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| ANNALI DEL MUSEO CIVICO
DI
GIACOMO DORIA
PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX
REDAZIONE DOTT. F. CAPRA
VOLUME LX
GENOVA
FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A.
1938 - 1940
XVII - XVIII
— ANNALI DEL MUSEO CIVICO
DI
STORIA NATURALE
Mer como DORIA |
VOLUME LX
| ANNALI DEL MUSEO CIVICO.
DI
Rat
MORIA NATURALE
| GIACOMO DORIA
| PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX
REDAZIONE DOTT. F. CAPRA
VOLUME LX
>
GENOVA
FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A.
1938 - 1940 :
XVII - XVIII vela
RELAZIONI |
SULL'ATTIVITÀ DEL MUSEO
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OSCAR DE BEAUX
RELAZIONE
SULL’ ATTIVITA’ DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
«G. DORIA» DURANTE L’ ANNO 1937
L’anno 1937 è caratterizzato dalla sempre crescente frequenza del
pubblico, dalla sempre maggiore intensità di rapporti e scambi con altri
Istituti scientifici, dal forte aumento ed attivo funzionamento della Biblio-
teca. Scarsi sono invece i progressi nel riordinamento definitivo di mate-
riale scientifico ingombrante e deteriorabile a causa della sospensione,
imposta dalle attuali circostanze, nella fabbricazione di nuovi scaffali
e nel montaggio di scaffali già esistenti.
Frequenza del pubblico e degli studiosi.
Il numero dei visitatori nei due giorni di apertura al pubblico, la
domenica ed il giovedì dalle 14 alle 17, è stato di 43.918 unità, con ‘un
aumento di 2.502 visitatori in confronto all’ anno precedente. Il massimo
raggiunto fu di 1.638 persone in tre ore, la domenica del 28 novembre.
1.137 alunni delle scuole cittadine visitarono il Museo, accompagnati dai
propri insegnanti.
Il Direttore ha ricevuto di persona 406 visite ed i suoi collaboratori
scientifici ne hanno ricevute 175. Tra le persone di particolare riguardo
vanno ricordati: il Capo Ufficio Cav. Uff. Dott. A. Anselmi; il Comm.
Francesco Artuso e Signora; l’ Ing. Giovanni Aula; il Barone Luigi Bar-
racco di Lorica col figlio Giovanni, accompagnati dal Marchese Gian Carlo
Doria di Genova; il Sig. Borel, pubblicista di Ginevra; la Marchesa Cat-
taneo di Genova; il Sig. Roy Collins, Direttore del Circolo di Cultura di
Byron, Nuova York, e Signora; il Notaio Dott. Angelo Fasce di Genova;
il Conte Dott. Giacomo Gallarati Scotti, Senatore del Regno, di Milano;
1’ Avv. Giacomo Guiglia, Direttore del «Giornale di Genova» e del
MAY 1 2 1948
Il O. pe BEAUX
« Corriere Mercantile »; il Cav. Uff. Giovanni Livoni di Roma; lo scul-
tore A. Maine, Accademico di merito, di Genova; il Sig. Edward M. Per-
kins, pubblicista di Roy, Nuova York, e Signora; il Conte Comm. D. Ing.
Ascanio Sforza di Piacenza; il Cav. Oreste Veronelli di Como.
Sotto la guida del Direttore hanno visitato il Museo: il Gruppo
« Corrado Quario » dei Fasci Femminili, con 40 Giovani Fasciste e Mas-
saie Rurali; 1’ Istituto « S. Dorotea »; colla Madre Superiora e 1’ inse-
gnante di Scienze Dott.ssa Flora Perrotta; 1’ Associazione Nazionale Fa-
Scista Artiste e Laureate, colla Commissaria Prof.ssa Campora-Cavo.
L’ Istituto «Luce» di Roma ha preso nel Museo numerose cine-
matografie, su proposta del suo Direttore di Genova Sig. Amedeo
Ferratini.
Numerosi sono stati i naturalisti che hanno frequentato il Museo.
Vi si sono fermati per settimane, o almeno per parecchi giorni, a scopo
di ricerche scientifiche che non si potevano eseguire altrove: il Sig.
G. H. H. Tate, mammalogo del Museo Americano di Storia Naturale di
Nuova York, di ritorno dalla spedizione Archbold nella Nuova Guinea, e
Signora; il Dott. Filippi, entomologo di Zara; il Prof. Giuseppe Miiller,
Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste; il Dott. E. Gri-
delli, Vice Direttore dello stesso Museo; il Sig. Giordani-Soika, imenot-
terologo, di Venezia; il Sig. Francesco Vaccaro, lepidotterologo, del-
l’ Asmara; il Prof. Ing. Lodovico Straneo, coleotterologo, di Parma.
Vi hanno passato laboriose giornate di studio, o hanno visitato le
collezioni a scopo scientifico i naturalisti seguenti:
‘ Dott. C. Alzona, malacologo di Genova, e Signora Dott. J. Alzena-
Bisacchi; Prof. M. Ascari, assistente all’ Istituto di Geografia della R.
Università di Genova; Sig. M. Banninger, coleotterologo di Giessen;
Prof. A. Beguinot, Direttore dell’ Istituto Botanico della R. Università
di Genova; Dott. R. Benoist, botanico e imenotterologo, del Museo Naz.
di Storia Nat. di Parigi; Sig. Boldori, del Gruppo Speleologico di Cremona;
Dott. Breuning, coleotterologo di Vienna; Prof. A. Brian, carcinologo
della R. Università di Genova; Sig. C. Ceresa, entomologo di Milano;
Dott. G. Gufodontis, botanico della R. Università di Genova; Prof. Della
Beffa, Direttore del R. Osservatorio Fitopatologico di Torino; Prof. O.
De Fiore, geologo della Università di San Paolo, Brasile; Sig. S. Failla,
coleotterologo di Imperia-Porto Maurizio; Dott. A. Fiori, entomologo di
Bologna; Prof. L. Gabbano, Direttore del R. Istituto di Fisiologia di Pisa;
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RELAZIONE 1937 Ill
Conte Fr. Hartig, lepidotterologo di Vienna; Dott. Avram A. Hanes del-
l’ Istituto Zootecnico Nazionale di Bucarest; Dott. Mamoun Abdul Salam,
micologo del Ministero di Agricoltura del Cairo; Dott. Carlos Marelli,
Direttore del Giardino Zoologico di La Plata; Prof. Alberto Mochi, ento-
mologo, Presidente dell’ Istituto Egiziano, Sezione di Medicina, Agro-
nomia e Scienze Naturali del Cairo; Sig. G. B. Moro, entomologo di
Genova; Prof. E. Moltoni, ornitologo, Vice Direttore del Museo Civico
di Storia Naturale di Milano; Dott. C. Nielsen, entomologo, di Bologna;
Sig. A. Mohr del Parco Zoologico Julius Mohr di Ulm-Donau; Dott. Juan
Olsacher, mineralogo della Università di Cordoba, Argentina; Marchese
Saverio Patrizi, zoologo esploratore-raccoglitore, di Roma; Dott. J. Revil-
lod, Direttore del Museo di Storia Naturale di Ginevra; Ing. Dott. C.
Richard, paleontologo di Torino; Dott. J. Roux, erpetologo, del Museo di
Storia Naturale di Basilea; Prof. E. Sambo del R. Liceo Cicognini di
Prato; Prof. G. L. Sera, Direttore dell’ Istituto di ‘Antropologia della R.
Università di Napoli; Prof.ssa Norina Soldà di Genova; Dott. A. C.
Simoens da Silva di Rio de Janeiro; Dott. L. Trotti, aiuto nell’ Istituto
di Anatomia Comparata della R. Università di Genova; Dott. G. Warnke
di Kénigsberg, e Signora; Sig. L. Weirather, entomologo di Innsbruck, e
Signora; Prof. E. Zavattari, Direttore dell’ Istituto di Zoologia della R.
Università di Roma; Dott. Zolezzi, della R. Stazione Centrale di Idro-
biologia di Roma; Dott. A. Zoll del Giardino Zoologico Hellabrunn di
Monaco di Baviera.
Rapporti scientifici con altri Istituti.
I seguenti Istituti scientifici e studiosi ebbero contatti di consultazione
e collaborazione particolarmente frequenti ed intensi col Museo:
Genova: R. Istituto di Anatomia Comparata (Prof. Remotti, Dott.
Trotti), Civica Biblioteca Berio (Direzione), R. Istituto di Botanica (Prof.
Beguinot), Società Conversazioni Letture Scientifiche (Presidenza), R.
Istituto di Geografia (Prof. Revelli-Beaumont, Prof. Ascari), R. Istituto di
Geologia (Prof. Rovereto, Prof. Airoldi), Milizia Nazionale Forestale
(Comandante Seniore Cesarini, Cap. Manfredi), R. Osservatorio per le
malattie delle piante (Prof. Paoli, Dott. Rocci, Sig. Binaghi), R. Istituto
di Zoologia (Prof. Brian, Prof. Santucci).
IV O. pe BEAUX
Italia e Colonie. - Bologna: R. Istituto di Zoologia (Prof. Ghigi,
Prof.ssa Vecchi, Prof. Montalenti), Istituto di Entomologia Agraria (Prof.
Grandi); Catania: Istituto di Anatomia Comparata e Zoologia della R.
Università (Prof. Russo), R. Commissariato Generale Anticoccidico (Dott.
Antongiovanni); Chiavari: Laboratorio Entomologico del Consorzio Na-
zionale Produttori Zuccheri (Sig. Menozzi); Duino: Museo Entomologico
« Pietro Rossi» (Dott. Koch); Firenze: R. Istituto di Zoologia (Prof. di
Caporiacco); Gelib sul Giuba: R. Residente (March. A. Negrotto-Cam-
biaso); Milano: Musee Civico di Storia Naturale (Prof.ri Parisi, Moltoni,
Scortecci), R. Istituto di Anatomia Comparata (Dott. Moretti), Sig. Ceresa;
Modena: R. Istituto di Zoologia (Prof. Teodoro); Napoli: Società dei
Naturalisti (Presidenza), R. Istituto di Zoologia (Prof. Pierantoni); Pavia:
R. Istituto di Zoologia (Prof. Jucci), R. Istituto di Botanica (Sig. Lona);
Ponzano Veneto: (Sig. Burlini); Portici: Laboratorio di Entomologia del
R. Istituto Superiore Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo); Roma: Isti-
tuto di Zoologia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini), R. Stazione Centrale di
Idrobiologia (Prof. Brunelli, Dott. Zolezzi), Sig. Volkemer; Rodi: Il
Governatore (S. E. C. M. De Vecchi di Val Cismon); Torino: R. Istituto
di Zoologia (Prof. Arcangeli, Prof. Festa, Prof. Tortonese), R. Istituto
di Entomologia Agraria (Prof. Goidanich); Trento: Museo di Storia Na-
turale della Venezia Tridentina (Dott. Bonomi, Sig. Castelli); Trieste:
Museo Civico di Storia Naturale (Prof. Miller, Dott. Gridelli); Tripoli:
Museo Libico di Storia Naturale (Prof. Lipparini, Sig. Kriiger), R. Ufficio
Agrario (Dott. Martelli); Venezia: Museo. Civico di Storia Naturale (Sig.
Giordani-Soika); Verona: Museo Civico di Storia Naturale (Sig. Ruffo),
Gruppo Speleologico (Presidenza); Zapulla di Messina: (Sig. Mariani).
Estero - Alessandria d’ Egitto: (Sig. Carneri); Amburgo: Zoolo-
gisches Museum und Institut (Prof. Titschack); Atene: Institut phyto-
pathologique Benaki di Kephissia (Prof. Isaakides); Berlino: Deutsches
Entomologisches Institut di Dahlem (Prof. Horn), Entomologisches Mu-
seum des Universitàt (Dott. Bischoff); Bratislavia: (Dott. Balthasar);
Brema: Deutsches Kolonial u. Uebersee Museum (Dott. Amsel, Dott.
Alfken}; Bruxelles: Muséum d’ Histoire Naturelle (Prof. d’ Orchymont);
Budapest: Magyar Nemzeti Muzeum Zool. (Dott. Szabò-Patay), Kgl.
Institut fiir Pflanzenschutz u. Forschung (Prof. Szelényi); Calcutta:
Zoological Survey Entomological Section (Dott. H. A. Hafiz), Sig. Tsing-
RELAZIONE 1937 V
_ Chao Ma; Dresda: Museum fiir Tier-u. Menschenkunde (Dott. Giinther);
Giessen: (Sig. Banninger); Leida: Rijksmuseum van natuurljike Historie
(Dott. Junge); Leningrado: Zoological Institute of the Academy of Science
(Prof. V. B. Popov); Lohr sul Meno: (Dott. Stadler); Londra: British
Museum of Natural History (Dott. Ferrière, R. B. Benson, Dott. An-
drewes, Dott. Crawford, Sig. Uvarov); Losanna: Musée Zoologique (Dott.
J. De Beaumont); Monaco di Baviera: Zoologisches Institut der Uni-
versitàt (Dott. Schedl), Tierpark Hellabrunn (Dott. H. Heck); Parigi:
Musée National d’ Histoire Naturelle (Prof. Bourdelle, Prof. Jeannel,
Sig. Berland, Dott. Benoist); Pretoria: Transvaal Museum (G. van Son);
. Rabat, Marocco: Service de la Défense des Végétaux (Dott. Régnier);
Stoccolma: Naturhistoriska Museum (Dott. Malaise), Kgl. Vetenskap
Akademien (Prof. E. Lénnberg); Stoccolma-Ronninge: (Sig. N. Bruce);
Trolard-Taza, Algeri: (Dott. Laurent); Tervueren: Musée du Congo
Belge (Prof. Schouteden); Vienna: Naturhistorisches Museum (Dott.
Maidl, Sig. Zalewski), Entomologisches Institut u. Buchhandlung (Sig.
Wagner), Dott. Breuning; Zurigo: Dott. v. Schulthess-Schindler.
Notizie di indole generale.
DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL MUSEO
ED I CONSERVATORI ONORARI. - Invariato dal 1935-1936.
DIRETTORE Onorario. - Il Gr. Uff. Prof. Raffaello Gestro fu com-
memorato dal Prof. Guido Paoli il 14 maggio nell’ Aula Magna della
R. Università, per iniziativa della « Società degli Amici del Museo ».
CONSERVATORI ONORARI. — Il 14 novembre veniva a mancare il
Signor Agostino Dodero, entomologo di grande fama, proprietario di
ricchissime collezioni di Coleotteri e di Imenotteri paleartici, Conser-
vatore Onorario del Museo dal 1920.
ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA DOTAZIONE DEL Museo. —
Per la Biblioteca furono acquistati 228 reggilibri ed 81 scatole a libro
per le miscellanee. Si fecero rilegare 89 volumi.
86 mammiferi ed uccelli, destinati all’ ostensione, furono muniti
della loro base.
PIT, I INVARIATO
VI O. pe BEAUX
Si fecero pitturare gli ultimi 7 quadri ad olio per sfondo dei gruppi
biologici.
Si acquistarono 100 scatolette in lamiera verniciata in nero per
crani minuti.
Si fecero venire 100 vasi di vetro per la conservazione di mate-
riale a liquido.
Si comperarono sul mercato 200 kg. di alcool denaturato.
Si fecero scrivere da apposito calligrafo numerose didascalie per
le collezioni esposte al pubblico.
Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE.
Sistemazione definitiva dei Gruppi Biologici. — Tutti i 20 gruppi
di Uccelli liguri in ambiente naturalizzato sono stati muniti della neces-
saria illuminazione artificiale che, diffusa attraverso i vetri laterali delle
custodie acconciamente colorati, dà effetti artistici di grande soddisfa-
zione per i visitatori.
Raccolta dei Mammiferi terrestri di Liguria in Ostensione. —
Nella grande vetrina centrale del primo salone riservato alla Fauna
Ligure si inizia questa raccolta colle specie di grossa e media mole,
tolte dalla Collezione Generale.
Imbiancamento dei vetri delle finestre. — S° inizia su larga scala
la coloritura dei vetri delle finestre nelle sale di ostensione con un
sottile strato di biacca bianca. La luce anche vivissima del sole è per-
fettamente diffusa attraverso lo strato suddetto, penetra ottimamente
nell’ interno degli scaffali e danneggia molto meno le preparazioni che
la luce diretta durante le ore di apertura del Museo.
Illuminazione nel Salone degli Scheletri e Crani di Mammiferi. —
Questo Salone è dotato di 6 diffusori, che danno una bella luce uni-
forme, sufficiente anche nell’ interno dei singoli scaffali.
Cambio di vetri in Collezione Entomologica. — Furono cambiati i
vetri a 113 scatole per Insetti, nelle quali, per difettoso metodo di fis-
saggio, i vetri schiantavano facilmente da sè.
Schedario dei corrispondenti. — Si è impiantato uno schedario
aggiornabile dei corrispondenti a qualsiasi titolo della Direzione del
Museo.
I
RELAZIONE 1937 VII
Riordinamento della Biblioteca.
Grazie alle accurate ricerche della Bibliotecaria ed alla conseguente
corrispondenza del Direttore, dirette a colmare le lacune esistenti in
Biblioteca, si è riusciti a completare, entro l’anno, le serie di 43 perio-
dici, il che porta a 94 il numero dei periodici completati nel 1936-37.
Mentoviamo tra quelli di quest’ anno solo gli importantissimi: « Sitzungs-
berichte der Gesellschaft Naturforschender Freunde, ‘Berlino »; « Ver-
handlungen des naturhistorischen Vereines der preussichen Rheinlande
und Westfalens, Bonn»; « Annales de la Soc. Royal Zool. et Malac. de
Belgique, Bruxelles »; « Ann. of the Natal Museum, Natal»; « Proceed.
of the U. S. National Museum, Washington ».
Del 1° volume degli « Annales de la Société Entomologique de
France », unico mancante nella serie del Museo, estremamente raro e
di valore commerciale assolutamente irraggiungibile, si fece fare, su
carta speciale, una copia dattilografata, per ventile concessione del
Marchese Massimiliano Spinola, corredata dalle numerose tavole del
volume, gratuitamente riprodotte in fotografia dal Prof. Guido Paoli.
E’ stato compilato l’ elenco definitivo dei Periodici Italiani, ed i
periodici stessi, raggruppati per provincia, furono muniti di tutte le eti-
chette e didascalie relative alla loro ubicazione e registrazione nei vari
registri e schedari. Anche i periodici svizzeri ebbero la loro ubicazione
e registrazione definitiva.
Furono definitivamente sistemate in sito e registrate le opere a sè
d’ Ittiologia e parzialmente sistemati i periodici della stessa materia.
Le opere a sè ed i periodici di Geologia e Paleontologia trovarono
una nuova ubicazione ed un ordinamento nuovo nello studio del Conser-
vatore Onorario per la Mineralogia e nella sala annessa.
Furono smistate le numerosissime Miscellanee provenienti dalle due
biblioteche personali dei compianti professori Gestro e Vinciguerra, ed
in seguito ordinate per materie ed autori nelle rispettive scatole, per
le quali si iniziò la compilazione dei relativi registrini-rubrica entro le
scatole stesse.
Si continua il riordinamento dei Periodici entomologici nei 4 scaffali
ad hoc, di cui fu dotata la Biblioteca nell’ anno precedente.
VIII O. pe BEAUX
Revisione delle Collezioni.
Fu regolarmente compiuta come nell’ anno precedente.
Aumento delle Collezioni.
ZOOLOGIA.
CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI. GENOVA-NERVI
1 Cercopiteco mona, 9 ad., pelle e cranio, (Dono Sig.ra Pertusio
Bozzano).
i Cebo apella, @ ad., pelle e cranio (Dono Comm. Prof. Luzzatti).
1 Cebo fronte-bianca, ¢ ad. pelle e cranio (Dono Sig.ra E.
Zanardi).
2 Coati di Para, ¢ 4 juv., pelli e crani (Dono del Dott. F. Leoni).
1 Precione cancrivoro, ¢ ad. del Cile, cranio (Dono Cap. R.
Montuoro).
1 Sciacallo di Tripoli, ¢ ad., cranio (Dono B. e S. Sonnenberger).
1 Sciacallo incrociato lupastro x variegato, di mesi 6, pelle e cranio
(Allevamento G. Z. Nervi).
1 Sciacallo come sopra, neonato in alcool (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Paradossuro ermafrodita, di Sumatra, & ad., cranio (Dono Dott.
J. C. Coenraad).
2 Manguste zebrate dell’ Oltregiuba, 3 e ®, pelle e cranio, rispet-
tivamente cranio (Dono Cap. E. M. Lagorio).
1 Pecari, @ di 4 anni, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi,
di prima generazione).
1 Pecari 4 di giorni 14, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi,
di terza generazione).
1 Lama, ¢ neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Capriolo dell’ Asia Minore, ® ad., cranio (Dono March. O. Serra).
1 Cervo della Virginia, 4 ad., pelle e cranio (Dono Gr. Uff. F.
Fioroni).
1 Cervo della Virginia, ® di 15 mesi, pelle e cranio (Allevamento
G. Z. Nervi).
1 Cacatua nera del Banks, ® ad., cranio e sterno (Dono Cap. I.
Stanzani).
RE
a P
RELAZIONE 1937 JK
1 Re di quaglie catturato a Quezzi, pelle (Dono Sig. F. Falconi).
1 Tuffetto catturato a Grosseto, 2 ad. (Dono Dott. C. Dufour).
2 Faraone papillose deil’Angola di mesi 3 (Allevamento G. Z. Nervi).
DONATORI E Dont:
Adamoli C. D.: 3 crani di Stambecco ®, 1 cranio e 1 trofeo di
Camoscio, 41 Insetti vari del Parco Nazionale del Gran Paradiso, 12
Parnassius di Valsavaranche.
Alzona Dott. C.: 124 Neurotteri di S. Martino Vesubia (Varo), tra
cui 27 Ascalaphus.
Andreini Dott. A.: 1 Pipistrello, 1 centinaio di Ortotteri in alcool,
di Lippiano (Perugia).
Arduino P.: Vari Icneumonidi ed altri Imenotteri di Liguria e di
Ponte di Legno (Brescia).
Banninger M.: 9 Coleotteri Scaritini delle seguenti specie: Stortho-
dontes ferus, Menigius camerunensis, M. congoénsis, Taeniolobus luci-
dus strigiceps, Scarites hutchinsi, S. semicircularis, semirugosus; 9 Co-
leotteri Nebriini: Nebria rhaetica, N. heeri, N. cordicollis tenuissima,
N. gracilis.
Barracco Bar. Luigi: 1 Puzzola, 3 Scoiattoli calabresi, 6 Arvicole,
1 Vipera, 1 Biscia di Lorica (Cosenza).
Bensa Ing. P.: 2 Coleotteri, 2 Ortotteri ed 1 Miriapodo della
Grotta di Pertosa (Salerno).
Bentivoglio: 1 gatto domestico di pura razza Birmana, pelle incom-
pleta e cranio.
Beverino E.: 1 Tropidonoto dei Monti di Begato ‘(Genova).
Boero Sig.ra M.: 1 Cappuccino olivaceo, & adultissimo, pelle e
cranio. :
Borgioli Sig.na C.: 5 Ratti, 1 Topo, 1 Rondone, vari Crostacei di
Varazze; 1 Coronella del Mt. Beigua (Savona); 45 Coleotteri Carabidi
e Buprestidi del Mon Gioie.
Borgioli E.: 1 Ratto, 1 Ramarro, 1 Tropidonoto di Genova; 1 Sala-
mandra di Crocefieschi.
Busellato P.: 1 Allodola di Maremma.
Brian Prof. A.: L’ Olotipo del Crostaceo Isopodo Lapilloniscus pa-
trizii di Sasso (Lazio).
x O. DE BEAUX
Canepa G.: 1 Tordo di S. Margherita L.; 1 Gufo, 7 Passeri, 1
Zigolo, 2 Cardellini, 2 Ballerine, 1 Saltimpalo, di Genova.
Capra Dott. F.: 4 Toporagni alpini, 1 Toporagno comune, 10 Arvi-
cole di Alp Finestre (Biella); vari Gammarini di Priaruggia’ (Genova),
Aracnidi e Miriapodi del Piemonte, alcuni Imenotteri parassiti del Biel-
lese, Insetti di Liguria.
Carnéri A.: 2 Calcididi, Brachymeria kassalensis, di Alessandria
d’ Egitto.
Carrara Ing. V.: 1 Scoiattolo della Riserva della Lomellina (Pavia);
i Toporagno di Rapallo.
Castellani O.: 2 Mirmeleonini Creoleon plumbeus del Lazio.
Centanaro A.: 1 Cuculo dal ciuffo di Genova.
Consigliere N.: 1 Crostaceo Dromia vulgaris di Pieve Ligure.
Costa Dott. A.: 126 bustine con Farfalle del Brasile.
Cucini R.: 5 Ortotteri Bacilli, 2 Mantidi, 4 Insetti vari dei dintorni
di Genova.
Dellepiane F.: 1 Passeraceo Anthus richardi richardi di N. S. della
Vittoria.
De Magistris L.: 1 Coronella di Scaggia (Genova-Pegli) e una di
Celle Ligure.
Doria March. G. C.: Numerosi insetti, prevalentemente Farfalle di
Courmayeur; 302 insetti, aracnidi e miriapodi di Jlok (Jugoslavia) e due
Gordius di Courmayeur.
Dufour Dott. Carlo: 1 Tuffetto di Grosseto.
Festa Rag. A.: 250 Ditteri italiani di varie località; 22 Nidi di
Imenotteri di Cogoleto, 3 Lucertole, numerose Rane, 1 Gambero, 1 rido
di Imenotteri, 60 Ortotteri, 10 Odonati, 1 Gordio di Cavagnaro (Varese).
Fiori A.: 3 Ascalafi e 3 Formicaleoni di Abruzzo.
Gazzo G.: 1 Tropidonoto di grossa taglia del Monte Fasce (Genova).
Ghidini Dott. G. M.: L’ Olotipo del Coleottero cavernicolo Trechino:
Allegrettia zavattarii; Cotipi dei Coleotteri cavernicoli Batiscini: Bol-
doria evasa, B. vestae, B. ghidinii.
Giacomelli A.: 1 Biancone di Ruta (Genova).
Goggi F.: 1 Martin pescatore di Albenga.
Guiglia Dott. Avv. G.: 252 insetti di vari ordini del Beni Sciangul,
A. O. I.
Guiglia Dott. D.: Vari insetti di Sarissola (Busalla).
Soliris Peer
RELAZIONE 1937 XI
Hartig Conte Fr.: 7 Mirmeleonidi di Sardegna.
Helfferich W.: 1 Scoiattolo, 1 Falco pecchiaiolo d’ Isola del Cantone.
Heller Prof. K. M.: 2 Paratipi dei Coleotteri Cerambicidi, rispetti-
vamente Bentidi: Demonax fallax e Miolaspa pulla.
Invrea March. F.: 22 Odonati di Varazze.
Invrea Magg. G.: 128 Imenotteri di Gondar, 124 Imenotteri del-
1° Eritrea.
Isaakides Prof. C. A.: 2 specie di Calcididi.
Landi L.: 1 Ratto ventre bianco di Genova.
Mancini Rag. C.: 2 Imenotteri e numerosi Calcididi, 46 Tabanidi,
20 Neurotteri Perla, 3 Ortotteri, 1 Isopopodo, alcuni Aracnidi e Miria-
‘podi di Casella; 1 Isopodo Asellus, 1 Mollusco delle Grotte di Carsi
(Valbrevenna).
Mantero G.: 1 Talpa, 1 Toporagno, 1 Pipistrello, 1 Ghiro, 8 Noccio-
lini, 1 Gheppio, 1 Frosone, 1 Cardellino, 1 Pispola, 1 Picchiotto, 1 Ra-
marro di N. S. della Vittoria (Genova), 150 insetti preparati ed etichettati
della Liguria e dei dintorni di Vienna; 150 insetti di Courmayer prepa-
rati ed etichettati; 7 Imenotteri, 5 Lepidotteri, 3 Ortotteri, 20 Molluschi
terrestri di Courmayeur e di Entrèves.
Marchiano Dott. P.: 1 Gufo selvatico.
Mariani M.: 42 Neurotteri ed Odonati di Sicilia.
Martini Dott. U.: 1 Svasso minore di Albenga.
Masi Prof. L.: 1 Rana, 5 Gamberi di fiume, 3 Opilionidi, 2 Ditteri
Tipula maxima ed altri insetti di vari ordini di Valle Sorda (Magnano -
Vercelli).
Mendez L.: 1 Corvo di notte di San Remo.
Moro G. B.: 1 Scoiattolo di Gavi.
Morone G. B.: 1 Passeraceo Organetto di Borghetto Santo Spirito.
Miiller Prof. G.: 2 Cotipi di Coleotteri: Graphopterus lanii del-
l’ Etiopia.
Negrotto Cambiaso March. Cent. A.: 1 Eterocefalo glabro, 2 Gecchi,
3 Ofidi, 47 Pesci, 28 Crostacei, 135 Insetti vari, 581 Farfalle, 12 Mol-
luschi più 34 conchigliette marine, 163 Echinodermi, 12 Corallarii,
1 Spugna, varie Alghe marine di Mogadiscio.
Oliveira Dott. E.: 38 esemplari di Calcidide (Brachymeria fonsco-
lombei?) parassita di Sarcofaghe, di Fortaleza (Brasile).
Orsolino J.: 1 Scoiattolo di Monte Antola (Genova).
XII O. DE BEAUX
Paoli Prof. G.: 8 Ortotteri dei generi Podioma, Pamphagus, Ocne-
ridia, Steropleurus.
Parodi G.: 1 Re di quaglie, 1 Gallinella d’acqua di Gavi (Ales-
sandria).
Parodi M.: 1 Poiana di Montoggio.
Parodi Sig.ra R.: 1 Uistiti del Brasile.
Pisano P.: 1 Zigolo minore.
Predazzi Avv. C.: 1 Svasso maggiore, 1 Strolaga mezzana del Golfo
di Portofino; 1 Gazza di Gamalero (Alessandria).
Remondini G. M.: 1 Pittima del Colle di Cadibona.
Reverberi V.: 3 Topolini domestici del Museo.
| Rossi G.: 1 Puzzola di Spigno Monferrato.
Sanfilippo A.: 2 Topolini domestici, 4 Lucertole, 1 Orbettino, 1 Tro-
pidonoto, 1 Spelerpe, 20 Crostacei di vari ordini, 52 Insetti di vari ordini,
59 Miriapodi e Scorpioni, 8 Molluschi, 1 Stella di mare, 3 Funghi poli-
pori, di Genova e Celle Ligure.
Schouteden Dott. H.: Un Paratipo dell’Imenottero Chalinus congoen-
sis, 1 Tremex hyalinatus del Congo Belga.
Serra M. e Ferro L.: 1 giovane Squalo, Liccia, del Lido d’ Albaro
(Genova).
Solari Dott. F.: 70 Microimenotteri di Genova; 3 Ortotteri e 12
Psocidi, 2 Tipule di S. Lorenzo Casanova (Genova).
Straneo Prof. L.: 1 Icneumonide, Coelocentrus, di Bergamo.
Terrile Prof. F.: 1 Quezal in pelle del Nicaragua.
Vaccaro F.: 1 Aracnide, Galeodes arabs, 87 Lepidotteri e Imenot-
teri, 2 Mantidi, 7 Mirmeleonidi, 26 Odonati, 5 Rincoti.
Vaghetti M.: 2 Gazzelle dello Speeke, 2 Dic-dic del Phillips, 8 Co-
leotteri ed altri 23 Insetti di vari ordini, 2 Ragni e 2 Scolopendre di
Mogadiscio.
Villa Vincenzo: 1 Biancone di Genova.
Zanchi O.: 1 Airone rosso di Pontremoli.
MINERALOGIA.
DONATORI E DonI:
Adamoli C. D.: Roccie varie della Valsavaranche (Valle d’ Aosta).
Crida U.: Numerosi esemplari di Magnesite della miniera di Quer-
ceta, presso Casole Val d’ Elsa (Toscana):
RELAZIONE 1937 XIII
Dainelli Ing. P.: 1 grande esemplare di Diallagio, proveniente dal
Passo del Gracco (Liguria orientale).
De Fiore Prof. O.: Zeoliti delle Isole dei Ciclopi (Brasile).
De Magistris L.: Metaxite, Antigorite, Barettite di Alpicella; Epidoti
e Titanite del Pero nella Valle del Teiro (Liguria occidentale).
Guiglia Avv. Dott. G.: 6 campioni di roccie del Beni Sciangul.
Mantero G.: 2 frammenti di Opale (Perano).
Olsacher Prof. J.: Umangite di La Rioja (Argentina).
Pelloux Prof. A.: Galena, Calcopirite, Pirite, Covellina, Fluorite,
Quarzo, Limonite, Ocre, Pirolusite, Arragonite, Siderite, Copiapite e
Cloruro di ferro, raccolti nel promontorio del Franco (Isola del Giglio).
Galena, Cerussite, Piromorfite, Barite della miniera di S. Ortu Becciu,
presso Donori (Sardegna). Galena, Blenda, Cinabro, Pirite, Marcassite
stalattitica, Fluorite variamente colorata, Quarzo, Azzurrite, Caolino,
terre decoloranti, Barite ed Alunite di Allumiere della Tolfa; Solfo, Sol-
fati di ferro, alluminio e roccie vulcaniche del Canale Monterano e
Manziana (Prov. di Roma). Magnetite, Blenda, Galena, Smithsonite, Bor-
nite, Azzurite di diverse località del Sulcis. Pirite, Copiapite, Blenda, Ga-
lena, Ematite dei dintorni di Narbolia e di Santa Caterina di Pittinuri,
nel vulcano del M. Ferru (Sardegna). Tinzenite del Monte Pu (nuova
località per questo raro minerale), Braunite e Pirolusite della stessa mi-
niera e di quella del M. Alpe, presso Castiglione Chiavarese (Liguria
Orientale). Roccie e minerali vari, raccolti nel Parco Nazionale del Gran
Paradiso di cui è in corso lo studio.
Rebora G.: Calcopirite e Pirite, con Malachite ed Azzurite, in roccie
ofiolitiche del M. Leco presso i molini di Voltaggio.
Vitale V. e Ditta Prométhée: Galena, Pirite, Blenda, Calamina,
Siderite, Barite, Anidrite, Ematite, Molibdenite ed altri minerali di diverse
località italiane. Fosforite della Tunisia.
Aumento della Biblioteca.
ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo. — Tra le opere acquistate
si ricordano particolarmente: « Badoglio: Guerra di Etiopia »; « Cuénot:
L’espèce »; « Planet: Les Longicornes de la France »; « Planet: Tableaux
dichotomiques des Longicornes »; e le parti a fianco di ognuno segnate
delle seguenti opere in continuazione: «The Fishes of the Indo Austra-
lian Archipelago, VIII»; « Zoologische Jahrbiicher Systematik », Bd.
XIV O. DE BEAUX
67-68; « Koleopterologische Rundschau », Bd. 23; « Roule: Les Poissons
et le monde vivant des eaux», T. 10; «Seitz: Die Grosschmetterlinge
der Erde», Lief. 63, 64, 65, « Exoten », Lief. 613, « Fauna Africana»,
Lief. 132, Bd. 15; « Wolf: Animalium Cavernarum Catalogus », pars 10,
11, 12; « Zeitschrift fiir Saugetierkunde », Bd. 12; « Archiv fiir Mollu-
skenkunde », Bd. 64; « Zoological Record», Vol. LXXIII; « Annals and
Magazine of Natural History », 1937; « Fahringer: Opuscula bracono-
logica», Palaarktische Region, Bd. III-IV; «Zoologischer Garten »,
Bd. IX; « Periodico di Mineralogia », 1937; « Miscellanea Entomologica ».
1937; « Materie prime dell’ Italia e dell’ Impero », 1937; « Afra: Cahiers
d’ Entomologie », V. 12; «Entomologist Monthly Magazine», 1937;
« Entomologist », 1937; « Ribault: Faune de France, Les Mammifères »,
T. 31; «L’ Industria mineraria d’Italia e d’ Oltremare », 1937; « Milizia
Nazionale Forestale: La Montagna Italiana », 1937.
DonaTori E DONI:
Circolo Poliglotta, Genova: « K. Weul, Die Urgesellschaft und ihre
Lebensfiirsorge »; « W. Meyer, Erdbeben u. Vulkane »; «A. Koelsch,
Heide und Moor »; « Von Pflanzen zwischen Dorf u. Trift »; « K. Flòricke,
Vogel fremder Lander»; « Kriechtiere und Lurche fremder Lander »,
tutti « Edizione Kosmos» di Stoccarda; « M. Maeterlinck: La vie des
Abeilles », Charpentier, Parigi; « T. W. Cowan: The British Bee-keeper’s
guide-book », Londra, 1921.
De Beaux Prof. O.: «T. Sanesi: Vocabolario greco-italiano »,, Pi-
stoia 1881; Annata 1937 dei periodici seguenti ricevuti in omaggio:
«I nostri uccelli », Lugano; « Der Ornithologische Beobachter », Berna;
« Nos oiseaux », Neuchatel; « L’ Oiseau et Revue francaise d’ Ornitho-
logie », Parigi; « Rassegna faunistica», Roma; «Il Giardino fiorito »,
San Remo.
Aumento complessivo. - È di 145 volumi a parte e di 1812 volumi
e fascicoli di periodici, con un totale di 1957 unità.
Pubblicazioni.
Vor. LVIII DEGLI ANNALI. — Si prosegue la pubblicazione di questo
volume riservato alla «Spedizione Zoologica del Marchese Saverio
Patrizi nel Basso Giuba e nell’ Oltregiuba, giugno-agosto 1934 - XII », coi
contributi seguenti:
—_—:
RELAZIONE 1937 XV
De Beaux O. - Mammiferi, p. 150-173, tav. IX-XVI.
Berio E. - Nuove specie di Eteroceri, Noctuidae - Lymantriidae -
Limacodidae - Geometridae, p. 174-181.
Guiglia D. - Imenotteri aculeati, p. 182-188.
Ascari M. C. - Il Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo
Doria » di Genova e il suo contributo allo studio faunistico delle Colonie
Italiane, parte staccata, elenco delle pubblicazioni, con prefazione di
Oscar de Beaux, p. 1-32 dell’ appendice.
Vor. LIX DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione di questo
volume coi contributi seguenti:
De Beaux O. - Relazione sull’ attività del Museo Civico di Storia
Naturale «Giacomo Doria» durante l’ anno 1936, p. XXVII -L.
Capra F. - Un nuovo Grillomorfino d’ Italia, p. 289-296.
Giordani Soika A. - Monografia degli Odynerus etiopici, II, Gruppo
dell’ O. rubens (= carinulatus), p. 297-362.
Guiglia D. - Su due specie di Chalinus del Congo (Hymen. phyto-
phaga), p. 363-369, tav. XI.
Berio E. - Eteroceri africani apparentemente nuovi. 1. Amatidae,
p. 370-393.
Ghidini G. M. - Note sui Duvalius bresciani con descrizione di due
nuove forme, p. 394-402.
Guiglia D. - Una nuova specie di Ophrynopus delle Filippine, p. 403-
408, tav. XII.
Le Cerf F. - Tipulamina hypocalla sp. n., p. 409-410.
Guiglia D. - Il Gen. Oryssus in Africa, p. 411-423, tav. XIII.
Russo A. - Appunti echinologici eritrei. Alcune osservazioni sul ma-
teriale della R. N. Amm. Magnaghi, p. 424-432.
Guiglia D. - Alcune osservazioni intorno al Tremex hyalinatus Mo-
csary (Hymen. phytophaga), p. 433-437, tav. XV.
Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, V, p. 438-446.
Straneo S. L. - Note sulle Feronia paleartiche (5%), p. 447-451.
Guiglia D. - Gli Orissini Africani del Gen. Chalinus (Hymen. phy-
tophaga), p. 542-460, tav. XVI-XVII.
Straneo S. L. - Sui Tipi dei Platysmatini (Coleot. Carabid.) austra-
liani della collezione Castelnau, nel Museo Civico di Genova, II, p.
461-475.
Vi
f Ag
Ri
ni
XVI O. DE BEAUX
Badnninger M. - Zvei neue afrikanische Scarites-Arten (Col.), p.
476-478. 0
Jannone G. - Importanza dell’ organo copulatore maschile nella spe-
ciografia del Gen. Calliptamus Serv. e ridescrizione del C. okbaensis Kheil
(Orth. Acrididae) dell’ Africa settentrionale, p. 479-493.
La Redazione - « Elenco dei Generi Specie e Forme nuove descritte
nel presente volume », p. 495-499.
La Redazione - Errata - corrige, p. 500.
CENNI NECROLOGICI.
La Direzione - Raffaello Gestro, p. (1) - (12). Con ritratto.
Brian A. - Raffaele Issel, p. (13) - (23). Con ritratto.
La Redazione - Indice.
PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIENTI-
FIce EFFETTIVO E ONORARIO DEL Museo.
Berio E. - Osservazioni sulla morfologia dell’ apparato copulatore
dei Lepidotteri. Che cosa siano realmente l’ uncus e lo scaplius. Festschrift
zum 60 Geburtstage von Prof. Dr. E. Strand, vol. II, p. 205-211, con
n. 10 figure, Riga, 1937.
Capra F. - Raccolte entomologiche nell’ Isola di Capraia fatte da
C. Mancini e F. Capra (1927-1931). VI. Odonati e Neurotteri, con note
sulla memoria: Ascalafi italiani di B. Angelini. In Boll. Soc. Entom. Ital.,
LXIX, 1937, pp. 50-58.
— Due nuovi Ortotteri d’Italia raccolti dal Dott. A. Andreini. In
Boll. Soc. Entom. Ital., LXIX, 1937, pp. 102-107.
— Note neurotterologiche. In Memor. Soc. Entom. Ital., XV, 1936
(1937), pp. 213-214.
De Beaux O. - Nella « Enciclopedia Italiana », fondata da Giovanni
Treccani, Roma, le voci:
Solenodonte, Spalace, Speoto, Squamati, Subungulati, Suini selva-
tici, nel vol. XXXII.
Suricata, Taira, Talpa, Tamiasciuro, Tamiopo, Tapiro, Tardigradi,
Tarsio, Tarsipede, Tassidea, Tasso, Tatusia, Teropiteco, Tetracero, Tigre,
Tilacino, Tilopodi, Topiformi, Topi, nel vol. XXXIII.
RELAZIONE 1937 XVII
Toporagni, Tragelafo, Traguliformi, Tragulo, Tricheco, Trionomio,
Tubulidentati, Tupaia, Unguicolati, Ungulati, Uro, Urocione, Uromio,
Uropsilo, nel vol. XXXIV.
Vermilingui, Viscaccia, Viverra, Viverricula, Viverriformi, Volpe,
Volpe bianca, Vombato, Xenartri, Zapo, Zebra, Zebù, Zifio, Zorilla, nel
vol. XXXV. i
Guiglia D. - Imenotteri aculeati raccolti in Cirenaica dal Cav. Gior-
gio Kriiger. In Mem. Soc. Entom. Ital., vol. XV, 1937, pp. 184-193.
Guiglia D. e F. Capra - Alcune osservazioni intorno alle Scolie Ita-
liane. In Boll. Soc. Entom. Ital., vol. LXIX, n. 5-6, 1937, pp. 80-83.
Mancini C. - Risultati scientifici delle missioni del Prof. G. Paoli
in Somalia. Emitteri, Nota I. in Boll. Soc. Entom. Ital., vol. LXIX, 1937,
pp. 40-44.
Masi L..- Raffaello Gestro (cenni biografici). In Riv. di Biologia,
XXII, 1937, fasc. I.
— Descrizione di un nuovo genere di Pteromalini con note sui generi
affini al Catolaccus Thoms. Festschrift zum. 60. Geburtstage v. Prof. Dr.
E. Strand, III, Riga, 1937, pp. 270-272.
— A redescription of Cerapterocerus japonicus Ashmead. In Mushi,
X, 1937, pp. 98-100.
— On a new variety of Monodontomerus obscurus Westvood. In
Mushi, X, 1937, pp. 101-102.
— A new Dirhinus from Japan. In Mushi, X, 1937, pp. 103-104.
— Reperti di Calcididi e altri Imenotteri parassiti. In Boll. Soc.
Entom. Ital., vol LXIX, 1937, pp. 132-137.
Menozzi C. - Osservazioni e note entomologiche sulla campagna sac-
carifera 1936. In Boll. Industr. Sacc. Ital., anno XXX, n. 3, 1937.
— Curculionidi della sottofamiglia Cleoninae (Coleoptera-Curculio-
nidae) che si notano nella cultura della bietola da zucchere in Italia e
loro rapporti con questa pianta. In Boll. Industr. Sace. Ital., XXX, n. 5,
1937.
— La lotta contro gli insetti dannosi alla barbabietola da zucchero.
In L’ Italia Agricola, LXXIV, n. 4, 1937. È
— Dermatteri dell’ Angola. In Rev. Suiss. de Zoolog., vol. 44, n. 30,
1937.
XVIII O. DE BEAUX
Attività del Personale effettivo, onorario e volon-
tario del Museo.
Rinunzie a riposo. — Hanno rinunziato, senza alcun compenso, ad
altrettante mezze giornate di riposo: il Direttore Prof. De Beaux 48;
i Conservatori: Prof. Masi 86; Dr. Capra 72; Dott.ssa Guiglia 44.
Rapporti col superiore Ufficio agli Affari Generali e con altri Uffici.
— Il Direttore si reca per 54 mezze giornate al Giardino Zoologico di
Nervi per servizio come Direttore del Giardino medesimo. Va 22 volte
personalmente in Municipio per pratiche d’ ufficio e 54 volte vi manda,
secondo le competenze, qualcheduno dei suoi dipendenti.
Corrispondenza. — Durante l’anno 1937 il protocollo segna 1736
invii, in massima parte lettere, cartoline e volumi della Biblioteca rac-
comandati, con una eccedenza di 189 numeri sull’ anno precedente.
Direzione. — \l Direttore accudisce personalmente a tutta la corri-
spondenza riguardante gli invii in comunicazione di materiale di tutte le
sezioni indistintamente, i ringraziamenti per materiale ricevuto, per i
generosi invii di pubblicazioni arretrate fatti da altri Istituti scientifici,
in seguito a reclami della Bibliotecaria.
Raccoglie e mette, per quanto possibile, in buon ordine le carte
d’ ufficio della precedente direzione.
Interviene regolarmente alle sedute della Commissione Venatoria
Provinciale di cui è Membro di diritto.
Eseguisce numerose necroscopie sugli animali morti al Giadino Zoo-
logico, e numerose perizie su animali sequestrati con imputazione di
caccia di frodo.
Detta le didascalie parlate per il film girato nel Museo dall’ Istituto
« Luce ».
Pubblicazione degli Annali. — (Direzione: Direttore Prof. De Beaux;
Redazione: Conservatore effettivo Dott. Capra). Nell’ esame dei mano-
scritti e nella correzione delle bozze il Direttore ed i Conservatori com-
petenti nelle varie materie coadiuvano il Redattore. A cura della Dott.ssa
Guiglia si prosegue nella distribuzione del volume 57.
Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). Presta
valido aiuto alla bibliotecaria il subalterno Gnecco Emilio, che si occupa
RELAZIONE 1937 XIX
più particolarmente dei traslochi, della etichettatura, della compilazione,
trascrizione ed applicazione delle didascalie di ogni genere, nonchè della
registrazione e schedatura del materiale bibliografico. Il Gnecco accudisce
anche particolarmente alla sistemazione delle Miscellanee nelle apposite
scatole ed alla loro registrazione nel relativo Registrino-rubrica. Egli
attende altresì alla sistemazione delle Miscellanee del Direttore nelle
apposite cartelle per materie. Sottoposto a cura e regime speciale per
malattia nella seconda metà dell’ anno, rinunzia volontariamente entro
il 1937, a 45 mattinate di riposo, durante le quali lavora in Museo a pro
della Biblioteca.
Sezione Mammiferi ed Uccelli. - (Direttore Prof. De Beaux). —
Numerosi Mammiferi ed Uccelli sono stati registrati nel Catalogo-Entrata
ed intercalati in collezione.
Tutti i Mammiferi della Nuova Guinea esistenti in Museo furono
radunati nel salone degli studi a disposizione del Sig. G. H. H. Tate,
mammalogo del Museo Americano di Storia Naturale di New York. Dopo
la partenza dell’ ospite si inizia la messa in pelle e preparazione del
cranio di tutti gli esemplari in alcool, come esige la Museologia moderna.
Il grandioso movimento del materiale in parola frutta fra altro il rin-
venimento del tipo della Dactylopsila albertisi, che si cre-
deva disperso. Il Tipo a secco della Phascogale Bruijni, molto
deteriorato, è riparato dal Direttore.
Si è iniziato il montaggio di un adeguato numero di Chirotteri di
Liguria per |’ ostensione nei saloni riservati alla Fauna Ligure.
Copioso materiale ornitologico è stato comunicato al Prof. E. Moitoni
del Museo Civico di Milano, per aiutarlo nei suoi studi sull’ Avifauna
della Somalia.
Furono fatte alcune osservazioni sui Colombi selvatici italiani, con-
servati nel Museo genovese, su richiesta del R. Istituto di Zoologia di
Bologna.
Per invito del « Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia della
R. Università di Bologna » si esaminarono alcune proposte di conven-
zione internazionale per la protezione degli Uccelli, comunicando poi le
relative osservazioni al Laboratorio predetto.
Sezione dei Pesci. - (Assistente effettiva Dott.ssa Guiglia). — Si
fece un’ accurata revisione dei singoli vasi ubicati nei bassifondi, assi-
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 1 bis
be |
curando la buona conservazione particolarmente del materiale non ancora
studiato.
Gran parte degli scaffali nei bassifondi dovette essere spostata a
causa del rafforzamento delle colonne di sostegno della parte centrale
dell’ edificio, resosi necessario per riconosciuti cedimenti. Tutto il mate-
riale ittiologico fu, colle debite cautele, tolto dagli scaffali e rimesso sui
medesimi dopo lo spostamento, in attesa che questi ultimi possano essere
costruiti nell’ ambiente modificato.
XX O. DE BEAUX
Sezione degli Invertebrati. - (Conservatore effettivo Prof. L. Masi).
— Sono stati oggetto di riordinamento e di sistemazione: gli Anfipodi
Gammaridi, gli Isopodi balcanici, i Miriapodi paleartici Glomeridi e Scu-
tigere, quelli dell’Arcipelago Toscano, dell’Abissinia e dell’America Me-
ridionale; gli Aracnidi libici dell’Oasi di Giarabub, di Cufra e del Fez-
zan e quelli della Somalia Italiana (Raccolta March. Negrotto-Cambiaso),
dell’ Arabia e dell’ India, della Regione austromalese e dell’ Australia;
i Molluschi dell’ Isola del Giglio.
Furono inviati in comunicazione Anfipodi al Sig. S. Ruffo del Museo
Civico di Verona ed Aracnidi al Sig. Berland del Museo Nazionale di
Storia Naturale di Parigi.
Furono determinati numerosi Crostacei macruri e brachiuri e fu
aggiornato lo schedario degli Isopodi terrestri.
Sezione degli Insetti. - (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). —
Nell’ ordine dei Coleotteri vi fu un notevole movimento nelle famiglie
degli Stafilinidi, Tenebrionidi, Cerambicidi, Criptofagidi e particolarmente
nei generi Quedius, Graphypterus, Scarites con susseguenti riordinamenti
nelle collezioni. Furono sottoposti a revisione i Pupipari in alcool, le Tisa-
nure in alcool, e riveduti e riordinati quasi tutti i Tettigonidi italiani.
Furono determinati numerosi Odonati. Si dedicarono studi particolari agli
Emitteri, agli Imenotteri dei generi Polistes ed alle Forficule del genere
Nala, ai Neurotteri dei generi Perla, Ascalaphus, Panorpa, ai Neurotteri
italiani in genere e particolarmente della Sardegna e della Capraia, agli
Ortotteri dei generi Trogophilus e Bacillus, ai Coleotteri della Cirenaica
in genere e più particolarmente alla famiglia dei Paussidi e dei Cocci-
nellidi, considerando di questi ultimi anche il materiale tunisino.
Il Conservatore effettivo Prof. L. Masi ha fatto una accurata revi-
sione tanto scientifica quanto tecnica dei Braconidi, Evanidi, Icneumo-
RELAZIONE 1937 XXI
nidi, Proctotrupidi, Calcididi, Callimomini, Perilampini ed Eucarini della
collezione imenotterologica Gribodo; ha determinato ed etichettato nume-
rosi Microimenotteri liguri (raccolta F. Solari), nonchè Calcididi d’ Egitto
e del Marocco; ha proseguito nel riordinamento dei Calliceratidi e si è
occupato anche della rietichettatura delle Zecche somale e della revi-
sione di Insetti somali in alcool.
L’ Assistente effettiva Dott.ssa D. Guiglia ha perseverato con grande
intensità nei suoi studi imenotterologici, dedicandosi agli Imenotteri Sco-
lidei della Sardegna, agli Imenotteri aculeati della spedizione Patrizi in
Somalia, agli Imenotteri della spedizione Zavattari ai Borana-Galla, agli
Sfegidi dell’ A.O.I., agli Apidi d’ Egitto ed occupandosi particolarmente
delle . Scolie, Sapighe, Vespe e Polistes, degli Psithyrus e dei Psam-
mocaridi.
Sono stati eseguiti invii, revisioni e riordinamenti entro i generi
Tachytes e Tachysphex, tra i Siricidi africani (Tremex), tra gli Apidi
(Eriades e Trigona), nonchè tra gli Eumenidi africani, gli Orissidi etio-
pici e gli Imenotteri libici in genere. Furono anche riordinati numerosi
nidi d’ Imenotteri.
Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio ha proseguito, in oltre
50 presenze in Museo, nei suoi studi sugli Eteroceri africani, occupan-
dosi per altro tecnicamente e bibliograficamente dell’ intera collezione
delle Farfalle.
Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini non si è, nelle 94 pre-
senze in Museo, limitato ai suoi studi di specialista sugli Emitteri, ma
ha anche attivamente collaborato ai movimenti e riordinamenti compiu-
tisi tra i Curculionidi (determinazione Dr. F. Solari), gli Scarabeidi afri-
cani, gli Scarabeidi americani, gli Scarabeidi coprofagi, ed alla sistema-
zione dei Ditteri.
il Conservatore Onorario Sig. C. Menozzi si è occupato, oltre che
delle Formiche anche delle Forficule del genere Nala e degli Scorpioni.
Il Collaboratore volontario Ing. Prof. L. Straneo ha continuato ad
occuparsi alacremente dello studio dei Coleotteri Pterostichini.
Il Collaboratore volontario Rag. A. Festa si dedica, in 116 presenze,
allo studio dei Plecotteri italiani del Museo, determinandone la maggior
parte.
XXII O. DE BEAUX
Sezione di Mineralogia. - (Conservatore Onorario Prof. A. Pelloux).
— Si è proseguito la classificazione e 1’ ordinamento della raccolta gene-
rale dei minerali italiani e di quelle delle diverse regioni minerarie. Fra
queste ultime venne completata con numerosi esemplari, quella relativa
alla regione vulcanica della Tolfa, presso Civitavecchia, inserendovi cam-
pioni provenienti sia dalle miniere di alunite e cinabrodi Allu-
miere e del Castagnato, come, e specialmente, della zona metal-
iifera che trovasi a sud della massa trachitica, nei calcari e negli
scisti dell’ Eocene, dove, dopo molti anni di abbandono, sono stati di
recente ripresi i lavori minerari.
Molto materiale di studio è stato raccolto nella scorsa estate dal
Prof. Pelloux in una serie di escursioni compiute nel Parco Nazionale
del Gran Paradiso (negli alti valioni di Valleile, del Lauson, Pont, Mon-
corvè e nell’ alta valle dell’ Orco.
Personale amministrativo (Applicato C. D. Adamoli). — Disimpegna
i servizi di segreteria, statistica, protocollo, posta, dattilografia, di eco-
nomato e di amministrazione (contabilità, cassa, minute spese).
In sua assenza è sostituito nel servizio di statistica, dattilografia e
cassa dalla preparatrice inc. Sig.na C. Borgioli.
Personale tecnico.
Preparatore tassidermista:
Confalonieri C. - Porta a termine la preparazione iniziata nello
scorcio del 1936 di 1 Damalisco e di 1 Gazzella del Soemmering del-
l’ Oltregiuba per la Collezione d’ Ostensione; monta 28 piccoli mammi-
feri per la Raccolta dei Mammiferi di Liguria esposta al pubblico; monta
1 Ornitorinco per la Collezione Generale; mette in pelle 4 mammiferi
di grossa taglia, 9 di media taglia e ripulisce 2: crani.
Preparatori:
Durante G. - Compie la revisione dei Mammiferi in pelle, dei Mam-
miferi e degli Uccelli montati appartenenti al deposito della R. Univer-
sità, dei Mammiferi, Rettili, Pesci in alcool della medesima, degli Uccelli
in alcool della Nuova Guinea, degli Insetti in alcool, dei Ragni, dei Pori-
feri e Celenterati. Mette in pelle 1 grosso Mammifero, 21 Mammiferi
RELAZIONE 1937 XXIII
di media, 170 di piccola taglia; 5 uccelli di grossa, 10 di media, 9 di
piccola taglia, prepara i crani degli animali precitati di grossa e media
statura e 8 crani a parte.
La preparatrice inc. Borgioli C. accudisce alla revisione della Colle-
zione Entomologica, degli Erbari Durazzo e Brignole, ed alla disinfe-
zione dei Crani dei Mammiferi in ostensione e delle numerosissime pelli
di piccoli mammiferi fuori scaffale; cura il riordinamento del deposito
delle etichette in bianco, scrive a mano numerose etichette per insetti
e didascalie calligrafiche per mammiferi esposti al pubblico. Prepara 12
Mammiferi di media e 45 di piccola taglia coi loro crani e 29 crani
a parte; 10 Uccelli di media e 14 di piccola taglia; circa 3000 insetti.
Lavori tecnici eseguiti da personale scientifico. — Il Prof. Masi
prepara oltre 600 Microimenotteri e Ditteri di Liguria e numerosi Ime-
notteri somali, etichetta gli Imenotteri della raccolta Solari, riscrive le
etichette delle Zecche somale, etichetta i Braconidi della collezione
Rudow.
Il Dott. Capra prepara o riprepara, circa 300 Ortotteri, Neurotteri
e Tricotteri e quasi altrettanti Coleotteri Carabidi, Scarites e Criptofagi;
etichetta circa 200 insetti.
La Dottssa Guiglia riprepara numerosi Orissidi e prepara vari
Imenotteri.
Lavori tecnici eseguiti da collaboratori volontari. — Il Rag. Mantero,
Conservatore del Museo in pensione, aiuta la preparatrice nella revi-
sione degli Erbari.
La Signorina Rocci S. prosegue nei primi due mesi dell’ anno i suoi
lavori di preparazione e di etichettatura di insetti.
Il Signor Vaccaro Francesco, residente all’ Asmara, temporaneamente
a Genova, prende a frequentare il Museo preparando e studiando farfalle
etiopiche da lui raccolte.
Lavori tecnici eseguiti da personale subalterno. — Bertolassi G.
continua nei suoi lavori di ripulitura e chiusura a mastice dei vasi con
preparati a liquido, di cartoleria, di confezione di pacchi, di imballaggi
per libri e materiale scientifico e collabora allo spostamento delle colle-
zioni dei Pesci conservate in liquido nei bassifondi.
XXIV O. DE BEAUX
Gnecco E. — (vedi pag. XVIII).
Trucco M. — Conserva tutte le mansioni ed incarichi speciali per
l’ acquisto di materiale di consumo, la concia delle pelli, la confezione
della pomata arsenicale, la conservazione di materiale erpetologico ed
ittiologico a liquido, il ritiro di materiale da bordo. Collabora allo spo-
stamento dei vasi nei bassifondi. Mette in pelle 10 Mammiferi di grossa
2 45 di media taglia; prepara 24 crani a parte; mette inoltre in pelle
10 Uccelli di media taglia e 8 grossi Rettili.
Giornale del Museo. - (Dott.ssa D. Guiglia). — Invariato dal 1935
e 1936.
R. Delegazione Fitopatologica. - (Dott. F. Capra, Prof. L. Masi). —
Invariato dal 1935 - 1936.
SocIETÀ SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL Museo.
La « Società Entomologica Italiana » ha tenuto 40 sedute, alle quali
prendono regolarmente parte i Conservatori effettivi Prof. L. Masi e
Dott. F. Capra.
La « Società degli Amici del Museo ». — Nessuna variante dal 1935
e 1936.
Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Agosto 1938 - XVI.
XXV
OSCAR DE BEAUX
RELAZIONE
SULL’ ATTIVITA’ DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
«G. DORIA» DURANTE IL BIENNIO 1938-39
I fatti più salienti che caratterizzano il biennio 1938-39 sono: la
scarsità di mezzi finanziari a disposizione, Tl energica assistenza pre-
stata dalla « Società degli Amici del Museo», il dono della Collezione
Malacologica De Boccard, l istituzione delle Collezioni degli Uccelli e
dei Chirotteri della Liguria, la crescente corresponsione d’ interessa-
mento, specialmente da parte delle scuole, di fronte agli sforzi della
Direzione di andare sempre più incontro al pubblico e alla gioventù
studiosa; la preziosa collaborazione volontaria del malacologo Dott. Guido
Bacci di Livorno.
Frequenza del pubblico e degli studiosi.
I visitatori delle collezioni in ostensione ammontarono a 44.222
nell’ anno 1938, con un aumento di 304 sull’ anno precedente; ma cala-
rono a 38.231 nel 1939, in conseguenza della situazione generale e della
ritardata riapertura autunnale del Museo. Le massime frequenze si
registrarono, come di regola in novembre, e precisamente la domenica
13 del 1938 e la domenica 12 del 1939, con 1523, rispettivamente 1189
visitatori. Particolarmente soddisfacente è l’ aumento di frequenza delle
scuole cittadine e di fuori, che mandarono 1486 alunni a visitare il
Museo nel 1938 e 1524 nel 1939, di fronte ai 1137 del 1937. Meritano
particolare menzione: 1’ Istituto Nazionale dei Sordomuti, la Scuola
«G. Mazzini »; la Scuola Elementare « Agostino Descalzi», la Scuola
«Regina Elena », il Liceo Parificato « Santa Dorotea », il R. Istituto
Magistrale « Lambruschini », 1’ Istituto Salesiano «Don Bosco», la
Scuola Elementare di Genova-Molassana, il Collegio Scuole Pie di Car-
care, la Scuola di Avviamento al lavoro di Ceva (Cuneo); il Regio Liceo
XXVI O. DE BEAUX
Scientifico di Forlì accompagnato dal Preside Prof. Quartulli e da altri
insegnanti. E ricordiamo con vivo piacere le visite: del Gruppo Rionale
«G. Rusca» con 88 partecipanti, delle Giovani Italiane del Gruppo
« Generale Giordana », delle Giovani Italiane del Gruppo « N. Bonser-
vizi » con 60 presenti, dell’ Università Popolare « Contardo Ferrini > con
100 partecipanti e di un gruppo di dopolavoristi tedeschi « Kraft durch
Freude ».
Il Direttore ha ricevuto personalmente nell’ Istituto 905 visite e 349
ne hanno ricevute i Conservatori. Si ricordano particolarmente: il Po- -
destà di Milano, Conte Dott. G. Gallarati Scotti, Senatore del Regno:
il Presidente della Commissione Consultiva e di Vigilanza del Museo,
Gr. Uff. Dott. E. Risso; il Podestà di Carcare, Cav. Uff. Avv. G. Musso
Piantelli; il Segretario Generale del Comune, Comm. Dott. S. Ardy; il
Capo Ufficio agli Affari Generali, Cav. Uff. Dott. A. Anselmi; i Marchesi N.
Balbis e B. Sopranis, accompagnati dal Marchese G. C. Doria; il Rag.
M. Bettinotti di « Il Lavoro» di Genova; la Signora V. Coenraad-Uhlig
di Pematang Siantar, Sumatra; il Console della M.V.S.N., Dott. R. Conti;
il Dott. A. Copello, dell’ Ospedale Civile di Buenos Aires; il Gr. Uff.
Dott. L. Crudi, Direttore del Giardino Zoologico del Governatorato di
Roma; il Sig. Guiscardo D’ Albertis; il Capitano di Fregata Barone F.
de Boccard di Roma; il Notaro Dott. A. Fasce; il Contrammiraglio Ing.
M. Ghé; il Ten. Leandro Gibelli; il Prof. Dott. V. Giordano; il Dott.
R. Macaggi, Segretario della Commissione Venatoria Provinciale di Ge-
nova; il Barone Giulio Podestà di Prà; il Sig. C. von Schèrer di Lu-
cerna; il Marchese G. Rappini di Roma, accompagnato dal March. G. C.
Doria; |’ Ing. G. Reggio; il Cap. A. Robecchi-Stagnoli di Arcore (Mi-
lano); il Prof. Paolo Revelli Beaumont, Ordinario di Geografia nella R.
Università di Genova; il Comm. Dott. Conte Ascanio Sforza di Pia-
cenza; il Prof. Dott. A. Sprecher di Genova; il Cav. A. Veronelli di
Como.
Numerosi naturalisti sono venuti per lavorare nel Museo, per esami-
narne il materiale scientifico, consultarne la biblioteca o visitarne le col-
lezioni. Nominiamo: la Dottoressa E. Alberici dell’ Istituto di Zoologia
della R. Università di Milano; il Prof. R. Anselmi di Genova; il Dott.
C. Anselmi di Genova; i coniugi Dottori C. e J. Alzona Bisacchi, mala-
cologi di Genova; il Col. Dott. A. Andreini di Firenze; la Dottoressa
V. Arecco dell’ Istituto di Geologia della R. Università di Genova; il
RELAZIONE 1938-39 XXVII
Dott. G. Bacci di Livorno; il Dott. Balachowski, entomologo e fitopato-
lego di Parigi; il Prof. V. Baldasseroni, Conservatore del R. Museo Zoo-
legico di Firenze; il Prof. VI. Balthasar, Conservatore del Museo di Sto-
ria Naturale di Bratislava; il Sig. M. Banninger, coleotterologo di Gies-
sen; il Prof. S. Beer, entomologo di Milano; il Prof. A. Beguinot, Diret-
tore dell’ Istituto Botanico della R. Università di Genova; il Padre Prof.
Bigliani di Carcare; il Sig. G. Binaghi del R. Osservatorio per le Ma-
lattie delle Piante di Genova; il Prof. F. Boggio Lera, del R. Istituto
Superiore Agrario di Catania; il Sig. L. Boldori, entomologo e speleo-
logo di Cremona; il Dott. S. Breuning, coleotterologo di Vienna; il Prof.
A. Brian, dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; il Sig.
L. Brian, collaboratore di « Il Corriere Mercantile » di Genova; il Sig.
©. Castellani, entomoiogo di Acilia di Roma; il Sig. T. Cavagnaro, mala-
cologo di Livorno; il Sig. C. Ceresa, entomologo di Milano; il Sig. G.
Chiozza, collaboratore di « Diana » di Genova; il Sig. R. Cucini, attivis-
simo naturalista-raccoglitore di Genova; il Dott. G. Cufodontis, del-
l’ Istituto Botanico della R. Universita di Genova e del Naturhistorisches
Museum di Vienna; il Sig. L. De Magistris, mineralogo di Genova; il
Dott. E. de Nagy, ornitologo di Debreczen, Ungheria; il Prof. L. Di
Caporiacco, dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Firenze; il
Dott. C. Chiesa, del Museo Libico di Storia Naturale di Tripoli; la Sig.na
B. Duval, ornitologa di S. Remo; il Prof. M. Falchi di Torre Pellice;
il Dott. A. Festa, plecotterologo di Genova; il Dott. L. Fontana, Ispet-
tore Generaie Agrario del Governo dell’ A. O. I.; il Prof. L. France-
sconi, emerito della R. Università di Genova; il Sig. H. Gebien, coleot-
terologo di Amburgo; il Dott. A. Giordani Soika, imenotterologo di Ve-
nezia; il Dott. G. M. Ghidini, dell’ Istituto di Zoologia della R. Univer-
sità di Roma; il Dott. E. Gridelli, Vice-Direttore del Museo Civico di
Storia Naturale di Trieste; il Sig. W. V. Harris, entomologo di Morogoro,
Tanganica; il Conte Fred Hartig, dell’Istituto di Entomologia di Roma; la
« Haslmaier Ost Afrika Expedition », capitanata dal Barone Dott. E. von
Saalfeld; il Dott. C. Koch della Wissenschaftliche Kafersammlung Georg
Frey di Monaco, Baviera; il Dott. A. Loweridge, erpetologo del Museum
of Comparative Zoology di Cambridge, Mass. U. S. A.; il Dott. M. Ma-
gistretti, entomologo di Milano; la Professoressa P. Manfredi, Direttrice
dell’ Acquario Civico di Milano; il Dott. G. Mann-Fischer del Museo Na-
cional di Santiago de Cile; il Rag. G. Mantero, entomologo, Conserva-
—
BA A n ae
erecta rs
XXVIII O. DE BEAUX
tore in pensione del Museo genovese; il Dott. A. Martelli, entomologo
di Firenze; il Prof. E. Moltoni, ornitologo, Vice Direttore del Museo
Civico di Storia Naturale di Milano; il Prof. B. Monterosso, Direttore
dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; il Prof. G. P.
Moretti del Laboratorio di Entomologia Agraria e Bachicoltura di Milano;
il Geom. G. Mori di Genova; il Sig. G. B. Moro di Genova; il Sig. C.
Musso di Vado Ligure; il Prof. G. Paoli, Direttore dell’ Osservatorio
delle Malattie delle Piante di Genova; il Col. G. C. Parvis, lepidotte-
rologo di Torino; il Prof. P. Peola di Genova; il Dott. Peters di Stoc-
carda; il Dott. Fr. P. Pomini, entomologo di Pavia; la Dottoressa L.
Rizzo, del R. Laboratorio Centrale di Idrobiologia di Roma; il Prof. M.
Salfi, successore del Prof. Monterosso nella direzione dell’ Istituto di Zoo-
logia della R. Università di Genova; il Prof. R. Santucci, R. Provvedi-
tore agli Studi a Cuneo; il Prof. Schmidt-Andal, Direttore del Museo
Nazionale di Budapest; il Prof. G. Scortecci, erpetologo, del Museo Ci-
vico di Storia Naturale di Milano; il Dott. A. Sokolowsky di Amburgo;
il Dott. H. Stadler, ornitoiogo di Lohr am Main, accompagnato dal bota-
nico A. Ade e dalla Dottoressa Knecht; il Prof. E. Tortonese, dell’ Isti-
tuto di Zoologia della R. Università di Torino; il Sig. Fr. Tippmann,
coleotterologo di Vienna; il Sig. A. Torra, speleologo di Genova; il
Dott. A. Tosi, entomologo di Rimini; il Dott. A. Trischitta, ornitologo
di Palermo; il Dott. F. Trossarelli, del Collegio di San Tomaso in Cu-
neo; il Dott. L. Trotti, dell’ Istituto di, Anatomia Comparata della R.
Università di Genova; il Sig. Fr. Vaccaro, assiduo raccoglitore entomo-
logico dell’ Asmara; il Sig. G. Volkhemer, entomologo e mineralogo, di
Genova; il Sig. W. Wittmer, coleotterologo di Zurigo; il Prof. E. Zavat-
tari, Direttore dell’ Istituto di Zoologia della R. Università di Roma;
il Dott. G. Zolezzi, della R. Stazione Centrale d’ Idrobiologia di Roma;
il Dott. Zontolos, ittiologo di Atene.
Ci è particolarmente grato segnalare alcune insegnanti che, con
perfetta comprensione degli scopi del Museo di fronte alla scuola, ten-
dono a familiarizzarsi colle collezioni d’ ostensione: Dottoresse Bram-
billa, Clerici, Franci, R. Lenoci, M. Massa, F. Perotta, A. Trevi.
Vari studenti universitari e secondari hanno trovato in Museo il ma-
teriale e i libri necessari alle loro tesi o ai loro studi prediletti: ©.
Conci, M. Ghiglione, De Scalzi, Olivari, S. Orsi di Genova; Abbondanza
ReLAZIONE 1938-39 XXIX
di Torino; M. Franciscolo, E. Gazzo, D. Robutti, A. Sanfilippo, L. Sto-
race, G. Timossi di Genova; C. Craviotto della Spezia.
Le Collezioni Mineralogiche sono state particolare oggetto di studio
per gli universitari: Acconiato, Devoto, Franco, Gervasoni, Lisena,
Molinari.
Anche alcuni artisti hanno frequentato il Museo: 1’ Accademico di
merito scultore A. Maine; lo scultore E. Badino; la pittrice E. Fiori.
Elenchiamo gli Istituti e gli studiosi privati, che nel passato biennio
hanno coltivato col nostro Museo scambi di lavoro scientifico:
Genova:della R. Università: gli Istituti di Anatomia Comparata
(Prof. Remotti, Dott. Trotti), di Botanica (Prof. Beguinot, Dott. Cufo-
dontis), di Geografia (Prof. Revelli-Beaumont), di Geologia (Prof. Rove-
reto, Dott.ssa Arecco), di Mineralogia (Prof. Pelloux), di Zoologia (Prof.ri
Monterosso, Salfi, Brian, Dott.ssa Airoldi); R. Osservatorio per le Ma-
lattie delle Piante (Prof. Paoli, Sig. Binaghi); del Comune: il Mercato
del Pesce (Col. Piacentini), i Servizi Veterinari (Dott. Roggero); il Prof.
A. Lachi, oculista; di Scuole Medie: il R. Liceo Ginnasio « Colombo »,
la Scuola Tecnica « d’ Aquino », 1’ Istituto « Marconi ».
Italia e Colonie. - A. O. I.: Addis Abeba: Governo Generale, Dire-
zione Superiore degli Affari della Colonizzazione e del Lavoro, Ispetto-
rato Caccia (Marchese Patrizi), Servizio Idrobiologia e Pesca (Prof.
Parenzan), Centro Sperimentale Agrario e Zootecnico (Dott. Jan-
none). Bologna: R. Università: Istituto di Zoologia (Prof. Ghigi), Isti-
tuto di Entomologia (Prof. Grandi). Castelfusano, Roma: Osservatorio
Ornitologico (Ecc. Principe Chigi). Catania: R. Commissariato Generale
Anticoccidico (Dott. Antongiovanni). Cremona: Sig. Boldori. Crotone,
Catanzaro: Barone Barracco. Fiera di Treviso: Conte Ninni. Ferrara:
Laboratorio Entomologico del Consorzio Nazionale Produttori Zucchero
(Sig. Menozzi). Firenze: R. Università: Istituto di Geologia (Ecc. Prof.
Dainelli), Istituto di Zoologia (Prof. Baldasseroni, Prof. Di Caporiacco,
Conte Germiny); Stazione di Entomologia Agraria (Prof. Melis, Dott.
Servadei); Sig. C. Ragionieri. La Spezia: Museo Civico (Prof. Poden-
zana). Livorno: Dott. Cecioni, Dott. Malatesta. Milano: Esposizione di
Pesca 1938; Museo Civico di Storia Naturale (Prof.ri Parisi, Moltoni,
Scortecci). Napoli: R. Università: Istituto di Antropologia (Prof. Sera),
Istituto di Zoologia (Prof. Pierantoni); Stazione Zoologica (Direzione).
XXX O. DE BEAUX
Padova: Istituto di Zoologia e di Anatomia Comparata della R. Univer-
sità (Prof. D’ Ancona). Pavia: Istituto di Zoologia della R. Università
(Prof. Jucci). Perugia: Facoltà Agraria della R. Università (Dott. Fu-
schini). Portici: Laboratorio di Entomologia del R. Istituto Superiore
Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo). Roma: Reale Accademia d’ Italia;
Consiglio Nazionale delle Ricerche; Giardino Zoologico del Governa-
torato (Dott.ri Crudi, Tamino, Bronzino); R. Università: Istituto di Zoo-
logia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini); Società Italiana per il Progresso
delle Scienze (Presidenza); Sig. Castellani. Taranto: R. Osservatorio di
Fitopatologia (Dott. Martelli). Torino: R. Università: Istituto di Ento-
mologia Agraria (Prof. Goidanich); Istituto di Zoologia (Prof.ri Arcan-
geli, Festa, Tortonese). Trento: Museo di Storia Naturale della Venezia
Tridentina (Dott. Bonomi, Sig. Castelli). Trieste: Museo Civico di Storia
Naturale (Prof. Miller, Dott. Gridelli). Tripoli: Museo Libico di Storia
Naturale (Prof. Lipparini, Prof. Petrocchi, Dott. Chiesa, Sig. Kriiger);
R. Ufficio Agrario (Dott. Vidoli). Venezia: Museo Civico di Storia Na-
turale (Dott. Giordani Soika). Verona: Museo Civico di Storia Natu-
rale (Dott. Ruffo). Zapulla di Messina: Sig. Mariani.
Estero - Abensberg, Baviera: Sig. Stòckert. Alessandria d Egitto:
Sig. Carneri. Amburgo: Zoologisches Museum und Institut (Prof. Tit-
schack, Dott. Weidner, Sig.na Mohr). Amsterdam: Afdeling Handelsmu-
seum van de Kolonial Institut (Dott. De Bussy). Atene: Institut Phyto-
pathologique Benaki di Kephissia (Prof. Isaakides). Baltimore: Ame-
rican Society of Mammalogists (Presidenza). Berlino: Deutsches Ento-
mologisches Institut (Dott.ri Sachtleben e Hennig); Zoologisches Museum
der Universitàt (Dott. Bischoff, Prof. Ramme, Dott. Haltenorth, Dott.
Hedicke). Berlino-Schòneberg: Reichsstelle fiir . Naturschutz (Prof.
Schénichen). Boston: Department of Comparative Pathology and Tro-
pical Medicine (Sig. Bequaert). Boulder, Colorado: Dott. Cockerell.
Brema: Deutsches Kolonial und Uebersee Museum (Dott. Alfken,
Dott. Amsel). Bruxelles: Musée Royal d’ Histoire Naturelle (Prof.
d’ Orchymont, Sig. Janssens). Budapest: Kgl. Institut fiir Pflanzen-
schutz u. Forschung (Prof. Szelényi); M. R. Madartani Intézet (Dott.
Ehik, Dott. Vasvari). Bulawayo, Unione del Sud Africa: National
Museum of Southern Rhodesia (Sig. Arnold). Cairo: Ministry of
Agriculture, Entomogical Section (Prof. Priesner); Prof. Mochi;
RELAZIONE 1938-39 XXXI
Dott. Vasr. Calcutta: Indian Museum (Dott. Hora); Dott. Tsing-chao Ma.
Cambridge, Massachusetts: American Committee for International Wild
Life Protection (Presidenza); Museum of Comparative Zoology at Har-
vard College (Gl. M. Allen). Cape Town: South African Museum (Dott.
Barnard, Dott. Hesse). Cernauti, Romania: Facultatli de Stiinte (Dott.
Botézat). Colombe, Ceylon: Medical College (Prof. O. Hill). Dresda:
Museum fiir Tier-u. Menschenkunde (Dott. Kummerlowe, Dott. Ginther).
Francoforte s. M.: Senckenberg Museum, Zoologische Abteilung (Dott.
Mertens); Sig. Ochs. Fukuoka, Giappone: Entomological Laboratory, De-
partment of Agriculture (Dott. Yasumatsu). Ghizeh, Egitto: Cotton Re-
searches Board (Dott. Kamal). Ithaca, Michigan U.S.A.: Cornell Uni-
versity, Agricultural Experimental Station (Sig. Kronbein). Kalocsa,
Ungheria: Dott. Erdés. Leida: Rijksmuseum van Natuurljike Historie
(Prof. Boschma, Prof. Brongersma, Dott. Junge). Lipsia: Sachsische
Akademie der Wissenschaften (Presidenza). Londra: British Museum of
Natural History (Dottori Andrewes, Arrow, Benson, Ferriére, Henry,
Smart), Section of Ichtyology (Dott. Normann); Imperial College Field
Station (Dott. Richards); Imperial Institute of Entomology (Sig.ri Uvarov,
Wilkinson). Losanna: Musée Zoologique (Dott. De Beaumont). Monaco
di Baviera: Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey (Dott. Koch).
Naumburg a d. Saale: (Sigj Blitthgen). Nuova York: The American
Museum of Natural History, Mammalogy (Dott. Tate). New Delhi, India:
Office of Imperial Entomologist (Sig. Ahmed, Dott. Mani). Ottawa, Ca-
nada: Ministére de 1’ Agriculture, Division de 1’ Entomologie (Sig. Peck).
Parigi: Musée National d’ Histoire Naturelle (Prof. Bourdelle, Sig. Ber-
land, Prof. Fage). Pretoria: Transvaal Museum (Dott. Roewer, G. van
Son). Rabat, Marocco: Service de la Défense des Végétaux (Dott. Régnier).
Stoccarda: Dott. Peters. Stoccolma: Naturhistoriska Riksmuseum (Prof.
Loénnberg, Dott. Malaise, Dott. Roman). Stoccolma-Ronninge: Sig. Bruce.
Stollberg, Monti Ercinici, Germania: Sig. Uhmann. Tervueren: Musée
du Congo (Dott. Schouteden). Tolosa: Laboratoire de Zoologie de 1’ Uni-
versitée (Prof. Bonnet). Tring, Herts, Inghilterra: Major Flower. Trolard
Taza, Algeri: Dott. Laurent. Vienna: Entomologisches Institut u. Buch-
handlung (Sig. Wagner); Naturhistorisches Museum (Dott. Maidl, Sig.
Hammer); Prof. Fahringer. Washington: Dott. Meusebeck.
XXXII O. DE BEAUX
Notizie varie.
+ COMMISSIONE CONSULTIVA E DI VIGILANZA DEL Museo. — Questa
Commissione, istituita con Deliberazione Podestarile del 23 marzo. 1938-
XVI n. 408, resa esecutiva il 4 aprile dello stesso anno, si raduna per
la prima volta, nella sala della Direzione del Museo, il 1° luglio 1939,
sotto la presidenza del Consigliere Nazionale Gr. Uff. Dott. Ernesto
Risso, Presidente, rappresentante del Podestà. Ne fanno parte il Mar-
chese G. C. Doria, il Dott. F. Solari, il Prof. P. Revelli Beaumont, il
Prof. A. Pelloux, il Direttore del Museo Prof. O. de Beaux, Segretario
di diritto. La Commissione fa suoi tutti i rilievi e tutte le proposte del
Direttore nei riguardi della situazione finanziaria, della rioccupazione di
posti vacanti, dell’ istituzione di posti d’ incarico e nomine di Conser-
vatori Onorari.
DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL MUSEO
E I CONSERVATORI ONORARI. — Invariata dal 1935-1936-1937.
CONSERVATORI OnoRARI. — Il Prof. A. Pelloux ed il Marchese Dott.
F. Invrea, Conservatori anziani, sono nominati Conservatori Onorari a
vita, per meriti speciali, con Decreto Podestarile 4 settembre 1939-XVII,
Mm ISIS, ;
Il Prof. Dott. Ing. Lodovico Straneo, entomologo, di Parma, è nomi-
nato Conservatore Onorario per il quadriennio 1939-42, con Decreto
Podestarile 4 settembre 1939-XVII, n. 1336.
I quattro Conservatori Onorari, Col. Dott. Andreini, Avv. E.
Berio, Rag. C. Mancini, Sig. C. Menozzi, nominati nel 1935, sono con-
fermati al loro posto.
PREPARATORI. — Il preparatore Giacomo Durante è messo a riposo
addì 31 dicembre 1938-XVII, per raggiunti limiti di età. Il suo posto è
tuttora vacante.
La Signorina Borgioli Carletta, già incaricata delle relative. man-
sioni, è nominata preparatrice, con Deliberazione Podestarile del 31
marzo 1939-XVII, n. 419, superiormente approvata.
TARGA COMMEMORATIVA. — Col consenso del Podestà a analoga
proposta del Direttore del Museo, fatta per incarico della Società degli
Amici del Museo, è onorata la memoria del compianto Prof. Decio Vin-
RELAZIONE 1938-39 XXXIII
ciguerra, già Vice Direttore del Museo, con l’ apposizione di una targa
nella sala di ostensione dei rettili e dei pesci, ai quali dedicò la maggior
parte della sua attività scientifica.
ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA: DOTAZIONE DEL MUSEO. —
Per la Biblioteca furono acquistate 45 scatole in forma di libro per
Miscellanee.
Furono fatti rilegare 48 volumi di opere a parte o periodiche.
Per le collezioni di ostensione furono fatte 44 basi per Mammiferi
ed Uccelli e 485 reggi-didascalie in legno per Mammiferi ed Uccelli.
Si fecero scrivere 500 didascalie calligrafiche ad uso del pubblico.
Per la Sezione degli Insetti furono acquistate 115 scatole ento-
mologiche.
Per la Sezione di Botanica furono sostenute le spese di manuten-
zione dell’ Erbario « Camilla Doria », in consegna per studio all’ Isti-
tuto Botanico della R. Università.
Oltre a tutto l’ altro materiale di consumo furono provveduti 100 kg.
di alcool.
DONI DI MATERIALE E DI PRESTAZIONE TECNICA. — La Società degli
Amici del Museo fece dono, su preghiera del Direttore ed in via ecce-
zionale, di 105 scatole entomologiche.
Il Marchese G. C. Doria si assunse le spese per la preparazione di
2238 Lepidotteri del Museo.
La Società Entomologica Italiana accolse nelle proprie « Memorie »
o nel «Bollettino », su preghiera del Direttore, vari contributi entomo-
logici su materiale del Museo, già da troppo tempo giacenti presso la
Direzione degli « Annali ».
Riordinamento delle collezioni.
SCAFFALI PER LA SEZIONE DI PALEONTOLOGIA. — A cura del Patri-
monio e per opera dell’ Officina Comunale è stato iniziato, nei bassifondi,
lo smontaggio di grandi scaffali provenienti dalla R. Università ed il
loro rimontaggio nel salone centrale di tramontana, scaffali che servi-
ranno per l’ostensione delle collezioni paleontologiche dell’ Universita,
tuttora depositate in casse nei bassifondi del Museo.
XXXIV O. DE BEAUX
SPOSTAMENTO DEI PREPARATI IN ALcooL. — Le contingenze dei tempi
hanno consigliato di trasferire tutti i preparati in alcool in alcune sale
dei bassifondi. Oltre 10.000 vasi di Mammiferi, Rettili, Anfibi, Pesci e
Invertebrati sono perciò discesi, in gran parte coi propri scaffali, dalle
sele di studio e di ostensione, nelle cantine, ove hanno subìto un rior-
dinamento esatto o provvisorio, secondo le possibilità dell’ ambiente e
del personale.
MOVIMENTI E RIORDINAMENTI PARZIALI DI MATERIALE SCIENTIFICO. —
Vistosi movimenti sono stati eseguiti nelle collezioni degli Uccelli, oltre
2000 dei quali sono temporaneamente o definitivamente passati dalla
Ostensione nelle Stanze-scaffali del 3° piano, riservate alle pelli mon-
tate, per far posto all’ ostensione degli Uccelli di Liguria.
Entro la classe degli Insetti si sono avuti riordinamenti più partico-
larmente negli Ordini degli Imenotteri, Coleotteri, Emitteri, Lepidot-
teri, Neurotteri, Ortotteri, Plecotteri.
Particolarmente importanti e fruttuosi sono stati i movimenti entro
la classe dei Molluschi.
Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE.
Ostensione dei Chirotteri di Liguria. —-In due scaffali adatti, che
occupano la parete d’ingresso del salone riservato alla Fauna locale,
sono state esposte buona parte, e precisamente 14, delle specie di Chi-
rotteri finora catturate in Liguria. Quasi tutte sono rappresentate da due
esemplari, uno in volo e |’ altro in riposo, fissati su di una spaziosa tavola
bianca che porta anche la relativa didascalia, per esempio: « Famiglia
dei Pipistrelli. Pipistrello serotino. Eptesicus serotinus, Schreber. Assai
frequente. Insettivoro ». In ogni scaffale una vistosa dicitura avverte che:
«Tutte le specie di Pipistrelli sono assolutamente protette dalla Legge
(T. U. 1939-XVII, Art. 38) ».
Didascalie dei Mammiferi terrestri di Liguria. — Questa raccolta
d’ ostensione iniziata nel 1937, è ormai da tempo completamente prov-
vista delle acconcie didascalie: 9 che indicano gli ordini e 38 che con-
trassegneno le singole specie. In queste le opportune diciture di carat-
tere venatorio furono aggiornate, conformemente al nuovo Testo Unico,
RELAZIONE 1938-39 XXXV
per esempio: « Cinghiale. Monti boscosi della Liguria Occidentale.
Selvaggina stanziale protetta ».
Nuove didascalie dei Gruppi Biologici. — 1 20 gruppi di Uccelli
liguri furono muniti di grandi didascalie stampate su cartone intonato
al colore della cornice, per non disturbare gli effetti della illuminazione
artificiale interna. Le nuove diciture, come per esempio: « Famigliuola
di Starne fra gli sterpi», « Volo di Mignattini con una libecciata »,
« Pavoncelle sulla terra smossa », sono lette volentieri e provocano utili
riflessioni da parte del pubblico.
Raccolta degli Uccelli di Liguria in ostensione. — Composta con
elementi tolti dalla collezione generale esposta al pubblico e da elementi
acquistati o ricevuti in dono negli ultimi anni, questa raccolta è stata
allogata in sei scaffali, di cui due a doppia facciata, della metà destra
delle sale del 2° piano, che fanno seguito al salone precitato, contenente
i Mammiferi di Liguria ed i Gruppi Biologici. Le 326 specie presenti
e rappresentate da uno o più esemplari, sono tra di loro separate da una
didascalia in formato alto e relativamente stretto, che porta le indica-
zioni ritenute più interessanti per il pubblico e per i cacciatori, per
esempio: « Bigia grossa. Genov.: Giiingo-giiingo. Estiva. Di passo, aprile-
settembre. Frequente. Insettivora, frugivora. Canora. Utile ». L’ ultima
parola è coperta da una strisciolina di cellofan rosso, mentre il termine
« nocivo » sarebbe ricoperto da verde. Nell’ interno degli scaffali 36 car-
telli su cartoncino rosa separano Ordine da Ordine, e 52 di differente
formato di colore celeste, Famiglia da Famiglia. Premessa 1’ osserva-
zione che il pubblico è estremamente restio ad alzare gli occhi ed a
leggere le indicazioni fissate in alto agli scaffali, furono poste nell’ in-
terno dello zoccolo di ciascuno dei medesimi le due didascalie stampate
su lunghe striscie di cartoncino bianco: « Fauna Ligure», e « Colle-
zione Ligure ». Le quali ultime si contrappongono a quella di « Colle-
zione Generale » posta negli scaffali della metà sinistra della medesima
sala. Collezione Ligure e Collezione Generale sono così bene distinte,
ma restano affiancate per utili confronti.
Didascalie degli Ordini e cartine geografiche delle Famiglie nella
collezione generale dei Mammiferi. — Questa collezione, che occupa
tutto il 1° piano, fu dotata di 78 indicazioni dei vari Ordini stampate
XXXVI O. DE BEAUX
su cartoncino rosa e poste nell’ interno sullo zoccolo dei singoli scaffali.
La distribuzione geografica delle singole Famiglie è indicata nell’ interno
degli scaffali da 125 didascalie scritte a mano su cartoncino celeste e
fissate su apposito quadretto insieme a cartine segnate in rosso.
Collezione di Lepidotteri dell’ A. O. I. — Nella sala dell’ Entomo-
logia al 2° piano si è iniziata una raccolta di farfalle dell’ A. O. I., cat-
turate nella loro quasi totalità dal Sig. F. Vaccaro nelle vicinanze del-
I’ Asmara.
Riordinamento della Biblioteca.
Il lavoro di completamento delle serie di periodici che si ricevono
in cambio, procede con ottimo successo grazie alla solerzia della Biblio-
tecaria. Alle 43 serie completate entro il 1937, 36 nuove se ne sono
aggiunte nel biennio 1938-39. Tra i più importanti dei relativi periodici
rominiamo: Mem. of the Asiatic Society of Bengal, Calcutta. The Phi-
lippine Journal of Sciences, Manila. Abhandlungen des Provinz. Museum,
Miinster, Westfalen. Archivos do Museo Nacional, Rio de Janeiro. Arver-
nia Biologica, Clermont Ferrand.
Grazie alla regolare reclamazione dei libri dati in prestito, alla fine
di ogni semestre, le perdite della biblioteca sono di fatto nulle.
Procedono alacremente la schedatura e la sistemazione delle Miscel-
lanee di recente entrata.
A vari gruppi di opere a sè e di periodici è data, per ragioni di
migliore distribuzione dello spazio, una ubicazione nuova, così per esem-
pio al gruppo ornitologico, all’entomologico, al faunistico, al botanico.
Nel Salone degli Studi è molto opportunamente istituita una seconda
serie di riserva degli Annali del Museo, che riesce quasi completa.
Revisione delle Collezioni.
Si compie con regolarità durante i due mesi di chiusura del Museo
al pubblico nelle sale d’ ostensione, e durante tutto l’ anno nelle altre
parti.
uit
RELAZIONE 1938-39 XXXVII
Aumento delle Collezioni.
ZOOLOGIA.
ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo
Si acquista un pesce Trachinotus glaucus dalla Genepesca, Genova,
ed una Biscia acquaiola di grosse dimensioni catturata a Genova.
CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI GENOVA-NERVI
Questo si presenta di valore scientifico inestimabile, particolar-
mente nei sorprendenti risultati di allevamento ottenuti. L’incrocio di grado
intergenerico tra Antilope cervicapra dell India e Gazella isabella del-
l’ Eritrea costituisce un documento del più alto interesse morfologico.
Meritano particolare attenzione anche gli incroci fra varie specie e sot-
tospecie di Sciacalli e fra varie sottospecie morfologicamente ben di-
stinte di Leopardi. Il bellissimo Melursus ursinus del Panjab costituisce
una preziosa novità per la galleria di ostensione e per il Museo.
1 Cercopiteco grigio-verde, 9 adulta, pelle della testa e cranio
(Dono Sig. V. Tega).
1 Cercopiteco giallo-verde, ® adulta, pelle e cranio (Dono Sig.
Micheletti).
1 Cercopiteco resso-verde della Somalia, é adulto, pelle della testa
e cranio (Dono Sig. Serino).
1 Orso labiato del Panjab, 4 adulto, pelle montata in Ostensione
e cranio (Dono Gr. Uff. E. Firpo).
1 Volpe dell’ Argentina, ¢ adulto, pelle e cranio (Dono Gr. Uff.
F. Fioroni).
1 Sciacallo lupastro di Tripoli, 3 adulto, pelle e cranio (Dono Sig.na
Anselmini).
3 Sciacalli incroci tra libico ed eritreo, adulti, pelli e crani (Alle-
vamento G. Z. Nervi).
1 Sciacallo, incrocio fra Cojote americano e variegato dell’ Eritrea,
neonato (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Lontra dell’ India, ¢ adulto, pelle e cranio (Dono Gr. Uff. E.
Firpo).
2 Puzzole adulte, catturate a Nervi, pelli e crani (Doni G. Guelfo
e fratelli Palazzi).
XXXVIII O. DE BEAUX
1 Paradossuro mustacchi-bianchi di Pematang Siantar, Sumatra, 4
adulto, pelle e cranio (Dono Dott. J. A. Coenraad).
1 Genetta dello Stuhlmann della Somalia Italiana, 9 adulta, pelle
e cranio (Dono Sig. E. Vecchietti).
1 Leonessa, ® adulta, cranio (Dono del Comune di Savona).
9 Leoni somali, neonati, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi, in
2 parti).
2 Leopardi somali, neonati, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi).
2 Leopardi somali del medesimo parto, 1 neonato ei |’ altro di 5
mesi, pelli e crani (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Leopardo incrocio fra abissino ed indiano, neonato, pelle e cranio
(Allevamento G. Z. Nervi).
1 Leopardo, incrocio tra abissino e somalo, neonato, pelle e cranio
(Allevamento G. Z. Nervi).
1 Istrice galeato della Somalia, ¢ di 2 anni, pelle e cranio (Alle-
vamento G. Z. Nervi).
1. Paca del Venezuela, 4 adulto, pelle e cranio (Dono Cap. L.
Montuoro).
1 Pecari, 3 di 5 mesi, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Pecari, 2 di 6 mesi, come sopra.
1 Pecari, 2 di 7 mesi, come sopra.
1 Pecari, ® di 2 anni, come sopra.
1 Daino, 9 neonata (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Incrocio tra Antilope cervicapra indiana e Gazzella isabella del-
1° Eritrea, ¢ neonato, pelle, cranio, e corpo in alcool (Allevamento G.
Z. Nervi).
1 Antilope cervicapra, ® di 5 mesi, pelle e cranio (Allevamento
G. Z. Nervi).
1 Crociere di Como, ® adulta, pelle.
1 Platicerco rosella dell’ Australia Occidentale, 9 adulta, pelle
(Dono Cap. I. Stanzani).
1 Falco pellegrino del Brooke, ¢ adulto, monti di Recco, pelle
(Dono Sig. A. Rissotto).
1 Aquila reale di Imperia, ® adulta, pelle (Dono della Coorte di
Milizia Nazionale Forestale di Imperia)
1 Marangone di Genova, pelle.
RELAZIONE 1938-39 XXXIX
1 Pavoncella armata di Rio de Janeiro, pelle (Dono Sig. G. Fer-
_Tarini).
1 Beccaccia di mare, infortuniata per nafta, pelle (Dono del Mare-
sciallo Maggiore Guardia Colombaia, I. Rubianesi).
1 Pulcinella di mare, infortuniato per nafta, pelle (visse 5 mesi dopo
l’ opportuno trattamento con benzina e talco).
1 Faraona papillosa dell’ Angola, di 2 mesi, pelle (Allevamento G.
Z. Nervi, 1938).
1 Crisemide dipinta, acquistata a New York, pelle (Dono Sig. E.
Nanni). 4
1 Testuggine leopardina della Somalia, di grosse dimensioni, guscio.
DonaTori E DONI:
Primeggia tra i donatori la benemerita Società degli Amici del
Museo, presieduta dal Senatore Felice Bensa, la quale, grazie all’ ampia
e generosa comprensione del Capitano di Fregata R. N. Barone Felice
de Boccard, ha potuto assicurare al Museo la Collezione Malacologica
radunata dal di lui padre, Generale Giulio, nella sua villa di Sommacam-
pagna presso Verona, che comprende conchiglie di Molluschi viventi e
fossili, terrestri italiani, marini del Mediterraneo in genere e dell’ Italiano
in ispecie, del Mar Rosso, dei Paesi circummediterranei e di vari altri
mari e paesi, particolarmente dell Eritrea e dell America Nord e Sud.
La ricca raccolta, che rappresenta ormai circa la terza parte dell’ intera
Collezione Malacologica del Museo, contiene numerosi Tipi del Pollonera
e molte determinazioni del Monterosato (vedi relazione della Società degli
Amici del Museo di Storia Naturale « Giacomo Doria » 1937-39, Genova
1940). Al dono malacologico si è aggiunto quello entomologico molto
cospicuo di oltre 2500 Lepidotteri eritrei raccolti dal Sig. F. Vaccaro. Di
particolare pregio per ricchezza e valore scientifico sono poi i doni del
Dott. Alzona, Dott. Berio, Dott. Cecioni, Ecc. Prof. Dainelli, Marchese
Doria, Avv. Musso Piantelli, Prof. Salfi, Sig. Vaccaro, Prof. Zavattari.
E va infine particolarmente encomiato I intelligente zelo di raccoglitori
dei Sigg. Cucini e Sanfilippo.
Adamoli C. D.: 116 Lepidotteri e insetti vari di Gressonei. Alcuni
Lepidotteri e Ortotteri di San Pier d’ Arena.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 1 fer
XL O. DE BEAUX
Alzona Dott.ri C. e J.: Circa 100 Ortotteri delle Alpi Occidentali,
180 di Val Gardena, 70 d’ Abruzzo, 70 del Lazio, 8 Scorpioni di Ortisei,
circa 40 Moliuschi dell’ Eritrea in 9 specie, fra cui i Cotipi del Cerastus
Alzonai (raccolti dal Dott. Chiauzzi) e della Vitrina Chiauzzii.
Andrewes Dr. H. E.: 4 Coleotteri: 2 Callistomimus, 1 Cyclosomus,
1 Hexagonia.
Ansaldo Dott. P.: 2 Berte minori, 2 Pulcinella di mare di Camogli;
1 Berta maggiore, 1 Labbo, 1 Gabbiano corallino di Recco.
Arduino P.: 850 Imenotteri italiani.
Ascoli Dott. B.: 1 Capinera albina madreperlacea di Ceriale.
Asdente P.: 1 Tropidonotus viperinus di Chiavari.
Bacci Dott. G.: Alcune Cypris bispinosa dell’ Isola d’ Elba.
Bagnasco C.: 1 Cassida di Gibuti.
Balbis March. M.: 6 tubi con Ditteri, Mallofagi e Zecche in alcool,
alcuni Insetti a secco di Gimma.
Baloire A.: 1 Barbagianni del Piemonte.
Barracco Bar. L.: 1 Ghiro di Cosenza.
Bequaert Dott. J. D.: 14 esemplari di Polistes orientali in 5 specie.
Benigni G.: 1 Albanella di Campi (Genova).
Berio Avv. E.: 1 Vipera, 2 giovanissimi Batraci, 1 Larva di Lepi-
dottero e 1 Imenottero di Val d’ Aosta; 2 Emitteri, 1 Mantide (Phyllo-
crania) di Adi Abuna (Adua); 233 Lepidotteri italiani e dell’ A. O. I.
raccolti dal Cap. Richini.
Binaghi L.: 3 Cotipi del Duvalius Longhii Jeanneli, Binaghi.
Bisso G. B.: 1 Spatola di Voltaggio (Genova).
Bonetti Gen. F.: 2 pelli di Palamedea dell’ Argentina.
Borgioli C.: 1 Lepre, 1 Arvicola di Caprieto di Vobbia; 1 Calandra
maggiore di Genova; 20 Emitteri, e numerosi Balanus fissati su corpo
galleggiante di Varazze; 9 Paguri di Riva Trigoso; 8 Ortotteri e 13 Helix
dei dintorni di Genova; 1 Arvicola e 185 Insetti di Soprabolzano (Renon);
1 Galla di Ruta (Genova).
Borgioli E.: 1 Cannaiola di Liguria.
Borgioli G.: Un grosso Granchio (Carcinus) di Varazze.
Borra O.: 9 Ofidi, 18 Lacertidi, 20 Anfibi, numerosi Aracnidi, Insetti,
Miriapodi, Crostacei e Sanguisughe di Genova; 5 Lacertidi, 1 Raganella,
vari Insetti di Rapallo; una Andrena hattorfiana di Asti; diversi ragni di
Ovada.
RELAZIONE 1938-39 XLI
Busellato P.: 1 Gabbiano comune di S. Agostino (Maremma).
Caiolo S.: 1 Gattuccio preso alla Foce (Genova).
Calvi E.: 1 Uistiti maschio giovane.
Canderina U.: 1 Biancone 9 di Genova-Teglia.
Canepa G.: 1 Ratto, 1 Pipistrello, 1 Capinera e 1 Verzellino di
Genova.
Capra Dott. F.: 3 Toporagni, 2 Volpi, 15 Arvicole, 1 Vipera, 1 Trota,
alcuni Molluschi e vari Insetti del Biellese; 66 Ortotteri del Monte
Figne (Appennino Ligure); 3 Gordii del Monte Fasce.
Carbone M.: 1 Biacco di Genova.
Carneri A.: 1 8 e 1 @ di Teretra cretica (Lepidottero sfingide) e
alcuni esemplari di Aplastomorpha Vandinei, parassita della Calandra
granaria, di Alessandria d’ Egitto.
Carrara Ing. V.: Alcuni Insetti dei dintorni di Genova; 1 Falco
smeriglio adulto e vari Insetti di Novi Ligure; alcuni Molluschi del
Lago di Como.
Castellani O.: 14 Imenotteri del Lazio.
Catoni Prof. G.: Alcuni Imenotteri parassiti di Afidi della patata
in 2 specie, di Trento.
Cecioni Dott. G.: 300 Molluschi terrestri e di acqua dolce in 25
specie e 15 generi, uno dei quali (gen. Subulina) non ancora citato per la
Somalia Italiana, della regione dell’ Uebi Scebeli e della Migiurtinia.
Cockerell Prof. E. D. A.: Apidi americani e africani in 13 specie.
Crawford G. I.: Alcuni Gasteropodi dei generi Hydrobia e Pyra-
midula d’ Inghilterra.
Croce Comm. A.: 1 Tarabusino di Genova.
Cucini R.: 1 Biscia acquaiola, 1 Orbettino, 1 Salamandra macchiata,
2 Aracnidi, 6 Imenotteri, 80 Coleotteri, 33 Ditteri, 56 Lepidotteri, 10 Neu-
rotteri, 34 Emitteri, 72 Ortotteri (Bacillus), 10 Odonati, 120 Insetti vari
non ancora scelti, 12' tubi d’ Insetti vari da smistare, numerose bustine di
Lepidotteri da preparare, numerose Galle (Eriophyes, Oligotrophus, Bio-
rhiza) Gelekia, Ceroplastes, 3 Helix lucorum e molte Clausilie, nume-
rosi funghi legnosi di Genova e dintorni; 20 Lepidotteri e 61 Insetti vari
di San Fruttuoso di Portofino; 1 Scorpione, 255 Insetti vari e 3 Polipori
di diverse località della Liguria; 12 Nepe e 2 Saturnie di Serravalle
Scrivia; 6 Cicale di Strona (Vercelli); 4 Coleotteri, 28 Lepidotteri, 4
Emitteri, 5 Ortotteri, 10 Odonati, e vari altri Insetti non ancora scelti
XLII O. DE BEAUX
di Monte Ermette (Ormea); 1 Nido di Vespe di Cogne; 36 Coleotteri
di Benabbio (Lucca); 1 Coleottero, 16 Lepidotteri, 25 Omotteri, 20 Odo-
nati, 11 Ortotteri, parecchi tubi e scatole di Insetti non ancora scelti,
vari Polipori, tra cui esemplari di dimensioni eccezionali, di Montecatini
Bagni; 8 tubi di Insetti vari di Sovicille (Siena); 86 Imenotteri e Coleot-
teri di Roma; 7 Insetti vari dell’ Isola di Maddalena.
Dainelli Ecc. Prof. G.: Missione al Tana: Insetti preparati: 163
Imenotteri, 180 Ditteri, 33 Lepidotteri, 12 Ortotteri e 129 Lepidotteri
dell’ Asmara (Coll. Monnaret). Insetti da preparare: 151 bustine di
Lepidotteri, 40 di Neurotteri; 1' bottiglia e 13 tubi di Insetti vari in
segatura; 19 tubi di Insetti vari in alcool; 20 nidi di Insetti; 17 tubi
di Aracnidi e Miriapodi.
Dameri P.: 1 grossa Vipera di Paveto (Genova).
De Beaux Prof. O.: 1 Ghiro, 1 Arvicola, 1 Toporagno, 11 Lepidot-
teri, 45 Insetti vari preparati e 3 tubi di Insetti vari in segatura, di An-
grogna (Torino).
De Bussy Dr. L. F.: alcuni Calcididi olandesi. =
De Franchi C.: 1 Fagiano argentato dell’ Anderson, da cattivita.
Della Casa L.: 1 Biscia acquaiola di Struppa (Genova).
Della Beffa Prof. G.: 3 Cotipi di Phiaris sappadana, D. B., 7 Acri-
didi e Locustidi di Torino.
Dellepiane E.: 1 Granchio (Maia verrucosa) con Idroide (Euden-
drium) sul dorso (Genova).
Doria March. G. C.: Numerosi Isopodi terrestri, Miriapodi, Acari,
Isopodi, Molluschi terrestri e marini di Rapallo; 3 Batraci, 1 Duvalius
Doderoi, 4 Gryllomorpha dalmatina, 1 tubo di Isopodi e Miriapodi vari
della Tana delle Streghe (Rapallo); 7 Duvalius, 4 Ditteri, 1 tubo di Iso-
podi e Miriapodi vari della Caverna di Valdettaro (Rapallo); 376 Insetti
vari, preparati, di Rapallo e di Stresa; 250 Lepidotteri, 227 Insetti vari
di Cormaiore; 184 Insetti vari di Jugoslavia; 12 Imenotteri, 32 Coleot-
teri, 75 Emitteri, 9 Ditteri, 1 Lepidottero, 2 Ortotteri di Tripoli.
Durante G.: 1 Talpa dei dintorni di Roburent (Mondovì).
Erdos Rev. Prof. J.: 53 esemplari, da lui preparati e determi-
nati, di 25 specie di Calcididi dell’ Ungheria.
Ferrari G.: 1 Gabbiano corallino di Genova.
Ferriére Dott. C.: 6 e 9 Cotipi di Protanaostigma milletiae Ferr.
e P. derricola, di Giava rispettivamente Sumatra (Calcididi).
POLY. RR a Saye ee TA MAPEI ERI ROTA N
4 TE. , 4 . 1a < +
7 A pag lens
RELAZIONE 1938-39 XLIII
Festa Doît. A.: Numerosi Miriapodi di Genova e di Verona; Ortot-
teri e Molluschi di Pompei; 1 Lacertide, 12 Batraci, 34 Ortotteri, 50
Odonati e vari Molluschi di Calabria; Odonati, Ortotteri; Isopodi; Anfi-
podi, Miriapodi e Molluschi di Sicilia; alcuni Icneumonidi di Cavagnano
(Varese).
Festa Prof. E.: 1 Psammomys tripolitanus Thos., 1 Meriones shawi
Duv., 1 Spalax aegyptiacus Nehr., 2 Felis libyca Forst., 4 Lepus barcaeus
Ghigi della Cirenaica.
Franciscolo M.: 45 Insetti vari ed 1 tubo di Gammarus di Genova
e dintorni; 1 Biscia acquaiola, 1 Coronella, 1 Orbettino, 2 Lucertole, 1
Tarantola, 9 Aracnidi, vari Imenotteri, 1 Neurottero, 45 Ortotteri, 7 Odo-
nati, 8 Molluschi di Borghetto S. Spirito e Toirano; 6 Emitteri di Harrar.
Galanti L.: 1 Puzzola sarmatica montata.
Gambaro G.: 4 Storni e 1 Poiana di Albenga.
Gandini F.: 1 Biscia acquaiola di Genova.
Gazzoppi M.: 40 Uccelli di Liguria montati, tra cui: 1 Svasso cor-
nuto, 1 Gazza di mare, 1 Re di quaglie, 1 Pettazzurro a macchia bianca.
Gebien T.: 100 esemplari di Tenebrionidi in 76 specie, fra le quali
alcune da lui descritte.
Giolfo e Calcagno (Genepesca): 1 Pesce reale (Chaetodipterus), 1
Pesce sergente (Rachycentron).
Giordani Soika Dott. A.: Una serie di Imenotteri italiani; 180 Ime-
notteri dell’ Egitto e dell’ A. O. I.; 46 Emitteri dell’ Egitto.
Giornale di Genova: 1 Tarabusino.
Grandi Prof. G.: 34 Sfegidi italiani.
Gridelli Dott. E.: 1 Cotipo di Pegylis lomii.
Guiglia Dott.ssa D.: Numerose Galle e Insetti vari di Sarissola;
Insetti vari di Arcisate (Varese).
Gussakovski V.: 4 Paratipi di Miscophus e 1 Miscophus maritimus
Smith (Imenotteri sfegidi).
Invrea March. F.: 7 Omotteri, 6 Emitteri, 1 Dittero, 1 Imenottero,
1 Ortottero del Gimma (A.0.1.).
Invrea March. Col. G.: una raccolta di numerosi Imenotteri di
Etiopia.
Lanza F.: 2 Albanelle di Genova e Loano.
Lo Faro G.: 1 Gabbiano corallino, 1 Zafferano, 1 Rondine di mare,
1 Beccapesci di Genova; 1 Gabbiano comune, 1 Folaga, 1 Gambetta,
XLIV O. DE BEAUX
1 Svasso maggiore, 1 Strolaga maggiore, 1 Moriglione, 1 Poiana di
Torre del Lago.
Lombardi M.: 2 Duvalius Bianchii, 2 tubi di Artropodi cavernicoli
vari di Firenze.
Lucchese Dott. L.: Un 4 e una 9 del Trochilium tiphiaeforme e-
alcuni esemplari del suo parassita Dibrachis affinis (Calcididi).
Maggi A.: Oltre 200 farfalle, di cui 160 Parnassius dei dintorni di
Valsavaranche (Aosta).
Mainardi Prof. A.: 2 Ascalaphus longicornis di Toscana ed alcuni
Coleotteri di Somalia.
Maioli M. A.: 1 Biscia acquaiola di Genova.
Malaise Dott. R.: Un 3 e una 9 di Siobla mooreana.
Mancini Rag. C.: Numerosi Afidi ed una serie di Tentredinidi di
Casella (Genova).
Mantero Rag. G.: 2 Molluschi d’ acqua dolce di Genova, 13 di Savi-
gnone; 2 Toporagni, 1 Ragno, 1 Mollusco, varie Galle, 3 specie di Ime-
notteri con relativo parassita, 1 fungo, 1 nido di uccello di N. S. della
Vittoria; 170 Insetti preparati e etichettati dei Giovi e delle Alpi Marit-
time; 2 Molluschi terrestri di Limone, 3 di Valpesio; 1 Topo selvatico,
1 Tarabusino, 1 Biscia acquaiola, 1 Rospo di Varazze; 46 Insetti pre-
parati ed etichettati di varie località liguri.
Marchiano D.: 1 Falco lodolaio, 1 Gufo di palude di Gavi.
Martino Dott. U.: 1 Gheppio di Rollo (Albenga).
Masi Prof. L.: 1 Scarabeo (Pentodon punctatum), 1 Saperda del
pioppo dei dintorni di Genova; 1 Eriphia spinifrons e 4 Pachygrapsus
marmoratus del porto di Genova; 12 Ortotteri di Magnano (Vercelli).
Mastini Dr. U.: uno Sphaerechinus granularis di Portofino.
Mazza P.: 1 Falco pescatore di Murialdo (Savona).
Melone M.: 1 Schiribilla di Nervi.
Menozzi C.: 17 esemplari di Neurotteri vari.
Mignacco B.: 1 Pispola di Caprieto d’ Olba (Genova).
Mignacco G.: 1 Lepre di Caprieto d’ Olba (Genova).
Mochi Prof. A.: Numerosi Imenotteri parassiti dell’ Egitto e della
Somalia.
Ditta Molinelli (Pescheria): 1 Lambrus mediterraneus del golfo di
Genova.
RELAZIONE 1938-39 XLV
Morezzani E.: 1 Svasso maggiore, 1 Merlo dal collare, 1 Rondine
di mare di Chiavari.
Moro G. B.: 2 Scoiattoli, 1 Rinolofo minimo di Cassano Spinola.
Mosto P.: 1 Airone cenerino di Forte San Martino (Genova).
Miiller Prof. G.: 50 Coleotteri della Somalia, tra i quali i Cotipi
di 2 specie; circa 50 Coccinellidi dei Borana, raccolti dal Prof. Zavat-
tari (determinati da! Dott. Capra).
Museo Civico di Storia Naturale di Milano: 1 feto di Procavia
abessinica erlangeri, Neum. di Harrar (in alcool).
Musso Piantelli Avv. G.: 1 Cinghiale maschio adulto, 1 Cinghiale
femmina adulta di Calice Ligure (Mallare); 1 Poiana di Ronco di Maglio
(Savona).
Nasturzio Gr. Uff.: 1 Merlo albino dei dintorni di Genova.
Nicolini Cap. L.: 1 Hydrophis cyanocinctus Daudin, in alcool, di
Masulipatam (Costa di Coramandel).
Oneto O.: 1 Gheppio maschio, 1 Albanella pallida, di Rapallo.
Ortelli E. E.: 1 cranio di Coccodrillo americano di cm. 85 di lun-
ghezza, del Rio Apure (Venezuela).
Palazzi A.: 1 Puzzola femmina di Nervi.
Paoli Prof. G.: 1 Rana della Somalia presa su banane nel porto
di Genova; 2 esemplari di Ceresa bubalus, Omottero americano accli-
matato in Europa.
Parodi Cap. M.: 1 Sparviero di Casella Scrivia.
Piacentini Magg. G.: 1 Diastodon speciosus Bowdich, catturato tra
le Canarie e la Costa d’ Oro.
Picasso G.: 1 Falco pecchiaiolo del Monte Fasce (Genova).
Pisano G.: 1 Gheppio di Arquata Scrivia; 1 Poiana, 1 Gheppio, 5
Ghiandaie di Genova.
Podestà F.: 1 Pulcinella di mare di Camogli.
Polo Cap. T.: 1 Larva di Idolum (Mantide) di Gubba (A.0.I.).
Predazzi Avv. C.: 1 Svasso minuto di Genova; 1 Passera solitaria
di Celle Ligure.
Raffetto Sac. E.: 15 Parnassius del Colle di Pinter (Gressonei).
Reichensperger Prof. A.: 2 Stafilinidi mirmecofili, 2 Paussidi.
Remondini Dott. E.: 1 Strolaga di Rapallo.
Reverberi V.: diversi Coleotteri di Prasco (Alessandria).
XLVI O. pe BEAUX
Richards Dott. O. W.: Paratipi 4 e 9 dell’ Imenottero Probetylus
callani Rich.
Rimoldi G.: 1 Coturnice, 1 giovane Cercopiteco (pelle e cranio)
allevato nel G. Z. di Nervi.
Rivaro A.: 1 fungo legnoso dei dintorni di Genova.
-Rossi G.: 1 Albanella reale di Spigno Monferrato.
Salfi Prof. M.: 364 Ortotteri dei Borana, raccolti dal Prof. E.
Zavattari.
Sanfilippo A.: 1 Ghiro, 1 Topo selvatico, 1 Scricciolo trovato ucciso,
1 Ramarro, 2 Lucertole, 1 Luscengola, 5 Orbettini, 1 Tropidonoto vipe-
rino, 1 Rospo, 1 Salamandrina, 13 Scorpioni, numerosi Coleotteri, Lepi-
dotteri, Emitteri, Neurotteri, Ortotteri, Miriapodi, Decapodi, Isopodi, Mol-
luschi terrestri, 5 Polipori, di Genova; 1 Chirottero, 8 Miriapodi della
Grotta del Brigidun di Sestri Ponente (Genova); 2 Chirotteri, 3 Oxy-
gastra curtisi (Odonati) di Mignanego (Genova); 2 Orbettini e 42 Insetti
vari di Celle Ligure; 2 Lucertole, 13 Batraci, 81 Insetti, 12 Crostacei,
10 Miriapodi, 2 Molluschi di Cremona.
Servadei Dott. A.: Alcuni Calcididi in 5 specie della Toscana.
Solari Dott. F.: 5 Icneumonidi, 3 Evaniidi, 6 Braconidi, 2 Calcididi,
1 Lepidottero attero di Genova; numerosi Insetti vari (Ortotteri, Odonati,
Microimenotteri, ecc.) di S. Lorenzo Casanova e dei dintorni di Genova.
Società degli Amici del Museo: Collezione Malacologica De Boccard,
contenuta in oltre 6000 scatole entro 10 scaffali propri e comprendente
numerose conchiglie di grandi dimensioni fuori scaffale e vari Corallari;
oltre 2500 Lepidotteri eteroceri dell’ Eritrea, raccolti nel 1938 dal Sig.
Francesco Vaccaro ed in massima parte preparati a spese della Società
Stessa.
Stadler Dott. H.: Vari Aracnidi, 28 Imenotteri, 2 Ditteri, 26 Coleot-
teri, 4 Emitteri, 5 Lepidotteri, 3 Neurotteri, 1 Odonato, 40 Ortotteri,
alcuni Isopodi, Miriapodi e Molluschi di Rodi e Scarpanto.
Stazione Colombofila di Genova: 1 Pittima reale.
Stockert E.: 4 Andrena e Nomada della Germania.
Storace L.: 1 Topo selvatico e 4 Idrofili di Arquata Scrivia.
Straneo Prof. L.: 270 Coleotteri, Ortotteri, Imenotteri ed alcuni
altri Insetti dell’ A.O.I. (Raccolta Pintor), dell’ America (Raccolta Leoci),
e d’Italia (Raccolta Pintor, Straneo).
Tiro A.: 2 Rondini trovate morte a Punta Chiappa (Genova).
Miri
RELAZIONE 1938-39 XLVII
Torretta Prof. A.: 1 Gufo di palude, 1 Gufo selvatico di Novi Li-
gure; 1 Gallinella d’ acqua di Pavia.
Traverso M.: 1 Tarabusino di Genova.
Vaccaro Fr.: 2 Nycteris, 7 Chaerephon dell’Asmara, 1 Imenottero,
201 Coleotteri, 8 Emitteri, 618 Lepidotteri, 15 Ortotteri di Dorfu
(Asmara); 206 Lepidotteri europei.
Vaghetti M.: 1 Scorpione, 4 Imenotteri, 2 Coleotteri, 3 Emitteri,
1 Neurottero, 1 Odonato, 5 Ortotteri, 1 Miriapodo di Mogadiscio.
Vergani Ing. C.: 1 Pulcinella di mare di Nervi.
Vivoli Dott. G.: Alcuni Calcididi parassiti di Scolitidi di Tripoli.
Volkhemer G.: 6 Imenotteri preparati, 73 Lepidotteri preparati e
circa 10 Insetti vari di Bargone, Casarza Ligure e Borgo Val di Taro;
16 Microlepidotteri preparati di Roma e di Sardegna.
Weidner Dott. H.: 6 Stenomalus muscarum L. (Calcididi).
Wilkinson Dott. D. S.: 4 specie in 33 esemplari di Apanteles di
Inghilterra.
Zavattari Prof. E.: 3 Cercopiteci dell’ Johnston, 3 Sciàcalli dalla
gualdrappa, 2 Ghepardi, 4 Xeri fronte-rossa, 2 Ratti del Tana, 1 Irace
minuto, 2 Iraci del Jackson, 1 Zebra del Bohm; 1 Bubalo dello Swayne,
1 Cefalofo abissino, 3 Madocche dello Smith, 1 Gazzella del Grant
(cranio), 1 Litocranio più 2 crani a parte; 1 Cudù minore e circa 200
Imenotteri e 40 Neurotteri dei Borana.
MINERALOGIA E PALEONTOLOGIA.
Adamoli C. D.: Roccie varie dei dintorni di Gressonei (Aosta).
Berio Avv. E.: Campioni di roccie di Val d’ Aosta.
Borgioli C.: Campione di roccia dell’ Altopiano del Renon (Bolzano).
Craviotto C.: 23 specie di Cefalopodi fossili della Spezia in nume-
rosi esemplari, 2 Brioliti, 7 cubetti di Pirite.
De Magistris L.: Granato verde (Demantoide) con Clorite, raccolto
presso le cave di Serpentina della Vesima (fra Voltri e Arenzano); Gra-
natite, Amianto e Serpentina di Granara (lungo la linea Genova-Ovada).
Garino Prof. M.: Bauxite rossa e Bauxite biancastra dell’ Istria.
Famiglia Navone: Tronco silicizzato trovato negli scavi per la diret-
tissima Genova-Milano, nella regione di Monte Leco (Voltaggio).
Pelloux Prof. A.: Dawsonite in calcare arenaceo, Realgar con Dawso-
nite, del giacimento a minerali arsenicali di Komana nella valle del Drin
=
XLVIII O. pe BEAUX
(Albania settentrionale); Datolite della valle del Bargonasco (Casarza
Ligure); Farmacosiderite nel macigno di Calafuria (Antignano); 2 cam-
pioni di roccia asfaltifera di Ragusa (Sicilia); Braunite in piccoli cri-
stalli su Braunite compatta della miniera di Montaldo-Mondovi; Rame
nativo su diaspro manganesifero della miniera di Statale (Chiavari);
Repossite e Zircorie, dai filoni pegmatitici di Olgiasca (Como); Thulite
e Plagioclasio di Craveggia (Ossola); Feruccite del Vesuvio; Ginorite
nell’ arenaria di Sasso Volterrano; Bianchite della miniera di Raibl
presso Predil.
Peola Prof. P.: Campioni di zolfo di Montecastello.
Aumento della Biblioteca
ISTITUZIONE DI NUOVI CAMBI. — Nel biennio 1938-39 si sono stabi-
liti regolari cambi con 62 periodici scientifici nazionali e esteri contro
altrettante copie degli « Annali del Museo ».
ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo. — Fu comperato d’ occa-
sione il 4° volume delle Tavole del Seba.
DonaToRI E DONI:
Berio Avv. E.: Ueghes, una monografia di compilazione sulle Scim-
mie, Milano, 1830, (incompleta).
Berretta E.: G. E. Chiorino, Manuale del moderno falconiere. Herzog
F., Die Brieftaube. Hochstetter W., Die Coniferen Europas. Tschermak,
Lehrbuch der Mineralogie.
Capra Dott. F.: E. Breuning, Etudes sur le Lamiaires (feuillets 21
à 29 et 30 à 39). K. Soffel, Von Antilopen, Ziegen, Schafen, Rindern und
Walen, Voigtlander, 1921.
De Beaux Prof. O.: 5 annate dell’ Annuario della Soc. Ital. per il
Progresso delle Scienze. 17 volumi in 26 fascicoli degli Atti della Soc.
Ital. per il Progresso delle Scienze. 2 volumi in 15 fascicoli di: Scienza
e Tecnica (suppl. agli Atti). 1 estratto: L. Lilla, I risultati scientifici della
XXII riunione a Bari della Soc. Ital. per il Progresso delle Scienze. 12
volumi: Annuario della R. Università di Genova. Schoenichen, Nach-
richtenblatt fiir Naturschutz, Neudamm, Annate 1937, 1938, 1939. Carte
geografiche: A. Dardano, Africa, Bergamo, 1930. S. Sautopadu, Abis-
|
2? he N PSE PNT a
az) i ha ae
RELAZIONE 1938-39 XLIX
sinia. G. Dalla Vedova, Possedimenti italiani in Africa, Milano, 1896.
G. Dalla Vedova, Colonia Eritrea, Milano, 1895. Ricci L., Africa, Roma,
1925. Ministero della Guerra, Domini e Protettorati italiani in Eritrea
e Regioni limitrofe, Roma, 1896. Ricci L., Egitto. Galli G., Il conflitto
russo-giapponese, Milano, s. d.. Scobel A., Oceano Atlantico, Schleswig-
Holstein, Mecklenburgo e Città libere, Austria, Grecia, Asia, Stati Uniti,
Lipsia, 1898, totale n. 15 carte.
Giordani Soika Dott. A.: 14 estratti di Ittiologia e Malacologia.
Famiglia Lincio: 36 fascicoli comprendenti i principali lavori di
Mineralogia, Petrografia e Geologia del compianto Prof. Gabriele Lincio.
Mancini Rag. C.: I 3 estratti seguenti: Inventa entomologica itineris
Hispanici et Maroccani quod a. 1926 fecerunt Harald et Haokan Lind-
berg. Haokan Lindberg, Die Hemipterenfauna Petsamos. Y. Yang, De-
scriptions of two New Gen. and four Species of Pentatomidae in the
Coll. of the Paris Museum.
Pelloux Prof. Col. A.: G. B. Negri, R. Panebianco, E. Nicolis, totale
14 fascicoli. i
Società degli Amici del Museo: Wissenschaftliche Ergebnisse der
deutschen Zentralafrika Expedition, 1907-1908, vol. 3° e 4° (Zoologia).
Zoolog. Jahrb., Syst., Jena, vol. 69, 70 e 71. Spuler, Hofmann, Die
Schmetterlinge Europas, in 4 volumi. J. Culot, Les Noctuelles et Géomè-
tres d’ Europe, in 4 volumi. F. Redi, Esperienze intorno alla generazione
degli Insetti, Firenze, 1688. J. Jonston, Theatrum universale omnium
animalium, Heilbronn, 1757.
Steinweg Ing. M.: Annate 1936-37-38 della Rivista ‘« Kosmos » di
Stoccarda.
AUMENTO COMPLESSIvo. — E’ di 492 opere a parte e Miscellanee,
e di 4116 volumi o fascicoli di periodici, ossia di 4608 unità.
i Pubblicazioni.
VoL. LVIII DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione di questo
volume riservato alla «Spedizione Zoologica del Marchese Saverio
Patrizi nel Basso Giuba e nell’ Oltregiuba, giugno-agosto 1934-XII »,
coi contributi seguenti:
Berio E. - Lista dei Lepidotteri Eteroceri con note e diagnosi di
Eteroceri africani, p. 189-203.
IL O. DE BEAUX
Breuning S. - Quelques nouvelles espèces de Lamiinae (Col.
Ceramb.) de 1° Afrique Orientale, p. 204-206.
Masi L. - Imenotteri Calcididi, p. 207-214.
Parisi B. - Crostacei Decapodi, p. 215-217.
Straneo S. L. - Pterostichini (Coleopt. Carabidae), p. 218-221.
Miiller G. - Di alcuni Carabidi nuovi o poco noti dell’ Africa Orien-
tale, p. 222-254.
Gridelli E. - Note su alcune specie di Praogena Cast. (Coleopt.
Tenebrionidae), p. 255-262.
Scortecci G. - Rettili, Ofidi, p. 263-291.
Mancini C. - Hemiptera, p. 292-314.
Capra F. - Su alcuni Coleotteri somali, p. 315-332.
Bacci G. - Molluschi, p. 333-338.
Ghidini G. M. - Glossine e Tabanidi dell’ Africa Orientale Italiana
esistenti nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova, p. 339-342.
Vor. LX DEGLI ANNALI. — Si inizia la pubblicazione di questo
volume coi contributi seguenti:
Guiglia D. - Appunti intorno al Chalinus Braunsi Enslin (Hymen.
Phytophaga), p. 1-4.
Straneo S. L. - Studi sulle specie orientali del genere Caelostomus
Macl. (Coleopt. Carabid.), p. 5-100.
Straneo S. L. - Un nuovo Morionino (Coleopt. Carabid.), p. 101-103.
Capra F. - Una nuova Arcyptera delle Alpi Occidentali e sulla
Ramburiella turcomana (F. W.) (Orth. Acrid.), p. 104-110.
Giordani Soika A. - Le specie del sottogenere Nortonia Sauss.
(Hym. Vespidae), p. 111-116.
Uhmann E. - Afrikanische Hispiden aus dem Museum zu Genua.
73. Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.), p. 117-118.
ernhauer M. - Zwei neue termitophile Gattungen der Tribus
Hygronomini: Subtribus Corotacae (43. Beitrag zur afrikanischen Sta-
phylinidenfauna), p. 119-126.
Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, VIII, Gli Anfipodi Marini
del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, a) Gli Anfipodi del
Mediterraneo, p. 127-151.
Ruffo S. - Studi sui Crostacei Anfipodi, IX, Gli Anfipodi Marini del
Museo Civico di Storia Naturale di Genova, b) Gli Anfipodi del Mar
Rosso, p. 152-180.
a
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RELAZIONE 1938-39 LI
Cufodontis G. - La flora vascolare dei Monti Simbruini nel Sub-
appennino Laziale (Herbarium Camillae Doriae III), p. 181-153.
Giordani Soika A. - Risultati di raccolte imenotterologiche in Africa
Orientale del Dott. P. Magretti (1883), p. 354-362.
Trotti L. - Contributo alla conoscenza del genere Notacanthus ed in
particolare della specie bonapartei Risso, p. 363-378.
PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIEN-
TIFICO EFFETTIVO ED ONORARIO DEL MUSEO.
Berio E. - Brevi note su due Nottue Paleartiche. In Boll. Soc.
Entom. Ital., 16-3-38.
— Una nuova specie di Chaerocina di Eritrea. In Boli. Soc. Entom.
Ital., 28-6-38.
— Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea:
(I), Lista delle specie con descrizioni delle nuove entità raccolte negli
anni 1934 al 1937 dal Sig. Francesco Vaccaro. In Mem. della Soc. Entom.
Ital., 8-5-39.
— Lepidoptera. In Missione Biologica nel Paese dei Borana. Vol. III,
Raccolte Zoologiche, pp. 9-15. R. Accademia d’ Italia, Roma, 1939.
— Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea
(II): Eteroceri raccolti dal Cap. Antonio Richini e famiglia nella zona
di Adua. In Boll. Soc. Entom. Ital., 23-11-39.
— Nuovo genere e specie di Erastriinae dell’ Argentina. In Boll.
Soc. Entom. Ital., 20-12-39.
Capra F. - Note su alcuni Panfagini italiani (Orth. Acrid. Pampha-
ginae). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXX, 1938, n. 5, pp. 87-91, 4 figg.
— Sulla presenza in Libia di Trinervitermes tripolitanus (Sjòst.)
e trinervius (Ramb.). L. c., n. 6-7, p. 125.
— e Binaghi. - Un nuovo Glyptomerus dei Monti Berici. Appunti
sulla morfologia degli uriti 8° e 9° e sulla meccanica dell’ estrofles-
sione dell’ edeago nei Lathrobium (Col. Staphylinidae). L. c., n. 8, pp.
130-153, 12 figg.
— Sulla sinonimia di Epibacillus Chopardi Capra e del genere
Eribacillus Redt. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938 (1939), p. 128.
— Una nuova specie di Macrotoma s. str. della Somalia (Coleopt.
LII O. DE BEAUX
Prionidae). In Boll. Lab. Zool. Gen. Agr., Portici, XXXI, 1939, pp. 196-
200, 1 fig.
— Planipennia, Mecoptera. In Missione Biologica nel Paese dei Bo-
rana, Vol. III. Raccolte Zoologiche. 1939, pp. 157-178, 10 figg.
— La Grotta della Cava del Marmo del Massucco in Val Sorba
(Val Sesia) (N. 17 Pi.). In Le Grotte d’Italia, ser. 2, vol. III, 1938
(1939), pp. 123-126, 1 fig., tav. I-II.
— Nota sul genere Cechenosternum Geb. (Col. Tenebr.). In Mem.
Soc. Entom. Ital., XVIII (1939), pp. 124-125.
— Il Trechus strigipennis Kiesw. nelle Alpi Biellesi (Col. Carab.).
In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, n. 9-10, pp. 171-174, 1fig.
De Beaux O. - Missione Zoologica del Dott. E. Festa in Cirenaica.
II° viaggio. Mammiferi. In Boll. Musei di Zoologia e di Anatomia Com-
parata della R. Università di Torino, XLVI, 1937-38, n. 86, p. 1-23.
— Zoo. Popolazione in aumento, nascite, cambi, doni. In Giornale
di Genova, 10 dicembre 1938.
— Materiali Zoologici dell’ Eritrea raccolti da G. Miiller durante
la spedizione dell’ Istituto Sieroterapico Milanese e conservati al Museo
di Trieste. In Atti del Museo Civico di Storia Naturale, Trieste, XIV,
12, 18 febbraio 1939, pp. 171-177.
— Mammiferi raccolti dal Museo di Storia Naturale della Venezia
Tridentina in Trento durante gli anni 1932-33 (XI-XII). In Studi Trentini
di Scienze Naturali diretti dal Museo di Trento, XX, 1939, fasc. 1-2,
pp. 1-14.
—- Il primo Fringillide nordamericano (Passerella iliaca iliaca, Merr.)
catturato in Italia. In Rivista Italiana di Ornitologia, Milano, IX, 2,
1939, pp. 103-107, 1 fig.
— Una nuova sottospecie di Vulpes riipelli in Libia. In Annali del
Museo Libico di Storia Naturale, Tripoli d’ Africa, I, 1939, pp. 393-396,
tav. XVIII.
— Nel Museo di Storia Naturale. Tre nuovi Mammiferi esposti. In
Giornale di Genova e Corriere Mercantile, 6 maggio 1939.
— Colombi selvatici rarissimi allo Zoo di Nervi. In Corriere Mer-
cantile, 16 giugno 1939, e Giornale di Genova, 18 giugno 1939.
— Uno Struzzo al Giardino Zoologico di Nervi. In Corriere Mer-
cantile, 25 agosto 1939, e Il Nuovo Cittadino, 26 agosto 1939.
RELAZIONE 1938-39 LIII
— Nuovi esemplari nel Museo di Storia Naturale. In Corriere Mer-
cantile, 23 settembre 1939, e Novità nel Civico Museo di Storia Natu-
rale, in Il Nuovo Cittadino, 24 settembre 1939.
— Recensioni. G. Brandes, Buschi: Vom Orang Sdugling zum Bak-
kenwilster (Buschi: de |’ Orang-nourisson a |’ Orang adulte). Un vol.
de 136 pages avec 155 figures. Quelle und Meyer, Leipzig, 1939. In
Scientia, Milano, novembre 1939.
Guiglia D. - Contributi alla conoscenza della fauna entomologica
della Sardegna. Hymenoptera (Scoliidae, Sapygidae, Vespidae, Spheci-
dae). In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938, pp. 5-14.
— Hymenoptera (Crysididae, Scoliidae, Mutillidae, Vespidae, Psam-
mocharidae, Sphecidae). In Missione Biologica nel Paese dei Borana.
Raccolte Zoologiche. Vol. III, pp. 45-77. Reale Accademia d’ Italia, Roma.
— Imenotteri aculeati raccolti in Eritrea e in Etiopia dal Ten. Col.
Dott. Giorgio Invrea. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938, pp. 188-202.
— Imenotteri aculeati del Fezzan Sud Occidentale. e dei Tassili
d’ Aggér (Missione Scortecci, 1936). In Atti della Soc. Ital. di Scienze
Naturali, Milano, LXXVIII, 1939, pp. 180-193.
— Un nuovo Platyderes della Somalia Italiana. In Boll. Soc. Entom.
Ital., LXXI, n. 6-7, 1939, pp. 134-1936.
— Missione al Lago Tana diretta da G. Dainelli (1937). Hymeno-
ptera aculeata. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII, 1939, pp. 80-92.
— Una nuova Paraclavelia della Somalia Italiana. In Mem. della
Soc. Entom. Ital., XVIII, 1939, pp. 126-128.
Invrea F. - Mutillidi e Crisidi raccolti in Eritrea e in Etiopia dal
Ten. Col. Dott. Giorgio Invrea. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVII, 1938
(1939) pp. 203-204.
— Rievocazione di Raffaello Gestro. L. c., XVII, 1938 (1939),
pp. 241-252.
— Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I., IV. Missione al Lago
Tana diretta da G. Dainelli. L. c., XVIII (1939), pp. 93-94.
— Secondo contributo per lo studio dei Crisidi delle Isole Italiane
dell’ Egeo. Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, pp. 107-109.
— Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. - III. Note su alcuni
Mutillidi raccolti in Somalia. L. c., LXXI, 1939, pp. 138-142.
e
LIV O. DE BEAUX
— Setiantanni di vita della Società Entomologica Italiana. L. c.,
LXXI, 1939, pp. 154-159.
— Mutillidi e Crisidi del Fezzan Sud Occidentale e dei Tassili.
d’ Aggér (Missione Scortecci, 1936). In Atti della Soc. Ital. Scienze Nat.,
LXXVIII, 1939, pp. 462-466.
— Mancini C. - Emitteri di Harrar. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXI,
1939, pp. 161-163.
— Osservazione sugli Ochterus del Museo Civico di Storia Naturale
di Genova (Hemiptera). L. c., LXXI, 1939, pp. 123-126.
— Hemiptera. Missione Biologica nel Paese dei Borana. Vol. III.
Raccolte Zoologiche, pp. 195-224, Reale Accademia d’ Italia, Roma, 1939.
I — e Singer K. - Contributi alla conoscenza della Fauna Entomo-
logica della Sardegna. Hemiptera Heteroptera. In Mem. Soc. Entom. Ital.,
vol. XVII, 1938, pp. 16-20.
Masi L. - Descrizione di una nuova specie di Pseudeniaca. In Boll.
Soc. Entom. Ital., LXXI, 1939, pp. 96-98.
— Descrizione di un nuovo Dirhinus di Cipro, con note sulle specie
paleartiche del Genere. L. c., pp. 166-168, fig.
— Hymenoptera: Chalcididae, Cynipidae, Ichneumonidae, Braco-
nidae, Bethylidae. In Missione Biologica nel Paese dei Borana, Vol.
III. Raccolte Zoologiche, pp. 21-44, 3 fig., 1 tav. Reale Accademia d’Italia,
Roma, 1939.
Menozzi C. - Il Punteruolo della barbabietola (Conorrhynchus
(Cleonus) mendicus Gyll.) e mezzi pratici per combatterlo. Soc. An. Tip.
Emiliana, Ferrara, gennaio 1939-XVII.
— Formicidae. In Missione Biologica nel Paese dei Borana, vol. III,
Raccolte Zoologiche, pp. 97-110. R. Accademia d’ Italia, Roma, 1939.
— Dermaptera. L. c., vol. III, pp. 241-242.
— Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole Italiane
dell’ Egeo. Scorpioni. In Boll. Lab. Zool. gen. e agr., Portici, vol. XXXI,
1939.
— Formiche dell’ Himalaya e del Karakorum raccolte dalla spedi-
zione italiana comandata da S. A. R. il Duca di Spoleto (1929). In Atti
della Soc. Ital. di Scienze Naturali, Milano, vol. LXXVIII, 1939.
— Qualche nuova formica di Sumatra. In Tijdschrift voor Entomo-
logie, Deel 82, 1939.
RELAZIONE 1938-39 LV
— Parassiti e predatori del Conorrhynchus mendicus Gyll. (Coleopt.
Curculionidae) dannoso alla bietola da zucchero in Italia e loro impor-
tanza nella lotta biologica contro questo fitofago. In VII Intern. Kongress
fir Entomologie, vol. IV, pp. 2561-2575, Berlin, 1939.
Pelloux A. - A. Gabriele Lincio. Nota biografica, con elenco delle
pubblicazioni. In Atti della Soc. di Scienze e Lettere di Genova, vol. IV,
1939.
Straneo S. L. - Su due Pterostichini sudamericani poco noti. In Boll.
Soc. Entom. Ital., LXX, 1938, pp. 25-27.
— Nuova specie del genere Aristochroa Tschit. L. c., LXX, 1938,
pp. 122-123.
— De quibusdam novis Caelostominis. Arbeiten iber morphologi-
sche und taxonomische Entomologie aus Berlin-Dahlem. Bd. 5, 1938,
pp. 242-146.
— Le genre Metabacetus Bates. In Revue franc. d’ Entomologie, T.
V, 1938, pp. 151-158. i
— Nuovi Pterostichini. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVI, 1938, pp.
226-231.
— I Pterostichini dell’Africa Orientale Italiana. In Mem. Soc.
Entom. Ital., XVII, 1938 (1939), pp. 97-114.
— On the genus Abaris Dej. In Psyche, XLVI, 1939, pp. 38-41.
— Sulla distribuzione geografica del Duvalius Bensai Gestro. In
Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI, 1939, pp. 105-107.
— Sur quelques Coelostomini du Musée du Congo Belge de Ter-
vueren. In Revue Zool. Bot. Afr., XXXII, 1939, pp. 206-212.
— Su alcuni tipi di Pterostichini sudafricani descritti da Boheman.
In Arkiv for Zoologi, Bd. 31 A (1939), n. 19, pp. 1-11.
— Additions to the «Fauna Buruana (Coleoptera Carabidae) » by
H. E. Andrewes. In Treubia, Deel 17, Afl. 2, 1939, pp. 123-124.
— On some new species of african Pterostichini, p. I. In Proc.
Roy. Ent. Soc., London, Ser. B., vol. 8 (1939), pp. 167-174.
— On some new species of african Pterostichini, p. II. In Proc.
Roy. Ent. Soc., London, Ser. B., vol. 8, (1939), pp. 175-180.
— Nuovi Pterostichini, nota II*. In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII,
1939, pp. 117-123. .
_— Abacetus neghellianus n. sp. in G. Miller, Coleoptera. Miss.
Biologica nel Paese dei Borana, vol. II, pp. 21-23. R. Accademia d’ Italia,
Roma, 1939.
LVI O. DE BEAUX
Attività del Personale effettivo, onorario e volon-
tario del Museo.
Rinunzie a riposo. — Hanno rinunziato alle mezze giornate di
riposo sottosegnate, senza alcun compenso: il Direttore Prof. De Beaux
139; i Conservatori: Prof. Masi 182, Dott. Capra 169, Dott.ssa Guiglia, 74.
Rapporti col superiore Ufficio Affari Generali e con altri Uffici. —
Il Direttore svolge in 141 mezze, giornate la sua attività sul posto, quale
Direttore del Civico Giardino Zoologico di Nervi. Si reca 88 volte in
Municipio per svolgervi personalmente pratiche d’ ufficio, e 67 altre volte
vi invia a tale scopo qualcheduno. dei suoi dipendenti.
Corrispondenza. — ll protocollo segna durante il biennio 3880 invii,
rappresentati in massima parte da cartoline e lettere, ma vi figurano
anche i volumi della biblioteca richiesti in prestito fuori Genova, che
si inviano sempre raccomandati.
Direzione. — Il Direttore Prof. De Beaux svolge, nei locali di
ostensione del Museo, un breve corso illustrativo, terminato coi relativi
esami, sulla Zoologia applicata alla caccia (con riferimento al nuovo T.
U. 1939-XVII, n. 1016) agli Agenti venatori ed ai Militi appartenenti al
Nucleo CC. NN. addette alla sorveglianza sulla caccia, dipendenti dal
Comitato Provinciale della caccia, Genova. Fa una lezione esplicativa
ai soci della Università Popolare « Contardo Ferrini», che visitano il
Museo, ed una lezione introduttiva alle Giovani Italiane del Gruppo
« Bonservizi >».
Nominato Membro della Commissione per gli Studi Coloniali, pre-
sieduta dal Prof. Revelli Beaumont presso la Società di Conversazioni
e Letture Scientifiche di Genova, interviene regolarmente alle relative
sedute.
Su invito del Professore predetto, compila una breve storia del
Museo (in corso di stampa) sotto allo speciale punto di vista delle spe-
dizioni da esso e per esso eseguite: nelle varie parti del mondo.
Interviene regolarmente alle sedute della Commissione Venatoria
Provinciale (trasformata più tardi in Comitato per la caccia per la Pro-
vincia) di Genova.
Fa ripetutamente parte delle Commissioni di esami di Zoologia e
di Anatomia Comparata presso la R. Università di Genova.
RELAZIONE 1938-39 LVII
E’ chiamato a Roma al Senato da un gruppo di Senatori per consul-
tazioni sull’ eventuale istituzione di un Parco Nazionale Adamello-Brenta,
in rapporto colla protezione della fauna locale.
E? proposto ad Economo della Società di Scienze e Lettere di Genova,
ma declina l’ onorifico incarico, non riconoscendosi sufficiente attitudine
in materia contabile.
Eseguisce 13 mecroscopie su animali morti nel Giardino Zoologico
di Nervi e parecchie altre su animali sequestrati da agenti della Com-
missione Venatoria Provinciale, con imputazione di frodo.
Dispone e sorveglia il trasferimento precitato dei preparati in alcool
nei bassifondi.
Pubblicazione degli Annali. — (Direzione: Direttore Prof. De Beaux;
Redazione: Conservatore effettivo Dott. Capra). — I manoscritti e le
relative bozze sono esaminati, rispettivamente corrette, oltre che dal
Redattore, anche dal personale scientifico, se particolarmente versato in
una data materia.
La Dottoressa Guiglia dirige la distribuzione dei volumi 59 e 58
ai 252 corrispondenti nazionali ed esteri del Museo.
Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). — La
titolare procede all’ ordinamento per materie delle numerosissime miscel-
lanee di entrata recente od arretrata. Alla sua indefessa attività si affianca
il laborioso zelo del subalterno Gnecco Emilio, che cura gli inevitabili
spostamenti di libri, periodici ed opuscoli e le conseguenti variazioni nella
loro etichettatura e registrazione, la compilazione e stampigliatura delle
relative didascalie sugli scaffali, la etichettaturra delle Miscellanee, la
schedatura e l’ annotazione nei vari registri della nuove entrate e la
loro sistemazione in sito, nonchè 1’ ordinamento delle Miscellanee del
Direttore. L’ applicato Adamoli collabora all’ etichettatura delle Miscel-
lanee e prestano ripetutamente volontario aiuto gli studenti Franciscolo,
Sanfilippo, Timossi e le Signore Buckley e Stein.
Sezione Mammiferi ed Uccelli. — (Direttore Prof. De. Beaux). —
Le nuove registrazioni di Mammiferi e di Uccelli a Catalogo-Entrata
vanno dal n. 33029 al n. 33633 e comprendono particolarmente piccoli
Mammiferi ed Uccelli italiani appositamente determinati. Il Direttore
cura personalmente, aiutato dal subalterno Trucco Michele, 1’ importante
movimento di uccelli montati, per la costituzione della Raccolta Ornito-
LVIII O. pe BEAUX
logica Ligure precitata; istruisce la preparatrice Borgioli nel montaggio
dei Chirotteri liguri per ostensione e sorveglia il trattamento dermopla-
stico di un’ Antilope cervicapra, di un Orso labiato e di un Cinghiale
di Liguria. Fa aprire 6 orciuoli contenenti materiale mammalogico
riportato da L. M. D'Albertis dalla Nuova Guinea e dall’ Austra-
lia: dalle pelli completamente guaste escono così una cinquantina
di crani di specie in parte scarsamente o non ancora rappresen-
tate in Museo. Compila le nuove didascalie pei Gruppi biologici
precitati, per la Collezione dei Mammiferi terrestri e dei Chirot-
teri di Liguria, per gli Uccelli di Liguria, per la distribuzione geografica
dei Mammiferi del globo, e segna con colore le relative cartine. Studia
i Mammiferi di Cirenaica riportati dal Prof. Festa, d’ Eritrea riportati
dal Prof. Miller, dei Borana Galla riportati dal Prof. Zavattari, ed i
Mammiferi dl Trentino avuti in comunicazione dal Museo di Trento.
Determina alcuni Mammiferi per il Museo di Milano, e per quello Libico
di Storia Naturale di Tripoli; fa ricerche sulle Lepri del Fezzan; dà
alcune delucidazioni sui Bovini estinti al Doti. Germiny di Firenze e
raduna vari Marsupiali arboricoli per il Prof. Sera di Napoli. Studia un
Fringillide americano catturato a Genova e comunica 1’ elenco degli Uc-
celli estinti esistenti nel Museo al Museum of Comparative Zoology del-
l’ Harvard College di Cambridge, Mass. U.S.A.
Sezione dei Pesci. — L’ Assistente Dott.ssa Guiglia studia vari Pesci
del Giuba su richiesta del Prof. D’ Ancona di Padova; fa ricerche sui
Blennidi del genere Salarias su preghiera del Prof. Tortonese di Torino;
fornisce informazioni sulle Ranzanie del Museo per invito del conte
Ninni di Fiera di Treviso.
Sezione degli Invertebrati. — Il Conservatore effettivo Prof. L.
Masi riordina le Zecche e raggruppa gli Acari tuttora indeterminati. Fa
l'elenco dei Ragni africani studiati dal Prof. Pavesi e fa ricerca dei Tipi
di Ragni descritti dal Thorell; raggruppa i Ragni dell’ Africa Occiden-
tale e gli esotici tuttora indeterminati; cura di persona la revisione tec-
nica dei Ragni italiani in alcool, e raduna in un nuovo scaffale 1’ intera
collezione degli Scorpioni. Smista e riordina i Miriapodi sia diplopodi
che chilopodi e ne compila il catalogo. Sistema in collezione i Crostacei
di Somalia raccolti dal Marchese Patrizi e donati dal Dott. A. Festa, e
RELAZIONE 1938-39 LIX
gli Anfipodi determinati dal Dott. Ruffo; si occupa in special modo degli
Entomostrachi, Isopodi, ed Anfipodi, particolarmente del genere Niphar-
gus. In collaborazione col malacologo Dott. Bacci sistema e riordina la
Collezione De Boccard; rimette al loro posto le Conchiglie della Nuova
Guinea tornate dal Museo di Berlino, e prepara un invio di Brachiopodi
su richiesta del Museo predetto. Riordina parte degli Antozoi. Dopo
I° affrettato trasferimento dei Tunicati, Echinodermi, Miriapodi, Aracnidi
e Crostacei nei bassifondi del Museo, compie la laboriosa fatica del loro
completo riordinamento.
Il Dott. Capra studia la distribuzione degli Scorpioni in Italia con
I’ aiuto di materiale del Museo di Milano, di Torino e della Collezione
C. Menozzi.
Il collaboratore volontario Dott. G. Bacci riordina in 362 presenze
in Museo, la Collezione Malacologica De Boccard e ne fa 1’ oggetto di
una pubblicazione; compie inoltre un’ accurata revisione e nuova sistema-
zione delle Collezioni di Molluschi terrestri europei ed africani.
Sezione degli Insetti. — (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). —
Il Dott. Capra collabora all’ Enciclopedia Coloniale Internazionale, edita
dall’ Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano; dedica
particolare studio agli Stafilinidi italiani ed a vari Tipi di questa famiglia
appartenenti al Museo, ai Tenebrionidi e Prionini somali, ai Paussidi rac-
colti dal Prof. Zavattari ai Borana, alle Cetonie del Museo su richiesta
del Sig. Lukassen, ai generi Trechus, Abax e Macrotoma. Determina
| Coleotteri italiani per il Sig. Borra e Crisomelidi dannosi alla cultura
del sorgo; rintraccia Tipi di Carabidi australiani descrittti dal Castelnau;
intercala Tipi di Coleotteri restituiti dal Sig. Janssens, i Cerambicidi rega-
lati dal Sig. Tippmann, i Carabidi. e Scarabeidi ritornati dal Prof. Mil-
ler, i Tenebrionidi studiati dal Sig. Gebien, gli Ispini studiati dal Sig.
Uhmann; riordina i Girinidi del Museo; raduna i Criptofagini su richie-
sta del Sig. Bruce, gli Idrofili dell’ A.O..I. per il Museo Britannico, i
Coleotteri del genere Adoretus per il Dott. Gridelli, i Mordellidi palear-
tici per M. Franciscolo che li studia in Museo. Raduna Tabanidi africani
su richiesta del Dott. Ghidini; studia Neurotteri italiani ed africani;
rivede le determinazioni di alcuni Lepidotteri per l’ ostensione; esamina
Emitteri in collaborazione del Conservatore onorario Rag. Mancini;
determina Ortotteri italiani del Museo, del Sig. Borra e del Sig. Castel-
Ux O. pe BEAUX
lani, Ortotteri di Rodi e di Scarpanto; riordina le specie dei generi
Mecostethus, Parapleurus, Ramburiella ed Arcyptera, del quale ultimo
studia una nuova specie; riordina i Bacillus e le Mantis.
L’ Assistente effettiva Dott.ssa Guiglia è chiamata a collaborare alla
compilazione dell’ « Hymenopterorum Catalogus » edito da W. Junk di
Leida ed all’ Enciclopedia Coloniale Internazionale. Determina gli Ime-
notteri raccolti dal Sig. Borra in Liguria, quelli del Monte Penna (Chia-
vari) per il Sig. Menozzi di Ferrara, del Lazio per il Sig. Castellani di
Acilia, e quelli raccolti dal Conte Hartig e dal Dott. Amsel in Sardegna;
si occupa particolarmente della sottofamiglia degli Psenini su richiesta
del Sig. Menozzi. Studia gli Eumenes italiani e paleartici, gli Odynerus,
le Cerceris e gli Oxybelus paleartici. Determina gli Imenotteri raccolti
nel Fezzan dal Prof. Scortecci di Milano e quelli della Cirenaica inviati
dal Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Studia Imenotteri rac-
colti in Somalia dal Marchese S. Patrizi e dal Marchese A. Negrotto
Cambiaso; descrive due nuove specie di Psammocaridi somali; determina
gli Imenotteri raccolti. a Cheren ed a Gondar dal March. Col. G. Invrea,
al Lago Tana dall’ Ecc. Prof. G. Dainelli, e ridescrive i Tipi di Labus
del Cameron; determina gli Imenotteri raccolti ai Borana dal Prof.
Zavattari, ed in A.O.I. dal Dott. G. Russo. Prosegue nella determina-
zione degli Sfegidi dell’ Istituto di Entomologia della R. Università di
Bologna, identifica Betilidi per il Dott. Richards di Londra e Campsomeris
americane per il Dott. Bradley di Ithaca.
Il Conservatore effettivo Prof. L. Masi studia Imenotteri parassiti di
Jugoslavia, del Marocco e del Giappone e quelli raccolti dal Dott. Russo
in A.O.I.; inizia il riordinamento degli Insetti parassiti raccolti a suo
tempo dal Dott. V. Ragazzi in Abissinia; esamina Tipi di Calliceras ed
intercala in collezione i Calliceratini ritornati dal Dott. Szelenyi; deter-
mina Calcididi abissini e somali; determina e sistema le Galle raccolte
dal Sig. Cucini, e raduna a scopo di studio gli Apanteles e le Termiti
riportate dal March. Patrizi.
Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio prosegue, in 70 pre-
senze in Museo, i suoi studi sugli Eteroceri africani e sul genere Ozarba,
del quale gli vengono inviati in comunicazione da numerosi altri Musei
da 2000 a 3000 esemplari.
Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini studia Emitteri africani
e particolarmente riordina gli Stenopodini, Salyavatidae, Pyratidae,
RELAZIONE 1938-39 LXI
Ectrichodidae. Raduna i Curculionidi indeterminati che smista, e li affida
all’ esame del Dott. F. Solari, che cortesemente si occupa della loro
determinazione. Sono specialmente ricercati i generi Apion, Otiorrhyn-
chus ed i Ceuthorrhynchini.
Il Conservatore Onorario Prof. Ing. L. Straneo prosegue nei suoi
Studi sui Pterostichini africani particolarmente dei generi Abacetus e
Celostomus e fa ricerche su vari Tipi del Castelnau.
Il collaboratore volontario Sig. G. Binaghi determina, in 156 pre-
senze, numerosi Elateridi del Museo, specialmente dei generi Melanotus
e Corymbites ed eseguisce numerose ricerche bibliografiche su vari
argomenti.
Il collaboratore volontario Dott. A. Festa continua in 92 presenze
i suoi studi sui Plecotteri del Biellese e della Sardegna.
Sezione di Mineralogia. — Il Conservatore Onorario Prof A.
Pelloux prosegue con il consueto zelo nella classificazione e nell’ ordi-
namento delle collezioni del Museo, con particolare riguardo ad impor-
tanti zone minerarie d’ Italia e dell’ A.O.I.
Personale amministrativo. — (Applicato C. D. Adamoli). — Disim-
pegna come al solito i servizi di segreteria, statistica, protocollo, posta,
dattilografia, di economato e di amministrazione.
In sua assenza è sostituito nel servizio di statistica, dattilografia e
cassa dalla preparatrice C. Borgioli.
Personale tecnico.
Preparatore tassidermista:
Confalonieri C. - Monta un Orso labiato ed un’Antilope cervicapra
per la Collezione Generale e due gruppi di piccoli Roditori per la Ligure.
Mette in pelle, rispettivamente riprepara, come esige la correttezza tec-
nica, 27 Mammiferi di grossa, 72 di media e 19 di piccola taglia; mette
in pelle 6 Uccelli e ne monta 1; prepara a secco 7 Rettili. Oltre a vari
crani delle pelli di Mammiferi sopracitate, prepara 2 crani di Mammi-
feri a parte ed 1 cranio di grosso Coccodrillo.
Preparatori:
Durante G. — (Anno 1938 soltanto). — Fa la revisione per la buona
conservazione dei Mammiferi in Ostensione, Mammiferi in pelle, Mam-
LXH O. pe BEAUX
miferi in alcool, Uccelli montati ed Uccelli in pelle, Nidi di uccelli, di
Imenotteri, Rettili, Batraci, Squali, Pesci in alcool nei bassifondi, Cro-
stacei e Molluschi in Ostensione, Vermi, Aracnidi, della collezione L.
Fea, Preparati di Anatomia Comparata, Modelli di Funghi; prepara 13
Mammiferi di media taglia e riprepara una pelle di Gibbone in istato
pericolante; prepara 10 crani di Mammiferi a parte e riprepara nume-
rosi crani della collezione generale; mette in pelle 174 piccoli Mammi-
feri e 29 Uccelli.
Borgioli C. - Fa la revisione tecnica della collezione dei Mammi-
feri e degli Uccelli in pelle, dei crani di Mammiferi in Ostensione e
della Collezione Entomologica; stampa e scrive numerose didascalie per
Insetti; monta 24 Chirotteri Liguri da esporre al pubblico e scrive 14
grandi didascalie calligrafiche per i medesimi; mette in pelle e cranio
15 Mammiferi di media taglia e 79 Micromammiferi e scarnisce 24 crani
di Mammiferi a parte; prepara 7582 Insetti; aiuta a scarnire grossi Mam-
miferi; ripara una Razza montata (Trygon) in Ostensione e prepara
alcuni Funghi a secco.
- Laveri tecnici eseguiti da personale scientifico. — Il Direttore
ritocca con colore un Cinghiale Ligure ed un’ Anatra muta montati per
1° Ostensione.
Il Prof. Masi prepara 397 Microimenctteri e ne etichetta 150; ripre-
para numerosi Calcididi ed attende anche alla preparazione di buon
numero d’ Imenotteri e Ditteri del Biellese.
Il Dott. Capra prepara 635 Ortotteri e Coleotteri in buona parte del
Biellese e prepara o riprepara altri Ortotteri e Coleotteri tra cui vari
Tipi del Castelnau. Prepara 29 Neurotteri e numerosi Odonati ed ese-
guisce preparati entomologici per il microscopio. Prepara 51 Limnee.
Lavori tecnici eseguiti da collaboratori volontari. — Il Marchese
G. C. Doria etichetta numerosi Lepidotteri.
Lavori tecnici eseguiti da personale amministrativo. — L’ applicato
Adamoli collabora all’ etichettatura delle Miscellanee per la Biblioteca
ed alla sistemazione in istato di difesa antiaerea di scaffali e finestre.
Stampa numerose didascalie per 1’ ostensione.
Lavori tecnici eseguiti da personale subalterno. — Gnecco E.
stampa varie didascalie per l’ ostensione e rimedia ai danni causati a
vari libri in Biblioteca dalla bufera di neve del 20 dicembre 1939, pene-
trata attraverso i lucernai.
|
|
ReLAZIONE 1938-39 LXIII
Bertolassi G. conserva la sua specializzazione nella ripulitura di vasi
per preparati a liquido e loro chiusura con mastice, confezione di pacchi
e di imballaggi per materiale scientifico e libri. Collabora con tutti i
colleghi al trasporto nei bassifondi di preparati in alcool ed all’ incolla-
tura di striscie di carta sui vetri degli scaffali, porte e finestre.
Arecco e Gambaro riparano varie corde delle persiane avvolgibili.
Il custode Reverberi ripara numerosi piccoli danni agli scaffali ed
alle loro serrature.
Trucco M. (aiuto preparatore) coadiuva il Direttore ed il Prof.
Pelloux negli spostamenti delle collezioni Mammalogiche ed Ornitolo-
giche, rispettivamente Mineralogiche. Continua ad esplicare le sue parti-
colari mansioni per l’ acquisto di materiali, la concia delle pelli, la con-
fezione della pomata arsenicale, la distribuzione dell’ alcool ed il fissag-
gio di materiale in alcool o formalina.
Disimpegna con perfetta soddisfazione della « Società degli Amici
del Museo» e della Direzione l’incarico di imballare e di spedire la
Collezione Malacologica De Boccard da Sommacampagna (Verona) a
Genova.
Monta, sotto la guida del Direttore, un Cinghiale ligure maschio
adulto; prepara in pelle e cranio 13 grossi, 43 medi e 33 piccoli Mam-
miferi. Cura, dietro istruzione del Direttore, il rimontaggio di uno sche-
letro di Cinghiale di Borneo e di uno di Camoscio, esposti al pubblico
e troppo sbagliati nella posizione; prepara 15 crani grossi, 69 medi o
piccoli di Mammiferi; mette in pelle 37 Uccelli e ne monta 1; prepara
4 Rettili a secco ed un cranio di Rettile a parte. Fissa in formaldeide e
prepara per |’ Ostensione una Biscia acquaiola di notevoli dimensioni con
un grosso Rospo in sito nel tubo digerente; l’ ovaia e gli ovidotti carichi
di una grossa Testuggine leopardina. Monta a secco, sulle indicazioni
del Direttore, 3 Pesci avuti congelati dalla Genepesca; prepara per
l’ Ostensione 4 Granchi a secco e un Riccio di mare.
Giornale del Museo. — (Dott.ssa G. Guiglia). — Invariato dal 1935-
36-37. In sua assenza il giornale è tenuto dalla preparatrice Borgioli,
. dall’ applicato Adamoli o dal Direttore.
R. Delegazione Fitopatologica. — (Dott. F. Capra e Prof. L. Masi).
— Invariato dal 1935-36-37.
Se O. pe BEAUX
A
SOCIETÀ SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL Museo.
La « Società Entomologica Italiana » ha tenuto 72 sedute col r
lare intervento dei Conservatori effettivi Prof. Masi e Dott. Capr
La « Società degli Amici del Museo » tiene 5 adunanze di Con
e 2 assemblee col regolare. intervento del Direttore, Membro di
del Consiglio.
Il « Gruppo Speleologico ” A. Issel,,» si raduna 4 volte col
lare intervento del Direttore, Membro del Consiglio. :
Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria» - Agosto 1940-X VIII.
CONTRIBUTI SCIENTIFICI
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AL ee spot
Dott. D. GUIGLIA
APPUNTI INTORNO AL CHALINUS BRAUNSI EnsLIN
(Hymen. Phytophaga)
Era appena uscito dalla stampa il mio lavoro « Gli Orissini ‘africani
del Gen. Chalinus » (+) quando mi giunse dal Sig. G. Van Son del Museo
del Transvaal il tipo del Ch. Braunsi Enslin, specie che non avendo po-
tuto prima d’ ora esaminare de visu avevo esclusa dalla mia precedente
tabella (1. c. pag. 453). Data la diagnosi originale del tutto insufficiente
ho creduto opportuno raffigurare e ridescrivere |’ esemplare tipico con
i criteri adottati per le altre specie del Gen. Chalinus.
Mi è grato esprimere pubblicamente la mia riconoscenza al Sig.
G. Van Son grazie alla cui cortesia ho potuto avere in studio il tipo
di questa interessantissima specie non identificabile attraverso la sola
descrizione.
Chalinus Braunsi ENSLIN
(Tav. 1)
Oryssus braunsi Enslin, Deutsch. Entom. Zeitschr., 1911, pag. 668, ¢. -
Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1937, pag. 456.
4. Capo grande, più largo del torace, lucido, grossolanamente ed
abbastanza uniformemente punteggiato: i punti sono grandi, profondi e
vanno un poco diradandosi posteriormente al di là dell’ ocello anteriore
dove in certe zone s’intravvede fra punto e punto un fine reticolo. La
fronte è medialmente canaliculata e del tutto priva di carene. Il margine
anteriore del clipeo è subsinuoso. Gli ocelli sono scostati dal margine
interno degli occhi. Le tempie, attraversate da una carena abbastanza
bene delineata, hanno la punteggiatura presso a poco simile a quella
(1) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1937, pp. 452-460; Tav. XVI e XVII.
2 D. GUIGLIA
della fronte, i punti sono meno profondamente impressi. La pubescenza
è biancastra particolarmente abbondante sulle porzioni laterali del capo
dove si notano peli piuttosto lunghi e suberetti.
Le antenne sono brune con gli articoli II.-IV. del funicolo appiattiti,
i rimanenti subconvessi; sulla superficie di tutti gli articoli si notano peli
bruni lunghi ed abbastanza robusti. Lo scapo (Fig. I) è grande e va
allargandosi dalla base verso l’apice, l’ angolo apicale è notevolmente
prominente e porta un ciuffo di setole brune, la superficie è quasi intie-
ramente lucida con pochi punti sparsi leggermente impressi, misurato
nel punto di massima larghezza è circa 2 volte !/, più
lungo che largo. Il II articolo del funicolo è lievemente
più breve ('/, circa) dello scapo ed è presso a poco
uguale al III; il IV è minore di */, del III; il V è leg-
germente più lungo del IV; il VI è minore di */, circa
del V; il VII è lievemente più breve del VI; 1’ VIII-IX
\d
sono presso a poco della stessa lunghezza ed appena
leggermente più brevi del VII; il X è 1 volta 1/, circa
it IX. La superficie di tutti gli articoli presenta una
finissima microscultura fondamentale alla quale si so-
vrappongono pochi punti sparsi leggermente impressi.
RR L= Cola Torace. Il pronoto è profondamente ed abbastanza
Braunsi ENSLIN — uniformemente punteggiato; al centro del mesonoto si
Scapo, I e II artico- È È o o È
lo del funicolo delle POtano punti piuttosto irregolari, profondamente im-
antenne. pressi i quali vanno diventando sensibilmente più scarsi,
più piccoli e più regolari sulle parti laterali. Lo scu-
tello è sparsamente punteggiato, i punti sono profondi, regolari, quasi
nulli sulla porzione mediana. Il segmento mediano è densamente e pro-
fondamente punteggiato-rugoso.
Il I tergite è densamente punteggiato-rugoso con scultura più fina
di quella del segmento mediano, sul II e sui seguenti tergiti la punteg-
giatura va gradatamente e notevolmente diventando più rada e meno
profonda; il reticolo fondamentale, bene marcato al margine apicale dei
primi cinque tergiti, va diventando nullo o quasi sui tergiti VI-VII, que-
st’ ultimo è lucido piuttosto grossolanamente punteggiato. Sulle porzioni
laterali di tutti i tergiti e sulla superficie del VI e VII si osservano peli
biancastri brevi ed abbastanza radi. Gli sterniti sono grossolanamente
punteggiati e con radi e fini peli sparsi su tutta la superficie.
via
CHALINUS BRAUNSI 3
Le zampe sono verdastre metalliche con le tibie del I paio e i tarsi
di tutte le paia di zampe più o meno ferruginei. Sullo spigolo esterno
delle tibie III si notano 12-13 denti piuttosto regolari. —
Le ali sono ialine con leggero infoscamento apicale, le anteriori
presentano sulla metà distale della cellula radiale una macchia bruna che
va gradatamente sfumando verso il radio, oltre il quale l’ infoscamento
è assai lieve. Il margine dello stigma è orlato di bruno. Le nervature
sono brune, lo stigma e la subcosta nerastri. L’ apice delle ali posteriori
è leggermente infoscato.
Il colore di tutto il corpo è verdastro metallico con riflessi bluastri.
Lungh. 14 mm.
9 ignota.
Platriver Waterberg, Transvaal; olotipo nel Museo del Transvaal
(Pretoria) ex Coll. Dr. H. Brauns.
Questa specie è affine al Ch. Schulthessi Guiglia (+) e deve venir
ascritta, come già avevo previsto (l. c.) al gruppo del somalicus Gui-
glia (°). Da! Ch. Schulthessi si differenzia sopra tutto per la forma sub-
cilindrica dell’ addome, per la conformazione dello scapo delle antenne
e per i femori del I paio di zampe verdastri metallici. Dal somalicus è
poi facilmente distinguibile per il funicolo delle antenne normalmente
conformato, per la diversa scultura, particolarmente dell’ addome [nel
somalicus il reticolo fondamentale si estende più o meno pronunziato
suila superficie di tutti i tergiti, nel Braunsi questo va scomparendo
verso |’ apice dell’ addome e la superficie degli ultimi due tergiti è del
tutto (VII tergite) o quasi (VI tergite) priva di microscultural, per le
zampe quasi intieramente verdastre metalliche anzichè ferruginee ed
infine per la complessione generale sensibilmente più robusta.
In base a questi caratteri differenziali la mia precedente tabella
(1: c., pag. 453), con l’ introduzione del Braunsi deve venir dal n. 6 (4)
modificata nel seguente modo:
1. Antenne leggermente clavate, gli articoli del funicolo vanno gradata-
mente allargandosi dalla base verso |’ apice. Addome subcilindrico.
(1) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LIX, 1936, pag. 136; fig. (nel testo) e Tav.V, ¢ 2.
(2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LVII, 1935, pag. 273; fig. I e II. — idem, LIX, 1937,
pag. 454; Tav. XVI, d.
4 D. GUIGLIA
Femori del I e II paio di zampe ferruginei (loc. tip.: Villaggio Duca
degli Abruzzi, Somalia) somalicus Guiglia
— Antenne normali. Femori del II e III paio di zampe bleu-verdastri
metallici 3 6 bis
6 bis. Addome subcilindrico. Femori del I paio di zampe verdastri me-
tallici (loc. tip.: Platriver Waterberg, Transvaal) Braunsi Enslin
— Addome subovale. Femori del I paio di zampe ferruginei (loc. tip.:
Rikatla, Delagoa) Schulthessi Guiglia (*).
(1) Del Ch. Schulthessi ho recentemente esaminato 1 & di Zoutpan (Zpbg. Transvaal -
15-30 Nov. 1932 - leg. G. van Son, Coll. Museo del Transvaal). In questo esemplare i denti (9-10)
delle tibie III sono un poco meno regolari e meno uniformemente disposti; la colorazione è ver-
dastra metallica con riflessi bluastri come nel tipo.
S. L. STRANEO (Parma)
STUDI SULLE SPECIE ORIENTALI DEL GENERE
CAELOSTOMUS Mact.
(Coleopt. Carabid.)
Anche limitato alle sole specie orientali, lo studio del genere
Caelostomus si presenta irto delle più gravi difficoltà. Numerose specie,
generalmente molto affini tra loro, spesso pochissimo dissimili I’ una
dall’ altra, si offrono allo studioso, che si trova di fronte a difficoltà,
oltre che per le deboli differenze tra specie e specie, anche per le
seguenti ragioni:
a) le specie descritte dagli autori antichi sono assai vagamente definite
e nessuno degli autori moderni ha potuto studiare i tipi della maggior
parte di esse;
b) il materiale disponibile è spesso insufficiente perchè si possa con sicu-
rezza stabilire se le differenze che si possono riscontrare tra due
esemplari, di cui a colpo d’ occhio si scorge la diversità, siano diffe-
renze tra due specie o semplicemente variazioni individuali tra esem-
plari di una stessa specie;
c) la mancanza, spesso, di caratteri differenziali facili ad afferrarsi o
meglio ad essere definiti ed introdotti in tavole dicotomiche.
Fortunatamente, coll’ aiuto di illustri Colleghi che mi hanno con
grande gentilezza e fiducia affidate ricche collezioni di tipi e di indeter-
minati, ho potuto superare buona parte delle difficoltà che in un primo
istante mi sembravano insormontabili e raggiungere risultati di cui sono
il primo a rilevare tutte le manchevolezze, ma che indubbiamente rap-
presentano un passo avanti nello studio def genere ed un aiuto agli
eventuali entomologi che in seguito vorranno occuparsi di questo gruppo.
Il Sig. H. E. Andrewes, colla consueta cortesia, ha messo a mia
disposizione tutti gli esemplari deila sua ricchissima collezione, com-
presi tipi e cotipi delle specie da lui descritte, e tutti quelli dei Musei
indiani ed orientali che gli vengono continuamente affidati per lo studio.
Il Sig. R. Oberthiir, con grande gentilezza, mi ha inviato, oltre ad
una gran quantità di indeterminati della sua collezione, i preziosi tipi
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 2
6 S. L. STRANEO
e cotipi in suo possesso di Chaudoir, Jordan e Bates, che mi erano asso-
lutamente indispensabili per il mio studio.
Il Dr. R. Jeannel mi ha comunicato i Caelostomus della collezione
Maindron.
Il Prof. O. De Beaux mi ha affidato per lo studio tutto l’ abbon-
dante materiale posseduto dal Museo Civico di Genova, compresi i tipi
delle specie raccolte da L. Fea e descritte da Bates.
I Sigg. G. J. Arrow ed E. B. Britton mi hanno cortesemente comu-
nicato vari Caelostomus indeterminati delle collezioni del British Museum.
L’ Ing. A. Jedlicka mi ha comunicato gli esemplari della sua col-
lezione.
Materiale ed aiuti ho ricevuto anche dai Sigg. J. Clermont, Dott. F.
Capra, etc.
Vogliano essi tutti gradire i miei più sentiti ringraziamenti e
l’ espressione della mia profonda riconoscenza per la loro grandissima
cortesia. Un particolare ringraziamento, poi, sento il dovere di rivolgere
al Sig. H. E. Andrewes che, oltre al materiale comunicatomi, attraverso
un continuo carteggio, mi ha dato instancabilmente consigli ed aiuti
preziosi.
Un po’ di storia.
Benchè non abbia ancora potuto studiare a fondo le specie africane
dei generi Drimostoma e Caelostomus, e benchè non possa perciò sta-
bilire se effettivamente i due generi debbano essere mantenuti oppure
se essi debbano, date le deboli differenze, quasi certamente non gene-
riche, citate dagli autori, essere riuniti in uno solo, ritengo certo che
tutte le specie orientali descritte come Caelostomus, Drimostoma e
Stomonaxus (che appartengono veramente a detto gruppo) debbano essere
riunite in un unico genere; e sono sicuro che se, in seguito a muovo
studio, si stabilirà di mantenere divisi i due generi Caelostomus e Dri-
mostoma per le specie africane, la divisione dovrà essere basata su
caratteri diversi da quelli usati fino ad oggi.
Il genere Caelostomus Macl. fu descritto nel 1825 ed il genotipo è
il picipes Macl. (1825), La stessa specie venne nel 1861 descritta col
nome rufipes da Boheman ed erroneamente ritenuta da Chaudoir coin-
cidente collo striatocollis Dej., specie africana.
Nel 1858 Nietner descrisse una Drimostoma ceylanica, che è in
realtà un Abacetus.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 7
Nel 1859 Motschoulsky descrisse lo sculptipennis (genotipo di
Stomonaxus) seconda specie orientale effettiva del genere Caelostomus:
e nel 1865 if flavipes (Caelostoma) che è un Patellus, uguale al
drimostoides Chaud. (Andr., Trans. Ent. Soc. Lond., LXXXI, 1933, p. 18).
Nel 1872 Chaudoir pubblicò il suo Essai monographique sur les
Drimostomides, descrivendo le specie orientali rectangulus e celebensis;
e sul 1883 descrisse ancora il subsinuatus.
Nel 1873 Bates descrisse lo Stomonaxus platynotus (del Giappone)
che è in realtà un Cosmodiscus e citò uno striaticollis (Bates nec Dej.)
che in seguito fu descritto da Tschistcherine coi nome japonicus; e nel
1883 lo Stomonaxus laeviventris (anch’ esso del Giappone) il quale,
come si vedrà tra non molto, non può restare in questo genere: infine
nel 1892 descrisse le specie dilaticollis e inermis, delle quali la prima
è ancora un Cosmodiscus.
Nel 1883 Fairmaire descrisse. in modo poco comprensibile una Dri-
mostoma Novae - Britanniae.
Nel 1894 Jordan pubblicò le descrizioni di 4 nuove specie, abruptus,
minor, convexior e similis.
Nel 1898 Tschitscherine descrisse il japonicus (= striaticollis
Bates 1873, nec Dej., nec Chaud.); ed il borneensis che egli stesso, due
anni più tardi, considerò varietà di rufipes Boh. (= picipes Macl.).
Nel 1919 Andrewes stabilì le sinonimie del picipes, rimise al posto
che gli competeva, data la sua priorità, il genere Caelostomus e succes-
sivamente descrisse varie specie: precisamente nel 1922 il ruber; nel
1929 l’ îridescens, il singularis ed il sumatrensis; nel 1931 il gibbus ed
il montanus.
Come si vede dunque, bisogna risalire al 1872 per trovare l’ unico
tentativo di monografia, fatto da Chaudoir: ed essa, del resto, essendo
state precendetemente a tal epoca descritte due sole specie orientali, è
perfettamente inutilizzabile per la classificazione delle specie in oggetto.
Caratteri fondamentali.
Eccetto poche specie aberranti, tutti i Carabidi orientali apparte-
nenti al genere Caelostomus hanno un aspetto proprio, che assai bene
li distingue dagli altri gruppi di Pterostichini: infatti essi sono di sta-
tura piccola, sempre inferiore ai 7,5 mm., per lo più compresa tra 5 e
6,5 mm., di forma ovale o subovale, generalmente neri o molto scuri
(eccettuate pochissime specie), sempre (ad eccezione di due specie)
8 S. L. STRANEO
molto lucidi e sempre egualmente lucenti nei due sessi, con tegumenti
assai duri; hanno pronoto con base munita di due solchi longitudinali,
uno per parte, sempre molto profondi e piuttosto larghi, spesso più o
meno convergenti anteriormente, lunghi generalmente poco meno della
metà del pronoto, talora molto più lunghi; elitre in tutte le specie (ad
eccezione di una) con strie profonde, e sempre più o meno crenulate.
Linguetta e mascella di alcuni Caelostomus e generi vicini — 1 Linguetta dell’ Oxyglychus
laeviventris Bat. - 2 Linguetta del Caelostomus Caprai n. sp - 3 Linguetta del Caelostomus
singularis Andr. - 4 Mascella del Caelostomus singularis Andr. - 5 Mascella del Caelostomus ruber
Andr. - 6 Mascella del Caelostomus convexior Jord. - 7 Mascella dell’ Oxyglychus laeviventris Bat.
Ma, anche per i caratteri fondamentali, sia per quelli degli organi
boccali e della mancanza di stria scutellare già enunciati dai precedenti
autori, sia per quelli che enuncerò tra breve, i Caelostomus orientali
formano un gruppo estremamente omogeneo.
a) parti boccali; la linguetta è bisetosa, libera all’ apice, ossia le pa-
raglosse, sottili e lineari, si distaccano dalla linguetta prima dell’ estre-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 9
mità (fig. 2, 3): il mento è abbastanza corto, i lobi laterali molto divergenti,
gli epilobi oltrepassano un poco i lobi all’apice e sono ad essi saldati con
sutura ben distinta: il dente è sempre meno avanzato degli epilobi: i palpi
labiali hanno il 2° articolo bisetoso, le mascelle, moderatamente arcuate
all’ estremità, portano internamente alcune (2 o 3) spine ed alcune
ciglia distanziate (fig. 4-7), i palpi mascellari hanno I ultimo articolo
piuttosto acuminato. Dalle figg. 1-3, si vede subito che lo Stomonaxus
laeviventris Bates non può restare nel genere Caelostomus, avendo la
linguetta e le paraglosse conformate in modo assai diverso da tutti i
Caelostomus: inoltre il mento è più lungo ed ha i lobi molto meno
divergenti.
Antenne di Caelostomus e generi vicini — 8 Oxyglychus laeviventris Bat. - 9 Caelostomus ruber
Andr. - 10 Caelostomus filicornis Tschit. - 11 Caelostomus picipes Macl.
x
b) antenne. Il terzo articolo, nei Caelostomus, è sempre glabro, ad
eccezione delle solite setole tattili; quest’ ultime mancano al 2° articolo
(v. fig. 9-11). Anche in questo carattere fondamentale lo Stomonaxus
laeviventris Bates si distacca, avendo il 3° articolo colla metà apicale
distintamente pubescente ed il 2° fornito di setole tattili (fig. 8).
c) microscultura. Nella maggior parte delle specie la microscultura
è assai uniforme: le fig. 12, 14, 15 mostrano la microscultura normale
rispettivamente del capo, del pronoto e delle elitre del Caelostomus
10 S. L. STRANEO
picipes. Solo il Caelostomus ruber Andr. e l’ obscuripes n. sp. hanno
microsculture molto diverse dagli altri (fig. 13, 16, 17).
12 13 14 15 16
Microsculture di Caelostomus — 12 Del cavo del Caelostomus picipes Macl. - 13 del capo del
C. ruber Andr. - 14 del pronoto del C. picipes Macl. - 15 delle elitre del C. picipes Macl. -
16 delle elitre del C. ruber Andr. - 17 delle elitre del C. obscuripes n. sp.
Diversi tipi di tarsi anteriori ¢ di Caelostomus — 18 C. gibbus Andr. (molto dilatati e quasi
simmetrici) - 19 C. enganensis n. sp. (moderatamente dilatati e prominenti all’ interno) - 20 C. fili-
cornis Tschit. (quasi non dilatati».
v
d) serie ombelicata. In tutti i Caelostomus la serie ombelicata è
formata da pori estremamente costanti, sia come posizione che come
numero; e precisamente: un gruppo omerale, formato da 6 pori, di cui
i primi quattro più vicini tra loro, e due gruppi preapicali, il primo di
3 pori, situato all’ incirca all’ altezza delle coxae posteriori; il secondo
di 4, posto immediatamente prima della sinuosità preapicale. Anche aue-
sto carattere è rigorosamente costante per tutti i Caelostomus: non si
riscontra invece nello Stomonaxus laeviventris Bates.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 11
e) onichio. In tutti i Caelostomus orientali |’ onichio inferiormente
è glabro, senza setole. Lo Stomonaxus laeviventris Bates ha’ l’ onichio
mferiormente fornito di setole.
f) zampe. La conformazione delle zampe offre poco aiuto per uno
studio sistematico: dalle figure 18-20 si può constatare quanto variino
i tarsi dei 4 ¢ delle diverse specie.
g) stria scutellare: manca in tutte le specie.
h) organo copulatore. Tutti i Caelostomus orientali hanno l’organo
copulatore di una esasperante uniformità, che non può quindi essere
usato per la distinzione delle specie: invece, considerato genericamente,
esso è interessantissimo, essendo, in tutte le specie, invertito (fig. 22):
esso nella posizione di riposo è orientato, nell’ addome, in modo opposto
a tutti gli altri Pterostichini, cioè è coricato sul lato sinistro, mentre in
21 22 23
Organo copulatore & dei Caelostomus e generi affini (lato sinistro) — 21 Diceromerus orientalis
Motsch. (organo copulatore non invertito) - 22 Caelostomus picipes Macl. (organo copulatore
invertito, non contorto) - 23 Oxyglychus laeviventris Bat. (organo copulatore invertito, forte-
mente contorto!.
tutti i Carabidi è coricato sul lato destro. L’ unico caso analogo che sia
stato segnalato nei Carabidi è quello del genere Laemosthenopsis Jedl.
(v. Jeannel, Rev. Fr. Ent., IV, 1937, p. 74). Conseguenza di detta posi-
zione anormale è la forma degli stili: mentre negli altri Carabidi lo
12 S. L. STRANEO
stilo destro è ridotto o rudimentale ed il sinistro, almeno nei Pterosti-
chini, è a forma di conchiglia o di foglia, nei Caelostomus avviene il
contrario. In tutti i generi vicini a Caelostomus, p. es. Diceromerus (fig.
21), Brachidius, Cosmodiscus, l’ organo copulatore è normalmente orien-
tato: nello Stomonaxus laeviventris Bates è invece orientato come nei
Caelostomus, ma ha una forma affatto speciale (fig. 23): inoltre nei
Caelostomus \ organo copulatore è quasi simmetrico, mentre nello
Stomonaxus laeviventris Bates è fortemente contorto.
Occorre dunque senz’ altro allontanare lo Stomonaxus laeviventris
Bates dai Caelostomus e costituire per esso un nuovo genere, di cui i
caratterî fondamentali si possono in massima parte desumere da quanto
precedentemente esposto.
Oxyglychus nov. gen.
Maxillis ut in Caelostomis conformatis; ligula ad apicem fere non
libera, paraglossis latis, ut in fig. 1 conformatis; antennarum articulo
tertio pubescente, secundo setis tactilibus instructo (fig. 8); poris seriei
umbilicatae ad apicem magis numerosis; onychio subtus setis instructo;
metepisternis postice valde constrictis (fig. 26), superficie tota leviter sed
evidenter striolata; sternite anali maris et foeminae poro setigero singulo
utrinque instructo.
Genotypus: Oxyglychus laeviventris (Bates) (Stomonaxus).
A questo punto noto anche che, avendo esaminato il tipo dello
Stomonaxus dilaticollis Bates, ho potuto accertare che esso è un
Cosmodiscus; e ritengo che esso non sia differenziabile dal Cosmodiscus
platynotus Bates, del quale però non ho veduto il tipo, ma vari esemplari,
tra cui uno gentilmente inviatomi da H. E. Andrewes e da lui confron-
tato col tipo.
I generi orientali più affini ai Caelostomus si possono classificare
colla seguente semplicissima tabella:
1 (4) Organo copulatore maschile invertito.
2 (3) Terzo articolo delle antenne pubescente all’ apice; onichio inferior-
niente con setole Oxyglychus nov. gen.
3 (2) Terzo articolo delle antenne glabro; onichio inferiormente glabro
Caelostomus Macl.
4 (1) Organo copulatore maschile normale
5 (8) Tibie delle zampe anteriori nor compresse fortemente
6 (7) Tarsi tozzi e spessi: pronoto posteriormente distintamente più stretto
della base delle elitre Diceromerus Chaud.
7 (6) Tarsi sottili: pronoto posteriormente largo come la base delle elitre
Cosmodiscus Sloane
8 (5) Tibie delle zampe anteriori fortemente compresse Brachidius Chaud.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 13
Ed ora prima di iniziare lo studio delle varie specie orientali del
genere Caelostomus, ritengo opportuno passare brevemente in rassegna
i caratteri cui darò, per la distinzione della specie, una importanza più
o meno grande.
Capo. - Abbastanza costante nelle proporzioni negli esemplari della
stessa specie: generalmente più lungo che largo, compresi gli occhi:
in pochissime specie il capo è notevolmente più largo che lungo.
24
Capo del Caelostomus gibbus Andr.
I solchi frontali, sempre bene incisi, nella maggior parte dei casi
sono moderatamente allungati, giungendo appena al livello della metà
dell’ occhio: ma in varie specie essi sono molto allungati e raggiungono
od oltrepassano il secondo poro sopraoculare; talora girano parzialmente,
sia pure attenuati, dietro all’ occhio: spesso sono un po’ rugosi; rara-
mente forniti di nette punteggiature. Più che di veri e propri solchi, si
tratta in generale di una depressione di tutta la parte centrale della
fronte, limitata dal iato esterno da una brusca piega a spigolo talvolta
leggermente arrotondato, talvolta vivo: solo nel Caelostomus peninsu-
laris n. sp. i solchi frontali sono limitati anche dal lato interno da una
piega abbastanza brusca e sono completamente punteggiati.
14 S. L. STRANEO
Talora tutte le sculture del capo sono particolarmente forti, come
si verifica per esempio nel Caelostomus gibbus And. (fig. 24). Tra i
solchi frontali e la carena oculare vi è spesso anteriormente una breve
impressione: talvolta l’ impressione è molto allungata ed i solchi ap-
paiono raddoppiati fino od anche oltre alla metà delia loro lunghezza.
Sulla fronte, tra gli occhi, vi è spesso una impressione rotonda, di limi-
tate dimensioni: non ho però fatto uso di questo carattere nella distin-
zione delle specie, perchè non ha la necessaria costanza. Gli occhi sono
in generale abbastanza costanti in esemplari diversi della stessa specie:
ma in alcune specie (p. es. subsinuatus Chaud.) variano moltissimo da
esemplare a esemplare, tanto da renderne quasi impossibile 1’ uso come
carattere distintivo. La fronte tra gli occhi è, tranne in sole due o tre
specie, liscia e non punteggiata.
Pronoto. - La linea mediana è in genere abbastanza uniformemente
impressa; è lunga circa 4/5 del pronoto: in pochissime specie è quasi
evanescente (Caelostomus Drescheri n. sp.) oppure eccezionalmente im-
pressa ed allargata in una parte della sua lunghezza (Caelostomus
convexior Jord.). I solchi basali sono sempre profondi e nettamente incisi
e talora anteriormente distintamente curvi e convergenti.
La forma e lunghezza di questi solchi è estremamente costante, spe-
cie per specie: perciò essi possono essere ottimamente usati per caratte-
rizzare le specie. In talune specie infatti sono distintamente più lunghi
della metà del pronoto: nella maggioranza, invece, non raggiungono la
metà del disco o per lo meno non la oltrepassano. In una sola specie
(sulcatissimus mihi n. sp.) i solchi basali sono particolarmente lunghi,
quasi come la linea mediana. Tuttavia, a causa delle loro pareti laterali
più o meno inclinate, questi solchi possono apparire di forma un po’
diversa a seconda delle posizioni in cui si guardano. Pertanto, nel pre-
sente lavoro, fisso senz’ altro che, nei vari casi in cui la forma dei solchi
basali dovrà essere considerata come carattere specifico, si intende la
forma che essi presentano quando vengono guardati dalla parte ante-
riore, essendo illuminati dalla parte posteriore. Con tale convenzione
ogni ambiguità è rimossa.
Si noterà, nel presente lavoro, che ho sempre tralasciato di par-
lare dei pori setigeri siti nell’ angolo posteriore del pronoto. Tale omis-
sione è stata fatta deliberatamente e dipende dal fatto che in moltissimi
degli esemplari che ho avuto modo di studiare mancavano le setole, senza
che, data la piccolezza dei pori e la leggera rugosità degli angoli poste-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 15
riori del pronoto, si potesse in modo assoluto stabilire se tali pori esiste-
vano o mancavano. In tali condizioni ho preferito non parlare affatto
di tale carattere: ma probabilmente il poro setigero negli angoli poste-
riori del pronoto esiste sempre. Grandissima importanza ho invece dato
alla presenza del poro setigero nella parte centrale dell’ orlo laterale del
pronoto. Tale carattere, di cui solo H. E. Andrewes ha parlato nella descri-
zione del suo Caelostomus montanus, sembra assolutamente costante e
può essere utilissimo per distinguere specie vicine, che altrimenti sareb-
bero assai difficilmente scindibili. Si vedrà per esempio, nel corso del pre-
sente lavero, che Chaudoir ha descritto come ¢ e ® di una stessa specie
(rectangulus Chd.) due specie differenti, cosa che non avrebbe fatto se
avesse notato in una delle due specie la presenza di tale poro e l’assenza
nell’ altra. Anche negli esemplari vecchi e deteriorati, in cui manca la
setola dell’ orlo laterale perchè caduta o asportata, dopo un’ energica ripu-
litura e con un sufficiente ingrandimento è possibile constatare con asso-
luta certezza la presenza o l’ assenza del poro setigero.
Elitre. - Le elitre, ovali o subparallele, sono in generale di propor-
zione notevolmente costante specie per specie: anche la convessità, molto
variabile da specie a specie, è invece molto costante in esemplari della
stessa specie. Solo in pochissime specie la convessità è raggiunta in
modo estremamente brusco, tanto che, guardando dall’ alto |’ insetto, non
si riesce a vedere la metà apicale dell’ orlo laterale delle elitre, che resta
nascosto dalle convessità delle elitre stesse (Caelostomus abruptus Jord.).
In tutte le specie manca la stria scutellare e la 3% interstria non ha punti
impressi.
E’ necessario, quando nelle descrizioni vengono indicate le propor-
zioni delle elitre, controllarle esattamente, perchè, a causa del differente
modo di arrotondamento della parte apicale delle elitre, quest’ ultime
possono sembrare più o meno allungate, mentre poi le effettive misu-
razioni contraddicono in pieno queste impressioni. Le misure indicate
sono state tutte prese con reticolo micrometrico applicato al microscopio.
Parte inferiore. - Nella parte inferiore si trovano ottimi caratteri
differenziali (fig. 25). L’ appendice prosternale, però, colla sua forma, non
è usabile come carattere distintivo come in altri Pterostichini, perchè
variabile da esemplare a esemplare della stessa specie: all’ apice è sem-
pre arrotondata e porta in genere una impressione più o meno profonda,
ed anch’ essa in genere variabile.
16 S. L. STRANEO
I proepisterni portano sempre alcuni punti che o sono in numero di
tre o quattro ed allora sono confinati nella sutura del proepisterno col
prosterno, innanzi alle coxae, o sono in numero maggiore, da sette a
godici, ed allora occupano, oltre alla sutura, anche la parte di proepi-
sterno immediatamente contigua.
Poichè però ho riscontrato, sia pure rarissimamente, esemplari aber-
ranti, ho fatto raramente uso di questo carattere.
Ad ogni modo, a differenza di quanto avviene in molte specie afri-
cane, la maggior parte della superficie dei proepisterni è liscia e senza
punti, in tutti i Caelostomus orientali attualmente noti.
I metepisterni sono sempre lunghi (fig. 27), eccetto solo nel conve-
xior Jord. (fig. 25): ma la punteggiatura di cui sono forniti è variabilis-
sima da esemplare a esemplare della stessa specie.
25 26 27
25 Faccia sternale del Caelostomus convexior Jord. e) episterni metatoracici (corti); m) metasterno :
angolo ove, quando esistono, si trovano i punti caratteristici, usati nella tavola dicotomica -
26 Metepisterno e angolo del metasterno dell’ Oxyglychus laeviventris Bates - 27 idem del Caelo-
stomus picipes Macl.
Di ottimo uso sembra invece la considerazione della presenza o
assenza di punteggiatura nell’ angolo esterno posteriore del metasterno
(fig. 25 e 27): nen ho finora riscontrato alcuna eccezione in tale carattere.
Gli sterniti generalmente sono solcati trasversalmente innanzi aila
base ed i solchi sono crenulati: la punteggiatura degli sterniti è abba-
stanza variabile: tuttavia in alcune specie gli sterniti appaiono fortemente
rugosi e con grosse impressioni irregolari (Coomani n.sp.), mentre in
altre sono coperti di fitti punti (cribriventris n. sp.). Ad ogni modo detti
caratteri non sono sempre utilizzabili per una esatta classificazione.
IIVINIINO SAWOLSOTIVO 17
La conformazione delle zampe offre, come ho già detto, poco aiuto
per la distinzione delle specie. Le tibie anteriori hanno raramente dei
veri e propri dentini: in generale solo 1-2 spinule sottili, facili a cadere.
I tarsi anteriori del 3 raramente sono fortemente dilatati (fig. 18): spesso
i primi due articoli sono mediocremente dilatati e più o meno prolungati
internamente (fig. 19): raramente non sono affatto dilatati (fig. 20). Ma
poichè, nella serie delle specie vi sono tutte le possibili forme intermedie,
non ho creduto possibile basare su tale carattere differenze subgeneriche
o generiche. I tarsi anteriori della 9 hanno sempre i primi articoli un
po’ prominenti, a guisa di dente, internamente.
Ho considerato e potuto identificare, quasi sempre in base ai tipi,
tutte le specie descritte ad eccezione solo del Novae-Britanniae Fairm. (Le
Naturaliste, V, 1883, p. 238) la cui descrizione, anche in considerazione
al tempo in cui è stata fatta, è assolutamente insufficiente: eccola inte-
gralmente riprodotta: long. 5 mm. D. Chaudoirii simillimum, breve, ni-
grum, nituum antennis, ore pedibusque piceo-rufis, sed prothorace paulo
angustiore et elytris paulo longioribus, profundius sulcatis, sulcis minus
punctatis distinctum.
Non ho quindi potuto tener conto di detta specie: d’ altra parte non
ho avuto occasione di vedere alcun esemplare della Nuova Britannia:
ritengo tuttavia possa trattarsi di una delle tante varietà certamente esi-
stenti del Caelostomus minor Jord.
Esposti così i criteri che ho seguito in questa mia revisione, passo
alla compilazione di una tavola dicotomica che potrà aiutare ad identi-
ficare le varie specie, ed alla descrizione di tutte le specie, avvertendo
che, in ogni descrizione, la prima località citata nell’ elenco degli habitat
delle nuove specie è quella che compete all’ olotipo.
TABULA SPECIERUM ORIENTALIUM GENERIS CAHLOSTOMUS Macl.
al (2) Pronoto orbiculari; margine laterali pronoti praecipue in medio
valde dilatato et deplanato
(Subg. Andrewesinulus nov.) singularis Andr.
(1) Pronoto subrectangulari et subcordiformi, numquam orbiculari,
(8) Antennis filiformibus, articulis 7-9 semper elongatis.
(5) Maxillarum spinulis multo crebrioribus quam in Caelostomis ordi-
nariis: superficie elytrorum parum nitida, striis subtilibus, inter-
stitiis planis (Subg. Rubicaelus nov.) ruber Andr.
5 (4) Maxillarum spinulis regulariter raris et distantibus: superficie
elytrorum nitida, striis profundis (Subg. Stomonaxellus Tschit.)
lat. pronoti _
long. total.
magis rotundatis, praecipue antice; elytris parum brevioribus
filicornis Tschit. et var.
He CO DI
6 (7) Pronoto parum latiore ( 0,30); pronoti lateribus
18
a
27
S. L. STRANEO
a) (d) Sulcis frontalibus extus plica recta et viva limitatis;
capite inter plicam et carinam ocularem leviore.
b) (c) Colore obscuriore, plerumque rufo piceo, sulcis frontalibus
punctis paucis sed profundis instructis, postice magis
divergentibus; oculis parum convexioribus et -brevioribus
filicornis Tschit. f. typ.
c) (b) Colore clariore, plervmque rufescente; sulcis frontalibus
levibus, non punctatis, postice minus divergentibus; oculis
convexioribus et longioribus var. brunneus nov.
d) (a) Suleis frontalibus extus plica magis rotundata et sinuata
limitatis: capite inter plicam et carinam ocularem sem-
per plus minusve rugoso var. simillimus nov.
(6) Pronoto parum angustiore (IA 0,27); lateribus minus
long. tot.
rotundatis, praecipue antice; disco planiore: elytris parum
longioribus ceylanensis n. sp.
(3) Antennis robustioribus, plus minusve compressis, saltem articulis
7-9 moniliformibus Subg. Caelostomus s. str.
(10) Metepisternis brevibus, non vel perparum longioribus quam latio-
ribus convexior Jord.
(9) Metepisternis semper elongatis, valde longioribus quam latioribus.
(56) Pronoti margine laterali medio poro setigero nullo instructo.
(13) Elytrorum margine basali rudimentali, tantum ab humero ad
sextam striam praesente Oberthuri n. sp.
(12) Elytrorum margine basali regulari, id est saltem ab humero ad
tertiam striam praesente.
(15) Caelostomus convexior, elytris globulosis enganensis n. sp.
(14) Caelostomus minus convexus, elytris numquam globulosis.
(21) Metasterno in angulis posticis punctis impressis instructo.
long. capitis
lat. capitis
latior et crassior, sulcis frontalibus fortissime impressis et
crenulatis peninsularis n. sp.
long. capitis SEO,
lat. capitis
(20) Sulcis frontalibus distincte punctatis, oculis magis amplis et con-
vexis: sternitibus sulcatis inermis Bates
(19) Sulcis frontalibus levibus, non punctatis, oculis parvis et minus
convexis; sternitibus ad basim depressis, nec distincte sulcatis
pusillus n. sp.
(16) Metasterno in angulis posticis punctis nullis instructo.
(35) Sulcis frontalibus semper valde divergentibus et longioribus, in-
ter oculos productis fere ad secundum (et interdum ultra) po-
rum setigerum supraocularem. (Plerumque sculpturis capitis
fortioribus, suleis frontalibus antice distincte duplicatis).
(30) Statura maiore (minimum 6,3 mm.).
(27) Corpore crassiore.
(26) Elytrorum striis minus punctatis: sternitibus ad basim magis
crenulatis; canaliculo laterali pronoti irregulariter dilatato in
medio gibbus Andr.
(25) Elytrorum striis magis punctatis: sternitibus ad basim minus
crenulatis: canaliculo laterali pronoti in medio regulariter dila-
tato malayanus n. sp.
(24) Corpore angustiore,
(18) Capite crassiore et breviore: = 0,80. Caelostomus
(17) Capite longiore et minus crasso:
48
49
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56
CAELOSTOMUS ORIENTALI 19
(29) Pronoto postice magis constricto, elytris ovalibus
ovalipennis n. sp.
(28) Pronoto postice minus constricto; elytris parallelis
perakianus n. sp.
(23) Statura minore, numquam mm. 5,5 superante.
(32) Striis elytrorum fortissime crenulatis punctatissimus n. sp.
(31) Striis elytrorum regulariter crenulatis.
(34) Sulcis basalibus pronoti fere rectis: elytris parum angustioribus
sarawakianus n. sp.
(33) Sulcis basalibus pronoti magis curvatis et antice magis conver-
gentibus: elytris parum latioribus convexidorsis n. sp.
(22) Sulcis frontalibus plus minusve divergentibus, sed inter oculos
minus productis (sculpturis capitis plerumque levioribus).
(37) Statura maiore (6,8 mm.) Andrewesi n. sp.
(36) Statura minore, 6 mm. non attingente.
long. elytr.
alici = 1,40 parallelipennis n. sp.
(39) Elytris longioribus:
(38) Elytris brevioribus.
(41) Sternitibus non distinete sulcatis Modiglianii n. sp.
(40) Sternitibus distincte sulcatis.
A 6 lone ne ae
(45) Capite breviore et latiore: ese 0,80-0,85.
(44) Statura minore, mm. 4,6; striis elytrorum sat fortiter punctatis
propinquus n. sp.
(43) Statura maiore, mm. 5,6; striis elytrorum finissime crenulatis
Novae-Guineae n. sp.
(42) Capite longiore et angustiore.
(49) Caelostomi plerumque parviores (mm. 4,8-5,5): elytris ovaliori-
bus, maxima latitudine in media longitudine (elytra curta et
acuminata videntur).
(48) Antennis longioribus, basim pronoti distincte superantibus; pro-
at. pr ti PARLO
ela CEDLONOU eae Toe = 0,29-0,30 philippinicus n. sp.
(47) Antennis brevioribus, vix basim pronoti attingentibus; pronoto
latiore: ore peo = 0,32-0,33 Louwerensi n. sp.
long. tot.
(46) Caelostomi plerumque statura maiore (mm. 5,6-6,2). Plerumque
elytris magis parallelis (valde post dimidiam longitudinem ely-
tra convergentia fiunt, sic ut longiora et ad apicem obtusiora
videntur).
(55) Humeris magis rotundatis, apice non denticulato. Colore ple-
rumaue nigro obscuro.
(52) Proepisternis tantum 2-4 punctos ferentibus, in sutura positos
elegans n. sp.
(51) Proepisternis 5-12 punctos ferentibus, etiam extra suturam po-
sitos.
(54) Margine laterali pronoti tuberculis minutissimis instructo
montanus Andr.
(53) Margine laterali pronoti tuberculis nullis instructo
nigerrimus n. sp.
(50) Humeris denticulo minimo sed distineto praeditis
rectangulus Chaud.
(11) Margine laterali pronoti in medio poro setigero instructo.
noto augstiore:
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S. L. STRANEO
(62) Sulcis basalibus pronoti longis, dimidiam pronoti longitudinera
superantibus.
(61) Elytris mediocriter convexis, semper sat parallelis.
(60) Sulcis basalibus pronoti parum dimidiam pronoti longitudinem
superantibus; canaliculo laterali pronoti regulari.
sculptipennis Motsch.
(59) Sulcis basalibus pronoti valde dimidiam pronoti longitudinem
superantibus; canaliculo laterali latissimo sulcatissimus n. sp.
(58) Hlytris convexioribus, fere globulosis, lateribus semper valde ro-
tundatis Drescheri n. sp.
(57) Sulcis basalibus pronoti regulariter elongatis, id est vix dimi-
diam pronoti longitudinem interdum attingentibus, numquam
superantibus.
(64) Elytrorum striis marginem basalem non attingentibus. Sulcis
basalibus pronoti latioribus et minus determinatis, coniunctis
impressione transversa lata et parum profunda, id est portione
basali pronoti inter sulcos ieviter depressa Mariae n. sp.
(63) Elytrorum striis marginem basalem non attingentibus. Sulcis
basalibus pronoti semper sat angustis et bene determinatis, num-
quam impressione transversa basali conjunctis.
(66) Colore nigro sat opaco, antennis pedibusque nigris aut rufo-ni-
gris obscurissimis (Microsculptura elytrorum reticulo perangu-
sto, regulari et conspicuo formata) obscuripes n. sp.
(65) Colore nigro (aut clariore) semper valde nitido; antennis ped:-
busque semper valde clarioribus.
(70) Tibiis anticis extus saltem spinulis 4 instructis.
(69) Tibiis anticis extus 5 spinulis instructis; elytris magis paralle-
lis, interstitiis convexioribus, colore nigro uniformi, praeter
quam ad apicem similis Jord.
(68) Tibiis anticis extus spinulis 4 instructis, elytris crassioribus,
interstitiis planioribus, colore plerumque clariore, saltem lata
portione apicali et saepe lateribus ferrugineis picipes Macl.
a) Capite inter suleos frontales levi, non vel perparum punctato
picipes f. typ.
b) Capite inter sulcos frontales fortiter punctato
subsp. japonicus Tschit.
(67) Tibiis anticis extus spinulis 3 instructis (saepe spinulae desunt,
praeter apicalem, quia caducae).
(72) Tarsis anticis maris fortiter dilatatis Caprai n. sv.
(71) Tarsis anticis maris modice vel perparum, dilatatis.
(88) Metasterno punctis impressis instructo, in angulo exteriore
positis.
(77) Statura maiore (6,5-7 mm.).
(76) Lateribus pronoti antice minus rotundatis et constrictis; angulis
anticis minus rotundatis subiridescens n. sp.
(75) Lateribus pronoti antice magis rotundatis et constrictis; angu-
lis anticis late rotundatis siamensis n. sp
(74) Statura minore, 6,5 mm. non attingente.
(79) Canaliculo laterali pronoti latiore quam in speciebus sequentibus
latemarginatus n. sp.
(78) Canaliculo laterali pronoti angusto.
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CAELOSTOMUS ORIENTALI 21
Elytris abrupte convexis, id est fortiter convexis apud basim,
latera et apicem: praecipue apicem versus valde convexis: ibi
convexitas abdit marginem lateralem et apicalem
abruptus Jord.
Elytris regulariter convexis.
Metasterno et episternis omnibus; punctis crebrioribus et pro-
fundioribus instructis: sternitibus ultimis omnino punctis prc-
fundis tectis. cribriventris n. sp.
Metasterno, episternis et sternitibus minus et semper levius
punctatis.
Elytris minus convexis et valde parallelis Albertisi n. sp.
Elytris convexioribus et ovalioribus.
long. tot.
Caelostomus parum minor, (5,2 mm.), brevior (E mala 2,27)
elytris brevioribus, episternis magis punctatis birmanicus n. sp.
7 F long. tot.
lost n E: Sy al r (——-- = 2,37
Caelostomus parum maior (5,7 mm.) longior (Ca le )
elytris longioribus, episternis minus punctatis
andamanensis n. sp
Metasterno punetis nullis instructo.
Pronoto postice parum constricto, lateribus parum rotundatis:
statura 6 mm. superante.
Corpore toto valde convexo, colore nigro perlucido, interstitiis
elytrorum parum convexis. Loriai n. sp.
Corpore toto valde deplanato, colore nigro leviter rufescente,
interstitlis convexioribus. latithorax n. sp.
Aut Caelostomus cum lateribus pronoti fortius rotundatis e.
constrictis, aut statura 6 mm. non -attingente.
Sternitibus semper distincte ad basim sulcatis, sulcis plerum-
que crenvlatis vel linea punctorum instructis.
Sternitibus ad latera rugis et impressionibus profundis instructis
Coomani n. sp.
Sternitibus ad latera plus minusve punctatis, sed non vel per-
parum rugosis et impressis.
Canaliculo laterali pronoti latiore.
Elytris convexioribus, praecipue postice.
Angulis posticis pronoti rectis aut fere rectis, lateribus fortiter
sinuatis cordicollis n. sp
Angulis posticis pronoti obtusis. lateribus non aut vix subsinuatis
stricticollis n. sp.
Elytris minus convexis (pronoti lateribus ante angulos posticos
fere parallelis) subsinuatus Chaud.
Canaliculo laterali pronoti valde angusto.
Elytris longioribus et angustioribus; LO, Shae = 1,38-1,45.
max. lat.
Elytris valde parallelis (per 2/3 longitudinis).
Angulis anticis pronoti magis rotundatis et non prominentibus:
statura plerumque 6 mm.; proepisternis etiam extra suturam
punctatis.
Caelostomus latior: aree RE = 0,44: elytris convexioribus
long. tot.
nitidus n. sp.
5 x. lat.
Caelostomus longior: Se a 0,40: elytris minus convexis
long. tot. -
longinquus n. sp.
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S. L. STRANEO
(104) Angulis anticis pronoti minus rotundatis et plerumque distincte
prominentibus: statura plerumque 5 mm.: proepisternis tantum
in sutura punctatis. obtusus n. sp.
(103) Elytris minus parallelis (lateribus, post dimidiam longitudinem,
convergentibus).
(110) Elytrorum striis magis crenulatis, interstitiis minus nitidis
singaporensis n. sp.
(109) Elytrorum striis minus erenulatis; interstitiis nitidioribus
elongatulus n. sp. et var.
a) Pronoti lateribus parum rotundatis, ante angulos basales non
sinuatis elongatulus n. sp. f. typ.
b) Pronoti lateribus magis rotundatis, ante angulos basales di-
stincte sinuatis ssp. longiusculus noy.
A tien reine long. elytr.
(102) Elytris brevioribus et latioribus: ——————— = 1,25-1,35.
max. lat.
4 4 È long. elytr.
(113) Elytris perfecte ovalibus, sat latis: SS 1,27
max. lat.
subovatus n. sp.
(112) Elytris minus rotundatis, subparallelis.
(115) Elytris parum erassioribus, convexioribus, plerumque fortius
iridescentibus iridescens Andr.
(114) Elytris minus crassis, minus convexis, plerumque leviter vel non
iridescentibus minor Jord. et var.
a) Sternitibus ad latera fortiter punctatis: statura 5,5-6 mm.
minor Jord. f. typ.
b) Sternitibus ad latera non aut parum punctatis: statura mi-
nore (5 mm.) subsp. insulicola nov.
(93) Sternitibus ad basim non disticte sulcatis, interdum depressis,
plerumque sine vestigio sulci.
Nk lone ielyir an
(118) Elytris valde elongatis meee | ipn ae 1,43-1,45
d parallelopipedus n. sp.
(117) Elytris minus elongatis.
(120) Elytrorum striis fortius crenulatis crenulipennis n. sp.
(119) Elytrorum striis minus fortiter crenulatis.
(122) Colore rufo, interdum pronoto parum obscuriore
De-Beauxi n. sp. et var.
a) Statura 4,8-5 mm.; lateribug pronoti ante angulos posticos
non vel levissime subsinuatis De-Beauxi n. sp. f. typ.
b) Statura 4-4,2 mm.; lateribus pronoti subsinuatis
var. nanus nov.
(121) Colore nigro, numquam rufescente.
(124) Elytris et pronoto magis deplanatis: Caelostomus non distinete
iridescens sumatrensis Andr. et var.
a) linea media pronoti breviore et leviter incisa; elytris minus
parallelis sumatrensis Andr. f. typ.
b) linea media pronoti longiore et profundius incisa: elytris
magis parallelis subsp. planipennis nov.
(123) Elytris et pronoto convexioribus: Caelostomus magis iridescens
Feai n. sp.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 23
DESCRIZIONE DELLE SPECIE
Gen. Caelostomus Macl.
(Macl. Ann. Jav. 1825, p. 23 - Drimostoma auct. [partim] - Stomo-
naxus Motsch. Etud. Ent. 1859, p. 34 - Coelostomus Andrew. Trans. Ent.
Soc. Lond., 1919, p. 160).
Subg. Andrewesinulus nov.
Caput magis sculptum quam in Caelostomis s. str.; sulcis frontalibus
fortiter duplicatis; fronte antice in medio longitudinaliter plurisulcata
et rugosa.
Pronotum orbiculare, margine laterali, praecipue in medio et postice,
valde explanato; canaliculo laterali in medio latissimo, poro setigero
nullo in medio instructo.
Tarsi antici maris non dilatati, articulis primis intus instar dentis
prominentibus. 5
Caeterum ut in Caelostomis s. str.
Subgenotypus: Caelostomus singularis Andr.
Caelostomus singularis Andr. (fig. 28)
Tijdschr. Ent. LXXII, 1929, p. 320.
Niger, nitidus, palpis, antennis pedibusque rufo-ferrugineis.
Long. 6,8; lat. 3,1 mm.
Caput sat angustum et elongatum, fortiter sculptum, oculis parvis,
mediocriter convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis,
antice fortiter duplicatis, fronte antice longitudinaliter impressa et sul-
cata, antennis sat robustis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4°
ei sequentibus pubescentibus, 5° - 10° moniliformibus.
Pronotum convexum, orbiculare; long. 1,8; lat. 2,5 mm.; lateribus
fortiter et regulariter rotundatis, ante basim levissime et brevissime sub-
sinuatis; angulis anticis parum prominentibus, rotundatis; posticis valde
obtusis, apice denticulo instructo; sulcis basalibus profundis, sat bre-
vibus, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, mediocriter cur-
vatis et antice parum convergentibus; canaliculo laterali lato, explanato,
poris setigeris nullis instructo; basi parum obliqua latera versus; disco
convexo; linea media marginem anticum non attingente, in medio pro-
fundiore quam postice.
Elytra ovata, valde convexa, long. 3,7, lat. 3,1 mm., lateribus valde
rotundatis, humeris obtusis et distincte notatis, apice non dentato; mar-
gine basali usque ad tertiam striam praesente; striis sat profundis, me-
24 S. L. STRANEO
diocriter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis;
apice sat regulariter rotundato.
Subtus proepisternis levibus, non punctatis; prosterno modice sul-
cato, processu ad apicem impressione parva sed profunda notato, mete-
pisternis longis, non punctatis, sternitibus ad basim fortiter sulcatis et
leviter crenulatis, ad latera non punctatis, sed impressionibus irregula-
ribus et sat profundis instructis, sternite anali maris puncto conspicuo,
quasi foveola, foeminae punctis binis utrinque instructo.
28 Caelostomus singularis Andr. - 29 C. ruber Andr. - 30 C. filicornis ssp. brunneus nov.
Pedes mediocriter elongati, tibiis anticis spinulas binas, praeter api-
calem, ferentibus; tarsis anticis maris non dilatatis, articulis primis intus
instar dentis prominentibus.
Habitat: Sumatra, M. Singalang.
L’olotipo è nelle collezioni del British Museum.
La presente descrizione è fatta su un cotipo della coll. Andrewes e
su altri 5 esemplari, tutti della località classica, raccolti da O. Beccari ed
appartenenti alle collezioni: Museo Civico di Genova, Andrewes, Ober-
thur e mia.
La specie non può essere confusa con alcun’ altra.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 25
Subg. Rubicaleus nov.
Maxillae spinulis crebrioribus quam in Caelostomis s. str. instructae;
antennae filiformes (fig. 9).
Pronotum ad latera et apud sulcos basales punctis valde distinctis
praeditum.
Elytra sericea, fere opaca, striis subtilibus, leviter impressis, inter-
Stitiis planis.
Microsculptura latior quam in caeteris Caelostomis.
Subgenotypus: Caelostomus ruber Andrew.
Caelostomus ruber Andr. (fig. 29).
Ann. Mag. Nat. Hist. (9) X, 1922, p. 164.
Obscure rufus, elytris et metasterno clarioribus, superficie parum
nitida, distincte sericea.
Long. 5,2; lat. 2,3 mm.
Caput parvulum, oculis parum convexis, temporibus fere nullis;
sulcis frontalibus profundis et elongatis, postice, quamvis attenuatis,
secundum porum supraocularem attingentibus, antennis filiformibus,
basim pronoti distincte superantibus, articulis non moniliformibus, 4° et
sequentibus moniliformibus.
Pronotum subrectangulare, perparum convexum; long. 1,1; lat. 1,4
mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, postice leviter constrictis
et ante basim sinuatis, angulis anticis parum prominentibus, posticis rectis,
apice dente parvo instructo: sulcis basalibus amplis et profundis, dimi-
diam pronoti longitudinem attingentibus, mediocriter curvatis et antice
distincte convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro seti- -
gero nullo instructo; basi lata, recta, latera versus leviter obliqua; disco
- parum convexo, linea media sat profunda, crenulata, elongata, sed mar-
ginem anticum non attingente: superficie mediocriter levi, basi tota, inter
sulcos basales et marginem lateralem, in sulcis basalibus et prope mar-
ginem lateralem punctis sat profundis et distinctis notata.
Elytra ovata, mediocriter convexa; long. 3,1, lat. 2,3 mm.; late-
ribus sat fortiter rotundatis, humeris obtuse dentatis; margine basali
integro; striis superficialibus, leviter sed crebre punctatis, tertia poro ad
basim instructa, interstitiis planis; apice sat acuminato.
Subtus pro-, meso- et meta-episternis, metasterno et sternitibus ad
latera fortiter et crebre punctatis, prosterno sulcato, processu ad apicem
26 S. L. STRANEO
sat fortiter impresso, sternitibus ad basim non sulcatis, sed leviter de-
pressis et crenulatis: sternite anali foeminae punctis binis utrinque
instructo. ;
Pedes parum elongati, tibiis anticis spinulam singulam aut nullam,
praeter apicalem, ferentibus, tarsis anticis articulis primis non instar
dentis prominentibus.
Habitat: India, Nagpur (E. A. D’ Abreu).
Typus in coll. Andrewes.
La presente descrizione è stata fatta sul tipo: ho veduto anche due
cotipi.
Questa specie è estremamente distinta da tutte le altre che io
conosco. Non è improbabile che, in seguito a studio comparativo di tutti
i Caelostomini, compresi quelli africani, il subg. Rubicaelus debba essere
elevato a genere.
Subg. Stomonaxellus Tschit.
Horae Soc. Ent. Ross. XXXV, 1901, p. 51.
Il carattere fondamentale indicato da Tschitscherine per il gen.
Stomonaxellus è la forma delle antenne, che non hanno gli articoli moni-
liformi1 però non credo che detto carattere possa essere considerato
generico, almeno allo stato attuale della nostra conoscenza dei
Caelostomini.
Caelostomus filicornis Tschit.
Horae Soc. Ent. Ross. XXXV, 1901, p. 52.
Colore brunneo-piceo, sat nitidus, antennis, palpis pedibusque rufo-
. ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,6 mm.
Caput normale, oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis
frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus et latis, punctatis, parum:
sinuatis et mediocriter divergentibus, extus nitide limitatis plica angulo
vivo; inter sulcos frontales et! carinam ocularem leve, nec rugosum;
antennis filiformibus (articulis non moniliformibus), sat longis, basim pro-
noti distincte superantibus: articulis quarto et sequentibus pubescentibus;
frontis impressione inter oculos parva, sed distincta. i
Pronotum subrectangulare, modice convexum; long. 1,1; max. lat. 1,7
mm.; lateribus parum rotundatis, ante arigulos posticos subsinuatis;
angulis anticis sat notatis, nec prominentibus, posticis parum obtusis, fere
rectis, apice denticulo acuto instructis; sulcis basalibus sat longis, parum
CAELOSTOMUS ORIENTALI 27
curvatis et convergentibus, canaliculo laterali latiusculo, etiam prope
angulos posticos, seta nulla in medio instructo: basi recta, disco perparum
convexo, linea media sat fortiter impressa et longa.
Elytra ovalia, long. 3,4, lat. 2,6 mm.; postice convexiuscula, ma-
xima convexitate ad 2/3 longitudinis; maxima latitudine in medio; late-
ribus ante humeros valde rotundatis, humeris omnino rotundatis, sine
vestigio denticuli; margine basali usque ad 3.2” striam integro, striis
sat profundis et fine crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa,
interstitiis modice convexis, apice breviter et obtuse rotundato.
Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis,
prosterno obtuso, parum sulcato, processu ad apicem impressione irre-
gulari instructo; metepisternis longis, nitidis, non rugosis, sat crebre
punctatis, metasterno fortiter punctato; sternitibus sulcatis, ad basim
leviter crenulatis, et ad latera fortiter punctatis: sternite anali maris
puncto singulo, foeminae binis utrinque instructo. Pedes sat longi subti-
lesque, tibiis anticis extus spinulam singulam parvam praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis (fig. 20), nec intus
instar dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
Habitat: Nagpur (D’ Abreu) (Nagpur Mus.): Nagpur (Deutsch. Ent.
Institut): Barkida, Chilka Lake, Madras Pres. (Indian Mus. Calcutta).
subsp. brunneus nov. (fig. 30).
A forma typica differt statura parum maiore, colore clariore, saepe
brunneo rufescente, sulcis frontalibus levibus, non punctatis, minus diver-
gentibus et minus sinuatis, sternitibus ad latera minus punctatis.
Habitat: Brit. India: Maissour, Manganali.
Holotypus in coll. Oberthiir, allotypus in coll. Straneo.
subsp. simillimus nov.
A forma typica differt statura parum minore, sulcis frontalibus magis
rugosis, extus plica magis rotundata limitatis; capite, inter sulcos fron-
tales et carinam ocularem valde rugoso; lateribus pronoti antice minus
rotundatis, canaliculo laterali parum angustiore, praecipue ad basim.
Habitat: Brit. India: Chakata Range: Haldwani U. P. (S. N. Chat-
terjee) 2 es.: Sappal, Palghat, Madras (I. C. M. Gardner) 1 es. (For. Res.
Institut Dehra Dun).
28 S. L. STRANEO
Holotypus in British Museo, allotypus in coll. Straneo, paratypus in
coll. Andrewes.
In un primo tempo avevo ritenuto queste due sottospecie come spe-
cie distinte: ma ho poi notato un esemplare di Dehra Dun U.P. (I. C. M.
Gardner) (For. Res. Inst. Dehra Dun) che risultava intermedio tra il
brunneus ed il filicornis, avendo la punteggiatura del capo appena lieve-
mente distinta. Ritengo perciò, finchè non potrò vedere materiale molto
abbondante, di non poter considerare le forme descritte che come sotto-
specie del filicornis Tschit.
Caelostomus ceylanensis n. sp. (fig. 31).
Colore brunneo rufescente, subtus, antennis palpis pedibusque cla-
rioribus. Long. 5,3, lat. 2,4 mm.
Caput normale, ‘oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis
frontalibus antice non duplicatis, mediocriter impressis, sat sinuatis, bre-
vibus, rugosis, punctis paucis instructis: antennis filiformibus, basim pro-
noti parum superantibus; articulo 4° et sequentibus pubescentibus: fron-
tali impressione inter oculos parum profunda, sed distincta.
Pronotum angustum, subrectangulare; long. 1,2, lat. 1,5 mm.; late-
ribus perparum rotundatis, non prominentibus; posticis rectis, apice den-
ticulo instructo: sulcis basalibus profundis, mediocriter curvatis et con-
vergentibus; canaliculo laterali lato, poro setigero nullo in medio) in-
structo; basi recta, linea media sat fortiter impressa et longa.
Elytra ovalia, sat parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm., convexiuscula,
iateribus ante humeros sat rotundatis, humeris distincte notatis, margine
basali levi, usque ad 3™ striam integro; striis sat profundis, fortiter cre-
nulatis, 3° poro conspicuo basali instructa, interstitiis modice convexis,
apice breviter et obtuse rotundato.
Subtus proepisternis punctis paucis ad suturam instructis, prosterno
mediocriter sulcato, processu postice obtuso, impressione sat parva ad
apicem instructo; metepisternis longis, punctis conspicuis fortiter notatis;
metasterno valde et crebre punctato; sternitibus sulcatis, ad basim cre-
nulatis, ad latera fortiter punctatis; sternite anali maris puncto setigero
singulo, foeminae punctis setigeris binis utrinque instructo.
Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis extus spinulam parvam
singulam, praeter apicalem, ferentibus; tarsis anticis maris perparum
dilatatis, articulis primis intus instar dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 29
Habitat: Ceylon; Vavuniya: Aruradhapura (W. Horn) 2 es.:
Hiwaite: Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; para-
typi in coll. Oberthiir, in Oxford Mus. et in Deutsche Entom. Instit.
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fn .— SS
Ee
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31 Caelostomus ceylanensis n. sp. - 32 C. convexior Jord. - 33 C. Novae-Guineae n. sp.
Specie vicina alla precedente, ma da essa ben distinta per la mag-
giore strettezza, in confronto alla lunghezza: particolarmente il pronoto
è più stretto: inoltre le elitre sono un po’ più paraileie ed allungate, le
strie più fortemente crenulate.
La lunghezza dei singoli esemplari varia da 4,9 a 5,7 mm.
Subg. Caelostomus s. str.
Antennarum articulis 6-10 semper plus minusve moniliformibus (fig.
11). Elytrorum striis profundis, plus minusve crenulatis.
Caelostomus convexior Jord. (fig. 32).
Novit. Zoolog. Vol. I (1894), -p. 109.
8 : Colore nigro, sat nitidus, antennis, palpis pedibusque rufis. Long.
5,9, lat. 2,9 mm.
Caput parvulum, oculis sat parvis, modice convexis, temporibus 1/3
longitudinis oculi attingentibus, sulcis frontalibus sat brevibus, antice for-
30 S. L. STRANEO
titer duplicatis, divergentibus, parum’ sinuatis, non punctatis: antennis
robustis, brevibus, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequen-
tibus pubescentibus, 5-10 moniliformibus: frontali impressione inter
oculos nulla.
Pronotum parum convexum, long. 1,4, lat. 2 mm.: lateribus regula-
riter rotundatis, ante angulos posticos brevissime reflexis: angulis anticis
rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulo instructo:
sulcis basalibus latis et longis, dimidiam pronoti longitudinem distincte
superantibus, fortiter curvatis et convergentibus: canaliculo laterali
latissimo, poro setigero nullo in medio instructo: basi sat fortiter obliqua
latera versus; disco modice convexo; impressione, media longitudinali
sat lata, in medio dilatata.
Elytra brevia et valde convexa, ovata et globulosa, long. 3,2,
lat. 2,9 mm.: maxima latitudine in media longitudine, humeris valde
obtusis, sea distincte notatis; margine basali integro, striis profundis,
sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
mediocriter convexis, apice gradatim rotundato.
Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis;
prosterno fortiter sulcato, processu obtuso, impressione parva ad apicem
notato, metepisternis brevibus, extus perparum longioribus quam aritice,
punctis paucis et conspicuis instructis, metasterno levi, mon punctato,
sternitibus ultimis fortiter ad basim suicatis et crenulatis, ad latera punctis
crebris instructis; sternite anali puncto setigero singulo, sat parvo, notate.
Pedes sat breves, tibiis anticis 1-2 spinulas praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis parum dilatatis, articulis primis intus instar dentis
prominentibus.
Microsculptura magis irreguiaris quam in speciebus normalibus.
La presente descrizione è fatta sull’ esemplare tipico, della coll.
Rothschild, ora in coll. Oberthiir, etichettato di mano di Jordan: « Sto-
monaxus convexior. Type! Jordan Sumbawa ». Esso è un 34, in perfetto
stato di conservazione.
La ® è notevolmente differente come proporzioni, e, considerata
separatamente, potrebbe dare l’ impressione di una specie molto affine,
ma diversa (fig. 34).
92: Long. 7, lat. 3,1 mm.. Pronotum long. 1,7; lat. 2,1 mm., late-
ribus longius sinuatis ante angulos posticos; elytra long. 3,9; lat. 3,1
mm., longiora, minus ovata et convexa, sternitibus ultimis minus
CAELOSTOMUS. ORIENTALI 31
fortiter punctatis, sternite anali tantum poro seitigero
singulo utrinque notato.
Habitat: Sambawa (senz’ altra indicazione) (typus! 4); Sambawa,
Arnhosa; Sambawa: B. Haroe Hassa [1 ¢ e 4 ®, in coll. Andrewes e
Straneo (leg. Doherty)].
Schema comparativo del contorno del ¢ e della 9 del Caelostomus convexior jord.
REINA RA GAI” é (typus!) © a pari ingrandimento.
Questa specie è assai rimarchevole per la differenza di proporzioni
tra 3 e 9, per la forma del solco mediano longitudinale del pronoto che,
nel mezzo del disco, si allarga notevolmente, e per la presenza di un
solo poro setigero ad ambo i lati dello sternite anale della 9, carattere
che è molto raro nei Caelostomus orientali verificandosi solo nel
gibbus Andr., e che si riscontra anche nell’ Oxyglychus laeviventris Bat.
(V. pag. 16). Inoltre è l’ unica specie crientale del genere che abbia gli
episterni corti.
Caelostomus Oberthiri n. sp.
Colore nigro sat nitido, non iridescente, antennis, palpis pedibusque
obscure-rufis. Long. 5,6; lat. 2,6 mm.
Caput normale, profunde sculpium; oculis valde convexis, tempo-
ribus fere nullis, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis, longis, pro-
IAT INTATTO al ARENA POI
32 S. L. STRANEO
fundis, valde divergentibus, post ocuios productis, non rugosis, non
punctatis: antennis longis, basim pronoti parum superantibus, articulis
4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; frontis
impressione inter oculos nulla.
Pronotum convexum, long. 1,4; lat. 1,9 mm.; lateribus rotundatis
usque ad angulos posticos; angulis anticis obtuse rotundatis, non promi-
nentibus; posticis obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus profun-
dis, longis, parum dimidiam pronoti longitudinem superantibus, antice sat
convergentibus; canaliculo laterali mediocri, poro setigero nullo in medio
instructo; basi parum obliqua, disco modice convexo, linea media ionga
et profunda.
Elytra brevia, valde convexa, long. 3,3, lat. 2,6 mm.; lateribus
sat parallelis usque ad dimidiam longitudinem, postea gradatim con-
strictis; maxima latitudine prope humeros; humeris rotundatis; margine
basali tantum ex humero ad 5%" striam praesente, striis sat profundis,
sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter-
Stitiis fortiter convexis; apice valde regulariter rotundato.
Subtus proepisternis levibus, 2-3 punctis ad suturam instructis, pro-
sterno fortiter sulcato, processu obtuso, ad apicem impressione parva sed
profunda notato; metepisternis longis, levibus, impunctatis, metasterno
levi non punctato, sternitibus ad basim sulcatis et leviter crenulatis,
ad latera punctis paucis et levibus instructis; sternite anali maris puncto
singulo, foeminae punctis setigeris binis utrinque notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulis nullis, praeter apicalem, in-
structis, tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, fortior in capite, levis in elytris.
Habitat: Sumatra - Palembang 2 es.; Boekit Gabah 1 es.
Holotypus in coll. Straneo, allotypus in coll. Oberthiir, paratypus in
Mus. Amsterdam.
Questa specie, che si accosta per la forma generale solo alla se-
guente, è nettamente distinta da tutte le altre orientali per l’ orlo ome-
rale delle elitre interrotto alla base della 5% stria, mentre in tutte le
altre specie è prolungato almeno fino alla 3* stria.
Caelostomus enganensis n. sp.
Colore nigro leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 5,3; lat. 2,5 mm.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 33
Caput parvulum, sat profunde sculptum; oculis mediocriter convexis,
temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis, antice duplicatis,
longis, divergentibus, modice sinuatis, non punctatis; antennis sat subti-
libus, articulis 5°-10° moniliformibus, sat brevibus, basim pronoti non
attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus: frontis impres-
sione inter oculos nulla.
Pronotum convexum, fere globosum; long. 1,4; lat. 2 mm.; lateribus
fortiter rotundatis, ante angulos posticos fortiter subsinuatis; angulis an-
ticis obtusis, rotundatis; posticis fere rectis, apice dentato; sulcis basa-
libus sat longis, dimidiam longitudinem pronoti fere attingentibus,
parum convergentibus et curvatis: canaliculo laterali sat lato, praecipue
postice, in medio poro setigero nullo instructo: basi fortiter obliqua la-
tera versus, disco valde convexo; linea media longa, sat lata et impressa.
marginem anticum fere attingente.
Elytra brevia, ovata, valde convexa et globulosa, long. 3, lat.
2,5 mm.; lateribus rotundatis, maxima latitudine in media longitudine,
humeris rotundatis et leviter prominentibus; margine basali usque ad
basim 22° striae integro, striis profundissimis, mediocriter crenulatis, ter-
tia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexissimis; apice
obtuse et breviter rotundato.
Subtus proepisternis levibus, punctis paucis ad suturam instructis;
prosterno fortiter sulcato, processu obtuso, cum vestigio impressionis ad
apicem; metepisternis longis, rugosis, punctis magnis et profundis in-
structis, metasterno non punctato, sternitibus fortiter ad basim sulcatis
et crenulatis, ad latera rugis et punctis crebris et profundis instructis:
sternite anali maris puncto setigero singulo valde conspicuo, quasi fovea
notato.
Pedes sat breves, tibiis anticis spinula finissima singula, praeter api-
calem, instructis, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis 1-3
intus instar dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, subtilissima.
Habitat: Engano: Kifa-juk (Modigliani).
Holotypus et unicum specimen in Mus. Civico, Genova.
Specie ben distinta per la forma globosa e tozza delle elitre, per la
convessità fortissima delle interstrie. La specie più vicina all’ enganensis
è il rotundatus, che però è meno convesso, ha l’ orlo omerale incom-
pleto, le interstrie meno convesse, etc.
34 S. L. STRANEO
Caelostomus peninsularis n. sp..
Colore brunneo-piceo obscuro, antennis, palpis pedibusque ferrugi-
neis. Long. 5,6; lat. 2,7 mm.
Caput latum et breve, valde inclusum in pronoto, long. 1,1 mm.
(usque ad extremitatem mandibularum), max. lat. inter oculos 1,3 mm.;
oculis fortiter convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus sat longis,
divergentibus, parum sinuatis, fortiter impressis etiam ex interno latere,
et fortiter crenulatis, antennis sat longis, basim pronoti attingentibus,
articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus:
frontali impressione inter oculos distincta.
Pronotum latum et convexum, long. 1,3, lat. 2 mm., lateribus valde
et regulariter rotundatis, ante angulos posticos non sinuatis nec subsi-
nuatis: angulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis
valde obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus mediocriter elongatis,
dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, sat latis et curvatis,
canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo; basi
perparum obliqua latera versus; disco convexo, linea media subtili et
longa, fere marginem anticum attingente.
Elytra brevia et lata, ovata et sat convexa: long. 3,4, lat. 2,7
mm., lateribus valde et regulariter rotundatis, humeris obtusis sed sat
distincte notatis, margine basali integro, usque ad tertiam striam fortiore;
striis profundis, fine sed crebre crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim
instructa, interstitiis modice convexis, apice sat breviter rotundato.
Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam; prosterno
sulcato, processu obtuso, ad apicem marginato; metepisternis longis, cre-
bre et fortiter punctatis, metasterno in angulis posticis exterioribus fortiter
punctato; sternitibus ad basim fortiter sulcatis et ad latera crebre pun-
ctatis, sulcis fortissime crenulatis; sternite anali maris puncto singulo,
foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat breves, tibiis anticis spinulam singulam subtilem, praeter
apicalem, ferentibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, intus fortiter
instar dentis prominentibus. Microsculptura regularis, sat fortiter impressa.
Habitat: Assam; Sudija (Doherty) 1 es. 4: Patkai M.ns (Doherty)
Tess Lo
Holotypus in Fry coll. in British Mus.; allotypus in coll. Straneo.
I caratteri fondamentali (mancanza di poro setigero nella parte me-
diana dell’ orlo laterale del pronoto, metasterno punteggiato, sterniti sol-
cati, capo molto largo e corto, pronoto ed elitre fortemente allargati)
CAELOSTOMUS ORIENTALI 35
distinguono facilmente questa specie. Inoltre i solchi frontali sono più
incisi che nelle altre specie e sono, anche dal lato interno, limitati da
uno spigolo ben distinto.
Caelostomus inermis Bates
Ann. Mus. Civ. Genova, XXXII, 1892, p. 352 — rectangulus Bates
ibid., (2), VII, 1889, p. 106.
Colore nigro-piceo non iridescente, saepe parum nitido; antennis
palpis pedibusque, saepe etiam margine antico pronoti ferrugineis. Long.
Bos lene Aas) Wate,
Caput mediocre, prope tam latum quam longum; oculis modice con-
vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice brevissime dupli-
catis, modice sinuatis, profundis, rugosis, sat longis et divergentibus,
plus minusve punctatis; antennis sat longis, basim pronoti superan-
tibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili-
formibus: frontis impressione inter oculos levi.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm., lateribus fortiter
rotundatis, ante angulos anticos non sinuatis, sed recte convergentibus,
angulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis obtusis,
apice denticulo instructo: sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimi-
diam longitudinem pronoti non attingentibus, sat curvatis et convergen-
tibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo
basi sat obligua latera versus, disco convexo, linea media sat profunda
et mediocriter elongata.
Elytra sat brevia et ovalia, mediocriter convexa; long. 3,1, lat. 2,5
mm.; lateribus sat regulariter rotundatis, humeris rotundatis apice
non dentato, margine basali integro, striis profundis, crebre sed fine
crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstiis convexis,
apice regulariter rotundato.
Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam, prosterno
modice sulcato, processu obtuso, ad apicem impresso; metepisternis
longis, crebre et fortiter punctatis; metasterno in angulis posticis exte-
rioribus fortiter puncato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis et
ad latera punctis crebris notatis, sternite anali maris puncto singulo,
foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat breves, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem fe-
rentibus; tarsis anticis maris parum dilatatis et parum intus instar dentis
prominentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
36 S. L. STRANEO
Habitat: Birmania: Teinzò 3 es. typi (leg. Fea); Bhamò (leg. Fea);
Schwegoo Myo 1 es. (leg. Fea); Khasia Hills (in coll. Oberthiir); Kalim-
pong, Darjiling distr., Himalaya (F. H. Gravelg.); Kanarichina, Almora
(leg. Parker).
La presente descrizione è basata sul tipo di Teinzò, es. 9 del Museo
Civico di Genova: i due paratipi della stessa località appartengono alla
coll. Oberthiir ed alla coll. Andrewes.
In nessuno degli esemplari tipici mancano completamente le spi-
nule delle tibie anteriori, come invece ha asserito Bates nella descri-
zione originale.
L’ inermis Bates è molto simile al peninsularis Straneo; ne diffe-
risce però per la forma non così tozza ed allargata e sopratutto per il
capo che è così largo tra gli occhi che lungo e non più largo che lungo;
inoltre la statura è un po’ minore, la base del pronoto verso i lati è meno
obliqua, i solchi frontali sono meno fortemente incisi.
Caelostomus pusillus n. sp.
Colore brunneo-piceo, modice nitidus, antennis, palpis, pedibusque
rufo-obscuris. Long. 5; lat. 2,3 mm.
Caput normale, sat longum, modice sculptum, oculis parvis, modice
convexis, temporibus brevibus, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis,
mediocriter profundis et rugosis, longis, post oculos productis, valde
divergentibus; antennis sat longis subtilibusque, articulis 4° et sequen-
tibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; impressione frontali
inter oculos nulla.
Pronotum sat convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm., lateribus sat for-
titer rotundatis, ante angulos posticos non sinuatis nec subsinuatis; an-
gulis anticis rotundatis, non prominentibus; posticis obtusis, apice den-
te parvo instructo; sulcis basalibus mediocriter elongatis, dimidiam lon-
gitudinem pronoti fere attingentibus, modice curvatis et convergentibus;
canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi
sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media fortiter impressa.
Elytra, praecipue apicem versus, valde convexa, ovata, long. 2,9;
lat. 2,3 mm.; maxima latitudine post dimidiam longitudinem, humeris
sat notatis, denticulo parvo instructis, margine basali integro, striis pro-
fundis, sat fortiter crenulatis, 3° poro conspicuo ad basim instructa, inter-
stitiis modice convexis, apice sat acute rotundato.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 37
Subtus proepisternis valde punctatis, etiam extra suturam, prosterno
antice parum, postice non sulcato, processu ad apicem depresso et im-
pressione instructo:; metepisternis longis, sat fortiter punctatis; meta-
sterno in angulis posticis exterioribus punctato, sternitibus ad basim non
sulcatis, sed tantum plus minusve depressis, ad latera plus minusve
punctatis; sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat breves, tibiis anticis tantum spinulam apicalem ferentibus,
tarsis anticis foeminae articulis primis intus valde instar dentis promi-
nentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
Habitat: S. E. Borneo: Martapura (Doherty) 1 es. 9; Sarawak:
M. Matang (E. Byrant) 1 es. ®. Holotypus in British Museo (Sharp
Coll.); allotypus in coll. Andrewes.
L’esemplare di Sarawak non differisce dal tipo che per i solchi
frontali poco profondamente impressi.
E’ la sola specie senza poro nella parte centrale dell’ orlo laterale
del pronoto, con metasterni punteggiati, solchi frontali lunghi e sterniti
non distintamente solcati.
Caelostomus gibbus Andr.
Zool. Mededeel. ’S Rijks Mus. Leiden, XIV, 1931, p. 66.
Colore nigro nitido, non distincte aut levissime iridescente, antennis,
palpis pedibusque rufis. Long. 7, lat. 3,1 mm.
Caput mediocre, fortiter sculptum; oculis parum amplis, fortiter
convexis, temporibus fere nullis, sutura clypeali fortissima, sulcis fron-
talibus profundis, antice duplicatis, divergentibus, longis, usque ad secun-
dum porum supraocularem productis, antennis sat longis, articulis
4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, impressione fron-
tali inter oculos fere nulla (fig. 24).
Pronotum convexum, fortiter antice et postice constrictum, long. 1,5;
lat. 2,3 mm.; lateribus fortissime et non regulariter rotundatis, post me-
dium parum, sed distincte reflexis, ante apicem non sinuatis; angulis an-
ticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato;
sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, curvatis et
fortiter convergentibus, canaliculo laterali in medio et postice dilatato,
poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua latera versus, inter
sulcos basales leviter depressa, disco fortiter convexo, linea media lata
et fortiter impressa, antice parum abbreviata.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 3
38 S. L. STRANEO
Elytra valde convexa, subparallela, declivio apicali abrupto, long.
4,3, lat. 3,1 mm., humeris rotundatis, margine basali usque ad 32%
striam praesente, striis profunde impressis, leviter crenulatis, 3% poro
conspicuo ad basim instructa, interstitiis fortiter convexis, apice sat regu-
lariter rotundato.
Subtus, proepisternis non punctatis, prosterno sulcato, processu ad
apicem impresso; metepisternis longis, non punctatis; metasterno levi,
sternitibus ultimis ad basim sulcatis et sat fortiter crenulatis, ad latera
non punctatis; sternite anali maris et foeminae puncto singulo lato, fere
fossula, utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus: tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis intus non instar dentis
prominentibus, id est fere symmetricis (fig. 18); foeminae intus distincte
prominentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
Habitat: Sumatra: Wai Lima; Lamponga (Karny) 1 es. 9 (Typus,
in coll. Andrewes): Palembang 1 es. & (in coll. Straneo).
Specie molto caratteristica sopratutto per le forti sculture del
capo, per la forma del pronoto che ha i lati fortemente arrotondati e
ristretti anteriormente e posteriormente, colla doccia allargata nella parte
centrale; per la parte inferiore liscia, ecc.
Molto caratteristica è anche la presenza di un solo poro, molto
grosso, ad ambo i lati dello sternite anale della 9. Tale carattere si
riscontra solo nel Caelostomus convexior Jord. e nell’ Oxyglychus laevi-
ventris Bates.
Caelostomus malayanus n. sp.
Colore nigro nitido, non distincte iridescente, antennis, palpis pedi-
busque rufis: long. 7,5, lat. 3,4 mm.
Caput mediocriter latum, fortissime sculptum: oculis magnis, valde
convexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus profundis, antice du-
plicatis, longis, ultra 2% porum setigerum supraocularem productis,
sutura clypeali fortissima, antennis sat longis, articulis 4° et sequen-
tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, impressione frontali inter
oculos conspicua.
Pronotum convexum, fortiter antice et postice constrictum, long.
1,7, max. lat. 2,4, lateribus antice fortiter rotundatis, post medium distincte
CAELOSTOMUS ORIENTALI 39
reflexis, ante angulos posticos leviter sinuatis; angulis anticis rotundatis,
non prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato; sulcis ba-
salibus dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, curvatis et fortiter
convergentibus, canaliculo laterali sat lato, in medio et postice parum
dilatato, poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua latera versus,
inter sulcos basales parum depressa, disco fortiter convexo, linea media
lata et fortiter impressa, marginem anteriorem fere attingente.
Elytra valde convexa, subparallela, declivio apicali sat abrupto;
long. 4,3, lat. 3,4 mm., humeris rotundatis, margine basali usque ad ter-
tiam striam distincto, striis profunde impressis et fortiter crenulatis, cre-
nulatione rada et grossa, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
fortiter convexis, apice sat regulariter rotundato.
Subtus episternis pronoti levibus; prosterno fortiter sulcato, processu
ad apicem impresso; metepisternis longis, levibus, non punctatis, postice
rugosis; metasterno levi, sternitibus ultimis ad basim sulcatis, sed non
crenulatis, ad latera irregulariter impressis, sed non distincte punctatis:
sternite anali maris puncto singulo lato, quasi fovea,utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris valde dilatatis, articulis intus non instar
dentis prominentibus, id est fere symmetricis.
Microsculptura regularis, mediocriter incisa.
Habitat: Malay: Kedah Nr. Jiira. - Catchment Area (H. M. Pen-
dlebury) 1 solo es. del F. M. S. Museum, che viene depositato nel Bri-
tish Museum.
Specie molto vicina a gibbus Andr.. Ne differisce per: occhi più
ampi e convessi; sculture del capo ancora più forti; solchi frontali più
lunghi; orlo laterale del pronoto in mezzo arrotondato con curva abba-
Stanza regolare (nel gibbus arrotondato con curva più irregolare, quasi
angolosa); strie molto più fortemente punteggiate; sterniti non crenulati,
ecc.
_ Potrà forse, in seguito ad esame di più ampio materiale, essere con-
siderata sottospecie del gibbus Andr.
Caelostomus ovalipennis n. sp.
Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufo-obscuris. Long. 6,6; lat. 2,8 mm.
Caput sat robustum, sat profunde sculptum; oculis fortiter convexis,
tempcribus fere nullis, sulcis frontalibus antice valde duplicatis, elon-
40 S. L. STRANEO
gatis, sinuatis et divergentibus; antennis sat longis, articulis 4° et sequen-.
tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus: impressione frontali inter
oculos distincta.
Pronotum convexum, cordatum, postice fortiter constrictum, long.
1,4, lat. 1,9 mm., lateribus antice fortissime rotundatis, ante angulos
posticos plus minusve subsinuatis: angulis anticis rotundatis, non pro-
minentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat
fortiter curvatis et convergentibus, canaliculo laterali angusto, in medio
poro setigero nullo instructo; basi parum obliqua latera versus; disco sat
convexo, linea media mediocriter profunda et elongata.
Elytra ovalia, vaide convexa, praecipue ad apicem; long. 4, lat. 2,8
mm., lateribus valde rotundatis, maxima latitudine in dimidia longitu-
dine; humeris sat notatis; margine basali usque ad 3*% striam praesente;
striis profundissimis, fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa,
interstitiis convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepistenis ad suturam parum, sed fortiter punctatis; pro-
sterno sulcato, processu ad apicem obtuso, cum vestigio impressionis:
metepisternis longis, postice rugosis, antice levibus, non punctatis; meta-
sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis,
ad latera rugosis et punctis paucis, sed conspicuis instructis; sternite
anali maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis binis utrinque
notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus
instar dentis vaide prominentibus.
Microsculptura regularis, sat fortiter impressa.
Habitat: Perak (W. Doherty) 3 es.
Holotypus in British Museo (Fry Coll.); allotypus in coll. Straneo;
paratypus in coll. Oberthiir.
Questa specie è molto caratteristica e distinta, tra quelle ad essa più
vicine, per i caratteri: pronoto cordiforme, posteriormente molto ristretto
in confronto alle altre specie vicine; elitre ovali, molto convesse, spe-
cialmente verso I’ apice.
Caelostomus perakianus n. sp.
Colore nigro, mediocriter nitido, non iridescente, antennis, palpis
pedibusque rufo-obscuris. Long. 6,6, lat. 2,9 mm.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 41
Capu: mediocre, fortiter sculptum, oculis sat convexis, temporibus
nullis, sulcis frontalibus antice parum duplicatis, longis, profundis, rugosis,
valde divergentibus, parum sinuatis; antennis sat longis, articulis 4° et
sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum mediocriter convexum, subrectangulare, long. 1,5; lat. 2,1
mm.; lateribus antice modice rotundatis, postice modice constrictis, rectis,
non subsinuatis: angulis anticis rotundatis, obtusis, non prominentibus,
posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus mediocriter elongatis,
dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, convergentibus et cur-
vatis: canaliculo laterali sat lato, poro nullo in medio instructo: basi
parum obliqua latera versus, disco parum. convexo, linea media profunda
et sat elongata.
Elytra subparallela, sat convexa, long. 3,8, lat. 2,9 mm.; late-
ribus usque post dimidiam longitudinem parallelis, humeris sat notatis,
apice rotundato; margine basali usque ad tertiam striam praesente; striis
profundis, sat fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, inter-
stitiis convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; prosterno medio-
criter sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, rugosis,
punctis conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato; sternitibus
ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera modice punctatis: ster-
nite anali foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem
ferentibus.
Microsculptura regularis: in capite fortiter, in pronoto et elytris
mediocriter impressa.
Habitat: Perak (Doherty), 1 es. 9
Holotypus et unicum specimen in British Museo (Fry coll.).
Molto distinto dalla specie precedente per la forma del pronoto e
delle elitre.
Caelostomus punctatissimus n. sp.
Colore nigro valde nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long.
5,2; lat. 2,4 mm.
Caput normale, fortiter et profunde sculptum, sat elongatum; oculis
mediocriter convexis, temporibus fere nullis; sulcis frontalibus profundis,
longis, antice duplicatis, parum sinuatis, valde divergentibus: antennis
42 S. L. STRANEO
sat robustis, vix basim pronoti attingentibus, articulo 4° et sequentibus
pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus; impressione frontali inter
oculos nulla.
Pronotum convexiusculum, postice parum depressum, long. 1,1, lat.
1,7 mm.; lateribus fortiter rotundatis usque ad 2/3 longitudinis, postea
recte convergentibus, non sinuatis; angulis posticis obtusis, apice dente
parvo instructo; sulcis basalibus fortiter curvatis, dimidiam pronoti lon-
gitudinem fere attingentibus, canaliculo laterali sat lato, poro setigero
nullo in medio instructo; basi sat obliqua latera versus, disco convexo,
linea media lata et profunda, sat elongata.
Elytra modice convexa, lata et sat parallela, long. 3,1, lat. 2,4
mm.; humeris valde prominentibus, rotundatis, margine basali usque ad
3% striam distincto, striis profunde impressis et fortissime crenulatis,
3* poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis fortiter convexis; apice
sat obtuse rotundato.
Subtus episternis pronoti levibus, punctis impressis apud suturam
instructis; prosterno fortiter sulcato, processu ad apicem impresso; mete-
pisternis longis, sat fortiter punctatis; metasterno levi, non punctato;
sternitibus ultimis ad basim fortiter sulcatis et leviter crenulatis, ad la-
tera sat modice punctatis; sternite anali maris puncto setigero singulo
utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam apicalem tantum ferentibus,
tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus non instar dentis
prominentibus.
Microsculptura regularis, sat levis.
Habitat: Perak (Doherty); Pahang, Kuala Tahan; Penang; Singa-
pore (Raffray).
Holotypus in British Museo (Fry coll.); allotypus in coll. Straneo;
paratypus in coll. Oberthiir et in F. M. S. Museo.
La profondita e la crenulazione delle strie e gli omeri prominenti
distinguono questa specie dalle altre con solchi frontali iunghi, prive di
poro setigero nella parte mediana dell’ orlo laterale del pronoto.
Caelostomus sarawakianus n. sp.
Colore nigro piceo, antennis, palpis pedibusque rufis, plus minusve
obscuris. Long. 5,2, ait. 2,3 mm.
Caput sat robustum, sat leviter sculptum, oculis sat convexis, tem-
poribus brevibus, sulcis frontalibus non profundis, sed longis et fortiter
CAELOSTOMUS ORIENTALI 43
divergentibus, antice distincte duplicatis, antennis sat brevibus, articulis
5°-10° moniliformibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus; impres-
sione frontali inter oculos nulla.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus antice for-
titer rotundatis, postice, ante angulos postices, distincte sinvatis, angulis
anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis vel parum
obtusis, apice minute dentato: sulcis basalibus fere dimidiam pronoti lon-
gitudinem attingentibus, perparum curvatis, fere non convergentibus;
canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi
parum obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media sat fortiter
impressa et longa, fere marginem anticum attingente.
Elytra parallela, sat convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm., humeris rotun-
datis, sed satis distincte notatis, margine basali integro, striis profunde
impressis et crenulatis, 3% poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis parum punctatis in sutura; prosterno fortiter
sulcato usque ad apicem; metepisternis longis, punctis paucis, sed pro-
fundis instructis; metasterno levi; sternitibus ultimis ad basim fortiter
sulcatis et modice crenulatis, ad latera sat fortiter punctatis: sternite
anali maris puncto crasso singulo, foeminae punctis binis utrinque
instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, subtilissime impressa.
Habitat: Sarawak: Mt. Matang (G. E. Bryant) (2 es.); Quop (1 es.).
Holotypus et paratypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo.
Caelostomus convexidorsis n. sp.
Colore nigro-piceo, mediocriter nitido, non iridescente, antennis, pal-
pis pedibusque obscure-rufis. Long. 5,2, lat. 2,3 mm. Caput normale,
modice sculptum, oculis valde convexis, temporibus nullis, sulcis fronta-
libus mediocriter profundis, antice parum duplicatis, longis; antennis
robustis, vix basim pronoti superantibus, articulo 4° et sequentibus pube-
scentibus, articulis 5°-10° moniliformibus: impressione frontali inter
oculos nulla.
Pronotum modice convexum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; lateribus sat
fortiter rotundatis, ante angulos posticos distincte subsinuatis; angulis
44 S. L. STRANEO
anticis rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, apice den-
ticulato: sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem vix attingen-
tibus, curvatis et sat convergentibus, canaliculo laterali angusto, in medio
poro setigero nullo instructo, basi sat obliqua latera versus, disco modice
convexo, linea media postice fere nulla, in medio lata et profunda.
Elytra curta, convexa, parum globulosa, long. 2,9, lat. 2,3 mm.;
humeris obtusis sed satis distinctis, margine basali usque ad 3%" striam
distincto, striis sat profundis, antice marginem basalem non attingentibus,
sat crenulatis, 32 ad basim poro conspicuo instructa, interstitiis medio-
criter convexis, apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis perparum punctatis in sutura; prosterno parum
sulcato, processu ad apicem cum vestigio impressionis; episternis meta-
sterni longis, fortiter punctatis, metasterno levi, non punctato, ster-
nitibus ultimis ad basim depressis, non sulcatis et parum rugosis, ad
latera rugosis et punctatis: sternite anali maris puncto singulo utrinque
instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus non instar dentis
prominentibus.
Microsculptura sat fortiter impressa; in elytris parum latior quam
in caeteris speciebus.
Habitat: Sumatra, Batoe Pantjeh. 1 es.
Holotypus et unicum specimen in coll. Oberthiir.
Differisce dal sarawakianus per i solchi del pronoto più curvi e
convergenti, per le elitre molto più corte, per gli sterniti non fortemente
solcati.
Caelostomus Andrewesi n. sp.
Colore nigro nitido, parum iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufis. Long. 6,4, lat. 2,9 mm.
Caput normale, modice aut sat fortiter sculptum, oculis valde con-
vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus brevibus, fortiter sinuatis,
antice duplicatis, rugosis; antennis robustis, basim pronoti fere attingen-
tibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10°monilifor-
mibus, impressione frontali inter oculos nulla.
Pronotum amplum, convexum, long. 1,5, lat. 2,1 mm., lateribus
antice fortiter rotundatis, postice leviter subsinuatis, angulis anticis rotun-
datis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulato; sulcis basa-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 45
libus fere dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, rectis, parum con-
vergentibus; canaliculo laterali sat lato, poro nullo in medio instructo,
basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat fortiter im-
pressa et longa.
Elytra sat crassa, subparallela, long. 3,8, lat. 2,9 mm., humeris
sat prominentibus, rotundatis; margine basali usque ad basim 22° striae
valde notato, striis profundis, mediocriter crenulatis, 3% poro conspicuo
ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis; apice sat obtuse et
breviter rotundato.
Subtus proepisternis levibus, tantum in sutura punctatis; prosterno
fortiter sulcato, processu ad apicem profunde impresso; metepisternis
longis, levibus, non punctatis; metasterno levi, non punctato, ster-
nitibus ultimis ad basim leviter depressis, sat leviter sulcatis, ad latera
perparum et sparse punctatis; sternite anali foeminae poris setigeris
binis sat conspicuis utrinque notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas parvas praeter apica-
lem ferentibus.
Microsculptura regularis.
Habitat: Sumatra, Beschr. Bendor (Corporaal), 1 es.; Tebing-tinggi
1 es.
Holotypus in coli. Andrewes; allotypus in coll. Straneo.
Facilmente distinguibile per essere il più grande dei Caelostomus
s. str. senza setola nella metà dell’ orlo laterale del pronoto, con meta-
sterni lisci. e solchi frontali brevi.
Caelostomus parallelipennis n. sp.
Colore nigro-piceo mediocriter nitido, antennis, palpis pedibusoue
ferrugineis. Long. 4,9, lat. 2,1 mm.
Caput sat parvum, leviter sculptum: oculis modice convexis, tem-
poribus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus antice parum duplicatis,
parum profundis, non rugosis, modice sinuatis, brevibus; antennis sat
longis, basim pronoti parum superantibus, articulis 4° et sequentibus pu-
bescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus.
Pronotum mediocriter convexum, long. 1,1, lat. 1,5 mm., lateribus
parum rotundatis, ante angulos posticos sine vestigio sinuositatis, angulis
anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute den-
tato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, parum convergentibus;
canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero nullo instructo,
46 S. L. STRANEO
basi parum obliqua latera versus, disco parum convexo, linea media
antice abbreviata, ante apicem dilatata, ad basim evanescente.
Elytra valde convexa, longa, parallela, long. 2,9, lat. 2,1 mm.; hu-
meris sat notatis, margine basali usque ad basim 3° striae distincto,
striis profundis et fortiter crenulatis, tertia poro ad basim instructa, inter-
Stitiis valde convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis, prosterno sulcato,
processu ad apicem impressione parva sed profunda notato, metepisternis
parum punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim leviter sulcatis,
et punctatis, ad latera punctis raris instructis; sternite anali maris puncto
singulo utrinque notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas subtiles 1-2 praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis primis fortiter
intus instar dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, levis.
Habitat: Sumatra: Padang (Modigliani) 1 es. ¢. -
Holotypus et unicum specimen in Mus. Civ. Genova.
Il rapporto tra lunghezza totale e massima larghezza è superiore a
2,3: è la specie più allungata tra i piccoli Caelostomus s. str. privi di
poro setigero nella parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto.
Caelostomus Modiglianii n. sp.
Colore nigro, fortiter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo-
ferrugineis. Long. 4,9, lat. 2,1 mm,
Caput normale, oculis sat fortiter convexis, temporibus fere nullis,
sulcis frontalibus antice breviter duplicatis, brevibus, parum sinuatis, sat
fortiter divergentibus: antennis sat longis, basim pronoti parum superan-
tibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili-
formibus, frontis impressione inter oculos conspicua.
Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,6 mm.; lateribus regulariter
rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice denticulato; sulcis
basalibus sat brevibus, fere rectis, leviter convergentibus, canaliculo late-
rali angusto, in medio poro setigero nullo instructo, basi fortiter obliqua
latera versus, disco mediocriter convexo, linea media mediocriter
impressa.
Elytra sat brevia, subparallela, long. 2,9, lat. 2,4 mm., lateribus
parum rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris sat
CAELOSTOMUS ORIENTALI 47
notatis, margine basali integro, striis profundis et fortiter crenulatis,
tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis; apice
sat acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
sulcato, processu abrupte rotundato, ad apicem impressione mediocri
instructo, metepisternis punctis paucis sed conspicuis et profundis notatis,
metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim non sulcatis, levi-
bus, margine postico clariore, ad latera plerumque non punctatis, sed
impressionibus irregularibus sat profundis notatis; sternite anali maris
puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, sed levissima in pronoto et capite; fere
nulla in elytris.
Habitat: Arc. Mentawei: Sipora, Sereinu (Modigliani) 8 es.
Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in cull. Straneo; paratypi
in coll. Oberthiir, Mus. Genova, Andrewes, Straneo.
Caratteristico per gli sterniti molto lisci e lucidi, senza traccia di
solco e, generalmente, non punteggiati ai lati.
Caelostomus propinquus n. sp.
Colore nigro nitido non iridescente, pronoto parum rufescente, anten-
nis palpis pedibusque rufis. Long. 4,6, lat. 2,1 mm.
‘Caput latum, curtum, long. 0,9, lat. 1,1 mm., oculis magnis, fortis-
sime convexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis,
brevioribus quam in speciebus propinquis, fortiter divergentibus, medio-
criter sinuatis; antennis sat robustis et longis, basim pronoti attingentibus:
articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, fortiter cordatum, long. 1,1, lat. 1,5 mm.; late-
ribus fortiter et regulariter rotundatis, ante basim subsinuatis; lat. basis
1,3 mm.; angulis anticis rotundatis, non prominentibus; posticis parum
obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, curvatis, me-
diocriter convergentibus; canaliculo laterali mediocri, in medio poro seti-
gero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus, disco modice con-
vexo, linea media lata et profunda .
Elytra sat ampla, ovalia, mediocriter convexa, long. 2,7, lat. 2,1
48 S. L. STRANEO
mm., lateribus rotundatis, maxima latitudine post dimidiam longitudinem,
humeris rotundatis, modice notatis; margine basali usque ad 3%" striam
praesente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia ad basim poro
conspicuo instructa, interstitiis mediocriter convexis, sinuositate praeapi-
cali distincta; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis punctis paucis sed conspicuis notatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem poro parvo instructo, metepisternis conspicue
punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sat fortiter
sulcatis et crenulatis, lateribus totis punctatis, sternite anali maris
puncto setigero sat conspicuo notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus non instar
dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, finissima.
Habitat: Java occ.: Popoh, Zuider Geb. (Louwerens) 1 es.
Holotypus et unicum specimen in coll. Andrewes.
Specie ben caratteristica per il capo. notevolmente più largo che
lungo, gli occhi fortissimamente convessi, i solchi frontali più brevi e
profondi che d’ ordinario, ecc.
Caelostomus Novae-Guineae n. sp. (fig. 33).
Colore brunneo obscurissimo, valde nitido, fere non iridescente,
antennis, palpis pedibusque ferrugineis, femoribus clarioribus. Long. 5,6,
lat. 2,6 mm.
Caput robustum, breve, long. 1,1, lat. 1,3 mm.; oculis amplis, parum
convexis, temporibus brevibus sed distinctis, tam convexis quam oculis;
sulcis frontalibus divergentibus, perparum sinuatis, curtis, levissimis;
antennis sat longis, basim pronoti distincte superantibus, articulo 4° et
sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus, frontis impres-
sione inter oculos nulla.
Pronotum subrectangulare, sat convexum, long. 1,1, lat. 1,6, lateribus
regulariter rotundatis, post 4/5 longitudinis sinuatis, dein fere parallelis;
angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis, apice
minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, perparum con-
vergentibus; canaliculo laterali sat lato, in medio poro nullo instructo,
basi fere recta, disco sat convexo, linea media leviter impressa.
Elytra subovalia, valde convexa, long. 3,2, lat. 2,6 mm., lateribus
regulariter rotundatis; maxima iatitudine in media longitudine, humeris
CAELOSTOMUS ORIENTALI 49
sat notatis, striis profundis, leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad
basim instructa, interstiis sat convexis, sinuositate praeapicali distincta;
apice gradatim rotundato. a
Subtus proepisternis levibus, tantum in sutura uni-vel bipunctatis,
prosterno sat fortiter sulcato, processu obtuso, ad apicem depresso, mete-
pisternis et metasterno levibus, non punctatis; sternitibus fortiter sul-
catis, fere levibus, sternite anali maris poro setigero singuio utrinque
instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulo primo intus valde
instar dentis prominente.
Microsculptura regularis sed laevissima in pronoto et capite: in
elytris evanescente.
Habitat: Nova Guinea S. E.; Moroka (1300 m.) (Loria).
Holotypus et unicum specimen in Mus. Civ. Genova.
Caelostomus philippinicus n. sp.
Colore nigro-piceo nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedi-
busque flavis. Long. 4,6, lat. 2,1 mm.
Caput sat parvum, oculis parum convexis, temporibus nullis, sulcis
frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, parum profundis et rugosis,
non sinuatis, valde divergentibus: antennis longis subtilibusque, basim
pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus,
articulis 5°-10° moniliformibus.
Pronotum mediocriter convexum, long. 1,1, lat. 1,6 mm.; lateribus
sat regulariter rotundatis usque ad basim; angulis anticis rotundatis, non
prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basa-
libus sat longis, fere dimidiam pronoti longitudinem attingentibus, parum
curvatis et convergentibus, canaliculo laterali mediocri, in medio poro
setigero nullo instructo; basi sat obliqua latera versus, disco modice con-
vexo, linea media valde impressa et elongata, marginem anticum fere
attingente.
Elytra subovalia, convexa, long. 2,7, lat. 2,1 mm., lateribus rotun-
datis, maxima latitudine in media longitudine, humeris rotundatis; mar-
gine basali usque ad basim 3*° striae notato, striis sat profundis, medio-
criter crenulatis, 3° poro conspicuo ad apicem instructa, interstitiis mo-
dice convexis; apice sat anguste rotundato.
50 S, L. STRANEO
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem fere non impresso, metepisternis longis, sat
fortiter punctatis, metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim
sulcatis et leviter crenulatis, ad latera parum punctatis; sternite anali
maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, leviter impressa.
Habitat: Ins. Philippinis; Luzon, Mt. Makiling (Baker) 3 es.; Ma-
linao, Tayabas (Baker) 1 es.
Holotypus et paratypus in coll. Andrewes; allotypus et paratypus in
coll. Straneo.
Caelostomus Louwerensi n. sp.
Colore nigro, saepe piceo, nitido, leviter iridescente, antennis, palpis
pedibusque rufo ferrugineis. Long. 4,8, lat. 2,2 mm..
Caput sat latum, mediocriter elongatum, oculis valde convexis; tem-
poribus brevibus, fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat
brevibus, parum sinuatis, sat divergentibus et in fundo rugosis; antennis
mediocriter robustis et elongatis, articulis 4° et sequentibus pubescen-
tibus, 5°-10° monilifermibus.
Pronotum mediocriter convexum, subrectangulare, long. 1,1, lat. 1,6
mm.; lateribus regulariter et sat fortiter rotundatis, ante angulos posticos
sine vestigio sinuositatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus,
posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam
pronoti longitudinem non attingentibus, parum curvatis, fere paralielis;
canaliculo laterali valde angusto, in medio poro setigero nullo instructo;
basi sat obliqua latera versus, linea media sat profunda et elongata.
Elytra leviter subovalia, fere parallela, lateribus parum rotundatis,
maxima latitudine post dimidiam longitudinem; long. 2,7, lat. 2,2 mm.;
humeris sat prominentibus, apice distincto, margine basali usque ad ter-
tiam striam praesente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro
conspicuo ad basim instructa, interstitiis mediocriter convexis, apice sat
acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
fortiter sulcato, processu ad apicem vix impresso, metepisternis longis,
CAELOSTOMUS ORIENTALI 51
sat rugosis, modice punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim sul-
catis et mediocriter crenulatis, ad latera parum punctatis, sternite anali
maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura: fere indistincta, praecipue in elytris.
Habitat: Java, Preanger, Radjamandala, G. Pantialikan (F. C.
Drescher); G. Oengaran, C. O. Djomblang (F. C. Drescher); Batoer-
raden, G. Slamet (F. C. Drescher).
Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
coll. Drescher.
Questa specie è molto simile al Caelostomus Caprai mihi col quale
sembra convivere: ne differisce, oltre che per l’ assenza del poro nella
parte centrale dell’ orlo laterale del pronoto, per la statura costantemente
minore, capo proporzionalmente un po’ più largo, strie meno fortemente
crenulate, elitre più brevi e più larghe.
Caleostomus elegans n. sp.
Colore nigro nitido, non iridescente, antennis, palpis, pedibusque
rufo ferrugineis. Long. 5,5, lat. 2,6 mm.
Caput normale, oculis sat convexis, temporibus fere nullis, sulcis
frontalibus antice leviter duplicatis, brevibus, parum sinuatis, mediocriter
divergentibus: antennis sat longis, basim pronoti parum superantibus,
articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus, frentis
impressione inter oculos mediocri.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice
regulariter rotundatis, postice fere rectis vel leviter subsinuatis, medio-
criter convergentibus, angulis anticis rotundatis, non prominentibus, po-
Sticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus et latis,
parum curvatis, mediocriter convergentibus; canaliculo laterali angusto,
in medio poro setigero nullo instructo, basi parum obliqua latera versus,
disco convexo, linea media mediocriter impressa et sat longa.
Elytra oblongo-ovalia, convexa, long. 3,4, lat. 2,6 mm.; lateribus
modice rotundatis, maxima latitudine in media longitudine, humeris sat
notatis, margine basali usque ad tertiam striam praesente, striis profun-
dis et modice crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter-
Stitiis sat convexis, apice sat acute rotundato.
52 S. L. STRANEO
Subtus proepisternis tantum in sutura parum) punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem impresso, metepisternis longis non vel per-
parum punctatis; sternitibus ad basim sulcatis et leviter crenulatis, fere
levibus, ad latera punctis paucis notatis; sternite anali maris poro sin-
gulo, foeminae poris binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus; tarsis anticis maris sat dilatatis, articulis symmetricis, intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, distincta et sat impressa.
Habitat: Sumatra, Palembang (Bouchard); M. Knappert; Tandjong
Merah.
Holotypus et paratypi in coll. Oberthir; allotypus in coll. Straneo;
paratypi in coll. Andrewes.
Questa specie è vicinissima al montanus Andr. ed al niger-
rimus Straneo: si differenzia da ambedue per la presenza, sugli episterni
del pronoto, solo di 3-4 punti, nella sutura interna, mentre nelle altre due
specie i punti sono sempre 7-12, ben distintamente occupanti anche una
parte notevole degli episterni. Molto simile all’ iridescens Andr., col
quale sembra convivere, se ne differenzia per la mancanza di poro seti-
gero nell’ orlo laterale del pronoto, elitre in genere meno parallele, ecc.
Caelostomus montanus Andr.
Journ. Feder. Malay. Mus., XVI, 1931, p. 446.
Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque
obscure-rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm.
Caput mediocre, sat elongatum, oculis sat convexis, temporibus nul-
lis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, parum rugosis,
mediocriter divergentibus et sinuatis: antennis parum elongatis, vix pro-
noti basim attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10°
moniliformibus: impressione frontali inter oculos parva.
Pronotum subrectangulare, mediocriter convexum; long. 1,3, lat. 1,9
mm.; lateribus antice regulariter rotundatis, postice convergentibus, ante
angulos posticos levissime subsinuatis, fere rectis: angulis anticis medio-
criter rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato,
sulcis basalibus rectis, fere parallelis, dimidiam pronoti longitudinem non
attingentibus; canaliculo laterali sat lato, in medio poro setigero nullo
instructo, tuberculis minimis notato: basi sat obliqua latera versus, disco
modice convexo, linea media profunda et sat elongata.
bee ye viet VARE A (O Me ji MORO RIT Wa ea | ia
CAELOSTOMUS ORIENTALI 53
Elytra subparallelo - ovata; long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus ple-
rumque subparallelis, maxima latitudine in medio, plerumque convergen-
tibus post dimidiam longitudinem, humeris mediocriter prominentibus,
apice sat distincte notato, margine basali usque ed tertiam striam prae-
sente, striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro conspicuo ad
basim instructa, interstitiis mediocriter convexis, apice breviter et obtuse
rotundato.
Subtus proepisternis apud suturam 7-10 punctis instructis, prosterno
fortiter sulcato, processu ad apicem impressione parva et profunda no-
tato, metepisternis longis, parum rugosis, punctis paucis sed conspicuis
instructis, metasterno levi, non punctato, sternitibus ad basim sulcatis et
crenulatis, ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris puncto
singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulo primo intus leviter
prominente.
Microsculptura regularis, elytrorum et pronoti levissima, fere indi-
stincta.
Habitat: Borneo: M. Kinabalu 3 es.: Quop, W. Sarawak (Bryant);
Pagat (Grabowsky) (in coll. Andrewes) 2 es.; Brunei (in coll. Oberthiir)
4 es.; Borneo (sine alia adnotatione) (Mus. Paris).
La presente descrizione è fatta sul tipo (coll. Andrewes): la specie
varia di grandezza da 5,6 a 6,2 mm.: la maggior parte degli esemplari
varia da 5,8 a 6 mm.; le proporzioni si mantengono assai costanti: solo
in alcuni esemplari le elitre sono più ovali, in altre più parallele.
Il pronoto è un po’ più ampio che nel nigerrimus Straneo, ed ha,
nella doccia laterale, vari tubercoletti irregolari: la doccia poi è più larga
che nelle due specie affini, nigerrimus Straneo ed elegans Straneo.
Caelostomus nigerrimus n. sp.
Colore nigro, sat iridescente, antennis, palpis pedibusque obscure-
rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm.
Caput modicum, oculis mediocriter convexis, temporibus brevibus,
sulcis frontalibus antice non duplicatis, levibus, parum sinuatis, brevibus;
antennis modice elongatis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° et
sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° moniliformibus.
Pronotum subrectangulare, convexum, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; late-
ribus sat fortiter rotundatis per 4/5 longitudinis, dein subsinuatis, an-
54 S. L. STRANEO
gulis anticis rotundatis, non prominentibus, angulis posticis parum obtusis,
apice minute dentato; sulcis basalibus profundis, fere parallelis, parum
elongatis; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero nullo
instructo, basi parum obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media
longa, fere marginem anticum attingente.
Elytra subovalia, fere parallela, sat convexa, long. 3,6, lat. 2,6
mm.; lateribus parum rotundatis, maxima latitudine in media longitu-
dine, humeris sat notatis, margine basali usque ad 3°™ striam praesente,
striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia ad basim poro conspicuo
instructa, interstitiis sat fortiter convexis, apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis prope suturam punctatis, prosterno sulcato, apice
obtuso cum vestigio impressionis parvae, metepisternis antice levibus,
postice sat fortiter punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus
ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali
foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2: spinulas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis foeminae intus instar dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, sat leviter incisa.
Habitat: Penins. Indocin., Luang Prabang, Mnong Nga (1 es. 9);
Latu Ham (1 es. 9) (R. V. de Salvaza).
Holotypus in British Mus.; allotypus in coll. Straneo.
Molto vicino alla specie precedente, il nigerrimus se ne discosta per
l’ orlo laterale del pronoto un po’ più stretto, completamente sprovvisto
dei tubercoletti che si osservano nel montanus Andr.: le elitre sono un
po’ più lunghe e più parallele; solo notevolmente dopo la metà diven-
gono convergenti: per tale ragioné appaiono ancora più allungate di
quanto non siano effettivamente.
Caelostomus rectangulus Chaud. (Drimostoma) (fig. 35).
Ann. Soc. Ent. Belg. XV, 1872, p. 11 (nec rectangulus Bates Ann.
Mus. Civ. Genova (2), VII, 1889, p. 106 = ‘inermis Bates); (nec rectan-
gulus Andr. Journ. Feder. Malay Mus. XVI, 1931, p. 447 = birmanicus
Straneo).
Colore nigro, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 5,6; lat. 2,3 mm.
Caput mediocre, oculis sat convexis, temporibus nullis; sulcis fron-
talibus antice brevissime duplicatis, parum sinuatis, sat fortiter divergen-
tibus, leviter punctatis vel rugosis; antennis basim pronoti vix superan-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 55
tibus, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 5°-10° monili-
formibus.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus rotun-
datis per 3/4 longitudinis, dein leviter subsinuatis: angulis anticis rotun-
datis non prominentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute
35 Caelostomus rectangulus Chaud. - 36 C. sculptipennis Motsch. - 37 C. sulcatissimus n. sp.
dentato; sulcis basalibus mediocriter eiongatis, fere rectis, parum conver-
gentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero nullo in-
structo, basi mediocriter obliqua latera versus, disco convexo, linea media
sat subtili et longa.
Elytra mediocriter convexa, sat parallela, long. 3,3, lat. 2,3 mm.;
humeris sat notatis, denticulo minimo instructis, margine basali usque ad
tertiam striam praesente, striis profundis, leviter sed crebre crenulatis,
tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis, apice sat
acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem parva impressione notato; episternis meta-
sterni sat fortiter punctatis, metasterno levi, sternitibus ad basim sat
fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera crebre punctatis; sternite anali
maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis.
56 S. L. STRANEO
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus. _
Microsculptura regularis, leviter impressa.
Habitat: Birmania (typus 4, coll. Oberthur); Mergui (R. N. Parker):
Tenasserim, Thagata; Siam, Bangkok (1 es. in coll. Castelnau, Mus. Ge-
nova); Perak (Doherty).
La presente descrizione è stata fatta sull’ esemplare ¢ tipico di
Chaudoir. L’ autore descrisse questa specie su un esemplare 4 di Bir-
mania ed una @ di Java. L’ esame degli esemplari tipici mi ha permesso
di constatare che essi non appartengono ambedue alla stessa specie: poi-
chè la prima località indicata da Chaudoir è Birmania, non possono sor-
gere dubbi sulla scelta del tipo, che deve essere quello di Birmania.
L’ altro esemplare appartiene alla specie che descriverò più innanzi col
nome Caprai nov. sp.. Chaudoir, in seguito, determinò, in varie colle-
zioni, col nome rectangulus Chd., alcuni esemplari appartenenti a specie
ben diverse: tra esse un esemplare di subsinuatus Chd. (in Oberth.
Nov. Coleopt., 1883, p. 38) e un esemplare appartenente ad altra specie.
di cui seguirà la descrizione a pag. 74 col nome birmanicus; detto esem-
plare della coll. Helfer, appartiene ora alla coll. Andrewes.
Caelostomus sculptipennis Motsch. (fig. 36) (Stomonaxus).
Etud. Ent. 1859, p. 35, tav. 1, fig. 6 (sculpticollis in figura); Tschitsch.
Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV (1900), p. 263 (nota); Andrew. Trans. Ent.
Soc. Lond. 1928, p. 22.
Colore brunneo obscuro, fere piceo, nitido, antennis, palpis pedi-
busque clarioribus. Long. 5,7; lat. 2,4 mm.
Caput mediocre, oculis convexiusculis, temporibus fere nullis, sulcis
frontalibus antice leviter duplicatis, rectis, divergentibus, sat longis, le-
Viter, sed distincte punctatis, margine exteriore recto; antennis sat lon-
gis, basim pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pu-
bescentis, articulis 8°-10° vix moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus regulariter
rotundatis, ante anguios posticos recte convergentibus, non sinuatis, an-
gulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute
dentato; sulcis basalibus longis, dimidiam pronoti longitudinem distincte
superantibus, sat latis, curvatis et antice convergentibus: canaliculo la-
terali lato, in medio poro setigero conspicuo instructo; basi parum obliqua
latera versus, disco convexo, linea media sat longa et lata.
pena
CAELOSTOMUS ORIENTALI 57
Elytra sat parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; humeris parum no-
tatis, rotundatis, margine basali usque post basim 3*° striae praesente,
striis profundis et sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim
instructa, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato.
Subtus, proepisternis tantum in sutura parum sed fortiter punctatis,
prosterno ad apicem impresso, metepisternis longis, punctis conspicuis
et profundis instructis, metasterno punctis paucis sed profundis notato,
sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera parum et
sat leviter punctatis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo utrin-
que instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis
non preminentibus.
Microsculptura regularis, levissima.
Habitat: Ceylon; Nuwara Eliya (ex Motsch.); Anuradhapura: India,
Nilgiri Hills.
Motschulsky descrisse questa specie su esemplari del Monte Noura
Eliya di Ceylon. L’ esemplare tipico è perduto (Andrewes, l. c.): però
ritengo di avere giustamente identificata la specie, anche per il fatto che
di Ceylon non conosco altro insetto cui possa adattarsi la descrizione del
Motschulsky.
La mia descrizione è fatta su un esemplare del Deutsche Ent. In-
stitut, etichettato: « Anuradhapura - Ceylon - W. Horn 1899 ».
Nella coll. Andrewes vi è un altro esemplare di Nilgiri Hills che
non mi sembra differire in alcun modo da quello di Ceylon.
Noto ancora che Motschulsky tracciò anche una figura del suo Sto-
monaxus sculptipennis, indicandola però erroneamente col nome sculpti-
collis. La figura, invero non molto chiara, richiama anche notevolmente
il Caelostomus sulcatissimus, nuova specie di cui segue la descrizione;
però, a mia notizia, tale specie non è mai stata raccolta nell’isola di
Ceylon.
Caelostomus sulcatissimus n. sp. (fig. 37).
Colore nigro piceo nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufis. Long. 6; lat. 2,6 mm.
Caput sat latum et elongatum, fortiter sculptum; oculis parvis, parum
convexis; temporibus fere nullis; sulcis frontalibus longis, profundis,
58 S. L. STRANEO
antice distincte duplicatis, fortiter divergentibus, parum rugosis; inter
sulcos et carinam ocularem rugosum et depressum, sic ut sulci fere
duplicati videantur; antennis sat longis, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 8°-10° vix moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,8 mm.; lateribus antice regu-
lariter rotundatis; ante angulos posticos subsinuatis; angulis anticis me-
diocriter rotundatis et parum prominentibus, posticis parum obtusis et
latissimis, 4/5 longitudinis pronoti attingentibus, curvatis et sat fortiter
convergentibus; canaliculo laterali latissimo, poro setigero in medio
instructo, basi fere recta, disco abrupte convexo, linea media lata, longa
et profundissima, antice et in medio valde dilatata.
Elytra sat parallela, convexa, long. 3,5, lat. 2,6 mm.; humeris
rotundatis, apice vix notato, margine basali usque ad basim 32° striae
praesente, striis valde profundis et fortiter crenulatis, tertia poro con-
spicuo ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis sat fortiter et profunde punctatis apud suturam,
prosterno sulcato, processu obtuso, ad apicem impresso; metepisternis
longis, fortiter punctatis, metasterno punctis profundis instructo, sterni-
tibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter punctatis;
sternite anali maris puncto conspicuo singulo, foeminae punctis setigeris
binis utrinque notato.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas vraeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, sat fortiter incisa.
Habitat: India, Nilgiri Hills (H. L. Andrewes); Trichur, Cochin (F.
H. Gravely); Anamalai Hills, Madras (J. C. M. Gardner).
Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo;:3 paratypi
in coll. Andrewes, Indian Museum Calcutta, For. Res. Institut Dehra Dun.
Questa specie non pud essere confusa con alcun’ altra.
Caelostomus Brescheri n. sp. (fig. 38).
Colore nigro nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 5,2;
lat. 2,5 mm.
Caput mediocre, fortiter sculptum; oculis mediocriter convexis, tem-
poribus fere nullis, sulcis frontalibus antice duplicatis, longis, extus
plica nitida limitatis, fortiter sinuatis, praecipue ad apicem, antennis
CAELOSTOMUS ORIENTALI 59
longis, distincte basim pronoti superantibus; articulis 4° et sequentibus
pubescentibus; 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus fortiter rotun-
datis, ante angulos posticos rectis, non sinuatis; angulis anticis parum
prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus
longis, dimidiam pronoti longitudinem valde superantibus, profundis, sat
angustis, fortiter curvatis et convergentibus; canaliculo laterali sat lato,
poro setigero in medio instructo, basi sat fortiter obliqua latera versus,
disco convexo, linea media levi, fere evanescente, sat brevi; antice sulco
transverso levi sed distincto.
ml x
a :
Sas
38 Caelostomus Drescheri n. sp. - 39 C. Mariae n. sp. - 40 C. abruptus Jord.
Elytra ovalia, valde convexa, fere globulosa; long. 2,9, lat. 2,5
mm.; lateribus fortiter rotundatis, praecipue apud humeros: his sat ro-
tundatis, apice tamen distincto; margine basali integro, striis profundis,
fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
valde convexis; apice convexo, sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura punctis levibus notatis, pro-
sterno sulcato, processu obtuso, ad basim impressione parva sed profunda
instructo, metepisternis longis, fortissime punctatis, metasterno levi, non
Fal
60 S. L. STRANEO
punctato, sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter
punctatis, sternite anali maris depresso, poro conspicuo singulo, foeminae
poris setigeris binis utrinque instructo.
Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas 1-2, praeter apicalem, feren-
tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis; articulis primis intus instar
dentis prominentibus.
Microsculptura: elytrorum regularis; pronoti reticulo parum tran-
sverso formata; capitis regularis.
Habitat: Java; G. Patoeha, 2 es. (F. C. Drescher); Soekaboemi 1 es.
(G. E. Bryant); Gounod Gedeh (Ledru).
Holotypus in Museo Amsterdam; allotypus in coll. Straneo; paratypi
in coll. Andrewes, Oberthiir e Straneo.
Specie molto ben caratterizzata, sia dalle sue proporzioni, sia dai
solchi basali del pronoto molto lunghi e piuttosto stretti: linea mediana
del pronoto pochissimo impressa.
Caelostomus Mariae n. sp. (fig. 39).
Colore brunneo-piceo, capite et pronoto obscurioribus, fere nigris,
antennis, palpis pedibusque rufo ferrugineis. Long. 6,3; lat. 2,6 mm.
Caput mediocre, minus profunde sculptum quam in Caelostcmis
ordinariis; oculis modice convexis, temporibus brevibus, sed valde di-
stinctis, sulcis frontalibus antice fere non duplicatis, sat brevibus, diver-
gentibus, non punctatis, parum sinuatis, non rugosis, parum profundis;
antennis sat longis et subtilibus, articulis 5°-10° moniliformibus; articule
4° et sequentibus pubescentibus; impressione frontali inter oculos nulla.
Pronotum subrectangulare, long. 1,2, lat. 1,8 mm., basi lata 1,6 mm.;
lateribus antice parum rotundatis, basim versus recte, fere subsinuatim,
leviter constrictis; angulis anticis parum notatis et vix prominentibus,
angulis posticis fere rectis, apice dente acuto parvo instructo: sulcis
basalibus sat brevibus, latioribus quam in caeteris Caelostomis, profun-
dis, parum convergentibus, impressione transversa prope basim conjun-
ctis: canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo:
basi fere recta, disco modice convexo, linea media sat longa et praecipue
postice profunda; anteriore impressione transversa levi, sed distincta.
Elytra subparallela, convexiuscula, long. 3,7, lat. 2,6 mm.; humeris
distincte notatis, maxima latitudine in media longitudine; margine basali
usque ad 3*™ striam integro; striis sat profundis, basim non attingen-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 61
tibus, sat fortiter crenulatis, 3° poro conspicuo ad basim instructa, inter-
Stitiis modice convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis levibus, impunctatis, prosterno levissime sul-
cato, processu postice obtuse rotundato, impressione ad apicem instructo:
metepisternis prope angulum posticum exteriorem fortiter impressis et
punctis 2-3 instructis: metasterno levi, non punctato: sternitibus leviter
depressis basim versus, nec sulcatis; ad latera impunctatis et tantum
impressionibus perlevibus irregularibus notatis; sternite anali maris
puncto setigero singulo, feeminae punctis setigeris binis utrinque
instructo.
Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis spinulas binas praeter api-
calem ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis
intus leviter instar dentis prominentibus.
Microsculptura elytrorum regularis levissima; pronoti parum fortior,
praeter lineas transversas solitas, etiam punctis impressis formata.
Habitat: Java: Malang (1 es.); M. Ardjoeno (Mr E. Walsh) (1 es.):
Dreanger, G. Tangkoeban Prahoe (Drescher) 2 es.
Holotypus in coll. Straneo; allotypus in coll. Oberthiir; paratypi in
coll. Andrewes et Drescher.
Specie nettamente distinta da ogni altra, particolarmente per la
forma e le sculture del pronoto, e per la microscultura del pronoto che,
oltre che dalle solite lineette trasversali, è formata da punti microscopici
fortemente impressi, specialmente verso i lati: inoltre le strie non rag-
giungono l’orlo basale delle elitre.
Caelostomus obscuripes n. sp.
Colore nigro sat opaco, antennis, palpis pedibusque nigro-piceis.
Long. 5,7, lat. 2,5 mm.
Caput sat robustum, oculis fortiter convexis, temporibus nullis, sulcis
frontalibus longis, antice parum duplicatis, profundis, post 1/3 longitu-
dinis valde dilatatis, fortiter divergentibus, parum dilatatis; antennis sat
robustis, basim pronoti non attingentibus, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, rotundatum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; lateribus
regulariter et sat fortiter rotundatis, angulis anticis rotundatis, non pro-
minentibus, posticis valde obtusis, apice fortiter dentato; sulcis basalibus
rectis, sat brevibus, latioribus quam in Caelostomis ordinariis, fere fos-
62 S. L. STRANEO
sulam simulantibus, non convergentibus; canaliculo laterali angusto, in
medio poro setigero instructo, basi fortiter obliqua latera versus, disco
convexo, linea media longa et sat fortiter impressa, praecipue in medio.
Elytra subparallela, long. 3,1, lat. 2,5 mm.; lateribus prope humeros
fortiter rotundatis, humeris omnino rotundatis; margine basali usque ad
3°™ striam praesente, striis parum profundis, crebre at satis leviter cre-
nulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis parum con-
vexis, apice obtuse rotundato.
Subtus proepisternis leviter ad suturam punctatis, prosterni apice
parum impresso, metepisternis fortiter punctatis, metasterno punctis
paucis, sed conspicuis notato; sternitibus ad basim sulcatis et leviter cre.
nulatis, ad latera leviter punctatis; sternite anali maris puncto singulo,
foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis maris extus quadridentatis, foeminae
spinulas binas sat subtiles ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis,
articulis primis intus instar dentis prominentibus.
Microsculptura fortissima et singularis: etiam in elytris rete sat
regulari et angustissima contexta. Caput et pronotum impressionibus et
tuberculis minimis notata, praeter microsculpturam regularem.
Habitat: Sikkim, Gopaldhara, Darjiling 2 es. (H. Stevens).
Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo.
Occorrerebbero numerosi esemplari per vedere se il dimorfismo
tra le tibie anteriori dei due sessi è accidentale o è un carattere costante.
La specie è assai ben definita sia dalla microscultura eccezionale,
che, anche sulle elitre, è costituita da una rete poligonale a maglie stret-
tissime, mentre in tutte le altre specie dei Caelostomus s. str. è formata
da lineette trasversali, sia dal colore che è nero piuttosto opaco (in con-
seguenza della forte microscultura), sia anche per le zampe e antenne
che non hanno la netta colorazione rossa o ferruginea comune a tutte
le altre specie.
Caelostomus similis Jordan
Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 109.
Colore nigro-piceo, apice elytrorum clariore, rufescente; antennis,
palpis pedibusque rufis. Long. 6,3; lat. 2,8 mm.
Caput regulare, oculis amplis, sat convexis, sulcis frontalibus antice
profundis et parailelis, postice levibus et divergentibus: antennis sat
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CAELOSTOMUS ORIENTALI 63
longis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, articulis 6°-10° moni-
liformibus.
Pronotum modice convexum, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; lateribus for-
titer et regulariter rotundatis usque ad basim, angulis anticis rotundatis,
non prominentibus, posticis valde obtusis, apice minute dentato; sulcis
basalibus brevibus, fere rectis et parallelis; canaliculo laterali angusto,
in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fortiter obliqua latera
versus, disco modice convexo, linea media levi, impressione transversa
anteriore vix distincta.
Elytra subparallela, modice convexa, long. 3,7, lat. 2,9 mm.; late-
ribus parum rotundatis, humeris late rotundatis, margine basali usque
ad 3%" striam praesente, striis mediocriter profundis, crebre sed leviter
crenulatis; 3° poro ad basim instructa, interstitiis parum convexis, apice
sat breviter rotundato.
Subtus proepisternis in sutura leviter et parum punctatis; prosterno
leviter sulcato, processu obtuso, ad apicem impressione parva instructo;
metepisternis longis, punctis crebris sed parum profundis instructis, me-
tasterno fortiter punctato et rugoso: sternite anali maris puncto singulo
utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 4 praeter apicalem ferentibus,
tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis primis intus instar dentis
fortissime prominentibus.
Microsculptura regularis, mediocriter impressa.
Habitat: Buru.
La presente descrizione è stata fatta sull’ esemplare tipico di Jordan,
etichettato, di mano dell’ autore, « Stomonaxus similis’ Jordan Type! ».
Nella descrizione originale il numero di spine delle tibie è maggiore di
quanto non apparisca dal tipo: ciò forse è dovuto all’ essere le spinule
delle tibie facilmente asportabili. Ho veduto un altro esemplare della
collezione Andrewes, etichettato: «Ilat: Bosreo O. K. Doherty ». Esso
concorda col tipo, però la tibia destra ha sole 3 spine oltre alla apicale.
Ii tipo di Jordan è notevolmente mutilato, avendo le elitre spezzate
trasversalmente: dell’ elitra destra manca la metà apicale: manca anche
di un’ antenna e di una zampa.
Può essere che la specie non sia che una varietà del Caelostomus
picipes Macl., che, come è noto, è assai variabile. Tuttavia è necessario
l’ esame di più copioso materiale per definire la questione.
64 S. L. STRANEO
Caelostomus picipes Macl.
Ann. Jav. 1825, p. 24; Hope, Col. Man. II, 1838, t. 2, f. 6; Andrewes,
Trans. Ent. Soc. Lond. 1919, p. 160; Sloane, Proc. Lin. Soc. N. S. Wales
1920, p. 321; Andrewes, Mission Prov. Centr. Himal. 1924, p. 44.
rufipes (Drimostoma) Boh. Eugen. Resa, Zool. Col. 1858, p. 13; Tschit.
Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV, 1900, p. 262; Lesne, Miss. Pavie, Hist. Nat.
1904, p. 77; Andrewes, Trans. Ent. Soc. London 1921, p. 180.
striaticollis (Stomonaxus) Chaud. (nec Dej) Ann. Soc. Ent. Belg. XV,
1872, p. 13; Oberthiir, Col. Novit. I, 1883, p. 39; Bates, Ann. Soc. Ent.
France 1899, p. 277; Compt. rend. Soc. Ent. Belg. 1891, p. 334 (strigi-
collis); Ann. Mus. Civ. Genova (II) XII, (XXXII) 1892, p. 351.
celebensis (Stomonaxus) Chaud. Ann. Soc. Ent. Belg. XV, 1872, p. 18.
borneensis (Stomonaxus) Tschit. Horae Soc. Ent. Ross. XXXII, 1898,
p. 13; 1. c. XXXIV 1900, p. 264.
subsp. japonicus (Stomonaxus) Tschit. 1. c. XXXII, 1898, p. 14; l. e.
XXXIV, 1900, 263.
striaticollis (Stomonaxus) Bates (nec Dej, nec Chaud.) Trans. Ent.
Soc. Lond., 1883, p. 290.
Colore nigro piceo, interdum rufescente, apice et plerumque late-
ribus elytrorum rufo-ferrugineis; antennis, palpis pedibusque rufis. Long.
6, lat. 2,5 mm.
Caput sat crassum, oculis amplis et valde convexis, temporibus
nullis aut fere nullis, sulcis frontalibus antice fere non duplicatis, pro-
fundis, brevibus, valde divergentibus, plus minusve rugosis, sed ple-
rumque non punctatis, fronte inter sulcos levi, non punctata; antennis
robustis, basim pronoti vix superantibus, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus fortiter et
regulariter rotundatis, usque ad angulos posticos, angulis anticis valde et
cbtuse rotundatis, non prominentibus, posticis valde obtusis, apice minute
dentato; sulcis basalibus brevibus, rectis, fere parallelis; canaliculo late-
rali angusto, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fortiter
obliqua latera versus, disco convexo, linea media profunda et parum elon-
gata, sulco transversali anteriore interdum praesente, quamvis levi.
Elytra subparallelo-ovata, mediocriter convexa, long. 3,5, lat. 2,5
mm.; lateribus antice fere parallelis, humeris mediocriter rotundatis,
apice distincto; margine laterali usque ultra 3°" striam praesente, inter-
dum integro; striis profundis, sat crebre crenulatis, 3% poro conspicuo ad
basim instructa; interstitiis mediocriter convexis; apice sat regulariter
rotundato.
Subtus proepisternis in sutura parum punctatis, prosterno variabili,
CAELOSTOMUS ORIENTALI 65
plerumque non vel parum sulcato, raro fortiter sulcato, processu obtuso,
ad apicem plerumque non vel tantum leviter impresso: metepisternis
longis, rugosis et sat fortiter punctatis, metasterno etiam fortiter punc-
tato in angulis posticis; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad
latera sat fortiter punctatis, sternite anali maris puncto singulo, foeminae
punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 3, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus plus
minusve instar dentis prominentibus.
Microsculptura regularis, sat profunde incisa.
La presente descrizione è fatta su un esemplare di Java, Dessa
Tjibogo. Ho veduto complessivamente quasi un centinaio di esemplari
delle località elencate a pagina seguente. L’ asserzione di Tschitscherine
(Horae Soc. Ent. Ross. XXXIV, 1899, p. 262) che gli episterni del pro-
noto di questa specie sono imponctués è dovuta al fatto che egli ha esa-
minato solo due esemplari (I. c.): nella massima parte degli esemplari
i proespisterni sono nettamente punteggiati nella sutura interna.
La specie è diffusa e sembra molto comune. Per le sinonimie rela-
tive vedasi: Andrewes, Trans. Ent. Soc. Lond., 1919, p. 160.
Caelostomus picipes subsp. japonicus Tschit.
A forma tipica distinctus praecipue ob frontem, inter oculos, semper
fortiter punctatam.
Habitat: Japonia.
Non posso ritenere il japonicus Tschit. distinto specificamente dal
picipes Macl., perchè la sola differenza abbastanza costante è quella della
punteggiatura della fronte: però talvolta anche in esemplari del picipes
Macl., non giapponesi, si può osservare un principio di punteggiatura,
benchè in generale limitata ai solchi frontali: ma in un esemplare di
Borneo, M. Kinabalu, della coll. Oberthir, la punteggiatura è estesa
quasi come nel japonicus.
Il Caelostomus celebensis Chaud., di cui ho studiato il tipo, non dif-
ferisce in alcun modo dalla media dei picipes che ho esaminati.
Non ho esaminato il tipo del borneensis Tschit.; ma ho potuto
studiare molti esemplari di Borneo, che ritengo indubbiamente apparte-
nere al borneensis Tschit. e non noto alcuna differenza costante. Tutti
gli esemplari di Borneo da me esaminati possono sempre essere com-
CR ERANO a UE
v
66 S. L. STRANEO
presi tra esemplari estremi anche di una stessa località differente da
Borneo: perciò cade anche la possibilità di ritenere il borneensis una
sottospecie o una razza geografica.
Ecco un elenco di località da me controllate:
picipes Macl. f. typ.: India: Nilgiri Hills; Chota Nagpore, Nowatoli
(R. Gardon); Chirodan, Ghat du Biru (R. Gardon); Travancore (R. P.
Castet).
Birmania: Karin Keba (L. Fea): Tenasserim, Malewoon (L. Fea).
Annam, Phuc-Son (Fruhstorfer); Saigon; Bangkok; Hoabinh (De
Cooman); Huè (R. V. de Salvaza).
Is. Andaman (Roepstorff): Is. Nicobars.
China: Hong-Kong.
Formosa, Kosempo (H. Santer).
Is. Ryu-Kyu, Kagoshima (Duchon).
Sumatra: Palembang (Bouchard).
Mentawei: Si Oban (Modigliani).
Java.
Celebes; Sidaonta Paloe (C. J. Louwerens).
Borneo: Kinabalu.
Australia: M. Ernest (D’ Albertis).
Var. japonicus Tschit.; Japan, Nagasaki; Mimasaka, Matonaki; Kobe
Harada (Lewis). ;
Caelostomus Caprai n. sp.
Colore nigrum, interdum piceo vel leviter rufescente, sat fortiter iri-
descente, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,1, lat. 2,7 mm.
Caput normale oculis modice convexis, temporibus fere nullis, sulcis
frontalibus antice fere non duplicatis, sat brevibus, praecipue antice latis
et profundis, fortiter divergentibus, sinuatis, rugosis; antennis sat subti-
libus, vix basim pronoti attingentibus, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum latum, modice convexum, long. 1,3, lat. 2 mm.; lateribus
antice fortiter, postice leviter rotundatis, ante angulos posticos non si-
nuatis, angulis anticis sat rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis,
apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem fere
ak Clee E NI È, Lana | j
CAELOSTOMUS ORIENTALI 67
attingentibus, fere rectis et parum convergentibus; canaliculo laterali me-
diocri, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi modice obliqua
latera versus, disco convexo, linea media sat profunda.
Elytra sat variabilia, plerumque subparallelo-ovalia, sat lata et
curta, long. 3,4, lat. 2,7 mm.; lateribus antice subrotundatis, maxima
latitudine in media longitudine, humeris sat notatis, apice dente parvo
instructo, margine basali usque ad 3%" striam semper praesente, interdum
ultra; striis profundis, crebre et sat fortiter crenulatis, tertia poro con-
spicuo ad basim instructa; interstitiis convexis, apice sat breviter
rotundato.
Subtus proepisternis in sutura parum punctatis, prosterno fortiter
sulcato, processu sat variabili, plerumque obtuso et mediocriter impresso
ad apicem; metepisternis punctis paucis sed conspicuis notatis, meta-
sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et sat fortiter
crenulatis, ad latera parum sed fortiter punctatis; sternite anali maris
puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat longi subtilesque, tibiis anticis spinulas 1-2, praeter api-
calem, ferentibus, tarsis anticis maris fortiter dilatatis (fig. 18), articulis
intus instar dentis non prominentibus.
Microsculptura levissima, in elytris indistincta.
Habitat: Java.
Località a me note: Mons Gede (Fruhstorfer); Pengalengang (Fruh-
storfer); Tangkoeban Prahoe (Drescher et Jakobson); Preanger, M.t Boe-
tangrang (Drescher); G. Patoeha-Preanger; G. Oengaran (Drescher);
Zuid-Banjoemas, Koebangkang Koeng (Drescher); Toegoe, Gounod Ge-
deh (Ledru); Radja Mendala (Ledru); G. Slamat, Batoerraden (Drescher);
G. Raoang, Bajoe Kidoel (Lucht); Tcibodas (Beccari), etc.
Holotypus et paratypi in coll. Straneo; allotypus in coll. Andrewes;
paratypi in coll. Andrewes, Drescher, Oberthiir, Mus. Civ. Genova, Mus.
Amsterdam, Mus. Buintenzorg, Mus. Paris.
Complessivamente un centinaio di esemplari.
E’ la specie che sembra pit diffusa in Giava. Come ho scritto a pro-
posito dei tipi del Caelostomus rectangulus Chd. |’ esemplare descritto
da Chaudoir come ® del rectangulus deve invece essere riferito al
Caprai mihi.
Un esemplare di Java, M. Moeria, in coll. Oberthiir, è notevolmente
più piccolo (mm. 4,8); ed ha le elitre con strie un po’ più finemente cre-
68 S. L. STRANEO
nulate: esso potrà forse costituire o una varietà o una specie distinta:
ma è impossibile, senza ulteriore materiale, definire la questione.
Nella coll. del Museo Civ. di Genova, vi è un esemplare etichettato:
«Borneo, Sarawak, 1865, coll. Doria». Questa località però necessita
conferma.
Caelostomus subiridescens n. sp.
Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 6,7, lat. 2,9 mm. Ì
Gaput normale, oculis convexis, temporibus fere nullis, sulcis fron-
talibus profundis, sat elongatis et sinuatis, mediocriter divergentibus, in
fundo punctulato-rugosis; antennis basim pronoti attingentibus, articulis
4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,4, lat. 1,9 mm.; lateribus antice regu-
lariter rotundatis, basim versus rectis, non sinuatis, angulis anticis me-
diocriter rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute den-
tato; sulcis basalibus sat brevibus, parum curvatis et modice convergen-
tibus; canaliculo laterali antice angusto, postice parum latiore, in medio
poro setigero conspicuo instructo; basi sat fortiter obliqua latera versus,
disco convexo, linea media sat lata et profunda, 3/4 longitudinis prenoti
attingente.
Elytra subparallela, sat fortiter convexa, praecipue postice, long.
4, lat. 2,9 mm.; lateribus antice mediocriter rotundatis, humeris sat rotun-
datis, vix notatis, margine basali 3%" striam parum superante, striis pro-
fundis, et fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa;
interstitiis convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis apud suturam punctatis, prosterno fortissime
sulcato, processu ad apicem impressione sat parva sed profunda notato;
metepisternis longis, rugosis et paucis sed conspicuis punctis instructis,
metasterno punctos paucos ferente; sternitibus ad basim fortiter sulcatis
et crenulatis, ad latera punctis raris sed conspicuis notatis; sternite anali
maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, intus instar dentis non
prominentibus.
Microsculptura levissima, fere indistincta.
Habitat: Sumatra: Si-Rambé (E. Modigliani) 3 es.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 69
Holotypus et paratypus in Mus. Civico Genova; allotypus in coll.
Straneo.
La notevole statura, la punteggiatura del metasterno, 1’ iridescenza
e la forma del pronoto, a lati non subsinuati, distinguono facilmente
questa specie dalle affini con poro nella parte centrale dell’ orlo laterale
del pronoto.
Caelostomus siamensis n. sp.
Colore nigro-brunneo sat nitido, vix iridescente, antennis, palpis
pedibusque rufo-brunneis obscuris. Long. 6,8, lat. 3 mm.
Caput mediocre, fortiter sculptum, oculis parvis, fortiter convexis;
sulcis frontalibus brevibus, fortiter sinuatis, antice divergentibus, postice
parallelis; antennis sat brevibus, basim pronoti non attingentibus; arti-
culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,6, lat. 2,1 mm., lateribus antice fortiter
rotundatis, postice, ante angulos posticos, subsinuatis, angulis anticis
valide rotundatis, non prominentibus, angulis posticis parum obtusis, fere
rectis, apice minute dentato: sulcis basalibus fere rectis et non convergen-
tibus, dimidiam pronoti longitudinem fere attingentibus: canaliculo late-
rali sat lato, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi fere recta,
perparum obliqua latera versus, disco convexo, linea media lata et pro-
fundissima, 4/5 longitudinis pronoti attingente.
Elytra parallela, long. 4,1, lat. 3 mm.; lateribus, prope humeros,
modice rotundatis, humeris sat rotundatis, apice vix notato; margine
basali usque ad 3°™ striam praesente, striis profundis et fortiter crenu-
latis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis valde convexis;
apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis; prosterno sulcato,
processu ad apicem late impresso, fere marginato; metepisternis parum
punctatis, metasterno 2-3 punctis instructo; sternitibus ad basim sul-
catis et leviter crenulatis, ad latera fere levibus, sternite anali maris
puncto singulo utrinque instructo.
Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem
ferentibus, tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, finissima.
Habitat: Siam: Bangkok. 1 es. 4.
Holotypus in coll. Straneo.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 4
rent
a
70 S. L. STRANEO
Affine al precedente, ne differisce per gli angoli anteriori del pro-
noto molto più arrotondati, la doccia del pronoto più larga, i lati
del pronoto posteriormente subsinuati, le elitre più parallele, le antenne
più brevi, la parte inferiore meno punteggiata.
Caelostomus latemarginatus n. sp.
Colore nigro sat nitido, antennis, palpis pedibusque rufis. Long. 6,2,
lat. 2,8 mm.
Caput normale, sat fortiter sculptum, oculis valde convexis, tempo-
ribus fere nullis, sulcis frontalibus antice fortiter duplicatis, longis, diver-
gentibus et sinuatis, fere non rugosis; antennis sat elongatis, basim pro-
noti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus,
5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, subrectangulare, long. 1,3, lat. 2 mm.; lateribus
antice mediocriter rotundatis, postice fere rectis, parum constrictis; an-
gulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute
dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis et parum convergentibus;
canaliculo laterali lato, in medio poro setigero conspicuo instructo, basi
lata, fere recta; disco sat convexo, linea media sat levi, parum profun-
dius antice impressa.
Elytra subparallelo-ovata, sat convexa, declivio apicali valde gra-
duali, long. 3,7; lat. 2,8 mm.; humeris rotundatis, margine basali integro;
striis profundis, levissime crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim
instructa, interstitiis parum convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
sat deplanato, processu ad apicem impressione sat forti notato, metepi-
sternis longis, crebre punctatis, metasterno sat fortiter punctato; sterni-
tibus ad basim depressis, nec sulcatis, et crenulatis, ad latera crebre punc-
tatis; sternite anali maris puncto singulo utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas 1-2, levissimas, praeter api-
calem, ferentibus; tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis intus
instar dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, capitis sat fortis, pronoti et elytrorum levis.
Habitat: Pen. Indocin.: Luang Prabang, Ban Nam Mo (R. V. de
Salvaza, 1 es.): Laos, Tintoe (R. V. de Salvaza, 1 es.).
Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo.
Specie caratteristica, tra quelle con poro setigero nella parte cen-
trale della doccia del pronoto e con metasterno punteggiato, con statura
CAELOSTOMUS ORIENTALI 71
inferiore a 6,5 mm., per la doccia del pronoto più larga, le strie delle
elitre molto finemente crenulate, e le elitre notevolmente convesse sul
disco, ma con declivio molto graduale.
Caelostomus abruptus Jord. (fig. 40).
Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 108.
Colore nigro nitido non iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 5,7, lat. 2,4 mm.
Caput normale, oculis modice convergentibus, temporibus nullis, sul-
cis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, latis et profundis,
parum divergentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10°
moniliformibus.
Pronotum subrectangulare, long. 1,4, lat. 1,7 mm.; lateribus modice
et sat regulariter rotundatis, ante angulos posticos rectis, fere subsinuatis,
angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute
dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus,
sat rectis, fere non convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio
poro setigero instructo; basi sat obliqua latera versus; disco modice con-
vexo, linea media leviter impressa, sed elongata.
Elytra subparallela, disco abrupte sublato, fere inflato ad latera
et apicem versus, sic ut, visione superiore, margo lateralis, apicem versus,
et apicalis conspici non possint; long. 3,2, lat. 2,4 mm.; humeris sat rotun-
datis, sed prominentibus et distincte notatis, margine basali usque ad 3°”
striam praesente; striis profundis, leviter crenulatis, interstitiis modice
convexis; apice fortiter convexo, breviter rotundato.
Subtus proepisternis apud suturam sat fortiter punctatis, prosterno
valde sulcato, processu obtuse rotundato, sulcato et ad apicem depresso,
metepisternis crebre et conspicue punctatis, metasterno fortiter punctato,
sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite
anali maris puncto singulo conspicuo, foeminae punctis binis utrinque
instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris leviter dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, finissima sed evidenter impressa.
Habitat: Tenimbar.
La presente descrizione è fatta sul tipo di Jordan e su un cotipo
rot PA è gi ale Le NA ORI i Vie Dee en i Fk
72 S. L. STRANEO
gentilmente comunicatomi dal Sig. Oberthur. Il tipo è mutilatoi alle
antenne ed è etichettato: « Stomonaxus abruptus Jordan Type!» scritto
da Jordan stesso.
Caratteristica di questa specie è la forma delle elitre che sono bru-
scamente convesse sia alla base che ai lati e presso l’ apice; il pronoto,
di conseguenza appare molto incassato nelle elitre; il declivio apicale è
molto brusco; e chi osserva |’ insetto perpendicolarmente dall’ alto, non
può più scorgere il margine laterale ed apicale nella metà posteriore
delle elitre, ove è nascosto appunto dalla brusca convessita delle elitre
Stesse.
Caelostomus cribriventris n. sp.
Colore nigro sat nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedi-
busque ferrugineis. Long. 5,6, lat. 2,5 mm.
Caput normale, mediocriter sculptum, oculis sat fortiter convexis,
temporibus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat brevibus, parum
sinuatis, sat divergentibus et levibus; antennis sat elongatis subtilibusque,
articulis 5° et sequentibus pubescentibus, 8°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice medio-
criter rotundatis; postice rectis, parum convergentibus;; angulis anticis
rotundatis, non prominentibus, posticis fere rectis, apice minute dentato;
sulcis basalibus sat brevibus, dimidiam pronoti longitudinem non attin-
gentibus, parum curvatis et convergentibus; canaliculo laterali mediocri,
in medio parum dilatato et poro setigero conspicuo instructo; basi fere
recta, disco convexo, linea media sat elongata et profunda.
Elytra ovalia valde convexa, regulariter declivia ad latera et apicem
versus; long 3,3; lat. 2,1 mm.; maxima latitudine in media longitudine;
humeris rotundatis, apice perparum notato, margine basali integro, striis
profundis et finissime sed crebre crenulatis, tertia poro setigero ad basim
instructa, interstitiis valde convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis etiam ultra suturam sat fortiter punctatis, pro-
sterno sulcato, processu breviter rotundato, fere truncato; metepisternis
longis, crebre punctatis, metasterno fortiter punctato, sternitibus non
sulcatis, fere omnino punctis crebris obtectis; sternite anali maris puncto
setigero singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
= uo dia ia Lat vate bo 7 ‘a! “a Th ie tie Ae |
CAELOSTOMUS ORIENTALI 73
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura: non distincta.
Habitat: Tonkin: Hoabinh, 12 es. (R. V. de Salvaza et de Cooman).
Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
British Museo, coll. Andrewes, coll. Straneo.
Specie particolarmente caratteristica tra quelle del suo gruppo per
i segmenti ventrali interamente o quasi coperti di punti fittissimi.
Caelostomus Albertisi n. sp.
Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque
ferrugineis. Long. 5,4, lat. 2,3 mm.
Caput sat latum, oculis amplis et fortiter convexis, temporibus bre-
vibus; sulcis frontalibus antice non duplicatis, divergentibus et valde pro-
fundis, postice brevibus, sinuatis, dein parallelis: antennis sat brevibus
et robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili-
formibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,7 mm.; lateribus antice fortiter
rotundatis, postice sat fortiter constrictis, subsinuatis, angulis anticis
rotundatis, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus
sat brevibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat
angusto, postice magis constricto, in medio poro setigero instructo; basi
parum obliqua latera versus; disco convexo, linea media sat fortiter im-
pressa.
Elytra parallela, modice convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; humeris
sat rotundatis, parum notatis, margine basali usque ad 3°™ striam prae-
sente, striis profundis, fortiter crenulatis; 3% poro conspicuo ad basim
instructa, interstitiis modice convexis; apice obtuse rotundato.
Subtus proepisternis apud suturam sat fortiter punctatis, prosterno
mediocriter sulcato, processu depresso, ad apicem impressione parva no-
tato; metepisternis longis, sat punctatis. metasterno punctis paucis sed
distinctis notato; sternitibus ad basim sat fortiter depressis, sed non di-
stincte sulcatis, ad latera crebre sed fine punctatis; sternite anali maris
puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
74 S. L. STRANEO
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis mediocriter prominentibus. È
Microsculptura indistincta.
Habitat: N. Guinea: Katau (D’ Albertis) 3 es.
Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypus
in coll. Andrewes.
Specie caratterizzata, tra quelle del suo gruppo, dalla forma delle
elitre, molto parallele e dalla fitta punteggiatura degli sterniti, per quanto
in misura minore che nel cribriventris Straneo.
Caelostomus birmanicus n. sp.
rectangulus Andr., (nec Chaud.) Journ. Feder. Malay Mus. XVI, 1931,
p. 447.
Colore brunneo obscuro vel rufescente, leviter iridescente; anten-
nis, palpis pedibusque ferrugineis. Long. 5,2, lat. 2,3 mm.
Caput normale, oculis parvis at satis convexis, temporibus brevibus
sed valde distinctis; sulcis frontalibus sat leviter impressis, antice non
distincte duplicatis, sat fortiter divergentibus, brevibus: antennis sat
elongatis, basim pronoti superantibus, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm.; lateribus regulariter
rotundatis, ante angulos posticos rectis vel levissime subsinuatis; angulis
anticis rotundatis, levissime prominentibus, posticis obtusis, apice minute
dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti longitudinem attingen-
tibus, fere rectis, modice convergentibus: camaliculo laterali mediocriter
lato, poro setigero in medio instructo, basi parum obliqua latera versus,
disco convexo, linea media sat longa et profunda.
Elytra subparallela, modice convexa, long. 3, lat. 2,3 mm.; late-
ribus fere parallelis, maxima latitudine parum post dimidiam longitu-
dinem, humeris rotundatis, margine basali integro; striis sat profundis et
leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
mediocriter convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis etiam extra suturam distincte punctatis, pro-
sterno sulcato, processu ad apicem fortiter depresso, fere marginato;
metepisternis crebre punctatis, metasterno parum sed distincte punctato;
sternitibus ad basim parum depressis, sed non distincte sulcatis, prae-
cipue ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris puncto singulo,
foeminae punctis binis utrinque instructo.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 75
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, sed finissima, fere indistincta.
Habitat: Birmania, Tenasserim 1 es.; Carin Cheba (L. Fea) 2 es.;
Nilgiri Hills 1 es.
Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
Mus. Civ. Genova e in coll. Andrewes.
L’ holotypus è un esemplare proveniente dal Museo di Praga, coll.
Helfer, ed era stato determinato da Chaudoir col nome rectangulus Chd.,
con la quale specie non ha nulla a che fare.
Non ho potuto riscontrare alcuna differenza tra l’ esemplare tipico
e quello, anch’ esso in coll. Andrewes, di Nilgiri Hills.
Questo Caelostomus è molto vicino al cribriventris dal quale però
si differenzia principalmente perchè, quantunque fittamente punteggiato
nella parte inferiore, lo è molto meno del cribriventris; inoltre le pro-
porzioni del corpo sono diverse: il pronoto del cribriventris è più largo,
le elitre sono più ovali e più dilatate nel mezzo, ecc.
Caelostomus andamanensis n. sp.
Colore nigro piceo nitido, leviter subiridescente, antennis, palpis,
margine antico pronoti et pedibus rufo-ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,4 mm.
Caput mediocre, leviter sculptum, oculis parum convexis, temporibus
brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat brevibus, antice non distincte
duplicatis et sat divergentibus, dein sinuatis et parallelis; antennis sat
elongatis, articulo 4° et sequentibus pubescentibus, articulis sexto et
sequentibus moniliformibus.
Pronotum convexum. long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus regulariter
rotundatis, ante angulos posticos fere rectis, non sinuatis, angulis anticis
rotundatis, non prominentibus, angulis posticis obtusis, apice minute den-
tato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus,
fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in
medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus, disco
sat convexo, linea media sat impressa et elongata.
Elytra ovalia, valde elongata, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus
mediocriter rotundatis, in medio fere parallelis; maxima latitudine in
media longitudine, humeris sat notatis et prominentibus, margine basali
76 S. L. STRANEO
usque ad 3% striam praesente; striis profundis, modice crenulatis, 3%
poro ad basim instructa, interstiis parum convexis; apice valde gradatim
constricto.
Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno sul-
cato, processu ad apicem fortiter impresso; metepisternis parum punctatis;
metasterno punctis paucis sed distinctis instructo, sternitibus ad basim
depressis, non sulcatis, et crenulatis, ad latera sat punctatis; sternite anali
maris puncto setigero utrinque instructo. i
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris mediocriter dilatatis, articulis primis intus instar
dentis valde prominentibus.
Microsculptura regularis, in elytris levissima, in pronoto mediocris.
Habitat: Ins. Andaman (D. Plason, 1 es.).
Holotypus in coll. Oberthiir.
L’ olotipo è in cattive condizioni, avendo ambedue le antenne molto
mutilate e mancando di più di metà delle zampe.
Tuttavia la specie è assai nettamente distinta da tutte le altre.
Caelostomus Loriai n. sp.
Colore nigro valde nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufis. Long. 5,8, lat. 2,5 mm.
Caput sat robustum, sat leviter sculptum; oculis amplissimis, parum
convexis, temporibus brevibus, sed plerumque valde distinctis; sulcis fron-
talibus brevibus, antice non duplicatis, fortiter divergentibus, parum si-
nuatis; antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus,
5°-10° moniliformibus.
Pronotum subrectangulare, convexum, long. 1,2, lat. 1,7 mm.; late-
ribus perparum et sat regulariter rotundatis, postice parum constrictis,
ante basim plerumque rectis; angulis anticis obtusis, rotundatis, non pro-
minentibus, posticis parum obtusis, fere rectis, apice minute dentato;
canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi sat
obliqua latera versus, disco convexo, linea media profunde impressa.
Elytra subparallela, fortiter convexa, praecipue apicem versus,
long. 3,3, lat. 2,5 mm.; humeris valde notatis, angulo distincto; margine
basali usque ad 3°™ striam praesente; striis profundis, mediocriter crenu-
latis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis convexis, apice
valde regulariter rotundato.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 71
Subtus proepisternis tantum in sutura fortiter punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, sat rugosis
et profunde punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad
basim plus minusve sulcatis, ad latera punctatis; sternite anali maris
puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis parum prominentibus.
Microsculptura plerumque indistincta.
Habitat: Nova Guinea, S. E. Paumomu riv. (Loria): Papuasia, Ma-
fulu (L. E. Cheesman).
Holotypus in Mus. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypus in
British Mus.
L’ esemplare raccolto da L. E. Cheesman è mostruoso, avendo la
metà destra irregolarmente sviluppata: tuttavia ritengo di non errare,
attribuendolo a questa specie.
Caelostomus latithorax n. sp.
Colore nigro valde iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 6,3, lat. 2,6 mm.
Caput sat parvum, modice sculptum, oculis amplis, parum conver-
gentibus; sulcis frontalibus parum profundis, sat brevibus, sinuatis, aattee
divergentibus; antennis sat robustis, articulo 4° et sequentibus pubescen-
tibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum amplum, subrectangulare, parum convexum, long. 1,4,
lat. 2 mm.; lateribus antice sat rotundatis, postice parum constrictis, le-
viter subsinuatis, lat. basis 1,8 mm.; angulis anticis rotundatis non promi-
nentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus
dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum con-
vergentibus; canaliculo laterali mediocriter lato, in medio poro setigero
instructo; basi sat obliqua latera versus, disco parum convexo, linea
media sat longa et impressa, impressione anteriore transversali levissima
sed distincta.
Elvtra parallela, parum convexa, disco deplanato, long. 3,6, lat.
2,6 mm.; humeris modice prominentibus, sat notatis, margine basali usque
ad 3%" striam praesente, striis sat profundis, sat leviter crenulatis, tertia
poro conspicuo ad basim instructa, interstiis parum convexis; apice sat
obtuse rotundato.
78 S. L. STRANEO
Subtus proepisternis etiam extra suturam sat fortiter punctatis, pro-
sterno modice sulcato, processu sat depresso, ad apicem impressione
sat lata notato; metepisternis longis, mediocriter punctatis, metasterno
levi, non punctato; sternitibus ad basim parum depressis et crenulatis,
non distincte sulcatis, ad latera sat crebre punctatis; sternite anali maris
poro setigero singulo utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris ieviter dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura: elytrorum indistincta; pronoti et capitis levissima,
fere nulla.
Habitat: Sumatra.
Holotypus et unicum specimen in coll. Andrewes.
Questa specie è ben distinta, tra tutte quelle coll’ orlo laterale del
pronoto fornito di poro setigero nella parte centrale e col metasterno
liscio, per il pronoto ampio e depresso, poco ristretto posteriormennte.
Anche le elitre sono abbastanza ampie e depresse; gli sterniti non sono
solcati.
Caelostomus Coomani n. sp.
Colore nigro nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 5,5, lat. 2,3 mm.
Caput sat robustum, mediocriter sculptum, oculis amplis, convexis,
temporibus nullis; sulcis frontalibus antice non distincte duplicatis, sat
brevibus, profundis, divergentibus et fortiter sinuatis; antennis sat robu-
stis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus antice sat
fortiter rotundatis, dein leviter subsinuatis et convergentibus, angulis
anticis rotundatis non prominentibus, posticis parum obtusis, apice mi-
nute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, antice parum con-
vergentibus: canaliculo laterali angusto, in medio poro setigerc con-
spicuo instructo; basi modice obliqua latera versus, disco convexo, linea
media mediocriter impressa et elongata.
Elytra valde convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; lateribus ad humeros
fortiter rotundatis, dein parallelis usque ad 2/3 longitudinis; margine
basali integro, humeris rotundatis, striis profundis et crebre, sed non
profunde crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
valde convexis; apice sat acute rotundato.
et ee ee ee” Om e I me BAP) aa wer eed A uso Lite” a
Hf Sink =
CAELOSTOMUS ORIENTALI 79
Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis; prosterno sul-
cato, processu obtuso, ad apicem sat fortiter impresso, metepisternis
punctis paucis sed conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato;
sternitibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera impressio-
nibus et rugis irregularibus et profundis instructis; sternite anali maris
puncto singulo conspicuo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris modice dilatatis, articulis primis intus instar
dentis non prominentibus.
Microsculptura: levissima, fere indistincta.
Habitat: Tonkin, Hoabinh (P. de Cooman).
Holotypus, allotypus et 2 paratypi in coll. Straneo; paratypus in coll.
Andrewes.
Caratterizzata dalle forti e irregolari impressioni sempre presenti ai
lati degli ultimi sterniti, che la differenziano immediatamente dalle specie
vicine.
Caelostomus cordicollis n. sp.
Colore nigro nitido, mediocriter iridescente, antennis, palpis pedi-
busque rufo obscuris. Long. 7,1, lat. 2,9 mm.
Caput regulare, modice sculptum, oculis mediocriter convexis, tem-
poribus nullis; sulcis frontalibus, antice non duplicatis, profundis, medio-
criter elongatis, parum divergentibus, non rugosis; antennis sat robustis,
articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum subcordatum, mediocriter convexum, long. 1,4, lat. 2 mm.;
lateribus antice parum rotundatis, postice sat fortiter constrictis et subsi-
nuatis; angulis anticis obtusis, rotundatis, non prominentibus, posticis
rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti lon-
gitudinem attingentibus, fere rectis, parum convergentibus: canaliculo
laterali lato, in medio poro conspicuo instructo; basi modice obliqua latera
versus, disco mediocriter convexo, linea media sat lata et profunda.
Elytra sat convexa, parallela, long. 4, lat. 2,9 mm., ante humeros
modice rotundata, humeris breviter rotundatis, apice vix distincto, mar-
gine basali usque ad tertiam striam praesente; striis profundis, crebre
et grosse crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
convexis; apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
fortiter sulcato, processu ad apicem fortiter impresso; metepisternis
80 S. L. STRANEO
rugosis, punctis paucis instructis, metasterno levi non punctato, sternitibus
ad basim Ieviter sulcatis et crenulatis, ad latera parum profunde punc-
tatis; sternite anali maris puncto singulo conspicuo utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar’ dentis
fere non prominentibus.
Microsculptura finissima, leviter impressa.
Habitat: Perak, Jor Batang, Padang 1 es. 4.
Holotypus in British Museo.
In coll. Andrewes vi è un esemplare etichettato « Semerang Drescher
6-1906 » che è estremamente simile all’ esemplare testè descritto: solo
il pronoto è anteriormente un po’ più convesso ed ha i lati un po’ più
arrotondati.
Caelostomus stricticollis n. sp.
Colore nigro sat nitido, parum iridescente, antennis, palpis pedi-
busque rufis. Long. 6,5, lat. 2,8 mm.
Caput robustum, sat fortiter sculptum; oculis amplis, valde convexis,
temporibus fere nullis, sulcis frontalibus sat brevibus, antice brevissime
duplicatis, divergentibus, profundis et rugosis; antennis robustis, parum
elongatis, basim pronoti nor, attingentibus, articulis 4° et sequentibus
pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,4, lat. 2,1 mm.; lateribus fortiter rotun-
datis, postice valde constrictis, leviter subsinuatis; angulis anticis rotun-
datis, non prominentibus, posticis obtusis, apice minute dentato; sulcis
basalibus mediocriter elongatis, parum convergentibus, modice curvatis:
canaliculo laterali lato et profundo, in medio poro setigero conspicuo
instructo; basi sat obliqua latera versus, disco convexo, linea media sat
profunda et elongata.
Elytra subparallela, valde convexa, praecipue postice, long. 3,6,
lat. 2,8 mm.; humeris valde retundatis, apice distincte notato; margine
basali usque post tertiam striam praesente; striis profundis et mediocriter
crenulatis; interstitiis valde convexis; apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; processu sulcato,
ad apicem sat fortiter impresso; metepisternis punctis paucis conspicuis
notatis, metasterno levi; sternitibus ad basim sat fortiter sulcatis et cre-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 81
nulatis, ad latera parum, sed profunde punctatis; sternite anali maris
puncto singulo utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis parum prominentibus.
Microsculptura regularis, sed finissima.
Habitat: Borneo; Pengoron.
Holotypus in British Musee (Fry collection); allotypus in coll.
Straneo.
Affine al precedente, ma distinto specialmente per la differente
forma del pronoto.
Caelostomus subsinuatus Chaud.
Oberth. Col. Novit. I, 1883, p. 38.
Colore nigro nitido, parum piceo, antennis, palpis, pedibusque rufis.
Long. 5,4, lat. 2,4 mm.
Caput normale, mediocriter sculptum, oculis semper fortissime con-
vexis, temporibus fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis,
sat brevibus, divergentibus, parum sinuatis; antennis sat brevibus, arti-
culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum subrectangulare, parum convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.;
lateribus antice rotundatis, postice subsinuatis, dein fere parallelis, parum
constrictis; angulis anticis rotundatis, parum prominentibus, posticis fere
rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, parum curvatis
et convergentibus; canaliculo laterali lato, in medio poro setigero instructo;
basi fere recta, disco modice convexo, linea media sat longa et profunda.
Elytra subparallela, mediocriter convexa, long. 3,2, lat. 2,4 mm.;
humeris valde notatis; lateribus parallelis usque ad dimidiam longitu-
dinem, dein rotundatis; striis sat profundis, modice et sat leviter crenu-
latis, tertia pero ad basim instructa, interstitiis parum convexis; apice sat
obtuse rotundato.
Subtus proepisternis in sutura parum punctatis; prosterno medio-
criter sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, for-
titer punctatis, metasterno levi, non punctato, sternitibus ad basim
sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis; sternite anali maris puncto
singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
SIE SON, e
(eyo in S. L. STRANEO
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis prominentibus.
Microsculptura: indistincta.
Habitat: Nova Guinea, Fly River (L. M. D’ Albertis).
La presente descrizione è fatta sul tipo di Chaudoir in coll. Oberthiir.
La specie è molto variabile: ho veduto vari esemplari della località
tipica: specialmente la forma del pronoto e la convessità degli occhi
variano notevolmente. Chaudoir stesso fu indotto in errore e classificò
un esemplare, della località tipica, anch’ esso raccolto da D'Albertis, col
nome di rectangulus Chd. (Oberthiir, Col. Novit. I, 1883, p. 39). Ho
veduto un esemplare di N. Guinea, Humboldt Bay (Doherty) in coll.
Andrewes: esso è più piccolo di tutti gli altri; ma non ho potuto riscon-
trare alcuna differenza sostanziale. Altri esemplari della località tipica,
raccolti da D’ Albertis, sono nelle collezioni del Museo Civico di Genova.
Caelostomus nitidus n. sp.
Colore nigro nitido, leviter iridescente; antennis, palpis pedibusque
rufo-obscuris. Long. 6,3, lat. 2,6 mm.
Caput mediocre et mediocriter sculptum, oculis convexis, temporibus
nullis aut fere nullis; sulcis frontalibus antice leviter duplicatis, et valde
profundis, in fundo plerumque rugosis, sat brevibus et sinuatis, postice
parum divergentibus; antennis vix basim pronoti attingentibus, articulis
4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° meniliformibus.
Pronotum convexum, subrectangulare, long. 1,4, lat. 2 mm.; late-
ribus regulariter at satis modice rotundatis, basim versus levissime subsi-
nuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis,
apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam pronoti longitudinem non
attingentibus, fere rectis, parum convergentibus; canaliculo laterali an-
gusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua, fere recta,
disco convexo, linea media fortiter impressa. :
Elytra convexa, subparallela usque post dimidiam longitudinem,
long. 3,6, lat. 2,6 mm.; lateribus ad humeros sat rotundatis, humeris
parum notatis, margine basali integro, striis profundis, sat fortiter cre-
nulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstiis valde con-
vexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno sul-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 83
cato, processu ad apicem impressione sat lata notato; metepisternis
punctis paucis, sed conspicuis instructis, metasterno levi, non punctato;
sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis: sternite
anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem,
ferentibus, tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus
instar dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis, fere indistincta.
Habitat: Tonkin; Kieng Khouang, Lat Bona (R. V. de Salvaza) 5 es.;
Laos, Bang Vang Hoc. (R. V. de Salvaza) 1 es.
Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
British Museo.
Questa specie è estremamente simile al nigerrimus Stran., dal quale
però differisce, oltre che per la presenza del poro setigero nella parte
centrale dell’ orlo laterale del pronoto, anche per gli occhi meno con-
vessi, il pronoto posteriormente un po’ meno ristretto, un po’ più lungo;
la doccia è più stretta, i solchi frontali sono più profondi, specialmente
anteriormente, inferiormente è un po’ meno punteggiato, ecc.
Caelostomus longinquus n. sp.
Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusaue obscure-
rufis. Long. 5,8, lat. 2,4 mm.
Caput parvum, modice sculptum; oculis mediocriter convexis, tem-
poribus fere nullis; sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis, bre-
vibus, profundis, rugosis, sat divergentibus et sinuatis; antennis vix
basim pronoti attingentibus, sat robustis, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, subcordiforme, long. 1,3, lat. 1,9 mm.; late-
ribus antice regulariter sed modice rotundatis, postice sat constrictis et
subsinuatis; angulis anticis rotundatis, valde obtusis, non prominentibus;
posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus dimidiam
prenoti longitudinem non attingentibus, fere rectis, parum convergentibus;
canaliculo laterali sat angusto, in medio poro setigero instructo; basi
parum obliqua, fere recta, disco convexo, linea media profunda et
elongata.
Elytra convexa, valde parallela; long. 3,3, lat. 2,4 mm.; lateribus
ad humeros sat rotundatis, humeris sat notatis, apice rotundato, margine
84 S. L. STRANEO
basali usque ad tertiam striam praesente; striis profundis, sat fortiter
crenulatis, tertia poro conspicvo ad basim instructa, interstitiis medio-
criter convexis; apice obtuse rotundato.
Subtus proepisternis ad suturam punctatis, prosterno modice sulcato,
processu obtuso, ad apicem fortiter impresso, metepisternis longis, pun-
ctis paucis sed conspicuis instructis, metasternis levibus, non punctatis;
sternitibus ad basim mediocriter sulcatis et crenulatis, ad latera punctatis;
sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque
instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus; tarsis anticis maris fere non dilatatis, articulis primis intus instar
dentis distincte prominentibus.
Microsculptura: in elytris indistincta.
Habitat: Tonkin, Laos, Muong Pien. (R. V. de Salvaza).
Holotypus e paratypi in British Museo, allotypus in coll. Straneo.
Come si può notare dalla descrizione, questa specie differisce dal
nitidus Straneo specialmente per la diversa proporzione e forma delle
elitre, che sono nel Jonginquus molto parallele e più allungate.
Caelostomus obtusus n. sp.
Colore nigro nitido, leviter iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufis. Long. 5,6, lat. 2,3 mm.
Caput sat robustum, sat leviter sculptum, oculis modice convexis,
temporibus fere nullis; sulcis basalibus antice brevissime duplicatis, sat
brevibus, modice divergentibus, mediocriter sinuatis, parum rugosis;
antennis robustis et sat brevibus, basim pronoti non attingentibus, arti-
culis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,2, lat. 1,8 mm.; lateribus antice regu-
lariter rotundatis, postice convergentibus, ante angulos basales rectis vel
subsinuatis; angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtu-
sis, apice minute dentato; sulcis basalibus fere dimidiam pronoti longitu-
dinem attingentibus, rectis, non convergentibus; canaliculo laterali an-
gusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera versus;
disco convexo, linea media longa et profunda.
Elytra valde parallela, convexa, long. 3,2, lat. 2,3 mm.; humeris
valde notatis, apice omnino rotundato, margine basali usque ultra 33"
striam praesente, striis profundis, sat fortiter et grosse crenulatis, tertia
poro ad basim instructo, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 85
Subtus proepisternis tantum in sutura punctatis, prosterno plus mi-
nusve sulcato, processu obtuso, ad apicem sat fortiter impresso; mete-
pisternis longis, rugosis, punctis paucis sed conspicuis instructis, meta-
sterno levi, non punctate; sternitibus ad basim depressis et crenulatis,
leviter, sed distincte sulcatis, punctis conspicuis ad latera notatis, ster-
nite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructis.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris articulis primis intus instar dentis perparum
prominentibus.
Microsculptura finissima et levissima, fere indistincta.
Habitat: Borneo Occ., Riv. Sambey, Ngabang (J. B. Ledru); Goe-
nong Ampar (Mulot). Philippine Ins., Basilands (Bottcher), 9 es.
Holotypus et paratypi in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo;
paratypi in British Mus., coll. Jedlicka e Straneo. Gli esemplari delle
Filippine sono assai variabili.
In coll. Jedlicka vi è un esemplare etichettato: « Is. Sibuyan (Baker) »,
che riferisco con dubbio a questa specie.
Distinto per la ferma delle elitre, molto parallele, allungate, con-
vesse, e per gli angoli anteriori del pronoto, che sono meno arrotondati
che nelle due specie precedenti e leggermente prominenti.
Caelostomus singaporensis n.sp.
Colore nigro piceo, interdum leviter rufescente; antennis, palpis
pedibusque rufis. Long. 5,4, lat. 2,4 mm.
Caput sat robustum, oculis amplis et convexis, temporibus nullis
vel fere nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, for-
titer divergentibus et sinuatis, postice fere parallelis; antennis medio-
criter elongatis, basim pronoti vix attingentibus, articulis 4° et sequen-
tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum mediocriter convexum, subcordiforme, long. 1, lat. 1,7 mm.;
lateribus antice fortiter rotundatis, ante angulos posticos sinuatis; angulis
anticis obtuse rotundatis, non prominentibus, posticis parum obtusis, fere
rectis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, per-
parum convergentibus; canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero
instructo, basi fere recta, disco mediocriter convexo, linea media sat for-
titer impressa.
Elytra subparallela, modice convexa, long. 3, lat. 2,4 mm.; late-
86 S. L. STRANEO
ribus, post dimidiam longitudinem, convergentibus; humeris sat notatis,
sed vertice omnino rotundato, margine basali fere integro; striis pro-
fundis, sat fortiter crenulatis, 3° poro setigero ad basim instructa, inter-
stitiis modice convexis; apice sat breviter rotundato.
Subtus proepisternis tantum in sutura parum punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, punctis
paucis sed conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato; ster-
nitibus ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera fortiter punctatis; ster-
nite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis maris parum dilatatis, articulis intus
instar dentis non prominentibus.
Microsculptura regularis sed levissima.
Habitat: Singapore (Raffray e Baker).
Holotypus in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
coll. Andrewes. :
Specie abbastanza caratteristica, tra quelle ad esse più vicine, per
la forma del pronoto e la crenulazione abbastanza forte delle strie delle
elitre.
Caelostomus elongatulus n.sp.
Colore nigro piceo iridescente, antennis, palpis, epipleuris pedibusque
clarioribus. Long. 5,9, lat. 2,4 mm.
Caput mediocre, sat elongatum, oculis mediocriter convexis, tem-
poribus fere nullis, sulcis frontalibus antice non distincte duplicatis, sat
brevibus, mediocriter divergentibus, antice fortiter impressis, parum
sinuatis; antennis sat robustis, articulis 4° et sequentibus pubescentibus,
5°-10° moniliformibus.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm., lateribus parum
rotundatis, postice parum constrictis, ante angulos posticos levissime
subsinuatis; angulis anticis rotundatis, distincte prominentibus, posticis
obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, fere rectis, non
convergentibus; canaliculo laterali pronoti angusto, in medio poro seti-
gero instructo, basi obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media
sat profunda et elongata.
Elytra subparallelo-ovalia, sat convexa, long. 3,4, lat. 2,4 mm.;
lateribus leviter rotundatis, maxima latitudine in media longitudine,
humeris parum notatis, margine basali usque ad 3%" striam praesente;
te A e lrn
CAELOSTOMUS ORIENTALI 87
striis profundis, mediocriter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim
instructa, interstitiis modiocriter convexis; apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis etiam extra suturam punctatis, prosterno vix
leviter sulcato, metepisternis longis, levibus, fere non punctatis, meta-
sterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sulcatis et crenulatis,
ad latera mediocriter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foe-
minae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus; tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura levissima in capite: in pronoto et elytris indistincta.
Habitat: Java; Popoh. Zuider Geb. (Louwerens) 1 es.; Songbanten,
G. Res Kediri (Louwerens) 1 es.; Zuid-Preanger, Patimoean (Descher);
G. Tangkoeban, Prahoe, Preanger, Sbrasin (Drescher); Ins. Banka (Ch.
Mulot).
Holotypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo; paratypi in
coll. Drescher, Louwerens, Oberthiir et in Amsterdam Museo.
Distinto specialmente per i lati del pronoto poco arrotondati e gli
angoli anteriori un po’ prominenti.
Var. longiusculus nov.
Long. 5,8, lat. 2,4 mm.; pronoti long. 1,1, lat. 1,7; lateribus, ante
angulos posticos sat fortiter sinuatis; elytrorum long. 3,6, lat. 2,4 mm.
Habitat: Java: G. Papandajan (Louwerens) 1 es.
Holotypus in coll. Andrewes.
Si nota subito che le elitre sono molto più allungate che nella forma
tipica ed il pronoto subsinuato innanzi alla base. Malgrado le differenze
notevoli, non ritengo, per ora, di potere distaccare specificamente il preci-
tato esemplare dall’ elongatulus; lo indico col nome: var. longiusculus nov.
Caelostomus subovatus n. sp.
Colore nigro nitido, iridescente, antennis, palpis pedibusque rufis.
Long. 5,8, lat. 2,6 mm.
Caput sat parvum, modice sculptum, oculis parvis, mediocriter con-
vexis, temporibus nullis, sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis,
modice profundis et sinuatis, valde divergentibus; antennis brevibus,
basim non attingentibus, sat robustis, articulis 4° et sequentibus pube-
scentibus, 5°-10° moniliformibus.
88 S. L. STRANEO
Pronotum fortiter convexum, subcordiforme, long. 1,5, lat. 2 mm.;
lateribus antice fertiter rotundatis, postice valde constrictis et convergen-
tibus, vix subsinuatis; latitudine basis 1,6 mm.; angulis anticis valde
rotundatis, parum sed distincte prominentibus, posticis parum obtusis,
apice minute dentato: sulcis basalibus fere rectis, sat longis, dimidiam pro-
noti longitudinem fere attingentibus, profundis, fere parallelis; canali-
culo laterali angusto, in medio poro setigero instructo, basi sat obliqua
latera versus, disco valde convexo, linea media elongata et profunda.
Elytra perfecte ovalia, lateribus sat fortiter rotundatis, long. 3,3,
lat. 2,6 mm.; humeris rotundatis, apice distincto: margine basali integro,
sed leviusculo; striis profundis et sat fertiter crenulatis, tertia poro ad
basim instructa, interstitiis convexis; apice valde gradatim rotundato.
Subtus proepisternis in sutura perparum punctatis, prosterno mo-
dice sulcato, processu ad apicem mediocriter impresso; metepisternis
longis, punctis conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato; sterni-
tibus ad basim fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera punctis paucis sed
conspicuis notatis; sternite anali foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singuiam praeter apicalem
ferentibus.
Microsculptura regularis, finissima, levissime impressa.
Habitat: Pahang (F. M. S.), Fraers Hili (G. H. Lowe) 1 es. 9.
Holotypus in British Museo.
La forma del pronoto, molto convesso, molto ristretto posteriormente,
e quella delle elitre perfettamente ovali, distinguono agevolmente questa
specie da tutte le altre.
Caelostomus iridescens Andr.
Tijdsch. Ent. LXXII, 1929, p. 319.
Colore nigro nitido iridescente, antennis, palpis pedibusque ferru-
gineis. Long. 6, lat. 2,7 mm.
Caput regulare, oculis valde convexis, temporibus brevibus sed
distinctis, sulcis frontalibus antice plus minusve breviter duplicatis, sat
divergentibus, rugosis et fortiter sinuatis, antennis sat robustis, articulis
4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum sat convexum, postice mediocriter constrictum; long. 1,3,
lat. 1,8 mm.; lateribus antice fortite rotundatis, postice subsinuatis;
angulis anticis rotundatis, non prominentibus, posticis obtusis, apice mi-
nute dentato; sulcis basalibus modice convergentibus, parum arcuatis, fere
CAELOSTOMUS ORIENTALI 89
Gimidiam pronoti longitudinem attingentibus; canaliculo laterali angusto,
in medio poro setigero instructo, basi valde obliqua latera versus, disco
convexo, linea media profunda, mediocriter elongata.
Elytra subovalia, long. 3,4, lat. 2,7 mm.; humeris rotundatis, parum
notatis; margine basali integro; striis profundis et mediocriter crenulatis,
tertia poro ad basim instructa, interstitiis convexis; apice obtuse rotundato.
Subtus proepisternis in sutura vel ad suturam parum punctatis, pro-
sterno fortiter sulcato, processu ad apicem obtuso, depresso; metepisternis
longis, levibus, non vel perparum punctatis, metasterno levi; sternitibus
ad basim sulcatis et crenulatis, ad latera sat fortiter punctatis; sternite
anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Microsculptura indistincta.
Habitat: Sumatra, Fort de Kock; Si-Rambè (Modigliani).
Questa specie è molto vicina alle due seguenti e particolarmente al
minor Jord., dal quale si differenzia tuttavia per i lati del pronoto che,
per quanto poco, sono sempre distintamente subsinuati e per la forma
delle elitre un po’ più tozza.
Caelostomus minor Jord.
Novitates Zoologicae, vol. I, 1894, p. 108.
Colore nigro nitido, parum iridescente; antennis, palpis pedibusque
rufo-ferrugineis. Long. 5,6, lat. 2,3 mm.
Caput mediocre, modice sculptum; oculis mediocriter convexis, tem-
poribus nullis; sulcis frontalibus antice non duplicatis, profundis, parum
sinuatis et divergentibus; antennis mediocriter elongatis, basim pronoti
vix attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moni-
liformibus.
Pronotum mediocriter convexum, long. 1,2, lat. 1,6 mm.; lateribus
antice mediocriter rotundatis, postice convergentibus, fere rectis, non
subsinuatis; angulis anticis rotundatis, fere non prominentibus; posticis
obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat brevibus, dimidiam pro-
noti longitudinem non attingentibus, parum curvatis et convergentibus;
canaliculo laterali angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum
obliqua iatera versus, disco convexo, linea media sat profunda et modice
elongata.
Elytra subparallelo-ovalia, long. 3,3, lat. 2,3 mm.; lateribus usque
ad dimidiam longitudinem parallelis vel leviter incurvatis; post dimidiam
longitudinem convergentibus; humeris mediocriter rotundatis, apice di-
90 : S. L. STRANEO
stincto, margine usque ad tertiam striam praesente, striis sat profundis,
sat leviter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis
mediocriter convexis; apice acute rotundato.
Subtus proepisternis apud suturam punctatis; prosterno mediociiter
sulcato, processu ad apicem impressione parva notato; metepisternis
longis, punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim sat
fortiter sulcatis et crenulatis, ad latera valde punctatis: sternite anali
maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem, feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, subtilissima.
Habitat: Sumbawa (Doherty); id. B. Aroe Hassa; Batjan, Laboean
(Doherty).
La presente descrizione è stata fatta sul tipo di Jordan, in coll.
Oberthiir. Vi sono in coll. Oberthiir due esemplari etichettati da Jordan,
provenienti dalla coll. Rotschild: il primo di essi è etichettato: « Stomo-
naxus minor Jordan Type!» e « Sumbava ».
Ho veduto un altro esemplare perfettamente corrispondente al tipo,
in collezione Andrewes, etichettato: «B. Aroe Hassa - Sumbava -
Doherty ». L’ esemplare di Batjan ha le elitre un po’ più lunghe.
Questa specie è molto vicina all’ iridescens Andr., dal quale diffe-
risce principalmente per: lati del pronoto non subsinuati innanzi agli
angoli posteriori; iridescenza spesso nulla o ridotta, in ogni caso mai
forte come nell’ iridescens; elitre meno larghe, più allungate, un po’ meno
convesse: proepisterni con punti sempre anche fuori della sutura.
Subsp. insulicola nov.
A forma typica differt statura plerumque minore, pronoti lateribus
ante angulos posticos leviter subsinuatis, sternitibus ad latera parum
punctatis.
Habitat: Ternate (L. Laglaize); Is. Goodeneugh (L. Loria).
Holotypus et paratypus in coll. Oberthiir; allotypus in coll. Straneo;
paratypus in Museo Civ. Genova.
Assomiglia molto all’ obtusus Straneo, ma le elitre sono più corte
ed i proepisterni hanno più punti.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 91
Caelostomus parallelopipedus n. sp.
Colore nigro-piceo, modice nitido, levissime iridescente; antemnis,
palpis pedibusque rufo-ferrugineis. Long. 5,3, lat. 2,1 mm.
Caput sat elongatum, oculis mediocriter convexis, temporibus nullis,
sulcis frontalibus brevibus, sat divergentibus, mediocriter impressis, sat
fortiter sinuatis; antennis mediocriter elongatis, basim pronoti vix attin-
gentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum sat latum, valde convexum, subrectangulare; long. 1,3,
lat. 1,9 mm.; lateribus fortiter rotundatis, ante angulos posticos rectis vel
leviter subsinuatis; angulis anticis valde rotundatis, non prominentibus,
posticis parum obtusis, apice denticulato; sulcis basalibus fere rectis et
parallelis, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus; canaliculo
laterali angustissimo, in medio poro setigero instructo, basi parum obliqua
latera versus, disco valde convexo, linea media sat profunde impressa et
elongata.
Elytra parallela, valde convexa, long. 3, lat. 2,1 mm.; humeris
rotundatis, apice distinete notato, margine basali integro, striis profundis
et sat fortiter crenulatis, tertia poro conspicuo ad basim instructa, inter-
stitiis sat convexis; apice sat obtuse rotundato.
Subtus proepisternis. tantum in sutura parum, punctatis, prosterno
sulcato, processu ad apicem mediocriter impresso; metepisiernis longis,
fere levibus, perparum punctatis, valde nitidis; metasterno levi, non
punctato; sternitibus ad basim non sulcatis, ad latera parum et levissime
punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foeminae punctis binis
utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis spinulam singulam, praeter apicalem,
tarsis anticis maris dilatatis, articulis intus instar dentis prominentibus.
Microsculptera regularis, in elytris levissima.
Habitat: W. Sarawak, M. Matang (G. E. Bryant); Spore (*).
Holetypus in coll. Andrewes; allotypus in coll. Straneo.
In coll. Andrewes vi è anche un esemplare, indicato come cotipo di
sumatrensis Andr., etichettato « Sumatra, Bedagei (I. Z. Kannegieter) »,
che mi sembra doversi riferire a questa specie: differisce dall’ olotipo
esclusivamente per la punteggiatura più forte dei metepisterni, carattere
che in tutto il genere ha poca costanza, come ho già notato nelle consi-
derazioni generali sull’ insieme dei Caelostomus.
(*) Non ho potuto trovare nel mio atlante tale località.
92 S. L. STRANEO
La lunghezza delle elitre, in confronto alla larghezza, non permette
di confondere questa specie con nessuna delle affini.
Caelostomus crenulipennis n. sp.
Colore nigro nitidissimo, iridescente, antennis, palpis pedibusque
rufis. Long. 5,6, lat. 2,4 mm.
Caput sat robustum, oculis mediocriter convexis, temporibus fere
nullis, sulcis frontalibus antice non duplicatis, sat brevibus, mediocriter
divergentibus, modice sinuatis, rugosis; antennis sat longis, basim pro-
noti distincte superantibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus,
articulis 5°-10° moniliformibus.
Pronotum convexum, long. 1,1, lat. 1,8 mm.; lateribus antice sat
fortiter rotundatis, basim versus constrictis et subsinuatis, angulis anticis
parum prominentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis
basalibus dimidiam longitudinem pronoti non attingentibus, fere rectis,
parum convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro seti-
gero instructo, basi sat obliqua latera versus, disco sat fortiter convexo,
linea media sat impressa, mediocriter elongata.
Elytra subparallela, convexa, disco sat plano, long. 3,3, lat. 2,4
mm.; lateribus modice rotundatis ad humeros, dein fere parallelis, post
dimidiam longitudinem convergentibus; humeris rotundatis, margine basali
usque ad 98% striam praesente; striis profundis, fortissime crenulatis,
tertia poro setigero ad basim instructa, interstitiis convexis; apice sat bre-
viter rotundato.
Subtus proepisternis ad suturam parum punctatis, prosterno fortiter
sulcato, ad apicem fortiter et profunde impresso; metepisternis longis,
punctis paucis, sed conspicuis instructis; metasterno levi, non punctato;
sternitibus ad basim leviter depressis, non sulcatis, ad latera punctis
paucis et sat levibus instructis; sternite anali maris puncto singulo con-
spicuo utrinque instructo. ;
Pedes regulares, tibiis anticis 2 spinulas, praeter apicalem, feren-
tibus; tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis non prominentibus.
Microsculptura levissima, fere non distincta.
Habitat: Batang Padang, Jor. Camp. 1800 ft. (H. M. Pendlebury)
(F. M. S.) 1 es.; Siam, Bangkok.
Holotypus in British Museo; allotypus in coll. Straneo.
La località Bangkok richiede conferma.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 93
Specie ben distinta tra quelle con poro setigero nella metà anteriore
dell’ orlo laterale del pronoto ed addome non distintamente solcato, con
metasterni non punteggiati, per la forte crenulazione delle strie.
Caelostomus De-Beauxi n. sp.
Colore rufo-brunneo, antennis, palpis, epipleuris pedibusque clario-
ribus; capite et pronoto parum obscurioribus. Long. 5, lat. 2 mm.
Caput sat robustum, parum sculptum, oculis modice convexis, tem-
poribus brevibus sed distinctis, sulcis frontalibus sat longis, levissimis,
nitide notatis sed parum profundis; antennis sat robustis, basim pronoti
attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili-
formibus.
Pronotum subcordatum, sat convexum, long. 1,1, lat. 1,5 mm.; late-
ribus antice fortiter rotundatis; postice valde constrictis; ante angulos
posticos plus minusve subsinuatis; angulis anticis parum prominentibus,
rotundatis; posticis valde obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus
sat brevibus, parum curvatis et parum convergentibus; canaliculo laterali
angusto, in medio poro setigero instructo; basi parum obliqua latera
versus; disco sat convexo; linea media fortiter impressa.
Elytra subparalleia, modice convexa, long. 2,8, lat. 2,1 mm.; late-
ribus usque ad dimidiam longitudinem paralielis, humeris valde notatis,
apice levissime dentato, margine basali usque post 32™ striam praesente,
striis sat profundis, mediocriter crenulatis, 3% poro setigero ad basim
instructa, interstitiis modice convexis; apice sat acute rotundato.
Subtus proepisternis levibus et nitidis; prosterno mediocriter sulcato,
processu ad apicem non impresso; metepisternis longis, parum punctatis,
nitidis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim levissime
impressis, ad latera punctis paucis et levibus notatis; sternite anali maris
puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat elongati, tibiis anticis 2 spinulas praeter apicalem feren-
tibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis intus instar dentis
non prominentibus.
Microsculptura regularis, sed fortius impressa quam in Caelostomis
ordinariis.
Habitat: Arcip. Mentawei, Sipora (Modigliani), Sumatra; Philipp.
Is.; Borneo, W. Sarawak, M. Matang (Bryant).
Holotypus et paratypus in Mus. Civico Genova; allotypus et para-
typus in coll. Straneo; paratypi in coll. Oberthiir et in British Mus.
ee aad POI E TRAE
94 S. L. STRANEO
var. nanus nov.
A forma typica differt statura minore (4 mm.), lateribus pronoti ante
basim subsinuatis, angulis posticis minus obtusis.
Habitat: Mentawei, Si Oban (Modigliani).
Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo.
E’ il più piccolo dei Caelostomus orientali.
Caelostomus sumatrensis Andr.
Tijdsch. Ent. LXXII, 1929, p. 318.
Colore nigro-piceo nitido; antennis, palpis pedibusque ferrugineis.
Long. 5,2, lat. 2,3 mm.
Caput sat robustum, modice sculptum, oculis modice convexis, tem-
poribus fere nullis; sulcis frontalibus antice brevissime duplicatis, sat
brevibus et sinuatis, valde divergentibus, nitidis, non rugosis; antennis
sat longis, basim pronoti distincte superantibus, articulis 4° et sequen-
tibus pubescentibus, 5°-10° moniliformibus.
Pronotum parum convexum, subrectangulare, long. 1,1, lat. 1,7 mm.;
lateribus antice mediocriter rotundatis, postice levissime subsinuatis et
modice convergentibus; angulis anticis sat rotundatis, perparum promi-
nentibus, posticis parum obtusis, apice minute dentato; sulcis basalibus sat
brevibus, dimidiam pronoti longitudinem non attingentibus, parum cur-
vatis et convergentibus; canaliculo laterali sat angusto, in medio poro
setigero instructo; basi valde obliqua latera versus, disco parum convexo,
linea media parum impressa.
Elytra parum convexa, subparallela, declivio apicali valde regu-
lari, long. 3, lat. 2,3 mm.; humeris valde notatis, apice leviter, sed distincte
dentato, margine basali integro, striis profundis, finissime crenulatis,
tertia poro conspicuo ad basim instructa, interstitiis modice convexis; apice
valde regulariter rotundato.
Subtus proepisternis ad suturam leviter et parum punctatis; pro-
sterno non vel levissime sulcato, processu obtuso, ad apicem vix levissime
impresso; metepisternis longis, punctatis, metasterno levi, non punctato;
sternitibus ad basim depressis et crenulatis, non distincte sulcatis, ad
latera mediocriter punctatis; sternite anali maris puncto singulo, foe-
minae punctis binis utrinque instructo.
Pedes sat elongati, tibiis anticis spinulas binas, praeter apicalem,
ferentibus, tarsis anticis maris parum dilatatis, articulis primis intus instar
dentis fere non prominentibus.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 95
Microsculptura: indistincta in elytris; levissima in pronoto, regularis,
sed subtilis in capite.
Habitat: Sumatra: Fort de Kock (E. Jacobson).
La presente descrizione è fatta sopra due es. cotipi di coll. Andrewes,
provenienti dalla iocalità tipica. In coll. Andrewes vi è anche un terzo
cotipo, di Bedagei (I. Z. Kannegieter): ma esso è molto più parallelo e
sopratutto più convesso degli esemplari di Fort de Koch, e le elitre sono
più lunghe: mi pare che esso corrisponda perfettamente agli esemplari
di Borneo che ho descritti col nome: Caelostomus parallelopipedus (V.
la descrizione di detta specie).
Subsp. planipennis subs. nova.
A forma tipica differt elytris valde parallelis, crenulatione striarum
elytrarum fortiore.
Habitat: Borneo, Banj (German Mission) 2 es.; I. Banguey
(teste Staudinger) 2 es.
Holotypus in British Museo (Fry Coll.); allotypus in coll. Straneo;
paratypi in coll. Oberthiir.
Molto vicino all’ elongatulus, ma un po’ meno convesso, meno lucido,
cogli sterniti non distintamente solcati alla base: i lati del pronoto sono
un po’ più arrotondati.
Caelostomus Feai n. sp.
Colore nigro nitido et iridescente, antennis, palpis pedibusque rufo-
ferrugineis. Long. 5,7, lat. 2,4 mm.
Caput mediocre, leviter sculptum, oculis amplis, mediocriter con-
vexis, temporibus brevibus, sed distinctis; sulcis frontalibus antice bre-
vissime duplicatis, profundis, parum elongatis et sinuatis, non punctatis
nec rugosis; antennis sat robustis et parum elongatis, basim pronoti non
attingentibus, articulis 4° et sequentibus pubescentibus, 5°-10° monili-
formibus.
Pronotum sat convexum, long. 1,3, lat. 1,8 mm.; lateribus regula-
riter rotundatis, ante angulos posticos minus rotundatis, sine vestigio sub-
sinuositatis; angulis anticis obtusis, sat rotundatis: posticis obtusis, apice
denticulato; sulcis basalibus sat brevibus, parum convergentibus et cur-
vatis; canaliculo laterali mediocri, in medio poro setigero instructo,
basi sat obliqua latera versus, disco sat convexo, linea media regulariter
impressa.
96 S. L. STRANEO
Elytra parallela, long. 3,3, lat. 2,4 mm.; humeris fortiter rotun-
datis, margine basali usque ad 3% striam praesente; striis profundis,
mediocriter crenulatis, interstitiis sat convexis; apice obtuse rotundato.
Subtus proepisternis etiam extra suturam sat fortiter punctatis; pro-
sterno sulcato, processu ad apicem impresso; metepisternis longis, for-
titer punctatis; metasterno levi, non punctato; sternitibus ad basim
sat depressis, non sulcatis, ad latera mediocriter punctatis; sternite anali
maris puncto singulo, foeminae punctis binis utrinque instructo.
Pedes regulares, tibiis anticis 1-2 spinulas, praeter apicalem feren-
tibus; tarsis anticis maris perparum dilatatis, articulis anticis levissime
intus instar dentis prominentibus.
Microsculptura capitis et pronoti regularis sed levis, elytrorum
indistincta.
Habitat: Tenasserim, Meetan (Fea); Burma, Jrawaddy.
Holotypus in Mus. Civ. Genova; allotypus in coll. Straneo; paratypi
in coll. Andrewes et in British Museo.
Distinta dalle altre specie del gruppo per le elitre fortemente paral-
lele e iridescenti.
A prima vista, questa specie rammenta molto il rectangulus Chaud.,
col quale non può essere confuso, sia per la presenza di poro setigero
nella metà dell’ orlo laterale del pronoto, sia per gli occhi più ampi e
meno convessi; sia infine per i lati del pronoto arrotondati anche
posteriormente.
BREVI CONSIDERAZIONI ZOOGEOGRAFICHE
Terminato lo studio della specie, sarebbero utili, anzi necessarie,
alcune considerazioni sulla distribuzione del genere Caelostomus. Mi
riservo di studiare i rapporti tra le varie specie quando avrò terminato
lo studio dei Caelostomini africani, studio che ho già intrapreso e che
appare ancor più interessante di quello delle specie asiatiche.
Tuttavia fin d’ ora si possono mettere brevemente in rilievo i fatti
seguenti:
1) Una sola specie, il Caelostomus picipes Macl., ha una distribu-
zione estremamente estesa, essendo diffusa dalla penisola indiana alle
Indie olandesi, dalla Cina e Giappone all’ Australia. Tra le altre specie,
l’obtusus Straneo sembra abitare Borneo e le Filippine: il minor Jord.
CAELOSTOMUS ORIENTALI 97
appare diffuso nella Nuova Guinea e nelle isole minori: il De-Beauxi
Straneo estende il suo habitat dail’ arcipelago di Mentawei a Borneo ed
alle Filippine. Tutte le altre specie però sono, almeno allo stato attuale
delle nostre conoscenze, molto localizzate.
2) Nelle regioni meglio esplorate dal punto di vista entomologico,
le specie note sono in genere numerose: nella penisola indocinese ve ne
sono 17; Sumatra ne ha almeno 12, Giava 6, Borneo 6. Celebes non
risulta finora abitata che dal picipes Macl. Si deve quindi supporre che
molte altre specie debbano ancora essere scoperte.
3) Le particolarità, comuni a tutte le specie, dell’ organo copulatore
maschile e della serie ombelicata e tutti gli altri caratteri dimostrano
all’ evidenza che tutti i Caelostomus s. str., unitamente agli Stomonaxellus,
formano un gruppo omogeneo, della cui dispersione si potrà parlare solo
dopo lo studio delle specie africane. Quanto al C. (Rubicaelus) ruber Andr.,
è necessario attendere di cenoscere il ¢, perchè non è da escludere,
anzi è probabile, che lo studio dell’ organo copulatore riservi qualche
sorpresa.
4) L’ Oxyglychus laeviventris Bates, pur avendo il particolare orien-
tamento anormale dell’ organo copulatore, presenta un tale numero di
caratteri particolari che ritengo di non errare considerandolo filogeneti-
camente assai distante dai Caelostomus.
Circa la vita dei Caelostomus, essa è assai poco nota. Non è mai
stata descritta la larva di alcuna specie. Essi vivono in località boscose
e la maggior parte degli esemplari che si trovano nelle collezioni sono
stati catturati alla luce o sotto le cortecce. Il Sig. F. C. Drescher che
raccoglie abitualmente moltissimi esemplari di Caelostomus, mi comu-
nica gentilmente che essi sono insetti di bosco: vivono a tutte le altezze,
da 0 a 1800 metri, sotto tronchi caduti, sotto cortecce e fogliame fradicio.
Si trovano però solo in boschi moderatamente o molto umidi: in boschi
asciutti non se ne raccolgono mai. Il Sig. H. E. Andrewes mi scrisse di
averne una volta trovato in India un esemplare in una banana guasta.
Come si vede, molto resta a.scoprire sia sulla vita che sulla distri-
buzione di questi interessantissimi Carabidi.
98 S. L. STRANEO
INDICE DEI SOTTOGENERI E DELLE SPECIE CITATI
I nomi in nero sono quelli dei generi e sottogeneri:
quelli in corsivo quelli
delle sottospecie, varietà o dei sinonimi. Il nome generico tra parentesi tonde che
segue alcune specie è quello del genere sotto cui fu descritta la specie. Quando una
specie è attualmente attribuita ad un genere diverso da Caelostomus, questo è indi-
cato fra parentesi quadre. Quando un nome è seguito da più numeri, quello in nero
indica la pagina ove è la descrizione della specie.
abruptus Jord. (Stomonaxus) 7, 15,
241, 74
Albertisi Straneo 21, 73
andamanensis Straneo 21, 75
Andrewesi Straneo 19, 44
Andrewesinulus Straneo 17, 23
birmanicus Straneo 21, 74
borneensis Tschit. (Stomonaxus) 7,
64, 65
Brachidius Chaud. 12
brunneus Straneo 18, 25
Caelostomus Macl. 7, 12
Caprai Straneo, 20, 66
celebensis Chaud.
64, 65
ceylanensis Straneo 18, 25
ceylanicus Nietn. (Drimostoma)
[Abacetus]i 6,
convexidorsis Straneo 19, 43
convexior Jord. (Stomonaxus) 7, 14,
16, 18, 25
Coomani Straneo, 16, 21, 78
cordicollis Straneo 21, 79
Cosmodiscus Sloane 12
crenulipennis Straneo 22, 92
cribriventris Straneo, 16, 21, 72
De-Beauxi Straneo 22, 93
Diceromerus Chaud. 12
dilaticollis Bates (Stomonaxus) [Co-
smodiscus] 7, 12
Descheri Straneo 14, 20, 58
elegans Straneo 19, 54
elongatulus Straneo 22, 86
enganensis Straneo, 18, 32
Feai Straneo, 22, 95
filicornis Tschit. (Stomonaxellus) 17,
18, 25
[ri
(Stomonaxus) 7,
flavipes Motsch.
tellus] 7
gibbus Andr. 7, 14, 18, 37
inermis Bates (Stomonaxus) 7, 48,
35
insulicola Straneo, 22, 90
iridescens Andr. 7, 22, 88
japonicus Tschit. (Stomonaxus) 7, 64,
65
laeviventris Bates (Stomonaxus)
[Oxyglychus] 7, 9, 11, 12
latemarginatus Straneo 20, 70
latithorax Straneo 21, 77
longinquus Straneo 21, 83
longiusculus Straneo 22, 87
Loriai Straneo 21, 76
Louwerensi Straneo 19, 50
malayanus Straneo 18, 38
Mariae Straneo 20, 60
minor Jord. (Stomonaxus) 7, 22, 89
Modiglianii Straneo 19, 46
montanus Andr. 7, 15, 19, 52
nanus Straneo 22
nigerrimus Straneo 19, 53
nitidus Straneo 21, 82
Novae-Britanniae Fairm.
stoma) 7, 17
Novae-Guineae Straneo 19, 48
Oberthtri Straneo 18, 34.
obscuripes Straneo 10, 20, 64
obtusus Straneo 22, 84
ovalipennis Straneo 19, 39
Oxyglychus Straneo 412
parallelipennis Straneo 19, 45
parallelopipedus Straneo 22, 94
peninsularis Straneo 13, 18, 34
perakianus Straneo 19, 40
(Caelostoma) [Pa-
(Drimo-
CAELOSTOMUS ORIENTALI 99
philippinicus Straneo 19, 49
picipes Macl. 6, 7, 20, 64
planipennis Straneo 22, 95
platynotus Bates (Stomonaxus) [Co-
smodiscus] 7, 12
propinquus Straneo 19, 47
punctatissimus Straneo, 19, 44
pusillus Straneo 18, 36
rectangulus Andr. 54, 74
rectangulus Bates 35, 54
rectangulus Chaud. (Drimostoma) 7,
15, 19, 54
ruber Andr. 7, 10, 17, 25
Rubicaelus Straneo 17, 25
rufipes Boh. (Drimostoma) 6, 64
sarawakianus Straneo 19, 42
sculpticollis Motsch. (err.) (Stomo-
sculptipennis Motsch.
7, 20, 56
siamensis Straneo 20, 69
similis Jord. (Stomonaxus) 7, 20, 62
simillimus Straneo 18, 25
singaporensis Straneo 22, 85
singularis Andr. 7, 17, 23
Stomonaxellus Tschit. 17, 25
striaticollis Bates (Stomonaxus) 7,
64
striaticollis auct. (Stomonaxus) 64
striaticollis Dej. (Drimostoma) 6
stricticollis Straneo 21, 80
subridescens Straneo. 20, 68
subovatus Straneo 22, 87
subsinuatus Chaud. (Drimostoma) 7,
21, 84
sulcatissimus Straneo 14, 57
sumatrensis Andr. 7, 22, 94
(Stomonaxus)
(Po)
0 0 DD 0
x DD
naxus) 56
INDICE DELLE FIGURE
Fig. 1 - Linguetta dell’ Oxyglychus laeviventris Bates
Fig. 2 - Linguetta del Caelostomus Caprai Straneo
Fig. 3 - Linguetta del Caelostomus singularis Andr. .
Fig. 4 - Mascella del Caelostomus singularis Andr.
Fig. 5 - Mascella del Caelostomus ruber Andr.
Fig. 6 - Mascella del Caelostomus convexior Jord.
Fig. 7 - Mascella dell’ Oxyglychus laeviventris Bates .
Fig. 8 - Antenna dell’ Oxyglychus laeviventris Bates .
Fig. 9 - Antenna del Caelostomus ruber Andr.
Fig. 10 - Antenna del Caelostomus filicornis Tschit.
Fig. 11 - Antenna del Caelostomus picipes Macl.
12 - Microscultura del capo del Caelostomus picipes Macl.
Fig. 13 - Microscultura del capo del Caelostomus ruber Andr.
14 - Microscultura del pronoto del Caelostomus picipes Macl.
Fig. 15 - Microscultura delle elitre del Caelostomus picipes Macl.
16 - Microscultura delle elitre del Caelostomus ruber Andr.
Fig.
Fig.
Fig.
HS ep vivido vo vd
cc O co
Fig. 17 - Microscultura delle elitre del Caelostomus obscuripes Stra-
neo .
Fig. 18 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus gibbus Andr.
Fig. 19 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus enganensis Straneo
20 - Tarso anteriore del 4 del Caelostomus filicornis Tschit.
Fig. 24 - Organo copulatore 4 del Diceromerus orientalis Motsch. .
Fig. 22 - Organo copulatore 4 del Cuelostomus picipes Macl.
Fig.
IE)
s
(=)
100
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
Fig.
23
24
25
26
27
28
29
30
3d
32
33
34
35
36
37
38
39
40
S. L. STRANEO
- Organo copulatore 4 dell’ Oxyglychus laeviventris Bat.
- Capo del Caelostomus gibbus Andr. È
- Faccia sternale del Caelostomus convexior Jord.
- Metepisterno
- Metepisterno
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Contorno del
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
- Caelostomus
dell’ Oxyglychus laeviventris Bat.
del Caelostomus picipes Macl. .
singularis Andr.
ruber Andr.
filicornis ssp. brunneus Sila)
ceylanensis n. sp.
convexior Jord.
Novae-Guineae n. sp.
4 e della © del Ghelostomns convexior Trend.
rectangulus Chaud.
sculptipennis Motsch.
sulcatissimus n. sp. .
Drescheri n. sp. .
Mariae n. sp.
abruptus Jord.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p-
p.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
di
13
16
16
16
24
24
24
29
29
29
SI
35
35
35
59
59
59
a e A ee eS eae i ti et ee
101
S. L. StRANEO (Parma)
UN NUOVO MORIONINO
(Coleopt. Carabid.)
Megamorio Feai n. sp.
Colore nigro nitido, antennis, palpis pedibusque leviter rufescen-
tibus. Long. 30 mm.; lat. 10,3 mm.
Caput crassum et robustum, oculis amplis et valde convexis, genis
conspicuis, fortissime inflatis, tam convexis quam oculis, sulcis fronta-
libus profundis, rectis, parallelis, labro et clypeo valde excavatis, man-
dibulis ut in figura instructis, antennis robustis, modice elongatis, articulo
4° et sequentibus ad latera pubescentibus, 5°-10° fortiter compressis.
Pronotum cordiforme, valde transversum, long. 6,1 mm.; lat. 9,5
mm.; lateribus antice rotundatis, post medium sat fortiter sinuatis; lat.
marginis anter. 7,5 mm.; lat. basis 6,7 mm.; angulis anticis non promi-
nentibus, omnino rotundatis, posticis parum obtusis, fere rectis, apice vivo,
non rotundato; canaliculo laterali apud angulos anticos sat angusto, dein
leviter dilatato, apud angulos posticos distincte explanato, margine ante-
riore non incavato, usque post collum angustissime marginato; basi fere
recta, fortiter marginata etiam in parte media, inter sulcos basales, apud
marginem, depressa, quasi sulcata; sulcis basalibus brevibus, profundis,
antice divergentibus; disco parum convexo, linea media sat profunde
impressa, 4/5 longitudinis pronoti attingente.
Elytra subparallela, modice elongata, long. 16 mm.; lat. 10,2 mm.;
striis sat profundis et conspicue punctatis, apicem versus profundis et
latis, fere in sulcos mutatis; interstitiis 1-4 in disco fere planis, ad apicem
valde convexis; interstitio tertio puncto setigero singulo, 28° strie pro-
pinquo, praedito; interstitio 5° extus, 6° utrinque valde convexis; dimidio
interiore 7i interstitii fortiter crenato-rugoso, dimidio exteriore anguste
et crebre carinato: interstitio 8° sicut septimo conformato, carina in me-
dio dilatata; interstitio 9° latissimo, usque post sinuositatem preapicalem,
fere usque ad apicem, producto, 2-3 seriebus irregularibus punctorum
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 5
102 S. L. STRANEO i
umbilicatorum et setigerorum instructo; sinuositate preapicali sat notata,
angulis apicalibus leviter separatim rotundatis; disco sat convexo, prae-
cipue post medium.
Subtus omnino levis, prosterno non sulcato, processu plano, apice
7 capo e pronoto dell’ olotipo, Bardonecchia
Fig. 2 — Arcyptera Alzonai n. sp., @> capo e pronoto dell’ allotipo, Bardonecchia.
Fig. 3 — Arcyptera Carpentieri Azam, &: capo e pronoto di un cotipo, Larzac
(Aveyron).
Fig. 4 — Arcyptera Kheili Azam, capo e pronoto di un d> Séranon (Alp. Mar.).
Fig. 5 — Arcyptera Kheili Azam, capo e pronoto di una Q> Séranon (Alp. Mar).
(Tutte le figure sono ugualmente ingrandite).
Capo olivaceo con le solite fascie longitudinali scure all’ occipite,
costa frontale del 4 solo un po’ concava sotto 1’ ocello, con punteggia-
106 F. CAPRA
tura mediocremente grossolana rada e sparsa, ad intervalli larghi più
del doppio del diametro dei punti, meno grossolana e assai meno fitta
che in A. Carpentieri, nella quale gli intervalli sono spesso meno larghi
del diametro dei punti. Foveole temporali più profonde e con gli orli più
marcati nel 34 che nella 9, vertice anteriormente ad angolo legger-
mente ottuso nel 4 (nella Carpentieri un po’ acuto), più ottuso nella ®,
con leggera e breve carenula longitudinale. Pronoto verde bruno scuro,
piano, glabro, carene laterali orlate strettamente di giallo rosato, nella
prozona leggermente convergenti all’ indietro e subdiritte fino al 2° solco
trasverso, poi nettamente divergenti all’ indietro e diritte, solco tipico
circa a metà, metazona ad angolo posteriore ottuso, più ottuso nella 9,
a vertice arrotondato.
Elitre in ambo i sessi un po’ più brevi dell’ addome (giungenti circa
all’ 8° tergite), ristrette nel terzo apicale e strettamente arrotondate al-
l’ apice, subialine, macchiettate di scuro. Nel ¢ Jl area mediastina, di
color oscuro, oltrepassa di poco il terzo basale del margine anteriore;
l’ area scapolare, dilatata nella sua metà distale, gialla fin quasi alla sua
metà, poi ialina cen le venule trasverse incolori, solo un po’ più scure
alla base; le vene radiali anteriore (omerale) e media (mediana) sono
vicinissime nel quarto basale, poi divergono e scorrono per un certo
tratto parallele; vena radiale posteriore (discoidale) leggermente incur-
vata all’ indietro e triramosa, in corrispondenza della sua biforcazione
l’area interradiale posteriore (tra la vena radiale media e la radiale
posteriore) nettamente più larga che l’ area interradiale anteriore, circa
del doppio più larga dell’ area discoidale allo stesso livello; area discoi-
dale mediocremente larga nel terzo basale, notevolmente più stretta nel
terzo medio; vena ulnare anteriore nettamente ripiegata all’ indietro in
corrispondenza della prima biforcazione della vena radiale posteriore e
congiunta con la vena ulnare posteriore; area discoidale alla base, area
interulnare in gran parte, ed una grande macchia nell’ area apicale bruna.
Nella 9 l’area mediastina raggiunge i tre quarti dell’ elitra, rego-
jare, un po’ ristretta verso |’ estremità, gialla fin quasi alla sua metà;
area interradiale anteriore un po’ più stretta che nel &, area interra-
diale posteriore distintamente più stretta dell’ area discoidale, questa non
nettamente ristretta nel terzo mediano, area interulnare larga un po’ meno
ARCYPTERA ALZONAI 107
Pc EVS meee.
pae Us dI Tre ieee
A tipe a Ti
9
10 11
Fig. 6 — Arcyptera Carpentieri Azam, elitra sinistra del a> Larzac. (Quasi cer-
tamente è la stessa elitra disegnata da Azam).
Fig. 7 — Arcyptera Alzonai n. sp., elitra sin. del a> olotipo, Bardonecchia.
Fig. 8 — Arcyptera Alzonai n. sp., elitra sin. della Q> allotipo, Bardonecchia.
Fig. 9 — Arcyptera microptera (F.-W.), elitra di una g; Voltaggio (Appen. Lig.).
Fig. 10 — Arcyptera Kheili Azam, elitra sin. di un o> Séranon.
Fig. 11 — Arcyptera Kheili Azam, elitra sin. di una Q; Séranon.
(Tutte le figure sono ugualmente ingrandite).
108 F. CAPRA
del doppio della larghezza dell’ area discoidale; base dell’ area mediastina
e della discoidale, area ulnare e area apicale a piccole macchie brune.
Ali, in posizione di riposo, giungenti all’ apice delle elitre, ialine,
un po’ oscurate all’ apice, vene del campo anteriore e le prime dell’ area
anale brune.
Femori posteriori con la colorazione tipica delle Arcyptera, anello
chiaro pregenicolare poco evidente, nel ¢ ginocchia nere, solamente con
il margine posteriore dei lobi genicolari ad orlo pallido assai stretto,
nella ® lobi genicolari pallidi.
Tibie rosse, alla base con una macchia giallastra sui lati e sulla
faccia inferiore, seguita da una linea infoscata sulla faccia esterna;
nel 4 il condilo è nero, sopra distalmente un po’ bruno-rossastro, nella
9 condilo bruno chiaro con una macchia nera al disotto e sopra in parte
roseo.
L’A. Alzonai è molto simile ed affine alla A. Carpentieri Azam. (1)
della Francia meridionale (Aveyron e Gard), con la quale concorda nel-
l'aspetto generale, nel colore, per la presenza della breve carenula sul
vertice, ne differisce oltre che per la punteggiatura della costa frontale
del 3, anche per le elitre un po’ più brevi ed a venatura diversa: infatti
nel g della A. Carpentieri le aree interradiali posteriore ed anteriore
sono subeguali in larghezza a livello della biforcazione della vena ra-
diale posteriore, l’ area discoidale non è notevolmente ristretta nel tratto
mediano, la vena ulnare anteriore è solo leggermente arcuata e diretta
al margine subapicale. Cappuccio genitale un po’ più lungo nella
A. Carpentieri.
Inoltre nella A. Carpentieri i femori hanno l’ anello chiaro prege-
nicolare ben marcato, i lobi genicolari nel ¢ più chiari e con largo orlo
pallido al margine posteriore ed il condilo delle tibie bruno pallido alla
base e poi rosso vivo come il resto delle tibie.
L’ A. Alzonai è pure prossima alla forma italiana dell’ A. microptera
(1) Con l’ abituale cortesia il Dr. Chopard mi ha inviato in esame due esem-
plari di A. Carpentieri della collezione Azam (Mus. Parigi): il dg con TP indicazione:
Larzac, la Bouissiére, 28 Juin 06 (località tipica), e con cartellino col n. 27 corri-
sponde esattamente alla descrizione ed alla figura dell’ ala di Azam ed è certo un
cotipo, la Q priva di indicazione di località e con un cartellino con il n. 559,
differisce invece dalla descrizione per le elitre evidentemente più lunghe, mm. 17,
giungenti circa all’ 8° tergite, invece che mm. 14 e giungenti al 5° tergite come dice
Azam, essa è molto simile agli esemplari delle Alpi occidentali e dell’ Appennino
settentrionale attribuiti alla A. micropteru (iF.- W.) (flavicosta Fischer) ed ho qual-
che dubbio sulla sua attribuzione alla A. Carpentieri.
ARCYPTERA ALZONAI 109
(F. W.) (= flavicosta Fisch.) (1), della quale conosco sola la ® (2), ma
questa ne differisce per le elitre più lunghe, ad apice obliquamente
troncato-arrotondato, per la vena ulnare anteriore leggermente arcuata
e giungente al margine subapicale.
L’ A. Alzonai è nettamente distinta dalla A. Kheili Azam, essa pure
della Francia merid. (loc. tipica: M. de Lachens, Var) (3) che è di sta-
tura maggiore e di forma più tozza, con il vertice privo di carenula; le
carene laterali del pronoto molto più strozzate al secondo solco trasverso
e nella 2 specialmente più punteggiate; le elitre assai più brevi, nel 3
eltrepassanti appena, nella 9 non oltrepassanti la metà dei femori poste-
riori (disposti orizzontalmente), più acute all’ apice e venatura diversa;
ali rudimentali, in riposo non giungenti alla metà dell’ elitra; femori
posteriori ad anello chiaro pregenicolare molto distinto, largo e com-
pieto, lobi genicolari nel 4 più ampiamente pallidi al margine poste-
riore; tibie con anello giallo basale completo anche sulla faccia supe-
riore, nel 4 condilo basale tutto intensamente nero, nella 9 il condilo
basale è bruno con sopra una macchia gialliccia separata dall’ anello
giallo da un completo anello nero.
L’ A. Mariae Navas, dei Pirenei Aragonesi, che deve essere assai
prossima alla A. Kheili, secondo la descrizione e le figure del ¢ diffe-
(1) Sinonimia stabilita da Uvaroy, Ann. Mag. Nat. Hist., (9) XIII, 1924, p. 243.
(2) Il Museo di Genova possiede solo 2 di Voltaggio (Appen. Lig., les.
Dubrony, 6-VIII-1876) e 5 29 di Pragelato, Gran Costa (Val Chisone, Piem.,
VIII-1928, leg. G. Mantero) di A. microptera (F.- W.) che, come già aveva notato
Brunner (Prodr. Eur. Orth. 1882, p. 144) e Griffini (Misc. Ent., V, 1897, n. 3, p. 33)
non corrispondono bene alla descrizione di A. flavicosta di Fischer. Purtroppo la
mancanza del 4 della forma italiana e di materiali di confronto dell’ Europa cen-
trale ed orientale non mi permette di fissare i caratteri e stabilire il valore.
(3) E? indicata anche delle Basses-Alpes, Bouches-du-Rhòne, Gard (Chopard,
Fn. France, Orthopt. Derm., 1922, p. 158) e dei Pinerei Aragonesi (Navas, Boll. Soc.
Arag. Cienc. Nat., VII, 1908, p. 101).
Azam nella diagnosi di A. Carpentieri (Bull. Soc. Ent. France, 1907, p. 262)
non insiste sulle differenze con la A. Kheili; Chopard (1922, 1. c.) nella sua tabella
a p. 131 non permette una facile distinzione fra le due specie e a pag. 158 accenna
alla possibilità che la A. Carpentieri sia una forma dell’ A. Kheili. Ora dall’ esame
dell’ A. Carpentieri con una coppia di A. Kheili di Séranon, m. 1200, Alp. Mar.,
località prossima alla tipica, gentilmente donatami dal Dr. Chopard, mi sono cou-
vinto che si tratta in realtà di due specie ben distinte.
L’ A. Carpentieri differisce dall’ A. Kheili per la statura minore, la forma più
snella, il vertice distintamente carenato, la punteggiatura assai più fitta della costa
frontale del 8 (nella Kheili simile a quella dell’ Alzonai), le carene laterali del
pronoto non così strozzate, le elitre più lunghe ed a venatura più complessa, le ali
lunghe come le elitre in posizione di riposo, il con le tibie a condilo superior-
mente rosso (nero nella Kheili) ed anello giallo interrotto sulla faccia superiore.
110 . F. CAPRA
risce dall’ A. Alzonai per il pronoto a solco tipico posteriore alla metà,
per le elitre ed ali più brevi, per il condilo delle tibie posteriori solo
con un anello nero, seguito dall’ anello più largo giallo.
A questo gruppo appartengono pure l’ A. Jabiata (Brullé), della Gre-
cia, e |’ A. brevipennis (Brunner) (1), dell’ Istria, che non conosco in na-
tura, ma sono ambedue di statura maggiore e ad elitre più brevi che
in A. Alzonai.
Ramburiella turcomana (F.-W.)
Questa specie della regione mediterranea orientale è stata citata
recentemente di S. Vito dei Normanni (Puglie) da Jannone (Boll. Lab.
Zool. gen. agr. Portici, XXIX, 1936, p. 225 e Boll. di Zool., VII, 1937,
p. 62).
Il Museo di Genova ne possiede una ® etichettata: dintorni di Co-
senza, paludi, raccolta nel luglio 1904 dal Dr. A. Andreini. Questo reperto
ne estende notevolmente |’ habitat verso 1’ occidente.
Osservo che la frase diagnostica di Brunner, Prodr. Eur. Ort., 1882,
p. 140: « Pronotum..... margine postico rotundato » è inesatta e può in-
durre in errore, mentre nella sua precedente descrizione, Verh. zool.-bot.
Ges. Wien, XI, 1861, p. 305 dice giustamente: « pronotum..... postice
angulatum » e nella fig. 21 B della tav. XVI disegna il pronoto posterior-
mente angoloso.
(1) Noto che le figure pubblicate della A. brevipennis differiscono assai tra
loro, e precisamente la fig. 22 E della Tav. XIV (ala della ) di Brunner (Verh.
zool.-bot. Ges. Wien, XI, 1861) e le figg. 3 e 3A della Tav. I di Krauss (Sitzb.
Ak. Wiss. Wien, 1878) hanno le ali con l’ apice arrotondato e le carene laterali
del pronoto leggermente concave, mentre le figg. 31 A e 31D di Brunner (Prodr.
Eur. Orth. 1882, T. V) hanno le ali fortemente appuntite e con la venatura diffe-
rente e le carene laterali del pronoto fortemente strozzate nel mezzo. Si tratta di
errore di disegno? (ed allora paiono più accurate le figure di Krauss) o di due
forme differenti? Brunner cita V A. brevipennis anche di Brindisi, sarebbe molto
utile ristudiare la forma dell’ Istria e Dalmazia in confronto con quella delle Puglie.
111
A. GIORDANI SOIKA
LE SPECIE DEL SOTTOGENERE NORTONIA Sauss.
(Hym. Vespidae)
In una recente nota pubblicata in questi Annali (1) ho cercato di
chiarire la posizione sistematica della Nortonia intermedia (Sauss.) che
ho attribuita al genere Pareumenes subg. Nortonia Sauss. 1869 (nec
Sauss. 1875 e 1890, nec auct.).
Per la cortesia del Dr. A. von Schulthess, che cosi validamente mi
aiuta mettendo a mia disposizione il suo vasto sapere ed il suo prezioso
materiale, esaminai i tipi di due specie da lui descritte: Nortonia laevis
e N. Enslini e potei cosi constatare che esse appartengono realmente a
tale sottogenere e sono perciò dei Pareumenes.
Sono assai affini fra di loro, al Pareumenes Mochii n. sp. ed al
P. intermedius (Sauss.): tutti hanno il torace depresso, il propodeo allun-
gato, obliquo, con le faccie laterali rivolte verso il basso sì da essere
quasi ventrali e con denti laterali più o meno evidenti; la forma dei
due primi tergiti è molto simile nelle quattro specie.
Dai dati finora noti risulta che al sottogenere Nortonia apparten-
gono quattro specie ben distinte: Una (intermedius) è dell’ Europa me-
ridionale ed Asia Minore (2); delle altre, che per essere quasi total-
mente sprovviste di punteggiatura e per altri caratteri formano un
gruppo a sè, una (Enslini) abita la Palestina, due (laevis e Mochii)
l’ Africa etiopica.
TABELLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE SPECIE
1. Corpo fortemente punteggiato. Pronoto provvisto di una carena ininter-
rotta e bene sviluppata. Angoli laterali del propodeo con' due acute spine.
Primo sternite fortemente striato in tutta la sua superficie. Nero abbon-
dantemente macchiato di giallo.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = 4 mm. 11-13, 9 mm. 14-15.
intermedius (Sauss.)
(1) Vol. LIX, 1936, p. 267. Il Dr. J. Bequaert (in litt.) mi ricorda giustamente
che la scultura del I sternite, nel genere Pareumenes, varia da una specie all’ altra.
Nella mia diagnosi del sottogenere Nortonia è preferibile perciò cancellare le parole:
fortemente striato.
(2) E’ dubbio si trovi anche nell’ Africa del Nord.
VERTE RO Der AO Te, GIF ARA RRC
112 A. GIORDANI SOIKA
— Corpo quasi del tutto sprovvisto di punteggiatura. Faccia dorsale del
pronoto arrotondata, non carenata. Angoli laterali del propodeo non
spinosi. 2
2. (@) - Propodeo con margini laterali solo lievemente angolosi un po’
prima dell’ estremità. Primo tergite, misurato dalla carena all’ apice, un
poco più largo che lungo. Traccia di una carena longitudinale sul II
sternite. Clipeo completamente liscio. Primo sternite striato nella mag-
gior parte della sua superficie. Nero, abbondantemente macchiato di giallo
e con il I tergite ferrugineo.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 15 Mochii n. sp.
— Propodeo con i margini laterali nettamente angolosi prima dell’ estre-
mità. Primo tergite, misurato c. s., tanto lungo quanto largo o più lungo
che largo. 3
8. Secondo sternite con grossi punti ed una forte carena longitudinale me-
diana. Primo sternite fortemente striato nella maggior parte della sua
superficie. Clipeo della 9 liscio alla base, striato e punteggiato all’apice.
Quasi completamente ferrugineo, senza macchie gialle.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = 34 mm. 12, 9 mm. 14.
Enslini (Schulth.)
— (4)- Secondo sternite sprovvisto di carena e quasi del tutto liscio. Nero,
parte delle zampe, pronoto (qua e là oscurito), tegule, zampe, una mac-
chietta sul mesoepisterno, macchie ai lati del propodeo e del I tergite
color bruno ferrugineo.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 9-12.
laevis (Schulth.)
Pareumenes (Nortonia) intermedius (Sauss.)
Pareumenes (Nortonia) intermedius A. Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. Ge-
nova, LIV, 1956, p. 267.
Odynerus intermedius Saussure, Et. Fam. Vesp., I, 1852, p. 155, Tav. XVIII
fig. 1 (9); III, 1856, p. 224 (4). — André, Spec. Hym. Eur. Alg., II,
Suppl., 1886, p. 865.
Nortonia intermedia Saussure, Stett. Ent. Zeit., XXX, 1869, p. 53. — Ber-
land, Faune de France, 19, Hym. Vespif. II, p. 11. — Zavattari, Ann.
Mus. Zool. R. Univ. Napoli, N.S., III, n°. 19, 1911, p. 3. — Bluùthgen,
D. Ent. Zeitschr., 1938, p. 461 (1).
Eumenes arbustorum Herrich Schaeffer, Fauna Ins. Germ., 1841, p. 189,
Tav. 9 (4)
Eumenes laminata Kriechbaumer, Entom. Nachricht., 1879, p. 59 (4). —
E. André, Spec. Hym. Eur. Alg., II, Suppl., 1896, p. 871 (4).
Eumenes bispinosus Morawitz, Horae Soc. Ent. Ross., XIX, 1883, p. 135.
— André, Spec. Hym. Eur. Alg., II, Suppl., 1886, p. 876.
(1) In questo lavoro il Blithgen critica la mia interpretazione del genere Nor-
tonia. A quanto pare egli ignora la mia nota su tale genere, pubblicata in questi
Annali (1. cit.) fin dal 1936 sotto il preciso titolo « Caratteri del genere Nortonia...
etc. ». E? chiaro poi che il suo sottogenere Subancistroceroides è sinonimo del mio
genere Pseudonortonia.
NORTONIA 113
Esaminai esemplari di Grecia: Parnasso (mia coll.) e Dalmazia:
Ragusa, 1 & 1907 (Méhely - Mus. Budapest).
Francia meridionale (Callian), Italia (Lecce, Coli. A. Costa), Dal-
mazia, Asia Minore.
Secondo il Saussure il tipo potrebbe provenire dall’ Algeria, il che,
anche secondo il Berland, è assai dubbio. E’ da notare che in Smiths.
Misc. Coll. 254, 1875, p. 139, il Saussure cita la Nortonia intermedia
solo di « Southern Europe ».
Pareumenes (Nortonia) laevis (Schulth.)
Nortonia laevis Schulthess, Verh. KK. Zool. bot. Ges. Wien, LIII, 1903,
p. 363 (4). — Kohl, Denkschr. K. AK. Wiss, Wien, math. naturw.
K]., LXXI, 1908, p. 241.
Pachymenes laevis Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist., XXXIX, 1918,
p. 284.
Di questa specie esaminai l’ olotipo, & di « S. Thomé » ed un altro
@ che da questo differisce solo per avere la macchia gialla interanten-
nale un po’ più estesa e per le maggiori dimensioni: misura fino al
margine posteriore del II tergite mm. 12 anzichè 8,5 come il tipo. Fu
raccolto nell’ Africa del Sud-ovest: Warmbad, Koakoveld, febbraio 1925
(South African Museum).
Pareumenes (Nortonia) Enslini (Schulth.)
Nortonia enslini Schulthess, Mitt. Schweiz. Entom. Ges., XV, 1931, p. 49.
Palestina: alcuni esemplari di Wadi el Kelt (Enslin, Coll. Schul-
thess).
La ®, che credo ancora inecita, ha il clipeo un poco più largo
che lungo, lievemente emarginato all’ apice; liscio nella metà basale,
presenta nella metà apicale delle larghe strie longitudinali miste a punti
di varia grossezza. Rosso bruna con macchie bruno nere, mal delimitate,
sulla fronte e sull’ addome. E di color giallo solo una macchietta sullo
Spazio interantennale. Il resto come nel 3. Lunghezza: capo + tor. +
terg. (I + Il) = mm. 14.
Pareumenes (Nortonia) Mochii n. sp.
@ - Capo, visto di fronte, lievemente più alto che largo. Clipeo un
poco più largo che lungo, moderatamente e quasi uniformemente con-
vesso. La parte libera apicale è lunga circa quanto la parte interoculare,
ha i margini laterali distintamente sinuosi e convergenti verso |’ estre-
114 A. GIORDANI SOIKA
mità, che è molto leggermente emarginata; i denti che limitano tale
emarginatura sono corti, piuttosto arrotondati e separati da una distanza
quasi eguale a quella che separa le inserzioni delle antenne. Mandibole
robuste, lunghe circa quanto i lobî inferiori degli occhi; il margine in-
terno è armato di robusti denti quasi semi-circolari e subeguali. Palpi
labiali 4-articolati, con l’ ultimo articolo assai piccolo; palpi mascellari
6-articolati. Inserzioni delle antenne di poco più vicine agli occhi che
fra di loro; III articolo circa 2 volte e 1/2 più lungo che largo all’ apice;
IV-IX più lunghi che larghi; X subquadrato; successivi più larghi che
Pareumenes (Nortonia) Mochii n. sp. Q: fig. 1, primo e secondo tergite visti
di profilo — fig. 2, clipeo — fig. 3, primo e secondo tergite visti dall’ alto — fig. 4,
propodeo.
Pareumenes (Nortonia) Enslini (Schulth.) Q: fig. 5, propodeo.
lunghi. Lo spazio interantennale € moderatamente convesso, non care-
nato. Occhi di poco più vicini fra di loro presso il clipeo che sul ver-
tice, con seni oculari relativamente larghi. Ocelli posteriori nettamente
più vicini agli occhi che fra di loro; una distanza più che doppia li
separa dall’ occipite. Vertice con una piccola fossetta rotonda lucida,
puntiforme. Vertice e tempie bene sviluppati, rigonfi. Viste dall’ alto
le tempie sono molto più lunghe del lobo superiore degli occhi. Torace,
propodeo incluso, circa una volta ed 1/3 più lungo che largo e di 1/4
più largo che alto. Pronoto completamente arrotondato in avanti; solo
NORTONIA 115
nel terzo inferiore delle faccie laterali si notano traccie d’ una fine
carena verticale. Mesonoto tanto largo quanto lungo, più convesso nella
metà anteriore che in quella posteriore. Lo scutello ed il postscutello
sono solo lievissimamente convessi. Il propodeo è della tipica forma dei
Pareumenes: molto allungato, depresso, obliquo; le carene laterali sono
fuse con quelle inferiori e formano un’ unica carena. Visto dall’ alto il
propodeo appare con margini laterali regolarmente arcuati, solo poco
prima dell’ estremità sono lievemente angolosi. Le faccie laterali del
propodeo sono pianeggianti anteriormente, mentre posteriormente sono
concave in senso verticale e convesse in senso longitudinale. Mesoepi-
sterno sprovvisto di carena epicnemiale. Ali, tegule e zampe normali.
Primo tergite nettamente più largo che lungo (misurato dalla carena
all’ apice, lungo la linea mediana), brevemente peziolato alla base, poi
ispessito e dilatato a campana; all’ inizio della dilatazione v’ è una piega
careniforme analoga a quella delle altre specie; presso l’apice, si
esserva una piccola fossetta allungata simile a quella del P. Enslini.
Primo sternite triangolare, fortemente e regolarmente striato in senso
trasversale; solo i margini laterali sono lisci e lucidi. Secondo tergite un
poco più largo che lungo, con margine apicale semplice, decolorato.
Secondo sternite con una leggera carena longitudinale molto meno mar-
cata che nel P. Enslini.
Quasi glabro e perfettamente liscio, d’ aspetto vellutato; solo il pro-
podeo ed il mesepisterno hanno punti piccoli e radi; II sternite con, spe-
cialmente presso |’ estremità, qualche punto finissimo ed irregolare.
Nera. Sono gialli: clipeo, faccia inferiore dello scapo, una grande
macchia che occupa lo spazio interantennale e che si estende sino a
sfiorare l’ ocello anteriore; una linea che corre lungo le orbite interne
dei lobi inferiori degli occhi, occupa i seni oculari e poi, abbandonando
gli occhi si dirige in alto verso gli ocelli posteriori che raggiunge; le
tempie; il pronoto; i due terzi anteriori della parte superiore del me-
soepisterno; larghissime linee una sullo scutello, una sul postscutello ed
una a ciascun lato del propodeo; |’ estremità delle tegule e gran parte
delle zampe; una stretta fascia, lievemente dilatata nel mezzo, all’apice
del I tergite; una simile sul II tergite, più dilatata nel mezzo e dilatata
anche un po’ ai lati, si da unirsi a due grandi macchie subtriangolari
poste ai lati dello stesso tergite; i tergiti III-IV, tranne due larghe linee
nere longitudinali, ed una macchietta triangolare ai lati del margine api-
116 A. GIORDANI SOIKA
cale degli sterniti Il-IV. Sono ferruginei: mandibole; gran parte delle
antenne; le parti non gialle delle zampe; tegule; parte del mesoepisterno;
la parte inferiore delle faccie laterali del propodeo; il I tergite e tutti
gli sterniti. Ali ferruginee, un po’ imbrunite all’ estremità.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I + Il) = mm. 15.
4 - ignoto.
Somalia italiana: Warden, 1 ® X-1935 (A. Mochi).
Olotipo in coll. A. Mochi, Cairo d’ Egitto.
Affine ai P. Enslini e P. laevis, da cui differisce specialmente per la
forma del propodeo e del I tergite; si distingue inoltre dal primo per la
forma e la scultura del clipeo, dal secondo per la più forte striatura del
I sternite e per la carena longitudinale del II sternite.
117
AFRIKANISCHE HISPIDEN AUS DEM MUSEUM ZU GENUA
73. Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.)
von EricH UHMmann, Stollberg-Erzg.
Verzeichnis meiner Beitrage.
35. Mitt. Zool. Mus. Berlin 17. 1931 (82).
49. Entomologisk Tidskrift 1935.
Von dem von mir bearbeiteten Materiale erwahne ich hier einige
Arten, ilber deren Verbreitung Neues bekannt wird und als neue Art
Dactylispa debeauxi, die ich zu Ehren des jetzigen Direktors des Mu-
seums, Herrn Prof. Dr. Oscar de Beaux, benannt habe.
1. Callispa kilimana Kolbe. 1, Sierra Leone. Stimmt mit den ost-
afrikanischen Stiicken iberein.
2. Agonia kuntzeni Uh. (35. p. 849) 7, Belgisch-Kongo: alto Uelle,
Kapili und Yakuluku (F. S. Patrizi, IV, V. 27).
3. Dactylispa hirsuta Gest. 1, Aethiopien, Bahar-Dar, Lago Tana.
VII. 36 (G. Guiglia). Einfarbig gelbbraun.
4. Dactylispa gracilis Per. 2, Transvaal: Hamman’skral (E. Simon
1893).
5. Dactylispa debeauxi n. sp. Nigro-rubida, antennis apice clario-
ribus, nitida. Antennis ad apicem leviter incrassatis, validis, brevibus;
prothorace transverso, spinis validis, lateribus 2,1 spinosis, disco profunde
excavato, areis tribus opacis: et una mediana antica longitudinali et
duabus ovalibus obliquis, excavatione tenuiter pilosula; elytris subre-
gulariter punctato-striatis, tenuissime pilosis, multispinosis, spinis cras-
sis brevibus, marginalibus fere aequilongis. - 3,5 X 2,75 mm.
Der D. perfida Pér., von der ich einen Kotypus aus Malvern besitze,
ahnlich, aber kleiner, Dornen auf den Decken aber zahlreicher, kiirzer
und stirker, Randdornen untereinander fast gleichlang.
Dunkel rotbraum, Spitze der Fihler heller. Halsschild ohne Erha-
benheiten, nebst den Decken glinzend. Stirn matt, zwischen den Augen
gekielt. Fiihler kraftig, den Hinterrand des Halsschildes erreichend,
118 E. UHMANN
zwischen Breit-und Schmalseite kaum ein Unterschied, die 5 Endglieder
schwach verdickt, Glied 1 dick, 2 kaum halb so lang, viel schmàler,
rundlich, 3 etwa so lang wie 1, 4= 5, jedes so lang wie 2, 6 kiirzer als 5,
quer, 7 etwas kiirzer als 3, 8 = 9 — 10, leicht quer, an Breite etwas abneh-
mend, 11 zugespitzt. Halsschild quer, mit starken Dornen, Seitendornen
2, 1, mit 3 flachen, hinten zusammenhangenden Erhabenheiten: die eine
vorn lings der Mitte, dahinter je eine grosse, querrundliche; die Scheibe
stark vertieft, sehr fein behaart, Schildchen rundlich, matt gewirkt.
Decken nach hinten sehr schwach erweitert, mit 10 fast regelmàssigen
Punktreihen, in jedem Punkt ein feines Harchen. Alle geraden Zwi-
schenràume in fast gleichen Abstinden mit kurzen, verschieden grossen
Kegelzahnen (6-8) dicht besetzt. Randzahne in regelmdssigen Abstanden,
kurz, die am Spitzenrand fast so lang wie die seitlichen, gegen 18 Stiick
an jeder Decke.
2, Transvaal: Shilouvane bei Leydsdorp (H. A. Junod).
6. Hispa romani Uh. (49. p. 125, fig.) 4, Vryburg, Bech. 1 (E. Simon
1893).
7. Hispa pallida Guér. 1, Hamman’skraal, Transvaal (id.).
8. Hispa pavida Ws. 1, Aethiopien: Miss. E. Zavattari nei Borana,
A. O. I. Neghelli. 10-20. III. 1937.
119
Dr. Max BERNHAUER
off. Notar in Horn. Nied. Oesterreich.
ZWEI NEUE TERMITOPHILE GATTUNGEN DER TRIBUS
HYGRONOMINI: SUBTRIBUS COROTOCAE
(47. Beitrag zur afrikanischen Staphylinidenfauna)
Herr Dr. Ep. GripELLI hatte wahrend seiner Tatigkeit am Museo Civ.
di Storia Naturale in Genua die Freundlichkeit, einen Teil des Staphy-
linidenmaterials dieses Museums mir zur Bearbeitung zu iibersenden.
In diesem Material befanden sich nun unter anderen auch zwei neue
Genera der Tribus Hygronomini, welche ich im folgenden beschreibe.
Indem ich Herrn Dr. GriDELLI meinen verbindlichsten Dank fiir die
Ueberlassung des Materiales ausspreche, obliegt es mir weiter, meinem
lieben, alten Freunde Herrn Studienrat Prof. Dr. Otto SCHEERPELTZ in
Wien dafiir zu danken, dass er in iiberaus grossem Entgegenkommen die
geradezu einzigartigen Abbildungen der Tiere und der Mundteile mir zur
Verfiigung gestellt hat. Herrn Direktor Prof. O. pe BEAUx danke ich fiir
die Veroffentlichung in den Annali.
Termitoscapha nov. gen.
Von ziemlich breiter und plumper Gestalt, der Vorderkérper fast
nur halb so breit wie der Hinterleib, dieser bei normaler Lage iiber
den Vorderleib nach vorn gekriimmt, so dass dann die Oberseite des
Hinterleibes, der Fliigeldecken und eines Teiles des Halsschildes bei
Ansicht von oben nicht sichtbar sind. Der Kopf ist klein, dreieckig, nach
vorn stark verengt. Die Augen sind gross, nur mdssig gewòlbt und grob
fazettiert, die Schlafen hinter ihnen etwas langer als der Langsdurch-
messer der Augen. Die Fiihler sind kraftig und dick, gegen die Spitze
nicht verdickt, ziemlich gleichbreit, das erste Glied ist kraftig entwickelt,
fast schaftartig, gegen die Spitze stark erweitert, das zweite ist an der
Wurzel etwas abgeschniirt, breiter als lang, die folgenden bis zum zehnten
ziemlich gleichgebildet, massig quer, gleichbreit, dicht gegliedert, das
elfte oval, kiirzer als die zwei vorhergehenden zusammengenommen.
Die Oberlippe quer, an den Seiten gerundet. Die Mandibeln kraftig und
kurz, am Innenrande mit einem fein und dicht bewimperten Hautsaum,
die eine gegen die gekriimmte Spitze zu mit einem kraftigen Zahn. Die
120 M. BERNHAUER
Kiefertaster ziemlich kurz, viergliedrig, das erste Glied kurz, etwas ge-
kriimmt, das zweite gegen die Spitze stark verdickt, doppelt so lang wie |
breit, das dritte linger als das zweite, gegen die Spitze zu verdickt, das
Endglied schmal pfriemenfòrmig, weniger als halb so lang wie das |
dritte. Die Aussere Maxillarlade massig breit, etwas gekriimmt, an der
Spitze und am Innenrande dicht bewimpert. Die Innenlade ist schmàaler,
gekriimmt, in eine lange schmale nach innen gekriimmte Spitze ausgezo- |
gen, am Innenrande méissig dicht mit langen Stacheln bewehrt. Die Zunge
sehr breit und kurz, am Vorderrande sanft gebuchtet. Die Lippentaster
|
02 ULI a
AEE IED KI
Pi O a Re ae
PIA TE
Abb. 1
Termitoscapha nov. gen. Gestroi nov. spec. - Mundteile, halbschematisch. - Masstab in
Millimetern.
sind ziemlich kurz dreigliedrig, das Endglied schmàler als das vorletzte.
Der Halsschild schmàler als die Fliigeldecken, auf der Oberseite mehr
oder minder eingedriickt, die Epipleuren bei seitlicher Ansicht nicht deut-
lich sichtbar, die Fliigeldecken nicht ganz so lang wie der Halsschild,
nach hinten erweitert, am Hinterrande innerhalb der iusseren Hinterecken
nicht ausgebuchtet. Der Hinterleib ausserordentlich stark entwickelt, dop-
pelt so breit wie der Vorderkòrper, nach vorn zuriickgebogen, die Seiten-
rànder sehr breit und hoch erhoben, der iibrige Teil des Abdomens ausge-
hohlt erscheinend, kahnfòrmig, nach vorn und rilckwàrts verengt, die
mittieren Sternite erscheinen durch die Riickkriimmung des Hinterleibes
121
NEUE TERMITOPHILE
@ “Gav
122 M. BERNHAUER
viel breiter als die entsprechenden Tergite. Die Mittelbrust ist klein, der
riickwartige Abschluss ist wenig vorgezogen, in der Mitte ausgebuchtet,
kaum zwischen die Mittelhiiften eintretend, diese weit von einander ab-
stehend. Die Beine sind massig schlank, die Tarsen sàmtlich viergliedrig,
an den Vordertarsen und Mitteltarsen das erste Glied etwas langer als
das zweite, das Endglied wenig linger als das vorletzte, an den Hinter-
tarsen ist das erste und letzte Glied nur wenig gestreckter als an den
vorderen Tarsen, die Schienen verhaltnismissig kraftig und plump, mehr
Abb. 3
Termitoscapha nov. gen. Gestroi nov. spec. - Halbschematische Lateralansicht von rechts.
Masstab in Millimetern.
als doppelt so lang wie die Tarsen, an der Aussenseite weitlàufig
bewimpert.
Die Gattung ist in die Subtribus Corotocae der Hygronomini zu
stellen und steht hier meines Erachtens der Gattung Termitopullus Rei-
chensp. wohl am nachsten, ist jedoch noch viel kleiner und unterscheidet
sich von ihr durch das stark entwickelte erste Fithlerglied, die Bildung
der Lippentaster, besonders das langere zweite Glied, die Aushohlung
des Halsschildes und die Bildung des Abdomens sehr auffallend. Auch
die Schienen sind viel breiter und dicker.
Die Genotype ist die im folgenden beschriebene Art: Gestroi n. sp.
NEUE TERMITOPHILE 123
Termitoscapha Gestroi nov. spec.
Von winziger Gestalt, glanzend, bràunlichgelb bis gelbbraun, die Fih-
ler, Taster, Beine und die aufgebogenen Seitenrinder des Hinterleibes
heller. Der Kopf nach vorn ziemlich zugespitzt, die Oberseite etwas einge-
driickt, kaum punktiert. Der Halsschild ist fast so lang wie breit, ziemlich
gleichbreit mit stumpf verrundeten Hinterecken, lings der Mitte breit
ausgehohlit, zu beiden Seiten mit unregelmassigen Erhabenheiten, ohne
deutliche Skulptur, in der Mitte der Seiten schwach eingebuchtet. Die
Fliigeldecken fast so lang wie der Halsschild, nach riickwarts etwas erwei-
tert, undeutlich gerunzelt, glinzend. Der Hinterleib unmittelbar hinter
dem Metasternum sehr stark bauchig erweitert, die Tergite hinten fast
gerade abgeschnitten, glinzend, ohne deutliche Skulptur, weitlàufig be-
borstet. Lange: 0,6-0,8 mm.
Das hochinteressante Tierchen wurde von F. S. PATRIZI im belgischen
Kongostaate: Alto Uelle am 26 April 1927 in einem Termitenneste (von
Prof. F. SilvestRI als zur Gattung Trinervitermes gehòrig bestimmt) in
einigen Stiicken aufgefunden.
Die Cotypen befinden sich im Museo Civ. in Genua und in meiner
Sammlung.
Termitoctesis nov. gen.
Diese Gattung gehòrt ebenfalls zur Subtribus Corotocae der Hygro-
nomini und steht hier infolge der Bildung besonders des sechsten (vierten
freiliegenden) Tergites der Gattung Termitella Wasm. und auch Idiogaster
Wasm. recht nah, unterscheidet sich von der erstgenannten Gattung
durch stirker verlangertes, mehr schaftformiges erstes Fiihlerglied und
viel machtiger entwickelten Hinterleib, besonders aber durch die senk-
recht emporgerichteten und sodann nach innen geschlagenen breiten
Seitenrinder des Abdomens, wodurch dieses die Form eines Kahnes
erhalt, endlich durch langeres, weniger verdicktes vorletztes Glied der
Kiefertaster; von Idiogaster Wasm., den ich nur der Beschreibung nach
kenne, muss sich die neue Gattung ohne Schwierigkeit durch weniger
langes erstes Fiihlerglied, den viel langeren, auf der ganzen Scheibe
stark eingedriickten Halsschild mit erh6hten Randern, kirzere Fliigel-
decken und die Bildung der letzten Tergite, langeres erstes und kiirzeres
letztes Tarsalglied unterscheiden lassen. Leider ist die WASMANN’ sche
Beschreibung, besonders auch beziiglich der Mundteile, so mangelhaft und
pUvwxxta]orewxona[orcaremmaurnermata[vrtntteti
124 M. BERNHAUER
auch die Abbildungen so verschwommen, dass die gewiss noch vorhan-
denen iibrigen Unterschiede nicht festgehalten werden kénnen.
Gestalt ziemlich breit mit méachtig entwickeltem Hinterleib, welcher
an der breitesten Stelle fast doppelt so breit wie der Vorderkòrper ist und
bei normaler Lage iiber den Vorderleib nach vorn gekriimmt ist, dieser
daher nur teilweise sichtbar. Der Kopf betrachtlich schmàler als der Hals-
05
Abb. 4
Termitoctesis nov gen. Gridellii nov. spec. - Mundteile, halbschematisch. - Masstab in Millimetern.
schild, quer, nach vorn etwas stàrker verengt, hinten schwach abgeschniirt.
Augen ziemlich gross, wenig gewòlbt, fein fazettiert, die Schlafen
hinter ihnen etwas langer als ihr Langsdurchmesser, unten nicht gerandet.
Die Fithler sind kraftig, gegen die Spitze nicht verdickt, ziemlich gleich-
breit, das erste Glied stark entwickelt, fast schaftartig, ungefahr so lang
wie die drei folgenden, das zweite ahnlich wie die folgenden gebildet,
nicht oder nur wenig breiter als lang, das Endglied so lang wie die bei-
den vorhergehenden zusammengenommen. Die Mandibeln sind kurz, ohne
Zahn, an der Spitze hakig gekriimmt. Die Kiefertaster massig lang, ihr
drittes Glied massig verdickt, fast etwas langer als das zweite, das End-
glied sehr klein und schmal, pfriemenformig, fast nur ein Drittel so lang
wie das dritte. Die aussere Maxilarlade ist schmal, an der Spitze dicht
ap on n
NEUE TERMITOPHILE 125
behaart und etwas nach innen gekriimmt, die Innenlade an der Spitze
etwas hakig ausgezogen, am Innenrand bedornt und behaart. Die Lippen-
taster ziemlich kurz, dreigliedrig, das Endglied etwas schmàaler und fast
kiirzer als das vorhergehende.
Der Halsschild ist wenig schmàler als die Fliigeldecken, schwach
quer, nur wenig breiter als lang, nach vorn etwas starker verengt als
ATI
LEI
Abb. 5
Termitoctesis nov. gen. Gridellii nov. spec. - A. Halbschematische Dorsalansicht, Abdomen
herabgeklappt. - B. Halbschematische Ventralansicht. - Masstab in Millimetern.
nach hinten, der ganzen Breite nach tief ausgehdhlt, uneben. Fliigel-
decken nicht oder nur wenig linger als der Halsschild, nach hinten
schwach erweitert, am Hinterrande innerhalb der ziemlich spitzigen Hin-
terecken schwach gebuchtet. Der Hinterleib ausserordentlich erwsitert,
viel breiter als der Vorderkòrper, mit breiten und hoch erhobenen steilen
Seitenrindern, so dass der iibrige Teil tief ausgehdhit erscheint, nach
vorn und riickwàarts verengt, kahnférmig, die Hinterrinder des vierten
bis sechsten Tergites allmahlich stàrker in der Mitte nach vorn gezogen,
insbesondere der Hinterrand des sechsten Tergites ist in der Mitte sehr
126 M. BERNHAUER
stark und schmal, fast bis zur Basis ausgeschnitten, so dass das siebente
(fiinfte vollkommen freiliegende) Tergit im Ausschnitt viel langer als
breit erscheint, dieses Tergit besitzt am verhdltnismassig schmalen Hin-
terrande einen weissen Hautsaum. Die Mittelbrust tritt riickwarts zwi-
schen die Mittelhiiften ein, diese sind breit von einander getrennt. Die
Beine kraftig, die Schienen ziemlich breit, die Tarsen samtlich vierglie-
drig, das erste Glied an simtlichen Beinen langer als das zweite.
0 1
LITI
HLTH
Abb. 6
Termitoctesis nov. gen. Gridellii nov. spec. - Halbschematische Lateralansicht von rechts.
Masstab in Millimetern.
Termitoctesis Gridellii nov. spec.
Gelbbraum, ziemlich glanzend, die Fihler, Taster und Beine etwas
heller. Der Kopf ist der ganzen Breite nach ausgehéhlt, der Scheitel
stark dammartig erhoben, dusserst fein und dicht, chagrinartig punktiert.
Der Halsschild ist kaum erkennbar punktiert, an der Basis quer erhoben
und vor dem Schildchen mit einer breiten, wulstartigen, unregelmdssigen
Erhabenheit. Die Fliigeldecken sind glatt, eben, nur ausserordentlich fein,
kaum sichtbar skulptiert, so wie der Halsschild ausserst fein und kurz
behaart. Der Hinterleib ist kaum sichtbar skulptiert und mit langeren
feinen Haaren ziemlich zahlreich bekleidet. Lange: 2 mm. (bei flach
herabgebogenem Hinterleib).
Alto Uelle (Belgisch Kongo), 26 April 1927, von F. S. PATRIZI ge-
meinschaftlich mit der vorhergehenden Art in einigen Stiicken aufgefunden.
Die Cotypen befinden sich in den gleichen Sammlungen.
127
Dr. Sanpro RUFFO
STUDI SUI CROSTACEI ANFIPODI
VIII
GLI ANFIPODI MARINI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
DI GENOVA
a) GLI ANFIPODI DEL MEDITERRANEO
Riferisco in questa nota su una collezione di Anfipodi del Mare
Mediterraneo conservata nel Museo di Storia Naturale di Genova. L’im-
portanza del materiale esaminato è piuttosto limitata non trattandosi di
raccolte compiute metodicamente (7). Mi è sembrato, tuttavia, interes-
sante illustrarlo poichè i dati riferiti apportano nuove conoscenze alla
Cistribuzione geografica di alcune specie.
Nella presente nota sono elencate 45 specie di Anfipodi, in grande
maggioranza raccolte nei mari italiani; fra esse quattro sono nuove per
i nostri mari (Hippomedon oculatus, Metaphoxus pectinatus, Elasmopus
brasiliensis, Orchestia platensis); di molte altre sono indicate, inoltre,
nuove località di distribuzione geografica.
Nella stesura del presente elenco, trattandosi in generale di forme
ben note, sono stato volutamente molto breve; ho riportato, volta per
volta, le più importanti opere consultate per la determinazione, onde
ciascuna specie risultasse più esattamente identificata; per quanto ri-
guarda la distribuzione geografica, ho riferito brevemente, per le forme
raccolte sulle coste italiane, quanto era già noto sulla loro presenza nei
nostri mari.
Ringrazio vivamente il direttore Prof. O. DE Beaux e ii Prof. L.
Masi per la cortesia con cui hanno posto a mia disposizione le collezioni
di Anfipodi del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
GAMMARIDEA
Fam. LYSIANASSIDAE
Lysianassa plumosa Boeck
1895 Lysianassa Costae G. O. Sars (23), pp. 42-43, tav. 16.
1906 Lysianassa plumosa T. Stebbing (29), p. 38.
(1) Questo materiale è costituito da piccole raccolte OFAC da varie spedi-
zioni (« Corsaro», « Violante» di Enrico A. D’ Albertis, R. N. «Eridano», R. N.
« Scilla», R. N. « Washington») e da singoli ricercatori.
128 S. RUFFO
1911 Lysianassa plumosa E. Chevreux (8), pp. 159-162, tav. VI (figg. 11-20).
1925 Lysianassa plumosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 43-44, fig. 25.
Ho esaminato cinque 4 4 raccolti dalla R. N. « Washington» il
16-VIII-1894, nello Stretto di Gibilterra (35° 54’ 47” lat. N.,
5° 49° 14” long. O. Gr.).
Lunghezza degli esemplari 8,5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Coste atlantiche europee ed africane
dalla Norvegia al Senegal. Mediterraneo.
Lysianassa ceratina (A. Walker)
1900 Lysianax ceratinus E. Chevreux (7), pp. 16-17, tav. V (figg. la-1b).
1906 Lysianassa cinghalensis T. Stebbing (29), p. 39.
1911 Lysianassa ceratina E. Chevreux (8), pp. 158-159, tav. VI (fig. 10).
1925 Lysianassa ceratina E. Chevreux-L. Fage (9), p. 42, fig. 23.
1928 Lysianassa ceratina A. Schellenberg (25), pp. 633-634.
1934 Lysianassa ceratina C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 158-159, fig. 3.
Ho esaminato:
1) una ® di 8,5 mm. raccolta sulle coste dell'Isola Alboran il
3-IX-1882 dal « Corsaro »;
2) un 4 raccolto sugli scogli della costa a Sud di Gallipoli (M.
Jonio) il 24-VII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO);
3) una 9 raccolta a Maiorca (S. Caterina) il VII-1888 dal
« Corsaro ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta delle coste
italiane tirreniche (CECCHINI (3), CECCHINI-PARENZAN (4), FISCHETTI
(13)) e adriatiche (RuFro (20)). E’ una forma a larga distribuzione geo-
grafica: coste atlantiche europee ed africane dall’ Inghilterra al Senegal,
Mediterraneo (coste europee e nord-africane), Mar Rosso, Oceano
Indiano.
Lysianassa bispinosa (Della Valle)
1893 Lysianax bispinosus A. Della Valle (12), pp. 792-793, tav. I (fig. 5) e
tav. 25 (figg. 16-21).
1906 Lysianassa bispinosa T. Stebbing (29), p. 38.
1925 Lysianassa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), p. 43, fig. 24.
Ho esaminato:
1) una ® raccolta sulla spiaggia a O. di Taranto dalla R. N.
« Eridano » (Com.te CASSANELLO);
2) una ® raccolta tra le alghe, sugli scogli a fior d’acqua, a Porto
Empedocle (Sicilia) dalla R. N. « Eridano» (Com.te Cas-
SANELLO) il 16-VIII-1896.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 129
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie era conosciuta delle coste
italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CeccHINI (3), FISCHETTI (13)); io
I’ ho recentemente avuta anche dall’ Adriatico. E’ specie, per quanto è
noto fino ad ora, esclusivamente mediterranea (si trova anche sulle coste
nord-africane).
Aristias neglectus Hansen
1893 Aristias neglectus A. Della Valle (12), pp. 844-845, tav. 6 (fig. 9) e
tav. 26 (figg. 16-31).
1895 Aristias audouinianus G. 9. Sars (123), pp. 48-49, tav. 17.
1906 Aristias neglectus T. Stebbing (29), p. 50.
1925 Aristias neglectus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 45-46, figg. 26-27.
Ho esaminato due esemplari (4 ®) raccolti nel Golfo di
Genova (coi gangani).
Lunghezza degli esemplari 7 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuto sia per le coste italiane
tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) che per quelle
adriatiche (HELLER (16) sub Anonyx tumidus, PESTA (19)). Questa specie
è nota delle coste europee atlantiche fino alla Norvegia settentrionale
e del Mediterraneo.
Socarnopsis crenulata Chevreux
1911 Socarnopsis crenulata E. Chevreux (8), pp. 165-169, fig. 2, tav. VII
(figg. 1-13).
1925 Socarnopsîis crenulata E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 49-50, figg. 31-32.
1934 Socarnopsis crenulata C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 164-165, fig. 8.
Ho esaminato un & raccolto sulle coste dell'Isola di Gerba
(Tunisia) a 50 metri di profondità, il IX-1879 dalla « Violante ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per alcune
località delle coste atlantiche francesi, per varie località del Mediter-
raneo occidentale (Francia, Corsica, Tunisia, Algeria) e per 1’ Africa
australe. CECCHINI e PARENZAN (4) la citano per il Golfo di Napoli.
Hippomedon oculatus Chevreux-Fage
1925 Hippomedon oculatus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 52-53, figg. 35-36.
Ho esaminato un esemplare raccolto dalla « Violante » 1’ VIII-1879
presso il Capo Passero (Sicilia).
OSSERVAZIONI. Questa specie è stata molto recentemente descritta
da CHEVREUX-FAGE. L’ unico esemplare da me potuto esaminare concorda
130 S. RUFFO
bene, nel complesso, con la descrizione degli Aa.; ne differisce, più che
altro, per il peduncolo del primo paio di antenne molto più robusto, per
il secondo paio di antenne notevolmente lungo (flagello di 43 articoli),
per la prima piastra epimerale ad.angolo anteriore meno accentuata. ‘
mente acuto.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fosse
conosciuta per le coste italiane. Gli Aa. la citano di Bonifacio (Corsica),
Bone (Algeria) e Gabes (Tunisia).
Fam. AMPELISCIDAE
Ampelisca diadema (A. Costa)
1895 Ampelisca assimilis G. O. Sars (23), pp. 168-169, tav. 58.
1906 Ampelisca diadema T. Stebbing (29), pp. 107-108.
1925 Ampelisca diadema E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 82-83, fig. 74.
Ho esaminato un ¢ raccolto nel Golfo di Genova (coi
gangani).
Lunghezza dell’ esemplare 13 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Era specie già conosciuta per le coste
italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)), non però
per l’ alto Tirreno. Essa ha una larga distribuzione geografica; è nota
per le coste europee atlantiche dalla Norvegia a Gibilterra, per il Medi-
terraneo (coste europee e nord-africane) e per | Africa australe.
Fam. PHOXOCEPHALIDAE
Metaphoxus pectinatus (A. Walker)
1906 Metaphoxus pectinatus T. Stebbing (29), pp. 139-140.
1911 Metaphoxus pectinatus E. Chevreux (8), pp. 187-188, tav. IX (figg.
19-20).
1925 Metaphoxus pectinatus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 105-106, figg.
98-99.
Ho esaminato un esemplare di 2 mm. di lunghezza, raccolto a
Sturla (Genova) tra la ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda il
30-V-1937. F. Capra 1.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fesse
nota per le coste italiane. Essa era conosciuta per le coste atlantiche
europee (Inghilterra, Francia, Portogallo) e per il Mediterraneo occiden-
tale (coste francesi, Corsica e Tunisia).
PSR ERIN I ana ay ea De ae ENIT ANNO ae a tat! MIE
tomy e VEE ;
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 131
Fam. LEUCOTHOIDAE
Leucothoé spinicarpa (Abildg.)
1893 Leucothoé spinicarpa (part.) A. Della Valle (12), pp. 652-654, tav. 6
(fig. 4) e tav. 19 (figg. 1-20).
1895 Leucothoé spinicarpa G. O. Sars (23), pp. 283-284, tavv. 100-101.
1906 Leucothoé spinicarpa T. Stebbing (29), pp. 165-166.
1925 Leucothoé spinicarpa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 122-123, figs.
118-119. A
Ho esaminato:
li tre 2 9 raccolte a Monterosso al Mare (Liguria) da
L. MONTALE nel 1922.
Lunghezza degli esemplari 8 mm.
2) una @ raccolta a Porto Empedocle (Sicilia), tra le
alghe, sugli scogli a fior d’ acqua, dalla R. N. « Eridano » (Com.te
CASSANELLO).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta di tutte le coste italiane:
tirreniche (DELLA VALLE (12) CHEVREUX (6), CECCHINI-PARENZAN (4)),
jonie (CeccHINI (3)), adriatiche (HELLER (16) sub Leucothoé denticulata,
NEBESKI (18) sub L. denticulata). E’ specie cosmopolita.
Fam. STENOTHOIDAE
Stenothoé gallensis A. Walker
1904 Stenothoé gallensis A. Walker (32), pp. 261-262, tav. III (fig. 19).
1916 Stenothoé gallensis K. H. Barnard (1), pp. 154-155.
1925 Stenothoé Cattai E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 132-133, fig. 131.
1936 Stenothoé gallensis A. Schellenberg (26), pp. 9-10.
1937 Stenothoé gallensis Th. Monod (17), p. 13, fig. 7TA-D.
Ho esaminato parecchi esemplari raccolti tra le alghe a Porto
Said il XII-1891 dalla R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO).
Lunghezza dei 4 4 3,5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è comune e diffusa sulle
coste dell’ Oceano Indiano e del Mar Rosso; è nota pure per 1’ Africa
australe, per le Isole Gambier e per Porto Rico. La presenza di essa a
Porto Said nel Mediterraneo fu già resa nota da ScHELLENBERG (25); lo
Stesso SCHELLENBERG (26) la citò poi anche di Alessandria. Questo autore
anzi ritiene (e credo con ragione) che anche S. Cattai, raccolta a Mar-
siglia e a Monaco, sia da riferirsi alla medesima specie. La presenza in
tali località è probabilmente da attribuirsi ad un trasporto passivo per
mezzo delle navi provenienti dai mari orientali.
132 S. RUFFO
Fam. ACANTHONOTOZOMIDAE
Panoploea minuta (G. O. Sars)
1895 Iphimedia minuta G. O. Sars (23), p. 379, tav. 133.
1906 Panoploea minuta T. Stebbing (29), p. 213.
1925 Panoploea minuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 148-149, figg. 146-148.
Ho esaminato due esemplari raccoltia Malamocco (Venezia),
su fondi a Posidonia il 3-VII-1896 dalla R. N. «Eridano » (Com.te
CASSANELLO).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie era nota per le coste ita-
liane tirreniche (DELLA VALLE (12) sub Iphimedia obesa part., CECCHINI-
PARENZAN (4)) e adriatiche (STAMMER (28)). E’ diffusa lungo le coste
atlantiche europee ed africane dalla Norvegia al Senegal e nel Mediter-
raneo occidentale (coste francesi ed algerine).
Fam. CALLIOPIIDAE
Apherusa bispinosa (Bate)
1893 Acanthozone bispinosa A. Della Valle (12), tav. 3 (fig. 5). e tav. 17
(figg. 22-36).
1906 Apherusa bispinosa T. Stebbing (29), pp. 305-306.
1925 Apherusa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 177-178, fig. 181.
1934 Apherusa bispinosa C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 186-187, fig. 25.
Ho esaminato una quarantina di esemplari (tra cui molte femmine
ovigere) raccolti a Malamocco (Venezia), su fondi a Posidonia,
il 3-VII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO).
OSSERVAZIONI. Questi esemplari dell’ Adriatico si distinguono per la
statura piccola (9 ov. lunghezza 3,5 mm.). La terza piastra epimerale
presenta, inoltre, sull’ orlo interno un numero di denti minore (sette),
l’ articolo carpale del gnatopode del primo paio è più lungo che nella
figura data da CHEVREUX-FaGE, il telson presenta all’ apice due piccole
smarginature. Per tali caratteri si avvicinerebbe anche all’ Apherusa
ovalipes Norman e Scott, specie atlantica, vicinissima, del resto, al
V Apherusa bispinosa.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tirre-
niche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (NERESKI
(18) sub Pherusa bispinosa, STAMMER (28)). Questa specie è nota per
1’ Atlantico dalla Groenlandia al Senegal, per il Mediterraneo e per il
M. Nero.
i Rn das E di Aa; PP, Ea
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 133
Fam. ATYLIDAE
Nototropis Swammerdami (M. Edw.)
1893 Atylus Swammerdamii (part.) A. Della Valle (12), pp. 698-701, tav. 3
(fig. 12) e tav. 17 (figg. 1-21).
1906 Nototropis Swammerdamei T. Stebbing (29), pp. 330-331.
1925 Nototropis Swammerdami E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 195-196, fig.
204.
Ho esaminato:
1) un & (lunghezza 7,5 mm.) raccolto nel Golfo di Genova nel
1917. P. Scasso 1.;
2) un esemplare raccolto nei Golfo di Genova (senza più precise
indicazioni). B. BORCIOLI 1.;
3) tre esemplari (tra cui una femmina ovigera (lunghezza 6 mm.)) raccolti
l'X1-1929 a Cornigliano (Golfo di Genova).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie conosciuta per le coste italiane
tirreniche (DELLA VALLE (12)); non era però ancora citata per I’ alto
Tirreno. E’ diffusa sulle coste atlantiche europee ed africane dalla
Norvegia al Senegal e nel Mediterraneo occidentale (coste francesi e
algerine).
Fam. GAMMARIDAE
Melita palmata (Montagu)
1893 Melita palmata (part.) A. Della Valle (12), pp. 713-715, tav. I (fig. 6)
e tav. 23 (figg. 24-40).
1906 Melita palmata T. Stebbing (29), p. 425.
1925 Melita palmaia E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 230-231, fig. 241.
1934 Melita palmata C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 193-194, fig. 29.
Ho esaminato:
1) una @ raccolta a Sturla (Genova) alla riva il 30-V-1937. F.
CAPRA l.;
2) molti 4 6 e 9 9 (esemplari mutilati) raccolti nel Mar Piccolo
di Taranto alla costa sotto le pietre nell’ agosto 1893 dalla
R. N. « Washington » (Com.te CASSANELLO).
Osservazioni. Gli esemplari esaminati non si accordano perfetta-
mente con la descrizione data da Chevreux-Face. Infatti l'angolo infero-
posteriore dell’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi è arroton-
dato, la terza piastra epimerale presenta delle distinte intaccature anche
sull’ orlo inferiore, il telson è infine più corto e porta una lunga spina
anche sull’ orlo esterno, nei due terzi distali. Nonostante tali differenze,
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 6
134 S. RUFFO
in fondo di non grande entità, ritengo come del tutto probabile la loro
determinazione.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Qiesta specie è conosciuta delle coste
italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adria-
tiche (HELLER (16), NEBESK! (18), STAMMER (28), RUFFO (20)). E’ nota
per tutte le coste atlantiche europee, per le Canarie e le Azzorre e ver
il Mediterraneo (coste francesi e algerine).
Ceradocus orchestiipes A. Costa
1866 Maera orchestiipes C. Heller (16), pp. 38-39, tav. III (figg. 22-23).
1906 Ceradocus orchestiipes T. Stebbing (29), p. 432.
1925 Ceradocus orchestiipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 234-236, fisse.
245-246. ;
Ho esaminato due ¢ ¢ raccolti sulle coste dell’ Isola di Gerba
(Tunisia) a 50 m. di profondita nel settembre del 1879 dalla
« Violante ».
OssERVAZIONI. Negli esemplari studiati la terza piastra epimerale
presenta 6 denti sull’ orlo posteriore e 3 su quello inferiore.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie comune nel Mediterraneo
(coste francesi, corse, italiane tirreniche e adriatiche, algerine). CHEVREUX
(8) non la cita però per le coste tunisine. E’ conosciuta anche per le
Isole del Capo Verde.
Maera grossimana (Montagu)
1893 Maera grossimana (part.) A. Della Valle (12), pp. 727-729, tav. 2 (fig.
10), tav. 21 (figg. 1-16), tav. 41 (fig. 37).
1906 Maera grossimana T. Stebbing. (29), p. 435.
1925 Maera grossimana E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 239-240, figg. 248
e 250.
Ho esaminato un 4 raccolto su scogli della costa a S. di Galli-
poli (M. Jonio) dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASssaNELLO).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie era nota delle coste italiane
tirreniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16)). Essa è cono-
sciuta per le coste atlantiche europee ed africane dall’ Inghilterra al
Senegal e per il Mediterraneo (coste francesi e algerine, Corsica,
Baleari).
Elasmopus rapax A. Costa
1893 Elasmopus rapa» A. Della Valle (12), pp. 736-737, tav. 22 (figg. 16-22).
1906 Hlasmopus rapax T. Stebbing (29), pp. 444-445.
ION I
i e a I DADA
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 135
1925 Elasmopus rapax E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 244-246, figg. 255-256.
1934 Elasmopus rapax C. Cecchini-P. Parenzan (4), pp. 201-203, fig. 35.
Ho esaminato undici esemplari (4 ¢ e ® 2) raccolti tra le alghe,
sugli scogli a fior d’acqua, a Porto Empedocle (Sicilia) il
16-VIII-1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO).
OSSERVAZIONI. Questi esemplari corrispondono bene, nel complesso,
ai caratteri dati dagli Aa. I maschi misurano 10 mm. di lughezza. Noto
come caratteristica che nei ¢ ¢ adulti l’ articolo merale dei pereiopodi
del V-VII paio è notevolmente espanso, tanto che nel settimo paio esso
è largo quasi come l’ articolo basale; tutti i pereiopodi sono poi abbon-
dantemente forniti di lunghe setole.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questo Elasmopus è conosciuto per le
coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12), CeccHINI (3), CECCHINI-
PARENZAN (4), FiscarTTI (13)). E’ da ritenersi probabilmente sinonima di
esso la Maera brevicaudata citata da HELLER (16) per l’ alto Adriatico.
E’ specie cosmopolita.
Elasmopus pocillimanus (Bate)
1893 Elasmopus pocillimanus A. Della Valle (12), pp. 773-774, tav. I (fig. 4)
e tav. 22 (figg. 23-25).
1906 Elasmopus pocillimanus T. Stebbing (29), pp. 443-444.
1911 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux (8), p. 225, tav. XVI (figg. 1-2).
1925 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 246-247, fig. 257.
Ho esaminato due esemplari (4 2; lunghezza del ¢ 8 mm.) rac-
colti a S. Caterina di Majorca il VII-1888 dal « Corsaro ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a larga distribuzione: Atlantico
(Isola Annobon, Bermude, coste americane) e Mediterraneo (coste alge-
rine, tunisine, francesi, italiane) (*).
Elasmopus brasiliensis (Dana)
1911 Hlasmopus brasiliensis E. Chevreux (8), pp. 222-225, fig. 12, tav. XV
(figg. 14-20).
Ho esaminato:
1) un & e tre 2 9 raccolti tra le alghe sugli scogli della costa a O. di
Porto Empedocle (Sicilia) il 26-VIII-1895 dalla R. N.
« Eridano » (Com.te CASSANELLO);
(1) Recentemente trovata anche nel Mar Rosso e nell’ Oceano Pacifico.
Reti RT e Une etti
136 S. RUFFO
2) una ® raccolta sugli scogli della costa a S. di Gallipoli (M.
Jonio) il 24-VII 1896 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO).
OSSERVAZIONI. Questi esemplari corrispondono perfettamente alla
descrizione di CHEVREUX. Lunghezza 4,5 mm.; flagello del primo paio di
antenne di 19 articoli, del secondo paio di 8 articoli.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non mi consta che questa specie fosse
già nota per le coste italiane. Essa è citata per poche località del Medi-
terraneo occidentale e per Rio de Janeiro (1).
Elasmopus pectenicrus (Bate)
1904 Elasmopus serrula A. Walker (32), pp. 277-278, tav. VII (fig. 37).
1916 Elasmopus pectenicrus K. H. Barnard (1), pp. 197-199, tav. XXVIII
(fig. 33).
Ho esaminato parecchi esemplari (4 3 e ® 9) raccolti a Porto
Said il XII-1891 dalla R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO).
OSSERVAZIONI. I miei esemplari concordano quasi perfettamente con
la descrizione di BARNARD; noto solamente che la terza piastra epimerale
non è appuntita nell’ angolo infero posteriore, ma subarrotondata. Lun-
ghezza dei ¢ 4 7,5 mm., delle 9 9 6,5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è molto diffusa nei mari
caldi: Nuova Guinea, Ceylon, Mar Rosso, Zanzibar, Sud-Africa, Por-
teorico. La sua presenza in una località del Mediterraneo fu già segnalata
da SCHELLENBERG (25) che la citò per Porto Said. Il medesimo autore la
citò poi (26) anche per Alessandria. Si tratta con ogni probabilità di
esemplari migrati passivamente o attivamente attraverso il Canale di Suez.
Gammarus (Gammarus) locusta L.
1925 Gammarus locusta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 257-258, fig. 268.
Ho esaminato:
1) un 4 di 23 mm. raccolto nel Golfo di Genova;
2) tre 4 4, due 9 9 (con embrioni) raccolti a Boccadasse
(Genova) il X-1904. G. Mantero 1.;
3) cinque 4 3, una ® raccolti nel Golfo di Genova. B.
BoRrgIOLI 1.;
4) otto 4 4, tre ® 2 raccolti nel Golfo di Genova il V-1869;
(1) E? però probabile che di questa specie sia sinonimo 1 Elasmopus Che-
vreuxi descritto da CeccHINI (3) per il Tirreno.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 137
5) una quarantina di esemplari (4 4, 9 9) raccolti a S. Pier
d'Arena (Genova) il 16-IV-1886;
6) tre 4 4, due ® @ raccolti sulle coste dell'Isola dei Cervi a
N. di Cerigo (Grecia) dalla « Violante »;
7) venticinque esemplari (4 4,2 ®) raccolti nella Laguna di Mu-
zoles (Porto Said) 1’ XI-1891 dalla R. N. «Scilla» (Com.te
CASSANELLO).
OssERvazIONI. Gli esemplari esaminati si possono distinguere in due
forme ben differenziate:
forma a): vi appartengono gli esemplari dei nn. 1-6 (Golfo di Genova,
Isola dei Cervi).
Essi si distinguono per i seguenti caratteri:
statura robusta (4 16-23 mm.). Flagello principale del primo paio
di antenne di 33-34 articoli, flagello accessorio di 10; flagello del
secondo paio di antenne di .16-20 articoli. Le antenne, i pereiopodi
e gli uropodi del terzo paio sono forniti di abbondantissime lunghe
setole. Terza piastra epimerale fornita di 6 spine sull’ orlo inferiore
e di molte setole sull’ orle anteriore;
forma b): vi appartengonc gli esemplari del n. 7 (Laguna di Muzoles).
Essi si distinguono per i seguenti caratteri:
statura mediocre (4 12 mm., 9 ov. 7-9,5 mm.). Flagello principale
del primo paio di antenne di 26 articoli, flagello accessorio di 5;
flagello del secondo paio di antenne di 14 articoli. Appendici con
setole molto meno abbondanti; articolo basale del settimo paio di
pereiopodi con orlo posteriore non convesso, quasi diritto; uropodi
del terzo paio più corti. Telson fornito all’ apice di lunghissime
setole.
Gli esemplari del primo gruppo si avvicinano alla forma mediter-
ranea di CHEVREUX e sono ben differenziati da quelli da me descritti
per l’ alto Adriatico a cui, invece, si avvicinano maggiormente gli esem-
plari di Porto Said.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vasta distribuzione: Atlantico
(coste europee, nord-americane, africane) e Mediterraneo. Questo Gam-
marus è noto delle coste italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)), Cec-
CHINI (3), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (HELLER (16), STAMMER
(28), RuFFo (20)).
138 S. RUFFO
Gammarus (Echinogammarus) Olivii M. Edw.
1925 Gammarus Olivii E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 251-252, fig. 262.
Ho esaminato due ¢ 4 raccolti a Sturla (Genova) nella
ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda il 30-V-1937. F. Capra 1.
OSSERVAZIONI. Questi esemplari concordano bene, nel complesso, con
la descrizione della specie data da CHEVREUX-FAGE. Poichè, però, se
ne discostano in alcuni particolari, credo opportuno darne una breve
descrizione accompagnata da qualche figura.
4. Lunghezza 8,5 mm. Primo paio di antenne: il primo articolo
del peduncolo è lungo quanto il secondo, il secondo è lungo quanto il
terzo; il flagello principale consta di 23 articoli, il flagello accessorio di 6.
Secondo paio di antenne: il quarto articolo del peduncolo è lungo quanto
il quinto; il flagello consta di 14 articoli, sforniti di calceoli. I lobi laterali
del capo sono obliquamente troncati; gli occhi sono grandi, reniformi
(v. fig. 1). Le piastre coxali sono sprovviste di setole sull’ orlo inferiore
e presentano solamente 1-2 setoline sui lati. Il propode del primo paio
di gnatopodi è più lungo del rispettivo articolo carpale; 1’ orlo palmare
è sinuoso e presenta una spina submediale e due terminali da cui viene
delimitato; il dattilo è di poco più corto dell’ orlo palmare (v. fig. 2).
Propode del secondo paio di gnatopodi a orlo palmare obliquo con una
sinuosità mediana, ben definito e provvisto di una spina mediale e di
due terminali; il dattilo è lungo quanto l’ orlo palmare (v. fig. 3). I
pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono corti, robusti e forniti
di abbondanti spine e di scarsissime setole. L’ articolo basale del set-
timo paio di pereiopodi è di forma subovale allungata con orle posteriore
regolarmente convesso e fornito di non numerose e brevi setole (v.
fig. 4). L’ urosoma presenta i singoli segmenti dorsalmente poco rigenfi;
i gruppi di spine sono disposti secondo il seguente schema:
3-2 2 2-3
3-2 2 2-3
3-2 2 2-3
Questi gruppi di spine non sono accompagnati da setole. Le piastre
epimerali del secondo e terzo paio sono fornite sull’ orlo inferiore di
3-4 spinule. La terza piastra epimerale presenta l’ angoio infero poste-
riore acuto, ma non molto prominente (v. fig. 5). Gli uropodi del terzo
paio sono gracili con ramo interno rudimentale. Il ramo esterno presenta
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 139
sui lati 5 gruppi di spine e numerose setole ciliate (v. fig. 7). Telson
corto con due spine e qualche setola sull’ apice di ogni lobo e una spina
laterale mediale esterna (v. fig. 6).
2
3).
4).
6).
Gammarus (Echinogammarus) Olivii M. Edw. 1). — Profilo del capo.
— Articolo carpale e propode del primo paio di gnatopodi (semischematici).
Articolo carpale e propode del secondo paio di gnatopodi (semischematici}.
Pereiopode del VII paio. 5). — Piastre epimerali del secondo e terzo paio.
Telson. 7). — Uropode del III paio.
140 S. RUFFO
Questa specie è certo talmente affine al Gammarus pungens da far
pensare che non si tratti altro che di una forma marina di esso. Indub-
biamente, se si confrontasse un tipico G. pungens raccolto in qualcuno
dei nostri fiumi veneti di risorgiva (ad es. Fibbio, Tramigna, ecc.) con
gli esemplari ora determinati come G. Olivii, si osserverebbero notevoli
differenze: grande statura, straordinaria abbondanza di setole, pereio-
nodi slanciati con articoli basali a lati diritti, piastre epimerali fornite di
lunghe ed abbondanti setole, nel primo; statura mediocre, pereiopodi
corti e tozzi con articoli basali subovali forniti di poche setole e di nume-
rose spine, piastre epimerali sfornite di setole e provviste solamente di
3-4 spine sull’ orlo inferiore, nei secondi. E’ noto però quale sia la varia-
bilità di tali caratteri nel gen. Gammarus e particolarmente nel G.
pungens, come ho cercato anch'io di dimostrare in un precedente studio
(21 bis); non si dovrebbe perciò assegnare ad essi che ben poco valore
nella distinzione di due specie.
Nonostante le considerazioni sopra esposte, mi è impossibile per ora,
con il poco materiale di G. Olivii da me esaminato, poter pronunciarmi
con sicurezza sulla questione e preferisco momentaneamente conside-
rare come buona la vecchia specie di MILNE EDWARDS.
Debbo ancora osservare però che in un mio lavoro precedente (21 bis)
avevo citato per le acque dolci del Veneto una forma di questa specie.
Essendo, come ho detto più sopra, ancora la questione degli Echinogam-
marus assai poco chiara, ritengo inutile discutere se si tratti realmente di
tale specie o no; debbo tuttavia avvertire che gli esemplari d’ acqua dolce
presentano alcune evidenti differenze rispetto a questi d’acqua salata, dif-
ferenze consistenti soprattutto in una statura assai maggiore e in una
notevole abbondanza di setole.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie fu citata per le coste
italiane tirreniche (Mitne Epwarps (da CHEVREUX-FAGE), FISCHETTI (13));
essa è conosciuta anche per le acque dolci del Veneto (RUFFO (21 bis)).
E’ nota inoltre per varie altre località del Mediterraneo.
Gammarus (Neogammarus) Festae Rutfo
1937 Gammarus (Neogammarus) Festae S. Ruffo (22), pp. 438-446, fig. 3.
Ho esaminato numerosissimi esemplari (4 4, ® 9) raccolti a
Sturla (Genova) nella ghiaia, sotto sassi al battente dell’ onda, il
30-V-1937. F. Capra 1.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 141
OSSERVAZIONI. Lunghezza dei ¢ 4 9 mm., delle ® 9 ov. (14 ucva)
7 mm. Questi esemplari corrispondono in tutto alla descrizione da me
compiuta; |’ articolo basale dei periopodi de! settimo paio non presenta
però in essi l’ espansione lobiforme prossimale posteriore che era così
evidente e caratteristica negli esemplari di Cogoleto. Non posso ora
valutare, senza materiale di altre località, quale sia il valore sistematico
di tale particolarità.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questo Gammarus è noto per ora sola-
mente del litorale ligure.
Fam. DEXAMINIDAE
Dexamine spiniventris (A. Costa)
1906 Dexamine spiniventris T. Stebbing (29), p. 516.
1925 Dexamine spiniventris E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 262-264, figg.
271-273.
Ho esaminato un piccolo esemplare (immaturo) raccolto tra le alghe
sugli scogli della costa a O. di Porto Empedocle (Sicilia)
il 26-VIII-1895 dalla R. N. « Eridano » (Com.te CASSANELLO).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per le coste
italiane tirreniche (Costa sub Amphitonotus spiniventris (da DELLA
VALLE), DELLA VALLE (12) sub Dexamine spinosa part., CECCHINI (3),
CECCHINI-PARENZAN (4), FiscHETTI (13)) e adriatiche (HELLER (16), NE-
BESKI (18)). E’ nota per le coste europee atlantiche e per il Mediterraneo
(coste francesi, spagnole, corse, algerine).
Dexamine spinosa (Montagu)
1906 Dexamine spinosa T. Stebbing (29), pp. 515-516.
1925 Dexamine spinosa E. Chevreux-L. Fage (9), p. 264, fig. 274.
Ho esaminato otto esemplari raccoltia Malamocco (Venezia)
su fondi a Posidonia il 3-VII-1896 dalla R. N. «Eridano » (Com.te
CASSANELLO).
OSSERVAZIONI. Questi esemplari si distinguono per la statura ecce-
zionalmente piccola: ® ov. 3-5 mm. Per i restanti caratteri concordano
perfettamente con le descrizioni degli Aa. Riguardo alla carenatura del-
l’urosoma debbo osservare che la descrizione data da CHEVREUX-FAGE
non mi sembra esatta, poichè secondo essa solo il primo articolo del-
l’ urosoma sarebbe carenato, mentre in tutti gli esemplari da me esami-
142 S. RUFFO
nati anche il secondo e il terzo articolo (che sono fusi assieme) presen-
tano una carena evidente.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie nota per le coste italiane tir-
reniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4)) e adriatiche (HELLER
(16), NEBESKI (18), RuFro (20)). E’ diffusa nell’ Atlantico (coste euro-
pee ed africane fino al Senegal, Azzorre e Canarie) e nel Mediterraneo
(coste francesi e algerine).
Fam. TALITRIDAE
Talitrus saltator (Montagu)
1893 Talitrus locusta G. O. Sars (23), pp. 23-24, tav. 9.
1906 Talitrus saltator T. Stebbing (29), pp. 525-526.
1925 Talitrus saltator E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 271-272, fig. 282.
Ho esaminato:
1) un 4 di 10,5 mm. (non completamente maturo) raccolto nell’ Isola
dei Cervi a N. di Cerigo (Grecia) dalla «Violante»;
2) una cinquantina di esemplari raccolti a S. Rocco (Marina di
Grosseto) il XII-1923. A. ANDREINI 1.
Lunghezza degli esemplari più grandi 11,5 mm.
OSSERVAZIONI. Tutti gli esemplari esaminati non sorpassano in lun-
ghezza i 12 mm.; il corpo è inoltre compresso e i pereiopodi più allun-
gati e gracili che nella forma tipica. Tali esemplari si potrebbero consi-
derare come appartenenti alla f. Briani Ruffo, già da me descritta per
1’ alto Adriatico.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Costa (da DELLA VALLE) segnalò questa
specie per il Golfo di Napoli, mentre DeLLA VALLE (12) dubitò più tardi
della sua presenza; recentemente CECCHINI (3) 1’ ha citata per la spiaggia
di Livorno; io (20) ho infine descritto la f. Briani per l’ alto Adriatico.
Credo che questa specie sia presente su tutte le coste italiane; la forma
predominante è probabilmente la f. Briani, però dai dintorni di Genova
io ho avuto esemplari che si possono considerare come appartenenti alla
f. mediterranea Chevreux. La specie s. lato è distribuita su tutte le coste
europee atlantiche e mediterranee.
Orchestia mediterranea A. Costa
1866 Orchestia mediterranea C. Heller (16), p. 4, tav. I (fig. 7).
1906 Orchestia mediterranea T. Stebbing (29), pp. 531-532.
1925 Orchestia mediterranea E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 273-274, fig. 283.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 143
Ho esaminato:
1) un 4 e due ® 2 raccolti a Porto Said (nel canale) 1’ XI-1891
dalla R. N. « Scilla» (Com.te CASSANELLO);
2) un 4 e una @ raccolti a Cagliari il V-1897. R. Gestro 1.
OssERVAZIONI. Gli esemplari di Porto Said non sono adulti (tun-
ghezza del 3 12 mm.) ma il maschio presenta già la caratteristica forma
del propode del secondo paio di gnatopodi; l’ esemplare di Sardegra è
invece perfettamente adulto (lunghezza 17 mm.). Riguardo al telson noto
che mentre |’ esemplare di Sardegna lo ha integro, quelli di Porto Said
lo hanno, benchè debolmente, diviso all’ apice; l’ esemplare sardo appar-
terrebbe perciò alla forma tipica; quelli di Porto Said invece alla f.
magnifica Vecchi.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è conosciuta per le coste
italiane tirreniche (DELLA VALLE (12) sub O. chilensis part.), joniche
(VeccHI (31)), adriatiche (HELLER (16), NEBESKI (18), CECCHINI (3),
STAMMER (28)). Essa è diffusa sulle coste atlantiche dalla Gran Bre-
tagna alle Canarie, nel Mediterraneo (Francia, Corsica, Tunisia, Algeria,
Libia, Isole dell’ Egeo) e nel Mar Nero.
Orchestia gammarellus (Pallas)
1866 Orchestia litorea C. Heller (16), p. 2, tav. 1 (figg. 1-2).
1893 Orchestia littorea G. O. Sars (23), pp. 24-25, tav. 10.
1906 Orchestia gammarellus T. Stebbing (29), pp. 532-533.
1925 Orchestia gammarella E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 274-275, fig. 284.
Ho esaminato:
1) due 4 4 maturi (lunghezza 16 e 18,5 mm.) raccolti il VI-1900 e un
4 maturo (lunghezza 15 mm.), due 43 non adulti e una 9 matura
raccolti il VII-1900 nell’Isola del Giglio (Arcipelago
Toscano). G. DORIA 1.;
2) due 4 4, due 9 ® raccolti a Elmas (Sardegna) il 9-V-1873.
Lunghezza dei 4 4 13 mm.;
3) un 4, una ® raccolti a Porto Corallo (Sardegna) il
22-IV-1872. R. GESTRO l.;
4) un 3 adulto, due & 3 immaturi, una @ raccolti nell’I sola La
Galite (Tunisia) dalla «Violante» il 18-VIII-1877.
Lunghezza del ¢ adulto 18 mm.;
5) un ¢ adulto, una 9 con embrioni, una ? immatura raccolti nel 1881
a Tunisi. R. Gestro I.
RNase AT eee STO MERO TRIPPA,
144 S. RUFFO
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie era conosciuta per le coste
italiane tirreniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16);
CHEVREUX (8) la cita anche per il Lago di Pergusa (Sicilia) a circa 800
m. s. m. Essa è diffusa sulle coste atlantiche europee fino in Nor-
vegia, sulle coste mediterranee europee e nord-africane; è nota ancora
per il Mar Nero, per le Azzorre e le Canarie; STEBBING (29) infine la
cita dubitativamente del Pacifico.
Orchestia Montagui Audouin
1866 Orchestia Montagui C. Heller (16), pp. 2-3, tav. I (figg. 3-4).
1906 Orchestia Montagui T. Stebbing (29), pp. 533-534.
1925 Orchestia Montagui E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 275-276, fig. 285.
Ho esaminato venti 4 4 raccolti il 22-IV-1872 a Porto Corallo
(Sardegna). R. Gestro I.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir-
reniche (CeccHINI (3)) e adriatiche (HELLER (16), CeccHINI (3), STAM-
MER (28), RUFFO (20)). E’ specie mediterranea nota per le coste fran-
cesi e italiane, per la Corsica, per le Baleari, per |’ Algeria, per la
Tunisia, per le Isole Egee e per il Mar Nero.
Orchestia cavimana Heller (1)
1865 Orchestia cavimana C. Heller (15), pp. 979-981, tav. XVII.
1880 Orchestia cavimana O. Nebeski (18), pp. 32-33, tav. IL
1895 Orchestia Bottae E. Chevreux (5), pp. 3-6, figg. 1-4.
1906 Orchestia Bottae T. Stebbing (29), p. 534.
1925 Orchestia Bottae E. Chevreux-L. Fage (9), p. 276, fig. 286.
1937 Orchestia Bottae S. Ruffo (21), pp. 35-39, fig. 1.
Ho esaminato due 4 4 e una ® raccolti il 5-VIII-1875 nell’ Isola
di Montecristo (Arcipelago Toscano) dalla « Violante ».
Lunghezza dei 4 3 12-13 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Questa specie è nota per varie località
italiane: Lago di Garda (GARBINI (14) sub O. Bottae, RuFFo (21) sub
O. Bottae), fiumi Adige e Mincio (RuFFo (21) sub O. Bottae), coste
adriatiche (NEBESKI (18), CECCHINI (3) sub O. Boitae, STAMMER (28) sub
O. Bottae); non era però ancora conosciuta per le coste italiane tirre-
niche. L’ Orchestia cavimana è nota di numerose località di Francia,
(1) Non essendo certo che |’ Orchestia cavimana Heller sia sinonima dell’ 0.
Bottae, troppo brevemente descritta da MiLne Epwarps, credo necessario per ora atte-
nermi alla descrizione di HE rer.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 145
Olanda, Cipro, Rodi, Palestina; è conosciuta anche per il Mar Nero e
per l’ Africa australe.
Orchestia platensis Kròy.
1906 Orchestia platensis T. Stebbing (29), pp. 540-541.
1925 Orchestia platensis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 276-277, fig. 287.
Ho esaminato:
1) tre 4 4 e dieci ® 9 raccolti il 10-VI-1937 a Sturla (Genova)
tra i detriti di alghe al battente dell’ onda. F. Capra 1.;
2) sei 4 4 raccolti il IX-1937 a Cogoleto (Genova). F. Invrea 1.
Osservazioni. Lunghezza dei ¢ 4 adulti 10-11 mm. Flagello del
primo paio di antenne di 5 articoli, del secondo paio di 14 articoli. La
terza piastra epimerale è posteriormente subarrotondata, non angolosa.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Non conosco citazioni sicure di questa
specie per le coste italiane. La sua distribuzione è vastissima; 1’ O.
platensis si può, credo, considerare presente in tutti i mari temperato-
caldi.
Talorchestia Deshayesi (Audouin)
1866 Orchestia Deshaiesi C. Heller (16), p. 3, tav. I (figg. 5-6).
1906 Talorchestia Deshayesii T. Stebbing (29), pp. 545-546.
1925 Talorchestia Deshayesei E. Chevreux-L. Fage (9), p. 278, fig. 288.
Ho esaminato:
1) un 4 (lunghezza 9,5 mm.) raccolto nel luglio del 1900 nell’Iscla
del Giglio (Arcipelago Toscano). G. Doria 1;
2) molti 3 3 e 9 9 (lunghezza del 4 11 mm.) raccolti 1’ VIII e il IX-
1937 a Cogoleto (Genova). F. Invrea 1.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir-
reniche (DELLA VALLE (12)) e adriatiche (HELLER (16), RUFFO (20)).
Questa specie è diffusa sulle coste atlantiche europee fino alla Gran
Bretagna, nel Mediterraneo (Francia, Algeria, Tunisia, Egitto) e nel Mar
Nero.
Hyale Prevosti (M. Edw.)
1900 Hyale Prevosti E. Chevreux (7), pp. 7-8, tav. 1 (fig. 3).
1906 Hyale Perieri T. Stebbing (29), p. 570.
1925 Hyale Perieri E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 284-285, fig. 295.
1936 Hyale Prevosti A. Schellenber (26), pp. 16-17.
Ho esaminato:
i) molti 4 4 e ® @ raccolti il 10-X-1937 a Priaruggia (Genova)
tra le alghe al battente dell’ onda su uno scoglio. F. Capra 1.;
146 S. RUFFO
2) un & (6 mm.) e una 9 ovigera (7 mm.) raccolti 1’ VIII-1937
a Piani d’Invrea (Varazze, Liguria). C. BorcioLi 1.
OSSERVAZIONI. Gli esemplari del n. 2 appartengono alla f. minor
Chevreux, quelli del n. 1 appartengono invece ad una forma intermedia
tra la tipica e la minor.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir-
reniche (DELLA VALLE (12), CECCHINI-PARENZAN (4) sub H. Perieri, Fi-
SCHETTI (13) sub H. Perieri) e adriatiche (HELLER (16) sub Nicea macronyx,
Rurro (20) sub H. Perieri). Questa specie ha una vasta distribuzione
nell’ Atlantico (coste europee, africane ed americane) e nel Mediterraneo
(coste europee e nord-africane dall’ Algeria all’Egitto.
HTyale Dollfusi Chevreux
1911 Hyale Dollfusì E. Chevreux (8), pp. 283-240, fig. 13, tav. XVI (figg.
13-19).
1925 Hyale Dollfusi E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 287-288, fig. 298.
Ho esaminato un 4 raccolto tra le alghe del porto di Palma di
Majorca nel 1888 dal « Corsaro ».
Lunghezza 5 mm.; flagello delie antenne del primo paio di 14 arti-
coli, del secondo paio di 26.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Era conosciuta per le coste mediterranee
francesi, italiane (Golfo di Genova, Golfo di Napoli) e algerine.
Hiyale Schmidti (Heller)
1866 Nicea Schmidti C. Heller (16), p. 11, tav. I (figg. 31-32).
1906 Hyale Schmidtii T. Stebbing (29), p. 571.
1911 Hyale Sehmidti E. Chevreux (8), p. 237-238, tav. XVI (figg. 9-12).
1925 Hyale Schmidti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 288-289, fig. 299.
Ho esaminato numerosi esemplari (4 ¢ e ® 9) raccolti a Porto
Said il XII-1891 dalla R. N. «Scilla». (Com.te CASSANEL1.0).
Lunghezza dei ¢ 4 4,5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie comune nel Mediterraneo
(coste francesi, italiane, algerine, tunisine); essa era già nota (SCHEL-
LENBERG (26)) per le coste egiziane. E’ conosciuta anche dell’ Atlantico
(Portogallo, Azzorre, Teneriffa).
Fam. AMPHITHOIDAE
Amphithoè Ramondi (Audouin)
1904 Amphithoé intermedia A. Walker (32), pp. 290-291, tav. VII (fig. 46).
1906 Amphithoé vaillantii T. Stebbing (29), p. 639.
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 147
1911 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux (8), pp. 260-261, tav. XX (figg. 1-4).
1916 Amphithoé Vaillantii K. H. Barnard (1), pp. 253-255.
1925 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 333-334, figg. 341-
342.
1928 Amphithoé Ramondi A. Schellenberg (25), pp. 665-666.
Ho esaminato:
1) una ® ovigera (lunghezza 6 mm.) raccolta a Genova il 27-VI-
1924. C. CONFALONIERI l.;
2) due ¢ &, quattro 2 ® raccolti il 24-VII-1896 sugli scogli della costa
aS. di Gallipoli (M. Jonio) dalla R. N. « Eridano » (Com.te
CASSANELLO);
3) due 9 9 raccolte 1’ I-1923 a Portofino (Liguria). G. Man-
TERO l.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ conosciuta per le coste italiane tir-
reniche (DELLA VALLE (12) sub A. rubricata part., CEccHINI (3) sub A.
Vaillanti, CECCHINI-PARENZAN (4) sub A. Vaillanti, FiscHETTI (13) sub
A. Vaillanti) e adriatiche (HELLER (16) sub A. penicillata, STAMMER (28)
sub A. Vaillanti, Rurro (20) sub A. Vaillanti). La specie è nota del-
l’ Atlantico fino alle Azzorre, del Mediterraneo (Francia, Corsica, Alge-
ria, Tunisia, Egitto), del Mar Rosso, dell’ Oceano Indiano, dell’ Africa
australe e del Pacifico meridionale.
Grubia filosa (Savigny)
1900 Grubia hirsuta E. Chevreux (7 bis), pp. 95-101, figg. 1-5.
1925 Grubia hirsuta A. Schellenberg (24), pp. 186-187.
1925 Grubia hirsuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 339-340, fig. 347.
1928 Grubia filosa A. Schellenberg (25), p. 666-668, fio. 206.
Ho esaminato una ® raccolta nella Laguna di Mat Halfel
(Bengasi) il 9-XII-1921. E. Festa 1.
OsSERVAZIONI. Lunghezza 10 mm. Flagello del primo paio di antenne
di 45 articoli, del secondo paio di 18. Si distingue dalla descrizione di
CHEVREUX (7 bis) per le antenne del primo paio più lunghe del corpo.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Francia meridionale, Tunisia, Algeria,
Egitto, Teneriffa, Canarie, Dakar, Bermude, M. Rosso, Oceano Indiano,
Australia (qualora si ammetta la sinonimia data da SCHELLENBERG).
Fam. CoRoPHIIDAE
Corophium acutum Chevreux
1925 Corophium acutum, E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 366-367, figg. 359
e 374.
1937 Corophium acutum G. J. Crawford (11), pp. 624-625.
148 S. RUFFO
Ho esaminato due ® 9 ovigere (lunghezza 3 mm.) raccolte il XII-
1891 a Porto Said dalla R. N. «Scilla» (Com.te CassaAnNELLO).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. E’ specie a vasta distribuzione geogra-
fica, nota per le coste atlantiche europee, per il Mediterraneo, per il
Canale di Suez, per le coste nord- e sud-americane (Rio de Janeiro),
per la Nuova Zelanda. In Italia STAMMER (28) cita questo Corophium
per l’ alto Adriaticc.
HYPERIIDEA
Fam. VIBILIIDAE
Vibilia gibbosa Bovall.
1887 Vibilia gibbosa C. Bovallius (2), pp. 53-54, tay. VIII (figg. 9-17).
1918 Vibilia gibbosa K. Stephensen (30), pp. 36-37, fig. 8.
1925 Vibilia gibbosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 384-385, fig. 389.
Ho esaminato un esemplare di 6 mm. raccolto a Cornigliano
(Golfo di Genova) 1 XI-1929.
OSSERVAZIONI. E’ con qualche dubbio che attribuisco 1’ unico esem-
plare esaminato alla specie di BovaLLius, alla quale corrisponde nel com-
plesso dei caratteri generali ma da cui si differenzia per gli occhi più
grandi e per la presenza di una spina all’ angolo interno deli’ articolo
basale del settimo paio di pereiopodi. Per tali caratteri si avvicinerebbe
anche a Vibilia viatrix Bovall. ì
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico e Mediterraneo.
Fam. HyPERIIDAE
HIyperioides longipes Chevreux
1900 Hyperioides longipes E. Chevreux (7), pp. 143-145, tav. XVII (fig. 2).
1924 Hyperioides longipes K. Stephensen (30), pp. 93-94.
1925 Hyperioides longipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 407-408, fig. 405.
Ho esaminato due 4 4 (lunghezza 3,2 mm.) raccolti il 22-VIII-
1894 dalla R. N. « Washington » a 50 miglia a E. del Capo Bella-
vista (Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie diffusa nell’ Atlantico e nel Me-
diterraneo fra 0 e 2200 m. di profondità. E’ nota anche dell’ Oceano
Pacifico (Nuova Zelanda).
ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 149
Fam. PHROSINIDAE
Anchylomera Blossevillei M. Edw.
1889 Anchylomera Blossevillei C. Bovallius (2), pp. 412-419, tav. XVII (figg
1-22).
1900 Anchylomera Blossevillei E. Chevreux (7), pp. 147-148.
1924 Anchylomera Blossevillei K. Stephensen (30), pp. 134-138.
1925 Anchylomera Blossevillei E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 414-415, fig. 410.
Ho esaminato una ® raccolta il 22-VIII-1894 dalla R. N.
« Washington» a 50 miglia a E. del Capo Bellavista (Sar-
degna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie cosmopolita, nota di tutti i mari
temperato-caldi.
Fam. LYCAEOPSIDAE
Lyecaeopsis themistoides Claus
1879 Lycaeopsis themistoides C. Claus (10), p. 42.
1925 Lycaeopsis themistoides E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 417-418, fig. 412.
1925 Lycaeopsis themistoides K. Stephensen (30), pp. 153-155.
Ho esaminato una @ (lunghezza 4 mm.) raccolta il 22-VIII-1894
dalla R. N. « Washington» a 50 miglia a E. del Capo Bellavista
(Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto).
OSSERVAZIONI. L’ unico esemplare esaminato corrisponde bene ai
caratteri dati dagli Aa.; solo la dentatura degli articoli basali dei pereio-
podi del quinto e sesto paio è poco evidente.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico e Mediterraneo.
Fam. TyPHIDAE
Platyscelus serratulus Stebbing
1879 Eutyphis serratus C. Claus (10), p. 157.
1924 Platyscelus serratulus H. Spandl (27), pp. 35-36, fig. 9.
1925 Platyscelus serratulus E. Chevreux-L. Fage (9), p. 422, fig. 414.
1925 Platyscelus serratulus K. Stephensen (30), pp. 215-218.
Ho esaminato due esemplari raccolti su un galleggiante dal « Cor-
saro» nel Golfo di Lione il 18-VII-1882.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico, Mediterraneo, Oceano Indiano.
Fam. PRONOIDAE
Eupronoé maculata Claus
1879 Eupronoé maculata C. Claus (10), p. 28.
1925 Eupronoé maculata K. Stephensen (30), pp. 156-159, figg. 53-54.
150 S. RUFFO
Ho esaminato una 9 (lunghezza 5 mm.) raccolta il 22-VIII-1894
calla R. N. « Washington » a 50 miglia a E. del Capo Bellavista
(Sardegna) a 100 m. di fondo (pesca pelagica al tramonto).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Atlantico, Mediterraneo, Indiano e Pacifico.
CAPRELLIDEA
Fam. CAPRELLIDAE
Caprella acutifrons Latr. f Andreae Mayer
1925 Caprella acutifrons f. Andreae E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 450-542,
fig. 430.
Ho esaminato otto ¢ 4 e due ® ® raccolti sopra un galleggiante
nel Golfo di Lione il 20-VII-1882 dal « Corsaro ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Coste europee atlantiche e mediterranee;
Brasile e Guyana.
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ANFIPODI DEL MEDITERRANEO 151
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1 tav.
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18) NEBESKI O. - Beitrige zur Kenntnis der Amphipoden der Adria. Arb.
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19) Pesta O. - Ueber einige fiir die Fauna der Adria neue oder seltene
Amphipoden-arten. Zool. Anz., LI, 1920, pp. 25-36, 8 figg.
20) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi I. Contributo alla conoscenza
degli Anfipodi dell’ Adriatico. Boll. Ist. Ent. Bologna, IX, 1936, pp.
23-32, 1 fig.
21) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi II. Nota su alcune specie del
gen. Orchestia (Amph. Talitridae). Boll. Soc. Ent. It. LXIX, 41937,
pp. 35-40, 1 fig.
21 bis) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi III. Gammaridi delle acque
superficiali del Veneto, della Venezia Tridentina e della Lombardia.
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22) Rurro S. - Studi sui Crostacei Anfipodi V. Una nuova specie di Gam-
marus del Mar Ligure. Ann. Mus. Civ. Genova, LIX, 1937, pp. 438-
446, 1 fig.
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24) SCHELLENBERG A. - Amphipoda in: Beitrage zur Meeresfauna Westafri-
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Suez Canal, 1924. Trans. Zool. Soc. London, XXII, 1928, pp. 633-692,
fice. 198-209.
26) SCHELLENBERG A. - Amphipoda bentonica, in: The Fishery Grounds near
Alexandria, 10, 1936, 27 pp., 1 fig., 8 carte.
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Wien. Math.-Naturw. Klasse, 99, 1924, pp. 19-73, 23 figg., 5 cartine
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31) VeccHI A. - Spedizione scientifica all’ Oasi di Cufra (1931). Anfipodi.
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32) WALKER A. O. - On the Amphipoda. Report to the Government of Cey-
in SE ue Pearl Oyster Fisheries. Suppl. Rep. XVII, 1904, pp. 229-
300, avy.
152
Dr. SANDRO RUFFO
STUDI SUI CROSTACEI ANFIPODI
IX
GLI ANFIPODI MARINI
DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI GENOVA
b) Git ANFIPODI DEL Mar Rosso
Continuo nella presente nota lo studio degli Anfipodi marini delle
collezioni del Museo di Storia Naturale di Genova, prendendo in esame
i materiali raccolti nel M. Rosso.
Tale parte delle collezioni del Museo di Genova ha un’ importanza
più notevoie di quella precedentemente studiata, innanzi tutto perchè
proveniente da regioni meno esplorate, in secondo luogo perchè le ricer-
che furono compiute più metodicamente. Quasi tutto il materiale è stato,
infatti, raccolto da un’ unica spedizione (R. N. « Scilla» - Com.te Cas-
SANELLO: 1892); fa eccezione poco materiale raccolto durante il viaggio
di A. IssEL alle Dahlak e, molto più recentemente, dal March. NEGROTTO
CamBIAso a Massaua.
L'insieme del materiale comprende 28 specie sicuramente deter-
minate, delle quali 15 sono nuove per il M. Rosso e una è nuova per la
scienza; della distribuzione geografica di esse tratterò brevemente nelle
conclusioni del lavoro. Alcune specie sono rimaste indeterminate per
cattiva conservazione degli esemplari o per insufficienza di materiale.
Nella stesura della presente nota ho seguito gli stessi concetti gia
seguiti nella precedente sugli Anfipodi mediterranei.
Faccio precedere all’ elenco sistematico delle specie studiate un
prospetto delle stazioni di raccolta.
1) Isola di Asgar - Arcipelago di Dahlak - Viaggio
A. IssEL, 1870.
Grubia filosa.
2) Massaua (alla costa). I-1892. R. N. « Scilla » (Com.te CASSANELLO).
Lembos podoceroides, Grubia filosa.
3) Massaua (tra le alghe presso la costa). II-1892. R. N. « Scilla »
(Com.te CASSANELLO).
Abi
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 153
Leucothoé furina, Stenothoé spinimana, Maera inaequipes, Ela-
smopus sp., Hyale sp., Amphithoé Ramondi.
4) Mar Rosso (fondi fangosi), profond. m. 40, 15-II-1892. R. N.
« Scilla » (Com.te CASSANELLO).
Ampelisca brevicornis.
5) Massaua (dalla raschiatura di una boa). III-1892. R. N. « Scilla »
(Com.te CASSANELLO).
Lysianassa ceratina, Stenothoé monoculoides, Apherusa bispirosa,
Eusiroides diplonyx, Elasmopus pocillimanus, Pherusa fucicola,
Dexamine spiniventris, Hyale Schmidti, Microdeutopus damno-
niensis, Amphithoidarum gen sp., Grubia crassicornis.
6) Isola Mandola - Golfo di Arafali (tra le alghe alla
costa).III-1892. R. N. « Scilla» (Com.te CASSANELLO).
Pontogeneia pacifica, Maera Schellenbergi n. sp., Elasmopus pecte-
nicrus, Elasmopus Buchneri, Elasmopus spinimanus, Elasmopus
erythraeus, Hyale nigra, Eurystheus sp.
7) Ras Hamad (su fondi ad alghe e madrepore). Profond. m. 10.
IV-1892. R. N. «Scilla» (Com.te CASSANELLO).
Lysianassa ceratina, Lembos podoceroides, Grubia filosa, Paragrubia
vorax.
8) Dilemmi (su Ascidie, presso la costa). IV-1892. R. N. « Scilla »
(Com.te CASSANELLO).
Leucothoé furina.
9) Dissei (tra le alghe alla costa). XII-1892. R. N. « Scilla » (Com.te
CASSANELLO).
Cyproidea ornata, Maera Schellenbergi n. sp., Amphithoé Ramondi.
10) Entedebir (pesca pelagica notturna). XII-1892. R. N. «Scilla»
(Com.te CASSANELLO).
Ampelisca sp.
11) Isola Difnein (sabbia di conchiglie e madrepore). XII-1895.
R. N. « Scilla » (Com.te Marcacci).
Talorchestia Martensii.
12) Massaua - NeGrotTo Campiaso 1., 1937.
Grubia microphthalma.
= ™ VELO E ras Ta, POSE (STI
t r ee
154 S. RUFFO
Fam. LySIANASSIDAE
Lysianassa ceratina (Walker)
1925 Lysianassa ceratina E. Chevreux-L. Fage (9), p. 42, fig. 23.
1928 Lysianassa ceratina A. Schellenberg (17), pp. 633-634.
Ho esaminato:
1) due ® 9 (non ovigere) raccolte a Massaua il III-1892 dalla
raschiatura di una boa. R. N. « Scilla ».
Lunghezza degli esemplari 4 mm.
2) tre 9 @ (di cui una ovigera) raccolte a Ras Hamad a 10 m. di
profondità su fondi ad alghe e madrepore il IV-1892. R. N. « Scilla ».
OsSERVAZIONI. Gli esemplari esaminati corrispondono molto bene
alla descrizione data da CHEvrEUX-FacE e al materiale del Mediterraneo
già da me studiato.
Il flagello principale del primo paio di antenne consta di 5-11 arti-
coli, il flagello: accessorio di 3-5 articoli; il primo articolo del peduncolo,
più lungo dei due successivi, presenta inferiormente e distalmente un
dente appena visibile di lato (v. fig. I, 1). Il lobo esterno dei maxillippedi
raggiunge |’ estremità del secondo articolo del palpo ed è discretamente
espanso (v. fig. I, 2). L’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi
presenta I’ orlo posteriore regolarmente convesso; esso è anche inferior-
mente arrotondato e non troncato ad angolo ottuso (v. fig. I, 3). Il telson
è più lungo che largo (rapporto in una ® adulta 1 : 0,80); l'apice è
troncato, con gli angoli arrotondati (v. fis. I, 4). Gli uropodi del terzo
paio hanno i rami poco più certi del peduncolo.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste. europee ed
africane), Mediterraneo, Oceano Indiano. La specie era già nota per
il Mar Rosso.
Fam. AMPELISCIDAE
Ampelisca brevicornis (A. Costa)
1895 Ampelisca laevigata G. O. Sars (15), pp. 169-170, tav. 59 (fig. 1).
1906 Ampelisca brevicornis T. Stebbing (21), pp. 100-101.
1925 Ampelisca brevicornis A. Schellenberg (16), pp. 130-133, fig. 9.
1925 Ampelisca brevicornis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 77-78, figg. 67-68.
Ho esaminato quindici esemplari (tra cui qualche ® ovigera) rac-
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 155
colti su fondi fangosi a 40 m. di profondità nel M. Rosso (senza
indicazione più precisa) il 15-II-1892. R. N. « Scilla».
Lunghezza massima delle ® 9 ovigere 5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atiantico (coste europee ed
africane), Mediterraneo, Oceano Indiano, Oceano Pacifico. Questa
Ampelisca era già nota per il Canale di Suez (17) ma non per il M. Rosso.
Fig. I. — Lysianassa ceratina (Walker) Q- 1. Antenna del primo paio. - 2.
Maxillipede - 3. Pereiopode del settimo paio - 4. Telson - Leucothoé furina (Savi-
gny) f. indica Schell. 4. 5. Profilo dell’ orlo palmare di due gnatopodi del secondo
paio - 6. Profilo della piastra epimerale del terzo paio.
Fam. AMPHILOCHIDAE
Cyproidea ornata Hasw.
1904 Gallea tecticauda A. Walker (24), pp. 256-258, tav. III (fig. 16) e tav.
VIII (fig. 16).
156 S. RUFFO
1906 Cyproidea ornata T. Stebbing (21), p. 158. LIRE
1988 Cyproidea ornata A. Schellengerg (18), p. 18 (sinonimia).
Ho esaminato quattro 9 2 raccolte a Dissei tra le alghe alla
costa il XII-1892. R. N. « Scilla ».
Lunghezza 4 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Australia meridionale, Isole Bismarck,
Cevlon, Africa australe. La specie era già nota del M. Rosso (Suez).
Fam. LEUCOTHOIDAE
Leucothoé furina (Savigny)
1904 Leucothoé hornelli A. Walker (24), pp. 258-259, tav. III (fig. 17).
1906 Leucothoé furina T. Stebbing (121), p. 165.
1928 Leucothoé furina A. Schellenberg (17), pp. 635-637.
1928 nec Leucothoé furina C. Cecchini (5), p. 4, tav. II (fig. 1a).
Ho esaminato:
1) due 4 3 e due 9 2 (ovigere) raccolti su Ascidie presso la costa a
Dilemmi il IV-1892. R. N. « Scilla ».
Lunghezza delle 9 9 ovigere 7 mm.;
2) nove esemplari immaturi raccolti a Massaua fra le alghe presso
la costa il II-1892. R. N. « Scilla ».
Osservazioni. Negli esemplari maturi studiati il flagello del primo
paio di antenne consta di 11 articoli, quello del secondo paio di 6; il
terzo articolo del palpo mandibolare è appena più corto del secondo.
Il propode dei gnatopodi del secondo paio è profondamente inciso
distalmente sull’ orlo palmare; il numero e la forma delle dentature
varia probabilmente con l’ età. Nei 4 4 maturi esaminati ho notato una
sporgenza bifida distale presso |’ inserzione del dattilo seguita da una
profonda incisione e da altri due vistosi denti (v. fig. I, 5). La terza
piastra epimerale non presenta |’ orlo posteriore sinuoso ma diritto con
angolo inferiore acuto poco evidente (v. fig. I, 6). Per tale particolare
gli esemplari del M. Rosso debbono essere ascritti alla f. indica Schell.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano e Oceano Pacifico. La
specie era già nota per il M. Rosso. La forma mediterranea citata da
CECCHINI con questo nome non si può, a mio avviso, considerare sino-
nima di L. furina.
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 157
Fam. STENOTHOIDAE
Stenothoé monoculoides (Montagu)
1895 Stenothoé monoculoides G. O. Sars (15), pp. 240-241, tav. 82 (fig. 1).
1906 Stenothoé monoculoides T. Stebbing (21), p. 196.
1925 Stenothoé monoculoides E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 133-34, fig. 132.
Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua dalla raschia-
tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Ca-
narie, Azzorre), Mediterraneo, Mar Nero. La specie è nuova per il
Mar Rosso.
Stenothoé spinimana Chevreux
1911 Stenothoé spinimana E. Chevreux (8), pp. 197-199, fig. 7 e tav. XII
(fige. 1-12).
1925 Stenothoé spinimana E. Chevreux-L. Fage (9), p. 134, figg. 130 e 133.
1934 Stenothoé spinimana C. Cecchini-P. Parenzan (6), pp. 178-179, fig. 19.
Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua tra le alghe
alla costa il II-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste francesi, Dakar),
Mediterraneo (coste francesi, italiane tirreniche e algerine). La specie
è nuova per il Mar Rosso.
Fam. CALLIOPIIDAE
Apherusa bispinosa (Bate)
1906 Apherusa bispinosa T. Stebbing (21), pp. 305-306.
1925 Apherusa bispinosa E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 177-178, fig. 181.
Ho esaminato una ® raccolta a Massaua dalla raschiatura di
una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
OSSERVAZIONI. L’ unico esemplare esaminato era mutilato delle
antenne e di parte dei pereiopodi per cui lo studio non potè essere
completo; per quanto mi fu possibile osservare, però, esso corrisponde
esattamente a quelli mediterranei.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Tene-
riffa, Canarie, Dakar), Mediterraneo (coste francesi, italiane tirreniche
ed adriatiche, algerine), Mar Nero. La specie è nuova per il M. Rosso.
Fam. EUSIRIDAE
E usiroides diplonyx Walker
1909 Eusiroides diplonyx A. Walker (25), pp. 333-334, tav. 43 (fig. 4).
158 S. RUFFO
1936 Eusiroides diplonyx J. M. Pirlot (14), pp. 302-304, figg. 126-128.
1938 Husiroides diplonyx A. Schellenberg (18), p. 35.
Ho esaminato due esemplari immaturi raccolti a Massaua dalla
raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
Lunghezza 3,5 mm.
Osservazioni. I due esemplari studiati si accordano bene, nel com-
plesso, con la recente descrizione di PirLoT; debbo però osservare che
il carattere da cui la specie prende il nome e cioè la presenza di una
robusta spina terminale nel propode del terzo paio di pereiopodi è in
essi poco evidente. Può darsi che tale carattere sia in relazione all’ età
degli individui.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano (Is. Coetivy, Is. Solor),
Oceano Pacifico (Isole Gilbert, Isole Havai). La specie è nuova per il
Mar Rosso.
Fam. PONTOGENEIIDAE
Pontogeneia pacifica Schell.
1938 Pontogeneia pacifica A. Schellenberg (18), pp. 35-37, fig. 17.
Ho esaminato sei 9 ® ovigere raccolte tra le alghe sulle coste del-
l'Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N.
« Scilla ».
OSSERVAZIONI. Questa specie di Pontogeneia fu descritta del tutto
recentemente da ScHELLENBERG su materiale raccolto alle Isole Havai.
Si tratta, indubbiamente, di una forma assai affine a P. Longleyi Shoem.
e ancor più a P. minuta Chevreux. Gli esemplari del M. Rosso da me
esaminati si accordano bene, nel complesso, con la descrizione di SCHEL-
LENBERG da cui si differenziano solo in qualche particolarità.
Lunghezza 3-3,5 mm. Il rostro del capo è lungo più della metà del
primo articolo del primo paio di antenne. Gli occhi sono grandi, ovali.
Antenne del primo paio: il flagello, composto di 17-20 articoli, è meno
lungo della metà del corpo; il primo articolo del peduncolo è eguale al
secondo più il terzo. Antenne del secondo paio: gli articoli quarto e
quinto del peduncolo sono subeguali (in tutti gli esemplari esaminati il
flagello del secondo paio di antenne era spezzato). Il labbro posteriore
non presenta lobi interni; il secondo articolo del palpo mandibolare è
lungo più del doppio del terzo; il lobo interno delle mascelle del primo
paio è fornito di tre sole setole. Le piastre coxali del primo e secondo
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 159
paio sono più lunghe che larghe, meno lunghe, però, che negli esem-
plari delle Havai (rapporto lunghezza/larghezza, nelle piastre coxali del
secondo paio, 1,16/1); esse presentano alcune minute setole sull’ orlo
inferiore. I lobi branchiali dei gnatopodi del secondo paio e dei pereio-
podi del terzo paio sono semplici e molto corti; i lobi branchiali dei
pereiopodi del quarto, quinto e sesto paio sono più grandi e complessi.
I gnatopodi corrispondono alla descrizione di ScHELLENBERG. Gli uropodi
del primo paio presentano, lateralmente, un minor numero di spine che
negli esemplari havaiani. Telson e uropodi del terzo paio corrispondenti
alla descrizione di SCHELLENBERG.
Nonostante le piccole divergenze segnalate, combinate all’ enorme
distanza che separa le due località di rinvenimento, non credo oppor-
tuno creare una nuova specie per gli esemplari del M. Rosso.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Havai. La specie è nuova per il
M. Rosso.
Fam. GAMMARIDAE
Maera inaequipes (A. Costa)
1906 Maera inaequipes T. Stebbing (21), pp. 435-436.
1925 Maera inaequipes E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 240-241, fig. 251.
1928 Maera inaequipes A. Schellenberg (17), p. 646.
Ho esaminato otto esemplari (4 3, 9 ®) raccolti a Massaua
tra le alghe alla costa il II-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione:
Gceano Atlantico, Mediterraneo, Oceano Indiano, Oceano Pacifico. La
M. inaequipes era già conosciuta per il M. Rosso.
Maera Schellenbergi n. sp.
DESCRIZIONE. 4: lunghezza 6,5-7,5 mm. Primo paio di antenne:
il primo articolo del peduncolo è più corto del secondo, il secondo è
lungo circa tre volte il terzo; il flagello principale consta di 15 articeli
ed è più corto del peduncolo, il flagello accessorio di 9 e sorpassa la
metà del flagello principale. Secondo paio di antenne: il quinto arti-
colo del peduncolo è più corto del quarto; il peduncolo sorpassa in lun-
ghezza quello del primo paio di antenne; il flagello consta di 9 articoli
ed è assai più corto del peduncolo. Il primo paio di antenne è più corto
della metà del corpo, il secondo paio è poco più corto del primo paio.
Il secondo articolo del palpo mandibolare è di poco meno lungo del
160 S. RUFFO
terzo; il lobo interno del primo paio di mascelle è fornito di 4 setole;
le altre appendici boccali sono come in M. grossimana (v. CHEVREUX-
Face (9), p. 238, fig. 248). I lobi laterali del capo sono poco prominenti,
moderatamente larghi, arrotondati; gli occhi sono piccoli, rotondi. Le
piastre coxali sono molto corte, subrettangolari; la prima piastra coxale
presenta |’ angolo anteriore acuto appena accennato; |’ orlo inferiore è
fornito di alcune brevi setole; ia seconda piastra coxale è leggermente
più larga prossimalmente, arrotondata distalmente. I gnatopodi del primo
paio sono come in M. inaequipes (v. CHEVREUX-FAGE (9), p. 240, fig.
251). Gli articoli ischiale, merale e carpale dei gnatopodi del secondo
paio sono cortissimi; il propode è assai voluminoso, subquadrangolare, il
bordo palmare è definito da un forte dente seguito da un’ incavatura;
l’ orlo palmare, dentellato e fornito di una decina di spinule, presenta
medialmente una profonda incavatura; il dattilo è lungo quanto il berdo
palmare, robusto e presenta un piccolo dente sub-prossimale sull’ orlo
interno (v. fig. II, 1). Le piastre coxali del terzo e quarto paio sono
circa una volta e mezza più larghe che lunghe. I pereiopodi del terzo e
Guarto paio sono slanciati; il dattilo (come quello delle seguenti paia)
presenta un dente subdistale sull’ orlo esterno. I pereiopodi del quinto,
sesto e settimo paio sono corti e tozzi, forniti di abbondanti gruppi di
spine e di lunghe setole; l’ articolo basale dei pereiopodi del quinto
paio è allungato, stretto, con orlo posteriore debolmente convesso, minu-
tamente dentellato e fornito di numerose lunghe setole (v. fig. II, 2);
l’ articolo basale del settimo paio di pereiopodi è largo con orlo poste-
riore molto convesso, pure minutamente dentato e fornito di lunghe
setole; |’ articolo merale è rigonfio medialmente, indi distalmente ristretto
e fornito di ciuffi di lunghe spine e setole; |’ articolo carpale e il pro-
pode sono corti e tozzi (v. fig. II, 3). Le piastre epimerali del terzo paio
presentano l’ orlo posteriore convesso; l’ angolo infero-posteriore è
acuto, prominente; l’ orlo inferiore è pure convesso e fornito di una
fila di 7 spine (v. fig. II, 4). Gli uropodi del primo paio raggiungono
l'apice di quelli del secondo paio; gli uropodi del terzo paio non sor-
passano quelli del primo paio; i rami sono subeguali e poco più lunghi
del peduncolo (v. fig. II, 5). Il telson è subquadrato, diviso per 4/5 della
sua lunghezza; gli apici dei lobi non sono incisi ‘è portano sei setole
di cui due lunghe quanto lo stesso telson (v. fig. II, 6).
9 ovigera (16 uova): lunghezza 6 mm. Molto simile al 4. L’ inca-
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 161
Fig. II. — Maera Schellenbergi n. sp. & 1. Gnatopode del secondo paio - 2.
Pereiopode del quinto paio - 3. Pereiopode del settimo paio - 4. Piastra epimerale
del terzo paio - 5. Uropode del terzo paio - 6. Telson.
162 S. RUFFO
vatura mediana del propode dei gnatopodi del secondo paio è meno pro-
fonda; talora è del tutto assente.
La presente specie è stata descritta su esemplari provenienti dalle
seguenti località:
1) due 3 3 e due ® ® raccolti sulle coste dell’Isola di Arafali
tra le alghe il III-1892. R. N. « Scilla »;
2) diciassette esemplari (4 3, ® ®) raccolti a Dissei tra le alghe
alla costa il XII-1892. R. N. «Scilla».
Il tipo è conservato nella collezione del Museo Civico di Genova;
cotipi nella collezione suddetta e nella mia.
La specie è dedicata all’ illustre gammarologo tedesco Prof. ApoLF
SCHELLENBERG di Berlino in segno di profonda gratitudine per il bene-
volo aiuto datomi nello studio della presente collezione.
OSSERVAZIONI. Tra tutte le specie di Maera conosciute M. Schellen-
bergi si avvicina maggiormente a M. pacifica Schell. descritta recentissi-
mamente per alcune isole del Pacifico. Rimando alla descrizione e alle
figure di SCHELLENBERG (18) per i confronti; faccio notare solamente
che questa specie si differenzia da M. Schellenbergi soprattutto per la
forma del propode dei gnatopodi del secondo paio, dei pereiopodi del
quinto, sesto e settimo paio e del telson.
Elasmopus pocillimanus (Bate)
1906 Elasmopus pocillimanus T. Stebbing (21), pp. 443-444.
1911 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux (8), p. 225, tav. XVI (figg. 1-2).
1925 Elasmopus pocillimanus A. Schellenberg (16), pp. 156-157.
1925 Elasmopus pocillimanus E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 246-247, fig. 257.
1938 Elasmopus pocillimanus A. Schellenberg (18), p. 56, fig. 28.
Ho esaminato tre ¢ 3 e quattro 9 ® raccolti a Massaua dalla
raschiatura di una boa il II(-1892. R. N. «Scilla».
Lunghezza del 6 7 mm., della ® ovigera 4,5 mm.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, afri-
cane, nord-americane), Mediterraneo, Oceano Pacifico (Isole Gilbert). La
specie è nuova per il Mar Rosso.
Elasmopus pectenicrus (Bate)
1904 Elasmopus serrula A. Walker (24), pp. 277-278, tav. VII (fig. 37).
1916 Hlasmopus pectenicrus K. H. Barnard (1), pp. 197-199, tav. XXVIII
(fig. 33).
1937 Elasmopus pectenicrus K. H. Barnard (4), p. 161 (sinonimia).
“pani Ma e ae ee ee
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 163
Ho esaminato cinque esemplari (tra cui una ® ovigera di 4 mm.)
raccolti fra le alghe sulle coste dell’ Isola Mandola (Golfo di
Arafali) il III-1892. R. N. «Scilla ».
OssERVAZIONI. Gli esemplari del M. Rosso si distinguono da quelli
di Porto Said, già da me esaminati fra il materiale mediterraneo, scla-
mente per la più piccola statura.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (Portorico, Sudafrica),
Mediterraneo (Porto Said), Oceano Indiano (coste dell’ Arabia meridio-
rale, Zanzibar, Ceylon), Oceano Pacifico (Nuova Guinea, Isole Bismarck).
Specie già nota per il M. Rosso.
Elasmopus Buchneri Spandl
1924 Elasmopus Buchneri H. Spandl (20), pp. 54-56, fig. 20.
1938 Elasmopus Buchneri A. Schellenberg (18), pp. 38-39 (in nota).
Ho esaminato un 4 e una ® raccolti tra le alghe sulle coste del-
VY Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N.
« Scilla ».
OsseRvazIONI. & : lunghezza 7,5 mm., 9 : lunghezza 8 mm. Primo
paio di antenne: il secondo articolo del peduncolo è più lungo del primo,
il terzo è lungo la metà del secondo; il flagello principale consta di 28
articoli ed è poco più lungo del peduncolo; il flagello accessorio è com-
posto di 5 articoli (4 più uno rudimentale) ed è lungo quanto i tre primi
articoli del flagello principale. Secondo paio di antenne: il quarto e il
quinto articolo del peduncolo sono subeguali; negli esemplari esaminati
i! flagello è rotto al nono articolo. Il lobo interno del primo paio di ma-
scelle è provvisto di due setole cigliate; il lobc esterno è fornito di
sei spine. I gnatopodi del 4 e della 9 sono come nella figura data da
SPANDL; |’ articolo carpale di quelli del primo paio (sia nel 4 che
nella 2) è però leggermente più corto. L’ articolo basale dei pereiopodi
del settimo paio è espanso con orlo posteriore regolarmente convesso,
dentato ma meno minutamente che nella figura data da SpanpL. Le
piastre epimerali del terzo paio hanno l’ orlo inferiore debolmente con-
vesso e sono fornite nella metà anteriore di 7-8 spine (a gruppi di 2);
l’ angolo infero-posteriore è acuto, leggermente curvato all’ insù; 1’ orlo
posteriore è concavo e fornito di una decina di brevi setole. Il telson
è più largo che lungo e diviso per circa 2/3 della sua lunghezza; l’apice
dei lobi è profondamente intaccato e fornito di 3 spine di cui una più
164 S. RUFFO
lunga mediana (v. fig. III, 1). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami
non molto più lunghi del peduncolo (rapporto circa 5/4) e tra loro
subeguali; ambedue i rami portano sui lati due gruppi di lunghe spine
(v. fig. III, 2).
Elasmopus spinimanus Walker a 3. Palpo mandibolare - 4. Propode del secondo
paio di gnatopodi - 5. Pereiopode del settimo paio - 6. Telson - 7. Uropode del
terzo paio.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La specie è nota solamente del Mar
Rosso (Kosseir - SPanpL 1924).
Elasmopus spinimanus Walker
1904 Elasmopus spinimanus A. Walker (24), p. 277, tav. V (fig. 36).
Fig. INI. — Elasmopus Buchneri Spandl 1. Telson - 2. Uropode del terzo paio.
1936 Elasmopus spinimanus J. M. Pirlot (14), p. 313. i
Bh dh St a Be ie PIE RE MEI
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 165
1938 Hlasmopus spinimanus A. Schellenberg (18), p. 55.
1925 nec Elasmopus spinimanus K. H. Barnard (2), pp. 358-359.
Ho esaminato un 3 (probabilmente immaturo) raccolto tra le alghe
sulle coste dell'Isola Mandola (Golfo di Arafali) il IIl-
1892. R. N. « Scilla ».
Osservazioni. La determinazione di quest’ unico esemplare, forse
non perfettamente maturo, non può essere del tutto sicura. Poichè ho
rilevato in esso alcune differenze con le descrizioni degli Aa., trovo
opportuno di darne una breve descrizione accompagnata da qualche
figura; ciò faciliterà nel futuro una eventuale più esatta classificazione.
Lunghezza 6 mm. Primo paio di antenne: il primo articolo del
peduncolo è visibilmente minore del secondo, il terzo è più corto della
metà del secondo; il flagello principale, un po’ più lungo del peduncolo,
è composto di 27 articoli; il flagello accessorio consta di 3 articoli (due
più uno rudimentale) ed è lungo quanto i primi due articoli del flagello
principale. Secondo paio di antenne: il quarto e il quinto articolo del
peduncolo sono subeguali; il flagello, più corto del peduncolo, è com-
posto di 8 articoli. Il secondo paio di antenne non sorpassa in lun-
ghezza il peduncolo di quelle del primo paio. Il terzo articolo del palpo
mandibolare, falciforme, è sottile e allungato, lungo circa una volta e
mezza il secondo articolo (v. fig. III, 3). Il lobo esterno del primo paio
di mascelle porta 6 spine, quello interno 2 setole. La prima piastra
coxale è subrettangolare, debolmente espansa distalmente, con qualche
lunga setola sull’ orlo inferiore. Il propode dei gnatopodi del primo paio
è lungo quanto il corrispondente articolo carpale; |’ orlo palmare obliquo
è limitato da una robusta spina; poco al disopra dell’ orlo inferiore, sul
terzo distale, si notano tre corte spine; il dattilo è lungo quanto il bordo
palmare. Il prepode dei gnatopodi del secondo paio è voluminoso, sub-
ovale, con orlo palmare poco definito, sprovvisto di protuberanze, fatta
eccezione di una voluminosa presso l’ inserzione del dattilo, coronata da
6 spine; il dattilo, poco robusto e lungo meno della metà del propode,
si adagia in una scanalatura del bordo palmare appena accennata e
fiancheggiata da quattro coppie di robuste spine; il bordo palmare è
sprovvisto di setole che si trovano invece in 5-6 gruppi sull’ orlo infe-
riore prossimale (v. fig. III, 4). I pereiopodi del quinto, sesto e settimo
paio sono poco slanciati e debolmente spinosi; gli articoli basali sono
subrettangolari, con orlo posteriore debolmente ma regolarmente con-
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 7
166 S. RUFFO
vesso a larghe dentature e provvisto di alcune lunghe setole (v. fig. III,
5). Le piastre epimerali del terzo paio presentano |’ orlo inferiore debol-
mente convesso provvisto di 5 spine sulla metà anteriore; |’ angolo infero-
posteriore è acuto, leggermente arcuato all’ insù. Il telson è un po’ più
lungo che largo, profondamente diviso; gli apici dei lobi sono intaccati
sui due terzi esterni e provvisti di due spine (di cui l’ esterna è più
lunga) (v. fig. III, 6). Gli uropodi del terzo paio hanno i rami più lunghi
del peduncolo (rapporto 5/3); il ramo interno è più corto dell’ esterno;
solo l’ orlo esterno del ramo esterno presenta tre gruppi di lunghe spine;
gli altri non portano che poche corte spinule (v. fig. III, 7).
Le maggiori differenze notate tra l’ esemplare del M. Rosso e quello
figurato da WALKER consistono nel propode più largo, provvisto di spine
un po’ diversamente disposte e negli uropodi del terzo paio con rami
più corti, di differente lunghezza tra loro e meno ricchi di spine.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano e Oceano Pacifico. La
specie è nuova per il M. Rosso.
Mi associo alla opinione di PirLor nel non ritenere identificabile
con la specie di WALKER |’ E. spinimanus descritto da K. H. BARNARD.
Elasmopus erythraeus (Kossm.)
1937 Elasmopus erythraeus K. H. Barnard (4), pp. 161-162, fig. 10.
Ho esaminato una ® raccolta tra le alghe sulle coste dell'Isola
Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N. «Scilla».
Osservazioni. Non essendomi stato possibile consultare la vecchia
opera originale di Kossmann, ho dovuto accontentarmi dei brevi cenni di
ridescrizione dati recentemente da BARNARD. Per ciò che mi è stato pos-
sibile controllare nel presente esemplare, che era tra l’altro in cattive
condizioni di conservazione, ho potuto constatare una buona corrispon-
denza di caratteri tra esso e la descrizione del suddetto autore. Trovo
però opportune di dare anche per questa specie una breve descrizione
accompagnata da qualche figura.
Il terzo articolo del palpo mandibolare è falciforme, un po’ meno
lungo del secondo articolo (v. fig. IV, 1). Il propode dei gnatopodi del
primo paio è lungo quanto il corrispondente articolo carpale; 1’ orlo pal-
mare è definito da una spina; l’ orlo superiore è fornito di ciuffi di lun-
ghissime setole. Il propode dei gnatopodi del secondo paio è volumi-
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 167
noso subpiriforme con orlo palmare poco definito e del tutto sprovvisto
di protuberanze, fornito di una fila di una decina di spinule e limitato
da un gruppo di tre robuste spine; tutto l’ orlo inferiore è provvisto di
ciuffi di setole; il dattilo è lungo un po’ meno della metà del propode
(v. fig. IV, 2). Le piastre coxali sono fornite sull’ orlo inferiore di lun-
Fig. IV. — Elasmopus erythraeus (Kossm.) Q 1. Palpo mandibolare - 2. Pro-
pode dei gnatopodi del secondo paio - 3. Pereiopode del quinto paio - 4. Pereio-
pode del sesto paio - 5. Piastra epimerale del terzo paio - 6. Uropode del terzo paio.
ghe setole. I pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono corti e
tozzi. Pereiopodi del quinto paio (v. fig. IV, 3): l'articolo basale è
subrettangolare con orlo anteriore molto debolmente convesso fornito di
7 spinule e orlo posteriore quasi diritto a larghe dentature, fornito di
una decina di setole; gli articoli merale e carpale sono larghi e forniti
sui lati di gruppi di corte spine; il propode presenta sull’ orlo interno
168 S. RUFFO
4 gruppi di spinule. Pereiopodi del sesto paio (v. fig. IV, 4): JV arti-
colo basale ha 1’ orlo anteriore debolmente convesso e quello posteriore
convesso nei 2/3 prossimali, indi bruscamente ristretto; 1° orlo posteriore
è quasi liscio fornito solamente di 5-6 debolissime intaccature provviste
di altrettante setole; gli articoli seguenti sono meno ricchi di spine che
nei pereiopodi del quinto paio; il propode presenta sull’ orlo interno sola-
mente due gruppi di spine. Pereiopodi del settimo paio: sono simili a
quelli del sesto paio ma l’ articolo basale presenta 1’ orlo posteriore irre-
golarmente convesso, quasi liscio, fornito di 3 sole setoline. I segmenti
del prosoma e del mesosoma sono forniti dorsalmente di lunghe setole
(v. fig. IV, 5). La terza piastra epimerale presenta |’ orlo inferiore debol-
mente convesso, fornito di 4 spine sulla metà anteriore; 1’ angolo infero-
posteriore è acuto, ma non molto sporgente (v. fig. IV, 5). Il telson è
più lungo che largo fornito sull’ apice di ciascun lobo di 4 spine (di cui
una, la seconda dall'interno, più corta). Gli uropodi del terzo paio
hanno i rami più lunghi del peduncolo (rapporto 8/5,5); il ramo esterno
è più lungo dell’ interno; solo 1’ orlo esterno del ramo esterno è fornito
di 3 gruppi di lunghe spine, gli altri sono pressochè lisci (v. fig. IV, 6).
Questa forma non era stata considerata nell’ elenco delle specie del
gen. Elasmopus dato da STEPHENSEN (22) e neppure nella recentissima
nota di revisione del genere compiuta da SCHELLENBERG (18). Che si
tratti certamente di un Elasmopus lo dimostra, tra l’altro, il tipico
aspetto del terzo articolo del palpo mandibolare; non posso invece di-
scutere se questi esemplari miei e di BARNARD (che ritengo identici)
siano realmente da assimilarsi alla vecchia specie di Kossmann; indub-
biamente però, secondo me, per la forma dei gnatopodi, dei pereiopodi
del quinto, sesto e settimo paio, del telson, degli uropodi del terzo paio
e per la presenza di setole sui segmenti del prosoma e del mesosoma,
sono da ritenersi come specie distinta dalle altre conosciute.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. M. Rosso, Oceano Indiano (Arabia
meridionale).
Pherusa fucicola Leach
1906 Pherusa fucicola T. Stebbing (21), pp. 449-450.
1925 Pherusa fucicola E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 247-248, figg. 258-259.
Ho esaminato due esemplari (4, 2 immaturi) raccolti a Massaua
dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
Lunghezza del 4 6 mm.
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 169
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee ed
africane), Mediterraneo (coste europee e nord-africane), M. Nero. La
specie è nuova per il M. Rosso. 4
Fam. DEXAMINIDAE
Dexamine spiniventris (A. Costa)
1906 Dexamine spiniventris T. Stebbing (21), p. 516.
1925 Dexamine spiniventris E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 262-264, figg.
271-273.
Ho esaminato dodici esemplari (tra cui due ® ® ovigere di 4 e
6 mm. di lunghezza) raccoiti a Massaua dalla raschiatura di una
boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee), Medi-
terraneo (coste europee e nord-africane). La specie è nuova per. il
Mar Rosso.
Fam. TALITRIDAE
Talorchestia Martensii (Weber)
1892 Orchestia Martensiù M. Weber (26), pp. 564-566, figg. 13-16.
1906 Talorchestia martensi T. Stebbing (21), pp. 553-554.
1921 Talorchestia martensùi C. Chilton (10), pp. 541-545, fig. 8.
1925 Talorchestia gracilis C. Chilton (non Dana 1852) (11), p. 535.
1935 Talorchestia martensi K. Stephensen (23), p. 10.
1935 Talorchestia martensti K. H. Barnard (3), pp. 289-290.
1936 Talorchestia affinis T. Maccagno (12), pp. 181-182.
Ho esaminato numerosissimi esemplari (3 3 e ® ®) rascolti tra
la sabbia nel’? Isola Difnein il XII-1895. R. N. «Scilla».
6, lunghezza 12,5 mm., 2 10 mm.
OSSERVAZIONI. Questi esemplari si accordano perfettamente alle
descrizioni di WEBER e CHILTON. Quest’ ultimo autore ha, in un secondo
tempo, creduto di identificare la T. Martensit con la T. gracilis Dana.
Benchè non mi sia possibile dire una parola definitiva sull’ argomento,
non avendo potuto consultare |’ opera originale di DANA, credo di dover
condividere per ora l’ opinione di BARNARD (3) nel non accettare come
Sicura tale sinonimia. Mi è stato invece possibile accertare che la T.
affinis recentemente descritta da Maccacno per Assab è sinonimo della
T. Martensii. L’ esame di alcuni esemplari cotipici, gentilmente messimi
a disposizione dalla Direzione del Museo di Genova, mi ha permesso di
constatare che le piccole differenze segnalate dall’ A. sono dovute alla
non perfetta maturità degli individui.
170 S. RUFFO
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole della Sonda (Flores), Siam (Lago
Talè Sap), India (Lago Chilka, Golfo ci Manaar, Vizagapatam), Mar
Rosso (Assab). i
Hyale Schmidti (Heller)
1906 Hyale sehmidtii T. Stebbing (21), p. 571. -
1925 Hyale Schmidti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 288-289, fig. 299.
Ho esaminato numerosi esemplari (4 4 e ® ®) raccolti a Mas-
saua dalla raschiatura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee, Az-
zorre, Teneriffa), Mediterraneo (coste europee e nord-africane). La spe-
cie è nuova per il M. Rosso.
Hyale nigra (Hasw.)
1906 Hyale nigra T. Stebbing (21), p. 571.
1928 Hyale nigra A. Schellenberg (17), pp. 659-661, fig. 204.
1937 Hyale nigra K. H. Barnard (4), pp. 162-163.
Ho esaminato quattro 4 3 raccolti tra le alghe sulle coste del-
Isola Mandola (Golfo di Arafali) il III-1892. R. N.
« Scilla ».
Lunghezza degli esemplari 5 mm.
OssERvazIONI. Gli esemplari esaminati corrispondono esattamente
alle descrizioni degli Aa.; debbo solo osservare che le differenze tra
Hyale nigra e Hyale camptonyx sono talmente lievi da ritenere che si
tratti probabilmente della stessa specie.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Canale di Suez, Oceano Indiano (coste
meridionali dell’ Arabia), Oceano Pacifico (Australia). La specie non era
stata ancora raccolta nel M. Rosso.
Fam. AORIDAE
Lembos podoceroides Walker
1904 Lembos podoceroides A. Walker (24), pp. 279-280, tav. IV (fig. 39).
1937 Lembos podoceroides K. H. Barnard (4), p. 163.
Ho esaminato:
1) una 9 ovigera e un 34 immaturo raccolti a Massaua alla costa
il I-1892. R. N. « Scilla »;
2) tre ® 9 ovigere raccolte a Ras Hamad su fondi ad alghe e
madrepore a 10 m. di profondità il IV-1892. R. N. « Scilla ».
en pee aa i Wes
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 171
Osservazioni. Gli esemplari esaminati corrispondono bene alle
Gescrizioni degli Aa.
@ ovigera, lunghezza 7 mm. Antenne del primo paio: il primo
articolo del peduncolo è iungo 3/4 del secondo, il secondo è circa tre
volte il terzo; il flagello principale consta di 19 articoli, il flagello acces-
sorio di 6-7 articoli. Antenne del secondo paio: il quarto e il quinto
articolo del peduncolo sono subeguali; il flagello è composto di 5 articoli.
Gli articoli basali dei pereiopodi del quinto, sesto e settimo paio sono
forniti sull’ orlo posteriore di lunghe setole. Le piastre epimerali del
terzo paio hanno l’ orlo posteriore moito convesso; l’ orlo inferiore non
presenta alcuna setola; |’ angolo infero posteriore acuto è appena accen-
nato. Il telson è di poco più lungo che largo con un’ampia incavatura
distale e due lunghe setole subterminali. I rami degli uropodi del terzo
paio, subeguali tra loro, sono lunghi due volte il peduncolo.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Indiano (Maledive, Ceylon, Golfo
di Aden, coste meridionali dell’ Arabia), M. Rosso.
Microdeutopus damnoniensis (Bate)
1925 Microdeutopus damnoniensis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 297-298,
fio. 308.
Ho esaminato una ® ovigera raccolta a Massaua dalla raschia-
tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
OsservazionI. L’ unico esemplare esaminato è perfettamente iden-
tico alla descrizione di CHEVREUX-FAGE.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (coste europee e nord-
americane, Canarie), Mediterraneo (coste europee e nord-africane). La
specie è nuova per il M. Rosso.
Fam. AMPHITHOIDAE
Amphithoé Ramondi (Aud.)
1904 Amphithoé intermedia A. Walker (24), pp. 290-291, tav. VII (fig. 46).
1925 Amphithoé Vaillanti E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 333-334, figg. 341-
342.
1928 Amphithoé ramondi A. Schellenberg (17), pp. 665-666.
1937 Amphithoé ramondi K. H. Barnard (4), p. 170.
Ho esaminato:
1) nove esemplari, fra cui alcune 2 ® ovigere, raccolti a Massaua
tra le alghe alla costa il II-1892. R. N. « Scilla »;
172 S. RUFFO
2) otto esemplari (4 6 e ® ®) raccolti a Dissei tra le alghe alla
costa il XII-1892. R. N. « Scilla ».
OssERvAZIONI. Gli esemplari esaminati concordano bene con la
descrizione di CHEVREUX-FAGE; se ne discostano appena per la minore
statura, per le antenne più corte e per la forma del propode del secondo
paio di gnatopodi.
Lunghezza delle ® ® ovigere 6 mm. Le antenne sono subeguali;
il flagello del primo paie consta di 15-17 articoli, quello del secondo
paio di 13-15 articoli. Il propode del secondo paio di gnatopodi ha una
forma intermedia tra quella figurata da WALKER (A. intermedia) e quella
figurata da CHEVREUX-FAGE (A. Vaillanti); 1’ articolo basale presenta un
vistoso lobo nell’ angolo distale anteriore.
DISTRIEUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione: Oceano
Atlantico, Mediterraneo, Mar Rosso, Gceano Indiano, Oceano Pacifico.
Grubia filosa (Savigny)
1925 Grubia hirsuta E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 339-340, fig. 347.
1925 Grubia hirsuta A. Schellenberg (16), pp. 186-187.
1928 Grubia filosa A. Schellenberg (17), pp. 666-668, fig. 206.
1937 Grubia filosa K. H. Barnard (4), pp. 171-172.
Ho esaminato:
1) un 34 e sei 9 9 raccolti nell'Isola di Asgar (Arcipelago
di Dahlak). Viaggio A. IssEL;
2) due 3 4 e cinque ® ® ovigere raccolte a Massaua sulla costa
il I-1892. R. N. «Scilla»;
3) tre 9 9 ovigere raccolte a Ras Hamad su fondi ad alghe e
madrepore a 10 m. di profondità il IV-1892. R. N. « Scilla ».
OSSERVAZIONI. Gli esemplari raccolti da A. IssEL sono in pessimo
stato di conservazione ma la loro determinazione è del tutto probabile.
In buone condizioni sono invece quelli raccolti a Massaua e a Ras
Hamad; essi corrispondono molto bene alla descrizione di CHEVREUX-
FAGE e si distinguono solo per la statura più robusta (4 9 mm., ® ovi-
gera 19,5-12 mm.) e per le antenne più lunghe (flagello del primo paio
di antenne di 40-47 articoli, del secondo paio di 31-35 articoli).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Specie a vastissima distribuzione: Oceano
Atlantico, Mediterraneo, Mar Rosso, Oceano Indiano, Oceano Pacifico.
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 173
Grubia crassicornis (A. Costa)
1925 Grubia crassicornis E. Chevreux-L. Fage (9), pp. 338-339, figg. 349
e 346.
Ho esaminato quattro 9 9 raccolte a Massaua dalla raschia-
tura di una boa il III-1892. R. N. « Scilla ».
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Oceano Atlantico (Bermude), Mediter-
raneo (coste europee), M. Nero. La specie è nuova per il M. Rosso.
Grubia microphthalma Chevreux
1901 Grubia microphthalma E. Chevreux (7), pp. 422-426, figg. 46-49.
Ho esaminato una 2 raccolta a Massaua (senza più precise
indicazioni). NEGROTTO-CAMBIASO |.
Osservazioni. L’ unico esemplare studiato era
in cattive condizioni di conservazione, onde non
ho potuto esaminario minutamente. Per quanto
mi è stato possibile giudicare esso corrisponde
bene alla descrizione di CHEvREUX; la differenza
maggiore da me notata consiste nel flagello ac-
cessorio di un solo articolo. Il corpo dell’ esem-
plare in alcool era tutto picchiettato di macchio-
line brune; il colore in vita, come risulta dalla
indicazione apposta al momento della cattura. era
grigio-verde.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Secelle. La Fig. V. — Paragru-
a 9 bia vorav Chevreux.
specie è nuova per il M. Rosso. Mascella del primo
paio.
Paragrubia vorax Chevreux
1901 Paragrubia vorax E. Chevreux (7), pp. 426-431, figg. 50-55.
1909 Paragrubia vorax A. Walker (25), p. 343.
1938 Paragrubia vorax A. Schellenberg (18), p. 90.
Ho esaminato una trentina di esemplari (4 4 e ® 2) raccolti a
Ras Hamad su fondi ad alghe e madrepore a 10 m. di profondità
il IV-1892. R. N. « Scilla ».
AA
4 6 lunghezza 10,5-11 mm., @ 2 ov. 10 mm.
OssERVvAzIONI. La descrizione che CHEvrEUX da del primo paio di
mascelle non è esatta.
Esiste un corto lobo interno (v. WALKER (25)) munito di una iunga
174 S. RUFFO
e fine setola; il lobo esterno porta una decina di spine dentate (non
esiste una seconda fila di spine); il palpo è gracile, il secondo articolo
di esso è lungo circa tre volte il primo e porta una decina di setole
(v. fig. V).
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Isole Secelle, Isole Coetivy, Isole Figi.
La specie è nuova per il M. Rosso.
cy
È
OSSERVAZIONI SUGLI ANFIPODI GAMMARINI DEL M. Rosso
La fauna gammarologica del M. Rosso, allo stato attuale delle nostre
conoscenze, si può dire abbastanza conosciuta grazie ad alcuni impor-
tanti lavori apparsi nell’ ultimo trentennio.
Dopo le vecchie opere di Aupouin, di MiLne-EpwaRDS e di Kos-
SMANN, ormai di un interesse più storico che scientifico, il primo lavoro
che portò un contributo notevole alla conoscenza dei Gammarini del M.
Rosso fu quello di WALKER nel 1909 (25), nel quale sono citate per questo
mare 20 specie. Nel 1924 SpanpL (20) pubblicò i risultati della Spedi-
zione « Pola » dando una tabella in cui mise a punto le conoscenze fino
allora acquisite sugli Anfipodi del M. Rosso; in quell’ anno i Gamma-
rini eritrei erano 43. Nel 1928 apparve l’ importante studio di SCHELLEN-
EERG (17) sugli Anfipodi del Canale di Suez raccolti durante la spedi-
zione di Cambridge nel quale, per poter giungere a conclusioni sull’ ori-
gine della fauna del Canale, l’ A. prese in considerazione anche i Gamma-
rini del M. Rosso, escludendo numerose specie dalla lista data a suo tempo
Gallo SpanpL. Nel lavoro di SCHELLENBERG, che rappresenta un punto
importante nello studio della fauna gammarologica del M. Rosso, sono
38 i Gammarini dati come sicuramente presenti in questo mare. Nel
1937 BARNARD (4) pubblicò i resultati della Spedizione « John Murray »
citando 17 specie tra cui 10 che non erano state ricordate da SCHELLEN-
BERG; fra esse però:
Lysianassa cinghalensis = L. ceratina.
Quasi contemporaneamente fu pubblicato anche un breve lavoro
di Maccacno (12) sugli Anfipodi raccolti durante la Spedizione
ANFIPODI DEL MAR ROSSO
TABELLA DEI GAMMARINI SICURAMENTE NOTI
175
PER IL M. Rosso
SPECIE
[reo Teli
Lysianassa ceratina (Walker)
Stomacontion Pepinii (Stebb.)
Amaryllis macrophthalma Hasw.
Ichnopus taurus Costa
Ampelisca brevicornis (Costa)
» zamboangae Stebb.
Urothoé elegans Bate
» Pestai Spandl
Cyproidea ornata Hasw.
Leucothoé spinicarpa Abild.
» furina (Savigny)
> stegoceras Walker
> acanthopus Schell.
Leucothoélla Bannwarthi Schell.
Stenothoé gallensis Walker
> monoculoides (Montagu)
> spinimana Chevreux
Apherusa bispinosa (Bate)
Colomastix pusilla Grube
Perioculodes aequimanus (Kossm.)
| Synopia ultramarina Dana
» variabilis Spandl
Eusiroides diplonyx Walker
Pontogeneia pacifica Schell.
Maera inaequipes (Costa)
> hamigera (Hasw.)
> Schellenbergi Ruffo
| Melita Fresnelii (Aud.)
| Ceredocus rubromaculatus (Stim.)
| Parelasmopus suluensis (Dana)
Elasmopus pocillimanus (Bate)
» rapax Costa
> Buchneri Spandl
> pectenicrus (Bate)
> spinimanus Walker
> erythraeus (Kossm.)
> Caprai Maccagno
Pherusa fucicola Leach
|| Dexamine spiniventris (Costa)
| Dexaminella aegyptiaca Schell.
| Deraminoides orientalis Spandl
Mediterr. Rei
+ | +
+
sl
+] +
+ | +
+
a
+
+|+
aL
sl
+ | +
al
at
ab
+
+
+ +++ ++ + +++
++
+++
++
Osservazioni
Specie cosmopolita
Oceano Pacifico
Nel Mediterraneo prob.
importata
Oceano Pacifico
Specie cosmopolita
Specie prob. cosmopolita
Specie cosmopolita
Nel Mediterraneo prob.
importato
176 \ISSIRUFFO
SPECIE
Polycheria atolli Walker
Sphaerophthalmus Grobbeni Spandl
Orchestia mediterranea Costa
Talorchestia brito Stebb.
» Martensti Weber
> Franchettii Maccagno
Hyale brevipes Chevreux
> nigra (Hasw.)
> Schmidti (Heller)
Lembos podoceroides Walker
> leptocheirus Walker
Eurystheus afer (Stebb.)
> monuropus Walker
> atlanticus (Stebb.)
> imminens Barnard
Chevalia aviculae Walker
Amphithoé Ramondi (Aud.)
Grubia filosa (Savigny)
> crassicornis (Costa)
> microphthalma Chevreux
Paragrubia vorax Chevreux
Erichtonius brasiliensis Dana
Corophium acherusicum Costa
Chelura terebrans Phil.
Podocerus brasiliensis Dana.
Mediterr.
+
-
+++
+++
Oceano
Mino Osservazioni
——____a
ab
Ù
|
ae
+
ae
+
ar
+ |
a
' |
sla |
— Lg
1
se Specie cosmopolita
+ Specie prob. cosmopolita |
ae
alt
sin Specie cosmopolita
db
+L
aL
FRANCHETTI, nel quale furono descritte quattro specie nuove; ma
tra esse
Talorchestia affinis = T. Martensii (egualmente nuova per il Mar
Rosso)
Amphithoides Patrizii = ? Grubia sp. (1).
Prima del presente studio sugli Anfipodi del Museo di Genova i
Gammarini noti per il M. Rosso erano quindi 50.
Le specie citate in questo lavoro sono 28 tra cui 15 non erano state
ricordate da nessuno degli Aa. precedenti e una è nuova per la scienza.
Allo stato attuale delle nostre cognizioni, i Gammarini eritrei sono quindi
(1) La descrizione di questa specie fatta dall’ A.
non dà alcun carattere vale-
vole a separare il gen. Amphithoides dal gen. Grubia, per cui io mi attengo all’ opi-
nione di CHEvREUXx che riteneva sinonimi i due generi.
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 177
66, numero che se non è rilevante deve rappresentare però certo una
frazione non trascurabile del totale.
L’ esame della tabella sopra data ci porta a dividere i Gammarini
del M. Rosso in 4 gruppi di specie.
I) Specie comuni con il Mediterraneo e con 1’ Oceano Indiano (15,
pari a circa il 22,8 %).
Lysianassa ceratina, Ichnopus taurus, Ampelisca brevicornis, Urothoé
elegans, Leucothoé spinicarpa, Stenothoé gallensis, Colomastix pusilla,
Maera inaequipes, Elasmopus rapax, Elasmopus pectenicrus, Amphithoé
Ramondi, Grubia filosa, Erichtonius brasiliensis, Corophium acherusicum,
Chelura terebrans.
Tra esse, Stenothoé gallensis ed Elasmopus pectenicrus sono forme
importate con le navi nel Mediterraneo dai mari orientali; le altre 13
sono specie cosmopolite o a vasta distribuzione geografica e rivestono
quindi un limitato interesse zoogeografico.
Ti) Specie comuni con il Mediterraneo e non con |’ Oceano Indiano
(10, pari a circa il 15,1 %).
Stenotheé monoculoides, Stenothoé spinimana, Apherusa bispinosa,
Elasmopus pocillimanus, Pherusa fucicola, Dexamine spiniventris,
Orchestia mediterranea, Talorchestia brito, Hyale Schmidti, Grubia
crassicornis.
Tra esse, Elasmopus pocillimanus è conosciuto anche degli Oceani
Pacifico e Atlantico e va forse considerato tra le specie a vasta distri-
buzione geografica.
SCHELLENBERG (17) ritiene che Orchestia mediterranea e Talorchestia
brito fossero presenti nel M. Rosso anche prima del taglio del Canale.
Credo invece che le altre 7 specie da me citate nel presente lavoro siano
senz’ altro di origine mediterranea; 6 di esse furono infatti raccolte in
una medesima località, a Massaua tra le alghe cresciute su di una boa,
per cui, data la particolarità della raccolta e considerando che si tratta
di forme mediterranee comuni tra le alghe a bassa profondità, è pessi-
bile pensare che siano state trasportate per mezzo di navi provenienti
dal Mediterraneo. E’ importante notare che con esse fu trovata anche
una tipica forma indo-pacifica, 1’ Eusiroides diplonyx, ciò che esclude il
178 S. RUFFO
dubbio che si possa trattare di specie erroneamente etichettate come pro-
venienti dal M. Rosso.
III) Specie comuni con l’ Oceano Indiano e non con il Mediterraneo
(31, pari a circa il 47 %).
Stomacontion Pepinii, Amaryllis macrophthalma, Ampelisca zam-
boangae, Cyproidea ornata, Leucothoé furina, Leucothoé stegoceras, Pe-
rioculodes aequimanus, Synopia ultramarina, Eusiroides diplonyx, Maera
hamigera, Melita Fresnelii, Ceradocus rubromaculatus, Parelasmopus
suluensis, Elasmopus spinimanus, Elasmopus erythraeus, Polycheria
atolli, Talorchestia Martensii, Hyale brevipes, Hyale nigra, Lembos
podoceroides, Lembos leptocheirus, Eurystheus afer, Eurystheus monu-
ropus, Eurystheus atlanticus, Eurystheus imminens, Chevalia aviculae,
Grubia microphthalma, Paragrubia vorax, Podocerus brasiliensis.
In questo gruppo si possono comprendere anche Leucothoélla Bann-
warthi nota del Canale di Suez e dell’ Oceano Pacifico e Pontogeneia
pacifica conosciuta dell’ Oceano Pacifico.
IV) Specie note solamente de! M. Rosso (10, pari a circa il 15,1 %).
Urothoé Pestai, Leucothoé acanthopus, Synopia variabilis, Maera
Schellenbergi, Elasmopus Buchneri, Elasmopus Caprai, Dexaminella
aegyptiaca, Dexaminoides orientalis, Sphaerophthalmus Grobbeni, Talor-
chestia Franchettii.
Come si può dedurre dalle considerazioni sopra svolte la fauna
gammarologica del M. Rosso ha caratteri spiccatamente indo-pacifici, cosa
che del resto era prevedibile poichè concorda con quanto hanno già
concluso altri Aa. per diversi gruppi animali.
E’ importante far rilevare che col presente contributo viene accer-
tata la presenza in quel mare di ben 7 specie mediterranee; come già
sopra detto, ritengo che tali forme si debbano considerare pervenute per
migrazione passiva attraverso il Canale di Suez. E’ noto come sia ancora
accesa la questione sull’ entità degli scambi faunistici tra il Mare Medi-
terraneo e il Mar Rosso dopo il taglio del Canale; gli Aa. (SCHELLENBERG
(17) e Monop (13)) che si sono occupati di tale questione per quanto
riguarda gli Anfipodi, hanno concluso affermando che si manifesta una
maggiore tendenza allo spostamento della fauna dal Sud al Nord che
nen viceversa. Infatti un’ altissima percentuale delle specie del Canale è
ANFIPODI DEL MAR ROSSO 179
costituita da forme indo-pacifiche di cui due (Elasmopus pectenicrus e
Stenothoé gallensis) hanno già popolato le coste mediterranee. La mia
osservazione che, all’ incontro, testimonia una notevole migrazione nel
senso inverso, riveste quindi un notevole interesse.
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180 S. RUFFO
“as
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South Austr., LXI, 1937, pp. 17-29.
20) SPANDL H. - Die Amphipoden des Roten Meeres. Denkschr. Akad. Wiss.
Wien, Math.-Naturw. Klasse, 99, 1924, pp. 19-73, 23 figg., 5 cartine.
21) STEBBING T. R. - Amphipoda, I, Gammaridea, in: Das Tierreich, 21
Lief., 1906, XXXIX+806 pp., 127 figg.
(22) STEPHENSEN K. - Some new Amphipods from Japan. Annot. Zool. Ja-
ponenses, 13, 1932, pp. 487-501, 5 figg.
23) STEPHENSEN K. - Indo-Pacific terrestrial Talitridae. Bernice P. Bishop
Museum. Occas. Pap., X, 1935, 20 pp.
24) WALKER A. O. - On the Amphipoda. Report to the Government of Cey-
lon of the Pearl Oyster Fisheries. Suppl. Rep. XVII, 1904, pp. 229-
300, 8 tavv.
25) WALKER A. O. - Amphipoda Gammaridea from the Indian Ocean, Brit-
ish East Africa and the Red Sea. Trans. Linn. Soc. London, 12
(ser. 2), 1909, pp. 323-344, tavv. 42-43.
26) WEBER M. - Die Siisswasser-Crustaceen des Indischen Archipels. Zooi.
Ergeb. einer Reise in Niederl. Ost-Indien, Bd. II, 1892, pp. 528-571,
22 figg., 1 tav. (Anfipodi pp. 562-571, figg. 9-22).
casi ii
181
Dr. GIORGIO CUFODONTIS
LA FLORA VASCOLARE DEI MONTI SIMBRUINI
NEL SUBAPPENNINO LAZIALE
(Herbarium Camillae Doriae III)
TINGIIRIOIDIUEZAO:NIE
CENNI GENERALI
Nel 1932 per accordi intervenuti fra il Civico Museo di Storia
Naturale « Giacomo Doria» e l’Istituto Botanico della R. Università
di Genova veniva, fra altre raccolte di minor mole ed importanza, tra-
sportato ed affidato temporaneamente al detto Istituto il grande Erbario
del compianto Marchese G. Doria. La parte di gran lunga preponde-
rante di cuesta cospicua collezione è il frutto di una attività poco più
che ventennale del Doria stesso e di alcuni suoi collaboratori, tra i quali
è doveroso menzionare A. BfécuinoT, S. SOMMIER e A. TERRACCIANO.
Sulla storia, l’importanza e l’ordinamento di questo Erbario, che il
fondatore, in omaggio alla figlia primogenita, volle chiamare « Herbarium
Camillae Doriae », esiste una memoria del Prof. R. Gestro (vedi biblio-
grafia), alla quale rimando chi desiderasse informarsi più dettagliata-
mente.
Subito dopo la consegna di questa ricca raccolta all’ Istituto Bo-
tanico, |’ illustre Prof. A. BéGuINOT, suo Direttore, dopo averla allogata
in un piccolo edificio situato nell’ Orto Botanico, ne fece fare un pre-
jiminare inventario e la riordinò provvisoriamente nella misura consen-
tita dallo stato piuttosto caotico del vastissimo materiale ancora indeter-
minato o non sistemato, e subito si preoccupò di continuarne la valoriz-
zazione scientifica. Poco infatti ed in misura molto sproporzionata alla
sua vastità, questa raccolta era stata per il passato oggetto di studi
speciali. Due sono complessivamente le pubblicazione che direttamente
la riguardano e che, con il sottotitolo di « Herbarium Camillae Doriae »,
videro la luce negli Annali del Civico Museo di Genova. La prima è
dovuta al SommIER, la seconda, ben più importante per ampiezza e con-
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 8
182 G. CUFODONTIS
tenuto, a BÉGuINOT (v. bibl.). Oggi, il lavoro presente dopo un qua-
rantennio di intervallo viene ad aggiungersi come terzo della serie.
Subito dopo la mia venuta a Genova nell’ estate del 1934, quando
cominciai a frequentare questo Istituto Botanico, ancora incerto e senza
programma fisso di lavoro, il Prof. BEGUINOT mi propose uno studio flo-
ristico sui M. Simbruini, di cui mi fece rilevare il particolare interesse
e le favorevoli circostanze create dalla dovizia di materiali provenienti
aa questo settore del Subapennino Laziale esistenti nell’ Erbario Doria.
Il lavoro prontamente iniziato si protrasse per più di due anni e lo
schedario era, in via generale, ultimato verso la fine del 1936. Ma anche
durante questo periodo di lavoro iniziale vi furono parecchie non brevi
interruzioni, dovute a studi speciali, che scaturirono da esso e fra i quali
ricordo la mia revisione monografica delle Linarie appartenenti alla sez.
Cymbalaria. Nel 1937 una seconda più lunga pausa venne a pro-
trarre la conclusione di questa memoria, e precisamente la mia parte-
cipazione alla Missione biologica del Prof. E. ZAvATTARI nel territorio
cei Borana, che fu probabilmente la prima in ordine di tempo e certo
non |’ ultima per importanza dei resultati ottenuti, dedicata all’ esplora-
zione del nuovo Impero Italiano, frutto di una impresa coloniale senza
precedenti nell’ epoca moderna. Tutti questi fatti varranno come spero
a giustificare la durata del mio lavoro, che a2 prima vista dovrebbe appa-
rire ben sproporzionata alla sua mole. Ora finalmente ho il piacere di
presentare questa Floruia, che nelle intenzioni dell’ autore e nella forma
datale, non vuol essere che un contributo a quella Flora del Lazio ancora
in gestazione, che per la ricchezza e varietà dei suoi elementi non meno
che per l’ eminente posizione, che la Regione occupa dal punto di vista
storico, politico e turistico rappresenta una vera lacuna nella letteratura
botanica italiana.
Mi lusingo altresì che questo mio lavoro possa a suo tempo con-
tribuire, nelle modeste proporzioni della sua mole e del territorio trat-
tato, ad una nuova Flora d’ Italia, veramente aggiornata, esauriente e
capace di competere con le migliori consorelle straniere, fra le quali
mi limito a ricordare quella monumentale « Illustrierte Flora von Mit-
teleuropa » del Hegi, da poco compiuta dopo un titanico lavoro quasi
trentenne. Esprimendo questo voto non intendo certamente sminuire
l’ altissimo valore della « Flora analitica d’ Italia », della quale un decennio
LA FLORA VASCOLARE 183
circa fa, per cura del Fiori, comparve la seconda edizione, che effetti-
vamente costituisce «la Flora » italiana d’ oggi.
Ritornando alla Flora del Lazio, è doveroso ricordare |’ opera ini-
ziata con base veramente imponente dalla Scuola Botanica Romana al
principio del secolo, di cui disgraziatamente non videro la luce che i
primi capitoli della parte storico-bibliografica, dovuti al PrroiTa e
CHIOVENDA (vedi bibliografia). Ma se da una parte è profondamente deplo-
revole l’ arenamento di questa iniziativa generosa, dall’ altra devesi rico-
noscere che già questo frammento costituisce non solo il frutto d’ im-
menso lavoro e di profonda erudizione, ma anche una fondamentale ed
esauriente sintesi dell’ argomento, indispensabile a chiunque voglia
istruirsi più profondamente su tutto ciò che riguarda libri ed autori
della Flora Romana.
Il presente stadio floristico si basa, come detto, principalmente sulle
piante dei Simbruini ricavate dall’ Erbario Doria, inoltre su numerose
raccolte fatte dal BÉGUINOT e conservate nel suo erbario privato ed infine
riassume tutte le indicazioni floristiche desunte dalla cospicua letteratura
elencata in chiusa. Va da se che l’ elenco qui presentato non contiene
tutta la flora realmente esistente nel territorio perchè, oltre al fatto che
l’ esplorazione di esso non può ritenersi compiuta, non poterono per
ovvie ragioni essere sfruttate le raccolte conservate nell’ erbario della
Provincia di Roma, di cui gran parte inedita. Ma nonostante questo
vizio costituzionale il lavoro può pretendere il riconoscimento di una
completezza relativa, inquantocchè tutte le notizie finora pubblicate sono
fuse colla elaborazione di una vastissima raccolta originale, in modo da
formare una Florula, che in realtà deve fortemente avvicinarsi ad un
inventario floristico esauriente. Questa affermazione è, come credo, suf-
ficientemente convalidata se si considera che fra le 1063 specie com-
ponenti la presente lista, ben 429 finora non erano mai state ricordate
per i Monti Simbruini, e di queste almeno 5 sono nuove per il Lazio
tutto. Esse sono: Rumex Patientia, Trinia Dalechampii, Erodium alpi-
num, Verbascum mallophorum ed Hieracium serpyllifolium.
CENNI FORMALI
Per quanto concerne la forma esteriore e la struttura data al lavoro,
mi sono sforzato di conciliare la massima concisione colla massima chia-
184 G. CUFODONTIS
rezza. Le citazioni bibliografiche sono opportunamente abbreviate e pos-
sono agevolmente ‘essere completate coll’ aiuto dell’ elenco biblicgra-
fico; esse risaltano inoltre per i caratteri marcati e si riferiscono sempre
alle località immediatamente precedenti fino alla ultima lineetta. Tutte
le raccolte già pubblicate che io stesso potei vedere e controllare sono
segnate con punto esclamativo seguente la parentesi che contiene le
abbreviazioni dei nomi dei raccoglitori e l’ anno di raccolta. Ogniqual-
volta il binomio usato nella citazione non coincide con quello qui accet-
tato per la rispettiva entità, esso è riportato in abbreviazione. La sino-
nimia è limitata allo stretto necessario e solo per entità controverse con
nomenclatura complicata essa è alquanto più estesa. Le stazioni sono
raggruppate in ovvii concetti geografici separati da lineetta, che gene-
raimente procedono da nord-ovest verso sud-est.
Per ragioni d’ indole pratica ho seguito fedelmente I’ ordine e la
nomenclatura dei gruppi superiori adottati nella « Nuova Flora analitica
d’ Italia » di A. Fiori, tranne le specie che ho disposte alfabeticamente.
Numerose e spesso profonde sono invece le divergenze nomenclatorie
e ciò per due ragioni ben distinte ma fondamentali. La prima scaturisce
da una differente concezione della «specie ». Nell’ opera citata infatti
è seguito il metodo comprensivo o sintetico, che tende a stabilire entità
cosidette «linneane ». Queste specie complessive sono poi suddivise
sovente in numerose varietà per metterne in evidenza i spesso ben indi-
viduati e caratteristici componenti. Nella prefazione della citata opera
sono addotte le giustificazioni teoriche di questo punto di vista, la cui
discussione sarebbe assolutamente fuori posto in questi cenni introdut-
tivi. Per gli scopi di statistica e di confronto dell’ inventario floristico
di un determinato territorio con quelli limitrofi od anche più remoti è
però senza dubbio preferibile la « microspecie », beninteso nel senso mo-
derato, chè altrimenti si precipita senza possibilità di arresto negli
eccessi di JORDAN o GanpoceR. Senonché oltre a queste considerazioni di
natura pratica, altre squisitamente teoriche potrebbero portarsi in campo
a difesa della microspecie moderata, ma, come non credetti opportuno
discutere la concezione comprensiva, rinuncio anche ad esporre in que-
sto luogo gli argomenti favorevoli al punto di vista opposto. La seconda
fonte di divergenze sorge dal dovere, secondo me imprescindibile, di atte-
nersi a quelle « Regole Internazionali della Nomenclatura », che dopo le
innumerevoli e faticose discussioni di numerosi Congressi Botanici, pos-
185
LA FLORA VASCOLARE
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186 G. CUFODONTIS
sono finalmente considerarsi accettate ed approvate in via generale. Que-
ste « Regole » furono create, perchè necessarie, col consenso generale o
per lo meno di tutti i botanici consapevoli della necessità di una disciplina
scientifica colletiiva, senza la quale l’ atomizzazione delle opinioni e dei
concetti avrebbe portato al caos collettivo. Nè, chi rifiuta di aderire alle
« Regole », può giustificare il suo atteggiamento con argomentazioni scien-
tifiche riguardanti il contenuto, poichè nessuna delle questione che for-
mano oggetto delle «Regole» lo tocca, occupandosi unicamente della
forma. Spingendo |’ atteggiamento opposizionale all’ estremo, ogni autore
potrebbe creare addirittura una nuova nomenclatura e chiamare per esem-
pio il Rumex pulcher L. « Polygonacea gen. x, sp. y» o simili, termine
che naturalmente a priori avrebbe lo stesso diritto di esistenza come il
binomio linneano.
Nella scelta dei binomi mi sono altresì sforzato di adottare tutte
quelle modificazioni di cui gli studi di numerosi autori hanno dimostrato
la necessità ed anche nella gerarchia delle sottospecie, varietà ecc. ho
cercato sempre di accostarmi ai risultati dei più recenti lavori monografici.
CENNI GEOGRAFICO-GEOLOGICI
Il problema dei limiti esatti di un territorio ristretto come i Monti
Simbruini è prettamente geografico, ed in un lavoro floristico necessa-
riamente non può avere che un’ importanza relativa. Nonpertanto ho cer-
cato di conformarmi alle opinioni dei geografi, senza naturalmente aver
potuto dedicare molto tempo alla questione. Innanzi tutto devo rilevare
la notevole divergenza che riguardo i limiti settentrionali regna fra le
vedute del Porena e dell’ ALmacrà (vedi bibl.). Secondo il primo infatti
essi corrono dal Piano del Cavaliere lungo il Turano superiore o Fiojo,
passano quindi oltre lo spartiacque verso le sorgenti del Liri, che seguono
fino all’ imboccatura del Fosso Schioppo, mentre il secondo li localizza
più a nord, lungo il Cammarano superiore e l’ Imele. Per i limiti verso
sud-ovest e sud, ben più naturali, gli autori concordano quasi perfetta-
mente: Valle dell’ Aniene, Valle S. Onofrio, Passo del Diavolo e Fosso
Schioppo. Ora però, sia accettando la delimitazione più ristretta stabilita
dal PORENA, sia quella più larga dell’ ALMaGiA, resta il fatto che i Monti
Simbruini non sono racchiusi nel Lazio, ma con porzioni più o meno
larghe dei loro contrafforti si estendono anche in territorio abruzzese.
ii
irta
LA FLORA VASCOLARE 187
Ne segue che una Flora completa del gruppo non potrebbe che in
parte rientrare in quella del Lazio, quando anche questa porzione
laziale prevalesse di gran lunga. Ma per due circostanze, |’ una impor-
tante e fondamentale, l’ altra più fortuita e provvisoria, l’ elenco flori-
stico che vado ad esporre fa parte quasi esclusivamente della Flora del
Lazio. In primo luogo il crinale principale dei Simbruini, colle eleva-
zioni più forti e quindi colla flora più interessante, in particolare quella
del Monte Viglio, che segna la quota massima del Lazio, corre per intero
in questa regione. In secondo luogo tutte le raccolte da me studiate e
quasi tutte quelle citate nella letteratura consultata provengono da loca-
lità laziali. La parte abruzzese dei Simbruini, sia sensu stricto che sensu
lato, sembra essere botanicamente tuttora una terra incognita o quasi.
Se dunque verso nord questa florula non raggiunge i veri limiti dei Sim-
bruini, verso sud-ovest essa viceversa li varca in qualche punto. Geo-
graficamente, i gruppi montuosi sono delimitati dalle valli e più precisa-
mente dal letto del fiume, che le percorre; nel nostro caso appunto
l’ Aniene. Ma dal punto di vista botanico una valle non può essere divisa
longitudinalmente lungo |’ alveo. Essa forma ben più naturalmente un
tutto, composto dal fondo e dai declivi delle catene montuose che la
accompagnano. Così giustifico il fatto di avere incluso anche le piante
provenienti dai versanti orientali dei Monti Affilani e Ruffi, gruppi, che
a rigore di termine geografico non fanno in nessun caso più parte dei
Simbruini.
Mi sia lecito infine un breve accenno alle condizioni geologiche. Mi
limito a ricordare che la catena principale dei Simbruini è costituita quasi
esclusivamente di roccie calcaree, appartenenti al Trias superiore, al Lias
e principalmente al Cretaceo superiore. Questi nuclei mesozoici sono
poi cinti da fasce terziarie, mioceniche in gran parte, che verso la valle
del Liri e nei dintorni di Trevi si fanno più manifeste. La natura calcarea
dei massicci più alti si esprime geofisicamente nella frequenza di feno-
meni carsici, con vaste spianate fortemente intaccate dalle acque meteo-
riche, sforacchiate da doline e depressioni sboccanti spesso in inghiottitoi
e perfino grotte, come per esempio quella dell’ Inferniglio presso Jenne
Nella denominazione locale, queste vallecole di slavamento più che di
erosione, si chiamano « campi », certamente per il motivo che in fondo
ad esse più abbondanti si raccolgono i detriti minerali e vegetali offrendo
188 G. CUFODONTIS
favorevoli condizioni per l’ agricoltura minuta. Fatti assolutamente ana-
loghi sono ben noti dal Carso triestino ed istriano.
CONCLUSIONE
Prima di entrare «in media res» non mi resta che un piacevole
dovere. Quello di esprimere la mia riconoscenza a due persone, senza
l’ interessamento, l’ aiuto e la correntezza delle quali, nè la redazione
del manoscritto, nè ia sua pubblicazione sarebbero state possibili. Ai
chiarissimi Professori A. BécuINoT, Direttore dell’ Istituto Botanico di
Genova, ed O. DE Breaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale
« Giacomo Doria» di Genova, vadano i miei ringraziamenti più doverosi
e sinceri. Il primo mi ha offerto e tuttora mi offre la più incondizionata
ospitalità nell’ Istituto da lui diretto, mettendo a mia completa disposi-
zione raccolte e mezzi bibliografici, anche della sua biblioteca privata e
perfino manoscritti. inediti, ed il secondo, senza la minima esitazione,
accolse questa memoria botanica negli « Annali» da lui redatti, mal-
grado il carattere prevalentemente zoologico che queste periodico come
il Museo stesso riveste, dimostrando con ciò lui, I’ illustre zoologo, una
larghezza di vedute ed una benevolenza non comune verso la disciplina
sorella.
ABBREVIAZIONI USATE PER I NOMI DEI RACCOGLITORI
CITATI NEL TESTO
B. Augusto Béguinot
D. Giacomo Doria
C.D. Camilla Doria
L.D. Laura Doria
De Mag. Luigi Fil. De Magistris
S. Stefano Sommier
T. Achille Terracciano
LA FLORA VASCOLARE 189
PTERIDOPHYTAE
FILICES
1 - Cystopteris fragilis (L.) Bernh.
M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895), Piano di Livata, m.
1325 e Campo Minno 1650-1700, 3. 8 (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De
Mag., 1898) e qui sui prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) e da
qui alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), intorno alla vetta,
m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), faggete agli Scifi, m. 1700, 7.
7. (D., 1898) - Filettino e dint., per valle Granara alla Moscosa, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’Aniene, ABBATE 1894*, Filettino ai Colli Staffi, m. 1800, 26 8.
(D. e T., 1893) - M. Viglio e M. Calvo, ABB,, 1. c.
ssp. regia Bernh. (C. regia Desv.).
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
2 - Dryopteris filix mas (L.) Schott (Polystichum f. m. Roth, Nephrodium
f. m. Rich.).
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
da Campo Minno alla vetta, m. 17C0-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) e
sal. da Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
1’ Aniene, App. 1894.
3 - Dryopteris Linnaeana C. Chr. (Polypodium dryopteris L., Nephrodium
dr. Michx.).
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-170C, 19. 8. (D. e T.,
1893) BEG. 1900 c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
4 - Dryopteris rigida (Hoffm.) Und. var. australis (Ten.) Briq. (Polysti-
chum r. Lam. et DC. var. a. Trevis., D. australis Guad.).
M. Ruffi: da Rocca di Mezzo ad Agosta, fossa della Selva, m. 870-700,
22. 7. (D., 1898).
(*) L’Abbate fu autore di una Guida della Prov. Gi Roma (sec. ed. 1894) che
contiene un capitolo V. dedicato alla Flora (p. 176-235) redatto dal prof. R. Pirotta
con la collaborazione dei suoi assistenti A. Terracciano ed U. Brizi. Per quanto con-
cerne le piante vascolari, al Terracciano risale il merito principale della raccolta ¢
della determinazione, Col nome di « Abbate» intendo riferirmi a questo speciale
capitolo.
190 G. CUFODONTIS
5 - Polystichum lobatum (Huds.) Presl (P. aculeatum Roth nee Schott,
Aspidium a. Sw.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D.e T., 1893) - M. Autore:
da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), sa-
lendo dal Piano di Liv., nei faggeti, 11. 8. (D., 1895), faggeti intorno
la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Ass. 1894,
alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c.
6 - Polystichum lonchitis (L.) Roth (Aspidium L Sw., Polypodium I. L.).
« Ad Simbrivivos », MARATTI II, 390, 1822 - Filettino e dint., per valle
Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - M. Autore: prati e
colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. e verso la vetta, m. 1700-1830,
3. 8. (D. e T., 1893)!, faggete alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De
Mag., 1898)! Béc. 1900 c, sub Aspidium.
7 - Athyrium filix femina (L.) Roth (Aspleniwm f. f. Bernh).
M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325 - 1700, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 28. 8. D.
e 911393)!
8 - Asplenium fissum Kit.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
9 - Asplenium ruta muraria L. var. Brunfelsii Heufl.
M. Autore: Campo Minno, m. 1650-1700, 3. e 19. 7. (D. e T., 1893)
- M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo: App. 1894
(pro typo), m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e sotto la vetta, 1. 6. (D.
e B., 1896) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB., l. c. -
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
10 - Asplenium septentrionale (L.) Hotim.
«In rupibus Cervarae »; Maratti II, 385; 1822, sub Acrostichum.
11 - Asplenium trichomanes L.
M. Autore: sotto la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
LA FLORA VASCOLARE 191
42 - Asplenium viride Huds.
Filettino (Rolli, Bald. e Pel., 1886) BaLp. e PeL. 1886; ABB. 1894 -
Trevi, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sor-
| genti dell’ Aniene, ABB., l. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T.,
1893); verso M. Tarino; ABB., l. c. - M. Autore: sommità, m. 1853,
35 By (Die tes WES):
13 - Ceterach officinarum DC.
M. Cotento, ABB. 1894.
14 - Pteridium aquilinum (L.) Kuhn
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
15 - Polypodium vulgare L.
Filettino, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
416 - Osmunda regalis L.
«prope eremum S.S. Trinitatis », MaRrATTI II, 384; 1822.
17 - Botrychium lunaria (L.) Sw.
M. Autore: Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!
BEG. 1899.
EQUISETACEAE
18 - Equisetum telmateja Ehrh. (E. maximum Lam.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
19 - Equisetum ramosissimum Desf.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
E? da escludere con certezza la Woodsia ilvensis R. Br., dal Maratti (II. 386)
indicata sotto il nome di Acrosticum ilv. L. «ad m. Petrae», che probabilmente
corrisponde al Campo della Pietra dell’ Autore.
192 G. CUFODONTIS
PHANEROGAMAE
Gymnospermae
CONIFERAE
20 - Juniperus communis L.
Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D.
e T., 1893).
21 - Juniperus nana Willd. (J. communis var. montana Ait.).
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarinello, vetta (Bég.
1897) BEG. e SENNI 1900.
22 - Juniperus oxycedrus L.
Filettino: a fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894; alla Cona di S. Ber-
nardino, m. 1000, 28. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, a Pantano
(Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio,
Campo del Ceraso, Colle Viglio; ABB., 1. c. - M. Autore: a S.S. Tri-
nità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
23 - Taxus baccata L.
Monti di Subiaco: Ses. e Mauri 339, 1818; Sanc. 537, 1864; Ass.
1894 - Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
Angiospermae
MONOCOTYLEDONES
GRAMINACEAE
24 - Andropogon Ischaemum L.
Subiaco: via di Rialto e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 31. 7.
= jl, (ID @ Us, 1608).
25 - Sorghum halepense (L.) Pers. subf. muticum (Hack.) Hay.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
26 - Setaria glauca (L.) P. Beauv.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
27 - Setaria viridis (L.) P. Beauv.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto,
16. 8. e bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895).
LA FLORA VASCOLARE 193
28 - Panicum crus galli L. (Echinochloa c. g. R. et Sch.) var. muticum
Wirtg.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
29 - Digitaria debilis Willd. f. glabrescens Bég.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) Béc. 1900 a.
30 - Digitaria sanguinalis (L.) Scop.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
31 - Anthoxanthum odoratum L.
Subiaco: da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, e verso
M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
Il primo saggio con spighe più larghe e dense e reste sorpassanti
le glume, potrebbe essere anche l’ A. aristatum, entità affinissima.
32 - Calamagrostis varia Host
Filettino: cava d’ asfalto (Rolli 1856) e nel vallone (id. 1860) CHiov.
1897 - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bfc. e SennI 1900.
33 - Stipa bromoides (L.) Brand ex Koch (S. aristella L.).
Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895) e sal. a S. Benedetto,
16. 8. (D. e S., 1895).
34 - Stipa pennatai L.
Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
35 - Milium effusum L.
Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
36 - Oryzopsis virescens (Trin.) Beck (Milium paradoxum Scop.).
Subiaco: grotta dell’ Infernigiio, 2. 8. (D. e T., 1893).
37 - Phleum Michelii All.
M. Cotento, ABB. 1894.
Probabilmente da riferire alla var. seguente.
var. ambiguum (Ten.) Arc.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)!, verso Jenne lungo
194 G. CUFODONTIS
I Aniene, e sal. a Livata, m. 500, 21. e 22. 6. (D., 1896)! BEc. e
SennI 1900 - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEc. e S., I. c. -
M. Autore: sal. da Campo della Pietra alla vetta ed a Campo Secco,
15. 8. (D. e S., 1895)! Béc. e S., Il. c. - Sopra Camerata Nuova,
21. 6. (D., 1896)! e scend. da Campo Secco, m. 850, 7. 7. (D., 1898)!
Ix, © Sy lL &
Gli esemplari di Subiaco e M. Autore sono deboli ed hanno foglie
brevissime.
38 - Phleum pratense L. var. nodosum (L.) Schreb.
Monti Ruffi: scend. da Costasole al fontanile del Merro, m. 1000,
23. 7. (D. e De Mag., 1898).
39 - Phleum subulatum (Savi) Asch. et Gr. (P. tenue Schrad.).
Subiaco: a ponte Rapone, pel piano di S. Lorenzo alla Madonna del-
I’ Appello e da S. Scolastica ai prati di S. Donato, 30.-31. 7., 18. 8.
(D. e T., 1893).
40 - Alopecurus myosuroides Huds.
Filettino: pr. Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
44 - Agrostis alba L.
Subiaco e dint.: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31, 7., grotta
dell’ Inferniglio, 2. 8., selva di S. Francesco, 15. 8., da S. Donato a
M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: pr. Vada-
dino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Fra M. Autore e M. Tarino: alla Centa
(Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900.
42 - Agrostis capillaris L. (A. tenuis Sibth., A. vulgaris With.).
Subiaco: vers. or. di M. della Croce, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893), P. di L. e Campo della Pietra, m. 1300-1350, 19. e
20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8.
(D. e S., 1895).
453 - Holcus lanatus L.
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filet-
tino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
44 — Aira caryophyllea L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
LA FLORA VASCOLARE 195
45 - Deschampsia caespitosa (L.) P. Beauy.
M. Autore: nel faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) e
fra Liv. e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, da Liv. a Campo
Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893)!, al Campo delle Ossa
(Chiov. e Pappi 1897) CHiov. 1898.
46 - Trisetum paniceum Pers.
Filettino: a Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893) - Agosta: 14. 8. (D. e
T., 1893).
Difficilmente distinguibile dal T. aureum Ten. e forse da fondere
con questo.
47 - Avena barbata Pott ap. Lk. in Schrad. (A. sativa var. b. Fiori).
M. della Croce, vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
48 - Avena sativa L. var. contracta Neilr. (A. orientalis Schreb.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
49 - Avena versicolor Vill. var. praetutiana (Parl. ex Arc.) Fiori (A. pra-
tensis L., s. 1.).
M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, Piano di Livata,
m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!,
Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!, vetta, m. 1800-1850,
7. e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!; BEc. 1900, sub A. prat.
Ritengo infatti che questa bella pianta sia più opportunamente da
inserire nel ciclo della A. pratensis L.
50 - Arrhenatherum elatius (L.) M. K. (A. avenaceum P. Beauy.).
M. Calvo: Sanc. 1864; App. 1894.
51 - Gaudinia fragilis (L.) P. Beauv.
Subiaco, a ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D.
e T., 1893).
52 - Cynodon dactylon Pers.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
196 G. CUFODONTIS
53 - Echinaria capitata (L.) Desf.
M. Calvo: Sanc. 1864; App. 1894 - Subiaco e dint.: Part. I. 320;
1848 - M. Affilani sopra Sub., m. 600, 31. 5. (D. e B., 1896).
54 - Sesleria auctumnalis (Scop.) Schultz (S. elongata Host).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica ai prati di S.
Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
Non limitata al settentrione della Penisola. Vidi infatti esemplari
bellissimi dai M. Ernici (Bég.), M. Lepini (Bég.), Bagni di Lucca
(Somm.) e dalla Campania dal M. Faito e M. Vergine (Pellanda).
55 - Sesleria coerulea (L.) Ard.
M. Calvo: Sanc. 1864; ABB. 1894.
Molto probabilmente da riferire alla S. nitida Ten.
56 - Sesleria nitida Ten. (S. argentea Savi?).
Subiaco: sal. a M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend.
dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (iid., 1896) - M. Viglio, 21. 7.
(Bég., 1895) - Filettino, ABB. 1894.
Prossima, ma bene distinta dalla S. auctumnalis. La S. coerulea var.
argentea Fiori, ritratta in Icon. FI. It., f. 2551, si riferisce in realtà
alla S. auctumnalis!
57 - Sesleria tenuifolia Schrad.
Subiaco: sal. a M. Calvo, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Calvo
(Bég.) BEc. 1897 - M. Autore: (Bég.) BEG., l. c., alla vetta, m. 1850,
7. 7. (D., 1898) - M. Viglio (Bég.) Béc., 1. c. - M. Tarino (Bég. 1897)
Béc. e SENNI 1900.
58 - Diplachne serotina (L.) Lk.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c.
59 - Molinia coerulea Mnch.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! Bfc. 1900 a
- Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (iid., 1893)! Béc.,
1. c. - M. Tarino (Senni, 1893) BEc., 1. c. - Alto Simbrivio a Pantano
e vetta di M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e SennI 1900.
60 - Koeleria splendens Presl
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!,
prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. ed attorno la vetta,
m. 1800-1850, 3. 8. (D. e T., 1893)!, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e
De Mag., 1898)! Béc. e SENNI 1900 - Campo Secco sotto M. Autore,
15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e S., I. c. - M. Calvo, sal. da Subiaco,
1. 6. (D. e B., 1896)! BEG. e S., I. c. - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D.,
1896) - Filettino: sopra Campo Catino (Rolli 1860) CHiov. 1897, sub
var. apennina Chiov. - M. Tarino (Bég. 1897) Bec. e S., l. c. - M. Viglio:
(Baldini 1886) CHiov., 1. c., ABBATE 1894, sub K. cristata Pers.; vetta
(Bég. 1895) BEc. e S., Il. c.
LA FLORA VASCOLARE 197
Fra i saggi da me visti alcuni sono riferibili alla f. canescens (Vis.)
Beck, mentre, come BÉGUINOT stesso ammette, una parte almeno degli
esemplari provenienti dal M. Tarino e Viglio sarebbero da riferire alla
var. apennina Chiov. La K. cristata Pers. praticamente non esiste più
dopo il rimaneggiamento di Domin (1907).
61 - Cynosurus cristatus L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (iid., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897)
BEc. e SENNI 1900.
62 - Cynosurus echinatus L.
Subiaco: da S. Scolastica ai prati di S. Donato, m. 400-970, 18. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894.
63 - Cynosurus elegans Desf.
Camerata Nuova, m. 7-800, 28. 5. (L. Vaccari, 1904, FI. It. exs. No.
404) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
64 - Eragrostis megastachya (Koel.) Lk.
Subiaco: a ponte Rapone, 12. 8. (D. e T., 1893).
65 - Melica ciliata L.
yar. Magnolii (Gr. Godr.) Pant.
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
198 G. CUFODONTIS
var. nebrodensis (Parl.) Coss.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
Esemplare misero e da ciò determinazione incerta.
66 - Melica transsilvanica Schur (M. ciliata var. t. Hackel).
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
67 - Melica uniflora Retz
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, sulla strada di Jenne, 14. 8. (D. e S.,
1895) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
68 - Briza media L.
Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
69 - Dactylis glomerata L.
Subiaco: Piano di S. Lorenzo alla Mad. dell’ Appello, 31. 7., gola
di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Livata a Campo
Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (iid., 1893).
70 - Poa alpina. L. :
M. Autore: nei faggeti sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) ed
attorno la vetta, m. 1800-1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M.
Viglio, ABB. 1894.
74 - Poa annua L.
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) -
Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
72 - Poa bulbosa L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540,
19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T.,
1893), attorno la vetta, m. 1850, 3. 8. (iid., 1893), 7. 7. (D., 1895),
19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8.
(D. e S., 1895) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc.
1897 a, p. p. sub P. alpina.
m. vivipara Koel.
M. Viglio: BEG. 1897 a, p. p. sub P. alpina var. vivipara; m. 2156,
23. 8. (D. e T., 1893), col tipo.
È
x
e
LA FLORA VASCOLARE 199
73 - Poa compressa L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7 (D. e De Mag., 1898) -
Filettino: a Vadadino, 24, 8. (D. e T., 1893).
74 - Poa nemoralis L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8 (D. e T., 1893) - M. Calvo,
sopra Sub., m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di
Livata, m. 1350, Campo delle Ossa, m. 1540, pr. le Capanne dei fale-
gnami (Nicola), m. 1600, 19.-20. 7. (D. e De Mag., 1898), da Livata a
Campo Minno e qui sui prati e colli, m. 1325-1760, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Campo Secco, sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filet-
tino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893), ai nodi le tipiche
galle rizoidi prodotte da Hormomyia poae Bosc. - M. Cotento, Ass.
1894 - La Centa, fra M. Autore e Tarino (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
75 - Poa pratensis L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo
Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Tarino (Bég. 1897)
Bec. e SENNI 1900.
76 - Poa trivialis L.
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De
Mag., 1898), Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete
di Liv., m. 1400, Campo delle Ossa, m. 1540, pr. le capanne dei fale-
gnami (Nicola), m. 1600, 19-20. 7. (D. e De Mag., 1898), da Campo
Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ai
Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893).
77 - Poa violacea Bell.
Campo Secco: alla Camarata (Rolli 1857, Chiov. 1895) CHiov. 1897,
a m. 1300, 7. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Autore: Campo delle
Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700,
3. 8. (D. e T., 1893).
var. aetnensis (Pr.) Asch. et Gr.
Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895).
Corrisponde sufficientemente ad esemplari provenienti dall’ Etna
Stesso.
200 G. CUFODONTIS
78 - Festuca arundinacea Schreb.
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D.
e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
var. mediterranea (Hack.) Richt.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
var. glaucescens Boiss. (var. Fenas Hack.).
Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bféc. e SENNI 1900.
79 - Festuca duriuscula L. (F. ovina Auct. p. p.).
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, sal. da Su-
biaco, 1. 6. (D. e B., 1896).
80 - Festuca Halleri All.
M. Cotento e M. Autore pr. S.S. Trinità (Brizi e Terr., 1891) CHiov.
1897.
81 - Festuca heterophylla Lam.
M. Autore: pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20..7.
(D. e De Mag., 1898).
82 - Festuca laevis (Hack.) Richt. (F. ovina Auct. plur. p. p.).
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325-50, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7.
(D. e De Mag., 1898), sal. da Campo Minno, m. 1700-1840, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895)
- M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Cotento, Viglio
e Calvo, ABB. 1894, sub F. ovina.
var. villosula Hack.
M. Autore: rarissima (Chiov. 1895) CHiov. 1897.
83 - Festuca paniculata (L.) Schz. et Thellg. (F. spadicea L.).
M. Autore: pascoli pr. S.S. Trinità (Chiov. 1890) CHiov. 1897, sub
F. spad., Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896), f. aurea (Lam.)
Hack.! - M. Cotento: prati sopra i faggi (Rolli, 1856) Chiov., 1. c.,
sub F. spad.
84 - Festuca rubra, L.
Campo Secco, sotto M. Autore, 15. 8..(D. e S., 1895) - M. Cotento,
m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 201
ssp. fallax Hay. (F. fallax Thuill.).
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T.,
1893), Campo delle Ossa, m. 1540, fino alla vetta m. 1850, 7. 7. (D.,
1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
85 - Festuca violacea Gaud.
M. Autore: Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898), pr.
S.S. Trinità (Brizi e Terracc., 1891) CHiov. 1897, sub var. carnica
Hack. e f. nitida Hack.
86 - Scleropoa rigida (L.) Gris. (Selerochloa r. Lk.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Alto Sim-
brivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
87 - Bromus commutatus Schrad.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
88 - Bromus erectus, Huds.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7.
(D. e De Mag., 1898), prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8.,
e sommità, 3. 8. (D. e T., 1893) - Sopra Camerata Nuova, m. 850,
7. 7. (D., 1898) - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896),
m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti della Pertusa,
Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) -
M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: Ass. 1894,
m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
89 - Bromus intermedius Guss.
‘Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
90 - Bromus japonicus Thunb. (B. patulus M. K.).
Filettino, ABB. 1894.
91 - Bromus madritensis L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
92 - Bromus mollis L. (B. hordeaceus Auct. p. p.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Piano di Liv., m. 1350-1400, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
202 G. CUFODONTIS
93 - Bromus ramosus Huds. (B. asper Murr.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (iid., 1893).
94 - Bromus squarrosus L.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893) - M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6.
(D., 1896).
95 - Bromus sterilis L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (iid.,
1893).
96 - Bromus tectorum L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Camerata Nuova e
Vecchia (Chiov. 1896) Curov. 1898.
97 - Brachypodium pinnatum (L.) Beauy.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)
- M. Calvo sopra Sub,. m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
Piano di Livata, m. 1350 e Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e
De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - Sopra
Camerata Nuova, scend. da Campo Secco, m. 850, 7. 7. (D., 1898).
Gli esemplari di Subiaco si avvicinano alla var. rupestre (Host)
Rchb., gli altri invece alla var. caespitosum (R. S.) Koch. Alcuni hanno
un portamento che ricorda il B. ramosum (L.) R. S. ed a questi fanno
riscontro esemplari del M. Caprea nei Lepini (D. e S., 1897). Già
ASCHERSON e GRABNER (Syn. II, 637; 1901) hanno sospettato che fra
il B. ramosum var. phoenicoides Koch e le forme a spighette glabre
con infior. contratta del B. pinnatum vi sia un intimo contatto mor-
fologico e geografico.
98 - Brachypodium silvaticum (Huds.) R. S.
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
99 - Nardus stricta L.
M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!,
da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1850, 3. 8. (D. e T., 1893)!. BEc.
LA FLORA VASCOLARE 203
1900 - Campo Secco sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895)! BEe., I. c.
- M. Viglio: ABB. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, I. c.
100 - Lolium multiflorum Lam. (L. italicum A. Br.).
Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
101 - Lolium perenne L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola
di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
102 - Agropyron caninum P. Beauv.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag, 1898),
sal. nei faggeti, 11. 8. (D., 1895), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7.
e pr. le capanne di Nicola sopra C. della Pietra, m. 1500, 20 7.
(D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893).
103 - Triticum ovatum (L.) Gr. Godr. (Aegilops o. L.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
104 - Triticum villosum (L.) M. B. (Haynaldia v. Schur.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
105 - Hordeum europaeum (L.) All. (Elymus e. L.).
Filettino: Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
CYPERACEAE
106 - Pycreus flavescens Rchb. (Cyperus f. L.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
107 - Pycreus longus Hayek (Cyperus l. L.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Agosta, 14. 8.
(DL E ite, tele),
108 - Holoschoenus vulgaris Lk. (Scirpus Holosch. L.) subvar. australis
(L.) Hay.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
sorgenti della Pertusa, App. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto,
22. 8. (D. e T., 1893).
204 G. CUFODONTIS
109 - Schoenoplectus cernuus Hay. (Scirpus c. Vahl, Scirpus Savi Seb.
et Mauri).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne,
nella valle dell’ Aniene, 21. 6. (D., 1896).
110 - Garex caryophyllea Lat. (C. praecox Jacq. nee Schreb.).
M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B.,
1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
411 - Carex hirta L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
112 - Carex leporina L.
Campo Secco: prati (Rolli 1857) CHiov. 1857; m. 1340, 15. 8. (D.
e S., 1895) e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Autore: nei faggeti,
sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895).
113 - Carex macrolepis DC.
M. Cotento (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897 - M. Autore: scend. dal
Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896)! e Campo Minno,
m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 - M. Calvo: sal. da
Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bfc. 1900.
114 - Carex Oederi Retz
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1900 -
Vallepietra: (Bég. 1895), verso Subiaco (Senni 1897) BEc. 1900 -
Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893)!
Béc. 1900; fontana Rolli, S. Lucia e per la valle alla Fiumata, ABB.
1894.
115 - Carex sempervirens Vill. ssp. laevis Kit. in Willd.
M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893)!, 7. 7. (D., 1898) e
19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, BEG. 1900 pro typo. - M. Viglio: (Bég.
1895), m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 pro typo. - Filettino:
(Rolli 1860), sopra il Cantro (Rolli 1858) CHiov. 1897 pro typo (*).
(*) Maratti (JI. 323) ricorda inoltre la C. montana L. da Cervara, che è da
escludere, trattandosi di specie, che da settentrione non si spinge oltre 1° Emilia
Anche la C. filiformis L. («ad sylvam Laurentinam », che forse è da interpretare
per la selva di S. Lorenzo pr. Subiaco) è dubbia in ogni riguardo.
LA FLORA VASCOLARE 205
TYPHACEAE
116 - Sparganium erectum L. subsp. neglectum (Beeby) Hay.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
ARACEAE
117 - Arum italicum Mill.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
ALISMATACEAE
118 - Alisma plantago aquatica L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
JUNCACEAE
119 - Juncus alpinus Vill.
Apenn. di Filettino (Rolli) Par. II, 345; 1852.
120 - Juncus effusus L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
121 - Juncus Fontanesii J. Gay
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
122 - Juncus glaucus Ehrh.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e S. Lucia,
ABB. 1894.
123 - Juncus striatus Schousb.
Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894.
124 - Luzula campestris DC.
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Campo Secco: 15. 8. (D. e S., 1895), al Campitello fra C. S.
e Campobuffone, m. 1380, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, ABB. 1894.
206 G. CUFODONTIS
var. multiflora Cel.
Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, e
M. Calvo, Ass. 1894, sub L. multiflora Lej.
i25 - Luzula Forsteri DC. (L. pilosa Lk.).
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
126 - Luzula spadicea (All.) Lam. et DC.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
Probabilmente si tratta della var. Allionii E. Mey.
127 - Luzula spicata DC.
Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) CHiov. 1897.
LILIACEAE
128 - Veratrum album L.
M. Calvo pr. Subiaco: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Asp. 1894
- Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. .
129 - Veratrum nigrum L.
M. della Trinità (Autore) pr. Vallepietra, Sanc. 1864 = M. Autore:
Piano di Livata, m. 1325, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894,
alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene,
ABB., l. c.
130 - Colchicum autumnale L.
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T.,
1893) - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino,
ABB. 1894.
131 - Colchicum parvulum Ten. (C. alpinum var. p. Fiori).
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a, sub C. alp.
var. p. - M. Autore: Piano di Livata alla vetta (Senni 1897), P. di
L., m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)!, sal. nelle faggete, 11. 8. (D., 1895)!,
Campo della Pietra, m. 1300-1400, 19. 8. (D. e T., 1893)!, 20. 7. (D.
LA FLORA VASCOLARE 207
e De Mag., 1898)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEc.
1900a - Apennino di Subiaco (Rolii) Parr. III, 186; 1858 - Campo
Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)! Bec. 1900a - Filettino, Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene,
ABB. 1894.
132 - Fritillaria Orsiniana Parl.
M. Autore: S.S. Trinità e vetta (Chiov. 1895) CHiov. 1897, vetta pr.
le « Vedute », m. 1800, 22. 6. (D., 1896)! BEG. 1897.
Probabilmente non è distinguibile dalla F. tenella Rchb.
133 - Lilium bulbiferum L. ssp. croceum (Chaix) Asch. et Gr.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, App. 1894 - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del
Ceraso, Colle Viglio, ABB., |. c., pro typo.
134 - Lilium martagon L.
Serra S. Antonio, vicino al Romitorio (Rolli) MauRI 1820; Sanc. 1864
- M. Autore: faggete sal. da Livata, m. 1400 e pr. le capanne di
Nicola, sopra Campo della Pietra, m. 1500, 19. e 20. 7. (D. e De Mag.,
1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 (*).
135 - Gagea arvensis (Pers.) R. S.
M. Autore: pascoli a Campo Minno e scend. dalla vetta al Campo
della Pietra, m. 1000-1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! BEG. 1897a, sub
G. lutea var. pubescens; BEG. 1899 a, sub G. lutea p. p. - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, Arp. 1894.
136 - Gagea fistulosa (Ram.) Ker (G. Liottardi St.).
M. Calvo: pascoli sotto la vetta, m. 1400-1600, 1. 6. (D. e B., 1896)!
Bég. 1897 a, sub G. lutea; Béc. 1899 a - M. Autore: vetta, m. 1850,
22. 6. (D., 1896)!, Campo Minno, m. 1600 e Campo della Pietra scend.
(*) Incerto resta il L. punetalum di Maratti (I, 256, 1822) da Filettino, ma
probabilmente è da riferire al L. bulbiferum.
208 G. CUFODONTIS
dalla vetta, m. 1700, 2. 6. (D. e B., 1896)! Brc. 1897 a, sub G. lutea;
BEG. 1899 a.
var. prolifera Bég. (G. lutea var. pr. Bég. 1897).
M. Calvo: pr. la fonte verso Livata, 1. 6. (D. e B., 1896)! BEc. 1897 a
e 1899 a.
137 - Gagea lutea (L.) Ker
M. Autore: scend. al Campo della Pietra, m. 1600-1700, 2. 6. (D. e
B., 1896)! BEG. 1897 a, 1899 a, faggete sotto la vetta, 10. 6. (Chiov.
1895) CHiov. 1897; BEG. 1897 a e 1899 a - M. Viglio, giugno (Martel-
loni 1888) CHiov. 1897; BEc. 1899 a.
138 - Gagea minima (L.) Ker
M. Autore: scend. al Campo della Pietra, m. 1700, 2. 6. (D. e B.,
1896)! BEG. 1899 a.
139 - Ornithogalum tenuifolium Guss.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo, 1. 6. (D.
e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6.
(D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896), vetta,
m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
var. Kochii (Parl.) Beck
M. Calvo: ABB. 1894, sub O. Kochii Parl.
140 - Ornithogalum pyramidale L. subsp. narbonense (L.) Asch. et Gr.
«Agrum Fellettinum », MaRATTI I, 257, 1822, sub O. narb. L.
141 - Ornithogalum sphaerocarpum 0. Kern. (0. pyrenaicum L. p. p.).
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
142 - Scilla bifolia L.
M. Autore: Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894.
143 - Muscari botryoides (L.) Mill.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, Ass. 1894.
LA FLORA VASCOLARE 209
144 - Muscari comosum (L.) Mill.
Foce (Martelloni 1888) CHiov. 1895 - M. Viglio (Terr. 1891) CHiov.,
Ie
145 - Muscari racemosum (L.) Mill.
M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, m.
1400, 3. 6. (D. e B., 1896).
f. neglectum (Guss.) Brand in Hallier
Subiaco, 30. 3. (D., 1893).
146 - Allium arvense Guss. (A. sphaerocephalum var. viridialbwm Tin.).
Filettino, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
L’ infiorescenza porta qualche bulbillo, come la f. bulbilliferum Lor.
et Barr. dell’ A. sphaeroc. distribuito nella FI. It. exs. n. 2635 (1912).
147 - Allium Cupanii Raf.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
Vidi io stesso dai Piani di Arcinazzo (D. e S., 1895).
148 - Allium montanum Schm. (A. fallax R. S.).
M. Tarino, vetta (Bég. 1897) BEG. e SEnNNI 1900, sub A. fallax.
449 - Allium oleraceum L.
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)
BEc. 1900 a.
150 - Allium paniculatum L. (A. oleraceum L. s. |.) ssp. intermedium
Asch. et Gr. (A.. intermedium DC.).
Subiaco: pel Piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7.
ed alla grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
Corrisponde più o meno alla var. longispathum Reg.
var. pallens (L.) Gr. e Godr.
Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1893).
154 - Allium pendulinum Ten. (A. triquetrum var. p. Fiori).
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
210 G. CUFODONTIS
152 - Allium pulchellum Don (A. cirrhosum Vand.).
Subiaco: sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) BEG. 1900 a.
153 - Allium saxatile M. B. (A. globosum M. B. in Red.).
M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D., 1893)!, vetta, 13. 8. (D., 1895)! Béc.
1900a; BEG. e SenNI 1900 - M. Tarino, m. 1929, e M. Tarinello,
m. 1843 (Senni 1897) BEG. e Senni 1900; BEG. 1900 a.
154 - Allium sphaerocephalum L.
Subiaco: Monti Affilani, 30. 5. (D. e B., 1896), Ponte S. Mauro, 21. 6.
(D., 1896) - M. Autore: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8.
(D. e T., 1893), nei faggeti, sal. dal Piano di Liv., 11. 8. (D., 1895),
Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898), Campo
Minno, m. 1650-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag,
1898), da C. M. alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), 19, 7.
(D. e De Mag., 1898) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e
verso Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)
- Filettino: Ass. 1894, Macchia di Faito, m. 1420, 27. 8. (D. e T.,
1893) - M. Viglio, m. 2000-2150, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino
(Bég. 1897) Bfc. e SENNI 1900.
Colore e grandezza dell’ infiorescenza presentano vaste oscillazioni,
specialmente verso l’ A. arvense Guss.
155 - Allium tenuiflorum Ten. (A. oleraceum var. t. Fiori, A. paniculatum
ssp. t. Asch. et Gr.).
M. Autore: S.S. Trinita, selve e prati del Campo della Pietra, m.
1332-1700, 19. e 20. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc.
e SENNI 1900.
156 - Allium ursinum L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
157 - Allium vineale L. var. compactum (Thuill.) Asch.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
158 - Asphodelus albus Mill. (A. ramosus L. p. p.).
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, 19. 8. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 211
159 - Asphodeline lutea (L.) Rehb.
M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
160 - Anthericum Liliago L.
Valle dell’ Aniene, tra Subiaco ed il ponte di Cominacchio, 21. 6.
(D., 1896) - M. Calvo: sulle roccie a m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) -
M. Autore: S.S. Trinita, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
Ass. 1894.
161 - Paris quadrifolia L.
M. Autore: (Cortesi 1895), da Livata a Campo Minno, m. 1325-1760,
19. 8. (D. e T., 1893)!, faggete sopra Piano di Liv., m. 1600, 2. 6.
(D. e B., 1896), sal. alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)!
Béc. e SENNI 1900 - Filettino: ABB. 1894, Macchia di Faito, m. 1430,
27. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e S., 1. c. - Faggete sotto M. Tarino (Bég.
1897) BEG. e S., l. c. - Sommità di Serra S. Antonio (Rolli) MAURI
1820 - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
162 - Polygonatum multiflorum (L.) All
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
per le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag.,
1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio,
Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
163 - Polygonatum verticillatum (L.) All.
Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, Ass.
1894.
164 - Asparagus acutifolius L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), lungo le strade verso
Jenne e Cineto, 15. 9. (L. D., 1895).
DIOSCOREACEAE
165 - Tamus communis L.
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga,
Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
212 G. CUFODONTIS
AMARYLLIDACEAE
166 - Galanthus nivalis L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, Asp. 1894.
167 - Sternbergia aetnensis Guss. (S. colchiciflora var. ae. Fiori).
Serra Lunga pr. Filettino (Bald. e Pel. 1886) Bap. e PEL. 1886;
Ass. 1894 - M. Cotento e Valle Granara (Bald. e Pel. 1886) B. e P.,
1. c. - Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c.
168 - Narcissus poéticus L.
M. Autore: sotto gli Scifi, m. 1690, 22. 6. (D., 1896) - M. Calvo:
Ass. 1894, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotente a
M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Ane., 1. c.
IRIDACEAE
169 - Crocus vernus All.
M. Calvo: Ass. 1894, vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, ABB., l. c.
var. neapolitanus Ker
M. Autore: Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896).
170 - Romulea Bulbocodium Seb. e M.
Subiaco: S. Biagio sopra S. Benedetto, m. 500, 31. 3. (D., 1893) -
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
174 - Iris olbiensis Hén.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
Varia in altezza e numero dei fiori. Esemplari bassi sono perfetta-
mente identici alla pianta distribuita in FI. It. exs. n. 23, da Albenga
(Liguria). Io sospetto, che questa con le I. pallida, Cengialti, italica
e forse anche pumila formi un ciclo compatto da interpretare come
specie collettiva. Tutte le distinzioni basate unicamente sulla statura
sono ben deboli ed alla lunga, come credo, insostenibili.
LA FLORA VASCOLARE 213
ORCHIDACEAE
172 - Ophrys aranifera Huds.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Filettino (Martelloni 1887)
CortEsI i907.
173 - Aceras anthropophora (L.) R. Br.
Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B.. 1896) - Filettino
(Martelloni 1888) Cortes: 1905.
174 - Loroglossum hircinum (L.) Rich. (Himantoglossum h. Spr., Aceras
h. Lindl.).
Subiaco: nelle siepi sal. al Piano di Livata, m. 700, 1. 6. (D. e B.,
1896).
175 - Orchis latifolia L.
Filettino Trevi, da M. Cotento a M. Tarinc, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, Ape. 1894 - Filettino (Martelloni 1887)
Cortes! 1903 - Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891) Corr, I. c.
176 - Orchis maculata L.
Filettino: (Martelloni 1887), a fontana Rolli. (Mart. 1888) CortEsI 1903,
sub yar. trilobata Cort. - Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891)
Corr., l. c., pro typo. - Filettino, font. Rolli e S. Lucia, Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene,
Ass. 1894.
177 - Orchis mascula L.
Camerata Nuova e Carsoli verso Colli M. Midia, m. 1750 (Pappi 1901)
Cortesi 1903 - M. Autore (Chiovenda 1895) Cort., l. c. - Filettino
(Martelloni 1888) Cort., 1. c.
178 - Orchis militaris L.
M. Autore: (Chiovenda 1895) Cortesi 1903, sub f. spathulata Cam.,
a S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - M. Calvo (Pappi 1901)
CortT., l. et nom. c.
179 - Orchis morio L.
Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 9
214 G. CUFODONTIS
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, ABB. 1894.
180 - Orchis pallens L.
M. Autore: sotto la cima estrema, m. 1800, 22. 6. (D., 1896).
184 - Orchis provincialis Balb.
Carsoli verso Colli M. Midia, m. 1700 (Pappi 1901) Cortesi 1903 - M.
Calvo: Asp. 1894, (Pirotta e Baldini 1886) Corr., l. c. - Filettino:
Ass. 1894, (Martelloni 1887) Corr., l. c. - Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
Probabilmente in parte da riferire alla seguente. varietà.
var. pauciflora (Ten.) Lindl.
Monti Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) colla f. carnei-purpurea
Beck! - Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) -
M. Calvo, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896).
Un esemplare da Livata, robustissimo, si avvicina alla var. leuco-
stachys Asch. e Gr.
182 - Orchis sambucina L.
Campo Secco pr. Camerata (Rolli 1857) CortesI 1903 (var. purpurea
Koch) - M. Calvo: App. 1894; (fide Coleman) Cort., l. c. con f. scre-
ziati (typus—> var. purp.) - M. Autore: (Chiov. 1895) Corr, l. c. (typus
e var. purp.), Piano di Livata (Terr., 1881, Cort., 1896) Corr., 1 c.,
faggeti sal. da Liv., 2. 6. (D. e B., 1896) (var. purp.) - Filettino (Mar-
1.
telloni 1888) Corr., 1. c.
183 - Orchis Simia Lam. (O. tephrosanthos Vill.).
M. Calvo, Ass. 1894 - M. Autore (Chiovenda 1895) Cortesi 1903 -
Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896).
Y,
184 - Orchis tridentata Scop. var. commutata (Tod.) Rehb.
M. Calvo, sal. da Subiaco, m. 1000, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani
sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore (Cort. 1898) Cort. 1903,
sub typo - Filettino (Martelloni 1888) Cort., l. c., sub typo.
185 - Orqhis ustulata L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. di Sub. a S.
Polo (Rolli) Cortesi 1903 - M. Calvo, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896)
LA FLORA VASCOLARE 215
- M. Autore: Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896)
- Filettino (Martelloni 1887) Corr., I. c.
186 - Anacamptis pyramidalis C. L. Rich. (Orchis p. L.).
Camerata Nuova (Cort. 1898) Corres: 1905 - Vallepietra verso S.S.
Trinità (Brizi e Terr. 1891) Copr., 1. c. - M. Cotento (Brizi e Terr.
1891) Corr., l. c.
187 - Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.
Camerata Nuova, m. 1800 (Cort. 1898) Cortesi 1905 - M. Affilani
sopra Subiaco, alla cresta, m. 1000, 31. 5. (D.e B., 1896) - Subiaco:
selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), in frutto con spiga lassa.
- M. Autore: (Chiovenda 1895) Cort., l. c., Campo della Pietra, 7. 7.
(D., 1898), Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) -
Trevi verso Vallepietra (Brizi e Terr. 1891) Corr., I. c. - Filettino
(Martelloni 1887) Cort., 1. c.
188 - Platanthera bifolia Rchb.
Filettino (Martelloni 1888) Cortesi 1905.
189 - Coeloglossum viride Hartm. (Orchis bracteata Willd.).
Trevi verso Vallepietra (Terr. e Brizi 1891) Cortesi 1905, sub var.
bracteatum Rchb.
190 - Listera ovata (L.) R. Br.
Filettino: Ass. 1894, (Martelloni 1887-88) Cortesi 1905 - Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, ABB. 1894.
191 - Neottia Nidus avis (L.) Rich.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Filettino
(Martelloni 1888) CortEsI 1905.
192 - Ionorchis abortiva Beck (Orchis a. L., Limodorum a. Sw.).
Al piede di M. Cotento fra Filettino e Vallepietra, m. 1360, su Fagus
silvatica (Cort. 1898) Cortes: 1905.
193 - Cephalanthera alba (Cr.) Simk. (C. pallens Rich.).
Apenn. di Filettino (Rolli) Par. III, 349; 1858 - Filettino: Serra
Lunga, Valise e Vallone dell’ Orso (Martelloni 1888) Cortes: 1905,
sub C. pallens.
216 G. CUFODONTIS
194 - Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch (C. ensifolia Rich.).
Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - Trevi, Filet-
tino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, App. 1894.
195 - Cephalanthera rubra (L.) Rich.
Trevi (Martelloni 1887) Cortesi 1905.
196 - Helleborine atropurpurea (Raf.) Schinz et Thell. (Epipactis atroru-
bens Schult., E. rubiginosa Koch).
M. Camiciola pr. Cappadocia, m. 1700 (Pappi 1900) Cortesi 1905,
sub E. atror. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T.,
1893) - Campo Secco: al passo d. Femmina Morta, 15. 8. (D. e S.,
1895) non ancora fiorita - Filettino: ABB. 1894, sub Cephalanthera
latifolia var. atrorub., Colle del Palio (Rolli 1860) Corr., 1. c., fon-
tana Rolli e miniere d’ asfalto, Colli Albanesi e Vadadino, 22. e 27. 8.
(D. e T., 1893) - M. Tarino (Pappi 1897) Cort., 1. c. - M. Viglio
(Brizi e Terr. 1891) Corr., 1. c. - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c.
197 - Helleborine latifolia Druce (Serapias Helleb. L., Epipactis l. All).
« Ad Cervaram », Maratti II, 305; 1822, sub S. H. - Filettino: ABB.
1894, (Martelloni 1886-87) ed a Valise (Baldini 1887) Cortesi 1905,
sub Epip. 1. - Trevi: Ass. 1894, (Martell. 1887) Corr., 1. c. - Da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
!’ Aniene, ABB. 1894.
In Abbate si parla di « Cephalanthera latifolia » che certo rientra qui.
498 - Helleborine microphylla Schinz et Thell. (Epipactis m. Sw.).
M. Camiciola sopra Cappadocia, m. 1700 (Pappi 1900) Cortesi 1905,
sub Ep. m. - Arcinazzo (Rolli) Corr., 1. c. - Filettino: a Valise (Bal-
dini 1886) CorT., 1. c. - Trevi (Martelloni 1887) Corrt., 1. c. (*).
(*) Tl Cypripedium Calceolus L. riportato dal Maratti (II, 307; 1822) da
Subiaco @ senza dubbio da escludere.
i
Mm
LA FLORA VASCOLARE 217
DICOTYLEDONES
JUGLANDACEAE
199 - Juglans regia L.
Subiaco: sulla strada di Jenne pr. la grotta dell’ Inferniglio 24. 8.
(L. D., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, 20. 8. (D. e T., 1893).
SALICACEAE
200 - Salix caprea L.
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Bene-
detto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Passo della Femmina Morta sotto M.
Autore, m. 1340, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: Macchia di
Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
201 - Salix purpurea L.
Subiaco: lungo |’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895).
202 - Populus alba L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
CUPULIFERAE
203 - Carpinus Betulus L.
Lungo il Simbrivio fra Vallepietra e ponte di Cominacchio, 21. 8.
(Di e T., 1893).
204 - Carpinus orientalis Mill.
Valle del Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8.
(D: e T., 1893)! tra V. ed Arcinazzo (Bég. 1895) BEG. 1900 - Subiaco:
lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895)
- M. Ruffi: nel fosso della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta,
m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béfc. 1900.
205 - Ostrya carpinifolia Scop.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-
1425, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato 10. 8. (D. e S., 1895)
- Fra il ponte di Cominacchio ed Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895) -
M. Ruffi: scend. dal Costasole al fontanile del Merro, m. 900, 23. 7.
(D. e De Mag., 1898).
218 G. CUFODONTIS
206 - Corylus Avellana L.
Fra Subiaco e Jenne, lungo la strada, 14. 9. (L. D., 1895).
207 - Quercus lanuginosa (Lam.) Thuill.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893) - Rocca Canterano verso il Costasole nei M. Ruffi, m. 800, 23. 7.
(D. e De Mag., 1898).
208 - Fagus silvatica L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. e sal. da Campo Minno, m.
1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Piano di Livata, 11. 8. (D.
e S., 1895), scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), intorno alla
vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - La Centa, fra M. Autore
e M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Serra Lunga, Serra S.
Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
URTICACEAE
209 - Ulmus foliacea Gilib. (U. campestris L. p. p.).
Subiaco: 30. 3. (D., 1893).
210 - Ficus carica L .
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
244 - Humulus Lupulus L.
Subiaco: sponde dell’ Aniene 9, 4. 8. (D. e T., 1893), lungo la strada
per Jenne, 9, 14. 9. (L. D., 1895) - Agosta, 4, 14. 8. (D. e T., 1898).
212 - Urtica dioica L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Piano di
Livata, 19. 7. (De e De Mag., 1898).
243 - Parietaria officinalis L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
THYMELAEACEAE
214 - Daphne Laureola L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - Filettino,
‘Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle
Viglio, ABB. 1894.
LA FLORA VASCOLARE 219
215 - Daphne Mezereum L.
M. Autore: Piano di Livata al Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893)! faggeti sal. da Piano di Liv., 11. 8. (D., 1895)!,
Campo delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B., 1896)!, faggete intorno
la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!, (D. e B., Senni) BEc.
1900 b - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
216 - Daphne alpina L. ssp. oleoides (Schreb.) Hayek var. glandulosa
Keissl. (D. glandulosa Bert.).
MeeAutores allay vetiay mi 8503 N38 (Die dey 1893) 72 72(D:
1898)!, 15. 8. (D. e S., 1895)!, a Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D.
e T., 1893)! BEG. 1900b - M. Viglio: App. 1894, sub D. alpina, m.
2156, 23. 8. (D. e T., 1893)!, (Bég.) Bfc. 1900b - M. Cotento, Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c.
SANTALACEAE
217 - Thesium divaricatum Jan.
Subiaco: M. Francolano, 3. 7. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto
M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: dint. a Vadadino, 24. 8.
(D. e T., 1893) - M. Tarinello (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900.
218 - Thesium humile Vahl
Monti di Filettino (Rolli) e M. Viglio (Bald. e Pel. 1886) Batp. e PEL.
1886; ABB. 1894.
219 - Thesium linophyllum L. (Th. intermedium Schrad.).
Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
220 - Thesium Parnassi DC.
M. Autore: vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag,
1898).
Mi sembra inedito per i Simbruini.
220 G. CUFODONTIS
LORANTHACEAE
221 - Viscum album L.
Subiaco: sui meli pr. I’ Aniene, m. 350, 21. 7. (D., 1898)! Béc.
1900 b.
ARISTOLOCHIACEAE
222 - Aristolochia longa L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
223 - Aristolochia pallida ‘Willd.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894.
POLYGONACEAE
224 - Polygonum aviculare IL.
Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895) f. monspeliense (Thiel.), a ponte Rapone, 30. 7. (D. e
T., 1893) f. procumbens (Gil.) Hayne, sal. alla gola di Livata, m.
500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) f. condensatum Becker - Filettino:
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) f. erectum (Roth.) Hayne, ai
Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) f. condens. - Agosta, 14. 8.
(D. e T., 1893) f. procumb.
var. nanum Boiss.
M. Cotento (Baldini 1886) ChHiov. 1898.
225 - Polygonum Bellardii All.
Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio,
a Pantano (Bég. 1897) Bec. e SENNI 1900.
226 - Polygonum Bistorta L.
M. Autore: Piano di Livata (Terr. e Brizi 1891) e Campo delle Ossa
(Chiov. e Pappi 1897) CHiov. 1898, scend. dalla vetta al Campo della
Pietra, m. 1400, 7. 7. (D., 1898)! e ibid. (Senni 1897) BEG. 1900 b,
Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), nei faggeti sal. dal
Piano di Livata, 11. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S.,
1895) - M. Cotento (Rolli 1856) ChHrov. 1898.
Gli esemplari da me visti sono da riferire alla var. latifolium Hayne.
LA FLORA VASCOLARE 221
227 - Polygonum Convolvulus L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: Colli Alba-
nesi, ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
228 - Polygonum lapathifolium L.
Subiacc: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’ Aniene
verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894.
Molto variabile, con tendenza verso la var. incanum (Roth) Koch.
229 - Rumex Acetosa L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo
delle Ossa, m. 1540 e pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600,
19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Alto Simbrivio, a Pantano (Bég.
1897) Béc. e SennI 1900.
230 - Rumex Acetosella L.
M. Autore: Capanne di Nicola sopra il Campo della Pietra, m. 1500,
quivi ed al Campo delle Ossa, m. 1300-1540, 19. e 20. 7. (D. e De
Mag., 1898); nelle due ultime località colla f. angustifolius Vis. (=
var. tenuifolius Wallr.).
var. multifidus (L.) Asch. et Gr.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7.
(D. e De Mag., 1898).
231 - Rumex arifolius All.
M. Autore: pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898) e da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-
1850, 3. 8. (D. e T., 1893).
232 - Rumex bucephalophorus L. i
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893).
233 - Rumex conglomeratus Murr.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il
ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: all’ Arena
Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893).
222 G. CUFODONTIS
234 - Rumex crispus L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
235 - Rumex obtusifolius L. ssp. agrestis (L.) Dans.
Subiaco: lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895) - M. Autore: faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D.
e De Mag., 1898) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894,
pro typo, Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
Gli esemplari da me visti furono controllati dal chiaro Dott.
RECHINGER f. di Vienna.
236 - Rumex Patientia L. ssp. eu-Patientia Rech. f.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., fr! (D. e T.,
1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, e pr. le capanne dei
falegnami (Nicola), m. 1600, 19. e 20. 7., fr! (D. e De Mag., 1898),
prob. anche, ma con frutti troppo immaturi: da Campo Minno alla
vetta, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893).
Per questo interessantissimo rinvenimento confr. K. H. RECHINGER
jun. « Sull’ indigenato del R. P. L. in Italia» in Arch. Bot. XII, p.
371 e seg.; 1936.
237 - Rumex (an R. obtusifolius x Patientia?).
M. Autore: a Campo Minno, m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
« Senza frutti non determinabile con sicurezza ». (K. H. RECHINGER
f. in litt.).
238 - Rumex pulcher L. ssp. eupulcher Rech. f.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
239 - Rumex scutatus L.
M. Viglio, ABB. 1894.
240 - Rumex triangularis DC. (R. nebroides Campd.).
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8.
(D. e T., 1893) e vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
Confr. Sanc. 1837, p. 55.
LA FLORA VASCOLARE 223
CHENOPODIACEAE
241 - Chenopodium album L.
Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895) e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), da riferire
alla var. spicatum Koch e var. lanceolatum (Mihlb.) Coss. Germ.
Passaggi alla var. concatenatum (Thuill.) Gand.: Subiaco: selva
di S. Francesco (c. s.) - Filettino: dint. di Vadadino, 24, 8. (D. e
T., 1893).
242 - Chenopodium Bonus-Henricus L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e nei fag-
geti sal. da qui, 11. 8. (D., 1895), scend. dalla vetta al Campo della
Pietra, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800,
26. 8. (D. e T., 1893).
243 - Chenopodium hybridum L.
Subiaco: lungo |’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e
S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
244 - Chenopodium polyspermum L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il
ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Serra Lunga, Serra S.
Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
245 - Chenopodium Vulvaria L. °
M. Autore: Campo della Pietra, 19. 8. (D. e T., 1893).
AMARANTACEAE
246 - Amarantus hybridus L.
ssp. hypochondriacus (L.) var. chlorostachys (Willd.) Thell.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
ssp. cruentus (L.) Thell. var. patulus (Bert.) Thell.
Fiume Simbrivio: fra Vallepietra e ponte di Cominacchio, 21. 8. (D.
e T., 1893).
247 - Amarantus retroflexus L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), lungo l’ Aniene
verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895).
224 G. CUFODONTIS
PARONYCHIACEAE
248 - Scleranthus annuus L.
M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325,
3. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300-1350, 7. 7. (D., 1898),
20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)
- Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
ssp. polycarpus (Torn.) Thell. (S. pol. L.).
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
249 - Paronychia Kapela (Hacq.) Kern.
M. Viglio, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893)! Ass. 1894, sub P. argentea
Lam.; BEG. 1900c, sub P. serpyllifolia DC. - M. Cotento, m. 2014,
26. 8. (D. e T., 1893)! ABB., 1. et nom. c.; BEG. 1900c, sub P. capitata
Lam. -Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bian-
che alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub P. capitata Lam.
Evidentemente quest’ unica specie esiste nei Simbruini.
250 - Herniaria glabra L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 1300-1500, 1. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1830, 3. 8.
e da Livata a C. M., m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo
‘della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: per
Valle Granara alla Moscosa, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894 -
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, ABB., l. c.
254 - Herniaria incana Lam. i
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Subiaco: ponte
Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Bene-
detto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: ai Colli Albanesi, App. 1894.
CARYOPHYLLACEAE
252 - Spergularia rubra (L.) Pers.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
253 - Sagina glabra (\Willd.) Fenzl
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
seni
rr
LA FLORA VASCOLARE 225
254 - Sagina saginoides (L.) D. Torre (S. Linnaei Presl).
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8.
(D: e T.,. 1893):
255 - Sagina subulata (Sw.) Presl
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), vetta, m.
1850, 7. 7. (D., 1898), Campo della Pietra, m. 1300, Piano di Livata,
m. 1350, Campo delle Ossa, m. 1540 e pr. le capanne dei falegnami
(Nicola), m. 1600, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898).
256 - Minuartia capillacea (All.) Grabn. (Alsine linifolia Hegw.).
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a, sub A. 1.
257 - Minuartia mediterranea (Led.) Maly
Subiaco: lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D.,
1896).
258 - Minuartia tenuifolia (L.) Hiern
ssp. Vaillantiana (Guss.) Mattf.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana
Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
ssp. hybrida (Vill) Mattf.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato
a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
259 - Minuartia verna (L.) Hiern ssp. montana (Fenzl) Hayek (Arena-
ria v. L.).
Serra S. Antonio (Rolli) MauRI 1820; Sanc. 1864; BertoL. IV, 672;
1839; Tan. in Part. IX, 502; 1892 - Monti circostanti il bacino sup.
del Simbrivio, App. 1894 - M. Cotento: ABB., |. c., m. 2014, 26. 8.
(D. e T., 1893) - M. Viglio: ABB., I. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)
- Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a
M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. s.
- M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: Asp.,
1. c., m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata,
scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), P. di L., m. 1325 e Campo
Minno, m. 1700, 3. 8., C. M., prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T.,
1893), vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893) 7. 7. (D., 1898) - Campo
Secco, m. 1400, 15. 8. (D. e S., 1895).
226 G. CUFODONTIS
260 - Arenaria Bertolonii Fiori (A. saxifraga Fenzl nec Friv.).
Filettino: (Martelloni 1887) CHiov. 1897, sub A. s. - M. Viglio. m.
2156, 23. 8. (D. e T., 1893) BEG. 1900c, sub A. s. - M. Cotento, m.
2014, 26. 8. (D. e T., 1893) BEG. 1. et nom. c.
261 - Arenaria leptoclados Guss. (A. serpyllifolia var. tenuior M. et K.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
262 - Arenaria serpyllifolia L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325 e da Campo, Minno alla vetta,
m. 1700-1830, 3. 8., da Liv. a C. M., m. 1325-1700, 19. 8. (DE Et
1893)- M. Tarinello, vetta (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900.
263 - Moehringia muscosa L.
M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Cotento, ABB. 1894
- Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB., l. c., fontana Rolli e mi-
niere d’ asfalto, 22. 8., alla Cona di S. Bernardino, m. 1100, ed alla
Lisca, m. 1250, 28. 8., alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e
T., 1893).
264 - Moehringia trinervia (L.) Clairv.
M. Autore: da Livata a Campo Secco, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: ai Colli Albanesi e Colli Staffi, m. 1800, 23. e 26.
8. (D. e T., 1893).
265 - Stellaria graminea L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325 e Campo Minno, m. 1700, 3. 8.
(D. e T., 1893)!, Campo della Pietra, m. 1300 e pr. le capanne di
Nicola, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900c - Campo
Secco, sopra Camerata (Rolli) TANF. in Part. IX, 530, 1892; Béc., 1. c.
266 - Stellaria holostea L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
267 - Stellaria media (L.) Vill.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, sub var. minor - Subiaco: 31. 3.
x
LA FLORA VASCOLARE 227
(D., 1893) ssp. pallida (Piré) Asch. et Gr.!, ponte di Rialto, 11. 8. e
M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893) var. trichocalyx Trautv.!
268 - Stellaria nemorum L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, A8B. 1894 - M. Autore: Campo Minno, m.
1700 e sal. fino m. 1830, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete int. alla vetta,
m. 1830, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
Gli esemplari da me visti sono tutti da riferire alla ssp. glochidi-
sperma Murb., che probabilmente è I’ unica esistente nei Simbruini.
269 - Holosteum umbellatum L.
M. Autore, sal. da Camerata Nuova (Chiov. 1895) CHiov. 1897.
270 - Gerastium arvense L.
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), S.S. Trinità,
m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
271 - Cerastium brachypetalum Desp. in Pers.
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e
ile 1893):
Si avvicina alla var. glandulosum Koch.
272 - Cerastium caespitosum Gilib. (C. triviale Lk., C. vulgatum L. p. p.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Simbrivio sotto Val-
lepietra, 20. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco sotto M. Autore, m.
1400, 15. 8. (D. e S., 1895).
273 - Cerastium campanulatum Viv.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
274 - Cerastium cerastioides (L.) Britt. (C. refractum All., C. trigynum
Vill.).
M. Viglio (Brizi e Terr. 1891) CHrov. 1897, sub C. refr.
275 - Cerastium hirsutum Ten. (C. arvense var. h. Gurke).
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
Probabilmente inedito per i Simbruini.
228 G. CUFODONTIS
276 - Cerastium latifolium L. (C. alpinum L. p. p.).
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T. 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8.
(D. e T., 1893) - « monte vulgo Crepacore », MARATTI I, 330, 1822,
sub C. alp. (prob. huc!).
277 - Cerastium tomentosum L. (C. repens L.).
Subiaco: Ses. e MauRI 1818, sub C. rep. - M. Calvo pr. Sub., SEB.
e M. 1818; Sanc. 1864; BEG. 1900c - Sub., sal. alla gola di Livata,
m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) Bec., 1. c. - M. Autore: Piano di
Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896)!, S.S. Trinità, m.
1330, 22. 6. (D., 1896)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!,
vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Bec.
1900 c - M. Viglio: ABB. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc.,
1. c., 21. 8. (B., 1895)! BEc., 1. c. - Filettino: fontana Rolli e miniera
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c., per valle Granara alla
Moscosa, ABB., l. c.
E’ assolutamente da escludere il C. dichotomum L. dato dal Maratti
per « ad Vallem Petram », essendo specie esclusivamente greca della
zona mediterranea.
278 - Agrostemma Githago L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
: : 26 i
279 - Melandrium silvestre (Schk.) Rohl. (Lychnis s. Schk., L. dioica L.).
m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno
alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio pr.
Filettino: sommità (Rolli) Car. in Part. IX, 444, 1892, sub L. s., m.
1700, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894, sub L. dioica (3).
280 - Cucubalus baccifer L.
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893), lungo
l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895), dint.
GIS 45,955 (E DS 1895):
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., da S. Donato a M. Livata, i
(*) Come giustamente ha rilevato Caruel in Parl. (IX, 454; 1892) la Lychnis
viscaria L. indicata dal Maratti «ad Vallem Petram» è certamente da escludere
dai Simbruini e dal Lazio.
LA FLORA VASCOLARE 229
281 - Silene acaulis L.
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Cantro di Filettino (Rolli)
Car. in Parc. IX, 385, 1892 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti deil’ Aniene, App. 1894 -
M. Calvo pr. Subiaco, SeB. e MauRI 1818, sub var. exscapa All.;
SANG. 1864; Car. in Par. IX, 385, 1892; ABB., 1. c.
La S. exscapa All. è da escludere essendo limitata alle Aipi.
282 - Silene catholica (L.) Ait.
Fra Subiaco e Cineto, lungo la strada, 15. 9. (L. D., 1895).
283 - Silene conica L.
M. Affilani pr. Subiaco, pascoli a m. 700, 31. 5. (D. e B., 1896) -
Piano di Livata, scend. a S. Donato, m. 1100, 3. 6. (D. e B., 1896) -
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
284 - Silene cretica L.
M. Affilani sopra Subiaco, pascoli, 31. 5. (D. e B., 1896).
285 - Silene gallica L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
286 - Silene italica (L.) Pers.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, ABB. 1894.
287 - Silene multicaulis Guss.
Filettino: ai Colli Albanesi, 23. 8., alla cona di S. Bernardino, m.
1100 ed all'Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a
- M. Viglio, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1. c. - M. Cotento,
m. 2014 (D. e T., 1893) Béc., 1. c.
288 - Silene Otites (L.) Sm.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino:. (Rolli)
Car. in Part. IX, 413, 1892, per valle Granara alla Moscosa, ABB.
1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - M.
Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
230 G. CUFODONTIS
289 - Silene paradoxa L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), lungo
l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filet-
tino: ABB. 1894, fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8., (D. e T.,
1893).
290 - Silene pendula L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata,
scend. a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S.
Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
291 - Silene quadridentata (Murr.) Pers. ampl. Neum. (S. quadrifida Jac.
nec L., Heliosperma quadrifidum Rehb.) ssp. monachorum Hay. (S. m.
Vis., H. qu. var. m. Rohrb.).
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: colline della Moscosa (e non « Mosceta »!) (Pelosi)
Car. in Parv. IX, 433, 1892, per valle Granara alla Moscosa, ABB.
1894, ambo sub S. quadrifida L. - Cantro pr. Filettino (Rolli) Car., 1. c.
Probabilmente si tratta sempre della ssp.
292 - Silene Roemeri Friv.
Serra S. Antonio sopra Filettino (Rolli) Car. in Parc. IX, 412, 1892
- M. Autore: al passo della Femmina Morta, m. 1350, 7. 7. (D., 1898)
- Fra Campo Secco e Campobuffone al Campitello, m. 1380, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898).
293 - Silene Saxifraga L.
M. Cotento (Baldini 1886) CHiov. 1897.
294 - Silene vallesia L.
Filettino: sopra Campo Catino (Rolli 1860) CHiov. 1897.
295 - Silene vulgaris (Mch.) Garcke (S. inflata Sm., S. venosa Asch., S.
Cucubalus Wib.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e ponte Rapone, 30. 7. (D. e
T., 1893) la var. angustifolia (DC) Fiori - Serra Lunga, Serra S. Ono-
frio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub S. inflata.
LA FLORA VASCOLARE 231
296 - Drypis spinosa L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
Non è da escludersi, ma è bisognosa di conferma.
297 - Saponaria ocymoides L.
M. Calvo sopra Subiaco: Ass. 1894, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore:
S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli,
22. 8. (D. e T., 1893).
298 - Saponaria officinalis L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle
Viglio, ABB. 1894.
299 - Tunica Saxifraga (L.) Scop.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) typica, ponte Rapone,
30. 7. (D. e T., 1883) ad var. glomeratam vergens. - M. Autore:
Piano di Livata, m. 1400, 18. 8. (D. e T., 1893) ad var. glom. verg.
var. glomerata (Ten.) comb. n. (7. rigida Boiss.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
300 - Kohlrauschia prolifera Kunth (Tunica p. Scop., Dianthus p. L.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
301 - Dianthus Armeria L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
302 - Dianthus Carthusianorum L. var. Tenorei Lac. (D. Carth. et D.
atrorubens Ten. [nec All.], an D. vaginatus Chaix. p. p.?).
M. Calvo pr. Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) -M. Autore:
Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Tarino
e Tarinello (Bég. 1897) Bféc. e SENNI 1900, pro typo.
Per questa interessante entità confr. LacartA, in N. G. B. I. XXXIV,
188, 1927
232 G. CUFODONTIS
303 - Dianthus deltoides L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1350 (Senni 1897), m. 1325, 3. 8.
(D. e T., 1893)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (iid., 1893)!, Campo
della Pietra, m. 1400 ed alle capanne di Nicola, m. 1500, 20. 7. (D.
e De Mag., 1898)! BEG. 1900c - Campo Ruffone, m. 1400, 15. 8.
(D. e S., 1895)! Béc., 1. c. - Campo Secco sopra Camerata, copiosis-
simo (Rolli) Car. in Part. IX, 265, 1892 - M. Cotento (e non
« Potente ») pr. Filettino (Rolli) Car., 1. c.
304 - Dianthus longicaulis Ten. (D. Caryophyllus var. l. Fiori, D. silve-
stris var. l. Hay.).
Subiaco, a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra
S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
305 - Dianthus virgineus L. (D. Caryoph. var. v. F.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., sal. alla gola di Livata, m. 500-
1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425,
18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1500-1590, 18. 8. (D. e T.,
1893), fino alla vetta, 13. 8. (D., 1895) - M. Viglio, m. 2150, 23. 8.
(De MAl895)E
HyPERICACEAE
306 - Hypericum acutum Mch. (H. quadrangulum L. p. p., H. tetrapte-
rum Fr.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio sotto Jenne, 2. 8. ed a ponte Rialto,
11. 8. (D. e T., 1893), lungo 1’ Aniene verso il ponte di Cominacchio,
18. 8. (D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Cervara,
MARATTI 1822, sub H. qu. - Filettino: dint., a fontana Rolli e S. Lucia,
Apps. 1894, sub H. tetr. - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABs., l. et nom. cit.
307 - Hypericum Androsaemum L.
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) e nei boschi,
22. 6. (D., 1896).
308 - Hypericum hirsutum L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Filettino: alla Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
| di
LA FLORA VASCOLARE 233
309 - Hypericum montanum L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica ai prati di
S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
310 - Hypericum perforatum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8.
(D. e T., 1893), sal. nelle faggete, 11. 8. (D., 1895) a m. 1500, 15. 8.
(D. e S., 1895), pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m. 1600, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
L’ H. Coris L. citato dal Maratti per Cervara manca certamente
nel Lazio.
CISTACEAE
311 - Helianthemum apenninum Mill. (Cistus a. L.).
Serra S. Antonio, MaraTTI 1877, sub Cisto - Filettino, Trevi, da M.
Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene
e M. Calvo pr. Subiaco, ABB. 1894, sub H. polifolium Mill.
I due sinonimi della letteratura sono considerati var. dal Fiori in
NÉUFI. ‘an. d? It.
312 - Helianthemum canum (L.) Baumg. (H. vineale Spr., H. marifolium
Mill., Cistus mar. L. Pp. p.).
Filettino: MARATTI 1822, sub C. m., (Rolli) Part. V, 618, 1872; Ass.
1894 - Trevi, da M. Tarino a M. Cotento, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - M. Viglio: ABB., l. c., m. 1400-2156,
23. 8. (D. e T., 1893), 21. 7. (B., 1894) BEG. 1900c - M. Calvo: ABB.,
1. c., m. 1000-1300, 1. 6. (D. e B., 1896) Bec., I. c. - M. Autore: a
m. 1330, 20. 8. ed a Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)!,
S.S. Trinità, m. 1320, 22. 6. (D., 1896)! vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T.,
1893)! 5. 8. (Senni 1897), 7. 7. (D., 1898)! Bfc. 1900 c.
313 - Helianthemum nummularium (L.) Mill. (H. Chamaecistus Mill. p. p.,
H. vulgare Gartn. p. p.).
ssp. ovatum Schz. et Thellg. (H. ovatwm [Viv.] Dun.).
Subiaco, a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Da Sub. alla gola
di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900c, sub H.
canum var. nebrodense (Heldr. in Guss.).
234 G. CUFODONTIS
ssp. grandiflorum Schz. et Thellg. (H. g. [Scop.] Lam. et DC., H. ovatum
ssp. g. Hay.) :
M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898),
Campo Minno, m. 1650-1700, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De
Mag., 1898), vetta, m. 1850, 15. 8. (D. e B., 1895), 7. 7. (D., 1898),
19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene ed a M. Cotento, ABB. 1894, sub
H. vulgare var. g.
314 - Fumana vulgaris Spach (Helianth. Fumana Mill.).
Filettino, ABB. 1894, sub Hel. F.
VIOLACEAE
315 - Viola alba Bess. (V. hirta var. a. Fiori).
M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m.
840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: fontana Rolli e mi-
niere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
316 - Viola Eugeniae Parl. (V. Tenorti ssp. E. Terr., V. calcarata var.
Ei Fiori, Vi ‘cale’ var. 8 calcare petalis multo breviore Bert. II,
712; 1835).
M. Calvo: (Rolli) Car. in Part. IX, 177, 1890; App. 1894, sotto la cima,
1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Campo delle Ossa, m. 1600, 2. 6.
(D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c.
Anche la V. calcarata del Maratti (senza loc.) è certo da inserire
qui. Per le foglie attenuate i saggi da me visti si avvicinano alla V.
Levieri Parl., entità, per altro, assolutamente indegna del rango di
specie. La V. Eug. collo sprone breve ed ottuso si ricollega ben più
strettamente al ciclo della V. tricolor s. 1. che non a quello della V.
calcarata. Tutte le viole italiane di questi gruppi sono estremamente
bisognose di controllo.
317 - Viola saxatilis Schmidt (V. tricolor var. alpestris DO., V. t. var.
s. Fiori).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)
- M. Calvo, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano
di Livata, m. 1350, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893)
È
LA FLORA VASCOLARE 235
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, sub V. trico-
lor (prob.!).
318 — Viola silvestris Lam. (V. silvatica Fr., V. canina L., p. p.).
Subiaco, Marattr 1822, sub V. canina - M. Calvo: Ags. 1894, sub
V. c., sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Valle d. Simbrivio: da
Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893).
RESEDACEAE
319 - Reseda lutea C.
Subiaco e Monti Simbruini (Car.) Car. in Pari. X, 177, 1894 - M.
Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB.
1894, fontana Rolli é miniere d’ asfalto, 22. 8., dint. di Vadadino,
24. 8. (D. e T., 1893).
320 - Reseda luteola L.
Subiaco: (Car.) Car. in PARL. X, 159, 1894, selve di S. Francesco,
15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 26. 8. (D.
e T., 1893).
321 - Reseda Phyteuma L.
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893).
CRUCIFERAE
322 - Matthiola tristis B. Br. var. italica Conti (Cheiranthus fruticulosus
et tristis L.).
Filettino: al Palio (Rolli) Car. IX, 800, 1893, senza indic.; ABB. 1894,
sub typo, nei dintorni a m. 1000, 24. 8., (D. e T., 1893) - Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
ABB. 1894 - M. Calvo pr. Subiaco, S. e M. 219, 1818, sub Cheir. tr.;
Sanc. 511, 1864 e Car. IX, 800, 1893, pro typo.
323 - Hesperis glutinosa Vis. (H. laciniata All. var. gl. F., H. hirsuta Paol.).
Serra S. Antonio sopra Filettino, Mar. II, 87, 1822, sub H. tristis;
Car. IX, 952, 1893 e BEc. 1900 a, sub H. lac. - S.S. Trinità sopra Val-
lepietra, m. 1300, 20. 8. (D. e T., 1893)! e 22. 6. (D., 1896)! Bec.
1900 a, sub H. lac.
La M. tristis L. erroneamente citata dal Maratti non esiste in Italia.
59
236 G. CUFODONTIS
324 - Hesperis matronalis L. (H. inodora L.).
« Ad montes umbrosos Cervarae », Mar. II, 88, 1822; Car. in Part.
IX 955, 1893.
25 - Cheiranthus Cheiri L.
Subiaco, sui muri della Rocca, 30. 3. (D. e T., 1893)! App. 1894.
326 - Erysimum lanceolatum R. Br. (E. hieracifolium L. s. l., E. cheiran-
thus Pers. p. p., E. australe Gay).
Subiaco, rupi calc., 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità,
m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino: macchia di Faito, m. 1400, 27.
8. (D. e T., 1893), alle fontane Rolli e S. Lucia, ABB. 1894.
Le specie di questo ciclo sono malissimo distinte ed anche la nomen-
clatura ne è intricatissima e finora non schiarita.
327 - Turritis glabra L. (Arabis g. Bernh.).
«In apricis et siccis pascuis montis Cervarae », Maratti 1822, Cer-
vara, Car. in Part. IX, 896, 1893.
Se si tratta veramente di questa specie, essa costituirebbe certo una
grande rarità. Ma nessuna conferma di queste indicazioni ho potuto
trovare.
328 - Arabis caucasica Willd. (A. albida Stev., A. alpina L. var. grandi-
flora Car., A. canescens Br., A. alp. ssp. cauc. Briq.).
Subiaco: alla Rocca (Pir. e Pelosi 1886) CHrov. 1892, sub A. alb. var.
canesc., (Rolli, Pirotta) Car. IX, 863, 1893; ABB. 1894, sulle roccie
calcaree, 30. 3. (D., 1893), 31. 5. (D. e B., 1896), a ponte Ravone,
8. 3. (D., 1893) - M. Calvo pr. Subiaco: S. e M. 220, 1818; Sanc.
507, 1864; Car., l. c., 1893; ABB. 1894 - M. Autore: vetta, m. 1850,
19. 7. (D. e De Mag., 1898), 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, ABB.,
1. c., 1894 - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893),
per valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino, per le |
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - Trevi, ABB., 1. c.
Malgrado che Ass. parli sempre soltanto di A. alpina L., non dubito
che si tratti sempre di questa specie. La vera A. alp. forse non esiste
nei Simbruini. Confr. Lacarra in N. G. B. I. (n.’s.) XXV, 1918.
329 - Arabis hirsuta Scop. (p. p. cum var. sagittata F. = A. sag. DC.).
Subiaco: 30. 7., selve lungo la via di Rialto e sul M. della Croce,
LA FLORA VASCOLARE 237
m. 1150, 31. 7. (D. e T., 1893) - Jenne, pr. la grotta dell’ Inferniglio,
2. 8. (iid., 1893) - M. Autore: Campo Minno, m. 1750, 19. 8. (iid.,
1893) - Filettino: fontana Rolli, m. 1200, 22. 8. ed alia macchia di
Faito, m. 1400, 27. 8. (iid. 1893).
330 - Arabis muralis Bert.
Subiaco, roccie calc., 30. 3. (D., 1893) - M. Calvo, Ass. 1894.
Parecchi esemplari dell’ A. hirsuta erano determinati per A. mur.
Le due specie sono affini sino alla confusione, a nulla servendo le
nervature delle silique per distinguerle. La A. hirs. ssp. planisiliqua
(Pers.) Thellg. p. e. ha silique quasi enervie. Confr. Lacaita in N. G.
B. I. (n. s.) XXV, 1919, p. 4.
331 - Arabis pumila Jacq. (A. stellulata Bert.).
M. Viglio: (Baldini 1886) CHiov. 1892, sub A. p. var. stellulata Ces.;
Ass. 1894. \
332 - Arabis rosea DC.
Filettino: a Foce (Martelloni 1887) CHiov. 1892 - Filettino, Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, App. 1894.
Lacaita in N. G. B. I. (n. s.) XXV, p. 11, 1918, dubita che le indi-
cazioni romane di questa specie silicicola siano errate e da riferire
ad altra forma del ciclo dell’ A. muralis.
333 - Arabis Turrita L.
« Ad Sembrivivos etc. », MAR. II, 89, 1822 - Filettino: alle Fosse (Mar-
telloni 1889) CHrov. 1892, sub f. grandifolia Chiov. f. n., alla macchia
di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: dirupi lungo la
strada per Jenne, 30. 3. (D., 1893).
334 - Arabidopsis Thaliana (L.) Schur (Arabis Th. L., Stenophragma
Th. Cel.).
Subiaco: alla Rocca, ABB. 1894.
335 - Sisymbrium officinale Scop. (Chamaeplium o. Wallr.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
var. leiocarpum DC.
Grotta dell’ Inferniglio fra Jenne e Subiaco, 2. 8. (D. e T., 1893).
238 _ G. CUFODONTIS
336 - Sisymbrium orientale L.
M. Autore: pr. S.S. Trinita, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6.
(D., 1896).
337 - Alliaria officinalis Andrz. (Sisymbrium All. Scop.).
M. Autore: sal. da Livata a Campo Minno, m. 1500, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
338 - Barbarea bracteosa Guss.
M. Calvo: Ass. 1894, pr. la fonte verso Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B.,
1896) - M. Autore: nei faggeti sopra gli Scifi, m. 1700, 7. 7. (D.,
1898), al Campo della Pietra, m. 1400 e da Livata a Campo Minno,
m. 1500, 19. 8., a Campo Minno e fino agli ultimi faggi, m. 1600-1700,
3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, M. Viglio, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
339 - Roripa anceps Fuss (Nusturtium a. DC.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893). |
Entità coniroversa, ritenuta ibrida (R. amphibia > silvestris), diffe-
risce dal secondo supposto componente soprattutto per le orecchiette
alla base dei picciuoli. La vera R. a. sarebbe pianta nordica e non mi
sembra in tutto identica con quella italiana. Il nostro saggio come altri
italiani dell’ Erb. Cam. Doriae è un po’ peloso con frutti lineari. Credo
che probabilmente sara da considerare forma della R. silvestris.
340 - Roripa silvestris (L.) Bess. (Nasturtium s. R. Br.). |
Subiaco: fosso pr. Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893).
341 - Nasturtium officinale R. Br.
Filettino: a fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893).
342 - Cardamine bulbifera (L.) Cr. (Dentaria bd. L.).
M. Calvo, App. 1894 - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo
Minno, m. 1325-1700, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) e faggeti sotto la
vetta, m. 1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino: ai Colli Staffi, m. 1800,
26.8. (Die dl 1893):
LA FLORA VASCOLARE 239
343 - Cardamine Chelidonia L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895).
Cir) LACAITA ine NENG Beale (15) XVII p25:
344 - Cardamine enneaphyllos Cr. (Dentaria e. L.).
M. Autore: faggeti a Campo delle Ossa e Campo Minno, m. 1600,
2. 6. (D. e B., 1896).
345 - Cardamine hirsuta L.
Subiaco, 31. 3. (D., 1893) - Obico pr. Filettino (Martelloni 1886) CHiov.
1892, sub f. umbrosa Chiov. f. n.
Esiste già una C. umbrosa Andrz. in DC.
346 - Cardamine impatiens L.
M. Autore: faggeti al Campo della Pietra e fra Livata e Campo
Minno, m. 1350-1500, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, ai Colli Albanesi, 23. 8.
e nella Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893 - Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
347 - Cardamine polyphylla O. E. Schultz (Dentaria p. W. K.).
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1500, 19. 8. (D. e T., 1893),
faggeti a Campo delle Ossa e Campo Minno, m. 1600, 2. 6. (D. e B.,
1896), e sopra gli Scifi, m. 1750, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filet-
tino: dint., da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Trevi, ABB., 1. c.
348 - Brassica campestris L.
Tra Subiaco e Jenne lungo la strada, 30. 3. (D., 1893).
349 — Brassica oleracea L., s. l.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
350 - Diplotaxis erucoides (L.) DC.
Subiaco, 30. 7., 14. 8. e grotta dell’ Inferniglio pr. Jenne, 2. 8. (D.
e T., 1893).
351 - Diplotaxis muralis (L.) DC.
Subiaco: a ponte Rapone, 14. 8. (D. e T., 1893).
240 G. CUFODONTIS
352 - Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. war. integrifolia Koch
Filettino: a Fossetto (Martelloni 1888) Cuiov. 1892.
353 - Diplotaxis viminea (L.) DC.
Filettino: a Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
354 - Conringia orientalis Andrz. (Conr. austriaca Aut. p. p.).
M. Calvo: pascoli sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Bec.
1897 - M. Autore: pr. S.S. Trinità, m. 1350, 22. 6. (D., 1896).
355 - Rapistrum rugosum (L.) All.
Subiaco: ponte Rapone e M. Francolano, 30. e 31. 7. (D. e T., 1893).
356 - Bunias Erucago L.
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
357 - Alyssum alyssoides L. (A. calycinum L.).
Subiaco: sopra S. Scolastica, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Filettino, per valle Granara
alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
358 - Alyssum campestre L.
Subiaco e M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
359 - Alyssum montanum L.
Cervara, «in siccioribus montis », MARATTI 1822; senza località, CAR.
in Part. IX, 743, 1893.
360 - Aubrietia Columnae Guss.
Vallepietra e S.S. Trinità (Terr. 1891) CHiov. 1892, con dubbio!
361 - Fibigia clypeata (L.) Medic. (Farsetia c. R. Br.).
Trevi (Sanguinetti) Bert. VI, 508, 1844.
362 - Lunaria rediviva L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
Si tratta ben più probabilmente della L. annua L.
LA FLORA VASCOLARE 241
363 - Draba longirostris Sch. N. et K. (D. aizoides Aut. p. p.).
‘M. Calvo sopra Subiaco: Ass. 1894, sub D. aiz., (Pelosi 1896) CHiov.
1892, vetta a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893), 1. 6. (D. e B., 1896) -
M. Autore: a S.S. Trinità e più sopra (Terr. 1891) CHiov. 1892, Campo
Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), roccie alla vetta, sal. da Campo
della Pietra, m. 1600, 15. 8. (D. e S., 1895), vetta, m. 1850, 26. 8.
(D. e B., 1896), 22. 6. (D., 1896) - M. Cotento: Ass., l. c., m. 2000,
26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: (Fiorini 1856, Baldini 1886, Mar-
telloni 1888, Terr. 1891) CHiov. 1892, m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893)
- M. Cantro sopra Filettino: (Rolli 1856) Chiov. 1892; Car. in Part.
IX, 761, 1893, sub D. aiz. - Monna Meschina sopra Fil., (Martelloni)
CHiov. 1892 - Filettino, Trevi, M. Tarino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c., sub D. aiz.
364 - Draba, majuscula (Jord.) Rouy et Fouc. (D. verna L., p. p.).
Subiaco, 31. 3. (D., 1893) - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B.,
1896) - M. Autore: fra Livata e Campo Minno, m. 1400, 19. 8. (D.
e T., 1893).
365 - Draba verna L., s. l.
Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, Trevi, da M. Cotento a
M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
Specie collettiva ormai suddivisa definitivamente, comprendente, fra
altre, anche la precedente. Un riferimento preciso non è possibile.
Colla Draba scapo nudo foliis cuneiformibus trilobis Loefl. =
Alyssum Pyrenaicum Tourn. indicata «super montibus Fellettini », il
Maratti intende senza dubbio la Petrocallis pyrenaica (L.) R. Br., ma
questa pianta manca assclutamente nella regione.
366 - Camelina sativa (L.) Cr. ssp. microcarpa (Andrz.) Hegi (C. silve-
stris Wallr.).
M. Autore: roccie erbose sopra Camerata Nuova (Chiov.) CHiov. 1897,
sub C. silv.
367 - Vogelia paniculata (L.) Hornem. (Neslia p. Dev.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1100, 31. 7. (D. e T., 1893).
368 - Hornungia petraea (L.) Rchb. (Hutchinsia p. R. Br.).
Subiaco, terr. arenosi, 30. 3. (D., 1893)! Bec. 1900, sub Hu. p. - M.
Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896)! Béc., 1. c. - M. Calvo:
242 G. CUFODONTIS
(Pirotta) Car. in Part. IX, 675, 1893, sub Capsella p.; App. 1894, sub
Hu. p., m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc., 1. c. - Vallepietra, m. 900,
22. 6. (D., 1896)! Béc., 1. c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
369 - Capsella Bursa-pastoris (L.) Med.
M. Autore: Campo della Pietra e S.S. Trinità, m. 1330, 19. e 20. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
370 - Aethionema saxatile (L.) R. Br.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., sal. alla gola di Livata, m. 800, 1. 8.
e sal. a S. Donato, m. 1000, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra
Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: App. 1894, m. 1590, 18. 8.
(D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T.,
1893), 22. 6. (D., 1896) - Filettino: alla Lisca, m. 1250, 28. 8. (D.
e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900.
374 - Thlaspi alliaceum L.
« Ad montes Cervarae », MARATTI 1822; Car. in Part. IX, 694, 1893.
372 - ? Thlaspi brachypetalum Jord. (7. alpestre Ten. nec L., T. alp. var.
br. Fiori).
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene e M. Calvo, ABB. 1894, sub T. alp.
Non è bene precisabile, ma probabilmente è intesa questa entità.
373 - Thlaspi perfoliatum L.
Subiaco: S. Biagio, m. 600, 30. 3. (D., 1893) - M. Calvo: ABB. 1894,
m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330,
22. 6. (D., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
374 - Thlaspi praecox Wulf. (T. montanum L., p. p.).
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub T. mont.
Forse, almeno in parte, da riferire alla seguente.
|
|
fi
LA FLORA VASCOLARE 243
var. Torreanum (Ten.) comb. n. (7. p. var. italicum Chiov. et apenninum
Terr., T. montanum var. T. Ten.).
M. Autore: S.S. Trinità (Terr., 1891) CHiov. 1892, sub var. it., scend.
dal Piano di Livata a S. Donato, m. 1100, 3. 6. e sal. dal P. di Liv.,
m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896), Campo Minno, pascoli, m. 1760, 3. e
18. 8. (D. e T., 1893), ibid., m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898),
vetta, m. 1800-1850, 22. 6. (D., 1896) e 7. 7. (D., 1898) - M. Calvo:
vetta, m. 1600, 18. 8. (D. e T., 1893), pascoli, m. 1400, 1. 6. (D. e
B., 1896) - M. Viglio (Terr. 1891, Martelloni 1888) CHiov., l. c. -
Filettino, ai Colli Albanesi (Martelloni 1888) CHiov., I. c.
375 - Thlaspi stylosum Nym. (Iberis s. Ten., Hutchinsia s. DC., T. rotun-
difolium Gaud. var. s. Fiori).
M. Viglio: App. 1894, sub H. s., (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL.
1886; Car. in ParL. IX, 707, 1893, vetta, m. 2150, 23. 8. (D. e T.,
1893) BEc. 1900b - M. Cantro pr. Filettino: (Rolli) B. e P., 1. c.;
Car., l. c. - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
376 - Iberis pinnata L. var. Rollii Fiori (I. Rolli Terr.).
Vallepietra e S.S. Trinità (Terr. 1891) Curov. 1892.
377 - Iberis saxatilis L.
M. Autore: vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898)! e 19. 7. (D. e De Mag.
1898)!, 26. 7. (Bég. 1895), 9. 6. (D., 1896), 2. 6. (D. e B., 1896), 22. 6.
(D., 1896), 3. 8. (D. e T., 1893), 15. 8. (D. e S., 1895) Béc. 1900 a.
78 - Iberis Pruiti Tin. (I. Tenoreana DU.).
M. Calvo: (Mauri) Bert. VI, 554, 1844; Sanc. 1864; App. 1894; Béc.
1900 a, omnes sub J. Ten. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1300, 20. 8.
(D. e T., 1893)!, 22. 6. (D., 1896)! Bec., 1. c. - Filettino: ABB., l. c.,
copiosa (Rolli) Car. in Part. IX, 717, 1893, fontana Rolli, 22. 8. (D.
e T., 1893)! Béc., l. c. - M. Cotento: ABB., l. c., vetta, m. 2014, 26. 8.
(D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Tarino: ABB,, I. c., vetta (Senni 1897)
Béc., 1. c. - Trevi e da Fil. per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, ABB., 1. c.
379 - Iberis umbellata L.
M. Calvo: (Sebastiani) Mauri 1820; Sanc. 1864; Car. in Part. IX,
722, 1893.
244 G. CUFODONTIS
380 - Biscutella cichoriifolia Lois.
« ex oppido Filettino dicto in montibus », Cot. EcPHR. 59, sub Leucojum
montanum flore pedato, fide Bég. in msc.!
381 - Biscutella laevigata L.
M. Calvo sopra Subiaco: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900,
sub var. Burnatii Bég. = var. 6 Burnat 1892 - M. Autore: vetta,
m. 1800-1850, 3. 8. (De TI, 1893)!, 11. 8: (DI 1895) 7a
1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béfc., 1. et nom. c. - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, App. 1894.
I saggi da me visti corrispondono alla f. scabriuscula Mey. (var.
scabra Koch).
ssp. coronopifolia (All.) Rouy et Fouc. (var. c. De Not., Fiori).
M. di Filettino (Rolli) Car. in Part. IX, 651, 1893, sub var. cor. De Not.
PAPAVERACEAE
382 - Fumaria officinalis L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino,
Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, ABB. 1894.
383 - Corydalis cava (L.) Schw. et K.
M. Autore: faggete a m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - M. Calvo:
faggete pr. la vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, App. 1894.
384 - Corydalis ochroleuca Koch
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio verso Jenne, 2. 8. (D. e T., 1893)!
BEG. 1900 b; verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) -
Valle Simbrivio, fra Vallepietra ed il ponte di Com., 21. 8. (D. e T.,
1893)! BEG., l. c.
385 - Corydalis pumila (Host) Rchb. (C. solida Sw., p. p., C. fabacea
Pers. s. l.).
M. Calvo: faggete sotto la vetta, m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896).
La C. claviculata Pers. (Fumaria cl. L.) data dal Maratti per Cervara
non esiste in Italia.
LA: FLORA VASCOLARE 245
386 - Chelidonium majus L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
387 - Papaver apulum Ten. (P. hybridum var. a. Fiori).
Piano di Livata, scend. a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896).
388 - Papaver dubium L. (P. Rhoeas var. d. Fiori).
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
389 - Papaver Rhoeas L.
Subiaco, 12. 8. (D. e T., 1893).
RANUNCULACEAE
390 - Clematis Vitalba L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D.
e T., 1893).
391 - Thalictrum aquilegiifolium L. È
M. Autore: Piano di Livata. m. 1320-1500, 18. 8. (D. e T., 1893),
11. 8. (D., 1895), Campo Minno, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
macchia di Faito, m. 1400, 27. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi,
da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l Aniene, ABB. 1894.
392 - Thalictrum flavum L. (7. angustifolium L., p. Pp.).
M. Autore: Campo della Pietra, prati, m. 1400, 19. 8. (D. e T., 1893),
m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: «in sylvosis pratis
Fellettini etc. », MARATTI I, 1822, sub 7. a., per la valle alla Fiumata,
© per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, sub var.
ang., fontana Rolli e miniere d’ asfalto, m. 1000, 22. 8. (D. e T.,
1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c. - Alto Sim-
brivio, a Pantano (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900.
393 - Anemone alpina L. var. millefoliata Fiori (A. millefoliata Bert.).
M. Autore: vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! Bfc. 1900 b
- M. Viglio: App. 1894, vetta, m. 2156 (Bég. 1895) Béc,, 1. c. - Filet-
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 10
246 G. CUFODONTIS
tino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c.
394 - Anemone apennina L.
Subiaco. a S. Biagio, 31. 3. (D., 1893) - M. Autore: faggete sopra
Piano di Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, ABB. 1894.
395 - Anemone Hepatica L.
Subiaco, 30. 3. (D., 1893) - Piano di Livata, scend. a S. Donato, nei
faggeti, 3. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
396 - Anemone nemorosa L.
M. Autore: faggete al Piano di Livata, m. 1300 e sal. da qui, m. 1600,
1. e 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Ta-
rino, per ie Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
397 - Anemone ranunculoides L.
Nelle stesse località come la. precedente.
398 - Ficaria verna Huds. (Ranunculus Ficaria L.).
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
399 - Ranunculus arvensis L.
Costasole nei M. Ruffi: nelle messi della valle Frigida sotto la vetta,
23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, m. 1000,
24. 8: (D. e T., 1893).
400 - Ranunculus brevifolius Ten. (R. hybridus var. b. Fiori).
Monti di Filettino (Rolli, Baldini e Pelosi 1886) Bap. e PEL. 1886 -
M. Viglio, ABB. 1894.
401 - Ranunculus bulbosus L. var. meridionalis Maliny. (R. b. var. Aleae
Fiori, R. Aleae Willk.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - M. della Croce, m. 1150, 31. 7. (D.
e T., 1893) - M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) (« quasi
i
ei.
-
F
in
Ca
+
LA FLORA VASCOLARE 247
il tipo », nota S. Sommrer in scheda 1897) - M. Autore: S.S. Trinità,
m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), 22. 6. (D., 1896).
402 - Ranunculus gramineus L.
M. Calvo: (Pelosi 1886) CHiov. 1892; Ass. 1894, pascoli a m. 1300,
1. 6. (D. e B., 1896)! Bec. 1897, sub var. linearis DC. - M, Autore:
pascoli di Piano di Livata, m. 1500, 3. 6. (D. e B., 1896)! e prati di
S. Donato, m. 1200-1600, Béc. 1897, pro typo.
403 - Ranunculus illyricus L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, da S.S. Trinita al Campo della
Pietra, m. 1500 e pr. gli Scifi, m. 1650, 22. 6. (D., 1896)! BEG. 1900a
- M. Affilani: cresta sopra Arcinazzo, m. 1100, 31. 5. (D. e B., 1896)!
Béc., l. c.
404 - Ranunculus lanuginosus L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e
T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, 19. 8. (D. e T., 1893)
e più sopra, m. 1500, 11. 8. (D., 1895), fra il P. di Liv. e Campo
Minno, m. 1400-1700, 19. 8. e fino verso m. 1700, 3. 8. (D. e T.,
1893), faggete sotto la vetta, m. 1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino:
Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893).
In gran parte da riferire alla var. umbrosus Fiori (R. umbr. Ten.
e Guss.).
405 - Ranunculus millefoliatus Vabhl
M. Calvo: Ass. 1894, sotto la vetta, m. 1400, 1. 6. (D. e B., 1896)
- M. Affilani sopra Subiaco; 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: fag-
geti sal. da Livata, 1. e 2. 6. e nei pascoli a Piano di Livata, m. 1400,
3. 6. (D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896)
- Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
I nostri esemplari corrispondono bene alla var. brevirostris Boiss. (R.
garganicus Ten., R. m. var. garg. Fiori).
406 - Ranunculus montanus Willd.
Riferimenti al tipo:
M. Viglio: (Bald. e Pel. 1886) Batp. e PEL. i886; Asp. 1894 - M.
Cotento (B. e P. 1886) B. e P., 1. c. - Filettino: Moscosa (B. e P. 1886)
mu li
sio
248 G. CUFODONTIS
B. e P., 1. c., per Valle Granara alla Moscosa, ABB., I. c., senza loc.,
SommiER 1896, «in parte passaggi alla var. gracilis ed al R. polli-
nensis ».
var. pollinensis Terr. 1889-90 (R. pollinensis Chiov. 1892, ? R. Sartorianus
13}, @ Jel.)
M. Autore: Campo Minno, m. 1500, 3. 8. (D. e T., 1893)! Sommer
1896, sub R. poll., sotto la vetta, m. 1800, 15. 8. (D. e S., 1895)! Som.,
1. c., « passaggi a var. apenninus e gracilis ed al R. aduncus >.
Entità infatti ben distinguibile dal R. aduncus e Villarsii ed in esem-
plari più piccoli pressocchè identica al tipo. Essa fu descritta dal M.
Pollino e ritenuta endemismo di questo, poi ritrovata in varie altre
parti dell’ Apennino ed è quasi certo identica al R. Sartorianus dei
Balcani. Gli esemplari da me visti e studiati dal Sommier rappre-
sentano la scoperia dell’ entità (buona o cattiva che sia) nell’ Apen-
nino Romano.
var. apenninus Chioy. 1892.
M. Calvo: vetta, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) f. parvulus Chiov.,
senza fiore e frutto - M. Viglio: (Terr. 1891) e Canto e Viglio (Rolli
1856) CHiov. 1892, typ., (Baldini, Martelloni 1886, Terr. 1891), m. |
2150, 23. 8. (D. e T., 1893)! Curov., 1. c., sub f. parvulus - M. Cotento:
(Baldini 1886, Terr. 1891) ed a m. 2000, 26. 8. (D. e T., 1893)! CHiov.,
1. c., sub f. parvulus - Foce e Camporiano (Martelloni 1887) Cuiov.,
l. c., typ. - Filettino: a Fiumana (Mart. 1888) CHiov. 1. c., typ., Mo-
scosa ed Obico (Martell. 1886) ed al Caforchietto (Baldini 1886) CHIov.,
l. c., sub f. parvulus, senza loc. Sommier 1896 - M. Autore e S.S.
Trinità (Terr. 1891) Curov., l. c., typ.
Non vedo il motivo di distinguere questa var. Il carattere principale
delle foglie, che in questa sarebbero rotondate nel contorno e nel tipo
pentagonali, non regge al confronto di ricco materiale proveniente dalle
Alpi e dei Pirenei. Il contorno delle foglie è variabilissimo ed esem-
plari dimessi alpini e pirenei del R. montanus sono perfettamente eguali
anche nelle foglie. Io ho distinto le due varietà solo per evitare con-
fusioni, ma si vede subito che anche parte degli esemplari riferiti al
tipo vanno inseriti nella var. apenninus. Tutto il ciclo del R. montanus
Willd. va assolutamente ristudiato « ab ima basi» e solo così si potrà
LA FLORA VASCOLARE 249
giungere ad una razionale delimitazione delle entità che lo costitui-
scono. Io sospetto fortemente che nè la var. pollinensis nè la apenninus
riusciranno a salvarsi da una revisione critica. Il vero R. montanus,
che Fiori non fa sorpassare |’ Apennino toscano-emiliano, si spinge
certamente ben più a sud.
407 - Ranunculus polyanthemus L. ssp. breyninus (Cr.) Hegi (R. nemo-
rosus DC.).
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893).
var. Romanus comb. n. (R. nem. var. R. S. Somm.).
M. Autore: Piano di Livata, m. 1300, e Campo Minno, m. 1400-1600,
3. 8. (D. e T., 1893)!, 11. 8. (D., 1895)! Sommier 1896, tra Livata e
Campo Minno, m. 1400, 19. 8. (D. e S., 1895), Campo della Pietra,
m. 1400, 22. 6. (D., 1896), praterie sopra C. della P. e Campo Minno,
m. 1400-1600, 7. 7. (D., 1898), Campo delle Ossa e pr. le capanne di
Nicola, m. 1500-1540, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo
Secco sopra Camerata (Rolli 1857) SommieRr 1896.
Le forme della var. Rom. con lobi fogliari stretti sono uguali al
R. pol. tipico, che però resta distinto per i rostri brevissimi, appena
ricurvi, e non esiste in Italia essendo pianta nordica. Il R. Thomasii
Ten. forse non è differente o lievemente soltanto.
408 - Ranunculus repens L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
409 - Ranunculus Sardous Cr. (R. Philonotis Retz).
Subiaco: 30. 7. e pr. la grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893)!
Bec. 1897, sub var. hirsutus (Curt.) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893),
29. 8. (L. D., 1895).
440 - Ranunculus Thora L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894.
Non è da escludere una confusione col R. brevifolius Ten.!
444 - Ranunculus trichophyilus Chaix (? R. paucistamineus Tausch, p. p.).
Agosta: luoghi paludosi, 14. 8. (D. e T., 1893), 29. 8. (L. D., 1895).
442 - Eranthis hiemalis (L.) Salisb.
M. Calvo: pascoli, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1899. - M.
250 G. CUFODONTIS
Autore: Campo della Pietra, pascoli a m. 1600, 2. 6. (D. e B., 1896)!
Béc., l. c.
443 - Helleborus foetidus L.
Subiaco, 30. 3. (D., 1893) - Filettino: fontana Rolli, 22. 8. (D. e T.,
1893).
444 - Nigella damascena L.
Subiaco, 31. 7. (D. e T., 1893).
415 - Aquilegia vulgaris L.
M. Affilani sopra Subiaco, m. 1000, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore:
faggete sopra Campo Minno, m. 1500-1700, 19. 8. (D. e T., 1893),
15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Viglio, App. 1894.
416 - Delphinium fissum 'W. et K.
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, pr. le capanne dei fale-
gnami (Nicola) e Campo Minno, m. 1600-1650, 19. e 20. 7. (D. e
De Mag., 1898)!, Piano di Livata, m. 1500, 11. 8. (D., 1895)!, sopra
S.S. Trinità, m. 1500, (Bég. 1895)! BEG. e SEnNI 1900 - La Centa, fra
M. Autore e M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e S., 1. c.
Gli esemplari da me visti rappresentano la f. pubescens Heuff. (D.
velutinum Bert.). A questa specie è da ascrivere certamente il D.
Staphysagria L., citato dal Maratti da Vallepietra.
447 - Consolida regalis S. F. Gray (Delph. Consolida L.).
Costasole nei M. Ruffi: nelle messi di valle Frigida sotto la vetta,
23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: nei coltivati, 30. 7. (D. e T.,
1893) e sal. a Livata, m. 700, 11. 8. (D., 1895) - Filettino, Serra Lunga,
Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
418 - Aconitum Vulparia Rchb. var. neapolitanum (Ten.) comb. n. (A.
Lyococtonum var. neap. Ten.).
M. Autore: selva pr. Camerata (Rolli) CHiov. 1892, sub A. Lyc. -
Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894, sub A. Lye.
- Trevi: a Roja (Martelloni 1887) CHiov., 1. c., Trevi, AgB., l. c. -
Serra S. Antonio pr. Filettino (Rolli) MAURI 1820; BertoL. V, 419,
1842; Sanc. 1864, (Rolli, Baldini 1886) CHÙiov., l. c. - M. Tarino:
ABB., |. c., (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900, sub A. Lyc. var. n. - Filet-
to
LA FLORA VASCOLARE 251
tino, M. Cotento, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., l. c.
419 - Actaea spicata L.
M. Autore: faggete di Campo della Pietra, m. 1300-1600, 20. 7. (D.
e De Mag., 1898)!, 15. 8. (D. e S., 1895)!, sotto la vetta, m. 1800,
11. 8. (D., 1895)! Béc. 1900 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
SAXIFRAGACEAE
420 - Parnassia palustris L.
Vallepietra, 25. 7. (Bég. 1895) - Filettino e dint. alle fontane Rolli
e S. Lucia, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del
Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
421 - Saxifraga Aizoon Jacq. var. stabiana Engl. et Irmsch. (S. st. Ten.,.
Filettino: al Cantro (Rolli 1856) ed al Caforchietto (Baldini 1886)
Terr. 1892, sub f. humilis et elata, alla Moscosa (Pelosi 1886) ed al
Caforchietto (Martelloni 1887) TERR. 1892, sub var. intermedia, per
Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, ABB. 1894, pro typo - M. Cotento (Terr. 1891) TERR. 1892,
sub var. latina, da M. Cot. a M. Tarino, ABB. 1894, pro typo - Trevi,
Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB.,
1. c. - M. Viglio (Pelosi e Baldini 1886, Terr. 1891) TERR. 1892, sub
f. humilis et elata, a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893), 21. 7. (Bég. 1895)
- M. Autore: sommità e rupi nelle faggete sotto la vetta, m. 1800-1853,
3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
Secondo ENGLER et IRMSCHER in « Das Pfl.-Reich.» IV, 117, 1919,
la specie è rappresentata negli Apennini soltanto dalla var. typica
(subvar. alpicola e brevifclia) e dalla var. stabiana, alla quale sono da
riferire i saggi da me visti.
422 - Saxifraga autumnalis L. (S. aizoides L. var. aut. Engl. et Irmsch.).
«In humentibus montis Muscae », MARATTI I, 307, 1822.
Probabilmente con questa località è intesa la Moscosa pr. Filettino.
252 G. CUFODONTIS
423 - Saxifraga bulbifera L.
M. Calvo (Pelosi 1886) TERR. 1892, sotto la vetta a m. 1300, 1. 6.
(D. e B., 1896).
424 - Saxifraga granulata L.
M. Viglio (Terr. 1891) Terr. 1892 - M. Calvo: Ass. 1894, pr. la vetta,
1. 6. (D. e B., 1896) - Monti Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B.,
1896).
425 - Saxifraga lingulata Bell.
Sul Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) e M. Viglio (Terr. 1891) TERR. 1892.
Molto probabilmente si tratta della var. australis Engl. (S. austr.
Moric.) che si spinge fino in Sicilia.
426 - Saxifraga moschata Wulf. em. Engl.
Filettino, rupi del Cantro (Rolli 1856) e M. Viglio (Terr. 1891) TERR.
1892.
A. TERR. riferisce queste piante alla var. pygmaea (S. pygm. Haw.)
che secondo ENGLER et IRMSCHER corrisponde alla subvar. integrifolia
Koch. Notisi però che questa entità non fu mai da altri segnalata
negli Apennini.
427 - Saxifraga oppositifolia L.
var. latina Engl. et Irmsch. (S. merddionalis A. Terr. var. lat. A. Terr.
S. latina Hayek).
Cantro pr. Filettino (Rolli) BaLp. e PEL. 1886, pro typo - M. Viglio
(Bald. e Pel. 1886) BaLp. e PEL. 1886; ABB. 1894, pro typo, a m. 2156,
23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, a M. Piano (Martelloni 1887-88) TERR.
1892 - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c.
ssp. speciosa Engl. et Irmsch. (S. meridionalis var. apennina A. Terr.
S. speciosa Dorfl. et Hay., S. opposit. L. var. apenn. F.).
Filettino: sul Cantro (Rolli 1856) e M. Viglio (Bald. e Pel. 1886, Terr.
1891) TERR. 1892, pro var. apenn.
428 - Saxifraga porophylla Bertol.
Filettino: vetta del Cantro (Rolli 1856) TERR. 1892.
Si tratta evidentemente della var. normalis (A. Terr.) Engl. et Irmsch.
La S. media Gouan, per una var. della quale la S. por. è considerata
in N. FI. an. d’It. è specie bensì affine, ma certo distinta, limitata
iS)
oO
(09)
LA FLORA VASCOLARE
ai Pirenei.
429 - Saxifraga rotundifolia L.
Subiaco: neile roccie, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore, da Livata
a Campo Minno e da qui agli ultimi faggi, m. 1325-1700-1840, 3. e
19. 8. (D. e T., 1893) - Fra Trevi e Vallepietra (Terr. 1891) TERR.
1892 - Trevi, App. 1894 - M. Viglio e M. Cotento (Terr. 1891) TERR.
1892 - Da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’ Aniene, App. 1894 - Filettino e dint.: al Caforchietto (Martel-
loni 1887), al Faito (Baldini 1886), colline della Moscosa (Pelosi 1886)
TERR. 1892, per Valle Granara alla Moscosa, App. 1894.
Si tratta sempre della ssp. eurotundifolia Engl. et Irmsch. A. TERR.,
1. c., 1892, ripartisce le piante da lui citate fra le due forme: umbrosa
e pumila, che in seguito non furono più prese in considerazione.
430 - Saxifraga tridactylites L.
ssp. eutridactylites Engl. et Irmsch.
Subiaco: alla Rocca (Pelosi 1886) TERR. 1892; App. 1894, rupi calc.
am. 400, 30. 3. (D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T.,
1893) - M. Autore: agli Scifi, 19. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento
(Pelosi 1886) TERR. 1892; App. 1894 - Filettino, ai Colli Albanesi
(Martelloni 1887) TERR. 1892.
ssp. adscendens A. Blytt (S. adsc. L., S. controversa Sternb.
M. Autore: a S.S. Trinità (Terr. 1891) TERR. 1892, Campo Minno,
Me LOOme Vetta mz lS53, 3) 64 (Dive de 1893). allay vetta 195) 7:
(D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) -
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Da M. Cotento a M.
Tarino e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894
- Trevi e Filettino, ABB., 1. c. - Filettino: a M. Piano (Martelloni 1887)
TERR. 1892, ed alla sommità del Cantro (Rolli 1856) Terr. 1892, sub
f. rivalis A. Terr. « petalis obovatis calycem aequantibus ».
Quest’ ultima f. rivalis del Terr. non è stata mai meglio precisata,
nè presa in considerazione da Engl. et Irmsch. I. c.
434 — Ribes alpinum L.
Camerata (Rolli 1859) CHiov. 1897.
254 G. CUFODONTIS
432 - Ribes Grossularia L. var. uva-crispa Sm. (R. uva-crispa L.).
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), Campo
delle Ossa. m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco,
15. 8. (D. e S., 1895) - M. Calvo, Ass. 1894 - Filettino, alla Macchia
di Faito, m. 1430, 27. 8. (D e T., 1893).
433 - Ribes multiflorum Kit.
Camerata (Rolli 1857) Criov. 1897.
434 - Ribes petraeum Wulf.
M. Autore: sal. alla vetta da Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895).
CRASSULACEAE
435 - Sempervivum arachnoideum L.
M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893).
436 - Sempervivum tectorum L.
M. Calvo sepra Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Cresta
di M. Tarinello (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900 - M. Cotento, Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894,
sub S. montanum. :
L’ ultima citazione è riferita a questa specie con mera probabilità.
Deve intendersi certamente il S. mont. del Tenore, perchè quello lin-
neano manca certo nel Lazio. Gli esemplari da me studiati corrispon-
dono sufficientemente alla ssp. glaucum (Ten.) Berger.
437 - Sedum acre L. (S. sexangulare var. a. Fiori).
M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b - M. Autore:
Piano di Livata, m. 1325, Campo Minno, m. 1700 e fino agli ultimi
faggi, m. 1840, 3. 8. (D. e T., 1893)!, alla vetta, m. 1850, 3. 8. (iid.,
1893)!, (Senni 1897), 7. 7. (D., 1898)! Béc., 1. c. - M. Tarino: Ass.
1894, (Bég. 1897) BEG. e Senni 1900 - Trevi, Filettino, per Valle
Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
M. Cotento e M. Viglio, ABB., 1. c.
438 - Sedum album L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b - Filettino: roccie umide presso il
paese, 21. 7. (Bég. 1895), ai Colli Albanesi, 23. 8. (D. e T., 1893)!
¥
LA FLORA VASCOLARE 255
Béc., 1. c. - Filettino, Trevi, M. Cotento, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - M. Tarino: ABB., I. c., (Bég. 1897)
BEG. e SENnnr 1900 - M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di
Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898).
439 - Sedum alpestre Vill.
M. Autore: S.S. Trinità, 22. 6. (D., 1896).
Riportato dubitativamente dal M. Pizzodeta nei vicini M. Ernici.
Corrisponde ottimamente nell’ abito, un po’ meno nelle foglie. I
sepali, nel secco, sono un po’ prolungati alla base. Secondo HEci
sarebbe pianta silicicola che sostituisce il S. atratum, ma sull’ Autore
ci sono tutti e due.
440 - Sedum atratum L.
M. Autore: vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893), 7. 7. (D., 1898),
19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Cotento: App. 1894, m. 2014, 26. 8.
(D. e T., 1893) - M. Viglio: ABB., 1. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)
- Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bian-
che alle sorgenti dell’ Aniene e sul M. Tarino, ABB., l. c.
454 - Sedum Cepaea L.
M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m.
840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7.
e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
442 - Sedum dasyphyllum L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEc.
1800 b, a M. Livata, m. 1425, 18. 8. (iid., 1893) - M. Calvo: m. 1590,
18. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, I. c. - Filettino, App. 1894.
Gli esemplari da me visti sono da riferire alla var. adenocladum Burn.
443 - Sedum hispanicum L.
Subiaco: piano di S. Lorenzo e fino Madonna dell’ Appello, 31. 7.
(D. e T., 1893), valle dell’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 21. 6.
(D., 1896) - M. deila Croce: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7.
(D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e
T., 1893) - M. Tarinello (Bég. 1897) BEc. e Senni 1900.
256 G. CUFODONTIS
454 - Sedum magellense Ten.
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T.,
1893)!, vetta, m. 1850, 3. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c, vetta, 19. 7.
(D. e De Mag., 1898) - M. Cotento: App. 1894, m. 2014, 26. 8. (D. e
T., 1893) - Serra S. Antonio pr. Filettino (Rolli) Car. in Part. IX, 69,
1890 - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene e M. Tarino, ABB., l. c.
445 - Sedum maximum Hofim. (S. Telephium var. m. L.).
Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D.
CRISMISIS)E
446 - Sedum mite Gilib. (S. sexangulare var. m. Fiori. S. boloniense Lois.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
447 - Sedum rubens L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - M. della
Croce pr. Subiaco: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T.,
1893).
448 - Sedum rupestre L. (S. reflexum L.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. della Croce: vers.
or. sopra Sub., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Calvo: m. 1590,
18. 8. (D. e T., 1893).
ROSACEAE
459 - Prunus insititia L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
450 - Prunus spinosa L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
ABB. 1894.
451 - Filipendula hexapetala Gilib. (Spiraea Fil. L.).
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)
- Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894,
TR
ea
sedi
i
È
LA FLORA VASCOLARE 257
452 - Dryas octopetala L.
M. Viglio: App. 1894, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)!, 21. 7. (Bég.
1895) Béc. 1900 b - Trevi, Filettino, da M. Cotento a M. Tarino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c.
453 - Geum molle Vis. et Pane.
Campo Secco: nella Camerata (Rolli 1857) CHiov. 1897, sotto M.
Autore, 15. 8. (D. e S., 1895).
Citato anche dal Fiori (N. FI. an. d’ It.) per queste località. Pianta
balcanica notevole.
454 - Geum urbanum L.
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8., Piano di
Livata, m. 1325 e da C. M. agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per Valle Granara alla Moscosa e
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M.
Tarino, ABB. 1894.
Certo errata è |’ indicazione del G. montanum L. sul M. Calvo
(Sebast.) da parte del Mauri; si tratta probabilmente pure del G.
urbanum.
455 - Potentilla apennina Ten.
M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893)!, (Bég. 1895), m.
1800, 11. 8. (D., 1895)!, 15. 8. (D. e S., 1895)! Béc. 1898 - M. Viglio:
Asp. 1894, 27. 8. (Bég. 1895) Béc., l. c., m. 2156, 23. 8. (D. e T.,
1893) - M. Tarino: ABB., |. c.; BEc., 1. c. - M. Cantro: (Rolli) Car.
in PARL. X, 75, 1894 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sor-
genti dell’ Aniene e M. Cotento, ABB., 1. c. i
456 - Potentilla argentea L.
Serra S. Antonio, MARATTI I, 1822
Secondo Béc. 1898, questa e le altre citazioni della specie da parte
degli autori Romani, sarebbero da riferire alla P. De-Tommasii, ma
la riporto, non essendo improbabile la sua presenza nel Lazio. Vedi
P. canescens Bess.
457 - Potentilla canescens Besser (P. argentea var. c. Fiori, P. incras-
sata Zimm.).
M. Autore: roccie calc. (Chiov. 1895) CHrov. 1898, sub P. incr. Zimm.
258 G. CUFODONTIS
Ho riportato questa indicazione limitandomi ad aggiornarne la
nomenclatura. CHIOVENDA interpreta dubitativamente la pianta come
ibrido « P. pedata X Thommasii ».
458 - Potentilla caulescens L.
Filettino: alle Lisce, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1898 -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti deli’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, App. 1894, sub P. Clusiana var.
BécuinorT 1898 giustamente ha riferito a questa specie la citazione
del Terr. I saggi che ho avuto sott'occhio appartengono alla var.
anadena Burn.
459 - Potentilla Crantzii (Cr.) Beck (P. verna L. p. p., P. salisburgensis
Haenke, P. aurea Aut. Rom. nec L.).
M. Calvo: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Car. in Part. X, 86,
1894, tutti sub P. aurea L., ABB. 1894, sub P. aurea et verna, sotto la
vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! BEc. 1898, sub P. v. var. baldensis
- M. Autore: verso Campo Secco (Chiov. 1895) CHrov. 1897, sub P.
baldensis Kern., BEc., l. et nom. c., vetta, 26. 7. (Bég. 1895)
Béc., 1. et nom. c., m. 1850, 7. 7. (D., 1898) e 19. 7. (D. e De Mag,,
1898) - M. Crepacuore: MaRATTI 1822, sub P. aurea; BEG., l. et nom c.
- M. Cotento: Ass., I. c., m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. et
nom. c. - M. Viglio: m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. et
nom. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ce-
raso, Colle Viglio, ABB., l. c.
I nostri esemplari hanno nella maggioranza foglioline subcuneate,
dentate solo nella metà superiore e sono abbastanza tipici. Alcuni però
infatti si avvicinano alla var. baldensis (Kern.). E’ merito del BEGUINOT
di aver riferito a questa specie la P. aurea degli autori romani. La
nomenclatura è intricatissima, ma sembra ormai accertato, che secondo
le « Regole », il nome valevole sia appunto quello qui adottato.
460 - Potentilla Detommasii Ten.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e fra S. Donato
e M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1898, sub var.
candicans Bég. 1897.
Esemplari in parte sfioriti col corimbo ben più lasso del solito.
da
LA FLORA VASCOLARE 259
461 - Potentilla hirta L. (P. recta L.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31, 7., sal. alla gola
di Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S.
Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Calvo:
sal. da Sub., 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata,
m. 1325 e sal. da Campo Minno, m. 1700-1830, 3. 8., S.S. Trinità,
m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893), pr. le capanne di Nicola sopra C.
della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: dint.
di Vadadino, 24. 8. e Macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T.,
1893)! BEG. 1898, sub P. Detommasii var. cinerea Bég. - Trevi, Filet-
tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento
a M. Tarino, ABB. 1894, sub P. recta.
La maggior parte dei saggi da me visti sono da riferire alla var.
recta Ser., però ve n’è alcuni che tendono alla var. laeta Focke e
pedata Koch. Fra questa specie e la precedente vi sono intimi rap-
porti di parentela, nè mancano forme intermedie.
462 - Potentilla reptans L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga,
Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
463 - Fragaria vesca L.
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1841, 3. 8.
(D. e T., 1893).
464 - Rubus caesius L.
Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895) - Subiaco: all’ Aniene, 14. 8., ponte S.
Mauro, 12. 8. e selve lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) -
Filettino: colli Albanesi, ABB. 1894.
465 - Rubus collinus DC.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., da S. Scolastica
a S. Donato e M. Livata, m. 400-970-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) -
Campo Secco, scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898).
466 - Rubus corylifolius Sm.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
260 G. CUFODONTIS
467 - Rubus glandulosus Bell. (R. hirtus W\ K., p. p.).
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8, (D. e T., 1893) - Filettino:
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
468 - Rubus Idaeus L.
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1800, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e
T., 1893).
469 - Rubus ulmifolius Schott
M. della Croce: vers. occ. sopra Affile, m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
Esemplari con foglie relativamente piccole, che si avvicinano al
R. collinus.
470 - Agrimonia Eupatoria L.
Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) - Subiaco: pel piano di S. Lorenzo a
Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893).
471 - Alchemilla alpina L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino e M. Viglio, ABB. 1894.
472 - Alchemilla arvensis (L.) Scop.
Filettino: per Valle Granara alla Moscosa e verso la Fiumata, ABB.
1894.
473 - Alchemilla microcarpa Boiss. el R. (A. arvensis var. m. Fiori).
M. Affilani: vetta sopra Arcinazzo, 31. 5. (D. e B., 1896).
474 - Alchemilla silvestris Schm. (A. vulgaris var. s. Burn.).
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio:
ABB. 1894, sub A. vulgaris, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso,
Colle Viglio, ABB., 1. et nom. c.
475 - Sanguisorba minor Scop. (Poterium Sang. L.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub Pot. Sang.
Da riferire, almeno in parte, alla seguente.
=
LA FLORA VASCOLARE 261
476 - Sanguisorba muricata (Spach) Gremli (Poteriwm m. Spach, P. po-
lygamum W. K.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m: 500-1300, 1. 8. e da S. Donato
a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
477 - Rosa andegavensis Bast. (R. canina var. a. Fiori).
Fra il ponte di Cominacchio ed Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895).
478 - Rosa arvensis Huds.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)
- Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
479 - Rosa coriifolia Fr. (R. glauca var. c. Crép. in F. e P.).
M. Autore: freq. a Campo delle Ossa (Chiov. e Pappi 1897) CHiov.
1898.
480 - Rosa dumetorum Thuill. (R. canina var. d. Desv.).
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895).
481 - Rosa mollis Sm. (R. villosa var. m. Fiori).
M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Filettino: a Cerasolo (Rolli) Car. in Part. X, 31, 1894, macchia di
Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
482 - Rosa nitidula Bess. f. scabrata H. Br. in Beck (R. scabrata Crép.,
R. canina var. s. Fiori).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
483 - Rosa pendulina L. (R. alpina L.).
M. Autore: (Rolli) Car. in PARL. X, 35, 1894, sub R. alp., Campo Minno,
m. 1650, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) var. aculeata R. Kell.! - Filettino:
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) f. pyrenaica (Gou.)
R. Kell.!
484 - Rosa pendulina L. x R. pomifera Herm.
M. Piano sopra Filettino (Baldini 1888) R. KeLL. in CHiov. 1898, sub
« R. longicruris Christ. ».
Questo ibrido sarebbe identico alla R. gombensis Lagg. e Pug. ed
alla R. pomifera f. longicruris Christ. Vedi Burnat in Fi. Alp. Mar.
III/1, 43, 1899.
262 G. CUFODONTIS
485 - Rosa rubiginosa L.
Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB.
1894.
486 - Rosa spinosissima L.
Filettino, pr. Cerasolo (Rolli) Car. in Part. X, 37, 1894.
487 - Crataegus monogyna Jacq. (C. Oxyacantha var. monostyla DC).
Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) fruct.! - Subiaco, ponte Rapone, 30. 7. (D.
e T., 1893).
I saggi sublacensi si accostano alla var. Azarella (Gris.) Fiori.
488 - Crataegus Oxyacantha L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, App. 1894.
Forse in parte da riferire alla precedente.
489 - Pyracantha coccinea Rom. (Cotoneaster Pyr. Spach).
Subiaco, lungo 1’ Aniene, 14. 8. (D. e T., 1893).
490 - Amelanchier ovalis Med. (A. vulgaris Mch., Aronia rotundifolia
Pers.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, App. 1894 - M. Autore, vetta (Lanciani 1898)
BéEc. 1900 c.
491 - Pirus communis L. var. Piraster L. (P. Pir. Borkh.).
Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
492 - Pirus Malus L. var. tomentosa Koch (P. dasyphylla Borkh., P. M.
var. dasyph. Fiori).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), fra Livata
e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: macchia di Faitc,
m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
493 - Sorbus Aria (L.) Cr. (Pirus Aria Ehrh.).
M. Ruffi: al fontanile del Merro, scend. dal Costasole, m. 900, 23. 7.
(D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893) - M. Calvo: sotto la vetta, 1. 6. (D. e B., 1896)
- Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi,
LA FLORA VASCOLARE 263
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, ABB. 1894.
Gli esemplari da me visti corrispondono alla f. obtusifolia Hay.
(P. A. var. o. DC...
494 - Sorbus Aucuparia L. (Pirus A. Ehrh., Gartn.).
M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. e
19. 8. (D. e T., 1893), faggeti sal. da P. di L., 11. 8. (D., 1895) e fra
Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895).
495 - Sorbus domestica L. (Pirus Sorbus Gartn., P. d. Ehrh.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
LEGUMINOSAE
496 - Laburnum alpinum Lge. (Cytisus a. Mill.).
M. Calvo, ABB. 1894, sub Cyt. a.
497 - Laburnum anagyroides Med. (Cytisus Lab. L.).
Fra Cineto e Subiaco, lungo la strada, 31. 5. (D. e B., 1896) - M.
Calvo: App. 1894, sub Cyt. Lab. - M. Autore: rupi pr. S.S. Trinità,
m. 1330, 22. 6. (D., 1896) - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte
di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893); alto Simbr., a Pantano (Bég.
1897) Bég. e SennI 1900 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
498 - Sarothamnus scoparius (L.) Koch (Cytisus s. Lk.).
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
499 - Cytisus sessilifolius L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: da
Vallepietra a S.S. Trinità, m. 1000, 22. 6. (D., 1896) - Dal ponte di
Cominacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895)! BEc. 1900b
- Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Com., 21. 8. (D. e T.,
1893)! Béc., 1. c.
Trovato la prima volta da Rolli ad Arcinazzo (Car. in Par. X, 132,
1894).
264 G. CUFODONTIS
500 - Cytisus spinescens Presl (C. subspinescens Briq.).
Subiaco: 30. 3., M. Francolano, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m.
500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: dal Piano di Livata a S.
Donato, 3. 6. (D. e B., 1896), S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896)
- M. Calvo, App. 1894 - M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896).
501 - Cytisus triflorus L’ Hér.
Subiaco: boschi di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), 17. 8. (D.
e S., 1895).
502 - Genista januensis Viv.
M. Affilani sopra Sub., 31. 5. (D. e B., 1896) - Piano di Livata, scend.
a S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896).
503 - Genista tinctoria L.
Subiaco: bosco di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), 17. 8. (D. e
S., 1895) - M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De
Mag., 1898) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894.
Le piante di Subiaco si accostano alla var. elata Asch. et Gr.
504 - Spartium junceum L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893),
11. 8. (D., 1895).
505 - Ononis pusilla L. (0. Columnae All.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim-
brivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893)
- Filettino: dint. e sorg. della Perusa, ABB. 1894, dint. di Vadadino,
24. 8. e cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893).
506 - Ononis spinosa L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
507 - Medicago falcata L. (M. satira var. f. Urb.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. di
Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 265
508 - Medicago hispida Gaertn. var. denticulata Urb. (M. dent. Willd.).
Subiaco: pel piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7.
e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
509 - Medicago lupulina L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Affilani pr. Sub.,
31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T.,
1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche aile sorgenti dell’Aniene,
da M. Cotento a M. Tarino, Ase. 1894, sub var. leiocarpa (Guss.).
I saggi da me visti sono da assegnare alla f. perennans Hal. (var.
Cupaniana Heldr.).
510 - Medicago minima (L.) Desr.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
var. recta (Desf.) Burn. (M. recta Willd., M. m. var. longiseta DC.).
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18 .8. (D. e T.,
1893) - M. Calvo: sal. da Sub., 1. 6. (D. e B., 1896).
511 - Medicago orbicularis (L.) All.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m.
400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
512 - Medicago rigidula (L.) Desr. (M. Gerardi Kit. in W.).
Filettino: dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893).
513 - Melilotus alba Desr.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e selve
lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893).
514 - Melilotus neapolitana Ten.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
515 - Trifolium alpestre L.
«In montibus subapenninis frequens », SEB. e MauRI 1818 - Filettino,
MaraTTI II, 157, 1822.
516 - Trifolium arvense L. var. Brittingeri Beck (7. Br. Weitenw.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
266 G. CUFODONTIS
517 - Trifolium aureum Poll. (7. strepens Cr., prob.!).
Monti di Subiaco, Ass. 1894 - M. Autore: Piano di Livata (Senni
1897), e m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 b - Filettino: mac-
chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c.
518 - Trifolium campestre Schreb.
Subiaco: ponte Rapone, 30, 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
519 - Trifolium incarnatum L.
var. elatius Gib. et Belli
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
var. stramineum Fiori (T. str. Presl)
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
520 - Trifolium lappaceum L.
Filettino, MaraTTI II, 158, 1822.
521 - Trifolium medium L.
Filettino: (Rolli) MaurI 1820; Bert. VIII, 167, 1850; Sane. 1864.
ssp. flexuosum Asch. et Gr. (7. flexuosum Jacq., T. m. var. expansum
Ten.).
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
522 - Trifolium montanum L.
M. Viglio, m. 1500 (Bég. 1895) BEG. 1897.
523 - Trifolium nigrescens Viv.
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
524 - Trifolium ochroleucum Huds.
M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M, Autore: Piano di Livata, m. 1320, 3. 8. (D. e T., 1893), 7. 7.
(D., 1898), da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893), pr. le capanne dei falegnami (Nicola), m.° 1600, 20. 7. (D. e
De Mag., 1898) - Campo Secco, m. 1300, 7. 7. (D., 1898) - Filettino:
LA FLORA VASCOLARE 267
fontana Rolli e S. Lucia, per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894,
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
525 - Trifolium praetutianum Guss.
M. Viglio e M. Cotento (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886;
ABB. 1894.
526 - Trifolium pratense L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: Rocca, 31. 3. (L. D., 1893),
ponte Rapone, 30. 7. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, da Campo Minno agli ultimi
faggi, m. 1700-1840, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T.,
1893) - Serra S. Antonio pr. Filettino, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893)
- M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1897, sub var.
collinum Gib. e B. - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc.,
1. c. - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) Béc., Il. c.
Tutti i saggi sono da riferire alla var. collinum Gib. e B., la quale
però, secondo Fiori, anderebbe divisa in una var. microphyllum Bert.
alla quale sarebbero da ascrivere gli esemplari di M. Cotento, Calvo,
Viglio ed alcuni di Campo Minno, ed una var. spontaneum Wk. alla
quale appartengono tutti gli altri.
527 - Trifolium repens L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D.
e T., 1893).
var. minus Guss. (an 7. Biasolettii Steud. et Hochst.?).
M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
528 - Trifolium resupinatum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m
400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
529 - Trifolium scabrum L.
M. Affilani pr. Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Valle Aniene: fra
Subiaco e Jenne, 21. 6. (D., 1896) - Filettino, App. 1894.
530 - Trifolium stellatum L.
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
268 G. CUFODONTIS
531 - Trifolium striatum L.
Col precedente.
532 - Trifolium tomentosum L.
Rocca di Subiaco, App. 1894.
533 - Anthyllis montana L.
M. Calvo pr. Subiaco: SEB. e Mauri 1818; Berto. VII, 406, 1847;
SANG. 1864; App. 1894, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e SENNI
1900 - M. Viglio: m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c. -
La Centa, fra M. Autore e M. Tarino (Bég. 1897) BEc. e S., L c. -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
534 - Anthyllis Vulneraria L.
Filettino, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, sub var. rubra - Trevi,
Fil., per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento
a M. Tarino, ABB., l. c., pro typo.
ssp. pulchella Bornm. (A. pulch. Vis.).
M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Campo Minno, sui prati e colli, m. 1700-1760, 3. e
19. 8. (D. e T., 1893).
535 - Dorycnium herbaceum Vill. (D. pentaphyllum var. h. Neilr.).
Subiaco: lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893), sal. alla gola
di Livata, m. 900, 19. 7. (D. e De Mag., 1898).
536 - Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. hirtum Rikli
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
537 - Lotus angustissimus L. (L. ciliatus Ten.).
Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, sub var. ciliatus.
Probabilmente da riferire a questa specie.
538 - Lotus corniculatus L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., e da S. Donato
a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. della Croce
pr. Sub., vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio,
a
LA FLORA VASCOLARE 269
a Pantano (Bég. 1897) BEc. e SennI 1900 - Filettino: dint. di Vada-
dino, 24, 8. (D. e T., 1893).
ssp. tenuis Briq. (L. t. Kit., L. e. var. tenwifolius L.).
Cervara, Maratti II, 167, 1822, sub L. tenuifolius - Filettino: per
valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub L. tenuis.
539 - Lotus edulis L.
Cervara, Maratti II, 165, 1822.
540 - Lotus ornithopodioides L.
Cervara, MaratTI II, 166, 1822.
541 - Lotus siliquosus L.
Cervara: «in pratis humidiusculis », MaraTTI II, 165, 1822.
542 - Astragalus depressus L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alie sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
543 - Astragalus glycyphyllus L. var. setiger Guss.
Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
544 - Astragalus sesameus L.
Trevi (Orsini) BertoL. VIII, 57, 1850.
545 - Oxytropis campestris DU. (Astragalus c. L.).
M. Crepacuore pr. Filettino (Rolli 1860) CHiov. 1897.
546 - Galega officinalis L.
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893), boschi di S. Fran-
cesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: da Piano di Livata a Campo
Minno, m. 1325-1700, 3. 8. (D. e T., 1893).
547 - Colutea arborescens L.
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T.,
1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: fontana
Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
270 G. CUFODONTIS
548 - Coronilla minima L.
Filettino: MARATTI II, 141, 1822, (Rolli 1856) CHrov. 1897; Ass. 1894,
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio (Brizi e Terr.
1891) CHiov., 1. c. - Trevi, da Filettino per le Arene Bianche alle sor-
genti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
549 - Coronilla scorpioides (L.) Koch
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
550 - Coronilla vaginalis Lam.
Filettino: (Rolli 1856) ed a Foce (Martelloni 1888) CHiov. 1897 - M.
Autore: S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) e vetta (Chiov. 1895) CHÙiov.,
l. c., vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898).
551 - Coronilla varia L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto,
16. 8. (D. e S., 1895) - M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: nei faggeti, sal. da Piano di Livata,
11. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco:
scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: ABB.
1894, dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893).
552 - Hippocrepis comosa L.
M. Calvo, Ass. 1894 - M. Autore: vetta, m. 1800-1850, 22. 6. (D.,
1886), 7. 7. (D., 1898) - M. Viglio, ABB., 1. c.
553 — Onobrychis alba (W. K.) Desv.
Filettino: per Serra (Rolli 1856), a Cerasolo (Martelloni 1888) CHiov.
1897.
554 - Pisum elatius Stev.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
555 — Lathyrus Cicera L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
556 - Lathyrus Clymenum L. var. articulatus Are. (L. artic. L.).
Cervara, Maratti II, 128, 1822 - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D.
e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 271
257 - Lathyrus hirsutus L.
Filettino, ABB. 1894.
558 - Lathyrus membranaceus Presl (L. silvester var. Dodonei et ensi-
folius Vis., L. s. var. angustifolius Moris).
Subiaco: lungo la via di Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino:
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
559 - Lathyrus pratensis L.
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T..
1893), Piano di Liv., m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7. (D. e De
Mag., 1898).
560 - Lathyrus setifolius L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. di
Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
561 - Lathyrus venetus Wohlf. in Hall.—Wohlf. (Orobus variegatus Ten.,
L. var. Gr. et Godr.).
Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene,
Ass. 1897, sub O. var., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T.,
1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
562 - Lathyrus vernus Bernh. (Orobus v. L.).
« montes Cervarae », Maratti II, 124, 1822.
563 - Vicia Cracca L. ssp. incana Rouy (V. incana Vill., V. Gerardi All.
nec Jacq., V. C. var. incana Burn.).
Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) -
M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e SENNI 1900, sub V. Gerardi - Filettino:
App. 1894, sub V. Ger., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T.,
1893).
564 - Vicia grandiflora Scop. var. rotundata Janch. (V. sordida var. rot.
Ser. in DC., V. g. var. Scopoliana Koch).
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T..,
1893).
565 - Vicia hirsuta S. F. Gray
M. Autore: piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
272 G. CUFODONTIS
var. sardoa Hay. (V. h. var. Terroniù Burn., Ervum T. Ten. Ervum h.
var. sardoum Moris in Spr.).
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893). :
566 - Vicia peregrina L.
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e dint. di Vadadino,
24. 8. (D. e T., 1893).
567 - Vicia sativa L.
Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
Il tipo assieme alla var. linearis Lge.
LYTHRACEAE
568 - Lythrum Salicaria L. :
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
Tende verso la var. canescens Vis.
OENOTHERACEAE
569 - Epilobium angustifolium L. (Chamaenerium a. Scop.).
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e prati e colli di Campo
Minno, m. 1700, 19. 8. (D. e T., 1893)! Béc. 1900 c - Filettino: mac-
chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! BEc., 1. c. - Trevi, Filet-
tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Tarino |
a M. Cotento, App. 1894.
570 - Epilobium hirsutum L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) e verso Jenne,
18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgente della Pertusa, Ass. 1894,
fontana Rolli e miniere d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
571 - Epilobium montanum L.
M. Autore: Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895), Piano di Livata,
m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), pr. le capanne di Nicola, m. 1600, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898), Campo Minno, m. 1700-1760, 3. 8. e 19. 8., da
qui agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
per Valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, Serra S. Antonio, m. 1700,
26. 8. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 273
572 - Epilobium obscurum (Schreb.) Roth
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
573 - Epilobium parviflorum (Schreb.) With.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fon-
tana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893), font. Rolli e S.
Lucia, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894 - Serra Lunga, Serra S.
Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c.
574 - Circaea lutetiana L.
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Ruffi:
fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400,
22. 7. (D. e De Mag., 1898).
ARALIACEAE
575 - Hedera Helix L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D..e T., 1893).
UMBELLIFERAE
576 - Eryngium amethystinum L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: sotto
M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895).
577 - Eryngium campestre L.
Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898).
578 - Astrantia major L. ssp. elatior Maly (A. m. var. e. Murb., A. ela-
tior FTiv.).
Cerasolo, sopra Filettino (Rolli) Car. in Part. VIII, 219, 1889, sub
A. m.
Stazione estrema meridionale nella Penisola.
579 - Sanicula europaea L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
faggete sotto la vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino:
Serra S. Antonio, m. 1700, (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB. 1894.
Ì
274 G. CUFODONTIS
580 - Bupleurum Baldense Turra ssp. opacum Thell. (B. opacum Lange).
M. della Croce pr. Subiaco: vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T..
1893) e sal. dal Piano di Livata, 15. 8. (D. e S., 1895).
Per la intricata sinonimia e nomenclatura di questa specie e del B.
Odontites L. confr. THELLUNG in Hegi, Ill. Fl. Mittel-Eur. V/2, 1099;
1926 e ia letteratura là citata.
581 - Bupleurum falcatum L. var. cernuum Arc.
M. della Croce pr. Subiaco, vers: or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Scola-
stica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato,
10. 8. (D., 1895) - M. Autore: capanne di Nicola sopra Campo della
Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: (Rolli) Car.
in Part. VIII, 403, 1889, sub var. angustifolium Car., sorgenti della
Pertusa e per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, sub specie, fontana
Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
582 - Bupleurum Gerardi All. |
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - |
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T..
1893).
583 - Bupleurum junceum L.
Subiaco: sal. al Piano di Livata, 15. 8. e lungo |’ Aniene verso il |
ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895), verso Jenne, 14. 9. (L. D.,
1895) - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21.
8. (D. e T., 1893) - M. Tarino: (Bég. 1897) Bfc. e SennI 1900.
584 - Bupleurum rotundifolium L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e pel piano di S. Lorenzo alla Madonna
dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893).
585 - Trinia Dalechampii (Ten.) Janch.
M. Autore: vetta, m. 1853, 3. 8. e prati di Campo Minno, m. 1760,
19. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De
Mag., 1898) - M. Viglio: m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento:
m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
o
A
5
»
LA FLORA VASCOLARE 275
Specie, a quanto pare, finora inedita per il Lazio, senza dubbio
sovente confusa colla seguente. Esemplari senza frutto sono infatti
praticamente indistinguibili.
586 - Trinia glauca (L.) Dum. (T. vulgaris DC.).
M. Cotento, M. Viglio, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del
Ceraso, Colle Viglio, App. 1894, sub T. vulgaris.
Parte o forse tutte queste citazioni sono senza dubbio da riferire
alla precedente, ma la T. glauca vera quasi certo esiste pure nei Sim-
bruini. Riporto una interessante osservazione di CARUEL (in Part. VIII,
503, 1889), che certo sta in rapporto colle differenze fra le due specie:
«Da nessuno ch’ io sappia è stato espressamente segnalato il curioso
dimorfismo dei frutti di questa pianta, abbenchè sia stato indiretta-
mente avvertito e diffatti la fig. di Cesati, Pass. e Gib. da una parte,
e di Bischoff e Reichenbach dali’ altra, danno i due tipi di frutto ».
587 - Bunium Bulbocastanum L. (Carum B. Koch).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156 e M. Francolano, 31. 7.
(D. e T., 1893)! BEG. 1900 b, sub Carum B. - Fra Cervara e M. Calvo,
13. 8. (D., 1895) - M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700,
19. 8. (D. e T., 1893)! Bec., 1. c., faggeti sal. da Livata, 11. 8. (D.,
1895), S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6., fl. (D., 1896), Campo Secco, m.
1300, 15. 8. (D. e S., 1895) e 20. 7. (D. e De Mag., 1898), capanne
di Nicola, m. 1600, 20. 7. (iid., 1898).
588 - Biasolettia cynapoides Drude (Myrrhis c. Guss., Chaerophyllum e.
Are., Bunium c. Bertol.).
M. Viglio (Brizi e Terr., 1891) CHiov. 1897, sub Chaer.
589 - Carum flexuosum Nym. (Sison f. Ten., C. carvifolium Arc.).
Filettino: sopra il Viglio o Cantro (Rolli 1856) CHiov. 1897 - M. Co-
tento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
590 - Ammi majus L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
591 - Apium nodiflorum (L.) Lag.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
Esemplari con peduncoli ombrelliferi più lunghi e foglie a segmenti
276 G. CUFODONTIS
più larghi formano il passaggio all’ A. repens (Jacq.) Rchb. (A. n. var.
repens Fiori).
592 - Sison Amonum L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Fra Cineto e Subiaco, 15. 9. (L. D.,
1895).
593 - Pimpinella major (L.) Huds. (Apium P. Car.).
Monti tra Cervara e Camerata (Rolli) Car. in Par. VIII, 452, 1889,
sub Apium P.- Valle Aniene: tra Subiaco ed il ponte di Cominacchio,
18. 8. (D. e S., 1895).
594 - Pimpinella peregrina L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8.
(D. e T., 1893).
595 - Pimpinella Tragium Vill.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)!
Béc. 1900b - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8.
(D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Calvo: m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! Béc.,
1. c., nei faggeti, sal. da qui, 11. 8. (D., 1895) - Campo Secco, 15. 8.
(D. e S., 1895).
596 - Seseli montanum L.
Subiaco e monti di Sub.: SeB. e Mauri 1818, (Mauri, Fiorini-Maz-
zanti) BertoL. III, 324, 1837; Sanc. 1864; Car. in Part. VIII, 318,
1889; App. 1894, ruderi della Villa di Nerone, 12. 9. (C. D., 1895),
sulla strada per Jenne, 14. 9. (L. D., 1895), lungo 1’ Aniene verso il
ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Calvo: m. 1590,
18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D.
e T., 1893), Piano di Livata, 3. 6. (D. e B., 1896) - Campo Secco,
15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: fontana Rolli e miniere d’ asfalto,
22. 8. ed alla macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) (*).
(*) E? assolutamente da escludere il Seseli Libanotis Koch var. pyrenaicum
Briq., che Maratti (I, 206, 1822) cita da Subiaco sotto il nome di Crithmum
pyrenaicum L.
adi
LA FLORA VASCOLARE 277
597 - Seseli tortuosum L.
Fra Cineto e Subiaco, lungo la strada, 15. 9. (L. D., 1895).
598 - Cnidium silaifolium (Jacq.) Simk.
Subiaco: verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M.
Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim-
brivio: fra Vallepietra ed il ponte di Com., 21. 8. (D. e T., 1893) (**).
599 — Foeniculum vulgare Mill.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
600 - Aethusa Cynapium L. var. domestica Wallr.
Subiaco verso il ponte di Cominacchio, lungo |’ Aniene, 18. 8. (D. e
S., 1895).
Da CaRUEL (in Parl., VIII, 291, 1889) questa specie non è ricordata
per il Lazio.
601 - Angelica silvestris L.
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’ Aniene verso
il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895).
602 - Ferulago galbanifera Koch (Ferula Ferulago L., F. nodiflora Jacq...
Serra S. Antonio sopra Filettino: (Rolli) Mauri 1820, sub Ferula n.;
Sanc. 1864, sub Ferula F.; Car. in Part. VIII, 300, 1889, sub Fer. F.
603 - Opopanax Chironium (L.) Koch (Pastinaca Opopanax L. var. Chir.
Fiori).
M. Ruffi: M. Costasole, sotto la vetta, m. 1100, 23. 7. (D. e De Mag.,
1898).
604 - Pastinaca sativa L.
Filettino: miniere d’ asfalto e fontana Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893).
ssp. urens Rouy et Cam. (P. urens Requ., P. s. var. u. Celak.).
Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893), 29. 8.
(L. D., 1895) - Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e verso ponte Rapone,
14. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne, 14. 9. (L. D., 1895).
(**) Il Ligusticum Mutellina Cr. dato dal Maratti sotto il nome di Phellan-
drium M. L. da «supra monasterium Sublaci» (I, 216, 1822) certo non esiste, ma
potrebbe facilmente trattarsi di confusione col Meum athamanticum Jacq.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 11
SLI ARE NET PODI AA ean gen IVATO
TA TABA dI w
278 G. CUFODONTIS
605 - Heracleum Sphondylium L. (Sph. Branca Scop.).
«In montibus Aequiculorum », BARREL. p. 61, n. 635, ic. 708; 1714,
sub « Sphondylium rotundioribus et minoribus foliorum lobis etc.» -
Subiaco: lungo |’ Aniene, verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T.,
1893), faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)
- Filettino: in copia (Rolli) Car. in Part. VIII, 248, 1889, sub Sph. Br.
var. amplifolium — H. Orsinii Guss. = H. Pollinianum Bert.
Specie di fortissimo polimorfismo. Le entita citate dal Caruel ad
ogni modo difficilmente o solo in parte corrispondono alle piante laziali
e comunque non ne è esatto il coordinamento sinonimico.
606 - Tordylium maximum L.
Subiaco: M. Francolano, Oil, 7 (IDL E IW, Wests).
607 - Daucus Garota L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e ponte di Rialto, il. 8. (D.
e T., 1893), lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895) - M.
AOS SS ani, wn, iss, 20,8 (DL E 1, Wes) (0)
608 - Orlaya grandiflora (L.) Hoffm. (Daucus g. Scop.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e pel piano di S. Lorenzo alla Madonna
dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 21. 6.
(D., 1896), rupi a S. Scolastica, 18. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino:
colli Albanesi, App. 1894, sub Daucus g.
609 - Orlaya platycarpa (L.) Koch (Daucus p. Scop.).
Filettino: sorgenti cella Pertusa, ABB. 1894, sub Daucus p.
610 - Laserpitium latifolium L.
Filettino: Serra S. Antonio, pr. la grotta (Rolli 1856) ChHiov. 1897.
611 - Laserpitium siculum Spr. (L. Siler var. s. Fiori, L. tenuifolium Ten.).
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332,
20. 8. (D. e T., 1893), vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)
- Filettino: per la valle alla Fiumata, App. 1894, sub L. Siler, fontana
(*) L’ Artedia squamata L. citata da «ad m. Muscae» (prob. Moscosa pr.
Filettino) dal Maratti II, 490, 1822 sotto il nome di « A. seminibus squamosis» =
Thapsia orientalis Tourn. non esiste in Italia.
cur pe iE e ia
LA FLORA VASCOLARE 279
Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e
T., 1893).
612 - Torilis Anthriscus (L.) Gmel.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
613 - Torilis arvensis (Huds.) Lk. (Caucalis infesta Vest).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e 14. 8., ponte S. Mauro, 12. 8. (D.
e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: sotto M.
Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB.
1894, sub Caucalis inf.
614 - Torilis nodosa (L.) Gaertn.
Subiaco: sal. la gola di Livata, 1. 8. (D. e T., 1893).
615 - Gaucalis daucoides L.
Subiaco: a M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893), nelle messi, 31. 5.
(D. e B., 1896) - M. Ruffi: nelle messi in Valle Frigida sotto la vetta
di M. Costasole, m. 1000, 23. 8. (D. e De Mag., 1898) - Filettino:
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
616 - Chaerefolium\ Anthriscus (L.) Schinz et Thell. (Anthr. vulgaris
Pers.).
Monti di Subiaco alla Camerata (Rolli) Car. in Part. VIII, 385, 1889,
sub Anthr. v.
617 - Chaerefolium silvestre (L.) Schinz et Thell. ssp. alpestre (W. et
Gr.) Thell. var. nitidum Thell. (Chaerophyllum nit. Wahlb., An-
thriscus nit. Garcke, A. silvestris Hoffm. var. nit. Hazl.).
M. Autore: capanne di Nicola sopra Campo della Pietra, m. 1500,
20. 7. (D. e De Mag., 1898).
618 - Scandix Pecten-Veneris L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
619 - Ghaerophyllum aureum L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325-50, 3. 8. (D. e T., 1893), 19. 7.
(D. e De Mag., 1898), sal. da qui, nei faggeti, m. 1400, 11. 8. (D.,
1895), 19. 7. (D. e De Mag., 1898), pr. le capanne di Nicola (falegnami),
280 G. CUFODONTIS
m. 1600, 20. 7. (iid., 1898) - Campo Secco: sopra Camerata (Rolli)
Car. in Par. VIII, 369, 1889.
620 - Chaerophyllum calabricum Guss. (C. hirsutum var. c. Fiori et Paol.).
Valle Aniene: pr. il ponte di Cominacchio, 21. 6. (D., 1896).
621 - Ghaerophyllum hirsutum L.
Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) Car. in Part. VIII, 370, 1889.
622 - Chaerophyllum magellense Ten. (C. hirsutum var. m. Beauv.).
M. Autore: Campo Minno e nei prati sal. da qui, m. 1700-1830, 3.
e 18. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Piano di Livata, nei faggeti, 11. 8.
(D., 1895), faggete sopra gli Scifi, m. 1750, 19. 7. (D. e De Mag. 1898).
623 - Smyrnium Olusatrum L.
Subiaco: S. Benedetto, 31. 3. (D., 1893).
624 - Conium maculatum L.
Rocca di Subiaco, 11. 8. (D. e T., 1893) (*).
625 - Oenanthe pimpinelloides L.
Subiaco: da piano di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7.
e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
CORNACEAE
626 - Cornus mas L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Comi-
nacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895) - Trevi, Filettino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB. 1894.
627 - Cornus sanguinea L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
(*) La Cachrys Libanotis L. (Hippomarathrum Lib. Koch), che Maratti (I,
206, 1822) ricorda da Subiaco, è assolutamente da escludere.
LA FLORA VASCOLARE 281
RHAMNACEAE
628 - Rhamnus alpina L.
Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) Part. V, 464, 1872.
Il R. Alaternus indicato in ABB. 1894 da Trevi, Filettino, per le
Arene Bianche alie sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino,
senza gran dubbio è da riferire qui. Si tratta di un semplice errore
di determinazione.
629 - Rhamnus pumila Turra (prob. R. pusilla Ten.).
M. Autore: cima (Rolli) Part. V, 461, 1872, vetta, m. 1850, 15. 8. (D.
e S., 1895), da Livata alla vetta (Senni, 1897) e 19. 7. (D. e De Mag.,
1898)! BEG. 1900, roccie e prati di Campo Minno, 1650-1700, 3. e
19. 8. (D. e T., 1893)! e 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900 - Filet-
tino: alla cona di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893)! Bc.
1900 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894 - M. Viglio: m. 2156, 23. 8.
(D. e T., 1893)! BEc. 1900.
AQUIFOLIACEAE
630 - Ilex Aquifolium L.
Filettino: a Comoro, m. 1300, 28. 8. (D. e T., 1893).
CELASTRACEAE
631 - Evonymus europaea L. (E. vulgaris Mill.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
632 - Evonymus latifolia Mill.
Subiaco, 26. 8. (L. D., 1895)! BEG. 1900 c. - Valle Simbrivio: tra Val-
lepietra ed il ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893)! Béc., I. c.
- Apennino di Filettino (Rolli) PARLAT. V, 437, 1872; Béc., 1. c.
SAPINDACEAE
633 - Acer campestre L. var. hebecarpum DU.
Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) sterile! - Valle
Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T.,
1893).
282 G. CUFODONTIS
634 - Acer monspessulanum L.
Subiaco: sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - Ponte di Comi-
nacchio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895).
635 - Acer Opalus Miller ssp. obtusatum Gams (A. obtusatum VV. et K.
A. opulifolium Vill. var. o. Vis., A. neapolitanum Ten., p. p.).
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S.
Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Valle Simbrivio: da Valle-
pietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Com.
verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895).
Per questo ciclo con intricata sinonimia cfr. Lacaira in N. G. B. I.
(n. s.) XXX, 1923. Tranne quello da Subiaco con frutti minori, i nostri
esemplari sono da riferire all’ A. neapolitanum Ten. (1837) propria-
mente detto (A. Opalus var. n. Pax).
636 - Acer Pseudoplatanus L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896), da Livata a Campo
Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893), sal. dal Campo della Pietra
alla vetta, fino m. 1800, 15. 8. (D. e S., 1895) - Valle Simbrivio: da
Vallepietra al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di
Com. verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895).
ANACARDIACEAE
637 - Pistacia Terebinthus L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) e sal. a S. Benedetto,
16. 8. (D. e S., 1895).
BALSAMINACEAE
638 - Impatiens Noli-tangere L.
Cervara: in nemoribus, Maratti II, 292, 1822 - Subiaco: in umbrosis
subapenninis, SEB. e Mauri 1818; Sanc. 1864, monti, ABB. 1894.
POLYGALACEAE
639 - Polygala alpestris Rchb.
M. Calvo (Pir. e Pelosi) CHrov. 1897, sub ? var. Morisiana (Rchb.) -
M. Autore: roccie calcaree alla vetta (Chiov.) CHiov., l. et nom. c.,
LA FLORA VASCOLARE 283
vetta, m. 1850, 7. 7. (D., 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo
Secco: pascoli (Chiov. 1895) CHiov. 1897, pro typo - Filettino: sul
Caforchietto (Martelloni) CHiov. 1897, sub ? var. Morisiana (Rchb.) -
M. Viglio (Terr. e Brizi) CHiov., |. et. nom. c.
640 - Polygala amara L.
M. Calvo: Sane. 1837 e 1864; Car. in Part. IX, 115, 1890; App. 1894 -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ©
M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB., l. c.
Considerando, sia che Fiori esclude questa specie da tutta la catena
degli Apennini, sia la quasi identità delle località citate, si può ritenere
con grande probabilità che essa sia da riferire alla precedente.
641 - Polygala Chamaebuxus L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
642 - Polygala flavescens DC.
Subiaco e monti circostanti: SANG. 1864; Car. in Part. IX, 108, 1890;
Ass. 1894 - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
I’ Aniene, per Valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB., |. c.
643 - Polygala major Jacq.
M. Calvo, SEB. e MauRI 1818 - Subiaco: Sanc. 1864; Car. in PARL.
IX, 99, 1890, monti, ABB. 1894 - M. Autore: 26. 7. (Bfc. 1895),pr.
Livata, 3. 6. (D. e B., 1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
644 - Polygala vulgaris L.
M. Cotento, App. 1894.
GERANIACEAE
645 - Geranium columbinum L.
Cervara, Maratti II, 104, 1822 - Subiaco: ponte Rapone, 30, 7., M.
della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T.,
1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (iid., 1893).
284 G. CUFODONTIS
646 - Geranium lucidum L.
M. Affilani, sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano
di Livata, m. 1355, 3. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. ©
1894.
647 - Geranium molle L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e sal.
da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
648 - Geranium nodosum L.
Cervara, Maratti II, 100, 1822.
Questa specie non oltrepasserebbe gli Abruzzi ed è perciò proba-
bile che la citazione sia erronea. Tuttavia, colle dovute riserve, la
riporto non essendo la sua presenza assolutamente da escludere nei
Simbruini.
649 - Geranium pyrenaicum Burm.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893),
sal. al M. Calvo, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano di Livata,
m. 1325, 3. 8. e S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filet-
tino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893), dint. e per
le Arene Bianche aile sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894 - Trevi, e M.
Cotento, ABB., l. c. - M. Tarino, ABB., l. c., (Bég. 1897) BEG. e SENNI
1900.
650 - Geranium reflexum L. (G. phaeum L. var. r. Terr.).
M. Autore: Campo Minno, prati e colli, m. 1760, 19. 8. e fino alla
vetta, m. 1700-1850, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete sotto la vetta, m.
1750, 11. 8. (D., 1895) - Filettino: Serra S. Antonio (Rolli) PARL. V,
159, 1872, sub G. ph., dint., per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. ph., ai colli
Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, ABB., 1. c.
651 - Geranium Robertianum L.
Cervara: ad montes, Maratti II, 101, 1822 - Subiaco: ponte Rapone,
30. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8., grotta dell’ Infer-
LA FLORA VASCOLARE 285
niglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Serra S. Antonio e colli Staffi.
m. 1700-1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Béc. e
SENNI 1900.
652 - Geranium rotundifolium L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
653 - Geranium sanguineum L.
M. Calvo, App. 1894, sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco:
sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, AsB., l. c.
654 - Geranium silvaticum L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. pratense.
Questo essendo in Italia limitato alle Alpi, si tratta certo dell’ affi-
nissimo G. sil».
655 - Erodium alpinum L’ Hér.
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1350, 22. 6. (D., 1896).
Specie endemica dell’ Apennino piceno ed abruzzese, finora inedita
per il Lazio. Le stazioni più prossime si trovano alla Majella e sul
M. Morrone.
656 - Erodium cicutarium (L.) L’ Hér.
M. Calvo: Asp. 1894, sal. da Subiaco, m. 1000, 1. 6. (D. e B., 1896)
- Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato
a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), verso il ponte di
Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332,
20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
657 - Erodium romanum (L.) L’ Her.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893),
15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T.,
1893).
286 G. CUFODONTIS
658 - Oxalis Acetosella L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894. ‘
659 - Linum alpinum Jacq.
M. Autore: cima (Rolli) Part. V, 312, 1872, Piano di Livata, scend.
a S. Donato, m. 1000, 3. 6. (D. e B., 1896).
Strettamente affine al prossimo.
660 - Linum austriacum L.
M. Autore: S.S. Trinita, m. 1330, 22. 6. (D., 1896).
ssp. collinum Graebn. (L. c. Guss., L. a. var. papulosum Germ.).
Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
661 - Linum campanulatum L.
Monti di Subiaco, SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Ass. 1894.
Da accettare con riserva. Per ragioni geografiche mi sembra che
piuttosto si tratti dell’ affine L. capitatum Kit. pubblicato dal Chiov.
1897 da Vico nei limitrofi M. Ernici.
662 - Linum catharticum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T.. 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. |
(D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, fon- |
tana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio, |
a Pantano (Bég., 1897) BEG. e SennI 1900.
663 - Linum corymbulosum Rchb. (L. liburnicum Scop.?).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
664 - Linum gallicum L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da |
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
665 - Linum narbonense L.
Vallepietra, SANG. 1864; ABB. 1894, sub «L. nebrodense ».
666 - Linum strictum L. (L. s. var. cymosum Gr. et Godr.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. occ. sopra Affile, |
mi 1156, 31. 7.(Ds e hs 1893):
LA FLORA VASCOLARE 287
667 - Linum tenuifolium L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Calvo, Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
668 - Linum usitatissimum L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
669 - Linum viscosum L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
RUTACEAE
670 - Ruta chalepensis L. (R. bracteosa DC.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
MALVACEAE
671 - Althaea cannabina L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
672 - Malva Alcea L. var. fastigiata Fiori (M. f. Cav.).
Cervara, MaratTI, Il, 107, 1822, pro typo. - M. Ruffi: valle Frigida
sup., sotto la vetta di M. Costasole, m. 1000, 23. 7. (D. e De Mag.,
1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D.,
1898) - Filettino: ABB. 1894, pro typo, colli Albanesi, 23. 8. e macchia
di Faito, m. 1400, 27. 8. (D. e T., 1893).
673 - Malva moschata L.
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)!
- Piano di Livata (Senni 1897) e m. 1330, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)!,
3. 8. (D. e T., 1893)!, Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (iid., 1893)! Bfc.
1900 b, sub var. /aciniata Gr. Godr.
674 - Malva nicaeensis All. (M. rotundifolia Aut. it. nec. L.).
Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - Filettino:
sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
288 G. CUFODONTIS
675 - Malva rotundifolia L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2, 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 a - M.
Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893)! B£c., l. c. - Da
Vallepietra a Jenne (Senni 1897) Béc., 1. c.
676 - Malva silvestris L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, sotto Jenne, 2. 8. (D. e T., 1893) -
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893), forma ridotta e glabrescente.
TILIACEAE
677 - Tilia cordata Mill.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) e lungo l’Aniene,
spontaneo, 14. 9. (L. D., 1895) - Valle Simbrivio: Vallepietra, 25. 7.
(Bég., 1895), da V. al ponte di Cominacchio, 21. 8. (D. e T., 1893).
EUPHORBIACEAE
678 - Euphorbia amygdaloides L.
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
Campo Minno, prati e colli, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) e da
Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895).
679 - Euphorbia Characias L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
680 - Euphorbia Cyparissias L.
Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)!, dint. e
verso le sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894, fontana Rolli e miniere
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino
e M. Viglio, ABB., l. c.
681 - Euphorbia exigua L.
Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
682 - Euphorbia falcata L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e 14. 8., M. Francolano, 31. 7. e ponte
S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S.,
1895) - Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894, fontana Rolli e
miniera d’ asfalto, 22. e 24. 8. (D. e T., 1893).
iti
LA FLORA VASCOLARE 289
683 - Euphorbia helioscopia L.
Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
684 - Euphorbia Lathyris L.
« Ad vallem Petram » (Vallepietra) Maratti I, 341, 1822.
Forse coltivata.
— 685 - Euphorbia Myrsinites L.
M. Autore: tra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)!, sotto
ed attorno la vetta, m. 1750-1800, 19. 8. (D. e T., 1893)!, 2. 6. (D.
e B., 1896)!, 22. 6. (D., 1896)! sotto S.S. Trinità (Bég., 1895) Béfc.
1900 a.
686 - Euphorbia platyphyllos L. var. literata Koch (Jacq.).
Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895).
687 - Euphorbia spinosa L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
888 - Mercurialis annua L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
689 - Mercurialis perennis L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894.
BUXACEAE
690 - Buxus sempervirens L. var. arborescens L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) fr. mat!, sal. a S. Bene-
detto, 16. 8. (D. e S., 1895) e lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D.,,
1895) fr. mat., spontaneo nei colli dirupati, 30. 3. (D., 1893) fiorito.
L’ Empetrum nigrum L. (Empetraceae), Serra S. Antonio, Mararrr II, 355,
1822. esiste sicuro fino all’ Appennino toscano e non fu mai più ricordato dal Lazio.
Trattandosi quasi certo di uno dei soliti errori del M.. riporto questa pianta con
tutte le dovute riserve.
290 G. CUFODONTIS
ERICACEAE
691 - Monotropa Hypopitys L.
Valise nei Simbruini (Baldini, 1886) CHiov. 1897.
692 - Pirola secunda L. (Ramischia s. Op.).
M. Cotento: (Baldini e Pelosi, 1886) BaLp. e PEL. 1886; App. 1894 -
M. Viglio (B. e P., 1886) B. e P., l. c. - Filettino: Rocca Valise e
Caforchietto (B. e P., 1886) B. e P., 1. c., dint. e per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB., 1. c. - M. Tarino, Serra Lunga, Serra
S. Onofrio, Trevi, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c.
693 - Arctostaphylos Uva ursi (L.) Spr.
Filettino: (Rolli) Car. in ParL. VII, 726, 1889, alla Lisca, m. 1250,
28. 8. (D. e T., 1893) (*).
PRIMULACEAE
694 - Primula acaulis (L.) Hill.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894.
695 - Primula Auricula L.
Filettino, Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1894. +
VI
Nè Fiori in N. FI. an. d’ It. II 210, 1925-27; nè Pax e KunTH in
« Das Pflanzenreich » IV, 237, 1905 danno il tipo per il Lazio, è quindi
probabile che sia da riferire aila seguente.
var. ciliata Koch (P. ciliata Moretti, P. Balbisti Lehm.).
M. Viglio, ABR., 1. c.
696 - Primula officinalis (L.) Hill. var. Columnae Pax (P. Col. Ten,
P. suaveolens Bert., P. veris Huds. ssp. C. Hayek).
Filettino e dint. da M. Cotento a M. Tarino e per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894 - Fil. a Foce (Martelloni 1887)
(*) Il Maratti (I, 141, 1822) non solo riporta erroneamente dai monti di Filet-
tino la Azalea procumbeus L., specie nordica, in Italia limitata esclusivamente alle
Alpi, ma ne «descrive anche una seconda «specie» dalla stessa località, sotto il
nome di A. repens «ramis repentibus, foliis crenatis. Ab A. p. differt caule statim
diviso, ramis repeutibus et per intervalla radices sub terram condentibus, flore satis
amplo et intense coeruleo ». Devo rinunciare ad identificare questa pianta misteriosa.
LA FLORA VASCOLARE 291
CHÒiov. 1897 - Trevi, ABB., l. c. - M. Viglio e Trevi verso Vallepietra
(Brizi e Terrac. i891) CHiov. 1897 - Camerata (Rolli 1857) e sal. a
M. Autore da Cam. Nuova (Chiov. 1895) CHiov. 1897 - Monti Affilani,
pr. la vetta, m. 900, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. della Croce pr. Subiaco,
vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
Nel Lazio questa è l’ unica var. della specie.
697 - Androsace villosa L.
M. Cotento: (Bald. e Pel. 1886) BaLp. e PEL. 1886; App. 1894, a m.
2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da M. Cotento a M.
Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ABB. 1. c.
Per quanto il tipo solo sia da Fiori (N. FI. an. d’ It.) espressamente
indicato pel M. Cotento, l’ esemplare da me visto è senz'altro rife-
ribile alla var. australis F.
698 — Cyclamen neapolitanum Ten.
Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB.
1894 - Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
699 - Cyclamen repandum S. et S.
M. Calvo, App. 1894.
700 - Lysimachia vulgaris L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
701 - Anagallis arvensis L. var. phoenicea Gr. et Godr. (A. ph. Scop.).
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, Trevi, da
M. Cotento a M. Tarino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, App. 1894 (*).
PLUMBAGINACEAE
702 - Plumbago europaea L.
Arsoli: nel parco del Principe Massimo, 1. 9. (L. D., 1895) - Subiaco:
verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895).
(*) E? assolutamente da escludere dal Lazio la Trientalis europaea L. indicata
per Filettino dal Mararrr (I, 286, 1822) essendo pianta limitata alle Alpi ed anche
qui rara.
292 G. CUFODONTIS
703 - Armeria majellensis Boiss. (A. canescens Host in Ebel var. m. Hal.
et var. latifolia Hay., A. alpina W. var. lancifolia Freyn, A. vul-
garis W. var. latifolia Vis. et var. m. Fiori).
Subiaco: M. Francolano, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300;
1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: dal piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 ed
alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio: m. 2000-2150,
285 Sk (IDS E IL, UGO)
704 - Armeria plantaginea Willd. (A. vulgaris W. var. p. Fiori, A. mon-
tana Wallr.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, per
Valle Granara alla Moscosa, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
Le due specie sono strettamente affini e certo fanno parte di un
unico ciclo, la cui delimitazione e nomenclatura sono però tuttora
incerte. Tutto il genere è estremamente bisognoso di una accurata
revisione, che non può riuscire se non studiandolo nella sua totalità.
OLEACEAE
705 - Jasminum officinale L.
Subiaco: sal. a Livata, a Nazzareno, 5. 8. (D. e T., 1893).
706 - Phillyrea latifolia L. f. ilicifolia Vis. (P. i. Willd.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
707 - Ligustrum vulgare L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8.
(D. e S., 1895).
708 - Fraxinus Ornus L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Ponte di Cominac-
chio verso Arcinazzo, 18. 8. (D. e S., 1895).
ASCLEPIADACEAE
709 - Cynanchum Vincetoxicum (L.) Pers.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
SI SPECIALI VA ER DR SITE SC
LA FLORA VASCOLARE 293
GENTIANACEAE
710 - Gentiana Amarella L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
Riporto questa citazione, osservando che la vera G. A. non esiste
negli Apennini e tanto meno nei Lazio e che quindi si tratta senza
dubbio della G. antecedens Wettst. (G. A. var. ant. Fiori).
741 - Gentiana campestris L. var. neapolitana Froel. (G. neapol. Wettst.,
G. Columnae Ten., G. Amarella L. var. Col. Car., G. Amarella Sang.
fide Bég.).
M. Viglio: (Baldini e Pelosi 1886) Barp. e PEL. 1886; BEc. 1900 c,
sub G. Col., m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Bec., l. c. - M. Cotento:
m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - Monti di Filettino (B. e
P. 1886) B. e P., 1. c. - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del
Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894, sub G. A. var. Col.
Interessante endemismo limitato all’ Appenn. piceno-abruzzese, ai
Simbruini, Ernici (M. Monna, vidi!) ed al M. Meta.
712 - Gentiana ciliata L.
M. Cotento, M. Viglio, Serra Lunga, Serra S. Onofrio (Baldini e Pelosi
1885) BALp. e PEL. 1886 - Filettino: alle Arene Bianche, Ass. 1894.
713 - Gentiana cruciata L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)!
Béc. 1900c. - M. Calvo, Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 753, 1886;
ABB. 1894; Béc., l. c. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8.
(D. e T., 1893)! e sal. da qui, nei faggeti, 11. 8. (D., 1895)! Béc., I. c.
- Filettino: (Rolli) Car., 1. c., dint. e per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, ABB., l. c. - Trevi, Serra Lunga, Serra S. Onofrio,
Campo del Ceraso, Colle Viglio, da M. Cotento a M. Tarino, ABB.,
1. c. - Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bfc,, Il. c.
714 - Gentiana Kochiana Perr. et Song. (G. excisa Koch nec Presl, G.
acaulis L. var. latifolia Gr. et Godr.).
M. Calvo, Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 759, 1886; ABB. 1894, tutti
sub G. ac. - M. Viglio: ABB., |. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)
- Trevi, ABB., l. c. - Monti di Filettino: (Rolli) Car., 1. c., per le Arene
294 . G. CUFODONTIS
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB., l. c.
715 - Gentiana lutea L.
M. Calvo: Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 746,
1886; ABB. 1894, a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)!; Bec. 1500c - M.
Autore: Piano di Livata (Senni 1897), Campo della Pietra, m. 1300 e
pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D.e De Mag,
1898)!, colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893)!, tutto
BEG., l. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
716 - Gentiana utriculosa L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
717 - Gentiana verna L.
M. Calvo pr. Subiaco: Ses. e Mauri 1818, (Sebastiani) CHiov. 1897,
sub G. pumilo Jacq. - M. Autore: S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891) e
vetta (Chiov. 1895) CHiov., I. c., alla vetta, m. 1850, 2. 6. (D. e B.,
1896) e 22. 6. (D., 1896) - M. Viglio: ABB. 1894, (Martelloni 1888,
Pelosi 1886, Brizi e Terr. 1891) CHiov., 1. c. - Cantro pr. Filettino:
(Rolli 1856) Car. in Part. VI, 764, 1886, sommità, CHiov., l. c. - Trevi,
TERR., l. c. - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle sorgenti del-
I’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c., al Caforchietto (Mar-
telloni 1889) CHiov., 1. c.
var. elongata Fiori (G. e. Haenke).
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
CHIOVENDA riferisce tutti gli esemplari alla G. pumila Jacq. ma
questa entità, che difficilmente merita grado superiore alla semplice
var., non si spingerebbe a sud dell’ Abruzzo. Tuttavia si deve ricono-
scere che certi esemplari altitudinari della G. verna vi si avvicinano
parecchio.
718 - Blackstonia perfoliata Huds. (Chlora p. L.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
Pa
LA FLORA VASCOLARE 295
var. acuminata (Griseb.) comb. n. (Chlora intermedia Ten. Chl. p. var.
ac. Griseb. nec. Chl. ac. Koch et Ziz., B. p. var. intermedia Domin).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
Sulla sistematica e sinonimia di questo genere confr. Domin K. in
Bull. intern. de 1’ Acad. des Sc. de Bohème. 1933.
719 - Centaurium pulchellum (Sw.) Druce (Erythraea p. Fr., E. ramo-
sissima Pers.).
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
720 - Centaurium spicatum (L.) Fritsch in Janch. (Hrythraea s. Pers.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub E. Cent. var. spicata.
721 - Centaurium umbellatum Gilib. (Hrythraea C. Pers.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1%93)
- Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio,
ABB. 1894.
BORAGINACEAE
722 - Onosma Aucherianum DC ssp. Javorkae Hay. var. dalmaticum
comb. n. (0. dalmaticum Scheele, 0. Jav. Simk. p. p., 0. echioides
var. dalm. Lac.).
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893) fr. e 22. 6.
(D., 1896) fl. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti
dell’Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub O. stellatum.
Secondo gli studii di Lacarra (N. G. B. I., n. s., XXI, 1924), JAvorKA
ed altri, si può ritenere accertata l’ assenza dell’ O. stellulatum W. K.
in Italia, per cui riferisco la citazione di Abb. senz’ esitazione all’ O.
Aucherianum ssp. Jav. che, colle due var. dalmaticum e Columnae,
è l’unica entità del ciclo che si spinge fino ed oltre in Lazio. Gli
esemplari del 93 pur avvicinandosi fortemente a quest’ ultima varietà
per le foglie più strette e grigie, ha calici fruttiferi lungamente (3-4
mm.) stipitati, per cui questo carattere non è affatto limitato all’ O.
tridentinum Wettst., ma ben piuttosto deve ritenersi direttamente dipen-
dente dallo stadio di maturità.
723 - Echium italicum L. (E. altissimum Jacq.).
Fra Cineto e Subiaco: lungo la strada, di faccia ad Anticoli Corrado,
23. 7. (D. e De Mag., 1898).
DO VET. RO ER IE Fey ROTA OF STEVIE Soc GILLI IVA
296 G. CUFODONTIS
724 - Echium vulgare L. var. grandiflorum Bertol. (E. pustulatum S. et S.).
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893), lungo la strada per
Jenne, 21. 6. (D., 1896).
725 - Lithospermum arvense L.
Subiaco: nei campi, 30. 3. (D., 1893), M. della Croce, vers. or., m.
1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggeti sal. da Livata, m.
1600, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D.
e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894.
726 - Myosotis silvatica Hoffm. (M. alpestnis Schm. var. s. Fiori)
ssp. silvatica Gams
M. Autore: prati e colli a Campo Minno, m. 1700-1760, 3. e 19. 8.
(D. e T., 1893), da S.S. Trinità alla vetta, m. 1500, 22. 6. (D., 1896).
ssp. alpestris Rohl. (M. a. Schm., M. pyrenaica Pourr.).
M. Calvo, App. 1894, pascoli, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc.
1900 b, sub var. alp. - M. Autore: (Rolli) Car. in Part. VI, 869, 1886,
sub M. pyr., sommità, m. 1850, 22. 6. (D., 1869)! fl. e 3. 8. (D. e T.,
1893)! fr. BEG., 1. c. - Cantro (Rolli) Car., |. c. - Trevi, Filettino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino
e M. Viglio, ABB., l. c.
727 - Myosotis arvensis (L.) Hill. (M. intermedia Lk.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di
Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
728 - Anchusa Barrelierii (All.) Vitm.
M. Calvo: sal. da Subiaco, m. 800, 1. 6. (D. e B., 1896)! Béc. 1900
- M. Autore: S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D. e T., 1893)! e 22. 6.
(D., 1896)!, dal Piano di Livata alla vetta (Senni 1897) Béc. 1900 -
Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896).
729 - Anchusa italica Retz (A. azurea Mill.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
Per questo genere confr. GusuLeac M. in Bul. Fac. St., Cernauti,
I/1, 73-123, 1927. (Die europ. Arten der Gatt. Anchusa).
LA FLORA VASCOLARE 297
730 - Borago officinalis L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
734 - Symphytum officinale L.
Subiaco: lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895).
Un esemplare da Cineto (14. 8. 1895, D. e S.) mostra una notevole
mostruosità. I pedicelli di parecchi fiori portano un verticillo di fiori
abortivi, ridotti a minimi termini. Quasi a compensare questa defi-
cienza, i calici dei fiori efficienti, dopo la fioritura si sviluppano in
modo eccessivo, raggiungendo 15-18 mm. di lungh. e quasi 20 mm. di
diam. fra i lobi, assumendo inoltre un’ asperità ipertrofica. Nel PENZIG
non trovai alcun caso teratologico delle Boraginacee simile a questo.
732 - Solenanthus apenninus Fisch. ap. Hohen. (Cynoglossum a. L.).
M. Calvo: scend. verso Piano di Livata, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896)!
Béc. 1900 b - M. Autore: (Armitage) Car. in Part. VI, 840, 1886, fag-
geti sopra il Campo della Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, ABB. 1894.
Endemismo albanese-apennino.
733 - Cynoglossum Columnae Ten.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Calvo: sotto la
vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896).
Dal Lazio questa specie era finora ricordata solo da Cineto Romano,
presso, ma fuori dei nostri limiti (cfr. TERR. 1891).
734 - Cynoglossum creticum Mill.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
735 - Cynoglossum magellense Ten.
Apenn. di Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 844, 1886.
736 - Cynoglossum officinale L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. e M. Calvo, vetta, m. 1300, 1. 6.
(D. e B., 1896) Béc. 1900 b - Monti pr. Camerata (Rolli) Car. in PARL.
298 G. CUFODONTIS
VI, 849, 1886 - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T.,
1893)! e pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D. e
De Mag., 1898)! Béc., l. c. - Vallepietra, m. 900, 22. 6. (D., 1896)!
Béc., |. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti del-
l’ Aniene e per la valle alla Fiumata, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB. 1894.
737 - Asperugo procumbens L.
M. Autore: S.S. Trinità, sopra Vallepietra (Chiov. 1895) CHiov. 1897.
738 - Lappula echinata Gilib. (Hchinospermum L. Lehm.).
Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
739 - Heliotropium europaeum L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D.
e T., 1893).
CONVOLVULACEAE
740 - Convolvulus arvensis L.
Riportato dal prossimo Cineto (Terr. 1891), certo ovunque comune.
744 - Gonvolvulus cantabricus L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
742 - Cuscuta Epithymum L. (vulgaris Engelm.).
Subiaco: ponte Rapone, in Satureia alpina, 30. 7., M. Francolano, in
Cytisus spinescens e Galium sp., 31. 7., sal. alla gola di Livata, m.
500-1300, in Cytisus spin., 1. 8., da S. Donato a M. Livata, m. 950-
1420, in Galium purpureum, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S.
Trinità, m. 1332, in Galium purp. ed una Umbellifera, 20. 8. (D. e T.,
1893) - M. Viglio: m. 2156, in Globularia cordifolia, 23. 8. (D. e T.,
1893) - M. Tarino, in Galium purp. (Bég. 1897) BEG. e SennI, 1900
- Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio,
ABB. 1894.
743 - Cuscuta europaea L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e fra
Liv. e Campo Secco, in Sambucus Ebulus, 15. 8. (D. e S., 1895) -
LA FLORA VASCOLARE 299
Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, ai colli Staffi, m. 1800,
in Urtica membranacea, 26. 8. (D. e T., 1893).
SOLANACEAE
744 - Hyoscyamus niger L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Abs. 1894.
745 - Solanum Dulcamara L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo
del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
746 - Solanum nigrum L. var. vulgare L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
747 - Atropa Belladonna L.
Campo Secco: sotto M. Autore, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: ©
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M.
Tarino e M. Viglio, App. 1894.
SCROPHULARIACEAE
748 - Verbascum Blattaria L.
Arsoli, 1. 9. (L. D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
749 - Verbascum longifolium Ten.
M. Autore: vetta, m. 1800-1850, 3. 8. (D. e T., 1893) e 19. 7. (D. =
De Mag., 1898), colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893)
- Monti di Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 579, 1885.
750 - Verbascum Lychnitis L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
751 - Verbascum mallophorum Boiss. et Heldr.
M. Autore: fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Campo
Secco, m. 1300, 7. 7. (D., 1898).
300 G. CUFODONTIS
Gli esemplari simbruini sono identici a quelli abruzzesi di A. FIORI
in FI. exs. Ital. ser. III, n. 2934. Con ciò questa specie greco-apennina,
finora ignota dal Lazio, viene ad estendere notevolmente il suo areale.
Col V. pulverulentum essa ha ben poca affinità.
752 - Verbascum Thapsus L.
Subiaco: grotta deli’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
753 - Kickxia Elatine (L.) Dum. (Linaria E. Mill., Elatinoides E. Wettst.).
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
754 - Linaria Cymbalaria (L.) Mill.
Subiaco: 31. 3. (D., 1893), grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893),
sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895).
Vedi 1’ osservazione dopo la L. pallida.
755 - Linaria minor Desf.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m.
400-970, 18. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S.,
1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) -
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, e per la valle alla Fiumata,
Ass. 1894 - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e SennI 1900.
756 - Linaria pallida Ten. var. Béguinotii Cuf.
M. Viglio: ABB. 1894, tra fontana degli Scifi e la vetta, m. 1600-2100,
2. 7. (Vaccari, 1904) - M. Cotento: m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) -
Monti di Filettino: sopra il Cantro, rupi, 14. 7. (Rolli 1856)! Car. in
ParL. VI, 615, 1885, colline della Moscosa (Pelosi 1886)! ABB., I. c.,
colli Staffi, m. 1800 e macchia di Faito, m. 1430, 26. e 27. 8. (D.
e T., 1893).
Questa nuova e notevole entità esiste inoltre sui vicini M. Ernici
(M. Monna e Pizzodeta). Per notizie più dettagliate vedi la mia Revi-
sione monografica delle Linarie della sez. Cymbalaria, in Archivio
Botanico, vol. XII; 1936.
757 - Linaria purpurea (L.) Mill.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autere:
colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Trevi Filettino,
LA FLORA VASCOLARE 301
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, ai colli Albanesi, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
758 - Antirrhinum Orontium L.
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7. e grotta deil’ Inferniglio,
2. 8. (D. e T., 1893).
759 - Scrophularia alata Gilib. (S. aquatica L. p. p.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
760 - Scrophularia canina L.
«Ad montes Cervarae », Maratti II, 54, 1822 - Subiaco: ponte S.
Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: dint. e per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e
T., 1893) -Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, Ass., l. c.
761 - Scrophularia Hoppei Koch
Subiaco e monti di S., Sanc. 1864; App. 1894 - M. Viglio, m. 2156,
2358 (D. e T, 1893).
La S. lucida L. ricordata da M. Calvo, SEB. e Maurr 1818 e monti
di Cervara, MARATTI II, 54, 1822 è quasi certo da escludere dal Lazio.
762 - Scrophularia peregrina L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
763 - Scrophularia Scopolii Hoppe (S. Scorodonia Gris. nec L.).
M. Autere: da Piano di Livata a Campo Minno, 3. 8. (D. e T., 1893),
Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag. 1898) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, App. 1894, sub S. Scorod. - M. Viglio, ABB., 1. c.
f. grandidentata Boiss. (S. gr. Ten.)
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1840, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: colli
Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB.
1894, sub S. gr.
302 5 G. CUFODONTIS
764 - Scrophularia vernalis L.
M. Autore: grotta pr. la fonte di S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D.,
1896) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
da M. Cotento a M. Tarino, App. 1894.
765 - Veronica Anagallis aquatica L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893),
verso il ponte di Cominacchio, lungo 1’ Aniene, 18. 8. (D. e S., 1895)
- M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893).
var. anomala De Not. (V. tenella Schm. nec All., V. intermedia N. Terr.)
M. Autore: S.S. Trinità, ecc., colla precedente.
Rassomigliantissima ad una piccola V. Beccabunga ne differisce, a
quanto sembra, soltanto per il fusto alquanto tetragono. Dal M. Autore
vidi tutti i gradi di passaggio fra il tipo e questa varietà.
766 - Veronica aphylla L.
Filettino, al Cantro (Rolli) Car. in Part. VI, 486, 1885. - M. Viglio,
ABB. 1894.
767 - Veronica arvensis L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica a S. Donato,
m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: faggete pr. Campo
delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: colli Staffi, m.
1800, 26. 8. (D. e T., 1893).
768 - Veronica Beccabunga L.
Filettino: alla Moscosa, m. 1600, 26. 8. (D. e T., 1893).
769 - Veronica Chamaedrys L.
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
770 - Veronica Cymbalaria Bod.
Subiaco, 30. 3. (D., 1893).
771 - Veronica officinalis L.
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, 3. 8. (D. e T., 1893)
- Filettino: colli Albanesi, 23. 8. e Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8.
(D. e T., 1893).
303
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
773 - Veronica repens Clar. in DC. (V. serpyllifolia L. var. r. Fiori).
Campo Secco pr. M. Autore (Chiov. 1895) CHiov. 1897.
Riporto questa citazione con riserva, poichè la specie, in Italia, non
è confermata che per le montagne della Corsica. Forse in realtà si
tratta della V. apennina Tausch o della V. tenella All., tutte apparte-
nenti al ciclo della seguente.
774 - Veronica serpyllifolia L.
M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1830, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Viglio,
m. 2150, 23. 8. (D. e T., 1893).
Questa pianta differisce dal tipo, cui uguaglia perfettamente nel
portamento, per la pelosità più abbondante del fusto, che, contraria-
mente alla diagnosi di «foglie glabre, liscie, ecc.» per la specie in
questione, si estende anche alle foglie. Fatti simili osservai sugli essic-
cati di Huet pu Pav., PI. Neapol. 401, dall’ Abruzzo, Femmina Morta
(Herb. Gen. Genova), che però appartengono alla var. alpina Ten.
(V. tenella All.). Mi sembra che la V. s., indipendentemente dalla varia-
bilità di altri caratteri, nelle regioni più elevate dell’ Apennino tenda
ad accentuare notevolmente |’ indumento dei fusti e delle foglie.
75 - Veronica Teucrium L. (s. l.).
M. Autore: prati e colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
Non riesco a piazzare soddisfacentemente questi campioni. L’entita
alla quale più si accostano, sarebbe la V. austriaca L. ssp. dentata
Watzl (V. dentata Schm.), che però è affatto ignota dall’ Italia centrale
e probabilmente tutta. Il confronto con esemplare di questa dalla Boe-
mia mi istruì sulle differenze che sono: foglie più lunghe e ristrette
alla base, brattee fiorali più lunghe del pedicello, mentre le nostre piante
colle foglie quasi lineari-lanceolate, crenate o subiutere, largamente
sessili, racemi lunghi fino a 10 cm. e brattee lunghe la metà dei
304 : G. CUFODONTIS
pedicelli, non rientrano in nessuna delle var. distinte dal BEGurNoT (in
Fiori, Fl. an. d’ It.). Purtroppo i saggi sono mal conservati, senza radice
e per di più in avanzato stato di fruttificazione.
776 - Veronica Tournefortii Gmel. (V. persica Pourr., V. Buxbaumii Ten.).
Subiaco: ponte di Rialto, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Tri-
nità, m. 1337, 20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene
Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, ABB.
1894, sub V. Buxb.
777 - Veronica verna L.
M. Autore: faggete pr. Campo delle Ossa, m. 1500, 2. 6. (D. e B.,
1896).
778 - Digitalis ferruginea L.
Cervara: «ad montes », MaraTTI II, 56, 1822. - M. Autore: piano di
Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893), fra Livata e Campo Secco, 15. 8.
(D. e S., 1895) - Filettino: nei campi, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso,
Colle Viglio, ABB. 1894.
779 - Digitalis micrantha Schrad. (D. australis Ten., D. lutea var. m.
Bertol.).
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)!
BEc. 1903. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)!
Béc., 1. c. - Filettino: colli Albanesi, 23. 8. e Serra S. Antonio, m. 1700,
26. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, 1. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Serra Lunga,
Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, App. 1894, sub
D. lutea e D. l. var. m.
In base all’ esauriente studio di BÉcuinoT (I. c., 1903) la vera D.
lutea raggiunge a Terni il suo limite meridionale, per cui ho senza esi-
tazione riferito tutte le citazioni del TERR. alla D. m., che dall’ Emilia
si spinge fino in Calabria.
780 - Melampyrum arvense L.
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - M. della Croce, vers. occ.
sopra Affile, 31. 7. (D.e T., 1893) - Filettino: ai colli Albanesi e per le
eee |
LA FLORA VASCOLARE 305
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, dint. di Vadadino,
24. 8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., 1. c.
781 - Melampyrum cristatum L.
Cervara: in pratis montanis, MARATTI II, 42, 1822.
782 - Euphrasia minima Jacq. in Schult.
M. Cotento: (Baldini e Pelosi 1885) BaLp. e PEL. 1886; ABB. 1894, a
m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, 23. 8. (D. e T., 1893).
783 - Euphrasia pectinata Ten.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e colli di Campo Minno,
m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e
De Mag., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
784 - Euphrasia salisburgensis Funck in Hoppe
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: prati e colli di
Campo Minno, m. 1700-1760, 3. e 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento,
m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T.,
1893).
785 - Parentucellia latifolia (L.) Car. in Parl. (Bartschia I. S. et S.)L
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub B. J.
786 - Odontites lutea Rehb. (Euphrasia l. L.).
Cervara: ad prata montana, MARATTI II, 42, 1822, sub E. /. - Subiaco,
8. 9. (L. D., 1895).
787 - Odontites serotina Rehb. (Euphrasia s. Lam.).
Subiaco: verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Valle
Simbrivio: sotto Valiepietra, 20. 8. (D. e T., 1893).
788 - Rhinanthus hirsutus Lam. (Alectorolophus h. All., R. Alectorolophus
Poll.).
M. Calvo, ABB. 1894, sub R. A. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325,
3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio, Sanc. 1864, sub R. A.
306 G. CUFODONTIS
789 - Rhinanthus minor Ehrh. (R. Crista galli L. p. p.).
M. Autore: Campo delle Ossa (Chiov. 1895) CHiov. 1897, Campo della
Pietra, m. 1400, 22. 6. (D., 1896), pr. le capanne di Nicola (falegnami),
m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: a Cerasolo (Martel-
loni 1886) e dint. (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897.
790 - Pedicularis comosa L.
Presso Camerata (Rolli) Car. in Part. VI, 435, 1885. - M. Calvo, ABB.
1894. - M. delia Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M.
Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. dal
Piano di Livata a S. Donato, m. 1200, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Cre-
pacore, Maratti Il, 45, 1822.
791 - Pedicularis elegans Ten. (P. fasciculata Bert. et Aut. Ital.).
M. Autore: pascoli (Cortesi 1895) BEG. e Senni 1900. - M. Tarinello:
vetta (Bég. 1897) Bec. e S., 1. c. - M. Viglio: (Pelosi 1886, Brizi e
Terr. 1891) CHiov. 1897, a m. 2156, 23. 8., fr. (D. e T., 1893) - Filet-
tino: monti (Rolli 1856), M. Caforchietto, a S. Onofrio ed al piede del
Repe (Martelloni 1886-87-88) CHiov. 1897.
792 - Pedicularis petiolaris Ten.
M. Autore: pascoli pr. S.S. Trinità sopra Vallepietra (Chiov. 1895)
CHiov. 1897. =
793 - Pedicularis tuberosa L.
M. Viglio, ABB. 1894.
OROBANCHACEAE
794 - Orobanche gracilis Sm.
M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, fino sotto la vetta, 19. 8.
ed alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893), sal. da Vallepietra a S.S.
Trinità, m. 1000, 22. 6. (D., 1896) - Filettino: colli Staffi, 26. 8. (D.
e T., 1893).
LABIATAE
795 - Ajuga acaulis Brocchi
Cantro: sommità (Rolli 1852) Car. in Part. VI, 312, 1884; CHIov. 1897
- Filettino: a Caforchietto e Scaffali (Martelloni 1887) CHiov. 1897.
LA FLORA VASCOLARE 307
796 - Ajuga Chamaepitys (L.) Schreb.
Subiaco: ruderi della villa di Nerone, 30. 3. (D., 1893), ponte Rapone,
30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894,
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
797 - Ajuga reptans L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894.
var. montana Ten.
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
798 - Teucrium Chamaedrys L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino,
ABB. 1894.
A questo è probabilmente da ascrivere il Teucrium « vulgo Camedrio
ecc. » ricordato dal MaraTTI II, 9. 1822 dai monti di Cervara.
799 - Teucrium flavum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
800 - Teucrium montanum L.
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: M. Francolano,
31. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: sommità, 3. 8. (D. e T., 1893) - Serra S. Antonio (Mauri)
BertoL. VI, 35, 1844; Sanc. 1864; Car. in Part. VI, 303, 1884.
801 - Teucrium Polium L. (T. album Poir., T. P. ssp. P. Briq.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
802 - Teucrium siculum (Raf.) Guss. (7. Scorodonia L. var. crenatifolium
Guss.).
Subiaco: selve di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893).
803 - Bouter altissima L. (S. commutata Guss., S. peregrina var. 4.
we Pas
Serra S. Antonio sopra Filettino (Rolli) Car. in Part. VI, 323, 1884,
Sib) Sic:
308 G. CUFODONTIS
804 - Scutellaria Columnae All. (S. Gussonii Ten., S. peregrina var. €.
lio @ Pade
Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T.,
1893).
805 - Lavandula Stoechas L.
« Ad Sembrivivos montes etc. >, Maratti II, 15, 1822.
806 - Marrubium incanum Desr. (M. supinum Scop. nec L., M. candidis-
simum Aut. Ital. et Austr. nec L.).
Monti di Subiaco (Rolli) Car. in Part. VI, 67, 1884. - M. Calvo: sotto
il monte di fronte a S. Celidonia, m. 1000, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)
- Filettino: Serra S. Antonio, Maratti II, 29, 1822, sub M. sup., Colli
Albanesi e per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894, cona di S. Ber-
nardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893).
Secondo uno studio di A. v. DEGEN (in Bot. Kézlem. XX, 1922) i cui
risultati furono confermati in pieno da C. Lacarra (in N. G. B. I. XXXII,
211, 1925) il nome di M. candidissimum L. non è applicabile a questa
specie, perchè fu imposto ad un’altra orientale e, come sembra pro-
babile, completamente estranea all’ Europa.
807 - Marrubium vulgare L.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Filettino: sorgenti
della Pertusa, App. 1894.
808 - Sideritis romana L.
Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T.,
1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895).
809 - Sideritis sicula Ucria var. pseudo-syriaca Lac. (S. syriaca Ten. et
Aut. Ital. nec L.). :
Arsoli (Rolli) Car. in Part. VI, 61, 1884 - Cervara, 13. 8. (D., 1895)
- M. Calvo: sotto M. Aurela di fronte a S. Celidonia, m. 1000, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. (D. e T., 1893), sal. a Liv., 11. 8. (D., 1895), sal. al Piano di
Liv., m. 800, 15. 8. (D. e S., 1895).
Riportata per la prima volta da Riofreddo, da SeB. e Mauri 1818
e da quasi tutti gli autori successivi. La S. hyssopifolia L. citata dal
LA FLORA VASCOLARE 309
MaratTI II, 17, 1822 dalla Serra S. Antonio è certamente da radiare
ed è, con riserva, da attribuire alla S. sic.
810 - Nepeta Cataria L.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Valle Sim-
brivio: sotto Vallepietra, 20. 8. e da V. al ponte di Cominacchio, 21. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894.
811 - Nepeta nuda L. (N. pannonica L. p. p., N. violacea L. p. p., N. n.
ssp. pann. Gams).
M. Autore: pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600-1650, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898)! e Campo della Pietra, m. 1300-1350, 7. 7. (D.,
1898)!, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 a.
812 - Prunella laciniata L. (P. vulgaris var. I. L.).
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894, sub Brun. grandiflora var. lac. -
Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Béc. e SennI 1900, sub B. vulg.
813 - Prunella vulgaris L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: « ad Sublacum oppidum supe-
ratis montibus sesquimilliam infra, ad nemoris oras obvia », BARR. 25,
n. 239, ic. 562, 1714 (ex manuscr. A. Béguinot), sub Brunella latifolia
italica, flore carneo. - Filettino, ABB. 1894.
814 - Melittis Melissophyllum L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, App. 1894.
815 - Galeopsis Ladanum L. (G. orophila Timb.).
Cameraia (Rolli) Car. in Par. VI, 231, 1884. - Cervara, 13. 8. (D.,
1895) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Alto Simbrivio,
a Pantano (Bég. 1897) BEc. e Senni 1900 - M. Tarino, App. 1894,
(Bég. 1897) BEc. e S., 1. c. - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, M. Cotento, ABB., l. c.
ssp. latifolia Gaud. (G. 1. Hoffm., G. intermedia Vill., G. L. ssp. intermedia
Briq., var. int. Mut.).
Filettino: per la valle alla Fiumata e per valle Granara alla Moscosa,
App. 1894, sub var. int.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 12
ATTRITO
310 G. CUFODONTIS
816 - Lamium amplexicaule L.
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet-
tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento
a M. Tarino, App. 1894. ;
817 - Lamium garganicum L. var. glabratum Gris. (L. levigatum DC. nee
L., L. grandiforum Pourr., L. g. ssp. glabratum, Briq.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 e da
qui alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8., a S.S. Trinità, m. 1330, 20. 8. (D.
e T., 1893), dal Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895) -
Filettino: a fontana Rolli e S. Lucia, per valle Granara alla Moscosa,
ABB. 1894, sub L. levig., Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e
T., 1893).
Col L. Orvala L., inesistente nel Lazio, citato dal MARATTI, II, 22,
1822 dai monti di Cervara, quasi certo devesi intendere questa specie.
818 - Lamium maculatum L. var. nemorale Rchb. (L. rubrum Wallr.,
L. m. var. rubrum Briq.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e
T., 1893) e lungo la strada per Jenne, 30. 3. (D., 1893).
L’ ultimo saggio sarebbe da riferire alla f. Tenoreanum Bég. (L.
rugosum Ait., L. m. subvar. r. Rchb.).
819 - Ballota nigra L.
Subiaco: alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8.
(D. e S., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
820 - Stachys Alopecurus Benth. (Betonica A. L.).
M. Autore: sommità (Rolli) Car. in Part. VI, 106, 1884, Campo
Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893) e m. 1650, 19. 7. (D. e De
Mag., 1898).
Per quanto nella Fl. anal. per il Lazio sia indicato solo il tipo della
specie, i saggi da me visti vanno riferiti alla var. Jacquini Beck (Bet.
divulsa Ten., Bet. Jacquini Gr. et Godr., S. Jacq. Fritsch, S. A. var.
divulsa Grande).
$21 - Stachys annua L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 311
822 - Stachys germanica L. (S. polystachya Ten.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) -
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
ssp. salviifolia Gams (S. s. Ten., S. italica Aut. nec Mill., S. g. var.
alba Car.)
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e
T., 1893).
L’ ultimo esemplare occupa una posizione alquanto intermedia.
823 - Stachys Heraclea All.
M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895), da Campo
della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895), pr. la capanna di Nicola
(falegnami), m. 1600, 20.7. ed alla vetta, m. 1850, 19. 7. (D. e'De Mag.,
1898) - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893).
824 - Stachys officinalis (L.) Trevis.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, e lungo la via di Rialto,
31. 7. (D. e T., 1893).
825 - Stachys recta L.
Subiaco: grotia deil’ Inferniglio, 2. 8. e sal. alla gola di Livata, 1. 8.
(D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T.,
1893), fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Filettino:
fontana Rolli e S. Lucia, App. 1894. - M. Cotento, ABB., l. c., sub var.
grandiflora (?).
Gli esemplari da me visti sono tutti da riferire alla ssp. /abiosa Bria.
(S. LZ. Bertol., S. r. var. Z. F. et P.). Il primo da Livata è più tipico.
826 - Stachys silvatica L.
M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB.
1894 (*).
(*) Maratti II, 35. 1822 riporta erroneamente dalla Serra S. Antonio 1’ Horminum
pyrenaicum L. che in realtà non esiste a meridione delle Alpi Apuane.
312 G. CUFODONTIS
827 - Salvia glutinosa L.
Subiaco: selve lungo la via di Rialto, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio,
11. 8., selve di S. Francesco, 15. 8 (D. e T., 1893) - Filettino: fontana
Rolli, 22. 8. (D. e T., 1893)!, App. 1894, S. Lucia, ABB., l. c., miniere
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo
del Ceraso, Colle Viglio, ABB., l. c.
828 - Salvia pratensis L.
Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
829 - Salvia Sclarea L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Trevi: verso Filettino (Rolli) Car. in
Part. VI, 247, 1884.
830 - Salvia Verbenaca L. var. clandestina Brig. (S. el. L., S. V. var. ver-
nalis Boiss.).
Subiaco: M. Francolano, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8., ponte S.
Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, 20. 8. (D. e
T., 1893)..
831 - Salvia virgata Ait. (S. garganica Yen., S. pratensis L. ssp. virg.
Gams)
Dint. di Vallepietra, Sanc. 1864, e monti circost. il bacino sup. del
Simbrivio, ABB. 1894, ambidue sub S. garg.
832 - Melissa officinalis L. f. villosa Benth. (M. romana Mill., M. o. var
r. Briq.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e
T., 1893).
833 - Satureia montana L. (communis Vis.).
Subiaco: monti (Mauri, Fiorini-Mazzanti) BertoL. VI, 56, 1844; Sane.
1864; Car. in Part. VI, 107, 1884, ponte Rapone, 30. 7. (D. e T.,
1893) - M. Autore: fra Livata e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895),
S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Mauri 1820;
Sanc. 1864, macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
LA FLORA VASCOLARE 313
834 - Micromeria graeca L. var. densiflora Benth. (Satureia tenuifolia
Ten., S. graeca L. var. congesta Brig.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. della Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - Alto Sim-
brivio, a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SennI i900, sub S. ten.
835 - Micromeria Juliana Benth. (Satureia J. L.).
Filettino, ABB. 1894.
836 - Calamintha Acinos Clairv. (Thymus A. L., Satureia A. Scheele).
M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e
T., 1893).
Forse da riferire alla seguente C. alpina. Le due specie, a mio modo
di vedere, sono insufficientemente distinte. Nè l’ annuità o perenneità,
nè la posizione dei denti calicini nel frutto, nè |’ indumento bastano
per distinguerle.
837 - Calamintha alpina Lam. (Thymus a. L., Satureia a. Scheele).
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone,
30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893), faggete
sopra gli Scifi, 7. 7. (D., 1898) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895)
- Filettino, Ass. 1894 - M. Viglio: ABB., l. c., m. 2156, 23. 8. (D. e
T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
838 - Calamintha grandiflora Mch. (Melissa g. L., Satureia g. Scheele,
Thymus g. Scop.).
M. Calvo sopra Subiaco, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEc. 1900 -
M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m. 1700-1830, 3. 8. (D. e T.,
1893)! e da Campo della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895)! Piano
di Livata (Senni 1897) Béc., |. c. - Serra S. Antonio pr. Filettino: (Rolli)
MauURI 1820 e Sanc. 1864, sub Thymus g., a m. 1700, 26. 8. (D. e T,
1893)! BEc., 1. c.
839 - Calamintha Nepeta Savi (Melissa N. L., C. parviflora Lam., Satu-
reia N. Scheele, Thymus N. var. canescens Guss.).
M. della Croce presso Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T..
1893) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. e da S. Donato a M. Livata,
m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
RE ARR ITER I, SACRI RETI IT CAMPANE ARTI
314 G. CUFODONTIS
840 - Calamintha officinalis Mch. (Satureia Calamintha Scheele, S. C. var. |
silvatica Briq., Melissa Cal. L.).
Subiaco: grotta deli’ Inferniglio, 2. 8. e da S. Scolastica a S. Donato, |
m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897) Bee. e
SENNI 1900. :
841 - Calamintha suaveolens Boiss. (Satureia alpina Scheele ssp. suaveo-
lens Briq.). |
M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
842 - Calamintha vulgaris Druce (Clinopodium v. L., Satureia v. Fritsch).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e
T., 1893) - M. Autore: da Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-
1700,.3. 8. (D. e T., 1893).
843 - Hyssopus officinalis L. |
Cervara: ad montes, MaratTI II, 12, 1822.
844 - Thymus Serpyllum L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB. 1894, sub typo - M. Calvo,
ABB., |. c., sub var. montanum.
var. angustifolium Fiori (7. a. Pers. fide Fiori)
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. e da Livata a C. M., m. 1325-
1700, 19. 8., M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
845 - Thymus striatus Vahl var. acicularis Borb. (sensu Fiori) (7. acic.
W. et K.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: sommita, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8.
(D. e T., 1893) - M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893).
Lo studio dei timi europei e in particolare di quelli italiani non è
ancora per nulla corcluso. Fra i diversi sistemi proposti dai vari spe-
cialisti (Lyka, RonNIGER) è ben difficile una scelta per il profano. I
nostri timi andrebbero riveduti nel loro complesso almeno come Ron-
NIGER ha fatto per quelli balcanici ed allora appena sarà possibile una
determinazione aimeno approssimativamente esatta dei nostri mate-
LA FLORA VASCOLARE 315
riali. A nulla serve comunque continuare a servirsi di concetti come
« T. Serpyllum », che ormai non hanno alcun significato se non quello
di sezione o subsezione del genere.
846 - Origanum vulgare L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. pel piano
di S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio,
2. 8., sal. a Livata, 3. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: ABB. 1894, dint.
di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
Ad Agosta anche la f. prismaticum Gaud.
847 - Lycopus europaeus L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
848 - Mentha aquatica L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D.
e T., 1893).
f. hirsuta H. Br. (M. h. Huds.)
Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
849 - Mentha dumetorum Schult. (M. aquatica x longifolia).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
850 - M. niliaca Jacq. (M. nemorosa W., M. longifolia x rotundifolia).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., Monte della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7., ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
851 - Mentha Pulegium L. var. villosa Benth. (M. tomentella Hoffmgg.
et Lk.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
852 - Mentha rotundifolia Huds. var. glabrescens Timb.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
VERBENACEAE
853 - Verbena officinalis L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
316 G. CUFODONTIS
GLOBULARIACEAE
854 - Globularia cordifolia L.
M. Calvo: SeB. e MauRI 1818; Sanc. 1864; ABB. 1894, sal. da Subiaco,
m. 1200, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m.
500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Campo Minno, m. 1700,
e vetta, mn: 1853) 3: (8. (Dee 1. 1893), alla vetta: 22462 DE
1896, 1898), 19. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Viglio, ABs. 1894, a m.
2150, 23. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194,
e macchia di Faito, m. 1430, 27. e 28. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga,
Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. - In tutto
il gruppo dei Simbruini sopra i m. 1200, Ass. 1894.
Tutti gli esemplari da me esaminati sono da riferire alla ssp. belli-
difolia Hay. (G. b. Ten.).
855 - Globularia Willkommii Nym. (G. vulgaris L. p. p.).
ME dellaXGroce vers Mors Ml 569 RZ (Deseedes 1893) - Subiaco:
sal. alla goia di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet-
tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento
a M. Tarino, ABB. 1894, sub G. vulg.
PLANTAGINACEAE
856 - Plantago argentea Chaix
M. Calvo pr. Subiaco: ABB. 1894; a m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) e
sotto la vetta, m. 1390, 1. 6. (D. e B., 1896) - M. Affilani, m. 1000, 31.
5. (D. e B., 1896) - M. Autore: scend. da Piano di Livata a S. Donato,
m. 1200, 3. 6. (D. e B., 1896). i
857 - Plantago Cynops L.
Monti di Subiaco: SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864; App. 1894 - Filet-
tino (Bég. 1895) BEG. 1900 b.
Gli esemplari di Subiaco molto verosimilmente sono da riferire alla
P. Psyllium.
858 - Plantago lanceolata L.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S.
Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, ABB. 1894.
LA FLORA VASCOLARE 317
var. eriophylla Decne. in DC. (P. dubia L., P. tomentosa Gilib.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
var. sphaerostachya M. et K.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893).
859 - Plantago maior L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) nella var. pauciflora
(Gilib.) - Vallepietra: alle Acque delle Donne, 26. 8. (D. e T., 1893)
la f. minima Wimm. et Gr. (P. minor Gilib.).
860 - Plantago media L.
M. Autore: Piano di Livata (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897, 3. 8. e
da S. Donato al M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), capanne
di Nicola sopra Campo della Pietra, m. 1500, 20. 7. (D. e De Mag.,
1898).
861 - Plantago montana Lam.
Cantro, alla sommità (Rolli 1856) CHiov. 1897.
Scoperta sul M. Monna negli Ernici dal BEGuiNoT nel 1895.
862 - Plantago Psyllium L.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896).
863 - Plantago serpentina All. (P. maritima L. var. s. Bég. in F. et P.,
P. s. var. montana Ten.).
M. Viglio: ABB. 1894, sub P. mar. var. genuina Koch, a m. 2150, 23. 8.
(D. e T., 1893).
RUBIACEAE
864 - Galium Aparine L.
Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
865 - Galium baldense Spr. (G. magellense Ten.).
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
866 - Galium Cruciata (L.) Scop.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, App. 1894.
318 G. CUFODONTIS
var. chersonense Stey.
Subiaco: verso Jenne, 30. 3. (D., 1893), M. della Croce, vers. or., m.
156037 REC (Demet 893)!
867 - Galium lucidum All.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) -
M. Autore: Campo Minno fino sommità, m. 1700-1853, 3. 8. (D. e T.,
1893), da E della Pietra alla vetta, 15. 8. (D. e S., 1895), vetta,
m. 1850, 19. - (D. e De Mag., 1898).
868 - Galium Mollugo L. var. elatum H. Br. (G. e. Thuill.).
Agosta: 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
969 - Galium parisiense L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
Filettino, ABB. 1894.
var. divaricatum Vis.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
870 - Galium pedemontanum All.
Campo Secco sopra Camerata (Rolli) Car. in Part. VII, 62, 1887.
871 - Galium pumilum Murr. var. austriacum Hay. (G. silvestre Poll.
P= Ps Ge asperum Schreb. p. p., G. austriacum TERE G. pusillum
Aut. It. p. p.)
Trevi, Filettino, per valle Granara alla Moscosa, per le Arene Bianche
alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, M. Viglio, ABB.
. 1894, sub G. silv. e pus.
872 - Galium purpureum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo
del Ceraso, Colle Viglio, ABB., 1. c. - M. Tarino (Bég. 1897) BEG. e
SENNI 1900.
LA FLORA VASCOLARE 319
873 - Galium tricorne St.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) -
Filettino: sorgente della Pertusa, ABB. 1894.
874 - Galium vernum Scop.
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898).
Da riferire alla var. Halleri Fiori (G. H. R. et S.).
275 - Galium verum L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. e colli di Campo Minno,
m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895).
876 - Sherardia arvensis L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per
le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Ta-
rino, ABB. 1894.
877 - Asperula aristata L. f. ssp. longiflora Hay. in. Hegi (A. longiflora
W. e K. p. p., A. flaccida Ten., A. cynanchica var. I. Vis. et ssp.
aristata Bég. in F. et P.). |
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - M. Calvo: m. 1590, 18. 8.
(D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7.
e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), sal. a So
Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Piano di Livata, m.
1325, Campo Minno, m. 1700 e sommità, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893),
Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino:
fontana Rolii e miniera d’ asfalto, 22. 8. e cona di S. Bernardino, m.
1100, 28. 8. (D. e T., 1893), sorgente della Pertusa, App. 1894 - M.
Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
878 - Asperula arvensis L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893), nelle messi, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino:
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
879 - Asperula cynanchica L.
Alto Simbrivio, a Pantano (Bég. 1897) Bec. e SennI 1900.
var. nitens Sang. (A. n. Guss.)
Filettino (Rolli) Car. in Part. VII, 85, 1887.
De an TRO VIRA LO TR RE E
320 G. CUFODONTIS
880 - Asperula odorata L.
M. Autore: faggete int. alla vetta, m. 1800, 19. 7. (D. e De Mag,
1898) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. fr. (D. e T. 1893)
- Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
CAPRIFOLIACEAE
881 - Adoxa Moschatellina L.
M. Autore: faggete int. alla vetta, m. 1800, 7. 7. (D., 1898) - Trevi,
Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Co-
tento a M. Tarino, ABB. 1894.
882 - Sambucus Ebulus L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893).
883 - Sambucus nigra L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
884 - Lonicera alpigena L.
M. Calvo, App. 1894 - M. Autore: da Campo Minno alla vetta, m.
1700-1830, 3. 8. (D. e T., 1893)!, faggeti sal. dal Piano di Livata, 11.
8. (D., 1895)!, Campo della Pietra, 15. 8. (D. e S., 1895)!, Campo della
Pietra, m. 1300, 19. e 20. 7. (D. e De Mag., 1898)!, faggeti int. alla |
vetta, m. 1800, 7. 7. (D., 1898)! Bfc. 1900. - Filettino: macchia di |
Faito, m. 1430, 27. 8., fr. (D. e T., 1893) Béc. 1900. - Trevi, Filettino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M.
Tarino, ABB., l. c.
885 - Lonicera etrusca Santi |
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
La Lonicera implexa Ait. indicata da ABB., |. c. nelle stesse località
della preced. € un elemento mediterraneo, certo da escludere dai M.
Simbruini.
VALERIANACEAE
886 - Valeriana montana L. :
Filettino: Apennino (Rolli) Car. in Part. VII, 147, 1887, per valle
Granara alla Moscosa, ABB. 1894. - M. Viglio, ABB., l. c.
LA FLORA VASCOLARE 321
I saggi da me visti dal M. Monna nei vicini Ernici (Bég. 1895) vanno
ascritti alla var. alpina Ten. (V. cuspidata Bert. ex Ten.).
» 887 - Valeriana officinalis L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) e sal. da
qui nelle faggete, 11. 8. (D., 1895), faggete sopra Liv., m. 1400, 19. 7.
e pr. le capanne di Nicola (falegnami), m. 1600, 20. 7. (D. e De Mag.,
1898) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894.
888 - Valeriana tripteris L.
M. Calvo pr. Subiaco, Ses. e Mauri 1818; Sanc. 1864 - Filettino:
colli Staffi, m. 1800, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bec. 1900 b.
889 — Valeriana tuberosa L.
M. Calvo: ABB. 1894, sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) -
M. Autore: scend. dal Piano di Livata a S. Donato, 3. 6. (D. e B.,
1896) - M. Affilani sopra Subiaco, m. 1000, 31. 5. (D. e B., 1896) -
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
890 - Valerianella coronata (L.) Lam. et DC.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Filettino: ABB. 1894,
dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
891 - Valerianella discoidea (L.) Lois.
Vallepietra, SANG. 1864; Car. in Part. VII, 174, 1887; App. 1894.
892 - Valerianella echinata (L.) Lam. et DC.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896)! BEG. 1900 a.
893 - Valerianella puberula DC.
Filettino, App. 1894.
DIPSACACEAE
894 - Dipsacus silvester Huds. (D. fullonum L. p. p.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
322 G. CUFODONTIS
895 - Cephalaria leucantha (L.) Schrad. (Scabiosa 1. L.).
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino,
MARATTI, I, 93, 1822, sub Scab. I.
896 - Cephalaria transilvanica (L.) Schrad.
Agosta: 14. 8. (D. e T., 1893), verso Cineto, 19. 8. (D. e S., 1895) -
‘Subiaco: verso Cineto, 15. 9. (L. D., 1895).
897 - Knautia arvensis Coult. (Scabiosa a. L., Trichera a. Schrad.).
M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)
la f. fallax Briq. - Valle Simbrivio: da Vallepietra al ponte di Comi-
nacchio, 21. 6. (D., 1896) la f. pratensis (Schm.) Szabo. - Filettino:
sorgenti della Pertusa e per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub
Trichera a.
898 - Knautia integrifolia Bertol. (Scabiosa i. L., Trichera hybrida R. et S.).
Subiaco, MARATTI, I, 415, 1822, sub Scab. i. - M. Autore: S.S. Trinità,
m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara allo Mo-
scosa, ABB. 1894, sub Trich. hybr. var. int., dintorni di Vadadino, 24.
8. (D. e T., 1893).
899 - Knautia purpurea (Vill.) Borb. var. illyrica Szabo (K. illyrica Beck,
Trichera collina Freyn, Scabiosa arvensis var. coll. Vis.).
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) - Subiaco: sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. e ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
900 - Succisa pratensis Mch. (Scabiosa Succ. L.).
Subiaco: «pr. monasterium », MARATTI, I, 94, 1822, sub Scab. Succ.
901 - Scabiosa argentea L. ssp. Wulfenii Bég. ex Hay. (S. alba Scop.,
S. Wulf. Kern.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: selve verso Rialto, 31. 7.
(D. e T., 1893).
902 - Scabiosa atropurpurea L. var. maritima Bég. in F. et P. (S. mar. L.,
S. grandiflora Scop.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. ed alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893).
903 - Scabiosa Columbaria L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
LA FLORA VASCOLARE 323
904 - Scabiosa pyrenaica All. (S. mollissima Aut., S. gramuntia var. to-
mentosa Koch).
Serra S. Antonio pr. Filettino, SANG. 1837 e 1864; Car. in Part. VII,
227, 1887.
905 - Scabiosa uniseta Salvi (S. Columnae et uniseta Ten., S. pauciseta
DC., S. Columbaria var. u. Bég. in F. et P.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., sal. alla gola di Livata, 1. 8., grotta
dell’ Inferniglio, 2. 8., da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8.
(D. e T., 1893).
Seguendo le vedute di LacarrA (in N. G. B. I. XXV, 1918) credo
che a questa entità debba riconoscersi valore specifico.
CUCURBITACEAE
906 - Ecballium Elaterium A. Rich.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
907 + Bryonia dioica Jacq.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filet-
tino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento
a M. Tarino, App. 1894.
CAMPANULACEAE
908 - Phyteuma hemisphaericum L.
M. Viglio, ABB. 1894.
909 - Phyteuma orbiculare L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
Non è bene precisabile a quale delle numerose f. e var. sia da attri-
buire questa citazione, ma sospetto che si tratti della var. Columnae DC.
910 - Campanula Cavolinii Ten. (C. fragilis Cyr. var. C. Bég. in F. et. P.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. e rupi a
ponte S. Mauro, 18. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato, 10. 8. (D.,
1895), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore, S.S.
BRR TATA NPI
324 G. CUFODONTIS
Trinità: in rupibus secus sacellum, Sanc. 1864 e TANF. in Part. VIII,
115, 1888, sub C. garganica Ten., a m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893),
rupi pr. Vallepietra ed il santuario, 25. 7. (B., 1895).
Già BécuinoT (in Fiori e Paol. Fl. d’It. III, 182) ha giustamente
riferito a questa specie le determinazioni errate del Sang. e del Tan-
fani. I saggi da me esaminati appartengono alla var. hirta Ten., ma
fra quelli di ponte S. Mauro e Rapone alcuni segnano per |’ indumento
diminuito un evidente passaggio alla var. glabra Ten.
911 - Campanula Erinus L.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
912 - Gampanula foliosa Ten.
Serra S. Antonio pr. Filettino: prati verso M. Cotento (Rolli) Tanr.
in Part. VIII, 75, 1888.
L. c. sta scritto « M. Potente », ma si tratta di evidente « lapsus calami »
od « impressionis ».
913 - Campanula glomerata L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata,
m. 1325, 3. 8. e M. Liv., m. 1425, 18. 8. (D. e T., 1893), Campo della
Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: colli Albanesi,
ABB. 1894.
Alcuni esemplari di Livata, lussureggianti, si avvicinano alla f.
speciosa Bég. in F. et P. (C. s. Horn.).
914 - Campanula persicifolia L.
M. Calvo, Ses. e MaurI 1818; Sanc. 1864; Tanr. in Part. VIII, 129,
1888; Ass. 1894. - Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7.
e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di
Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1393), Campo della Pietra, m. 1360,
20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Filettino: sorgenti dell’ Aniene (Rolli)
TanF., l. c.; ABB., l. c., dint., alle Arene Bianche e per la valle alla
Fiumata, Aps., l. c., fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e
T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, Ass., l. c.
LA FLORA VASCOLARE 325
915 - Campanula Rapunculus L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e selva di S. Fran-
cesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano di Livata, m. 1325,
3. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sor-
genti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino, Ass. 1894.
916 - Campanula rotundifolia L.
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: colli di Campo
Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S.,
1895) - Alto Simbrivio: Fontanile al Pantano (Bég. 1897) Béc. e SENNI
1900. - M. Cotento, ABB. 1894. - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: Serra S. Antonio (Mauri) Bertov. II, 464, 1835,
per valle Granara alla Moscosa, ABB., |. c., alle Lisce, m. 1250, 28. 8.
(D. T., 1893).
I saggi da me visti corrispondono ottimamente alla C. Justiniana
Witas. che, tipica, è però limitata alla Venezia Giulia.
var. macrorrhiza Bég. in F. et P. (C. m. Gay in DCO.).
Rocca di Cervara, m. 1100 (Pirotta 1895) CHrov. 1897, sub C. m. var.
angustifolia Tanf. in Parl. (vedi oss. alla sp. seg.).
917 - Campanula Scheuchzeri Vill. (C. linifolia Aut. nec Scop.).
M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D: e T., 1893) - M. Viglio,
m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: Serra S. Antonio, SANG. 1837 e 1864, sub C. linif.,
Campo Latino (Rolli) TANF. in Part. VIII, 93, 1888.
Secondo Hayek in Heci, Ill. Fl. v. M. - Eur. VI-1, la C. linifolia
Scop. sarebbe identica alla C. macrorrhiza di Tanf., 1. c. (vedi sopra)
che non corrisponderebbe alla specie del Gay, entità diffusa solo in
Francia e Spagna. TANFANI invece nega l’ esistenza della C. linifolia
negli Apennini. Non è questa l’ occasione per schiarire la cosa e mi
limito a far rilevare queste incertezze e diversità di vedute.
918 - Campanula Trachelium L.
M. Ruffi: fossa della Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m.
840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7.,
M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., grotta dell’ Inferniglio, 11. 8.,
326 G. CUFODONTIS
da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D. e T., 1893) - M.
Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. D. e T., 1893) - Filet-
tino, ABB. 1894.
Alcuni esemplari da ponte Rapone e M. della Croce, con calice più
irsuto, si accostano alla var. dasycarpa M. et K.
919 - Legouzia falcata Fritsch (Prismatocarpus f. Ten., Specularia f. DC.).
Subiaco: verso ponte Rapone, 14. 8. (D. e T., 1893).
920 - Legouzia Speculum Veneris Fisch. ex Schz. et Thell. (Campanula
S. V. L., Specularia S. DC.).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
Ponte di Cominacchio, alla confluenza del Simbrivio coll’ Aniene, 21.
6. (D., 1896) - Filettino e da F. per valle Granara alla Moscosa, ABB.
1894, sub Specularia S. V.
921 - Edraianthus graminifolius DC. (Hedraeanthus g. DC., Wahlenbergia
g. DC., Campanula g. L.).
M. Calvo, m. 1590, 18. 8. (D. e T., 1893)! BEG. e SennI 1900, sub
Hedraeanthus. - M. Autore: Campo Minno, m. 1700, 3. 8. (D. e T.,
1893)!, S.S. Trinità, m. 1330, 22. 6. (D., 1896)!, alla vetta, m. 1853,
3. 8. (D. e T., 1893)! e 15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e S., I. c. som-
mità, 7. 7. (D., 1898) - M. Tarino: ABB. 1894, sub Wahlenbergia, vetta
(Bég. 1897) BEc. e S., 1. c. - M. Viglio: ABB., 1. c., m. 2000-2156, 23. 8.
(D. e T., 1893)! e 21. 7. (B., 1895)! Béc. e S., 1. c. - M. Cotento:
ABB., l. c., a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc. e S., 1. c. - Trevi,
dint. di Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene,
ABB., l. c.
MaRaTTI (II, 288, 1822) indica alla Serra S. Antonio la Lobelia urens
L., che in Italia manca completamente ed è quindi da cancellare.
COMPOSITAE
922 - Eupatorium cannabinum L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
923 - Adenostyles alpina Bl. et Fing. var. australis Fiori (A. australis
Nym.).
M. Autore: Campo Minno e da qui agli ultimi faggi, m. 1700-1840,
3. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900 b, sub typo. - M. Viglio, boschi, 21. 7.
LA FLORA VASCOLARE 327
(B., 1895)! Béc., l. c. - Filettino: dint. e per le Arene Bianche alle
sorgenti dell’ Aniene, per la valle alla Fiumata, ABB. 1894, pro typo,
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)! B£c., l. c. - Trevi
e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
924 - Senecio apenninus Tausch (S. Doronicum var. a. Fiori).
Filettino: valle dell’ Orso (Martelloni 1888) CHiov. 1897, macchia di
Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893) - Roja pr. Trevi (Martell. 1887)
CHÒiov. 1897 - Vallepietra (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897 - M. Tari-
nello, vetta (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900.
925 - Senecio Cacaliaster Lam.
Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894.
926 - Senecio erraticus Bertol. (S. Jacobaea L. var. barbareaefolius Fiori).
Anticoli Corrado, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. Ruffi: fosso della
Selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m. 840-400, 22. 7. (D. e
De Mag., 1898) - Agosta, 14 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: selva di
S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893), sulla strada per Cineto, 15. 9.
(L. D., 1895).
927 - Senecio erucifolius L.
Cervara, MARATTI, II, 246, 1822.
928 - Senecio lanatus Scop. (Cineraria arachnoidea Rehb., S. ar. Sieber,
S. Scopolii H. et Hornsch., S. Doronicum L. var. l. Vis.).
M. Calvo: ABB. 1894, sotto la vetta, m. 1300, 1. 6. (D. e B., 1896) -
M. Autore: sal. da S.S. Trinità al Campo della Pietra, m. 1500, 22. 6.
(D., 1896).
929 - Senecio nebrodensis L.
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB. 1894.
Si tratta certo della var. rupestris Fiori (S. r. W. et K.).
930 - Senecio nemorensis L. var. Fuchsii Koch (S. F. Gmel., S. sarrace-
nicus L. p. P.).
Cervara, MaraTTI, II, 249, 1822, sub S. sarr. - M. Autore: da Livata
a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: mac-
chia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
328 G. CUFODONTIS
931 - Senecio vulgaris L.
Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T.,
1893).
932 - Doronicum Columnae Ten. (D. cordifolium Sternb., D. cordatum
Schz.-Bip.).
M. Autore: m. 1700, 2. 6. (D. e B., 1896) - Filettino: dint. e per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, App. 1894, colli Staffi, m.
1800, 26. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, da M. Cotento a M. Tarino, M.
Viglio, M. Calvo, ABB., l. c.
933 - Bellis perennis L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S.
Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: colli Staffi, m. 1800
e Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8., all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8.
(D. e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso,
Colle Viglio, ABB. 1894.
934 - Bellidiastrum Michelii (L.) Cass. (Amica Bell. All., Margarita Bell.
Gaud.).
M. Calvo: Ses. e Mauri 1818, sub Arnica; Sanc. 1864, sub Marg.;
Ass. 1894 (*).
935 - Solidago Virgaurea L.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T.,
1893) - M. Autore: colli di Campo Minno, m. 1760, 19. 8. (D. e T,,
1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8., macchia
di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
936 - Erigeron acer L.
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)
- M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. e 18. 8., colli di Campo
Minno, m. 1760, 19. 8., S.S. Trinità, 20. 8. (D. e T., 1893), faggeti
sal. alla vetta, 11. 8. (D., 1895), Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7.
(D. e De Mag., 1898) e scend. dalla vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) -
(ME da cancellare 1° Aster Amellus L. indicato dal Maratti (II. 249, 1822)
da Cervara.
LA FLORA VASCOLARE 329
Vallepietra, 25. 7. (B., 1895) - Filettino: per la valle alla Fiumata,
ABB. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. e macchia di
Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
937 - Erigeron canadensis L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli e miniera
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
938 - Erigeron polymorphus Scop. (E. alpinus L. var. glabratus Fiori,
E. gl. Hoppe).
M. Autore: sommità, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, vetta,
m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento: ABB. 1894, sub E. alp.,
a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
939 - Leucanthemum Gussonii Nym. (Tanacetum tridactylites Kern. et
Huter, Chrysanthemum trid. Fiori, Ch. ceratophylloides All. var.
trid. Fiori, Ch. atratum Jacq. var. trid. Fiori, Anthemis petraeù
Bég. 1897, Chrys. graminifolium Aut. Ital. nee L.).
M. Autore: S.S. Trinità e M. della Tr., Sanc. 1864 e ABB. 1894, sub
Chrys. gram., (Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897, sub L. ceratoph., vetta,
m. 1853, 7. 7. (D., 1898)!, 19. 7. (D. e De Mag., 1898)! BEG. 1900 b,
sub L. ceratoph., 3. 8. (D. e T., 1893), 11. 8. (D., 1895), 19. 8. (D. e
S., 1895) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! Béc,, 1. c.
Entità non bene schiarita di nomenclatura intricata, che sembra co-
stituire un endemismo dell’ Apennino.
940 - Leucanthemum vulgare Lam. (Chrysanthemum leuc. L.).
Subiaco: alla Rocca, ABB. 1894, sub Chr. I., M. della Croce, vers. or.,
m. 1156, 31. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m. 400-970, 18. 8. (D.
e T., 1893) - M. Autore: da Campo Minno agli ultimi faggi, 3. 8. (D.
CIIIESIRI89SÌ
941 - Tanacetum Achilleae Schz.-Bip. (Chrysanthemum A. L., Ch. corym-
bosum L. var. A. Fiori Pyrethrum A. DC.).
M. Ruffi: valle frigida sotto la vetta di M. Costasole, m. 956, 22. 7.
(D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore, 26. 7. (B., 1895) - Monti circostanti
il bacino sup. del Simbrivio, ABB. 1894, sub Pyr. A. - M. Viglio, 21. 7.
(B., 1895).
330 > G. CUFODONTIS
942 - Tanacetum corymbosum Schz.-Bip. (Pyrethrum ce. Willd., Chrysan-
themum c. L.).
M. Tarino (Bég. 1897) Bfc. e SENNI 1900.
Forse da riferire al precedente.
943 - Tanacetum Parthenium Schz-Bip. (Chrysanthemum P. Bernh., Py-
rethrum P. Sm.).
M. Ruffi: valle frigida sotto la vetta di M. Costasole, roccie, m. 1000,
23. 7. (D. e De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova,
m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e
T., 1893).
Il Maratti (I, 261, 1822) indica da Cervara il Chrysanth. monspe-
liense, ma questa specie non fa parte della flora italiana.
944 - Artemisia Absinthium L.
Filettino: dint. di Vadadino, 28. 8. (D. e T., 1893).
945 - Artemisia alba Turra ssp. Lobelii Gams (A. Lob. All., A. campho-
rata Vill., A. rupestris Aut. Ital. nec. L.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893), verso S. Bene-
detto, 16. 8. (D. e S., 1895) e 12. 9. (C. D., 1895), roccie sulla strada
per Jenne, 17. 9. (C. D., 1895) - Filettino: colli Albanesi e sorgenti
della Pertusa, ABB. 1894, sub A. camph. - M. Crepacuore, MARATTI,
II, 233, 1822, sub A. rup.
946 - Artemisia vulgaris L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e
T., 1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. e verso il ponte di Cominacchio,
18. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D.
e T., 1893).
947 - Anthemis arvensis L. .
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896) - Subiaco: M. della
Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7. e da S. Scolastica a S. Donato, m.
400-970, 18. 8. (D. e T., 1893).
948 - Anthemis brachycentros Gay (A. segetalis Ten.).
Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) - Subiaco: scend. dal Piano
di Livata, pr. S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M. Autore: S.S. Tri-
LA FLORA VASCOLARE 331
nità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), Campo della Pietra, scend. dalla
vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8.
(D. e T., 1893).
949 — Anthemis Cotula L.
Cervara, MARATTI, II, 265, 1822, sub Cotula aurea L.
Riferisco con riserva questa citazione a questa specie. La vera C. a.
L. non esiste in Italia.
950 - Anthemis montana L.
M. Viglio, ABB. 1894.
851 - Anthemis tinctoria L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898)
- Filettino: dint. di Vadadino, 24. 8. (D. e T., 1893).
952 - Achillea Barrelieri Schz.-Bip. (Anthemis B. Ten., Ptarmica B. DC.,
Anth. mucronulata Bertol. var. B. f. Tenorei Fiori).
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi, Filettino, per le
Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M. Tarino,
ABB. 1894, sub Anth. B.
Questa e le prossime oxyloba e mucronulata vanno assolutamente
ascritte alle Achilleae e non alle Anthemides! Questo fatto d’ altrende
era già noto a DC. nel 1837 ed ancor meglio a ScHuLtz-Brp. nel
1855, quando procedette alla fusione dei generi Ptarmica ed Achillea.
953 - Achillea Millefolium L.
ssp. collina Weiss (A. collina Becker)
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1306, 1. 8. (D. e T., 1893).
ssp. magna Fiori (A. magna L. s. 1.)
«Ad Simbrivivos », MARATTI, II, 270, 1822, sub A. m.
954 - Achillea nobilis L.
M. Ruffi: fosso della selva, scend. da Rocca di Mezzo ad Agosta, m.
840-400, 22. 7. (D. e De Mag., 1898).
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Po,
332 G. CUFODONTIS
955 - Achillea setacea W. et. K. (A. Millefolium L. var. s. Koch et ssp
s. Weiss).
Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) -
M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895), Campo
della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898).
956 - Micropus erectus L.
Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898)!
BEc. 1900b - Vallepietra: verso S.S. Trinità (Brizi e Terr. 1891)
CHiov. 1897.
957 - Filago spathulata Presl (F. germanica ssp. s. Rouy).
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
958 - Antennaria dioica (L.) Gaertn.
«Ad m. Petrae » (prob. = Campo della Pietra o M. di Vallepietra)
MaRaTTI, Il, 237, 1822, sub Gnaphalium d. L.
959 - Gnaphalium luteo-album L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D.e T., 1893) - Agosta, 14. 8. (D. e
T., 1893).
960 - Gnaphalium silvaticum L.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893)! e da Liv.
alla vetta (Senni 1897), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De
Mag., 1898)! BEG. 1900c - Filettino: (Mauri) BertoL., IX, 146, 1853,
sub G. rectum W., macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893)!
Bec., 1. c. - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Bfc., l. c.
Gli esemplari da me esaminati sono riferibili alla var. Lobelii Ten.
Gli ultimi citati non sorpassano i 10 cm. d’ altezza.
961 - Gnaphalium supinum L.
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893)! BEG. 1900c - M. Cotento:
Ass. 1894, a m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - Filettino:
per valle Granara alla Moscosa, ABB., l. c.
962 - Helichrysum citrinum Ces., Pass. e Gib. (nec Nym?)
Filettino, ABB. 1894.
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LA FLORA VASCOLARE 333
La nomenclatura di questa specie non è chiara. Se essa veramente
costituisce una specie distinta dalle altre italiane, non sembra proba-
bile che sia identica al Gnaphalium Stoechas L. (H. St. Mch. ve! DC.)
che è limitato alla Spagna e Francia, e questo nome non sembra appli-
cabile per nessuna delle specie italiane. Non è però escluso che la
pianta citata da ABBATE sia semplicemente da riferire alla seguente.
963 - Helichrysum italicum G. Don
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola
di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: cona di S.
Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893).
964 - Phagnalon sordidum (L.) Rehb.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T.,
1893), sal. a S Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895).
965 - Inula Conyza DC. (Conyza squarrosa L.).
Cervara, MARATTI, II, 239, 1822, sub Con. sq. - Subiaco: ponte Rapone,
30. 7. ed alla Rocca, 11. 8. (D. e T., 1893) - Jenne, 24. 8. (L. D., 1895).
966 - Inula hirta L. var. oblongifolia Beck
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
967 - Inula montana L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893) - M. Viglio, 21. 7. (B., 1895)
- Filettino: colli Albanesi, ABB. 1894.
968 - Inula salicina L. var. latifolia DC. (I. s. var. aspera Beck et ssp.
aspera Hay., I. aspera Poir.?).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
969 - Inula spiraeifolia L. (I. squarrosa L.).
Cervara, Maratti, II, 254, 1822 - Vallepietra: verso il confine napo-
litano, Sanc. 1864; V., ABB. 1894, sub J. sq.
970 - Pulicaria dysenterica (L.) Gaertn.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: pel piano di S. Lorenzo alla
Madonna dell’ Appello, 31. 7.,. grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894.
334 G. CUFODONTIS
971 - Pallenis spinosa (L.) Cass. (Asteriscus s. Schz.-Bip.).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
972 - Bidens tripartitus L.
Subiaco: sponde dell’ Aniene, 4. 8. (D. e T., 1893).
973 - Echinops Ritro L.
Trevi, Filettino, per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da
M. Cotento a M. Tarino, ABB. 1894.
Si tratta probabilmente della var. siculus Fiori (E. s. Strobl).
974 - Echinops sphaerocephalus L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or. ed occ., m. 1156, 30. 7. (D. e T.,
1893) e verso Jenne, 24. 8. (D., 1895) - « ad Simbrivivos », MARATTI,
II, 287, 1822 - Filettino: nei campi, 24. 8. (D. e T., 1893).
975 - Carlina acanthifolia All.
M. Ruffi: sotto la vetta di M. Costasole, m. 1100, 23. 7. (D. e De
Mag., 1898) - M. Calvo: pr. la vetta, 13. 8. (D., 1895) - M. Autore:
Campo della Pietra, selve e prati, m. 1300-1400, 19. 8. (D. e T.,
1893), 20. 7. (D. e De Mag., 1898), M. Livata, m. 1425, 18. 8. (D.
e T., 1893) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - M. Tarinello (Bég.
1897) Bec. e SennI 1900. - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895) - Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, AB. 1894.
976 - Carlina acaulis L.
M. Calvo: Ses. e MaurI 1818, sub var. caulescens All.; Sanc. 1864;
ABB. 1894. - M. Autore: vetta, m. 1800-1853, 3. 8. (D. e T., 1893),
11. 8. (D., 1895), M. e Piano di Livata, m. 1325-1425, 18. 8. (D. e
T., 1893) - M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
Tutti gli esemplari da me visti appartengono alla var. alpina Jacq.,
che sembra predominare.
977 - Carlina corymbosa L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. Francolano, 31. 7. (D. e T.,
1893), sal. a S. Benedetto, 16. 8. (D. e S., 1895).
. |
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DI - n 3 >
LA FLORA VASCOLARE 335
978 - Carlina vulgaris L.
Subiaco: bosco di S. Francesco, 17. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore:
S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - M. Tarino (Bég. 1897)
BEc. e SennI 1900.
979 - Xeranthemum foetidum Mch. (X. cylindraceum S. S.).
M. Ruffi: valle del Merro sotto M. Costasole, verso Anticoli, 23. 7.
(D. e De Mag., 1898)! Béc. 1900 b, sub X. cyl. - Subiaco: da S. Do-
nato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893)! Béc., Il. c. -
Filettino: sorgenti della Pertusa, ABB. 1894.
980 - Xeranthemum inapertum (L.) Mill.
M. Affilani sopra Subiaco, 31. 5. (D. e B., 1896)! BEc. 1900b -
Subiaco: M. della Croce, vers. occ., m. 1156, 31. 7., ponte Rapone,
30. 7. (D. e T., 1893)! Béc., 1. c. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332,
20. 8. (D. e T., 1893)! BEG. l. c.
981 - Arctium minus (Hill) Bernh.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
982 - Jurinea mollis Rehb. (Carduus m. L.).
M. Calvo: Ses. e Mauri 1818, sub C. m.; Sanc. 1864; Asp. 1894.
- M. Autore: S.S. Trinità, 22. 6. (D., 1896) BEc. 1900 b.
983 - Grupina vulgaris Cass. (Centaurea Cr. L.).
Cervara, MARATTI, Il, 274, 1822, sub Cent. Cr. - Subiaco: ponte
Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), lungo la strada per Jenne, 21. 6.
(D., 1896).
984 - Gentaurea Calcitrapa L.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
985 - Centaurea ceratophylia Ten. (C. rupestris var. c. Fiori).
M. Cotento (Rolli, Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886; Ass.
1894. - Filettino: all’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893)!
BEc. 1900 b.
Gli esemplari da me visti corrispondono alle f. pumila Arc. e
latisecta Fiori.
OS Tete DI, RO RPO pin eat ree eae pe eee SC toh
336 G. CUFODONTIS
986 - Centaurea Cyanus L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- Filettino: Ass. 1894, fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D.
e T., 1893) - Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle
Viglio, ABB., l. c.
987 - Centaurea deusta Ten. ssp. concolor Hay. (C. leucolepis DC. p. p.,
C. splendens Ten. nec L., C. alba Aut. Ital. nec L., C. alba var.
concolor DU. p. p., C. concolor Lac.).
M. Ruffi: M. Costasole, scend. al Merro, m. 1000, 23. 7. (D. e De
Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7.
(D., 1898) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e grotta dell’ Inferniglio,
2. 8. (D. e T., 1893), colli di S. Donato, 10. 8. (D., 1895) - Filettino:
per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub C. alba.
‘ In parecchi esemplari in fioritura più avanzata le squame medie mo-
strano una macchia bruna, più o meno visibile. Per la complicatissima
nomenclatura di questa entità confr. Lacaira in N. G. B. I., XXX,
202 seg., 1923.
088 - Gentaurea dissecta Ten.
Monti di Filettino (Rolli; Baldini e Pelosi 1886) BALD. e PEL. 1886.
- M. Cotento, ABB. 1894.
Citazioni probabilmente riferibili alla var. virescens Ten.
var. melanocephala Fiori
M. Autore: dagli ultimi faggi alla vetta (Senni 1897), Campo Minno,
m. 1700, 3. 8. (D. e T., 1893)! e Campo della Pietra, sal. alla vetta,
15. 8. (D. e S., 1895)! BEG. e SennI 1900, sub var. virescens, Piano
di Livata, m. 1350, 7. 7. (D., 1898).
var. virescens Ten.
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895) BEG. e S., 1. c. - Subiaco:
sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S.,
1. c. - M. Autore: Piano di Livata, m. 1350, 19. 7. (D. e De Mag,
1898)!, S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c.,
faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895) - M. Tarino (Bég. 1897)
Béc. e S., 1 c. - M. Viglio, m. 1400, 21. 8. (Bég. 1895) B£c. e S.,
ee ar een a td e A a
LA FLORA VASCOLARE 337
1. c. - Filettino: alle Lisce, m. 1250, ed Arena Bianca, m. 1194, 28.
8. (D. e T., 1893)! BEc. e S., I. c.
989 - Gentaurea Jacea L.
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893).
ssp. angustifolia Gugl. (C. a. Schk., C. amara L., C. J. var. amara Vis.)
Subiaco: colli di S. Donato, 10. 8. e sal. a Livata, 11. 8. (D., 1895)
- M. Autore: Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag,
1898) - Serra S. Antonio: «ad rupem Diaboli», MARATTI, II, 278,
1822, sub C. amara.
var. neapolitana Fiori (C. n. Boiss.)
Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco:
selve verso Rialto, 31. 7. (D. e T., 1893).
990 - Centaurea montana L.
M. Calvo, App. 1894 - M. Cotento, ABB., l. c. - M. Tarino, Ass., 1. c.,
(Bég. 1897) Béc. e SennI 1900, con vassaggi alla C. axillaris - Trevi,
Filettino, a fontana Rolli e S. Lucia, per le Arene Bianche alle sor-
genti dell’ Aniene, ABB., l. c.
991 - Centaurea Scabiosa L. (var. vulgaris Koch).
Filettino: (Rolli) Mauri 1820; Sanc. 1864, campi e dint. di Vada-
dino, 24, 8. (D. e T., 1893).
992 - Centaurea solstitialis L.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
993 - pagina Triumfetti All. (C. awillaris Willd., C. montana var. T.
iori).
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), scend. da Livata a S. Do-
nato, m. 1000, 3. 7. (D. e B., 1896) - M. Autore: Campo della Pietra,
m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898) - Monti circostanti il bacino sup.
del Simbrivio, App. 1894, sub C. axill. - Filettino: dint. di Vadadino,
24. 8. ed alle Lisce, m. 1250, 28. 8. (D. e T., 1893).
Alcuni esemplari si avvicinano alla f. lobata Briq.
AO IR ae
LARA TALI
338 G. CUFODONTIS
994 - Garthamus lanatus L.
Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Tra Agosta e Cineto, 19. 8. (D. e S., 1895)
- Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
MARATTI, Il, 223, 1822, riporta dal M. Calvo un €. corymbosus L.
che a rigore di termini sarebbe da interpretare per Cardopatium cor.
Pers. Ma mi sembra più probabile che sia inteso il Carthamus tingi-
tanus L. (C. coeruleus L. var. t. Fiori).
Essendo la questione per ora insolubile, mi limito a questa osser-
vazione.
995 - Carduus chrysacanthus Ten.
M. Autore: Piano di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - M.
Viglio, m. 2000-2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - Trevi per Vallepietra
(Brizi e Terr. 1891) CHiov. 1897.
996 - Carduus defloratus L. (ssp. defl. Hay. C. carlinaefolius Aut. Ital.,
Lam. p. p., C. d. var. carlinaef. Fiori).
M. Autore: (Rolli 1857) CHiov. 1897, sub C. carl., dal Piano di Li-
vata ai colli di Campo Minno, m. 1325-1700, 3. e 19. 8. (D. e T.,
1893), faggeti di C. M., il. 3. (D., 1895) - Filettino: faggeti e Serra
S. Antonio (Rolli 1856), alle fosse (Martelloni 1888) CHiov., l. c.
I saggi da me visti in parte si accostano anche alle var. Barrelieri
Fiori e Bauhini Ten., che però mi sembrano rientrare tutte nella ssp.
defloratus Hay. s. 1.
997 - Carduus nutans L.
M. Ruffi: M. Costasole, scend. alla fontana del Merro, 23. 7. (D. e
De Mag., 1898) - Campo Secco: scend. a Camerata Nuova, m. 850,
7. 7. (D., 1898) - Subiaco: sal. al Piano di Livata, 15. 8. (D. e S.,
1895), M. della Croce, vetta e vers. occ., m. 1156, 30. 7. (D. e T.,
1893). - M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, 3. 8. (D. e
T., 1893), faggeti sal. dal P. di L., 11. 8. (D., 1895) - Filettino: Serra
S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893).
Gli esemplari dei M. Ruffi, Campo Secco, Piano di Livata, Campo
Minno e Serra S. Antonio in parte o tutti sono riferibili alla var.
longispinus Moris od almeno le si avvicinano. Anche la var. perspi-
nosus Fiori (C. medius Ten.) mi sembra affinissima se non identica.
LA FLORA VASCOLARE 339
998 - Carduus pycnocephalus L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
999 - Tyrimnus leucographus Cass. (Carduus I. L.).
M. della Croce pr. Subiaco, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
1000 - Picnomon Acarna Cass. (Cirsium A. Mch.).
Cervara, 13. 8. (D., 1895) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T.,
1893).
1001 - Cirsium acaule (L.) Scop.
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895)! BEc. 1900 a - M. Autore:
Campo della Pietra, m. 1300, 20. 7. (D. e De Mag., 1898)! Béc., I. c.
1002 - Cirsium arvense (L.) Scop.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700 e Campo della
Pietra, selve e prati, m. 1400-1325, 19. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
1003 - Cirsium creticum (Lam.) D’Ury. var. Triumfetti Lac. (Cnicus po-
lyanthemus Bert., Cirsium p. DC. p. p. nec Spr., Cirsium p. var.
T. Fiori).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
Sulla sinonimia di questo ciclo confr. Lacaita in N. G. B. I. XXV,
104 seg., 1918.
1004 - Cirsium eriophorum (L.) Scop. (ssp. vulgare Petr., Cnicus e. Roth).
M. Calvo, SeB. e Mauri 1818; Sanc. 1864, ambo sub Cnico, Ass.
1894. - M. Ruffi: scend. da M. Costasole alla fontana del Merro, m.
1000, 23. 7. (D. e De Mag., 1898) - M. della Croce pr. Subiaco, vetta,
m. 1156, 30. 7. (D. e T., 1893) - Simbrivio sup., a Pantano (Bég. 1897)
Bec. e SENNI 1900 - Filettino, per valle Granara alla Moscosa, Serra
Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio, Ass., 1. c.
- M. Viglio, m. 2000, 23. 8. (D. e T., 1893).
L’ uitimo esemplare va ascritto al C. Lobelii Ten. (C. erioph. var. L.
Fiori) di cui Lacaita in N. G. B. I. XXV, 119 seg., 1918, tratta per
esteso.
340 G. CUFODONTIS
1005 - Cirsium lanceolatum (L.) Hill.
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
Sembra riferibile alla f. hypoleucum DC.
1006 - Cirsium monspessulanum Hill. (Carduus m. L.).
«Ad vallem Pretam » (sic!, an Vallepietra?) MARATTI, II, 215, 1822,
sub Card. m.
1007 - ? Cirsium oleraceum (L.) Scop.
Subiaco: lungo 1’ Aniene e verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D.
e S., 1895).
Non sono riuscito a schiarire bene questa pianta, dal portamento
della var. integrifolium Bog. ma con capolini piccoli (1-1 1/2 cm.
diam.) spostato - subpanicolati, niente affatto aviluppati da foglie più
lunghe, ma semplicemente muniti di brattee spinose. Essendo sor-
prendente anche la località, dubito fortemente che possa trattarsi di
qualche forma del precedente, che è già stato segnalato parecchie
volte dal Lazio.
1008 - Cirsium palustre (L.) Scop.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo l’ Aniene verso il ponte
di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895) - Filettino: per la valle alla
Fiumata, ABB. 1894, sopra Mola (Rolli 1855), al Vallone (Rolli 1860)
ed a Fiumata (Pelosi 1886) CHiov. 1897, fontana Rolli e miniera
d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
1009 - Cirsium strictum (Ten.) Lk.
Subiaco: selve verso Rialto, 31. 7. e grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D.
e T., 1893), sal. a Livata, 11. 8. (D., 1895) 15. 8. (D. e S., 1895) -
M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893), tra Livata
e Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Vallepietra, 25. 7. (Bég. 1895)
- Filettino: fontana Rolli e miniera d’asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
1010 - Galactites tomentosa Mch. (Centaurea Gal. L., Lupsia Gal. O. *Ktze).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893), verso Jenne, 21. 6.
(D., 1896).
LA FLORA VASCOLARE 341
4011 - Onopordon Acanthium L.
Filettino: per la valle alla Fiumata, ABB. 1894.
1012 - Onopordon illyricum L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. occ., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893).
1013 - Lapsana communis L.
M. Autore: dal Piano di Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 3. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e
T., 1893).
1014 - Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
1015 - Hypochoeris aetnensis (L.) Ball
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
E’ da cancellare la H. maculata L. indicata dal Maratti, II, 205,
1822 alla Serra S. Antonio.
1016 - Hypochoeris pinnatifida Cyr. ex Ten. (H. cretica Chaub. et B. var.
p. Fiori).
M. Autore: S.S. Trinità verso la vetta (Brizi e Terr. 1891) Curov.
1897, dal Piano di Livata, m. 1325, per Campo Minno, m. 1700, agli
ultimi faggi, m. 1840, ed alla vetta, m. 1853, 3. 8. (D. e T., 1893),
sotto la vetta al limite dei faggi, m. 1800, 7. 7. (D., 1898) - M. Viglio:
(Brizi e Terr. 1891) CHov., l. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) -
Sul Cantro pr. Filettino (Rolli 1856) CHiov., 1. c. - M. Cotento, m.
2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
1017 - Hypochoeris radicata L.
Subiaco: da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
1018 - Hypochoeris Robertia Fiori (Robertia taraxacoides DC., H. tarax.
Hoffm. nec Ball).
Filettino, sul Cantro (Rolli 1856) CHiov. 1897, sub Rob. t. - M. Viglio:
(Brizi e Terr. 1891) CHiov., l. c., a m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893).
1019 - Leontodon cichoriaceus (Ten.) Sang. (Apargia fasciculata Biv.).
M. Affilani sopra Subiaco: 31. 5. (D. e B., 1896) - M. Autore: Piano
di Livata, m. 1400, 3. 6. (D. e B., 1896), Campo della Pietra, m. 1350,
22. 6. (D., 1896).
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 13
342 G. CUFODONTIS
1020 - Leontodon crispus Vill. var. asper Fiori (Apargia a. W. et K.,
L. a. Poir.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: Piano
di Livata, m. 1325, 3. 8. (D. e T., 1893) - Campo Secco: scend. a
Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898).
1024 - Leontodon hispidus L. (L. hastilis L. p. p.).
Cervara: ad prata, MARATTI, II, 196, 1822, verso M. Calvo, 13. 8.
(D., 1895) - Campo Secco, 15. 8. (D. e S., 1895) - Subiaco: M. della
Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: M. Li- ©
vata, m. 1425, 18. 8. e da Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19.
8. (D. e T., 1893), Campo delle Ossa, m. 1540, 19. 7. (D. e De Mag.,
1898) - Simbrivio sup., a Pantano (Bég. 1897) BEG. e SENNI 1900,
sub L. hast. - Filettino: Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T.,
1893).
1022 - Leontodon montanus Lam. var. breviscapus Cav. et Gr. (1914) (L.
croceus var. b. DC. (1838), LZ. Taraxaci Lois. var. b. Fiori (4904).
Apennino sopra Filettino, Fiori in F. e Paot., FI. an. d’It. III, 398,
1904.
4023 - Leontodon tuberosus L. (Thrincia t. DC.).
M. Calvo, App. 1894, sub Th. t.
1024 - Leontodon Villarsii Lois. (Apargia V. Bertol.).
M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6. (D. e B., 1896) - Subiaco: M. Fran-
colano, per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello e M. della Croce,
vers. or., m. 1156, 31. 7., selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893)
- Monti circostanti il bacino sup. del Simbrivio, App. 1894. - Filet-
tino: sorgenti della Pertusa, AEB., l. c., dint. di Vadadino, 24. 8. (D.
e T., 1893).
1025 - Picris echioides L. (Helminthia e. Gaertn.).
Subiaco: lungo la strada per Cineto, 15. 9. (L. D., 1895).
1026 - Picris hieracioides L. var. umbellata Vis. (P. spinulosa Bertol.).
Subiaco: grotta dell’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
abe
LA FLORA VASCOLARE 343
1027 - Urospermum Dalechampii (L.) F. W. Schm.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: da S. Scolastica a S. Donato
e da qui a M. Livata, m. 400-950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893).
1028 - Urospermum picroides (L.) F. W. Schm. (Tragopogon asperum L.,
U. p. var. a. Fiori).
Valle Pietra, Maratti, II, 185, 1822, sub Trag. a.
1029 - Tragopogon crocifolius L.
Campo Secco, scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898) -
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S. Donato a M. Livata, m. 950-1425,
18. 8. (D. e T., 1893) - M. Affilani sopra Sub., m. 700, 31. 5. (D. e
B., 1896) - M. Autore: pr. la capanna di Nicola (falegnami), m. 1000,
20. 7. (D. e De Mag., 1898).
1030 - Tragopogon dubius Scop.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta del-
l’ Inferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893).
1031 - Tragopogon eriospermus Ten.
Filettino: a Caforchietto (Martelloni 1887) CHiov. 1897 con dubbio.
Forse: da riferire al seguente.
1032 - Tragopogon porrifolius L. :
Subiaco: pr. la villa Neroniana, 21. 6. (D., 1896) - Trevi, Filettino,
per le Arene Bianche alle sorgenti dell’ Aniene, da M. Cotento a M.
Tarino, ABB. 1894.
1033 - Tragopogon pratensis L.
M. della Croce pr. Subiaco, vers. or., m. 1156, 31. 7. (D. e T., 1893)
- M. Autore: faggete sopra Livata, m. 1400, 19. 7. (D. e De Mag,
1898) - Filettino: dint., per le Arene Bianche alle sorgenti dell’Aniene,
ABB. 1894, dint. di Vadadino, 24. 8. e macchia di Faito, m. 1430, 27.
8. (D. e T., 1893) - Trevi e da M. Cotento a M. Tarino, ABB., l. c.
1034 - Podospermum laciniatum Lam. et DC. (Scorzonera I. Celak.).
M. Calvo, ABB. 1894. - Subiaco: sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
(D. e T., 1893), tra Livata e S. Donato, 3. 6. (D. e B., 1896) - M.
344 G. CUFODONTIS
Autore: dal Piano di Livata, m. 1325, a Campo Minno, m. 1700, 3. 8.
(D. e T., 1893), S.S. Trinità, m. 1300, 20. 7. (Bég., 1895), Campo della
Pietra, scend. dalla vetta, m. 1400, 7. 7. (D., 1898) - Filettino: cona
di S. Bernardino, m. 1100, 28. 8. (D. e T., 1893).
1035 - Taraxacum apenninum Ten. (7. glaciale Huet in Hand.-Mazz.).
M. Calvo, ABB. 1894.
1036 - Taraxacum laevigatum (!Willd.) DC.
Subiaco: a S. Biagio, m. 600, 31. 3. (D., 1893).
1037 - Taraxacum officinale Web. in Wigg.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e grotta dell’ In-
ferniglio, 2. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T.,
1893) - Filettino: ail’ Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893).
1038 - Chondrilla juncea L.
Subiaco: ponte S. Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
1039 - Sonchus asper (L.) Hill (S. oleraceus var. a. L., S. 0. ssp. a. Fiori).
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e da
S. Donato a M. Livata, m. 950-1425, 18. 8. (D. e T., 1893) - Filettino:
fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
1040 - Sonchus tenerrimus L.
Cervara, MARATTI, II, 189, 1822. - Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893).
1041 - Prenanthes purpurea L.
Filettino: Serra S: Antonio (Rolli) Mauri 1820, a m. 1700, 26. 8.
(D. e T., 1893)! BEG. e SennI 1900, macchia di Faito, m. 1430, 27.
8. (D. e T., 1893)! BEG. e S., 1. c. - M. Viglio: faggeti (Bég. 1895)
Bee. e S., l. c.
1042 — Lactuca saligna L.
Agosta, 29. 8. (L. D., 1895) - Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna
dell’ Appello, 31. 7. (D. e T., 1893) - « Ad Simbrivivos », MARATTI, II,
191, 1822.
j
4
x
LA FLORA VASCOLARE 345
1043 - Lactuca Serriola L.
Subiaco: per S. Lorenzo alla Madonna dell’ Appello, 31. 7. (D. e T.,
1893) e lungo l’ Aniene verso il ponte di Cominacchio, 18. 8. (D. e
S., 1895).
1044 - Lactuca viminea (L.) Presl
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e M. della Croce, vers. or., m. 1156,
31. 7. (D. e T., 1893), sotto S. Benedetto, 12. 9. (C. D., 1895).
1045 - Mycelis muralis (L.) Rchb. (Lactuca m. Gaertn., Cicerbita m.
Wallr.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893) - M. Autore: da Campo
Minno agli ultimi faggi, m. 1700-1760, 3. e 19. 8. (D. e T., 1893) -
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894, sub Lact. m.,
macchia di Faito, m. 1430, 27. 8. (D. e T., 1893).
1046 - Reichardia picroides (L.) Roth (Picridium vulgare Desf.).
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7., M. Francolano, 31. 7. e ponte S.
Mauro, 12. 8. (D. e T., 1893).
1047 - Zazintha verrucosa Gaertn.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. (D. e T., 1893).
4048 - Crepis aurea Cass. var. glabrescens Car. (C. Columnae FT.).
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8.
(D. e T., 1893) - Filettino: per valle Granara alla Moscosa, ABB.
1894, sub typo.
1049 - Crepis foetida L.
Subiaco: M. della Croce, vers. or., m. 1156, 31. 7. e ponte S. Mauro,
12. 8. (D. e T., 1893) - Filettino, ABB. 1894.
1050 - Grepis lacera Ten.
Fra Cervara e M. Calvo, 13. 8. (D., 1895)! BEG. 1900 - Campo Secco,
scend. a Camerata Nuova, m. 850, 7. 7. (D., 1898)! BEc. 1900. -
Subiaco: M. della Croce, vers. occ. ed or., m. 1156, 31. 7. (D. e T.,
1893)! Béc. 1900. - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. e da
Livata a Campo Minno, m. 1325-1700, 19. 8. (D. e T., 1893)! Bfc.
1900. - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T.,
1893).
346 G. CUFODONTIS ‘
Gli esemplari da S.S. Trinità e Filettino differiscono alquanto avendo
le foglie basali quasi indivise ed il fusto più o meno ispido-glandoloso.
1054 - Crepis neglecta L.
Subiaco: ponte Rapone, 30. 7. e sal. alla gola di Livata, m. 500-1300,
1. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore: S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e
T., 1893) - Filettino: all’Arena Bianca, m. 1194, 28. 8. (D. e T., 1893).
1052 - Crepis pulchra L.
Subiaco: M. Francolano, 31. 7. (D. e T., 1893).
1053 - Crepis pygmaea L. (Hieracium prunellaefolium Gouan).
M. Autore: S.S. Trinita di Vallepietra, prato sup. al Santuario, Sane.
1864, sub H. p.
Non è da escludere la presenza di questa specie.
1054 - Crepis setosa Hall. f.
Agosta, 14. 8. (D. e T., 1893) - Subiaco: lungo l’Aniene verso il ponte
di Cominacchio, 18. 8. (D. e S., 1895).
1055 - Hieracium amplexicaule L.
Filettino: Moscosa (Baldini e Pelosi 1886) BaLp. e PEL. 1886, per valle
Granara alla M., Ass. 1894.
1056 - Hieracium bupleuroides Gmel. (H. graminifolium Fr.).
M. Autore: Santuario di S.S. Trinità, ABB. 1894, sub H. gr.
1057 - Hieracium florentinum All.
ssp. florentinum N. P. et Z.
M. Calvo, SeB. e Mauri 1818. - Subiaco: M. della Croce, vers. or.,
m. 1156, 31. 7., sal. alla gola di Livata, m. 500-1300, 1. 8. e da S.
Donato a M. Livata, m. 900-1425, 18. 8. (D. e T., 1893), verso Jenne,
21. 6. (D., 1896) - Filettino: fontana Rolli e miniera d’ asfalto, 22. 8.
(D. e T., 1893) - M. Viglio, 21. 7. (Bég. 1895).
ssp. praealtum N. P. (H. p. Vill.)
Filettino: fontana Rolli e S. Lucia, ABB. 1894.
1058 - Hieracium humile Jacq.
M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893).
gii ro i > nt
1059 - Hieracium murorum L.
Filettino: per valle Granara alla Moscosa, App. 1894.
LA FLORA VASCOLARE 347
1060 = Hieracium Pilosella L. (H. australe N. P., etc.).
Cervara, MaratTI, II, 197, 1822. - M. Calvo: sal. da Subiaco, 1. 6.
(D. e B., 1896) - Subiaco: M. Francolano, 31. 7. e sal. alla gola di
Livata, m. 500-1300, 1. 8. (D. e T., 1893), sal. al Piano di Livata,
15. 8. (D. e S., 1895) - M. Autore: Campo Minno, m. 1700-1760, 3.
e 19. 8. (D. e T., 1893) - M. Cotento, m. 2014, 26. 8. (D. e T., 1893)
- Serra Lunga, Serra S. Onofrio, Campo del Ceraso, Colle Viglio,
ABB. 1894, sub H. austr.
1061 - Hieracium racemosum W. et K.
ssp. crinitum Z. (H. crinitum S. et S.)
Subiaco: alla Rocca, 11. 8. e selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T.,
1893) - Valle Simbrivio: fra Vallepietra ed il ponte di Cominacchio,
281893)
ssp. italicum Z. (H. i. Fr. s. 1.)
Subiaco: selva di S. Francesco, 15. 8. (D. e T., 1893) - M. Autore:
S.S. Trinità, m. 1332, 20. 8. (D. e T., 1893) - Filettino: fontana Rolli
e miniera d’ asfalto, 22. 8. (D. e T., 1893).
Da riferire alle var. virga aurea Z. (H. v. a. Coss.) e var. italicum Z.
(H. i. Fr. s. str.).
ssp. racemosum Z. (H. r. W. et K., s. str.)
Filettino, a Serra S. Antonio, m. 1700, 26. 8. (D. e T., 1893).
Segnalato, a quanto sembra, finora soltanto dall’ Italia sett.
1062 - Hieracium sabaudum L.
Subiaco: verso Vallepietra, Sanc. 1864. - Monti circostanti il bacino
superiore del Simbrivio, App. 1894.
ssp. boreale Z. (H. b. Fr.)
Subiaco: ponte di Rialto, 11. 8. (D. e T., 1893).
1063 - Hieracium serpyllifolium Fr.
M. Viglio, m. 2156, 23. 8. D. e T., 1893).
Mi sembra inedito per il Lazio, essendo stato finora noto soltanto
dall’ Apennino abruzzese e dalla Corsica.
348 G. CUFODONTIS
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— - Piante nuove o rare della Flora Romana, ibidem, p. 121-130 1900
— - Generi e specie nuove o rare per la Flora della Prov. di Roma, ibidem,
p. 47-56 1900 a
— - Nuove località per specie della Flora Romana, ibidem, p. 112-121
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LA FLORA VASCOLARE 349
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1892
350 G. CUFODONTIS
INDICE DEI GENERI E GRUPPI SUPERIORI
Pag. Pag. Pag.
Acer 281 | Anthyllis 268 | Borago 297
Aceras 213 | Antirrhinum 301 | Botrychium 191
Achillea 331 | Apium 275 | Brachypodium 202
Aconitum 250 | AQUIFOLIACEAE 281 | Brassica 239
Actaea 251 | Aquilegia 250 | Briza 198
Adenostyles 326 | Arabidopsis 237 | Bromus 201
Adoxa 320 | Arabis 236 | Bryonia 323
Aethionema 242 | ARACEAE 205 | Bunias 240
Aethusa 277 | ARALIACEAE 273 | Bunium 275
Agrimonia 260 | Arctium 335 | Bupleurum 274
Agropyron 203 | Arctostaphylos 290 | BUXACEAE 289
Agrostemma 228 | Arenaria 226 | Buxus 289
Agrostis 194 | Aristolochia 220 | Calamagrostis 193
Aira 195 | ARISTOLOCHIACEAE 220 | Calamintha 313
Ajuga 306 | Armeria 292 | Camelina 241
Alchemilla 260 | Arrhenatherum 195 | Campanula 323
Alisma 205 | Artemisia 330 | CAMPANULACEAE 323
ALISMATACEAE 205 | Arum 205 | CAPRIFOLIACEAE 320
Alliaria 238 | ASCLEPIADACEAE 292 | Capsella 242
Allium 209 | Asparagus 211 | Cardamine 238
Alopecurus 194 |. Asperugo 298 | Carduus 338
Althaea 287 | Asperula 319 | Carex 204
Alyssum 240 | Asplenium 190 | Carlina 334
A MARANTACEAE 223 | Asphodeline 211 | Carpinus 217
Amarantus 223 | Asphodelus 210 | Carthamus 338
AMARYLLIDACEAE 212 | Astragalus 269 | Carum 275
Amelanchier 262 | Astrantia 273 | CARYOPHYLLACEAE 224
Ammi 275 | Athyrium 190 | Caucalis 279
Anacamptis 215 | Atropa 299 | CELASTRACEAE 281
ANACARDIACEAE 282 | Aubrietia 240 | Centaurea 335
Anagallis 291 | Avena 195 | Centaurium 295
Anchusa 296 | Ballota 310 | Cephalanthera 215
Andropogon 192 | BALSAMINACEAE 282 | Cephalaria 322
Androsace 291 | Barbarea 238 | Cerastium 227
Anemone 245 | Bellidiastrum 328 | Ceterach 191
Angelica 277 | Bellis 328 | Chaerefolium 279
ANGIOSPERMAE 192 | Biasolettia 275 | Chaerophyllum 279
Antennaria 332 | Bidens 334 | Cheiranthus 236
Anthemis 330 | Biscutella 244 | Chelidonium 245
Anthericum 211 | Blackstonia 294 | CHENOPODIACEAE 223
Anthoxanthum 193 | BORAGINACEAE 295 | Chenopodium 223
Chondrilla
Circaea
Cirsium
CISTACEAE
Clematis
Cnidium
Coeloglossum
Colchicum
Colutea
COMPOSITAE
CONIFERAE
Conium
Conringia
Consolida
CONVOLVULACEAE
Convolvulus
CORNACEAE
Cornus
Coronilla
Corydalis
Corylus
CRASSULACEAE
Crataegus
Crepis
Crocus
_ CRUCIFERAE
Crupina
Cucubalus
CUCURBITACEAE
CUPULIFERAE
Cuscuta
Cyclamen
Cynanchum
Cynodon
Cynoglossum
Cynosurus
CYPERACEAE
Cystopteris
Cytisus
Dactylis
Daphne
Daucus
Delphinium
Deschampsia
Dianthus
Pag.
344
273
339
233
245
277
215
206
269
326
192
280
240
250
298
298
280
280
270
244
218
254
262
345
212
235
335
228
323
217
298
291
292
195
297
197
203
189
263
198
218
278
250
195
231
LA FLORA VASCOLARE
DICOTYLEDONES
Digitalis
Digitaria
DIOSCOREACEAE
Diplachne
Diplotaxis
DIPSACACEAE
Dipsacus
Doronicum
Doryenium
Draba
Dryas
Dryopteris
Drypis
Ecballium
Echinaria
Echinops
Echium
Edraianthus
E MPETRACEAE
Empetrum
Epilobium
EQUISETACEAE
Equisetum
Eragrostis
Eranthis
ERICACEAE
Erigeron
Erodium
Eryngium
Erysimum
Eupatorium
Euphorbia
E UPHORBIACEAE
Euphrasia
Evonymus
Fagus
Ferulago
Festuca
Fibigia
Ficaria
Ficus
Filago
FILICES
Filipendula
Pag.
217
304
193
211
196
239
321
321
328
268
241
257
189
231
323
196
334
295
326
289
289
272
191
191
197
249
290
328
285
273
236
326
288
288
305
281
218
277
». 200
240
246
218
332
189
256
Foeniculum
Fragaria
Fraxinus
Fritillaria
Fumana
Fumaria
Gagea
Galactites
Galanthus
Galega
Galeopsis
Galium
Gaudinia
Genista
Gentiana
GENTIANACEAE
GERANIACEAE
Geranium
Geum
Globularia
GLOBULARIACEAE
Gnaphalium
GRAMINACEAE
Gymnadenia
GYMNOSPERMAE
Hedera
Helianthemum
Helichrysum
Heliotropium
Helleborine
Helleborus
Heracleum
Herniaria
Hesperis
Hieracium
Hippocrepis
Holcus
Holoschoenus
Holosteum
Hordeum
Hornungia
Humulus
Hyoscyamus
HYPERICACEAE
Hypericum
351
Pag.
277
259
292
207
234
244
207
340
212
269
309
317
195
264
293
293
283
283
257
316
316
332
192
215
192
273
233
332
298
216
250
278
224
235
346
270
194
203
227
203
241
218
299
232
232
Hypochoeris
Hyssopus
Iberis
Ilex
Impatiens
Inula
Tonorchis
TRIDACEAE
lris
Jasminum
JUGLANDACEAE
Juglans
JUNCACEAE
Juncus
Juniperus
Jurinea
Kickxia
Knautia
Koeleria
Kohlrauschia
LABIATAE
Laburnum
Lactuca
Lamium
Lappula
Lapsana
Laserpitium
Lathyrus
Lavandula
Legouzia
LEGUMINOSAE
Leontodon
Leucanthemum
Ligustrum
LILIACEAE
Lilium
Linaria
Linum
Listera
Lithospermum
Lolium
Lonicera
LORANTHACEAE
Loroglossum
Lotus
Pag.
341
314
243
281
282
333
215
212
212
292
217
217
205
205
192
335
300
322
197
231
306
263
344
310
298
341
278
270
308
326
263
341
329
292
206
207
300
286
215
296
203
320
220
213
268
G. CUFODONTIS
Lunaria
Luzula
Lycopus
Lysimachia
LYTHRACEAE
Lythrum
Malva
MALVACEAE
Marrubium
Matthiola
Medicago
Melampyrum
| Melandrium
Melica
Melilotus
Melissa
Melittis
Mentha
Mercurialis
Micromeria
Micropus
Milium
Minuartia
Moehringia
Molinia
Monotropa
Muscari
Mycelis
Myosotis
Narcissus
Nardus
Nasturtium
Neottia
Nepeta
Nigella
Odontites
Oenanthe
OENOTHERACEAE
OLEACEAE
Onobrychis
Ononis
Onopordon
Onosma
Ophrys
MONOCOTYLEDONES
Pag.
240
205
315
291
272
272
287
287
308
235
264
304
228
197
265
312
309
315
289
313
332
193
225
226
196
192
290
208
345
296
212
202
238
215
309
250
305
280
272
292
270
264
341
295
213
LAI RITIRI NIE, VR,
Opopanax
ORCHIDACEAE
Orchis
Origanum
Orlaya
Ornithogalum
OROBANCHACEAE
Orobanche
Oryzopsis
Osmunda
Ostrya
Oxalis
Oxytropis
Pallenis
Panicum
Papaver
PAPAVERACEAE
Parentucellia
Parietaria
Paris
Parnassia
Paronychia
PARONYCHIACEAE
Pastinaca
Pedicularis
Phagnalon
PHANEROGAMAE
Phillyrea
Phleum
Phyteuma
Picnomon
Picris
Pimpinella
Pirola
Pirus
Pistacia
Pisum
PLANTAGINACEAE
Plantago
Platanthera
PLUMBAGINACEAE
Plumbago
Poa
Podospermum
Polygala
Pag.
277
213
213
315
278
208
306
306
193
191
217
286
269
334
193
245
244
305
218
211
251
224
224
277
306
333
192
292
193
323
339
342
276
290
262
282
270
316
316
215
291
291
198
343
282
POLYGALACEAE
POLYGONACEAE
Polygonatum
Polygonum
Polypodium
Polystichum
Populus
Potentilla
Prenanthes
Primula
PRIMULACEAE
Prunella
Prunus
Pteridium
PTERIDOPHYTAE
Pulicaria
Pycreus
Pyracantha
Quercus
RANUNCULACEAE
Ranunculus
Rapistrum
Reichardia
Reseda
RESEDACEAE
Rhagadiolus
RHAMNACEAE
Rhamnus
Rhinanthus
Ribes
Romulea
Roripa
Rosa
ROSACEAE
RUBIACEAE
Rubus
Rumex
Ruta
RUTACEAE
Sagina
SALICACEAE
Salix
Salvia
Sambucus
Sanguisorba
LA FLORA VASCOLARE
Sanicula
| SANTALACEAE
SAPINDACEAE
Saponaria
Sarothamnus
Satureia
| Saxifraga
SAXIFRAGACEAE
Scabiosa
Scandix
Schoenoplectus
Scilla
Scleranthus
Scleropoa
Serophularia
SCROPHULARIACEAE
Scutellaria
Sedum
Sempervivum
Senecio
Seseli
Sesleria
Setaria
Sherardia
Sideritis
Silene
Sison
| Sisymbrium
Smyrnium
SOLANACEAE
| Solanum
| Solenanthus
| Solidago
Sonchus
Sorbus
| Sorghum
| Sparganium
Spartium
Spergularia
Stachys
| Sternbergia
| Stellaria
Stipa
Succisa
Symphytum
Pag.
273
219
281
231
263
312
251
251
322 |
279
204
208
224
201
301
299
307 |
254
254
327
276
196
192
319
308
229
276
237
280
299
299
297
328
344
262
192
205
264
224
310
212
226
193 |
322 |
297 |
Tamus
Tanacetum
Taraxacum
Taxus
Teucrium
Thalictrum
Thesium
Thlaspi
THYMELAEACEAE
Thymus
Tilia
TILIACEAE
Tordylium
Torilis
Tragopogon
Trifolium
Trinia
Trisetum
Triticum
Tunica
Turritis
TYPHACEAE
Tyrimnus
Ulmus
UMBELLIFERAE
Urospermum
Urtica
URTICACEAE
Valeriana
VALERIANACEAE
Valerianella
Veratrum
Verbascum
Verbena
VERBENACEAE
Veronica
Vicia
Viola
VIOLACEAE
| Viscum
Vogelia
Xeranthemum
Zazintha
353
Pag.
211
329
344
197
302
245
219
242
218
314
288
288
278
279
343
265
274
195
203
231
236
205
339
218
273
343
218
218
320
320
321
206
299
315
315
302
271
234
234
220
241
335
345
354
A. GIorDANI SoIKA
RISULTATI DI RACCOLTE IMENOTTEROLOGICHE
IN AFRICA ORIENTALE DEL DR. P. MAGRETTI (1883)
AGGIUNTE E CORREZIONI AGLI EUMENIDI
Nella sua celebre spedizione in Africa Orientale del 1883 il
Magretti raccolse numerosi imenotteri che furono oggetto d’ una sua
pubblicazione apparsa l’anno successivo in questi Annali, vol. XXI.
Come egli stesso scrive (p. 632) non tutte le specie catturate furono
identificate ed alcune rimasero senza nome, per quanto venissero suc-
cessivamente comunicate al De Saussure, al Radoszkowsky ed al Gribodo.
Tali esemplari rimasero perciò inediti e potei rintracciarli nelle col-
lezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova che il chiarissimo
Prof. Oscar de Beaux mise con la Sua consueta, squisita cortesia, a
mia disposizione per lo studio.
Per |’ interesse che essi presentano credo opportuno renderli noti,
unitamente a qualche osservazione su altre specie erroneamente deter-
minate dal Magretti.
Eumenes (Delta) hottentottus var. Berlandi Giord. Ska.
Eumenes lepeletieri Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 611
(partim.).
A questa specie appartiene 1’ esemplare di Kor Cheru.
Leptomenes (1) (Eumenidiopsis) exiguus (Sauss.) n. sp.
Savigny, Descript. Egypte, Atlas, Zool., Ins. Hym., 1812, Tav. VIII, fig. il
(93).
Leptochilus exiguus Saussure, Et. Fam. Vesp., I, 1852, p. 237.
Odynerus (Parodynerus) exiguus Saussure, Et. Fam. Vesp., III, 1856, p. 321.
Langhebb, 1 4 6-II-1883.
Questa specie non fu mai descritta e finora era nota solo la figura
del Savigny.
2. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo
(1) Leptomenes è un nuovo genere i cui caratteri sono stati da me fissati in
Mem. Soc. Ent. Ital., XVII, 1938, p. 87.
lievemente più largo che lungo, moderatamente e quasi uniformemente
convesso, tranne che nell’immediata prossimità dell’apice ove è bru-
scamente depresso. La parte libera del clipeo è lunga circa quanto la
parte interoculare ed i suoi margini, specialmente quello apicale, sono
notevolmente rialzati; l’apice è largamente e poco profondamente emar-
ginato. Mandibole relativamente corte, robuste e provviste di forti denti.
Palpi mascellari e labiali come nelle figure. Inserzioni delle antenne
circa quattro volte più distanti fra di loro che dagli occhi; lo spazio
interantennale è poco sporgente ed ottusamente tubercolato nel mezzo.
Secondo articolo delle antenne a forma di ovoide allungato; III assai
piccolo, più corto dell’articolo successivo e più largo che lungo. Occhi
molto più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice, seni ocu-
lari assai larghi. Ocelli posteriori un poco più vicini agli occhi che
fra di loro. Le tempie sono notevolmente più sviluppate del vertice per
cui il margine posteriore del capo, visto dall’alto, appare abbastanza
fortemente emarginato. Torace circa 1 volta e 1/3 più lungo che largo,
un poco depresso, più ristretto posteriormente che anteriormente. Il
pronoto ha i margini laterali appena convergenti verso il margine ante-
riore, il quale è sinuoso ed indistintamente carenato; la faccia dorsale
è profondamente solcata nella linea mediana e gli angoli laterali sono
acuti, dentiformi. Le faccie laterali del pronoto sono fortemente con-
cave. Mesonoto tanto largo quanto lungo; scutello moderatamente con-
vesso; postscutello a forma di lamella verticale assai sporgente e pro-
fondamente emarginato nel mezzo. Propodeo assai corto e completa-
mente arrotondato; la faccia posteriore è quasi verticale, solcata nel
mezzo, e provvista inferiormente di due lunghi denti lamelliformi, più
o meno appuntiti secondo gli individui, e diretti all’indietro. Mesoepi-
sterno poco sporgente, sprovvisto di carena epicnemiale. Tegule piut-
tosto larghe; post-tegule bene sviluppate, dentiformi. Nervature alari
del solito tipo; zampe normali. Primo tergite circa 1 volta e 1/2 più
lungo che largo all’ apice; visto di profilo appare lievemente gibboso alla
base, poi fortemente rigonfio; il margine posteriore è molto ispessito e
tale ispessimento è preceduto da un forte solco trasversale.
Il primo sternite, a forma di una semiellisse ad asse maggiore lon-
gitudinale, è ridotto alla sola metà posteriore. Secondo tergite circa
1 volta e 3/4 più largo del tergite precedente, più lungo che largo; nei
2/3 apicali è subcilindrico. Secondo sternite quasi uniformemente con-
vesso con alla base una pressochè indistinta depressione lineare longi-
EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 355
MATITE e TA
356 A. GIORDANI SOIKA
tudinale. Il margine posteriore del II tergite e del II sternite è prov-
visto di nua lamella apicale che presenta numerosissimi solchi lon-
gitudinali e paralleli, come negli Odynerus gallicus Sauss., Falkenhayni
Dusm. etc. :
Clipeo lucidissimo, con punti piccoli e molto radi. Capo con fitta
punteggiatura di media grossezza. Pronoto, mesonoto e base dello scu-
tello con punti densi come sul capo ma più grossi; la metà apicale dello
scutello è lievemente tumefatta e liscia, lucida. Mesoepisterno con
\Fig. 1. — Leptomenes exiguus (Sauss.) n. sp.
1, i due primi tergiti visti dall’ alto, Qu; 2, clipeo, Qi; 3, addome visto di pro-
filo, Qi; 4, antenna, Q; 5, mascella, palpi mascellari e labiali, a3 6, pro- e m2-
sonoto visti dall’ alto, Qi 7, antenna a:
punti simili al mesonoto, ma un poco più radi. Faccia dorsale e faccia
posteriore del propodeo con punti piccoli e radi; faccie laterali del pro-
podeo e metaepisterno con punti di mediocre grandezza e piuttosto radi.
Il primo tergite è pressochè liscio ai lati, ma dorsalmente porta punti
della grossezza di quelli del propodeo; essi sono radi nella metà basale,
ma piuttosto fitti presso l’apice. Secondo tergite con punteggiatura uni-
forme simile, per grossezza e densità, a quella del mesonoto, ma formata
da punti obliqui e più regolari. Secondo sternite con punteggiatura assai
simile a quella del tergite corrispondente. Tergiti e sterniti successivi
perfettamente lisci.
EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 357
Corpo con pubescenza argentea, più densa sul propodeo.
Nero; sono rosso ferruginei: clipeo; mandibole; scapo; faccia
inferiore del funicolo; margine posteriore del pronoto; parte dello scu-
tello; zampe; primo tergite, primo sternite ed i lati del secondo tergite.
Sono gialli: una larga fascia alla base del pronoto; una larga fascia,
anteriormente emarginata a semicerchio e divisa in due metà laterali
da una sottile linea longitudinale ferruginea, sullo scutello; due mac-
chiette sul post-scutello; una piccola macchia sul mesoepisterno; tegule,
tranne una macchia centrale ferruginea; l’ apice dei femori anteriori e
la faccia esterna di tutte le tibie; fascie sottili e regolari all’apice
dei due primi tergiti e del secondo sternite. Il secondo sternite presenta,
presso l’ apice, all’ unione del terzo medio con i terzi laterali, due mac
chiette gialle, subrotonde, parzialmente fuse con la fascia gialla apicale.
Ali trasparenti.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I II) = mm. 5.
4. Clipeo conformato come nella 9 ma un poco più allungato. Le
antenne aumentano regolarmente di spessore dal II all’XI articolo; il
III e IV articolo sono subquadrati, i successivi appena più larghi che
lunghi; il XII è piccolissimo e l’ultimo è digitiforme, gracilissimo, assai
lungo sì da raggiungere con l’apice il centro del X articolo. Clipeo fer-
rugineo con una grande macchia basale gialla; faccia anteriore dello
scapo gialla. Il resto come nella 9.
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I-II) = mm. 4,5-5.
Var. Il clipeo può presentare anche nella 9 una macchia gialla;
nel ¢ tale macchia può estendersi fino ad invadere quasi tutto il clipeo.
Più spesso invece il colore ferruggineo è, nei due sessi, molto esteso
fino ad invadere tutto il pronoto, il postscutello, il propodeo, tutto il
II tergite e la base del II sternite. La forma tipica e la varietà vennero
raccolte insieme. Nella Cirenaica sembra predominare la varietà chiara.
Egitto: numerosi esemplari dei due sessi, raccolti da Marzo a Giu-
gno nelle seguenti località: Wadi Digla, Fayum, Gebel Asfar, Wadi
Hof, Marg e Wadi Garawi (A. Mochi, - coll. Mochi e mia coll.).
Cirenaica: Giarabub, 4 ¢ ® ® (Kriiger - coll. Schulthess).
Sudan: Langhebb, 1 9 6-II-83 (Magretti - Mus. Civ. Genova).
Gli esemplari del Savigny erano egiziani, scelgo perciò come olotipo
1 ® di Wadi Digla ed allotipo 1 4 di Fayum.
MISE LIA I REIT pui
358 A. GIORDANI SOIKA
Odynerus (A frodynerus) monstruosus Giord. Ska.
Odynerus (Afrodynerus) monstruosus Giordani Soika, Ann. Mus. Civ. Ge-
nova, LVII, 1934, p. 26.
I tipi di questa interessante specie sono due ® 2 catturate dal Ma-
gretti ad Ain, il 18-IV-83.
Odynerus (Rhynchium) Coenii Giord. Ska.
Rhynchium laterale Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884. p. 614,
(3).
Metemma.
Fu considerato come il 3 inedito del marginellus (F.) (= laterale
F.) e considerato l’ allotipo della specie.
Odynerus (Rhynchium) Vinciguerrae Guiglia
Suakin, 1 9 I-1883.
Differisce dai tipi per l’ assenza di colore ferrugineo sul torace e
per le minori dimensioni.
Odynerus (Rhynehium) fervidus Sauss.
Aikota, 1 @ il 3-III-1883.
Questo esemplare è identico ai miei dell’ Africa occidentale, uno
dei quali, 1 9 di Sierra Leone, venne confrontato con il tipo dal Meade
Waldo.
Odynerus (Rhynchium) cingulifer Walk.
Odynerus cingulifer Walker, List. Hym. Egypt, 1871, p. 33 e 37.
Odynerus parvulus Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 617.
Odynerus Priesneri Giordani Soika, Bull. Soc. R. Entom. Egypt, 1935, pp.
182 e 195.
Aikota e Metemma.
Esaminai nel British Museum un esemplare di O. cingulifer, 1 4
senza precisa località, determinato dal Walker, e ritenuto I’ olotipo della
specie; non è forse tale perchè dell’ O. cingulifer è stata descritta solo
la 9. Non è però da escludere che l’olotipo sia stato in realtà un 34;
lo farebbe credere il carattere « six abdominal bands », poichè il VI ter-
gite della 9 non può portare una vera fascia.
Ad ogni modo, anche se non è il tipo, corrisponde bene alla descri-
zione; si tratta della specie segnalata d’« Abissinia » dal de Saussure
|
BOE Via
è sit
;
EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 359
sotto il nome di O. parvulus var. (1) (ho visto l’ esemplare al Natur
Museum Senckenberg di Francoforte) e da me descritta come O. Prie-
sneri. Non è certo che lO. defractus du Buyss. appartenga anch’ esso
a questa specie.
Odynerus (Rhynchium) kassalensis n. sp.
Odynerus rhynchoides Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 619
(nec Sauss.).
9. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo tanto
largo quanto lungo; la parte libera apicale è lunga quanto la parte inter-
oculare ed ha margini laterali subrettilinei e convergenti verso |’ apice
il quale è lievissimamente emarginato. Il margine apicale del clipeo è
lungo quanto la distanza che separa le inserzioni delle antenne. La super-
ficie del clipeo è appena convessa, anzi per buona parte subpianeg-
giante. Mandibole normali; nulla di notevole ai palpi. Inserzioni delle
antenne un poco meno del doppio più distanti fra di loro che dagli
occhi. Terzo articolo delle antenne circa una volta e mezza più lungo
che largo all’ apice; IV più lungo che largo; V subquadrato; successivi
trasversi, tranne l’ ultimo che è circa tanto lungo quanto largo alla base.
Occhi molto più vicini fra di loro presso il clipeo che sul vertice, seni
oculari larghi e poco profondi. Ocelli posteriori circa tanto distanti fra
di loro che dagli occhi. Tempie e vertice poco sviluppati; quest’ ultimo
porta, dietro gli ocelli, una fossetta rotonda grande poco più di un ocello,
poco profonda, opaca, e difficile a distinguersi dalla punteggiatura che
la circonda. Torace circa 1 volta e 1/2 più lungo che largo e circa tanto
alto quanto largo. Pronoto con margini laterali arcuati e modicamente
convergenti verso il margine anteriore; la sua carena è ben marcata
sulle faccie laterali, quasi nulla al dorso e non angolosa in corrispon-
denza agli angoli laterali. Le faccie laterali del pronoto sono lieve-
mente concave nella metà inferiore. Mesonoto tanto largo quanto lungo,
di convessità normale, senza traccia di solchi parassidiali. Scutello un
poco sporgente: la sua faccia dorsale è convessa moderatamente in senso
trasversale, più sensibilmente in senso longitudinale, ed arrotondata ai
lati si da continuarsi insensibilmente nelle faccie laterali; queste sono
discretamente sviluppate e guardano in alto e di fianco. La faccia dorsale
dello scutello forma con il mesonoto un angolo diedro (aperto in basso)
(1) Mém. Soc. Phys. H. Nat. Genève, XVII, 1863, p. 225.
360 A. GIORDANI SOIKA
più ottuso che in alcune specie a questa affini, quali ad esempio gli O.
fervidus Sauss., tropicalis Sauss., etc. Postscutello con due denti trian-
golari molto appuntiti e depressi dall’ indietro in avanti: sono piuttosto
grandi e spostati medialmente sì da essere posti quasi all’ unione del
terzo medio con i terzi laterali del postscutello (visto dalla faccia poste-
riore). Propodeo con la faccia posteriore obliqua e moderatamente con-
cava; le faccie laterali sono distintamente concave in senso verticale e
tutte le carene sono indistinte. Tegule normali per forma e grandezza.
Nulla di notevole nelle ali e nelle zampe. Primo tergite cupoliforme,
circa del doppio più largo che lungo; il margine posteriore è privo di
punteggiatura ma non appare ispessito. Secondo tergite più largo che
lungo, pochissimo rigonfio ai lati, appena più largo del tergite prece-
dente e di poco più largo all’ apice che alla base; il margine apicale
è semplice. Il II sternite, visto di profilo, appare un poco sporgente alla
base, poi subrettilineo; solco basale longitudinale assente.
Clipeo fortemente e densamente punteggiato; specialmente nella
metà apicale i punti tendono a formare strie longitudinali. Capo fitta-
mente coperto di punti piuttosto grossi, regolari. Torace con punteggia-
tura ancora più grossa e più densa che sul capo; il mesonoto in parti-
colare è subreticolato ed in certi individui i punti tendono a formare delle
irregolari carene longitudinali, specialmente nella 1/2 posteriore. Scu-
tello e mesoepisterno punteggiati circa come il pronoto o il mesonoto.
Postscutello con la faccia posteriore lucida e provvista di pochi e grossi
punti. Tutto il propodeo è fittamente punteggiato. Tegule fittamente pun-
teggiate quasi come il pronoto. Primo tergite con punti fittissimi, un
poco più piccoli di quelli del torace. La punteggiatura del II tergite è
uniforme e simile a quella del primo, ma i punti sono un poco più radi
e più obliqui. Secondo sternite con punti più grossi e più densi che sul
tergite corrispondente. Terzo tergite con punteggiatura come il secondo;
tergiti IV-VI e sterniti III-VI finamente punteggiati.
Corpo quasi glabro.
Nero, sono ferruginei: parte delle mandibole; le antenne, tranne
la faccia superiore bruna; il pronoto; una macchia sulla parte superiore
del mesoepisterno; scutello; postscutello; due grandi macchie ai lati del
propodeo; le anche, i trocanteri e parte dei femori; macchie indecise
e più o meno estese sul I tergite, ai lati del II tergite e sui due primi
sterniti.Sono gialli: parte delle mandibole; clipeo (nei paratipi il clipeo
EUMENIDI DELL’ AFRICA OR. 361
è ferrugineo con la base gialla); faccia anteriore dello scapo; una mac-
chia triangolare al disopra dello spazio interantennale; i seni oculari;
una macchia sulle tempie; la metà anteriore del pronoto; le tegule; le
parti non ferruginee delle zampe; una larga fascia, ristretta triangolar-
mente nei mezzo, all’ estremità del I tergite; una fascia, moderatamente
dilatata nel mezzo e molto dilatata ai lati, all’ apice del II tergite; fascie,
strette e similmente sinuose, all’ apice del III tergite e del II sternite;
una macchia laterale, triangolare, all’estremità del III sternite e macchie
rotonde al centro dei tergiti IV-VI. Ali trasparenti (lievemente lavate di
bruno-ferrugineo e giallo-ferrugineo nei paratipi).
Lunghezza: capo + tor. + terg. (I+ Il) = mm. 7.
é ignoto.
Sudan: Kassala, 1 9 9-II-1883 (olotipo).
Conosco inoltre i seguenti esemplari:
Eritrea: Cheren, 2 9 9 XI-1936 (G. Invrea); Costa atlantica del
Sahara: Tindsmaran, 2 ® 2 I-1908 (A. Gruvel e R. Chudeau - Mus.
Parigi); N. Nigeria: S. E. Kano, Azare, 1 ® (LI. Lloyd - British Museum).
E’ affine, anche per la colorazione, all’ O. fervidus Sauss.; tale
specie ha però il torace molto più corto, lo scutello meno sporgente,
il postscutelio con denti piccoli e non spostati medialmente, il propodeo
con la faccia posteriore ben delimitata da carene. Ma quello che per-
mette di distinguere immediatamente le due specie è la punteggiatura,
molto più fina nel fervidus che nella nuova specie la quale, nel suo
aspetto generale, ricorda un poco lO. dunbrodyensis Cam. e lO.
Silverlocki M. Waldo.
Pseudonortonia aegyptiaca (Sauss.).
Un 4 di questa specie venne raccolto il 12-IV-83 a « Septarat».
Non trovo citata tale località nel lavoro del Magretti nè in altre carte;
suppongo, dalla data, si tratti di una località a non molti Km. ad E. di
Kassala, oppure di un lapsus per « Sebderat », ipotesi quest’ ultima poco
probabile.
Ancistrocerus inconstans (Sauss.).
Dintorni di Kassala, 1 9 9-II-83.
Appartiene alla mia varietà C. (1).
(1) Cfr. Bull. Soc. R. Ent. Egypte, 1935, p. 174.
A. GIORDANI SOIKA _
Aneistrocerus Egidae Giord. Ska.
Kor Cheru, 1 9 15-IV-83; Sogoda, 3 9 2 5-III-83. x "|
Questi esemplari differiscono dal tipo per avere le macchie gialle. c
un poco più estese e parte del pronoto, del propodeo e la base del 1
tergite più o meno estesamente ferruginei. Inoltre la punteggiatura. del
III tergite è più fina e più regolare, ma questo carattere non appare 3 i
molto costante. : |
363
Dr. LEoPOLDO TROTTI
(Dal? Istituto di Anatomia Comparata della R. Università di Genova)
(Direttore: Prof. E. Remotti)
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEL GENERE NOTACANTHUS
ED IN PARTICOLARE DELLA SPECIE BONAPARTEI Risso
La presenza di una fauna batiale reperibile a relativamente scarsa
profondità nelle acque del Golfo Ligure era stata oggetto di segnala-
zione da parte di numerosi ricercatori, facendo ritenere come anche in
questa regione si estendessero quelle particolari condizioni di habitat,
rilevate dal Giglioli fin dal 1881 in altre zone del Mediterraneo.
In questi ultimi anni però, con l’entrata in esercizio di numerosi
battelli a propulsione meccanica, dotati di reti a divergenti e di eltra
moderna attrezzatura permettente uno sfruttamento più ampio e più
sistematico di questo mare, le nostre conoscenze in proposito vennero
notevolmente ampliandosi. Le ricerche infatti, dell’ Issel, del Vinciguerra,
dei Brunelli e del Bini, eseguite su materiale proveniente da fondali
oscillanti tra i 200 e i 400 metri, mettevano in evidenza la presenza di
una abbondante fauna batiale tra cui non era raro osservare tipici rap-
presentanti a facies abissale.
Noi pure, nel corso di un precedente lavoro, potemmo renderci
conto della abbondanza di questa fauna e — a conferma di quanto rife-
riva l’Issel — della facile reperibilità di esemplari rari.
Era possibile trarre inoltre, da una serie di osservazioni ripetute
periodicamente, dati interessanti sulla biologia di queste forme.
Tra i pesci segnalati dai su citati autori, la presenza di rappresen-
tanti della famiglia dei Notacanthidae appariva dato degno di particolare
rilievo, essendo le nostre conoscenze in proposito incerte ed incomplete.
Fummo perciò indotti, data anche la possibilità di procurarci tale mate-
riale in buone condizioni di conservazione, ad intraprendere una serie
364 L. TROTTI
d’indagini sul genere Notacanthus, sia dal punto di vista sistematico, sia
da quello anatomo comparativo, le quali ultime saranno oggetto di pros-
sima pubblicazione.
A tal fine, approfittando della ospitalità offertaci dai signori Costa
sul loro piro-peschereccio, potemmo seguire periodicamente, tra il set-
tembre del 1936 e l’ottobre del 1937, la campagna di pesca condotta dal
suddetto battello. Avemmo così modo di raccogliere durante questo periodo
di tempo molto materiale, tuttora in studio, tra cui una ottantina di
Notacanthidae dei quali 10 risultarono appartenenti al genere Polyacan-
thonotus (Polyacanthonotus rissoanus [De Filippi e Véranyl) mentre i
rimanenti erano tipici rappresentanti del genere Notacanthus.
Tale materiale, venne fissato in formalina, alcool, Bouin, Zenker.
E’ da notare, in rapporto al problema ecologico di queste forme, che
la quasi totalità dei Notacanthidae fu catturata durante una serie di
pescate alla profondità di 500-550 metri, nel tratto di mare della Ri-
viera di Levante compreso tra il Promontorio di Portofino e la così detta
Fossa del Bisagno, seguendo all’ incirca parallelamente la costa ad una
distanza di 8 miglia.
CI
Chi
Cui
Soltanto verso la fine del 1700, con la nota pubblicata dal Bloch
su di un esemplare ritenuto erroneamente da questo autore proveniente
dall’ Oceano Indiano e da lui denominato Notacanthus chemnitzii (1) ab-
biamo la prima descrizione, sia pure sommaria, di un rappresentante di
questa famiglia. Tale specie, nonostante che il Fabricius poco dopo ne
avesse denominato con il nome generico di Campylodon un altro
esemplare proveniente dalle acque della Groenlandia, venne accettata dai
successivi ricercatori tra cui il Cuvier e il Valenciennes, i quali ne
davano una particolareggiata descrizione.
A avesto scarso materiale, a cui va aggiunto l'esemplare pescato dalla
RECHERCHE e ritenuto della stessa specie dei precedenti, si limitano per
più di un cinquantennio le nostre conoscenze.
In seguito, verso il 1840, il Risso faceva nota la presenza di altri
(1) Segnalata in seguito dal medesimo autore con i nomi di Acanthonotus e di
Notacanthus nasus.
NOTACANTHUS 365
rappresentanti del medesimo genere, raccolti nelle acque mediterranee
(Nizza), e che si presentavano però notevolmente differenti da quelli
descritti dal Bloch tanto da venir considerati dal Risso stesso come
appartenenti a nuova specie, alla quale pose il nome di Notacanthus
bonapartei.
Nel 1857, De Filippi e Vérany segnalavano, in base ad esemplari
provenienti dalle acque nizzarde, ed in base a documenti inediti del
Risso stesso, due nuovi rappresentanti della famiglia, che venivano deno-
minati rispettivamente Notacanthus mediterraneus e Notacanthus rissoa-
mus (Polyacanthonotus rissoanus [De Filippi e \Vérany]).
Pochi anni dopo la scoperta del Risso, il Richardson, a seguito della
spedizione EREBUS e TERROR nei Mari Australi, aveva modo di descri-
vere un esemplare che specificò come Notacanthus sexspinis. Tra il 1881
ed il 1884, venivano illustrate due nuove forme denominate dal Goode
e dal Gill rispettivamente Notacanthus phasganorus e Notacanthus analis,
le quali, stando a quanto riporta il Vaillant, non sembrano per i loro
caratteri differenziarsi notevolmente tra loro.
In base a questi esemplari, non tutti perfettamente conservati, e ai
quali nelle successive spedizioni scientifiche, pochi se ne aggiunsero di
nuovi (1), si tentò di dare a tale famiglia una posizione sistematica ben
definita.
I più antichi autori si riportano, a questo proposito, alla classificazione
di Cuvier e di Valenciennes che pongono i Notacanthidae a seguito degli
Scomberoidi a raggi spinosi dorsali separati, dei Mastacembeli e dei
Rhynchobdelli. Tale classificazione fu di poi accettata, pur con qualche
modifica dal Miller e, più recentemente, dal Jordan e dal Gilbert, i
quali riuniscono questi tre gruppi nell’ ordine degli Opistomi.
Giinther, pur distinguendo nettamente i Notacanthidae dai Masta-
cembeli, pone in un primo tempo entrambe le famiglie alla fine degli
Acantopterygii riservando invece, successivamente, ai soli Notacanthidae
tale posizione. Nel « Challenger Report» lo stesso autore li pone poi,
sia pure con qualche riserva, tra gli Alosauri e i Murenoidi.
D’ altro lato, le indagini intraprese dal Vaillant, il quale oltre il
Giinther è il solo a darci una descrizione anatomica dei Notacanthidae,
(1) Tra questi il Notacanthus indicus Lloyd, il Notacanthus annectens Boulanger
e il Notfacanthus abbotti Fowler.
366 L. TROTTI
tendono a concludere, in seguito ad una serie di considerazioni compara-
tive ed istoiogiche (1), come questa famiglia debba essere attribuita ai
Ganoidi, in posizione intermedia tra questi ed i Teleostei apodi ed
addominali.
Autori più recenti, seguendo la classificazione del Gill, mantengono
i Notacanthidae separati dagli altri Fisostomi e riuniti nel sott’ ordine
degli Heteromi.
Ulteriori indagini, ai fini di una revisione di queste forme, furono
condotte su nuovo materiale. Si vennero così ad eliminare molte incer-
tezze e si resero in pari tempo note nuove specie.
Infatti il Goode ed il Bean, oltre che tendere ad identificare il
Notacanthus mediterraneus nel Notacanthus bonapartei, segnalano i
generi Gigliolia e Lypogenys ed istituiscono il genere Macdonaldia per
il Notacanthus rostratus Collet; mentre il Jordan e l’ Evermann si rife-
riscono con il nome di Macdonaldia challengeri al Notacanthus challen-
geri e alla Macdonaldia challengeri del Vaillant e del Goode e Bean,
descritta dapprima dal Giinther con il nome di Notacanthus rissoanus
(nec De Filippi e Vérany).
Nonostante tali contributi, le nostre conoscenze permangono su tale
argomento ancora molto limitate. Dallo scarso materiale segnalato,
l’ esatta definizione dei caratteri delle varie specie si presenta difficile,
poichè, anche nell’ ambito di ciascuna di esse, si nota, sia nella formula
delle pinne, sia nei rapporti di queste tra loro, una notevole variazione
che il Vaillant crede potersi attribuire a differenze di sesso e di svi-
luppo dei singoli individui.
Tale incertezza, consultando la letteratura, appare estendersi anche
al Notacanthus bonapartei Risso, che sembra essere il solo rappresen-
tante di questo genere segnalato nelle acque mediterranee (2).
Risulta infatti, dalle ricerche del Risso, del De Filippi e Vérany,
del Giglioli, del Vailiant ecc., effettuate su esemplari provenienti dal
(1) Secondo questo autore, la presenza di spine dotate di un unico canale nutri-
tivo, di osteoblasti e di una primitiva organizzazione dello scheletro, suggerirebbe in
queste forme Jl affinità ai Ganoidi, mentre d’altro lato, la mancanza di valvola a
spirale nell’ intestino, di valvole multiple nel cuore, dimostrerebbero la relazione con
i Teleostei apodi ed addcminali.
(2) L’esistenza del Notacanthus mediterraneus essendo messa in dubbio da
molti autori.
Lee
NOTACANTHUS 367
Mediterraneo e dall’ Atlantico, che il numero delle spine dorsali di questa
forma oscilla tra un minimo di VI/, ed un massimo di IX; quello delle
anali dure tra VI e XV, e che, fatta eccezione per l’ esemplare descritto
dal Risso, le formule delle pettorali e delle ventrali tendono ad aggi-
rarsi intorno a valori più costanti.
Allo scopo di chiarire queste incertezze, facilitati dalla possibilità
di osservare una serie numerosa di esemplari i quali potevano offrire
una più esatta visione della frequenza di queste variazioni, abbiamo
ripreso l’ analisi di tutti i caratteri delle forme raccolte ed in maniera
particolare di quelli tassonomici, onde definire l’importanza, il limite
e la media delle variazioni e stabilire nell’ ambito del genere dati
attendibili.
METODO E RISULTATO DELLE RICERCHE
Fu seguito, in generale, ai fini di una più ampia possibilità com-
parativa, l’ indirizzo adottato a questo proposito dai precedenti autori
che s’ interessarono della questione. Le tabelle accluse riassumono i
principali caratteri delle forme studiate. Le misure vennero espresse
in mm.
J | Lunghezza | Lunghezza media |
N°. Esemplari | Formula D. % | | Altezza media
| | media | linea laterale
| | Il
.|
| |
18 | VII/, | 26 200 | 155 18 |
| | |
40 SLAVIA 58 206m a 159 19 |
11 | VI/, | 16 204 157 20 |
368
N°. Anali dure in esemplari
L. TROTTI
N°. Anali dure in esemplari
N°. Anali dure in esemplari
a D, VII/, a D. VII a D. VI/;
N°. N°. N°. N°. N°. N°. Ù
Anali dure n % Anali dure Si % Anali dure | Esem Yo
XV 5 | 28 SVU he 3 XIV 1
Say | ee ae SU NZ aie || 2
XV 6 | 15
XIII 3 23 XII 4
XIV Toler
xi Shed XIII ey) xt :
XI 1 6 XII gno x 2
IX 1 5 XI Ss IX 1
x 5 le
IX 2 5
| Ne. Anali dure in esemplari a D. VIII/, - VII - VI/
Anali dure D. VIII; D. VIII D. VI/ N°. Esemplari
XVIII = 1 = 1
XVII = = = —
XVI = 2 ta 2
XV 5 6 =a 11
XIV 4 7 1 12
XIII 5 5 2 12
XII 2 5 4 11
XI 1 on 1 9
xx = 5 2 7
IX 1 2 1 4
è LA se ON
NOTACANTHUS 369
Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VIII/;
N°. Esemplari | Inizio della I A. % N°. Esemplari | Termine della D. %
1 Iv4 - VA D. 6 1 XII? A. 8
4 IV? D. 22 8 XII? A. 61
9 Ia - IV? D. 50 1 XI? A. 8
3 Ill? D. 17 1 DIGA 8
1 Il? D. 5 1 IX® A. 8
1 1° molle 7
Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VII/;
N°. Esemplari | Inizio della I° A. % Ne. Esemplari | Termine della D. %
1 V2 D. 3 1 XIV2 A. 3
1 Iv? D. 3 2 XI? A. 5
6 III° - IV? D. 15 6 XII? A. 15
17 Ill? D. 44 9 IE Ac 23
9 Il? - I? D. 23 11 KEIN 28
4 Il? D. 10 2 1X? A. 5
1 1a - Il? D. 2 3 VI A. 8
2 1? molle 5
2 2% molle 5
1 3*- 4" molle 3
Rapporto fra D. e A. dure in esemplari a D. VI/
N°. Esemplari | Inizio della Is A. % Ne. Esemplari | Termine della D. %
1 II? - IVA D. 9 8 XA 73
2 IN? D. 18 2 VIII? A. 18
3 11? - II? D. 27 2* molle 9
4 Il? D. 37 —_ — —
1 18 - II° D. 9 — _ —
370
Raggi spinosi delle ventrali
in esemplari a D. VIII/;
L. TROTTI
Raggi spinosi delle ventrali
in esemplari a D. VII/1
Raggi spinosi delle ventrali
in esemplari a D. VI/;
N°
N°.
Raggi spinosi delle pettorali
in esemplari a D. VIII/;
Raggi spinosi delle pettorali
in esemplari a D. VII/,
_| N°. raggi _ | N°. raggi _| N°. raggi
Be spinosi % A spinosi % aa spinosi Z
24 Ill 60
9 III/, 50 Is 8 IIl/, 73
5 11/; 13
5 MILES eT 1 III}, 9
7 Ill}, 18
3 Ill, 17 i Il 2 | 1 IIjs 9
|
1 Il/, 6 2 Il/s 5 1 IV/, 9
1 IV/, 2
Raggi spinosi delle pettorali
in esemplari a D. VI/,
Ne. o i
Esem- DI 2S
plari spinosi
1 14
12 13
5 12
67
28
Lunghezza e altezza della testa
e diametro interorbitale
N°. | No. raggi N°. | N°. raggi
i spinosi % i spinosi %
22 13 55 10 13 91
18 12 45 1 12 9
Diametro longitudinale e dorso-ventrale della
regione preorale e diametro dell’occhio
Diametro | Diametro
dorso-
Diametro
Lunghezza| Altezza | interorbi- longitudi-
tale nale |
massima 44 23 10 massimo 11
minima 27 12 5 minimo 6
media 33 16 7 medio 8
ventr.
ale
Diametro
dell’occhio
NOTACANTHUS 371
A proposito di questi ultimi dati segnaliamo la variabilità osservabile
nel profilo della testa. Variabilità che dipende da differenti rapporti tra
i diametri longitudinali e dorso ventrali della regione preorale, oltrechè
da un oscillante sviluppo del diametro interorbitale. Tali mutevoli aspetti
del profilo, a cui si aggiungono in qualche caso variazioni della linea
dell’opercolo ed una più o meno accentuata inclinazione della testa rispetto
all’asse del corpo, sembrano indipendenti dagli altri caratteri tassonomici
e possono considerarsi semplici variazioni individuali nell’ambito della specie.
Anche il Dott. Norman del Museo Britannico espresse a questo proposito
eguale parere su alcuni esemplari da noi inviatigli. Fu possibile osser-
vare inoltre, in qualche caso, una particolare turgescenza della regione
opercolo-mascellare.
Pertanto, dallo studio di una settantina di esemplari di Notacanthus,
tutti appartenenti ad una medesima specie, si sono potuti rilevare i
seguenti dati:
1) La oscillazione della formula delle spine dorsali appare limi-
tarsi tra un massimo di VIII/, ed un minimo di VI/, con prevalenza
di forme a VII/,.
2) Il numero di tali spine risulta completamente indipendente dalla
grandezza degli esemplari. Fu tuttavia possibile notare come quelli a
D. VIII/, si presentino in media di grandezza inferiore a quelli a VII/,
CAVIE
3) Le pinne ventrali, confluenti tra loro ed estese fino all’ ano, ap-
paiono costituite da un numero di spine variabile tra un massimo di IV/,
ed un minimo di II/, con prevalenza di forme a III/, spine.
4) Le pettorali formate per lo più da 13 raggi raggiungono in alcuni
casi un massimo di 15 ed un minimo di 12.
5) Il numero dei raggi spinosi componenti le anali dure sembra,
invece, soggetto alle più ampie variazioni. La maggior parte degli esem-
plari da noi studiati ne presentano XIII o XIV a cui fanno seguito esem-
plari con XV o XII. Queste oscillazioni risultano contenute tra un mas-
simo di XVIII ed un minimo di IX.
6) Le anali dure s’iniziano generalmente all’ altezza della III* D.
Negli esemplari con VIII/, spine dorsali, tale rapporto tende a spo-
starsi all’ altezza dello spazio compreso tra la III? e la IV® D., mentre
in quelle a D. VI/, esso rapporto corrisponde alla II* D.
372 L. TROTTI
7) L’ ultima spina dorsale termina per lo più all’ altezza della X®
A.. Anche in questo caso negli esemplari a D. VIII/, essa si presenta a
livello della XII* A.. In pochi esemplari fu possibile notare la sovrap-
posizione delle ultime spine dorsali alle prime anali molli.
8) Esiste un certo parallelismo tra il numero delle anali dure e
quello delle dorsali. Gli esemplari a D. VIII/, e VII/, presentano in
media un numero notevolmente maggiore di anali dure di quanto fu
possibile rilevare in forme a D. VI/,.
9) La linea laterale raggiunge all’ incirca i 7/10 della lunghezza
dell’ animale e poi sembra esaurirsi. Essa al suo inizio appare spostata
in corrispondenza della sub-regione dorsale mentre nell’ ultimo tratto
percorre la sub-regione mediana caudale.
10) L’ altezza media degli esemplari studiati presa alle ventrali
risulta corrispondere ai 2/25 della lunghezza dell’ animale.
11) La lunghezza e l’altezza media della testa raggiungono rispet-
tivamente 1/6 e 1/12 della lunghezza del corpo, mentre la lunghezza
e |’ altezza della regione preorale ne rappresentano 1/24 e 1/20.
12) Si nota infine, in alcuni esemplari, variazioni nel profilo del
muso il quale si presenta talvolta più acuto o più ottuso del normale.
Si rileva inoltre, in qualche caso, una particolare turgescenza della
regione opercolo-mascellare.
13) In tutte le forme studiate è possibile riscontrare la presenza di
una spina all’ altezza del mascellare.
*
%
%
Comparando i risultati delle nostre osservazioni con quelli ottenuti
dallo studio degli altri rappresentanti del genere Notacanthus, appaiono
confermati chiaramente i caratteri differenziali tra gli esemplari da noi
studiati e le specie nasus, analis, phasganorus, indicus e abbotti sia
dalle dimensioni, sia dalla formula delle pinne, sia dai particolari rap-
porti di queste ultime tra loro.
Maggiori affinità morfologiche sembrano esistere invece tra gli esem-
plari descritti ed il Notacanthus sexspinis e la Gigliolia moseleyi (1).
Poichè, se il Goode ed il Bean annoverano tra i caratteri della Gigliolia
(1) Non considerata dal Boulanger come nuovo genere ma come semplice specie
del genere Nofacantus (N. moseleyi).
|
|
|
eal fo
NOTACANTHUS 373
la quasi completa sovrapposizione della dorsale alle anali dure, eguale
disposizione è possibile rilevare anche in alcuni dei nostri esemplari in
cui la variazione sotto questo aspetto si presenta particolarmente evi-
dente, tendendo l’ anaie ad estendersi più cefalicamente dell’ ordinario
fino a raggiungere anche l’ altezza dello spazio compreso tra la II* e
la I? spina dorsale. Variazione questa, a cui non sembra del tutto estraneo
il numero dei raggi spinosi della dorsale come lo dimostrano general-
mente le forme a D. VIII/, e VI/,. Anche la posizione della altezza
massima del corpo sembrerebbe carattere comune tra le due forme in
questione. I dati riportati a proposito del profilo del muso assumereb-
bero minor importanza differenziale sia perchè tratti nel caso della
Gigliolia da pochissimi esemplari, sia a causa delle notevoli variazioni
osservate a carico di questa regione sul materiale da noi raccolto.
Malgrado tali caratteri comuni, la presenza nel genere Gigliolia di
ventrali unite e non confluenti, di un numero indeterminato di esem-
plari con dorsale costituita da VIII - IX spine e soprattutto di una linea
laterale prolungantesi fino alla estremità caudale, sarebbero dati suffi-
cienti a differenziare queste due specie.
Meno evidenti si presentano invece i caratteri tassonomici tra le
forme da noi studiate e la specie sexspinis, poichè stando a quanto
riportano il Richardson ed il Giinther, il numero dei raggi spinosi della
dorsale e della anale, come pure la posizione di queste pinne coincidono
sensibilmente con la media dei dati desunti dalle nostre osservazioni.
Ugual cosa si può dire a proposito del numero dei raggi spinosi della
ventrale e della pettorale e a proposito della frequenza degli esemplari
ae) V7. VANS VIII.
Il sexspinis sembrerebbe invece differire per le sue dimensioni,
per i rapporti tra muso ed occhio, oltre che per la ventrale a formula
II/- cum pari suo conjugata e non estesa sino all’ ano. Il Notacanthus
annectens segnalato dal Boulanger come forma a caratteri intermedi tra
il sexspinis e la Gigliolia moseleyi, differisce dai nostri esemplari per
le ventrali « joined to its fellow» e per la mancanza, come risulta dalla
figura, della piccola spina succedentesi alla ultima spina dorsale. Inoltre
il profilo del muso, dato questo da prendersi con riserva per le ragioni
gia esposte, sembra differire notevolmente da quelli da noi osservati.
Invece i caratteri dei nostri esemplari presentano strette relazioni
con quelli del bonapartei, col quale siamo propensi anche noi ad identi-
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 14
374 L. TROTTI
ficare il mediterraneus. E’ da notare però come questi esemplari differi-
scano per i loro rapporti della dorsale con le anali dure da quanto venne
esposto a questo proposito dal Goode e dal Bean ed in parte dal Vaillant
su specie atlantiche. Infatti, mentre i primi autori considerano come uno
dei caratteri tassonomici del bonapartei la sovrapposizione delle ultime
tre spine dorsali alle anali molli, tale dato non fu da noi rilevato che
eccezionalmente, presentando la più gran parte dei nostri esemplari la
dorsale limitata all’ altezza dell’ ultimo tratto delle anali dure.
Questo carattere, presente in un così gran numero di bonapartei
provenienti dalla medesima area batiale, potrebbe venir attribuito, data
la grande diffusione di queste forme, ad una prevalenza di tale varia-
zione nell’ ambito di una data area geografica. Ipotesi questa che appare
avvalorata dalle osservazioni del Vaillant il quale segnala in qualche
esemplare di origine atlantica, la presenza di dorsale limitata alle ultime
anali dure. Eguale caratteristico rapporto ci fu possibile rilevare su di
un bonapartei proveniente dalle acque nizzarde e facente parte della Col-
lezione Giglioli al Museo Zoologico di Firenze, mentre i rimanenti esem-
plari, della medesima specie e provenienza, non differivano per questa
particolarità da quelli descritti dal Goode e dal Bean. _
Concludendo, la grande variabilità del profilo del muso e soprat-
tutto la mancanza di persistenza del rapporto tra dorsali ed anali dure
—- dato questo descritto e considerato dal Goode e Bean come *asso-
nomico del bonapartei — ci porta ad una revisione dei caratteri differen-
ziali dei rappresentanti del genere Notacanthus e Gigliolia. Revisione
che, pur non trascurando gli altri dati quali sussidiari ad una esatta
diagnosi, ci permette di segnalare i seguenti caratteri che, allo stato
attuale delle ricerche, ci sembrano, nelle specie suddette, differire più
grandemente da quelli del bonapartei: i
Notacanthus bonapartei Risso - Linea laterale arcuata sulle pettorali
limitata ai 7/10 della lunghezza dell’ animale. D. VI a VIII. A. in nu-
mero variabile tra IX e XVIII con prevalenza di forme a XII e XV. V.
III/7, III/6 e più raramente IV/7 e II/6 confluenti ed estese sino all’ano.
Notacanthus nasus Bloch - D. IX a XI. A. X a XIII.
Notacanthus phasganorus Goode - D. IX a XI. A. XVIII a XXII.
(XXIV sec. Bigelow e Schroeder). Lunghezza del muso superiore al dia-
metro dell’ occhio.
eee we Ot VITO fn® a
NOTACANTHUS 375
Notacanthus analis Gill - D. IX a XI. A. XVIII a XXII. Lunghezza
del muso eguale al diametro dell’ occhio.
Notacanthus indicus (Lloyd) - D. XI. A. XIV. V. III/7.
Notacanthus abbotti Fowler - D. XIII. La dorsale risulta inserita al
davanti della origine della ventrale. A. XXVIII. P. 15. Le pettorali rag-
giungono con la loro estremità caudale quasi le ventrali.
Notacanthus sexspinis Richardson - V. II/7 o I/6-7 Cum pari suo
conjugata non estese sino all’ ano (Sec. Richardson e Giinther).
Notacanthus annectens Boulenger - V. VII/6 unite con quelle del-
l’altro lato ed estese sino all’ano. Linea laterale non arcuata, si arresta,
sulla figura annessa al testo, a circa metà lunghezza della coda.
Gigliolia moseleyi Goode e Bean - Linea laterale prolungantesi
sino alla estremità deila coda. D. VIII o IX. P. 9. V. I/7 cum pari suo
conjugata ed estese sino all’ ano.
E’ da notare l’ assenza, tra gli esemplari da noi raccolti, di forme
a caratteri del Notacanthus mediterraneus De Filippi e Vérany, cosa che
cenfermerebbe i dubbi sollevati da molti autori sulla esistenza di
tale specie.
Ringrazio vivamente il Dott. Norman, del Museo Britannico, per
avermi inviato in esame, a richiesta del Direttore del Museo Civico di
Genova, un esemplare di Notacanthus sexspinis, ed il Prof. O. de Beaux,
Direttore del medesimo Museo Civico di Storia Naturale di Genova, ed
i suoi collaboratori Dott.a Guiglia e Dott. Capra rispettivamente per
l’ ospitalità concessami in questi « Annali » e per il valido aiuto presta-
tomi con l’aver messo a mia disposizione i mezzi bibliografici della ricca
biblioteca del Museo.
376 L. TROTTI
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DESCRIZIONE DELLA TAVOLA IIa
Figg. 1, 2, 3. - Alcuni profili della testa di Notacanthus bonapartei Risso e varia-
bili rapporti tra spine dorsali ed anali dure. X 1/2.
Si noti che, come è anche riportato nel testo, i profili delle teste qui riprodotte
non presentano alcun rapporto con gli altri caratteri tassonomici di queste forme e
soprattutto con il numero e la posizione dei raggi spinosi della dorsale e della anale.
Fig. 1a - Testa vista ventralmente. X 1/2.
Fig. 2a - Testa vista ventralmente. X 1/2.
379
RES LIGUSTICAE
LXIV
ALESSANDRO BRIAN
LE GROTTE DI TOIRANO
(LIGURIA)
Nell’esplorare personalmente le caverne di Toirano coll’intento di
studiarne la fauna vivente, ho fatto finora scarse raccolte di animali
propriamente cavernicoli e quindi il mio primo contributo sulla cono-
scenza faunistica di esse si può considerare come modesto, ma mi preme
tuttavia di fare osservare che visitandole non ho tralasciato di notarne
l’ esatta ubicazione, di rilevarne la topografia, di completare la descri-
zione di quelle già conosciute e d’illustrare le muove, sicchè spero di
non aver fatto fatica inutile componendo una guida che giovi ai futuri
speleologi, confidando che le Grotte di Toirano saranno visitate con mag-
giore interesse e più esaurientemente studiate a vantaggio della scienza.
Toirano (m. 38 - Tauranum) è un comune di circa 1400 abitanti,
situato nel circondario di Albenga, a 3 Km. a N dalla stazione ferro-
viaria di Borghetto S. Spirito, alle falde di M. Calvo (m. 1389) e di
M. Acuto (m. 747), sul torrente Varatella.
Il centro del paese ha l’aspetto di un grosso borgo fortificato e
sebbene oggi sia quasi sconosciuto, pure nei tempi passati venne anno-
verato fra i Castelli più notevoli del Genovesato; si resse con Statuti pro-
pri ed ebbe un podestà. E’ ricordato in antichissime carte e tra le altre
in una datata dal 17 Dicembre 1385, quando S. S. P. Urbano VI asse-
gnava al Doge e al Comune di Genova, Toirano insieme ad altre ca-
stella e terre vicine in ricompensa dei servigi prestatigli dalla Repubblica
all’ epoca della sua fuga in Nocera.
Toirano fu teatro della battaglia fra Napoleone e gli Austro Sardi,
detta di Loano (dic. 1795), e in quell’epoca molto sofferse per l’invasione
delle soldatesche francesi che distrussero la vicina Certosa di Dari e
380 A. BRIAN
manomisero il suo archivio parrocchiale, disperdendone i preziosi do-
cumenti.
Al comune di Toirano è stata aggregata verso il 1905 l’alpestre fra-
zione di Carpe m. 401, di modo che il suo territorio è assai esteso spe-
cialmente nella parte montuosa, e questa non solo alpinisticamente ma
sopratutto sotto l’aspetto archeologico e speleologico è molto interessante.
Merita particolare menzione il suo celebre monastero di S. Pietro detto
del Varatella, di cui la Chiesetta da poco restaurata e con affresco di
S. Pietro del sec. XIV, erge le sue vetuste mura sopra una delle cime
minori, m. 891, del sopradetto M. Calvo, e la cui origine si perde nel-
l’ oscurità dei tempi. Così pure notevole interesse archeologico presenta
ii Tempietto Ligure-Preromano, innalzato nella balza detta «u batzu
du ciù Dé» che fronteggia il M. di S. Pietro, situata presso al giogo di
Bardineto (1).
Per quanto riguarda la preistoria non posso tralasciare di accennare
a quelle costruzioni tutte di pietra, che sono una sopravvivenza di anti-
chissime abitazioni ricordate dall’Issel (2) e chiamate Caselle; alcune
situate nel versante meridionale di M. Calvo, specialmente nella regione
di Bari, in vicinanza della Tana della Paiarina e della Porretta sul con-
fine di Bardineto, ed altre sul M.te Merona tra Toirano e Balestrino ed
in altre località.
Oltre a ciò degne di considerazione sono le caverne distribuite in
grande numero intorno a Toirano scavate nel calcare dolomitico bigio
del trias medio (che si presenta qua e là con spuntoni di scisti sericitici
triassici più antichi) di cui in parte sono costituiti i monti circostanti.
E fra queste la più celebre è la Tana o Grotta di Santa Lucia, con-
vertita in Santuario, distante poco più di un chilometro a Nord Ovest
del borgo, a 214 m. sopra il m., che si addentra per circa 300 metri nella
roccia dolomitica del Monte S. Pietro, all’ingresso della quale e nella
stessa roccia è la Chiesa dedicata alla Santa (3).
Molte altre Grotte esistono presso Toirano, per la maggior parte
destituite di pregio artistico perchè o prive per natura di concrezioni
ornamentali, o vandalicamente rovinate, ma tutte più o meno d’interesse
(1) Anno Santo - 1925 - S. Pietro di Varatella, Toirano, Albenga, Tip. Vincenzo
Piccardo, 1925.
(2) IsseL A. - Un exemple de survivance pré-historique. Congrés international
d’ Anthrop. et d’ Archéol. préhist. XIIIe section. I. Monaco, 1907.
(3) MarneRI B. - San Pietro a Toirano « San Remo ». Rivista Ilustrata, anno II,
n. 12, 5 agosto 1933 - Anno IX.
e |
LE GROTTE DI TOIRANO 381
scientifico, massimamente sotto il riguardo paleoetnologico e paleonto-
logico (1).
PRIMA PARTE
NOTE BIOLOGICHE INTORNO ALLE CAVERNE DI TOIRANO
Se noi consideriamo le Grotte di Toirano dal punto di vista della
biologia, dovremo comprenderle nella categoria delle grotte anfitrofe,
termine proposto da Dudich (2) per designare quelle caverne nelle quali
il nutrimento che deve servire per gli animali che vi abitano, ha due
Sorta di provenienze: parte vi è introdotta dal di fuori (alloctono) e
parte vi si origina al di dentro (autoctono).
Se noi dovessimo ritenere che le Grotte siano prive di luce in tutte
le lore parti, non potremmo immaginare la possibilità di quest’ultima
fonte di nutrimento, poichè col termine di nutrimento autoctono, inten-
diamo quello che si produce per fotosintesi nelle piante verdi. Ma invece
si nota che in quasi tutte le srotte di Toirano, la luce penetra nell’interno
di esse per la bocca, fino ad un certo limite, ed è per questo che quasi
sempre nella prima parte della caverna, fin dove arriva il chiaro, ho
trovato che vi allignano delle piante verdi in maggiore o minore abbon-
danza, piante che vi possono sussistere perchè si accontentano anche
di poca luce.
Al di là invece del punto dove gli ultimi raggi arrivano, comincia
la regione dell’oscurità completa, la regione afotica così detta; ed in
questa, come è noto, non possono vivere assolutamente piante verdi;
tutt'al più si troveranno vegetali parassiti e saprofiti.
E’ quindi certo che, quando in questa regione oscura vi è dell’ac-
qua, invano vi si cercherà del fitoplancton; se vi è terreno soltanto, sara
inutile cercarvi piante a clorofilla.
Con tutto ciò noi sappiamo che anche nelle grotte più profonde vi-
vono animali in maggiore o minore numero a seconda delle località,
animali che già dai biologi furono distinti in troglosseni se sono venuti
accidentalmente dal di fuori e se vi si sono acclimatati; in troglofili se
(1) Ringrazio vivamente il Prof. 0. De Beaux, il Dott. F. Capra, il Prof. G.
Rovereto e il Prof. L. Masi per i consigli e le utili indicazioni gentilmente forni-
temi durante le correzioni delle bozze del presente lavoro.
(2) DupicH E. - Die Klassification der Héhlen auf biologischer grundlage. Mit-
teilungen Uber Hohlen- und Karstforschung. Heft. 3. Iahrgang 1933, p. 35-43.
PAPI CAT TRI RINVIO ERE E
382 A. BRIAN
hanno preso l’abitudine di dimorarvi, preferendo le condizioni d’am-
biente della caverna piuttosto che quella dell’ esterno, e infine in tro-
globii se gli animali ivi trovati hanno subìto profonde trasformazioni in
modo da non avere più alcun rappresentante alla luce.
Gli animali abitatori delle grotte, a qualunque delle divisioni sopra-
dette appartengano, in che modo potranno avere il loro nutrimento?
In parte il materiale organico che si produce nella regione d’entrata
per fotosintesi potrà servire di nutrizione ad alcuni di essi; per gli altri,
e forse per i più, il nutrimento vi perverrà dall’ esterno, e ciò può avve-
nire, come bene Dudich ha rilevato, in vari modi. O è il vento che spinge
nella grotta foglie e frammenti di piante, o è l’uomo stesso che può
essere il portatore di materia organica, utilizzando in qualche modo la
grotta come ricovero, sia che vi sosti temporaneamente, sia che cerchi
rifugio per il suo gregge durante la pioggia. Anche mammiferi selvatici
o uccelli, introducendosi casualmente o abitualmente nella caverna (come
volpi, tassi, donnole, topi ecc., galline, colombi, cornacchie ecc.) vi la-
sciano i rifiuti del loro pasto o i loro escrementi.
Il guano che qualche volta vi si accumula per opera dei pipistrelli,
è un ottimo cibo per gli insetti cavernicoli. Così pure le acque che, non
rare volte, a mo’ di rigagnoli, penetrano nelle grotte, oppure a guisa di
semplici stillicidi, attraverso a fessure, possono essere veicolo di detriti
organici, e nello stesso tempo di organismi viventi, acquatici. Anche le
acque risorgenti da una tana, offrono non di rado occasione agli animali
reofili, come ad es. alla Trocheta subviridis, di penetrare nella tana
stessa contro corrente.
Da notarsi poi che sulle materie organiche, sui legni decomposti
e marciti nell’ interno delle grotte possono prodursi funghi saprofitici,
che a loro volta servono di cibo a qualche insetto.
Quanto più copioso è il materiale organico trasportato, tanto più
ricca è la fauna cavernicola.
Perchè il materiale organico introdotto nella grotta venga utiliz-
zato, non è necessario ammettere che esso sia spinto nella parte più
profonda delle cavità. Anche se esso penetra soltanto nella regione ri-
schiarata dall’ entrata, potrà servire egualmente di cibo al mondo degli
animali della regione afotica, se è vero, come Menozzi avrebbe rilevato
colle sue ricerche biologiche nella grotta di Vallestra, che gli animali
cavernicoli stessi migrano da una parte all’ altra della cavità sotterra-
LE GROTTE DI TOIRANO 383
nea alla ricerca delle condizioni migliori di vita, che anche qui variano.
Un’altra importante condizione però è necessaria perchè si sviluppi e
possa prosperare la fauna delle grotte: occorre che vi sia un certo grado
di umidità e che questa vi si mantenga più o meno costante. Natural-
mente altra condizione indispensabile per l’esistenza della fauna vera-
mente troglobia è la perfetta oscurità.
Nelle grotte del Toiranese da me visitate, ho dovuto riscontrare pur
troppo che tali ultime condizioni favorevoli non sono sempre presenti;
in conseguenza di ciò almeno le mie ricerche hanno dimostrato l’esistenza
d’una speleo-fauna scarsa e di poco interesse. E attribuisco la mancanza
di una vera fauna troglobia, in alcune caverne, non tanto alla deficienza
di nutrimento quanto alla incostanza dell’ umidità; per altre grotte invece
anche all’ inesistenza di una regione afotica propriamente detta (Gr. dei
Balzi Rossi, Gr. Surià, Gr. Spelonca, Gr. Merona ecc.), o alla deficienza
o alla mancanza di guano, per causa della deplorevole e spietata usanza
che hanno gli abitanti de! luogo, di far caccia ai pipistrelli (1).
Quasi tutte le caverne presso Toirano diventano asciutte nel periodo
estivo. Il Salino (2) parlando della Grotta di S. Lucia, attribuisce la causa
della deficienza dell’ umidità all’ intenso disboscamento praticato sulle
montagne Toiranesi nei secoli scorsi, che avrebbe avuto per conseguenza
di non permettere alle acque di fermarsi e di costituire una fonte peren-
ne di alimentazione idrica alle cavità sottostanti.
Con tutto ciò ricerche di animali cavernicoli sono già state praticate
da molto tempo, e il primo ad esplorare con attività ammirevole le grotte
Toiranesi per la raccolta di insetti fu l’Avv. A. Vacca, guidato e spronato
in queste indagini dal Prof. R. Gestro. Si può dire che sia stato già
trovato per merito suo, un discreto materiale d’insetti cavernicoli, di cui
darò più oltre la lista, alla quale aggiungerò i risultati del mio modesto
contributo.
Una lacuna tuttavia è ancora da riempire se si vuole avere una co-
noscenza completa della bio-speleologia delle nostre caverne: nessuna
di esse finora fu oggetto di studio da parte dei botanici. Sarebbe desi-
(1) Il vigente « Testo Unico delle norme per la protezione della selvaggina e
per l’ esercizio della caccia » stabilisce all’ art. 38, comma g, che «è sempre proi-
bito di uccidere o catturare i pipistrelli di qualsiasi specie». Il contravventore è
punito con l’ ammenda di L. 50 a 500.
(2) Sarino F. - 1883 - Isolette, monti e caverne della Liguria, Boll. del C.A.L.
vol. XVII, n. 50, p. 39. - Torino.
384 A. BRIAN
derabile conoscere la flora che alligna nei tratti illuminati dei loro cor-
ridoi d’entrata.
Le gite fatte nella primavera del 1934 (maggio e giugno), mi
hanno dato modo di constatare la presenza di una serie varia e ricca di
piante verdi con fiori in molte di esse.
Vi sarebbero certe osservazioni interessanti da fare riguardo alle
condizioni climatiche, altre relative alle trasformazioni morfologiche in
rapporto alle condizioni fisiologiche ambientali anche per i vegetali; =
ben a ragione il Prof. Miiller nel recente Congresso speleologico tenutosi
a Trieste, non ha mancato di attirare l’attenzione di botanici su questa
lacuna (1) per quanto riguarda le caverne d’Italia.
Per parte mia ho potuto intanto notare che per mancanza di umi-
dità costante nella zona d’entrata delle grotte di Toirano, scarseggiano
generalmente le solite felci e il Capelvenere, ecc.; ha preso il loro posto
un’altra pianta che si spinge molto addentro nelle gallerie di entrata fino
alla semioscurità, ed è questa la comune Parietaria officinalis (Grotta
della Basola, S. Lucia Inferiore, ecc.). Talora stanno abbarbicate anche
nell'interno delle caverne piante legnose di fichi selvatici (Gr. S. Lucia
inferiore) od altre essenze (2).
NOTE GEOLOGICHE
La Valle di Toirano è percorsa dal torr. Varatella che ha origine al
di sotto di Carpe, in seguito alla confluenza del rio delle Carpe e del
Rivo della Valle. Presso lo sbocco in mare di questo torrente, cioè vicino
a Borghetto S. Spirito, si osserva un basso piano costituito da deposit:
alluviali (Quaternario), ma dopo poco risalendo il corso dell’acqua, si
vede già delinearsi la valle sulla cui destra verso N. E. si nota un primo
affioramento di quarziti del trias e di scisti sericitici dell’antracolitico e
sulla sinistra più verso il mare presso Borghetto una formazione di cal-
cari a diversi piani del mesozoico. Le quarziti, ma sopratutto gli scisti seri-
(1) Alcune ricerche botaniche sono già state fatte per opera del Prof. A. Jviani
e del Dott. F. Morton nelle caverne della Venezia Giulia, e per opera del Dott. E.
Tongiorgi nelle grotte del Monte Pisano e dei M.ti d’ oltre Serchio, per opera del
Prof. M. Cadrobbi in grotte dei dintorni di Rovereto: nulla di simile è stato ancora
tentato per le grotte della Liguria.
(2) Vi sono specie di piante che si accontentano di pochissima luce come Jo
provano le esperienze fatte da alcuni botanici. Se diamo il valore di 1 alla piena
luce del giorno fuori grotta, troveremo che a certi vegetali può bastare una frazione
minima di luce: per le alghe 1/2000; licheni 1/240; muschi 1/2000; felci 1/1700;
piante a fiori 1/256 (secondo Dudich).
LE GROTTE DI TOIRANO 385
citici della Varatella, si spingono a N. nel territorio di Boissano; i cal-
cari verso O. si prolungano fin verso il territorio di Zuccarello. A meno
di 1 Km. dalla spiaggia marina, sulla destra del torrente, cioè verso O.
si vedono colline costituite di calcare dolomitico del trias, la roccia pre-
dominante nel territorio di Toirano, formazione che prende anche grande
sviluppo sulla sinistra del torrente subito dopo il borgo. Gli scisti seri-
citici e le quarziti affiorano qua e là anche nell’interno della Valle di
Toirano, tuttavia le vette frastagliate dei monti che la fiancheggiano coi
loro dirupati pendii sono quasi tutte formate dal sopraddetto calcare dolo-
mitico del trias medio e superiore, il quale conferisce alla regione un
aspetto carsico veramente caratteristico.
Si è appunto in questa formazione calcarea triassica che sono sca-
vate quasi tutte le caverne, alcune delle quali celebri dal punto di vista
paleoetnologico. Le più importanti di tali cavità, colla loro grande aper-
tura, si mostrano situate quasi sempre ad una certa altezza dal fondo
valle sotto pareti verticali di roccia e sulla sommità di falde detritiche
magramente ricoperte da alberi.
Verso i margini del territorio di Toirano non mancano formazioni
più recenti come ad es. taluni calcari e scisti argillosi eocenici soprat-
tutto sviluppati verso il territorio di Balestrino e più ad O. ancora.
A N. di Toirano invece, verso il territorio di Verzi, come pure ad O.
verso il M. Guardiola (m. 737) i geologi segnalano le quarziti triassiche
e gli scisti più antichi (sericitici e filladici dell’antracolitico). Più lontano
ancora vengono notati scisti sericitici derivati da porfidi e da graniti con
formazioni sviluppatissime sia verso NO. al M. Settepani, sia verso NE.
alla regione di Calice Ligure.
Regione dunque questa interessantissima non solo per i suoi feno-
meni carsici ma altresì per la sua varia costituzione litologica.
LE GROTTE
Le grotte nel territorio di Toirano sono in grande parte scavate sui
due versanti del torr. Varatella, ad una altitudine sopra il livello marino
che varia da 188 a 348 m. circa, come si può vedere dalle quote che
presento qui per quelle caverne che sono più vicine a Toirano e delle
quali do l’ altitudine cominciando da quelle a minor distanza dal mare
e proseguendo con quelle progressivamente situate più a monte della
valle:
386 A. BRIAN
Gr. S. Lucia inf. m. 200, — Gr. S. Lucia sup. m. 214, — Grotta
Colombo m. 225, — Tana Basua m. 188, — Tana Sgarbà m. 200 circa,
— Gr. Balzi Rossi m. 200 circa, — Gr. Merona m. 284, — Gr. Chiap-
pella m. 308, — Tana dei Crocci m. 320, — Gr. delle Carpenasse m. 300
circa, — Gr. Soria m. 293, — Gr. del Pastore m. 348 ecc.
Chi ha percorso questa regione per visitare le Grotte ha dovuto
notare che, man mano che si procede a monte della Valle, le Caverne
hanno di poco ma progressivamente una altitudine più elevata, e vien
fatto di osservare che il loro allineamento tende a mantenersi parallelo
al profilo del letto del torrente che, rispetto a dette grotte, presenta
sempre un livello inferiore da 100 a 150 metri. E’ evidente quindi un
parallelismo fra il livello base attuale ed il livello sopraelevato antico
del torrente nel periodo quaternario, quando tutte le dette grotte si for-
marono ad uno stesso livello idrostatico (1).
Chi vuole spiegare il fatto perchè dette grotte rimasero sospese e
allineate in alto, mentre il torrente scorre molto più in basso, dovrà pen-
sare, come c’insegna il Prof. Rovereto, al mutamento avvenuto del li-
vello base dell’erosione continentale, dovuto ad un fenomeno generale
chiamato eustatico. Il fenomeno deve mettersi anche in rapporto col pe-
riodo dell’erosione fluvioglaciale, ma la causa prima è dovuta ad un ab-
bassamento del livello del mare che ha permesso un rinnovamento del
profilo d’equilibrio del corso d’acqua e il terrazzamento attuale.
Si conoscono tre gruppi di piani terrazzati dalle coste mediterranee
classificate cronologicamente dal Prof. Rovereto, prendendo dapprima a
tipo quelli dell’Is. di Capri e poi quelli della pianura padana: il pianalto,
l’alto terrazzo e il basso terrazzo. Nel nostro caso, osservando l’altitudine
delle Grotte ora considerate si deve ritenere che si tratta di un fenomeno
contemporaneo all’alto terrazzo.
L’ inizio del fenomeno è avvenuto nel più antico quaternario e ha
lasciato imponenti traccie sulle nostre coste. Il terrazzamento della regione
del Toirano in diretta relazione, come ho detto, con movimenti eustatici,
verrebbe a riferirsi al livello marino del Siciliense (Quaternario medio),
poichè più o meno sembra corrispondere a quel terrazzamento riscontrato
in modo generale sulle nostre coste, che avrebbe come dislivello dall’at-
(1) Nessuna delle Grotte descritte nel presente lavoro mostra corsi d’ acqua
nè risorgenze, nè inghiottitoi; quasi tutte sono asciutte e questo si spiega per l’ avve-
nuto mutamento del livello idrostatico.
LE GROTTE DI TOIRANO 387
tuale superficie del mare da 300 a 80 metri, essendo tipiche terrazze
siciliensi quelle alte fra gli 80 e i 100 m., come bellissimo esempio ce
re offre la caverna delle Arene Candide del Finalese, le cui aperture
sono appunto scavate sull’orlo di un terrazzamento dell’altezza ora detta;
anche le Grotte di Val Varatella, colla loro caratteristica ubicazione e
topografia, mostrano un comportamento poco dissimile.
L’abbassamento del fondo valle verificatosi dopo i movimenti eusta-
tici, in seguito all’erosione fluviale, determinò contemporaneamente azioni
di sfacelo e di dilavamento per opera degli agenti atmosferici sugli stessi
versanti della valle, e ne conseguirono frane, depositi di falde detri-
tiche ecc. In parte il lento dilavamento e in parte gli scoscendimenti ra-
pidi dei monti, allargarono l’entrata di molte cavità sotterranee e apri-
rono addirittura le comunicazioni coll’esterno di altre grotte, dapprima
nascoste entro la roccia. Forse a questo fatto è da attribuirsi l’aspetto
speciale che hanno assunto in gran parte le caverne di questa valle.
Più che vere grotte a piccoli e lunghi corridoi esse somigliano a
vaste nicchie, ad antri più o meno profondi. Se si fa eccezione per la
Grotta della Basua, del Pastore e per le due di S. Lucia (queste ultime
foggiate a vaste e prolungate gallerie), le altre in generale hanno bocca
molto grande e non presentano che una camera sola con qualche dira-
mazione secondaria di poca importanza. Tali sono ad es. la Gr. dei Balzi
Rossi di Toirano, così detta da una corrispondenza dell’aspetto coi tipici
Balzi Rossi che sono marini, la Gr. Surià, la Gr. delle Gore ecc. Talune,
oltre la vasta apertura d’entrata, presentano superiormente o da lato
qualche grande foro che ricorda una finestra. Tale struttura richiama
alla mente gli sbocchi di ricolmo dovuti al fenomeno del soprappieno
che già furono osservati in qualche grotta del Bellunese e delle Alpi
Liguri (1).
E la finestra superiore era forse lo sfioratoio dell’ eccedenza del-
l’acqua, causa l’ingorgo dello sbocco inferiore, in un tempo in cui le sor-
genti in Val Varatella dovevano avere la massima intensità, quando il
livello idrostatico coincideva col livello delle grotte. 1
E’ naturale pensare che originariamente non dovevano essere così
(1) « Quando i vani interni di una grotta, scrive Rovereto, erano ricolmi d’acqua,
allora il loro soprappieno, il trop-plein come lo chiama il Martel, traboccava per
vie diverse dalle consuete seguite! dalle grandi sorgenti perenni e dava luogo a
temporanee sorgenti di soprappieno o remittenti, d’ ordinario situate a un livello
più alto delle precedenti ».
Rovereto, p. 847, Trattato di Geologia Morfologica, Vol. II, Hoepli, Milano.
388 A. BRIAN
tali caverne: non è che coi secoli che, intensificandosi l’azione di sfacelo
e l’opera di corrosione per causa della pioggia, andarono a poco a poco
modificandosi verso lo stato attuale. Pur tuttavia io sono d’ opinione che
tali caverne dovessero già presentarsi nelle condizioni attuali durante il
periodo della civiltà neolitica, quando esse furono ‘abitate dall’uomo.
Una caverna a bocca assai larga, da cui può penetrare luce ed aria nel-
l’ interno, è sempre preferibile alle tane umide con angusto foro di en-
trata. La difficoltà di accesso partendo dal fondo valle, 1’ altezza e rapi-
dità dei versanti che le isolavano da qualsiasi viottolo di comunicazione,
non erano un ostacolo per l’ uomo di allora. La loro situazione era invece
favorevole al vivere appartato, al permettergli una facile difesa centro
le fiere ed i nemici. Egli di lassù dominava la valle e come da una for-
tezza elevata, spiava il nemico. Si può pensare adunque come tali grotte
fossero un ottimo rifugio per i Liguri primitivi nei tempi di invasioni
e di lotte, sopratutto nel periodo della conquista romana.
NOTE PALEONTOLOGICHE E PALEOETNOLOGICHE
Geologi ed archeologi, al contrario dei botanici, recarono colla esplo-
razione delle Grotte, gia un soddisfacente contributo alla storia della
paleontologia e della paleoetnologia di questa regione.
In seguito a scavi praticati dapprima dai frat. Antonio e Giovanni
De Negri, da Giovanni Ramorino e più tardi dagli illustri A. Issel e
N. Morelli, Mochi ed altri, fu constatato che alcune di tali caverne erano
state abitate dall’ uomo fin dall’ età neolitica e forse paleolitica, e altre
furono convertite in sepolcreto (Tana della Basua) ai tempi delle prime
invasioni romane. Quasi tutte rivelarono la presenza contemporanea di
fittili, o manufatti litici e di ossa di animali. Fra i mammiferi estinti è
sopratutto degno di nota l’ Ursus spelaeus var. minor e |’ Ursus ligusticus
Issel, i cui resti, in grande abbondanza, furono rinvenuti in alcune grotte,
ma sopratutto nella Tana Lubea, dalla quale si disseppellirono anche
ossa di Felis pardus var. antiqua.
Della civiltà paleolitica abbiamo, è vero, poche traccie non sicure
presso Toirano, colle raccolte ottenute dalla Grotta del Colombo, tut-
tavia, da altri avanzi e manufatti trovati nelle regioni finitime, si può
argomentare che famiglie mousteriane occupassero questa regione.
Meglio rappresentata con relitti più numerosi, è la civiltà neolitica,
detta pure della pietra levigata, distinta da quella precedente della pietra
LE GROTTE DI TOIRANO 389
scheggiata, ma questa seconda età non può avere una separazione netta
dalla prima, poichè qui come altrove l’uso di armi e di strumenti di
selce scheggiata, non ebbe termine col periodo dell’olocene, ma con-
tinuò per molto tempo nella prima fase di esso, prolungandosi anche in
fasi successive, quando già l’uomo adoperava utensili metallici.
Lo strato neolitico, qui come nel Finalese e in altre parti della
Liguria, non è puro e sfugge alle nostre ricerche, poichè vi è una sovrap-
posizione immediata dei successivi strati eneolitici, testimoni per lo più
di un unico sviluppo culturale (Vitale).
Non mancano prove che anche nella Valle della Varatella, là come
altrove nelle valli vicine, l’uomo continuasse, dopo il paleolitico, a sep-
pellire i morti nelle grotte, ed è indubitabile che in alcune caverne un
po’ più ampie e asciutte nonchè illuminate, egli dovesse abitarvi con la
famiglia.
I depositi umani delle Caverne che abbiamo preso a descrivere, sono
delle età posteriori al paleolitico e se ne trovarono nella Grotta Lubea,
nelle Grotticelle di Boissano e in alcune del territorio di Bardineto.
La Grotta della Basua dianzi accennata, è sopratutto interessante
per le sue inumazioni, poichè furono trovate in essa, in mezzo a cocci
di anfore romane scheletri che attestano del prolungamento della civiltà
neolitica sino al petiodo romano.
Qui, come nel Finalese, pare che si deponessero i morti accanto ai
focolari e i riti funebri dovevano somigliare ancora a un dipresso a
quelli del paleolitico superiore di Grimaldi.
Scavi praticati nelle Grotte di Toirano e numerosi resti raccolti dal
Morelli e dall’ Issel, rivelarono l’esistenza della primitiva ceramica fami-
gliare e misero allo scoperto i resti di armi e di utensili di pietra levigata
e di ossa o di selce scheggiata, con tecnica sempre più perfezionata. Non
è che nella grotta di Lubea, secondo Vitale, per i resti del neolitico antico,
che gli strati apparirono privi delle più perfezionate armi silicee. La ci-
viltà, come è noto, rimase nel Toiranese, come in Liguria, molto primitiva
fin quasi all'avvento romano. La coltura anche fino a molto tardi, vi
conservò aspetti ancora quasi neolitici, nella vita e negli usi funebri.
Monti e mare segregarono questa ragione come in generale una grande
parte della Liguria marittima, ritardandovi lo svolgimento della civiltà
e ostacolando le infiltrazioni etniche (Vitale).
Le genti sopravvenute qui poco a poco, dovevano essere le stesse
390 A. BRIAN
alle quali nelle altre nostre regioni marittime, si suole attribuire lo svi-
luppo del neolitico, cioè genti di stirpe mediterranea dolicocefala, bruna
e di piccola statura, dedite alla caccia ed alla pastorizia.
ELENCO DELLE GROTTE DEL TERRITORIO DI TOIRANO
Presento ora qui una lista delle Grotte dei dintorni di Toirano, in
cui figurano in gran parte i nomi di quelle da me visitate, e in parte
quelli che ho trovato in qualche pubblicazione, o che mi furono riferiti
dagli abitanti del luogo.
‘Ma perchè questo elenco potesse essere ritenuto effettivamente
valido, bisognerebbe che presentasse la garanzia che i nomi si riferissero
ciascuno ad una grotta realmente esistente e ben distinta. Occorrerebbe
cioè sottomettere quelti ultimi, ad un rigoroso controllo e a una seria
verifica sinonimica, lavoro che finora non ho potuto effettuare che
in parte. Esso potrebbe far parte d’uno studio generale su tutto il vasto
territorio che circonda Toirano, studio che, comprendendo le indagini
speleologiche, c’ indicasse la esatta posizione di ogni singola caverna e
radunasse tutti i dati faunistici, paleontologici e geologici, che riguardano
le cavità naturali di questa regione, cosa realizzabile per altro soltanto
con ricerche di lunga lena e colla collaborazione di parecchi studiosi.
Al nome di ogni grotta qui citata farò intanto seguire una breve in-
dicazione topografica, darò un cenno delle raccolte e indicherò i nomi
degli esploratori. Solo nella seconda parte del lavoro illustrerò più a
lungo quelle grotte che furono da me visitate.
1) GrottA DI Santa Lucia - Sulla riva sinistra della Varatella, assai
celebre in Liguria: all’ingresso trovasi il Santuario di S. Lucia.
Raccolte - Chirotteri.
2) Grotta DI Santa Lucia, Inferiore. - Sulla riva sinistra della Vara-
tella, a poche diecine di metri) di distanza dalla precedente, di
agevole accesso.
Raccolte - Cocci neolitici, manufatti (coltellino di selce). Batraci,
Isopodi terrestri, Ditteri.
Esploratori - N. Morelli, A, Issel, P. Bensa, F. Solari, A. Brian.
3) GroTTA DEL CoLomso - Sulla riva sinistra della Varatella, poco a
monte delle due precedenti, a 225 m. s. l. m., di difficile accesso.
LE GROTTE DI TOIRANO 391
Raccolte - Cocci, manufatti, ossa di Mammiferi (Ursus ecc.), Uc-
celli. - Chirotteri.
Esploratori: N. Morelli, A. Issel, P. Bensa, F. Solari, A. Brian.
4) GROTTA DELLA Basua (o della Strega) - Si apre a circa 188 m. sulla
destra di un sentiero che conduce al vallone denominato Vero. Ha
due aperture di malagevole accesso. Si interna per 52 metri circa.
Raccolte - Ossa di Mammiferi, ossa umane e cocci di fittili. Isopodi
terrestri. Insetti.
Esploratori: N. Morelli, A. Vacca, A. Brian.
5) GroTTA DU FuRGAU - Si apre sul pendio di un monte nello stesso
vallone del Vero più in alto della precedente, dalla quale dista qual-
che centinaio di passi. Fu adibita a stalla di muli nella metà del
secolo passato. Sulla parete a sinistra della bocca vegeta un fico
selvatico insieme ad altri cespugli. Ancora inesplorata dal lato pa-
leontologico.
6) GroTTA DEL Rivo o DeLL’OLIvo - Nel Vallone del Vero situata supe-
riormente alle due precedenti. Da lontano ha l’aspetto di ampio in-
cavo, ma non ne ho potuto valutare |’ importanza. E’ così detta per
la pianta di Rivo (Olivo) che ne ricopre in parte la bocca.
Inesplorata.
7) Tana SGARBA’ - Grotta foggiata a galleria con due aperture sulla
sinistra della Varatella, al di sopra e poco distante dal ponte dei
Maglio, m. 85, lungo la carrozzabile tra Toirano e Bardineto. A poca
lontananza e quasi alla stessa quota di altitudine verso NO. trovasi
la grotta seguente dei Balzi Rossi di Toirano.
Esploratori - A. Issel, A. Brian.
8) GroTTaA DEI Batzi Rossi (1) - Si apre sulla sinistra della Varatella
al di sopra di un pendio coltivato ad olivi, con ampia bocca sopra la
provinciale per Bardineto. La si scorge subito oltrepassato (partendo
da Toirano) il ponte del Maglio, m. 85. E’ una bella ed ampia cavità
che riceve luce in tutte le sue parti.
Raccolte - Un coltellino a due tagli di selce piromaca, rossastra,
opaca. Isopodi terrestri. Gasteropodi.
Esploratori: N. Morelli, A. Brian.
(1) Da non confondersi con le tipiche grotte dei Balzi Rossi presso Ventimiglia
che sono marine.
392
A. BRIAN
9) Grorra DI Merona - E’ la maggiore delle 3 grotte conosciute con
questo nome, sulla destra della Varatella, ai piedi di balze rocciose
di calcare, che innalzandesi formano verso Sud la prominenza detta
Poggio Balestrino, m. 539 (Carta I. G. M.).
E’ poco profonda ed a grande imboccatura.
Esploratore: A Brian.
9 bis) Piccoa Tana DETTA « IN°I Pizzi» - o Seconda Grotta di Me-
10) Grotta Luvarra (Lupara) - E
rona. E’ scavata sul versante orientale del Monte di Merona sulla
destra della Varatella a qualche centinaio di metri distante verso
levante dalla prima Grotta di Merona ed a un dipresso posta alla
stessa altitudine s. 1. m. Si apre ai piedi di una balza rocciosa ed
in cima ad uno scosceso pendio ammantato da giovani carpini. Vi si
sale dalla carrozzabile Toirano-Bardineto, traversando il torrente.
Fa parte di quel piccolo gruppo di cavità naturali conosciute col
nome di Grotte di Merona.
Non visitata. Indicazioni avute dagli abitanti di Toirano.
2
distante mezz’ora, scrive Gestro
(1887-88), da Toirano e si trova in mezzo ad un bosco di olivi nella
regione chiamata Luvaira. Ha una apertura strettissima e nell’in-
terno è tanto bassa che per visitarla bisogna andare sempre carponi.
E’ molto lunga e dividesi in varii corridoi, malagevoli ad esplorarsi
perchè molto stretti.
Esploratori: Vacca, A. Brian.
11) Tana DEI CROXI - Cavità di poca importanza che si apre a guisa
di fenditura verticale, sul versante orientale di M. Cròxi sulla destra
della Varatella. Profondità di 13 metri. Vi si accede dal Ponte del
Salto del Lupo, volgendo a SO. e salendo per ripido pendio.
Raccolte - Aracnidi. Lepidotteri.
Esploratore: A. Brian.
12) GROTTA DELLA CIAPPELLA 0 DELLA CHIAPPELLA - m. 308, situata vicino
a quella dei Cròxi. E’ scavata nello stesso versante orientale di
M. Cròxi e trovasi sulla d. della Varatella un poco più in basso e
più a N. della grotta sopraddetta. Vi si accede dal Ponte del Lupo
in mezz'ora circa di ripida salita. (Un’ora e mezzo circa da Toirano).
Esploratore. A. Brian.
LE GROTTE DI TOIRANO 393
12 bis) Grotta CARPANASSA o CARPENAZZO m. 300 circa. - E’ situata a
ponente della Tana della Chiappella a SSE. ed alla distanza di
circa 700 m. in linea d’aria da Carpe (Chiesa), nel vallone del Rio
delle Carpe, sulla destra del corso d’acqua a una trentina di metri
al di sopra della carrozzabile per Bardineto. Spelonca con bocca
ampia e non completamente oscura. Lunghezza 26 m.
Raccolte - Pipistrelli, Ragni, Ortotteri, Lepidotteri, Miriapodi,
Oniscidi.
Esploratore: A. Brian.
13) Tana DELLA CAFFE o SCAFFE - In vicinanza della Tana Carpenazzo,
ma sull’ opposta sponda del Rio delle Carpe. Sulla sinistra del
corso d’ acqua vi è infatti, secondo le indicazioni avute da persone
di Toirano, questa piccola grotta, scavata su di una ripida parete
rocciosa, l’accesso alla quale non è possibile che mediante una
scala.
La sua bocca si apre verso ponente al di sopra di un burrone
inciso da un corso d’ acqua che scende al Rio delle Carpe. Tale tana
è precisamente situata a SE ed a circa mezzo chilometro di distanza
in linea d’aria dalla Chiesa di Carpe e fu esplorata nel febbraio
1895 dal Sindaco di Toirano Pietro Maineri (1).
13 bis) GrotTa DI Suria’ - Sulla destra della Varatella, al principio del
Rio della Valle, assai in alto ma non molto distante dal Ponte del
Salto del Lupo. Si apre con ampia bocca ai piedi di balze rocciose
verticali di calcare rossastro, sovra cui si svolge la strada carroz-
zabile per Bardineto.
Cavità poco profonda. E’ curiosa per qualche sua erosione interna.
Esploratore: A. Brian.
14) Grotta LUBEA (Livrea o DEL Pastore). - Sulla riva destra della Va-
ratella, nel Rio della Valle, poco distante dalla precedente, rispetto
alla quale rimane più a N. E. e situata ai piedi di verticali balze roc-
ciose sottostanti alla punta Alzabecchi, a 4 Km. a monte di Toirano
ed a 348 m. sopra il 1. d. m. Accesso malagevole e con precipizio
dinanzi alla bocca.
Raccolte - Ossa di Ursus, di Felis pardus var. antiqua e di altri
(1) MarnERI B., 1900, La leggenda del Buranco. Firenze.
A pag. 265, questo autore dà una breve descrizione della grotta delle Scaffe.
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A. BRIAN
Mammiferi. Molto numerosi i residui d’Ursus, in gran parte dissep-
pelliti dal Prof. Morelli.
Esploratori: De Negri, A. Issel, N. Morelli, A. Vacca, A. Mochi,
A. Brian.
15) GROTTA DELLA SPELONCA - Distante una cinquantina o poco più di
metri dalla precedente, situata più a nord, presso a poco alla stessa
altitudine. Accesso difficile. Vasta spelonca poco profonda.
Esploratore: A. Brian.
15 bis) TANA DEI SANTI (0 TANA SOPRA LA Fascia DI MeEzzogioRNO) - m. 500
circa. E’ situata nel vallone del Rio della Valle, scavata ai piedi di
alto dirupo sulla destra del torrentello a grande altezza da questo
ultimo, in una propaggine del monte di Punta Alzabecchi, m. 784,
rispetto alla quale la Tana rimane ad un chilometro circa di distanza
verso ESE in linea d’aria. L’entrata è a guisa di fenditura verticale,
esposta a levante, e l’interno, in gran parte oscuro, ha la forma a
guisa di un S. La lunghezza totale sarebbe, secondo il Sig. Aldo
Ferro, di 12 m. circa.
16) Tana DELLE Gore (0 TANONE o Tanassa) (1) - E’ situata nel vallone
del Rio delle Acque Crude (Rio del Giogo di Toirano) a destra del
Rio, al di sopra del pendio scosceso detto Piaggia Pandià ed ai
piedi di alte balze calcaree. Dista 2 chilometri in linea d’aria verso
NO. dal Ponte del Salto del Lupo ed a 5 e 1/2 circa, in linea retta
da Toirano.
A proposito di questa grotta riferisco quanto scrive Gestro:
« Chi da Toirano si reca a Bardineto per la stessa strada della
Varatella o della Valle, giunto a metà cammino incontra un ponti-
cello detto Ponte del Lupo » (oggi distrutto e sostituito da un altro
ponte maestoso per la carrozzabile). « Da questo punto volgendo a
mano sinistra, si vede in alto ai piedi delle roccie degli Alzabecchi
l’ ampia bocca di una spelonca che in inverno è abitata da nume-
rosi stuoli di cornacchie Corvus cornix, dette Gore dai Toiranesi,
donde il nome alla Grotta ».
(1) Forse questa Grotta è la stessa di quella chiamata Grotta della Tanassa
da Morelli e da Issel i quali non ne precisano l’ ubicazione. Se questa sinonimia è
vera il Morelli avrebbe trovato nella spelonca delle Gore una cuspide di freccia a
foglia di sambuco ed un coltellino a doppio taglio, tratto da una lama di piromaca.
Sembra essere pure la medesima di quella denominata da alcuni Tanone. Il nome
di Tanassa secondo me dovrebbe essere riservato ad un’altra grotta situata al di
sotto del M. Ravinet.
LE GROTTE DI TOIRANO 395
Nella 2% parte del presente lavoro aggiungerò altre notizie su
questa spelonca, fornitemi dalla compianta mia guida G. Ferro, che
ebbe a visitarla il 22 Ottobre 1934.
Raccolte - Geotriton fuscus. Ossa di Ursus spelaeus.
Esploratori: A. Vacca, G. Ferro.
17) Grotta DELLA GIARRA 0 GIARA o GHIARA m. 620 - Distanza circa 2
ore da Toirano. Si apre nel fianco della Rocca Berleurio, m. 844,
sulla sinistra del Rio della Valle, affluente della Varatella. E’ una
grotta lunga circa 110 m. con ampia bocca.
Raccolte - Ossa di Ruminanti e cocci neolitici.
Esploratori: A. Vacca, A. Issel, N. Morelli.
18) TANA DEI CORALLI - Questa caverna è distante 3 chilometri e 1/2
in linea d’aria, a NO., da Toirano e situata sul ciglione dei balzi
(bazi) Marixai, cioè sotto uno dei muraglioni della strada carroz-
zabile presso Carpe. Fu visitata il 22 ottobre da G. Ferro e da un
suo nipote, Aldo Ferro, i quali mi fornirono le seguenti informa.
zioni: «la sua entrata è strettissima, ma si mantiene tale niente
più che per un metro, poi si presenta un salto di un metro e 50
centimetri. E’ prudente nell’ entrarvi di aiutarsi con una corda. La
caverna è lunga 10 metri alta 4 metri e larga circa 3. E’ molto
bella per le stalattiti che l'adornano, sembra di vedere sul suo
fondo (quando si dispone di luce acetilene per rischiararla) un altare
maggiore; e si direbbe che questa formazione secolare si sia dispo-
sta là sul fondo per chiudere la grotta ed impedire di procedere
oltre ».
Esploratore: Giuseppe Ferro.
19) GROTTA DELL'ARMA Tanona - Poco lungi ed a NNO. da quella della
Giarra.
Inesplorata.
20) GROTTA DELLA TANASSA 0 TANASSE - Presso Toirano. Distante circa
4 chilometri le 1/2 a NNO. in linea d’aria da detto borgo; poco al di
sopra del sentiero che pel M. Ravinet conduce a S. Pietro dei Mon-
ti m. 891.
Inesplorata.
21) Tana DELLE Vie LARGHE - Piccola cavità situata poco sopra la strada
carrozzabile di Bardineto, sulla destra della Varatella, distante circa
396
A. BRIAN
un chilometro a NO. da Toirano. La si vede a sinistra della strada
prima di giungere alla casa del Maglio (Martinetto) ed al contiguo
ponte, m. 85, che traversa in quel punto il torrente. Bocca esposta
a levante con 2 m. circa di altezza e 1.50 di larghezza, profonda 6
metri. Serve di rifugio ai viandanti in tempo di pioggia.
Esploratore: A. Brian.
22) GROTTA TANONE - Sopra le Acque Crude, in località Piaggia Pandià,
con bocca posta a settentrione. (Questa grotta è la stessa di quella
chiamata Tana delle Gore).
23) GROTTA DELLA TARAGNINA - Appartiene, scrive Gestro (1887-88), al
territorio di Balestrino ed è situata nella regione Carpenazzo ai piedi
delle altissime rupi dette dei Confurzi, che fiancheggiano per un
buon tratto la strada che da Toirano mette al piccolo paese di Carpe.
Dopo avere traversata l'apertura, che è fatta a triangolo ed alta
m. 2,50, si trovano due sale, delle quali la prima è più grande ed ha
il suolo un po’ ingombro di massi e l’altra, cui si accede per una
piccola ‘apertura nella parete, è un po’ più piccola ed a suolo molto
inclinato. In un piccolo andito di questa 1’ Avv. Vacca raccolse un
esemplare di Duvalius Canevae ssp. apenninus.
24-25) TANE DELLE PILETTE E TANA DEL FASCIN. -Spettano al territorio
di Balestrino Le prime sono due e poco discoste una dall’ altra;
Yuna non è che un covo di volpi, angusto nell’interno, angustissimo
nell’entrata; l’altra ha, essa pure, una bocca assai piccola, ma dentro
forma un’ampia sala piuttosto bassa, con un suolo irregolare e
ingombro di massi. La tana del Fascin non può presentare inte-
resse alcuno per la scienza (Gestro, 1887-88).
26) Tana DEL Picaro. - Nel territorio di Borghetto S. Spirito e ad una
mezz'ora di distanza da questo paese, nella regione denominata Roc-
che Bianche, trovasi una tana la cui entrata è così ingombra di rovi
e di spine da renderla invisibile o di assai difficile ricerca per chi
non è pratico del luogo. A pochi passi dall’apertura si divide in due
corridoi, che non si inoltrano che di una dozzina di metri e vanno
a finire tanto l’uno come l’altro in uno strettissimo buco. Sarebbe
assai bella se non fosse stata vandalicamente devastata da cercatori
di stalattiti (Gestro, 1887-88).
LE GROTTE DI TOIRANO 397
27-28) CAVERNE DI Boissano E DI S. PIETRINO. - Queste due piccole
caverne non lontane l’una dall'altra sono situate nel territorio di
Boissano, finitimo a quello di Toirano, {sotto il Bricco Scotto m. 607;
e furono esplorate e descritte dal Prof. A. Issel, che vi rinvenne
ossa di mammiferi e manufatti diversi d’importanza paleoetnografica
e paleontologica. (Liguria Preistorica 1908, p. 348 e 440).
29) CAVERNA DEL VERO (indicata dal Prof. Issel, 1882). - Situata nella
valle della Varatella fra Toirano e Bardineto. I Fratelli De Negri
vi rinvennero ossa di erbivori (Bos).
30) CAVERNA DELLE PASTE - (indicata dal Prof. Issel, 1882). Trovasi nella
valle della Varatella fra Toirano e Bardineto. Diede luogo alla rac-
colta di reliquie umane (un parietale sinistro quasi completo, 2 pezzi
di tibia e una vertebra) le quali per la leggerezza, pel colore terroso
traente all’ocraceo, pel tatto arido, si direbbero nelle condizioni stes-
se e dell’età medesima delle ossa d’orso della Grotta Livrea e quindi
incomparabilmente meno recenti dei resti della Grotta della Giarra
(Issel).
La caverna delle Paste, secondo Giuseppe Ferro, sarebbe situata
sulla destra della Varatella più ad Est della Grotta di Merona e
sul versante Nord Orientale del Poggio Balestrino m. 539, e pare
che sia una cavità poco profonda.
30 bis) TANA SPERUGA. - Con questo nome sone indicate 5 tane presso
Borghetto S. Spirito fra S. Pietrino e la rupe della Sapalassa.
Inesplorata.
31) BuRANCO DA CRUXE - (a guisa di voragine verticale) situata vicino alla
carrozzabile presso il Giovo di Bardineto, in località assai elevata
a N. di Rocca Berleurio. Baccio Maineri in una nota pubblicazione
ha trattato delle leggende del Buranco che sembra sia stato già
esplorato nei tempi passati (1). Il 24 marzo 1935, sotto la guida del-
l’ esperto alpinista Sig. Francone Guido, gli speleologi di Savona Si-
gnori B. Freccero, Battaglino, Romagnoli e Ponsiglione, in compagnia
di un contadino del luogo, Giuseppe Canepa, esplorarono di nuovo
questa leggendaria voragine fatta a forma d’imbuto e profonda 30
metri circa. Tale esplorazione fu descritta nel Notiziario del C.A.I.
(1) Secondo Maineri il Buranco fu già visitato nel settembre 1891 e altra volta
il 26 settembre 1894.
398 A. BRIAN
di Savona (marzo-giugno 1935). Essi penetrarono faticosamente anche
in un susseguente cunicolo d’erosione quasi verticale lungo quattro
o cinque metri, al quale non si nud accedere che dopo avere toc-
cato il fondo.
D'inverno e di primavera il fondo della voragine, costituito da
un digradante cumulo di massi e di legname gettativi a scopo dimo-
strativo dai locali accompagnatori di curiosi, è quasi sempre co-
pertoj da una strato più o meno spesso di neve.
32) (*) GROTTA DEL BASTIANO - Incavo di poca importanza situato sul
montre tra il torrente Varatella e Balestrino (1).
Inesplorata.
33) (*) GrortA SOPRA LA Fascia pi MEzzociORNO 0 DEI SANTI - Situata
nel vallone del Rio della Valle, più distante di circa 700 metri verso
NO dalla Tana di Lubea (Vedi sopra Grotta 15).
Inesplorata.
34) (*) GROTTA DELL’ ORSETTO. - Sul versante settentrionale di Rocca Ber-
leurio, molto al di sopra del Rio dell’Acqua Randa. E’ poco sviluppata
in lunghezza. (Secondo mi viene riferito si troverebbe in comune di
Boissano).
Inesplorata.
35) (*) TANA DELLA CAMILLETTA (Sconosciuta).
36) (*) Tana MARIÉ (Sconosciuta).
37) (*) TANA pu Piscicu (Sconosciuta).
38) (*) TANA DEL Ranco (Sconosciuta).
39) Tana DELLE VOTE 0 DELLE VOLTE - Piccola grotticella situata a po-
nente di Rocca Berleurio sotto il giogo di Bardineto e sul versante
di Toirano, e precisamente sulla strada mulattiera per Bardineto,
vicino alla Tana dell'Arma Mora, rispetto alla quale rimane ad
un’altitudine alquanto inferiore. (Deriva il suo nome dalle svolte
della strada mulattiera rasente alla quale è situata).
(1) Le grotte qui segnate con asterisco dal numero 32 al n. 38 sono citate
nell’ Elenco degli Edifici monumentali, edito dal Ministero dell’ Educazione Nazio-
nale, VI. Prov. di Genova, Parte II Comuni della Provincia; Roma, 1924. Quelle
dal n. 39 al n. 46 vennero indicate allo scrivente da un abitante di Toirano, la
compianta mia guida Giuseppe Ferro della Frazione di Dari. Secondo una vecchia
guida già conosciuta dal Prof. Issel e dal Sac. Morelli, chiamata Michin e ancora
vivente (1937) la grotta del Bastiano sarebbe stata scavata o ingrandita artificial-
mente dai suoi antenati per servire da ricovero in caso di pioggia, quando lavora-
vano la terra in quella contrada. Essa si trova di fronte al Santuario di S. Lucia,
in località detta Ronchetti (Aldo Ferro).
MI e a eS ee ee ti GRAMMI Poe AI VSC
LE GROTTE DI TOIRANO 399
40) TANA DA Bisciza vicina ed al di sotto di quella delle Svolte.
Cavernuzza piuttosto larga ma poco profonda, vicino alla mulat-
tiera per Bardineto, ora ricovero di carbonai.
41) TANA DELL’ARMA Mora situata sul versante NO della Rocca Berleurio
al di sotto della strada mulattiera per Bardineto presso il giogo di
Toirano. Cavità assai vasta, usata come rifugio.
42) Tana DE FUNDE (0 DELLA Fonpa) - Tana poco profonda con bocca a
guisa di forno, situata ad E. della Rocca Beleurio nell’alto vallone
del Rian dell’Aira o Aiva Randa. Vi si accede da Toirano seguendo
in gran parte la vecchia mulattiera per Bardineto (Giuseppe Ferro).
43) TANA DELL’ AIRA - In alto del vallone del Rian dell’ Acqua o Aira (1)
Randa ad E. di Rocca Berleurio a levante della Tana de Funde
ed in regione Pallaréa (Giuseppe Ferro).
44) TANA DEI MARIXAI scavata nelle pareti rocciose verticali che si ergone
sulla sinistra del Rio delle Carpe non lungi dal Ponte del Salto del
Lupo. Mai visitata e inaccessibile.
45) CAVERNA DEL SAMBUCO nel territorio di Balestrino poco distante dal
paese. Cavità poco profonda, a quanto si dice, a guisa di voragine
(Giuseppe Ferro).
(GROTTE PRESSO BARDINETO)
46) 47) 48) Tana DI Rocca BARBENA, TANA DELLA PAJARINA E TANA DEL-
L’ Uviu DA CIAPPA - tutte e tre nei monti fra Toirano e Bardineto.
Vi si scoprirono avanzi preistorici.
49) CAVERNA DELLA Maponna - Questa cavità, situata in vicinanza di
Bardineto, è stata visitata per la prima volta dall’Avvocato Vacca.
La Grotta della Madonna (scrive Gestro, 1887-88, pag. 495) è
a mezz'ora di distanza dal paese di Bardineto, a pochi metri dal
livello del torr. Rio Secco. La sua apertura somiglia ad una fen-
ditura ed è tanto stretta che per penetrarvi bisogna strisciare sul
suolo. L’interno si riduce ad una sola sala piuttosto grande, col
suolo assai irregolare. E’ molto umida e dà ricetto a molti Duvalius
ssp. apenninus Gestro. Fu pure esplorata da A. Brian, e presenta
non una ma due basse aperture.
(1) Aira o Aiva — acqua.
400
A. BRIAN
50) Buranco (Buco) DELLE DoTTE - Questo buco è situato a m. 350
circa di distanza verso NE. dalle case Frascheri 712 m. presso la
strada provinciale Bardineto-Toirano. La cavità si apre a guisa di
pertugio sul terreno in un fosso ingombro di vegetazione, ai piedi
di un dirupato pendio del monte detto la Crosa. E’ fatta a guisa
di lungo e basso corridoio, ed è impraticabile in tempi piovosi,
perchè dalla sua bocca esce acqua copiosa sì da formare una note-
vole risorgenza. Ho cercato di visitarla nel giugno 1936 dopo alcuni
giorni di pioggia, ma non vi ho potuto entrare.
Anche questa cavità fu descritta dal Prof. Gestro (1887- 88,
pag. 495) il quale così scrive: « Ad un tiro di fucile di distanza
da Bardineto, e più precisamente sulle falde della montagna detta
la Crosa trovasi un pertugio rotondo, di mediocre grandezza, in-
gombro di sassi, dal quale, durante l'inverno sgorga una grossa
sorgente d’ acqua che dà origine al torrente Redegora. Non si puo
esplorarla che durante l’ estate e nell’ epoca di maggiore siccità.
Da principio è bassa e non si percorre che carponi; in seguito si
allarga ed in certi luoghi è vastissima; ma il suolo è troppo ingom-
bro di massi e questi sono inoltre coperti da uno strato di limo
tanto fine da renderli sdrucciolevolissimi, cosicchè riesce assai dif-
ficile al visitatore di esplorarla per intero ».
Al principio della Grotta l’ Avv. Vacca ha trovato il Duvalius
Canevae ssp. apenninus Gestro.
ELENCO DEGLI ANIMALI CAVERNICOLI
RACCOLTI NELLE CAVERNE DEL TERRITORIO DI TOIRANO
VERTEBRATI
CHIROTTERI
1. Rhinolophus ferrum-equinum ferrum-equinum Schreber - Grotta di
S. Lucia (Santuario) - Grotta del Colombo - Grotta di Rimilegni
(Brian) - Grotta Carpenazzo (Brian). (Det. Prof. O. De Beaux).
BATRACI
2. Pelodites punctatus Daudin - Grotta di S. Lucia Inferiore (Vacca).
3. Geotriton fuscus Bonap. - Tana delle Gore presso Toirano (Vacca) (1).
(1) Secondo le ricerche di Dunn (1923) e Wolterstorff (1925) il Geotriton fuscus
Bonap. (Spelerpes fuscus A.A.) dovrebbe portare il nome di Hydromantes genei Schle-
gel, distinto in due razze: H. genei genei della Sardegna e H. genei italicus Dunn per
l’Italia continentale. Si veda R. Mertens e L. Miller: Liste des Amphibien und
Reptilien Europas. Abh. Senkenb. Naturforsch. Ges. Bd. 41, Lief. 1, 1928, p. 15.
LE GROTTE DI TOIRANO 401
ARTROPODI
ARACNIDI
4. Neobisium cavernarum L. Koch - Grotta di S. Lucia (Inferiore?)
(Vacca).
5. Roncus (Parablothrus) Stussineri Sim. - Grotta Lubea (Vacca).
6. Roncus (s. str.) italicus Sim. - Grotta della Taragnina - Grotta della
Madonna - Grotta Lubea (Vacca).
7. Roncus (Parablothrus) antrorum Sim. - Grotta della Madonna (Vacca).
7a. Roncus lubricus Koch. - Grotta del Colombo (leg. Solari). (Bensa,
1900, p. 107 (p. 31 estr.) - Simon, 1898, XXXIX, p. 21 - Gozo, 1906,
p. 130 - Wolf, p. 617) - Grotta di S. Lucia, Solari, 12-IV-99, det.
Beier. (Nel Museo Civico Genova).
MIRIAPODI
8. Polydesmus Barberii Latz. - Grotta Lubea (Vacca).
9. Atractosoma angustum Latz. var. coecum Latz. - Grotta Lubea
(Vacca).
10. Atractosoma (Anthroherposoma) hyalops Latz. - Grotta Lubea (Vacca).
(*) 11. Callipus longotardus ligurinus Verh. - Grotta S. Lucia (Inferiore)
- Grotta Luvaira - Tana delle Gore - Tana delle Basua - Tana Lubea
- Grotta di Verzi (Brian).
(*) 12. Bothropolys longicornis Martini Brol. - Grotta Rimilegni (Brian).
(*) 13. Scutigera coleoptrata L. - Grotta di Verzi (Brian).
ORTOTTERI
14. Dolichopoda sp. - Grotta Carpanassa - Tana delle Gore.
15. Gryllomorpha dalmatina Oksk. - Grotta Carpanassa.
COLEOTTERI
16. Duvalius Canevae ssp. apenninus Gestro (1) - Grotta della Ma-
(*) L’asterisco segna quelle specie che furono gentilmente determinate dalla
Dott. Paola Manfredi, alla quale porgo i miei ringraziamenti.
(1) Questo raro Anoftalmo fu trovato parecchie volte dall’ Avv. A. Vacca nella
Grotta della Madonna; pare più scarso e forse più difficile a scoprirsi nella Grotta
o Buranco delle Dotte, poichè in questa seconda cavità ne fu raccolto uno solo,
Ll esemplare del Dott. Caneva. Il Duvalius Canevae ssp. apenninus vive anche nella
Tana della Taragnina, nel territorio di Balestrino, dove fu raccolto il 23 gennaio
1887 dall’ Avv. Vacca (1 esemplare). Brian ne ha rinvenuti 8 esemplari nella Grotta
cosiddetta di Rimilegni presso Bardineto, grotta che probabilmente corrisponde a
quella indicata dal Prof. Gestro, col nome di Grotta della Madonna, ma non ne ha
mai potuto osservare nelle grotte propriamente più vicine a Toirano. Il Duvalius
ssp. apenninus fu trovato anche nella Grotta del Buracione presso Calizzano (Do-
dero), nella grotta delle Conche o del Friccè presso Magliolo (Dodero).
402
17.
A. BRIAN
donna presso Bardineto (Vacca) - Buranco (Buco) delle Dotte presso
Bardineto (Caneva) - Grotta della Taragnina presso Balestrino -
Grotta Rimilegni (Brian).
LEPIDOTTERI
Apopestes spectrum Esp. - Grotta Lubea (Vacca) - Tana dei Croxi,
6 ottobre 1933 (Brian) - Grotta del Colombo, 31 dicembre 1933
(Brian) - Grotta Merona, 21 settembre 1934 (Brian).
17 a. Orneodes sp. - Grotta Luvaira - 20 settembre 1934 (Brian); Grotta
di Verzi - 1 gennaio 1934 (Brian).
IMENOTTERI (FORMICHE) (2)
18) Crematogaster (Orthocrema) sordidula Nyl. - Grotta della Basua -
19.
20.
21.
22.
23.
24.
31 Maggio 1934 (Brian).
Crematogaster scutellaris Oliv. - Grotta della Basua, 31 maggio 1934
(Brian).
GASTEROPODI
Oxychilus obscuratus Porro - Tana della Bassua - Grotta dei Balzi
Rossi di Toirano - Grotta del Colombo - Grotta della Chiappella -
Grotta di Merona (Brian).
ISOPODI TERRESTRI
Porcellio Tortonesei Arcang. - Grotta dei Balzi di Toirano, 6 Ot-
tobre 1933 (Brian) - Grotta di Merona, 21 Settembre 1934 (Brian).
Porcellio dilatatus Brandt - Grotta dei Balzi Rossi di Toirano, 6 Ot-
tobre 1933 - Tana della Basola, 31 Maggio 1934 (Brian), Grotta di
S. Lucia Inferiore, 16 Maggio 1934 e 10 Giugno 1936 (Brian).
Armadillidium Gestroi B. L. - Tana della Basua, 6 ottobre 1933
(Brian).
Philoscia cellaria Dollfus. - Tana del Tasso (presso della Tana Lu-
vaira) 20 Settembre 1934 (Brian).
(2) Determinati gentilmente dal Sig. Menozzi.
LE GROTTE DI TOIRANO 403
SECONDA PARTE
DESCRIZIONE DI ALCUNE GROTTE
GROTTA (Santuario) DI S. LUCIA
m. 214
Questa grotta giace sulla sinistra della Varatella a poco più di 1
Km. a NO. del borgo di Toirano ed è scavata come tutte le altre che de-
scriveremo in seguito, nel calcare triassico dolomitico.
La sua bocca esposta a ponente, apresi in un dirupato pendio, sot-
tostante alle balze rocciose che formano il massiccio montuoso di S.
Pietro m. 891. Essa è chiusa da un muro fornito di porta, dinanzi alla
quale si trova una modesta piazzetta, sostenuta da un’alta muraglia per-
pendicolare.
La caverna si addentra nel monte per una lunghezza totale di circa
312 m., ma la sua parte anteriore è stata convertita in chiesa dedicata
a S. Lucia.
La tradizione vuole che la fondazione del luogo sacro risalga a
tempi molto antichi, tuttavia la prima notizia documentata data sol-
tanto dal 1519, quando Leone X con « bolla pastoralis officii », a istanza
e preghiera della comunità di Toirano « univa e incorporava l’oratorio di
S. Lucia, situato fuori delle mura coi suoi redditi, frutti e proventi al-
l'ospedale medesimo del luogo ecc.... ».
Nella parte più arretrata della Chiesa, di fronte alla porta di entrata,
si vede l’altare maggiore riparato da una cancellata alla quale si sale
per una scaletta. Una muraglia separa per così dire il primo tratto di
grotta consacrato al culto, dal secondo tratto, al quale si accede o per
l’una o per l’altra delle due porticine situate ai lati dell’altare. Que-
st'ultimo tratto prosegue pianeggiante verso NE., mostrando più o meno
le stesse caratteristiche del primo, cioè quelle di galleria scavata nel
sasso vivo, la quale tuttavia si restringe e si allarga ad intervalli, for-
mando, nei suoi tratti larghi, ampi vani e nicchie,
Ad un certo punto però la galleria s’incurva a S. E. e il suolo
salendo conduce a destra, mediante una scaletta, ad una propaggine più
stretta, che è separata dal resto della grotta da massicce colonne o
pilastri.
La caverna ha parecchie formazioni concrezionate naturali di poco
404 A. BRIAN
pregio e in parte guaste. Esse ‘presentano tuttavia qualche bizzarria di
forma, sicchè la fantasia popolare ha ravvisato in tali roccie una so-
miglianza con rozze masserizie, che avrebbero servito a Santa Lucia,
quando, secondo un’antica e pia leggenda, Ella sfuggita alle persecu-
zioni di Roma una prima volta, si sarebbe soffermata in questa grotta
qualche tempo per condurvi vita contemplativa. :
Qua e 1a scaturisce dalla volta della caverna un tenue stillicidio
d’acqua, che viene raccolta in appositi recipienti ad uso dei pellegrini,
i quali accorrono in gran numero a questo celebre Santuario varie volte
l’anno, ma sopratutto il 13 Dicembre, giorno della sagra.
Tutta la caverna viene allora illuminata a luce elettrica (1).
Non credo che vi siano stati mai praticati scavi a scopo paletnolo-
gico. Del resto essi sarebbero risultati nulli, se è vero, come mi fu
affermato, che i depositi della grotta hanno servito per il riempimento
della piazzetta esterna di fronte all’entrata, sostenuta da un alto mu-
raglione che crollò una volta in seguito a pioggie torrenziali e fu riedi-
ficato verso la metà (o poco dopo) del secolo scorso. Essendo allora
il materiale del riempimento tutto o in parte precipitato a basso, credo
che vi sarebbe una qualche probabilità di trovare relitti preistorici ispe-
zionando bene il pendio del monte sottostante alla grotta.
Difatti a me accadde una volta di scorgervi un grosso coccio fittile.
Nella grotta vive il Rhinolophus ferrum-equinum Schreber di cui
catturai un esemplare maschile.
GROTTA DI S. LUCIA (inferiore)
m. 200 circa
°
La grotta inferiore di S. Lucia, situata a poca distanza (qualche
diecina di metri) verso levante dalla grotta omonima superiore, conver-
tita in Santuario, si presenta come una lunga e vasta galleria presso a
poco orizzontale, mantenendo a un dipresso una larghezza quasi co-
stante, con lunghezza totale di metri 173 circa. La caverna dopo quella
del Santuario è la maggiore che sia indicata nel territorio Toiranese e
(1) Fra le pubblicazioni che illustrarono e decantarono I’ originalità e le attrat-
tive di questa grotta, le più interessanti sono quelle di B. E. Maineri, citate qui
nella Bibliografia. Poeti e letterati ne parlarono in più di una Rivista anche della
lontana America. Sulle pareti dell’ interno della grotta trovasi inciso qualche nome
di pellegrino con date antiche: figurano ad esempio i nomi di Giacomo Rodino 1540,
Angelo Costa 1600 (?), Anna d’ Aste 1700 (?), e senza data: A. G. Barrili, marchese
di Rudinì ecc.
LE GROTTE DI TOIRANO 405
la sua bocca, di facile accesso, esposta a SO, è larga da 8 a 9 metri
ed alta da 4 a 7 metri ed invita a penetrarvi.
Per i primi 20 metri dall’entrata la direzione è da SO. a NE., poi
devia alquanto da O. ad E. per altri 28 metri, per continuare dopo 73
metri dalla entrata di nuovo in direzione da SO. a NE. procedendo poi
in linea retta fino al termine.
Prima di arrivare alla distanza di 73 metri dalla inboccatura, la
larghezza del corridoio è di circa 7 metri, l’ altezza da 7 ad 8 metri. Al
suo termine la caverna presenta a un certo punto una larghezza mag-
giore da 9 a 12 metri ma la sua altezza diminuisce sino a 3 metri e
gradatamente a O.
Verso la metà della galleria (94 metri dalla bocca) procedendo
verso l’interno si osserva a destra in alto sulla parete una bella frangia
o cortina stalammitica fatta a triangolo col vertice rivolto in alto, con
larghi fori, la quale mostra un’altezza di non meno di 3 metri e una
larghezza di circa 2 metri. Questa stessa formazione stalammitica con-
crezionata copre e fa da muro ad un breve cunicolo che ha direzione
pressochè parallela alla galleria.
A questo punto la grotta ha una larghezza da 6 a 7 metri. A 110
metri circa dall’entrata, a sinistra di chi s’avanza verso l’interno, tro-
vasi una massiccia colonna stalammitica a larga base che raggiunge
l’altezza del soffitto (3 metri). Essa pure cela dietro di sè un breve e
stretto corridoio.
La caverna è degna di essere visitata perchè assai grande e di
facile accesso, ma all’infuori della frangia lapidea e della colonna di
roccia concrezionata da me indicate non presenta nessun altro orna-
mento decorativo.
Il suolo è alquanto accidentato, in parte roccioso, in parte ingom-
bro di sassi e di piccoli massi caduti dalla volta. Verso l’entrata la roc-
cia si mostra in più parti levigata ed il suolo roccioso inclinandosi
scende a precipizio verso l’esterno. Visitai ed esplorai faunisticamente
questa grotta il 6 Ottobre 1933 ed altre volte il 16 Maggio 1934 ed il
10 Giugno 1936. Vi raccolsi parecchi esemplari di un crostaceo oniscide
(Porcellio sp.) e molti ditteri del gen. Tipula. E’ registrato per questa
grotta il rarissimo batrace Pelodytes punctatus. Dall’Avv. Vacca forse vi
è stato raccolto il Neobisium cavernarum L. Koch (1).
(1) In quanto all’ habitat di quest’ ultima specie non-è precisato se si tratti
della grotta di S. Lucia Superiore o Inferiore.
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 15
406 A. BRIAN
Dal punto di vista paletnologico fu esplorata dal Prof. Issel, il
quale vi fece praticare scavi, e vi rinvenne cocci neolitici ed ossami
di poco conto, mentre il Prof. Morelli raccolse presso l’imboccatura
della grotta un coltellino a due tagli di selce.
La bocca essendo molto ampia, la luce entra per un lungo tratto
nell’interno, e vi allignano quindi in discreta varietà le piante verdi.
Sopratutto la Parietaria officinalis vi si spinge molto all’ interno.
Una pianticella di fico selvatico sta abbarbicata ad una delle sue
pareti là dove comincia la semioscurità (giugno 1936). Il 9 giugno 1936
lo scrivente trovò sulle roccie dell’ entrata diverse piante di Lavatera
marittima ancora ornate di fiori a tinta delicata rosa-violacea.
GROTTA DEL COLOMBO
m. 225 circa
Giace un poco più in alto a NO della Grotta di S. Lucia (Santuario),
tra rocce scoscese quasi verticali. L'accesso è malagevole, occorrendo
superare alcuni salti di roccia. Vi si sale partendo dal sentiero che con-
duce al Santuario appena superato l’ultimo svolto, cioè 50 passi prima
del cancello della piazzetta della Chiesa di S. Lucia; a questo punto si
comincia a salire sul soprastante dirupo roccioso di calcare per un’ al-
tezza da 20 a 25 metri, dopoché si incontra l’ apertura della caverna.
E’ consigliabile 1’ uso di una corda. .
La bocca esposta a SO. è assai più stretta e bassa (m. 4.50 di lar-
ghezza per 5 m. di altezza) che nelle altre due grotte vicine di S. Lucia
superiore e inferiore, però nell’ interno, la caverna è assai vasta ed alta.
Nella prima parte è a guisa di galleria come quelle ora indicate; poi
allargandosi a gomito dà luogo ad un’altra galleria interna anch’essa
grande e discretamente lunga. La grotta riceve nella regione anteriore
abbastanza luce dall’esterno; fino al punto dell’incurvamento ha dire-
zione da SO. a NE. e la sua lunghezza è di 34 metri. Piegando verso NO.
si allarga e si sdoppia in due corridoi, l’uno a sinistra è stretto e si trova
a un livello più alto, l’altro a destra costituisce il prolungamento della
galleria principale. L’uno e l’altro corridoio sono separati fra loro da un
alto ammasso di roccia che a guisa di immane pilastro sostiene la volta.
Dopo la curva precitata, la galleria principale prosegue a guisa di lungo
camerone da E. a O. per altri 26 metri (1).
(1) Lunghezza totale, contando il percorso della curva, 70 metri.
pri SER SIR
LE GROTTE DI TOIRANO 407
E° soltanto in quest’ultima parte della grotta che domina la oscurità
completa. La galleria è larga 10 metri dove fa gomito; nel suo tratto
anteriore è larga 5 metri. L’altezza è discreta ed in vari punti tocca i 9
metri. Issel e Morelli esplorarono la grotta. Quest'ultimo vi :praticò
scavi nel 1889. Dalle pareti liscie della caverna, dai numerosi ciottoli
di roccia diversa dal calcare dolomitico del monte, che vi ha trovati
sparsi ovunque ed arrotondati dall’azione dell’acqua, il Morelli giudicò
che la grotta avesse avuto origine dalle acque della Varatella, fiume che
attualmente lambisce i piedi della montagna. Così pure le altre due grotte
vicine avrebbero avuto la stessa origine.
Mediante opportuni scavi, il dotto Sacerdote estrasse manufatti di
più o meno grande antichità, ossa d’animali, molte intere, altre spezzate
longitudinalmente e con segni d’aver.subito l’azione del fuoco, ciò che
dimostra che la grotta servì da abitazione umana. Cominciò ad essere
abitata quando in Liguria viveva ancora una specie di orso affine al-
l’Ursus spelaeus (U. ligusticus Issel), e difatti fra i manufatti d’osso
il più voluminoso è dato da un mascellare inferiore sinistro dell’Ursus
ligusticus, dal quale fu staccata ad arte l’estremità prossimale e parte
del margine inferiore in modo che poteva essere impugnato e servire
come arma di difesa (Morelli). Fra altri utensili sono da ricordare lame
scheggiate mousteriensi in petroselce, in calcare, non in piromaca, che
Morelli ha figurato come punte e raschiatoi.
Oltre ad ossa di mammiferi 1’ illustre paleontologo or nominato
rinvenne ossa d’uccelli, appartenenti ad una ventina' di specie general-
mente di piccole dimensioni e quasi tutte ancora viventi nel paese. Se-
condo Issel, si tratta però di una fauna che accenna ad un clima più
rigido dell’ attuale. Gli ossicini di mumerosi colombi selvatici in essa
rinvenuti, come nella gr. Tanassa, sono interpretati dal Prof. Morelli
come avanzi di antichi pastti umani (1).
(1) Vedi nella Bibliografia le pubblicazioni di Morelli 1890 b), 1890 c) e Issel
(1908). Rovereto (Liguria geol. 1939, pag. 711) scrive che questa avifauna segnalata
nella grotta del Colombo sarebbe riferita al quaternario medio ma le 20 specie
determinate dal Morelli prese nel loro insieme, dopo i coordinamenti fatti ulterior-
mente per le avifaune stadiarie, indicherebbero piuttosto il quaternario superiore
che il medio, anzi sarebbero più recenti di quelle dei Colombi dell’ Is. Palmaria:
sono quasi tutte specie viventi o di passaggio normale ancora oggi, meno il Pyrrho-
corax alpinus, rappresentato da 20 individui, e quindi caratteristicamente abbon-
dante, insieme con la Columba livia, rappresentata da 8 individui. Così pure, se-
condo Rovereto, l’ elenco dei resti di Mammiferi quivi trovati, non pare costituisca
una fauna del quaternario medio, poichè eccettuato 1’ Orso, le altre sono specie viventi
o affini (pag. 707). Il Morelli ha distinto in questa grotta più strati, tra cui uno
neolitico, ma probabilmente non li ha distinti tutti.
408 A. BRIAN
TANA DELLA BASUA (0 DELLA STREGA)
m. 188 circa
Questa grotta interessante sotto l’aspetto preistorico, è lontana circa
30 minuti da Toirano (Kil. 11/2 ad ONO. dalla Chiesa Parrocchiale).
Per accedervi si segue la strada carrozzabile che va a Bardineto, e, a
un certo punto, si traversa il torr. Varatella su di un ponte e si procede
per un sassoso sentiero che sale nell’ orrido vallone del Vero. La cavità
si apre con due bocche, poco dopo l’inizio del vallone, alle falde occi-
dentali del monte S. Pietro, sulla sinistra del Rivo Vero, in un punto
distante appena poche centinaia di metri dal sottostante Maglio, situato
sulla strada carrozzabile per Bardineto.
Delle due bocche, l’inferiore sta precisamente sul margine del sen-
tiero che abbiamo percorso e la bocca superiore è situata quasi ad una
diecina di metri più verso sud e più in alto di 7 od 8 metri. Ambedue le
aperture foggiate a bocca di forno sono esposte ad Ovest e servono di
entrata ciascuna ad un piccoio e basso corridoio, malagevole a percor-
rersi.
La bocca superiore ha un’altezza di un metro circa ed il corridoio
che segue è in discesa; è alto m. 1.20 e largo 3 metri nel primo tratto,
ma alla distanza di m. 5.70 circa si restringe e la sua volta si abbassa
fortemente, sicchè chi vi entra è costretto a procedere carponi, stri-
sciando con fatica su di un suolo pantanoso e ingombro di pietre. Si
percorrono in siffatto modo m. 15.50 per arrivare nell’interno della
Tana, la quale si prolunga ancora per altri 40 metri. Questo corridoio
ha una direzione presso a poco da OSO a ENE, direzione cioè un poco
obliqua rispetto all’asse trasversale della bocca che apresi ad Ovest,
ed ha una inclinazione rispetto al piano orizzontale di 20 a 30 gradi. Que-
Sta via d’accesso è preferibile all’ altra, perchè un poco meno scomoda.
La bocca inferiore nella sua forma non è molto diversa dalla anzi-
detta: presenta 3 metri di larghezza per 1.20 di altezza e immette in un
corridoio simile all’altro ma lungo m. 13,50, orientato da O. ad E., molto
basso e più difficile a percorrersi per quanto proceda pianeggiante La
distanza fra quest’ultima bocca ed il termine della grotta in linea retta
è di m. 52,30. L’interno della grotta è costituito da una sala centrale
piuttosto bassa, di vari antri a guisa di nicchie. di un lungo ma piccolo
LE GROTTE DI TOIRANO 409
corridoio e di un altro corridoio più grande, che si può chiamare gal-
leria e che rappresenta il vero proseguimento della caverna.
Se si penetra nella Tana dal corridoio d’accesso superiore, si di-
scende subito, su di un cumulo di detriti, di pietre, di terriccio e poco
dopo si mette piede su di un suolo concrezionato, umido, disuguale. La
camera per quanto bassa è abbastanza spaziosa e fiocamente illuminata
dalla tenue luce del giorno che penetra dalle due aperture sopraddette.
La sua altezza è appena da 2 a 3 metri, la larghezza da N. a S. è di
circa 14 metri e la lunghezza da O. ad E. (che è la direzione della via
d’accesso inferiore) è di poco più di 10 metri.
Entrati pel corridoio superiore d’ entrata nell’ interno della grotta,
piegando a destra (a Sud), e procedendo rasente alla parete di fianco al
corridoio stesso, si vede aprirsi in alto un incavo discretamente spa-
zioso, al quale si può salire superando una roccia quasi verticale, alta
Sala sthorelle
UE
a\
scala 1 : 500
Pianta della Tana della Basua (Toirano)
circa due metri. Da un piccolo pianerottolo s’ innalza quivi una bassa
colonna stalagmitica con una frangia soprastante, di bell’ effetto, che sta
fissata alla parete sud-est dell’ incavo. Tale formazione concrezionata è
alta 3 metri e larga 1 metro circa. L’ incavo è a volta di cupola e la sua
altezza dal suolo è di 3 metri; in questa stessa nicchia, sulla parete
quasi opposta a quella dove sorge la colonna stalagmitica si aprono vicino
al suolo due piccole buche rispettivamente di 30 e di 50 cm. di diametro,
che immettono in due impenetrabili cunicoli. L’ uno di questi è lungo
metri 2,60 e 1’ altro 3,30 circa, ma in quest’ ultimo si apre ancora un
410 A. BRIAN
altro cunicolo profondo almeno un metro. Ambedue questi piccoli cuni-
coli hanno la stessa direzione pressapoco da E. ad O. e sono orientati
quasi orizzontalmente.
Discendendo di nuovo dall’incavo superiore nella sala centrale e
procedendo verso E., tenendoci accosto alla parete sud, dove è una
larga e bassa nicchia, vediamo in faccia l’apertura di un corridoio se-
eondario, alto un po’ meno di un uomo, largo da m. 1.20 a 1.60 e lungo
ben 18 metri, che si inoltra da O. ad E. quasi pianeggiante nel primo
tratto e poi in lieve salita. In esso il suolo è asciutto, formato in parte di
nuda roccia, in parte con deposito di sabbia e terriccio cosparso di pie-
trame. A lato dell’ entrata di questo corridoio, si apre verso nord la gal-
leria principale, che si può considerare come il proseguimento della
caverna e che ne rappresenta la diramazione più importante, essendo
lunga 25 metri con direzione costante da O. ad E. Dapprima il suolo
ben asciutto è pianeggiante, indi procede in salita. La volta è alta circa
metri 2,10, la larghezza varia da 3,30 a 4 metri, ma verso la parte me-
diana e terminale, le pareti gradatamente si restringono. Prima di per-
correre gli ultimi m. 15,50 che ci conducono al termine della galleria
(a 40 metri cioè dalla bocca superiore) si cominciano ad osservare sul
suolo delle curiose cavità poco profonde, fatte a conca e situate a livelli
sempre più alti, come gli ampi gradini di una scala.
Queste conche di forma sub-rettangolare o irregolare, occupano
tutta la larghezza della galleria e risultano limitate da creste rocciose
di calcare concrezionato formante sepimenti ora rettilinei, ora ricurvi 0
sinuosi. Tutte le cavità suddette sono più o meno asciutte e contengono
sabbia o pietrame (1). Salendo per queste conche, come per un’ampia
gradinata, si arriva finalmente ad una di esse più profonda e foggiata
a vasca rettangolare, che contiene acqua, costituendo un vero laghetto
largo quanto la galleria, cioè 3 metri, e lungo 2 metri.
Di qui resta ancora da percorrere un tratto di 9 metri in leggera
salita, dopo avere superato un piccolo salto roccioso. Al termine della
caverna si scopre una seconda pozza, ripiena in parte d’acqua.
Nel punto dove giace il laghetto, la volta è appena alta m. 1,60;
(1) Le conche stalagmitiche qui accennate sono generate dai fenomeni di solu-
zione e deposito di carbonato di calcio. Il fenomeno è noto, con caratteristiche molto
analoghe, in più di una grotta. Se ne osserva fra gli altri un bell’ esempio in una
breve grotta del Bresciano, sopra Sarezzo (Val Trompia) chiamata Ctel dé Sarés
(F. Mauro) e un altro nella grotta delle Panne, m. 1150, presso Garessio, esplorata
dallo scrivente (Brian, 1918, Mondo Sotterraneo - Anno XIV, n. 1b).
Tee ae © PI Dt ee
LE GROTTE DI TOIRANO 411
più oltre per il rialzamento del suolo l’altezza diminuisce e a poco a
poco la grotta termina; l’acqua del laghetto aveva il 7 maggio 1934,
giorno della nostra esplorazione, una profondità di circa 20 centimetri.
In quest’acqua ho praticato una pesca con retino di seta da abbu-
rattare, ma nulla ho potuto raccogliere che mi permettesse di accertarvi
VANS,
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= = "E =
atti o Sele IV
SPE 4 Veg
Euporcellio dilatatus Brandt
(Lungh. 17 mm.; largh. 8,5 mm.) (Grotta Marozza - Monte Rotondo, M.se Patrizi racc.)
una fauna microscopica o comunque pelagica; trovai solo qualche ala
di ditteri penetrati nella caverna.
Già da un disegno approssimativo della pianta di questa grotta ri-
sulta evidente che le varie diramazioni della caverna hanno tutte una
unica direzione da O. ad E., se si eccettua il corridoio superiore d’en-
trata, che è un poco obliquo rispetto a tale direzione e naturalmente con-
vergente col corridoio d’entrata inferiore.
ite ii i ere È
412 A. BRIAN
E’ verosimile che la genesi della grotta sia dovuta alle acque con-
vogliate dal torrentello Vero, ora situato assai al disotto, ma scorrente
un tempo o al disopra o almeno ad uno stesso livello della Tana, in
modo che le sue acque penetranti per azione chimica e meccanica potes-
sero determinare la formazione della cavità con tutte le diramazioni di- |
sposte nello stesso senso della direzione primitiva delle acque. |
La grotta ora descritta è piuttosto asciutta. I vari stillicidi che ave-
vamo osservato i giorni delle nostre visite del 16 e 17 maggio 1934 prove-
nivano dalla pioggia caduta il 16: probabilmente il lago interno non è
neanche esso permanente. Un’ esplorazione faunistica sul terreno della
grotta mi ha procurato i seguenti animali troglofili:
1 esemplare di Armadillidium Gestroi B. L. nella galleria di en-
trata inferiore (6-X-33).
5 esemplari di Porcellio dilatatus Brandt raccolti nell’interno in-
sieme a due specie di formiche Crematogaster (Orthocrema) sordidula
Nyl. e Crematogaster scutellaris Oliv. (31-5-34); infine un gasteropodo
Oxychilus obscuratus (Porro).
La caverna è abitata da pipistrelli a cui gli abitanti di Toirano
fanno una caccia spietata. Le lunghe canne che abbiamo trovato nel-
l’ interno della caverna dimostrano che essa era stata visitata preceden-
temente a questo scopo.
Propongo di chiamare « Sala Morelli » la parte centrale, in onore
del primo esploratore Prof. Morelli che la visitò e vi scoperse sepolture
umane. Quando egli vi pose il piede per la prima volta trovò che il
suolo della cavità centrale, formato di terra argillosa frammista a pie-
tre e piccoli massi caduti dalla volta, era cosparso di ossa umane, di
resti di animali e di frammenti di terra cotta. Praticando gli scavi in
questo terreno dello spessore di circa 50 cent., trovò in abbondanza
i medesimi fossili e con essi una pietra da affilare, un ciottolo fluviale
usato probabilmente come martello e una conchiglia di Trochus con segni
di lavorazione.
Le ossa umane furono riferite a 9 individui (6 adulti e 3 giovani)
ed erano rosicchiate dai carnivori. Egli riconobbe nelle ossa degli animali
avanzi spettanti alla pecora, alla capra, al maiale e al tasso. Rinvenne
pure alcune ossa di allocco.
Importante a notarsi, che, insieme alle ossa umane, furono rinvenuti
cocci neolitici e frammenti di quei grandi vasi, che si chiamano comu-
LE GROTTE DI TOIRANO 413
nemente anfore romane; dal complesso delle sue osservazioni il Morelli
inferì perciò che la tana avesse servito da sepolcreto nei primordi del-
l'invasione romana e che i cadaveri dei liguri primitivi avessero avuto
anche qui sepoltura entro due mezze anfore avvicinate e introdotte l’una
nell’altra al pari di quelle, di cui furono rinvenuti i resti nella caverna
del Ponte Vara, a Pietra Ligure ed a Borgio (Issel 1885; 1908; Morelli
1890, c) 1890 d) (1).
TANA DU FURGAU O DELLA FOLGORE (2)
Anche quest’ altra Tana è situata nel Vallone del Rivo del Vero,
sulla sinistra del ruscello e poco distante dalla Grotta della Basola, dalla
quale vi si arriva in 10 minuti di percorso procedendo in alto verso N.
Essa è costituita da un’ unica grande camera allungata in senso da
NE. a SO. e con bocca aperta a NE. Sul tetto, quasi all’entrata, vi
un’apertura a guisa di finestra ovale che dà luce alla cavità. L’ entrata è
per metà sbarrata da un muro costrutto tra un grosso masso che le sta
di mezzo, e la parete di levante, muro certamente esistente da secoli.
(OL
Verso la metà del secolo scorso, tale caverna serviva ancora di
stalla, secondo notizie che la guida Giuseppe Ferro aveva avuto da sua
madre. La caverna ha una lunghezza totale di 15 metri e una larghezza
massima di circa 6 metri. L’entrata, non tenendo conto del muro che ne
restringe il lume, ha 4 m. di larghezza per m. 2.50 circa di altezza. Il
soffitto è a volta irregolare con nicchie secondarie e cavità di erosione;
sulle pareti in più punti si vedono croste e cortine stalagmitiche. L’al-
tezza maggiore è di circa 6 metri. La grotta è piuttosto asciutta e ri-
schiarata in tutte le sue parti, presenta perciò poco interesse faunistico.
Paleontologicamente non fu ancora esplorata: la visitai il 6 Ot-
tobre 1933.
(1) Molto interessante è il costume funerario consistente nel seppellimento dei
cidaveri entro anfore romsne segate per metà nel senso della loro larghezza, poscia
riunite nelle due parti. Questo uso fu rilevato dapprima in Liguria dal Prof. Issel
nella caverna del Ponte Vara presso Pietra Ligure e poi dal Proî. Morelli in questa
grotta della Basua. Il Sig. Vincenzo Grossi in una sua noticina pubblicata negli Atti
della Società Ligust. di Sc. Nat. e Geogr., anno I Vol. I, p. 72, .aggiunge che modi
di sepoltura analoghi erano pure stati riscontrati nelle Necropoli in parte della bassa
Caldea, nelle ruine di Susa (Dieulafoy) e nella nuova necropoli di Sfax nella Tu-
nisia, descritta da Vercoutre. Il Dott. Ladislao Netto di Rio Janeiro ha trovato pure
le tracce di un costume funerario analogo nei Sambaquis nel Brasile da lui esplo-
rati. Del resto, scrive Grossi. è noto come ancora oggi gli indigeni brasiliani siano
soliti a seppellire i loro morti in grandi olle od urne mortuarie chiamate igassaba.
(2) Questa grotta viene detta pure del Fico perchè ura pianta selvatica di
questa specie ba messo radici nelle fessure della roccia in immediata vicinanza della
sua bocca insieme ad altri arbusti che ne nascondono in parte I entrata.
414 A. BRIAN
TANA SGARBÀ
m. 200 circa
Questa Tana che perfora a guisa di galleria la cresta rocciosa che
sta al di sopra del Maglio detto Martinetto, a circa mezz'ora di distanza
da Toirano, si trova a sinistra della Varatella, più precisamente a levante
della nota grotta dei Balzi Rossi, da cui dista circa un centinaio di
metri presso a poco alla stessa altitudine, e ha la forma di una galleria
ricurva con apertura agli estremi opposti, l’una esposta a levante della
detta cresta e che si affaccia sul vallone del Rio Vero, e l’altra a po-
nente della stessa cresta dalla parte del pendio del monte che scende
sulla Varatella.
La direzione principale di questa galleria è presso a poco da S. a
N.; come ho detto è ricurva e la sua convessità fa arco verso E. Il suolo
è pianeggiante. La lunghezza è di 14 metri in tutto, la sua larghezza in
media di 4 metri, e la sua altezza s’aggira sui m. 2.47.
E’ rischiarata dalla luce che entra dalle due opposte aperture, e
appunto per questo non presenta interesse faunistico. Il Prof. A. Issel
praticò scavi di assaggio, superficiali in questa caverna con intenti palet-
nologici, senza nulla trovare, tuttavia non si potrà affermare che sia
priva d’interesse per la scienza se prima non si saranno eseguiti scavi
più profondi.
Per la sua conformazione è però molto curiosa, e la sua origine
potrebbe essere tema di discussione fra i geologi.
Tale galleria è utile ai pastori che vi fanno passare il gregge per
condurlo da un versante all’altro del monte. Lo scrivente la visitò insieme
alla guida Giuseppe Ferro il 6 Ottobre 1933.
GROTTA DEI BALZI ROSSI DI TOIRANO
m. 200 circa
Si apre sulla sinistra della Varatella al di sopra di un pendio col-
tivato ad ulivi, ad un centinaio di metri circa più in alto del torrente,
e si vede la sua ampia bocca percorrendo la strada provinciale di Bar-
dineto, dopo aver lasciato indietro la casa e il ponte del Maglio, m. 85,
e l’antica cartiera mezza rovinata, situata al di là del fiume. Vi si sale
in 20 minuti dalla carrozzabile prendendo un viottolo che volge con
svolte a N. su per il pendio anzidetto. L’apertura, foggiata a semi-arco,
è esposta a SO. e presenta al basso una larghezza di 15 metri.
LE GROTTE DI TOIRANO 415
Il suolo della grotta è fortemente inclinato verso l’esterno e costi-
tuito da roccia in più parti levigata dalle acque. E’ da presumersi che
abbia origine consimile alla grotta di S. Lucia, che sia cioè dovuta alle
sorgive esistenti quando il livello idrostatico della Varatella era più alto.
In seguito avvenne |’ approfondamento della valle per fenomeni di
erosione, che lasciarono ad un livello molto più alto sui suoi fianchi le
grotte scavate dalla corrente.
La caverna è fatta a guisa di ampio camerone piuttosto allungato
e illuminato dalla luce del giorno che entra per la bocca. Per la lun-
ghezza di 29 metri è diretta da SO. a NE. e per un altro tratto di 14
metri piega leggermente verso E.NE. E’ priva di stalattiti e di stalagmiti.
Si notano delle cavità di erosione nella volta.
Presso l’entrata, alta una diecina di metri, sulla parete ONO si
apre un gran foro, a guisa di finestra che ha 2 metri di altezza per 2
metri di larghezza circa.
L’ambiente è piuttosto asciutto. Vi raccolsi ragni, un gasteropodo
Oxychilus obscuratus (Porro) e due esemplari troglofili di Porcellio di-
latatus Brandt e uno di Porcellio Tortonesei Arc., isopodo terrestre que-
st’ ultimo rarissimo, di cui nen era stato finora studiato che un campione
proveniente dalla grotta Issel presso Loano (vedi grotta di Merona).
Il giorno della mia visita (6 ottobre 1933) la temperatura esterna
era di 21° e quella interna di 20° centigradi.
Il Prof. Morelli raccolse in questa caverna un coltellino a due tagli,
di selce piromaca rossastra opaca del periodo neolitico.
GROTTA DI MERONA
m. 248 circa
La Grotta di Merona si trova sulla destra della Varatella ed è scavata
nel calcare triassico dolomitico sul pendio settentrionale del Monte Me-
rena (indicato nella carta I. G. M. col nome di Poggio Balestrino m. 539).
Per accedervi dalla strada carrozzabile Toirano-Bardineto (a 2,3 Km. da
Toirano) si scende presso il fiume sulla sponda sinistra, si passa vicino
ad antiche cartiere ridotte in rovina e per il ponte del Sergente si varca
l'acqua che s’inabissa in stretta fessura di roccie e quindi, giunti sulla
destra, retrocedendo un poco verso levante, si ascende il ripido versante
del monte fra boscaglie di carpini e roccie impervie emergenti tra colate
416 A. BRIAN
di pietrisco. In circa 20 minuti si giunge ai piedi di dirupi verticali, dove
è scavata la caverna dalla larga entrata e di modesta profondità.
Tuttavia la caverna di Merona è nel suo genere una delle più belle
della valle di Toirano a causa delle curiose cavità di erosione e delie
Porcellio Tortonesei Arc.
(Lungh. 22 mm.; largh. 12,5 mm.) Grotta Merona 21-IX-1934
concrezioni lapidee, che si osservano nel suo interno. Si vedono tante
celle, alcune più piccole, altre più grandi, l’una vicina all’altra, come
piccole nicchie disposte a capriccio e separate da tramezzi rocciosi o da
pilastri di vago effetto. Il soffitto, anche per il subitaneo inalzamento
del suolo roccioso nell’interno, va fortemente abbassandosi, e non si
può visitare la parte più interna della grotta che procedendo ricurvi.
Alcuni dei pilastri che s’ innalzano verso la volta sono fatti a cono con
larga base e sono abbastanza caratteristici.
LE GROTTE DI TOIRANO 417
La bocca è esposta a Nord e davanti ad essa si estende un piane-
rottolo piuttosto spazioso e pianeggiante, composto di terriccio bigio o
bruno, dove sembra che ancora non siano stati praticati scavi a scopo
paleontologocio o paletnologico. Il naturalista che vorrà tentare delle ri-
cerche sotto questo riguardo, credo che potrà probabilmente trovare fos-
sili di animali, forse più che relitti provanti l’abitazione umana, poichè
la grotta è esposta a tramontana e quindi assai fredda d’inverno. L’en-
trata della tana è larga m. 9.60 e alta da 3 a 4 metri, la sua totale lun-
ghezza in profondità arriva appena a 15 metri. La direzione principale
della caverna è da N. a S. Come ho già detto, sulle pareti si vedono
cavità o fori di varie dimensioni, alcuni antri si addentrano nella roccia
per qualche metro e tosto finiscono.
Tali formazioni fanno pensare agli scaffali di qualche fantastica
abitazione di stregone o di mago.
Dal punto di vista zoologico la grotta non può essere molto inte-
ressante, perchè manca di una regione propriamente afotica; tuttavia
nella sua parte oscura trovai un esemplare rarissimo di Oniscide tro-
glofilo (Porcellio Tortonesei Arc.), il terzo campione che esista finora
nelle collezioni, il quale stava col suo corpo scutiforme strettamente
aderente alla parete quasi liscia di una piccola nicchia verso il lato de-
stro della grotta nella parte più oscura. Dovetti fare un po’ di forza per
distaccarlo dalla roccia; si direbbe quasi che il suo corpo vi aderisse
come una ventosa. Rimase perfettamente inerte, come fosse stato in
letargo; solo nell’ alcool, quando ve lo introdussi più tardi, dette palesi
segni di vita (21 settembre 1934) (1).
Inoltre raccolsi ancora nella caverna esemplari di Oxychilus obscu-
ratus Porro.
Un discreto numero di piante alligna nella parte anteriore della
grotta, e distinsi fra queste: delle graminacee, piantine di Ginepro, di
Euphorbia, e sulle roccie più interne Adiantum Capillus-Veneris. La
comune Parietaria officinalis come al solito non disdegna le localita di
accentuata penombra.
(1) Questa specie di Porcellio di grosse dimensioni (22 mm. circa di lun-
ghezza) è limitata, per quantc mi risulta, ai territorio Loanese e Toiranese, e fu
finora trovata entro caverne. Sarebbe molto interessante farne ricerca in stogioni
diverse e studiarne l’ etologia per vedere se il suo habitat è solo provvisorio in
ambienti oscuri. oppure costante. Jl primo esemplare 1’ ho rinvenuto presso Toirano,
nella grotta dei Balzi Rossi, e presentava le stesse modalità di giacitura con ade-
renza alla roccia, nella parte più oscura della cavità.
418 A. BRIAN
GROTTA LUVAIRA
m. 198
A quanto è stato scritto sopra a proposito della Grotta Luvaira ag-
giungo le notizie seguenti, risultato di una visita fattavi il 20 settembre
1934. Per accedervi, partendo da Toirano, occorre percorrere il vallone
del Barescione e, arrivati al Combo di Cantarana, si sale su per il pen-
dio del monte di Balestrino in direzione N. NO. per venti minuti circa,
dopo di che s'incontrano numerose fascie disposte a scala dove prospe-
rano annosi ulivi; e in una di queste fascie, ai piedi di un muricciolo a
secco si vedono due bocche di tane distanti l’una dall’altra una dozzina
di metri.
Quella occidentale, con bocca angustissima, è la tana della Luvaira,
quella orientale è detta la tana del Tasso, che alcuni vogliono sia stata
ingrandita artificialmente, ma che rispetto alla prima ha molto minore
importanza, non avendo che una lunghezza totale di m. 19.50.
Le bocche di entrambe le tane sono esposte a mezzogiorno. La tana
del Tasso ha una apertura alta 2 metri, larga 1.10; s’inoltra nel monte
a forma di galleria piuttosto uniforme, e per i primi 6 metri ha dire-
zione presso a poco da SE. a NO., poi s’incurva alquanto a sinistra cioè
verso O. e prosegue così per altri 8 metri, accentuando la curva per gli
ultimi 5.50 metri.
Il suolo è terroso e come al solito coperto di pietrame, dapprima
presso a poco pianeggiante ma nell’ultimo tratto leggermente in salita.
Il soffitto è piuttosto alto sicchè si può percorrere la grotta abbastanza
bene stando in piedi.
L’ altra tana, la più interessante, detta Luvaira, ha un’ apertura vera-
mente angusta, situata ai piedi del muro a secco sovra indicato; essa
ha l’aspetto di un foro per il quale non si può passare che carponi per
il percorso di un metro e mezzo circa, ma poi la grotta si allarga alquanto,
trasformandosi in corridoio, e continua sempre bassa e angusta sino al-
l’ultimo. La sua lunghezza totale è di m. 56.50. La sua direzione princi-
pale è presso a poco da Sud a Nord, non sempre in linea retta ma tor-
tuosa in qualche tratto.
A m. 37,50 dalla bocca, a destra di chi entra, vedesi un largo incavo
che scende al basso, accessibile solo per pochi metri; un altro antro,
nel quale si discende pure solo per breve tratto, apresi dalla stessa parte,
7 o 8 metri più oltre.
oe IAA ini Ae
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LE GROTTE DI TOIRANO 419
La grotta è discretamente umida e forse in tempi di pioggia per-
corsa dall’acqua. Il giorno della nostra visita era abitata nella parte più
recondita da un gruppo di chirotteri che spaventati dalla nostra presenza
sfuggirono alla cattura. Il suolo è molto irregolare, presenta qualche
dislivello; nella parte ultima s’ innalza alquanto; esso è in grande parte
ingombro di pietre.
Le nostre ricerche faunistiche portarono alla cattura di pochi arac-
nidi, di due miriapodi, di un Ortottero e di alcuni esemplari di gasteropodi
(Oxychilus obscuratus Porro), di un oniscide (Philoscia cellaria Dollf.) e
di una piccola forma di microlepidottero.
TANA DEJ CROXI
m. 320 circa
E’ questa una stretta cavità, poco profonda, situata alla destra del
torr. Varatella, ad un centinaio di metri, e forse più, d’ altezza sepra il
letto di questo torrente, in quel punto incassato fra dirupate sponde. Di-
stanza da Toirano 1 ora circa a piedi. Vi si sale dalla strada Toiraro
Bardineto in circa 30 miruti. Poco oltre il Ponte del Salto del Luro sul
torrente Varatella (un centinaio di metri circa a NO dal Ponte) si comin-
gia ad ascendere senza sentiero il pendio del monte Cròxi, procedendo tra
boscaglie fino ad un poggio formato di roccie levigate, detto Confurci,
dal quale, continuando verso SO. per ripida salita tra carpini e terabiati
e frane di pietrisco, si giunge faticosamente sino ai piedi di alte balze
calcaree, costituenti un tratto del versante orientale di Monte Créxi,
dove, semi nascosta da piante, si apre la bocca della Tana omonima.
La sua apertura si presenta a guisa di spaccatura verticale alta parecchi
metri. L’interno della grotta è formato da uno stretto corridoio lungo
circa 13 metri, che si percorre superando alcuni salti di roccia. Il primo
di questi salti ha una altezza di cent. 80 circa, il secondo è un vero
muro di m. 1,60 circa d’altezza, dopo di che si penetra nel piccolo vano
interno, che si presenta come nella parte anteriore assai stretto, con lar-
ghezza di presso a poco 70 o 80 cent. La direzione dello speco si svolge
con leggera sinuosità, da SE. a NO. La bocca della Tana è inferior-
mente ingombrata da un alto masso di roccia, ma poco prima di questo
e’ incontra una caratteristica piantina di Juniperus sabina.
L’altezza del soffitto misura in un dato punto m. 1.50 circa. Non
vi è spazio pianeggiante davanti alla bocca della Tana, ma solo un
Mi ei
420 A. BRIAN
forte pendio. Caratteristica è la grande finestra, che trafora la roccia
sopra la bocca, attraverso la quale penetra luce nell’interno. Nella parte
più oscura della Tana si sono raccolti Ragni di diverse specie e Lepi-
dotteri (Apopestes spectrum).
Questa piccola grotta non era stata ancora esplorata quando vi feci
una visita insieme alla guida Giuseppe Ferro, il 7 ottobre 1933.
GROTTA DELLA CIAPELLA O DELLA CHIAPPELLA
m. 308
Questa grotta è pure situata come quella dei Cròxi sulla destra della
Varatella, alle falde del vesante orientale del M. Cròxi (534 m.). Essa
è più bella e spaziosa che non la grotta dianzi accennata e di accesso
alquanto più agevole poichè un sentierucolo conduce quasi sino alla sua
bocca ed è anche più vicina al Ponte del Salto del Lupo.
Partendo dalla strada carrozzabile di Bardineto e passato per un
breve tratto il detto ponte, si ascende per la base del Monte Cròxi su
lastroni calcari levigati fino alla cresta, detta dei Confurci; indi con-
viene continuare a salire più in alto che è possibile lungo la cresta,
finchè si trova un sentierucolo che si svolge verso levante attraverso a
pendii dirupati ammantati in parte di giovani carpini, che conduce alla
grotta, non visibile da lontano perchè nascosta dalla vegetazione. La
sua entrata è larga m. 5.50 e alta da 6 a 7 metri ed è esposta a levante.
La caverna si sprofonda nel monte con direzione principale da E. a O.
soltanto per 16 metri circa.
Il suolo è quasi tutto pianeggiante, massimamente nella parte ante-
riore. Osservansi nel suo interno due vaste cavità o nicchie, che si
aprono l’ una dopo l’ altra sulla parete S della grotta; esse hanno il
suolo quasi allo stesso livello della cavità principale e la prima suli’ en-
trata è larga m. 2.80, alta m. 4 e profonda 5.50; la seconda più piccola
è larga 1 metro e alta ail’ inizio 1,70 e profonda 4 metri.
Rozze frangie stalagmitiche si vedono sulla parete nord. Quivi pure
in alto nell’ interno della spelonca notasi un foro inaccessibile che da
adito ad un angusto cunicolo di pochi decimetri di diametro che sembra
lungo pochi metri.
Dal pianerottolo d’ entrata si gode di tra i carpini, una bella vista
sul monte S. Pietro e sul selvaggio vallone che sta di fronte, detto del
Rio della Valle, che cela nei suoi pendii scoscesi altre interessanti
grotte.
LE GROTTE DI TOIRANO 421
La caverna, come dissi, poco profonda, è fiocamente rischiarata
dalla luce del giorno sino all’estremo limite ed il terreno grasso e fertile
che in gran parte ne costituisce il suolo, è coperto da prospera vege-
tazione.
Il giorno della mia visita (20 sett. 34) ho notato, nella parte anteriore
di essa, delle graminacee, due o tre piccoli arbusti di fico selvatico, di
frassino, e piante di Euforbie semi legnose, di Clematis vitalba, di Ce-
nerarie ecc. Più nell’interno attaccate alle pareti vidi 1’ Adiantum
Capillus-Veneris L., 1’ Asplenium trichomanes L. e la volgare Parietaria
officinalis, che allignano volentieri nella penombra.
Paleontologicamente questa caverna non fu ancora esplorata, ma
dall’aspetto esterno mi sembra assai meritevole di attirare sotto questo
riguardo l’attenzione di chi si proponesse di fare scavi in questa re-
gione.
TANA CARPANASSA O CARPENASSO
m. 300 circa
Giace sulla destra del Rio delle Carpe ed è distante 700 m. circa
in linea d’aria dal paese di Carpe (Chiesa), rispetto al quale rimane
molto al di sotto verso S-SE. Questa tana dista poi 4 Km. circa in
linea d’aria da Toirano in direzione O-NO dal Borgo. E’ vicina alla
carrozzabile per Bardineto e scavata nel calcare triassico sul pendio de!
monte a una trentina di metri superiormente alla detta strada.
E’ formata ad un dipresso come quella di Merona e della Chiappella,
a guisa di vasto antro ed a larga bocca. Quest'ultima è rivolta a N. e
ingombrata in parte verso ponente da due massi di pietra caduti dalla
volta.
Vi si arriva dalla strada salendo per 5 minuti un ripido pendio co-
perto di carpini. Verso l’entrata la larghezza della spelonca è di m. 6.25
e nell’interno verso la metà di essa la larghezza è di circa 7.30.
L’ altezza del soffitto è maggiore verso la parte anteriore e risulta
di m. 3.15 poco distante dalla bocca.
L’ asse maggiore ha direzione da N.NE verso S.SO e in questo
senso la tana si estende per 26 metri circa nell’ interno del monte.
Il suolo è pianeggiante, argilloso, a superficie alquanto concava,
nella prima parte e ingombro di pietre, ma poi verso il fondo diventa
roccioso e s’ innalza irregolarmente, la cavità assumendo allora 1’ aspetto
422 A. BRIAN
di fenditura piegata verso levante. Il giorno della nostra visita (2 no-
vembre 1937) trovammo nella grotta delle pozze di acqua, forse in
conseguenza delle pioggie cadute i giorni precedenti. La tana non è
completamente buia.
Vi raccolsi: Pipistrelli (Rhinolophus .ferrum-equinum Schr.) e
Ragni, Ortotteri (Dolichovoda sp., Grvllomorpha dalmatina), Lepidot-
teri (Apopestes spectrum Esp.), un Miriapodo e un Oniscide.
GROTTA DI SORIÀ
m. 293 circa
Vi si accede in circa 1 ora e 1/2 a piedi da Toirano. La Tana è
scavata nella balza rocciosa di calcare triassico detta dei Mariggiai, che
s' innalza sulla sinistra del Rio Carpe e sulla destra del Rio della Valle,
due torrenti che confluiscono presso il Ponte del Salto del Lupo per
formare la Varatella.
La grotta è più alta di circa 110 m. del ponte suddetto e per salirvi
occorre dapprima procedere per un tratto sulla strada mulattiera di Bar-
dineto, penetrando così nel Vallone del Rio della Valle, scendere poi
a sinistra e' traversare il rivo, dopodichè, per un ripido pendio amman-
tato di rade boscaglie e in parte coperto da colate di minuto pietrame, si
giunge ai piedi della balza sopraddetta. Questa in vari punti è di colore
rossastro. La salita è faticosa. Si arriva alla caverna in mezz’ ora dal
Ponte.
La bocca, piuttosto grande, è esposta a SO., ha una larghezza
da m. 4 a 4.50 e un’altezza da 3.50 a 4 metri. Si sprofonda nell’interno
della roccia in direzione da SO a NE per la lunghezza totale di appena
9 metri, sicchè è tutta più o meno illuminata.
Il soffitto, dapprima alto vicino all’ entrata, va declinando man mano
che s’avanza nell’interno: il suolo formato da terriccio è coperto in
parte da sassi ed è pianeggiante solo nel tratto anteriore della Grotta:
più internamente s’ innalza.
La parete SSE è inclinata forse di 30 gradi e la parete opposta NNO
segue parallelamente la stessa inclinazione, ciò che a tutta prima fa-
rebbe supporre che l’erosione abbia agito tra strato e strato (Grotte
interposte). Non sono riuscito però a rendermi ben conto del senso della
stratificazione in questa roccia; ritengo in ogni modo che l’origine dei
LE GROTTE DI TOIRANO 423
grande incavo abbia avuto luogo per opera delle acque del Rio della
Valle che attualmente lambisce più in basso i piedi del Monte.
Sullo stretto pianoro che si distende all’ esterno dinnanzi alla ca-
vità, sono state accatastate, da un lato, delle pietre le quali formano un
basso muricciolo a secco, assai sconnesso, lungo pochi metri, muricciolo
che non sembra essere preistorico, ma costrutto recentemente, forse da
pastori. Sul breve spazio dinanzi alla bocca allignano alcune piante. Fra
queste ultime ne ho notata una di Agrifoglio, una di Frassino, un’altra
di Pistacia terebinthus, che in parte nascondono l’ apertura.
Tale cavità per la sua favorevole esposizione e per la sua poca
profondità è molto asciutta: non vi trovai insetti che possano interes-
sare lo speleologo, e nell’interno, pur arrivandovi la luce diretta, non
vidi le solite pianticelle che ho osservato in altre tane.
Non fu ancora esplorata sotto l’aspetto paletnologico.
Bella vista dalla bocca sul paesaggio circostante; si vedono al di-
sotto i verdi prati Confurci presso il Rio e vicino il Ponte arditissimo
del Salto del Lupo; al di là del ponte verso SSO il dirupato Monte
Cròxi. Sulla parte opposta del Vallone del Rio della Valle si scorgono
le maestose balze calcari di Monte San Pietro, tra cui una verti-
cale parete rocciosa con entro scavate a guisa di grandi incavi poco
profondi le tre tane del Colletto.
GROTTA LUBÈA O LIVREA O DEL PASTORE
m. 348 circa
Questa grotta distante da Toirano 1 ora e 3/4 circa, è scavata nel
calcare triassico ai piedi di alte balze rocciose che s’inalzano verti-
cali, sulla destra del Rio della Valle.
Tali balze fanno parte di quel grandioso massiccio montuoso situato
a levante del paese di Carpe (m. 401) e sono poco distanti dalle balze
dette dei Marigiari, che sorgono a NO del ponte del Salto del Lupo
m. 183. Per accedere alla Grotta di Lubea venendo da Toirano occorre
prendere in vicinanza del Ponte del Salto del Lupo l’antica mulattiera
per Bardineto, che si dirige verso N e che penetra nel Vallone del
Rio della Valle; dopo circa 1/4 d’ora di cammino si scende nel fondo
valle, si traversa il torrentello passando alla sua destra e si comincia
l'ascesa del pendio assai ripido che sottostà alle balze rocciose anzi-
dette, che è in parte ammantato di boscaglie.
a) dere ATTO BAY yl ‘a
n ci .
424 A. BRIAN
La grotta apresi ai piedi di queste in un punto lontano circa 800
metri in linea d’aria verso NO dal ponte sunnominato e la sua bocca
non può distinguersi bene dal fondo valle perchè in parte nascosta da
uno spuntone roccioso ed in parte da piante.
Dopo mezz'ora di faticosa salita per un terreno cosparso di vegeta-
zione e di frane di minuto pietrisco, si arriva ai piedi delle balze di
calcare rossiccio, ed in ultimo, superato un difficile passo nel quale é
prudente valersi di una corda, s’entra nella grotta di Lubéa, celebre per
la raccolta di avanzi di scheletri d’Ursus fattavi dal Morelli, or sono
circa quarant’anni.
La sua bocca è di modeste dimensioni, esposta ad E; la volta è
alta circa m. 2,50 e larga m. 3; si entra poi in un corridoio che procede
da E ad O in linea presso a poco retta per i primi 30 metri, ed ha il
soffitto alto poco più di un uomo, ed in alcuni tratti anche meno, men-
tre la sua larghezza aumenta dopo i primi 10 metri.
Il suolo si presenta quasi orizzontale, ma appare disuguale per
gli scavi praticati dai paleontologi. Il terriccio è di color giallastro o
nero bruno, cosparso di sassi. A 15,80 metri dalla bocca vedesi a destra
uno spuntone di roccia bianca che ha la forma di un cono mozzo. Poco
prima di giungere a questo punto il corridoio si allarga fino a 4 metri
circa, e ad una ventina di metri dalla bocca la grotta, pur mantenendosi
assai bassa, misura fino a 12 metri di larghezza.
Ci troviamo quindi in una specie di sala che noi proponiamo di
chiamare « Sala Morelli » in onore del notissime esploratore di questa
caverna. Il subitaneo allargamento in parola è dovuto alla presenza
di un grande incavo a nicchia nella parete sud, a circa 2 metri d’altezza
dal suolo, largo 4 metri e profondo altrettanto. Da questo incavo si
parte un cunicolo o corridoio largo dapprima qualche metro, ma che tosto
si restringe a m. 0,80 e che è alto circa 2 metri. Esso procede da E
ad O in linea retta, e si apre ad un certo punto in una terrazza che
dà nella grotta e continua poi ancora fino a perdersi nel lume della
parte principale della grotta con uno svolgimento totale di circa 15 me-
tri di lunghezza, durante i quali si mantiene ad un livello più alto del
suolo della caverna di circa m. 2.50.
Il punto dove finisce tale corridoio secondario trovasi precisamente
a 35 metri dall’imboccatura della tana.
Per tutto il tratto in cui si svolge il corridoio anzidetto, la caverna
LE GROTTE DI TOIRANO 425
continua a farsi vieppiù stretta per lo sviluppo di ammassi rocciosi
concrezionati e di roccie bizzarre incrostate con frangie (in parte rotte),
che rivestono la sua parete sinistra dietro alla quale procede il corridoio
in parola.
A circa 20 metri dalla bocca la caverna consta adunque di una gal-
leria principale e di un piccolo corridoio soprastante e parallelo. Al
termine di quest’ultimo la grotta alta 6 metri e larga m. 6,70 piega a
sinistra (cioè verso S.), fa poi un gomito, e dopo pochi metri riprende
la primitiva direzione da E a O, con una larghezza di m. 3 a 4,50 ed
un’altezza di m. 4.
scala 1: 600
Pianta della Grotta Lubea
Prominenza di roccia stalagmitica a forma conica.
Stretto corridoio superiore.
Masso stalagmitico a forma di colonna.
Lastrone di calcare, inclinato e appoggiato alla parete S.
Pendio con dislivello di 2,50 m. circa.
Pezzi di colonne abbattute.
Colonna spezzata a posto.
NO one co
Il punto in cui la galleria si incurva è contrassegnato dalla pre-
senza di un grosso e candido pilastro verticale situato sulla destra verso
i’ interno. Esso dista dal fondo della tana m. 31,80 circa ed è alto 3 me-
tri, non arriva cioè al soffitto ed ha appena 1 metro di diametro al mas-
simo. Rappresenta ! unico oggetto capace di attrarre l’ attenzione del visi-
tatore, l’ unica formazione che sia rimasta intatta, poichè tutte le altre,
che qui esistevano, sono state abbattute a scoppi di mina, insieme alle
stalattiti, che furono asportate per adornare la villa della Duchessa di
Galliera a Voltri. In seguito a questa nefasta opera di distruzione, si
vedono resti di incrostazioni, pietre, colonne e massi spezzati ingom-
brare il suolo della grotta.
426 A. BRIAN
Dopo l’ unica colonna che è rimasta in piedi e dopo il gomito che
fa la grotta, alta in questo punto 5 metri circa, s’ incontra un lungo
lastrone di pietra, bianco e stretto, appoggiato alla parete sud.
A 5 metri di distanza da questo lastrone il pavimento che fino
ad ora si era mantenuto più o meno orizzontale, scende bruscamente
con un dislivello di circa m. 2,50. Siamo all’ultimo tratto della grotta,
largo circa m. 4,50, alto a seconda dei punti 6 metri e lungo 10,50 circa.
Pietre e due pezzi di colonne stalagmitiche rotte ne ingombrano il suolo,
che è costituito di terriccio argilloso, gialliccio e vischioso, nel quale
furono praticati dal Morelli gli scavi, che portarono al disseppellimento
di molte ossa d’Orso, alcune delle quali si vedono ancora oggi affiorare
nel terreno. Un pezzo di colonna verticale infissa nel suolo, dal quale
sporge per 80 cm., contrassegna quest’ultimo tratto della tana, che,
prima di terminare, si allarga ancora una volta con un incavo sulla pa-
rete sud, misurando 8 metri di diametro trasversale e m. 4,50 di altezza.
La lunghezza totale della grotta è di m. 67,60, tenendo conto della
piega che fa il suo corridoio.
Dal lato faunistico non ho potuto osservare nulla degno di nota.
Raccolsi un miriapodo. La tana fu visitata due volte l’8 e il 9 Giugno
1934; una trappola per insetti, depostavi il giorno 8 e raccolta il di
seguente, fu rinvenuta vuota.
Tuttavia, secondo Gestro, che per primo descrisse la Grotta Lubea,
(1887-88), vi furono trovati per opera del Vacca, il miriapodo Atracto-
soma angustum Latz. var. coecum, il chernetide Obisium Stussineri
(Simon) e il lepidottero Apopestes spectrum Esp. (comune nel mese di feb-
braio). Le numerose e lunghe canne abbandonate nel suolo della caverna
provano che in essa come in tutte le altre, vi furono spietatamente cacciati
i Pipistrelli.
Nell’entrata vedesi una discreta vegetazione. Anzitutto un carpino
e un frassino ne nascondono in parte la bocca; nell’interno poi, per vari
metri da questa, il terreno è rivestito di Parietaria officinalis; più verso
la luce vi notai una piantina d’Asparagio e un cespuglio di Rovo.
Nore PALEONTOLOGICHE. — Questa grotta fu visitata per la prima
volta con intendimenti scientifici dai Sigg. Frat. De Negri (1881), e poi
dal Prof. Issel (1883). Indi fu esplorata dal Prof. Morelli che vi praticò
scavi profondi ed in ultimo fu visitata dal Prof. A. Mochi. I primi vi
raccolsero a fior di terra o a piccola profondità circa 120 ossa di Orso,
LE GROTTE DI TOIRANO 427
appartenenti almeno a 8 individui quasi tutti adulti o vecchi. Anche il
Prof. Issel vi rinvenne un buon numero di ossa d’Ursus assai vicino
all’ U. spelaeus. Ma fu specialmente il Morelli, che dalle raccolte abbon-
danti fatte (un migliaio d’ossa), poté stabilire la presenza di resti di
Ursus spelaeus minor Strob. e di Ursus ligusticus.
L’ Issel inoltre vi scoperse tre ossa del genere Capra, un osso che
riferì all’ uccello Pyrrhocorax (Fregilus Cuv.) graculus Temm., un bel
cranio e ossa lunghe, conservatissime, di Felis pardus antiquus e altri
resti di Felis leo spelaeus. Il Mochi vi raccolse nello strato neolitico, un
metatarsale di Capra hircus recante tracce di una lavorazione che fa pen-
sare ad una facies assai arcaica del Neolitico (Preneolitico, secondo
Richard).
Il Prof Issel esponendo i risultati delle ricerche fatte dal Morelli,
nella sua « Liguria Preistorica, p. 196», accenna anche alla scoperta di
un osso metacarpiano del gen. Bos che egli riferisce alla specie bra-
chyceros e che sembra abbia subito l’azione del fuoco. Le tre mandibole
di Capra ivi raccolte, mancanti del ramo ascendente e delle estremità
anteriori, sono ridotte alla condizione in cui sogliono, egli scrive, tro-
varsi nei focolari neolitici, e due di esse sembrano relativamente fresche;
inoltre vi si osservano traccie di cottura e di erosione. Da ciò il detto
paleontologo concluse che l’uomo, pur senza aver abitato in modo per-
manente questa grotta, vi abbia fatte incursioni tanto nel periodo qua-
ternario che nel recente.
In un frammento di corno proveniente dalla caverna Lubea o del
Pastore, il Morelli e il Rovereto hanno riconosciuto un avanzo della Renna
(Rangifer tarandus) e in un bellissimo cranio quivi disseppellito ravvi-
sarono |’ Ursus priscus indicato poi dal Rovereto come tale al Fabiani
che ne fece oggetto di un diligente studio, mentre 1’ Issel lo aveva rite-
nuto per una varietà di Ursus arctos o di U. leodiensis Schm. (1).
(1) Il Rovereto nella sua Liguria geolog. pag. 711, parlando del Polimorfismo
del grande Orso speleo, che in Liguria si cita come Ursus ligusticus Issel, oppure
come Ursus spelaeus minor Strobel, non manca di far osservare che, quando il Mo-
relli esumò la ricca serie di ossami da questa stessa grotta, egli intraprese ricerche
che gli rivelarono 1’ estremo polimorfismo della specie e potè fin d’ allora stabilire
i caratteri delle principali variazioni e dei particolari che furono più tardi perfet-
tamenti esposti, ma con le stesse essenziali conclusioni in uno studio del Fabiani
sugli Orsi del Veneto.
Non si tratta in conclusione per la Liguria di più specie ma di più varietà,
tra le quali la Zigustica è da ritenersi particolare alla nostra regione, perchè le cita-
zioni che ne sono state fatte di altri luoghi non sembrano fondate.
Per convincersi che si tratta di polimorfismo, basta pensare, che il Mer-
riam distinse nel 1918 nella sua revisione dell’ Orso grigio d’ America ben oltre 70
specie e sottospecie, mentre altri autori, fra i quali il nostro De Beaux propendono
a ritenere tutti gli Orsi grigi per forme locali dell’ Ursus horribilis Ord, e questo
per conspecifico coll’ Ursus arctos L. euro-asiatico, cosicchè 1’ Orso descritto nel 1815
dovrebbe chiamarsi Ursus arctus horribilis Ord.
428 A. BRIAN
GROTTA DELLA SPELONCA
Questa tana è situata a una altezza un poco inferiore a quella della
Lubea ed un poco più a nord. Ne dista una cinquantina di metri
ed è anch’essa scavata nella balza rocciosa di calcare triassico, che
sorge sulla destra del Rio della Valle. Fra la grotta della Spelonca e
quella di Lubèa, si aprono, su di una parete verticale, altre due caverne,
che vedute da lontano, sembrano inaccessibili e di cui non è possibile
per ora valutare l’importanza.
La bocca della Tana Spelonca è vasta, alta da 5 a 7 metri, con 5
metri di larghezza vicino a terra. La sua lunghezza totale è di circa
13 metri con direzione N.NE-S.SO. Vi sono nell’ interno delle piccole
cavità secondarie, ossia alcune grosse buche in forma di nicchia o di
larghi fori. Un masso di roccia levigata in pendio si protende dal fondo
della caverna verso la parte anteriore di essa e presenta a sua volta
piccole nicchie dovute ad erosione.
La parte più interna della spelonca si incurva alquanto verso si-
nistra cioè verso SE. e si continua in alto con un grosso incavo il cui
soffitto si innalza a cupola per una altezza di circa 8 a 10 metri.
Si può salire a questa parte estrema per il pendio roccioso e os-
servarvi le formazioni di depositi incrostanti e la capricciosa irregolarità
delle sporgenze del calcare, che costituiscono la cupola. Questo incavo
non è più largo di 3 metri. La parte del suolo vicino all’entrata è costi-
ta da terriccio frammisto al quale si trovano le inevitabili pietre cadute
dalla volta.
Tutta la spelonca è chiaramente illuminata, poco umida, e dentro
la grotta stessa allignano alcune piante: Ilex aquifolium, un grosso Car-
pino (Carpu) nel mezzo dell’ entrata, un altro alberello più piccolo, e
fra i fiori Cenerarie, Camparule ed esemplari di un piccolo Sonchus {1).
L’erba che penetra più al fondo e che qui abbonda è la Parietaria
officinalis.
La bocca si apre sull’orlo di un precipizio per cui l’accesso a questa
grotta è piuttosto difficile e si consiglia l’uso di una corda.
Bella la vista sulla sottostante valle e sulle montagne verso N. e
NE. che chiudono il vallone della Cervaira dove trovansi altre due
(1) Volgarmente detto Lacciume. Sull’ entrata della Spelonca notai anche una
Euforbiacea semi-legnosa, lattiginosa comune nella regione tra le roccie.
RM Pena SUIS I”
LE GROTTE DI TOIRANO 429
grotte conosciute col nome di Arma Canona e Tanona e poco distante
la più nota, della Giara, già esplorata da A. Issel.
Praticando degli scavi nella cavità ora descritta si dovrebbero tro-
vare relitti di qualche importanza, poichè si tratta di una grotta asciutta
che può avere offerto occasione all’ uomo preistorico di abitarvi.
TANA DELLE GORE (TANONE O TANASSA)
E’ una delle caverne fra le più distanti da Toirano (kil. 5,200 in
linea di aria verso NO), situata in località di accesso molto scomodo,
ai piedi di balze verticali, che formano una catena o giogaia lunga pa-
recchi chilometri, interrotta solo da un varco distante un centinaio di
metri dalla Tana, dal quale si scende sino all’antica mulattiera di Bar-
dineto, per un lungo pendio pieno di scheggie e di cespugli.
Discendendo per questo si incontra appunto la Tanassa (Ferro). E?
consigliabile di andare in automobile fino alle ultime svolte della car-
rozzabile sopra Carpe, ossia fino al Poggio Alzabecchi, e di scendere
poi verso la Tana delle Gore. Ma si può anche accedere a questa grotta
dal fondo valle (Rio della Valle).
E’ una spelonca veramente grandiosa, notevole per ampiazza e
tutta rischiarata dalla luce di fuori. Sull’entrata è larga da 25 a 30 me-
tri e nell’ interno 2 metri circa. La sua lunghezza è di circa 24 metri e
la sua altezza da 8 a 10 metri. In tempi remoti deve essere crollata
per vari metri una parte del grande arco che sovrasta all’ entrata, poi-
chè si vedono in terra grossi macigni, mentre rimangono ai lati del-
l’ ingresso grosse roccie a guisa di pilastri.
Il Ferro (1) che l’ha visitata e me ne ha dato questa descrizione,
ha notato sul terreno resti di Ursus spelaeus (falangi, una parte di cranio,
grosse vertebre ecc.). Fra gli insetti vivono in questa caverna degli
Ortotteri del gen. Dolichopoda.
CAVERNA DELLA GIARRA, GIARA O GHIARA
m. 620 circa
La strada d’accesso a questa Grotta è stata destritta dal Prof. Issel
che la visitò a scopo paleontologico praticandovi degli scavi. (Liguria
(1) Il Sig. Giuseppe Ferro vulgo Pippo, morto in Toirano verso la Pasqua
del 1936 in eta di 75 anni, fu per me un’ottima guida alle Cayerne qui descritte.
Rendo qui alla sua memoria un doveroso tributo di omaggio e di riconoscenza.
430 A. BRIAN
preistorica, 1908). E’ situata nel fianco della Rocca Berleurio (m. 844),
sulla riva sinistra del Rio della Valle, affluente della Varatella. Si risale,
partendo da Toirano, il torr. Varatella, dapprima per la carrozzabile e poi
it Rio della Vaile, seguendo la vecchia strada mulattiera che conduce
a Bardineto: «si abbandona la strada e volgendo a Nord, si ascende
la montagna lungo uno dei valloni, da cui è solcata; quindi per mezzo
di erto sentiero si perviene alla Grotta in un’ora e 50 minuti da
Toirano ».
L’ultimo tratto della salita è ripido e malagevole.
L’apertura è in forma di ampia porta, larga 8 metri e alta altret-
tanto. La roccia nella quale è scavata la grotta è calcare bigio. La
cavità si addentra nel monte quasi orizzontalmente per 109 metri. Nel
primo tratto, essa si dirige in forma di corridoio per 34 metri da SO a
NE, poi prosegue verso N.
Nel punto in cui cambia direzione, a 50 m. dal suo ingresso circa,
il centro della cavità è occupato da una grossa stalagmite in forma di
orcio (giarra) che si innalza per 3 metri dal suolo. A questa formazione
la grotta deve il suo nome.
Essa fu devastata dai ricercatori di stalattiti, delle quali poche re-
stano ancora intatte. Si vedono alcune croste stalagmitiche in forma di
drappi sulle pareti.
Il suolo è formato, secondo Issel, di terra bruna, ricoperta e ce-
mentata qua e là da concrezione calcare, e una scavo fatto praticare in
questa terra presso |’ entrata diede ossa di ruminanti e di suini con scarsi
cocci di vasi neolitici e romani. A maggiore distanza dall’ apertura i
resti di animali e i manufatti si fecero più rari e mancarono affatto.
Morelli tolse da questa grotta un coltellino a due tagli di piromaca e
egli ne diede la figura nella sua Iconografia (Tav. LXIX, fig. 29-30). Prima
che dal Prof. Issel, la grotta fu descritta brevemente dal Prof. Gestro
(1887-88, p. 498) in seguito ad indicazioni avute dall’ Avv. A. Vacca.
TANA BISCIÉA
m. 550
E’ situata a SSO della Rocca Berleurio in un vallone sottostante al
Giogo di Toirano, sulla destra di un piccolo Rio, che più sotto affluisce
nel Rio della Valle. E° una cavernuzza setto gronda (abris sous roche),
LE GROTTE DI TOIRANO 431
scavata a piè di una parete rocciosa, vicino alla mulattiera di Bardineto,
che comincia in questo punto a salire a strette svolte verso il Giogo.
La cavità fu chiusa fin da tempi antichi, da un muricciolo a secco
e serviva di ricovero per i viandanti, che una volta frequentavano questa
antichissima strada per salire da Toirano a Bardineto. Esposta a tra-
montana essa presenta attualmente una entrata chiusa da una rozza
porticina di legno (1937), avendo servito nella buona stagione per dor-
mitorio ai carbonai che qui lavoravano. E’ lunga m. 4,36, larga circa 3 e
presenta l’altezza massima di m. 1.60 circa.
Alla distanza di un centinaio di metri più in su verso nord, colà
dove terminano le svolte della strada, trovasi la Tana delle Svolte, si-
tuata a contatto della strada mulattiera; anche questo è un piccolo antro,
che può essere utile ai montanari come sosta provvisoria, in caso di
temporale.
TANA DELL’ ARMA MORA
m. 650 circa
E’ questa una spelonca situata sul versante meridionale del Giogo
di Toirano, a una cinquantina di metri al di sotto della mulattiera che
scende nel vallone del Rio della Valle ed a una ventina di metri dalla
sottostante casetta Merlino. Si apre a piè di un dirupo roccioso sul
fianco NE di una modesta prominenza di calcare, e la cavità si prolunga
al di sotto della roccia che le fa da tetto. In origine costituiva più che
altro un semplice abris sous roche come se ne vedono molti anche più in
basso verso Toirano, ma non si sa quando, è stata chiusa mediante un
lungo e alto muro a calce, dalla parte di tramontana, lasciando solo
un’apertura verso SE.
La sua larghezza massima nell’ interno è di m. 8,70 circa e la sua
iunghezza totale in profondità di m. 13,80 circa.
Il soffitto dapprima alto qualche metro va poi abbassandosi verso
il fondo dove termina con un breve cunicolo.
La spelonca serve oggi di rifugio ai contadini del luogo che vanno
sulle pendici del Giogo a segare l’ erba o a fare legna. Nel giorno della
nostra visita (2 nov. 37) la trovammo molto umida per numerosi stilli-
cidi dovuti a pioggie recenti; nella buona stagione è asciutta.
Questa spelonca è tutta rischiarata dalla luce esterna.
ie ail io]
432 A. BRIAN
In un cunicolo semi-oscuro raccolsi ragni e miriapodi.
Io credo che praticando degli scavi in questa Tana vi si potreb-
bero rinvenire dei resti di interesse paleontologico e paletnologico, data
la sua ubicazione su di una antica ed importante via di comunicazione
fra il mare ed il Piemonte.
TERRITORIO DI BARDINETO
GROTTA RIMILEGNI
m. 780 circa
Questa tana, scavata in roccia di calcare triassico, si apre a levante
di Bardineto. Vi si giunge in 30 minuti circa dal paese, seguendo il
vallone del Rio Secco, rispetto al quale è situata a sinistra, su di un di-
rupato pendio ammantato di faggi cedui; essa trovasi all’incirca m. 25
o 30 al di sopra del Rio stesso. Ha due entrate o bocche molto basse,
fra loro vicine, foggiate a guisa di fenditure orizzontali per le quali si
penetra faticosamente nell’interno strisciando al suolo. Tali bocche sono
esposte a NO e la tana si prolunga nell’interno del monte presso a poco
per 20 metri verso SE.
Dopo percorsi i primi 6 o 7 metri carponi si supera un dislivello
roccioso di un metro e mezzo o poco più e si scende nell’interno della
tana che ha suolo molto irregolare. Non vi sono più stalagmiti, nè stalat-
titi degne di riguardo essendo esse state distrutte. Questa camera interna
è discretamente vasta e si può percorrerla in parte stando in piedi;
il soffitto è tuttavia assai basso in molti punti. La sua larghezza massi-
ma è di circa 15 metri. Fu visitata da me varie volte: la prima volta il
29 Giugno 1935 e un’altra volta il giorno dopo e ancora due altre volte
nel Giugno 1936.
E’ molto umida e relativamente fredda, data l’altitudine in cui si
trova. Il giorno 9 Giugno alle ore 9 del mattino la temperatura dell’in-
terno della tana era di centigr. 11,5 mentre all’esterno si aveva una
temperatura di 15°.
Vi raccolsi in tutto sette esemplari di Duvalius Canevae ssp. apen-
ninus (Anophthalmus apenninus), alcuni ragni, un dittero, diversi miria-
podi, poduridi e molte chioccioline (Oxychilus) oltre ad un Pipistrello
(Rhinolophus ferrum-equinum).
= do Ae i el
|
Questa grotta è probabilmente la stessa descritta dal Prof. Gestro
col nome di Grotta della Madonna e che si trova appunto nel vallone
del Rio Secco e che oggi gli abitanti indicano col nome di Rimilegni.
Il Prof. Gestro tuttavia non accenna alle due entrate, ambedue vi-
cine, e scrive che la grotta è situata a pochi metri al di sopra del Ria
Secco, mentre, come ho rilevato sopra, è situata abbastanza più in alto
di parecchie diecine di metri (25 o 30). In ogni modo ritengo che sia la
stessa Tana perchè il detto autore la dice situata a mezz’ora di distanza
LE GROTTE DI TOIRANO 433
dal Paese presso il Rio Secco, e molto umida e ricca di Anoftalmi
(Gestro, 1887-88, pag. 495), e perchè non vi sono altre grotte in quella
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ARCANGELI A. - 1931-32 - Porcellionidi nuovi o poco noti d’ Italia. Boll.
del Lab. di Zool. Agr. e Bach. R. Ist. Sup. Agr., Milano. Vol. IV,
Fasc. 1 (Porcellio Tortonesei Arc. n. sp. nella grotta Issel presso
Loano).
BeleR M. - 1932 - Das Tierreich - Pseudoscorpionidea, I. subord. Chtho-
niinae et Neobisiinae, pp. 21-86, II subord. Cheliferinae, pp. 1-294.
Berlino.
Doria G. - 1887 - Res Ligusticae I - I chirotteri trovati finora in Liguria.
Ann. del Museo Civ. di St. nat. di Genova. Serie II, vol. IV.
Gestro R. - 1887-88 - Res Ligusticae III - Gli Anophthalmus trovati
finora in Liguria. Ann. del Museo Civ. di St. Nat. di Genova. Ser.
II, vol. V (XXV), p. 491 e seg.
— - 1933 - In memoria di Agostino Vacca. Ann. Mus. Civ. Genova,
LVI, p. 349-354, Genova. (L’ autore dà una lista degli animali caver-
nicoli delle grotte Toiranesi).
Gozo A. - Gli Aracnidi di caverne italiane. Boll. Soc. Entom. Ital.,
XXXVIII, 1906, p. 109-139.
JEANNEL R. - Monographie des Trechinae etc. (3™e livraison). L’ Abeille,
XXXV, 1928, pp. 1-808, fig. (p. 601, Duvalius).
Simon E. - 1881 - Descript. de deux nouvelles espèces d’ Obisium
anophthalmes du sous genre B/othrus. Ann. Mus. Civ. St. Nat. di
Genova. Serie I, Vol. XVI, pp. 298-302 con figure.
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Ann. Mus. Civ. St. Nat. di Genova, XXXVI, 1896, pp. 372-376.
(O. italicum n. sp. Grotta della Madonna, O. antrorum n. sp. idem).
— - Studio sui Chernetes italiani conservati nel Museo Civ. di St. Nat.
di Genova. I. Ann. Mus. Genova, XXXIX, 1898, pp. 20-24. II 1. c.,
XL, 1900, pp. 593-595.
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S. L. STrRANEO (Parma)
NUOVI ABACETUS DELL’ AFRICA OCCIDENTALE
RACCOLTI DA L. FEA
(Coleopt. Carabid.)
Tra gli Abacetus indeterminati raccolti da L. Fea durante i suoi
viaggi nella Guinea Portoghese e nelle Isole Fernando Poo, S. Thomé
e Principe, appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Storia Natu-
rale di Genova, ho trovato alcune interessanti nuove specie, di cui do
la descrizione, in attesa di poter compilare la monografia degli Abacetus
Africani, al cui studio da tempo attendo.
Ringrazio vivamente il Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo di
Genova, ed il Dott. Capra per il materiale comunicato e per gli aiuti
bibliografici ricevuti.
L’ olotipo di tutte le nuove specie è depositato nelle collezioni del
Museo di Genova. L’ allotipo di tutte le specie è nella mia collezione.
Abacetus punctibasis n. sp.
Lunghezza 7,1 mm.; massima larghezza 2,8 mm.
Colore bruno iridescente, coi lati del pronoto, le zampe, le antenne,
i palpi e la bocca ferruginei; la parte inferiore del corpo è anch’ essa
ferruginea.
Capo abbastanza piccolo, con occhi ampi, mediocremente convessi;
tempie brevissime, ma distinte; solchi frontali brevi, fortemente diver-
genti verso il poro sopraoculare anteriore; antenne lunghe, abbastanza
sottili, superanti cogli ultimi due articoli la base del pronoto, pubescenti
dal 4° articolo.
Pronoto subtrapezoidale, molto moderatamente convesso; lungo 1,75
mm., largo 2,4 mm.; ai lati fortemente arrotondato e ristretto verso |’ orlo
anteriore, pochissimo ristretto invece posteriormente; la larghezza ante-
riore è 1,5 mm.; la larghezza della base mm. 2,2; la massima larghezza
si ha circa a metà della lunghezza; gli angoli anteriori sono moderata-
‘mente prominenti, coll’ apice arrotondato; quelli posteriori leggermente
ottusi con apice indistintamente arrotondato; |’ orlo laterale è sottile, la
doccia anteriormente è piuttosto stretta, ma posteriormente è fortemente
allargata e presenta una forte punteggiatura nella metà basale; la base
NUOVI ABACETUS 439
è completamente punteggiata, anche tra i solchi ed il margine laterale;
da ambo i lati presenta un solco abbastanza lungo, lineare, moderata-
mente convergente verso la parte centrale del disco; quest’ ultimo ha
la linea mediana longitudinale bene impressa.
Elitre subparallelo-ovali, lunghe 4,1 mm.; larghe 2,8 mm.; omeri
subquadrati, con vertice vivo, quasi dentato; orlo basale moderatamente
curvato verso gli omeri; lati delle elitre dopo gli omeri molto moderata-
mente allargati, raggiungendo la massima larghezza a circa 1/3 della
lunghezza, a partire dalla base; le strie sono profonde e ben crenulate,
particolarmente le esterne; le interstrie sono moderatamente convesse,
la terza è fornita del poro normale situato circa a metà della lunghezza:
l’apice è un po’ acutamente arrotondato.
Gli episterni del prosterno sono lisci, l’ appendice prosternale è for-
temente orlata lungo l’ apice; i metepisterni sono moderatamente allun-
gati, con punteggiatura molto superficiale e sparsa; anche i lati del meta-
sterno hanno qualche punto molto superficiale; i primi sterniti sono ai
lati un po’ punteggiati, ma superficialmente e sparsamente; gli ultimi
completamente lisci; lo sternite anale del 4 ha un poro setigero per parte.
Le zampe sono moderatamente allungate, le tibie anteriori hanno
lo sperone apicale semplice, non trifido; i tarsi medi e posteriori sono
superiormente striolati, 1’ onichio è glabro, inferiormente senza setole.
Microscultura delle elitre indistinta.
Habitat: Guinea Portoghese, Bolama (L. Fea); Alto Volta, Banfora
(coll. Alluaud, nel Museo Nazionale di Parigi).
Questa nuova specie è affine per i caratteri generali all’ Abacetus
amaroides Laf.; ma è immediatamente distinguibile per il colore bruno
iridescente e soprattutto per la fortissima punteggiatura che copre tutta
la base del pronoto è la metà posteriore dell’ orlo laterale.
Abacetus Feai n. sp. (fig. 1)
Lunghezza 7,4 mm.; massima larghezza 3,2 mm.
Colore bruno oscuro, moderatamente lucido, zampe, antenne, palpi
ed epipleure delle elitre flavo-ferruginei.
Capo regolare, con occhi abbastanza ampi, moderatamente conver-
genti, tempie nulle; solchi frontali brevi, fortemente divergenti verso il
primo poro sopraoculare; antenne abbastanza allungate, superanti la base
del pronoto cogli ultimi due articoli, pubescenti a partire dal 4° articolo.
440 S. L. STRANEO
Pronoto trasverso, subrettangolare, lungo 1,9 mm.; largo 2,6 mm.;
con i lati regolarmente arrotondati fino alla base, più ristretto anterior-
mente che posteriormente, largo all’ orlo anteriore 1,6 mm.; alla base
2,1 mm.; angoli anteriori un po’ prominenti, con apice arrotondato;
angoli posteriori ottusi, perfettamente arrotondati; base non punteggiata,
ai lati marginata tra i solchi basali e gli angoli basali; i solchi basali,
uno per parte, sono abbastanza lunghi, stretti, moderatamente profondi,
lineari, paralleli; lo spazio tra i solchi e l'orlo laterale spesso un po’
depresso; il margine laterale è sottile, la doccia di uniforme larghezza,
fornita dei due pori setigeri regolari; il disco è poco convesso, la linea
mediana sottile, ma abbastanza profonda, non raggiungente né la base
né l’orlo anteriore.
Elitre ovali, poco convesse: lunghe 4 mm.; larghe 3,2 mm.; dietro
gli omeri moderatamente e gradatamente allargate, raggiungendo la mas-
sima larghezza ad 1/3 della lunghezza; omeri poco ottusi, con apice
abbastanza vivo, quasi leggermente dentato; 1’ orlo basale è completo,
fortemente avanzato verso gli omeri; strie profonde, liscie; interstrie
moderatamente convesse; la terza è fornita del poro regolare a circa
metà lunghezza; |’ apice è un po’ acutamente arrotondato.
La parte inferiore del corpo è completamente liscia; prosterno po-
chissimo impresso longitudinalmente, talvolta non impresso affatto;
appendice prosternale orlata, un po’ acuta; lo sternite anale del 3 ha
due pori setigeri, uno per parte, la ® quattro.
Le zampe sono regolari, con tibie anteriori fornite di sperone sem-
plice, non trifido; tarsi medi e posteriori superiormente ben striolati,
onichio inferiormente glabro, senza setole.
Microscultura delle elitre sottile, trasversale, molto stretta.
Habitat: Is. S. Thomé, Agua Tzé, 400-700 m. (L. Fea); Ribeira
Palma (L. Fea). Nelle collezioni del British Museum vi è anche un
esemplare di S. Thomé (H. W. Tams.) senz’ altra indicazione.
L’ esemplare unico di Ribeira Palma è notevolmente più piccolo,
misurando solo 6 mm.; ma non posso trovare in esso altra differenza,
onde lo attribuisco senza esitazione a questa specie.
Questa nuova specie, per la forma del pronoto a base liscia, con
angoli posteriori ben distintamente arrotondati, rappresenta un tipo abba-
stanza differente da tutti gli altri Abacetus africani a me noti. Come
caratteri generali, la specie che ad esso si avvicina di più è probabil-
NUOVI ABACETUS 441
mente il distinctus Chaud., che però ha la base del pronoto ben pun-
teggiata, gli angoli posteriori molto più marcati, ecc. Ad ogni modo non
conosco specie alla quale l’ Abacetus. Feai possa utilmente venire
confrontata.
- Abacetus Feai n. sp.
- Abacetus amplithorax n. sp.
- Abacelus guineensis n. sp
Ma
(30)
Abacetus amplithorax n. sp. (fig. 2)
Lunghezza 5,6 mm.; massima larghezza 2,4 mm. —
Colore nero piceo, abbastanza lucido, con antenne, palpi e zampe
ferruginei.
Capo regolare, occhi moderatamente ampi e mediocremente con-
vessi; solchi frontali molto corti, fortemente divergenti verso il primo
poro sopraoculare, che non raggiungono; antenne abbastanza corte e
robuste, appena superanti la base del pronoto, pubescenti a partire
dal 4° articolo.
Pronoto trasverso, ampio, poco convesso, lungo 1,5 mm.; largo 2
mm.; ai lati fortemente e regolarmente arrotondato fino alla base, senza
442 S. L. STRANEO
traccia di sinuosita, anteriormente poco pit ristretto che posteriormente;
larghezza dell’ orlo anteriore 1,2 mm., larghezza della base 1,4 mm.;
angoli anteriori abbastanza ottusi, moderatamente prominenti, con ver-
tice arrotondato, angoli posteriori molto ottusi, senza dente prominente,
con vertice abbastanza ben marcato; margine laterale sottile, doccia un
po’ larga, solo ristretta prima degli angoli basali; base non punteggiata,
talvolta un po’ rugosa, fortemente orlata tra il margine laterale ed i
solchi basali; questi, uno per lato, sottili e lineari, poco convergenti
anteriormente; lo spazio tra i solchi e l’ orlo laterale è talvolta legger-
mente depresso; il disco è poco convesso, la linea mediana fortemente
impressa, abbreviata anteriormente e posteriormente.
Elitre brevi, fortemente convesse, lunghe 3,3 mm.; larghe 2,4 mm.;
gli omeri sono un po’ prominenti, però il vertice è poco marcato, 1’ orlo
basale è moderatamente curvato verso gli omeri; le strie sono profonde,
molto irregolarmente punteggiate, le esterne ad ogni modo più forte-
mente; interstrie poco convesse, col solito poro piccolissimo, quasi imper-
cettibile, poco dopo la metà; l’ apice delle elitre è ottusamente
arrotondato.
Inferiormente liscio; metepisterni ampi, pochissimo più lunghi che
larghi, solcati anteriormente ed internamente; prosterno distintamente
solcato longitudinalmente, appendice prosternale leggermente impressa,
non distintamente marginata.
Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non trifido,
tarsi medi e posteriori solcati solo esternamente, onichio inferiormente
glabro, senza setole.
Microscultura delle elitre moderata, trasversale.
Habitat: Is. Principe, Roca Inf. d. Henrique (L. Fea).
L’ allotipo è un po’ più piccolo, ha le elitre un po’ più tondeggianti
e le strie un po’ più grossolanamente crenulate. Tuttavia credo di poter
asserire che esso appartenga alla stessa specie dell’ olotipo (4) e che
le differenze riscontrate siano puramente individuali o' forse sessuali.
Questa specie è ben definita dalla sua forma generale e soprattutto
da quella del pronoto, come si può desumere dalla figura. Non conosco
specie alla quale 1 A. amplithorax possa essere utilmente confrontato.
Abacetus guineensis n. sp. (fig. 3)
Lunghezza 4,5 mm., larghezza 1,7 mm.
Colore bruno-nerastro, con zampe, antenne e palpi ferruginei.
se DI
NUOVI ABACETUS 443
Capo abbastanza piccolo, occhi moderatamente ampi, abbastanza
convessi, tempie nulle, solchi frontali brevi, fortemente divergenti,
antenne moderatamente allungate, superanti di poco la base del pro-
noto, pubescenti a partire dal quarto articolo.
Pronoto molto grande in confronto alle elitre, subrettangolare, coi
lati regolarmente arrotondati fino alla base; angoli anteriori poco pro-
minenti, coll’ apice arrotondato; angoli posteriori ottusi con dentino
apicale; margine laterale sottile, doccia piuttosto stretta, un po’ rugosa,
fornita dei due pori regolari; base non punteggiata né orlata, il margine
posteriore tra i solchi è longitudinalmente rugoso; solchi basali, uno per
parte, profondi, retti, quasi paralleli, abbastanza lunghi; disco abbastanza
convesso, anche tra i solchi e l’ orlo laterale, con linea mediana abba-
stanza lunga, non raggiungente la base.
Elitre ovali, abbastanza convesse, lunghe 2,5 mm., larghe 1,7 mm.;
moderatamente e gradatamente allargate dopo gli omeri, colla massima
larghezza posta verso la metà della lunghezza; omeri un po’ ottusi, con
angolo ben marcato; orlo basale mediocremente curvato verso gli omeri;
strie profonde finissimamente crenulate; interstrie abbastanza convesse,
terza interstria con poro oltre la metà della lunghezza; apice abbastanza
regolarmente arrotondato.
Parte inferiore liscia; prosterno in parte moderatamente impresso,
non orlato; metepisterni lunghi lisci, segmenti addominali ai lati forte-
mente depressi, sternite anale del 3 fornito di un poro setigero per parte.
Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non trifido,
tarsi medi e posteriori superiormente non striolati, solo con una traccia
di solco sul lato esterno; onichio inferiormente glabro, senza setole.
Microscultura delle elitre moderatamente impressa, trasversale.
Habitat: Guinea Port., Bolama (L. Fea).
Si può riconoscere a prima vista questa specie dalle proporzioni del
pronoto; esso è grandissimo, in confronto alle elitre, avendo una lun-
ghezza un po’ superiore a metà di quella delle elitre. Non conosco specie
che possa essere considerata strettamente affine a questa.
Abacetus minimus n. sp.
Lunghezza 3,9 mm.; massima larghezza 1,5 mm.
Colore nero, lucido, zampe, antenne e palpi ferruginei; gli ultimi
3 articoli delle antenne sono un po’ più chiari, giallastro-ferruginei.
Capo regolare, con occhi moderatamente ampi e mediocremente
MY TTT ne Nee E RD E
444 S. L. STRANEO
convessi; tempie brevi ma. distinte, solchi frontali moderatamente allun-
gati, oltrepassanti il primo poro sopraoculare, mediocremente divergenti
e sinuosi; antenne superanti la base del pronoto coi due ultimi articoli,
pubescenti a partire dal quarto articolo.
Pronoto cordiforme, abbastanza convesso, lungo 1 mm., largo 1,2
mm., coi lati fortemente arrotondati fino a breve distanza dalla base,
poi sinuati e paralleli; larghezza dell’ orlo anteriore e della base appena
0,8 mm.; angoli anteriori prominenti, acuti, angoli posteriori retti, con
dente apicale; margine laterale sottile, doccia strettissima, lineare, coi
due pori setigeri normali; prima di raggiungere la base è interrotta
ben distintamente da una piega trasversale; base con punteggiatura
sparsa ma grossa, ai lati fortemente orlata; solchi basali, uno per
parte, moderatamente profondi e convergenti anteriormente; porzione
del pronoto, compresa tra i solchi e l’ orlo laterale, poco convessa;
disco convesso, con linea mediana abbastanza profonda e allungata.
Elitre subparallele, ben convesse, lunghe 2,4 mm., larghe 1,5 mm.;
fortemente allargate dopo gli omeri, poi parallele; omeri perfettamente
arrotondati, orlo omerale moderatamente curvato verso gli omeri; strie
abbastanza profonde, con finissima crenulazione poco distinta; interstrie
poco convesse, la terza con un punto ben distinto circa a metà lunghezza.
La parte inferiore è liscia, non punteggiata; metepisterni lunghi,
col lato interno fortemente e largamente solcato; prosterno con pro-
fondo solco longitudinale, appendice prosternale fortemente orlata; ster-
nite anale del ‘3 con un punto setigero per parte.
Zampe regolari, tibie anteriori con sperone semplice, non! trifido,
tarsi medi e posteriori non striolati superiormente, solo i posteriori pre-
sentano esternamente una traccia quasi impercettibile di solco longitu-
dinale; onichio inferiormente glabro, senza setole.
Microscultura delle elitre forte, isodiametrica.
Habitat: Guinea Port., Bolama (L. Fea). |
E’ il più piccolo di tutti gli Abacetus africani, ed è facilmente rico-
noscibile oltre che per la piccola statura, anche per |’ insieme dei carat
teri: colorito senza alcun riflesso metallico, con zampe, antenne e palpi
completamente ferruginei, e gli ultimi articoli delle antenne più chiari;
forma del pronoto fortemente cordiforme; metepisterni fortemente sol-
cati internamente.
445
G. BACGCI
MOLLUSCHI DELL’ ETIOPIA
RACCOLTI DAL DOTTOR A. CHIAUZZI
Le specie di Molluschi che formano oggetto di questa nota, sono
state raccolte dal Dr. Angelo Chiauzzi che dal novembre 1936 al dicembre
1937 percorse numerose località dell’ Eritrea e dell’ Etiopia settentrio-
nale in qualità di C. Manipolo Medico della Divisione 23 Marzo.
Al Dr. Chiauzzi che in condizioni spesso disagiate trovò modo di
fare questa piccola ma interessante raccolta e al Dr. Carlo Alzona che mi
ha affidato il materiale per lo studio esprimo i più vivi ringraziamenti.
Questo lavoro è stato eseguito grazie all’ ospitalità generosamente con-
cessami al Museo di Storia Naturale di Genova, per cui ringrazio ancora
una volta il Direttore Prof. O. De Beaux e il Dr. F. Capra che mi
hanno incoraggiato ed agevolato nelle mie ricerche.
Cerastus abyssinicus lejeanianus (Bourg.)
1883 Bulimus Lejeanianus Bourguignat, Malac. Abyssinie, pag. 57 e 114,
f. 61
Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou.
Per la loro forma ventricosa e per i loro giri ad accrescimento lento
con ornamentazione a costoline distanti le conchiglie che ho in esame
sono riferibili al Cerastus lejeanianus (Bourg.). Peraltro, esaminando
una ricca serie di individui raccolti a Saberguma dal Gen. Be Boccard
ho trovato, insieme a rappresentanti tipici del Cerastus abyssinicus
(Riipp.), alcuni che formano passaggio al lJejeanianus. Concordo quindi
col Pollonera (Pollonera, Boll. Mus. Torino, 1898, XIII, n. 313, p. 6) nel
considerare quest’ ultima forma come una varietà dell’ abyssinicus.
Cerastus Alzonai n. sp.
Testa subobtecte umbilicata, ovato conica, sat solida, irregulariter
et rude plicato striata, striis spiralibus granulosis minutissime decussata;
446 G. BACCI
luteo castanea vel pallide cornea, ad aperturam pallidior; spira ovato
conica, apice obtusiusculo; anfractus 7 convexiusculi, sutura impressa,
albidula divisi, ultimus dimidiam fere longitudinis partem attingens;
apertura parum obliqua, angulato subovalis, intus castanea vel pallide
cerea; peristoma crassum, albidum, interruptum, marginibus callo vix
perspicuo decoloratoque iunctis, externo valido extus in labium albidum
planumque expanso, columellari reflexo et dilatato, superne extus sub-
tuberculoso.
Fig. 1 — Cerastus Alzonai n. sp.
Alt. 32; lat. 18; alt. ap. 15 mm.
Differisce dal Cerastus Olivieri (Pfr.) per la spira più corta e per
l’ apertura più ampia e subangolosa, dal Cerastus Antinorii (Poll.) per
la conchiglia ovato-conica costantemente perforata, con pieghe meno
rilevate e regolari, per i giri della spira più convessi; per 1’ apertura
maggiormente dilatata alla base ed infine per le maggiori dimensioni.
E’ stato raccolto sulle colline ad Est di Dessié nel febbraio 1937. i
Olotipo nella collezione del Museo, cotipi nella collezione stessa e
in quella del Dr. Alzona.
Cerastus Antinorii (Pollonera)
1887 Buliminus Antinorù Pollonera, Boll. Mus. Zool. Torino, II, n. 34.
1888 Buliminus Antinori Pollonera, Bull. Soc. Mal. It. XIII, p. 68, tv. IIL
fig. 4-5-6.
MOLLUSCHI D’ ETIOPIA 447
1888 Buliminus Meneliki Pollonera, Boll. Mus. Zool. Torino, III, n. 37.
1888 Buliminus Meneliki Pollonera, Bull. Soc. Mal. It. XIII, p. 69, tv. III,
f. 1-2-3.
Il Pollonera descrisse il Cerastus Antinorii su due esemplari rac-
colti dal Ragazzi nelle foreste di Fehere Ghembre e di Let Marefià e suc-
cessivamente, su di un solo esemplare di Fehere Ghembre, descrisse il
Cerastus Meneliki, dal primo distinto, come notò il Pollonera stesso, per
la forma più allungata, per l’ apertura più oblunga, per la columella più
obliqua e infine per la larga fascia callosa e piatta che si osserva al
margine esterno dell’ apertura. Senonchè esaminando una larga serie di
esemplari raccolti dall’ Antinori a Mahal Uons (Scioa) nel 1880 e con-
servati nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova ho trovato con-
fuse e fra loro riunite da numerosi termini di passaggio le due forme
a prima vista così distinte. Dalla forma piuttosto ventricosa, con colu-
mella contorta e margine esterno dell’ apertura poco rovesciato del
Cerastus Antinorii si passa alla forma allungata, con columella obliqua
e margine largamente rovesciato del Cerastus Meneliki attraverso forme
così sottilmente graduate che nella serie in esame non si riesce a distin-
guere la minima soluzione di continuità. Questa osservazione ci deve
mettere in guardia dal descrivere nuove specie su di un numero di esem-
plari troppo esiguo anche quando questi esemplari sembrino nettamente
caratterizzati. Ciò vale specialmente per generi come Cerastus che nel-
l’ Africa Orientale costituiscono un gruppo estremamente polimorfo e
ricco di forme riconducibili forse come razze a pochi cicli che allo stato
attuale delle nostre conoscenze non sono peraltro facilmente separabili.
Vitrina Chiauzzii n. sp.
Testa imperforata, depresso globosa, tenuis, pellucida, parum nitida,
sordide fulvo succinea, inaequaliter striata; spira convexiuscula, brevis,
apice obtusulo; anfractus 3 1/2 convexiusculi rapide accrescentes, su-
tura parum impressa divisi, ultimus ampius, prope suturam subplanu-
latus, antice levissime descendens; apertura trasverse subovata, obliqua;
peristoma simplex, marginibus convergentibus, basali angustissime mem-
branoso, columellari subrecto, non reflexo.
Alt. 10; lat. 15 mm.; altit. ap. 7; lat. ap. 10 mm.
Non avendo potute esaminare l’ animale non mi è stato possibile
decidere se questa specie appartenga veramente al genere Vitrina Drap.
448 G. BACCI
o non piuttosto a qualcuno di quei generi di Helicarioninae che sono
così diffusi nell’ Africa tropicale. La stessa osservazione si può del resto
ripetere per la maggior parte di quelle forme abissine che sono state
descritte sotto il nome di Vitrina. Ad ogni modo non mi sembra che la
Vitrina Chiauzzit possa riferirsi ad alcuna delle forme descritte per i
generi in questione. Si avvicina alla Vitrina Martinii Pollonera dalla
quale differisce però per l’ apice meno sporgente, per i giri meno con-
vessi superiormente, per |’ apertura trasversalmente più allungata col
margine basale maggiormente diritto.
Fig. 2 — Vitrina Chiauzzii n. sp.
Questa specie è stata raccolta al villaggio di Ualdia e nelle colline
immediatamente ad Ovest di Ualdia.
Olotipo nella collezione del Museo, cotipi nella collezione stessa e
in quella del Dr. Alzona.
Thapsia abyssinica (Jickeli)
1873 Hyalinia abyssinica Jickeli, Malac. Blatter, pag. 101.
1874 Hyalinia abyssinica Jickeli, Nova Acta Ac. Nat. Cur. Dresden, XXXVII,
pag. 50, tv. IV, f. 15.
Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou.
L’ esemplare raccolto si distingue per la spira alquanto depressa e
per i giri alquanto ripianati superiormente. La Th. abyssinica è stata
raccolta in numerose lecalità dell’ altopiano etiopico e sembra presen-
tare un certo grado di variabilità.
Zonitarion (Granularion) hians (Riipp.)
1848 Vitrina hians Riippell in Pfeiffer, Proc. Zool. Soc. London, p. 107.
Villaggio di Ualdia. ;
Questa forma risulta estremamente diffusa in tutta 1’ Etiopia.
MOLLUSCHI D’ ETIOPIA 449
Urguessella pilifera (Martens.)
1868 Helix pilifera E. v. Martens, Malak. Blatter, pag. 209.
Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou. 2 esemplari.
Seguendo l’ esempio del Thiele (Sitzber. Ges. Naturf. Fr. Berlin,
1933, p. 295) riferisco questa specie al genere Urguessella Preston.
Tale riferimento è basato solamente sul fatto che la conchiglia è rico-
perta di corte setole e quindi ha carattere puramente provvisorio. La
U. pilifera sembra diffusa e frequente in tutti i territori dell'A. O. I.
Lejeania Isseli (Morelet)
1872 Helix Isseli Morelet, Annali Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 193,
ie IDS Gis Gh
1898 Fruticicola assaortina Pollonera, Boll. Mus. Torino, XIII, n. 313, p. 9,
f. 18-19-20-21.
Ualdia.
Fra gli individui raccolti, in vari stadi di sviluppo, quelli adulti cor-
rispondono bene, per dimensioni e per forma, ai tipi conservati nel
Museo di Storia Naturale di Genova. Specie estremamente variabile,
come già fu osservato dal Morelet e da Aa. successivi, la L. Isseli è stata
ridescritta diverse volte con nomi nuovi in base a semplici variazioni
individuali. Esaminando il materiale eritreo della collezione De Boccard
ho potuto ritrovare la serie tipica della Fruticicola assaortina Pollonera
e mi sono reso conto della assoluta identità specifica di quest’ ultima con
la L. Isseli. Il Pollonera stesso rilevò che unici caratteri distintivi ne
sono le fitte e minute granulazioni che ricoprono tutta la superficie dei
suoi esemplari, raccolti dal De Boccard fra Saberguma e Ghinda. Ora,
se queste granulazioni sono particolarmente evidenti e nette, a un
discreto ingrandimento, in una delle conchiglie, non lo sono altrettanto
in altre della stessa serie, nelle quali si risolvono in una incerta granu-
losità che del resto è rilevabile anche in alcuni degli stessi cotipi della
L. Isseli. Ho potuto riscontrare che questa granulosità si rende più di-
stinta in individui a guscio corneo, sottile e traslucido. In conclusione
ritengo che la Fruticicola assaortina sia stata basata su di un esemplare
che presenta particolarmente accentuato un carattere che si riscontra in
buona parte degli individui della Lejeania Isseli.
450 È G. BACCI Be
Ptychotrema (Ennea) denticulatum (Mor.)
1872 Ennea denticulata Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p.
118, tv. XI, fig. 10.
Ualdia, Torrente Maiscelli Gulou.
I due esemplari raccolti, evidentemente fluitati dalle acque del tor-
rente, si distinguono dalla forma tipica per avere i giri in numero di
sette in luogo di nove, ciò che conferisce loro un aspetto più tozzo.
Per il rimanente i vari caratteri concordano con quelli del tipo.
Di questa specie, che è diffusa dal paese dei Bogos al territorio
dei Giam Giam, sono state descritte alcune varietà di cui per ora non
è possibile stabilire il valore e il significato.
451
F. CAPRA
NOTA SINONIMICA
.CANTHAROCNEMIS (Cantharoctenus) ANTENNATUS Franz 1938
= C. MAINARDII Capra 1939
(Coleopt. Ceramb. Prioninae)
La Dr.a Elli Franz ha descritto il C. antennatus n. sp. su esemplari
di Obbia, tra Durgale e Magghiole, Somalia, Prof. Stefanini e Puccioni
leg., 1924, in «Senckenbergiana» Bd. 20, 1938, p. 201, figg. 1-2.
Non ricevendo né il Museo di Genova né la Societa Entomologica Ita-
liana detto periodico, ignorai la descrizione della Franz e ridescrissi la
Stessa specie con il nome di C. Mainardit su un esemplare di Dolo
(F. Giuba), leg. Cecioni 1936, in Annali Museo Civ. Genova, vol. 58,
1939, p. 328, figg. IV-V, specie che avevo riconosciuto inedita fin dal
1937 e della quale tardai la pubblicazione in attesa di completare i dati
sui Prionini della Somalia. Ad ogni modo la sinonimia è sicura, anche
secondo la Dr.a Franz, che ringrazio di avermi inviato ora l’ estratto
del suo lavoro.
Dal Prof. B. Parisi e dal Sig. A. Schatzmayr, del Museo Civ. di
Storia Naturale di Milano, ho avuto in cortese comunicazione altri tre
esemplari di C. antennatus Franz, essi pure di Dolo, S. Venzo leg., III-
IV-1937, il che mi permette di accennare alla variabilità della specie,
assai notevole (come negli altri Prionini ed in particolare nei Cantha-
rocnemis) che risultava già dal confronto della mia descrizione di C.
Mainardii con quella di C. antennatus Franz.
La statura varia da 32 a 38 mm. Il numero degli articoli delle
antenne da 31 a 39 negli esemplari di Dolo (da 32-38 negli esemplari
di Obbia, secondo Franz), ma non in esatto rapporto con la statura:
infatti uno degli esemplari di 33 mm. ha le antenne di 34 articoli,
mentre uno di 34 mm. le ha di 31. Il 1° articolo varia nella forma
e nelle proporzioni, indipendentemente dalla statura dell’ insetto: nel
tipo di Mainardii di 32 mm., ed in uno del Museo di Milano di 38 mm.
il 1° articolo è lungo 1,5 la sua larghezza, mentre in uno di 33 mm.
ii rapporto è di 1,3 (fig. 2). Il 2° articolo delle antenne, che nel tipo
452 F. CAPRA
del Mainardii è del doppio più largo che lungo, può essere ancora più
trasversale, nell’ esemplare maggiore del Museo di Milano è largo circa
2,5. Nel 3° articolo la lamella basale può avere il margine distale non
smarginato, ma troncato. Negli articoli successivi dell’ esemplare mag-
giore i processi digitiformi sono un po’ più lunghi: ciascun processo
terminale è lungo circa come i tre articoli seguenti presi insieme.
La fronte, che nel tipo del Mainardii è tra gli occhi molto stretta
e nettamente concava, negli esemplari del Museo di Milano è un po’
più larga, meno concava in due, pianeggiante nell’ esemplare maggiore;
anche nell’ esemplare di antennatus figurato dalla Franz è pianeggiante.
La punteggiatura del pronoto può essere più impressa, nell’ esem-
plare maggiore il pronoto è anche un po’ più trasversale. Il dente o lobo
del quarto posteriore del margine laterale varia un po’ nella forma:
nel tipo del Mainardii è a lobo subtriangolare con 1’ angolo anteriore
|
7
a
=
1 2 3 4 5 6
Cantharocnemis (Cantharoctenus) antennatus Franz
Figg. 1-3: articolo basale destro delle antenne in tre esemplari di Dolo. - 4-6:
lobo laterale destro del pronoto. (Le figg. 1 e 4 si riferiscono all’ olotipo del C. Mai-
nardii Capra).
subottuso, più sporgente e rivolto in su, negli altri esemplari in esame
il lobo è più stretto, più spianato con |’ angolo anteriore distintamente
ottuso (figg. 4-6). Nella descrizione del C. antennatus il margine late-
rale è indicato: «ohne Zahn, im hinteren Viertel nach aussen und
oben deutlich vorgezogen », dalla figura appare che la struttura è ana-
loga a quella degli esemplari che ho presenti.
Le elitre variano esse pure nella forma, nella scultura e nel de-
corso delle nervature. Nell’ esemplare maggiore del Museo di Milano
il margine laterale nel terzo anteriore è distintamente più largo e più
spianato (solo 1’ orlo è riflesso in su) che negli esemplari minori e nel
DEI
si
NOTA SINONIMICA 453
tipo del Mainardii. La scultura poi delle elitre, che nel tipo del Mainardii
è a punti fitti e profondi e leggermente rugulosa, negli esemplari del
Museo di Milano è a punti ancora più profondi e tra i punti vermi-
colata, fortemente vermicolata nell’ esemplare maggiore, specialmente
nel quarto anteriore attorno allo scutello. Notevole pure la variabilità
della 1% e 3% nervatura delle elitre: mentre nel tipo del Mainardii la
1* nervatura si congiunge con la sutura un po’ prima dell’ apice, in un
esemplare solo sull’ elitra destra si congiunge con la sutura mentre
nella sinistra è libera all’ apice; in un altro nell’ elitra destra è libera
e nella sinistra si congiunge all’ apice con la 2* nervatura, ed infine
nell’ esemplare maggiore in ambedue le elitre si congiunge con la 2°
nervatura; la 3* nervatura poi, libera all’ apice in tre esemplari, nel-
l’ esemplare maggiore si congiunge con la 4% ai 4/5 della lunghezza
dell’ elitra.
Le tibie anteriori hanno il margine per lo più con due denti sub-
eguali variamente situati nelle tibie di uno stesso esemplare, ma nel-
l’ esemplare maggiore ve ne sono invece cinque, disuguali tra loro.
Data la presenza del C. antennatus Franz (= Mainardii Capra)
anche nella Somalia settentrionale e data la variabilità degli esemplari,
sarebbe utile poter confrontare la specie somala con il C. Filippovi
Plavilst. del Yemen, con il quale concorda per la struttura delle antenne,
la fronte stretta e la forma dei palpi.
Per la loro grande affinità, credo non sia errato considerare C. Filip-
povi e C. antennatus come specie vicarianti, che ci offrono un altro
esempio delle affinità faunistiche dell’ Arabia Meridionale con il Corno
orientale dell’ Africa.
454
G. Bacci
MOLLUSCHI FOSSILI DELL’ANTICO FONDO DEL L. ZUAI
Il Prof. Parenzan raccolse in una località situata 5 Km. a W della
sorgente termale ai piedi del Monte Alatù, nella piana che costituisce
l’ antico fondo del L. Zuai, alcune specie di Molluschi fossili lacustri
che formano oggetto di questa nota. Mi è grato ringraziare il Prof. Pa-
renzan, al quale ho il piacere di dedicare una nuova forma di Planorbis,
per l’ interessante materiale che sta raccogliendo in Etiopia e che invia
al Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Al Direttore Prof. O.
De Beaux esprimo la mia gratitudine per |’ ospitalità accordatami nel
Museo stesso e nei suoi « Annali ».
Viviparus unicolor (Olivier)
1804 Cyclostoma unicolor Olivier, Voy. dans I Emp. Othoman, II, p. 39;
Atlas II, tv. XXXI, f. 9a e 9b.
E’ già stato indicato come vivente nel L. Sucsuc, emissario del
L. Zuai (Thiele J., Sitzungsber. Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1933, p. 313).
Negli esemplari della serie in esame si osservano due distinte ango-
losità nelle porzioni superiori e inferiori degli anfratti che si attenuano
notevolmente nell’ ultimo giro. Nei primi giri l’ angolosità superiore,
coincidendo con la linea di sutura, fa apparire quest’ ultima molto super-
ficiale, mentre |’ angolo superiore conferisce alla spira un aspetto carat-
teristico conico turricolato. Questi esemplari ricordano molto la Paludina
biangulata Kiister, ma credo inutile il denominare le numerosissime
forme del V. unicolor, che non sembrano avere una individualità geo-
grafica o morfologica tale da poter fare supporre una distinzione in
razze. Noto solamente che le forme angolose e carenate predominano
nei giacimenti fossili.
Valvata nilotica Jickeli
1874 Valvata nilotica Jickeli, Nova Acta Ac. Nat. Cur. Dresden, XXXVII,
ity 28%), ing VAUD a 265
e Valvata nilotica scioana Pollonera
1888 Valvata nilotica scioana Pollonera, Bull. S. Mal. Italiana, XIII, p. 62.
Ho osservato insieme a rappresentanti tipici della Valvata nilotica
forme riferibili, per la conchiglia meno depressa e |’ ombelico più stretto
n
MOLLUSCHI FOSSILI DEL L. ZUAI 455
che nel tipo, alla Valvata nilotica scioana Pollonera. Le due forme sono
legate da termini di passaggio predominando per numero di esemplari
la var. scioana. Questa fu descritta su due soli esemplari di Cimbisi
presso Debra Braham nello Scioa (leg. Ragazzi). Del corso inferiore del
Nilo non sono note varietà che possano ricondursi a quella abissina, ed
è per questo che è forse opportuno conservare almeno provvisoriamente
il nome di scioana, considerandola come una razza meridionale maggior-
mente elevata e ad ombelico più stretto. Ad ogni modo non può trat-
tarsi di una specie a sè come sembra considerarla il Pilbry nella sua
monografia sui Molluschi d’ acqua dolce del Congo (Bull. Am. Museum
N. Hist., LIII, 1927, p. 243). Quella del L. Zuai è la stazione più meri-
dionale di questa specie di indubbia origine paleartica.
Melania (Melanoides) tubereulata (Miill.)
1774 Nerita tuberculata Miller, Vermium terr. fluv. Historia, II, p. 181.
Questa specie, comunissima in tutti i corsi d’ acqua del continente
affricano, si presenta nella sua forma) tipica.
Bulinus natalensis (Krauss)
1841 Physa natalensis Krauss in Kiister, Conchyl. Cabinet (Limnaea), p. 8,
VARI NCR L25143
1848 Physa natalensis Krauss, Die Stidafr. Mollusken, p. 84, tv. V, f. 10.
1883 Physa natalica Bourguignat, Malac. Abyssinie, p. 98.
1908 Physopsis africana Neuville e Anthony, Ann. Sc. Nat. Zool., XVIII.
p. 267, f. 5 (teste Connolly).
1928 Bulinus natalensis Connolly, Proc. Zool. Soc. London, pp. 175-176.
1932 Bulinus tchadiensis Gambetta, Boll. Mus. Torino, XLII, n. 21, p. 13.
1939 Bulinus natalensis Connolly, Ann. South African Museum, XXXIII,
p. 497.
Nelle forme del genere Bulinus assume particolare importanza il
fattore della variabilità individuale, ciò che rende talora impossibile una
sicura determinazione specifica basata sui soli criteri conchiliologici.
Il Connolly, che ha esaminato ampie serie di esemplari viventi nei Laghi
Zuai, Hora Harsadi, Hora Horeso, Hora Bishoftu e nel fiume Sucsuc,
li ha riferiti al Bulinus natalensis seguendo |’ esempio del Bourguignat.
Non ho nessun particolare motivo per non accettare la determinazione
proposta dal Connolly, la quale sembra anzi estremamente probabile.
Faccio notare che una forma simile del Lago Kiwu è stata recentemente
indicata dalla Dott. Gambetta col nome di Bulinus tchadiensis Germain
456 G. BACCI
e che la questione della pertinenza specifica di tali forme non può per
ora ritenersi decisa. Gli esemplari raccolti dal Prof. Parenzan corri-
spondono a quello indicato nella figura 3 dal Connolly.
Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r.
Conchiglia depressa, al disopra subconcava, al disotto quasi piana;
anfratti in numero di 4-5 crescenti con una certa rapidità ma regolar-
mente, superiormente convessi, inferiormente piuttosto appiattiti; ultimo
giro ampio, piuttosto dilatato in prossimità dell’ apertura, con una
carena inferiore provvista di un piccolo cordone più o meno marcato;
a questa carena inferiore se ne aggiunge un’ altra poco rilevata e fili-
Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r.
forme che è situata nella parte superiore degli anfratti verso il margine
esterno e risulta attenuata nell’ ultimo giro; apertura ovalare trasversa,
obliqua, angolosa in corrispondenza della estremità della carena infe-
riore; peristoma sottile con margine superiore sporgente e congiunto
a quello inferiore da una tenue callosità.
Guscio piuttosto solido, imbiancato dal processo di fossilizzazione,
ornato di strie trasversali fini e fitte, intersecate da linee spirali appena
distinte.
Diam. 5 mm.; Alt. 1 mm.
Questa forma non presenta nessuna affinità per quanto lontana con
le specie attualmente conosciute di Planorbis dell’ Etiopia e bisogna
riferirsi ad una specie vivente in Egitto per trovare il suo più prossimo
SMETTE MIRA, ORO TE ARI E E O RL NOIA RE
si i Winey, eal oy i
Sa
MOLLUSCHI FOSSILI DEL L. ZUAI 457
parente. Si tratta del Planorbis (Tropidiscus) planorbis Philippii (Mon-
terosato) che rappresenta la forma meridionale del Planorbis (Tropidi-
scus) planorbis (L.) diffuso in tutta la regione paleartica e comune nei
depositi quaternari. Rispetto alla forma tipica la razza Philippii pre-
senta una diminuzione della statura congiunta ad un ampliamento del-
l’ ultimo giro a cui corrisponde una maggiore ottusità della carena. La
diminuzione della statura e la maggiore rapidità di accrescimento sono
caratteri che si accentuano nella razza del Lago Zuai, non così l’ ottu-
sità della carena, la quale invece risulta assai accentuata a differenza
di quanto si osserva nella generalità dei Planorbis affricani.
L’olotipo e i cotipi sono conservati nel Museo Civico di Storia
Naturale di Genova.
DA
Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani n. r. (1)
Unio dembeae Sowerby
1865 Unio dembeae « Rossmaessler » Sowerby, Conchologia Iconica, XVI,
Unio, tv. XXIX, f. 153.
1927 Unio dembeae Pilbry e Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist., LIII,
| p. 388.
1936 Unio dembeae Haas, Abhandl. Senck. Naturf. Ges., N. 431, p. 86
(ubi synonymia).
Questo Bivalve è già stato citato dal Thiele (Sitzungsber. Ges.
Naturf. Fr. Berlin, 1936, p. 313) come vivente nel fiume Sucsuc. Le
ricerche dell’ Haas hanno messo in evidenza la sua grande diffusione
nell’ Altopiano etiopico e il suo polimorfismo ed è appunto con esem-
plari piuttosto piccoli e ventricosi che questa specie si presenta nel
giacimento del Lago Zuai.
(1) Ringrazio il Prof. Guido Paoli e G. Binaghi, del R. Osservatorio. per le Ma-
lattie delle Piante di Genova, per 1’ aiuto prestatomi nell’ esecuzione della fotografia
e dei disegni.
458 G. BACCI
Dall’ esame di questo piccolo gruppo di specie, risulta trattarsi di
quelle stesse forme che anche attualmente vivono nel Lago Zuai o in
bacini lacustri adiacenti. Fa eccezione il Planorbis (Tropidiscus) pla-
norbis Parenzani, il quale risulta scomparso dalla limnofauna etiopica
attuale ed è un elemento di origine paleartica. In effetti delle 7 specie
in esame ben 3 e precisamente la Valvata nilotica Jickeli, il Planorbis
(Tropidiscus) planorbis Parenzani e \’ Unio dembeae Sowerby hanno una
decisa affinità con specie della regione paleartica. La prima è infatti
molto vicina alla Valvata Saulcyi Bourg. della Siria (Innès, Bull. Soc.
Mal. France, 1884, p. 346), la seconda non è che una razza meridionale
del Planorbis (Tropidiscus) planorbis (L.) mentre, secondo 1’ Haas,
l Unio dembeae sarebbe vicino all’ Unio eucynrus Bourg. dell’ Asia Mi-
nore e all’ Unio Durieui Desh. dell’Affrica Nord Occidentale. E’ logico
supporre che le specie di origine paleartica, numerose anche attualmente
nella fauna dell’ Affrica orientale, lo siano state maggiormente durante il
Pleistocene, in cui l’ influenza di climi pluviali deve avere favorito
l’ introduzione di elementi faunistici settentrionali.
Per quanto non vi sia nessun dato sicuro per la datazione del giaci-
mento in cui il Prof. Parenzan ha raccolto questi Molluschi, si può
escludere a priori che risalga a un periodo anteriore al pleistocene data
la affinità con la fauna attuale, per quanto la presenza del Planorbis
(Tropidiscus) planorbis Parenzani deponga per una certa antichità del
deposito.
459
SPEDIZIONE ZOOLOGICA DEL MARCHESE SAVERIO PATRIZI NEL BASSO GIUBA E NELL’OLTRE GIUBA
GIUGNO-AGOSTO 1934-XII
EDOARDO GRIDELLJ
COLEOTTERI DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA
12° contributo
NUOVE SPECIE DI TENEBRIONIDI
Gen. Cryptochile Sol.
I Cryptochilini appartengono alla sottofamiglia Asidinae e contano
attualmente 45 specie, ripartite in 6 generi, le quali sono tutte caratte-
ristiche dell’ Africa meridionale. Il genere più ricco di specie, Cryptochile
Latr., è facilmente riconoscibile per la struttura del prosterno, il quale
è prolungato anteriormente, in tutta la sua larghezza, a guisa di colletto
(mentonnière degli autori francesi) che copre gran parte degli organi
boccali.
Le 27 specie del genere Cryptochile (e questo vale anche per le
specie appartenenti agli altri generi) si trovano tutte nell’ Africa meri-
dionale. Esse risalgono da un lato, attraverso all’ Africa sud-occidentale
ex tedesca, fino all’ Angola (Benguela) mentre dall’ altro esse raggiun-
gono soltanto il Mozambico (da quanto si sapeva finora), con due specie
(elegans e sordida) descritte ambedue dal Gersticker nell’ anno 1862.
Non vennero finora segnalate specie più settentrionali, nè dell’ Africa
orientale ex tedesca ed inglese, nè tanto meno dell’A. O. I.
Le due specie del Mozambico si distinguono agevolmente da tutte
le altre congeneri per la presenza sulle elitre di una carenula scutellare
di notevole lunghezza, la quale manca in tutte le altre. Non si sa se
dette carenule sieno presenti in decorata Sol., ma questa specie dovrebbe
avere soltanto una carena dorsale su ciascuna elitra, mentre le altre ne
hanno due. i
Ho trovato nelle collezioni del Museo di Genova un esemplare di
una specie di Cryptochile raccolto dal Marchese Patrizi nell’ Oltre Giuba,
sulla costa Bagiuni, la quale è indubbiamente molto affine alla elegans
Gerst. del Mozambico (carenule scutellari presenti, però scisse in tuber-
de e MRI PE IPER oT
460 E. GRIDELLI
x
coli). La scoperta di una Cryptochile nell’ Oltre Giuba è di grande inte-
resse dal punto di vista zoogeografico (io non avevo mai pensato a tale
possibilita) ed io mi auguro che ricerche ulteriori permettano di cono-
scere l’ eventuale diffusione della specie nella Somalia meridionale, a
nord del Basso Giuba.
Mi sia permesso di ringraziare vivamente i cari amici e colleghi
Prof. Oscar de Beaux e Dott. Felice Capra, del Museo di Genova, per
avere messo a mia disposizione per lo studio il prezioso esemplare sud-
detto, nonchè il Prof. H. Kuntzen, del Museo di Berlino, il quale ebbe
la cortesia di inviarmi uno dei due tipi della C. elegans Gerst. dandomi
così la possibilità di un confronto diretto. Ed infine 1’ amico Hans Gebien,
il quale volle gentilmente esaminare l’ esemplare in questione e donarmi
un esemplare della C. sordida Gerst.
Cryptochile Patrizii nov. spec.
L’ aspetto generale di questo interessante tenebrionide risulta, al-
meno io credo, in modo abbastanza evidente dalla fotografia riprodotta
nella figura annessa (1). Il tegumento del corpo, sia quello delie parti
dorsali che quello delle ventrali e delle zampe, è tutto occultato da una
densissima squamulatura grigio biancastra, chiara. Mancano zone più
o meno decise a squamulatura oscura. Lo stesso dicasi delle zampe. Su
tutta la superficie del corpo si notano poi granuli, poco numerosi, i quali
hanno l’ apice glabro, e quindi spiccano per il loro colore nero, che si
Stacca dal grigio del rivestimento suddescritto; essi danno inserzione a
setole corte e grosse, oblique, giallo brune.
Ciascuna elitra è percorsa da tre carene (dorsale interna, dorsale
esterna ed omerale), le quali si uniscono all’ apice in un punto, poco
discosto dal termine della sutura e vicinissimo alla sutura stessa. Le due
carene dorsali sono sottili e taglienti, a cresta nera, glabra; la prima è
subrettilinea, la seconda curva. La prima (dorsale interna) è obliterata
anteriormente, e la cresta tagliente nera termina prima dell’ inizio del
declivio apicale (essa continua molto bassa ed occultata dal rivestimento,
ma marcata anche da singoli granuli neri). La cresta della carena dor-
sale esterna presenta alcune leggere intaccature nel suo tratto anteriore;
(1) Le zampe sono in parte alterate dal ritocco, Così ad esempio il margine
esterno delle tibie medie e posteriori, viste dal dorso, non è affatto seghettato. Però
esso presenta alcuni granuli leggermente sporgenti, setigeri. Dalla figura non risul-
tano, o sono in parte segnate, le setole lunghette, oblique, che sporgono dai margini
delle tibie.
NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 461
il tratto a cresta integra è più lungo di quello della interna e continua
anche sul declivio apicale (il quale è ripidissimo); il tratto ultimo è rive-
stito (squamulato) salvo singoli tratti granuliformi glabri, neri, lucidi. La
carena omerale è tutta rivestita; essa è più grossa delle altre due, e lungo
la sua cresta si notano singoli granuli neri, glabri, irregolarmente distan-
ziati (quelli del tratto posteriore sono allungati longitudinalmente). A
breve distanza dall’omero si stacca dalla carena omerale suddetta un’altra
Fig. 1 — Cryptochile Patrizii n. sp.
carena, ad essa eguale per struttura, ma con granuli nudi, glabri, più
numerosi. Essa corre subparallela alla omerale, sulla parte ripiegata, per
poi unirsi alla stessa nel punto di unione comune delle tre costole sud-
dette; l'intervallo tra la omerale e la carena supplementare in questione
è stretto, leggermente concavo e percorso da una serie di granuletti neri.
La sutura è leggermente rigonfia e ciascun rigonfiamento porta
una serie di minimi granuli neri; le due serie corrono parallele quasi
fino allo scudetto, la cui parte visibile è molto piccola, triangolare. Carene
462 E. GRIDELLI
scutellari subparallele, appena convergenti, a cresta interrotta da intac-
cature, e quindi ciascuna subdivisa in tre tratti lunghetti ed uno ante-
riore minimo, ognuno dei quali porta posteriormente una setola.
I tre intervalli risultanti sono di diversa ampiezza (due interni sub-
eguali e l’ esterno molto più largo) e presentano granuli, poco numerosi
e piccoli, a vertice glabro, nero. Sui due interni i granuli formano una
serie mediana irregolare, sull’ esterno essi sono più numerosi e sparsi.
Tutti i granuli, compresi quelli della doppia carena omerale e del tratto
posteriore delle carene dorsali, sono brevemente setigeri (setole corte,
grossette, giallo brune, oblique); la parte a cresta integra delle due ca-
rene dorsali è glabra, o quasi (ho osservato solo qualche peluzzo).
La parte ripiegata è ampia, squamulata come la dorsale, sparsa di
macchiette nere, minime, ossia di granuli a vertice glabro, nero, breve-
mente setigeri; lungo il margine ventrale di essa corre una stretta zona
rigonfia (epipleure) a rivestimento uniforme, priva di macchie nere.
La superficie dorsale del pronoto è tutta irta di vistosi tubercoli
conici, posti uno appresso all’ altro, superiormente appiattiti e termi-
nanti con una punta volta all’ indietro, portante un pelo corto e grosso,
bruno gialliccio, abbattuto; detti tubercoli sono alti nella zona basale e
vanno diventando sempre più bassi proseguendo verso l’ apice, e gli inter-
valli che li separano sono riempiti da squamulatura spugnosa. Di conse-
guenza la superficie assume un aspetto unito, dovuto al complesso delle
superfici apicali appiattite e glabre dei tubercoli suddetti, circondate dalla
squamulatura spugnosa. Margini laterali careniformi, rivestiti, con tuber-
coletti neri setigeri (setole brevi, abbattute); parte ripiegata con granu-
letti neri, piuttosto numerosi. Caratteristico per questa specie, e per tutte
le congeneri, il lobo anteriore prolungato del prosterno (« mentonnière »
negli autori francesi) che a guisa di largo colletto copre quasi tutta la
parte inferiore del capo e parte degli organi boccali. I lati del pronoto
convergono sin dalla base e quindi esso è trapeziforme; il contorno delle
elitre a visione dorsale è dato in gran parte dalla carena supplementare
della parte ripiegata.
Fronte squamulata, con granuletti neri; clipeo subnudo, con orlo
anteriore leggermente smarginato in tutta la sua larghezza. Labbro supe-
riore nudo, nero e bruno, con pochi peli giallo bruni, scuretti, inseriti
nella zona anteriore. Antenne di 10 articoli; il decimo ha il terzo apicale
conico e rivestito di pubescenza argentea; è probabile che in esemplari
NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. 0. I. 463
freschi i singoli articoli sieno rivestiti di squame salvo la parte apicale
nera, glabra. Zampe rivestite, con granuli neri setigeri (setole lunghette,
più o meno oblique), più grossi sulle tibie che sui femori. Apice delle
tibie e parte apicale dei singoli articoli tarsali glabre, di colore nero.
Margine estensorio delle tibie anteriori tagliente, glabro, con pochi gra-
nuli dentiformi (il numero varia sulle due zampe) e con angolo apicale
prolungato in dente lungo e relativamente sottile, glabro. Faccia flessoria
dei femori anteriori appiattita, a margini abbastanza decisi, dei quali
P interno porta alla base un grosso granulo nero, submammellonare,
molto sporgente (carattere sessuale secondario maschile ?).
Lungh.: 7,5 mm. - Costa Bagiuni nell’ Oltregiuba, un solo esem-
plare raccolto dal Marchese F. Patrizi nell’ agosto 1934 e conservato nelle
collezioni del Museo di Genova.
Estremamente affine alla elegans Gerst. (1) tanto che io ho esitato
a lungo prima di attribuire a questa forma valore di specie propria. Io
ritengo invece che si tratti di una razza, poco differenziata, della elegans.
Ma la analisi deve necessariamente precedere la sintesi ed è perciò che
io attribuisco a questa entità sistematica valore specifico, in attesa che
l'esame di una serie di esemplari permetta di saggiare il valore e la
costanza dei caratteri differenziali.
Quello che importa è di segnalare fin d’ ora la presenza nell’ Oltre
Giuba di una specie appartenente ad un genere caratteristico ed esclu-
sivo delle regioni più meridionali dell’ Africa orientale.
Cryptochile elegans Gerst.
Cryptochile elegans Gerst., Peters Reise Mossambique, 1862, p. 278, tav. 16.
fig. 9; Haag, Berl. Ent. Zeitschr. XVI, 1872, p. 301.
Descritta secondo due esemplari del Mozambico (Inhambane), dei
quali ho sott’ occhio uno. Haag ridescrisse la specie in base ai due tipi
di Gersticker. Manca nella collezione Gebien ed è probabile che i due
tipi sieno i soli esempiari noti sino ad oggi.
(1) Non conosco in natura la Cryptochile sordida Gerst. (11. cc.) descritta pure
del Mozambico. Ma si tratta di un insetto di statura circa doppia, colle setole dei
tegumenti dorsali ben più lunghe.
L’ amico carissimo Hans Gebien ha messo a mia disposizione un esemplare
dell? Usambara, che egli attribuisce a questa specie. E° ben diverso dalle due specie
suddette, ed è probabile che si tratti della sordida di Gerstàcker. Ma il colore del
rivestimento delle elitre non è uniforme, grigio, bensì esattamente dello stesso colore
della figura data da Gerstacker per la sua elegans, ossia con tomento caffè oscuro
formante su ciascuna elitra una grande macchia basale subscutellare ed alcune mac-
chiette tondeggianti lungo le carene. Lungh.: 10 mm.
464 E. GRIDELLI
Statura ed aspetto generale quasi identici alla Patrizii. Però le
elitre sono più rigonfie, e tale fatto si rivela sia nel contorno (il quale
è maggiormente arrotondato) sia nel profilo trasversale (che è notevol-
mente convesso), sia nel profilo longitudinale, convesso (il quale nella
Patrizii ha un lungo tratto quasi piano). Le due carenule scutellari sono
integre, a cresta continua, nera, glabra, grossa e le costole sono
identiche per posizione e percorso. Però le due interne sono più
grosse e la omerale (esattamente costruita, doppia, come nella Pa-
trizii) presenta tubercoli nudi più numerosi. In generale i tubercoli
degli intervalli e della parte ripiegata sono tutti meglio sviluppati
ed anche le epipleure (ossia il margine rigonfio della parte ripie-
gata) porta tubercoli neri allungati circondati da squamulatura bruna;
quindi esse sono variegate, a tratti alternati bianchi e bruni. Noto che
sulle elitre, ed in generale su tutto il dorso, predomina una squamula-
tura di colore bruno e che le due costole dorsali interne sono seguite da
squamulatura bruno caffè, molto oscura. Ma detta squamulatura forma
fascia continua e non si fraziona in macchie come appare dalla figura
data dal Gerstàcker. Anche alla base, tra la scutellare e la dorsale esterna,
noto squamulatura caffé oscura, ma non vedo una macchia così decisa
come nella figura suddetta. I tubercoli del pronoto sembrano avere la
stessa struttura, ma sono più piccoli e quindi maggiormente distanti;
noto nella elegans una maggiore tendenza alla formazione di una linea
mediana del pronoto non tubercolata. Tubercolo dei femori anteriori
identico per forma e posizione, situato alla fine del terzo basale della
faccia flessoria e non nel mezzo.
Per gli altri caratteri vedi la descrizione della Patrizii. Le antenne
non sono nere coll’ apice rosso bruno, bensì nere, col decimo articolo
costruito come nella Patrizii, e cogli articoli squamulati salvo 1’ apice
privo di squame. Lungh.: 7,5 mm.
Gen. Diodontes Sol. (1)
Insetti simili agli Erodius, colle elitre convesse e rigonfie, carenate,
di solito più o meno terrose, a profilo longitudinale privo di sinuosità
apicale. Le carene sono in numero di quattro, più o meno rettilinee e
grosse, lucide, oppure sottili, irregolari, collegate tra loro mediante carene
(1) Lacordaire, Genera des Coléopt. V, 1859, p. 21. - Kraatz, Revis. Tenebr. 1865,
p. 8. - Reitter, Deutsch. Ent. Zeitschr. 1914, p. 48. - Lesne, Bull. Mus. Hist. Nat.
Paris 1915, pp. 227, 229; Res. Sc. Voyage Rothschild en Ethiopie 1922. pp. 664, 665.
bè
NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 465
sottili, in modo da generare un ampio reticolato di poche maglie poligo-
nali. Faccia esterna delle mandibole ampiamente solcata.
I femori anteriori sono frangiati, contrariamente a quanto dicono
gli autori. Tanto la faccia estensoria che quella flessoria portano un certo
numero di peli, grossetti, suberetti, piuttosto corti, spesso in parte accor-
ciati o assenti in seguito a rottura. Margine flessorio delle tibie anteriori
non frangiato.
Noto inoltre un carattere il quale permette una facile separazione
generica dei Diodontes, offerto dalla particolare costruzione delle epi-
pleure delle elitre. Queste sono molto strette, di larghezza uniforme o
quasi dall’ apice suturale sino circa all’ altezza dei metaepisterni; poi esse
si dilatano più o meno, diventando larghe, subtriangolari. Una costru-
zione simile viene offerta dal genere Arthrodosis Reitt.
Genere limitato all’ Africa, rappresentato nell’ Africa orientale ita-
liana da due specie, una delle quali inedita.
i. Margine anteriore (inferiore) del clipeo arrotondato, troncato oppure
leggermente concavo. La superficie del prosterno è uniformemente con-
vessa in ambo i sessi, nel maschio priva di fascetto piligero mediano.
= Gino cal warenine Sob (IR ea
— Margine anteriore (inferiore) del clipeo tridentato. Il prosterno del ma-
schio presenta una foveola mediana la quale dà inserzione ad un fascetto
di peli gialli. - Gruppo dell’areolatus Gerst. . . . . . . 8
to
Mesoepisterni lisci, salvo singoli grossi punti posti lungo il margine po-
steriore. Metaepisterni a punteggiatura grossa, densissima. Pronoto a
punteggiatura molto grossa ma irregolare, a punti isolati, più densa ai
lati che nella zona mediana; sono presenti aree liscie, irregolari, di
varia ampiezza e forma. Corpo tondeggiante, largo e corto, spesso acu-
minato posteriormente. Carene delle elitre rettilinee, a cresta integra
anche sulla parte declive, larghe, coi margini slabbrati; intervalli con
rugosità trasversali lucide più o meno sviluppate; la loro pubescenza è
rada e cortissima, a peli minimi. Lungh.: 8-11 mm.
semicribrosus Fairm.
— Meso- e metaepisterni a punteggiatura densissima, subrugosa. Pronoto
a punteggiatura densissima, a punti contigui, d’ ambo i lati con una
piecola area discale lucida. Carene delle elitre rettilinee; la loro cresta,
(1) Appartengono a questo gruppo anche le specie seguenti, a me ignote in
natura:
Diodontes Chatanayi Lesne, l. c. 1915, p. 231; 1. c. 1922, p. 666. - Sono noti sol-
tanto i due esemplari di Entebbe (Uganda). Forma estremamente simile al semi-
cribrosus Fairm.
Diodontes subscutellatus Lesne, 1. c. 1915, p. 230; 1. c. 1922, p. 666. - Tipo unico,
proveniente dall’ Africa orientale inglese (fiume Gouranni nei Monti Matthews). -
Altra forma, troppo simile al semicribrosus Fairm., la quale sarebbe caratterizzata
per la presenza di un solco obliquo nella regione scutellare di ciascuna elitra; i
solchi limitano una specie di «falso scutello ».
Diodontes suleatus Sol., Ann. Soc. Ent. France 1834, p. 522. - Descritto del Capo
di Buona Speranza. Non possiedo la descrizione originale.
466 E. GRIDELLI
vista di profilo, appare minutamente seghettata (in corrispondenza al
declivio apicale), ed in ogni tacca è inserito un corto pelo obliquo. Pube-
scenza delle elitre evidente, a peli corti, ma in tutti i casi più lunghi
di quelli della specie precedente, quasi sempre visibili di profilo. - Vedi
Lesne, l. c., 1915. - Descritta due volte dal Solier, secondo esemplari del
Senegal, coi nomi di porcatus e di fossulatus. Specie molto variabile, ad
ampia diffusione nel Sudan, dall’ Oceano Atlantico alla regione del Nilo
Bianco. La sua presenza nei bassopiani occidentali dell’ Impero è più
che probabile. Lungh.: 7,5-10,5 mm. - Senegal!: Alto Sanga!; Sudan:
Wau! in coll. Frey (1) porcatus Sol.
8. Il prosterno presenta in ambo i sessi una carena trasversale, la quale
chiude anteriormente il solco mediano del processo intercoxale. Nel ma-
schio detta carena porta nel mezzo della sua cresta una minuta foveola,
la quale dà inserzione ad un fascetto di peli gialli. Punteggiatura del
capo e del pronoto densa, più o meno diradata ai lati del solco mediano
del pronoto. Carene delle elitre a decorso subrettilineo, leggermente irre-
golare; intervalli con carenule trasversali più o meno numerose, le quali
mancano sulla parte ripiegata. Patrizii nov. spec.
— Prosterno privo di carena trasversale, in ambo i sessi. Nel maschio esso
porta un tubercolo mediano molto appiattito, sul quale si apre la foveola
che dà inserzione al fascetto di peli gialli. Punteggiatura del capo e del.
pronoto densissima, a punti molto più larghi e profondi che in Patrizii.
Ciascuna, elitra è ornata da un reticolato, a maglie poligonali molto
ampie e poco numerose, formato dalle carene (che sono sottili, a linea
spezzata) e dalle carene trasversali oblique che le uniscono. Parte ripie-
gata divisa in sezioni da un piccolo numero di carenule trasversali. -
Lungh.: 6-8 mm. - Descritto di Endara (descrizione originale e figura
bellissime, in Decken’s Reise III, 2, 1873, pag. 166, tav. 9, fig. 6) ess?
venne ridescritto dal Gebien secondo esemplari della regione del Chili-
mangiaro, col nome di parvus (1910). - Vedi Lesne, ll. cc. - La specie
è nota di varie stazioni dell’ Africa orientale inglese ed ex tedesca.
Ngare na Nyuki! (cotipo del parvus Geb.); Luitpoldkette!; Kwagogo
nei Monti Pare!; Mulange! (in coll. Frey). areolatus Gerst.
Diodontes semiecribrosus Fairm.
Il tipo descritto dal Fairmaire venne raccolto da von Hòhnel al Lago
Stefania e si trova nelle collezioni del Museo di Vienna. Venne raccolto
dalla seconda spedizione Bottego (1896) al Lago Rodolfo e durante il
percorso da Dimé al Lago Rodolfo (esemplari in coll. Museo Genova).
Una bella serie di esemplari venne raccolta dallo Zavattari al Lago
Stefania ed in altre stazioni delle regioni da lui visitate nel 1939. A
loro proposito riferirò in altra memoria.
Diodontes Patrizii nov. spec.
Capo con una carena semicircolare, la quale ha inizio presso al-
Y orlo oculare interno e si spinge sino a breve distanza dal margine
(1) Ho potuto conoscere in natura questa specie grazie alla cortesia del signor
Georg Frey (Minchen) e del conservatore delle sue meravigliose collezioni, Karl Koch.
NUOVI TENEBRIONIDI DELL’ A. O. I. 467
anteriore apparente del capo (visione dorsale), ed è elevata, a cresta
tagliente in tutto il suo percorso, oppure si abbassa leggermente nel
tratto anteriore mediano. Lo spazio frontale da essa racchiuso presenta
una punteggiatura densa, a punti grossi. Il clipeo mostra un rigonfia-
mento trasversale punteggiato, il quale forma |’ orlo anteriore del capo
a visione dorsale (detto orlo può essere troncato oppure leggermente
protratto, subangoloso) ed è separato dalla carena frontale da un inter-
vallo sulciforme di discreta larghezza, a punteggiatura fina. Punteggia-
tura delle guance grossa e densa. Anteriormente al rigonfiamento sud-
detto il clipeo cade bruscamente e brevemente ed il suo orlo inferiore
è fortemente tridentato. Mento a punteggiatura fina ed irregolare, in
media densa su tutta la superficie.
Pronoto a punteggiatura grossa e molto densa, specialmente nelle
zone laterali. La linea longitudinale mediana è percorsa da un solco di
notevole larghezza, d’ ambo i lati del quale gli intervalli lucidi che sepa-
rano i punti si dilatano alquanto, formando piccole aree irregolari lucide,
più o meno confluenti; una piccola area lucida è pure presente nella zona
laterale. I punti sono setigeri, ossia ognuno di essi contiene un peluzzo
giallo, abbattuto, inserito sul declivio anteriore del punto. La massima
larghezza del pronoto si trova alla base dello stesso (gli angoli poste-
riori sono quindi un poco minori di 90 gradi, a vertice completamente
arrotondato) ed i lati convergono leggermente in tutta la loro lunghezza
(angoli anteriori acuti, sporgenti all’ innanzi; margine anteriore ampia-
mente concavo).
Le quattro carene di ciascuna elitra sono sottili sul declivio apicale
(ove la loro cresta può essere integra o leggermente seghettata), poco
più grosse anteriormente; esse sono nere, lucide, a decorso subrettilineo
o leggermente irregolare; intervalli con rugosità trasversali riunenti o
no le carene, variabili di numero e sviluppo. Granuli setigeri minimi, in
numero relativamente piccolo e quindi radi, portanti peluzzi gialli. Lungo
la sutura corre un rigonfiamento analogo alle carene, sottile all’ apice,
dilatato anteriormente, formante un triangolo scutellare; esso continua
lungo il margine anteriore. L’ ampia parte ripiegata presenta essa pure
una granulazione rada, a granuli minuti, setigeri. Le epipleure sono
molto strette; esse presentano la solita dilatazione triangolare anteriore
e sono inoitre leggermente dilatate prima dell’ apice, in corrispondenza
all’ ultimo urosternite visibile.
468 E. GRIDELLI
Parte intercoxale del prosterno percorsa da un solco mediano largo
e profondo, punteggiato, a margini rigonfi e lucidi. Anteriormente al solco
è presente in ambo i sessi una carena trasversale a cresta lucida. Pun-
teggiatura del prosterno densa e grossa; pubescenza lunghetta, a peli
visibili in profilo. Parte ripiegata del noto in parte liscia. Episterni del
mesotorace e del metatorace punteggiati su tutta la loro superficie; pun-
teggiatura grossa e densa; pubescenza rada, coricata, gialla, corta. Meso-
Sterno pianeggiante, con punteggiatura a punti numerosi e molto grossi,
densa; tendenza alla formazione di solchi longitudinali. Metasterno ed
urosterniti a punteggiatura grossetta, addensata sulle parti laterali, più
o meno assottigliata e quindi diradata, nelle zone centrali, molto scarsa
sul quarto urosternite. Sono presenti le solite rugosità longitudinali ante-
riori sul metasterno e sui due primi urosterniti.
4: La cresta lucida della carena trasversale del prosterno porta
una foveola molto piccola, la quale dà inserzione ad un fascetto di peli
gialli.
9: La carena suddetta identica a quella del maschio, ma priva di
foveola e di fascetto (ho accertato il sesso mediante dissezione).
Lungh.: 7-8 mm.
Sostituisce 1’ areolatus, al quale è molto affine, nel territorio per-
corso dal Basso Giuba. Venne raccolto dal Marchese F. Patrizi a Belet
Amin (4 esemplari, luglio 1934 e maggio 1934) ed a Margherita (un
esemplare, aprile 1920): Museo di Genova. Ho designato quale tipo un
maschio di Belet Amin del Museo di Genova.
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Tana della Spelonca sotto la costiera del Poggio Alzabecchi 784 m,
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469
A. GIORDANI SOIKA
MONOGRAFIA DEGLI ODYNERUS ETIOPICI
SUPPLEMENTO PRIMO
(Hymen. Vespidae)
Quando pubblicai le due prime parti della Monografia, i tipi di alcune
specie non poterono essere esaminati e dovetti perciò basarmi sulle inter-
pretazioni degli autori. In un recente viaggio attraverso l’ Europa mi fu
possibile esaminare un rilevante numero di tipi e credo necessario ren-
dere noti senza indugio quei risultati che apportano delle importanti
modificazioni alle parti già pubblicate. Aggiungo la descrizione di alcune
nuove forme e nuovi dati sulla distribuzione delle singole specie.
Non modifico: la nomenclatura e l'inquadramento sistematico gia
proposti perchè, come ho in altro luogo già esposto (1), ritengo inaccet-
tabili le conclusioni del Bliithgen circa il genotipo di Odynerus, e del
pari insoddisfacente la suddivisione, pure proposta dal Bliithgen, del
genere Odynerus in numerosi generi e sottogeneri. Il che poi, nel nostro
caso, si ridurrebbe a creare nuovi nomi per i vari gruppi di specie, imme-
diatamente identificabili dal semplice esame delle tabelle o della trat-
tazione delle singole specie della monografia.
Per esempio, seguendo i criteri del Bliithgen, per il quale persino
lievi caratteri di colorazione possono caratterizzare un genere (2), il
sottogenere Stenodyneroides (vedi oltre) dovrebbe essere diviso, e solo
per le specie etiopiche, in almeno 8 generi; lo dimostra il seguente pro-
spetto basato su caratteri di indiscussa importanza:
A - Tergiti sprovvisti di lamella apicale, o con lamella poco distinta, mal
delimitata alla base.
(1) Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI. 1939, p. 79.
(2) Parlando dell’ 0. robustus Dusm. dice: « Wenn also robustus ES weisslich
gezeichnet Schildchen hat, kann diese Art kein Microdynerus sein, gehòrt vielmehr
zweifellos zu Leptochilus» (Ver. D. Kolonial Ubersee Mus., II, 1939, p. 239).
Non solo, ma crea il genere Dichodynerus in base alla disposizione dei punti
sul I tergite e lV assenza di peli sugli sterniti III-V; deve successivamente ammettere
(1. cit.. p. 246) che il primo carattere non è presente in altri individui della mede-
sima specie e che il secondo è dovuto..... alle manipolazioni che subì 1’ esemplare
esaminato, per l’ estrazione dei genitali!
Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LX. 17
I LAI
É
470 A. GIORDANI SOIKA
a - Corpo interamente punteggiato.
1 - Il II tergite porta all’ apice una lamella ben visibile, per
quanto assai mal delimitata alla sua base.
Gen. I, specie: Bairstowi Grib.
2 - Il Il tergite non ha traccia alcuna di lamella apicale.
Gen. II, specie: Hyacinthae Grib.
rizophorarum Beq.
kolensis Giord. Ska.
(Per Hyacinthae in base alla villosità dell’ ad-
dome si dovrebbe fare almeno un distinto
sottogenere).
b - Corpo quasi interamente liscio.
Gen. III, specie: Jutra Giord. Ska.
auratipennis Giord. Ska.
B - Almeno il II tergite porta una lamella apicale nettamente delimi-
tata alla base e generalmente un po’ rialzata a collare.
a - Terzo tergite senza lamella apicale. Clipeo, allungato, piatto e
lucido, quasi sprovvisto di punteggiatura.
Gen. IV, specie: politiclypeus Schulth.
b - Terzo tergite con una lamella apicale. Clipeo diversamente
conformato.
1 - La lamella apicale del III tergite è presente solo nei 3/5
mediani del tergite e non ne raggiunge i margini laterali.
+ Carena del pronoto continua.
Gen. V, specie: Bensoni Giord. Ska.
++ (Carena del pronoto presente solo sulle faccie laterali
ed al centro della faccia dorsale.
Gen. VI, specie: flavofasciatellus Giord. Ska.
2 - La lamella del III tergite è presente in tutto il margine
apicale e perciò è simile a quella del tergite precedente.
+ Faccia dorsale del pronoto sprovvista di carena ma por-
tante nel mezzo due piccoli denti ravvicinati. Clipeo
della ® allungato-piriforme, assai debolmente carenate
all’ apice.
Gen. VII, specie: ferruginatus Bea.
ODYNERUS ETIOPICI 471
+-+ Faccia dorsale del pronoto carenata come di norma.
Clipeo della 9 più corto, con due robuste carene.
Gen. VIII, specie: corvus M. W.
cereus Giord. Ska.
histrionomimus Beq.
indotatus Giord. Ska.
miserrimus Giord. Ska.
(Il corvus, per i robustissimi denti del pronoto,
dovrebbe andare in un sottogenere distinto).
E’ evidente l’ inutilità di creare quasi tanti generi quante sono le
specie anche perchè ciò, anzichè chiarire la sistematica, creerebbe una
grande confusione di generi e sottogeneri, sul cui reale valore è lecito
fare le più ampie riserve.
Subg. Stenodyneroides n. subg.
Il sottogenere Stenodynerus nel suo significato originale è male
caratterizzato e mal delimitato; i caratteri dei quali mi sono servito per
riunire un gruppo omogeneo di specie etiopiche che ho chiamato Steno-
dynerus non si osservano nelle specie per le quali questo sottogenere
è stato creato. Propongo perciò il nuovo nome Stenodyneroides per
Stenodynerus Giord. Ska. 1934 nec de Saussure 1863.
Genotipo: O. corvus M. W.
Odynerus (Stenodyneroides) Hyacinthae Grib.
Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric. VI, 2, 1919, p. 179) segnala que-
sta specie di Kindu e Kondué (Congo Belga).
Odynerus (Stenodyneroides) indotatus Giord. Ska.
Nuove località:
S. Rhodesia: Hillside, 1 4, 2-XII-1922; Hopefountein, 1 4, 3-IX-
22, 1 9, 15-XI-22 (Stevenson); Bulawayo, 1 9, 1-X-23 (Stevenson -
coll. Bequaert).
Natal: Scottburg, 1 ©, 14-III-26 (Stevenson - coll. Stevenson).
Odynerus (Stenodyneroides) ferruginatus Beq.
Nuove località:
S. Rhodesia: Bulawayo, 1 9, 23-II-24, 1 4, 1-XII-23; Matetsi, 1 ¢,
XI-34; Sawmills, 1 4, 22-27-XII-23 (Stevenson - coll. Stevenson).
472 A. GIORDANI SOIKA
Odynerus (Stenodyneroides) flavofasciatellus n. sp.
9. Affinissimo all’ O. ferruginatus Beq., in particolare il clipeo ed
il pronoto sono di conformazione assai simile nelle due specie. Il pro-
podeo è più corto, meno scavato nel mezzo della faccia dorsale; le faccie
dorsali sono poste ad un livello molto inferiore a quello della faccia dor-
sale del postscutello. Il II e III tergite portano lamelle apicali assai più
corte, quella del III tergite non raggiunge i margini laterali del tergite
stesso, come nell’ O. Bensoni Giord. Ska. Secondo sternite con depres-
sione basale molto meno estesa e poco profonda.
Clipeo, capo e torace punteggiati circa come nel ferruginatus.
Primo tergite con punti di poco più piccoli di quelli del torace ed abba-
stanza fitti, più fitti presso la base ove gli interspazi sono circa eguali
al diametro dei punti. Secondo e III tergite con punti più piccoli e più
radi del primo. IV e V tergite distintamente punteggiati. Secondo ster-
nite con punti piuttosto grossi, più radi che nel tergite corrispondente.
Ferrugineo, con gran parte del capo e qualche macchia sul torace
nerastri. Due fascie gialle, regolari, di media larghezza, all’ apice del II
e del III tergite. Ali lievemente oscurate, con riflessi dorati.
Lunghezza: capo + tor. + ter. (I+ II) = mm. 11.
é ignoto.
Natal: Paddok, 1 9, IX-1935 (mia collezione).
Odynerus (Stenodyneroides) cereus Giord. Ska.
Nuova località.
S. Rhodesia: Sawmills, 1 9, 24-IX-20 (Arnoid - Rhodesia Mus.).
Odynerus (Stenodyneroides) Bensoni Giord. Ska.
Nuove località:
S. Rhodesia: Dett, 19, 1 4, 21-XI-30 (Rhodesia Mus.). N. E. Rho-
desia: Luwingu, fiume Chambezi, 1 3, 5-X-08 (S. A. Neave - Coll.
Schulthess). Congo Belga: Elizabethville, 1 4, 2-X-26 (M. Bequaert -
Mus. Congo Belge). Angola: Lunda, 1 3, IX-33 (Miss. Scient. Suisse).
Subg. Rhynchium
Odynerus (&hynchium) niloticus (Sauss.)
In questa specie è caratteristica la carena dell’ occipite: essa è ret-
tilinea dall’ inserzione delle mandibole fin circa all’ altezza dei seni ocu-
ODYNERUS ETIOPICI 473
lari, poi si piega bruscamente all’ indentro formando così un angolo
netto, subdentiforme, aperto all’ interno.
Questa specie non è rara nel Sudan Anglo-Egiziano: Khartum, 20-
II-36 (Imp. Inst. Ent. Londra), 10-21-IX-35 (A. Mochi - Coll. Mochi).
Odynerus (Rhynchium) socotrae Kohl
Un paratipo di questa specie si trova nella collezione Schulthess.
L’O. socotrae si avvicina per la forma delle tegule all’ O. niloticus
(Sauss.); ne differisce per avere il torace più tozzo, più corto, solo po-
chissimo più lungo che largo. La carena delle tempie è regolarmente
arcuata e non angolosa come si è accennato sopra pel niloticus; il clipeo
1 2 3
Fig. 1 - Odynerus (Rhynchium) socotrae Kohl, 1a (paratipo):
1, clipeo; 2, ultimi articoli delle antenne; 3, I e II tergite.
del 4 è molto lungo, specialmente allungata è la parte libera; l’ultimo
articolo delle antenne del '3 è più lungo e più gracile ed il I tergite
è molto più largo e più corto. La colorazione è pure diversa essendo i
due primi tergiti neri con una larga fascia apicale ferruginea la quale
è molto fortemente dilatata ai lati.
La lunghezza del clipeo e la forma del I tergite, corto e molto
largo, distinguono nettamente il socotrae dal crenatus.
Odynerus (Rhynchium) tectus (F.)
Potei esaminare il tipo nella collezione Banks, a Londra; uno studio
accurato del prezioso esemplare mi rivelò trattarsi della specie ora nota
474 A. GIORDANI SOIKA
con il nome di Meyeri Cam.; per quanto concerne la colorazione, è affi-
nissimo alla var. euryspilus Cam. Mancano le fascie biancastre del-
I’ addome che sono invece presenti nell’ euryspilus.
L’O. Meyeri auct. (molto probabilmente distinto dal Meyeri Cam.)
si chiamerà tectus e la specie che il Bequaert ed io stesso chiamammo
tectus deve riprendere il nome rhynchoides Sauss.
L’ O. interruptus Sauss. è realmente sinonimo di rhynchoides: a
Francoforte ho visto i tipi (4 2 9 fra cui l’olotipo) etichettati « Abys-
sinia, 1. 2. sendung. Riippel ». Ì
Odynerus (Rhynchium) tectus var. euryspilus (Cam.)
Nuove località:
Congo Belga: Banana, 1 ¢, IX-15 (Lang e Chapin - Mus. Congo
Belge). S. Africa: Lady Grey, 1 9, 7-XI-25 (R. I. Nel - Imp. Inst. Ent.
Londra).
Odynerus (Rhynchium) geometricus n. sp.
2. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo lieve-
mente più lungo che largo, molto moderatamente e quasi uniformemente
convesso, solo vicino al margine apicale si osserva una leggera depres-
sione. La parte interoculare ha i margini laterali quasi paralleli; la parte
libera è lunga circa quanto la parte interoculare ed ha i margini laterali
subrettilinei, convergenti verso il margine anteriore il quale è troncato o
molto leggermente emarginato, con angoli laterali poco acuti. Il mar-
gine apicale è un poco più lungo della metà dello spazio interantennale.
Mandibole di lunghezza normale, con denti e carene bene sviluppati.
Inserzioni delle antenne del doppio più distanti fra di loro che dagli
occhi; lo spazio interantennale è poco sporgente ma abbastanza forte-
mente carenato. Antenne di lunghezza normale: III articolo circa del
doppio più lungo che largo all’ apice; IV e V più lunghi che larghi; VI
e VII subquadrati; successivi trasversi; l’ ultimo è più corto che largo
alla base. Occhi di poco più vicini fra di loro presso il clipeo che sul
vertice, le orbite interne dei lobi superiori sono subparallele. Ocelli po-
steriori circa tanto distanti fra di loro che dagli occhi. Vertice e tempie
bene sviluppati; il vertice non porta fossette né gruppi di peli: le tempie,
viste dall’ alto, sono più corte dei lobi superiori degli occhi. Tempie e
vertice sono provvisti d’ una forte carena, sul vertice questa è seguita
ODYNERUS ETIOPICI 475
posteriormente da un. profondo solco che decorre parallelamente ‘alla
carena stessa e la separa dall’ occipite; tale solco porta delle grosse
impressioni puntiformi, irregolari. Torace tozzo, robusto, a margini late-
rali quasi paralleli, per cui è di larghezza quasi costante; è quasi verti-
calmente troncato all’ indietro. Pronoto largo, molto leggermente ritretto
verso il margine anteriore, provvisto di una carena ben marcata, non
angolosa in corrispondenza agli angoli laterali e lamelliforme sulle faccie
laterali. Mesonoto tantò largo quanto lungo, moderatamente convesso, con
due lievi solchi nel terzo posteriore. Scutello quasi pianeggiante, del
doppio più largo che lungo. Postscutello con una faccia dorsale netta-
mente orizzontale ed una faccia posteriore del doppio più lunga, esatta-
mente verticale. La faccia è almeno quattro volte più larga che lunga
ed è separata dalla faccia posteriore da una carena fortemente crenulata.
Propodeo largo quasi quanto la massima larghezza del torace; la faccia
posteriore è quasi verticale, concava, le carene laterali ed inferiori sono
molto sporgenti, ancora più sviluppate sono le carene superiori che for-
mano superiormente un dente acuto, separato dal postscutello da una
profonda fessura. Anche gli angoli laterali sono molto sporgenti, denti-
formi. Mesoepisterno con carena epicnemiale marcata, le suture sono
poco distinte a causa della forte punteggiatura. Zampe robuste, normali;
tutti i femori sono distintamente punteggiati e le tibie medie e poste-
riori portano un certo numero di spinule. Tegule con il lobo posteriore
lungo, bene sviluppato. Nervature alari del solito tipo. Addome tozzo,
cilindrico. Il I tergite è largo quanto il torace, troncato alla base, visto
dall’ alto è circa del doppio più largo e presenta il margine anteriore
nettamente distinto dai margini laterali che incontra formando un angolo
ben visibile; questi sono subparalleli. Secondo tergite non rigonfio ai
lati, largo quanto il tergite precedente, più largo che lungo e tanto
largo alla base che all’ estremità. Secondo sternite sporgente alla base,
leggermente depresso ai centro; nella metà basale si osserva un solco
longitudinale mediano. Tergiti e sterniti successivi normali.
Clipeo con punti fitti, di mediocre grossezza, ma molto allungati in
senso longitudinale per cui assumono |’ aspetto di solchi e striature irre-
golari. Capo con punti assai fitti, di media grossezza. Torace con punti
più grossi che sul capo e molto regolari e profondi, assai fitti ma un poco
meno che sul capo; più densi ancora sullo scutello e sulla parte inferiore
del mesoepisterno. La faccia dorsale ed il terzo superiore della faccia
476 A. GIORDANI SOIKA
posteriore del postscutello sono irregolarmente scolpiti, il resto del post-
scutello è liscio e lucido. Metaepisterno largamente ed irregolarmente
striato in senso orizzontale. Le faccie laterali del propodeo portano punti
larghi e superficiali misti a strie poco distinte, la faccia posteriore è forte-
mente striata. Tegule in gran parte liscie, con pochi e grossi punti. Tutti
i tergiti portano punti di mediocre grossezza, molto nitidi e regolari; la
densità è costante in tutti i iergiti tranne l’ ultimo; i punti hanno la mede-
sima grossezza nei primi quattro tergiti, solo un poco più piccoli e super-
ficiali sul quinto; gli interspazi sono in media eguali ad una-due volte
il diametro dei punti. Secondo sternite con punti fitti come nel tergite
corrispondente ma più grossi; i tre sterniti successivi presentano punti
più fini del II; il VI sternite è finissimamente e fittamente punteggiato.
Corpo con pochi peli biancastri.
Nero, sono ferruginei: mandibole; antenne; orbite interne dei lobi
inferiori degli occhi; gran parte della faccia dorsale del pronoto, una
macchia al centro delle tegule e gran parte delle zampe. Sono bianco-
giallastri: una macchia al disopra dello spazio interantennale, una sulle
tempie, una macchia rotonda sulla parte superiore del mesoepisterno;
una macchia sulle faccie dorsali del propodeo; le tegule; due grandi
macchie apicali ai lati del II tergite e fascie largamente interrotte nel
mezzo, all’ apice dei tergiti II-V. Ali un poco oscurite, bruno-ferruginee.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I+ Il) = mm. 11-11,5.
4 ignoto.
S. Africa, Provincia del Capo: 13 miglia NE del fiume Touws, nu-
merose 9 9 il 26-X-1928 (R. E. Turner - Brit. Mus.).
Var. Steinkopfi n. var. - 9, clipeo con due macchie bianco-
giallastre alla base. Pronoto nero, con una fascia bianco-giallastra lungo
il margine anteriore.
Namaqualand: 1 9 (Steinkopf - coll. Schulthess); Richtersveldt,
1 9, XI-1921 (G. E. Smith - Durban Mus.).
E’ specie affinissima al tectus F., ne differisce per le antenne più
tozze (nel tectus gli articoli VI-VII sono più lunghi che larghi) ma sopra-
tutto per l’ aspetto più robusto, per i due primi tergiti più larghi e più
corti e per avere il I tergite più nettamente troncato anteriormente.
Odynerus (Rhynchium) lamellipes n. sp.
4. Capo, visto di fronte, circa tanto largo quanto alto. Clipeo leg-
germente più largo che lungo, moderatamente convesso nei due terzi
basali e leggermente depresso nel terzo apicale. La parte interoculare
ODYNERUS ETIOPICI 477
è a margini laterali poco divergenti ed in gran parte contigui agli occhi;
la parte libera è di poco più corta della parte interoculare, i suoi mar-
gini laterali sono rettilinei e convergenti verso il margine apicale il quale
è un poco più lungo di 1/3 della larghezza del clipeo. Mandiboie corte
e larghe, appuntite all’ apice, con il margine interno fortemente dentato.
Inserzioni delle antenne un poco più distanti fra di loro che il doppio
cella distanza che le separa dagli occhi; spazio interantennale fortemente
carenato. Terzo articolo delle antenne circa del doppio più lungo che
largo all’ apice; IV quasi una volta e 1/2 più lungo che largo; V-IX più
lunghi che larghi; X ed XI circa tanto lunghi quanto larghi alla base;
XII distintamente più piccolo dei precedenti; XIII allungato, digitiforme,
leggermente depresso, si restringe pochissimo dalla base all’ apice, que-
sto è arrotondato e raggiunge la base del X articolo. Occhi più vicini fra
di loro presso il clipeo che sul vertice; seni oculari assai stretti e pro-
fondi. Ocelli posteriori leggermente più vicini agli occhi che fra di loro.
Tempie non molto ispessite, distintamente carenate. Torace tozzo, robusto,
di poco più lungo che largo; pronoto con la faccia dorsale regolarmente
carenata anteriormente, le faccie laterali sono fortemente concave ed in
esse la carena anteriore è molto sviluppata. Mesonoto tanto largo quanto
lungo. Scutello convesso; postscutello con una faccia dorsale orizzon-
tale brevissima ed una faccia posteriore verticale molto più lunga; le
due faccie sono separate da una carena rettilinea e crenulata. Propodeo
con carene ben marcate; le superiori però sono molto scarsamente svi-
luppate, meno che nelle altre specie etiopiche di questo gruppo. Tegule
con lobo posteriore stretto, corto e fortemente ricurvo verso il basso.
Le zampe presentano le particolarità che si osservano negli O. chloro-
ticus Sp., kelidopterus (Kohl) e cyrenaicus Schulth.: i femori medi por-
tano inferiormente una folta spazzola di peli bruni e le tibie posteriori
presentano una profonda escavazione preapicale che determina una espan-
sione laterale lobiforme la quale finisce in basso con un dente ricurvo
ed è fiancheggiata da un ciuffo di peli pallidi. Primo tergite cupoliforme,
più largo del doppio della sua larghezza, visto di profilo ha il margine
superiore regolarmente arcuato; il margine posteriore non è ispessito nè
decolorato. Secondo tergite più largo che lungo, visibilmente rigonfio ai
lati; è più largo del tergite precedente e più largo all’ estremità che alla
base. Secondo sternite moderatamente convesso, con un leggero solco
mediano nel terzo basale.
478 A. GIORDANI SOIKA
Clipeo con punti finissimi, radi e regolari. Capo con punti piccoli
e molto fitti. Torace con punti di poco più grossi, oltremodo fitti; la faccia
posteriore del propodeo è quasi liscia, si osserva però qualche stria assai
superficiale. Il metaepisterno e le faccie laterali del propodeo sono fina-
mente e molto regolarmente striate. I due primi tergiti sono provvisti di
punti piccolissimi, superficiali, radi sul I, più densi sul II; la loro gros-
sezza e densità sono quasi uniformi nel II tergite. Tergiti III-VII pres-
sochè lisci. Secondo sternite con punti fitti ed obliqui.
Corpo e zampe con cortissima pubescenza fulva.
Nero, sono ferruginei: |’ estremità delle mandibole; le antenne; una
macchia oblunga sulla parte superiore delle tempie, due macchie, assenti
in un esemplare, sullo scutello; parte dei tarsi. Sono gialli: clipeo; faccia
inferiore dello scapo; una grande macchia triangolare sulla fronte; le
orbite interne dei lobi inferiori degli occhi ed i seni oculari; una larga
fascia sul margine anteriore del pronoto; l’ estremità delle faccie dorsali
del propodeo; la quasi totalità delle zampe; una macchietta sul margine
anteriore delle ‘tegule; una larga fascia, ristretta e quasi interrotta nel
mezzo, all’ estremità del I tergite; una fascia all’ apice del II tergite,
fascia molto irregolarmente dilatata ai lati fino a raggiungere la base
del tergite stesso; una fascia apicale, biemarginata, sui tergiti III-V;
tutta la parte visibile dei due tergiti successivi e due grandi macchie ai
lati del II sternite. Tegule bruno-ferruginee. Sul torace, fra il colore nero
e il giallo, vi è spesso una sottile zona intermedia ferruginea. Ali leg-
germente tinte di grigio ferrugineo, senza traccia di riflessi violacei.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + Il) = mm. 11.
9 ignota.
Uganda: Olova, « West Nile Stream», 2 4'3, 13-XI-1919 (R. E.
Mc Connel - Br. Mus.).
Questa specie ha un aspetto assai diverso dalle altre specie del-
l’ Africa centrale ed orientale e ricorda assai le specie paleartiche. Per
la caratteristica forma delle zampe va messo accanto agli O. chloroticus,
kelidopterus, cyrenaicus etc.; da tutti differisce in modo cospicuo per le
dimensioni, per la forma tozza del torace e dell’ addome e per la pun-
teggiatura che è fine e densa sul capo e sul torace, fina ed assai rada
sull’ addome. Anche per la colorazione questa specie si stacca da quelle
ora citate e l’ aspetto generale e lo scarso sviluppo delle carene superiori
del propodeo la fanno rassomigliare all’ 0. Dantici (Rossi) che, come ho
PIO EAST CR SMB
"4 i
ODYNERUS ETIOPICI 479
gia detto (1) ed è stato riconosciuto anche dal Blithgen (2) appartiene
anch’ esso al « gruppo simplex».
Odynerus (Rhynchium) lamellipes
var. lateraloides n. var.
a. Nero, sono gialli: clipeo; mandibole; faccia anteriore dello
scapo; una grande macchia triangolare sulla fronte; i seni oculari; una
fascia alla base del pronoto; gran parte delle zampe; grandi macchie
ai lati di tutti i tergiti. Queste macchie, che occupano quasi |’ intera faccia
laterale dei tergiti stessi, sono un poco dilatate all’ estremità dei tergiti
sì da formare i due abbozzi laterali di una fascia apicale largamente
interrotta nel mezzo. Sono ferruginei: le antenne; il vertice e le tempie;
il pronoto; gran parte del mescepisterno del propodeo; una grande mac-
chia quadrata al centro del mesonoto e due lineette, pure sul meso-
noto, e contigue alle tegule; lo scutello; il postscutello; le tegule e
qualche parte delle zampe. Le macchie gialle del I tergite sono in gran
parte circondate da una irregolare fascia ferruginea.
Clipeo più fortemente punteggiato che negli esemplari tipici.
© ignota.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I+ II) = mm. 9,5.
Africa occidentale francese: 1 3 (coll. De Gaulle - Mus. Parigi).
Per la colorazione questa forma appartiene al gruppo dell’ O.
lateralis (F.), gruppo che diventa sempre più ricco di specie ed è tipico
della regione etiopica.
Odynerus (Rhynchium) stigma Sauss.
Odynerus stigma de Saussure, Mém. Soc. Phys. Hist. Nat. Genève. XVII,
1863, p. 219.
Rynchium zonatum Walker, List. Hym. Egypt, 1871, p. 31.
Rhynchium Patrizii Guiglia, Ann. Mus. Civ. Genova, LV, 1931. p. 160.
Nel Natur Museum Senckenberg di Francoforte ho visto i tipi dello
stigma; sono tre é 4, di mediocri dimensioni, provenienti dal 3* Sen-
dung de! Riippel; uno di questi è stato designato olotipo.
Al Museo Britannico rintracciai l’ olotipo, 1’ allotipo ed un paratipo
del R. zonatum: 2° &, 1 2 di Wadi Ferran (Sinai). Ambedue le forme
sono conspecifiche e pure conspecifiche con un paratipo del Patrizii con
(1) Boll. Soc. Ent. Ital., LXXI, 1937, p. 107.
(2) Konowia, XVI, 1937, p. 277.
re
Be li de
480 A. GIORDANI SOIKA
il quale vennero confrontate. Non potei rilevare neppure differenze di
colorazione degne di nota. Il paratipo del Patrizii era stato precedente-
mente confrontato con l’ olotipo, al Museo di Genova.
Di questa specie ho esaminato anche una @ del Sudan Anglo-
Egiziano: Eskowit, 2-VII-1917 (H. H. King - Imp. Inst. Ent. Londra).
Odynerus (Rhynchium) Guerinii Sauss.
Il Dr. Bequaert mi ricorda giustamente che essendo il Guerinii
descritto nel 1852 ed il rubens nel 1856 la specie deve chiamarsi
Guerinii.
L’ O. aestuans Sauss., di cui esaminai i tipi al Museo Senckenberg
di Francoforte, presenta gli stessi caratteri morfologici e di colorazione
del Guerinii di cui avevo precedentemente studiato il tipo al Museo di
Genova.
La var. rubens Sauss. è affine alla var. neptunus Giord. Ska.; ne
differisce per la minor estensione del colore nero sul II tergite; il nero
forma nel rubens una semplice intaccatura mediana, nel neptunus, oltre
ad occupare gran parte della base, forma tre fascie longitudinali appun-
tite a forma di tridente molto caratteristico. Il materiale recentemente
esaminato mi ha rivelato che la specie è assai variabile, per cui il valore
della mia varietà è certo assai scarso.
Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 179) cita ?« O.
carinulatus » di varie località del Congo Belga.
Odynerus (Rhynchium) Guerinii var. rufoflavus n. var.
9. Ferruginea, con la faccia superiore delle antenne e qualche mac-
chia sul mesonoto bruno-nerastri. Addome giallo vivo, con la faccia ante-
riore del I tergite bruno-nera. Ali assai infoscate con forti riflessi violacei.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + II) = 122
Sudan Anglo-Egiziano: Bongo, Juba Road, a 19, 24-I-1938
(J. G. Myers - coll. Bequaert); Khartum, 14 ® 2, 1-VII, IX-1935 (A.
Mochi - coll. Mochi).
Odynerus (Rhynchium) ventralis Sauss.
Alla bibliografia aggiungere la nota di Schouteden in Rev. Zool. Afric.,
VI, 2, 1919, p. 178, in cui la specie è segnalata di Mobwasa, Congo
Belga.
ODYNERUS ETIOPICI 481
Odynerus (Rhynchium) anceps Grib.
Schouteden (Rev. Zool. Afric., VI, 2, 1919, p. 178) cita l’ anceps di
alcune località del Congo Belga.
L’ O. Bequaerti, descritto nella stessa opera a p. 179 è, come rico-
rebbe lo Schulthess, la varietà dell’ anceps che quest’ ultimo autore
chiamò albofasciatus. La descrizione dello Schouteden è breve ma chiara
e la forma dovrà chiamarsi Bequaerti.
Odynerus (Rhynchium) synagroides var. alpha (Schulth.)
Nuove località:
Kenya: Rabai, 1 3, XI-XII-1933; Kaimosi, 1 ®, IV-1922 (Van
Someren - Imp. Inst. Ent. Londra). Natal: Inanda Falls, 1 ¢, 23-III-
1913 (W. J. Hayart - Durban Mus.).
Odynerus (khynchium) synagroides var. beta (Schulth.)
Nuove località:
Natal: Malvern, 1 3, III-1916 (Barker - Durban Mus.). Zululand:
Mfongosi, 1 ¢@, III-1914 (W. E. Jones - Durban Mus.).
Odynerus (Rhynehium) synagroides
var. synagroides (Sauss.)
Lo Schouteden (Rev. Zool. Afric. VI, 2, 1919, n. 178) cita lO.
synagroides di numerose località del Congo Belga; du Buysson (in Voy.
Rothschild Eth. et Afr. Or. Angl., An. art., II, 1922, p. 976) lo segnala
a Etiopia: monte Assabot; Uganda; Entebbe; Congo Belga: Irumu,
foresta di Ituri.
Nuove località:
Uganda: Madi, 1 4, V-1927 (G. D. H. Carpenter - Imp. Inst. Ent.
Londra). S. Rhodesia: Bulawayo, 1 4, 7-II-1910 (Durban Mus.). Natal:
Durban, Stella, 1 ‘4, 3-III-1917 (Barker - Durban Mus.).
Odynerus (Rhynchium) infucatus Giord. Ska.
Nuove località:
Africa Orientale Inglese: Kilossa, 1 ®, 28-I-1923 (Coll. Bequaert).
Congo Belga: Madona, 1 ¢, XII-1907; Bunkeya, 1 ®, X-1907 (S. A.
Neave - Mus. Tervueren).
482 A. GIORDANI SOKA
Odynerus (Rhynchium) angolensis var. cogaster (Grib.)
Nuova località:
Transvaal: Johannesburg, 1 9 (Coll. Bequaert).
Odynerus (Rhynchium) radialis Sauss.
Alla bibliografia aggiungere la nota di Schouteden (Rev. Zool. Afric.,
VI, 2, 1919, p. 179) che cita 1’ O. radialis di varie località del Congo
Belga; Bunkeya, Mpika, Kwamouth, Inongo, Luluaburg e Boma.
Il tipo (Br. Mus.) è una ® di Port Natal, vi sono altri due para-
tipi della stessa località.
Tutti questi esemplari sono di colore uniformemente bruno oscuro,
con il vertice, il mesonoto e la base dei tergiti nerastra; si avvicinano
perciò moltissimo alla var. erythrinus Sauss. la quale però differirebbe
per avere « abdominis segmentorum 1.2. margine interdum flavescente ».
La varietà che, in base ad esemplari determinati dal Bequaert, avevo
chiamato radialis, potrà chiamarsi flavozonatus n. n.
Odynerus (Rhynchium) exceptus n. sp.
9. Estremamente affine all’ O. Coeni Giord. Ska., differisce dal-
l’ allotipo di tale specie (2) solo per i seguenti caratteri:
Clipeo meno convesso, un poco appiattito al centro, con il margine
apicale più strettamente emarginato; i denti apicali sono perciò più
ravvicinati e sono anche più acuti, più fortemente carenati; fra di essi
vi è una depressione abbastanza marcata. Fossetta del vertice più pro-
fonda ed un poco più netta. Torace, specialmente lo scutello, un poco
più densamente e più regolarmente punteggiato. Il propodeo ha le faccie
dorsali molto più finamente scolpite e punteggiate, la punteggiatura si
estende fino ad invadere buona parte della faccia posteriore; nel Coeni
le faccie dorsali sono fortemente rugose e le rugosità si arrestano bru-
scamente nel punto in cui la faccia dorsale passa nella faccia posteriore
(in altre parole sono arrestate dalla carena superiore).
La colorazione è assolutamente simile nelle due specie.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I + II) = mm. 14.
4 ignoto.
Sudan Anglo-Egiziano: Waru, Prov. Equatoria, 1 ®, 29-VII-1937
(G. Myers - coll. Bequaert).
ODYNERUS ETIOPICI 483
Odynerus (Rhynchium) Lesnei Giord. Ska.
Nuova località:
S. Rhodesia: Hillside, 19, 1-XII-1922 (Swinburne - coll. Stevenson).
Odynerus (Rhynchium) iactans Giord. Ska.
Fra i paratipi dell'O. Sheffieldi M. W. appartiene a questa specie
I esemplare di Port. East. Afr., Valley of Kola Riv. 1500-2000 feet, 6-
IV-1913 (S. A. Neave).
Al Museo Britannico vi sono altri individui di iactans: Mozambico:
Unkwabe, 1 ®, 3-VIII-1918 (G. D. H. Carpenter); Zambesi: Caia, 1 ®,
22-11-1911, 2 4 8, 2-IV-1911 e 4-VII-1910 (H. Swale). :
Odynerus (Rhynchium) stiraspis Cam.
Odynerus versicolor Schulthess auct. nec Kirby.
L’ olotipo del versicolor (Kirby), 1 9 di Homhil, East Sokotra, 1500
piedi 21-I-1899, da me studiato al Museo Britannico, è ben distinto dallo
stiraspis Cam. ed affine invece all’ O. marginellus (F.).
Dell’ O. stiraspis non ho potuto vedere il tipo, ma dalla breve descri-
zione che di questo aveva preso lo Schulthess (manoscritto) appare evi-
dente che la mia interpretazione di questa specie è esatta. Nella tratta-
zione dello stiraspis (versicolor) ho espresso la mia convinzione che
I esemplare considerato nel Museo Britannico olotipo della specie non
fosse in realtà tale e neppure conspecifico con il vero tipo.
L’ esame dell’ individuo in questione mi dimostrò infatti che non
poteva essere il tipo perchè, oltre a non corrispondere alla descrizione,
proviene da Middleb. Town, XII-1905. L’ O. stiraspis è stato descritto
solo di « Meru low land, Ngare na Nyuki, Gennaio ».
La sinonimia versicolor = stiraspis era stata proposta dallo Schul-
thess, che però non aveva visto il tipo del versicolor, e successivamente
accettata dagli altri autori.
Odynerus (Rhynchium) stiraspis var. Wellmani (M. V.)
Il paratipo di Lualaba Riv. 12-V-1907 non è conspecifico con 1’ olo-
tipo, 1 9 d’ Angola, 1908 (C. Wellman); disgraziatamente la mia
interpretazione della specie era basata su questo esemplare, che mi era
stato comunicato dal Museo Britannico.
484 A. GIORDANI SOIKA
In base allo studio dell’ olotipo ho concluso che si tratta realmente
di una varietà dell O. stiraspis, come era gia stato stabilito dallo
Schulthess (1).
Per lO. Wellmani Giord. Ska. nec M. W. propongo il nome
wellmanoides n. n.
Odynerus (Rhynchium) Elleri Giord. Ska.
4 (non ancora descritto). Capo, visto di fronte, un poco più largo
che lungo. Tempie sviluppatissime, ancora più rigonfie che nell’ oppu-
gnator Giord. Ska. Clipeo molto! viii largo che lungo, subdepresso al
centro ed ispessito al margine anteriore, specialmente nel mezzo; la
parte libera è più corta della parte interoculare e |’ apice è largamente
e poco profondamente emarginato, con denti laterali piuttosto acuti.
Inserzioni delle antenne circa del doppio più distanti fra di loro che
dagli occhi. Terzo articolo delle antenne almeno del triplo più lungo che
largo all’ apice, tutti i successivi sono più lunghi che larghi; l’ ultimo
manca nell’ unico esemplare esaminato. Scultura circa come nella ®.
Clipeo, gran parte delle mandibole e faccia inferiore dello scapo gialli.
Ali con una macchia nerastra sulla cellula radiale. Il resto come nella 2.
Lunghezza: Capo + tor. + terg. (I-II) = mm. 15.
Transvaal: Shilouwane, 1 4 (Junod).
Le caratteristiche del 4 pongono la specie accanto all’ oppugnator
Giord. Ska.
Odynerus (Rhynchium) mutabilis Sauss.
Le descrizioni che pubblicai di questa specie erano basate su due
esemplari determinati dal Meade Waldo e pubblicati dallo Scott.
L’ olotipo della specie, che studiai al Natur Museum di Sencken-
berg, è un & etichettato: « Abyssinia, Kiiste, Riippel»; è specifica-
mente ben distinto dagli esemplari da me descritti 1 quali appartengono
perciò ad una nuova specie.
Per |’ O. mutabilis Giord. Ska. 1937 nec Sauss. propongo il
nome scottianus n. n. in onore del chiaro entomologo Dr. H. Scott.
ERRATUM
Parte II, p. 316, riga 30, anziché 13 si legga 14.
(1) Societas Ent., XXIX, 1914, p. 57.
485
Dott. D. GuUIGLIA
APPUNTI INTORNO
ALL’ AMMOPHILA (PSAMMOPHILA) CONFALONIERII GuicLia
(Hymen. Sphecidae)
Fra il prezioso materiale catturato in Libia dal Cav. G. Kriiger, il
benemerito e tanto compianto entomologo del Museo Libico (Tripoli), le
cui raccolte hanno così largamente contribuito alla conoscenza della fauna
entomologica dei nostri territori dell’ Africa settentrionale, ho avuto la
fortuna di trovare la femmina finora inedita dell’ A. (Psammophila) Con-
falonierii Guiglia, caratteristica specie il cui maschio fu catturato dal
Sig. Carlo Confalonieri ad Es-Sahabi (Cirenaica) durante la spedizione
all’ Oasi di Cufra (1931).
Ammophila (Psammophila) Confalonierii Guiglia
9. Capo (Fig. 4), eccettuato il clipeo, opaco con un reticolo fonda-
mentale a maglie diversamente conformate, isodiametriche o subquadran-
golari a seconda delle zone, a cui si sovrappongono pochissimi punti
sparsi debolmente impressi. Il clipeo è sublucido con reticolo fondamen-
tale a maglie isodiametriche più fino e più regolare di quello delle altre
parti del capo; i punti ad esso sovrapposti, di dimensioni diverse e piut-
tosto profondamente impressi, sono in particolar modo addensati sulla
metà posteriore. Il margine anteriore è subsinuoso con un’ ampia spor-
genza mediana angolosa. Le orbite sono parallele, la loro distanza sul
vertice è uguale presso a poco al I+ II + III + 1/, IV articolo del
funicolo delle antenne. La distanza degli ocelli posteriori al margine
interno delle orbite è maggiore di */, circa della distanza fra i due ocelli
posteriori stessi. Il solco mediano che dall’ ocello anteriore giunge fino
all’ inserzione delle antenne è, come nel 4, sensibilmente marcato. Il II
articolo del funicolo delle antenne è il doppio circa del III. La pube-
scenza è bianco-argentea addensata sulla metà anteriore lungo il mar-
gine interno delle orbite, lateralmente all’ inserzione delle antenne; a
peli brevi diretti anteriormente si sovrappongono peli più lunghi, più
fini, suberetti; sul clipeo e sul vertice si notano inoltre sparsi qua e là
lunghi e robusti peli neri.
486 D. GUIGLIA
Torace (Fig. 1). - Il pronoto è lucido, sulla porzione dorsale si osser-
vano pochissimi punti sparsi assai piccoli e molto debolmente impressi;
le parti laterali sono striate, le strie, piuttosto fini sulla porzione ante-
riore, vanno leggermente ingrossandosi verso quella posteriore.
Il mesonoto è sublucido con la metà anteriore profondamente sol-
cata nel mezzo e provvista di un fine reticolo fondamentale più o meno
regolare e continuo a cui si sovrappongono punti sparsi di dimensioni
diverse. Verso la metà posteriore la superficie diventa lucida con scul-
tura nulla o quasi; sulla porzione mediana presso il margine posteriore
si osservano lievissime rughe longitudinali.
Lo scutello è convesso, lucido con pochi punti sparsi sulla metà
anteriore e con rughe longitudinali bene marcate su quella posteriore.
Il postscutello è sensibilmente convesso, lucido con appena qualche lie-
vissimo punto sulla porzione mediana. L’ area dorsale del segmento
mediano è lucida molto finamente e regolarmente rugosa in senso tra-
sversale. Mesopleure, mesosterno, metapleure, metasterno e lati del
segmento mediano opachi e fittamente rugosi. Su tutto il torace la pube-
scenza è argentea lunga, fina e particolarmente addensata sulle por-
zioni laterali del segmento mediano; sul pronoto e mesonoto ai peli
bianchi sono mischiati alcuni robusti peli neri.
Il peziolo è lungo presso a poco come i */, del metatarso posteriore.
Sulla superficie dei tergiti si osserva una brevissima e finissima pube-
scenza argentea particolarmente bene visibile sui tergiti IV e V.
Zampe. - L’ asimmetria degli articoli dei tarsi anteriori è abbastanza
pronunziata e il pettine è costituito da lunghe e robuste! setole nere
(Fig. 3).
Le ali anteriori e posteriori sono ialine, quelle anteriori presen-
tano, come nel 4, una fascia scura che dal margine anteriore dell’ ala
in corrispondenza dell’ apice della cellula radiale prosegue sfumando
verso quello posteriore senza toccare il margine delle cellule. La 2° e
la 3° nervatura trasverso-cubitale s’ incontrano sulla radiale (Fig. 2). Le
nervature e lo stigma sono giallo-testacei.
Colorazione nera, sono rosso-ferruginei, più o meno macchiati di
nero, il I, II e III segmento addominale, le ginocchia, ie tibie e i tarsi
del I paio di zampe, una macchia sul primo terzo basale delle tibie medie
(nel paratipo queste sono estesamente ferruginee). Sono testacee le
tegule e una macchia sulla faccia inferiore della metà distale dello scapo.
AMMOPHILA CONFALONIERII 487
Lungh. 12 mm.
U. el Had, Hon (Sirtica occ.), 2 2 1 4, leg. G. Kriiger; allotipo
nel Museo Libico, paratipo nel Museo di Genova.
Il 4 presenta rispetto all’ esemplare tipico qualche leggera diffe-
renza cromatica, complessivamente il colore ferrugineo è meno esteso.
I femori del I paio sono neri sulla faccia superiore, quelli del II sono
macchiati di ferrugineo solamente verso la porzione apicale della faccia
Fig. I — A. (Psammophila) Confalonierii Guiglia, Q- 1. Torace. - 2. Ala ante-
riore. - 3. Tarso anteriore. - 4. Capo.
inferiore, le tibie e i tarsi del II paio sono, specialmente sulla faccia
superiore, sensibilmente anneriti, le zampe III, nere, presentano il fer-
rugineo all’ apice dei femori e alla base delle tibie ridotto a due leggere
macchie. Il peziolo è intieramente nero. L’infoscamento apicale delle
ali anteriori è un poco più intenso. La 2? e la 3* nervatura trasverso-
cubitale sono sensibilmente scostate sulla radiale.
488 D. GUIGLIA
Nella descrizione del & (1. c., pag. 471) ho già messo in evidenza
le affinità e le differenze del 3 di A. (Psammophila) alpina Kohl con
quello della Confalonierii; i caratteri differenziali fra le femmine di
queste due specie, simili come aspetto generale, sono pure bene mar-
cati, mi limiterò ad accennare ai più evidenti. Nell’ alpina il capo pre-
senta la pubescenza nera e la punteggiatura sovrapposta al reticolo fon-
damentale notevolmente più densa e regolarmente distribuita. Le antenne
sono nell’ insieme più brevi e più tozze, il II articolo del funicolo è di
1
/s circa più lungo del III. L’ area dorsale del segmento mediano è opaca
con un ben visibile reticolo fondamentale a cui si sovrappongono rughe
assai meno regolarmente distribuite rispetto a. quelle delia Confalonierii
e in generale addensate specialmente sulla metà anteriore. Il peziolo è
più breve, la sua lunghezza raggiunge appena quella del II articolo dei
tarsi posteriori. L’ asimmetria dei tarsi anteriori è nulla o quasi e il pet-
tine è a spine assai brevi; tutte le zampe sono nere. L’ infoscamento al-
l apice delle ali anteriori è lievissimo e la 2° e 3* nervatura trasverso-
cubitale sono notevolmente scostate sulla radiale.
Per quanto riguarda l’ A. (Psammophila) dispar Taschenberg a cui
Schulthess (in litteris) aveva a suo tempo riavvicinato l’ esemplare
maschio della Confalonierii, sono sufficienti i caratteri differenziali già
da me citati per questo sesso (l. c., pag. 472), particolarmente la spicca-
tissima differenza nella conformazione del clipeo, per distinguere con
grande facilità le due specie. Aggiungerò ora, almeno) da quanto mi
risulta dalla descrizione originale (*), che la 9 della Confalonierii si
differenzia dalla dispar, oltre che per la sua minore statura, per la scul-
tura del mesonoto (mesonotum dense et crasse punctatum dice difatti la
diagnosi del Taschenberg) e la striatura fittissima e regolare dell’ area
dorsale del segmento mediano che, da quanto mi risulta dalle descrizioni
degli A.A., non appare essere nella dispar così caratteristicamente con-
formata; il capo non dovrebbe presentare inoltre pubescenza bianca e le
zampe, come nel ¢, dovrebbero essere completamente nere.
(1) Zeitschr. f. d. g. Naturw. Halle, XXXIV, 1869. pag. 429 n.° 3, 4 o (Psam-
mophila dispar).
489
GENERI, SPECIE E FORME NUOVE DESCRITTE NEL PRESENTE VOLUME
MOLLUSCA
Gerastus Alzonai, Bacci,) a asp i. wae gO aPaps 0445
Planorbis (Tropidiscus) planorbis Parenzani Bia Die 400.
VItrina n Gtiaugzii acct’ ISPA 447
CRUSTACEA
Amphipoda
MecxaiSchell'enberSARRUtto SPORE RO Da 59
INSECTA
Coleoptera
CARABIDAE
VADACCHISREANTPHINOTAKASTFANCONNMSPo ee ee ae) en base 4411
AIDGGCTUS ICAL MStraneg, ss (SPs Nese iets) ee ee ee ee ASO
Albaceius, suincensis) straneo, ms Sp) = F450.) 3). 442
ALCEADS PTS, SHEED, WE S56 6) 6 oF oo ao DAB
ADCCEHISIA PIUITCHIDASISASTTATE ONT Se > 5 6 6 oc 6 oo > Cts
Andrewesinulus Straneo, n. subgen. di Caelostomus . . . > 23
GGCIOSTOTISRATDCTLISASTRANE ON ASP yes ane nee >. 73
Caelostomus andamanensis Straneo, n. sp. . . . . . >» 75
@aclostomus Andrewest Straneo, in. isp. = 2) = 5 3 > 44
Caelostomus birmanicus Straneo, n. sp... :- . - . » 74
Codesioins Cagii STEREO RS ee aa SRO 66
Caelostomus ceylanensis Straneo, n. sp... . . . . » 28
Caelostomus convexidorsis Straneo, n. sp. . . . . . > 43
Caelostomus Coomani Straneo, n. sp. See AME MERA REN Eee 0) 78
CHACSOTTS GOnGEelisS SieNCOs tl Se 5 6 6 4 6 5 >)
Caelostomus crenulipennis Straneo n. sp. . . . . +. » 92
Caelostomus cribriventris Straneo, n. sp.. . . . +. +. » 72
490
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Caelostomus
Re
De-Beauxi Straneo, n. sp.
De-Beauxi var. nanus Straneo, n. var.
Drescheri Straneo, n. sp.
elegans Straneo, n. sp. .
elongatulus Straneo, n. sp. . ;
elongatulus var. longiusculus Straneo, n. var.
enganensis Straneo, n. sp.
Feai Straneo, n. sp. . SAVA ARE
filicornis ssp. brunneus Straneo, n. ssp. .
filicornis ssp. simillimus Straneo, n. ssp.
latemarginatus Straneo, n. sp.
latithorax Straneo, n. sp.
longinquus Straneo, n. sp.
Loriai Straneo, n. sp.
Louwerensi Straneo, n. sp. .
malayanus Straneo, n. sp.
Mariae Straneo, n. sp. .
minor ssp. insulicola Straneo, n. ssp.
Modiglianii Straneo, n. sp.
nigerrimus Straneo, n. sp.
nitidus Straneo, n. sp.
Novae-Guineae Straneo, n. sp. .
Oberthiiri Straneo, n. sp.
obscuripes Straneo, n. sp.
obtusus Straneo, n. sp. .
ovalipennis Straneo, n. sp. .
parallelipennis Straneo, n. sp.
parallelopipedus Straneo, n. sp. .
peninsularis Straneo, n. sp. .
perakianus Straneo, n. sp.
philippinicus Straneo, n. sp. .
propinquus Straneo, n. sp. .
punctatissimus Straneo, n. sp.
pusillus Straneo, n. sp. .
sarawakianus Straneo, n. sp.
siamensis Straneo, n. Sp.
singaporensis Straneo, n. Sp.
93
94
58
51
86
87
32
95
27
27
70
77
83
76
50
38
60
90
46
53
82
48
31
61
84
39
45
91
34
40
49
47
41
36
42
69
85
491
Caelostomus stricticollis Straneo, n. sp. . . ... . . Pag. 80
Caelostomus subiridescens Straneo, n. sp. . . . . . » 68
Gaclostomusmsnbovatuss Straueos Ne) Spa) ss le) en 87
Caelostomus sulcatissimus Straneo, n. sp... . . . . » 57
Caelostomus sumatrensis ssp. planivennis Straneo, n. ssp. . » 95
NICO TOBECAASTTANCONENE SPANO N ee. ean IO
Oxyglychus Straneo, n. gen... MERITA 12
Rubicaelus Straneo, n. subgen. di Cuelostoniis RE oR eioaee | 25
STAPHYLINIDAE
WICIMITO ELESSE BE TANTINO CNN A A TN ean >a. 1/23
lcmiutociesistGridelli8Bernha ter eu Spa 126
Termitoscapha Bernhauer, n. gen. RR I i
Termitoscapha Gestroi Bernhauer, n. sp.. . . . . . » 123
TENEBRIONIDAE
Gryptochiles PatriziwGridelli, m.spe) > 4) 4 ee > 460
Diodontesseatrizin Gridelli; ns Sp re =- sc eS ee ee 466
CHRYSOMELIDAE
Daci ispagaci can Wie i Boo 5 6 (Sooo o a on ox ally
Hymenoptera
VESPIDAE
Leptomenes (Eumenidiopsis) exiguus (Sauss.) Giord. Ska, n. sp. » 354
Odynerus (Rhynchium) exceptus Giord. Ska, n. sp. . . . » 482
Odynerus (Rhynchium) Guerinii var. rufoflavus Giord. Ska,
MIAVAT.) 555. 5 ey eis Nene ox0)
Odynerus (Rignchiam) oli Giord. Ska, DSP i. SATA
Odynerus (Rhynchium) geometricus var. Steinkopfi Giord. Ska,
Hb VAI o 9 c . > 476
Odynerus (Rhys) pees Soi Ska, LSD SANS RESTI
Odynerus (Rhynchium) lamellipes Giord. Ska, n. sp.. . . » 476
| Odynerus (Rhynchium) lamellives var. lateraloides Giord. Ska, —
Ee VAT IA . Pag. 479 |
Odynerus (Rigen) radiatis var. Wiavoconaeren Giord. ‘Ska PARATI |
is VALUE i 3 >40F482]
Odynerus Giri) scottianus Col ga, n. nom. ete mu- i
tabilis ‘Giord. SkaiechSauss:)) = (J) 50 eee Oe
a, i) Odynerus (Rhynchium) wellmanoides Giord. Ska, n. nom.
Be: (= Wellmani Giord. Ska nec M. W.). . . . » 484
i Odynerus (Stenodyneroides) flavofasciatellus Giord. Ska, n. sp. » 472
a Pareumenes (Nortonia) Mochii Giord. Ska, n. sp... . . > 113
nf Sienodyneroides Giord. Ska, n. subgen. di Odynerus. . . >» 471
Noi Orthoptera
2 : ACRIDIDAE
108
pc ‘Arcypiera AlzonaCaprastm. sp: = =r SM AMERICA
e
bi:
lg
| CENNI NECROLOGICI
1938-39
ASOT
CETTE TI
e sani ee eee
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(1)
EINIRICIO PES tA
Il 30 settembre 1939 spirò nella sua villa di Moncalieri il Gr. Uff.
Dott. Enrico Festa, distinto ornitologo e mammalogo, naturalista e museo-
logo per vocazione, notissimo esploratore e raccoglitore. Era nato a
Moncalieri i’ 11 agosto 1868.
Laureatosi nel 1891 a Torino in Scienze Naturali, rimase fedele per
la vita a quel R. Museo Zoologico, che molto gli deve dei suoi tesori
scientifici. Riportò infatti ricca messe di materiale! dai suoi viaggi in
Tunisia, nel Basso Egitto, in Siria e nel Libano, nel Darien e nel-
! Ecuador, nell’ isola di Rodi ed in Cirenaica. Tra le sue molte e frut-
tuose escursioni zoologiche in Italia vanno particolarmente ricordate
quelle nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Abruzzo ed in Sardegna.
Numerose specie e sottospecie da lui raccolte risultarono nuove per
la Scienza. Egli stesso descrisse parecchi Mammiferi ed Uccelli; molte
nuove forme di Uccelli, Rettili, Anfibi, Pesci, Aracnidi, Insetti, Crostacei,
Molluschi e Vermi, da lui raccolte, gli furono dedicate da altri autori.
Grande cacciatore e protezionista convinto, fu per molti anni mem-
Bro esecutivo della Commissione Reale per il Parco del Gran Paradiso
e sempre si adoperò con tutte le sue forze, sacrificando mezzi propri,
per la protezione dell’ Avifauna italiana.
Gran signore e gentiluomo perfetto, sempre rispettoso dell’ altrui
pensiero e sapere come del proprio, sempre generoso ed affabile senza
debolezze, egli doveva fortemente avvincere a sè chiunque entrasse in
relazione con lui; chi scrive lo aveva amico da oltre 20 anni, lo ebbe
collaboratore nello studio della Mammalofauna Italiana e collaborò con
lui in quello della Libica, specialmente per il ricco materiale da lui
accumulato nella villa di Moncalieri.
Col nostro Museo il Dott. Festa ebbe frequenti rapporti di studio
e ad esso fece anche dono di materiale scientifico particolarmente inte-
ressante. Egli lascia alla Scienza 60 pubblicazioni di sicuro valore.
HERMANN HELBING
A 58 anni è scomparso dalla vita il Dott. Hermann Helbing, paleon-
tologo di grande valore, esempio preclaro di quanto un uomo pieno di
(2)
talento e di buona volontà possa produrre nella Scienza, anche se questa
non forma la sua unica occupazione. Il Dott. Helbing nato a Basilea nel
marzo del 1880, era infatti insegnante in una scuola secondaria della sua
città natale, ma tutte le sue ore di libertà le viveva nella Sezione Osteo-
logica-Paleontologica del Museo di Storia Naturale, ove, sotto la sapiente
guida del Prof. H. G. Stehlin, divenne presto non soltanto un tecnico
perfetto nel montaggio degli scheletri, nella ricomposizione di scheletri
o pezzi fossili, nella registrazione del materiale, nell’ ordinamento delle
collezioni, ma anche un ricercatore ed indagatore coscenzioso e sicuro, .
che in 25 anni d’ indefessa attività ha grandemente ampliata la cono-
scenza dei Carnivori estinti ed ha inoltre potuto dimostrare che nel Plio-
cene inferiore dell’ Europa Meridionale vivevano degli Sdentati e pre-
cisamente degli Oritteropi.
Egli lascia quasi 50 pubblicazioni vaste, profonde ed ottimamente
illustrate, molte delle quali volle inviare in omaggio al nostro Museo.
WALTER HORN
Il 10 luglio 1938 si spense a Berlino il Dott. Walter Horn, ento-
mologo di fama mondiale, Direttore dell’ Istituto Entomologico di
Berlino-Dahlem, del quale egli, museologo di grande valore, aveva fatto
un centro modello per gli studi di Entomologia Generale, Sistematica ed
Applicata. Si occupò della storia dell’ Entomologia e pubblicò I’ « Index
Litteraturae Entomologicae >, ma dove la sua produzione scientifica
giganteggia è nello studio dei Cicindelidi, sui quali pubblicò 284 lavori.
Legato da cordiale amicizia col compianto Prof. Gestro ed ammiratore
del nostro Museo, ne studiò parte delle Cicindele e sempre fu in attivi,
proficui rapporti con esso.
HEINRICH KARNY
Il 7 agosto 1938 cessò repentinamente di vivere a Kroisbach presso
Graz il Prof. Dott. Heinrich Karny, Docente d’ Entomologia nell’ Uni-
versità di Vienna, uomo di profonda cultura scientifica, specializzato
(3)
nello studio degli Ortotteri Grillacridi. Per missioni affidategli visse
alcuni anni a Buitenzorg, Giava. Ogni volta che passava per Genova mai
mancava di trattenersi in cordiale visita al nostro Museo e di interes-
sarsi alle raccolte formanti |’ oggetto dei suoi studi prediletti. Nel 1926
vi si fermò per circa un mese e compiè ampi studi sui Grillacridi ivi
radunati, che pubblicò poi nel Vol. VII delle Memorie della Società
Entomologica Italiana, 1928.
Nel Museo Genovese tutti serbano di lui un affettuoso ricordo.
VALK LUKASSEN
Nell’ ottobre del 1939 una brevissima malattia rapì alla famiglia ed
alla Scienza il Sig. Valk Lukassen nella sua dimora di Molenblick a
Vordem in Olanda.
Da vari anni egli era nostro assiduo corrispondente, collaboratore
e revisore dei Coleotteri del genere Lomaptera, ond’ è che la sua dipar-
tita rappresenta per noi la dolorosa perdita d’ un collega e d’ un membro
molto apprezzato della grande famiglia degli Entomologi.
LONGINO NAVAS
Il 31 dicembre 1938 morì a Gerona in Ispagna, in seguito a malattia,
il Rev. P. Longino Navas S. J., nato a Cabacés (Tarragona) il 7 marzo
1858. Insegnante di Filosofia e Belle Lettere, incominciò ad occuparsi di
Scienze Naturali nel 1893, dedicandosi dapprima alla Geologia, quindi
alla Botanica, nella quale si specializzò nello studio dei Licheni, ed infine
all’ Entomologia, nella quale acquistò ben presto erudizione vastissima,
specializzandosi poi nello studio dei Neurotteri e di Insetti affini. Lascia
ben oltre 500 pubblicazioni su tale argomento, nelle quali descrisse un
grandissimo numero di specie nuove e si occupò delle più svariate Faune.
La sua Collezione, ricca di circa 50.000 Neurotteri, è ora depositata nel
Museo di Barcellona.
Era fondatore della « Sociedad Entomologica de Espana » e membro
della « Pontificia Accademia delle Scienze: I nuovi Lincei ».
Egli fece ripetutamente lunghe e cordiali visite al nostro Museo e
(4)
ne studiò a varie riprese i Neurotteri, pubblicando poi parte dei risul-
tati delle sue ricerche nei nostri Annali.
JEAN ROUX
Il 1° dicembre 1938 si addormentò, dopo pochi giorni di malattia,
all’ età di 63 anni, il Dott. Jean Roux, di Ginevra, che dal 1902 prestava
servizio nel Museo di Storia Naturale di Basilea.
In seguito a grave malattia si era ritirato nel 1938 dal suo
ufficio di Conservatore dell’ intero Museo, ma quando si sentì comple-
tamente ristabilito, tornò al suo posto di lavoro in qualità di Direttore
della Sezione Zoologica.
Perchè il Roux non era soltanto naturalista ed uomo di Scienza nel
senso più ampio della parola, non era soltanto un bravo carcinologo ed
un eccellente erpetologo, ma era anzitutto il vero tipo del museologo,
ordinato, metodico, instancabile, previdente e prudente, ma sempre
pronto a rifarsi da capo in ogni lavoro, per quanto lungo e faticoso,
appena potevano ragionevolmente sperarsi risultati migliori. Le sue
vaste relazioni personali valsero molto ad arricchire le collezioni del
Museo di Basilea, ed era per lui una vera gioia di « vederle rinnovarsi
e completarsi sempre più ». Numerosi furono i suoi contatti col nostro
Museo; lo scrivente godeva della sua cordiale e fattiva amicizia da oltre
30 anni e spesso ebbe a goderne la signorile ospitalità nel Museo Basi-
leese. Nell’ aprile del 1939 egli si trattenne per vario tempo a Nervi e
volle poi compiacersi anche per iscritto dei progressi compiuti dal nostro
Museo e del «bello e riuscitissimo Giardino Zoologico, ricco di prege-
voli specie, che altrove raramente si vedono ».
Il Dott. Roux lascia una produzione scientifica che deve dirsi pode-
rosa, se si considera la massa di lavoro tecnico ed amministrativo da
lui compiuta.
Alle famiglie degli Estinti, alle Società scientifiche o agli Istituti
ai quali Essi appartenevano, il Direttore sottoscritto ha espresso le condo-
glianze e la simpatia del nostro Istituto.
Dal Musco Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria» - seitembre 1940-XVIII.
O. pe BEAUX
A.
A
INADA x
. De Beaux — Relazione sull’ attivita del Museo Civico di
Storia Naturale «G. Doria» durante l anno 1937 .
. DE Beaux — Relazione sull’ attività del Museo Civico di
Storia Naturale « G. Doria» durante il biennio 1938-39
. BaccI — Molluschi dell’ Etiopia raccolti dal Dr. A. Chiauzzi
(20-V-1940)
. Bacci — Molluschi fossili dell’ antico fondo del L. Zuai (20-
V-1940) .
. BERNHAUER — Zwei neue termithophile Gattungen der Tri-
bus Hygronomini: Subtribus Corotocae. (47. Beitrag zur
afrikanischen Staphylinidenfauna). (14-XII-1938) .
. BRIAN — Res Ligusticae LXIV. Le Grotte di Toirano (Li-
guria) (9-III-1940)
. CAPRA — Una nuova Arcyptera delle Alpi Occidentali e
sulla Ramburiella turcomana (F.-W.). (Orth. Acrid.). (15-
XI-1938) .
. Capra — Nota sinonimica: Cantharocnemis (Cantharocte-
nus) antennatus Franz 1938 = C. Mainardii Capra 1939.
(Coleopt. Ceramb. Prioninae). (20-V-1940) .
. CuroponTIs — La flora vascolare dei Monti Simbruini nel
Subappennino Laziale. (Herbarium Camillae Doriae III).
(29-IV-1939) .
GIORDANI SorkA — Le specie del sottogenere Nortonia Sauss.
(Hym. Vespidae). (15-XI-1938) .
. GIORDANI SorkaA — Risultati di raccolte imenotterologiche
in Africa Orient. del Dr. P. Magretti (1883). (15-VII-1939)
Pag.
T-XXIV
XXV-LXIII
>
>»
>
>»
>
. 445-450
454-458
119-126
379-437
104-110
451-453
181-353
111-116
354-362
La data che segue i titoli è quella di pubblicazione dell’ estratto delle memorie.
Alla data di pubblicazione degli estratti se ne invia copia a:
Reale Accademia d’Italia, Roma.
Reale Società Geografica Italiana, Roma.
Consiglio Nazionaie delle Ricerche, Roma.
R. Friedlander & Sohn, Buchhandlung, 11 Karlstr., Berlin N. W. 7.
The Editor cf Zoological Record c/o Zoological Society, London, N.
W. 8.
R. B. Janson & Son, Booksellers, 44 Great Russel Street, London, W. C. 1.
. GIORDANI SOIKA — Monografia degli Odynerus etiopici. Sup-
plemento primo. (Hymen. Vespidae). (15-VII-1940)
. GRIDELLI — Spedizione Zoologica del Marchese Saverio Pa-
trizi nel Basso Giuba e nell’ Oltre Giuba. Giugno-Agosto
1934-XII. Coleotteri dell’Africa Orientale Italiana. 12° Con-
tributo. Nuove specie di Tenebrionidi. (17-VI-1940)
. GuiGLIA — Appunti intorno al Chalinus Braunsi Enslin.
(Hymen. Phytophaga). (11-III-1938)
. GUIGLIA — Appunti intorno all’Ammophila (Psammophila)
Confalonieri Guiglia (Hymen. Sphecidae). (31-VII-1940) .
. RurFo — Studi sui Crostacei Anfipodi. VIII. Gli Anfipodi
marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
a) Gli Anfipodi del Mediterraneo. (14-XII-1938)
. RurFo — Studi sui Crostacei Anfipodi. IX. Gli Anfipodi
marini del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
b) Gli Anfipodi del Mar Rosso. (14-XII-1938) .
. L. STRANEO — Studi sulle specie orientali del genere Cae-
lostomus Macl. (Coleopt. Carabid.). (20-X-1938)
. L. STRANEO — Un nuovo Morionino (Coleopt. Carabid.).
(20-X-1938)
. L. STRANEO - Nuovi Abacetus dell’ Africa Occidentale rac-
colti da L. Fea (Coleopt. Carabid.). (20-V-1940) .
. TroTtTI — Contributo alla conoscenza del genere Notacan-
thus ed in particolare della specie bonapartei Risso. (15-
VII-1939) .
. UHMANN — Afrikanische Hispiden aus dem Museo zu Ge-
nua. 78 Beitrag zur Kenntnis der Hispinen (Col. Chrys.).
(7-XII-1938) . MB Sy iweb
Elenco dei generi, specie e forme nuove descritte nel pre-
sente volume
si
O. DE Beaux — Cenni necrologici .
Pag.
>
%
%
%
152-180
5-100
101-108
438-444
Mine >
363-378
117-118
489-492
PROF. OSCAR DE BEAUX - DIRETTORE RESPONSABILE
PRINTED IN ITALY
| ANNALI DEL MUSEO CIVICO.
DI
I
PsTORIA NATURALE
GIACOMO DORIA
| PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX
f
ba. REDAZIONE PROF. O. DE BEAUX
VOLUME LXI
GENOVA
FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. P. A.
i 1943 - XXI
Lo = ps if
PERI > - e Pet
PERSONALE SCIENTIFICO "SB
DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE “G. DORIA x x
1° GENNAIO 1943-XXI
PERSONALE EFFETTIVO
Prof. Dott. Comm. OSCAR DE BEAUX - Direttore del Museo e degli «Annali»
- Sezione dei Mammiferi e degli Uccelli.
Prof. Dott. LUIGI MASI - I Conservatore - Sezione degli Invertebrati e Sezione
degli Insetti (partim). pù
Dott. FELICE CAPRA - II Conservatore - Sezione dei Rettili e degli Anfibi.
Sezione degli Insetti. Redazione degli « Annali» (Assente per richiamo
alle armi). =
Dott.ssa DELFA GUIGLIA - Assistente - Sezione dei Pesci. Sezione degli
Insetti (partim) - Biblioteca.
CONSERVATORI ONORARI
T. Col. Prof. Dott. Cav. ALBERTO PELLOUX - Conservatore Onorario a vita
(dal 1925). Sezione di Mineralogia.
March. Dott. FABIO INVREA - Conservatore Onorario a vita (dal 1925). Sezione
degli Insetti.
Col. med. Dott. ALFREDO ANDREINI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti.
Avv. Proc. Dott. EMILIO BERIO - (Dal 1935). Sezione degli Insetti.
Rag. CESARE MANCINI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti.
Sig. CARLO MENOZZI - (Dal 1935). Sezione degli Insetti. — -
Prof. Ing. STEFANO LODOVICO STRANEO - (Dal 1939). Sezione degli Insetti.
Dott. GUIDO BACCI - (Dal 1942). Sezione degli Invertebrati: Molluschi.
Sig. REMIGIO CUCINI - (Dal 1942). Sezione di Botanica.
AVVERTENZA
La corrispondenza d’ufficio, le richieste di scambi e prestiti, i manoscritti
e le bozze di stampa vanno indirizzate impersonalmente al Direttore.
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ANNALI DEL MUSEO CIVICO
DI
STORIA NATURALE
GIACOMO DORIA
VOLUME LXI
| ANNALI DEL MUSEO CIVICO
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BTORTA NATURALE
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GIACOMO DORIA
= PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O. DE BEAUX
REDAZIONE PROF. O. DE BEAUX
VOLUME LXI
i GENOVA
- FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. P. A.
1943 - XXI
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RELAZIONE
SULL'ATTIVITÀ DEL MUSEO
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OSCAR DE BEAUX
RELAZIONE
SULL’ ATTIVITA” DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
« G. DORIA» DURANTE IL BIENNIO 1940-41
Il presente scritto va in tipografia in un momento memorabile per
Genova e per la Patria tutta.
Alcune cose in esso enunciate sono ormai sorpassate; nuovi urgen-
tissimi compiti si sono imposti; le necessità di lunghi e pazienti
lavori di ricostituzione e di riordinamento già si profilano all’ orizzonte
di un avvenire più o meno lontano.
Di tutto ciò tratterà brevemente la Relazione 1942-43.
Oggi volgiamo uno sguardo al passato prossimo come esso real-
mente fu, in continuazione della storia sempre onorevole del nostro Isti-
tuto, coll’ augurio, condiviso da tutti i naturalisti italiani ed esteri, da
tutti gli appassionati e gli amatori delle discipline naturalistiche, che il
nostro grande e glorioso Museo viva e torni a fiorire vigoroso e gagliardo
come nel passato.
Frequenza del pubblico e degli studiosi.
Nel periodo 1° sennaio - 16 giugno 1940 le collezioni pubbliche del
Museo furono frequentate da 19.128 persone, cioè da 17.659 nei giorni
di entrata libera e da 1-469 a pagamento. La massima frequenza gra-
tuita si ebbe la domenica 10 marzo con 814 visitatori, la massima a paga-
mento cadde sul giovedì 2 maggio con 184 entrate. In questo breve
periodo 27 scuole inviarono i loro alunni, guidati dai rispettivi inse-
gnanti, ad istruirsi nelle nostre raccolte d’ ostensione, anzi alcune di esse,
come la «Scuola Elementare Principe di Piemonte» e 1’ Orfanotrofio
GE)
Il O. bE BEAUX
San Giovanni Battista ve li mandarono a più riprese. I Gruppi Rionali
Fascisti « E. Toti» e «A. Cantore», la « Sottosezione di Genova-San
Fruttuoso dell’ Istituto Nazionale di Cultura Fascista », guidata da P. M.
Virgilio, le allieve del «Corso Infermiere professionali dell’ Ospedale
di Genova-San Martino », condotte dalla Direttrice e dai Professori
Pulcher, Direttore Generale degli Ospedali e C. Guidetti, Primario nella
Clinica per le malattie tropicali e subtropicali, fecero pure accurate
visite di studio alle nostre collezioni.
Nel biennio in parola si registrarono infine 193 frequenze di stu-
denti universitari, allievi del Prof. De Beaux, per preparazione agli
esami di Zoologia sistematica, e furono ammessi 36 visitatori di passag-
gio con permesso speciale.
Il Direttore ha ricevuto 900 persone, che hanno conferito con lui per
ragioni d’ ufficio e di studio, e 302 ne ricevettero complessivamente i
Conservateri per questioni di loro particolare competenza. Mentoviamo:
il Cons. Naz. Gr. Uff. Dr. E. Risso, Presidente della Commissione Con-
sultiva e di Vigilanza del Museo; il Dott. Cav. Uff. A. Anselmi, Ispettore
degli Uffici Amministrativi del Municipio di Genova; il Dott. Cav. Uff.
L. Lasagna, Capo Divisione all’ Istruzione Pubblica; il Barone Prof. A.
C. Blanc dell’ Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Sezione di Roma;
il Prof. A. Bruno, Ispettore Centrale al Ministero dell’ Educazione Na-
zionale; la Dottoressa A. E. Cufodonti di Genova; il Prof. G. B. Dal
Piaz, Ordinario di Geologia alla R. Università di Torino; il Prof. Dr. V.
Giordano di Genova; 1’ Ing. L. Magistretti, Presidente del Consiglio di
Vigilanza del Museo Civico di Milano; 1’ Avv. Cav. Uff. G. Musso Pian-
telli, Podesta di Carcare; il Prof. C. Perrier, Ordinario di Mineralogia
nella R. Università di Genova; il Dott. M. Rizzoli del « Corriere Mercan-
tile » di Genova; il Conte Comm. Dott. Ascanio Sforza di Piacenza; il
Marchese Paolo Spinola di Genova; il Sig. G. Waehner e Signora di
Dresda; il Prof. C. Zaghi della Mostra Biennale d’ Oltremare di Napoli.
Tra i naturalisti che hanno frequentato le collezioni scientifiche e
la Biblioteca ricorderemo: i coniugi Dottori C. e J. Alzona Bisacchi,
malacologi di Genova; il Sig. A. Baliani, ornitologo e ricercatissimo dise-
gnatore e pittore d’ illustrazioni zoologiche; il Prof. V. Baldasseroni,
Conservatore del R. Museo Zoologico di Firenze; il Dott. Borghese, Assi-
stente alla Cattedra di Anatomia Umana alla R. Università di Pavia;
il Sig. O. Borra, assiduo raccoglitore di materiale zoologico; il Dott.
ReLAZIONE 1940-41 III
St. von Breuning, coleotterologo di Vienna; il Prof. A. Brian, del-
Il’ Istituto di Zoologia della R. Università di Genova; la Signorina G.
Chiappella, assistente volontaria al Civico Museo di Archeologia Li-
gure di Genova-Pegli; il Dott. Chiauzzi, studioso di Biologia marina e
raccoglitore di materiale zoologico, particolarmente di Molluschi; il
Sig. G. Chiozza, ornitologo di Genova-Pegli; la Sig.na B. Duval, orni-
tologa di San Remo; il Prof. Dott. B. Finzi, entomologo di Trieste; il
Dott. A. Fiori, entomologo di Bologna; il Dott. G. M. Ghidini, dell’ Isti-
tuto di Zoologia della R. Università di Roma; il Dott. A. Giordani Soika,
imenotterologo di Venezia; il Prof. A. Goidanich, Direttore dell’ Istituto
di Entomologia Agraria della R. Università di Torino; il Dott. E. Gri-
delli, Vice Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste; il
Dott. W. T. Hoffmann, Direttore dei Lingnan Natural History Survey
and Museum di Canton (Cina) e Signora; il Marchese Dott. Fabio
Invrea, entomologo genovese e Conservatore onorario a vita del Museo;
il Dott. G. Koch, della Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey
di Monaco, Baviera; il Rag. G. Mantero, entomologo, Conservatore in
pensione del Museo Genovese; il Padre Prof. V. Marcozzi, dell’ Istituto
Filosofico Aloisianum dei Padri Gesuiti di Gallarate, Milano; il Prof.
J. F. Mason della Princetown University di New Jersey. S.U.A. e
Signora; il Sig. C. Menozzi, Direttore del Laboratorio Entomologico de!
Censorzio Nazionale Produttori Zuccheri di Ferrara, Conservatore ono-
rario del Museo; il Prof. G. Montalenti, Direttore della Stazione Zoolo-
gica di Napoli; il Sig. G. B. Moro, entomologo di Genova; il Dott. C.
Nielsen, entomologo di Bologna; il Dott. E. Occhialini, del Laboratorio
Chimico della Centrale del latte di Genova; il Prof. B. Parisi, Soprin-
tendente del Museo Civico di Storia Naturale di Milano; il Dott. B.
Piccardo, mineralogo di Genova; il Dott. Fr. P. Pomini, assistente nel-
1’ Istituto di Zoologia della R. Università di Bologna; il Sig. L. Rampi,
biologo di San Remo; il Prof. E. Remotti, Ordinario di Anatomia Com-
parata nella R. Università di Genova; il Prof. M. Salfi, Ordinario di
Zoologia nella Università predetta; il Signor Camillo! Sbarbaro, liche-
nologo di Genova; il Prof. G. Scortecci, Conservatore nel Museo Civico
di Storia Naturale di Milano; il Dott. A. Sokolowsky, biologo di -Am-
burgo; il Prof. G. Stiassny del Rijksmuseum van Natuurlijke Historie
di Leida; il Prof. S. L. Straneo, Preside nella R. Scuola Professionale
Tecnica Industriale «Vittorio Bottego » di Parma, Conservatore ono-
IV i O. pe BEAUX
rario del Museo; il Dott. C. Taccani, lepidotterologo di Milano; il Rev.
Prof. F. Terrile di Genova; il Prof. M. Tirelli, zoologo presso 1’ Istituto
di Zoologia della R. Università di Roma; il Prof. E. Tortonese dell’ Isti-
tuto di Zooicgia deila R. Università di Torino; il Prof. L. Trevisan, Diret-
tore dell’ Istituto di Geologia della R. Università di Pisa; il Rev. Prof.
F. Trossarelli, del Collegio S. Tomaso d’ Aquino in Cuneo; il Dott. L.
Trotti, dell’ Istituto di Anatomia Comparata della R. Università di Ge-
nova; il Sig. Volkhemer, entomologo e mineralogo di Genova; il Prof.
E. Zavattari, Ordinario di Zoologia della R. Università di Roma.
Di dirigenti di Giardini Zoologici sono venuti a visitare il Museo:
il Sig. A. Mohr del Parco Zoologico Julius Mohr di Ulm-Donau; il Si-
gnor G. Rimoldi di Como; il Signor C. Terni di Trieste.
Tra le insegnanti di Scienze Naturali in Genova si sono distinte
per frequenza le Dottoresse Cl. Fasola, C. Grillo, R. Lenoci, M. Solda,
A. Trevis.
Tra gli artisti che sono ricorsi al Museo ricordiamo lo scultore C.
Alfieri, il pittore G. Bottai, lo scultore U. Colò, il pittore G. Faggioni,
gli architetti G. Ginatta e M. Labò e io scultore Accademico di merito
A. Maine.
Si ebbbero rapporti scientifici particolarmente attivi coi seguenti
Istituti o studiosi privati:
Genova: della R. Università: gli Istituti di Anatomia Comparata
(Prof. Remotti, Dott. Trotti), di Botanica (Prof.ssa Zanoni), di Geografia
(Prof. Revelli-Beaumont), Istituto d’ Igiene (Prof. Guidetti), di Mine-
ralogia (Prof. Perrier, Prof. Pelloux), di Zoologia (Prof. Salfi, Prof. De
Beaux. Dott.ssa Airoldi), parecchi laureandi di vari Istituti; del Comune:
il Mercato del Pesce (Col. Piacentini), i Servizi Veterinari (Dott. Bog-
gero); il Comitato Provinciale per la Caccia (Presidente Prof. Allegri,
Prof. De Beaux); il Consiglio Provinciale delle Corporazioni (Presid.
Uff. Gr. Cr. Dott. Terrizzani, Prof. Minoletti); la Milizia Nazionale
Forestale (Com.te 1° Seniore Dott. Mazzantini); il R. Osservatorio per
le Malattie delle Piante (Prof. Paoli, Sig. Binaghi); la Soprintendenza
alle Antichità e Scavi (Prof. Bernabò Brea); la Soc. An. Monte Amiata
(Ing. Medici).
L’ Istituto Madri Pie Franzoniane e l’Istituto Tecnico Palazzi di
San Pier d’ Arena, l’ Istituto Magistrale « Piccola Casa di Provvidenza »
di Camogli, |’ Istituto Magistrale « S. Tomaso d’ Aquino» di Sestri Po-
ReLAZIONE 1940-41 V
nente, l’ Istituto dei Fratelli Maristi di Genova Albaro, e la R. Scuola
di Avviamento Professionale « Ugolino Vivaldi» di Genova ebbero in
dono materiale didattico zoologico e minerologico di cui il Museo poteva
disporre in tale senso.
Italia. — Bologna: R. Università: Istituto di Zoologia (Prof.
Ghigi, Dott. Pomini), Istituto di Zoologia applicata alla Caccia (Prof.
Toschi), Istituto di Geologia (Prof. Gortani), Istituto di Entomologia
(Prof. Grandi). Brescia: Sig. Pavan. Cagliari: Conte Dott. Lostia.
Ferrara: R. Laboratorio Entomologico del Consorzio Nazionale Pro-
duttori Zuccheri (Sig. Menozzi). Fiera di Treviso: Conte Prof. Ninni.
Firenze: Dott. Verity. Milano: Museo Civico di Storia Naturale (Pro-
fessori Parisi, Moltoni, Scortecci); R. Università: Istituto di Geologia
(Prof. Desio), Istituto Zoologico (Prof. Ranzi). Napoli: R. Università:
Istituto di Antropologia (Prof. Sera), Istituto di Zoologia (Prof. Pieran-
toni), Istituto di Anatomia Comparata (Prof. Salfi), Mostra Biennale
d'Oltremare (Presidenza). Palermo: Sig. Mariani. Ponzano Veneto
(Treviso): Sig. Burlini. Portici: Laboratorio di Entomologia del R. Isti-
tuto Superiore Agrario (Prof. Silvestri, Prof. Russo, Dott. Lucchesi).
Roma: Corsiglio Nazionale delle Ricerche; R. Università: Istituto di
Zoologia (Prof. Zavattari, Dott. Ghidini); Società Italiana per il Pro-
gresso delle Scienze (Presidenza); Prof. Zaghi. Torino: R. Università:
Istituto di Entemologia Agraria (Prof. Goidanich), Istituto di Zoologia
(Prof. Arcangeli, Prof. Tortonese, Dott. Gulino); Museo Alpino (Presi-
denza). Trento: Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina
(Dott. Bonomi, Sig. Castelli). Trieste: Museo Civico di Storia Naturale
(Prof. Miller, Dott. Gridelli, Dott. Finzi, Dott. Marcuzzi). Venezia:
Museo Civico di Storia Naturale (Dott. Giordani Soika). Verona:
Dott. Ruffo.
Estero. — Amburgo: Zoologisches Museum und Institut (Signorina
Mohr). Berlino: Deutsches Entomologisches Institut (Dott. Sachtleben),
Zoologisches Museum der Universitàt (Dott. Ramme). Berlino-Wilmers-
dorf: Prof. Schoenichen. Boulder, Colorado: Dott. Cockerell. Buda-
pest: Kgl. Institut fiir Pflanzenschutz u. Forschung (Prof. Szelény),
M. R. Madartani Intézet (Dott. Vasvari). Calcutta: Dott. Tsing-chao
Ma. Canton, Cina: Lingnan Nat. Hist. Survey and Museum (Dott. Hoff-
mann). Celle, Germania: Reichsforschungsanstalt fiir Seidenbau (Dott.
VI O. pe BEAUX
Cretschmar)., Dresda: Museum fiir Tier- u. Menschenkunde (Dott.
Giinther). Francoforte s. M.: Senckenberg Museum, Zoologische Abtei-
lung (Prof. Mertens). Ginevra: Muséum d’ Histoire Naturelle (Dott.
Revilliod). Halle: Sig. Haupt. Leida: Rijksmuseum van Natuurljike
Historie (Prof. Boschma, Prof. Stiassny). Leningrado: Dott. Nikoloschy.
Liegi: Dott. Leclercq. Madrid: Dott. Ceballos. Monaco di Baviera:
Wissenschaftliche Kafersammlung Georg Frey (Dott. Koch). Norim-
berga: Sig. Brunner. Parigi: Musée National d’ Histoire Naturelle (Sig.
Berland). Stoccolma: Naturhistoriska Riksmuseum (Prof. Lénnberg).
Tervueren: Musée du Congo (Dott. Schouteden). Vienna: Entomolo-
gisches Institut u. Buchhandlung (Sig. Wagner), Naturhistorisches Mu-
seum (Dott. Cufodontis, Dott. Maidl).
Notizie varie.
DIPENDENZA DEL Museo. — Col 1° aprile 1940 il nostro Istituto
è passato dalla dipendenza della Divisione degli Affari Generali a quella
della Istruzione Pubblica.
Commissione CONSULTIVA E DI VIGILANZA DEL Museo. — Tiene,
invariata nella sua compagine, le proprie adunanze il 16 settembre 1940
e il 27 dicembre 1941, interessandosi a tutte le questioni riguardanti
il Museo, compiacendosi vivamente dell’ interessamento e dell’ appoggio
ad esso assicurato dall’ Amministrazione ed approvando pienamente
l’ operato del Direttore.
DISTRIBUZIONE DEL LAVORO TRA GLI IMPIEGATI SCIENTIFICI DEL Museo
ED I CONSERVATORI OnoRARI. — In seguito al richiamo alle armi del Ca-
pitano Dott. Capra in data del 7 gennaio 1941, il Direttore assume, oltre la
direzione, ariche la redazione degli Annali del Museo, coadiuvato, nelle
parti di loro particolare competenza, dal 1° Conservatore Prof. Masi e
dall’ Assistente Dott.ssa Guiglia. Questi si occupano, come di loro
spettanza, della conservazione della Sezione Entomologica, alla quale
anche il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini presta particolari ed
intelligenti cure.
RELAZIONE 1940-41 VII
CoNSERVATORI ONORARI. — Nella sua adunanza del 27 dicembre
1941 la Commissione consultiva e di vigilanza, facendo sua la proposta
del Direttore, designava al Podesta per la nomina per il quadriennio
1942 - 1945 il Dott. Guido Bacci, malacologo, da Livorno, ed il Signor
Remigio Cucini, botanico, da Casale d’ Elsa (Siena), per le benemerenze
acquistate nei confronti del Museo colla revisione e col riordinamento
delle collezioni malacologiche, rispettivamente botaniche. e coll’ incre-
mento dato dal secondo dei due proposti con numerosi doni alle raccolte
zoologiche.
ACQUISTI DI MATERIALE TECNICO SULLA DOTAZIONE DEL MUSEO. —
Per la Biblioteca si acquistarono 60 scatole a libro per Miscellanee e
175 reggilibri in metallo; furono inoltre rilegati 179 volumi. Per le
collezioni a liquido furono comperati 102 vasi di vetro di varie misure
e 465 Kg. di alcool denaturato. Per la Sezione Entomologica si acqui-
starono 452 scatole, 192 delle quali furono appositamente! costruite e
raggruppate in ispeciali cornici, perchè destinate ad accogliere una
scelta di insetti della Liguria da esporsi al pubblico; si fecero inoltre
venire 13.500 spilli. Furono scritte 854 didascalie calligrafiche ad uso
del pubblico, e si fecero fare 933 porta-etichette in legno per le mede-
sime. Si fecero infine costruire 12 basi per mammiferi ed uccelli montati.
Don! DI MATERIALE E DI PRESTAZIONE TECNICA. — Il Marchese Gian
Carlo Doria sostenne le spese per la preparazione di 629 Lepidotteri di
proprietà del Museo.
Il Conservatore Onorario Avv. Emilio Berio donò due scaffali ento-
mologici della capacità di 100 scatole ciascuno, che furono destinati alle
collezioni di Lepidotteri.
Riordinamento delle Collezioni.
INCREMENTO E RIPARAZIONE DI SCAFFALI. — A cura del Patrimonio
e per opera dell’ Officina Comunale si eseguì il rimontaggio degli scaf-
fali provenienti dalla R. Università nel salone centrale di mezzogiorno
del primo piano. Quando sarà terminata la loro scaffalatura interna, vi
potranno essere egregiamente riordinate ed esposte al pubblico le impor-
tanti collezioni paleontologiche dell’ Università, tuttora depositate in
casse nei bassifondi del Museo.
VIII O. pe BEAUX
Cogli stessi mezzi si provvide all’ ampliamento ed alla costruzione
di nuovi piani degli scaffali nel deposito degli Annali e dei loro' estratti.
Si provvide ugualmente anche all’ indispensabile ristuccatura delle parti
in ferro e cristallo negli scaffali dei 20 saloni d’ ostensione.
A cura dell’ Economato, e con personale di questo, in collabora-
zione con quello del Museo, si eseguì il trasporto degli scaffali e del
materiale avuto in eredità dall’ ex Museo di Sestri Ponente.
MovIMENTI E RIORDINAMENTI PARZIALI DI MATERIALE SCIENTIFICO. —
In omaggio al criterio semplice e giusto, col quale si tende a radunare
in una sede propria ed unica il materiale appartenente ad una medesima
classe, si ammassarono nella parte centrale del salone degli studi, atti-
guo alla Direzione, i 6 grandi scaffali ed i 10 piccoli scaffali di Mammi-
feri sinora esistenti in Museo. Alla stessa stregua, buona parte degli
scaffali contenenti materiale ornitologico fu distribuita in due sale
attigue. una delle quali prenderà il nome di « Sala Odoardo Beccari »,
già attribuito ad altra sala del terzo piano, e tutti gli scaffali contenenti
materiale malacologico furono accentrati in un unico ‘ambiente, cui
spetta d’ ora innanzi la denominazione di « Sala Tapparone - Canefri »,
già da tempo consacrata alla sua memoria.
Uno scaffale a vetri di grandi dimensioni ma di scarsa profondità,
che si trovava nel corridoio di accesso agli studi dei Conservatori, fu
trasportato nel salone degli studi e destinato ad accogliere definitiva-
mente una ben determinata sezione della Biblioteca.
Nei bassifondi furono convenientemente spostati 2 dei 4 grandi
scaffali contenenti le collezioni di Chirotteri in alcool, subordinatamente
alla necessità della miglior difesa antiaerea possibile degli ambienti,
nei quali furono concentrati tutti i preparati in alcool.
Vistosi movimenti provvisori si ebbero anche tra il materiale mon-
tato, sia mammalogico proveniente dalla R. Università, sia ornitologico,
in attesa della sua miglior ridistribuzione nelle stanze-scaffali e negli
scaffali ereditati dall’ ex Museo di Sestri Ponente, che si faranno accon-
ciamente rimontare nelle stesse sale in cui trovansi le stanze-scaffali.
Fu infine riveduta ancora una volta a fondo |’ ostensione dei Mammiferi
al pubblico, eliminandone copioso materiale superfluo, che troverà la
sua sistemazione definitiva nelle stanze-scaffale predette.
RELAZIONE 1940-41 IX
Nuove ISTITUZIONI MUSEOLOGICHE.
Cambiamento d orario per il pubblico. — Approvato dal Podestà,
su proposta della Commissione Consultiva e di Vigilanza, fu introdotto,
a partire dal 20 gennaio 1940, per |’ apertura di ostensione, l’ orario
seguente:
Sabato - ore 14-17 Ingresso libero
Domenica - » 14-17 > »
Martedì - » 14-17 » a pagamento
Mercoledì - » 9-12 > »
Giovedì - » 14-17 > >
La tassa d’ingresso è stata fissata in L. 1. I ragazzi accompagnati
d’ età inferiore ai 10 anni pagano L. 0,50. Scuole o classi di scuole
accompagnate dai loro insegnanti hanno sempre ingresso libero.
Didascalie per i singoli esemplari di Mammiferi in collezione
generale. — Coll’ allestimento di 1354 didascalie calligrafiche italiane
di tre differenti misure secondo le dimensioni degli esemplari, è stato con-
dotto a termine un faticoso lavoro, che darà certo la massima soddisfa-
zione ai visitatori. Ogni didascalia indica il nome italiano, il sesso e
l’ età, il regime alimentare, |’ ecologia e la provenienza geografica del
soggetto: per esempio « Paradossuro mustacchi-bianchi, maschio adulto,
carnivoro - frugivoro. Foreste di Borneo ». Aggiunte alle didascalie ed
alle cartine geografiche delle Famiglie, delle quali l’Ostensione in parola
fu dotata nel biennio 1938-39, le nuove didascalie vengono a completare
un insieme di indicazioni atte a rendere largamente istruttiva un’accurata
visita alle nostre collezioni di Mammiferi, ed a facilitare grandemente
il compito degli insegnanti che intendessero famigliarizzarsi col mate-
riale esposto prima di illustrarlo ai propri allievi.
Ordinamento dei Pescicani, Razze e Tartarughe di mare liguri. —
Si è iniziato un raggruppamento più estetico dei grossi Selacoidei già
esistenti nel lato est del primo salone d’ ostensione al secondo piano e
vi si sono aggiunti alcuni Batoidei di eccezionali dimensioni ed una
grossa Tartaruga di mare, nell’ intento di fare apparire quasi libera-
mente natanti i soggetti a mezzo dell’ oscuramento dei sostegni e con
xX O. pe BEAUX
l’ aiuto di uno sfondo scuro uniforme e di luci azzurro-verdastre proiet-
tate sui soggetti.
Riordinamento della Biblioteca.
Si è proceduto alacremente nella sistemazione delle Miscellanee
tuttora giacenti intercalandole in 16 gruppi distinti come per esempio:
« Ittiologia », « Biologia marina e Idrobiologia », « Elmintologia » ecc.
La Miscellanea degli Imenotteri fu suddivisa in una «Parte generale »,
ordinata per autori ed una « Parte speciale » ordinata per famiglie. Anda-
rono così in sede definitiva 4886 opuscoli suddivisi in 15 gruppi.
Tra le opere a parte godettero particolarmente di un completo rior-
dinamento quelle di Entomologia, che furono suddivise in 20 gruppi
sistematici e geografici, lasciando a sè la « Parte generale », le pubbli-
cazioni del « British Museum » e quelle sulla « Fauna of British India ».
Furono pure riordinati i periodici inglesi di Geologia e di Paleonto-
logia, e alle opere di Geografia fu assegnata una nuova e più ampia
sede.
Revisione delle Collezioni.
Si compie coll’ abituale, regolarità nella Collezione Entomologica
ed in quella dei Mammiferi ed Uccelli in pelle. Nelle collezioni di
ostensione e delle pelli montate essa è invece parzialmente subordinata
e particolarmente favorita dai riordinamenti e dagli spostamenti di
materiale, che si eseguiscono agevolmente grazie all’ esclusione del
pubblico dal Museo.
Nei bassifondi è iniziata e quasi condotta a termine un’ accurata
revisione delle ricchissime raccolte di Rettili, Anfibi, Pesci e Mammi-
feri in alcool, a mezzo della quale non viene soltanto controllato lo stato.
di conservazione dei soggetti e di efficenza del liquido, ma anche quello
delle etichette interne ed esterne dei singoli vasi, le quali ultime sono
in parte rinnovaie e tutte quante velate di acconcia vernice, per ren-
derle meglio resistenti all’ umidità dell’ ambiente.
RELAZIONE 1940-41 XI
Aumento delle Collezioni.
‘ZOOLOGIA.
ACQUISTI SULLA DOTAZIONE DEL Museo
1 grossa Vipera aspide maschio catturata tra Bargagli e Traso
(Genova) e portata viva in perfetto stato al Museo.
CONTRIBUTO DEL Civico GIARDINO ZooLocico DI GENOVA-NERVI
(soppresso il 31 dicembre 1940)
1 Cercopiteco grigio verde ¢ di 11 anni, cranio (Avuto dal Canile
Municipale di Genova).
1 Macaco comune, ¢ di 17 anni, cranio (Dono Arch. A. Cenderelli).
1 Macaco Bunder, & adultissimo, cranio (In cambio dal Parco
Zoologico di Como).
1 Macaco Bunder, ¢ di 15 anni, cranio.
1 Babbuino della Somalia Italiana, © adulta, pelle e cranio (Dono
V. Vaghetti).
1 Cappuccino olivaceo, 2 di 10 anni, pelle e cranio (Dono Cap.
R. Montuoro).
1 Volpe dell’ Albania, & adulto, cranio (Dono Cap. A. De Barbieri).
2 Volpi-lupo del Matto Grosso, neonate, pelli e crani (Allevamento
Giardino Zoologico di Nervi).
1 Sciacallo variegato, @ di oltre 12 anni, pelle e cranio.
1 Sciacallo, incrocio di Coyote con Sciacallo dei Galla, pelle e
cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Sciacallo, come sopra, 9 di 6 mesi, pelle e cranio.
1 Faina di Genova, ® di oltre 7 anni, pelle e cranio (Dono Ditta
Tirabassi).
1 Leone della Somalia Italiana, 4 di 7 anni, pelle montata e cranio
(Dono del Governatorato di Roma).
1 Leopardo della Somalia Italiana Meridionale, & di 15 anni, pelle
e cranio (Dono Senatore F. Bensa).
1 Marmotta di Valpellina (Aosta), @ di oltre 8 anni, pelle e cranio
(Dono Ditta Silvio Costa, Fratello).
XII O. pe BEAUX
1 Marmotta delle montagne del Comasco, ® adulta, cranio (Dono
Parco Zoologico di Como).
1 Istrice della Somalia Italiana Meridionale, ® di 6 anni, pelle e
cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Istrice, come sopra, ¢ neonato, in alcool.
1 Pecari, 4 di 7 anni, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Lama, 4 neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Daino, 4 di 13 anni, cranio con 8 mute di palchi (Dono Dott.
C. Vallarino Gancia).
1 Daino, 4 neonato, pelle e cranio (Allevamento G. Z. Nervi).
1 Bucorvo dell’ Angola, di circa 10 anni, pelle della testa (Dono
del Cav. Uff. Dott. Drago).
1 Faraona papillosa dell’ Angola, 9 di almeno 10 anni, pelle (Dono
del Cav. Uff. Dott. Drago).
4 Faraone papillose dell’ Angola, pulcini di pochi giorni, pelli (Alle-
vamento G. Z. Nervi).
DonaTORI E DOonI:
Meritano particolare rilievo i doni dell Avv. G. Botto, del Cap.
Dott. Felice Capra, del Sig. R. Cucini, del Prof. A. Porta e del Prof.
E. Zavattari.
Baliani A.: 1 Albanella di Sassello (Savona).
Bellati A.: 1 Sparviere di S. Fortunato alle Colline (Perugia).
Biaggi De Blasis Dott. L.: 1 Neophema splendida, 1 Amadina goul-
diae, 1 Calospiza fastuosa, da cattività, pelli montate.
Borgioli B.: 1 Evotomys dell’ Alpe di Marmassana, Isola del Can-
tone (Genova).
Borgioli C.: 1 Polistes di Genova.
Borgioli C., Borgioli G. e Casalegno L.: 353 Coleotteri apparte-
nenti a 15 famiglie, 53 Imenotteri, 7 Ditteri, 5 Lepidotteri (Parnassius),
8 Emitteri, 13 Ortotteri, 15 Dermatteri, 1 Plecottero, 1 Panorpato, 1
Scorpione di Alpe S. Pellegrino di Garfagnana (Lucca).
Borgioli G.: 1 Pipistrellus savii trovato morto a S. Cipriano di
Pontedecimo (Genova).
Borra O.: 1 Serpe di Esculapio, 3 Orbettini, 1 Phyllodactylus
europaeus, 2 Lucertole murali, 1 Tritone crestato, 1 Salamandrina dagli
RELAZIONE 1940-41 XIII
occhiali, 27 Imenotteri parassiti, 4 larve di Odonati, 5 tubetti con Ragni
e Miriapodi di Genova; 8 scatole di Ortotteri ed alcuni Coleotteri del
Monte Fasce (Genova); 8 Helix pomatia del Monte Antola (Genova);
3 scatole di Ortotteri ed alcuni Coleotteri di varie località liguri; alcuni
Molluschi acquatici (Unio, Planorbis) di Chignolo (Pavia).
Botto Avv. Proc. G.: 1 Nido di Tessitore (Ploceus subaureus Smith),
970 Coleotteri, 259 Emitteri, 560 Insetti vari del Transvaal, tutti prepa-
rati ed etichettati da A. Baliani.
Calcagno V.: 1 Airone rosso inanellato a Leida ed ucciso ad Albenga.
Canepa G.: 1 Scoiattolo di Casaleggio (Ovada).
Capra Cap. Dott. F.: 1 pelle e 2 crani di Lepre di Puka (Albania);
7 esoscheletri di Tartaruga terrestre di Fieza (Fierze) della Valle del
Drin (Albania Settentrionale); 1 Gordius parassita di Oedipoda germa-
nica, 928 Coleotteri, 132 Emitteri, 12 Imenotteri, 2 Ditteri, 12 Neurotteri,
47 Ortotteri di Scutari e di varie altre località dell’ Albania.
Carrara Ing. V.: 2 Molluschi terrestri, 2 Isopodi, 1 Nido di Cala-
brone, 1 scatoletta di Imenotteri di S. Margherita Ligure (Genova).
Castellani O.: 3 Neurotteri (Osmylus fulcicephalus Scop.) del
Lazio.
Chiappella G.: 1 Grillotalpa di Genova Doria.
Colombino Gr. Uff. A. E.: 44 uccelli montati.
Conci Dott. C.: 6 tubetti di Imenotteri del Trentino.
Cucini R.: 1 Nido di Averla, numerosi Molluschi di acqua dolce,
1 Epeira diademata, 2 Imenotteri parassiti della Cimbex humeralis,
alcuni esemplari del dittero Lasioptera eringii, 3 Lepidotteri in boz-
zolo, 4 Neurotteri, 4 Mantidi, Aphis lanuginosa su melo, Cocciniglie
su Evonymus e su Pinus, Galle di Lasioptera, Galle su Leccio e su
Prunus e numerose altre Galle su piante diverse, 6 tubi e 3 scatole di
insetti vari, 1 Gordius di Genova; 1 Pachiura etrusca, vari Curculio-
nidi della vite, 3 Formicaleoni, 1 Lepidottero e 2 tubi di insetti vari
di Val Bisagno (Genova); insetti vari di Bric Geremia (Genova); 1
Gufo di palude, 1 tubo di insetti di Monte Bano (Genova); 3 tubi di
insetti vari del Monte Antola (Genova); 1 tubo di insetti vari di Avosso,
Val Brevenna (Genova); 1 tubo di insetti vari di Centocroci (Genova);
1 Talpa di Prato sopra le Croci, Borzonasca (Genova); 1 Rana tempo-
raria di Prato Molle, Pietra Borghese (Genova); 24 Lepidotteri, 2 tubi
e 1 scatola di insetti vari del Monte Penna (Genova); Coleotteri vari
XIV O. pe BEAUX
di Sestri Levante; 2 tubi di insetti vari e varie Galle di Levanto (Spe-
zia); 1 tubo di insetti vari di Monte Gottero e 1 di Carrodano, Valle
Argentina (Spezia); 1 tubo di insetti di Fraconalto (Alessandria); alcuni
insetti di Tripoli d’ Africa.
De Beaux Prof. O.: 1 Incisivo ed 1 Canino di Ippopotamo pigmeo
avuto da Monrovia (Liberia); 2 Talpe, 2 tubi di insetti di Val d’ Angro- |
gna (Torine).
Doria March. G. C.: Numerosi insetti, Miriapodi, Scorpioni, Ragni,
Crostacei marini, Molluschi terrestri e marini di Rapallo; 1 Coleottero
(Parabathyscia tigulina), 1 Dittero, vari Miriapodi, 1 Mollusco della
Grotta delle Streghe (Rapallo); alcuni Molluschi della Caverna di Valdet-
taro (Rapallo); 2 tubi di Artropodi della Grotta dello Schiaffino (Rapallo);
1 tubo di Artropodi della Tana di Costa Morero (S. Maurizio del Monte,
Rapallo); vari Ragni, Opilionidi, Acari, Miriapodi, Isopodi del Trio delle
Tane di S. Maurizio del Monte (Rapallo).
Doria Pamphili Principe F. A.: 1 nido di Imenottero (Sceliphron)
di Genova.
Fioroni A.: 1 Corriere grosso della foce dell’ Adige.
Franciscola M.: 1 Spugna marina, 1 Stafilinide (Quedius curtus
var. caeruliformis), 1 Geophilus di Genova; 50 Ortotteri di Monte Fasce
(Genova); 2 tubi d’ insetti vari e 31 cartocci con Neurotteri di S. Ste-
fano d’ Aveto (Genova).
Gaggini A.: 1 Gheppio di Portofino vetta (Genova).
Galletto Avv. V.: 1 Donnola di Arquata Scrivia; 1 Nocciolaia di
Vall’ Ellero (Alpi Liguri).
Gervasoni M.: 1 Xirichthys novacula pescato tra Lampedusa e la
costa tripolina.
Ghio A.: 1 Biancone di Voltri.
Giordano Prof. V.: 1 Chimera mostruosa, giovane, del Golfo di
Genova.
Grandi Prof. G.: 8 Imenotteri italiani.
Guiglia Dott.ssa D.: 3 giovani Biacchi (Zamenis); insetti vari di
Arcisate (Varese), Esino Lario (Como) e Campodolcino (Sondrio).
Invrea March. F.: 1 Salamandra atra di Crissolo, 11 Leucospis
dorsigera, 2 Brachymeria minuta, 10 galle di Cyrips calicis, 1 serie
di Imenotteri vari di Ovada; 22 Imenotteri, 1 Coleottero, 1 Ortottero
dell’ A.O.I. "FE RR
RELAZIONE 1940-41 XV
Isola L.: 1 Sfinge dell’ oleandro di Genova.
Leclerq J.: Vari esemplari del calcidide Monodontomerus dentipes.
Lo Faro G.: 1 Berta maggiore, 1 Gabbiano terragnolo di Genova;
1 Zigolo di Lapponia di Bardineto.
Mantero Rag. G.: 2 Talpe, 1 Pitimio, 1 nido di Averla con uova,
1 nidor di Cardellino, 3 uova di Strillozzo, 1 Vipera, 4 Carabidi, 15
Imenotteri, 19 Lepidotteri, 2 Emitteri, 8 Neurotteri, 6 Ortotteri prepa-
rati ed etichettati di N. S. della Vittoria (Genova); 1 Gordius, 1 Tenia
della gallina, 1 Spugna di Varazze; 1 Ghiro quercino dei Piani d’ Invrea
(Savona); 108 insetti vari preparati ed etichettati di varie località
liguri; 1 vasetto di Termiti di Varazze.
Masi Prof. L.: 1 Pipistrellus pipistrellus di Genova.
Ministero dell? Interno, Direzione Generale dell Istituto di Sanità
Pubblica: 8 Nitteribii in 4 specie.
Moro G. B.: 1 Allocco trovato morto a Ovada; 1 Talpa di Cas-
sano Spinola; alcune galle di Cynips kollari e di Eriophyes vitis.
Miller Prof. G.: 15 Imenotteri africani fra cui l’Olotipo di
Polymorioides tessellatus della Somalia.
Musso Piantelli Avv. G.: 1 Puzzola di Quassolo, Cosseria (Savona).
Nasturzio Gr. Uff. S.: 1 Scoiattolo fosco-nero di Navette (Imperia).
Nielsen Dott. C.: 5 Neurotteri della Grecia.
Parisi Prof. B.: 10 Imenotteri della Calabria.
Parodi Furlanetto M.: 1 Luì rosso, morto assiderato a Genova.
Piacentini Col. G.: 5 Trachyrhynchus brachyrhynchus adulti e 1
Macrurus coelorhynchus giovane pescati a 400-500 metri di profondità
nel Golfo di Genova; 1 giovane Remora del Golfo Gran Sirte.
Piersanti Prof. C.: 15 Molluschi in 6 specie dei Galla Sidamo
(A.O.I.).
Pittaluga G.: 1 Albanella pallida di Rocca Teresa (Genova-Pegli).
Podesta Bar. G.: 1 Aquila reale maschio di Masone (Genova).
Porta Prof. A.: Oltre 7600 Artropodi di Asuncion (Paraguay), ad
un dipresso così ripartiti: 6500 Coleotteri (tra i quali 300 Stafilinidi
determinati dal Bernhauer in 26 generi e 57 specie, fra cui i Cotipi di
Lathrapinus portai, Oedodactylus portai, Lithocarodes densulus, Philon-
thus portai; 500 Imenotteri, 150 Emitteri, 130 Ditteri, 170 Ortotteri, 54
Miriapodi, 64 Ragni, 20 Scorpioni, 25 Crostacei decapodi.
XVI O. DE BEAUX
Predazzi Avv. Proc. C.: 1 Tarabusino, 2 uova di Gallinella d’acqua,
15 uova di Airone cenerino della Riserva di Sartirana (Pavia).
Rimoldi G.: 1 cranio preparato di Istrice della Somalia Meridio-
nale, 1 cranio di Silvicapra abissina, 1 Gracula religiosa in pelle.
Risso M.: 1 Falco grillaio delle alture di Sori (Genova).
Rocca L.: 7 Artrepodi della Grotta Creusa (Val di Lanzo), tra cui
2 esemplari del rarissimo coleottero Choteva glauca, nuovo per le Alpi
occidentali; 14 Neurotteri (13 Ascalaphus libelluloides, 1 A. longicornis)
di Val d’ Aosta.
Ruffo Dott. S.: 4 Imenotteri di Sardegna.
Russo Prof. G.: 1 9 Paratipo di Platyderes Paolii Guigl.; 1 4 e
9 Paratipi di Tetraodontonyx heros var. Russoi Guigl., 1'9 di Pompilus
rutilus dell’ A.O.I.
Sanfilippo N.: 18 Neurotteri, 1: Palaemon di Genova.
Schiaffino G. B.: 1 Garzetta di Montalto di Castro (Maremma).
Silvestri Ecc. Prof. F.: 3 3:83 e 3 2 ® di Microcryptus brumatae
Silv., n. sp., di Mercogliano (Avellino).
Solari Dott. F.: Numerosi Imenotteri in 12 specie, 90 Microime-
notteri di Genova; 100 Imenotteri e vari Neurotteri, Plecotteri, Ortot-
teri e Odonati di San Lorenzo di Casanova (Genova). |
Storace Rag. L.: 3 Topi selvatici, 1 Scheletro preparato di Cardel-
lino, 3 Ramarri, 3 Lucertole murali, 1 Rospo comune, 1 Rospo verde,
3 Rane agili, 28 grandi scatole di insetti vari in segatura, 2 scatole con
25 bustine di Lepidotteri, alcune Galle, alcuni Molluschi di Arquata
Scrivia; 1 Rondone (montato) trovato morto a Forte Crocetta (Genova);
1 Barbagianni trovato morto a Bavari (Genova); 4 scatole e 3 tubi di
insetti vari di Genova.
Straneo Ing. Prof. S. L.: 2 scatolette di Insetti vari d’ Albania.
Tosi Dott. A.: 1 cranio di Grampus ad. di Rimini, e 1 cranio di
Gatto domestico.
Volkhemer G.: 1 cranio di Martora di Auronzo (Cadore).
Zavattari E.: 5 Colobus polykomos poliurus (Thomas), 1 Cercopi-
thecus aethiops Zavattarii de Beaux, 4 Papio cynocephalus doguera
(Pucheran), 5 Lavia frons affinis Anderson e Wroughton, 1 WNvycteris
aethiopica luteola Thomas, 1 Platymops macmillani Thomas, 1 Crocidura
voi Osgood, 6 Thos mesomelas schmidti Noack, 1 Otocyon megalotis
canescens Cabrera, 1 Genetta genetta senegalensis (J. B. Fischer), 1
ee tà Pe tag RR pi ae ia de €
ReLAZIONE 1940-41 XVII
Myonax sanguineus gracilis (Riippell), 1 Crocuta crocuta habessinica
(Blainville), 1 Acinonyx jubatus ngorongorensis Hilzheimer, 1 Felis
libyca ocreata Gmelin, 2 Felis leo somaliensis Noack, 1 Felis pardus
pardus L., 2 Xerus rutilus rufifrons Dollman, 18 Xerus rutilus stepha-
nicus Thomas, 1 Claviglis brockmani internus Dollman, 2 Gerbillus
pulvinatus Rhoads, 1 Leggada grata Thomas e Wroughton, 1 Acomys
ignitus kempi Dollman, 1 Acomys percivali Dollman, 4 Acomys wilsoni
argillaceus Hinton e Kershaw, 3 Heterocephalus glaber glaber Riippell,
3 Lepus tigrensis Blanford, 1 Heterohyrax syriacus thomasi Neumann,
4 Heterohyrax syriacus rudolfi Thomas, 2 Procavia habessinica alpini
(Gray), 1 Equus burchelli bòhmi Matschie, 1 Equus (Dolichohippos)
grevyi grevyi Oustalet, 1 Hippopotamus amphibius amphibius L., 2
Phacochoerus aethiopicus aeliani (Cretzschmar), 1 Giraffa reticulata De
Winton, 2 Alcelaphus buselaphus lelwel Heuglin Xx A. b. tora Gray, 2
Damaliscus korrigum tiang Heuglin, 1 Sylvicapra grimmia abyssinica
(Thomas), 8 Rhynchetragus guentheri smithi (Thomas), 2 Cobus defassa
Rippell, 9 Gazella granti lacuum Neumann, 2 Litocranius walleri walleri
(Brooke), 4 Oryx beisa gallarum Neumann, 3 Strepsicerus imberbis Blyth.
Regione del Sagan - Omo. Gli esemplari sono nella maggior parte rappre-
sentati da pelle e cranio.
MINERALOGIA E PALEONTOLOGIA.
Va qui posto in rilievo il cospicuo dono della « Società degli Amici del
Museo », la collezione mineralogica e petrografica del compianto Prof.
Ing. G. Lincio, la quale entrò a far parte del nostro Museo, oltre che
per la generosità della Società predetta, anche grazie al vigile zelo
del nostro Conservatore Onorario a vita Prof. Pelloux ed allo spirito
di comprensione, unito a quello di alto rispetto per la memoria dello
Estinto, da parte della vedova e dei suoi due figli.
7
Bellavista Ing. G.: Anglesite di Montevecchio (Sardegna).
Berio Avy. E.: Numerose conchiglie fossili di Valterza di Asti.
Capra Cap. Dott. F.: Minerali vari di Puka (Albania).
Casarino P.: 4 druse di grandi dimensioni di cristallo di Quarzo
su Calcedonio, o Agata, provenienti da vene o geodi tappezzanti le
cavità di roccie basaltiche del Rio Grande (Brasile), tra le quali un
XVIII O. DE BEAUX
frammento di geode costituito da cristalli di Ametista intensamente
violetti, di bellezza e pregio rari.
Castoldi A.: 15 Conchiglie fossili di Fattoria La Selva, S. Mi-
niato (Milano) in almeno 4 specie.
Contarini Rag. E.: Alcuni esemplari di roccie dei dintorni di
Harar (A.O.1.).
Gargiolo A.: 1 Rosa del deserto, 2 campioni di Calcedonio, 1 cam-
pione di Quarzite micacea della Tripolitania.
Medici Ing. P.: Ecifisi inferiore del femore destro di Elephas
antiquus della breccia di Monte Calvello presso Grotte S. Stefano
(Viterbo); serie sinistra inferiore dei premolari e molari di Equus della
farina fossile di Grotte S. Stefano; impronte di mumerosi Pesci ossei
nella farina fossile di Monte Amiata, S. Fiora (Grosseto); 1 pezzo di
legno )silicizzato nella farina fossile di Grotte S. Stefano; frammenti
di piante varie silicizzate nella farina fossile di Monte Amiata.
Pelloux Prof. A.: Cassirite di Pantelleria, Uranospatite dell’ Alpe
«I Mondei » in Valle Antrona; Antradite (var. Demantoide) e Magne-
site con Amianto della Valle Malenco; Laterite e concentrati platini-
feri di Jnbdo nell’ Uallega (A.O.I.).
Pinon G.: Cromite, Uvarovite ed altri minerali della regione del
Lago Okrida (Albania).
Roggiani A.: Bismutinite, Pirite aurifera, Siderite, Quarzo della
Miniera deli’ Alfenza presso Crodo in Valle Antigorio; Berillo, Musco-
vite, Feldespato, Autunite ed altri minerali del filone pegmatitico del-
l’ Alpe «I Mondei » in Valle Antrona; Epidoto, Quarzo, Laumontite ed
altri minerali delle cave di Gneiss deli’ Ossola.
Scaini Ing. G.: Granato con crisocolla della miniera di « Sa Du-
chessa » nella Valle di Oridda (Sardegna).
Società degli Amici del Museo: Collezione mineralogica e petro-
grafica del compianto Prof. Ing. G. Lincio. La collezione comprende
oltre 2000 esemplari, per una metà costituiti da minerali italiani e stra-
nieri, per |’ altra da roccie e da qualche fossile. Ne fanno inoltre parte
i minerali che servirono alle esperienze ed alle indagini compiute dal
professore predetto e descritte nelle sue numerose ed importanti pub-
blicazioni. Fra i minerali italiani predominano quelli delle valli del-
Ossola e di diverse regioni della Sardegna; fra quelli stranieri, bellis-
simi esemplari provenienti dalle miniere metallifere della Germania
RELAZIONE 1940-41 XIX
(Erzgebirge e Harz), degli Urali e della Groenlandia. Dei materiali che
servirono ad esperienze sono notevoli le forme di corrosione ottenute da
sfere di quarzo per mezzo dell’ acido fluoridrico.
Trevis Dott.ssa A.: 1 campione di Mica del ghiacciaio di Ventina;
2 campioni di Amianto di Val Malenco (Valtellina).
BOTANICA.
Borgioli C.: 1 Felce delle Capanne di Marcarolo.
Cucini R.: 42 specie di Graminacee, 18 specie di Felci, 1 Equise-
tacea, 1 Licopodio, 2 Marsiliacee, Claviceps purpurea su Graminacee,
foglia di Acero attaccata da Ruggine, il tutto preparato per erbario, di
varie località della Liguria; funghi legnosi di Quezzi, Trapena, Monte
Antola, Monte Penna (Genova), di Levanto (Spezia).
Aumento della Biblioteca.
ISTITUZIONE DI NUOVI CAMBI. — Ai 62 cambi di periodici scienti-
fici nazionali ed esteri istituiti ex novo nel biennio 1938-39 altri 10 se ne
sono aggiunti nel biennio 1940-41.
DonatOoRI/ E DONI:
Bacci Dott. G. - Samuels E. A.: Birds of New England, 1872; II
Congrès International de Zoologie, 25-30 Mars 1913, Monaco.
Capra Cap. Dott. F.: Seconda annata di « Eos », vol. XIII-XIV.
De Beaux Prof. O.: Annata 1940-41 dei seguenti periodici rice-
vuti in omaggio: «I nostri uccelli», Lugano; «Der Ornithologische
Beobachter », Berna; « Nos oiseaux », Neuchatel; «Il giardino fiorito »,
San Remo; Annata 1940 di «L’oiseau et Revue francaise d’ Ornitho-
logie », Parigi; « Archives Suisse d’Ornithologie, Schweizerisches Archiv
fiir Ornithologie », Berna; « Scienza e Tecnica»; « Atti delle Riunioni
della Società per il Progresso delle Scienze »; « Annuario della Società
per il progresso delle Scienze », Roma.
De Romita (Famiglia): De Romita, Aggiunta alla Ornitologia
pugliese, 1890; De Romita, Materiale per la Fauna barese, 1900.
Lincio Prof. G. (Famiglia): Serie completa degli estratti delle
pubblicazioni riferentisi al materiale passato in possesso del Museo.
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 2
dal Wee, en, POS eee he! ee
pi ate, te ae A Se ose |
OL O. DE BEAUX
Puccioni Prof. N. (Famiglia): 92 pubblicazioni antropologiche,
etnografiche e zoologiche d’ alto valore scientifico e tipografico.
Società degli Amici del Museo: B. Thumberg, S. N. Casstrom,
Dissertatio Entomologica, Novae Insectorum species, Upsala, 1781;
F. A. Bonelli, Observations entomologiques, 2? parte, Torino, 1813.
Societa Entomologica Italiana: Atti dell’ XI Congresso Internazio-
nale di Zoologia, Padova, 1930, tre volumi.
Steinweg Ing. M.: Annate 1940-41 di 12 fascicoli ciascuna della
Rivista « Kosmos », Stoccarda.
Strand Prof. E.: Festschrift zum 60. Geburtstage von Prof. Dr.
Embrik Strand, Ordinario di Zoologia e Direttore dell’ Istituto di Zoo-
logia Sistematica e della Stazione idrobiologica della Università lettone
di Riga. Questa pubblicazione in onore dell’ illustre scienziato, che il
2 giugno 1936 ha compiuto il suo 60° anno di vita, comprende 3438 pa-
gine in grande ottavo, con numerosissime illustrazioni nel testo e 95
tavole a parte. E’ suddivisa in 5 volumi il primo dei quali uscì il 17
ottobre 1936 e l’ultimo il 28 febbraio 1939, coi tipi della editrice
« Latuija » di Riga. Contiene 194 lavori dedicati al festeggiato da 126
zoologi e paleontologi di 25 differenti Paesi delle cinque parti del mondo.
L’ Italia vi è rappresentata dagli autori seguenti: Berio Dott. E., Genova;
di Caporiacco Prof. L., Firenze; Mariani Dott. M., Partinico, Palermo;
Masi Prof. L., Genova; Monti Prof.ssa R., Milano; Polimanti Prof. 0.,
Perugia; Silvestri Ecc. Prof. F., Portici; Turati Conte E., Milano; Verity
Dott. R., Firenze; Zavattari Prof. E., Roma.
Gli argomenti trattati interessano gli Invertebrati nel loro insieme,
i Protozoi, i Poriferi, i Vermi, i Tunicati, gli Echinodermi, i Molluschi,
gli Artropodi in genere, i Crostacei, gli Aracnidi, i Miriapodi, gli Apte-
rigogenei, gli Odonati, i Rincoti, i Coleotteri, i Lepidotteri, i Tricotteri,
i Ditteri, gli Imenotteri, i Vertebrati in toto, i Pesci, i Rettili, gli Uccelli,
i Mammiferi; 7 autori trattano argomenti paleontologici, 9 si occupano
di questioni d’indole generale, 2 di Filosofia naturalistica e 2 di Biografia.
Tra questi il Prof. K. Spacek di Praga dedica un notevole articole al
Prof. Embrik Strand stesso, mettendo in luce la sua prodigiosa attività
quarantenne di zoologo, faunista, entomologo, anatomico, idrobiologo ed
embriologo, prima nella nativa Norvegia poi in Germania e dal 1923
nella sua attuale posizione a Riga. Interessantissima una raccolta di
RELAZIONE 1940-41 XXI
giudizi e sentenze dello Strand che lo rendono umanamente particolar-
mente simpatico.
A conferma della straordinaria importanza di questo dono perve-
nuto al ncstro Museo basti dire che l’ «Index: nomina systematica ani-
malium, tam viventium quam fossilium, secundum ordinem alphabeticum
disposita, quae in opere « Festschrift zum 60. Geburtstage von Professor
Dr. Embrik Strand » vol. I-V reperiuntur » occupa 134 pagine.
Aumento complessivo. - E’ di 145 opere a parte e Miscellanee e di
2960 volumi o fascicoli di periodici, ossia di 3105 unità.
Pubblicazioni.
VoL. LX DEGLI ANNALI. — Si termina la pubblicazione del Vol. LX
degli Annali coi seguenti contributi:
Brian A. - Le grotte di Toirano. Res Ligusticae LXIV, p. 379-437,
tav. INI-VIII.
Straneo S. L. - Nuovi Abacetus dell’ Africa Occidentale raccolti da
L. Fea (Coleopt. Carabidae), p. 438-444.
Bacci G. - Molluschi dell’ Etiopia raccolti dal Dott. Chiauzzi, p.
445-450.
Capra F. - Nota sinonimica. Cantharocnemis (Cantharoctenus)
antennatus Franz 1938 = C. Mainardii Capra 1939 (Coleopt. Ceramb.
Prioninae), p. 451-458.
Gridelli E. - Coleotteri dell’ Africa Orientale Italiana. 12° contri-
buto. Nuove specie di Tenebrionidi. (Gen. Cryptochile Sol.), p. 459-468.
Giordani Soika A. - Monografia degli Odynerus etiopici. Supple-
mento primo. (Hymen. Vespidae), p. 469-488.
De Beaux O. - Cenni Necrologici. p. (1)-(4). Enrico Festa. Hermann
Helbing. Walter Horn. Heinrich Karny. Valk Lukassen. Longino Navas.
Jean Roux.
Vor. LXI DEGLI ANNALI. — Si inizia la pubblicazione di questo
volume con i contributi seguenti:
Straneo S. L. - Descrizioni preliminari di nuovi Caelostomini afri-
cani (Coleopt. Carabidae), p. 1-17.
Sbarbaro C. - Lichenes ligustici novi vel rariores - Res Ligusticae
LXV, p. 18-49.
XXII O. pe BEAUX
Rampi L. - Ricerche sul Microplancton del Mare Ligure. - 3. Le
Heterodiniaceae e le Oxytoxaceae delle acque di San Remo - Res Ligu-
sticae LXVI, p. 50-70, tav. I-II.
Koch C. - Una nuova Stenosis delle collezioni del Museo di Genova,
p. 71-74.
Guiglia D. - Su due specie di Stizus dell’ Etiopia Meridionale
(Hymen. Sphecidae), p. 75-82.
Straneo S. L. - Sui tipi di Pterostichini (Coleopt. Carab.) austra-
liani della Coliezione Castelnau nel Museo Civico di Genova. Nota III,
p. 83-94.
Alzona C. e Alzona Bisacchi ].: - Osservazioni sulla variabilità della
Macularia niciensis Fér. (Pulm. Helicidae) - Res Ligusticae LXVII, p.
95-101.
Marcuzzi G. - Gli Sphaeridium dell’ Africa Orientaie (Col. Hydro-
phil.), p. 102-115, tav. III-IV.
Guiglia D. - Una nuova Cerceris dell’ Etiopia (Hymen. Sphecidae),
p. 116-119.
Bacci G. - Nuovo contributo alla conoscenza della Malacofauna
dell’ Africa Orientale Italiana, p. 120-140.
Rampi L. - Ricerche sul Fitoplancton del Mare Ligure - 5. Le Podo-
lampacee delle acque di San Remo, p. 141-154, tav. V.
Masi L. - Descrizione di un nuovo genere di Eupelminae della
Somalia (Hymen. Chalcididae), p. 155-158.
Guiglia D. - Imenotteri aculeati raccolti in Libia da & Kriiger,
(Vespidae, Pompilidae), p. 159-175.
Berio E. - Contributo allo studio dei Lepidotteri eteroceri dell’ Eri-
trea -VII - Euchromiidae, Arctiidae, Agaristidae, Lymantriidae, Lasio-
campidae, Noctuidae raccolte dal Sig. F. Vaccaro nel 1938, p. 176-190.
PUBBLICAZIONI FUORI DEGLI ANNALI DOVUTE AL PERSONALE SCIENTI-
FICO EFFETTIVO ED ONORARIO DEL MUSEO.
Bacci G. - La collezione malacologica De Boccard - In Boll. della
Soc. Amici del Museo. Relazione sugli anni 1937-39, p. 3-18.
Berio E. - Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri del-
l Eritrea: III: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini ad Adi Abuna (Adua)
nel marzo-aprile 1939. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 2, p. 21-24, 6 fig.
RELAZIONE 1940-41 XXIII
— Lepidotteri raccolti dal Col. Maumeret ad Asmara nel luglio -
ottobre 1934. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, p. 42-44.
— Diagnosi di Lepidotteri africani. In Mem. Soc. Entom. It., XIX,
p. 125-128.
— Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea.
IV: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini ad Adi Abuna nel giugno-luglio
1939. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, p. 190-192.
— Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea.
V: Diagnosi di nuove Noctuidae raccolte da F. Vaccaro nel 1934-37. In
Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, p. 122-126, 1 fig.
— Contributi per una monografia del genere Ozarba. In Mem. Soc.
Entom. Ital., XIX, p. 173-189, 33 fig.
— Contributi alla conoscenza dei Lepidotteri Eteroceri dell’ Eritrea.
VI: Eteroceri raccolti dal Cap. A. Richini nel marzo 1940. Ini Boll. Soc.
Entom. Ital., LXXII, 10, p. 161-165, 1 fig.
— Suila necessità di indicare un Typus nella descrizione di sotto-
specie. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 2, p. 20-23.
— Revisione di alcune Beralade africane. In Boli. Soc. Entom. Ital.,
LXXIII, 4-5, p- 60-61, 3 fig. 5
— Osservazioni sulla variazione di Papilio demodocus Esp. e descri-
zione di tre nuove forme. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 6, p. 90-92.
— Recensione di «Le farfalle diurne d’ Italia» di Ruggero Verity,
In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 7, p. 112-113.
— Elenco dei Lepidotteri Eteroceri raccolti da Querci-Romei in
Somalia, con diagnosi di nuove specie. In Mem. Soc. Entom. Ital., XX,
p- 118-124, 4 fig.
Capra F. - Note su alcuni Pterostichus italiani (Coleopt. Carabidae).
In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 147-156.
— L’ Escorpius germanus (C. L. Koch) in Italia. (Arachn. Scorpiones).
In Mem. Soc. Entom. Ital., XVIII, 1940, p. 199-213.
De Beaux O. - Missione biologica nel paese dei Borana. Raccolte
Zoologiche. Mammalia. In « Reale Acc. d’Italia », Centro di studi per
l’A.O.I., vol. II, parte 1%, p. 27-37, aprile 1940.
— La collezione malacologica De Boccard - Prefazione. In Boll. Soc.
degli Amici del Museo di Genova - Relazione sugli anni 1937-39, Genova,
1940.
— Innovazioni nel Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo
"SURI
Pigi
Mae: «dai \
XXIV O. pe BEAUX
Doria ». In Nuovo Cittadino, 3 febbraio 1940; Giornale di Genova, 6 feb-
braio 1940; Corriere Mercantile, 19 febbraio 1940.
— Il Museo Civico di Storia Naturale di Genova. In Atti della So-
cietà di Scienze e Lettere di Genova, V, 3°, p. 1-4, ottobre 1940.
— Distribuzione geografica dei Cervi viventi. In « Castelli G.: Il
Cervo europeo, Firenze, 1941 » con 12 fig. e 1 cartina.
Guiglia D. - Imenotteri aculeati (Chrysididae, Scoliidae, Mutillidae,
Vespidae, Psammocharidae, Sphecidae) raccolti in Africa Orientale dal
Prof. G. Russo. In Boll. Lab. Zool. Portici, XXXI, 1940, p. 274-292.
— Missione Ittiologica in A.O.I. (1937-38). Hymenoptera: Scoliidae,
Pompilidae, Sphecidae, Apidae. In Atti Museo Civico St. Nat. Trieste,
vol. XIV, 18, 1940, p. 275-286.
— Di alcune specie d’Imenotteri aculeati dell’ Africa Orientale
Italiana delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste.
in Atti Mueo Civ. St. Nat. Trieste, vol. XIV, n. 19, 1940, p. 287-298.
— Note sopra alcuni Imenotteri aculeati delia Libia (Scoliidae, Sphe-
cidae). In Ann. Museo Libico, vol. II, 1940, p. 277-293.
— Note sinonimiche. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 10, 1940,
p. 172-173.
— Il Priocnemis Faillae De Stef. e la sua giusta posizione siste-
matica. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1, 1941, p. 13-15.
— Sulla giusta posizione sistematica del Pompilus holomelas Costa
e osservazioni intorno al Pompilus plicatus Costa. In Boll. Soc. Entom.
Ital., LXXIII, 2, 1941, p. 27-28.
— Imenotteri aculeati raccolti dal Sig. L. Ceresa nella Grande Sila
(Calabria) (Scoliidae, Vespidae, Sphecidae, Apidae).In Atti Soc. Ital.
Scienze Naturali, LXXX, 1941, p. 155-176.
Invrea F. - Mutillidi dell’ Isola di Cipro raccolti dal Sig. C. A.
Mavromoustakis. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 8, 1940, p. 118-122.
— Osservazioni sinonimiche su Dasylabroides hymeus (Grib.). In
Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 9, 1940, p. 140-141.
— Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’A.O.I., 5°, Mutillidi nuovi dello
Impero e indicazione di altre specie etiopiche. In Mem. Soc. Entem.
Ital.. XX, 1941, p. 5-18, 1 tav.
— Mutillidi raccolti dal Principe della Torre e Tasso nelle Isole
Italiane dell’ Egeo. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 3, 1941, p. 38-40.
— Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. 6° .Missione Sagan-Omo
~~~
RELAZIONE 1940-41 XXV
(A.O.I.) diretta dal Prof. Edoardo Zavattari. Diagnosi preliminari di
nuovi Mutillidi. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 4-5, p. 55-60.
— Mutillidi e Crisidi raccolti da Leopoldo Ceresa in Calabria. In
Atti Soc. Ital. di Scienze Naturali, Milano, LXXX, 1941, p. 189-193.
— Smicromyrme partita (K1.) parassita di Philanthus triangulum F.
In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 8, 1941, p. 115-117.
— Studi sui Mutillidi e Crisidi dell’ A.O.I. 7°. Mutillidi e Crisidi
dell’ Impero esistenti nel Museo di Trieste. Atti del Mus. Civ. di St. Nat.
di Trieste, XIV, 21, 1941, p. 309-314.
— Brevi notizie ecologiche su alcuni Crisidi. In Boll. Soc. Entom.
Ital., LXXIII, 9, 1941, p. 144-146.
— ll Crisidi italiani di montagna. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII,
10, 1941, p. ;{150-155.
Mancini C. - Emitteri raccolti da L. Di Caporiacco nel Sahara orien-
tale. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 135-140.
— Risultati scientifici delle missioni del Prof. G. Paoli in Somalia.
Emitteri, nota II. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940, p. 104-110.
Masi L. - On some Chalcididae of Botal - Tobago Island. In Mushi,
1, 1940, Fukuoka, p. 1-2.
— Description of a new Tanaostigmine from Japan (Hymen. Chal-
cidoidea), in Mushi, 1, 1940, Fukuoka, p. 29-32.
— Descrizioni di Calcidi raccolti in Somalia dal Prof. G. Russo,
con note sulle specie congeneri. In Boll. R. Labor. Entom. Agraria, Por-
tici, 1940, p. 247-324, 19 fig.
— Descrizione di una nuova specie del genere Polymoria. In Boll.
Soc. Entom. Ital., LXXII, 10, 1940, p. 169-172.
— Reperti d’ Imenotteri parassiti e note varie. In Boll. Soc. Entom.
Ital., LXXIII, 3, 1941, p. 45-49.
— Rassegna di pubblicazioni entomologiche. In Boll. Soc. Entom.
Ital, LXXIII, 6, 1941, p. 97-98.
— Note su alcuni Imenotteri parassiti raccolti nella Sila, con descri-
zioni di una nuova Polymoria. In Atti Soc. Ital. Scienze Nat., Milano,
LXXX, 1941, p. 181-188.
— Note sugli Osprynchotus e diagnosi preliminare di una nuova
specie (Hymen. Ichneum.). In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 6, 1941,
p. 92-96.
XXVI O. DE BEAUX
— Un nuovo Eupelmus parassita del Dacus oleae nella Cirenaica.
In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 7, 1941, p. 109-111.
Menozzi C. - Contributo alla fauna della Tripolitania. In Boll. Lab.
Zool. Gen. e Agr., Portici, XXXI, 1940.
— Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole italiane
dell’ Egeo. XI. Scorpioni. In 1. c., XXXI, 1940.
— Nuovi contributi alla conoscenza della fauna delle Isole italiane
dell’ Egeo. Mirmecofili di Rodi e Scarpanto. In 1. c., XXXII, 1941.
— In morte di Bruno Finzi. In Mem. Soc. Entom. Ital., XX, 1941.
— Contribution 4 la faune myrmécologique du Japon. In Mushi,
vol. 13, 1, 1940.
— Prima esplorazione entemologica del Parco Nazionale del Cir-
ceo. Istituto Nazionale di Biologia del Consiglio Nazionale delle Ricer-
che. (Hymenoptera. Formicidae). Salerno, 1942.
Straneo S. L. - Missione del Lago Tana diretta da G. Dainelli. Su
alcuni Abacetus del Lago Tana. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII, 1940,
p. 39-41.
— Sur quelques Caelostomini du Madagascar. In Rev. Franc. Entom.,
VII, 1940, p. 36-41.
— Revisione del gen. Cophosomorpha Tschit. In Mem. Soc. Entom.
Ital., XIX, 1940, p. 5-28.
— Un nuovo Abacetus dell’ A.O.I. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII,
1940, p. 92-93.
— Descrizioni preliminari dî nuove specie africane del gen.
Abacetus Dej. In Mem. Soc. Entom. Ital., XIX, 1940, p. 164-172.
— Nuova tabella di determinazione degli Abacetus dell’ A.O.I. e
descrizione di una nuova specie. In Boll. Soc. Entom. Ital., LXXII,
1940, p. 130-135.
— Descriptions de quelques nouveaux Pterostichini (Coleopt. Carab.)
africains. In Rev. Zool. Bot. Afr., XXXIII, 1940, p. 256-261.
— Sulla posizione sistematica dei generi Cosmodiscus Sloane
e Celioschesis Tschit. In Boll. Zool., XI, 1940, p. 211-217.
— Nuova Feronia della Regione Caucasica. In Mitteil. Minch.
Entom. Gesellsch., XXXI, 1941, p. 146-147.
— Sulla distribuzione e la variabilità del Percus Dejeani. In Boll.
Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1941, p. 15-18.
— Nuova specie del gen. Bothynoproctus Tschit. In 1. c., p. 28-30.
RELAZIONE 1940-41 XXVII
— Risultati della Missione Ittiologica in A-O.I. Specie del gen.
Abacetus Dej. In Atti Mus. Civ. Trieste, XIV, 1941, p. 299-303.
— Un nuovo Pterostichino dell’ A.O.I. In 1. c., p. 304-306.
— Osservazioni sui Pterostichini raccolti dalla Missione Zavattari.
In 1. c., p. 307-308.
Attività del Personale effettivo, onorario e volontario del Musco.
Rinunzie a riposo. — Senza alcun compenso hanno, prestato
servizio per il numero delle mezze giornate qui appresso segnato: il
Direttore Prof. De Beaux 133; il I Conservatore Prof. Masi 147; il II
Conservatore Dott. Capra (nel periodo fino al 7 gennaio 1941 e durante
la sua licenza militare) 111; 1° Assistente Dott.ssa Guiglia 101; l’Appli-
cato Adamoli 15.
Rapporti coi superiori Uffici (Affari Generali e Istruzione Pubblica)
e con altri Uffici. — Nel 1940 il Direttore si reca per 141 mezze giornate
al Civico Giardino Zoologico di Genova-Nervi nella sua qualità di
Direttore di questo Istituto, spesse volte accompagnato dall’ aiuto pre-
paratore M. Trucco incaricato della scuoiatura e delle prime operazioni
su animali ivi morti. Va 70 volte in Municipio, per visite di dovere e
per svolgere personalmente pratiche cogli Uffici preposti o concomi-
tanti, e 90 volte incarica di quest’ ultima bisogna qualcheduno dei suoi
dipendenti, secondo le loro speciali competenze.
Corrispondenza. — Passarono nel biennio in parola 2638 numeri al
protocollo, fra i quali oltre alle lettere e cartoline figurano anche vari
prestiti della Biblioteca e materiale di studio comunicato per raccoman-
data ad altri Istituti.
Direzione. — Il Direttore Prof. De Beaux, incaricato del corso
ufficiale di Zoologia nella R. Università di Genova, svolge nell’ anno XIX
una serie completa di lezioni sulla Sistematica, sviluppandone la parte
introduttiva e storica, la parte generale sui vari Tipi animali, dando poi
grande peso alla parte generale e sistematica sui Mammiferi e conclu-
dendo con ampi cenni sulla sistematica degli Uccelli, Rettili, Anfibi,
Pesci, Ciclostomi ed Acranii. La Sistematica dei Mammiferi è svolta
XXVIII O. pe BEAUX
tutta nelle sale di Ostensione del Museo. Presenzia a 7 esami di laurea
ed a tutti gli esami di Anatomia Comparata, Idrobiologia, Oceanografia,
Anatomia Umana per naturalisti, oltre a quelli di Zoologia nei. quali
egli stesso interroga.
Guida di persona il Reparto Giovanile dell’ Istituto Nazionale di
Cultura Fascista, Sottosezione di. Genova S. Fruttuoso, e le Allieve del
Corso infermiere professionali dell’ Ospedale di Genova San Martino
nelle loro visite al Museo.
Confermato al suo posto nel Comitato per la caccia nella provincia
di Genova, interviene regolarmente alle relative sedute.
Per incarico della Presidenza presenta all’ Ente Autonomo per il
Monte di Portofino uno studio sul modo di proteggere energicamente la
Fauna del territorio sottoposto alla giurisdizione dell’ Ente medesimo.
Su richiesta della Presidenza invia alla Mostra d’ Oltremare di
Napoli 2 modelli di Tipi di Pesci appositamente eseguiti, numerosi
disegni colorati di Tipi di Mammiferi dell’ A.O.I. di sua esecuzione e
proprietà, ritratti del Marchese G. Doria, dei Professori Gestro e Vin-
ciguerra, del Dott. Beccari, del Cap. Bottego e di L. Fea, autografi dei
medesimi e disegni originali di quest’ ultimo.
Coadiuvato dai Conservatori effettivi ed onorari per le parti di loro
spettanza, fa la scelta e precisa l’ ulteriore destinazione di tutto il
materiale avuto in eredità dall’ ex Museo di Sestri Ponente, e concreta
poi di persona i progetti esatti per le modificazioni ed il rimontaggio
dei numerosi scaffali compresi nel materiale in parola.
Su richiesta del Prof. P. Revelli Beaumont, Ordinario di Geografia
nella R. Università, invia alla « Mostra del libro italiano, Berlino, di-
cembre 1941 » i volumi 58, 59 e 60 degli Annali del Museo, più il pre-
citato cenno storico sulle spedizioni scientifiche eseguite dal Museo
stesso, da lui pubblicato negli Atti della Reale Accademia Ligure di
Scienze e Lettere.
Prende regolarmente parte alle sedute dell’ Accademia predetta.
Eseguisce 7 necroscopie su animali morti nel Giardino Zoologico di
Nervi e numerose altre su uccelli sequestrati da agenti del Comitato
provinciale per la caccia, per sospetto di cattura abusiva.
Pubblicazione degli Annali. — Data |’ assenza del Dottor Capra
dal 7 gennaio 1941 per richiamo alle armi, il Direttore Prof. De Beaux
assume, oltre alla direzione, anche la redazione degli Annali, coadiu-
RIST
RELAZIONE 1940-41 XXIX
vato dal I Conservatore Prof. Masi e dall’ Assistente Dott.ssa Guiglia
nelle materie di loro particolare competenza.
Biblioteca. — (Bibliotecaria: Assistente Dott.ssa Guiglia). La tito-
lare continuando a curare tutti i servizi inerenti a questo importantis-
simo ramo di attività museale, dà fra altro le opportune indicazioni per
lo smistamento ed ordinamento delle Miscele, riordina il registro
dei prestiti e cura, due volte all’ anno, |’ invio dei reclami per ritardata
restituzione di libri. Il subalterno Gnecco. persevera nella multiforme
attività già rilevata per gli anni precedenti e si applica particolarmente,
ogniqualvolta se ne presenta la necessità, ad una revisione, correzione
e ricollegamento tra di loro di singole carte dello schedario generale;
munisce di copertine provviste di tutte le indicazioni del caso, intere
serie di opuscoli, alla rilegatura definitiva dei quali non è ancora oppor-
tuno procedere; compila, sulle indicazioni della Bibliotecaria, un elenco
completo dei periodici esteri che questa Biblioteca possiede. Detto elenco,
forte di 1171 numeri fu richiesto dal Consiglio Nazionale delle ricerche
e, riveduto e corretto dal Direttore, ne riscosse vivo plauso per la sua
ricchezza ed accuratezza.
L’ Applicato Adamoli aiuta nel lavoro d’ etichettatura delle
Miscellanee.
La Signora Buckley si presta gentilmente a tradurre titoli di opu-
scoli stampati esclusivamente in russo o in altra lingua non familiare
ad alcuno tra il personale del Museo.
Sezione Mammiferi e Uccelli. - (Direttore Prof. De Beaux). — Il
Catalogo entrata del Museo è progredito dal N. 33634 al 33820, colla
registrazione, in massima, di Mammiferi e di Uccelli. Nella Collezione
mammalogica di Ostensione, sottoposta all’ uopo ad una nuova completa
revisione e ad un sempre migliore riordinamento estetico, furono inter-
calate le didascalie per le singole specie, già mentovate nel paragrafo
delle nuove istituzioni museologiche, didascalie che forniranno indub-
biamente, insieme a quelle per gli Ordini e per le Famiglie, colla distri-
buzione geografica di queste ultime corredata della relativa cartina,
tutte le indicazioni desiderate per chi cerchi di ritrarre un utile positivo
dalle sue visite in Museo. In uno scaffale della Collezione Generale
degli Uccelli fu istituita, a richiesta del pubblico, una piccola mostra
XXX O. pe BEAUX
provvisoria di Colibrì. Nel Salone degli studi al terzo piano si inizia il
riordinamento dei Micromammiferi nella loro nuova sede.
Il Direttore studia e descrive i Mammiferi riportati dal Prof.
Zavattari colla spedizione della R. Accademia d’ Italia al Sagan-Omo;
determina alcuni Mammiferi) per il Museo Libico di Storia Naturale;
studia la distribuzione geografica dei Cervi viventi del globo, quale suo
contributo all’ opera di Guido Castelli sul «Cervo europeo »; deter-
mina ex novo e rivede la determinazione di numerosi Mammiferi ed
Uccelli nella loro qualità di ospitatori di Mallofagi, in appoggio alle
ricerche del Dott. Conci, studioso di quest’ ordine di Insetti; determina
ed intercala in Ostensione vari Mammiferi appartenenti alle raccolte uni-
versitarie depositate in Museo. Nel campo tecnico (aiuto preparatore
Trucco) vengono rimontati in posizione naturale e messi in Ostensione
uno scheletro di giovane Ippopotamo appartenente all’ Universita, ed
uno scheletro di Leone adulto dell’ Eritrea riportato nel 1876 dal Mar-
chese Antinori, e si eseguisce con successo la ripulitura a secco, con
polvere \di talco, di una vecchia preparazione di Giraffa, appartenente
all’ Università.
Sezione dei Rettili ed Anfibi. — Il titolare Conservatore Dott.
Capra raduna e controlla la determinazione di alcuni Rettili! destinati
alla Collezione didattica della clinica per le malattie tropicali presso ~
I’ Ospedale di San Martino.
Il Direttore Prof. De Beaux munisce delle opportune didascalie in
sito le varie parti dell’ ovidotto carico di uova di una grossa Tartaruga
leopardina della Somalia meridionale destinato all’ Ostensione.
Sezione dei Pesci. — L’ Assistente Dott.ssa Guiglia, titolare, ese-
guisce varie ricerche sui Pesci dell’ Eritrea e su quelli di alcune altre
regioni africane su richiesta del Dott. Gridelli di Trieste, rispettiva-
mente del Prof. Tortonese di Torino. Raduna materiale ittiologico per
l’ Esposizione d’ Oltremare di Napoli e si occupa della Sistematica del
genere Smaris per aiuto alla laureanda Sig.na De Scalzi.
Sezione degli Invertebrati. — Il 1 Conservatore Prof. Masi rior-
dina le coliezioni degli Echinodermi, dei Crostacei decapodi e degli ani-
mali vermiformi. Sistema numerosi Crostacei di nuova entrata e raduna
RELAZIONE 1940-41 XXXI
vari Isopodi a scopo di studio. Compila un catalogo di parte della col-
lezione degli Scorpioni, che, per quanto tuttora incompleto, comprende
316 specie appartenenti a 25 dei 57 generi finora noti. I Tipi di specie,
alcuni dei quali sono però passati in sinonimia, ammontano a 19. Com-
pila il catalogo degli Acari, dei quali risultano presenti in Museo 77
specie. Compila i cataloghi dei Platelminti, dei Nematelminti, degli
Irudinei, degli Oligocheti e particolarmente dei Lombrichi italiani, rior-
dinando e sistemando le relative raccolte. Determina i Coralli prove-
nienti dall'ex Museo di Sestri Ponente. Collabora all’ Enciclopedia
Coloniale internazionale.
Il collaboratore volontario Dott. G. Bacci persevera, in 183 presenze
in Museo, nella sua coscenziosa revisione e nuova sistemazione dei
Molluschi terrestri europei ed africani, e dedica particolari cure allo
studio della Malacologia dell’ A.O.I.
Sezione degli Insetti. - (Conservatore effettivo Dott. F. Capra). —
Il titolare continua lo studio dei Coccinellidi e compila un catalogo delle
specie dell’ A.O.I. Determina Coleotteri italiani appartenenti a varie
famiglie per il Prof. Goidanich di Torino, Prof. Russo di Pisa, Dott.
Koch di Monaco di Baviera, Rag. Boldori di Cremona, Signor Lostia
di Cagliari, Signor Moro e Signor Borra di Genova. Studia e determina
Neurotteri per il Prof. Grandi e per il Dott. Nielsen di Bologna, Ortot-
teri per il Prof. Grandi, per il Prof. Salfi di Genova e per il Signor
Pavan di Brescia. Determina insetti vari del Tibesti raccolti dal Prof.
-Scortecci. Esamina, raduna e sistema poi in collezione Pterostichini
studiati dal Prof. Straneo di Parma. Etichetta gli Stafilinidi delle Filip-
pine e dedica particolari cure al raggruppamento, al riordinamento ed
alla sistemazione dei Tenebrionidi africani, dei Carabidi del genere Abax,
degli Scopeus, dei Licidi italiani, dei Cetonidi, dei Neurotteri raccolti
dal Prof. Zavattari al Sagan-Omo; degli Odonati italiani ed indo-malesi,
degli Ortotteri del genere Decticus.
L’ Assistente effettiva Dott.ssa D. Guiglia prosegue nella sua col-
laborazione del « Hymenopterorum Catalogus». Studia e determina
Imenotteri liguri per il Sig. Borra e per il Rag. Mancini; Imenotteri
italiani per il Prof. Grandi di Bologna, per il Museo di Milano e di
Verona, per il Sig. Volkhemer di Genova; Imenotteri di Rodi per il
Prof. Silvestri di Portici; Imenotteri libici per il Centro Sperimentale
XXXII O. DE BEAUX
Agrario e Zootecnico della Libia; per il Museo Libico di Storia Naturale
di Tripoli; Imenotteri tunisini per il Sig. Blithgen di Naumburg; Ime-
notteri dell’ A.O.I. per il Prof. Russo di Pisa, per il Museo di Trieste,
per il Sig. Vatova di Trieste, per il Prof. Zavattari di Roma. Compila
un elenco del genere Xylocopa per il Dott. Tsing Chao Ma di Canton.
Scrive varie recensioni su lavori imenotterologici. Intercala nelle colle-
zioni del Museo il materiale imenotterologico di nuova entrata e di
ritorno.
Il I Conservatore effettivo Prof. L. Masi determina Imenotteri
parassiti dell’ A.O.I. per il Prof. Zavattari di Roma. Si occupa partico-
larmente di Braconidi del gruppo Agattini, di Icneumonidi del genere
Osprynchotus e del genere Stephanus. Esamina e determina numerose
galle che intercala in collezione. Riordina parte delle collezioni di Cal-
cididi e delle raccolte di Insetti in alcool.
Il Conservatore Onorario Avv. Dott. E. Berio studia, determina e
sistema definitivamente, in 77 presenze in Museo, i Lepidotteri delia
famiglia delle Sesiidaei provenienti da qualsiasi parte del globo, e le
Noctuidae paleartiche, africane, indo-australiane ed americane. Inizia
la sistemazione di Ropaloceri africani portando a termine quella delle
famiglie delle Papilionidae e Pieridae. Di tutti i Lepidotteri determinati
compila uno schedario per specie. Studia le Noctuidae della spedizione
del Prof. Zavattari al Sagan-Omo per l’Istituto Nazionale di Entomo-
logia di Roma e materiale lepidotterologico africano vario per il R.
Osservatorio per le malattie delle piante di Genova, per il R. Labora-
torio di Entomologia Agraria di Portici, per il Dott. A. Fiori di Bologna
e per il Prof. Schiavazzi di Livorno.
Il Conservatore Onorario Rag. C. Mancini prosegue nei suoi studi
sugli Emitteri e sostituisce con zelo e perizia, in 177 presenze in Museo,
il Dott. Capra nelle necessarie ricerche e nei riordinamenti di materiale
coleotterologico.
Il Conservatore Onorario Sig. C. Menozzi porta a termine lo studio
delle Formiche raccolte da Bottego, Citerni e Patrizi in A.O.I. e pre-
para una nota sulla raccolta Patrizi.
Il Conservatore Onorario Prof. Ing. S. L. Straneo termina lo studio
dell’ ultimo gruppo dei Coleotteri Pterostichini della Collezione Ca-
stelnau, rintracciandovi vari Tipi, che non erano stati riconosciuti come
ReLAZIONE 1940-41 XXXIII
tali nemmeno ali’ atto di acquisto della collezione stessa. Compila le
pubblicazioni relative al materiale precedente, e studia tutti i Pterosti-
chini raccolti da L. Fea a Fernando Poo, Principe, S. Thomé nella
Guinea Portoghese e nel Congo Francese.
Il collaboratore volontario Sig. G. Binaghi continua a studiare i
Coleotteri Elateridi ed estende le sue ricerche anche alle famiglie dei
Carabidi, dei Coccinellidi, dei Coliidiidi, dei Crisomelidi, Paussidi, Sta-
filinidi ed alle sottofamiglie dei Trachini e dei Batiscini. Egli ha, anche
nel biennio in parola, 156 presenze in Museo al suo attivo, durante le
quali determina parecchio materiale del medesimo e compie numerose
ricerche bibliografiche.
Tl collaboratore volontario Dott. A. Festa continua a frequentare il
Museo, compatibilmente con gli altri suoi obblighi, studiandovi le rac-
colte dei Plecotteri. È
Il collaboratore volontario M. Franciscolo conta 121 presenze in
Museo; 32 ne conta A. Sanfilippo; 85 il Rag. L. Storace e 15 G. Timossi.
Questi giovani si accostano con buona volontà, sempre incoraggiati dal
Direttore e dai colleghi anziani, agli studi entomologici. Il Franciscolo
si è dedicato particolarmente allo studio dei Coleotteri Mordellidi ed ha
già compiuto un riordinamento delle rispettive collezioni.
Cesare Conci, infine, laureando in Scienze Naturali, con tesi in
Zoologia presso il Prof. De Beaux, ha 113 presenze in Museo, nelle quali
si dedica con grande zelo a ricerche mallofagologiche su materiale rac-
colto in gran parte su pelli di Mammiferi e di Uccelli del Museo stesso.
Sezione di Mineralogia. — Il Conservatore Onorario a vita Prof.
A. Pelloux continua a lavorare alacremente all’ incremento delle colle-
zioni a lui affidate. Dopo essersi recato, nell’ autunno del 1940, due volte
a Varzo per ritirare, insieme all’ aiuto-preparatore M. Trucco, il mate-
riale costituente la Collezione Lincio, procede al suo ordinamento. Egli
esamina inoltre i minerali e le roccie che già facevano parte del disciolto
Museo di Sestri Ponente, inserendo nelle nostre raccolte quante vi si
trovava d’interessante per esse e destinando il rimanente alla forma-
zione di collezioni didattiche per scuole che ne facessero richiesta.
Presso questa Sezione sono stati anche esaminati gratuitamente
diversi campioni di minerali e di roccie, e ne furono poi comunicati il
nome e le possibilità di sfruttamento a coloro che li presentarono per
avere su di essi un giudizio competente.
XXXIV O. pe BEAUX
Sezione di Botanica. — Il collaboratore volontario Sig. R. Cucini
assume |’ impegno di conservare ed accrescere le raccolte botaniche del
Museo incominciando collo studio, riordinamento e completamento del-
l’ Erbario « Clelia Durazzo» che il nostro Istituto ereditò dal disciolto
Museo Pedagogico. Egli dedica a tale lavoro 154 pomeriggi, rivedendo,
cambiando, se necessario, i fogli, raggruppando le famiglie, completando
con doni propri le rappresentanze della Flora locale, dotando le singole
cartelle con acconce didascalie esterne per le famiglie ed i generi, ed
istituendo un registro generale della Flora italiana.
Personale amministrativo. - (Applicato C. D. Adamoli). — Immu-
tato dal 1935-39 colla aggiunta delle attività registrate nel paragrafo
sulla Biblioteca e su quella della revisione dei preparati in alcool nei
bassifondi. i
Personale tecnico.
Preparatore tassidermista:
C. Confalonieri. - Mette in pelle 3 Mammiferi di grossa taglia,
22 di media statura, 6 piccoli, preparandone il cranio e prepara 19
crani di Mammiferi a parte. Mette in pelle 10 uccelli e riprepara una
pelle di Pesce cane a secco. Porta quasi a termine la revisione dei nume-
rosissimi preparati in alcool conservati nei bassifondi, coll’ aiuto degli
inservienti G. Canepa e D. Arecco, coadiuvato all’occorrenza dall’usciere
G. Bertolassi, e colla collaborazione dell’ Applicato C. D. Adamoli, che
trascrive numerose etichette.
Preparatori:
C. Borgioli. - Compie la revisione tecnica dei Mammiferi e degli
Uccelli in pelle, dei crani di Mammiferi in Ostensione e delle Colle-
zioni entomologiche. Si applica a svariate pratiche quali l’ impartizione
delle necessarie istruzioni tecniche agli entomologi principianti frequen-
tatori del Museo; il conteggio di materiale scientifico in arrivo e di
ritorno, e di materiale tecnico, quali scatole e spilli entomologici, l’aiuto
al mallofagologo C. Conci nella ricerca dei parassiti in questione su pelli
di Mammiferi ed Uccelli; l’ etichettatura degli Insetti e di Mammiferi
ed Uccelli in pelle; la scritturazione calligrafica di dilascalie per l’osten-
sione dei Mammiferi e la loro chiodatura sugli appositi sostegni in legno;
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RELAZIONE 1940-41 XXXV
la scritturazione calligrafica di didascalie esterne per le singole cartelle
e scatole dell’ Erbario « Clelia Durazzo » e di quelle per la Mostra
d’ Oltremare di Napoli; l’ ordinamento dell’ Archivio del Giardino Zoo-
logico. Mette in pelle 2 Mammiferi di media taglia e 25 Micromammi-
feri, preparandone il cranio, e prepara 20 crani di Mammiferi a parte.
Mette in pelle 11 Uccelli. Prepara 5507 Insetti.
Aiuto - preparatore :
M. Trucco. - Prende parte alla spedizione a Varzo (23-28 novembre
1940) per l'imballaggio dei minerali della Collezione Lincio, ed alla
“campagna di ricupero dell’ Elefante fossile di Grotte S. Stefano (Viterbo)
13-28 luglio 1941. Monta un leone maschio adulto e mette in pelle 28
Mammiferi di grossa e di media taglia e 14 di piccole dimensioni, non-
chè 6 Uccelli. Prepara o ripara 63 crani di Mammiferi e ripara 6 esem-
plari della stessa classe montati o in pelle. Ripulisce e ripara vari pezzi
di Anatomia umana. Ripulisce ossa fossili di Elefante e di Cervo e rin-
forza con soluzioni gommose impronte di pesci nelle farine fossili.
Rimonta. sotto la guida del Direttore, in posizione naturale uno scheletro
di Ippopotamo ed uno di Leone per 1’ Ostensione. Scarnisce vari Mam-
miferi morti al Giardino Zoologico di Genova-Nervi e cura la concia di
tutte le pelli che vengono lavorate in Museo. Compie il lavaggio dei
minerali di nuova entrata sulle indicazioni del Prof. Pelloux. Mette in
pelle una Tartaruga e cura la conservazione a liquido di numerosi Ret-
tili, Anfibi e Pesci. Vuota uova di Uccelli; sistema Crostacei a secco
sulle loro basi; pulisce funghi legnosi: Cambia la base a parecchi Mam-
miferi montati. Compie la revisione delle stanze-scaffale contenenti i
Mammiferi e gli Uccelli della R. Università e riordina uno scaffale
contenente pelli e scheletri di rettili.
Lavori tecnici eseguiti dal Personale scientifico. — Il Prof. De
Beaux ricolora con tinte ad olio e con polvere d’ oro e d’ argento 3 grossi
pesci avuti in dono dalla Ditta Giolfo e Calcagno (Genepesca). Disegna
sulle misure prese sul cadavere il modello in grandezza naturale per
un leone da montare. Decifra numerose etichette di preparati in alcool
dei bassifondi rese quasi illeggibili dall’ umidità.
Il Prof. Masi fa la revisione della collezione dei Ragni in alcool
e della collezione delle Galle. Prepara 626 Microimenotteri e numerosi
altri Imenotteri e Ditteri.
XXXVI O. DE BEAUX
Il Dott. Capra prepara 175 Ortotteri; prepara o riprepara numerosi
Neurotteri; riprepara numerosi Carabidi e Licidi, Abax e Sphaeridium.
La Dott.ssa Guiglia riprepara vari Imenotteri.
Lavori tecnici eseguiti da Collaboratori volontari. — Il Signor
Borra riconsegna 4 scatole di materiale entomologico accuratamente
preparato ed ordinato, che il Museo ebbe in dono dal Signor F. Vaccaro
dall’ Eritrea. |
Il Sig. M. Franciscolo prepara 94 insetti ed aiuta la preparatrice
Borgioli nella revisione delle collezioni entomologiche.
Il Sig. A. Sanfilippo prepara vari insetti.
Il Rag. L. Storace prepara 517 Coleotteri ed Imenotteri. Aiuta il
Direttore nella revisione della collezione dei Mammiferi in Ostensione;
aiuta 1’ Applicato Adamoli nella timbratura delle Miscellanee.
Il Conservatore Onorario Prof. S. L. Straneo riprepara nel modo
tecnicamente più perfetto possibile oltre un centinaio di Coleotteri Pte-
rostichini, fra i quali numerosi Tipi della Collezione Castelnau.
Lavori tecnici eseguiti dal Personale amministrativo. — L’ Applicato
Adamoli stampa grandi didascalie per l’Ostensione; etichetta Miscellanee
per la Biblioteca; riscrive etichette per le collezioni in alcool.
Lavori tecnici eseguiti dal Personale subalterno. — Bertolassi G.
ripulisce vasi per preparati a liquido e ne cura la chiusura con mastice;
confeziona i pacchi per la spedizione di libri e di materiale scientifico;
taglia da solo o con l’aiuto di Trucco M. i cartoncini per le didascalie
per l’ostensione. Provvede con l’ aiuto di Trucco alle riparazioni prov-
visorie dei lucernai danneggiati dalla difesa antiaerea.
Arecco D., Canepa G. e Gambaro G. eseguiscono numerose ripa-
razioni alle corde delle persiane avvolgibili. I primi due collaborano alla
revisione delle collezioni a liquido dei bassifondi curandone la ripuli-
tura e la parte materiale della rietichettatura.
Trucco M. - Coadiuva il Direttore nella ricerca di materiale per le
lezioni. agli studenti universitari, date nei locali del Museo, ed assiste
alle medesime in funzione di bidello. Sistema, come deposito delle casse
| RELAZIONE 1940-41 XXXVII
di legno, la ex cantina dell’ alcool. Cura la erogazione dell’ alcool dal
magazzino e la segnalazione del suo consumo. Eseguisce varie ripara- oi
zioni a scaffali ed a serrature.
Giornale del Museo. - (Dott.ssa D. Guiglia). — Invariato dal 1935-39. =§
R. Delegazione Fitopatologica. - (Dott. F. Capra e Prof. L. Masi). — ee)
È Invariato dal 1935-39, salvo l’ assenza del Dott. Capra dal 7 gennaio
1941.
Società SCIENTIFICHE CHE HANNO SEDE NEI LOCALI DEL MUSEO.
La «Società Entomologica Italiana» si è radunata 74 volte.
La « Società degli Amici del Museo » si raduna 2 volte, ed il Diret-
tore, Membro di diritto del Consiglio, mostra le nuove istituzioni museo-
logiche ai Soci convenuti. 1
Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Dicembre 1942- XXI.
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(1)
AUGUSTO BEGUINOT
Il 3 gennaio 1940 si spegneva dopo brevissima malattia, nella sua
abitazione d’ ufficio entro 1’ Istituto ed Orto Botanico della R. Universita,
il Prof. Augusto Beguinot, ordinario della rispettiva materia, lavoratore
instancabile, raccoglitore ed indagatore appassionato, sistematico ecologo
e biologo di erudizione vastissima, di rara acutezza analitica e di grande
capacità di sintesi.
Era nato a Paliano (Frosinone) il 17 ottobre 1875. Si laureò a Roma
in Scienze Naturali nel 1898. Nel 1900 entrò assistente nel R. Istituto
Botanico di Padova, dove passò aiuto e conseguì la libera docenza,
insegnando, come incaricato, all’ Università di Padova ed a quella di
Ferrara. Nel 1921 fu nominato, per concorso, professore di Botanica
all’ Università di Sassari, da dove passò a Messina, quindi a Modena ed
infine, nel 1929, a Genova.
Nel campo sistematico il Beguinot si occupò particolarmente della
flora della regione Padovana, dei Colli Euganei, delle isole ponziane e
napoletane, della Laguna Veneta, del Trentino, delle isole dell’ Egeo e
della Libia. Con intendimenti più complessi trattò fra altro «la vita delle
piante superiori nella Laguna di Venezia », « gli aspetti e le origini della
vegetazione d’ Italia», «l’ Endemismo delle minori isole italiane», «la
Flora e la Fitogeografia delle paludi Pontine »; scrisse anche studi mono-
grafici su vari generi di piante ed-assai si occupò della storia della Bota-
nica rievocando, con accuratissime valutazioni, le figure di numerosi suci
predecessori nei rami di studio da lui prediletti.
D’ aspetto. piuttosto rude, di modi apparentemente burberi, inse-
gnante assai severo ed esaminatore esigente, il Beguinot era pure dotato
di animo gentile e premuroso e si mostrava sempre pronto ad addossarsi
ogni sorta di fatiche, quasi ansioso di non avere mai abbastanza lavoro
dinnanzi a sè. Vivissimo e sincero è quindi il rimpianto che la sua
repentina dipartita ha lasciato nei colleghi, nei collaboratori, negli
allievi tutti.
Era membro effettivo o corrispondente di oltre venti Società scien-
tifiche nazionali ed estere e la Società di Scienze e Lettere di Genova,
(2)
attualmente Reale Accademia Ligure di Scienze e Lettere, lo ebbe atti-
vissimo ed apprezzatissimo Segretario Generale.
Per tutto il tempo della sua residenza nella nostra Città Egli fu in
costanti e cordialissimi rapporti di collaborazione col Museo Civico,
avendo assunto coi suoi aiuti e tecnici, lo studio e la conservazione del-
l’ Erbario « Camilla Doria» di proprietà del nostro Istituto.
GIORGIO KRUGER
Il 19 aprile 1940 moriva quasi repentinamente a Tripoli Giorgio
Kriiger. E’ scomparso con lui uno dei più belli esempi di dedizione com-
pleta al lavoro incessante ed intelligente, vivificato dal fuoco sacro per
la Scienza.
Era nato a Berlino il 22 dicembre 1871. Ereditò dal padre la pas-
sione per |’ Entomologia, disciplina nella quale acquistò solide basi ed
ampie cognizioni a Berlino e più tardi al Museo Britannico di Londra.
Padrone del tedesco, inglese, italiano, francese e spagnuolo, compì
lunghe e fruttuosissime esplorazioni entomologiche in Germania, in
Ispagna ed in gran parte delle coste mediterranee, ad Aspromonte in
Calabria, in Sicilia, nell’ Abruzzo, al Monte Rosa, in Sardegna, in Val-
camonica, in Isvizzera, in Cirenaica ed in Tripolitania.
Nel 1903 assunse il posto di « Collettore e Conservatore » presso
il Conte E. Turati di Milano; nel 1923 creò il « Gabinetto di Entomo-
logia e di Fitopatologia di Bengasi », da dove passò Conservatore del
« Museo Libico di Storia Naturale di Tripcli ».
Tedesco per nascita, si stabilì nel 1900 in Italia, verso la quale
si sentiva già da tempo attratto e che amò poi sempre come sua patria
di elezione.
La grande guerra 1914-18 l’ obbligò a tornare in Germania, dove
rispose ai suoi obblighi militari come interprete in un campo di prigio-
nieri italiani.
Tornato in Italia, ottenne la cittadinanza italiana ed onorò la sua
nuova patria colla ferrea operosità, coll’ onestà, col disprezzo del pro-
prio comodo, della stanchezza, dei pericoli di ogni sorta, cui frequente-
mente si esponeva nelle sue peregrinazioni di raccoglitore. Nel 1938 fu
nominato Cavaliere Ufficiale della Stella d° Italia per merito coloniale.
(3)
A luminosa documentazione della straordinaria attivita del Kriger
nel senso sopracitato basti ricordare che Egli ha raccolto per il solo
Museo Libico di Tripoli 25.000 insetti, oltre un copioso materiale flori-
stico; che Egli ha scoperto circa 300 specie e sottospecie nuove di insetti
in Libia, e 100 altre specie e sottospecie in Italia, Svizzera e Spagna.
Il Kriiger cercò e coltivò fin da tempi ormai lontani la collabora-
zione del nostro Museo; particolarmente frequenti e cordiali furono i
nostri rapporti con Lui in questi ultimi anni.
FRANCESCO PIO POMINI
Il 10 marzo 1941 cadde sul fronte greco, da prode Ufficiale degli
Alpini, Francesco Pio Pomini, nato a Verona nel 1915 come figlio del
generale medico Guido.
Si laureò in Scienze Naturali a Padova nel 1936, fu assistente inca-
ricato alla Cattedra di Zoologia nella R. Università di Pavia e passò nel
1939, in seguito a concorso, Assistente di ruolo alla Cattedra corrispon-
dente dell’ Università di Bologna.
Eseguì una spedizione di studio in Sardegna, riportandone ricco
materiale zoologico e diligenti appunti biologici; nel 1940 fu al Gargano,
regione della quale mise particolarmente in luce l’ importanza biogeo-
grafica, e durante la guerra l’Albania gli si rivelava come la terra riser-
vata alle sue future ricerche.
D’ animo profondamente religioso e gentile, Egli amava appassio-
natamente gli animali e la zoologia, la sistematica e la biologia, 1’ arduo
lavoro del raccoglitore ed acuto osservatore in campagna, la severa
disciplina del ricercatore e sperimentatore in laboratorio, cosicchè rap-
presentava una delle più belle e sicure promesse tra i giovani zoologi
d’ Italia.
Promesse che, nel’ troppo breve corso della sua vita, largamente
mantenne, giacchè F. P. Pomini lascia 25 apprezzati lavori sull’ Ittiologia
d’acqua dolce, sullo sviluppo, la biologia e la morfologia dei Salmonidi,
nonchè su vari argomenti di Entomologia. Un progetto di revisione dei
Coleotteri del genere Abax lo condusse appunto al Museo Geno-
vese, e procurò a chi oggi lo commemora il piacere della sua personale
conoscenza ed il più vivo rimpianto della sua scomparsa.
(4)
FRITZ SARASIN
Il 23 marzo 1942, durante l’ abituale, breve riposo primaverile a
Lugano, il Dott. Fritz Sarasin passò placidamente dal sonno alla morte.
Egli fu un vero naturalista nel senso più vasto e più profondo della
parola.
Nacque a Basilea il 3 dicembre 1859, come figlio del sindaco di
quella città, studiò Scienze Naturali a Ginevra, ove fu allievo di K. Vogt
e di Saussure; medicina a Basilea, ove frequentò i corsi di L. Riitimeyer
e di J. Kollmann, e si laureò in Scienze Naturali a Wiirzburg nel 1883
col Prof. R. Semper.
Nello stesso anno partì, insieme a suo cugino, Dott. Paul Sarasin,
per Ceylon, dove si trattenne 3 anni, tornandone con ricche raccolte
scientifiche, più particolarmente zoologiche ed etnografiche e con un
larghissimo corredo di cognizioni e di esperienze.
Dopo 6 anni di permanenza a Berlino per lo studio del materiale
riportato nel suo primo viaggio, si recò nel 1889 in Egitto per studi
etnografici; dal 1893 al 1896 a Celebes ove raccolse materiale zoologico,
botanico e geologico e dove tornò nel 1901-1903; nel 1907 si recò di
nuovo a Ceylon, col preciso compito di studiare il paleolitico dei Wedda;
nel 1911-12 fu per un anno e mezzo nella Nuova Caledonia insieme al
Dott. Jean Roux (v. Cenni necrologici 1938-39, Vol. LX); nel 1923 in
Tunisia e Tripolitania; nel 1925 a Ceylon e nel 1931, a 72 anni, al Siam
e nell’ isola di Bali.
Dallo studio del materiale raccolto uscirono dalla sua penna, o in
collaborazione con suo cugino, lavori di fondamentale importanza sui
Ricci di mare, sui Molluschi, sull’ /chthyophis, sull’ antropologia dei
Wedda, sulla geologia di Celebes e su molti altri argomenti. Nei suoi
ultimi anni pubblicò lavori notevolissimi sulle leggi della colorazione
dei piumaggio degli uccelli.
i Fu Presidente della Commissione del Museo Etnografico di Basilea,
che nel 1917 ebbe una nuova e degnissima sede per merito suo; della
Societa Svizzera di Scienze Naturali; della Commissione del Museo di
Storia Naturale di Basilea; della Societa Svizzera di Antropologia ed
Etnologia: della Commissione Amministrativa del Giardino Zoologico
di Basilea; fu Dottore honoris causa dell’ Università di Basilea e di
(5)
Ginevra e Socio Onorario o corrispondente di 42 Società di Scienze
Naturali, zoologiche, antropologiche, etnografiche, geografiche e di
preistoria.
Fu oratore brillantissimo di chiarezza cristallina, di precisione e
concisione eccezionali; ma per quanto tenaci fossero le insistenze perchè
accettasse una cattedra universitaria, Egli, sempre accondiscendente in
ogni altra cosa, mai cedette in questo punto, convinto com’ era di poter
recare un miglior contributo alla Scienza attraverso le sue esplorazioni,
le libere investigazioni e 1’ attività museologica. A mezzo di questa tenne
vivi e frequenti rapporti col nostro Museo, il direttore scrivente del quale
fu spesso ospite bene accetto nel Museo basileese.
Fritz Sarasin fu un uomo felice e, quel che più monta, si ritenne
sempre per tale. «Da una vita fortunata » intitolò modestamente le
succose notizie autobiografiche, che pubblicò nel suo ottantesimo com-
pleanne. Fu sempre avverso al monismo del Haeckel che riteneva per
materialismo larvato. Riconosceva con gioia che vi sono limiti allo sci-
bile umano; non poteva concepire un Universo senza anima e senza
ragione; si sentiva protetto dalla Potenza Divina e tranquillo in questa
convinzione.
JOHANN ANTON VON SCHULTHESS RECHBERG
Il 7 novembre 1941 chiuse gli occhi a Zurigo il Dottor Johann
Anton von Schulthess Rechberg, imenotterolo di grande autorità, medico
e filantropo di eccezionale operosità.
Nacque a Zurigo il 14 gennaio 1855 ed iniziò lo studio della medi-
cina nel 1875 presso 1’ Università della sua città natale, ove si laureò
nel 1878 e si stabili come libero professionista nei 1884, dopo essersi
perfezionato nella sua scienza a Lipsia, Parigi, Londra, Vienna e nelle
cliniche dei Professori Wyss e Huguenin a Zurigo stessa.
Fin dalla sua più tenera età il Schulthess mostrò grande simpatia
e vivo interesse per gli animali e le piante ed a 16 anni si rivolse deci-
samente all’ Entomologia, senza però negligere di formarsi nel contempo
un ampio corredo di solide cognizioni generali di Zoologia e di Bota-
nica. Per quasi 70 anni Egli svolse con fedele dedizione la sua attività
scientifica come imenotterologo, condensando i risultati delle sue ricerche
in oltre 80 pubblicazioni, che gli valsero l’ incondizionato riconoscimento
(6)
dei colleghi svizzeri ed esteri e gli procurarono un intensissimo scambio
di collaborazione coi Musei e coi collezionisti privati di molti paesi.
Numerose Società scientifiche lo vollero presidente o membro onorario
e |’ Università di Zurigo lo proclamò Dottore honoris causa; nel 1925
presiedette il primo Congresso internazionale di Entomologia del dopo-
guerra a Zurigo.
Di convinzioni profondamente religiose, d’ umore ottimista e ten-
dente alla lietezza, Egli cercò sempre di far del bene al suo prossimo,
non soltanto come medico, ma anche come presidente della! « Società
svizzera per il benessere pubblico », come Colonnello medico e come
Presidente della « Croce Rossa Svizzera », ufficio nel quale si prodigò
a lenire innumerevoli e inenarrabili sofferenze nella guerra mon-
diale 1914-1918.
Da decenni lo Schulthess era, particolarmente per tramite della
nostra imenotterologa Dottoressa D. Guiglia, in continua stretta collabo-
razione col nostro Museo, che gli deve anche numerosi e preziosi doni.
HANS GEORG STEHLIN
Il 15 novembre 1941 a Basilea cessò di vivere il professore H. G.
Stehlin, paleomammalogo di fama mondiale per la coscienziosità ed il
rigore dei suoi metodi di ricerca, per la limpidezza e la logica delle sue
deduzioni, per la vastità e profondità della sua erudizione, per la massa
imponente delle sue pubblicazioni scientifiche.
Era nato a Basilea il 13 gennaio 1870. Si inscrisse studente di
Medicina nella sua città natale, ma dopo un anno passò alle Scienze
Naturali, sentendosi particolarmente portato alla Zoologia.
Fu allievo, poi assistente ed infine successore di L. Riitimeyer,
essendo stato nel 1908 nominato presidente della Sezione di Anatomia
Comparata e di Paleontologia dei Vertebrati in quel Museo basileese,
la fondazione del quale fu merito precipuo di suo nonno Peter Merian.
Il compito speciale nella vita dello Stehlin, fu l’ arricchimento e
l’ ampliamento delle collezioni di Mammiferi del siderolitico svizzero, ini-
ziate dal suo maestro e la creazione di larghe serie di materiale di con-
fronto proveniente da altri orizzonti del terziario europeo, compito che
Egli assolse in modo così ammirevole da costituire un insieme di docu-
menti osteologici fossili e recenti veramente unico in Europa.
Tuttavia Egli si dedicò di buon grado anche a compiti più vasti,
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(7)
specialmente dopo il 1920, anno in cui sostituì il Dott. Fr. Sarasin nella
presidenza della Commissione per l’intero Museo di Storia Naturale,
che tenne fin quasi alla sua morte.
Nell’ investigazione scientifica Egli s' impose agli studiosi di mam-
malogia e di anatomia comparata già colla sua tesi di laurea sulla
« Metamorfosi postembrionale del cranio dei Ruminanti », e rimase poi
sempre fedele al metodo dell’ analisi dettagliata e rigorosa dei caratteri
dentari ed osteologici e della trasformazione di questi caratteri, sia nel-
l’ontogenesi che nella filogenesi.
Ammirevole frutto di tale applicazione è il suo lavoro « sulla storia
della dentatura dei Suidi» pubblicata nel 1899.
Nel 1903 s’ iniziò sotto il modesto titolo di « Mammiferi dell’ Eocene
svizzero, Catalogo critico del materiale », la pubblicazione della sua
opera fondamentale in 7 parti, terminata nel 1916, che in realtà è una
« monografia monumentale dei Mammiferi dell’ Eocene europeo », 3
parti della quale sono dedicate ai Perissodattili, 3 agli Artiodattili ed
1 ai Primati,
Lo Stehlin si occupò ampiamente anche della fauna del quater-
nario sia da solo sia in collaborazione con altri autori, quali Fritz Sarasin
e Auguste Dubois, ed estese le sue ricerche anche a numerose faune eso-
tiche come per esempio della Persia, dell’ India, di Giava, del Venezuela.
Molto si occupò della Paleomammalogia italiana, e più particolar-
mente del Pliocene superiore della Val d’ Arno, e fu perciò ospite sempre
gradito e onorato di vari Musei italiani, quali Torito, Milano, Bergamo,
Firenze. Mai mancava un’ occasione per fare visita al nostro Museo
genovese, nel quale si tratteneva volentieri e lungamente collo scrivente
nelle collezioni osteologiche, pur interessandosi vivamente ad ogni
peculiare applicazione o innovazione museologica.
Molto sobrio nella parola, molto compassato nei modi, talvolta cau-
stico nelle sue espressioni, era pure di animo gentilissimo, generoso e
molto propenso alla collaborazione scientifica. Il nostro G. B. Dal Piaz,
attualmente ordinario di Geologia a Torino ed il nostro P. Graziosi di
Firenze lo ebbero, ad esempio, guida e maestro, rispettivamente collabo-
ratore. Chi scrive fu onorato dalla sua cordiale amicizia e benevola
stima sin dall’ inizio di questo secolo.
Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria». Gennaio 1943-XXI.
O. De BEAUX
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CONTRIBUTI SCIENTIFICI
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S. L. STRANEO (Parma)
DESCRIZIONI PRELIMINARI
DI NUOVI CAELOSTOMINI AFRICANI
(Coleopt. Carab.)
Poichè la pubblicazione della mia revisione dei Caelostomini afri-
cani dovrà subire notevoli ritardi, ritengo opportuno pubblicare almeno
le descrizioni preliminari della maggior parte delle nuove specie che ho
trovato negli indeterminati che vari Musei mi hanno inviato per studio.
La maggior parte delle nuove specie e, in linea generale, quelle di mag-
gior interesse, erano contenute tra gli indeterminati appartenenti al
Museo Civico di Genova, provenienti dalle caccie di L. Fea nelle Isole
Fernando Poo, S. Thomé e Principe. Colgo l’ occasione per descrivere
anche talune nuove specie appartenenti alla mia collezione.
Gli olotipi di tutte le specie appartenenti a Musei sono stati resti-
tuiti ai rispettivi Musei, ai Direttori dei quali invio i miei ringrazia-
menti, sia per i materiali interessantissimi inviatimi per lo studio, sia
per i duplicati generosamente ceduti alla mia collezione. Un particolare
ringraziamento rivolgo al Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Ci-
vico di Genova, e al Conservatore Dott. F. Capra, per avermi affidato
lo studio del materiale raccolto da L. Fea, che si presenta di interesse
veramente eccezionale, contenendo 9 specie nuove con un nuovo genere
e con un nuovo sottogenere, entrambi molto caratteristici.
Quando di una specie vengono citate più località di rinvenimento,
la prima di esse è quella corrispondente all’ olotipo.
Gen. Strigomerus Chaud.
(Syn. Exocus Péring.)
Strigomerus Marshalli n. sp.
Lunghezza 11,6 mm.; massima larghezza 5 mm. Castagno chiaro,
con elitre lievemente iridescenti, zampe, antenne e parti boccali ferru-
ginee, con femori, 1° articolo delle antenne e palpi più chiari. Capo più
robusto che nello Strig. ferrugineus Péring. (Exocus), con occhi ampi e
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 3
2 S. L. STRANEO
molto convessi; solchi frontali punteggiati e rugosi fin dietro gli occhi.
fronte tra i solchi liscia. Pronoto trasverso, coi lati non distintamente
sinuati verso la base; angoli basali ottusi. Elitre subparallele, larghe.
moderatamente convesse. Proepisterni perfettamente lisci, metepisteni
lunghi, fittamente punteggiati; anche i lati del metasterno e degli ste
niti fortemente punteggiati. Sternite anale della 2 con un solo poro se’
gero per parte. Tarsi superiormente striolati, con qualche setola rara
e sparsa; onichio inferiormente con setole.
Habitat: Kenya, Nairobi (Dr. Van Someren); Africa Or. Tedesi
Lulanguru (G. D. H. Carpenter); Congo Belga, Urundi (A. Becquart)
Alto Uelé, Yebo, Moto (L. Burgeon).
Olotipo nel British Museum; allotipo nella mia collezione.
Affine al ferrugineus Péring., ne differisce nettamente per la stru.
tura del capo, molto più robusto, con occhi ampi e soprattutto ben co
vessi, quasi emisferici, mentre nel ferrugineus gli occhi sono solo mo:
ratamente convessi.
Strigomerus glaber n. sp. |
Lunghezza 7 mm.; massima larghezza 3 mm. Castagno oscuro, ot
palpi, antenne e zampe ferruginei. Capo punteggiato fortemente pres.
i solchi, più leggermente tra i solchi, sulla parte anteriore della fro -
e presso gli occhi. Pronoto un po’ subcordiforme, con lati molto mode
ratamente subsinuati all’ indietro, angoli basali un po’ ottusi, forniti di
dentino apicale. Elitre subparallelo-ovali, omeri con minuscolo dentino
apicale, strie profonde e moderatamente crenulate. Proepisterni con
atrata
punti lungo le suture interne, metepisterni e sterniti punteggiati ai lat.
Tarsi superiormente fortemente punteggiati, con qualche setola, nor i
distintamente striati; onichio inferiormente glabro, senza setole.
Habitat: Sierra Leone, Dia, 1 es.; Njala, 1 es. 4
Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo. ;
Di tutte le specie attualmente note di Strigomerus, solo il globe:
n. sp. e il katanganus Burg. hanno l’ onichio inferiormente senza setele.
non vi può essere confusione tra le due specie, perchè il katanganu:
il più grande degli Strigomerus (13,5 mm.), mentre il glaber misura
7 mm.
CAELOSTOMINI AFRICANI 3
Gen. Strigomerodes Stran.
Rev. Zool. Bot. Afr. XXXII, 2 (1939), p. 206, 207.
Strigomerodes Patrizi n. sp.
Lunghezza 6,8 mm.; massima larghezza 3,1 mm. Colore bruno-
ferrugineo oscuro, con elitre picee, zampe, antenne e palpi ferruginei.
Capo non punteggiato, solchi frontali brevi e moderatamente impressi;
antenne lunghe, filiformi. Pronoto trasverso, pochissimo convesso, note-
volmente largo in confronto alla lunghezza, anteriormente coi lati forte-
mente arrotondati e ristretti, posteriormente coi lati quasi paralleli o
pochissimo ristretti; angoli anteriori molto arrotondati e ottusi, non pro-
minenti, angoli posteriori quasi retti, con dentino apicale minimo; doccia
abbastanza larga, mal definita specialmente posteriormente, come in tutti
gli Strigomerodes. Elitre convesse, piuttosto brevi, orlo basale completo,
Strie poco profonde, distintamente punteggiate, interstrie pochissimo con-
vesse, la terza con un poro presso la base, sull’ orlo omerale. Inferior-
mente completamente liscio, tranne gli sterniti che presentano una linea
crenulata alla base; metepisterni lunghi. Tibie anteriori regolari, senza
solco esterno; onichio inferiormente con setole.
Habitat: Congo Belga: 1 esemplare ¢, mutilato, nella mia colle-
zione, etichettato semplicemente H.t Uelé (olotipo): un esemplare 9 nel
Museo Civico di Genova, etichettato « Alto Uelé, Kapili, F. S. Patrizi»
(allotipo).
Molte affine per struttura generale al singularis Burg., ne differisce
nettamente per le elitre molto meno rigonfie, specialmente posterior-
mente e soprattutto molto più corte.
Strigomerodes laevis Burg. var. rhodesianus nov.
Differisce principalmente dal tipo, che ho esaminato, per il pronoto
posteriormente un po’ meno ristretto, con angoli anteriori non prominenti
e più vicini al collo e doccia laterale verso la base meno ben definita;
inoltre i proepisterni hanno alcun punti impressi presso le suture interne,
mentre nel Jaevis sono lisci.
Habitat: N. Rhodesia, un solo esemplare 34 nella mia collezione,
sen?’ altra indicazione più precisa della località di cattura.
4 S. L. STRANEO
Gen. Caelostomus Macl.
Subgen. Dry monaxus nov.
Si differenzia immediatamente dal subgen. Caelostomus s. str. e
dal subgen. Drimostoma Dej. per i seguenti caratteri:
Fig. 1 — Caelostomus (Drimonaxus) feanus n. sp.
Fig. 2 — Caelostomus (Drimostoma) major n. sp.
mandibole più fortemente arcuate ed acute nella porzione apicale,
la sinistra fornita di una carena longitudinale molto pronunciata; capo
con un solo poro setigero sopraoculare, carattere eccezionale già noto in
vari Pterostichini s. str.. ma non mai ancora riscontrato nei Caelostomini.
Subgenotypus: Caelostomus (Drymonaxus) feanus Stran.
CAELOSTOMINI AFRICANI 5
Caelostomus (Drymonaxus) feanus n. sp. (fig. 1).
Lunghezza 8 mm.; massima larghezza 3,4 mm. Nero lucido, con orlo
laterale del pronoto, antenne, palpi e zampe rosso ferruginei. Capo con
fortissime e profonde sculture, ma non punteggiato; solo in fondo ai
solchi frontali, che sono profondissimi e fortemente raddoppiati per quasi
tutta la lunghezza, vi è un po’ di rugosità e forse qualche punto grosso
e mal definito; un solo poro setigero sopraoculare. Pronoto subcordi-
ferme, convesso, coi lati fortemente arrotondati anteriormente e forte-
mente ristretti posteriormente senza sinuosità o con leggera subsinuo-
sità; angoli posteriori molto ottusi, con dente apicale; doccia abbastanza
larga e profonda, margine laterale con distinte dentellature. Elitre sub-
parallelo-ovali, ben convesse, omeri arrotondati, strie profondissime,
moderatamente crenulate. Inferiormente prosterno fortemente solcato
longitudinalmente, proepisterni lisci, metepisterni lunghi; questi ultimi,
i lati del metasterno e i lati degli sterniti con forte punteggiatura abba-
stanza grossa. Tarsi anteriori del ¢ moderatamente dilatati, della 9
quasi simmetrici. 3
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); id.; Musola (L. Fea)
(400-600 m., VIII-IX 1901): vari esemplari.
Olotipo e paratipi nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll.
Straneo.
E’ l’unica specie del sottogenere e non può essere confusa con
alcuna specie precedentemente descritta.
Subgen. Drimostoma Dei.
Caelostomus (Drimostoma) Westermanni var. parumpunctatus nov.
E’ la forma estrema orientale che abita il Kenia e 1’ Uganda. Dif-
ferisce molto dalla forma tipica per la statura generalmente maggiore.
per il pronoto verso la base un po’ sinuato, le elitre parallele e la pun-
teggiatura del margine laterale del pronoto molto ridotta, sia come esten-
sione, sia come profondità. In alcuni esemplari del Kenia, la punteggia-
tura è ridotta addirittura a una! rugosità superficiale, più o meno irrego-
lare ed evanescente. Edeago molto simile a quello della forma tipica.
Habitat: Uganda, Entebbe (Dr. C. A. Wiggins); Kudunguru; Jinja
6 S. L. STRANEO
(Dr. Van Someren); Kireta (C. Gowdey); Kenya, Mawakota (Dr. Van
Someren); id., Kaimosi (A. Turner).
Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo.
Caelostomus (Drimostoma) Westermanni subsp. conctractus nov.
E’ la forma interessantissima dell’ Is. Fernando Poo. Essa ha l’orlo
laterale del pronoto con fortissima ed estesa punteggiatura anche più
che nella forma tipica e nella var. Pradieri, un po’ meno rialzato; le elitre
un po’ più brevi; ed è caratterizzata dalla forma estremamente pecu-
b j
3 4
Fig. 3 — Coelostomus (Drimostoma) Westermanni Chaud.: organo copulatore ¢ ; a) visione
laterale; b) visione dorsale della porzione apicale.
Fig. 4 — Caelostomus (Drimostoma) Westermanni Chaud. ssp. contractus nov.: organo
copulatore 6 ; a) visione laterale; b) visione dorsale della porzione apicale.
liare dell’ organo copulatore, diversissima da quella della forma tipica
e delle varie forme continentali; mentre in queste 1’ edeago, regolar-
mente invertito come in tutti i Caelostomini, è di forma e sagoma rego-
lare (fig. 3), nella subsp. contractus è grandissimo e compresso lateralmente
per tutta la sua lunghezza, onde, guardato dal dorso appare sottilissimo,
mentre il profilo è quasi normale (fig. 4). Tale differenza, così cospicua,
farebbe pensare che possa trattarsi di specie diversa dalla Westermanni;
ma l'assenza di ogni altro carattere sufficiente a identificare la forma
dell’ Is. Fernando Poo, unita alla considerazione che la forma dell’organo
CAELOSTOMINI AFRICANI 7
copulatore è un carattere in genere affatto inutilizzabile nel gen. Caelo-
stomus, mi fanno preferire di considerare il contractus come semplice
sottospecie di Westermanni.
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé, 400-600 m. (L. Fea), numerosi
esemplari.
Olotipo nel Museo Civico di Genova. allotipo nella mia collezione.
Caelostomus (Drimostoma) robustus n. sp.
Lunghezza 10 mm.; massima larghezza 4,4 mm. Nero intenso, con
zampe, antenne e palpi di colore rosso oscuro. Capo con grossi e forti
punti presso ed entro i solchi frontali, ma liscio in mezzo alla fronte;
antenne lunghe, sottili. Pronoto trasverso, subcordiforme, posteriormente
coi lati convergenti in linea retta; margine laterale non nettamente limi-
tato all’ interno, liscio, abbastanza largo. Elitre brevi, ampie, ben con-
vesse sul disco e sul declivio apicale, che è molto graduale; orlo basale
completo, strie profondissime, finemente ma fittamente crenulate; inter-
strie ben convesse. Proepisterni perfettamente lisci, non punteggiati,
metepisterni lunghi; primi sterniti fortemente punteggiati, gli altri quasi
lisci, impressi ai lati. Onichio inferiormente glabro.
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea, 400-600 m., IX-1901)),
4 esemplari.
Specie affine alla Westermanni, ma molto più robusta e tozza, più
convessa, con orlo laterale del pronoto meno ampio, perfettamente liscio.
Sembra localizzata nell’ Isola Fernando Poo.
Olotipo nel Museo di Genova, allotipo nella mia collezione.
Caelostomus (Drimostoma) maior n. sp. (fig. 2).
Lunghezza 9,5 mm.; massima larghezza 3,9 mm. Nero lucido, con
antenne, palpi e zampe di colore rosso ferrugineo. Capo abbastanza pic-
colo e allungato, solchi frontali lunghi, punteggiati; fronte tra i solchi
liscia; antenne lunghe e abbastanza sottili, non moniliformi. Pronoto cor-
dato, coi lati posteriormente fortemente ristretti, più o meno eviden-
temente sinuati; angoli basali ottusi, con robusto dente apicale; mar-
gine laterale sottile, doccia un po’ larga, liscia; base non punteggiata.
Elitre brevi, ampie e ben convesse, bruscamente dilatate dopo gli omeri;
orlo basale completo; strie profonde, fortemente crenulate. Proepisterni
lisci, metepisterni lunghi, fortemente punteggiati; lati degli sterniti e
8 S. L. STRANEO
del metasterno fortemente punteggiati. Tibie anteriori portanti solo la
Spina apicale, onichio inferiormente glabro.
Habitat: S. Rhodesia, M. Selinda (R. H. R. Stevenson), 1 es.;
Mabira Forest (R. H. R. Stevenson), 2 es.; Ciirinda, Mashunland (G. A.
K. Marshall) 1 es.; un altro esemplare della stessa località nel S. African
Museum.
Olotipo e allotipo nella mia collezione.
Molto distinto da tutte le specie precedentemente descritte. La
specie più vicina è forse il C. validiusculus Tschit. che però è più pic-
colo, più convesso, coll’ orlo laterale del pronoto stretto, conformato
molto diversamente.
Caelostomus (Drimostoma?) crassus n. sp.
Lunghezza 6,8 mm.; massima larghezza 3,2 mm. Nero abbastanza
lucido, con zampe, antenne e palpi di colore rosso-bruno. Capo liscio, un
po’ rugoso presso i solchi frontali che sono brevi e moderatamente im-
pressi; ad ambo i lati del capo si trova solo un poro setigero sopraocu-
lare; antenne moniliformi. Pronoto largo, corto, perfettamente arroton-
dato uniformemente ai lati fino alla base; angoli basali molto ottusi, con
apice vivo; doccia liscia, strettissima, solo lievemente allargata posterior-
mente, priva del poro setigero nella metà anteriore. Elitre larghe, brevi,
convesse, quasi subglobose; orlo basale completo, strie profonde e for-
temente crenulate. Proepisterni completamente lisci; metepisterni corti,
rugosi e punteggiati; sterniti solcati iungo la base, ai lati rugosi e
punteggiati.
Habitat: S. Thomé, 1 es. ¢ (olotipo) nella mia collezione (ex coll.
Clermont); altri esemplari della stessa località indeterminata (H. V.
Tams. 8-XI-1932) nel British Museum; S. Thomé, Ribeira Palma (L. Fea),
nel Museo di Genova.
Ben distinta da ogni altra, oltre che per la forma tozza e breve e
per la presenza di un solo poro sopraoculare, anche per i metepisterni
corti; è l’unica specie africana finora nota che presenti questo carattere.
La mancanza di uno dei pori setigeri sopraoculari ad ambo i lati del capo
e la forma dei metepisterni mi indurranno probabilmente a creare un
sottogenere per questa specie, che non pongo che con riserva e provviso-
riamente nel subg. Drimostoma.
CAELOSTOMINI AFRICANI 9
Caelostomus (Drimostoma) profundestriatus n. sp.
Lunghezza 4,1 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Nero moderata-
mente lucido, con zampe e antenne ferruginee, palpi flavi. Capo abba-
stanza scolpito, impresso tra gli occhi, fortemente punteggiato tra gli
occhi anteriormente; solchi frontali anteriormente raddoppiati, punteg-
giati, abbastanza allungati, anteriormente profondi, posteriormente più
leggeri; antenne moniliformi. Pronoto trasverso, ai lati arrotondato, non
sinuato innanzi alla base; angoli posteriori ottusi con dente apicale;
doccia liscia, stretta anteriormente, posteriormente poco allargata e rial-
zata; base liscia, non punteggiata. Elitre brevi, ovali, orlo basale sottile,
ma presente fino alla base della 3* stria; strie profonde, ben crenulate:
interstrie notevolmente convesse. Inferiormente, prosterno fortemente
solcato longitudinalmente, anteriormente con impressione trasversale for-
tissima; proepisterni completamente coperti di grossi punti, metepisterni
impressi, con pochi grossi punti; sterniti debolmente solcati e crenulati
lungo la base, ai lati punteggiati; lati del metasterno con punti impressi.
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (400-600 m.) (L. Fea), 3 es.
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo.
Specie affine per i caratteri generali al C. Ghesquierei Burg., ma
ben distinta per l’ orlo basale delle elitre completo, anzichè rudimentale.
Caelostomus (Drimostoma) Burgeoni n. sp.
Lunghezza 6 mm.; massima larghezza 2,9 mm. Nero lucido, con
zampe, antenne e palpi rosso-ferruginei. Capo abbastanza allungato, con
sculture ben impresse; solchi frontali rugosi e fortemente punteggiati;
antenne abbastanza allungate, appena submoniliformi. Pronoto trasverso,
coi lati fortemente arrotondati per tutta la lunghezza; doccia laterale
anteriormente’ stretta, posteriormente moderatamente allargata, distin-
tamente rialzata verso la base, completamente liscia, senza traccia di
punteggiatura. Elitre convesse, subparallelo-ovali, con orlo basale forte
e completo, strie profonde ed abbastanza fortemente crenulate. Prosterno
solcato longitudinalmente solo nella parte posteriore, proepisterni com-
pletamente lisci, metepisterni lunghi e fortemente punteggiati; sterniti
depressi e crenulati lungo la base, ai lati fittamente punteggiati; meta-
sterno con 2-3 punti ai lati; epipleure delle elitre nella metà anteriore
coperte di punti ben distinti. Tibie anteriori con la sola spina apicale;
tarsi anteriori della 9 quasi simmetrici.
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10 S. L. STRANEO
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea) (400-600 m.); Camerun,
Reg. Lolodorf (J. Vadon); id. Victoria (L. Fea); Congo, Ogooué, Sam
kita (R. Ellenberger); id., Lambaréné (id.).
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione;
paratipi nel Museo di Parigi.
Affine ai C. punctifrons Chaud. ed intermedius Chaud. per la fronte
fortemente punteggiata presso i solchi frontali, si distingue subito per
i proepisterni lisci e per la conformazione della doccia laterale del pro-
noto, che è completamente priva di punteggiatura.
Caelostomus (Drimostoma) parallelicollis n. sp.
Lunghezza 5,1 mm.; massima larghezza 2,2 mm. Nero piceo. con
zampe, antenne e palpi ferruginei. Capo liscio, non punteggiato, solchi
frontali abbastanza profondi, moderatamente allungati e non sinuosi;
antenne moniliformi. Pronoto piccolo, subrettangolare, con lati pochis-
simo arrotondati, verso la base quasi paralleli; angoli posteriori retti,
con dentino apicale; doccia laterale molto stretta, liscia, non punteg-
giata; disco poco convesso. Elitre ovali, abbastanza allungate; orlo basale
completo, retto; strie profonde e moderatamente crenulate, interstrie
moderatamente convesse. Prosterno fortemente solcato longitudinal-
mente, proepisterni con vari punti solo presso le suture interne © da-
vanti alle coxae; lati del metasterno punteggiati, come pure i metepi-
sterni che sono lunghi; tibie anteriori con la sola spinula apicale; tarsi
anteriori della ® poco asimmetrici.
Habitat: Guinea Portoghese; Rio Cassine (L. Fea, IV-1900), 2 es.
di cui uno fortemente immaturo.
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo.
La forma del pronoto poco convesso, coi lati posteriormente poco
arrotondati e poco convergenti, piccolo, con pochi punti ai proepisterni
e doccia laterale molto stretta, liscia; la struttura dei solchi frontali,
lisci e non sinuosi e infine la forma generale del corpo, piuttosto paral-
lela ed allungata, permettono di distinguere facilmente questa specie
dalle altre.
Caelostomus (Drimostoma) Nyassae n. sp.
Lunghezza 5 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Di colore bruno scu-
rissimo, con elitre più chiare, zampe, antenne e palpi (e spesso la parte
ERMETE in ie ad SR
CAELOSTOMINI AFRICANI 11
inferiore del corpo) ferruginei. Capo punteggiato presso e dietro i so!chi
frontali, che sono piuttosto lunghi; fronte soltanto con 2-3 punti leggeri;
antenne abbastanza lunghe, appena submoniliformi. Pronoto convesso,
fortemente ristretto anteriormente e posteriormente; lati posteriormente
innanzi alla base non sinuati; solchi basali del pronoto fortemente pun-
teggiati; base notevolmente avanzata ai lati, un po’ punteggiata tra i
solchi e un po’ più fortemente presso gli angoli; anche presso gli angoli
anteriori vi è qualche punto sparso; doccia laterale molto stretta, con
una fila di punti. Elitre subparallelo-ovali, convesse, con orlo} basale
completo, strie profonde e fortemente crenulate, interstrie convesse.
Prosterno fortemente e profondamente solcato longitudinalmente; proe-
pisterni coperti di punti profondi e grossi; lati del metasterno con forti
punti; così pure i metepisterni che sono lunghi; gli sterniti sono forte-
mente impressi e crenulati lungo la base; ai lati punteggiati. Tibie
anteriori colla sola spinula apicale; tarsi anteriori della 9 quasi
simmetrici.
Habitat: Nyassa, M. Mlanje (S. A. Neave), 4 es. Gi
Olotipo nel British Museum; allotipo in coll. Straneo.
Vicinissimo al punctulatus Tschit., ne differisce nettamente per il
colore notevolmente più chiaro, specialmente sulle elitre, per la doccia
laterale del pronoto molto più stretta; i lati del pronoto sono inoltre
posteriormente più arrotondati e più ristretti.
Subgen. Caelostomus s. str.
Caelostomus (s. str.) minimus n. sp.
Lunghezza 4 mm.; massima larghezza 1,8 mm. Colore nero piceo,
moderatamente lucido, elitre leggermente bruniccie; antenne, palpi e
zampe flavo-ferruginei. Capo non punteggiato, solchi frontali abbastanza
corti, un poco rugosi, antenne moniliformi. Pronoto trasverso coi lati
anteriormente moderatamente arrotondati, posteriormente meno, quasi
rettilinei, moderatamente convergenti; angoli posteriori poco ottusi, con
dentino apicale; doccia laterale un po’ stretta, leggermente crenulata.
Elitre ovali, corte, convesse; orlo basale completo, strie profonde, for-
temente crenulate. Prosterno con forte solco longitudinale, proepisterni
lisci, con soli 3-4 punti nelle suture interne; metepisterni lunghi, con
pochi punti sulla parte posteriore; sterniti fortemente punteggiati ai lati
e su tutta la base; lati del metasterno con 3-4 punti; anche le epipleure
Caro Fre
ie i,
12 S. L. STRANEO
delle elitre con qualche punto. Tibie anteriori con due spinule oltre
all’ apicale; tarsi anteriori della 2 coi primi articoli moderatamente
prominenti.
Habitat: Africa occ.: Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); Biafra,
Cabo St. Juan (Escalera): complessivamente 4 es.
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo; para-
tipo nel Museo di Parigi.
Questa specie è immediatamente caratterizzata dalla sua piccola
statura, dalla sua forma tozza, con elitre larghe e corte, ben convesse,
con strie profonde, fortemente crenulate; il capo e la base del pronoic
non punteggiati ed i proepisterni lisci, con pochissimi punti solo nelle
suture, non permettono di confondere questa specie con nessuna delle
precedentemente descritte; è inoltre la più piccola specie africana, eccetto
solo il C. quadricollis Chaud. che però è completamente diverso per
forma e struttura generale.
Caelostomus (s. str.) brevimarginatus n. sp.
Lunghezza 6,6 mm.; massima larghezza 2,7 mm. Nero lucido, estre-
mità delle elitre, zampe, antenne e palpi ferruginei piuttosto chiari,
talora flavo-ferruginei. Capo con qualche leggero punto presso i solchi
frontali, abbastanza lunghi. Pronoto trasverso, coi lati anteriormente
arrotondati, posteriormente convergenti in linea retta o leggermente sub-
sinuati; angoli posteriori ottusi, con dente apicale; doccia laterale abba-
stanza stretta, base non punteggiata. Elitre oblungo-ovali, orlo basale
ridotto ad un breve rudimento fino alla base della 6* stria; strie medio-
cremente profonde, moderatamente crenulate. Prosterno solo leggermente
solcato- longitudinalmente, proepisterni con numerosi punti moderata-
mente o poco impressi, occupanti tutta la parte interna dei proepisterni
stessi; metepisterni lunghi, punteggiati; lati del metasterno con forti
punti. Tibie anteriori con due spinule oltre all’ apicale; tarsi anteriori
del ¢ moderatamente dilatati, della 2 coi primi. articoli fortemente
asimmetrici e prolungati all’ interno a guisa di dente.
Habitat: Kenya, Budongo; id., Kaimosi (R. A. Turner); N. Kavi-
rondo, Osiri (A. Turner); Kamerun (senz’ altra indicazione); Togo (sen-
z’ altra indicazione); Is. Fernando Poo, Basilé (L. Fea); Congo Belga,
Elisabethville (Dr. Richard).
Olotipo nella mia collezione.
TA ho at
CAELOSTOMINI AFRICANI 13
Prossimo al Tschitscherini Burg., ne differisce nettamente per la
statura maggiore, per |’ apice delle elitre ferrugineo, per le zampe più
chiare. E’ specie a larga diffusione: vari esemplari della stessa specie
sono stati un paio di anni fa da me determinati come Caelostomus ama-
roides Boh. (?), essendo io stato tratto in inganno dalla ridescrizione di
detta specie data da Chaudoir, ridescrizione che è notevolmente impre-
cisa. E’ dubbio che Chaudoir avesse sott’ occhio il vero Caelostomus
amaroides, quando fece tale ridescrizione. Del tipo di Boheman, che ho
potuto esaminare grazie alla gentilezza del Dr. O. Lundblad del Museo
di Stockholm, ho già brevemente parlato nella mia nota sui Pterostichini
sudafricani di Boheman (Arkiv for Zoologi, Bd. 31 A., n. 19 (1939), p. 9).
Caelostomus (s. str.) castaneus n. sp. (= C. quadricollis Burg. (nec
Chaud.) part.).
Lunghezza 4,8 mm.; massima larghezza 1,9 mm. Colore variabile
tra il castagno chiaro e il bruno rossastro più o meno infoscato, talvolta
piceo; zampe, antenne e palpi sempre rosso-ferruginei. Capo con solo
3-5 punti nei solchi frontali, che sono poco sinuosi, brevi; occhi piccoli con-
vessi, antenne moniliformi. Pronoto ben convesso, anteriormente forte-
mente arrotondato e ristretto, posteriormente ristretto debolmente in
linea retta; angoli posteriori ottusi, con dentino apicale. Elitre allungate,
molto parallele, ben convesse; orlo basale presente fino alla base della
3% stria; strie profonde, fittamente e finemente crenulate. Prosterno non
solcato, punteggiato davanti alle coxae; proepisterni punteggiati nella
parte interna; metepisterni lunghi, punteggiati; sterniti fittamente pun-
teggiati ai lati, depressi, quasi solcati e crenulati lungo la base; sternite
anale generalmente fittamente punteggiato. Tibie anteriori con 2 spi-
nule oltre all’ apicale; tarsi anteriori della 9 coi primi articoli forte-
mente prominenti all’ interno.
Habitat: Nyassa, Mt. Mlanje (S. A. Neave); Afr. Or., Ikutha; Afr.
Or. Tedesca, Tanga; Congo Belga, Lulua, Kapanga (F. G. Overlaet);
Alto Uelé, Yebo, Moto (L. Burgeon).
Olotipo nel British Museum, allotipo nella mia collezione.
Anche questa specie è notevolmente diffusa. Prossima, per la forma
generale, al parvulus Tschit., ne differisce sensibilmente sia per il colore
rossiccio, sia per Ja forma più convessa e più allungata, sia infine per
la interessante struttura del prosternc, che è punteggiato anche fuori
dai proepisterni, a differenza di tutte le altre specie note.
14 S. L. STRANEO
Caelostomus (s. str.) subparallelus n. sp. (— €. quadricollis Burg. (nec
Chaud.) part.).
Lunghezza 5,5 mm.; massima larghezza 2,1 mm. Nero, abbastanza
lucido, non iridescente, con zampe, antenne e palpi rosso-ferruginei.
Forma generale del corpo subparallela e moderatamente convessa. Capo
con solo qualche punto nei solchi frontali, questi abbastanza lunghi. Pro-
noto poco convesso, notevolmente ristretto e subsinuato posteriormente;
doccia strettissima. Elitre subparallele, allungate, poco convesse, con orlo
basale completo, strie profonde, moderatamente crenulate, interstrie poco
convesse. Prosterno moderatamente solcato longitudinalmente, proepi-
Sterni con punteggiatura variabile, in genere abbastanza abbondante
sulla parte interna dei proepisterni ed anche sul prosterno davanti alle
coxae; metasterno fortemente punteggiato ai lati, metepisterni lunghi
e fortemente punteggiati. Tibie anteriori con due spine oltre all’ apicale;
primi articoli dei tarsi anteriori della 9 moderatamente prominenti.
Habitat: Congo Belga, Lulua, Sandoa (G. F. Overlaet); Kasai (id.);
Muteba (id.); Elizabethville (Dr. H. S. Evans); Is. Ukerewe (P. A. Con-
rads, Missionsgesellschaft der Weisser Vater); N. W. Rhodesia (H. C.
Dollman).
Ha in comune colla specie precedente la punteggiatura del prosterno
davanti alle coxae; ne differisce pero molto, sia per la forma notevol-
mente più depressa, sia per il colorito; inoltre il pronoto è più ristretto
e subsinuato posteriormente, i tarsi anteriori della 9 hanno i primi arti-
coli meno prominenti. Gli esemplari dell’ Is. Ukerewe dovranno forse
costituire una varietà, essendo di statura maggiore, col pronoto un po’
più ristretto e sinuato posteriormente.
Caelostomus (s. str.) Stevensoni n. sp.
Lunghezza 5,8 mm.; massima larghezza 2,6 mm. Nero lucido, con
antenne, palpi e zampe rosso-ferruginei. Capo non punteggiato, con
occhi abbastanza ampi e convessi, solchi frontali lunghi, lisci; antenne
moniliformi. Pronoto trasverso, coi lati posteriormente non sinuati,
ristretti in linea retta; angoli posteriori ottusi, con dentino apicale; doccia
laterale stretta, liscia, senza poro nella parte mediana. Elitre ovali, abba-
stanza convesse; omeri ben determinati, con lieve dente all’ apice; strie
profonde, ben crenulate; interstrie abbastanza convesse. Prosterno solcato
longitudinalmente, proepisterni colla parte interna ben punteggiata; mete-
CAELOSTOMINI AFRICANI 15
pisterni lunghi, punteggiati; lati del metasterno e degli sterniti fortemente
punteggiati. Tibie anteriori con due spine oltre all’ apicale, tarsi anteriori
del ¢ abbastanza dilatati.
Habitat: S. Rhodesia, M. Selinda (R. H. R. Stevenson), 1 es. nella
mia collezione.
Affine al C. zanzibaricus Chaud., ne differisce soprattutto per i proe-
pisterni ben punteggiati.
Caelostomus complanatus Bates var. levistriatus nov.
Differisce dalla forma tipica per le strie delle elitre che sono quasi
perfettamente liscie; le strie stesse sono spesso meno profonde.
Habitat: Is. Principe, Roca Inf. d. Henrique (L. Fea), 6 es.
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo nella mia collezione.
Gen. Feostoma nov;
Affine pei caratteri generici al gen. Caelostomus, subg. Drimostoma;
ma le mandibole sono più curve, la sinistra con forte carena longitudinale;
i palpi labiali hanno l’ ultimo articolo un po’ più largo e ovale; il capo' è
breve, largo, con fortissime sculture, colla parte anteriore della fronte
fortemente e abbastanza irregolarmente impressa; pronoto con sculture
eccezionali, specialmente verso la base e lungo il margine laterale (fig. 3);
solchi basali pure di forma eccezionale. Parte inferiore e zampe confor-
mate quasi come nelle specie del subg. Drimostoma, ma più brevi, i tarsi
anteriori del 4 fortemente dilatati e con articoli brevi, onichio inferior-
mente senza setole.
Genotypus: Feostoma irregulare Stran.
Feostoma irregulare n. sp. (fig. 5).
Lunghezza 6,9 mm.; massima larghezza 2,7 mm. Colore nero, mode-
ratamente lucido, con zampe bruno-ferruginee. Capo con forti sculture,
occhi piccoli e ben convessi, solchi frontali profondi, fortemente raddop-
piati, sutura della fronte fortissima e raddoppiata, parte centrale della
fronte con fossette più o meno irregolari; antenne fortemente moniliformi.
Pronoto cordiforme, con superficie fortemente scolpita, come in figura;
margine laterale un po’ dentellato, doccia amplissima, conformata e limi-
16 S. L. STRANEO
tata internamente come in figura. Elitre parallele, convesse, strie pro-
fonde, crenulate. Parte inferiore con forti sculture; prosterno fortemente
sclcato longitudinalmente, fino all’ orlo anteriore, con forte impressione
trasversale anteriore crenulata; appendice prosternale con profonda fos-
setta preapicale; proepisterni completamente coperti di grossi e fitti punti;
metepisterni lunghi, fortemente punteggiati; lati del metasterno forte-
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Fig. 5 — Feostoma irregulare n. gen. n. sp. 1) schizzo del tipo; 2) labium; 3 mascella;
4) mandibola sinistra; 5) mandibola destra; 6) tibia e tarso anteriore sinistro del 3 .
mente punteggiati, come pure i lati e la base dei segmenti addominali,
che sono anche solcati lungo la base. Organo copulatore del 3
invertito, regolare. P
Habitat: Is. Fernando Poo, Basilé (400-600 m.) (L. Fea), 3 es.
Olotipo nel Museo Civico di Genova; allotipo in coll. Straneo.
CAELOSTOMINI AFRICANI 17
Gen. Dactylinius nov.
Stabilisco questo nuovo genere per il Dactyleurys punctipennis Burg.
- (Rev. Zool. Bot. Afr. XXIX, 3, 1937, p. 359), perchè esso non può rima-
nere nel gen. Dactyleurys. Esso invero ha quasi tutti i caratteri del gen.
Dactyleurys Tschit., ma se ne differenzia immediatamente per avere le
tibie anteriori con forte solco longitudinale sul lato esterno, mentre non
vi è traccia di tale solco nel gen. Dactyleurys. Tale carattere nel gruppo
dei Caelostomini è senz’ altro generico. Inoltre i tarsi sono molto meno
pubescenti sulla superficie inferiore.
Genotypus: Dactylinius punctipennis Burg. (Dactyleurys).
Alcuni esemplari di questa specie, provenienti dal Cameroun, Yaoundé
(L. Vadon), sono stati in passato da me etichettati col nome Dactyliniu:
Jeanneli n. sp. (i. litt.).
18
RES EIGUSTICAE
LXV
CAMILLO SBARBARO
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES
In indice, qui infra datur, lichenum, quos viginti his annis in viciniis
Genuae inveni, species novae vel raro occurrentes — in ordinem
« Catalogi Lichenum universalis >» redactae — numerantur.
Novas species originali descriptione ornavi; asterisco illas notavi
quae, ex claro A. Zahlbriickner (in opere citato), nondum in Italia inno-
tuerunt, vel apud Jatta desunt.
I
* Verrucaria amphibola Nyl. (testibus B. de Lesdain et beato Her-
mann Zschacke). Muricola loco Pontecarrega in Vaile Bisagno prope
Genuam. Apud Zahlbriikner, species in Algeria et in Gallia tan-
tum vigens datur.
2. V. apatela Trev. Prope Varazze, loco Cantalupo, semel lecta.
V. calciseda f.* insculptoides Stnr. In valle Bisagno loco S. Eusebio.
V. ceracea Stnr. In valle Bisagno loco Serino raro occurrit.
Huius speciei forman macrosporam semel legi Pontecarrega (statio
nunc deleta).
V. galactina Trev. In valle Bisagno loco La Doria semel lecta.
V. glaucina Ach. nov. var. coeruleoalba B. de Lesdain in Bull. Soe.
Botan. de France, T. LXXXII (1935), p. 314.
« Similis Verrucariae glaucinae sed thallus coeruleoalbus; sterilis ».
In Liguria occidentali semel lecta inter Taggia et S. Lorenzo al
Mare.
* V. parmigera Stnr. Hic atque illic in valle Bisagno.
* V. polysticta Borr. In utraque Liguria (Monterosso; Arenzano): ad
rupes serpentinosas.
Apud Zahlbr., loco citato, species datur in Britannia et Gallia tan-
tum vigens.
. V. sphinctrina f. baldensis (Mass.) In valle Bisagno, loco Serino,
forma semel lecta.
10
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 19
. V. thrombioides Mass. (*) Rupicola prope Varigotti, loco Castello
Saraceno.
In rimis humosis murorum in valle Bisagno (loco La Doria, loco
Pontecarrega) forma quaedam perraro occurrit, quae cum speci-
minibus massalongianis optime congruit; at mensurae sporarum
loco 24-30 X 14-16 w (ut apud Jatta), 21, 24, 25 « 9-11 wp sunt
(teste B. de Lesdain).
11. V. vicinalis Arn.? (teste B. de Lesdain sed cum dubio). Rupicola
supra Nervi (Genua) loco Montetto.
12. Thelidium papulare f. * arenarium Arn. In valle Bisagno loco Prato
ad arenarias interdum irroratas.
13. * Th. subrimulatum A. Zahl. In valle Bisagno semel lectum (speci-
men in hrb. B. de Lesdain asservatum). Apud Zahlbr. 1. c. species
tantum in Gallia vigens datur.
14. Staurothele immersa (Mass.). In valle Bisagno prope Genuam
obvia (°).
15. St. scabrida (Anzi). Il valle Bisagno, nec non in Liguria occidentali
loco Borgio Verezzi.
16. St. rupifraga Arn. Prato, in valle Bisagno; semel lecta.
17. Dermatocarpon crassum (Anzi). Haec species, apud Jatta in Alpibus
Sondriensibus vigens data, haud raro in viciniis Genuae occurrit;
muricola in valle Bisagno prope Pontecarrega; rupicola supra Nervi
loco Montetto.
18. D. imbricatum A. Zahl. In utraque Liguria (Varigotti; Riomaggiore)
viget; in viciniis Genuae (Nervi, S. Tecla, Val Bisagno) abunde.
Apud Jatta in insula Pianosa datur.
19. D. insulare (Anzi). In utraque Liguria occurrit sed parce: Monte-
rosso, Nervi, Borgio Verezzi, etc.
20. (1) Dermatocarpon (Endopyrenium) italicum B. De Lesdain in Bull.
Soc. Bot. de France, T. LXXIX (1932), pag. 688.
« Thallus cinereocaesius, crustaceus, tenuis, laevigatus, opacus
areolatus, areolae minutae, 0,5-0,7 mm. latae, contiguae, adnatae,
planae, varie angulatae, crustam irregularem 1-2 cent. latam, hypo-
thallo indistincto, efficientes. Apothecia nigra, nuda, punctiformia, in
(1) Hane speciem in insula Capri (muricolam loco Anacapri), in Sicilia (in monte
S. Pellegrino prope Panormum), prope Volterra (loco Le Balze), ubicumque copio-
sam,
legi.
(2) Staurothelem hymenogoniam Th. Fries, in Valle Idice prope Bononiam loco
Castel dei Britti 1926 legit Giacomo Gresino. Italiae nova.
20
21.
22.
23.
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CAMILLO SBARBARO
areolis singula vel plura immersa, apice convexo vix prominula, |
perithecio dimidiato, nucleo roseo. Paraphyses indistinctae, asci
numerosi, clavatoinflati, apice non incrassati, circiter 60 w Jongi;
sporae octonae, hyalinae, simplices, nebulosae, ellipsoideae vel
oblongoellipsoideae, 15-17 Xx 6 up. Gelat. hymen. Jodi ope vinose
rubet ».
In valle Bisagno et in utraque Liguria ad saxa calcaria occurrit.
Bergeggi (Savona) detexi anno 1931.
Dermatocarpon trachyticum Wainio. Framura, ad rupes serpenti-
nosas; ad macerias in valle Bisagno, loco Prato (1).
Endocarpon pulvinatum Th. Fries. In valle Bisagno muricola (Prato,
Giro del Fullo) abunde. Apud Jatta in Alpibus Varallo vigens
datur (°*).
(2) Endocarpon schisticola B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXXIV (1937), pag. 282.
Thallus fuscus, monophyllus, planus, opacus, laevigatus, tenuis,
rigidulus, madidus viridulus, isidiis sorediisque destitutus, primum
orbicularis, margine integro, dein (aetate) sat profunde lobatus,
parvus, usque ad 3 mm. latus, subtus centro saxo affixus, obscureque
cinereus. Apothecia globulosa, nigra, nuda, minutissima, immersa,
apice solum prominula, perithecio tenui integro nigro. Gonidia
hymenialia viridula, rotunda, 3-3,5 |, rarius leviter oblonga. Asci
inflaticlavati; sporae binae, 20-40 X 15-18 |, ellipsoideae vel oblon-
gae, murales, blastidiis numerosis; primum hyalinae, aetate dilute
fuscae. Gelat. hymen. Jodi ope vinose rubet.
In Liguria occidentali Arenzano detexi junio 1937, silicicolam; mu-
ricolam deinde loco Prato in valle Bisagno.
(1) Endocarpon Lunardi B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXIV
(1927), pag. 439.
« Thallus fusco-olivaceus (madidus, obscure prasinus) plagas minutas irregularesque
efficiens, tenuis, areolatus, areolae minutae, 0.5 - 1 mm latae, planae, mutua pres-
sione varie angulatae, subtus obscure olivaceae, rhizinis destitufae. Apothecia minu-
tissima, fusca, globosa, in areolis singula vel plura, immersa, apice solo prominula.
Perithecium dimidiatum. Paraphyses in gelatinam difluxae, gonidia hymenialia pallide
viridula, simplicia, globosa. 3 - 4 [DE Asci ventricosi, apice non incrassati, circiter 75
| longi; sporae binae, fuscate, oblungae, muralidivisae, cellulis numerosis, 45 = 50
X 19 = 21 1. Gelat. hymen. Jodi ope intense coerulescit, asci} intense rubescunt ».
Anno 1926 detexit Rev. Adolfo Lunardi in tecto casae cuiusdam prope Piandela-
gotti (Modena).
(2) Endocarpon pusillum Hdw. Forma ob thalli magnitudinem insignis vivit in
Valle Bisagno prope Staglieno. Forma squamis distinctis hypothallo nigromargivatis
ad terram prope Borgio Verezzi.
24.
25.
26.
27:
28.
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34
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 21
Arthopyrenia (Acrocordia) ligustica A. Zahl. In viciniis Genuae
(Serino, Ruta) occurrit.
A. (Acrocordia) macrospora Stnr. In valle Bisagno nec non in Li-
guria occidentali (Varazze).
Arthopyreniella cinerascens Stnr. Semel lecta prope Varazze (loco
Stella) a G. Gresino.
Tomasellia arthonioides Mass. Fraxinicola supra Varazze, loco
Alpicella.
T. gelatinosa A. Zahl. Hic et illic, fraxinicola, raro occurrit (val Bi-
sagno; Spotorno loco Treo).
. Arthonia populina Mass. Semel lecta, Varazze, loco Pero, a G.
Gresino.
. Allarthonia lapidicola A. Zahl. In valle Bisagno, loco Prato, abunde.
. * Opegrapha betulina Sm. In Liguria orientali adhuc tantum inno-
tuit: Andòra, ad Ceratoniam siliquam; Invrea, in villa Invrea, ad
Ilicem.
. (3) Opegrapha betulinoides B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXX (1923), pag. 282.
Thallus albidus, tenuis, laevigaius, effusus. Apothecia nigra sim-
plicia, 2-2,5 mm. longa, superficialia, elliptica, utroque apice atte-
nuata, disco plano pruina alba saepe suffuso, margine acuto promi-
nente interdumque flexuoso cincta. Epith. fuscum; thec. incolora-
tum, hypothec. fuscum K—. Sporae octonae, hyalinae, demun fu-
scae, oblongofusiformes, uno apice obtusae, 14-21 \ longae, 6 w
latae. Spermatia curvula 6-7 w longa, 1,5 w lata.
Ab O. betulina Sm. differt praecipue ob spermatia curvula et prui-
nam albam plerumque discum apotheciorum tegentem.
Lignicolam ad Oleam vetustam loco Moia (Varazze) et corticolam
ad Fraxinum loco Crocetta (ibidem) detexit anno 1922 Rev. G. Gre-
sino. Ibidem, cupressicolam loco Rianello ipse legi.
* Opegrapha cinerea Chevall. Varazze, loco Moriana, ad Mori albae
corticem (legit G. Gresino). Paraggi, lignicola ad oleam ().
. * O. dubia Leight. In utraque Liguria occurrit: Varazze, ad Casta-
(1) * Opegrapha Chevallieri Leight f. heteromorpha Hepp. In Laguna Veneta, mu-
ricolam loco S. Ariano, legit 1932 Michelangelo Minio (determinat B. de Lesdain).
Ipsa
species apud Jattam deest.
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37.
38.
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40.
4l.
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CAMILLO SBARBARO
neam in Monte Grosso legit G. Gresino; lignicolam ad Oleam loco
Paraggi (Portofino) ipse legi ().
* O. lutulenta Nyl. Varazze (loco Cantalupo) ad macerias.
f. * ecrustacea Nyl. (apud Zahlbr. 1. c. in Gallia adhuc inventa datur).
Ubi species sed parce; nec non prope Voltri, ad maceriam.
O. lyncea Berr. Portofino, semel lecta.
* O. platycarpa Nyl. In valle Bisagno loco Prato, ad maceriam, se-
mel lecta. (Secundum Zahlbr. 1. c. in Gallia adhuc inventa).
O. siderella Ach. Pegli, in villa Doria, semel lecta.
* O. subelevata Nyl. (Teste B. de Lesdain). In utraque Liguria (Cavi
di Lavagna; Spotorno; Varazze; in viciniis Genuae) occurrit, saxi-
cola ad macerias.
Ex Zahlbr. 1. c. species Oran propria.
* O. subsiderella Arn. in viciniis Genuae (Prato) et prope Varazze
(loco Casanova) lignicola.
(4) Opegrapha thallincola B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXXII {1935), pag. 314.
« Apothecia nigra, pruina alba dense suffusa, simplicia, parva
0,7-0,8 mm. longa, superficialia, elliptica, recta vel curvata, utroque
apice saepius attenuata, disco plano, margine acuto nigro parumque
prominente cincta. Epithecium olivaceum, thec. et hypoth. incolo-
rata, paraphyses arcte cohaerentes, asci clavati, circiter 54 » longi,
apice incrassati. Sporae octonae, hyalinae, oblongae, utroque apice
rotundato, vel oblongofusiformes uno apice attenuatae, triseptatae,
loculis aequalibus, 15-19 X 4-6 ». Geletina hymenialis Jodi ope
caerulescit. Spermatia recta, cylindrica, 6 X 1 >.
In Liguria occidentali, Alassio, parasiticam detexi anno 1930 supra
thallum fertilem Schismatommatis diplotommoidis ad corticem Ce-
ratoniae Siliquae; ibidem supra thallum sterilem, ad Oleas. Nuper
innotuit etiam in Liguria orientali, ad Oleam, prope Portofino.
Melaspilea poetarum Nyl. In villa Doria, Pegli, imprimis ad Lau-
rum nobilem (loco classico). A Rev. Giacomo Gresino semel lecta
prope Varazze ad fraxinum.
(1) Opegrapha grumulosa Duf., in Liguria tota obvia, corticicola et lignicola quo-
que invenitur.
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 23
M. proximella Nyl. Cupressicola prope Varazze (Rio Finale; Invrea).
Apud Jatta vigens datur «ad Coniferarum cortices in Alpibus
Rhaetiae ».
Pheographis dendritica Mull. Arg. In villa Doria, Pegli, ad Laurum
et Ilicem.
Chiodecton crassum A. Zahl. Ibidem abunde ad arbores varias.
(5) Chiodecton (Erterographa) italicum B. de Lesdain in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 730.
« Thallus albidus, K leviter flavescens, sat tenuis, opacus, interdum
(morbose ?) dilute roseus, plagas minutas, irregulares, 2-3 cent. latas,
interdum confluentes efficiens. Apothecia nigra, numerosa, nuda,
lirellata, varie ramosa, innata, plana, a thalio ocellata. Epithecium
olivaceum, thec. incoloratum, hypothec. fuscum, paraphyses liberae,
simplices, apice vix inflatae. Asci anguste clavati circiter 78 \ longi,
apice non incrassati; sporae octonae, hyalinae, curvatae, utroque
apice obtusae, triseptatae loculis aequalibus, 28-34 3-3,5 p. Gelat.
hymenialis Jodi ope caerulescit».
Corticolam ad Castaneam vescam quandam, inter Paraggi et Porto-
fino in Liguria orientali legi anno 1931. Postea, cupressicolam par-
cissime, loco Ruta (Camogli).
Forma rosea B. de Lesdain in litteris ad me.
Thallus omnino roseus.
Ad Castaneas vescas hic illic in valle Bisagno loco Serino.
Lecanactis Dilleniana var. monstrosa Jatta. Varazze, loco Cantalupo.
L. patellarioides Wainio. In villa Doria, Pegli, ad Laurum; parce.
Abunde ad Castaneam ad Oleam ad Pinum inter Paraggi et Portofino.
Lecanactis patellarioides var. convexa B. de Lesdain in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 281.
« Thallus cinereoalbidus, tenuis. Apothecia nigra, 1, (rarius) 1,5
mm. lata, primum plana, margine tenui cincta, dein convexa. Sporae
pluriseptatae, rectae vel leviter curvatae, 50-78 |» longae; 2,5-3 |
latae.
Varazze, loco Rianello (San Nazaro), ad Cupressorum corticem quem
ob copiam obtegit.
Schismatomma diplotommoides (Baglietto) Sampajo. In utraque Li-
guria occurrit, corticola ad arbores varias: cupressicola loco Ria-
nello prope Varazze; Albisola, ad Cameliam japonicam nec non
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ol.
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CAMILLO SBARBARO
ad Morum albam; Nervi, ad arbores exoticas in Villis. Forma quae-
dam ecrustacea in Horto Botanico genuensi, ad Wellinghtoniam
giganteam.
Apud Jatta «ad trabes in Sardinia prope Caliarim » datur.
Sch. Picconianum Stnr. Cogoleto, loco Invrea, cupressicola. Sed
determinatio non omnino certa.
Diploschistes anactinus A. Zahl. Varazze, loco Alanché. Quamquam
cum descriptione et in reactionibus (Th C = K — Medulla iodi ope
coerulescit) bene congruit, species critica. Adhuc in Japonia [et
Cina] vigens data! (A. Zahl. 1. c.).
* D. lichenicola Oliv. Spotorno, loco la Torre; Sestri Ponente, infra
Monte Contessa, ad Cladoniam endiviaefoliam.
D. clausus (Flotow) (Syn. apud Jatta: Urceolaria euganea). Ad rupes
et saxa serpentinosa Arenzano, loco Terrerosse; Borzoli; Monterosso.
D. scruposus f. flavicans (Moris et Dnrs.) Varazze, loco Alpicella;
forma semel lecta (hrb. Gresino).
Gyalecta truncigena Hepp. In utraque Liguria (Varazze, Nervi) im-
primis cupressicola.
* Spilonema paradoxum Bornet. Varazze, loco Deserto. Species, ut
videtur, in utraque Liguria non infrequens.
Porocyphus riparius Kòrb. Varazze, loco Rio Finale (legit G. Gre-
sino, 1931).
Synalissa symphorea Nyl. In utraque Liguria frequens occurrit; im-
primis ad Psoram luridam parasitica. A
Psorotichia Schaereri Arn. In valle Bisagno ad macerias infrequens.
Anema nummularium Nyl. (Syn. Omphalaria Notarisii Mass.). Oc-
currit ad macerias in utraque Liguria.
Thyrea Girardi Bgt. et Car. Bogliasco; Vernazza.
Th. pulvinata * var. laxa Miill. Arg. (teste H. Magnusson). In val-
lecula Sanctae Teclae prope Genuam.
Lempholemma omphalarioides (Anzi). Muricola, Varazze (loco Ar-
socco). Arboricola (praecipue ad Oleam) in valle Bisagno et in
utraque Liguria (Varigotti abunde prope Castello Saraceno; S. Mi-
chele di Pagana, ecc.).
* Collema (Collemodiopsis) meridionale! Hue. Oleicola et saxicola
in utraque Liguria (Spotorno; Monterosso, etc.).
]
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Ale
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 25
C. (Blennothallia) cristatum f. * hyporrhizum Harmand. In valle
Bisagno frequens.
C. furvum f. conchilobum Arn. In valle Bisagno infrequens (S.
Eusebio, Prato).
*C. granuliferum Nyl. Rupicola loco Serino in valle Bisagno.
* C. verruciforme Nyl. Albisola; Quarto; Monterosso, ubicumque
oleicola.
* C. (Synecholeptogium) corrugatomontuosum Couderc. Oleicola in
Liguria orientali (Monterosso, Paraggi, Quarto); muricola Levanto;
plerumque sterile. In Liguria occidentali nondum innotuit. Diagnosis
inedita. Primo intuitu Leptogium daedaleum simulat (*).
(6) Collema italicum B. de Lesdain in Bull. Soc. Bot. de France,
T. LXXXIV (1937), pag. 282.
« Thallus Jodo immutatus, nigro fuscus, tenuis, membranaceolo-
batus, lobi concavi, sessiles, usque ad 3 mm. lati, contigui, nudi,
opaci, rotundati, margine integro, subtus nudi, interdumque apo-
theciis muniti. Apothecia numerosa, thallum saepe omnino obte-
gentia, fuscorubra, 0,3-0,5 mm. lata, primum concava, dein plana,
margine proprio tenui integro dilutiore discum aequanteque cincta,
tandem convexa immarginataque. Epith. fuscum, thecium et hypoth.
incolorata, paraphyses parum cohaerentes, articulatae, fuscae capita-
tae. Asci anguste clavati, apice non incrassati, circiter 45 longi.
Sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, uniseptatae, medio non cor-
strictae, loculis aequalibus, 12-13 (16) X 3,5-4 p. Gelat. hymen.
Jodi ope caerulescit.
Genuae: Quarto supra Via Priaruggia ad caudicem Oleae cuius-
dam (1.1937).
. Koerberia biformis Mass. Oleicola in Valle Christi (Rapallo); cu-
pressicola, Alassio.
. Leptogium callopismum Harm. Muricola, Albisola et Borzoli.
. L. hydrocharum A. Zahl. In valle Bisagno (Prato) ad saxa inundata.
. L. plicabile Leighh. In valle Bisagno; in valle Christi (Rapallo);
Castelvecchio di Rocca Barbena.
. L. diffractum Kremphbr. In viciniis Genuae et in Liguria orientali
frequens (Montallegro di Rapallo abunde).
(1) In Villa Adriana (Tivoli) quoque legi.
26
CAMILLO SBARBARO
L. diffractum * var. euthallinum A. Zahl. Hic et illic cum typo. Va-
rietas adhuc in Dalmatia inventa.
. L. chloromelum Nyl. Oleicolam hanc speciem semel legit G. Gre-
sino prope Andòra.
. L. palmatum Mont. Semel legi inter muscos in valle Bisagno
(Prato).
. * L. (Homodium) Crozalsianum Harm. Hanc speciem in Gallia saxi-
colam inventam, terricolam tantum legi in ripis siccis agrorum, loco
Prelo, prope Spotorno.
L. tenuissimum Fries. Capo Noli. Varazze, loco Cantalupo, in ripa
sicca.
. * Heppia endocarpea Hue. In rimis terrosis rupium ad mare pro-
ximarum uno loco inter Monterosso et Vernazza.
. H. Guepini Nyl. Varazze, loco Mola. S. Ilario (Nervi). Framura:
rupicola prope mare.
. Placynthium nigrum * var. triseptatum Nyl. In valle Bisagno, loco
Pontecarrega cum typo.
. P. subradiatum Arn. Portofino rupicola (pulchre fructigerum). Rolla
(prope Andòra) etc. Apud Jatta, prope Como vigens datur.
. P. tremniacum Jatta. Varigotti, latericola et rupicola abunde.
. Lobaria amplissima Forrs. In Apennino ligustico, Monte Beigua
(hrb. Gresino), parce. Loco « Salita del Bracco », copiose legit Elena
Vivante, fertilem.
. L. laetevirens A. Zakl. Alpicella, supra Varazze (hrb. Gresino).
. Solorina saccata Ach. In monte Beigua, supra Varazze (hrb. Gresino).
. Lecidea armeniaca Fries. Pizzo d’ Ormea legit Ubaldo Ricca.
. *L. badiopallens Nyl. Sat frequens in valle Bisagno (S. Eusebio)
et in Liguria utraque; plerumque forma thallo albido. Typum prope
Varazze, loco Alanchè, modo legi.
. * L. cinereoatra Ach. (teste B. de Lesdain). Semel legi in vallecula
Pontecarrega. (Statio nunc deleta).
. L. conferenda Nyl. Monterosso.
. L. glomerulosa Stend. f. * elaeochromiza (Nyl.). Varazze, loco Can-
talupo, ad macerias.
. L. latypaea Ach. f. * elaeochromoides Nyl. Varazze, loco Mola, in
scopulis mari irroratis. Statio nunc deleta.
. (7) Lecidea Sbarbaronis B. de Lesd. in Bull. Soc. Bot. de France,
T. LXXVIII (1931), pag. 729.
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 27
«Thallus K intense flavescens, C immutatus, KC immutatus,
caesioglaucus vel albidoglaucus, nitidus, laevigatus, vel granulis
nitidis parvis subconvexisque indutus, et tunc sub lente tenuissime
rimulosus. Gonidia viridula. Apothecia fuscorubra, circiter 0,5 mm.
lata, dispersa, primo immersa, dein adnata concava, tandem plana,
margine tenui integro ‘concoloreque cincta. Epithecium dilute lu-
teolum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses graciles simplices,.
fere liberae, parum septatae, apice vix inflatae. Asci clavati, apice
non incrassati, circiter 75 | longi; sporae octonae, hyalinae, ellip-
soideae, 15-17 (19) X 8-9 (10) p. Gelat. hymen. Jodi ope caerule-
scit. Spermogonia non vidi.
Granuli, quibus interdum thallus obtegitur, fortasse apothecia
aborta sunt.
In villa Doria, Pegli (prope Genuam in Liguria occidentali) unice
(adhuc!) vivit schisticola, loco opaco, unacum Lecidea albocaerule-
scente.
L. sorediza Nyl. Passo del Bocco (Chiavari). Torrente Arrestra
(inter Cogoleto et Varazze).
L. viridans Lamy. Varazze, loco Cantalupo, ad macerias.
L. vulgata var. granulosa A. Zahl. (teste B. de Lesdain). In valle
Bisagno, loco Giro del Fullo. Apud Jatta, «in Alpibus Alagnae »
datur.
L. (Biatora) atrofusca Mudd. * var. Templetoni A. Zahl. Muscicola,
loco Serino.
L. exigua Chaub. Corticola in villa Doria, Pegli. Semel legi.
L. Kochiana Hepp. Passo del Bocco (Chiavari). Monte Beigua
(Varazze).
L. lecideola Jatta. Rupicola inter Varazze et Celle.
* L. misella Nyl. Lignicola, loco Cantalupo (Varazze).
L. Wallrothii Flk. In ripis siccis prope Albisola. Semel lecta.
L. (Psora) albilabra Duf. In valle Bisagno abunde; hic et illic in
utraque Liguria.
L. decipiens f. dealbata Mass. Varazze, loco S. Bernardo. Borgio
Verezzi.
(8) Lecidea (Psora) Gresinonis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan.
de France, T. LXXVII (1930), pag. 614.
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110.
N,
CAMILLO SBARBARO
« Thallus castaneo-olivaceus, squamosus, madidus laete virens,
subtus albidus, squamae discretae, primum rotundae concavaeque,
dein plus minusve planae, sinuatolimbatae, 2-3 mm. latae, margine
integro concolore aut pallidiore cinctae. Apothecia nigra, nuda, non
marginalia, in squamis plura, 0,5-1 mm. lata, convexa, demum sub-
globosa immarginataque. Epithec. fuscum, thecium incoloratum,
hypothecium fuscum, paraphyses arcte cohaerentes. Asci anguste
clavati, apice incrassati, circiter $0 longi. Sporae octonae, hya-
linae, oblongae, 12-13 (15) X 6-8 ». Gelatina hymenialis Jodi ope
caerulescit.
Detexit Don G. Gresino terricolam loco Pecorile, inter Celle Ligure
et Albisola, anno 1928. Anno 1930 inveni prope Spotorno loco La
Torre abunde, terricolam copioseque fructigeram.
(9) Lecidea ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France,
T. LXXXII (1935), pag. 315.
Thalius squamosus; squamae discretae, usque ad 1 cent. latae,
subnitidae, rufescentes, crassae, rigidae, deformes, concavae vel
convexae, intus albae, subtus rufescentes nigrescentesve, gompho
crasso in centro munitae, saxo arcte adhaerentes, marginibus sub-
integris, varie flexuosis, saepe recurvis. Apothecia nigra, nuda,
opaca, numerosa, 0,6-0,9 mm. lata; praecipue marginalia, iam pri-
mitus convexa immarginataque, aetate globulosa. Epithecium sma-
ragdulum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses cohaerentes, arti-
culatae, asci clavato-inflati, circiter 45 |» longi; sporae octonae,
hyalinae, ellipsoideae, 9-12 X 6-6,5p. Gelatina hymenialis Jodi ope
caerulescit.
In Liguria orientali loco Framura, ad rupes serpentinosas apricas
ad mare expositas detexi anno 1935.
(10) Lecidea lobatoplicata B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXXIII (1936), pag. 6.
« Thallus luridus vel luridofuscus, crassus, opacus, nudus rigidus,
squamosus, squamulis usque ad 5 mm. latis, gyroso-plicatolobatis,
contiguis, intus albidis, circiter 1 mm. crassis, punctis albis minu-
tissimis ornatis, subtus nigris, gompho crasso in: centro munitis, ter-
raque arcte adhaerente. Apothecia nigra, sessilia, nuda, usque ad
2 mm. lata, primum concava, margine concolore integroque cincta,
dein convexa immarginataque, vel persistenter plana, margine fle-
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 29
xuoso. Epith. fuscum, thecium incoloratum, hypothecium dilute
fuscum, paraphyses liberae, articulatae, fuscocapitatae, simplices
aut versus apicem furcatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae,
simplices, oblongae vel ellipsoideae, 13-16 X 6-6,5 uw. Gelat. hymen.
Jodi ope caerulescit, citoque vinose rubet.
A Psora ligustica, cui proxime accedit, differt imprimis ob
apothecia ».
In Liguria occidentali, loco Borgio Verezzi ad ripas siccas prope
mare, una cum Heppia endocarpea, Psora dealbata, Toninia albo-
marginata vivit. Detexi anno 1935.
L. testacea Ach. Nervi, loco Montetto.
Catillaria chalybeia f. * ecrustacea Leight. In valle Bisagno, prope
Prato.
(11) Catillaria ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXIX (1932), pag. 687.
Thallus reagentibus solitis immutatus, cinereo-isabellinus, tenuis,
opacus, granulosus, granulae minutissimae, varieformes, contiguae,
planae vel convexae, crustam parvam irregularem, hypothallo indi-
stincto, efficientes. Apothecia nigra, nuda, opaca, dispersa, minuta,
0,3 mm. lata, primum plana margine tenui cincta, dein convexa
immarginataque. Epith. violaceum, thecium incoloratum, hypothe-
cium violaceum, paraphyses liberae, simplices, tenuiter septatae,
apice clavatoviolaceae. Asci clavati, circiter 60 » longi, apice vix
incrassati. Sporae octonae, hyalinae, uniseptatae, loculis aequalibus,
oblongae vel oblongoellipsoideae, 12-15 Xx 6. Gelat. hymen.
Jodi ope caerulescit ».
In Liguria occidentali silicicolam prope Andora detexi 1932.
(12) Catillaria Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXII (1925), pag. 789.
«Thallus pallide isabellinus, laevigatus, endolithicus. Apothecia
nigra, dispersa vel plura aggregata, primum punctiformia semiim-
mersaque, dein adnata, rotundata, 0,4 mm. lata, leviter concava
tandemque plana, margine integro et sat crasso persistenter cincta.
Epith. fuscum, thec. incoloratum, hypothecium fuscum, paraphyses
liberae fuscocapitatae, asci clavati, apice vix incrassati, circiter
45 » longi. Sporae 8-nae, hyalinae, oblongae, | - septatae, rectae,
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CAMILLO SBARBARO
utroque apice obtusae, 15-24 (26) Xx 5-6 p. Gelatina hymenialis
Jodi ope vinose rubet ».
In vallecula Pontecarrega (Genua) specimen unicum semel lectum
(1924); in Herbario Auctoris asservatum.
Catillaria \(Placodiella) olivacea * var. sorediifera A. Zahlbr. In .
utraque Liguria litorali sat frequens, ad macerias vigens; raro
fructigera (Bogliasco, Ruta, Arenzano, etc.).
Bacidia cuprea (Mass). In Liguria orientali ad lapides locis opacis
vigens (Sori, Bogliasco, S. Margherita, Rapalio). Apud Zahlbr. 1. c.
saxicola tantum dicitur: corticicolam quoque: inveni ad Hederam
(Portofino, S. Eusebio, S. Ilario).
(13) Bacidia genuensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France,
T. LXXXIV (1937), pag. 282.
« Thallus viridis, dense coralloideogranulosus, 1-1,5 mm. crassus,
plagas irregulares sat latas, hypothallo indistincto, efficiens. Apothe-
cia numerosa, adnata, nuda, opaca, primum dilute fusca, margine
proprio dilutiore integro, discum aequante cincta, dein nigra con-
vexa immarginataque, 0,5-0,8 mm. lata. Epith. et thec. incolorata,
hypothecium fuscum, paraphyses graciles, simplices, parum cohae-
rentes, apice vix inflatae. Asci anguste clavati, apice non incrassati,
circiter 55 w longi. Sporae octonae, 3 - pluriseptatae, septis parum
distinctis, aciculares, rectae, uno apice sensim attenuatae, 30-60 X
2-2,5 p. Gelat. hymen. Jodi ope intense caerulescit. E stirpe Bacidiae
rubellae (Ehrh.) Mass. ».
Genuae: Quarto, in Via Priaruggia ad caementum muscosum muri
(1937).
Bacidia (Bilimbia) lecideoides (Anzi). Quarto, loco Priaruggia, infra
maceriam herba tectam saxicolam unice inveni.
B. patellarioides. Ad Ficum caricam, Framura.
B. umbrina * var. turgida Th. Fries. Lignicola prope Albisola.
(14) Toninia (Thalloidima) albomarginata B. de Lesdain in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXXXII (1935), pag. 315.
« Thallus squamosus, squamae olivaceocinereae, dispersae vel
imbricatae, sat crassae, circiter 2 mm. latae, subrotundae, nudae,
subnitidae, sinuatolobatae, subtus niveae, marginibus adscenden-
tibus niveis. Apothecia nigra, nuda vel pruinosa, sessilia, primum
concava, dein plana, usque ad 2,5 mm. lata, margine tenui integro
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 31
concoloreque cincta. Epithec. obscure violaceum, thecium incolora-
tum, hypothec. dilute fuscum, K — , paraphyses liberae, septatae,
simplices vel furcatae, apice leviter clavatae; asci anguste clavati,
sporae octonae, hyalinae, fusiformes, uniseptatae, loculis aequalibus,
medio non constrictae, 15-18 X 3-3,5 p. Gelatina hymenialis Jodi
ope caerulescit. Primo intuitu Psoram deceptoriam simulat ».
In Liguria occidentali, Alassio, in pulvinis Grimmiae nec non ad
terram detexi anno 1935.
T. coeruleonigricans * var. opuntioides Nyl. In rimis terrosis mace-
riarum nec non lapidicola in valle Bisagno loco Montesignano.
T. glaucomela (Nyl.). In ripis loco Noè inter Bonassola et Levanto.
Ut in Corsica tantum vigens apud Zahlbr. datur.
(15) Toninia (Thalloidima) Sharbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXXXII (1936), pag. 315.
« Thallus viridiolivaceus, opacus laevigatus et squamosus, squa-
mae nudae, liberae et approximatae, tandem subimbricatae, sub-
rotundae, 1-1,5 mm. latae, aetate plicato- undulatae, intus albidae,
subtus nigrae. Apothecia nigra, nuda, 1 mm. lata, in areolis sin-
gula vel plura, primum concava margine tenui integro concolo-
reque cincta, dein plana, mutua pressione interdum deformia, per-
sistenter plana. Epithecium smaragdulum, thecium et hypothecium
incolorata, paraphyses liberae, simplices, smaragdulocapitatae, asci
clavati, sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, uniseptatae, medio
non constrictae, uno apice leviter attenuatae, 15-18 X 4-6 uw. Gelat.
hymen. Jodi ope caerulescit ».
In Liguria occidentali, loco Borgio Verezzi, ad rupes non calcarias
detexi anno 1935. Posterius in Liguria occidentali quoque (loco:
Monterosso, ad rupes serpentinosas) hic illic parcissime inveni.
T. cinereovirens Mass. var. imbricata Th. Fries. In utraque Liguria.
Frequentior occurrit in Liguria occidentali locis rupestribus (Vesima,
Capo Panaggi, Spotorno, Varazze, Pra).
T. meridionalis B. de Lesdain. Ad lapides et saxa serpentinosa.
Apud Arenzano loco Olivetta et Terrerosse. Adhuc in Gallia ad
saxa schistosa inventa.
Rhizocarpon viridiatrum Krb. Spotorno, Andora, Ellera (supra
Savona).
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CAMILLO SBARBARO
Baeomyces roseus Pers. Monte Grosso (Varazze); Voltri; prope
Prato in valle Bisagno, abunde fructiger in colle pinifero.
B. rufus Rabh. Spotorno, loco Treo in ripa. Saxicola in Monte Bei-
gua (Varazze). Raro occurrit.
Cladonia bacillaris f. subtomentosula Sandstede. Loco Gameragna
(supra Varazze) hrb. Gresino.
CI. bacillaris var. tenuistipitata Sandst. Varazze: Monte Grosso ad
pinum (legit G. Gresino).
Cl. cribrosa f. pruniformis Norm. In pineto ad terram infra Monte
Contessa (Sestri Ponente).
Cl. foliacea f. epiphylla (Schaer.) Wainio. In saxosis apricis loco
Sanda (Celle Ligure).
Cl. foliacea var. firma (Nyl.) Wainio. In pineto Chiariventi (Spo-
torno); loco Crocetta (Varazze).
CI. furcata (Hds.) Schrad. var. fissa Flk. f. racemosella Flk. Varazze,
loco Bricco dello Zucchero.
CI. furcata var. turgida Scriba (teste auctore). Raro, loco Pero prope
Varazze (legit Gresino).
Cl. furcata var. regalis (Flk.) Oliv. f. abbreviata Scriba (teste Liid-
wig Scriba): Varazze, loco Alpicella, sub Castaneis.
Cl. furcata î. recurva Oliv. Semel lecta, loco Montanasco in valle
Bisagno.
CI. laxiuscula Del. f. pumila (Ach.) Sandst. Spotorno, loco arido
pinifero supra Treo.
Cl. leptophylla (Ach.) Fik. In valle Bisagno, loco Prato, sterilis.
Fructigera saepe occurrit in viciniis Varazze.
Cl. papillaria (Ehrh.) Hffm. Celle Ligure: loco Cassigi, loco Peco-
rile. Sestri Ponente, infra M.te Contessa in pineto; Spotorno, in
pineto Chiariventi; ubicumque ad terram. i
Cl. papillaria var. molariformis (Hff.) Schaer. Ibidem, cum typo.
CI. papillaria var. stipata Harm. Ibidem, cum typo.
Cl. pytirea (Flk.) Fries var. Zwackhii f. crassiuscula (Coem.) Wainio.
Varazze: Bricco delle Forche.
Cl. portentosa (Delise) Sandst. Varazze, Monte Grosso (hrb. Gre-
sino). E
CI. pyxidata var. pachythallina (Wallr.) Wainio. In monte Antola
(Genova).
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES ; 33
Cl. subcervicornis (Wainio) Du Rietz. Th. K + lutescit, C —, KC —.
(teste B. de Lesdain, sed cum dubio). Abunde prope Spotorno, loco
La Torre, terricola.
Cl. subrangiformis Sandstede (teste auctore). Hic et illic perraro
in Liguria occidentali. Fructigera semel lecta supra Varazze, loco
Madonna del Salto.
. Stereocaulon pileatum Ach. Cavi di Lavagna, semel lectum.
. Umbilicaria pustulata Hffm. In Appennino supra Varazze: Monte
Beigua, Monte Siguello. Supra Spotorno, loco Treo, semel lecta.
Acarospora flava Trev. Pizzo d’ Ormea, legit Ubaldo Ricca, deter-
minavit ipse Baglietto.
A. fuscata Arn Infra Monte Contessa, rupicola in pineto (Sestri
Ponente).
A. murorum Arn. * var. contigua H. Magnusson. Capo Noli, argil-
licola.
. A. murorum * var. ambialbicans H. Magnusson. Semel lecta in val-
lecula Pontecarrega (statio nunc deleta).
* A. mutinensis H. Magnusson. Spotorno, rupicola supra Prelo
(statio nunc deleta).
A. praeruptarum H. Magn. In valiecula Sanctae Teclae (Genua).
A. praeruptarum var. nuda H. Magn. (in litteris ad me). Abunde,
rupicola prope Voltri.
. A. umbilicata Bagi. In Liguria litorali ad macerias sub oleis ubi-
cumque obvia.
. * Pertusaria areolata Mass. In Monte Allegro (Rapallo). Prope Se-
stri Levante. In Liguria occidentali nondum innotuit.
. P. coccodes Nyl. Ad Oleas inter Sestri Levante et Riva Trigose.
* P. concreta Nyl. In Monte Grosso (Varazze); in summo Promon-
torio Portofino: rupicola.
P. concreta var. intermedia Harmand. Varazze, loco Cantalupo, ad
macerias.
P. dealbata Nyl. Semel lecta a G. Gresino, saxicola, prope Varazze,
loco Piani dicto. Determinavit B. de Lesdain. Apud Jatta corticola
in insula Malta vigens datur.
P. Henrici (Harmand) Erichsen. Alpicella, supra Varazze, ad cau-
dicem Castaneae semel lecta (hrb. Gresino).
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 4
164.
165.
CAMILLO SBARBARO
P. Henrici var. saxicola Erichsen. Sub castaneis, rupicola, abunde
loco Casella in valle Bisagno.
. P. lactea Arn. Varazze, loco Cantalupo. Rupicola et muscicola prope
Spotorno, Noli versus.
. * P. leucosora Nyl. In Liguria occidentali (Cantalupo di Varazze;
S. Lorenzo al Mare).
. P. orbiculata A. Zahl. (Syn. P. discoidea Nyl.). Oleicola inter Bo-
nassola et Levanto.
P. orbiculata f. albida Erichsen. Semel legi in valle Bisagno.
. * P. pseudocorallina Arn. Varazze, Spotorno, in viciniis Genuae non
Taro occurrit.
. P. speciosa Ove Hoeg (Syn. P. hemisphaerica (Flk.) Erich.). Va-
razze, loco Crocetta, loco Rianello.
. P. subviridis Ove Haeg. Ad caudices oleae in utraque Liguria obvia.
. P. Wulfeni DC. var. * rupicola Fries. Capo Panaggi; Varazze (Ria-
nello, Alpicella). Bonassola, Sestri Levante.
P. Wulfeni DI. var. * carnea Fries. Cupressicola loco Rianello
Varazze.
P. Wulfeni DI. var. * coralloidea Arn. Silicicola in colle arido pini-
fero supra Treo, Spotorno.
P. Wulfeni DI. f. * variolosa (Schaer.) Harm. In pineto Chiariventi,
Spotorno.
Lecanora (Aspicilia) calcaria var. * opegraphoides Oliv. Rupicola in
valle Bisagno; Quinto.
L. (Aspicilia) calcaria f. bullosa Mass. Rupicola inter Sestri Levante
et Cavi.
L. (Aspicilia) cinerea Rohling. In valle Bisagno; Paraggi.
L. (Aspicilia) cinerea var. alba Schaer.? Inter Monterosso et Ver-
nazza. Species critica.
. L. (Aspicilia) gibbosa Nyl. Formam quandam in Promontorio Por-
tofino semel legi.
. (16) Lecanora (Aspicilia) parasitica B. de Lesdain in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXXVIII (1931), pag. 728.
« Thallus olivaceocinereus, K — lutescens, C —, KC —, parum
crassus, intus albus, in centro sat profunde areolatodiffractus, sub-
opacus, areolae planae, polygoniae, lueves, 1-1,5 mm. latae, rosulam
orbicularem, radiatoeffiguratam, 2-3 cent. latam efficientes; laciniis
168.
169.
170.
Ale
172%
173.
174.
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 35
planis, apice crenatis, supra thallum Aspiciliae calcariae arcte
adhaerens. Apethecia fusconigra, numerosa, nuda, minuta, usque
ad 0,5 mm. lata, in areolis plura, primum immersa, concava, dein
emersa, margine thallino cito reclinato, margine proprio tenui integro
concoloreque cincta, thallum tandem superante. Epith. fuscum, thec.
et hypoth. incolorata, paraphyses arcte cohaerentes, versus apicem
articulatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, biseriales, oblon-
gae, 13-15 X 9 pw. Gelat. hymen. Jodi ope intense rubescit. Sper-
_ matia recta, 6 X 0,8 pu».
In valle Bisagno infra « Forte dei Ratti » sub castaneis, rupicolam
primum inveni. Deinde in vallecula Sancta Tecla, nec non prope
Casella (800 mt.) et in Liguria orientali loco Sori.
L. Prevostii Th. Fries. In utroque litorali rupicola: Rolla (Andora);
Ruta (Camogli).
L. viridescens Mulc. Arq. Prope Varazze a Rev. Gresino, semel
lecta.
L. (Eu.) Agardhiana Ach. Rupicola sub Oleis prope Varigotti.
L. bicincta Ram. Singularem huius speciei, teste ipso A. Zahbriic-
kner, formam prope Varazze, loco S. Matteo, semel legit Rev.
Gresino.
L. conizaea Nyl. Invrea (Cogoleto) ad pinum.
L. gangaleoides Nyl. In Liguria occidentali (Alassio, Spotorno, Va-
razze, abunde).
17) L. genuensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France,
T. LXXXVI (1939), pag. 83.
«Thallus K + lutescens, albidocinereus, vel (locis umbratis)
cinereoviridis, granulosus, granulis minutis globulosis, nitidis, arcte
congestis, isidiis sorediisque destitutis, crustam inaegualem 2-2,5
mm. crassam, sat latam, irregularem profundeque diffractam effi-
cientibus. Apothecia numerosa, granulis immixta, saepe congesta,
usque ad 1 mm. lata, persistenter plana, disco fuscorubro, margine
thallino sat crasso, flexuoso, integro aut vix crenato discum supe-
ranteque cincta. Epith. dilute fuscum, thec. et hypothec. incolorata,
paraphyses graciles, arcte cohaerentes, apice leviter inflatae, asci
anguste clavati; sporae 8nae, hyalinae, simplices, oblongae, 12-16
X 6-7 (10 X 9) p. Gelat. hymen. Jodi ope coeruiescit. E stirpe
Lecanorae subfuscae ».
36
178.
Fon wae
CAMILLO SBARBARO
In colle pinifero supra Pra ad rupes siliceas anno 1938 invent;
abunde.
. L. Bagliettoana A. Zahl. In utroque litorali, locis rupestribus,
infrequens.
. L. polytropa Rabh. In apennino (Monte Beigua, Ermetta) supra
Varazze, legit Rev. Gresino.
. L. puniceofusca Bgl.? Loco Mola prope Varazze inventa est a Rev.
Gresino Lecanora quaedam quae sporarum dimensionibus nec non
thalli reactione cum specie bagliettoana congruit; sed ab ea discre-
pat ob marginem apotheciorum discum non aequantem.
(18) L. rubrofusca B. de Lesdain in Bull. Soc: Botan. de France,
T. LXXVIII (1931), pag. 726, 727.
« Thallus K flavescens, C immutatus, albidus, sat crassus, squa-
mulosus sublaevigatus, plagas minutas irregularesque, saepius se-
cundum rimas petrae in lineas sat angustas dispositas efficiens.
Apothecia rubrofusca, nuda, sessilia, numerosa saepe conferta, 0,5-1
mm. lata, plana, diu margine thallino tenui integro, leviterque pro-
minente, demum excluso, et tunc margine proprio tenui concolore,
aetate saepe flexuoso, cincta, persistenter plana aut convexa. Epith.
fuscum K immutatum, thec. et hypoth. incolorata, paraphvses gra-
ciles, simplices, arcte cohaerentes. Asci clavati, sporae octonae,
hyalinae, simplices, saepe biguttulatae, 9-17 X 5-61/, |». Gelat.
hymen. Jodi ope intense caerulescit. Spermogonia nigra, punctifor-
mia; spermatia curvata, 14-18 X 0,7 p. E stirpe Lecanorae sub-
fuscae ».
In Liguria occidentali, Spotorno, loco Prelo, schisticolam abunde
detexi 1930.
f. flexuosa B. de Lesdain ibidem.
« Thallus squamosus dispersus. Apothecia plus 1 mm. lata, mar-
gine crassiore laevigato, flexuoso, persistente, integro vel tenuis-
sime crenulato ».
var. monstrosa B. de Lesdain ibidem.
« Thallus albidus, subnitidus, sat crassus, squamulosus, squamae
tandem globulosocongestae. Apothecia primum innata, dein ses-
silia, margine thallino integro demum excluso et tune margine pro-
prio tenuique) cincta. Apothecia numerosa, rubrofusca, 1-1,5 mm.
lata, tandem convexa ».
179.
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187.
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 37
var. nigra B. de Lesdain Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXXIII
(1936), pag. 8.
« Sicut in typo, sed apothecia nigra».
Typus non raro occurrit in utraque Liguria: Prà, Arenzano, Va-
razze, S. Michele di Pagana. Prope Spotorno, loco La Torre,
abunde vivit Lecanora quaedam terricola, perraro fructigera, quae
ad hanc speciem spectare (teste B. de Lesdain) videtur.
L. rubicunda Baglietto. Ad Ficum caricam in Liguria orientali
(Levanto, Framura).
. L. subluta var. perspersa Nyl.? Huic britannicae speciei refert B.
de Lesdain Lecanoram quandam semel prope Alassio a me lectam.
. *L. subradiosa Nyl. Rupicola in Apennino ligure: Monte Beigua,
Passo del Bocco, etc.
. L. (Parmuularia) crassa var. crenulata B. de Lesdain, in Bull. Soc.
Botan. de France, T. LXX (1923), pag. 844.
« Thallus virenticinereus, crassus, squamosus; squamae, subro-
tundae crenatae, albomarginatae, nudae, intus albae, subtus fuscae
aut ochraceae. Apothecia 3-4 mm. lata, adnata, rotundata, primum
concava dein plana, disco rubrofusco nudoque margine thallino
crenulato, sacpe albo et sat tenui, ornata. Epithecium luteogranu-
losum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses liberae, articulatae,
simplices, sat crassae. Sporae hyalinae, simplices, oblongae vel
ellipsoideae, 16-17 |, longae, 6 | latae ».
Muricolam detexi in valle Bisagno prope Genuam (Pontecarrega)
ad Aquaeductum, aestate 1922. Semel lecta.
L. crassa var. mediterranea A. Zahl. (teste ipso auctore). Semel
lecta muricola ad puteum prope Varazze (hrb. G. Gresino).
L. lentigera Ach. Celle Ligure, loco Cassigi; Giusvalla (Savona).
L. muralis f. * squamea A. Zahl. Spotorno supra Prelo (statio nunc
deleta).
L. pruinosa Chaub. Ruta. Alassio.
L. radiosa subcircinata f. ocellata A. Zahl. Alassio, Capo S. Croce.
(19) Lecanora Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXVIII (1931), pag. 728.
« Thallus albus, nitidus nudus, K flavescens, C immutatus, saxo
arcte adhaerens, intus et subtus albus, rosulas orbiculares 1-1,5
cent. latas efficiens, in peripheria radians, lobulis parvis, 0,5 mm.
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CAMILLO SBARBARO
latis, contiguis, convexis, apice vix crenatis, in centro nitidus vel
(aetate) opacus, areolatus, areolis parvis contiguis convexisque.
Interdum thallo omnino areolato, areolis contiguis aut dispersis, in
peripheriaque non radiato. Apothecia fusca vel fusco rubra, nuda,
plana numerosa, 0,5 mm. lata, margine thallino prominulo, sat
crasso, plus minusve crenulato cincta. Epith. dilute fuscum, thec.
et hypoth. incolorata, paraphyses simplices, arcte cohaerentes. Asci
clavati, sporae octonae, hyalinae, ellipsoideae, 14-15 X 6-7 p. Gelat.
hymen. Jodi ope intense caerulescit.
Species locanda apud Lecanora prunifera (Nyl.) et L. teichotea
Nyl ».
Anno 1925 prope Portofino detexi. Hic illic occurrit (Val Bisagno,
Quarto, Valle di S. Tecla, Alassio, etc.) silicicola.
* Lecania albariella Mill. Arg. Rupicola sub Oleis loco Varigotti,
parcissime.
L. Erysibe var. ceramonea (Mass.). Voltri, Santuario delle Grazie,
muricola.
L. Erysibe var. * crenulata B. de Lesd. Arenzano, muricola.
L. Erysibe var. microspora B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXIV (1927), pag. 437.
«Thallus albus granulosus, parum crassus, reagentibus solitis
immutatus. Apothecia numerosa, saepe conferta, fusconigra (in um-
brosis rufa), nuda, circ. 0,5-0,6 mm. lata, primum plana, margine
tenui integroque cincta, dein convexa immarginataque. Epithecium
obscure violaceum, thec. et hypothec. incolorata, paraphyses arcte
cohaerentes, articulatae, apice leviter inflatae; sporae octonae, hya-
linae, uniseptatae, ellipsoideae, 9-11 Xx 3 . Spermatia curvata,
10-15 X 0,9 p. Gelat. hymenialis Jodi ope intense caerulescit ».
In Liguria occidentali: Varazze, loco Casanova; muricola prope
Ecclesiam. Semel lectum.
L. Erysibe f. * nigra B. de Lesd. Muricola cum Dermatoc. crasso
loco Pontecarrega.
L. Erysibe var. * sincerior Nyl. Lapidicola prope mare inter S.
Margherita et Paraggi. Varigotti.
Solenopsora candicans Stnr. In utraque Liguria frequens.
L. Cesatii var. olivacea (Bgl.): Varigotti, sub Oleis fructigera. Ra-
pallo, in Promontorio Portofino, ad rupes conglomeraticas abunde,
sed rarius fructigera.
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 39
193. S. vulturiensis Mass. Rupicola, lapidicola, rarius terricola in utra-
que Liguria abunde. Sporae biloculares 12 « 4 un (teste B. de
Lesdain). Sporarum dimentiones in diagnosi originali desunt.
194. Haematomma coccineum Krb. In Apennino ligustico prope Sas-
sello, semel lectum.
195. Phlyctis agelaea Fw. Rialto (Finale Ligure). S. Massimo supra
Rapallo.
196. Candelariella holophaea A. Zahl. In utroque. litorali ligustico non
raro occurrit in rimis humosis rupium et murorum. Huc spectat,
ni fallor, Solenopsora Requenii Mass.
197. Parmelia Delisei Nyl. Varazze. In valle Bisagno.
198. * P. glabrans Nyl. In vallecula Pontecarrega saxicola; semel lecta;
fructigera.
199. P. glomellifera var. * anerythrophora Harm. Voltri, semel lecta.
200. P. isidiotyla Nyl. Varazze (hrb. Gresino). Borzoli, abunde.
201. P. subaurifera Nyl. Varazze (hrb.) Gresino): semel, ad Oleam.
202. * P. soredians Nyl. Ad Pruni cerasi corticem, Varazze, loco Canta-
lupo, primus legit Rev. G. Gresino: ibiqui saxicolam. In utroque
litorali ligustico viget, sed tantum sterilis.
203. P. dubia var. caesiocinerea B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXX (1923), pag. 843.
« Thallus K +1, C+ gp, caesiocinereus, circiter 6-7 cm. latus (ut
videtur) membranaceolobatus; lobae dense imbricatocongestae (fere
pulvinatocongestae), convexae, ambitu latiores, rotundatae, integrae
vel crenatae, supra laeves, surdae, punctis albis non adspersae, sed
dein (aetate) sorediis granulosis demum confluentibus ornatae. Sub-
tus pallide fuscae vel ochraceae, rhizinis minutis concoloribusque
usque ad oram instructae. Sterilis ».
In Liguria occidentali, Spotorno, detexi ad maceriam quandam sub
oleis supra vicum Prelo.
204. P. carporrhizans Tayl. Varazze (hrb. Gresino). Serino, in valle
Bisagno.
205. P. dissecta Nyl. Varazze, loco Ciapasqua, loco Deserto. In Villa
Doria, Pegli.
206. P. fuliginosa var. aterrima Wedd. Voltri. Spotorno, loco Queallo,
fructigera.
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CAMILLO SBARBARO
(20) P. Helenae B. de Lesdain in Buli. Soc. Botan. de France, T.
LXXXIV (1937), pag. 283.
« Thallus cinereoglaucus, nitidus, sat latus, supra K lutescens,
intus immutatus, C intus rubescens, KC intus rubescens, laciniato-
dissectus, laciniae usque ad | cent. longae, 2-2,5 mm. latae, plus
minusve imbricatae, sorediis granulosis in pulvinos usque ad 1 mm.
latos glomeratis plus minusve indutae, intus albidae, subtus casta-
neae, rhizinis nigris, parvis paucis fere usque ad oram munitae.
Apothecia et spermogonia non vidi. Species proxima P. Borreri ».
Semel lecta in rupibus siliceis in Liguria occidentali: Spotorno, loco
La Torre unacum Parmelia Sbarbaronis anno 1935.
P. pilosella Hue var. excrescens Hue. Varazze, loco Campo Marzio
(hrb. Gresino).
P. revoluta Flk. Varazze (loco Deserto) perraro occurrit: muscicola.
P. scortea f. * caerulescens Harm. et var. * pastillifera Harm. Va-
razze, loco « Deserto »; prior, muscicola supra Leucodon sciuroides.
P. sublaevigata Nyl.? Sanda (prope Celle Ligure). Sterilis, incertae
determinationis.
P. caperata var. * subglauca Nyl. Cupressicola loco Rianello prope
Varazze.
. P. Crozalsiana B. de Lesd. ìn utroque litorali ligustico ad arbores
(imprimis ad Oleam) et ad saxa sat frequens. (Rapallo, Portofino,
Arenzano, Spotorno). Adhuc saxicola tantum inventa duobus locis:
Agde (in Gailia) et Guia (in Insulis Canariensibus).
* P. Dubosqui Des Abbayes. Spotorno, loco Menefrego, ad Frulla-
niam Tamarisci. Species adhuc uno loco in Pyraeneis orientalibus
lecta.
var. * perreticulata Rasdnen.
« Thallus valde reticulato-costatus, granulososorediosus, KOH +
Cl. 4 rubescens, J] =». (Vedi Rasdnen in litteris ad me) (*).
Silicicola Spotorno, loco La Torre, unacum Parmelia Sbarbaronis.
. (21) P. Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France,
T. LXX (1923), pag. 278.
« Thallus KOH supra intusque flavens, KOCI =, Cl. =; cine-
rescentiglaucus, procumbens, 7-8 cent. latus (ut videtur), sorediis
(1) In typo: thallus laevis, farinososorediosus maculatim, KOH + lutescens, GIS
rubescens, J =.
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 4l
globosis granulosis usque ad 1 mm. latis saepe confluentibus plus
minusve tectus, laciniatus (interdum in centro submonophyllus);
laciniae primariae circiter mm. 3-4 latae, imbricatae, subpinnatifidae,
applanatae, substrato sat arcte adhaerentes, ambitu profunde ine-
qualiterque crenatae, axillis angulosis aut subrotundis, ad oram
angustissime fuscolimbatae. Laciniae vetustiores saepe tenuiter
costatoreticulatae, juniores laeves, sed sat frequenter, praesertim ad
apicem, tenuiter foveolatoreticulatae. Medulla alba. Thallus subtus
nigrescens, ad oram interdum anguste castaneus, rhizinis nigris
simplicibus numerosis usque ad apicem vestitus. Sterilis, spermo-
gonia non vidi ».
In Liguria occidentali, Varazze, detexit Don Giacomo Gresino anno
1922, corticolam ad Prunum Cerasum. In villa Doria deinde corti-
colam parcissime; prope Spotorno silicicolam nec non ramulicolam
abunde ipse legi (*).
Protoblastenia Metzleri Stnr. Genova, loco Priaruggia.
Protoblastenia monticola Stnr. Haec species, ex Jatta in Alpibus et
in Corsica vigens, in Liguria occidentali (Varigotti) non infrequens
occurrit.
* Caloplaca declarata Oliv. Ad saxa serpentinosas loco Cantalupo
(Varazze). Inter Bonassola et Levanto. Arenzano. Ex Zahlbr. l. c.
in Hungaria adhuc tantum inventa.
C. festiva var. contigua Mass. In valle Bisagno (Prato, Casella)
obvia.
C. festiva var. decussata Bgl. Varazze, Alpicella, Arenzano sat
frequens.
O. flavovirescens Dalla Torre et Sarnth. var. Dinae mihi.
Sporae 18-23 X 5,6-9 . Cetera ut in typo.
Semel lecta loco La Doria, in valle Bisagno.
C. lactea A. Zahl. In valle Bisagno. Varigotti.
* C. lamprocheila Flagey. In Promontorio Portofino. Arenzano, loco
Terrerosse.
(22) C. (Gyalolechia) ligustica B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan.
de France, T. LXXXIII (1936), pag. 9.
(1) Generis Ramalina adhuc R. calicarem (eamque perraro) et R. farinaceam
(oleicolam et saxicolam) legi. [R. Duriaei Dnrs. et * R. Latzelii A. Zahl. pinicolas loco
Tirrenia (Pisa) inveni].
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CAMILLO SBARBARO
« Thellus indistinctus. Apothecia 0,7-0,8 mm. lata, numerosa, ses-
silia, dispersa, K rubroviolacea; primum rufo ferruginea, plana,
margine tenui concolore integroque cincta; dein globulosa, fere nigra
immarginataque. Epith. rubrogranulosum, thec. et hypothec. inco-
lorata, paraphyses parum cohaerentes, articulatae, apice breviter
inflatae. Asci clavati, sporae octonae, hyalinae, cylindricoelongatae.
in medio non constrictae, loculis valde approximatis, isthmo tenui
Junctis, 15-22 X_ 6-7,5 p».
Spotorno, silicicola (loco Prelo, loco villa Ada) perraro occurrit.
C. cerinoides (Anzi). Nervi (Genova) loco Montetto et S. Ilario.
* C. phlogina Flagey. Cupressicola prope Arenzano; inter S. Mar-
gherita et Rapallo.
C. percrocata var. parasitica Jatta. Abunde inter Bonassola et Le-
vanto, ad macerias nec non latericola.
C. Pollinii Jatta. Cupressicola: loco Rianello, Varazze; in valle
Bisagno, loco Pontecarrega.
(23) C. pyraceoides B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T.
LXXIX (1932), pag. 686.
« Thallus aurantiacus, K intense sanguineorubens, opacus, laevi-
gatus, lobulis minutissimis, subplanis, sub lente modo distinctis,
saepius circa apothecia plus minusve dispersis, aut vage radiantibus,
interdum rosulas circiter 1 mm. latas efficiens. Apothecia auran-
tiaca, minuta, adnata, satis crebra, 0,2-0,3 mm. lata, persistenter
plana, margine concolore, integro primum prominente cincta, demum
discum aequante. Epith. luteologranulosum, thecium et hvpothec.
incolorata, paraphyses liberae, articulatae, simplices, apice capi-
tatae. Asci clavati, circiter 45 n. longi. Sporae octonae, hyalinae,
polocoelae, loculis interdum approximatis, ellipsoideae, utroque
apice rotundatae, 9-14 X 4-6) ». E
Primo intuitu miro modo Caloplacam pyraceam in memoriam revo-
cat. In Liguria occidentali supra Savona, loco Giusvalla, detexit,
silicicolam ad ruinas Castri, Don G. Gresino anno 1930.
C. fallax Baglietto. In valle Bisagno, loco S. Eusebio; perrara.
C. rubelliana Lojka. Ad saxa serpentinosa: Albisola, Varazze, in
valle Bisagno, Bonassola.
. C. teicholyta Stnr. Terricola Spotorno, loco Treo. Marassi in valle
Bisagno, saxicola.
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LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 43
C. variabilis var. * ochracea Miill. Arg. Rupicola in valle Bisagno
(S. Eusebio, Serino).
C. cirrochroa Th. Fries. Alassio. Cervara (Portofino).
C. tegularis Th. Fries. Arenzano, Spotorno, Quinto, Sori.
C. xantholyta Jatta. In valle Bisagno, loco Prato, raro.
Xanthoria substellaris Wainio. Varazze, in valle Bisagno, Rapallo
(Montallegro); corticola ad Oleam et ad Citrum.
Theloschistes chrysophthalmus Beltram. Semel lectus prope Va-
razze (fide G. Gresino).
Buellia aethalea Th. Fr. In vallecula Pontecarrega, semel lecta.
* B.Duarti Sampajo. In Liguria occidentali (Monte Gazzo, Aren-
zano, Varazze, Spotorno). An potius Buellia tumidula Bgl.?
B. badia. Monterosso.
B. epipolia var. margaritacea A. Zahl. Santa Tecla; Prato (Val
Bisagno). Ex Jatta, prope Verona et in Tirolia vigens.
Rinodina Conradi Kro. Arenzano, muscicola, loco Olivetta.
R. discolor Arn. S. Eusebio, Serino infrequens.
R. demissa Flk. Lapidicola, Voltri.
R. exigua S. Gray. Lignicolam prope Albisola, semel legi.
R. intermedia Bgl. In utroque litorali ligustico sat frequens.
(24) R. murorum B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France,
T. LXXVII (1930), pag. 613.
« Thallus cinereonigrescens, reagentibus solitis immutatus, sat
crassus, squamulosus, squamulis irregularibus convexis, 1-1,5 mm.
latis, in crustam verrucoso-areolatam confertis. Apothecia numerosa,
nigra, nuda, in areolis primum immersa, dein adnata, 1 mm. lata,
semper plana, margine thallino integro sat crasso persistenteque
cincta. Epithecium fuscum, thecium cet hypothecium incolorata,
paraphyses liberae, articulatae, fuscocapitatae. Asci clavati, sporae
octonae, fuscae, uniseptatae, in medio constrictae, utrinque rotun-
dae 15-19 X 9. Gelatina hymenialis Jodi ope caerulescit >.
Genuae, loco Staglieno, muricolam prope Ecclesiam detexi anno
1926. Postea, ad macerias sub Oleis, in Liguria orientali, inter Bo-
gliasco et S. Ilario: non nunquam fructigeram.
R. metabolica (Ach.) Anzi, Ad Oleam, Alassio, Varigotti, Genova non
infrequens.
CAMILLO SBARBARO
249. R. oxydata Baglietto. Varazze (loco Cantalupo, casa Botta). Aren-
zano, loco Terrerosse, abunde.
. (25) R. saxicola B. de Lesdain in Bu'l. Soc. Botan. de France, T.
LXXXII (1935), pag. 317.
« Thallus ochraceus vel cinereus, K lutescens deinque sanguineo
rubens, sat tenuis, opacus, areolatus, plagas irregulares 1,50-2 cm.
latas, hypothallo non limitatas efficiens; areolae planae, varie angu-
losae, minutae, usque ad 0,9 mm. latae. Apothecia numerosa, nigre
nuda, plana, minutissima, 0,1-0,2 mm. lata, in areolis singula vel
saepius plura, in thallo persistenter immersa, margine thallino in-
tegro tenuissimoque cincta. Epith. olivaceum, thec. et hypoth. inco-
lorata, paraphyses parum cohaerentes, artocumulatae, apice olivaceo
capitatae; asci clavati; sporae octonae, nigrescentes, uniseptatae,
in medio constrictae, membrana tenui, oblongae, loculis aequalibus,
utroque apice obtusae 15-16 X 9».
Prope Rinodinam atrocinerellam (Nyl.) Boistel locanda.
In Liguria occidentali inter Bonassola et Levanto semel legi 1935
silicicolam.
. R. teichophila Nyl. Voltri, monticola. Monterosso, ad scopulos prope
mare.
. R. (Placothallia) oreina Mass. Spotorno, loco Treo.
. Physcia Biziana Mass. Ad Oleam prope Arenzano semel legi, loco
Olivetta, ubi nunc villa Rodocanachi: nonnunquam fructigeram.
. Ph. dimidiata Nyl. Vernazza, ad maceriam sub Oleis copiose fruc-
tigera. In valle Bisagno loco Via Bazà ad maceriam sterilis.
. Ph. endococcina Nyl. Prope Varazze semel lecta (fide G. Gresino).
. * Ph. enteroxantha Nyl. In utroque litorali, saxicola et corticola.
Prope Chiavari fructigera semel lecta.
. Ph. grisea var. algeriensis Flagey f. * isidiata B. de Lesd. Alassio,
ad Oleam vetustam.
. Ph. leptalea var. italica B. de Lesdain in Bull Soc. Botan. de France,
T. LXXXII (1935), pag. 317.
« Thallus glaucescentialbidus, K supra flavens, intus immutatus;
similis Physciae leptaleae sed laciniae planae, laevigatae vel sore-
diatae; supra, sub lente, tenuiter crebreque albopunctatae ».
Ad Oleam, sterilem detexi loco Alassio (in Liguria occidentali) anno
RES 7 x
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260.
261.
262.
263.
264.
265.
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 45
1934; insequente anno pulchre fructigeram loco Framura in Liguria
orientali, ad Oleas juniores.
Ph. pulverulenta var. * panniformis Crombie. Inter Monterosso et
Vernazza.
Ph. orbicularis fr. albida B. de Lesd.
«A typo differt ob thallum albocinereum, subtus album, rhizinis
concoloribus munitum, laciniis planioribus, magis divisis, angustio-
ribus, in basi 0,5 mm., in apice usque ad | mm. latis ».
Ad maceriam umbrosam detexi anno 1937 inter Bogliasco et S.
Hario (vico Cannone).
Ph. setosa var. albociliata B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXXXI (1934), pag. 768.
« Thallus cinereus, substrato arcte adhaerens, sorediis globulosis
viridulis parce munitus, infra, ut in typo, niger sed in oris ciliis
numerosis omnino albis munitus ».
Rupicolam Paraggi detexi 1933. Occurrit quoque, neque rara, in
valle Bisagno.
Ph. sciastra (Ach.) DR. Rupicola Castelvecchio di Rocca Barbena.
* Ph. sorediosa (Nyl.) Lynge (ipso B. Lynge teste). In villa Doria,
Pegli, ad arbores varias. Ad corticem ilicis abunde loco Kursaal
prope Rapallo. Ubicumque sterilis. Apud Zahlbr. 1. c. in America
meridionali tantum vigens.
Ph. tribacia Nyl. Borzoli. Varazze, loco Casanova. In speciminibus
quibusdam hu‘us stationis thallus K + lutescit (loco K =).
Ph. tribacia f. caesiella B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de
France, T. LXX (1923), pag. 844.
«Thallus K +), C =, caesioglaucus, pruinosus, rosulas 1-1,5
cent. latas efficiens, subtus albidus vel leviter ochraceus, rhizinis
albidis munitus, laciniatus; laciniae imbricatae, parvae, 2-3 mm.
longae, planae vel subconvexae, laeves, 1 mm. latae, apice sat pro-
funde crenatae. Apothecia sessilia, nigra, nuda vel caesiopruinosa,
1,5-2 mm. lata, numerosa, margine thallino profundeque crenato
cincta. Epithecium fuscum, thec. et hypoth. incolorata; paraphyses
graciles, liberae, articulatae, fuscocapitatae; asci clavati, circiter
60 » longi. Sporae octonae, fuscae, uniseptatae, 18-21 X 9-11 uw.
A typo differt praecipue ob thallum caesioglaucum pruinosumque,
sorediis granulosis destitutum ».
Mete rel dec
SP ty Ee . 25, Pia eae
46 CAMILLO SBARBARO
Hance varietatem (quae, apud Zahlbriickner Cat. Lich. Univ., Phy-
sciae tribacoidi refertur) copiosam sed sterilem primum detexi ad
maceriam quandam sub oleis loco Prelo prope Spotorno (in Liguria
occidentali), anno 1922. Fertilem legit eodem anno Don G. Gresino
prope Varazze, loco Casanova. Copiosa et fertilis occurrit quoque
inter Spotorno et Noli.
266. Anaptychia speciosa Wulf. Saxicola et corticicola Liguria tota viget.
Raro fructigera (ad Oleam).
Ut ex superiore indice colligi potest, 25 species omnino novae de-
tectae sunt; species Italiae novae 39 in Liguria inventae.
Cum autem, opera Domini A. Lunardi, in viciniis Mutinae (Modena)
novae species innotuerint his superioribus annis, ipse in itinere quodam
calabrico (1927), in itinere quodam siculo (1932) — otiandi causa. non
lichenes legendi susceptis iisque brevissimis — paene invitus in novas
species (*) inciderim, dubitandum non est, nisi collectorum diligentia
(1) Buellia Sbarbaronis B. de Lesdain in Bull. Soc. Botan. de France, T. LXXVil
(1930), pag. 614.
« Thallus albidoargilaceus, K immutatus, C intense aurantiacus, crustam granu-
losoverrucosam efficiens, verrucis sat minutis convexisque, protothallo indistinclo.
Apothecia nigra, nuda, numerosa, 0,4-1 mm. lata, primum immersa, dein adnata,
plana, margine tenui infegro concoloreque cincta, tandem convexa immarginataque.
Epithecium fuscum, thecium incoloratum, hypothecium fuscum, paraphyses graciles
cohaerentes articulatae fuscoque capitatae. Asci clavati. apice non incrassati. circiter 90
E longi. Sporae octonae, fuscae, uni-(raro tri-) septatae, oblongae, rectae vel leviter
curvatae, medio non constrictae, 15-18 (24) x 6-3 |. Gelatina hymenialis Jodi ope
caerulescit ».
In Calabria prope San Giovanni in Fiore silicicolam detexi anno 1927.
Caloplaca. aetnensis B. de Lesdain in Bull. Soc. Bot. de France, T. LXXXII (1935)
pag. ae
« Thallus cinereoglaucus. K non tinctus, opacus, crassus satis, isidiis sorediisque
destitutus, granuiosus, granulis converis, crustam diffractam irregularem sat latam
hypothallo non limitatam efficientibus. Apothecia rubroaurantiaca, K sanguineo ra-
bentes, sessilia numerosa, saf magna, 1.-15 mm. lata, persistenter plana, margine pro-
prio tenui demum flexuoso cincta, margine thallino demum evanescente. Epithecium
luteologranulosum, thec. et hypoth. incolorata, paraphyses liberae, articulatae, sim-
plices aut versus apicem furcatae, sporae octonae, hyalinae, polocoelae, loculis tubulo
junctis, ellipsoideae, 16-17 x 6-9 y. E s'irpe Caloplacae erythrocarpae.
= eye e : = °
In Sicilia, loco Nicolosi (Catania) ad lavam detexi anno 1932.
Lecanora albescens var. murorum forma nigra B. de Lesd. in Bull. Soe. Bot. de
France, (1936), pag. 8.
« Thallus 3-4 mm. latus, în peripheria leviter crenatus. Apothecia numerosa, mi-
nuta, 0,1 mm. lata, persistenter immersa, primum olivacea, dein nigra. Epith. olivaceum.
thecium et hypothec. incolorata. Sporae 12-14 x 6 po.
Muricola ad saxa in Villa Solaja, Malafrasca, Siena. Nec non in proximo oppide
Monteliscaj. i
Hae superiore aestate Caloplacam herbidellam (Nyl.) Magn., Italiae novam, abie-
ticolam loco Vallombrosa legi; loco Tirrenia (Pisa) pinicolam Ramalinam Latzelii
et Parmeliam hypotropam.
LICHENES LIGUSTICI NOVI VEL RARIORES 47
defuerit, quin flora italica lichenum specierum numero magnopere possit
augeri.
Magnae gratiae clarissimo Maurice Bouly de Lesdain agendae, qui’
tot annos complura specimina benigne diligenterque scrutatus est; cuius
opera deficiente, huius indicis nihil esset.
Siena, in villa Solaia, 1.1.1938.
SUMMARIUM.
Species novae in Liguria inventae:
. Dermatocarpon italicum B. de Lesd.
. Endocarpon schisticola B. de Lesd.
Opegrapha betulinoides B. de Lesd.
O. thallincola B. de Lesd.
. Chiodecton italicum et f. rosea B. de Lesd.
. Collema italicum B. de Lesd.
. Lecidea Sbarbaronis B. de Lesd.
. L. (Psora), Gresinonis B. de Lesd.
. L. ligustica B. de Lesd.
. L. lobatoplicata B. de Lesd. |
. Catillaria ligustica B. de Lesd.
. C. Sbarbaronis B. de Lesd.
. Bacidia genuensis B. de Lesd.
. Toninia albomarginata B. de Lesd.
. T. Sbarbaronis B. de Lesd.
. Lecanora (Aspicilia) parasitica B. de Lesd.
. L. (Eu) genuensis B. de Lesd.
. L. rubrofusca B. de Lesd. et f. flexuosa, var. monstrosa, var. nigra
B. de Lesd.
. L. (Parmularia) Sbarbaronis B. de Lesd.
. Parmelia Helenae B. de Lesd.
. P. Sbarbaronis B. de Lesd.
. Caloplaca (Gyalolechia) ligustica B. de Lesd.
. C. pyraceoides B. de Lesd.
. Rinodina murorum B. de Lesd.
. R. saxicola B. de Lesd.
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Species et varietates novae alibi in Italia inventae:
Caloplaca Aetnensis B. de Lesd.
Buellia Sbarbaronis B. de Lesd.
48 È CAMILLO SBARBARO
Endocarpon Lunardi B. de Lesd.
Lecanora albescens murorum f. nigra B. de Lesd.
Varietates vel formae novae in Liguria inventae :
Verrucaria glaucina var. caeruleoalba B. de Lesd.
Lecanactis patellarioides var. convexa B. de Lesd.
Acarospora murorum f. ambialbicans H. Magnusson
Acarospora praeruptarum f. nuda H. Magn.
Lecanora crassa var. crenulata B. de Lesd.
Lecania Erysibe var. microspora B. de Lesd.
Parmelia dubia var. caesiocinerea B. de Lesd.
P. Dubosqui var. perreticulata RAsaAnen
Caloplaca flavovirescens var. Dinae Sbarbaro
Physcia leptalea var. italica B. de Lesd.
Ph. orbicularis f. albida B. de Lesd.
Ph. setosa var. albociliata B. de Lesd.
Ph. tribacia var. caesiella B. de Lesd.
Species vel varietates novae Italiae:
Collema granuliferum
C. verruciforme
C. corrugatomontuosum
Leptogium diffractum euthallinum
L. Crozalsianum
Heppia endocarpea
Placynthium nigrum triseptatum
Lecidea badiopallens
L. cinereoatra
L. glomerulosa elaeochromiza
L. latypea elaeochromoides
Biatora atrofusca Templetoni
Lecidea misella
Catillaria chalybeia ecrustacea
C. olivacea sorediifera
Bacidia umbrina turgida
Toninia caeruleonigricans opuntioides
T. cinereovirens imbricata
T. meridionalis
Verrucaria amphibola
Verrucaria parmigera
V. polystieta
Thelidium papulare arenarium
Th. subrimulatum
Staurothele hymenogonia
Opegrapha betulina
. cinerea
. dubia
Chevallieri
. Chevallieri heteromorpha
. lutulenta
. lutulenta ecrustacea
. plathycarpa
. subelevata
. subsiderella
Parmelia glabrans
olololorotoioiota
P. soredians
Pertusaria areolata
P. eoncreta
P. concreta intermedia
Ramalina Latzelii .
Diploschistes lichenicola
Spilonema paradoxum
Thyrea pulvinata laxa
Collema meridionale
Caloplaca lamprocheila
C. herbidella (Nyl.) Magn.
Lecanora muralis squamea
LICHENES LIGUSTICI
Parmelia scortea caerulescens
P. scortea pastillifera
P. caperata subglauca
P. Crozalsiana
P. Dubosquii Des Abbayes
Caloplaca declarata
Lecania albariella
L. Erysibe crenulata
L. Erysibe nigra
L. Erysibe sincerior
NOVI VEL RARIORES 49
Pertusaria pseudocorallina
P. Wulfeni rupicola
P. Wulfeni carnea
P. Wulfeni variolosa
Lecanora calcaria opegraphoides
Caloplaca phlogina
C. variabilis ochracea
Buellia Duarti
Physcia enteroxantha
Species Europae novae:
Diploschistes anactinus A. Zahl. species japonica
Parmelia hypotropa Nyl. species mexicana
Physcia sorediosa (Nyl.) Lynge species Americae meridionali propria.
Species posterius inventae, huc addendae:
267 Rinodina lecideotropa Nyl. Rupicola prope Monterosso, in Liguria orien-
tali.
268 Psorotichia pictava (Nyl.) Forss. Rupicola prope Bogliasco, in Liguria
orientali.
269 Forssellia affinis (Mass.) A. Zahl.
orientali; fructigera.
Saxicola prope Bogliasco, in Liguria
50
RIESSEBMIAIEGRUISEIRINGCXASE
LXVI
LEOPOLDO RAMPI
RICERCHE SUL MICROPLANCTON
DEL MARE LIGURE
3 - LE HETERODINIACEE E LE OXYTOXACEE
DELLE ACQUE DI SANREMO
Durante le ricerche che da qualche tempo ho intrapreso sul micro-
plancton raccolto nella zona di mare prospiciente. la città di San-
remo, ebbi occasione di osservare numerose specie rare o nuove per il
mare Ligure od il Mediterraneo, fra le quali alcune interessanti forme di
Oxytoxum e di Heterodinium che già formarono oggetto di una nota
preventiva (22).
Nel corso di ulteriori esami dei materiali planctonici raccolti durante
il periodo luglio 1938 - luglio 1939, i ripetuti incontri di numerose specie
di Heterodinium e di Oxytoxacee, di cui alcune non ancora segnalate
nel mare Ligure e nell’ intero bacino Mediterraneo ed altre nuove per
la Scienza, mi hanno permesso di portare colla presente nota un nuovo
contributo alla conoscenza di quel minuscolo mondo che, furtivo ed enig-
matico, pullula nelle acque del nostro bel mare Ligustico con un rigoglio
di forme veramente eccezionale.
I gruppi delle Heterodiniacee e delle Oxytoxacee, ed in particolar
modo il primo, sono stati piuttosto raramente osservati nel mare Medi-
terraneo. Ciò in dipendenza certamente delle dimensioni abitualmente
minutissime negli Oxytoxum, i cui esemplari spesso non restano tratte-
nuti dalle maglie dei retini, oppure, appunto per la loro stessa esiguità,
facilmente sfuggono alla osservazione microscopica quando di essi non
se ne faccia particolare ed espressa ricerca.
Gli Heterodinium poi, seppur di dimensioni più considerevoli che
non gli Oxytoxum, presentano anch'essi difficoltà notevoli alla loro ricerca
ed osservazione, trattandosi di forme a distribuzione molto estesa e
sparsa in modo che, contrariamente a quanto avviene per altri Dinofla-
gellati, non se ne raccolgono abitualmente che esemplari isolati, certa-
mente ad apparizione superficiale sporadica.
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 51
Il loro stesso habitat nettamente preferenziale di acque piuttosto
profonde, spesso al limite della zona fotica, richiede mezzi ed accorgi-
menti speciali di raccolta e di studio.
La ricerca di questi microplanctonti è certamente piuttosto: labo-
riosa; infatti lo stesso Forti, che pur era un osservatore meticoloso e
paziente, nel suo magistrale lavoro sul fitoplancton del Golfo di Ge-
nova (2), non segnala che l’ Heterodinium Murrayi Kof. e la Murrayella
intermedia Pav., comunissima quest’ ultima nel Mediterraneo occiden-
tale, reperti quindi piuttosto scarsi se si raffrontano a quelli del Pavil-
lard a Monaco e miei a Sanremo.
Pure IsseL (6), che fece ricerche analoghe tanto nel Golfo di Ge-
nova quanto nel Golfo di Napoli, non fa cenno alcuno di queste curiose
Peridinee, ad esclusione di tre soli reperti di Oxytoxacee.
Non ritengo possibile che le acque della Superba non accolgano
esse pure altri rappresentanti di questi due interessanti gruppi di Dino-
flagellati e penso pertanto che nuove ricerche sul microplancton e sul
nannoplancton del Golfo di Genova, permetteranno certamente di am-
pliare in modo considerevole gli inventari sistematici stabiliti dal FoRTI.
Il gruppo delle Heterodiniacee comprende forme localizzate parti-
colarmente nei mari tropicali e subtropicali; solo più raramente nei mari
caldi temperati, come ad esempio il Mediterraneo, in cui sembrano essere
però piuttosto scarse ed a localizzazioni limitate.
La prima menzione della presenza di questo genere nel Mediter-
raneo, si ha nel 1909 da Entz Jr. (1) che segnala l’ Heterodinium leio-
rhynchum Kof. nel Golfo di Napoli.
Qualche anno dopo, PaviLLarD (14) descrive una nuova specie:
l’ Heterodinium Kofoidi Pav., incontrata nel Golfo del Leone e nel 1916
ritrova nella stessa zona due altre specie, Heterodinium leiorhynchum
Kof. e Peridinium tripos Murr. a. Whitt. (= Heterodinium Murrayi Kof.).
Nel 1916 a sua volta, lo ScHILLER (25) segnala e descrive nel-
I’ Adriatico superiore due nuove specie, Heterodinium crassipes Schill.
ed Heterodinium Kofoidi Schill. (= Heterodinium Schillerti Pav. 1932).
Nel 1922 Forti (2) rivede 1’ Heterodinium Murrayi Kof. che però,
seguendo in ciò il PAvILLARD, determina come Peridinium tripos Murray
a. Whitting.
Nel 1932 ancora per merito di PaviLLaRD (19), il numero di Hete-
rodinium presenti nel Mediterraneo si accresce di tre altre unità, Hete-
rodinium globosum Kof., originario del Pacifico, Heterodinium Richardi
52 LEOPOLDO RAMPI
Pav. ed Heterodinium mediterraneum Pav., queste due ultime specie
nuove, provenienti rispettivamente da Monaco e dal Golfo del Leone.
Durante il prosieguo delle ricerche sul ricchissimo materiale rac-
colto dall’ Eider nelle acque monacensi, il PAVILLARD (20), segnala ancora,
negli anni 1934-1937, la presenza nel mare Ligure di Heterodinium
Agassizi Kof., Heterodinium Whittingae Kof., Heterodinium leiorhyn-
chum Kof., Heterodinium Milneri Kof., Heterodinium mediterraneum
Pav., di cui i due primi provenienti da pesche verticali profonde.
Nelle acque di Sanremo segnalai nel 1939 (22) reperti più o meno
numerosi di Heterodinium mediterraneum Pav., Heterodinium Milneri
Kof., Heterodinium leiorhynchum Kof., a cui occorre aggiungere anche
Hetercdinium doma Kof., Heterodinium Murrayi Kof., Heterodinium
Debeauxi Rampi, Heterodinium dubium Rampi.
In tal modo l’attuale distribuzione degli Heterodinium nell’ intero
bacino Mediterraneo, sarebbe la seguente:
H. leiorhynchum - Golfo di Napoli (ENnTZ Jr., 1909), Isole Baleari (Pa-
VILLARD, 1932), Monaco (PAVILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939).
H. Kofoidi - Golfo del Leone (PaAvILLARD, 1915), Monaco (PAVILLARD,
1936).
. crassipes - Adriatico (SCHILLER, 1916).
. Schilleri - Adriatico (SCHILLER, 1916).
. Murrayi - Golfo del Leone (PaviLLARD, 1916), Golfo di Genova (FORTI,
1922), Sanremo (RAMPI, 1940).
. globosum - Monaco (PAVILLARD, 1932), Sanremo (RAMPI, 1940).
. Richardi - Monaco (PAVILLARD, 1932).
mediterraneum - Golfo del Leone (PaviLLarD, 1932), Monaco (PaviL-
LARD, 1936), Sanremo (RAMPI, 1939).
. Milneri - Monaco (PaviLLarp, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939).
. Agassizi - Monaco, (PAVILLARD, 1936).
. Whittingae - Monaco (PaviLLARD, 1937).
TTT
= =
doma - Sanremo (RaMPI, 1940).
. Debeauxi - Sanremo (RAMPI, 1940).
Tao
dubium - Sanremo (RAMPI, 1940).
Come si vede l’area di dispersione di questo interessante genere,
certamente di crigine atlantica, sembra per ora limitata a pochissime
zone del Mediterraneo e cioè:
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 53
Golfo del Leone, con 3 specie
Mare Ligure, con 14 specie
Golfo di Napoli, con 1 specie
Mare Adriatico, con 2 specie
Mare Balearico, con 1 specie.
Assai più frequenti degli Heterodinium, sono le Oxytoxacee, curioso
gruppo comprendente una numerosa serie di forme piuttosto cosmopolite,
di
al
dimensioni normalmente piccolissime e di cui buona parte appartiene
nannoplancton.
Questo gruppo comprende due Generi: Murrayella Kofoid ed
Oxytoxum Stein:
m
a
O.
(0)
O.
SoS S)
Gli Oxytoxum sembrano essere ampiamente distribuiti in tutti i
ari; nel Mediterraneo, in cui non sono affatto rari, hanno per quanto
mia conoscenza la seguente distribuzione:
reticulatum (Stein) Schitt - Stagno di Thau (PAVILLARD, 1905).
. tesselatum (Stein) Schiitt - Stagno di Thau (PAVvILLARD, 1905), Golfo
di Napoli (IsseL, 1931), Monaco (PAvILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI,
1939).
scolopax Stein - Stagno di Thau (PAVILLAR, 1905), Golfo di Napoli
(IsseL, 1934), Monaco (PAvILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939).
constrictum (Stein) Biitschli - Golfo del Leone (PAvILLARD, 1909),
Rovigno (IsseL, 1821), Monaco (PaviLLarD, 1934), Sanremo (RAMPI,
1939).
sceptrum (Stein) Schroder - Golfo del Leone (PAviLLARD, 1909),
Monaco (PAVILLARD, 1934).
sphaeroideum Stein - Golfo del Leone (PAvILLARD, 1909), Sanremo
(RAMPI, 1939).
. sphaeroideum Stein var. Steinii Ost. a. Pauls. - Sanremo (RAMPI,
1939).
. Milneri Murray a. Whitt. - Golfo del Leone (PaviLLarp, 1916), Golfo
di Napoli (IssEL, 1934), Monaco (PavILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI,
1940).
elegans Pavill. - Golfo del Leone (PAviLLarD, 1916), Monaco (PaviIL-
LARD, 1934), Sanremo (RAMPI, 1939).
. cristatum Kof. - Monaco (PAVILLARD, 1936).
. coronatum Schill. - Adriatico (ScHILLER, 1937).
. caudatum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
7? A. a eo a RAAT AU O ED
OL
os
LEOPOLDO RAMPI
variabile Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
gracile Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
adriaticum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
. ovale Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
. depressum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
viride Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
longum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
obliquum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
globesum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
mediterraneum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
crassum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
pachyderme Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
laticeps Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
parvum Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937).
longiceps Schill. - Adriatico (SCHILLER, 1937), Sanremo (Rampi, 1940).
diploconus Stein - Sanremo (Rampi, 1940).
Brunellii Rampi - Sanremo (RamPI, 1940).
ligusticum Rampi - Sanremo (RamPI, 1940).
. spinosum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940).
. radiosum Rampi - Sanremo (RampiI, 1940).
. Frenguellii Rampi - Sanremo (RaMPI, 1940).
. minutum Rampi - Sanremo (RamPiI, 1940).
. tenuistriatum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940).
. areolatum Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940).
. gladiolus Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883).
. mitra Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883).
. cribrosum Stein - Mediterraneo (STEIN, 1883).
SISISISISISESISISISISISI SISI SISISISSISISISsSIO
Il genere Murrayella creato nel 1907 da Koroip per raggrupparvi
numerose specie del Pacifico, e del quale si conosceva finora una sola
specie mediterranea (Murrayella intermedia Pav.), sembra essere stret-
tamente localizzato nel Mediterraneo occidentale.
La distribuzione delle specie conosciute è atiualmente la seguente:
M. intermedia Pavill. - Golfo del Leone (PaviLLaRD, 1915), Golfo di
Genova (ForTI, 1922), Monaco (PAVILLARD, 1934), Sanremo (RAMPI,
1940).
M. Briani Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940).
M. splendida Rampi - Sanremo (RAMPI, 1940).
or
ol
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE
Come ebbi più sopra ad accennare, i materiali esaminati provengono
da una serie di pesche settimanali compiute, durante il periodo luglio
1938 - luglio 1939, nel mare Ligure nei pressi di Sanremo, a circa 500 -
2000 metri dalla costa.
Le raccolte 1 a 5 vennero eseguite nel mese di luglio 1938, quelle
5 a 8 in agosto, 9 a 13 in settembre, 14 a 16 in ottobre, 17 a 21 in
novembre, 22 in dicembre, 23-24 in gennaio 1939, 25 a 29 in feb-
braio, 30 in marzo, 31 a 35 in aprile, 36 a 38 in maggio, 39 e 40 in
giugno.
Tutti i disegni, originali, vennero eseguiti alla camera chiara Abbe.
Olotipi e plesiotipi conservati nelle mie collezioni personali.
Ringrazio sentitamente il Prof. De Breaux, Direttore del Museo
Civico di Genova, per il caldo interessamento alle mie modeste ricerche
sul microplancton Ligustico e per i larghi aiuti accordatimi.
DINOFLAGELLATAE (Peridineae)
Ord. PERIDINIALES Schiitt 1895
Fam. HETERODINIACEAE Lindemann 1928
Gen. Heterodinium Kofoid 1906
Heterodininm Debeauxi n. sp. (Tav. I, fig. 1).
Corpo sferiforme, di lunghezza totale quasi eguale al diametro
trasversale.
Epiteca leggermente ovoide con un corno apicale largo ed appena
pronunciato con apice troncato lievemente arrotondato; ipoteca sferoide
senza spine o corna posteriori.
Solco trasversale mediano elicoidale, piuttosto pronunciato, deli-
mitato superiormente da una costola longitudinale ed inferiormente dal
bordo dell’ ornamentazione secondaria dell’ ipoteca. Solco longitudinale
evidente e bene sviluppato.
Tabulazione imprecisata. Pareti dell’ epiteca ricoperte da una serie
piuttosto irregolare di pori; pareti dell’ ipoteca rivestite interamente da
ur: reticolo secondario a maglie irregolari spinose.
Dimensioni: lunghezza 44 », diametro trasversale 40 p.
Osservazioni: Rarissima specie che per la forma globosa appar-
tiene nettamente al Subgenus Sphaerodinium. Più incerta è invece la
posizione della specie nei sottogruppi stabiliti dal Korom. La mancanza
56 LEOPOLDO RAMPI
di spine o corna antapicali la porrebbe nel gruppo Schilleri Kof., men-
tre la presenza di un corno apicale, sebbene ridottissimo, la colloche-
rebbe presso il gruppo minutum Kof. La specie è caratterizzata dal di-
morfismo strutturale delle due parti della teca e dalla presenza di un
reticolo secondario irregolare su tutta la ipoteca, tipo di ornamentazione
inabituale nel genere.
Un solo individuo osservato.
Saggio 29.
Dedico questa bella e rara specie al Prof. O. De Beaux, Direttore
del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
Heterodinium doma (Murr. a. Whitt.) Kofoid (Tav. I, fig. 6).
On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2,
1906, p. 352.
Peridinium doma Murr. a. Whitt. New Peridiniaceae from the Atlantik.
Transact. of the Linn. Soc. of London, 5, 1899, p. 327.
Specie voluminosa a teca globoide leggermente poligonale.
Epiteca conica a lati convessi ed apice arrotondato; ipoteca semi-
sferica mancante di spine o di corna antapicali.
Solco trasversale ben sviluppato, delimitato soltanto superiormente.
Tabulazione normale. Pareti ricoperte, in corrispondenza delle placche,
da un reticolo a maglie poligonali regolari. Linee suturali promi-
nenti e spinose.
Dimensioni: lunghezza 80 p, diametro trasversale 75 p.
Osservazioni: Nuova per l’intero bacino Mediterraneo. E’ una
forma originaria degli Oceani Atlantico e Pacifico; nel Mediterraneo è
certamente avventizia. Specie caratteristica di acque profonde, la cui
presenza nelle mie raccolte di superficie può ritenersi come accidentale.
Un solo esemplare.
Saggio 28.
Heterodinium: mediterraneum Pavill. (Tav. I, fig. 3).
Le genre Heterodinium Kofoid dans la Méditerr. occid. Bull. Inst. Océan.
N. 604, Monaco, 1932, p. 3.
Bella e caratteristica specie di forma globosa, di lunghezza (escluse
le spine ed il corno apicale) eguale al diametro trasversale.
Epiteca a forma di largo cono con corno apicale assai sviluppato;
ipoteca semisferica con due spine antapicali di dimensioni diverse,
pochissimo divergenti, di cui la sinistra assai robusta.
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 57
Solco trasversale poco profondo, inferiormente indistinto. Pareti
parzialmente ricoperte da una ornamentazione reticolata a larghi alveoli
arrotondati ed irregolari.
Dimensioni: lunghezza 78 p, diametro trasversale 47 p.
Osservazioni: Specie stabilita da PAvILLARD su esemplari del porto
di Sète e ritrovata in scarsi reperti nel mare di Monaco nelle stazioni
01287 e 01075. Nelle acque di Sanremo non è eccessivamente rara.
Saggi 25, 26, 28, 29.
Heterodinium Murrayi Kofoid (Tav. I, fig. 9).
On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2,
1906, p. 343.
Piccola specie, assai simile ad un Peridinium con cui infatti venne
più volte confusa, a corpo globoso di lunghezza pari a circa 1,40 i! dia-
metro trasversale.
Epiteca conica e snella, con corno apicale ad apice troncato; ipoteca
sferoidiforme con due acute spine antapicali disposte quasi simmetrica-
mente rispetto l’ asse antero-posteriore.
Solco trasversale largo e profondo. Tabulazione normale. Super-
ficie della teca ricoperta da una serie di reticolazioni poligonali irrego-
lari. Un poro in ognuno di questi poligoni.
Dimensioni: lunghezza 62 n, diametro trasversale 44 p..
Osservazioni: Non sembra rara nel Mediterraneo occidentale in
cui fu osservata da PaviLLaRD nel Golfo del Leone e da Forti nel Golfo
di Genova.
Nelle acque di Sanremo un solo esemplare.
Saggio 25.
Heterodinium Milneri (Murr. a. Whitt.) Kofoid.
On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2
1906, p. 344.
Goniodoma Milneri Murr. a. Whitt. New Peridiniaceae from the Atlantik.
Transact. of the Linn. Soc. of Loncon, 5, 1899, p. 352.
7
Corpo subsferoidale d’ altezza eguale a circa 1.10 il diametro tra-
sversale.
Epiteca largamente conica a pareti restringentesi bruscamente in
un robusto e basso corno ad apice troncato; ipoteca sferoide con due
larghe spine antapicali brevi ed acutiformi.
58 LEOPOLDO RAMPI
Solco trasversale submediano, inferiormente quasi indistinto, con
netto margine superiore.
Tabulazione normale, teca ricoperta in corrispondenza alle placche
con ornamentazioni alveolari più o meno circolari.
Dimensioni: lunghezza 55,5 4, diametro trasversale 52 DE
Osservazioni: Forma poco frequente nel Mediterraneo occidentale
in cui venne segnalata una sola volta da PaviLLaRD nel mare Mona-
cense (Staz. 0287).
Nelle acque di Sanremo è stata rinvenuta più volte; gli esemplari
però sono tutti di dimensioni sensibilmente inferiori a quelle (lun-
ghezza 65 p, diametro trasv. 55 p) indicate dal Kororp.
Shami 7, 12, 068,015, DO, 22, 25, 28
Heterodinium globosum Kofoid (Tav. I, fig. 2 e 5).
New species of Dinoflagellates. Bull. Mus. Comp. Zool. Harw. Goll. 50,
1907, p. 181.
Corpo sferoidale di lunghezza totale pari a 1,3-1,5 il diametro
trasversale.
Epiteca campanuliforme terminante in un robusto corno ad apice
troncato; ipoteca piuttosto sferoide con due forti corna antapicali di cui
il sinistro molto sviluppato.
Solco trasversale elicoidale, poco profondo, con margine superiore
prominente.
Ornamentazione costituita. da reticolazioni e nervature sparse irre-
golarmente e senza ordine apparente sulla superficie della teca.
Dimensioni: lunghezza 85 a 100 pw, diametro trasversale 64 a 66 IL
Osservazioni: Caratteristica specie segnalata nel Mediterraneo
occidentale dal PaviLLaRD nel 1932.
Nelle acque di Sanremo sembra assai rara.
Saggi 9-15.
Heterodinium dubium n. sp. (Tav. I, fig. 4).
Corpo globoide di lunghezza totale pari circa a 1,10 il diametro
trasversale.
Epiteca largamente conica a lati molto convessi e formante all’ apice
un breve corno pochissimo differenziato; ipoteca arrotondata, con due
corna antapicali corte ed appuntite, di dimensioni diverse e leggermente
divergenti. Corno sinistro lungo poco più del doppio del destro.
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 59
Solco trasversale poco profondo, elicoidale, delimitato superiormente
da una costola longitudinale pronunciata ed inferiormente da una retico-
lazione a maglie poligonali regolari, ma parzialmente mancante.
Pareti dell’ epiteca coperte da soli rari pori, pareti della ipoteca con
nervature e reticolazioni sparse ed irregolari.
Dimensioni: lunghezza 67 p, diametro trasversale 62 w.
Osservazioni: Specie assai prossima all’ H. globosum Kof. Ne dif-
ferisce per la forma generale del corpo, leggermente più tozza, per le
minori dimensioni delle corna antapicali ed in particolare per la man-
canza di un corno apicale pronunciato. Inoltre il profilo dell’ epiteca è
nettamente diverso da quello dell’ H. globosum che è assai più snello.
Saggio 18.
Heterodinium leiorhynechum (Murr. a. Whitt.) Kofoid (Tav. I, fig. 7
e 8).
On Heterodinium a new genus of the Peridinidae. Univ. Calif. Publ. Zool. 2,
1906, p. 358.
Peridinium leiorhynchum Murr. a. Whitt. New Perid. from the Atlantik.
Transact. of the Linn. Soc. of London, 5, 1899, p. 326.
Corpo globoso di lunghezza pari a circa 1,5 il diametro trasversale.
Epiteca subconica con profilo triangolare quasi equilatero, forte-
mente compressa dorso-ventralmente, con distinto corno apicale troncato
obliquamente.
Ipoteca globosa a lati convessi, terminante con due prominenti corna
antapicali, divergenti e di cui il sinistro molto sviluppato. Antapice forte-
mente concavo.
Solco trasversale piuttosto piatto, con netto margine superiore e par-
zialmente reticolato.
Superficie della teca cosparsa di pori disposti piuttosto irregolar-
mente; nella parte ventrale della teca rare e sparse reticolazioni alveolari.
Dimensioni: lunghezza 80 p, diametro trasversale 53 y.
Osservazioni: Specie abbastanza frequente nel Mediterraneo occi-
dentale e nelle acque di Sanremo. Anche in questa specie le dimensioni
sono nettamente inferiori a quelle (lungh. 95 1, diam. trasv. 62 w) indi-
cate dal Kororp.
Nelle nostre acque è una specie certamente perennante.
Sacco elias sl O25 25 75 29:
60 LEOPOLDO RAMPI
Fam. QXYTOXACEAE Lindemann 1928
Gen. Murrayella Kofoid 1907
Murrayella Briani n. sp. (Tav. 2, fig. 1).
Voluminosa specie biconica, con epiteca di dimensioni sensibilmente
eguali all’ ipoteca.
Epiteca conica di altezza pari a 0,83 il diametro trasversale, con
apice troncato obliquamente; ipoteca subconica con netta depressione
dorso-ventrale, con lati irregolarmente curvati, il sinistro fortemente
convesso, il destro sinuoso, alternativamente concavo e convesso. Robusta
Spina antapicale.
Solco trasversale elicoidale e profondo, delimitato da due robuste
carene. Solco longitudinale distinto.
Ipoteca interamente ricoperta da un reticolo; alveolare irregolare
solcato da costole longitudinali portanti verso |’ antapice alcune acute
spine disposte senza alcun ordine apparente. Epiteca ornata dal reticolo
solo per circa un terzo e per la rimanente parte da serie regolari di
poroidi.
Dimensioni: lunghezza 148 n, diametro trasversale 85 p.
Osservazioni: Ne osservai cinque esemplari quasi tutti in ottimo
stato, reperti quindi ancora troppo rari per poterne fissare la fenologia.
Si differenzia da tutte le altre specie del genere per la sua forma gene-
rale e per il considerevole appiattimento dorso-ventrale.
Saggi 19, 24, 25, 26, 29.
Dedico questa curiosa specie al Prof. A. BRIAN dell’ Università di
Genova.
Murrayella splendida n. sp. (Tav. 2, fig. 5).
Grande specie biconica globuloide con epiteca ed ipoteca subeguali.
Epiteca conica leggermente poligonale con robusto apice leggermente
arrotondato, ipoteca molto tozza quasi globosa, terminante in una larga ed
appiattita appendice spinosa antapicale, piegata a direzione dorso-ventrale.
Solco trasversale profondo a carene robuste. Ampio solco longi-
tudinale.
Pareti ricoperte da una serie di grosse granulazioni disposte con
una certa regolarità; spina antapicale con qualche granulazigne localiz-
zate. nella zona mediana.
Dimensioni: lunghezza 117 p, diametro trasversale 70 |.
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 61
Osservazioni: Interessante specie della quale osservai un solo indi-
viduo in ottimo stato di conservazione.
E’ caratterizzata tanto dalla forma tozza che dalla larghissima e
piatta spina antapicale.
Saggio 4.
Murrayella intermedia Pavillard (Tav. 2, fig. 3).
Péridiniens nouveaux du Golfe du Lion, C. R. Soc. Biol. de France, 78,
1905, p. 44.
Corpo biconico affusolato, con epiteca ed ipoteca di altezza
equivalente.
Epiteca conica ad apice troncato od arrotondato; ipoteca pure conica,®
prolungantesi in una appendice massiccia e terminante con una robusta
spina antapicale curvata.
Pareti uniformemente ricoperte di grosse granulazioni.
Dimensioni: lunghezza 112 p, diametro trasversale 47 wp.
Osservazioni: E’ una delle forme più comuni del genere, che sembra
però localizzata esclusivamente nel Mediterraneo occidentale.
Shame 7/, & Wily WZ, ws IO, ZACk 2s) A, 27, Ae Ao, 320353030038!
Gen. Oxytoxum Stein 1883
Oxytoxum sphaeroideum Stein (Tav. 2, fig. 12)
Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5.
Piccola specie a corpo subovoidale.
Epiteca alta circa 0,16 la lunghezza totale, a forma globoide un po’
appiattita; epiteca oviforme ad antapice leggermente appuntito con due
piccolissime spine antapicali.
Solco trasversale largo e profondo, tabulazione indistinta.
Teca ricoperta da grossi poroidi.
Dimensioni: lunghezza 39 w, diametro trasversale 29 p.
Osservazioni: Specie di origine atlantica, è stata raramente osser-
vata nel Mediterraneo. Nelle acque di Sanremo, senza essere abbondante,
è assai frequente. Sembra essere una specie perennante.
SASPIRS Salomon 2202324825030!
62 LEOPOLDO RAMPI
Oxytoxum sphaeroideum Stein var. Stenii Ostenf. u. Pauisen (Tav.
Zoe N)
Planktonpròver fra Nord Atlanterhavet. Medd. om Grénland, 26, 1904, p. 165.
Varietà della precedente da cui differisce esclusivamente per la
caratteristica conformazione della epiteca. :
Dimensioni: lunghezza 38 1, diametro trasversale 27 Wu
Osservazioni: Assai più rara che il tipo, è una forma poco frequente
in tutti i mari.
Saggi 19, 25.
Oxytoxum minutum n. sp. (Tav. 2, fig. 16).
Specie minuta a forma globoide.
Epiteca ampia, mammelliforme, di altezza pari a circa 0,21 la lun-
ghezza totale; ipoteca largamente ovoide ad antapice arrotondato. Solco
trasversale largo e poco profondo.
Teca ricoperta da serie regolari di poroidi.
Dimensioni: lunghezza 28 1, diametro trasversale 21 |
Osservazioni: Curiosa specie che si differenzia da Oxytoxum sphae-
roideum Stein per le sue minori dimensioni e per l’ ampiezza trasversale
tanto del solco quanto dell’ epiteca.
Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara.
Saggio 2.
Oxytoxum spinosum n. sp. (Tav. 2, fig. 15).
Epiteca mammellosa leggermente compressa, portante alcune appen-
dici spinose (6 ?) disposte con una certa regolarità sulla sua superficie;
ipoteca fortemente globosa con una acuta piccola spina antapicale posta
in continuazione di una fine costicina attraversante obliquamente Il’ intera
teca. Solco molto largo e profondo.
Teca ricoperta interamente da serie regolari di poroidi.
Dimensioni: lunghezza 20 Wo diametro trasversale 15,5 |.
Osservazioni: Piccolissima specie perfettamente caratterizzata dalla
forma generale della teca e dalle appendici spinose apicali.
Rarissima.
Saggio 29.
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 63
Oxytoxum scolopax Stein (Tav. 2, fig. 9).
Die Naturgesch. der Arthroc. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5.
Corpo affusolato lungo circa 7 volte il diametro trasversale.
Epiteca piriforme abitualmente prolungata in. una appendice spi-
nosa di altezza pari a 1,2-1,6 il diametro trasversale; ipoteca fusiforme
a lati leggermente convessi, con all’ antapice un piccolo rigonfiamento
globiforme prolungantesi in una lunga spina antapicale.
Dimensioni: iunghezza 100 a 115 p, diametro trasversale 12,5 a 15 p.
Osservazioni: E’ una delle specie più diffuse nelle acque del
Mediterraneo occidentale. A Sanremo è abbastanza frequente ma sempre
in esemplari isolati.
Sagei 7, 12; 175 18; 20522) 23,024, 25, 26,128.
Oxytoxum tenuistriatum n. sp. (Tav. 2, fig. 14).
Corpo fusiforme di lunghezza pari a circa 4,8 il diametro tra-
sversale.
Epiteca piriforme ad apice appuntito; ipoteca allungata, a lati sen-
sibilmente convessi, restringentesi bruscamente sino a formare una appen-
dice spinosa antapicale. Solco trasversale largo e profondo.
Pareti solcate da costicine longitudinali e da serie regolari di picco-
lissime granulazioni.
Dimensioni: lunghezza 52 n, diametro trasversale 18 p.
Osservazioni: Specie che si approssima molto ad Oxytoxum parvum
Schiller, da cui però ritengo che si debba distinguere per i diversi rap-
porti delle parti della teca e per la forma globosa e tozza dell’ epiteca.
Saggio 5.
Oxytoxum constrictum (Stein) Biitschli (Tav. 1, fig. 13).
« Dinoflagellata » in Bronns « Klass. u. Ordn. der Tierreichs », Leipzig, 1885,
p. 1006.
Pyrgidium constrictum Stein, Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten,
Leipzig, 1883, p. 5.
Caratteristica specie leggermente ovoidale, di lunghezza totale circa
1,6 il diametro trasversale.
Epiteca a tronco di cono con apice arrotondato ed a lati convessi;
ipoteca pure a cono allungato, terminante in una breve acuta spina
antapicale, a lati convessi con, a circa un terzo dal solco, un sensibile
SITI RT AUTO SI ia MERI MIRI ETRE ls IA ae
64 LEOPOLDO RAMPI
strozzamento interessante |’ intera ipoteca. Solco largo e profondo leg-
germente elicoidale, tabulazione distinta.
Placche dell’ epiteca ricoperte da piccoli poroidi; ipoteca con costi-
cine longitudinali ed ornamentazioni formate parte da poroidi e parte
da file longitudinali di piccolissimi pori.
Dimensioni: lunghezza 65 p, diametro trasversale 40 py.
Osservazioni: Specie probabilmente indigena nel Mediterraneo.
Segnalata in reperti rari dal PaviLLarp. nel Golfo del Leone ed a Mo-
naco; nelle acque di Sanremo è frequente.
Saggi 19, 20, 22, 23, 25, 26, 27, 29, 30.
Oxytoxum ligusticum n. sp. (Tav. 2, fig. 8).
Piccola specie a corpo largamente ovoide, di lunghezza eguale a
circa 1,4 il diametro trasversale.
Epiteca a largo cono abbassato leggermente poligonale ad apice
troncato; ipoteca ovale a lati convessi ed antapice arrotondato. Solco
largo e sensibilmente profondo. Tabulazione distinta.
Pareti ricoperte interamente da un reticolo alveolare a maglie quasi
uniformi.
Dimensioni: lunghezza 43 w, diametro trasversale 30 wu.
Osservazioni: Bella specie che si differenzia dalle altre del Genere
per la forma generale del corpo e per il tipo caratteristico di ornamen-
tazione.
Saggio 29.
Oxytoxum Brunellii Rampi (Tav. 1, fig. 11).
Nuovo Giorn. Bot. Ital. n. s., Vol. XLVI, 1939, p. 466.
Specie robusta a forma subovoidale, di lunghezza totale pari a 1,30
il diametro trasversale.
Epiteca alta circa 0,40 la lunghezza totale, a forma di largo cono
abbassato con lati molto convessi ad apice leggermente appuntito; ipo-
teca largamente ovale, alta circa 0,50 la lunghezza totale, con estremità
antapicale appuntita. Solco trasversale piuttosto largo.
Superficie della teca solcata da nette costicine longitudinali e rico-
perta da una ornamentazione reticolata alveolare.
Dimensioni: lunghezza 52 p, diametro trasversale 40.
Osservazioni: Forma piuttosto tozza rassomigliante alquanto a
Oxytoxum Belgicae Meunier, da cui però si differenzia particolarmente
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 65
per il tipo e distribuzione della ornamentazione e per i rapporti delle
parti della teca.
Forma abbastanza rara nelle acque di Sanremo.
In un solo individuo mi fu possibile osservare una zona meridiana
di accrescimento secondario.
Saggi 25, 29.
Oxytoxum radiosum n. sp. (Tav. 1, fig. 12).
Curiosa e minuta specie a corpo largamente ovoide, lungo circa 1,25
il diametro trasversale.
Epiteca a largo cono abbassato a lati poco convessi; ipoteca globoide
a lati ed antapice molto convessi con una piccola spina antapicale.
Solco largo e profondo, tabulazione indistinta.
Epiteca ornata da piccole protuberanze e costicine spinose; ipoteca
ricoperta da una serie regolare di grossi poroidi.
Dimensioni: lunghezza 43 pw, diametro trasversale 34 ue
Osservazioni: Bella specie che si caratterizza nettamente per i
diversi tipi di ornamentazione della teca, per la forma del corpo e per
il tipo della spina antapicale.
Saggio 29.
Oxytoxum Frenguellii n. sp. (Tav. 2, fig. 2).
Grossa specie biconica lunga circa 1,32 il diametro trasversale.
Epiteca a largo cono abbassato, a lati convessi presentanti un leg-
gero strozzamento alla loro metà, apice insensibilmente arrotondato;
ipoteca pure conica a lati convessi ed antapice appuntito. Solco trasver-
sale ampio ed elicoidale, solco longitudinale bene sviluppato; tabulazione
distinta.
Pareti con costicine trasversali nell’ epiteca, longitudinali nell’ipoteca,
ed interamente ricoperte da una serie regolare di grossi poroidi.
Dimensioni: lunghezza 82,50 1, diametro trasversale 62,5 |.
Osservazioni: Voluminosa specie che per la sua forma generale par-
rebbe appartenere al genere Murayella. Ne differisce però nettamente
per la posizione del solco trasversale che invece di essere mediano è
situato a circa i 4/5 della teca.
Saggi 27, 29, 30.
Dedico questa elegante specie al Prof. G. FRENGUELLI, Direttore
del Museo Nazionale della Plata (Repubblica Argentina).
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 5
hi sr PIERRE eae 2
66 LEOPOLDO RAMPI
Oxytoxum areolatum n. sp. (Tav. 1, fig. 14).
Piccola specie bicenica alta circa 1,50 il diametro trasversale.
Epiteca a forma di largo cono abbassato a lati sinuosi, formanti un
apice appuntito provvisto di una piccola spina apicale; ipoteca conica a
lati convessi con antapice appuntito terminante in una robusta spina
antapicale.
Largo solco trasversale ed esteso solco longitudinale, tabulazione
distinta.
Pareti con costicine longitudinali e ricoperte interamente da un reti-
colo alveolare robusto.
Dimensioni: lunghezza 49 LL diametro trasversale 33 |.
Osservazioni: Bella specie caratterizzata dalla forma e dal tipo di.
ornamentazione.
Saggio 25.
Oxytoxum diploconus Stein (Tav. 2, fig. 6).
Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten, Leipzig, 1883, p. 5.
Robusta specie a forma biconica, di lunghezza totale eguale a
2,2 - 3,8 il diametro trasversale; ipoteca pure a cono appuntito con lati
convessi. Solco trasversale mediocremente profondo. Teca con costole
longitudinali e serie regolari di poroidi.
Dimensioni: lunghezza 135 pw, diametro trasversale 38 p.
Osservazioni: Caratterizzata particolarmente per le considerevoli
dimensioni dell’ epiteca.
Nelle acque di Sanremo ne osservai un solo esemplare.
Nuova per l’ intero bacino Mediterraneo.
Saggio 25.
Oxytoxum tesselatum (Stein) Schilt (Tav. 2, fig. 11).
Peridineen, Ergbn. Plankton Exped., 4, 1895, p. 160.
Pyrgidium tesselatum Stein, Die Naturgesch. der Arthrod. Flagellaten,
Leipzig, 1883, p. 6.
Elegante specie a corpo ovoide lungo circa 1,8 il diametro trasversale.
Epiteca a basso cono allargato ad apice appuntito; ipoteca conica
a lati sensibilmente convessi, terminanti in una spina antapicale robusta.
Solco trasversale profondo e solco longitudinale corto.
Teca solcata da costoline longitudinali collegate da sottili nervature
MICROPLANCTON DEL MARE LIGURE 67
trasversali più o meno equidistanti, assai meno distinte sull’ epiteca che
non sull’ ipoteca.
Dimensioni: lunghezza 50 «1, diametro trasversale 28,5 p.
Osservazioni: Curiosa specie a larga distribuzione nel Mediter-
raneo. Nelle acque di Sanremo è frequente ed è certamente una specie
perennante.
Saggi 8, 11, 12, 13, 18; 19, 20, 21, 23,024, 25, 29, 31.
Oxytoxum elegans Pavillard (Tav. 2, fig. 7).
Récherches sur les Péridiniens du Golfe du Lion, Mém. Univ. Montpellier,
4, 1916, p. 43.
Bella specie a corpo ovale di lunghezza totale circa 1,6-2 il dia-
metro trasversale.
Epiteca largamente conica prolungantesi bruscamente in una lunga
appendice acuta; ipoteca ovale a lati molto convessi terminanti in una
larga appendice dardiforme.
Largo solco trasversale elicoidale ed ampio solco longitudinale.
Epiteca ornata da un sistema irregolare di costicine spinose; ipo-
teca con ornamentazione costituita da costole longitudinali collegate da
nervature trasversali più o meno equidistanti.
Dimensioni: lunghezza 75 1, diametro trasversale 40 .
Osservazioni: Specie localizzata, a quanto sembra, esclusivamente
nel Mediterraneo occidentale.
Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara.
Saggi 19, 25.
Oxytoxum longiceps Schiller (Tav. 2, fig. 10).
« Dinoflagellatae ». Rabenhorsts Kryptegamen-Flora, Leipzig, 1937, Basis
p. 464.
Specie a corpo fusiforme di lunghezza totale eguale a circa 3,9 il
diametro trasversale.
Epiteca a lungo cono con lati concavi ad apice appuntito; ipoteca
conica a lati convessi ed antapice prolungato in una lunga e massiccia
spina antapicale più o meno curvata.
Larghissimo solco trasversale, molto profondo.
Teca con costicine longitudinali ed ornata di fitte serie di piccoli
poroidi.
Dimensioni: lunghezza 55 p, diametro trasversale 14 p.
sei Cit, “ISO
68 LEOPOLDO RAMPI
Osservazioni: Graziosa specie, stabilita dallo SCHILLER su esem-.
piari dell’ Adriatico, che ebbi in altro lavoro (22) a confondere con
Cxytoxum sceptrum (Stein) Schroder. Ne differisce per le dimensioni
molto minori e per la forma particolare dell’ epiteca.
Nuova per il mare Ligure.
Sages oy l2 relies 20.
Oxytuxum Milneri Murray a. Whitting (Tav. 2, fig. 4).
New Peridiniaceae from the Atlantik, Transact. of the Linn. Soc. of London,
5, 1899, p. 328.
Forma biconica slanciata alta circa 3,8 il diametro trasversale.
Epiteca inizialmente conica a lati convessi e continuante quindi in
una robusta appendice ad apice appuntito; ipoteca pure parzialmente
conica a lati convessi con appendice antapicale appuntita e leggermente
curva.
Solco trasversale ampio e profondo.
Teca con coste longitudinali robuste, ornata da grossi e fitti poroidi.
Dimensioni: lunghezza 116 », diametro trasversale 32 11.
Osservazioni: Curiosa specie facilmente riconoscibile dalla forma
dell’ epiteca.
Nelle acque di Sanremo è poco frequente.
SAL g1 013,5 MORI 51652023 8258289820!
(Laboratorio privato, Sanremo) Novembre 1940 - XIX.
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Monaco, pp. 1-56, 1934-1937.
RAMPI L. — Ricerche sul fitoplancton del Mare Ligure: 1° - I Ceratium
delle acque di Sanremo. - Nuovo Giorn. Bot. Ital. n. s. Vol. XLVI,
Firenze, pp. 299-312, 1939.
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del Mare' Ligure. - Nuovo Giorn. Bot. Ital. n. s., Vol. XLVI, Fi-
renze, pp. 456-469, 1939.
RAMPI L. — Peridiniens rares ou intéressants récoltés dans la Mer
Ligure. - Bull. Soc. Fr. de Microscopie, VIII, Paris, pp. 106-112,
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{drobiologia, XVI, Roma, pp. 243-274, 1940.
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Prot., 36, pp. 209-210, 1916.
SCHILLER J. — Dinoflagellatae (Peridineae). - Rabenhorsts Kryptogamen-
Flora von Deutschland, Oesterreich und Schweiz. Bd. X, Leipzig,
pp. 1-617 e pp. 1-590, 1930-1937.
LEOPOLDO RAMPI
IDFASVIOLLVANNI
Heterodinium Debeauxi n. sp.
D 00M da WN
Bee ep
> Wo —)
globosum Kofoid
mediterraneum Pavillard
dubium n. sp.
globosum Kofoid
asin ian
doma (Murray a. Whitting) Kofoid
leiorhynchum (Murray a. Whitting) Kofoid
leiorhynchum (Murray a. Whitting) Kofoid ©
Murrayi Kofoid
Milneri (Murray a. Whitting) Kofoid
Oxytoxum Brunellii Rampi
radiosum n. sp.
constrictum (Stein) Buùtschli
areolatum n. sp. i
Ingrandimenti: fig. 1 = xX 1270; fig. 2 a 10 = Xx 590; fis. 11 e 13
fig. 12 e 14 = :
TAVOLA II
Murrayella Briani n. sp.
Oxytoxum Frenguellii n. sp.
Murrayella intermedia Pavillard
Oxytoxum Milneri Murray a. Whitting ©
Murrayella splendida n. sp.
Oxytoxum diploconus Stein
cuenta kw NR
di al ol a
Hm oo lo
elegans Pavillard
ligusticum n. sp.
scolopax Stein
longiceps Schiller
tesselatum (Stein) Schutt
sphaeroideum Stein
sphaeroideum Stein var. Steinii Ostenf.
_tenuistriatum n. sp.
spinosum n. sp. -
minutum n. sp.
Ingrandimenti: fig. 1.3 a 5 = x 400; fig. 2 = X 590; fis.
7, 9,11 = X 650; fig. 12e 13 = Xx 840; fig. 8 e 10 = X 870;
1
X 600; fig. 6.
fig. 15e16 =
71
C. KocH, Monaco (Baviera)
UNA NUOVA STENOSIS
DELLE COLLEZIONI DEL MUSEO DI GENOVA
Stenosis (s. str.) Caprai spec. nov.
Corpo nero bruno, oscuro; la parte anteriore del clipeo, le zampe e
le antenne bruno-rossicci, i palpi ancora più chiari. La pubescenza delle
antenne, delle zampe e di parte della testa giallo-rossa.
Capo allungato, quasi due terzi più lungo che largo, la lunghezza
misurata dal collo fino al margine anteriore dell’ epistoma. Occhi arroton-
dati soltanto debolmente sporgenti dai contorni delle guancie. L’ orlo delle
guancie forma coll’ orlo oculare una rientranza piccola, ad angolo molto
ottuso. Le tempie notevolmente convergenti all’ indietro, in linea quasi
retta, molto lunghe, fino al collo un po’ più che due volte più lunghe del
diametro oculare. Le guancie largamente arrotondate, quasi tanto lunghe
quanto le tempie, sporgenti evidentemente sopra il livello dei contorni
oculari, piegate verso il clipeo ad angolo ottuso. Il clipeo anteriormente
quasi troncato, appena concavo. Punteggiatura sul vertice molto grossa
e molto densa, sulla fronte diradata e considerevolmente più fina, diven-
tando sparsa e quasi evanescente sul clineo. Mentre gli intervalli tra i
punti sul vertice sono molto minori del diametro dei punti stessi, sulla
parte anteriore essi sono appena minori, sul clipeo invece distintamente
maggiori del diametro dei punti. Solco postoculare profondo, a fondo
quasi liscio. Sulla superficie del capo osservasi una piega longitudinale
mediana fra gli occhi, sulla fronte due impressioni longitudinali e sopra
il margine interno degli occhi una convessità stretta e leggera quasi come
un accenno di carena. Vertice convesso, separato dal collo da una depres-
sione trasversale.
Pronoto un po’ più stretto e notevolmente più corto del capo, un
po’ più che un terzo più lungo che largo, colla massima larghezza nel
terzo anteriore. Lati debolmente ristretti all’ indietro, avanti alla base
leggermente sinuosi. Angoli posteriori quasi retti, quelli anteriori meno
vivi, leggermente ottusi. Nella linea mediana il pronoto presenta un solco
72 C. KOCH
longitudinale, abbastanza profondo, fiancheggiato da due convessità longi-
tudinali, larghe e sopra ottuse. Punteggiatura non più grossa di quella
del vertice, però ancora più fitta; gli intervalli fra i punti sono molto
più piccoli del diametro dei punti stessi.
Elitre molto più larghe del capo, allungate, colla massima larghezza
nel mezzo, a lati debolmente curvi, subparalleli nel tratto mediano, con
base concava in tutta la sua larghezza. Sopra con punteggiatura molto
grossa, almeno due volte più grossa di quella del pronoto, disposta in
10 serie regolari, profondamente impresse fino all’ apice. Gli intervalli
opachi, senza punteggiatura distinta, quelli impari (cioè il terzo, quinto
e settimo) elevati a-mo’ di una costa ottusa. Davanti all’ apice le coste
degli intervalli impari diventano quasi careniformi, quelle del terzo e
del settimo intervallo sono unite mentre la costa del quinto intervallo
resta abbreviata.
L’ intervallo marginale è anche costiforme, come pure un piccolo
tratto basale dell’ intervallo suturale. Gli intervalli due, quattro, sei e
otto sono quasi piani, leggermente convessi soltanto quelli laterali.
L’ intervallo suturale, cioè il primo, è elevato solamente sul declivio
apicale. All’ indietro dello scutello si osserva su ciascuna delle elitre una
corta serie di tre o quattro punti rudimentali. Angoli omerali marcati,
la base delle elitre orlata, quest’ orlo congiunto colle coste degli inter-
valli impari. Epipleure con una serie longitudinale di punti profondamente
impressi.
Punteggiatura della parte inferiore: capo e prosterno fortemente
punteggiati, l’ apofisi prosternale quasi liscia. Metasterno con punti un
po’ più piccoli di quelli prosternali. Addome ai lati a punteggiatura meno
grossa e più rada di quella del metasterno, nella parte discale con scul-
tura evanescente, nella metà degli sterniti prossimali quasi liscio, sola-
mente con alcune sparse traccie di punti finissimi. Sternite anale a pun-
teggiatura molto grossa, quasi foveiforme, molto più grossa di tutta la
punteggiatura delle parti restanti. Gli intervalli fra i punti sono molto
minori dei diametri dei punti stessi.
Antenne corte, molto spesse, leggermente ingrossate verso l’ apice.
Osservando di fianco gli articoli antennali si presentano come segue:
primo un po’ più lungo che largo, secondo fortemente trasversale, quasi
Que volte più largo che lungo, terzo più della metà più lungo del secondo,
leggermente conico, un po’ più lungo che largo; dal quarto in poi i sin-
*
NUOVA STENOSIS 73
goli articoli, ad eccezione dell’ ultimo, sono poco differenti tra loro, tutti
fortemente trasversali, da due a due volte e mezzo più larghi che lunghi,
3 Fel any
rane
Stenosis (s. str.) Caprai Koch.
i due penultimi sono poco, ma distintamente, più trasversali che gli arti-
coli prossimali quattro o cinque. Ultimo articoio trasversale, con la parte
74 Cc. KOCH
chitinosa più lunga che la parte sensoriale dell’ apice, che è coperta
da una micropubescenza.
A causa di una scultura fondamentale microscopica, tutta la super-
ficie, ad eccezione della fronte e del clipeo che sono leggermente lucidi,
sembra opaca.
Lunghezza: 8 mm.
Birmania: Minhla (leg. Comotto, 1882), un unico esemplare
nella collezione del Museo di Genova.
Dedico la nuova specie al Dott. F. Capra, come segno di gratitu-
dine per il sempre sollecito aiuto ai miei studi.
La Caprai è affine alla sulcifrons Kasz., descritta pure della Bir-
mania. Si distingue facilmente da questa specie per la statura molto più
tozza, per la scultura delle elitre differente, specialmente però per la
conformazione del tutto diversa delle antenne. Tutti gli articoli anten-
nali, a cominciare dal quarto, sono fortemente trasversali, almeno due
volte più larghi che lunghi, il secondo articolo è cortissimo, trasversale,
il terzo tanto lungo quanto largo. Secondo la descrizione di KaszaB (1)
tutti gli articoli antennali della su/cifrons sarebbero trasversali, ad ecce-
zione del terzo, che sarebbe un po’ più lungo che largo. Secondo quattro
esemplari della sulcifrons, del Museo di Genova, provenienti dalla terra
tipica (Rangoon, Palon, leg. Fe a) I’ articolo due è appena più largo che
lungo e gli articoli dal quarto in poi sono normalmente trasversali, cioè
da un terzo fino a metà più larghi che lunghi.
(1) Arb. morph. tax. Entom., Berlin - Dahlem, VI - 1939, p. 95
75
Dott. D. GuIGLIA
SU DUE SPECIE DI STIZUS DELL’ETIOPIA MERIDIONALE
(Hymen. Sphecidae)
Le specie che tratto nella presente nota furono raccolte nel-
l’ Etiopia meridionale dal Maggiore C. Lomi (Trieste) unitamente
ad altri Imenotteri che formarono oggetto di una mia precedente
pubblicazione (1).
Stizus Lomii n. sp.
(Fig. 1)
9. Corpore nigro, flavo-variegato. Capite nigro, argenteo tomentoso,
minute punctato, punctis sparsis et leviter impressis. Labro fere omnino,
mandibulis (parte dimidia apicali excepta), fascia super clypeo et clypeo
ipso, scapo (maxima parte) flavis. Antennarum flagello ferrugineo.
Thorace nigro, dense, leviter et regulariter punctato. Pronoti mar-
gine postico, callis humeralibus, mesonoti lineis duabus ad latera prope
tegulas, scutelli maculis lateralibus, postscutelli fascia lata, segmenti
mediani partibus lateralibus flavis. Tegulis ferrugineis.
Abdomine nigro ut thorace punctato. Tergitis I-V fascia lata flava
ornatis sicut in figura I, 1, tergito VI ferrugineo-variegato et ad latera
flavo-maculato. Sternitis II-V maculis lateralibus flavis ornatis. Pedibus
ferrugineis, flavo-variegatis. Alis hyalinis, nervis testaceis, costa et sub-
costa obscurioribus.
Facie angusta. Orbitis in vertice longitudine flagelli articulorum
I + HI +4 Wl + IV + V + VI et ad clypei basim longitudine
I + II + III inter se fere distantibus. Antennis clavatis. Flagelli arti-
culis I + II longitudine III + IV subaequali. Margine declivi segmenti
mediani incisione profunda et angusta praedito. Tarsis anticis articulo
primo pectine regulariter formato instructo.
(1) D. Guiglia. - Di alcune specie d’ Imenotteri aculeati dell’Africa Orientale Ita-
liana delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste (Scoliidae, Ve-
spidae, Pompilidae, Sphecidae, Apidae). - Atti Mus. Ciy. St. Nat. Trieste, XIV,
N. 19, 1940. ; :
(2) Mi è grato dedicare questa specie al Magg. C. Lomi, esperto raccoglitore d’ in-
setti della regione etiopica.
76 D. GUIGLIA
Long. 13 mm.
é ignotus.
Gabredarre (Aethiopia meridionalis), 5-1936, leg. C. Lomi, Holotypus
in Museo Januense.
2. Colorazione in gran parte nera. Sono gialle le seguenti parti:
labbro (eccettuate due macchie grigie laterali e una striscia ferruginea
mediana), mandibole (esclusa la metà apicale), clipeo, una fascia al
disopra di esso che si dirama in due strettissime linee proseguenti per
breve tratto lungo il margine interno delle orbite, scapo delle antenne
(la faccia superiore è macchiata di ferrugineo), margine posteriore del
pronoto, tubercoli omerali, due linee laterali sul mesonoto in corri-
spondenza delle tegule, due macchie ai lati dello scutello, una larga
striscia sul postscutello, due ampie macchie allungate ai lati del segmento
mediano, grandi fascie sinuose assai dilatate lateralmente e formanti un
caratteristico disegno sui tergiti I-V, la massima parte delle porzioni late-
rali del VI tergite, grandi macchie allungate che vanno gradatamente
restringendosi verso il centro, ai lati degli sterniti II-V, i tarsi anteriori
e traccie più o meno diffuse su tutte le paia di zampe. Sono ferruginee:
le antenne (la faccia superiore è leggermente infoscata), la massima
parte delle zampe, le tegule, una macchia sulle mesopleure ed inoltre
sfumature più o meno accentuate in corrispondenza delle parti gialle del
torace e sulla superficie del VI tergite.
Le ali sono ialine con nervature testacee e costa e subcosta oscurate.
Il capo è ricoperto da una pubescenza fondamentale argentea breve
e fina alla quale si sovrappongono, sulla fronte e sul vertice, peli fini,
bianchi ed eretti; sul labbro la pubescenza, pure argentea, è piuttosto
lunga e densa. Il torace presenta peli fini, bianchi, diretti posteriormente,
che. piuttosto radi, brevi e con leggeri riflessi dorati sul mesonoto, vanno
gradatamente diventando più lunghi, più abbondanti e bianco-argentei
sui segmento mediano, sullo sterno e ai lati del torace stesso. Sul-
l'addome la pubescenza è breve, fina, argentea con riflessi dorati sul-
l’ ultimo segmento. Sugli sterniti, sovrapposti a questa pubescenza fonda-
mentale, si osservano peli più lunghi eretti o suberetti, che sull’ ultimo
sternite si presentano sensibilmente sviluppati, piuttosto robusti, densi
e con riflessi aurei, e sui precedenti sterniti assai più fini, più radi ed
argentei.
STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE TH
Gli occhi sono notevolmente divergenti in alto, la loro distanza sul
vertice è uguale circa ai primi sei articoli del funicolo delle antenne. La
faccia è piuttosto stretta, la distanza fra i due occhi alla base del clipeo
uguale circa ai primi tre articoli del funicolo. Le antenne sono clavate;
Fig. I — Stizus Lomii n. sp., OE 1. Capo, torace, addome. - 2. Antenna. -
3. Capo. - 4. Segmento mediano, visto lateralmente.
la lunghezza del I + II articolo del funicolo è uguale presso a poco
GW M0 a= IY,
La superficie del capo presenta una finissima microscultura fonda-
mentale alla quale si sovrappongono piccoli punti sparsi debolmente
78 D. GUIGLIA
impressi. Il torace e l’ addome sono densamente, finamente ed unifor-
memente punteggiati; sul segmento mediano i punti sono un poco più
profondi. Sugli sterniti, sovrapposti alla punteggiatura fondamentale, si
osservano alcuni punti sparsi, di dimensioni maggiori e molto legger-
mente impressi.
L’ incisione ai margini declivi del segmento mediano è piuttosto
stretta e profonda. Il VI tergite presenta |’ apice largo ad angoli arro-
tondati. Il pettine del I articolo dei tarsi anteriori è costituito da una
serie di spine argentee, corte e regolari.
Questa nuova specie nella tabella di Arnold (1. c.) dovrebbe essere
ascritta ad un gruppo intermedio fra il cinguliger e |’ oxydorcus, ciò che
pure mi ha confermato il Maidl che cortesemente ha voluto esaminarla
e confrontarla con gli Stizus del Museo di Vienna.
Dal cinguliger Smith, di cui ho sott’ occhio 1 2 di Oudtshoorn (Pro-
vincia del Capo, det. Arnold), è nettamente distinta, oltre che per gli
evidentissimi caratteri cromatici, per varie differenze morfologiche fra
cui principalmente la forma più clavata delle antenne, |’ incisione del
margine declive del segmento mediano più ampia e ad angoli meno acuti
ed inoltre per differenze di scultura più o meno accentuate.
Dello S. oxydorcus Handl. non ho potuto esaminare de visu alcun
esemplare; da quanto però mi risulta dalla descrizione e dalle figure di
Arnold (!. c., pp. 262, 266, 292; figg. 45, 45 a-d), questa specie di distingue
facilmente da quella di Gabredarre, oltre che per il colore, per la diversa
conformazione del clipeo, per le antenne più tozze e più clavate, per il
diverso rapporto fra esse e la distanza fra gli occhi sul vertice (Inter-
ocular distance on the vertex as long as the whole flagellum..., Arnold,
1. c., pag. 292), per l’ incisione del margine declive del segmento mediano
assai meno profonda, per l’ apice del VI tergite più strettamente tron-
cato ed infine per la statura inferiore (10-11 mm.).
Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus nov.
(Fig. Il)
Sono rimasta a lungo incerta se considerare questa forma come una
nuova specie o non piuttosto come una sotto-specie dello S. quadristri-
gatus Arn. (*). Dato I’ attuale stato di guerra e la relativa impossibilità
di comunicazioni non ho potuto avere in esame di questa specie nè il
(3) Ann. Transy. Mus., XIII Part IV. 1929, pp. 263. 297; figg. 49, 49a (Kama-
nyab, Africa oce., loc. tip.).
STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE 79
tipo, nè esemplari comparati con il tipo e neppure ho potuto mettermi
in relazione con il Dr. Arnold per eventuali schiarimenti e confronti.
Nell’ incertezza ho creduto quindi conveniente di limitarmi per il mo-
mento a considerare la forma di Gabredarre come una sotto-specie dello
S. quadristrigatus Arn., riservandomi di pronunciarmi sulla sua giusta posi-
zione sistematica quando mi sarà possibile o comunicare con il Dr. Arnold
o avere a mia disposizione una maggior quantità di materiale di questo
non facile gruppo di Stizus.
Dato il particolare interesse offerto da questa forma dell’ Etiopia ho
stimato utile dare di essa una dettagliata descrizione € mettere in evi-
denza i caratteri che la contraddistinguono dalla forma tipica, almeno da
quanto ho potuto rilevare dall’ esame della diagnosi originale.
9. Corpore nigro, copiose flavo-variegato. Capite nigro, ‘argenteo
tomentoso, leviter et sparse punctato. Labro, mandibulis (apice excepto),
civpeo, faciei fascia lata marginis interioris orbitarum macula magna ter-
minata, triangulo infra ocellum anticum, lineis duabus ab ocello postico
ad anticum attingentibus, scapo (maxima parte) et capite fere omnino
flavis. Antennarum flagello super ferrugineo leviterque obscurato, subter
flavo pallido.
Thorace nigro, dense et regulariter punctato. Sterno et lateribus,
pronoto, callis humeralibus, macula tegularum, lineis duabus in medio et
fascia lata ad latera mesonoti, scutelli maculis lateralibus, postscutelli
margine postico, segmenti mediani triangulo magno in medio et latera-
litus partibus flavis.
Abdomine nigro, dense, leviter et regulariter punctato. Tergito I fere
toto flavo, tergitis II-V fascia lata flava ornatis sicut in figura II, 1, tergito
VI omnino flavo, apice ferrugineo-variegato. Sternitis flavis. Pedibus flavis,
nigro et ferrugineo maculatis. Alis hyalinis, nervis testaceis, costa et sub-
costa obscurioribus.
Facie angusta. Orbitis in vertice longitudine flagelli articulorum
I+ II + III + IV + V et ad clypei basim longitudine i + II inter
se fere distantibus. Labro triangulari. Antennis clavatis. Flagelli articulo
secundo III + IV longitudine subaequali. Tarsis anticis dilatatis et spinis
longissimis armatis.
Long. 12 mm.
& ignotus.
Gabredarre (Aethiopia meridionalis), 5-1936, leg. C. Lomi, Holotypus
in Museo Tergestino, paratypus in Museo Januense.
80 D. GUIGLIA
2. Colorazione in gran parte gialla. Sul capo sono di questo colore
il labbro, le mandibole (eccettuata la porzione apicale), il clipeo, gran
parte della faccia, il giallo al disopra dell’ inserzione delle antenne si
biforca in due striscie che proseguendo lungo il margine interno delle
orbite terminano con una macchia tondeggiante presso a poco all’ altezza
dell’ ocello anteriore; una macchia allungata, subtriangolare in mezzo a
queste due striscie stesse, la quale giunge fino al margine dell’ocello ante-
riore, due macchie congiungenti questo ocello con gli ocelli posteriori,
ed infine la massima parte della porzione posteriore del capo. Le antenne
hanno lo scapo giallo con una striscia nera sulla faccia superiore, il funi-
colo ferrugineo al disopra, con offuscamento specialmente accentuato
Sugli articoli basali, giallo pallido al disotto.
Il torace presenta i lati e lo sterno totalmente o quasi gialli, sono
inoltre di questo colore: il pronoto, i tubercoli omerali, una macchia
sulle tegule, due fascie mediane tendenti a congiungersi in basso sul
mesonoto e i lati del mesonoto stesso, due grandi macchie laterali sullo
scutello che gradatamente vanno restringendosi verso il centro, una
striscia regolare sul postscutello, una macchia triangolare nel mezzo del
segmento mediano e due ampie fascie ai lati di questo.
Il I tergite è giallo con il nero della base estendentesi in una grande
macchia centrale, allungata e in due striscie ai lati del tergite stesso.
Il II tergite presenta una larga fascia gialla subsinuosa con due macchie
nere sulla metà posteriore, delle quali una isolata l’altra aperta. La fascia
del III tergite è simile presso a poco a quella del II, la sinuosità me-
diana è però angolosa anzichè tondeggiante come quella del precedente
tergite e le macchie nere sono più piccole ed isolate. La fascia del IV
tergite è simile alla precedente, le macchie nere sono ambedue aperte;
la fascia del V tergite assomiglia a quella del III, le macchie nere sono
però visibilmente più piccole. Il VI tergite è giallo con l’ apice rosso fer-
rugineo e con traccie dello stesso colore anche sui lati. Gli sterniti sono
gialli con sfumature grigiastre e con macchioline ferruginee allungate
a mo’ di virgola lungo la linea mediana; sul VI sternite si osserva una
striscia centrale ferruginea ben definita.
Le zampe sono gialle con macchie o striscie nere e ferruginee più
o meno estese specialmente sul II e III paio. Le ali sono ialine con ner-
vature ferruginee e con la costa e la subcosta oscurate.
STIZUS DELL’ ETIOPIA MERIDIONALE 81
Sul capo si osserva una pubescenza fondamentale fina, argentea, alla
quale, particolarmente sulla faccia e sul vertice, si sovrappongono peli
bianchi lunghi ed eretti. Sul torace gli stessi peli sono posteriormente
Fig. II — Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus nov., 9. - 1. Capo,
torace, addome. - 2. Antenna. - 3. Capo. - 4. Tarso anteriore.
ripiegati; sull’ addome la pubescenza è fina e breve. Gli occhi divergono
notevolmente in alto, la distanza fra essi sul vertice è presso a poco
uguale ai primi cinque articoli del funicolo delle antenne. La faccia è
82 D. GUIGLIA
stretta e la distanza fra i due occhi alla base del clipeo è uguale all’incirca
al I + II articolo del funicolo. Il labbro è triangolare, la sua super-
ficie presenta una microscultura fondamentale alla quale si sovrappon-
gono punti sparsi di dimensioni varie. Le antenne sono clavate, il Il
articolo del funicolo è uguale circa al III + IV.
La punteggiatura del capo è costitutita da una microscultura fonda-
mentale a cui si sovrappongono punti radi, di grandezza varia e più o
meno profondamente impressi.
Mesonoto, scutello e postscutello sono assai densamente ed unifor-
memente punteggiati; sul segmento mediano i punti sono più grossolani
e più profondi. L’ addome presenta una punteggiatura fina, densa, debol-
mente impressa ed uniformemente distribuita; Il’ ultimo tergite, trian-
golare e ad apice arrotondato, mostra sovrapposti alla punteggiatura
fondamentale punti sparsi più grandi e più profondi.
I tarsi anteriori sono notevolmente asimmetrici e provvisti di spine
assai lunghe.
Il paratipo presenta leggere differenze cromatiche; sul capo, ai lati
delle due macchie gialle congiungenti gli ocelli posteriori con l’ anteriore,
si osservano due altre macchiette gialle; le macchie nere sulla fascia
gialla del II e III tergite sono notevolmente più piccole e del tutto iso-
late, sul IV tergite una delle macchie si presenta chiusa contrariamente
all’ esemplare tipico.
Questa nuova sotto-specie dovrebbe essere distinta dalla forma
tipica per la spiccata asimmetria dei tarsi anteriori, a cui non fa cenno
la descrizione di Arnold, per il labbro più lungo, più strettamente ango-
loso e a superficie subopaca, per il secondo articolo del funicolo delle
antenne più allungato rispetto al seguente, per il I tergite meno trasverso
ed infine per il diverso disegno delle fascie addominali; per questo
ultimo carattere si avvicina sensibilmente alla razza somala dello S.
quadristrigatus (°*).
La conformazione dei tarsi anteriori e il disegno delle fascie gialle
dei tergiti è pure abbastanza simile, sempre in base alla diagnosi e alle
figure di Arnold (*), allo S. myasae Turner, specie appartenente al gruppo
del discolor.
(4) Arnold. Ann. Transv. Mus., XX Part II, 1940, pag. 116; fig. 11 (Stizus qua-
drisirigatus race somalicus Arnold).
(5) Ann. Transv. Mus., XII Part IV, 1929, pp. 262, 265, 284; fige. 38, 38a-b.
Idra
83
S. L. SrTRANEO (Parma)
SUI TIPI DEI PTEROSTICHINI (Coleopt. Carabid.) AUSTRALIANI
DELLA COLLEZIONE CASTELNAU
NEL MUSEO CIVICO DI GENOVA
NOTA III
La presente nota è la terza ed ultima della serie destinata a fare
conoscere lo stato di esistenza e di conservazione dei tipi di Pterostichini
descritti da Castelnau che si trovano nel Museo Civico di Genova e con-
temporaneamente le osservazioni che ho potuto compiere su tali tipi,
specialmente per quanto riguarda l’ esattezza di identificazione delle
specie. L’ intervallo di tempo notevolmente lungo intercorso tra la pub-
blicazione della II nota (1937) e la presente, è dovuto principalmente al
fatto che i generi e le specie facenti oggetto della presente nota sono in
genere poco studiati oppure imperfettamente identificati, di modo che il
loro studio si presentava molto difficile. Si potrà osservare che di talune
specie e generi non esiste nei cataloghi altra citazione che quella origi-
nale, prova evidentissima che la specie o il genere sono dal 1867 rimasti
sconosciuti anche agli studiosi australiani che, come lo Sloane, si sono,
pure colla massima assiduità, dedicati allo studio dei Carabidi australiani.
Vivamente quindi devo ancora una volta ringraziare il Direttore
del Museo Civico di Genova Prof. O. De Beaux che mi ha concesso di
proseguire ed ultimare il mio studio ed il Conservatore Dott. F. Capra
che, all’ occasione, mi ha validamente aiutato coll’ invio di materiale e
di letteratura.
Ritengo opportuno rammentare che, per semplicità e comodità di
riferimento, seguo nella mia esposizione l’ ordine del Catalogo Junk,
del quale, ad ogni occasione, metterò d’altronde in evidenza le omis-
sioni e le inesattezze.
Morion Latr.
australis Cast. I cartellini originali di questa specie e di alcune
altre, che indicherò di volta in volta, sono stati sostituiti dal defunto
Prof. Gestro, forse perchè male scritti e poco estetici, con cartellini nuovi
sà ati yee. i) me! ee , oo
84 S. L. STRANEO
ed uniformi; perciò le mie osservazioni sulla presente specie e su quelle
che si trovano in analoghe condizioni devono essere intese come osser-
vazioni eseguite sull’ esemplare etichettato dal Gestro col cartellino
« Typus ». Fortunatamente il riordinamento è stato, nel campo dei Pte-
rostichini, limitato ai soli generi Morion e Meonis, onde la maggior parte
dei tipi di Castelnau conserva il suo cartellino originale.
Il tipo del Morion australis è perfettamente conservato. La località
è semplicemente New South Wales. Sloane interpretò esattamente la
descrizione di questa specie, che effettivamente ha il clipeo non solcato
o con leggero solco longitudinale nella parte mediana; il dente omerale
è abbastanza pronunciato, specialmente guardando l’ insetto dalla parte
posteriore obliquamente. Vi sono numerosi altri esemplari, probabil-
mente paratipi.
novae-hollandiae Cast. Il tipo, anch’esso sprovvisto di etichette
originali, è in perfette condizioni. Anche questa specie sembra essere
stata esattamente identificata da Sloane. Il clipeo non è solcato; le
tempie brevi. La località del tipo è « Moreton B. ».
Victoriae Cast. Il tipo di questa specie non fa parte della collezione
Castelnau, trovandosi nella coll. Howitt.
Nota sul Morion piceus Cast. Nel cat. Junk il piceus
Cast. è ancora inserito, senz’ altra indicazione, nel gen. Morion. Il tipo
di tale insetto, che trovasi nella coll. Howitt, è stato riveduto da Sloane
(Proc. Linn. Soc. N. South Wales, XXVIII, 1903, p. 587) ed è stato posto
in sinonimia colla Melisodera picipennis Westw. Dallo scritto di Sloane
non risulta che questi avesse veduto effettivamente anche il tipo di
Westw.; quindi la sinonima deve essere accettata semplicemente basan-
dosi sull’ autorità di Sloane; ma, ad ogni modo, dalle osservazioni di
Sloane sul tipo del piceus Cast. in coll. Howitt risulta che la specie pos-
siede una setola nelle scrobe delle mandibole, onde appartiene indub-
biamente al gen. Melisodera. La specie va dunque inserita in tale genere
come sinonimo di picipennis Westw. e coll’ aggiunta della citazione (vedi
sopra) di Sloane.
Nota sul Morion germanus Chaud. Le specie del gen.
Morion sono in generale poco ben definite e spesso è molto difficile la
loro identificazione. Ho esaminato il tipo del M. germanus Chaud. che
trovasi nel Museo Civico di Genova; esso sembra quasi intermedio tra
PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 85
1° australis Cast. e il novae-hollandiae Cast. Il clipeo non è solcato, le
tempie sono un po’ più brevi che nell’ australis, ma più lunghe che nel
novae-hollandiae; gli omeri sono dentati circa come nell’ australis; le
interstrie sono più convesse che nell’ australis, ma meno che nel novae-
hollandiae. Le zampe sono nettamente rosse.
Nota sul gen. Veradia e sulla Veradia Brisbanensis
Cast.
Nelle sue Notes on Australian Coleoptera, Castelnau pose erronea-
mente il nuovo genere Veradia Cast. tra i generi Moriodema e Setalis,
nel gruppo dei Morionidi, il quale a sua volta è posto tra i Ditomini e
gli Scaritini. Il posto assegnato da Castelnau è certamente errato; ma
ancora più errato è quello assegnato da Csiki, che, avendo giustamente
posto il gruppo dei Morionidi tra i Pterostichini, ha mantenuto in tale
gruppo il gen. Veradia.
Ho potuto rintracciare il tipo di tale genere e di tale specie. Esso
porta un cartellino di mano di Castelnau « Veradia Brisbanensis Cast.
Brisb. » e un cartellino di mano di Chaudoir « = Hypharpax Hapaliens ».
Il predetto tipo è un ¢; ha il pronoto ed il capo staccati dal resto
del corpo; manca di uno dei tarsi medi e di uno dei posteriori; mancano
pure in parte l’altro tarso posteriore ed uno degli anteriori. Ho però
potuto accomodare, pulire e ripreparare tale prezioso tipo, in modo da
assicurarne la conservazione e da renderne possibile lo studio.
Dal mio esame risulta in modo indubbio che il gen. Veradia Cast.
non può far parte dei Pterostichini. Oltre al resto vi è un solo poro
setigero sopraoculare; il terzo articolo delle antenne è in parte pube-
scente, i tarsi anteriori del ¢ hanno 4 articoli dilatati; manca il poro
posteriore dell’ orlo laterale del pronoto. Si tratta dunque indubbiamente
di un Harpalino. Purtroppo però la letteratura che ho a mia disposizione,
lo scarso materiale di cui dispongo per i necessari confronti e il complesso
delle mie cognizioni sugli Harpalini australiani sono insufficienti a defi-
nire la questione; ad ogni modo, basandomi sui lavori di Sloane ed in
special modo sulle tabelle di determinazione che si trovano nella me-
moria sui Carabidi di Tasmania (Proc. Linn. Soc. N. S. Wales, XLV,
1920, pp. 131-139) e sul lavoro di Chaudoir sugli Harpalini d’Australia
(Ann. Mus. Civ. Genova, XII, 1878, pp. 3-45) ho compiuto le osservazioni
seguenti:
86 S. L. STRANEO
La Veradia brisbanensis Cast. ha i seguenti caratteri: palpi labiali
con penultimo articolo bisetoso; mento con dente ben distinto; ligula con
paraglosse più brevi della ligula stessa e libere all’ estremità; tarsi ante-
riori e medi del & con quattro articoli dilatati, il primo poco, il secondo
e il terzo molto, quasi cordiformi, il quarto anch’esso cordiforme, ma più
piccolo; il primo inferiormente non è spugnoso, il secondo, terzo e quarto
inferiormente sono ben distintamente spugnosi; la terza interstria delle
elitre ha un solo poro nel terzo apicale. I femori posteriori del ¢ non
sono dilatati; le tibie posteriori del & non sono arcuate e non hanno
spine speciali; i tarsi posteriori non sono molto allungati, ed il primo
articolo è di lunghezza inferiore ai due successivi considerati insieme.
L’ insieme di tutti questi caratteri dimostra all’ evidenza che, pur
appartenendo al gruppo degli Harpalini, il gen. Veradia non può certo
appartenere al gen. Hypharpax, che ha il penultimo articolo dei palpi
labiali plurisetoso ed altri caratteri peculiari che la Veradia brisbanensis
non possiede. Colla tabella di Sloane (1. c., p. 131-32) si giungerebbe ai
generi Nemaglossa ed Euthenarus, nessuno dei due però corrispondente
ai caratteri, considerati nel loro complesso, del gen. Veradia. Col lavoro
di Chaudoir (1. c.) si troverebbe invece che la 2? sezione dei Diaphoro-
merus Chaud. corrisponde abbastanza bene per quel che riguarda la forma
A
dei tarsi anteriori e medi del 3.
Meonis Cast.
Noto subito, a proposito di questo genere, che nel Cat. Junk manca,
per le specie amplicollis Sloane, angusticollis Sloane, ater Cast., convexus
Sloane, niger Cast. la seguente citazione:
«Sloane, Proc. Linn. Soc. N. South Wales XLI, 1916, p. 201 ».
ater Cast. Il tipo manca di una zampa: è stato indicato come tipo
dal Gestro, ed è etichettato, pure dal Gestro, con « Australia, Clarence
Riv. ». Conformemente alla descrizione originale, ha solo 4 strie, essendo
le esterne completamente indistinte.
Nel cat. Junk mancano ancora le seguenti citazioni, a proposito di
questa specie: Sloane, Proc. Linn. Soc. N. S. Wales XXXV, 1910, p. 827
e ibid. XL, 1915, p. 449.
Il tipo di Castelnau corrisponde perfettamente alla descrizione origi-
nale del Meonis amplicollis Sloane, mentre è differentissimo dall’ angu-
sticollis Sloane, col quale certamente non ha nulla in comune. L’ unica
Pe. ae
PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 87
differenza che si riscontra tra il tipo dell’ ater e la descrizione dell’ ampli-
collis Sloane è nella statura che è un po’ maggiore nell’ amplicollis; ma
è noto che la statura dei Meonis in genere è notevolmente variabile (p. es.
Meonis angusticollis, dalla descrizione, misura 9-12 mm.). Pertanto ritengo
certa la sinonimia Meonis ater Cast. = M. amplicollis Sloane.
niger Cast. Il tipo etichettato dal Gestro e proveniente dal Clarence
River manca di un’ antenna e della metà apicale dell’ altra. La specie è
Stata esattamente identificata da Sloane.
Nel catalogo Junk è stata omessa la citazione « Sloane, Proc. Linn.
Soc. N. South Wales XL, 1915, p. 449 ».
Nota sulla Darodilia ovicollis Macl. (Meonis).
Nel Cat. Junk, Csiki ha posto ancora nel gen. Meonis la specie
ovicollis Macl., appunto descritta originariamente come appartenente al
gen. Meonis; invece Sloane nel 1899 ha posto tale specie nel gen. Daro-
dilia e non ne ha mai più parlato nelle sue due brevi tabelle del gen.
Meonis del 1910 e 1915. Pertanto la specie ovicollis va inserita nel gen.
Darodilia Cast. colle seguenti citazioni:
ovicollis Macl., Trans. Ent. Soc. N. South Wales 1869-73 (1871), p. 100
(Meonis) - Sloane Proc. Linn. Soc. N. South Wales XXIV, 1899,
p. 579.
Celanida Cast.
Non si comprende per quale ragioni Csiki attribuisca a Castelnau il
nome generico Celandia anzi che Celanida ed indichi invece come autore
di qust’ ultimo nome Sloane, che invece non ha fatto che ripetere il nome
di Castelnau, senza introdurvi alcuna variazione.
Nelle « Notes on Australian Coleoptera» Castelnau scrive Celanida
(p. 36), e tale nome è ripetuto due volte a pagina successiva. Non ho potuto
controllare la citazione di Chaudoir, Bull. Soc. Nat. Mosc. XLIV, 1871,
II, p. 282; può essere che il nuovo nome Celandia sia ivi apparso.
montana Cast. Il tipo è apparentemente in perfette condizioni; però
il pronoto è stato rincollato. Esso porta un cartellino autografo di Castel-
nau con: «Celano montanus Cast. Montagnes de Victoria».
VIT, TIRATO, PD SL a
88 S. L. STRANEO
Melisodera Westw.
(Moriomorpha Cast. + Moriodema Cast.)
adelaidae Cast. Il tipo è in perfette condizioni; porta tre cartellini
di Castelnau ed uno di Chaudoir. Quelli di Castelnau portano scritto:
« Adelaide »; « Melisodera »; « Moriomorpha adelaidae Cast. ». Quello
di Chaudoir « Moriodema et Moriomorpha ne diffèrent pas ».
M’Coyei Cast. (Moriodema). Il tipo è in discrete condizioni; manca
la zampa anteriore destra e parte dell’ antenna destra. Porta un cartellino
di mano di Castelnau: « Moriodema Mackoyei Cast. Melbourne ».
paramattensis Cast. (Moriodema). Il tipo di questa specie deve tro-
varsi in coll. Howitt. Nel Museo di Genova non vi è alcun esemplare.
Victoriae Cast. (Moriomorpha). Anche di questa specie, non rappre-
sentata nella coll. Castelnau, il tipo è in coll. Howitt.
Teraphis Cast.
Il nome di questo genere è stato cambiato da Sloane in Phersita
nom. nov., perchè Teraphis era troppo simile ad altri nomi generici già
in uso; ma giustamente non viene accettato nei cataloghi il nuovo nome
di Sloane, perchè la similitudine di due nomi non autorizza il cambia-
mento di uno di essi. Come genotipo di Teraphis Cast. deve essere assunta
la specie melbournensis Cast., essendo la prima di quelle descritte da
Castelnau.
Come genotipo di Phersita Sloane scelse nel 1903 (Proc. Linn. Soc.
N. Scuth Wales XXVIII, p. 591) la specie melbournensis Cast.; in seguito,
nel 1920 (1. c., XLV, p. 156) Sloane cambiò idea e volle designare come
nuovo genotipo la specie montanus Cast.; evidentemente questa seconda
proposta non è valida; come genotipo di Phersita va quindi intesa la
specie melbournensis Cast., onde segue la perfetta identità del gen.
Teraphis con Phersita. Invece se si considerano i caratteri indicati dagli
autori, i due generi non risultano perfettamente identici. Infatti il gen.
Teraphis Cast. ha come caratteri fondamentali: metepisterni un po’ più
lunghi che larghi; prosterno non solcato longitudinalmente; appendice
prosternale non marginata; antenne cogli articoli 5°-10° brevi, subqua-
drati o moniliformi. Il gen. Phersita avrebbe caratteri opposti. Ad ogni
modo è necessaria una revisione del genere Teraphis per stabilire se even-
tualmente esso debba venire suddiviso in due sottogeneri.
PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 89
melbournensis Cast. Il tipo ed unico esemplare esistente in coll.
Castelnau porta due etichette di mano dell’ autore « Melissodera Dande-
nong » e « Teraphis melbournensis Cast. ». L’ esemplare era malamente
infilato in uno spillo troppo grosso ed un po’ schiacciato; ho potuto tut-
tavia riprepararlo incollandolo su un cartellino; è completo.
argutoroides Cast. Il tipo manca e non vi è altro esemplare. Nel
catalogo Junk i’ argutoroides Cast. appare come sinonimo di melbour-
nensis Cast. La sinonimia è proposta da Sloane (1. c., XLV, 1920, p. 157):
la citazione però manca nel cat. Junk.
elongata Cast. Il tipo dovrebbe provenire da Yankee Jim, Moun-
tains of Victoria. Non ho potuto rintracciarlo, nè vi è altro esemplare.
alpestris Cast. (Drimostoma). Questa specie è omessa completamente
nel cat. Junk. Ho esaminato il tipo, etichettato: « Drimostoma alpestris
Cast.» di mano dell’ autore. Vi è anche un paratipo etichettato « alpestris
Cast. Yankee Jim >, dallo stesso Castelnau. La specie appare leggermente
più larga della montana Cast.; in particolare le strie sono distintamente
crenulate; ma non ho potuto riscontrare alcuna differenza specifica, onde
credo esatta la sinonimia stabilita da Sloane, che considera 1’ alpestris
Cast. identica alla montana Cast. Pertanto nel cat. Junk, tra i sinonimi
della Teraphis montana Cast. va aggiunto:
alpestris Cast. Notes on Austral. Col., 1867, p. 113 (Drimostoma);
Trans. R. Soc. Vict. VIII, 1868, p. 199. - Sloane Proc. Linn. Soc. N. South
Wales, XLIII, 1920, p. 157).
australis Cast. Il tipo è perfettamente conservato ed è etichettato:
« Drimost. australis Cast.» di mano dell’ autore.
montana Cast. (Drimostoma). Il tipo è completo e porta due cartel-
lini di mano di Castelnau: « Dandenong » e « montana».
tasmanica Cast. (Drimostoma?). Il tipo non esiste nel Museo di
Genova.
Mecyclothorax D. Sharp
lateralis Cast. (Forticosomus). Vi è il tipo in perfette condizioni con
etichetta autografa di Castelnau « lateralis Cast. Parco riv.»; vi è inoltre
un secondo esemplare un po’ immaturo della stessa località. E’ effettiva-
mente un Mecyclothorax.
minutus Cast. (Forticosomus). Anche di questa specie esiste il tipo
in perfette condizioni, etichettato dallo stesso Castelnau « N. H. riv.
90 S. L. STRANEO
Murray» e « minutus Cast.». Anche il minutus è effettivamente un
Mecyclothorax.
Darodilia Cast.
Nel cat. Junk, per le specie emarginata Sloane, mandibularis Cast.,
rugisternus Sloane, manca la citazione: « Sloane, Proc. Linn. Soc. N. S.
Wales XXIV, 1899, p. 579».
mandibularis Cast. Il tipo ed unico esemplare è quasi completo, man-
cando solo di un tarso intermedio; esso è etichettato « Darodilia mandi-
bularis Cast. Lachlan Riv. ».
La posizione sistematica assegnata da Sloane nella sua breve chiave
del 1899 (I. c.) è esatta.
Leiradira Cast.
auricollis Cast. Vi è un solo esemplare, tipo della specie, in buone
condizioni, mancando solo di un tarso posteriore. Esso è etichettato di
mano dallo stesso autore « Leiradira auricollis Cast.». L’ identificazione
di questa specie, tanto da parte di Chaudoir che da parte di Tschitscherine
che si sono occupati del gen. Leiradira, è giusta; l’ onichio è effettiva-
mente glabro. Nella mia collezione ho quattro esemplari, molto variabili
di statura, etichettati « South Australia» e « Tasmania» (ex coll. Cler-
mont); ritengo errata quest’ ultima località.
Latreillei Cast. Il tipo è un esemplare etichettato « Leiradira La-
treillei Cast.» dallo stesso autore. Ho poi trovato altri quattro esemplari
tra gli indeterminati della collezione Castelnau, due dei quali hanno tutti
i caratteri della Latreillei; essi sono soltanto un po’ più piccoli di statura,
ma non differiscono in altro modo.
Contrariamente a quanto è avvenuto per la specie precedente, la
identificazione di questa specie è stata sbagliata, tanto da Chaudoir
quanto da Tschitscherine. Infatti Tschitscherine si basò quasi esclusiva-
mente sulle ridescrizioni di Chaudoir, il quale a sua volta le aveva ese-
guite su esemplari non autentici, appartenenti alla sua collezione, nei quali
egli credette di individuare le specie descritte da Castelnau.
La misura indicata da Castelnau per la Leiradira Latreillei corri-
sponde, se si considera il tipo così come si trovava nella coll. Castelnau,
vale a dire col capo fortemente chino all’ ingiù; in tali condizioni esso
misura 10,9 mm.; ma se il capo si raddrizza, la lunghezza raggiunge quasi
i » bas Po
PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 91
i 12 mm. La 5° stria è quasi ovunque bene impressa; la 6% e la 72 verso
la base delle elitre sono perfettamente svanite o quasi; verso |’ apice, le
prime interstrie sono molto piane; |’ onichio è inferiormente munito di
qualche setola. Tutti questi caratteri desunti dal tipo dimostrano che la
Leiradira Latreillei Cast. non è affatto uguale alla Latreillei Chaud. e
Tschit., ma è invece uguale alla liopleura Chaud.
Degli altri due esemplari indeterminati della coll. Castelnau, uno
corrisponde abbastanza bene, essendo solo di statura un po’ minore, alla
descrizione della Latreillei Chaud. (nec Cast.); in particolare le strie 6°
e 7% sono abbastanza bene impresse verso la base delle elitre. L’ altro
esemplare è etichettato di mano di Castelnau « Pine Mounts Brisb.ne »;
in esso la 6 e la 7* stria sono poco impresse, formando così un passaggio
nettissimo alla vera Latreillei Cast. Si tratta ad ogni modo di caratteri
variabilissimi; gli stessi esemplari di Pine Mountains nel Queensland
sembrano soggetti a variazioni individuali notevoli; un esemplare della
mia collezione ha le strie 6% e 7% molto profondamente impresse anche
presso gli omeri. In tutti questi esemplari |’ onichio di tutti i tarsi è infe-
riormente fornito di qualche setola; in tutti non ho potuto riscontrare
che una perfetta identità nelia forma dell’ edeago del ¢, che è di forma
pochissimo caratteristica.
Segue quindi dalle precedenti considerazioni che, con ogni. proba-
bilità, la Latreillei Chaud. (nec Cast.) non può essere considerata come
specie distinta, ma solo come una razza o varietà della Latreillei Cast.;
propongo per essa il nome di var. Chaudoiri nov. nom.
La sinonimia è dunque la seguente:
Leiradira Latreillei Cast., Notes Austral. Col., 1867, p. 72
= liopleura Chaud., Ann. Soc. Ent. Belg., XI, 1967-68, p. 163 —
Tschit. Horae Soc. Ent. Ross., XXX.
var. Chaudoiri nom. nov.
= Latreillei Chaud. (nec Cast.), 1. c., p. 162; Tschit., 1. c.
Gen. Abacetus Dej.
vicinus Cast. (Drimostoma). Il tipo non era stato rintracciato nep-
pure dal Gestro durante lo smistamento della coll. Castelnau.
Ho rintracciato il tipo di tale specie; esso manca solo della zampa
intermedia destra: è etichettato di mano di Castelnau « Drimostoma
vicina Cast. Rockampton ».
92 S. L. STRANEO
Thouzeti Cast. (Drimostoma). Anche di questa specie ho rintracciato
il tipo che precedentemente non era stato trovato. L’ esemplare è com-
pleto benchè un po’ ammuffito. E’ etichettato dall’ autore con due cartel-
lini: « Thouzeti Cast.» e « Rockampton ».
Dall’ esame dei tipi risulta che le due specie appartengono realmente
al genere Abacetus; ma, non avendo potuto studiare sufficiente materiale
australiano del gen. Abacetus, non posso parlare delle affinità colle altre
specie. Risulta però in modo indubbio che le due specie descritte da
Castelnau sono identiche tra loro, cioè:
Abacetus Thouzeti Cast. = Abacetus vicinus Cast.
Poichè la specie descritta per prima è il Thouzeti, la specie dovrà
conservare tale nome e il nome vicinus dovrà passare tra i sinonimi.
L’ Abaceius Thouzeti appartiene al gruppo con tarsi medi e poste-
riori superiormente non striolati, con debole solco solo al lato esterno;
cnichio inferiormente senza setole, glabro; antenne col terzo articolo for-
nito solo delle consuete setole tattili, per il resto glabro; solchi frontali
brevi, fortemente divergenti verso il primo poro setigero sopraoculare;
pronoto notevolmente largo, con lati ampiamente arrotondati e con angoli
basali ottusi; i lati stessi, a causa dell’ ampio dente di cui sono forniti
gli angoli basali, appaiono più o meno distintamente e brevemente sinuati
innanzi alla base; ma la doccia laterale prosegue senza apprezzabili
variazioni di direzione fino alla base, ove, per mezzo del breve orlo basale,
raggiunge la base dei solchi longitudinali. Lo spazio tra i solchi basali e
l'orlo laterale è un po’ variabile da esemplare ad esemplare. Le elitre
sono subparallele, ben allargate dietro agli omeri; il poro della terza
interstria è posto circa alla metà della lunghezza. Il pronoto e le elitre
presentano microscultura isodiametrica, più forte sul pronoto.
Setalis Cast.
niger Cast. Questa specie è stata esattamente identificata dagli stu-
diosi e sembra essere esattamente determinata nelle collezioni.
Il tipo di Castelnau è un esemplare perfetto, che porta due cartellini
di mano di Castelnau con « Setalis niger Cast.» e « Clarence riv.» ed
un cartellino di Chaudoir « Genre voisin des Euchroa ».
Vi è poi un altro esemplare immaturo e un po’ tarlato con un’ eti-
chetta di mano di Castelnau « Brisbane —near Oodes ».
PTEROSTICHINI AUSTRALIANI 93
Cratogaster Blanch.
(= Tibarisus Cast.)
melas Cast. Vi sono vari esempiari etichettati da Castelnau. Come
tipo deve essere assunto quello etichettato con «Rockhampton» e
« Tibarisus melas Cast.», perchè Rockhampton è la prima località tra
quelle citate da Castelnau nella sua descrizione. Un altro esemplare è
etichettato con « Brisbane » e « Tibarisus melas Cast. », sempre di mano
dell’ autore; un altro esemplare di Rockhampton è etichettato con « Abax
nov.»; un altro ancora con « Clarence riv.» e « Omaseus ». Vi sono poi
vari esemplari nei duplicati e nel magazzino, senza alcuna etichetta.
Nota sul Tibarisus niger Macl. Nel cat. Junk è indi-
cata tra le specie del gen. Cratogaster il Tibarisus niger Macl. Tale specie
fu considerata come appartenente con dubbio a questo genere da Tschit-
scherine (Horae Soc. Ent. Ross., XXXV, 1902, p. 511, 512). Infatti Sloane
(Proc. Linn. Soc. N. South Wales, XXVIII, 1903, p. 594) comunica che,
da esame del tipo, è risultato che il Tibarisus niger Macl. non appartiene
affatto al gen. Tibarisus (= Cratogaster); è invece un Ceneus (= Pro-
sopogmus), e precisamente, con ogni probabilità, il Prosopogmus chaly-
baeipennis Chaud. A Csiki, nel compilare il Catalogo Junk, sono sfuggite
tali osservazioni.
Catadromus Macl.
australis Cast. Questa specie, descritta fin dal 1834 da Castelnau,
non compare affatto nel catalogo Junk. Non si comprende la ragione del-
I’ omissione, tanto più che Tschitscherine, nel 1896 diede (Ann. Mus. Zool.
Acad. Sc. St. Petersb. I, 1896, p. 141-148) il catalogo completo delle
specie del genere, sul quale, d’ altra parte, non sono più stati compilati
studi d’ insiéme.
Nella collezione Castelnau non esiste un esemplare che possa essere
assunto, in base a serie considerazioni, come tipo del Catadromus
australis Cast. Esisteva però, nella parte di collezione ordinata dallo
stesso Castelnau, una serie di esemplari posti presso l’etichetta « Cata-
dromus australis Cast.» fissata sul fondo della scatola; altri esemplari
ancora si trovavano. nelle scatole di magazzino, tra gli esemplari dupli-
cati e quelli da intercalare; vari di essi sono etichettati « australis »
dallo stesso Castelnau.
94 S. L. STRANEO
Dall’ esame di tali esemplari, che evidentemente si devono conside-
rare come rappresentanti |’ australis Cast., risulta che Tschitscherine ha
errato nella identificazione della specie che sto trattando.
Invero il lavoro sui Catadromus non è certo uno dei più accurati di
Tschitscherine: (si osservi p. es. che egli pone, nella seconda divisione
della sua chiave, comprendente specie con « Jongueur du corps depassant
40 mm. » il Catadromus malayanus Tschit. n. sp. di cui la lunghezza data
nella stessa tabella è 38 mm.). In tale lavoro Tschitscherine introduce
una nuova specie, Jatro Tschit., la quale differirebbe dall’ australis Cast.
(sensu Tschit.) per le diverse proporzioni delle elitre rispetto al capo e
pronoto considerati insieme, come è indicato ai numeri 4 (7) e 7 (4)
della chiave; ma non dà nessuna indicazione delle considerazioni sulle
quali si è basato per I’ identificazione dell’ australis Cast. Invece, dallo
studio di tutti indistintamente i numerosi esemplari della coll. Castelnau,
risulta che essi presentano tutti i caratteri che Tschitscherine attribuisce
al latro Tschit., mentre nessuno di essi presenta i caratteri che Tschi-
tscherine attribuisce all’ australis. In particolare il rapporto tra lunghezza
delle elitre e lunghezza complessiva del capo e pronoto varia tra 1,45
e 1,52. Di conseguenza, poichè, come si è detto sopra, la serie della
collezione di Castelnau evidentemente appartiene alla specie descritta
dallo stesso Castelnau, segue che 1’ australis Cast. non coincide col-
I australis Tschit.
Gli esemplari della coll. Castelnau provengono in massima parte
da Darling Riv., Murray Riv., Paroo Riv.; ma vi sono vari esemplari
senza localita.
Concludendo, si deve porre in sinonimia coll’ australis Cast. il latro
Tschit.; si deve dare un nuovo nome all’ australis Tschit. nec Cast. e si
deve introdurre 1’ australis Cast. nel catalogo Junk, dove attualmente
manca.
Il catalogo e la sinonimia risultano dunque i seguenti:
australis Cast. Etudes Entomolog. 1834, p. 134; Hist. Nat. Ins. Coléopt.
I, 1840, p. 120
syn. latro Tschit. Ann. Mus. Zool. Acad. Sc. St. Peters. I, 1896,
p. 142, 146.
Tschitscherini nom. nov.
syn. australis Tschit. (nec Cast.) I. c., p. 143, 146.
95
RES LIGUSTICAE
LXVII
Dott. C. ALzona e Dott. J. ALzona BISACCHI
OSSERVAZIONI SULLA VARIABILITA’
DELLA MACULARIA NICIENSIS Fer.
(Pulmon. Helicidae)
Il «locus classicus » della Macularia niciensis Fér. è Vence, borgata
posta oltre il Varo a settentrione di Antibes. I limiti geografici finora noti
dell’ area di diffusione sono ad oriente i monti dell’alta valle dell’Arroscia
e i monti della riva sinistra dell’ Argentina, a settentrione il crinale delle
Alpi Marittime, ad occidente le Basse Alpi e parte del Dipartimento del
Varo (fino a Chateaudouble, sec. Germain), a mezzogiorno il litorale del
Tirreno. Nella regione litoranea è frequentissima sui muri e sui tronchi
degli alberi, particolarmente degli ulivi; nella regione subalpina diviene
rupicola a guisa di molte Campylaeinae. Spiccatamente calcarofila.
Fossile nel Quaternario delle Alpi Marittime: Nevill (1), oltre alla
forma tipica descrisse le var. primitiva e speluncarum a cui Caziot e
Maury (2) aggiunsero un’ altra Var. la Nevilli. Queste Varietà rientrano
nell’ ambito della variabilità nell’ epoca attuale.
Il poliformismo della conchiglia della M. niciensis Fér. ha dato luogo
alla creazione di entità tassonomiche per nulla giustificate. Durante
alcune escursioni nel versante meridionale delle Aipi Marittime abbiamo
potuto osservare numerose colonie e raccogliere abbondanti serie di indi-
vidui che consentono di studiare la variabilità della Macularia entro 1
limiti delle singole colonie.
Premettiamo i dati storici più significativi della sistematica della M.
niciensis Fér. e delle Varietà.
(1) On the land shells, exctint and living of the neighbourhood of Menton. -
Proc. Zool. Soc. London 1879-1880. Et
(2) Tableau des Moll. terr. du Pleistocene de la Ligurie «* des Alpes-Maritimes.
- Journ. Conch. 57, pg. 317-41. - 1909.
1906
1882
1894
1903
1906
1910
C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI
‘Macularia niciensis Férussac
Tableau systém. pg. 36. Hist. nat. d. Moll. t. 39 A, fg. 1 (animal);
t. 40, fg. 9.
Risso: Hist. nat. Eur. mérid. 4, pg. 61, t. 3, fg. 19-20 (nicaeensis
Risso non Férussac).
Rossmaessler: Icon. 4, pg. 10, fg. 244.
— Icon. 9-10, pg. 12, fg. 601-602.
Moquin - Tandon: Hist. nat. d. Moll. pg. 147, t. 12, fg. 4-7.
Westerlund: Fauna, 2, pg. 390.
Schuberth: Beitr. z. vergleich. Anat. d. Genitalappar. von Helix;
pg. 49, (Anat.).
Locard: Coq. terr. de France, pg. 80, fg. 83.
Caziot: Moll. Monaco, pg. 72.
Hesse in Rossmaessler: Icon. H. F. 16, pg. 23, t. 426, fg. 1-8
(Anat.).
Germain: Helicidae de la Faune franc. pg. 123, t. 7, fg. 182.
— Faune de Fr. pg. 199, fg. 168 (Anat.), t. 2, fg. 45-47 e 49-51.
Var. faudensis Sulliotti
Comunic. malac.: Bull. Soc. malac. it. pg. 38 e 68 (= var. faudina
Sulliotti).
Kobelt in Rossmaessler: Icon. N. F. 10, pg. 8, fg. 1756.
Hesse: Zur Anat. und System. Stylomm. - Zoologica: Heft 15,
ps. 48.
Var. tacheiformis Kobelt
In Rossmaessler: Icon. N. F. 12, pg. 52, fg. 2049.
Var. Niepcei Bérenguier
Essai sur la faune malac. du Dep. du Var. - Bull. Soc. Et. scient.
et arch. Draguignan, pg. 462.
Locard: 1. c., pg. 80. _
Caziot: Note sur I’ Helix niciensis. - Feuielle Jeun. Natur. pg. 10.
Kobelt in Rossmaessler: Icon. N. F. 12, pg. 55. (Non fg. 2053,
sec. Caziot).
Caziot: Moll. Monaco, pg. 73.
MACULARIA NICIENSIS FÉR. 97
Var. depressa Caziot
1903 Caziot: Note etc., pg. 10.
1910 — Moll. Monaco, pg. 74, t. 5, fg. 1 e 4.
Var. subdepressa Caziot
1903 Caziot: Note etc., pg. 10.
1910 — Moll. Monaco, pg. 74.
Var. Guebhardi Caziot
1903 Caziot: Note etc., pg. 10.
1910 — Moll. Monaco, pg. 75, t. 5, fg. 17 e 21.
Var. perforata Caziot
1903 Caziot: Note etc., pg. 10.
1910 — Moll. Monaco, pg. 75.
Caziot descrisse inoltre una var. depressa major, una var. subde-
pressa grandis, una var. minor.
STRUTTURA ANATOMICA DELL’ APPARATO GENITALE
Fu descritta per primo nel 1855 da Moquin- Tandon (1. c., fg. 5),
ma la figura è inesatta perchè vi è disegnata una sola ghiandola mucosa,
biforcata, mentre normalmente nella specie se ne osservano due, una
per lato, biforcate, tubolari.
Un accenno assai breve, senza figure, è riferito da Schuberth (1891,
l. c., pg. 49).
Hesse (1911, 1. c.) descrisse con minuziosa precisione i reperti ana-
tomici corredati dall’ ottima tavola 426 nella Nuova Serie dell’ Iconografia
di Kobelt.
Un altro disegno fu pubblicato da Germain nella Faune de France
(1930, I. c.).
Hesse (1934, 1. c.) riferisce che negli esemplari di Macularia fau-
densis Sulliotti (provenienti dalla valle dell’ Argentina presso Taggia e
non da San Remo, come è scritto nel testo), la struttura anatomica non
è diversa in paragone con la M. niciensis Fér.
Esemplari grandi, molto depressi, da noi raccolti a San Martino
Vesubia non differiscono affatto nella struttura dell’ apparato genitale
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 6
98 C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI
da quelli dei dintorni di Nizza, nè dai disegni dei vari Autori sopra
indicati. (V. fg. 1). | i
E’ pertanto probabile che la variabilità della Macularia niciensis
Fér. si manifesti unicamente nella conchiglia.
7
Fig. 1 — Apparato genitale della Macularia niciensis Fér. di S. Martino Vesubia.
VARIABILITA’ DELLA CONCHIGLIA
Abbiamo preso in esame serie molto numerose di esemplari delle
località seguenti: Valle dell’ Argentina presso Taggia, Monte Faudo, Eza
(tra Monaco e Villafranca), San Martino Vesubia (Venanson - Colle S.
Martino), Saint Paul (presso Vence), Gorges du Loup ed esemplari meno
numerosi di località prossime a Nizza.
Tenendo conto dei caratteri posti in evidenza dagli Autori per le
descrizioni delle Varietà, ci siamo riferiti nello studio dei singoli esem-
Adel
MACULARIA NICIENSIS FÉR. 99
plari alla grandezza, all’ elevazione della spira, alla struttura dell’ umbi-
lico, alla colorazione.
Variazione del diametro massimo (in mm.).
Valle Argentina - M.c Faudo . . . . da 22 a 18
EZIO te e iL a DI 20
Sain lenin Westin . s eee 2520
Sainte RU i ewer Cue ym 20
Gorges CUO. ca 6 6 ee 4 og SD BaD es
Osserviamo che le misure sono seriali, comprendendo tutte le cifre
intermedie espresse in millimetri.
Rapporto tra il diametro e 1’ altezza. Indice = i
Valle Argentina - M.° Faudo . . . . da 57 a 65
ZAR RE I VARE PN reg A SORTI
Sem ieri WER 5 e lo 6 DZ SO
SANRIO D>: 56
Gorges Gi ILO 6 og ol ob ol eo oD 4G D> EO
Umbilico. manca più o meno evidente
Valle dell’ Argentina - M.° Faudo 100/100 —
E ZAR O e a 100/100 =
San Martino Vesubia ... . 64/100 36/100
Sent Tao le ao Move) oS BEACH 76/100
(Gongs Gm LO) s 6 6 co 4 6 24/100 76/100
Colorazione.
a) 5 fascie (2 sopracarenali, 1 carenale generalmente pitt grossa, 2 sotto-
carenali) interrotte, a linee, punti o chiazze irregolari.
b) 5 fascie a macchie irregolari grandi spesso confluenti con le macchie
delle fascie prossime.
c) 5 fascie filiformi continue.
d) 5 fascie: normale la carenale, ridotte a punti assai distanziati le altre.
e) 4 fascie: manca la 2? sopracarenale.
f) 4 fascie: manca l’ inferiore sottocarenale.
hi ue TRI an a
100 C. ALZONA E J. ALZONA BISACCHI
g) 3 fascie: mancano la 2* sopracarenale e la prima sottocarenale.
h) 3 fascie: mancano le due fascie sottocarenali.
i) 1 fascia carenale.
Queste sono le variazioni delle fascie cromatiche da noi osservate,
ma è ovvio che ne esistano altre in rapporto al numero delle combina-
zioni possibili. Il colore del fondo è costantemente bianco grigiastro o
bianco giallastro; le fascie brune talvolta tendono al viola scuro.
Vallegdell#Arpentinat=SMS Ea PR MED:
EZA ER NR dot a, abies pa@ht
San Martino Vesubia . ERI@LICh. Edi
Sant Paull. 3590 e REATO A AGI II
Gorges du Loup . EE
OSSERVAZIONI SULLA VARIABILITA’ DELLA CONCHIGLIA
IN RAPPORTO ALLE VARIETA’ DESCRITTE
Trattandosi di specie assai nota ometteremo la diagnosi della forma
tipica.
La diagnosi originale della Macularia faudensis Sulliotti. è la
seguente: Differt (dalla niciensis Fér.) testa minore, globosiore, magis
striata, elatiore, anfractubus convexiusculis quorum ultimo aliquantulum
descendente, apertura angustiore, colore obscuriore. Habitat: Monte
Faudo - Valle dell’ Argentina.
Tutti questi caratteri si riscontrano in esemplari di altre località del
Nizzardo e al di là del Varo; pertanto non è possibile separare la M.
faudensis come Varietà geografica.
Macularia niciensis var. tacheiformis Kob.
Differt a typo testa regulariter globoso-conica, eae Tacheae sylva-
ticae simili, seriebus macularum fuscarum quinque sat distantium ornata.
Località non precisata delle Alpi Marittime.
La simiglianza con la Cepaea sylvatica Drp. a cui allude l’ autore
è molto superficiale. Si tratta della forma globosa della niciensis Fér.
commista in varie località alla forma tipica.
Le var. Niepcei Bérenguier, depressa Caziot, subdepressa Caziot
sono forme a spira più o meno depressa. Poichè le forme di passaggio
possono coesistere nella stessa colonia il carattere della depressione
della spira non fornisce elementi per una netta distinzione.
MACULARIA NICIENSIS FER. 101
Var. Guebhardi Caziot e perforata Caziot. Come abbiamo sopra
osservato, l’ umbilico può mancare od essere più o meno evidente. In
questo caso da esemplari muniti di una minima fessura, in parte rico-
perta, si passa gradualmente ad altri in cui nel foro umbilicale si intra-
vedono i primi giri della spira. La var. Guebhardi Caziot si riferisce
appunto a questi esemplari. i i
CONCLUSIONI
La Macularia niciensis Fér. non presenta nelle Varietà descritte
modificazioni della struttura dell’ apparato genitale. Sia negli esemplari
fossili del Quaternario, sia in quelli viventi la conchiglia offre una spic-
cata variabilità della forma e della grandezza con tutte le transizioni tra
gli estremi. Alcuni di questi caratteri possono prevalere in colonie isolate
oppure trovarsi commisti in una medesima colonia, ma nessuno è esclu-
sivo di una sola località in modo da costituire una razza geografica 0
ecologica con forma o colorazione costanti.
102
Giorgio MARCUZZI
GLI SPHAERIDIUM DELL’AFRICA ORIENTALE
(Col. Hydrophil.)
Ho accolto ben volentieri l’ invito rivoltomi dai Proff. Miiller e Gri-
delli di studiare le specie del genere Sphaeridium conservate nel Museo
di Storia Naturale di Trieste; i risultati di questa ricerca sono compen-
diati in questa breve nota sulle specie dell’ Africa Orientale. Grazie alla
gentilezza del Prof. Oscar De Beaux e del Dott. Felice Capra ho potuto
studiare anche il materiale africano conservato nel Museo di Genova,
come pure alcuni Sphaeridium dei Museo di Vienna, che ebbi in comu-
nicazione dal Direttore Dott. Karl Holdhaus.
L’esame del vasto materiale europeo e africano mi ha permesso di
concludere che la divisione del genere Sphaeridium in due sottogeneri
(Sphaeridium s. str. e Sphaeridiolinum) proposta dal Menozzi, non
è giustificata dai fatti. La statura varia già nelle nostre quattro specie
(infatti la statura dei più grandi esemplari dell’ ipotetico sottogenere
Sphaeridiolinum raggiunge quella dei più piccoli dell’ altro), negli afri-
cani poi è veramente impossibile stabilire differenze di grandezza corri-
spondenti alla forma diversa degli angoli posteriori e della base del
pronoto. Così il S. thomsoni (pictum Th.) è grande come l’ abbreviatum,
pure avendo le due specie i pronoti tali, da farle porre nei due sottoge-
neri proposti dal Menozzi.
Dirò inoltre che alle differenze cui il Menozzi diede tanto valore
sistematico (e che del resto sono state messe in evidenza già dai più
vecchi AA., come Kiister, Kraatz, Reitter, Ganglbauer,
tanto per citare i più noti, i quali pure non videro la necessità di creare
due sottogeneri diversi) non corrispondono buone differenze nell’ organo
copulatore, che risultò dal mio studio e da quello di altri AA. possedere
un reale valore tassonomico; anzi specie che per la forma del pronoto
(abbreviatum Boh. e simplicipes m., oppure bipustulatum F.) apparter-
rebbero a due sottogeneri diversi, hanno |’ edeago costituito sullo stesso
schema ed inoltre un altro carattere comune: la presenza cioé di alcune
spinule al bordo laterale del pronoto, carattere non messo finora in
rilievo da alcuno. Considerata l’importanza tassonomica dell’ organo
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 103
copulatore si verrebbe a ritenere le due specie come affini e non già
appartenenti a due sottogeneri diversi. Del resto anche Franck (pag.
156) dice: «Dass man dabei, wie Menozzi es tut, fiir bipustu-
latum F. und substriatum Fald. eine besondere Untergattung schafft
(Sphaeridiolinum) erscheint uns héchst iiberfliissig ».
Ho potuto concludere altresi dallo studio delle specie africane e da
quello parallelo delle quattro specie europee che unico carattere vera-
mente distintivo è il pene (1), essendovi nei caratteri posti dagli AA.
come tassonomici (colorazione, punteggiatura del mento e del meta-
Sterno, statura, ecc.) una rilevante variabilità. E di ciò bisogna tener
conto specialmente nella valutazione di differenze cromatiche riguar-
danti l’ estensione delle macchie delle elitre e del pronoto. Purtroppo gli
AA. finora non avevano preso in considerazione la forma dell’ organo copu-
latore maschile delle specie esotiche, il che è stato fatto solo recentemente
in modo concludente da Franck e Sokolowsky per le quattro
specie europee. Il semplice esame del pene risparmia un’ ulteriore valu-
tazione di caratteri che sono abbastanza uniformi tra specie e specie,
e di cui è difficile precisare il limite di variabilità.
Sphaeridium caffrum Lap. Cast.
S. caffrum Lap. Cast. Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 60. - Orchymont, Ann.
Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 114.
S. apicale Boh., Ins. Caffr., I, 1851, p. 606. - Régimb., Ann. Soc. Ent.
France, vol. 76, 1906, p. 271.
Colorito abbastanza costante, caratteristica la presenza di una mac-
chia rossa omero-discale, più o meno circolare e del tutto separata dal
bordo giallo. Pronoto con orlo giallo più largo anteriormente che poste-
(1) Il pene è allungato, a lati subparalleli, all’ apice lanceolato ristretto, prov-
visto a volte di espansioni laterali lamellari fornite di dentini microscopici, piut-
tosto grossi solo nello S. senegalense Cast.. Nell’ abbreviatum Boh. esiste una sottile
espansione di larghezza irregolare, decorrente lungo i lati nella parte apicale. Sacco
interno (come dice anche SHarp dell’ Hydrous piceus) indifferenziato, di modo che
non vi è una parte estroflettibile nel coito. Il condotto eiaculatorio si vede assai bene
per trasparenza (specie in preparati inclusi in liquido di Faure): esso presenta una
grossezza uniforme dall’ orificio mediano fin presso al suo sbocco in un colletto circo-
lare-ellittico ben chitinizzato, che presenta una striatura particolare in senso longi-
‘udinale. Vi esistono inoltre uno o più scleriti interni che servono a dar solidità alla
parte estrema del dotto stesso. Uno è mediano, lamelliforme, ad apice arrotondato 0
incavato. Ai suoi lati si trovano in alcune specie due appendici lineari simmetriche,
lunghe poco meno dello sclerite mediano. I parameri sono costituiti da due pagiue
unite al margine esterno, atte ad accogliere il pene; essi sono costantemente allungati,
ristretti gradatamenee verso l’ apice, quivi spesso provvisti di peli corti addensati.
Sono normalmente lisci e lucidi, solo nello S. substriatum Fald. della Regione palear-
tica distintamente striolati in senso longitudinale.
104 G. MARCUZZI
riormente, dove è spesso accorciato. Elitre con orlo giallo che si può
continuare nella macchia comune apicale gialla, poco estesa, e che può
essere del tutto staccata dal bordo. Parti inferiori nere, femori rossastri,
i quattro posteriori con una macchia scura mediana. Mento con punti
fittissimi e fini, superficie però non opaca. Losanga metasternale con
punti scarsi e finissimi (d° Orchymont dice «presque sans ponc-
tuation »), spazi striolati di trasversu, linea longitudinale appena distinta.
Stria laterale del pronoto raccorciata all’ angolo posteriore, stria suturale
continua tutto intorno, poco distinta però, avvicinandosi molto all’angolo
apicale. Serie elitrali di punti più grossi ben distinte, sempre presenti
almeno nella regione laterale. Tibie posteriori con una spina.
Il pene (tav. III, fig. 2) è relativamente grande, snello; l’ apice lan-
ceolato, la punta estrema a forte ingrandimento leggermente sinuata;
la lamella mediana semplicemente arrotondata all’ apice e molto spor-
gente oltre l’ orificio del dotto eiaculatorio.
Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Eritrea, Asmara, I.35 e XI-39
(leg. Miiller), XII.39 (leg. Vaccaro). Addi Casci, XI.39 (leg. Miiller, 1 es.)
- Etiopia, Piana Macfud, tra Dessiè e Ancober, VII.36 (leg. Corradini,
4 es.), Dessiè-Itacia, VIII.36 e Ghedò, XII.36 e 1.37 (leg. Corradini,
molti es.), Scirè (leg. Brasavola, 7 es.), Borana-Galla: Mojale, V.37 e
Neghelli, IV.37 (leg. Zavattari, 2 es.) — Mus. Genova: Scioa, Let Ma-
refià, IX-X.1878 (leg. Antinori, molti es.) - Uganda, Bussu-Busoga, 1909
(leg. Bayon, 1 es.) - Victoria-Nyanza, arcip. di Sesse, Bugala, 1908 (leg.
Bayon, 1 es.) — Mus. Vienna: Capo di Buona Speranza.
Diffusione della specie: Africa merid. e orientale (loc. class.: Capo
di Buona Speranza); Madagascar (sec. cat. Junk).
Sphaeridium senegalense Cast.
S. senegalense Lap., Cast., Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 61. - Orchym., Ann.
Soc. Ent. France, vol. 88, 1919, p. 115.
Piccolo, mero, pronoto con caratteristico orlo giallo abbastanza
allargato e uniformemente largo su tutta la sua lunghezza, elitre con
orlo giallo che si allarga posteriormente a formare una larga macchia
apicale comune. A volte è presente anche una macchia omerale rossa,
unita spesso alla precedente da una fascia longitudinale dello stesso
colore. Parti inferiori nere, epipleure gialle, femori gialli, i quattro poste-
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 105
riori con una macchia mediana scura al margine anteriore. Mento con
punti densi e rugosi, spazi zigrinati e opachi. Losanga metasternale a
punti scarsi e fini, spazi striolati trasversalmente, linea longitudinale
forte, posteriormente dilatata a fossetta. Stria laterale del pronoto rac-
corciata all’ angolo posteriore. Serie di punti più grossi (sulle elitre) pre-
senti verso i lati solo in tracce o del tutto assenti. Stria suturale con-
tinua tutto intorno avvicinandosi però all’ angolo apicale. Una spina alle
tibie posteriori. 4
Il pene (tav. III, fig. 3) molto più piccolo che nel caffrum, e prov-
Visto dinanzi all’ apice di due espansioni laminari munite di forti spinule;
l’ estremo apicale semplicemente arrotondato, la lamella mediana lunga,
leggermente dilatata e arrotondata all’ apice.
Nota. - DOrchymont (loc. cit., pp. 115-116) avendo esaminato
degli esemplari tipici (Caffraria) dello S. exile Boh. del Museo di Stoc-
colma e confrontando la descrizione che il Castelnau fa del senegalense,
ritiene trattarsi di un’ unica specie (senegalense Cast.). Basandosi poi
sulla forma del solco della losanga metasternale delle due specie afri-
cane e del quinquemaculatum F. della regione orientale, esprime
l’ opinione che le due forme dell’ Africa siano semplicemente due sot-
tospecie geografiche del quinguemaculatum. Io, dall’ esame dei peni delle
due forme etiopiche, sono indotto a ritenere le stesse come due spe-
cie distinte, distinte a loro volta dalla specie orientale per la
forma differentissima dell’ edeago, per il sistema
di colorazione, per la statura, nonchè per l’ha-
bitat, dovendo osservare che nessuna specie di Sphaeridium finora
nota ha una diffusione abbracciante addirittura due regioni geografiche.
Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Eritrea, Asmara, XI.39 (leg.
Miiller, 1 es.) - Etiopia, Scirè (leg. Brasavola, 1 es.); Piana di Macfud,
tra Dessiè e Ancober, VII.36 (leg. Corradini, 1 es.); Ghedò, XII.36 e
1.37 (leg. Corradini, 2 es.) — Mus. Genova: Eritrea, Agordat, 1.1906
(leg. Figini, molti es.) - Etiopia, Ghinda, XI.1916 (leg. Mochi), Giuba-
Margherita, IV.20 (leg. Patrizi), Arussi-Galla, Ganale Gudda, III-V.893
(leg. Bottego, molti es.).
Diffusione della specie: Senegal (loc. class.); Africa centrale
(Cat. Junk).
106 G. MARCUZZI
Sphaeridium exile Boh.
S. exile Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 607. - d’ Orchym., Ann. Soc. Ent.
France, vol. 88, 1919, p. 116.
Piccolo, nero, pronoto con orlo giallo variamente esteso, alle volte
obliterato posteriormente, elitre con orlo giallo, una macchia apicale,
una omerale, e a volte anche una fascia congiungente le stesse, giallo-
rossastre. Epipleure gialle, parti inferiori nere, femori giallo-rossastri
oscuri, macchia mediana poco distinta dal colorito del fondo. Antenne
(eccetto la clava) e palpi gialli. Mento con punti fitti e spazi lisci, losanga
metasternale punteggiata, con linea longitudinale mediana distinta, ter-
minante posteriormente in una fossetta. Stria suturale parallela al mar-
gine suturale delie elitre, estesa fino ell’angolo apicale e non si distingue
alcuna continuazione. Stria laterale del pronoto accorciata prima di giun-
gere all’ angolo posteriore. Negli esemplari dell’ Eritrea da me esami-
nati esistono serie di punti più grossi sulle elitre ben distinti, mentre
d Orchymont (pag. 116) dice che in un esemplare tipico del Museo
di Stoccolma «les séries de points plus gros sont très peu visibles, pre-
sque effacées ». Una sola spina alla faccia ventrale delle tibie posteriori.
Simile al caffrum Cast., da cui si distingue per la statura minore, per la
forma dell’ apice del pene, e per la presenza (almeno in certi esemplari)
di una fascia rossa che congiunge le macchie apicale e omerale.
Il pene (tav. III, fig. 4) si distingue nettamente da quello dello S.
senegalense per la mancanza di spinule nonchè di espansioni laterali
all’ apice, essendo questo più semplice e nell’ insieme meno dilatato.
(Il disegno raffigurante tale specie non è stato fatto su un preparato mon-
tato in liquido di Faure, e quindi non presenta l’ esattezza degli altri).
Materiale esaminato. - Eritrea, Cheren, 1 4 e 2 29 (Museo di
Vienna) (1).
Sphaeridium Bottegoi n. sp.
Diverso da tutte le specie finora note per la colorazione veramente
caratteristica e per la forma del pene. Nero; bocca, prosterno, meso-
sterno, due macchie laterali e episterni del metasterno, un orlo stretto
al margine posteriore degli sterniti addominali giallastri. Palpi, antenne,
zampe rosso-ferruginei, femori posteriori con una distinta macchia me-
(1) Gli esemplari del Museo di Budapest (pure di Cheren) sono stati deter-
minati da D° OrcHyMonT per Ezile Boh.
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 107
diana nera. Losanga metasternale lucida, con punti scarsi e fini, ma
ben visibili, solco mediano evidente. Mento con punteggiatura fitta e
rugosa, spazi) però lucidi. Colorazione superiore nera, pronoto lateral-
mente con un orlo giallo abbastanza largo, alquanto dilatato anterior-
mente, posteriormente espanso alla base del pronoto e ivi formante da
ciascun lato una macchia rotondeggiante e caratteristica, giungente circa
fino a metà della base del pronoto stesso. Elitre con orlo giallo intero,
posteriormente dilatato a formare una macchia apicale comune gialla,
che risale lungo la sutura circa fino a metà elitra. Vi esistono tracce di
serie di punti più grossi elitrali specialmente verso i lati. Stria laterale
del pronoto giunge fino agli angoli posteriori, dove non si prolunga.
Stria suturale delle elitre giunge all’ apice dal quale è nettamente stac-
cata e continua tutto intorno all’ elitra. Angoli posteriori del pronoto
retti, base sinuata dinanzi agli stessi. Onichio anteriore dilatato forte-
mente come al solito. Tibie posteriori sulla faccia ventrale l’ una con
una spina, lV altra con due. (Anche d’ Orchymont accenna a casi
di asimmetria numerica di tale carattere). Pene (tav. III, fig. 5) caratte-
ristico per la presenza di tre paia di espansioni aliformi rotondeggianti
esternamente alquanto angolose, provviste di spinule (corti dentini scuri),
situate ai lati dell’ orificio del dotto eiaculatore. Due paia sono laterali,
un paio mediano, più allungato, posto ai lati dello sclerite mediano (la-
mella), che in questa specie è l’unico, mancandqg{ scleriti laterali. Vi
esiste inoltre una formazione impari mediana ben chitinizzata, lanceo-
lata, all’ apice acuta, che va dalla base dell’ espansione mediana fin quasi
all’ estremità della lamella mediana. Non posso precisare l’ origine e i
rapporti di tale formazione, di cui non credo di aver visto qualche omo-
logo in altre specie del presente genere. Lunghezza: 3,5 mm.
Loc. class.: Arussi Galla, Ganale Gudda, III-V.93, V. Bottego leg.,
1 es. ¢ (Museo di Genova).
Sphaeridium Zavattarii n. sp.
Molto simile per statura e colorito al senegalense Cast., ma ben
distinguibile da questo e dagli altri per la struttura del pene.
Piccolo, nero, pronoto con orlo giallo uniformemente largo, elitre
con orlo giallo sinuosamente allargato a formare la macchia rossa sub-
triangolare, ristretta verso l’ apice, colla base giungente quasi alla base
delle elitre stesse. Inferiormente nero, solo le epipleure delle elitre
LT PR ig OSS SIZE SOR eR ee ERE IEIOCANNZ Sert
108 G. MARCUZZI
e del pronoto e una macchia laterale sugli episterni protoracici giallastre.
Segmenti ventrali neri. Zampe rosso-giallastre, solo i femori metatora-
cici provvisti di una macchia mediana scura poco pronunciata. Antenne
nerastre, palpi ferruginei. Tibie posteriori con una spina alla faccia infe-
riore. Mento debolmente zigrinato, con punti radi ma profondi. Losanga
metasternale a punti scarsi e fini, spazi quasi lisci, solco longitudinale
ben marcato. Elitre con evidenti serie longitudinali di punti più grossi,
estese anche alla metà interna delle elitre stesse. Stria laterale del pro-
noto posteriormente accorciata, la stria suturale delle elitre giunge al-
l’ apice e risale lungo il margine esterno.
Edeago (tav. III, fig. 6) a parameri molto lunghi, all’apice alquanto
allargati, indi bruscamente ristretti e terminanti con una serie di esilis-
simi peli. Pene ben diverso da quello delle specie precedenti per la
forma nettamente allargata verso l’ apice, il quale è arrotondato e prov-
visto di numerose spinule. Queste sono estese pure all’ orlo laterale
delle due espansioni lamellari mediane. Manca lo sclerite impari me-
diano proprio delle specie precedenti. Lunghezza dell’ insetto: 3,5 mm.
Loc. class.: Sagan-Omo, Caschei (A. O. I.), 10.VII.1939, 2 es. @ &.
Ho l’ onore di dedicare la presente specie al chiarissimo professore
Edoardo Zavattari dell’ Università di Roma, che diresse la missione alla
quale si deve la scoperta del nuovo Sphaeridium.
Sphaeridium Corradinii n. sp.
Statura piuttosto grande (4-6 mm.), colorito molto costante: pronoto
con orlo giallo non molto largo, posteriormente alquanto ristretto, alle
volte accorciato. Elitre con orlo giallo che continua ampiamente nella
macchia apicale comune estesa più che nel caffrum Cast. e a differenza
di questo mai separata dall’ orlo apicale. Disco completamente nero (un
solo esemplare presenta una traccia di macchia rossa omerale offuscata).
Parti inferiori con una macchia mediana oscura, epipleure gialle, solo
anteriormente un po’ offuscate. Antenne gialle colla clava nera, palpi
giallastri esternamente anneriti. Mento con punti fitti, spazi lisci e lucidi
(visto almeno a 60 ingrandimenti). Losanga metasternale: stria longitu-
dinale impressa profondamente, come un solco, posteriormente allargata
in una fossetta a lati paralleli, punti scarsi e fini, spazi striolati di tras-
verso. Elitre del tutto prive di serie di punti più grossi. Stria laterale
Mo PIERRE I
J ap tere Ag ee va
3
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 109
del pronoto non continua alla base se non per un breve tratto all’ an-
golo posteriore. Stria suturale continua tutto intorno.
Pene (tav. IV, fig. 7) molto grande, allungato, all’ apice lanceolato
e provvisto di due corte espansioni laterali abbraccianti per un breve
tratto i lati del pene stesso, provviste inoltre di piccole spinule; scleriti
laterali lunghi quasi come quello mediano, il quale è all’ apice alquanto
allargato e poco arrotondato. Parameri lunghi appena la metà del pene.
Tibie posteriori con una sola spina sulla faccia ventrale. Onichio
anteriore del 3 (fig. B) allargato fortemente come nella maggioranza
delle specie di questo genere. Base del pronoto sinuata da ciascun lato
verso gli angoli posteriori che risultano quindi retti, come in quasi tutte
le specie africane.
Loc. class.: Ghedò, Etiopia centrale (Amara).
Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Etiopia, Ghedò, XII.36 e 1.37
(leg. C. Corradini, molti es.) — Mus. Genova: Etiopia, Scioa, Mahal
Uonz, IV.877 (leg. Antinori, 1 4).
Sphaeridium ornatum Boh.
S. ornatum Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 604. - d’ Orchymont, Ann. Soc.
Ent. France, vol. 88, 1919, p. 114-115, figg. 5 e 6.
S. consobrinum Boh., ibid., p. 605.
Secondo il d’ Orchymont (e il catalogo Junk-Knisch)
ornatum sarebbe sinonimo di consobrinum, e infatti il Boheman dice
di quest’ultimo (per distinguerlo dal primo): «capite toto nigro, ut et
colore elytrorum ab illo certe distinctum ». Conoscendo la variabilità
della colorazione delle specie del presente genere si può accettare tale
sinonimia, nel caso però che le uniche differenze fra tali specie siano
quelle messe in rilievo dall’ Autore. Il d’ Orchymont dice di aver
esaminato il tipo conservato al Museo di Stoccolma (9 e unico esem-
plare del consobrinum - n. 29162) e di essersi accertato che tali
presunte specie «ne sont que des variations de coloration d’ une méme
espèce ». Io ho esaminato gli esemplari del Museo di Genova (Uganda,
Entebbe e Victoria Nyanza) determinati per ornatum-consobrinum dal
d@ Orchymont.
Si tratta di un insetto di statura media, fortemente allungato, colla
massima larghezza dietro la metà delle elitre, e con colorazione caratte-
ristica. Pronoto nero con orlo giallo continuo, alle estremità leggermente
110 G. MARCUZZI
allargato, elitre con circa tutta la metà apicale gialla; tale colorazione
inoltre si prolunga un po’ lungo la sutura e di più lungo i lati, dove forma
! orlo laterale, inoltre la colorazione gialla è interrotta da una macchia
puntiforme nera posta lateralmente e poco distante dal margine ante-
riore della colorazione stessa. Epipleure gialle. Inferiormente: capo nero,
pro- e mesosterno giallo-testacei, metasterno cogli epimeri gialli, losanga
metasternale nera, anche posteriori con una macchia scura, addome
testaceo con tre macchie scure (due laterali e una mediana) su ciascun
sternite. Antenne brunastre, palpi gialli, tibie e- tarsi rosso-ferruginei,
femori testacei con una macchia scura mediana molto grande, rotonda
nei posteriori, allungata nei medi e anteriori. Mento lucido, finemente
punteggiato. Losanga metasternale finemente punteggiata, con un solco
nettamente inciso e allungato posteriormente. Stria laterale non continua
lungo la base, stria suturale interrotta all’ apice, poi continua. Elitre senza
serie di punti più grossi, punteggiatura finissima sul capo e sul pronoto,
più forte sulle elitre. Pronoto fortemente ristretto verso gli angoli ante-
riori, alla base sinuato da ciascun lato, angoli posteriori retti. Tibie poste-
riori con due spine alla faccia ventrale. Onichio anteriore nel 4 forte-
mente dilatato.
Edeago (tav. IV, fig. 8) a parameri raggiungenti appena la metà della
lunghezza del pene, tozzi, ristretti bruscamente poco prima dell’ apice e
quivi quasi acuti. Scleriti mediani (uno impari e due pari ai lati di questo)
bene sviluppati (nettamente visibili causa la semplicità di struttura del
pene stesso), sorpassanti in lunghezza I’ orificio del dotto eiaculatorio;
il mediano, oltre che superare in lunghezza i laterali, è all’ apice dilatato
e col margine estremo lievemente incavato. >
Materiale esaminato. - Uganda, Entebba, 1908 (leg. Dr. Bayon);
Victoria Nyanza, arcip. di Sesse, Buvuma e Bugala, 1908 (leg. Dr. Bayon,
molti es.) (materiale del Museo di Genova).
Distribuzione della specie: Caffraria (sec. cat. Junk).
Sphaeridium simplicipes n. sp.
Piccolo, superiormente nero, pronoto con orlo giallo abbastanza
largo, anteriormente e posteriormente alquanto dilatato, elitre con orlo
laterale giallo continuo, all’ apice dilatato a formare una macchia apicale
comune, la quale risale alquanto lungo la sutura, apice però un po’ offu-
scato. Colorazione inferiormente nera, epipleure e episterni metatoracici
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 111
gialli, femori rosso-ferruginei, i posteriori con una distinta macchia scura.
Palpi ferruginei, antenne offuscate. Losanga metasternale con punti abba-
stanza fitti, spazi lisci, solco molto lungo e stretto, posteriormente poco
allargato. Mento con punti non molto fitti, spazi lisci. Elitre con serie
di punti più grossi della punteggiatura fondamentale, però ben visibili
solo nella metà laterale e nei due terzi posteriori. Pronoto alla base
sinuato da ciascun lato, incavato verso gli angoli posteriori che risultano
quindi retti. Tibie posteriori inferiormente con una sola spina. Il carat-
tere più notevole è la forma dell’ onichio anteriore (nel 34), il quale è
molto stretto, sprovvisto dell’ ingrossamento triangolare. proprio del sesso
maschile in tale genere (fig. C). Tale ingrossamento ho notato in tutte
le specie esaminate sinora, ‘eccettuato lo S. Thomsoni Orch. dell’Africa
occidentale (vedi fig. D e tav. IV, fig. 11), nè gli AA. accennano mai a
una tale divergenza dalla forma tipica del genere. Il pene (tav. IV, fig. 9)
ricorda quelli dello S. bipustulatum F. della Regione paleartica (vedi
tav. IV, fig. 12), nonchè delle specie africane abbreviatum Boh. e Thomsoni
Orch., per la forma biloba della lamella (o sclerite) mediana. Però il suo
aspetto d’ insieme, la grandezza assoluta e la forma degli scleriti lo ren-
dono diverso da quelli di tali specie. Lunghezza: 3,5 mm.
Loc. class.: Arussi Galla, Ganale Gudda, III-V.893 (leg. V. Bottego),
1 esemplare 4 conservato al Museo di Genova.
Sphaeridium abbreviatum Boh.
S. abbreviatum Boh., Ins. Caffr. I, 1851, p. 603. - d’ Orchym., Ann. Soc.
Ent. France, vol. 88, 1919, p. 112-113, fig. 4.
?S. Sharpi Harold, Monatsbg. Akad. Wiss. Berlin, 1878, p. 210 (sec.
cat. Junk).
Statura massima (5 - 6,5 mm.). Colorito variabile. Pronoto con carat-
teristico orlo giallo uniformemente largo in tutta la sua estensione,
oppure (f. tip.) più dilatato anteriormente e posteriormente, elitre con
orlo laterale e macchia apicale comune, estesa a quasi tutta la metà poste-
riore, gialli D Orchymont (pag. 113) descrive una forma con macchia
omerale, ma si sa dall’ osservazione di altre specie che tale macchia può
nella stessa specie mancare o esser presente. D’ altronde lo stesso citato
Autore afferma che il colore varia tra i singoli individui. Si tratterebbe
nel caso degli esemplari dell’ Abissinia da me esaminati di una varietà
particolare di colorazione, varietà cui non credo opportuno assegnare un
PET SIERO a See
%, é
112 G. MARCUZZI
nome. Addome giallo: ciascun arco ventrale ha una macchietta nera per
parte, di modo che l’ addome risulta provvisto di due linee longitudinali
di macchie nere. Epipleure gialle. Femori gialli, i quattro posteriori con
una macchia nera ben delimitata. Antenne (eccetto la clava) e palpi
giallastri. Capo assai ristrettamente orlato di giallo anteriormente. Mento
cen punti poco profondi e radi, spazi con reticolo trasversale. La losanga
metasternale (placca mediana sopraelevata del metasterno) con punti
scarsi e fini, spazi striolati di trasverso, linea longitudinale debole, ma
distinta. Stria laterale del pronoto prolungata alla base fino quasi alla
metà delle elitre, stria suturale continua tutto intorno, avvicinandosi però
stg
larsi anteriori maschili di alcuni Sphaeridium.
A, quinquemaculatum Fabr. - B. Corradinii n. sp. - C. simplicipes n. sp. -
D. Thomsoni Orchymont.
all’ angolo apicale. Serie elitrali di punti più grossi presenti e ben distinte
solo lateralmente e in qualche esemplare limitatamente alla regione
gialla. Faccia ventrale delle tibie posteriori con due spine. Un esemplare
di Arussi Galla differisce da tale descrizione per la losanga a punti abba-
stanza fitti e di media grossezza, con solco mediano ben marcato, nonchè
per il mento con punti fittissimi e ben distinti, gli spazi però lucidi.
Edeago (tav. IV, fig. 10) a parameri poco più lunghi della metà del
pene; questo è allungato, lanceolato, all’ apice relativamente acuto; lo
sclerite mediano è sinuato come nelle altre specie vicine (bipustulatum
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 113
F., simplicipes n. sp. e Thomsoni Orch.) e sorpassante nettamente 1’ ori-
ficio del dotto eiaculatorio.
Materiale esaminato. — Mus. Trieste: Etiopia occ., Ghedò, XII.36
(leg. Corradini, 2 es.) — Mus. Genova: Arussi-Galla, Ganale Gudda, III-
V.893 (leg. Bottego, 2 es.).
Diffusione della specie: Africa orientale e meridionale (loc. class.
Caffraria); Zanzibar (sec. cat. Junk).
Sphaeridium obscurum Reg.
S. obscurum Regimb., Ann. Soc. Ent. France, vol. 76, 1906, p. 271.
Riporto la descrizione che ne fa l’A., non avendo potuto esaminare
nessun esemplare di tale specie. « Breviter ovatum, suboblongum, sub-
tiliter reticulatum, tenuiter crebe punctatum, nigrum, prothoracis margine
ante medium anguste flavo, elytris ad apicem margine angustissimo et
ante apicem macula communi utrinque plus minusve extensa flavis ornatis,
subtus niger, palpis fuscis, pedibus ferrugineis, femoribus fuscis ad
apicem ferrugineis ». Inoltre 1’ A. aggiunge: manca l’orlo giallo delle
elitre, eccetto all’ estremità, l’orlo giallo del pronoto cessa verso la metà,
la macchia comune preapicale delle elitre non è congiunta all’ orlo giallo
e completamente isolata. Qualche esemplare ha una traccia di macchia
discale antero-mediana rossa.
Loc. class.: Nairobi (Afr. Or. Ingl.).
Distribuzione della specie: Afr. Or. Ingl., Madagascar (sec. cat.
Junk).
Unisco la descrizione dello S. quinquemaculatum F. per rilevare le
differenze esistenti tra questa specie e le due africane exile Boh. e
senegalense Cast. che sono state considerate come sottospecie geogra-
fiche della prima.
Sphaeridium quinquemaculatum F.
S. quinquemaculatum Fabr., Syst. Ent. Suppl. 1798, p. 39. - Lap. Cast.
Hist. nat. Ins. II, 1840, p. 60.
S. vicinum Lap., Cast. ibid., p. 60.
S. marginatum W. S. M’Leay, Annul. Jav. 1825, p. 36; ed. 2, 1833, p.
142 (non F. Scriba).
S. tricolor Walk., Ann. Mag. Hist. (3) II, 1858, p. 209 (non Fourcr.).
S. chinense Friv., Termész. Fiizetek XII, 1889, p. 197.
114 G. MARCUZZI
Colorazione superiore: pronoto nero con orlo laterale alquanto
allargato anteriormente e posteriormente. Elitre tipicamente gialle con
due macchie nere (una omerale, |’ altra apicale, ma distante dall’ apice),
inoltre una macchia scutellare comune irregolarmente esagonale. Tali
macchie possono confluire in una sola, mentre le apicali possono essere
del tutto obliterate. La colorazione è certo molto variabile; anche Sharp
(Trans. Ent. Soc. London, 1890, pag. 357) dice: «varies greatly in the
coloured markings, of the upper surface. Walker's type of the S. tricolor
is, however, only a very slight departure from the definitely five spot-
ted form described by Fabricius ». Inferiormente nero, epipleure delle
elitre e del pronoto totalmente gialle, addome nero, zampe rosso-ferru-
ginee, femori meso- e metatoracici con macchia mediana offuscata. Palpi
e antenne ad eccezione della clava gialli. Mento con punti molto densi e
Spazi striolati di trasverso. Losanga metasternale a punti radi, ma ben
visibili, di media grandezza, superficie striolata finissimamente, solco
longitudinale sottile, ma distinto. Base del pronoto sinuata agli angoli
posteriori che sono retti. Tibie metatoraciche con una spina.
Onichio anteriore maschile provvisto del solito ingrossamento sub-
triangolare (fig. A).
Pene (tav. III, fig. 1) allungato, a lati paralleli, all’apice regolarmente
ristretto, col margine estremo nettamente troncato, caratterizzato dalla
completa assenza di espansioni lamellari laterali e dalla presenza di
una serie di forti spinule all’ estremo margine laterale. Scleriti mediani
provvisti di lunghe e caratteristiche setole, come non osservai sinora
in nessuna specie del genere.
Materiale esaminato. - Ceylon, V.869 (viaggio Doria, 1 es.); Carin
Cheba, XII.887 (leg. Fea, 1 es.): Birmania, Shwegoo-Myo, X.885 (leg.
Fea, 1 es.) (materiale del Museo di Genova).
Diffusione della specie: Asia mer., Cina, Formosa, Is. della Sonda
(sec. cat. Junk).
BIBLIOGRAFIA
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Castelnau, Hist. Nat. Ins. Col. II, 1840, p. 60-61.
Deville, Notes sur les espèces francaises du genre Sphaeridium F. (Bull.
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Franck e Sokolowsky, Ueber die europàischen Arten der Gattung
Sphaeridium F. (Ent. Blatter, 29, 1933, H. 4, p. 155).
PEPE IT ae
SPHAERIDIUM DELL’ AFRICA ORIENTALE 115
Ji oy, A note on the british species of Sphaeridium F. (Ent. Montly Mag.
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Knisch, Cat. Col. Junk, 1924 (Hydrophilidae), P. 79.
Menozzi, Nota su una quarta specie del genere Sphaeridium F. (Boll.
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d’ Orchymont, Contribution a l’étude des sous-familles des Sphae-
ridiinae et des Hydrophilinae (Ann. Soc. Ent. France, vol. 88, 1919,
p. 112).
Regimbart, Dytiscidue, Gyrinidae, Hydrophilidae (Bull. Soc. Ent. Ital.,
36, p. 220). ‘
—, Voy. Allaud Afr. Or. Dytiscidae, Gyrinidae, Hydrophilidae. (Ann. Soe.
Ent. France, vol. 25, 1906, p. 124).
—, Hydrophilides provenant du voyage de M. Fea dans |’ Afriq. occ. (Ann.
Mus. Genova, S. 3, III, p. 62, 1907-1908).
Sharp, On some aquatic Coleopt. from Ceylon (Trans. Ent. Soc. London,
1890, p. 339-359).
—, A note on british species of Sphaeridium (Ent. Mont. Mag., 55, 1919,
p. 124).
Thomson, Voyage au Gabon (Arch. Ent., T. II, 1858, p. 40).
116
Dott. D. GuUIGLIA
UNA NUOVA CERCERIS DELL’ ETIOPIA
(Hymen. Sphecidae)
La Cerceris che qui descrivo appartiene alle raccolte imenotterolo-
giche compiute dal Magg. C. Lomi (Trieste) in diversi punti dell’ Africa
Orientale Italiana, raccolte che il Prof. G. Miiller, Direttore del Museo
Civice di Storia Naturale di Trieste, ha voluto molto cortesemente affi-
darmi in studio.
Cerceris moestissima n. sp.
Fig. 1)
$. Capite nigro, dimidio anteriore rufo-ferrugineo. Mandibulis rufo
ferrugineis apice nigris. Antennarum flagello latere superiore nigro, latere
inferiore leviter ferrugineo, articulo ultimo. fere toto rufo-ferrugineo;
scapo etiam rufo-ferrugineo superne nigrescente. Alis anterioribus fuscis,
dimidio inferiore apicali hyalino, alis posterioribus hyalinis dimidio basali
obscurato.
Clypei areola mediana opaca in medio excavata, punctis sparsis
leviter impressis, margine antico subsinuato. Orbitis subparallelis prope
verticem levissime convergentibus. Ocellis posterioribus ab oculis fere
1/3 magis distantibus quam inter se. Flagelli articulo secundo quam tertio
fere 1/4 longiore. Thorace opaco, crasse, profunde et dense punctato;
segmenti mediani areola triangulari transverse rugosa. Tergito I profunde
et regulariter punctato, tergitis sequentibus punctis quam in tergito I
gradatim minoribus et minus densis.
Areola pygidiali crasse et irregulariter punctata apice truncata.
Long. 12 mm.
9 ignota.
Gota (Aethiopia meridionalis), 9- 1936, leg. C. Lomi, Holotypus in
Museo Januense.
&. Colorazione quasi totalmente nera, sono rosse ferruginee solo
le seguenti parti: il capo fino all’ inserzione delle antenne, le mandibole,
eccettuata la porzione apicale, lo scapo (il lato superiore si presenta
un poco infoscata) e la massima parte dell’ ultimo articolo delle antenne.
CERCERIS DELL’ ETIOPIA 117
Sfumature ferruginee più o meno accentuate si osservano pure su tutto
il lato inferiore del funicolo, particolarmente in corrispondenza degli arti-
coli basali e apicali. Le ali anteriori sono di colore castagno a riflessi
violacei con una grande zona ialina estendentesi su gran parte della metà
inferiore della parte distale dell’ ala stessa. Le ali posteriori sono ialine
4
Fig. I. — Cerceris moestissima n. sp.. - — 1. Capo. - 2. Primo e secondo
tergite. - 3. Ala anteriore. - 4. Pigidio. - 5. Area triangolare del segmento mediano.
con una grande macchia pure di colore castagno a riflessi violacei sulla
porzione basale. Le nervature sono testacee.
L’ area mediana del clipeo è opaca con una profonda concavità nel
mezzo; la sua superficie presenta una microscopica scultura fondamen-
tale a cui si sovrappongono pochi punti sparsi, assai fini e leggermente
118 D. GUIGLIA
impressi. La carena interantennale è bene sviluppata, prominente ed
acuta. Al disopra dell’ inserzione delle antenne la faccia si presenta pro-
fondamente punteggiata con rughe longitudinali più o meno evidenti. Sul
vertice si osserva una microscultura fondamentale finissima a cui si sovrap-
pongono punti grandi, profondi e piuttosto regolarmente conformati, che
al centro sono un poco più radi che sulle parti laterali. Le orbite sono
subparallele, appena leggermente convergenti sul vertice. La distanza fra
gli ocelli posteriori è circa uguale ai 2/3 della distanza fra essi e l’occhio.
Il 3° articolo del funicolo delle antenne è i 3/4 circa del 2°.
Il pronoto presenta sulle porzioni laterali rughe grossolane, sulla
porzione dorsale punti profondi di dimensioni diverse; le carene ai lati
sono bene pronunziate. Sul mesonoto si osservano, sovrapposti ad una
fina microscultura fondamentale, punti grossolani, densi, profondamente
impressi e di dimensioni varie. Lo scutello, visibilmente convesso, pre-
senta una scultura presso a poco simile a quella del mesonoto. Sul post-
scutello i punti sono un poco più piccoli ed irregolari. L’ area triangolare
del segmento mediano è ampia con una caratteristica e ben marcata
rugosità trasversa; la porzione dorsale del segmento mediano stesso è
grossolanamente e profondamente punteggiata, la parte declive è medial-
mente lucida con una leggera parvenza di rugosità trasversa, le parti
laterali sono trasversalmente rugose. Le mesopleure si presentano gros-
solanamente e profondamente punteggiate.
Il peziolo, medialmente inciso presso il margine posteriore, è breve,
la sua lunghezza è i 2/3 circa della larghezza. Sulla superficie di tutti
i tergiti si osserva una fina microscultura fondamentale a cui si sovrap-
pongono punti profondi, regolarmente conformati che, grandi e densi sul
I tergite, vanno gradatamente diventando più radi e più piccoli sui tergiti
seguenti. L’ area pigidiale, a lati paralleli e ad apice tronco, presenta la
superficie assai irregolarmente punteggiata, a punti fondamentali finis-
simi sono sovrapposti punti sparsi, grossolani, di dimensioni varie. Ai
lati del margine posteriore del penultimo sternite si osservano due ciuffi
di peli bruno-rossicci alla base e biancastri all’ apice, peli dello stesso
colore si notano pure sull’ ultimo sternite; sulla rimanente superficie
ventrale la pubescenza è assai fine, rada e addensata in modo particolare
al margine posteriore dei singoli sterniti.
I denti al margine superiore delle tibie III sono radi (6 in una tibia,
5 nell’ altra).
fm E ‘ A
ERCERIS DELL’ ETIOPIA © o ‘ Da
Per la sua colorazione intensamente nera questa specie si distingue
dalle altre Cerceris etiopiche da me conosciute sia de visu sia attraverso
le descrizioni. Anche al Dr. F. Maidl, che gentilmente ha voluto esami-
narla e confrontarla con le specie del Museo di Vienna, risulta essere
«nuova ed assai caratteristica come colore. Ho tentato di fissare la sua
posizione nei vari gruppi stabiliti da Arnold (*), ma senza l’ esame della
femmina ciò mi riesce alquanto difficile, per cui credo per il momento
conveniente non fare nè riavvicinamenti nè confronti per evitare pos- pi
sibili errori di interpretazione. ;
STO a E 1 E ROTA,
(1) Ann. Transv. Mus., XIV Part 2, 1931, pag. 136 e seguenti. 4 ¥
120
Dott. G. Bacci
NUOVO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA
DELLA MALACOFAUNA DELL’AFRICA ORIENTALE ITALIANA
In questo contributo tratto una serie di Molluschi terrestri e d’acqua
dolce delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
Numerosi raccoglitori hanno contribuito alla costituzione della presente
raccolta che comprende specie di varie regioni dell’ Impero. Descrivo
alcune forme nuove, riesamino forme critiche 0 poco conosciute e pre-
ciso con un maggior numero di reperti |’ area di diffusione di altre.
I vari raccoglitori, fra i quali ricordo Antinori, Ruspoli e Bottego,
sono citati volta per volta nel corso del lavoro. Fra gli ultimi in ordine
di tempo mi è caro segnalare il Prof. Pietro Parenzan e il Dr. Giovanni
Cecioni, che qui ancora una volta ringrazio.
Classis Gastropoda
Fam. VIVIPARIDAE
Gen. Viviparus Montfort, 1816
Sez. Bellamya Jousseaume, 1886
Viviparus (Bellamya) unicolor (Olivier)
1804 Cyclostoma unicolor Olivier, Voy. Emp. Othom., II, p. 39; Atl., tv.
XXXI, f. 9a e 9b.
L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), 4 es.
Per quanto non conservino traccia di setole, gli esemplari in esame
si avvicinano al Viv. unicolor capillatus (Frauenf.) del bacino dello Zam-
besi, della Rhodesia e di Zanzibar.
Fam. AMPULLARIIDAE
Gen. Pila «Bolten» Réding, 1798
Pila gradata (E. A. Smith)
1881 Ampullaria gradata E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 289,
tv. XXXIII, f. 22-22 a.
Uebi Gestro (2? sped. Ruspoli), numerosi esemplari.
a Fe tS ti SE en TY may. Te SL
a è SL > ii
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 121
Pila speciosa (Philippi)
1849 Pila speciosa Philippi, Zeitschr. f. Malak., VI, p. 18.
Uebi Scebeli: Scioscioblè (2% sped. Ruspoli), 1 es.; torrente Baidoa
(Cap. C. Citerni), 2 es.
Gen. Lanistes Montfort, 1810
Lanistes carinatus (Olivier)
1804 Ampullaria carinata Olivier, Op. cit., p. 39; Atl., tv. XXXII, f. 2.
Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari.
Fam. POMATIASIDAE
Gen. Otopoma Gray, 1850
Sez. Otopoma s. str.
Otopoma (Otopoma) obtusum Pfeiffer
1862 Otopoma obtusum Pfeiffer, Malak. Blatt., XI, p. 202.
1863 Otopoma obtusum Pfeiffer, Nov. Conch., II, p. 226, tv. LIX, f. 3-4.
Hafun (Dr. R. Varriale), diversi esemplari.
Sez. Georgia Bourguignat, 1882
Otopoma (Georgia) naticopsis (Bourg.)
1882 Georgia naticopsis Bourguignat in Revoil, Faune et flore Comalis.
p. 71, tv. III, f. 43-48.
Gardò; 20 Km. a S. di Hanghei; Uadi Chellichet (Dr. G. Cecioni),
diversi esemplari.
Questa specie è limitata alla Somalia settentrionale.
Otopoma (Georgia) guillainopsis (Bourg.)
1882 Rochebrunia guillainopsis Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 81.
Mogadiscio (March. Negrotto Cambiaso), 1 es.; Itala, 50 Km. verso
l’ interno, nella boscaglia (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari.
Gli esemplari di Itala si distinguono da quelli tipici di Mogadiscio
per la spira più elevata, l’ apertura comparativamente più piccola e
l’ ombelico quasi completamente ricoperto, facendo così passaggio alla
razza seguente.
er 2 * Pi “ n PN a de dee Aia
— E ica
122 G. BACCI
Otopoma (Georgia) guillainopsis obbiensis Connolly
1928 Otopoma (Georgia) guillainopsis obbiensis Connolly, Atti Soc. Mat.
Nat. Modena, (6) VII, p. 133, tv. III, f. 6.
77 Km. a N.E. di Obbia (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari.
La colorazione è roseo violacea esternamente e giallo aranciata
all’ interno come nella forma tipica.
Otopoma (Georgia) guillaini (Petit)
1850 Cyclostoma guillaini Petit, Journ. Conchy., I, p. 51, tv. IV, f. 3.
Km. 130 da Gherrouei per Bender Chassim (Dr. G. Cecioni), 1 es.
Per quanto superi sensibilmente le dimensioni degli esemplari stu-
diati dal Connolly, corrisponde perfettamente alle descrizioni ed è netta-
mente distinguibile dalla specie precedente.
Otopoma (Georgia) perrieri Bourguignat
1881 Opotoma perrieri Bourguignat, Moll. Comalis Medjurt., p. 4.
1928 Otopoma (Georgia) perrieri Connolly, Op. cit., p. 37 (ubi synonimia).
Km. 60 da Rocca Littorio per Gherrouei; tra Bugda Acable ed El
Dubbo; piana a circa 5 Km. da El Gambole; ripa di Baduein (Dr. G.
Cecioni), numerosi esemplari di ciascuna località.
Come già osservò il Connolly, la scultura spirale non è evidente
negli esemplari più freschi.
Otopoma (Georgia) perrieri revoili (Bourg.)
1882 Georgia revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 76, tv. III f. 52-53.
Ehil; Gardò; Bur Gheri Fud, 50 Km. a N. di Gardò; M. Carcar
(Dr. G. Cecioni), diversi esemplari.
Specialmente gli esemplari di Bur Gheri Fud presentano coste spi-
rali assai pronunciate, molto più evidenti di quelle che si riscontrano
negli esemplari dell’ Otopoma perrieri. Questa forma sembra vivere in
colonie distinte dalla precedente, per quanto si trovi nelle stesse regioni.
Gen. Tropidophora Troschel, 1847
Sez. Ligatella Martens, 1880
Tropidophora (Ligatella) anceps dauaénsis (Kobelt)
1895 Cyclostoma anceps Martens (non 1878), Ann. Mus. Civ. St. Nat.
Genova, XXXV, p. 63.
1910 Ligateliu dauaénsis Kobelt. Abhancl. Senek. Naturf. Ges., XXXII, p
ANS Tiny IDGe ais. IGS
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 123
Fra Bardera e Brava (1% sped. Bottego), 1 es.
Il Martens determinò questo esemplare come Cyclostoma anceps.
Trattasi però di una forma che ne differisce per la minore grandezza
(18 mm. di alt: per 18 di diam.), per la spira maggiormente elevata, per
il peristoma più dilatato e si identifica per questi caratteri con la Liga-
tella dauaénsis Kobelt. E’ comunque innegabile la stretta affinità di
quest’ ultima con la L. anceps, della quale si può considerare pertanto
una sottospecie settentrionale.
Tropidophora (Ligatella) cecionii n. sp.
Testa turbinata, aperte et pervie umbilicata, depresse globoso conica,
sculptura spirali in anfractibus supremis et in parte supera anfractus
ultimi obsoleta, caeterum laevis; spira breviter conica; sutura impressa.
Fig. I. — Tropidophora (Ligatella) cecionii n. sp.
Anfractus 51/2 convexi, rotundati, ultimus maior, tumidulus, antice
descendens, ad aperturam subconstrictus. Apertura paulum obliqua, sub-
circularis, supra subangulata, peristomate recto, reflexo, marginibus callo
brevi iunctis, externo supra producto.
Operculum testaceum, striatulum, facie externa centro concava,
anfractibus 41/2 rapide accrescentibus.
Diam. mai. 20, min. 18, altit. 19 mm.
Questa specie si distingue dalla Tropidophora (Ligatella) anceps
Martens per l’ apice più ottuso, gli anfratti più stretti e la mancanza
di scultura spirale intorno all’ ombelico; le dimensioni sono poi costan-
temente minori.
124 G. BACCI
Gli esemplari, raccolti dal Dr. Giovanni Cecioni a 5 Km. a N. di
Buloburti, hanno perso la colorazione originaria e appaiono del tutto
sbiancati.
Olotipo e cotipi nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale
di Genova. |
Tropidophora (Ligatella) erlangeri carolinae (Kobelt)
1910 Ligatella erlangeri sebsp. carolinae Kobelt, Op. cit., p. 42, tv. IX, f. 5-6.
Gambole, piana gessosa con rari cespugli (Dr. G. Cecioni), 1 es.
Questa forma sembra assai diffusa nella Somalia meridionale e
nell’ Oltregiuba.
Tropidophora (Ligatella) dubiosa (Kobelt)
1910 Ligatella dubiosa Kobelt, Op. cit., p. 47, tv. IX, f. 15.
50 Km. da Itala verso Il’ interno (Dr. G. Cecioni), 2 es.
Questa specie era finora conosciuta solamente di Chisimaio.
Fam. HYDROBIIDAE
Gen. Bithynia Leach, 1818
Sez. Parabithynia Pilsbry, 1928
Bithynia (Parabithynia) alberti (E. A. Smith)
1888 Bythinia alberti E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 54.
1897 Bithynia (Gabbia) alberti Martens in Stuhlmann, D. Ost Afrika, IV,
Besch. Weichth., p. 190, tv. VI, f. 32.
Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), 2 es.
Questa specie non era finora conosciuta per la Somalia.
Fam. MELANIIDAE
Subfam. PALUDOMINAE
Gen. Cleopatra Troschel, 1856
Cleopatra bulimoides (Olivier)
1804 Cyclostoma bulimoides Olivier, Op. cit., p. 39; Atl. tv. XXXI, f. 6.
Uebi Scebeli: Buloburti (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari; L.
Stefania (2? sped. Bottego, settembre 1896), 4 esemplari.
Gli esemplari del L. Stefania, per l’ allungamento della spira, ricor-
dano la Cleopatra pauli Bourg. dell’ Auasc.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 125
Cleopatra bulimoides pirothi (Jickeli)
1881 Cleopatra pirothi Jickeli, Jahrb. Deutsch. malak. Ges., VIII, p. 338.
1897 Cleopatra pirothi Martens in Stuhlmann, Op. cit., p. 185.
1909 Cleopatra pirothi Kobelt in Martini e Chemnitz, Syst. Conch. Cab.,
N. F., II, Paludina, p. 391, tv. LXXVI, f. 8.
1888 Cleopatra eminì E. A. Smith, Proc. Zool. Soc. London, p. 54, f. 2.
1909 Cleopatra emini Kobelt in Martini e Chemnitz, Op. cit., p. 391, tv.
IDO iL
1911 Cleopatra emini Thiele, Wiss. Ergebn. D. Zentr. Afr. Exp. (1907 -
1908), III, p. 210.
1927 Cleopatra pirothi Pilsbry e Bequaert, Bull. Am. Mus. Nat. Hist.,
LIII, p. 298.
Nel letto dell’ Atbara (Cap. E. A. D’ Albertis, 5-II-1901), 2 es.
La Cl. pirothi è stata descritta dall’ Jickeli su esemplari provenienti
da Harasa fra l’Atbara e il Bahr el Salam (Martens, Op. cit., 1897, p. 196),
la Cl. emini, dal Martens e dal Pilsbry identificata con la Cl. pirothi, pro-
viene dal L. Alberto. La stessa forma è stata citata subfossile dal Martens
per il bacino di Fayum in Egitto insieme ad una varietà unicarinata. Una
altra varietà è stata poi descritta per il fiume Lualama (var. elata Daut-
zenberg e Germain), un’ altra ancora per Lealui nell’ alto Zambesi nella
Rodesia nord-occidentale (var. rufolirata Germain). Non vi è chi non rilevi
la strana distribuzione di questa forma che sembra distribuita ai margini
dell’ area di diffusione della Cl. bulimoides. Dei miei esemplari, prove-
nienti da una località prossima a quella tipica della CI. pirothi, uno
presenta le due carene caratteristiche di questa forma, della quale può
essere considerato un rappresentante tipico, l’ altro presenta due carene
appena marcate e forma manifestamente un passaggio alla Cl. bulimoides.
In un altro lavoro ho considerato la Cl. percarinata Bourg. come una
forma della Cl. bulimoides e non vi è dubbio che in questo caso si tratta
di un fatto analogo. La comparsa di carene sulla conchiglia non è rara
nelle Melaniidae come nei Viviparidae e tale fenomeno, per quanto
morfologicamente vistoso, non sembra avere grande importanza dal punto
di vista sistematico. E? difficile decidere se in questo caso si tratti di
una razza o sottospecie geografica ben distinta, oppure no: il fatto però
che in regioni lontane compaiono forme quasi identiche suggerirebbe il
contrario.
Cleopatra rugosa Connolly
1925 Cleopatra rugosa Connolly, Ann. Mag. Nat. Hist., XVI, p. 424.
1928 Cleopatra rugosa Connolly, Op. cit., p. 140, tv. III, f. 7.
Fra Lugh e Bardera (1% sped. Bottego, VII-1893), 2 es.
126 G. BACCI
Trattasi di esemplari giovani, di colore bruno tendente al fulvo, che
presentano solamente 6 giri; per il resto corrispondono perfettamente alla
descrizione e alla figura originali. Unica località finora indicata era le
paludi saline di Agherrar nel medio Giuba.
Cleopatra ferruginea (Lea)
1850 Melania ferruginea Lea, Proc. Zool. Soc. London, p. 182.
Stagno Saha presso Decie (2% sped. Bottego, 31-X-1895), 4 es.
Questa specie, estremamente diffusa nell’ Africa centrale ed orien-
tale, era conosciuta per la Somalia italiana solamente di Matagoi.
Subfam. MELANIINAE
Gen. Melanoides Olivier, 1804
Melanoides tuberculatus (Miiller)
1774 Nerita tuberculata Miller, Verm. terr. fluv. Hist., II, p. $1.
Saati (Dr. Ragazzi, II-1893); L. Ararobi (Prof. P. Parenzan, V-1939);
L. Stefania (2* sped. Bottego, IX-1896); Uebi Scebeli: Buloburti (Dr.
G. Cecioni), in esemplari numerosi dovunque.
Fam. ELLOBIIDAE
Gen. Pedipes Bruguière, 1792
Pedipes moreleti (Pilsbry e Becquert)
1872 Melampus granum Morelet (non Gassies, 1869), Ann. Mus. Civ. St.
Nat. Genova, III, p. 205, tv. IX, f. 14.
1874 Laemodonta granum Jickeli, Nov. Act. Leop. Car. Ak. Naturf.,
XXXVII, p. 178. .
1883 Laemodonta granum Bourguignat, Malac. Abyss., p. 123.
1927 Melampus moreleti Pilsbry e Becquaert, Op. cit., p. 100.
Isola Sceic Said (Issel), diversi esemplari.
Questa specie è stata descritta dal Morelet sotto il nome di Melam-
pus granum. Tale nome era già stato usato dal Gassies nel 1869 ed è
per questo che Pilsbry e Bequaert hanno denominato la specie Melampus
moreleti. Peraltro dall’ esame dei tipi risulta che essa è riferibile al gen.
Pedipes in quanto presenta una conchiglia di forma ovalare solcata da
linee spirali; l’ apertura è ovale e non allungata, è provvista di tre pieghe
sporgenti sulla callosità columellare e di un ispessimento dentato sul
margine esterno del peristoma.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 127
Fam. LYMNAEIDAE
Gen. Radix Montfort, 1810 i
Radix natalensis perrieri (Bourg.)
1881 Limnaea perrieri Bourguignat, Op. cit., p. 11.
Sorgente di Ehil (Prof. E. Zavattari).
Questa forma della R. natalensis sembra essere limitata alla So-
malia settentrionale.
Radix caillaudi (Bourg.)
1883 Limnaea caillaudi Bourguignat, Op. cit., pp. 89 e 125, tv. X, f. 100 -
101.
L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), 1 es.
Si è convenuto di separare dalla R. natalensis, sud-africana, la R.
caillaudi Bourg., a diffusione più settentrionale, di forma più allungata
e con spira più alta, ma non è possibile stabilire una distinzione sicura.
Taluni autori inclinano a ritenere che si tratti di un’ unica specie che
dà origine a diverse forme regionali. Questo può spiegare come certe
varietà sono state attribuite ora all’ una ed ora all’ altra forma.
Fam. PLANORBIDAE
Gen. Bulinus Miller, 1781
Sez. Pyrgophysa Crosse, 1879
Bulinus (Pyrgophysa) forskali (Ehremb.)
1831 a Ehremberg, Symb. Phys., Evertebrata, I, Mollusca,
p. h
Fiume Sagan (2? sped. Ruspoli, X-1893), 2 es.; Uebi Scebeli a Bu-
loburti (Dr. G. Cecioni), 1 es.
Gli esemplari del Sagan si avvicinano per la forma al B. (P.) sca-
laris (Dunker), che in Africa occidentale si può considerare vicariante
del B. forskali.
Gen. Biomphalaria Preston, 1910
Biomphalaria adowensis (Bourg.)
1879 Planorbis adowensis Bourguignat, Descr. Moll. Egypte, p. 11.
Filfil in Eritrea a 700 m. (I. Boldrati, IV-1916), numerosi esemplari.
E’ evidente la stretta affinità di questa forma con la Biomphalaria
riippelli (Dunker) da cui differisce per la forma globosa e l’accrescimento
128 G. BACCI
spirale più rapido; per questo riferisco il Plan. adowensis al gen. Biom-
phalaria Preston, per quanto manchino prove anatomiche.
Gen. Afroplanorbis Thiele, 1931
Afroplanorbis boissyi tanganikanus (Bourg.)
1888 Planorbis tanganikanus Bourguignat, Icon. Mal. Tanganika, tv. 1,
i, 11h
1890 Planorbis tanganikanus Bourguignat, Ann. Sc. Nat. Zool., (7) X, p.
GH ive aL
1904 Planorbis bozasi A. T. de Rochebrune e Germain, Bull Mus. Hist. Nat.
Paris, p. 141.
1904 Planorbis bozasi A. T. de Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool.
France, XVII, p. 9, tv. f. 2-3.
L. Hora Abaita (Prof. P. Parenzan, 28-VI-1939), diversi esemplari.
Alcuni esemplari non del tutto sviluppati di questa forma hanno
l’ultimo giro della conchiglia più dilatato che quelli completamente svi-
luppati, leggermente declive e l’ apertura più sviluppata in larghezza.
Caratteri che coincidono con quelli dati da De Rochebrune e Germain
per il Plan. bozasi delle rive del L. Cialla nel paese degli Ualamo. Gli
esemplari adulti presentano un giro di più, ciò che porta ad una mag-
giore estensione della concavità inferiore della conchiglia, caratteristica
del Pl. tanganicanus, cui perfettamente corrispondono. Il Planorhis
bozasi deve quindi essere considerato come una forma giovanile del
tanganikanus.
Gen. Planorbula Haldemann, 1842
Planorbula alexandrina (Ehremberg)
1831 Planorbis alexandrinus Ehremberg, Op. cit., p. (18).
1898 Planorbula boccardi Pollonera, Boll. Mus. Torino, XIII, n. 313, p. 11,
tyes fh, 22029.
1898 Planorbula alexandrina Pollonera, Op. cit., p. 11.
Adi Ugri (De Boccard), 2 es.
Un esemplare è stato classificato dal Pollonera come PI. alexandrina,
l’ altro denominato Pl. boccardi, ma cal loro confronto non ho potuto
constatare differenze che esorbitino dal campo della normale variabilità
individuale. La maggiore rapidità di accrescimento dei giri e la maggiore
profondità dell’ ombelico superiore sono appena accennate e si riscon-
trano anche in altri individui raccolti nell’ Eritrea.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 129
Fam. SUCCINEIDAE
Gen. Succinea Draparnaud, 1801
Succinea limicola Morelet
1872 Succinea limicola Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p.
Gals ia INS ae Gh
Bet Ghirghis presso Asmara, pascoli pietrosi a 2000 m. (I. Boldrati,
III-1916), numerosi esemplari.
Alcuni degli esemplari in esame raggiungono 9 mm. di altezza supe-
rando notevolmente le dimensioni degli esemplari tipici. Come molte
altre Succinee africane, questa specie ha acquistato abitudini terrestri.
Fam. VERTIGINIDAE
Gen. Pupoides L. Pfeiffer, 1854
Pupoides samavaensis (Palad.)
1870 Pupa caenopicta Blandford, Geol. Zool. Abyss., p. 476.
1872 Pupa caenopicta Morelet, Op. cit., p. 200.
1872 Bulimus samavaensis Paladilhe, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III,
peetAS tye def 20:
1872 Bulimus vermiformis Paladilhe, Op. cit., p. 15, tv. I, f. 25.
1890 Bulimus vermiformis Jousseaume, Bull. Soc. Mal. France, VII, p. 86.
1872 Bulimus cerealis Paladilhe, Op. cit., p. 16, tv. I, f. 22-23.
1931 Pupoides cerealis Connolly, Ann. Mag. Nat. Hist., (10) VIII, p. 333.
1874 Buliminus (Napaeus) fallax Jickeli, Op. cit., p. 271, tv. V, f. 1 a-c.
1883 Bulimus sennaaricus Bourguignat, Op. cit., pp. 44 e 59.
1890 Bulimus sennaaricus Jousseaume, Op. cit., p. 85.
1883 Bulimus aethiopicus Bourguignat, Op. cit., pp. 62 e 111.
1889 Bulimus ragius Jousseaume, Bull. Soc. Mal. France, VI, p. 349.
1890 Bulimus ragius Jousseaume, Op. cit., p. 86.
Bass Naroc (L. Rodolfo) (2% sped. Bottego, IX-1896); Uebi Scebeli
a Buloburti (Dr. G. Cecioni), diversi esemplari.
Dall’ esame dei tipi del Museo di Genova ho potuto rendermi conto
che Bulimus samavaensis Palad., Bul. cerealis Palad. e Bul. vermiformis
Palad. sono uniti fra loro, nella località tipica stessa (Cursi pr. Aden),
da forme di passaggio e per altre località dell’ Eritrea ho constatato lo
stesso fatto. Il Connolly, nel suo lavoro sui molluschi delia Somalia bri-
tannica, nega che Pupoides cerealis (Palad.) sia identificabile col Pupoides
sennaaricus (Pfeiffer) o col Pupoides caenopictus (Martens), basandosi
sul ricco materiale di confronto del Museo Britannico. Comunque mi
sembra certo che la forma di Pupoides che si trova nella Eritrea, nella
Somalia e nel territorio dei Galla e Sidamo è identica a quella dello
Jemen e che pertanto deve andare, almeno provvisoriamente, sotto il
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. if
2
m2
È
aT VARO ele
130 G. BACCI
nome di Pupoides samavaensis (Palad.), come quello precedentemente
descritto fra i tre dei quali ho accertato la sinonimia.
Fam. ENIDAE
Gen. Rhachis Albers. 1850
Rhachis hildebrandti (Martens)
1878 Buliminus (Rhachis) braunsii var. hildebrandti Martens, Mon. Ak.
Wiss. Berlin, p. 294, tv. II, f. 1-2.
1889 Rachis hiidebrandii Bourguignat, Moll. Afr. Equat., p. 59.
Km. 50 da Itala verso 1’ interno (Dr. G. Cecioni), 4 es.
Questa specie, citata una sola volta dal Bourguignat per la bassa
valle dell’ Uebi, non era stata più ritrovata in Somalia.
Gen. Rhachistia Connolly, 1925
Rhachistia rhodotaenia (Martens)
1879 Buliminus (Rhachis) rhodotaenia Martens, v. d. Deckens Reisen, III,
Deas iva dest:
Cellago, Giacorsa, Aloi (2° sped. Ruspoli, luglio-agosto 1893). _
I numerosi esemplari raccoiti confermano l’ abbondanza di questa
specie lungo tutto il corso del Daua.
Gen. Cerastus Albers, 1850
Cerastus vigonii (Pollonera)
1888 Buliminus vigonii Pollorera, Boll. Mus. Torino, II, n. 37, p. 3.
1888 petra vigonit Pollonera, Bull. Soc. Mal. It., XIII, p. 65, tv. IIL
Mahal Uonz nello Scioa (March. O. Antinori, 1880), 1 es.
Le sottili linee spirali che si osservano, specialmente negli interstizi
fra una costicina e l’altra, differenziano questa forma da quelle del
ciclo del Cerastus abyssinicus (Beck).
Cerastus sacconii (Pollonera
1888 Buliminus sacconii Pollonera, Op. cit., p. 3.
1888 Buliminus sacconii Pollonera, Op. cit., p. 66, tv. III, f. 8.
Acque termali di Fin Finni nello Scioa (March. O. Antinori, VI-
1878), 1 es.
Per la presenza di fini linee spirali questa specie appartiene al
gruppo della precedente; il Cerastus amaliae Kobelt, che il Thiele (Sitz.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 131
Ges. Naturf. Fr. Berlin, 1933, p. 312) non riteneva distinguibile da questa
forma, è separabile per il profilo più rigonfio della conchiglia e 1’ apice
più ottuso, come risulta dal confronto con esemplari del C. amaliae di
Javello, determinati dal Prof. C. Piersanti. Può forse trattarsi di due
razze locali.
Gen. Zebrinops Thiele, 1951
Zebrinops revoili (Bourg)
1882 Limicolaria revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., p. 42, tv. II, f.
24-26.
130 Km. da Gherrouei per Bender Chassim (Dr. G. Cecioni), 1 es.
Le specie di questo genere sono limitate alla Somalia settentrionale.
Gen. Passamaella L. Pfeiffer, 1877
Sez. Euryptyxis P. Fischer, 1883
Passamaella (Euryptyxis) revoili (Bourg.)
1882 Bulimus revoili Bourguignat in Revoil, Op. cit., pp. 27 e 91, tv. I, f. 1.
Ehil; Baduein; Gardò (Dr. G. Cecioni).
Questa specie, appartenente ad un genere diffuso nell’ Arabia meri-
dionale ed a Socotra, è comune nella Somalia britannica e in Migiurtinia.
Fam. FERUSSACIIDAE
Gen. Caecilioides Herrmannsen, 1846
Caecilioides caprai n. sp.
Testa minuta, imperforata, aciculari, gracili, diaphana,
lacteo eburnea; spira sursum subattenuata apice obtusulo;
anfractibus 6 convexiusculis, sutura impressa separatis;
ultimo 1/3 longitudinis vix adaequante; apertura ovato
piriformi; peristomate acuto, simplici, recto; margine
dextro vix arcuato; basali arcuatulo; columella arcuata ac
sat truncata ad basim aperturae non attingente; marginibus
callo tenui iunctis.
Longit. 41/2; diam. 1 i/4 mm.
Differisce dalla Caec. soleilleti (Paladilhe), per la
maggiore convessità degli anfratti, per la columella forte-
Fig. Il. mente arcuata e nettamente troncata alla base; dalla Caec.
Caecilioides advena (Ancey) dell’ Africa meridionale si distingue per
capratn-sp. |’ apertura meno alta e maggiormente slargata alla base.
132 G. BACCI
Raccolta a Gersale in 2 esemplari, di cui uno immaturo, dal Dr.
Giovanni Cecioni.
Olotipo e cotipo nella collezione del Museo di Genova.
La specie è dedicata al Dr. Felice Capra, conservatore nel Museo
Civico di Storia Naturale di Genova.
Fam. SUBULINIDAE
Gen. Subulina Beck, 1837
Subulina erlangeri (Boettger)
1907 Subulina erlingeri Boettger, Nachr. Deutsch. Mal. Ges., p. 137.
1910 Subulina erlangeri Kobelt, Op. cit.. p. 36, tv. XI, f. 12-13.
Km. 5 a Nord di Buloburti (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari.
Nessuna Subulina era finora conosciuta per la Somalia Italiana.
Gen Homorus Albers, 1850
Homorus antinorii (Morelet)
1872 Achatina antinorii Morelet, Op. cit., p. 199, tv. IX, f. 9.
Pascoli pietrosi di Bet Ghirghis presso Asmara a 2200 m. (I. Bol-
drati, IiI-1916); valle di Neberet (Ragazzi, II-1893).
Questa specie sembra assai comune negli altipiani dell’ Hamasien.
Homorus variabilis (Jickeli)
1874 Subulina variabilis Jickeli, Op. cit., p. 139, tv. V, f. 22.
Asmara (I. Boldrati), diversi esemplari.
Comune nell’ Hamasien insieme alla specie precedente.
Gen. Zootecus Westerlund, 1877
Zootecus insularis (Ehremberg)
1831 Pupa insularis Ehremberg, Op. cit., p. (15).
Ehil; Gherrouei (Dr. G. Cecioni), 4 es.
Fam. ACHATINIDAE
Gen. Achatina Lamarck, 1799
Achatina lactea (Reeve)
1849 Achatina lactea Reeve, Conch. Icon., V, Achatina, tv. XII, sp. 41.
Km. 50 da Itala verso l’ interno; fra Bugda Acable ed El Dubbo;
Buloburti (Dr. G. Cecioni).
E’ assai comune nella Somalia meridionale.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 133
Achatina fulica (Férussac)
1821 Helix (Cochlitoma) fulica Férussac, Tabl. Syst., III, p. 53.
1885 Achatina milne-edwardsiana Revoil, Bull. Soc. Mal. France, p. 98,
ino Ve oh
1895 Achatina milne-edwardsiana Martens, Op. cit., XXXV, p. 64.
Magala Umberto I sull’ Uebi Gestro (1% sped. Ruspoli); torrente
Baidoa (Cap. C. Citerni, XI-1911).
Gli individui maggiori di questa specie corrispondono perfettamente
alle caratteristiche della Achatina milne - edwardsiana Revoil, special-
mente per quanto riguarda la torsione del margine columellare. Questo
ultimo però si presenta più diritto negli esemplari minori mentre l’ aper-
tura appare più grande in rapporto alle dimensioni della spira. In conclu-
sione concordo con il Connolly nel ritenere (Atti Soc. Mat. Nat. Modena,
(6) VII, 1928, p. 127) che la Ach. milne - edwardsiana sia stata basata su
di un esemplare gigantesco di Ach. fulica.
Achatina daroliensis Kobelt
1919 Achatina daroliensis Kobelt, Op. cit., p. 19, tv. XI, f. 1-2.
Torrente Baidoa (Cap. C. Citerni, XI-1911), 2 esemplari.
Gen. Limicolaria Schumacher, 1817
Limicolaria sennaariensis beccarii (Morelet)
1872 Limicolaria beccarii Morelet, Op. cit., p. 198, tv. IX, f. 6.
Asmara (I. Boldrati), 2 esemplari.
Sono identici agli esemplari di Cheren che il Morelet descrisse come
Lim. beccarii. Presentano, relativamente alla forma tipica, una maggiore
altezza dell’ ultimo giro nei confronti della spira e, per quanto questo
carattere non sia molto rilevante nella forma eritrea, lo ritengo suffi-
ciente a caratterizzare una forma locale perchè costante nella regione.
L’ Jickeli (Nova Act. Leopold. Car. Ak. Naturf., XXXVII, 1874, p. 157)
identificò invece questa forma con la Lim. sennaariensis.
Limicolaria sennaariensis tanensis (Piersanti)
1940 Limicolaria roemeri var. tanensis Piersanti, Missione di Studio al
L. Tana, III, p. 231, f. 5-8.
L. Tana (G. Guiglia), 2 esemplari.
Il maggiore accrescimento dell’ ultimo giro, caratteristico della razza
precedente, si riscontra accentuato nelle forme dell’ Amara, come se la
134 G. BACCI
formazione di razze geografiche a partire dal tipo avesse seguito una
progressione ortogenetica. La presenza di una forma intermedia come
la Lim. beccarii dimostra che alla Lim. sennaariensis e non alla Lim.
roemeri sono da riferire gli esemplari del Tana, che sono perfettamente
identici a quelli descritti e figurati dal Piersanti. Il ravvicinamento alla
Lim. sennaariensis è del resto confortato da considerazioni biogeogra-
fiche ovvie.
Limicolaria rippelliana (Pfeiffer)
1842 Limicolaria ritppelliana Pfeiffer, Symb. ad Hist. Helic., II, p. 50.
1909 Limicolaria gestroi Germain, Bull. Mus. Hist. Nat. Paris, p. 72,
Tio Sen fh
L. Tana (Sped. Tancredi, IX-1908), 1 esemplare.
L’ esemplare suddetto, descritto dal Germain come nuova specie,
non è distinguibile dalle forme allungate della Limicolaria riippelliana,
comune intorno al lago stesso.
Limicolaria reinachi Kobelt
1910 Limicolaria reinachi Kobelt, Op. cit., p. 30, tv. VI, f. 4.
Cellago sul Daua Parma (2? sped. Ruspoli, VII-1893), 2 es.
Degli esemplari che ho in esame, uno è tipico, l’ altro presenta forma
più slanciata. Raccolta dalla spedizione Erlanger nel territorio di Ganale,
questa Limicolaria è stata ritrovata dal Prof. Zavattari a Malca Guba
lungo il corso superiore del Daua Parma, dove sembra assai abbondante.
Limicolaria donaldsoni Pilsbry
1897 Limicolaria donaldsoni Pilsbry, Proc. Ac. Nat. Sec. Philadelphia, p. 358.
Cellago e Giacorsa (2? sped. Ruspoli, VIII e VIII-1893), diversi
esemplari.
Questa specie si distingue per |’ apice molto ottuso e arrotondato
oltre che per la convessità notevole dei giri. A parte questi caratteri
costanti, si osserva nelle serie di Cellago e di Giacorsa una variabilità
accentuata, in quanto si passa da forme obese a forme allungate. Loca-
lità tipica è 1’ Haud (Donaldson-Smith, 1894).
Limicolaria rectistrigata (Smith)
1880 Achatina (Limicolaria) rectistrigata, Smith, Proc. Zool. Soc. London,
p. 346, tv. XXXI, f. 2.
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. MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 135
1900 Limicolaria burtoniana De Angelis e Millosewich, Seconda spedizione
Bottego. Studio Geologico, pp. 41 e 152, tv. III, f. 9.
Bassa valle dell’ Omo (2* sped. Bottego, 29-VIII-1896), 2 es.
L’ esteso polimorfismo di questa specie ad ampia distribuzione geo-
grafica è stato ripetutamente messo in evidenza specialmente dal Germain.
Dal confronto con una numerosa serie di individui dell’ arcipelago di
Sesse nel L. Vittoria Nianza ho potuto stabilire che i due individui indi-
cati da De Angelis e Millosewich come Limicolaria burtoniana Gran-
didier, non rappresentano che una variazione ventricosa della Lim. recti-
strigata. Per quanto la figura dello Smith, su cui è stata istituita la Lim.
burtoniana, differisca alquanto dagli esemplari che ho in esame, mi
sembra dubbio che quest’ ultima specie indichi una forma distinta dalla
L. rectistrigata.
Fam. ARIOPHANTIDAE
Subfam. SESARINAE
Gen. Zingis Martens, 1878
Sez. Bloyetia Bourg., 1889
Zingis (Bloyetia) peliostoma (Martens)
1882 Trochonanina peliostoma Martens, Jahrb. Deutsch. malak. Ges., p. 250.
1928 Bloyetia peliostoma Connolly, Op. cit., p. 122, tv. III, f. 3.
Km. 50 da Itala verso |’ interno; El Bur (Dr. G. Cecioni), numerosi
esemplari.
Sez. Ledoulxia Bourg., 1885
Zingis (Ledoulxia) formosa (Bourg.)
1885 Ledoulxia formosa Bourguignat, Helixarionidies, p. 14.
Fra Bugda Acable e El Dubbo (Dr. G. Cecioni), numerosi esemplari.
Subfam. HELICARIONINAE
Gen. Zonitarion Pfeiffer, 1883
Subgen. Granularion Germain, 1912
Zonitarion (Granularion) kaffaensis Thiele
1933 Zonitarion (Granularion) kaffaensis Thiele, Sitz. Ges. Naturf. Fr.
Berlin, p. 292, f. 18.
Coromma presso Burgi (2° sped. Ruspoli, X-1893), 1 esemplare.
Corrisponde perfettamente alla descrizione di questa specie raccolta
da O. Neumann nel Contà. i
136 G. BACCI
Fam. FRUTICICOLIDAE
Gen. Debeauxhelix n. g.
Genotipo: Fruticicola scioana Pollonera.
Conchiglia perforata, fragile, cornea, con i primi anfratti setolosi,
ultimo anfratto subcarenato.
Vagina con un solo grosso sacco del dardo a forma di trottola e
senza vescicole mucose; pene fusiforme allungato con flagello di medio-
cre lunghezza; vescicola seminale piriforme allungata, lunga circa la
metà del canale seminale.
I rapporti di questo genere con i generi africani affini, per quanto
riguarda la presenza di sacco del dardo e vescicole mucose, sono illu-
strati da questa tabella:
Sacco del dardo Vescicole mucose
Urguessella, Preston’ =) ee 2 2
Debeanxh'elo Ms BS ART 1 —
Haplohelix Pilsbry RI Zak Ag, — —
Unica specie finora conosciuta è: Debeauxhelix scioana (Pollonera)
di cui il Pollonera stesso descrisse accuratamente |’ anatomia (Bull. Soc.
Mal. It., 1888, XIII, p. 76, tv. III, f. 22-24). Località tipica della specie .
è Let Marefià nell’ Amara.
Questo genere è dedicato al Prof. Oscar De Beaux, Direttore del
Museo di Storia Naturale di Genova.
Fam. HELICIDAE
Gen. Lejeania Ancey, 1887
Lejeania isseli (Morelet)
1872 Helix isseli Morelet, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, III, p. 193,
tivo IDG dî 8h
Arbaroba (Ragazzi, II-1893); Asmara (I. Boldrati, VII-1915), nume-
rosi esemplari.
Questi reperti confermano la diffusione della specie in tutta l’Eritrea.
Classis Bivalvia
Fam. UNIONIDAE
Gen. Caelatura Conrad, 1853
Caelatura (Caelatura) aegyptiaca (Caill.)
1827 Unio aegyptiacus Caillaud, Voy. à Méroè, VI, p. 263; Atl., II, tv. LXI,
f. 6-7.
Nel letto dell’ Atbara (Cap. E. A. D’ Albertis, V-1901), 4 es.
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 137
Già citata per questo fiume dall’ Jickeli (Jahrb. Deutsch. Mal. Ges.,
1883, p. 339), questa forma nilotica si ritrova nel bacino del L. Rodolfo
dove rappresenta una specie relitta.
Gen. Unio Retzius, 1788
Unio elongatulus dembeae (Sowerby)
1865 Unio dembeae Sowerby, Conchol. Icon., XVI, Unio, tv. XXIX, sp. 153.
L. Barachet del gruppo dei L. Cogie; L. Ararobi (Prof. P. Parenzan);
Ghermabiè, altopiano degli Abbicciù Galla (O. Antinori), diversi esemplari.
Gli esemplari raccolti dall’ Antinori si avvicinano a quelli descritti
dal Kobelt sotto il nome di Unio erlangeri (Abhandl. Senck. Naturf. Ges.,
XXXII, 1910, p. 49, tv. X, f. 8).
Fam. MUTELIDAE
Gen. Aspatharia Bourg., 1885
Aspatharia (Spathopsis) rubens caillaudi (Martens)
1823 Anodonta rubens Caillaud (non Lamarck), Voy. a Méroè, p. 262; Atl.,
TI, tv. XL, f. 12.
1940 Aspatharia (Spathopsis) rubens Piersanti, Op. cit., p. 240, f. 49-52.
1866 Spatha caillaudi Martens, Mal. Blatt., XII, p. 9.
1866 Spatha caillaudi Martens, Mal. Blatt., XIII, p. 102.
1874 Spatha caillaudi Jickeli, Op. cit., p. 259, tv. VIII, f. 1.
1883 Spatho caillaudi Bourguignat, Op. cit., p. 134.
L. Tana (Sped. Tancredi, 1908), 1 es.
E’ identica alla forma che vive nel Nilo fino al suo corso inferiore
ed anche altri esempiari provenienti dal L. Tana, che ho potuto esami-
nare grazie alla gentilezza del Prof. Carlo Piersanti, non lasciano alcun
dubbio in proposito. La Aspatharia caillaudi si distingue facilmente dalla
Aspatharia rubens del Senegal per il margine inferiore della conchiglia
meno convesso, e in casi estremi concavo, e per la posizione meno arre-
trata dell’ umbone, ciò che conferisce agli esemplari una forma ellittica
allungata. A parte queste differenze di forma, che si rivelano costanti,
delle semplici considerazioni geografiche giustificano una separazione
delle due razze. Per quanto nel pleistocene i bacini del Niger e del Nilo
siano stati presumibilmente in comunicazione, è da ammettere che forme
un tempo comuni si siano in seguito differenziate nei due sistemi idro-
grafici divenuti distinti.
138 G. BACCI
Aspatharia (Spathopsis) hartmanni guillaini (Recl.)
1850 Anodonta guillaini Récluz, Journ. d. Conch., I, p. 55.
1899 Spatha wahlbergi var. spathuliformis Martens in Gestro, Cenni sulle
raccolte Geologiche in Vannutelli e Citerni, L’ Omo, p. 609.
1928 Spatha wahlbergi Connolly, Op. cit., p. 140, tv. VIII, f. 7.
1935 Aspatharia (Spathopsis) figulorwm Coen, Atti Soc. It. Se. Nat.,
LXXIV, p. 182, fig.
Uebi Gestro (2% sped. Ruspoli, 11-III-1893), numerosi esemplari;
Basso Daua (2% sped. Bottego, 30-I-1896), 3 esemplari; Isola di Mom-
basa nel Basso Giuba (March. S. Patrizi), 1 es.
Secondo recenti ricerche dell’ Haas (Abhandl. Senck. Nat. Ges., 1936,
p. 31) la Asp. hartmanni apparterrebbe ad un ciclo di forme distinto da
quello dell’ Asp. wahlbergi. Comunque è certo che le forme di Aspatharia
che vivono nei fiumi della Somalia costituiscono una razza ben distinta
da quelle dell’ Africa Meridionale e da quella dei bacini dell’ Omo e
dei grandi laghi equatoriali. Si notano intanto delle profonde differenze
di aspetto fra gli individui viventi in acque calme e quelli viventi nelle
acque correnti dei fiumi. Differenze che sembrano essere di natura pre-
valentemente fenotipica in quanto risultano poco rilevanti nei giovani e
che, malgrado |’ imponenza, che assumono in taluni casi, non si possono
prendere come base per stabilire differenze specifiche. Al tipo di acque
ferme è riferibile 1’ esemplare sul quale è stata descritta dal Récluz la
Asp. guillaini e che si distingue per lo spessore ridotto della conchiglia
e per la superficie esterna liscia e di un colore bruno olivastro relativa-
mente chiaro. Questi stessi caratteri si riscontrano nella Asp. figulorum
Coen che pochissimo si discosta dalla Asp. guillaini tipica. L’ esemplare
raccolto a Mombasa dal March. Patrizi risponde del pari a questo tipo
per quanto presenti una conchiglia più rugosa e a colorazione più scura.
Un aspetto assai diverso hanno le forme di ‘acqua corrente: gli esemplari
dell’ Uebi Gestro hanno delle valve a pareti robuste esternamente carat-
terizzate da un corrugamento più o meno marcato della parte posteriore
e dal colore nerastro dell’ epidermide. La parte madreperlacea interna
è in essi di un rosso salmone, mentre quelli del Daua hanno una madre-
perla candida, pareti relativamente meno spesse, superficie meno rugosa
e più chiara. Il corrugamento della parte posteriore della conchiglia venne
riscontrato anche dal Connolly in esemplari provenienti dal Giuba. Il
MALACOFAUNA DELL’ AFRICA ORIENTALE ITALIANA 139
Martens determinò la forma del Daua come Spatha wahlbergi var. spa-
thuliformis, ma tale nome è stato istituito per una razza del L. Tanga-
nica, distinta nettamente da quella del versante somalo.
Aspatharia (Spathopsis) hartmanni bourguignati (Bourg.)
1885 Spatha (Spathella) bourguignati « Ancey» Bourguignat, Esp. nouv.
Oukéréwé-Tanganika, pp. 12 e 14.
1889 Spathella bloyeti Bourguignat, Moll. Afr. Equat., p. 198, tv. VIII, f. 1.
1889 Spathella spathuliformis Bourguignat, Op. cit., p. 199, tv. VIII, f. 4.
1904 Spathella spathuliformis De Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool.
France, XVII, p. 25.
1904 Leptospathella brumpti De Rochebrune e Germain, Op. cit., p. 26,
Care IE tty Gs
1904 Spathella bozasi De Rochebrune e Germain, Bull. Mus. Hist. Nat.
Paris, p. 145.
1904 Leptospathella bozasi De Rochebrune e Germain, Mem. Soc. Zool.
Birance, -p. 26, tv. Il, £. 7.
1906 Spatha bloyeti Neuville e Anthony, Bull. Soc. Philomat. Paris, (9)
VIII, p. 188, tv. XII.
1933 Mutela wahlbergi Thiele, Op. cit., p. 314.
L. Rodolfo, 1 es.; canaloni terminali del Galana Dulei al margine
settentrionale del Cialbi, diversi esemplari (Prof. P. Parenzan, III-1940).
Secondo |’ Haas sarebbero caratteri distintivi delle forme apparte-
nenti al gruppo della Asp. hartmanni un contorno ellittico allungato della
conchiglia nella fase giovanile e una maggiore obesità della medesima
in rapporto agli individui appartenenti alla Asp. wahlbergi. Mentre que-
st’ ultimo carattere risulta evidente negli individui in esame, il primo
non appare chiaro, a differenza di quanto ho riscontrato negli esemplari
della Asp. hartmanni guillaini della Somalia. Mi sembra anzi che questo
sia il principale carattere distintivo fra le forme dei due distinti bacini
idrografici. Nelle Aspatharia del bacino dell’ Omo, come in quelle del
versante somalo, si riscontrano variazioni di acque calme e di acque
correnti. Delle prime la Leptospathella bozasi Rochebr. e Germain sembra
essere il rappresentante più caratteristico e l’ esemplare del L. Rodolfo
raccolto dal Prof. Parenzan, riferibile a tale forma, si distingue per il
suo allungamento, per la depressione mediana del margine inferiore, per
l'epidermide liscia di colore bruno olivastro a strie di accrescimento
regolari, nonchè per il colore roseo dello strato madreperlaceo. Fra gli
esemplari del Galana Dulei ve ne è uno che si avvicina a questo, pur
distinguendosi per il minore allungamento, le strie di accrescimento più
accentuate, e il colore dell’ epidermide più scuro. Gli altri esemplari
140 G. BACCI
invece presentano robuste strie che danno luogo, specie posteriormente,
a sporgenze laminari, assumono un colore bruno corneo e rappresentano
uno stato adattivo intermedio fra Spathella bourguignati e Sp. spathu-
liformis Bourguignat. E’ evidente che Leptospatha brumpti Rochebr. e
Germain delle rive dell’ Omo è la forma che presenta più accentuati i
caratteri degli esemplari di acque correnti.
Fam. ETHERIIDAE
Gen. Etheria Lamarck, 1807
Etheria elliptica Lamarck
1807 Etheria elliptica Lamarck, Ann. Mus. H. N. Paris, X, p. 401, tv.
RX
L. Tana: Abbai (Sped. Tancredi, 1908), 1 es.
L’ individuo in esame si avvicina alla forma descritta come Etheria
plumbea Férussac, la quale però non è separabile dalla Etheria elliptica.
141
RES. LLG USt i CAE
LXVII
LEOPOLDO RAMPI
RICERCHE SUL FITOPLANCTON DEL MARE LIGURE
5 - LE PODOLAMPACEE DELLE ACQUE DI SANREMO
La famiglia delie Podolampacee raggruppa un piccolo numero di
curiose ed interessanti forme che si differenziano da tutte le altre
Peridinee essenzialmente per la diversa struttura del solco trasversale.
Infatti, mentre nella quasi totalità delle Peridinee (ad esclusione forse
del solo gruppo delle Tecatali) il solco trasversale è generalmente ampio,
profondo, nettamente delimitato da una o due alette marginali pronun-
ciate, nelle Podolampacee invece questo solco è pressochè indistinto,
piatto, senza limiti marginali apprezzabili, anzi la sola traccia dell’ esi-
stenza di una cintura trasversale è data dalla linea di sutura superiore
delle placche postequatoriali sul solco stesso.
Si tratta di un esiguo gruppo di microplanctonti viventi in acque
tropicali o temperate calde, rappresentati scarsamente e radi in tutte
le contrade marittime del mondo. Nel Mare Mediterraneo la loro disper-
sione è abbastanza estesa, però sempre in esemplari isolati, mai rag-
giungenti quei raggruppamenti di individui che sono la caratteristica di
molti gruppi dei Dinoflagellati.
La famiglia delle Podolampacee comprende i due generi Podolampas
e Blepharocysta.
Il genere Podolampas venne istituito dallo STEIN nel 1883 per rac-
cogliervi alcune specie caratterizzate, oltrechè dal tipo particolare del
solco trasversale, anche dalla particolare teca che può essere piriforme
o fusiforme.
Attualmente se ne conoscono sole sei specie, di cui tre, Podolampas
bipes, Podolampas elegans e Podolampas palmipes, sono forme inter-
oceaniche ad ampia distribuzione. Delle tre restanti, il Podolampas
bipes f. reticulata è proprio dell’ Oceano Pacifiéo, il Podolampas cur-
vatus sembra essere di esclusiva pertinenza dell’ Adriatico, mentre il
Podolampas spinifer, originario dei mari giapponesi e ritrovato nel Paci-
142 L. RAMPI
fico dal PAVILLARD, è una caratteristica specie localizzata nel solo bacino
occidentale del Mediterraneo.
In questo Mare il genere Podolampas, per quanto a mia conoscenza,
ha la seguente area di dispersione:
Podolampas bipes Stein 1883 - Golfo di Napoli (Dapay 1888, ScHRODER
1900, IsseL 1934), Stagno di Thau (PAvILLARD 1905), Adriatico
(Entz JR. 1905, ScHRODER 1911, ScHILLER 1912), Golfo del Leone
(PAVILLARD 1916), Genova (Forti 1922), Gibilterra (PAVILLARD
1931), Baleari (PaviLLarD 1931), Monaco (PAvILLARD 1934), San-
remo (RAMPI 1941).
Podolampas elegans Schiitt 1895 - Messina (LOHMANN 1902), Stagno di
Thau (PAVILLARD 1905), Golfo di Napoli (Korom 1907, IsseL 1934),
Golfo del Leone (PAvILLarD 1916), Tarifa (PAviLLARD 1931), Monaco
(PAVILLARD 1934), Adriatico (SCHILLER 1937), Sanremo (RAMpPr 1941).
Podolampas palmipes Stein 1883 - Stagno di Thau (PaviLLarD 1905),
Golfo del Leone (PAVILLARD 1916), Gibilterra (PAVILLARD 1931),
Baleari (PAVILLARD 1931), Napoli (IsseL 1934), Monaco (PAVILLARD
1934), Sanremo (RAmpr 1941).
Podolampas spinifer Okamura 1912 - Golfo del Leone (PaviLLarD 1916),
Golfo di Genova (Fort: 1922), Gibilterra (PAVILLARD 1931); Baleari
(PAVILLARD 1931), Monaco (PaviLLarD 1934), Sanremo (RAMPI 1939).
Podolampas curvatus Schiller 1937 - Adriatico (SCHILLER 1937).
L’ ordine di frequenza dei Podolampas nelle raccolte, può conside-
rarsi il seguente: Podolampas bipes - Podolampas elegans - Podolampas
palmipes - Podolampas spinifer - Podolampas curvatus, ma questo non
deve ritenersi sicuro in senso assoluto perchè le notevoli differenze
quantitative che normalmente si verificano sono certamente dovute, più
che alla quantità numerica di individui, al fatto che forme globose come
Podolampas bipes e Podolampas elegans restano più facilmente tratte-
nute dalle maglie dei retini di raccolta che non le forme affusolate, quali
i Podolampas palmipes, spinifer e curvatus.
Raffrontando i miei dati con quelli che si possono desumere dalle
osservazioni fatte dal Forti per Genova, dall’ IsseL per Napoli, dal
PaviLLarp pel Golfo del Leone e Monaco, è possibile fissare, grosso
modo, la uniforme fenologia dei Podolampas mediterranei che, ad esclu-
dia
RICERCHE SUL FITOPLANCTON 143
sione del curvatus, i cui due reperti adriatici non consentono ancora
apprezzamenti di sorta sul suo comportamento fenologico, possono essere
ritenute tutte specie perennanti nelle acque mediterranee.
L’esame accurato degli esemplari raccolti nelle acque di Sanremo
e l’uso di mezzi ed accorgimenti tecnici appropriati e di cui parlerò più
diffusamente in altra sede, mi ha permesso inoltre di mettere in evidenza
in buona parte degli individui osservati, la tipica tabulazione dei Podo-
lampas, struttura questa di cui abitualmente e coi comuni mezzi di pre-
parazione, non si scorgono che rare e frammentarie traccie, insufficienti
per stabilirne, anche parzialmente, tale struttura.
La tabulazione dei Podolampas può fissarsi nella seguente formula
2’ 12 6°° 3°’? 4°?°’, da ritenersi però soltanto provvisoria. poichè
alcune ricerche su Podolampas spinifer, una delle specie di cui ancora
non si conosce con esattezza la tabulazione, mi ha permesso constatare
la presenza di almeno quattro a sei placche postequatoriali, quindi supe-
riori alle 3’’’ abituali nelle altre specie del genere.
La disposizione delle placche nei Podolampas è la seguente:
All’ epiteca:
DUE placche apicali bilaterali a forma allungata e circondanti ii poro
apicale;
UNA placca intercalare anteriore, situata sul lato dorsale e di forma
triangolare o pentagonale;
SEI placche preequatoriali di cui una (1’’) ventrale, stretta e sinuosa,
posta a prolungamento dell’ area ventrale verso le placche apicali,
due (2’’ e 6°’) ventrali e tre (3’’, 4’’ e 5?) laterali dorsali a
forma quadrangolare allungata.
AIP ipoteca:
TRE placche postequatoriali di cui due ventrali (1’’’ generalmente pic-
cola nei Podolampas palmipes ed elegans, ampia in Podolampas
bipes) e la terza dorsale;
QUATTRO placche antapicali, due ventrali e due dorsali.
Le placche costituenti l’ area ventrale sono in numero di tre così
suddivise: placca ventrale anteriore, generalmente di dimensioni minori
delle altre, placca ventrale pesteriore e placca posteriore sinistra.
n
144 L. RAMPI
Le pareti della teca sono normalmente ricoperte da serie più o meno
regolari di pori. Le placche antapicali portano una serie di grossi pori
disposti in fila a gruppi di due o tre pori e costituenti una specie di
distinta striscia parallela al bordo superiore delle placche antapicali.
Lungo tutte le linee di sutura delle placche, esistono fascie inter-
calari caratteristiche.
Il genere Blepharocysta creato dall’ EHRENBERG nel 1873, com-
prende un esiguo gruppo di graziose specie che si differenziano dai
Podolampas per la forma globosa priva di un qualsiasi prolungamento
apicale, e per il particolare tipo di spine antapicali inserite! nell’ area
ventrale.
L’area di dispersione di queste rare Peridinee sembra essere
pochissimo estesa, limitandosi per ora a soli reperti isolati dell’ Oceano
Atlantico e del Mediterraneo.
Infatti delle tre sole specie note, il Blepharocysta splendor maris
è segnalato nell’ Atlantico e nel Mediterraneo, il Blepharocysta striata
pure nell’ Atlantico e nel Mediterraneo ed il Blepharocysta Paulseni nel
solo Mediterraneo.
La distribuzione di questo interessante genere nel Mare Mediter-
raneo, può così riassumersi:
Blepharocysta splendor maris Ehr. 1873 - Mediterraneo (EHRENBERG
1873), Gibilterra (PaviLLarD 1931), Sanremo (RampI 1941).
Blepharocysta striata Schiitt 1895 - Sanremo (Rampi 1941).
Blepharocysta Paulseni Schiller 1937 - Adriatico (ScHILLER 1937), San-
remo (RampPi 1941).
La scarsità di reperti delle specie comprese nel Genere, non per-
mette certamente di fissarne il comportamento fenologico. Gli elementi
in mio possesso per quanto riguarda la specie più frequente nel Medi-
terraneo, porterebbero a ritenere il Blepharocysta Paulseni come forma
afanoterma, con apparizione nelle acque di Sanremo in ottobre, da cui
sembra scomparire nel tardo aprile. Ulteriori ricerche però, permette-
ranno certo di meglio precisare la fenologia di questa bella specie
mediterranea.
La tabulazione nel genere Blepharocysta è assai più complessa ed
anche meno nota di quella dei Podolampas.
RICERCHE SUL FITOPLANCTON 145
Il Kororp, che in occasione delle sue ricerche sulla struttura dei
Podolampas ha studiato pure la tabulazione in questo genere, ritiene che
le placche costituenti la teca dei Blepharocysta siano in numero di 15 a
RO MCOSIn distributes: 2 22 6
Le ricerche dello SCHILLER su Blepharocysta Paulseni hanno preci-
sata la tabulazione di questa specie in 1’ 5’’ 5’’’ 3’’’’; le osserva-
zioni che ho avuto modo di fare su numerosi esemplari provenienti dalle
mie raccolte ligustiche, nel mentre confermano pienamente i dati dello
ScHILLER, mi hanno condotto a considerare come placca postequatoriale
(6’’’) anche la piccola placca rettangolare posta in continuazione della
5’’’ e ad immediato contatto colla placca seconda del solco longitudi-
nale. Questa piccola placca è considerata dallo ScHILLER come placca
ventrale, ma la sua disposizione e la esistenza su di essa di una fascia
intercalare striata mi inducono a ritenerla una vera placca postequatoriale.
La formula del Blepharocysta Paulseni dovrà essere quindi 1’ 5°”
6’’’ 3°’? e quella del genere modificata in 1’ - 2° 0-2% 5°’’-6’’
A I ia
Le placche, riferite alla specie la cui tabulazione è meglio cono-
sciuta: Blepharocysta Paulseni, sono così disposte:
All’ epiteca:
UNA ampia placca apicale contenente il largo poro apicale (pure una in
Blepharocysta striata e due piccolissime in Blepharocysta splendor
maris) ;
NESSUNA placca anteriore intercalare (due ? nel Blepharocysta splendor
maris, una ? in Blepharocysta striata);
CINQUE placche preequatoriali ampie e regolari. Le 1’’ e 5’’ delimitano
un profondo solco longitudinale che congiunge il poro apicale alla
area ventrale. (Blepharocysta splendor maris conta sei preequato-
riali e cinque ne conta il Blepharocysta striata).
All’ ipoteca:
seI placche postequatoriali piuttosto irregolari e di dimensioni molto
varie (ambedue le altre specie del genere ne contano tre come nei
Podolampas);
TRE placche antapicali, di cui due a forma triangolare e la terza quadran-
golare (identico numero anche nelle altre due forme del genere).
146 L. RAMPI
Tutte le Peridinee menzionate qui in appresso provengono da pesche
planctoniche effettuate nel Mare Ligure presso Sanremo, durante il
periodo luglio 1938 - luglio 1939.
1 plesiotipi relativi sono conservati nelle mie raccolte personali.
Dinoflagellatae (Peridineae)
Ord. Peridiniales Schiitt 1895
Fam. PoDOLAMPACEAE Lindemann 1928
Gen. Podolampas Stein 1883
Podolampas bipes Stein 1883 (Bibl. n. 27) fig. 2 e 5.
Specie vistosa con largo corpo piriforme, nettamente appiattito nel
senso dorso ventrale. Il collo largo ma distinto porta alla sua estremità
il poro apicale. La teca è costituita da cinque distinte serie di placche
comprendenti le apicali, le preequatoriali, le postequatoriali, le antapi-
cali e le ventrali, oltre ad una piccola placca accessoria situata nel lato
dorsale.
La tabulazione è quella tipica del genere e cioè: 2° 1% 6°’ 3°?”
4°°??. L’ area ventrale, irregolarmente triangolare, ed estendentesi dal
solco trasversale all’ antapice, consta di tre placche.
Le spine antapicali, subeguali, sono disposte quasi simmetricamente
rispetto all’ asse antero-posteriore e sono fornite di ampie alette mem-
branose! triangolari.
La superficie della teca è interamente ricoperta di grossi pori dispo-
sti abbastanza regolarmente. Le dimensioni della teca sono di 80 » per
l’ asse antero-posteriore (escluse le spine che misurano 22 1), di 56 w
per l’asse trasversale e di 38 p per l’asse dorso-ventrale.
Si distingue dalle congeneri per la particolare forma della teca, per
le notevoli dimensioni della prima placca postequatoriale e per la forma
delle alette membranose antapicali.
Specie diffusa in tutti i mari tropicali e temperati caldi, è assai
frecuente anche nel Mediterraneo ove è perennante.
Nelle acque di Sanremo, e particolarmente nella stagione fredda,
è il Podolampas più comune.
Podolampas elegans Schiitt 1895 (Bibl. n. 26) fig. 1 e 4.
Graziosa forma a teca piriforme, poco appiattita dorso-ventral-
mente. Il collo è assai lungo e slanciato e porta all’ apice un netto poro
apicale.
RICERCHE SUL FITOPLANCTON 147
La tabulazione della teca è quella del genere. L’ area ventrale è
ampia ed irregolare, formata pure da tre placche di dimensioni ed impor-
tanza variabili, la prima delle quali contiene il poro flageliare. Le linee
di sutura delle placche sono accompagnate da fascie intercalari striate
di dimensioni però variabili da individuo ad individuo.
Nella zona antapicale sono inserite due robuste e lunghe spine sub-
eguali, sensibilmente divergenti e portanti delle alette membranose
piuttosto strette.
La superficie della teca è regolarmente ornata da grossi pori. Le
dimensioni della teca sono di 90 » per l’ asse antero-posteriore (escluse
le spine antapicali che misurano 33 1), e di 47 1 pel diametro trasversale.
Si distingue dalle altre specie per il forte prolungamento apicale
e per la conformazione generale della teca.
E’ pure specie a larga distribuzione in tutti i mari caldi, peren-
nante nel Mediterraneo.
Nelle acque di Sanremo è abbastanza frequente.
Podolampas palmipes Stein 1883 (Bibl. n. 27) fig. 3 e 6.
Teca fusiforme, stretta ed allungata, con collo distinto e prolungato.
Tabulazione tipica, area ventrale stretta ed irregolare costituita da tre
placche. All’ antapice due spine, di cui la sinistra di lunghezza doppia
della destra, fornite di robuste alette membranose.
Linee di sutura delimitanti le placche con ampie fascie intercalari
striate. La superficie della membrana è ricoperta generalmente di
grossi pori.
Le dimensioni della teca sono di 65 p per l’ asse antero-posteriore
(escluse le spine antapicali che misurano rispettivamente 20 p e 9 p) e
di 30 » per I asse trasversale.
Specie distinta da tutte le altre per la forma del corpo e per la
lunghezza diversa delle due spine antapicali.
E’, come le precedenti, una forma distribuita in tutti i mari e
perennante nel Mediterraneo.
Nelle acque di Sanremo è presente, in scarsi ed isolati individui,
in moltissime raccolte.
— Tt tee, ae Pe te A ett = ee ee
148 L. RAMPI
Podolampas spinifer Okamura 1912 (Bibl. n. 11) fig. 10.
Bella e slanciata specie fusiforme, sottile, con lungo collo tubulare
portante al suo apice, oltre al poro apicale, una piccola spina acuta e
solitamente incurvata.
Nella zona antapicale della teca è situata una spina assai lunga e
robusta, portante due strette alette membranose, inegualmente sviluppate.
La tabulazione della teca non è ancora interamente conosciuta e
comprende quattro serie di placche articolate su delle suture trasver-
sali, di cui la mediana corrisponde al solco trasversale.
Il PAvILLARD ha potuto precisare l’esistenza di quattro placche
antapicali e di una piccola placca accessoria medio-dorsale.
Ulteriori mie ricerche hanno messo in evidenza, seppur soltanto,
ed in modo incompleto, sul lato dorsale, le linee di sutura delle placche
postequatoriali. Non è pertanto ancora possibile fissare esattamente il
numero di queste placche, che ritengo però aggirarsi da un minimo di
quattro ad un massimo di sei.
Non è ancora stato possibile osservare le linee di sutura e quindi
determinare il numero delle placche apicali e preequatoriali.
La membrana cellulare è incompletamente ornata di pori che sem-
brano essere localizzati soltanto sulla epiteca. Come d'altronde il
PAVILLARD, io pure non riuscii a trovarne traccia sulla ipoteca.
Le dimensioni della teca sono di 90 » per 1’ asse antero-posteriore
(escluse le due spine apicale ed antapicale, quest’ ultima misurante
33 u), e di 44 » per il diametro trasversale.
La presenza di una piccola spina apicale e l’ unica robusta spina
antapicale, caratterizzano la specie.
Originaria delle acque giapponesi, sembra localizzata soltanto nel
bacino mediterraneo occidentale.
Nelle acque di Sanremo è piuttosto rara, con reperti più frequenti
nella stagione estiva.
Gen. Blepharocysta Ehrenberg 1873
Blepharocysta splendor maris Ehr. 1873 (Bibl. n. 2) fig. 8 e 9.
Interessante e rara specie con teca nettamente ovoide e con tabula-
ZIONE: (COShituitay ARA 26 O RT ne
RICERCHE SUL FITOPLANCTON 149
Nei due esemplari osservati non mi è stato possibile verificare
l’ esistenza delle due placche anteriori intercalari ed il numero delle
placche apicali. Le placche preequatoriali in numero di 6 (?), sono di
dimensioni quasi uniformi, costituenti una serie di triangoli curvilinei.
Delle tre placche postequatoriali, le 1°’ e 3°’ sono quadrangolari,
mentre la 2°’ è rettangolare e si estende sull’ intero lato dorsale; le
tre placche antapicali sono di forma e dimensione sensibilmente eguali.
Sull’ area ventrale sono inserite due robuste spine membranose.
I due esemplari che ebbi la ventura di osservare, misurano rispet-
tivamente 46 p e 50 w per I’ asse antero-posteriore e 36 p e 42 w per il
diametro trasversale. Le dimensioni indicate dallo STEIN per esemplari
provenienti da Helgoland sono notevolmente superiori a quelle dei
miei due reperti: 84 wp per l’asse longitudinale e 70 n per quello
trasversale.
Purtuttavia ritengo di poter attribuire la mia forma a Blepharocysta
splendor maris di cui, a prescindere dalle minori dimensioni, possiede
la identica conformazione generale della teca. Inoltre la presenza di tre
placche postequatoriali la distingue da B. Paulseni che ne possiede 6,
mentre la uniforme ornamentazione della superficie della teca differenzia
nettamente questa specie da B. striata.
E’ una forma generalmente rara nel Mediterraneo.
Nuova per il Mare Ligure.
Blepharocysta striata Schitt 1895 (Bibl. n. 26) fig. 7.
E’ una forma rarissima scoperta nel 1895 dallo Schiitt nell’ Oceano
Atlantico e dopo non più ritrovata da altri.
Il solo esemplare che ho osservato nelle mie raccolte ligustiche, si
presenta in vista dorsale, per conseguenza non mi è stato possibile stu-
diarne l’intera tabulazione che, d’altronde, è ancora estremamente
imprecisata in questa specie.
Teca di forma ovoidale ad apici largamente arrotondati, caratteriz-
zata da due particolari tipi di ornamentazione, l’ una costituita da fitte
serie di pori che rivestono le placche apicali, le preequatoriali e le ant-
apicali e l’ altra composta da serie verticali di pori assai meno numerosi
e poco fitti, formanti una stretta fascia trasversale sulle postequatoriali.
150 L. RAMPI
La presenza di questa caratteristica ornamentazione particolare ad
un determinato gruppo di placche e lo sviluppo ridotto, nei confronti
delle antapicali, di queste placche postequatoriali, avevano indotto lo
ScHUTT a considerare queste ultime come costituenti il solco trasver-
sale, interpretazione rettificata più tardi dal Korom.
Le dimensioni della teca sono di 54 w per l’asse antero-posteriore
e di 40 » di diametro trasversale.
Gli esemplari esaminati dallo ScHUTT sono di dimensioni legger-
mente superiori alla forma che io ebbi ad osservare, e misurano 60 pe
di lunghezza.
E’ una specie nuova per l’intero bacino mediterraneo.
Blepharocysta Paulseni Schiller 1937 (Bibl. n. 23) fig. 11, 12, 13.
Teca di forma sferoide con largo poro apicale. Tabulazione della
teca notevolmente dissimile da quella delle altre specie del genere e
costituita da una placca apicale pentagonale racchiudente il poro apicale,
da cinque grosse placche preequatoriali quadrangolari, da sei (cinque?)
placche postequatoriali pure ampie ed irregolari, e da tre piccole placche
antapicali.
Solco longitudinale stretto e sinuoso costituito da due o tre piccole
placche collegante l’ area ventrale coll’ apice.
Sull’ area ventrale sono inserite le due alette membraniformi carat-
teristiche del genere. Linee di sutura della teca accompagnate da fascie
irtercalari striate robuste, che però possono anche mancare.
Membrana cellulare ricoperta da fitte serie di pori. Le dimensioni
della teca sono di 53 » per l’asse antero-posteriore e di 48-50 » per il
diametro trasversale.
Questa graziosissima specie, che si differenzia dalle altre del
genere tanto per la forma globoide quanto per la particolare tabula-
zione, è stata scoperta dallo ScHILLER nell’ Adriatico.
Nelle acque di Sanremo è una specie non rara, anzi essa è frequente
in alcune raccolte autunnali od invernali. I miei reperti farebbero sup-
porre trattarsi di specie afanoterma.
Nuova per il Mare Ligure.
Laboratorio privato - Sanremo - Aprile 1941-XIX.
16
17
18
PEN ri e ni til IN Ee tes ee alia
ad , b)
RICERCHE SUL FITOPLANCTON 151
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152 L. RAMPI
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Figure 1 e 4 - Podolampas elegans Schutt — 2 e 5 - Podolampas bipes Stein —
$ e 6 - Podolampas palmipes Stein — 7 - Blepharocysia striata Schutt — $ e 9 -
Blepharocysta splendor maris Ehr. — 10 - Podolampas spinifer Okamura — 11,
12 e 13 - Blepharocysta Paulseni Schiller.
Le figure 1, 2, 3, 8, 10, 11. sono in veduta ventrale; 4 5, 6, 7, 9, 12 in veduta
dorsale; 13 in veduta apicale.
Ingrandimenti: fig. 1, 2, 4. 5, 8. 9, 10. 11, 12 diametri 450; fig. 3, 6, 7, 13
diametri 600.
vale He P I
Bi eric ra
î
153
L. Masi
DESCRIZIONE DI UN NUOVO GENERE
DI EUPELMINAE DELLA SOMALIA
(Hymen. Chalcididae)
Il Maggiore C. Lomi raccolse nella Somalia Italiana, nel 1936,
alcuni Calcididi, che mi sono stati mandati in esame dal Prof. G. Miiller,
Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Uno degli esem-
plari è specialmente interessante e sarà descritto qui come tipo di un
genere nuovo. Trattasi di un Eupelmino il quale a prima vista potrebbe
essere scambiato per una Polymoria simile alla P. coronata Thoms., pre-
sentando quasi gli stessi caratteri nel capo, nelle ali e ‘nell’ addome;
tuttavia lo scutello con le ascelle limitate internamente da un margine
quasi dritto, dimostra che si tratta di un genere diverso. Ad esso darò
il nome di Polymorioides, per la grande somiglianza con alcune specie
di Polymoria. La sua affinità con altre Eupelminae e la posizione in
questa sottofamiglia non potranno essere definite fino a che non saranno
stabiliti dei gruppi generici fondati sullo studio morfologico. Per met-
terne in evidenza i rapporti con altre forme più o meno affini, che ho
potuto studiare direttamente su esemplari della collezione del Museo
Civico di Genova, e la maggior parte delle quali appartengono a generi
da me istituiti, ho tracciato la seguente tavola analitica.
A — Fossa antennale profonda, lati della fronte, tra la fossa antennale
e le orbite, più o meno rilevati; ocello anteriore contenuto nella
fossa. Antenne assottigliate e lunghe. Ali anteriori con la parte
metastigmale estesa quanto il nervo marginale o anche di più.
a — Ascelle poco discoste, col margine interno notevolmente
convesso verso il centro dello scutello. Parti superiori del
presterno (del mesotorace) grandi.
Generi Polymoria Fòrst. ed Eusandalum Ratzeb. (1)
b — Ascelle discoste, col margine interno quasi dritto. Parti supe-
riori del presterno piccole e lontane dalle tegule.
(1) Probabilmente questi due generi sono sinonimi.
154 L. MASI
aa — Ascella grandi, triangolari. Lati della fronte, tra la
fossa antennale e ie orbite, rilevati.
Gen. Polymorioides n.
bb — Ascelle piccole e molto discoste. Lati della fronte
poco o punto rilevati.
Gen. Sauteria Ms.
B — Fossa antennale non o poco profonda, non includente l’ ocello ante-
riore. Antenne non: assottigliate nè lunghe. Ali anteriori con la
parte metastigmale meno estesa del nervo marginale. Parti supe-
riori del presterno per lo più grandi ed estese fino sotto le tegule.
Ascelle molto discoste.
a — Fossa antennale incrociata da un’altra fossa, trasversale.
Gen. Hylephila Ms.
b — Fossa antennale non incrociata da un’ altra fossa trasversale
della faccia.
aa — Scapo normale nei due sessi.
Gen. Calosota Curtis
bb — Scapo con espansione laminare nelle femmine, in-
grossato e più o meno compresso nei maschi.
Gen. Metacalosoter Ms.
Da questi generi, e particolarmente da quelli del secondo gruppo,
si allontana notevolmente il genere Chirolophus, come io l’ ho interpre-
tato in una mia pubblicazione (1). In esso è notevole il dimorfismo ses-
suale; nella femmina le antenne sono lunghe e assottigliate, le ascelle
piccole e molto discoste, il femore e la tibia del primo paio di zampe più
robusti di quelli delle zampe medie e posteriori; la parte metastigmale
delle ali anteriori è grande, mentre il nervo marginale è breve e il post-
marginale e lo stigmatico sono cortissimi; il presterno è mediocre, lon-
tano dalla tegula; il secondo segmento dell’ addome è molto più corto del
primo. Nel maschio le antenne sono ramificate.
Diagnosi del genere Polymorioides n.:
2. Capite sicut in Polymoria fovea antennali profunda excavato,
ocello anteriore toto in fovea recepto, spatio inter foveam et utramque
orbitam tumescente, in specie typica transversim crenulato. Antennae
(1) Vedi bibliografia.
NUOVO GENERE DI EUPELMINAE 155
longae ac tenues. Scutellum latum, axillis haud parvis, latere interiore
non arcuato, triangularibus, remotis. Mesothoracis praesterna parva,
extremitate postica a tegulis proalarum distante. Proaiae nervo margi-
nali conspicue abbreviato, praestigmate crasso, nervis postmarginali et
stigmatico mediocribus, parte metastigmali cellulae costali aequilonga.
Femora primi paris pedum quam secundi atque tertii paullum crassiora.
Abdomen segmentis primo et secundo subaequilongis, ultimo lineari,
terebra modice prominente. - Mas ignotus.
Generis species typica P. Tessellatus mihi.
Polymorioides tessellatus sp. n.
1 2, Somalia italiana, leg. C. Lomi, 1936.
Femina. - Pulchre cyanea, metallica, nitore vario virescente vel aureo;
mesonoti macula ampla totam longitudinem occupante, scutello cum
axillis abdomineque supra fusco-cupreis; segmento abdominali ultimo
viridi; pedibus praeter coxas rufis; alis limpidis, nervis pallidis. Frons
cum scrobe antennali violacea, prominentiae inter scrobem et utramque
orbitam tessellis, vel potius squamulis scutiformibus, leniter aureo niten-
tibus, ornatae; oculi (in specimine) et mandibulae cum palpis castaneo-
fusca; antennae nigrae, scapo ac pedicello leniter virescentibus. Pronotum
supra nitore cupreo-purpureo, lateribus violaceis; mesopleurae, antice
fortius, violaceae; abdominis tergitum petiolare propodeo concolor, ter-
gitum basale gastri antice aureo nitens, pars ventralis colore vario, partim
fusco, partim cyanescente; pedum coxae omnes obscurae, subviolaceae;
tarsi apice nigricantes, anteriores pallide testacei; alarum tegulae flavo-
fuscae.
Caput superne inspectum aeque latum atque thorax, spatio inter-
orbitali 1/3 latitudinis; a latere visum fere ellipticum, latitudine sesqui-
longius, vertice angusto, genis haud sulcatis. Ocellus anterior sursum
prospiciens, posteriores in declivio occipitali locati. Facies antice inspecta
fere cordiformis, infra lineam ocularem semicirculum fingens, scrobe
antennali in parte dimidia inferiore angusta et marginibus parallelis limi-
tata, in parte superiore non marginata ibique dilatata; spatio utroque
inter scrobem et oculos modice tumescente, squamulis scutiformibus, sat
regulariter biseriatis, munito; squamulis singulis lamina transversa sur-
sum prominente instructis, quae lamina a latere inspecta spinam acutam
simulat; epistomate carina media destituto, sed in linea media sulcis
156 L. MASI
tenuissimis, vix conspicuis et fere contiguis impresso, linea his sulcis
determinata inter torulos continua; sculptura reticulata, areolis versus
inferiorem partem amplioribus; setis rigidis sparsis, juxta peristomium
numerosis.
Antennarum scapus ocellum superans. Flagellum duplice capitis lati-
tudine parum longius, longitudine quadrupla quam scapus, pedicello
parvo, annello bis latiore quam longiore, funiculi articulis compressis,
i
Polymorioides tessellatus n. gen. n. sp., o — 4. flagello - db, capo di profilo ~
ec, lo stesso dal di sopra - d, visto di fronte - e, alcune delle squame frontali -
7. nervatura dell’ ala anteriore, dopo la cellula basale - g. parte stigmatica della
stessa, più ingrandita - h. scutello con le ascelle - i, estremità della tibia e tarso
di zampa media - À, propodeo e addome. (Figure diversamente ingrandite).
sensim brevioribus et angustioribus, hac latitudinis ad longitudinem pro-
portione: articulus I long. 33, lat. 7; II, 33; III, 32-4; V, 23-3; VI, 17;
VII, 13-4; clava 9-4.
Mesonotum antice sulcis scapularum subtransversis, id est paullo
post marginem anticum convergentibus, impressum. Scutellum cum axillis
planum et amplum, longitudine latius circiter proportione 6: 5,
Margine postico modice arcuato, sculptura dense et minutissime punctu-
lata, quam in mesonoto magis minuta; axillis fere triangularibus aequi-
lateris, spatio inter se remotis earum latus anterius aequante. Propodei
partes exteriores a parte media dorsali sulcis profundis, arcuatis, sepa-
n EI
i a ee TE
;
NUOVO GENERE DI EUPELMINAE 157
ratae. Propodei et mesopleurae sculptura reticulata uniformis, amplifi-
catione circiter 50 diam. conspicienda, praesternum areolis reticuli maio-
ribus, illis partis lateralis mesonoti aequalibus.
Proalae marginem tergiti 5. (VII.) attingentes, latitudine 1/4 longi-
tudinis paullo superantes, proportione cellulae costalis, nervi marginalis,
postmarginalis et stigmatici sicut 100 : 32,5 : 18,7 : 10; praestigmate bis
quam nervo stigmatico longiore; cellulae costalis latitudine 1/8 longitu-
dinis; superficie fere glabra, setis paucis ad angulum posticum prominen-
tibus; nervis parce setosis; clava stigmatica latiuscula, incerte a portione
pedunculari separata, postice, versus alae discum, lobato-producta, dente
brevi, sensillis tribus in dente, alio autem ab his remoto in lobo postico
locato. Alae metathoracis fimbria parva, cellula costali hamulos attingente,
nervo marginali (potius submarginalis appellandus) vix quam subcosta
crassiore, huius longitudinem bis superante.
Pedes antici femore tibiaque sat robustis, femore spina parva api-
cali in inferiore parte, posterius prominente, munito. Calcar secundi
paris pedum fere mediam metatarsi longitudinem attingens; metatarsus
in parte dimidia distali paribus 6 spinarum munitus, articulus secundus
paribus 4, tertius 3, quartus 4. Tibia postica, prope medium lateris dor-
salis, spinulis duabus acutis, paullum inter se distantibus, munita, alia
autem ad 1/3 lateris, aliis duabus in apice calcari oppositis. Mensurae:
pedum posticorum tibia 70, articuli tarsales in latere dorsali dimensi:
30 +15 + 10+ 10 + (11 + 5).
Abdomen bis thorace longius, huius latitudinem parum superans,
segmento apicali non computato ellipticum et quater latitudine longius.
Segmentum ultimum anguste lineare, tergitis duobus praecedentibus
aequilongum, in linea media dorsali subcarinatum, apice setis aliquot
rigidis instructum. Tergitum primum apice incisum, tria sequentia longi-
tudine subaequalia, integro-marginata, quartum modice concavo-arcuatum,
quintum subtriangulare, aeque longum atque latum. Superficies inter
tergitum basale et apicale sculptura reticulata etiam magis minuta quam
in mesonoto. Valvula ventralis medium attingens.
Long. 6,5 mm.
Il tipo e unico esemplare, non in buono stato, è nel Museo Civico
di Storia Naturale di Genova.
bm”
158 L. MASI
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pp. 140 e seg.) - (Calosota subgenus Paracalosota, p. 142, fig. 2).
4. — Un nuovo Eupelmino supposto femmina di Chirolaphus. (Boll. Soe.
Entom. Ital., vol. LV, 1923, n. 1, pp. 9-11). :
5. — H. Sauter’s Formosa-Ausbeute. Chalcididae. I Teil (« Konowia >, vol.
V, 1926, n. 4, pp. 330-340, figg.) - (Calosota subg. Hylephila, pp.
330-333, fig. 25 - Sauteria, pp. 333-340, fig. 26, 27).
6. RuscHKa, F. - Chalcididenstudien. I Teil. Die Eupelmiden Europas und
der Mittelmeerlander. (Verh. zool-bot. Ges. Wien, 1921, pp. 234-315,
figg.).
7. SCHMIEDEKNECHT, 0. - Genera Insectorum, Fam. Chalcididac. Bruxelles
1909.
159
Dott. D. GUIGLIA
IMENOTTERI ACULEATI RACCOLTI IN LIBIA DA G. KRUGER (1)
(Vespidae, Pompilidae)
Ho già trattato in una precedente pubblicazione (*) una parte degli
Imenotteri aculeati raccolti in Libia e particolarmente nella Sirtica occi-
dentale dal compianto G. Kriiger. Nella presente nota illustro i Vespidi
e i Pompilidi catturati contemporaneamente nella medesima regione.
Questo materiale, raccolto in una delle località meno esplorate della
Libia, presenta un notevole interesse, in un numero relativamente scarso
di esemplari ho riscontrato difatti tre nuove specie di Pompilidi e nume-
rose forme non ancora note per la fauna imenotterologica della regione
libica.
Esprimo i miei sentimenti di gratitudine al Sig. H. Haupt (Halle)
che molto cortesemente ha voluto aiutarmi nello studio di alcune specie
critiche di Pompilidi.
VESPIDAE
Fumenes niger Brullé
Eumenes nigra Saussure, Étud. Fam. Vespid., I, 1852, pag. 38 n. 12. -
André, Spec. Hymén. Eur. Alg., II, 1884, pag. 620. - Eumenes niger
Giordani Soika, Bull. Soc. Roy. Entom. Égypte, 1935, pp. 162, 167.
USlame teins
Specie caratteristica per il suo colore decisamente nero, solo nel
maschio il clipeo è giallo pallido.
Giordani Soika (I. c.) avvicina il niger all’ arbustorum: « Questa
specie è molto affine all’ arbustorum..... Data però la grande diversità di
colorazione credo azzardato concludere si tratti di varietà della mede-
sima specie » (Giordani Soika, l. c.). Fra i caratteri che dovrebbero avere
in comune i due Eumenes questo Autore cita la medesima struttura del
(1) Solamente una specie (Pedinaspis plagiatus Haupt) fu raccolta da V. Zanon.
(2) D. Guiglia. - Note sopra alcuni Imenotteri aculeati della Libia - Annali del
Museo Libico di Storia Naturale, II, 1941, pp. 277 - 293.
Il materiale elencato in questa come nella presente nota è attualmente depo-
sitato al Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
160 D. GUIGLIA
I articolo dei tarsi medi del maschio, che dovrebbe essere « uguale in
ambedue le specie ».
Tali e tanti sono i caratteri che contraddistinguono |’ arbustorum dal
niger che voler dubitare sulla loro assoluta indipendenza mi sembra del
Fig. I — 1. Primo articolo dei tarsi medi del 4 di Eumenes niger Br. - 2. idem
di Eumenes arbustorum Panz.
tutto assurdo. Riguardo alla supposta eguaglianza del I articolo dei tarsi
medi del maschio è sufficiente l’ esame delle figure qui riportate.
Distrib. geogr.: Isole Canarie; Egitto.
Odynerus (Rhynchium) chloroticus Spinola
Odynerus chloroticus Spinola, Ann. Soc. Entom. France, VII, 1838, pag.
500, © .- Rhynchium chloroticum Kohl, Denkschr. K. Ak. Wiss. Wien,
math. naturw. Kl., LXXI, 1907, pag. 253; Tav. VIII, fig. 8, 3. -
Odynerus (Rhynchium) chloroticus Giordani Soika, Ann. Mus. Civ.
St. Nat. Genova, LVII, 1934, pp. 65, 74. - Bull. Soc. Roy. Entom.
Égypte, 1935, pp. 182, 189. - Guiglia, Mem. Soc. Entom. Ital., XV,
1937, pag. 193; fig. 14.
Gadames 3 9 9.
IMENOTTERI ACULEATI 161
In una di queste femmine il torace si presenta sensibilmente mac-
chiato di rossastro, lievi traccie dello stesso colore l’ ho notate pure sul
segmento mediano di un secondo esemplare della medesima località.
Distrib. geogr.: Egitto (loc. tip.). Cirenaica (Bengasi, Gialo, Ma-
rada); Oasi di Cufra; Sudan Orientale (Kor el Langhebb); Dancalia
(Rayno Rorom); Abissinia; Arabia meridionale.
Odynerus (Rhynchium) kelidopterus Kohl
Rhynchium kelidopterum Kohl, Denkschr. K. Ak. Wiss. Wien, math.
naturw. KI., LXXI, 1907, pag. 252; Tav. II, fig. 19, Tav. VIII, figg.
3, 9, 10, 22, 3. - Odynerus (Rhynchium) kelidopterus Giordani
Soika, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LVII, 1934, pp. 65, 74, 4 2.
Beni Ulid 1 4.
Questo esemplare presenta sul mesonoto due macchie nere virgo-
liformi.
Giordani Soika (l. c.) in seguito all’esame dell’ olotipo conclude
essere il Kelidopterus specie « estremamente affine » al chloroticus dal
quale differisce unicamente « per il torace un poco allungato, per cui il
mesonoto è più lungo che largo ». Per evitare possibili errori d’ inter-
pretazione credo utile mettere in evidenza come, almeno i maschi delle
due specie, siano fra di loro nettamente differenziati per un insieme di
caratteri morfologici (basti ricordare la conformazione delle tibie III del
kelidopterus) che stimo superfluo qui riportare perchè già messi in rilievo
dalla descrizione e dalle figure del Kohl (1. c.).
Distrib. geogr.: Aden (loc. tip.). La ® (allotipo) fu raccolta DI In
Guezzan e il Lago Ciad (Giordani Soika, 1. c.). Questa specie è già stata
citata della Cirenaica (Giarabub).
Odynerus (Rhynchium) tripunetatus Fab.
Garian 1 2 (det. Giordani Soika).
Distrib. geogr.: Barbaria (loc. tip.). Algeria, Egitto.
Odynerus (Leptochilus) genalis Giordani Soika
Odynerus (Leptochilus) genalis Giordani Soika, Bull. Soc. Entom. Ital.,
ENI Pp SO O
U. Zemzem, Gheddahia 1 9 (det. Giordani Soika).
Distrib. geogr.: U. Zemzem, Gheddahia (loc. tip.). Tunisi.
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 8
162 D. GUIGLIA
Odynerus (Leptochilus) limbiferoides Giordani Soika
Odynerus (Leptochilus) limbiferoides Giordani Soika, Boll. Soc. Vene-
ziana St. Nat., II, n. 1, 1938, pag. 9; fig. 2 (3), 4 9.
G. es Soda 1 2 (det. Giordani Soika).
Distrib. geogr.: Egitto (loc. tip.).
Hoplomerus bengasinus Schulthess
Odynerus (Hoplopus) bengasinus Schulthess, Konowia, II, 1923, pag.
288, & 2. - O. (Hoplomerus) bengasinus Gribodo, Atti Soc. Ital.
Sc. Nat., LXIII, 1924, pag. 254. - Hoplopus bengasinus Schulthess,
Eos, IV, Cuad. 1°, 1928, pp. 81, 85. - Odynerus (Odynerus) ben-
gasinus Guiglia, Mem. Soc. Entom. Ital., XV, 1937, pag. 191.
Garian 1 @.
In questo individuo, come in altri della Cirenaica gia da me in pre-
cedenza citati (1. c.), la colorazione gialla del torace è notevolmente
ridotta, il margine anteriore del pronoto presenta appena lievissime
traccie gialle, il postscutello e le mesopleure sono completamente neri.
Il V tergite è nero; le fascie apicali bianche giallastre sono limitate
solo ai tergiti I-IV, quelle del III e IV si presentano medialmente
interrotte. Questo carattere l’ho notato pure, come già ho messo in
rilievo (I. c.), in una femmina di Kairuan, Tunisia (det. Schulthess).
Distrib. geogr.: Cirenaica [Bengasi (loc. tip.), Merg, Barce, uadi
el Cuf, Derna, Faidia, Mechili, Ain Mara, Tobruch]; Algeria (Sidi-Bel-
Abbes); Tunisia (Sfax, Kairuan).
Hoplomerus consobrinus Dufour f. dernensis Gribodo
O. (Hoplomerus) dernensis Gribodo, Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Milano,
LXIII, 1924, pag. 255, 3 ®. - Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino,
39, n. 16, 1924, pag. 45. - Hoplomerus consobrinus subsp. tune-
tanus Birula, Bull. Acad. Sc. Leningrado, n. 10- 11, 1926, pag. 903.
- Odynerus (Hoplopus) biegelebeni Dusmet, Eos, IV, Cuad. 1°, 1928,
pag. 106 - Hoplomerus consobrinus f. dernensis Guiglia, Boll. Soc.
Entom. Ital. LXXII, 1940, pag. 172.
Tarhuna 4 99 2 3 &; Garian 2 99.
In alcuni di questi esemplari la colorazione gialla aranciata assume,
rispetto agli individui tipici (ex Coll. Gribodo, Coll. Museo di Genova),
una tinta più tendente al rossastro. La fascia al margine apicale del III
Se Li
di
IMENOTTERI ACULEATI 163
tergite si presenta in queste femmine più o meno sensibilmente ridotta
fino a scomparire del tutto in due esemplari, uno di Tarhuna e uno di
Garian, i quali corrispondono} così perfettamente alla femmina tipica
dell’ H. biegelebeni Dusmet (Coll. Museo di Genova). In uno dei maschi
sopra citati si nota una breve e ristretta fascia gialla anche al margine
apicale del IV tergite, esso è simile cioè alla forma contrassegnata dal
Gribodo (Torino, 1. c., pag. 46) come var. I del suo dernensis. Nell’esem-
plare di Tarhuna il clipeo è però intieramente giallo mentre in quello
di Derna il margine superiore è orlato di nero.
Distrib. geogr : Cirenaica [Cirene, Derna (loc. tipiche), Fuehat,
Porto Bardial; Tripolitania (Sabratha Vulpia); Tunisi.
POMPILIDAE
Hemipepsis barbara Lepeletier var. obscuripennis var. n.
2. - Lungh. 14-16 mm. - Differisce dalla forma tipica per le ali
intieramente scure a riflessi violacei, il segmento mediano nero e i
femori del I e II paio di zampe completamente o quasi neri.
Sono rimasta molto in dubbio circa la determinazione di questa
specie; nonostante la sua affinità con l’H. barbara Lep. la colorazione
così decisamente scura delle ali mi lasciava perplessa se doverla ascri-
vere a questa specie. Anche Haupt in un primo tempo ha creduto come
me che dovesse trattarsi di una specie ancora inedita, solo in seguito a
ripetuti e diligenti esami è venuto alla conclusione di considerarla come
una varietà dell’ H. barbara Lep., ciò che io pure credo conveniente
di fare.
Cyphononyx castaneus Klug
Pompilus castaneus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 38,
fig. 9, 2.
El Hag 2 92 9 2 & & (det. Haupt).
Distrib. geogr.: Egitto [Ambukohl (loc. tip.)] (*). Tripolitania (Tri-
poli, Tagiura).
Cryptochilus discolor Fab.
Cryptochilus discolor Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr. Beihefte, 1926-
27, pp. 37, 41, 73 n. 19, & 2. - Priocnemis Graellsi Gribodo, Boll.
(1) Dalla Torre) (Catalog. Hymenop., VIII, 1897, pag. 217) cita erroneamente
« Arabia ».
164 D. GUIGLIA
Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, 39 n. 16, 1924, pag. 49. - Crypto-
chilus discolor Haupt, Boll. Lab. Entom. Bologna, VII, 1934, pp.
286, 298.
Bu Gheilan 1 9.
Il colore testaceo del capo e del torace è in questo esemplare piut-
tosto scuro, ciò che ho notato anche in una femmina di Fuehat (Bengasi)
(Coll. Museo di Genova) il cui clipeo è lateralmente macchiato di nero.
Distrib. geogr.: « Barbaria » (loc. tip.). Cirenaica (Bengasi, Barce,
Derna, Tobruch, Giarabub). Sicilia; Italia meridionale; Spagna; Nord
Africa; Asia minore dall’Armenia fino al Turkestan (Haupt, 1927, 1. c.).
Priocnemis Faillae De Stefani
Priocnemis Faillae De Stefani, Il Natural. Sicil. V, 1886, pag. 171 n.
126, 3 ®. - Ach. Costa, Prospet. Imenot. Ital., II, 1887, pag. 35
n. 22, ®.- Guiglia, Boll. Soc. Entom. Ital., LXXIII, 1941, pag. 13.
Tarhuna 3 9 9. i
In questi esemplari il rosso è limitato al I e II tergite, al margine
posteriore di quest’ ultimo si osserva una striscia nera più o meno
accentuata.
Riguardo all’ esatta posizione sistematica di questa specie, messa
erroneamente da Haupt (1) in sinonimia con la Pseudagenia albifrons
Dalm., ho già in precedenza trattato (I. c.).
Distrib. geogr.: Monte di Renda, Sicilia (loc. tip.). Ho esaminati
esemplari delle località seguenti: Messina 1 9; Tunisia (Tunisi 3 9 2.
Mnila 3 9 9).
Pompilus modestus Klug
Pompilus modestus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.. Tav. 38,
ye, B, Qs
Mizda 1 @, Beni Ulid 1 9 (det. Haupt).
«Der Ps. modestus Klug gehòrt in die Ruficeps- Gruppe. Nur die
pars declivis des Propodeums ist quer gerunzelt » (Haupt in litteris).
Distrib. googr.: Egitto [Ambukohl (loc. tip.)] (?).
(1) Deut. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926-27, pag. 144.
(2) Anche per questa specie, come per il Cyphononyx castaneus Klug, il Dalla
Torre (Catalog. Hymenop., VIII, 1897, pag. 303) cita erroneamente « Arabia ».
PRESTARE Te te SIN
IMENOTTERI ACULEATI 165
Pompilus plumbeus Fab. f. nivea Saunders affinis
Pompilus niveus Saunders, Trans. Entom. Soc. London, 1901, pag. 549,
9. Psammochares (Psammochares) plumbeus forma nivea Haupt,
Deutsch. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926-27, pag. 181.
Bu-Hadi 1 ®.
Questa femmina si avvicina alla f. nivea Saund., presenta difatti
la pubescenza plumbeo-sericea dell’ addome! sensibilmente estesa, solo
la base del II tergite appare priva di peli. In una delle femmine di
Homs di P. plumbeus citate dal Mantero (*') ho notato come Il’ esten-
sione di tale pubescenza sia ancora più accentuata.
Anche nella 9 di Brack (Fezzan) gia da me in precedenza citata (?)
si osserva, da quanto le condizioni non buone di conservazione mi per-
mettino di vedere, una certa tendenza alla diffusione dei peli plum-
beo-sericei.
A Tunisi, come mi risulta dall’ esame di varii esemplari di tale
località (Coll. Museo di Genova) pare prevalga invece la forma tipica.
Distrib. geogr.: Biskra (loc. tip.). Haupt (1. c.) cita la forma nivea
come propria specialmente delle sabbie mobili del Sahara settentrionale.
Pompilus rhodosoma Kohl
Pompilus rhodosoma Kohl, Verh. Zool. bot. Gesell. Wien, XXXVI, 1886,
pag. 321 n. 6, 2.
Tarhuna 1 ® (det. Haupt).
Distrib. geogr.: Egitto [Cairo (loc. tip.)].
Anoplius fuscus L.
Psammochares (Anoplius) fuscus Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Bei-
hefte, 1926-27, pp. 159, 167, 232, 4 9. - Anoplius fuscus Haupt,
Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 138. - Arnold, Ann. Transv.
Mus., XIX Part 1, 1937, pp. 60, 65.
Garian 1 9, U. Ramla 1 2.
Distrib. geogr.: Europa; Africa settentrionale; Asia settentrionale
(Haupt). Per quanto riguarda la distribuzione geografica di questa specie
nell’ Africa meridionale riporto quanto dice l’ Arnold (1. c., pag. 65):
(1) Ann. Mus.. Civ. St. Nat. Genova, XLVI, 1915, pag. 322.
(2) Bol. Soc. Entom. Ital., LXIV, 1932, pag. 101.
166 D. GUIGLIA
«The African representatives of the species appear to be confined to -
the mountainous regions on the east of the Continent and to the more
temperate parts of the Union of South Africa ».
Anoplius Kruùgeri n. sp. (*)
e. Corpore nigro, brevissime argenteo-tomentoso, capite nigro
hirsuto. Alis fuscis fascia apicali magis infumata; posterioribus cellula
anali fere in ipsa origine venae cubitalis terminata. Clipeo convexo mar-
gine anteriore in medio levissime sinuato. Orbitis parallelis in vertice
longitudine flagelli articulorum I + II -+*/yIII inter) se fere distan-
tibus. Ocellis posterioribus ab oculis leviter magis distantibus quam inter
se (POL : OOL= 8: 9). Antennis longis, flagelli articulo secundo valde
elongato, quam tertio fere */. longiore.
Pronoto margine postico arcuato. Tarsis anticis articulo primo spinis
quatuor longis armato.
Long. 13 mm.
é& ignotus.
Tarhuna (Libya occ.), leg. G. Kriiger, Holotypus in Museo Januense.
e. Colorazione completamente nera con solo leggerissime traccie
di ferrugineo sulla porzione mediana delle mandibole. Su tutto il corpo
si osserva una finissima pubescenza fondamentale bianca argentata, a
questa sul capo si sovrappongono irti peli neri, sul torace peli più lun-
ghi, più fini e più radi, particolarmente visibili sul segmento mediano.
L’ ultimo segmento addominale è provvisto di peli neri setolosi lunghi
e robusti.
Le ali sono brune con una fascia più infoscata al margine apicale;
le anteriori presentano la 2* cellula cubitale leggermente più ristretta
della 33, nelle posteriori la cellula anale termina vicinissima all’ origine
della nervatura cubitale.
Il clipeo è convesso con il margine anteriore lucido, lievemente
smarginato nel mezzo. Le orbite sono parallele, la distanza degli occhi
sul vertice è uguale circa al I+ II :/, del ill articolo del funicolo
delle antenne. La distanza fra gli ocelli posteriori è leggermente minore
della distanza fra essi e l’ occhio (POL : OOL= 8: 9). Il funicolo delle
(1) Dedico questa specie al raccoglitore, il compianto G. Kruger, che con le sue
abbondanti e diligenti caccie ha così largamente contribuito alla conoscenza degli
Imenotteri della Libia.
ETICI
Sa
IMENOTTERI ACULEATI 167
antenne è lungo e snello, il II articolo è sei volte circa più lungo che
largo all’ apice ed è presso a poco di 1/, maggiore del III articolo.
Il pronoto è breve con il margine posteriore arcuato. La lunghezza
del mesonoto (misurata sulla linea mediana) è i */, circa della sua mas-
sima larghezza. Lo scutello è piuttosto allungato, la sua lunghezza è
appena leggermente inferiore (*/, circa) a quella del mesonoto.
Il primo articolo dei tarsi anteriori è provvisto di quattro lunghe e
robuste spine di cui |’ apicale raggiunge l’ apice del secondo articolo
dei tarsi.
Fig. II — Anoplius Kriigeri n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Ala anteriore.
Nella tabella degli Anoplius paleartici stabiliti da Haupt (*) VA.
Krugeri, la cui novità mi è stata confermata da Haupt stesso, dovrebbe
essere avvicinato all’ A. Mocsaryi Rad. e al nigerrimus Scop., almeno da
quanto mi risulta dall’ esame della detta tabella.
Episyron rufipes L. var.
Episyron rufipes Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beiheft, 1926-27,
pag. 247; fig. 126.
BRE a paso
La colorazione di questa) specie e particolarmente le macchie bianco-
avorio sui tergiti sono, come è noto, assai variabili, ciò che ha portato
alla creazione di molte specie che in realtà altro non sono che semplici
variazioni cromatiche dell’ E. rufipes L.
(1) Mitt. Zool. Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 187.
168 D. GUIGLIA
Gli esemplari di El Hag presentano i femori, le tibie e i tarsi di
tutte le paia di zampe ferruginei con la faccia superiore delle tibie del
III paio estesamente macchiata di bianco-avorio e con gli articoli tar-
sali, particolarmente del I e II paio, infoscati. Le antenne sono pure fer-
ruginee con il lato superiore più o meno annerito. L’ addome presenta
due macchie laterali alla base del II tergite e una fascia, restringen-
tesi verso il centro, o continua o medialmente interrotta, alla base del
III tergite.
Anche Haupt è concorde con me nel considerare la specie di El
Hag come una forma dell’ E. rufipes L.
Distrib. geogr.: Specie diffusa in quasi tutta 1’ Europa, dal Berland
() è citata pure dell’ Africa del Nord e dell’ Asia minore.
Episyron anticus Klug
Pompilus anticus Klug, Symb. physic. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 38,
fig. 10, 2. - Paracyphononyx anticus Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat.
Genova, LV, 1932, pag. 484. - Episyron anticus Haupt, Mitt. Zool.
Mus. Berlin, 15, 1929, pag. 163.
El Hag 1 9.
In questa femmina il I paio di zampe è completamente ferrugineo,
il Il paio ha i femori, le tibie e i tarsi ferruginei, i femori presentano,
particolarmente sulla metà basale, traccie nere più o meno pronunziate;
sfumature ferruginee si osservano pure sulle tibie e i tarsi del IIl paio
di zampe.
Nell’ esemplare di Gialo già da me in precedenza citato (I. c.) le
zampe sono un poco più scure, i femori del II paio hanno il nero note-
volmente più esteso.
Distrib. geogr.: Arabia deserta (loc. tip.). Cirenaica (Gialo).
Gli esemplari delle località seguenti: Rive del Bahr el Salaam
(Sudan orientale); Ain; Amba (Eritrea) citati dal Magretti come Para-
cyphononyx anticus Klug (?) non si riferiscono nè a questa specie nè a
questo genere, come ho potuto constatare in seguito all’ esame di questi
esemplari (ex Coll. Magretti, Coll. Museo di Genova).
(1) Faune de France, Hymén. Vespif. I, 1925, pag. 254.
(2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXI, 1884, pag. 564.
Sr
IMENOTTERI ACULEATI 169
Anospilus orbitalis Costa
Ps. (Anoplius) orbitalis Haupt, Deutsch. Entom. Zeitschr., Beihefte, 1926,
27, pp. 160, 166, 236; fig. 86 a. - Anospilus orbitalis Haupt, Lab.
Entom. Bologna, IX, 1937, pp. 89, 91; figg. XXVI, XXIX.
Giado 1 9.
In questo esemplare il rosso dei tergiti è limitato al I-II tergite e
alla base del III. La colorazione bianca giallastra al margine interno ed
esterno delle orbite è ridotta a due strettissime striscie di cui quella
del margine esterno si estende solamente alla parte superiore delle
orbite stesse. Il pronoto è nero con appena lievissime traccie giallastre
ai lati del margine posteriore.
Distrib. geogr.: Calabria (loc. tip.). Europa meridionale. Dal Ber-
land (*) è citata de'l’ Africa del Nord.
Schistonyx umbrosus Klug
Pompilus umbrosus Klug, Symb. phys. Dec. 4, 1834, Insect.; Tav. 39,
fig. 4, ®. - Schistonyx umbrosus Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin,
15, 1929, pp. 180, 181; figg. 6, 22, 23, @ 9. - Arnold, Ann. Transv.
Mus., XIX Part 1. 1937, pag. 10; figg. 5, 5 a-e.
Mizda 1 9, U. Mimun 1 9.
Distrib. geogr.: Siria (loc. tip.). Dall’ Egitto, fino all’ Africa meri-
dionale (Haupt, 1. c.).
Tachyagetes differens Haupt
Tachyagetes differens Haupt, Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pp. 695,
702, 2.
Ei Hag 1 3 192.
Questi esemplari furono pure esaminati e studiati dall’ Haupt che
cortesemente confermò la mia determinazione.
Nella 9 del T. differens Haupt il 4° articolo del funicolo delle
antenne è presso a poco eguale allo scapo più il pedicello, forse per
un errore di omissione dalla diagnosi di Haupt appare essere: « 4. Glied
= Pedicellus ».
Metto qui in rilievo i principali caratteri del maschio che, da quanto
mi risulta, ancora non è stato descritto.
(1) Faune de France, Hymén. Vespif. I, 1925, pag. 271.
1 beret se
170 D. GUIGLIA
Lungh. 7 mm. - La colorazione è simile a quella della 2, sola-
mente sono gialle le seguenti parti: le mandibole (eccettuato l’ apice che
è rosso ferrugineo), una striscia al margine anteriore del clipeo, il collo,
una fascia al margine posteriore del pronoto e le tegule. Le zampe,
particolarmente le anteriori, si presentano macchiate di ferrugineo.
x
L’ addome come nella ®, la base del III tergite è macchiata di nero.
Fig. II — Tachyagetes differens Haupt, 4. Ultimo sternite.
Le ali come nella 9. La distanza fra gli ocelli posteriori è maggiore
della distanza fra essi e l'occhio (POL : OOL= 4: 3). Il II articolo
del funicolo è lungo presso a poco come lo scapo più il pedicello.
L’ ultimo sternite è conformato come nella figura.
Distrib. geogr.: Cirenaica [Bengasi (loc. tip.)].
Tachyagetes Haupti n. sp. (!)
®. Corpore nigro, brevissime argenteo-tomentoso. Alis leviter infu-
scatis, anterioribus fascia apicali obscura ad apicem versus evanescente,
cellula cubitali secunda ad radium parum constricta; posterioribus cel-
lula anali ante originem venae cubitalis terminata.
Capite quam thorace latiore. Clypeo paulum convexo margine ante-
riore nitido subrecto.
‘Orbitis parallelis in vertice longitudine flagelli articulorum I + II
inter se fere distantibus. Ocellis posterioribus ab oculis fere aequidi-
stantibus quam inter se (POL: OOL= 1 : 1). Flagelli articulo tertio
(1) Dedico questa specie al Sig. H. Haupt (Halle) chel molto gentilmente ha
voluto prestarmi il suo prezioso aiuto nello studio dei Pompilidi libici.
OO I VERE ODIA TI ee.
IMENOTTERI ACULEATI 171
longitudine scapo + pedicello subaequali et quam secundo fere +/,
breviore.
Postnoto nitido longitudine postscutello aequali.
Tarsis gnticis articulo primo tribus spinis armato.
& ignotus.
U. ez Zemam (Lybia occ.), 3-IV-1932, leg. Kriiger, Holotypus
in Museo Januense.
2. Colorazione completamente nera con solo leggere traccie di
ferrugineo sulla porzione mediana delle mandibole. Su tutto il corpo si
osserva una finissima ed assai breve pubescenza fondamentale bianca
argentea.
Le ali sono leggermente infoscate, le anteriori presentano sulla
porzione apicale una larga fascia bruna che va leggermente sfumando
Fig. IV — Tachyagetes Haupti n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Ala anteriore.
verso l’apice dell’ala stessa; lo stigma, la costa e la subcosta sono note-
volmente scuri. La 2* cellula cubitale è larga sulla radiale e conformata
come nella figura. Nelle ali posteriori la cellula anale termina prima
dell’ origine della nervatura cubitale.
Il capo è grande, visibilmente più largo del pronoto. Il clipeo è
leggermente convesso con il margine anteriore lucido, subdiritto. Le
orbite sono parallele, la distanza degli occhi sul vertice è presso a poco
eguale al I + II articolo del funicolo. La distanza fra gli ocelli poste-
riori è eguale all’incirca alla distanza fra essi e l’occhio (POL : OOL
IZ
Le antenne sono snelle ad articoli allungati; il III articolo del funi-
colo è subeguale allo scapo più il pedicello) ed è di +/,; circa minore del II.
172 D. GUIGLIA
Il pronoto presenta il margine posteriore leggermente angoloso nel
mezzo. Il postnoto è lucido e lungo come lo scutello.
Il I articolo dei tarsi anteriori presenta tre spine di cui I’ apicale
raggiunge la metà del II articolo.
Lo scarsissimo materiale di Tachyagetes che ho attualmente a mia
disposizione non mi permette di fare esatti confronti fra il T. Haupti
e le specie affini e neppure di fissare con certezza la sua giusta posi-
zione nella tabella di Haupt (1).
Telostegus melanurus Klug
Pompilus melanurus Klug, Symb. phys. Dec. 4. 1834, Insect.; Tav. 39,
fig. 7, @. - Aporus sericans Magretti, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Ge-
nova, XXI, 1884, pag. 571 n. 90, 2. - Telostegus melanurus Haupt,
Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pp. 706 e 708; figg. 24, 25, 9 4.
U. Mimun 1 9.
In questa femmina il rosso del III tergite si presenta un poco
infoscato.
Haupt (1. c.) considera la femmina del Cairo citata da Gribodo
come Aporus melanurus Klug (?) eguale al Telostegus melanurus Klug.
Dall’ esame dell’ esemplare (Coll. Museo di Genova) ho potuto consta-
tare come si tratti invece di una specie del Gen. Tachyagetes Haupt (°)
molto vicina al Tachyagetes filicornis Tournier.
Lo stesso Autore (1. c., pag. 703) considera inoltre le femmine dei
dintorni di Kassala citate dal Magretti come Aporus sericans Klug (5)
eguali al Tachyagetes sericans Klug. L’ esame di questi stessi esem-
plari (ex Coll. Magretti, Coll. Museo di Genova) non lascia alcun dubbio
che debbano invece venir riferiti al Gen. Telostegus ed anzi quasi con
certezza al Telostegus melanurus Klug. i
Che si tratti di questo genere appare del resto chiaro anche da
quanto asserisce il Magretti: « Potrei aggiungere alla diagnosi di Klug
i seguenti caratteri specifici molto salienti: Tarsis et tibiis omnibus
longe et valide hirto-pectinatis; metathorace nigro-nitido laeviusculo >
(Magretti, l. c.).
Distrib, geogr.: Arabia deserta (loc. tip.). Sinai; Tripoli; Gialo;
Kassala.
(1) Mitt. Zocl. Mus. Berlin, 16, 1930, pag. 693.
(2) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XX, 1884, pag. 384 n. 8.
(3) Mitt. Zool. Mus. Berlin, 16, 1930, pag. 690.
(4) Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXI, 1884, pag. 571.
IMENOTTERI ACULEATI 173
Pedinaspis plagiatus Haupt
Pedinaspis plagiatus Haupt, Boll. Lab. Entom. Bologna, IX, 1937, pag.
80; figg. VII, VIII, 9 4.
Bengasi dint. 1 ®, leg. V. Zanon (det. Haupt).
Distrib. geogr.: Dalla Tripolitania fino al Marocco (Haupt, 1. c.).
Paraferreola cyrenaica n. sp.
®. Corpore nigro; capite, pronoto, mesonoto, scutello et postscu-
tello in media parte rufis. Antennarum flagello latere inferiore rufo-
Fig. V — Paraferreola cyrenaica n. sp., Q- 1. Capo. - 2. Torace. - 3. Ala anteriore.
ferrugineo articulis ultimis infumatis, latere superiore obscurato arti-
culis ultimis nigris. Alis fuscis, anterioribus fascia apicali magis infu-
mata ad marginem posteriorem versus evanescente; cellula cubitali se-
cunda lata, cellula cubitali tertia ad radium moderate constricta; poste-
rioribus cellula anali in ipsa origine venae cubitalis terminata.
Clypeo valde latiore quam longiore, margine antico leviter sinuato.
Orbitis prope clypeum convergentibus, in vertice longitudine flagelli arti-
culorum I+ II + +/, III inter se fere distantibus. Ocellis posterioribus
ab oculis vix magis distantibus quam inter se. Flagelli articulo secundo
174 D. GUIGLIA
quam tertio fere */, longiore. Segmento mediano in medio profunde sul-
cato, parte declivi non rugosa.
Long. 13 mm.
& ignotus.
Giado (Libya occ.), VII - 1938, leg. G. Kriiger, Holotypus in Museo
Januense.
2. Colorazione nera, sono rosse le seguenti parti: il capo (il clipeo,
la zona intorno alla inserzione delle antenne e intorno agli ocelli sono
macchiate di nero), il pronoto, il mesonoto, lo scutello e la parte me-
diana del postscutello. Le antenne presentano la parte inferiore del
funicolo rosso-ferruginea con gli ultimi articoli infoscati, la parte supe-
riore oscurata con gli ultimi articoli neri. Le ali sono brune, le anteriori
presentano al margine apicale una fascia più infoscata che va gradata-
mente sfumando verso la parte posteriore dell’ala. La 2° cellula cubitale
è larga, subquadrangolare, la 3? è moderatamente ristretta sulla radiale.
Nelle ali posteriori la cellula anale termina all’ origine della nervatura
cubitale.
Il clipeo, circa 2 volte e */, più largo che lungo, presenta il mar-
gine anteriore leggermente arcuato. Le orbite convergono sul clipeo;
la distanza degli occhi sul vertice è presso a poco eguale al I+ II + 1/,
del III articolo del funicolo delle antenne. La distanza fra gli ocelli
posteriori è appena leggermente inferiore alla distanza fra essi e l’occhio.
Il II articolo del funicolo delle antenne è di */, circa più lungo del III.
Il dorso del pronoto (misurato lungo la linea mediana) è presso a
poco 2 volte e */, più largo che lungo. Il segmento mediano (misurato
lungo la linea mediana) è appena leggermente più lungo dello scutello,
presenta nel mezzo un profondo solco longitudinale e il margine distale
con una protuberanza mediana. La faccia posteriore, medialmente sol-
cata, è priva di rugosità; il dente laterale è bene pronunziato ed arro-
tondato all’ apice.
Della novità di questa specie ebbi conferma da Haupt.
Platyderes algirus Lepeletier
Ferreola Algira Lepeletier, Hist. nat. Ins. Hymén., III, 1845, pag. 468,
8 23 Tav. 33, fig. 1. - Platyderes algirus Haupt, Deutsch. Entom.
Zeitschr., Beihefte 1926-27, pag. 285.
si e: RN | IMENOTTERI ACULEATI NUNRIZO
Bu Hadi 19, Beni Ulid 1 4.
La colorazione rossa ferruginea è in questi esemplari sensibilmente
scura, le zampe sono in ambedue i sessi] completamente nere e così pure
le antenne della femmina. Il capo del’ maschio è nero con il margine, sia
esterno che interno, delle orbite orlato di giallo; il capo della femmina
è pure in massima parte nero. La costituzione di questi individui è com-
: plessivamente gracile, la statura raggiunge appena i 9*/, mm. circa.
Distrib. geogr.: Algeria [Bone (loc. tip.)]. Europa meridionale ed
È occidentale; Nord Africa (Haupt, 1. c.).
È
176
Dr. E. BERIO
CONTRIBUTI ALLO STUDIO DEI LEPIDOTTERI ETEROCERI
DELL’ ERITREA
VII
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, LYMANTRIIDAE,
LASIOCAMPIDAE, NOCTUIDAE
RACCOLTE DAL SIG. G. VACCARO NEL 1938
EUCHROMIIDAE
Amata cerbera L. 1 & Dorfù 12-X-38.
Thyretes negus negus Obth., 5 ¢ & Elaberet 17.IX; 5 4 4 Dorfù
20-27.X. È
T. negus phasma Butl., 4 & & Elaberet 1-17.IX; 19 4 4 Dorfù
20-22.X.
T. negus mysa Strd., 1 & Elaberet 17.IX; 3 ¢ 4, 8 9 9 Dorfù
6-27.X, 20.XII.
Apisa canescens subcanescens Rots., 1 & Elaberet 12.XI; 5 4 &,
1 ® Dorfù 28.VIII, 29.IX, 20-27.X.
Metarctia pallida Hmps.? Una grossa serie di ¢ 4 lascia molto
dubbio sulla determinazione, date le imprecise diagnosi contenute nella
letteratura e la mancanza di materiale sicuro di confronto.
4 e @ hanno capo giallo croceo scuro, palpi e parte anteriore del
petto bruno neri, tegole bruno crocee, torace e ali anteriori bruno cinerei;
addome giallastro croceo. Ali posteriori giallo pallide, ciglia concolori
nelle 4 ali. Prime tibie brune superiormente; il resto delle zampe, petto,
addome giallo misto a fulvo. Dò la figura dell’ apparato genitale del 4
(fig. 5).
60 3 4 Dorfù 27.IX, 20.X, 2.XI, 20.XII.
M. pallida (?) f.nigritarsis nov. Tra questi si trovano dei 3 3 e una
9 forniti di zampe, petto e addome completamente bruno neri, e ali
posteriori tendenti al rosa bruno (specialmente la 2) che designo con
lin nuovo nome.
& 2 Holo-Allotypus Dorfù 20-22.X; Paratypi 3 ¢ ¢ 20-27.X. Esp.
8 24, 9 32 mm.
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 177
Tale forma si avvicina alla M. lateritia aegrota Berio, che si distingue
per la statura notevolmente superiore e per una larga macchia nero
bruna sulle ali anteriori inferiormente, e che forse va riferita a questa
entità:
M. pallida (?) aegrota Berio, 2 9 9 Dorfù 1{.XI, 2.XI.
ARCTIIDAE
Lepista arabica Rebl., 4 3 4 Elaberet 17.IX; 2 ¢ & Dorfù 12.X,
20.XII.
Macrosia fumeola Wikr., 1\& Elaberet 12.XI; 2 4 4 Dorfù 10-27.X.
Chionaema fugax Berio, 1 2 23.VIII.
Estigmene purus Butl., 6 2 2 Elaberet 17.IX; 1 9 Dorfù 22.X.
Spilosoma schraderi Rots., 4 & 3,3 9 ® Elaberet 17.IX; 1 3,1 9
Dorfù 20-22.X.
Pericallia geometrica Obthr., 16 3 4, 6 2 ® Dorfù 10.X, 1.XI; 1 ¢
Tessenei 1934; 1 9 Asmara 26.VI.
Specie abbastanza variabile. Nel tipo (4) in possessso del Museo di
Genova le linee bianche delle ali anteriori sono segnate longitudinal-
mente nel centro da una banda rosa, e l’ orlo anale delle ali posteriori è
interamente bianco. Tra gli esemplari del Dorfù vi è qualche ¢ senza
banda rosa sulle ali anteriori che sono disegnate unicamente in nero e
bianco; predominano poi nei & individui in cui 1’ orlo anale è larga-
mente tinto di rosa dalla vena ic fino a tutta la frangiatura. Tra la forma
tipica e la forma Tostlani Gaede (Seitz) fortemente melanica si inse-
risce la
P. geometrica ab. intermedia n. ab. ove sulle ali anteriori è ben
definita, per quanto più sottile, la striscia longitudinale bianca sulla
piega submediana, e le altre linee sono ridottissime, sottili, senza giun-
gere ad essere punteggiate come nella aberrazione anzidetta. Di questa,
1 & Holotypus Dorfù 2-XI.
Utetheisa amhara Jord., 1 &, 1 2 Dorfù 10-27.X.
Rhodogastria vitrea Plots, 1 9 Dorfù 27.IX.
Aganais speciosa Dry, 1 2 Elaberet 12.XI.
— — subretracta Wlk., 4 & 3,6 9 2 Dorfù 20.X, 12.XI.
— — undulifera Wik. 1 & Elaberet 20-X; 1 4 Dorfù 1-XI ad ali
posteriori arancione con una larga macchia all’ apice.
178 E. BERIO
Digama meridionalis Deliae Berio.
Sottospecie propria all’ Eritrea, descritta di Adi-Abuna (Adua): 3 ¢ ¢,
9 9 9 Elaberet 12.XI; 1 ¢, 4 2 9 Dorfù 28.VIII, 29.IX, 20-27.X.
Digama aganais Feld.
Gli esemplari presentano una serie di aspetti che partendo dalla
tipica aganais Feld. dotata di ali anteriori unicolori grigie, per graduali
passaggi giungono ad una forma in cui il bianco invadendo sempre più
zone definite viene a coprire quasi interamente 1’ ala. (Fig. 1 a-i).
La constatazione ha importanza forse per stabilire le relazioni che
intercorrono con altre entità appartenenti al genere, e che sono state
considerate fino ad oggi come specie separate. Ho dato una figurazione
schematica del disegno delle ali, dotando di un nome le varianti che
ne sono prive. Ritengo che la D. africana Swoe possa appartenere a
questa specie.
D. aganais f. aganais Feld, 3 & & Dorfù 20-27.X.
— — f. monosticta n. 1 s Elaberet 12.XI con un solo punto rettan-
golare bianco alla costa a 2/3.
— — f. disticta n. 1 2 Dorfù 2.XI con due segni alla costa, di cui
quello esterno, triangolare.
— — f. albicosta Pag. 1 9 Dorfù 2.XI.
— — f. albicostata n. 2 2 Dorfù 20.X con una sola macchia dalla base
estesa a comprendere tutta l’ orbicolare, e uno spazio bianco
romboidale a 2/3.
— — f. lineata n. 1 4 con un annulo chiaro attorno alla reniforme. e
una linea sinuosa postmediana.
— — f. albescens n. 1 © Elaberet 12.XI in cui il color bruno residua
nella zona distale e in quella mediana dietro la Cell.
— — f. albicans n. 2 9 2 Elaberet 12.XI, e Dorfù 20.X, ove questo si
riduce a una piccola macchia al luogo della reniforme e a
un’ altra triangolare dietro la Cell. oltre allo spazio distale, che
unicamente rimane nella
— — f. feralba n. 1 © Dorfù 27.X.
Secusio somalensis Hmps., 1 ¢ Elaberet 20.X; 9 & 4, 2 2 © Dorfù
29.VIII, 29.IX, 6-27.X, 20.XII.
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 179
AGARISTIDAE
Aegocera rectilinea Hmps. 2 8, 5 @ Elaberet 17-XI; 1 ® Dorfù 22-X.
— brevivitta Hmps. 1 9 Elaberet 12-XI. .
— a - f. aganais Feld. — b - f. monosticta Berio
— c - f. disticta Berio — d - f. albicosta Pag. — e - f. albicostata Berio — f -
f. lineata Berio — g - f. albescens Berio — h - f. albicuns Berio — i - f. feralba Berio.
Fig. 2. — Athetis (Paradrina) parte basale della valva destra: a - A. (P.) selini
Bdv.; b - A. (P.) edentata Berio.
Fig. 3. — Engusanacantha Berio n. gen. — a - palpo.
e II paio.
Fig. 1. — Digama agandis Feld.
— b - e - tibie del Il
180 E. BERIO
LyMANTRIIDAE
Euproctis gruppo di nessa Swoe, 1 & Dorfù 20.XII.
Per la grave incertezza sul gruppo delle Euproctis africane simili
alla specie E. nessa Swoe non é possibile — anche secondo Collenette —
la determinazione esatta dell’ esemplare.
Naroma signifera Wik., 1 9 Dorfù 27.X.
Laelia hemippa Swoe (?) 1 © Dorfù 23.VIII det. C. L. Coilenette; 1 9
Elaberet 17.IX.
Aclonophebia misrachii Berio, 1 3, 1 2 Dorfù 29.IX, 12.X.
Dasychira extorta Dist., 1 9 Ghinda 12.V.35; 1 ¢ Dorfù 4.X.36.
D. plesia Collenette, 5 ¢ &, 16 9 2 Dorfù 23.VIII; 12.X-1.XI.
Descritta di Abissinia sopra sole 2. Determinazione di C. L. Col-
lenette. Il ¢, finora sconosciuto, differisce dalla 2 nel contorno della
reniforme che è sottile come le altre linee, e nel colore delle ali poste-
riori molto più chiaro.
ab. innocens n. 2 2 Dorfù 23.VIII, 27.X, portano le ali intera-
mente coperte di nero calla linea basale alla postmediana.
LASIOCAMPIDAE
Beralade monostrigata Berio,5 es. Elaberet 1-17.IX.
— bistrigata semifumosa Berio, 2 es. Elaberet 17.IX.
Pachypasa anagnostarai Berio, 4 Paratypi 1.V.37 Asmara.
— rectilineata Auriv., 1 2 Dorfù 20.X.
Bombycopsis indecora Wik. 1 ¢ Dorfù 23-8; 1 2 Asmara 1937.
Euchraera minor Grede, 1 es. Dorfù 29.IX.
NOCTUIDAE
a) Agrotinae
Euxoa cymograpta Hmp. (?), 3 & 4, 4 2 9 Elaberet 17-20.IX; 3 9 9
Dorfù 17.IX, 20.X.
Essendo incerta la determinazione segue la diagnosi: Antenne del
é finemente bipettinate con corti denti a 2/3. Palpi, antenne, torace,
ali anteriori bruni sparsi di giallo-bruno ocreo scuro. Patagi con linea
nera presso l’apice; addome bruno. Sulle ali anteriori: subbasale
doppia dalla costa alla mediana; antemediana doppia, lunulata; cla-
viforme moderata; orbicolare rotonda piena di grigio e orlata interna-
el ri Ea
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 181
mente di giallo rossastro bruno; reniforme orlata di nero e di un
annulo chiaro, piena di grigio. Ombra mediana sensibile, irregolare,
dalla costa al margine; postmediana lunulata, doppia, discontinua,
rivolta in fuori alla Cell., poi in dentro fino al margine interno; ante-
marginale chiara irregolare preceduta da un campo più chiaro e seguita
da uno più scuro; ciglia concolori; tre segni chiari alla costa tra la
postmediana e l’antemarginale. Ali posteriori biancastre largamente
orlate di bruno; vene brune, ciglia bianche tagliate da una linea bruna.
Inferiormente, petto grigio, zampe brune; ali anteriori grigie con tracce
di postmediana all’ apice e un punto bruno alla Cell. Posteriori più
chiare, sparse di bruno alla costa; punto alla Cell. e tracce di postme-
Giana alla costa. La © porta la Cell. prima della orbicolare, e tra questa
e la reniforme riempita di bruno nero; la antemediana è limitata distal-
mente da una linea bruna più larga che nel 4. Ali posteriori brune,
più chiare nella Cell. Esp. 32-37 mm.
E. spinifera Hbn., 4 4/3, 11 2 9 Dorfù 12-29.X.
E. fumicolor Hmps., 2 3:3,3 9 9 Elaberet 17.IX.
Agrotis amatura Feld., 2 @ 9 Dorfù 27.X, 20.XII.
— segetis Hbn., 12' 3, 13 9 9 Elaberet 12.XI; 24 3,49 2 Dorfù
20-27.X, 1.XI, 20.XII.
— putativa n. sp.
Antenne del ‘& lungamente bipettinate fino a 2/3. i
& . Palpi bruni, col III articolo cremeo; fronte cremea; vertice for-
nito di ciuffi cremei prominenti fra le antenne; antenne brune. Patagi
gialli cremei alla base, bruni all’ orlo, segnati alla metà da una linea nera
arcuata; tegole e torace bianchi largamente sparsi di nero; un ciuffo gri-
gio scuro nel mezzo del protorace, tra le tegole; addome bianco, più
bruno all’ estremità. Ali anteriori grigie largamente sparse di bruno;
subbasale doppia alla costa; antemediana doppia ondulata dalla costa al
margine interno, formante una lunula allungata nello spazio I; postme-
diana doppia lunulata, rivolta in fuori dalla costa alla vena 5; di qui in
dentro al margine; antemarginale rivolta in dentro dall’ apice alla vena
5, di qui in fuori alla 4 e poi in dentro fino al torno formando un’ ansa
irregolare alla vena 1: la antemarginale è preceduta da una serie di
cunei bruni rossicci tra le vene, e seguita da un campo bruno rossiccio
fino al margine; ciglia chiare variegate di grigio; claviforme lunga e
182 E. BERIO
sottile piena di colore del fondo; orbicolare allungata ovale col centro i
bruno; reniforme normale con centro bruno; la costa dell’ ala è larga-
mente tinta di bruno rossiccio scuro. Ali posteriori bianchissime (4)
leggermente affumicate all’ apice e sulle vene (9). Inferiormente petto
grigio, ventre bianco con doppia fila di punti neri ai lati; zampe bruno-
rossicce con annuli cremei.
Holotypus ¢ Elaberet 12.XI.38; Allotypus, @ Elaberet 12.XI.38;
Paratypus, 9 Elaberet 12.XI.38.
Esp. 35-37 mm.
Micragrotis delicatula Berio, 1 |& 1.IX Elaberet.
Chloridea obsoleta F., 1 sì Dorfù 20.XII; 1 ® Elaberet 17.XI.
— peltigera Schff. 1 ¢ Dorfù 12.X.
Timora flavistrigata Hmps., 16 es.'& @ Elaberet 17.IX; 1 4 Dorfù 22.XI.
Timora rhodomelaleuca n. sp.
Ciuffi del capo bruni, più scuri tra le antenne; torace bruno misto
di roseo; antenne rosa. Addome giallastro. Ali anteriori rosa vinoso mi-
sto di giallastro; una iarga linea longitudinale bruna dalla base al termen,
limitata tra l’ orlo inferiore della Cell., la vena 2, la vena 6, e l’orlo
superiore della Cell.; sfumata distalmente tra la vena 2 e la 5. Entro
la linea bruna, una linea bianchissima longitudinale fusiforme da 1/4
dell’ ala alla base, fino al termen. Ciglia bianche segnate a metà da una
linea, rosa al torno. Ali posteriori brune, ciglia biancastre. Petto bruno,
zampe brune e rosa, ventre bruno. Ali anteriori brune con la linea me-
diana chiara. Ali posteriori biancastre coll’ apice abbrunito; ciglia delle
4 ali come sopra.
Holotypus ¢ Elaberet 17.IX.38; Allotypus e Paratypus @ Elaberet
1.IX.38.
Timora vinula n. sp.
Palpi e fronte rosa vinacei; antenne rosa superiormente, cremee ai
lati, brune sotto. Patagio, tegole e torace giallastri, le prime tinte di
vinaceo all’ estremo. Adaome bruno giallastro. Ali anteriori gialle limone
chiare. Una larga macchia vinosa le copre, delimitata prossimalmente da
una linea che, dalla radice alla costa, segue la Cell. inferiormente fino
a 1/3 e di qui scende al margine formando un angolo acuto volto verso
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 183
la base; distalmente da una linea che dall’ apice va al torno formando
un’ ansa rientrante alla vena 1. Su tale macchia compare il colore fon-
damentale alla costa e nella parte distale della Cell. inoltre in 5 puntini
situati 3 sotto la Cell. e 2 davanti al margine; ciglia rosse vinose. Ali
posteriori giallastre chiare. Inferiormente zampe giallastre colle tibie
più o meno rosa vinose. Ali, petto, ventre, giallastri. Sulle ali anteriori
in luogo della macchia vinosa del lembo superiore, esiste una larga mac-
chia bruna, rossa all’ apice. Ciglia delle ali anteriori e apice delle ali
posteriori rosa vinoso.
Vicina a leucosticta Hmps.
Holotypus 4 Elaberet 17.IX; 1 4 Paratypus Elaberet 1.IX.38.
Engusanacantha n. gen. (fig. 3, 4).
Genot. E. bilineata n. sp.
Proboscide ben sviluppata. Palpi rivolti in avanti, piuttosto corti,
il 3° minuto. Antenne semplici nei due sessi; occhi larghi rotondi, torace
coperto di squame e peli misti, con una cresta sparsa sul metatorace;
fronte prominente in un cratere subquadrangolare ruvido e depresso nel
centro e con una piastra inferiore sporgente ottusamente appuntita,
zampe abbondantemente frangiate; le tibie mediane e le posteriori con
una sola spina preapicale. Addome coperto di scaglie con ciuffo alla base
del tergo. Ali anteriori e posteriori subtriangolari; venatura normale.
Engusanacantha bilineata n. sp.
Fronte, tegole, addome, petto grigio-rosei-verdastri; torace e ali
anteriori rosacee. Una linea basale alla costa grigio-verde, una anteme-
diana diritta dello stesso colore, preceduta da una linea biancastra; me-
diana grigio verde sottile, dalla reniforme al margine, concava distal-
mente; una postmediana biancastra un poco rivolta in fuori dalla costa
alla vena 3; di qui un poco in dentro al margine. Oltre questa uno spazio
verdastro limitato dalla antemarginale che a zig-zag dalla costa si dirige
in fuori alla vena 7, poi in dentro alla 5; poi con un arco in fuori per
cadere sulla vena 1 presso il torno, dalla quale volgendosi in fuori lo
raggiunge. Orbicolare rotonda e reniforme subovale grande, piena di
verdastro; claviforme rotondeggiante. Tutta |’ ala più o meno cosparsa
di grigio verdastro. Ali posteriori bianco verdastre alla base, largamente
nero verdastre al margine; vene verdastre. Inferiormente ali giallastre
184 E. BERIO
con una linea postmediana ondulata seguita da un’ ombra grigio verde.
Frangie sopra e sotto variegate di rosa e verde.
Holotypus 3, Allotypus 9, 2 ¢ & Paratypi Elaberet 17.IX; 1 ¢
Paratypus Dorfù 29.IX; 1 4 Paratypus Dorfù 27.X.
HADENINAE
Odontestra avitta Fwc., 1 2 Elaberet 17.IX; 5 4'4 Dorfù 29.VIII, 12-20.X.
— variegata Berio, 1 9 Allotypus Dorfù 29.IX.
Fig. 4. — Engusanacantha Berio — protuberanza frontale.
Fig. 5. — Metarctia pallida Hmps. (?) — armatura genitale del maschio.
E’ simile in tutto al ¢, da cui differisce unicamente nel colore delle
ali posteriori che sono bruno scure dal margine largamente verso I’ in-
terno; frangie bianchissime.
Odontestra Richinii Berio, 1 ¢ Paratypus Dorfù 23.VIII.38.
Xylomania bicristata Berio, 1 6, 1 9 Elaberet 17.IX; 84 3, 629
Dorfù 17.X-12.XI.
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 185
— mediolacteata n. sp.
9 del gruppo di natalensis Btl. e bicristata Berio; gruppo che con
tutta probabilità non è congenerico con tutte le altre Xylomania che
hanno ali molto più strette e termen sfuggente.
Palpi bruno rossicci, neri lateralmente. Capo, torace e ciuffo addo-
minale bruno rossicci, patagi segnati da una linea nera trasversale. Ali
anteriori bruno rossicce collo spazio mediano dal margine interno agli
stimmi, gli stimmi stessi e due spazi che congiungono questi alla costa,
largamente tinti di bianco. Antemediana semplice ondulata. Claviforme
rotonda contornata di nero, orbicolare rotonda pure contornata di nero;
reniforme lo stesso; questa e 1’ orbicolare non sono confluenti ma ben
lontane e separate; postmediana semplice, arcuata in fuori alla Cell. e
in dentro alla piega 1-2; prodotta in punti bianchi sulle vene. Ante-
marginale come in natalensis Btl., preceduta tra il torno e la vena 3, tra
la vena 4 e 6, da due spazi bruni triangolari. Spazio limbale grigio pur-
pureo scuro; frangie variegate di marron e grigio e precedute da una
riga di punti neri. Ali posteriori brune più chiare alla base; ciglia gial-
lastre. Petto, zampe, ventre, giallastri. Ali giallastre, sparse di nero sulle
anteriori e su di una fascia costale e limbale delle posteriori. Su queste
un punto grigio in Cell.
Holotypus Dorfù 27.X.38. - Esp. 31 mm.
— natalensis Butl., 1 ¢ Dorfù 22.X.
Cirphis loreyi Dup., 8 9 9 Elaberet 12.XI; 7 9 @ Dorfù 10-27.X, 2.XI.
Hadena Nellyae Berio, 1 4 Dorfù 20.X.
AMPHIPYRINAE
Parasticthis Minnecii Berio, 9 4 @ Elaberet 12.XI; 3 4 4 Dorfù 29.IX,
27.X.
Trachea consummata Wlk., 6 es. Elaberet 12.XI; 5 es. Dorfù 29.IX, 2.XI.
—. breviuscula Wik., 2 6 4 Elaberet 12.XI; 1 9 Dorfù 27.X.
Euplexia saldanha Feld., 2 3|g, 1 ® Dorfù 29.XII, 22.X.
Perigea capensis Gn., 56 es. Dorfù 23.VIII-20.XII.
Eriopus yerburyi Btl., 18 es. Dorfù 23-29.VIII, 29.IX, 10.X-1.XI.
Cetola vicina Joan., 14 3 3,3 ® ® Elaberet 17.IX; 3 4 4,2 2 @ Dorfù
23.VIII, 1.IX, 22.X.
Prodenia litura Gn., 14 3 4, 229 9 Dorfù 29.IX-12.XI.
Spodoptera abyssinia Gn., 3 4 6, 1 ® Dorfù 29.IX, 10-20.X, R.XI.
i et Be Ai A en
: 7 de a
186 E. BERIO
— mauritia Bd. 22 $6929 Dorfù 29.IX-1.XI.
— cilium Gn., 1 è Elaberet 12.XI; 5 ¢ 4,5 2 2 Dorfù 20-27.X, 12.XI.
Laphygma exempta Wlk., 3 ¢ 3,1 9 Dorfù 12-20.X, 12.XI.
L. exigua Hbn., 35 es. Dorfù 23.VIII, 17.IX, 10.X, 1.XI. °
Athetis (Paradrina) edentata n. sp.
Vicina a selini Bdv. di cui possiede l’ aspetto esterno. Differisce
nell’ apparato copulatore del 4 ove le valve nella metà inferiore man-
cano della cresta di dentellature lungo Jl’ orlo posteriore interno della
lamina (vedere figura 2).
Holotypus ¢ Elaberet 12.XI.
Ariathisa atriluna Hmps., 2 es. Dorfù 12-20.X.
Proxenus satellitia Hmp., 8 es. Dorfù 20.IX, 10-22.X, 2.XI.
Etiopica phaeocausta Hmps., Elaberet 17.IX.
Craniophora hemileuca n. sp.
@. Capo e torace biancastri sparsi di bruno scuro, palpi con fascia
nera al 2° articolo, fronte con una sbarra nerastra sul davanti; patagi
con linea nerastra presso la base e spazio nerastro all’ apice, tibie e
tarsi anellati di nero, addome grigio chiaro con ciuffi dorsali neri. Ali
anteriori biancastre irrorate fortemente di nero, una linea longitudinale
alla base lungo la mediana fin sotto l’ orbicolare, linea subbasale rappre-
sentata da due linee alla costa; antemediana imprecisa lunulata, orbi-
colare e reniforme contornate di nero, quest’ ultima aperta distalmente;
postmediana doppia riempita di bianco, lunulata curvata in fuori dalla
costa alla reniforme, di qui in dentro alla vena 2, poi con andamento
rettilineo al torno, incrociata da una fascia nera tra le vene 1 e 2 che
giunge fin presso il torno, partendo dallo spazio mediano, ed è seguita
distalmente da un punto triangolare nero nel punto ove la vena 2 rag-
giunge il termen. Una macchia bruno nera all’ apice e una triangolare
grigia alla vena 6. Subterminale bianca imprecisa ondulata, frangie
segnate alla base da una sottile linea bianca e variegate di bianco e
grigio. Ali posteriori bianchissime con traccie di una linea mediana e
con un punto nero al margine sulla vena 2. Inferiormente ali anteriori
grigie, più nere alla costa nel centro; ali posteriori bianche con un grosso
punto grigio nero alla costa a 1/3 dalla base e una linea mediana irre-
golare, molto angolata in fuori sulla vena 4.
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 187
Holotypus ® Dorfù 29.IX; Paratipi: 1 3, 4 9 2 Dorfù 23VIII,
22.X, 20.XII; 2 9 ® Elaberet 17.IX.
Craniophora hemileuca ab. limbata n. ab.
Come la precedente ma con l’ ala anteriore interamente coperta di
bruno nero, tranne 1’ annulo dell’ orbicolare, un punto lunulato al mar-
gine interno a 3/4 di esso verso il torno, e tutto lo spazio distale tra la
frangia e |’ antemarginale che sono bianchi.
Holotypus e paratypus 2 9, 1 & Dorfù 23-8.
Androlymnia clavata Hmps., 1, 9 Elaberet 1.IX.
Chasmina tibialis F., 1 & Dorfù 12.X.
Busseola fusca Hmps., 3 9 2 17.IX.
ERASTRIINAE
Eublemma olivacea Wik., 2 & 4 Elaberet 17.IX, 20.X.
Amyna punctum Gn., 1 &, 1 ® Elaberet 17.IX.
— octo Gn., 2 es. Elaberet 1-17.IX; 31 es. Dorfù 23.VIII, 29.IX, 10.X,
1.XI.
— — axis Gn., 5 es. Elaberet 17.IX; 7 es. Dorfù 23.VIII, 17.IX, 10-22.X.
Lithacodia blandula Wlk., 6 es. Elaberet 17.IX.
Mimasura pentheus (Fwc.), 2 es. Dorfù 20.X.
Eustrotia trigonodes Hmps., 5 9 9 Elaberet 17.IX; 6 es. Dorfù 23.VIII,
DID
Hoplotarache cornifrons (Auriv.), 1 6 Dorfù 29.IX; 1 4 Elaberet 17.IX.
— semialba Hmps., 1 & Elaberet 17.IX.
Metapioplasta insocia WIk., 4 8 4,5 ® 2 Elaberet 1-17.IX; 1 9 Dorfù
29.IX.
Acropserotarache elegantissima Berio, 1 4 Elaberet 17.IX.
Tarache opalinoides Gn., 1 4 Dorfù 2.XI; 1 4, 1 ® Elaberet 17.IX.
— antica Wik., 9 4 6, 2)9 9 Elaberet 17.IX; 5 3 4 Dorfù 1-29.IX.
— leucotrigona Hmps., 213 &, 2 9 2 Elaberet 17.IX.
— psaliphora Hmps., 18 66, 1 ® Elaberet 17.IX; 2 313 Dorfù
23.VIII, 20.X.
EUTELIINAE
Eutelia discistriga Wlk., 1 3 Elaberet IO.VIII; 5 4 3 Dorfù 23.VIII,
6-12.X, 20.XII.
188 E. BERIO
Marathyssa cuneata Wik., 7 es. Elaberet 1-17.IX; 1 es. Asmara 26.VIII;
8 es. Dorfù 23-28.VIII, 1-17.IX.
SARROTHRIPINAE
Giaura squamifera Wlk., 2 es. Dorfù 27.X.
Selepa sp.?, 1 es. Dorfù 27.X.
ACONTIINAE
Earias citrina Saalm., ‘1 es. Elaberet 20.X.
— cupreoviridis Wik., 2 es. Dorfù 23.VIII, 20.XII.
— insulana Bdv., 3 es. Elaberet 1-17.IX; 6 es. Dorfù 29.IX, 10-27.X.
Acontia malvae Esp., 7 es. Dorfù 29.IX, 10-27.X; 2 es. Asmara 28.VIII.
Setoctena patricula Hmps., 4 ¢ 6, 1 2 Dorfù 20.X, 20.XI.
Maurilia arcuata Wik. 98 es. |g, e 2 Dorfù ed Elaberet — varie date —
con tutte le aberrazioni di Hmps. e varie forme di passaggio.
CATOCALINAE
Achaea illustris Wlk., 5 es. Dorfù 1.XI; Elaberet 12.XI.
— mercatoria F., 2 9 2 Dorfù 27.X.
— finita Gn. 24 es. Dorfù ed Elaberet.
— infinita Gn. 11 es. Dorfù ed Elaberet.
— catella Gn., 2 8:8 Dorfù 10.X; 2 ¢ 3, 2 9 9 Elaberet 12.XI.
Entomogramma pardus Gn., 3 & 6 Elaberet 12.XI.
Anua tirhaca Cr., 5 & 4 Dorfù 20.X; Elaberet 12.XI.
Anua dianaris Gn. 30 ¢ 9 Dorfù ed Elaberet varie date.
— — esta Wlk., 5 2 2 Dorfù 27.X; Elaberet 12.XI.
Anua dianaris ab. satanas n.
Una ® Dorfù 27-X-1938 porta le ali anteriori superiormente com-
pletamente nero carboniose, sulle quali è appena percettibile 1’ annulo
poco più chiaro della reniforme e la linea antemarginale, sottilissima.
Antenne, torace, addome, ali posteriori e il lato inferiore dell’ insetto
come nella forma normale, solo il petto leggermente più infoscato.
Anua rectificata n. sp.
é. Possiede gli stessi colori delle A. dianaris della stessa località,
sia capo, torace, addome, ali posteriori, petto, ventre che lembo inferiore
EUCHROMIIDAE, ARCTIIDAE, AGARISTIDAE, NOCTUIDAE 189
delle ali. Le ali anteriori hanno lo stesso colore fondamentale; esse però
anzichè essere interrotte dalla larga linea sinuosa prelimbale bianca
sfumata largamente di nero vellutato all’ interno, portano una linea
antemarginale formata di lunule grigie chiare, con andamento retto da
4/5 della costa a poco prima del torno.
Leggera sfumatura scura nella parte interna inferiore della stessa
e campo bruno senza spolverature grigie al margine tra le vene 3 e 5.
Holotypus s Dorfù 20.X.
Parallelia algira L., 8 3 ® Elaberet 12.XI; Dorfù 20.X.
Grammodes stolida F., 6 3 3, 6 2 2 Dorfù 10.X; Elaberet 2.IX.
Ophiusa albitermia Hmps., 3 4 6, 3 ® 2 Dorfù 27.X, 1.XI; Elaberet
12.XI.
Chalciope hyppasia Cr., 1 6, 1 ® Elaberet 12.XI.
Mocis undata F., 34 ¢ 3,9 ® 9 Dorfù 2.XI; Elaberet 12.XI.
Pericyma mendax Wik., 60 4 4 9 @ Dorfù ed Elaberet varie date.
Heteropalpia cortytoides Berio, 11 4 4, 14 9 2 Elaberet 12.XI.
PHYTOMETRINAE
Syngrapha circumflexa L., 5 es. Dorfù 29.IX; Elaberet 1.IX, i2.IX.
Phytometra ni Hb., 20 :3 4, 17 ® ® Dorfù 1.1X; Elaberet 17.IX.
— chalcytes Esp., 64 3,7 9 ® Dorfù 20.X; Elaberet 17.IX.
— signata Fb., 11 3:3,4 2 2 Dorfù 28.VIII, 22.X; 1 es. Elaberet 1.IX.
— ltransfixa Wik., 3°44, 3 ® 9 Dorfù 23.VIII; Elaberet 1.IX.
Abrostola brevipennis Wlk., 3 3 6 Dorfù 23.VIII.
NOCTUINAE
Polydesma otiosa Gn., 1 6, 1 ® Elaberet 17.IX.
Catephia mesonephele Hmps. (?), 1 9 Dorfù 23.VIII; 1 ¢, 1 9 Ela-
beret, 17.IX.
Ericeia inangulata Gn., 26 & 2 Dorfù ed Elaberet 29.IX, 17.XI, colla
F. albangula Saalm.
Pandesma anysa Gn., 3 4\g4, 1 ® Elaberet 29.IX.
Tathorhynchus exsiccata Led., 32 4 ® Dorfù ed Elaberet.
Argadesa materna L., 2 3 3,4 22 Dorfù X-XI.
Ophideres fullonica L., 1 4 Dorfù 20.X.
Sphyngomorpha chlorea Cr., 3 es. Dorfù 27.X.
190 i : | E. BERIO Mu
Anomis flava Fab., 34 3 3, 38 ® 2 Dorfù ed Elaberet varie date.
— sabulifera Wik., 38 4'3 2 2 Dorfù ed Elaberet varie date.
Radara frequens Holl., 2 9 2 Dorfù 27.X.
Serrodes inara Cr., 7 & 6, 4 2 2 Dorfù ed Elaberet.
Hypocala subsatura Gn., 4 3 & 9 9 Elaberet 17.IX. —. —
Azazia rubricans Bdv., 17 3 3 2 2 Dorfù ed Elaberet X-XI.
Acantholipes circumdatus Wlk., 1 ¢, 1 9 Elaberet 17.IX.
Calpe emarginata F., 3 83 & Dorfù 6-27.X.
Hypena masurialis Gn., 19 3'3 2 ® Dorfù ed Elaberet IX-X.
191
FABIO INVREA
A PROPOSITO DI UNA SMICROMYRME DELL’ ISOLA DI BORNEO
NOTA TASSONOMICA E CAMBIAMENTO DI NOME
(Hymenoptera, Mutillidae)
Clarence E. Mickel, al quale si devono molti geniali e diligenti studi
sui Mutillidi appartenenti specialmente alle faune neartica e orientale,
nel suo lavoro « The Mutillid Wasps of the Islands of the Pacific Ocean »
(Hym. Mutill.) - Trans. R. Entom. Soc. London, Vol. 83, part II, 1935,
pag. 282, ritenendo che il 3‘ proveniente dall’ Isola di Borneo, Bandjer-
masin, esistente attualmente, a seguito: dell’ acquisto della Collezione
Gribodo, nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova e indicato dallo
Zavattari in « Mutille austro-malesi » - Boll. Soc. Entom. Ital., Vol. 45,
1913, p. 92, come Mutilla gracillima Smith, non possa riferirsi a tale
forma dall’ entomologo inglese per avere una fascia apicale di pube-
scenza bianca anche sul primo tergite, ha concluso trattarsi di specie
inedita ed ha dato ad essa il nome di Smicromyrme zavattarii n. sp.
(nec Invr.). Egli scrive: «I have not examined Zavattari’s specimen,
but it is clear from his description that the specimen he described is not
gracillima Smith. The latter has pale pubescent bands only on abdominal
tergites two and three, while zavattarii has pale pubescent bands on
tergites one, two and three. In this)respect it is like dardanus dardanus,
but the former has the first two abdominal segments dark metallic blue.
S. zavattarii is the only described species in this groups with pale pube-
scent bands on the first three abdominal segments that has the abdomen
in part metallic blue, the abdomen of the others being entirely black ».
Nel successivo lavoro « New species and Records of Mutillidae (Hyme-
nopt.) from Borneo and the Solomon Islands » - Ann. Magaz. Nat. History,
XIX (10%), 1937, p. 450, il Mickel cita inoltre per la sua S. zavattarii:
&' M.t Matang, Sarawak, December 20, 1913 (G. E. Bryant).
Ho esaminato accuratamente nella collezione del Museo di Genova
l’ esemplare di Bandjermasin che lo Zavattari (1. c.), per completare la
descrizione sommaria delio Smith, da lui ritenuta calzante a tale indi-
viduo, ha ridescritto abbastanza diffusamente ed ho pure attentamente
confrontate tra loro le indicazioni dei due predetti autori e quelle del
192 F. INVREA
Mickel (1. c.). E’ indubitato che le due forme sono affinissime e non c’ è
perciò da stupire se lo Zavattari, non ostante qualche differenza riscon-
trata e segnalata, abbia ritenuta fondata la identificazione, tanto più che,
provenendo sia il tipo della gracillima Smith, sia Vl esemplare da lui
studiato dall’ Isola di Borneo, non si sarebbe potuta invocare in questo
caso nemmeno quella differenziazione insulare, specifica o subspecifica,
che giustamente il Mickel pone a base dei suoi studi sui Mutillidi delle
Isole continentali del Pacifico. Per conto mio, se il tipo della S. gracil-
lima Smith, che è di Sarawak, e che il Mickel non ha ridescritto,
possedesse una frangia marginale, anche appena accennata, di pube-
scenza bianca sul primo tergite addominale, o mostrasse quivi segni evi-
denti di depilazione, sarei molto propenso a ristabilire la sinonimia S.
zavattarii Mick. (nec Invr.) = S. gracillima Smith, tanto i caratteri soma-
tici delle due forme, e anche quelli cromatici, mi sembrano, quasi tutti,
concordanti. Il fatto che lo Smith non faccia alcuni cenno di frangia sul
primo tergite non sarebbe di per sè stesso probatorio in modo assoluto,
in quanto si sa che le sommarie descrizioni dei vecchi autori sono neces-
sariamente in molti punti reticenti. Ora quella che nell’ esemplare di
Bandjermasin si trova lungo il margine apicale del primo tergite potrebbe
essere considerata a volontà o una molto stretta fascia di peli bianchi,
secondo il concetto dello Zavattari, o anche una piuttosto lunga frangia
della stessa pubescenza. Qualche differenza si rileva dalle descrizioni
nella punteggiatura toracica, e quantunque quest’ultima non abbia sem-
pre importanza decisiva, specialmente negli insetti parassiti, sta forse
qui l’ argomento più valido in favore della separazione delle due forme.
Ultimo carattere distintivo sarebbero i femori delle zampe mediane fer-
ruginosi nella gracillima Smith, bruno scuri nella zavattarii Mick. Ma
sono eguali in entrambe le. specie tutti i caratteri morfologici, eguali i
colori azzurro metallico scuro dei due primi tergiti addominali, nero dei
tergiti rimanenti, ferrugineo dello scapo, del primo articolo del flagello,
dell’ intero torace (nell’ es. di Bandjermasin c’è appena un ristretto
annerimento sternale tra le anche) e delle zampe anteriori, eguale infine
l’ oscuramento delle ali, con la parte basale schiarita.
Ad ogni modo, accettando fino a ulteriore conferma, l’ipotesi di
due forme distinte, il nome di S. zavattarii dato dal Mickel all’ esemplare
di Bandjermasin deve essere cambiato. Nel 1932 in « Missione scien-
tifica del Porf. E. Zavattari nel Fezzan (1931), Mutillidae e Chrysididae »
SMICROMYRME DELL’ ISOLA DI BORNEO 193
- Boll. Soc. Entom. Ital., Vol. 64, n. 6, 1932, pag. 97, io ho descritto
Smicromyrme Zavattarii n. sp. su di un esemplare 9 raccolto dal pre-
detto Professore ad Auenat presso Ghat nel Fezzan (Tripolitania) il 2-
10-1931. Il tipo della nuova specie, per gentile concessione dell’ egregio
raccoglitore, si trova nella mia collezione. Data la priorità della mia
descrizione propongo che il nome di Smicromyrme zavattarii Mickel (nec
Invr.) dato alla specie dell’ Isola di Borneo su esemplare ¢ di Bandjer-
masin venga mutato in quello di Smicromyrme Gribodoana n. n.
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 9
Trt ee tas er ite ie nt 4 gi isl para IR tira La ue aa
194
G. Bacci
UNA NUOVA GULELLA DELLA SOMALIA
(Pulmon. Streptaxidae)
Nel febbraio-marzo del 1938 il Dott. Giovanni Cecioni raccolse in
Somalia un abbondante materiale malacologico, che ho già illustrato in
questi Annali (LXI, p. 120). Ultimamente ho trovato in una piccola massa
di terriccio. estratta dall’interno di una conchiglia di Pila speciosa (Lmk.),
raccolta a Buloburti dal Cecioni stesso, l’ unico esemplare della specie
che descrivo.
Conchiglia cilindrica, rimata, con la spira composta da 6 giri piut-
tosto convessi, con apice arrotondato e suture profonde e denticolate,
ad eccezione di quelle dei primi giri. Apertura subquadrata provvista
di: una robusta lamella angolare ricurva e con la concavità rivolta verso
il margine esterno; due forti pieghe palatali infossate, delle quali la
superiore è subtriangolare, |’ inferiore subcompressa; un piccolo dente
basale in prossimità del margine columellare; una lamella columellare
grande che si può considerare costituita da due lamelle, di cui la’ supe-
riore, più robusta, è situata all’ angolo superiore della columella. Peri-
stoma svasato con i margini riuniti da una tenue callosità.
Guscio sottile, subtrasparente, biancastro, quasi liscio, con finissime
strie trasversali più accentuate in prossimità delle suture denticolate.
Altezza mm. 7,1, larghezza mm. 3,1; altezza dell’ ultimo giro mm.
3,8; altezza dell’ apertura mm. 2,5, larghezza mm. 2,2 (compreso lo
spessore del peristoma).
Olotipo nella collezione del Museo Civico di Storia Naturale di
Genova.
Questa nuova specie, che denomino Gulella cecionii dedicandola
al suo raccoglitore, non mostra affinità con le Gulella finora conosciute
dell’ Africa Orientale Italiana. Si distingue facilmente dalla Gulella
somaliensis (Smith) della Somalia Britannica, del Harrar e del Galla
Sidamo, oltre che per la forma più nettamente cilindrica e per 1’ apice
maggiormente arrotondato, per avere due robuste pieghe palatali invece
di una e due lamelle columellari invece dell’ unica lamella che possiede
GULELLA DELLA SOMALIA 195
la Gulella somaliensis. Finora nessuna Gulella era stata citata per la
Somalia Italiana.
Ricerche recenti hanno dimostrato che talune specie possono variare
notevolmente nelle dimensioni e nell’ aspetto; i caratteri della dentatura
risultano però costanti, a parte una certa variabilità che si può rilevare
talvolta nella forma e nei rapporti delle pieghe) palatali. Sulla dentatura
è stata appunto basata la suddivisione del genere in diverse sezioni.
Pochissime fra le Gulella dell’ Africa Orientale Italiana possono farsi
Gulella cecionii sp. n. -
rientrare nell’ ambito di sezioni già conosciute. La Gulella cecionii
sarebbe ascrivibile alla sezione Gulella s. str. se non avesse la lamella
angolare doppia invece che semplice.
Comunque ritengo prematura l’istituzione di nuove sezioni per questa
o per altre specie finchè una conoscenza più approfondita dei rappre-
sentanti di questo genere nell’ Africa Orientale Italiana non darà mag-
giore garanzia per la delimitazione di gruppi naturali.
196
Dr. E. BERIO
STUDI SULLA ARMATURA GENITALE MASCHILE
DEI LEPIDOTTERI
Il (*)
CONSIDERAZIONI TEORICHE GENERALI
INTRODUZIONE
Una teoria dello scheletro degli uriti dei maschi dei lepidotteri modi-
ficati nella cosidetta «armatura genitale » (vedi Annotazione 1) non si
è ancora formata.
L’armatura genitale maschile dei lepidotteri ha infatti intensa-
mente interessato la sistematica e più ancora la diagnostica, ma queste
due discipline non hanno a tutta prima bisogno di comporre dei risultati
teorici generali.
Pierce lo ha esplicitamente dichiarato (1909) dicendo: «I consider
it unnecessary to discuss the matter, being unable to locate a definite
segmentation, and finding the matter unimportant from the point of
view from wich I am describing the organs in this work ». Anche Jordan
si è appagato di una teoria dell’ armatura genitale maschile molto super-
ficiale e rudimentale (1903) accettata forse solamente nell’ occasione di
stabilire una nomenclatura delle parti scheletriche di interesse diagnostico.
D’ altra parte i teorici non si sono mai decisi, a quanto sembra, a
formulare una teoria, trovandosi di fronte ad un fenomeno compor-
tante una imponente dovizia di aspetti.
Nelle affrettate impostazioni dei pratici, quando esse esistono, e
possono esistere anche implicitamente, deve rilevarsi l’ errore fonda-
mentale in cui comunemente essi cadono confondendo una semplice
analogia con una vera omologia, cosicchè quelle conclusioni teoriche
che si sono formate pure inorganicamente ma quasi come dogmi sono
contraddette in molti casi specifici.
(*) Per la prima parte, vedi: Festschrift Strand, Riga 1936-37; vol. II, pag. 205.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 197
Nelle rare interpretazioni dei teorici è d’ altro canto evidente che
essi si sono basati sopra la fattura di singole armature sicchè il loro
errora è quello di aver applicato un metodo deduttivo, dove non si può
fare a meno invece della più accurata induzione.
I pratici si sono serviti delle conclusioni dei teorici e questi ultimi
non hanno riesaminato il materiale dei pratici per rivederle e costituire
una teoria degna di tal nome.
La prima parte del presente lavoro è intesa a dimostrare come siano
pericolose le omologie in questo argomento e la seconda a dare una
ipotesi conducente, sulla base delle predette osservazioni, ad una teoria
del fenomeno, la quale, accordandosi coi principi della statica meta-
merica e senza contraddire a quelli dell’ embriologia, ne ipotizza una
più completa interpretazione.
Nell’ occasione credo di essermi occupato forse per primo in ma-
niera organica della topografia delle membrane, che gli speciografi tra-
scurano sempre perchè le distruggono nell’ isolare |’ armatura e nel-
1’ estrarre il pene.
Gli esempi citati sono solamente alcuni degli innumerevoli che si
possono trovare. In essi mi sono sempre riferito ad una specie deter-
minata per dare la possibilità di un esatto controllo.
Devo qui far notare che per uno studio come questo, e per qua-
lunque studio di morfologia di armature genitali maschili di lepidot-
teri a qualunque scopo, la solita pratica di bollire in potassa 1’ estremo
addominale, estrarne |’ armatura, comprimerla oppure romperla, siste-
marla sotto vetrino in Faure o balsamo, e poi esaminarla, è assoluta-
mente inefficace ad esatti rilievi.
L’ osservazione, il disegno, la fotografia, il resoconto delle parti
studiate, debbono essere fatti contemporaneamente a tutta la manipo-
lazione, a seconda dei momenti in cui i fenomeni si trovano in parti-
colare evidenza. E’ vero che il balsamo schiarifica eccellentemente le
chitine e delimita gli scleriti, ma elide completamente le membrane, ben
visibili invece in acqua. Per di più il preparato sotto vetrino è immobile
e deformato dalla compressione, cosicchè un complesso tridimensionale
perde una dimensione a scapito della sua esatta interpretazione e del
rilievo delle formazioni dirette secondo di essa. Io ho esaminato l’arma-
tura in acqua e ne ho rilevato caratteri sia durante l’ operazione di svin-
colamento dai somiti indifferenziati, sia prima di passarla in alcool,
~~ fee oe INA
198 E. BERIO
operando con due pinze sotto il microscopio binoculare, colle quali ho
fatto ruotare il pezzo presentandolo in tutte le possibilî posizioni, e
ho fatto muovere i pezzi sui cardini o entro i loro manicotti di membrana.
La sistemazione in balsamo l'ho eseguita per la conservazione finale
del pezzo. Essa è utilissima nella maggior parte dei casi per il rilievo
delle formazioni interne e dei contorni delle valve: però è un errore
compierla senza esaminare prima il pezzo nel modo sopra descritto.
PARTE PRIMA
DESCRIZIONE DELLE ARMATURE MASCHILI
L’ armatura genitale (2) maschile comprende necessaria-
mente tutte le strutture ectodermiche successive all’ VIII segmento
addominale; occasionalmente può includere anche 1’ VIII anello.
Del VII Pierce ha descritto un organo (coremata) che però non è dimo-
strato sia connesso funzionalmente coll’ armatura, e non essendo nep-
pure legato morfologicamente ad essa, ritengo di non dovermene occupare.
In base a quanto detto sopra distinguo le strutture accidentali
da quelle necessarie.
CAP. I — STRUTTURE ACCIDENTALMENTE PARTECIPANTI
ALL’ ARMATURA GENITALE MASCHILE
La pertinenza dell’ VIII anello alla armatura genitale si manifesta
anzitutto per una differenziazione dell’ anello stesso in confronto col
tipo annulare semplice degli altri uriti. Tale differenziazione potrebbe
teoricamente anche mancare, pur risultando |’ appartenenza anche da uno
stretto collegamento o da fusione degli scleriti coi successivi (e cioè colla
mancanza di membrane intersegmentali tra I’ VIII e i successivi anelli).
Questo caso teorico però non è stato sinora riscontrato, poichè quando
mancano anche parzialmente i collegamenti membranosi, sempre 1’ VIII
segmento si differenzia più o meno appariscentemente.
La differenziazione generalmente interessa il tergite oppure lo
sternite. Spesso grandi sviluppi espansivi del tergite sono accompagnati
da modificazioni dello sternite per cui questo viene sostituito interamente
da una sottile membrana. La conformazione generale così risultante può
essere intesa a dare la possibilità di un movimento da dietro in avanti
alla parte sternale dell’ armatura genitale (facendo perno sui tergiti),
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 199
oppure anche solo a dare un assestamento statico modificante la dire-
zione degli ultimi uriti.
La modificazione del tergite consiste per lo più in una espansione
centrale più o meno unciniforme (3) la quale può essere completamente
rigida oppure essere sclerotizzata completamente solo nella parte supe-
riore, mentre la inferiore può essere interamente membranosa, o in uno
stato intermedio. Questo fa supporre che la parte inferiore dell’ espan-
sione si costituisca a spese della membrana intersegmentale, nei casi in
cui essa non è più rintracciabile. Le più cospicue manifestazioni pare
appartengano ai Papilionidi.
Quivi troviamo armature ove l’ VIII anello è formato di chitina
molto spessa e addossata agli scleriti successivi che rimangono come
inclusi in esso in maniera stabile, poichè la riduzione delle membrane
intersegmentali — in taluni punti totale — non ne permette lo
svincolamento.
In Ornithoptera priamus L. | VIII tergite è connesso alia struttura
anulare successiva mediante una membrana molto sclerotizzata, tranne
nella zona centrale, ove il grande uncino dell’ VIII tergite è fuso colle
strutture seguenti senza interpolazione di membrana. Così pure in
Ornithoptera miranda Cr., in Orn. remus Gr ESE.
In Papilio throas L. accade la stessa cosa, però la lamina chitinea
che inferiormente all’ uncino dell’ VIII tergite si collega saldamente alla
Struttura successiva è interrotta metopicamente da una membrana (fig.
1); così pure in Papilio dardanus Brown.
Formazioni meno rappresentative si trovano in Pieridi; in Catop-
silia philea Cr. l’ VIII tergite è sviluppato in un cappuccio triangolare
semimembranoso (specialmente nella parte interna) (fig. 2 Tav. VI); in
Colias croceus Fourcr. la estroflessione, membranosa, ha un aspetto più
ridotto e digitiforme (fig. 3 Tav. VI).
Formazioni latero-tergali possono rinvenirsi in altre famiglie; così
in Satyrus circe L. (fig. 4 Tav. VII) due ispessimenti laminari portanti
apofisi robuste cingono lateralmente l’armatura spingendosi oltre l’estremo
addominale. (17).
La modificazione dello sternite dell’ VIII anello si presenta normal-
mente come un grande prolungamento dello sternite stesso che, dopo
essersi proteso distalmente fino ad includere tutte le strutture genitali,
si collega a queste senza interposizione di membrana. Questo pezzo che
200 E. BERIO
dall’ orlo più distale si congiunge colle successive formazioni è proba-
bilmente una modificazione della membrana intersegmentale. Il tergite
mantiene la sua forma scutale, e non perde la membrana intersegmen-
tale. In Bombyx mori L. (fig. 5 Tav. VII) lo sviluppo è accompagnato da
peculiari specializzazioni sia nella parte distale che in quella prossi-
male di congiunzione con gli scleriti successivi, ove si formano espan-
sioni digitiformi.
Nel genere Beralade Wik. e in Nadiasa affinis Auriv. la formazione
è simile ma più semplice, però l’incavo formato dalla parte di sternite
che torna dall’ apice alle strutture successive forma un grande sacco di
ufficio imprecisabile.
In Ozarba chinensis Leech. |’ VIII sternite si sviluppa in una piastra
che forma la copertura inferiore dell’ apparato.
Le amplissime possibilità che alcune saltuarie osservazioni ci pale-
sano fanno pensare, che infiniti esempi e straordinariamente vari pos-
sono essere rinvenuti di questa partecipazione — per differenziazione —
dell’ VIII anello alla armatura genitale.
I casi sopra riferiti hanno quindi solo carattere esemplificativo.
CAP. II — STRUTTURE SEMPRE NECESSARIAMENTE PARTECIPANTI
ALL’ ARMATURA GENITALE MASCHILE
Distinguo le strutture tipiche (sempre presenti in ogni caso) dalle
atipiche. che sono scleriti occasionali non sempre presenti e soggetti a
larghissima variazione.
A) Strutture tipiche.
Le strutture tipiche sono:
(a) Uno sclerite in forma di anello successivo all’ VIII segmento
e a questo collegato da una membrana (membrana VIII); (b) due scle-
riti laterali più o meno articolati con questo nella parte sterno-laterale
(valve); una grande membrana occupante il lume dell’ anello successivo
all’ VIII segmento suddetto, dal suo orlo tergale all’ orlo delle valve (e
atipicamente sclerotizzata in vari punti), estroflessa nella parte tergale
(c) — estroflessione rettale —, introflessa in quella sternale (d) — inva-
ginazione genitale.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 201
a) Lo sclerite annulare successivo all’ VIII segmento (struttura fissa).
Introduco per il ben noto anello di appoggio alle formazioni costi-
tuenti l’ armatura genitale un nome che non sia legato ad alcun con-
cetto di individualità somitica (4). Il termine da me impiegato di
« struttura fissa» vuole appunto designare convenzionalmente 1’ anello
chitinoso successivo all’ VIII somite, indipendentemente dal suo signi-
ficato teorico. La struttura fissa è un anello di calibro poco dissimile
da quello dell’ VIII segmento, collegato a questo da una membrana
(membrana VIII), che può essere ridotta o mancare in taluni punti quando,
come si è visto, 1’ VIII anello partecipa alla armatura genitale, ma che
nel caso normale è sviluppata in lunghezza a manicotto, destinato a per-
mettere la estroflessione della struttura fissa e di tutte le altre strutture
ad essa legate. La membrana VIII parte dall’ orlo posteriore del tergite,
dello sternite, degli epimeriti e degli episterniti (quando esistono) e si
estende distalmente; il suo grande sviluppo potrebbe essere avvenuto —
ma non è ben certo — a spese degli scleriti successivi che sono molto
ridotti in confronto collo scheletro degli uriti antecedenti.
Mentre lV origine della membrana VIII dall’ VIII segmento indiffe-
renziato è uniforme (orlo metameridiale), essa giunge in modo speciale
ad unirsi alla struttura fissa e ne rivela con la speciale topografia certe
fatture inconsuete agli altri uriti.
Un esame dell’ andamento della stessa dimostra infatti come essa
giunga sovente non già ad inserirsi in un orlo situato prossimalmente
rispetto all’ anello successivo, ma ad un orlo più o meno distale del-
l’ anello; la inserzione in altri termini dimostra che l’ acromeridio si è
spostato in direzione distale, per una ripiegatura della lamina somitica
all’ esterno del somite; ripiegatura che può giungere sino al ribalta-
mento completo, sino cioè a presentare l’ acromeridio più distale del
metameridio.
Questa ripiegatura ha l’ effetto indubbio di accrescere la robustezza
della lamina. Essa può trovarsi attuata in varia misura.
Mentre però si può dire non sempre presente oppure appena accen-
nata normalmente nella parte tergale, essa forma una condizione nor-
male nella parte sternale dell’ apparato.
Quivi la struttura; fissa presenta nel centro dello sterno una invagi-
nazione più o meno accentuata (in forma di sacco) e un contemporaneo
ribaltamento della lamina annulare, tale che i due orli acrosternale e
202 E. BERIO
metasternale risultano completamente invertiti. Questa generalissima for-
mazione non manca neppure quando il sacco è quasi inavvertibile perchè
ridotto ad una leggera depressione, ed è sempre rilevabile anche nei
casi più incerti attraverso l’ esame topografico della membrana sternale
VIII. Nelle altre zone della struttura fissa questa duplicazione a mezzo
di ripiegamento può trovarsi più o meno sviluppata.
Quando detto ripiegamento o ribaltamento interessa solo parzial-
mente l’ anello della struttura fissa, allora si trovano nelle zone inter-
medie delle formazioni elicoidali (torsioni), dovute appunto al passag-
gio della lamina dalla posizione normale a quella invertita. Tali tor-
sioni possono essere ristrette in piccolo spazio e allora sono più notevoli
(come viti a passo frequente), oppure essere distribuite in una zona più
ampia (viti a passo largo) e allora essere meno aggressive. Esse man-
cano, come è facile capire, quando il ripiegamento della lamina interessa
l’ intera circonferenza della struttura fissa. Esse sono state interpretate
erroneamente come articolazioni.
In Ornithoptera priamus L. la membrana VIII tergale si inserisce
molto distalmente, poichè 1’ acrotergite si protende in dietro oltre 1’ orlo
metatergale, e quindi non vi sono zone di passaggio con formazioni elicoi-
dali; la struttura fissa rimane completamente invaginata entro 1’ VIII
anello e la membrana VIII le proviene dall’ indietro all’ avanti. Cosi
pure in Ornithoptera miranda Cr.
In Papilio throas L. invece il ribaltamento è riservato alla zona ster-
nale, quindi nella zona pleurale si riscontra un andamento elicoidale del-
I’ orlo acromeridiale.
Sono del I° tipo pure: Catopsilia philea Cr., Colias croceus Fourcr.,
Satyrus circe L. Del II° tipo sono la grande maggioranza delle armature
genitali dei lepidotteri. In esse varia la zona ove avviene la torsione:
normalmente essa è situata in corrispondenza dei cardini su cui agiscono
le valve nel loro movimento laterale; però può trovarsi più in alto
(Caligo oiloeus Cr.), o variamente espansa in lamelle a contorno vario
(Vanessa urticae L. - Lymenitis rivularis L.) adagiate sopra lo scudo
tergale.
Tutte queste strutture sono normalmente trascurate dai morfologi,
sia perchè lo strappamento della membrana pregenitale rende impossi-
bile il rilievo dell’ andamento della sua inserzione sul somite successivo,
sia perchè l’ esame laterale dell’ armatura è spesso trascurato; o quando
viene effettuato è fatto in condizione di sovrapposizione delle due zone
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 203
pleurali, tale che non è possibile discernere nell’ intricato cumulo le varie
lamine della struttura fissa e gli scleriti centrali dell’ armatura (5).
b) Espansioni mobili situate in posizione ventro-laterale
rispetto alla struttura fissa (valvae) (6).
1) Benchè certi Autori abbiano detto che in alcuni casi le valve sono
costituite da una lamina semplice, esse sono in tutti i casi cave (e ciò
si rileva bene colla introduzione di una punta nel loro interno attra-
verso I’ orifizio situato alla loro base), e cioè formate da una lamina
arrotolata e chiusa.
La vaiva può immaginarsi riducibile alla superficie di un cono priva
di base, formata in parte da uno sclerite laminare e in parte (per un
tratto più o meno cospicuo) da una membrana.
Quella che sarebbe la base del cono è l’ orifizio da cui entrano nella
valva nervi, trachee, muscoli, ecc. ed è situata verso la parte anteriore
dell’ animale.
Questa forma schematica della valva è sempre riconoscibile attra-
verso le complicanze talora enormi che ogni speciografo conosce, e con-
Sta quindi di tre elementi tipici: una lamina tendente ad accartocciarsi
su sè stessa; una membrana che la chiude congiungendone i lembi; una
base costituita dall’ orifizio inferiore della cavità. Le due lamine costi-
tuenti le due valve sono spesso indipendenti, in quanto separate nella
parte basale da una membrana (o da membrane e scleriti); talora invece
l’una continua nell’ altra formando come un unico cartoccio esteso ai
due lati della struttura (Hoplojana rhodoptera Rotsch.).
2) Relazione delle valve colla struttura fissa.
Gli Autori hanno ritenuto le valve una espansione della struttura
fissa, sia come sue apofisi, sia come modificazioni delle pleure dell’anello
che la costituisce (7). Ma la base delle valve è'(tranne che nei rari casi
di fusione di cui si vedrà) separata dalla struttura fissa da una mem-
brana in certi casi o in certi punti molto cospicua. La membrana pro-
veniente dalla regione anteriore (e non posteriore a causa del ribalta-
mento del somite sopra descritto) della struttura fissa nella sua parte
sternale non può essere rilevata in molti casi se non scostando artificial-
mente la valva, però spesso è ben visibile perchè grandemente sviluppata.
In ogni caso essa collega la struttura fissa con l’ orlo formante la
base della valva lungo tutto il contorno corrispondente alla parte esterna
204 E. BERIO
e inferiore della valva stessa: e nei casi in cui le due valve sono costi-
tuite da lamine completamente staccate l’ una dall’ altra, la detta mem-
brana si insinua dal basso tra le due valve, collegando così colla parte
più sternale della struttura fissa anche il contorno corrispondente alla
parte interna della valva.
Nei casi invece nei quali le lamine delle due valve sono unite tra
loro nella parte inferiore, la membrana collega la struttura fissa al com-
plesso delle due valve cingendone 1’ unico grande orifizio ai due lati e
inferiormente.
In un punto però, almeno, la lamina della valva è spesso collegata
molto strettamente colla struttura fissa; nel punto sul quale essa fa perno
per compiere il suo movimento a battente. Questo punto è caratterizzato
da una prominenza della lamina in forma svariata e più' o meno sclero-
tizzata, situata nell’ angolo superiore interno della lamina stessa: questa
prominenza si va a collegare colla struttura fissa come un cardine nello
stipite.
Nelle specie in cui la membrana esterna tra la struttura e I’ orifizio
della valva è molto ridotta, questo cardine può anche non sembrare parti-
colarmente notevole, poichè tutto il contorno esterno della valva rimane
strettamente collegato colla struttura fissa. Esso invece è particolarmente
notevole nelle specie ove tale membrana è sviluppata.
La assoluta indipendenza degli scleriti della valva dalla struttura
fissa, mentre è difficile a scorgersi in molti lepidotteri (ad esempio le
Noctuidae, dove I’ incardinamento della valva avviene in un punto piut-
tosta basso della struttura fissa) senza un apposito allontanamento artifi-
ciale dei due scleriti che mostri la membrana interposta, è invece ben
accertabile in altre specie, dove la valva si collega alla struttura mediante
una linguetta proveniente dalla parte tergale della struttura stessa.
E’ possibile notare che in Papilio throas L. (fig. 1 Tav. VI), Catopsilia
philea Cr. (fig. 6 Tav. VII), Gonepteryx rhamni L., Colias croceus Fourcr.
(fig. 3 Tav. VI), Pieris brassicae L., Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII),
Lymenitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII) la valva anche nella sua parte
sclerotizzata esterna è molto ben separata dalla struttura fissa e che gioca
nel suo movimento sopra un cardine formato da una striscia chitinea sal-
data colla parte tergale della struttura fissa, proveniente dall’ alto e
diretta in basso. In Ornithoptera miranda Cr. (fig. 9 Tav. VI) si vede come
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 205
tale striscia sia incompletamente collegata, e si rileva una interruzione
di cui si vedrà oltre il significato. (Vedere annotaz. 16).
3) Topografia e significato della membrana valvare.
Abbiamo veduto che la valva è dotata di una sua membrana propria
che ne forma la chiusura. L’ orlo basale della valva è dunque composto
anch’ esso, per una parte, di questa membrana (la parte interna della
valva ossia il lato orientato verso l’ altra valva) ed è necessario vederne
il proseguimento.
Ora |’ esame topografico della membrana valvare dimostra che essa,
giunta alla base della valva, si continua confluendo colla membrana del-
l’ altra valva, in un unico sacco membranoso che si dirige verso la parte
tergale della) struttura fissa.
La membrana valvare non può essere adunque che una membrana
intersegmentale e il suo contorno di origine (1° attacco sullo sclerite lami-
nare delle valve) non può essere che l’ orlo posteriore del suo rispettivo
metamero. Tale orlo è unico quando le due valve sono formate da lamina
unica ed interrotto nella parte centrale inferiore quando ciascuna delle
valve è indipendente dall’ altra; in tal caso lo scheletro del metamero
può ritenersi scisso metopicamente.
Vi sono casi in cui la membrana valvare è sclerotizzata completa-
mente, sicchè è difficile seguire in essi la formazione testè descritta. In
genere questo indurimento delia membrana non è che la espressione di
una tendenza generale alla sclerotizzazione nell’ intera armatura. Così in
Bombyx mori L. la completa sclerotizzazione delle valve è accompagnata
da un analogo sviluppo di tutte le membrane situate tra 1’ orifizio valvare
e la struttura fissa e di quelle tra 'la valva e i successivi scleriti e ciò si
vedrà in seguito.
Una tendenza opposta si manifesta ad esempio in Satyrus circe L.
e più ancora in Oglasa clearchus Fwc. dove è la lamina esterna della
valva che si riduce allo stato membranoso. Qui però la cosa potrebbe
spiegarsi come compenso necessario alla fortissima sclerotizzazione della
parte interna della valva stessa.
In Ornithoptera priamus Cr. e O. miranda Cr. le lamine delle valve
sono poco accartocciate su sè stesse longitudinalmente, però sono ripie-
gate nel senso trasversale, ossia la lamina, giunta all’ apice della valva
ritorna su sè stessa per un tratto, e solo dall’ orlo del tratto suddetto ha
origine la membrana valvare.
206 E. BERIO
c) Estroflessione rettale (Anus).
Lo sbocco dell’ intestino è nei lepidotteri situato alla sommità di
una produzione che lo allontana alquanto dal piano distale della strut-
tura fissa. Questa produzione che si può indicare col nome di estrofles-
sione rettale può essere interamente membranosa o variamente sclero-
tizzata. Quando la estroflessione rettale, alla cui sommità si trova il lume
del retto, è interamente membranosa, viene trascurata dagli speciografi,
benchè in qualche preparato rimanga accidentalmente molto bene visi-
bile. Nella grande maggioranza dei casi l’ estrazione dell’ armatura geni-
tale viene compiuta senza particolare cura di recidere il retto, e allora
questo, prima di strapparsi, attrae il manicotto membranoso estroflesso
verso l’ avanti, sicchè nel preparato questo rimane rivoltato come un
guanto e si confonde colle strutture più profonde.
Quando l’estroflessione rettale è membranosa, non esistono delle spe-
ciali strutture (sfinteri ecc.) che indichino il punto preciso in cui si trova
i° Anus, o per lo meno non mi è mai capitato di trovarne negli individui
secchi trattati in potassa. In tali casi la membrana formante il retto si
continua senza differenziazione, tranne forse in alcuni casi ove l’ estro-
flessione è solcata per tutta la lunghezza da pieghe ondulate, nel mani-
cotto formante I’ estroflessione rettale, il quale è privo di caratteristiche.
L’ estroflessione rettale tipica è dunque una formazione tronco-conica
che occupa la zona tergale posteriore alla struttura fissa e alla cui som-
mità si trova l’ ano.
d) Introflessione genitale.
L’ introflessione genitale forma il pene con le sue membrane por-
tanti, nonchè il dotto ejaculatore fino al punto in cui questo si inserisce
sugli organi di produzione endodermica.
Nella sua parte tipica essa è costituita da una introflessione della
membrana valvare, la quale si strozza progressivamente fino ad un punto
nel quale si estroflette e di qui fino al punto più esterno è fortemente
chitinizzata per lo meno parzialmente (Ornithoptera priamus L.) in un
tubulo (Peris), dalla sommità del quale torna ad introflettersi (nuova-
mente in stato membranoso) per formare il dotto ejaculatore, che in parte
può venire espanso dalla sommità del pene durante l’ accoppiamento (8).
Lo, fi hy Yee Me See a
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 207
Normalmente il Penis è un tubulo il cui orifizio interno (quello per
cui passa il dotto ejaculatore) è situato superiormente al suo asse
longitudinale.
La membrana introflettente porta talora sopra, sotto o lateralmente
al pene degli scleriti varii e complessi (atipici); scleriti atipici sono talora
entro il dotto ejaculatore.
B) Scleriti atipici.
Atipicamente si possono incontrare nell’ armatura genitale sia delle
espansioni varie degli scleriti tipici, sia delle sclerotizzazioni delle mem-
brane (perianale e perigenitale). In ambedue i casi può trattarsi di for-
mazioni piatte o cave. Le lamine piatte espanse da scleriti tipici ne modi-
ficano i confini e il contorno, quelle derivate da ispessimento di mem-
brane ne modificano: la struttura e possono anche avvicinarsi o fondersi
con i contorni degli scleriti tipici, sicchè può essere difficile distinguere
Se si tratti di una lamina espansa! da questi ultimi o meno.
Le espansioni cave degli scleriti tipici o atipici ne modificano la
superficie anzichè i contorni: teoricamente sono di sicura interpreta-
zione ma in un caso presentano serie difficoltà, quando cioè esse sorgono
in punti intermedi fra diverse strutture, nel qual caso potrebbero appar-
tenere ad una o all’ altra delle contigue, oppure essere il risultato del-
l’ incontro di espansioni laminari ciascuna proveniente da una struttura.
Distribuisco la trattazione come segue:
1) Espansioni interamente pertinenti alla struttura fissa (anteriori, ter-
gali, tergo-pleurali).
2) Sclerotizzazioni interamente pertinenti all’ estroflessione rettale.
3) Espansioni o scleriti della zona comprendente la parte tergale e tergo-
laterale della struttura fissa e la estroflessione anale.
4) Scleriti interamente pertinenti all’ introflessione perigenitale.
5) Espansioni o scleriti della zona comprendente la parte pleurale della
struttura fissa, la parte inferiore della estroflessione! rettale, la
superiore dell’ introflessione genitale e i cardini delle valve.
1) Espansioni interamente pertinenti alla struttura fissa.
Esempi di espansioni laminari sul contorno anteriore (rispetto al-
l’ insetto) tergale li troviamo in Vanessa urticae L., Lymenitis rivularis
L., Pyrameis cardui L., ecc.
208 E. BERIO
Espansioni cave possono trovarsi in ogni punto della struttura fissa.
La più comune e nota espansione tergale (quel grosso uncino che per
molto tempo fu chiamato Uncus) può appartenere interamente alla strut-
tura fissa e ciò quando I’ estroflessione rettale, nascente nel lume della
struttura fissa suddetta, è interamente separata dall’ uncino che è com-
pletamente sclerotizzato sia sopra che sotto fino alla sua base.
Oltre all’ esempio sopra riportato della grande maggioranza ad es.
delle Noctuidae, possiamo trovare in moltissimi casi in varie famiglie
delle espansioni cave interamente pertinenti alla struttura fissa. Queste
a loro volta possono presentare delle ramificazioni talora curiose (Crio-
nica cervicornis Fwc.) che si possono anche originare alla loro base senza
peraltro alterare il rapporto di indipendenza colle strutture finitime (fig.
10 Tav. VI, fig. 4 Tav} VII) (9).
In Hoplojana thodoptera Roths. in luogo di una espansione cen-
trale tergale se ne hanno due tergo-laterali; in Rigema ungulaia Berio
e Digama Deliae Berio prendono speciale sviluppo espansioni cave tergo-
laterali coesistenti con quella classica centrale. In Colias hyale L. e
croceus Fourcr. due uncini sono situati sulla linea metopica (18).
2) Sclerotizzazioni interamente pertinenti alP estroflessione rettale.
Quando, come capita ad es. nella grande maggioranza delle
Noctuidae, la estroflessione rettale è evidentemente autonoma in con-
fronto colla struttura fissa e con le sue espansioni, I’ estroflessione rettale
Sfessa può presentare in vari punti o zone delle -sclerotizzazioni
localizzate.
La più frequente è una lamina che si estende nella parte superiore
dell’ estroflessione, longitudinalmente, e serve probabilmente a tenere
tesa I’ estroflessione stessa. Tale sclerite è visibile ad es. in Hypotacha
Hmps., Erebus macrops L., Catocala nupta F., ecc.
Esistono casi di media sclerotizzazione per cui parte o tutta I’ estro-
flessione è in uno stadio intermedio tra la membrana e lo sclerite (Tri-
phaena pronuba L.).
Poichè gli scleriti perianali possono essersi formati variamente e
indipendentemente, ne troviamo dei dorsali, laterali, ventrali con varie
combinazioni. Spesso possono indurre in errore sembrando uniti alla
struttura fissa; In Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII) gli scleriti laterali
risultano svincolati da essa ad un serio esame; in Vanessa urticae L.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 209
(fig. 11 Tav. VI) abbiamo formazioni abbraccianti lateralmente e infe-
riormente il tenue che sembrano collegati colle lamine valvari; in Lyme-
nitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII) abbiamo una cintura laterale e ventrale
che viceversa è ben separata da tutte le formazioni confinanti. In Pyra-
meis cardui L. (fig. 12) mancano solo lateralmente.
3) Espansioni o scleriti della zona tergo-laterale della struttura fissa e
dell’ espansione rettale.
in molte specie sul tergo posteriore della struttura fissa esiste una
espansione unciniforme (per molto tempo designata come Uncus benchè
a torto). Essa non è sempre nella stessa relazione coll’ estroflessione
anale.
In moltissimi casi 1’ estroflessione anale nasce alla base inferiore
di tale uncino. E in tal caso questo è senza dubbio una espansione della
struttura fissa. Ma talora l’ estroflessione si origina molto vicina alla som-
mita dell’uncino (Caligo oiloeus Cr. (fig. 7 Tav. VII), Pieris brassicae L.
(fig. 13 Tav. VI), Catopsilia philea Cr. (fig. 6 Tav. VII) o in zone inter-
medie! (Lymenitis rivularis L. (fig.'8 Tav. VII).
Qui si potrebbe pensare o che la estroflessione rettale si origina in
piani diversi al tergo e agli altri tre lati, e allora l’ uncino sarebbe omo-
logo a quello del caso più comune, differendone solo perchè formazione
laminare a costa cava. Oppure che |’ uncino è uno sclerite dell’ estro-
flessione anale, la quale avrebbe così sempre origine su uno stesso piano.
Per mia conto preferisco la seconda interpretazione, anche se a tutta
prima non sembri la più generale.
E’ possibile infatti rinvenire in certi casi traccie della sutura somi-
tica tra la struttura fissa e lo sclerite tergale alla estroflessione anale
(Pieris brassicae L. fig. 13: Tav.VI); tale sutura si manifesta più chiara-
mente in Pyrameis cardui L. (fig. 12 Tav. VII); qui poi, ad essa si accom-
pagna anche un reale collegamento della parte esterna alla sutura con
lo sclerite laterale e inferiore pertinente all’ ano, come appare anche in
Lymenitis rivularis L. (fig. 8 Tav. VII). In Caligo, Satyrus circe L. e
actaea F. tale collegamento si manifesta con scleriti laterali e in Vanessa
urticae L. (fig. 11 Tav. VI) l’intero anello perianale| (10) si collega col-
l’ espansione unciniforme, la quale presenta basalmente delle evidenti
strozzature (fig. 14 Tav. VI).
Per analogia deve quindi ritenersi che anche in tutti gli altri casi
nei quali la membrana formante l’ estroflessione perianale ha origine
210 E. BERIO
in piani diversi, tutti gli scleriti situati oltre il piano basale (combaciante
all’ incirca col piano della struttura fissa) sono ad essa pertinenti e più
o meno saldati colla struttura fissa suddetta (Catopsilia philea Cr.) e lo
Stesso deve dirsi quando tergalmente l’ estroflessione anale porta anche
più di un solo sclerite (Ornithoptera miranda Cr., 0. remus Cr., ecc.).
Vi sono poi casi intermedi che lasciano in grande dubbio: quando
cioè l’ estroflessione anale nasce uniformemente nel piano della strut-
tura fissa, però tergalmente da questa estroflessione parte una membrana
— o un suo prolungamento — che si unisce ad un punto più distale del-
l’ uncino chitineo proteso dalla struttura fissa.
Qui per analogia coi casi testè accennati, potrebbe |’ uncino appar-
tenere alla estroflessione rettale e la estroflessione stessa presentare una
parziale rientranza a tergo; però, considerando l’ analoga formazione
delle membrane nascenti sternalmente all’ uncino dell’ VIII tergite, pare
più logico ritenere tutto l’uncino per una espansione laminare della strut-
tura fissa, e pensare che la membrana che ne forma la parte inferiore
sia una formazione intersegmentale e che l’estroflessione anale nasca
normalmente verso il piano del lume della struttura fissa. Deve però
distinguersi il caso in cui l’ uncino tergale sia connesso strettamente ai
lati con gli scleriti laterali dell’ estroflessione rettale (fig. 8 Tav. VD
poichè in tal caso dovrà considerarsi sclerite rettale.
I tre casi tipici della diversa essenza dell’ uncino partente dalla
Struttura fissa sono illustrati negli schemi della II parte.
4) Scleriti perifallici e fallici.
Lo studio topografico delle membrane e degli scleriti formanti
l’ organo intromittente e le sue adiacenze dimostra che non vi è una
netta separazione tra le zone membranose e le sclerotizzate, tale che
possa autorizzare una individuazione dell’ organo «Penis» in modo
completamente non convenzionale.
La introflessione degli apparati copulatori non ha un preciso punto
di origine, nè in tutti i casi il cilindro introflesso si inserisce egualmente
al tubulo sclerotizzato che si estroflette per poi tornare ad introflettersi
dalla sommità in un dotto che si continua nel canale spermatico. Si può
tuttavia generalmente separare come Penis appunto il tubulo sclerotico
con tutte le formazioni interne e terminali, e come Periphallus tutte le
strutture che partendo dagli scleriti valvari si congiungono col pene in
un cerchio situato più o meno vicino alla sua base.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 211
I) Il manicotto che qui ho indicato come perifallo è generalmente
formato da una manica membranosa intesa colla sua sottigliezza e fles-
sibilità a permettere al pene il movimento di estroflessione.
Essa si va man mano stringendo procedendo dall’ indietro all’ avanti
(dell’ insetto) fino ad apparire strozzata e inserita al pene in un anello
oltre il quale questo organo rimane senza possibilità di estroflettersi.
Questa inserzione della membrana al pene è solamente apparente,
perchè in realtà da questo punto la membrana è solo strettamente sovrap-
posta allo sclerite formante il tubulo, fino al punto ove si forma un orifizio
per l’ ingresso del dotto. Da questo punto (che non è esattamente nel-
l’asse del pene, ma in genere molto spostato in alto) essa torna, sotto
forma di sclerite, entro sè stessa e forma il pene, svincolandosi dalla
stretta membrana solamente a partire dal cerchio dove c’ è la inserzione
apparente.
Considerato il perifallo in quel tratto fino alla strozzatura sul pene,
vediamo che esso può presentare svariate zone di sclerotizzazione più
o meno saldate tra loro o anche colle valve o/ collo stesso pene (11).
Nei casi di massima sclerotizzazione si trova addirittura un com-
pleto anello saldato interamente colle lamine valvari e allora il pene
sembra officiare attraverso un foro della lamina valvare comune
(Bombyx mori L.).
E’ il caso di accennare che, a malgrado della loro vastissima varieta di
forma, gli scleriti perifallici sono sempre trascurati dagli speciografi.
Questo si deve a che l’ estrazione del pene o li lacera completamente,
oppure ne attrae alcuni o parte di alcuno con sè, in modo da indurre
anche in grossolani errori (Rocci ha così descritto delle « lamine dentate
superiore e inferiore » come parti del pene, mentre sono scleriti del
perifallo che nello strappare il pene lo seguono con altri pezzi della
membrana. Vedere: Memorie Soc. Ent. Ital. Genova, XIX, p. 52, 1935).
Questa straordinaria variabilità impedisce che qui si possano pas-
sare in rassegna i vari aspetti degli scleriti perifallici. Mi limito a citare
alcuni casi, premettendo che dal caso limite in cui tali scleriti manchino
in modo assoluto (poco frequente) si passa insensibilmente ai casi di pre-
senza attraverso casi intermedi ove trovano infiniti gradi di sclerotizza-
zione e inspessimento della membrana.
Abbiamo scleriti perifallici in basso (sotto al pene), laterali, supe-
riori, e da due, tre, quattro lati variamente combinati.
212 E. BERIO
Abbiamo scleriti enormemente sviluppati persino in espansioni cave
lunghissime giungenti alla sommità delle valve (Aclonophlebia Misrachii
Berio), oppure più corte, ma robustissime e foggiate ad uncino sì da indi-
rizzare il movimento del pene (Oglasa clearchus Fwc.).
II) Nella seconda introflessione concentrica della membrana geni-
tale, ossia in quella parte che dall’ orifizio del pene va per un tratto
lunghesso sotto l’ apparenza di un enfiamento del dotto ejaculatore
(Ampulla - Vesica) si trovano degli scleriti la cui varietà di forma e posi-
zione è praticamente! infinita (cornuti ecc.).
Anche il vero e proprio Penis può presentare delle espansioni: in
Pieris mneste Cr. ad es. un ceco secondario e in Colias croceus Fourcr.
una lamina, al cui contorno sta la apparente unione del perifallo col
pene.
5) Espansioni o scleriti della zona pleurale della strozzatura fissa, infe-
riore dell’ estroflessione rettale, superiore del perifallo e cardini
valvari.
E’ la zona più delicata perchè è il punto di incontro delle quattro
strutture suddette, ed è quindi assai difficile poter decidere a quale di
esse appartengano gli scleriti che vengono ad occupare la zona centrale
della membrana del lume della struttura fissa (membrana centrale).
L’esame di molte armature genitali mi pare decisivo nel senso che
gli scleriti situati in tale ubicazione possono appartenere a ciascuna delle
quattro parti confinanti, a seconda dei casi.
Esempi in cui certi scleriti trovati in tal luogo sono chiaramente
espansioni della struttura fissa abbiamo nel genere Argynnis (cleodoxa
L. e paphia F.) (fig. 15 Tav. VII, fig. 16 Tav. VI) dove la loro continuità
con la struttura non può revocarsi in dubbio.
In Amata phegea L., cerbera L., Magrettii Berio ecc. le valve nella
zona del cardine espandono formazioni cave corniformi, che in parte
occupzrno la membrana centrale; in Meganephria oxyacanihae L. esse
sono interamente laminari e si espandono sino ad introflettersi entro la
introflessione del pene (12) (fig. 17 Tav. VI).
In tutti questi casi gli scleriti non sono congiunti al centro, ma
separati da una membrana metopica, ed è anche per ciò appunto che
sono a ritenersi provenienze delle strutture laterali.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 213
In Argynnis lathona L. abbiamo un esempio di sclerite centrale
non scisso metopicamente e appartenente interamente alla parte infe-
riore della estroflessione rettale (13).
Vi sono poi altri esempi in cui manca la scissura metopica e per la
stretta aderenza alla soglia onde passa il pene deve ritenersi che lo
sclerite appartenga all’ introflessione anale: così in Stenopterygia WIk.
e nei Tortricidi (14).
Da tutto questo emerge chiaramente che, come per altre parti della
Struttura fissa, il semplice rilievo della ubicazione non basta a stabilire
delle omologie, ma delle semplici analogie.
C) Cenno di espansioni valvari.
Esistono pure sulla membrana valvare nel tratto in cui essa chiude
la cavità della valva, e quindi lontano dalla zona degli scleriti perifallici
propriamente detti, scleriti svariatissimi, talora anche in forma di espan-
sioni parzialmente membranose; ed esistono varietà di espansioni della
lamina valvare specialmente quando essa si trovi anche nel lato esterno
della valva.
Di queste, praticamente infinite, non è possibile qui dare una ras-
segna nè una classificazione in tipi principali (15).
PARTE SECONDA
A) Considerazioni teoriche di embriologia e di morfologia comparata
e generale.
E°’ stato dimostrato che tutte le introflessioni ectodermali (tranne per
lo Stomodaeum e per il Proctodaeum) ed anche quelle genitali degli
insetti sono pari e corrispondenti alle serie pari di gonadi individuabili
fino dai primissimi stadi embrionali.
E’ uno sviluppo secondario che dal loro avvicinamento e successiva
confusione conduce ad una unificazione di dotto ed ad una unica intro-
flessione sulla linea sagittale.
Nello sviluppo postembrionale, la complessa operazione di invagi-
namento che interessa e forma pene e perifallo è stata seguita fino a
compimento a partire dalla comparsa dell’ organo di Herold nelle giova-
nissime larve.
214 E. BERIO
Ora l’ embriologia ha constatato che i cordoni di formazione meso-
dermale (succedanei alle serie di cellule genitali) destinati a fornire le
capsule testicolari coi loro filamenti e i loro dotti, si estendono sino al
decimo urosternite ove terminano in piccole cavità.
Questo fa supporre che la invaginazione genitale; avvenga tra il
IX e il X urosternite. Quivi appunto si forma l’ organo di Herold (Ber-
lese, « Gli Insetti », al vol. I pag. 898, indica certo per errore lo spazio
come VIII-IX) da cui prendono consistenza e forma il pene e il perifallo.
L’ Anatomia Comparata insegna però che gli scleriti del X uroster-
nite (periandrio di Berlese) che ancestralmente sono situati tra I’ inva-
ginazione genitale e |’ XI urosternite, si spostano nei Pterigoti più diffe-
renziati inserendosi tra il IX sternite e la invaginazione genitale sud-
detta, per cui nell’ insetto l’ invaginazione genitale si presenta tra il X
e l'XI urosternite.
L’ orifizio della detta invaginazione rappresenta allora un importan-
tissimo punto di repere per la individuazione del X urosternite.
Quanto all’ orifizio anale, è dimostrato che ad un certo momento
dello sviluppo embrionale appaiono due invaginazioni presso i poli del-
l’ embrione, le quali determinano poi la formazione dello Stomodaeum
da cui origina il prointestino e del Proctodaeum che si trasforma nel
postintestino (ileo - colon - retto).
Il Proctodaeum si invagina tra il tergite e lo sternite dell’ XI anello,
per cui l’ apertura anale non può mancar di segnare |’ asse dell’ ultimo
urite.
Stabilito in tal modo che attorno all’ Anus deve forzatamente rin-
venirsi XI urite; che oltre questo e l’invaginazione genitale, sternal-
mente deve trovarsi il X anello; stabilito per forza di logica che il IX
deve precederlo ed essere situato tra questo e 1’ VIII, la individuazione
degli uriti partecipanti alla armatura genitale non è passibile di molte
alternative.
B) Le parti dell'armatura genitale in relazione colla statica metamerica.
a) Individuazione delP XI anello.
Dalla caratterizzazione fatta più sopra della estroflessione rettale
alla individuazione dell’ XI anello è quasi forzato il passo, tenute pre-
senti le necessità affacciate dalle conclusioni embriologiche.
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 215
AUTEM ae aT ORES BETS, Ei PRENDE SPIRI
azz
216 E. BERIO
Deve però tenersi presente correlativamente anche quanto in vari
paragrafi si è concluso circa il differente aspetto della estroflessione
rettale stessa.
E quindi che:
a) L’ XI anello può essere una membrana tronco-conica partente dal piano
della struttura fissa per completa invaginazione od incorporazione
delle membrane intersegmentali X (fig. 20).
b) Nello stesso caso può la membrana tergale X essere sviluppata (fig. 23).
c) Con le stesse due alternative rispetto alle membrane X, 1’ XI anello
può avere uno sclerite tergale:
1) completamente distinto dalla struttura fissa (Catocala - Hypo-
tacha ecc., fig. 21);
2) connesso ad essa (0. remus, miranda, Catops. philea, P. bras-
sicae, fig. 24).
d) uno sclerite tergale e due iaterali (Caligo, Lymentis).
e) uno sclerite tergale e uno sternale (Pyrameis cardui, fig. 22).
f) uno sclerite tergale, unc sternale e due pleurali (V. urticae).
b) Individuazione del X e IX anello.
E’ l’ embriologia che ci indica le valve come lo sternite del X anello,
e da questo punto fermo di repere possiamo risalire al rispettivo tergite,
tenendo presente che:
a) esistendo dei collegamenti delle valve colla parte tergale, qui deve
trovarsi il X tergite;
b) questo deve precedere |’ XI tergite.
Quanto al primo punto non mancano dei casi significativi, siano essi
molto caratterizzati o anche intermedi.
E’ stato rilevato nella parte descrittiva che in molti casi una lin-
guetta collega la valva direttamente alla parte tergale della struttura
fissa. Tale linguetta è più notevole e il suo significato più esplicito,
nelle armature in cui essa parte dalla zona più tergale della struttura
fissa e si collega con un punto molto alto della valva (Colias croceus;
Catopsilia philea; Pieris brassicae; Gonepteryx rhamni); seguono poi
i casi in cui avviene l’ opposto, e cioè la linguetta si stacca dalla strut-
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 217
tura fissa nella parte pleurale e si collega molto in basso colla valva
(Lymenitis rivularis; Caligo oiloeus) (16).
Casi in cui la linguetta è rudimentale o almeno rudimentalmente
collegata colla parte tergale della struttura fissa sono rinvenibili in
Papilionidi quali Ornithoptera miranda.
Ora tenendo presente che tra l’ VIII anello e 1’ XI non esiste a
tergo che la struttura fissa, e che essa in questi e in simili casi si biforca
collegandosi lateralmente colla sua parte sternale e con le valve, e per
di più considerato che queste ultime sono il X sternite, è giuocoforza
o)
ammettere che il tergo della struttura fissa è uno sclerite composto dalla
fusione del X con il IX tergite.
Di questa necessaria conclusione sono conferma le talora evidenti
traccie di una più o meno completa saldatura segnata per lo più nel pre-
sumibile punto di incontro da un leggiero avvallamento (Pieris brassicae;
Caligo oiloeus; Ornithoptera miranda; Pyrameis cardui) oppure addi-
rittura da uno strozzamento dello sclerite (Vanessa urticae).
Quanto agli sterniti rispettivi non può esservi discussione sul fatto
che, essendo le valve il X, la parte sternale della struttura fissa è il IX
sternite. Occasionalmente anche nella parte sternale, come è stato già
avvertito, possono fondersi IX e X anello, così in Bombyx mori L. se ne
trova un esempio.
ER OVE LIPARI OT
218 E. BERIO
Perchè non si pensi che si voglia accettare assiomaticamente |’ indi-
cazione embriologica secondo cui le valve sono il X sternite, senza con-
fermarla sul terreno della semplice statica morfologica, richiamerò qui
il fatto già riferito che tra le valve e il IX sternite esiste quasi sempre
(benchè talora ridotta) una membrana che non può non essere la inter-
segmentale IX.
Il IX e X anello sono dunque senza alcun dubbio localizzati nel ter-
gite della struttura fissa fino al suo confine coll’ XI tergite e colla mem-
brana X quando esiste, nello sternite della armatura fissa (IX) e nelle
valve (X) e — come pleure — nei legamenti intermedi i quali possono
pure essere indipendenti (quando esiste quel pezzo che ho indicato come
« linguetta ») oppure anche essi fusi in unico legamento.
Quanto alla relazione del IX + X tergite col successivo deve
osservarsi:
a) se Il’ XI tergite è membranoso, tutta la parte tergale della struttura
fissa rappresenta il IX + X tergite, sia che esista o no una mem-
brana X tergale (fig. 20, 23);
b) lo stesso accade se |’ XI tergite è sclerotizzato, ma indipendentemente
dalla struttura fissa (fig. 21);
c) se I’ XI tergite partecipa della struttura fissa (fig 24) il IX + X tergite
termina presumibilmente alla base dell’ espansione rettale, ossia
più o meno sul piano del lume della struttura fissa e può essere
completamente fuso coll’ XI tergite oppure distinguersene per
segni più o meno evidenti della struttura (Caligo oiloeus; Vanessa
urticae ecc.).
CONCLUSIONI
x
L’ armatura genitale maschile dei lepidotteri è un complicato insieme
di scleriti e membrane risultanti da modificazioni del dermascheletro
degli ultimi uriti. Oltre ad una amplissima varietà di sviluppo, forma e
posizione delle sue parti essa presenta una grande possibilità della dispo-
sizione dei somiti, in quanto strutture simili per forma e ubicazione pos-
sono essere costituite dallo scheletro or dell’ uno or dell’ altro anello,
e anche con la partecipazione di più anelli contemporaneamente.
Essa è costituita:
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 219
a) Di un anello fortemente sclerotizzato che regge tutte le altre strutture.
1) Questo anello può essere formato dal concorso dell’ VIII, IX e
del X urite (quest’ ultimo solo nella parte tergale). Oppure solamente
dal IX e X (parte tergale) dei quali 1’ VIII strettamente connesso ai
successivi, il IX e il X normalmente assolutamente saldati tra loro.
2) Questo anello possiede molto spesso nella sua parte tergale
posteriore una formazione più o meno sclerotizzata che si protende
distalmente (semplice o multipla); essa può essere alternativamente:
( cavo (fig. 18)
\ laminare (fig. 19)
| cavo (fig. 20 - 21 - 22)
ì laminare (fig. 23)
III) Tergite dell’ XI segmento (fig. 24).
I) Processo dell’ VIII tergite
II) Processo del X tergite
b) All’anello di che sopra sono connesse due espansioni cave laterali e
inferiori (valve) formate dallo sternite del X anello.
Possono essergli unite da membrane, cardini, propaggini o mediante
fusione.
c) Dalla parte tergale posteriore del detto anello è retta una estroflessione
anale costituita dall’ XI urite.
Essa può essere totalmente membranosa o variamente sclerotizzata
in alcune o tutte le sue parti. Il suo tergite può o meno essere il costi-
tuente della formazione tergo-posteriore di che sopra alla lettera a) n. 2
(fig. 18, 19, 24).
d) Dalla parte centrale del detto anello e da quella posteriore delle valve
è retta una complessa invaginazione formante |’ organo intromittente.
La grande membrana che lo circonda (perifallo) può essere sclero-
tizzata, in vari punti, con scleriti di forma, posizione, scultura e consi-
stenza straordinariamente variate e che possono pure variare molto nel
grado di saldatura colle strutture confinanti.
Ù
e) Nel centro dell’ anello di cui alla lettera a) si trova la membrana
X-XI, che può essere invasa variamente dall’ XI sternite (fig.
26); da espansioni laterali dell’ anello (IX o X) (fig. 27), o delle
valve (X sternite) (fig. 28), o del perifallo (fig. 29).
220 E. BERIO
f) La successione dei somiti avviene nel modo seguente:
1) I’ VIII urite può essere indifferenziato e allora il IX può essere
più o meno invaginato nella membrana VIII-IX. Se 1’ VIII è
differenziato, il IX è invaginato in esso;
2) il X urite è fuso a tergo col IX, e sternalmente situato di seguito;
quivi è spesso discontinuo metopicamente;
3) la membrana X-XI è totalmente introflessa sternalmente fino in
corrispondenza colla zona acromeridiale del X (base delle valve).
Tergalmente o è ridotta quasi totalmente o è introflessa fino
allo stesso livello;
4) XI anello nasce al livello basale della detta introflessione. La
membrana sternale X-XI è ancora introflessa entro tutta l’arma-
tura e anche spesso oltre nella formazione dell’ organo
copulatore.
ANNOTAZIONI
(1) Per « armatura genitale » intendo comprendere tutte le parti dermascheletriche
componenti gli ultimi uriti, ossia tanto gli organi di prensione che quelli di copula
quanto quelli connessi con la funzione di digestione, limitatamente dunque a quelli
di origine ectodermica. Un termine più esatto sarebbe « andropigio ».
(2) Sembra che il nome «armatura genitale» sia stato adottato per i lepidotteri
da Buchanan White (1876); i cui predecessori usano tutti termini differenti. Peyto-
reau (1895) lo tradusse letteralmente in francese (« armure génitale »).
(3) Questo grosso uncino fu denominato Uncus da Gosse (1883) come ho dimo-
strato (1937). Benchè Gosse abbia indicato 1’ anello come VII, in realtà si riferiva a
questo (è noto che il 1° anello addominale, generalmente ridottissimo, non veniva
computato) in modo speciale, poichè questo Autore si è occupato solamente dei papi-
lionidi, nei quali abbiamo appunto le conformazioni di cui si discute nel testo.
Il nome di Superuncus proposto da Kusnezov è, alla luce di questa precisazione,
un inutile duplicato di Uncus; lo stesso dicasi del termine « Rami» di Poljanec (1902),
che per di più dovrebbe essere scartato per omonimia con identico nome adottato già
da Buchanan White (1876-1878) per indicare altre parti della armatura genitale.
(4) L’ anello successivo all’ VIII è stato per la prima volta avvertito da Bucha-
nan White (1876-1878) il quale però non ne scoprì che la parte superiore, dicendo
che probabilmente i « rami» che da questa si dipartono si estendono molto in basso.
Egli denominò la struttura complessivamente « tegumen ». E? da notare che però an-
ARMATURA GENITALE MASCHILE DEI LEPIDOTTERI 221
che in seguito egli si oacupò solamente della sua parte tergale. Dopo di lui, varie
parti dell’ anello vennero indicate con nomi particolari, così Scaphium Gosse (1883),
che in seguito fino ai nostri giorni fu chiamato erroneamente Uncus, e così Saccus
Bethune, Baker (1891), Vinculum Pierce (1909), Peniculi Pierce (1909) ecc. Odierna-
mente tutte queste strutture si ritengono pertinenti al IX anello, tanto fermamente
che debbo per forza in questa trattazione generale scartarle — per. ora almeno —
per non indurre in preconcetti.
(5) Trattandosi di struttura molto diffusa propongo che essa venga indicata con
un nome, ad esempio «Spira» od « Intortum ».
Con essa intendo indicare adunque la torsione dell’ acrosternite per cui dalla posi-
zione normale nella quale esso è collocato in alto, si trova invertito nella parte
inferiore.
(6) Benchè autori moderni come Raj Mehta (1933) attribuiscano questo nome a
Burmeister (1832), deve notarsi che già Malpighi (1669) le ebbe a designare con
tale vocabòlo, accettato anche, prima di Burmeister, da Kirby-Spence (1828).
Questi organi ebbero vari nomi: Klappen da De Haan (1842): Clasps da Scudder-
Burgess (1870), Harpagones da Buchanan White (1876). Il nome di Malpighi prevale
oggi presso tutti gli autori.
(7) Peytoreau (1895), seguito da moltissimi autori, le dichiarò le ali del IX anello.
Dei moderni, Berlese solamente (1909) pare le ritenga giustamente pertinenti ad
altro somite.
(8) Tutte queste parti e membrane, come tutti gli scleriti atipici che, come vedre-
mo, si trovano sulle membrane suddette, hanno ricevuti appositi nomi dei quali per
lo scopo del presente lavoro non è il caso di occuparci.
(9) Quando si originano alla base — lateralmente — allo uncino centrale, come
ad es. nelle Cymatophoridae, potrebbero essere chiamate lobi laterali, come ebbe
ad indicarle Buchanan White (1876) (« side lobes »); però deve notarsi che molti nomi
sono stati confusamente attribuiti a tali pezzi a seconda della posizione e del rela-
tivo significato che più o meno giustamente gli autori vi hanno attribuito. Così gna-
thos Chapman (1911) subuncus Pierce (1909).
(10) Quando 1’ intera estroflessione è cinta di scleriti, lo sclerite inferiore dovrebbe
essere indicato col termine subscaphium Pierce (1909), mentre gli scleriti laterali do-
vrebbero indicarsi col nome socii Pierce (1914).
(11) Come già accennato, molti nomi sono stati dati a queste varie sclerotizza-
zioni: Anellus, Calcar, Juxta Pierce (1909), Cristae Pierce (1914), Trulleum Philpott
(1927), Suspensorium Eyer (1924) ecc.
(12) Sembra debbano indicarsi come Labides Pierce (1914).
(13) Questo si identificherebbe col Subscaphium.
(14) In tal caso lo sclerite venne denominato Transtilla Pierce (1914).
(15) Qui pure fioriscono i nomi dati dagli autori. Fra i tanti merita menzione
il termine Harpe dato primieramente da Gosse (1883) al processo centrale, che diffi-
cilmente manca in intere famiglie. Questo processo viene pure indicato come « Clasper ».
(16) Questa formazione è stata stranamente interpretata da Bayard (1937). Ritiene
questi che qui si sia considerevolmente sviluppato verso 1’ alto il IX sternite, fino a
congiungere sul dorso i due rami laterali. Quivi tali rami si sarebbero estesi nella
direzione assiale del corpo sino a formare un falso tergite, che è ordinariamente con-
fuso col vero fegumen. Questo invece si troverebbe scacciato verso l’ ano, col suo
uncino, tendendo a smilzirsi e scindersi in due parti che sono comprese nell’ arti-
colazione superiore delle valve. L’ autore propone il nome di Pseudotergum per tale
parte dorsale del IX sternite.
La confusione è evidente, e le conseguenze strane. A parte che di questo procedi-
mento non ne segnala tracce 1’ embriologia, è notevole che con questa interpretazione
il vero IX anello di Bayard rimarrebbe senza sternite (a meno che non si vogliano
considerare le valve come IX sternite, con tutte le conseguenze ancora più strane che
ne deriverebbero). Infine non si scorge la necessità di introdurre un nuovo metamero
là dove le strutture constatabili sono sufficienti a smaltire il numero assegnato dalla
teoria generale.
Lo Pseudotergum di Bayard è il IX anello, il Tegumen di Bayard è il X ed è col-
legato alle valve (X sternite) dalla linguetta che ne rivela appunto il legame di
tergite a sternite. v
La interpretazione decisamente erronea di Bayard si estende anche ad altri meta-
meri, ma non è il caso di occuparsene qui.
(17) Frùhstorfer ha denominato tale sclerite «organo di Jullien» (1908).
(18) Di queste Il’ apofisi anteriore ha avuto da Spuler il nome di « Pseudouncus ».
222 - E. BERIO } CI
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE
N. B. - La numerazione delle figure è incorniciata da un quadretto.
1 (Tav. VI) Papilio throas L. - estremo addominale artificialmente estroflesso per
mostrare gli scleriti e le membrane (bianche) dopo 1’ VII segmento.
2 (Tay. VI) Catopsila philea Cr. - tergo dell’VIMI segmento proteso in una espan-
sione a cappuccio semimembranosa. .
3 (Tav. VI) Colias croceus Fourcr. - VIII segmento (punteggiato nella parte scle-
rotizzata) e scleriti successivi.
4 (Tav. VII) Satyrus circe L. - organo di Jullien in sito.
5 (Tav. VI) Bombyx mori L. - VIII segmento artificialmente aperto e visto dal-
3
A )° interno.
es 6 \(Tav. VID Cafopsilia philea Cr. - profilo dell’ armatura per mostrare la situa-
se zione dell’ esiroflessione rettale in rapporto colla struttura fissa.
pr 3
w 7 (Tav. VII) Caligo oiloeus Cr. - armatura di lato.
a 8 (Tav. VII) - Lymenitis rivularis L. - armatura di lato colla valva supposta
la troncata ad 1/4. i
da sopra (in situ),
Tergiti addominali ognuno con una fila di setole di varie lunghezze;
sterniti 4°-6° ognuno con un paio di ciuffi di setole; superficie ventrale
del 3° femore pure con un ciuffo di setole. Per il resto della chetotassi
vedi la figura.
Colore generale giallastro-bruniccio. Bande addominali trasversali
non molto' distinte.
Il maschio è ignoto.
264 C. CONCI
Dimensioni della ¢: Totale . . . . .mm. 1,44
Gaporte etti 0,32 X 0,50
Protesi 0,17 X 0,34
Meso-metat. . . . 0,18 X 0,45
Addome . . .. . 0,80 X 0,66
Dedico la specie all’ amico Nino Sanfilippo, collaboratore volontario
al Civico Museo di Genova, appassionato raccoglitore della fauna locale
e studioso di insetti.
AGGIUNTA
Questo lavoro era già composto, quando, esaminando altre pelli del
Museo di Genova, ho trovato su una Pitta rufiventris Heine (Passeri-
formes-Pittidae), catturata ad Halmahera (Is. Molucche), VII-1873,
(insieme a 2 & 6 ed 1 ® di Briielia sp.) un ¢ ed una 9, che concor-
dano con l'esemplare sopra descritto non solo nei caratteri generici,
ma anche in quelli specifici. La @ poi concorda perfettamente con
esso nella forma, chetotassi e nelle dimensioni.
Il maschio è assai simile alla femmina, ma ha dimensioni minori
e addome quasi globoso, leggermente più largo che lungo; ultimo seg-
mento arrotondato; genitali come risultano dalla figura disegnata coi
Genitalia in situ.
Dimensioni del 4: Totale . . . . .mm. 1,00
(GAporgone ses 0,29 X 0,43
Indice cefalico . . 1,48
Proto: eee fox os 0,12 X 0,29
Meso-metat. . . . 0,14 X 0,36
Addome ... . . 0,47 X 0,49
Resta da risolvere ia questione del vero ospite del Kélerimenopon
Sanfilippoi. E° probabile, date le notevoli differenze tra Meliphagidae
e Pittidae, che per uno dei due ospiti si tratti di esemplari trasmigrati.
Non ho per ora elementi per dare la preferenza all’ uno o all’ altro dei
due ospiti; fisso però come Tipi il 4 e la 9 da Pitta rufiventris Heine,
preparato 546 bis della mia collezione. Ma i disegni della @ (fig. 1)
sono stati ricavati dall’ esemplare trovato su Tropidorhynchus novae
guineae che considero adunque come Cotipo, perfettamente concor-
dante coi Tipi ora stabiliti.
265
Mario FRANCISCOLO
UNA NUOVA SPECIE DI CONALIA Muts.
(Col. Mordellidae)
Conalia Debeauxi n. sp.
Forma generale assai stretta ed allungata, molto più lunga che larga
(lunghezza, escluso il pigidio, mm. 4; larghezza, alla base delle elitre
mm. 1).
Fig. 1: Conalia Debeauxi n. sp.: elitra. - Fig. 2: Conalia Debeauxi n. sp.:
pronoto. - Fig. 3: Conalia Debeauxi n. sp.: tibia posteriore e primi due articoli
tarsali posteriori. i
Tegumenti neri; base delle antenne e femori delle zampe anteriori
meno scuri; pubescenza giallo-cinerea, superiormente distribuita come
ST e SIR = SR
oA t Par ae
:
266 M. FRANCISCOLO
segue: base del pronoto pubescente soltanto lungo il lobo basale
(fig. 2); ciascuna elitra con una macchia pubescente stretta, basale, ai
lati dello scutello; con una seconda zona pubescente posta ad un quarto
della lunghezza delle elitre, ed una terza zona postmediana, quasi del
doppio più lunga della precedente, ristretta posteriormente e lasciante
glabro soltanto l’ apice; queste due ultime zone sono separate dal mar-
gine esterno e da quello suturale delle elitre a mezzo di una sottile
striscia glabra delle elitre stesse (fig. 1).
Capo una volta e mezza più largo che lungo col vertice molto
saliente. Primi articoli antennali (gli ultimi mancano nell’ unico esem-
plare) molto più lunghi che larghi, poco dentati, lineari.
Protorace leggermente più lungo che largo, col lobo basale bene
marcato, appena troncato all’ apice, ed angoli posteriori subretti.
Elitre circa tre volte e mezzo più larghe che lunghe, molto strette.
Pigidio lungo due volte l’ipopigio, leggermente arcuato in basso
ed acuminato.
Inserisco questa nuova specie nel genere Conalia Muls. per l’unica
crenellatura che percorre dall’ apice sin quasi al ginocchio tutta la
tibia posteriore; i tarsi sono privi di crenellatura (fig. 3).
Olotipo etichettato: Sumatra: Pangherang-Pisang, X-1890 e HI-
1891, leg. E. Modigliani. Collezioni del Museo Civico di Storia Natu-
rale «Giacomo Doria» di Genova.
Specie estremamente facile ad essere riconosciuta, oltre che per
la strana e caratteristica distribuzione della pubescenza sulle elitre,
anche per la forma strettissima ed allungata.
E’ l’unica specie orientale sinora descritta del genere Conalia.
Le specie già note sono: Conalia Baudii Muls. et Rey, dell'Europa
balcanica; C. ebenina Champion del Messico, Nicaragua, Antille; C.
fulvoplagiata. Champion dell’ Isola di Grenada; C. fasciata Pic del
Congo Belga.
Dedico la nuova specie, in segno di viva riconoscenza, al Prof. O.
De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
267
Dott. LEeoPoLDO TROTTI
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA
DELLE POLYACANTHONOTINAE ED IN PARTICOLARE
DELLA SPECIE POLYACANTHONOTUS RISSOANUS (DE Fit. e Vir.)
— Con la formula «Regione nasali valde elongata, probosciformi.
Pinnulae spinosae dorsales triginta et ultra» il De Filippi e il Vérany
(v. Elenco dei lavori consultati) dettero nel 1859 la prima descrizione di
questa forma, che denominarono Notacanthus rissoanus, su di un unico
esemplare pescato nelle acque nizzarde e facente parte della collezione
Risso. Questa specie fu in seguito innalzata dal Bleeker a rappresen-
tante del genere nuovo Polyacanthonotus, che venne accettato dalla
maggior parte degli autori (1), ad eccezione del Giinther, il quale, ripor-
tandosi erroneamente a forma non identificabile colla specie in questione,
pur mantenendo il nome di Polyacanthonotus, lo considera soltanto come
sottogenere di Notacanthus.
I lavori sistematici di ittiologia del successivo trentennio nulla
aggiunsero ai dati del De Filippi e del Vérany. Nemmeno il Giglioli, che
pure aveva avuto modo di entrare in possesso di qualche altro esem-
plare (2), sempre proveniente da Nizza, ci offre elementi tassonomici
più dettagliati.
Soltanto nel 1888 veniva dal Vaillant comunicata la descrizione di
un esemplare i caratteri generici del quale lo riportavano al genere
Polyacanthonotus e che il suddetto autore credette identificare con la
specie già descritta dal De Filippi e Vérany.
La descrizione del Vaillant supera per ricchezza di caratteri specifici
quelle dei precedenti autori ed è tanto più interessante in quanto che si
riferisce ad un esemplare pescato nell’ Atlantico e non nel Mediterraneo,
facendo così supporre un’ ampia distribuzione geografica di tale forma.
Questa descrizione, con l’ aggiunta di alcuni dati forniti dal Giglioli,
veniva accettata dal Goode e dal Bean in «A revision of the order
(1) Mentre il Zanofancanthus di Gill, il Teratichthys ed il Paradoxichthys del
Giglioli cadevano in sinonimia.
(2) Da lui considerato in un primo tempo come genere nuovo sotto il nome di
Paradoxichthys garibaldianus.
268 L. TROTTI
Heteromi » ed in «Oceanic Ichthyology» e, successivamente, dagli
altri ricercatori che si interessarono a questo peculiare gruppo di pesci.
Fino a pochi anni fa, i dati particolareggiati del Goode e Bean e
del Vaillant erano dunque considerati come definitivi. Senonchè nel 1934,
il Fowler, studiando esemplari di Polyacanthonotus di provenienza atlan-
tica, fece distinzione tra il tipo descritto dal Vaillant e quello del De
Filippi e Vérany, con i termini « This species has been confused with
the Notacanthus rissoanus Filippi, Vérany by Vaillant. The figure by
Vaillant in 1888 is surely identifiable with my specimen », e considerò
come specie nuova la forma dell’ Atlantico col nome di Polycanthonotus
vaillanti.
Veniva così a risultare mancante una vera e propria descrizione
tassonomica del rissoanus e la nostra conoscenza di questa forma si
riduceva di nuovo entro i limiti dei pochi dati fissati dal De Filippi e
Vérany e dal Giglioli, i quali ultimi furono trascritti dal Goode e dal
Bean.
Si rendeva perciò necessaria — analogamente a quanto già feci per
il Notacanthus bonapartei Risso — una revisione dei caratteri della
specie in questione, che permettesse di valutare con sufficiente esattezza
l'ampiezza delle oscillazioni individuali ed il grado di costanza per quei
caratteri morfologici che hanno valore tassonomico.
Ai fini di questa indagine, lo scarso materiale in possesso degli
Istituti Zoologici si presentava del tutto inadeguato; necessitava perciò
disporre di esemplari di recente cattura ed in buono stato di conserva-
zione. Problema questo di soluzione estremamente difficile, data la rarità
e l’ habitat batiale dei rappresentanti di questa famiglia ed in partico-
lare delle Polyacanthonotinae.
Ma il fatto che le acque del Golfo Ligure, come quelle di alcune -
altre aree mediterranee, offrono già ad una profondità relativamente
modesta una fauna a fisionomia nettamente abissale, e la possibilità di
poter seguire in maniera costante e per lungo tempo i risultati delle
pesche eseguite dai battelli locali con reti a strascico, mi permisero,
nel periodo 1936-1941, di raccogliere 22 esemplari di rissoanus, tutti
in buono stato di conservazione e perfettamente adatti alle ricerche
del caso.
POLYACANTHONOTINAE 269
Polyacanthonotus rissoanus (De Fil. e Vér.)
Notacanthus rissoanus De Fil. e Vér., 1859, Mem. Accad. Scienze, Torino,
Serie 2°, XVIII, pag. 6.
Polyacanthonotus rissoanus Bleeker, 1874, Verslagen en Med. Akad. We-
tensch., Amsterdam, (2), VIII, pag. 368.
Paradoxichthys (sin. Teratichthys nec Konig) garibaldianus Gigl. 1880,
Elenco Mamm. Uce. Rett., Catal. Anfibi Pesci italiani. Firenze.
Notacanthus (Polyacanthonotus) rissoanus, Ginther, 1887, Reports Deep sea-
fishes, Challenger 1873-1876, London.
Esemplari esaminati: 22, Golfo Ligure: Portofino, primavera -
estate 1936-1941. Profondita m. 500-600.
Profilo dorsale leggermente curvo o diritto nel tratto intercedente
tra l’ occhio ed il punto d’ incontro con la verticale passante per la inser-
zione della pettorale, diritto nel rimanente. Profilo ventrale rettilineo o
leggermente concavo sino alla apertura anale; rettilineo dall’ ano alla
punta della coda ove confluisce col profilo dorsale. Profili dorsale e ven-
trale del tratto più anteriore della testa più o meno rettilinei e confluenti
in una punta ottusa.
Forma del corpo cilindrica nel terzo anteriore e medio, progressi-
vamente compressa nel tratto caudale. Testa fusiforme, pure compressa.
Scaglie minute, embricate, estese su tutta la superficie del corpo. Colore
generale biancastro con pigmentazione bruno azzurra in corrispondenza
dell’ opercolo, della regione branchiostega, dell’ estremità del muso,
della regione periorbitale e periorale. Pigmentazione brunastra lungo il
dorso, leggermente azzurra sull’ addome. Linea laterale ben distinta:
essa Ss’ inizia all’ altezza dell’ estremo dorsale della rima dell’ opercolo;
percorre, in un primo tratto, la regione latero-dorsale per tendere poi
in maniera progressiva, verso quella latero-mediana; a livello della ver-
ticale per |’ ano trovasi ancora disposta lungo la regione latero-dorsale.
Termina ai 7/10 circa della lunghezza del corpo. Anteriormente, sul
capo, si prolunga al di sopra dell’ occhio, sino alla estremità del muso,
iungo ie regioni opercolo-mandibolare ed infraorbitale.
Lunghezza media degli esemplari esaminati mm. 196; lunghezza
massima 230; lunghezza minima 158. L’ altezza massima riscontrata
nella quasi totalità degli esemplari, al di dietro dell’ apertura anale, rag-
giunge i 17 mm., mentre l’ altezza minima e media sono rispettivamente
di 10 e 14 mm. circa. i
L’ altezza media corrisponde quindi circa a 1/14 della lunghezza
totale.
270 L. TROTTI
Testa sottile, lunga 7 volte e 1/2 circa il diametro trasversale del-
l'occhio e 2 volte e 1/2 la distanza compresa tra la punta del muso
e l’ano; 1/7 della lunghezza totale dell’ animale.
Muso allungato, appuntito, leggermente compresso, di lunghezza
approssimativamente eguale a 3 volte il diametro dell’ occhio (2,6).
La camera olfattoria comunica con l’ esterno a mezzo di due narici
separate da setto membranoso e disposte anteriormente alla regione
preorbitale sul terzo superiore del muso. Distanza tra estremità del muso
e narice anteriore eguale a due volte circa il diametro dell’ occhio.
Occhio leggermente ellittico, situato sul terzo dorsale della testa e col
maggior diametro disposto orizzontalmente. Iride azzurra. Spazio inter-
orbitale eguale al diametro dell’ occhio.
Bocca fortemente arcuata con curva aperta inferiormente, retro-
stante dalla estremità del muso per la lunghezza di un diametro
dell’ occhio. Estremità caudale della mandibola bifida con il ramo infe-
riore rivolto in basso, il superiore all’ indietro e continuantesi con una
spina in parte nascosta nell’ epidermide.
L’ articolazione della mandibola cade all’ incirca sulla verticale
passante per le narici. Premascellare più sporgente’ del mandibolare,
fornito di 27-29 denti coniformi, obliqui verso l’ interno della bocca,
disposti in unica serie e ricoperti in parte dalla plica labiale. Denti man-
dibolari in numero di 30-31 coniformi, in unica serie anch’ essi, eretti.
Palatini 29-30, più piccoli dei precedenti, sempre in unica serie e antagoni
dei mandibolari. Denti faringei assenti. Muccosa orale bruna.
Le fessure branchiali raggiungono a livello della faringe I’ altezza
della regione postorbitale ad una distanza dall’ occhio eguale al suo
diametro. Pareti della camera branchiale intensamente pigmentate di
bruno scuro. Raggi branchiostegi in numero di 8.
La papilla anale è situata circa al limite dei 2/5 cefalici della lun-
ghezza totale (1). È
La pinna dorsale s’inizia un poco anteriormente alla verticale
passante per la inserzione della pettorale. I raggi spinosi che la com-
pongono hanno dimensioni progressivamente crescenti dalla porzione
cefalica a quella caudale e si presentano flessi all’ indietro, isolati 1’ uno
dall’ altro e collegati posteriormente con la linea mediana dorsale a mezzo
(1) In alcuni esemplari Ll ultimo tratto dell’ intestino risulta estroflesso.
POLYACANTHONOTINAE 271
di una bassa membrana. All’ ultimo di essi si accompagna una spina
sussidiaria.
L’ anale s’ origina subito posteriormente all’ apertura omonima —
nella maggior parte degli esemplari — all’ altezza della verticale corri-
spondente al 14°-15° raggio dorsale. E’ costituita, in un primo tratto, da
elementi rigidi a cui fa seguito un numero estremamente variabile di
elementi flessibili. Il passaggio dagli uni agli altri avviene in maniera pro-
gressiva, sì che non è possibile definirne il limite netto. La membrana
che li collega, bassa neila regione anteriore, si solleva verso la metà
della lunghezza della pinna per tornare poi a decrescere man mano
che si procede caudalmente.
Pinna caudale ben distinta dalla precedente.
Pettorali a profilo ovalare, situate sul limite tra il terzo medio ed il
terzo inferiore della superficie laterale del corpo; distanziate dalla linea
laterale, s’ inseriscono dietro 1’ opercolo ad una distanza da questo equi-
valente a circa due volte il diametro dell’ occhio. La loro base risulta,
nella maggior parte degli esemplari, compresa tra le verticali passanti
rispettivamente per il primo e per il secondo elemento della dorsale.
Ciascuna di esse è costituita in media da 12-13 raggi, i mediani dei quali
risultano divisi nella metà apicale in maniera dicotomica. Raggiunge una
lunghezza che si aggira in media sui 10 mm. (9,8), equivalente a circa tre
volte il diametro dell’ occhio.
Ventrali completamente separate inter se, costituite per lo più da un
raggio rigido di piccole dimensioni seguito da un numero variabile di altri
flessibili i quali, ad eccezione dei più laterali, si presentano anch’ essi
con |’ estremità dicotomizzata. Risultano per lo più inserite a livello della
verticale passante tra l’ 11° ed il 12° raggio dorsale. Raggiungono gene-
ralmente con l’ estremità distale l’ ano e presentano una lunghezza
media (mm. 7,9 —2,2 volte circa (2,19) il diametro dell’ occhio) molto
prossima a quella delle pettorali secondo un rapporto di circa 1: 1,2
(ee 123):
Stomaco voluminoso, sacciforme. Intestino di calibro all’ incirca
costante, formante due sole anse situate all’ estremo anteriore e poste-
riore della cavita addominale.
Intensa melanizzazione della sierosa viscerale e parietale. Fegato
voluminoso, giallastro, ricoprente lo stomaco. Pancreas giustaepatico ed
extraepatico.. Milza bene appariscente, rossastra.
272 . L. TROTTI
La vescica natatoria, situata nella porzione caudale della cavità visce-
rale, non sembra assumere rapporti di continuità con |’ intestino. Carat-
teristici per aspetto e dimensioni i corpi rossi. ;
Organi genitali simmetrici, ai lati della vescica. Rene coniforme,
pimmentato, situato nel tratto post-anale in una nicchia circoscritta dai
miomeri caudali; si continua cefalicamente, ai lati della colonna verte-
brale, con due cordoni parenchimatosi che si prolungano sino al limite
anteriore della cavità splancnica.
Stabiliti così i caratteri medi della specie quali sono desumibili dal
complesso degli esemplari avuti in esame, riportiamo qui appresso per
esteso, ai fini di una analisi più dettagliata, i dati di ciascun individuo
nonchè la frequenza degli elementi delle natatorie ed i rapporti topo-
grafici che queste assumono tra loro.
x
273
POLYACANTHONOTINAE
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‘G00! | “Gehl [Getz] # | g |-/cs} GI |SEI-PZt} 1/22) 6 | O1| # | Se|or| 8 | G | OL | ii |SFI|SI St ISI| Sh | 69 | 22 |z0z| SI
"G6 «|G v2i-v!1 | Geel | # | g |-/ee} GI |SEl-Pzt| 1/97) 8 | 6 | F | OF | cI | 6 | GS | OF ei, SI }91 EI OFT} Gr | ez | 0£ | 612) #1
"A ell |G eGi-eyl |G ve-ez| p | p |-/E| 81 |SII-P2t)1/1€| 6 (Gi | OP | ct | 6 || it | it | @t | zt EI) Ost jg‘tc) ey | ce osc) et
‘d 16 ‘Q vhl |A uz-el|SE| e |-/2e| 61 (A! 1/1£| 96 | IN | € | 66 | 1n|SZ|SP|or|gI|SI|LI 61) GET} OS | bz | OF | Giz) a
*d Ol | CG epl-vEl ul) # | p |-/ee| 81 £I 1/08| G'L| OL | # | PE] 11 GL) P| 6 | IN ‘SI SEI OI, EFl) ph £9 | 87/081) IT
*quzi-olt) “G wGl |quzet|SE| p |-/£| 841 el lei 8 | or|s@| gle |S9| + |s'6/G1 pigri LY | pi) ep | co (S‘z/F61| OF
‘q e01 | AvGi-ehl| ‘Cel | € | ég |-/2E| GI iat /1€| L | Ol} € | €€ |c‘or] 2 | b | 8 | IL FL |SI SI) OFL| Ep | Lg |S'IZ/S81| 6
‘Geli-0I| “Gd wl | “Gee | p | — |-/6| 61 At 1/1€| GL | 11 | € [Se in |SZ| S | or | tr el |}el LI} LEI |G"0s) ez | ce | zz) 8
‘Gell | GeLl | Gia | £| 7 || 61 I /pe| L|L|<|zzig | S|E|Z |8 |or|ot | 0ZL| pe | OG | 07 | BSI} La
‘qll |'deGi-epl| Qez | ¢€ | —- |-/e| 61 SI i/iel L |ox|ce|ez|6 | 2|#|Z | OL} ner 91] OI] GE | Sc} Fe | col) 9
‘qu w@l |G 9l-eGt | “dw | € | — |-/re| ONI £I i/ig| L | 8 |Sf@|stoe|6 | L|b|z |98 IL |el 81] 2s jg‘se| xg | be |#21| 9
‘Quei “wl |A ez | G'g | — | -/G€ |o‘Ip-u‘I8} è gel 9 | OL] E (SUIE|6 | 9 | #|L | It FL )St 81] 0z1|G°Ip| S| # | OBI] F
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274 L. TROTTI
Polyacanthonotus rissoanus - Specchietti della distribuzione
numerica tra 22 esemplari, dei rapporti tra formole pinneali e
principali dati biometrici.
E a S si os Sai.| SE | 32
3 = È E == Salesi N= Na
1 26/1 4,5 219 146 16 13° D 15 12,5
2 27/1 19 206 147 15 144 D 14 11
1 28/1 45 = 132 14 16% D 13,5 11,5
2 | 29/1 9 196 135 15 16» D 14 12
2 30/1 9 185 143 15 16° D. 13 11,5
9 31/1 40,9 199 134 14 16° D 13 11
1 32/1 4,5 189 121 12. |172-18* D.| 12 108
2 33/1 9 180 122 14 192 D. 13 11
2 34/1 9 181 128 12 178-18? D.| 11,5 9
È Rapporti tra elementi duri Rapporti tra elementi della D. Rapporti tra elementi della D.
delle D. e A. ed inserzione della P. ed inserzione delle ventrali
= ey a % 2 Inserzione % 2 Inserzione %
= = ID, 3 V.
Z Zz Z
eS |p) Ahoy 1 iE [D). 4,54 || 3 9? D. 13,18
3 {139-142 D.) 13,18 8 12-2" D. | 36,36 4 10° D. | 18,18
3 14° D. | 13,18 6 2D || ATT 3 |103-11* D.| 13,18
5. |145-15° D.| 22,72 6 28-38 D. 27,27 5 11° D. | 22,72
5 155 Day 2272 1 33-48 D.| 4,54 3 |118-128 D.| 13,18
1 |15*-16-D.| 4,54 3 | 12*D. | 13,18
1 16 D. 4,54 1 |128-13°D.| 4,54
2 | 7 1D) 9,09
1 |175-18*D.| 4,54
Tre PO a A s'e Mg I SRO I PREPARERE oe VOTO
POLYACANTHONOTINAE 275
. Dai dati su riportati si possono dedurre le seguenti considerazioni:
1) La formula degli elementi della dorsale oscilla tra un massimo
di 34/1 ed un minimo di 26/1. Nel 41 % circa degli esemplari detta
formula risulta di 31/1. Nei rimanenti casi ciascuna formula non sor-
passa il 9 %.
2) Gli elementi rigidi dell’ anale sono in media 35, oscillando da
un massimo di 45 ad un minimo di 32.
3) I raggi di ciascuna pettorale variano tra 12 e 16.
4) Le ventrali presentano nell’ 86 % degli esemplari la formula 1,8
e 1,9. Questa percentuale si distanzia grandemente dalle rimanenti, che
si presentano molto inferiori (9 % per la I,10 - 4,5 % per la 1,7).
5) L'altezza è contenuta circa 14 volte nella lunghezza totale e 4
volte e 1/2 nella distanza intercorrente tra l’ estremità del muso e l’aper-
tura anale. Questa ultima distanza occupa a sua volta 1/3 della lun-
ghezza totale.
6) Il rapporto tra la lunghezza della testa e quella totale è circa
di 1 a 7; la lunghezza della testa è contenuta 2 volte e 1/2 (2,4)
nella distanza intercorrente tra l’ estremità del muso e l’apertura anale.
7) La parte preorale del muso presenta circa la stessa lunghezza
del diametro orizzontale dell’ occhio (1,2 : 1).
8) La lunghezza del muso e quella della sua parte preorale sono
contenute rispettivamente 2,6 e 6 volte nella lunghezza della testa.
9) I rapporti topografici intercorrenti tra le varie natatorie possono
essere così definiti:
a) L’inizio del primo elemento rigido dell’ anale risulta cadere in
prevalenza (45 %) o sulla verticale compresa tra ia 14%-15* o sulla
15° D. I rimanenti valori oscillano rispettivamente tra il 13 % (132-148,
148 D.) ed il 4,5 % (119-123, 15%, 152-162 D.).
b) Rispetto alla verticale decorrente lungo 1’ inserzione della petto-
rale, la dorsale si origina o sul davanti o al sommo di questa, dimodochè
essa risulta compresa per lo più (36 %) nello spazio limitato. dalle ven-
276 L. TROTTI
trali passanti tra la 1° e la 2° D., o meno frequentemente (27 %) su
quello compreso tra la 2? e la 3° D., o sulla verticale della 22.
c) Le ventrali, divise e raggiungenti — ad eccezione di due esem-
plari — con la loro estremità 1’ apertura anale risultano iniziarsi nel
22 % dei casi all’ altezza della 11% D., nel 18% all’altezza della 102.
I rimanenti rapporti si aggirano ciascuno sul 13 % ad eccezione di uno.
Comparando i caratteri morfologici ed i dati biometrici da noi
desunti con quelli dei rissoanus facenti parte delle collezioni dei Musei
Zoologici di Torino e di Firenze, notiamo che gli esemplari di questo
ultimo Istituto rientrano sia per la formula delle natatorie, sia per le
altre caratteristiche nella media dei valori sopra riportati (1). Per
il rissoanus del Museo Zoologico di Torino, Tipo della specie, il nu-
mero degli elementi della dorsale (27/1) si avvicina notevolmente ai dati
più bassi da noi constatati.
Pertanto un confronto tra i nostri dati e quelli descritti dal
Vaillant dimostra una differenza evidente — come è possibile notare
dalla tabella riassuntiva di cui sotto — per cui viene giustificata piena-
mente la creazione da parte del Fowler della nuova specie vaillanti
distinta dal rissoanus. Alla vaillanti spetta dunque, come ci siamo già
espressi nelia premessa di questo lavoro, la descrizione diagnostica che
il Goode ed il Bean attribuiscono al rissoanus e che ci sembra desunta
da quella del Vaillant con l’ aggiunta delle singole formule proprie delle
natatorie del Tipo di rissoanus De Fil. e Vér. e degli esemplari ulterior-
mente segnalati dal Giglioli.
Estendendo ora l’ esame comparativo al genere Macdonaldia, appar-
tenente anche esso alle Polyacanthonotinae e costituito da forme ad
habitat batiale rinvenute nel Pacifico, nell’ Atlantico e nei mari Artici,
abbiamo creduto opportuno riportare qui sotto una serie di elementi dif-
ferenziali tra le varie forme in questione, dati che vennero desunti per le
Macdonaldie in parte dalle descrizioni fattene dai singoli autori ed in
parte dagli esemplari e dai dati raccolti dal Koefoed.
(1) Fa eccezione a questo proposito il numero degli elementi delle pettorali che
sec. i dati riportati dal Giglioli negli esemplari di Firenze si aggirerebbero intorno a 10.
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BRP ozuenb afro | o}uenb 9 [YO UEIL | BYR vUsA Nid OOW “AIBA | «ij efep ozuenb o|eiyo | ezzoyduny vy g/1 ip | Rw aJolsadns aj,oa
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VAILLANT L. - 1888 - Expeditions scientifiques du « Travailleur » et du
«Talisman» pendant les années 1880, 1881, 1882, 1883. Poissons. Pa-
ris, p. 335.
Dr. EMILIO OCCHIALINI
I MINERALI DEL MONTE RAMAZZO
Sull’ antica Miniera del Monte Ramazzo, situataj presso il crinale
che dal monte Figogna su cui sorge un Santuario di N. S. della Guardia,
discende al mare dividendo la Valle del Polcevera da quella del Chia-
ravagna, esistono diverse pubblicazioni.
La prima di esse è dovuta a Giuseppe Mojon (1) e tratta spe-
cialmente del metodo con il quale si partiva dalla pirite che nella detta
miniera si trova, e dalla dolomite triassica del Monte Gazzo, presso
Sestri Ponente, per ottenere il solfato di magnesio o sale d’ Inghilterra
al tempo del blocco continentale.
Successivamente si occuparono della Miniera del Monte Ramazzo
e dei Minerali che vi si trovano il Fauyaz de Saint Fond (2), il Palla-
dino (3), il Prof. Issel (4), i Dottori Ariola e Brian (5) mentre il Prof.
G. B. Negri, in una importante monografia (6), descrisse i cristalli di
aragonite raccolti nelle abbandonate gallerie della Miniera, cristalli nei
quali riscontrò la presenza di 29 forme diverse di cui 11 nuove per il
detto minerale. Questa monografia contiene anche una succinta descri-
zione del giacimento dovuta all’ Issel.
Più recenti sono i contributi portati dai Prof. Pelloux (7), Artini (8)
e Lincio (9) alla conoscenza dei numerosi ed interessanti minerali che
al Monte Ramazzo si trovano.
Esaminando le discariche della miniera ed i vecchi sotterranei
tutti scavati nella serpentina, oggi in gran parte impraticabili, il Pelloux
potè raccogliere diversi minerali e descrisse i seguenti:
La brucite, specie che in Italia era stata trovata in alcune altre
località, come nella Miniera di ferro di Cogne, presso Viù in Valle di
Lanzo e nelle cave d’amianto della Valle Malenco, ed al Monte Ramazzo,
già citata dall’ Issel (6).
In questa Miniera la brucite in molti campioni costituisce delle pic-
cole vene che in tutti i sensi attraversano la serpentina alterata, forman-
dovi bianchi reticolati che spiccano sul colore verde cupo della roccia in
cui sono racchiusi. A volte la roccia medesima è quasi completamente
scomparsa e rimangono le sole vene di brucite determinando fra loro delle
I MINERALI DEL MONTE RAMAZZO 283
celle che spesso contengono incastrati dei mobili noduli della serpen-
tina alterata. Il Pelloux ritenne che, in questi esemplari, la brucite deri-
vasse dalla epigenesi di preesistenti vene di crisotilo, vene che sono
frequenti nella serpentina ancor fresca del Monte Ramazzo.
In altri campioni la brucite è compatta e si trova in noduli assai
tenaci, di aspetto saccaroide, alcuni dei quali raggiungono i 20 cm. di dia-
metro. Più rara è la brucite fibrosa. In nessun caso il minerale si pre-
senta distintamente cristallizzato, trovandosi però anche in lamelle abba-
Stanza estese.
La idromagnesite, l’ artinite, la brugnatellite e la nesquehonite
sono i carbonati idrati di magnesio ben definibili che si trovano nella
miniera del Monte Ramazzo. Notevoli ed assai frequente è 1’ associa-
zione della brugnatellite con la brucite ed il Pelloux ne dedusse che fra
queste specie potessero esistere dei termini intermedi di passaggio dal-
l'uno all’ altro, il primo materiale presentandosi come alterazione del
secondo sotto aspetti diversi, sia per il colore, come per la lucentezza.
La presenza della brugnatellite venne in seguito confermata dal-
l’ Artini che la descrisse, mentre |’ artinite fu invece studiata dal Lincio
su campioni raccolti dal Pelloux e da lui già identificati in questa
specie (10).
Quanto alla nesquehonite venne da quest’ ultimo trovata in abbon-
danza, come recentissimo prodotto d’ alterazione della serpentina, sia
insieme agli altri idrocarbonati di magnesio, come da sola a rivestire le
pareti di alcune vecchie gallerie della miniera.
Nel nostro Museo ne esistono diversi campioni.
Oltre ai detti minerali, nella miniera del Monte Ramazzo si trovano
alcuni prodotti dell’ alterazione superficiale dei solfuri di ferro e di
rame (pirite cuprifera e pirrotina un poco. nichelifera) e di altri, dovuti
all’ azione delle acque solfatiche sulla serpentina e sui carbonati di
calcio e di magnesio a questa roccia associati.
Fra questi ultimi sono l’ epsomite, con tracce di nichelio e piccoli
cristalli di gesso. Ai primi appartengono la limonite, la malachite, 1’ az-
zurite, la crisocolla, la dioptasia, in minutissimi assai nitidi cristalli,
infine la calcantite e la melanterite.
Anch’ io ho studiata una sostanza del Monte Ramazzo che era stata
raccolta dal compianto Prof. Gabriele Lincio e datami da studiare dal
Prof. Pelloux e che ora fa parte della raccolta mineralogica di questo
Museo.
284 E. OCCHIALINI
Questa sostanza, che ha aspetto colloidale con frattura scheggiosa
ed allappa la lingua, trovasi nella serpentina molto alterata, sotto forma
di vene e di masserelle di colore grigio chiaro, con una lievissima tona-
lità azzurra.
In diverse analisi chimiche e dalle indagini fisiche (densità ed
indice di rifrazione) ho dovuto dedurre che non si tratta di un vero
minerale, bensì di una miscela di prodotti d’alterazione della serpen-
tina, con tracce di rame dovute ad infiltrazione di soluzioni cuprifere
provenienti dalla zona di ossidazione dei solfuri.
Qui di seguito è dato l’ elenco dei minerali sino ad ora trovati al
Monte Ramazzo:
Pirite Aragonite Crisotilo
Calcopirite Azzurrite Dioptasia
Pirrotina Malachite Crisocolla
Opale (Var. Jalite) Idromagnesite Epsomite
Limonite Artinite Melanterite
Brucite Brugnatellite Calcantite
Magnetite Nesquehonite Gesso
Serpentino compatto Brochantite
BIBLIOGRAFIA
1) G. Mojon - Memoria sopra il solfato di magnesia che si prepara al
Monte della Guardia. Mem. Soc. Med. Em. Genova, t. II, quad. 2°,
1803, pp. 9-22 (1 carta).
la — - Ristampato nelle Memorie dell’ Istit. Ligure, Genova, vol. I, parte
II, 1906, pp. 67-76.
2) Gaujas Saint Fond - Voyage géologique sur le Monte Ramazzo dans
les Apennins de la Ligurie. Ann. Mus. Hist. Nat. Paris, +. VIII, 1806.
pp. 313-333.
3) P. Palladino - Studio sulla miniera di solfato di magnesia del Monte
Ramazzo in Liguria. Tipografia Salesiana, San Pier d’Arena, 1891.
4) A. Issel - Liguria geologica e preistorica. Genova, 1892.
5) Ariola e A. Brian - Un’ escursione al Monte Ramazzo. Atti della Soc.
Ligust. di Scienze Nat. e Geograf., Genova, vol. VII, 1896, pp. 92-97.
6) G. B. Negri - Sopra le forme cristalline dell’Aragonite di M. Ramazzo.
Atti Soc. Ligust. di Scienze Nat. e Geograf., Genova, vol. VI, n. 3,
1895, pp. 280-300.
7) A. Pelloux - Nota preliminare sulla brucite, idromagnesite ed altri mi-
nerali della Miniera di Monte Ramazzo presso Borzoli. In questi An-
nali, vol. XLVI, 1913, pp. 34-37.
8) E. Artini - Sulla Brugnatellite di Monte Ramazzo (Liguria). Rend. R
Accad. dei Lincei, Roma, vol. XXXI, s. 5), fasc. 11, 1922, pp. 491-496.
9) A. Lincio - Sull’ Artinite di M. Ramazzo (Liguria). Rend. R. Accad. dei
Lincei, Roma, vol. XI, s. 6°, 1930, pp. 420-424.
10) A. Pelloux - Segnalazioni di Minerali del Monte Ramazzo donati al
Museo si trovano nella « Relazione sull’ attività svolta dal Museo Ci-
vico di Storia Naturale di Genova negli anni 1925 (Nesquehonite Gi
Artinite) 1932 (Dioptasia) - 1935.
285
L. MASI
DIAGNOSI DI UN NUOVO PICROSCYTUS PALEARTICO
E NOTE SU ALCUNE SPECIE CONGENERI
(Hymen. Chalcididae)
Il Dott. Gustav von Szelényi (Budapest), pubblicando recentemente
una dettagliata descrizione di un nuovo Picroscytus (+), ha fatto un accu-
rato studio riassuntivo sulle specie finora attribuite a questo genere di
Pteromalinae. A complemento di quanto scrive il Dott. Szelényi, indi-
cherò qui appresso un carattere che mi era parso superfluo di esporre
quando pubblicai un mio lavoro precedente (?), e per il quale si trova un
punto interrogativo nella tavola analitica del detto Autore, e darò qui
inoltre la descrizione di una specie nuova, particolarmente inte-
ressante essendo essa la prima specie paleartica riferibile al sotto-
genere Masioscytus.
Questo sottogenere è stato istituito dal Dott. Szelényi per riunire
in un gruppo il Picroscytus Modiglianii, il sumatranus, il birmanus e
l’ Indorum, da me descritti nel 1927 e appartenenti alla regione orien-
tale. Essi hanno tutti la clava delle antenne, almeno nelle femmine (°),
stilata, terminata cioè con un apicolo che è ben sviluppato e ben distinto;
solo nel Picroscytus Modiglianii Y apicolo tende più alla forma conica
e quindi appare un poco più breve e meno distinto all’ origine. Ho
riscontrato questi caratteri sugli esemplari tipici, eccetto che per la
specie Indorum, della quale ho i disegni delle antenne e di alcune altre
parti, ma non ho a mia disposizione il tipo, unico, che fu restituito al
Museo di Calcutta.
Picroscytus (Masioscytus) calabrus n. sp.
1 9, Saveria Mannelli (Italia mer., Calabria), 20-VI-1929, leg. C.
Confalonieri.
Di color verde bronzo assai scuro: zona marginale dei tergiti 1.-5.
(1) Szelényi G. - Ueber die Chalcididen-Gattungen Arthrolysis Fòrst. und Picro-
scytus Thoms. - in: Annales Mus. Nat. Hungarici, XXXIV, 1941, pp. 117-131.
(2) Masi L. - Note sul genere Picroscytus Thoms. con diagnosi di nuove spe-
cie - in: Annali Mus. Civ, Genova, LII, 1927, pp. 263-268.
A (3) Il maschio, in questo sottogenere, è conosciuto solo per la specie Modi-
glianii. 4!
3 bre TE = et ine o)
>
286 L. MASI
dell’ addome quasi nera, con riflesso leggermente roseo-violaceo; occhi,
scapo e pedicello bruno castagno, funicolo bruno, clava meno scura e
terminata con apice pallido; parti chiare delle zampe con tendenza al
giallo ruggine; nelle zampe anteriori e medie sono chiari, per breve
spazio, i ginocchi e gli apici delle tibie, nelle posteriori il ginocchio, il
1/4 basale e il 1/5 apicale della tibia; ali leggermente grigie giallastre.
Capo, di profilo, circa due volte più lungo che largo. Ocelli poste-
riori distanti dagli occhi un poco più di tre volte il proprio diametro.
Flagello poco più lungo della larghezza del capo (10: 9); funicolo
evidentemente ingrossato procedendo verso la clava, col primo articolo
più di tre volte più lungo che largo (23 : 7), il secondo lungo circa 2/3
del primo (17 : 23), il penultimo 1 volta e 1/2 più lungo che largo,
l’ultimo di lunghezza appena superiore alla -larghezza (10 : 9); clava
Ovata, un po’ tumida, acuta, quasi due volte più lunga dell’ articolo pre-
cedente (9 : 5) (non contando I’ apicolo che è ben sviluppato) ed uguale
circa all’ articolo precedente più la metà del penultimo.
Margine del collare non acuto. Mesonoto quasi due volte più largo
che lungo sulla linea mediana.
Ali anteriori senza area specolare; nervo marginale 2/3 della Iun-
ghezza della cellula costale; proporzione dei nervi marginale, postmar-
ginale e stigmatico uguale a 100 : 66,6 : 33,3; clava del nervo stig-
matico breve ma bene distinta.
Lungh. 4,5 mm.
Come ho già detto, questa specie è il primo Masioscyius che viene
scoperto nella regione paleartica, essendo tutti gli altri appartenenti alla
orientale. Le altre specie paleartiche appartenenti al gruppo (sottoge-
nere) dei Picroscytus propriamente detti, sono: P. scabriculus Nees,
meridionalis e Ruschkae mihi, globulariae Szel.
La nuova specie che ho descritta fu raccolta in Calabria al margine
della Sila. Seguendo la tavola analitica del Dott. Szelényi (J. c.), essa
cade, per i caratteri dell’ ala, fra Modigliani e sumatranus, e questo
forse è il carattere morfologico più importante, essendo il nervo post-
marginale lungo 2/3 del marginale (mentre nel Modiglianii ne misura
solo la metà e nel birmanus è ugualmente lungo); si accosta più al
sumatranus per il profilo del capo, all’ Indorum per la proporzione della
clava con l’ ultimo articolo del funicolo.
fatte Ea Lu Si,
287
CESARE CONCI
IL GENERE MYRSIDEA
II.
UNA NUOVA SPECIE DI MYRSIDEA
DEL CINCLUS C. MERIDIONALIS BreHM.
L’ unica specie di Mernoponidae finora descritta come epizoa sul
genere Cinclus (Passeriformes - Troglodytidae) è il
Menopon alaskensis Kellog e Chapman (Journ. N. Y. Ent. Soc. X,
1902, pag. 27, Tav. 3, fig. 5), catturato in diversi esemplari (probabil-
mente solo 2 2, dato che nella descrizione non si accenna al 3) sul
Cinclus mexicanus Swains. e sulla Pinicola enucleator L., Isola Kadiac,
Oceano Pacifico.
Uchida (J. Coll. Agric. Tokyo, IX, 1926, pag. 10) cita giovani di tale
specie catturati su Cinclus pallasi pallasi Temnr., Giappone, ma tale
determinazione è dubbia.
Il Menopon alaskensis, come già rilevò Uchida 1926 (loc. cit.), ma
non Harrison (Parasit. IX, 1916, pag. 32) va ascritto al genere Myrsidea
ed è affine alla specie da me sotto descritta; fino a qual punto potrà deci-
derlo solo il confronto fra i tipi o fra esemplari provenienti dagli ospi-
tatori tipici.
Myrsidea Franciscoloi n. sp.
Ospitatore tipico: Cinclus cinclus meridionalis Brehm.,
Merlo acquaiolo.
Esemplari esaminati: 222,64 4 da Cinclus c. meri-
dionalis Brehm., Liguria, pelle C. E. 26618 del Museo di Genova, senza
data di cattura; 1 9 dallo stesso ospitatore, Liguria 19-IX-1871, collez.
del Museo di Genova.
Descrizione: La specie si differenzia chiaramente dalle altre
Myrsidea specialmente riguardo al colorito ed alla chetotassi.
Femmina: Forma e chetotassi del capo rilevabili dalla figura;
un accenno di rigonfiamento davanti agli occhi; placca golare ben chiti-
288 CESARE , CONCI
nizzata, guarnita da ciascun lato di 6 setole, di cui l’inferiore è di molto
la più lunga e grossa.
= Do i
in ee Ls
Fig. 1: Myrsidea Franciscoloi n. sp., Q3 fig. 2: id., addome del a; fig. 3: id.,
genitali del a:
Spine dell’ orlo laterale del protorace e del metatorace particolar-
mente grosse; placche pro- meso- e metasternali ben chitinizzate; pro-
cesso spiniforme del metasterno presente.
MYRSIDEA DEL CINCLUS C. MERIDIONALIS 289
Addome ovale; primo tergite chiaramente più lungo dei seguenti;
chetotassi rilevabile dalla figura. Alla superficie dorsale, delle macro-
chete iaterali le 3°, 5° e 6° sono più corte e sottili delle 1°, 22, 4, 7°,
8° e 9°. Notevole la presenza di una dozzina di spine molto grosse al-
l’ultimo sternite. Pettine del 2° sternite formato di 4-6 aculeo-spine.
Maschio: assai simile alla femmina; presenta dimensioni minori,
indice cefalico più basso, setole addominali dei tergiti e degli sterniti
in numero minore. Pettine del 2° sternite formato di 4-6 (in prevalenza
5) aculeo-spine. Un numero molto limitato di spine ai lati degli sterniti
4°-6°, in luogo dei ciuffi di spine presenti nella ®.
Genitali come nella figura. Orlo inferiore della placca basale arro-
tondato, senza angoli evidenti.
Dimensioni 2 8
TORE sE RS 110 tp 3) 133177
(GAPORMO o 0,34 X 0,49 0,31 Xx 0,41
Indicevcefalico >. 5 . . 1,44 1,32
Enotoracem (arene) ae 0,32 0,27
Meso- metatorace (largh.) . . 0,45 0,35
Addomeg(lareh) Re ee e 0,62 0,47
Le 9 2 variano in lunghezza tra mm. 1,42 e 1,53; capo 0,32-0,34 ><
0,43-0,49; indice cefalico 1,34-1,44.
I 4 4 variano in lunghezza tra mm. 1,08 e 1,22; capo 0,30-0,32 X
0,36-0,43; indice cefalico 1,16-1,32.
Dedico la specie al caro amico Mario Franciscolo di Genova, il più
giovane degli Entomologi italiani.
Ann. del Civ. Mus. di Si. Not., Vol. LXI. 12
290
Mario FRANCISCOLO
NUOVI GENERI E NUOVE SPECIE DI MORDELLIDI
DELLE COLLEZIONI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
DI GENOVA
(Col. Heteromera)
Rivolgo anzitutto un vivo ringraziamento al Prof. O. De Beaux,
Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, per I’ ospi-
talità e le facilitazioni concessemi, delle quali cerco sdebitarmi pubbli-
cando in questi Annali i risultati dei miei studi. Ringrazio anche il Dott.
F. Capra, Conservatore del Museo, per i preziosi consigli coi quali mi
ha guidato.
Stenalia Ermischi n. sp. (Congo Belga).
Atra; elytris, palpis maxillaribus, coxis posticis calcaribusque
posticis testaceis. Prothoracis lateribus subparallelis, postice haud
attenuatis.
Segmento ventrali I° II° longitudine fere aequali, tibiis posticis
strigis valde obliquis tribus (apicali exclusa), tarsorum posticorum arti-
culo I° 2, II° 1, III° 1 ut in tibiis instructis (fig. 1, b). Postice valde pro-
ducta, attenuata, prothorace valde longiore quam latiore.
Long. (pyg. excl.) mm. 4,5 (4); mm. 3,6 (©); iat. (elyt. basis)
mm. 1,3 (3); mm. 1 (9).
Tegumenti neri; elitre giallo-pallide, col margine apicale suturale
ed esterno leggermente infuscato; palpi mascellari, anche posteriori e
spine delle tibie posteriori gialle.
Forma piuttosto ristretta posteriormente e piuttosto allungata.
Capo grosso, col vertice poco saliente, lungo poco più di quanto è
largo; occhi subovali, bianchi, al centro neri, uniti al margine poste-
riore della testa, senza tempie distinte. Antenne completamente nere,
raggiungenti gli angoli posteriori del protorace, pochissimo dentate,
cogli articoii 5-10 appena più lunghi che larghi.
MORDELLIDI 291
Pronoto una volta e mezzo più lungo che largo, leggermente dila-
tato ai lati, i quali sono subparalleli, onde il pronoto non è ristretto
posteriormente; il pronoto è molto più largo della base delle litre;
angoli posteriori del pronoto ottusi; lobo basale larghissimo, appena
troncato all’ apice.
Elitre circa tre volte lunghe quanto sono larghe nel loro insieme
alla base.
Primo segmento ventrale largo circa quanto il secondo (fig. 1, a).
Pigidio nel maschio appuntito, lungo una volta e mezzo l’ ipopigio;
nella femmina una volta ed un quinto od una volta ed un quarto; 1’ ipo-
pigio è largo, tozzo, subtriangolare, robusto assai.
Crenellature delle tibie e dei tarsi posteriori così distribuite: 3 sulla
tibia (esclusa quella apicale) cccupanti circa la metà della larghezza
della tibia stessa, molto oblique, non parallele all’ orlo apicale; 2 sul
primo articolo tarsale (come sulla tibia); 1 sul II e sul III (come sulla
tibia) (fig. 1, b).
Spine delle tibie posteriori lunghissime, gialle, di lunghezza uguale.
Tipo (4) ed allotipo (9) etichettati: Alto Uelle (Congo Belga),
Dungo, IV-1927, leg. F. S. Patrizi, conservati nelle collezioni del Museo
di Genova, 2 paratipi ugualmente etichettati, uno dei quali conservato
nella stessa collezione ed uno nella mia propria.
Secondo la tabella di A. Chobaut suile Stenalia della regione pa-
leartica, ad elitre macchiate di giallo (Bull. Soc. Ent. France, 1924, p.
179), questa nuova Stenalia va inserita vicino alla S. stipae Chob.;
infatti il I arco ventrale è, come si è detto, largo circa quanto il secondo
(lettera A” della tabella predetta) e la forma generale è affine alla stipae;
ma la statura è minore, come pure minore è in proporzione la lun-
ghezza delle elitre; queste sono più oscurate all’ apice. Il carattere fon-
damentale che la distingue da tutte le specie paleartiche è dato dalla
disposizione delle crenellature sulle zampe posteriori; per quanto ne so
è |’ unica specie fornita di un intaglio sul III articolo tarsale posteriore.
Inoltre queste crenellature non sono parallele all’ orlo apicale come nelle
altre specie, ma sono al contrario molto oblique. Avendo sott’ occhio
diversi cotipi delle S. stipae Chob., depositati presso le collezioni del
Museo di Genova, credo opportuno rappresentare accanto all’ addome
e alla zampa posteriore della S. Ermischi, anche le medesime parti della
S. stipae per maggiore chiarezza (fig. 1, a, b, c, d).
292 M. FRANCISCOLO
Dedico la nuova specie a K. Ermisch di Diisseldorff, specialista
tedesco di Mordellidi.
Un esemplare più piccolo dei precedenti, ugualmente etichettato,
ha le anche posteriori totalmente nere e le elitre col margine suturale
e l'apice più scuri; a questa notevole aberrazione dò il nome di '
St. Erm. a. melanoskela
Fig. 1
a: Stenalia Ermischi n. sp.: addome visto di profilo.
b: Stenalia Ermischi n. sp.: tibia, I°, II° e III° articolo tarsale posteriore.
c: Stenalia stipae Chob.: addome visto di profilo.
d: Stenalia stipae Chob.: ‘tibia, I°, II° III° articolo tarsale posteriore.
e: Binaghia humerosticta: n. gen. n. sp.: tibia, I°, II°, II° articolo tarsale posteriore.
f: Xanthoconalia Patrizii n. gen. n. sp.: forma generale (schematica) a:
Xanthoconalia n. gen. (Congo Belga).
Corpore haud robusto, postice leviter dilatato, sat elongato; protho-
race subquadrato, antice angustato, angulis posticis subrectis vel subob-
tusis; prothoracis lobo basali haud producto, apice leviter seu haud
truncato, saepe circulariter emarginato; scutello subtrigonali. Tibiis po-
MORDELLIDI : 293
sticis striga unica longissima, longitudinali transversali, eodem modo
tarsorum posticorum articulo I° II° que instructis. Pygidio hypopigioque
segmento anali IV° fere omnino obtectis, primo elytrorum apicem haud
vel parum superanti, acuminato (fig. 2, a, b).
Generi Conaliae Muls. vicinum, at forma elongata, postice leviter
dilatata (fig. 2b; fig. 2 f), pygidii hypopigiique longitudine minima, ely-
trorum apicem haud vel parum superanti (fig. 2, a, e,), tibiarum articu-
lorumque posticorum tarsalium strigis longissimis (in Conalia tantum
tibia postica striga longissima instructa, articuloque tarsorum posticorum
I° et II° strigis destitutis valde distinctum.
Generotypus: Xanthoconalia Patrizii n. sp.
Questo nuovo genere, osservato a prima vista senza scendere ai
particolari, sembra appartenere alla sottofamiglia degli Anaspini a causa
della sua forma poco convessa e dilatata posteriormente. Per quello che
riguarda la sua collocazione sistematica, propongo che il nuovo genere
Xanthoconalia sia posto tra le Conalia Muls. e le Stenalia Muls.; resta
però certo che tale genere ha pochi punti di contatto con quelli prece-
dentemente nominati; a parte |’ intaglio sul dorso della tibia posteriore
che lo avvicina alle Conalia Muls., tutto persuade a separarlo da essi.
Xanthoconalia Patrizii n. sp. (Congo Belga).
4. Postice dilatata, haud robusta, satis elongata (fig. 1, f). Omnino
testacea; strigis tibiarum et tarsorum posticorum tantum oculisque nigris.
Margine prothoracis postico levissime nigricanti.
Oculis capitis marginem posticum haud attingentibus; temporibus
valde distinctis.
Prothorace subquadrato, lobo basali haud producto, angulis posticis
subrectis; elytris postice subdilatatis, plus triplo quam basim latis lon-
gioribus.
Tibiis posticis tarsorumque articulis I° II° que strigis ut supra
instructis (fig. 2, f). ¥
Pygidio hypopigio fere triplo longiore, acuminato, subinfuscato, late-
ribus obsolete sulcato. Pygidio + hypopigio mm. 1,2 longis.
Long. (pyg. excl.) mm. 4; lat. (elyt. basim) mm. 1.
9 latet.
204 M. FRANCISCOLO
Tegumenti giallo-testacei; solamente le crenellature delle zampe
posteriori, un brevissimo margine posteriore del pronoto ed occhi, neri.
Pubescenza gialla, sericea, lucente, finissima, leggermente obsoleta
al centro del capo e del pronoto, sparsa uniformemente sul rimanente.
Forma piuttosto stretta ed allungata, dilatata posteriormente, non molto
tozza, poco convessa (fig. 2, f).
Capo quasi tanto lungo quanto largo, con vertice alquanto saliente,
con tempie molto distinte, con occhi non raggiungenti il margine poste-
riore della testa, neri, subcircolari e granulosi. Antenne poco dentate,
completamente giallo-testacee, con gli articoli 3-10 subuguali, circa una
volta e tre quarti lunghi quanto sono larghi (il X leggermente più lungo),
1’ 11 allungato, ovale, lungo più di due volte quanto è largo (fig. 2, g).
Pronoto subrettangolare, subequilatero, anteriormente piuttosto ri-
stretto, col lobo basale larghissimo, pochissimo prominente ed impercet-
tibilmente troncato all’ apice, quello anteriore più marcato; angoli poste-
riori del pronoto quasi retti.
Elitre circa tre volte lunghe quanto sono larghe insieme alla base,
dilatate posteriormente, col callo omerale poco marcato, separatamente
arrotondate all’ apice, con epipleure molto sottili.
Pigidio appuntito, lungo circa tre volte l’ipopigio, entrambi in pro-
porzione del resto del corpo molto piccoli (come d’aitra parte tutto
l'addome); presi insieme essi sono lunghi circa mm. 1,2; il pigidio e
gli ultimi segmenti anali sono leggermente infuscati; il pigidio arriva a
mala pena a superare la parte apicale delle elitre (fig. 2, e).
Zampe anteriori e mediane molto lunghe, gialle, con gli articoli tar-
sali esilissimi, lunghi quanto le tibie; tibie mediane ed anteriori subret-
tilinee, pochissimo arcuate. Spine delle tibie posteriori gialle, l’ interna
lunga tre volte I’ esterna.
Zampe posteriori colle crenellature così distribuite: 1 sulla tibia,
del tipo già descritto, lesgermente arcuata, lunghissima, decorrente dal-
l'apice al ginocchio, subtrasversale; 1 sul I e sul II articolo tarsale
(come sulla tibia) (fig. 2, f). Gli articoli tarsali posteriori sono molto
più robusti di quelli anteriori e mediani, il I è lungo come la tibia e
tutto il tarso è lungo due volte ed un quarto la tibia.
lotipo (4) nelle collezioni del Museo di Genova, etichettato:
Alto Uelle (Congo Belga), VI-1927, leg. F. S. Patrizi.
ae
4
pr fa ez she ies
ne 2A +o Gi 5
MORDELLIDI 295
Dedico la specie al suo benemerito raccoglitore March. Francesco
Saverio Patrizi di Roma.
Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp. (Somalia Italiana).
Praecedenti fere duplo latiore, robusta, haud elongata, postice sat
dilatata (fig. 2, b). Rufo testacea; capite postice obscuriore, oculis, anten-
narum articulis 3-11, tibiis mediis (genubus exclusis), segmentis ventra-
libus, pygidio, tibiarum posticarum articulorumque strigis nigricantibus.
Oculis capitis marginem posticum attingentibus; temporibus absentibus.
Prothorace subquadrato, lobo basali multo magis producto, haud crebre
apice truncato, angulis posticis subrotundatis-subobtusis.
Elytris minus elongatis, postice subdilatatis. Tibiis tarsisque posticis
ut in praecedenti specie strigis instructis, at strigis articulorum tarsalium
indistinctioribus (fig. 2, c). Pygidio hypopigioque multo minus quam in
praecedenti specie elongatis, minutissimis, primo secundo parum longiore;
pygidio + hypopigio mm. 0,9 longis (fig. 2, a).
Long. (pyg. excl.) mm. 5 (3), mm. 6,5 (9). Lat. (elyt. basis) mm.
1,5 (4), mm. 2 (2).
Tegumenti rossi testacei più scuri che nella X. Patrizii; parte poste-
riore del capo infuscata; antenne, esclusi i primi due articoli, nere; tibie
mediane (esclusa la parte presso il ginocchio) nere e così pure gli archi
ventrali 2-5 ed il pigidio. Pubescenza giallo-sericea, lucente, sparsa uni-
formemente sulla parte superiore del corpo, obsoleta al centro del capo
e del pronoto.
Forma tozza, di larghezza doppia (4), o più che doppia (©), in
confronto alla specie precedente, notevolmente dilatata posteriormente,
ma a contorni laterali leggermente più paralleli (fig. 2, b).
Capo una volta e mezzo più largo che lungo; occhi più grossi, gra-
nulosi, neri, meno circolari, tempie mancanti; antenne robuste, con gli
articoli 3-10 più larghi che lunghi, discretamente dentati, 1’ 11 lungo tre
volte quanto è largo, completo, subovale (fig. 2, -d).
Pronoto subquadrato, ristretto anteriormente col lobo anteriore poco
marcato, quello posteriore al contrario prominente, ampio, troncato lar-
gamente all’ apice; angoli posteriori del pronoto non retti come nella
specie precedente, ma subottusi, quasi curvi.
Elitre due volte e mezza lunghe quanto larghe complessivamente
296 M. FRANCISCOLO ‘
alla base (perciò in proporzione più corte che nella X. Patrizii) dila-
tate posteriormente, col callo omerale poco marcato, separatamente
arrotondate all’ apice, con epipleure ancora più sottili che nel genere
precedente.
a: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: addome visto di profilo ( a).
b: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. .: forma generale (schematica)
e: Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: tibia, I° e II° articolo tarsale posteriori.
d:, Xanthoconalia Timossii n. gen. n. sp.: antenna del
e: Xanthoconalia Patrizii n. gen. n. sp.: addome visto di profilo (gd)
ft: Nanthoconalia n. gen. n. sp.: tibia, I° e II° articolo tarsale posteriori.
g: Xanthoconalia n. gen. n. sp-: antenne del 4:
Pigidio ed ipopigio cortissimi (insieme sono lunghi mm. 0,9), il
primo una volta e mezzo più lungo dei secondo, appena visibile, affatto
sorpassante |’ apice delle elitre, conico, tozzo, largo; il secondo avente
la forma di un triangolo equilatero; gli altri segmenti ventrali sono pure
essi molto corti (fig. 2, a).
Zampe anteriori e mediane coi tarsi robusti, in complesso piu
robuste che nella X. Patrizii; zampe posteriori colle crenellature distri-
buite come nella specie precedente; soltanto le crenellature del I e del
MORDELLIDI 297
II articolo tarsale posteriore sono meno marcate e meno apparenti
(fig. 2, c).
Spine delle tibie posteriori come nella specie precedente.
La femmina ha il pigidio e I’ ipopigio lunghi mm. 0,5, quasi inte-
ramente nascosti nell’ addome; inoltre è più tozza, più larga e più
dilatata posteriormente,
Allotipo 9 etichettato: Somalia Italiana, Giuba, leg. F. S. Patrizi.
Allotipo 9 etichettato: Socalia Italiana, Giuba, leg. F. S. Patrizi.
Tipo e allotipo nella collezione del Museo di Genova.
Facilissima a distinguersi dalla specie precedente per la diversa
statura, per il pigidio e l’ ipopigio molto più piccoli, per la diversa colo-
razione, per le tempie completamente mancanti, per la forma delle
antenne e per gli intagli dei tarsi posteriori meno marcati.
Dedico questa nuova specie al mio carissimo amico Gualtiero
Timossi di Genova.
Binaghia n. gen. (fig. 3, pag. 299). (Is. Fernando Poo).
Corpore satis robusto, postice attenuato; prothorace subrectangu-
lari, lobo antico productissimo, postico parum producto, angulis anticis
fere nullis, posticis late rotundatis; capitis vertice acuto, salienti, pro-
ducto; temporibus nullis; antennis haud robustis, parum dentatis; scu-
tello subtriangulari; abdomine postice producto, pygidio hypopigioque
longissimis, primo secundo valde longiore, elytrorum apicem valde
superanti.
Tibiis posticis tarsorumque posticorum articulo primo, secundo obso-
lete, striga recta dorsali longitudinali subtili, haud transversali, strigaque
subapicali minima, instructis (fig. 1, e).
Generotypus: Binaghia humerosticta n. sp.
Forma postice attenuata, prothorace, segmentis ventralibus pro-
ductis, marginis capiti posticis forma, striga tibiarum tarsorumque posti-
corum a praecedenti atque a ceteris generibus bene distincta.
Questo interessante genere del Golfo di Guinea si distingue facil-
mente dal precedente per la forma molto più allungata, assai più ri-
stretta posteriormente, per il pronoto, il capo, le antenne e l’ addome
completamente diversi; l’ addome è assai lungo, del tipo comune a tutti
298 M. FRANCISCOLO
i generi della sottofamiglia delle Mordellinae, superante notevolmente
l’ apice delle elitre; inoltre le crenellature delle tibie e dei tarsi poste-
riori sono molto meno marcate che nelle Xanthoconalia, rettilinee e non
arcuate, quella sul II articolo tarsale è assai poco visibile.
Si distingue inoltre dal genere Conalia Muls. per la forma esterna
che la fa rassomigliare ad una grossa Mordellistena; non vi è alcun
genere che le rassomigli molto da vicino. Nelle due specie conosciute,
humerosticta m. e Concii m., le elitre sono fornite di macchie gialle
rossastre rivestite di pubescenza dello stesso colore.
Dedico il genere al Signor G. Binaghi di Genova in segno di
riconoscenza.
Binaghia humerosticta n. sp.
& Atra; capite, oculis maculaque verticali exclusis, antennis, ma-
xillaribus palpis, prothoracis lateribus, elytrorumque macula humerali
medio producta, suturam haud attingenti, alteraque postmedia subtrans-
versali (fig. 3), rufo testaceis, his pubescentia sericeo flava indutis;
cruribus anticis mediisque, posticis genubus tantum, calcaribusque po-
sticis rufo testaceis. Prothorace multo latiore quam longiore, lateribus
rotundato, angulis posticis late rotundatis, lobo basali haud producto,
subtruncato, antico productissimo. Oculis capitis marginem posticum
haud attingentibus, temporibus fere nullis; antennis linearibus, parum
dentatis, brevibus, angulos prothoracis posticos haud attingentibus, rufo
testaceis, apice infuscatis. Elytris postice valde attenuatis.
Tibiis tarsisque posticis ut supra strigis instructis; pygidio hypo-
pigio fere duplo vel triplo longiore, acuminato, lateribus sinuato,
subarcuato.
Long. (pyg. excl.) mm. 4,5-5. Lat. (elyt. basis) mm. 1 - 1,2.
o Latet.
Tegumenti neri; capo, eccettuati gli occhi ed una macchia nera
situata sul vertice, lati del pronoto, una macchia omerale ed una post-
omerale sulle elitre (fig. 1), le antenne ed i palpi mascellari, le zampe
del I e del II paio, le ginocchia e le spine delie zampe posteriori,
giallo-testacee.
Pubescenza sericea, che ricopre tutte le parti ora menzionate, dello
stesso colore; sulle parti nere tale pubescenza è estremamente fina, con
MORDELLIDI 299
riflessi violacei; in più alla base del pronoto è una striscia marginale ed
alla base del pigidio è una fascia trasversa di pubescenza dorata.
Capo appena più largo chel lungo, col vertice molto saliente, col
margine posteriore non curvo, ma tagliato ad angolo ottuso o subottuso.
N
fa
CML
Fig. 3
Binaghia humerostica n. gen. n. sp.: schema della forma generale e disegno della
parte superiore (4 ))
Occhi neri, grandi e granulosi, uniti al margine posteriore della
testa e con tempie poco distinte. Antenne giallo-testacee, leggermente
infuscate all’ apice, pochissimo dentate, non raggiungenti gli angoli po-
steriori del pronoto, con gli articoli 4-10 poco dentati, subuguali, più di
due volte iunghi quanto sono larghi, l’ XI ovale, lungo quasi due volte
quanto è largo. Palpi mascellari gialli, con 1’ ultimo articolo triangolare.
Pronoto subrettangolare, largo una volta ed un quarto quanto è
lungo, più largo della base delle elitre, leggermente arrotondato ai lati,
Se ae Mia: SVI. DRG SS eS
‘
300 M. FRANCISCOLO
con angoli anteriori sfuggenti, quelli posteriori arrotondati, lobo ante-
riore assai prominente, quello posteriore invece poco, troncato all’apice.
Scutello triangolare con fine pubescenza paglierina lucente.
Elitre quasi più di tre volte lunghe quanto sono larghe complessi-
vamente alla base, col callo omerale poco marcato, separatamente arro-
tondato all’ apice, poco convesse, assai attenuate posteriormente, con
epipleure quasi mancanti. Addome molto, lungo; pigidio lungo da due
a tre volte l’ipopigio, acuminato, leggermente arcuato in basso, distin-
tamente solcato ai lati.
Zampe piuttosto esili, le anteriori coi femori dilatati (2), le poste-
riori con le crenellature così distribuite: 1 sulla tibia, del tipo gia
descritto, più un’ altra parallela all’ orlo apicale piccolissima; 1 sul I°
articolo tarsale posteriore (come sulla tibia) più una apicale; lo stesso
sui Il° articolo, ma su di esso la crenellatura è appena accennata.
Spine delle tibie posteriori gialle, l’ interna lunga due volte e mezza
l’ esterna, molto robuste.
Tipo etichettato: Is. Fernando Poo, Bahia de S. Carlos, 0-400
F m. s. m., XII-1901, leg. L. Fea, conservato insieme a quattro paratipi |
tutti ¢ gs (hanno I’ edeago estroflesso), ugualmente etichettati al Museo
di Genova; un paratipo nella mia collezione. |
Binaghia Concii n. sp.
Praecedenti statura majore, postice minus attenuata, multo minus
flavicanti; nigra, antennarum basi, palpis maxillaribus, cruribus anticis,
genubus calcaribusque posticis, maculisque elytrorum ui in praecedenti
specie pubescentia sericea fulva indutis, flavo testaceis.
Capite prothoraceque omnino nigris. Capitis margine postico angu-
loso; prothoracis lobo antico multo minus producto, angulis lobogne po-
sticis ut in praecedenti specie instructis.
Strigis tibiarum tarsorumque posticorum ut in praecedenti specie
ai minus distinctis.
Pygidio hypopigio plus duplo (2) vel fere duplo (2) longiore, acu-
minato, elyiroram apicem valde superenie.
Long. (pyg. excl.) mm. 4,5 (&), mm. 5,6 (2); lat. (elyt. basis) mm.
1,6 (3), mm. 2 (2).
Tegumenti neri; solamente le antenne alla base, i palpi mascellari,
le zampe posteriori (le mediane più scure), i ginocchi e le spine delle
MORDELLIDI 301
tibie posteriori, più un disegno sulle elitre simile a quello della B. hume-
rosticta, rosso testacee; in questa specie però le macchie sono più larghe
e leggermente più trasverse. Le zone soprannominate sono rivestite dalla -
solita pubescenza giallastra; il pronoto ha la pubescenza distribuita come
nella specie precedente, ma, come il capo, è completamente nero.
Forma più robusta e meno attenuata posteriormente, più larga;
statura più grande. Capo appena più largo che lungo, col vertice saliente
e il margine posteriore prominente ad angolo subottuso;occhi neri grandi
e granulosi, uniti al margine posteriore della testa, con tempie poco di-
stinte. Antenne gialle solamente alla base, per il resto bruno rossicce,
poco dentate ed appena raggiungenti gli angoli posteriori del pronoto,
con gli articoli 6-10 poco dentati, subuguali, lunghi più di due volte
quanto sono larghi, |’ XI ovale, lungo quasi quanto il precedente. Palpi
come nella humerosticta.
Pronoto subrettangolare, poco più largo che lungo, meno largo della
base delle elitre od appena largo quanto essa, leggermente arrotondato
ai lati, con gli angoli anteriori meno sfuggenti, quelli posteriori ed il
lobo basale come nella specie precedente; iobo anteriore meno
prominente.
Elitre poco più di tre volte lunghe quanto sono larghe complessiva-
mente alla base, coi lati più paralleli, meno attenuate posteriormente; epi-
pleure delle elitre quasi mancanti.
Addome meno lungo che nella specie precedente; pigidio del doppio
(4) o quasi del doppio (9) più lungo dell’ ipopigio, più acuto, meno
tozzo, non arcuato in basso, ma quasi rettilineo.
Zampe come nella humerosticta, ma con le crenellature delle tibie
e dei tarsi posteriori molto meno evidenti.
Spine delle tibie posteriori come nella specie precedente.
Tipo ¢ etichettato: Isola Fernando Poo, Bahia de S. Carlos, 0-400
m. s. m., XII-1901, leg. L. Fea.
Allotipo 9 e paratipo 9 ugualmente etichettati. Il tipo e 1’ allotipo
sono conservati nella collezione del Museo di Genova, il paratipo nella
mia collezione.
Specie estremamente facile a riconoscersi dalla precedente per il
pronoto ed il capo completamente neri, per la statura maggiore e per
la forma meno attenuata posteriormente.
Dedico questa specie al Dott. Cesare Conci di Rovereto in segno
di amicizia.
302
S. L. STRANEO (Parma)
SU ALCUNI CATASCOPUS (Col. Carabid.) DELLA NUOVA GUINEA
NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
DI GENOVA
Grazie alla cortesia del Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo
Civico di Genova, ho potuto esaminare una piccola collezione di
Catascopus raccolti nella Nuova Guinea dai viaggiatori genovesi della
fine del secolo scorso, L. M. D’ Albertis, L. Loria ed O. Beccari.
La fauna entomologica della Nuova Guinea è ancora pochissimo
nota. Nei cataloghi sono indicate come specie del gen. Catascopus Kirby,
note della Nuova Guinea, solo C. Wallacei .Saund., C. aruensis Saund.
e C. elegans Weber.
Catascopus Wallacei Saund.
Ho trovato, tra gli esemplari del Museo di Genova, una serie di
una ventina di esemplari di tale specie, delle seguenti località: M.
Astrolabe (11-1893, Loria); Andai (VIII-1872, D’ Albertis e XII-1875,
Beccari); Ramoi (II-1875, Beccari); Hatam (VII-1875, Beccari e IX-1875,
D’ Albertis); Ighibirei (VII-VIII-1890, Loria); Dorei (II-1875, Beccari).
L’ apice dell’ edeago di questa specie è conformato come indica lo
schizzo a.
Catascopus aruensis Saund.
Due esemplari di Dilo (VI-VII-1890, Loria) e Katau (D’ Albertis)
sono identici ad un esemplare dell’ isola tipica (Is. Aru, Wokan, 1873,
Beccari); appartengono poi probabilmente alla stessa specie un esem-
plare di Andai (L. M. D’ Albertis), avente il pronoto più dorato ai lati,
ed un esemplare, che si discosta maggiormente dalla forma tipica, di
Ighibirei (VII-VIII-1890, Loria).
CATASCOPUS 303
Gli altri esemplari appartengono a tre specie che credo nuove e
che descrivo qui brevemente. Le misure indicate sono quelle del-
I’ olotipo.
Catascopus Beccarii n. sp.
Lunghezza 24 mm. (variabile da 24 a 18 mm.); massima larghezza
7,7 mm. Capo blu metallico oscuro, col clipeo avente deboli riflessi ver-
dastri, pronoto verde smeraldo, un po’ dorato ai lati; elitre blu-violacee
presso la base, indi violaceo-purpuree; antenne e parti boccali, tibie e
tarsi bruni più o meno rossastri; parte inferiore nerastra con debolis-
simi riflessi verdastri; femori più o meno metaliici. Capo abbastanza
robusto, pochissimo ristretto posteriormente, solchi frontali moderata-
mente allungati, abbastanza profondi, quasi paralieli; fronte con pun-
teggiatura e rugosità forte e sparsa presso i solchi; occhi corti, ben
br.
Apice dell’ edeago di Catascopus Wallacei Saund. (a); C. Beccarii n. sp. (Db);
C. sltrigicollis n. sp. (c).
convessi e prominenti; submento con una serie di lunghe setole.
Pronoto abbastanza convesso, moderatamente cordato, appena più ampio
del capo con gli occhi; lunghezza 3,5 mm.; massima larghezza 5 mm.;
larghezza anteriore 4,1 mm.; basale 4,2 mm.; minima larghezza 4 mm.;
orlo anteriore quasi troncato, fortemente orlato ai lati, quasi non orlato
nel mezzo; lati poco arrotondati, quasi paralleli nella parte anteriore,
con angolo sporgente ben distinto presso il poro setigero laterale, mo-
deratamente sinuati a circa un terzo dalla base, poi poco divergenti;
orlo laterale largo anteriormente, un po’ ristretto verso la metà della
lunghezza, poi molto allargato verso la base; angoli basali retti, con
dente apicale acuto; base ben incavata nel mezzo; disco con tutte le
impressioni ben profonde. Elitre convesse, subparallele, lunghe 14,8 mm.
304 S. L. STRANEO
(spina apicale compresa), larghe 7,7 mm.; lati moderatamente sinuati
dopo gli omeri; apice troncato, con gli angoli della troncatura esterno
ed interno (suturale) muniti di forte spina; strie profonde, non distin-
tamente punteggiate; interstrie convesse, la 3% e la 5% moderatamente
carenate per tutta la lunghezza, la 4° nella metà apicale; la 3%, 5% e 72
fortemente carenate e rialzate nel terzo basale; terza interstria con due
punti nella metà basale; 2°, 4* e 6% notevolmente depresse tra le carene
celle adiacenti. Microscultura del pronoto trasversa, delle elitre isodia-
metrica stretta. Parte inferiore in mezzo fortemente punteggiata e vil-
losa nel 4, per tutta la lunghezza, eccetto solo il capo; nella © la
pubescenza è limitata al pro-, meso- e metasterno, i segmenti ventrali
non essendo pubescenti. Organo copulatore ¢ prossimo a quello del
Wallacei (schizzo b).
Habitat: Nuova Guinea, Hatam (VII-1875, Beccari); Andai (VIII
1872, D’ Albertis).
Olotipo nelle collezioni del Museo Civico di Genova; allotipo nella
mia collezione.
In confronto col Wallacei, oltre che per il colore, differisce prin-
cipalmente per i seguenti caratteri: capo con fovee un poco più allun-
gate, notevolmente più punteggiato, molto meno ristretto posterior-
mente; pronoto con angoli anteriori più prominenti, con lati molto
meno arrotondati, meno ristretti e sinuati posteriormente, con angoli
posteriori quasi retti; disco un po’ meno convesso, con linea mediana
più profonda, orlo laterale molto più largo, meno rialzato; elitre con
interstrie molto più rialzate, quasi tettiformi.
Catascopus Dalbertisi n. sp.
Lunghezza 19 mm.; massima larghezza 5,9 mm.; lunghezza varia-
bile da 19 mm. a 16 mm.; colorato come l’ aruensis Saund. e cioè: capo
e pronoto verdi brillanti, col disco del pronoto un po’ dorato; elitre blu
presso la base, blu-violacee, più o meno purpuree sul resto della super-
ficie. Capo con solchi frontali poco allungati e moderatamente profondi,
occhi ampi e convessi, con una sola carena tra essi ed il vertice; fronte
moderatamente punteggiato-rugosa presso gli occhi, quasi liscia nel
mezzo; collo moderatamente ristretto. Pronoto conformato circa come
nell’ aruensis, ma più trasverso (lunghezza 2,9 mm.; massima larghezza
3,9 mm.), con gli angoli anteriori più ampi, |’ orlo laterale. più liscio,
CATASCOPUS 305
VY angolo mediano più prominente; dopo la sinuosità più allargato, di
modo che la parte piana, rialzata, che forma gli angoli basali, risulta
più ampia; dente apicale poco distinto. Elitre con spina all’ apice della
sutura un po’ più allungata che nell’ arwensis; strie un po’ più pro-
fonde, un po’ meno fortemente punteggiate; interstrie 5% e 7° forte-
mente rialzate a costola nel quarto basale; la 4% fortemente dilatata
presso la carena della 5%. Microscultura un po’ più forte che nel-
l’aruensis, per cui le elitre appaiono più sericee. Sternite anale del 4
con un punto setigero per parte, della ® con due; pubescenza della
parte inferiore come nel Wallacei.
Habitat: Nuova Guinea, Hatam (luglio 1875, Beccari); Andai
(agosto 1872, D’ Albertis). Olotipo nel Museo di Genova; allotipo nella
mia collezione.
Differisce dall’ aruensis, al quale assomiglia per l’ aspetto generale,
soprattutto per le proporzioni del pronoto e per la conformazione della
5* e 7% interstria. Dal Wallacei, cui è più vicino per i carafteri speci-
fici, oltre che per il colore, differisce. per la 3° interstria non distinta-
mente rilevata.
Catascopus strigicollis n. sp.
Lunghezza 17,5 mm.; massima larghezza 5,3 mm. Capo e pronoto
verdi e brillanti, quest’ ultimo con qualche riflesso dorato; elitre di un
colore violaceo-purpureo vivissimo, bluastro presso la base; femori e
parte inferiore di colore più o meno metallico, verdastro o bluastro.
Capo abbastanza robusto, moderatamente ristretto verso il collo, con
occhi ampi e convessi, con forti punti radi su quasi tutta la superficie,
tranne che verso il collo; solchi frontali lunghi e profondi; rugosi e
striati trasversalmente. Pronoto abbastanza stretto, poco trasverso (lun-
ghezza 2,8 mm.; massima larghezza 3,6 mm.); più ristretto anterior-
mente che innanzi alla base; larghezza anteriore 3 mm.; larghezza
della base 3,3 mm.; larghezza nel punto più stretto innanzi alla base
3,1 mm. Forma del pronoto molto simile a quella del C. aruensis Saund.,
con margine laterale molto più stretto, ai lati meno arrotondato ante-
riormente; angoli anteriori. più spianati, più prominenti; superficie
fortemente rugosa e striolata trasversalmente. Elitre quasi come nella
specie precedente, la 4* interstria molto più allargata presso la carena
della 5% e sempre almeno un poco più larga delle due adiacenti; spine
306 S. L. STRANEO
delle elitre come nella specie precedente. Pubescenza della parte infe-
riore come nel C. Wallacei; sternite anale del 4 con due punti per
parte. Organo copulatore con |’ apice conformato come nello schizzo c.
Habitat: Nuova Guinea, Andai (agosto 1872, D’ Albertis).
Olotipo nelle collezioni del Museo Civico di Genova; allotipo nella
mia collezione.
Differisce dal C. Wallacei per il colorito diverso, per le diverse
proporzioni del pronoto e per i lati di questo molto meno sinuati e
divergenti verso la base.
+ Nota. - Per potere giudicare esattamente i colori delle specie sopra
elencate è assolutamente necessario che gli esemplari abbiano la super-
ficie superiore accuratamente sgrassata (p. es. mediante un’ applicazione
di collodio), essendo in caso diverso quasi impossibile distinguere i
colori, che perdono la loro vivacità e molti dei riflessi purpurei o dorati,
a seconda dei casi.
: 307
RES) EeGRUESsiw ig GARE
LXIX
Nino SANFILIPPO - GUALTIERO TIMOSSI - CESARE CONCI
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA
(ESPLORAZIONI SPELEOLOGICHE NELLA PROVINCIA DI GENOVA; - I.)
Riassunto: Premesso un cenno sulla speleologia ligure, con parti-
colare riguardo alle ricerche effettuate nella provincia di Genova, vengono
esaminate dal lato topografico, morfologico, faunistico due caverne dei. din-
torni di Genova, entrambe di notevole interesse biofaunistico: la Grotta del
Brigidun presso Sestri Ponente e la Grotta della Dragonara sotto il Forte
Begato. Quest’ ultima, iunga 100 metri, presenta un regime idrico interno.
Le esplorazioni di caverne in Liguria vennero iniziate da valenti
naturalisti molti decenni or sono, quando la speleologia in Italia non era
ancora nata od era ai suoi primi passi. Basti ricordare Gestro, Issel
Dodero, Brian, Bensa, ecc., che contribuirono con ripetute ricerche e
numerosi lavori a portare la Liguria, in questo campo, alla testa di tutte
le altre regioni italiane del tempo. Però queste prime esplorazioni si
limitarono più che altro alle catture faunistiche ed alle ricerche
paleontologiche.
In seguito l’attività degli speleologi liguri andò diminuendo e,
mentre in altre regioni, come per esempio nella Venezia Giulia ed in
Lombardia, gran numero idi caverne venne studiato con modernità di
vedute, in questi ultimi tempi ben scarsi sono i lavori che trattano delle
grotte liguri, particolarmente di quelle del Genovesato, che non presen-
tano interesse paleontologico.
Limitandoci infatti alla provincia di Genova notiamo come, se cita-
zioni di reperti faunistici si trovano in numerose pubblicazioni, di lavori
d’ insieme abbiamo solo gli antichi studi di Gestro (Ann. Mus. Civ. St.
Nat. Genova, 1885-1888), Bensa (1900, Bibl. 2), 1’ elenco faunistico di
Brian (1914, Bibl. 3), il buon lavoro topografico-morfologico di Brian
(1930, Bibl. 5) e lo studio monografico di Menozzi sulla grotta della Suia
(1939, Bibl. 16).
308 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
Noi ci eravamo proposti lo studio sistematico e particolareggiato
di tutte le caverne della provincia di Genova, sperando di poterne pub-
blicare i risultati in singole note che trattassero monograficamente delle
cavità situate nelle varie zone orografiche. Ma, data la chiamata alle
armi di uno di noi, il programma iniziale avrebbe potuto essere svolta
solo con grande lentezza, onde pensiamo sia utile pubblicare i primi
risultati delle nostre ricerche. Diamo per ora la descrizione di due
caverne orograficamente ben distinte: la Grotta del Brigidun, sul Monte
Gazzo, presso Genova-Sestri, e la Grotta della Dragonara, sotto il Forte
Begato, entro |’ antica cinta delle mura di Genova.
Svolgeremo particolarmente la parte topografico-morfologica del
lavoro; le osservazioni biofaunistiche non sono complete, dato che una
parte del materiale da noi raccolto non ha potuto ancora essere
determinata.
Ringraziamo sentitamente gli specialisti che cortesemente vollero
assumersi l’incarico delle determinazioni faunistiche: M. Franciscolo
(coleotteri), Dott. E. Berio (lepidotteri), Dott. G. P. Moretti (tricotteri),
Prof. A. Brian (isopodi), C. Menozzi (pseudoscorpioni), Prof. I. Sciac-
chitano (anellidi).
Un particolare ringraziamento rivolgiamo al Dott. F. Anelli, del-
I’ Istituto Italiano di Speleologia, al Prof. A. Brian, al Sig. G. Mantero
per le numerose e cortesi informazioni e al carissimo amico Mario Fran-
ciscolo di Genova che spesso con noi condivise le fatiche ed i piaceri
del lavoro.
GROTTA DEL BRIGIDUN
Dati di catasto: N. 118 Li - Localita: versante occidentale del
Monte Gazzo - Terreno geologico: dolomite del Trias - 25000 I. G.M.:
Sestri Ponente (già Rivarolo Ligure) (82 II NE) - Long.: 3- 36° 22” -
Lat.: 44° 26’ 14” - Situazione: m. 550 Sud + 8° W dal santuario della
Madonna del Gazzo - Quota: m. 170 - Profondità: m. 2,30 - Punto più
alto m. 10 - Lunghezza m. 38 - Data del rilievo 25.II.41 - Rilevatori
Sanfilippo, Conci - Letteratura: 1, p. 71: 2, p. 96 e 105; 3, pp. 8-12;
5, p. 285; 6, p. 6; 7, pp. 397-400; 9, p. 211; 12, pp. 122-124-126-
132° 139% 13: p. 3122 14) py Sols 15; p: 150; 16) ps 132, 7) PZ
19, p. 579; 20, p. 375; 21, p. 192.
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 309
La Grotta del Brigidun è assai vicina a Genova ed è pure abba-
stanza nota tra i naturalisti sotto il nome di Grotta del Monte Gazzo.
Nonostante ciò nessun cenno topografico-morfologico venne finora pub-
blicato sulla cavità. Fatto questo veramente un po’ strano.
La caverna fu visitata, tra gli altri, da Barbieri e Mantero che
raccolsero alcuni interessanti elementi faunistici.
Visitata da noi il 25-2-41, 23-3-41, 16-3-41, 6-7-41, 26-10-41, 11-1-42,
8-3-42, 12-3-42.
GROTTA DEL BRIGIDUN
CONCI-SANFILIPPO
Il nome da noi riportato, col quale la caverna è comunemente nota
tra gli abitanti dei dintorni, deriverebbe dall’ appellativo di un brigante
chiamato appunto Brigidun o Bernardun, che sul principio del secolo
scorso se ne sarebbe servito come rifugio.
A quanto ci consta però, il nome di Grotta del Brigidun non è mai
apparso nella letteratura, sostituito sempre da quello di Grotta del Monte
Gazzo. Anche la grotta delia Bathyscia, citata da Gozo e riportata da
Wolf, coincide con quella del Brigidun.
Itinerario. — Questa caverna è difficilissima da trovare: per
quanto noi si abbia cercato di descrivere l’ itinerario colla maggior
esattezza possibile è però cosa più sicura che chi la ricerca prenda come
guida una persona pratica del luogo.
Partendo dalla piazza della chiesa di Sestri (piazza Baracca), si
Ann. del Civ. Mus. di St. Nat., Vol. LXI. 13
310 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
percorre il viale Cavagnaro, via Oliva, via Menabuoni, via delle Vec-
chie Fornaci. Oltrepassato il passaggio a livello ed una prima fornace
da calce c'è un bivio: si segue la strada a sinistra che si abbandona,
dopo aver oltrepassato tre altre fornaci, per seguire il primo sentiero
a destra. Sorpassata un’ altra fornace si raggiunge e si attraversa una
strada nuova, che porta ad una cava di attacco recente. Raggiunto il
ruscello lo si segue per un erto e tortuoso sentiero, ed in breve si arriva
ad un piano ai piedi di rocce scoscese. Risalendo la parete alla destra
si procede sul crinale del contrafforte per una traccia di sentiero, la cui
prima biforcazione a sinistra ci porta all’ entrata della grotta.
Descrizione. — La caverna si presenta nel complesso come una
stretta spaccatura quasi rettilinea, alta in media alcuni metri, col suolo
pianeggiante nel primo tratto poi in forte salita.
L’ ingresso ha un’ altezza di circa 4 metri ed una larghezza di 1
metro. Si penetra in un corridoio alto fino a 10 metri ed anche più,
rettilineo, direzione Est, suolo in leggera discesa (si raggiunge una pro-
fondità massima di m. 2,50). La larghezza varia da m. 0,50 a m. 1,30;
le pareti presentano uno spesso strato di concrezioni calcaree e, all’ en-
trata della grotta, traccie di mine. Dopo una ventina di metri la caverna
piega leggermente a sinistra (la parte più interna è completamente
oscura) e sale con un erto pendio per altri 15 metri; larghezza sempre
sul metro, altezza decrescente, suolo in prevalenza argilloso. La cavità
termina in una piccola stanzetta.
Normalmente le pareti più interne sono abbastanza umide; in
periodi di forte siccità però la caverna risulta piuttosto secca, con con-
seguente forte diminuzione della fauna.
La cavità è scavata nella Dolomite del Trias e probabilmente la
sua genesi è in rapporto con una frattura. L’ azione solvente dell’ acqua
ha avuto però la principale importanza nell’ allargamento e modella-
mento della primitiva diaclasi. In tempi più recenti l’ azione costruttiva
dell’ acqua ha preso il sopravvento sulla corrosione ed ha creato gli
spessi depositi concrezionari che formano un artistico ornamento alla
cavità.
Fauna. — Le citazioni faunistiche su questa caverna, nonostante
il suo modesto sviluppo, sono abbastanza numerose e di notevole
interesse.
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 311
La fauna della cavità varia fortemente secondo le condizioni sta-
gionali: abbondante in periodi umidi, diventa assai scarsa in periodi
di siccità.
Nel complesso furono rinvenute le seguenti entità. Diamo tra
parentesi il raccoglitore, quando è conosciuto, la data delle catture ed
eventualmente la citazione bibliografica.
Coleotteri: Bathysciola muscorum Dieck (sin. B. frondicola
Reitt.) (Bibi. 3, p. 11). Reperto casuale, dato che la specie si rinviene
non rara in ambiente epigeo nei dintorni di Genova. Un esemplare
venne anche catturato da Franciscolo 1’ 8.3.42.
Imenotteri: Solenopsis fugax Latz (legit Bensa, citato da
Mantero, Bibl. 15, p. 150). Questa specie di formicide è completamente
troglossena: |’ unica cattura in caverna è la citata (Bibl. 21); il reperto
va considerato pertanto. come del tutto casuale.
Lepidotteri: Hypaena obsitalis Hbn. (23.2.41; 11.1.42; 12.
3.42) specie già nota per molte altre caverne di varie regioni italiane.
Orneodes cymatodactyla Zell. (12.3.42).
Ditteri: Culicidi (26.10.41) e Phoridi (12.3.42) non determinati.
Tricotteri: un es. di Monocentra lepidoptera Mc. L. (2.3.42).
A quanto ci riferisce il Dott. Moretti il reperto è interessante essendo
la prima volta che tale specie viene catturata in caverna.
Ortotteri: Gryllomorpha dalmatina Ocsk.; esemplari giovani
(26.10.41; 11.1.42), specie comune e diffusa in un buon numero di
caverne.
Collemboli: pochi esemplari nella cameretta terminale, in
prossimità delle esche (12.3.42); non ancora determinati.
Ragni: Gozo citò il Nesticus cellulanus Cleark, della grotta del
Gazzo (25.7.1888, legit Vacca; 7.9.1889 e 1.10.1892, legit Barberi) e
della grotta della Bathyscia (1900, legit Mantero) ed il Nesticus eremita
Sim. della grotta del Gazzo (1888, legit Barberi) e della grotta della
Bathyscia (9 24.11.1900, legit Mantero).
Secondo un recente lavoro di Di Caporiacco (Bibl. 7) questi esem-
312 N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
plari determinati dalla Gozo vanno attribuiti tutti alla specie Nesticus
eremita E. Sim.
Ii materiale da noi catturato (23.3.41; 26.10.41; 11.1.42; 8.3.42)
non è stato ancora determinato.
Opilioni: Pholcus opilionoides Schz. ¢ (legit Gestro, 24.2.
1900, Bibl. 12). 3
Acari: Haemalastor gracilipes Frau. 3 su Rhinolophus (legit
Barberi, 18.5.1889, cit. Gozo, Bibl. 12).
Pseudoscorpioni: nella bibliografia troviamo citate per la
grotta del Gazzo tre specie di Pseudoscorpioni: Chthonius microphthal-
mus E. Sim. (legit Barberi, cit. Simon, Bibl. 20); Chthonius Reyi Koch
(syn. secondo Wolf.: Chth. ischinocheles) (legit Mantero, cit. Ellingsen,
Bibl. 9); Chthonius parvioculatus Beier (cctipi, legit Barberi, cit. Beier,
Bibl. 1).
Da noi fu catturato nella cameretta terminale il Chthonius parvi-
oculatus Beier. Secondo quanto gentilmente ci comunica il Dott. Me-
nozzi, che determinò i nostri esemplari, le tre specie di Pseudoscorpioni
citate per la grotta del Gazzo devono essere ritenute sinonime del
Chthonius parvioculatus Beier.
Miriapodi: nella grotta del Gazzo vennero raccolti i tipi di
due specie di Miriapodi. Il Polydesmus Barberii Latzel 1889 (legit Bar-
beri), è un’ entità epigea, per quanto sia stata rinvenuta in altre grotte
liguri (Tre Tane, Balou, Verzi, Lubea). Il Lithobius occultus Silvestri
(1894) invece, descritto su di una ® raccolta da Barberi nella grotta del
Gazzo, non venne in seguito più catturato. I Miriapodi da noi raccolti
(8.3.42; 12.3.42) non sono stati ancora determinati.
Crostacei Isopodi: Philoscia cellaria Dollfus (12.3.42),
entità già nota per altre grotte, ma rinvenibile anche esternamente.
Androniscus dentiger Verh. (1 es. 23.3.41; alcuni es. 8.3.42 e
12.3.42).
Spelaeonetes mancinii Brian (4 es. 12.3.42, legit Conci). Questa cat-
tura è interessante, perchè allarga notevolmente l’ area di distribuzione
di questa specie troglobia, finora nota con sicurezza solo delle Alpi.
Apuane. ;
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 313
Riguardo agli Isopodi raccolti in questa caverna, Brian nel 1914
(Bibl. 3, p. 12) cita Spiloniscus sp. e Menozzi nel 1939 (Bibl. 16, p. 132)
Trichoniscus (Spiloniscus) provisorius var. sujensis Brian, dicendo: « E’
curioso il fatto che la presenza di questo Isopodo nella grotta della Suja
ed in altre due grotticelle (Grotta di Monte Gazzo e Grotta del Campetto)
nelle quali non si è rinvenuto sinora che la suddetta specie, sembra esclu-
dere la possibilità di convivenza dell’altro Isopodo, l’Androniscus dentiger
Verh., comunissimo in tutte le altre grotte nelle vicinanze di Genova ».
Tali osservazioni sono pertanto in contrasto con quanto da noi sicu-
ramente osservato.
A quanto cortesemente ci comunica con lettera dell’ 11.9.42 il Sig.
C. Menozzi, i citati esemplari di Spiloniscus' provisorius var. sujensis
Brian, vennero raccolti in piccolo numero da Dodero, che non rinvenne
altri Isopodi, e probabilmente determinati dal Prof. Brian molto tempo
fa. La cattura di questo Isopodo nella Grotta del Brigidun, a nostro
avviso, meriterebbe però conferma.
Molluschi: Oxychilus lucidus Fitzinger (syn. obscuratus Porro)
(2.3.41; 11.1.42; 8.3.42) entità troglobia comune in tutte le caverne
genovesi.
Chirotteri: furono osservati diversi esemplari, ma tutti sfug-
girono alla cattura.
Sul Monte Gazzo esistono altre piccole cavernette, però di impor-
tanza del tutto trascurabile a causa del loro modestissimo sviluppo. Altre
cavità vennero sventrate e distrutte dalle cave di pietra da calce. Se ne
ricavò inoltre alabastro usato a Genova fra l’altro per l’altare della
Madonna nella chiesa dell’ Annunziata (Bibl. 13, pag. 312).
GROTTA DELLA DRAGONARA
Dati di catasto: N. 6 Li - Località: Genova, a Sud del Forte Begato
- Terreno geologico: Calcare eocenico a fucoidi - 25000 I.G.M.: Sestri
Ponente (già Rivarolo Ligure) (82 II NE) - Long. 3° 31’ 58” - Lat. 44°
26’ 4” - Situazione: m. 1500 S + 19° N dalla chiesa di Begato - Quota:
m. 250 - Lunghezza: m. 100 - Data del rilievo: 12.7.41; 27.7.41 - Rile-
N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
vatori: Timossi, Sanfilippo (già in parte rilevata in precedenza dal Prof.
Brian) - Letteratura: 1, p. 71; 2 pp. 97 e 102, 108; 3, pp. 8, 12; 4,
p. 38; 5, pp. 282, 283, tav. 1, fig. 8; 6, p. 255; 7, pp. 397, 400; 8, pp. —
428 e 431; 10, pp. 136 e 139; 11, pp. 70 e 503; 12, pp. 122, 132; 17 a
p. 70; 18, p. 139; 20, p. 375; 21, pp. 192, 193. « rc
GROTTA DELLA DRAGONARA
N.6 Li.
0
5 10 15
(see Bee somes
SANFILIPPO -TIMOSSI
La Grotta della Dragonara, raggiungendo i 100 metri di lunghezza, x
è la più lunga ed anche una delle più note caverne dei dintorni di
Genova; fu visitata perciò gran numero di volte da naturalisti liguri. |
Una descrizione accurata, accompagnata dal rilievo, venne pubbli-
cata nel 1930 dal Prof. A. Brian, che la esplorò però solo fino al 1
metro. In precedenza un cenno topografico morfologico ne era stato dato | È
nel 1886 da Gestro. Le ricerche zoologiche vennero effettuate partico- —
larmente da Barberi negli ultimi anni del secolo scorso e diverse sono |
E le citazioni faunistiche riguardantti la caverna. Uno studio complessivo
sulle condizioni biofaunistiche non venne però mai effettuato. 1
Visitammo la cavità il 12.7.41; 27.7.41; 31.841; 1.3.42; 43.42. —
Il nome genovese «Tana da Dragunea» è di antica origine e |
significa: grotta abitata dal drago. Nella letteratura la caverna è citata |
sempre come Grotta della Dragonara. : be
wa s. a
oe E TEMO TEN amen: 3 cit eo
=
i
a Itinerario. — La caverna è situata entro la cinta delle mura di
Genova, sul pendio che dal Forte Begato scende al Lagaccio. J È:
Partendo dal ponte levatoio del Forte Castellaccio si segue la car-
e rozzabile cne conduce al Forte Sperone. AI primo bivio si prende la 4 ,
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 315
strada di sinistra, continuando sino ad una svolta, dove c'è un secondo
bivio: si prende nuovamente a sinistra una carreggiabile non asfaltata.
S’ incontrano successivamente due antiche polveriere ridotte ad abita-
zione, una casetta, una terza polveriera. Attraversato il ruscello imme-
diatamente sottostante a quest’ ultima polveriera si prosegue per la mu-
lattiera e dopo circa 300 metri si risale la costa del monte per una tren-
tina di metri, fino ad un ammasso roccioso, dove, seminascosta tra un
groviglio di cespugli e sterpi, è l’ apertura della grotta.
Descrizione. — Nel complesso la grotta si presenta come un lungo
corridoio pianeggiante, leggermente sinuoso (direzione media N 30° E;
N 60° E), largo da m. 0,50 a m. 2, alto da m. 0,30 a m. 4,50. Sul fondo
scorre un ruscello di portata assai variabile. Verso il settantaduesimo
metro un abbassamento a sifone rende assai maiagevole il prosegui-
mento, fino a quel punto piuttosto comodo. Qui infatti terminano rilievo
e descrizione pubblicati dal Prof. Brian nel 1930.
Superato il sifone la grotta prosegue, con un brusco ripiegamento
a sinistra (direzione N 35° W), ancora per una ventina di metri. Indi la
caverna si allarga in una cameretta e si continua con un nuovo corridoio
a sifone, completamente occupato dall’ acqua (direzione N 80° E).
La presenza del ruscello dà alla grotta un grado notevole di umi-
dità; le pareti però risultano in generale piuttosto asciutte; quasi assente
lo stillicidio.
L’ origine della cavità è in relazione coll’ azione di soluzione e cor-
rosione delle acque, che probabilmente sfruttarono diaclasi precedenti.
Mancano completamente concrezioni calcaree; le pareti sono liscie e
presentano numerose marmitte ed evorsioni. La caverna è ancora allo
stato giovanile.
Regime idrologico. — La portata del ruscello che attraversa la
grotta varia fortemente secondo le stagioni. Noi potemmo osservare che
in periodi di forti precipitazioni esterne (per esempio durante la visita del
1.3.42, effettuata dopo alcuni giorni di pioggie insistenti) il ruscello occupa
il suolo della cavità per tutto il suo sviluppo, uscendo dall’ imbocco. In
tali periodi il sifone al settantaduesimo metro è per massima parte occu-
pato dall’ acqua e per superarlo occorre necessariamente assoggettarsi ad
un bagno forzato. Ma già nella visita effettuata tre giorni dopo (4.3.42),
la portata del ruscello interno era fortemente diminuita; la prima decina
316 : N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
di metri dopo |’ imbocco era asciutta; nel restante della caverna |’ acqua
aveva un’ altezza progressivamente crescerte da pochi a circa 30 cen-
timetri. Prevalentemente corrente, in certi punti presentava laghetti tran-
quilli ed in questi sopratutto si trovavano i Niphargus.
Nelle visite estive, in periodo di forte siccità, il regime idrico di-
venta discontinuo. Il suolo della caverna rimane per massima parte
asciutto; piccoli depositi di acqua stagnante qua e là, per esempio al
sifone al settantaduesimo metro. Ricolmo di acqua venne invece sempre
rinvenuto il sifone terminale: è nei nostri progetti un tentativo di svucta-
mento artificiale, che permetterà forse, superato il sifone, di procedere
ancora.
Fauna. — La fauna della grotta Dragonara presenta una notevole
importanza e sarà assai interessante compararla con quelle delle altre
grotte delle vicinanze di Genova, che presentano analoghe condizioni
biologiche: grotta della Suja, grotta della Scaggia e grotta delle Fate.
Ciò sarà argomento di un nostro futuro lavoro.
Diamo intanto l’ elenco delle entità catturate.
Coleotteri: Duvalius Doderoi Gestro. Secondo Gestro (Bibl.
10 e 11) G. Caneva ne raccolse due esemplari nel 1884 ed un terzo esem-
plare nel 1887. A quanto ci consta questa specie, che abita diverse grotte
nei dintorni di Genova, depo quei primi rinvenimenti, non venne pit
catturata nella Dragonara.
Trechus subnotatus Dej. (sin.: Trechus Fairmairei Pand.); ne rac-
colse un esemplare verso i 30 m. Franciscolo 1’ 1.3.42. La specie, epigea,
è già nota per parecchie caverne lombarde, ma finora non era stata
ancora catturata in grotte liguri.
Wolf (Bibl. 21) cita pure la Parabathyscia Doderoi, batiscino tro-
globio rinvenibile in alcune caverne dei dintorni di Genova. La citazione
è probabilmente erronea perchè non ci consta che tale coleottero sia
stato mai raccolto nella Dragonara.
Lepidotteri: Orneodes cymatodactyla Zell, specie gia nota
per le grotte del Brigidun, della Suja, della Scaggia, spesso in gran
numero di individui (31.8.41; 4.3.42) fin verso i 40 metri.
Ditteri: Culicidi e Phlebotomidi non determinati.
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA © 317
Ortotteri: Gry/omorpha dalmatina Ocsk., reperto comune in
molte altre caverne, fin verso i 40 metri. In marzo sono abbondantissime
le forme giovani.
Collemboli: Tomocerus niveus Joseph. (2 es. raccolti da
Caneva il 9.1884 e citati da Parona, Bibl. 18). Diversi esemplari da noi
catturati su esche o su guano, fin nella parte più interna, non sono stati
ancora determinati.
Ragni: Nesticus eremita E. Sim. (citato da Brian, Bibl. 3) a que-
sta specie va attribuita anche la 9 raccolta il 10.11.1888 da Barberi e
determinata dalla Gozo: Nesticus cellulanus Cl.
I ragni da noi raccolti sono ancora indeterminati.
Wolf (Bibl. 21) cita anche, probabilmente per errore, il Nesticus
speluncarum Pavesi.
Acari: Ixodes vespertilionis, citato da Wolf.
Pseudoscorpioni: ia Dragonara è località classica per il
Chthcnius parvioculatus Beier (legit Barberi, Bibl. 1).
Il Chthenius microphthalmus Sim., citato pure per questa caverna
(legit Barberi, Bibl. 20), come he già osservato, secondo Menozzi va rite-
nuto sinonimo delia specie precedente.
Crostacei Anfipodi: il Niphargus abita numeroso le acque
del ruscello; il 4.3.42 catturammo diversi esemplari, particolarmente nelle
pozze poco profonde della parte media della grotta (20-30 metri). La
specie era stata raccolta in precedenza da altri ricercatori e determi-
nata da Chevreux: Niphargus dolenianensis Lorenzi (Bibl. 3). Tale deter-
minazione ha bisogno senza dubbio di revisione; i nostri esemplari non
sono stati ancora determinati.
Crostacei Isopodi: Androniscus dentiger Verh. Già citato
precedentemente (Bibl. 3 e 4), venne da noi catturato in discreto numero
sparso qua e là in tutta la caverna, ma specialmente in vicinanza
delle esche.
Anellidi Irudinei: Trocheta subviridis Dutz. (cit. Brian,
Bibl. 3). Non ci risulta che tale Irudineo sia stato più rinvenuto.
Herpobdella octoculata L. var. vulgaris O. F. Miiller, un esemplare
MITA ATO
AI toe
318 : N. SANFILIPPO - G. TIMOSSI - C. CONCI
raccolto da Franciscolo il 4.3.42, nel laghetto verso i 40 metri. Specie
rinvenuta neila Suja e nella Scaggia.
Chirotteri: Doria (Bibl. 8) cita il Rhinolophus ferrum equinum
Schr. ed il Rhinolophus euryale Blas. Nelle visite invernali venne da
noi constatata! la presenza di pipistrelli, che non ci fu possibile però
catturare.
CDI
CLI
Di
Le condizioni biofaunistiche della Grotta della Dragonara si possono
brevemente caratterizzare nei punti seguenti:
1) La presenza del ruscello rende in primo luogo possibile I’ esi-
stenza di una fauna limnobia: Niphargus è elemento spiccatamente tro-
globio, mentre Herpobdella si rinviene normalmente all’ esterno. Il
ruscello dà inoltre un grado costante di umidità: ne conseguono buone
possibilità di vita anche per gli elementi terrestri.
2) L’ estrema scarsità dei depositi organici guanosi, limitati a pochi
spazi residui, incide negativamente sull’ abbondanza del microgenton,
in tutti i suoi elementi: Duvalius, Trechus, Chthonius, Androniscus,
Tomocerus. Nella Dragonara non vennero finora catturati nè Batiscie
nè Miriapedi; è probabile che tutti questi elementi siano sfuggiti finora
a tutte le ricerche a causa della loro scarsità numerica.
3) Il notevole sviluppo della cavità, altro fattore favorevole per la
speleofauna, permette inoltre di osservare ben netta la differenza tra
la prima parte (fin verso i 40 metri), sede colonizzata da un’ abbondante
fauna parietale, e la zona più interna, in cui tali elementi, ad eccezione
dei pochi Nesticus, sono completamente scomparsi. La fauna! parietale
consta di Orneodes, Gryllomorpha, Culicidi e Ragni.
BIBLIOGRAFIA
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Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova LV, 1930, pp. 71-74.
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nanza Gi Genova - Monitore Zool. It., XXV, 1914, p. 8-12.
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liani - Atti Soc. It. Sc. Nat., Milano, LIII, 1914, pp. 30-45.
LA GROTTA DEL BRIGIDUN E LA GROTTA DRAGONARA 319
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caverne in Italia - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXII, 1885, pp.
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guria - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, V (2), 1888, pp. 487-506.
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Gazzo).
15 MANTERO G. - Res ligusticae XXX - Materiale per un catalogo degli Ime-
notteri liguri - I - Formicidi - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova
XXXIX, 1898, pp. 146-160.
16 Menozzi C. - La fauna della grotta della Suja sul Monte Fasce (Ge-
nova), ecc. - Mem. Soc. Ent. It. XVIII, 1939, pp. 129-154, fig. 15.
17 MùLLER G. - I coleotteri cavernicoli italiani - Le grotte d’Italia - IV,
1930, pp. 65-85.
18 Parona C. - Collemboli e Tisanuri riscontrati in Liguria - Ann. Mus.
Civ. St. Nat. Genova XXVI, 1888, pp. 133-154.
19 SiLvestRI F. - Diagnosi di nuove specie di Miriapodi cavernicoli - Ann.
Mus. Civ. St. Nat. Genova, AXXIV, 1894, pp. 579-581. (Lithobius
occultus n. sp. delle grotte del M. Gazzo).
20 Simon E. - Note sur quelques Chernetes de Ligurie - Ann. Mus. Civ.
St. Nat. Genova XXXVI, 1896, pp. 374-376.
21 WoLr B. - Animaliwm cavernarum Catalogus - Yank - Berlin, 1934-1937.
320
GENERI, SPECIE E FORME NUOVE DESCRITTE NEL PRESENTE VOLUME
LICHENES .
Caloplaca flavovirescens Della Torre et Sarnth. var. Dinae
Sbarbanoany evans ee ti i SR a com
PROTOZOA
Dinoflagellatae
HETERODINIACEAE
Heterodinium Debeauxi Rampi, n. sp. . . . . . . Pag.
Heterodinimnimdubinnl sample eSP-) N
OXYTOXACEAE
Mime Minter AR, ho BI, So ke SPI
Niteimongia sdeperden Rave, wm, Sis 6 6 = o « « »
Cime Grin INI, We Sd 2 2 5 o © ooo BD
OSO ROSI IRE Wo SI 6 6 6 « 6 o ®
Ciano Marsica Revol, D> SI 6° 2. 5° 6 6 3s o »
OXVIOXI ramos Iain, S33 5 5 >
Onion) ecnosiim Irendyl, i Si 5 Fo 8 6 5 o ®
OXVIOXIIASIULO SONORA PIA So 5 95 o 3s o s o ®
OxYLOX WTA CIS ALTRA PIG Sd 2 9s 6 5 o « »
MOLLUSCA
FERUSSACIIDAE
GECUIOLAESWCAUPTA BACIA sees) yee ee eo
FRUTICICOLIDAE
EXE: BE MM, EST o 6) 6 a 6 eo 6 Pag
POMATIASIDAE
Tropidophora (Ligatella) cecionii Bacci, n. sp.. . . . . Pag.
41
Som
58
60
60
66
65
64
62
65
62
63
131
136
123
STREPTAXIDAE
Gulella cecionii Bacci, n. sp. .
INSECTA
Coleoptera
CARABIDAE
Catascopus Beccarii Straneo, n. sp.
Catascopus Dalbertisi Straneo, n. sp. .
Catascopus strigicollis Straneo, n. sp. .
Caelostomus complanatus Bates var. levistriatus Straneo, n. var.
Caelcstomus (Drimostoma) Burgeoni Straneo, n. sp. .
Caelostomus (Drimostoma>) crassus Straneo, n. sp.
Caelostomus (Drimostoma) major Straneo, n. sp. .
Caelostomus (Drimostoma) Nyassae Straneo, n. sp.
Caelostomus (Drimostoma) parallelicollis Straneo, n. sp. .
Caelostomus (Drimostoma) profundestriatus Straneo, n. sp.
Caelostomus (Drimostoma) robustus Straneo, n. sp.
Caelostomus (Drimostoma) Westermanni subsp. contractus
Straneo, n. subsp. .
Caelostomus (Drimostoma) Westermanni var. parumpuctatus
Straneo, n. var..
Caelostomus (Drymonaxus) feanus Straneo, n. sp.
Caelostcmus (s. str.) brevimarginatus Straneo, n. sp.
Caelostomus (s. str.) castaneus Straneo, n. sp.
Caelostomus (s. str.) minimus Straneo, n. sp. .
Caelostomus (s. str.) Stevensoni Straneo, n. sp. .
Caelostomus (s. str.) subparallelus Straneo, n. sp.
Dactylinius Straneo n. subgen. di Caelostomus
Dryomonaxus Straneo n. subgen. di Caelostomus .
Feostoma Straneo n. gen. di Caelostomini
Strigomerodes laevis Burg. var. rhodesianus Straneo, n. var.
Strigomerodes Patrizii Straneo, n. sp. .
Strigomerus glaber Straneo, n. sp.
Strigomerus Marshalli Straneo, n. sp.
6 JRE.
»
321
194
10
10
322
HYDROPHILIDAE :
a Sphaeridium Bottegoi Marcuzzi, n. sp. . . . . . . Pag. 106
TRS Sphaeridium Corradinii Marcuzzi, n. sp..*. . . . . » 108.‘
ae Sphaeridium simplicipes Marcuzzi, n. sp... . . . . » 110
Rips Sphaeridium Zavatiarny Marcuzzi, en. sp... ee a
feti >
MORDELLIDAE
DA : Binaghia Franciscolo, n. gen. di Mordeilinae . . . . . Pag. 297
3 BinaghiatGoncirsEranciscoloy ns Sp)... asa) eee ee OO
Rae Binaghia humerosticta Franciscolo, n. sp.. .°. . . . >» 298 |
i Conalia Debeauxi Franciscolo; n. isp... RE |
n i Stenalia@ETmMISCHISErANCISCOLO MN Esp eases) en ee oe ee
si i Stenalia Ermischi a. melanoskela Franciscolo, n. ab. . . . » 292 |
dr Xanthoconalia Franciscolo, n. gen. di Mordellinae . . . » 292
SS Xanthoconalia Patrizii Franciscolo, n. sp... . . -. . » 293 |
ie Xanthoconalia Timossii Franciscolo, n. sp. . . . . . » 295
È TENEBRIONIDAE
ts Stenosis \(S:stiz)) Gapran Keochymesp) O Ia O
Hymenoptera
CHALCIDIDAE
Picroscytus (Masioscytus) calabrus Masi, n. sp. . . . . Pag. 285
Polymorioides Masi, n. gen. di Eupelmingeé . TSI
Polymortoides tessellatus Masiv n= Sp» = .2c) seus an Se
MUTILLIDAE
Smicromyrme Gribodoana Invrea, n. nom. per Smicromyrme
zavatiarit Mickel ee se) SER olor
.
POMPILIDAE
Anoplins ‘Kruger (Guicliay nesp. o) ee SATO a ABI
E\pisyrom \nupfipes, la, vara Gu ARRE ena See On
Hemipepsis barbara Lepeletier var. obscuripennis Guiglia,
n. var..
Paraferreola cyrenaica Guiglia, n. sp. ETA
Pompilus plumbeus Fab. f. nivea Saunders affinis Guiglia .
Tachyagetes Haupti Guiglia, n. sp.
SPHECIDAE
Cerceris moestissima Guiglia, n. sp. .
Stizus Lomii Guiglia, n. sp. E ERE
Stizus quadristrigatus Arnold subsp. dubiosus Guise n. S. Sp.
VESPIDAE
Odynerus (Rhynchium) bellatulus Sauss. var. brunneolus Gior-
dani Soika, n. var. . Sa hs : :
Odynerus (Rhynchium) incognitus Giordani Soika, n. sp.
Odynerus (Rhynchium) luteoniger Giordani Soika, n. sp.
Odynerus (Rhynchium) nigeriensis Giordani Soika, n. sp. .
Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi M. W. var. citreobimacu-
latus Giordani Soika, n. var. ARIA
Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi M. W. var. cyclops Gior-
dani Soika, n. var. ;
Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi | M. W. var. IT Gior-
dani Soika, n. var. .
Odynerus (Rhynchium) Sheffietdi . M. W. var. DE, Gior-
dani Soika, n. var.
Odynerus (Rhynchium) Sheffieldi | M. W. var. tridotatus Gior-
dani Soika, n. var. Saha ee PSI LS
Odynerus (Rhynchium) Stevensonianus Giordani Soika, n. sp.
Odynerus (Rhynchium) thomensis Giordani Soika, n. sp.
Lepidoptera
ARCTIIDAE
Digama aganais Feld f. albescens Berio, f. n.
Digama aganais Feld f. albicans Berio, f. n..
»
d
. Pag.
»
»
»
»
»
»
»
. Pag.
»
323
. 163
173
165 .
170
116
75
78
239
234
231
251
246
247
247
246
244
249
228
178
178
324
Digama aganais Feld f. albicostata Berio, f. n.
te
Digama aganais Feld f. disticta Berio, f. n. .
Digama aganais Feld f. feralba Berio, f. n. .
Digama aganais Feld f. lineata Berio, f. n.
Digama aganais Feld f. monosticta Berio, f. n. .
Pericallia geometrica Obthr. ab. intermedia Berio, n. ab. .
EUCHROMIIDAE
Metarctia pallida Hmps.? f. nigritarsis Berio n. f.
LIMANTRIIDAE
Dasychira plesia Collenette ab. innocens Berio, n. ab.
NOCTUIDAE
Agrotis putativa Berio, n. sp. .
Anua dianaris Gn. ab. satanas Berio, n. ab. .
Anua rectificata Berio, n. sp. .
Athetis (Paradrina) edentata Berio, n. sp. .
Craniophora hemileuca Berio, n. sp. :
Craniophora hemileuca Berio ab. limbata Berio, n. ab.
Engusanacantha Berio n. gen. di Agrotinae
Engusanacantha bilineata Berio, n. sp.
Timora rhodomelaleuca Berio, n. sp. .
Timora vinula Berio, n. sp.
Xylomania mediolacteata Berio, n. sp..
Mallophaga
MENOPONIDAE
Kélerimenopon Conci n. gen. di Kélerimenoponinae .
Kélerimenoponinae Conci n. trib. di Menoponidae
Kélerimenopon Sanfilippoi Conci, n. sp. .
Myrsidea Franciscoloi Conci, n. sp.
. Pag.
. Pag.
. Pag.
»
»
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»
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»
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»
5 Pag,
»
»
»
S0178
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185
262
262
263
287
Me NDI CE
©. DE Beaux - Relazione sull’ attivita del Museo Civico di
& _ Steria Naturale « G. Doria» durante il biennio 1940-41
(XII - 1942) ii DALIA ER a PIATTI
O. DE BEAUX - Cenni necrologici (Augusto Beguinot. Giorgio
Kriiger. Francesco Pio Pomini. Fritz Sarasin. Johann
Anton von Schulthess Rechberg. Hans Georg. Stehlin)
(I-1943) . E ST ESRI (1)-(7)
C. ALzona e J. ALZONA BISACCHI - Res Ligusticae LXVII.
Osservazioni sulla variabilità della Macularia niciensis
_ Fér. (Pulm. Helicidae) (29-V-1941). . . . . . Pag. 95-101
G. Bacci - Nuovo contributo alla conoscenza della Mala-
cofauna dell’ Africa Orientale Italiana (15-VII-1941) .. » 120-140
G. Bacci - Una nuova Gulelia della Somalia (Pulm. Strept-
arîdae) (27-I-1942) . 3 Ae MEDA È SILA 194-195
‘E. Berio - Contributi allo studio dei Lepidotteri eteroceri
dell’ Eritrea. VII. Euchromiidae, Arcttidae, Agaristidae,
Lymantriidae, Lasiocampidae, Noctuidae, raccolte dal
Sig. G. Vaccaro nel 1938 (6-X-1941) . . . . . >» 176-190
| E. Berio - Studi sulla armatura genitale maschile dei
Lepidotteri. II. Considerazioni teoriche generali (27-I-
HAZ) stav VIVI SSR SE 196-222
C. Conci - Il genere Myrsidea. II. Una nuova specie di Myr-
sidea dzl Cinclus c. meridionalis Brehm (24-IV-1942) . » 287-289
C. Conci - Un nuovo Genere di Menacanthinae dei Passe- :
racei (Mallophaga - Menoponidae) (8-IV-1942) . . >» 262-264
M. FRANCISCOLO - Nuovi generi e nuove specie di Mordellidi
pi della Collezione del Museo Civico di Storia Naturale
n di Genova (Col. Heteromera) (8-1-1943) - . . . >» 290-301
La data tra parentesi che accompagna i titoli è quella di pubblicazione del-
1° estratto delle Memorie.
Alla data di pubblicazione degli estratti se ne invia copia a:
ba Reale Accademia d’Italia, Roma.
£ Reale Societa Geografica Italiana, Roma.
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma.
R. Friedlander & Sohn, Buchhandlung, 11 Kalstr. Berlin N. W. 7.
The Editor of Zoological Record c/o Zoclogical Society, Lcndon, N. W. 8 (Invio
sso.
. B. Janson & Son, Booksellers. 44 Great Russell Street. London. W. C. 1 (Invio
sospeso
M. FRANCISCOLO - Una nuova specie di Conalia Muls. (Col.
Mordellidae) (20-TV-1942).
A. GIORDANI SoIKA - Monografia degli Odynerus . etiopici
(Hym. Vespidae) Parte terza (16-III-1942)
Di GuIGLIA - Imenotteri aculeati raccolti in’ Libia da G.
Kriiger (Vespidae, Pompilidae) (31-VII-1941) .
D. GuIGLIA - Su due specie di Stizus dell’ Etiopia meridio-
nale (Hymen. Sphecidae) (27-IV-1941) .
D. GUIGLIA - Una nuova Cerceris dell’ Etiopia (Hymen.
Sphecidae) (5-VI-1941) .
F. INVREA - A proposito di una Smicromyrme dell’ isola di
Borneo. Nota tassonomica e cambiamento di nome
(Hymenoptera, Mutillidae) (27-I-1942)
C. KocH - Una nuova Stenosis delle collezioni del Museo
di Genova .
G. MARCUZZI - Gli Sphaeridium dell’ Africa Orientale (Col.
Hydrophil.) (15-VI-1941) Tav. III-IV
L. Mast - Descrizione di un nuovo genere di Hupelminae
della Somalia (Hymen. Chalcididae) (15-VII-1941)
L. MASI - Diagnosi di un nuovo Picroscytus paleartico e note
su alcune specie congeneri (Hymen. Chalcididae) (21-
IV-1942) .
E. OCCHIALINI - I minerali del Monte Ramazzo (22-IV-1942)
L. RAMPI - Res Ligusticae LXVIII. Ricerche sul Fitoplaneton
del Mare Ligure. 5. Le Podolampacee delle acque di
Sanremo (15-VII-1941) .
L. RAMPI - Res Ligusticae LXVI. Ricerche sul Microplaneton
del Mare Ligure. 3. Le Heterodiniacee e Oxytoxacee
delle acque di Sanremo (20-III-1941) Tav. I-II .
N. SANFILIPPO - G. TimossI - C. Conci - Res Ligusticae
LXIX. La Grotta del Brigidun e la Grotta Drago-
nara (Esplorazioni speleologiche nella Provincia di
Genova - I.) (28-I1-1943) .
C. SBARBARO - Res Ligusticae LXV. Lichenes Ligustici novi
vel rariores (15-III-1941)
S. L. STRANEO - Descrizioni preliminari di nuovi Caelosto-
mini africani (Coleopt. Carab.) (10-III-1941) .
S. L. StrANEO - Su alcuni Catascopus (Col. Carab.) della
Nuova Guinea nelle collezioni del Museo Civico di Storia
Naturale di Genova (20-I-1943) .
d
>
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Sf i
. Pag. © 265-266 0
223-261
159-175
75- 82
116-119
191-193
T1- 74
102-115
153-158
285-286
282-284
141-152
50- 70
307-319
18- 49
1- 17
302-306
- Sui Tipi dei Pterostichini (Coleopt. Carabid.)
vustraliani della collezione Castelnau nel Museo Civico di ;
Beejcenova. Nota ILL \(27-IV=194) 0 Pan 83- 94
_ L. TrortI - Contributo alla conoscenza delle Polyacantho- o i.
notinae ed in particolare della specie Polyacantho- i : ; di
notus rissoanus (De Fil. e Vér.) (22-IV-1942) Tav. VIII » 267-281 i vi
. Y ny ‘A de
Sa SPANO
INDICE DELLE TAVOLE fs
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Mn == 1, Raver — Ricerche