Doria» di proprietà del nostro Istituto. GIORGIO KRUGER Il 19 aprile 1940 moriva quasi repentinamente a Tripoli Giorgio Kriiger. E’ scomparso con lui uno dei più belli esempi di dedizione com- pleta al lavoro incessante ed intelligente, vivificato dal fuoco sacro per la Scienza. Era nato a Berlino il 22 dicembre 1871. Ereditò dal padre la pas- sione per |’ Entomologia, disciplina nella quale acquistò solide basi ed ampie cognizioni a Berlino e più tardi al Museo Britannico di Londra. Padrone del tedesco, inglese, italiano, francese e spagnuolo, compì lunghe e fruttuosissime esplorazioni entomologiche in Germania, in Ispagna ed in gran parte delle coste mediterranee, ad Aspromonte in Calabria, in Sicilia, nell’ Abruzzo, al Monte Rosa, in Sardegna, in Val- camonica, in Isvizzera, in Cirenaica ed in Tripolitania. Nel 1903 assunse il posto di « Collettore e Conservatore » presso il Conte E. Turati di Milano; nel 1923 creò il « Gabinetto di Entomo- logia e di Fitopatologia di Bengasi », da dove passò Conservatore del « Museo Libico di Storia Naturale di Tripcli ». Tedesco per nascita, si stabilì nel 1900 in Italia, verso la quale si sentiva già da tempo attratto e che amò poi sempre come sua patria di elezione. La grande guerra 1914-18 l’ obbligò a tornare in Germania, dove rispose ai suoi obblighi militari come interprete in un campo di prigio- nieri italiani. Tornato in Italia, ottenne la cittadinanza italiana ed onorò la sua nuova patria colla ferrea operosità, coll’ onestà, col disprezzo del pro- prio comodo, della stanchezza, dei pericoli di ogni sorta, cui frequente- mente si esponeva nelle sue peregrinazioni di raccoglitore. Nel 1938 fu nominato Cavaliere Ufficiale della Stella d° Italia per merito coloniale. (3) A luminosa documentazione della straordinaria attivita del Kriger nel senso sopracitato basti ricordare che Egli ha raccolto per il solo Museo Libico di Tripoli 25.000 insetti, oltre un copioso materiale flori- stico; che Egli ha scoperto circa 300 specie e sottospecie nuove di insetti in Libia, e 100 altre specie e sottospecie in Italia, Svizzera e Spagna. Il Kriiger cercò e coltivò fin da tempi ormai lontani la collabora- zione del nostro Museo; particolarmente frequenti e cordiali furono i nostri rapporti con Lui in questi ultimi anni. FRANCESCO PIO POMINI Il 10 marzo 1941 cadde sul fronte greco, da prode Ufficiale degli Alpini, Francesco Pio Pomini, nato a Verona nel 1915 come figlio del generale medico Guido. Si laureò in Scienze Naturali a Padova nel 1936, fu assistente inca- ricato alla Cattedra di Zoologia nella R. Università di Pavia e passò nel 1939, in seguito a concorso, Assistente di ruolo alla Cattedra corrispon- dente dell’ Università di Bologna. Eseguì una spedizione di studio in Sardegna, riportandone ricco materiale zoologico e diligenti appunti biologici; nel 1940 fu al Gargano, regione della quale mise particolarmente in luce l’ importanza biogeo- grafica, e durante la guerra l’Albania gli si rivelava come la terra riser- vata alle sue future ricerche. D’ animo profondamente religioso e gentile, Egli amava appassio- natamente gli animali e la zoologia, la sistematica e la biologia, 1’ arduo lavoro del raccoglitore ed acuto osservatore in campagna, la severa disciplina del ricercatore e sperimentatore in laboratorio, cosicchè rap- presentava una delle più belle e sicure promesse tra i giovani zoologi d’ Italia. Promesse che, nel’ troppo breve corso della sua vita, largamente mantenne, giacchè F. P. Pomini lascia 25 apprezzati lavori sull’ Ittiologia d’acqua dolce, sullo sviluppo, la biologia e la morfologia dei Salmonidi, nonchè su vari argomenti di Entomologia. Un progetto di revisione dei Coleotteri del genere Abax lo condusse appunto al Museo Geno- vese, e procurò a chi oggi lo commemora il piacere della sua personale conoscenza ed il più vivo rimpianto della sua scomparsa. (4) FRITZ SARASIN Il 23 marzo 1942, durante l’ abituale, breve riposo primaverile a Lugano, il Dott. Fritz Sarasin passò placidamente dal sonno alla morte. Egli fu un vero naturalista nel senso più vasto e più profondo della parola. Nacque a Basilea il 3 dicembre 1859, come figlio del sindaco di quella città, studiò Scienze Naturali a Ginevra, ove fu allievo di K. Vogt e di Saussure; medicina a Basilea, ove frequentò i corsi di L. Riitimeyer e di J. Kollmann, e si laureò in Scienze Naturali a Wiirzburg nel 1883 col Prof. R. Semper. Nello stesso anno partì, insieme a suo cugino, Dott. Paul Sarasin, per Ceylon, dove si trattenne 3 anni, tornandone con ricche raccolte scientifiche, più particolarmente zoologiche ed etnografiche e con un larghissimo corredo di cognizioni e di esperienze. Dopo 6 anni di permanenza a Berlino per lo studio del materiale riportato nel suo primo viaggio, si recò nel 1889 in Egitto per studi etnografici; dal 1893 al 1896 a Celebes ove raccolse materiale zoologico, botanico e geologico e dove tornò nel 1901-1903; nel 1907 si recò di nuovo a Ceylon, col preciso compito di studiare il paleolitico dei Wedda; nel 1911-12 fu per un anno e mezzo nella Nuova Caledonia insieme al Dott. Jean Roux (v. Cenni necrologici 1938-39, Vol. LX); nel 1923 in Tunisia e Tripolitania; nel 1925 a Ceylon e nel 1931, a 72 anni, al Siam e nell’ isola di Bali. Dallo studio del materiale raccolto uscirono dalla sua penna, o in collaborazione con suo cugino, lavori di fondamentale importanza sui Ricci di mare, sui Molluschi, sull’ /chthyophis, sull’ antropologia dei Wedda, sulla geologia di Celebes e su molti altri argomenti. Nei suoi ultimi anni pubblicò lavori notevolissimi sulle leggi della colorazione dei piumaggio degli uccelli. i Fu Presidente della Commissione del Museo Etnografico di Basilea, che nel 1917 ebbe una nuova e degnissima sede per merito suo; della Societa Svizzera di Scienze Naturali; della Commissione del Museo di Storia Naturale di Basilea; della Societa Svizzera di Antropologia ed Etnologia: della Commissione Amministrativa del Giardino Zoologico di Basilea; fu Dottore honoris causa dell’ Università di Basilea e di (5) Ginevra e Socio Onorario o corrispondente di 42 Società di Scienze Naturali, zoologiche, antropologiche, etnografiche, geografiche e di preistoria. Fu oratore brillantissimo di chiarezza cristallina, di precisione e concisione eccezionali; ma per quanto tenaci fossero le insistenze perchè accettasse una cattedra universitaria, Egli, sempre accondiscendente in ogni altra cosa, mai cedette in questo punto, convinto com’ era di poter recare un miglior contributo alla Scienza attraverso le sue esplorazioni, le libere investigazioni e 1’ attività museologica. A mezzo di questa tenne vivi e frequenti rapporti col nostro Museo, il direttore scrivente del quale fu spesso ospite bene accetto nel Museo basileese. Fritz Sarasin fu un uomo felice e, quel che più monta, si ritenne sempre per tale. «Da una vita fortunata » intitolò modestamente le succose notizie autobiografiche, che pubblicò nel suo ottantesimo com- pleanne. Fu sempre avverso al monismo del Haeckel che riteneva per materialismo larvato. Riconosceva con gioia che vi sono limiti allo sci- bile umano; non poteva concepire un Universo senza anima e senza ragione; si sentiva protetto dalla Potenza Divina e tranquillo in questa convinzione. JOHANN ANTON VON SCHULTHESS RECHBERG Il 7 novembre 1941 chiuse gli occhi a Zurigo il Dottor Johann Anton von Schulthess Rechberg, imenotterolo di grande autorità, medico e filantropo di eccezionale operosità. Nacque a Zurigo il 14 gennaio 1855 ed iniziò lo studio della medi- cina nel 1875 presso 1’ Università della sua città natale, ove si laureò nel 1878 e si stabili come libero professionista nei 1884, dopo essersi perfezionato nella sua scienza a Lipsia, Parigi, Londra, Vienna e nelle cliniche dei Professori Wyss e Huguenin a Zurigo stessa. Fin dalla sua più tenera età il Schulthess mostrò grande simpatia e vivo interesse per gli animali e le piante ed a 16 anni si rivolse deci- samente all’ Entomologia, senza però negligere di formarsi nel contempo un ampio corredo di solide cognizioni generali di Zoologia e di Bota- nica. Per quasi 70 anni Egli svolse con fedele dedizione la sua attività scientifica come imenotterologo, condensando i risultati delle sue ricerche in oltre 80 pubblicazioni, che gli valsero l’ incondizionato riconoscimento (6) dei colleghi svizzeri ed esteri e gli procurarono un intensissimo scambio di collaborazione coi Musei e coi collezionisti privati di molti paesi. Numerose Società scientifiche lo vollero presidente o membro onorario e |’ Università di Zurigo lo proclamò Dottore honoris causa; nel 1925 presiedette il primo Congresso internazionale di Entomologia del dopo- guerra a Zurigo. Di convinzioni profondamente religiose, d’ umore ottimista e ten- dente alla lietezza, Egli cercò sempre di far del bene al suo prossimo, non soltanto come medico, ma anche come presidente della! « Società svizzera per il benessere pubblico », come Colonnello medico e come Presidente della « Croce Rossa Svizzera », ufficio nel quale si prodigò a lenire innumerevoli e inenarrabili sofferenze nella guerra mon- diale 1914-1918. Da decenni lo Schulthess era, particolarmente per tramite della nostra imenotterologa Dottoressa D. Guiglia, in continua stretta collabo- razione col nostro Museo, che gli deve anche numerosi e preziosi doni. HANS GEORG STEHLIN Il 15 novembre 1941 a Basilea cessò di vivere il professore H. G. Stehlin, paleomammalogo di fama mondiale per la coscienziosità ed il rigore dei suoi metodi di ricerca, per la limpidezza e la logica delle sue deduzioni, per la vastità e profondità della sua erudizione, per la massa imponente delle sue pubblicazioni scientifiche. Era nato a Basilea il 13 gennaio 1870. Si inscrisse studente di Medicina nella sua città natale, ma dopo un anno passò alle Scienze Naturali, sentendosi particolarmente portato alla Zoologia. Fu allievo, poi assistente ed infine successore di L. Riitimeyer, essendo stato nel 1908 nominato presidente della Sezione di Anatomia Comparata e di Paleontologia dei Vertebrati in quel Museo basileese, la fondazione del quale fu merito precipuo di suo nonno Peter Merian. Il compito speciale nella vita dello Stehlin, fu l’ arricchimento e l’ ampliamento delle collezioni di Mammiferi del siderolitico svizzero, ini- ziate dal suo maestro e la creazione di larghe serie di materiale di con- fronto proveniente da altri orizzonti del terziario europeo, compito che Egli assolse in modo così ammirevole da costituire un insieme di docu- menti osteologici fossili e recenti veramente unico in Europa. Tuttavia Egli si dedicò di buon grado anche a compiti più vasti, -_ (7) specialmente dopo il 1920, anno in cui sostituì il Dott. Fr. Sarasin nella presidenza della Commissione per l’intero Museo di Storia Naturale, che tenne fin quasi alla sua morte. Nell’ investigazione scientifica Egli s' impose agli studiosi di mam- malogia e di anatomia comparata già colla sua tesi di laurea sulla « Metamorfosi postembrionale del cranio dei Ruminanti », e rimase poi sempre fedele al metodo dell’ analisi dettagliata e rigorosa dei caratteri dentari ed osteologici e della trasformazione di questi caratteri, sia nel- l’ontogenesi che nella filogenesi. Ammirevole frutto di tale applicazione è il suo lavoro « sulla storia della dentatura dei Suidi» pubblicata nel 1899. Nel 1903 s’ iniziò sotto il modesto titolo di « Mammiferi dell’ Eocene svizzero, Catalogo critico del materiale », la pubblicazione della sua opera fondamentale in 7 parti, terminata nel 1916, che in realtà è una « monografia monumentale dei Mammiferi dell’ Eocene europeo », 3 parti della quale sono dedicate ai Perissodattili, 3 agli Artiodattili ed 1 ai Primati, Lo Stehlin si occupò ampiamente anche della fauna del quater- nario sia da solo sia in collaborazione con altri autori, quali Fritz Sarasin e Auguste Dubois, ed estese le sue ricerche anche a numerose faune eso- tiche come per esempio della Persia, dell’ India, di Giava, del Venezuela. Molto si occupò della Paleomammalogia italiana, e più particolar- mente del Pliocene superiore della Val d’ Arno, e fu perciò ospite sempre gradito e onorato di vari Musei italiani, quali Torito, Milano, Bergamo, Firenze. Mai mancava un’ occasione per fare visita al nostro Museo genovese, nel quale si tratteneva volentieri e lungamente collo scrivente nelle collezioni osteologiche, pur interessandosi vivamente ad ogni peculiare applicazione o innovazione museologica. Molto sobrio nella parola, molto compassato nei modi, talvolta cau- stico nelle sue espressioni, era pure di animo gentilissimo, generoso e molto propenso alla collaborazione scientifica. Il nostro G. B. Dal Piaz, attualmente ordinario di Geologia a Torino ed il nostro P. Graziosi di Firenze lo ebbero, ad esempio, guida e maestro, rispettivamente collabo- ratore. Chi scrive fu onorato dalla sua cordiale amicizia e benevola stima sin dall’ inizio di questo secolo. Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Gennaio 1943-XXI. O. De BEAUX ELIA "ea sn 5 > : “d | ‘ È - £ - i , CONTRIBUTI SCIENTIFICI ed ii Wi Me oF € dar Ata S. L. STRANEO (Parma) DESCRIZIONI PRELIMINARI DI NUOVI CAELOSTOMINI AFRICANI (Coleopt. Carab.) Poichè la pubblicazione della mia revisione dei Caelostomini afri- cani dovrà subire notevoli ritardi, ritengo opportuno pubblicare almeno le descrizioni preliminari della maggior parte delle nuove specie che ho trovato negli indeterminati che vari Musei mi hanno inviato per studio. La maggior parte delle nuove specie e, in linea generale, quelle di mag- gior interesse, erano contenute tra gli indeterminati appartenenti al Museo Civico di Genova, provenienti dalle caccie di L. Fea nelle Isole Fernando Poo, S. Thomé e Principe. Colgo l’ occasione per descrivere anche talune nuove specie appartenenti alla mia collezione. Gli olotipi di tutte le specie appartenenti a Musei sono stati resti- tuiti ai rispettivi Musei, ai Direttori dei quali invio i miei ringrazia- menti, sia per i materiali interessantissimi inviatimi per lo studio, sia per i duplicati generosamente ceduti alla mia collezione. Un particolare ringraziamento rivolgo al Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Ci- vico di Genova, e al Conservatore Dott. F. Capra, per avermi affidato lo studio del materiale raccolto da L. Fea, che si presenta di interesse veramente eccezionale, contenendo 9 specie nuove con un nuovo genere e con un nuovo sottogenere, entrambi molto caratteristici. Quando di una specie vengono citate più località di rinvenimento, la prima di esse è quella corrispondente all’ olotipo. Gen. Strigomerus Chaud. (Syn. Exocus Péring.) Strigomerus Marshalli n. sp. Lunghezza 11,6 mm.; massima larghezza 5 mm. Castagno chiaro, con elitre lievemente iridescenti, zampe, antenne e parti boccali ferru- ginee, con femori, 1° articolo delle antenne e palpi più chiari. Capo più robusto che nello Strig. ferrugineus Péring. (Exocus), con occhi ampi e Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 3 2 S. L. STRANEO molto convessi; solchi frontali punteggiati e rugosi fin dietro gli occhi. fronte tra i solchi liscia. Pronoto trasverso, coi lati non distintamente sinuati verso la base; angoli basali ottusi. Elitre subparallele, larghe. moderatamente convesse. Proepisterni perfettamente lisci, metepisteni lunghi, fittamente punteggiati; anche i lati del metasterno e degli ste niti fortemente punteggiati. Sternite anale della 2 con un solo poro se’ gero per parte. Tarsi superiormente striolati, con qualche setola rara e sparsa; onichio inferiormente con setole. Habitat: Kenya, Nairobi (Dr. Van Someren); Africa Or. Tedesi Lulanguru (G. D. H. Carpenter); Congo Belga, Urundi (A. Becquart) Alto Uelé, Yebo, Moto (L. Burgeon). Olotipo nel British Museum; allotipo nella mia collezione. Affine al ferrugineus Péring., ne differisce nettamente per la stru. tura del capo, molto più robusto, con occhi ampi e soprattutto ben co vessi, quasi emisferici, mentre nel ferrugineus gli occhi sono solo mo: ratamente convessi. Strigomerus glaber n. sp. | Lunghezza 7 mm.; massima larghezza 3 mm. Castagno oscuro, ot palpi, antenne e zampe ferruginei. Capo punteggiato fortemente pres. i solchi, più leggermente tra i solchi, sulla parte anteriore della fro - e presso gli occhi. Pronoto un po’ subcordiforme, con lati molto mode ratamente subsinuati all’ indietro, angoli basali un po’ ottusi, forniti di dentino apicale. Elitre subparallelo-ovali, omeri con minuscolo dentino apicale, strie profonde e moderatamente crenulate. Proepisterni con atrata punti lungo le suture interne, metepisterni e sterniti punteggiati ai lat. Tarsi superiormente fortemente punteggiati, con qualche setola, nor i distintamente striati; onichio inferiormente glabro, senza setole. Habitat: Sierra Leone, Dia, 1 es.; Njala, 1 es. 4 Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo. ; Di tutte le specie attualmente note di Strigomerus, solo il globe: n. sp. e il katanganus Burg. hanno l’ onichio inferiormente senza setele. non vi può essere confusione tra le due specie, perchè il katanganu: il più grande degli Strigomerus (13,5 mm.), mentre il glaber misura 7 mm. CAELOSTOMINI AFRICANI 3 Gen. Strigomerodes Stran. Rev. Zool. Bot. Afr. XXXII, 2 (1939), p. 206, 207. Strigomerodes Patrizi n. sp. Lunghezza 6,8 mm.; massima larghezza 3,1 mm. Colore bruno- ferrugineo oscuro, con elitre picee, zampe, antenne e palpi ferruginei. Capo non punteggiato, solchi frontali brevi e moderatamente impressi; antenne lunghe, filiformi. Pronoto trasverso, pochissimo convesso, note- volmente largo in confronto alla lunghezza, anteriormente coi lati forte- mente arrotondati e ristretti, posteriormente coi lati quasi paralleli o pochissimo ristretti; angoli anteriori molto arrotondati e ottusi, non pro- minenti, angoli posteriori quasi retti, con dentino apicale minimo; doccia abbastanza larga, mal definita specialmente posteriormente, come in tutti gli Strigomerodes. Elitre convesse, piuttosto brevi, orlo basale completo, Strie poco profonde, distintamente punteggiate, interstrie pochissimo con- vesse, la terza con un poro presso la base, sull’ orlo omerale. Inferior- mente completamente liscio, tranne gli sterniti che presentano una linea crenulata alla base; metepisterni lunghi. Tibie anteriori regolari, senza solco esterno; onichio inferiormente con setole. Habitat: Congo Belga: 1 esemplare ¢, mutilato, nella mia colle- zione, etichettato semplicemente H.t Uelé (olotipo): un esemplare 9 nel Museo Civico di Genova, etichettato « Alto Uelé, Kapili, F. S. Patrizi» (allotipo). Molte affine per struttura generale al singularis Burg., ne differisce nettamente per le elitre molto meno rigonfie, specialmente posterior- mente e soprattutto molto più corte. Strigomerodes laevis Burg. var. rhodesianus nov. Differisce principalmente dal tipo, che ho esaminato, per il pronoto posteriormente un po’ meno ristretto, con angoli anteriori non prominenti e più vicini al collo e doccia laterale verso la base meno ben definita; inoltre i proepisterni hanno alcun punti impressi presso le suture interne, mentre nel Jaevis sono lisci. Habitat: N. Rhodesia, un solo esemplare 34 nella mia collezione, sen?’ altra indicazione più precisa della località di cattura. 4 S. L. STRANEO Gen. Caelostomus Macl. Subgen. Dry monaxus nov. Si differenzia immediatamente dal subgen. Caelostomus s. str. e dal subgen. Drimostoma Dej. per i seguenti caratteri: Fig. 1 — Caelostomus (Drimonaxus) feanus n. sp. Fig. 2 — Caelostomus (Drimostoma) major n. sp. mandibole più fortemente arcuate ed acute nella porzione apicale, la sinistra fornita di una carena longitudinale molto pronunciata; capo con un solo poro setigero sopraoculare, carattere eccezionale già noto in vari Pterostichini s. str.. ma non mai ancora riscontrato nei Caelostomini. Subgenotypus: Caelostomus (Drymonaxus) feanus Stran. CAELOSTOMINI AFRICANI 5 Caelostomus (Drymonaxus) feanus n. sp. (fig. 1). Lunghezza 8 mm.; massima larghezza 3,4 mm. Nero lucido, con orlo laterale del pronoto, antenne, palpi e zampe rosso ferruginei. Capo con fortissime e profonde sculture, ma non punteggiato; solo in fondo ai solchi frontali, che sono profondissimi e fortemente raddoppiati per quasi tutta la lunghezza, vi è un po’ di rugosità e forse qualche punto grosso e mal definito; un solo poro setigero sopraoculare. Pronoto subcordi- ferme, convesso, coi lati fortemente arrotondati anteriormente e forte- mente ristretti posteriormente senza sinuosità o con leggera subsinuo- sità; angoli posteriori molto ottusi, con dente apicale; doccia abbastanza larga e profonda, margine laterale con distinte dentellature. Elitre sub- parallelo-ovali, ben convesse, omeri arrotondati, strie profondissime, moderatamente crenulate. Inferiormente prosterno fortemente solcato longitudinalmente, proepisterni lisci, metepisterni lunghi; questi ultimi, i lati del metasterno e i lati degli sterniti con forte punteggiatura abba- stanza grossa. Tarsi anteriori del ¢ moderatamente dilatati, della 9 quasi simmetrici. 3 Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); id.; Musola (L. Fea) (400-600 m., VIII-IX 1901): vari esemplari. Olotipo e paratipi nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo. E’ l’unica specie del sottogenere e non può essere confusa con alcuna specie precedentemente descritta. Subgen. Drimostoma Dei. Caelostomus (Drimostoma) Westermanni var. parumpunctatus nov. E’ la forma estrema orientale che abita il Kenia e 1’ Uganda. Dif- ferisce molto dalla forma tipica per la statura generalmente maggiore. per il pronoto verso la base un po’ sinuato, le elitre parallele e la pun- teggiatura del margine laterale del pronoto molto ridotta, sia come esten- sione, sia come profondità. In alcuni esemplari del Kenia, la punteggia- tura è ridotta addirittura a una! rugosità superficiale, più o meno irrego- lare ed evanescente. Edeago molto simile a quello della forma tipica. Habitat: Uganda, Entebbe (Dr. C. A. Wiggins); Kudunguru; Jinja 6 S. L. STRANEO (Dr. Van Someren); Kireta (C. Gowdey); Kenya, Mawakota (Dr. Van Someren); id., Kaimosi (A. Turner). Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo. Caelostomus (Drimostoma) Westermanni subsp. conctractus nov. E’ la forma interessantissima dell’ Is. Fernando Poo. Essa ha l’orlo laterale del pronoto con fortissima ed estesa punteggiatura anche più che nella forma tipica e nella var. Pradieri, un po’ meno rialzato; le elitre un po’ più brevi; ed è caratterizzata dalla forma estremamente pecu- b j 3 4 Fig. 3 — Coelostomus (Drimostoma) Westermanni Chaud.: organo copulatore ¢ ; a) visione laterale; b) visione dorsale della porzione apicale. Fig. 4 — Caelostomus (Drimostoma) Westermanni Chaud. ssp. contractus nov.: organo copulatore 6 ; a) visione laterale; b) visione dorsale della porzione apicale. liare dell’ organo copulatore, diversissima da quella della forma tipica e delle varie forme continentali; mentre in queste 1’ edeago, regolar- mente invertito come in tutti i Caelostomini, è di forma e sagoma rego- lare (fig. 3), nella subsp. contractus è grandissimo e compresso lateralmente per tutta la sua lunghezza, onde, guardato dal dorso appare sottilissimo, mentre il profilo è quasi normale (fig. 4). Tale differenza, così cospicua, farebbe pensare che possa trattarsi di specie diversa dalla Westermanni; ma l'assenza di ogni altro carattere sufficiente a identificare la forma dell’ Is. Fernando Poo, unita alla considerazione che la forma dell’organo CAELOSTOMINI AFRICANI 7 copulatore è un carattere in genere affatto inutilizzabile nel gen. Caelo- stomus, mi fanno preferire di considerare il contractus come semplice sottospecie di Westermanni. Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé, 400-600 m. (L. Fea), numerosi esemplari. Olotipo nel Museo Civico di Genova. allotipo nella mia collezione. Caelostomus (Drimostoma) robustus n. sp. Lunghezza 10 mm.; massima larghezza 4,4 mm. Nero intenso, con zampe, antenne e palpi di colore rosso oscuro. Capo con grossi e forti punti presso ed entro i solchi frontali, ma liscio in mezzo alla fronte; antenne lunghe, sottili. Pronoto trasverso, subcordiforme, posteriormente coi lati convergenti in linea retta; margine laterale non nettamente limi- tato all’ interno, liscio, abbastanza largo. Elitre brevi, ampie, ben con- vesse sul disco e sul declivio apicale, che è molto graduale; orlo basale completo, strie profondissime, finemente ma fittamente crenulate; inter- strie ben convesse. Proepisterni perfettamente lisci, non punteggiati, metepisterni lunghi; primi sterniti fortemente punteggiati, gli altri quasi lisci, impressi ai lati. Onichio inferiormente glabro. Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea, 400-600 m., IX-1901)), 4 esemplari. Specie affine alla Westermanni, ma molto più robusta e tozza, più convessa, con orlo laterale del pronoto meno ampio, perfettamente liscio. Sembra localizzata nell’ Isola Fernando Poo. Olotipo nel Museo di Genova, allotipo nella mia collezione. Caelostomus (Drimostoma) maior n. sp. (fig. 2). Lunghezza 9,5 mm.; massima larghezza 3,9 mm. Nero lucido, con antenne, palpi e zampe di colore rosso ferrugineo. Capo abbastanza pic- colo e allungato, solchi frontali lunghi, punteggiati; fronte tra i solchi liscia; antenne lunghe e abbastanza sottili, non moniliformi. Pronoto cor- dato, coi lati posteriormente fortemente ristretti, più o meno eviden- temente sinuati; angoli basali ottusi, con robusto dente apicale; mar- gine laterale sottile, doccia un po’ larga, liscia; base non punteggiata. Elitre brevi, ampie e ben convesse, bruscamente dilatate dopo gli omeri; orlo basale completo; strie profonde, fortemente crenulate. Proepisterni lisci, metepisterni lunghi, fortemente punteggiati; lati degli sterniti e 8 S. L. STRANEO del metasterno fortemente punteggiati. Tibie anteriori portanti solo la Spina apicale, onichio inferiormente glabro. Habitat: S. Rhodesia, M. Selinda (R. H. R. Stevenson), 1 es.; Mabira Forest (R. H. R. Stevenson), 2 es.; Ciirinda, Mashunland (G. A. K. Marshall) 1 es.; un altro esemplare della stessa località nel S. African Museum. Olotipo e allotipo nella mia collezione. Molto distinto da tutte le specie precedentemente descritte. La specie più vicina è forse il C. validiusculus Tschit. che però è più pic- colo, più convesso, coll’ orlo laterale del pronoto stretto, conformato molto diversamente. Caelostomus (Drimostoma?) crassus n. sp. Lunghezza 6,8 mm.; massima larghezza 3,2 mm. Nero abbastanza lucido, con zampe, antenne e palpi di colore rosso-bruno. Capo liscio, un po’ rugoso presso i solchi frontali che sono brevi e moderatamente im- pressi; ad ambo i lati del capo si trova solo un poro setigero sopraocu- lare; antenne moniliformi. Pronoto largo, corto, perfettamente arroton- dato uniformemente ai lati fino alla base; angoli basali molto ottusi, con apice vivo; doccia liscia, strettissima, solo lievemente allargata posterior- mente, priva del poro setigero nella metà anteriore. Elitre larghe, brevi, convesse, quasi subglobose; orlo basale completo, strie profonde e for- temente crenulate. Proepisterni completamente lisci; metepisterni corti, rugosi e punteggiati; sterniti solcati iungo la base, ai lati rugosi e punteggiati. Habitat: S. Thomé, 1 es. ¢ (olotipo) nella mia collezione (ex coll. Clermont); altri esemplari della stessa località indeterminata (H. V. Tams. 8-XI-1932) nel British Museum; S. Thomé, Ribeira Palma (L. Fea), nel Museo di Genova. Ben distinta da ogni altra, oltre che per la forma tozza e breve e per la presenza di un solo poro sopraoculare, anche per i metepisterni corti; è l’unica specie africana finora nota che presenti questo carattere. La mancanza di uno dei pori setigeri sopraoculari ad ambo i lati del capo e la forma dei metepisterni mi indurranno probabilmente a creare un sottogenere per questa specie, che non pongo che con riserva e provviso- riamente nel subg. Drimostoma. CAELOSTOMINI AFRICANI 9 Caelostomus (Drimostoma) profundestriatus n. sp. Lunghezza 4,1 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Nero moderata- mente lucido, con zampe e antenne ferruginee, palpi flavi. Capo abba- stanza scolpito, impresso tra gli occhi, fortemente punteggiato tra gli occhi anteriormente; solchi frontali anteriormente raddoppiati, punteg- giati, abbastanza allungati, anteriormente profondi, posteriormente più leggeri; antenne moniliformi. Pronoto trasverso, ai lati arrotondato, non sinuato innanzi alla base; angoli posteriori ottusi con dente apicale; doccia liscia, stretta anteriormente, posteriormente poco allargata e rial- zata; base liscia, non punteggiata. Elitre brevi, ovali, orlo basale sottile, ma presente fino alla base della 3* stria; strie profonde, ben crenulate: interstrie notevolmente convesse. Inferiormente, prosterno fortemente solcato longitudinalmente, anteriormente con impressione trasversale for- tissima; proepisterni completamente coperti di grossi punti, metepisterni impressi, con pochi grossi punti; sterniti debolmente solcati e crenulati lungo la base, ai lati punteggiati; lati del metasterno con punti impressi. Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (400-600 m.) (L. Fea), 3 es. Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo. Specie affine per i caratteri generali al C. Ghesquierei Burg., ma ben distinta per l’ orlo basale delle elitre completo, anzichè rudimentale. Caelostomus (Drimostoma) Burgeoni n. sp. Lunghezza 6 mm.; massima larghezza 2,9 mm. Nero lucido, con zampe, antenne e palpi rosso-ferruginei. Capo abbastanza allungato, con sculture ben impresse; solchi frontali rugosi e fortemente punteggiati; antenne abbastanza allungate, appena submoniliformi. Pronoto trasverso, coi lati fortemente arrotondati per tutta la lunghezza; doccia laterale anteriormente’ stretta, posteriormente moderatamente allargata, distin- tamente rialzata verso la base, completamente liscia, senza traccia di punteggiatura. Elitre convesse, subparallelo-ovali, con orlo basale forte e completo, strie profonde ed abbastanza fortemente crenulate. Prosterno solcato longitudinalmente solo nella parte posteriore, proepisterni com- pletamente lisci, metepisterni lunghi e fortemente punteggiati; sterniti depressi e crenulati lungo la base, ai lati fittamente punteggiati; meta- sterno con 2-3 punti ai lati; epipleure delle elitre nella metà anteriore coperte di punti ben distinti. Tibie anteriori con la sola spina apicale; tarsi anteriori della 9 quasi simmetrici. ind dA e lei e «| . = 4 : | 10 S. L. STRANEO Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea) (400-600 m.); Camerun, Reg. Lolodorf (J. Vadon); id. Victoria (L. Fea); Congo, Ogooué, Sam kita (R. Ellenberger); id., Lambaréné (id.). Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione; paratipi nel Museo di Parigi. Affine ai C. punctifrons Chaud. ed intermedius Chaud. per la fronte fortemente punteggiata presso i solchi frontali, si distingue subito per i proepisterni lisci e per la conformazione della doccia laterale del pro- noto, che è completamente priva di punteggiatura. Caelostomus (Drimostoma) parallelicollis n. sp. Lunghezza 5,1 mm.; massima larghezza 2,2 mm. Nero piceo. con zampe, antenne e palpi ferruginei. Capo liscio, non punteggiato, solchi frontali abbastanza profondi, moderatamente allungati e non sinuosi; antenne moniliformi. Pronoto piccolo, subrettangolare, con lati pochis- simo arrotondati, verso la base quasi paralleli; angoli posteriori retti, con dentino apicale; doccia laterale molto stretta, liscia, non punteg- giata; disco poco convesso. Elitre ovali, abbastanza allungate; orlo basale completo, retto; strie profonde e moderatamente crenulate, interstrie moderatamente convesse. Prosterno fortemente solcato longitudinal- mente, proepisterni con vari punti solo presso le suture interne © da- vanti alle coxae; lati del metasterno punteggiati, come pure i metepi- sterni che sono lunghi; tibie anteriori con la sola spinula apicale; tarsi anteriori della ® poco asimmetrici. Habitat: Guinea Portoghese; Rio Cassine (L. Fea, IV-1900), 2 es. di cui uno fortemente immaturo. Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo. La forma del pronoto poco convesso, coi lati posteriormente poco arrotondati e poco convergenti, piccolo, con pochi punti ai proepisterni e doccia laterale molto stretta, liscia; la struttura dei solchi frontali, lisci e non sinuosi e infine la forma generale del corpo, piuttosto paral- lela ed allungata, permettono di distinguere facilmente questa specie dalle altre. Caelostomus (Drimostoma) Nyassae n. sp. Lunghezza 5 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Di colore bruno scu- rissimo, con elitre più chiare, zampe, antenne e palpi (e spesso la parte ERMETE in ie ad SR CAELOSTOMINI AFRICANI 11 inferiore del corpo) ferruginei. Capo punteggiato presso e dietro i so!chi frontali, che sono piuttosto lunghi; fronte soltanto con 2-3 punti leggeri; antenne abbastanza lunghe, appena submoniliformi. Pronoto convesso, fortemente ristretto anteriormente e posteriormente; lati posteriormente innanzi alla base non sinuati; solchi basali del pronoto fortemente pun- teggiati; base notevolmente avanzata ai lati, un po’ punteggiata tra i solchi e un po’ più fortemente presso gli angoli; anche presso gli angoli anteriori vi è qualche punto sparso; doccia laterale molto stretta, con una fila di punti. Elitre subparallelo-ovali, convesse, con orlo} basale completo, strie profonde e fortemente crenulate, interstrie convesse. Prosterno fortemente e profondamente solcato longitudinalmente; proe- pisterni coperti di punti profondi e grossi; lati del metasterno con forti punti; così pure i metepisterni che sono lunghi; gli sterniti sono forte- mente impressi e crenulati lungo la base; ai lati punteggiati. Tibie anteriori colla sola spinula apicale; tarsi anteriori della 9 quasi simmetrici. Habitat: Nyassa, M. Mlanje (S. A. Neave), 4 es. Gi Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo. Vicinissimo al punctulatus Tschit., ne differisce nettamente per il colore notevolmente più chiaro, specialmente sulle elitre, per la doccia laterale del pronoto molto più stretta; i lati del pronoto sono inoltre posteriormente più arrotondati e più ristretti. Subgen. Caelostomus s. str. Caelostomus (s. str.) minimus n. sp. Lunghezza 4 mm.; massima larghezza 1,8 mm. Colore nero piceo, moderatamente lucido, elitre leggermente bruniccie; antenne, palpi e zampe flavo-ferruginei. Capo non punteggiato, solchi frontali abbastanza corti, un poco rugosi, antenne moniliformi. Pronoto trasverso coi lati anteriormente moderatamente arrotondati, posteriormente meno, quasi rettilinei, moderatamente convergenti; angoli posteriori poco ottusi, con dentino apicale; doccia laterale un po’ stretta, leggermente crenulata. Elitre ovali, corte, convesse; orlo basale completo, strie profonde, for- temente crenulate. Prosterno con forte solco longitudinale, proepisterni lisci, con soli 3-4 punti nelle suture interne; metepisterni lunghi, con pochi punti sulla parte posteriore; sterniti fortemente punteggiati ai lati e su tutta la base; lati del metasterno con 3-4 punti; anche le epipleure Caro Fre ie i, 12 S. L. STRANEO delle elitre con qualche punto. Tibie anteriori con due spinule oltre all’ apicale; tarsi anteriori della 2 coi primi articoli moderatamente prominenti. Habitat: Africa occ.: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); Biafra, Cabo St. Juan (Escalera): complessivamente 4 es. Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo; para- tipo nel Museo di Parigi. Questa specie è immediatamente caratterizzata dalla sua piccola statura, dalla sua forma tozza, con elitre larghe e corte, ben convesse, con strie profonde, fortemente crenulate; il capo e la base del pronoic non punteggiati ed i proepisterni lisci, con pochissimi punti solo nelle suture, non permettono di confondere questa specie con nessuna delle precedentemente descritte; è inoltre la più piccola specie africana, eccetto solo il C. quadricollis Chaud. che però è completamente diverso per forma e struttura generale. Caelostomus (s. str.) brevimarginatus n. sp. Lunghezza 6,6 mm.; massima larghezza 2,7 mm. Nero lucido, estre- mità delle elitre, zampe, antenne e palpi ferruginei piuttosto chiari, talora flavo-ferruginei. Capo con qualche leggero punto presso i solchi frontali, abbastanza lunghi. Pronoto trasverso, coi lati anteriormente arrotondati, posteriormente convergenti in linea retta o leggermente sub- sinuati; angoli posteriori ottusi, con dente apicale; doccia laterale abba- stanza stretta, base non punteggiata. Elitre oblungo-ovali, orlo basale ridotto ad un breve rudimento fino alla base della 6* stria; strie medio- cremente profonde, moderatamente crenulate. Prosterno solo leggermente solcato- longitudinalmente, proepisterni con numerosi punti moderata- mente o poco impressi, occupanti tutta la parte interna dei proepisterni stessi; metepisterni lunghi, punteggiati; lati del metasterno con forti punti. Tibie anteriori con due spinule oltre all’ apicale; tarsi anteriori del ¢ moderatamente dilatati, della 2 coi primi. articoli fortemente asimmetrici e prolungati all’ interno a guisa di dente. Habitat: Kenya, Budongo; id., Kaimosi (R. A. Turner); N. Kavi- rondo, Osiri (A. Turner); Kamerun (senz’ altra indicazione); Togo (sen- z’ altra indicazione); Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); Congo Belga, Elisabethville (Dr. Richard). Olotipo nella mia collezione. TA ho at CAELOSTOMINI AFRICANI 13 Prossimo al Tschitscherini Burg., ne differisce nettamente per la statura maggiore, per |’ apice delle elitre ferrugineo, per le zampe più chiare. E’ specie a larga diffusione: vari esemplari della stessa specie sono stati un paio di anni fa da me determinati come Caelostomus ama- roides Boh. (?), essendo io stato tratto in inganno dalla ridescrizione di detta specie data da Chaudoir, ridescrizione che è notevolmente impre- cisa. E’ dubbio che Chaudoir avesse sott’ occhio il vero Caelostomus amaroides, quando fece tale ridescrizione. Del tipo di Boheman, che ho potuto esaminare grazie alla gentilezza del Dr. O. Lundblad del Museo di Stockholm, ho già brevemente parlato nella mia nota sui Pterostichini sudafricani di Boheman (Arkiv for Zoologi, Bd. 31 A., n. 19 (1939), p. 9). Caelostomus (s. str.) castaneus n. sp. (= C. quadricollis Burg. (nec Chaud.) part.). Lunghezza 4,8 mm.; massima larghezza 1,9 mm. Colore variabile tra il castagno chiaro e il bruno rossastro più o meno infoscato, talvolta piceo; zampe, antenne e palpi sempre rosso-ferruginei. Capo con solo 3-5 punti nei solchi frontali, che sono poco sinuosi, brevi; occhi piccoli con- vessi, antenne moniliformi. Pronoto ben convesso, anteriormente forte- mente arrotondato e ristretto, posteriormente ristretto debolmente in linea retta; angoli posteriori ottusi, con dentino apicale. Elitre allungate, molto parallele, ben convesse; orlo basale presente fino alla base della 3% stria; strie profonde, fittamente e finemente crenulate. Prosterno non solcato, punteggiato davanti alle coxae; proepisterni punteggiati nella parte interna; metepisterni lunghi, punteggiati; sterniti fittamente pun- teggiati ai lati, depressi, quasi solcati e crenulati lungo la base; sternite anale generalmente fittamente punteggiato. Tibie anteriori con 2 spi- nule oltre all’ apicale; tarsi anteriori della 9 coi primi articoli forte- mente prominenti all’ interno. Habitat: Nyassa, Mt. Mlanje (S. A. Neave); Afr. Or., Ikutha; Afr. Or. Tedesca, Tanga; Congo Belga, Lulua, Kapanga (F. G. Overlaet); Alto Uelé, Yebo, Moto (L. Burgeon). Olotipo nel British Museum, allotipo nella mia collezione. Anche questa specie è notevolmente diffusa. Prossima, per la forma generale, al parvulus Tschit., ne differisce sensibilmente sia per il colore rossiccio, sia per Ja forma più convessa e più allungata, sia infine per la interessante struttura del prosternc, che è punteggiato anche fuori dai proepisterni, a differenza di tutte le altre specie note. 14 S. L. STRANEO Caelostomus (s. str.) subparallelus n. sp. (— €. quadricollis Burg. (nec Chaud.) part.). Lunghezza 5,5 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Nero, abbastanza lucido, non iridescente, con zampe, antenne e palpi rosso-ferruginei. Forma generale del corpo subparallela e moderatamente convessa. Capo con solo qualche punto nei solchi frontali, questi abbastanza lunghi. Pro- noto poco convesso, notevolmente ristretto e subsinuato posteriormente; doccia strettissima. Elitre subparallele, allungate, poco convesse, con orlo basale completo, strie profonde, moderatamente crenulate, interstrie poco convesse. Prosterno moderatamente solcato longitudinalmente, proepi- Sterni con punteggiatura variabile, in genere abbastanza abbondante sulla parte interna dei proepisterni ed anche sul prosterno davanti alle coxae; metasterno fortemente punteggiato ai lati, metepisterni lunghi e fortemente punteggiati. Tibie anteriori con due spine oltre all’ apicale; primi articoli dei tarsi anteriori della 9 moderatamente prominenti. Habitat: Congo Belga, Lulua, Sandoa (G. F. Overlaet); Kasai (id.); Muteba (id.); Elizabethville (Dr. H. S. Evans); Is. Ukerewe (P. A. Con- rads, Missionsgesellschaft der Weisser Vater); N. W. Rhodesia (H. C. Dollman). Ha in comune colla specie precedente la punteggiatura del prosterno davanti alle coxae; ne differisce pero molto, sia per la forma notevol- mente più depressa, sia per il colorito; inoltre il pronoto è più ristretto e subsinuato posteriormente, i tarsi anteriori della 9 hanno i primi arti- coli meno prominenti. Gli esemplari dell’ Is. Ukerewe dovranno forse costituire una varietà, essendo di statura maggiore, col pronoto un po’ più ristretto e sinuato posteriormente. Caelostomus (s. str.) Stevensoni n. sp. Lunghezza 5,8 mm.; massima larghezza 2,6 mm. Nero lucido, con antenne, palpi e zampe rosso-ferruginei. Capo non punteggiato, con occhi abbastanza ampi e convessi, solchi frontali lunghi, lisci; antenne moniliformi. Pronoto trasverso, coi lati posteriormente non sinuati, ristretti in linea retta; angoli posteriori ottusi, con dentino apicale; doccia laterale stretta, liscia, senza poro nella parte mediana. Elitre ovali, abba- stanza convesse; omeri ben determinati, con lieve dente all’ apice; strie profonde, ben crenulate; interstrie abbastanza convesse. Prosterno solcato longitudinalmente, proepisterni colla parte interna ben punteggiata; mete- CAELOSTOMINI AFRICANI 15 pisterni lunghi, punteggiati; lati del metasterno e degli sterniti fortemente punteggiati. Tibie anteriori con due spine oltre all’ apicale, tarsi anteriori del ¢ abbastanza dilatati. Habitat: S. Rhodesia, M. Selinda (R. H. R. Stevenson), 1 es. nella mia collezione. Affine al C. zanzibaricus Chaud., ne differisce soprattutto per i proe- pisterni ben punteggiati. Caelostomus complanatus Bates var. levistriatus nov. Differisce dalla forma tipica per le strie delle elitre che sono quasi perfettamente liscie; le strie stesse sono spesso meno profonde. Habitat: Is. Principe, Roca Inf. d. Henrique (L. Fea), 6 es. Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione. Gen. Feostoma nov; Affine pei caratteri generici al gen. Caelostomus, subg. Drimostoma; ma le mandibole sono più curve, la sinistra con forte carena longitudinale; i palpi labiali hanno l’ ultimo articolo un po’ più largo e ovale; il capo' è breve, largo, con fortissime sculture, colla parte anteriore della fronte fortemente e abbastanza irregolarmente impressa; pronoto con sculture eccezionali, specialmente verso la base e lungo il margine laterale (fig. 3); solchi basali pure di forma eccezionale. Parte inferiore e zampe confor- mate quasi come nelle specie del subg. Drimostoma, ma più brevi, i tarsi anteriori del 4 fortemente dilatati e con articoli brevi, onichio inferior- mente senza setole. Genotypus: Feostoma irregulare Stran. Feostoma irregulare n. sp. (fig. 5). Lunghezza 6,9 mm.; massima larghezza 2,7 mm. Colore nero, mode- ratamente lucido, con zampe bruno-ferruginee. Capo con forti sculture, occhi piccoli e ben convessi, solchi frontali profondi, fortemente raddop- piati, sutura della fronte fortissima e raddoppiata, parte centrale della fronte con fossette più o meno irregolari; antenne fortemente moniliformi. Pronoto cordiforme, con superficie fortemente scolpita, come in figura; margine laterale un po’ dentellato, doccia amplissima, conformata e limi- 16 S. L. STRANEO tata internamente come in figura. Elitre parallele, convesse, strie pro- fonde, crenulate. Parte inferiore con forti sculture; prosterno fortemente sclcato longitudinalmente, fino all’ orlo anteriore, con forte impressione trasversale anteriore crenulata; appendice prosternale con profonda fos- setta preapicale; proepisterni completamente coperti di grossi e fitti punti; metepisterni lunghi, fortemente punteggiati; lati del metasterno forte- daga Pair Aa dicitar oer a ahd ne oi | | | A EIA 9 wee ne 4 = campo a Naw: Sei ee ee ee ieee ee oe te Ot Fig. 5 — Feostoma irregulare n. gen. n. sp. 1) schizzo del tipo; 2) labium; 3 mascella; 4) mandibola sinistra; 5) mandibola destra; 6) tibia e tarso anteriore sinistro del 3 . mente punteggiati, come pure i lati e la base dei segmenti addominali, che sono anche solcati lungo la base. Organo copulatore del 3 invertito, regolare. P Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (400-600 m.) (L. Fea), 3 es. Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo. CAELOSTOMINI AFRICANI 17 Gen. Dactylinius nov. Stabilisco questo nuovo genere per il Dactyleurys punctipennis Burg. - (Rev. Zool. Bot. Afr. XXIX, 3, 1937, p. 359), perchè esso non può rima- nere nel gen. Dactyleurys. Esso invero ha quasi tutti i caratteri del gen. Dactyleurys Tschit., ma se ne differenzia immediatamente per avere le tibie anteriori con forte solco longitudinale sul lato esterno, mentre non vi è traccia di tale solco nel gen. Dactyleurys. Tale carattere nel gruppo dei Caelostomini è senz’ altro generico. Inoltre i tarsi sono molto meno pubescenti sulla superficie inferiore. Genotypus: Dactylinius punctipennis Burg. (Dactyleurys). Alcuni esemplari di questa specie, provenienti dal Cameroun, Yaoundé (L. Vadon), sono stati in passato da me etichettati col nome Dactyliniu: Jeanneli n. sp. (i. litt.). 18 RES EIGUSTICAE LXV CAMILLO SBARBARO LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES In indice, qui infra datur, lichenum, quos viginti his annis in viciniis Genuae inveni, species novae vel raro occurrentes — in ordinem « Catalogi Lichenum universalis >» redactae — numerantur. Novas species originali descriptione ornavi; asterisco illas notavi quae, ex claro A. Zahlbriickner (in opere citato), nondum in Italia inno- tuerunt, vel apud Jatta desunt. I * Verrucaria amphibola Nyl. (testibus B. de Lesdain et beato Her- mann Zschacke). Muricola loco Pontecarrega in Vaile Bisagno prope Genuam. Apud Zahlbriikner, species in Algeria et in Gallia tan- tum vigens datur. 2. V. apatela Trev. Prope Varazze, loco Cantalupo, semel lecta. V. calciseda f.* insculptoides Stnr. In valle Bisagno loco S. Eusebio. V. ceracea Stnr. In valle Bisagno loco Serino raro occurrit. Huius speciei forman macrosporam semel legi Pontecarrega (statio nunc deleta). V. galactina Trev. In valle Bisagno loco La Doria semel lecta. V. glaucina Ach. nov. var. coeruleoalba B. de Lesdain in Bull. Soe. Botan. de France, T. LXXXII (1935), p. 314. « Similis Verrucariae glaucinae sed thallus coeruleoalbus; sterilis ». In Liguria occidentali semel lecta inter Taggia et S. Lorenzo al Mare. * V. parmigera Stnr. Hic atque illic in valle Bisagno. * V. polysticta Borr. In utraque Liguria (Monterosso; Arenzano): ad rupes serpentinosas. Apud Zahlbr., loco citato, species datur in Britannia et Gallia tan- tum vigens. . V. sphinctrina f. baldensis (Mass.) In valle Bisagno, loco Serino, forma semel lecta. 10 LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 19 . V. thrombioides Mass. (*) Rupicola prope Varigotti, loco Castello Saraceno. In rimis humosis murorum in valle Bisagno (loco La Doria, loco Pontecarrega) forma quaedam perraro occurrit, quae cum speci- minibus massalongianis optime congruit; at mensurae sporarum loco 24-30 X 14-16 w (ut apud Jatta), 21, 24, 25 « 9-11 wp sunt (teste B. de Lesdain). 11. V. vicinalis Arn.? (teste B. de Lesdain sed cum dubio). Rupicola supra Nervi (Genua) loco Montetto. 12. Thelidium papulare f. * arenarium Arn. In valle Bisagno loco Prato ad arenarias interdum irroratas. 13. * Th. subrimulatum A. Zahl. In valle Bisagno semel lectum (speci- men in hrb. B. de Lesdain asservatum). Apud Zahlbr. 1. c. species tantum in Gallia vigens datur. 14. Staurothele immersa (Mass.). In valle Bisagno prope Genuam obvia (°). 15. St. scabrida (Anzi). Il valle Bisagno, nec non in Liguria occidentali loco Borgio Verezzi. 16. St. rupifraga Arn. Prato, in valle Bisagno; semel lecta. 17. Dermatocarpon crassum (Anzi). Haec species, apud Jatta in Alpibus Sondriensibus vigens data, haud raro in viciniis Genuae occurrit; muricola in valle Bisagno prope Pontecarrega; rupicola supra Nervi loco Montetto. 18. D. imbricatum A. Zahl. In utraque Liguria (Varigotti; Riomaggiore) viget; in viciniis Genuae (Nervi, S. Tecla, Val Bisagno) abunde. Apud Jatta in insula Pianosa datur. 19. D. insulare (Anzi). In utraque Liguria occurrit sed parce: Monte- rosso, Nervi, Borgio Verezzi, etc. 20. (1) Dermatocarpon (Endopyrenium) italicum B. De Lesdain in Bull. Soc. Bot. de France, T. LXXIX (1932), pag. 688. « Thallus cinereocaesius, crustaceus, tenuis, laevigatus, opacus areolatus, areolae minutae, 0,5-0,7 mm. latae, contiguae, adnatae, planae, varie angulatae, crustam irregularem 1-2 cent. latam, hypo- thallo indistincto, efficientes. Apothecia nigra, nuda, punctiformia, in (1) Hane speciem in insula Capri (muricolam loco Anacapri), in Sicilia (in monte S. Pellegrino prope Panormum), prope Volterra (loco Le Balze), ubicumque copio- sam, legi. (2) Staurothelem hymenogoniam Th. Fries, in Valle Idice prope Bononiam loco Castel dei Britti 1926 legit Giacomo Gresino. Italiae nova. 20 21. 22. 23. | | CAMILLO SBARBARO areolis singula vel plura immersa, apice convexo vix prominula, | perithecio dimidiato, nucleo roseo. Paraphyses indistinctae, asci numerosi, clavatoinflati, apice non incrassati, circiter 60 w Jongi; sporae octonae, hyalinae, simplices, nebulosae, ellipsoideae vel oblongoellipsoideae, 15-17 Xx 6 up. Gelat. hymen. Jodi ope vinose rubet ». In valle Bisagno et in utraque Liguria ad saxa calcaria occurrit. Bergeggi (Savona) detexi anno 1931. Dermatocarpon trachyticum Wainio. Framura, ad rupes serpenti- nosas; ad macerias in valle Bisagno, loco Prato (1). Endocarpon pulvinatum Th. Fries. In valle Bisagno muricola (Prato, Giro del Fullo) abunde. Apud Jatta in Alpibus Varallo vigens datur (°*). (2) Endocarpon schisticola B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIV (1937), pag. 282. Thallus fuscus, monophyllus, planus, opacus, laevigatus, tenuis, rigidulus, madidus viridulus, isidiis sorediisque destitutus, primum orbicularis, margine integro, dein (aetate) sat profunde lobatus, parvus, usque ad 3 mm. latus, subtus centro saxo affixus, obscureque cinereus. Apothecia globulosa, nigra, nuda, minutissima, immersa, apice solum prominula, perithecio tenui integro nigro. Gonidia hymenialia viridula, rotunda, 3-3,5 |, rarius leviter oblonga. Asci inflaticlavati; sporae binae, 20-40 X 15-18 |, ellipsoideae vel oblon- gae, murales, blastidiis numerosis; primum hyalinae, aetate dilute fuscae. Gelat. hymen. Jodi ope vinose rubet. In Liguria occidentali Arenzano detexi junio 1937, silicicolam; mu- ricolam deinde loco Prato in valle Bisagno. (1) Endocarpon Lunardi B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXIV (1927), pag. 439. « Thallus fusco-olivaceus (madidus, obscure prasinus) plagas minutas irregularesque efficiens, tenuis, areolatus, areolae minutae, 0.5 - 1 mm latae, planae, mutua pres- sione varie angulatae, subtus obscure olivaceae, rhizinis destitufae. Apothecia minu- tissima, fusca, globosa, in areolis singula vel plura, immersa, apice solo prominula. Perithecium dimidiatum. Paraphyses in gelatinam difluxae, gonidia hymenialia pallide viridula, simplicia, globosa. 3 - 4 [DE Asci ventricosi, apice non incrassati, circiter 75 | longi; sporae binae, fuscate, oblungae, muralidivisae, cellulis numerosis, 45 = 50 X 19 = 21 1. Gelat. hymen. Jodi ope intense coerulescit, asci} intense rubescunt ». Anno 1926 detexit Rev. Adolfo Lunardi in tecto casae cuiusdam prope Piandela- gotti (Modena). (2) Endocarpon pusillum Hdw. Forma ob thalli magnitudinem insignis vivit in Valle Bisagno prope Staglieno. Forma squamis distinctis hypothallo nigromargivatis ad terram prope Borgio Verezzi. 24. 25. 26. 27: 28. 33. 34 LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 21 Arthopyrenia (Acrocordia) ligustica A. Zahl. In viciniis Genuae (Serino, Ruta) occurrit. A. (Acrocordia) macrospora Stnr. In valle Bisagno nec non in Li- guria occidentali (Varazze). Arthopyreniella cinerascens Stnr. Semel lecta prope Varazze (loco Stella) a G. Gresino. Tomasellia arthonioides Mass. Fraxinicola supra Varazze, loco Alpicella. T. gelatinosa A. Zahl. Hic et illic, fraxinicola, raro occurrit (val Bi- sagno; Spotorno loco Treo). . Arthonia populina Mass. Semel lecta, Varazze, loco Pero, a G. Gresino. . Allarthonia lapidicola A. Zahl. In valle Bisagno, loco Prato, abunde. . * Opegrapha betulina Sm. In Liguria orientali adhuc tantum inno- tuit: Andòra, ad Ceratoniam siliquam; Invrea, in villa Invrea, ad Ilicem. . (3) Opegrapha betulinoides B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 282. Thallus albidus, tenuis, laevigaius, effusus. Apothecia nigra sim- plicia, 2-2,5 mm. longa, superficialia, elliptica, utroque apice atte- nuata, disco plano pruina alba saepe suffuso, margine acuto promi- nente interdumque flexuoso cincta. Epith. fuscum; thec. incolora- tum, hypothec. fuscum K—. Sporae octonae, hyalinae, demun fu- scae, oblongofusiformes, uno apice obtusae, 14-21 \ longae, 6 w latae. Spermatia curvula 6-7 w longa, 1,5 w lata. Ab O. betulina Sm. differt praecipue ob spermatia curvula et prui- nam albam plerumque discum apotheciorum tegentem. Lignicolam ad Oleam vetustam loco Moia (Varazze) et corticolam ad Fraxinum loco Crocetta (ibidem) detexit anno 1922 Rev. G. Gre- sino. Ibidem, cupressicolam loco Rianello ipse legi. * Opegrapha cinerea Chevall. Varazze, loco Moriana, ad Mori albae corticem (legit G. Gresino). Paraggi, lignicola ad oleam (). . * O. dubia Leight. In utraque Liguria occurrit: Varazze, ad Casta- (1) * Opegrapha Chevallieri Leight f. heteromorpha Hepp. In Laguna Veneta, mu- ricolam loco S. Ariano, legit 1932 Michelangelo Minio (determinat B. de Lesdain). Ipsa species apud Jattam deest. 22 35. 36. 37. 38. 39. 40. 4l. 42. CAMILLO SBARBARO neam in Monte Grosso legit G. Gresino; lignicolam ad Oleam loco Paraggi (Portofino) ipse legi (). * O. lutulenta Nyl. Varazze (loco Cantalupo) ad macerias. f. * ecrustacea Nyl. (apud Zahlbr. 1. c. in Gallia adhuc inventa datur). Ubi species sed parce; nec non prope Voltri, ad maceriam. O. lyncea Berr. Portofino, semel lecta. * O. platycarpa Nyl. In valle Bisagno loco Prato, ad maceriam, se- mel lecta. (Secundum Zahlbr. 1. c. in Gallia adhuc inventa). O. siderella Ach. Pegli, in villa Doria, semel lecta. * O. subelevata Nyl. (Teste B. de Lesdain). In utraque Liguria (Cavi di Lavagna; Spotorno; Varazze; in viciniis Genuae) occurrit, saxi- cola ad macerias. Ex Zahlbr. 1. c. species Oran propria. * O. subsiderella Arn. in viciniis Genuae (Prato) et prope Varazze (loco Casanova) lignicola. (4) Opegrapha thallincola B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXII {1935), pag. 314. « Apothecia nigra, pruina alba dense suffusa, simplicia, parva 0,7-0,8 mm. longa, superficialia, elliptica, recta vel curvata, utroque apice saepius attenuata, disco plano, margine acuto nigro parumque prominente cincta. Epithecium olivaceum, thec. et hypoth. incolo- rata, paraphyses arcte cohaerentes, asci clavati, circiter 54 » longi, apice incrassati. Sporae octonae, hyalinae, oblongae, utroque apice rotundato, vel oblongofusiformes uno apice attenuatae, triseptatae, loculis aequalibus, 15-19 X 4-6 ». Geletina hymenialis Jodi ope caerulescit. Spermatia recta, cylindrica, 6 X 1 >. In Liguria occidentali, Alassio, parasiticam detexi anno 1930 supra thallum fertilem Schismatommatis diplotommoidis ad corticem Ce- ratoniae Siliquae; ibidem supra thallum sterilem, ad Oleas. Nuper innotuit etiam in Liguria orientali, ad Oleam, prope Portofino. Melaspilea poetarum Nyl. In villa Doria, Pegli, imprimis ad Lau- rum nobilem (loco classico). A Rev. Giacomo Gresino semel lecta prope Varazze ad fraxinum. (1) Opegrapha grumulosa Duf., in Liguria tota obvia, corticicola et lignicola quo- que invenitur. 43. 44. 45. 46. 4T. 48. 49. 50. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 23 M. proximella Nyl. Cupressicola prope Varazze (Rio Finale; Invrea). Apud Jatta vigens datur «ad Coniferarum cortices in Alpibus Rhaetiae ». Pheographis dendritica Mull. Arg. In villa Doria, Pegli, ad Laurum et Ilicem. Chiodecton crassum A. Zahl. Ibidem abunde ad arbores varias. (5) Chiodecton (Erterographa) italicum B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 730. « Thallus albidus, K leviter flavescens, sat tenuis, opacus, interdum (morbose ?) dilute roseus, plagas minutas, irregulares, 2-3 cent. latas, interdum confluentes efficiens. Apothecia nigra, numerosa, nuda, lirellata, varie ramosa, innata, plana, a thalio ocellata. Epithecium olivaceum, thec. incoloratum, hypothec. fuscum, paraphyses liberae, simplices, apice vix inflatae. Asci anguste clavati circiter 78 \ longi, apice non incrassati; sporae octonae, hyalinae, curvatae, utroque apice obtusae, triseptatae loculis aequalibus, 28-34 3-3,5 p. Gelat. hymenialis Jodi ope caerulescit». Corticolam ad Castaneam vescam quandam, inter Paraggi et Porto- fino in Liguria orientali legi anno 1931. Postea, cupressicolam par- cissime, loco Ruta (Camogli). Forma rosea B. de Lesdain in litteris ad me. Thallus omnino roseus. Ad Castaneas vescas hic illic in valle Bisagno loco Serino. Lecanactis Dilleniana var. monstrosa Jatta. Varazze, loco Cantalupo. L. patellarioides Wainio. In villa Doria, Pegli, ad Laurum; parce. Abunde ad Castaneam ad Oleam ad Pinum inter Paraggi et Portofino. Lecanactis patellarioides var. convexa B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 281. « Thallus cinereoalbidus, tenuis. Apothecia nigra, 1, (rarius) 1,5 mm. lata, primum plana, margine tenui cincta, dein convexa. Sporae pluriseptatae, rectae vel leviter curvatae, 50-78 |» longae; 2,5-3 | latae. Varazze, loco Rianello (San Nazaro), ad Cupressorum corticem quem ob copiam obtegit. Schismatomma diplotommoides (Baglietto) Sampajo. In utraque Li- guria occurrit, corticola ad arbores varias: cupressicola loco Ria- nello prope Varazze; Albisola, ad Cameliam japonicam nec non 24 ol. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. CAMILLO SBARBARO ad Morum albam; Nervi, ad arbores exoticas in Villis. Forma quae- dam ecrustacea in Horto Botanico genuensi, ad Wellinghtoniam giganteam. Apud Jatta «ad trabes in Sardinia prope Caliarim » datur. Sch. Picconianum Stnr. Cogoleto, loco Invrea, cupressicola. Sed determinatio non omnino certa. Diploschistes anactinus A. Zahl. Varazze, loco Alanché. Quamquam cum descriptione et in reactionibus (Th C = K — Medulla iodi ope coerulescit) bene congruit, species critica. Adhuc in Japonia [et Cina] vigens data! (A. Zahl. 1. c.). * D. lichenicola Oliv. Spotorno, loco la Torre; Sestri Ponente, infra Monte Contessa, ad Cladoniam endiviaefoliam. D. clausus (Flotow) (Syn. apud Jatta: Urceolaria euganea). Ad rupes et saxa serpentinosa Arenzano, loco Terrerosse; Borzoli; Monterosso. D. scruposus f. flavicans (Moris et Dnrs.) Varazze, loco Alpicella; forma semel lecta (hrb. Gresino). Gyalecta truncigena Hepp. In utraque Liguria (Varazze, Nervi) im- primis cupressicola. * Spilonema paradoxum Bornet. Varazze, loco Deserto. Species, ut videtur, in utraque Liguria non infrequens. Porocyphus riparius Kòrb. Varazze, loco Rio Finale (legit G. Gre- sino, 1931). Synalissa symphorea Nyl. In utraque Liguria frequens occurrit; im- primis ad Psoram luridam parasitica. A Psorotichia Schaereri Arn. In valle Bisagno ad macerias infrequens. Anema nummularium Nyl. (Syn. Omphalaria Notarisii Mass.). Oc- currit ad macerias in utraque Liguria. Thyrea Girardi Bgt. et Car. Bogliasco; Vernazza. Th. pulvinata * var. laxa Miill. Arg. (teste H. Magnusson). In val- lecula Sanctae Teclae prope Genuam. Lempholemma omphalarioides (Anzi). Muricola, Varazze (loco Ar- socco). Arboricola (praecipue ad Oleam) in valle Bisagno et in utraque Liguria (Varigotti abunde prope Castello Saraceno; S. Mi- chele di Pagana, ecc.). * Collema (Collemodiopsis) meridionale! Hue. Oleicola et saxicola in utraque Liguria (Spotorno; Monterosso, etc.). ] 4 66 67. 68. 69. 70. Ale LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 25 C. (Blennothallia) cristatum f. * hyporrhizum Harmand. In valle Bisagno frequens. C. furvum f. conchilobum Arn. In valle Bisagno infrequens (S. Eusebio, Prato). *C. granuliferum Nyl. Rupicola loco Serino in valle Bisagno. * C. verruciforme Nyl. Albisola; Quarto; Monterosso, ubicumque oleicola. * C. (Synecholeptogium) corrugatomontuosum Couderc. Oleicola in Liguria orientali (Monterosso, Paraggi, Quarto); muricola Levanto; plerumque sterile. In Liguria occidentali nondum innotuit. Diagnosis inedita. Primo intuitu Leptogium daedaleum simulat (*). (6) Collema italicum B. de Lesdain in Bull. Soc. Bot. de France, T. LXXXIV (1937), pag. 282. « Thallus Jodo immutatus, nigro fuscus, tenuis, membranaceolo- batus, lobi concavi, sessiles, usque ad 3 mm. lati, contigui, nudi, opaci, rotundati, margine integro, subtus nudi, interdumque apo- theciis muniti. Apothecia numerosa, thallum saepe omnino obte- gentia, fuscorubra, 0,3-0,5 mm. lata, primum concava, dein plana, margine proprio tenui integro dilutiore discum aequanteque cincta, tandem convexa immarginataque. Epith. fuscum, thecium et hypoth. incolorata, paraphyses parum cohaerentes, articulatae, fuscae capita- tae. Asci anguste clavati, apice non incrassati, circiter 45 longi. Sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, uniseptatae, medio non cor- strictae, loculis aequalibus, 12-13 (16) X 3,5-4 p. Gelat. hymen. Jodi ope caerulescit. Genuae: Quarto supra Via Priaruggia ad caudicem Oleae cuius- dam (1.1937). . Koerberia biformis Mass. Oleicola in Valle Christi (Rapallo); cu- pressicola, Alassio. . Leptogium callopismum Harm. Muricola, Albisola et Borzoli. . L. hydrocharum A. Zahl. In valle Bisagno (Prato) ad saxa inundata. . L. plicabile Leighh. In valle Bisagno; in valle Christi (Rapallo); Castelvecchio di Rocca Barbena. . L. diffractum Kremphbr. In viciniis Genuae et in Liguria orientali frequens (Montallegro di Rapallo abunde). (1) In Villa Adriana (Tivoli) quoque legi. 26 CAMILLO SBARBARO L. diffractum * var. euthallinum A. Zahl. Hic et illic cum typo. Va- rietas adhuc in Dalmatia inventa. . L. chloromelum Nyl. Oleicolam hanc speciem semel legit G. Gre- sino prope Andòra. . L. palmatum Mont. Semel legi inter muscos in valle Bisagno (Prato). . * L. (Homodium) Crozalsianum Harm. Hanc speciem in Gallia saxi- colam inventam, terricolam tantum legi in ripis siccis agrorum, loco Prelo, prope Spotorno. L. tenuissimum Fries. Capo Noli. Varazze, loco Cantalupo, in ripa sicca. . * Heppia endocarpea Hue. In rimis terrosis rupium ad mare pro- ximarum uno loco inter Monterosso et Vernazza. . H. Guepini Nyl. Varazze, loco Mola. S. Ilario (Nervi). Framura: rupicola prope mare. . Placynthium nigrum * var. triseptatum Nyl. In valle Bisagno, loco Pontecarrega cum typo. . P. subradiatum Arn. Portofino rupicola (pulchre fructigerum). Rolla (prope Andòra) etc. Apud Jatta, prope Como vigens datur. . P. tremniacum Jatta. Varigotti, latericola et rupicola abunde. . Lobaria amplissima Forrs. In Apennino ligustico, Monte Beigua (hrb. Gresino), parce. Loco « Salita del Bracco », copiose legit Elena Vivante, fertilem. . L. laetevirens A. Zakl. Alpicella, supra Varazze (hrb. Gresino). . Solorina saccata Ach. In monte Beigua, supra Varazze (hrb. Gresino). . Lecidea armeniaca Fries. Pizzo d’ Ormea legit Ubaldo Ricca. . *L. badiopallens Nyl. Sat frequens in valle Bisagno (S. Eusebio) et in Liguria utraque; plerumque forma thallo albido. Typum prope Varazze, loco Alanchè, modo legi. . * L. cinereoatra Ach. (teste B. de Lesdain). Semel legi in vallecula Pontecarrega. (Statio nunc deleta). . L. conferenda Nyl. Monterosso. . L. glomerulosa Stend. f. * elaeochromiza (Nyl.). Varazze, loco Can- talupo, ad macerias. . L. latypaea Ach. f. * elaeochromoides Nyl. Varazze, loco Mola, in scopulis mari irroratis. Statio nunc deleta. . (7) Lecidea Sbarbaronis B. de Lesd. in Bull. Soc. Bot. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 729. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 27 «Thallus K intense flavescens, C immutatus, KC immutatus, caesioglaucus vel albidoglaucus, nitidus, laevigatus, vel granulis nitidis parvis subconvexisque indutus, et tunc sub lente tenuissime rimulosus. Gonidia viridula. Apothecia fuscorubra, circiter 0,5 mm. lata, dispersa, primo immersa, dein adnata concava, tandem plana, margine tenui integro ‘concoloreque cincta. Epithecium dilute lu- teolum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses graciles simplices,. fere liberae, parum septatae, apice vix inflatae. Asci clavati, apice non incrassati, circiter 75 | longi; sporae octonae, hyalinae, ellip- soideae, 15-17 (19) X 8-9 (10) p. Gelat. hymen. Jodi ope caerule- scit. Spermogonia non vidi. Granuli, quibus interdum thallus obtegitur, fortasse apothecia aborta sunt. In villa Doria, Pegli (prope Genuam in Liguria occidentali) unice (adhuc!) vivit schisticola, loco opaco, unacum Lecidea albocaerule- scente. L. sorediza Nyl. Passo del Bocco (Chiavari). Torrente Arrestra (inter Cogoleto et Varazze). L. viridans Lamy. Varazze, loco Cantalupo, ad macerias. L. vulgata var. granulosa A. Zahl. (teste B. de Lesdain). In valle Bisagno, loco Giro del Fullo. Apud Jatta, «in Alpibus Alagnae » datur. L. (Biatora) atrofusca Mudd. * var. Templetoni A. Zahl. Muscicola, loco Serino. L. exigua Chaub. Corticola in villa Doria, Pegli. Semel legi. L. Kochiana Hepp. Passo del Bocco (Chiavari). Monte Beigua (Varazze). L. lecideola Jatta. Rupicola inter Varazze et Celle. * L. misella Nyl. Lignicola, loco Cantalupo (Varazze). L. Wallrothii Flk. In ripis siccis prope Albisola. Semel lecta. L. (Psora) albilabra Duf. In valle Bisagno abunde; hic et illic in utraque Liguria. L. decipiens f. dealbata Mass. Varazze, loco S. Bernardo. Borgio Verezzi. (8) Lecidea (Psora) Gresinonis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVII (1930), pag. 614. 28 110. N, CAMILLO SBARBARO « Thallus castaneo-olivaceus, squamosus, madidus laete virens, subtus albidus, squamae discretae, primum rotundae concavaeque, dein plus minusve planae, sinuatolimbatae, 2-3 mm. latae, margine integro concolore aut pallidiore cinctae. Apothecia nigra, nuda, non marginalia, in squamis plura, 0,5-1 mm. lata, convexa, demum sub- globosa immarginataque. Epithec. fuscum, thecium incoloratum, hypothecium fuscum, paraphyses arcte cohaerentes. Asci anguste clavati, apice incrassati, circiter $0 longi. Sporae octonae, hya- linae, oblongae, 12-13 (15) X 6-8 ». Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit. Detexit Don G. Gresino terricolam loco Pecorile, inter Celle Ligure et Albisola, anno 1928. Anno 1930 inveni prope Spotorno loco La Torre abunde, terricolam copioseque fructigeram. (9) Lecidea ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXII (1935), pag. 315. Thalius squamosus; squamae discretae, usque ad 1 cent. latae, subnitidae, rufescentes, crassae, rigidae, deformes, concavae vel convexae, intus albae, subtus rufescentes nigrescentesve, gompho crasso in centro munitae, saxo arcte adhaerentes, marginibus sub- integris, varie flexuosis, saepe recurvis. Apothecia nigra, nuda, opaca, numerosa, 0,6-0,9 mm. lata; praecipue marginalia, iam pri- mitus convexa immarginataque, aetate globulosa. Epithecium sma- ragdulum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses cohaerentes, arti- culatae, asci clavato-inflati, circiter 45 |» longi; sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, 9-12 X 6-6,5p. Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit. In Liguria orientali loco Framura, ad rupes serpentinosas apricas ad mare expositas detexi anno 1935. (10) Lecidea lobatoplicata B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIII (1936), pag. 6. « Thallus luridus vel luridofuscus, crassus, opacus, nudus rigidus, squamosus, squamulis usque ad 5 mm. latis, gyroso-plicatolobatis, contiguis, intus albidis, circiter 1 mm. crassis, punctis albis minu- tissimis ornatis, subtus nigris, gompho crasso in: centro munitis, ter- raque arcte adhaerente. Apothecia nigra, sessilia, nuda, usque ad 2 mm. lata, primum concava, margine concolore integroque cincta, dein convexa immarginataque, vel persistenter plana, margine fle- 112. 113. 114. 115. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 29 xuoso. Epith. fuscum, thecium incoloratum, hypothecium dilute fuscum, paraphyses liberae, articulatae, fuscocapitatae, simplices aut versus apicem furcatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, simplices, oblongae vel ellipsoideae, 13-16 X 6-6,5 uw. Gelat. hymen. Jodi ope caerulescit, citoque vinose rubet. A Psora ligustica, cui proxime accedit, differt imprimis ob apothecia ». In Liguria occidentali, loco Borgio Verezzi ad ripas siccas prope mare, una cum Heppia endocarpea, Psora dealbata, Toninia albo- marginata vivit. Detexi anno 1935. L. testacea Ach. Nervi, loco Montetto. Catillaria chalybeia f. * ecrustacea Leight. In valle Bisagno, prope Prato. (11) Catillaria ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXIX (1932), pag. 687. Thallus reagentibus solitis immutatus, cinereo-isabellinus, tenuis, opacus, granulosus, granulae minutissimae, varieformes, contiguae, planae vel convexae, crustam parvam irregularem, hypothallo indi- stincto, efficientes. Apothecia nigra, nuda, opaca, dispersa, minuta, 0,3 mm. lata, primum plana margine tenui cincta, dein convexa immarginataque. Epith. violaceum, thecium incoloratum, hypothe- cium violaceum, paraphyses liberae, simplices, tenuiter septatae, apice clavatoviolaceae. Asci clavati, circiter 60 » longi, apice vix incrassati. Sporae octonae, hyalinae, uniseptatae, loculis aequalibus, oblongae vel oblongoellipsoideae, 12-15 Xx 6. Gelat. hymen. Jodi ope caerulescit ». In Liguria occidentali silicicolam prope Andora detexi 1932. (12) Catillaria Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXII (1925), pag. 789. «Thallus pallide isabellinus, laevigatus, endolithicus. Apothecia nigra, dispersa vel plura aggregata, primum punctiformia semiim- mersaque, dein adnata, rotundata, 0,4 mm. lata, leviter concava tandemque plana, margine integro et sat crasso persistenter cincta. Epith. fuscum, thec. incoloratum, hypothecium fuscum, paraphyses liberae fuscocapitatae, asci clavati, apice vix incrassati, circiter 45 » longi. Sporae 8-nae, hyalinae, oblongae, | - septatae, rectae, 30 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. CAMILLO SBARBARO utroque apice obtusae, 15-24 (26) Xx 5-6 p. Gelatina hymenialis Jodi ope vinose rubet ». In vallecula Pontecarrega (Genua) specimen unicum semel lectum (1924); in Herbario Auctoris asservatum. Catillaria \(Placodiella) olivacea * var. sorediifera A. Zahlbr. In . utraque Liguria litorali sat frequens, ad macerias vigens; raro fructigera (Bogliasco, Ruta, Arenzano, etc.). Bacidia cuprea (Mass). In Liguria orientali ad lapides locis opacis vigens (Sori, Bogliasco, S. Margherita, Rapalio). Apud Zahlbr. 1. c. saxicola tantum dicitur: corticicolam quoque: inveni ad Hederam (Portofino, S. Eusebio, S. Ilario). (13) Bacidia genuensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIV (1937), pag. 282. « Thallus viridis, dense coralloideogranulosus, 1-1,5 mm. crassus, plagas irregulares sat latas, hypothallo indistincto, efficiens. Apothe- cia numerosa, adnata, nuda, opaca, primum dilute fusca, margine proprio dilutiore integro, discum aequante cincta, dein nigra con- vexa immarginataque, 0,5-0,8 mm. lata. Epith. et thec. incolorata, hypothecium fuscum, paraphyses graciles, simplices, parum cohae- rentes, apice vix inflatae. Asci anguste clavati, apice non incrassati, circiter 55 w longi. Sporae octonae, 3 - pluriseptatae, septis parum distinctis, aciculares, rectae, uno apice sensim attenuatae, 30-60 X 2-2,5 p. Gelat. hymen. Jodi ope intense caerulescit. E stirpe Bacidiae rubellae (Ehrh.) Mass. ». Genuae: Quarto, in Via Priaruggia ad caementum muscosum muri (1937). Bacidia (Bilimbia) lecideoides (Anzi). Quarto, loco Priaruggia, infra maceriam herba tectam saxicolam unice inveni. B. patellarioides. Ad Ficum caricam, Framura. B. umbrina * var. turgida Th. Fries. Lignicola prope Albisola. (14) Toninia (Thalloidima) albomarginata B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXII (1935), pag. 315. « Thallus squamosus, squamae olivaceocinereae, dispersae vel imbricatae, sat crassae, circiter 2 mm. latae, subrotundae, nudae, subnitidae, sinuatolobatae, subtus niveae, marginibus adscenden- tibus niveis. Apothecia nigra, nuda vel pruinosa, sessilia, primum concava, dein plana, usque ad 2,5 mm. lata, margine tenui integro 123. 124. 125. 126. 127. 128. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 31 concoloreque cincta. Epithec. obscure violaceum, thecium incolora- tum, hypothec. dilute fuscum, K — , paraphyses liberae, septatae, simplices vel furcatae, apice leviter clavatae; asci anguste clavati, sporae octonae, hyalinae, fusiformes, uniseptatae, loculis aequalibus, medio non constrictae, 15-18 X 3-3,5 p. Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit. Primo intuitu Psoram deceptoriam simulat ». In Liguria occidentali, Alassio, in pulvinis Grimmiae nec non ad terram detexi anno 1935. T. coeruleonigricans * var. opuntioides Nyl. In rimis terrosis mace- riarum nec non lapidicola in valle Bisagno loco Montesignano. T. glaucomela (Nyl.). In ripis loco Noè inter Bonassola et Levanto. Ut in Corsica tantum vigens apud Zahlbr. datur. (15) Toninia (Thalloidima) Sharbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXII (1936), pag. 315. « Thallus viridiolivaceus, opacus laevigatus et squamosus, squa- mae nudae, liberae et approximatae, tandem subimbricatae, sub- rotundae, 1-1,5 mm. latae, aetate plicato- undulatae, intus albidae, subtus nigrae. Apothecia nigra, nuda, 1 mm. lata, in areolis sin- gula vel plura, primum concava margine tenui integro concolo- reque cincta, dein plana, mutua pressione interdum deformia, per- sistenter plana. Epithecium smaragdulum, thecium et hypothecium incolorata, paraphyses liberae, simplices, smaragdulocapitatae, asci clavati, sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, uniseptatae, medio non constrictae, uno apice leviter attenuatae, 15-18 X 4-6 uw. Gelat. hymen. Jodi ope caerulescit ». In Liguria occidentali, loco Borgio Verezzi, ad rupes non calcarias detexi anno 1935. Posterius in Liguria occidentali quoque (loco: Monterosso, ad rupes serpentinosas) hic illic parcissime inveni. T. cinereovirens Mass. var. imbricata Th. Fries. In utraque Liguria. Frequentior occurrit in Liguria occidentali locis rupestribus (Vesima, Capo Panaggi, Spotorno, Varazze, Pra). T. meridionalis B. de Lesdain. Ad lapides et saxa serpentinosa. Apud Arenzano loco Olivetta et Terrerosse. Adhuc in Gallia ad saxa schistosa inventa. Rhizocarpon viridiatrum Krb. Spotorno, Andora, Ellera (supra Savona). 32 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. CAMILLO SBARBARO Baeomyces roseus Pers. Monte Grosso (Varazze); Voltri; prope Prato in valle Bisagno, abunde fructiger in colle pinifero. B. rufus Rabh. Spotorno, loco Treo in ripa. Saxicola in Monte Bei- gua (Varazze). Raro occurrit. Cladonia bacillaris f. subtomentosula Sandstede. Loco Gameragna (supra Varazze) hrb. Gresino. CI. bacillaris var. tenuistipitata Sandst. Varazze: Monte Grosso ad pinum (legit G. Gresino). Cl. cribrosa f. pruniformis Norm. In pineto ad terram infra Monte Contessa (Sestri Ponente). Cl. foliacea f. epiphylla (Schaer.) Wainio. In saxosis apricis loco Sanda (Celle Ligure). Cl. foliacea var. firma (Nyl.) Wainio. In pineto Chiariventi (Spo- torno); loco Crocetta (Varazze). CI. furcata (Hds.) Schrad. var. fissa Flk. f. racemosella Flk. Varazze, loco Bricco dello Zucchero. CI. furcata var. turgida Scriba (teste auctore). Raro, loco Pero prope Varazze (legit Gresino). Cl. furcata var. regalis (Flk.) Oliv. f. abbreviata Scriba (teste Liid- wig Scriba): Varazze, loco Alpicella, sub Castaneis. Cl. furcata î. recurva Oliv. Semel lecta, loco Montanasco in valle Bisagno. CI. laxiuscula Del. f. pumila (Ach.) Sandst. Spotorno, loco arido pinifero supra Treo. Cl. leptophylla (Ach.) Fik. In valle Bisagno, loco Prato, sterilis. Fructigera saepe occurrit in viciniis Varazze. Cl. papillaria (Ehrh.) Hffm. Celle Ligure: loco Cassigi, loco Peco- rile. Sestri Ponente, infra M.te Contessa in pineto; Spotorno, in pineto Chiariventi; ubicumque ad terram. i Cl. papillaria var. molariformis (Hff.) Schaer. Ibidem, cum typo. CI. papillaria var. stipata Harm. Ibidem, cum typo. Cl. pytirea (Flk.) Fries var. Zwackhii f. crassiuscula (Coem.) Wainio. Varazze: Bricco delle Forche. Cl. portentosa (Delise) Sandst. Varazze, Monte Grosso (hrb. Gre- sino). E CI. pyxidata var. pachythallina (Wallr.) Wainio. In monte Antola (Genova). 141. 142. 145. è (46. 147. 149. 150. 155. 156. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES ; 33 Cl. subcervicornis (Wainio) Du Rietz. Th. K + lutescit, C —, KC —. (teste B. de Lesdain, sed cum dubio). Abunde prope Spotorno, loco La Torre, terricola. Cl. subrangiformis Sandstede (teste auctore). Hic et illic perraro in Liguria occidentali. Fructigera semel lecta supra Varazze, loco Madonna del Salto. . Stereocaulon pileatum Ach. Cavi di Lavagna, semel lectum. . Umbilicaria pustulata Hffm. In Appennino supra Varazze: Monte Beigua, Monte Siguello. Supra Spotorno, loco Treo, semel lecta. Acarospora flava Trev. Pizzo d’ Ormea, legit Ubaldo Ricca, deter- minavit ipse Baglietto. A. fuscata Arn Infra Monte Contessa, rupicola in pineto (Sestri Ponente). A. murorum Arn. * var. contigua H. Magnusson. Capo Noli, argil- licola. . A. murorum * var. ambialbicans H. Magnusson. Semel lecta in val- lecula Pontecarrega (statio nunc deleta). * A. mutinensis H. Magnusson. Spotorno, rupicola supra Prelo (statio nunc deleta). A. praeruptarum H. Magn. In valiecula Sanctae Teclae (Genua). A. praeruptarum var. nuda H. Magn. (in litteris ad me). Abunde, rupicola prope Voltri. . A. umbilicata Bagi. In Liguria litorali ad macerias sub oleis ubi- cumque obvia. . * Pertusaria areolata Mass. In Monte Allegro (Rapallo). Prope Se- stri Levante. In Liguria occidentali nondum innotuit. . P. coccodes Nyl. Ad Oleas inter Sestri Levante et Riva Trigose. * P. concreta Nyl. In Monte Grosso (Varazze); in summo Promon- torio Portofino: rupicola. P. concreta var. intermedia Harmand. Varazze, loco Cantalupo, ad macerias. P. dealbata Nyl. Semel lecta a G. Gresino, saxicola, prope Varazze, loco Piani dicto. Determinavit B. de Lesdain. Apud Jatta corticola in insula Malta vigens datur. P. Henrici (Harmand) Erichsen. Alpicella, supra Varazze, ad cau- dicem Castaneae semel lecta (hrb. Gresino). Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 4 164. 165. CAMILLO SBARBARO P. Henrici var. saxicola Erichsen. Sub castaneis, rupicola, abunde loco Casella in valle Bisagno. . P. lactea Arn. Varazze, loco Cantalupo. Rupicola et muscicola prope Spotorno, Noli versus. . * P. leucosora Nyl. In Liguria occidentali (Cantalupo di Varazze; S. Lorenzo al Mare). . P. orbiculata A. Zahl. (Syn. P. discoidea Nyl.). Oleicola inter Bo- nassola et Levanto. P. orbiculata f. albida Erichsen. Semel legi in valle Bisagno. . * P. pseudocorallina Arn. Varazze, Spotorno, in viciniis Genuae non Taro occurrit. . P. speciosa Ove Hoeg (Syn. P. hemisphaerica (Flk.) Erich.). Va- razze, loco Crocetta, loco Rianello. . P. subviridis Ove Haeg. Ad caudices oleae in utraque Liguria obvia. . P. Wulfeni DC. var. * rupicola Fries. Capo Panaggi; Varazze (Ria- nello, Alpicella). Bonassola, Sestri Levante. P. Wulfeni DI. var. * carnea Fries. Cupressicola loco Rianello Varazze. P. Wulfeni DI. var. * coralloidea Arn. Silicicola in colle arido pini- fero supra Treo, Spotorno. P. Wulfeni DI. f. * variolosa (Schaer.) Harm. In pineto Chiariventi, Spotorno. Lecanora (Aspicilia) calcaria var. * opegraphoides Oliv. Rupicola in valle Bisagno; Quinto. L. (Aspicilia) calcaria f. bullosa Mass. Rupicola inter Sestri Levante et Cavi. L. (Aspicilia) cinerea Rohling. In valle Bisagno; Paraggi. L. (Aspicilia) cinerea var. alba Schaer.? Inter Monterosso et Ver- nazza. Species critica. . L. (Aspicilia) gibbosa Nyl. Formam quandam in Promontorio Por- tofino semel legi. . (16) Lecanora (Aspicilia) parasitica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 728. « Thallus olivaceocinereus, K — lutescens, C —, KC —, parum crassus, intus albus, in centro sat profunde areolatodiffractus, sub- opacus, areolae planae, polygoniae, lueves, 1-1,5 mm. latae, rosulam orbicularem, radiatoeffiguratam, 2-3 cent. latam efficientes; laciniis 168. 169. 170. Ale 172% 173. 174. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 35 planis, apice crenatis, supra thallum Aspiciliae calcariae arcte adhaerens. Apethecia fusconigra, numerosa, nuda, minuta, usque ad 0,5 mm. lata, in areolis plura, primum immersa, concava, dein emersa, margine thallino cito reclinato, margine proprio tenui integro concoloreque cincta, thallum tandem superante. Epith. fuscum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses arcte cohaerentes, versus apicem articulatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, biseriales, oblon- gae, 13-15 X 9 pw. Gelat. hymen. Jodi ope intense rubescit. Sper- _ matia recta, 6 X 0,8 pu». In valle Bisagno infra « Forte dei Ratti » sub castaneis, rupicolam primum inveni. Deinde in vallecula Sancta Tecla, nec non prope Casella (800 mt.) et in Liguria orientali loco Sori. L. Prevostii Th. Fries. In utroque litorali rupicola: Rolla (Andora); Ruta (Camogli). L. viridescens Mulc. Arq. Prope Varazze a Rev. Gresino, semel lecta. L. (Eu.) Agardhiana Ach. Rupicola sub Oleis prope Varigotti. L. bicincta Ram. Singularem huius speciei, teste ipso A. Zahbriic- kner, formam prope Varazze, loco S. Matteo, semel legit Rev. Gresino. L. conizaea Nyl. Invrea (Cogoleto) ad pinum. L. gangaleoides Nyl. In Liguria occidentali (Alassio, Spotorno, Va- razze, abunde). 17) L. genuensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXVI (1939), pag. 83. «Thallus K + lutescens, albidocinereus, vel (locis umbratis) cinereoviridis, granulosus, granulis minutis globulosis, nitidis, arcte congestis, isidiis sorediisque destitutis, crustam inaegualem 2-2,5 mm. crassam, sat latam, irregularem profundeque diffractam effi- cientibus. Apothecia numerosa, granulis immixta, saepe congesta, usque ad 1 mm. lata, persistenter plana, disco fuscorubro, margine thallino sat crasso, flexuoso, integro aut vix crenato discum supe- ranteque cincta. Epith. dilute fuscum, thec. et hypothec. incolorata, paraphyses graciles, arcte cohaerentes, apice leviter inflatae, asci anguste clavati; sporae 8nae, hyalinae, simplices, oblongae, 12-16 X 6-7 (10 X 9) p. Gelat. hymen. Jodi ope coeruiescit. E stirpe Lecanorae subfuscae ». 36 178. Fon wae CAMILLO SBARBARO In colle pinifero supra Pra ad rupes siliceas anno 1938 invent; abunde. . L. Bagliettoana A. Zahl. In utroque litorali, locis rupestribus, infrequens. . L. polytropa Rabh. In apennino (Monte Beigua, Ermetta) supra Varazze, legit Rev. Gresino. . L. puniceofusca Bgl.? Loco Mola prope Varazze inventa est a Rev. Gresino Lecanora quaedam quae sporarum dimensionibus nec non thalli reactione cum specie bagliettoana congruit; sed ab ea discre- pat ob marginem apotheciorum discum non aequantem. (18) L. rubrofusca B. de Lesdain in Bull. Soc: Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 726, 727. « Thallus K flavescens, C immutatus, albidus, sat crassus, squa- mulosus sublaevigatus, plagas minutas irregularesque, saepius se- cundum rimas petrae in lineas sat angustas dispositas efficiens. Apothecia rubrofusca, nuda, sessilia, numerosa saepe conferta, 0,5-1 mm. lata, plana, diu margine thallino tenui integro, leviterque pro- minente, demum excluso, et tunc margine proprio tenui concolore, aetate saepe flexuoso, cincta, persistenter plana aut convexa. Epith. fuscum K immutatum, thec. et hypoth. incolorata, paraphvses gra- ciles, simplices, arcte cohaerentes. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, simplices, saepe biguttulatae, 9-17 X 5-61/, |». Gelat. hymen. Jodi ope intense caerulescit. Spermogonia nigra, punctifor- mia; spermatia curvata, 14-18 X 0,7 p. E stirpe Lecanorae sub- fuscae ». In Liguria occidentali, Spotorno, loco Prelo, schisticolam abunde detexi 1930. f. flexuosa B. de Lesdain ibidem. « Thallus squamosus dispersus. Apothecia plus 1 mm. lata, mar- gine crassiore laevigato, flexuoso, persistente, integro vel tenuis- sime crenulato ». var. monstrosa B. de Lesdain ibidem. « Thallus albidus, subnitidus, sat crassus, squamulosus, squamae tandem globulosocongestae. Apothecia primum innata, dein ses- silia, margine thallino integro demum excluso et tune margine pro- prio tenuique) cincta. Apothecia numerosa, rubrofusca, 1-1,5 mm. lata, tandem convexa ». 179. 183. 184. 185. 186. 187. 188. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 37 var. nigra B. de Lesdain Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIII (1936), pag. 8. « Sicut in typo, sed apothecia nigra». Typus non raro occurrit in utraque Liguria: Prà, Arenzano, Va- razze, S. Michele di Pagana. Prope Spotorno, loco La Torre, abunde vivit Lecanora quaedam terricola, perraro fructigera, quae ad hanc speciem spectare (teste B. de Lesdain) videtur. L. rubicunda Baglietto. Ad Ficum caricam in Liguria orientali (Levanto, Framura). . L. subluta var. perspersa Nyl.? Huic britannicae speciei refert B. de Lesdain Lecanoram quandam semel prope Alassio a me lectam. . *L. subradiosa Nyl. Rupicola in Apennino ligure: Monte Beigua, Passo del Bocco, etc. . L. (Parmuularia) crassa var. crenulata B. de Lesdain, in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 844. « Thallus virenticinereus, crassus, squamosus; squamae, subro- tundae crenatae, albomarginatae, nudae, intus albae, subtus fuscae aut ochraceae. Apothecia 3-4 mm. lata, adnata, rotundata, primum concava dein plana, disco rubrofusco nudoque margine thallino crenulato, sacpe albo et sat tenui, ornata. Epithecium luteogranu- losum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses liberae, articulatae, simplices, sat crassae. Sporae hyalinae, simplices, oblongae vel ellipsoideae, 16-17 |, longae, 6 | latae ». Muricolam detexi in valle Bisagno prope Genuam (Pontecarrega) ad Aquaeductum, aestate 1922. Semel lecta. L. crassa var. mediterranea A. Zahl. (teste ipso auctore). Semel lecta muricola ad puteum prope Varazze (hrb. G. Gresino). L. lentigera Ach. Celle Ligure, loco Cassigi; Giusvalla (Savona). L. muralis f. * squamea A. Zahl. Spotorno supra Prelo (statio nunc deleta). L. pruinosa Chaub. Ruta. Alassio. L. radiosa subcircinata f. ocellata A. Zahl. Alassio, Capo S. Croce. (19) Lecanora Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 728. « Thallus albus, nitidus nudus, K flavescens, C immutatus, saxo arcte adhaerens, intus et subtus albus, rosulas orbiculares 1-1,5 cent. latas efficiens, in peripheria radians, lobulis parvis, 0,5 mm. 38 189. 190. 191. 192. CAMILLO SBARBARO latis, contiguis, convexis, apice vix crenatis, in centro nitidus vel (aetate) opacus, areolatus, areolis parvis contiguis convexisque. Interdum thallo omnino areolato, areolis contiguis aut dispersis, in peripheriaque non radiato. Apothecia fusca vel fusco rubra, nuda, plana numerosa, 0,5 mm. lata, margine thallino prominulo, sat crasso, plus minusve crenulato cincta. Epith. dilute fuscum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses simplices, arcte cohaerentes. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, 14-15 X 6-7 p. Gelat. hymen. Jodi ope intense caerulescit. Species locanda apud Lecanora prunifera (Nyl.) et L. teichotea Nyl ». Anno 1925 prope Portofino detexi. Hic illic occurrit (Val Bisagno, Quarto, Valle di S. Tecla, Alassio, etc.) silicicola. * Lecania albariella Mill. Arg. Rupicola sub Oleis loco Varigotti, parcissime. L. Erysibe var. ceramonea (Mass.). Voltri, Santuario delle Grazie, muricola. L. Erysibe var. * crenulata B. de Lesd. Arenzano, muricola. L. Erysibe var. microspora B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXIV (1927), pag. 437. «Thallus albus granulosus, parum crassus, reagentibus solitis immutatus. Apothecia numerosa, saepe conferta, fusconigra (in um- brosis rufa), nuda, circ. 0,5-0,6 mm. lata, primum plana, margine tenui integroque cincta, dein convexa immarginataque. Epithecium obscure violaceum, thec. et hypothec. incolorata, paraphyses arcte cohaerentes, articulatae, apice leviter inflatae; sporae octonae, hya- linae, uniseptatae, ellipsoideae, 9-11 Xx 3 . Spermatia curvata, 10-15 X 0,9 p. Gelat. hymenialis Jodi ope intense caerulescit ». In Liguria occidentali: Varazze, loco Casanova; muricola prope Ecclesiam. Semel lectum. L. Erysibe f. * nigra B. de Lesd. Muricola cum Dermatoc. crasso loco Pontecarrega. L. Erysibe var. * sincerior Nyl. Lapidicola prope mare inter S. Margherita et Paraggi. Varigotti. Solenopsora candicans Stnr. In utraque Liguria frequens. L. Cesatii var. olivacea (Bgl.): Varigotti, sub Oleis fructigera. Ra- pallo, in Promontorio Portofino, ad rupes conglomeraticas abunde, sed rarius fructigera. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 39 193. S. vulturiensis Mass. Rupicola, lapidicola, rarius terricola in utra- que Liguria abunde. Sporae biloculares 12 « 4 un (teste B. de Lesdain). Sporarum dimentiones in diagnosi originali desunt. 194. Haematomma coccineum Krb. In Apennino ligustico prope Sas- sello, semel lectum. 195. Phlyctis agelaea Fw. Rialto (Finale Ligure). S. Massimo supra Rapallo. 196. Candelariella holophaea A. Zahl. In utroque. litorali ligustico non raro occurrit in rimis humosis rupium et murorum. Huc spectat, ni fallor, Solenopsora Requenii Mass. 197. Parmelia Delisei Nyl. Varazze. In valle Bisagno. 198. * P. glabrans Nyl. In vallecula Pontecarrega saxicola; semel lecta; fructigera. 199. P. glomellifera var. * anerythrophora Harm. Voltri, semel lecta. 200. P. isidiotyla Nyl. Varazze (hrb. Gresino). Borzoli, abunde. 201. P. subaurifera Nyl. Varazze (hrb.) Gresino): semel, ad Oleam. 202. * P. soredians Nyl. Ad Pruni cerasi corticem, Varazze, loco Canta- lupo, primus legit Rev. G. Gresino: ibiqui saxicolam. In utroque litorali ligustico viget, sed tantum sterilis. 203. P. dubia var. caesiocinerea B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 843. « Thallus K +1, C+ gp, caesiocinereus, circiter 6-7 cm. latus (ut videtur) membranaceolobatus; lobae dense imbricatocongestae (fere pulvinatocongestae), convexae, ambitu latiores, rotundatae, integrae vel crenatae, supra laeves, surdae, punctis albis non adspersae, sed dein (aetate) sorediis granulosis demum confluentibus ornatae. Sub- tus pallide fuscae vel ochraceae, rhizinis minutis concoloribusque usque ad oram instructae. Sterilis ». In Liguria occidentali, Spotorno, detexi ad maceriam quandam sub oleis supra vicum Prelo. 204. P. carporrhizans Tayl. Varazze (hrb. Gresino). Serino, in valle Bisagno. 205. P. dissecta Nyl. Varazze, loco Ciapasqua, loco Deserto. In Villa Doria, Pegli. 206. P. fuliginosa var. aterrima Wedd. Voltri. Spotorno, loco Queallo, fructigera. 40 207. 208. 209. 210. 211. 212. 214. CAMILLO SBARBARO (20) P. Helenae B. de Lesdain in Buli. Soc. Botan. de France, T. LXXXIV (1937), pag. 283. « Thallus cinereoglaucus, nitidus, sat latus, supra K lutescens, intus immutatus, C intus rubescens, KC intus rubescens, laciniato- dissectus, laciniae usque ad | cent. longae, 2-2,5 mm. latae, plus minusve imbricatae, sorediis granulosis in pulvinos usque ad 1 mm. latos glomeratis plus minusve indutae, intus albidae, subtus casta- neae, rhizinis nigris, parvis paucis fere usque ad oram munitae. Apothecia et spermogonia non vidi. Species proxima P. Borreri ». Semel lecta in rupibus siliceis in Liguria occidentali: Spotorno, loco La Torre unacum Parmelia Sbarbaronis anno 1935. P. pilosella Hue var. excrescens Hue. Varazze, loco Campo Marzio (hrb. Gresino). P. revoluta Flk. Varazze (loco Deserto) perraro occurrit: muscicola. P. scortea f. * caerulescens Harm. et var. * pastillifera Harm. Va- razze, loco « Deserto »; prior, muscicola supra Leucodon sciuroides. P. sublaevigata Nyl.? Sanda (prope Celle Ligure). Sterilis, incertae determinationis. P. caperata var. * subglauca Nyl. Cupressicola loco Rianello prope Varazze. . P. Crozalsiana B. de Lesd. ìn utroque litorali ligustico ad arbores (imprimis ad Oleam) et ad saxa sat frequens. (Rapallo, Portofino, Arenzano, Spotorno). Adhuc saxicola tantum inventa duobus locis: Agde (in Gailia) et Guia (in Insulis Canariensibus). * P. Dubosqui Des Abbayes. Spotorno, loco Menefrego, ad Frulla- niam Tamarisci. Species adhuc uno loco in Pyraeneis orientalibus lecta. var. * perreticulata Rasdnen. « Thallus valde reticulato-costatus, granulososorediosus, KOH + Cl. 4 rubescens, J] =». (Vedi Rasdnen in litteris ad me) (*). Silicicola Spotorno, loco La Torre, unacum Parmelia Sbarbaronis. . (21) P. Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 278. « Thallus KOH supra intusque flavens, KOCI =, Cl. =; cine- rescentiglaucus, procumbens, 7-8 cent. latus (ut videtur), sorediis (1) In typo: thallus laevis, farinososorediosus maculatim, KOH + lutescens, GIS rubescens, J =. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 4l globosis granulosis usque ad 1 mm. latis saepe confluentibus plus minusve tectus, laciniatus (interdum in centro submonophyllus); laciniae primariae circiter mm. 3-4 latae, imbricatae, subpinnatifidae, applanatae, substrato sat arcte adhaerentes, ambitu profunde ine- qualiterque crenatae, axillis angulosis aut subrotundis, ad oram angustissime fuscolimbatae. Laciniae vetustiores saepe tenuiter costatoreticulatae, juniores laeves, sed sat frequenter, praesertim ad apicem, tenuiter foveolatoreticulatae. Medulla alba. Thallus subtus nigrescens, ad oram interdum anguste castaneus, rhizinis nigris simplicibus numerosis usque ad apicem vestitus. Sterilis, spermo- gonia non vidi ». In Liguria occidentali, Varazze, detexit Don Giacomo Gresino anno 1922, corticolam ad Prunum Cerasum. In villa Doria deinde corti- colam parcissime; prope Spotorno silicicolam nec non ramulicolam abunde ipse legi (*). Protoblastenia Metzleri Stnr. Genova, loco Priaruggia. Protoblastenia monticola Stnr. Haec species, ex Jatta in Alpibus et in Corsica vigens, in Liguria occidentali (Varigotti) non infrequens occurrit. * Caloplaca declarata Oliv. Ad saxa serpentinosas loco Cantalupo (Varazze). Inter Bonassola et Levanto. Arenzano. Ex Zahlbr. l. c. in Hungaria adhuc tantum inventa. C. festiva var. contigua Mass. In valle Bisagno (Prato, Casella) obvia. C. festiva var. decussata Bgl. Varazze, Alpicella, Arenzano sat frequens. O. flavovirescens Dalla Torre et Sarnth. var. Dinae mihi. Sporae 18-23 X 5,6-9 . Cetera ut in typo. Semel lecta loco La Doria, in valle Bisagno. C. lactea A. Zahl. In valle Bisagno. Varigotti. * C. lamprocheila Flagey. In Promontorio Portofino. Arenzano, loco Terrerosse. (22) C. (Gyalolechia) ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIII (1936), pag. 9. (1) Generis Ramalina adhuc R. calicarem (eamque perraro) et R. farinaceam (oleicolam et saxicolam) legi. [R. Duriaei Dnrs. et * R. Latzelii A. Zahl. pinicolas loco Tirrenia (Pisa) inveni]. 42 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. CAMILLO SBARBARO « Thellus indistinctus. Apothecia 0,7-0,8 mm. lata, numerosa, ses- silia, dispersa, K rubroviolacea; primum rufo ferruginea, plana, margine tenui concolore integroque cincta; dein globulosa, fere nigra immarginataque. Epith. rubrogranulosum, thec. et hypothec. inco- lorata, paraphyses parum cohaerentes, articulatae, apice breviter inflatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, cylindricoelongatae. in medio non constrictae, loculis valde approximatis, isthmo tenui Junctis, 15-22 X_ 6-7,5 p». Spotorno, silicicola (loco Prelo, loco villa Ada) perraro occurrit. C. cerinoides (Anzi). Nervi (Genova) loco Montetto et S. Ilario. * C. phlogina Flagey. Cupressicola prope Arenzano; inter S. Mar- gherita et Rapallo. C. percrocata var. parasitica Jatta. Abunde inter Bonassola et Le- vanto, ad macerias nec non latericola. C. Pollinii Jatta. Cupressicola: loco Rianello, Varazze; in valle Bisagno, loco Pontecarrega. (23) C. pyraceoides B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXIX (1932), pag. 686. « Thallus aurantiacus, K intense sanguineorubens, opacus, laevi- gatus, lobulis minutissimis, subplanis, sub lente modo distinctis, saepius circa apothecia plus minusve dispersis, aut vage radiantibus, interdum rosulas circiter 1 mm. latas efficiens. Apothecia auran- tiaca, minuta, adnata, satis crebra, 0,2-0,3 mm. lata, persistenter plana, margine concolore, integro primum prominente cincta, demum discum aequante. Epith. luteologranulosum, thecium et hvpothec. incolorata, paraphyses liberae, articulatae, simplices, apice capi- tatae. Asci clavati, circiter 45 n. longi. Sporae octonae, hyalinae, polocoelae, loculis interdum approximatis, ellipsoideae, utroque apice rotundatae, 9-14 X 4-6) ». E Primo intuitu miro modo Caloplacam pyraceam in memoriam revo- cat. In Liguria occidentali supra Savona, loco Giusvalla, detexit, silicicolam ad ruinas Castri, Don G. Gresino anno 1930. C. fallax Baglietto. In valle Bisagno, loco S. Eusebio; perrara. C. rubelliana Lojka. Ad saxa serpentinosa: Albisola, Varazze, in valle Bisagno, Bonassola. . C. teicholyta Stnr. Terricola Spotorno, loco Treo. Marassi in valle Bisagno, saxicola. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 43 C. variabilis var. * ochracea Miill. Arg. Rupicola in valle Bisagno (S. Eusebio, Serino). C. cirrochroa Th. Fries. Alassio. Cervara (Portofino). C. tegularis Th. Fries. Arenzano, Spotorno, Quinto, Sori. C. xantholyta Jatta. In valle Bisagno, loco Prato, raro. Xanthoria substellaris Wainio. Varazze, in valle Bisagno, Rapallo (Montallegro); corticola ad Oleam et ad Citrum. Theloschistes chrysophthalmus Beltram. Semel lectus prope Va- razze (fide G. Gresino). Buellia aethalea Th. Fr. In vallecula Pontecarrega, semel lecta. * B.Duarti Sampajo. In Liguria occidentali (Monte Gazzo, Aren- zano, Varazze, Spotorno). An potius Buellia tumidula Bgl.? B. badia. Monterosso. B. epipolia var. margaritacea A. Zahl. Santa Tecla; Prato (Val Bisagno). Ex Jatta, prope Verona et in Tirolia vigens. Rinodina Conradi Kro. Arenzano, muscicola, loco Olivetta. R. discolor Arn. S. Eusebio, Serino infrequens. R. demissa Flk. Lapidicola, Voltri. R. exigua S. Gray. Lignicolam prope Albisola, semel legi. R. intermedia Bgl. In utroque litorali ligustico sat frequens. (24) R. murorum B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVII (1930), pag. 613. « Thallus cinereonigrescens, reagentibus solitis immutatus, sat crassus, squamulosus, squamulis irregularibus convexis, 1-1,5 mm. latis, in crustam verrucoso-areolatam confertis. Apothecia numerosa, nigra, nuda, in areolis primum immersa, dein adnata, 1 mm. lata, semper plana, margine thallino integro sat crasso persistenteque cincta. Epithecium fuscum, thecium cet hypothecium incolorata, paraphyses liberae, articulatae, fuscocapitatae. Asci clavati, sporae octonae, fuscae, uniseptatae, in medio constrictae, utrinque rotun- dae 15-19 X 9. Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit >. Genuae, loco Staglieno, muricolam prope Ecclesiam detexi anno 1926. Postea, ad macerias sub Oleis, in Liguria orientali, inter Bo- gliasco et S. Ilario: non nunquam fructigeram. R. metabolica (Ach.) Anzi, Ad Oleam, Alassio, Varigotti, Genova non infrequens. CAMILLO SBARBARO 249. R. oxydata Baglietto. Varazze (loco Cantalupo, casa Botta). Aren- zano, loco Terrerosse, abunde. . (25) R. saxicola B. de Lesdain in Bu'l. Soc. Botan. de France, T. LXXXII (1935), pag. 317. « Thallus ochraceus vel cinereus, K lutescens deinque sanguineo rubens, sat tenuis, opacus, areolatus, plagas irregulares 1,50-2 cm. latas, hypothallo non limitatas efficiens; areolae planae, varie angu- losae, minutae, usque ad 0,9 mm. latae. Apothecia numerosa, nigre nuda, plana, minutissima, 0,1-0,2 mm. lata, in areolis singula vel saepius plura, in thallo persistenter immersa, margine thallino in- tegro tenuissimoque cincta. Epith. olivaceum, thec. et hypoth. inco- lorata, paraphyses parum cohaerentes, artocumulatae, apice olivaceo capitatae; asci clavati; sporae octonae, nigrescentes, uniseptatae, in medio constrictae, membrana tenui, oblongae, loculis aequalibus, utroque apice obtusae 15-16 X 9». Prope Rinodinam atrocinerellam (Nyl.) Boistel locanda. In Liguria occidentali inter Bonassola et Levanto semel legi 1935 silicicolam. . R. teichophila Nyl. Voltri, monticola. Monterosso, ad scopulos prope mare. . R. (Placothallia) oreina Mass. Spotorno, loco Treo. . Physcia Biziana Mass. Ad Oleam prope Arenzano semel legi, loco Olivetta, ubi nunc villa Rodocanachi: nonnunquam fructigeram. . Ph. dimidiata Nyl. Vernazza, ad maceriam sub Oleis copiose fruc- tigera. In valle Bisagno loco Via Bazà ad maceriam sterilis. . Ph. endococcina Nyl. Prope Varazze semel lecta (fide G. Gresino). . * Ph. enteroxantha Nyl. In utroque litorali, saxicola et corticola. Prope Chiavari fructigera semel lecta. . Ph. grisea var. algeriensis Flagey f. * isidiata B. de Lesd. Alassio, ad Oleam vetustam. . Ph. leptalea var. italica B. de Lesdain in Bull Soc. Botan. de France, T. LXXXII (1935), pag. 317. « Thallus glaucescentialbidus, K supra flavens, intus immutatus; similis Physciae leptaleae sed laciniae planae, laevigatae vel sore- diatae; supra, sub lente, tenuiter crebreque albopunctatae ». Ad Oleam, sterilem detexi loco Alassio (in Liguria occidentali) anno RES 7 x 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 45 1934; insequente anno pulchre fructigeram loco Framura in Liguria orientali, ad Oleas juniores. Ph. pulverulenta var. * panniformis Crombie. Inter Monterosso et Vernazza. Ph. orbicularis fr. albida B. de Lesd. «A typo differt ob thallum albocinereum, subtus album, rhizinis concoloribus munitum, laciniis planioribus, magis divisis, angustio- ribus, in basi 0,5 mm., in apice usque ad | mm. latis ». Ad maceriam umbrosam detexi anno 1937 inter Bogliasco et S. Hario (vico Cannone). Ph. setosa var. albociliata B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXI (1934), pag. 768. « Thallus cinereus, substrato arcte adhaerens, sorediis globulosis viridulis parce munitus, infra, ut in typo, niger sed in oris ciliis numerosis omnino albis munitus ». Rupicolam Paraggi detexi 1933. Occurrit quoque, neque rara, in valle Bisagno. Ph. sciastra (Ach.) DR. Rupicola Castelvecchio di Rocca Barbena. * Ph. sorediosa (Nyl.) Lynge (ipso B. Lynge teste). In villa Doria, Pegli, ad arbores varias. Ad corticem ilicis abunde loco Kursaal prope Rapallo. Ubicumque sterilis. Apud Zahlbr. 1. c. in America meridionali tantum vigens. Ph. tribacia Nyl. Borzoli. Varazze, loco Casanova. In speciminibus quibusdam hu‘us stationis thallus K + lutescit (loco K =). Ph. tribacia f. caesiella B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 844. «Thallus K +), C =, caesioglaucus, pruinosus, rosulas 1-1,5 cent. latas efficiens, subtus albidus vel leviter ochraceus, rhizinis albidis munitus, laciniatus; laciniae imbricatae, parvae, 2-3 mm. longae, planae vel subconvexae, laeves, 1 mm. latae, apice sat pro- funde crenatae. Apothecia sessilia, nigra, nuda vel caesiopruinosa, 1,5-2 mm. lata, numerosa, margine thallino profundeque crenato cincta. Epithecium fuscum, thec. et hypoth. incolorata; paraphyses graciles, liberae, articulatae, fuscocapitatae; asci clavati, circiter 60 » longi. Sporae octonae, fuscae, uniseptatae, 18-21 X 9-11 uw. A typo differt praecipue ob thallum caesioglaucum pruinosumque, sorediis granulosis destitutum ». Mete rel dec SP ty Ee . 25, Pia eae 46 CAMILLO SBARBARO Hance varietatem (quae, apud Zahlbriickner Cat. Lich. Univ., Phy- sciae tribacoidi refertur) copiosam sed sterilem primum detexi ad maceriam quandam sub oleis loco Prelo prope Spotorno (in Liguria occidentali), anno 1922. Fertilem legit eodem anno Don G. Gresino prope Varazze, loco Casanova. Copiosa et fertilis occurrit quoque inter Spotorno et Noli. 266. Anaptychia speciosa Wulf. Saxicola et corticicola Liguria tota viget. Raro fructigera (ad Oleam). Ut ex superiore indice colligi potest, 25 species omnino novae de- tectae sunt; species Italiae novae 39 in Liguria inventae. Cum autem, opera Domini A. Lunardi, in viciniis Mutinae (Modena) novae species innotuerint his superioribus annis, ipse in itinere quodam calabrico (1927), in itinere quodam siculo (1932) — otiandi causa. non lichenes legendi susceptis iisque brevissimis — paene invitus in novas species (*) inciderim, dubitandum non est, nisi collectorum diligentia (1) Buellia Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVil (1930), pag. 614. « Thallus albidoargilaceus, K immutatus, C intense aurantiacus, crustam granu- losoverrucosam efficiens, verrucis sat minutis convexisque, protothallo indistinclo. Apothecia nigra, nuda, numerosa, 0,4-1 mm. lata, primum immersa, dein adnata, plana, margine tenui infegro concoloreque cincta, tandem convexa immarginataque. Epithecium fuscum, thecium incoloratum, hypothecium fuscum, paraphyses graciles cohaerentes articulatae fuscoque capitatae. Asci clavati. apice non incrassati. circiter 90 E longi. Sporae octonae, fuscae, uni-(raro tri-) septatae, oblongae, rectae vel leviter curvatae, medio non constrictae, 15-18 (24) x 6-3 |. Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit ». In Calabria prope San Giovanni in Fiore silicicolam detexi anno 1927. Caloplaca. aetnensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Bot. de France, T. LXXXII (1935) pag. ae « Thallus cinereoglaucus. K non tinctus, opacus, crassus satis, isidiis sorediisque destitutus, granuiosus, granulis converis, crustam diffractam irregularem sat latam hypothallo non limitatam efficientibus. Apothecia rubroaurantiaca, K sanguineo ra- bentes, sessilia numerosa, saf magna, 1.-15 mm. lata, persistenter plana, margine pro- prio tenui demum flexuoso cincta, margine thallino demum evanescente. Epithecium luteologranulosum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses liberae, articulatae, sim- plices aut versus apicem furcatae, sporae octonae, hyalinae, polocoelae, loculis tubulo junctis, ellipsoideae, 16-17 x 6-9 y. E s'irpe Caloplacae erythrocarpae. = eye e : = ° In Sicilia, loco Nicolosi (Catania) ad lavam detexi anno 1932. Lecanora albescens var. murorum forma nigra B. de Lesd. in Bull. Soe. Bot. de France, (1936), pag. 8. « Thallus 3-4 mm. latus, în peripheria leviter crenatus. Apothecia numerosa, mi- nuta, 0,1 mm. lata, persistenter immersa, primum olivacea, dein nigra. Epith. olivaceum. thecium et hypothec. incolorata. Sporae 12-14 x 6 po. Muricola ad saxa in Villa Solaja, Malafrasca, Siena. Nec non in proximo oppide Monteliscaj. i Hae superiore aestate Caloplacam herbidellam (Nyl.) Magn., Italiae novam, abie- ticolam loco Vallombrosa legi; loco Tirrenia (Pisa) pinicolam Ramalinam Latzelii et Parmeliam hypotropam. LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 47 defuerit, quin flora italica lichenum specierum numero magnopere possit augeri. Magnae gratiae clarissimo Maurice Bouly de Lesdain agendae, qui’ tot annos complura specimina benigne diligenterque scrutatus est; cuius opera deficiente, huius indicis nihil esset. Siena, in villa Solaia, 1.1.1938. SUMMARIUM. Species novae in Liguria inventae: . Dermatocarpon italicum B. de Lesd. . Endocarpon schisticola B. de Lesd. Opegrapha betulinoides B. de Lesd. O. thallincola B. de Lesd. . Chiodecton italicum et f. rosea B. de Lesd. . Collema italicum B. de Lesd. . Lecidea Sbarbaronis B. de Lesd. . L. (Psora), Gresinonis B. de Lesd. . L. ligustica B. de Lesd. . L. lobatoplicata B. de Lesd. | . Catillaria ligustica B. de Lesd. . C. Sbarbaronis B. de Lesd. . Bacidia genuensis B. de Lesd. . Toninia albomarginata B. de Lesd. . T. Sbarbaronis B. de Lesd. . Lecanora (Aspicilia) parasitica B. de Lesd. . L. (Eu) genuensis B. de Lesd. . L. rubrofusca B. de Lesd. et f. flexuosa, var. monstrosa, var. nigra B. de Lesd. . L. (Parmularia) Sbarbaronis B. de Lesd. . Parmelia Helenae B. de Lesd. . P. Sbarbaronis B. de Lesd. . Caloplaca (Gyalolechia) ligustica B. de Lesd. . C. pyraceoides B. de Lesd. . Rinodina murorum B. de Lesd. . R. saxicola B. de Lesd. OO dI O 1 IB 09 NI Bee ep Yee OAD UU a» domo S 9 ID DD DD Ww bd oF WN a So wo Species et varietates novae alibi in Italia inventae: Caloplaca Aetnensis B. de Lesd. Buellia Sbarbaronis B. de Lesd. 48 È CAMILLO SBARBARO Endocarpon Lunardi B. de Lesd. Lecanora albescens murorum f. nigra B. de Lesd. Varietates vel formae novae in Liguria inventae : Verrucaria glaucina var. caeruleoalba B. de Lesd. Lecanactis patellarioides var. convexa B. de Lesd. Acarospora murorum f. ambialbicans H. Magnusson Acarospora praeruptarum f. nuda H. Magn. Lecanora crassa var. crenulata B. de Lesd. Lecania Erysibe var. microspora B. de Lesd. Parmelia dubia var. caesiocinerea B. de Lesd. P. Dubosqui var. perreticulata RAsaAnen Caloplaca flavovirescens var. Dinae Sbarbaro Physcia leptalea var. italica B. de Lesd. Ph. orbicularis f. albida B. de Lesd. Ph. setosa var. albociliata B. de Lesd. Ph. tribacia var. caesiella B. de Lesd. Species vel varietates novae Italiae: Collema granuliferum C. verruciforme C. corrugatomontuosum Leptogium diffractum euthallinum L. Crozalsianum Heppia endocarpea Placynthium nigrum triseptatum Lecidea badiopallens L. cinereoatra L. glomerulosa elaeochromiza L. latypea elaeochromoides Biatora atrofusca Templetoni Lecidea misella Catillaria chalybeia ecrustacea C. olivacea sorediifera Bacidia umbrina turgida Toninia caeruleonigricans opuntioides T. cinereovirens imbricata T. meridionalis Verrucaria amphibola Verrucaria parmigera V. polystieta Thelidium papulare arenarium Th. subrimulatum Staurothele hymenogonia Opegrapha betulina . cinerea . dubia Chevallieri . Chevallieri heteromorpha . lutulenta . lutulenta ecrustacea . plathycarpa . subelevata . subsiderella Parmelia glabrans olololorotoioiota P. soredians Pertusaria areolata P. eoncreta P. concreta intermedia Ramalina Latzelii . Diploschistes lichenicola Spilonema paradoxum Thyrea pulvinata laxa Collema meridionale Caloplaca lamprocheila C. herbidella (Nyl.) Magn. Lecanora muralis squamea LICHENES LIGUSTICI Parmelia scortea caerulescens P. scortea pastillifera P. caperata subglauca P. Crozalsiana P. Dubosquii Des Abbayes Caloplaca declarata Lecania albariella L. Erysibe crenulata L. Erysibe nigra L. Erysibe sincerior NOVI VEL RARIORES 49 Pertusaria pseudocorallina P. Wulfeni rupicola P. Wulfeni carnea P. Wulfeni variolosa Lecanora calcaria opegraphoides Caloplaca phlogina C. variabilis ochracea Buellia Duarti Physcia enteroxantha Species Europae novae: Diploschistes anactinus A. Zahl. species japonica Parmelia hypotropa Nyl. species mexicana Physcia sorediosa (Nyl.) Lynge species Americae meridionali propria. Species posterius inventae, huc addendae: 267 Rinodina lecideotropa Nyl. Rupicola prope Monterosso, in Liguria orien- tali. 268 Psorotichia pictava (Nyl.) Forss. Rupicola prope Bogliasco, in Liguria orientali. 269 Forssellia affinis (Mass.) A. Zahl. orientali; fructigera. Saxicola prope Bogliasco, in Liguria 50 RIESSEBMIAIEGRUISEIRINGCXASE LXVI LEOPOLDO RAMPI RICERCHE SUL MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 3 - LE HETERODINIACEE E LE OXYTOXACEE DELLE ACQUE DI SANREMO Durante le ricerche che da qualche tempo ho intrapreso sul micro- plancton raccolto nella zona di mare prospiciente. la città di San- remo, ebbi occasione di osservare numerose specie rare o nuove per il mare Ligure od il Mediterraneo, fra le quali alcune interessanti forme di Oxytoxum e di Heterodinium che già formarono oggetto di una nota preventiva (22). Nel corso di ulteriori esami dei materiali planctonici raccolti durante il periodo luglio 1938 - luglio 1939, i ripetuti incontri di numerose specie di Heterodinium e di Oxytoxacee, di cui alcune non ancora segnalate nel mare Ligure e nell’ intero bacino Mediterraneo ed altre nuove per la Scienza, mi hanno permesso di portare colla presente nota un nuovo contributo alla conoscenza di quel minuscolo mondo che, furtivo ed enig- matico, pullula nelle acque del nostro bel mare Ligustico con un rigoglio di forme veramente eccezionale. I gruppi delle Heterodiniacee e delle Oxytoxacee, ed in particolar modo il primo, sono stati piuttosto raramente osservati nel mare Medi- terraneo. Ciò in dipendenza certamente delle dimensioni abitualmente minutissime negli Oxytoxum, i cui esemplari spesso non restano tratte- nuti dalle maglie dei retini, oppure, appunto per la loro stessa esiguità, facilmente sfuggono alla osservazione microscopica quando di essi non se ne faccia particolare ed espressa ricerca. Gli Heterodinium poi, seppur di dimensioni più considerevoli che non gli Oxytoxum, presentano anch'essi difficoltà notevoli alla loro ricerca ed osservazione, trattandosi di forme a distribuzione molto estesa e sparsa in modo che, contrariamente a quanto avviene per altri Dinofla- gellati, non se ne raccolgono abitualmente che esemplari isolati, certa- mente ad apparizione superficiale sporadica. MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 51 Il loro stesso habitat nettamente preferenziale di acque piuttosto profonde, spesso al limite della zona fotica, richiede mezzi ed accorgi- menti speciali di raccolta e di studio. La ricerca di questi microplanctonti è certamente piuttosto: labo- riosa; infatti lo stesso Forti, che pur era un osservatore meticoloso e paziente, nel suo magistrale lavoro sul fitoplancton del Golfo di Ge- nova (2), non segnala che l’ Heterodinium Murrayi Kof. e la Murrayella intermedia Pav., comunissima quest’ ultima nel Mediterraneo occiden- tale, reperti quindi piuttosto scarsi se si raffrontano a quelli del Pavil- lard a Monaco e miei a Sanremo. Pure IsseL (6), che fece ricerche analoghe tanto nel Golfo di Ge- nova quanto nel Golfo di Napoli, non fa cenno alcuno di queste curiose Peridinee, ad esclusione di tre soli reperti di Oxytoxacee. Non ritengo possibile che le acque della Superba non accolgano esse pure altri rappresentanti di questi due interessanti gruppi di Dino- flagellati e penso pertanto che nuove ricerche sul microplancton e sul nannoplancton del Golfo di Genova, permetteranno certamente di am- pliare in modo considerevole gli inventari sistematici stabiliti dal FoRTI. Il gruppo delle Heterodiniacee comprende forme localizzate parti- colarmente nei mari tropicali e subtropicali; solo più raramente nei mari caldi temperati, come ad esempio il Mediterraneo, in cui sembrano essere però piuttosto scarse ed a localizzazioni limitate. La prima menzione della presenza di questo genere nel Mediter- raneo, si ha nel 1909 da Entz Jr. (1) che segnala l’ Heterodinium leio- rhynchum Kof. nel Golfo di Napoli. Qualche anno dopo, PaviLLarD (14) descrive una nuova specie: l’ Heterodinium Kofoidi Pav., incontrata nel Golfo del Leone e nel 1916 ritrova nella stessa zona due altre specie, Heterodinium leiorhynchum Kof. e Peridinium tripos Murr. a. Whitt. (= Heterodinium Murrayi Kof.). Nel 1916 a sua volta, lo ScHILLER (25) segnala e descrive nel- I’ Adriatico superiore due nuove specie, Heterodinium crassipes Schill. ed Heterodinium Kofoidi Schill. (= Heterodinium Schillerti Pav. 1932). Nel 1922 Forti (2) rivede 1’ Heterodinium Murrayi Kof. che però, seguendo in ciò il PAvILLARD, determina come Peridinium tripos Murray a. Whitting. Nel 1932 ancora per merito di PaviLLaRD (19), il numero di Hete- rodinium presenti nel Mediterraneo si accresce di tre altre unità, Hete- rodinium globosum Kof., originario del Pacifico, Heterodinium Richardi 52 LEOPOLDO RAMPI Pav. ed Heterodinium mediterraneum Pav., queste due ultime specie nuove, provenienti rispettivamente da Monaco e dal Golfo del Leone. Durante il prosieguo delle ricerche sul ricchissimo materiale rac- colto dall’ Eider nelle acque monacensi, il PAVILLARD (20), segnala ancora, negli anni 1934-1937, la presenza nel mare Ligure di Heterodinium Agassizi Kof., Heterodinium Whittingae Kof., Heterodinium leiorhyn- chum Kof., Heterodinium Milneri Kof., Heterodinium mediterraneum Pav., di cui i due primi provenienti da pesche verticali profonde. Nelle acque di Sanremo segnalai nel 1939 (22) reperti più o meno numerosi di Heterodinium mediterraneum Pav., Heterodinium Milneri Kof., Heterodinium leiorhynchum Kof., a cui occorre aggiungere anche Hetercdinium doma Kof., Heterodinium Murrayi Kof., Heterodinium Debeauxi Rampi, Heterodinium dubium Rampi. In tal modo l’attuale distribuzione degli Heterodinium nell’ intero bacino Mediterraneo, sarebbe la seguente: H. leiorhynchum - Golfo di Napoli (ENnTZ Jr., 1909), Isole Baleari (Pa- VILLARD, 1932), Monaco (PAVILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). H. Kofoidi - Golfo del Leone (PaAvILLARD, 1915), Monaco (PAVILLARD, 1936). . crassipes - Adriatico (SCHILLER, 1916). . Schilleri - Adriatico (SCHILLER, 1916). . Murrayi - Golfo del Leone (PaviLLARD, 1916), Golfo di Genova (FORTI, 1922), Sanremo (RAMPI, 1940). . globosum - Monaco (PAVILLARD, 1932), Sanremo (RAMPI, 1940). . Richardi - Monaco (PAVILLARD, 1932). mediterraneum - Golfo del Leone (PaviLLarD, 1932), Monaco (PaviL- LARD, 1936), Sanremo (RAMPI, 1939). . Milneri - Monaco (PaviLLarp, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). . Agassizi - Monaco, (PAVILLARD, 1936). . Whittingae - Monaco (PaviLLARD, 1937). TTT = = doma - Sanremo (RaMPI, 1940). . Debeauxi - Sanremo (RAMPI, 1940). Tao dubium - Sanremo (RAMPI, 1940). Come si vede l’area di dispersione di questo interessante genere, certamente di crigine atlantica, sembra per ora limitata a pochissime zone del Mediterraneo e cioè: MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 53 Golfo del Leone, con 3 specie Mare Ligure, con 14 specie Golfo di Napoli, con 1 specie Mare Adriatico, con 2 specie Mare Balearico, con 1 specie. Assai più frequenti degli Heterodinium, sono le Oxytoxacee, curioso gruppo comprendente una numerosa serie di forme piuttosto cosmopolite, di al dimensioni normalmente piccolissime e di cui buona parte appartiene nannoplancton. Questo gruppo comprende due Generi: Murrayella Kofoid ed Oxytoxum Stein: m a O. (0) O. SoS S) Gli Oxytoxum sembrano essere ampiamente distribuiti in tutti i ari; nel Mediterraneo, in cui non sono affatto rari, hanno per quanto mia conoscenza la seguente distribuzione: reticulatum (Stein) Schitt - Stagno di Thau (PAVILLARD, 1905). . tesselatum (Stein) Schiitt - Stagno di Thau (PAVvILLARD, 1905), Golfo di Napoli (IsseL, 1931), Monaco (PAvILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). scolopax Stein - Stagno di Thau (PAVILLAR, 1905), Golfo di Napoli (IsseL, 1934), Monaco (PAvILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). constrictum (Stein) Biitschli - Golfo del Leone (PAvILLARD, 1909), Rovigno (IsseL, 1821), Monaco (PaviLLarD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). sceptrum (Stein) Schroder - Golfo del Leone (PAviLLARD, 1909), Monaco (PAVILLARD, 1934). sphaeroideum Stein - Golfo del Leone (PAvILLARD, 1909), Sanremo (RAMPI, 1939). . sphaeroideum Stein var. Steinii Ost. a. Pauls. - Sanremo (RAMPI, 1939). . Milneri Murray a. Whitt. - Golfo del Leone (PaviLLarp, 1916), Golfo di Napoli (IssEL, 1934), Monaco (PavILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1940). elegans Pavill. - Golfo del Leone (PAviLLarD, 1916), Monaco (PaviIL- LARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939). . cristatum Kof. - Monaco (PAVILLARD, 1936). . coronatum Schill. - Adriatico (ScHILLER, 1937). . caudatum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). 7? A. a eo a RAAT AU O ED OL os LEOPOLDO RAMPI variabile Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). gracile Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). adriaticum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). . ovale Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). . depressum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). viride Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). longum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). obliquum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). globesum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). mediterraneum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). crassum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). pachyderme Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). laticeps Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). parvum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937). longiceps Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937), Sanremo (Rampi, 1940). diploconus Stein - Sanremo (Rampi, 1940). Brunellii Rampi - Sanremo (RamPI, 1940). ligusticum Rampi - Sanremo (RamPI, 1940). . spinosum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940). . radiosum Rampi - Sanremo (RampiI, 1940). . Frenguellii Rampi - Sanremo (RaMPI, 1940). . minutum Rampi - Sanremo (RamPiI, 1940). . tenuistriatum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940). . areolatum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940). . gladiolus Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883). . mitra Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883). . cribrosum Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883). SISISISISISESISISISISISI SISI SISISISSISISISsSIO Il genere Murrayella creato nel 1907 da Koroip per raggrupparvi numerose specie del Pacifico, e del quale si conosceva finora una sola specie mediterranea (Murrayella intermedia Pav.), sembra essere stret- tamente localizzato nel Mediterraneo occidentale. La distribuzione delle specie conosciute è atiualmente la seguente: M. intermedia Pavill. - Golfo del Leone (PaviLLaRD, 1915), Golfo di Genova (ForTI, 1922), Monaco (PAVILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1940). M. Briani Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940). M. splendida Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940). or ol MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE Come ebbi più sopra ad accennare, i materiali esaminati provengono da una serie di pesche settimanali compiute, durante il periodo luglio 1938 - luglio 1939, nel mare Ligure nei pressi di Sanremo, a circa 500 - 2000 metri dalla costa. Le raccolte 1 a 5 vennero eseguite nel mese di luglio 1938, quelle 5 a 8 in agosto, 9 a 13 in settembre, 14 a 16 in ottobre, 17 a 21 in novembre, 22 in dicembre, 23-24 in gennaio 1939, 25 a 29 in feb- braio, 30 in marzo, 31 a 35 in aprile, 36 a 38 in maggio, 39 e 40 in giugno. Tutti i disegni, originali, vennero eseguiti alla camera chiara Abbe. Olotipi e plesiotipi conservati nelle mie collezioni personali. Ringrazio sentitamente il Prof. De Breaux, Direttore del Museo Civico di Genova, per il caldo interessamento alle mie modeste ricerche sul microplancton Ligustico e per i larghi aiuti accordatimi. DINOFLAGELLATAE (Peridineae) Ord. PERIDINIALES Schiitt 1895 Fam. HETERODINIACEAE Lindemann 1928 Gen. Heterodinium Kofoid 1906 Heterodininm Debeauxi n. sp. (Tav. I, fig. 1). Corpo sferiforme, di lunghezza totale quasi eguale al diametro trasversale. Epiteca leggermente ovoide con un corno apicale largo ed appena pronunciato con apice troncato lievemente arrotondato; ipoteca sferoide senza spine o corna posteriori. Solco trasversale mediano elicoidale, piuttosto pronunciato, deli- mitato superiormente da una costola longitudinale ed inferiormente dal bordo dell’ ornamentazione secondaria dell’ ipoteca. Solco longitudinale evidente e bene sviluppato. Tabulazione imprecisata. Pareti dell’ epiteca ricoperte da una serie piuttosto irregolare di pori; pareti dell’ ipoteca rivestite interamente da ur: reticolo secondario a maglie irregolari spinose. Dimensioni: lunghezza 44 », diametro trasversale 40 p. Osservazioni: Rarissima specie che per la forma globosa appar- tiene nettamente al Subgenus Sphaerodinium. Più incerta è invece la posizione della specie nei sottogruppi stabiliti dal Korom. La mancanza 56 LEOPOLDO RAMPI di spine o corna antapicali la porrebbe nel gruppo Schilleri Kof., men- tre la presenza di un corno apicale, sebbene ridottissimo, la colloche- rebbe presso il gruppo minutum Kof. La specie è caratterizzata dal di- morfismo strutturale delle due parti della teca e dalla presenza di un reticolo secondario irregolare su tutta la ipoteca, tipo di ornamentazione inabituale nel genere. Un solo individuo osservato. Saggio 29. Dedico questa bella e rara specie al Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Heterodinium doma (Murr. a. Whitt.) Kofoid (Tav. I, fig. 6). On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2, 1906, p. 352. Peridinium doma Murr. a. Whitt. New Peridiniaceae from the Atlantik. Transact. of the Linn. Soc. of London, 5, 1899, p. 327. Specie voluminosa a teca globoide leggermente poligonale. Epiteca conica a lati convessi ed apice arrotondato; ipoteca semi- sferica mancante di spine o di corna antapicali. Solco trasversale ben sviluppato, delimitato soltanto superiormente. Tabulazione normale. Pareti ricoperte, in corrispondenza delle placche, da un reticolo a maglie poligonali regolari. Linee suturali promi- nenti e spinose. Dimensioni: lunghezza 80 p, diametro trasversale 75 p. Osservazioni: Nuova per l’intero bacino Mediterraneo. E’ una forma originaria degli Oceani Atlantico e Pacifico; nel Mediterraneo è certamente avventizia. Specie caratteristica di acque profonde, la cui presenza nelle mie raccolte di superficie può ritenersi come accidentale. Un solo esemplare. Saggio 28. Heterodinium: mediterraneum Pavill. (Tav. I, fig. 3). Le genre Heterodinium Kofoid dans la Méditerr. occid. Bull. Inst. Océan. N. 604, Monaco, 1932, p. 3. Bella e caratteristica specie di forma globosa, di lunghezza (escluse le spine ed il corno apicale) eguale al diametro trasversale. Epiteca a forma di largo cono con corno apicale assai sviluppato; ipoteca semisferica con due spine antapicali di dimensioni diverse, pochissimo divergenti, di cui la sinistra assai robusta. MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 57 Solco trasversale poco profondo, inferiormente indistinto. Pareti parzialmente ricoperte da una ornamentazione reticolata a larghi alveoli arrotondati ed irregolari. Dimensioni: lunghezza 78 p, diametro trasversale 47 p. Osservazioni: Specie stabilita da PAvILLARD su esemplari del porto di Sète e ritrovata in scarsi reperti nel mare di Monaco nelle stazioni 01287 e 01075. Nelle acque di Sanremo non è eccessivamente rara. Saggi 25, 26, 28, 29. Heterodinium Murrayi Kofoid (Tav. I, fig. 9). On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2, 1906, p. 343. Piccola specie, assai simile ad un Peridinium con cui infatti venne più volte confusa, a corpo globoso di lunghezza pari a circa 1,40 i! dia- metro trasversale. Epiteca conica e snella, con corno apicale ad apice troncato; ipoteca sferoidiforme con due acute spine antapicali disposte quasi simmetrica- mente rispetto l’ asse antero-posteriore. Solco trasversale largo e profondo. Tabulazione normale. Super- ficie della teca ricoperta da una serie di reticolazioni poligonali irrego- lari. Un poro in ognuno di questi poligoni. Dimensioni: lunghezza 62 n, diametro trasversale 44 p.. Osservazioni: Non sembra rara nel Mediterraneo occidentale in cui fu osservata da PaviLLaRD nel Golfo del Leone e da Forti nel Golfo di Genova. Nelle acque di Sanremo un solo esemplare. Saggio 25. Heterodinium Milneri (Murr. a. Whitt.) Kofoid. On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2 1906, p. 344. Goniodoma Milneri Murr. a. Whitt. New Peridiniaceae from the Atlantik. Transact. of the Linn. Soc. of Loncon, 5, 1899, p. 352. 7 Corpo subsferoidale d’ altezza eguale a circa 1.10 il diametro tra- sversale. Epiteca largamente conica a pareti restringentesi bruscamente in un robusto e basso corno ad apice troncato; ipoteca sferoide con due larghe spine antapicali brevi ed acutiformi. 58 LEOPOLDO RAMPI Solco trasversale submediano, inferiormente quasi indistinto, con netto margine superiore. Tabulazione normale, teca ricoperta in corrispondenza alle placche con ornamentazioni alveolari più o meno circolari. Dimensioni: lunghezza 55,5 4, diametro trasversale 52 DE Osservazioni: Forma poco frequente nel Mediterraneo occidentale in cui venne segnalata una sola volta da PaviLLaRD nel mare Mona- cense (Staz. 0287). Nelle acque di Sanremo è stata rinvenuta più volte; gli esemplari però sono tutti di dimensioni sensibilmente inferiori a quelle (lun- ghezza 65 p, diametro trasv. 55 p) indicate dal Kororp. Shami 7, 12, 068,015, DO, 22, 25, 28 Heterodinium globosum Kofoid (Tav. I, fig. 2 e 5). New species of Dinoflagellates. Bull. Mus. Comp. Zool. Harw. Goll. 50, 1907, p. 181. Corpo sferoidale di lunghezza totale pari a 1,3-1,5 il diametro trasversale. Epiteca campanuliforme terminante in un robusto corno ad apice troncato; ipoteca piuttosto sferoide con due forti corna antapicali di cui il sinistro molto sviluppato. Solco trasversale elicoidale, poco profondo, con margine superiore prominente. Ornamentazione costituita. da reticolazioni e nervature sparse irre- golarmente e senza ordine apparente sulla superficie della teca. Dimensioni: lunghezza 85 a 100 pw, diametro trasversale 64 a 66 IL Osservazioni: Caratteristica specie segnalata nel Mediterraneo occidentale dal PaviLLaRD nel 1932. Nelle acque di Sanremo sembra assai rara. Saggi 9-15. Heterodinium dubium n. sp. (Tav. I, fig. 4). Corpo globoide di lunghezza totale pari circa a 1,10 il diametro trasversale. Epiteca largamente conica a lati molto convessi e formante all’ apice un breve corno pochissimo differenziato; ipoteca arrotondata, con due corna antapicali corte ed appuntite, di dimensioni diverse e leggermente divergenti. Corno sinistro lungo poco più del doppio del destro. MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 59 Solco trasversale poco profondo, elicoidale, delimitato superiormente da una costola longitudinale pronunciata ed inferiormente da una retico- lazione a maglie poligonali regolari, ma parzialmente mancante. Pareti dell’ epiteca coperte da soli rari pori, pareti della ipoteca con nervature e reticolazioni sparse ed irregolari. Dimensioni: lunghezza 67 p, diametro trasversale 62 w. Osservazioni: Specie assai prossima all’ H. globosum Kof. Ne dif- ferisce per la forma generale del corpo, leggermente più tozza, per le minori dimensioni delle corna antapicali ed in particolare per la man- canza di un corno apicale pronunciato. Inoltre il profilo dell’ epiteca è nettamente diverso da quello dell’ H. globosum che è assai più snello. Saggio 18. Heterodinium leiorhynechum (Murr. a. Whitt.) Kofoid (Tav. I, fig. 7 e 8). On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2, 1906, p. 358. Peridinium leiorhynchum Murr. a. Whitt. New Perid. from the Atlantik. Transact. of the Linn. Soc. of London, 5, 1899, p. 326. Corpo globoso di lunghezza pari a circa 1,5 il diametro trasversale. Epiteca subconica con profilo triangolare quasi equilatero, forte- mente compressa dorso-ventralmente, con distinto corno apicale troncato obliquamente. Ipoteca globosa a lati convessi, terminante con due prominenti corna antapicali, divergenti e di cui il sinistro molto sviluppato. Antapice forte- mente concavo. Solco trasversale piuttosto piatto, con netto margine superiore e par- zialmente reticolato. Superficie della teca cosparsa di pori disposti piuttosto irregolar- mente; nella parte ventrale della teca rare e sparse reticolazioni alveolari. Dimensioni: lunghezza 80 p, diametro trasversale 53 y. Osservazioni: Specie abbastanza frequente nel Mediterraneo occi- dentale e nelle acque di Sanremo. Anche in questa specie le dimensioni sono nettamente inferiori a quelle (lungh. 95 1, diam. trasv. 62 w) indi- cate dal Kororp. Nelle nostre acque è una specie certamente perennante. Sacco elias sl O25 25 75 29: 60 LEOPOLDO RAMPI Fam. QXYTOXACEAE Lindemann 1928 Gen. Murrayella Kofoid 1907 Murrayella Briani n. sp. (Tav. 2, fig. 1). Voluminosa specie biconica, con epiteca di dimensioni sensibilmente eguali all’ ipoteca. Epiteca conica di altezza pari a 0,83 il diametro trasversale, con apice troncato obliquamente; ipoteca subconica con netta depressione dorso-ventrale, con lati irregolarmente curvati, il sinistro fortemente convesso, il destro sinuoso, alternativamente concavo e convesso. Robusta Spina antapicale. Solco trasversale elicoidale e profondo, delimitato da due robuste carene. Solco longitudinale distinto. Ipoteca interamente ricoperta da un reticolo; alveolare irregolare solcato da costole longitudinali portanti verso |’ antapice alcune acute spine disposte senza alcun ordine apparente. Epiteca ornata dal reticolo solo per circa un terzo e per la rimanente parte da serie regolari di poroidi. Dimensioni: lunghezza 148 n, diametro trasversale 85 p. Osservazioni: Ne osservai cinque esemplari quasi tutti in ottimo stato, reperti quindi ancora troppo rari per poterne fissare la fenologia. Si differenzia da tutte le altre specie del genere per la sua forma gene- rale e per il considerevole appiattimento dorso-ventrale. Saggi 19, 24, 25, 26, 29. Dedico questa curiosa specie al Prof. A. BRIAN dell’ Università di Genova. Murrayella splendida n. sp. (Tav. 2, fig. 5). Grande specie biconica globuloide con epiteca ed ipoteca subeguali. Epiteca conica leggermente poligonale con robusto apice leggermente arrotondato, ipoteca molto tozza quasi globosa, terminante in una larga ed appiattita appendice spinosa antapicale, piegata a direzione dorso-ventrale. Solco trasversale profondo a carene robuste. Ampio solco longi- tudinale. Pareti ricoperte da una serie di grosse granulazioni disposte con una certa regolarità; spina antapicale con qualche granulazigne localiz- zate. nella zona mediana. Dimensioni: lunghezza 117 p, diametro trasversale 70 |. MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 61 Osservazioni: Interessante specie della quale osservai un solo indi- viduo in ottimo stato di conservazione. E’ caratterizzata tanto dalla forma tozza che dalla larghissima e piatta spina antapicale. Saggio 4. Murrayella intermedia Pavillard (Tav. 2, fig. 3). Péridiniens nouveaux du Golfe du Lion, C. R. Soc. Biol. de France, 78, 1905, p. 44. Corpo biconico affusolato, con epiteca ed ipoteca di altezza equivalente. Epiteca conica ad apice troncato od arrotondato; ipoteca pure conica,® prolungantesi in una appendice massiccia e terminante con una robusta spina antapicale curvata. Pareti uniformemente ricoperte di grosse granulazioni. Dimensioni: lunghezza 112 p, diametro trasversale 47 wp. Osservazioni: E’ una delle forme più comuni del genere, che sembra però localizzata esclusivamente nel Mediterraneo occidentale. Shame 7/, & Wily WZ, ws IO, ZACk 2s) A, 27, Ae Ao, 320353030038! Gen. Oxytoxum Stein 1883 Oxytoxum sphaeroideum Stein (Tav. 2, fig. 12) Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5. Piccola specie a corpo subovoidale. Epiteca alta circa 0,16 la lunghezza totale, a forma globoide un po’ appiattita; epiteca oviforme ad antapice leggermente appuntito con due piccolissime spine antapicali. Solco trasversale largo e profondo, tabulazione indistinta. Teca ricoperta da grossi poroidi. Dimensioni: lunghezza 39 w, diametro trasversale 29 p. Osservazioni: Specie di origine atlantica, è stata raramente osser- vata nel Mediterraneo. Nelle acque di Sanremo, senza essere abbondante, è assai frequente. Sembra essere una specie perennante. SASPIRS Salomon 2202324825030! 62 LEOPOLDO RAMPI Oxytoxum sphaeroideum Stein var. Stenii Ostenf. u. Pauisen (Tav. Zoe N) Planktonpròver fra Nord Atlanterhavet. Medd. om Grénland, 26, 1904, p. 165. Varietà della precedente da cui differisce esclusivamente per la caratteristica conformazione della epiteca. : Dimensioni: lunghezza 38 1, diametro trasversale 27 Wu Osservazioni: Assai più rara che il tipo, è una forma poco frequente in tutti i mari. Saggi 19, 25. Oxytoxum minutum n. sp. (Tav. 2, fig. 16). Specie minuta a forma globoide. Epiteca ampia, mammelliforme, di altezza pari a circa 0,21 la lun- ghezza totale; ipoteca largamente ovoide ad antapice arrotondato. Solco trasversale largo e poco profondo. Teca ricoperta da serie regolari di poroidi. Dimensioni: lunghezza 28 1, diametro trasversale 21 | Osservazioni: Curiosa specie che si differenzia da Oxytoxum sphae- roideum Stein per le sue minori dimensioni e per l’ ampiezza trasversale tanto del solco quanto dell’ epiteca. Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara. Saggio 2. Oxytoxum spinosum n. sp. (Tav. 2, fig. 15). Epiteca mammellosa leggermente compressa, portante alcune appen- dici spinose (6 ?) disposte con una certa regolarità sulla sua superficie; ipoteca fortemente globosa con una acuta piccola spina antapicale posta in continuazione di una fine costicina attraversante obliquamente Il’ intera teca. Solco molto largo e profondo. Teca ricoperta interamente da serie regolari di poroidi. Dimensioni: lunghezza 20 Wo diametro trasversale 15,5 |. Osservazioni: Piccolissima specie perfettamente caratterizzata dalla forma generale della teca e dalle appendici spinose apicali. Rarissima. Saggio 29. MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 63 Oxytoxum scolopax Stein (Tav. 2, fig. 9). Die Naturgesch. der Arthroc. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5. Corpo affusolato lungo circa 7 volte il diametro trasversale. Epiteca piriforme abitualmente prolungata in. una appendice spi- nosa di altezza pari a 1,2-1,6 il diametro trasversale; ipoteca fusiforme a lati leggermente convessi, con all’ antapice un piccolo rigonfiamento globiforme prolungantesi in una lunga spina antapicale. Dimensioni: iunghezza 100 a 115 p, diametro trasversale 12,5 a 15 p. Osservazioni: E’ una delle specie più diffuse nelle acque del Mediterraneo occidentale. A Sanremo è abbastanza frequente ma sempre in esemplari isolati. Sagei 7, 12; 175 18; 20522) 23,024, 25, 26,128. Oxytoxum tenuistriatum n. sp. (Tav. 2, fig. 14). Corpo fusiforme di lunghezza pari a circa 4,8 il diametro tra- sversale. Epiteca piriforme ad apice appuntito; ipoteca allungata, a lati sen- sibilmente convessi, restringentesi bruscamente sino a formare una appen- dice spinosa antapicale. Solco trasversale largo e profondo. Pareti solcate da costicine longitudinali e da serie regolari di picco- lissime granulazioni. Dimensioni: lunghezza 52 n, diametro trasversale 18 p. Osservazioni: Specie che si approssima molto ad Oxytoxum parvum Schiller, da cui però ritengo che si debba distinguere per i diversi rap- porti delle parti della teca e per la forma globosa e tozza dell’ epiteca. Saggio 5. Oxytoxum constrictum (Stein) Biitschli (Tav. 1, fig. 13). « Dinoflagellata » in Bronns « Klass. u. Ordn. der Tierreichs », Leipzig, 1885, p. 1006. Pyrgidium constrictum Stein, Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5. Caratteristica specie leggermente ovoidale, di lunghezza totale circa 1,6 il diametro trasversale. Epiteca a tronco di cono con apice arrotondato ed a lati convessi; ipoteca pure a cono allungato, terminante in una breve acuta spina antapicale, a lati convessi con, a circa un terzo dal solco, un sensibile SITI RT AUTO SI ia MERI MIRI ETRE ls IA ae 64 LEOPOLDO RAMPI strozzamento interessante |’ intera ipoteca. Solco largo e profondo leg- germente elicoidale, tabulazione distinta. Placche dell’ epiteca ricoperte da piccoli poroidi; ipoteca con costi- cine longitudinali ed ornamentazioni formate parte da poroidi e parte da file longitudinali di piccolissimi pori. Dimensioni: lunghezza 65 p, diametro trasversale 40 py. Osservazioni: Specie probabilmente indigena nel Mediterraneo. Segnalata in reperti rari dal PaviLLarp. nel Golfo del Leone ed a Mo- naco; nelle acque di Sanremo è frequente. Saggi 19, 20, 22, 23, 25, 26, 27, 29, 30. Oxytoxum ligusticum n. sp. (Tav. 2, fig. 8). Piccola specie a corpo largamente ovoide, di lunghezza eguale a circa 1,4 il diametro trasversale. Epiteca a largo cono abbassato leggermente poligonale ad apice troncato; ipoteca ovale a lati convessi ed antapice arrotondato. Solco largo e sensibilmente profondo. Tabulazione distinta. Pareti ricoperte interamente da un reticolo alveolare a maglie quasi uniformi. Dimensioni: lunghezza 43 w, diametro trasversale 30 wu. Osservazioni: Bella specie che si differenzia dalle altre del Genere per la forma generale del corpo e per il tipo caratteristico di ornamen- tazione. Saggio 29. Oxytoxum Brunellii Rampi (Tav. 1, fig. 11). Nuovo Giorn. Bot. Ital. n. s., Vol. XLVI, 1939, p. 466. Specie robusta a forma subovoidale, di lunghezza totale pari a 1,30 il diametro trasversale. Epiteca alta circa 0,40 la lunghezza totale, a forma di largo cono abbassato con lati molto convessi ad apice leggermente appuntito; ipo- teca largamente ovale, alta circa 0,50 la lunghezza totale, con estremità antapicale appuntita. Solco trasversale piuttosto largo. Superficie della teca solcata da nette costicine longitudinali e rico- perta da una ornamentazione reticolata alveolare. Dimensioni: lunghezza 52 p, diametro trasversale 40. Osservazioni: Forma piuttosto tozza rassomigliante alquanto a Oxytoxum Belgicae Meunier, da cui però si differenzia particolarmente MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 65 per il tipo e distribuzione della ornamentazione e per i rapporti delle parti della teca. Forma abbastanza rara nelle acque di Sanremo. In un solo individuo mi fu possibile osservare una zona meridiana di accrescimento secondario. Saggi 25, 29. Oxytoxum radiosum n. sp. (Tav. 1, fig. 12). Curiosa e minuta specie a corpo largamente ovoide, lungo circa 1,25 il diametro trasversale. Epiteca a largo cono abbassato a lati poco convessi; ipoteca globoide a lati ed antapice molto convessi con una piccola spina antapicale. Solco largo e profondo, tabulazione indistinta. Epiteca ornata da piccole protuberanze e costicine spinose; ipoteca ricoperta da una serie regolare di grossi poroidi. Dimensioni: lunghezza 43 pw, diametro trasversale 34 ue Osservazioni: Bella specie che si caratterizza nettamente per i diversi tipi di ornamentazione della teca, per la forma del corpo e per il tipo della spina antapicale. Saggio 29. Oxytoxum Frenguellii n. sp. (Tav. 2, fig. 2). Grossa specie biconica lunga circa 1,32 il diametro trasversale. Epiteca a largo cono abbassato, a lati convessi presentanti un leg- gero strozzamento alla loro metà, apice insensibilmente arrotondato; ipoteca pure conica a lati convessi ed antapice appuntito. Solco trasver- sale ampio ed elicoidale, solco longitudinale bene sviluppato; tabulazione distinta. Pareti con costicine trasversali nell’ epiteca, longitudinali nell’ipoteca, ed interamente ricoperte da una serie regolare di grossi poroidi. Dimensioni: lunghezza 82,50 1, diametro trasversale 62,5 |. Osservazioni: Voluminosa specie che per la sua forma generale par- rebbe appartenere al genere Murayella. Ne differisce però nettamente per la posizione del solco trasversale che invece di essere mediano è situato a circa i 4/5 della teca. Saggi 27, 29, 30. Dedico questa elegante specie al Prof. G. FRENGUELLI, Direttore del Museo Nazionale della Plata (Repubblica Argentina). Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 5 hi sr PIERRE eae 2 66 LEOPOLDO RAMPI Oxytoxum areolatum n. sp. (Tav. 1, fig. 14). Piccola specie bicenica alta circa 1,50 il diametro trasversale. Epiteca a forma di largo cono abbassato a lati sinuosi, formanti un apice appuntito provvisto di una piccola spina apicale; ipoteca conica a lati convessi con antapice appuntito terminante in una robusta spina antapicale. Largo solco trasversale ed esteso solco longitudinale, tabulazione distinta. Pareti con costicine longitudinali e ricoperte interamente da un reti- colo alveolare robusto. Dimensioni: lunghezza 49 LL diametro trasversale 33 |. Osservazioni: Bella specie caratterizzata dalla forma e dal tipo di. ornamentazione. Saggio 25. Oxytoxum diploconus Stein (Tav. 2, fig. 6). Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5. Robusta specie a forma biconica, di lunghezza totale eguale a 2,2 - 3,8 il diametro trasversale; ipoteca pure a cono appuntito con lati convessi. Solco trasversale mediocremente profondo. Teca con costole longitudinali e serie regolari di poroidi. Dimensioni: lunghezza 135 pw, diametro trasversale 38 p. Osservazioni: Caratterizzata particolarmente per le considerevoli dimensioni dell’ epiteca. Nelle acque di Sanremo ne osservai un solo esemplare. Nuova per l’ intero bacino Mediterraneo. Saggio 25. Oxytoxum tesselatum (Stein) Schilt (Tav. 2, fig. 11). Peridineen, Ergbn. Plankton Exped., 4, 1895, p. 160. Pyrgidium tesselatum Stein, Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 6. Elegante specie a corpo ovoide lungo circa 1,8 il diametro trasversale. Epiteca a basso cono allargato ad apice appuntito; ipoteca conica a lati sensibilmente convessi, terminanti in una spina antapicale robusta. Solco trasversale profondo e solco longitudinale corto. Teca solcata da costoline longitudinali collegate da sottili nervature MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 67 trasversali più o meno equidistanti, assai meno distinte sull’ epiteca che non sull’ ipoteca. Dimensioni: lunghezza 50 «1, diametro trasversale 28,5 p. Osservazioni: Curiosa specie a larga distribuzione nel Mediter- raneo. Nelle acque di Sanremo è frequente ed è certamente una specie perennante. Saggi 8, 11, 12, 13, 18; 19, 20, 21, 23,024, 25, 29, 31. Oxytoxum elegans Pavillard (Tav. 2, fig. 7). Récherches sur les Péridiniens du Golfe du Lion, Mém. Univ. Montpellier, 4, 1916, p. 43. Bella specie a corpo ovale di lunghezza totale circa 1,6-2 il dia- metro trasversale. Epiteca largamente conica prolungantesi bruscamente in una lunga appendice acuta; ipoteca ovale a lati molto convessi terminanti in una larga appendice dardiforme. Largo solco trasversale elicoidale ed ampio solco longitudinale. Epiteca ornata da un sistema irregolare di costicine spinose; ipo- teca con ornamentazione costituita da costole longitudinali collegate da nervature trasversali più o meno equidistanti. Dimensioni: lunghezza 75 1, diametro trasversale 40 . Osservazioni: Specie localizzata, a quanto sembra, esclusivamente nel Mediterraneo occidentale. Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara. Saggi 19, 25. Oxytoxum longiceps Schiller (Tav. 2, fig. 10). « Dinoflagellatae ». Rabenhorsts Kryptegamen-Flora, Leipzig, 1937, Basis p. 464. Specie a corpo fusiforme di lunghezza totale eguale a circa 3,9 il diametro trasversale. Epiteca a lungo cono con lati concavi ad apice appuntito; ipoteca conica a lati convessi ed antapice prolungato in una lunga e massiccia spina antapicale più o meno curvata. Larghissimo solco trasversale, molto profondo. Teca con costicine longitudinali ed ornata di fitte serie di piccoli poroidi. Dimensioni: lunghezza 55 p, diametro trasversale 14 p. sei Cit, “ISO 68 LEOPOLDO RAMPI Osservazioni: Graziosa specie, stabilita dallo SCHILLER su esem-. piari dell’ Adriatico, che ebbi in altro lavoro (22) a confondere con Cxytoxum sceptrum (Stein) Schroder. Ne differisce per le dimensioni molto minori e per la forma particolare dell’ epiteca. Nuova per il mare Ligure. Sages oy l2 relies 20. Oxytuxum Milneri Murray a. Whitting (Tav. 2, fig. 4). New Peridiniaceae from the Atlantik, Transact. of the Linn. Soc. of London, 5, 1899, p. 328. Forma biconica slanciata alta circa 3,8 il diametro trasversale. Epiteca inizialmente conica a lati convessi e continuante quindi in una robusta appendice ad apice appuntito; ipoteca pure parzialmente conica a lati convessi con appendice antapicale appuntita e leggermente curva. Solco trasversale ampio e profondo. Teca con coste longitudinali robuste, ornata da grossi e fitti poroidi. Dimensioni: lunghezza 116 », diametro trasversale 32 11. Osservazioni: Curiosa specie facilmente riconoscibile dalla forma dell’ epiteca. Nelle acque di Sanremo è poco frequente. SAL g1 013,5 MORI 51652023 8258289820! (Laboratorio privato, Sanremo) Novembre 1940 - XIX. BIBLIOGRAFIA (Oltre ai lavori citati nel testo) 1 Entz G. Jr. — Ueber die Organisatiosverhàltnisse einiger Peridineen. - Math. u. Naturw. Ber. Ungarn, 25, pp. 246-274, 1909. 2 FortI A. — Ricerche sulla flora pelagica (Fitoplancton) di Quarto dei Mille (Mare Ligure). - Mem. Com. Talass. 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Whitting) Kofoid Oxytoxum Brunellii Rampi radiosum n. sp. constrictum (Stein) Buùtschli areolatum n. sp. i Ingrandimenti: fig. 1 = xX 1270; fig. 2 a 10 = Xx 590; fis. 11 e 13 fig. 12 e 14 = : TAVOLA II Murrayella Briani n. sp. Oxytoxum Frenguellii n. sp. Murrayella intermedia Pavillard Oxytoxum Milneri Murray a. Whitting © Murrayella splendida n. sp. Oxytoxum diploconus Stein cuenta kw NR di al ol a Hm oo lo elegans Pavillard ligusticum n. sp. scolopax Stein longiceps Schiller tesselatum (Stein) Schutt sphaeroideum Stein sphaeroideum Stein var. Steinii Ostenf. _tenuistriatum n. sp. spinosum n. sp. - minutum n. sp. Ingrandimenti: fig. 1.3 a 5 = x 400; fig. 2 = X 590; fis. 7, 9,11 = X 650; fig. 12e 13 = Xx 840; fig. 8 e 10 = X 870; 1 X 600; fig. 6. fig. 15e16 = 71 C. KocH, Monaco (Baviera) UNA NUOVA STENOSIS DELLE COLLEZIONI DEL MUSEO DI GENOVA Stenosis (s. str.) Caprai spec. nov. Corpo nero bruno, oscuro; la parte anteriore del clipeo, le zampe e le antenne bruno-rossicci, i palpi ancora più chiari. La pubescenza delle antenne, delle zampe e di parte della testa giallo-rossa. Capo allungato, quasi due terzi più lungo che largo, la lunghezza misurata dal collo fino al margine anteriore dell’ epistoma. Occhi arroton- dati soltanto debolmente sporgenti dai contorni delle guancie. L’ orlo delle guancie forma coll’ orlo oculare una rientranza piccola, ad angolo molto ottuso. Le tempie notevolmente convergenti all’ indietro, in linea quasi retta, molto lunghe, fino al collo un po’ più che due volte più lunghe del diametro oculare. Le guancie largamente arrotondate, quasi tanto lunghe quanto le tempie, sporgenti evidentemente sopra il livello dei contorni oculari, piegate verso il clipeo ad angolo ottuso. Il clipeo anteriormente quasi troncato, appena concavo. Punteggiatura sul vertice molto grossa e molto densa, sulla fronte diradata e considerevolmente più fina, diven- tando sparsa e quasi evanescente sul clineo. Mentre gli intervalli tra i punti sul vertice sono molto minori del diametro dei punti stessi, sulla parte anteriore essi sono appena minori, sul clipeo invece distintamente maggiori del diametro dei punti. Solco postoculare profondo, a fondo quasi liscio. Sulla superficie del capo osservasi una piega longitudinale mediana fra gli occhi, sulla fronte due impressioni longitudinali e sopra il margine interno degli occhi una convessità stretta e leggera quasi come un accenno di carena. Vertice convesso, separato dal collo da una depres- sione trasversale. Pronoto un po’ più stretto e notevolmente più corto del capo, un po’ più che un terzo più lungo che largo, colla massima larghezza nel terzo anteriore. Lati debolmente ristretti all’ indietro, avanti alla base leggermente sinuosi. Angoli posteriori quasi retti, quelli anteriori meno vivi, leggermente ottusi. Nella linea mediana il pronoto presenta un solco 72 C. KOCH longitudinale, abbastanza profondo, fiancheggiato da due convessità longi- tudinali, larghe e sopra ottuse. Punteggiatura non più grossa di quella del vertice, però ancora più fitta; gli intervalli fra i punti sono molto più piccoli del diametro dei punti stessi. Elitre molto più larghe del capo, allungate, colla massima larghezza nel mezzo, a lati debolmente curvi, subparalleli nel tratto mediano, con base concava in tutta la sua larghezza. Sopra con punteggiatura molto grossa, almeno due volte più grossa di quella del pronoto, disposta in 10 serie regolari, profondamente impresse fino all’ apice. Gli intervalli opachi, senza punteggiatura distinta, quelli impari (cioè il terzo, quinto e settimo) elevati a-mo’ di una costa ottusa. Davanti all’ apice le coste degli intervalli impari diventano quasi careniformi, quelle del terzo e del settimo intervallo sono unite mentre la costa del quinto intervallo resta abbreviata. L’ intervallo marginale è anche costiforme, come pure un piccolo tratto basale dell’ intervallo suturale. Gli intervalli due, quattro, sei e otto sono quasi piani, leggermente convessi soltanto quelli laterali. L’ intervallo suturale, cioè il primo, è elevato solamente sul declivio apicale. All’ indietro dello scutello si osserva su ciascuna delle elitre una corta serie di tre o quattro punti rudimentali. Angoli omerali marcati, la base delle elitre orlata, quest’ orlo congiunto colle coste degli inter- valli impari. Epipleure con una serie longitudinale di punti profondamente impressi. Punteggiatura della parte inferiore: capo e prosterno fortemente punteggiati, l’ apofisi prosternale quasi liscia. Metasterno con punti un po’ più piccoli di quelli prosternali. Addome ai lati a punteggiatura meno grossa e più rada di quella del metasterno, nella parte discale con scul- tura evanescente, nella metà degli sterniti prossimali quasi liscio, sola- mente con alcune sparse traccie di punti finissimi. Sternite anale a pun- teggiatura molto grossa, quasi foveiforme, molto più grossa di tutta la punteggiatura delle parti restanti. Gli intervalli fra i punti sono molto minori dei diametri dei punti stessi. Antenne corte, molto spesse, leggermente ingrossate verso l’ apice. Osservando di fianco gli articoli antennali si presentano come segue: primo un po’ più lungo che largo, secondo fortemente trasversale, quasi Que volte più largo che lungo, terzo più della metà più lungo del secondo, leggermente conico, un po’ più lungo che largo; dal quarto in poi i sin- * NUOVA STENOSIS 73 goli articoli, ad eccezione dell’ ultimo, sono poco differenti tra loro, tutti fortemente trasversali, da due a due volte e mezzo più larghi che lunghi, 3 Fel any rane Stenosis (s. str.) Caprai Koch. i due penultimi sono poco, ma distintamente, più trasversali che gli arti- coli prossimali quattro o cinque. Ultimo articoio trasversale, con la parte 74 Cc. KOCH chitinosa più lunga che la parte sensoriale dell’ apice, che è coperta da una micropubescenza. A causa di una scultura fondamentale microscopica, tutta la super- ficie, ad eccezione della fronte e del clipeo che sono leggermente lucidi, sembra opaca. Lunghezza: 8 mm. Birmania: Minhla (leg. Comotto, 1882), un unico esemplare nella collezione del Museo di Genova. Dedico la nuova specie al Dott. F. Capra, come segno di gratitu- dine per il sempre sollecito aiuto ai miei studi. La Caprai è affine alla sulcifrons Kasz., descritta pure della Bir- mania. Si distingue facilmente da questa specie per la statura molto più tozza, per la scultura delle elitre differente, specialmente però per la conformazione del tutto diversa delle antenne. Tutti gli articoli anten- nali, a cominciare dal quarto, sono fortemente trasversali, almeno due volte più larghi che lunghi, il secondo articolo è cortissimo, trasversale, il terzo tanto lungo quanto largo. Secondo la descrizione di KaszaB (1) tutti gli articoli antennali della su/cifrons sarebbero trasversali, ad ecce- zione del terzo, che sarebbe un po’ più lungo che largo. Secondo quattro esemplari della sulcifrons, del Museo di Genova, provenienti dalla terra tipica (Rangoon, Palon, leg. Fe a) I’ articolo due è appena più largo che lungo e gli articoli dal quarto in poi sono normalmente trasversali, cioè da un terzo fino a metà più larghi che lunghi. (1) Arb. morph. tax. Entom., Berlin - Dahlem, VI - 1939, p. 95 75 Dott. D. GuIGLIA SU DUE SPECIE DI STIZUS DELL’ETIOPIA MERIDIONALE (Hymen. Sphecidae) Le specie che tratto nella presente nota furono raccolte nel- l’ Etiopia meridionale dal Maggiore C. Lomi (Trieste) unitamente ad altri Imenotteri che formarono oggetto di una mia precedente pubblicazione (1). Stizus Lomii n. sp. (Fig. 1) 9. Corpore nigro, flavo-variegato. Capite nigro, argenteo tomentoso, minute punctato, punctis sparsis et leviter impressis. Labro fere omnino, mandibulis (parte dimidia apicali excepta), fascia super clypeo et clypeo ipso, scapo (maxima parte) flavis. Antennarum flagello ferrugineo. Thorace nigro, dense, leviter et regulariter punctato. Pronoti mar- gine postico, callis humeralibus, mesonoti lineis duabus ad latera prope tegulas, scutelli maculis lateralibus, postscutelli fascia lata, segmenti mediani partibus lateralibus flavis. Tegulis ferrugineis. Abdomine nigro ut thorace punctato. Tergitis I-V fascia lata flava ornatis sicut in figura I, 1, tergito VI ferrugineo-variegato et ad latera flavo-maculato. Sternitis II-V maculis lateralibus flavis ornatis. Pedibus ferrugineis, flavo-variegatis. Alis hyalinis, nervis testaceis, costa et sub- costa obscurioribus. Facie angusta. Orbitis in vertice longitudine flagelli articulorum I + HI +4 Wl + IV + V + VI et ad clypei basim longitudine I + II + III inter se fere distantibus. Antennis clavatis. Flagelli arti- culis I + II longitudine III + IV subaequali. Margine declivi segmenti mediani incisione profunda et angusta praedito. Tarsis anticis articulo primo pectine regulariter formato instructo. (1) D. Guiglia. - Di alcune specie d’ Imenotteri aculeati dell’Africa Orientale Ita- liana delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste (Scoliidae, Ve- spidae, Pompilidae, Sphecidae, Apidae). - Atti Mus. Ciy. St. Nat. Trieste, XIV, N. 19, 1940. ; : (2) Mi è grato dedicare questa specie al Magg. C. Lomi, esperto raccoglitore d’ in- setti della regione etiopica. 76 D. GUIGLIA Long. 13 mm. é ignotus. Gabredarre (Aethiopia meridionalis), 5-1936, leg. C. Lomi, Holotypus in Museo Januense. 2. Colorazione in gran parte nera. Sono gialle le seguenti parti: labbro (eccettuate due macchie grigie laterali e una striscia ferruginea mediana), mandibole (esclusa la metà apicale), clipeo, una fascia al disopra di esso che si dirama in due strettissime linee proseguenti per breve tratto lungo il margine interno delle orbite, scapo delle antenne (la faccia superiore è macchiata di ferrugineo), margine posteriore del pronoto, tubercoli omerali, due linee laterali sul mesonoto in corri- spondenza delle tegule, due macchie ai lati dello scutello, una larga striscia sul postscutello, due ampie macchie allungate ai lati del segmento mediano, grandi fascie sinuose assai dilatate lateralmente e formanti un caratteristico disegno sui tergiti I-V, la massima parte delle porzioni late- rali del VI tergite, grandi macchie allungate che vanno gradatamente restringendosi verso il centro, ai lati degli sterniti II-V, i tarsi anteriori e traccie più o meno diffuse su tutte le paia di zampe. Sono ferruginee: le antenne (la faccia superiore è leggermente infoscata), la massima parte delle zampe, le tegule, una macchia sulle mesopleure ed inoltre sfumature più o meno accentuate in corrispondenza delle parti gialle del torace e sulla superficie del VI tergite. Le ali sono ialine con nervature testacee e costa e subcosta oscurate. Il capo è ricoperto da una pubescenza fondamentale argentea breve e fina alla quale si sovrappongono, sulla fronte e sul vertice, peli fini, bianchi ed eretti; sul labbro la pubescenza, pure argentea, è piuttosto lunga e densa. Il torace presenta peli fini, bianchi, diretti posteriormente, che. piuttosto radi, brevi e con leggeri riflessi dorati sul mesonoto, vanno gradatamente diventando più lunghi, più abbondanti e bianco-argentei sui segmento mediano, sullo sterno e ai lati del torace stesso. Sul- l'addome la pubescenza è breve, fina, argentea con riflessi dorati sul- l’ ultimo segmento. Sugli sterniti, sovrapposti a questa pubescenza fonda- mentale, si osservano peli più lunghi eretti o suberetti, che sull’ ultimo sternite si presentano sensibilmente sviluppati, piuttosto robusti, densi e con riflessi aurei, e sui precedenti sterniti assai più fini, più radi ed argentei. STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE TH Gli occhi sono notevolmente divergenti in alto, la loro distanza sul vertice è uguale circa ai primi sei articoli del funicolo delle antenne. La faccia è piuttosto stretta, la distanza fra i due occhi alla base del clipeo uguale circa ai primi tre articoli del funicolo. Le antenne sono clavate; Fig. I — Stizus Lomii n. sp., OE 1. Capo, torace, addome. - 2. Antenna. - 3. Capo. - 4. Segmento mediano, visto lateralmente. la lunghezza del I + II articolo del funicolo è uguale presso a poco GW M0 a= IY, La superficie del capo presenta una finissima microscultura fonda- mentale alla quale si sovrappongono piccoli punti sparsi debolmente 78 D. GUIGLIA impressi. Il torace e l’ addome sono densamente, finamente ed unifor- memente punteggiati; sul segmento mediano i punti sono un poco più profondi. Sugli sterniti, sovrapposti alla punteggiatura fondamentale, si osservano alcuni punti sparsi, di dimensioni maggiori e molto legger- mente impressi. L’ incisione ai margini declivi del segmento mediano è piuttosto stretta e profonda. Il VI tergite presenta |’ apice largo ad angoli arro- tondati. Il pettine del I articolo dei tarsi anteriori è costituito da una serie di spine argentee, corte e regolari. Questa nuova specie nella tabella di Arnold (1. c.) dovrebbe essere ascritta ad un gruppo intermedio fra il cinguliger e |’ oxydorcus, ciò che pure mi ha confermato il Maidl che cortesemente ha voluto esaminarla e confrontarla con gli Stizus del Museo di Vienna. Dal cinguliger Smith, di cui ho sott’ occhio 1 2 di Oudtshoorn (Pro- vincia del Capo, det. Arnold), è nettamente distinta, oltre che per gli evidentissimi caratteri cromatici, per varie differenze morfologiche fra cui principalmente la forma più clavata delle antenne, |’ incisione del margine declive del segmento mediano più ampia e ad angoli meno acuti ed inoltre per differenze di scultura più o meno accentuate. Dello S. oxydorcus Handl. non ho potuto esaminare de visu alcun esemplare; da quanto però mi risulta dalla descrizione e dalle figure di Arnold (!. c., pp. 262, 266, 292; figg. 45, 45 a-d), questa specie di distingue facilmente da quella di Gabredarre, oltre che per il colore, per la diversa conformazione del clipeo, per le antenne più tozze e più clavate, per il diverso rapporto fra esse e la distanza fra gli occhi sul vertice (Inter- ocular distance on the vertex as long as the whole flagellum..., Arnold, 1. c., pag. 292), per l’ incisione del margine declive del segmento mediano assai meno profonda, per l’ apice del VI tergite più strettamente tron- cato ed infine per la statura inferiore (10-11 mm.). Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus nov. (Fig. Il) Sono rimasta a lungo incerta se considerare questa forma come una nuova specie o non piuttosto come una sotto-specie dello S. quadristri- gatus Arn. (*). Dato I’ attuale stato di guerra e la relativa impossibilità di comunicazioni non ho potuto avere in esame di questa specie nè il (3) Ann. Transy. Mus., XIII Part IV. 1929, pp. 263. 297; figg. 49, 49a (Kama- nyab, Africa oce., loc. tip.). STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE 79 tipo, nè esemplari comparati con il tipo e neppure ho potuto mettermi in relazione con il Dr. Arnold per eventuali schiarimenti e confronti. Nell’ incertezza ho creduto quindi conveniente di limitarmi per il mo- mento a considerare la forma di Gabredarre come una sotto-specie dello S. quadristrigatus Arn., riservandomi di pronunciarmi sulla sua giusta posi- zione sistematica quando mi sarà possibile o comunicare con il Dr. Arnold o avere a mia disposizione una maggior quantità di materiale di questo non facile gruppo di Stizus. Dato il particolare interesse offerto da questa forma dell’ Etiopia ho stimato utile dare di essa una dettagliata descrizione € mettere in evi- denza i caratteri che la contraddistinguono dalla forma tipica, almeno da quanto ho potuto rilevare dall’ esame della diagnosi originale. 9. Corpore nigro, copiose flavo-variegato. Capite nigro, ‘argenteo tomentoso, leviter et sparse punctato. Labro, mandibulis (apice excepto), civpeo, faciei fascia lata marginis interioris orbitarum macula magna ter- minata, triangulo infra ocellum anticum, lineis duabus ab ocello postico ad anticum attingentibus, scapo (maxima parte) et capite fere omnino flavis. Antennarum flagello super ferrugineo leviterque obscurato, subter flavo pallido. Thorace nigro, dense et regulariter punctato. Sterno et lateribus, pronoto, callis humeralibus, macula tegularum, lineis duabus in medio et fascia lata ad latera mesonoti, scutelli maculis lateralibus, postscutelli margine postico, segmenti mediani triangulo magno in medio et latera- litus partibus flavis. Abdomine nigro, dense, leviter et regulariter punctato. Tergito I fere toto flavo, tergitis II-V fascia lata flava ornatis sicut in figura II, 1, tergito VI omnino flavo, apice ferrugineo-variegato. Sternitis flavis. Pedibus flavis, nigro et ferrugineo maculatis. Alis hyalinis, nervis testaceis, costa et sub- costa obscurioribus. Facie angusta. Orbitis in vertice longitudine flagelli articulorum I+ II + III + IV + V et ad clypei basim longitudine i + II inter se fere distantibus. Labro triangulari. Antennis clavatis. Flagelli articulo secundo III + IV longitudine subaequali. Tarsis anticis dilatatis et spinis longissimis armatis. Long. 12 mm. & ignotus. Gabredarre (Aethiopia meridionalis), 5-1936, leg. C. Lomi, Holotypus in Museo Tergestino, paratypus in Museo Januense. 80 D. GUIGLIA 2. Colorazione in gran parte gialla. Sul capo sono di questo colore il labbro, le mandibole (eccettuata la porzione apicale), il clipeo, gran parte della faccia, il giallo al disopra dell’ inserzione delle antenne si biforca in due striscie che proseguendo lungo il margine interno delle orbite terminano con una macchia tondeggiante presso a poco all’ altezza dell’ ocello anteriore; una macchia allungata, subtriangolare in mezzo a queste due striscie stesse, la quale giunge fino al margine dell’ocello ante- riore, due macchie congiungenti questo ocello con gli ocelli posteriori, ed infine la massima parte della porzione posteriore del capo. Le antenne hanno lo scapo giallo con una striscia nera sulla faccia superiore, il funi- colo ferrugineo al disopra, con offuscamento specialmente accentuato Sugli articoli basali, giallo pallido al disotto. Il torace presenta i lati e lo sterno totalmente o quasi gialli, sono inoltre di questo colore: il pronoto, i tubercoli omerali, una macchia sulle tegule, due fascie mediane tendenti a congiungersi in basso sul mesonoto e i lati del mesonoto stesso, due grandi macchie laterali sullo scutello che gradatamente vanno restringendosi verso il centro, una striscia regolare sul postscutello, una macchia triangolare nel mezzo del segmento mediano e due ampie fascie ai lati di questo. Il I tergite è giallo con il nero della base estendentesi in una grande macchia centrale, allungata e in due striscie ai lati del tergite stesso. Il II tergite presenta una larga fascia gialla subsinuosa con due macchie nere sulla metà posteriore, delle quali una isolata l’altra aperta. La fascia del III tergite è simile presso a poco a quella del II, la sinuosità me- diana è però angolosa anzichè tondeggiante come quella del precedente tergite e le macchie nere sono più piccole ed isolate. La fascia del IV tergite è simile alla precedente, le macchie nere sono ambedue aperte; la fascia del V tergite assomiglia a quella del III, le macchie nere sono però visibilmente più piccole. Il VI tergite è giallo con l’ apice rosso fer- rugineo e con traccie dello stesso colore anche sui lati. Gli sterniti sono gialli con sfumature grigiastre e con macchioline ferruginee allungate a mo’ di virgola lungo la linea mediana; sul VI sternite si osserva una striscia centrale ferruginea ben definita. Le zampe sono gialle con macchie o striscie nere e ferruginee più o meno estese specialmente sul II e III paio. Le ali sono ialine con ner- vature ferruginee e con la costa e la subcosta oscurate. STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE 81 Sul capo si osserva una pubescenza fondamentale fina, argentea, alla quale, particolarmente sulla faccia e sul vertice, si sovrappongono peli bianchi lunghi ed eretti. Sul torace gli stessi peli sono posteriormente Fig. II — Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus nov., 9. - 1. Capo, torace, addome. - 2. Antenna. - 3. Capo. - 4. Tarso anteriore. ripiegati; sull’ addome la pubescenza è fina e breve. Gli occhi divergono notevolmente in alto, la distanza fra essi sul vertice è presso a poco uguale ai primi cinque articoli del funicolo delle antenne. La faccia è 82 D. GUIGLIA stretta e la distanza fra i due occhi alla base del clipeo è uguale all’incirca al I + II articolo del funicolo. Il labbro è triangolare, la sua super- ficie presenta una microscultura fondamentale alla quale si sovrappon- gono punti sparsi di dimensioni varie. Le antenne sono clavate, il Il articolo del funicolo è uguale circa al III + IV. La punteggiatura del capo è costitutita da una microscultura fonda- mentale a cui si sovrappongono punti radi, di grandezza varia e più o meno profondamente impressi. Mesonoto, scutello e postscutello sono assai densamente ed unifor- memente punteggiati; sul segmento mediano i punti sono più grossolani e più profondi. L’ addome presenta una punteggiatura fina, densa, debol- mente impressa ed uniformemente distribuita; Il’ ultimo tergite, trian- golare e ad apice arrotondato, mostra sovrapposti alla punteggiatura fondamentale punti sparsi più grandi e più profondi. I tarsi anteriori sono notevolmente asimmetrici e provvisti di spine assai lunghe. Il paratipo presenta leggere differenze cromatiche; sul capo, ai lati delle due macchie gialle congiungenti gli ocelli posteriori con l’ anteriore, si osservano due altre macchiette gialle; le macchie nere sulla fascia gialla del II e III tergite sono notevolmente più piccole e del tutto iso- late, sul IV tergite una delle macchie si presenta chiusa contrariamente all’ esemplare tipico. Questa nuova sotto-specie dovrebbe essere distinta dalla forma tipica per la spiccata asimmetria dei tarsi anteriori, a cui non fa cenno la descrizione di Arnold, per il labbro più lungo, più strettamente ango- loso e a superficie subopaca, per il secondo articolo del funicolo delle antenne più allungato rispetto al seguente, per il I tergite meno trasverso ed infine per il diverso disegno delle fascie addominali; per questo ultimo carattere si avvicina sensibilmente alla razza somala dello S. quadristrigatus (°*). La conformazione dei tarsi anteriori e il disegno delle fascie gialle dei tergiti è pure abbastanza simile, sempre in base alla diagnosi e alle figure di Arnold (*), allo S. myasae Turner, specie appartenente al gruppo del discolor. (4) Arnold. Ann. Transv. Mus., XX Part II, 1940, pag. 116; fig. 11 (Stizus qua- drisirigatus race somalicus Arnold). (5) Ann. Transv. Mus., XII Part IV, 1929, pp. 262, 265, 284; fige. 38, 38a-b. Idra 83 S. L. SrTRANEO (Parma) SUI TIPI DEI PTEROSTICHINI (Coleopt. Carabid.) AUSTRALIANI DELLA COLLEZIONE CASTELNAU NEL MUSEO CIVICO DI GENOVA NOTA III La presente nota è la terza ed ultima della serie destinata a fare conoscere lo stato di esistenza e di conservazione dei tipi di Pterostichini descritti da Castelnau che si trovano nel Museo Civico di Genova e con- temporaneamente le osservazioni che ho potuto compiere su tali tipi, specialmente per quanto riguarda l’ esattezza di identificazione delle specie. L’ intervallo di tempo notevolmente lungo intercorso tra la pub- blicazione della II nota (1937) e la presente, è dovuto principalmente al fatto che i generi e le specie facenti oggetto della presente nota sono in genere poco studiati oppure imperfettamente identificati, di modo che il loro studio si presentava molto difficile. Si potrà osservare che di talune specie e generi non esiste nei cataloghi altra citazione che quella origi- nale, prova evidentissima che la specie o il genere sono dal 1867 rimasti sconosciuti anche agli studiosi australiani che, come lo Sloane, si sono, pure colla massima assiduità, dedicati allo studio dei Carabidi australiani. Vivamente quindi devo ancora una volta ringraziare il Direttore del Museo Civico di Genova Prof. O. De Beaux che mi ha concesso di proseguire ed ultimare il mio studio ed il Conservatore Dott. F. Capra che, all’ occasione, mi ha validamente aiutato coll’ invio di materiale e di letteratura. Ritengo opportuno rammentare che, per semplicità e comodità di riferimento, seguo nella mia esposizione l’ ordine del Catalogo Junk, del quale, ad ogni occasione, metterò d’altronde in evidenza le omis- sioni e le inesattezze. Morion Latr. australis Cast. I cartellini originali di questa specie e di alcune altre, che indicherò di volta in volta, sono stati sostituiti dal defunto Prof. Gestro, forse perchè male scritti e poco estetici, con cartellini nuovi sà ati yee. i) me! ee , oo 84 S. L. STRANEO ed uniformi; perciò le mie osservazioni sulla presente specie e su quelle che si trovano in analoghe condizioni devono essere intese come osser- vazioni eseguite sull’ esemplare etichettato dal Gestro col cartellino « Typus ». Fortunatamente il riordinamento è stato, nel campo dei Pte- rostichini, limitato ai soli generi Morion e Meonis, onde la maggior parte dei tipi di Castelnau conserva il suo cartellino originale. Il tipo del Morion australis è perfettamente conservato. La località è semplicemente New South Wales. Sloane interpretò esattamente la descrizione di questa specie, che effettivamente ha il clipeo non solcato o con leggero solco longitudinale nella parte mediana; il dente omerale è abbastanza pronunciato, specialmente guardando l’ insetto dalla parte posteriore obliquamente. Vi sono numerosi altri esemplari, probabil- mente paratipi. novae-hollandiae Cast. Il tipo, anch’esso sprovvisto di etichette originali, è in perfette condizioni. Anche questa specie sembra essere stata esattamente identificata da Sloane. Il clipeo non è solcato; le tempie brevi. La località del tipo è « Moreton B. ». Victoriae Cast. Il tipo di questa specie non fa parte della collezione Castelnau, trovandosi nella coll. Howitt. Nota sul Morion piceus Cast. Nel cat. Junk il piceus Cast. è ancora inserito, senz’ altra indicazione, nel gen. Morion. Il tipo di tale insetto, che trovasi nella coll. Howitt, è stato riveduto da Sloane (Proc. Linn. Soc. N. South Wales, XXVIII, 1903, p. 587) ed è stato posto in sinonimia colla Melisodera picipennis Westw. Dallo scritto di Sloane non risulta che questi avesse veduto effettivamente anche il tipo di Westw.; quindi la sinonima deve essere accettata semplicemente basan- dosi sull’ autorità di Sloane; ma, ad ogni modo, dalle osservazioni di Sloane sul tipo del piceus Cast. in coll. Howitt risulta che la specie pos- siede una setola nelle scrobe delle mandibole, onde appartiene indub- biamente al gen. Melisodera. La specie va dunque inserita in tale genere come sinonimo di picipennis Westw. e coll’ aggiunta della citazione (vedi sopra) di Sloane. Nota sul Morion germanus Chaud. Le specie del gen. Morion sono in generale poco ben definite e spesso è molto difficile la loro identificazione. Ho esaminato il tipo del M. germanus Chaud. che trovasi nel Museo Civico di Genova; esso sembra quasi intermedio tra PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 85 1° australis Cast. e il novae-hollandiae Cast. Il clipeo non è solcato, le tempie sono un po’ più brevi che nell’ australis, ma più lunghe che nel novae-hollandiae; gli omeri sono dentati circa come nell’ australis; le interstrie sono più convesse che nell’ australis, ma meno che nel novae- hollandiae. Le zampe sono nettamente rosse. Nota sul gen. Veradia e sulla Veradia Brisbanensis Cast. Nelle sue Notes on Australian Coleoptera, Castelnau pose erronea- mente il nuovo genere Veradia Cast. tra i generi Moriodema e Setalis, nel gruppo dei Morionidi, il quale a sua volta è posto tra i Ditomini e gli Scaritini. Il posto assegnato da Castelnau è certamente errato; ma ancora più errato è quello assegnato da Csiki, che, avendo giustamente posto il gruppo dei Morionidi tra i Pterostichini, ha mantenuto in tale gruppo il gen. Veradia. Ho potuto rintracciare il tipo di tale genere e di tale specie. Esso porta un cartellino di mano di Castelnau « Veradia Brisbanensis Cast. Brisb. » e un cartellino di mano di Chaudoir « = Hypharpax Hapaliens ». Il predetto tipo è un ¢; ha il pronoto ed il capo staccati dal resto del corpo; manca di uno dei tarsi medi e di uno dei posteriori; mancano pure in parte l’altro tarso posteriore ed uno degli anteriori. Ho però potuto accomodare, pulire e ripreparare tale prezioso tipo, in modo da assicurarne la conservazione e da renderne possibile lo studio. Dal mio esame risulta in modo indubbio che il gen. Veradia Cast. non può far parte dei Pterostichini. Oltre al resto vi è un solo poro setigero sopraoculare; il terzo articolo delle antenne è in parte pube- scente, i tarsi anteriori del ¢ hanno 4 articoli dilatati; manca il poro posteriore dell’ orlo laterale del pronoto. Si tratta dunque indubbiamente di un Harpalino. Purtroppo però la letteratura che ho a mia disposizione, lo scarso materiale di cui dispongo per i necessari confronti e il complesso delle mie cognizioni sugli Harpalini australiani sono insufficienti a defi- nire la questione; ad ogni modo, basandomi sui lavori di Sloane ed in special modo sulle tabelle di determinazione che si trovano nella me- moria sui Carabidi di Tasmania (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, XLV, 1920, pp. 131-139) e sul lavoro di Chaudoir sugli Harpalini d’Australia (Ann. Mus. Civ. Genova, XII, 1878, pp. 3-45) ho compiuto le osservazioni seguenti: 86 S. L. STRANEO La Veradia brisbanensis Cast. ha i seguenti caratteri: palpi labiali con penultimo articolo bisetoso; mento con dente ben distinto; ligula con paraglosse più brevi della ligula stessa e libere all’ estremità; tarsi ante- riori e medi del & con quattro articoli dilatati, il primo poco, il secondo e il terzo molto, quasi cordiformi, il quarto anch’esso cordiforme, ma più piccolo; il primo inferiormente non è spugnoso, il secondo, terzo e quarto inferiormente sono ben distintamente spugnosi; la terza interstria delle elitre ha un solo poro nel terzo apicale. I femori posteriori del ¢ non sono dilatati; le tibie posteriori del & non sono arcuate e non hanno spine speciali; i tarsi posteriori non sono molto allungati, ed il primo articolo è di lunghezza inferiore ai due successivi considerati insieme. L’ insieme di tutti questi caratteri dimostra all’ evidenza che, pur appartenendo al gruppo degli Harpalini, il gen. Veradia non può certo appartenere al gen. Hypharpax, che ha il penultimo articolo dei palpi labiali plurisetoso ed altri caratteri peculiari che la Veradia brisbanensis non possiede. Colla tabella di Sloane (1. c., p. 131-32) si giungerebbe ai generi Nemaglossa ed Euthenarus, nessuno dei due però corrispondente ai caratteri, considerati nel loro complesso, del gen. Veradia. Col lavoro di Chaudoir (1. c.) si troverebbe invece che la 2? sezione dei Diaphoro- merus Chaud. corrisponde abbastanza bene per quel che riguarda la forma A dei tarsi anteriori e medi del 3. Meonis Cast. Noto subito, a proposito di questo genere, che nel Cat. Junk manca, per le specie amplicollis Sloane, angusticollis Sloane, ater Cast., convexus Sloane, niger Cast. la seguente citazione: «Sloane, Proc. Linn. Soc. N. South Wales XLI, 1916, p. 201 ». ater Cast. Il tipo manca di una zampa: è stato indicato come tipo dal Gestro, ed è etichettato, pure dal Gestro, con « Australia, Clarence Riv. ». Conformemente alla descrizione originale, ha solo 4 strie, essendo le esterne completamente indistinte. Nel cat. Junk mancano ancora le seguenti citazioni, a proposito di questa specie: Sloane, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales XXXV, 1910, p. 827 e ibid. XL, 1915, p. 449. Il tipo di Castelnau corrisponde perfettamente alla descrizione origi- nale del Meonis amplicollis Sloane, mentre è differentissimo dall’ angu- sticollis Sloane, col quale certamente non ha nulla in comune. L’ unica Pe. ae PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 87 differenza che si riscontra tra il tipo dell’ ater e la descrizione dell’ ampli- collis Sloane è nella statura che è un po’ maggiore nell’ amplicollis; ma è noto che la statura dei Meonis in genere è notevolmente variabile (p. es. Meonis angusticollis, dalla descrizione, misura 9-12 mm.). Pertanto ritengo certa la sinonimia Meonis ater Cast. = M. amplicollis Sloane. niger Cast. Il tipo etichettato dal Gestro e proveniente dal Clarence River manca di un’ antenna e della metà apicale dell’ altra. La specie è Stata esattamente identificata da Sloane. Nel catalogo Junk è stata omessa la citazione « Sloane, Proc. Linn. Soc. N. South Wales XL, 1915, p. 449 ». Nota sulla Darodilia ovicollis Macl. (Meonis). Nel Cat. Junk, Csiki ha posto ancora nel gen. Meonis la specie ovicollis Macl., appunto descritta originariamente come appartenente al gen. Meonis; invece Sloane nel 1899 ha posto tale specie nel gen. Daro- dilia e non ne ha mai più parlato nelle sue due brevi tabelle del gen. Meonis del 1910 e 1915. Pertanto la specie ovicollis va inserita nel gen. Darodilia Cast. colle seguenti citazioni: ovicollis Macl., Trans. Ent. Soc. N. South Wales 1869-73 (1871), p. 100 (Meonis) - Sloane Proc. Linn. Soc. N. South Wales XXIV, 1899, p. 579. Celanida Cast. Non si comprende per quale ragioni Csiki attribuisca a Castelnau il nome generico Celandia anzi che Celanida ed indichi invece come autore di qust’ ultimo nome Sloane, che invece non ha fatto che ripetere il nome di Castelnau, senza introdurvi alcuna variazione. Nelle « Notes on Australian Coleoptera» Castelnau scrive Celanida (p. 36), e tale nome è ripetuto due volte a pagina successiva. Non ho potuto controllare la citazione di Chaudoir, Bull. Soc. Nat. Mosc. XLIV, 1871, II, p. 282; può essere che il nuovo nome Celandia sia ivi apparso. montana Cast. Il tipo è apparentemente in perfette condizioni; però il pronoto è stato rincollato. Esso porta un cartellino autografo di Castel- nau con: «Celano montanus Cast. Montagnes de Victoria». VIT, TIRATO, PD SL a 88 S. L. STRANEO Melisodera Westw. (Moriomorpha Cast. + Moriodema Cast.) adelaidae Cast. Il tipo è in perfette condizioni; porta tre cartellini di Castelnau ed uno di Chaudoir. Quelli di Castelnau portano scritto: « Adelaide »; « Melisodera »; « Moriomorpha adelaidae Cast. ». Quello di Chaudoir « Moriodema et Moriomorpha ne diffèrent pas ». M’Coyei Cast. (Moriodema). Il tipo è in discrete condizioni; manca la zampa anteriore destra e parte dell’ antenna destra. Porta un cartellino di mano di Castelnau: « Moriodema Mackoyei Cast. Melbourne ». paramattensis Cast. (Moriodema). Il tipo di questa specie deve tro- varsi in coll. Howitt. Nel Museo di Genova non vi è alcun esemplare. Victoriae Cast. (Moriomorpha). Anche di questa specie, non rappre- sentata nella coll. Castelnau, il tipo è in coll. Howitt. Teraphis Cast. Il nome di questo genere è stato cambiato da Sloane in Phersita nom. nov., perchè Teraphis era troppo simile ad altri nomi generici già in uso; ma giustamente non viene accettato nei cataloghi il nuovo nome di Sloane, perchè la similitudine di due nomi non autorizza il cambia- mento di uno di essi. Come genotipo di Teraphis Cast. deve essere assunta la specie melbournensis Cast., essendo la prima di quelle descritte da Castelnau. Come genotipo di Phersita Sloane scelse nel 1903 (Proc. Linn. Soc. N. Scuth Wales XXVIII, p. 591) la specie melbournensis Cast.; in seguito, nel 1920 (1. c., XLV, p. 156) Sloane cambiò idea e volle designare come nuovo genotipo la specie montanus Cast.; evidentemente questa seconda proposta non è valida; come genotipo di Phersita va quindi intesa la specie melbournensis Cast., onde segue la perfetta identità del gen. Teraphis con Phersita. Invece se si considerano i caratteri indicati dagli autori, i due generi non risultano perfettamente identici. Infatti il gen. Teraphis Cast. ha come caratteri fondamentali: metepisterni un po’ più lunghi che larghi; prosterno non solcato longitudinalmente; appendice prosternale non marginata; antenne cogli articoli 5°-10° brevi, subqua- drati o moniliformi. Il gen. Phersita avrebbe caratteri opposti. Ad ogni modo è necessaria una revisione del genere Teraphis per stabilire se even- tualmente esso debba venire suddiviso in due sottogeneri. PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 89 melbournensis Cast. Il tipo ed unico esemplare esistente in coll. Castelnau porta due etichette di mano dell’ autore « Melissodera Dande- nong » e « Teraphis melbournensis Cast. ». L’ esemplare era malamente infilato in uno spillo troppo grosso ed un po’ schiacciato; ho potuto tut- tavia riprepararlo incollandolo su un cartellino; è completo. argutoroides Cast. Il tipo manca e non vi è altro esemplare. Nel catalogo Junk i’ argutoroides Cast. appare come sinonimo di melbour- nensis Cast. La sinonimia è proposta da Sloane (1. c., XLV, 1920, p. 157): la citazione però manca nel cat. Junk. elongata Cast. Il tipo dovrebbe provenire da Yankee Jim, Moun- tains of Victoria. Non ho potuto rintracciarlo, nè vi è altro esemplare. alpestris Cast. (Drimostoma). Questa specie è omessa completamente nel cat. Junk. Ho esaminato il tipo, etichettato: « Drimostoma alpestris Cast.» di mano dell’ autore. Vi è anche un paratipo etichettato « alpestris Cast. Yankee Jim >, dallo stesso Castelnau. La specie appare leggermente più larga della montana Cast.; in particolare le strie sono distintamente crenulate; ma non ho potuto riscontrare alcuna differenza specifica, onde credo esatta la sinonimia stabilita da Sloane, che considera 1’ alpestris Cast. identica alla montana Cast. Pertanto nel cat. Junk, tra i sinonimi della Teraphis montana Cast. va aggiunto: alpestris Cast. Notes on Austral. Col., 1867, p. 113 (Drimostoma); Trans. R. Soc. Vict. VIII, 1868, p. 199. - Sloane Proc. Linn. Soc. N. South Wales, XLIII, 1920, p. 157). australis Cast. Il tipo è perfettamente conservato ed è etichettato: « Drimost. australis Cast.» di mano dell’ autore. montana Cast. (Drimostoma). Il tipo è completo e porta due cartel- lini di mano di Castelnau: « Dandenong » e « montana». tasmanica Cast. (Drimostoma?). Il tipo non esiste nel Museo di Genova. Mecyclothorax D. Sharp lateralis Cast. (Forticosomus). Vi è il tipo in perfette condizioni con etichetta autografa di Castelnau « lateralis Cast. Parco riv.»; vi è inoltre un secondo esemplare un po’ immaturo della stessa località. E’ effettiva- mente un Mecyclothorax. minutus Cast. (Forticosomus). Anche di questa specie esiste il tipo in perfette condizioni, etichettato dallo stesso Castelnau « N. H. riv. 90 S. L. STRANEO Murray» e « minutus Cast.». Anche il minutus è effettivamente un Mecyclothorax. Darodilia Cast. Nel cat. Junk, per le specie emarginata Sloane, mandibularis Cast., rugisternus Sloane, manca la citazione: « Sloane, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales XXIV, 1899, p. 579». mandibularis Cast. Il tipo ed unico esemplare è quasi completo, man- cando solo di un tarso intermedio; esso è etichettato « Darodilia mandi- bularis Cast. Lachlan Riv. ». La posizione sistematica assegnata da Sloane nella sua breve chiave del 1899 (I. c.) è esatta. Leiradira Cast. auricollis Cast. Vi è un solo esemplare, tipo della specie, in buone condizioni, mancando solo di un tarso posteriore. Esso è etichettato di mano dallo stesso autore « Leiradira auricollis Cast.». L’ identificazione di questa specie, tanto da parte di Chaudoir che da parte di Tschitscherine che si sono occupati del gen. Leiradira, è giusta; l’ onichio è effettiva- mente glabro. Nella mia collezione ho quattro esemplari, molto variabili di statura, etichettati « South Australia» e « Tasmania» (ex coll. Cler- mont); ritengo errata quest’ ultima località. Latreillei Cast. Il tipo è un esemplare etichettato « Leiradira La- treillei Cast.» dallo stesso autore. Ho poi trovato altri quattro esemplari tra gli indeterminati della collezione Castelnau, due dei quali hanno tutti i caratteri della Latreillei; essi sono soltanto un po’ più piccoli di statura, ma non differiscono in altro modo. Contrariamente a quanto è avvenuto per la specie precedente, la identificazione di questa specie è stata sbagliata, tanto da Chaudoir quanto da Tschitscherine. Infatti Tschitscherine si basò quasi esclusiva- mente sulle ridescrizioni di Chaudoir, il quale a sua volta le aveva ese- guite su esemplari non autentici, appartenenti alla sua collezione, nei quali egli credette di individuare le specie descritte da Castelnau. La misura indicata da Castelnau per la Leiradira Latreillei corri- sponde, se si considera il tipo così come si trovava nella coll. Castelnau, vale a dire col capo fortemente chino all’ ingiù; in tali condizioni esso misura 10,9 mm.; ma se il capo si raddrizza, la lunghezza raggiunge quasi i » bas Po PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 91 i 12 mm. La 5° stria è quasi ovunque bene impressa; la 6% e la 72 verso la base delle elitre sono perfettamente svanite o quasi; verso |’ apice, le prime interstrie sono molto piane; |’ onichio è inferiormente munito di qualche setola. Tutti questi caratteri desunti dal tipo dimostrano che la Leiradira Latreillei Cast. non è affatto uguale alla Latreillei Chaud. e Tschit., ma è invece uguale alla liopleura Chaud. Degli altri due esemplari indeterminati della coll. Castelnau, uno corrisponde abbastanza bene, essendo solo di statura un po’ minore, alla descrizione della Latreillei Chaud. (nec Cast.); in particolare le strie 6° e 7% sono abbastanza bene impresse verso la base delle elitre. L’ altro esemplare è etichettato di mano di Castelnau « Pine Mounts Brisb.ne »; in esso la 6 e la 7* stria sono poco impresse, formando così un passaggio nettissimo alla vera Latreillei Cast. Si tratta ad ogni modo di caratteri variabilissimi; gli stessi esemplari di Pine Mountains nel Queensland sembrano soggetti a variazioni individuali notevoli; un esemplare della mia collezione ha le strie 6% e 7% molto profondamente impresse anche presso gli omeri. In tutti questi esemplari |’ onichio di tutti i tarsi è infe- riormente fornito di qualche setola; in tutti non ho potuto riscontrare che una perfetta identità nelia forma dell’ edeago del ¢, che è di forma pochissimo caratteristica. Segue quindi dalle precedenti considerazioni che, con ogni. proba- bilità, la Latreillei Chaud. (nec Cast.) non può essere considerata come specie distinta, ma solo come una razza o varietà della Latreillei Cast.; propongo per essa il nome di var. Chaudoiri nov. nom. La sinonimia è dunque la seguente: Leiradira Latreillei Cast., Notes Austral. Col., 1867, p. 72 = liopleura Chaud., Ann. Soc. Ent. Belg., XI, 1967-68, p. 163 — Tschit. Horae Soc. Ent. Ross., XXX. var. Chaudoiri nom. nov. = Latreillei Chaud. (nec Cast.), 1. c., p. 162; Tschit., 1. c. Gen. Abacetus Dej. vicinus Cast. (Drimostoma). Il tipo non era stato rintracciato nep- pure dal Gestro durante lo smistamento della coll. Castelnau. Ho rintracciato il tipo di tale specie; esso manca solo della zampa intermedia destra: è etichettato di mano di Castelnau « Drimostoma vicina Cast. Rockampton ». 92 S. L. STRANEO Thouzeti Cast. (Drimostoma). Anche di questa specie ho rintracciato il tipo che precedentemente non era stato trovato. L’ esemplare è com- pleto benchè un po’ ammuffito. E’ etichettato dall’ autore con due cartel- lini: « Thouzeti Cast.» e « Rockampton ». Dall’ esame dei tipi risulta che le due specie appartengono realmente al genere Abacetus; ma, non avendo potuto studiare sufficiente materiale australiano del gen. Abacetus, non posso parlare delle affinità colle altre specie. Risulta però in modo indubbio che le due specie descritte da Castelnau sono identiche tra loro, cioè: Abacetus Thouzeti Cast. = Abacetus vicinus Cast. Poichè la specie descritta per prima è il Thouzeti, la specie dovrà conservare tale nome e il nome vicinus dovrà passare tra i sinonimi. L’ Abaceius Thouzeti appartiene al gruppo con tarsi medi e poste- riori superiormente non striolati, con debole solco solo al lato esterno; cnichio inferiormente senza setole, glabro; antenne col terzo articolo for- nito solo delle consuete setole tattili, per il resto glabro; solchi frontali brevi, fortemente divergenti verso il primo poro setigero sopraoculare; pronoto notevolmente largo, con lati ampiamente arrotondati e con angoli basali ottusi; i lati stessi, a causa dell’ ampio dente di cui sono forniti gli angoli basali, appaiono più o meno distintamente e brevemente sinuati innanzi alla base; ma la doccia laterale prosegue senza apprezzabili variazioni di direzione fino alla base, ove, per mezzo del breve orlo basale, raggiunge la base dei solchi longitudinali. Lo spazio tra i solchi basali e l'orlo laterale è un po’ variabile da esemplare ad esemplare. Le elitre sono subparallele, ben allargate dietro agli omeri; il poro della terza interstria è posto circa alla metà della lunghezza. Il pronoto e le elitre presentano microscultura isodiametrica, più forte sul pronoto. Setalis Cast. niger Cast. Questa specie è stata esattamente identificata dagli stu- diosi e sembra essere esattamente determinata nelle collezioni. Il tipo di Castelnau è un esemplare perfetto, che porta due cartellini di mano di Castelnau con « Setalis niger Cast.» e « Clarence riv.» ed un cartellino di Chaudoir « Genre voisin des Euchroa ». Vi è poi un altro esemplare immaturo e un po’ tarlato con un’ eti- chetta di mano di Castelnau « Brisbane —near Oodes ». PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 93 Cratogaster Blanch. (= Tibarisus Cast.) melas Cast. Vi sono vari esempiari etichettati da Castelnau. Come tipo deve essere assunto quello etichettato con «Rockhampton» e « Tibarisus melas Cast.», perchè Rockhampton è la prima località tra quelle citate da Castelnau nella sua descrizione. Un altro esemplare è etichettato con « Brisbane » e « Tibarisus melas Cast. », sempre di mano dell’ autore; un altro esemplare di Rockhampton è etichettato con « Abax nov.»; un altro ancora con « Clarence riv.» e « Omaseus ». Vi sono poi vari esemplari nei duplicati e nel magazzino, senza alcuna etichetta. Nota sul Tibarisus niger Macl. Nel cat. Junk è indi- cata tra le specie del gen. Cratogaster il Tibarisus niger Macl. Tale specie fu considerata come appartenente con dubbio a questo genere da Tschit- scherine (Horae Soc. Ent. Ross., XXXV, 1902, p. 511, 512). Infatti Sloane (Proc. Linn. Soc. N. South Wales, XXVIII, 1903, p. 594) comunica che, da esame del tipo, è risultato che il Tibarisus niger Macl. non appartiene affatto al gen. Tibarisus (= Cratogaster); è invece un Ceneus (= Pro- sopogmus), e precisamente, con ogni probabilità, il Prosopogmus chaly- baeipennis Chaud. A Csiki, nel compilare il Catalogo Junk, sono sfuggite tali osservazioni. Catadromus Macl. australis Cast. Questa specie, descritta fin dal 1834 da Castelnau, non compare affatto nel catalogo Junk. Non si comprende la ragione del- I’ omissione, tanto più che Tschitscherine, nel 1896 diede (Ann. Mus. Zool. Acad. Sc. St. Petersb. I, 1896, p. 141-148) il catalogo completo delle specie del genere, sul quale, d’ altra parte, non sono più stati compilati studi d’ insiéme. Nella collezione Castelnau non esiste un esemplare che possa essere assunto, in base a serie considerazioni, come tipo del Catadromus australis Cast. Esisteva però, nella parte di collezione ordinata dallo stesso Castelnau, una serie di esemplari posti presso l’etichetta « Cata- dromus australis Cast.» fissata sul fondo della scatola; altri esemplari ancora si trovavano. nelle scatole di magazzino, tra gli esemplari dupli- cati e quelli da intercalare; vari di essi sono etichettati « australis » dallo stesso Castelnau. 94 S. L. STRANEO Dall’ esame di tali esemplari, che evidentemente si devono conside- rare come rappresentanti |’ australis Cast., risulta che Tschitscherine ha errato nella identificazione della specie che sto trattando. Invero il lavoro sui Catadromus non è certo uno dei più accurati di Tschitscherine: (si osservi p. es. che egli pone, nella seconda divisione della sua chiave, comprendente specie con « Jongueur du corps depassant 40 mm. » il Catadromus malayanus Tschit. n. sp. di cui la lunghezza data nella stessa tabella è 38 mm.). In tale lavoro Tschitscherine introduce una nuova specie, Jatro Tschit., la quale differirebbe dall’ australis Cast. (sensu Tschit.) per le diverse proporzioni delle elitre rispetto al capo e pronoto considerati insieme, come è indicato ai numeri 4 (7) e 7 (4) della chiave; ma non dà nessuna indicazione delle considerazioni sulle quali si è basato per I’ identificazione dell’ australis Cast. Invece, dallo studio di tutti indistintamente i numerosi esemplari della coll. Castelnau, risulta che essi presentano tutti i caratteri che Tschitscherine attribuisce al latro Tschit., mentre nessuno di essi presenta i caratteri che Tschi- tscherine attribuisce all’ australis. In particolare il rapporto tra lunghezza delle elitre e lunghezza complessiva del capo e pronoto varia tra 1,45 e 1,52. Di conseguenza, poichè, come si è detto sopra, la serie della collezione di Castelnau evidentemente appartiene alla specie descritta dallo stesso Castelnau, segue che 1’ australis Cast. non coincide col- I australis Tschit. Gli esemplari della coll. Castelnau provengono in massima parte da Darling Riv., Murray Riv., Paroo Riv.; ma vi sono vari esemplari senza localita. Concludendo, si deve porre in sinonimia coll’ australis Cast. il latro Tschit.; si deve dare un nuovo nome all’ australis Tschit. nec Cast. e si deve introdurre 1’ australis Cast. nel catalogo Junk, dove attualmente manca. Il catalogo e la sinonimia risultano dunque i seguenti: australis Cast. Etudes Entomolog. 1834, p. 134; Hist. Nat. Ins. Coléopt. I, 1840, p. 120 syn. latro Tschit. Ann. Mus. Zool. Acad. Sc. St. Peters. I, 1896, p. 142, 146. Tschitscherini nom. nov. syn. australis Tschit. (nec Cast.) I. c., p. 143, 146. 95 RES LIGUSTICAE LXVII Dott. C. ALzona e Dott. J. ALzona BISACCHI OSSERVAZIONI SULLA VARIABILITA’ DELLA MACULARIA NICIENSIS Fer. (Pulmon. Helicidae) Il «locus classicus » della Macularia niciensis Fér. è Vence, borgata posta oltre il Varo a settentrione di Antibes. I limiti geografici finora noti dell’ area di diffusione sono ad oriente i monti dell’alta valle dell’Arroscia e i monti della riva sinistra dell’ Argentina, a settentrione il crinale delle Alpi Marittime, ad occidente le Basse Alpi e parte del Dipartimento del Varo (fino a Chateaudouble, sec. Germain), a mezzogiorno il litorale del Tirreno. Nella regione litoranea è frequentissima sui muri e sui tronchi degli alberi, particolarmente degli ulivi; nella regione subalpina diviene rupicola a guisa di molte Campylaeinae. Spiccatamente calcarofila. Fossile nel Quaternario delle Alpi Marittime: Nevill (1), oltre alla forma tipica descrisse le var. primitiva e speluncarum a cui Caziot e Maury (2) aggiunsero un’ altra Var. la Nevilli. Queste Varietà rientrano nell’ ambito della variabilità nell’ epoca attuale. Il poliformismo della conchiglia della M. niciensis Fér. ha dato luogo alla creazione di entità tassonomiche per nulla giustificate. Durante alcune escursioni nel versante meridionale delle Aipi Marittime abbiamo potuto osservare numerose colonie e raccogliere abbondanti serie di indi- vidui che consentono di studiare la variabilità della Macularia entro 1 limiti delle singole colonie. Premettiamo i dati storici più significativi della sistematica della M. niciensis Fér. e delle Varietà. (1) On the land shells, exctint and living of the neighbourhood of Menton. - Proc. Zool. Soc. London 1879-1880. Et (2) Tableau des Moll. terr. du Pleistocene de la Ligurie «* des Alpes-Maritimes. - Journ. Conch. 57, pg. 317-41. - 1909. 1906 1882 1894 1903 1906 1910 C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI ‘Macularia niciensis Férussac Tableau systém. pg. 36. Hist. nat. d. Moll. t. 39 A, fg. 1 (animal); t. 40, fg. 9. Risso: Hist. nat. Eur. mérid. 4, pg. 61, t. 3, fg. 19-20 (nicaeensis Risso non Férussac). Rossmaessler: Icon. 4, pg. 10, fg. 244. — Icon. 9-10, pg. 12, fg. 601-602. Moquin - Tandon: Hist. nat. d. Moll. pg. 147, t. 12, fg. 4-7. Westerlund: Fauna, 2, pg. 390. Schuberth: Beitr. z. vergleich. Anat. d. Genitalappar. von Helix; pg. 49, (Anat.). Locard: Coq. terr. de France, pg. 80, fg. 83. Caziot: Moll. Monaco, pg. 72. Hesse in Rossmaessler: Icon. H. F. 16, pg. 23, t. 426, fg. 1-8 (Anat.). Germain: Helicidae de la Faune franc. pg. 123, t. 7, fg. 182. — Faune de Fr. pg. 199, fg. 168 (Anat.), t. 2, fg. 45-47 e 49-51. Var. faudensis Sulliotti Comunic. malac.: Bull. Soc. malac. it. pg. 38 e 68 (= var. faudina Sulliotti). Kobelt in Rossmaessler: Icon. N. F. 10, pg. 8, fg. 1756. Hesse: Zur Anat. und System. Stylomm. - Zoologica: Heft 15, ps. 48. Var. tacheiformis Kobelt In Rossmaessler: Icon. N. F. 12, pg. 52, fg. 2049. Var. Niepcei Bérenguier Essai sur la faune malac. du Dep. du Var. - Bull. Soc. Et. scient. et arch. Draguignan, pg. 462. Locard: 1. c., pg. 80. _ Caziot: Note sur I’ Helix niciensis. - Feuielle Jeun. Natur. pg. 10. Kobelt in Rossmaessler: Icon. N. F. 12, pg. 55. (Non fg. 2053, sec. Caziot). Caziot: Moll. Monaco, pg. 73. MACULARIA NICIENSIS FÉR. 97 Var. depressa Caziot 1903 Caziot: Note etc., pg. 10. 1910 — Moll. Monaco, pg. 74, t. 5, fg. 1 e 4. Var. subdepressa Caziot 1903 Caziot: Note etc., pg. 10. 1910 — Moll. Monaco, pg. 74. Var. Guebhardi Caziot 1903 Caziot: Note etc., pg. 10. 1910 — Moll. Monaco, pg. 75, t. 5, fg. 17 e 21. Var. perforata Caziot 1903 Caziot: Note etc., pg. 10. 1910 — Moll. Monaco, pg. 75. Caziot descrisse inoltre una var. depressa major, una var. subde- pressa grandis, una var. minor. STRUTTURA ANATOMICA DELL’ APPARATO GENITALE Fu descritta per primo nel 1855 da Moquin- Tandon (1. c., fg. 5), ma la figura è inesatta perchè vi è disegnata una sola ghiandola mucosa, biforcata, mentre normalmente nella specie se ne osservano due, una per lato, biforcate, tubolari. Un accenno assai breve, senza figure, è riferito da Schuberth (1891, l. c., pg. 49). Hesse (1911, 1. c.) descrisse con minuziosa precisione i reperti ana- tomici corredati dall’ ottima tavola 426 nella Nuova Serie dell’ Iconografia di Kobelt. Un altro disegno fu pubblicato da Germain nella Faune de France (1930, I. c.). Hesse (1934, 1. c.) riferisce che negli esemplari di Macularia fau- densis Sulliotti (provenienti dalla valle dell’ Argentina presso Taggia e non da San Remo, come è scritto nel testo), la struttura anatomica non è diversa in paragone con la M. niciensis Fér. Esemplari grandi, molto depressi, da noi raccolti a San Martino Vesubia non differiscono affatto nella struttura dell’ apparato genitale Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 6 98 C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI da quelli dei dintorni di Nizza, nè dai disegni dei vari Autori sopra indicati. (V. fg. 1). | i E’ pertanto probabile che la variabilità della Macularia niciensis Fér. si manifesti unicamente nella conchiglia. 7 Fig. 1 — Apparato genitale della Macularia niciensis Fér. di S. Martino Vesubia. VARIABILITA’ DELLA CONCHIGLIA Abbiamo preso in esame serie molto numerose di esemplari delle località seguenti: Valle dell’ Argentina presso Taggia, Monte Faudo, Eza (tra Monaco e Villafranca), San Martino Vesubia (Venanson - Colle S. Martino), Saint Paul (presso Vence), Gorges du Loup ed esemplari meno numerosi di località prossime a Nizza. Tenendo conto dei caratteri posti in evidenza dagli Autori per le descrizioni delle Varietà, ci siamo riferiti nello studio dei singoli esem- Adel MACULARIA NICIENSIS FÉR. 99 plari alla grandezza, all’ elevazione della spira, alla struttura dell’ umbi- lico, alla colorazione. Variazione del diametro massimo (in mm.). Valle Argentina - M.c Faudo . . . . da 22 a 18 EZIO te e iL a DI 20 Sain lenin Westin . s eee 2520 Sainte RU i ewer Cue ym 20 Gorges CUO. ca 6 6 ee 4 og SD BaD es Osserviamo che le misure sono seriali, comprendendo tutte le cifre intermedie espresse in millimetri. Rapporto tra il diametro e 1’ altezza. Indice = i Valle Argentina - M.° Faudo . . . . da 57 a 65 ZAR RE I VARE PN reg A SORTI Sem ieri WER 5 e lo 6 DZ SO SANRIO D>: 56 Gorges Gi ILO 6 og ol ob ol eo oD 4G D> EO Umbilico. manca più o meno evidente Valle dell’ Argentina - M.° Faudo 100/100 — E ZAR O e a 100/100 = San Martino Vesubia ... . 64/100 36/100 Sent Tao le ao Move) oS BEACH 76/100 (Gongs Gm LO) s 6 6 co 4 6 24/100 76/100 Colorazione. a) 5 fascie (2 sopracarenali, 1 carenale generalmente pitt grossa, 2 sotto- carenali) interrotte, a linee, punti o chiazze irregolari. b) 5 fascie a macchie irregolari grandi spesso confluenti con le macchie delle fascie prossime. c) 5 fascie filiformi continue. d) 5 fascie: normale la carenale, ridotte a punti assai distanziati le altre. e) 4 fascie: manca la 2? sopracarenale. f) 4 fascie: manca l’ inferiore sottocarenale. hi ue TRI an a 100 C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI g) 3 fascie: mancano la 2* sopracarenale e la prima sottocarenale. h) 3 fascie: mancano le due fascie sottocarenali. i) 1 fascia carenale. Queste sono le variazioni delle fascie cromatiche da noi osservate, ma è ovvio che ne esistano altre in rapporto al numero delle combina- zioni possibili. Il colore del fondo è costantemente bianco grigiastro o bianco giallastro; le fascie brune talvolta tendono al viola scuro. Vallegdell#Arpentinat=SMS Ea PR MED: EZA ER NR dot a, abies pa@ht San Martino Vesubia . ERI@LICh. Edi Sant Paull. 3590 e REATO A AGI II Gorges du Loup . EE OSSERVAZIONI SULLA VARIABILITA’ DELLA CONCHIGLIA IN RAPPORTO ALLE VARIETA’ DESCRITTE Trattandosi di specie assai nota ometteremo la diagnosi della forma tipica. La diagnosi originale della Macularia faudensis Sulliotti. è la seguente: Differt (dalla niciensis Fér.) testa minore, globosiore, magis striata, elatiore, anfractubus convexiusculis quorum ultimo aliquantulum descendente, apertura angustiore, colore obscuriore. Habitat: Monte Faudo - Valle dell’ Argentina. Tutti questi caratteri si riscontrano in esemplari di altre località del Nizzardo e al di là del Varo; pertanto non è possibile separare la M. faudensis come Varietà geografica. Macularia niciensis var. tacheiformis Kob. Differt a typo testa regulariter globoso-conica, eae Tacheae sylva- ticae simili, seriebus macularum fuscarum quinque sat distantium ornata. Località non precisata delle Alpi Marittime. La simiglianza con la Cepaea sylvatica Drp. a cui allude l’ autore è molto superficiale. Si tratta della forma globosa della niciensis Fér. commista in varie località alla forma tipica. Le var. Niepcei Bérenguier, depressa Caziot, subdepressa Caziot sono forme a spira più o meno depressa. Poichè le forme di passaggio possono coesistere nella stessa colonia il carattere della depressione della spira non fornisce elementi per una netta distinzione. MACULARIA NICIENSIS FER. 101 Var. Guebhardi Caziot e perforata Caziot. Come abbiamo sopra osservato, l’ umbilico può mancare od essere più o meno evidente. In questo caso da esemplari muniti di una minima fessura, in parte rico- perta, si passa gradualmente ad altri in cui nel foro umbilicale si intra- vedono i primi giri della spira. La var. Guebhardi Caziot si riferisce appunto a questi esemplari. i i CONCLUSIONI La Macularia niciensis Fér. non presenta nelle Varietà descritte modificazioni della struttura dell’ apparato genitale. Sia negli esemplari fossili del Quaternario, sia in quelli viventi la conchiglia offre una spic- cata variabilità della forma e della grandezza con tutte le transizioni tra gli estremi. Alcuni di questi caratteri possono prevalere in colonie isolate oppure trovarsi commisti in una medesima colonia, ma nessuno è esclu- sivo di una sola località in modo da costituire una razza geografica 0 ecologica con forma o colorazione costanti. 102 Giorgio MARCUZZI GLI SPHAERIDIUM DELL’AFRICA ORIENTALE (Col. Hydrophil.) Ho accolto ben volentieri l’ invito rivoltomi dai Proff. Miiller e Gri- delli di studiare le specie del genere Sphaeridium conservate nel Museo di Storia Naturale di Trieste; i risultati di questa ricerca sono compen- diati in questa breve nota sulle specie dell’ Africa Orientale. Grazie alla gentilezza del Prof. Oscar De Beaux e del Dott. Felice Capra ho potuto studiare anche il materiale africano conservato nel Museo di Genova, come pure alcuni Sphaeridium dei Museo di Vienna, che ebbi in comu- nicazione dal Direttore Dott. Karl Holdhaus. L’esame del vasto materiale europeo e africano mi ha permesso di concludere che la divisione del genere Sphaeridium in due sottogeneri (Sphaeridium s. str. e Sphaeridiolinum) proposta dal Menozzi, non è giustificata dai fatti. La statura varia già nelle nostre quattro specie (infatti la statura dei più grandi esemplari dell’ ipotetico sottogenere Sphaeridiolinum raggiunge quella dei più piccoli dell’ altro), negli afri- cani poi è veramente impossibile stabilire differenze di grandezza corri- spondenti alla forma diversa degli angoli posteriori e della base del pronoto. Così il S. thomsoni (pictum Th.) è grande come l’ abbreviatum, pure avendo le due specie i pronoti tali, da farle porre nei due sottoge- neri proposti dal Menozzi. Dirò inoltre che alle differenze cui il Menozzi diede tanto valore sistematico (e che del resto sono state messe in evidenza già dai più vecchi AA., come Kiister, Kraatz, Reitter, Ganglbauer, tanto per citare i più noti, i quali pure non videro la necessità di creare due sottogeneri diversi) non corrispondono buone differenze nell’ organo copulatore, che risultò dal mio studio e da quello di altri AA. possedere un reale valore tassonomico; anzi specie che per la forma del pronoto (abbreviatum Boh. e simplicipes m., oppure bipustulatum F.) apparter- rebbero a due sottogeneri diversi, hanno |’ edeago costituito sullo stesso schema ed inoltre un altro carattere comune: la presenza cioé di alcune spinule al bordo laterale del pronoto, carattere non messo finora in rilievo da alcuno. Considerata l’importanza tassonomica dell’ organo SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 103 copulatore si verrebbe a ritenere le due specie come affini e non già appartenenti a due sottogeneri diversi. Del resto anche Franck (pag. 156) dice: «Dass man dabei, wie Menozzi es tut, fiir bipustu- latum F. und substriatum Fald. eine besondere Untergattung schafft (Sphaeridiolinum) erscheint uns héchst iiberfliissig ». Ho potuto concludere altresi dallo studio delle specie africane e da quello parallelo delle quattro specie europee che unico carattere vera- mente distintivo è il pene (1), essendovi nei caratteri posti dagli AA. come tassonomici (colorazione, punteggiatura del mento e del meta- Sterno, statura, ecc.) una rilevante variabilità. E di ciò bisogna tener conto specialmente nella valutazione di differenze cromatiche riguar- danti l’ estensione delle macchie delle elitre e del pronoto. Purtroppo gli AA. finora non avevano preso in considerazione la forma dell’ organo copu- latore maschile delle specie esotiche, il che è stato fatto solo recentemente in modo concludente da Franck e Sokolowsky per le quattro specie europee. Il semplice esame del pene risparmia un’ ulteriore valu- tazione di caratteri che sono abbastanza uniformi tra specie e specie, e di cui è difficile precisare il limite di variabilità. Sphaeridium caffrum Lap. Cast. S. caffrum Lap. Cast. Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 60. - Orchymont, Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 114. S. apicale Boh., Ins. Caffr., I, 1851, p. 606. - Régimb., Ann. Soc. Ent. France, vol. 76, 1906, p. 271. Colorito abbastanza costante, caratteristica la presenza di una mac- chia rossa omero-discale, più o meno circolare e del tutto separata dal bordo giallo. Pronoto con orlo giallo più largo anteriormente che poste- (1) Il pene è allungato, a lati subparalleli, all’ apice lanceolato ristretto, prov- visto a volte di espansioni laterali lamellari fornite di dentini microscopici, piut- tosto grossi solo nello S. senegalense Cast.. Nell’ abbreviatum Boh. esiste una sottile espansione di larghezza irregolare, decorrente lungo i lati nella parte apicale. Sacco interno (come dice anche SHarp dell’ Hydrous piceus) indifferenziato, di modo che non vi è una parte estroflettibile nel coito. Il condotto eiaculatorio si vede assai bene per trasparenza (specie in preparati inclusi in liquido di Faure): esso presenta una grossezza uniforme dall’ orificio mediano fin presso al suo sbocco in un colletto circo- lare-ellittico ben chitinizzato, che presenta una striatura particolare in senso longi- ‘udinale. Vi esistono inoltre uno o più scleriti interni che servono a dar solidità alla parte estrema del dotto stesso. Uno è mediano, lamelliforme, ad apice arrotondato 0 incavato. Ai suoi lati si trovano in alcune specie due appendici lineari simmetriche, lunghe poco meno dello sclerite mediano. I parameri sono costituiti da due pagiue unite al margine esterno, atte ad accogliere il pene; essi sono costantemente allungati, ristretti gradatamenee verso l’ apice, quivi spesso provvisti di peli corti addensati. Sono normalmente lisci e lucidi, solo nello S. substriatum Fald. della Regione palear- tica distintamente striolati in senso longitudinale. 104 G. MARCUZZI riormente, dove è spesso accorciato. Elitre con orlo giallo che si può continuare nella macchia comune apicale gialla, poco estesa, e che può essere del tutto staccata dal bordo. Parti inferiori nere, femori rossastri, i quattro posteriori con una macchia scura mediana. Mento con punti fittissimi e fini, superficie però non opaca. Losanga metasternale con punti scarsi e finissimi (d° Orchymont dice «presque sans ponc- tuation »), spazi striolati di trasversu, linea longitudinale appena distinta. Stria laterale del pronoto raccorciata all’ angolo posteriore, stria suturale continua tutto intorno, poco distinta però, avvicinandosi molto all’angolo apicale. Serie elitrali di punti più grossi ben distinte, sempre presenti almeno nella regione laterale. Tibie posteriori con una spina. Il pene (tav. III, fig. 2) è relativamente grande, snello; l’ apice lan- ceolato, la punta estrema a forte ingrandimento leggermente sinuata; la lamella mediana semplicemente arrotondata all’ apice e molto spor- gente oltre l’ orificio del dotto eiaculatorio. Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Eritrea, Asmara, I.35 e XI-39 (leg. Miiller), XII.39 (leg. Vaccaro). Addi Casci, XI.39 (leg. Miiller, 1 es.) - Etiopia, Piana Macfud, tra Dessiè e Ancober, VII.36 (leg. Corradini, 4 es.), Dessiè-Itacia, VIII.36 e Ghedò, XII.36 e 1.37 (leg. Corradini, molti es.), Scirè (leg. Brasavola, 7 es.), Borana-Galla: Mojale, V.37 e Neghelli, IV.37 (leg. Zavattari, 2 es.) — Mus. Genova: Scioa, Let Ma- refià, IX-X.1878 (leg. Antinori, molti es.) - Uganda, Bussu-Busoga, 1909 (leg. Bayon, 1 es.) - Victoria-Nyanza, arcip. di Sesse, Bugala, 1908 (leg. Bayon, 1 es.) — Mus. Vienna: Capo di Buona Speranza. Diffusione della specie: Africa merid. e orientale (loc. class.: Capo di Buona Speranza); Madagascar (sec. cat. Junk). Sphaeridium senegalense Cast. S. senegalense Lap., Cast., Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 61. - Orchym., Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 115. Piccolo, mero, pronoto con caratteristico orlo giallo abbastanza allargato e uniformemente largo su tutta la sua lunghezza, elitre con orlo giallo che si allarga posteriormente a formare una larga macchia apicale comune. A volte è presente anche una macchia omerale rossa, unita spesso alla precedente da una fascia longitudinale dello stesso colore. Parti inferiori nere, epipleure gialle, femori gialli, i quattro poste- SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 105 riori con una macchia mediana scura al margine anteriore. Mento con punti densi e rugosi, spazi zigrinati e opachi. Losanga metasternale a punti scarsi e fini, spazi striolati trasversalmente, linea longitudinale forte, posteriormente dilatata a fossetta. Stria laterale del pronoto rac- corciata all’ angolo posteriore. Serie di punti più grossi (sulle elitre) pre- senti verso i lati solo in tracce o del tutto assenti. Stria suturale con- tinua tutto intorno avvicinandosi però all’ angolo apicale. Una spina alle tibie posteriori. 4 Il pene (tav. III, fig. 3) molto più piccolo che nel caffrum, e prov- Visto dinanzi all’ apice di due espansioni laminari munite di forti spinule; l’ estremo apicale semplicemente arrotondato, la lamella mediana lunga, leggermente dilatata e arrotondata all’ apice. Nota. - DOrchymont (loc. cit., pp. 115-116) avendo esaminato degli esemplari tipici (Caffraria) dello S. exile Boh. del Museo di Stoc- colma e confrontando la descrizione che il Castelnau fa del senegalense, ritiene trattarsi di un’ unica specie (senegalense Cast.). Basandosi poi sulla forma del solco della losanga metasternale delle due specie afri- cane e del quinquemaculatum F. della regione orientale, esprime l’ opinione che le due forme dell’ Africa siano semplicemente due sot- tospecie geografiche del quinguemaculatum. Io, dall’ esame dei peni delle due forme etiopiche, sono indotto a ritenere le stesse come due spe- cie distinte, distinte a loro volta dalla specie orientale per la forma differentissima dell’ edeago, per il sistema di colorazione, per la statura, nonchè per l’ha- bitat, dovendo osservare che nessuna specie di Sphaeridium finora nota ha una diffusione abbracciante addirittura due regioni geografiche. Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Eritrea, Asmara, XI.39 (leg. Miiller, 1 es.) - Etiopia, Scirè (leg. Brasavola, 1 es.); Piana di Macfud, tra Dessiè e Ancober, VII.36 (leg. Corradini, 1 es.); Ghedò, XII.36 e 1.37 (leg. Corradini, 2 es.) — Mus. Genova: Eritrea, Agordat, 1.1906 (leg. Figini, molti es.) - Etiopia, Ghinda, XI.1916 (leg. Mochi), Giuba- Margherita, IV.20 (leg. Patrizi), Arussi-Galla, Ganale Gudda, III-V.893 (leg. Bottego, molti es.). Diffusione della specie: Senegal (loc. class.); Africa centrale (Cat. Junk). 106 G. MARCUZZI Sphaeridium exile Boh. S. exile Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 607. - d’ Orchym., Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 116. Piccolo, nero, pronoto con orlo giallo variamente esteso, alle volte obliterato posteriormente, elitre con orlo giallo, una macchia apicale, una omerale, e a volte anche una fascia congiungente le stesse, giallo- rossastre. Epipleure gialle, parti inferiori nere, femori giallo-rossastri oscuri, macchia mediana poco distinta dal colorito del fondo. Antenne (eccetto la clava) e palpi gialli. Mento con punti fitti e spazi lisci, losanga metasternale punteggiata, con linea longitudinale mediana distinta, ter- minante posteriormente in una fossetta. Stria suturale parallela al mar- gine suturale delie elitre, estesa fino ell’angolo apicale e non si distingue alcuna continuazione. Stria laterale del pronoto accorciata prima di giun- gere all’ angolo posteriore. Negli esemplari dell’ Eritrea da me esami- nati esistono serie di punti più grossi sulle elitre ben distinti, mentre d Orchymont (pag. 116) dice che in un esemplare tipico del Museo di Stoccolma «les séries de points plus gros sont très peu visibles, pre- sque effacées ». Una sola spina alla faccia ventrale delle tibie posteriori. Simile al caffrum Cast., da cui si distingue per la statura minore, per la forma dell’ apice del pene, e per la presenza (almeno in certi esemplari) di una fascia rossa che congiunge le macchie apicale e omerale. Il pene (tav. III, fig. 4) si distingue nettamente da quello dello S. senegalense per la mancanza di spinule nonchè di espansioni laterali all’ apice, essendo questo più semplice e nell’ insieme meno dilatato. (Il disegno raffigurante tale specie non è stato fatto su un preparato mon- tato in liquido di Faure, e quindi non presenta l’ esattezza degli altri). Materiale esaminato. - Eritrea, Cheren, 1 4 e 2 29 (Museo di Vienna) (1). Sphaeridium Bottegoi n. sp. Diverso da tutte le specie finora note per la colorazione veramente caratteristica e per la forma del pene. Nero; bocca, prosterno, meso- sterno, due macchie laterali e episterni del metasterno, un orlo stretto al margine posteriore degli sterniti addominali giallastri. Palpi, antenne, zampe rosso-ferruginei, femori posteriori con una distinta macchia me- (1) Gli esemplari del Museo di Budapest (pure di Cheren) sono stati deter- minati da D° OrcHyMonT per Ezile Boh. SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 107 diana nera. Losanga metasternale lucida, con punti scarsi e fini, ma ben visibili, solco mediano evidente. Mento con punteggiatura fitta e rugosa, spazi) però lucidi. Colorazione superiore nera, pronoto lateral- mente con un orlo giallo abbastanza largo, alquanto dilatato anterior- mente, posteriormente espanso alla base del pronoto e ivi formante da ciascun lato una macchia rotondeggiante e caratteristica, giungente circa fino a metà della base del pronoto stesso. Elitre con orlo giallo intero, posteriormente dilatato a formare una macchia apicale comune gialla, che risale lungo la sutura circa fino a metà elitra. Vi esistono tracce di serie di punti più grossi elitrali specialmente verso i lati. Stria laterale del pronoto giunge fino agli angoli posteriori, dove non si prolunga. Stria suturale delle elitre giunge all’ apice dal quale è nettamente stac- cata e continua tutto intorno all’ elitra. Angoli posteriori del pronoto retti, base sinuata dinanzi agli stessi. Onichio anteriore dilatato forte- mente come al solito. Tibie posteriori sulla faccia ventrale l’ una con una spina, lV altra con due. (Anche d’ Orchymont accenna a casi di asimmetria numerica di tale carattere). Pene (tav. III, fig. 5) caratte- ristico per la presenza di tre paia di espansioni aliformi rotondeggianti esternamente alquanto angolose, provviste di spinule (corti dentini scuri), situate ai lati dell’ orificio del dotto eiaculatore. Due paia sono laterali, un paio mediano, più allungato, posto ai lati dello sclerite mediano (la- mella), che in questa specie è l’unico, mancandqg{ scleriti laterali. Vi esiste inoltre una formazione impari mediana ben chitinizzata, lanceo- lata, all’ apice acuta, che va dalla base dell’ espansione mediana fin quasi all’ estremità della lamella mediana. Non posso precisare l’ origine e i rapporti di tale formazione, di cui non credo di aver visto qualche omo- logo in altre specie del presente genere. Lunghezza: 3,5 mm. Loc. class.: Arussi Galla, Ganale Gudda, III-V.93, V. Bottego leg., 1 es. ¢ (Museo di Genova). Sphaeridium Zavattarii n. sp. Molto simile per statura e colorito al senegalense Cast., ma ben distinguibile da questo e dagli altri per la struttura del pene. Piccolo, nero, pronoto con orlo giallo uniformemente largo, elitre con orlo giallo sinuosamente allargato a formare la macchia rossa sub- triangolare, ristretta verso l’ apice, colla base giungente quasi alla base delle elitre stesse. Inferiormente nero, solo le epipleure delle elitre LT PR ig OSS SIZE SOR eR ee ERE IEIOCANNZ Sert 108 G. MARCUZZI e del pronoto e una macchia laterale sugli episterni protoracici giallastre. Segmenti ventrali neri. Zampe rosso-giallastre, solo i femori metatora- cici provvisti di una macchia mediana scura poco pronunciata. Antenne nerastre, palpi ferruginei. Tibie posteriori con una spina alla faccia infe- riore. Mento debolmente zigrinato, con punti radi ma profondi. Losanga metasternale a punti scarsi e fini, spazi quasi lisci, solco longitudinale ben marcato. Elitre con evidenti serie longitudinali di punti più grossi, estese anche alla metà interna delle elitre stesse. Stria laterale del pro- noto posteriormente accorciata, la stria suturale delle elitre giunge al- l’ apice e risale lungo il margine esterno. Edeago (tav. III, fig. 6) a parameri molto lunghi, all’apice alquanto allargati, indi bruscamente ristretti e terminanti con una serie di esilis- simi peli. Pene ben diverso da quello delle specie precedenti per la forma nettamente allargata verso l’ apice, il quale è arrotondato e prov- visto di numerose spinule. Queste sono estese pure all’ orlo laterale delle due espansioni lamellari mediane. Manca lo sclerite impari me- diano proprio delle specie precedenti. Lunghezza dell’ insetto: 3,5 mm. Loc. class.: Sagan-Omo, Caschei (A. O. I.), 10.VII.1939, 2 es. @ &. Ho l’ onore di dedicare la presente specie al chiarissimo professore Edoardo Zavattari dell’ Università di Roma, che diresse la missione alla quale si deve la scoperta del nuovo Sphaeridium. Sphaeridium Corradinii n. sp. Statura piuttosto grande (4-6 mm.), colorito molto costante: pronoto con orlo giallo non molto largo, posteriormente alquanto ristretto, alle volte accorciato. Elitre con orlo giallo che continua ampiamente nella macchia apicale comune estesa più che nel caffrum Cast. e a differenza di questo mai separata dall’ orlo apicale. Disco completamente nero (un solo esemplare presenta una traccia di macchia rossa omerale offuscata). Parti inferiori con una macchia mediana oscura, epipleure gialle, solo anteriormente un po’ offuscate. Antenne gialle colla clava nera, palpi giallastri esternamente anneriti. Mento con punti fitti, spazi lisci e lucidi (visto almeno a 60 ingrandimenti). Losanga metasternale: stria longitu- dinale impressa profondamente, come un solco, posteriormente allargata in una fossetta a lati paralleli, punti scarsi e fini, spazi striolati di tras- verso. Elitre del tutto prive di serie di punti più grossi. Stria laterale Mo PIERRE I J ap tere Ag ee va 3 SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 109 del pronoto non continua alla base se non per un breve tratto all’ an- golo posteriore. Stria suturale continua tutto intorno. Pene (tav. IV, fig. 7) molto grande, allungato, all’ apice lanceolato e provvisto di due corte espansioni laterali abbraccianti per un breve tratto i lati del pene stesso, provviste inoltre di piccole spinule; scleriti laterali lunghi quasi come quello mediano, il quale è all’ apice alquanto allargato e poco arrotondato. Parameri lunghi appena la metà del pene. Tibie posteriori con una sola spina sulla faccia ventrale. Onichio anteriore del 3 (fig. B) allargato fortemente come nella maggioranza delle specie di questo genere. Base del pronoto sinuata da ciascun lato verso gli angoli posteriori che risultano quindi retti, come in quasi tutte le specie africane. Loc. class.: Ghedò, Etiopia centrale (Amara). Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Etiopia, Ghedò, XII.36 e 1.37 (leg. C. Corradini, molti es.) — Mus. Genova: Etiopia, Scioa, Mahal Uonz, IV.877 (leg. Antinori, 1 4). Sphaeridium ornatum Boh. S. ornatum Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 604. - d’ Orchymont, Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 114-115, figg. 5 e 6. S. consobrinum Boh., ibid., p. 605. Secondo il d’ Orchymont (e il catalogo Junk-Knisch) ornatum sarebbe sinonimo di consobrinum, e infatti il Boheman dice di quest’ultimo (per distinguerlo dal primo): «capite toto nigro, ut et colore elytrorum ab illo certe distinctum ». Conoscendo la variabilità della colorazione delle specie del presente genere si può accettare tale sinonimia, nel caso però che le uniche differenze fra tali specie siano quelle messe in rilievo dall’ Autore. Il d’ Orchymont dice di aver esaminato il tipo conservato al Museo di Stoccolma (9 e unico esem- plare del consobrinum - n. 29162) e di essersi accertato che tali presunte specie «ne sont que des variations de coloration d’ une méme espèce ». Io ho esaminato gli esemplari del Museo di Genova (Uganda, Entebbe e Victoria Nyanza) determinati per ornatum-consobrinum dal d@ Orchymont. Si tratta di un insetto di statura media, fortemente allungato, colla massima larghezza dietro la metà delle elitre, e con colorazione caratte- ristica. Pronoto nero con orlo giallo continuo, alle estremità leggermente 110 G. MARCUZZI allargato, elitre con circa tutta la metà apicale gialla; tale colorazione inoltre si prolunga un po’ lungo la sutura e di più lungo i lati, dove forma ! orlo laterale, inoltre la colorazione gialla è interrotta da una macchia puntiforme nera posta lateralmente e poco distante dal margine ante- riore della colorazione stessa. Epipleure gialle. Inferiormente: capo nero, pro- e mesosterno giallo-testacei, metasterno cogli epimeri gialli, losanga metasternale nera, anche posteriori con una macchia scura, addome testaceo con tre macchie scure (due laterali e una mediana) su ciascun sternite. Antenne brunastre, palpi gialli, tibie e- tarsi rosso-ferruginei, femori testacei con una macchia scura mediana molto grande, rotonda nei posteriori, allungata nei medi e anteriori. Mento lucido, finemente punteggiato. Losanga metasternale finemente punteggiata, con un solco nettamente inciso e allungato posteriormente. Stria laterale non continua lungo la base, stria suturale interrotta all’ apice, poi continua. Elitre senza serie di punti più grossi, punteggiatura finissima sul capo e sul pronoto, più forte sulle elitre. Pronoto fortemente ristretto verso gli angoli ante- riori, alla base sinuato da ciascun lato, angoli posteriori retti. Tibie poste- riori con due spine alla faccia ventrale. Onichio anteriore nel 4 forte- mente dilatato. Edeago (tav. IV, fig. 8) a parameri raggiungenti appena la metà della lunghezza del pene, tozzi, ristretti bruscamente poco prima dell’ apice e quivi quasi acuti. Scleriti mediani (uno impari e due pari ai lati di questo) bene sviluppati (nettamente visibili causa la semplicità di struttura del pene stesso), sorpassanti in lunghezza I’ orificio del dotto eiaculatorio; il mediano, oltre che superare in lunghezza i laterali, è all’ apice dilatato e col margine estremo lievemente incavato. > Materiale esaminato. - Uganda, Entebba, 1908 (leg. Dr. Bayon); Victoria Nyanza, arcip. di Sesse, Buvuma e Bugala, 1908 (leg. Dr. Bayon, molti es.) (materiale del Museo di Genova). Distribuzione della specie: Caffraria (sec. cat. Junk). Sphaeridium simplicipes n. sp. Piccolo, superiormente nero, pronoto con orlo giallo abbastanza largo, anteriormente e posteriormente alquanto dilatato, elitre con orlo laterale giallo continuo, all’ apice dilatato a formare una macchia apicale comune, la quale risale alquanto lungo la sutura, apice però un po’ offu- scato. Colorazione inferiormente nera, epipleure e episterni metatoracici SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 111 gialli, femori rosso-ferruginei, i posteriori con una distinta macchia scura. Palpi ferruginei, antenne offuscate. Losanga metasternale con punti abba- stanza fitti, spazi lisci, solco molto lungo e stretto, posteriormente poco allargato. Mento con punti non molto fitti, spazi lisci. Elitre con serie di punti più grossi della punteggiatura fondamentale, però ben visibili solo nella metà laterale e nei due terzi posteriori. Pronoto alla base sinuato da ciascun lato, incavato verso gli angoli posteriori che risultano quindi retti. Tibie posteriori inferiormente con una sola spina. Il carat- tere più notevole è la forma dell’ onichio anteriore (nel 34), il quale è molto stretto, sprovvisto dell’ ingrossamento triangolare. proprio del sesso maschile in tale genere (fig. C). Tale ingrossamento ho notato in tutte le specie esaminate sinora, ‘eccettuato lo S. Thomsoni Orch. dell’Africa occidentale (vedi fig. D e tav. IV, fig. 11), nè gli AA. accennano mai a una tale divergenza dalla forma tipica del genere. Il pene (tav. IV, fig. 9) ricorda quelli dello S. bipustulatum F. della Regione paleartica (vedi tav. IV, fig. 12), nonchè delle specie africane abbreviatum Boh. e Thomsoni Orch., per la forma biloba della lamella (o sclerite) mediana. Però il suo aspetto d’ insieme, la grandezza assoluta e la forma degli scleriti lo ren- dono diverso da quelli di tali specie. Lunghezza: 3,5 mm. Loc. class.: Arussi Galla, Ganale Gudda, III-V.893 (leg. V. Bottego), 1 esemplare 4 conservato al Museo di Genova. Sphaeridium abbreviatum Boh. S. abbreviatum Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 603. - d’ Orchym., Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 112-113, fig. 4. ?S. Sharpi Harold, Monatsbg. Akad. Wiss. Berlin, 1878, p. 210 (sec. cat. Junk). Statura massima (5 - 6,5 mm.). Colorito variabile. Pronoto con carat- teristico orlo giallo uniformemente largo in tutta la sua estensione, oppure (f. tip.) più dilatato anteriormente e posteriormente, elitre con orlo laterale e macchia apicale comune, estesa a quasi tutta la metà poste- riore, gialli D Orchymont (pag. 113) descrive una forma con macchia omerale, ma si sa dall’ osservazione di altre specie che tale macchia può nella stessa specie mancare o esser presente. D’ altronde lo stesso citato Autore afferma che il colore varia tra i singoli individui. Si tratterebbe nel caso degli esemplari dell’ Abissinia da me esaminati di una varietà particolare di colorazione, varietà cui non credo opportuno assegnare un PET SIERO a See %, é 112 G. MARCUZZI nome. Addome giallo: ciascun arco ventrale ha una macchietta nera per parte, di modo che l’ addome risulta provvisto di due linee longitudinali di macchie nere. Epipleure gialle. Femori gialli, i quattro posteriori con una macchia nera ben delimitata. Antenne (eccetto la clava) e palpi giallastri. Capo assai ristrettamente orlato di giallo anteriormente. Mento cen punti poco profondi e radi, spazi con reticolo trasversale. La losanga metasternale (placca mediana sopraelevata del metasterno) con punti scarsi e fini, spazi striolati di trasverso, linea longitudinale debole, ma distinta. Stria laterale del pronoto prolungata alla base fino quasi alla metà delle elitre, stria suturale continua tutto intorno, avvicinandosi però stg larsi anteriori maschili di alcuni Sphaeridium. A, quinquemaculatum Fabr. - B. Corradinii n. sp. - C. simplicipes n. sp. - D. Thomsoni Orchymont. all’ angolo apicale. Serie elitrali di punti più grossi presenti e ben distinte solo lateralmente e in qualche esemplare limitatamente alla regione gialla. Faccia ventrale delle tibie posteriori con due spine. Un esemplare di Arussi Galla differisce da tale descrizione per la losanga a punti abba- stanza fitti e di media grossezza, con solco mediano ben marcato, nonchè per il mento con punti fittissimi e ben distinti, gli spazi però lucidi. Edeago (tav. IV, fig. 10) a parameri poco più lunghi della metà del pene; questo è allungato, lanceolato, all’ apice relativamente acuto; lo sclerite mediano è sinuato come nelle altre specie vicine (bipustulatum SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 113 F., simplicipes n. sp. e Thomsoni Orch.) e sorpassante nettamente 1’ ori- ficio del dotto eiaculatorio. Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Etiopia occ., Ghedò, XII.36 (leg. Corradini, 2 es.) — Mus. Genova: Arussi-Galla, Ganale Gudda, III- V.893 (leg. Bottego, 2 es.). Diffusione della specie: Africa orientale e meridionale (loc. class. Caffraria); Zanzibar (sec. cat. Junk). Sphaeridium obscurum Reg. S. obscurum Regimb., Ann. Soc. Ent. France, vol. 76, 1906, p. 271. Riporto la descrizione che ne fa l’A., non avendo potuto esaminare nessun esemplare di tale specie. « Breviter ovatum, suboblongum, sub- tiliter reticulatum, tenuiter crebe punctatum, nigrum, prothoracis margine ante medium anguste flavo, elytris ad apicem margine angustissimo et ante apicem macula communi utrinque plus minusve extensa flavis ornatis, subtus niger, palpis fuscis, pedibus ferrugineis, femoribus fuscis ad apicem ferrugineis ». Inoltre 1’ A. aggiunge: manca l’orlo giallo delle elitre, eccetto all’ estremità, l’orlo giallo del pronoto cessa verso la metà, la macchia comune preapicale delle elitre non è congiunta all’ orlo giallo e completamente isolata. Qualche esemplare ha una traccia di macchia discale antero-mediana rossa. Loc. class.: Nairobi (Afr. Or. Ingl.). Distribuzione della specie: Afr. Or. Ingl., Madagascar (sec. cat. Junk). Unisco la descrizione dello S. quinquemaculatum F. per rilevare le differenze esistenti tra questa specie e le due africane exile Boh. e senegalense Cast. che sono state considerate come sottospecie geogra- fiche della prima. Sphaeridium quinquemaculatum F. S. quinquemaculatum Fabr., Syst. Ent. Suppl. 1798, p. 39. - Lap. Cast. Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 60. S. vicinum Lap., Cast. ibid., p. 60. S. marginatum W. S. M’Leay, Annul. Jav. 1825, p. 36; ed. 2, 1833, p. 142 (non F. Scriba). S. tricolor Walk., Ann. Mag. Hist. (3) II, 1858, p. 209 (non Fourcr.). S. chinense Friv., Termész. Fiizetek XII, 1889, p. 197. 114 G. MARCUZZI Colorazione superiore: pronoto nero con orlo laterale alquanto allargato anteriormente e posteriormente. Elitre tipicamente gialle con due macchie nere (una omerale, |’ altra apicale, ma distante dall’ apice), inoltre una macchia scutellare comune irregolarmente esagonale. Tali macchie possono confluire in una sola, mentre le apicali possono essere del tutto obliterate. La colorazione è certo molto variabile; anche Sharp (Trans. Ent. Soc. London, 1890, pag. 357) dice: «varies greatly in the coloured markings, of the upper surface. Walker's type of the S. tricolor is, however, only a very slight departure from the definitely five spot- ted form described by Fabricius ». Inferiormente nero, epipleure delle elitre e del pronoto totalmente gialle, addome nero, zampe rosso-ferru- ginee, femori meso- e metatoracici con macchia mediana offuscata. Palpi e antenne ad eccezione della clava gialli. Mento con punti molto densi e Spazi striolati di trasverso. Losanga metasternale a punti radi, ma ben visibili, di media grandezza, superficie striolata finissimamente, solco longitudinale sottile, ma distinto. Base del pronoto sinuata agli angoli posteriori che sono retti. Tibie metatoraciche con una spina. Onichio anteriore maschile provvisto del solito ingrossamento sub- triangolare (fig. A). Pene (tav. III, fig. 1) allungato, a lati paralleli, all’apice regolarmente ristretto, col margine estremo nettamente troncato, caratterizzato dalla completa assenza di espansioni lamellari laterali e dalla presenza di una serie di forti spinule all’ estremo margine laterale. Scleriti mediani provvisti di lunghe e caratteristiche setole, come non osservai sinora in nessuna specie del genere. Materiale esaminato. - Ceylon, V.869 (viaggio Doria, 1 es.); Carin Cheba, XII.887 (leg. Fea, 1 es.): Birmania, Shwegoo-Myo, X.885 (leg. Fea, 1 es.) (materiale del Museo di Genova). Diffusione della specie: Asia mer., Cina, Formosa, Is. della Sonda (sec. cat. Junk). BIBLIOGRAFIA Boheman, Ins. Caffr. I, 1851, p. 603 sgg. Castelnau, Hist. Nat. Ins. Col. II, 1840, p. 60-61. Deville, Notes sur les espèces francaises du genre Sphaeridium F. (Bull. Soc. Ent. France, 1919, p. 230). Franck e Sokolowsky, Ueber die europàischen Arten der Gattung Sphaeridium F. (Ent. Blatter, 29, 1933, H. 4, p. 155). PEPE IT ae SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 115 Ji oy, A note on the british species of Sphaeridium F. (Ent. Montly Mag. L, 1914, p. 83). Knisch, Cat. Col. Junk, 1924 (Hydrophilidae), P. 79. Menozzi, Nota su una quarta specie del genere Sphaeridium F. (Boll. Soc. Ent. Ital., 1921, p. 53). d’ Orchymont, Contribution a l’étude des sous-familles des Sphae- ridiinae et des Hydrophilinae (Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 112). Regimbart, Dytiscidue, Gyrinidae, Hydrophilidae (Bull. Soc. Ent. Ital., 36, p. 220). ‘ —, Voy. Allaud Afr. Or. Dytiscidae, Gyrinidae, Hydrophilidae. (Ann. Soe. Ent. France, vol. 25, 1906, p. 124). —, Hydrophilides provenant du voyage de M. Fea dans |’ Afriq. occ. (Ann. Mus. Genova, S. 3, III, p. 62, 1907-1908). Sharp, On some aquatic Coleopt. from Ceylon (Trans. Ent. Soc. London, 1890, p. 339-359). —, A note on british species of Sphaeridium (Ent. Mont. Mag., 55, 1919, p. 124). Thomson, Voyage au Gabon (Arch. Ent., T. II, 1858, p. 40). 116 Dott. D. GuUIGLIA UNA NUOVA CERCERIS DELL’ ETIOPIA (Hymen. Sphecidae) La Cerceris che qui descrivo appartiene alle raccolte imenotterolo- giche compiute dal Magg. C. Lomi (Trieste) in diversi punti dell’ Africa Orientale Italiana, raccolte che il Prof. G. Miiller, Direttore del Museo Civice di Storia Naturale di Trieste, ha voluto molto cortesemente affi- darmi in studio. Cerceris moestissima n. sp. Fig. 1) $. Capite nigro, dimidio anteriore rufo-ferrugineo. Mandibulis rufo ferrugineis apice nigris. Antennarum flagello latere superiore nigro, latere inferiore leviter ferrugineo, articulo ultimo. fere toto rufo-ferrugineo; scapo etiam rufo-ferrugineo superne nigrescente. Alis anterioribus fuscis, dimidio inferiore apicali hyalino, alis posterioribus hyalinis dimidio basali obscurato. Clypei areola mediana opaca in medio excavata, punctis sparsis leviter impressis, margine antico subsinuato. Orbitis subparallelis prope verticem levissime convergentibus. Ocellis posterioribus ab oculis fere 1/3 magis distantibus quam inter se. Flagelli articulo secundo quam tertio fere 1/4 longiore. Thorace opaco, crasse, profunde et dense punctato; segmenti mediani areola triangulari transverse rugosa. Tergito I profunde et regulariter punctato, tergitis sequentibus punctis quam in tergito I gradatim minoribus et minus densis. Areola pygidiali crasse et irregulariter punctata apice truncata. Long. 12 mm. 9 ignota. Gota (Aethiopia meridionalis), 9- 1936, leg. C. Lomi, Holotypus in Museo Januense. &. Colorazione quasi totalmente nera, sono rosse ferruginee solo le seguenti parti: il capo fino all’ inserzione delle antenne, le mandibole, eccettuata la porzione apicale, lo scapo (il lato superiore si presenta un poco infoscata) e la massima parte dell’ ultimo articolo delle antenne. CERCERIS DELL’ ETIOPIA 117 Sfumature ferruginee più o meno accentuate si osservano pure su tutto il lato inferiore del funicolo, particolarmente in corrispondenza degli arti- coli basali e apicali. Le ali anteriori sono di colore castagno a riflessi violacei con una grande zona ialina estendentesi su gran parte della metà inferiore della parte distale dell’ ala stessa. Le ali posteriori sono ialine 4 Fig. I. — Cerceris moestissima n. sp.. - — 1. Capo. - 2. Primo e secondo tergite. - 3. Ala anteriore. - 4. Pigidio. - 5. Area triangolare del segmento mediano. con una grande macchia pure di colore castagno a riflessi violacei sulla porzione basale. Le nervature sono testacee. L’ area mediana del clipeo è opaca con una profonda concavità nel mezzo; la sua superficie presenta una microscopica scultura fondamen- tale a cui si sovrappongono pochi punti sparsi, assai fini e leggermente 118 D. GUIGLIA impressi. La carena interantennale è bene sviluppata, prominente ed acuta. Al disopra dell’ inserzione delle antenne la faccia si presenta pro- fondamente punteggiata con rughe longitudinali più o meno evidenti. Sul vertice si osserva una microscultura fondamentale finissima a cui si sovrap- pongono punti grandi, profondi e piuttosto regolarmente conformati, che al centro sono un poco più radi che sulle parti laterali. Le orbite sono subparallele, appena leggermente convergenti sul vertice. La distanza fra gli ocelli posteriori è circa uguale ai 2/3 della distanza fra essi e l’occhio. Il 3° articolo del funicolo delle antenne è i 3/4 circa del 2°. Il pronoto presenta sulle porzioni laterali rughe grossolane, sulla porzione dorsale punti profondi di dimensioni diverse; le carene ai lati sono bene pronunziate. Sul mesonoto si osservano, sovrapposti ad una fina microscultura fondamentale, punti grossolani, densi, profondamente impressi e di dimensioni varie. Lo scutello, visibilmente convesso, pre- senta una scultura presso a poco simile a quella del mesonoto. Sul post- scutello i punti sono un poco più piccoli ed irregolari. L’ area triangolare del segmento mediano è ampia con una caratteristica e ben marcata rugosità trasversa; la porzione dorsale del segmento mediano stesso è grossolanamente e profondamente punteggiata, la parte declive è medial- mente lucida con una leggera parvenza di rugosità trasversa, le parti laterali sono trasversalmente rugose. Le mesopleure si presentano gros- solanamente e profondamente punteggiate. Il peziolo, medialmente inciso presso il margine posteriore, è breve, la sua lunghezza è i 2/3 circa della larghezza. Sulla superficie di tutti i tergiti si osserva una fina microscultura fondamentale a cui si sovrap- pongono punti profondi, regolarmente conformati che, grandi e densi sul I tergite, vanno gradatamente diventando più radi e più piccoli sui tergiti seguenti. L’ area pigidiale, a lati paralleli e ad apice tronco, presenta la superficie assai irregolarmente punteggiata, a punti fondamentali finis- simi sono sovrapposti punti sparsi, grossolani, di dimensioni varie. Ai lati del margine posteriore del penultimo sternite si osservano due ciuffi di peli bruno-rossicci alla base e biancastri all’ apice, peli dello stesso colore si notano pure sull’ ultimo sternite; sulla rimanente superficie ventrale la pubescenza è assai fine, rada e addensata in modo particolare al margine posteriore dei singoli sterniti. I denti al margine superiore delle tibie III sono radi (6 in una tibia, 5 nell’ altra). fm E ‘ A ERCERIS DELL’ ETIOPIA © o ‘ Da Per la sua colorazione intensamente nera questa specie si distingue dalle altre Cerceris etiopiche da me conosciute sia de visu sia attraverso le descrizioni. Anche al Dr. F. Maidl, che gentilmente ha voluto esami- narla e confrontarla con le specie del Museo di Vienna, risulta essere «nuova ed assai caratteristica come colore. Ho tentato di fissare la sua posizione nei vari gruppi stabiliti da Arnold (*), ma senza l’ esame della femmina ciò mi riesce alquanto difficile, per cui credo per il momento conveniente non fare nè riavvicinamenti nè confronti per evitare pos- pi sibili errori di interpretazione. ; STO a E 1 E ROTA, (1) Ann. Transv. Mus., XIV Part 2, 1931, pag. 136 e seguenti. 4 ¥ 120 Dott. G. Bacci NUOVO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA MALACOFAUNA DELL’AFRICA ORIENTALE ITALIANA In questo contributo tratto una serie di Molluschi terrestri e d’acqua dolce delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Numerosi raccoglitori hanno contribuito alla costituzione della presente raccolta che comprende specie di varie regioni dell’ Impero. Descrivo alcune forme nuove, riesamino forme critiche 0 poco conosciute e pre- ciso con un maggior numero di reperti |’ area di diffusione di altre. I vari raccoglitori, fra i quali ricordo Antinori, Ruspoli e Bottego, sono citati volta per volta nel corso del lavoro. Fra gli ultimi in ordine di tempo mi è caro segnalare il Prof. Pietro Parenzan e il Dr. Giovanni Cecioni, che qui ancora una volta ringrazio. Classis Gastropoda Fam. VIVIPARIDAE Gen. Viviparus Montfort, 1816 Sez. Bellamya Jousseaume, 1886 Viviparus (Bellamya) unicolor (Olivier) 1804 Cyclostoma unicolor Olivier, Voy. Emp. Othom., II, p. 39; Atl., tv. XXXI, f. 9a e 9b. L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), 4 es. Per quanto non conservino traccia di setole, gli esemplari in esame si avvicinano al Viv. unicolor capillatus (Frauenf.) del bacino dello Zam- besi, della Rhodesia e di Zanzibar. Fam. AMPULLARIIDAE Gen. Pila «Bolten» Réding, 1798 Pila gradata (E. A. Smith) 1881 Ampullaria gradata E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 289, tv. XXXIII, f. 22-22 a. Uebi Gestro (2? sped. Ruspoli), numerosi esemplari. a Fe tS ti SE en TY may. Te SL a è SL > ii MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 121 Pila speciosa (Philippi) 1849 Pila speciosa Philippi, Zeitschr. f. Malak., VI, p. 18. Uebi Scebeli: Scioscioblè (2% sped. Ruspoli), 1 es.; torrente Baidoa (Cap. C. Citerni), 2 es. Gen. Lanistes Montfort, 1810 Lanistes carinatus (Olivier) 1804 Ampullaria carinata Olivier, Op. cit., p. 39; Atl., tv. XXXII, f. 2. Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. Fam. POMATIASIDAE Gen. Otopoma Gray, 1850 Sez. Otopoma s. str. Otopoma (Otopoma) obtusum Pfeiffer 1862 Otopoma obtusum Pfeiffer, Malak. Blatt., XI, p. 202. 1863 Otopoma obtusum Pfeiffer, Nov. Conch., II, p. 226, tv. LIX, f. 3-4. Hafun (Dr. R. Varriale), diversi esemplari. Sez. Georgia Bourguignat, 1882 Otopoma (Georgia) naticopsis (Bourg.) 1882 Georgia naticopsis Bourguignat in Revoil, Faune et flore Comalis. p. 71, tv. III, f. 43-48. Gardò; 20 Km. a S. di Hanghei; Uadi Chellichet (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. Questa specie è limitata alla Somalia settentrionale. Otopoma (Georgia) guillainopsis (Bourg.) 1882 Rochebrunia guillainopsis Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 81. Mogadiscio (March. Negrotto Cambiaso), 1 es.; Itala, 50 Km. verso l’ interno, nella boscaglia (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. Gli esemplari di Itala si distinguono da quelli tipici di Mogadiscio per la spira più elevata, l’ apertura comparativamente più piccola e l’ ombelico quasi completamente ricoperto, facendo così passaggio alla razza seguente. er 2 * Pi “ n PN a de dee Aia — E ica 122 G. BACCI Otopoma (Georgia) guillainopsis obbiensis Connolly 1928 Otopoma (Georgia) guillainopsis obbiensis Connolly, Atti Soc. Mat. Nat. Modena, (6) VII, p. 133, tv. III, f. 6. 77 Km. a N.E. di Obbia (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. La colorazione è roseo violacea esternamente e giallo aranciata all’ interno come nella forma tipica. Otopoma (Georgia) guillaini (Petit) 1850 Cyclostoma guillaini Petit, Journ. Conchy., I, p. 51, tv. IV, f. 3. Km. 130 da Gherrouei per Bender Chassim (Dr. G. Cecioni), 1 es. Per quanto superi sensibilmente le dimensioni degli esemplari stu- diati dal Connolly, corrisponde perfettamente alle descrizioni ed è netta- mente distinguibile dalla specie precedente. Otopoma (Georgia) perrieri Bourguignat 1881 Opotoma perrieri Bourguignat, Moll. Comalis Medjurt., p. 4. 1928 Otopoma (Georgia) perrieri Connolly, Op. cit., p. 37 (ubi synonimia). Km. 60 da Rocca Littorio per Gherrouei; tra Bugda Acable ed El Dubbo; piana a circa 5 Km. da El Gambole; ripa di Baduein (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari di ciascuna località. Come già osservò il Connolly, la scultura spirale non è evidente negli esemplari più freschi. Otopoma (Georgia) perrieri revoili (Bourg.) 1882 Georgia revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 76, tv. III f. 52-53. Ehil; Gardò; Bur Gheri Fud, 50 Km. a N. di Gardò; M. Carcar (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. Specialmente gli esemplari di Bur Gheri Fud presentano coste spi- rali assai pronunciate, molto più evidenti di quelle che si riscontrano negli esemplari dell’ Otopoma perrieri. Questa forma sembra vivere in colonie distinte dalla precedente, per quanto si trovi nelle stesse regioni. Gen. Tropidophora Troschel, 1847 Sez. Ligatella Martens, 1880 Tropidophora (Ligatella) anceps dauaénsis (Kobelt) 1895 Cyclostoma anceps Martens (non 1878), Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXXV, p. 63. 1910 Ligateliu dauaénsis Kobelt. Abhancl. Senek. Naturf. Ges., XXXII, p ANS Tiny IDGe ais. IGS MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 123 Fra Bardera e Brava (1% sped. Bottego), 1 es. Il Martens determinò questo esemplare come Cyclostoma anceps. Trattasi però di una forma che ne differisce per la minore grandezza (18 mm. di alt: per 18 di diam.), per la spira maggiormente elevata, per il peristoma più dilatato e si identifica per questi caratteri con la Liga- tella dauaénsis Kobelt. E’ comunque innegabile la stretta affinità di quest’ ultima con la L. anceps, della quale si può considerare pertanto una sottospecie settentrionale. Tropidophora (Ligatella) cecionii n. sp. Testa turbinata, aperte et pervie umbilicata, depresse globoso conica, sculptura spirali in anfractibus supremis et in parte supera anfractus ultimi obsoleta, caeterum laevis; spira breviter conica; sutura impressa. Fig. I. — Tropidophora (Ligatella) cecionii n. sp. Anfractus 51/2 convexi, rotundati, ultimus maior, tumidulus, antice descendens, ad aperturam subconstrictus. Apertura paulum obliqua, sub- circularis, supra subangulata, peristomate recto, reflexo, marginibus callo brevi iunctis, externo supra producto. Operculum testaceum, striatulum, facie externa centro concava, anfractibus 41/2 rapide accrescentibus. Diam. mai. 20, min. 18, altit. 19 mm. Questa specie si distingue dalla Tropidophora (Ligatella) anceps Martens per l’ apice più ottuso, gli anfratti più stretti e la mancanza di scultura spirale intorno all’ ombelico; le dimensioni sono poi costan- temente minori. 124 G. BACCI Gli esemplari, raccolti dal Dr. Giovanni Cecioni a 5 Km. a N. di Buloburti, hanno perso la colorazione originaria e appaiono del tutto sbiancati. Olotipo e cotipi nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. | Tropidophora (Ligatella) erlangeri carolinae (Kobelt) 1910 Ligatella erlangeri sebsp. carolinae Kobelt, Op. cit., p. 42, tv. IX, f. 5-6. Gambole, piana gessosa con rari cespugli (Dr. G. Cecioni), 1 es. Questa forma sembra assai diffusa nella Somalia meridionale e nell’ Oltregiuba. Tropidophora (Ligatella) dubiosa (Kobelt) 1910 Ligatella dubiosa Kobelt, Op. cit., p. 47, tv. IX, f. 15. 50 Km. da Itala verso Il’ interno (Dr. G. Cecioni), 2 es. Questa specie era finora conosciuta solamente di Chisimaio. Fam. HYDROBIIDAE Gen. Bithynia Leach, 1818 Sez. Parabithynia Pilsbry, 1928 Bithynia (Parabithynia) alberti (E. A. Smith) 1888 Bythinia alberti E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 54. 1897 Bithynia (Gabbia) alberti Martens in Stuhlmann, D. Ost Afrika, IV, Besch. Weichth., p. 190, tv. VI, f. 32. Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), 2 es. Questa specie non era finora conosciuta per la Somalia. Fam. MELANIIDAE Subfam. PALUDOMINAE Gen. Cleopatra Troschel, 1856 Cleopatra bulimoides (Olivier) 1804 Cyclostoma bulimoides Olivier, Op. cit., p. 39; Atl. tv. XXXI, f. 6. Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari; L. Stefania (2? sped. Bottego, settembre 1896), 4 esemplari. Gli esemplari del L. Stefania, per l’ allungamento della spira, ricor- dano la Cleopatra pauli Bourg. dell’ Auasc. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 125 Cleopatra bulimoides pirothi (Jickeli) 1881 Cleopatra pirothi Jickeli, Jahrb. Deutsch. malak. Ges., VIII, p. 338. 1897 Cleopatra pirothi Martens in Stuhlmann, Op. cit., p. 185. 1909 Cleopatra pirothi Kobelt in Martini e Chemnitz, Syst. Conch. Cab., N. F., II, Paludina, p. 391, tv. LXXVI, f. 8. 1888 Cleopatra eminì E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 54, f. 2. 1909 Cleopatra emini Kobelt in Martini e Chemnitz, Op. cit., p. 391, tv. IDO iL 1911 Cleopatra emini Thiele, Wiss. Ergebn. D. Zentr. Afr. Exp. (1907 - 1908), III, p. 210. 1927 Cleopatra pirothi Pilsbry e Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist., LIII, p. 298. Nel letto dell’ Atbara (Cap. E. A. D’ Albertis, 5-II-1901), 2 es. La Cl. pirothi è stata descritta dall’ Jickeli su esemplari provenienti da Harasa fra l’Atbara e il Bahr el Salam (Martens, Op. cit., 1897, p. 196), la Cl. emini, dal Martens e dal Pilsbry identificata con la Cl. pirothi, pro- viene dal L. Alberto. La stessa forma è stata citata subfossile dal Martens per il bacino di Fayum in Egitto insieme ad una varietà unicarinata. Una altra varietà è stata poi descritta per il fiume Lualama (var. elata Daut- zenberg e Germain), un’ altra ancora per Lealui nell’ alto Zambesi nella Rodesia nord-occidentale (var. rufolirata Germain). Non vi è chi non rilevi la strana distribuzione di questa forma che sembra distribuita ai margini dell’ area di diffusione della Cl. bulimoides. Dei miei esemplari, prove- nienti da una località prossima a quella tipica della CI. pirothi, uno presenta le due carene caratteristiche di questa forma, della quale può essere considerato un rappresentante tipico, l’ altro presenta due carene appena marcate e forma manifestamente un passaggio alla Cl. bulimoides. In un altro lavoro ho considerato la Cl. percarinata Bourg. come una forma della Cl. bulimoides e non vi è dubbio che in questo caso si tratta di un fatto analogo. La comparsa di carene sulla conchiglia non è rara nelle Melaniidae come nei Viviparidae e tale fenomeno, per quanto morfologicamente vistoso, non sembra avere grande importanza dal punto di vista sistematico. E? difficile decidere se in questo caso si tratti di una razza o sottospecie geografica ben distinta, oppure no: il fatto però che in regioni lontane compaiono forme quasi identiche suggerirebbe il contrario. Cleopatra rugosa Connolly 1925 Cleopatra rugosa Connolly, Ann. Mag. Nat. Hist., XVI, p. 424. 1928 Cleopatra rugosa Connolly, Op. cit., p. 140, tv. III, f. 7. Fra Lugh e Bardera (1% sped. Bottego, VII-1893), 2 es. 126 G. BACCI Trattasi di esemplari giovani, di colore bruno tendente al fulvo, che presentano solamente 6 giri; per il resto corrispondono perfettamente alla descrizione e alla figura originali. Unica località finora indicata era le paludi saline di Agherrar nel medio Giuba. Cleopatra ferruginea (Lea) 1850 Melania ferruginea Lea, Proc. Zool. Soc. London, p. 182. Stagno Saha presso Decie (2% sped. Bottego, 31-X-1895), 4 es. Questa specie, estremamente diffusa nell’ Africa centrale ed orien- tale, era conosciuta per la Somalia italiana solamente di Matagoi. Subfam. MELANIINAE Gen. Melanoides Olivier, 1804 Melanoides tuberculatus (Miiller) 1774 Nerita tuberculata Miller, Verm. terr. fluv. Hist., II, p. $1. Saati (Dr. Ragazzi, II-1893); L. Ararobi (Prof. P. Parenzan, V-1939); L. Stefania (2* sped. Bottego, IX-1896); Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), in esemplari numerosi dovunque. Fam. ELLOBIIDAE Gen. Pedipes Bruguière, 1792 Pedipes moreleti (Pilsbry e Becquert) 1872 Melampus granum Morelet (non Gassies, 1869), Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 205, tv. IX, f. 14. 1874 Laemodonta granum Jickeli, Nov. Act. Leop. Car. Ak. Naturf., XXXVII, p. 178. . 1883 Laemodonta granum Bourguignat, Malac. Abyss., p. 123. 1927 Melampus moreleti Pilsbry e Becquaert, Op. cit., p. 100. Isola Sceic Said (Issel), diversi esemplari. Questa specie è stata descritta dal Morelet sotto il nome di Melam- pus granum. Tale nome era già stato usato dal Gassies nel 1869 ed è per questo che Pilsbry e Bequaert hanno denominato la specie Melampus moreleti. Peraltro dall’ esame dei tipi risulta che essa è riferibile al gen. Pedipes in quanto presenta una conchiglia di forma ovalare solcata da linee spirali; l’ apertura è ovale e non allungata, è provvista di tre pieghe sporgenti sulla callosità columellare e di un ispessimento dentato sul margine esterno del peristoma. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 127 Fam. LYMNAEIDAE Gen. Radix Montfort, 1810 i Radix natalensis perrieri (Bourg.) 1881 Limnaea perrieri Bourguignat, Op. cit., p. 11. Sorgente di Ehil (Prof. E. Zavattari). Questa forma della R. natalensis sembra essere limitata alla So- malia settentrionale. Radix caillaudi (Bourg.) 1883 Limnaea caillaudi Bourguignat, Op. cit., pp. 89 e 125, tv. X, f. 100 - 101. L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), 1 es. Si è convenuto di separare dalla R. natalensis, sud-africana, la R. caillaudi Bourg., a diffusione più settentrionale, di forma più allungata e con spira più alta, ma non è possibile stabilire una distinzione sicura. Taluni autori inclinano a ritenere che si tratti di un’ unica specie che dà origine a diverse forme regionali. Questo può spiegare come certe varietà sono state attribuite ora all’ una ed ora all’ altra forma. Fam. PLANORBIDAE Gen. Bulinus Miller, 1781 Sez. Pyrgophysa Crosse, 1879 Bulinus (Pyrgophysa) forskali (Ehremb.) 1831 a Ehremberg, Symb. Phys., Evertebrata, I, Mollusca, p. h Fiume Sagan (2? sped. Ruspoli, X-1893), 2 es.; Uebi Scebeli a Bu- loburti (Dr. G. Cecioni), 1 es. Gli esemplari del Sagan si avvicinano per la forma al B. (P.) sca- laris (Dunker), che in Africa occidentale si può considerare vicariante del B. forskali. Gen. Biomphalaria Preston, 1910 Biomphalaria adowensis (Bourg.) 1879 Planorbis adowensis Bourguignat, Descr. Moll. Egypte, p. 11. Filfil in Eritrea a 700 m. (I. Boldrati, IV-1916), numerosi esemplari. E’ evidente la stretta affinità di questa forma con la Biomphalaria riippelli (Dunker) da cui differisce per la forma globosa e l’accrescimento 128 G. BACCI spirale più rapido; per questo riferisco il Plan. adowensis al gen. Biom- phalaria Preston, per quanto manchino prove anatomiche. Gen. Afroplanorbis Thiele, 1931 Afroplanorbis boissyi tanganikanus (Bourg.) 1888 Planorbis tanganikanus Bourguignat, Icon. Mal. Tanganika, tv. 1, i, 11h 1890 Planorbis tanganikanus Bourguignat, Ann. Sc. Nat. Zool., (7) X, p. GH ive aL 1904 Planorbis bozasi A. T. de Rochebrune e Germain, Bull Mus. Hist. Nat. Paris, p. 141. 1904 Planorbis bozasi A. T. de Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool. France, XVII, p. 9, tv. f. 2-3. L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), diversi esemplari. Alcuni esemplari non del tutto sviluppati di questa forma hanno l’ultimo giro della conchiglia più dilatato che quelli completamente svi- luppati, leggermente declive e l’ apertura più sviluppata in larghezza. Caratteri che coincidono con quelli dati da De Rochebrune e Germain per il Plan. bozasi delle rive del L. Cialla nel paese degli Ualamo. Gli esemplari adulti presentano un giro di più, ciò che porta ad una mag- giore estensione della concavità inferiore della conchiglia, caratteristica del Pl. tanganicanus, cui perfettamente corrispondono. Il Planorhis bozasi deve quindi essere considerato come una forma giovanile del tanganikanus. Gen. Planorbula Haldemann, 1842 Planorbula alexandrina (Ehremberg) 1831 Planorbis alexandrinus Ehremberg, Op. cit., p. (18). 1898 Planorbula boccardi Pollonera, Boll. Mus. Torino, XIII, n. 313, p. 11, tyes fh, 22029. 1898 Planorbula alexandrina Pollonera, Op. cit., p. 11. Adi Ugri (De Boccard), 2 es. Un esemplare è stato classificato dal Pollonera come PI. alexandrina, l’ altro denominato Pl. boccardi, ma cal loro confronto non ho potuto constatare differenze che esorbitino dal campo della normale variabilità individuale. La maggiore rapidità di accrescimento dei giri e la maggiore profondità dell’ ombelico superiore sono appena accennate e si riscon- trano anche in altri individui raccolti nell’ Eritrea. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 129 Fam. SUCCINEIDAE Gen. Succinea Draparnaud, 1801 Succinea limicola Morelet 1872 Succinea limicola Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. Gals ia INS ae Gh Bet Ghirghis presso Asmara, pascoli pietrosi a 2000 m. (I. Boldrati, III-1916), numerosi esemplari. Alcuni degli esemplari in esame raggiungono 9 mm. di altezza supe- rando notevolmente le dimensioni degli esemplari tipici. Come molte altre Succinee africane, questa specie ha acquistato abitudini terrestri. Fam. VERTIGINIDAE Gen. Pupoides L. Pfeiffer, 1854 Pupoides samavaensis (Palad.) 1870 Pupa caenopicta Blandford, Geol. Zool. Abyss., p. 476. 1872 Pupa caenopicta Morelet, Op. cit., p. 200. 1872 Bulimus samavaensis Paladilhe, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, peetAS tye def 20: 1872 Bulimus vermiformis Paladilhe, Op. cit., p. 15, tv. I, f. 25. 1890 Bulimus vermiformis Jousseaume, Bull. Soc. Mal. France, VII, p. 86. 1872 Bulimus cerealis Paladilhe, Op. cit., p. 16, tv. I, f. 22-23. 1931 Pupoides cerealis Connolly, Ann. Mag. Nat. Hist., (10) VIII, p. 333. 1874 Buliminus (Napaeus) fallax Jickeli, Op. cit., p. 271, tv. V, f. 1 a-c. 1883 Bulimus sennaaricus Bourguignat, Op. cit., pp. 44 e 59. 1890 Bulimus sennaaricus Jousseaume, Op. cit., p. 85. 1883 Bulimus aethiopicus Bourguignat, Op. cit., pp. 62 e 111. 1889 Bulimus ragius Jousseaume, Bull. Soc. Mal. France, VI, p. 349. 1890 Bulimus ragius Jousseaume, Op. cit., p. 86. Bass Naroc (L. Rodolfo) (2% sped. Bottego, IX-1896); Uebi Scebeli a Buloburti (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari. Dall’ esame dei tipi del Museo di Genova ho potuto rendermi conto che Bulimus samavaensis Palad., Bul. cerealis Palad. e Bul. vermiformis Palad. sono uniti fra loro, nella località tipica stessa (Cursi pr. Aden), da forme di passaggio e per altre località dell’ Eritrea ho constatato lo stesso fatto. Il Connolly, nel suo lavoro sui molluschi delia Somalia bri- tannica, nega che Pupoides cerealis (Palad.) sia identificabile col Pupoides sennaaricus (Pfeiffer) o col Pupoides caenopictus (Martens), basandosi sul ricco materiale di confronto del Museo Britannico. Comunque mi sembra certo che la forma di Pupoides che si trova nella Eritrea, nella Somalia e nel territorio dei Galla e Sidamo è identica a quella dello Jemen e che pertanto deve andare, almeno provvisoriamente, sotto il Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. if 2 m2 È aT VARO ele 130 G. BACCI nome di Pupoides samavaensis (Palad.), come quello precedentemente descritto fra i tre dei quali ho accertato la sinonimia. Fam. ENIDAE Gen. Rhachis Albers. 1850 Rhachis hildebrandti (Martens) 1878 Buliminus (Rhachis) braunsii var. hildebrandti Martens, Mon. Ak. Wiss. Berlin, p. 294, tv. II, f. 1-2. 1889 Rachis hiidebrandii Bourguignat, Moll. Afr. Equat., p. 59. Km. 50 da Itala verso 1’ interno (Dr. G. Cecioni), 4 es. Questa specie, citata una sola volta dal Bourguignat per la bassa valle dell’ Uebi, non era stata più ritrovata in Somalia. Gen. Rhachistia Connolly, 1925 Rhachistia rhodotaenia (Martens) 1879 Buliminus (Rhachis) rhodotaenia Martens, v. d. Deckens Reisen, III, Deas iva dest: Cellago, Giacorsa, Aloi (2° sped. Ruspoli, luglio-agosto 1893). _ I numerosi esemplari raccoiti confermano l’ abbondanza di questa specie lungo tutto il corso del Daua. Gen. Cerastus Albers, 1850 Cerastus vigonii (Pollonera) 1888 Buliminus vigonii Pollorera, Boll. Mus. Torino, II, n. 37, p. 3. 1888 petra vigonit Pollonera, Bull. Soc. Mal. It., XIII, p. 65, tv. IIL Mahal Uonz nello Scioa (March. O. Antinori, 1880), 1 es. Le sottili linee spirali che si osservano, specialmente negli interstizi fra una costicina e l’altra, differenziano questa forma da quelle del ciclo del Cerastus abyssinicus (Beck). Cerastus sacconii (Pollonera 1888 Buliminus sacconii Pollonera, Op. cit., p. 3. 1888 Buliminus sacconii Pollonera, Op. cit., p. 66, tv. III, f. 8. Acque termali di Fin Finni nello Scioa (March. O. Antinori, VI- 1878), 1 es. Per la presenza di fini linee spirali questa specie appartiene al gruppo della precedente; il Cerastus amaliae Kobelt, che il Thiele (Sitz. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 131 Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1933, p. 312) non riteneva distinguibile da questa forma, è separabile per il profilo più rigonfio della conchiglia e 1’ apice più ottuso, come risulta dal confronto con esemplari del C. amaliae di Javello, determinati dal Prof. C. Piersanti. Può forse trattarsi di due razze locali. Gen. Zebrinops Thiele, 1951 Zebrinops revoili (Bourg) 1882 Limicolaria revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 42, tv. II, f. 24-26. 130 Km. da Gherrouei per Bender Chassim (Dr. G. Cecioni), 1 es. Le specie di questo genere sono limitate alla Somalia settentrionale. Gen. Passamaella L. Pfeiffer, 1877 Sez. Euryptyxis P. Fischer, 1883 Passamaella (Euryptyxis) revoili (Bourg.) 1882 Bulimus revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., pp. 27 e 91, tv. I, f. 1. Ehil; Baduein; Gardò (Dr. G. Cecioni). Questa specie, appartenente ad un genere diffuso nell’ Arabia meri- dionale ed a Socotra, è comune nella Somalia britannica e in Migiurtinia. Fam. FERUSSACIIDAE Gen. Caecilioides Herrmannsen, 1846 Caecilioides caprai n. sp. Testa minuta, imperforata, aciculari, gracili, diaphana, lacteo eburnea; spira sursum subattenuata apice obtusulo; anfractibus 6 convexiusculis, sutura impressa separatis; ultimo 1/3 longitudinis vix adaequante; apertura ovato piriformi; peristomate acuto, simplici, recto; margine dextro vix arcuato; basali arcuatulo; columella arcuata ac sat truncata ad basim aperturae non attingente; marginibus callo tenui iunctis. Longit. 41/2; diam. 1 i/4 mm. Differisce dalla Caec. soleilleti (Paladilhe), per la maggiore convessità degli anfratti, per la columella forte- Fig. Il. mente arcuata e nettamente troncata alla base; dalla Caec. Caecilioides advena (Ancey) dell’ Africa meridionale si distingue per capratn-sp. |’ apertura meno alta e maggiormente slargata alla base. 132 G. BACCI Raccolta a Gersale in 2 esemplari, di cui uno immaturo, dal Dr. Giovanni Cecioni. Olotipo e cotipo nella collezione del Museo di Genova. La specie è dedicata al Dr. Felice Capra, conservatore nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Fam. SUBULINIDAE Gen. Subulina Beck, 1837 Subulina erlangeri (Boettger) 1907 Subulina erlingeri Boettger, Nachr. Deutsch. Mal. Ges., p. 137. 1910 Subulina erlangeri Kobelt, Op. cit.. p. 36, tv. XI, f. 12-13. Km. 5 a Nord di Buloburti (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari. Nessuna Subulina era finora conosciuta per la Somalia Italiana. Gen Homorus Albers, 1850 Homorus antinorii (Morelet) 1872 Achatina antinorii Morelet, Op. cit., p. 199, tv. IX, f. 9. Pascoli pietrosi di Bet Ghirghis presso Asmara a 2200 m. (I. Bol- drati, IiI-1916); valle di Neberet (Ragazzi, II-1893). Questa specie sembra assai comune negli altipiani dell’ Hamasien. Homorus variabilis (Jickeli) 1874 Subulina variabilis Jickeli, Op. cit., p. 139, tv. V, f. 22. Asmara (I. Boldrati), diversi esemplari. Comune nell’ Hamasien insieme alla specie precedente. Gen. Zootecus Westerlund, 1877 Zootecus insularis (Ehremberg) 1831 Pupa insularis Ehremberg, Op. cit., p. (15). Ehil; Gherrouei (Dr. G. Cecioni), 4 es. Fam. ACHATINIDAE Gen. Achatina Lamarck, 1799 Achatina lactea (Reeve) 1849 Achatina lactea Reeve, Conch. Icon., V, Achatina, tv. XII, sp. 41. Km. 50 da Itala verso l’ interno; fra Bugda Acable ed El Dubbo; Buloburti (Dr. G. Cecioni). E’ assai comune nella Somalia meridionale. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 133 Achatina fulica (Férussac) 1821 Helix (Cochlitoma) fulica Férussac, Tabl. Syst., III, p. 53. 1885 Achatina milne-edwardsiana Revoil, Bull. Soc. Mal. France, p. 98, ino Ve oh 1895 Achatina milne-edwardsiana Martens, Op. cit., XXXV, p. 64. Magala Umberto I sull’ Uebi Gestro (1% sped. Ruspoli); torrente Baidoa (Cap. C. Citerni, XI-1911). Gli individui maggiori di questa specie corrispondono perfettamente alle caratteristiche della Achatina milne - edwardsiana Revoil, special- mente per quanto riguarda la torsione del margine columellare. Questo ultimo però si presenta più diritto negli esemplari minori mentre l’ aper- tura appare più grande in rapporto alle dimensioni della spira. In conclu- sione concordo con il Connolly nel ritenere (Atti Soc. Mat. Nat. Modena, (6) VII, 1928, p. 127) che la Ach. milne - edwardsiana sia stata basata su di un esemplare gigantesco di Ach. fulica. Achatina daroliensis Kobelt 1919 Achatina daroliensis Kobelt, Op. cit., p. 19, tv. XI, f. 1-2. Torrente Baidoa (Cap. C. Citerni, XI-1911), 2 esemplari. Gen. Limicolaria Schumacher, 1817 Limicolaria sennaariensis beccarii (Morelet) 1872 Limicolaria beccarii Morelet, Op. cit., p. 198, tv. IX, f. 6. Asmara (I. Boldrati), 2 esemplari. Sono identici agli esemplari di Cheren che il Morelet descrisse come Lim. beccarii. Presentano, relativamente alla forma tipica, una maggiore altezza dell’ ultimo giro nei confronti della spira e, per quanto questo carattere non sia molto rilevante nella forma eritrea, lo ritengo suffi- ciente a caratterizzare una forma locale perchè costante nella regione. L’ Jickeli (Nova Act. Leopold. Car. Ak. Naturf., XXXVII, 1874, p. 157) identificò invece questa forma con la Lim. sennaariensis. Limicolaria sennaariensis tanensis (Piersanti) 1940 Limicolaria roemeri var. tanensis Piersanti, Missione di Studio al L. Tana, III, p. 231, f. 5-8. L. Tana (G. Guiglia), 2 esemplari. Il maggiore accrescimento dell’ ultimo giro, caratteristico della razza precedente, si riscontra accentuato nelle forme dell’ Amara, come se la 134 G. BACCI formazione di razze geografiche a partire dal tipo avesse seguito una progressione ortogenetica. La presenza di una forma intermedia come la Lim. beccarii dimostra che alla Lim. sennaariensis e non alla Lim. roemeri sono da riferire gli esemplari del Tana, che sono perfettamente identici a quelli descritti e figurati dal Piersanti. Il ravvicinamento alla Lim. sennaariensis è del resto confortato da considerazioni biogeogra- fiche ovvie. Limicolaria rippelliana (Pfeiffer) 1842 Limicolaria ritppelliana Pfeiffer, Symb. ad Hist. Helic., II, p. 50. 1909 Limicolaria gestroi Germain, Bull. Mus. Hist. Nat. Paris, p. 72, Tio Sen fh L. Tana (Sped. Tancredi, IX-1908), 1 esemplare. L’ esemplare suddetto, descritto dal Germain come nuova specie, non è distinguibile dalle forme allungate della Limicolaria riippelliana, comune intorno al lago stesso. Limicolaria reinachi Kobelt 1910 Limicolaria reinachi Kobelt, Op. cit., p. 30, tv. VI, f. 4. Cellago sul Daua Parma (2? sped. Ruspoli, VII-1893), 2 es. Degli esemplari che ho in esame, uno è tipico, l’ altro presenta forma più slanciata. Raccolta dalla spedizione Erlanger nel territorio di Ganale, questa Limicolaria è stata ritrovata dal Prof. Zavattari a Malca Guba lungo il corso superiore del Daua Parma, dove sembra assai abbondante. Limicolaria donaldsoni Pilsbry 1897 Limicolaria donaldsoni Pilsbry, Proc. Ac. Nat. Sec. Philadelphia, p. 358. Cellago e Giacorsa (2? sped. Ruspoli, VIII e VIII-1893), diversi esemplari. Questa specie si distingue per |’ apice molto ottuso e arrotondato oltre che per la convessità notevole dei giri. A parte questi caratteri costanti, si osserva nelle serie di Cellago e di Giacorsa una variabilità accentuata, in quanto si passa da forme obese a forme allungate. Loca- lità tipica è 1’ Haud (Donaldson-Smith, 1894). Limicolaria rectistrigata (Smith) 1880 Achatina (Limicolaria) rectistrigata, Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 346, tv. XXXI, f. 2. eee en RD RIT mee TS so Chal Sle Se Pte, oF ee ~ si . MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 135 1900 Limicolaria burtoniana De Angelis e Millosewich, Seconda spedizione Bottego. Studio Geologico, pp. 41 e 152, tv. III, f. 9. Bassa valle dell’ Omo (2* sped. Bottego, 29-VIII-1896), 2 es. L’ esteso polimorfismo di questa specie ad ampia distribuzione geo- grafica è stato ripetutamente messo in evidenza specialmente dal Germain. Dal confronto con una numerosa serie di individui dell’ arcipelago di Sesse nel L. Vittoria Nianza ho potuto stabilire che i due individui indi- cati da De Angelis e Millosewich come Limicolaria burtoniana Gran- didier, non rappresentano che una variazione ventricosa della Lim. recti- strigata. Per quanto la figura dello Smith, su cui è stata istituita la Lim. burtoniana, differisca alquanto dagli esemplari che ho in esame, mi sembra dubbio che quest’ ultima specie indichi una forma distinta dalla L. rectistrigata. Fam. ARIOPHANTIDAE Subfam. SESARINAE Gen. Zingis Martens, 1878 Sez. Bloyetia Bourg., 1889 Zingis (Bloyetia) peliostoma (Martens) 1882 Trochonanina peliostoma Martens, Jahrb. Deutsch. malak. Ges., p. 250. 1928 Bloyetia peliostoma Connolly, Op. cit., p. 122, tv. III, f. 3. Km. 50 da Itala verso |’ interno; El Bur (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari. Sez. Ledoulxia Bourg., 1885 Zingis (Ledoulxia) formosa (Bourg.) 1885 Ledoulxia formosa Bourguignat, Helixarionidies, p. 14. Fra Bugda Acable e El Dubbo (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari. Subfam. HELICARIONINAE Gen. Zonitarion Pfeiffer, 1883 Subgen. Granularion Germain, 1912 Zonitarion (Granularion) kaffaensis Thiele 1933 Zonitarion (Granularion) kaffaensis Thiele, Sitz. Ges. Naturf. Fr. Berlin, p. 292, f. 18. Coromma presso Burgi (2° sped. Ruspoli, X-1893), 1 esemplare. Corrisponde perfettamente alla descrizione di questa specie raccolta da O. Neumann nel Contà. i 136 G. BACCI Fam. FRUTICICOLIDAE Gen. Debeauxhelix n. g. Genotipo: Fruticicola scioana Pollonera. Conchiglia perforata, fragile, cornea, con i primi anfratti setolosi, ultimo anfratto subcarenato. Vagina con un solo grosso sacco del dardo a forma di trottola e senza vescicole mucose; pene fusiforme allungato con flagello di medio- cre lunghezza; vescicola seminale piriforme allungata, lunga circa la metà del canale seminale. I rapporti di questo genere con i generi africani affini, per quanto riguarda la presenza di sacco del dardo e vescicole mucose, sono illu- strati da questa tabella: Sacco del dardo Vescicole mucose Urguessella, Preston’ =) ee 2 2 Debeanxh'elo Ms BS ART 1 — Haplohelix Pilsbry RI Zak Ag, — — Unica specie finora conosciuta è: Debeauxhelix scioana (Pollonera) di cui il Pollonera stesso descrisse accuratamente |’ anatomia (Bull. Soc. Mal. It., 1888, XIII, p. 76, tv. III, f. 22-24). Località tipica della specie . è Let Marefià nell’ Amara. Questo genere è dedicato al Prof. Oscar De Beaux, Direttore del Museo di Storia Naturale di Genova. Fam. HELICIDAE Gen. Lejeania Ancey, 1887 Lejeania isseli (Morelet) 1872 Helix isseli Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 193, tivo IDG dî 8h Arbaroba (Ragazzi, II-1893); Asmara (I. Boldrati, VII-1915), nume- rosi esemplari. Questi reperti confermano la diffusione della specie in tutta l’Eritrea. Classis Bivalvia Fam. UNIONIDAE Gen. Caelatura Conrad, 1853 Caelatura (Caelatura) aegyptiaca (Caill.) 1827 Unio aegyptiacus Caillaud, Voy. à Méroè, VI, p. 263; Atl., II, tv. LXI, f. 6-7. Nel letto dell’ Atbara (Cap. E. A. D’ Albertis, V-1901), 4 es. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 137 Già citata per questo fiume dall’ Jickeli (Jahrb. Deutsch. Mal. Ges., 1883, p. 339), questa forma nilotica si ritrova nel bacino del L. Rodolfo dove rappresenta una specie relitta. Gen. Unio Retzius, 1788 Unio elongatulus dembeae (Sowerby) 1865 Unio dembeae Sowerby, Conchol. Icon., XVI, Unio, tv. XXIX, sp. 153. L. Barachet del gruppo dei L. Cogie; L. Ararobi (Prof. P. Parenzan); Ghermabiè, altopiano degli Abbicciù Galla (O. Antinori), diversi esemplari. Gli esemplari raccolti dall’ Antinori si avvicinano a quelli descritti dal Kobelt sotto il nome di Unio erlangeri (Abhandl. Senck. Naturf. Ges., XXXII, 1910, p. 49, tv. X, f. 8). Fam. MUTELIDAE Gen. Aspatharia Bourg., 1885 Aspatharia (Spathopsis) rubens caillaudi (Martens) 1823 Anodonta rubens Caillaud (non Lamarck), Voy. a Méroè, p. 262; Atl., TI, tv. XL, f. 12. 1940 Aspatharia (Spathopsis) rubens Piersanti, Op. cit., p. 240, f. 49-52. 1866 Spatha caillaudi Martens, Mal. Blatt., XII, p. 9. 1866 Spatha caillaudi Martens, Mal. Blatt., XIII, p. 102. 1874 Spatha caillaudi Jickeli, Op. cit., p. 259, tv. VIII, f. 1. 1883 Spatho caillaudi Bourguignat, Op. cit., p. 134. L. Tana (Sped. Tancredi, 1908), 1 es. E’ identica alla forma che vive nel Nilo fino al suo corso inferiore ed anche altri esempiari provenienti dal L. Tana, che ho potuto esami- nare grazie alla gentilezza del Prof. Carlo Piersanti, non lasciano alcun dubbio in proposito. La Aspatharia caillaudi si distingue facilmente dalla Aspatharia rubens del Senegal per il margine inferiore della conchiglia meno convesso, e in casi estremi concavo, e per la posizione meno arre- trata dell’ umbone, ciò che conferisce agli esemplari una forma ellittica allungata. A parte queste differenze di forma, che si rivelano costanti, delle semplici considerazioni geografiche giustificano una separazione delle due razze. Per quanto nel pleistocene i bacini del Niger e del Nilo siano stati presumibilmente in comunicazione, è da ammettere che forme un tempo comuni si siano in seguito differenziate nei due sistemi idro- grafici divenuti distinti. 138 G. BACCI Aspatharia (Spathopsis) hartmanni guillaini (Recl.) 1850 Anodonta guillaini Récluz, Journ. d. Conch., I, p. 55. 1899 Spatha wahlbergi var. spathuliformis Martens in Gestro, Cenni sulle raccolte Geologiche in Vannutelli e Citerni, L’ Omo, p. 609. 1928 Spatha wahlbergi Connolly, Op. cit., p. 140, tv. VIII, f. 7. 1935 Aspatharia (Spathopsis) figulorwm Coen, Atti Soc. It. Se. Nat., LXXIV, p. 182, fig. Uebi Gestro (2% sped. Ruspoli, 11-III-1893), numerosi esemplari; Basso Daua (2% sped. Bottego, 30-I-1896), 3 esemplari; Isola di Mom- basa nel Basso Giuba (March. S. Patrizi), 1 es. Secondo recenti ricerche dell’ Haas (Abhandl. Senck. Nat. Ges., 1936, p. 31) la Asp. hartmanni apparterrebbe ad un ciclo di forme distinto da quello dell’ Asp. wahlbergi. Comunque è certo che le forme di Aspatharia che vivono nei fiumi della Somalia costituiscono una razza ben distinta da quelle dell’ Africa Meridionale e da quella dei bacini dell’ Omo e dei grandi laghi equatoriali. Si notano intanto delle profonde differenze di aspetto fra gli individui viventi in acque calme e quelli viventi nelle acque correnti dei fiumi. Differenze che sembrano essere di natura pre- valentemente fenotipica in quanto risultano poco rilevanti nei giovani e che, malgrado |’ imponenza, che assumono in taluni casi, non si possono prendere come base per stabilire differenze specifiche. Al tipo di acque ferme è riferibile 1’ esemplare sul quale è stata descritta dal Récluz la Asp. guillaini e che si distingue per lo spessore ridotto della conchiglia e per la superficie esterna liscia e di un colore bruno olivastro relativa- mente chiaro. Questi stessi caratteri si riscontrano nella Asp. figulorum Coen che pochissimo si discosta dalla Asp. guillaini tipica. L’ esemplare raccolto a Mombasa dal March. Patrizi risponde del pari a questo tipo per quanto presenti una conchiglia più rugosa e a colorazione più scura. Un aspetto assai diverso hanno le forme di ‘acqua corrente: gli esemplari dell’ Uebi Gestro hanno delle valve a pareti robuste esternamente carat- terizzate da un corrugamento più o meno marcato della parte posteriore e dal colore nerastro dell’ epidermide. La parte madreperlacea interna è in essi di un rosso salmone, mentre quelli del Daua hanno una madre- perla candida, pareti relativamente meno spesse, superficie meno rugosa e più chiara. Il corrugamento della parte posteriore della conchiglia venne riscontrato anche dal Connolly in esemplari provenienti dal Giuba. Il MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 139 Martens determinò la forma del Daua come Spatha wahlbergi var. spa- thuliformis, ma tale nome è stato istituito per una razza del L. Tanga- nica, distinta nettamente da quella del versante somalo. Aspatharia (Spathopsis) hartmanni bourguignati (Bourg.) 1885 Spatha (Spathella) bourguignati « Ancey» Bourguignat, Esp. nouv. Oukéréwé-Tanganika, pp. 12 e 14. 1889 Spathella bloyeti Bourguignat, Moll. Afr. Equat., p. 198, tv. VIII, f. 1. 1889 Spathella spathuliformis Bourguignat, Op. cit., p. 199, tv. VIII, f. 4. 1904 Spathella spathuliformis De Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool. France, XVII, p. 25. 1904 Leptospathella brumpti De Rochebrune e Germain, Op. cit., p. 26, Care IE tty Gs 1904 Spathella bozasi De Rochebrune e Germain, Bull. Mus. Hist. Nat. Paris, p. 145. 1904 Leptospathella bozasi De Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool. Birance, -p. 26, tv. Il, £. 7. 1906 Spatha bloyeti Neuville e Anthony, Bull. Soc. Philomat. Paris, (9) VIII, p. 188, tv. XII. 1933 Mutela wahlbergi Thiele, Op. cit., p. 314. L. Rodolfo, 1 es.; canaloni terminali del Galana Dulei al margine settentrionale del Cialbi, diversi esemplari (Prof. P. Parenzan, III-1940). Secondo |’ Haas sarebbero caratteri distintivi delle forme apparte- nenti al gruppo della Asp. hartmanni un contorno ellittico allungato della conchiglia nella fase giovanile e una maggiore obesità della medesima in rapporto agli individui appartenenti alla Asp. wahlbergi. Mentre que- st’ ultimo carattere risulta evidente negli individui in esame, il primo non appare chiaro, a differenza di quanto ho riscontrato negli esemplari della Asp. hartmanni guillaini della Somalia. Mi sembra anzi che questo sia il principale carattere distintivo fra le forme dei due distinti bacini idrografici. Nelle Aspatharia del bacino dell’ Omo, come in quelle del versante somalo, si riscontrano variazioni di acque calme e di acque correnti. Delle prime la Leptospathella bozasi Rochebr. e Germain sembra essere il rappresentante più caratteristico e l’ esemplare del L. Rodolfo raccolto dal Prof. Parenzan, riferibile a tale forma, si distingue per il suo allungamento, per la depressione mediana del margine inferiore, per l'epidermide liscia di colore bruno olivastro a strie di accrescimento regolari, nonchè per il colore roseo dello strato madreperlaceo. Fra gli esemplari del Galana Dulei ve ne è uno che si avvicina a questo, pur distinguendosi per il minore allungamento, le strie di accrescimento più accentuate, e il colore dell’ epidermide più scuro. Gli altri esemplari 140 G. BACCI invece presentano robuste strie che danno luogo, specie posteriormente, a sporgenze laminari, assumono un colore bruno corneo e rappresentano uno stato adattivo intermedio fra Spathella bourguignati e Sp. spathu- liformis Bourguignat. E’ evidente che Leptospatha brumpti Rochebr. e Germain delle rive dell’ Omo è la forma che presenta più accentuati i caratteri degli esemplari di acque correnti. Fam. ETHERIIDAE Gen. Etheria Lamarck, 1807 Etheria elliptica Lamarck 1807 Etheria elliptica Lamarck, Ann. Mus. H. N. Paris, X, p. 401, tv. RX L. Tana: Abbai (Sped. Tancredi, 1908), 1 es. L’ individuo in esame si avvicina alla forma descritta come Etheria plumbea Férussac, la quale però non è separabile dalla Etheria elliptica. 141 RES. LLG USt i CAE LXVII LEOPOLDO RAMPI RICERCHE SUL FITOPLANCTON DEL MARE LIGURE 5 - LE PODOLAMPACEE DELLE ACQUE DI SANREMO La famiglia delie Podolampacee raggruppa un piccolo numero di curiose ed interessanti forme che si differenziano da tutte le altre Peridinee essenzialmente per la diversa struttura del solco trasversale. Infatti, mentre nella quasi totalità delle Peridinee (ad esclusione forse del solo gruppo delle Tecatali) il solco trasversale è generalmente ampio, profondo, nettamente delimitato da una o due alette marginali pronun- ciate, nelle Podolampacee invece questo solco è pressochè indistinto, piatto, senza limiti marginali apprezzabili, anzi la sola traccia dell’ esi- stenza di una cintura trasversale è data dalla linea di sutura superiore delle placche postequatoriali sul solco stesso. Si tratta di un esiguo gruppo di microplanctonti viventi in acque tropicali o temperate calde, rappresentati scarsamente e radi in tutte le contrade marittime del mondo. Nel Mare Mediterraneo la loro disper- sione è abbastanza estesa, però sempre in esemplari isolati, mai rag- giungenti quei raggruppamenti di individui che sono la caratteristica di molti gruppi dei Dinoflagellati. La famiglia delle Podolampacee comprende i due generi Podolampas e Blepharocysta. Il genere Podolampas venne istituito dallo STEIN nel 1883 per rac- cogliervi alcune specie caratterizzate, oltrechè dal tipo particolare del solco trasversale, anche dalla particolare teca che può essere piriforme o fusiforme. Attualmente se ne conoscono sole sei specie, di cui tre, Podolampas bipes, Podolampas elegans e Podolampas palmipes, sono forme inter- oceaniche ad ampia distribuzione. Delle tre restanti, il Podolampas bipes f. reticulata è proprio dell’ Oceano Pacifiéo, il Podolampas cur- vatus sembra essere di esclusiva pertinenza dell’ Adriatico, mentre il Podolampas spinifer, originario dei mari giapponesi e ritrovato nel Paci- 142 L. RAMPI fico dal PAVILLARD, è una caratteristica specie localizzata nel solo bacino occidentale del Mediterraneo. In questo Mare il genere Podolampas, per quanto a mia conoscenza, ha la seguente area di dispersione: Podolampas bipes Stein 1883 - Golfo di Napoli (Dapay 1888, ScHRODER 1900, IsseL 1934), Stagno di Thau (PAvILLARD 1905), Adriatico (Entz JR. 1905, ScHRODER 1911, ScHILLER 1912), Golfo del Leone (PAVILLARD 1916), Genova (Forti 1922), Gibilterra (PAVILLARD 1931), Baleari (PaviLLarD 1931), Monaco (PAvILLARD 1934), San- remo (RAMPI 1941). Podolampas elegans Schiitt 1895 - Messina (LOHMANN 1902), Stagno di Thau (PAVILLARD 1905), Golfo di Napoli (Korom 1907, IsseL 1934), Golfo del Leone (PAvILLarD 1916), Tarifa (PAviLLARD 1931), Monaco (PAVILLARD 1934), Adriatico (SCHILLER 1937), Sanremo (RAMpPr 1941). Podolampas palmipes Stein 1883 - Stagno di Thau (PaviLLarD 1905), Golfo del Leone (PAVILLARD 1916), Gibilterra (PAVILLARD 1931), Baleari (PAVILLARD 1931), Napoli (IsseL 1934), Monaco (PAVILLARD 1934), Sanremo (RAmpr 1941). Podolampas spinifer Okamura 1912 - Golfo del Leone (PaviLLarD 1916), Golfo di Genova (Fort: 1922), Gibilterra (PAVILLARD 1931); Baleari (PAVILLARD 1931), Monaco (PaviLLarD 1934), Sanremo (RAMPI 1939). Podolampas curvatus Schiller 1937 - Adriatico (SCHILLER 1937). L’ ordine di frequenza dei Podolampas nelle raccolte, può conside- rarsi il seguente: Podolampas bipes - Podolampas elegans - Podolampas palmipes - Podolampas spinifer - Podolampas curvatus, ma questo non deve ritenersi sicuro in senso assoluto perchè le notevoli differenze quantitative che normalmente si verificano sono certamente dovute, più che alla quantità numerica di individui, al fatto che forme globose come Podolampas bipes e Podolampas elegans restano più facilmente tratte- nute dalle maglie dei retini di raccolta che non le forme affusolate, quali i Podolampas palmipes, spinifer e curvatus. Raffrontando i miei dati con quelli che si possono desumere dalle osservazioni fatte dal Forti per Genova, dall’ IsseL per Napoli, dal PaviLLarp pel Golfo del Leone e Monaco, è possibile fissare, grosso modo, la uniforme fenologia dei Podolampas mediterranei che, ad esclu- dia RICERCHE SUL FITOPLANCTON 143 sione del curvatus, i cui due reperti adriatici non consentono ancora apprezzamenti di sorta sul suo comportamento fenologico, possono essere ritenute tutte specie perennanti nelle acque mediterranee. L’esame accurato degli esemplari raccolti nelle acque di Sanremo e l’uso di mezzi ed accorgimenti tecnici appropriati e di cui parlerò più diffusamente in altra sede, mi ha permesso inoltre di mettere in evidenza in buona parte degli individui osservati, la tipica tabulazione dei Podo- lampas, struttura questa di cui abitualmente e coi comuni mezzi di pre- parazione, non si scorgono che rare e frammentarie traccie, insufficienti per stabilirne, anche parzialmente, tale struttura. La tabulazione dei Podolampas può fissarsi nella seguente formula 2’ 12 6°° 3°’? 4°?°’, da ritenersi però soltanto provvisoria. poichè alcune ricerche su Podolampas spinifer, una delle specie di cui ancora non si conosce con esattezza la tabulazione, mi ha permesso constatare la presenza di almeno quattro a sei placche postequatoriali, quindi supe- riori alle 3’’’ abituali nelle altre specie del genere. La disposizione delle placche nei Podolampas è la seguente: All’ epiteca: DUE placche apicali bilaterali a forma allungata e circondanti ii poro apicale; UNA placca intercalare anteriore, situata sul lato dorsale e di forma triangolare o pentagonale; SEI placche preequatoriali di cui una (1’’) ventrale, stretta e sinuosa, posta a prolungamento dell’ area ventrale verso le placche apicali, due (2’’ e 6°’) ventrali e tre (3’’, 4’’ e 5?) laterali dorsali a forma quadrangolare allungata. AIP ipoteca: TRE placche postequatoriali di cui due ventrali (1’’’ generalmente pic- cola nei Podolampas palmipes ed elegans, ampia in Podolampas bipes) e la terza dorsale; QUATTRO placche antapicali, due ventrali e due dorsali. Le placche costituenti l’ area ventrale sono in numero di tre così suddivise: placca ventrale anteriore, generalmente di dimensioni minori delle altre, placca ventrale pesteriore e placca posteriore sinistra. n 144 L. RAMPI Le pareti della teca sono normalmente ricoperte da serie più o meno regolari di pori. Le placche antapicali portano una serie di grossi pori disposti in fila a gruppi di due o tre pori e costituenti una specie di distinta striscia parallela al bordo superiore delle placche antapicali. Lungo tutte le linee di sutura delle placche, esistono fascie inter- calari caratteristiche. Il genere Blepharocysta creato dall’ EHRENBERG nel 1873, com- prende un esiguo gruppo di graziose specie che si differenziano dai Podolampas per la forma globosa priva di un qualsiasi prolungamento apicale, e per il particolare tipo di spine antapicali inserite! nell’ area ventrale. L’area di dispersione di queste rare Peridinee sembra essere pochissimo estesa, limitandosi per ora a soli reperti isolati dell’ Oceano Atlantico e del Mediterraneo. Infatti delle tre sole specie note, il Blepharocysta splendor maris è segnalato nell’ Atlantico e nel Mediterraneo, il Blepharocysta striata pure nell’ Atlantico e nel Mediterraneo ed il Blepharocysta Paulseni nel solo Mediterraneo. La distribuzione di questo interessante genere nel Mare Mediter- raneo, può così riassumersi: Blepharocysta splendor maris Ehr. 1873 - Mediterraneo (EHRENBERG 1873), Gibilterra (PaviLLarD 1931), Sanremo (RampI 1941). Blepharocysta striata Schiitt 1895 - Sanremo (Rampi 1941). Blepharocysta Paulseni Schiller 1937 - Adriatico (ScHILLER 1937), San- remo (RampPi 1941). La scarsità di reperti delle specie comprese nel Genere, non per- mette certamente di fissarne il comportamento fenologico. Gli elementi in mio possesso per quanto riguarda la specie più frequente nel Medi- terraneo, porterebbero a ritenere il Blepharocysta Paulseni come forma afanoterma, con apparizione nelle acque di Sanremo in ottobre, da cui sembra scomparire nel tardo aprile. Ulteriori ricerche però, permette- ranno certo di meglio precisare la fenologia di questa bella specie mediterranea. La tabulazione nel genere Blepharocysta è assai più complessa ed anche meno nota di quella dei Podolampas. RICERCHE SUL FITOPLANCTON 145 Il Kororp, che in occasione delle sue ricerche sulla struttura dei Podolampas ha studiato pure la tabulazione in questo genere, ritiene che le placche costituenti la teca dei Blepharocysta siano in numero di 15 a RO MCOSIn distributes: 2 22 6 Le ricerche dello SCHILLER su Blepharocysta Paulseni hanno preci- sata la tabulazione di questa specie in 1’ 5’’ 5’’’ 3’’’’; le osserva- zioni che ho avuto modo di fare su numerosi esemplari provenienti dalle mie raccolte ligustiche, nel mentre confermano pienamente i dati dello ScHILLER, mi hanno condotto a considerare come placca postequatoriale (6’’’) anche la piccola placca rettangolare posta in continuazione della 5’’’ e ad immediato contatto colla placca seconda del solco longitudi- nale. Questa piccola placca è considerata dallo ScHILLER come placca ventrale, ma la sua disposizione e la esistenza su di essa di una fascia intercalare striata mi inducono a ritenerla una vera placca postequatoriale. La formula del Blepharocysta Paulseni dovrà essere quindi 1’ 5°” 6’’’ 3°’? e quella del genere modificata in 1’ - 2° 0-2% 5°’’-6’’ A I ia Le placche, riferite alla specie la cui tabulazione è meglio cono- sciuta: Blepharocysta Paulseni, sono così disposte: All’ epiteca: UNA ampia placca apicale contenente il largo poro apicale (pure una in Blepharocysta striata e due piccolissime in Blepharocysta splendor maris) ; NESSUNA placca anteriore intercalare (due ? nel Blepharocysta splendor maris, una ? in Blepharocysta striata); CINQUE placche preequatoriali ampie e regolari. Le 1’’ e 5’’ delimitano un profondo solco longitudinale che congiunge il poro apicale alla area ventrale. (Blepharocysta splendor maris conta sei preequato- riali e cinque ne conta il Blepharocysta striata). All’ ipoteca: seI placche postequatoriali piuttosto irregolari e di dimensioni molto varie (ambedue le altre specie del genere ne contano tre come nei Podolampas); TRE placche antapicali, di cui due a forma triangolare e la terza quadran- golare (identico numero anche nelle altre due forme del genere). 146 L. RAMPI Tutte le Peridinee menzionate qui in appresso provengono da pesche planctoniche effettuate nel Mare Ligure presso Sanremo, durante il periodo luglio 1938 - luglio 1939. 1 plesiotipi relativi sono conservati nelle mie raccolte personali. Dinoflagellatae (Peridineae) Ord. Peridiniales Schiitt 1895 Fam. PoDOLAMPACEAE Lindemann 1928 Gen. Podolampas Stein 1883 Podolampas bipes Stein 1883 (Bibl. n. 27) fig. 2 e 5. Specie vistosa con largo corpo piriforme, nettamente appiattito nel senso dorso ventrale. Il collo largo ma distinto porta alla sua estremità il poro apicale. La teca è costituita da cinque distinte serie di placche comprendenti le apicali, le preequatoriali, le postequatoriali, le antapi- cali e le ventrali, oltre ad una piccola placca accessoria situata nel lato dorsale. La tabulazione è quella tipica del genere e cioè: 2° 1% 6°’ 3°?” 4°°??. L’ area ventrale, irregolarmente triangolare, ed estendentesi dal solco trasversale all’ antapice, consta di tre placche. Le spine antapicali, subeguali, sono disposte quasi simmetricamente rispetto all’ asse antero-posteriore e sono fornite di ampie alette mem- branose! triangolari. La superficie della teca è interamente ricoperta di grossi pori dispo- sti abbastanza regolarmente. Le dimensioni della teca sono di 80 » per l’ asse antero-posteriore (escluse le spine che misurano 22 1), di 56 w per l’asse trasversale e di 38 p per l’asse dorso-ventrale. Si distingue dalle congeneri per la particolare forma della teca, per le notevoli dimensioni della prima placca postequatoriale e per la forma delle alette membranose antapicali. Specie diffusa in tutti i mari tropicali e temperati caldi, è assai frecuente anche nel Mediterraneo ove è perennante. Nelle acque di Sanremo, e particolarmente nella stagione fredda, è il Podolampas più comune. Podolampas elegans Schiitt 1895 (Bibl. n. 26) fig. 1 e 4. Graziosa forma a teca piriforme, poco appiattita dorso-ventral- mente. Il collo è assai lungo e slanciato e porta all’ apice un netto poro apicale. RICERCHE SUL FITOPLANCTON 147 La tabulazione della teca è quella del genere. L’ area ventrale è ampia ed irregolare, formata pure da tre placche di dimensioni ed impor- tanza variabili, la prima delle quali contiene il poro flageliare. Le linee di sutura delle placche sono accompagnate da fascie intercalari striate di dimensioni però variabili da individuo ad individuo. Nella zona antapicale sono inserite due robuste e lunghe spine sub- eguali, sensibilmente divergenti e portanti delle alette membranose piuttosto strette. La superficie della teca è regolarmente ornata da grossi pori. Le dimensioni della teca sono di 90 » per l’ asse antero-posteriore (escluse le spine antapicali che misurano 33 1), e di 47 1 pel diametro trasversale. Si distingue dalle altre specie per il forte prolungamento apicale e per la conformazione generale della teca. E’ pure specie a larga distribuzione in tutti i mari caldi, peren- nante nel Mediterraneo. Nelle acque di Sanremo è abbastanza frequente. Podolampas palmipes Stein 1883 (Bibl. n. 27) fig. 3 e 6. Teca fusiforme, stretta ed allungata, con collo distinto e prolungato. Tabulazione tipica, area ventrale stretta ed irregolare costituita da tre placche. All’ antapice due spine, di cui la sinistra di lunghezza doppia della destra, fornite di robuste alette membranose. Linee di sutura delimitanti le placche con ampie fascie intercalari striate. La superficie della membrana è ricoperta generalmente di grossi pori. Le dimensioni della teca sono di 65 p per l’ asse antero-posteriore (escluse le spine antapicali che misurano rispettivamente 20 p e 9 p) e di 30 » per I asse trasversale. Specie distinta da tutte le altre per la forma del corpo e per la lunghezza diversa delle due spine antapicali. E’, come le precedenti, una forma distribuita in tutti i mari e perennante nel Mediterraneo. Nelle acque di Sanremo è presente, in scarsi ed isolati individui, in moltissime raccolte. — Tt tee, ae Pe te A ett = ee ee 148 L. RAMPI Podolampas spinifer Okamura 1912 (Bibl. n. 11) fig. 10. Bella e slanciata specie fusiforme, sottile, con lungo collo tubulare portante al suo apice, oltre al poro apicale, una piccola spina acuta e solitamente incurvata. Nella zona antapicale della teca è situata una spina assai lunga e robusta, portante due strette alette membranose, inegualmente sviluppate. La tabulazione della teca non è ancora interamente conosciuta e comprende quattro serie di placche articolate su delle suture trasver- sali, di cui la mediana corrisponde al solco trasversale. Il PAvILLARD ha potuto precisare l’esistenza di quattro placche antapicali e di una piccola placca accessoria medio-dorsale. Ulteriori mie ricerche hanno messo in evidenza, seppur soltanto, ed in modo incompleto, sul lato dorsale, le linee di sutura delle placche postequatoriali. Non è pertanto ancora possibile fissare esattamente il numero di queste placche, che ritengo però aggirarsi da un minimo di quattro ad un massimo di sei. Non è ancora stato possibile osservare le linee di sutura e quindi determinare il numero delle placche apicali e preequatoriali. La membrana cellulare è incompletamente ornata di pori che sem- brano essere localizzati soltanto sulla epiteca. Come d'altronde il PAVILLARD, io pure non riuscii a trovarne traccia sulla ipoteca. Le dimensioni della teca sono di 90 » per 1’ asse antero-posteriore (escluse le due spine apicale ed antapicale, quest’ ultima misurante 33 u), e di 44 » per il diametro trasversale. La presenza di una piccola spina apicale e l’ unica robusta spina antapicale, caratterizzano la specie. Originaria delle acque giapponesi, sembra localizzata soltanto nel bacino mediterraneo occidentale. Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara, con reperti più frequenti nella stagione estiva. Gen. Blepharocysta Ehrenberg 1873 Blepharocysta splendor maris Ehr. 1873 (Bibl. n. 2) fig. 8 e 9. Interessante e rara specie con teca nettamente ovoide e con tabula- ZIONE: (COShituitay ARA 26 O RT ne RICERCHE SUL FITOPLANCTON 149 Nei due esemplari osservati non mi è stato possibile verificare l’ esistenza delle due placche anteriori intercalari ed il numero delle placche apicali. Le placche preequatoriali in numero di 6 (?), sono di dimensioni quasi uniformi, costituenti una serie di triangoli curvilinei. Delle tre placche postequatoriali, le 1°’ e 3°’ sono quadrangolari, mentre la 2°’ è rettangolare e si estende sull’ intero lato dorsale; le tre placche antapicali sono di forma e dimensione sensibilmente eguali. Sull’ area ventrale sono inserite due robuste spine membranose. I due esemplari che ebbi la ventura di osservare, misurano rispet- tivamente 46 p e 50 w per I’ asse antero-posteriore e 36 p e 42 w per il diametro trasversale. Le dimensioni indicate dallo STEIN per esemplari provenienti da Helgoland sono notevolmente superiori a quelle dei miei due reperti: 84 wp per l’asse longitudinale e 70 n per quello trasversale. Purtuttavia ritengo di poter attribuire la mia forma a Blepharocysta splendor maris di cui, a prescindere dalle minori dimensioni, possiede la identica conformazione generale della teca. Inoltre la presenza di tre placche postequatoriali la distingue da B. Paulseni che ne possiede 6, mentre la uniforme ornamentazione della superficie della teca differenzia nettamente questa specie da B. striata. E’ una forma generalmente rara nel Mediterraneo. Nuova per il Mare Ligure. Blepharocysta striata Schitt 1895 (Bibl. n. 26) fig. 7. E’ una forma rarissima scoperta nel 1895 dallo Schiitt nell’ Oceano Atlantico e dopo non più ritrovata da altri. Il solo esemplare che ho osservato nelle mie raccolte ligustiche, si presenta in vista dorsale, per conseguenza non mi è stato possibile stu- diarne l’intera tabulazione che, d’altronde, è ancora estremamente imprecisata in questa specie. Teca di forma ovoidale ad apici largamente arrotondati, caratteriz- zata da due particolari tipi di ornamentazione, l’ una costituita da fitte serie di pori che rivestono le placche apicali, le preequatoriali e le ant- apicali e l’ altra composta da serie verticali di pori assai meno numerosi e poco fitti, formanti una stretta fascia trasversale sulle postequatoriali. 150 L. RAMPI La presenza di questa caratteristica ornamentazione particolare ad un determinato gruppo di placche e lo sviluppo ridotto, nei confronti delle antapicali, di queste placche postequatoriali, avevano indotto lo ScHUTT a considerare queste ultime come costituenti il solco trasver- sale, interpretazione rettificata più tardi dal Korom. Le dimensioni della teca sono di 54 w per l’asse antero-posteriore e di 40 » di diametro trasversale. Gli esemplari esaminati dallo ScHUTT sono di dimensioni legger- mente superiori alla forma che io ebbi ad osservare, e misurano 60 pe di lunghezza. E’ una specie nuova per l’intero bacino mediterraneo. Blepharocysta Paulseni Schiller 1937 (Bibl. n. 23) fig. 11, 12, 13. Teca di forma sferoide con largo poro apicale. Tabulazione della teca notevolmente dissimile da quella delle altre specie del genere e costituita da una placca apicale pentagonale racchiudente il poro apicale, da cinque grosse placche preequatoriali quadrangolari, da sei (cinque?) placche postequatoriali pure ampie ed irregolari, e da tre piccole placche antapicali. Solco longitudinale stretto e sinuoso costituito da due o tre piccole placche collegante l’ area ventrale coll’ apice. Sull’ area ventrale sono inserite le due alette membraniformi carat- teristiche del genere. Linee di sutura della teca accompagnate da fascie irtercalari striate robuste, che però possono anche mancare. Membrana cellulare ricoperta da fitte serie di pori. Le dimensioni della teca sono di 53 » per l’asse antero-posteriore e di 48-50 » per il diametro trasversale. Questa graziosissima specie, che si differenzia dalle altre del genere tanto per la forma globoide quanto per la particolare tabula- zione, è stata scoperta dallo ScHILLER nell’ Adriatico. Nelle acque di Sanremo è una specie non rara, anzi essa è frequente in alcune raccolte autunnali od invernali. I miei reperti farebbero sup- porre trattarsi di specie afanoterma. Nuova per il Mare Ligure. Laboratorio privato - Sanremo - Aprile 1941-XIX. 16 17 18 PEN ri e ni til IN Ee tes ee alia ad , b) RICERCHE SUL FITOPLANCTON 151 BIBLIOGRAFIA Dapay E. — Systematische Uebersicht der Dinoflagellaten des Golfes von Neapel. - Termt. Kozl. Budapest, II, pp. 1-98, 1888. EHRENBERG C. 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Ingrandimenti: fig. 1, 2, 4. 5, 8. 9, 10. 11, 12 diametri 450; fig. 3, 6, 7, 13 diametri 600. vale He P I Bi eric ra î 153 L. Masi DESCRIZIONE DI UN NUOVO GENERE DI EUPELMINAE DELLA SOMALIA (Hymen. Chalcididae) Il Maggiore C. Lomi raccolse nella Somalia Italiana, nel 1936, alcuni Calcididi, che mi sono stati mandati in esame dal Prof. G. Miiller, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Uno degli esem- plari è specialmente interessante e sarà descritto qui come tipo di un genere nuovo. Trattasi di un Eupelmino il quale a prima vista potrebbe essere scambiato per una Polymoria simile alla P. coronata Thoms., pre- sentando quasi gli stessi caratteri nel capo, nelle ali e ‘nell’ addome; tuttavia lo scutello con le ascelle limitate internamente da un margine quasi dritto, dimostra che si tratta di un genere diverso. Ad esso darò il nome di Polymorioides, per la grande somiglianza con alcune specie di Polymoria. La sua affinità con altre Eupelminae e la posizione in questa sottofamiglia non potranno essere definite fino a che non saranno stabiliti dei gruppi generici fondati sullo studio morfologico. Per met- terne in evidenza i rapporti con altre forme più o meno affini, che ho potuto studiare direttamente su esemplari della collezione del Museo Civico di Genova, e la maggior parte delle quali appartengono a generi da me istituiti, ho tracciato la seguente tavola analitica. A — Fossa antennale profonda, lati della fronte, tra la fossa antennale e le orbite, più o meno rilevati; ocello anteriore contenuto nella fossa. Antenne assottigliate e lunghe. Ali anteriori con la parte metastigmale estesa quanto il nervo marginale o anche di più. a — Ascelle poco discoste, col margine interno notevolmente convesso verso il centro dello scutello. Parti superiori del presterno (del mesotorace) grandi. Generi Polymoria Fòrst. ed Eusandalum Ratzeb. (1) b — Ascelle discoste, col margine interno quasi dritto. Parti supe- riori del presterno piccole e lontane dalle tegule. (1) Probabilmente questi due generi sono sinonimi. 154 L. MASI aa — Ascella grandi, triangolari. Lati della fronte, tra la fossa antennale e ie orbite, rilevati. Gen. Polymorioides n. bb — Ascelle piccole e molto discoste. Lati della fronte poco o punto rilevati. Gen. Sauteria Ms. B — Fossa antennale non o poco profonda, non includente l’ ocello ante- riore. Antenne non: assottigliate nè lunghe. Ali anteriori con la parte metastigmale meno estesa del nervo marginale. Parti supe- riori del presterno per lo più grandi ed estese fino sotto le tegule. Ascelle molto discoste. a — Fossa antennale incrociata da un’altra fossa, trasversale. Gen. Hylephila Ms. b — Fossa antennale non incrociata da un’ altra fossa trasversale della faccia. aa — Scapo normale nei due sessi. Gen. Calosota Curtis bb — Scapo con espansione laminare nelle femmine, in- grossato e più o meno compresso nei maschi. Gen. Metacalosoter Ms. Da questi generi, e particolarmente da quelli del secondo gruppo, si allontana notevolmente il genere Chirolophus, come io l’ ho interpre- tato in una mia pubblicazione (1). In esso è notevole il dimorfismo ses- suale; nella femmina le antenne sono lunghe e assottigliate, le ascelle piccole e molto discoste, il femore e la tibia del primo paio di zampe più robusti di quelli delle zampe medie e posteriori; la parte metastigmale delle ali anteriori è grande, mentre il nervo marginale è breve e il post- marginale e lo stigmatico sono cortissimi; il presterno è mediocre, lon- tano dalla tegula; il secondo segmento dell’ addome è molto più corto del primo. Nel maschio le antenne sono ramificate. Diagnosi del genere Polymorioides n.: 2. Capite sicut in Polymoria fovea antennali profunda excavato, ocello anteriore toto in fovea recepto, spatio inter foveam et utramque orbitam tumescente, in specie typica transversim crenulato. Antennae (1) Vedi bibliografia. NUOVO GENERE DI EUPELMINAE 155 longae ac tenues. Scutellum latum, axillis haud parvis, latere interiore non arcuato, triangularibus, remotis. Mesothoracis praesterna parva, extremitate postica a tegulis proalarum distante. Proaiae nervo margi- nali conspicue abbreviato, praestigmate crasso, nervis postmarginali et stigmatico mediocribus, parte metastigmali cellulae costali aequilonga. Femora primi paris pedum quam secundi atque tertii paullum crassiora. Abdomen segmentis primo et secundo subaequilongis, ultimo lineari, terebra modice prominente. - Mas ignotus. Generis species typica P. Tessellatus mihi. Polymorioides tessellatus sp. n. 1 2, Somalia italiana, leg. C. Lomi, 1936. Femina. - Pulchre cyanea, metallica, nitore vario virescente vel aureo; mesonoti macula ampla totam longitudinem occupante, scutello cum axillis abdomineque supra fusco-cupreis; segmento abdominali ultimo viridi; pedibus praeter coxas rufis; alis limpidis, nervis pallidis. Frons cum scrobe antennali violacea, prominentiae inter scrobem et utramque orbitam tessellis, vel potius squamulis scutiformibus, leniter aureo niten- tibus, ornatae; oculi (in specimine) et mandibulae cum palpis castaneo- fusca; antennae nigrae, scapo ac pedicello leniter virescentibus. Pronotum supra nitore cupreo-purpureo, lateribus violaceis; mesopleurae, antice fortius, violaceae; abdominis tergitum petiolare propodeo concolor, ter- gitum basale gastri antice aureo nitens, pars ventralis colore vario, partim fusco, partim cyanescente; pedum coxae omnes obscurae, subviolaceae; tarsi apice nigricantes, anteriores pallide testacei; alarum tegulae flavo- fuscae. Caput superne inspectum aeque latum atque thorax, spatio inter- orbitali 1/3 latitudinis; a latere visum fere ellipticum, latitudine sesqui- longius, vertice angusto, genis haud sulcatis. Ocellus anterior sursum prospiciens, posteriores in declivio occipitali locati. Facies antice inspecta fere cordiformis, infra lineam ocularem semicirculum fingens, scrobe antennali in parte dimidia inferiore angusta et marginibus parallelis limi- tata, in parte superiore non marginata ibique dilatata; spatio utroque inter scrobem et oculos modice tumescente, squamulis scutiformibus, sat regulariter biseriatis, munito; squamulis singulis lamina transversa sur- sum prominente instructis, quae lamina a latere inspecta spinam acutam simulat; epistomate carina media destituto, sed in linea media sulcis 156 L. MASI tenuissimis, vix conspicuis et fere contiguis impresso, linea his sulcis determinata inter torulos continua; sculptura reticulata, areolis versus inferiorem partem amplioribus; setis rigidis sparsis, juxta peristomium numerosis. Antennarum scapus ocellum superans. Flagellum duplice capitis lati- tudine parum longius, longitudine quadrupla quam scapus, pedicello parvo, annello bis latiore quam longiore, funiculi articulis compressis, i Polymorioides tessellatus n. gen. n. sp., o — 4. flagello - db, capo di profilo ~ ec, lo stesso dal di sopra - d, visto di fronte - e, alcune delle squame frontali - 7. nervatura dell’ ala anteriore, dopo la cellula basale - g. parte stigmatica della stessa, più ingrandita - h. scutello con le ascelle - i, estremità della tibia e tarso di zampa media - À, propodeo e addome. (Figure diversamente ingrandite). sensim brevioribus et angustioribus, hac latitudinis ad longitudinem pro- portione: articulus I long. 33, lat. 7; II, 33; III, 32-4; V, 23-3; VI, 17; VII, 13-4; clava 9-4. Mesonotum antice sulcis scapularum subtransversis, id est paullo post marginem anticum convergentibus, impressum. Scutellum cum axillis planum et amplum, longitudine latius circiter proportione 6: 5, Margine postico modice arcuato, sculptura dense et minutissime punctu- lata, quam in mesonoto magis minuta; axillis fere triangularibus aequi- lateris, spatio inter se remotis earum latus anterius aequante. Propodei partes exteriores a parte media dorsali sulcis profundis, arcuatis, sepa- n EI i a ee TE ; NUOVO GENERE DI EUPELMINAE 157 ratae. Propodei et mesopleurae sculptura reticulata uniformis, amplifi- catione circiter 50 diam. conspicienda, praesternum areolis reticuli maio- ribus, illis partis lateralis mesonoti aequalibus. Proalae marginem tergiti 5. (VII.) attingentes, latitudine 1/4 longi- tudinis paullo superantes, proportione cellulae costalis, nervi marginalis, postmarginalis et stigmatici sicut 100 : 32,5 : 18,7 : 10; praestigmate bis quam nervo stigmatico longiore; cellulae costalis latitudine 1/8 longitu- dinis; superficie fere glabra, setis paucis ad angulum posticum prominen- tibus; nervis parce setosis; clava stigmatica latiuscula, incerte a portione pedunculari separata, postice, versus alae discum, lobato-producta, dente brevi, sensillis tribus in dente, alio autem ab his remoto in lobo postico locato. Alae metathoracis fimbria parva, cellula costali hamulos attingente, nervo marginali (potius submarginalis appellandus) vix quam subcosta crassiore, huius longitudinem bis superante. Pedes antici femore tibiaque sat robustis, femore spina parva api- cali in inferiore parte, posterius prominente, munito. Calcar secundi paris pedum fere mediam metatarsi longitudinem attingens; metatarsus in parte dimidia distali paribus 6 spinarum munitus, articulus secundus paribus 4, tertius 3, quartus 4. Tibia postica, prope medium lateris dor- salis, spinulis duabus acutis, paullum inter se distantibus, munita, alia autem ad 1/3 lateris, aliis duabus in apice calcari oppositis. Mensurae: pedum posticorum tibia 70, articuli tarsales in latere dorsali dimensi: 30 +15 + 10+ 10 + (11 + 5). Abdomen bis thorace longius, huius latitudinem parum superans, segmento apicali non computato ellipticum et quater latitudine longius. Segmentum ultimum anguste lineare, tergitis duobus praecedentibus aequilongum, in linea media dorsali subcarinatum, apice setis aliquot rigidis instructum. Tergitum primum apice incisum, tria sequentia longi- tudine subaequalia, integro-marginata, quartum modice concavo-arcuatum, quintum subtriangulare, aeque longum atque latum. Superficies inter tergitum basale et apicale sculptura reticulata etiam magis minuta quam in mesonoto. Valvula ventralis medium attingens. Long. 6,5 mm. Il tipo e unico esemplare, non in buono stato, è nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova. bm” 158 L. MASI BIBLIOGRAFIA 1. BoLivar, C. - Estudio monografico del género Calosota Curtis. (« Eos», vol. V, 1929, pp. 123-142, figg.). 2. Masi, L. - Chalcididae of the Seychelles Islands. (Novitates Zoologicae, vol. XXIV, 1917, pp. 121-130, figg.) - (Metacalosoter, pp. 167-170, fig. 37-38). 3. — Calcididi del Giglio. III serie. (Ann. Mus. Civ. Genova, vol. L, 1922, pp. 140 e seg.) - (Calosota subgenus Paracalosota, p. 142, fig. 2). 4. — Un nuovo Eupelmino supposto femmina di Chirolaphus. (Boll. Soe. Entom. Ital., vol. LV, 1923, n. 1, pp. 9-11). : 5. — H. Sauter’s Formosa-Ausbeute. Chalcididae. I Teil (« Konowia >, vol. V, 1926, n. 4, pp. 330-340, figg.) - (Calosota subg. 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Esprimo i miei sentimenti di gratitudine al Sig. H. Haupt (Halle) che molto cortesemente ha voluto aiutarmi nello studio di alcune specie critiche di Pompilidi. VESPIDAE Fumenes niger Brullé Eumenes nigra Saussure, Étud. Fam. Vespid., I, 1852, pag. 38 n. 12. - André, Spec. Hymén. Eur. Alg., II, 1884, pag. 620. - Eumenes niger Giordani Soika, Bull. Soc. Roy. Entom. Égypte, 1935, pp. 162, 167. USlame teins Specie caratteristica per il suo colore decisamente nero, solo nel maschio il clipeo è giallo pallido. Giordani Soika (I. c.) avvicina il niger all’ arbustorum: « Questa specie è molto affine all’ arbustorum..... Data però la grande diversità di colorazione credo azzardato concludere si tratti di varietà della mede- sima specie » (Giordani Soika, l. c.). Fra i caratteri che dovrebbero avere in comune i due Eumenes questo Autore cita la medesima struttura del (1) Solamente una specie (Pedinaspis plagiatus Haupt) fu raccolta da V. Zanon. (2) D. Guiglia. - Note sopra alcuni Imenotteri aculeati della Libia - Annali del Museo Libico di Storia Naturale, II, 1941, pp. 277 - 293. Il materiale elencato in questa come nella presente nota è attualmente depo- sitato al Museo Civico di Storia Naturale di Genova. 160 D. GUIGLIA I articolo dei tarsi medi del maschio, che dovrebbe essere « uguale in ambedue le specie ». Tali e tanti sono i caratteri che contraddistinguono |’ arbustorum dal niger che voler dubitare sulla loro assoluta indipendenza mi sembra del Fig. I — 1. Primo articolo dei tarsi medi del 4 di Eumenes niger Br. - 2. idem di Eumenes arbustorum Panz. tutto assurdo. Riguardo alla supposta eguaglianza del I articolo dei tarsi medi del maschio è sufficiente l’ esame delle figure qui riportate. Distrib. geogr.: Isole Canarie; Egitto. Odynerus (Rhynchium) chloroticus Spinola Odynerus chloroticus Spinola, Ann. Soc. Entom. France, VII, 1838, pag. 500, © .- Rhynchium chloroticum Kohl, Denkschr. K. Ak. Wiss. Wien, math. naturw. Kl., LXXI, 1907, pag. 253; Tav. VIII, fig. 8, 3. - Odynerus (Rhynchium) chloroticus Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LVII, 1934, pp. 65, 74. - Bull. Soc. Roy. Entom. Égypte, 1935, pp. 182, 189. - Guiglia, Mem. Soc. Entom. Ital., XV, 1937, pag. 193; fig. 14. Gadames 3 9 9. IMENOTTERI ACULEATI 161 In una di queste femmine il torace si presenta sensibilmente mac- chiato di rossastro, lievi traccie dello stesso colore l’ ho notate pure sul segmento mediano di un secondo esemplare della medesima località. Distrib. geogr.: Egitto (loc. tip.). Cirenaica (Bengasi, Gialo, Ma- rada); Oasi di Cufra; Sudan Orientale (Kor el Langhebb); Dancalia (Rayno Rorom); Abissinia; Arabia meridionale. Odynerus (Rhynchium) kelidopterus Kohl Rhynchium kelidopterum Kohl, Denkschr. K. Ak. Wiss. Wien, math. naturw. KI., LXXI, 1907, pag. 252; Tav. II, fig. 19, Tav. VIII, figg. 3, 9, 10, 22, 3. - Odynerus (Rhynchium) kelidopterus Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LVII, 1934, pp. 65, 74, 4 2. Beni Ulid 1 4. Questo esemplare presenta sul mesonoto due macchie nere virgo- liformi. Giordani Soika (l. c.) in seguito all’esame dell’ olotipo conclude essere il Kelidopterus specie « estremamente affine » al chloroticus dal quale differisce unicamente « per il torace un poco allungato, per cui il mesonoto è più lungo che largo ». Per evitare possibili errori d’ inter- pretazione credo utile mettere in evidenza come, almeno i maschi delle due specie, siano fra di loro nettamente differenziati per un insieme di caratteri morfologici (basti ricordare la conformazione delle tibie III del kelidopterus) che stimo superfluo qui riportare perchè già messi in rilievo dalla descrizione e dalle figure del Kohl (1. c.). Distrib. geogr.: Aden (loc. tip.). La ® (allotipo) fu raccolta DI In Guezzan e il Lago Ciad (Giordani Soika, 1. c.). Questa specie è già stata citata della Cirenaica (Giarabub). Odynerus (Rhynchium) tripunetatus Fab. Garian 1 2 (det. Giordani Soika). Distrib. geogr.: Barbaria (loc. tip.). Algeria, Egitto. Odynerus (Leptochilus) genalis Giordani Soika Odynerus (Leptochilus) genalis Giordani Soika, Bull. Soc. Entom. Ital., ENI Pp SO O U. Zemzem, Gheddahia 1 9 (det. Giordani Soika). Distrib. geogr.: U. Zemzem, Gheddahia (loc. tip.). Tunisi. Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 8 162 D. GUIGLIA Odynerus (Leptochilus) limbiferoides Giordani Soika Odynerus (Leptochilus) limbiferoides Giordani Soika, Boll. Soc. Vene- ziana St. Nat., II, n. 1, 1938, pag. 9; fig. 2 (3), 4 9. G. es Soda 1 2 (det. Giordani Soika). Distrib. geogr.: Egitto (loc. tip.). Hoplomerus bengasinus Schulthess Odynerus (Hoplopus) bengasinus Schulthess, Konowia, II, 1923, pag. 288, & 2. - O. (Hoplomerus) bengasinus Gribodo, Atti Soc. Ital. Sc. Nat., LXIII, 1924, pag. 254. - Hoplopus bengasinus Schulthess, Eos, IV, Cuad. 1°, 1928, pp. 81, 85. - Odynerus (Odynerus) ben- gasinus Guiglia, Mem. Soc. Entom. Ital., XV, 1937, pag. 191. Garian 1 @. In questo individuo, come in altri della Cirenaica gia da me in pre- cedenza citati (1. c.), la colorazione gialla del torace è notevolmente ridotta, il margine anteriore del pronoto presenta appena lievissime traccie gialle, il postscutello e le mesopleure sono completamente neri. Il V tergite è nero; le fascie apicali bianche giallastre sono limitate solo ai tergiti I-IV, quelle del III e IV si presentano medialmente interrotte. Questo carattere l’ho notato pure, come già ho messo in rilievo (I. c.), in una femmina di Kairuan, Tunisia (det. Schulthess). Distrib. geogr.: Cirenaica [Bengasi (loc. tip.), Merg, Barce, uadi el Cuf, Derna, Faidia, Mechili, Ain Mara, Tobruch]; Algeria (Sidi-Bel- Abbes); Tunisia (Sfax, Kairuan). Hoplomerus consobrinus Dufour f. dernensis Gribodo O. (Hoplomerus) dernensis Gribodo, Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Milano, LXIII, 1924, pag. 255, 3 ®. - Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, 39, n. 16, 1924, pag. 45. - Hoplomerus consobrinus subsp. tune- tanus Birula, Bull. Acad. Sc. Leningrado, n. 10- 11, 1926, pag. 903. - Odynerus (Hoplopus) biegelebeni Dusmet, Eos, IV, Cuad. 1°, 1928, pag. 106 - Hoplomerus consobrinus f. dernensis Guiglia, Boll. Soc. Entom. Ital. LXXII, 1940, pag. 172. Tarhuna 4 99 2 3 &; Garian 2 99. In alcuni di questi esemplari la colorazione gialla aranciata assume, rispetto agli individui tipici (ex Coll. Gribodo, Coll. Museo di Genova), una tinta più tendente al rossastro. La fascia al margine apicale del III Se Li di IMENOTTERI ACULEATI 163 tergite si presenta in queste femmine più o meno sensibilmente ridotta fino a scomparire del tutto in due esemplari, uno di Tarhuna e uno di Garian, i quali corrispondono} così perfettamente alla femmina tipica dell’ H. biegelebeni Dusmet (Coll. Museo di Genova). In uno dei maschi sopra citati si nota una breve e ristretta fascia gialla anche al margine apicale del IV tergite, esso è simile cioè alla forma contrassegnata dal Gribodo (Torino, 1. c., pag. 46) come var. I del suo dernensis. Nell’esem- plare di Tarhuna il clipeo è però intieramente giallo mentre in quello di Derna il margine superiore è orlato di nero. Distrib. geogr : Cirenaica [Cirene, Derna (loc. tipiche), Fuehat, Porto Bardial; Tripolitania (Sabratha Vulpia); Tunisi. POMPILIDAE Hemipepsis barbara Lepeletier var. obscuripennis var. n. 2. - Lungh. 14-16 mm. - Differisce dalla forma tipica per le ali intieramente scure a riflessi violacei, il segmento mediano nero e i femori del I e II paio di zampe completamente o quasi neri. Sono rimasta molto in dubbio circa la determinazione di questa specie; nonostante la sua affinità con l’H. barbara Lep. la colorazione così decisamente scura delle ali mi lasciava perplessa se doverla ascri- vere a questa specie. Anche Haupt in un primo tempo ha creduto come me che dovesse trattarsi di una specie ancora inedita, solo in seguito a ripetuti e diligenti esami è venuto alla conclusione di considerarla come una varietà dell’ H. barbara Lep., ciò che io pure credo conveniente di fare. Cyphononyx castaneus Klug Pompilus castaneus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 38, fig. 9, 2. El Hag 2 92 9 2 & & (det. Haupt). Distrib. geogr.: Egitto [Ambukohl (loc. tip.)] (*). Tripolitania (Tri- poli, Tagiura). Cryptochilus discolor Fab. Cryptochilus discolor Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr. Beihefte, 1926- 27, pp. 37, 41, 73 n. 19, & 2. - Priocnemis Graellsi Gribodo, Boll. (1) Dalla Torre) (Catalog. Hymenop., VIII, 1897, pag. 217) cita erroneamente « Arabia ». 164 D. GUIGLIA Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, 39 n. 16, 1924, pag. 49. - Crypto- chilus discolor Haupt, Boll. Lab. Entom. Bologna, VII, 1934, pp. 286, 298. Bu Gheilan 1 9. Il colore testaceo del capo e del torace è in questo esemplare piut- tosto scuro, ciò che ho notato anche in una femmina di Fuehat (Bengasi) (Coll. Museo di Genova) il cui clipeo è lateralmente macchiato di nero. Distrib. geogr.: « Barbaria » (loc. tip.). Cirenaica (Bengasi, Barce, Derna, Tobruch, Giarabub). Sicilia; Italia meridionale; Spagna; Nord Africa; Asia minore dall’Armenia fino al Turkestan (Haupt, 1927, 1. c.). Priocnemis Faillae De Stefani Priocnemis Faillae De Stefani, Il Natural. Sicil. V, 1886, pag. 171 n. 126, 3 ®. - Ach. Costa, Prospet. Imenot. Ital., II, 1887, pag. 35 n. 22, ®.- Guiglia, Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1941, pag. 13. Tarhuna 3 9 9. i In questi esemplari il rosso è limitato al I e II tergite, al margine posteriore di quest’ ultimo si osserva una striscia nera più o meno accentuata. Riguardo all’ esatta posizione sistematica di questa specie, messa erroneamente da Haupt (1) in sinonimia con la Pseudagenia albifrons Dalm., ho già in precedenza trattato (I. c.). Distrib. geogr.: Monte di Renda, Sicilia (loc. tip.). Ho esaminati esemplari delle località seguenti: Messina 1 9; Tunisia (Tunisi 3 9 2. Mnila 3 9 9). Pompilus modestus Klug Pompilus modestus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.. Tav. 38, ye, B, Qs Mizda 1 @, Beni Ulid 1 9 (det. Haupt). «Der Ps. modestus Klug gehòrt in die Ruficeps- Gruppe. Nur die pars declivis des Propodeums ist quer gerunzelt » (Haupt in litteris). Distrib. googr.: Egitto [Ambukohl (loc. tip.)] (?). (1) Deut. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926-27, pag. 144. (2) Anche per questa specie, come per il Cyphononyx castaneus Klug, il Dalla Torre (Catalog. Hymenop., VIII, 1897, pag. 303) cita erroneamente « Arabia ». PRESTARE Te te SIN IMENOTTERI ACULEATI 165 Pompilus plumbeus Fab. f. nivea Saunders affinis Pompilus niveus Saunders, Trans. Entom. Soc. London, 1901, pag. 549, 9. Psammochares (Psammochares) plumbeus forma nivea Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926-27, pag. 181. Bu-Hadi 1 ®. Questa femmina si avvicina alla f. nivea Saund., presenta difatti la pubescenza plumbeo-sericea dell’ addome! sensibilmente estesa, solo la base del II tergite appare priva di peli. In una delle femmine di Homs di P. plumbeus citate dal Mantero (*') ho notato come Il’ esten- sione di tale pubescenza sia ancora più accentuata. Anche nella 9 di Brack (Fezzan) gia da me in precedenza citata (?) si osserva, da quanto le condizioni non buone di conservazione mi per- mettino di vedere, una certa tendenza alla diffusione dei peli plum- beo-sericei. A Tunisi, come mi risulta dall’ esame di varii esemplari di tale località (Coll. Museo di Genova) pare prevalga invece la forma tipica. Distrib. geogr.: Biskra (loc. tip.). Haupt (1. c.) cita la forma nivea come propria specialmente delle sabbie mobili del Sahara settentrionale. Pompilus rhodosoma Kohl Pompilus rhodosoma Kohl, Verh. Zool. bot. Gesell. Wien, XXXVI, 1886, pag. 321 n. 6, 2. Tarhuna 1 ® (det. Haupt). Distrib. geogr.: Egitto [Cairo (loc. tip.)]. Anoplius fuscus L. Psammochares (Anoplius) fuscus Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Bei- hefte, 1926-27, pp. 159, 167, 232, 4 9. - Anoplius fuscus Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 138. - Arnold, Ann. Transv. Mus., XIX Part 1, 1937, pp. 60, 65. Garian 1 9, U. Ramla 1 2. Distrib. geogr.: Europa; Africa settentrionale; Asia settentrionale (Haupt). Per quanto riguarda la distribuzione geografica di questa specie nell’ Africa meridionale riporto quanto dice l’ Arnold (1. c., pag. 65): (1) Ann. Mus.. Civ. St. Nat. Genova, XLVI, 1915, pag. 322. (2) Bol. Soc. Entom. Ital., LXIV, 1932, pag. 101. 166 D. GUIGLIA «The African representatives of the species appear to be confined to - the mountainous regions on the east of the Continent and to the more temperate parts of the Union of South Africa ». Anoplius Kruùgeri n. sp. (*) e. Corpore nigro, brevissime argenteo-tomentoso, capite nigro hirsuto. Alis fuscis fascia apicali magis infumata; posterioribus cellula anali fere in ipsa origine venae cubitalis terminata. Clipeo convexo mar- gine anteriore in medio levissime sinuato. Orbitis parallelis in vertice longitudine flagelli articulorum I + II -+*/yIII inter) se fere distan- tibus. Ocellis posterioribus ab oculis leviter magis distantibus quam inter se (POL : OOL= 8: 9). Antennis longis, flagelli articulo secundo valde elongato, quam tertio fere */. longiore. Pronoto margine postico arcuato. Tarsis anticis articulo primo spinis quatuor longis armato. Long. 13 mm. é& ignotus. Tarhuna (Libya occ.), leg. G. Kriiger, Holotypus in Museo Januense. e. Colorazione completamente nera con solo leggerissime traccie di ferrugineo sulla porzione mediana delle mandibole. Su tutto il corpo si osserva una finissima pubescenza fondamentale bianca argentata, a questa sul capo si sovrappongono irti peli neri, sul torace peli più lun- ghi, più fini e più radi, particolarmente visibili sul segmento mediano. L’ ultimo segmento addominale è provvisto di peli neri setolosi lunghi e robusti. Le ali sono brune con una fascia più infoscata al margine apicale; le anteriori presentano la 2* cellula cubitale leggermente più ristretta della 33, nelle posteriori la cellula anale termina vicinissima all’ origine della nervatura cubitale. Il clipeo è convesso con il margine anteriore lucido, lievemente smarginato nel mezzo. Le orbite sono parallele, la distanza degli occhi sul vertice è uguale circa al I+ II :/, del ill articolo del funicolo delle antenne. La distanza fra gli ocelli posteriori è leggermente minore della distanza fra essi e l’ occhio (POL : OOL= 8: 9). Il funicolo delle (1) Dedico questa specie al raccoglitore, il compianto G. Kruger, che con le sue abbondanti e diligenti caccie ha così largamente contribuito alla conoscenza degli Imenotteri della Libia. ETICI Sa IMENOTTERI ACULEATI 167 antenne è lungo e snello, il II articolo è sei volte circa più lungo che largo all’ apice ed è presso a poco di 1/, maggiore del III articolo. Il pronoto è breve con il margine posteriore arcuato. La lunghezza del mesonoto (misurata sulla linea mediana) è i */, circa della sua mas- sima larghezza. Lo scutello è piuttosto allungato, la sua lunghezza è appena leggermente inferiore (*/, circa) a quella del mesonoto. Il primo articolo dei tarsi anteriori è provvisto di quattro lunghe e robuste spine di cui |’ apicale raggiunge l’ apice del secondo articolo dei tarsi. Fig. II — Anoplius Kriigeri n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Ala anteriore. Nella tabella degli Anoplius paleartici stabiliti da Haupt (*) VA. Krugeri, la cui novità mi è stata confermata da Haupt stesso, dovrebbe essere avvicinato all’ A. Mocsaryi Rad. e al nigerrimus Scop., almeno da quanto mi risulta dall’ esame della detta tabella. Episyron rufipes L. var. Episyron rufipes Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beiheft, 1926-27, pag. 247; fig. 126. BRE a paso La colorazione di questa) specie e particolarmente le macchie bianco- avorio sui tergiti sono, come è noto, assai variabili, ciò che ha portato alla creazione di molte specie che in realtà altro non sono che semplici variazioni cromatiche dell’ E. rufipes L. (1) Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 187. 168 D. GUIGLIA Gli esemplari di El Hag presentano i femori, le tibie e i tarsi di tutte le paia di zampe ferruginei con la faccia superiore delle tibie del III paio estesamente macchiata di bianco-avorio e con gli articoli tar- sali, particolarmente del I e II paio, infoscati. Le antenne sono pure fer- ruginee con il lato superiore più o meno annerito. L’ addome presenta due macchie laterali alla base del II tergite e una fascia, restringen- tesi verso il centro, o continua o medialmente interrotta, alla base del III tergite. Anche Haupt è concorde con me nel considerare la specie di El Hag come una forma dell’ E. rufipes L. Distrib. geogr.: Specie diffusa in quasi tutta 1’ Europa, dal Berland () è citata pure dell’ Africa del Nord e dell’ Asia minore. Episyron anticus Klug Pompilus anticus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 38, fig. 10, 2. - Paracyphononyx anticus Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LV, 1932, pag. 484. - Episyron anticus Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 163. El Hag 1 9. In questa femmina il I paio di zampe è completamente ferrugineo, il Il paio ha i femori, le tibie e i tarsi ferruginei, i femori presentano, particolarmente sulla metà basale, traccie nere più o meno pronunziate; sfumature ferruginee si osservano pure sulle tibie e i tarsi del IIl paio di zampe. Nell’ esemplare di Gialo già da me in precedenza citato (I. c.) le zampe sono un poco più scure, i femori del II paio hanno il nero note- volmente più esteso. Distrib. geogr.: Arabia deserta (loc. tip.). Cirenaica (Gialo). Gli esemplari delle località seguenti: Rive del Bahr el Salaam (Sudan orientale); Ain; Amba (Eritrea) citati dal Magretti come Para- cyphononyx anticus Klug (?) non si riferiscono nè a questa specie nè a questo genere, come ho potuto constatare in seguito all’ esame di questi esemplari (ex Coll. Magretti, Coll. Museo di Genova). (1) Faune de France, Hymén. Vespif. I, 1925, pag. 254. (2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXI, 1884, pag. 564. Sr IMENOTTERI ACULEATI 169 Anospilus orbitalis Costa Ps. (Anoplius) orbitalis Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926, 27, pp. 160, 166, 236; fig. 86 a. - Anospilus orbitalis Haupt, Lab. Entom. Bologna, IX, 1937, pp. 89, 91; figg. XXVI, XXIX. Giado 1 9. In questo esemplare il rosso dei tergiti è limitato al I-II tergite e alla base del III. La colorazione bianca giallastra al margine interno ed esterno delle orbite è ridotta a due strettissime striscie di cui quella del margine esterno si estende solamente alla parte superiore delle orbite stesse. Il pronoto è nero con appena lievissime traccie giallastre ai lati del margine posteriore. Distrib. geogr.: Calabria (loc. tip.). Europa meridionale. Dal Ber- land (*) è citata de'l’ Africa del Nord. Schistonyx umbrosus Klug Pompilus umbrosus Klug, Symb. phys. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 39, fig. 4, ®. - Schistonyx umbrosus Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pp. 180, 181; figg. 6, 22, 23, @ 9. - Arnold, Ann. Transv. Mus., XIX Part 1. 1937, pag. 10; figg. 5, 5 a-e. Mizda 1 9, U. Mimun 1 9. Distrib. geogr.: Siria (loc. tip.). Dall’ Egitto, fino all’ Africa meri- dionale (Haupt, 1. c.). Tachyagetes differens Haupt Tachyagetes differens Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pp. 695, 702, 2. Ei Hag 1 3 192. Questi esemplari furono pure esaminati e studiati dall’ Haupt che cortesemente confermò la mia determinazione. Nella 9 del T. differens Haupt il 4° articolo del funicolo delle antenne è presso a poco eguale allo scapo più il pedicello, forse per un errore di omissione dalla diagnosi di Haupt appare essere: « 4. Glied = Pedicellus ». Metto qui in rilievo i principali caratteri del maschio che, da quanto mi risulta, ancora non è stato descritto. (1) Faune de France, Hymén. Vespif. I, 1925, pag. 271. 1 beret se 170 D. GUIGLIA Lungh. 7 mm. - La colorazione è simile a quella della 2, sola- mente sono gialle le seguenti parti: le mandibole (eccettuato l’ apice che è rosso ferrugineo), una striscia al margine anteriore del clipeo, il collo, una fascia al margine posteriore del pronoto e le tegule. Le zampe, particolarmente le anteriori, si presentano macchiate di ferrugineo. x L’ addome come nella ®, la base del III tergite è macchiata di nero. Fig. II — Tachyagetes differens Haupt, 4. Ultimo sternite. Le ali come nella 9. La distanza fra gli ocelli posteriori è maggiore della distanza fra essi e l'occhio (POL : OOL= 4: 3). Il II articolo del funicolo è lungo presso a poco come lo scapo più il pedicello. L’ ultimo sternite è conformato come nella figura. Distrib. geogr.: Cirenaica [Bengasi (loc. tip.)]. Tachyagetes Haupti n. sp. (!) ®. Corpore nigro, brevissime argenteo-tomentoso. Alis leviter infu- scatis, anterioribus fascia apicali obscura ad apicem versus evanescente, cellula cubitali secunda ad radium parum constricta; posterioribus cel- lula anali ante originem venae cubitalis terminata. Capite quam thorace latiore. Clypeo paulum convexo margine ante- riore nitido subrecto. ‘Orbitis parallelis in vertice longitudine flagelli articulorum I + II inter se fere distantibus. Ocellis posterioribus ab oculis fere aequidi- stantibus quam inter se (POL: OOL= 1 : 1). Flagelli articulo tertio (1) Dedico questa specie al Sig. H. Haupt (Halle) chel molto gentilmente ha voluto prestarmi il suo prezioso aiuto nello studio dei Pompilidi libici. OO I VERE ODIA TI ee. IMENOTTERI ACULEATI 171 longitudine scapo + pedicello subaequali et quam secundo fere +/, breviore. Postnoto nitido longitudine postscutello aequali. Tarsis gnticis articulo primo tribus spinis armato. & ignotus. U. ez Zemam (Lybia occ.), 3-IV-1932, leg. Kriiger, Holotypus in Museo Januense. 2. Colorazione completamente nera con solo leggere traccie di ferrugineo sulla porzione mediana delle mandibole. Su tutto il corpo si osserva una finissima ed assai breve pubescenza fondamentale bianca argentea. Le ali sono leggermente infoscate, le anteriori presentano sulla porzione apicale una larga fascia bruna che va leggermente sfumando Fig. IV — Tachyagetes Haupti n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Ala anteriore. verso l’apice dell’ala stessa; lo stigma, la costa e la subcosta sono note- volmente scuri. La 2* cellula cubitale è larga sulla radiale e conformata come nella figura. Nelle ali posteriori la cellula anale termina prima dell’ origine della nervatura cubitale. Il capo è grande, visibilmente più largo del pronoto. Il clipeo è leggermente convesso con il margine anteriore lucido, subdiritto. Le orbite sono parallele, la distanza degli occhi sul vertice è presso a poco eguale al I + II articolo del funicolo. La distanza fra gli ocelli poste- riori è eguale all’incirca alla distanza fra essi e l’occhio (POL : OOL IZ Le antenne sono snelle ad articoli allungati; il III articolo del funi- colo è subeguale allo scapo più il pedicello) ed è di +/,; circa minore del II. 172 D. GUIGLIA Il pronoto presenta il margine posteriore leggermente angoloso nel mezzo. Il postnoto è lucido e lungo come lo scutello. Il I articolo dei tarsi anteriori presenta tre spine di cui I’ apicale raggiunge la metà del II articolo. Lo scarsissimo materiale di Tachyagetes che ho attualmente a mia disposizione non mi permette di fare esatti confronti fra il T. Haupti e le specie affini e neppure di fissare con certezza la sua giusta posi- zione nella tabella di Haupt (1). Telostegus melanurus Klug Pompilus melanurus Klug, Symb. phys. Dec. 4. 1834, Insect.; Tav. 39, fig. 7, @. - Aporus sericans Magretti, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Ge- nova, XXI, 1884, pag. 571 n. 90, 2. - Telostegus melanurus Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pp. 706 e 708; figg. 24, 25, 9 4. U. Mimun 1 9. In questa femmina il rosso del III tergite si presenta un poco infoscato. Haupt (1. c.) considera la femmina del Cairo citata da Gribodo come Aporus melanurus Klug (?) eguale al Telostegus melanurus Klug. Dall’ esame dell’ esemplare (Coll. Museo di Genova) ho potuto consta- tare come si tratti invece di una specie del Gen. Tachyagetes Haupt (°) molto vicina al Tachyagetes filicornis Tournier. Lo stesso Autore (1. c., pag. 703) considera inoltre le femmine dei dintorni di Kassala citate dal Magretti come Aporus sericans Klug (5) eguali al Tachyagetes sericans Klug. L’ esame di questi stessi esem- plari (ex Coll. Magretti, Coll. Museo di Genova) non lascia alcun dubbio che debbano invece venir riferiti al Gen. Telostegus ed anzi quasi con certezza al Telostegus melanurus Klug. i Che si tratti di questo genere appare del resto chiaro anche da quanto asserisce il Magretti: « Potrei aggiungere alla diagnosi di Klug i seguenti caratteri specifici molto salienti: Tarsis et tibiis omnibus longe et valide hirto-pectinatis; metathorace nigro-nitido laeviusculo > (Magretti, l. c.). Distrib, geogr.: Arabia deserta (loc. tip.). Sinai; Tripoli; Gialo; Kassala. (1) Mitt. Zocl. Mus. Berlin, 16, 1930, pag. 693. (2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XX, 1884, pag. 384 n. 8. (3) Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pag. 690. (4) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXI, 1884, pag. 571. IMENOTTERI ACULEATI 173 Pedinaspis plagiatus Haupt Pedinaspis plagiatus Haupt, Boll. Lab. Entom. Bologna, IX, 1937, pag. 80; figg. VII, VIII, 9 4. Bengasi dint. 1 ®, leg. V. Zanon (det. Haupt). Distrib. geogr.: Dalla Tripolitania fino al Marocco (Haupt, 1. c.). Paraferreola cyrenaica n. sp. ®. Corpore nigro; capite, pronoto, mesonoto, scutello et postscu- tello in media parte rufis. Antennarum flagello latere inferiore rufo- Fig. V — Paraferreola cyrenaica n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Torace. - 3. Ala anteriore. ferrugineo articulis ultimis infumatis, latere superiore obscurato arti- culis ultimis nigris. Alis fuscis, anterioribus fascia apicali magis infu- mata ad marginem posteriorem versus evanescente; cellula cubitali se- cunda lata, cellula cubitali tertia ad radium moderate constricta; poste- rioribus cellula anali in ipsa origine venae cubitalis terminata. Clypeo valde latiore quam longiore, margine antico leviter sinuato. Orbitis prope clypeum convergentibus, in vertice longitudine flagelli arti- culorum I+ II + +/, III inter se fere distantibus. Ocellis posterioribus ab oculis vix magis distantibus quam inter se. Flagelli articulo secundo 174 D. GUIGLIA quam tertio fere */, longiore. Segmento mediano in medio profunde sul- cato, parte declivi non rugosa. Long. 13 mm. & ignotus. Giado (Libya occ.), VII - 1938, leg. G. Kriiger, Holotypus in Museo Januense. 2. Colorazione nera, sono rosse le seguenti parti: il capo (il clipeo, la zona intorno alla inserzione delle antenne e intorno agli ocelli sono macchiate di nero), il pronoto, il mesonoto, lo scutello e la parte me- diana del postscutello. Le antenne presentano la parte inferiore del funicolo rosso-ferruginea con gli ultimi articoli infoscati, la parte supe- riore oscurata con gli ultimi articoli neri. Le ali sono brune, le anteriori presentano al margine apicale una fascia più infoscata che va gradata- mente sfumando verso la parte posteriore dell’ala. La 2° cellula cubitale è larga, subquadrangolare, la 3? è moderatamente ristretta sulla radiale. Nelle ali posteriori la cellula anale termina all’ origine della nervatura cubitale. Il clipeo, circa 2 volte e */, più largo che lungo, presenta il mar- gine anteriore leggermente arcuato. Le orbite convergono sul clipeo; la distanza degli occhi sul vertice è presso a poco eguale al I+ II + 1/, del III articolo del funicolo delle antenne. La distanza fra gli ocelli posteriori è appena leggermente inferiore alla distanza fra essi e l’occhio. Il II articolo del funicolo delle antenne è di */, circa più lungo del III. Il dorso del pronoto (misurato lungo la linea mediana) è presso a poco 2 volte e */, più largo che lungo. Il segmento mediano (misurato lungo la linea mediana) è appena leggermente più lungo dello scutello, presenta nel mezzo un profondo solco longitudinale e il margine distale con una protuberanza mediana. La faccia posteriore, medialmente sol- cata, è priva di rugosità; il dente laterale è bene pronunziato ed arro- tondato all’ apice. Della novità di questa specie ebbi conferma da Haupt. Platyderes algirus Lepeletier Ferreola Algira Lepeletier, Hist. nat. Ins. Hymén., III, 1845, pag. 468, 8 23 Tav. 33, fig. 1. - Platyderes algirus Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beihefte 1926-27, pag. 285. si e: RN | IMENOTTERI ACULEATI NUNRIZO Bu Hadi 19, Beni Ulid 1 4. La colorazione rossa ferruginea è in questi esemplari sensibilmente scura, le zampe sono in ambedue i sessi] completamente nere e così pure le antenne della femmina. Il capo del’ maschio è nero con il margine, sia esterno che interno, delle orbite orlato di giallo; il capo della femmina è pure in massima parte nero. La costituzione di questi individui è com- : plessivamente gracile, la statura raggiunge appena i 9*/, mm. circa. Distrib. geogr.: Algeria [Bone (loc. tip.)]. Europa meridionale ed È occidentale; Nord Africa (Haupt, 1. c.). È 176 Dr. E. BERIO CONTRIBUTI ALLO STUDIO DEI LEPIDOTTERI ETEROCERI DELL’ ERITREA VII EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, LYMANTRIIDAE, LASIOCAMPIDAE, NOCTUIDAE RACCOLTE DAL SIG. G. VACCARO NEL 1938 EUCHROMIIDAE Amata cerbera L. 1 & Dorfù 12-X-38. Thyretes negus negus Obth., 5 ¢ & Elaberet 17.IX; 5 4 4 Dorfù 20-27.X. È T. negus phasma Butl., 4 & & Elaberet 1-17.IX; 19 4 4 Dorfù 20-22.X. T. negus mysa Strd., 1 & Elaberet 17.IX; 3 ¢ 4, 8 9 9 Dorfù 6-27.X, 20.XII. Apisa canescens subcanescens Rots., 1 & Elaberet 12.XI; 5 4 &, 1 ® Dorfù 28.VIII, 29.IX, 20-27.X. Metarctia pallida Hmps.? Una grossa serie di ¢ 4 lascia molto dubbio sulla determinazione, date le imprecise diagnosi contenute nella letteratura e la mancanza di materiale sicuro di confronto. 4 e @ hanno capo giallo croceo scuro, palpi e parte anteriore del petto bruno neri, tegole bruno crocee, torace e ali anteriori bruno cinerei; addome giallastro croceo. Ali posteriori giallo pallide, ciglia concolori nelle 4 ali. Prime tibie brune superiormente; il resto delle zampe, petto, addome giallo misto a fulvo. Dò la figura dell’ apparato genitale del 4 (fig. 5). 60 3 4 Dorfù 27.IX, 20.X, 2.XI, 20.XII. M. pallida (?) f.nigritarsis nov. Tra questi si trovano dei 3 3 e una 9 forniti di zampe, petto e addome completamente bruno neri, e ali posteriori tendenti al rosa bruno (specialmente la 2) che designo con lin nuovo nome. & 2 Holo-Allotypus Dorfù 20-22.X; Paratypi 3 ¢ ¢ 20-27.X. Esp. 8 24, 9 32 mm. EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 177 Tale forma si avvicina alla M. lateritia aegrota Berio, che si distingue per la statura notevolmente superiore e per una larga macchia nero bruna sulle ali anteriori inferiormente, e che forse va riferita a questa entità: M. pallida (?) aegrota Berio, 2 9 9 Dorfù 1{.XI, 2.XI. ARCTIIDAE Lepista arabica Rebl., 4 3 4 Elaberet 17.IX; 2 ¢ & Dorfù 12.X, 20.XII. Macrosia fumeola Wikr., 1\& Elaberet 12.XI; 2 4 4 Dorfù 10-27.X. Chionaema fugax Berio, 1 2 23.VIII. Estigmene purus Butl., 6 2 2 Elaberet 17.IX; 1 9 Dorfù 22.X. Spilosoma schraderi Rots., 4 & 3,3 9 ® Elaberet 17.IX; 1 3,1 9 Dorfù 20-22.X. Pericallia geometrica Obthr., 16 3 4, 6 2 ® Dorfù 10.X, 1.XI; 1 ¢ Tessenei 1934; 1 9 Asmara 26.VI. Specie abbastanza variabile. Nel tipo (4) in possessso del Museo di Genova le linee bianche delle ali anteriori sono segnate longitudinal- mente nel centro da una banda rosa, e l’ orlo anale delle ali posteriori è interamente bianco. Tra gli esemplari del Dorfù vi è qualche ¢ senza banda rosa sulle ali anteriori che sono disegnate unicamente in nero e bianco; predominano poi nei & individui in cui 1’ orlo anale è larga- mente tinto di rosa dalla vena ic fino a tutta la frangiatura. Tra la forma tipica e la forma Tostlani Gaede (Seitz) fortemente melanica si inse- risce la P. geometrica ab. intermedia n. ab. ove sulle ali anteriori è ben definita, per quanto più sottile, la striscia longitudinale bianca sulla piega submediana, e le altre linee sono ridottissime, sottili, senza giun- gere ad essere punteggiate come nella aberrazione anzidetta. Di questa, 1 & Holotypus Dorfù 2-XI. Utetheisa amhara Jord., 1 &, 1 2 Dorfù 10-27.X. Rhodogastria vitrea Plots, 1 9 Dorfù 27.IX. Aganais speciosa Dry, 1 2 Elaberet 12.XI. — — subretracta Wlk., 4 & 3,6 9 2 Dorfù 20.X, 12.XI. — — undulifera Wik. 1 & Elaberet 20-X; 1 4 Dorfù 1-XI ad ali posteriori arancione con una larga macchia all’ apice. 178 E. BERIO Digama meridionalis Deliae Berio. Sottospecie propria all’ Eritrea, descritta di Adi-Abuna (Adua): 3 ¢ ¢, 9 9 9 Elaberet 12.XI; 1 ¢, 4 2 9 Dorfù 28.VIII, 29.IX, 20-27.X. Digama aganais Feld. Gli esemplari presentano una serie di aspetti che partendo dalla tipica aganais Feld. dotata di ali anteriori unicolori grigie, per graduali passaggi giungono ad una forma in cui il bianco invadendo sempre più zone definite viene a coprire quasi interamente 1’ ala. (Fig. 1 a-i). La constatazione ha importanza forse per stabilire le relazioni che intercorrono con altre entità appartenenti al genere, e che sono state considerate fino ad oggi come specie separate. Ho dato una figurazione schematica del disegno delle ali, dotando di un nome le varianti che ne sono prive. Ritengo che la D. africana Swoe possa appartenere a questa specie. D. aganais f. aganais Feld, 3 & & Dorfù 20-27.X. — — f. monosticta n. 1 s Elaberet 12.XI con un solo punto rettan- golare bianco alla costa a 2/3. — — f. disticta n. 1 2 Dorfù 2.XI con due segni alla costa, di cui quello esterno, triangolare. — — f. albicosta Pag. 1 9 Dorfù 2.XI. — — f. albicostata n. 2 2 Dorfù 20.X con una sola macchia dalla base estesa a comprendere tutta l’ orbicolare, e uno spazio bianco romboidale a 2/3. — — f. lineata n. 1 4 con un annulo chiaro attorno alla reniforme. e una linea sinuosa postmediana. — — f. albescens n. 1 © Elaberet 12.XI in cui il color bruno residua nella zona distale e in quella mediana dietro la Cell. — — f. albicans n. 2 9 2 Elaberet 12.XI, e Dorfù 20.X, ove questo si riduce a una piccola macchia al luogo della reniforme e a un’ altra triangolare dietro la Cell. oltre allo spazio distale, che unicamente rimane nella — — f. feralba n. 1 © Dorfù 27.X. Secusio somalensis Hmps., 1 ¢ Elaberet 20.X; 9 & 4, 2 2 © Dorfù 29.VIII, 29.IX, 6-27.X, 20.XII. EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 179 AGARISTIDAE Aegocera rectilinea Hmps. 2 8, 5 @ Elaberet 17-XI; 1 ® Dorfù 22-X. — brevivitta Hmps. 1 9 Elaberet 12-XI. . — a - f. aganais Feld. — b - f. monosticta Berio — c - f. disticta Berio — d - f. albicosta Pag. — e - f. albicostata Berio — f - f. lineata Berio — g - f. albescens Berio — h - f. albicuns Berio — i - f. feralba Berio. Fig. 2. — Athetis (Paradrina) parte basale della valva destra: a - A. (P.) selini Bdv.; b - A. (P.) edentata Berio. Fig. 3. — Engusanacantha Berio n. gen. — a - palpo. e II paio. Fig. 1. — Digama agandis Feld. — b - e - tibie del Il 180 E. BERIO LyMANTRIIDAE Euproctis gruppo di nessa Swoe, 1 & Dorfù 20.XII. Per la grave incertezza sul gruppo delle Euproctis africane simili alla specie E. nessa Swoe non é possibile — anche secondo Collenette — la determinazione esatta dell’ esemplare. Naroma signifera Wik., 1 9 Dorfù 27.X. Laelia hemippa Swoe (?) 1 © Dorfù 23.VIII det. C. L. Coilenette; 1 9 Elaberet 17.IX. Aclonophebia misrachii Berio, 1 3, 1 2 Dorfù 29.IX, 12.X. Dasychira extorta Dist., 1 9 Ghinda 12.V.35; 1 ¢ Dorfù 4.X.36. D. plesia Collenette, 5 ¢ &, 16 9 2 Dorfù 23.VIII; 12.X-1.XI. Descritta di Abissinia sopra sole 2. Determinazione di C. L. Col- lenette. Il ¢, finora sconosciuto, differisce dalla 2 nel contorno della reniforme che è sottile come le altre linee, e nel colore delle ali poste- riori molto più chiaro. ab. innocens n. 2 2 Dorfù 23.VIII, 27.X, portano le ali intera- mente coperte di nero calla linea basale alla postmediana. LASIOCAMPIDAE Beralade monostrigata Berio,5 es. Elaberet 1-17.IX. — bistrigata semifumosa Berio, 2 es. Elaberet 17.IX. Pachypasa anagnostarai Berio, 4 Paratypi 1.V.37 Asmara. — rectilineata Auriv., 1 2 Dorfù 20.X. Bombycopsis indecora Wik. 1 ¢ Dorfù 23-8; 1 2 Asmara 1937. Euchraera minor Grede, 1 es. Dorfù 29.IX. NOCTUIDAE a) Agrotinae Euxoa cymograpta Hmp. (?), 3 & 4, 4 2 9 Elaberet 17-20.IX; 3 9 9 Dorfù 17.IX, 20.X. Essendo incerta la determinazione segue la diagnosi: Antenne del é finemente bipettinate con corti denti a 2/3. Palpi, antenne, torace, ali anteriori bruni sparsi di giallo-bruno ocreo scuro. Patagi con linea nera presso l’apice; addome bruno. Sulle ali anteriori: subbasale doppia dalla costa alla mediana; antemediana doppia, lunulata; cla- viforme moderata; orbicolare rotonda piena di grigio e orlata interna- el ri Ea EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 181 mente di giallo rossastro bruno; reniforme orlata di nero e di un annulo chiaro, piena di grigio. Ombra mediana sensibile, irregolare, dalla costa al margine; postmediana lunulata, doppia, discontinua, rivolta in fuori alla Cell., poi in dentro fino al margine interno; ante- marginale chiara irregolare preceduta da un campo più chiaro e seguita da uno più scuro; ciglia concolori; tre segni chiari alla costa tra la postmediana e l’antemarginale. Ali posteriori biancastre largamente orlate di bruno; vene brune, ciglia bianche tagliate da una linea bruna. Inferiormente, petto grigio, zampe brune; ali anteriori grigie con tracce di postmediana all’ apice e un punto bruno alla Cell. Posteriori più chiare, sparse di bruno alla costa; punto alla Cell. e tracce di postme- Giana alla costa. La © porta la Cell. prima della orbicolare, e tra questa e la reniforme riempita di bruno nero; la antemediana è limitata distal- mente da una linea bruna più larga che nel 4. Ali posteriori brune, più chiare nella Cell. Esp. 32-37 mm. E. spinifera Hbn., 4 4/3, 11 2 9 Dorfù 12-29.X. E. fumicolor Hmps., 2 3:3,3 9 9 Elaberet 17.IX. Agrotis amatura Feld., 2 @ 9 Dorfù 27.X, 20.XII. — segetis Hbn., 12' 3, 13 9 9 Elaberet 12.XI; 24 3,49 2 Dorfù 20-27.X, 1.XI, 20.XII. — putativa n. sp. Antenne del ‘& lungamente bipettinate fino a 2/3. i & . Palpi bruni, col III articolo cremeo; fronte cremea; vertice for- nito di ciuffi cremei prominenti fra le antenne; antenne brune. Patagi gialli cremei alla base, bruni all’ orlo, segnati alla metà da una linea nera arcuata; tegole e torace bianchi largamente sparsi di nero; un ciuffo gri- gio scuro nel mezzo del protorace, tra le tegole; addome bianco, più bruno all’ estremità. Ali anteriori grigie largamente sparse di bruno; subbasale doppia alla costa; antemediana doppia ondulata dalla costa al margine interno, formante una lunula allungata nello spazio I; postme- diana doppia lunulata, rivolta in fuori dalla costa alla vena 5; di qui in dentro al margine; antemarginale rivolta in dentro dall’ apice alla vena 5, di qui in fuori alla 4 e poi in dentro fino al torno formando un’ ansa irregolare alla vena 1: la antemarginale è preceduta da una serie di cunei bruni rossicci tra le vene, e seguita da un campo bruno rossiccio fino al margine; ciglia chiare variegate di grigio; claviforme lunga e 182 E. BERIO sottile piena di colore del fondo; orbicolare allungata ovale col centro i bruno; reniforme normale con centro bruno; la costa dell’ ala è larga- mente tinta di bruno rossiccio scuro. Ali posteriori bianchissime (4) leggermente affumicate all’ apice e sulle vene (9). Inferiormente petto grigio, ventre bianco con doppia fila di punti neri ai lati; zampe bruno- rossicce con annuli cremei. Holotypus ¢ Elaberet 12.XI.38; Allotypus, @ Elaberet 12.XI.38; Paratypus, 9 Elaberet 12.XI.38. Esp. 35-37 mm. Micragrotis delicatula Berio, 1 |& 1.IX Elaberet. Chloridea obsoleta F., 1 sì Dorfù 20.XII; 1 ® Elaberet 17.XI. — peltigera Schff. 1 ¢ Dorfù 12.X. Timora flavistrigata Hmps., 16 es.'& @ Elaberet 17.IX; 1 4 Dorfù 22.XI. Timora rhodomelaleuca n. sp. Ciuffi del capo bruni, più scuri tra le antenne; torace bruno misto di roseo; antenne rosa. Addome giallastro. Ali anteriori rosa vinoso mi- sto di giallastro; una iarga linea longitudinale bruna dalla base al termen, limitata tra l’ orlo inferiore della Cell., la vena 2, la vena 6, e l’orlo superiore della Cell.; sfumata distalmente tra la vena 2 e la 5. Entro la linea bruna, una linea bianchissima longitudinale fusiforme da 1/4 dell’ ala alla base, fino al termen. Ciglia bianche segnate a metà da una linea, rosa al torno. Ali posteriori brune, ciglia biancastre. Petto bruno, zampe brune e rosa, ventre bruno. Ali anteriori brune con la linea me- diana chiara. Ali posteriori biancastre coll’ apice abbrunito; ciglia delle 4 ali come sopra. Holotypus ¢ Elaberet 17.IX.38; Allotypus e Paratypus @ Elaberet 1.IX.38. Timora vinula n. sp. Palpi e fronte rosa vinacei; antenne rosa superiormente, cremee ai lati, brune sotto. Patagio, tegole e torace giallastri, le prime tinte di vinaceo all’ estremo. Adaome bruno giallastro. Ali anteriori gialle limone chiare. Una larga macchia vinosa le copre, delimitata prossimalmente da una linea che, dalla radice alla costa, segue la Cell. inferiormente fino a 1/3 e di qui scende al margine formando un angolo acuto volto verso EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 183 la base; distalmente da una linea che dall’ apice va al torno formando un’ ansa rientrante alla vena 1. Su tale macchia compare il colore fon- damentale alla costa e nella parte distale della Cell. inoltre in 5 puntini situati 3 sotto la Cell. e 2 davanti al margine; ciglia rosse vinose. Ali posteriori giallastre chiare. Inferiormente zampe giallastre colle tibie più o meno rosa vinose. Ali, petto, ventre, giallastri. Sulle ali anteriori in luogo della macchia vinosa del lembo superiore, esiste una larga mac- chia bruna, rossa all’ apice. Ciglia delle ali anteriori e apice delle ali posteriori rosa vinoso. Vicina a leucosticta Hmps. Holotypus 4 Elaberet 17.IX; 1 4 Paratypus Elaberet 1.IX.38. Engusanacantha n. gen. (fig. 3, 4). Genot. E. bilineata n. sp. Proboscide ben sviluppata. Palpi rivolti in avanti, piuttosto corti, il 3° minuto. Antenne semplici nei due sessi; occhi larghi rotondi, torace coperto di squame e peli misti, con una cresta sparsa sul metatorace; fronte prominente in un cratere subquadrangolare ruvido e depresso nel centro e con una piastra inferiore sporgente ottusamente appuntita, zampe abbondantemente frangiate; le tibie mediane e le posteriori con una sola spina preapicale. Addome coperto di scaglie con ciuffo alla base del tergo. Ali anteriori e posteriori subtriangolari; venatura normale. Engusanacantha bilineata n. sp. Fronte, tegole, addome, petto grigio-rosei-verdastri; torace e ali anteriori rosacee. Una linea basale alla costa grigio-verde, una anteme- diana diritta dello stesso colore, preceduta da una linea biancastra; me- diana grigio verde sottile, dalla reniforme al margine, concava distal- mente; una postmediana biancastra un poco rivolta in fuori dalla costa alla vena 3; di qui un poco in dentro al margine. Oltre questa uno spazio verdastro limitato dalla antemarginale che a zig-zag dalla costa si dirige in fuori alla vena 7, poi in dentro alla 5; poi con un arco in fuori per cadere sulla vena 1 presso il torno, dalla quale volgendosi in fuori lo raggiunge. Orbicolare rotonda e reniforme subovale grande, piena di verdastro; claviforme rotondeggiante. Tutta |’ ala più o meno cosparsa di grigio verdastro. Ali posteriori bianco verdastre alla base, largamente nero verdastre al margine; vene verdastre. Inferiormente ali giallastre 184 E. BERIO con una linea postmediana ondulata seguita da un’ ombra grigio verde. Frangie sopra e sotto variegate di rosa e verde. Holotypus 3, Allotypus 9, 2 ¢ & Paratypi Elaberet 17.IX; 1 ¢ Paratypus Dorfù 29.IX; 1 4 Paratypus Dorfù 27.X. HADENINAE Odontestra avitta Fwc., 1 2 Elaberet 17.IX; 5 4'4 Dorfù 29.VIII, 12-20.X. — variegata Berio, 1 9 Allotypus Dorfù 29.IX. Fig. 4. — Engusanacantha Berio — protuberanza frontale. Fig. 5. — Metarctia pallida Hmps. (?) — armatura genitale del maschio. E’ simile in tutto al ¢, da cui differisce unicamente nel colore delle ali posteriori che sono bruno scure dal margine largamente verso I’ in- terno; frangie bianchissime. Odontestra Richinii Berio, 1 ¢ Paratypus Dorfù 23.VIII.38. Xylomania bicristata Berio, 1 6, 1 9 Elaberet 17.IX; 84 3, 629 Dorfù 17.X-12.XI. EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 185 — mediolacteata n. sp. 9 del gruppo di natalensis Btl. e bicristata Berio; gruppo che con tutta probabilità non è congenerico con tutte le altre Xylomania che hanno ali molto più strette e termen sfuggente. Palpi bruno rossicci, neri lateralmente. Capo, torace e ciuffo addo- minale bruno rossicci, patagi segnati da una linea nera trasversale. Ali anteriori bruno rossicce collo spazio mediano dal margine interno agli stimmi, gli stimmi stessi e due spazi che congiungono questi alla costa, largamente tinti di bianco. Antemediana semplice ondulata. Claviforme rotonda contornata di nero, orbicolare rotonda pure contornata di nero; reniforme lo stesso; questa e 1’ orbicolare non sono confluenti ma ben lontane e separate; postmediana semplice, arcuata in fuori alla Cell. e in dentro alla piega 1-2; prodotta in punti bianchi sulle vene. Ante- marginale come in natalensis Btl., preceduta tra il torno e la vena 3, tra la vena 4 e 6, da due spazi bruni triangolari. Spazio limbale grigio pur- pureo scuro; frangie variegate di marron e grigio e precedute da una riga di punti neri. Ali posteriori brune più chiare alla base; ciglia gial- lastre. Petto, zampe, ventre, giallastri. Ali giallastre, sparse di nero sulle anteriori e su di una fascia costale e limbale delle posteriori. Su queste un punto grigio in Cell. Holotypus Dorfù 27.X.38. - Esp. 31 mm. — natalensis Butl., 1 ¢ Dorfù 22.X. Cirphis loreyi Dup., 8 9 9 Elaberet 12.XI; 7 9 @ Dorfù 10-27.X, 2.XI. Hadena Nellyae Berio, 1 4 Dorfù 20.X. AMPHIPYRINAE Parasticthis Minnecii Berio, 9 4 @ Elaberet 12.XI; 3 4 4 Dorfù 29.IX, 27.X. Trachea consummata Wlk., 6 es. Elaberet 12.XI; 5 es. Dorfù 29.IX, 2.XI. —. breviuscula Wik., 2 6 4 Elaberet 12.XI; 1 9 Dorfù 27.X. Euplexia saldanha Feld., 2 3|g, 1 ® Dorfù 29.XII, 22.X. Perigea capensis Gn., 56 es. Dorfù 23.VIII-20.XII. Eriopus yerburyi Btl., 18 es. Dorfù 23-29.VIII, 29.IX, 10.X-1.XI. Cetola vicina Joan., 14 3 3,3 ® ® Elaberet 17.IX; 3 4 4,2 2 @ Dorfù 23.VIII, 1.IX, 22.X. Prodenia litura Gn., 14 3 4, 229 9 Dorfù 29.IX-12.XI. Spodoptera abyssinia Gn., 3 4 6, 1 ® Dorfù 29.IX, 10-20.X, R.XI. i et Be Ai A en : 7 de a 186 E. BERIO — mauritia Bd. 22 $6929 Dorfù 29.IX-1.XI. — cilium Gn., 1 è Elaberet 12.XI; 5 ¢ 4,5 2 2 Dorfù 20-27.X, 12.XI. Laphygma exempta Wlk., 3 ¢ 3,1 9 Dorfù 12-20.X, 12.XI. L. exigua Hbn., 35 es. Dorfù 23.VIII, 17.IX, 10.X, 1.XI. ° Athetis (Paradrina) edentata n. sp. Vicina a selini Bdv. di cui possiede l’ aspetto esterno. Differisce nell’ apparato copulatore del 4 ove le valve nella metà inferiore man- cano della cresta di dentellature lungo Jl’ orlo posteriore interno della lamina (vedere figura 2). Holotypus ¢ Elaberet 12.XI. Ariathisa atriluna Hmps., 2 es. Dorfù 12-20.X. Proxenus satellitia Hmp., 8 es. Dorfù 20.IX, 10-22.X, 2.XI. Etiopica phaeocausta Hmps., Elaberet 17.IX. Craniophora hemileuca n. sp. @. Capo e torace biancastri sparsi di bruno scuro, palpi con fascia nera al 2° articolo, fronte con una sbarra nerastra sul davanti; patagi con linea nerastra presso la base e spazio nerastro all’ apice, tibie e tarsi anellati di nero, addome grigio chiaro con ciuffi dorsali neri. Ali anteriori biancastre irrorate fortemente di nero, una linea longitudinale alla base lungo la mediana fin sotto l’ orbicolare, linea subbasale rappre- sentata da due linee alla costa; antemediana imprecisa lunulata, orbi- colare e reniforme contornate di nero, quest’ ultima aperta distalmente; postmediana doppia riempita di bianco, lunulata curvata in fuori dalla costa alla reniforme, di qui in dentro alla vena 2, poi con andamento rettilineo al torno, incrociata da una fascia nera tra le vene 1 e 2 che giunge fin presso il torno, partendo dallo spazio mediano, ed è seguita distalmente da un punto triangolare nero nel punto ove la vena 2 rag- giunge il termen. Una macchia bruno nera all’ apice e una triangolare grigia alla vena 6. Subterminale bianca imprecisa ondulata, frangie segnate alla base da una sottile linea bianca e variegate di bianco e grigio. Ali posteriori bianchissime con traccie di una linea mediana e con un punto nero al margine sulla vena 2. Inferiormente ali anteriori grigie, più nere alla costa nel centro; ali posteriori bianche con un grosso punto grigio nero alla costa a 1/3 dalla base e una linea mediana irre- golare, molto angolata in fuori sulla vena 4. EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 187 Holotypus ® Dorfù 29.IX; Paratipi: 1 3, 4 9 2 Dorfù 23VIII, 22.X, 20.XII; 2 9 ® Elaberet 17.IX. Craniophora hemileuca ab. limbata n. ab. Come la precedente ma con l’ ala anteriore interamente coperta di bruno nero, tranne 1’ annulo dell’ orbicolare, un punto lunulato al mar- gine interno a 3/4 di esso verso il torno, e tutto lo spazio distale tra la frangia e |’ antemarginale che sono bianchi. Holotypus e paratypus 2 9, 1 & Dorfù 23-8. Androlymnia clavata Hmps., 1, 9 Elaberet 1.IX. Chasmina tibialis F., 1 & Dorfù 12.X. Busseola fusca Hmps., 3 9 2 17.IX. ERASTRIINAE Eublemma olivacea Wik., 2 & 4 Elaberet 17.IX, 20.X. Amyna punctum Gn., 1 &, 1 ® Elaberet 17.IX. — octo Gn., 2 es. Elaberet 1-17.IX; 31 es. Dorfù 23.VIII, 29.IX, 10.X, 1.XI. — — axis Gn., 5 es. Elaberet 17.IX; 7 es. Dorfù 23.VIII, 17.IX, 10-22.X. Lithacodia blandula Wlk., 6 es. Elaberet 17.IX. Mimasura pentheus (Fwc.), 2 es. Dorfù 20.X. Eustrotia trigonodes Hmps., 5 9 9 Elaberet 17.IX; 6 es. Dorfù 23.VIII, DID Hoplotarache cornifrons (Auriv.), 1 6 Dorfù 29.IX; 1 4 Elaberet 17.IX. — semialba Hmps., 1 & Elaberet 17.IX. Metapioplasta insocia WIk., 4 8 4,5 ® 2 Elaberet 1-17.IX; 1 9 Dorfù 29.IX. Acropserotarache elegantissima Berio, 1 4 Elaberet 17.IX. Tarache opalinoides Gn., 1 4 Dorfù 2.XI; 1 4, 1 ® Elaberet 17.IX. — antica Wik., 9 4 6, 2)9 9 Elaberet 17.IX; 5 3 4 Dorfù 1-29.IX. — leucotrigona Hmps., 213 &, 2 9 2 Elaberet 17.IX. — psaliphora Hmps., 18 66, 1 ® Elaberet 17.IX; 2 313 Dorfù 23.VIII, 20.X. EUTELIINAE Eutelia discistriga Wlk., 1 3 Elaberet IO.VIII; 5 4 3 Dorfù 23.VIII, 6-12.X, 20.XII. 188 E. BERIO Marathyssa cuneata Wik., 7 es. Elaberet 1-17.IX; 1 es. Asmara 26.VIII; 8 es. Dorfù 23-28.VIII, 1-17.IX. SARROTHRIPINAE Giaura squamifera Wlk., 2 es. Dorfù 27.X. Selepa sp.?, 1 es. Dorfù 27.X. ACONTIINAE Earias citrina Saalm., ‘1 es. Elaberet 20.X. — cupreoviridis Wik., 2 es. Dorfù 23.VIII, 20.XII. — insulana Bdv., 3 es. Elaberet 1-17.IX; 6 es. Dorfù 29.IX, 10-27.X. Acontia malvae Esp., 7 es. Dorfù 29.IX, 10-27.X; 2 es. Asmara 28.VIII. Setoctena patricula Hmps., 4 ¢ 6, 1 2 Dorfù 20.X, 20.XI. Maurilia arcuata Wik. 98 es. |g, e 2 Dorfù ed Elaberet — varie date — con tutte le aberrazioni di Hmps. e varie forme di passaggio. CATOCALINAE Achaea illustris Wlk., 5 es. Dorfù 1.XI; Elaberet 12.XI. — mercatoria F., 2 9 2 Dorfù 27.X. — finita Gn. 24 es. Dorfù ed Elaberet. — infinita Gn. 11 es. Dorfù ed Elaberet. — catella Gn., 2 8:8 Dorfù 10.X; 2 ¢ 3, 2 9 9 Elaberet 12.XI. Entomogramma pardus Gn., 3 & 6 Elaberet 12.XI. Anua tirhaca Cr., 5 & 4 Dorfù 20.X; Elaberet 12.XI. Anua dianaris Gn. 30 ¢ 9 Dorfù ed Elaberet varie date. — — esta Wlk., 5 2 2 Dorfù 27.X; Elaberet 12.XI. Anua dianaris ab. satanas n. Una ® Dorfù 27-X-1938 porta le ali anteriori superiormente com- pletamente nero carboniose, sulle quali è appena percettibile 1’ annulo poco più chiaro della reniforme e la linea antemarginale, sottilissima. Antenne, torace, addome, ali posteriori e il lato inferiore dell’ insetto come nella forma normale, solo il petto leggermente più infoscato. Anua rectificata n. sp. é. Possiede gli stessi colori delle A. dianaris della stessa località, sia capo, torace, addome, ali posteriori, petto, ventre che lembo inferiore EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 189 delle ali. Le ali anteriori hanno lo stesso colore fondamentale; esse però anzichè essere interrotte dalla larga linea sinuosa prelimbale bianca sfumata largamente di nero vellutato all’ interno, portano una linea antemarginale formata di lunule grigie chiare, con andamento retto da 4/5 della costa a poco prima del torno. Leggera sfumatura scura nella parte interna inferiore della stessa e campo bruno senza spolverature grigie al margine tra le vene 3 e 5. Holotypus s Dorfù 20.X. Parallelia algira L., 8 3 ® Elaberet 12.XI; Dorfù 20.X. Grammodes stolida F., 6 3 3, 6 2 2 Dorfù 10.X; Elaberet 2.IX. Ophiusa albitermia Hmps., 3 4 6, 3 ® 2 Dorfù 27.X, 1.XI; Elaberet 12.XI. Chalciope hyppasia Cr., 1 6, 1 ® Elaberet 12.XI. Mocis undata F., 34 ¢ 3,9 ® 9 Dorfù 2.XI; Elaberet 12.XI. Pericyma mendax Wik., 60 4 4 9 @ Dorfù ed Elaberet varie date. Heteropalpia cortytoides Berio, 11 4 4, 14 9 2 Elaberet 12.XI. PHYTOMETRINAE Syngrapha circumflexa L., 5 es. Dorfù 29.IX; Elaberet 1.IX, i2.IX. Phytometra ni Hb., 20 :3 4, 17 ® ® Dorfù 1.1X; Elaberet 17.IX. — chalcytes Esp., 64 3,7 9 ® Dorfù 20.X; Elaberet 17.IX. — signata Fb., 11 3:3,4 2 2 Dorfù 28.VIII, 22.X; 1 es. Elaberet 1.IX. — ltransfixa Wik., 3°44, 3 ® 9 Dorfù 23.VIII; Elaberet 1.IX. Abrostola brevipennis Wlk., 3 3 6 Dorfù 23.VIII. NOCTUINAE Polydesma otiosa Gn., 1 6, 1 ® Elaberet 17.IX. Catephia mesonephele Hmps. (?), 1 9 Dorfù 23.VIII; 1 ¢, 1 9 Ela- beret, 17.IX. Ericeia inangulata Gn., 26 & 2 Dorfù ed Elaberet 29.IX, 17.XI, colla F. albangula Saalm. Pandesma anysa Gn., 3 4\g4, 1 ® Elaberet 29.IX. Tathorhynchus exsiccata Led., 32 4 ® Dorfù ed Elaberet. Argadesa materna L., 2 3 3,4 22 Dorfù X-XI. Ophideres fullonica L., 1 4 Dorfù 20.X. Sphyngomorpha chlorea Cr., 3 es. Dorfù 27.X. 190 i : | E. BERIO Mu Anomis flava Fab., 34 3 3, 38 ® 2 Dorfù ed Elaberet varie date. — sabulifera Wik., 38 4'3 2 2 Dorfù ed Elaberet varie date. Radara frequens Holl., 2 9 2 Dorfù 27.X. Serrodes inara Cr., 7 & 6, 4 2 2 Dorfù ed Elaberet. Hypocala subsatura Gn., 4 3 & 9 9 Elaberet 17.IX. —. — Azazia rubricans Bdv., 17 3 3 2 2 Dorfù ed Elaberet X-XI. Acantholipes circumdatus Wlk., 1 ¢, 1 9 Elaberet 17.IX. Calpe emarginata F., 3 83 & Dorfù 6-27.X. Hypena masurialis Gn., 19 3'3 2 ® Dorfù ed Elaberet IX-X. 191 FABIO INVREA A PROPOSITO DI UNA SMICROMYRME DELL’ ISOLA DI BORNEO NOTA TASSONOMICA E CAMBIAMENTO DI NOME (Hymenoptera, Mutillidae) Clarence E. Mickel, al quale si devono molti geniali e diligenti studi sui Mutillidi appartenenti specialmente alle faune neartica e orientale, nel suo lavoro « The Mutillid Wasps of the Islands of the Pacific Ocean » (Hym. Mutill.) - Trans. R. Entom. Soc. London, Vol. 83, part II, 1935, pag. 282, ritenendo che il 3‘ proveniente dall’ Isola di Borneo, Bandjer- masin, esistente attualmente, a seguito: dell’ acquisto della Collezione Gribodo, nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova e indicato dallo Zavattari in « Mutille austro-malesi » - Boll. Soc. Entom. Ital., Vol. 45, 1913, p. 92, come Mutilla gracillima Smith, non possa riferirsi a tale forma dall’ entomologo inglese per avere una fascia apicale di pube- scenza bianca anche sul primo tergite, ha concluso trattarsi di specie inedita ed ha dato ad essa il nome di Smicromyrme zavattarii n. sp. (nec Invr.). Egli scrive: «I have not examined Zavattari’s specimen, but it is clear from his description that the specimen he described is not gracillima Smith. The latter has pale pubescent bands only on abdominal tergites two and three, while zavattarii has pale pubescent bands on tergites one, two and three. In this)respect it is like dardanus dardanus, but the former has the first two abdominal segments dark metallic blue. S. zavattarii is the only described species in this groups with pale pube- scent bands on the first three abdominal segments that has the abdomen in part metallic blue, the abdomen of the others being entirely black ». Nel successivo lavoro « New species and Records of Mutillidae (Hyme- nopt.) from Borneo and the Solomon Islands » - Ann. Magaz. Nat. History, XIX (10%), 1937, p. 450, il Mickel cita inoltre per la sua S. zavattarii: &' M.t Matang, Sarawak, December 20, 1913 (G. E. Bryant). Ho esaminato accuratamente nella collezione del Museo di Genova l’ esemplare di Bandjermasin che lo Zavattari (1. c.), per completare la descrizione sommaria delio Smith, da lui ritenuta calzante a tale indi- viduo, ha ridescritto abbastanza diffusamente ed ho pure attentamente confrontate tra loro le indicazioni dei due predetti autori e quelle del 192 F. INVREA Mickel (1. c.). E’ indubitato che le due forme sono affinissime e non c’ è perciò da stupire se lo Zavattari, non ostante qualche differenza riscon- trata e segnalata, abbia ritenuta fondata la identificazione, tanto più che, provenendo sia il tipo della gracillima Smith, sia Vl esemplare da lui studiato dall’ Isola di Borneo, non si sarebbe potuta invocare in questo caso nemmeno quella differenziazione insulare, specifica o subspecifica, che giustamente il Mickel pone a base dei suoi studi sui Mutillidi delle Isole continentali del Pacifico. Per conto mio, se il tipo della S. gracil- lima Smith, che è di Sarawak, e che il Mickel non ha ridescritto, possedesse una frangia marginale, anche appena accennata, di pube- scenza bianca sul primo tergite addominale, o mostrasse quivi segni evi- denti di depilazione, sarei molto propenso a ristabilire la sinonimia S. zavattarii Mick. (nec Invr.) = S. gracillima Smith, tanto i caratteri soma- tici delle due forme, e anche quelli cromatici, mi sembrano, quasi tutti, concordanti. Il fatto che lo Smith non faccia alcuni cenno di frangia sul primo tergite non sarebbe di per sè stesso probatorio in modo assoluto, in quanto si sa che le sommarie descrizioni dei vecchi autori sono neces- sariamente in molti punti reticenti. Ora quella che nell’ esemplare di Bandjermasin si trova lungo il margine apicale del primo tergite potrebbe essere considerata a volontà o una molto stretta fascia di peli bianchi, secondo il concetto dello Zavattari, o anche una piuttosto lunga frangia della stessa pubescenza. Qualche differenza si rileva dalle descrizioni nella punteggiatura toracica, e quantunque quest’ultima non abbia sem- pre importanza decisiva, specialmente negli insetti parassiti, sta forse qui l’ argomento più valido in favore della separazione delle due forme. Ultimo carattere distintivo sarebbero i femori delle zampe mediane fer- ruginosi nella gracillima Smith, bruno scuri nella zavattarii Mick. Ma sono eguali in entrambe le. specie tutti i caratteri morfologici, eguali i colori azzurro metallico scuro dei due primi tergiti addominali, nero dei tergiti rimanenti, ferrugineo dello scapo, del primo articolo del flagello, dell’ intero torace (nell’ es. di Bandjermasin c’è appena un ristretto annerimento sternale tra le anche) e delle zampe anteriori, eguale infine l’ oscuramento delle ali, con la parte basale schiarita. Ad ogni modo, accettando fino a ulteriore conferma, l’ipotesi di due forme distinte, il nome di S. zavattarii dato dal Mickel all’ esemplare di Bandjermasin deve essere cambiato. Nel 1932 in « Missione scien- tifica del Porf. E. Zavattari nel Fezzan (1931), Mutillidae e Chrysididae » SMICROMYRME DELL’ ISOLA DI BORNEO 193 - Boll. Soc. Entom. Ital., Vol. 64, n. 6, 1932, pag. 97, io ho descritto Smicromyrme Zavattarii n. sp. su di un esemplare 9 raccolto dal pre- detto Professore ad Auenat presso Ghat nel Fezzan (Tripolitania) il 2- 10-1931. Il tipo della nuova specie, per gentile concessione dell’ egregio raccoglitore, si trova nella mia collezione. Data la priorità della mia descrizione propongo che il nome di Smicromyrme zavattarii Mickel (nec Invr.) dato alla specie dell’ Isola di Borneo su esemplare ¢ di Bandjer- masin venga mutato in quello di Smicromyrme Gribodoana n. n. Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 9 Trt ee tas er ite ie nt 4 gi isl para IR tira La ue aa 194 G. Bacci UNA NUOVA GULELLA DELLA SOMALIA (Pulmon. Streptaxidae) Nel febbraio-marzo del 1938 il Dott. Giovanni Cecioni raccolse in Somalia un abbondante materiale malacologico, che ho già illustrato in questi Annali (LXI, p. 120). Ultimamente ho trovato in una piccola massa di terriccio. estratta dall’interno di una conchiglia di Pila speciosa (Lmk.), raccolta a Buloburti dal Cecioni stesso, l’ unico esemplare della specie che descrivo. Conchiglia cilindrica, rimata, con la spira composta da 6 giri piut- tosto convessi, con apice arrotondato e suture profonde e denticolate, ad eccezione di quelle dei primi giri. Apertura subquadrata provvista di: una robusta lamella angolare ricurva e con la concavità rivolta verso il margine esterno; due forti pieghe palatali infossate, delle quali la superiore è subtriangolare, |’ inferiore subcompressa; un piccolo dente basale in prossimità del margine columellare; una lamella columellare grande che si può considerare costituita da due lamelle, di cui la’ supe- riore, più robusta, è situata all’ angolo superiore della columella. Peri- stoma svasato con i margini riuniti da una tenue callosità. Guscio sottile, subtrasparente, biancastro, quasi liscio, con finissime strie trasversali più accentuate in prossimità delle suture denticolate. Altezza mm. 7,1, larghezza mm. 3,1; altezza dell’ ultimo giro mm. 3,8; altezza dell’ apertura mm. 2,5, larghezza mm. 2,2 (compreso lo spessore del peristoma). Olotipo nella collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Questa nuova specie, che denomino Gulella cecionii dedicandola al suo raccoglitore, non mostra affinità con le Gulella finora conosciute dell’ Africa Orientale Italiana. Si distingue facilmente dalla Gulella somaliensis (Smith) della Somalia Britannica, del Harrar e del Galla Sidamo, oltre che per la forma più nettamente cilindrica e per 1’ apice maggiormente arrotondato, per avere due robuste pieghe palatali invece di una e due lamelle columellari invece dell’ unica lamella che possiede GULELLA DELLA SOMALIA 195 la Gulella somaliensis. Finora nessuna Gulella era stata citata per la Somalia Italiana. Ricerche recenti hanno dimostrato che talune specie possono variare notevolmente nelle dimensioni e nell’ aspetto; i caratteri della dentatura risultano però costanti, a parte una certa variabilità che si può rilevare talvolta nella forma e nei rapporti delle pieghe) palatali. Sulla dentatura è stata appunto basata la suddivisione del genere in diverse sezioni. Pochissime fra le Gulella dell’ Africa Orientale Italiana possono farsi Gulella cecionii sp. n. - rientrare nell’ ambito di sezioni già conosciute. La Gulella cecionii sarebbe ascrivibile alla sezione Gulella s. str. se non avesse la lamella angolare doppia invece che semplice. Comunque ritengo prematura l’istituzione di nuove sezioni per questa o per altre specie finchè una conoscenza più approfondita dei rappre- sentanti di questo genere nell’ Africa Orientale Italiana non darà mag- giore garanzia per la delimitazione di gruppi naturali. 196 Dr. E. BERIO STUDI SULLA ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI Il (*) CONSIDERAZIONI TEORICHE GENERALI INTRODUZIONE Una teoria dello scheletro degli uriti dei maschi dei lepidotteri modi- ficati nella cosidetta «armatura genitale » (vedi Annotazione 1) non si è ancora formata. L’armatura genitale maschile dei lepidotteri ha infatti intensa- mente interessato la sistematica e più ancora la diagnostica, ma queste due discipline non hanno a tutta prima bisogno di comporre dei risultati teorici generali. Pierce lo ha esplicitamente dichiarato (1909) dicendo: «I consider it unnecessary to discuss the matter, being unable to locate a definite segmentation, and finding the matter unimportant from the point of view from wich I am describing the organs in this work ». Anche Jordan si è appagato di una teoria dell’ armatura genitale maschile molto super- ficiale e rudimentale (1903) accettata forse solamente nell’ occasione di stabilire una nomenclatura delle parti scheletriche di interesse diagnostico. D’ altra parte i teorici non si sono mai decisi, a quanto sembra, a formulare una teoria, trovandosi di fronte ad un fenomeno compor- tante una imponente dovizia di aspetti. Nelle affrettate impostazioni dei pratici, quando esse esistono, e possono esistere anche implicitamente, deve rilevarsi l’ errore fonda- mentale in cui comunemente essi cadono confondendo una semplice analogia con una vera omologia, cosicchè quelle conclusioni teoriche che si sono formate pure inorganicamente ma quasi come dogmi sono contraddette in molti casi specifici. (*) Per la prima parte, vedi: Festschrift Strand, Riga 1936-37; vol. II, pag. 205. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 197 Nelle rare interpretazioni dei teorici è d’ altro canto evidente che essi si sono basati sopra la fattura di singole armature sicchè il loro errora è quello di aver applicato un metodo deduttivo, dove non si può fare a meno invece della più accurata induzione. I pratici si sono serviti delle conclusioni dei teorici e questi ultimi non hanno riesaminato il materiale dei pratici per rivederle e costituire una teoria degna di tal nome. La prima parte del presente lavoro è intesa a dimostrare come siano pericolose le omologie in questo argomento e la seconda a dare una ipotesi conducente, sulla base delle predette osservazioni, ad una teoria del fenomeno, la quale, accordandosi coi principi della statica meta- merica e senza contraddire a quelli dell’ embriologia, ne ipotizza una più completa interpretazione. Nell’ occasione credo di essermi occupato forse per primo in ma- niera organica della topografia delle membrane, che gli speciografi tra- scurano sempre perchè le distruggono nell’ isolare |’ armatura e nel- 1’ estrarre il pene. Gli esempi citati sono solamente alcuni degli innumerevoli che si possono trovare. In essi mi sono sempre riferito ad una specie deter- minata per dare la possibilità di un esatto controllo. Devo qui far notare che per uno studio come questo, e per qua- lunque studio di morfologia di armature genitali maschili di lepidot- teri a qualunque scopo, la solita pratica di bollire in potassa 1’ estremo addominale, estrarne |’ armatura, comprimerla oppure romperla, siste- marla sotto vetrino in Faure o balsamo, e poi esaminarla, è assoluta- mente inefficace ad esatti rilievi. L’ osservazione, il disegno, la fotografia, il resoconto delle parti studiate, debbono essere fatti contemporaneamente a tutta la manipo- lazione, a seconda dei momenti in cui i fenomeni si trovano in parti- colare evidenza. E’ vero che il balsamo schiarifica eccellentemente le chitine e delimita gli scleriti, ma elide completamente le membrane, ben visibili invece in acqua. Per di più il preparato sotto vetrino è immobile e deformato dalla compressione, cosicchè un complesso tridimensionale perde una dimensione a scapito della sua esatta interpretazione e del rilievo delle formazioni dirette secondo di essa. Io ho esaminato l’arma- tura in acqua e ne ho rilevato caratteri sia durante l’ operazione di svin- colamento dai somiti indifferenziati, sia prima di passarla in alcool, ~~ fee oe INA 198 E. BERIO operando con due pinze sotto il microscopio binoculare, colle quali ho fatto ruotare il pezzo presentandolo in tutte le possibilî posizioni, e ho fatto muovere i pezzi sui cardini o entro i loro manicotti di membrana. La sistemazione in balsamo l'ho eseguita per la conservazione finale del pezzo. Essa è utilissima nella maggior parte dei casi per il rilievo delle formazioni interne e dei contorni delle valve: però è un errore compierla senza esaminare prima il pezzo nel modo sopra descritto. PARTE PRIMA DESCRIZIONE DELLE ARMATURE MASCHILI L’ armatura genitale (2) maschile comprende necessaria- mente tutte le strutture ectodermiche successive all’ VIII segmento addominale; occasionalmente può includere anche 1’ VIII anello. Del VII Pierce ha descritto un organo (coremata) che però non è dimo- strato sia connesso funzionalmente coll’ armatura, e non essendo nep- pure legato morfologicamente ad essa, ritengo di non dovermene occupare. In base a quanto detto sopra distinguo le strutture accidentali da quelle necessarie. CAP. I — STRUTTURE ACCIDENTALMENTE PARTECIPANTI ALL’ ARMATURA GENITALE MASCHILE La pertinenza dell’ VIII anello alla armatura genitale si manifesta anzitutto per una differenziazione dell’ anello stesso in confronto col tipo annulare semplice degli altri uriti. Tale differenziazione potrebbe teoricamente anche mancare, pur risultando |’ appartenenza anche da uno stretto collegamento o da fusione degli scleriti coi successivi (e cioè colla mancanza di membrane intersegmentali tra I’ VIII e i successivi anelli). Questo caso teorico però non è stato sinora riscontrato, poichè quando mancano anche parzialmente i collegamenti membranosi, sempre 1’ VIII segmento si differenzia più o meno appariscentemente. La differenziazione generalmente interessa il tergite oppure lo sternite. Spesso grandi sviluppi espansivi del tergite sono accompagnati da modificazioni dello sternite per cui questo viene sostituito interamente da una sottile membrana. La conformazione generale così risultante può essere intesa a dare la possibilità di un movimento da dietro in avanti alla parte sternale dell’ armatura genitale (facendo perno sui tergiti), ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 199 oppure anche solo a dare un assestamento statico modificante la dire- zione degli ultimi uriti. La modificazione del tergite consiste per lo più in una espansione centrale più o meno unciniforme (3) la quale può essere completamente rigida oppure essere sclerotizzata completamente solo nella parte supe- riore, mentre la inferiore può essere interamente membranosa, o in uno stato intermedio. Questo fa supporre che la parte inferiore dell’ espan- sione si costituisca a spese della membrana intersegmentale, nei casi in cui essa non è più rintracciabile. Le più cospicue manifestazioni pare appartengano ai Papilionidi. Quivi troviamo armature ove l’ VIII anello è formato di chitina molto spessa e addossata agli scleriti successivi che rimangono come inclusi in esso in maniera stabile, poichè la riduzione delle membrane intersegmentali — in taluni punti totale — non ne permette lo svincolamento. In Ornithoptera priamus L. | VIII tergite è connesso alia struttura anulare successiva mediante una membrana molto sclerotizzata, tranne nella zona centrale, ove il grande uncino dell’ VIII tergite è fuso colle strutture seguenti senza interpolazione di membrana. Così pure in Ornithoptera miranda Cr., in Orn. remus Gr ESE. In Papilio throas L. accade la stessa cosa, però la lamina chitinea che inferiormente all’ uncino dell’ VIII tergite si collega saldamente alla Struttura successiva è interrotta metopicamente da una membrana (fig. 1); così pure in Papilio dardanus Brown. Formazioni meno rappresentative si trovano in Pieridi; in Catop- silia philea Cr. l’ VIII tergite è sviluppato in un cappuccio triangolare semimembranoso (specialmente nella parte interna) (fig. 2 Tav. VI); in Colias croceus Fourcr. la estroflessione, membranosa, ha un aspetto più ridotto e digitiforme (fig. 3 Tav. VI). Formazioni latero-tergali possono rinvenirsi in altre famiglie; così in Satyrus circe L. (fig. 4 Tav. VII) due ispessimenti laminari portanti apofisi robuste cingono lateralmente l’armatura spingendosi oltre l’estremo addominale. (17). La modificazione dello sternite dell’ VIII anello si presenta normal- mente come un grande prolungamento dello sternite stesso che, dopo essersi proteso distalmente fino ad includere tutte le strutture genitali, si collega a queste senza interposizione di membrana. Questo pezzo che 200 E. BERIO dall’ orlo più distale si congiunge colle successive formazioni è proba- bilmente una modificazione della membrana intersegmentale. Il tergite mantiene la sua forma scutale, e non perde la membrana intersegmen- tale. In Bombyx mori L. (fig. 5 Tav. VII) lo sviluppo è accompagnato da peculiari specializzazioni sia nella parte distale che in quella prossi- male di congiunzione con gli scleriti successivi, ove si formano espan- sioni digitiformi. Nel genere Beralade Wik. e in Nadiasa affinis Auriv. la formazione è simile ma più semplice, però l’incavo formato dalla parte di sternite che torna dall’ apice alle strutture successive forma un grande sacco di ufficio imprecisabile. In Ozarba chinensis Leech. |’ VIII sternite si sviluppa in una piastra che forma la copertura inferiore dell’ apparato. Le amplissime possibilità che alcune saltuarie osservazioni ci pale- sano fanno pensare, che infiniti esempi e straordinariamente vari pos- sono essere rinvenuti di questa partecipazione — per differenziazione — dell’ VIII anello alla armatura genitale. I casi sopra riferiti hanno quindi solo carattere esemplificativo. CAP. II — STRUTTURE SEMPRE NECESSARIAMENTE PARTECIPANTI ALL’ ARMATURA GENITALE MASCHILE Distinguo le strutture tipiche (sempre presenti in ogni caso) dalle atipiche. che sono scleriti occasionali non sempre presenti e soggetti a larghissima variazione. A) Strutture tipiche. Le strutture tipiche sono: (a) Uno sclerite in forma di anello successivo all’ VIII segmento e a questo collegato da una membrana (membrana VIII); (b) due scle- riti laterali più o meno articolati con questo nella parte sterno-laterale (valve); una grande membrana occupante il lume dell’ anello successivo all’ VIII segmento suddetto, dal suo orlo tergale all’ orlo delle valve (e atipicamente sclerotizzata in vari punti), estroflessa nella parte tergale (c) — estroflessione rettale —, introflessa in quella sternale (d) — inva- ginazione genitale. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 201 a) Lo sclerite annulare successivo all’ VIII segmento (struttura fissa). Introduco per il ben noto anello di appoggio alle formazioni costi- tuenti l’ armatura genitale un nome che non sia legato ad alcun con- cetto di individualità somitica (4). Il termine da me impiegato di « struttura fissa» vuole appunto designare convenzionalmente 1’ anello chitinoso successivo all’ VIII somite, indipendentemente dal suo signi- ficato teorico. La struttura fissa è un anello di calibro poco dissimile da quello dell’ VIII segmento, collegato a questo da una membrana (membrana VIII), che può essere ridotta o mancare in taluni punti quando, come si è visto, 1’ VIII anello partecipa alla armatura genitale, ma che nel caso normale è sviluppata in lunghezza a manicotto, destinato a per- mettere la estroflessione della struttura fissa e di tutte le altre strutture ad essa legate. La membrana VIII parte dall’ orlo posteriore del tergite, dello sternite, degli epimeriti e degli episterniti (quando esistono) e si estende distalmente; il suo grande sviluppo potrebbe essere avvenuto — ma non è ben certo — a spese degli scleriti successivi che sono molto ridotti in confronto collo scheletro degli uriti antecedenti. Mentre lV origine della membrana VIII dall’ VIII segmento indiffe- renziato è uniforme (orlo metameridiale), essa giunge in modo speciale ad unirsi alla struttura fissa e ne rivela con la speciale topografia certe fatture inconsuete agli altri uriti. Un esame dell’ andamento della stessa dimostra infatti come essa giunga sovente non già ad inserirsi in un orlo situato prossimalmente rispetto all’ anello successivo, ma ad un orlo più o meno distale del- l’ anello; la inserzione in altri termini dimostra che l’ acromeridio si è spostato in direzione distale, per una ripiegatura della lamina somitica all’ esterno del somite; ripiegatura che può giungere sino al ribalta- mento completo, sino cioè a presentare l’ acromeridio più distale del metameridio. Questa ripiegatura ha l’ effetto indubbio di accrescere la robustezza della lamina. Essa può trovarsi attuata in varia misura. Mentre però si può dire non sempre presente oppure appena accen- nata normalmente nella parte tergale, essa forma una condizione nor- male nella parte sternale dell’ apparato. Quivi la struttura; fissa presenta nel centro dello sterno una invagi- nazione più o meno accentuata (in forma di sacco) e un contemporaneo ribaltamento della lamina annulare, tale che i due orli acrosternale e 202 E. BERIO metasternale risultano completamente invertiti. Questa generalissima for- mazione non manca neppure quando il sacco è quasi inavvertibile perchè ridotto ad una leggera depressione, ed è sempre rilevabile anche nei casi più incerti attraverso l’ esame topografico della membrana sternale VIII. Nelle altre zone della struttura fissa questa duplicazione a mezzo di ripiegamento può trovarsi più o meno sviluppata. Quando detto ripiegamento o ribaltamento interessa solo parzial- mente l’ anello della struttura fissa, allora si trovano nelle zone inter- medie delle formazioni elicoidali (torsioni), dovute appunto al passag- gio della lamina dalla posizione normale a quella invertita. Tali tor- sioni possono essere ristrette in piccolo spazio e allora sono più notevoli (come viti a passo frequente), oppure essere distribuite in una zona più ampia (viti a passo largo) e allora essere meno aggressive. Esse man- cano, come è facile capire, quando il ripiegamento della lamina interessa l’ intera circonferenza della struttura fissa. Esse sono state interpretate erroneamente come articolazioni. In Ornithoptera priamus L. la membrana VIII tergale si inserisce molto distalmente, poichè 1’ acrotergite si protende in dietro oltre 1’ orlo metatergale, e quindi non vi sono zone di passaggio con formazioni elicoi- dali; la struttura fissa rimane completamente invaginata entro 1’ VIII anello e la membrana VIII le proviene dall’ indietro all’ avanti. Cosi pure in Ornithoptera miranda Cr. In Papilio throas L. invece il ribaltamento è riservato alla zona ster- nale, quindi nella zona pleurale si riscontra un andamento elicoidale del- I’ orlo acromeridiale. Sono del I° tipo pure: Catopsilia philea Cr., Colias croceus Fourcr., Satyrus circe L. Del II° tipo sono la grande maggioranza delle armature genitali dei lepidotteri. In esse varia la zona ove avviene la torsione: normalmente essa è situata in corrispondenza dei cardini su cui agiscono le valve nel loro movimento laterale; però può trovarsi più in alto (Caligo oiloeus Cr.), o variamente espansa in lamelle a contorno vario (Vanessa urticae L. - Lymenitis rivularis L.) adagiate sopra lo scudo tergale. Tutte queste strutture sono normalmente trascurate dai morfologi, sia perchè lo strappamento della membrana pregenitale rende impossi- bile il rilievo dell’ andamento della sua inserzione sul somite successivo, sia perchè l’ esame laterale dell’ armatura è spesso trascurato; o quando viene effettuato è fatto in condizione di sovrapposizione delle due zone ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 203 pleurali, tale che non è possibile discernere nell’ intricato cumulo le varie lamine della struttura fissa e gli scleriti centrali dell’ armatura (5). b) Espansioni mobili situate in posizione ventro-laterale rispetto alla struttura fissa (valvae) (6). 1) Benchè certi Autori abbiano detto che in alcuni casi le valve sono costituite da una lamina semplice, esse sono in tutti i casi cave (e ciò si rileva bene colla introduzione di una punta nel loro interno attra- verso I’ orifizio situato alla loro base), e cioè formate da una lamina arrotolata e chiusa. La vaiva può immaginarsi riducibile alla superficie di un cono priva di base, formata in parte da uno sclerite laminare e in parte (per un tratto più o meno cospicuo) da una membrana. Quella che sarebbe la base del cono è l’ orifizio da cui entrano nella valva nervi, trachee, muscoli, ecc. ed è situata verso la parte anteriore dell’ animale. Questa forma schematica della valva è sempre riconoscibile attra- verso le complicanze talora enormi che ogni speciografo conosce, e con- Sta quindi di tre elementi tipici: una lamina tendente ad accartocciarsi su sè stessa; una membrana che la chiude congiungendone i lembi; una base costituita dall’ orifizio inferiore della cavità. Le due lamine costi- tuenti le due valve sono spesso indipendenti, in quanto separate nella parte basale da una membrana (o da membrane e scleriti); talora invece l’una continua nell’ altra formando come un unico cartoccio esteso ai due lati della struttura (Hoplojana rhodoptera Rotsch.). 2) Relazione delle valve colla struttura fissa. Gli Autori hanno ritenuto le valve una espansione della struttura fissa, sia come sue apofisi, sia come modificazioni delle pleure dell’anello che la costituisce (7). Ma la base delle valve è'(tranne che nei rari casi di fusione di cui si vedrà) separata dalla struttura fissa da una mem- brana in certi casi o in certi punti molto cospicua. La membrana pro- veniente dalla regione anteriore (e non posteriore a causa del ribalta- mento del somite sopra descritto) della struttura fissa nella sua parte sternale non può essere rilevata in molti casi se non scostando artificial- mente la valva, però spesso è ben visibile perchè grandemente sviluppata. In ogni caso essa collega la struttura fissa con l’ orlo formante la base della valva lungo tutto il contorno corrispondente alla parte esterna 204 E. BERIO e inferiore della valva stessa: e nei casi in cui le due valve sono costi- tuite da lamine completamente staccate l’ una dall’ altra, la detta mem- brana si insinua dal basso tra le due valve, collegando così colla parte più sternale della struttura fissa anche il contorno corrispondente alla parte interna della valva. Nei casi invece nei quali le lamine delle due valve sono unite tra loro nella parte inferiore, la membrana collega la struttura fissa al com- plesso delle due valve cingendone 1’ unico grande orifizio ai due lati e inferiormente. In un punto però, almeno, la lamina della valva è spesso collegata molto strettamente colla struttura fissa; nel punto sul quale essa fa perno per compiere il suo movimento a battente. Questo punto è caratterizzato da una prominenza della lamina in forma svariata e più' o meno sclero- tizzata, situata nell’ angolo superiore interno della lamina stessa: questa prominenza si va a collegare colla struttura fissa come un cardine nello stipite. Nelle specie in cui la membrana esterna tra la struttura e I’ orifizio della valva è molto ridotta, questo cardine può anche non sembrare parti- colarmente notevole, poichè tutto il contorno esterno della valva rimane strettamente collegato colla struttura fissa. Esso invece è particolarmente notevole nelle specie ove tale membrana è sviluppata. La assoluta indipendenza degli scleriti della valva dalla struttura fissa, mentre è difficile a scorgersi in molti lepidotteri (ad esempio le Noctuidae, dove I’ incardinamento della valva avviene in un punto piut- tosta basso della struttura fissa) senza un apposito allontanamento artifi- ciale dei due scleriti che mostri la membrana interposta, è invece ben accertabile in altre specie, dove la valva si collega alla struttura mediante una linguetta proveniente dalla parte tergale della struttura stessa. E’ possibile notare che in Papilio throas L. (fig. 1 Tav. VI), Catopsilia philea Cr. (fig. 6 Tav. VII), Gonepteryx rhamni L., Colias croceus Fourcr. (fig. 3 Tav. VI), Pieris brassicae L., Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII), Lymenitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII) la valva anche nella sua parte sclerotizzata esterna è molto ben separata dalla struttura fissa e che gioca nel suo movimento sopra un cardine formato da una striscia chitinea sal- data colla parte tergale della struttura fissa, proveniente dall’ alto e diretta in basso. In Ornithoptera miranda Cr. (fig. 9 Tav. VI) si vede come ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 205 tale striscia sia incompletamente collegata, e si rileva una interruzione di cui si vedrà oltre il significato. (Vedere annotaz. 16). 3) Topografia e significato della membrana valvare. Abbiamo veduto che la valva è dotata di una sua membrana propria che ne forma la chiusura. L’ orlo basale della valva è dunque composto anch’ esso, per una parte, di questa membrana (la parte interna della valva ossia il lato orientato verso l’ altra valva) ed è necessario vederne il proseguimento. Ora |’ esame topografico della membrana valvare dimostra che essa, giunta alla base della valva, si continua confluendo colla membrana del- l’ altra valva, in un unico sacco membranoso che si dirige verso la parte tergale della) struttura fissa. La membrana valvare non può essere adunque che una membrana intersegmentale e il suo contorno di origine (1° attacco sullo sclerite lami- nare delle valve) non può essere che l’ orlo posteriore del suo rispettivo metamero. Tale orlo è unico quando le due valve sono formate da lamina unica ed interrotto nella parte centrale inferiore quando ciascuna delle valve è indipendente dall’ altra; in tal caso lo scheletro del metamero può ritenersi scisso metopicamente. Vi sono casi in cui la membrana valvare è sclerotizzata completa- mente, sicchè è difficile seguire in essi la formazione testè descritta. In genere questo indurimento delia membrana non è che la espressione di una tendenza generale alla sclerotizzazione nell’ intera armatura. Così in Bombyx mori L. la completa sclerotizzazione delle valve è accompagnata da un analogo sviluppo di tutte le membrane situate tra 1’ orifizio valvare e la struttura fissa e di quelle tra 'la valva e i successivi scleriti e ciò si vedrà in seguito. Una tendenza opposta si manifesta ad esempio in Satyrus circe L. e più ancora in Oglasa clearchus Fwc. dove è la lamina esterna della valva che si riduce allo stato membranoso. Qui però la cosa potrebbe spiegarsi come compenso necessario alla fortissima sclerotizzazione della parte interna della valva stessa. In Ornithoptera priamus Cr. e O. miranda Cr. le lamine delle valve sono poco accartocciate su sè stesse longitudinalmente, però sono ripie- gate nel senso trasversale, ossia la lamina, giunta all’ apice della valva ritorna su sè stessa per un tratto, e solo dall’ orlo del tratto suddetto ha origine la membrana valvare. 206 E. BERIO c) Estroflessione rettale (Anus). Lo sbocco dell’ intestino è nei lepidotteri situato alla sommità di una produzione che lo allontana alquanto dal piano distale della strut- tura fissa. Questa produzione che si può indicare col nome di estrofles- sione rettale può essere interamente membranosa o variamente sclero- tizzata. Quando la estroflessione rettale, alla cui sommità si trova il lume del retto, è interamente membranosa, viene trascurata dagli speciografi, benchè in qualche preparato rimanga accidentalmente molto bene visi- bile. Nella grande maggioranza dei casi l’ estrazione dell’ armatura geni- tale viene compiuta senza particolare cura di recidere il retto, e allora questo, prima di strapparsi, attrae il manicotto membranoso estroflesso verso l’ avanti, sicchè nel preparato questo rimane rivoltato come un guanto e si confonde colle strutture più profonde. Quando l’estroflessione rettale è membranosa, non esistono delle spe- ciali strutture (sfinteri ecc.) che indichino il punto preciso in cui si trova i° Anus, o per lo meno non mi è mai capitato di trovarne negli individui secchi trattati in potassa. In tali casi la membrana formante il retto si continua senza differenziazione, tranne forse in alcuni casi ove l’ estro- flessione è solcata per tutta la lunghezza da pieghe ondulate, nel mani- cotto formante I’ estroflessione rettale, il quale è privo di caratteristiche. L’ estroflessione rettale tipica è dunque una formazione tronco-conica che occupa la zona tergale posteriore alla struttura fissa e alla cui som- mità si trova l’ ano. d) Introflessione genitale. L’ introflessione genitale forma il pene con le sue membrane por- tanti, nonchè il dotto ejaculatore fino al punto in cui questo si inserisce sugli organi di produzione endodermica. Nella sua parte tipica essa è costituita da una introflessione della membrana valvare, la quale si strozza progressivamente fino ad un punto nel quale si estroflette e di qui fino al punto più esterno è fortemente chitinizzata per lo meno parzialmente (Ornithoptera priamus L.) in un tubulo (Peris), dalla sommità del quale torna ad introflettersi (nuova- mente in stato membranoso) per formare il dotto ejaculatore, che in parte può venire espanso dalla sommità del pene durante l’ accoppiamento (8). Lo, fi hy Yee Me See a ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 207 Normalmente il Penis è un tubulo il cui orifizio interno (quello per cui passa il dotto ejaculatore) è situato superiormente al suo asse longitudinale. La membrana introflettente porta talora sopra, sotto o lateralmente al pene degli scleriti varii e complessi (atipici); scleriti atipici sono talora entro il dotto ejaculatore. B) Scleriti atipici. Atipicamente si possono incontrare nell’ armatura genitale sia delle espansioni varie degli scleriti tipici, sia delle sclerotizzazioni delle mem- brane (perianale e perigenitale). In ambedue i casi può trattarsi di for- mazioni piatte o cave. Le lamine piatte espanse da scleriti tipici ne modi- ficano i confini e il contorno, quelle derivate da ispessimento di mem- brane ne modificano: la struttura e possono anche avvicinarsi o fondersi con i contorni degli scleriti tipici, sicchè può essere difficile distinguere Se si tratti di una lamina espansa! da questi ultimi o meno. Le espansioni cave degli scleriti tipici o atipici ne modificano la superficie anzichè i contorni: teoricamente sono di sicura interpreta- zione ma in un caso presentano serie difficoltà, quando cioè esse sorgono in punti intermedi fra diverse strutture, nel qual caso potrebbero appar- tenere ad una o all’ altra delle contigue, oppure essere il risultato del- l’ incontro di espansioni laminari ciascuna proveniente da una struttura. Distribuisco la trattazione come segue: 1) Espansioni interamente pertinenti alla struttura fissa (anteriori, ter- gali, tergo-pleurali). 2) Sclerotizzazioni interamente pertinenti all’ estroflessione rettale. 3) Espansioni o scleriti della zona comprendente la parte tergale e tergo- laterale della struttura fissa e la estroflessione anale. 4) Scleriti interamente pertinenti all’ introflessione perigenitale. 5) Espansioni o scleriti della zona comprendente la parte pleurale della struttura fissa, la parte inferiore della estroflessione! rettale, la superiore dell’ introflessione genitale e i cardini delle valve. 1) Espansioni interamente pertinenti alla struttura fissa. Esempi di espansioni laminari sul contorno anteriore (rispetto al- l’ insetto) tergale li troviamo in Vanessa urticae L., Lymenitis rivularis L., Pyrameis cardui L., ecc. 208 E. BERIO Espansioni cave possono trovarsi in ogni punto della struttura fissa. La più comune e nota espansione tergale (quel grosso uncino che per molto tempo fu chiamato Uncus) può appartenere interamente alla strut- tura fissa e ciò quando I’ estroflessione rettale, nascente nel lume della struttura fissa suddetta, è interamente separata dall’ uncino che è com- pletamente sclerotizzato sia sopra che sotto fino alla sua base. Oltre all’ esempio sopra riportato della grande maggioranza ad es. delle Noctuidae, possiamo trovare in moltissimi casi in varie famiglie delle espansioni cave interamente pertinenti alla struttura fissa. Queste a loro volta possono presentare delle ramificazioni talora curiose (Crio- nica cervicornis Fwc.) che si possono anche originare alla loro base senza peraltro alterare il rapporto di indipendenza colle strutture finitime (fig. 10 Tav. VI, fig. 4 Tav} VII) (9). In Hoplojana thodoptera Roths. in luogo di una espansione cen- trale tergale se ne hanno due tergo-laterali; in Rigema ungulaia Berio e Digama Deliae Berio prendono speciale sviluppo espansioni cave tergo- laterali coesistenti con quella classica centrale. In Colias hyale L. e croceus Fourcr. due uncini sono situati sulla linea metopica (18). 2) Sclerotizzazioni interamente pertinenti alP estroflessione rettale. Quando, come capita ad es. nella grande maggioranza delle Noctuidae, la estroflessione rettale è evidentemente autonoma in con- fronto colla struttura fissa e con le sue espansioni, I’ estroflessione rettale Sfessa può presentare in vari punti o zone delle -sclerotizzazioni localizzate. La più frequente è una lamina che si estende nella parte superiore dell’ estroflessione, longitudinalmente, e serve probabilmente a tenere tesa I’ estroflessione stessa. Tale sclerite è visibile ad es. in Hypotacha Hmps., Erebus macrops L., Catocala nupta F., ecc. Esistono casi di media sclerotizzazione per cui parte o tutta I’ estro- flessione è in uno stadio intermedio tra la membrana e lo sclerite (Tri- phaena pronuba L.). Poichè gli scleriti perianali possono essersi formati variamente e indipendentemente, ne troviamo dei dorsali, laterali, ventrali con varie combinazioni. Spesso possono indurre in errore sembrando uniti alla struttura fissa; In Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII) gli scleriti laterali risultano svincolati da essa ad un serio esame; in Vanessa urticae L. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 209 (fig. 11 Tav. VI) abbiamo formazioni abbraccianti lateralmente e infe- riormente il tenue che sembrano collegati colle lamine valvari; in Lyme- nitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII) abbiamo una cintura laterale e ventrale che viceversa è ben separata da tutte le formazioni confinanti. In Pyra- meis cardui L. (fig. 12) mancano solo lateralmente. 3) Espansioni o scleriti della zona tergo-laterale della struttura fissa e dell’ espansione rettale. in molte specie sul tergo posteriore della struttura fissa esiste una espansione unciniforme (per molto tempo designata come Uncus benchè a torto). Essa non è sempre nella stessa relazione coll’ estroflessione anale. In moltissimi casi 1’ estroflessione anale nasce alla base inferiore di tale uncino. E in tal caso questo è senza dubbio una espansione della struttura fissa. Ma talora l’ estroflessione si origina molto vicina alla som- mita dell’uncino (Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII), Pieris brassicae L. (fig. 13 Tav. VI), Catopsilia philea Cr. (fig. 6 Tav. VII) o in zone inter- medie! (Lymenitis rivularis L. (fig.'8 Tav. VII). Qui si potrebbe pensare o che la estroflessione rettale si origina in piani diversi al tergo e agli altri tre lati, e allora l’ uncino sarebbe omo- logo a quello del caso più comune, differendone solo perchè formazione laminare a costa cava. Oppure che |’ uncino è uno sclerite dell’ estro- flessione anale, la quale avrebbe così sempre origine su uno stesso piano. Per mia conto preferisco la seconda interpretazione, anche se a tutta prima non sembri la più generale. E’ possibile infatti rinvenire in certi casi traccie della sutura somi- tica tra la struttura fissa e lo sclerite tergale alla estroflessione anale (Pieris brassicae L. fig. 13: Tav.VI); tale sutura si manifesta più chiara- mente in Pyrameis cardui L. (fig. 12 Tav. VII); qui poi, ad essa si accom- pagna anche un reale collegamento della parte esterna alla sutura con lo sclerite laterale e inferiore pertinente all’ ano, come appare anche in Lymenitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII). In Caligo, Satyrus circe L. e actaea F. tale collegamento si manifesta con scleriti laterali e in Vanessa urticae L. (fig. 11 Tav. VI) l’intero anello perianale| (10) si collega col- l’ espansione unciniforme, la quale presenta basalmente delle evidenti strozzature (fig. 14 Tav. VI). Per analogia deve quindi ritenersi che anche in tutti gli altri casi nei quali la membrana formante l’ estroflessione perianale ha origine 210 E. BERIO in piani diversi, tutti gli scleriti situati oltre il piano basale (combaciante all’ incirca col piano della struttura fissa) sono ad essa pertinenti e più o meno saldati colla struttura fissa suddetta (Catopsilia philea Cr.) e lo Stesso deve dirsi quando tergalmente l’ estroflessione anale porta anche più di un solo sclerite (Ornithoptera miranda Cr., 0. remus Cr., ecc.). Vi sono poi casi intermedi che lasciano in grande dubbio: quando cioè l’ estroflessione anale nasce uniformemente nel piano della strut- tura fissa, però tergalmente da questa estroflessione parte una membrana — o un suo prolungamento — che si unisce ad un punto più distale del- l’ uncino chitineo proteso dalla struttura fissa. Qui per analogia coi casi testè accennati, potrebbe |’ uncino appar- tenere alla estroflessione rettale e la estroflessione stessa presentare una parziale rientranza a tergo; però, considerando l’ analoga formazione delle membrane nascenti sternalmente all’ uncino dell’ VIII tergite, pare più logico ritenere tutto l’uncino per una espansione laminare della strut- tura fissa, e pensare che la membrana che ne forma la parte inferiore sia una formazione intersegmentale e che l’estroflessione anale nasca normalmente verso il piano del lume della struttura fissa. Deve però distinguersi il caso in cui l’ uncino tergale sia connesso strettamente ai lati con gli scleriti laterali dell’ estroflessione rettale (fig. 8 Tav. VD poichè in tal caso dovrà considerarsi sclerite rettale. I tre casi tipici della diversa essenza dell’ uncino partente dalla Struttura fissa sono illustrati negli schemi della II parte. 4) Scleriti perifallici e fallici. Lo studio topografico delle membrane e degli scleriti formanti l’ organo intromittente e le sue adiacenze dimostra che non vi è una netta separazione tra le zone membranose e le sclerotizzate, tale che possa autorizzare una individuazione dell’ organo «Penis» in modo completamente non convenzionale. La introflessione degli apparati copulatori non ha un preciso punto di origine, nè in tutti i casi il cilindro introflesso si inserisce egualmente al tubulo sclerotizzato che si estroflette per poi tornare ad introflettersi dalla sommità in un dotto che si continua nel canale spermatico. Si può tuttavia generalmente separare come Penis appunto il tubulo sclerotico con tutte le formazioni interne e terminali, e come Periphallus tutte le strutture che partendo dagli scleriti valvari si congiungono col pene in un cerchio situato più o meno vicino alla sua base. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 211 I) Il manicotto che qui ho indicato come perifallo è generalmente formato da una manica membranosa intesa colla sua sottigliezza e fles- sibilità a permettere al pene il movimento di estroflessione. Essa si va man mano stringendo procedendo dall’ indietro all’ avanti (dell’ insetto) fino ad apparire strozzata e inserita al pene in un anello oltre il quale questo organo rimane senza possibilità di estroflettersi. Questa inserzione della membrana al pene è solamente apparente, perchè in realtà da questo punto la membrana è solo strettamente sovrap- posta allo sclerite formante il tubulo, fino al punto ove si forma un orifizio per l’ ingresso del dotto. Da questo punto (che non è esattamente nel- l’asse del pene, ma in genere molto spostato in alto) essa torna, sotto forma di sclerite, entro sè stessa e forma il pene, svincolandosi dalla stretta membrana solamente a partire dal cerchio dove c’ è la inserzione apparente. Considerato il perifallo in quel tratto fino alla strozzatura sul pene, vediamo che esso può presentare svariate zone di sclerotizzazione più o meno saldate tra loro o anche colle valve o/ collo stesso pene (11). Nei casi di massima sclerotizzazione si trova addirittura un com- pleto anello saldato interamente colle lamine valvari e allora il pene sembra officiare attraverso un foro della lamina valvare comune (Bombyx mori L.). E’ il caso di accennare che, a malgrado della loro vastissima varieta di forma, gli scleriti perifallici sono sempre trascurati dagli speciografi. Questo si deve a che l’ estrazione del pene o li lacera completamente, oppure ne attrae alcuni o parte di alcuno con sè, in modo da indurre anche in grossolani errori (Rocci ha così descritto delle « lamine dentate superiore e inferiore » come parti del pene, mentre sono scleriti del perifallo che nello strappare il pene lo seguono con altri pezzi della membrana. Vedere: Memorie Soc. Ent. Ital. Genova, XIX, p. 52, 1935). Questa straordinaria variabilità impedisce che qui si possano pas- sare in rassegna i vari aspetti degli scleriti perifallici. Mi limito a citare alcuni casi, premettendo che dal caso limite in cui tali scleriti manchino in modo assoluto (poco frequente) si passa insensibilmente ai casi di pre- senza attraverso casi intermedi ove trovano infiniti gradi di sclerotizza- zione e inspessimento della membrana. Abbiamo scleriti perifallici in basso (sotto al pene), laterali, supe- riori, e da due, tre, quattro lati variamente combinati. 212 E. BERIO Abbiamo scleriti enormemente sviluppati persino in espansioni cave lunghissime giungenti alla sommità delle valve (Aclonophlebia Misrachii Berio), oppure più corte, ma robustissime e foggiate ad uncino sì da indi- rizzare il movimento del pene (Oglasa clearchus Fwc.). II) Nella seconda introflessione concentrica della membrana geni- tale, ossia in quella parte che dall’ orifizio del pene va per un tratto lunghesso sotto l’ apparenza di un enfiamento del dotto ejaculatore (Ampulla - Vesica) si trovano degli scleriti la cui varietà di forma e posi- zione è praticamente! infinita (cornuti ecc.). Anche il vero e proprio Penis può presentare delle espansioni: in Pieris mneste Cr. ad es. un ceco secondario e in Colias croceus Fourcr. una lamina, al cui contorno sta la apparente unione del perifallo col pene. 5) Espansioni o scleriti della zona pleurale della strozzatura fissa, infe- riore dell’ estroflessione rettale, superiore del perifallo e cardini valvari. E’ la zona più delicata perchè è il punto di incontro delle quattro strutture suddette, ed è quindi assai difficile poter decidere a quale di esse appartengano gli scleriti che vengono ad occupare la zona centrale della membrana del lume della struttura fissa (membrana centrale). L’esame di molte armature genitali mi pare decisivo nel senso che gli scleriti situati in tale ubicazione possono appartenere a ciascuna delle quattro parti confinanti, a seconda dei casi. Esempi in cui certi scleriti trovati in tal luogo sono chiaramente espansioni della struttura fissa abbiamo nel genere Argynnis (cleodoxa L. e paphia F.) (fig. 15 Tav. VII, fig. 16 Tav. VI) dove la loro continuità con la struttura non può revocarsi in dubbio. In Amata phegea L., cerbera L., Magrettii Berio ecc. le valve nella zona del cardine espandono formazioni cave corniformi, che in parte occupzrno la membrana centrale; in Meganephria oxyacanihae L. esse sono interamente laminari e si espandono sino ad introflettersi entro la introflessione del pene (12) (fig. 17 Tav. VI). In tutti questi casi gli scleriti non sono congiunti al centro, ma separati da una membrana metopica, ed è anche per ciò appunto che sono a ritenersi provenienze delle strutture laterali. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 213 In Argynnis lathona L. abbiamo un esempio di sclerite centrale non scisso metopicamente e appartenente interamente alla parte infe- riore della estroflessione rettale (13). Vi sono poi altri esempi in cui manca la scissura metopica e per la stretta aderenza alla soglia onde passa il pene deve ritenersi che lo sclerite appartenga all’ introflessione anale: così in Stenopterygia WIk. e nei Tortricidi (14). Da tutto questo emerge chiaramente che, come per altre parti della Struttura fissa, il semplice rilievo della ubicazione non basta a stabilire delle omologie, ma delle semplici analogie. C) Cenno di espansioni valvari. Esistono pure sulla membrana valvare nel tratto in cui essa chiude la cavità della valva, e quindi lontano dalla zona degli scleriti perifallici propriamente detti, scleriti svariatissimi, talora anche in forma di espan- sioni parzialmente membranose; ed esistono varietà di espansioni della lamina valvare specialmente quando essa si trovi anche nel lato esterno della valva. Di queste, praticamente infinite, non è possibile qui dare una ras- segna nè una classificazione in tipi principali (15). PARTE SECONDA A) Considerazioni teoriche di embriologia e di morfologia comparata e generale. E°’ stato dimostrato che tutte le introflessioni ectodermali (tranne per lo Stomodaeum e per il Proctodaeum) ed anche quelle genitali degli insetti sono pari e corrispondenti alle serie pari di gonadi individuabili fino dai primissimi stadi embrionali. E’ uno sviluppo secondario che dal loro avvicinamento e successiva confusione conduce ad una unificazione di dotto ed ad una unica intro- flessione sulla linea sagittale. Nello sviluppo postembrionale, la complessa operazione di invagi- namento che interessa e forma pene e perifallo è stata seguita fino a compimento a partire dalla comparsa dell’ organo di Herold nelle giova- nissime larve. 214 E. BERIO Ora l’ embriologia ha constatato che i cordoni di formazione meso- dermale (succedanei alle serie di cellule genitali) destinati a fornire le capsule testicolari coi loro filamenti e i loro dotti, si estendono sino al decimo urosternite ove terminano in piccole cavità. Questo fa supporre che la invaginazione genitale; avvenga tra il IX e il X urosternite. Quivi appunto si forma l’ organo di Herold (Ber- lese, « Gli Insetti », al vol. I pag. 898, indica certo per errore lo spazio come VIII-IX) da cui prendono consistenza e forma il pene e il perifallo. L’ Anatomia Comparata insegna però che gli scleriti del X uroster- nite (periandrio di Berlese) che ancestralmente sono situati tra I’ inva- ginazione genitale e |’ XI urosternite, si spostano nei Pterigoti più diffe- renziati inserendosi tra il IX sternite e la invaginazione genitale sud- detta, per cui nell’ insetto l’ invaginazione genitale si presenta tra il X e l'XI urosternite. L’ orifizio della detta invaginazione rappresenta allora un importan- tissimo punto di repere per la individuazione del X urosternite. Quanto all’ orifizio anale, è dimostrato che ad un certo momento dello sviluppo embrionale appaiono due invaginazioni presso i poli del- l’ embrione, le quali determinano poi la formazione dello Stomodaeum da cui origina il prointestino e del Proctodaeum che si trasforma nel postintestino (ileo - colon - retto). Il Proctodaeum si invagina tra il tergite e lo sternite dell’ XI anello, per cui l’ apertura anale non può mancar di segnare |’ asse dell’ ultimo urite. Stabilito in tal modo che attorno all’ Anus deve forzatamente rin- venirsi XI urite; che oltre questo e l’invaginazione genitale, sternal- mente deve trovarsi il X anello; stabilito per forza di logica che il IX deve precederlo ed essere situato tra questo e 1’ VIII, la individuazione degli uriti partecipanti alla armatura genitale non è passibile di molte alternative. B) Le parti dell'armatura genitale in relazione colla statica metamerica. a) Individuazione delP XI anello. Dalla caratterizzazione fatta più sopra della estroflessione rettale alla individuazione dell’ XI anello è quasi forzato il passo, tenute pre- senti le necessità affacciate dalle conclusioni embriologiche. ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 215 AUTEM ae aT ORES BETS, Ei PRENDE SPIRI azz 216 E. BERIO Deve però tenersi presente correlativamente anche quanto in vari paragrafi si è concluso circa il differente aspetto della estroflessione rettale stessa. E quindi che: a) L’ XI anello può essere una membrana tronco-conica partente dal piano della struttura fissa per completa invaginazione od incorporazione delle membrane intersegmentali X (fig. 20). b) Nello stesso caso può la membrana tergale X essere sviluppata (fig. 23). c) Con le stesse due alternative rispetto alle membrane X, 1’ XI anello può avere uno sclerite tergale: 1) completamente distinto dalla struttura fissa (Catocala - Hypo- tacha ecc., fig. 21); 2) connesso ad essa (0. remus, miranda, Catops. philea, P. bras- sicae, fig. 24). d) uno sclerite tergale e due iaterali (Caligo, Lymentis). e) uno sclerite tergale e uno sternale (Pyrameis cardui, fig. 22). f) uno sclerite tergale, unc sternale e due pleurali (V. urticae). b) Individuazione del X e IX anello. E’ l’ embriologia che ci indica le valve come lo sternite del X anello, e da questo punto fermo di repere possiamo risalire al rispettivo tergite, tenendo presente che: a) esistendo dei collegamenti delle valve colla parte tergale, qui deve trovarsi il X tergite; b) questo deve precedere |’ XI tergite. Quanto al primo punto non mancano dei casi significativi, siano essi molto caratterizzati o anche intermedi. E’ stato rilevato nella parte descrittiva che in molti casi una lin- guetta collega la valva direttamente alla parte tergale della struttura fissa. Tale linguetta è più notevole e il suo significato più esplicito, nelle armature in cui essa parte dalla zona più tergale della struttura fissa e si collega con un punto molto alto della valva (Colias croceus; Catopsilia philea; Pieris brassicae; Gonepteryx rhamni); seguono poi i casi in cui avviene l’ opposto, e cioè la linguetta si stacca dalla strut- ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 217 tura fissa nella parte pleurale e si collega molto in basso colla valva (Lymenitis rivularis; Caligo oiloeus) (16). Casi in cui la linguetta è rudimentale o almeno rudimentalmente collegata colla parte tergale della struttura fissa sono rinvenibili in Papilionidi quali Ornithoptera miranda. Ora tenendo presente che tra l’ VIII anello e 1’ XI non esiste a tergo che la struttura fissa, e che essa in questi e in simili casi si biforca collegandosi lateralmente colla sua parte sternale e con le valve, e per di più considerato che queste ultime sono il X sternite, è giuocoforza o) ammettere che il tergo della struttura fissa è uno sclerite composto dalla fusione del X con il IX tergite. Di questa necessaria conclusione sono conferma le talora evidenti traccie di una più o meno completa saldatura segnata per lo più nel pre- sumibile punto di incontro da un leggiero avvallamento (Pieris brassicae; Caligo oiloeus; Ornithoptera miranda; Pyrameis cardui) oppure addi- rittura da uno strozzamento dello sclerite (Vanessa urticae). Quanto agli sterniti rispettivi non può esservi discussione sul fatto che, essendo le valve il X, la parte sternale della struttura fissa è il IX sternite. Occasionalmente anche nella parte sternale, come è stato già avvertito, possono fondersi IX e X anello, così in Bombyx mori L. se ne trova un esempio. ER OVE LIPARI OT 218 E. BERIO Perchè non si pensi che si voglia accettare assiomaticamente |’ indi- cazione embriologica secondo cui le valve sono il X sternite, senza con- fermarla sul terreno della semplice statica morfologica, richiamerò qui il fatto già riferito che tra le valve e il IX sternite esiste quasi sempre (benchè talora ridotta) una membrana che non può non essere la inter- segmentale IX. Il IX e X anello sono dunque senza alcun dubbio localizzati nel ter- gite della struttura fissa fino al suo confine coll’ XI tergite e colla mem- brana X quando esiste, nello sternite della armatura fissa (IX) e nelle valve (X) e — come pleure — nei legamenti intermedi i quali possono pure essere indipendenti (quando esiste quel pezzo che ho indicato come « linguetta ») oppure anche essi fusi in unico legamento. Quanto alla relazione del IX + X tergite col successivo deve osservarsi: a) se Il’ XI tergite è membranoso, tutta la parte tergale della struttura fissa rappresenta il IX + X tergite, sia che esista o no una mem- brana X tergale (fig. 20, 23); b) lo stesso accade se |’ XI tergite è sclerotizzato, ma indipendentemente dalla struttura fissa (fig. 21); c) se I’ XI tergite partecipa della struttura fissa (fig 24) il IX + X tergite termina presumibilmente alla base dell’ espansione rettale, ossia più o meno sul piano del lume della struttura fissa e può essere completamente fuso coll’ XI tergite oppure distinguersene per segni più o meno evidenti della struttura (Caligo oiloeus; Vanessa urticae ecc.). CONCLUSIONI x L’ armatura genitale maschile dei lepidotteri è un complicato insieme di scleriti e membrane risultanti da modificazioni del dermascheletro degli ultimi uriti. Oltre ad una amplissima varietà di sviluppo, forma e posizione delle sue parti essa presenta una grande possibilità della dispo- sizione dei somiti, in quanto strutture simili per forma e ubicazione pos- sono essere costituite dallo scheletro or dell’ uno or dell’ altro anello, e anche con la partecipazione di più anelli contemporaneamente. Essa è costituita: ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 219 a) Di un anello fortemente sclerotizzato che regge tutte le altre strutture. 1) Questo anello può essere formato dal concorso dell’ VIII, IX e del X urite (quest’ ultimo solo nella parte tergale). Oppure solamente dal IX e X (parte tergale) dei quali 1’ VIII strettamente connesso ai successivi, il IX e il X normalmente assolutamente saldati tra loro. 2) Questo anello possiede molto spesso nella sua parte tergale posteriore una formazione più o meno sclerotizzata che si protende distalmente (semplice o multipla); essa può essere alternativamente: ( cavo (fig. 18) \ laminare (fig. 19) | cavo (fig. 20 - 21 - 22) ì laminare (fig. 23) III) Tergite dell’ XI segmento (fig. 24). I) Processo dell’ VIII tergite II) Processo del X tergite b) All’anello di che sopra sono connesse due espansioni cave laterali e inferiori (valve) formate dallo sternite del X anello. Possono essergli unite da membrane, cardini, propaggini o mediante fusione. c) Dalla parte tergale posteriore del detto anello è retta una estroflessione anale costituita dall’ XI urite. Essa può essere totalmente membranosa o variamente sclerotizzata in alcune o tutte le sue parti. Il suo tergite può o meno essere il costi- tuente della formazione tergo-posteriore di che sopra alla lettera a) n. 2 (fig. 18, 19, 24). d) Dalla parte centrale del detto anello e da quella posteriore delle valve è retta una complessa invaginazione formante |’ organo intromittente. La grande membrana che lo circonda (perifallo) può essere sclero- tizzata, in vari punti, con scleriti di forma, posizione, scultura e consi- stenza straordinariamente variate e che possono pure variare molto nel grado di saldatura colle strutture confinanti. Ù e) Nel centro dell’ anello di cui alla lettera a) si trova la membrana X-XI, che può essere invasa variamente dall’ XI sternite (fig. 26); da espansioni laterali dell’ anello (IX o X) (fig. 27), o delle valve (X sternite) (fig. 28), o del perifallo (fig. 29). 220 E. BERIO f) La successione dei somiti avviene nel modo seguente: 1) I’ VIII urite può essere indifferenziato e allora il IX può essere più o meno invaginato nella membrana VIII-IX. Se 1’ VIII è differenziato, il IX è invaginato in esso; 2) il X urite è fuso a tergo col IX, e sternalmente situato di seguito; quivi è spesso discontinuo metopicamente; 3) la membrana X-XI è totalmente introflessa sternalmente fino in corrispondenza colla zona acromeridiale del X (base delle valve). Tergalmente o è ridotta quasi totalmente o è introflessa fino allo stesso livello; 4) XI anello nasce al livello basale della detta introflessione. La membrana sternale X-XI è ancora introflessa entro tutta l’arma- tura e anche spesso oltre nella formazione dell’ organo copulatore. ANNOTAZIONI (1) Per « armatura genitale » intendo comprendere tutte le parti dermascheletriche componenti gli ultimi uriti, ossia tanto gli organi di prensione che quelli di copula quanto quelli connessi con la funzione di digestione, limitatamente dunque a quelli di origine ectodermica. Un termine più esatto sarebbe « andropigio ». (2) Sembra che il nome «armatura genitale» sia stato adottato per i lepidotteri da Buchanan White (1876); i cui predecessori usano tutti termini differenti. Peyto- reau (1895) lo tradusse letteralmente in francese (« armure génitale »). (3) Questo grosso uncino fu denominato Uncus da Gosse (1883) come ho dimo- strato (1937). Benchè Gosse abbia indicato 1’ anello come VII, in realtà si riferiva a questo (è noto che il 1° anello addominale, generalmente ridottissimo, non veniva computato) in modo speciale, poichè questo Autore si è occupato solamente dei papi- lionidi, nei quali abbiamo appunto le conformazioni di cui si discute nel testo. Il nome di Superuncus proposto da Kusnezov è, alla luce di questa precisazione, un inutile duplicato di Uncus; lo stesso dicasi del termine « Rami» di Poljanec (1902), che per di più dovrebbe essere scartato per omonimia con identico nome adottato già da Buchanan White (1876-1878) per indicare altre parti della armatura genitale. (4) L’ anello successivo all’ VIII è stato per la prima volta avvertito da Bucha- nan White (1876-1878) il quale però non ne scoprì che la parte superiore, dicendo che probabilmente i « rami» che da questa si dipartono si estendono molto in basso. Egli denominò la struttura complessivamente « tegumen ». E? da notare che però an- ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 221 che in seguito egli si oacupò solamente della sua parte tergale. Dopo di lui, varie parti dell’ anello vennero indicate con nomi particolari, così Scaphium Gosse (1883), che in seguito fino ai nostri giorni fu chiamato erroneamente Uncus, e così Saccus Bethune, Baker (1891), Vinculum Pierce (1909), Peniculi Pierce (1909) ecc. Odierna- mente tutte queste strutture si ritengono pertinenti al IX anello, tanto fermamente che debbo per forza in questa trattazione generale scartarle — per. ora almeno — per non indurre in preconcetti. (5) Trattandosi di struttura molto diffusa propongo che essa venga indicata con un nome, ad esempio «Spira» od « Intortum ». Con essa intendo indicare adunque la torsione dell’ acrosternite per cui dalla posi- zione normale nella quale esso è collocato in alto, si trova invertito nella parte inferiore. (6) Benchè autori moderni come Raj Mehta (1933) attribuiscano questo nome a Burmeister (1832), deve notarsi che già Malpighi (1669) le ebbe a designare con tale vocabòlo, accettato anche, prima di Burmeister, da Kirby-Spence (1828). Questi organi ebbero vari nomi: Klappen da De Haan (1842): Clasps da Scudder- Burgess (1870), Harpagones da Buchanan White (1876). Il nome di Malpighi prevale oggi presso tutti gli autori. (7) Peytoreau (1895), seguito da moltissimi autori, le dichiarò le ali del IX anello. Dei moderni, Berlese solamente (1909) pare le ritenga giustamente pertinenti ad altro somite. (8) Tutte queste parti e membrane, come tutti gli scleriti atipici che, come vedre- mo, si trovano sulle membrane suddette, hanno ricevuti appositi nomi dei quali per lo scopo del presente lavoro non è il caso di occuparci. (9) Quando si originano alla base — lateralmente — allo uncino centrale, come ad es. nelle Cymatophoridae, potrebbero essere chiamate lobi laterali, come ebbe ad indicarle Buchanan White (1876) (« side lobes »); però deve notarsi che molti nomi sono stati confusamente attribuiti a tali pezzi a seconda della posizione e del rela- tivo significato che più o meno giustamente gli autori vi hanno attribuito. Così gna- thos Chapman (1911) subuncus Pierce (1909). (10) Quando 1’ intera estroflessione è cinta di scleriti, lo sclerite inferiore dovrebbe essere indicato col termine subscaphium Pierce (1909), mentre gli scleriti laterali do- vrebbero indicarsi col nome socii Pierce (1914). (11) Come già accennato, molti nomi sono stati dati a queste varie sclerotizza- zioni: Anellus, Calcar, Juxta Pierce (1909), Cristae Pierce (1914), Trulleum Philpott (1927), Suspensorium Eyer (1924) ecc. (12) Sembra debbano indicarsi come Labides Pierce (1914). (13) Questo si identificherebbe col Subscaphium. (14) In tal caso lo sclerite venne denominato Transtilla Pierce (1914). (15) Qui pure fioriscono i nomi dati dagli autori. Fra i tanti merita menzione il termine Harpe dato primieramente da Gosse (1883) al processo centrale, che diffi- cilmente manca in intere famiglie. Questo processo viene pure indicato come « Clasper ». (16) Questa formazione è stata stranamente interpretata da Bayard (1937). Ritiene questi che qui si sia considerevolmente sviluppato verso 1’ alto il IX sternite, fino a congiungere sul dorso i due rami laterali. Quivi tali rami si sarebbero estesi nella direzione assiale del corpo sino a formare un falso tergite, che è ordinariamente con- fuso col vero fegumen. Questo invece si troverebbe scacciato verso l’ ano, col suo uncino, tendendo a smilzirsi e scindersi in due parti che sono comprese nell’ arti- colazione superiore delle valve. L’ autore propone il nome di Pseudotergum per tale parte dorsale del IX sternite. La confusione è evidente, e le conseguenze strane. A parte che di questo procedi- mento non ne segnala tracce 1’ embriologia, è notevole che con questa interpretazione il vero IX anello di Bayard rimarrebbe senza sternite (a meno che non si vogliano considerare le valve come IX sternite, con tutte le conseguenze ancora più strane che ne deriverebbero). Infine non si scorge la necessità di introdurre un nuovo metamero là dove le strutture constatabili sono sufficienti a smaltire il numero assegnato dalla teoria generale. Lo Pseudotergum di Bayard è il IX anello, il Tegumen di Bayard è il X ed è col- legato alle valve (X sternite) dalla linguetta che ne rivela appunto il legame di tergite a sternite. v La interpretazione decisamente erronea di Bayard si estende anche ad altri meta- meri, ma non è il caso di occuparsene qui. (17) Frùhstorfer ha denominato tale sclerite «organo di Jullien» (1908). (18) Di queste Il’ apofisi anteriore ha avuto da Spuler il nome di « Pseudouncus ». 222 - E. BERIO } CI SPIEGAZIONE DELLE FIGURE N. B. - La numerazione delle figure è incorniciata da un quadretto. 1 (Tav. VI) Papilio throas L. - estremo addominale artificialmente estroflesso per mostrare gli scleriti e le membrane (bianche) dopo 1’ VII segmento. 2 (Tay. VI) Catopsila philea Cr. - tergo dell’VIMI segmento proteso in una espan- sione a cappuccio semimembranosa. . 3 (Tav. VI) Colias croceus Fourcr. - VIII segmento (punteggiato nella parte scle- rotizzata) e scleriti successivi. 4 (Tav. VII) Satyrus circe L. - organo di Jullien in sito. 5 (Tav. VI) Bombyx mori L. - VIII segmento artificialmente aperto e visto dal- 3 A )° interno. es 6 \(Tav. VID Cafopsilia philea Cr. - profilo dell’ armatura per mostrare la situa- se zione dell’ esiroflessione rettale in rapporto colla struttura fissa. pr 3 w 7 (Tav. VII) Caligo oiloeus Cr. - armatura di lato. a 8 (Tav. VII) - Lymenitis rivularis L. - armatura di lato colla valva supposta la troncata ad 1/4. i da sopra (in situ), Tergiti addominali ognuno con una fila di setole di varie lunghezze; sterniti 4°-6° ognuno con un paio di ciuffi di setole; superficie ventrale del 3° femore pure con un ciuffo di setole. Per il resto della chetotassi vedi la figura. Colore generale giallastro-bruniccio. Bande addominali trasversali non molto' distinte. Il maschio è ignoto. 264 C. CONCI Dimensioni della ¢: Totale . . . . .mm. 1,44 Gaporte etti 0,32 X 0,50 Protesi 0,17 X 0,34 Meso-metat. . . . 0,18 X 0,45 Addome . . .. . 0,80 X 0,66 Dedico la specie all’ amico Nino Sanfilippo, collaboratore volontario al Civico Museo di Genova, appassionato raccoglitore della fauna locale e studioso di insetti. AGGIUNTA Questo lavoro era già composto, quando, esaminando altre pelli del Museo di Genova, ho trovato su una Pitta rufiventris Heine (Passeri- formes-Pittidae), catturata ad Halmahera (Is. Molucche), VII-1873, (insieme a 2 & 6 ed 1 ® di Briielia sp.) un ¢ ed una 9, che concor- dano con l'esemplare sopra descritto non solo nei caratteri generici, ma anche in quelli specifici. La @ poi concorda perfettamente con esso nella forma, chetotassi e nelle dimensioni. Il maschio è assai simile alla femmina, ma ha dimensioni minori e addome quasi globoso, leggermente più largo che lungo; ultimo seg- mento arrotondato; genitali come risultano dalla figura disegnata coi Genitalia in situ. Dimensioni del 4: Totale . . . . .mm. 1,00 (GAporgone ses 0,29 X 0,43 Indice cefalico . . 1,48 Proto: eee fox os 0,12 X 0,29 Meso-metat. . . . 0,14 X 0,36 Addome ... . . 0,47 X 0,49 Resta da risolvere ia questione del vero ospite del Kélerimenopon Sanfilippoi. E° probabile, date le notevoli differenze tra Meliphagidae e Pittidae, che per uno dei due ospiti si tratti di esemplari trasmigrati. Non ho per ora elementi per dare la preferenza all’ uno o all’ altro dei due ospiti; fisso però come Tipi il 4 e la 9 da Pitta rufiventris Heine, preparato 546 bis della mia collezione. Ma i disegni della @ (fig. 1) sono stati ricavati dall’ esemplare trovato su Tropidorhynchus novae guineae che considero adunque come Cotipo, perfettamente concor- dante coi Tipi ora stabiliti. 265 Mario FRANCISCOLO UNA NUOVA SPECIE DI CONALIA Muts. (Col. Mordellidae) Conalia Debeauxi n. sp. Forma generale assai stretta ed allungata, molto più lunga che larga (lunghezza, escluso il pigidio, mm. 4; larghezza, alla base delle elitre mm. 1). Fig. 1: Conalia Debeauxi n. sp.: elitra. - Fig. 2: Conalia Debeauxi n. sp.: pronoto. - Fig. 3: Conalia Debeauxi n. sp.: tibia posteriore e primi due articoli tarsali posteriori. i Tegumenti neri; base delle antenne e femori delle zampe anteriori meno scuri; pubescenza giallo-cinerea, superiormente distribuita come ST e SIR = SR oA t Par ae : 266 M. FRANCISCOLO segue: base del pronoto pubescente soltanto lungo il lobo basale (fig. 2); ciascuna elitra con una macchia pubescente stretta, basale, ai lati dello scutello; con una seconda zona pubescente posta ad un quarto della lunghezza delle elitre, ed una terza zona postmediana, quasi del doppio più lunga della precedente, ristretta posteriormente e lasciante glabro soltanto l’ apice; queste due ultime zone sono separate dal mar- gine esterno e da quello suturale delle elitre a mezzo di una sottile striscia glabra delle elitre stesse (fig. 1). Capo una volta e mezza più largo che lungo col vertice molto saliente. Primi articoli antennali (gli ultimi mancano nell’ unico esem- plare) molto più lunghi che larghi, poco dentati, lineari. Protorace leggermente più lungo che largo, col lobo basale bene marcato, appena troncato all’ apice, ed angoli posteriori subretti. Elitre circa tre volte e mezzo più larghe che lunghe, molto strette. Pigidio lungo due volte l’ipopigio, leggermente arcuato in basso ed acuminato. Inserisco questa nuova specie nel genere Conalia Muls. per l’unica crenellatura che percorre dall’ apice sin quasi al ginocchio tutta la tibia posteriore; i tarsi sono privi di crenellatura (fig. 3). Olotipo etichettato: Sumatra: Pangherang-Pisang, X-1890 e HI- 1891, leg. E. Modigliani. Collezioni del Museo Civico di Storia Natu- rale «Giacomo Doria» di Genova. Specie estremamente facile ad essere riconosciuta, oltre che per la strana e caratteristica distribuzione della pubescenza sulle elitre, anche per la forma strettissima ed allungata. E’ l’unica specie orientale sinora descritta del genere Conalia. Le specie già note sono: Conalia Baudii Muls. et Rey, dell'Europa balcanica; C. ebenina Champion del Messico, Nicaragua, Antille; C. fulvoplagiata. Champion dell’ Isola di Grenada; C. fasciata Pic del Congo Belga. Dedico la nuova specie, in segno di viva riconoscenza, al Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova. 267 Dott. LEeoPoLDO TROTTI CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE POLYACANTHONOTINAE ED IN PARTICOLARE DELLA SPECIE POLYACANTHONOTUS RISSOANUS (DE Fit. e Vir.) — Con la formula «Regione nasali valde elongata, probosciformi. Pinnulae spinosae dorsales triginta et ultra» il De Filippi e il Vérany (v. Elenco dei lavori consultati) dettero nel 1859 la prima descrizione di questa forma, che denominarono Notacanthus rissoanus, su di un unico esemplare pescato nelle acque nizzarde e facente parte della collezione Risso. Questa specie fu in seguito innalzata dal Bleeker a rappresen- tante del genere nuovo Polyacanthonotus, che venne accettato dalla maggior parte degli autori (1), ad eccezione del Giinther, il quale, ripor- tandosi erroneamente a forma non identificabile colla specie in questione, pur mantenendo il nome di Polyacanthonotus, lo considera soltanto come sottogenere di Notacanthus. I lavori sistematici di ittiologia del successivo trentennio nulla aggiunsero ai dati del De Filippi e del Vérany. Nemmeno il Giglioli, che pure aveva avuto modo di entrare in possesso di qualche altro esem- plare (2), sempre proveniente da Nizza, ci offre elementi tassonomici più dettagliati. Soltanto nel 1888 veniva dal Vaillant comunicata la descrizione di un esemplare i caratteri generici del quale lo riportavano al genere Polyacanthonotus e che il suddetto autore credette identificare con la specie già descritta dal De Filippi e Vérany. La descrizione del Vaillant supera per ricchezza di caratteri specifici quelle dei precedenti autori ed è tanto più interessante in quanto che si riferisce ad un esemplare pescato nell’ Atlantico e non nel Mediterraneo, facendo così supporre un’ ampia distribuzione geografica di tale forma. Questa descrizione, con l’ aggiunta di alcuni dati forniti dal Giglioli, veniva accettata dal Goode e dal Bean in «A revision of the order (1) Mentre il Zanofancanthus di Gill, il Teratichthys ed il Paradoxichthys del Giglioli cadevano in sinonimia. (2) Da lui considerato in un primo tempo come genere nuovo sotto il nome di Paradoxichthys garibaldianus. 268 L. TROTTI Heteromi » ed in «Oceanic Ichthyology» e, successivamente, dagli altri ricercatori che si interessarono a questo peculiare gruppo di pesci. Fino a pochi anni fa, i dati particolareggiati del Goode e Bean e del Vaillant erano dunque considerati come definitivi. Senonchè nel 1934, il Fowler, studiando esemplari di Polyacanthonotus di provenienza atlan- tica, fece distinzione tra il tipo descritto dal Vaillant e quello del De Filippi e Vérany, con i termini « This species has been confused with the Notacanthus rissoanus Filippi, Vérany by Vaillant. The figure by Vaillant in 1888 is surely identifiable with my specimen », e considerò come specie nuova la forma dell’ Atlantico col nome di Polycanthonotus vaillanti. Veniva così a risultare mancante una vera e propria descrizione tassonomica del rissoanus e la nostra conoscenza di questa forma si riduceva di nuovo entro i limiti dei pochi dati fissati dal De Filippi e Vérany e dal Giglioli, i quali ultimi furono trascritti dal Goode e dal Bean. Si rendeva perciò necessaria — analogamente a quanto già feci per il Notacanthus bonapartei Risso — una revisione dei caratteri della specie in questione, che permettesse di valutare con sufficiente esattezza l'ampiezza delle oscillazioni individuali ed il grado di costanza per quei caratteri morfologici che hanno valore tassonomico. Ai fini di questa indagine, lo scarso materiale in possesso degli Istituti Zoologici si presentava del tutto inadeguato; necessitava perciò disporre di esemplari di recente cattura ed in buono stato di conserva- zione. Problema questo di soluzione estremamente difficile, data la rarità e l’ habitat batiale dei rappresentanti di questa famiglia ed in partico- lare delle Polyacanthonotinae. Ma il fatto che le acque del Golfo Ligure, come quelle di alcune - altre aree mediterranee, offrono già ad una profondità relativamente modesta una fauna a fisionomia nettamente abissale, e la possibilità di poter seguire in maniera costante e per lungo tempo i risultati delle pesche eseguite dai battelli locali con reti a strascico, mi permisero, nel periodo 1936-1941, di raccogliere 22 esemplari di rissoanus, tutti in buono stato di conservazione e perfettamente adatti alle ricerche del caso. POLYACANTHONOTINAE 269 Polyacanthonotus rissoanus (De Fil. e Vér.) Notacanthus rissoanus De Fil. e Vér., 1859, Mem. Accad. Scienze, Torino, Serie 2°, XVIII, pag. 6. Polyacanthonotus rissoanus Bleeker, 1874, Verslagen en Med. Akad. We- tensch., Amsterdam, (2), VIII, pag. 368. Paradoxichthys (sin. Teratichthys nec Konig) garibaldianus Gigl. 1880, Elenco Mamm. Uce. Rett., Catal. Anfibi Pesci italiani. Firenze. Notacanthus (Polyacanthonotus) rissoanus, Ginther, 1887, Reports Deep sea- fishes, Challenger 1873-1876, London. Esemplari esaminati: 22, Golfo Ligure: Portofino, primavera - estate 1936-1941. Profondita m. 500-600. Profilo dorsale leggermente curvo o diritto nel tratto intercedente tra l’ occhio ed il punto d’ incontro con la verticale passante per la inser- zione della pettorale, diritto nel rimanente. Profilo ventrale rettilineo o leggermente concavo sino alla apertura anale; rettilineo dall’ ano alla punta della coda ove confluisce col profilo dorsale. Profili dorsale e ven- trale del tratto più anteriore della testa più o meno rettilinei e confluenti in una punta ottusa. Forma del corpo cilindrica nel terzo anteriore e medio, progressi- vamente compressa nel tratto caudale. Testa fusiforme, pure compressa. Scaglie minute, embricate, estese su tutta la superficie del corpo. Colore generale biancastro con pigmentazione bruno azzurra in corrispondenza dell’ opercolo, della regione branchiostega, dell’ estremità del muso, della regione periorbitale e periorale. Pigmentazione brunastra lungo il dorso, leggermente azzurra sull’ addome. Linea laterale ben distinta: essa Ss’ inizia all’ altezza dell’ estremo dorsale della rima dell’ opercolo; percorre, in un primo tratto, la regione latero-dorsale per tendere poi in maniera progressiva, verso quella latero-mediana; a livello della ver- ticale per |’ ano trovasi ancora disposta lungo la regione latero-dorsale. Termina ai 7/10 circa della lunghezza del corpo. Anteriormente, sul capo, si prolunga al di sopra dell’ occhio, sino alla estremità del muso, iungo ie regioni opercolo-mandibolare ed infraorbitale. Lunghezza media degli esemplari esaminati mm. 196; lunghezza massima 230; lunghezza minima 158. L’ altezza massima riscontrata nella quasi totalità degli esemplari, al di dietro dell’ apertura anale, rag- giunge i 17 mm., mentre l’ altezza minima e media sono rispettivamente di 10 e 14 mm. circa. i L’ altezza media corrisponde quindi circa a 1/14 della lunghezza totale. 270 L. TROTTI Testa sottile, lunga 7 volte e 1/2 circa il diametro trasversale del- l'occhio e 2 volte e 1/2 la distanza compresa tra la punta del muso e l’ano; 1/7 della lunghezza totale dell’ animale. Muso allungato, appuntito, leggermente compresso, di lunghezza approssimativamente eguale a 3 volte il diametro dell’ occhio (2,6). La camera olfattoria comunica con l’ esterno a mezzo di due narici separate da setto membranoso e disposte anteriormente alla regione preorbitale sul terzo superiore del muso. Distanza tra estremità del muso e narice anteriore eguale a due volte circa il diametro dell’ occhio. Occhio leggermente ellittico, situato sul terzo dorsale della testa e col maggior diametro disposto orizzontalmente. Iride azzurra. Spazio inter- orbitale eguale al diametro dell’ occhio. Bocca fortemente arcuata con curva aperta inferiormente, retro- stante dalla estremità del muso per la lunghezza di un diametro dell’ occhio. Estremità caudale della mandibola bifida con il ramo infe- riore rivolto in basso, il superiore all’ indietro e continuantesi con una spina in parte nascosta nell’ epidermide. L’ articolazione della mandibola cade all’ incirca sulla verticale passante per le narici. Premascellare più sporgente’ del mandibolare, fornito di 27-29 denti coniformi, obliqui verso l’ interno della bocca, disposti in unica serie e ricoperti in parte dalla plica labiale. Denti man- dibolari in numero di 30-31 coniformi, in unica serie anch’ essi, eretti. Palatini 29-30, più piccoli dei precedenti, sempre in unica serie e antagoni dei mandibolari. Denti faringei assenti. Muccosa orale bruna. Le fessure branchiali raggiungono a livello della faringe I’ altezza della regione postorbitale ad una distanza dall’ occhio eguale al suo diametro. Pareti della camera branchiale intensamente pigmentate di bruno scuro. Raggi branchiostegi in numero di 8. La papilla anale è situata circa al limite dei 2/5 cefalici della lun- ghezza totale (1). È La pinna dorsale s’inizia un poco anteriormente alla verticale passante per la inserzione della pettorale. I raggi spinosi che la com- pongono hanno dimensioni progressivamente crescenti dalla porzione cefalica a quella caudale e si presentano flessi all’ indietro, isolati 1’ uno dall’ altro e collegati posteriormente con la linea mediana dorsale a mezzo (1) In alcuni esemplari Ll ultimo tratto dell’ intestino risulta estroflesso. POLYACANTHONOTINAE 271 di una bassa membrana. All’ ultimo di essi si accompagna una spina sussidiaria. L’ anale s’ origina subito posteriormente all’ apertura omonima — nella maggior parte degli esemplari — all’ altezza della verticale corri- spondente al 14°-15° raggio dorsale. E’ costituita, in un primo tratto, da elementi rigidi a cui fa seguito un numero estremamente variabile di elementi flessibili. Il passaggio dagli uni agli altri avviene in maniera pro- gressiva, sì che non è possibile definirne il limite netto. La membrana che li collega, bassa neila regione anteriore, si solleva verso la metà della lunghezza della pinna per tornare poi a decrescere man mano che si procede caudalmente. Pinna caudale ben distinta dalla precedente. Pettorali a profilo ovalare, situate sul limite tra il terzo medio ed il terzo inferiore della superficie laterale del corpo; distanziate dalla linea laterale, s’ inseriscono dietro 1’ opercolo ad una distanza da questo equi- valente a circa due volte il diametro dell’ occhio. La loro base risulta, nella maggior parte degli esemplari, compresa tra le verticali passanti rispettivamente per il primo e per il secondo elemento della dorsale. Ciascuna di esse è costituita in media da 12-13 raggi, i mediani dei quali risultano divisi nella metà apicale in maniera dicotomica. Raggiunge una lunghezza che si aggira in media sui 10 mm. (9,8), equivalente a circa tre volte il diametro dell’ occhio. Ventrali completamente separate inter se, costituite per lo più da un raggio rigido di piccole dimensioni seguito da un numero variabile di altri flessibili i quali, ad eccezione dei più laterali, si presentano anch’ essi con |’ estremità dicotomizzata. Risultano per lo più inserite a livello della verticale passante tra l’ 11° ed il 12° raggio dorsale. Raggiungono gene- ralmente con l’ estremità distale l’ ano e presentano una lunghezza media (mm. 7,9 —2,2 volte circa (2,19) il diametro dell’ occhio) molto prossima a quella delle pettorali secondo un rapporto di circa 1: 1,2 (ee 123): Stomaco voluminoso, sacciforme. Intestino di calibro all’ incirca costante, formante due sole anse situate all’ estremo anteriore e poste- riore della cavita addominale. Intensa melanizzazione della sierosa viscerale e parietale. Fegato voluminoso, giallastro, ricoprente lo stomaco. Pancreas giustaepatico ed extraepatico.. Milza bene appariscente, rossastra. 272 . L. TROTTI La vescica natatoria, situata nella porzione caudale della cavità visce- rale, non sembra assumere rapporti di continuità con |’ intestino. Carat- teristici per aspetto e dimensioni i corpi rossi. ; Organi genitali simmetrici, ai lati della vescica. Rene coniforme, pimmentato, situato nel tratto post-anale in una nicchia circoscritta dai miomeri caudali; si continua cefalicamente, ai lati della colonna verte- brale, con due cordoni parenchimatosi che si prolungano sino al limite anteriore della cavità splancnica. Stabiliti così i caratteri medi della specie quali sono desumibili dal complesso degli esemplari avuti in esame, riportiamo qui appresso per esteso, ai fini di una analisi più dettagliata, i dati di ciascun individuo nonchè la frequenza degli elementi delle natatorie ed i rapporti topo- grafici che queste assumono tra loro. x 273 POLYACANTHONOTINAE ‘oue | OUOSUNISse1 UOU Ijesjuaa a] i]jenb jou Hejdwasq + °C vEl-eZ1|"C e8i-ell | “Go | € | & |-/e| GT vA /ze|.L |6 | € | 1€|S6|SZ|S#|8 | OL | Zt} 2t gi-21| II) OF | #9 | Sz |681| ez ‘q wi ‘quel |'Gep:| # | — |-/re| ONI SI 1/#£| 6 | OL | LE] €€ | IL |SZ|SF| IL I | EI|#I 8I-LI| LEI] Eh | 19 | 62 | FOZ} 17 “GG |*Qepl-v£I | z| # | + |-/€| BI |SPI-PEl| 1/22) OL] 11 | # | SE |S6|) Z| # (SI IT | EI | GI pI-EL| Ehl| cr | pL | 92 |0'z| 02 ‘Quel | ‘QI || p | — |-/e£| GI |SGI-P9I}1/€€| 6 (G'oll # | SE | OL) L|SF|6 | 11 | €1 | G‘el O02) Fel G‘ch| t9 | zz | — | GI “vi l-vO1}"C vpI-vEl |" te | # | — |-/88| 6° rl =| 1/82] 8 | OL! & | 9€] IT | G'8} 9 | OF jGtIt|S‘El| +1 91] ZET| OF | Lo | Gz | — | 8I A «01 jC eGi-vhl |" w-el | b | Gg |-/6€] BI |Szi-Pel|1/1€] 8 |6 | & | 86] ct | 8 | S | OL igttiG‘Fl/ot 91} LEI] Lh} zz | O€ |Giz| LI ‘Gull | “Guhl |'dxe-ez| pb |9-c|-/8£| B81 el |1/62| 8 | 1 | # | ze (GI L |c'h| 11 | et | 1 | St SII) SI] 8h | 89 | Te | 861) OF ‘G00! | “Gehl [Getz] # | g |-/cs} GI |SEI-PZt} 1/22) 6 | O1| # | Se|or| 8 | G | OL | ii |SFI|SI St ISI| Sh | 69 | 22 |z0z| SI "G6 «|G v2i-v!1 | Geel | # | g |-/ee} GI |SEl-Pzt| 1/97) 8 | 6 | F | OF | cI | 6 | GS | OF ei, SI }91 EI OFT} Gr | ez | 0£ | 612) #1 "A ell |G eGi-eyl |G ve-ez| p | p |-/E| 81 |SII-P2t)1/1€| 6 (Gi | OP | ct | 6 || it | it | @t | zt EI) Ost jg‘tc) ey | ce osc) et ‘d 16 ‘Q vhl |A uz-el|SE| e |-/2e| 61 (A! 1/1£| 96 | IN | € | 66 | 1n|SZ|SP|or|gI|SI|LI 61) GET} OS | bz | OF | Giz) a *d Ol | CG epl-vEl ul) # | p |-/ee| 81 £I 1/08| G'L| OL | # | PE] 11 GL) P| 6 | IN ‘SI SEI OI, EFl) ph £9 | 87/081) IT *quzi-olt) “G wGl |quzet|SE| p |-/£| 841 el lei 8 | or|s@| gle |S9| + |s'6/G1 pigri LY | pi) ep | co (S‘z/F61| OF ‘q e01 | AvGi-ehl| ‘Cel | € | ég |-/2E| GI iat /1€| L | Ol} € | €€ |c‘or] 2 | b | 8 | IL FL |SI SI) OFL| Ep | Lg |S'IZ/S81| 6 ‘Geli-0I| “Gd wl | “Gee | p | — |-/6| 61 At 1/1€| GL | 11 | € [Se in |SZ| S | or | tr el |}el LI} LEI |G"0s) ez | ce | zz) 8 ‘Gell | GeLl | Gia | £| 7 || 61 I /pe| L|L|<|zzig | S|E|Z |8 |or|ot | 0ZL| pe | OG | 07 | BSI} La ‘qll |'deGi-epl| Qez | ¢€ | —- |-/e| 61 SI i/iel L |ox|ce|ez|6 | 2|#|Z | OL} ner 91] OI] GE | Sc} Fe | col) 9 ‘qu w@l |G 9l-eGt | “dw | € | — |-/re| ONI £I i/ig| L | 8 |Sf@|stoe|6 | L|b|z |98 IL |el 81] 2s jg‘se| xg | be |#21| 9 ‘Quei “wl |A ez | G'g | — | -/G€ |o‘Ip-u‘I8} è gel 9 | OL] E (SUIE|6 | 9 | #|L | It FL )St 81] 0z1|G°Ip| S| # | OBI] F ‘qugi-ell) “A wGl l'qoz@l| € | —|-/ce| 81 I i/1€| 8 | Ol} € | be] or} 9|#|6 | It SI|9I LI) PEL) br | 69} 92 | 002) Ea ‘q zi | “Ga | Gz |SE| — |/2€] SI €l i/oe| L |8 | | ce] Ol) L | % 16 | 2 w#|ot LN) HhY| OF | 29) 82} — |& * vi I-vO1|'C eSI-epl |" ve-ec | € | — |-/G| 81 £I 1/1€| 8 | Ol} € |sfcel nf z| #6 | 1 g1|SL 91) Gel jc‘ch| so | 62 | — | I "WW ‘Q ll Ro] Pig alae Sis > ede |W Sele og | =8 os | 5 |Z a |e = |S8 l= SE) > |p |p = ad IRIS sg | Ss | See Sola) om | oz | oa ee SRISRl PREC CRICS è salsa) >, | S asl |S 18 gel GERE |) fat Si dis EC |A = [2 [SR ISR/SclRPISSIBRieh| e |SSiaN| » Bye e |e |e BS se Ours =e Oo |p 2 Gs D S DI a N|os|P |S8)08 oplgs| ais |= n RO | EE Cleo Ue Eee Ci eS) ZO ah BO |Ro ge s : a |) 2 N | oO (e) ‘Imeouuid QINsIUI a[[dp o1Yo9adS - snugossii snJOUOYZUBIeATOg 119}}81¥0 Top 9 2UeLIOS 274 L. TROTTI Polyacanthonotus rissoanus - Specchietti della distribuzione numerica tra 22 esemplari, dei rapporti tra formole pinneali e principali dati biometrici. E a S si os Sai.| SE | 32 3 = È E == Salesi N= Na 1 26/1 4,5 219 146 16 13° D 15 12,5 2 27/1 19 206 147 15 144 D 14 11 1 28/1 45 = 132 14 16% D 13,5 11,5 2 | 29/1 9 196 135 15 16» D 14 12 2 30/1 9 185 143 15 16° D. 13 11,5 9 31/1 40,9 199 134 14 16° D 13 11 1 32/1 4,5 189 121 12. |172-18* D.| 12 108 2 33/1 9 180 122 14 192 D. 13 11 2 34/1 9 181 128 12 178-18? D.| 11,5 9 È Rapporti tra elementi duri Rapporti tra elementi della D. Rapporti tra elementi della D. delle D. e A. ed inserzione della P. ed inserzione delle ventrali = ey a % 2 Inserzione % 2 Inserzione % = = ID, 3 V. Z Zz Z eS |p) Ahoy 1 iE [D). 4,54 || 3 9? D. 13,18 3 {139-142 D.) 13,18 8 12-2" D. | 36,36 4 10° D. | 18,18 3 14° D. | 13,18 6 2D || ATT 3 |103-11* D.| 13,18 5. |145-15° D.| 22,72 6 28-38 D. 27,27 5 11° D. | 22,72 5 155 Day 2272 1 33-48 D.| 4,54 3 |118-128 D.| 13,18 1 |15*-16-D.| 4,54 3 | 12*D. | 13,18 1 16 D. 4,54 1 |128-13°D.| 4,54 2 | 7 1D) 9,09 1 |175-18*D.| 4,54 Tre PO a A s'e Mg I SRO I PREPARERE oe VOTO POLYACANTHONOTINAE 275 . Dai dati su riportati si possono dedurre le seguenti considerazioni: 1) La formula degli elementi della dorsale oscilla tra un massimo di 34/1 ed un minimo di 26/1. Nel 41 % circa degli esemplari detta formula risulta di 31/1. Nei rimanenti casi ciascuna formula non sor- passa il 9 %. 2) Gli elementi rigidi dell’ anale sono in media 35, oscillando da un massimo di 45 ad un minimo di 32. 3) I raggi di ciascuna pettorale variano tra 12 e 16. 4) Le ventrali presentano nell’ 86 % degli esemplari la formula 1,8 e 1,9. Questa percentuale si distanzia grandemente dalle rimanenti, che si presentano molto inferiori (9 % per la I,10 - 4,5 % per la 1,7). 5) L'altezza è contenuta circa 14 volte nella lunghezza totale e 4 volte e 1/2 nella distanza intercorrente tra l’ estremità del muso e l’aper- tura anale. Questa ultima distanza occupa a sua volta 1/3 della lun- ghezza totale. 6) Il rapporto tra la lunghezza della testa e quella totale è circa di 1 a 7; la lunghezza della testa è contenuta 2 volte e 1/2 (2,4) nella distanza intercorrente tra l’ estremità del muso e l’apertura anale. 7) La parte preorale del muso presenta circa la stessa lunghezza del diametro orizzontale dell’ occhio (1,2 : 1). 8) La lunghezza del muso e quella della sua parte preorale sono contenute rispettivamente 2,6 e 6 volte nella lunghezza della testa. 9) I rapporti topografici intercorrenti tra le varie natatorie possono essere così definiti: a) L’inizio del primo elemento rigido dell’ anale risulta cadere in prevalenza (45 %) o sulla verticale compresa tra ia 14%-15* o sulla 15° D. I rimanenti valori oscillano rispettivamente tra il 13 % (132-148, 148 D.) ed il 4,5 % (119-123, 15%, 152-162 D.). b) Rispetto alla verticale decorrente lungo 1’ inserzione della petto- rale, la dorsale si origina o sul davanti o al sommo di questa, dimodochè essa risulta compresa per lo più (36 %) nello spazio limitato. dalle ven- 276 L. TROTTI trali passanti tra la 1° e la 2° D., o meno frequentemente (27 %) su quello compreso tra la 2? e la 3° D., o sulla verticale della 22. c) Le ventrali, divise e raggiungenti — ad eccezione di due esem- plari — con la loro estremità 1’ apertura anale risultano iniziarsi nel 22 % dei casi all’ altezza della 11% D., nel 18% all’altezza della 102. I rimanenti rapporti si aggirano ciascuno sul 13 % ad eccezione di uno. Comparando i caratteri morfologici ed i dati biometrici da noi desunti con quelli dei rissoanus facenti parte delle collezioni dei Musei Zoologici di Torino e di Firenze, notiamo che gli esemplari di questo ultimo Istituto rientrano sia per la formula delle natatorie, sia per le altre caratteristiche nella media dei valori sopra riportati (1). Per il rissoanus del Museo Zoologico di Torino, Tipo della specie, il nu- mero degli elementi della dorsale (27/1) si avvicina notevolmente ai dati più bassi da noi constatati. Pertanto un confronto tra i nostri dati e quelli descritti dal Vaillant dimostra una differenza evidente — come è possibile notare dalla tabella riassuntiva di cui sotto — per cui viene giustificata piena- mente la creazione da parte del Fowler della nuova specie vaillanti distinta dal rissoanus. Alla vaillanti spetta dunque, come ci siamo già espressi nelia premessa di questo lavoro, la descrizione diagnostica che il Goode ed il Bean attribuiscono al rissoanus e che ci sembra desunta da quella del Vaillant con l’ aggiunta delle singole formule proprie delle natatorie del Tipo di rissoanus De Fil. e Vér. e degli esemplari ulterior- mente segnalati dal Giglioli. Estendendo ora l’ esame comparativo al genere Macdonaldia, appar- tenente anche esso alle Polyacanthonotinae e costituito da forme ad habitat batiale rinvenute nel Pacifico, nell’ Atlantico e nei mari Artici, abbiamo creduto opportuno riportare qui sotto una serie di elementi dif- ferenziali tra le varie forme in questione, dati che vennero desunti per le Macdonaldie in parte dalle descrizioni fattene dai singoli autori ed in parte dagli esemplari e dai dati raccolti dal Koefoed. (1) Fa eccezione a questo proposito il numero degli elementi delle pettorali che sec. i dati riportati dal Giglioli negli esemplari di Firenze si aggirerebbero intorno a 10. aie j ‘ ; : 5 i *aU0JZ}I9S9p, V| 918}INsuo9 afigyssod ny Jo wou Quod ino yp (57/0 ‘d) 20U770U0Y}UDIDA]0g 013|e UN YOUR LIONE ]}SOND ep 0}}/1989p aWo9 BpINSpi JO JONVIgI Jap elado J[e osnjoot 0A]punsseHi 0}ads01d JON (1) *‘ouessed -91}]0 ,j 0 ouosunyades *‘(49]MO api) oyeand ‘a]eue o] vou Jie ur ‘ped -2S ‘(IBA apy) ayeue | ejjided ey arduas elUasa JUNO]je uy OUuL,| ‘ou "OUR I “OUR ][è 1S9}uap vided vy guodunjddei | 1senb puodunj3Fer ouosdunisaey ‘01°1-01 | -B,| OUOSUNIFFTEYN ‘8“I1 | 0uoSuniSFLI UON ‘641 | -Ua;so uou eu auf ‘6° uou a azeiedos ‘6° | 9 ayesvdag *or‘I-9*I | “A ‘0]0919d0 I ‘ojooiado ,|jep | “BP BZULISIpP vj|je | vzue)sip ENS Be a a1ojsadns Q ezzaySunj | -enda Q vzzoyduny ens i BNS BT ‘0]j00Jado {Jap | VT ‘0[00J9d0 [Jap 9tH *ojoosado .jjup ‘0[0949d0 | a QUIJ BIL QUO 9[B19)B] | UI[B ayo a|e19Je] vou] | VZULISIP UNS ve Q10/J9dNS Bz | Jap au]; ejje ayo aye. Baul] BYR BUA NI BB BuIA Wd 0}/OW | -Z2YySUN] wns vy ‘opvdsado Jap | -aye] vant] vyye BuJosa *(M9[MO.] *0]09 OMOW ‘9IV49}U] Vauil | “o[Bsoyey Baus Bep | ay eB ayo o[HIo}E] RIU} | nid O};OW ‘o[ti9}?| Bau | Opy) I[B4}UOA aap | «lodo IEP vzueysip BRP ozuenb afro | o}uenb 9 [YO UEIL | BYR vUsA Nid OOW “AIBA | «ij efep ozuenb o|eiyo | ezzoyduny vy g/1 ip | Rw aJolsadns aj,oa ‘0[091ad0 [Up | -uvsg VInpade.]jap a4 | Binjady jap asojiod | during the years 1873-1876. London, p. 250. KoEFoED E. - 1932 - The fishes from sea bottom from the « Michael Sars» North Atlantic deep sea expedition 1910. Report.on the scientific results of the « Michael Sars» North Atlantic deep sea expedition. IV, 1927, Bergen, p. 71-76. JORDAN S. D. e EVERMANN B. W. - 1896 - The fishes of North and Middle America. Bull. U. S. Nat. Mus. XLVII, p. 616-618. Lo Branco S. - 1902 - Le pesche pelagiche abissali eseguite dal « Maia > nelle vicinanze di Capri. Mitt. Zool. Stat. 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Dr. EMILIO OCCHIALINI I MINERALI DEL MONTE RAMAZZO Sull’ antica Miniera del Monte Ramazzo, situataj presso il crinale che dal monte Figogna su cui sorge un Santuario di N. S. della Guardia, discende al mare dividendo la Valle del Polcevera da quella del Chia- ravagna, esistono diverse pubblicazioni. La prima di esse è dovuta a Giuseppe Mojon (1) e tratta spe- cialmente del metodo con il quale si partiva dalla pirite che nella detta miniera si trova, e dalla dolomite triassica del Monte Gazzo, presso Sestri Ponente, per ottenere il solfato di magnesio o sale d’ Inghilterra al tempo del blocco continentale. Successivamente si occuparono della Miniera del Monte Ramazzo e dei Minerali che vi si trovano il Fauyaz de Saint Fond (2), il Palla- dino (3), il Prof. Issel (4), i Dottori Ariola e Brian (5) mentre il Prof. G. B. Negri, in una importante monografia (6), descrisse i cristalli di aragonite raccolti nelle abbandonate gallerie della Miniera, cristalli nei quali riscontrò la presenza di 29 forme diverse di cui 11 nuove per il detto minerale. Questa monografia contiene anche una succinta descri- zione del giacimento dovuta all’ Issel. Più recenti sono i contributi portati dai Prof. Pelloux (7), Artini (8) e Lincio (9) alla conoscenza dei numerosi ed interessanti minerali che al Monte Ramazzo si trovano. Esaminando le discariche della miniera ed i vecchi sotterranei tutti scavati nella serpentina, oggi in gran parte impraticabili, il Pelloux potè raccogliere diversi minerali e descrisse i seguenti: La brucite, specie che in Italia era stata trovata in alcune altre località, come nella Miniera di ferro di Cogne, presso Viù in Valle di Lanzo e nelle cave d’amianto della Valle Malenco, ed al Monte Ramazzo, già citata dall’ Issel (6). In questa Miniera la brucite in molti campioni costituisce delle pic- cole vene che in tutti i sensi attraversano la serpentina alterata, forman- dovi bianchi reticolati che spiccano sul colore verde cupo della roccia in cui sono racchiusi. A volte la roccia medesima è quasi completamente scomparsa e rimangono le sole vene di brucite determinando fra loro delle I MINERALI DEL MONTE RAMAZZO 283 celle che spesso contengono incastrati dei mobili noduli della serpen- tina alterata. Il Pelloux ritenne che, in questi esemplari, la brucite deri- vasse dalla epigenesi di preesistenti vene di crisotilo, vene che sono frequenti nella serpentina ancor fresca del Monte Ramazzo. In altri campioni la brucite è compatta e si trova in noduli assai tenaci, di aspetto saccaroide, alcuni dei quali raggiungono i 20 cm. di dia- metro. Più rara è la brucite fibrosa. In nessun caso il minerale si pre- senta distintamente cristallizzato, trovandosi però anche in lamelle abba- Stanza estese. La idromagnesite, l’ artinite, la brugnatellite e la nesquehonite sono i carbonati idrati di magnesio ben definibili che si trovano nella miniera del Monte Ramazzo. Notevoli ed assai frequente è 1’ associa- zione della brugnatellite con la brucite ed il Pelloux ne dedusse che fra queste specie potessero esistere dei termini intermedi di passaggio dal- l'uno all’ altro, il primo materiale presentandosi come alterazione del secondo sotto aspetti diversi, sia per il colore, come per la lucentezza. La presenza della brugnatellite venne in seguito confermata dal- l’ Artini che la descrisse, mentre |’ artinite fu invece studiata dal Lincio su campioni raccolti dal Pelloux e da lui già identificati in questa specie (10). Quanto alla nesquehonite venne da quest’ ultimo trovata in abbon- danza, come recentissimo prodotto d’ alterazione della serpentina, sia insieme agli altri idrocarbonati di magnesio, come da sola a rivestire le pareti di alcune vecchie gallerie della miniera. Nel nostro Museo ne esistono diversi campioni. Oltre ai detti minerali, nella miniera del Monte Ramazzo si trovano alcuni prodotti dell’ alterazione superficiale dei solfuri di ferro e di rame (pirite cuprifera e pirrotina un poco. nichelifera) e di altri, dovuti all’ azione delle acque solfatiche sulla serpentina e sui carbonati di calcio e di magnesio a questa roccia associati. Fra questi ultimi sono l’ epsomite, con tracce di nichelio e piccoli cristalli di gesso. Ai primi appartengono la limonite, la malachite, 1’ az- zurite, la crisocolla, la dioptasia, in minutissimi assai nitidi cristalli, infine la calcantite e la melanterite. Anch’ io ho studiata una sostanza del Monte Ramazzo che era stata raccolta dal compianto Prof. Gabriele Lincio e datami da studiare dal Prof. Pelloux e che ora fa parte della raccolta mineralogica di questo Museo. 284 E. OCCHIALINI Questa sostanza, che ha aspetto colloidale con frattura scheggiosa ed allappa la lingua, trovasi nella serpentina molto alterata, sotto forma di vene e di masserelle di colore grigio chiaro, con una lievissima tona- lità azzurra. In diverse analisi chimiche e dalle indagini fisiche (densità ed indice di rifrazione) ho dovuto dedurre che non si tratta di un vero minerale, bensì di una miscela di prodotti d’alterazione della serpen- tina, con tracce di rame dovute ad infiltrazione di soluzioni cuprifere provenienti dalla zona di ossidazione dei solfuri. Qui di seguito è dato l’ elenco dei minerali sino ad ora trovati al Monte Ramazzo: Pirite Aragonite Crisotilo Calcopirite Azzurrite Dioptasia Pirrotina Malachite Crisocolla Opale (Var. Jalite) Idromagnesite Epsomite Limonite Artinite Melanterite Brucite Brugnatellite Calcantite Magnetite Nesquehonite Gesso Serpentino compatto Brochantite BIBLIOGRAFIA 1) G. Mojon - Memoria sopra il solfato di magnesia che si prepara al Monte della Guardia. Mem. Soc. Med. Em. Genova, t. II, quad. 2°, 1803, pp. 9-22 (1 carta). la — - Ristampato nelle Memorie dell’ Istit. Ligure, Genova, vol. I, parte II, 1906, pp. 67-76. 2) Gaujas Saint Fond - Voyage géologique sur le Monte Ramazzo dans les Apennins de la Ligurie. Ann. Mus. Hist. Nat. Paris, +. VIII, 1806. pp. 313-333. 3) P. Palladino - Studio sulla miniera di solfato di magnesia del Monte Ramazzo in Liguria. Tipografia Salesiana, San Pier d’Arena, 1891. 4) A. Issel - Liguria geologica e preistorica. Genova, 1892. 5) Ariola e A. Brian - Un’ escursione al Monte Ramazzo. Atti della Soc. Ligust. di Scienze Nat. e Geograf., Genova, vol. VII, 1896, pp. 92-97. 6) G. B. Negri - Sopra le forme cristalline dell’Aragonite di M. Ramazzo. Atti Soc. Ligust. di Scienze Nat. e Geograf., Genova, vol. VI, n. 3, 1895, pp. 280-300. 7) A. Pelloux - Nota preliminare sulla brucite, idromagnesite ed altri mi- nerali della Miniera di Monte Ramazzo presso Borzoli. In questi An- nali, vol. XLVI, 1913, pp. 34-37. 8) E. Artini - Sulla Brugnatellite di Monte Ramazzo (Liguria). Rend. R Accad. dei Lincei, Roma, vol. XXXI, s. 5), fasc. 11, 1922, pp. 491-496. 9) A. Lincio - Sull’ Artinite di M. Ramazzo (Liguria). Rend. R. Accad. dei Lincei, Roma, vol. XI, s. 6°, 1930, pp. 420-424. 10) A. Pelloux - Segnalazioni di Minerali del Monte Ramazzo donati al Museo si trovano nella « Relazione sull’ attività svolta dal Museo Ci- vico di Storia Naturale di Genova negli anni 1925 (Nesquehonite Gi Artinite) 1932 (Dioptasia) - 1935. 285 L. MASI DIAGNOSI DI UN NUOVO PICROSCYTUS PALEARTICO E NOTE SU ALCUNE SPECIE CONGENERI (Hymen. Chalcididae) Il Dott. Gustav von Szelényi (Budapest), pubblicando recentemente una dettagliata descrizione di un nuovo Picroscytus (+), ha fatto un accu- rato studio riassuntivo sulle specie finora attribuite a questo genere di Pteromalinae. A complemento di quanto scrive il Dott. Szelényi, indi- cherò qui appresso un carattere che mi era parso superfluo di esporre quando pubblicai un mio lavoro precedente (?), e per il quale si trova un punto interrogativo nella tavola analitica del detto Autore, e darò qui inoltre la descrizione di una specie nuova, particolarmente inte- ressante essendo essa la prima specie paleartica riferibile al sotto- genere Masioscytus. Questo sottogenere è stato istituito dal Dott. Szelényi per riunire in un gruppo il Picroscytus Modiglianii, il sumatranus, il birmanus e l’ Indorum, da me descritti nel 1927 e appartenenti alla regione orien- tale. Essi hanno tutti la clava delle antenne, almeno nelle femmine (°), stilata, terminata cioè con un apicolo che è ben sviluppato e ben distinto; solo nel Picroscytus Modiglianii Y apicolo tende più alla forma conica e quindi appare un poco più breve e meno distinto all’ origine. Ho riscontrato questi caratteri sugli esemplari tipici, eccetto che per la specie Indorum, della quale ho i disegni delle antenne e di alcune altre parti, ma non ho a mia disposizione il tipo, unico, che fu restituito al Museo di Calcutta. Picroscytus (Masioscytus) calabrus n. sp. 1 9, Saveria Mannelli (Italia mer., Calabria), 20-VI-1929, leg. C. Confalonieri. Di color verde bronzo assai scuro: zona marginale dei tergiti 1.-5. (1) Szelényi G. - Ueber die Chalcididen-Gattungen Arthrolysis Fòrst. und Picro- scytus Thoms. - in: Annales Mus. Nat. Hungarici, XXXIV, 1941, pp. 117-131. (2) Masi L. - Note sul genere Picroscytus Thoms. con diagnosi di nuove spe- cie - in: Annali Mus. Civ, Genova, LII, 1927, pp. 263-268. A (3) Il maschio, in questo sottogenere, è conosciuto solo per la specie Modi- glianii. 4! 3 bre TE = et ine o) > 286 L. MASI dell’ addome quasi nera, con riflesso leggermente roseo-violaceo; occhi, scapo e pedicello bruno castagno, funicolo bruno, clava meno scura e terminata con apice pallido; parti chiare delle zampe con tendenza al giallo ruggine; nelle zampe anteriori e medie sono chiari, per breve spazio, i ginocchi e gli apici delle tibie, nelle posteriori il ginocchio, il 1/4 basale e il 1/5 apicale della tibia; ali leggermente grigie giallastre. Capo, di profilo, circa due volte più lungo che largo. Ocelli poste- riori distanti dagli occhi un poco più di tre volte il proprio diametro. Flagello poco più lungo della larghezza del capo (10: 9); funicolo evidentemente ingrossato procedendo verso la clava, col primo articolo più di tre volte più lungo che largo (23 : 7), il secondo lungo circa 2/3 del primo (17 : 23), il penultimo 1 volta e 1/2 più lungo che largo, l’ultimo di lunghezza appena superiore alla -larghezza (10 : 9); clava Ovata, un po’ tumida, acuta, quasi due volte più lunga dell’ articolo pre- cedente (9 : 5) (non contando I’ apicolo che è ben sviluppato) ed uguale circa all’ articolo precedente più la metà del penultimo. Margine del collare non acuto. Mesonoto quasi due volte più largo che lungo sulla linea mediana. Ali anteriori senza area specolare; nervo marginale 2/3 della Iun- ghezza della cellula costale; proporzione dei nervi marginale, postmar- ginale e stigmatico uguale a 100 : 66,6 : 33,3; clava del nervo stig- matico breve ma bene distinta. Lungh. 4,5 mm. Come ho già detto, questa specie è il primo Masioscyius che viene scoperto nella regione paleartica, essendo tutti gli altri appartenenti alla orientale. Le altre specie paleartiche appartenenti al gruppo (sottoge- nere) dei Picroscytus propriamente detti, sono: P. scabriculus Nees, meridionalis e Ruschkae mihi, globulariae Szel. La nuova specie che ho descritta fu raccolta in Calabria al margine della Sila. Seguendo la tavola analitica del Dott. Szelényi (J. c.), essa cade, per i caratteri dell’ ala, fra Modigliani e sumatranus, e questo forse è il carattere morfologico più importante, essendo il nervo post- marginale lungo 2/3 del marginale (mentre nel Modiglianii ne misura solo la metà e nel birmanus è ugualmente lungo); si accosta più al sumatranus per il profilo del capo, all’ Indorum per la proporzione della clava con l’ ultimo articolo del funicolo. fatte Ea Lu Si, 287 CESARE CONCI IL GENERE MYRSIDEA II. UNA NUOVA SPECIE DI MYRSIDEA DEL CINCLUS C. MERIDIONALIS BreHM. L’ unica specie di Mernoponidae finora descritta come epizoa sul genere Cinclus (Passeriformes - Troglodytidae) è il Menopon alaskensis Kellog e Chapman (Journ. N. Y. Ent. Soc. X, 1902, pag. 27, Tav. 3, fig. 5), catturato in diversi esemplari (probabil- mente solo 2 2, dato che nella descrizione non si accenna al 3) sul Cinclus mexicanus Swains. e sulla Pinicola enucleator L., Isola Kadiac, Oceano Pacifico. Uchida (J. Coll. Agric. Tokyo, IX, 1926, pag. 10) cita giovani di tale specie catturati su Cinclus pallasi pallasi Temnr., Giappone, ma tale determinazione è dubbia. Il Menopon alaskensis, come già rilevò Uchida 1926 (loc. cit.), ma non Harrison (Parasit. IX, 1916, pag. 32) va ascritto al genere Myrsidea ed è affine alla specie da me sotto descritta; fino a qual punto potrà deci- derlo solo il confronto fra i tipi o fra esemplari provenienti dagli ospi- tatori tipici. Myrsidea Franciscoloi n. sp. Ospitatore tipico: Cinclus cinclus meridionalis Brehm., Merlo acquaiolo. Esemplari esaminati: 222,64 4 da Cinclus c. meri- dionalis Brehm., Liguria, pelle C. E. 26618 del Museo di Genova, senza data di cattura; 1 9 dallo stesso ospitatore, Liguria 19-IX-1871, collez. del Museo di Genova. Descrizione: La specie si differenzia chiaramente dalle altre Myrsidea specialmente riguardo al colorito ed alla chetotassi. Femmina: Forma e chetotassi del capo rilevabili dalla figura; un accenno di rigonfiamento davanti agli occhi; placca golare ben chiti- 288 CESARE , CONCI nizzata, guarnita da ciascun lato di 6 setole, di cui l’inferiore è di molto la più lunga e grossa. = Do i in ee Ls Fig. 1: Myrsidea Franciscoloi n. sp., Q3 fig. 2: id., addome del a; fig. 3: id., genitali del a: Spine dell’ orlo laterale del protorace e del metatorace particolar- mente grosse; placche pro- meso- e metasternali ben chitinizzate; pro- cesso spiniforme del metasterno presente. MYRSIDEA DEL CINCLUS C. MERIDIONALIS 289 Addome ovale; primo tergite chiaramente più lungo dei seguenti; chetotassi rilevabile dalla figura. Alla superficie dorsale, delle macro- chete iaterali le 3°, 5° e 6° sono più corte e sottili delle 1°, 22, 4, 7°, 8° e 9°. Notevole la presenza di una dozzina di spine molto grosse al- l’ultimo sternite. Pettine del 2° sternite formato di 4-6 aculeo-spine. Maschio: assai simile alla femmina; presenta dimensioni minori, indice cefalico più basso, setole addominali dei tergiti e degli sterniti in numero minore. Pettine del 2° sternite formato di 4-6 (in prevalenza 5) aculeo-spine. Un numero molto limitato di spine ai lati degli sterniti 4°-6°, in luogo dei ciuffi di spine presenti nella ®. Genitali come nella figura. Orlo inferiore della placca basale arro- tondato, senza angoli evidenti. Dimensioni 2 8 TORE sE RS 110 tp 3) 133177 (GAPORMO o 0,34 X 0,49 0,31 Xx 0,41 Indicevcefalico >. 5 . . 1,44 1,32 Enotoracem (arene) ae 0,32 0,27 Meso- metatorace (largh.) . . 0,45 0,35 Addomeg(lareh) Re ee e 0,62 0,47 Le 9 2 variano in lunghezza tra mm. 1,42 e 1,53; capo 0,32-0,34 >< 0,43-0,49; indice cefalico 1,34-1,44. I 4 4 variano in lunghezza tra mm. 1,08 e 1,22; capo 0,30-0,32 X 0,36-0,43; indice cefalico 1,16-1,32. Dedico la specie al caro amico Mario Franciscolo di Genova, il più giovane degli Entomologi italiani. Ann. del Civ. Mus. di Si. Not., Vol. LXI. 12 290 Mario FRANCISCOLO NUOVI GENERI E NUOVE SPECIE DI MORDELLIDI DELLE COLLEZIONI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI GENOVA (Col. Heteromera) Rivolgo anzitutto un vivo ringraziamento al Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, per I’ ospi- talità e le facilitazioni concessemi, delle quali cerco sdebitarmi pubbli- cando in questi Annali i risultati dei miei studi. Ringrazio anche il Dott. F. Capra, Conservatore del Museo, per i preziosi consigli coi quali mi ha guidato. Stenalia Ermischi n. sp. (Congo Belga). Atra; elytris, palpis maxillaribus, coxis posticis calcaribusque posticis testaceis. Prothoracis lateribus subparallelis, postice haud attenuatis. Segmento ventrali I° II° longitudine fere aequali, tibiis posticis strigis valde obliquis tribus (apicali exclusa), tarsorum posticorum arti- culo I° 2, II° 1, III° 1 ut in tibiis instructis (fig. 1, b). Postice valde pro- ducta, attenuata, prothorace valde longiore quam latiore. Long. (pyg. excl.) mm. 4,5 (4); mm. 3,6 (©); iat. (elyt. basis) mm. 1,3 (3); mm. 1 (9). Tegumenti neri; elitre giallo-pallide, col margine apicale suturale ed esterno leggermente infuscato; palpi mascellari, anche posteriori e spine delle tibie posteriori gialle. Forma piuttosto ristretta posteriormente e piuttosto allungata. Capo grosso, col vertice poco saliente, lungo poco più di quanto è largo; occhi subovali, bianchi, al centro neri, uniti al margine poste- riore della testa, senza tempie distinte. Antenne completamente nere, raggiungenti gli angoli posteriori del protorace, pochissimo dentate, cogli articoii 5-10 appena più lunghi che larghi. MORDELLIDI 291 Pronoto una volta e mezzo più lungo che largo, leggermente dila- tato ai lati, i quali sono subparalleli, onde il pronoto non è ristretto posteriormente; il pronoto è molto più largo della base delle litre; angoli posteriori del pronoto ottusi; lobo basale larghissimo, appena troncato all’ apice. Elitre circa tre volte lunghe quanto sono larghe nel loro insieme alla base. Primo segmento ventrale largo circa quanto il secondo (fig. 1, a). Pigidio nel maschio appuntito, lungo una volta e mezzo l’ ipopigio; nella femmina una volta ed un quinto od una volta ed un quarto; 1’ ipo- pigio è largo, tozzo, subtriangolare, robusto assai. Crenellature delle tibie e dei tarsi posteriori così distribuite: 3 sulla tibia (esclusa quella apicale) cccupanti circa la metà della larghezza della tibia stessa, molto oblique, non parallele all’ orlo apicale; 2 sul primo articolo tarsale (come sulla tibia); 1 sul II e sul III (come sulla tibia) (fig. 1, b). Spine delle tibie posteriori lunghissime, gialle, di lunghezza uguale. Tipo (4) ed allotipo (9) etichettati: Alto Uelle (Congo Belga), Dungo, IV-1927, leg. F. S. Patrizi, conservati nelle collezioni del Museo di Genova, 2 paratipi ugualmente etichettati, uno dei quali conservato nella stessa collezione ed uno nella mia propria. Secondo la tabella di A. Chobaut suile Stenalia della regione pa- leartica, ad elitre macchiate di giallo (Bull. Soc. Ent. France, 1924, p. 179), questa nuova Stenalia va inserita vicino alla S. stipae Chob.; infatti il I arco ventrale è, come si è detto, largo circa quanto il secondo (lettera A” della tabella predetta) e la forma generale è affine alla stipae; ma la statura è minore, come pure minore è in proporzione la lun- ghezza delle elitre; queste sono più oscurate all’ apice. Il carattere fon- damentale che la distingue da tutte le specie paleartiche è dato dalla disposizione delle crenellature sulle zampe posteriori; per quanto ne so è |’ unica specie fornita di un intaglio sul III articolo tarsale posteriore. Inoltre queste crenellature non sono parallele all’ orlo apicale come nelle altre specie, ma sono al contrario molto oblique. Avendo sott’ occhio diversi cotipi delle S. stipae Chob., depositati presso le collezioni del Museo di Genova, credo opportuno rappresentare accanto all’ addome e alla zampa posteriore della S. Ermischi, anche le medesime parti della S. stipae per maggiore chiarezza (fig. 1, a, b, c, d). 292 M. FRANCISCOLO Dedico la nuova specie a K. Ermisch di Diisseldorff, specialista tedesco di Mordellidi. Un esemplare più piccolo dei precedenti, ugualmente etichettato, ha le anche posteriori totalmente nere e le elitre col margine suturale e l'apice più scuri; a questa notevole aberrazione dò il nome di ' St. Erm. a. melanoskela Fig. 1 a: Stenalia Ermischi n. sp.: addome visto di profilo. b: Stenalia Ermischi n. sp.: tibia, I°, II° e III° articolo tarsale posteriore. c: Stenalia stipae Chob.: addome visto di profilo. d: Stenalia stipae Chob.: ‘tibia, I°, II° III° articolo tarsale posteriore. e: Binaghia humerosticta: n. gen. n. sp.: tibia, I°, II°, II° articolo tarsale posteriore. f: Xanthoconalia Patrizii n. gen. n. sp.: forma generale (schematica) a: Xanthoconalia n. gen. (Congo Belga). Corpore haud robusto, postice leviter dilatato, sat elongato; protho- race subquadrato, antice angustato, angulis posticis subrectis vel subob- tusis; prothoracis lobo basali haud producto, apice leviter seu haud truncato, saepe circulariter emarginato; scutello subtrigonali. Tibiis po- MORDELLIDI : 293 sticis striga unica longissima, longitudinali transversali, eodem modo tarsorum posticorum articulo I° II° que instructis. Pygidio hypopigioque segmento anali IV° fere omnino obtectis, primo elytrorum apicem haud vel parum superanti, acuminato (fig. 2, a, b). Generi Conaliae Muls. vicinum, at forma elongata, postice leviter dilatata (fig. 2b; fig. 2 f), pygidii hypopigiique longitudine minima, ely- trorum apicem haud vel parum superanti (fig. 2, a, e,), tibiarum articu- lorumque posticorum tarsalium strigis longissimis (in Conalia tantum tibia postica striga longissima instructa, articuloque tarsorum posticorum I° et II° strigis destitutis valde distinctum. Generotypus: Xanthoconalia Patrizii n. sp. Questo nuovo genere, osservato a prima vista senza scendere ai particolari, sembra appartenere alla sottofamiglia degli Anaspini a causa della sua forma poco convessa e dilatata posteriormente. Per quello che riguarda la sua collocazione sistematica, propongo che il nuovo genere Xanthoconalia sia posto tra le Conalia Muls. e le Stenalia Muls.; resta però certo che tale genere ha pochi punti di contatto con quelli prece- dentemente nominati; a parte |’ intaglio sul dorso della tibia posteriore che lo avvicina alle Conalia Muls., tutto persuade a separarlo da essi. Xanthoconalia Patrizii n. sp. (Congo Belga). 4. Postice dilatata, haud robusta, satis elongata (fig. 1, f). Omnino testacea; strigis tibiarum et tarsorum posticorum tantum oculisque nigris. Margine prothoracis postico levissime nigricanti. Oculis capitis marginem posticum haud attingentibus; temporibus valde distinctis. Prothorace subquadrato, lobo basali haud producto, angulis posticis subrectis; elytris postice subdilatatis, plus triplo quam basim latis lon- gioribus. Tibiis posticis tarsorumque articulis I° II° que strigis ut supra instructis (fig. 2, f). ¥ Pygidio hypopigio fere triplo longiore, acuminato, subinfuscato, late- ribus obsolete sulcato. Pygidio + hypopigio mm. 1,2 longis. Long. (pyg. excl.) mm. 4; lat. (elyt. basim) mm. 1. 9 latet. 204 M. FRANCISCOLO Tegumenti giallo-testacei; solamente le crenellature delle zampe posteriori, un brevissimo margine posteriore del pronoto ed occhi, neri. Pubescenza gialla, sericea, lucente, finissima, leggermente obsoleta al centro del capo e del pronoto, sparsa uniformemente sul rimanente. Forma piuttosto stretta ed allungata, dilatata posteriormente, non molto tozza, poco convessa (fig. 2, f). Capo quasi tanto lungo quanto largo, con vertice alquanto saliente, con tempie molto distinte, con occhi non raggiungenti il margine poste- riore della testa, neri, subcircolari e granulosi. Antenne poco dentate, completamente giallo-testacee, con gli articoli 3-10 subuguali, circa una volta e tre quarti lunghi quanto sono larghi (il X leggermente più lungo), 1’ 11 allungato, ovale, lungo più di due volte quanto è largo (fig. 2, g). Pronoto subrettangolare, subequilatero, anteriormente piuttosto ri- stretto, col lobo basale larghissimo, pochissimo prominente ed impercet- tibilmente troncato all’ apice, quello anteriore più marcato; angoli poste- riori del pronoto quasi retti. Elitre circa tre volte lunghe quanto sono larghe insieme alla base, dilatate posteriormente, col callo omerale poco marcato, separatamente arrotondate all’ apice, con epipleure molto sottili. Pigidio appuntito, lungo circa tre volte l’ipopigio, entrambi in pro- porzione del resto del corpo molto piccoli (come d’aitra parte tutto l'addome); presi insieme essi sono lunghi circa mm. 1,2; il pigidio e gli ultimi segmenti anali sono leggermente infuscati; il pigidio arriva a mala pena a superare la parte apicale delle elitre (fig. 2, e). Zampe anteriori e mediane molto lunghe, gialle, con gli articoli tar- sali esilissimi, lunghi quanto le tibie; tibie mediane ed anteriori subret- tilinee, pochissimo arcuate. Spine delle tibie posteriori gialle, l’ interna lunga tre volte I’ esterna. Zampe posteriori colle crenellature così distribuite: 1 sulla tibia, del tipo già descritto, lesgermente arcuata, lunghissima, decorrente dal- l'apice al ginocchio, subtrasversale; 1 sul I e sul II articolo tarsale (come sulla tibia) (fig. 2, f). Gli articoli tarsali posteriori sono molto più robusti di quelli anteriori e mediani, il I è lungo come la tibia e tutto il tarso è lungo due volte ed un quarto la tibia. lotipo (4) nelle collezioni del Museo di Genova, etichettato: Alto Uelle (Congo Belga), VI-1927, leg. F. S. Patrizi. ae 4 pr fa ez she ies ne 2A +o Gi 5 MORDELLIDI 295 Dedico la specie al suo benemerito raccoglitore March. Francesco Saverio Patrizi di Roma. Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp. (Somalia Italiana). Praecedenti fere duplo latiore, robusta, haud elongata, postice sat dilatata (fig. 2, b). Rufo testacea; capite postice obscuriore, oculis, anten- narum articulis 3-11, tibiis mediis (genubus exclusis), segmentis ventra- libus, pygidio, tibiarum posticarum articulorumque strigis nigricantibus. Oculis capitis marginem posticum attingentibus; temporibus absentibus. Prothorace subquadrato, lobo basali multo magis producto, haud crebre apice truncato, angulis posticis subrotundatis-subobtusis. Elytris minus elongatis, postice subdilatatis. Tibiis tarsisque posticis ut in praecedenti specie strigis instructis, at strigis articulorum tarsalium indistinctioribus (fig. 2, c). Pygidio hypopigioque multo minus quam in praecedenti specie elongatis, minutissimis, primo secundo parum longiore; pygidio + hypopigio mm. 0,9 longis (fig. 2, a). Long. (pyg. excl.) mm. 5 (3), mm. 6,5 (9). Lat. (elyt. basis) mm. 1,5 (4), mm. 2 (2). Tegumenti rossi testacei più scuri che nella X. Patrizii; parte poste- riore del capo infuscata; antenne, esclusi i primi due articoli, nere; tibie mediane (esclusa la parte presso il ginocchio) nere e così pure gli archi ventrali 2-5 ed il pigidio. Pubescenza giallo-sericea, lucente, sparsa uni- formemente sulla parte superiore del corpo, obsoleta al centro del capo e del pronoto. Forma tozza, di larghezza doppia (4), o più che doppia (©), in confronto alla specie precedente, notevolmente dilatata posteriormente, ma a contorni laterali leggermente più paralleli (fig. 2, b). Capo una volta e mezzo più largo che lungo; occhi più grossi, gra- nulosi, neri, meno circolari, tempie mancanti; antenne robuste, con gli articoli 3-10 più larghi che lunghi, discretamente dentati, 1’ 11 lungo tre volte quanto è largo, completo, subovale (fig. 2, -d). Pronoto subquadrato, ristretto anteriormente col lobo anteriore poco marcato, quello posteriore al contrario prominente, ampio, troncato lar- gamente all’ apice; angoli posteriori del pronoto non retti come nella specie precedente, ma subottusi, quasi curvi. Elitre due volte e mezza lunghe quanto larghe complessivamente 296 M. FRANCISCOLO ‘ alla base (perciò in proporzione più corte che nella X. Patrizii) dila- tate posteriormente, col callo omerale poco marcato, separatamente arrotondate all’ apice, con epipleure ancora più sottili che nel genere precedente. a: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: addome visto di profilo ( a). b: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. .: forma generale (schematica) e: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: tibia, I° e II° articolo tarsale posteriori. d:, Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: antenna del e: Xanthoconalia Patrizii n. gen. n. sp.: addome visto di profilo (gd) ft: Nanthoconalia n. gen. n. sp.: tibia, I° e II° articolo tarsale posteriori. g: Xanthoconalia n. gen. n. sp-: antenne del 4: Pigidio ed ipopigio cortissimi (insieme sono lunghi mm. 0,9), il primo una volta e mezzo più lungo dei secondo, appena visibile, affatto sorpassante |’ apice delle elitre, conico, tozzo, largo; il secondo avente la forma di un triangolo equilatero; gli altri segmenti ventrali sono pure essi molto corti (fig. 2, a). Zampe anteriori e mediane coi tarsi robusti, in complesso piu robuste che nella X. Patrizii; zampe posteriori colle crenellature distri- buite come nella specie precedente; soltanto le crenellature del I e del MORDELLIDI 297 II articolo tarsale posteriore sono meno marcate e meno apparenti (fig. 2, c). Spine delle tibie posteriori come nella specie precedente. La femmina ha il pigidio e I’ ipopigio lunghi mm. 0,5, quasi inte- ramente nascosti nell’ addome; inoltre è più tozza, più larga e più dilatata posteriormente, Allotipo 9 etichettato: Somalia Italiana, Giuba, leg. F. S. Patrizi. Allotipo 9 etichettato: Socalia Italiana, Giuba, leg. F. S. Patrizi. Tipo e allotipo nella collezione del Museo di Genova. Facilissima a distinguersi dalla specie precedente per la diversa statura, per il pigidio e l’ ipopigio molto più piccoli, per la diversa colo- razione, per le tempie completamente mancanti, per la forma delle antenne e per gli intagli dei tarsi posteriori meno marcati. Dedico questa nuova specie al mio carissimo amico Gualtiero Timossi di Genova. Binaghia n. gen. (fig. 3, pag. 299). (Is. Fernando Poo). Corpore satis robusto, postice attenuato; prothorace subrectangu- lari, lobo antico productissimo, postico parum producto, angulis anticis fere nullis, posticis late rotundatis; capitis vertice acuto, salienti, pro- ducto; temporibus nullis; antennis haud robustis, parum dentatis; scu- tello subtriangulari; abdomine postice producto, pygidio hypopigioque longissimis, primo secundo valde longiore, elytrorum apicem valde superanti. Tibiis posticis tarsorumque posticorum articulo primo, secundo obso- lete, striga recta dorsali longitudinali subtili, haud transversali, strigaque subapicali minima, instructis (fig. 1, e). Generotypus: Binaghia humerosticta n. sp. Forma postice attenuata, prothorace, segmentis ventralibus pro- ductis, marginis capiti posticis forma, striga tibiarum tarsorumque posti- corum a praecedenti atque a ceteris generibus bene distincta. Questo interessante genere del Golfo di Guinea si distingue facil- mente dal precedente per la forma molto più allungata, assai più ri- stretta posteriormente, per il pronoto, il capo, le antenne e l’ addome completamente diversi; l’ addome è assai lungo, del tipo comune a tutti 298 M. FRANCISCOLO i generi della sottofamiglia delle Mordellinae, superante notevolmente l’ apice delle elitre; inoltre le crenellature delle tibie e dei tarsi poste- riori sono molto meno marcate che nelle Xanthoconalia, rettilinee e non arcuate, quella sul II articolo tarsale è assai poco visibile. Si distingue inoltre dal genere Conalia Muls. per la forma esterna che la fa rassomigliare ad una grossa Mordellistena; non vi è alcun genere che le rassomigli molto da vicino. Nelle due specie conosciute, humerosticta m. e Concii m., le elitre sono fornite di macchie gialle rossastre rivestite di pubescenza dello stesso colore. Dedico il genere al Signor G. Binaghi di Genova in segno di riconoscenza. Binaghia humerosticta n. sp. & Atra; capite, oculis maculaque verticali exclusis, antennis, ma- xillaribus palpis, prothoracis lateribus, elytrorumque macula humerali medio producta, suturam haud attingenti, alteraque postmedia subtrans- versali (fig. 3), rufo testaceis, his pubescentia sericeo flava indutis; cruribus anticis mediisque, posticis genubus tantum, calcaribusque po- sticis rufo testaceis. Prothorace multo latiore quam longiore, lateribus rotundato, angulis posticis late rotundatis, lobo basali haud producto, subtruncato, antico productissimo. Oculis capitis marginem posticum haud attingentibus, temporibus fere nullis; antennis linearibus, parum dentatis, brevibus, angulos prothoracis posticos haud attingentibus, rufo testaceis, apice infuscatis. Elytris postice valde attenuatis. Tibiis tarsisque posticis ut supra strigis instructis; pygidio hypo- pigio fere duplo vel triplo longiore, acuminato, lateribus sinuato, subarcuato. Long. (pyg. excl.) mm. 4,5-5. Lat. (elyt. basis) mm. 1 - 1,2. o Latet. Tegumenti neri; capo, eccettuati gli occhi ed una macchia nera situata sul vertice, lati del pronoto, una macchia omerale ed una post- omerale sulle elitre (fig. 1), le antenne ed i palpi mascellari, le zampe del I e del II paio, le ginocchia e le spine delie zampe posteriori, giallo-testacee. Pubescenza sericea, che ricopre tutte le parti ora menzionate, dello stesso colore; sulle parti nere tale pubescenza è estremamente fina, con MORDELLIDI 299 riflessi violacei; in più alla base del pronoto è una striscia marginale ed alla base del pigidio è una fascia trasversa di pubescenza dorata. Capo appena più largo chel lungo, col vertice molto saliente, col margine posteriore non curvo, ma tagliato ad angolo ottuso o subottuso. N fa CML Fig. 3 Binaghia humerostica n. gen. n. sp.: schema della forma generale e disegno della parte superiore (4 )) Occhi neri, grandi e granulosi, uniti al margine posteriore della testa e con tempie poco distinte. Antenne giallo-testacee, leggermente infuscate all’ apice, pochissimo dentate, non raggiungenti gli angoli po- steriori del pronoto, con gli articoli 4-10 poco dentati, subuguali, più di due volte iunghi quanto sono larghi, l’ XI ovale, lungo quasi due volte quanto è largo. Palpi mascellari gialli, con 1’ ultimo articolo triangolare. Pronoto subrettangolare, largo una volta ed un quarto quanto è lungo, più largo della base delle elitre, leggermente arrotondato ai lati, Se ae Mia: SVI. DRG SS eS ‘ 300 M. FRANCISCOLO con angoli anteriori sfuggenti, quelli posteriori arrotondati, lobo ante- riore assai prominente, quello posteriore invece poco, troncato all’apice. Scutello triangolare con fine pubescenza paglierina lucente. Elitre quasi più di tre volte lunghe quanto sono larghe complessi- vamente alla base, col callo omerale poco marcato, separatamente arro- tondato all’ apice, poco convesse, assai attenuate posteriormente, con epipleure quasi mancanti. Addome molto, lungo; pigidio lungo da due a tre volte l’ipopigio, acuminato, leggermente arcuato in basso, distin- tamente solcato ai lati. Zampe piuttosto esili, le anteriori coi femori dilatati (2), le poste- riori con le crenellature così distribuite: 1 sulla tibia, del tipo gia descritto, più un’ altra parallela all’ orlo apicale piccolissima; 1 sul I° articolo tarsale posteriore (come sulla tibia) più una apicale; lo stesso sui Il° articolo, ma su di esso la crenellatura è appena accennata. Spine delle tibie posteriori gialle, l’ interna lunga due volte e mezza l’ esterna, molto robuste. Tipo etichettato: Is. Fernando Poo, Bahia de S. Carlos, 0-400 F m. s. m., XII-1901, leg. L. Fea, conservato insieme a quattro paratipi | tutti ¢ gs (hanno I’ edeago estroflesso), ugualmente etichettati al Museo di Genova; un paratipo nella mia collezione. | Binaghia Concii n. sp. Praecedenti statura majore, postice minus attenuata, multo minus flavicanti; nigra, antennarum basi, palpis maxillaribus, cruribus anticis, genubus calcaribusque posticis, maculisque elytrorum ui in praecedenti specie pubescentia sericea fulva indutis, flavo testaceis. Capite prothoraceque omnino nigris. Capitis margine postico angu- loso; prothoracis lobo antico multo minus producto, angulis lobogne po- sticis ut in praecedenti specie instructis. Strigis tibiarum tarsorumque posticorum ut in praecedenti specie ai minus distinctis. Pygidio hypopigio plus duplo (2) vel fere duplo (2) longiore, acu- minato, elyiroram apicem valde superenie. Long. (pyg. excl.) mm. 4,5 (&), mm. 5,6 (2); lat. (elyt. basis) mm. 1,6 (3), mm. 2 (2). Tegumenti neri; solamente le antenne alla base, i palpi mascellari, le zampe posteriori (le mediane più scure), i ginocchi e le spine delle MORDELLIDI 301 tibie posteriori, più un disegno sulle elitre simile a quello della B. hume- rosticta, rosso testacee; in questa specie però le macchie sono più larghe e leggermente più trasverse. Le zone soprannominate sono rivestite dalla - solita pubescenza giallastra; il pronoto ha la pubescenza distribuita come nella specie precedente, ma, come il capo, è completamente nero. Forma più robusta e meno attenuata posteriormente, più larga; statura più grande. Capo appena più largo che lungo, col vertice saliente e il margine posteriore prominente ad angolo subottuso;occhi neri grandi e granulosi, uniti al margine posteriore della testa, con tempie poco di- stinte. Antenne gialle solamente alla base, per il resto bruno rossicce, poco dentate ed appena raggiungenti gli angoli posteriori del pronoto, con gli articoli 6-10 poco dentati, subuguali, lunghi più di due volte quanto sono larghi, |’ XI ovale, lungo quasi quanto il precedente. Palpi come nella humerosticta. Pronoto subrettangolare, poco più largo che lungo, meno largo della base delle elitre od appena largo quanto essa, leggermente arrotondato ai lati, con gli angoli anteriori meno sfuggenti, quelli posteriori ed il lobo basale come nella specie precedente; iobo anteriore meno prominente. Elitre poco più di tre volte lunghe quanto sono larghe complessiva- mente alla base, coi lati più paralleli, meno attenuate posteriormente; epi- pleure delle elitre quasi mancanti. Addome meno lungo che nella specie precedente; pigidio del doppio (4) o quasi del doppio (9) più lungo dell’ ipopigio, più acuto, meno tozzo, non arcuato in basso, ma quasi rettilineo. Zampe come nella humerosticta, ma con le crenellature delle tibie e dei tarsi posteriori molto meno evidenti. Spine delle tibie posteriori come nella specie precedente. Tipo ¢ etichettato: Isola Fernando Poo, Bahia de S. Carlos, 0-400 m. s. m., XII-1901, leg. L. Fea. Allotipo 9 e paratipo 9 ugualmente etichettati. Il tipo e 1’ allotipo sono conservati nella collezione del Museo di Genova, il paratipo nella mia collezione. Specie estremamente facile a riconoscersi dalla precedente per il pronoto ed il capo completamente neri, per la statura maggiore e per la forma meno attenuata posteriormente. Dedico questa specie al Dott. Cesare Conci di Rovereto in segno di amicizia. 302 S. L. STRANEO (Parma) SU ALCUNI CATASCOPUS (Col. Carabid.) DELLA NUOVA GUINEA NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI GENOVA Grazie alla cortesia del Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Civico di Genova, ho potuto esaminare una piccola collezione di Catascopus raccolti nella Nuova Guinea dai viaggiatori genovesi della fine del secolo scorso, L. M. D’ Albertis, L. Loria ed O. Beccari. La fauna entomologica della Nuova Guinea è ancora pochissimo nota. Nei cataloghi sono indicate come specie del gen. Catascopus Kirby, note della Nuova Guinea, solo C. Wallacei .Saund., C. aruensis Saund. e C. elegans Weber. Catascopus Wallacei Saund. Ho trovato, tra gli esemplari del Museo di Genova, una serie di una ventina di esemplari di tale specie, delle seguenti località: M. Astrolabe (11-1893, Loria); Andai (VIII-1872, D’ Albertis e XII-1875, Beccari); Ramoi (II-1875, Beccari); Hatam (VII-1875, Beccari e IX-1875, D’ Albertis); Ighibirei (VII-VIII-1890, Loria); Dorei (II-1875, Beccari). L’ apice dell’ edeago di questa specie è conformato come indica lo schizzo a. Catascopus aruensis Saund. Due esemplari di Dilo (VI-VII-1890, Loria) e Katau (D’ Albertis) sono identici ad un esemplare dell’ isola tipica (Is. Aru, Wokan, 1873, Beccari); appartengono poi probabilmente alla stessa specie un esem- plare di Andai (L. M. D’ Albertis), avente il pronoto più dorato ai lati, ed un esemplare, che si discosta maggiormente dalla forma tipica, di Ighibirei (VII-VIII-1890, Loria). CATASCOPUS 303 Gli altri esemplari appartengono a tre specie che credo nuove e che descrivo qui brevemente. Le misure indicate sono quelle del- I’ olotipo. Catascopus Beccarii n. sp. Lunghezza 24 mm. (variabile da 24 a 18 mm.); massima larghezza 7,7 mm. Capo blu metallico oscuro, col clipeo avente deboli riflessi ver- dastri, pronoto verde smeraldo, un po’ dorato ai lati; elitre blu-violacee presso la base, indi violaceo-purpuree; antenne e parti boccali, tibie e tarsi bruni più o meno rossastri; parte inferiore nerastra con debolis- simi riflessi verdastri; femori più o meno metaliici. Capo abbastanza robusto, pochissimo ristretto posteriormente, solchi frontali moderata- mente allungati, abbastanza profondi, quasi paralieli; fronte con pun- teggiatura e rugosità forte e sparsa presso i solchi; occhi corti, ben br. Apice dell’ edeago di Catascopus Wallacei Saund. (a); C. Beccarii n. sp. (Db); C. sltrigicollis n. sp. (c). convessi e prominenti; submento con una serie di lunghe setole. Pronoto abbastanza convesso, moderatamente cordato, appena più ampio del capo con gli occhi; lunghezza 3,5 mm.; massima larghezza 5 mm.; larghezza anteriore 4,1 mm.; basale 4,2 mm.; minima larghezza 4 mm.; orlo anteriore quasi troncato, fortemente orlato ai lati, quasi non orlato nel mezzo; lati poco arrotondati, quasi paralleli nella parte anteriore, con angolo sporgente ben distinto presso il poro setigero laterale, mo- deratamente sinuati a circa un terzo dalla base, poi poco divergenti; orlo laterale largo anteriormente, un po’ ristretto verso la metà della lunghezza, poi molto allargato verso la base; angoli basali retti, con dente apicale acuto; base ben incavata nel mezzo; disco con tutte le impressioni ben profonde. Elitre convesse, subparallele, lunghe 14,8 mm. 304 S. L. STRANEO (spina apicale compresa), larghe 7,7 mm.; lati moderatamente sinuati dopo gli omeri; apice troncato, con gli angoli della troncatura esterno ed interno (suturale) muniti di forte spina; strie profonde, non distin- tamente punteggiate; interstrie convesse, la 3% e la 5% moderatamente carenate per tutta la lunghezza, la 4° nella metà apicale; la 3%, 5% e 72 fortemente carenate e rialzate nel terzo basale; terza interstria con due punti nella metà basale; 2°, 4* e 6% notevolmente depresse tra le carene celle adiacenti. Microscultura del pronoto trasversa, delle elitre isodia- metrica stretta. Parte inferiore in mezzo fortemente punteggiata e vil- losa nel 4, per tutta la lunghezza, eccetto solo il capo; nella © la pubescenza è limitata al pro-, meso- e metasterno, i segmenti ventrali non essendo pubescenti. Organo copulatore ¢ prossimo a quello del Wallacei (schizzo b). Habitat: Nuova Guinea, Hatam (VII-1875, Beccari); Andai (VIII 1872, D’ Albertis). Olotipo nelle collezioni del Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione. In confronto col Wallacei, oltre che per il colore, differisce prin- cipalmente per i seguenti caratteri: capo con fovee un poco più allun- gate, notevolmente più punteggiato, molto meno ristretto posterior- mente; pronoto con angoli anteriori più prominenti, con lati molto meno arrotondati, meno ristretti e sinuati posteriormente, con angoli posteriori quasi retti; disco un po’ meno convesso, con linea mediana più profonda, orlo laterale molto più largo, meno rialzato; elitre con interstrie molto più rialzate, quasi tettiformi. Catascopus Dalbertisi n. sp. Lunghezza 19 mm.; massima larghezza 5,9 mm.; lunghezza varia- bile da 19 mm. a 16 mm.; colorato come l’ aruensis Saund. e cioè: capo e pronoto verdi brillanti, col disco del pronoto un po’ dorato; elitre blu presso la base, blu-violacee, più o meno purpuree sul resto della super- ficie. Capo con solchi frontali poco allungati e moderatamente profondi, occhi ampi e convessi, con una sola carena tra essi ed il vertice; fronte moderatamente punteggiato-rugosa presso gli occhi, quasi liscia nel mezzo; collo moderatamente ristretto. Pronoto conformato circa come nell’ aruensis, ma più trasverso (lunghezza 2,9 mm.; massima larghezza 3,9 mm.), con gli angoli anteriori più ampi, |’ orlo laterale. più liscio, CATASCOPUS 305 VY angolo mediano più prominente; dopo la sinuosità più allargato, di modo che la parte piana, rialzata, che forma gli angoli basali, risulta più ampia; dente apicale poco distinto. Elitre con spina all’ apice della sutura un po’ più allungata che nell’ arwensis; strie un po’ più pro- fonde, un po’ meno fortemente punteggiate; interstrie 5% e 7° forte- mente rialzate a costola nel quarto basale; la 4% fortemente dilatata presso la carena della 5%. Microscultura un po’ più forte che nel- l’aruensis, per cui le elitre appaiono più sericee. Sternite anale del 4 con un punto setigero per parte, della ® con due; pubescenza della parte inferiore come nel Wallacei. Habitat: Nuova Guinea, Hatam (luglio 1875, Beccari); Andai (agosto 1872, D’ Albertis). Olotipo nel Museo di Genova; allotipo nella mia collezione. Differisce dall’ aruensis, al quale assomiglia per l’ aspetto generale, soprattutto per le proporzioni del pronoto e per la conformazione della 5* e 7% interstria. Dal Wallacei, cui è più vicino per i carafteri speci- fici, oltre che per il colore, differisce. per la 3° interstria non distinta- mente rilevata. Catascopus strigicollis n. sp. Lunghezza 17,5 mm.; massima larghezza 5,3 mm. Capo e pronoto verdi e brillanti, quest’ ultimo con qualche riflesso dorato; elitre di un colore violaceo-purpureo vivissimo, bluastro presso la base; femori e parte inferiore di colore più o meno metallico, verdastro o bluastro. Capo abbastanza robusto, moderatamente ristretto verso il collo, con occhi ampi e convessi, con forti punti radi su quasi tutta la superficie, tranne che verso il collo; solchi frontali lunghi e profondi; rugosi e striati trasversalmente. Pronoto abbastanza stretto, poco trasverso (lun- ghezza 2,8 mm.; massima larghezza 3,6 mm.); più ristretto anterior- mente che innanzi alla base; larghezza anteriore 3 mm.; larghezza della base 3,3 mm.; larghezza nel punto più stretto innanzi alla base 3,1 mm. Forma del pronoto molto simile a quella del C. aruensis Saund., con margine laterale molto più stretto, ai lati meno arrotondato ante- riormente; angoli anteriori. più spianati, più prominenti; superficie fortemente rugosa e striolata trasversalmente. Elitre quasi come nella specie precedente, la 4* interstria molto più allargata presso la carena della 5% e sempre almeno un poco più larga delle due adiacenti; spine 306 S. L. STRANEO delle elitre come nella specie precedente. Pubescenza della parte infe- riore come nel C. Wallacei; sternite anale del 4 con due punti per parte. Organo copulatore con |’ apice conformato come nello schizzo c. Habitat: Nuova Guinea, Andai (agosto 1872, D’ Albertis). Olotipo nelle collezioni del Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione. Differisce dal C. Wallacei per il colorito diverso, per le diverse proporzioni del pronoto e per i lati di questo molto meno sinuati e divergenti verso la base. + Nota. - Per potere giudicare esattamente i colori delle specie sopra elencate è assolutamente necessario che gli esemplari abbiano la super- ficie superiore accuratamente sgrassata (p. es. mediante un’ applicazione di collodio), essendo in caso diverso quasi impossibile distinguere i colori, che perdono la loro vivacità e molti dei riflessi purpurei o dorati, a seconda dei casi. : 307 RES) EeGRUESsiw ig GARE LXIX Nino SANFILIPPO - GUALTIERO TIMOSSI - CESARE CONCI LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA (ESPLORAZIONI SPELEOLOGICHE NELLA PROVINCIA DI GENOVA; - I.) Riassunto: Premesso un cenno sulla speleologia ligure, con parti- colare riguardo alle ricerche effettuate nella provincia di Genova, vengono esaminate dal lato topografico, morfologico, faunistico due caverne dei. din- torni di Genova, entrambe di notevole interesse biofaunistico: la Grotta del Brigidun presso Sestri Ponente e la Grotta della Dragonara sotto il Forte Begato. Quest’ ultima, iunga 100 metri, presenta un regime idrico interno. Le esplorazioni di caverne in Liguria vennero iniziate da valenti naturalisti molti decenni or sono, quando la speleologia in Italia non era ancora nata od era ai suoi primi passi. Basti ricordare Gestro, Issel Dodero, Brian, Bensa, ecc., che contribuirono con ripetute ricerche e numerosi lavori a portare la Liguria, in questo campo, alla testa di tutte le altre regioni italiane del tempo. Però queste prime esplorazioni si limitarono più che altro alle catture faunistiche ed alle ricerche paleontologiche. In seguito l’attività degli speleologi liguri andò diminuendo e, mentre in altre regioni, come per esempio nella Venezia Giulia ed in Lombardia, gran numero idi caverne venne studiato con modernità di vedute, in questi ultimi tempi ben scarsi sono i lavori che trattano delle grotte liguri, particolarmente di quelle del Genovesato, che non presen- tano interesse paleontologico. Limitandoci infatti alla provincia di Genova notiamo come, se cita- zioni di reperti faunistici si trovano in numerose pubblicazioni, di lavori d’ insieme abbiamo solo gli antichi studi di Gestro (Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, 1885-1888), Bensa (1900, Bibl. 2), 1’ elenco faunistico di Brian (1914, Bibl. 3), il buon lavoro topografico-morfologico di Brian (1930, Bibl. 5) e lo studio monografico di Menozzi sulla grotta della Suia (1939, Bibl. 16). 308 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI Noi ci eravamo proposti lo studio sistematico e particolareggiato di tutte le caverne della provincia di Genova, sperando di poterne pub- blicare i risultati in singole note che trattassero monograficamente delle cavità situate nelle varie zone orografiche. Ma, data la chiamata alle armi di uno di noi, il programma iniziale avrebbe potuto essere svolta solo con grande lentezza, onde pensiamo sia utile pubblicare i primi risultati delle nostre ricerche. Diamo per ora la descrizione di due caverne orograficamente ben distinte: la Grotta del Brigidun, sul Monte Gazzo, presso Genova-Sestri, e la Grotta della Dragonara, sotto il Forte Begato, entro |’ antica cinta delle mura di Genova. Svolgeremo particolarmente la parte topografico-morfologica del lavoro; le osservazioni biofaunistiche non sono complete, dato che una parte del materiale da noi raccolto non ha potuto ancora essere determinata. Ringraziamo sentitamente gli specialisti che cortesemente vollero assumersi l’incarico delle determinazioni faunistiche: M. Franciscolo (coleotteri), Dott. E. Berio (lepidotteri), Dott. G. P. Moretti (tricotteri), Prof. A. Brian (isopodi), C. Menozzi (pseudoscorpioni), Prof. I. Sciac- chitano (anellidi). Un particolare ringraziamento rivolgiamo al Dott. F. Anelli, del- I’ Istituto Italiano di Speleologia, al Prof. A. Brian, al Sig. G. Mantero per le numerose e cortesi informazioni e al carissimo amico Mario Fran- ciscolo di Genova che spesso con noi condivise le fatiche ed i piaceri del lavoro. GROTTA DEL BRIGIDUN Dati di catasto: N. 118 Li - Localita: versante occidentale del Monte Gazzo - Terreno geologico: dolomite del Trias - 25000 I. G.M.: Sestri Ponente (già Rivarolo Ligure) (82 II NE) - Long.: 3- 36° 22” - Lat.: 44° 26’ 14” - Situazione: m. 550 Sud + 8° W dal santuario della Madonna del Gazzo - Quota: m. 170 - Profondità: m. 2,30 - Punto più alto m. 10 - Lunghezza m. 38 - Data del rilievo 25.II.41 - Rilevatori Sanfilippo, Conci - Letteratura: 1, p. 71: 2, p. 96 e 105; 3, pp. 8-12; 5, p. 285; 6, p. 6; 7, pp. 397-400; 9, p. 211; 12, pp. 122-124-126- 132° 139% 13: p. 3122 14) py Sols 15; p: 150; 16) ps 132, 7) PZ 19, p. 579; 20, p. 375; 21, p. 192. LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 309 La Grotta del Brigidun è assai vicina a Genova ed è pure abba- stanza nota tra i naturalisti sotto il nome di Grotta del Monte Gazzo. Nonostante ciò nessun cenno topografico-morfologico venne finora pub- blicato sulla cavità. Fatto questo veramente un po’ strano. La caverna fu visitata, tra gli altri, da Barbieri e Mantero che raccolsero alcuni interessanti elementi faunistici. Visitata da noi il 25-2-41, 23-3-41, 16-3-41, 6-7-41, 26-10-41, 11-1-42, 8-3-42, 12-3-42. GROTTA DEL BRIGIDUN CONCI-SANFILIPPO Il nome da noi riportato, col quale la caverna è comunemente nota tra gli abitanti dei dintorni, deriverebbe dall’ appellativo di un brigante chiamato appunto Brigidun o Bernardun, che sul principio del secolo scorso se ne sarebbe servito come rifugio. A quanto ci consta però, il nome di Grotta del Brigidun non è mai apparso nella letteratura, sostituito sempre da quello di Grotta del Monte Gazzo. Anche la grotta delia Bathyscia, citata da Gozo e riportata da Wolf, coincide con quella del Brigidun. Itinerario. — Questa caverna è difficilissima da trovare: per quanto noi si abbia cercato di descrivere l’ itinerario colla maggior esattezza possibile è però cosa più sicura che chi la ricerca prenda come guida una persona pratica del luogo. Partendo dalla piazza della chiesa di Sestri (piazza Baracca), si Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 13 310 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI percorre il viale Cavagnaro, via Oliva, via Menabuoni, via delle Vec- chie Fornaci. Oltrepassato il passaggio a livello ed una prima fornace da calce c'è un bivio: si segue la strada a sinistra che si abbandona, dopo aver oltrepassato tre altre fornaci, per seguire il primo sentiero a destra. Sorpassata un’ altra fornace si raggiunge e si attraversa una strada nuova, che porta ad una cava di attacco recente. Raggiunto il ruscello lo si segue per un erto e tortuoso sentiero, ed in breve si arriva ad un piano ai piedi di rocce scoscese. Risalendo la parete alla destra si procede sul crinale del contrafforte per una traccia di sentiero, la cui prima biforcazione a sinistra ci porta all’ entrata della grotta. Descrizione. — La caverna si presenta nel complesso come una stretta spaccatura quasi rettilinea, alta in media alcuni metri, col suolo pianeggiante nel primo tratto poi in forte salita. L’ ingresso ha un’ altezza di circa 4 metri ed una larghezza di 1 metro. Si penetra in un corridoio alto fino a 10 metri ed anche più, rettilineo, direzione Est, suolo in leggera discesa (si raggiunge una pro- fondità massima di m. 2,50). La larghezza varia da m. 0,50 a m. 1,30; le pareti presentano uno spesso strato di concrezioni calcaree e, all’ en- trata della grotta, traccie di mine. Dopo una ventina di metri la caverna piega leggermente a sinistra (la parte più interna è completamente oscura) e sale con un erto pendio per altri 15 metri; larghezza sempre sul metro, altezza decrescente, suolo in prevalenza argilloso. La cavità termina in una piccola stanzetta. Normalmente le pareti più interne sono abbastanza umide; in periodi di forte siccità però la caverna risulta piuttosto secca, con con- seguente forte diminuzione della fauna. La cavità è scavata nella Dolomite del Trias e probabilmente la sua genesi è in rapporto con una frattura. L’ azione solvente dell’ acqua ha avuto però la principale importanza nell’ allargamento e modella- mento della primitiva diaclasi. In tempi più recenti l’ azione costruttiva dell’ acqua ha preso il sopravvento sulla corrosione ed ha creato gli spessi depositi concrezionari che formano un artistico ornamento alla cavità. Fauna. — Le citazioni faunistiche su questa caverna, nonostante il suo modesto sviluppo, sono abbastanza numerose e di notevole interesse. LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 311 La fauna della cavità varia fortemente secondo le condizioni sta- gionali: abbondante in periodi umidi, diventa assai scarsa in periodi di siccità. Nel complesso furono rinvenute le seguenti entità. Diamo tra parentesi il raccoglitore, quando è conosciuto, la data delle catture ed eventualmente la citazione bibliografica. Coleotteri: Bathysciola muscorum Dieck (sin. B. frondicola Reitt.) (Bibi. 3, p. 11). Reperto casuale, dato che la specie si rinviene non rara in ambiente epigeo nei dintorni di Genova. Un esemplare venne anche catturato da Franciscolo 1’ 8.3.42. Imenotteri: Solenopsis fugax Latz (legit Bensa, citato da Mantero, Bibl. 15, p. 150). Questa specie di formicide è completamente troglossena: |’ unica cattura in caverna è la citata (Bibl. 21); il reperto va considerato pertanto. come del tutto casuale. Lepidotteri: Hypaena obsitalis Hbn. (23.2.41; 11.1.42; 12. 3.42) specie già nota per molte altre caverne di varie regioni italiane. Orneodes cymatodactyla Zell. (12.3.42). Ditteri: Culicidi (26.10.41) e Phoridi (12.3.42) non determinati. Tricotteri: un es. di Monocentra lepidoptera Mc. L. (2.3.42). A quanto ci riferisce il Dott. Moretti il reperto è interessante essendo la prima volta che tale specie viene catturata in caverna. Ortotteri: Gryllomorpha dalmatina Ocsk.; esemplari giovani (26.10.41; 11.1.42), specie comune e diffusa in un buon numero di caverne. Collemboli: pochi esemplari nella cameretta terminale, in prossimità delle esche (12.3.42); non ancora determinati. Ragni: Gozo citò il Nesticus cellulanus Cleark, della grotta del Gazzo (25.7.1888, legit Vacca; 7.9.1889 e 1.10.1892, legit Barberi) e della grotta della Bathyscia (1900, legit Mantero) ed il Nesticus eremita Sim. della grotta del Gazzo (1888, legit Barberi) e della grotta della Bathyscia (9 24.11.1900, legit Mantero). Secondo un recente lavoro di Di Caporiacco (Bibl. 7) questi esem- 312 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI plari determinati dalla Gozo vanno attribuiti tutti alla specie Nesticus eremita E. Sim. Ii materiale da noi catturato (23.3.41; 26.10.41; 11.1.42; 8.3.42) non è stato ancora determinato. Opilioni: Pholcus opilionoides Schz. ¢ (legit Gestro, 24.2. 1900, Bibl. 12). 3 Acari: Haemalastor gracilipes Frau. 3 su Rhinolophus (legit Barberi, 18.5.1889, cit. Gozo, Bibl. 12). Pseudoscorpioni: nella bibliografia troviamo citate per la grotta del Gazzo tre specie di Pseudoscorpioni: Chthonius microphthal- mus E. Sim. (legit Barberi, cit. Simon, Bibl. 20); Chthonius Reyi Koch (syn. secondo Wolf.: Chth. ischinocheles) (legit Mantero, cit. Ellingsen, Bibl. 9); Chthonius parvioculatus Beier (cctipi, legit Barberi, cit. Beier, Bibl. 1). Da noi fu catturato nella cameretta terminale il Chthonius parvi- oculatus Beier. Secondo quanto gentilmente ci comunica il Dott. Me- nozzi, che determinò i nostri esemplari, le tre specie di Pseudoscorpioni citate per la grotta del Gazzo devono essere ritenute sinonime del Chthonius parvioculatus Beier. Miriapodi: nella grotta del Gazzo vennero raccolti i tipi di due specie di Miriapodi. Il Polydesmus Barberii Latzel 1889 (legit Bar- beri), è un’ entità epigea, per quanto sia stata rinvenuta in altre grotte liguri (Tre Tane, Balou, Verzi, Lubea). Il Lithobius occultus Silvestri (1894) invece, descritto su di una ® raccolta da Barberi nella grotta del Gazzo, non venne in seguito più catturato. I Miriapodi da noi raccolti (8.3.42; 12.3.42) non sono stati ancora determinati. Crostacei Isopodi: Philoscia cellaria Dollfus (12.3.42), entità già nota per altre grotte, ma rinvenibile anche esternamente. Androniscus dentiger Verh. (1 es. 23.3.41; alcuni es. 8.3.42 e 12.3.42). Spelaeonetes mancinii Brian (4 es. 12.3.42, legit Conci). Questa cat- tura è interessante, perchè allarga notevolmente l’ area di distribuzione di questa specie troglobia, finora nota con sicurezza solo delle Alpi. Apuane. ; LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 313 Riguardo agli Isopodi raccolti in questa caverna, Brian nel 1914 (Bibl. 3, p. 12) cita Spiloniscus sp. e Menozzi nel 1939 (Bibl. 16, p. 132) Trichoniscus (Spiloniscus) provisorius var. sujensis Brian, dicendo: « E’ curioso il fatto che la presenza di questo Isopodo nella grotta della Suja ed in altre due grotticelle (Grotta di Monte Gazzo e Grotta del Campetto) nelle quali non si è rinvenuto sinora che la suddetta specie, sembra esclu- dere la possibilità di convivenza dell’altro Isopodo, l’Androniscus dentiger Verh., comunissimo in tutte le altre grotte nelle vicinanze di Genova ». Tali osservazioni sono pertanto in contrasto con quanto da noi sicu- ramente osservato. A quanto cortesemente ci comunica con lettera dell’ 11.9.42 il Sig. C. Menozzi, i citati esemplari di Spiloniscus' provisorius var. sujensis Brian, vennero raccolti in piccolo numero da Dodero, che non rinvenne altri Isopodi, e probabilmente determinati dal Prof. Brian molto tempo fa. La cattura di questo Isopodo nella Grotta del Brigidun, a nostro avviso, meriterebbe però conferma. Molluschi: Oxychilus lucidus Fitzinger (syn. obscuratus Porro) (2.3.41; 11.1.42; 8.3.42) entità troglobia comune in tutte le caverne genovesi. Chirotteri: furono osservati diversi esemplari, ma tutti sfug- girono alla cattura. Sul Monte Gazzo esistono altre piccole cavernette, però di impor- tanza del tutto trascurabile a causa del loro modestissimo sviluppo. Altre cavità vennero sventrate e distrutte dalle cave di pietra da calce. Se ne ricavò inoltre alabastro usato a Genova fra l’altro per l’altare della Madonna nella chiesa dell’ Annunziata (Bibl. 13, pag. 312). GROTTA DELLA DRAGONARA Dati di catasto: N. 6 Li - Località: Genova, a Sud del Forte Begato - Terreno geologico: Calcare eocenico a fucoidi - 25000 I.G.M.: Sestri Ponente (già Rivarolo Ligure) (82 II NE) - Long. 3° 31’ 58” - Lat. 44° 26’ 4” - Situazione: m. 1500 S + 19° N dalla chiesa di Begato - Quota: m. 250 - Lunghezza: m. 100 - Data del rilievo: 12.7.41; 27.7.41 - Rile- N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI vatori: Timossi, Sanfilippo (già in parte rilevata in precedenza dal Prof. Brian) - Letteratura: 1, p. 71; 2 pp. 97 e 102, 108; 3, pp. 8, 12; 4, p. 38; 5, pp. 282, 283, tav. 1, fig. 8; 6, p. 255; 7, pp. 397, 400; 8, pp. — 428 e 431; 10, pp. 136 e 139; 11, pp. 70 e 503; 12, pp. 122, 132; 17 a p. 70; 18, p. 139; 20, p. 375; 21, pp. 192, 193. « rc GROTTA DELLA DRAGONARA N.6 Li. 0 5 10 15 (see Bee somes SANFILIPPO -TIMOSSI La Grotta della Dragonara, raggiungendo i 100 metri di lunghezza, x è la più lunga ed anche una delle più note caverne dei dintorni di Genova; fu visitata perciò gran numero di volte da naturalisti liguri. | Una descrizione accurata, accompagnata dal rilievo, venne pubbli- cata nel 1930 dal Prof. A. Brian, che la esplorò però solo fino al 1 metro. In precedenza un cenno topografico morfologico ne era stato dato | È nel 1886 da Gestro. Le ricerche zoologiche vennero effettuate partico- — larmente da Barberi negli ultimi anni del secolo scorso e diverse sono | E le citazioni faunistiche riguardantti la caverna. Uno studio complessivo sulle condizioni biofaunistiche non venne però mai effettuato. 1 Visitammo la cavità il 12.7.41; 27.7.41; 31.841; 1.3.42; 43.42. — Il nome genovese «Tana da Dragunea» è di antica origine e | significa: grotta abitata dal drago. Nella letteratura la caverna è citata | sempre come Grotta della Dragonara. : be wa s. a oe E TEMO TEN amen: 3 cit eo = i a Itinerario. — La caverna è situata entro la cinta delle mura di Genova, sul pendio che dal Forte Begato scende al Lagaccio. J È: Partendo dal ponte levatoio del Forte Castellaccio si segue la car- e rozzabile cne conduce al Forte Sperone. AI primo bivio si prende la 4 , LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 315 strada di sinistra, continuando sino ad una svolta, dove c'è un secondo bivio: si prende nuovamente a sinistra una carreggiabile non asfaltata. S’ incontrano successivamente due antiche polveriere ridotte ad abita- zione, una casetta, una terza polveriera. Attraversato il ruscello imme- diatamente sottostante a quest’ ultima polveriera si prosegue per la mu- lattiera e dopo circa 300 metri si risale la costa del monte per una tren- tina di metri, fino ad un ammasso roccioso, dove, seminascosta tra un groviglio di cespugli e sterpi, è l’ apertura della grotta. Descrizione. — Nel complesso la grotta si presenta come un lungo corridoio pianeggiante, leggermente sinuoso (direzione media N 30° E; N 60° E), largo da m. 0,50 a m. 2, alto da m. 0,30 a m. 4,50. Sul fondo scorre un ruscello di portata assai variabile. Verso il settantaduesimo metro un abbassamento a sifone rende assai maiagevole il prosegui- mento, fino a quel punto piuttosto comodo. Qui infatti terminano rilievo e descrizione pubblicati dal Prof. Brian nel 1930. Superato il sifone la grotta prosegue, con un brusco ripiegamento a sinistra (direzione N 35° W), ancora per una ventina di metri. Indi la caverna si allarga in una cameretta e si continua con un nuovo corridoio a sifone, completamente occupato dall’ acqua (direzione N 80° E). La presenza del ruscello dà alla grotta un grado notevole di umi- dità; le pareti però risultano in generale piuttosto asciutte; quasi assente lo stillicidio. L’ origine della cavità è in relazione coll’ azione di soluzione e cor- rosione delle acque, che probabilmente sfruttarono diaclasi precedenti. Mancano completamente concrezioni calcaree; le pareti sono liscie e presentano numerose marmitte ed evorsioni. La caverna è ancora allo stato giovanile. Regime idrologico. — La portata del ruscello che attraversa la grotta varia fortemente secondo le stagioni. Noi potemmo osservare che in periodi di forti precipitazioni esterne (per esempio durante la visita del 1.3.42, effettuata dopo alcuni giorni di pioggie insistenti) il ruscello occupa il suolo della cavità per tutto il suo sviluppo, uscendo dall’ imbocco. In tali periodi il sifone al settantaduesimo metro è per massima parte occu- pato dall’ acqua e per superarlo occorre necessariamente assoggettarsi ad un bagno forzato. Ma già nella visita effettuata tre giorni dopo (4.3.42), la portata del ruscello interno era fortemente diminuita; la prima decina 316 : N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI di metri dopo |’ imbocco era asciutta; nel restante della caverna |’ acqua aveva un’ altezza progressivamente crescerte da pochi a circa 30 cen- timetri. Prevalentemente corrente, in certi punti presentava laghetti tran- quilli ed in questi sopratutto si trovavano i Niphargus. Nelle visite estive, in periodo di forte siccità, il regime idrico di- venta discontinuo. Il suolo della caverna rimane per massima parte asciutto; piccoli depositi di acqua stagnante qua e là, per esempio al sifone al settantaduesimo metro. Ricolmo di acqua venne invece sempre rinvenuto il sifone terminale: è nei nostri progetti un tentativo di svucta- mento artificiale, che permetterà forse, superato il sifone, di procedere ancora. Fauna. — La fauna della grotta Dragonara presenta una notevole importanza e sarà assai interessante compararla con quelle delle altre grotte delle vicinanze di Genova, che presentano analoghe condizioni biologiche: grotta della Suja, grotta della Scaggia e grotta delle Fate. Ciò sarà argomento di un nostro futuro lavoro. Diamo intanto l’ elenco delle entità catturate. Coleotteri: Duvalius Doderoi Gestro. Secondo Gestro (Bibl. 10 e 11) G. Caneva ne raccolse due esemplari nel 1884 ed un terzo esem- plare nel 1887. A quanto ci consta questa specie, che abita diverse grotte nei dintorni di Genova, depo quei primi rinvenimenti, non venne pit catturata nella Dragonara. Trechus subnotatus Dej. (sin.: Trechus Fairmairei Pand.); ne rac- colse un esemplare verso i 30 m. Franciscolo 1’ 1.3.42. La specie, epigea, è già nota per parecchie caverne lombarde, ma finora non era stata ancora catturata in grotte liguri. Wolf (Bibl. 21) cita pure la Parabathyscia Doderoi, batiscino tro- globio rinvenibile in alcune caverne dei dintorni di Genova. La citazione è probabilmente erronea perchè non ci consta che tale coleottero sia stato mai raccolto nella Dragonara. Lepidotteri: Orneodes cymatodactyla Zell, specie gia nota per le grotte del Brigidun, della Suja, della Scaggia, spesso in gran numero di individui (31.8.41; 4.3.42) fin verso i 40 metri. Ditteri: Culicidi e Phlebotomidi non determinati. LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA © 317 Ortotteri: Gry/omorpha dalmatina Ocsk., reperto comune in molte altre caverne, fin verso i 40 metri. In marzo sono abbondantissime le forme giovani. Collemboli: Tomocerus niveus Joseph. (2 es. raccolti da Caneva il 9.1884 e citati da Parona, Bibl. 18). Diversi esemplari da noi catturati su esche o su guano, fin nella parte più interna, non sono stati ancora determinati. Ragni: Nesticus eremita E. Sim. (citato da Brian, Bibl. 3) a que- sta specie va attribuita anche la 9 raccolta il 10.11.1888 da Barberi e determinata dalla Gozo: Nesticus cellulanus Cl. I ragni da noi raccolti sono ancora indeterminati. Wolf (Bibl. 21) cita anche, probabilmente per errore, il Nesticus speluncarum Pavesi. Acari: Ixodes vespertilionis, citato da Wolf. Pseudoscorpioni: ia Dragonara è località classica per il Chthcnius parvioculatus Beier (legit Barberi, Bibl. 1). Il Chthenius microphthalmus Sim., citato pure per questa caverna (legit Barberi, Bibl. 20), come he già osservato, secondo Menozzi va rite- nuto sinonimo delia specie precedente. Crostacei Anfipodi: il Niphargus abita numeroso le acque del ruscello; il 4.3.42 catturammo diversi esemplari, particolarmente nelle pozze poco profonde della parte media della grotta (20-30 metri). La specie era stata raccolta in precedenza da altri ricercatori e determi- nata da Chevreux: Niphargus dolenianensis Lorenzi (Bibl. 3). Tale deter- minazione ha bisogno senza dubbio di revisione; i nostri esemplari non sono stati ancora determinati. Crostacei Isopodi: Androniscus dentiger Verh. Già citato precedentemente (Bibl. 3 e 4), venne da noi catturato in discreto numero sparso qua e là in tutta la caverna, ma specialmente in vicinanza delle esche. Anellidi Irudinei: Trocheta subviridis Dutz. (cit. Brian, Bibl. 3). Non ci risulta che tale Irudineo sia stato più rinvenuto. Herpobdella octoculata L. var. vulgaris O. F. Miiller, un esemplare MITA ATO AI toe 318 : N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI raccolto da Franciscolo il 4.3.42, nel laghetto verso i 40 metri. Specie rinvenuta neila Suja e nella Scaggia. Chirotteri: Doria (Bibl. 8) cita il Rhinolophus ferrum equinum Schr. ed il Rhinolophus euryale Blas. Nelle visite invernali venne da noi constatata! la presenza di pipistrelli, che non ci fu possibile però catturare. CDI CLI Di Le condizioni biofaunistiche della Grotta della Dragonara si possono brevemente caratterizzare nei punti seguenti: 1) La presenza del ruscello rende in primo luogo possibile I’ esi- stenza di una fauna limnobia: Niphargus è elemento spiccatamente tro- globio, mentre Herpobdella si rinviene normalmente all’ esterno. Il ruscello dà inoltre un grado costante di umidità: ne conseguono buone possibilità di vita anche per gli elementi terrestri. 2) L’ estrema scarsità dei depositi organici guanosi, limitati a pochi spazi residui, incide negativamente sull’ abbondanza del microgenton, in tutti i suoi elementi: Duvalius, Trechus, Chthonius, Androniscus, Tomocerus. Nella Dragonara non vennero finora catturati nè Batiscie nè Miriapedi; è probabile che tutti questi elementi siano sfuggiti finora a tutte le ricerche a causa della loro scarsità numerica. 3) Il notevole sviluppo della cavità, altro fattore favorevole per la speleofauna, permette inoltre di osservare ben netta la differenza tra la prima parte (fin verso i 40 metri), sede colonizzata da un’ abbondante fauna parietale, e la zona più interna, in cui tali elementi, ad eccezione dei pochi Nesticus, sono completamente scomparsi. La fauna! parietale consta di Orneodes, Gryllomorpha, Culicidi e Ragni. 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Genova, LVI, 1934, pp. 395-403. 8 Doria G. - Res Ligusticae I - I Chirotteri trovati finora in Liguria - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova XXIV, 1887, pp. 385-473. 9 ELLINGSEN E. - Contribution on the knowledge of the Pseudoscorpiones from material belonging to the Museo Civico of Genoa - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XLIV, 1908, pp. 205-212. 10 Gestro R. - Contribuzione allo studio della fauna entomologica delle caverne in Italia - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXII, 1885, pp. 129-152. 11 GestRo R. - Res ligusticae III - Gli Anophthalmus trovati finora in Li- guria - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, V (2), 1888, pp. 487-506. 12 Gozo A. - Gli Aracnidi di Caverne italiane - Bull. Soc. Ent. It., XXXVIII, 1906, pp. 109-139. 13 Jervis - I tesori sotterranei d’ Italia - vol. IT, Torino 1873-81, pag. 312. 14 LATZEL R. - Sopra alcuni Miriapodi cavernicoli italiani raccolti dai Sige. A. Vacca e R. Barberi - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXVII, 1889, pp. 360-362 (Polydesmus Barberii n. sp. della grotta del M. Gazzo). 15 MANTERO G. - Res ligusticae XXX - Materiale per un catalogo degli Ime- notteri liguri - I - Formicidi - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova XXXIX, 1898, pp. 146-160. 16 Menozzi C. - La fauna della grotta della Suja sul Monte Fasce (Ge- nova), ecc. - Mem. Soc. Ent. It. XVIII, 1939, pp. 129-154, fig. 15. 17 MùLLER G. - I coleotteri cavernicoli italiani - Le grotte d’Italia - IV, 1930, pp. 65-85. 18 Parona C. - Collemboli e Tisanuri riscontrati in Liguria - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova XXVI, 1888, pp. 133-154. 19 SiLvestRI F. - Diagnosi di nuove specie di Miriapodi cavernicoli - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, AXXIV, 1894, pp. 579-581. (Lithobius occultus n. sp. delle grotte del M. Gazzo). 20 Simon E. - Note sur quelques Chernetes de Ligurie - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova XXXVI, 1896, pp. 374-376. 21 WoLr B. - Animaliwm cavernarum Catalogus - Yank - Berlin, 1934-1937. 320 GENERI, SPECIE E FORME NUOVE DESCRITTE NEL PRESENTE VOLUME LICHENES . Caloplaca flavovirescens Della Torre et Sarnth. var. Dinae Sbarbanoany evans ee ti i SR a com PROTOZOA Dinoflagellatae HETERODINIACEAE Heterodinium Debeauxi Rampi, n. sp. . . . . . . Pag. Heterodinimnimdubinnl sample eSP-) N OXYTOXACEAE Mime Minter AR, ho BI, So ke SPI Niteimongia sdeperden Rave, wm, Sis 6 6 = o « « » Cime Grin INI, We Sd 2 2 5 o © ooo BD OSO ROSI IRE Wo SI 6 6 6 « 6 o ® Ciano Marsica Revol, D> SI 6° 2. 5° 6 6 3s o » OXVIOXI ramos Iain, S33 5 5 > Onion) ecnosiim Irendyl, i Si 5 Fo 8 6 5 o ® OXVIOXIIASIULO SONORA PIA So 5 95 o 3s o s o ® OxYLOX WTA CIS ALTRA PIG Sd 2 9s 6 5 o « » MOLLUSCA FERUSSACIIDAE GECUIOLAESWCAUPTA BACIA sees) yee ee eo FRUTICICOLIDAE EXE: BE MM, EST o 6) 6 a 6 eo 6 Pag POMATIASIDAE Tropidophora (Ligatella) cecionii Bacci, n. sp.. . . . . Pag. 41 Som 58 60 60 66 65 64 62 65 62 63 131 136 123 STREPTAXIDAE Gulella cecionii Bacci, n. sp. . INSECTA Coleoptera CARABIDAE Catascopus Beccarii Straneo, n. sp. Catascopus Dalbertisi Straneo, n. sp. . Catascopus strigicollis Straneo, n. sp. . Caelostomus complanatus Bates var. levistriatus Straneo, n. var. Caelcstomus (Drimostoma) Burgeoni Straneo, n. sp. . Caelostomus (Drimostoma>) crassus Straneo, n. sp. Caelostomus (Drimostoma) major Straneo, n. sp. . Caelostomus (Drimostoma) Nyassae Straneo, n. sp. Caelostomus (Drimostoma) parallelicollis Straneo, n. sp. . Caelostomus (Drimostoma) profundestriatus Straneo, n. sp. Caelostomus (Drimostoma) robustus Straneo, n. sp. Caelostomus (Drimostoma) Westermanni subsp. contractus Straneo, n. subsp. . Caelostomus (Drimostoma) Westermanni var. parumpuctatus Straneo, n. var.. Caelostomus (Drymonaxus) feanus Straneo, n. sp. Caelostcmus (s. str.) brevimarginatus Straneo, n. sp. Caelostomus (s. str.) castaneus Straneo, n. sp. Caelostomus (s. str.) minimus Straneo, n. sp. . Caelostomus (s. str.) Stevensoni Straneo, n. sp. . Caelostomus (s. str.) subparallelus Straneo, n. sp. Dactylinius Straneo n. subgen. di Caelostomus Dryomonaxus Straneo n. subgen. di Caelostomus . Feostoma Straneo n. gen. di Caelostomini Strigomerodes laevis Burg. var. rhodesianus Straneo, n. var. Strigomerodes Patrizii Straneo, n. sp. . Strigomerus glaber Straneo, n. sp. Strigomerus Marshalli Straneo, n. sp. 6 JRE. » 321 194 10 10 322 HYDROPHILIDAE : a Sphaeridium Bottegoi Marcuzzi, n. sp. . . . . . . Pag. 106 TRS Sphaeridium Corradinii Marcuzzi, n. sp..*. . . . . » 108.‘ ae Sphaeridium simplicipes Marcuzzi, n. sp... . . . . » 110 Rips Sphaeridium Zavatiarny Marcuzzi, en. sp... ee a feti > MORDELLIDAE DA : Binaghia Franciscolo, n. gen. di Mordeilinae . . . . . Pag. 297 3 BinaghiatGoncirsEranciscoloy ns Sp)... asa) eee ee OO Rae Binaghia humerosticta Franciscolo, n. sp.. .°. . . . >» 298 | i Conalia Debeauxi Franciscolo; n. isp... RE | n i Stenalia@ETmMISCHISErANCISCOLO MN Esp eases) en ee oe ee si i Stenalia Ermischi a. melanoskela Franciscolo, n. ab. . . . » 292 | dr Xanthoconalia Franciscolo, n. gen. di Mordellinae . . . » 292 SS Xanthoconalia Patrizii Franciscolo, n. sp... . . -. . » 293 | ie Xanthoconalia Timossii Franciscolo, n. sp. . . . . . » 295 È TENEBRIONIDAE ts Stenosis \(S:stiz)) Gapran Keochymesp) O Ia O Hymenoptera CHALCIDIDAE Picroscytus (Masioscytus) calabrus Masi, n. sp. . . . . Pag. 285 Polymorioides Masi, n. gen. di Eupelmingeé . TSI Polymortoides tessellatus Masiv n= Sp» = .2c) seus an Se MUTILLIDAE Smicromyrme Gribodoana Invrea, n. nom. per Smicromyrme zavatiarit Mickel ee se) SER olor . POMPILIDAE Anoplins ‘Kruger (Guicliay nesp. o) ee SATO a ABI E\pisyrom \nupfipes, la, vara Gu ARRE ena See On Hemipepsis barbara Lepeletier var. obscuripennis Guiglia, n. var.. Paraferreola cyrenaica Guiglia, n. sp. ETA Pompilus plumbeus Fab. f. nivea Saunders affinis Guiglia . Tachyagetes Haupti Guiglia, n. sp. SPHECIDAE Cerceris moestissima Guiglia, n. sp. . Stizus Lomii Guiglia, n. sp. E ERE Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus Guise n. S. Sp. VESPIDAE Odynerus (Rhynchium) bellatulus Sauss. var. brunneolus Gior- dani Soika, n. var. . Sa hs : : Odynerus (Rhynchium) incognitus Giordani Soika, n. sp. Odynerus (Rhynchium) luteoniger Giordani Soika, n. sp. Odynerus (Rhynchium) nigeriensis Giordani Soika, n. sp. . Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi M. W. var. citreobimacu- latus Giordani Soika, n. var. ARIA Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi M. W. var. cyclops Gior- dani Soika, n. var. ; Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi | M. W. var. IT Gior- dani Soika, n. var. . Odynerus (Rhynchium) Sheffietdi . M. W. var. DE, Gior- dani Soika, n. var. Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi | M. W. var. tridotatus Gior- dani Soika, n. var. Saha ee PSI LS Odynerus (Rhynchium) Stevensonianus Giordani Soika, n. sp. Odynerus (Rhynchium) thomensis Giordani Soika, n. sp. Lepidoptera ARCTIIDAE Digama aganais Feld f. albescens Berio, f. n. Digama aganais Feld f. albicans Berio, f. n.. » d . Pag. » » » » » » » . Pag. » 323 . 163 173 165 . 170 116 75 78 239 234 231 251 246 247 247 246 244 249 228 178 178 324 Digama aganais Feld f. albicostata Berio, f. n. te Digama aganais Feld f. disticta Berio, f. n. . Digama aganais Feld f. feralba Berio, f. n. . Digama aganais Feld f. lineata Berio, f. n. Digama aganais Feld f. monosticta Berio, f. n. . Pericallia geometrica Obthr. ab. intermedia Berio, n. ab. . EUCHROMIIDAE Metarctia pallida Hmps.? f. nigritarsis Berio n. f. LIMANTRIIDAE Dasychira plesia Collenette ab. innocens Berio, n. ab. NOCTUIDAE Agrotis putativa Berio, n. sp. . Anua dianaris Gn. ab. satanas Berio, n. ab. . Anua rectificata Berio, n. sp. . Athetis (Paradrina) edentata Berio, n. sp. . Craniophora hemileuca Berio, n. sp. : Craniophora hemileuca Berio ab. limbata Berio, n. ab. Engusanacantha Berio n. gen. di Agrotinae Engusanacantha bilineata Berio, n. sp. Timora rhodomelaleuca Berio, n. sp. . Timora vinula Berio, n. sp. Xylomania mediolacteata Berio, n. sp.. Mallophaga MENOPONIDAE Kélerimenopon Conci n. gen. di Kélerimenoponinae . Kélerimenoponinae Conci n. trib. di Menoponidae Kélerimenopon Sanfilippoi Conci, n. sp. . Myrsidea Franciscoloi Conci, n. sp. . Pag. . Pag. . Pag. » » » » » » » » » » 5 Pag, » » » S0178 178 178 178 178 177 176 180 181 188 188 186 186 187 183 183 182 182 185 262 262 263 287 Me NDI CE ©. DE Beaux - Relazione sull’ attivita del Museo Civico di & _ Steria Naturale « G. Doria» durante il biennio 1940-41 (XII - 1942) ii DALIA ER a PIATTI O. DE BEAUX - Cenni necrologici (Augusto Beguinot. Giorgio Kriiger. Francesco Pio Pomini. Fritz Sarasin. Johann Anton von Schulthess Rechberg. Hans Georg. Stehlin) (I-1943) . E ST ESRI (1)-(7) C. ALzona e J. ALZONA BISACCHI - Res Ligusticae LXVII. Osservazioni sulla variabilità della Macularia niciensis _ Fér. (Pulm. Helicidae) (29-V-1941). . . . . . Pag. 95-101 G. Bacci - Nuovo contributo alla conoscenza della Mala- cofauna dell’ Africa Orientale Italiana (15-VII-1941) .. » 120-140 G. Bacci - Una nuova Gulelia della Somalia (Pulm. Strept- arîdae) (27-I-1942) . 3 Ae MEDA È SILA 194-195 ‘E. Berio - Contributi allo studio dei Lepidotteri eteroceri dell’ Eritrea. VII. Euchromiidae, Arcttidae, Agaristidae, Lymantriidae, Lasiocampidae, Noctuidae, raccolte dal Sig. G. Vaccaro nel 1938 (6-X-1941) . . . . . >» 176-190 | E. Berio - Studi sulla armatura genitale maschile dei Lepidotteri. II. Considerazioni teoriche generali (27-I- HAZ) stav VIVI SSR SE 196-222 C. Conci - Il genere Myrsidea. II. Una nuova specie di Myr- sidea dzl Cinclus c. meridionalis Brehm (24-IV-1942) . » 287-289 C. Conci - Un nuovo Genere di Menacanthinae dei Passe- : racei (Mallophaga - Menoponidae) (8-IV-1942) . . >» 262-264 M. FRANCISCOLO - Nuovi generi e nuove specie di Mordellidi pi della Collezione del Museo Civico di Storia Naturale n di Genova (Col. Heteromera) (8-1-1943) - . . . >» 290-301 La data tra parentesi che accompagna i titoli è quella di pubblicazione del- 1° estratto delle Memorie. Alla data di pubblicazione degli estratti se ne invia copia a: ba Reale Accademia d’Italia, Roma. £ Reale Societa Geografica Italiana, Roma. Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma. R. Friedlander & Sohn, Buchhandlung, 11 Kalstr. Berlin N. W. 7. The Editor of Zoological Record c/o Zoclogical Society, Lcndon, N. W. 8 (Invio sso. . B. Janson & Son, Booksellers. 44 Great Russell Street. London. W. C. 1 (Invio sospeso M. FRANCISCOLO - Una nuova specie di Conalia Muls. (Col. Mordellidae) (20-TV-1942). A. GIORDANI SoIKA - Monografia degli Odynerus . etiopici (Hym. Vespidae) Parte terza (16-III-1942) Di GuIGLIA - Imenotteri aculeati raccolti in’ Libia da G. Kriiger (Vespidae, Pompilidae) (31-VII-1941) . D. GuIGLIA - Su due specie di Stizus dell’ Etiopia meridio- nale (Hymen. Sphecidae) (27-IV-1941) . D. GUIGLIA - Una nuova Cerceris dell’ Etiopia (Hymen. Sphecidae) (5-VI-1941) . F. INVREA - A proposito di una Smicromyrme dell’ isola di Borneo. Nota tassonomica e cambiamento di nome (Hymenoptera, Mutillidae) (27-I-1942) C. KocH - Una nuova Stenosis delle collezioni del Museo di Genova . G. MARCUZZI - Gli Sphaeridium dell’ Africa Orientale (Col. Hydrophil.) (15-VI-1941) Tav. III-IV L. Mast - Descrizione di un nuovo genere di Hupelminae della Somalia (Hymen. Chalcididae) (15-VII-1941) L. MASI - Diagnosi di un nuovo Picroscytus paleartico e note su alcune specie congeneri (Hymen. Chalcididae) (21- IV-1942) . E. OCCHIALINI - I minerali del Monte Ramazzo (22-IV-1942) L. RAMPI - Res Ligusticae LXVIII. Ricerche sul Fitoplaneton del Mare Ligure. 5. Le Podolampacee delle acque di Sanremo (15-VII-1941) . L. RAMPI - Res Ligusticae LXVI. Ricerche sul Microplaneton del Mare Ligure. 3. Le Heterodiniacee e Oxytoxacee delle acque di Sanremo (20-III-1941) Tav. I-II . N. SANFILIPPO - G. TimossI - C. Conci - Res Ligusticae LXIX. La Grotta del Brigidun e la Grotta Drago- nara (Esplorazioni speleologiche nella Provincia di Genova - I.) (28-I1-1943) . C. SBARBARO - Res Ligusticae LXV. Lichenes Ligustici novi vel rariores (15-III-1941) S. L. STRANEO - Descrizioni preliminari di nuovi Caelosto- mini africani (Coleopt. Carab.) (10-III-1941) . S. L. StrANEO - Su alcuni Catascopus (Col. Carab.) della Nuova Guinea nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova (20-I-1943) . d > > > » > > > > » > » >» Sf i . Pag. © 265-266 0 223-261 159-175 75- 82 116-119 191-193 T1- 74 102-115 153-158 285-286 282-284 141-152 50- 70 307-319 18- 49 1- 17 302-306 - Sui Tipi dei Pterostichini (Coleopt. Carabid.) vustraliani della collezione Castelnau nel Museo Civico di ; Beejcenova. Nota ILL \(27-IV=194) 0 Pan 83- 94 _ L. TrortI - Contributo alla conoscenza delle Polyacantho- o i. notinae ed in particolare della specie Polyacantho- i : ; di notus rissoanus (De Fil. e Vér.) (22-IV-1942) Tav. VIII » 267-281 i vi . Y ny ‘A de Sa SPANO INDICE DELLE TAVOLE fs P Mn == 1, Raver — Ricerche