QUHNNHRSI FT Hi asti , » pi - Spiatu, $ Biia gha >: MILE z TI te K TIEN ITE SÈ ShAEd tesi a anta gianè Sdrcn è È rAaSia a Enea a us sStIe, sgcnni SER LS s1 340: ani sane, 773 À $ ; $ in 9723 sian ) vè 34 poi j s3ATUi a LEE : è H iupiru dut ia HH ppi SS St: SESTU 3 z duas ta da Ha SIT oru to RI SP: SS 6 arle RETE M3UTIU SEN. à laiei aiutu sin è seigzies viR1A saranu FAscicoo IV." pi Sul finire di ogni. bimestre si i pubblica un fascicolo di questo giornale. TN y prezzo dell' intera annata è di paoli romani trentasei per lo stato' Pontificio , per l' estero, compresa la fraricàzione fino ai confini Si d'ita- liane lire ventidue 4 cinquanta centesinii « £ _ BOLOGNA 1829 TIPOGRAFIA MA RSIGLI È à È; i" con arrnovAzione A E la ApDons di Bevagna Dottore i in Fi: 1 losofia, Medicina, e Chirurgia; Socio di varie. rinomate Accademie , e' pubblico Professore _ di Clinica Medico-Chirnrgica in Fuligno.. fi! _ — Ristretto Dizionario enciclopedico Me-.. dico-Chirurgico, ossia spiegazione dei ter-. À mini tecnici appartenenti all'arte saluta- _ re; con il modo di conoscere , distinguere _ 1le une dalle altre, è curare le principali malattie sì interne che esterne afiligenti po l' umano organismo; Opera ad uso dei gio- vani che incominciano lo studio della Me- : dica professione — - Questo nuovo dizionario che si _ stampa, in Fuligno da Tomassini, si comporrà di quattro volumi in ottavo al prezzo di paoli cinque romani per ciascun volume. Il pri- mo ha già veduto la pubblica luce nel corrente anno, e gli articoli che contiene fanno abbastanza conoscere, l' importanza del lavoro, l'abilità grandissima e l'eru- dizione del dotto autore, il quale ai sin-. 'goli articoli, che maggiormente possono in-' teressare il prattico, "ha agogiunto un co- pioso e scelto indice delle opere, e memo- rie più importanti, ehe dagli antichi e dai mederni sieno state pubblicate sopra quel- la tal data materia. Per tal modo guidato da.questo breve compendio potrà lo studioso soddisfare pienamente il proprio desiderio d'istruirsi, cercando nelle fonti originali. tuttociò che non poteva ristringersi entro gli angusti. limiti di ùn dizionario. —— s c~: ps : u ioo ù nò po ANNALI _ STORIA NATURALE TOMO SECONDO Po l'oqua Nella Tipografia Marsigli.._ Con approvazione RSS S 3 SunL' ILMeEntrE — peL Dorrore Kurrrer ni CAsan ( Ann. des Mines 2. ser. tom. 3. lior. 2. 1828.) " uesto minerale è stato scoperto in un luogo N distante una lega da Miask nella catena degli Oural a piè del monte Ilmen, in mezzo a un granito, la cui mica è nera, il feldispato bianco, ed il quarzo grasso, e nel quale trovansi pure giargoni. L' Ilme- nite è ordiniariamente in masse compatte, rarissi- mamente in cristalli; è nero; polverizzato divien bruno; ha la frattura concoide, ed una lucentezza cerea; non presenta clivaggio sensibile; i frammenti di questo minerale hanno gli orli affilati, e pôco trasparenti: ha una gravità specifica che varia da 4,75 sino a 4,78. Esercita debole azione sull' ago calamitato , ed è senza virtù polare. Al tubo riscal.- dato che sia da se solo, non va sogetto ad alcun cangiamento : col borace, e col fosfato di soda dà un vetro bruno-nerastro, traslucido. Sciogliesi , ma difficilmente nell' acqua regia riscaldata. Riviensi di rado cristallizzato in prisma romboidale obliquo, ap- pena troncato in ambe le basi sugli angoli inferio- re, e superiore, e sembra, che la forma primitiva di uesto nuovo minerale sia un prisma dritto a basi paralellogrammiche, nel quale l' angolo maggiore della base è di 96*,36,, ed i lati di questa base stan- no all'altezza :: 1: 0,73, e 0,67. Da prima l' Ilmeni- te è stato confuso colla Tantalite , ma ne differisce molto per la gravità specifica. Non è certo, che sia essenzialmente diverso dalla Polimignite. (1) (1) L'Ilmenite è molto simile alla Polimignite per riguardo al co- lore della massa , e della polvere, ed alla gravità specifica. Poco ne differisce pel modo, onde si comporta al tubo ferruminatorio , giacchè anche la polimignite da se sola non si fonde, col borare poi dà un vetro di colore ferrugineo, col fosfato di soda ne dà un rossicio,, 14 À SÀ » ; A SULLA RESPIRAZIONE DEGL' INSETTI, X SPECIALMENTE SULLA RESPIRAZIONE INTESTINALE DELL'/ÉSHNA GRANDIS — del Dottore Suckow ( Heusinger. Zeitschrift s. d. Organische Physik ; tomo 2 N* 1.) Estrarro. Ss Ccu negl' insetti rimarchevoli particolarità. relàtive alla funzione del respirare. Alcuni essendo del tutto acquatici, decompongono l'acqua per e- strarne l'ossigene necessario alla respirazione; altri vivono bensì nell'acqua, ma mon possono a meno di venire di tanto in tanto alla superficie della me- desima a fine di trovarvi nuova porzione di aria li- bera, e respirabile ; finalmente un gran numero d' in- setti è affatto estraneo all'acqua, e quindi respira a tutto suo agio l' aria atmosferica pura. Le stimmate degl' insetti presentano varie modifi- cazioni , secondo l'ordine, cui appartengono, e se- condo il periodo della vita individuale. Le larve dei coleopteri acquatici, a cagion d'esempio dell'FHfydro- philus piceus, hanno due soli orifici respiratorj. ai lati dell' ano, nè hanno stimmate nel resto del cor- po. Sì fatte larve stanno costantemente nel fango ch'è in fondo all'acqua.' Gl'individui perfetti di questa specie, ne' quali le stimmate si sono svilup- pate ai lati del corpo, sono astretti a salire fre- quentemente alla superficie dell'acqua, e tutt'al più possono stare affatto immersi nella medesima per lo spazio di mezz'ora. Sembra , che ne differisca per la cristallizzazione . Leonhard, ( Hand- bunch d. Orykt a. aufl.) dice, che la forma principale dells polmignite è un prisma dritto romboidale, nel quale appena scorgesi un indizio di clivaggio. Rose ( An. der Phys. 1326. p. 506) crede , che la forma fondamentale sia un ottaedro romboidale , nel quale li tre asgi stanno fra loro :: V a,1 IA ; V 7255 :1, e gli angoli diedri sono di 1367;48 , 1167,22 ; 80*,16. 5 Le branchie sono o laminette membranose , o îu* bercoli, su i quali si distribuiscono le trachee. Quan- te volte le larve delle Efemere si muovono, altret- tante le branchie delle medesime entrano in vibra- zione, la quale si osserva pure nello stato di ripo~ so, quando l'animale abbia bisogno di nuovamente respirare. Lo stesso si avvera presso a poco della larva dell' Agrion puella. La larva della Semblis lu- taria ha le trachee semplici, sostenute da tubi mem- branosi , che sono su i lati della parte posteriore del corpo: allorchè l'animale ha bisogno di respi- rare, si osserva in questi tubi un movimento vibra- torio. Nelle larve dei generi ZLibellula,, ed ZEshna la respirazione è intestinale, cioè l'aria destinata alla respirazione entra per l'ano nell'intestino. ret- to, l'organizzazione del quale è mirabilmente adat- tata a questa funzione. Ùna tale organizzazione si cangia, quando codesti insetti divengono compiuti , ed allora respirano essi per mezzo di stimmate. Le seconde strade aeree, o sia le trachee presen- tansi sotto tre forme principali, distinte già da Marcel- de-Serres,, e che possono chiamarsi: 1.* la tubulare, 2.* l'arteriale,, 3.* la vescicolare: Il filamento con- torto in spirale, che costituisce la tonaca media del- la parete delle trachee , non manca già alle trachee vescicolari , come hanno creduto Meckel, e de-Ser- res, soltanto si assottiglia su i rigonfiamenti vesci- colari, ed ivi forma fasce più o meno fra loro vi- cine. Codeste fasce sono senza meno i cerchietti car- tilaginei emisferici di Marcel-de-Serres; ma i muscoli particolari, che secondo quest'autore mettono tali cerchietti in moto, non sono probabilmente, che il risultato d'un' illusione ottica; giacchè in tutto il sistema respiratorio, non vi hanno fibre muscolari , che attorno alla superficie interna delle stimmate. Il meccanismo dell'inspirazione , e dell' espirazio~ ne negl'insetti dipende dalla sistole,, e dalla diasto- 6 le del cuore. Nelle specie dei generi Acheta , Me- lolontha , Fullo ec. VY innalzamento , e l'abbassamento dell' addomine indicano il sistema dei movimenti re- spiratorj .' L'aria inspirata in ogni sistole del cuore stimola tosto tutti gli organi dell' insetto ; quindi an- cora la vivacità, e l'energia dei movimenti di sì fatti animali , superiori , sotto questo rapporto, agli uccelli stessi . Gli organi respiratorj si modificano secondo l' età dell' insetto, e sovente nello stato perfetto non pre- sentano essi alcun indizio della loro organizzazione primitiva. Tali sono quelli dell' Hydrophilus piceus, del quale abbiamo parlato poc'anzi. L' autore di questa memoria ne dà la descrizione, e la figura. 11 meccanismo della respirazione di questo insetto è stato molto accuratamente descritto da Nitzsch .in una memoria sulla respirazione degl'Idrofili ( Vedi. Reil, ed Autenrieth : Archiu fùr die Physiologie. tom. X.' fasce. 3. p. 440.) Ma un fatto rimarchevolissimo è senza meno la respirazione intestinale dell'ZZshna grandis. L' appa- rato respiratorio comincia nella parte rigonfia del~ l'intestino retto, le cui pareti sono rivestite di un grandissimo numero di tubi aerei, brevi, ed in-par- te liberi. L'aria entrando per l'ano va alle trachee. . Sebbene i tubi aerei siano chiusi, pure attesa l' e- strema sottigliezza delle pareti di essi, gran copia di aria vi penetra dentro. La parte anteriore dell' in- testino retto è oltremodo dilatata , ovale, al sommo grado muscolosa, e circondata da una reticella. di fascetti muscolari. Nella superficie interna della me- desima veggonsi cinque doppie file di pieghe trasver- sali, che hanno l'apparenza di foglie pinnate, li cui tubi aerei s' elevano obliquamente, sotto la fi- gura di frangie. Ogni fila consta di 16 paja di fioc- chetti di trachee ; quindi l'intestino retto ha in tut- to 80 paja di tali fiocchetti, Alle file sono frapposti. solchi muscolari, dai quali deriva all' intestino Zi l'elasticità necessaria per la respirazione. La parte anteriore del tubo intestinale è rivestita. di trachee assai brevi, ed al di sopra dell'inserzione dello sto- maco, comunica esso tubo con una larga trachea ve~ scicolare. Le trachee si uniscono in gruppi, e for- mano così rami più grossi, che fanno capo a Ô tron- chi principali. Due di questi tronchi sono grossissimi, e situati immediatamente sotto gl'integumenti del dorso. Per- eorrono essi longitudinalmente il corpo, sovrapposti al canale intestinale, ed entrando nel torace si ri- piegano notabilmente, danno rami considerevoli al cuore , è si ramificano nel torace , e nella testa. At- teso il volume di codesti vasi, possono essi conside- rarsi come veri serbatoj; si anastomizano poi per mezzo di rami trasversali con due tronchi, che na- scono similmente dal retto, e seguono serpeggiando i lati del canale intestinale. Nell'insetto compiuto i due grandi tronchi ricevono direttamente l'aria esteriore per mezzo delle stimmate , ma sono meno grossi, che nella larva, e situati più lateralmente. Allorchè l'insetto passa allo stato perfetto l' orga- nizzazione dell' intestino retto si cangia, ed i sovrin« dicati rami, che nascono da questo intestino soffro- mo essi pure una vera atrofia. Due tronchi retti, e corti, che nascono dalla parte anteriore dell' intesti- no retto, appartengono al sistema digerente, e si distribuiscono alle pareti dello stomaco , e dell" eso- fago. Tutte le trachee, eccettuati i tubetti intestina~ li, sono di colore rosso-bruno , il quale diviene più pallido in quelle situate verso la testa , e biancastro in quelle della superficie addominale . Nella parte anteriore del retto fa capo una ve- scica ben grande , che ha la figura di una boccet~ ta; serve essa ad agevolare all' animale l'ascendi- mento, e la discesa nell'acqua. La struttura mu~ scolosa delle pareti di -tale vescica, e Y' essere la medesima vicina all apparecchio respiratorio, mo- strano ch' essa esercita sul medesimo un'azione di- pendente dalla volontà dell'animale. Sì fatta ve- scica è un serbatojo d'aria, ehe temporaneamente può supplire all'aria esterna , allorchè l'ingresso di questa nell" intestino retto è impedito dall' accumu- lamento di materie fecali. Mentre l'insetto dallo stato di larva passa a quello di ninfa, questa ve- scica subisce un' atrofia, e versô il fine della meta- morfosi , non ne rimane alcun vestigio. Anche l' in- testino retto perde molto del suo volume, le pareti ne divengono sottili , e si obliterano i tronchi tra~ cheali, che sovr' esso hanno la loro base; al tempo stesso nuove trachee formansi sul dorso, e le stim-. mate dell'insetto perfètto compajono, quando questo s'è già spogliato dell' involto di larva. j Suckow tratta in segnito dell' esalazione -degl'in- _ setti, ch'egli crede abbia esclusivamente luogo per mezzo delle trachee. Finalmente l'autore di que- st'importante memoria, riferisce i risultamenti di molte sue osservazioni , e ricerche dirette a deter- minare il modo, onde le larve, e specialmente quelle della musca carnaria si comportano, allorchè sono costrette a rimanere immerse in un fluido diverse dall'aria atmosferica , a cagion d'esempio nelle so- luzioni acide, alcaline, narcotiche, negli olj grassi, - ne' volatili ec. dalle quali osservazioni, e ricerche deduce egli, che l'azione vitale negl'insetti allo stato di larva è molto più intensa, e la vita più tenace, di quello sia negl' insetti perfetti. 9 HIsTOIRE NATURELLE DES Porssons — Sroria NATURALE prr Pesci dei Signori CuvierR, e VALENCIENNES j—- Tom. 1. a. 3. Parigi 1808 - 1809. in 8.*. con ta- vole (ARTICOLO TERZO ) I, Sig. Barone Cuvier nel capitolo decimo del se- condo libro di questa sua grande opera esamina al- cune dottrine , che servir debbono di base.alla meto- dica distribuzione dei pesci; nota i difetti delle clas- sificazioni dei medesimi proposte dagl'ittiologisti, che lo hanno preceduto, e stabilisce, 1.' che non si deve frapporre alcun acantopterigio ai pesci delle altre famiglie; 24' che fra la maggior parte delle fami- glie di acantopterigj sonvi tali gradazioni) e tali passaggi,, che non si sa ove l'una cominci,, e l'al- tra abbia fine; 3.? che fra le famiglie de' malaco- pterigj trovansi differenze, e caratteri tali, da po- terle agevolmente riconoscere; 4." che non può de- rivare alcun inconveniente dal fondare la distribu- zione di codeste famiglie sulla presenza, e sulla posizione delle alette ventrali; 5." che non si può conservare la. distinzione delle alette in jugulari, toraciche, ed addominali ne' termini in cui l'adottò Linneo; giacchè poco monta, che l' aletta ventrale ~ si mostri esteriormente situata alquanto innanzi, O alquanto dopo la pettorale , ovvero precisamente sot- to di essa, preme bensì il sapere se la pelvi sia at- tacata alle ossa della spalla , ovvero sia soltanto sospesa alle carni del ventre. Quindi allorchè in un pesce ha luogo questo secondo caso , Cuvier lo chia- _ ma addominale, quando si avvera il primo, lo dice subbracchiale. Sul finire del capitolo sovrindicato Cuvier dà un prospetto della sua distribuzione meto dica delle famiglie de' pesci. Separa egli in primo luogo i pesci ossei dai cartalaginei , detti anche con- 10 dropterigj, indi distingue gli ossei in quelli, che hanno le branchie pettiniformi, o sia composte di lamine, ed in quelli, che le hanno conformate a guisa di SR . Non è meno accurata la suddi- visione , che Cuvier fa de' pesci ossei a branchie pettiniformi in quelli, che hanno la mascella supe- riore libera, indipendente cioè ne' suoi moti dalle altre parti , ed in quelli, che l'anno fissa, ed in- capace di movimenti proprj. Poscia il nostro auto- re, seguendo colla necessaria cautela le tracce di. Artedi, distingue i pesci ossei a branchie pettini- formi, ed a mascella superiore libera , in acantopte- rigj, le cui alette sono spinose , aventi cioè , un cer- to numero di raggi ossei, puntuti, mon ramosi , non articolati; ed in malacopterigj, le cui alette sono molli, a raggi ramosi,, ed articolati. Gli acan- - topterigj poi vengono da Cuvier distribuiti in 13 famiglie. Per ciò, che appartiene ai malacopterigj, sono essi divisi in addominali, in subbracchialj, ed in apodi. Cinque famiglie annovera Cuvier di addo- minali, tre di subbracchiali, una sola di apodi. È siccome due famiglie stabilisce egli de' pesci, la cui mascella superiore non è capace di movimenti proprj, una sola di quelli, le cui branchie sono a guisa di fiocchetti , e tre di condropterigj ; quindi la classe dei pesci rimane divisa in ventotto fami- lie. Fra gli acantopterigj il primo posto è conce~ duto alla famiglia. delle Perche, o sia dei Percoidi i caratteri de' quali sono'i seguenti: dentellature , o spine ne' pezzi opercolari; niun pezzo osseo sulle guance; denti al vomero, o ai palatini . Noi oltrepas- seremmo i limiti prescritti ad un estratto,, se voles- simo anche solo indicare i caratteri dei molti generi compresi in questa gran famiglia, non che quelli delle specie ascritte ad ognuno dei medesimi. Verso il fine del terzo 'tomo evvi un appendice al libro terzo, nella quale trattasi del genere mugile (mullus)- ~_ ss IE Cuvier vi ammette un sotto-genere col nome upeneus, cui ascrive le specie esotiche, che hanno denti nel- la mascella superiore, chiama poi le specie europee , cui mancano sì fatti denti, mugili propriamente ta- li. Finalmente le ultime 80 pagine dell' anzidetto tomo sono occupate dalle aggiunte, e correzioni ai tomi 1.? 2. e 3. La storia critica delle famiglie , de' generi, e delle specie è così compiuta , così be- ne ragionata , ed imparziale, la descrizione tanto delle parti esterne, quanto delle interne ,' che offro- no una qualche particolarità di struttura è così ac- curata, è precisa; le notizie sulle maniere di vive- re dei diversi pesci, su i vantaggi, che se ne pos- sono trarre, e su i mezzi, onde procurarseli sono di tale importanza , che mulla lascianci a desiderare.. Laonde chiunque abbia in animo di applicarsi allo studio dell' Ittologia troverà in questa grande opera un ricco tesoro di precetti, e di dottrine, che in- darno avrebbe egli cercato in tutti gli altri libri, che sono stati pubblicati sulla medesima . SUL MODO DI DISCUTERE LE ANALISI CHIMICHE, ONDE ESATTAMENTE DETERMINARE LA COMPOSIZIONE DELLE SOSTANZE MINERALI — di F. S. Beunanr ( Mem. de l'Accad. R. des Sciences ; tom. 8.) EstRarTTo.. Un dei punti più importanti della mineralogia moderna è senza dubbio l'interpretazione delle ana- lisi chimiche , che servono a determinare la compo- sizione delle sostanze minerali. Allorquando il mi- nerale, di cui si fa l'analisi è semplice, cioè com- posto di atomi,, che sono tutti della medesima spe- cie, è sempre facile dalla composizione, che ne presenta l'analisi il dedurre la composizione esatta , o sia teorica di questo minerale , espressa o con una I2 formola,, o medianti i rapporti di quantità pondera- bili. Questa determinazione della vera cômposizione dei corpi è fondata sulla cognizione , che noi abbia- mo ora delle leggi generali, secondo le quali gli elementi di ordini diversi si combinano fra loro. Queste leggi , delle quali la teoria atomistica non è che l'espressione più semplice, somministrano i mez-~ zi di fare astrazione dai piccoli errori dell' analisi , o dalle piccole quantità di materie estranee , che possono essersi intromesse nel minerale, e quindì di stabilire la vera formola di composizione del mede- simo . Ma tanto è lungi che tutti i minerali si possano con- siderare come puri , o sia composti di una sola sor- ta di molecole, che anzi ve n hanno ben molti, i uali non sono in realtà che aggregati misti, for- mati. dalla riunione di atomi di natura diversa, e per ciò stesso veri miscugli di varie specie. Allorchè questa circostanza ha luogo, rende complicate le analisi, e quindi sovente è difficilissima l' interpre- tazione delle medesime. Pur tuttavia la scoperta dell' isomorfismo ha fornito i mezzi di estendere l'applicazione della teoria atomica ad un gran nu- mero di tali analisi complicate , nelle quali da lun- go tempo non si ravvisavano che anomalie . Tali so- no tutte le analisi dei minerali , che null' altro so- no in fuori di miscugli di sostanze isomorfe , cioè di composti della stessa formola, ma di differenti basi isomorfe fra loro. Queste analisi sono soggette alle leggi delle proporzioni definite, 'e facilissima- mente se ne fa il calcolo, qualunque sia il numero delle basi, ch' esse ci presentano. Basta infatti riu- nire tutte le basi, che sono isomorfe, e nel calcolo dell'analisi , fare astrazione dalla loro differenza di matura, per non considerare, che il loro contenuto totale in ossigene. Operando così si arriva ad una formola , la quale è tanto semplice come se non vi _ MN _fossero che due elementi, un acido, ed una sola base. Allorchè s'è trovato, che il minerale analiz- zato è un miscuglio di molti composti isomorfi, o sta di formole simili, possono in certo modo isolarsi questi composti , determinando la quantità relativa di ognun d'essi, ch'entra nel minerale. Per otte- nere quest'intento devonsi sottrarre successivamente dall'analisi, porzioni di ciascun ossido, ch' essa rac- chiude , le quali siano in rapporto colla formola teo- rica della. composizione delle sostanze mescolate , determinandone ogni volta il residuo, per rinnovare su di esso l'operazione. Se il minerale analizzato è soltanto un miscuglio di materie isomorfe , con tal processo non rimarrà alcun residuo finale: tutte le basi, e tutte le porzioni d' acido saranno state im- piegate. Se poi il minerale contiene delle mate- rie estranee , disseminate nella sua massa, resterà alcuna porzione della base fuori di combinazione, e la discussione dell'analisi avrà servito a mettere, di- rò così, a nudo sì fatte materie accidentali. Avendo Beudant cercato di applicare questa sorta di discussio- ne a un gran numero di analisi, s'è accorto, ch'era impossibile d' interpretarle in un modo soddisfacen- - te, se non si supponeva un miscuglio, a cagion d'e- sempio, di silicati delle stesse basi, o di basi iso- morfe, ma di ordini diversi, e cioè di silicati di gradi diversi di saturazione, e per ciò stesso di for- mole diverse. Con questa dottrina rende egli ragio- ne soddisfacente della sovrabbondanza di certi prin- cipj, che trovansi per mezzo della discussione delle analisi, quando si segue il processo ordinario , che conviene alle sostanze isomorfe. Anche ne' casi, in cui sali dello stesso acido, ma di varj ordini posso- no mescolarsi insieme, vi ha mezzo di calcolare le analisi , e di determinare le quantità relative di co- desti sali, ma il modo di discussione è alquanto di- verso, ed i calcoli divengono più complicati. A fine I poi di rendere l'operazione meno lunga, e meno incerta gioverà assai il por mente alle sostanze , che in natura accompagnano il minerale, e che sovente gli sono strettamente associate, imperocchè queste sostanze essendosi cristallizzate contemporaneamente, o quasi contemporaneamente al minerale, è ben da credere, che siansi frammiste al medesimo. Così ado- perando Beudant ha scoperto, che l'allumina, la qua~ le trovasi in certi silicati, a cagion d'esempio negli amfiboli, non vi è già in rimpiazzo della silice, co- me sino ad ora s'è creduto, ma bensì per un mi- scuglio di minerali alluminosi, quali sono l' epidoto, il granato ec. Che se poi in vano siansi cercati in- dizj delle sostanze associate , allora non si potranno. più discutere regolarmente le analisi, ma soltanto potranno farsi dei tentativi, cioè delle supposizioni , le quali dovranno variarsi sinchè se ne trovi una, che sia acconcia allo scioglimento del problema. A meglio conoscere il modo, onde Beudant riesce nel calcolo di quelle analisi, nelle quali sianvi alcuni elementi indeterminati , purchè abbiansi gl'indizj necessarj sulla natura delle sostànze associate a quel- la, che vuolsi esaminare, gioverà il riportare qui uno dei due casi pratici addotti da lui medesimo. Prese egli ad esaminare una massa cristallina del Zillerthal, nella quale trovò frammiste insieme, in modo però che facilmente potevano separarsi , varie. sostanze, e cioè: 1.* quarzo calino; 2.* una mate- ria vetrosa , compatta , traslucida , di colore di gia- cinto, che giudicò egli granato; 3.* una materia in parte bianca, in parte cerulescente a fibre curvate , ch'egli ebbe in conto di distene; 4.* una materia verde, grossolanamente fibrosa da lui considerata co- me attinoto; 5.* una materia bianca , collo splendo- re di madreperla, opaca, in pagliuzze elastiche, sovrapposte le une alle altre, e che dovea giudi- carsi appartenente al gruppo indefinito delle miche. T5 Istituì Beudant acurate analisi di ognuna. di queste sostanze , indi si adoperò a farne il calcolo. Nell'e~ seguir ciò dovè egli snperare non lievi difficoltà , specialmente per riguardo alla quarta sostanza, che aveva giudicato attinôto. L' analisi di essa gli aveva dato i seguenti risultati : Silice..............0,531 avente di ossigene 0,27585 riagi i da SU dà POOR Dà à dia dia pm di ha pè È 8 ODTO SEN ol È à niu sed i à dia OSEMUE i oi è o è pi sn o pn An ODII MIGZNESIA, ià di voi s'Og0l/B «anzu u3.n a... O,03019 Biossido di ferro. ....0,256 ...............0,05819 Biossido di Manganese 0,002. ...>>>2.2..<.. O;00044 Potassa , appena un indizio . Acido, fluorico, appena un indizio . Quest' analisi s' accosta alle proporzioni degli amfi- boli, e ciò che si sa delle altre materie, che ac- compagnavano quella di cui ora si tratta, ci può indurre a sospettare, che i piccoli errori, che una tale analisi presenta provengano dal miscuglio di — un poco di granato, di distene, e di mica. Qne- st'ultima è annunziata dall'indizio di potassa, e di acido fluorico. Siccome poi di tali sostanze non si conosce la dose, così il miglior consiglio è quello di trascurarle da prima , per considerarle in seguito. Trascurando la mica, l'allumina, che abbiamo dall'analisi non può appartenere che al distene, o al granato; ma l'ultima sostanza è la sola, che conduca ad un risultato ammissibile. Si comincerà quindi per estrarre un granato (1), partendo dal- l'alumina data; ed a tal uopo si prenderà : Ossigene di silice...........,.0,01588 : 2, Ossigene di allumina,.........0,00794: î Ossigene di biossido ..........0,00794: 1 (1) I moderni mineralogisti distingnono varie sorte di granati , la ; fa E ; : ; Grossularia , l' Almandino ; il Granato magnesiano , il Cranato man- ganesiano » 16 ni Prendendo in seguito il residuo dell' ossigene dei biossidi , si farà la composizione degli amfiboli, per li quali si avrà: Ossigene di silice..............0,2540475 Ossigene residuo dei biossidi....0,1129100 Resta quindi 0,0o059225 di ossido di silice, che non è stato applicato. Si può, se vuolsi , compiere il calcolo in questo supposto, e si giungerà ad un miscuglio determinato di amfibolo, e di granato, con una certa quantità di silice soyrabbondante ; ma siccome vi ha motivo di credere, che queste sovrabbondanze di silice siano piuttosto dovute ad un miscuglio di un silicato di un certo ordine, che ad un miscuglio di quarzo, si può tornare alla considerazione della quantità di questo principio , per la quale esso era sovrabbondante. Ora la quantità di ossigene 0,o059225 , che noi abbiamo risguardata come un residuo appartenente alla silice , può essere ancora considerata come una somma di varie quantità di ossigene fornite da di- versi ossidi, e per ciò stesso dalle materie, che en- trano nella mica , che noi abbiamo trascurata . În quest'ipotesi, è duopo dividere il numero 00,0059225 nelle proporzioni delle quantità di ossigene , che' corrispondono ai varj elementi della sorte di mica, che fa parte dell'aggregato cristallino indicato da prima . Questa mica è composta, giusta Y analisi fattane da Beudant,, nel'seguente modo : Silice..........0,513, che ha di ossigene , 0,26650 Allumina... ?. «:OpSEQl Spi. sù me o è à è v'a ve A DO Magnesia.......O,031 ...as......z.ia.....0;01200 Calce', ; iii oni Ne En COAE Potassa. s;., là Pi ouanaa si MINE, SUD eanEE Acido fluorico....,02I.......eès..a.4zae. O;O1O27 0;46789 I FÀ i Trattassi adunque di dividere il numero 0;0059225 in sei parti proporzionali alle quantità 0,26650 , 0,14900 ec. ,' e ciò si otterrà colla regola delle pro- porzioni , e cioè 0,40789 : 0,26650 :: 0,0059225 : x — 0,003368 0,40789 : 0,14900 :: 0,00599225 : Y — 0,001886 ec. La serie dei calcoli dà per risultato Gzene di salee... o 0,003368 Ossigene di allumina........, - 0,001886 Ossigene di magnesia ......... 0,0001523 Ossigene di calce............. 0,000184 Ossigene di potassa....... * «.. 0;000133 Ossigene di acido fluorico..... 0,000193 Sottraendo questi numeri dall'analisi della sostan- za verde, riportata sin da prima, si hanno i residui — seguenti : ì Ossigene di silice.............. e..0,272482, Ossigene di allumina........... «.. 0;006054 Ossigene di calce............. :»..O0:031846 Ossigene di magnesia..........., «« 0;030036 Ossigene di biossido di ferro....... 0,058 190 Ossigene di biossido di manganese. . 0,000440 Con questi mumeri noi cercheremo di nuovo di comporre dei granati, e degli amfiboli, prendendo da prima l'allumina per base, indi il vesiduo dei biossidi : noi avremo allora Ossigene, di silice ;54/,1441444414 0;012108 : Ossigene di allumina........... 0;006054 : Ossigene di biossido............ 0,009054 : Ossigene di silice..,/,.......... O0;207939 : Ossigene residuo dei biossidi.... 0,114460 : AOnhRH Tom. IL, 2 li 18 Ma restano anche 0,002839 di ossigene di silice non impiegati . j Ben si conosce, che supponendo la quantità pre- cedente di mica mescolata colla nostra sostanza, l er- rore per riguardo alla silice è minore di quello, che avevamo prima. È quindi a credere, che ammetten- do una maggiore quantità di mica, l'errore dimi- muirà ancor di più. Ora per giungere ad ottenere la quantità conve- niente di mica, il metodo più semplice è quello di aggiungere questo nuovo residuo al primo, e di dividere la somma , o087615 come abbiamo diviso il numero 0,0059225. Facendo questo nuovo calco- lo, sottraendo le quantità, che si trovano dalle corrispondenti nell'analisi data , si perviene ad una serie di quantita di ossigene, donde si deve cercare di estrarre dei granati, e degli amfiboli. Fatta que- sta estrazione , trovasi un nuovo residuo di ossigene di silice espresso per 0,001355625. Vedesi, che l'errore è anche minore di prima, ed è evidente, che ricominciando il calcolo, si di- minuirà di nuovo: ma ora possiamo accostarci al vero risultato tanto quanto ci piace. Di fatto noteremo, che questi residui seguono una certa legge; il secondo residuo s'accosta molto alla metà del primo ; il terzo alla metà del secondo ; dun- que il residuo, che avremo nel nuovo calcolo sarà poco meno di 0,000677 ; il seguente sarà poco meno di 0,000338 ; un altro poco meno di o,o00169, il settimo meno di 0,000084. Ora quando l'errore è nella serie dei dieci millesimi, è manifesto che noi dobbiamo risguardare come esatti i risultati ot- tenuti col nostro metodo di operare ; quiridi in que- sta serie di numeri noi potremo fermarci, ove più ci piacerà. Ora prenderemo proporzionalmente un po' meno della somma di tutte le quantità , che ab- biamo testè citate, l'aggiugneremo coll' ultimo no- I9 stro residuo al numero , che ci ha servito pel secon- co calcolo ; noi ci fétmacionu quindi a 0,011388022 , che si dividerà proporzionalmente alle quantità di ossigene , che sono contenute nei Varj elementi del- la mica. Noi avremo quindi Ossigene di silice.............0,006486 Ossigene di allumina..........0,003628 Ossigene di magnesia.........0,000292 Ossigene di calce.............0,000355 Ossigene di potassa...........O0,000255 Ossigene di acido fluorico.....0,000371 Sottraendo questi numeri dai corrispondenti nel- l'analisi , restaci Ossigene di silice.................0,269364 Ossigene di allumina..............0,004312, Gpoipene di CAlce. cu. a. sè Farsa o o O;03107 Ossigene di magnesia .............0,020896 Ossi;,ene di biossido di ferro.......0,058196 Ossigene di biossido di manganese..0,000440 Impiegando l'allumina per fare de' granati noi avremo Ossigene di silice..............0,008624: a Ossigene di allumina...........0,004312: I Ossigene di biossido............0,004312: I Il residuo di silice , essendo impiegato in amfiboli darà Ossigene di silice..........0,260740 : 9 Ossigene di biossido .......0,115884: 4 Dopo ciò, resta 0o,oo0007 di ossigene di biossido sovrabbondante, quantità , il cui ossido corrispondente è infinitamente al disotto del limite degli errori pos- sibili nelle operazioni dell' analisi . Il nuovo supposto è adunque del tutto ammissibile, 20 e null'altro rimane àa fare, in fuori della scelta dei biossidi ; che devono entrare nei diversi composti . A tal fine noi impiegheremo prima tutta la magne- _sia per fare della tremolite , prendendo Ossigene di silice..........0,089694: 9. Ossigene di calce..........0,009966 : r Ossigene di magnesia ......O0,029898B : 3 7 Si impiegherà in seguito il resto della silice de- eria agli amfiboli pèr fare dell'attinoto,, pren- endo Ossigene del residuo di silice....o0,171046 Ossigene di calce ..............O0,0190059 Ossigene di biossido di ferro.....0,057015 Il rimanente della calce sarà impiegato nel gra- nato grossularia prendendo Ossigene di silice............O0,005408 : 2 Ossigene di allumina.........0,002704: I Ossigene del residuo di calce..0,002704: I Il rimanente del biossido di ferro sarà dedicato al granato almandino,, pel quale si prenderà Ossigené di silice ..............:e....0;002390 : à Ossigene di allumina.................O;001175: I Ossigene del residuo di biossido di ferro. . 0,001175 : Finalmente il residuo dell' ossigene della silice , e dell' allumina formerà coll' ossido di manganese un granato manganesiano , pel quale si avrà Ossigene di silice...................0,000866 Ossigene di allumina................O0,000433 Ossigene di biossido di manganese....0,000440 In sì fatto calcolo vi sarà un errore di 0,000007 , . . i sull'ossido di manganese, errore, che non merita à i alcun' attenzione . N DA Ora rimane solamente il calcolo delle quantità di ossido corrispondenti a queste porzioni di ossigene , _e questo calcolo si eseguirà coi metodi già indicati . Quindi si conosce, che l' analisi data da prima può essere risguardata come appartenente ad un miscu- glio delle sostanze seguenti : Tremolite........0,2853 Attinoto..........O0,0471 ) 0;9324 Grossularia.......0,0258 Granato y Almandino.......0,0046 0,0426 l Manganesianò.....0,0046 MULE RACUC UE pd iè à d'ott ia o di opu dà d'an è ni DIORGI 09993 Ambifolo i Riflettendo sulla quantità delle materie, che en- trano in questa porzione di mica, e che il calcolo mostra essere le seguenti PINU og nà a ac dia ap i à o das CH DE DA A 1 EMLA. mà, asa p'a po i pi ppu à DIGONE Magnesia..... à 8 5 ome inn DaODOT MIRICE à. date pô sà Pu ge è 0,0013 AN SPERE a di ja SR di ai ch a Ni GO CAL D Acido fluorico............0,0005 Si conosce facilmente come nell'analisi si sono soltanto avuto indizj di potassa, e di acido fluori- co, giacchè non vi ha che un millesimo della pri- ma sostanza, e cinque diecimillesimi della seconda. Fors'anche queste sostanze sono nell'amfibolo ana- lizzato in quantità minore di quella, che qui appari- sce, giacchè basta ammettere nella discussione un _po' di granato magnesiano, e ciò è ben possibile , perchè la quantità di mica si trovi ben tosto ridot~ ta alla metà. Per simi] guisa adoperando , Beudant non sola~ "di -, C'a mente ha potuto dimostrare, che alcuni minerali risguardati come semplici null'altro erano in real- tà, che miscugli di varie specie, ma in oltre ha potuto determinare accuratamente la vera natura, e composizione di certe rocce in apparenza simili fra loro, e mostrane le notabili differenze. Quindi egli ha trovato, a cagion d'esempio, che'il basalte di Beaulieu è composto di ì i FULIUMEC pull d"p ip al aio si pià fou pb pn" o, or CHI Feldspato ...................03097. Amfibolo attinoto,v ; 7. ...>e>. sl. 0,120 . .: DÌ GG Pitossenio F Si". 79 rra sa... è 0,257 Ossido di ferro magnetico,...... 0,019 I,OOI Che il basalte di Somoskò nell' Ungheria è composto Labrador 2ASi~(So, Ca)Si*...o,743 ENDU ÉS à Ad da cô l'una a Tu 1a cu~ a aia pa i IE DI PirOSEEIAe sno d sfghe à è poo o à ic A RO Amfibolo attinoto.............0,047 Acqua igrometrica.........-...Q;OIO 1,000 Simili differenze ha Beudant trovato fra un grun- stein porfirico a pasta verde della valle di Hodritz nelle vicinanze di Schemnitz, e il grunstein nero da lui raccolto sulla strada , che conduce da Schemnitz a Steinbach. Il primo è stato trovato un miscuglio di Beldeta to Tan. à è ni sne irse cua à inpè poe III AL DITE... Apri fa MEEN i ao, ad poia dn I ISO Arnb bolu 4. paie te vasu ja oli fU IN SU Acqua igrometrica.............O0;003 T,OO5 23 risulta dal calcolo dell'analisi , che il secondo è un miscuglio di POMU à sè de ns a èp v'h aio pio pè DIITO NIM DU a pi. è ppu ne nein è sa sà « DOYS FIPUEE EUa a ea Sia mea è «diri aia ou è sè O, DOI Amfibolo attinoto. ............. 0,130 Acqua igrometrica............ I,002 I,COI —— È sommamente da desiderare, che l'esempio del Sig. Beudant venga imitato da parecchi altri chi- mici analizzatori , affinchè la classificazione orittolo- gica, e la metodica distribuzione delle rocce , po- sino in appresso sopra principj più sicuri di quelli , che hanno fino ad ora servito di base alle mede- sime . Nota intorno il terremoto ultimamente accaduto nelle vicinanze di Alicante estratta da una lettera di Cassas Console francese in Alicante, a Bertrand-Géslin delli 8. Maggio. — Annales des Sciences Nat. T. xv1r. pag. 105. Mai 1829. — [, giudico,, dice Cassas, dietro le domande che mi fate, che i giornali ci abbiano dato un idea ben falsa dei fenomeni geologici prodotti da questa gran- de scossa: per ciò appunto ricevuta la vostra lette- ra mi sono colla massima sollecitudine procurato dei detagli anche più esatti di quelli che possedevo so~ pra questo importante avvenimento . La grande scossa delli 21. p. p. Marzo e tutte le altre che per più di un mese Y' hanno seguita non si sono fatte sentire colla massima violenza loro se non sopra uno spazio di terreno di circa quattro leghe 24 quadrate,, spazio situato tra Orihuela ed il mare, e del quale il fiume de la Segura occupa il centro. Tutti i villaggi di questa parte della Auerta d' Ori- huela sono stati interamente atterrati in pochi se- condi dalla scossa delli 21 Marzo, che pare abbia agito in senso verticale: era questa scossa, come lo furono anche tutte le altre, accompagnata da fortis- sime detonazioni. Poco dopo l'avvenimento si vide- ro sopra tutta la estensione del terreno indicato un numero infinito di fenditure di diversa lunghezza, ma le. maggiori non oltrepassavano la larghezza di quattro o cinque pollici: lo stesso terreno vedesi tuttora sparso a guisa di crivello di piccolissime a~ perture circolari vicinissime le une alle altre ed aventi soltanto due a tre pollici di diametro. Que- ste aperture avrebber forse meritato il nome di cra- teri, dei quali si è fatto parola nei giornali se usci- te ne fossero dalle medesime materie vulcaniche , ma non è a mia cognizione che questo sia accadu- to. Le indicate piccole aperture hanno vomitato sol- tanto le une della sabbia grigio-giallastra finissima micacea. uguale a quella del lido del mare presso Alicante, e senza miscela di particelle metalliche ; altre hanno vomitato in grande abbondanza del fan- go nero e liquido, alcune dell'acqua di mare, delle conchiglie, e delle erbe marine. Non è altrimenti vero che sieno scomparse delle sorgenti di acque minerali non trovandosene in questo terreno, e le sorgenti solforose d'Archena, e d'Alhama sono lon- tane sette ad otto leghe ne le scosse hanno prodot- to verun effetto sulle medesime, molto meno poi sul corso del fiume Segura. Il suolo che deve essere considerato come il cen- tro di questi terremoti è di due formazioni diverse. Sulla sinistra sponda della Segura è un terreno di alluvione che si compone di uno strato di terra ve- getale di 4. a 5. piedi di grossezza al di sotto del- 25 la quale. trovasi da prima uno strato d' argilla mol- le, e più basso uno strato di sabbia che è la stes- sa in copia cacciata dalle piccole aperture descritte . La sponda destra della Segura è un terreno anti- co composto di piccole colline gipsee , e calcari.. No- tar si deve che le scosse sono state più moltiplica- te, e di più lunga durata sopra questa stessa sponda destra , che sulla sinistra . « Animali marini avvelenati dall' acqua dolce. , . L estate ultimo passato, dice uno dei Redattori del Magazeno di Storia Naturale di Londra, volli verificare se in effetto , come ne ero stato assicurato da persone pratiche l'acqua dolce faceva morire sull' istante il piccolo animale marino detto Aphro- dita squaimnmata , raccolsi perciò sette od otto indivi- dui sul lido che misi viventi entro un vaso pieno d'acqua di mare nella quale mostraronsi vivacissimi : ma introdotti in altro vaso pieno d' acqua dolce caddero tosto al fondo ne diedero più segno di vita. Le osservazioni da me fatte, continua l'autore so- pra un' altra specie di animale marino di maggior mole non sembreranno meno straordinarie, e sono per quanto io credo del tutto nuove. Mi ero procu- rato un certo numero di individui del così detto verme bianco — Nereis coerulea — Lin., i quali messi in un vaso con acqua di mare mostravansi vi- spi e vegeti: avevano circa un pollice di grossezza ed un piede Inglese di lunghezza. Collocatone uno entro un vaso con acqua dolce cadde tosto al fon- do vi rimase per qualche istante quasi privo di vi- ta: poco dopo rianimossi, ma ben presto ricadde senza moto e senza vita. Gli altri individui trattati nello stesso modo riprodussero gli effetti medesimi. l'à a6 _ Lasciati così morti entro l'acqua la seguente matti- na li trovai con mia grande sorpresa totalmente im- putriditi . Avendo avuto altri individui a mia dispo- sizione , alcuni dei quali interi , altri trasversalmente incisi nel raccoglierli,, tutti però vivi e vispi, an- che i mutilati morivano colla stessa facilità immersi nell'acqua dolce. La prima idea che mi passò in mente sulla causa di questo fenomeno si fu che l'acqua dolce, non avendo la densità di quella del mare potesse opporsi alla libera espirazione : Pennant infatti assicura che la torpedine immersa nell' acqua dolce muore colla stessa facilità come quando rima- ne in secco. Conservando su di un piatto parecchi individui dell'ultima indicata specie immobili ma vivi, li spruzzai con acqua dolce, due secondi dopo agitaronsi violentemente come se provassero vivi do-' lori. Tentai in allora di applicare una sola goccia d'acqua sopra un tratto della superficie del corpo, la parte bagnata si corrugò istantaneamente come su- cede di una sanguisuga toccata col sale: in seguito l'agitazione divenne generale, Y animale allungava e ritirava alternativamente la proboscide. Effetti si- mili si ripeterono negli altri individui qualunque fosse la parte del corpo toccata coll'acqua dolce. Tali esperienze dimostrano che codeste specie giam- mai potranno vivere e propagarsi nell' acqua dolce : ripetendo le osservazioni sopra molte altre specie servirebbero a spargere qualche lume sul modo di distribuzione degli animali acquatici costretti dalla loro organizzazione a vivere piuttosto in una chein nn' altra qualità di questo liquido. 1 i dicu u DESORIZIONE DI UN VITELLO MOSTRUOSO, MANCANTE DI PORZIONE DEL MIDOLLO SPINALE 5 di ANTONIO AÀLESSANDRINI « iieguande, diligentemente si esaminano le varie , e tanto frequenti mostruosità che la natura ci pre- senta nelle diverse specie degli Esseri organizzati , nè contenti di appagare soltanto l'altrui curiosità colla descrizione delle esterne forme si approfondi maggiormente l'esame , e mediante lo scalpello ana- tomico in chiara luce si pongano le deviazioni, e le insolite alterazioni degli organi e sistemi , l'inte- grità e normale conformazione dei quali meglio ser- ve al mantenimento della vita, e della sanità; si- curi siamo di contribuire validamente all' incremen- to e perfezionamento di quella Scienza lo scopo della quale si è appunto la ricerca dell'intima tes- situra. degli Esseri stessi, e lo scoprimento delle leggi che mirabilmente ne regolano la vitale eco- nomia . Mossi infatti da codesti principj i moderni Anato- amici rivolsero di nuovo le loro ricerche a codesta parte importantissima della Scienza, ed il cumulo dei fatti e delle osservazioni nei diversi paesi e da uomini esperimentatissimi istituite serviranno fra non molto a stabilire nuove ed utilissime dottrine, od a confermare almeno e dimostrare quelle che fino ad ora considerate furono quali semplici ipotesi non abbastanza convalidate e sostenute dal fatto, e da- gli esperimenti . Desiderando io ardentemente di con~ _tribuire in parte, e per quanto le deboli mie forze lo permettono , alla costruzione di questo solido edi- fizio, mi propongo di descrivere successivamente in questo giornale i più importanti casi di mostruosità di cui è ricco questo Museo di Anatomia Compara- _- MN 28 ta, occupandomi principalmente di quelli nei quali ho potuto indicare anche l' interna disposizione de- gli organi e rilevarne diligentemente le diverse in- normalità . Importantissimo parmi quello che pel primo ho prescelto, perchè riguarda una singolare aberazione nello sviluppo della midolla spinale e dei nervi colla medesima comunicanti, congiunta a totale mancanza di quella porzione del sistema mu- scolare al quale dirigersi dovevano i nervi mancanti « Nacque codesto mostro in Piumazzo a piccola di- stanza da questa città nel giorno 25 di Aprile 1827, e mi fu riferito dal portatore del medesimo.che ven- ne alla luce a gravidanza pienamente compita, e che per parecchie ore dopo nato diede chiari indizj di vita. Fu trovato del peso di Bolognesi Libbre cinquantadue, pari a Libbre diecisette oncie tre grossi otto, misura metrica. Singolare è l'esterna conformazione di questo vitello, come puossi vedere nella tavola 1. fig. 1. che lo rappresenta intero, ri- dotto ad un sesto della naturale grandezza ; spoglia- to soltanto della pelle nella regione addominale e delle estremità posteriori ; e denudato totalmente lo 'scheletro nella metà anteriore del corpo. Questa regione non offriva notabile alterazione, e le parti molli, e principalmente l'intera muscolatura era ro-' busta e ben conformata: esattamente misurato l' ani- male prima di procedere alla Sezione lo trovai delle seguenti proporzioni . Maggior lunghezza del corpo dalla punta del mu- so all'apertura dell' ano, che costituiva la parte più prominente della regione posteriore del corpo 0,918. Dalla punta del muso al luogo in cui termina la colonna spinale 0,658. Lunghezza dello spazio interposto alla estremità posteriore dalla colonna vertebrale ed alla regione anteriore superiore delle ossa innominate 0,134. ùn 2 Tutta questa porazione di tronco (a,, fig. 14) è interamente composta, anche nella regione superiore, di sole parti molli. Lunghezza della testa dalla punta del muso alla nuca 0,295. _ Periferia della testa stessa nella regione più gros- sa 0,458. Lunghezza degli arti anteriori distesi, dalla pun- ta della spalla all'estremità dell' unghia 0,693. Lunghezza delle estremità posteriori , presa dalla nta del trocantere maggiore del femore alla estre- mità delle unghie 0,672. Notar si deve che ambi- due questi arti sono ripiegati a modo di Z, incro- _ cicchiati corrispondentemente alla regione della ti- bia , come si vede nella figura prima , e perfettamen- te anchilosati in tutte le diverse articolazioni, per modo che onde averne la precisa lunghezza ho dovu- to seguire cou una funicella le varie inflessioni.. Os serverò ancora che le estremità anteriori apparivano proporzionatamente grosse, muscolose, ben nudrite , quali insomma trovansi ordinariamente nel vitello nato a gravidanza compiuta : invece le posteriori e- stremità erano deboli, atrofiche, molli, e compri- mendole nella regione della coscia la parte molle di essa sentivasi sofice poco resistente , omogenea . Periferia del torace nella parte più larga 0,690. !_ Totale lunghezza della linea sternale 0,254. Estensione della linea addominale inferiore dalla cartilagine mucronata all' ano 0,318. Dalla stessa cartilagine all'inserzione del tralcio, . 0,109. Periferia dell'addome al centro, 0,490. Lunghezza totale dalla punta del muso all' ano passando per la linea inferiore del corpo 0,990. I comuni integumenti in tutta la estensione del corpo coperti al solitoô di peli, questi però erano _ meno fitti più deboli e scomposti nella regione ad- ' 30 dominale, e delle estremità posteriori: gli integu- "menti stessi quivi apparivano più flossi,, più staccati dalle sottoposte parti, alquanto rugosi nell'addome, ed evidentemente più deboli e sottili che non lo e- rano nelle regioni anteriori, mancando completa- mente i muscoli cutanei in queste stesse regioni. Tolti i comuni integumenti evidenti apparvero in allora le singolarità di struttura che caratterizzano questo mostro, e principalmente la totale mancanza di sistema muscolare nei due terzi posteriori dell' ad- dome ed in ambidue gli arti dal medesimo penden- ti. Siccome tutta la orditura muscolare della regio- ne anteriore del torace, del collo, della testa, e delle estremità anteriori trovavasi perfettamente nel- la condizione naturale, così ne levai i diversi strati onde più chiaramente delineare e dimostrare le im- portanti alterazioni dello Scheletro presso la regio- ne addominale. È stato tolta ancora la destra Sca- pola onde enumerare si possano e le coste e le ver- tebre toraciche esistenti. Per tal modo infatti si ve- de come da ciascun lato trovinsi soltanto dieci co- ste, e ne manchino quindi tre delle spurie; egual- mente distinte sono solamente le prime dieci verte- "bre dorsali delle quali le sette anteriori hanno il volume e la forma naturale, ma le tre posteriori (a, c, fig. 1.) sono compresse l'una contro l'altra ed assotigliate per modo nel corpo che nella regio- ne inferiore presentano appena la estensione di una sola vertebra ordinaria. Il torace quindi è molto più breve di quello convenir potesse ad un vitello di recente nato, non solo perchè mancano tre vertebre, e tre coste, ma anche perchè le ultime tre delle esistenti occupano in lunghezza un brevissimo spa- zio. Inoltre le coste sono poco innarcate ed il torace perciò appariva nell'animale intatto compresso, e molto alto. Se difficilmente distinguere si possono i corpi delle ultime vertebre dorsali, evidentissimi e 31 distinti sono i processi spinosi di tutte, e sopra di questo fondamento, e sul numero ancora delle paja dei nervi dorsali esistenti ho stabilito quello delle vertebre dorsali. Al di là del processo spinoso (a) della decima vertebra dorsale manca totalmente la spina, ed una debolissima corda legamentosa (a, d) unisce questo stesso. processo al margine anteriore della cresta del- l'ileo destro. Le ossa perciò delle estremità _poste- riori sono sospese all'addome solo mediante parti molli, integumenti cioè, cellulosa, ed espansioni aponeurotiche e legamentose, mancando, come si è , più volte detto, il sistema muscolare. Singolarissimo poi è il mecanismo pel quale nella regione posterio- re del tronco le due ossa innominate, fra le quali non più si interpone la colonna vertebrale mancan- te, fra loro si uniscono tanto nella linea inferiore , come ordinariamente succede, quanto nella superio- re. Affinchè meglio si veda codesta strana anomalia di struttura e conformazione , ho fatto rappresentare nella fig. 2., vedute di prospetto dalla faccia poste- riore,, le due ossa innominate , congiuntamente alle regioni femorale , e tibiale degli arti. A sinistra so- no totalmente denudate le ossa, a destra si sono conservate i contorni delle parti molli che formava- no la natica, la coscia, e la gamba. Tutti i visceri ed altre parti contenute nell' interno della pelvi so- mo pure state tolte onde meglio si distinguano i contorni di questa cavità composta dalle sole ossa innominate. Chiaramente si vede quindi in questa figura , che le due regioni delle ossa innominate for- mate dal pibe unisconsi al solito tra loro mediante la sincondrosi, a, e che allungato ma molto ristretto _si è il piano interno ed inferiore della pelvi, per- chè gli ischj piegansi tosto ad angolo quasi acuto sulle regioni laterali delle predette ossa , si ellevano _in linea perpendicolare e paralleli il destro col si- 3A nistro; e le regioni degli Tlei seguendo la medesima direzione, nè più interponendosi il sacro alle spine posteriori delle loro creste , si sormontano, e si riu- niscono mediante robusti legamenti in, b. Per questa singolare disposizione delle ossa innominate, e per la mancanza del sacro ne viene che l'apertura po- - steriore della pelvi a, c, ha la figura di una elissi allungatissima nell'asse verticale che è di, o,110., ed alquanto strozzata nel centro corrispondentemen- te alla parete interna delle cavità condiloidee, dd, punto il più angusto dell'apertura medesima , è che_ arriva appena ai quindici millimetri. Al di sopra di questo restringimento, e quasi nel mezzo dello spa- zio compreso tra c, d, era situato l'ano, la vulva' invece occupava lo spazio inferiore. Le due ossa innominate disposte nel modo descritto formavano una intera elissi ossea sufficiente per sostenere le estremità corrispondenti , ma questa stessa elissi de- bolmente unita al rimanente dello scheletro ' me- diante sole parti molli cellulose prestare non poteva fermo appoggio ai movimenti degli arti stessi, e del tronco posteriormente . Ma passiamo a dire brevemente della strana con- formazione delle pareti addominali nelle regioni su- periore, laterali, ed inferiore , composte di sole parti molli. Dalle ultime tre coste in prossimità della regione cartilaginea,, e mediante tre distinte digita- zioni, eee (fig. 1.), intersecate alle corrispondenti del gran dentato della Scapola incominciava tanto a destra quanto a sinistra. l' obbliquo esterno dell' addo- me. Tutta la porzione del musculo addossata alle coste, è che nella figura prima si vede rovesciata in, e , era muscolosa, robusta, fornita di filamenti nervosi evidentissimi , produzioni delle ultime quattro paja dei nervi dorsali esistenti. Le fibre muscolari al di là del lembo dell'ultima costa assotigliavansi notabil- mente, e nella regione inferiore totalmente perde-' 33 vansi alla distanza di sessanta millimetri dal lembo stesso, e nella superiore presso la spina oltrepassa~ vano questo lembo appena di dieci millimetri: fin dove erano evidenti le fibre muscolari potevansi col- la stessa facilità discernere i numerosi filamenti ner~ vosi che nelle medesime si perdevano; ma dove non appariva più tessitura muscolare non mi fu possibi~ le di rinvenire , ne anche col soccorso delle migliori lenti, filamenti nervosi . Nella linea in cui perdevansi le fibre muscolari dell'obbliquo esterno vedevasi continuare ura sem- plice membrana cellulosa sottile, ma robusta simile ad una vasta aponevrosi, ma che però non mostrava mè il colore argenteo nè la tessitura evidentemente fibrosa propria delle espansioni aponeurotiche ordi- narie dei muscoli dell'addome. Rassomigliava piut- toso questa membrana alla ,tessitura delle larghe capsole legamentose delle quali imitava ancora il colore, e la solidità. Mediante cellulosa molle, e ricca di pinguedine attaccavasi superiormente al le- amento vertebro iliaco, a, d, dove confondevasi con quella del lato opposto; ed inferiormente con- fluiva nella linea media addominale coll opposta membrana e le due espansioni congiungendosi quivi fra loro, componevano dallo sterno alla regione an- teriore del pube una striscia analoga alla linea al-~ ba. Posteriormente le ripetute espansioni chiudeva- mo l'addome inserendosi sul lembo anteriore delle , ossa innominate . Tagliato il descritto muscolo e porzione della' di lui aponeurosi in, f, potei sollevare con facilità e rovesciare in basso il lembo, ee, onde osservare i sottoposti strati muscolari. Trovai infatti nella. re- gione anteriore ed interiore ai lati dello sterno par- te del muscolo retto, g, il quale fino al punto,:k, mostravasi robusto carnoso, munito di due interse- zioni tendinee, ma al di là di questo punto diven- Tom. 1. ) 3 34 tava esso pure aponeurotico confondendosi coll ester~ na aponeurosi del grande obbliquo. Questa porzione di muscolo retto che si vede scoperta è rimossa dal- la posizione sua naturale e stirata in basso onde scoprire lo strato muscoloso sottoposto, al quale ad- dossavasi estendendosi ai lati dello sterno fin presso la cartilagine della sesta costa. Il più profondo strato muscoloso-aponeurotico , i, era munito di fibre muscolari evidenti soltanto pres- so la cartilagine mucronata ed il lembo dell' ultima costa alla quale aderiva: alla distanza di trenta mil- limetri da questo punto perdevasi totalmente Y' ordi- tura muscolare, ed una semplice espansione ceilu- loso-aponeurotica estendevasi su tutta la regione po- steriore dell'addome duplicando quella già descrit- ta dell'obbliquo esterno. La posizione del muscolo, l'andamento delle di lui fibre le fanno facilmente ravvisare per l'obbliquo interno dell'addome: la di lui espansione apôneurotica però non si divideva, come ordinariamente succede, in due lamine abbrac- cianti il muscolo retto, ma tutta intera passava al di sopra del muscolo retto stesso congiungendosi con quella del lato opposto nella linea alba. Per tal modo la parte anteriore del muscolo retto dell'ad- dome , che sola esisteva ben conformata, era infe- riormente coperta e fasciata dall'aponeurosi dell'ob- bliquo esterno, superiormente da quella dell'obbliquo interno. È innutile che io qui ripeta che anche nei due muscoli ultimi descritti, il retto cioè e l' obbli- que interno vedevansi filamenti nervosi solo fin do- ve si estendeva la tessitura muscolosa, e che il ri- manente componevasi di soli vasi sanguigni, e di cellulosa conformata in larga e robusta membrana . Essendo per tal modo pervenuto a separare, nella regione anteriore almeno, colla massima facilità i due strati dei muscoli addominali più esterni, cre- detti di potere colla medesima facilità isolare anco- I ] 35 ra il terzo strato, od il muscolo trasverso. Ma ta- gliato in diversi punti l' obbliquo interno scopersi sempre il peritoneo sottoposto immediatamente , nè mi fu possibile rinvenire per quanta diligenza usassi in questa ricerca parte veruna del muscolo trasver- so, nè sotto forma muscolare nè sotto quella di apo- meurotica espansione. Le pareti addominali erano addunque in questo mostro non solo in gran parte semplicemente aponeurotiche , ma esisteva anche sol- tanto un doppio strato di aponeurosi corroborate nel- la regione anteriore, ed a breve distanza della pun- ta dello sterno da piccola porzione dei muscoli ret- ti. Di più il doppio strato aponeurotico facilmente separabile fino al di là della metà dell'addome, po- steriormente riunivasi in una semplice e compatta membrana , sparsa di molti vasi, ricca nella faccia esterna , e nella interna ancora, di cellulosa sofice contenente molta pinguedine. Siccome nella regione posteriore dell' addome perdevasi qualunque traccia di tessuto muscolare , mancavano egualmente i mu- scoli piramidali ; soltanto la membranosa espansione componente posteriormente la parete addominale in- grossava alquanto corrispondentemente alla linea d'in- serzione nel margine anteriore del pube -rimediando così in parte alla mancanza dei piramidali, e della porzione posteriore dei muscoli retti. La conforma- zione dell'addome nella regione posteriore non so- stenuta nè dalla spina nè dai robusti strati muscolari proprj, nè dai fascj dei muscoli lombari , accosta- vasi molto alla sferica e la inserzione del funicolo ombelicale trovavasi in' grande distanza dal pube. Diligentemente notomizzati gli arti posteriori, e tagliata l' estesa e robusta aponeurosi , ee, (fig. 2.) che nelle regioni della natica , e della coscia forma~ va lo strato più esterno delle parti molli, trovai pure totalmente mancante il sistema muscolare, nè potei rinvenire veruna delle produzioni nervose spi- 36 nali che naturalmente distribuisconsi negli arti stes- si. Il volume, però non molto grande, delle indi- cate due regioni componevasi di sola cellulosa, di vasi, e di pinguedine: seguendo l'andamento dei tronchi principali sanguigni,, arteriosi e venosi non mi sono accorto che deviassero notabilmente dal mo- do di loro andamento e naturale distribuzione , era- mo bensì di volume molto minore del naturale, per- chè appunto poco sviluppati e deboli erano gli arti stessi: assotigliavansi maggiormente ancora codesti vasi nelle regioni della gamba e del piede dove diminuendo successivamente la massa celluloso-pin- guedinosa sottoposta alle esterne aponeurosi , nel pie- de principalmente , esistevano le sole ossa coperte da sottile aponeurosi, e da robusti legamenti late- rali fibrosi nei luoghi delle articolazioni. Denudate totalmente le ossa nell'arto sinistro, lasciati intatti i soli legamenti, onde meglio esaminare lo stato delle articolazioni , le trovai tutte perfettamente im- mobili , corroborate ciò non ostante da corde lega- mentose assai robuste singolarmente nel piede: man- cando il movimento in questi articoli le membrane capsolari strettamente aderivano alle estremità delle ossa articolate nè rimaneva traccia veruna di borse sierose entro le capsole stesse. Tagliati i legamenti, e staccati violentemente gli ossi fra loro aderenti entro queste capsole, onde esaminare lo stato delle superficie articolari, queste erano bensì coperte da sottile strato cartilaginoso, ma aspro, disuguale a superficie esterna rugosa, mancando come si è detto le borse sierose o sinoviali, che naturalmente cuo- prono le superficie ossee articolate rendendone facile e libero il movimento. Un'altra singolarità ben me- ritevole d' essere notata propria di tutte le ossa com- ponenti gli arti che descrivo consisteva nello straor- dinario induramento delle medesime , le quali tutte trovavansi a tale grado di rassodamento quale cer- tamente non conveniva all' età dell'individuo, e che non era certamente in proporzione con quello delle altre ossa componenti il rimanente dello Scheletro . Infatti esisteva appena nelle prime traccia di epifisi disgiunte, o di prolungamenti cartilaginosi, è le stesse ossa innominate mostravano oscura traccia del- la naturale divisione nelle tre regioni dell'ileo,, ischio, e pube. Seguendo negl'arti stessi l'andamento dei tronchi sanguigni verso l'arco crurale onde assicurarmi del- P assoluta mancanza di filamenti nervosi spinali, tro- vai che verso la metà della coscia incominciava a divenire apparente sull' arteria femorale una esilis- sima rete nervosa, la quale rendevasi sempre più visibile mano a mano che questa arteria accostavasi all'arco e seguendola anche entro l'addome , dove acquista il nome di iliaca esterna, mi assicurai che questi nervi erano produzione degli splancnici del grande intercostale , e che filamenti nervosi del tut- to simili serpeggiavano ancora sopra le principali ramificazioni dell' iliaca interna. L'intero Scheletro come si vede rappresentato nella fig. 1. si conserva nel Museo d' Anatomia comparata N.? 1059. Poche cose dirò relativamente allo stato dei vi- sceri toracici ed addominali deviando questi ben poco dalla naturale loro condizione. Îl cuore in propor-_ zione era piccolo, molto compressi i polmoni onde addattarsi alla conformazione del cavo toracico. Xl diaframma piuttosto debole attaccavasi soltanto alla faccia interna dell'ultima costa, e le sue gambe _brevissime e sottili , perdevansi in un tubercolo pro- tuberante dalla faccia inferiore del corpo delle ul- _time vertebre. Tra i visceri addominali già prepa- rati, e conservati nel museo sotto il numero 1061, P utero soltanto mostravasi alquanto innormale ftor- _— mando il sinistro corno come due ampii rigonfia~ — menti quasi come se contenuto avessero il prôdotto _ 38 d'un concepimento di circa un mese e mezzo: a- perte però codeste insaccature ne uscì sola acqua e denso muco, nè l'interna membrana uterina nei luo- ghi dell'allargamento mostrò veruna di quelle alte- razioni che sogliono accompagnare lo stato di gra- vidanza : la bocca dell' utero angustissima , e chiusa anche da densa e vischiosa mucosità , impediva che il liquido contenuto nei due sacchi si vuotasse per le naturali strade. i L' asse cerebro-spinale conservato nello spirito al numero 1060, e rappresentato nella fig. 3., veduto nella faccia inferiore tolta la dura madre dal cervel« lo, ed aperta nello spinal midollo, era Y organo che presentava maggiori anomalie però nella sola regione posteriore : il cervello di fatto, e la regione cervi- cale e metà della dorsale conservavano la naturale loro struttura, e conformazione ; ma nel punto, a, corrispondente al luogo di comunicazione del quin- to pajo dei nervi dorsali, il midollo incominciava ad assottigliarsi gradatamente conformandosi in cono molto allungato, la punta del quale, 2, era forma- ta da brevissima coda equina prodotta dai filamenti del riono e decimo pajo dei dorsali, ultimi dei ner~ vi spinali esistenti. Dedotti però questi filamenti mervosi nella linea media superiore, ed inferiore del midollo,, scoprivasi un sottile funicolo di sostanza midollare centrale continuata fin presso l' inserzione degli ultimi filamenti del decimo pajo. Le ultime paja dei nervi dorsali erano ancora ravvieinatissimi abbreviandosi , come lo abbiamo detto, in questa regione la spina. I nervi cerebrali nulla presentava- vano d'insolito, e questi e gli spinali pel modo di loro distribuzione conservavano perfettamente il na- turale andamento; soltanto gli ultimi dorsali esi- stenti, il nono cioè ed il decimo, presentavano il ramo superiore , o dorsale esilissimo il quale perde- vasi nelle ultime porzioni dei muscoli della spina terminati mediante breve tendine, che riuniva tutte le ultime produzioni dei diversi strati, alla radice del decimo processo spinoso dorsale, non eésistendo al di là di questo punto verun indizio di fibre mu- scolari, o di filamenti nervosi spinali. I rami infe- riori , o sotto-costali degli indicati ultimi due tron- chi nervosi, pure sottili più del naturale spargeva- no rami internamente sui musculi intercostali, ed esternamente sulla porzione carnea esistente dei mu- scoli addominali , e dei sovraposti integumenti .. Mancando tutta la porzione posteriore del midollo il nervo gran simpatico, alquanto più voluminoso — del naturale, terminava di contro al passaggio del decimo nervo dorsale, ed ivi mostravansi isolati an- cora i due grossi nervi splancnici, le radici dei quali seguire si potevano sul tronco del gran sim- patico fino al quarto dei dorsali, e siffatte radici erano più voluminose, e maggiori di numero di quello che suolsi naturalmente osservare. Î nervi solamente attraversato il diaframma formavano sul- l'aorta presso la celiaca e sulle arterie mesenteri~ che, e le renali i soliti ganglj e plessi, anzi più distinti e visibili di quelli che nella normale condi- zione delle parti si trovano. Anche le comunicazio- ni tra i plessi addominali del pajo vago e quelli del gran simpatico erano maggiormente evidenti , ed il tutto dimostrava che il sistema del nervo a gan- gli, quantunque i di lui principali tronchi mancas- sero di tutte le addizioni che ricevono dai nervi spi- nali posteriori , era in quanto alla mole e numero dei rami viscerali e serpeggianti sui tronchi dell' aor- ta addominale, in uno stato di richezza maggiore ancora di quanto osservar si possa nella naturale disposizione delle parti. Solo quei rami che natu- talmente si staccano dalla continuazione dei tronchi dell" intercostale nelle regioni lombare, e del sacro nel nostro caso erano produzione dei nervi splancni- A0... ci. Le ramificazioni dell' aorta addominale che servi- vano di guida, e di sostegno alle reti nervose del gran simpatico pochissimo deviavono dall'ordinario loro andamento , e presentavano soltanto quelle ano~ amnalie che esser dovevano necessariamente. il prodot~. to della preternaturale conformazione, e della straor- dinaria brevità del cavo addominale. Mancavano pe- _rò in questo tratto d'aorta i rami soliti staccarsi dalia di lei faccia superiore cioè le ultime interco- stali, le lombari, e le sacre: vedevansi verso il centro della regione lombare di questa arteria pic~ coli romoscelli , due da ciascun lato i quali perde- vansi nella parte superiore della espansione aponeu- rotica addominale e nei sovraposti integumenti, giac- chè il rimanente delle pareti addominali riceveva rami dalle epigastriche, e dalle mammarie interne voluminose e benissimo distinte. Le reti nervose ad- dossate alle arterie iliache seguivano, come lo ab- biamo di già detto, le principali ramificazioni di questi tronchi, ed erano i soli nervi che dimostrare si potevano, in tutta la regione posteriore delle pareti addominali,, e negli arti dalle medesime pen- denti, compresi gli stessi integumenti . Descritte anatomicamente , e con brevità le prin- cipali anomalie trovate in questa singolare mostruo- sità, dovrei ragionare alcun poco intorno le conse- guenze teoriche che dedurre se ne petrebbero; ma contento di avere esposto al pubblico alcuni fatti che parmi meritar possino seria attenzione , lascierò volentieri che i Fisiologi dai medesimi deducano quelle conseguenze e quegli schiarimenti ai loro si- stemi ed alle loro ipotesi, che crederanno più natu- ralmente derivarne, ed essere di maggiore utilità alla Scienza. Osserverò soltanto, 1.? che la simul- tanea mancanza del sistema dei nervi spinali poste- riori, e dei muscoli volontarj ai quali quei nervi si distribuiscono , dimostrare potrebbe l'influenza asso- _ r luta! dello stesso sistema nervoso sulla 2. é sviluppo del sistema muscolare. 2. Che la esistenza di tutte le parti composte di tessuto celluloso va- riamente modificato, ad onta della mancanza dei mervi spinali , dimostra l' indipendenza di codeste parti dalla influenza dei nervi stessi. 3. Che a mantenere vivo e vegeto il sistema vascolare sangui- gno e linfatico basta. la presenza dei nervi prodotti' dal gran simpatico. 4.* che il sistema vascolarè re- gola principalmente lo sviluppo dei visceri, e degli organi e tessuti composti di semplice cellulosa -mo- dificata , e che esso stesso abbisogna negli animali _della cooperazione del sistema nervoso della vita or- ganica ; sistema il quale probabilissimamente, si for- ma della periferia al centro, comunicando per ultimo coll' asse cerebro spinale onde mantenuta sia lY'indi- spensabile armonia, ed unità di relazione dell'in- tero sistema nervoso e della vita organica ed anima- le. 5." L'assoluta mancanza di nervi spinali in tut- ta quella regione del corpo che si estende al di là della decima vertebra dorsale oltre il qual punto non si prolungava il midollo spargere potrebbe qual- che dubbio sullo sviluppo, che si crede dall'illu- stre Serres (r) già dimostrato,, dalla periferia al centro anche del sistema nervoso encefalico-spinale . 6.? Infine l'anchilosi di tutte le articolazioni delle estremità posteriori mancanti di muscoli, evidente- mente comprova a mio credere la necessità dell' a- zione muscolare anche nel feto chiuso nell' uteru, affinchè le articolazioni con movimento divengano libere ; si sviluppino le borse sinoviali, si appianino le cartilagini articolari , ed i legamenti capsolari e fibrosi ancora acquistino quella morbidezza, elasti- cità ed ampiezza che indispensabili sono alla liber- tà e sicurezza dei movimenti . 1) Anatomie comparèe du cerveau dans les quettre clusìes des ani~ Nè SU maux vertèbrés , Paris 1826. ba Laurenr Professeur d' Anatomie a Toulon — Essarx _ SUR LA THEORIE etc. — Saggio sulla teoria dello Scheletro dei Vertebrati , preceduto da considerazioni generali intorno il sistema delle parti dure ( Systeme Sclèreux ) di questi animali . Le ricerche fatte in questi ultimi tempi sullo Scheletro dei Vertebrati, tanto in Francia quanto in Cermania , hanno arrichito la Scienza d'una co- pia straordinaria di fatti preziosi. Ciò non ostante la determinazione del sistema generale dello schele- tro sembra ci lascj ancora molto da desiderare:. I principj coll' ajuto dei quali sperare si può di sta- bilire la teoria dello Scheletro interno dei vertebra- ti non sono stati ancora che vagamente travveduti : uale prova in appoggio di questa asserzione indiche~ rò soltanto la divergenza delle opinioni emmesse sopra questa parte tanto importante della Scienza anatomi- ca. Mi dispiace di non potere qui esporre un com~ pendio storico delle determinazioni fino a quest'og- gi pubblicate intorno un soggetto tanto importante ; mi limiterò a dire soltanto, che i maggiori progres~ si fatti nello studio della osteologia , singolarmente della testa, li dobbiamo ai lavori degli illustri Ana- tomici moderni Burdin, Spix, Oken, Dumeril, de Blainville , Geoffroy Saint-Hillaire, Bojanus, Ulrich, G..Cuvier , Carus étc. Per tentare almeno di ottenere risultati più sod- disfacenti di quelli posseduti nello stato attuale del- la Scienza, ci siamo sforzati di abbandonare talvolta le strade 'di già battute. Ravvicinando i dati certi acquistati dai nostri predecessori ad alcuni nuovi fat- ti, che crediamo aver dimostrato pei primi, abbiamo otuto stabilire dei principj generali onde arrivare à delle determinazioni che ci sono parute più ragio- nevoli ed esatte di quelle proposte fino ad ora. Non abbiamo voluto fare una enumerazione esatta e mi- nuta dei fatti, e camminare per tal modo lentamen- te dalla osservazione alla teoria: abbiamo preferito di procedere secondo dei principj. Malgrado gli in- convenienti, ed i pericoli che rimproverare si po- trebbono a questo metodo, vi siamo stati stràscinati , dall'avere costantemente provato quella. dolce sod- disfazione procurata da ricerche giovevoli, singolar- mente allorquando si perviene*a dei risultati abba- stanza certi mediante i procedimenti proprj delle Scienze esatte. Addotteremo in questa memoria l'ordine seguente. 1. Presenteremo delle generali rapidissime conside- razioni sopra tutte le parti dell' organismo animale. 2. svilupperemo le nostre idee generali intorno i tes- suti fibrosi , cartilaginei,, ed ossei, che designeremo col nome comune di tessuti Scheletacei, sclerosi , o duri (tissus sclèreux). I diversi gruppi, od ordini di parti , fibrose , cartilaginee , ed ossee che nei mam- miferi , uccelli , rettili, e pesci entrano nella. com- posizione degli apparecchi, formeranno altrettanti si- stemi scheletacei particolari, l' insieme dei quali co- stituisce il sistema dello Scheletro dei vertebrati. Procedendo per tal modo avremmo assegnato allo _ Scheletro interno di siffatti animali il posto ed il rango che gli conviene nell'organismo, e determi- mato ancora le sue relazioni con tutti gli altri siste- mi di Scheletri parziali. Noi esporremo finalmente una nuova teoria dello scheletro del sistema loco- motore dei vertebrati. Applicheremo alla dimostra- zione di questa teoria una formola generale, coll' i- dea di renderne più semplice lo studio, e sostitui- remo all'antica nomenclatura, ed alla nuova ancora _della osteologia, dei segni algebraici onde rendere più breve questa dimostrazione . I. Considerazioni generali sulle parti dure dell' organismo animale . j Un colpo d'occhio generale e rapidissimo sopra tutte le parti degli animali la consistenza delle qua~ li è naturalmente dura, o tende alla durezza, ci permette di comprenderle nella. seguente enumera- zione. 1? Parti calcari o cornee dei Zoofiti , e dei Raggiati; la pelle solida degli articolati; ed il te- sto dei Mollusci conchiferi , 2.' Tutti i prodotti di natura cornea o calcare di forma variabilissima, e che nei vertebrati hanno avuto il nome di epidermide , epitelio, unghie, artigli, zoccoli, becchi , fanoni , scaglie, peli, penne , corna piene, corna incavate , denti semplici, denti composti. 3. I primi rudi~ menti di uno Scheletro interno nei cefalopodi ; e fi- nalmente tutte le parti degli animali vertebrati, la tessitura delle quali è fibrosa , cartilaginea, e più o meno normalmente ossea . Tutte queste parti sono proprie dello stato di sa- nità. Le malattie, e l'età producono ancora delle concrezioni risultanti dal ravvicinamento di moleco- le cristallizabili delle materie animali, e dei sali contenuti negli umori degli animali stessi , La nostra intenzione non è di esaminare in que- sto luogo comparativamente tutti i prodotti solidi che tendono a diventar duri nello stato di sanità o di malattia ; ci limiteremo ad indicare, che questo studio comparativo fornir deve un giorno dei risul- tati importanti che tuttora mancano. alla Scienza. Ciò non ostante noi faremo una generale riflessione sopra tutti i prodotti di natura cornea o calcare for- manti le parti accessorie della pelle esterna, e del- la pelle interna. Queste parti accessorie ( epidermi- de, epitelio, peli ec.) compongono un grupo naturale di prodotti solidi senza tessitura , che emanano im- mediatamente , o mediatamente dal sangue, e che ; 45 sono depositati alla superficie dell' inviluppo generale del corpo, e. sembrami debbano essere ravvicinati agli umori esalati,, o preparati. Il carattere comune dei prodotti solidi, e degli umori, calcari o cornei, che emanano dal sangue, con- siste nella mancanza di tessitura, o disposizione or- ganica , propria dei tessuti viventi. Per ciò appunto abbiamo riunite siffatte parti per comporre il secon- do ordine di quelle dette anhistes o senza tessitura . Sotto questo nome abbiamo designato tutte le parti dell organismo animale nelle quali non si osserva la riunione delle tre seguenti condizioni proprie di tut- ti i solidi o tessuti viventi: cioè 1. presenza di un umore animale organizabile , o coagulabile: 2." esi- stenza di una sostanza animale solidificata. dalla. a- zione vitale (1), la qual sostanza è amorfa, o si pre- senta sotto forma di filamenti, di fibrille e di fibre, o di lamine vescicolari e di membrane granulose, o sotto forma areolare , cioè frammista di filamenti e di lamelle : 3." presenza di vasi bianchi o rossi che facciano circolare i materiali della nutrizione . Dopo aver riunito sotto il nome di parti senza tes~ situra gli umori esalati o separati, ed i prodotti cal- cari o cornei, che emanano dal sangue, per i sopra- detti mottivi , dobbiamo ravvicinare ai tessuti sche- letacei viventi questi prodotti, onde rendere comple- to il sistema delle parti dure degli animali. La di- stinzione stabilita non è totalmente invariabile es- (1) I fatti relativi all' esistenza dei ploboli in tutti i tessuti ani, mali ; alla loro disposizione in serie longitudinali o lineari ; alla. det termìnazione del loro diametro , essendo stati combattuti , noi ci sia- mo convinti della esattezza delle osservazioni le più recenti . Portia- mo opinione , che la esistenza dei globoli non può essere ammessa in tutti 1 solidi vivi, e non possiamo più considerarla come una delle tre condizioni sine qua non, della tessitura vivente « Vedasi la no~ stra prima mem. a delucidazione delle tay. sinnotiche di anatomia ; e _comparativamente le mem. di Milne Edwards, e Rasyail nel Reper- _ toire-d' Anatomie ; et Journal des Progrès, t. 1x. pag. 237. 46 sendochè può succedere in qualche caso' che una par~ te dura anhista , cioè senza tessitura , p. e. la. par- te morta di un dente o di un pelo , si trasformi in tessuto vivente: ed invece alcune parti del vero si- stema osseo ( corna di cervo, apofisi petrosa , esostosi eburnee ) acquistino tanta durezza da perdere to- talmente la loro vascolarità, e d'loiies vere parti dure anhiste.. , Questi fenomeni dello stato fisidlogico e patologi- co sono analoghi e non identici a quelli che hanno luogo nell' interno della cavità d'un dente, e nel- l'interno di un pelo, la parte vascolosa o vivente del quale muore poco a poco, o prontamente per cagione dell'età, o sotto l'influenza di una malattia . Fa duopo quivi indicare tutte le ossificazioni acciden- tali, che generalmente sono più o meno imperfette, e che ragionevolmente sono state considerate. quali incrostazioni di tessuti, o concrezioni ossiformi. Que- ste rapide considerazioni sulle parti dure degli ani- mali ci sembrano in generale sufficienti per conchiu- dere : 1." che la distinzione in parti senza tessitura, e con tessitura è loro applicabile: 2." che una par- te dura senza tessitura, giammai si trasforma in tes- suto di scheletro vivente: 3.? che ciò non ostante sucedono, sia nello stato sano, sia in quello di malat- tia, vere trasformazioni dei tessuti di scheletro vi- vente in parti dure senza tessitura . VI. Riflessioni generali sui tessuti fibrosi ; cartilaginei , ed ossei . Questi tessuti essendo tre semplici modificazioni di un solo tessuto da noi indicato sotto il nome di tes- suto sclèreux, che è quanto dire di tessuto duro, è indispensabile nello stato attuale della scienza di riunirli con nome comune. Essi infatti formano un tutto continuo nelle diverse sue parti, ed esistono. 47 in proporzioni diverse in tutti gli apparecchi orga- nici . Noi indichiamo i grupi di tessuti duri di que- sti apparecchi col nome di sistemi duri ( Sclèreux ) parziali , ed eccone la rapida enumerazione.. Sistema duro , o schelétaceo dell' apparecchio mascolare . 1. L' apparecchio vascolare presenta le seguenti par- ti dure. A. I tendini delle valvole del cuore, i foglietti fi- brosi del pericardio , le zone tendinee degli orifi- cj auricolo-ventricolari , la tunica esterna dei va- si, quella di tutti i ganglj vascolari sia linfati- ci, sia sanguigni (milza , tiroide, timo,, reni suc- centuriati ). : B. I punti cartilaginosi o fibro-cartilaginosi delle zo- ne tendinee del cuore, l' astuccio cartilagineo del- l'aorta nello storione ec. _ C. L'osso del cuore nel bue, daino, cervo. Fa duopo aggiugnere accessoriamente a queste parti, la la- minetta sierosa del pericardio , e la tunica media dei vasi che abbiamo collocato tra i tessuti osseo- carnosi (sclero-sarceux ) perchè partecipa della natura delle membrane fibrose , e della elasticità della carne o muscolo. Sistema duro dell? apparecchio nervoso . 2. Le parti scheletacee o dure di questo sistema sono : A. La dura madre, la tunica esterna di tutti i gan- gli nervosi , il neurilema o la tunica esterna dei nervi. B. I punti cartilaginei della dura madre, del tento- rio, e della falce. C. La tenda ossea del cervelletto , la falce ossea del 48 cervello in certi vertebrati. La laminetta sierosa, detta aracnoide deve essere accessoriamente unita a queste parti... — di Sistema duro dell' apparecchio locomotore.. 3. L'apparecchio locomotore, che comprende lo sche- letro ed i suoi muscoli, è quello che racchiude la maggior parte dei tessuti fibrosi , cartilaginei,, od ossei ; tali sono : A. I legamenti delle ossa e delle cartilagini, i lega- menti dei muscoli o tendini , le u di. in- serzione, il periostio, il pericondrio, le aponeurosi di inviluppo, lo scheletro fibroso degli ultimi pe- sci (ammocètes). B. Cartilagini interrossee , diartrodiali , corpi fibro- cartilaginosi , cartilagini costali, sessamoidee , del- le epifisi : tendini cartilaginosi , scheletro cartila- gineo dei mollusci cefalopodi , e dei pesci. C. Tutte le ossa dello scheletro dei vertebrati , i ten- dini,, le cartilagini ossificate , di questo. apparec- chio, e le volte ossee che in parecchj rettili. 0c- cupano il posto dell'aponeurosi esterna del tempo- rale, quella dei dentati posteriori e superiori, e quella delle regioni lombare e sacra. Quali parti accessorie possono essere considerate 1.? le membrane analoghe alle sierose dette sinovia- li; 2. i legamenti gialli od elastici . Sistema duro dell' apparecchio monitore , o dei sensi esterni . 4. Questo apparecchio comprende gli organi del tat- to, della vista, dell'udito, appartenenti alla. pelle esterna, e quelli ancora dell' olfato, e del gusto , formati dalla pelle interna. Questi organi costitui- scono i tre seguenti sistemi . A A. Sistema duro dell' apparecchio del tatto. di Questo sistema è principalmente composto dalla cute, la quale più o meno fibrosa nel maggior nu- mero dei vertebrati presenta : 1.' delle piastre , o scu- di ossei nel cocodrillo; 2. degli incrostamenti cal- cari nei tatous , in più famiglie di pesci , p. e. i scle- rodermi , i singnati, gli storioni ec.; 3." dei pezzi ossei nei diodon. Fa duopo ancora riportare alla pel- le esterna; 1." le parti cartilaginee od ossee che nei cetacei, rettili, e pesci formano le natatoje dorsali , ventrali, e terminali ; 2. le parti dùre dell' organo delle remora, e quelle del singolare apparecchio del lofio pescatario; e 3.? i pezzi ossei opercolari . Oltre le indicate parti trovansi ancora come acces- sorie nell'apparecchio del tatto: 1,' le borse sino- viali sottocutanee ( uomo): 2.* dei filetti di tessuto giallo elastico ( pipistrello , lontra , castoro ). B. Sistema duro dell apparecchio della visione . Tra queste parti annoverare si possono, il lega- mento palpebrale ,i tendini dei muscoli dell' occhio, il legamento trocleare del tendine del grande obli- quo;, la sclerotica , il tessuto della quale nei diver- si animali è fibroso,, cartilagineo , od osseo, l'invi- luppo della glandola lagrimale , le cartilagini tarsi, ed i loro pericondrj ; le ossa palpebrali del cocodril- lo , ed il loro periostio, la leva per la rotazione del globo dell' occhio nello squallo.. L' osso unguis o lagrimale deve essere considerato come apparte- nente alla porzione della pelle interna che forma le vie lagrimali . C. Sistema duro dell'apparecchio dell' udito . Si componè dei legamenti del padiglione , dei ten- Tom. II. 50 dini dei muscoli del timpano, e di quelli dell' orec- chio esterno ; le cartilagini del padiglione ed il loro pericondrio , gli ossicini dell'udito,, l'osso del tam- buro, la rocca, ed il loro periostio. Le porzioni os- see e cartilaginee della tuba Eustachiana , o l'osso e la cartilagine di essa, appartengono alla pelle in- terna, e devono essere collocate tra le parti dure dell'apparecchio di audizione, essendo la tromba un annesso di questo apparecchio . Sistema duro dell' apparecchio delle wie aeree. 5." Queste parti devono essere esaminate 1." nell' ap- parecchio dell' olfato ; 2.? in quello della forma- zione dei suoni; e 3.* in quello della respirazione. Le medesime costituiscono tre sistemi distinti . A. Sistema duro dell apparecchio olfatorio . Tali sono le cartilagini delle aperture delle ali del naso, i loro legamenti e pericondrio , ed i tur- binati inferiori. Fa duopo aggiugnervi i segmenti duri etmo-vomeriani , le pareti ossee del seno olfa- torio scavato nella grossezza delle ossa della faccia è del cranio, comuni all' apparecchio locomotore ed olfatorio . B. Sistema duro dell' apparecchio di fonazione. Le cartilagini della laringe,, i loro legamenti, il pericondrio , i tendini dei loro muscoli , e come ac- cessorie le borse sinoviali proprie. C. Sistema duro dell' apparecchio respiratorio. I circoli cartilaginei od ossei dell'aspera arteria , dei bronchi , e loro ramificazioni , i pericondrj. di 51 queste stesse cartilagini,, od il periostio ; le fibre e- lastiche legamentose che li uniscono, la pleura; i pezzi cartilaginei od ossei delle branchie dei retti- li, e dei pesci e le loro parti accessorie . Sistema duro dell' apparecchio delle vie alimentari. 6. Le parti scheletacee o dure di questo apparec- « chio possono formare tre sistemi distinti. A. Sistema duro dell' apparecchio del gusto. La cartilagine della lingua , le pareti ossee o car- tilaginee del palato, e delle mascelle, l'esterno in- volto delle glandôle salivari, ed il tessuto fibroso elastico dei loro condotti escretori . B. Sistema dell'apparecchio di deglutizione . I pezzi joidei ossei o cartilaginei coi loro legamenti, periostio, o pericondrio: questi pezzi joidei però sono comuni all'apparecchio delle vie alimentari ed aeree. C. Sistema duro dell' apparecchio diggerente . L'inviluppo cellulo-fibroso del fegato, del pancreas coi canali escretori di questi Visceri e come ac- cessorj la sierosa dell' addome o cavità splancnica. Sistema duro dell' àapparecchio orinifero. 7. L' inviluppo cellulo-fibroso del rene, il tessuto fi- broso elastico degli ureteri. . Sistema duro dell' apparecchio generativo . 8. Le parti che costituiscono questo sistema possono essere suddivise in tre classi. 52 i A. Sist. duro delle vie genitali del maschio Comprende l' inviluppo fibroso del testicolo , il tese suto fibroso elasticò dei condotti deferenti , delle ve- scichette spermatiche e dei condotti ejacolatori; la membrana fibrosa dei corpi cavernosi , la cartilagine o l'osso della verga, ed il di lei legamento sospen- sorio. La membrana sierosa del testicolo come ac- cessorio . B. Sistema duro delle vie genitali della femmina . ! L' inviluppo cellulo-fibroso delle ovaje, i loro le- gamenti, il tessuto proprio di quest'organo, del qua- le il professore Lobstein ha riconosciuto la struttura fibrosa elastica prima della gestazione: la membrana fibrosa dei corpi cavernosi della clitoride, ed il di lei legamento sospensorio . ' C. Sistema duro delle vie lattee della nutrice. L' inviluppo cellulo-fibroso delle glandole mamma~ rie; il tessuto fibroso elastico dei condotti galatofo- ri, l'inviluppo fibroso del capezolo, l'osso marsu- piale e suoi annessi nei didelfi, non che i tendini dei di lui muscoli. i Fatti comprovanti l' affinità naturale dei tessuti duri tra loro, e con altri tessuti. Enumerando le parti dure che entrano nella com- posizione dei diversi apparecchj organici dei vertebra- _ ti si è sempre fatto menzione ; 1." delle sierose, e delle sinoviali, essendo queste membrane composte di un tessuto cellulare condensato che tende a diven- tare duro: 2." dei legamenti ed altri organi di tessu- to fibroso elastico, partecipando queste parti della natura dei tessuti fibrosi, e di quella del tessuto musculare. L' anatomia nelle diverse età , l'anatomia patolo- gica , la storia delle mostruosità, e l' anatomia com- parata ci forniranno molti fatti, i quali dimostre- ranno fino all' evidenza le affinità naturali dei tes- suti duri tra loro, e col tessuto celluloso e muscu~ lare : ma quì possiamo indicare solo i più marcati . I. Nei primordj della esistenza le tre qualità di tessuti duri esistono nello stato mucoso : la conden- sazione vitale del tessuto mucoso o fondamentale , è la principale causa della formazione dei tessuti fi- brosi , cartilaginosi, ed ossei ; ma per ottenere que- st' ultimo fa duopo che forti dosi di sali calcari sie- mo deposte fra gli interstizj di questo tessuto con- densato, Alcune parti del sistema osseo percorrono tutte le fasi della tessitura dura , e passano succes- sivamente per gli stati 1*? mucoso ; 2." membranoso o celluloso condensato; 3. fibroso; 4. cartilagineo, 5. osseo. Altre passano più rapidamente dallo stato mucoso alla tessitura ossea. Alceune cartilagini normali permanenti passano ra~ pidamente dalla tessitura mucosa allo stato. cartila- _ gineo. Vedonsi similmente più organi fibrosi perma- menti risultare dalla condensazione rapida del tessu- to mucoso o cellulare; tali sono i legamenti,, i ten- dini, le aponeurosi, il periostio, che differiscono sotto questo rapporto dalle membrane fibrose delle meningi e del pericardio, e che primitivamente. so- no semplici foglietti sierosi . I diversi organi duri dopo avere acquistato più o meno rapidamente, o più o meno lentamente la lo- TO tessitura normale, conservansi in questo stato du- xante l'età adulta; nella vecchiaja i tessuti siero- so, fibroso , e cartilagineo, ed il tessuto giallo. os~ sificansi , o si incrostano di sali calcari. Îl. tessuto osseo dei vecchj diventa tanto più compatto denso ; 54 ora si assotiglia e si fa attrofico: ora nello stesso soggetto si vedono in una parte delle regioni _ossee compattissime mentre che le regioni vicine diventa- te sono atrofiche. Tuttociò prova l'affinità di - que- sti tessuti tra loro , e cogli altri indicati .. II. La trasformazione delle sierose, delle sinoviali delle cisti in tessuti fibrosi cartilaginei od ossei più o meno imperfetti. Lo trasmutamento in cartilagini, od ossa, dei legamenti, dei tendini , del periostio , del pericardio , della dura madre, del pericondrio : la formazione dei tessuti fibrosi,, cartilaginei , ossei accidentali in tutte le parti che contengono tessuto -celluloso : l' ossificazione acidentale delle cartilagini permanenti, quella del setto dei corpi cavernosi nel- l'uomo, le anchilosi di tutte le articolazioni dello scheletro , le articolazioni supplementarie dietro lus- sazioni non ridotte , e le sopranumerarie dopo frat- ture non consolidate. La condensazione ed ingrossa mento del tessuto osseo , le esostosi eburnee , le os- sificazioni delle arterie , dei legamenti gialli, rapi- dissime in caso di malattia. Le trasformazioni fibro rartilaginee ed anche ossee del tessuto della matri- ce, e simili, sono altrettanti fatti che dimostrano il progressivo aumento dello stato di durezza sotto l' in- fluenza di condizioni anormali o patologiche. Fa duopo aggiugnere ancora a tutti questi feno- meni quelli che hanno luogo con ordine inverso du- Tante certe malattie dei tessuti duri. Il rachitismo , la carie , l'osteomalacia, gli artrocaci, le periosto- si , certe esostosi , la spina ventosa , sono infatti al- trettanti stati morbosi caratterizzati dal rammolli- miento di codesti tessuti. Dobbiamo quì far parola singolarmente del lavoro organico che ha luogo nelle superficie delle estremità delle cartilagini, ed in. quelle delle ossa lunghe fratturate che sieno. Qui il rammollimento dei tes- suti duri, la trasformazione delle estremità di que- N 55 sti organi in sostanza cellulo-vascolare che permette Y'agglutinazione, coincide colla ossificazione tempo- raria del periostio trasformato in lamina ossea,, e con quella della membrana midollare che ha preso la forma di un cilindro osseo. Durante questo primo periodo di lavoro organico, la eonsolidazione non è che temporaria. Nel secondo periodo i tessuti duri , da principio rammolliti , riprendono la loro consi- stenza e la tessitura normale, nel mentre che quelli temporariamente ossificati ritornano più o meno com- pletamente al loro stato primordiale risultandone il definitivo consolidamento. Dobbiamo ciò non ostan- te far osservare che le cartilagini non articolari e permanenti , come quelle della laringe, ossificansi sempre dopo una frattura; e in questi casi il tes~ suto duro fratturato ha acquistato una tessitura nor- male superiore a quella che aveva prima della fisi- ca lesione. Nelle lacerazioni dei legamenti , nelle rotture dei tendini le estremità di questi organi diventano esse pure cellulo vascolari , si rammolliscono, si aggluti- mano ed in seguito si condensano, ripassano allo sta- to fibroso, e qualche volta ancora si ossificano. LÌ muscoli lacerati o divisi, certe ossa (la rottola ) riu- misconsi quasi sempre mediante una sostanza fibro- sa che si organizza tra le loro estremità. Fa duopo fare osservare in questo luogo che le cartilagini ar- ticolari, e certe parti del tessuto fibroso che ricevono pochissimi vasi, non sono suscettibili di questo lavo- _r0 organico, e si sfogliano. Ì tessuti duri parteci- pano ancora alla ipertrofia od alla atrofia di un mem- bro o di un organo, e le ossa, le cartilagini , e le- gamenti sotto l'influenza a cagion d' esempio di un tumore aneurismatico talvolta scompariscono più o meno completamente . HI. La storia della mostruosità ci soministra fatti _del medesimo ordine, cioè atrofie od ipertrofie di 56 organi duri, che coincidono colle sospensioni di svi~ luppo, o collo sviluppo in più degli organi. Lo sche- letro di certi mostri umani è rimasto talvolta nello stato cartilagineo. Altre volte l'induramento delle cartilagini e la ossificazione è stata invece più rapi- da che nello stato normale. Delle parti normalmen- te cartilaginee sono state trovate nello stato osseo e viceversa . IV. Ma lY'anatomia comparata singolarmente coro- bora tutte le prove fino ad ora esposte per dimo- strare fino all'evidenza l'affinità dei tre tessuti di cui parliamo. Le vertebre le più inferiori hanno uno scheletro membranoso o fibroso , altre sono completamente car- tilaginee , altre infine hanno uno scheletro osseo, e queste ultime, che conservano un posto più o meno ellevato nella serie animale, devono essere distinte in quelle nelle quali la ossificazione è più lenta e meno perfetta , in cui tutte le ossa sono più o me- no provvedute di epifesi; ed in quelle in cui il si- stema osseo si organizza rapidamente, ed i pezzi del quale riunisconsi , e si confondono di buon ora. Que- sto accrescimento progressivo della tessitura dura si osserva infatti nei vertebrati , e procedendo dagli ul- timi pesci verso i rettili, i mammiferi , e gli uccel- li l' ossificazione si fa sempre più rapida e comple- ta. Certi organi duri pare formino eccezione a que- sta regola generale. Così la sclerotica che ha sol. tanto un certo numero di pezzi ossei negli uccelli , esiste nello stato cartilagineo od anche osseo in mol- ti pesci nel mentre che è fibrosa nei mammiferi, e mei rettili. Cosi l'aponeurosi esterna del muscolo crotafite dei mammiferi , e degli uccelli si cangia in una volta completamente ossea nella grande testug- gine franca, e nelle lucertole. Questa volta è in parte fibrosa,, in parte ossea in altri rettili . L' apo- neurosi che converte in canale le doccie delle ver- 5 tebre del dorso, dei lombi, e del sacro è ancora sci volta completamente ossea in tutti i chelonj. Molti mammiferi hanno un osso od una cartilagine nella verga. I marsupiali hanno per tendine inferiore dei muscoli obliqui dell' addome le ossa del marsupio . Il tentorio del cervelletto è osseo in certi carnivo- ri e nei cetacei. Alcuni hanno un osso nel cuore. Dei pezzi normalmente ossei in alcuni esistono nello stato cartilagineo , o fibroso in altri ; l' etmoide p.e. il vomere , lo sfenoide anteriore in certi rettili . Non si deve tacere dell' atrofia progressiva e del- la totale scomparsa di alcune parti dure che esiste- vano nei primi tempi della vita in molti vertebra- ti, e forse in tutti in generale, p. e. la coda, e Y' apparecchio branchiale dei girini : i pezzi cartila- ginei della spina della lampreda scompariscono, e si formano di nuovo tutti gli anni. Dopo avere dimostrata l'affinità naturale dei tes- suti fibroso , cartilagineo, ed osseo proponiamo an- cora le seguenti nuove denominazioni . 1.? Tessuto scleroso-mucoso ; invece di tessuto sie- roso o sinoviale. : 2.' Tessuto iposcleroso ; invece di tessuto fibroso . 3.? Tessuto protoscleroso; per il tessuto cartila- gineo. 4. Tessuto deutoscleroso ; per il tessuto osseo. 5.' Tessuto sclero-sarcoso; per il tessuto fibroso elastico. Il ravvicinamento di tutti i fatti relativi allo stu- dio generale dei tessuti sclerosi o duri, ed i risul-~ tati ottenuti ci sembrano sufficienti a potere stabili- re nella anatomia generale il sistema scleroso ( sclè- _reux). Onde procedere con ordine nello studio di _ questo sistema crediamo che sia necessario il conside- _ rare come altrettanti sistemi sclerosi parziali i diversi grupi di parti fibrose, cartilaginee , ed ossee che ab- biamo veduto esistere nei diversi apparecchi senza 53 perdere di vista la loro affinità 1,* col tessuto muco- so o cellulare per l'intermezzo del tessuto sieroso , e del sinoviale ; 2." col tessuto musculare mediante il tessuto fibroso elastico. Dopo avere ridotte a sistemi tutte le parti sclerose dei diversi apparecchi organi- ci, e formato i diversi sistemi parziali, noi potres- simo limitarci a riunirli per comporre il sistema scle- roso generale dell' uomo, e dei vertebrati. Ma dob- biamo disporre tutti questi sistemi parziali in un or- dine che nello stato attuale della scienza esser pos- sa il più favorevole ad uno studio, e ad uno inse- gnamento filosofico. Per tentare di pervenire a que- sto importante risultato , noi abbiamo prescelto quel- lo addottato nella classificazione degli apparecchj, che abbiamo proposto, corredandolo di una nuoya nomenclatura. Quest'ordine è indicato nel primo - prospetto che segue. : Considerando in seguito tutte le parti sclerose sot- to il rapporto delle loro generali funzioni , qualun- que sia l'apparecchio al quale queste parti appar- tengano, abbiamo stabilito che queste funzioni ri- duconsi a tre principali, che sono: 1.? di servire di trama organica, e di legamenti ; CR à è inviluppare ; e 3. di servire da leve alle potenze muscolari. Ab- biamo stabilito ancora che una stessa parte ora ser- ve ad una sola, ora a due, talvolta a tutte e tre. Il quadro che segue rappresenta le parti sclerose ri- guardate, 1." sotto il punto di vista di loro situa- zione nei diversi apparecchj dell' organismo ; 2." sot to i rapporti delle loro generali funzioni , Se si collochino nelle diverse caselle della secon- da tavola i nomi dati alle parti stesse nell' antico linguaggio anatomico ben tosto si conoscerà che sì fatti nomi non hanno un valore scientifico , e che la loro totalità non costituisce una nomenclatura meto- dica. Lo studio del sistema scieroso o duro in tut- ta la serie animale , seguendo l'ordine proposto, cì SISTEMA SOLEROSO (SCLEREUX) GENERALE DEI VERTERRATI SUBDIVISO in Sistema scleroso degli apparecchj inviluppanti e protettori . È AUMIO L'A LE SOU lè MPU r : Cic PP, Sistema scleroso dell' apparecchio vascolare. o s'5 oo Aio à —ÌôìÌ—I—n ì"" "ìÌICEE n ZIE ; È * È gra Sist. scleroso dell' apparecchio nervoso. n - - ra aa. <.——_ NN. - ——I— CEE . Sist. scleroso dello scheletro Sist. scleroso inrenoli . dell" ap- pre U o z parecchio 9 5 (_locomotore f Id. dell' apparecchio nervoso . Con] hu SN ESA Io ? l——— —r—r — — AH. o Sist. scleroso dell' apparecchio m PR i del tatto. gp So )Sist. scleroso i SA S'i SP ae à "of _ < Id. dell' app. della vista. vn — [ apparecchio "S u —_ —— _K9Km_« A, an du o es01019 - b À 2 À À eAoT oD nale H "os iddnprauT o lr] «dao . . [77] a] mo sa pò uawedar è HS edues) mon A Ò o oAa'T [~] Folss £ ~I BE rddn[t4u[ p aNP~3 Jj— —— Q Mè G Nuawedtar è hà e S edures) Cr SE u Os l~ aAa'T i sa i À GE 1ddn[rauI l Pa "à F) 1Uu9amesa[a E i TE I [*[tl-[e[xl4[olels[o — —v —pbp—- pr. l.2F9t2 « Voli È i È [:j Sur , tm i [-] o CJ o o o o o A - PA - o oa o RtgIS £lelF(SlÉlàlailiaflao] f [2ô[oS[ai ER CH p ; o : R Ca lu f~ liu pita CH ER îfzlsô;/s- £ d Mi MI slmujlmIimrber btbkel pos è U pars 7 p~ é i SI o z E o o o o o si Uu Pu « Pa~e STE Hm È STELSl[Ss [Ss [—H—~— mm) pu D Ca o S «ae Tù x < < < ~ LA gu ~~ [ vu —- ——I—v— E È E u À: . Pcumiru 92108 orA S[[OP ] raezusune ora... 1[E3[U0Î DIA A e SERU enap'dy 1 <0. opr ÙN MA Pn PP STU Cana anuueseneege QUOOce d~ MN iv no "IIINVIUO fHO si na "o È HÔDAUVAAV TIOEN m" OO 6 ho SNOIZVALILS OUOT IG OLU0ddVU Il OLLOS ALVUDGAISNOI ASOUATIB DT AA. i 61 sembra addattatissimo a far scoprire i principj me- diante i quali ottenere si potranno delle determina- zioni scientifiche talmente ragionevoli da meritare la generale approvazione. Ci limiteremo intanto allo studio generale del sistema scleroso nei vertebrati. Le parti che entrano nella composizione dei di- versi sistemi duri dei vertebrati devono in generale essere considerate quali parti costituenti degli ap- parecchj cui appartengono. Esse però ora sono ac- cessorie e poco numerose ; ora più o.meno essenzia- li ; ora infine acquistano una grande predominanza nell' apparecchio od anche in tutto l' organismo , ed in quest' ultimo caso ellevansi esse stesse al posto d' apparecchio. Sviluppiamo alcun poco queste gè- Aerali proposizioni . Le parti sierose, fibrose, elastiche o non elastiche, sono disposte nell'apparecchio vascolare sotto forma di tuniche e concorrono per tal modo a formare i vasi , dei quali la tunica interna è la sola parte fon- damentale dell' apparecchio vascolare, il quale esso stesso non è che una grande lacuna del tessuto cel- lulare, destinata a contenere i fluidi sanguigni. Le parti cartilaginee ed ossee non esistono che in pic- col numero in questo apparecchio (osso o cartila- gine del cuore, ed aorta). Le parti sclerose dell'apparecchio nervoso (ara- cnoide , dura madre , neurilemi) non sono che lo strato più esterno degli organi nervosi. Ugualmente il tessuto fibroso , le cartilagini, le ossa , le sinovia- li, i legamenti elastici dell' apparecchio locomotore non sono a rigore che organi accessorj ed ausiliarj dei muscoli nell' apparecchio locomatore. Ciò non ostante nel maggior numero dei vertebrati l' insieme di tutti questi organi sclerosi acquista un tale pre- dominio nella loro economia animale , che compone esso stesso un vero apparecchio destinato a sostene- fe, unire, inviluppare, e proteggere tutti gli altri. 62 Nei chelonj l' apparecchio scleroso,, o lo scheletro, ha acquistato il massimo di predominio in tutto l' or- ganismo . Fra le parti sclerose degli apparecchj dei sensi alcune possono pure innalzarsi al posto di essenziali e predominanti. Singolarmente nel sensorio del tatto codeste parti possono predominare , e formare un ap- parecchio o scheletro esterno . Questo apparecchio di parti dure può coesistere cogli scheletri interni de- gli apparecchj locomotori, come nei Tatu, Singna- ti, Sclerodermi,, Storioni , Diodon ec. Ovvero anco- ra questo esterno scheletro esiste solo , e compensa completamente la mancanza degli scheletri interni dei vertebrati nella sua funzione generale di proteg- gere l'organismo e di servire passivamente alla lo- comozione . Gli organi sclerosi che servono all'udito costitui- scono pure nei vertebrati più ellevati un vero appa- recchio. Questa orditura scheletacea dell'udito è ben diversa dal sistema scleroso dell'apparecchio lo- comotore , abbenchè entrino alcune sue parti anche nella composizione dello scheletro. Lo stesso dire mon si può delle parti dure che servono alla visio- me, d'esse non presentano la stessa preponderanza come nell'organo per l' udito. In quanto alle parti sclerose delle vie aeree, ali- mentari,, orinarie, e genitali, quelle soltanto dei canali aerei formano una continuata orditura. Die- tro questo generale esame si può conchiudere che due soltanto di questi sistemi formano una orditura solida , e servono alla protezione , alla locomozione, ed a tutte le altre funzioni speciali dell' organismo. Tali sono gli apparechj della locomozione, e del tatto. Questi sono i soli che meritino realmente il mome di sòheletri: sono infatti stati distinti in sche- letro interno dei vertebrati o articolati interni, e scheletro esterno, o degli animali articolati esterna~ 63 mente. Pare che alcuni anatomici tedeschi abbiano spinto troppo lontano la significazione della parola scheletro, che deve essere limitata ai due riferiti Casi. III, Teoria generale dello scheletro dei vertebrati - Onde sfuggire gli errori nelle determinazioni in tanta incertezza sparsa dai più moderni lavori, fa duopo attenersi principalmente al fatto seguente. Allorchè si osservino con attenzione in un vertebra- _to le parti sclerose dell'apparecchio del tatto, della vista , ed anche dell'udito, si riconosce che verso Y estremità cefalica dell'animale i pezzi duri di que- sti tre apparecchj tendono a confondersi con quelli dell'apparecchio locomotore divenuti in questa re- gione sotto cutanei. Egualmente i pezzi dell' appa- recchio del tatto tendono a combinarsi sulle linee dorsale,, ventrale, ed all'estremità caudale coi pez- . zi dello scheletro interno in alcuni rettili, €e nei pesci. À questo fatto tanto importante conviene ag- giugnerne un altro, che ne è come la conseguenza , e che pure può essere la causa di un gran numero 1/> . . PU : . di'illusioni , e ci sembra abbia maggiormente con- tribuito a far travvedere allo spirito umano in que- sto genere di ricerche : consiste questo secondo fat- to in una specie di fusione che operasi tra i pezzi duri dell'apparecchio locomotore e quelli degli al- tri indicati apparecchj. Questa funzione che nello stato normale delle parti si effettua sotto l' influen- za dell'età è un risultato inzevitabile dell' affinità di tessitura tra parti che intervengono le une nelle altre. Noi dobbiamo dunque dimostrare che se nel- _ la parte media del corpo di un vertebrato il siste- x _ma scleroso dell' apparecchio locomotore è per così _dire isolato e ben distinto da tutti gli altri sistemi _— sclerosi parziali, non è lo stesso verso le estremità , À 64 nelle quali si vede una vera tendenza alla fusione , od una fusione completa tra i diversi sistemi. Onde appianare codeste difficoltà fa duopo istitui~ re osservazioni più esatte più profonde e numerose di quelle fatte fino ad ora sopra questo argomento, onde così scoprire i veri principj colla scorta dei qua- li sperar possiamo di spargere qualche lume intor- mo un soggetto ancora in gran parte problematico. Un solo principio fondamentale applicabile allo stu- dio di tutti i corpi naturali e dei loro fenomeni, quello che abbraccia tutte le leggi della natura, è il principio dell' ordine od armonia, e delle rela~ , zioni reciproche delle parti componenti un tutto. Questo principio applicabile alla ricerca delle leggi dell' organismo animale considerato come un fatto benissimo ordinato ed armonico, deve condurci nel- la ricerca del piano generale della struttura dello scheletro, che negli organismi superiori è pure un tutto le cui parti sono ed esser devono in perfetta relazione ed armonia le une colle altre. L' esposi- zione di questo principio che apparir potrebbe trop- po vaga, oscura, e generale, abbisogna degli schia~ rimenti che seguono. I principj o fatti generali sui quali riposa la teo- ria che siamo per esporre sono in numero di quat- tro, e cioè: 1. Il principio dell'affinità di tessitura . 2. Quello della correlazione di situazione delle parti. 3.' Quello dei rapporti tra la struttura e le fun- _ zioni . 4. Quello infine del congiungimento , e della fu- sione delle parti tra loro. Il primo principio (affinità di tessitura) ci ha di , già servito di scorta nello stabilire il sistema Scleroso generale, di cui lo scheletro non è che una parte. Il secondo ( principio di correlazione di situazione _ i ~ 65 delle parti), ci farà scoprire il piano generale della costruzione di un segmento scleroso dello scheletro di un vertebrato considerato ad un maximum ideale di composizione . Il terzo ( principio dei rapporti tra la struttura e la funzione ) ci ajuterà a distinguere ed a determi- nare tutte le modificazioni di questo piano generale nelle regioni dove è più o meno difficile lo. sco- prirlo. Da questo terzo principio ne deriva la legge delle variazioni della tessitura , della situazione , del- le connessioni, della forma, delle dimensioni, e del numero delle parti. Il quarto principio (congiungimento, e fusione delle parti) deve tenerci in guardia contro le illu- Tm sioni , e farci evitare l' arbitrario . Il modo col quale abbiamo studiato il nostro sog- getto non ci ha permesso di cercare un punto d'ap- poggio sulle leggi della osteogenia, giacchè queste leggi non sono ancora state studiate in tutta la se- rie degli animali. Ciò non ostante vedremmo in se- guito che elleno somministreranno dei dati impor- tanti che non devono essere trascurati . ( Sarà continuato ) Tom. II. ma 66 DMANCGILI GIUSEPPE, membro dell È. R. Istituto di Milano, ec. ec. Brevi cenni sulla epistola zootomica del professore Orro di Breslavia al celeberrimo Bxv- MENBACH : ( Annali Universali di Medicina Vol. L. pag. 207~ 278. Maggio 13829. con tavola) (estratto). IT chiarissimo Professore in questo dotto scritto avverte, avere Egli fino dal 1807. pubblicate le prime quattro memorie sull'argomento relativo alle specie mammifere fra di noi conosciute, che vanno soggette al periodico letargo, le quali memorie nel 1818. seguite furono da una quinta, esponendo in tutte col più ingenuo candore quanto gli era avve- muto di osservare circa il naturale andamento delle precipue funzioni organiche durante il sonno letar- gico più o meno profondo. È verso il fine della quarta memoria , dopo di avere indicato le cause esterne preparatorie al letargo conservatore , si fece ad indagare la causa organica, che poteva più vero- similmente contribuire a produrre questo maraviglio- so e sorprendente fenomeno dell' animale economia . Infatti le più attente osservazioni anatomiche istitui- te sulle marmotte,, animali eminentemente soggetti _al periodico letargo , lo condussero a stabilire che — rispetto alla causa organica di questo fenomeno po- trebbe più di qualsiasi altra concorervi un minore afflusso di sangue arterioso al cervello, ed un mag- giore apparato venoso destinato a ricondurlo al cen- tro della circolazione : — e verso il fine della quar- ta memoria in.tal guisa ragionava l' illustre autore. », Ma quale sarà la causa organica che può con- », tribuire a ritenere le marmotte in questo stato di », letargo per cui la vita si conserva a spese della », sola loro pinguedine sotto una data temperatura ? ;, Per chiarirmi su questo punto ho diretto parti- »» »? 2» , ~ »» PR 5 » 29 sp» 2? »» »» LE] », »» E] »? FE] Î sò PRÀ 2? ?» PÀ » 9? ,», p? »» SE] »> ED »» $9 SEE 67 colarmente le mie ricerche all'organo cerebrale , a questo precipuo agente delle funzioni organi- che, li cui stami, ancorachè godano di una ec- citabilità loro propria, d'onde dipendono le. fun- ziôni animali e la veglia; pure gli si rende in ogni tempo necessaria una data quantità di san~ gue arterioso onde sostenere ed avvivare la ecci- tabilità in questi stami cerebrali . ;», Noi sappiamo, che sino a tanto che il sangue arterioso per una causa eccitante qualunque flui- sce in copia verso l'organo cerebrale,, lo mantie- ne in uno stato di eccitamento che non è punto favorevole al sonno. Dovremo quindi inferire per legittima conseguenza, che quanto minore sarà l'affluenza del sangue arterioso al cervello, se dipende ciò da una particolare organizzazione , come p. e. da difetto di vasi arteriosi o loro an- gustia, allorquando una tale circostanza organica si troverà in concorso con altre cause estrinseche , debilitanti , le funzioni cerebrali soggiaceranno facilmente all'indebolimento , l'energia degli sta- mi cerebrali verrà meno, quindi ne Verrà il son~ mo ordinario, indi il sonno letargico. ,» Instituite infatti nel corrente anno (1807) le debite injezioni $ul sistema arterioso e venoso del cervello di più marmotte , ho osservato, in primo luogo , che la quantità dei vasi venosi in confron- to degli arteriosi stia nella marmotta in una mag- gior proporzione che negli altri mammiferi non soggetti a intorpedimento. Ma ciò che più parti- colarmente ha fissato la mia attenzione si fu il sistema arterioso di questi animali , perocchè lad- dove nelle altre specie di mammiferi troviamo due grandi carotidi interne, quindi due arterie cere- brali insigni, oltre le due vertebrali che si riu- niscono nella sola basilare; dalle quali arterie ce- rebrali e basilare, oltrechè derivano tutte le ar- 68 terie che si propagano alle differenti parti del cervello, e del cervelletto, derivano pure, è que- ste dalle cerebrali, le due piccole arterie che vanno in basso ad anastomizzarsi con due dei principali rami provenienti dalla basilare, e che portano il nome di arterie comunicanti, per la comunicazione appunto che formano fra il san- gue delle due cerebrali , continuazione delle co- rotidi, con due dei principali vasi della basilare formata dalle vertebrali. Nelle marmotte invece veggiamo l'arteria basilare formata dalle due ver- tebrali diramarsi lei sola a tutte le parti del cer- velletto e del cervello; veggiamo li due, principali vasi della basilare portarsi verso la parte anterio- re del cervello; e se vogliamo yiudicare da quan- to apparisce nel luogo che corrisponde. presso a poco all' ingresso delle cerebrali, dare essi anzi- chè ricevere due piccoli rami arteriosi, i quali, foratàa la dura madre, anzichè seguire l'andamen- to proprio delle carotidi interne, si portano avanti verso la cavità dell' occhio , e nel progredire for- niscono dei piccolissimi ramuscelli a diverse parti fino a che il tronco maggiore si impiega per ana- stomizzarsi con un ramo insigne della carotide e- sterna ossia colla mascellare interna. », Egli è anco da avvertire che subito dopo l'in- serzione di questo ramo , che potrebbe da taluno confondersi colla cerebrale,, veggiamo il ramo del- la basilare in cui entra, o a meglio dire da cui si diparte , progredire avanti diminuendo di dia- metro , anzichè aumentando,, talmentechè a ben considerarlo così rapporto all'andamento, come rapporto alla direzione dei romuscoli arteriosi che ne derivano, sembra realmente un ramo arterioso che si diparta dai principali vasi cerebrali per comunicare con un ramo della carotide esterna , dopo aver fornito dei sottilissimi ramoscelli alla Nè 69 _—,, dura madre, e strada facendo ad altre parti del ;; Capo. ,, Che se da quanto apparisce siamo condotti a ,, credere , che quei due piccoli rami arteriosi, che ;, si dipartono dai due principali vasi della basiiare, », facciano le funzioni di comunicanti colle mascel- ;», lari interne, anzichè di vere carotidi, allora si ,, capirà benissimo perchè le marmotte, per difetto ,, di afflusso di sangue arterioso al cervello, sieno ,, generalmente tanto sonnachiose nella buona sta- ,, ione, e come passino poi facilmente al sonno », letargico,, allorquando si aggiungono le due altre ,, circostanze , della temperatura cioè, e massime ,, del digiuno ; le quali tenderanno a diminuire sem~ ,, pre più l'afflusso del sangue arterioso al cervel- ,, lo, e quindi sosterranno sempre meno l'eccita- ,, ento e l'energia degli stami cerebrali,, necessa- ,, ria alla veglia. »» In ogni modo egli era però necessario, che an- ,, che durante il sonno letargico gli stami cerebrali ,, ricevessero dal sangue arterioso un tenue eccita- ,, mento valevole a sostenere la vita dell'animale, ,, mediante un languidissimo esercizio delle più im- », portanti funzioni dell'economia organica. A tal ;, fine pare che la natura provida abbia voluto ac- ,, cordare al cervello di questi animali un numero ,, assai grande di vene in confronto del piccolo nu~ ,, mero di vasi arteriosi , volendo così in certo qual ;, modo compensaré col ritardo della circolazione ,, arteriosa il poco sangue arterioso portato dallo. ,, Scarso numero di arterie al cervello stesso . Infat- ,, ti dovendosi scaricare il tubo arterioso angusto ,, assai nel tubo venoso assai amplo e grande, il ,, sangue non può che soffrirne un considerevole ri- ,, tardo, e proporzionato alla differenza. grande che ,, si osserva fra il sistema arterioso ed il venoso , ;, che competono al cervello di questi mammiferi « vo ;»» Così procedendo la cosa, il cervello. dell' anima- ,, le, il precipuo agente delle funzioni organiche , _—,, riceverà dal sangue arterioso l'eccitamento neces- ,, sario alla conservazione della vita, che senza di ,, questo particolar meccanismo, l'animale di ne- ,, cessità passerebbe dal letargo alla morte. Ora dopo tuttociò un moderno dotto scrittore di cose anatomiche il Professore Otto di Breslavia in una sua memoria pubblicata nel 1826. sullo stesso argomento (1) asserisce francamente che il nostro autore vedute non aveva le carotidi cerebrali nelle marmotte, e che male a proposito perciò assegnar volle quale causa organica del sonno letargico di questi animali la poca copia di sangue arterioso spinto'al cervello dalle sole arterie vertebrali. I ra- mi arteriosi ai quali è piaciuto al citato, celebre professore di dare il nome di carotidi cerebrali sono quegli stessi che con tanta esattezza e precisione descrive il Mangili sotto il nome di vasi cerebrali comunicanti colla corotide esterna, come chiaramente si legge nello squarcio della quarta sua memoria di sopra trascritto, e nel quale fa precisamente. riflet- tere, che questi stessi rami occupano il luogo in cui ordinariamente s' incontrano i tronchi delle interne carotidi colle quali non devono essere confusi pel modo singolare di loro distribuzione. È tanto chia- ramente vide, e preparò in allora il Mangili questi. rami arteriosi, e cosi singolare gli parve la disposi- zione del sistema arterioso cerebrale delle marmotte che lo fece scrupolosamente disegnare dal celebre Professore Anderloni. È questo stesso disegno uni- tamente a quello del cervello e del sistema arterioso là '"—_—_ . a« e Se. s— — aa (1) L' estratto di questa memoria col titolo — Memoire sur les vai- seaux cephaliques de quelques animaux, qui s' engourdissent pendant 1 hiver — è inserito anche negli — Annales des Sciences Naturelles F. xi. pag. 70-111. Mai 1627 — avec planche, uce. alli Pa ni z VI cerebrale del coniglio ha voluto presentemente pub- blicare per dimostrare evidentemente che fin d'allo- ra conobbe e descrisse, sotto altro nome, le pretese carotidi cerebrali delle marmotte di Otto, e che notabilissima è la differenza che passa tra il sistema arterioso cerebrale di questi animali e quello del coniglio non soggetto al letargo, il quale in pro- porzione lo presenta molto più copioso e sviluppa- to; e sono senza confronto maggiori in quest'ultimo le vere carotidi cerebrali di quello lo sieno nelle marmotte i vasi che occupano il loro posto. _ Dunque la pretesa scoperta del Professore di Bresla- via si riduce all'avere Egli cambiato nome ai rami arteriosi tanto tempo prima veduti, e delineati dal nostro autore, senza impegnarsi poi nel distruggere ancora quei forti argomenti mediante i quali questi cercò di coroborare l'osservazione anatomica e la propria opinione. Se infatti i piccoli vasi arteriosi in quistione fossero vere carotidi cerebrali, i due principali rami dell' arteria basilare sui quali si in~ seriscono dovrebbero aleun poco aumentar di volu- me ; ma invece li veggiamo decrescere alquanto di diametro nel progredire che essi fanno verso la par~ te anteriore di quel viscere. Ma quand" anco, con~ tinua l'illustre autore, volessimo pur stare per un istante all' opinione del Professore Otto circa l'uso di que' due piccoli vasi arteriosi; dall'esame della tavola risulterà sempre vero verissimo, che li vasi arteriosi cerebrali della marmotta , animale soggetto a lunghissimo periodico letargo, sono notabilmente minori di quelli del mammifero non soggetto in Ve~ run tempo deil'anno a questa specie di profondissi- mo sonno; per cui ripeto, che se la mia opinione _su di questo argomento non sarà la vera verissima , dovrà al certo ritenersi almeno come la più verosi- — mile fino a tanto che a qualche Fisico di _perspica- _cissimo ingegno, e sagacissimo nell'arte di esperi~ 72 mentare, non avverrà di scoprire un'altra causa or- ganica , che possa dirsi la vera e genuina, e tale che più non lasci verun luogo a dubitare. Mi farò da ultimo a rispondere a due riflessioni che fa il Professor Otto a sostegno de' suoi pensa- menti. Asserisce egli, alla pagina cinquant'una del suo libro, che dormono questi mammiferi come ag- gomitolati, e col capo nascosto fra le coscie, per cui la loro supposta carotide cerebrale, quando mai si dirigesse al cervello per la solita via, dovrebbe rimanerne compressa. Ma quale compressione , di- manderò io, potranno mai esercitare i muscoli delle coscie di questi animali sopra li vasi arteriosi , che si portassero al cervello, se essi muscoli trovansi durante il sonno letargico in uno stato di perfetta inerzia, e quindi del tutto inabili ad esercitare la supposta pressione, che si richiederebbe assai grande, onde ottenere si potesse il suddetto effetto? In altro luogo del suo libro asserisce lo stesso professore , che gli animali soggetti a periodico le- targo sono molto vivaci, spediti e di acuto inten- dimento ; e poche linee dopo soggiunge in maniera del tutto gratuita , che spettano a quegli ordini di animali , nei quali è minima la massa cerebrale pro- porzionatamente al corpo; e che quindi non debbe vrecar meraviglia se il loro cervello non va fornito di grandi arterie. Io mon saprei in verità concilia- re, séguita sempre il Mangili, la prima parte del suo canone colla seconda, mentrechè sappiamo che la vivacità nei movimenti , e sopratutto poi una cer- ta quale acutezza d'intendimento si attribuisce piut- tosto agli animali che vanno forniti di una sufficien~ te massa cerebrale, anzichè a quelli che moltissimo ne scarseggiano, li quali vengono generalmente. ri- sguardati come li più stupidi ; almeno ciò è quanto "i ritiene dalli più accreditati Naturalisti e Fisio- ogi. Co U o Bo CINI 73 Molto meno ancora noi saremo d'accordo con que- sto autore se mettiamo a confronto li vasi arteriosi cerebrali della marmotta con quelli deI coniglio, che pure spetta ai mammiferi dello stesso ordine, risul- tandone, come si è detto e dimostrato colle figure , marcatissima la differenza. Conchiudiamo adunque che a stabilire con fondamento l opinione del Pro- fessore Otto sulle pretese carotidi cerebrali delle marmotte, abbisognano ancora degli argomenti , e delle osservazioni più estese ed esatte; e che mon possono bastare le di lui osservazioni ad abbattere Y opinione del Mangili sulla causa organica che più probabilmen** può influire alla produzione del le- targo invernale nella stessa specie di mammifero . Ricsacci Massimizrano — Lettera ad un amico sulle comunicazioni dei vasi linfatici colle vene. Firenze li 6. Agosto 1829. in 8 di pag. 2o. ( estratto ) 9, L egregio autore nella prima pagina di questa lettera. parla a lungo della scoperta dei vasi linfa- tici, e nomina molti di quegli anatomici celebratis- simi che estesero il ritrovamento dell'Aselio, e di- mostrarono l'esistenza di questo sistema nelle diver- se parti del corpo umano e dei bruti: accenna an- cora l'importantissima quistione tanto agitata, anche dai moderni fisiologi , intorno la facoltà sorbente at-_ tribuita da alcuni esclusivamente al sistema linfati- co, da altri resa comune anche al sistema sanguigno, particolarmente venoso, e da Flourens accordata a —_tutti i tessuti organici viventi. Siccome poi Egli abbraccia l'opinione di quelli che al sistema linfa- tico soltanto assegnano la facoltà di assorbire così _trae da ciò argomento di favellare delle osservazioni ZA anatomiche del di lui amico e compatriota Regolo Lippi, mediante le quali, dimostrate più palesi, e frequenti le comunicazioni fra sistema linfatico e venoso, meglio si spiegano parecchi di quei feno- meni che erano favorevoli all'assorbimento delle ve- me, e questa funzione di assorbire a quel sistema soltanto con maggior fondamento si attribuisce. Ma lasciando 'codeste importanti , ma difficilissime qui- stioni al fisiologo , seguirò il nostro autore solo in ciò che ha relazione col fatto anatomico, e coi ri- trovati del Lippi. Questi dopo lunghi e penosi tra- vagli, al dire del Rigacci , pervenne a dimostrare molte comunicazioni di vasi linfatici colla cava in- feriore , colle iliache, colle lombari, colle spleniche , colle epatiche, colla vena azigos ec., come fu allo~ ra annunziato nel giornale dell'Antologia N.? 4r. Maggio 1824; e dietro molte altre ricerche consi~ mili, istituite non tanto nell' uomo quanto nei bru- ti, credè di avere chiaramente dimostrato col fatto, ciò che era stato per lo passato asserito dallo Ste- none, dal Nuck, dal Pecquet, dal Vepfer, dal Ro- sen, dal Meckel, dal Linder, e da molti altri an- cora: fatti ed osservazioni rese di pubhlico diritto nella memoria pubblicata dallo stesso Lippi nel 1825 (1). Allorquando questi, sono parole del Rigacci, mi comunicò i primi subi ritrovati, mon esitai un istante ad ammetterli ; giacchè sottoponendo.alla mia riflessione una tal cosa, nulla trovavo che si oppo- nesse a quelle savie leggi, che il Creatore ha rigo- rosamente stabilite nel disporre ed organizzare le parti da cui risultano le macchine animali. Anzi ponendo mente al calibro di quel dutto toracico , (x) Tllustrazioni Fisiologiche e Patologiche del sistema linfatico~ chilifero mediante la scoperta di un gran numero di comunicazioni di esso col venoso, del Professore Regolo Lippi. Firenae 1825. in 4. di pag. I12. con 1x, Tavole in fol. astuta RN e ren nu ne, _— Mere Venga SE Pa cgnaeaa a penne. par Pre < hj lin À 75 che per l'addietro si riguardava come il solo ed u nico destinato a ricevere quasi che tutto il fluido assorbito nelle diverse parti del corpo per quindi versarlo nella vena succlavia sinistra, e ai pochi vasi linfatici che s'ammettevano aprirsi nella suc- clavia destra , io andava interamente persuaso colla ragione dell'esistenza delle comunicazioni ritrovate dal Lippi tra questi due sistemi di vasi. Éd in ve- ro cosa vi era mai di maraviglioso, e di sorpren- dente nell' ammettere che molti altri vasi linfatici , oltre ai conosciuti , andassero ad imboccare altre di- ramazioni di quel medesimo sistema venoso, che è sicuramente l' unieo incaricato di ricevere tutto ciò che da essÎ è stato assorbito ? In quanto a me nulla certamente. Inoltre , considerando, che una tale sco- perta era stata già presentita da valent' uomini pri~ ma che il fatto l'avesse dimostrata , io sempre più mi sentiva inclinato ad ammettere come vere e co- stanti le comunicazioni in quistione . Riflettendo inoltre, che trattandosi di scienze po- sitive il solo fatto poteva, anzi doveva, unicamen- te giudicare della realtà di tali ritrovati, io cercai perciò di assicurarmi da me medesimo della loro e- sistenza. È oltre alle mie particolari osservazioni , per quella verace amicizia che da sì lungo tempo mi stringe al professor Lippi , potei più volte essere testimonio di alcuni di quei fatti anatomici da esso annunziati ; di modo che posso francamente dire di alcuni di questi esperimenti, che hisce oculis vidi, et quorum pars magna fui. È di più farò quivi os- servare che i vasi linfatici da me veduti imboccare nelle vene, lungo delle quali scorrevano , presenta- _ Vano alla loro apertura quelle medesime disposizio- _ni, che si notano all' estremità del canale toracico . _— Frattanto mi è duopo lusingarmi che esser non vi _— possa alcuno, che voglia suppormi si stupido od _ ignaro dell'anatomica scienza, da avere nelle mie I 76 ricerche equivocate costantemente le vene coi vasi linfatici, e di essere così caduto in un errore tanto grossolano. È molto meno poi credo che nel caso in discorso sia da valutarsi la obiezione di coloro, i quali eco facendo ai detti del Mascagni , spiegavano il passaggio del mercurio dai vasi linfatici nelle ve- me per una rottura accaduta in questi due ordini di vasi; giacchè s'intende bene come~il peso del mercurio romper possa il vaso linfatico, ma non si comprende poi per quale azione accader possa una simile rottura anche nelle minime vene onde in esse possa il liquido introdursi : inoltre le dimostrate co- municazioni vedonsi principalmente fuori delle glan- dole, tra grossi vasi, e gli sbocchi dimostransi per~ fettamente organizzati , Îo non farò qui menzione di quelle cellule che alcuni hanno erroneamente sup- posto esistere nelle glandole , pensando che in que- ste i vasi linfatici inferenti depositassero la linfa, per esser poscia ripresa dagli efferenti, poichè lo studio dell'anatomia umana e comparata, e molti fatti patologici abbastanza smentiscono siffatta. opi-' nione. Di più e chi non comprende che anche in questa semplice ipotesi il passaggio del mercurio nelle vene non potrebbe giammai accadere, perchè la forza della colonna del fluido injettato distraendo bruscamente le cellule darebbe luogo ad un infiltra- mento nel tessuto celluloso, a delle lacerazioni del medesimo , le quali assolutamente si opporrebbero aL passaggio nelle supposte aperture dei capillari venosi . Queste sono, continua sempre l'autore, le prin- cipali ragioni che mi decisero fino dal 1825. ad am- mettere le comunicazioni di cui ho sino ad ora par- lato; e confessar debbo che è stato poi per me di non lieve conforto il vedere che iô non ero stato il solo a prestar fede alle moltiplici comunicazioni dei linfatici colle vene , ma che un Palloni , un Gallini , un Vaccà, e molti altri dotti sì nazionali che stra- nieri avevano emesse delle dichiarazioni tali da non lasciar dubbio che essi non fossero del mio senti- mento. A tutto ciò si aggiunga il solenne giudizio ultimamente pronunciato dalla tanto celebre Acca- demia delle scienze di Parigi , la quale nel confer- mare la maggior parte dei ritrovamenti del Lippi ha voluto onorare la di lui opera di già citata. del premio maggiore di Fisiologia , ambito, in quest' an- no principalmente , da copioso numéro di concorrenti di altissima fama. Ad onta di tuttociò tratenermi non posso dal con- fessare che se le consecutive indagini anatomiche istituite da uomini nel merito uguali a quei moltis- simi che negli andati tempi , ed attualmente anco- ra, hanno confessato è confessano di avere vedute le comunicazioni in quistione, portassero a dimo- strare il contrario, in tal caso sarei io il primo di tutti a dubitare d'essermi ingannato nelle mie os- servazioni . Ciascuno che ami la verità e che si oc- cupi delle Scienze non deve arrossire dei suoi erro- ri, ma vergognarsi invece di occultarli una volta che li abbia conosciuti. L'arte di bene osservare è oltremodo difficile, è per conséguenza è sempre me- titevole di scusa colui ; che alcuna volta s'inganna in ciò che imprende ad esaminare. Cosicchè io non potrò essere giammai da messuno redarguito, ogni qualvolta io mi sono protéstato, e come di nuovo torno a protestarmi col celebre Lorenzo Magalotti — di rimettermi in tutto all'esperienza,, maestra infal- libile delle cose, e fontana péremne a tutti i Tivi delle nostre scienze, e delle arti, alla quale sareb- be matto accorgimento , e prosuntuosa ignoranza il contraddire —. . 78 SULLE SPECIE INDICENE DEL GENERE LACERTA. Memoria pr M. Anr. Ducès. (Ann. des Sciene... Nat. Avril 1829.) fi ! Parre L' Generalità. fi Car. 1. Introduzione. I clima, e la posizione geografica della bassa Linguadocca la rendono ugualmente favorevole allo studio delle piante, ed a quello della zoologia . Que~ sta provincia , riunendo le produzioni dei paesi me- ridionali , e settentrionali della zona temperata , quel- le del mare, e delle montagne , offre all' osservato- re un vasto campo di ricerche. lo ho impiegato una parte del mio tempo nell' osservare i rettili, che vi abitano, ed i rilievi, che ho potuto fare sonmi pa- ruti degni di qualche attenzione. ' Lasciando da parte le specie del genere seps, e fors'anche quelle del genere chalcides, altri saurii, non vivono nei nostri giardini, e nelle nostre cam- pagne in fuori delle lucertole; il gecco dei muri si trova soltanto nella Provenza, e lo scinco algerino ( Lacerta algira), per quel che a me pare, soltanto per isbaglio è stato messo nel novero de' nostri ret- tili. Tutte le specie del genere Lacerta , di cui prendo a trattare, oltre la lingua profondamente biforcuta, le 5 dita libere , cilindriche , e molto disuguali de' piedi posteriori , caratteri che le distinguono dalle famiglie vicine a quella dei lacertini, hanno ezian- dio caratteri comuni, mercè de' quali differiscono dai generi, che più le avvicinano. La mancanza di qualsiasi cresta dorsale, o codale, la figura cilindri- ca della coda stessa , la larghezza delle laminette , ond'è rivestito il ventre, e le cui file. longitudinali mon sono mai più di dieci, non ci lasciano confon- dere le lucertole coi draghi, coi monitori, e colle salvaguardie . Uno spazio quasi nudo fra le laminet- te del torace, e le scaglie del collo, fra le quali le posteriori , che sono più grandi , forma una spe- cie di semi-collare, e più specialmente ancora un elmetto osseo, e scaglioso situato sul cranio, tron- cato posteriormente,, e le cui lamine più larghe so- no anche le più vicine al tronco. Tali sono le par- ticolarità , che distinguono le lucertole dalle amei- ve. Finalmente una fila di ghiandole cutanee , spor- genti su ciascuna coscia le separa precisamente dai Tachidromi (1). Questi caratteri competono eminen- temente alle sei specie , che vivono nei nostri climi , e cioè: l'occhiettata, la verde, quella dei ceppi, quella de' muri, la veloce, ed un'ultima, che io chiamo lucertola di Edwards. Addurrò in seguito i "motivi , che mi hanno indotto a ristringere a questo iccolo numero la lista delle lucertole indigene la quale sarebbe ben più estesa (a TA specie) se si adottassero le determinazioni di Daudin, e de" suoi imitatori. (2) / e pre E iii (1): Una parte dei caratteri , che noi assegniamo al genere Lacerta sarebbe pure applicabile al genere Cordylus . Le laminette del ven- tre sopratutto, e la figura del elmetto del cranio, ravvicinano i Cordili alla lucertola veloce, le ghiandole femorali sono' però gran- di, in piccol numero, e distribuite in due file. Non ho potuto ve- _rificare se la linea del Cordilo sia semnlice, o forcuta, ma nell' e- steriore pare che esso abbia maggiore affinità coi lacertini, che co~ _gl'iguanidi,, fra i quali comunemente viene annoverato . di _—_ (2) Dopo che Dugès ha abbandonato Parigi per ritornare a Mont- _pellier, questo zoologista ci ha avvisato , di avere egli trovata la lu- _ certola schreibeirana di Milne-Edwards nei contorni di qnesta città . _ È questa dunque una specie da aggiungere alle 6 poc' anzi indicate . dò Vedine in seguito la descrizione particolare, all'articolo — Lucer- _tola delle sorgenti — (R.) 80 Car. 2? Dell' apparecchio locomotore , e loco-mozione . Le lucertole superiormente indicate variano dai 4 pollici sino ai a piedi di lunghezza , rare volte han- no una lunghezza maggiore. Tutte sono svelte, bi- slunghe , ma in diverso grado. Potrà formarsi un' i- dea di queste differenze, osservando il prospetto quì unito , nel quale è stata considerata come unità la lunghezza dell' elmetto del cranio. Larghezza [ rungeza '» dell'el- ! del I metto tronco pa totale Se Lunghezza L,. ocellata PÀ 3] Fà " I2 L. viridis ? 3; TA 3 l L. stirpium è da 6 E IO à L. muralis pè 3 8 T2 Ì L.velox à 3 Hi L. edwar- yT 3 siana 2 cd EC EEE E SEE CEE) Lo scheletro è generalmente composto di ossa po- co dure , quasi sempre di colore rosso . I muscoli so- no rigonfj negl' individui ben nutriti; la magrezza. vi produce un'atrofia, ed alla diminuzione del vo- lume de' muscoli, piuttosto che alla diminuzione del grasso, che assai di rado trovasi in questi rettili, cn tani lala ina atn 81 attribuir si devono le rughe profonde , ond' è solca- ta la pelle degl' individui estenuati (1). Sebbene questi muscoli, siccome quelli di tutti gli animali a sangue freddo, conservino per lungo tempo la loro contrattilità , sembra però , che allo- ' .ra solamente possano metterla in esercizio quando un calore esterno assai intenso supplisca a quello che manca all'animale. Egli è difatti durante Y ardore del meriggio, che la rapidità della corsa, la viva- cità degli slanci offre qualche cosa di spaventevole nelle grandi specie. Come il ramarro sotto la gran fersa De' dì canicular, cangiando siepe , Folgore par, se la via attraversa. ( Dante Inferno, canto 25.) Sembra allora, che il riposo sia impossibile a questi quadrupedi: senza cangiar luogo, veggonsi agitare successivamente tutte le membra con una specie di tremito convulsivo , frequentemente rinno- vato; ma questa stessa agilità concorre a spossarli più presto ; in un terreno piano non è difficile ad un uomo l'obbligarli a correre, e le piccole specie do- po di essere state per alcuni minuti inseguite senza _— posa, divengono quasi incapaci di muoversi. Le membra corte, e divaricate delle lucertole non possono sollevarle molto al disopra del suolo; esse però impediscono al ventre di strisciar nella. polve- re , allorchè il corpo è in moto, e ve lo lasciano ricadere nel tempo del riposo; anche la testa s'ap- poggia sulla terra , quando il riposo non sia turbato . > (1) Questa osservazione è pienamente conforme al risnltato di un' e- _— sperienza del Sig. Edwards,, che ha vedute le membra smunte, e ti rugose di una lucertola dei muri medianta l' assorbimento dell' ac- —— qua riacquistare l'apparente grassezza di prima . ( A. ) _—— Tom. II. ri 32, Questa. sorprendente agilità non si deve già intera- mente attribuire ai piedi, ed alle lunghe dita dei medesimi, la coda vi ha molta parte, massime se Ta corsa abbia luogo sull' erba folta, o fra i rami bassi d'una siepe. Soprattuto se ne serve in ispecial modo e vantagiosamente la L. agilis, imprimendo - le, alla guisa dei serpenti, certi moti di ondeggia- mento laterale; e per questo mezzo, ed in ugnal guisa ha luogo il nuoto. In questa sorta di moto progressivo , ch'era già stato osservato nell'Iguane , li piedi sono tenuti stretti al corpo ; lo schiaccia~ mento naturale delle cosce, delle gambe, e dei cubiti, fa sì che in tale circostanza non isporgano quasi per nulla, e che l'animale s' avvanzi con non minor facilità di quella, che ha un serpente, o un pesce anguilliforme.. j La coda serve ancora alla lucertola , quando vo- gliono o verticalmente, o obliquamente slanciarsi ad una certa altezza ; essa è il mezzo principale di cui si serve in questa circostanza; Egli è pure il più delle volte in questi salti rapidi, co" quali le lucertole cercano di rientrare nel suo asilo, di fug- gire l'inimico, che le incalza,, di afferrare una preda, che quantunque agile non riesce a mettersi in salvo, d'inseguirsi la une le altre, egli è dissi, in questi salti che la coda si rompe più , o meno vici- mo alla base, e staccasi per lo più istantaneamen- te. Ma questa coda , coll'ajuto della quale , curvan- dola in arco, possono le lucertole tenersi in certa guisa sospese ai rami, o alle pietre, non può già contorcersi in spirale sul tronco di un albero, come una figura di Reesel indurebbe a credere. Le unghie aguzze, e curve danno a questi rettili la facilità per arrampicarsi, quindi non alla robustezza, ma alla sveltezza del corpo devesi principalmente attri- buire una tale facilità. La lucertola de' muri, per esempio, s'eleva facilmente in linea perpendicolare 53 lungo un muro che sia a piombo; l'occhiettata non può farlo che in una linea obliqua , .bordeggiando in certo modo, ed affinchè vi possa riuscire è duo- po che le disuguaglianze del muro sieno molto spor- genti ; ogni prominenza serve allora di punto d'ap- poggio, onde possa giungere ad un'altra, mediante un salto di poca estensione. _ Cap. 3. Delle sensazioni ec. ArtICOLO 1.? Della vista. 1.? La vista sembra assai acuta nelle lucertole ; veggonsi a molta distanza alzar la testa ed anche la parte anteriore del corpo, allorchè un uomo muove verso di esse, fissare gli occhi sopra di lui, e se- guirne ogni movimento sintantochè siasi del tutto allontanato; gl' individui, che sono una volta inse- guiti, appena s'accorgono, che si rinnova il perico- lo, rientrano ne' loro buchi, cioè alcuna volta a un tiro di fucile di distanza fra essi, e l'oggetto, che li mette in timore. L'occhio delle lucertole è difatti sviluppatissimo, molto più ancora di quello farebbe credere quel poco, che ne lascian vedere le _palpebre. Si sa , che nelle lucertole la sclerotica. è merastra, e munita come negli uccelli, -di un cer- chio di lamine ossee imbricate; parimente ancora l'occhio è assai depresso esteriormente, e la cornea su questa depressione ha una sporgenza considerevo- "le; un rudimento del ventaglio nero, negato a tor- to da Desmoulins, sebbene fosse già stato ricôno- sciuto da Blainville, rende compiuta l' analogia : d'altra parte la figura quasi globulosa del cristalli- no appena depresso dal lato dell'iride,, mostra un'a- nalogia coll'occhio de' pesci. Le parti accessorie dell'occhio non sono meno perfette; la ghiandola lagrimale , assai voluminosa , € di apparenza pingue- SA dinosa era stata indicata da Blainville, e più esat- tamente descritta da Desmoulins, ma il punto ed il condotto lagrimale non sono egualmente ben cono~ sciuti ; il condotto sporge sotto la congiuntiva pal- _pebrale, e vedesi allorchè si rovescia all infuori l' estremità interna della palpebra inferiore; questo canale attraversa ben tosto l'osso lagrimale per sboc- care direttamente nelle fosse nasali; quindi un li- quido sospinto con forza nelle narici, allorchè l'a- mimale resiste all' introduzione del medesimo , chiu- dendo colla lingua l'apertura palatina delle narici, tornando indietro passa spessissime volte per l' unico punto lagrimale, che prendo ad indicare. Questo orificio consiste in una fessura vicinissima all' orlo della palpebra inferiore, il quale orlo rimane per ciò appena intaccato. È noto il disco cartilagineo della palpebra inferiore; quanto alla superiore, vi si hanno a distinguere due parti, l'una ossea , oper- colare,, l'altra cutanea, e cigliare; quantunque sia questa poco considerevole, non è però limitata ad un semplice cercine, come sembra a prima Vista. Più notabile ancora è l'estensione, e la mobilità della terza palpebra, o sia della sottopalpebra mo- bile ( membrana nictitans ); che generalmente si dà per certo essere poco sviluppata nelle lucertole. ArtIC. 22. Dell udito . L' udito sembra squisito nei nostri sauri. Vero è che niun organo atto a rafforzare, dirò così, i suo- ni precede la membrana del timpano, ma la cassa comunica colla faringe mediante un' apertura così larga, che l'aria, la quale sempre trovasi in questa parte posteriore della bocca , vasta, ed a pareti so~ stenute da un osso ioide, che' ha molti rami ben lunghi , deve partecipare alle vibrazioni di tale mem- brana, e propagarle dall'uno all'altro orecchio, e . ' n 85 comunicarle eziandio alle parti dure del cranio. D' altra parte una catena di ossetti ben compiuta , e tesa per mezzo di un muscolo , stabilisce una co- municazione ben facile fra la membrana del timpa- no, ed il vestibolo; questa catena di ossetti, in parte cartilaginei, m' è sembrata in tutto paragona- bile a quella de' mammiferi; il più interno, ch'è al tempo stesso il più lungo, ed il più duro, quel- lo cui s'inserisce il muscolo, finisce internamente con una piccola piastra rotonda applicata contro un foro dell'osso pietroso. Ùn tale ossetto non può es- sere che la staffa, le cui due branche siansi compe- netrate a formarne una sola, compenetrazione , di cui vegsonsi i gradi successivi di classe in classe mei mammiferi, negli uccelli, è nei rettili: dei due altri ossetti il più esterno attaccato per tutta la sua lunghezza alla membrana del timpano, non può essere che il martello; ma un' apofisi, che par- te dall'angolo destro della regione media del mede- simo può essere risguardata come l'incudine, che gli sia attaccata, e come saldata; mentre il terzo ossetto, o piuttosto un piccolo ramo cartilaginoso , intermedio a quest'apofisi, ed alla staffa, corrispon- de manifestamente all'osso lenticolare. Questa de~ terminazione s'allontana, è vero, da quella, ch'è stata data da un dotto accademico ; ma sembra essa essere meglio in accordo con quella ch'è stata a- dottata da uomini di non minore autorità , per esem- pio dal Barone Cuvier. Quanto alla staffa cartilagi- nea , che G. Geoffroy Saint-Hilaire aveva trovata nel vestibolo del Cocodrillo, ne ho io trovata l'analoga in quello della lucertola occhiettata , ma era ridot- ta ad una piccola lamina orbicolare, trasparente, è situata in un foro particolare, rudimento probabile della chiocciola, della quale essa rappresentava il _tramezzo : codesta lamina distinguevasi benissimo dai _grumi casciformi ch' erano pure nel vestibolo. 86 ArtIC. 3. Dell odorato . fo È difficile il conoscere se nelle lucertole l' odora* to sia fino. Pare che esse coll'estremità del muso esplorino gli oggetti, che le attorniano, e quelli, di cui vogliono nutrirsi ; scavano eziandio la terra , che contiene i lombrichi,, che probabilmente hanno scoperto per mezzo dell'odorato. Quello che meno dell'anzidetto va soggetto a dubbio, si è che le marici servono alla respirazione: a tal uopo sono fornite di valvole cutanee, simili a quelle degli ofi- dj, analoghe a quelle dei batracii, e che possono chiuderle totalmente ; sì fatte valvole s'aprono, al- lorchè muovonsi verso l'interno delle narici; quin- di non s' oppongono all' inspirazione, giacchè si chiu- dono movendosi dal didentro all'infuori ; questi mo- vimenti delle valvole hanno luogo sul loro orlo po- steriore,, il! quale è il solo, che non sia libero. ArmiC. 4. Del gusto. In un altro mio lavoro ho già mostrato, che la lingua delle lucertole è molle, umida, papillosa , sensibile, e non dura nè cornea, come hanno affer- mato alcuni moderni scrittori; non sono nè anche dure, ed aride le punte cartilaginee; la estremità delle medesime quantunque fatta a ferro di picca, non vale a giungere, ed a ritenere il più debole insetto; essa è un semplice organo del tatto. Per convincersi dell'esistenza del gusto nelle lucertole , basta di mettere nella bocca di esse una sostanza amara , o acre, e si vede ben tosto, che l'anima- le fa ogni sforzo per liberarsi dalla sensazione di- sagradevole, ch'esso prova. i 37 ArmtiO. 5.9 Del tatto. Quantunque assicurare si possa che le lucertole esercitano l'azione del tatto , sui corpi che vogliono esplorare, mediante la lingua e l' estremità del mu- so; non devesi arguire da ciò che il rimanente del- la pelle, quantunque scagliosa,, sia insensibile al contatto dei corpi: la coda abbenchè difesa da sca- glie carenate non sopporta la presenza di una mo~- sca che si fermi sulla di lei superficie, scacciandola all'istante con improviso e rapido movimento. 1Tl caldo ed il freddo sono vivamente sentiti da questi rettili, e si sa che la impressione di questi agenti non si limita alla pelle, ma penetra ed intorpidisce o vivifica tutti gli organi. Tutte le lucertole non sopportano colla stessa facilità una medesima tem- peratura: la L. muralis si fa vedere in Linguadocca in tutto l'inverno, purchè il tempo sia sereno, e le somità coperte di neve delle Alpi, e delle Ce- venne non tramandino un vento freddissimo. Nella primavera si mostra la prima; ma allorquando la — state incomincia ad inaridire le campagne si perde li totalmente , sia che cadda in allora in un intorpe- dimento paragonabile a quello che il caldo fa pro- _vare a certi animali, sia che volontariamente si ri~ tiri in luoghi ombrosi ed umidi nei quali possa , mediante l' assorbimento , riparare facilmente le per- dite prodotte dalla traspirazione. Perciò si può dire _ con Virgilio ,, Nune cantu crebro rumpunt arbusta cicadae, ,, Nune etiam in gelida sede lacerta latet. _— La L. viridis ancora volontieri si nasconde sotto l'ombra ; l'ocellata, al contrario, sostiene facilmente il più vivo calore dei nostri climi; il più piccolo _— freddo la rende lenta e torpida: presto si nasconde per tutto l'inverno nei ricoveri sotterranei , e sembra 88 che ciò appunto avesse fatto credere agli antichi che vivesse soltanto sei mesi : Lacertae nesantur semestrem vitam excedere ( Plinio). Nella primavera la detta specie è l'ultima a mostrarsi, e le più giovani si svegliano le prime, e presentansi all' orlo. del foro del loro nido onde riprendere al sole l'intera viva- cità. Queste osservazioni sono perfettamente dacordo con quelle che fare si possono nei paesi preferiti dalle diverse specie. La lucertola murale trovasi in copia tanto nel nord che nel mezzodì dell' Europa ; quella delle sterpi. non è rara nelle vicinanze di Parigi, è poco comune nelle nostre campagne; la verde al contrario è rara a Parigi, abbonda di già nelle. vicinanze di Lione ed anche in Sologna , noi pure l'abbiamo, però in minor copia dell' ocellata , che è decisamente meridionale , come lo sono anco- ra l' Edwarsiana , e la veloce. A queste nozioni fisiologiche sul tatto, aggiungia- mo alcune osservazioni anatomiche sulla pelle ; elle- no saranno relative singolarmente al coloramento ed alla disposizione delle scaglie, due circostanze spes- so invocate dai naturalisti onde stabilire dei carat- teri specifici . î In mezco alle tante variazioni che presenta la pelle delle nostre lucertole , non solo da specie a specie, ma da individuo a individuo, puossi ancora stabilire una qualche dispozione comune al mag- gior numero. Le estremità , e singolarmente le po- steriori , sono quasi sempre sparse di macchie ro- tonde di color più palido del fondo; la sola L. vi- ridis mon ne presenta tracia veruna; il di sotto del corpo e delle estremità , è sempre palido; il dorso , vivamente ornato di tinte brillanti e morbide ,, dal giallo aureo,, e dal verde di smeraldo fino al nero , il dorso dissi presenta nei suoi colori una tendenza quasi costante a disporsi in striscie longitudinali : l'ocellata sola forma eccezione a questa regola. Di qo 89 queste striscie la più palese, qualche volta la sola visibile ( viridis var. bilineata ), è quella che separa il dorso dai fianchi, che incomincia agli angoli po- steriori dello scudo situato sul cranio , passa sui lati del collo, del dorso, ed infine della coda sulla qua- le si perdono accostandosi la destra alla sinistra , in- terrompendosi e gradatamente scancellandosi. Un' al- tra striscia o serie di macchie, che per la frequen- za colla quale si trova tien dietro alla descritta, col- locandosi al di sotto della medesima , incomincia al di dietro dell' occhio, attraversa l'orecchio, il col- lo, il mezzo dei fianchi, passando al di sopra del- Y origine delle estremità. Finalmente una macchia nera , creduta propria della L. lepida , ( cioè dell' o- cellata giovine ) trovasi sulla porzione cigliare o mem- branosa della palpebra superiore ; ella è comune alla ocellata giovane o adulta,, alla verde, alla murale, ed alla Edwarsiana . Nello stesso individuo i colori non conservano sempre la medesima disposizione nè la stessa viva- cità ; l' età mostra molta influenza sopra questi can- giamenti, come lo vedremo in seguito di ciascuna specie in particolare: ma l'ingrossamento, le mac- chie della epidermide producono effetti più spesso Tinnovantesi , qualche volta marcatissimi, e che di frequente sono stati cagione di distinzioni mal fon- date di specie in realtà identiche, o di fallaci de- scrizioni. Questo inconveniente è più spesso stato prodotto ancora dall' esame di individui che l'alcool aveva scolorati. Niuno più di Daudin ha abbusato di queste accidentali differenze, quantunque nella sua introduzione alla storia dei rettili le avesse co- — me tali esso stesso riconosciute. L' alterazione dei _— colori nell'uno e nell' altro caso può essere portata _ al punto da sostituirsi, mediante gradazioni più o — meno marcate d'un rosso palido e lurido o di un _grigio terreo, al verde, al giallo, al blù brillante . go PE e puro, i quali colori sparsi sulle scaglie in forma di perle simulano , allorquando l'animale è vivo e di recente denudato dell'antica epidermide, delle o~ pere d' ornamento o ricami i più eleganti. Tra le scaglie e la epidermide è situata la mate- ria colorante della pelle, il pigmentum; per tal mo- do allorquando la epidermide si stacca conserva pic- cola porzione di questa sostanza, è puossi distin- guere sopra i brani di essa disseccati il ricamo che ricopriva , ma la rete mucosa ed il pigmentum dalla medesima preparato appartiene alle scaglie stesse e trovasi alla loro superficie , è questa , oltre la epi- dermide , la sola parte molle che cuopra le scaglie ossificate ed immedesimate colle ossa del cranio, e che costituiscono lo scudo situato al dissopra di questa regione. Le scaglie somministrano al dire di Blainville de~ gli eccellenti caratteri distintivi; Noi l' abbiamo di già accennato nell' esposizione di quelli del genere lacerta . Laurenti ancora tratto ne aveva qualche par- tito, e Daudin molto più; Merrem ne fece la base delle sue distinzioni , sfortunatamente molto imper- fette, ma nissuno se ne è più utilmente servito di Milne Edwards (1). Onde evitare le ripetizioni e le prolissità che di- verebbero necessarie nella osservazione dei caratteri specifici tratti dalle scaglie noi daremo in questo luogo alcune generali nozioni sulle medesime. Chia- meremo scaglie propriamente dette, qualunque pro- duzione cutanea piatta, più lunga, od ugualmente lunga che larga, avente almeno un margine libero, ed imbricata colle vicine mediante questo margine . Il nome di granulo,, o granello indicherà delle pro- duzioni prominenti , rotonde , piccole ed imbricate , x (1) Recherches zoologiques pour servir à 1? histoire des Lèzards; _ Annales des Sciences Nat, T. xv1, pag. 50. janvier 1829. j E À y PA è ì vi I ma unite le une contro le altre: quello di lamina o lamella sarà dato a delle produzioni piatte, im- _ bricate, ma più larghe che lunghe: finalmente il E mome di piastra sarà riservato alle porzioni di cute appianate , ma dovunque aderenti, circoscritte sol- tanto mediante solchi, nei quali la épidermide si rompe il più delle volte quando si rinnova: questi solchi poco marcati nella prima età diventanô pro - fondissimi nei vecchj individui. Le scaglie rivestono principalmente, 1.* la parte anteriore ed esterna delle estremità , dove mostransi paraboliche; 2.? la coda dove sono lineari, o rom- boidali, carenate, imbricate in uno dei loro margi- ni laterali, e formanti dei verticilli pure imbricati Y'uno sull' altro ; 3. la gola , dove le anteriori sono separate dalle posteriori mediante una piega trasver- sa (1); queste ultime sempre più larghe, a misura che si avvicinano al torace , formano infine il semi- colare di cui si è parlato; 4. lo spazio che prece- de l'ano è pure coperto di scaglie, una principale delle quali forma il labro anteriore dell' apertura della cloaca. I granelli guerniscono più particolarmente la fac- cia dorsale del tronco, e lx parte interna e poste- riore delle membra , la pianta dei piedi, e la pal- ma delle mani. Le laminette sono disposte in striscie longitudinali sotto l'addome, le medie in generale più strette di quelle che le costeggiano al di fuori; le più ester- me o marginali sono pure più strette e le loro serie più brevi, più imperfette; qualche volta anzi sono state considerate quali zone trasverse: trovansi da 6. a 10. laminette in questa ultima direzione; da —— e———. ro <—_—— (1) Questa piega è la stessa che si vede sotto la gola delle Amei- vas con un'altra più posteriore ; che rimpiazza il semicolare della lucertole., 9a : 27. a 32. nella prima: sul torace le due serie. me- die si allontanano, e lasciano fra loro un triangolo rivestito pure di laminette allo incirca quadrate : noi lo chiameremo triangolo pettorale o toracico. Le piastre o scudetti cuoprono la testa, parlere- mo più di una volta di quelle dello scudo situato sopra il cranio, e di quelle che invaginano la ma- scella inferiore ; queste formano due serie una supe- riore o labiale, una inferiore o sottomascellare, che per noi sarà la più importante: un'unico scudetto corrisponde nel davanti a queste due serie, quello cioè del mento. In quanto allo scudo sovraposto al - cranio indicheremo sopratutto le piastre medie, cioè la occipitale in forma di trapezio o di triangolo, VY interparietale pentagona , o quadrangolare (1), la Jrontale esagona , l' internasale romboidale , e la ro- strale in forma di callotta a cinque lati. ArrIC. 6. Encefalo , Istinto ec. Non è mio pensiero di descrivere in questo luogo il sistema nervoso delle lucertole; elleno non sono state dimenticate nei moderni lavori intorno a que- sto sistema ; darò soltanto alcune osservazioni che eredo non da altri fatte. A. Desmoulins a torto ha negato la decussazione dei nervi ottici nei rettili , questo incroccicchiamen~ to però non è schietto e semplice: da prima, la parte più interna e posteriore del nastro che rap- presenta il nervo alla base del cervello, e che na~ sce da un pajo di tubercoli grigiastri collocati im- mediatamente al di dietro dei lobi ottici, si unisce (1) L'occipitale è la interjarietale sono qualche volta suddivise mediante dei solchi in diversi compartimenti . Abbiamo dato le figu- re delle principali anomalie , da noi osseryate nella lucertola oceila- ta, nella fig. 7. bis dell' unita tavola. 93 a quello del lato opposto formando una stretta e missura inarcata al di dietro dello chiasma (). rimanente della striscia s'incrocicchia col nervo ce lato cima , ma ciascun cordone è spaccato in mo- do, che la metà dell'uno passa attraverso dell'al- tro a vicenda ; egli è sempre quello del lato destro che presenta la propria metà. libera , e l'altra im- pegnata nella fenditura del sinistro, che necessaria mente è disposto in senso inverso. B. La midolla spinale non mi è sembrata scavata _da un canale, almeno a qualche distanza dal foro occipitale ; una sostanza grigia e molto vascolare ne _occupa il centro ; ne è stata negata l'esistenza ( Des- _moulins p. 477), per averè notomizzato degli indivi- dui o troppo piccoli , o dalla putrefazione alterati . I fasci posteriori sono molto stretti, e le radici po- steriori dei nervi vertebrali nascono dal solco che li divide dagli anteriori dai quali sono distintamente separati. Osservasi di più , lungo le parti laterali della midolla spinale, una ristretta striscia splen- dente, interrotta mediante strozzatura al livello di ciascuna vertebra , coperta dalla pia madre la tra- _sparenza della quale la lascia facilmente vedere : questa fetuccia che è ancor più visibile nei colubri, e che nel nostro caso non apparisce se non nelle grandi specie , io l'ho seguita sino nel cranio ed ho (1) Questa commissura,, visibilissima anche negli ofidj, esiste ugual- mente nei mammiferi : ella è visibile sopratutto in quelli , il nervo ottico dei quali è piccolissimo, i pipistrelli p. e. Lallemand mi ha detto di avere osservato nell' uomo un caso di cecità, che aveva la- sciato i principali fascj dello chiasma isolati mediante una sostanza _ bigia ; vi si rinveniva la sopradetta commissura, la porzione incro- Ò eicchiata , € di più una porzione più esterna che direttamente cammi~ _ mava verso l' occhio dello stesso lato. Cuvier era pervenuto, median- _te la dissezione , ad un risultato analogo nel cavallo, L' ultima in- dicata porzione manca nei nostri rettili e nei pesci ; sarebbe ella pro- uzione cel talamo ottiro,, nel mentre che la porzione decussata na~ errbbe dai tubercoh quadrigemini anteriori e dalla commisura dei ( Posteriori i M OA S veduto che si unisce all' ottavo pajo dei nervi cere- brali. Questo è evidentemente il nervo spinale, od accessorio, in codesti animali molto più sviluppato di quello lo sia nei mammiferi , e formante il fascio più notabile del nervo al quale si associa. Ho pure rimarcato, che il quinto pajo trae orrigine da un fascio fibroso, bianco, che scorre lungo il cordone posteriore della midolla , e che si distingue chiara- mente ancora dal cordone anteriore , almeno in tut- ta la estensione della regione cervicale; questo fa-- scio scorre, senza dubbio , fino alla estremità della midolla spinale. Servirebbe egli a comunicare a tutti i punti di questa midolla le proprietà di questo stesso nervo eminentemente sensibile?" Questa parti- _ colarità spiegherebbe forse la vitalità che sembra inerente a tutti i pezzi staccati dal corpo, ed indi- pendenti gli uni dagli altri? Sarebbe forse a motti- vo di codesta struttura, che la coda separata dal tronco si agita ancora per molti minuti; che la de- capitazione non estingue per più giorni la vita nel rimanente del corpo, e lascia all'animale, per tal modo mutilato,, abbastanza di sensibilità, e di at- titudine a moversi, onde potere, mediante il più piccolo stimolo, eseguire movimenti regolarissimi , benissimo coordinati, p. e. ritirare le estremità pres- so il tronco, o fare più passi di seguito? Fa duopo certamente che alcuna modificazione di organizzazio- ne, o di forma interna presieda a questa persistenza della vita in un corpo soltanto mutilato , giacchè la resistenza vitale'in genere è ben debole nelle lucer- tole; la testa separata dal tronco muore in pochi i- stanti quantunque contenga un cervello ben volumi- noso. Deboli veleni cagionano alle più vigorose lu- certole una morte pronta e sicura: tale è per e. l'umore lattiginoso delle parotidi di un rospo che si fanno mordere dalla lucertola stessa: una mez- z'ora, o poche ore al più sono il termine più lun- nd $5 go di loro resistenza all'azione di questa sostanza , appena velenosa, come lo hanno provato le esperien- ze di Laurenti: dunque, ripetiamolo ancora, la vita in un individuo decapitato, è mantenuta mediante qualche particolarità di organizzazione , non già da un eccesso di energia del sistema nervoso. Tralascio. queste considerazioni fisiologiche , ed espongo in questo luogo alcune osservazioni sui co- stumi, sulla pura ec. dei nostri rettili. Tutti _non sono ugualmente timidi: vedonsi spesso delle grandi lligertole ocellate attendere i cani , qualche vôlta ancora inseguirli, lanciarsi su di essi, e mor- derli crudelmente : si sono vedute ancora, se creder _si deve ai rapporti di alcuni abitanti della campa- gna, chè nell'epoca in cui il calore del sole dà a questi animali maggior vigore ed audacia, delle enormi lucertole,, senza dubbio ingrandite dal timo- re', precipitarsi sui passi di un uomo, e costringer- lo a rifugiarsi nella più vicina abitazione; ma per l' ordinario , solo allorquando esse stesse sono perse- guitate,, e*la fuga loro sembra impossibile, le più grandi lucertole si arrestano , aprono dalla parte del _loro nemico una bocca minacciante, è gettansi sul _ medesimo se si avvicina alla distanza del salto , cioè ad uno o due piedi al più. Gli individui mediocri mon cercano di mordere se non allorquando si affer- Tino, ma questa ferocia è meno in rapporto colla statura o.la forza, di quello che colla vivacità (del rettile. Alla metà della state la L. muralis morde con tutta la sua forza, ed all'avvicinarsi dell' in- verno l'ocellata non cerca di vendicarsi che allor- quando è vivamente tormentata. La fame, la schia~ vitù, e l'indebolimento che ne è la conseguenza , _portano allo stesso risultato e producono una specie _di addomesticamento, al quale ciò non ostante. al- _emn poco contribuisce anche l'abitudine, singolar- "Mente se gli individui sono giovanissimi ; in allòra 96 perdono costantemente molto della loro vivacità, e passano delle intere giornate nell' immobilità ,. in una specie di sonno, giudicandolo almeno dal chiu- dimento delle palpebre. Le morsicature delle gran- di specie sono molto da temersi, non già perchè questi saurii sieno portatori di verun veleno, come lo crede il volgo, e come lo hanno creduto dei me- dici che veduto hanno per questi morsi seguirne dei gravi acidenti. La forma, ed il numero dei loro denti che rappresentano una sega, e che l'animale fa agire nel modo stesso col quale agisce questo stru- mento , mediante le scosse che imprime al proprio corpo, od all'oggetto afferrato; la robustezza dei muscoli ellevatori della mascella , sono queste le cau- se per le quali la infiammazione , il tetano ancora , hanno potuto qualche volta essere il prodotto di ta- li lacerazioni ; ma più spesso la piaga è superficiale, el ho molte volte provato sopra me medesimo che queste addentature guariscono con prontezza e fa- cilità.. , Indipendentemente da quest'arme, gli individui di grande dimensione ne possedono un altra della quale servonsi allorquando afferrinsi pel collo onde evitare le morsicature,, vale a dire le unghie. dure colle quali possono fare (singolarmente con quelle delle estremità posteriori ) delle grafiature assai pro- fonde . ì Armi di tal fatta non sono atte a diffenderle dai serpenti, che le lucertole anzi temono molto, a giu- dicarne dalla loro fuga, o dallo stupore in cui re- stano, immobili e cogli occhi chiusi, quasi per ri- sparmiarsi almeno la vista del pericolo se la fuga è impossibile. Questo timore è ben giusto , giacchè un serpente può uccidere e deglutire una lucertola, la testa della quale sia doppia di volume delle propria, ciò almeno è quanto ho io veduto una volta , incom- pletamente egli è vero, giacchè il mio arrivo fuggir 1 9 fece il serpe il quale abbandonò la preda che in- cominciato aveva a deglutire . Del resto nulla.ho veduto di somigliante ai. pre- tesi combattimenti della lucertola, e del serpente ; ma qualche volta è accaduto che una lucertola, an- che delle più deboli (.L. muralis),, morsicasse le lab- bra del serpente che l' aveva afferrata pel mezzo del corpo, e che per fargli lasciare la. presa , era co- stretto a circondarla e soffocarla colle sue spire, ed a strapparla con violenza, od anche ucciderla contro terra scuottendo vivamente la testa. Le lucertole mordonsi di rado tra loro, spesso pe- TÒ si perseguitano con una specie di colera, talvol- ta ancora diffendono a bocca aperta l'entrata del loro domicilio da una straniera invasione; ma que- sta minaccia non spaventa sempre l'usurpatore, ed io ho qualche volta veduto, nellà muralis, essere scacciato dalla propria abitazione un proprietario più coraggioso che robusto. Egli è alla scelta od alla costruzione di questo domicilio che limitasi l'indu- stria de' nostri saurii: le unghie ed il imuso servo- no a scavare il foro che l'animale si costruisce nel- la sabbia indurita, nella terra , ovvero in un tronco d' albero imputridito, a meno che non trovi in qual- che fenditura di masso, negli interstizj di vecchio muro, o nella tanna di un sorcio di campagna, o di un rospo (1) un luogo opportuno per ricovrarsi . II nido è ordinariamente un tubo a volta un poco depressa , particolarmente nell'ingresso, ed il più spesso deviato sia lateralmente, sia in alto, verso il .————-— ici ii an _— (1) Nell' inverno singolarmente trovansi spesso le lucertole chiuse _ con qualche rospo nello stesso luogo ; il domicilio dell'una e dell" al - tro ha d'altronde molta rassomiglianza ; ma l' ingresso di quello del _ Fospo è più levigato principalmente in basso, dove è continuamen- ji to fregato dal ventre del rettile quando entra od esce. La tracia del- _ le unghie e della coda delle lucertole svela al contrario l' entrata del- fa sna dimora se il terreno è sabbioso. Tom. 1I. 7 98 mezzo di suna larghezza , sempre è terminato in cie- co fondo: i più profondi hanno fino a due piedi di estensione , rare volte di più ; molti non hanno che la metà di questa lunghezza. Quivi l'animale si ri- covera al minimo pericolo, se può arrivarvi prima di essere trattenuto nella sua corsa ; circostanza che sà per l'ordinario molto giustamente apprezzare. Ne è egli troppo lontano, il più piccolo cavo, i cespi o le erbe gli somministrano un momentaneo rifugio; non si crede in sicurezza che nel suo do- micilio , pervenuto che vi sia, si ferma da prima sull'ingresso , nè si precipita al fondo che all' occa- sione di un attacco positivo. Io ho quivi parlato in un modo generale , giacchè diffatti non avvi quasi veruna delle nostre sei spe- cie alla quale applicare non si possa tuttociò che è stato detto di sopra. Non è lo stesso degli animali come delle piante, e l'importanza attribuita dai na- turalisti all'abitazione per queste, diverrebbe spesso illusoria per quelli. Ho trovato la L. ocellata, e più frequentemente ancora la wiridis tra le radici di un vecchio cespu- glio sia nelle vigne, sia nelle siepi: la prima si ri- tira spesso nei muri aridi, costruiti in pietra, tanto comuni nelle nostre campagne ; la seconda trovasi in gran copia verso la spiaggia ; l' Edwarsiana s' in- corta in 'abbondanza nei terreni coltivati. Quella dei muri finalmente abita ora negli incavi di un vecchio albero, ora tra le radici di un arbusto, nelle fenditure di un masso, e più spesso ancora lungi dalle città , in fori a foggia di forni che sca- vasi nella terra o nella sabbia, sopra un terreno fortemente inclinato , sulle sponde delle strade, lun- go le siepi ec.; ma può dirsi con fondamento che ciascuna specie ha qualche marcata preferenza ; ; Così la ocellata in giovane età si scava più spesso una tanna, o tubo lungo i fossi di una terra coltivata , _e soprattutto un poco sabbiosa; nell'età sina si. stabilisce nella sabbia dura, spesso tra due strati _ d'una roccia calcare, e sopra un pendio ripido sco- sceso, esposto più o meno direttamente al mezzo giorno od al sud est. La verde frequenta le siepi, i cespugli, le erbe ellevate; nella giovane età ama _ricovrarsi in una certa altezza; ama pure la vici- nanza di ruscelli, nel mentre che l' ocellata prefe- risce i luoghi asciutti. La L. stirpium non è stata trovata che nelle vigne. La lucertola d' Edwards è comunissima sulla spiaggia, tra gli stagni ed il ma~ re: là si scava a piedi di un ceppo di giunchi un foro poco profondo e cilindroide verso il quale si slancia con somma rapidità sovrastando qualche pe- ricolo : la rapidità della sua corsa è tale , che sfug- ge quasi alla vista, e si sarebbe tentati di crederla piuttosto un qualche grosso insetto volante rasente terra. In quanto alla muralis nissuno ignora che si accostà volontieri alle mostre case , senza dubbio _ perchè vi trova maggior copia di insetti: i muri mezzo diroccati; sparsi di cespi di parietaria, di ga- _ rofoli gialli, o di cimbullaria sembrano il soggiorno _da essa preferito, vi trova infatti sicurezza , difesa, ed abbondanza d'alimento. Caro 4. Modo di alimentarsi. In una memoria sulla deglutizione dei rettili (1) ho lungamente esposto ciò che riguarda questa par- te dei fenomeni della digestione per non dovermi qui a lungo trattenere sullo stesso argomento; ho cercato di provare, che la loro lingua non era. un organo di preensione,, ma che serviva: qualche volta _——_ (1) Recherches anatomiques et_physiologiques sur la Dèglutition _— dans les Reptiles — Annales des Sciences Nat, T. xi. pag. 337-395. _ Pècembre 1827, avec planche. à È I00 . . . . di a lambire i fluidi. Egli è in tal modo che le ln- certole bevono, e questo fatto era di già conosciu- to da Gessner che ne aveva veduto una abbeverarsi dell' orina di un fanciullo, Si sà che questi animali vivono singolarmente di insetti, di lombrichi, di mollusci terrestri : spesso ricusano in schiavitù qua- - lunque nutrimento, ma ne ho vedute diverse mo~- strarsi meno difficili, anche tra quelle delle grandi specie, ed in età assai avvanzata.. Ho verificato una asséîzione che sembrar poteva assai dubbia, il loro trasporto cioè per le uova,, ed anche per quelle del- la loro specie , almeno quando sono affamate. Tra cinque o sei lucertole ocellate avevo collocato una femmina prossima a deporre le uova ; il volume del ventre ciascun giorno diminuiva,, e nulla vedevo ap- parire; in più masse di escrementi trovai delle uo~ va appassite, ridotte al terzo di loro volume quan- tunque il guscio non fosse rotto; trovai ancora un uovo poco alterato negli intestini d'una di queste lucertole che impiegavo a delle ricerche anatomi- che : erano addunque stati divorati subito dopo de~ posti, e potei ben tosto convincermi del fatto co' miei proprj occhi gettando a queste lucertole delle uova tolte dall' ovajo d'un'altra femmina, e delle uova deposte da una serpe, quantunque fossero di già alterate da un principio di putrefazione . Qual- che volta queste ultime, assai voluminose, si rompe- vano, e la loro sostanza era lambita in seguito come un liquido ; altre volte erano deglutite intere, ma non senza pena, giacchè i saurii non hanno, come i serpenti, le mascelle dilatabili, e l' apertura stes- sa della bocca è minore che non si crederebbe a prima vista. L'apofisi coronoide, ed i muscoli el- levatori formano da ciascun lato una commessura, co- perta soltanto dalla membrana mucosa, e molto più innoltrata della commessura della fenditura cutanea che è assai vicina all'orecchio. In compenso la lar- IO1 ghezza enorme della faringe, la dilatabilità dell' eso- fago ripiegato, che segue quella, ed appena si di- stingue dallo stomaco allungato, piriforme , permet- tono l'ingresso a sostanze alimentari assai volumi- mose: con questo stomaco si continua un intestino gracile formante alcune brevi circonvoluzioni,, po- scia un grosso intestino bruscamente rigonfio, anzi, che incomincia con una insaccatura, o breve cieco, diretto in avanti ed a sinistra, aperto finalmente nella cloacca mediante un orifizio chiuso da sfinte- re. Îo non insisto di più intorno a questa struttura comune a tutte le nostre specie, e molto simile a quella dei generi vicini, e mi affretto a. terminare questo paragrafo col dire qualche parola sui denti. Sono questi retti , e non uncinati, come lo preten~ de Daudin riguardo alla lucertola murale. Si è par~ lato fino ad ora assai vagamente della loro dentel- latura,, logora,, dicesi, di buon'ora, il che non è vero se non per gli individui molto innoltrati in età e principalmente pei denti anteriori. Cuvier nella sua anatomia comparata ha ammesso due dentella~ ture soltanto nella lucertola grigia; noi abbiamo effettivamente riscontrato una grande dentellatura posteriore, ed una più piccola anteriore in questa lucertola , ed in quattro altre delle nostre sei spe- cie. Il citato autore, nelle sue ricerche sulle ossa fossili , parla di tre-dentellature nelle lucertole in generale; mi sono assicurato che l' ocellata è sola in questo caso; la maggiore di queste tre dentella- ture è la media; mi è stato impossibile di trovare i denti palatini , o meglio pterigoidei nella L. mura- le, ed in quella di Edwards: non ne ho comprova~ to l'esistenza nella veloce; ma trovansi, fino dalla prima età , nella ocellata, nella verde, ed in quel- la delle siepi. nn IÔ9 Caro 5.9 Circolazione ,-e Respirazione. ~~. Sarebbe un perdermi in detagli superflui, il ric~ chiamare in questo luogo la disposizione del siste- ma vascolare, tanto bene esposto nell'opera classica di Cuvier. In quanto a ciò che riguarda la respira- zione , farò rimarcare , che le lucertole non respi- rano soltanto per mezzo delle coste, come gli nc- celli e gli ofidj , ma ancora mediante la larga loro faringe come i batracci ed i cheloni. La mancanza del diaframma , e le mediocri dimensioni del loro polmone ,' rendono senza dubbio necessaria questa complicazione : per tal modo ciascun movimento del torace è accompagnato , preceduto, o seguito da ùn movimento della parete inferiore della faringe ; so- stenuta come si sà dalle sei branche di un osso joi- de cartilaginoso ; avvi adunque in questi animali contemporaneamente deglutizione, ed espirazione del- l'aria. L' espirazione è qualche volta rumorosa, e produce perciò una specie di voce. Nella lucertola ocellata è un fischiamento violento che ha luogo nella collera , e nella minaccia, allorchè l' aile è in difesa, il corpo sulle gambe anteriori , la testa ellevata, e la bocca aperta, Tra le cinque altre specie, una sola è dottata di voce anche evidente- mente; La L. d' Edwards fa sentire, quando si af- ferra, una specie di debole grugnire, paragonabile 1 al suono che producono, pel confricamento di al- cuni pezzi cornei, i capricorni. Caro 6.2 $Secrezioni . Mi limiterò ad alcune osservazioni relative agli organi secernenti la bile, e l'orina. Il fegato, rosso * come nei mammiferi, e negli uccelli è appuntito in _ avanti ; un poco più ipbkazu ed a destra è solcato dalla vena cava posteriore che tutta intera vi si in-_ ì pi i" agi, POR Pa Da, s l 103 sinua ; più lungi ancora, e sempre a destra, ella è inviluppata da un prolungamento che serve di pe- diciuolo ad un piccolo lobo a punta anteriore: que~ sto. pediciuolo è lungo e stretto nelle L. ocellata et viridis, breve è grosso nella murali$, e più ancora nella Edxarsiana; a sinistra forma il fegato diversi loboli angolosi, e dei solchi che li distinguono ; l'uno riceve la cistifelea,, gli altri, due vene om- belicali obliterate . La vescichetta , libera nelle gran- di specie, è quasi totalmente sepolta nella sostanza del fegato nella muralis ed Edwarsiana. I reni collocati, come è noto, nella parte più po- steriore della pelvi sono uniti tra loro nella estre- mità posteriore che termina in punta. Gli ureteri molto brevi staccansi a qualche distanza da questa _ punta comune , e si aprono separatamente nella pa- rete posteriore della cloacca , in faccia al largo collo della vescica ovale. Questa vescica non sembra de~ stinata a ricevere che la parte la più fluida dell' o- rina , giacchè, in generale, la parte concreta rima~ ne tutta nella cloacca che ne è sempre piena, e nella quale forma qualche volta dei calcoli. La me- _desima disposizione anatomica esiste nei battracci , e le cose sucedono senza dubbio nello stesso modo , poichè la loro vescica è spesso ripiena di una enor~ me quantità di umore acquoso e limpido. Sonovi alcuni organi secretorj particolari ai sau- rii , e che non mancano in alcuna delle nostre lu- certole : sono questi le glandole, o cripte sotto cu~ tanee , disposte in linea sotto ciascuna coscia, ed aperte al difuori mediante un largo poro scavato nel mezzo di una scaglia. Queste cripte sono for- mate d'una borsa a grosse pareti: secernono un _— umore assai consistente , rossigno , e che disseccan- _ dosi nel poro che gli da passaggio, può prendere _ l'apparenza di veruche,, che qualche volta sono sta- _ te considerate quali vere papille cutanee ( Duverney , 104 Lacèpède ). ll numero di queste glandole non è as- solutamente fisso , quantunque poco. variabile per cia- scuna specie, avvene generalmente una di meno da un lato. Caro 7. Generazione . Avrei ugualmente poche riflessioni da fare su di questo articolo, noterò ciononostante una particolarità anatomica assai singolare. Nelle femmine Y ovidutto è sostenuto da una duplicatura del peritoneo, e que- sta piega trasparente separa in qualche modo lad- dome dal petto; almeno egli è fissato , mediante il suo lembo anteriore, dal lato del dorso e dei fian- chi, alla linea che sembra segnare i limiti della pleura,, e del peritoneo. Questa linea obliqua d'al- to in basso, e dall'indietro all'avanti, è resa evi- dentissima pel colore nero del peritoneo, e la diafanei- tà della pleura. Nei maschj questa linea non som- ministra attacco che allo indietro, ed in alto, ad una breve e stretta espansione membranosa , porzio- ne dell'epididimo. Non aggiugnerò che una parola a questa breve osservazione, che cioè ciascuno dei due peni delle lucertole è esso stesso bifido; l' ho veduto almeno tale nelle ocellate. ln quanto alle esterne differenze sessuali, elleno sono in genere poco marcate, spesso anzi nulle (Meckel , An. Comp., t. 1. p. 340). La sola alla quale dare si possa qualche valore nelle lucerto-~ le, si è la forma dell' origine della coda. Nel di sotto ella è rotonda,, stretta nella femmina: larga piatta, marcata anzi di una doccia longitudinale , mei maschj. Il risonfiamento che vi si osserva è do- vuto alla presenza in essa dei due peni. Mi è sem- brato pure, che nelle specie le quali cangiano col- l'età di colore, le femmine conservino più lungo tempo quelli dell' infanzia . Le uova, che ho spesso trovato nel corpo stesso 1 i "u 105 dell' animale , sono oblonghe nell'ocellata,, nella verde, e nella murale ; rotonde in quella d' Edwards. Sembra che qualche volta queste uova sieno depo- ste, per così dire, in uno stesso luogo; difatti un testimonio degno di fede ha trovato nella fenditura di un masso una trentina d'uova di lucertola, del- la grossezza d'un piccolo pisello ; appartenevano in- dubitatamente alla murale nella qual specie cia- scuna femmina ne depone al più sette a nove. Un numero uguale all' incirca ne partorisce l' ocellata . _La femmina di quest ultima specie sembra divenire atta alla generazione ben prima di avere acquistato îl completo accrescimento ; a dir vero le nuova che depone sono di un volume proporzionale alla sua statura (un pollice di lunghezza per una femmina lunga un piede); e tutte quelle che ho ottenuto da queste femmine non completamente adulte , non han- mo potuto svilupparsi, per quanta diligenza abbia impiegato nel conservarle. Del resto sarebbe forse assai difficile il fissare il punto in cui puossi consi- derare l'individuo come adulto, s'egli è vero ; che l' accrescimento dei rettili duri per tutto il tempo della loro vita (1). Questo accrescimento del resto _è molto lento (Meckel 1. c. pag. 396), ed appena _ho osservato un leger cangiamento nella statura di lucertole conservate in schiavitù per un estate intero. Ciò non ostante la riproduzione della coda (2) in più individui effettuossi con rimarcabile rapidità nei giorni caldissimi dell'estate; ma questo fenomeno , (1) Questa vita sarebbe assai lunga, se credere si dovesse all' abate Bonnaterre : egli parla di una lucertola verde che fu veduta per più _ di 20. anni uscire dallo stesso foro per venire nel pieno meriggio a hè riscaldarsi ai raggi del sole . i j (2) Le piaghe in genere si cicatrizzano sotto una grossa crosta , che È mon cade se non dopo più settimane . La cicatrice è di un grigio ne- _— Yastro , senza scaglie; da prima larga , e prominente , Si appiana, è _1i restringe a lungo andare. I06 indipendente dall' accrescimento generale, merita es- so solo di occuparci per un istante. La rottura e la separazione d'una porzione della coda è tanto facile e comune, che trovansi più lu- certole aventi la coda riprodotta , "di quello che nel-.._ lo stato di integrità; questo è vero singolarmente à dell' ocellata , della verde, e della murale. La co~ da di quella degli sterpi , più breve, sembra meno esposta. a_ questo acidente ; quella dell' Edwarsiana è più solida e resiste di più , quantunque ugual-. mente suscettibile di riproduzione. Ella è dunque una cosa alla quale fa duopo di attendere prima _ di stabilire le proporzioni tra la lunghezza della coda, e quella del corpo ; ed è per questo. motivo soltanto, che dire si può con Lacèpède , che il ca~ rattere tratto da questa proporzione , soggetto sareb- be a grandi incertezze. Il membro riprodotto pare mai non acquisti effettivamente la primiera lunghez- za, quantunque alcuna volta se ne trovi un pezzo dell'estensione di cinque a sei pollici nelle grandi specie. Osservando attentamente si conosce sempre una coda intera alla uniformità delle scaglie, alla regolare degradazione del suo diametro..La nuova coda è bruscamente conica ed una differenza senza gradazione si trova nella lunghezza, e nella promi- nenza della cresta sulla porzione antica e sulla nuo- va. Nell'interno, per quanto sia antica la parte ri- prodotta , giammai contiene vertebre, ma una car- tilagine di un solo pezzo (1), bianca , flessibile,, ti- stolosa,, e piena di un prolungamento del cordone , o fascio nervoso rachidiano ; questa cartilagine è ci- lindroide, liscia e poco aderente ai muscoli che la circondano , e questi muscoli sono meno regolari dei (1) A qualunque epoca si esamini la coda d'una lucertola per quan, to giovine sia, vi si trovano sempre delle vertebre ossee fino all ul~ tima sua estremità qualora sia intatta. 107 primitivi, quantunque robusti, e contrattili nello stesso modô. La pelle riprende pure le sue scaglie , e la propria sensibilità , ma ordinariamente conserva un colore più fosco, più grigiastro, e si spoglia più difficilmente della védéhia epidermide. Tale è lo stato delle cose al loro punto di estremo sviluppo ; se si tenga dietro alle gradazioni alle quali passano le parti riprodotte onde pervenirvi, si vede, alla caduta della crosta che aveva coperto la piaga, ap- parire un botone conico , centrale, che si allunga _poco a poco, e la base del quale si allarga 'nellô stesso tempo fino a che uguagli il diàmetro del tron- cone. Questo botone da prima coperto di epidermide nuda, sottile, e nerastra, presenta ben presto dei piccoli verticilli di scaglie che ingrandiscono , e. si multiplicano a misura che egli si "aumenta . Ho ve- duto, nella stagione caldissima, aéquistare questa parte, nel giro di quindici giorni, un pollice e mez- zo di lunghezza, nel mentre che nella stagione un pò fredda occorrono dei mesi interi per produrre un legero accrescimento. Nei primi tempi questa nuova "riproduzione è formata di sostanza omogenea, grigiastra , densa e coriacea ; qualche giorno dopo si distingue la pelle, ed in seguito si forma la carti- lagine del centro, che, da principiô molto aderen- te, non tarda a distiuguersi chiaramente dai mu- scoli formatisi all CP È Ho io veduto più lucertole aventi due e tre co~ de, ma non le ho notomizzate ; tutte sembravano di muova formazione, come nel caso comunicato da Marchand all' Accademia delle Scienze. Ho cercato più volte di produrre delle rotture parziali od in- complete , colla speranza di veder nascere una nuo~ — va coda, conservando Y antica, ma sempre i movi- di menti dell'animale hanno reso completa la separa~ zione in breve tempo ; egli è dunque probabile, che _ le doppie code si formino mediante una simultanea T08 riproduzione (1). Da che dipende questo singolare fenomeno ? Pare sia inerente a qualche disposizione od attitudine individuale, e non può spiegarsi che in questo modo l'esistenza di una coda tripla,, se i pezzi sono realmente tutti e tre di nuova formazio- ne; fa duopo in tal caso che una prima rottura abbia riprodotto una coda biforcata, e che una se- conda rottùra accaduta in uno dei rami abbia rTi- prodotto la stessa duplicazione*: egli è sempre in- fatti da due punti diversi , e non dallo stesso luo- _ go , che nascono le tre appendici. ( Sarà continuato) MarcrL DE SerRRES et FARINES, NOTICE etc. Notizia intorno la caverna d' Argou ( Pirenei Orientali ) contenente ossa. ( Annales des Sciences INaturelles T. xvi. pag. 276 - 301. Juillet 1829.) OssERVAZIONI GENERALI . Le caverne contenenti ossa, considerate per l' ad- dietro quali accidentalità, o fenomeni locali, acqui- stato hanno tutt'altra. importanza dopo che uno di noi ha stabilito, che la dispersione delle ossa nelle cavità sotterranee è stata prodotta da cause analo- ghe a quelle che hanno disseminato nei terreni d'al- luvione le ossa che di continuo vi si scavano (2). (1) Ciò non ostante Lacèpè.le paria dell'esistenza di vertebre in una delle due code, e Mou. n" S—_—, (1) Otifatagrabiie vègetale , Mémoires dn Museum d' Ifist, Nat. de Paris Tom. x1v. XV. XVI. RU mea è na " Signor Francesco. Pastori di Parma prega i zianti, e i Capi d'ogni Comune d'Italia a rgli somministrare le notizie necessarie a com- meglio il suo FOGLIO COMMERCIALE ITA- ANO, di cui ha già pubblicato il 6 numero , abbiamo sott'occhio. Dividesi esso foglio in ite parti quanti'sono i diversi Stati Italiani, tto cadauno de" quali trovansi intestate tutte le rincipali piazze commerciali , delle quali' dà le puenti notizie. _ Donsolidati - *_ ]~ Nuove intraprese] . cui è suscettiva Cambi-Corso del-]. Commerciali ~J. P'agricoltura del lei monete - .[- Fallimenti:- .. . J. rispettivo paese -. - Mercuriali « ~ . [~ Vendite di Fondi [~ Risultati. delle endite di Com- [di Commercio - 1. Casse di. rispar- estibili, di iner- [— Trasporti di per~]. mio-. ~~ i nei Porti Fran- ]. sone, e di merci; [~ Debito pubblico ; _chi, nelle Doga- È. -mezzii più pron-]. Cagione, Monta~- _— me, nei Magazzi- [ ti, sicuri ed eco~]. re e Vicende- ni de' Neégozian-] momici ~~... [— Decreti di Gover- ~~ [~ Nuovi. arrivi dif no importanti a eggi Commercia-[.. Merci nei. Por-[. conoscersi quan- , Doganali-~ - ]_ ti Franchî, nelle] tunque non ri- ariffe Doganali ~[_ Dogane, nei Ma-] sguardanti diret~- visi di Com-[ gazzini de'Nego-) tamente il Com~- rcio in genera-[... zianti — pè, o del Gover- j ~ Manifatture nuo- , o della Came- [~. ve - già di Commercio-]~- Fiere e mercati]. za- visi particolari]. principali —.._. .[~ Popolazione - e' Negozianti - _j~AssicurazioniCom-[ ~Invenzioni, sco- mIndirizzi , Ditte]. merciali non che]. perte, o miglio- _— della vita, incen-]. ramenti ritrova- di]. dii,ece. ~..... [. ti da persone de* _[~ Miglioramenti di [. rispettivi Stati. Li th mm - Istituzioni di pub- blica Beneficen- LEI ve ; . . i i " Questo giornale esce il Martedì d' ogni settimana in fo- lo, e-si paga Lire Ttaliane 1a per ogni anno. -- Si offre cambio con qualunque stampa periodica relativa al com~ îrcio parziale di qualsiasi piazza , e se ne accetta l'abbo~ nto alle direzioni delle Poste.. A à mercio - ada Giornale Zoologico di Lon- dra N.? xvi. Gennajo -- Marzo 1829 ... « .-~ pag. Magazino filosofico, ed Au- nali di filosofia. ec, -- di Annali delle Scienze natura~ li Giugno e Luglio 1329 ;, servazione -- di Saigey, e Raspail, Aprile e Maggio I82Q «vi ai c'insoplia "o mmia ni Biblioteca universale di Gi- nevra, fascic. di Giugno ,;; Bulletino d* Istoria naturale MemorrIE, ED EsTRATTI InprcAzIONI1, ED ANNUNZJ Taylor, e Phillyps . « ss Annali delle Scienze. d'os- p~ Maè AP, PARI 4 _ p y T'AROTUO L'À LU Delle materie contenute nel Fascicolo IV, '.. À PARTE PRIMA. MAL £iJ À I 19 vil $ I Sull" IImenite. --';del. Dot- Descrizione di un vitello. * I tore Kuppfer . » ..pag.. 3 mostruoso, mancante! di Sulla respirazione degl' in... porzione del midollo spie. setti, e specialmente sul- : nale -« di A. Alessandri~.. la respirazione intestinale Mi co cin o o sn o « à «Pala MI - dell' Aîsna grandis -- del Saggio sulla téoria dellosche-.— Dott. Suckuw (estratto) ,, 41. letro dei vertebrati ~~ di Storia Naturale dei . Pesci - Laurent... .a vn v vs; 4 ' dei Signori Cuvier , e Va- Brevi cenni su!l'epistola z00- lenciennes tom, 1.2. 3 tomica del Prof. Otto in-.._ (articolo terzo). .'« « sa 9 torno il sonno invernale Sul modo di discutere le a- dei mammiferi -- di Giu- !? nalisi chimiche, onde e- seppe Mangili « «'« « « s3i b6 , sattamente determinare la Lettera ad un amico sulle «.. È composizione dei minera» comunicazioni dei vasi Iin~.__— li ~- di F. S. Beudant.. fatici colle vene -- di M. i i (estratto ) .. . .» v'. « ») IN]. Rigacci.. . ou oo.» ss 1781 Sul terremoto delle vicinan- Sulle specie indigene del ge~.... ~ ze di Alicante — di Case nere Lacerta - Di A. Du- :.~f' SUBI Lide lal Dia e Fa le 435 DI EÈSi nn i sno o o sn sa. TO Sopra alcuni animali marini 'Notizia intorno la caverna... I avvelenati dall'acqua dol~'_. [.. d'Argou , Marcel de Ser-..~ i CO oi Xe à Pala ~o apa ai IR res e Farines . « «« « 3 108 PARTE SECONDA... ia della Scienza Linneana di Bordò , Marzo.- Settem- bre 1829. . «i. « « «pag. 1vif 1 Nuovo Giornale de' Lette~.... ]' rati, Maggio è Giugno 182 »ern.atox car s3 127 Sedute della R. Accademia. - À delle Scienze di Parigi . sy ivi ! Libri nuovi di Zoologia » ;, 135 124 ivi 125 Libri nuovi di Artatomia . ;, ivi ( Ni Libri nuovi di Botanica ; ;; ivi) Libri nuovi di Mineralo~ 138 gia, e di Geologia . . », ivi 126] Necrologia. s » «« » » « ») 199 È' : À Premj. er so...v..., 142 NÀ 7 _,ANNALI pà hi 6talgaÎ "Îl "e DA , _ STORIA NATURALE FascicoLo VA A _ Sul finire di ogni bimestre si pubblica un _fascicolo [di questo giornale. Tl prezzo dell' intera annata è di paoli romani trentasei per lo stato Pontificio , per estero, _— compresa la frarcazione fino ai confini, d'ita- liang lire ventidue , e cinquanta centesimi. Si a Sò hà XE3> A BOLOGNA 1 829 TIPOGRAFIA MARSIGLI CON _APPROVAZIONE MSI di LA DI ALCUNE OPERE NEL NEGOZIO MARSIGLI i IN BOLOGNA » " >— hè WM ETA À aelaide di Brunswick , o Avventure del Padre è della Figlia, romanzo. _ originale di Paolo OLMI, edizione seconda con rami. Tomo 5. Fi~ renze 1828. Sc..1. 25. si Arte (1' ) di conservar la Salute trasportato dall* Inglese in Ttaliano ; 8.2. Livorno. Sc. — 30. : À vvocati ( gli ) dei Poveri, ovvero Sermoni sopra le Ricchezze , sopra 1? Avarizia ; e sopra la Liimosina diviso in otto Tomi , Fuligno 1829. è sortito quattro Tomo a Sc. -- 20, è £." MR BARTOLI. La-.Ricreazione del Savio in discorso colla Natura e con _—_ Dio. Tomi ai Brescia.. Sci -- 70. À [Ss 73 BERTINI. Trattato T'eorico-Pratico de? Fiumi, in 8." Lucca, Sc. »~ 60. BETTINELLI . Risorgimento dell Italia. Tomi 4. Sc. 1. 80. FAMI Bibliografia od_ Elenco Ragionato delle Opere contenute nella Collezione _ de? Classici Italiani, in 8.? Milano, Sc. 1. ci Se Biografia degli Scrittori Perugini, e Notizie delle Opere 1oro ordinate e pubbllcate da Gio. Battista VERMIGLIONI, in 4.? 1829. Perugia « * Tomo 1.? Se 1. 88. i ji rè CASTIGLIONI . Il Cortigiano nuoyamente corretto ad uso della Gio- ventù . Tomi 2. Bergamo 1828. Sc. ~- 50. NEI. Cenni sulla Vita e sulle Opere di Melchiorre GIOJA , col ritratto del medesimo , in 8.? Milano 1829. Sc. -- 15. " $ CONDILLAC.. Opere.Metafisiche volgarizzata. Tomi 8. Pavia. Se. 3. _ Critica della Storia Ecclesiastica del Sig. Abate FLEURY , con appendice ; ed aggiunte di Monsignor Giovanri MARCHETTI , in 8" Tomi Qu Roma. Sc. x. 50. ' EI i Cristiade ( la) recata in Versi liberi, in 8." Cermagnola.. Sc. ~~ 60. i Description et usage d'un Cabinet de Physique. experimentale, par M, SIGAUD DE LA FOND, 8.? Vol. 2. figurati, reliè.. Paris. Sco 4. Diritto (il ) delle Romane Appellazioni vendicato dalle ingiurie , in 8. '_ Roma. Sc. -- 60. , Diritto ( del ) Commerciale e Marittimo secondo le Leggi Austriache ed Italiane, in 3.? Pavia. S. -- 704 È NA Dizionario della nostra bella Lingua Italiana, difuso ed aumentato,di Voci più d'ogni altro Dizionario, in due Volumi legati di pagine Boo l'uno, in comoda forma , 1828. Bologna. . Sc. 5. SÒ Elément de Physique Theorique et experimentale par M. SIGAUD. D fi FOND, angmentée par M. ROULAND, 8." Vol, 4. figurà aris. Sc. 6. j PA ESIODO . Opere tradotte da Francesco SOAVE, con Annotazioni, 8. Roma, Sc.-- 35. Ua (a Eustachio:. Tragedia del P.' Arostino PALAZZI, Bergamo 1828. Sc.e p"26 s Formolario per la Preparazione di molti Medicamenti muovi di F, MA: GENDIE, traduzione con Appendice Italiana , e Note per cura de _Dott. Antoniô CATTANEO; quarta edizione, in 12 Milano 1829; Sci/x Geografia Matematica e Critica di S. F, La CROIX, in 8.' Roma, U gurato. Sc. -- 60. i tati , Firenze. Sc~6. RU SI AIE Ti Memorie di Bianca Cappello Gran Dùchessa: di ' Toscana raccolte. ed strete da Stefano TICOZZI con ritratti , in 8." Firenze 1827. Se, 145 À _Su gli animali marini , che sì scavano abitazioni -- di Epw. Oscer ( Philosoph. Transact. of the roy. Society. of London ; 1826 parte 39 pag. 342) "Estratto'. uantunque l'oggetto principale di questa memo- TÈ _ria consista nell' esame del mecanismo, onde le con- chiglie perforanti formansi le loro abitazioni , l'autore À però ha creduto di dovere parlare eziandio del modo tenuto in questa operazione da animali marini di al- y tre classi. Da prima passa in rivista le abitazioni _ delle Nereidi,, delle Arenicole, delle Terebelle, de- gli Spatanghi, ed i varj modi, onde questi animali stanno dentro i loro tubi. Indi rammenta, che le conchiglie bivalvi scavansi nella sabbia asili, ove ritirarsi , condotte a ciò dall'istinto fin nella. prima età. Esaminando egli una Mya truncata presa il giorno innanzi, vi trovò due individui giovani della î stessa specie ascosi fra le pieghe del mantello , in — sa del sifone,, lunghi appena una linea. Mes- _ vi si nascosero immediatamente. I movimenti , per _— mezzo de' quali questi animali scavano la sabbia sono eseguiti da due paja di muscoli, che da un lato s'inseriscono nella conchiglia , dall'altro nel _ piede. I due muscoli anteriori s' elevano vicino al- l'orlo superiore dell' addutore anteriore, e s' uni- soono immediatamente sotto la. bocca, indi vanno insieme al sito della loro inserzione alla conchiglia. Î muscoli posteriori hanno origine vicino all orlo superiore dell'addutore posteriore , e progredendo — innanzi, ed al tempo stesso discendendo , incontransi sul corpo dell' animale, indi continuano insieme lun- l'orlo posteriore del medesimo. Anche il piede circondato da fibre derivanti da questi muscoli. "Un tubo, che ha l'apertura nella bocca, è che Tom. 1I. IO si sulla sabbia in un vaso pieno di acqua marina, 146 attraversa il corpo in una direzione rettilinea , 1m~- mediatamente al disopra del piede, serve a iraspor- tare l'acqua, per mezzo della quale il piede è di- steso. Nelle grandi specie, a cagion d'esempio , nella Cyprina islandica , molti pori disposti in una serie longitudinale,, che una sezione trasversale del piede lascia vedere, communicano col tubo princi- pale, e trasportano l'acqua alla porzione cellulare del piede. Fgli è colla punta densa, e dura del piede, che l'animale penetra nella sabbia, ed una materia viscosa,, la cui secrezione si fa mel piede stesso, serve ad agglutinare i grani di sabbia , che formano le pareti della cavità. L'autore paragona i movimenti , che hanno luogo in questa circostanza con quelli di certi molluschi a conchiglia bivalve, che possono mutar sito; tali sono la Venus gallina , VAnodonta cygnea, è la Cy- clas cornea; quest'ultima s' arrampica anche su di "una superficie liscia, e vi lascia, come i lumaconi, una traccia viscosa. Il Bucinum undatum , sebbene non istia abitualmente sotto la sabbia, vi si ascon- _ de però spesse volté e per l'organizzazione del suo piede, della quale Osler dà la descrizione, merita di aver luogo fra gli animali marini perforanti . Per ciò, che risguarda le foladi, l'autore ha avu- _ to occasione di osservarne una sola specie, la Pholas candida. La struttura delle foladi presenta tante _ particolarità, e queste hanno sì grande influenza sul modo , onde questi animali scavansi un abitazione , che Osler ha creduto di doverne dare una minuta descrizione accompagnata da figure. L' azione di tra~ forare nelle foladi ha luogo in due modi fra loro - notabilmente diversi. Nella prima età Y animale s'attacca col piede, indi solleva se stesso, per po- tere agire con quella parte della conchiglia , che - gli serve di strumento perforante; eseguisce esso al- lora una serie di movimenti di rotazione parziale sii îÙNn , I adoperando sempre la valva sul lato della quale esso Si aggira , per tornare immediatamente alla sua po- _sizione eretta. !i Questo modo di scavare, cui unicamente s' atten- _gono i giovani, è oltremodo acconcio per penetrare "in una direzione quasi perpendicolare , e per met- _tere a coperto la conchiglia il più presto possibi- le. Vuolsi notare, che nelle foladi giovanissime l' e- stremità posteriore delle valve è molto meno allun- gata,, di quello lo sia negl'individui di età più av- vanzata , ed è ciò appunto , che rende minore il tem- po necessario perchè l'animale si metta a coperto. Allorquando queste conchiglie hanno acquistato 2, o al più 3 linee di lunghezza, il modo di tra- iste è ben diverso. Il cangiamento di figura della conchiglia , e l'aumento di peso della parte poste- riore della medesima impediscono all' animale di e- levarsi tanto perpendicolarmente, come faceva da prima. Nei movimenti necessarj per dilatare Y'abi- tazione , i muscoli adduttori vi prendono una parte essenzialissima. L'animale attaccato col piede mette a contatto le estremità anteriori della conchiglia . Intanto i muscoli laterali si contraggono,, ed innal- zando l' estremità posteriore della conchiglia stessa , fanno agire la parte, che serve al lavoro sul fondo — na cavità. Un momento dopo, Y' azione del muscolo addutto- posteriore mette a contatto gli orli dorsali delle 'alve, di modo che gli orli di esse, fatti a lima, separino tostamente , e raschino con forza, e ra- pidità la materia, sulla quale agiscono. Ciò fatto , Pestremità posteriore s'abbassa, e la manovra si — immediatamente , in forza delle contrazioni suc- ssive dei muscoli adduttori anteriori, laterali, e- osteriori. I frammenti staccati dalla pietra , du- ante quest'operazione, è che ben presto s'accu- faulano attorno alla conchiglia,, sono cacciati fuori TA in ùn modo assai semplice. Allorquando il sifone ; nello stato di protrazione, è disteso dall'acqua, la Folada chiude gli orifici dei tubi, e li ritira subi- tamente, indi riapre i fori. L'acqua , che vi è con- tenuta, con forza si scarica sul mantello, e median- . te il ravvicinamento graduato delle valve, il getto si prolunga per guisa, che éspelle tutta l'acqua contenuta nella conchiglia. Quindi lo scavo occu~ pato dall'animale rimane pulito, ad eccezione pe- rò di alcune particelle, colle quali si forma una sorta di limo in quel tratto, a cui si estende il si- fone , allorchè viene emesso dalla Folade.. Osler non avendo potuto trovare téredini viventi mei porti d' Inghilterra , ove altra volta erano co- muni , riferisce le osservazioni da lui fatte sopra al- cuni individui presi ne' porti del mediterraneo. 11 principale strumento perforante di questo mollusco è il muscolo adduttore posteriore . L' adduttore an~ teriore è molto più piccolo ; che nella folade,, men- tre il posteriore è più valido. I muscoli laterali nella Teredine sono più distinti ; che nella folade , ma brevissimi. Non è dunque probabile, che con questi soli muscoli possa. perforare . Qualora fosse vero, che tutte le conchiglie per- foranti penetrassero ne' corpi ove alloggiano , mercè di un processo meccanico , si dovrebbe credere, che la loro forza fosse proporzionata alla durezza dei corpi ove abitano; ciò appunto si avvera delle va- rie specie di foladi. Ma li molluschi litofaghi , che hanno à superarè una maggior resistenza sembrano appunto quelli, che sprovveduti sono di ogni poten- za meccanica. Questi molluschi nulla hanno, che somigli l'apparato perforàtorio delle foladi, Le con- chiglie dei medesimi ; come nei molluschi conchiferi dimiarj , vèngono aperte mediante un Valido lega- mento , elastico,, è si chiudono per l'azione di due muscoli adduttori interni. Le valve della maggior 49 _— parte delle specie chiudono esattamente, ed il pie-~ _de non è altrimenti organizzato in modo da poter _— servire per una ferma adesione. Quest'asserzione è —— appoggiata ad osservazioni, fra le quali le più im- — portanti furono fatte sulla Saxicava rugosa . L' or- — ganizzazione di essa è vicinissima a quella de' mollu- _ schi conchigliferi , che scavansi un asilo nella sab~ _ bia. Il piede degl' individui giovani può estendersi — al segno da divenir lungo quanto la conchiglia.. In _— questo stato, vi si scorge un tubo, che ha l'appa- — renza di una linea bianca. Questo tubo addivien — mero, quando l'animale sia conservato in una solu- — zione satura di muriato di soda. Le giovani sassi- cave che non hanno per anche avuto il tempo di ascondersi ,' per conseguir ciò lavorano con una at- tività somma , mentre le adulte lentissimamente fan- no la manovra del traforare. Le giovani strisciano sulla pietra, distendendo, ed attaccandovi il piede, _e portano innanzi la conchiglia , mediante l' azione _ dei muscoli anteriore, e posteriore,, in quella guisa _ appunto, cui si attengono i molluschi conchigliferi _ viaggiatori. Da prima esplorano il sito, sul quale _ vogliono fermarsi , dopo qualche tempo vi si attac- _cano col bisso, ed allora cessa ogni movimento lo- _cale della conchiglia . È evidente, che le sassicave "mon perforano alla guisa delle foladi, giacchè nom eseguiscono alcun movimento rotatorio , come fanno queste ultime. I soli muscoli del piede potrebbero servire ad un moto perforante delle conchiglie, ma P animale trovandosi già attaccato alla roccia ; il pie- de non può trovare fuori della conchiglia un punto stabile, e quand'anche la cosa fosse tutt'altrimen- ti, la tessitura della conchiglia è troppo delicata per ogorare le pietre, e se tentasse di farlo, rimarebbe essa perdente , si logorerebbe cioè senza ottenere l' in- tento: eppure nella conchiglia non si vede alcun'in- zio di logoramento . 150 Ma oltre le prove desunte dalla scarsa durezza della conchiglia , e dalla mancanza di muscoli di una forza bastevole per agire su di una pietra. du- ra, ve n' hanno altre atte a mostrare , che la con- chiglia non può essere uno strumento perforante . Osler possiede un frammento di roccia calcare, ol- tremodo dura, in cui sono incastrati pezzetti di sel- ce, alcuni de' quali sporgono dalla superficie delle cavità formate dalla Saxicava rugosa , e dalla Vene- rupis irus. La materia calcare è stata distrutta. at- torno alla base di queste parti sporgenti , ed in que" punti ove la conchiglia difficilmente avrebbe potuto arrivare. In un'altra pietra, in cui la calce è fram- - mista ad un'abbondante dose di argilla, ed avvi un sottile strato affatto argiloso , annicchiaronsi tre sas- sicave, le quali arrestaronsi ne' loro scavi allorchè arrivarono al suddetto straticello . Si può provare, che una conchiglia non è asso- lutamente necessaria per iscavare una massa calcare, anche da questo, che molti annellidi affatto sprov- veduti di conchiglia abitano entro le rocce calcari , e dentro tutte le conchiglie , che sono grosse al se- gno da potervi essi scavare un asilo. Qualunque poi sia l'organo del quale servonsi le sassicave per pe- metrare nelle pietre, deve essere situato nella parte anteriore, ed inferiore dell'animale. È già stato provato, che se questa penetrazione ha luogo per un processo meccanico, la conchiglia non n'è già lo strumento ; quanto al piede, ch'è un corpo pu-. ramente vescicolare, allorquando è disteso; non po- trebbe certamente meccanicamente intaccare una pie- tra dura. S'è adunque certo, che i mezzi mecca- nici di quest'animale non sono all'uopo bastevoli, si può con ragione supporre che la corrosione delle pietre sia prodotta da un dissolvente chimico. Una tale supposizione non è poi appoggiata soltanto a prove negative . Imperocchè donde avviene , che l'a- pi 151 nimale intacca esclusivamente le rocce calcari? è che voglion dire le sporgenze, che le pietre insolu- bili formano nelle escavazioni delle sassicave? e so~ prattutto lo strato argilloso poc'anzi indicato, che ha potuto arrestare l'avvanzamento delle medesime . vero, che la Venerupis irus è stata trovata nel- _Pargilla ( Pulteney ), e che Montagu aveva pietre non calcari entro le quali erano annicchiati alcuni individui della Mya pholadia. L' autore di questa memoria ha egli pure trovato la Mya distorta , e la Sazicava rugosa , e la precisa annicchiate entro una pietra argilosa, ma le escavazioni in tali pietre so~ no generalmente fatte dalle foladi, delle quali vi si trovano frammenti in parte disciolti. Tl JMytilus edulis, e la Mya truncata trovansi alcuna volta nel- lo stesso stato. Ben si vede, che queste eccezioni non servono, che a confermare la regola già stabi- lita. Sovente trovansi le sassicave nelle rocce , che esse _scavano, ed allora bène spesso accade, che le con- chiglie delle une siano intaccate dalle altre sassi- cave vicine. Fintantochè la lesione è superficiale , non è riparata, ma qualora poco manchi al trafo- ramento della conchiglia, lo scavo è riempito non già di materia calcare, ma d'una sostanza gialla , dura, ed insolubile negli acidi minerali concentra~ ti. Questo fatto serve a convalidare ognor più l'o- pinione di quelli, che ammettono l'esistenza di un dissolvente. La sola prova, che manca, è dirò così, la dimostrazione chimica di questo agente negli a~ _nimali delle anzidette conchiglie litofaghe.. Tocca ai chimici il metterne l' esistenza fuor d' ogni dubbio, ed agli anatomici il rintracciare gli organi , ne' qua- _ li si elabora, e si raccoglie un tal dissolvente, e quelli pure, de' quali si servono gli animali per —— versarlo sulle pietre, che vogliono corrodere 152 Di LA Bicur, Note sur les diffèrences etc. — Nota sulle differenze primitive , o posteriori allo scorvol- gimento degli strati , che osservar si possono nelle rocce stratificate , particolarmente in quelle che sono superiori al grè rosso ( Rothe todte liegende. — Ezxeter red. conglomerate ) [ Annales des Sciences Naturelles T. xv11. pag. 426. 445. Aoùt 1829.) Morte , e legeri variazioni sono state da. lungo tempo notate, e conosciute nella struttura minera- logica delle rocce (1) da diversi osservatori » Lo svi- luppo più o meno grande di una formazione di grè; o di calcare, la mancanza di certi strati in deter- minate serie, le alterazioni delle rocce a piccole distanze dalle masse o dai filoni di trap, ec.,. sono circostanze da qualche tempo non solo rimarcate ; ma considerate ancora di una importanza or màag- giore or minore. Invece, generalmente parlando ; non sono stato oggetto di quella attenzione che l' im- portanza del soggetto richiederebbe sotto il punto _ di vista geologica , dei cangiamenti ben più conside~ rabili, la sostituzione p. e. del calcare compatto fosco, e del grè al green-sand del nord della Fran- cia e dell' Inghilterra , quantunque da lungo tempo me sia stato parlato da Alessandro Brongniart; la - trasformazione dell' oolite , o formazione calcare del Jura, in calcare compatto di colore fosco. rassomi- gliante a quelli comunemente detti di transizione ; il cangiamento di tutti i calcari, dalla creta sino al muschelkalk, in dolomite più o meno cristallina se- (1) L' autore di questa memoria adopra generalmente il nome di rocce ( Rocks)),, mon già per indicare una vera specie mineralogica di roccia, ma bensì una massa di sostanza minerale formata simulta- meamente, uno strato, o riunione di strati, una porzione insomma più o meno estesa della scorza del globo. k 153 — eondo le circostanze , ed altre differenze ancora di _" mon minore entità . È — Questa mancanza di attenzione deriva rale è mente in gran partè dal valore attribuito alle. dif~ ferenze di struttura mineralogica , che supponevansi _— caratteristiche delle rocce deposte in diverse epoche _—_ geologiche. Per tàl modo tutti i calcari cristallini considerati furono come primitivi; tutti i calcari mol- to compatti e di una certa struttura mineralogica, ; si ritennero di transizione; tutti i grè di un colore _ e di una conveniente durezza. furono grauwackes: ed _— allorquando si sostennero opinioni contrarie, consi- _— derate vennero qual risultato di un qualche errore commesso dall' osservatore. Egli è vero che molti géôlogi non accordavano questa importanza alla strut- tura mineralogica, ma è ugualmente vero, che il pieve gran numero abbracciò questa opinione... din Geologia , forse più di qualunque altra Scien- za, abbisogna della combinazione di molte osserva- zioni, solo da un cumulo di fatti ottenere si può, qualche réale progresso,, ed è perciò ben chiaro che _esige i travagli di molti Scienziati : fortunatamente — moi al presente mon siamo privi di soggetti abilissi- _ mi, che di continuo contribuiscono all'aumento di _— mostre cognizioni , più particolarmente ancora in que- — sta parte del globo, e moi vediamo che l'Europa , _— quantunque non formi la maggior parte della super- _ficie del nostro pianeta , è feconda in esempj delle _grandi differenze che esistono nella struttura mine- _ralogica della stessa formazione . In questo caso quan- SC cangiamenti ancor maggiori non puossi sperare di __incontrare in paesi molto più lontani e meno stu- _diati? _— Spesso nuovi fatti conducono a nuove opinioni, e 10Îte delle ultime abbracciate, che erano eccellenti _nei loro-tempi , o che tendevano certamente all'av- A vanzamento della geologia devono essere modificate —————————— 154 se i fatti lo esigono. Che la ricerca della verità sia il nostro, solo soggetto. Noi cerchiamo di compren- dere la struttura della scorza della terra, ma come possiamo sperare di pervenire alla desiderata meta , se supponiamo che la geologia, ancor bambina, sia pervenuta alla sua maturità ? Ùn cangiamento di opinione sul valore che attri- buire si può alla struttura mineralogica delle roc~ ce non diminuisce il merito di quelli che accostu- mati sono ad insistere tanto sulla importanza del medesimo ; al contrario se i paesi sono stati ben descritti, come lo è p. e. la Tarantasia da Bro~ chant, che importa se un calcare è di transizione , od è un lias ? Allorchè avremmo mediante un esame generale delle Alpi determinata la formazione alla quale appartengono, la loro detagliata descrizione non cesserà d'esser buona, e sarà sempre dello stes- so valore, in quanto che somministra la retta espo- sizione dei caratteri, e dei rapporti delle rocce in questa posizione . _ Senza i lavori dei molti abili osservatori che han- mo dato tanta importanza ai caratteri mineralogici delle formazioni , la scienza della geologia giammai ascesa sarebbe al posto che ella occupa presente- mente: questi Dotti furono probabilmente tanto ne- cessarj allo sviluppo di questa Scienza, quantô lo sono quelli d'oggigiorno per presentare delle viste più chiare e più estese. Noi possiamo solo conchiu- dere dietro i fatti che possediamo,, ed è ben chiaro che quelli che verranno dopo di noi avranno mag- giore facilità per arrivare a delle conclusioni più giuste di quelle che noi non siamo ancora in caso di trarre . Werner merita tutta la mostra riccono- scenza, quantunque le di lui idee concernenti la formazione delle rocce così poco s' accordino con quelle che al presente sono più comunemente rice- vute, ne meno perciò ha contribuito al grande av- vanzamento della Scienza. pid Wi MÀ ps OI 155 Ho fatte queste poche riflessioni perchè, allor- quando si presentano nuove viste, come p. e. quel- le di de Buch sul cangiamento del calcare del Ti- rolo in dolomite, invece di esaminare da prima i fatti, si considera il tutto come inverosimile , per- chè contrario alle ricevute opinioni, Che il valore della teoria sia ciò che vorrà essere, i fatti almeno meritano l' attenzione, e saranno apprezzati ; p impe- rocchè se non bastano a modificare in un modo le nostre opinioni, possono farlo in altra maniera . Siccome i limiti entro cui deve essere circoscritta una Nota non permettono lunghi detagli, mi con- tenterò di dare alcuni esempj rimarchevoli di can- giamenti considerabili nella struttura mineralogica delle formazioni , dedotti principalmente dalle Alpi, e che sufficientemente dimostreranno il poco di con- fidenza che aver si può in questo carattere , allor- chè si desideri di determinare l'epoca geologica di una roccia,, singolarmente allorquando manchino i caratteri zoologici dedotti dai fragmenti di corpi organizzati: non già che io voglia accordare troppa confidenza a questi ultimi caratteri, ma perchè, al- meno per le rocce più moderne, sembrerebbe più ragionevole il fissarne l'epoca dietro il carattere ge. merale di questi residui, piuttostocchè dietro veruna specie in particolare. Ma prima di occuparmi di que- sti esempj farò osservare , che da qualche tempo ho particolarmente atteso alle differenze mineralogiche che si osservano nelle stesse formazioni , e che sono stato condotto ad ammettere , che si può convenien- temente dividerle in due qualità , primitiva l una od orriginaria occupante considerabile estensione ; accidentale l'altra derivante da locali spostamenti, o dalla introduzione di rocce ignee. Non sono ge- neralmente d'avviso d'introdurre nuovi termini, cre- dendo io che invece di far progredire la geologia ren- È. dano più difficile lo studio: ma ciò non ostante in 156 questo caso i nomi esprimenti le differenze prodotte - _ da disordinamento sarebbe assai conveniente che di- versi fossero da quelli che esprimono le differenze primitive . La lettera di de Buch sulla dolomite del Tirolo è del 1822, ed il suo prospetto geologico pure del Tirolo, del 1823. În queste memorie ci dimostra la singolare unione della dolomite, del calcare grigio conchigliaceo, colla silice (flint) ed il porfido nero, P'introduzione del quale fra i calcari è stata, se- condo de Buch, la cagione del suo cangiamento in dolomite. Nulla ho da replicare presentemente in- torno alla teoria collegata a questi interessanti de- tagli; mi basta per l'attuale mio scopo, che delle masse di rocce cristalline possano svilupparsi, poco importa il come, in una formazione calcare superio~- re al grè rosso, come si vede nel Tirolo... De Buch ha pure pubblicato delle osservazioni consimili intorno il lago di Lugano, fondate sopra un esame di questo distretto fatto nel 1825 (1);'in esse il dotto autore considera il monte San-Salvatore quale eccellente esempio della verità delle sue o- pinioni relative al cangiamento del calcare in do~ lomite.. I calcari del lago di Lugano non sono più antichi del grè rosso ( Exeter conglomerate) che li divide a S. Martino, dal michaschisto di Lugano ; d'essi non sono infatti che la continuazione delle stesse rocce, bene evidenti sul lago di Como, che ebbi occasione di esaminare nel mese di maggio ul- timo scorso. I passaggi della dolomite al calcare vi sono pure dei più staordinarj, ma noi non vidimo , come in Lugano, il porfido augitico in contatto con esso Se continuiamo il viaggio da Como a Bellaggio () Vedi Annales des Sciences naturelles Y. x. peg. 195. 1827. 157 _ per la sponda del lago di Como, altra cosa non in- contriamo tranne del grè compatto, e quaiche volta del calcare schistoso sino a che non arriviamo al rovescio della montagna detta Croce Galli, sul lato _ovest dela quale la dolomite mostrasi da prima : ma se noi andiamo da Lecco fino a Bellaggio pel lago di Lecco , troviamo sola dolomite lungo tutta la stra- ~ da, eccetto che un poco di calcare tra Oleio e _—_ Lierna, alcuni strati della stessa roccia sulla costa ovest, ed una massa di gesso racchiusa nella dolo- mite presso Limonta; se dare si può qualche valore È alla direzione degli strati, una parte almeno. del _— calcare del lago di Como è divenuta dolomite verso — il lago di Lecco. _ _ i Del grè rosso, contenente dei pezzi della stessa specie di porfido quarzoso, trovato sul lago di Lu- gano, attraversa il lago di Como ad una piccola distanza al sud da Bellano, al nord di un piccolo sito detto La Gaeta, e rassomiglia perfettamente ai conglomerati conosciuti sotto il nome di JRothe todte liegende , Eireter red conglomerate etc. , e provano che — tutti i calcari e dolomiti del lago di Como, di Lec- —_ co, e di Lugano sono posteriori a quest' epoca. Le _—_ dolomiti di questi laghi non sono state generalmen- — te indicate ; io sono convinto che Buch fu il primo a parlare di quelle di Lugano, ed io non conoscevo — i di lui lavori allorchè esaminai quelle di Como, e di _Lecco; ma questi calcari sono spesso stati considerati _—— come appartenenti al zeck stein o calcare alpino. Que- _sto nome di calcare alpino applicato al zech stein — non sembrerà presentemente molto addattato impe- _rocchè delle osservazioni recenti tendono a mostrate che non vi è calcare alpino nelle alpi. Se ciò nom _— Ostante passiamo a giudicarne dietro la natura dei — residui organici, ammoniti , belemniti,, fra le quali _ sono le Ammonites Bucklandi , heterophyllus etc.; una e 158 $ è probabilmente una porzione delle serie oolitiche . Basta pel presente mio scopo, che qualche porzione rappresenti i lias, imperocchè questi calcari non hanno veruna rassomiglianza mineralogica con que- sta roccia, come si mostra in Inghilterra, ed in una gran parte della Francia. La miscela di calcare e dolomite presso questi laghi è variatissima ; qualche volta sembrano alterna- re qualche volta passare gradualmente dall'uno al- l'altro: talvolta la dolomite è ben distinta , tall' al- tra non si saprebbe bene discernere la sua divisione in strati. Ai due lati del lago la dolomite forma la parte inferiore dell'intera massa , e riposa sul grè rosso; ma a qualche distanza al sud la mancanza di corrispondenza nei due lati del lago è rimarcabi- lissima . Presso Varena sono calcari compatti , di co- lor fosco, di cui fanno parte i marmi neri, ben conosciuti , scavati in questo luogo; all' opposto a Nobiello è dolomite contenente una massa di gesso , e ciò ha luogo esattamente nella linea di direzione indicata dal grè rosso, che costituisce la separazio~ ne tra i calcari e le dolomiti, tra i gneis, ed il mica-schisto della parte nord del lago. La massa intera di dolomite o di calcare può essere conside- rata come quanto mai scomposta ; le contorsioni del calcare nella parte inferiore del lago di Como sono variatissime , e devo con de Buch supporre,, che tut- tociò ebbe luogo allorquando il porfido nero o au- gitico attraversò queste rocce; il che si vede nel lago di Lugano, e si vedrà in seguito in diversi altri punti tra questo paese ed il Tirolo. Occupiamoci attualmente delle importanti osser- vazioni che Elie de Beaumont ha fatto ultimamente. intorno l' età di una considerabile porzione delle Alpi. In una notizia sopra una stratificazione di vegeta- bili fossili e di belemniti , situata a Petit-Coeur pres- so Moutiers in Tarantasia, il suddetto autore ha fatto p È 159 _— conoscere che il sistema di strati, descritto da Bro- _ chant nella sua memoria sulla Tarantasia , che con- — tiene in molti punti dei massi considerabili di cal- _— care granelloso e di quarzo micaceo, ugualmente _— come dei grandi ammassi di gesso, appartengono al- la serie oolitica. Fondasi Egli in ciò, che gli strati _— secondarj i più antichi di questo paese, nei quali _— giammai sonosi trovati fragmenti d'animali, di quelli, in fuori che caratterizzano la parte inferiore del si- _— stema del Jura, possono essere seguiti fino nelle vi- _— cinanze di Digne e di Sisteron (Basse Alpi), dove _— presentano in copia tutti i fossili del Lias. I carat- teri di questi strati non sono ugualmente anomali in tutta la loro estensione , ed in una notizia sopra una stratificazione di vegetabili fossili e di grafite, si- tuata nel colle du Chardonnet (alte Alpi) Elie de Beaumont nota, che dirigendosi il viaggiatore al _— borgo d'Oisans, sempre più si accosta alla serie _— continua delle masse primitive , serie che si prolunga I dal monte Rosa verso le montagne situate all' ovest _— di Coni, e vede ancora che gli strati secondarj per- li dono sempre più i caratteri inerenti al modo di lo- _— xo deposizione. _— _ Le rocce di quarzo di questi paesi sembrano ad _ Elie de Beaumont una alterazione del grè ad antra- _ cite, nello stesso modo che gli schisti verdastri e feccia di vino, che li accompagnano spesso, gli sem- _brano una alterazione dell'argilla schistosa compat- _ta, è parimente che i gessi che trovansi nell'inter- _no delle alpi sembrangli una alterazione di calcare. _— Egli ha pure notato la differenza orriginaria esisten- — te tra le rocce secondarie dell' interno delle alpi, e _— quelle di alcune altre posizioni, e crede che non si _ "debba accordare troppa importanza alle differenze di composizione mineralogica esistenti tra il grupo di strati dei quali parliamo, e gli strati inferiori _— della deposizione Jurassica delle regioni non smosse i 160 dell" Europa , e che sembrano essere il prolungamen- to amplificato , di quelli. Queste differenze di com- posizione, dice egli, sono forse una conseguenza in qualche modo necessaria . dell? enorme differenza di grossezza che esiste tra Je parti di un medesimo de- posito che fra loro si pàragonano . Questi due generi di differenza riunisconsi ad alcune altre considera- zioni per indurci a credere, che il sistema degli strati di cui si tratta depositavasi al fondo di un mare profondissimo . Quantunque io abbia fatta grande attenzione da qualche tempo alle differenze mineralogiche che os- servare si possono nelle stesse formazioni , egli è soltanto dopo due anni che ho esaminato più parti- colarmente questi cangiamenti nelle rocce al di so- pra del grè rosso, nel mezzogiorno della Francia , a Nizza, in diverse parti d'Italia, negli stati di Na- poli, nelle montagne calcari al sud della grande catena delle Alpi, in alcune parti del lato nord della stessa catena, e ciò coll'idea di paragonarle alle stesse rocce meglio conosciute del nord della Francia, dell' Inghilterra, e di alcuni luoghi di Al- lemagna ; e devo confessare, che quanto più mi in- noltro in queste ricerche, tanto più sono convinto della insufficienza della struttura mineralogica per guida del geologo allorchè si è privi di caratteri zoologici evidenti. Nell'anno ultimo passato ho presentato il sunto delle mie osservazioni sulle vicinanze di Nizza alla Società geologica di Londra, ed ho fin d'allora sta- bilito che poca confidenza accordare si deve alla. pre- senza della dolomite o del gesso, considerata quale carattere di una formazione, imperocchè queste due rocce possono incontrarsi, e ciò ha luogo infatti , i 1 più formazioni differenti. (1) A Nizza mi parve si (1) Il celebre Sig. Bouckland nella sua memoria -- Sulla struttura. , IÔI — trovassero in una posizione equivalente a quella del- _—_ l'oolite, o del calcare del jura. La struttura mine- Talogica di questo calcare è quella del jura, ma i _— caratteri zoologici per stabilire con certezza la di _— dui identità mancano: esso trovasi sotto la sabbia _— verde, la quale, quantunque cangiata in calcare —_ grigio arenaceo, contiene molti dei fossili caratte- — ristici di questa formazione , e gran copia di numm- liti, e somministra essa stessa un esempio della dif- ferenza di struttura mineralogica di queste stesse formazioni; giacchè se si potessero mettere in con~ tatto la sabbia verde del sud dell Inghilterra, e quella di Nizza non si troverebbe,, ad eccezione di alcuni strati a grana verde, che pochissima rasso- miglianza mineralogica tra queste rocce. Siccome ultimamente ho io veduto degli strati che sembrano essere la serie oolitica , tutta intiera, rappresentata da calcari grigi compatti , non posso accordare mol- ta confidenza all'apparenza del calcare del jura. In qualunque modo ciò non ostante i calcari di Nizza _— sembranmi essere equivalenti od alla parte superiore PI della formazione oolitica , od allo sviluppo inferiore del gruppo della creta o sabbia verde; ed in questi due casi abbiamo un buono esempio d' una roccia sollevata , nelle serie contenenti della. dolomite e «_ del gesso, tra le quali pure esistè una unione tanto _—_ curiosa . _—__ Ho veduto nei processi verbali delle sedute della _ Società geologica di Londra, che Buckland è por- _— tato a dubitare dell' esistenza del gesso nel calcare — di Nizza, e che limita il grande sviluppo del ges- _ so, e delle rocce magnesiache , al gruppo del grè ——— nni _ geognos*ica delle Alpi, e delle parti aljacenti nel continente, e sui loro rzpporti colle rocce secondarie e di transizione. d' Inghilterra —— (Journal de physique T. 83. juin 1821.) aveva già fatto simili os- —— servazioni , (R. MN Tom. IL II 162 rosso: in quanto al primo dubbio, -l' esistenza. del gesso nei calcari di Nizza è un fatto che si osserva sui lati della montagna poco lungi dal colle di Vil- lafranca all'est della città di Nizza; e relativamen- te alla presenza di rocce magnesiache in diverse formazioni , non ne conosco migliore esempio di quello del dipartimento del Var , dove Elie de Beau- mont ha trovato la dolomite nelle rocce terziarie , nelle sabbie verdi , nella formazione oolitica,, e nel muschelkalk . Questo esempio e diversi altri che si potrebbero citare,, provano chiaramente , che le roe- ce magnesiache non sono caratteristiche di veruna formazione in particolare . Non essendo io passato pel colle di Tenda non posso nè sostenere, nè negare le conclusioni di Bu- ckland , quando trattasi di rocce dal medesimo ve- dute ; ma siccome Elie de Beaumont ha seguito gli strati dell' oolite,, e le serie di sabbia verde per al- quante leghe in questo stesso paese, e non avendo io trovato sulla costa tra Nizza e Genova verun cal. care che mi sembrasse più antico di quelli della Tarantasia , di Como, della Spezia ec., non posso trattenermi dal supporre, che le rocce da lui ri- marcate, sieno o le stesse di quelle che .trovan- si nel lias delle alpi del Delfinato, ovvero che que- sto è uno sviluppo locale di marne iridizate, o di grès bigarrè. , Il solo esempio che ofrirò. presentemente all'at- tenzione del letore è tratto dalle vicinanze della Spezia da me esaminate in aprile ultimo passato ; esso mostra in modo marcatissimo le grandi diffe- renze mineralogiche esistenti nella stessa formazione . All' ovest del solfo della Spezia trovasi una serie di montagne che si estendono lungo la costa quasi sino a Levante, aumentando in lunghezza a misura che si innoltrano verso il nord-ovest. La sezione presentata da porzioni variate di queste montagne è _ 163 _— composta delle rocce seguenti , che facilmente si tro~ fi vano in tutte le vallate trasversali , e lungo la costa _— da Porto venere a Monte rosso . - 1. Serie calcare. — a. Letti superiori compatti. e — grigi, e varianti di tinte, più o meno attraversati K da vene di spato calcare, qua e là frammisti di u strati schistosi , ed anche di schisti argillosi , strati _— generalmente grossi ; la varietà venata di bruno chia- — ro, conosciuta da molto tempo sotto il nome di mar- _— mo di Porto venere forma una parte di questo strato. _— b. Dolomite. di varia apparenza, spesso pura e — cristallina , in quest'ultimo caso, quasi bianca ; par- _— zialmente distinguere si possono degli strati , in altri luoghi però manca la stratificazione . c. Strati sottili di calcare compatto , grigio foschi. d. Gli stessi strati alternanti con dello schisto bru- no chiaro, contenente belemniti , ammoniti, e gran copia di pirite di ferro. _—_ e. Lo stesso schisto bruno, alternante con degli strati sottili di calcare compatto di color chiaro, ras- _— somigliante ad alcune varietà di quello del jura. f. Schisto brunô , e strati sottili di calcare com- _— patto grigio-fosco.. 2. Schisto bruno. — Non fa effervescenza cogli acidi. 8. Strati schreziati ( Bigarrès ) — Rocce calcari ed _argillose d'un blù verdastro, rossigno, e più o me- )_ no schistoso; la materia calcare spesso in piccolissi- _— ma copia . 4. Grè bruno. — Principalmente siliceo, abbenchè "alcune parti contengano della materia calcare, qual- _che volta micacea, in grossi strati sottili e schisto- _ si. Qualche volta è stato chiamato grauwacke . Que- _ sto è uno dei così detti macigni degli Ttaliani . 5. Schisto grigio siliceo-calcare e grè. — Contiene hè principalmente del mica; può essere considerato co- ) me una miscela di materie calcari silicee ed argil- ; À TÔ4 : ( lose nelle quali prevalgono ora l'una, ora l'altra. Quando predomina il calcare , forma un calcare com-. patto grigio. Îl tutto è attraversato da vene di spa- to calcare, e qualche: volta da vene di quarzo con- tiene, a Vernazza, una grande specie di fuco. Tale è la sezione presentata da queste montagne; ella da una idea completa di questa parte delle se- rie visibili alla Spezia. Devo dire che sugli strati superiori , che si dovrebbero , a giudicarne solo dal- la composizione mineralogica , chiamare di transi- zione, riposa un grè micaceo, siliceô e calcare, con- tenente piccole macchie nere rassomiglianti a piccoli pezzi di ardesia. Il colore generale della massa è bruno e grigio ; essa è frammista di schisto, ed an- che di schisto argiloso. Gli strati sono grossi o schi-' stosi, ed il mica qualche volta manca : questo è l'altro macigno degli'Ttaliani. Qualche volta i letti di questi due macigni sono tanto uguali, che giu- dicandone solo da pezzi staccati, si potrebbero fa- cilmente confondere; ma presi in massa facilmente si distinguono « s Non è mia intenzione il dare qui una descrizione delle vicinanze della Spezia , il che esigerebbe delle carte; ma mi rimane di tentare di dimostrare ciò che sono probabilmente queste rocce. Le belemniti sembra provino soltanto, che gli strati che le con-. tengono possono essere il lias o qualche cosa di più moderno; ma le ammoniti potranno forse esserci di maggiore soccorso (1): elleno sono copiosissime , e vi si vedono le specie che trovansi ordinariamente nella parte inferiore del sistema oolitico, o jurassi- co. A giudicarne perciò dai residui organici queste rocce sembrerebbe si dovessero riportare alle serie oolitiche, malgrado la rassomiglianza dei calcari col. /(1) La scoperta di questi fossili, tanto comuni sulla montagna di Caregna presso la Spezia è dovuta a Guidoni di Massa. I 165 — marmo di transizione, di modo che il cangiamento _— nella composizione mineralogica è stato, qui, come nelle alpi , eccessivamente grande, e probabilmente — in gran parte, se non lo è del tutto, primitivo od — originario. In qualunque modo la causa che ha pro~ dotto la struttura mineralogica diversa dell'una,, ha _— prodotta quella dell'altra: e probabilmente un gior- — no l'una servirà alla spiegazione dell'altra. È La dolomite ha molti caratteri d'una roccia su- bordinata , di un'enorme strato, imperocchè si esten~ de regolarmente nella stessa linea degli altri strati, ed è coperta da una serie di strati, e sostenuta. da _— un'altra; per modo che le sezioni vedute in più vallate sono le stesse. Io parlo di questo, perchè non vorrei che si credesse che io volessi eludere le ~ difficoltà , se, codesta pure sembrar potesse tale; e la disposizione della dolomite della Spezia non è la stessa di quella dei laghi di Lugano, di Como, di Lecco. Gli strati sono, a dir vero, moltissimo in- terotti, e la dolomite si presenta come un masso quasi perpendicolare fra altri strati che pur sono quasi perpendicolati, per modo che considerare si _— potrebbe come un filone; ma siccome trovasi pure _ nello stesso calcare all'est del golfo, ella può ras- _—_ somigliare ugualmente ad un immenso strato o ad _— "un accumulamento. di strati . Tutte le rocce enumerate disopra , dal N. r. al 5. inclusivamente, possono rappresentare le serie ooli- _—_ tiche racchiudenti pure i calcari delle vicinanze di Genova , che si sviluppano nella parte inferiore del- lo schisto calcareo-siliceo, e del grè N.? 5., e forse _— potrannosi quivi trovare i residui organici osservati, _— in rocce somiglianti a Digne, od a Sisteron. Pel _— momento questa non è che una semplice supposizio- — ne; ma in qualunque caso, i calcari della Spezia _— rappresentano geologicamente una parte delle serie _— oolitiche', quantunque pei loro caratteri mineralogici "À 166 ; mon abbiano la più leger rassomiglianza con veruna parte di queste serie quali esistono in Inghilterra , e nella maggior parte della Francia. In questo caso il macigno superiore rappresenterebbe una parte delle serie della sabbia verde, come è stato di già sup- posto. Le rocce della Spezia trovansi abbondante- mente in Toscana, e negli stati di Lucca, in circo- stanze che sembrano le stesse. L'intero paese che forma i contorni della Spezia è stato violentemente turbato in apparenza, giac- chè del serpentino, e dell' eufotide si trovano, ora al disotto, ora al di sopra delle stesse rocce, e qualche volta anzi attraversano i loro strati. Sem- bra che abbiano agito quivi, come in molti altri Iuoghi, alla maniera delle rocce di trapp: non av- vi veruna regolarità nella loro struttura presa in generale: qualche volta le parti che le compongono sono più cristalline ; ora prevale una varietà , ora l'altra. ll periodo di loro introduzione fra le rocce stratificate non è tanto certo; ma siccome elleno sono miste cogli strati che pare rappresentino la se- rie oolitica , sembrano posteriori a quest' epoca (1). Si può sperare che gli esempj dati qui sopra del- le grandi differenze mineralogiche visibili nelle roc- ce, che sembrano esser state formate nelle medesi- me epoce geologiche , faranno conoscere abbastanza l' importanza di questo soggetto, ed indurranno quel- li ancora che non sono disposti ad accordare il loro assentimento alle teorie alle quali si sono attribuiti simili cangiamenti , ad esaminare almeno i fatti: ciò solo basterà a condurli alla scoperta di altri non meno importanti, ed atti a rendere compiute le pro- (1) Gli strati terziarj_perpendicolari, accompagnati da lignite a Caniparola , che sembrano marcare l' epoca in cui le montagne di Massa Carrara si sono innalzate, possono pure corrispondere coll" ap- parizione dei serpentini e delle eufotidi . * I . di A e e i i ni Til o, à VERO gg i CCU A i ù ila _— stata per la prima volta stabilita la di lei esistenza ; T A Pè * RV i 167 ve, od a dirigere gli osservatori verso muove vist? _ utili ai progressi della geologia. I grandi cangiamenti mineralogici che ho riferito , conducono naturalmente a ricercare il miglior modo da seguirsi per una classificazione delle rocce tale da poterle riconoscere colla minore difficoltà, possi- bile nei diversi paesi. Ciascun giorno acquistiamo esatte e nuove descrizioni di diversi distretti, fatte da uomini idonei, e nelle quali si tenta determina~ re tutte le piccole divisioni che sono state stabilite tra le rocce: ma la maggior parte dei lettori di que- ste descrizioni deve accorgersi, che, malgrado la sagacità ed il talento degli autori, è necessaria una grande confidenza per accordarsi con essi allorchè mancano di caratteri zoologici; anche allorquando fosse chiaramente provata l'esistenza del gruppo, di cui formano parte le più piccole divisioni. Non pos- siamo sperare che le stesse rocce sieno per essere svi- luppate nella maniera medesima sopra tutta la su- perficie della terra : l'Europa sola prova il contra- rio. Ciò non ostante, quantunque le parti di uno stesso gruppo non possano essere determinate, lo può più spesso la totalità; e per facilitare lo studio delle formazioni nei paesi lontani, si potrebbe da prima considerarli sopra una grande scala, lascian- do da parte le piccole divisioni, che possono es- sere utilissime in una parte del mondo, ma di poco valore , comparativamente , fuori di questa, per non esaminarle se non se allorquando fosse stata stabili- ta l'esistenza del gruppo di cui fanno parte. Può _succedere ancora che nei paesi che visitiamo , certa roccia sia meglio sviluppata, che in quello dove sia perciò sono indispensabili grandissime modificazioni in queste divisioni. Di più delle rocce possono "esi- stere in un paese, e mancare in un altro: il mu- schelkalk ne è un esempio; la di lui esistenza fu Fa ' ' 168. ~ N lungamente negata, unicamente perchè non si pote- va trovare nei paesi dove era stata negata. appunto la di lui esistenza. Così se in una parte della Fran- cia si trova una roccia che non esiste nello stesso gruppo in un'altra porzione dello stesso paese, come possiamo supporre che in Europa noi possediamo tutte le formazioni che si sono deposte sulla super- ficie della terra? (r). (1) Dividendo le rocce stratificate in gruppi che abbrac- ciano delle formaziuni, * delle sottotormazioni, facili- tiamo l'esame singolarmente dei paesi lontani, come me lo ha dimostrato la pratica. Le rocce al dissotto della grauwacke hanno così poca regolarità , che è estremamen- te difficile , per non dire impossibile , di classificarle ; incominciando dalla granwacke , ho trovato che i se- guenti gruppi erano proprj a facilitare lo studio della geologia,, e se si addottasse qualche cosa di somiglian- te , o qualunque altra divisione che i geologi riguar- dar potessero come migliore, fino a che più perfetta fosse la cognizione della terra ,. ciò servirebbe molto ai progressi della geologia, e saressimo sbarazzati dai vo- caboli di primitivo, transizione, secondario, e terziario, i quali fondati sono sopra teorie che ciascun giorno sem- bra vadino crollando. I. Gruppo delle grauwackes. — Considerate general- mente come una massa di schisti arenacei, e di rocce calcari, nella quale ora gli uni , ora le altre predominano. Diversamente sviluppata in luoghi diversi, ed estenden- tesi fino al vecchio grè rosso dei geologi Inglesi, inclu- sivamente . 2. Gruppo carbonifero. —~ Contenente il calcare car- bonifero ed il terreno a carbon fossile. Senza dubbio esercitare si deve qualche violenza nel separare per tal modo il calcare carbonifero dal primo gruppo, col quale sembra abbia una unione tanto naturale, considerato mineralogicamente , e zoologicamente. Ciò non ostante questa stessa roccia è legata così strettamente col terre- no carbonoso, particolarmente in Inghilterra, che si pra- 169 _ ticherebbe un uguale violenza separando queste due tor- _— mazioni. Îl vantaggio che avvi nel distinguere 1l terreno _— torbifero dal primo gruppo, e nell" isolarlo per quanto è possibile consiste in ciò, che può servire di guida per determinare le età relative delle rocce che con lui si _— presentano. : 3. Gruppo del grè rosso. -- Che comprende 1l grè rosso ( Grès des Vosges , Rothe-todte-liegende , Exeter red-con- _— glomerate) , il Zechstein, Grès ligarrè (Bunter-Sandstein) , — il Muschelkalk, e le marne iridacee ( Kexper ). La par-~ te inferiore di questo gruppo sembra una divisione natu- _— rale , ed è probabilmente stata prodotta da qualche ri- _— voluzione generale della superficie della terra, accom- pagnata da una distruzione parziale di rocce preesisten- ti, La parte superiore dello stesso gruppo non è così na- turalmente separata dalle rocce sovraposte , giacchè sem- bra, che dopo l'epoca rimarcabile del. Rozke-todte-lie- gende si può spesso segnare un passaggiò graduale da questa roccia alla creta inclusivamente: questo gruppo sembra ciò non ostante convenire allo stato presente di nostre cognizioni. I due principali calcari 11 Zecstein ed — il Muschelkalk , possono essere considerati come subordi- — mati, giacchè si manifesta ora l'uno, ora l'altro; e qual- ài che volta, come nel Devonshire, mancano tutti e due. — 4. Gruppo del calcare jurassico od oolitico. -- Rac- chiudente tuttociò che dicesi comunemente il calcare del _Jura ed il Lias. —— 5. Gruppo della creta. ~- Contiene la. creta. propria~ — mente detta ed il green~sand . Il vocabolo di creta non _— è forse bene appropriato a tutto questo gruppo , giacchè probabilmente il carattere cretaceo non vi si può appli- are che in alcune parti dell' Europa ; ma siccome tut- ti i Geologi sanno ciò che questo significa, è un tal no- — me buono altrettanto quanto quello di Lias , ec. —_ 6. Gruppo dei terreni superiori. -- Questo gruppo sem- ra naturalissimo ; contiene tutte le rocce terziarie, che probabilmente sono differentissimamente sviluppate nei liversi paesi . i _— Si deve forse separare da questa lista le ghiaje, le sabbie ec. abitualmente conosciute sotto il nome di ter- _ reni di trasporto antichi o diluviani. 170 ' v . . . Duces Anr. — Memoria sulle specie indigene del genere Lacerta. (continuazione e fine, vedi Tom. 1I. pag. 78.) Cap. 8.2. Descrizione particolare . à sett , lacertae , rettili saurii.della famiglia dei Lacertini, caratterizzati da una coda cilindroide, verticillata ; uno scudo sopra il cranio, terminato in forma di quadrato posteriormente mediante le due piastre più larghe; una sola serie di glandole femorali sempre numerose . Arti. 1. Lucertola ocellata,, Lacerta ocellata (CTav. u. fig. 7. 13. 14. 15.) « Molto grande e robusta; dieci serie di lamelle addominali , le medie, e marginali paraboliche ; quindici a diciotto nel triangolo toracico; piastra occipitale trapezoide,, più larga della frontale; co- _ lore verdastro nel disotto,, variato , ocellato o mac- chiato di nero è di verde, o di giallastro disopra ; delle macchie blù larghe e rotonde sui fianchi (1). Questa lucertola acquista qualche volta una lun- ghezza di due piedi ed anche di più; non solo è la maggiore delle lucertole conosciute, ma è ancora la più robusta. Le membra sono grosse muschose; il collo, il torace, ed il baccino di una uguale gros- _(1) Lacerta major... viridis admodum et simul eleganter varie- gata intermixtis maculis coeruleis (Mus. Kirch, pag. 275.) -- Que- - sta è pure la grossa lucertola verde e moscata di Giorgio. Edwards ( Flist. nat. des Qiseaux, T.iv. pl. 202.),, la lucertola di Gibilterra di Petiver (tav. ga. fig. 1. ),, il tipo della lucertola verde. di Bon- naterre (les Trois Rèynes de la Nature ), la varietà, a, della lue certola verde di Latreille,, la Lacerta ocellata, la Jamaica, e la ; Lepida di Paudin, pe 171 — sezza; il ventre più largo del doppio, la testa ro~ _— busta, il muso ottuso, compresso lateralmente , le _—— tempia rigonfiatissime . Nelle generalità abbiamo segnata la lunghezza proporzionale delle diverse parti del tronco; l' arto anteriore esteso in avanti, arriva quasi all'estre- mità del muso; il posteriore sino al cavo ascella- re. Îl braccio, l'antibraccio, e la mano hanno una uguale lunghezza ; il pollice è il più breve delle — dita; viene in seguito il quinto, poscia il sécondo ; — i due altri sono allo incirca d'ugual lunghezza. Il piede è più lungo della gamba; le dita van ere- scendo dal primo al quarto: il quinto od esterno esteso in avanti, non arriva che al livello del se- condo . La piastra occipitale ( Tav. um. fig. 7.) è trape- zoide, più larga della frontale; questa un poco più stretta nel di dietro che nel davanti, presenta in quest'ultimo senso un angolo prominentissimo ; l'in- terparietale è pentagona un poco più stretta nel di dietro: tutte nel loro margine sono solcate da strie paralleile. Le grandi piastre che abbracciano la ba- se della mascella inferiore sono in numero di sei _da ciasemn lato (fig. 8. ). Il semicolare è formato di undici scaglie imbricate dal di fuori al di den- tro sulla mediana , rotonde nel margine libero, ciò _ che dà al colare l'apparenza dentata; le lamine _—_ addominali formano otto serie longitudinali comple- e, più due serie di scaglie larghe, paraboliche che guerniscono i soli fianchi; le laminette delle serie ; mediane sono pure paraboliche ed in numero di tren- tuna a trentadue in ciascuna; le altre. sono qua~ _drilatere . Se ne contano quindici a dieciotto nel _triangolo pettorale. La lamina preanale è larga, — senza scaglie dispari al davanti di essa; i granelli _ del dorso sono rotondi, migliari , e dispostî in serie — trasverse. La coda presenta da 102. à 107. verticil- 1 MN. 172 : _li, quando è completa. I primi verticilli sono com- posti di circa 46. scaglie carenate , parallelle ai mar- gini ; il mezzo della loro faccia esterna è terminato o da un dente: sotto ciascuna coscia contansi da 12. a 15. glandole. I colori variano secondo l'età ed alcune altre cir- costanze ; l'alcool, l'ingrossamento ed alterazione della cuticola le rendono del tutto irreconoscibili (1) : da ciò dipendono le figure e le descrizioni incom- plete e false di Daudin e di altri. Prima età (fig. 137). Varietà macchiata (L. lepi- da Daudin)). Allorchè l'animale è vivente ed ha di fresco cangiata l' epidermide non presenta i colori appanati e foschi attribuitegli da Daudin. Tutto il disotto del corpo e delle membra è di un bianco verdastro , il disopra di un verde deciso. Questa tinta rimane pura , ovvero è macchiata di giallo sul- la testa. La palpebra superiore porta un grosso pun- to nero; il di sopra del corpo e del dorso è diviso in T2. à 13. striscie nere, irregolarmente trasverse , sopra ciascuna delle quali sono seminate quattro a cinque macchie rotonde , di color giallo d'oro od un poco verdastro, ma sempre più palido del fon- do. Sui fianchi le striscie nere prolungansi abbrac- ciando delle macchie pur rotonde e di un blù chia- ro; se ne contano da sette a otto in ciascuna serie longitudinale, e queste serie sono in numero di tre a quattrô. Sulla faccia interna dei membri trovansi pure diverse fascie nere seminate di macchie gialli. Il di sopra della coda è moscato di nero e di gial~ lastro sopra un fondo verde; la lingua è nera, l'i- ride di un colore ranciato palido, le unghie ne- rastre. A misura che la lucertola cresce d'età, il color (1) La lucertola ocellata è in tal caso qualche volta di un grigio quasi simile a quello dell' agile . Qua!che volta tende un poco al rosso. 1 173 iallo delle macchie diventa sempre più verde, ed il blù si fa fosco; in certo numero di individui , le fascie nere dividonsi: elleno formano solo un orlo nero alle macchie gialle, e delle moscature nere si disseminano nei loro intervalli. Finalmente allorchè l'animale è pervenuto ai 12. o 15. pollici di lun- ghezza totale, e con molta costanza nei mesi di lu- glio ed agosto, un granello o due cominciano ad imbrunire, poi ad annerire nel centro di ciascuna macchia gialla: è questo il passaggio dalla prima alla seconda età, passaggio che operasi più pronta~ mente nei maschj che nelle femmine, e che ha sen- za dubbio qualche relazione colla puberta . Seconda età. (fig. 14.) Varietà ocellata. Ml fondo verde si distingne ancora dal verde giallo meno fo- sco. delle macchie occhiute. Queste, di rado isolate, ordinariamente unite mediante linee o macchie nere, sono di numero uguale alle macchie gialle dell' età precedente , e composte di una linea nera irregolar- mente circolare, circondante una linea verdastra , che essa stessa racchiude due o tre granelli neri. Questo nero tende qualche volta al rosso; e di so- pra della testa è pure frequentemente color di bron- zo; le macchie dei fianchi sono ingrandite, ed il _ loro blù è divenuto più vivo. Îl punto nero della palpebra superiore persiste ; la lingua perde il suo color nero. Le membra , e sopratutto le posteriori , conservano lungamente delle macchie uniformi di un _ verde chiaro circondate di nerastro; più tardi, un _— punto nero formasi pure nel loro centro, la coda non cangia. S Terza età. (fig. 15.) Varietà reticolata. La di- sposizione ocellata è conservata più lungo tiempo _— dalle femmine che dai maschj; in questi mon tro- vasi in una certa età, che una rete di linee a zig- zag, le une nere, le altri verdi, irregolarmente frammiste con dei punti dello stesso colore; in que- 74 st'epoca il fondo primitivo non si distingue da ciò che da prima ha appartenuto alle macchie: ciò che meglio e più intatto si conserva sono le macchie blù dei fianchi ; qualche volta la loro orlatura nera è' scomparsa . Il di sotto. del corpo è spesso di un verde blua- ' stro; la gola un poco più palida, e frequentemente ondeggiata di sfumature di un verde tirante al giallo. Le macchie blù di cui abbiamo parlato sono quelle che l'alcool altera più prontamente: da ciò dipende che Daudin non ne ha fatto parola (1), ed ha formato una specie a parte della lucertola di Gior- gio Edwards (L. Jamaica). È facile ciò non ostante di assicurarsi dell' identità di questa lucertola coll' o~ cellata,, sia per la descrizione, sia per la figura che ne dà il naturalista Inglese. 1l fondo verde , le mac- chie blù dei fianchi, la rete irregolare del dorso, il colore, le piastre della testa, i granelli dorsali ec., la caratterizzano abbastanza ; l' apparenza bru- nastra del dorso e della coda derivava indubitata- mente dalla antichità della epidermide, e la rego- larità della rete figurata dal pittore è smentita dal testo , ugualmente come alcune altre inesattezze ; è facile pure di riconoscere nelle espressioni stesse di G. Edwards (loc. cit. ), quanto dubiti che la sua - lucertola provenga dalla Giamaica , lui stesso la identifica con quella chè Petiver ricevuto aveva da Gibilterra. La lucertola ocellata diffatti abita tanto l'Affrica quanto le Provincie meridionali d' Éuropa al dire di Gessner Poiret ec. Ci sembra addunque costante, che queste tre spe- cie ammesse dai Naturalisti. moderni come distinte , cioè l'ocellata , jamaica , e lepida , debbano essere riunite in una sola. lo ho posseduti vivi molti in- (1) Sono state espressa assai esattamente nelle fig. date da Desmarets nella Fauna Francese « _ AI (Sn! 4 la maggiore; e mi ero assicurato anche prima, co- _ me lo aveva di già fatto anche Milne Edwards, — dell'identità di cui quì si tratta, mediante la con- _ formità perfetta del numero e della forma delle pia- stre, delle scaglie, delle lamelle, e dei granelli ; _— mediante quella dei denti pure trifidi nelle une e _ nelle altre; mediante la proporzione ben poco dif- _ ferente delle diverse parti del corpo; avevo rimar- _— cato finalmente che le L. lepida , le maggiori che _— avessi potuto trovare non erano evidentemente adul- te. Di fatto le ossa del cranio erano sottilissime , facilmente disarticolate ; quelle delle membra muni- te di epifisi cartilaginose : finalmente gli organi ge-. nitali ben poco sviluppati. ArrIiC. 2. Lucertola verde, Lacerta viridis i (Tav. u. fig. 9.) _—— Grande, allungata , otto serie di laminette addo- _minali ; laminette paraboliche alle serie marginali e _— medie , sette od otto al triangolo pettorale , piastra occipitale triangolare; l'interparietale rômboidale , ambidue molto più strette della frontale; 112. ver- _ ticilli dentellati alla coda ; lunghezza della testa un > E è IÔI _— addottare altra opinione leggendo la descrizione di _ Cetti. La di lui lucertola è abbastanza caratteriz- _— zata dalle striscie , e dai circoli neri sopra un fon- _— do verde, dalla lunghezza della coda , e da sei se- _— rie di laminette addominali : ma è certamente per er- _rore che Cetti limita ad 80. il numero di queste la~ minette, a meno che non intenda da un sol lato. _— Mi sembra sufficientemente provato che le cinque — varietà descritte riportansi tutte allo stesso tipo : s aggiunga che elleno rientrano le une nelle altre _— mediante una quantità di gradi intermedj e di mu- _— tue combinazioni . Crediamo pure di avere sufficien- temente dimostrato la identità di queste varietà con più specie generalmente ammesse, e che quì in po- che parole ricchiameremo . 1. ll Seps sericeus di Laurenti, Lacerta sericea Daudin, non è che la lucertola verde strisciata , nella prima età. 2." Îl Seps varius, la Lucertola bilineata Dand. ri- portansi alla stessa varietà , ma appartenenti ad una età più innoltrata , e forse al sesso femminino . — 3. La L. tiliguerta Cetti , è una lucertola verde _schreziata . 4. Sarebbe innutile ripettere , che il Seps viridis di Laurenti altro non è che la lucertola verde. pi- chiettata,, se per un errore difficile a comprendersi _ Daudin non avesse applicato questa sinonimia ad una _— Ameiva d' America , come lo ha giudiziosamente aÎ- _fermato Cuvier. Un solo carattere , e di minor valo~ — re, lo ha fatto cadere in questa strana confusione ; _— cioè la presenza delle macchie nerastre in forma di _ lettere arabe sulle lamelle ventrali prossime ai fian- _— chi. Queste macchie non sono esclusive dell'Ameiva — litterata , giacchè , come l'abbiamo detto supérior- _— mente, la lucertola verde picchiettata spesso lé pre- — senta, e noi le abbiamo pure trovate nella varieta _ screziata , 182 ArmIC. 3. Lucertola delle sterpi, Lacerta stir- pium (1), è Lucertola di Schreiber , L. Schreiberiana. ( Tav. 1. fig. 10.) Statura mediocre , membra grosse e brevi, coscie appianate ; otto serie di laminette addominali, le medie delle quali e le marginali sono paraboliche , cinque a sette nel triangolo pettorale ; piastra occi- pitale trapezoide , più stretta. della. frontale; lun- ghezza della testa all' incirca un decimo: circa 80. verticilli dentati nella coda ; disotto del corpo di un verde bluastro con una serie media di macchie giallastre circondate di bruno , una o più serie di macchie meno distinte sopra ciascun fianco . La lucertola delle sterpi sembra non pervenga ad una mole analoga a quella delle altre lucertole; è sopratutto più breve proporzionalmente alla sua gros- sezza ; la testa è più voluminosa,, il muso più gros- so, le orecchie più infossate . Le estremità posterio- ri non arrivano in lunghezza che ai due terzi del fianco, le anteriori oltrepassano appena l'occhio: il braccio sopratutto è molto breve; la coscia larga e piatta tende costantemente a dirigersi all' indie- tro ; le dita sono meno nodose , più brevi di quelle della lucertola verde, ripiegate sul rimanente del la CCU ——<——..———.— (1) Vedasi Seba, Tom. I. tav. 9r., fig. 1. e 2. Tave 92. fig. 5., e Tomo II. , tav. 79 , fig. 5. Così pure il frontispizio di Roèsel ( Crap. et Gren. indigènes ), e la ig. della luc. verde nel Dictionnai- re des Se. Naturelles. Seps coerulèscens. Seps ruber di Laurenti . Varietà C, E, e G della Iucertola verde di Latreille ( salamand. ) Lucertola delle sterpi, e Lucertola arenicola Daudin, L. Sepium di Cuvier ( Regne animal). Lucertola verde, e lucertola leopardo di Razoumowsky; È. agilis di Merrem. L. agilis var. arenicola di Desmarest ( Fayna Francese ). La mostra descrizione è stata fatta sopra due individui adulti, !' uno breve grosso, l'altro presentante delle proporzioni meno lontane da quelle della L. verde. Abbiamo preferito di prendere quest' ultima per tipo, singolarmente in vista di ciò ; trovansi altri individui ancora più ìarghi e quasi somiglianti alla viridis; riguardare si possono come eccezionali ;_ quello che ab- biamo prescelto aveva una conformazione di mezzana qualità . i i 183 membro ; il piede arriva ciò non ostante alla metà del- la coscia. La coda è grossa, rigonfia da principio. Le piastre sul cranio poco differiscono da quelle della precedente specie; i granelli del dorso sono maggiori , meglio carenati , più squamiformi, esa- goni nel davanti , allungati e quasi quadrilateri nel di dietro : quelli dei lati sono più piatti , più lar- ghi. Non ho trovato notabili differenze tra le sca~ — glie del colare , le lamelle ventrali e toraciche del- — la L. stirpium, e della viridis; ma le scaglie della coda sono più larghe, meno aguzze, quantunque del resto somiglianti ; elleno non formano che circa 34. a 36. scaglie. Il numero delle glandole femora~ li varia da 12. a 15. Al primo aspetto il colore di questa lucertola , veduta superiormente , sembra un misto di verde bluastro e di bruno, ora l'uno ora l'altro di que- sti colori predomina; quando il verde è più deciso, hassi il tipo reale della descrizione della L. delle sterpi data da Daudin; se predomina il bluastro è il Seps coerulescens di Laurenti. Se il bruno preva~ le agli altri colori lasciando apparire soltanto. qual- che macchia più fosca o più chiara, hassi lare- nicola di Daud.; se questa tinta bruna è un poco rossigna , corrisponde al Seps ruber di Laurenti, la L. a testa rossa di Lacèpède. Quando i colori som ben distinti, vi si osserva sopra un fondo bluastro ; 1." una serie media di macchie lineari di un bian- co giallastro, rimpiazzato qualche volta da una li- nea dello stesso colore , e circondata a destra ed a sinistra da altre macchie di un bruno fosco,, ora di- stinte , ora riunite in modo da formare una larga fascia bruna semplice o doppia; 2.' sopra ciascun —_ fianco vedonsi due o tre serie longitudinali di mac~ _ chie giallastre, piccole, rotonde,, circondate di bru- — mo fosco, qualche volta numerose , distinte , ocella- te ( Lacertus pardus di Razoumowsky ) , altre volte "À 184 _ scancellate , e rimpiazzate da una semplice tracia longitudinale ; le più inferiori sono le meno appa- renti.. Îl disotto del corpo è di color palido, ab- bondantemente seminato di punti neri, o di un blù fosco , ovvero ancora di un verde inclinante al ne- ro. Alcuni individui ciò non ostante sono inferior- mente di una tinta verdastra molto chiara e senza macchie ; sulla faccia esterna dell'arto vedonsi per Y' ordinario macchie giallastre , rotonde , e circonda- te di tinta bruna. Dietro questi rapidi cenni si è potuto vedere, quali sieno le diverse denominazioni che varj auto-. ri hanno dato alla specie o a delle varietà della specie di cui ci oecupiamo. Ho avuto a mia dispo- sizione un individuo che a torto probabilmente de- terminato avevo come tale: la sua statura era mol- to piccola, e lo considerai come una giovine lucer- tola di questa specie, il color bruno si cangiava in bluastro allorchè si toglieva la grossa epidermide ; le macchie bluastre erano circondate di bruno; la forma e le proporzioni del corpo e delle membra : indotto mi avevano a giudicare in tal maniera, non sapendo a quale altra specie riportarla ; ciò non. o- stante le tempia non erano coperte di piastre come nelle stirpium , ma solo di scaglie imbricate ; le glan- dole femorali non erano che undici a dodici ; la pia- stra occipitale oltrepassava ùn poco posteriormente le parietali, e la frontale era molto grande (fig. 10.) Questi caratteri sono insufficienti per giudicare del- la specie alla quale riportare si deve questo indivi- duo, che al presente non ho più sotto gli occhj, ma credo che debba essere rassomigliato alla L. schreiberiana di Milne Edwards. Sarebbe questa dun- que una specie di più da aggiugnersi alle sei indi- gene da me descritte (1). (1) L'autore ha poscia verificato questa suposizione » pi ; 185 _ ArtIC. 4. Lucertola dei muri, Lacerta bi muralis (1). (Tav. VI. fig. 11.) _—__ Grandezza mediocre ; sei serie di lamelle addomi- _ nali, le medie quadrate; 11. a 16. nel triangolo _ pettorale : collare retto nè dentellato,, piastre. occi- i pitale ed interparietale più strette della frontale ; — una piastra rotonda sulla tempia ; regione superiore _— del corpo grigiastra con una serie di macchie brune _— irregolari ; sopra ciascun fianco, una fascia orlata , _ tagliuzzata, macchiata o reticolata di una tinta gial- _ lastra ; regione inferiore biancastra . Le lucertole di questa specie che ho potuto esa- minare non oltrepassano i sette pollici nella maggior lunghezza ; sono, come ognun sà, svelte, slanciate,, il loro corpo è quasi quadrilatero; la testa ha la stessa forma alla base: ella è assai sottile, il muso appia- nato ed un poco appuntito; la mascella inferiore è talmente inclinata, che la sua faccia esterna è qua- si orizzontale inferiormente; lo scudo sul cranio è un poco convesso ; le piastre palpebrali ellevansi al di _ sopra del livello di quello negli individui vivi: la o _— coda quadrata all' orrigine , diviene ben presto ci- _ lindrica : ella è lunga, sottile, fragilissima , così so — pra dieci individui non se ne trova più d'uno in — cui sia ben completa; le coscie sono appianate, — assai larghe , le dita lunghe, sottili, ùn poco nodo- _se; i membri anteriori distesi in avanti arrivano qua- _si alle narici, i posteriori all' ascella o poco al dilà. Il quinto dito dei piede arriva al livello del secon- 4 _ stese ne misura tutta la lunghezza. Relativamente "alle proporzioni del corpo, e della coda colla te- !1) Lucertola grigia , lucertola dei muri , lucertola agile di diversi autori, Seps muralis , Seps terrestris, Seps argus ? Laurenti, Luc, — agile, brougniariana, bruna di Laurenti? Daudin, Lacerta muralis [. Merrem. IA —Ù _ do; il piede applicato sulla gamba e la coscia di- 196 sta si può vedere nel prospetto, che questa lucer- tola è intermedia all' ocellata ed alla verde. ' Le piastre della testa rassomigliano molto' a quel- le dell' ultima specie descritta , la piastàa frontale un poco ristretta nel di dietro, ma molto più lar- ga dell'occipitale, e l'interparietale , sono termina- te nel davanti mediante un angolo poco prominente nei giovani individui, conformato in una punta ottu- sa nei vecchj. Sonovi cinque piastre sotto mascel- lari da ciascun lato ; sopra ciascuna tempia si vede. una piastra rotonda,, qualche volta due, circondate da granelli. I granelli del dorso sono piccoli , rotondi e levi- . gati; le laminette dell' addome sono tutte quadrate, ghje le mediane ; queste più strette delle vicine ; formano tre serie longhmudinieli da ciascun lato sot- to, o quasi sotto-marginali , e le serie medie ne con- tengono da 24. a 27., ve ne sono da 11. a. 16. nel triangolo toracico ; la scaglia preanale molto larga , è circondata da scaglie pari. Il collare è trasverso , libero nel di dietro da qualunque aderenza col to- Tace , e terminato da un margine retto senza den- tellature ed assai grosso; vi si contano da 9. ad TI. scaglie quadrate , la media delle quali e all incirca doppia delle altre in grandezza; vi sono 85, o go. verticilli in una coda completa; la maggior parte presentano un margine esattamente retto: le ultime sono un poco dentellate: le scaglie che le formano sono lunghe, strette , levigate di sotto , debolmente carenate di sopra e parallellamente ai loro margini , tagliate in quadrato nel di dietro: se ne côhtanb circa 40. nei primi verticeili regolari. Il numero delle glandole femorali varia dalle rô. alle 25., le due serie che formano sono quasi in. contatto sulla linea mediana del ventre , che separano dallo spa- zio preanale. Il colore delle parti inferiori del cor- po non è sempre lo stesso. 1." più spesso è bianca- ! 187 stro od iridizato; 2." qualche volta presenta una tin- _ ta giallastra , verdastra , qualche volta ancora tutto _— il disotto del corpo è di un rosso di matone assai vivo ; 3." negli individui innoltrati in età, e singo- larmente in quelli che abitano la campagna , la fac- cia inferiore del corpo è seminata di molti punti ne- ri, ed anche di macchie assai larghe e dello stesso colore; le scaglie della gola ne presentano sopratut- to delle rotondissime,, alcune delle quali sono anzi in forma d'occhio, o di pupilla, circondata da iri- de bluastra, sopra cinque a sei delle laminette ven- _trali le più vicine ai fianchi: trovasi pure in tal ca- so una macchia rotonda e di Stai bi queste si perdono nell' alcool. Le parti superiori del corpo non presentano mi- mori varietà nel loro colore: 1. il maggior numero mostra sopra un fondo grigio bluastro, o rossigno, lungo la linea media del dorso, una serie di picco- le macchie irresolari di un bruno molto fosco; sui lati della testa e del corpo, a partire dalla narice passando sotto l'occhio, al di sopra dell' orecchio, e delle membra fino sull' orrigine della coda , una lar- ga striscia bruna , coll'orlo giallastro che ne ren- — de i margini dentellati, e seminata di punti o mac- _— chie rotonde dello stesso colore: una di queste più — distinta si vede spesso al di sopra dell'ascella. Ta- ~ le si è la disposizione dei colori nella prima età. _ Questa striscia , ridotta ad alcuni punti bruni e gial- _ lastri si prolunga sino sui lati della coda. Codesta _Varietà è ordinariamente bianca di sotto. Sonovi pu- _re delle macchie rotonde e palide sulle membra, _— 2. In altri individui, le macchie e le striscie sono — appena visibili , e tutto il corpo è di un bruno più 0 meno cupo : ciò si vede singolarmente quando l'e- « pidermide opaca, grossa, è vicina alla rinnovazione . _ 3. La maggior parte degli individui di grandi di- [. mensioni non presentano più che dei residui di stri- 188 scie brune laterali; le macchie giallastre moltipli- candosi ed ingrandendosi, le hanno ridotte a due serie di macchie brune o nerastre riunite da linee dello stesso colore ; talora una serie di più si stabi- ' lisce tra questa e la media per modo che tutto il di sopra del corpo è come irregolarmente reticola~ to di bruno o di nero sopra un fondo grigio o. ros- sastro , molto più palido e quasi giallo verso i fian- chi : a questi individui riportasi ciò che è stato det- to superiormente delle parti inferiori , sotto: il nu- mero tre, 4. Infine sonovi degli individui quasi del tutto verdi , e quasi intieramente privati di mac- chie. Milne Édwards ne ha portato parecchj dall' Ita- lia. Queste diversità di colore ci permetteranno di riunire alla. presente specie alcune di quelle che Laurenti e Daudin hanno creduto dover distinguere . 1. ll Seps argus, Lucertola di Laureuti ( Dau- din), sembra altro-non sia che la murale giovane ; il colore del fondo , quello delle macchie , sembra lo indichino ; solo le linee giallastre erano distinte in macchie rotonde, come succede qualche volta. La forma delle lamelle addominali, e l' abitazione sono in rapporto colla nostra attuale supposizione . Senza queste stesse condizioni , ne tenendo conto che delle macchie , forse si sarebbe potuto riportare più ragioneyolmente alla lucertola delle sterpi, varietà macchiata , ( Lacertus pardus ). 2.'Tl Seps terrestris ( Laurenti ) o lucertola. bruna d' Allemagna ( L. fusca, Daudin), mi sembra una lucert. dei muri a macchie scancellate; la fig. di Laurenti lascia ancora vedere delle traccie di fascie laterali : la forma svelta di questo animale, la gra- cilità delle sue membra, la figura dei verticilli del- la coda sembra autorizzino questa opinione. 3. IL Brongniardien ( Daudin ) non può essere che un muralis reticolato. Questo ravvicinamento è di già stato fatto da Merrem. In quanto all argomento 1 È 4 Hi i 189 _ portato da Daudin contro questa analogia, cioè ; _ che non si trovano accopiate la murale, e la bron- _— gniardiana, puossi rispondere facilmente consideran~ _— do questa variétà quale effetto dell'età, e ricor- dandosi che queste lucertole si apparigliano di buon ora, € passano insieme l'intera loro vita. 1l sog- giorno nei luoghi sabbiosi può influire un poco sopra questa differenza di colore, senza che la specie sia _per questo diversa. La Iucertola Brongniardiana è dunque analoga alla murale è questa la varietà x dell' agilis di Latreille, la luc. grigia a macchie rotonde di Razoumowski. 4. Infine s'intende che la varietà verde ha potu- to indurre più di un naturalista in errore , ed auto- rizzare fino ad un certo punto Linneo a riunire , sot- to il nome specifico di agilis, quattro a cinque spe- cie diverse , che tutte presentavano più o meno co- stantemente questo fondo di colore ('ocellata , viri- dis, stirpium , muralis.) ZIU u e ATE — Armic. 5: Lucertola veloce, Lacerta velox (n) » (Tav. IL fig. 12). Mediocre grandezza ; dieci serie di lamelle addo- _ minali romboidali; 15. circa al triangolo pettorale ; _ collare formante un angolo prominente ed aderente _nel di dietro ; quattro scaglie preanali dispari; pia- istra occipitale mulla ; di sotto del corpo biancastro; _ regione superiore bruna con sette a nove striscie, e _ delle serie intermedie di macchie bianche e bluastre. — _ (1) Zacerta velox . Pallas e Linneo. Lucertola veloce, Iucertola hj di Bosc. Daudin . Varietà dell? agilis , ad otto serie di scaglie addo- _ minali , Latreille ( var. b.) e Daudin . Teiuanha o Lucert. strisciata _ e punteggiata del Brasile. Pison (p. 238) . Lucertola grigia di Spa- _— gna. Daubenton ( Mem. de la Soc. R. de Med. 1780 e 1781 ). Te- _ cunhana del Brasile? Seba (TF. r. Tav. 91, fig. 4). Vedasi la CU de V Egypte , Reptiles. Supplemento di Savigny ( tav. _— 1. fig. 9. I90 aci lucertola è rara nelle nostre vicinanze ; ne ho esaminato tre individui conservati nell'alcool da Touchy : il maggiore aveva l'aspetto , le _dimensio- ni, e l'apparenza d'una murale adulta ( sei polli- ci). La testa era meno depressa , il muso più a pun- ta; le proporzioni delle diverse parti del corpo po- co differivano da quelle della murale : i membri an- teriori arrivavano all' estremità del muso : i posterio- ri oltrepassavano la spalla. Le dita sottili e nodose erano allungate mediante un unghia stretta. ed. ap- pena incurvata ; il quinto dito del piede arrivava al livello del secondo; il piede in totalità non era, come nella murale, della lunghezza della gamba e della coscia insieme. La coda era quadrata , e sca~ vata al di sotto da un solco longsitudinale presso l'orrigine , cilindrica nel rimanente . Lo scudo sul cranio, uniformemente convesso, e ristretto posteriormente,, non presentava nel maggior numero di queste lucertole che un solco longitudi- nale invece di piastra occipitale; questo solco era poco marcato negli individui più piccoli. La piastra frontale, strettissima nel di dietro, allargata nel davanti era terminata in questo lato da un margine quasi retto, legermente incavato nel mezzo, le due piastre palpebrali principali erano molto larghe , quasi semicircolari , e circondate di granelli. Sotto la mascella inferiore contavansi cinque piastre da ciascun lato; sotto la gola non ho veduto la piega, trasversa comune a tutte le altre specie che ho de- scritte. i Il collare formato di nove scaglie, rappresentava un angolo retto fissato colla sua punta sulla sterno: i suoi lati erano liberi. Le lxmelle addominali poco lun- ghe, e tagliate in quadrato nel di dietro, obbliqua- mente dal di fuori al di dentro, e dal avanti all' in- dietro, sui loro margini laterali formavano otto se- rie principali, più due marginali imperfette. Que- I91 _ ste serie medie. contenevano 30. a 31. laminette un _ poco più strette delle altre e ad angoli alquanto — smussati'; il triangolo pettorale nè conteneva una quindicina. La scaglia preanale era preceduta da. _— tre altre , imbricate in serie mediana, e come quel- _la, allo incirca esagone: sul dorso trovavansi de' granelli paragonabili a quelli della murale. Nella coda ho contato da 85. a go. verticilli, composti i _ primi di una trentina di scaglie. Quantunque care- _ nate superiormente, queste scaglie non formavano che dei verticilli a margini stretti, non dentellati. La _ carena sempre parallella all' asse della. coda, cam- minava da un angolo all'altro di queste scaglie, la « forma delle quali è perciò romboide. I verticilli non _ erano ben distinti che ad una certa distanza dal- l'origine della coda; alla base le scaglie, disposte in serie oblique , s'incontravano ad angolo sulla li- nea media. Nel di sotto la linea media era munita di scaglie triangolari e piatte fin verso la metà. _Venti a ventisei glandole molto piccole formavano _sotto ciascuna. coscia una serie, che si riuniva a "quella del lato opposto tra lo spazio preanale e l'addome. Ùn fondo bruno nerastro era diviso in sette fascie assai larghe da linee bianche, strette, in numero le linee più vicine staccatesi dall' orlo posteriore ello scudo del cranio al di dietro dei suoi angoli terminavano che all'orrigine della coda, riunen- i dosi sulla linea media, e formando una striscia di- I spari, ma poco prolungata. Le linee bianche che guono le precedenti contando dal di dietro al di fuori partivano dalla regione sopracigliare, e si pro- T92 di fuori ancora due altre linee cominciavano sotto gli occhi attraversavano il margine superiore degli orecchj , passavano al di sopra delle ascelle sui fian- chi , e terminavano al margine anteriore. delle co- scie formando più macchie allungate. Finalmente le linee bianche più esterne , o le più inferiori e- _ rano appena visibili ; camminavano dal braccio alla - coscia lungo le lamelle addominali più vicine ai fian- chi. In quanto alle fascie. brune così separate, le - più inferiori occupanti : lati del ventre, erano po- co distinte ; le altre presentavano una serie longi- tudinale di punti rotondi, biancastri , assai rari, e regolarmente distinti . Delle macchie rotonde bian- che e distinte erano disposte regolarmente sulle mem- bra, e sopratutto sulla coscia dove trovavansi due serie sopra un fondo molto bruno , oltre ghapec di cui si è di già parlato. 2. Il maggiore individuo non presentava invece di _ queste zone brune che delle larghe macchie quasi quadrate , disposte in serie , e separate mediante li- nee regolari longitudinalmente , irregolari per tra- verso e di colore blù palido: esaminando con atten- zione Vi si poteva trovare l'analogo delle striscie 4 bianche della varieta precedente, e si poteva assi- À curare ancora che le fascie brune non erano state È così frastagliate se non per l' ingrandimento , e la. moltiplicazione dei punti rotondi di cui si è parlato di sopra . Questo cangiamento poteva essere rassomi- _ gliato a quello che abbiamo veduto nella lucertola dei muri , ed assegnato pure ai progressi dell'età. lo indicherò questa varietà col nome di maculata. Non ho creduto doverne formare una specie distinta. dalla precedente , dalla quale non diversifica sot-_ to molti altri rapporti : un solco lungo la piastra frontale , il solco occipitale più marcato ; tali. sono, le sole particolarità che ho trovato nell' individuo_ più vecchio e che mancavano, od erano debolmente, ~I Ce ~I 193 indicate nelle più giovani; le unghie erano in AN _— di color palido. _— A queste ultime si riferisce evidentemente la de- — scrizione della Lucertola boschiana , che Daudin ha distinto dalla veloce, ma che Cuvier vi ha riunito ; _— solo il fondo è blù invece di esser bruno come si è _— presentato negli individui indigeni. Allà stessa va- _— rietà sembra appartenga la lucertola detta Teinuhana _ o Tecunhana da Pison. Alla seconda varietà si riuniscono non meno evi- dentemente, a giudicarne dalla descrizione, 1.* la veloce di Pallas; 2.' quella che Daudin dice esser stata trovata nel nord dell'Europa, ed inviata da Van Ernest; 3.? una lucertola spedita di Spagna al- la Società R. di medicina, e figurata nella raccolta delle di lei memorie. Questa lucertola,, che Dau- benton ha paragonato alla varietà reticolata della muralis, ha nella sua figura tutti i caratteri propri della specie detta veloce; non ha della murale che l'apparenza, ed è da credersi che uno degli indi- vidui ricevuti di Spagna da Daubenton ha servito di tipo alla varietà B. dell agilis di Latreille, imi- tato in questo da Daudin. 4.? Trovo pure esattamente la disposizione delle vi macchie e delle linee della nostra varietà macchiata _in una figura di Seba (loc. cit.), mala grandezza _— dell'individuo che rappresenta è molto al disopra _— di quella delle nostre. È degno di rimarco ciò non — ostante, che gli dà assolutamente lo stesso nome _ C Tecunhana ) da Pisone applicato ad una piccola _ lucertola che noi! abbiamo di già riportato alla pre- —_ sente specie, ma alla varietà strisciata. Questa cir- fe è _— costanza mi sembra importante in ciò che provereb- _— be, se l' analogia è reale, che le nostre due varie- — tà appartengono alla medesima specie; e che non _ dipendono nè dall'abitazione nè dal clima. Sarebbe orse quest'ultima circostanza che stabilito. avrebbe Tom. II, 13 194 una così grande differenza relle dimensioni tra la Tecunhana del Brasile di Seba, e la veloce Euro- pea da me osservata ? Arrti0. 6. Lucertola di Edwards, Lacerta Edwyarsiana (mihi) (Tav. II. fig. 1-6.) Statura piccola, membra gracili,, coscie cilindroi- di; otto serie di lamelle addominali delle quali le medie e le marginali sono paraboliche; quattro a sette nel triangolo pettôrale. Scaglie del dorso im- bricate , carenate,, appuntite. Piastra frontale poco ristretta nel di dietro e più larga della occipitale . Quattro piastre sottomascellari da ciascun lato. Col- lare retto, libero, dentato, ma poco distinto : coda stretta. Colore cangiante inferiormente , bluastro, e rossastro superiormente , con sei striscie longitudinali palide , seminate di piccole macchie o punti qua- drati gialli e neri. Questa specie mi è sembrata nuova, quantunque abbondantissimamente sparsa sui lidi del mediterra- neo: l'ho dedicata a Milne Edwards, le ricerche del quale hanno dissipato le oscurità e le incertezze che rendevano tantô penoso e così poco utile lo stu- _ dio del gen, Lacerta (1). Gli individui più sviluppati da me posseduti oltrepassavano appena i 4. polli- ci ; di lunghezza. Il corpo è cilindroide, fusifor- me ; il ventre un poco rigonfio anche nei maschj ; la testa piccola, stretta , piramidale, superiormente convessa, attenuata nel davanti; l'orecchio è roton- do, piccolo, alquanto infossato ; lè tempia è la gola poco rigonfie, la piega pettorale ben distinta , il (1) Recherches Zoologiques pour servir à l'histoire des Lèzards , extraites d' une Monographie de ce genre; par H, Milne Edwards — Annales des Sciences nat, T. xvi. ipag. 50. janvier 1829. avec 4. planches —.. i 195 _— collo un poco più grosso della testa; la coda qua- drata e grossa al suo incominciamento, in seguito regolarmente assotigliata. Le membra , le coscie so- pratutto, sono più strette, più rotonde che nella lu- certola murale. Il tronco presenta circa tre volte la lunghezza della testa ; la coda sette volte, e la to- talità dell'animale undici volte la stessa misura. Le membra anteriori arrivano alle narici, le poste- riori oltrepassano la spalla in certi individui, in al- tri non arrivano all'ascella : questa differenza dipen- de ella dal sesso? Non abbiamo stabilito il confron- to che sopra quattro individui ; due avevano le mem- bra lunghissime , ed erano i maschi; due brevissi- me, ed erano le femmine. Il dito esterno del piede non arriva al livello del secondo: il piede ha quasi la lunghezza della gamba e della coscia prese in- sieme : le unghie sono brevi ed uncinate. I solchi che separano le piastre sul cranio, sono poco profondi , la piastra occipitale è piccola , stret- ta, costantemente trapezoide; la rostrale è molto piccola , quella del mento ben grande; le sottoma- scellari in numero di quattro soltanto da ciascuu lato; di rado la più posteriore , che è pure la più larga, si divide trasversalmente in due; le tempia _sono coperte di piccole piastre e numerose; le sca- _ glie della gola , sottilissime , imbricate come quelle dei pesci, crescono a gradi dall'avanti all'indietro, ed il collare non si distingue sensibilmente , ciò non ostante sollevando le ultime scaglie del collo, tro- vasi, tra quelle ed il torace un piccolo spazio quasi nudo. Queste ultime scaglie formano un orlo den- _ tato che scorre sul torace, ve ne sono sette delle principali: una piega prominente nel davanti delle spalle gli tien dietro, sull'addome si contano. otto serie principali di laminette, le mediane delle quali più strette, sono quasi paraboliche, le altre sono _— romboidali, comprese le marginali, ma le poste- 196 riori hanno i loro angoli molto ottusi; tutte sono ùn poco imbricate. Se ne contano 28. a 31. nelle serie medie, quattro a sette nel triangolo pettorale . La scaglia preanale è larga, semicircolare, circonda- ta di piccole scaglie dispari ; sui fianchi delle sca- glie larghe e piatte stabiliscono il passaggio tra le laminette del ventre e le scaglie del dorso; queste sono assai grandi, regolarmente imbricate, e molto carenate; la carena forma una punta nella loro estre- mità; Nella coda contansi 80. verticilli regolari , formati di scaglie romboidali, delle quali le supe- Tiori sono carenate dal mezzo del lembo anteriore all'angolo interno. Le carene , longitudinali come quelle del dorso, fanno apparire la coda striata. Sotto ciascuna coscia trovansi 12. a 15. glandole , qualche volta un minor numero , 6. p. e. Tutto il di sotto del corpo è di un bianco splenden- te con dei riflessi iridizzati ; il di sopra di un grigio bluastro,, e rossastro. La testa aspersa di bruno fo- sco singolarmente al margine della piastra del cra- mio; un punto nero ocupa la palpebra superiore. Il dorso porta da ciascun lato tre striscie longitudinali e parallelle di color giallastro; di distanza in distan- za (15. circa ) una piccola macchia bianca o gialla di forma quasi quadrata interrompe queste linee , e ciascuna macchia porta sui lati due grosse punte della stessa forma e d'un bruno neto. Per l'ordi- nario questi gruppi alternano da una striscia all'al- l'altra, altre volte toccansi , e si confondono. La coda è grigia e conserva appena qualche indizio dei colori del dorso: il di sopra delle membra porta delle areole rotonde, biancastre orlate di bruno; elleno formano due a tre serie trasverse sopra cia- scuna coscia. In due individui vivi, è vivamente colorati trovasi sopra ciascuna tempia una linea bianca, e al di sopra dell'ascella una macchia di un bel blù verdastro: una tracia verdastra regna pu- I97 re lungo i fianchi in vicinanza della faccia inferiore del corpo. La lingua è nerastra: le unghie di-un bruno pa- lido: l'iride appena visibile fa apparire l' occhio del tutto nero. I giovani individui sono in generale — assai levigati, e colorati d'un fondo bluastro: i — vecchj sono rossastri e molto più rugosi in causa della. grandezza delle loro scaglie. Si potrebbero pu- re distinguere due varietà secondo che le linee pa- lide o le macchie che le interrompono predominano ; sonovi infatti degli individui totalmente strisciati , ed altri come punteggiati; ciò succede sopratutto quando le macchie collocate a livello si toccano e si confondono . Quantunque questa specie appartenga senza il me- nomo dubio al genere Lacerta , le sue scaglie imbri- cate, la testa piccola, il colore poco distinto la - ravvicinano un poco agli Scinchi, dai quali però la distinguono. Lo scudo del cranio, le membra lun- ghe a dita inegualissime ec. ec. La sua forma e grandezza richiama lo scinco a due striscie di Seba ( Tav. IL fig. 9.) : per la disposizione dei colori, ha qualche rassomiglianza colla lucertola di Olivier (Edwards ), figurata nella descrizione dell' Egitto _(reptiles, da Savigny, supplementi, tav. 2. fig 1.) ; _— ma ella differisce del rimanente, come tutte le al- _tre specie del gen. Lacerta , tanto da quelle che noi abbiamo descritte, quanto dalle altre ammesse da Edwards (1). _ a — Pi 204 Algologia Adriatica del Cav. Fortunato Luigi Naccari ec. Bologna , stamperia C'ardinali ) e Frulli 1829. In 4* 3 9 L Antore di questo libro aveva già estesamente _trattato delle alghe del mare Adriatico, e del con- tinente Veneto nella sua celebre Flora Veneta; ma dopo la pubblicazione della medesima avendone sco- perte altre specie, ed avendo fatte altre importanti osservazioni sopra, quelle già conosciute, credette bene ridare l' Algologia di que' siti arricchita delle sue scoperte, e rettificazioni; per lo che io credo fare cosa grata ai naturalisti col rendere conto di questo nuovo, e pregevolissimo lavoro. Premessi i caratteri, che determinano la famiglia delle alghe, l' Autore divide questa stessa famiglia in sette sezioni , cioè nelle Diatomèe , JINostochìne , Confervoidèe, Ulvacee, Flôridèe, Fucoidèe, è Geo~fiti « Il primo genere addotto alle Diatomèe è quello del- le Achnanti, il quale contiene la sola specie cono~ sciuta sotto il nome di Achnantes seriata Ag. Segue il genere Frustulia colle tre specie F. fasciata , cu- neata, è parasitica As. Occupa il terzo luogo il genere Diatoma , il quale è suddiviso in Diatome ventagliformi , ed in Diatome genuine. Alle prime appartiene il Diatoma crystallinum Ag. , ed alle se- conde il Diatoma marinum Lyngb. Îl quarto genere è la Fragilaria, il quale ha la sola specie detta dal Lyngbie, e dall' Agardh Fragilaria pectinalis, e uesta comecchè nata nelle acque marine * dif- ,, ferisce dalla. Fragilaria pectinalis dell'acqua dol- ,, ce per avere sopra ogni articolo due macchie tras~ ,,versali del colore di castagna, mentre l'ultima ,, non ne ha, che una sola *. La Meloseira forma il quinto genere colla sola specie Meloseira monili- 205 _formis Ag. Tl sesto è quello dello Schizonema com- prendente le tre specie Agardhiane Sch. pumilum , — tenue , e radiatum. MÌ settimo è il Micromega, cui — sono riferiti il MM. corniculatum , e pallidum Ag. _ L'ottavo è la Licmophora , ed ha la sola Licmopho- _ ra argentescens Ao. Îl nono è Y Homaeocladia colla _ specie H. Martiana As., ed il decimo, ed ultimo di questa sezione è il Gomphonema , a cui si riferi- sce il G. paradoxum Ag. Non è a tacere, che in _alcuni di questi generi si adducono dall' Agardh _ produzioni, che paiono animaletti ; quindi il Signor _ Naccari parlando del Gomphonema paradoxum mon — manca di dire essere questo molto affine alle Vorti- _celle, e sembrargli appartenere al regno animale. Tutte le specie poi di questa sezione sono estrema- mente piccole; perciò la loro struttura non è visi- bile, se non coll'aiuto di un buonissimo micro- scopio . _— 1Igeneri, e le specie, che si annoverano nella _seconda sezione detta della JMNostochìne , registransi _nel modo, che segue. Il primo genere è la. Palmel- _dla , cui si riferiscono la Pa/mella botryoides , ed una specie nuova, che il Naccari aveva già annunziata nella Fl. Ven. 6. p. 41. sotto il nome di Palmella _crassa. Ora egli aggiunge ulteriori schiarimenti so- pra la medesima, e le assegna per note caratteri- stiche la * fronde alquanto crassa , spianata, levi- ,, gata , rotondato-ventagliforme, più o meno sinuo- ,, so-lobata , olivacea, ed i granelli globosi ,,. Essa Viene dal golfo del Quarnero, ed è affine alla Pal- mella adnata di Lyngbie , ma quest'ultima si distin- _gue per avere la fronde rugosa, molle, e non ten- ente al coriaceo, come l'altra, per il colore di essa fronde fosco-ocraceo , o fosco-giallastro, è non _olivaceo-nerastro, per la sua maggiore estensione, è _spessezza,, e per una maggiore consistenza , quando LA x ? . . . . _è secca, Il secondo genere è l' Alcyonidium , di cui . 206 si adducono due specie, cioè l'A. diaphanum La- mour., e l'A. defractum As. MU terzo genere è il XNostoch, che ha sotto di se la sola specie JVostoch commune Vauch., intorno alla quale l'Autore rife- risce le osservazioni del Giraud-Chantrans, e dello stesso Vaucher, per cui essi sono di parere, che tale produzione appartenga al regno animale, * o ,, per dir meglio, che sia una specie di polipaio , ,, ogni filamento del quale rappresenta un animalet- ,, to, che si moltiplica per divisione, e sostengono : ,, ancora di avere veduti questi animaletti muoversi ,, in varii sensi nell'atto, che sortivano dall invi- ,, luppo , che li racchiudeva, e mentre se ne stac- ,, cavano i globetti,, che li componevano **. La Co- rynephora forma il quarto genere, cui sono riferite le due specie dell' Agardh C. flaccida,, è C. umbel- lata. La Rivularia è il quinto, ed ultimo genere di questa sezione, il quale ha sotto di se la sola Rivu- laria angulosa Ag. i Le Confervoidèe occupano la sezione terza , la qua- le è la più ricca di generi, e dì specie. Essa è suddivisa in Lettomitèe , Batracospermèe , Oscillatori- ne , Confervoidèe genuine, Ceracee, Ceramièe , ed Et- tocarpèe.. Alle Lettomitèe appartiene il solo genere Hygrocrocis , e la specie H. atramenti Ag. , la quale giusta l'osservazione dell' Autore ** sarebbe forse be- ,, ne di rimandare ai Funghi, se non ostasse l'arti- ,, colazione dei filetti *. Le Batracospermèe pure ab~ bracciano il solo genere Batrachospermum, è la specie B. moniliforme Roth. Le Oscillatorìne hanno tre ge- _ meri, il primo de' quali è l'Oscillatoria , che com- _ prende piante palustri, e di rado marine. Questo si suddivide in due rami, cioè nelle Oscillatorie di strato verdeggiante , cui spetta V Oscillatoria subsalsa Ag., e nelle Oscillatorie di strato nerastro , che ab- bracciano le specie Oscil!latoria autumnalis, è unci- mata Ag. ll secondo genere delle Oscillatorìne è la è 207 Calothrix , che ha sotto di se le quattro specie Agar- dhiane C. pulvinata , semiplena, luteo-fusca , e pan- _ mosa. Îl terzo genere è la Lyngbia colle tre specie — L. crispa , contexta , e muralis Ag. Le Confervoidèe _ genuine noverano i generi Zygnema , Mougeotia , _ Hydrodictyon , Conferva , Chara , Ceramium, Cialli- I thamnion , Stichocarpus , Griffitsia , Hutchinsia , Ryti- _phlaea , Alsidium. MN Zygnema suddividesi in Zigne- _ ma bipunteggiato , al quale adducesi il Z. cruciatum _Ag., ed in Zignema guernito di spire ricco di tre _ specie, cioè Z. quininum , deciminum, e nitidum Ay. _1l genere Mougeotia ha la sola specie M. genuflexa _Ag., come pure l'Hydrodictyon ha unicamente la specie H. utriculatum Roth. Îl genere Conferva sud- dividesi in primo luogo in Conferve semplici, ed in _Conferve ramose. Le semplici posseggono la prima tribù, che è quella delle Conferve capillari , e que- sta è ripartita in Conferve d'acqua dolce , ed in Con- Jerve d'acqua salsa. L' autore riferisce alle prime la Conferva rivularis L., e la C. capillaris Ag. ( non di _Lin.), ed alle seconde la Conferva Linum Spreng. _ identica colla Conferva crassa Ag. ,, intorno alla qua~ _le giustamente osserva col Roth., che la Conferva capillaris Wul$. non ne è punto diversa. Inoltre vi riferisce la Conferva setacea Ag. Le Conferve ramose hanno sotto di se la tribù delle Conferve aggomito- ate , che è la seconda, quella delle Conferve traspa- enti , che è la terza , e quella di genere incerto , che è la quarta. Le specie addotte alle Conferve aggo- mitolate sono le Conferva riparia Ag., C. subdivisa Roth., C. glomerata L., C. fracta Dillw., C. cris- ata Roth., C. crystallina As. , sopra la quale l'Au- tore giustamente dice di non essere ancora ben di- mostrato,, se questa sia in realtà una buona specie, _oppure una varietà della CO. slomerata L., segue la _C. Ruchingeri Ag., che è un mero scherzo della precedente ,. siccome anche per mio suggerimento Dè ip 209 osserva l' Autore, vengono poi la C. keteronema Ag., _ la C. expansa Mert., la C. Rudolphiana, la C. Nee- siorum,, la C. strepens Ag. Riguardo àlle tre ulti- me il Sig. Naccari dice di riferirle a questa tribù con incertezza per non averle vedute, bensì addot- tandole sull'autorità dell' Agardh , il quale non ha indicato di quale tribù sieno. È annoverata nella tribù delle Conferve trasparenti la Conferva catenata L., alla quale con molta ragione si riferisce la C. - prolifera Roth.,, ed è importante la seguente osserva- zione dell' Autore intorno a detta specie. ** Varia ,, moltissimo nella lunghezza totale, nel rameggiare, ,, e nella grandezza degli internodii ; dal colore ver- ,, de-carico passa al colore verde-pallido, e quando ,,È morta, e in parte decomposta acquista il colore ,, bruno, cose tutte, che hanno tratto in errore mol- ,, ti botanici, i quali hanno fatte specie diverse di ,, questi scerzi *.. Alla tribù di genere incerto spetta la Conferva dichotoma Lour., che al nostro Autore sembra di nuovo genere. Le Ceracee.hanno sotto di se il solo genere Chara, il quale per un delirio di 4 teorizzare contro i fenomeni più chiari della natura è stato di recente trasportato dalle Farerogame alle - Crittogame . Le osservazioni microscopiche fatte dal Ch. Amici intorno alla struttura dell'antera delle Care , osservazioni, che io stesso ho verificate in sua compagnia , evidentemente dimostrano la natura ma- schile di quell'organo. 1 medesimi otricelli conte- nenti minutissimi globicini nuotanti in un umore _ sono proprii dell'antera delle Care, come li sono - delle antere di moltissime Fanerogame , e se un ùumo- _; re glutinoso spalma la superficie di questa antera _ all' epoca del suo perfezionamento, vorrei arguire, che tale umore le sia stato dalla natura concesso per diftfenderla dalla corruzione nell'acqua, e per darle un mezzo più facile di attaccarsi all' organo femmineo ; giacchè io ritengo, che la fecondazione 209 di queste piante non facciasi per effusione di polli- na lanciato con impeto, ma per adesione dell'ante- ra all'organo femmineo scannellato a foggia di spi- rale, mercè della quale adesione l' umore spermati- co è assorbito dall' uovicino racchiuso nell'ovaio. Intendo poi, che quest'antera distacchisi alla. sua maturità per congiungersi collo stigma , particolar- mente nelle Care dioiche. Pertanto sebbene il Signor Naccari seguendo l'Agardh,, ed altri moderni abbia collocato il genere Chara tra le Crittogame , tuttavia dice liberamente di non essere persuaso della giu- stezza di tale pertinenza : ** La maggior parte degli ,, autori, sono suè parole, hanno posto le Care nel- », la Monoecia Monandria , poichè hanno ritenuto i », globetti colorati per la parte maschia. Se la cosa ,, sia vera è tuttavia un problema stante l'opposi- ,, zione de' Botanici Tedeschi, i quali pretendono , ;, che le così dette antere sieno gemme. Îo ho se- ,, guitato quest'ultima opinione, ma confesso, che ,, NOn ne sono amcora persuaso *.,. Le specie di Cha- ra quì riferite sono la. Ch, vulgaris, è hispida Li M primo genère appartenente alle Ceramièe è il Cera- mium', cui adduconsi le tre specie C. diaphanum Ag., C. pilosum Nacc. corrispondente al C. diapha- mum y pilosum As., ed il C. rubrum Ag., di cui si cita la varietà 8, ossia il C.rubrum 8 proliferum Ag. Il secondo genere è il Callithamnion , che ha sotto di se il C. versicolor Nacc. ( Ceramium versicolor Ag.), il CO. miniatum Nacc. (Ceramium. miniatum Ag.), che l' Autore opina essere piuttosto varietà del precedente, prodotta dall'età, e dal luogo di mascita, ed il C. Naccarianum specie nuova così chiamata dal Rudolfi, la quale ha per caratteri dia- gnostici i fili poco ramosi , pennati , le penne 0oppo- ste, pennulate,, le pennette opposte, in cima peni- cillate, semplici?, allungate, filiformi, gli articoli quattro volte più lunghi del diametro. Seguono i Tom. II. IA 210 Callithamnion seminudum , e thuyoides Ag., C. Plu- mula Lyngb., e C. cruciatum Ag. TV terzo genere è lo Stichocarpus coll'unica specie' S. occellatus. Ag. Il quarto genere è la Griffitsia colle specie G~ te- muis, attenuata , e penicillata Ag., V'ultima delle quali per sentimento dell'Agardh riferito anche dal Sig. Naccari deve formare nn genere nuovo distinto per la tessitura del tronco, vicina a quella del tron- co delle Futchinsie, come anche per le sue fruttifi- cazioni. La Hutchinsia forma il quinto genere, il quale si suddivide nelle cinque tribù seguenti: 1.* Utcinsie a cespuglio colle specie Hutchinsia opaca , e divaricata As., 2.* Utcinsie allocroe colle specie Hutchinsia breviarticulata Ag., e violacea Nacc. Que- st'ultima riunisce in se le H. violacea , elongata , è allochroa Ag. ,, ed ha la varietà 8, distinta per i fili più grossi, e più consistenti , strappati irrego- larmente dalle onde, e nerastri, quando sono sec-. cati, la quale varietà corrisponde alla H. atrorube- scens Ag. A proposito di questa. H. violacea Ag. è degna di considerazione l'osservazione, che l' Auto- re fa sopra di essa ne' termini seguenti: ,, La lun- ,», ghezza , e la quantità de' rami, e de' ramoscelli ,, di questa specie sono cose assai variabili, come pure è variabile la lunghezza degli articoli rela- tivamente al diametro del filo. Il colore è pavo- ,, nazzo tendente ora più, ora meno al rossiccio. ,, Gli sporangii sono solitarii', sessili, o quasi sessi- ,, li, laterali, minuti. Se mai vi è specie, che me- ,, riti il nome di polymorpha , questa è quella, ed ,, esaminandola secca è facilissimo cadere nello sba- », glio di stabilire quali distinte specie gli scherzi ,, di lei *. Io poi sono così persuaso di questa veri- tà , che ritengo tutti gli scherzi di tale specie esse- re stati da Linneo compresi sotto la sua Conferva polymorpha Sp. pl. 1636. esattamente rappresenta- ta nell' Engl; bot. tab. 1764. In seguito delle prece- 3». » (i , QII denti osservazioni il Sig. Naccari giustamente con- chiude, che * le Hutchinsiae in generale meritano ,, un nuovo esame, perchè si è posta poca attenzio- ,, nè alla loro variabilità , e se ne sono fatte specie ,, improprie. Questo esame poi deve indispensabil- ,, mente eseguirsi sopra le piante vive, perchè sec- ,, che perdono molto della loro forma **. 3.*. Utcinsie fastigiate coll unica specie Hutchinsia deusta Ag. 4.* Utcinsie bissoidi. Questa tribù ha sotto di se le Hui- chinsia byssoides, è fruticulosa «a, 8 Ag., e V H. pilosa Nacc. specie nuova , che egli aveva già pubblicata nella FÌ, Ven. 6. p. 62. n. 1207. f. 2.; e che di- stinguesi per i fili ramosi , diffusi , grossetti alla ba- se, sparsi di piccioli peli patenti , spiniformi, per lo più in numero di due o tre uniti a fascetto, nel- la sommità solitarii, e per gli articoli quasi uguali al diametro. È prossima alla H. spinulosa Ag., di guisa che l'Autore ora sospetta, che possa essere identica colla medesima. Seguono le H. ramulosa , filamentosa , è pulvinata Ag. 5.* Utcinsie di tribù in- certa , alla quale appartengono le HH. arachnoidea , sanguinea , Ruchingeri , Biasolettiana , e rigens Ag. Il sesto genere delle Ceramièe è la Rytiphlaea colle due specie R. tinctoria, e pumila As., la prima delle quali tinge la carta di un bel color rosso por- porino, e vi ha chi pensa essere stata il belletto per far rosse le guancie delle antiche Romane, la seconda dall' Agardh ora è fatta varietà 8 della Hut- chinsia pennata Sp. alg. 2. p. 103. Îl settimo, ed ultimo genere. di questa sezione è l' Alsidium,, che ha sotto di se l' unica specie A. corallinum Ag. Le Ettocarpèe abbracciano i tre generi Ectocarpus, Sphacelaria , e Cladostephus. L' Ectocarpus ha sotto di se le seguenti cinque specie È, siliquosus «, B, atrovirens , simpliciusculus , minutus , e laetus Ag. La $phacelaria ha la S. cirrhosa , scoparia , cervicornis , e pumila Ag. MÌ Cladostephus possiede le due specie C. Myriophyllum , e clavaeformis Ag. QIA Segue la sezione delle Ulvacee,, il cui primo ge- mere è la Vaucheria colle due specie V. dichotoma Lyngb., e V. Pilus Nace. Quest'ultima è nuova, e distinguesi per i fili grossetti, parte semplici, e parte un poco ramosi,, di colore verde-scuro nereg- giante. Ricuopre il fango marino delle barrene di Venezia , e vi forma mucchi considerevoli. Dopo la Vaucheria è il genere Opuntia ora introdotto dall' Au- tore, e stabilito sopra i caratteri della * fronde ,, celluloso-spongiosa, schiacciata, quasi coriacea , », flessibile ; prolifera, ossia formata di segmenti nati ,, l'uno alla cima dell'altro, come pure sopra quelli ,, della superficie punteggiata, è delle fruttificazioni », ignote * . L'unica specie, che adducesi a questo genere, è l'Opuntia reniformis Nace. corrispondente al Codium Opuntia Spreng., ed al mio Fucus Serto- Zara Amoen. ltal. p. 316. Tl Sig. Naccari quivi con- _ ferma colla propria osservazione le osservazioni mie, e dello Schweiger intorno alla vegetabilità di questa produzione , è dice con giustezza , che essa non può appartenere al genere Codium , perchè non vi esiste il densissimo aggregato di fili tubulosi, coperti di polvere granellosa , terminati da vescichette globose, proprii del Codium. Quindi ne forma il genere nuo- : vo Opuntia deducendolo dalla modificazione del no- _ me Opuntioides già assegnatogli dal Micheli. Che se taluno intendesse, che il vocabolo Opurtia non fosse di buon conio latino, 1' Autore con ragione rileva , che è vocabolo adoperato da Plinio Nat. hist. lib. 21. cap. 17. Nè questo genere può confondersi col genere Opuntia del Haworth introdotto per una se- zione dei Cactus Lirmeani, perchè quest'ultimo non è stato ricevuto dai botanici. Îl terzo genere delle Ulvacee è il Codium, cui sono riferiti il C. tomento- sum, flabelliforme, e Bursa Ag., e quì mi sia lecito osservare, che il Codium flabelliforme Ag. è tanto diverso per la sua struttura, ed aspetto dagli altri 213 due, che non parmi ragionevole di ritenere sotto tal genere questa produzione. Îl quarto genere è la Bryo~ psis. e questo abbraccia, la sola specie Bryopsis Ro- sae Ag. con una varietà 8 distinta per le penne in- feriori distiche, seconde, pennate, e le superiori sparse, dense, quasi semplici. È quì il Sig. Nac- cari mi fa grazie addurre una mia osservazione so- pra le molte varietà, che io ho riconosciuto esser _proprie di questa specie, perchè ho trovato, che la Bryopsis Lyngbyei Horn., è le B. hypnoides, è mu- scosa Lamour. sono scherzi della Bryopsis Rosae Ag. Il quinto genere di questa sezione è detto Valonia , ed ha sotto di se l'unica specie V. aegagropila Ag. , a cui è riferita una varietà 8 distinta. per vesciche semplici, o quasi semplici, grandette, turbinate . Di questa varietà era stata fatta una specie dal- l'Agardh sotto il nome di Valonia utricularis, se non che io potei osservare in Venezia , come riferisce il Sig. Naccari, che questa pretesa specie non era buona, perchè appartenente ad. un mero scherzo della V. aegagropila, Nè posso a meno di quì sog- giungere, che il nome specifico di aegagropila dato alla specie fondamentale è altrettanto strano , e fal- so', quanto era giusto quello di utricularis. introdot- to dal Wulfen, e dal Roth. Di recente poi ho ab- _bandonato l'idea, che questa produzione possa es- sere un nido marino, e ciò per nuove osservazioni , che nella scorsa estate ho fatto sulla pianta viva. nel golfo della Spezia, come mostrerò in altro luogo. 1l sesto genere è l' Ulva , uno dei più intricati nella storia delle Alghe, ma dal nostro Antore arricchito di importanti osservazioni, La prima specie addot- tavi è l' Ulva Lactuca L. Engl. bot. tab. 1551., a cui si riportano tre varietà 8, È, y. La varietà B cor- risponde all' Ulva latissima à palmata Ag., e distin- guesi per la fronde divisa in lacinie strette , lunghe, dlacere nel margine, attortigliate , e ondulate. La STA varietà È ha la fronde di sostanza più consistente , grande in lunghezza, e larghezza , di colore verde- -carico, quasi piana, o poco ondulata, e quà e là traforata. Essa è identica coll' Ulva latissima L. La varietà y ha la fronde piana, ombilicata,, ed è Y Ul va umbilicalis Wulf. Quivi pure Y Autore riferisce la seguente mia osservazione: * L'Ulva Lactuca L. ,, È talmente sopgsetta a variare di forma, di dimen- sione , e di gradazioni di colore, che chi avesse la smania di formare specie sopra queste inezie, ne potrebbe fare quante ne vuole. Le cose più certe, che dire si possono di lei, sono le seguenti . ,; La fronde in origine è attaccata ai corpi marini , ,, che stanno sott'acqua , donde staccasi per l' agi- tazione delle onde, e si fa galleggiante. Questa fronde è sempre tenue, trasparente, lacera, o ir- regolarmente divisa, più o meno ondulata, e verde. Le varietà ,, e £ hanno minore estensione, 'so- no più crespo-ondulate, e di colore più pallido. La varietà à ha la fronde più consistente , di una estensione talora prodigiosa tanto pel lungo , che pel largo , perchè supera la cubitale, ed io ne ho raccolto pochi giorni fa nella laguna di Venezia esemplari, che erano più lunghi di un piede, e larghi la metà, ed anche più. Questa è di colo- ,, re verde-carico,, il quale col seccare della pianta ,, si fa verde cupo; è più piana , ossia meno crespo- -ondulata delle altre, ed è più sovente traforata ,, quà e là ; il passaggio di lei alla specie, ossia a », quella , che io chiamo varietà «, si fa per miglia- ia di individui intermedii, perchè si rende asso- ,», lutamente impossibile di riguardarla come cosa distinta . Di ciò bene si è avveduto il Ch. Agardh , ,, i1 quale ha ridotto tale scherzo tra le altre varie- ,, tà della sua Ulva latissima , chè è poi identica », coll? Ulva Lactuca di Linneo, è dell'Engl. bot. ,, tab. 1551. ** La seconda specie di Ulva quivi an- 2? PE ] 27 »I vp»? 27 pn»? »3 pn» 2? 23 2 ~ nI pn? »? 215 nunziata è Y Ulva;-Linza L.,.o almeno una specie reputata tale, della quale~parrebbe essere una va- — rietà la mia U/va»crispata Amoe. Ital. p. 93., seb- bene questa abbia i margini della fronde assai più .ondoso-crespi , e fattia falpalà. Il. Sig. Agardh in un suo opuscolettò inserito:nel Flora oder Botanische Zeitung n. 41. Nov: 1827. p. 641. disse ; che la mia Ulva crispata , è Y'-Ulva Linza erano forme, o va- rietà dell' Ulva intestinalis Li. , e che la stessa Ulva compressa L.. ha forma. analoga. coll' U/va Linza ; ma il Sig. Naccari gli fa;meco osservare, che la mia ,Ulva crispata, e la sua Ulva Linza sono tubu- lose soltanto nel gambo , ed hanno il restante della fronde fatto di due pagine aderenti, piane nel mez- zo , e crespe nel solo imargine; laddove l' Ulva inte- stinalis Li. è tubulosa da cima a fondo, ed è tutta corrugata in'giro'a guisa delle strozzature degli in- testini crassi, e che nemmeno l'Ulva compressa L. si può confondere coll' Ulva Linza per la stessa ra- gione di essere tutta quanta tubulosa ,. sebbene il tubo di lei sia schiacciato, e per essere priva affat- to di crespe, e di rughe. [L'unica cosa, di che forse potrebbe sospettarsi, si è , che l Ulva com- pressa, e V Ulva intestinalis sieno forme diverse del- lo stesso tipo fondamentale , giacchè io le ho osservate in gran copia mescolate assieme in un canale del- l'isola di Lio a Venezia. La terza specie, di che si parla, è l' Ulva lanceolata L.; ma Y Autore confes- sa di non essere ancora sicuro, che questa non sia piuttosto uno scherzo dell' Ulva.Linza , o dell' Ulva Lactuca Li. La quarta, e la quinta sp>cie sono Y Ulva compressa , e Y Ulva intestinalis È. Alla ,prima di queste si attribuiscono due varietà £, «, l'una cor- rispondente all' Ulva confervoides L., è Valtra al- V' Ùlva compressa y crinita Nacc. Fl. Ven. 6..p.. 72. n. 1240. , ed è cosa indubitata,, che queste varietà sono mere modificazioni della stessa forma primaria, 216 e fondamentale . Seguono in ultimo Y Ulva clathrata Ag., lU. attenuata Nacc. corrispondente alla Sole- nia attenuata Ag., è VU. subulata Ag. V settimo genere delle Ulvacee è la Porphyra , che ha sotto di se la specie unica Porphyra vulgaris Ag. colla varie-- tà B umbilicalis Nacc. A proposito di questa specie il Sig. Naccari dice, che * il Prof. Agardh osservò ,, con tutta ragione , che il nome di Porphyra pur- ,, purea non è conveniente,, perchè il generico , e lo ,, specifico significherebbero la stessa cosa, e disse ,, che nel Syst. alg. ha conservato il nome vecchio ,, triviale purpurea per rispetto verso i nomi vecchi, ,,e per avversione contro i cambiamenti nella. no- ,, menclatura. Quindi per questa stessa sua ragione ,, sembra, che fosse meglio il cambiare piuttosto il ,, nuovo nome generico di quello che il triviale *. Io poi aggiugnerò per ulteriore schiarimento di que- sta specie , che il Ch, Dawson-Turner , il quale pas- sò da Bologna alcuni anni fa, e mi fece grazia ri~ vedere tutte le mie alghe, mi assicurò, che questa era la vera Ulva umbilicalis L. L'ottavo, ed ultimo genere di questa sezione è l' Anadyomene colla spe- cie A. stellata Ag. La sezione delle Floridèe ha per primo genere la Liagora colla specie L, viscida Ag. ,, V' ha chi cre- ,, de, sono parole del Naccari , che questa Liagora ,, sia uno di quegli esseri ambigui , che formano il ,, passaggio dal Regno animale al vegetabile, e che ,, potrebbe forse anco aver luogo nel così detto Re- », gno psicodiario proposto recentemente dal Sig. Bo- ,,"y de S. Vincent. Questo valoroso naturalista Fran- ,, cese ha racchiuso in questo regno tutti i corpi or- ,, ganizzati vegetanti, e viventi successivamente, vale : ,,a dire le Artrodiate, le Spugnarie, e la maggior ,, parte dei Polipai,, ogni individuo de' quali, per ,, se apatico,, si sviluppa, e cresce alla toggia de' ,, minerali, e de' vegetabili fino all' epoca, in cui 217 ,, le minute propaggini animate , che li abitanô, o ,, Vi risiedono , vengono a diffondere la propria spe- _,, cie in luoghi di loro elezione. Ma tutte queste _—_;, supposizioni svaniscuno davanti a colui, che esa- _,, mina la Liagora wiscida viva, e vegetante nel ; ,,mare**, ll Fucus extentus Roth non è diverso di ì specie da questa Liagora , checchè ne dica l'Agardh. _1l secondo genere è la Po!ydes colla specie P. tenuis- _sima Nace, corrispondente alla P. lumbricalis y te- Cmuissima Ag. Ml terzo. genere è la Digenea, cui si riferisce la D. simplex Ag. Viene il quarto genere _Rhodomela, il quale ha due suddivisioni, La prima è quella delle Rodomele colla fronde piana quasi _costata , è ad essa appartiene la Rhodomela wolubilis Ag., la seconda abbraccia le Rodomele fruticolose , col caule filiforme , e ad essa spettano la R, spinosa, e pinastroides As. TM quinto genere è la Chondria ricco di molte specie, cioè Ch. pinnatifida « , è Ag., Ch. obtissa «a, B, Ag. Ch. obtusa « Deliliana Nacc. , Ch. obtusa à paniculata Ag. , Ch. nana, papillosa , _e Uvaria Ag., Ch. ovalis Ag., Ch. ovalis B subarti- _ culata acc., Ch. dasyphylla , e tenuissima «, B Ag. , Ch. Kaliformis y Bertolonii Nace. corrispondente al "mio Fucus Kaliformis £ Amoen. Ital. p. 302., e Ch. articulata , striolata , è furcata Ag. Îl sesto genere è la Rhodonema , alla quale in primo lnogo è riferita la R. elegans Mart., ossia Dasia pedicellata Ag. Qui- Vi il Sig. Naccari dice, che * i Ch. Sig. Martens, ,,e Agardh hanno pubblicato nel 1824 un genere ,, nuovo per questa pianta, il primo chiamandolo s3 Rhodonema (*), ed il secondo Dasia. Io seguito _», per ora il Sig. Martens, perchè oltre di avere es- ,, so pubblicato il suo libro forse qualche mese pri- _,,ma, ha senza dubbio regalato al pubblico. una » lunga, ed esatta descrizione, ed una eccellente uv pi ' (*) Questo nome derivato dal greco significa filo roseo. 216 _ ,», figura di questa elegantissima pianticella. Dissi ,, per ora., poichè veramente tanto il nome di Rho- », donema,, quanto quello di Dasia non. quadrano ,, molto, come saggiamente osservò pure lo stesso ,, Prof. Agardh, e sarebbe stato meglio di dare un ,, nuovo nome al genere, di quello che conservarne ,, ùno dato da poco tempo, e che non gli conviene, ,, poichè quasi tutte le alghe di questa sezione sono ,, più o meno rosee , e moltissime sono filiformi; ol- ,, tre a ciò delle due specie, che ora furono ag- », giunte , l'una' ha un tronco nero, e l'altra una ;», fronde piana e pennata ,,, Le altre due specie addotte alla Rhodonema sono la Rh. spinella (Cera- mium penicillatum' Bert.), è la. RA. plana Nace., ossia Dasia plana Ag. Îl settimo genere è lo Sphae- rococcus suddiviso nelle cinque seguenti tribù . 1.* Sferococchi rossesggianti , quasi còstati , a. quali spet- tano li Sph. Lactuca , e Sph. nervosus «, 8 Ag. Lo Sph. Lactuca era già stato da me pubblicato sotto il nome di Fucus Lomation Amoen. Îtal. p, 220. Pa- re ragionevole, che questo nome specifico, se non il generico,, dovesse esserle conservato , giacchè tut- te le mutazioni di nomi non necessarie nella storia naturale tornano a scapito della scienza. — 2.* Sfe~ rococchi crespi colle frondi piane , dicotome. Le spe- cie spettanti ad essi sono lo. Sphù. Heredia Ag., e lo Sph. furcatus Nace. Ven. 6. p. 83. corrisponden- te al Fucus furcatus Wulf. Crypt. aq. p. 61. — 3.* Sferococchi pennati , i quali hanno sotto di se le spe- cie seguenti, Sph. Teedii Ag., Sph. capillaceus Nacc. Ven. 6. p. 83. cioè il Fucus capillaceus Gmel. Fuc. p. 146., che malamente da taluno confondesi col Fucus corneus Turn., Sph. hypnoides Nacc. Ven. 6. p. 84. corrispondente al. Fucus hkypnoides Desf. Atl. 2. p. 426., Sph. Loncharion Nacc. Ven. Ô. p. 84. identico col mio Fucus Loncharion Amoen. 1tal. p. 294., Sph. clavatus Nacc. Ven. 6. p. 34., ossia 219 _— Fucus-clavatus Lamour. Diss. 1:'p. 2a. , Sph. Griffit- — siae Ag. 'al certo diverso dal mio Fucus tentaculatus _— Amoen. Îtal. p. 295. per la fronde tondeggiante-de- pressa, e per li sporangii laterali, Sphk. coronopifo- _dlîus A5. — 4* Sferococchi rosei colVY' unica specie Sph. _bifidus Ao. — 5.* Sferococchi filiformi, sotto de' quali _è noverato' in primo luogo lo 'Sph. confervoides Ag. — colle varietà 8 implexus , y ramosissimus, È sordidus _Nacc. Ven. 6. p. 86. corrispondenti alle varietà À, — p, v da me anmnunziate cogli stessi nomi nelle Amoen. —ital. p. 299. Riguardo poi alla grande variabilità di questa spece è molto giusta l'osservazione. dell' Au- tore, che ,, chi volesse fare tante varietà separate , — ,, quanti sono i suoi scherzi, -perderebbe il tempo , ,,e l'opera, e cagionerebbe infinita confusione , at- ;, teso i passaggi, che incontransi da una varietà ,, all'altra ,,. Le altre specie riferite a questa tribù sono li Sph. armatus',; secundus , musciformis, è di- varicatus Ag. L' ottavo genere delle Floridèe è la Grateloupia colla specie Gr. filicina Ag. Ml nono ge~ _nere è l'Halymenia , e questo porta sotto di se le H. reniformis, paniculata, Floresia , ligulata «, B, e tunaeformis Ag. Il decimo ed ultimo genere è la De- _lesseria colle due specie D. alata Lyngb., e D. oc- cellata L'amour. " La sezione delle Fucoidèe è divisa in Cordarie , che sono filiformi, in Laminarie piano-fogliacee , membranose , colla disseccazione giallastre , di rado merastre, ed in Fucacee,, le quali colla disseccazio- me diventano nerastre , o fosche , hanno ricettaccoli distinti , spesso tubercolati, e pertugiati da un po- ro. Alle Cordarie appartiene in primo luogo il ge- mere Scytosiphon colla specie S. fistulosus Nace. Ven, 6. p. go. corrispondente al S. Filum CG fistulosus Ag. Indi viene il genere Sporochnus , che ha sotto di se i À le specie Sp. rhizoides, werticillatus,, è -Adriaticus _ Ag. Le Laminarie hanno per primo genere l' Halise- ' ò 220 ris colla specie H. polypodiovides Ag. Segue il gene- re Zonaria suddiviso in tre tribù. La prima è quel- la delle Zonarie ventagliformi., a cui sono addotte le seguenti specie ,Z.. Pavonia Ag., Z. Tournefor- tiana Nacc. corrispondente al Fucus Tournefortii La- mour. , e Z. squamaria Ag. , della quale il Naccari dà la varietà G lacerata , perchè superiormente nel margine è lacera , e frastagliata, cosa. propria della specie nello stato di vecchiezza. La seconda tribù contiene le Zonarie dicotome , cui appartengono la Zonaria dichotoma Ag. colla varietà 8 pumila Nacc. Ven. 6. p. 93., la quale varietà corrisponde al Fu- cus dichotomus 8 Bert. Amoen. p. 315,, e la Zonaria papillosa Ag. La terza tribù possiede le Zonarie ra- mose , ed è unica specie di lei la. Zonaria .Naccariana Ag. ined. Nacc. Ven. Ô. p. 94. £. 3, Questa è caratte- rizzata dalla fronde lineare , angustissima , ramosissi- ma, di un bel verde, i suoi rami dalla base sino ol- tre la metà sono opposti, i superiori sono alterni , ed i supremi capillari, Le zone trasyersali sono oscu- rette, appena visibili ad occhio nudo. L' Autore dice, che la presente specie era fra le alghe, che egli diede all'Agardh, il quale vi scrisse sotto di _ proprio pugno Zonaria Naccariana Ag. Pare poi, che esso Agardh forse dimentico di ciò la pubbli- casse nel Bot. Zeit. an. 1827. p. 646. sotto il nome di Zonaria lineolata , o almeno assegnò alla Z. li- neolata caratteri unisoni con quelli della Z. Nac- cariana . ll terzo genere delle Laminarie è la $Stilo- phora colla specie S. crinita Ag., ed il quarto ge- _ nere è la Laminaria propriamente detta, colla spe- cie L. debilis Ag., intorno alla quale l'Antore no- ta, che sarebbe meglio riportarla alle Ulve per il suo particolare aspetto. La suddivisione delle Fuca- cee ha per primo" genere la Furcellaria colla specie F. fastigiata Ag. Di poi viene il genere Fucus, che ha sotto di se la specie F. spiralis L. Alcuni hanno » TO p~ - 221 malamente confuso questa pianta col F. vesiculosus L., da cui distinguesi ; come l' Autore giustamente osserva , per essere più piccolo, e privo delle vesci- che proprie di quello, non già per il solo carattere di essere attortigliato a spirale, giacchè questa pro- 14 à ATE ? _— prietà gli è commune e col Fucus vesiculosus L., e collo Sphaerococcus nervosus , e bifidus Ag. Quivi lo stesso Sig. Naccari aggiugne, cche il Lamouroux er- _roneamente disse, che il mediterraneo non produce "alcun vero Fuco nel senso d'oggi, perchè il pre- sente forma al certo "un' eccezione alla sua regola. ll terzo genere delle Fucacee è la 'Cystoseira,, alla quale sono addotte le vegnenti specie, C. Erica ma- rina Nace. Ven. 6. p. 96. corrispondente al Fucus Erica marina Gmel. Fuc. p. 128. Bert. Amoen. tal. p. 288., C. selaginoides Nace. Ven. 6. p. 96. cioè il Fucus selaginoides Wult. Crypt. aq. p. 51. Bert. Amoen. ÎItal. p. 220., C'. Abies marina. Nace. Ven. 6. p. 96. identica col Fucus Abies marina Gmel. Fuc. p. 83. e col Fucus Abies Bert. Amoen. p. 287., e sotto quest'ultima specie vengono riferite le mie va- rietà 8, « Amoen. Îtal. 1. c., C. discors Ag., e C. concatenata Nacc. Ven. 6. p. 97. cioè il Fucus con- _catenatus L. Bert. Amoen. ltal. p. 286. È degno di _ osservazione , come io dissi altre volte, € come il Sig. Naccari ora conferma , che tutte queste Cysto- _seirae sono protei, e che, chi non le ha esaminate vive, non può giudicarne bene. Con ciò si rende ragione degli abbagli presi dall' Agardh intorno ad esse, e segnatamente intorno alla Cystoseira Abies marina , del cui tipo fondamentale esso Agardh fece due cose diverse, cioè la C. Hoppii Syst. alg. p. 283., e la C. granulata è macrocistis 1. ce., della _ varietà 8 ne fece la C. barbata Syst. alg. p. 283., _ e della varietà y la C. granulata B inermis Syst. alg. _p. 282., mentrechè i diversi rami dello stesso indi- viduo non di rado mostrano tutte queste forme. Il ; 222 _ Sargassum è il quarto genere quì registrato delle Fucacee , il quale porta le due specie seguenti, Sar- gassum natans Nacc. 6. p. 98. corrispondente al Fu- cus natans Turn. Fuc. 1. p. 99. t. 46. Bert. Amoen. Ital. p. 220., e Sargassum salicifolium « , £_ Nace. Ven. 6. p. 98. 99. , identico col Fucus salicifolius Lamour. Bert. Amoen. Ital. p. 283. 284. È quivi deb- bo pure osservare , che l'Agardh è caduto in errore col fare due specie del Fucus natans sotto, il nome di Sargassum vulgare « Ag. Syst. alg. p. 293., quan- do porta le fruttificazioni laterali, e di Sargassum Hornschuchii Ag. Syst. alg. p. 293., quando ha le fruttificazioni terminali. Posso assicurare, che tale scherzo è meramente accidentale, o è prodotto dal guasto dei flutti marini . Chiude l' opera la sezione de' Geo-fiti da me in- trodotta per indicare quegli esseri organici, che han- no una natura terreo-vegetabile , e che devono esse- re distinti dai Zoofiti, o Piantanimali , siccome me- glio si potrà ravvisare da quanto ne dice il Signor Naccari Als. p. 92. Due generi sono richiamati a questa sezione. Îl primo è la Corallina,, a cui il Sig. Nardo vorrebbe sostituire il nome di Titane- phlium , se non che le mutazioni de' nomi sono as- _ sai spesso a scapito della scienza, e l' Autore nostro _ osserva molto bene, che * il genere Corallina fon- _ ,, dato da Limneo principalmente sulla Corallina. offi- ,,cinalis, è rubens deve di necessità rimanere per ,, queste specie * , che sono appunto le due specie addotte nella presente A/gologia , aggiuntavi la va- rietà È L. per la C. rubens. Tl secondo genere de Geo-fiti è Y Olivia, già da me stabilito nelle Amoen. ltal. p. 277. , sotto il quale è riferita la mia Olivia Androsace 1. c. corrispondente alla Tubularia Aceta- bulum Xi. Quivi poi l' Autore osserva, che il nome. di Olivia da me stabilito, onde eternare la memoria dell' Olivi tanto benemerito della Zoologia Adriati- ~a "PN 7 PASè 223 _ca, ha per diritto di anteriorità la preferenza sopra _ quelli introdotti di poi dal Lamarck, e dal Lamou- _roux ad esprimere lo stasso genere. Ed eccomi alla fine dell" estratti di un lavoro in- signe sopra le Alghe Venete , il qual lavoro riescirà assai caro agli amatori di tale studio , perchè porge ma ricca serie di generi, e di specie , e perchè ci mette in chiaro di molti equivoci , in che caddero zli oltramontani , i quali studiarono le nostre alghe alla sfuggita . Questo stesso lavoro poi, tanto ono- _revole per il suo Autore , addimostra altresì il pro- _gresso quasi infinito dell? Algologia Adriatica. dal _suo nascimento nelle mani del Wulfen sino all' epo- ca presente nelle mani del Sig. Naccari. ANTONIO BERTOLONI . — vaA Osservazioni del Sig. Dott. Bartolomeo Biasoletto di. Trieste sopra l'identità della Glyceria capillaris Wahlb. , cioè Festuca capil- laris LiZjebl. , colla Poa distans L. [ Sig. Wahlberg Professore di Botanica a Stok- holm nel ritornare dal suo viaggio per l'Italia, in cui fu molto contento tanto dello scopo scientifico_ ritrattone , quanto della bella. accoglienza fattagli dai Botanici Italiani, fermossi per alcuni giorni del- ' lo scorso Settembre in Triestre, ed in questa occa- sione si compiacque di vedere una parte delle mie piante secche, specialmente quelle, che ultimamen- te raccolsi nella Dalmazia, per mezzo delle quali conobbe , che la Flora Dalmatina somiglia in gene- rale alla Flora Italiana, toltane qualche cosa di proprio in cadauna delle due. Ma nel ripassare le piante di Trieste fissò particolarmente lo sguardo sopra una Poa , che io teneva col nome di Poa ha- lophylla , perchè così si fece a chiamarla il mio a- mico il Signor Schiede (*), il quale trovandosi nel 1822. in Trieste per prendere cura di alcune piante vive del Brasile spedite dagli illustri viaggiatori Martius e Spix raccolse tale gramigna in mia com- pagnia, e parendogli cosa nuova , volle distinguerla con quel nome. È ben vero, che lo stesso Schiede mandò di poi tale pianta ai Signori Mertens e Koch editori della Flora Germariica per avere il loro sen- timento intorno alla validità della specie, e che co- storo la riconobbero identica colla G/yceria capillaris descritta dal Wahlbers nella Flora Gothoburgensis , ossia colla Festuca capillaris Liljebl.; ma non ostan- te ciò io aveva trascurato di emmendarne il nome (*) Il Sigu Dott. C. J. W. Schiede nativo di Hassia-Cassel zelan- tissimo per la Botanica sta ora percorrendo i contorni del Messico , onde raccogliervi piante. Egli è autore dell' opuscolo De plantis hy- bridis sponte natis , e di qualche altro scritto . a i i a i u i SE Nere ~ dL tà nz ra >>" 225 specifico. negli esemplari, del mio erbario. Ora il Wahlberg vedendo questi esemplari, ed assicurandosi co' suoi proprii occhi, che i rami della loro pan- nocchia dopo la fiorita restavano ripiegati allo in- giù, mi confermò, che essi erano la stessa cosa del- la sua G/yceria capillaris nativa della Svezia, pian- ta, che egli aveva levata dal genere Poa per por- tarla al genere G/yceria di Roberto Brown. Quì però mi venne il suggerimento di dire all illustre Pro- _fessore Svedese,, che tale pianta nasce sempre in un suolo salino, come è proprio della Poa salina di Ehrhart, e che non mi sembrava lontano dal vero, che le due piante fossero identiche tra di loro, e identiche pure colla Poa distans L., o che almeno fossero una varietà di quest' ultima, nè il Walhberg disprezzò questo mio pensamento, del quale trovo avere già avuto qualche sospetto il Ch. Wahlenberg ne' Now. Aci. Ups. tom. 8. p. 233. Pertanto affinchè i Botanici possano decidere con giusta ponderazio- ne la cosa, credo ben fatto di quì aggiugnere la descrizione della pianta Triestina, e, quando la mia opinione sia trovata giusta, mi sarà grato avere da una parte rischiarato il dubbio del Wahlenberg, e dall'altra confermata l' asserzione dello Sprengel nel Syst. veg. 1. p. 339. n. 28. sulla identità della Festuca capillaris Liljebl. colla Poa distans L., ossia colla _ G/yceria distans Smith. GLYCERIA distans: paniculae ramis patentibus , _ post anthesim retroflexis ; spiculis subquinque- floris , flosculis obtusis.. G. capillaris Wahlb. Fl. Gothoburg. Mert. et Kock Deutsch. Fi... Festuca capillaris Li/jebl. Poa halophylla Schied. ined. Perenn. Nascitur Tergesti locis demissis ad salinas . di Servole, Floret a Majo in Augustum. v. v., Radix fibrosa, ex qua caespes foliorum radicalium Tom. IL, 15 22Ô et paucorum culmorum, subinde inferne radicantiùm. Culmus teres, striatus, erectus , vel ascéndens, ad summum pedalis, vel sesquipedalis, glaber . Folia li- mearia, acuta, canaliculata , pagina superiore , et marginibus scabra, radicalia angustiora,, et paulo longiora, caulina vaginantia. Ligula brevis. Panicu- la a duobus, tribusve ad sex pollices longa, primum coarctata, in anthesi patens, postea retroflexa. Rami ejus inferne simplices, superiori parie subdivisi , sca- bri , flexuosi , fasciculati,, inaequales , fasciculis al- ternis, imis majore ramorum numero 4 5. factis. Spiculae duas tres lineas longae, initio teretiusculae , deinde compressae , piudo lame 4-6florae, Tamis adpressae. Flosculi inter se se remotiusculi. Gluma calycina bivalvis, valvis inaequalibus, ovatis, conca- vis, obtusiusculis, muticis,, lato margine albido-mem- branaceo cinctis, reliqua parte virentibus , subinde totis volaceis, majore trinervi, minore uninervi. Glu- ma corollina, bivalvis valvis oblongis,, exteriore la- tiore, concavo-convoluta , obtusa , apice inaequaliter eroso-crenata , subinde fere integra, quinquenervis , margine albido-membranacea , reliqua parte viridi , vel ex viridi purpurascente. Valva interior angustior, at longitudine fere aequalis, apice leviter dentata , instructa. nervis duobus virentibus, ciliatis, uno utrinque prope marginem. Tota herba glaucescens. È proprio di questa specie, particolarmente quan- do si fa più lussureggiante , di mettere radici dai no- di inferiori del fusto quivi ancora giacente; per lo. che questa parte di fusto radicata,, e sepolta negli acquitrini salmastri , o nelle arene prende l' aspetto di una radice serpeggiante, donde è poi nata la Poa maritima Muds. 42. , la quale non è sicuramente una specie buona , ma è uno scherzo da noi ovvio della pianta testè descritta , ottimamente rappresentato dal- la Poa maritima Engl. bot. tab. I 140. ; siccome la pianta nello stato più magro è assai bene spu sentata dalla Poa distans Engl. bot. tab. 986. 227 Se Continuacion del catalogo de plantas ec. —- Continua- zione del catalogo delle piante esaminate nel Chili dal Dottore Berrero — Estratto dal Mercurio Chi- lese N.? xiv. per il mese di Marzo 1829. pag. 0639. N el poco tempo che il nostro Dottore BerrEro viaggia nelle regioni del Chili, e colle sue non in- terrotte fatiche , e malgrado de' molti ostacoli che v'incontra , arrichisce con abbondanti messi la scien- za botanica ( ved. la lettera pubblicata nel tom. r. di questi Annali p. 202.) , già si è reso benemerito di quella Repubblica , e dello'incivilimento di essa colle memôòrie che egli inserisce nel Mercurio Chile- se, il quale si stampa in S. Jago. Trovasi in quel giornale politico e scientifico al N* xiv. p. 639. , unico che siami pervenuto con lettera del BerrEro stesso scritta da Valparaiso il' 4. dello scorso Lu- "glio, la contimuazione del catalogo sovra enuncia- to, ed in fine di quell'articolo se ne promette il seguito. L' interessante nota, di cui passo a dare l'estratto , riferisce in lingua spagnuola molte pian- te in 56. articoli per ordine alfabetico, cominciando dalla lettera F., e finendo colla K. ;' 10 che dimo- stra, che i numeri precedenti inserti in quest'ope- ra periodica debbôno dalla lettera A. alla F. anno- verare una molto maggiore quantità di piante. Cia- schedun articolo indica il nome botanico della pian- ta, il nome vernacolo , il préciso luogo di sua na- scita o della sua coltivazione , secondo che trattasi o di pianta indigena, o di esotica, le proprietà, gli — usi, e qualche carattere botanico ; mancano la dia- gnosi , è le descrizioni botaniche, lo che prova ave- re l'A. avuto principalmente in mira di dare un'ec- citamento allo studio in un paese, ove le scienze sono nella culla, piuttosto che di formare un cata- 228 logo meramente scientifico, il quale sarebbe per ora colà di poco o nessuno vantaggio... Contenendo quel catalogo molte piante già conosciute dai botanici, e descritte nelle opere classiche, mi ristringerò quì a citarle,, aggiungendovi il nome vernacolo ;, il luogo naGlUi, e le particolarità più interessanti ; quanto poi alle specie nuove, o poco conosciute tradurrò esattamente il testo contrasegnandolo con postille ; ; Faba vulgaris. MoencH.); vern. Haba; si coltiva nei campi e negli orti. L'A. raccomanda di aumen- tarne la coltivazione _ per il grande prodotta che in quel-clima se ne può ricavare... ; Fabiana imbricata. R. è P.; verni Pichi . Cresce nei siti arenosi Vicino. ai 'torrenti a Jagnataga. e S. Fernando ; commendata, come pianta d'ornamento ; col legno se ne fanno: cucchiai per l'uso della gen- te di campagna; pare esservi altra pianta collo stes- so nome volgare , che dicesi servire alla tintura; ma l'A. non la rinvenne i. . Fagus obliqua. WirB.; vern. à Raobla Comune sul- le alte montagne; il.legno s' impiega per construire case, barche, carri ec. Nei rami si forma alla. pri- mavera una quantità , di tuberosità bianchiccie, e spu- gnose, che l'A. da principio, prese per galle ,;, forma- te dalla morsicatura di qualche insetto; ma alcuni giorni. dopo vide che la loro superficie era, coperta di tubi pentagoni somiglianti agli alveoli delle api : pieni dapprima di una sostanza .gelatÎnosa,, la quale cadendo nella sua maturità lascia allo scoperto una polvere impalpabile che sorte con forza al solo toe- carla, esattarnente come si'osserva nella. Peziza wesi- culosa.. Due giorni dopo tali corpi perdono quella propriétà espulsiva, e si imputridiscono.. L' A... pensa che essi possano formare un nuovo genere di funghi prossimo alla Splaeria; alcuni li mangiano, ma il loro gusto è nauseante:. Fedia ramulifolia BerTERO 1S Specie assai comune ili : 229 ;, nei siti freschi delle colline, "è delle montagne ; ;, Si incontra pure nelle piantiré presso 'i' torrenti . ;, Non serve per nulla, quantunque le sue foglie », molto crassè abbiano un sapore intieramente ana-~ », logo a quello della F. olitoria Vant.'; la quale si », mangia in Éuropa a guisa d'insalata * , __-Festuca L. Se ne incontrano' parecchié specie : le più comuni sono la F. muralis H. e B., vern. pasto bianco , che cresce nei prati aridi: ùn altra specie h SE] Pi (vern. coiron') abbonda sulle alte montagne vicino alla neve, e serve per coprire le capanne; la F. brizoides che gli autori dicono nativa di Montevideo è molto frequente ne' siti aridi delle montagne ver- so il Cachapual . : Ficus Carica L,; vern. Higuera ; i primi frutti chia- mansi brevas, gli altri higos: gli alberi crescono pro- digiosamente ; il frutto è delizioso ed abbondantissi- mo: nell'inverno si fa una regolare e grande espor- tazione di fichi secchi: non s'adopra il legno, e PA. suggerisce di servirsene pe' lavori dei Tornitori , siccome si pratica in Europa e particolarmente a Genova. Flaveria contrayerva Pers.; vern. damda. Si col- tiva per la tintura; Y A. pensa che V Eupatorium chilense Niotina conservato dallo SrEupeL non sia che 'un 'sinonimo della precedente . Fragaria chilensis Emru.; vern. frutillas: Buona specie che si coltiva in quasi tutte le parti. L'A. raccommanda d'introdurre nei contorni della città _la fragola d'Europa. Froelichia violacea S»r.; vern. nihiu. Se ne col- tiva un solo piede nel giardino del Licéo del Chili , che dicesi piantato dai Gesuisi'. L'A. dubita dall e- same del frutto che 'côstithisca ùn 'inovo genere delle Caprifogliacee , ma non 'potè ancora ésaminare il fiore; l' albero abbonda in tutte le sitè parti d'acido gallico , onde potrebbe essere utile per"Îe tinture . 230 Fuchsia macrostema RN. et P. Ama i boschi umidi vicini ai monti, e si coltiva nei giardini per È ele- ganza. dei suoi fiori; pare all'A. che sia una sola varietà della F. coccinea Air. Egli vide un'altra spe- cie nelle alture di Valparaiso, che gli parve la F. lycioides ADR. Fumago Pers. Molte specie, che mon sono anno- verate dai Botanici moderni. Fumaria spicata Li. Poco comune nelle siepi lungo le strade di Valparaiso, S. Jago, e Corcoleu; l'A. ha crede proveniente dall' Europa. Funaria hygrometrica Hepw.; vern. pastito come tutti gli altri muschi. Comune con altra specie, che si avvicina molto alla È. calvescens ScHwAEGR. Galinsogea parviflora W. ; vern. tomatillo . Comune. Galium Aparine L.; vern. lengua de gato. Comune nei prati delle pianure. Sonovi altre tre specie, di cui la prima pare il G. rotundifolium L., le altre sembrano nuove; una di _queste, che ha:lo stelo legnoso verso la base, e i frutti ispidi , cresce nei j nn delle colline circa il Cachapual. i Galvezia spicata BertERO. ,, Piccolo arbusto , _che ,, cresce presso gli alberi, e vi si attacca colle sue ,, radici a foggia dell'edera , il cui nome gli è sta- ;, to dato nel luogo. I suoi frutti molto coloriti ,, chiamansi coralillos. Probabilmente questa specie ;», è la stessa del JMyrtus parasitica marifolia Feumu. ,, Quanto al carattere generico si avvicina alla GaJ- ,, vezia; però le specie è molto diversa della G. ,, punciata R. e P. che non ho ancora incontra- »» tà 5» Gardinia purpurascens Bertero. ,, Pianta bulbosa ,, Vicina all'AlZium, ed all' Ornithogalum , che ho ,, visto una sola volta circa la strada , la quale ten- ,, de alla Quinta vicino alle case di Za vi Si », chiama mapolita azul, e merita di essere coltivata , nei giardini pel colore elegante dei suoi fiori. In >» I 231 », testimonianza di venerazione e riconoscenza a cCo- lui, che mi diede le prime idee della Botanica,, de- dicai questa bella pianta alla memoria del celebre Professore, di Fisica. il defunto Dottore Francesco Giuseppe Garpin. degno discepolo del Beccaria , ed a cui GAcvani debbe in gran parte l'onore della sua preziosa scoperta . Fra le sue opere co- ronate dalle. Accademie d' Europa ciierò soltanto la seguente — De influxu electricitatis au ricae in vegetantia — Taurini 1762. in 8" Gardoquia obovata Rè. e P.; vern, Oreganillo . Cre- sce nei siti elevati, e sulle colline, le sue foglie aromatiche potrebbero impiegarsi per certi dolori . Geastrum hygrometricum Pers. Comune in inverno ; pare che partecipi del G. rufescens Pers. Geranium pusillum L. verni; core-core. Frequentis- simo nei prati al bordo delle strade, e mei terreni coltivati ; s' impiega in molte infermità , e per lava- re le vecchie ulcere. ll G. Robertiarum è comune ne' boschi delle colline, Havvene una terza specie, che pare il G. tuberosum L.; ma ha le radici napi- formi, e varia nell' intensità dei colori. Geum coccineum SiprE. e SM. ; vern. flor del clavo. Pianta, che Srr. e DC. dicono originaria dell'Asia minore, e specialmente del monte Olimpo in Bi- tinia: l'ultimo però nel suo Prodromo assicura aver- me ricevuto un esemplare dal Barzis col nome di G. chiloense , locchè potrebbe dare a credere, che cresca pure nell isola di Chiloe. Ma lA. soggiun- ge, essere abbondante nei pascoli umidi a piè de' monti dall' altra parte del Cachapual a poca distan- za .da Rio-Claro. Gli abitanti ne impiegano le radici in certi dolori come quelle del C. urbanum. Gilia laciniata À. e P. Comune ne' luoghi sterili vicini ai rivi; havvi un'altra pianta freqnente nei prati umidi delle pianure, che dalle foglie pare la G. coronopifolia Pers.; ma i caratteri generici sono 232 molto diversi, e l' A. pensa poter' formare ùn gene- re, che descriverà col tempo. '' è af Gnaphalium vira-vira MoxINA ; vern. vira~vira. Co- mune: medio fra il G. luteo~album L., ed il G. candicans Kuxntu.; gli si attribuiscono qualità vul- nerarie, febrifughe, è sudorifere. Il G. chilense S»r. preferisce le roccie delle montagne, è gli si dà lo stesso nome vernacolo; è bianco come la neve, ed ha lo stelo legnoso. Tl G,. cheiranthifolium Lam, bel- lissima specie prossima al G. montevidense S»R. s'in- contra nei siti pietrosi verso Valparàiso, ed a S. Ja- go. L'A. ne trovò altre specie, due delle quali 'gli parvero nuove; la prima è vicina al G, pensylvani- cum W., l'altra viscosa in tutte le sue parti nasce a Leona. Gonolobus Micu. Si coltiva ne' giardini una specie d' Apocinea, che gli abitanti chiamano viéuna, o jazmin del Tucuman.; VA. ne vide solo i follicoli , e non i fiori; la forma particolare delle foglie li- scie con poche ghiandole nel luogo dell'inserzione sul picciuolo, il cui apice è obliquo, la distingue dalle altre piante di questa famiglià , Altre due del- la medesima famiglia vi sono indigene; la prima, che chiamasi voqui, nome comuné ad altri vegetabi- li, cresce nei siti aridi circa il Cachapual vèrso la strada di Cauquenes ; la seconda chiamata Voquicillo frequente sulle colline pare avvicinarsi al C'yynanchum lanceolatum KuntH , quantunque ne differisca essen- / Zialmente. _ Gossypium herbaceum ed arboreum U. ; vern. Algo- don. Si coltivano in alcuni giardini, ma i semi ma- turano difficilmente, L'A, suggerisce di provare la coltivazione in grande dell'erbaceo ne' luoghi ove si coltiva con successo la canapa; egli fa quì una fi- lantropica digressione relativamente a quest'ultima pianta per animare i coltivatori,, e gli artisti a tràr- ne un più esteso partito anche per rapporto agli stèli »33 — ed ai semi, suggerendo loro gli usi economici ,' e medici , cui possono destinarsi , Gratiola peruviana L. Nasce ne' giardini e siti col- _tivati, Grindelia glutinosa Dun. Nasce nelle fessure délle _ roccie verso Valparaiso, Leona, e Jagnatagua; VA. crede che differisca essenzialmente da quella del Messico. Nei siti pietrosi ed aridi del Cachapual s'incontrano due varietà della Gr. pulchella Dun. La prima cresce ne" luoghi secchi del. Maypù ed'ha le foglie intiere , acute, ed acerose; l'altra a' piedi _— del monte S. Ciistoval circa la Capitale; questa ha le foglie tomentose , e bianchiccie ; è possibile che for- "mino duè specié distinte , che l'A. chiamerebbe Gr. acerosa, è Gr. canescéns; quest' ultima si avvicina alla Gr. angustifolia KuntH, ma ha il fusto frute- scense,. Gunnera scabra W.; vern. pangue, Trovasi ne' luo- ghi paludosi circa i torrenti dei monti; si usa mol- _ to come pianta officinale , e serve a tingere in nero ; "se ne commènda la coltivazione . Gymnostyles chilensis SPr. Comune... _—_ Hedyotis virginica Sr. Nei siti arenosi al bordo dei torrenti di Jagnatagua . Helianthus annuus L.; vern, Flor del sol, Coltiva- _to ne' giardini; se ne suggerisce la coltivazione in grande per l'olio che si ricava dai semi. Si racco- _ manda pure come pianta alimentaria l' H. tuberosus ' L. nativo del Brasile, e sconosciuto nel Chili. », Heliotropium chilense BerrEro, Ho visto questa , bella pianta lungo le strade, in luoghi arenosi, — l'intmaelli à STR pè Md DM? ,, all'intorno del lago di Aculèo, Si avvicina al H. _», filiforme Hum. sebbene ne differisca considerabil- _—,, mente. È strano che l H. peruvianum L. non sia ,, conosciuto in questo paese; l'odore soave de' suoi ;, fiori che si accosta cotanto a quello della Vanil- » la gli assicura un luogo distinto nei giardini tan- 234 », to più che sarebbe facile di coltivarlo 'vallo sco~ ;, perto **. Hemiméris urticaefolia W. Cra nei bosciu à FHeracleum tuberosum Morxna. Si trova alla Leona, ed alla Punta de cortes. L'A. mette in dubbio la specie descritta da Morina, la quale secondo W. so- miglia all J. Sphondilizm. L.; la sua s'approssima maggiormente al-Sium Bulbocastanum Spr., ma porta frutti alati , e tubercoli rotondi della grossezza di una noce. I Cururu animaletti somiglianti, al Maus cyancus MOxiNA ne sono ghiotti.. Himantia ? Pers. Piccolo fungo che cresce si le~ gno putrido; pare l' I. plumosa ScmuuMACHER. Hoffmanseggia Falcaria Cav. Frequente nei siti col- tivati circa la Chimba: pare alquanto. diversa. dal- VI. chilensis di Miers. Hoitzia linearis Sr». Comune nei boschi della col lina del Cachapual. Molcus? L. Nei prati sion presso :il lago di Jazs gnatagua l'A. trovò- una pianta che ha l' l Abità dell" H. halepensis L., ma che è considerabilmente diversa , e gli parve essere di un altro genere. Hordeum vulgare L.; vern. Cebada. Coliivato ; serve di alimento ai cavalli, ed alla formazione del- la biràra, al quale proposito l'A. suggerisce che vi si potrebbe coltivare con successo l' Humulus Lupu- lus L. ivi sconosciuto, tanio più che di giorno in giorno vi si aumenia considerevolmente la consuma- zione di quella bevanda. S'inconira frequentemente V H. murinum L.; vern. cola de raton sulle ripe del- le strade , ed havvenne una varieià mei siti sterili del Cachapual molto distinta per la vagina delle foglie; l'A. crede che si potrebbe separare col no~ me di H. utriculatum, perchè il carattere è lo stesso che nell? AJopecurus di tal nome. Hyacinthus orientalis L.; vern. Jacinto. Coltivato _ nei giardini. L'A. insegna il modo di ottenerne , TA PA Pr. ~ "MD 235 come dai Narcisi, fiori d'inverno giusta quanto si pratica in Europa... Hydrocotyle asiatica, e ranunculoides Li; vern, tembladerilla . Amendue comuni. FHymenopappus glaucus SrRr,. ; vern, Manzanilla del campo . Frequente nei luoghi sterili ed arenosi. L'A. crede collo SprencEL, che la Santolina tinctoria di Ir sia la stessa piantà . : Hyprum li. Moltissime specie, che l'A. si riserva di esaminare, quando abbia e tempo e oggetti di paragone. Hypochaeris L. Vi si dà ind'fferentemente a due piante il nome volgare di escorzonera , quali però l'A. crede distinte, l'una che cresce nelle roccie delle colline ha lo stelo semplice unifloro, mentre V'altra che preferisce i prati arenosi verso i TiVi delle pianure è ramosa con fiori più piccoli; la pri- ma appartiene all' H. sonchioides KuntH. Le, sibq d'amendue si usano molto e _ principalmente nelle affezioni catarrali . Jasminum. o[fficinale L.; vern. Jazmin ; eJ. Sambac ; vern. diamelo. Si coltivano per ornamento; la va- _rietà dell'ultimo a fiori pieni è molto ricercata, ma rara. Impatiens Balsamina L. ; vern. Miramelindre. Col- _tivata nei giardini. Tris germanica L. e pallida Lam. ; vern, Lirio . Col- _tivasi nei giardini coll" I. _Sisyrinchium L.; vern. cha- tre capuchino ; da quale è però meno frequente. _Isaria crassa e mucida Pers. Piccoli funghi comu- mi, il primo sulle crisalidi morte degli insetti, l' al~ _tro sui legni putridi nell'inverno . Isatis tinctoria L. S'incontra nei siti coltivati circa Rancagua. L'A. non la crede indigena, ma dubita che siasene già sperimentata la coltivazione; egli _raccomanda di tentarla in grande per l'utilità,, che — se ne ricava nelle tinture in mancanza dell'indigo. N 236 Juglùns regia L.;' vern. Nogal. Comune .'' Juncus L. Tre specie che si approssimano 'àl JJ. acu- tiflorus Ettrti, , bufonius, è bulbosus Li; nei prati pude, pianure. CP. U anna àa Pe Jurzermannia Tamarisci Yi. nèlle-roccie delle mon- tagne.. J. magellanica Lam. nei tronchi degli alberi .' Un'altra specie, che l'A. crede nuova, cresce nei siti elevati delle colline. Jussiata L. Si trova frequente ne' siti pantanosi una spegie vicina alla J. repens L. ma villosa: dif- ferisce pure dalla J. montevidensis Sr. per la pre- senza di due brattee alla base de' peduncoli. L'A. pensa che l'Onosuris chamissonis DC. appartenga 'al- la detta specie, la quale non debba separaisi del genere Juisiaeii....., Nea MANDA RE Sa Kagereckia obblonga R. e P.; vern. bollen. Cresce nei boschi della collina, e nelle'alture circa il Ca- chapual. Se nè adopera la corteccia nelle tinture; si crede anché purgantè. L'A. òsservò, che i rami e le foglie sono glutinose, lo che lo induce a cre- dere essere quella ura varietà della K. glutinosa Kuntu. ' DAE ghji pe FR Koeleria villosa DC. Frequentissima nei luoghi sec~ chi delle colline, e lungo le strade delle pianure . »» Krigia Scure». piccola pianta della tribù delle ,, Cicoracee , frequente nei prati alti, e nelle pianu- re. Îl carattere generico le conviene sotto certe differenzé ; però fra le specie descritte mon hav- vene alcuna colle foglie pinnatifide : la chiamerò sol cie. CIULCIESUS sa vi) sui Li MO UP Coppiu, di 237 _ MEMORIA del Dott; GiusEPPE,. BERTOLONI figlio sopra due rare farfalle trovaté.nel promon« È alia tôrio Lunese....— ! NCA aià e aprir à sie) Di .: dau. ja nè MA BINLIIE Pa » SIG CIAZIA d'? € Fino dai primi anni, della! mia! gioventù io fui va- — go di dedicarmi allo studio dell' Entomologia ,; Come llo studio della Bota- quello che, è più collegato co pieri, de' quali parlerò. in altra. occasione ; insieme con quelli da me trovati nell'alto delle vicine Alpi « _ (a) Questa'spiaggia, ed i terreni , che le sono attigui';' chiamansi dagli abitanti del paeseiJa Marinella. Un giorno il mare. quivi si internava per.più di due miglia di estensione, e andava a bagnare le _ mura della città di Luni facendo un altro piccolo porto davanti ad essa. Nel'suo ritirarsi vi lasciò paludi -malsane ,. le quali;, mon hè _— moltu 3 scomparvero mercè delle cure del Sig. Caval. Agostino Magni — espertissimo di ogni cosa, che conduce al miglioramento dell* agricol- ta, ed ora ben può:dirsi del Tecinto dell'antica Luni ,; è del suo _piccolo porto Jam seges est ubi Troja fuit Virg. 238 Apnane . Ma il promontorio Lunese fu quello, che mi somministrò dùe delle più pregievoli specie del- la Fanna Italiana , ' delle quali sole ora intendo te- nere discorso. La prima di esse è il Charaxes Jasius , farfalla tra le Italiane diurne la più grande, e la più bella, e nel novero delle più rare. Ebbi la sor- te di potervene prendere molti individui perfetti , che poi dispensai agli Entomologi dell'Italia , della - Germania , e della Francia. Questa specie vi abita costanteméhte in una situazione un pochetto elevata sopra il livello del mare; ove spontaneamente ver- déggiano boschetti ameni di Corbezzoli ( Arbutus Une- do. L.), di Stipe (Erica arborica L.) di Mirti ( Myr- tus communis L.) , di Lentisci (Pistacia Lentiscus L.), di Tarebinti. ( Pistacia Terebinthus L.) frammischiati d'alberi d'Elce (Quercus Ilex L.), di Castagno ( Fa- gus Càstanea L.), è di Pino selvatico ( Pinus Pina- ster W.), è confinanti coi campi messi a coltura di viti, di fichi, e di olivi. Il bruco del Charaxes Jasius si pasce delle foglie del Carbezzolo , l' insetto perfetto se ne svolge due volte all'anno, cioè nel cominciare del Giugno, e del Settembre. È nella sola epoca seconda, che io mi avvenni nello stesso, durante la quale lo vidi volare velocissimo tra pian- ta e pianta, tal che mi riusciva difficile il pren- derlo, ma allorchè costretto a cibarsi si posava sw' pergoli ricchi di grappoli maturi, o sopra gli alberi di fico, e meglio ancora sopra i graticci, ne' quali si usa distendere que' dolcissimi fichi per farli sec- care, allora mi fu agevole farne ricco bottino. La storia di questa farfalla ,.e de' suoi costumi essendo notissima ; perchè molti autori ne hanno trattato 3 bastami mostrare uno de' luoghi d'Italia , ove è fa- cile ritrovarla , riferendomi per il resto ai sistemati- ci, e specialmente all'Ochsenheimer -Papilio Jasius Die Schmetterl. von Europa fam. V. p. 161. Hiùbn, Pap..tab. sdi te. ;LULS II2Se mas ; tab. 115..fig. 580. 5G1. faem.. pi _ 239 "L'altra farfalla, di che intendo parlare, è per me _assolutamente nuova ,'ed appartiene al genere Meli- taèa . To la trovai nell' estremità dell' anzidetto pro- montorio dalla parte sua orientale nel luogo volgar- mente detto l' Angelo, ove è una rovina di antica fabbrica circondata -dalle 'acque del fiume Magra , della quale ora 'cercherebbesi invano l'indovinare il genere, e l'uso , checchè i cronisti patrii ne ab- biano sognato, ed è a pochissima distanza da que- sto luogo , che la Magra sbocca nel mare sotto al monastero di S. Croce ora per la maggior parte ro- vinato. La circostanza' del luogo marittimo, in che trovai la farfalla", Ppi inivogliò di chiamarla con un home delle ninfe marine, séguendo in ciò i maestri dell'arte, che furono ognor vaghi di applicare i nomi di Ninfe alle farfalle, e prescelsi il nome di Cymothoe . Ora eccone i caratteri specifici , una suc~ cinta descrizione , ed una figura esattissima . SS Sa Sn E Di u, È Zu _— MELITAEA Cymothoe : alis subdentatis, nigro-fulvis, croceo-punctatis, posticis subtus zona latiuscula hel- i vola Tab. 3. fig. 1. 2. Li :; _— _ Latitudo papilionis alis expansis circiter pollica- ris. Color ejus fundamentalis nigro-fulvus. Alae le- _viter dentatae, facie superiori prope marginem pictae _punctis duodecim croceis, subrotundis,, fere magni- tudinis capitis acus punctorii (spi!la) , serie flexuosa specie Îtaliane , che sono di spettanza della parte della Herandria , che è quivi fatta di pubbliva ragione, e potranno ravvisare in ciò un raggio precursore della Flora italica . Considérations sur la nature , et les rapports da quel- ques-uns dés organes de la fleur. Par Michel Felix Dunal etc. Paris et Montpellier , chez Gabon 13829. t. vol. in 4 Questo libro contiene la solita palinodia di chiamare con nomi nuovi parti antiche già ben precisate, e di considerare per aborti quegli organi, de' quali non si conosce la natura. Marierismo scientifico ora di moda , e niente più . Considérations sur les foctions des organes floraux _co- lorés et glanduleux . Par Michel Felix Dunal etc. Paris et Montpellier chez Gabon 1829. in 4* Sono giuste le osservazioni fisiologiche dell' Autore so- pra l'uffizio degli organi del fiore, ma sono già state dette da altri nello stesso senso preciso . Cruciferarum , Elatinearum , Caryophyllearum , Paro- nichyearumque Brasiliae meridionalis. synopsis. _Auctore J. Cambessedes. Paris 1829. 8." fù Nove sono le specie delle Crucifere quivi riferite, una delle Elatinèe , ventuna delle Cariofillée, e nove delle Paronichièe. Le Elatinèe vi hanno il genere nuovo Me- rimea , le Paronichièe i due generi nuovi Balardia , e Arversia . 18* 276 MNecrologia. Nicorò MARTELLI. "x E morto in Roma il giorno 14. del passato Febbraio il Dott. Nicolò Martelli nativo dell' Aquila in Abruzzo nella grave età di 94. anni. Fu egli versato del pari nelle scienze , che nelle belle arti , e fn dotato di una rara momoria,, che serbò fino agli ultimi giorni della sua vita. Nell'anno 1777. per grazia del Sommo Pon- tefice PIO VI. fu sorrogato al defunto P. Abbate Ma- ratti nella cattedra di Botanica pratica della Sapienza Romana , alla qual cattedra fu poco dopo riunita anche quella delle Istituzioni botaniche , ed il Martelli tenne questi impieghi sino all'anno 1805. epoca della sua giu- bilazione . Nel suo insegnamento egli sfoggiava dovizia di erudizione per ciò che riguarda l'interpretazione de- gli antichi Botanici Teofrasto , Dioscoride,, e Plinio, ma trascurava interamente le dottrine dell' immortale Lin- neo , che sole posero la Botanica mel seggio di vera scienza. Lo stesso diede mano alìla speciosa opera del Hortus Romanus, i! cui primo volume era uscito in luce per cura del Dott. Giorgio Bonelli, e ne scrisse il testo di tutti i volumi successivi , lavoro per vero pari in meschinità alle figure, che lo accompagnano, ed anche al di sotto. Indi pubblicò una memoria sotto il titolo di Braschiae plantae novi generis descriptio stampata in Ro- ma dallo Zempel nel 1791. in 4.*,, nella quale prese ad illustrare due specie di Sedum , cioè il Sedum glaucum di Kitaibel,, ed il Sedum altissimum di Poiret, ossia il S. rufescens di Tenore, è pregevole sarebbe stato il lavoro del Martelli nello schbiarimento di queste piante allora al certo nuove (*),, se egli avesse colpito giusto nel ri- a CC a _— (*) Diciamo nuove , quantunque il Sedum altissimum fosse. già stato pubblicato dal Jacquin nel Hortus Vindobonensis tom. 1. p. 55. tab. 81.; ma siccome ;l Jacquinideluso dallo scherzare di-alcune parti - del fiore meno importanti lo riferì al genere erroneo di Sempervivum , così possiamo a ragione riguardare questa specie come.nuova al tempo del Martelli sotto il rapporto di un Sedum. È senpre più nuova sarebbe stata , se fosse vero quello, che il Ch. Tenore ultimamente ha detto nell? Addenda et emendanda appiè dell? Appendix ad indi- À In ! $i 1 279 ferirle al loro vero genere, ma egli sbagliò nel crederle di un genere nuovo, cui contradistinse col nome di Braschia piagiando all' augusto Pontefice PIO VI., e chiamò la prima Braschia Pia, e la seconda Braschia Honestia. Dalle cose fin quì dette , veggiamo, che , se il Martelli fu per molte cose commendevole, non ebbe al certo quella profondità di scienza botanica, che era a desiderare , e che per questo suo difetto la botanica Romana provò una lunga lacuna dalla morte del Maratti al venire del Sebastiani, del Mauri, è della Fiorini , i quali ultimi l' hanno richiamata a quello splendore , che essa largamente possiede presso le altre culte nazioni . GIuiusePPE RAnDI. I, giorno 8. del passato Settembre cessò di vivere nel- l'isola di Rodi il Dott. Giuseppe Raddi Fiorentino nel- l'età di anni 59. Egli deve annoverarsi fra gli illustri Botanici Italiani, anzi fra gli intrepidi Botanici viaggia- tori. È noto il viaggio al Brasile da lui intrapreso nel- l'anno 1317. per ordine di S. A. I. il Granduca Fer-- pINANDO III. di gloriosa memoria , viaggio in cui il Raddi fu particolarmente incaricato di raccogliere gli oggetti di storia naturale sì animale, che vegetabile , mè egli mancò alle aspettative del suo Sovrano , perchè pochi viaggiatori in sì poco tempo riportarono così do- viziosa suppellettile, quanta ne fu da lui riportata,, ed il R. Museo di Firenze, ed i giardini botanici dell* Ita- lia ne fanno luminosa prova . Tornato da questo viag- gio in patria , dove accudì ad illustrare non poche delle cose da lui scoperte, e rimunerato di una pensione vi- talizia, egli non si potè trattenere,, allorchè seppe me— ditarsi da alcuni Sovrani d' Europa una spedizione scien- _tifica nell' Egitto nella comitiva dell'1llustre Champollion , «'<: . . ' - meriana . So Porzione "~O eo I X*d di ? £ ler pneu SE toracico-cefalica _ I « u, cranio-taciale. * à. — CRS Mi SS. dello Scheletro o va . . lr] . — ol. R.cervicale. HE er ovvero Mà SÈ ; JE TAS o À — — è spal s 5 (1. AR. toracica supe- è £ TA — P~ su ob Di riore. HÀ i pr S'È Passagio del pia- _ ba] . ià gi. no raedio per- — di'elib le so jo 4u. o è Ta MITU » vo veo . Sv ra à pendicolare al- «È o È l' asse del corpo. o p . . (>] 3" [1. R.toracica infe-Sz JA" F Sd bre SAL Porzione cs 7. Lu î à Sn ~o toracico-addo- [a] o u ~_-I i rm dii Ì a [> R.1lombare. ET ; pie È ! o~ déllo Sehelerio È o DA im ello Scheletro _ £ f3'R.sacra. HE ì 1 £ zi ovveto d . — Zi 4. R. cocigea. ùn à D~ SA [5] ' . pè - 289 '~ Queste distinzioni non sono applicabili a tutti i. vertebrati. Nei più inferiori, la spina o rachide non si divide in collo, lomhi, e sacro. A parlare con precisione non vi sono che quattro regioni, l' etmo- vomeriana o terminale anteriore; la cranio-faciale ; la rachidiana ; e la cocigea o terminale posteriore. Abbiamo di già detto che in alcuni vertebrati lo scheletro è intieramente fibroso, e che in altri è completamente cartilagineo. In siffatti vertebrati la sostanza dello scheletro essendo totalmente omogenea egli è evidente che non vi si possono ammettere dei pezzi distinti. In certi vertebrati cartilaginosi la so- stanza dello scheletro è ancora omogenea in più re- gioni: ed in altri vedonsi delle parti cartilaginee distinte, che uniscono, o che separano delle parti fibrose : bene intesi chè in qualunque vertebrato cartilaginoso , lo scheletro è sempre inviluppato dal proprio pericondrio.. In, altri vertebrati finalmente abbiamo veduto manifestarsi dei pezzi più solidi, le vere ossa. Queste si trovano combinate con un numero oì maggiore, or minore di cartilagini: le due qualità di pezzi solidi si sviluppano in una ganga iposclerosa, o di tessuto fibroso, e le porzio- ni di questa ganga, che continuano a mantenersi _ nello stato primordiale ( tessitura fibrosa ) sono state considerate quali legamenti , ed inviluppi dei pezzi solidi - _ < umi cn E CE ME CE SU DR (1) Ci siamo proposti di fissate queste viste scientifiche mediante la seguente nuova nomenclatura quì confrontata coll'antica . Legamenti Desmes Inviluppi Lemmes LL. delle ossa . Osteodesmi , o II Inviluppi delle [ Osteolemma , o ! deutosclerode- ossa o perio- [ deutosclerolem- smi » stio. ma. MA L. delle carti- Condrodesmi;o [ft Inv. delie car-; Condrolemma, o 2 . protosclerode* tilagini o pe- [ protosclerolem- sm « ricondrio. ! ma. 200 s Si intende facilmente come finchè -î pezzi ossei ~o cartilaginosi sono uniti mediante vincoli di un tessuto scleroso meno denso di quello che li costi- tuisce, la distinzione di.questi pezzi è possibile, ed anatomicamente operabile, Ma allorqvando il cam- biamento in cartilagine,, o la ossificazione si è im- padronita delle parti membranose o fibrose che se- parano questi pezzi; allora questi stessi pezzi, dopo d'essersi incontrati , sonosi ancora saldati e confusi : allorchè non rimane vestigio di loro saldaturà evi- dentemente sucede che lo scheletro, la tessitura sclerosa del quale per tal modo cresce progressiva- mente, diventa omogeneo nelle regioni in cui accade questo fenomeno, e la distinzione delle sue parti non è più possibile; ciò si osserva nel cranio degli uccelli ec, _ Da ciò che precede possiamo dedurne che le tre modificazioni della tessitura sclerosa dello scheletro dei vertebrati , costituiscono una condizione organi- ca principale per dividerlo naturalmente in parti od ini gruppi di parti. Ma vedremo ben tosto che que- sto carattere anatomico, quantunque importantissimo, non ci può somministrare le basi di una dimostra- zione tanto esatta quanto lo esige lo stato attuale della scienza. Allorchè si osserva lo scheletro dell' uomo e quel- lo degli altri vertebrati ossei in certe epoche, o du- rante tutta la loro-vita,, si conosce che la combina- zione delle tre qualità di tessuii sclerosi permette realmente di dividerlo in parti più o meno conside- rabili che ottenere si possono mediante delle sezio- mi, o di altre preparazioni anatomiche. Questa di- visione dello scheletro,, possibile ed effettuabile, a motivo della modificazione della tessitura sclerosa , deve essere metodica,, e la più favorevole per degli studj filosofici . Per conseguire questo importante scopo, fa duo- tta Sb 291 po operare, non sullo scheletro recente , e. provve- _— duto di tutti i suoi legamenti, ma sul cadavere intero v-_ di un vertebrato. E' questo infatti il solo mezzo di conoscere i rapporti dello scheletro interno con tutti gli altri sistemi sclerosi parziali; è questo il solo. mezzo di ben dimostrare le relazioni armoniche del- lo scheletro col sistema nervoso, vascolare , musco- lare, e viscerale; è questa infine la strada più di- retta e sicura che può condurci a determinare l'o- mologia, l'analogia, e la amfilogia dei pezzi che en- trano nella sua struttura. La divisione naturale e metodica dello scheletro inviluppato di carne nell' intero cadavere, ottenen- dosi mediante tagli o sezioni anatomiche, le parti che risultano da questa divisione portano il nome di segmenti. La determinazione di questi segmenti es- ser deve la più naturale e metodica possibile in-tutti gli scheletri, sieno complessi, sieno semplici. Noi daremo il nome di segmenti sclerosi, o di elementi dello scheleiro, a ciò che è stato detto una vertebra completa, cioè una vertebra avente due archi, superiore l'uno, inferiore l'altro. Ma il nostro segmento scleroso, od elemento dello scheletro, comprende di più altre porzioni fibrose, od ossee, sulle quali ricchiameremo l' attenzione del letore. Allorchè i sesmenti sclerosi riunisconsi nelle di- verse regioni dello scheletro, dare si può a questi gruppi naturali il nome di gvandi segmenti dello sche- _letro. La divisione anatomica la più generale dello _ scheletro è in due grandi segmenti , l'uno anteriore o superiore , ovvero segmento cefalico ; V' altro po- steriore od inferiore, segmento rachidiano . Ciascuno dei grandi segmenti è naturalmente sud- divisibile in due porzioni,, l'una delle quali forma _l'astuccio protettore dell'asse cerebro-spinale, nel _— mentre che l'altra serve di opercolo a questo astuc- _ cio, ovvero non ne forma più parte. è 292 Noi. accordiamo alla porzione del segmento cefa- lico, che forma la regione detta cranio del astuccio, il nome di porzione "cranio-faciale ; O cranio-mascel- lare , perchè comprende il cranio e le mascelle, o la faccia. Designiamo la porzione del segmento ce~ falico, che costituisce l' opercolo anteriore dell'astuc- cio, col nome, di porzione etmo-vomeriana . Queste da porzioni riunite costituiscono il carcame solido della testa, e concorrono a formare le cavità pro- tettrici dei sensi, e quelle che compongono parte 'del grande astuccio o recipiente splancnico . Il "segmento cefalico è composio di quattro seg- menti. sclerosi , distinti con nomi particolari . Ùn solo segmento forma la porzione terminale anteriore ; è stato detto etmo-vomere. È questo il nostro segmen- to scleroso efmo-vomeriano , o segmento D 1. I tre altri segmenti cefalici formano la. porzione- cranio-faciale della testa; si è dato loro il nome di vertebre del cranio; l'una anteriore è la vertebra $feno-temporo-parietale , che porta la mascella infe- riore, e si articola colla superiore; la terza poste- riore è la vertebra occipitale , sprovveduta di ma- scella, ed articolata colla rachide. Noi proponiamo di indicare i tre segmenti cra- nio-faciali mediante i nomi numerici di 1.' 2.*,e 3." procedendo dall'occipite verso la fronte . Abbiamo pure addottato i seguenti segni: 1.* vertebra seg- mento C.,, 2.* segmento C _,, e 3.* segmento CL. Il grande segmento rachidiano o spinale compren- de pure una porzione che forma l'astuccio della spina, ed una porzione che costituisce l' opercolo posteriore di questo astuccio, o che nôn ne forma parte - Questo grande segmento è composto di segmen- ti sclerosi più piccoli, il numero dei quali è più considerabile che nel segmento cefalico,, e varia mol- to nella serie dei vertebrati, nel mentre che il nu- mero dei segmenti cefalici è fisso ed invariabile. I I I È _toracico ; lombare ; e sacro-pelvi-cocigeo i _293 segmenti sclerosi della spina possono essere distri- buiti in gruppi naturali, che nei vertebrati superio- ri hanno ricevuto il nome di segmento cervicale ; Il segmento cervicale o segmento B _,, ed il lom- bare, o segmento B "7' non suddividonsi in porzioni È condarin, ma il segmento toracico ce una porzione scapolo-toracica o toracica superiore , o seg- mento A :,, ed una porzione toracica inferiore, o segmento À "7'. Lo stesso dicasi del segmento sacro- peÎvi-cocigeo , che si compone di una parte detta sacro-pelviana o sacrum, o segmento C "7 e di una porzione detta cocige, coda, o segmento D "~. Il numero dei segmenti sclerosi che compongono questi diversi grandi segmenti o regioni della spina varia molto, e tutte le distinzioni stabilite nel gran segmento rachidiano non sono applicabili che ai ver- tebrati superiori , e tendono a scomparire negli in- feriori nei quali la spina non ammette altra divisione _tramne quella in tre porzioni , l'una portante delle _coste che protegono dei visceri ; l' altra detta caudale che contiene i prolungamenti dell' asse vascolare in- feriormente , e termina mediante una 3.* porzione che non ha nè astuccio superiore, nè astuccio inferiore . RI Dopo aver stabilito nei vertebrati superiori la di- visione della spina o rachide in porzione cervica- le, dorsale, lombare, sacra, e cocigea , gli anti- chi osteologisti hanno distinto gli elementi che le componevano mediante i nomi numerici procedendo dalla testa verso il cocige . Noi presentiamo nel seguente prospetto la sinonimia dei nomi antichi, e dei nuovi segni che proponiamo . Per mettere a profitto e far risaltare più facil- mente le viste che risultano dallo studio compara- tivo delle parti secondo le idee filosofiche di Vieqr d'Azir, noi continueremo a sviluppare le parti del- _ lo scheletro, procedendo dalla metà del tronco ver- so le due estremità opposte cefalica,, e cocigea . PROSPETTO Divisione dello scheletro effettuabile « Nomi AnTICHI Nomi nuova - DIVISIONE DELLO SCHELETRO DEI VERTEBRATI IN DUE GRANDI SEGMENTI . gp uan. Cci see, È È dati alle parti. ossee di a a in ? di dei un ver- L i un i in un vertebrato A, à tebrato dia uii segmento scleroso. Segmenti sclerosi .. inferiore « S. interiore è A0 P zi / PAU U èd ABI CE PP RN E E ? Pn (Pes. oi eltmovome- Vertebra. degmunio È terminale À o -[ riana,yo DA etmo-vomeriana . anteriore. o - o D PS EEE EEE aa a I C — — ———_ o SIsgli Vert. sfeno-coronale ;( SC Ete Sana is0-)3. 5 to del Po] È PIGÔ ossa palatinp, zigo- . egmen ei cra- Do o - ma, malare, e mu- mio. o E Regione scellare superiore ». « o o o la SSU mani £ iunié-faciui Vert. sfeno- emperond o S $ o io-faciale parietale, apofisi pte- 4 id. 3! Elso][E o rigoidea,, e mascella- ~I Dl: MC ro inferiore sin è » . 01] o cSlo va N 2 FP vì Cas Vert. occipitale, apo- si :Tes5lu fisi juzulare ; nulla È ai [i Tù PI! di appendice wascel- )"* Sà 7 I e [1 i Ma u A ci baré ".. villa «rere s —"————— cm IU sia, D'dANaale o 1. vertel. [7. Segmnento cervi-. Sia Regione cervicale cale $ô j S È Asse, o a. id. 5. id. SS r à cervicale U 3. id. [6. — id. Si Ovvero i; 4. id. hè id. ME: a 5. id. 3. id. e B~ 6. id. Aa DO u Prominente o 7. id. I. id. zI Ca pa 0, a nn DÌ 1. Veri. dorsale colla j 6, Segmento toracico È E.eg. scapu- sua cosìa, col pezzo superiore « [a Cna ste:naie ed apousi FIS trasversa , vi < fl CA id, Se 1d. à o feli. HN Miporiose SA MET id. 4. id; À i / sti si l'A id. s 3. id. Mi ùn IS 15 5. id. 2. 1d. S1C1E1IE _6. id. I id. Sen al? )—— —— — — — — S o 8 fe T> id. « Segmento toracicu DT je RCAEIA > A ~J5s Reg. tora- inferiore, o _ cot to cica pi senza pezzo sternale, i 2. id. p>f >> - o £ . > o - 16 in siepi id. 3. id. e i S fni id. 188 id. Pe TE 1 id. Di id. CG o o I2. id. 6. 1d. 109] HÈ vA ——— — — ù È Ti U (3 Vert 1émbate . È; 1. Seg. addominale .. , o MA Mr — Resione id. Du id.. lombare o id. ! 3. id. id. 4. id. 1d. 5. id. re ne E ———— ——— — — - S 1 sacro È Règ. sacvo- cane a 7 [> Seg. pè sacro « . . . Sale Ln id. dù, 4; 2 ddl en o W", : id - - da fà id. . l1de CUME fiori an 8 o DOR u 5 Reg. I. Vertebra cocigea. (I. Ghju cocigeo. "o Ch cocigea 2. id. CA 1d» S Si 3. 1d. 13. id. / È Si 4. id. 4. id, o segm: R az] terminale posteriore. 1 i —— u—~—k_r_ i m8mE_U nm: mi Cree nne senza zona 295 I segni proposti servono a d sbibiltre Ti analogia del - le regioni che si cort':;pondono nella porzione infe- riore , e nella porzione superiore dello scheletro del- l'uomo, L'asterisco * serve ad indicare le regioni che sono in conne--ione colla cintura o prima por- zione di un membro. La connessione dei membri coi segmenti dello scheletro che è assai ferma nei mammiferi, uccelli , e rettili , presenta molie variazioni nei MEA TNE Ce ne occuperemo più tardi. Crediamo di dovere conservare l'antica. divisione dello scheletro in tronco e membra; proporremo ciò mon ostante una nuova divisione che ci sembra mol- to più metodica e propria allo studio più generale dello scheleiio , quella cioè in asse, e raggi sclero- si. L'asse si compone della serie dei corpi delle vertebre e dei loro analoghi; i rassi sono le parti che partono dal corpo della veriebra, e che con- vergono verso la linéa media dorsale, o ventrale , ovvero che diversono sui lati, Disiingueremo i rag- gi sclerosi in convergenti, e diverzenti - Questi ul- timi sono le membra. L' asse, i raggi sclerosi con~ vergenii, ed accessor'amenie le cintùre , o prime porzioni (spalla, anca ) delle membra , formano l'orditnra solida del tronco. Conserveremo l' antica divisione in tronco e membri, affine di renderci più intelligibili e chiari nelle dimostrazioni , ed il no- stro lavoro sarà perciò divi:so in due parti. Nella prima tratteremo della teoria del tronco dello sche- letro dei veriebraii; nella seconda esporremo la teo- ria degli arti. Teoria generale del tronco dei vertebrati . Il tronco può essere definito,, una serie di segmenti sclerosi costruiti secondo un piano generale, e che presentano nei loro caratteri anatomici delle modifi- 200. cazioni relative al loro uso generale, ed alla diver-_ sità delle funzioni speciali alle quali partecipano. ll tronco secondo il nostro modo di vedere, com~ prende la testa e la spina, che è suddivisa o nò in collo, torace, addome, baccino, e cocige. Il tronco può comporre esso solo tutto lo scheletro, allorchè le membra non esistono, come negli ofidj (1) ed in certi pesci. Per tentare di esaminare esattamente la composi-. zione di un segmento scleroso, od elemento del tronco dello scheletro di un vertebrato, abbiamo studiato comparativamente diversi segmenti sclerosi , dai più, semplici ( noccioli ossei del cocige) sino a quelli che sono più o meno' complessi. Abbiamo creduto di dover fare una scelta tra questi ultimi, ed abbiamo preso gli esempj negli uccelli, mammi- feri, rettili, è pesci, Dopo avere esaminato con diligenza l' effettivo dei zzi sclerosi che esistono : 1.? nel segmento toraci- co degli uccelli (Tav. 4. fig. 4.); 2. in un segmen- to eranio-mascellare di mammifero (fig. 5.); 3.? in un segmento cranio mascellare d'un chkelonio ( gran- de testuggine franca, fig. 6.); e 4." in un segmen- to caudale di pesce (fig. 7. ); egli è dissi dopo un esame severo di farti ben distinte, o stabilite die- tro dei principj, che crediamo di essere pervenuti a determinare il piano generale della costruzione di un segmento scleroso del tronco, considerato quale elemento dello scheletro di un vertebrato: e cre- diamo di poter dare come esatta la formola genera- ; le dell effettivo del numero dei pezzi sclerosi che entrano nella composizione di un segmento del tron- co, supposto al massimo ideale dello sviluppo. Abbiamo di già detto che il principio che deve - —_——— —s——— ——] I) In molti ofidj sono stati trovati visibilissimi rudimenti di estre- mità, singolarmente posteriori ( A. ) HN vidii condurci nella determinazione del piano generale di costruzione di un segmento scleroso,, era quello dei- la correlazione di situazione di queste parti. Noi infatti consideriamo nel segmento un pezzo centrale intorno al quale tutti gli altri pezzi saranno dispo~ sti in un ordine facile a determinarsi. Supponiamo il segmento arrivato ad un maximuin ideale di composizione, affine di poter procedere sinteticamente in un modo più esteso ( vedasi nella fig. 1.* questo segmento ideale) (1)., Sia Cr la parte centrale del segmento.. C* significa centro dei rassi. Questa regione centrale è compo- sta; primo di una parte fondamentale detta À ,'od il corpo della vertebra ; 2.? di uno o due prolun- gamenti di A, o del corpo, di questi prolungamenti uno protubera nella cavità cranio-rachidiana, e lo indichiamo mediante. b'-; l'altro mostrasi prominente nella faccia splancnica del corpo della vertebra, e trovasi indicato da b", Questi prolungamenti posso- mo esistere ambidue nello stesso tempo, talvolta pe- TÒ ne esiste un solo, o mancano del tutto. La serie dei "pezzi centrali, o di Cr, dal vomere , fino al co- cige porta nella nostra teoria il nome di asse scle- roso. i Ammettiamo al presente sei linee rette (tre da ciascun lato) che irraggiano allontanandosi da À, e che indichiamo col nome comune di raggi conver- genti, perchè ben presto vedremo, nelle seguenti figure, questi raggi convergere verso le linee medie dorsale e ventrale. —_— (1) Preghiamo il lettore a consultare la spiegazione delle figure, e quella dei segni che vi sono impiegati, Fra questi segni gli uni sono le iniziali dei nomi volgari di cui ci serviamo, Gli altri sono stati scelti per supplire alla imperfezione del lingnaggio attuale del- l'anat, speciale. Basta di avér presente alla memoria le principali mozioni dell" anat, umana per comprendere facilmente la spiegazione delle figure, e lo sviluppo della formola generale. 208 Stabiliamo tra questi raggi le seguenti distinzioni . I. I convergenti verso la Jinea media dorsale li chiameremo raggi conmvergenii primi, o RC'. II. Quelli cbe converge:anno verso la linea media venirale saranno detii raggi convergenti secondi, o BO; III. Gli aliri infine che sono brevi, o più o meno lunghi, trasvessi, semplici, o doppj da ciascun la- to, o che, essendo più lunghi convergeranno Verso la linea mediana facciale, saramno chiamati raggi convergenti terzi, od RC", pi Ammettansi ancora le due linee puntegsiate, l' u- na delle quali V', si estende da un punto di RC"! ; sino all'estremità di RC' o sino ad un punto più o o meno lontano da questa estremiià; e l'altra V", si porta da un aliro punto di RC!" verso Y estremi- tà dello stesso raggio. Si ammetta in fine la piccola linea. punteggiata , che dall'estremità di B" , si dirisa all'estremità di B/". Questa piccola linea è indicata dalla lette- ra,l,. Le linee puniessiate rappresentano delle par- ti che trovansi più spesso nello stato fibroso; e le piene delle parii ossee o cartilaginose. Stabiliamo al presente la sinonimia di questi segni coi nomi degli osteologisii . È RC' significa ciascuna metà del raggio superiore d'una vertebra compleia. RC/!! indica ciascuna. metà dell'arco inferiore. di questa veriebra . RC/"' serve ad indicare delle parti che hanno un carattere misto, giacchè ora sono brevi ( apofisi tra- sverse ), e servono di punto d'appoggio alle coste o pezzi del RC", formanti l'arco inferiore; ora sono più o meno sviluppate, semplici o doppie, e restano trasversalmente sui lati onde prestare attacco - a dei muscoli; ora infine pervenute sono al sommo dello sviluppo, e formano un grand'arco anteriore 2 ed inferiore (raggio mascellare, mascella ) nel è gA trovasi inscritto l'arco inferiore della sua vertebra , _che in tal caso è più piccola (1). V' è il significaio delle volie fibrose od ossee dor- sali. V'/ esprime nello stesso modo le volte fibrose pet- torali e sternali . V' e V"" devono essere riuniti sotto un segno co- mune che addottiamo per indicare le aponeurosi di inviluppo del tronco, chè sono le volte fibrose tese tra i raggi convergenti. Questo segno è Vre (2), cioè, Volia de' ragzi convergenti. i l, è impiesaio per designare il legamento che u- nisce l'esitemiià di B'' a quella di B" , allorchè RC!!! è vidotto a quesia sola porzione. Noi vedremo che questo pezzo ! è fibroso od osseo. Risultano dalla convefgenza dei raggi, e dalla disposizione delle volie (vedi fi3. 4.) otto astucci ; cioè: due medii dispari uno superiore O posteriore E', astuccio dell'asce cerebro spinale; l'altro infe- Tiore, od anteriore È" asiuccio dell'asse vascolare e dei visceri; e tre astucci, o spazj laterali pari, cioè: uno superiore o posieriore dorsale, e'; l'altro inferiore od anteriore, o sternale e'!; ed il terzo intermedio ai due precedenti e", Di questi tre astuc- ci laterali, il superiore e l' inferiore contengono dei muscoli ; il medio è composto da una serie di fori formanti un canale che racchiude vasi, nervi, e porzioni di visceri. Dividiamo al presente ciascun raggio convergente, a "eEsa s—[(<,..—-—- « sse es. ss—_ ,_——rr Un (1) Quest'arco inferintre, o naso-palatino delle vertebre cefaliche è formato dalle ossa palatine , e dalle apofisi pterigoidee o le palatine anteriori , e le poste1iori » (2) Il segno V*C serve à ravvicinare, ed a distinguere le aponeu- rosi di inviluppo del tronco , dalle aponeurosi di inviluppo dei mem- bri che sono 1nvilnppi fibrosi dei raggi divergenti, il che è indicato _— da? segno suddetto. 300 o RC (fig. 1) in tre parti dette ;B, C, ps pio- cedendo dal corpo della vertebra od À verso la e stremità del raggio. Uniamo in seguito a ciascuna delle tre lettere il segno specificativo del raggio cui appartengono, e noi avremo B', C', D' nel RC/; Br, CI, D" nel: RC" ; è B'"", CI, D'",, nel RC/!!'. Le volte fibrose de' raggi convergenti non ammet- tono suddivisioni di parti; ma allorquando diventa- ' no ossee è possibile, anzi verosimile, che sarà me- cessario occuparsi della determinazione dei loro pez- zi componenti. Ciò si dovrà fare un giorno per volta ossea temporale e dorsale delle testuggini , o chelonj. Abbiamo veduto che ciascun raggio convergente i: suscettibile d'essere diviso in tre parti più o meno: distinte. Resta da determinarsi, fra le parti dise- gnate mediante le lettere B, C, D, quelle che so- no suddivisibili in due 'pezzi. Queste suddivisioni indicate sono dalle minuscole a, b; c, d nelle fig. 1-6 che è bene aver sott dechiô, leggendo le se- guenti riflessioni . I. Nel RC', od arco superiore vertebrale , le past B,C, D, non si suddividono giammai in _porzioni SC capre II. Nel RC!!, od arco inferiore pa è , le parti B'' sono sempre formate di un solo pezzo ; le parti C'', sono di rado formate di due pezzi indi- cate dalle lettere c, d; ma le parti D'' sono sem- pre suddivisibili in "due pezzi secondarj, -l'uno dei quali, a, è unito al compagno del lato opposto È sulla linea media sternale, e l'altro 4, è più o meno ravvicinato alla linea media ur : TII. Nel RC'!'',il pezzo B'!!' è qualche volta diviso in due parti; l'una, a, vicina al corpo della. ver- tebra, l'altra, b, situata tra C'' ed a. TI. pezzo SA semplice, ed il pezzo D'!' si suddivide qual- che volta , da prima in porzione a, che si unisce _ 30I. alla somigliante sulla linea media facciale, ed in _ porzione, £, collocata tra a, e C'". Questa. porzio- ne à, di D'' è qualche volta composta di tre altre porzioni che ben tosto determineremo . Indicate le divisioni e suddivisioni di cui è suscet~ tibile un raggio convergente , è importante il deter- _ minare altresì in un modo generale i punti mediante i quali ciascun raggio, o metà degli archi di un _ segmento scleroso, arriva al contatto nella linea me- Um» dia, e si confonde più o meno col raggio opposto, o ne rimane distinto. La convergenza dei raggi verso le linee medie dorsale e ventrale, operasi in modo , che il contatto ha luogo mediante tre punti principali, cioè: 1.' me- _diante le estremità (1) delle porzioni C nei RC' e nei RC" ; 2." mediante le estremità s delle porzioni D nelle tre qualità di raggi convergenti, cioè nel RC', RC", e RC"'; 3.? nella estensione ss totale o parziale delle porzioni D nei RC' e nei RC". Ab- biamo designati in genere questi punti di contatto di ciascun raggio o metà dell'arco colla lettera $ per- chè ivi si formano per lo più delle sutture, o delle _saldature. Ciò non ostante la determinazione dei _punti di contatto nella. convergenza non è sempre _tanto facile; il che sucede allorquando le porzioni dei raggi convergenti non sono tanto distinte (2). Più tardi insegneremo la regola da seguirsi per la determinazione delle parti B, C, D in quest' ultimo caso. Vedremo che è basata sopra un carattere di grande importanza, ma le spiegazioni che esigereb- _be troppo lungi ci condurrebbero. è à Dovremmo dimostrare ancora nello studio delle specialità , che la convergenza mediana dei raggi — _— (1) Si vedano pel confronto i punti, s, nelle fig. I. 4. e 6. P P À (2) Vedansi pure i punti $ nella metà destra della fig. 1. e nelle fig. 6.e 7. Tom. II. 20 li 302 hji effettuandosi in tre diverse'direzioni il contatto avrà pur luogo mediante i margini delle porzioni C e D nei RC'. Stabiliremo infine la convergenza laterale dei RC" e dei RC" tra loro. Vedremmo che il loro contatto ha luogo sia per l'intermezzo delle sole e- stremità delle loro porzioni B; sia per unà estensione più o meno grande delle faccie corrispondenti di que- ste stesse porzioni B., e conosceremmo che gli effetti di questa convergenza laterale dei RC", e dei RC" sono: 1." di formare una serie più o meno lunga di -fori laterali, più o meno grandi, serie di fori de- signati col nome di astucci o spazj laterali secondi, od e" ; 2." di produrre una tendenza alla fusione o riunione, od anche una completa riunione delle porzioni B di questi dùe raggi in una sol parte; e 3.? di far concorrere simultaneamente i RC" ed i RC'"' alla formazione dell'arco inferiore di un seg- mento scleroso. Ammesso per la dimostrazione della nostrx teoria _ un segmento ideale, composto di una parte centra- _ le, di tre ragpi arrivati ad un maximum di svilup- po, e di due arcate o volte sopra ciascun lato, dobbiamo far osservare, che considerare non si de- È ve questo segmento sè môn se come una formola ! generale dell'effettivo del numero dei pezzi che enumerare si possono nei quattro segmenti scelti e rappresentati nelle fig. A- 7. Consiéeriamo ora la no- 4 stra formola come un vero maximum ideale della » composizione di ùn elemento dello scheletro, ed opponiamogli il minimum di questa composizione , somministratoci da un segmento scleroso del cocige , È ridotto ad un semplice nocciolo osseo, od al solo, pezzo A che è il corpo o la parte fondamentale di $ un segmento. Pel solo fatto del ravvicinamento dei $ due termini estremi del piano generale di costruzio- $ ne al quale abbiamo applicato le nostre formole, si È può di già prevedere ehe tutte le modificazioni di 303 questo piano generale , toltone le variazioni di for- "ma, dimensione, situazione, o tessitura , saramno , procedendo dal maximum verso il minimum , delle graduate sottrazioni di tutti i pezzi del segmento ad eccezione del pezzo A; e viceversa delle addi~- zioni successive alla parte "centrale dei Varj pezzi che costituiscono i raggi convergenti e le volte. Dob- biamo ancora notare, che il pezzo fondamentale man- ca qualche volta, quantunque i raggi convergenti manifestamente esistano . gha abbiamo di già esposto e determinate, - le purzioni principali che compongono un segmen- » scleroso del tronco; 2. le suddivisioni naturali che presentano le porzioni di questo segmento scle- roso. Passiamo ora ad esaminare i loro caratteri a- natomici generali, cioè la loro situazione, confor- mazione generale, il volume, le dimensioni, la tes- situra,, e lo sviluppo, dal che potremmo dedurne alcune viste generali sul numero effettivo dei loro pezzi nell'embrione e nell' adulto . Situazione generale delle parti di un segmento scleroso del tronco dello scheletro di un vertebrato . I pezzi A, o corpi delle vertebre, che abbiamo detto formare l' asse scleroso , disposti sono in serie longitudinale sopra una linea più o meno ripiegata, più o meno retta, che si accosta or più or meno all'asse del corpo, o della linea media dorsale. In generale YP intervallo tra questa linea e l'asse scle- roso è più piccolo dell' intervallo tra gr asse, e la linea mediana ventrale. I pezzi B dei raggi convergenti sono in connes- sione con À ; o ne sono i più ravVicinati . I pezzi C seguono i predetti, procedendo da À verso l'estremità del raggio. 304 j I pezzi D terminano il raggio. La direzione di questi tre pezzi dei raggi conver- genti verso la linea media dorsale o ventralé, è, ora quella di una curva variabilissima (i), ora quel- la di una linea fratturata, pure variabile; ora infine quella e di una curva, e di una linea fratturata contemporaneamente. Se è facilissimo determinare la direzione dei pezzi B, C, D, e rapporto ad A, e fra di loro, e di misurare i loro angoli allorquan- do. descrivono più o meno esattamente una linea fratturata , cioè piegata ad angolo, nôn sarebbe lo stesso per la misura delle curve che formano. Le curvature dei raggi sono per traverso o nel senso della lunghezza dell'asse. I raggi curvati per traverso hanno la loro con- vessità rivolta dal lato della linea media laterale. Gli altri che sono curvati nella direzione della lunghezza dell' asse , distinguonsi in quelli la con- vessità dei quali è anteriore, è negli altri colla con- vessità posteriore . Sonovi pure dei raggi la curvatura dei quali è in parte trasversa, in parte nel senso della lunghezza dell'asse, sia anteriormente , sia posteriormente . Avvi in fine un'altra specie d'incurvatura che sembra risulti, si è detto con ragione, da una spe- cie di torsione prodotta agendo sulle due estremità dei raggi, i Per quanto numerose e variate sieno di primo aspetto le direzioni dei raggi convergenti per rap- porto all'asse scleroso, ridurre si possono a tre principali , e cioè; 1. la perpendicolare à quest'as- se; 2." l'obbliqua in avanti; 3." l'obbliqua all'in- dietro. Ùn solo ragyio può presentàre nello stesso (1) Vedansi le direzioni diverse dei pezzi B, Ci, D delle tre qua~ lità dei raggi convergenti nelle fig« 4-7. . _ i 305 tempo più direzioni: confermeremo questi dati ge- nerali nell'applicazione che ne faremmo alle specia- lità . Ì limiti tra i pezzi A ed i RC non. sono sempre facili da determinarsi , quantunque in genere sieno bene apparenti V limiti tra i pezzi B, C, D, e le loro. suddivi- sioni sono stabiliti : 1.' sulla correlazione di loro si- tuazione rapporto ad A; 2. sul loro cangiamento di direzione; e 3.? sui loro rapporti colle parti dei . sistemi nervoso , muscolare, e vascolare che gli cor- rispondono nello stesso segmento di una vertebra. Questi limiti sono sembrati più naturali allorchè gli intervalli tra i pezzi B, C, D sono di un tessuto scleroso meno denso di quello di questi stessi pezzi . Ma un esame più severo conduce à credere, che _ questi pretesi limiti naturali sono ancora artificiali , che vi è sempre continuità tra le parti di un raggio scleroso che sono nello stato fibroso , cartilagineo od osseo, separati o no da sinoviali, ed anche da fi- bro cartilagini , a meno che queste parti sclerose non sieno disgiunte mediante organi di tessuto car- noso . Lo studio dei punti dove i raggi convergenti sono in connessione coi pezzi À, o corpi delle vertebre , ovvero tra loro, ci fa conoscere, 1. che i RC' so- nò sempre in connessione con À, o col corpo della vertebra dalla linea mediana laterale di questo cor- _ po fino ad una distanza poco lontana dalla linea media dorsale di A, o corpo dalla vertebra (fig. 5. e 7.); 2.' che la comnessione dei RC" con A si sta- _ bilisce da un punto poco lontano dalla linea me- diana ventrale di A, o corpo della vertebra sino al _limite dorsale della faccia laterale di questo corpo (fig. 4. e 7:); che il RC" cessa anzi di essere in connessione con A, o col corpo della vertebra, e si inserisce sopra B' anzi sull'angolo, o sul limite. 306 naturale tra B', e C' (1); 3 che il RC'" è ora in connessione colla parte media della faccia laterale di A, ora inserito sopra B', ora sull'angolo tra B' e C' (fig. 7. 4. e 5.), ed anche sopra C'. Avremmo occa-. sione di indicare ben tosto che le variazioni nei punti dove si stabilisce la connessione dei RC con A od il corpo della vertebra, e tra di loro, sono relativi al genere di stazione , di locomozione , e del _mezzo in cui vive l'animale vertebrato . Vedremmo ben tosto che la situazione, la dire- zione, i limiti e le connessioni dei pezzi À, e dei pezzi ;B'.,.C!, D'sOBitu,. OP., DU; ; BA, OHLEATDU dei tre raggi convergenti di un segmento scleroso del tronco presentano delle variazioni o delle diffe- renze che sono apprezzabili non solo nelle diverse regioni del tronco dello scheletro; ma pur anche nei diversi segmenti sclerosi di una stessa regione. Gli stessi caratteti anatomici studiati in generale nelle volte fibrose, ossee, od aponeurotiche di invi- luppo del tronco 'dei vertebrati danno luogo alle seguenti riflessioni. 1. La generale situazione delle volte dei raggi convergenti espressa colla formola Vrc, si estende dalfa linea media dorsale, o mediana ventrale dei punti di C" più o meno ravvicinati alla linea. me- pè laterale (fig. 4.). * La direzione delle volte è quella di una linea Mi trasversale od obbliqua ; o quella di una linea curva più o meno grande. 3." I limiti di queste volte. sono segnati Ta; da ciascun lato mediante i punti di inserzione sui raggi. (fig. 4.); 2. anteriormente e posteriormente non sono tanto distinti. Questi limiti sono meno facili a determinarsi nelle regioni nelle quali avvi fusione (1) Questa connessione sarà dimostrata allorchè applicheremo la formola alla determinazione delle jertelixo lombari . À P~ 307 di pezzi dello scheletro con pezzi di altri sistemi sclerosi parziali come lo vedremo più tardi. IV. Le connessioni delle volte od aponeurosi di inviluppo del tronco dei vertebrati, hanno luogo da una parte coi raggi convergenti,, e dall'altra colla faccia interna della cute. La prima volta fibrosa si inserisce col suo margine interno sopra D' del. rag- gio convergente primo RC' (fig. 4. e 5.), o sopra un punto più o meno vicino,a questa estremità , e col margine esterno' sopra un angolo presso la linea media laterale, che presenta C'', ovvero sopra B'!!*. La volta sternale o V'?' si inserisce con nn margine sulla estremità di D'', e coll' altro sopra una linea di C", _ Generale conformazione delle parti di un segmento scleroso del tronco dei vertebrati. La forma più generale dei pezzi À, o corpi di vertebra,, è quella di una porzione di cilindro ap- pianato su di un lato, e più o meno scavato nella periferia. Le altre- forme che si osservano sono quel- le di un conu, d'un dicono, d'un cubo, di una lamina appianata da destra a sinistra, o d'alto in basso, quella di una falange. I pezzi A sono pure qualche volta noccioli ossei irregolari . Ciascun pezzo A, o corpo di vertebra , eccettua- to A del segmento terminale anteriore , od etmo-vo~ mere , ed A dell'ultimo segmento terminale poste- _ riore del cocige , e un nmocciolo scleroso che presen- ; ta; 1. due superficie articolari piane, od in for- ma di cono incavato, o l'una convessa e l'altra concava ; 2. una circonferenza più o meno rotonda , più o menò appianata, una porzione della quale fa parte dell'astuccio cranio-rachidiano,, ed un altra concorre a. formare lo astuccio angio-splancnico , è le altre punte sono in connessione più o Meno, im- Ì 308 sà INU mediata coi raggi sclerosi che partono dalle mede- sime. Îl pezzo A dell'ultimo segmento. terminale anteriore , e quello dell'ultimo segmento posteriore ' non hanno che una sola superficie articolare . Il corpo delle vertebre presenta qualche volta, come si è detto, dei prolungamenti ô (fig. 1-5) distinti in d' ed in b'' , secondocchè protuberano nel- l'astuccio primo od E', o nell'astuccio secondo, od E", Questi prolungamenti sono stati detti creste più o meno prominenti, longitudinali o triangolari; la- mine quadrate trasverse o longitudinali; od apofisi isolate prominentissime, e più o meno obblique. _ Ciascun pezzo B, C, D, di un raggio convergen- te, le forme del quale sono variatissime, presenta 1. una faccia interna in rapporto colle parti con- tenute negli astucci mèdiani,, una faccia esterna coperta da muscoli, da aponeurosi o volte, o dalla pelle; 2. due margini, uno anteriore o superiore diretto verso D _,; l'altro posteriore od inferiore rivolto verso D "7'; e 3. due estremità . I margini o lembi sono ora separati da intervalli occupati da parti fibrose non estensibili, o da lega- menti elastici , o da muscoli; talvolta ancora i mar~ Zini si toccano ne presentano interseccamenti . _ Le estremità dei pezzi B, C, D, sono ora facili da riconoscere perchè la. tessitura sclerosa del rag- gio è modificata in questi punti; ora avvi continuità d'una stessa tessitura sclerosa, ed in tal caso il cangiamento di direzione delle parti, ed i rapporti di queste parti tra loro e coi nervi, servono a farle distinguere; ora infine mancano quasi tutti questi caratteri, e le distinzioni tra i pezzi B, C, D di un raggio convergente non possono essere quasi più stabilite. Per esprimere appunto questo fatto, non abbiamo fissata veruna divisione nei tre raggi del lato destro dalle fig. 1., che rappresenta il piano generale della costruzione di ùn segmento scleroso ) "30 od elemento del tronco dello scheletro dei Vedi brati,, perchè ci siamo determinati di provare che è possibile di esprimere mediante questa. formola - ge- nerale tutti i fatti, che la più severa osservazione permette di raccogliere e dimostrare. La fig. 2., e diverse altre, serviranno pure a di- mostrare, che non attributiamo una grande impor- tanza al numero dei pezzi di un raggio, e vedremo ben tosto, che questo carattere anatomico varia nel- le diverse regioni dello scheletro. _ Delle estremità di ciascun pezzo B, C, D, di un raggio convergente , le une sono più ravvicinate ad _A o corpo della vertebra; le altre sono più vicine alla linea mediana dorsale ; altre sono dirette all'in- fuori verso la linea mediana laterale . _— I pezzi V*c, o volte fibrose (fig. 4. 5. e 6.), od _aponeurosi dei raggi convergenti, che sono tese al di sopra, o al di sotto degli spazj, tra i raggi con- vergenti sui lati delle linee mediane, presentano due superficie , interna l'una, esterna l'altra. La prima è in relazione colle parti inviluppate, la seconda è ora separata dalla pelle mediante muscoli, ora me- diante tessuto celluloso con pinguedine; ora trovasi in connessione più o meno immediata colla pelle stes- sa, ed anche colla medesima confusa . '* Le volte fibrose od ossee hanno in genere la for- "ma 'di una lamina continua che copre un numero iù o meno considerabile di raggi sclerosi nei punti che abbiamo indicato . Dimensioni e volume , in generale , delle parti dei segmenti del tronco dei vertebrati . - La grossezza è la dimensione che predomina in Merri nei pezzi À, o corpi delle vertebre. Tro- ' Vansene ciò non ostante delle grosse ed appianate , "altre che sono più o meno lunghe. , SIO à La lunghezza e la larghezza sono invece molto maggiori della grossezza nei raggi convergenti pO nelle, loro volte fibrose od ossee. Nelle diverse regioni del tronco la lunghezza sol- tanto, ovvero la lunghezza e la larghezza, sono nei RC', in ragione inversa di queste dimensioni dei clli e meno differenti di quelle dei RC". Le dimensioni delle volte fibrose od ossee, sono in genere relative a quelle delle parti che invilup- pano. Il' volume di un segmento scleroso intieroi del tronco è in generale proporzionato a quello delle parti racchiuse in questo astuccio . Il volume dei pezzi A , o corpi delle vertebre, va~ ria in tutta la lunghezza dell'asse scleroso, e mo- dificasi nelle diverse regioni , secondo il genere di stazione o di locomozione dei vertebrati, secondo il genere di funzioni speciali alle quali concorre il segmento scleroso di cui fanno parte. Tessitura , sviluppo, e numero in genere delle parti dei segmenti sclerosi del tronco dei vertebrati . Quantunque abbiamo di già presentato delle c con~ siderazioni generali sulla tessitura dello scheletro studiato rapidamente nei vertebrati superiori e negli _ inferiori , noî non siamo perciò meno in obbligo di _ indicare le modificazioni principali che un segmento scleroso del tronco ci presenta nelle diverse età , nella tessitura delle parti che lo compongono, e È siamo così naturalmente condotti a dire qualche bi parola sulla sclerogenia, o formazione dei tessuti sclerosi. Il punto di vista in cui siamo collocati _ mon ci permette di dare troppa importanza alle leg- _ gi della osteogenia , 1." perchè le condizioni di strut- - tura che presiedono allo sviluppo delle ossa dello » scheletro ci sembra non sieno state abbastanza. dé- » 3iI terminate ; 2." perchè lo studio della condrogenia , e quello della syndesmogenia non è a sufficienza innol- _trato; e 3. perchè nello stato attuale della Scienza . è indispensabile di riunire, e ravvicinare tutti i fatti positivi che possediamo, e preludere a quelli di cui sentiamo il bisogno onde ottenere dei risultati filo- sofici. Ma questi risultati non potrebbono essere san- zionati prima di aver studiato severamente la sclero- genia , che comprende, e lo sviluppo delle parti sclerose anhiste , e quello di tutti i tessuti sclerosi viventi. Sotto questo nome comune riuniamo sempre le parti fibrose,, cartilaginee, ed ossee. Dietro il nostro modo di vedere queste parti, è evidente che un segmento scleroso del tronco, con- siderato come elemento principale dello scheletro, si compone di un numero variabile , entro certi limiti , di parti, che nel maggior numero dei casi sono di matura più o meno sclerosa, e che costituiscono un tutto continuo, un segmento più o meno distinto dai segmenti tra i quali è collocato. Lo studio generale della tessitura e sviluppo delle parti dei segmenti sclerosi fornir ci deve alcuni dati che potranno forse servire a fare apprezzare tuttociò che si è scritto, in questi ultimi tempi, sul numero dei pezzi che entrano nella composizione dello sche- letro, o delle. diverse porzioni dello scheletro dei vertebrati . . Allorchè in mezzo al tessuto celluloso o mucoso _ dell' embrione , o dei vertebrati adulti i più infe- riori; allorchè in mezzo di questo tessuto mucoso _ fondametale , vero materiale organico universale , si A 1 è sviluppato l'astuccio membranoso dell'asse cere- bro-spinale; questo astuccio condensandosi di più _in più diventa fibroso, e costituisce l'orditura prin- cipale iposclerosa di tutto l'asse scleroso del tronco _ dello scheletro. La vescichetta anteriore di questo astuccio fibroso formerà il segmento cefalico, ed il MA SI suo prolungamento diverrà il segmento rachidiano. Queste formazioni si effettueranno solo mediante la condensazione della ganga cellulo-membranosa o fibrosa dell'asse scleroso, che può durare ciò non ostante nello stato intieramente fibroso, ed in un vertebrata inferiore può divenire e rimanere quasi intieramente cartilaginoso. S'intende pure come in condizioni organiche che producessero un accresci- mento progressivo rapidissimo della tessitura sclero~ sa, il segmento cefalico, ed il rachidiano potreb- bero diventare l'uno e l'altro completamente ossei, e senza che fosse possibile distinguere le ossa pri- mitive. L'età moltissimo innoltrata, e le malattie tendono a produrre questo risultato. În questi tre casi, dei quali i primi due sono dimostrahbili, e l'ultimo non è che supposto, la tessitura sclerosa dello scheletro, qualunque sia il di lei grado o mo- dificazione principale, è, o sarebbe omogenea in tutte le sue parti. Ma la omogeneità di uno scheletro in- tieramente osseo durante la vita di un animale sa- rebbe uno stato incompatibile colla effettuazione del- le funzioni le più importanti, e d'altronde non si saprebbe ne anche concepire completa: di più s'in- tende facilmente che molto tempo prima che avesse potuto effettuarsi, un animale vertebrato avrebbe dovuto cessare di vivere. dia Se l'omogeneità completa della tessitura. sclerosa in tutto lo scheletro di un vertebrato non ha po- tuto essere osservata dietro gli accennati motivi , mon è lo stesso della omogeneità di tessitura ossea, che è bene evidente in certe regioni dello scheletro , le ossa delle quali incorporansi e si sàldano tra loro molto per tempo. Tali sono le ossa del cranio, del dorso,, dei lombi , del sacro negli uccelli ; tali i seg- menti del sacro nella maggior parte dei vertebrati che hanno arti posteriori in posizione fissa ed im- mobile ; tali sono ancora i segmenti della regione cervicale nei cetacei 313 Una omogeneità completa di tessitura cartilaginea "in tutto lo scheletro di un vertebrato sarebbe ugual- mente un ostacolo all' eseguimento delle funzioni le più essenziali alla vita, e si trova soltanto nelle re- ' gioni immobili : tali sono quelle del cranio, e di una parte della colonna vertebrale nei pesci car- tilaginosi . Ad ottenere una costruzione che ésige delle con- dizioni , e dei mezzi di mobilità e di solidità, ha bastato il combinare insieme i tessuti ' sclero-mucosi (sinoviali), ipo-sclerosi, o fibrosi, proto-sclerosi, o cartilaginei, e deuto-sclerosi, 0d ossei. Di fatto il _tessuto mucoso fondamentale passa e persiste nello stato scleroso-mucoso , per formare le sinoviali delle articolazioni. Divenuto ipo-scleroso o fibroso serve di ganga alle parti più solide che sono le cartila- gini e le ossa. Divenuto proto-scleroso o cartilagineo in certe regioni, persiste in questo stato, o serve di _ganga ai sali calcari che contribuiscono a trasfor- marlo in osso od organo deuto-scleroso . _ Lo studio dello sviluppo delle sinoviali, di quel- lo delle parti fibtose, delle cartilagini, e delle ossa _ dello scheletro, osservate comparativamente nei di-. _ versi segmenti sclerosi che lo compongono, e nelle 1 diverse parti dello stesso segmento , deve necessaria- _ mente. procurare alla Scienza un gran numero di nuovi fatti, che uniti agli altri che possediamo , ci _ permetteranno. forse un giorno di scoprire le leggi id della sclerogenia , nome sotto il quale compréndiaimo pron solo la sindesmogenia , la condrogenia, Y'osteoge- nia , ma la formazione ancora di tutte le parti sclerose _— dell' organismo che non sono riguardate quali tessuti viventi La Storia anatomica completa delle parti sclerose viventi o non viventi dell' organismo sem- _ bra esiga uno studio comparativo dello sviluppo e _ della formazione di tutte queste parti, sia nello stato _sano, sia nel morboso, in un numero di specie tra- i i 314 scelte in tutta la serie animale , segnando così dei punti mediante i quali si potrà traciare il piano ge- nerale il più addattato a questo genere di ricerche. Nello stato di reale imperfezione di questo punto di anatomia fisiologica,, di cui abbiamo di già in- dicata l' importanza, ed a ragione dei limiti entro 1 quali ci siamo ristretti in questa memoria, non potremmo che indicare semplicemente dei dati gene- rali. sullo sviluppo dei pezzi ossei dei segmenti scle- rosi dello scheletro, e sulle Cana differenze di questo sviluppo. - _Sembrerebbe secondo la nostra formola generale , I."'che ciascun pezzo À, o corpo di vertebra si sviluppassè mediante un solo punto di ossificazione ; 2." che ciascun Taggio convergente si formasse in tre punti, uno per ciascun pezzo B, C, D. Ma dobbiamo bene far riflettere che questa. formola non è stabilita dietro i fenomini della osteogenia ; ; che nello studio dell'organismo animale non è che un _ fatto fisiologico ben secondario ; ; € sempre subbordi- _ nato alla disposizione ed all'azione del sistema for- matore . Prima di passare alla succinta esposizione di ciò _[ che gli osteogenisti hanno insegnato intorno lo svilup- po dei pezzi ossei dello scheletro in generale , e so-" pra quello dei pezzi ossei dei segmenti sclerosi del ! _tronco, faremo da prima osservare, che dietro la f nostra maniera di procedere , l' olecrano, che è evi- J dentemente l'analogo della rotula , essendo un pez- f zo osseo dello scheletro, nel mentre che la rotola à vero osteide,, o sessamoideo; sviluppato cioè nella. grossezza di un tendine, sembrerebbe non apparte- fà nere allo scheletro, ne risulta che la distinzione in ossa propriamente dette o pezzi ossei dello schele- tro, ed in osteidi, o pezzi ossei che non apparten- gono allo scheletro non mi sembra tanto esatta e_ rigorosa , quanto sembrar potrebbe di primo aspetto. ! Ji ln 1 SÒ ; SAL Qualunque sia la forma della 'ganga fibrosa in cui Y' osso si sviluppa, pèriostio o tendine, i pezzi ossei non meritano meno il nome generale di ossa, a moti- vo dell' identità di loro tessitura. Nello stato attuale della scienza sarebbe quasi impossibile l' intendersi intorno al valore che accordar si deve alla parola osso, se, trascurando queste quistioni di nomi, non . ci daremmo premura di studiare comparativamente lo sviluppò dei pezzi ossei che entrano nella. composi- zione dei diversi segmenti sclerosi del tronco e dei membri dello scheletro dei vertebrati. Gli osteoge- nisti che ci hanno somministrato la maggior copia di fatti importanti, avendo istituite le loro ricerche nell' uomo, ed in un piccolissimo numero di verte- brati, avendo trascurato di indicare le parti fibro- se, cartilaginee od ossee che reciprocamente sosti- tuisconsi le une alle altre, i risultati ottenuti non sono ancora abbastanza generali; ciò non ostante i dati importanti che possediamo sullo sviluppo delle ossa suscettibili sono di acquistare un gran valore se si studj comparativamente il modo col quale si sviluppanô i pezzi ossei componenti un segmento scleroso del tronco, e quelli dei membri. Considerando tutto il sistema delle parti sclerose viventi come subordinatissimo nel suo sviluppo alla disposizione ed alla proporzione dei vasi bianchi o rossi , che normalmente od innormalmente dirigonsi mel tessuto di queste parti, crediamo non dovere occuparci delle leggi' della sclerogenia , perchè le condizioni d'organizzazione vascolare dei tessuti scle- rosi non sono stati ancora abbastanza studiati. Quin- di non accordiamo che una importanza ben secon- daria ai seguenti risultati. I. La porzione A di un segmento scleroso del tron- co, o corpo delle vertebre, studiato in tutta la serie _ dei vertebrati presenta tutte le modificazioni della tessitura sclerosa , cioè composto trovasi di parti fi- 316 brose, cartilaginee, ossee, ed anche di sinoviali. Noi crediamo che lo sviluppo-dei corpi delle ver- tebre che restano cartilaginei , succede mediante una. forma di passaggio allo stato cartilagineo, i punti del quale non sono forse gli stessi di quelli dell' os- sificazione dei corpi delle vertebre che diventano normalmente ossei . Dobbiamo quì ricordare che la ossificazione del corpo delle vertebre si fa, è stato detto, in quattro punti: uno per ciascun lato del corpo, ed uno per ciascuna epifesi del corpo, ovvero, come è pure stato detto, mediante due ossi diconi addossati colle loro somità,, più le due epifesi (1). , I prolungamenti 4', b" del corpo della vertebra o pezzo À, sono eglino apofisi (2), epifesi, od ostei- di? Îl nome di apofisi è loro stato generalmente accôrdato, e ci sembra in fatti che la loro natura lo richiedesse . I pezzi A (corpi delle vertebre) ossei o carti- laginei , uniti sono per mezzo di legami fibrosi che persistono o si condensano sempre di più e di- ventano ossei o cartilaginosi. Spesso sono anzi di- visi in parti mediante una sostanza mucosa mol- i e È (1) Questa proposizione non può esser vera che pel corpo dei seg- menti sclerosi della spina. Non sembra rigorosamente applicabile allo sviluppo del corpo delle vertebre cefaliche, e sopratutto a quelìo della lamina osteo-cartilaginea formante la lamina cribriforme del- l' etmoide ; la perpendicolare dello stessô osso,, il vomere, ed il setto delle fosse nasali . Questi pezzi mediani dell' etmo-vomere rappresen- tanô ciò non ostante il corpo, o pezzo A di questo segmento termi- male anteriore. Il vorere posteriore del cocige di un gallinaceo è probabilmente nella medesima condizione. I punti di ossificazione dei lati del corpo della vertebra sono stati detti punti principali; quelli delle epifisi, od estremità del corpo, sono stati detti punti accessorj « Questa distinzione è applicabile ad un gran numero di ossa , e non a tutte, come è facile prevederlo , (2) Questi prolungamenti sono ,; 1' apofisi cristagalli , la lamina qua drata dello sfenoide , e le apofisi clinoidee posteriori , la cresta infe~ riore dello sfenoide , le creste del corpo delle vertebre degli uccelli ; le apofisi del corpo delle vertebre degli ofidj. 4 . è » 317 tissimo elastica , più copiosa nei pesci che in tutti gli altri vertebrati. La loro unione operasi in mo- do che i movimenti ora sono completamente nulli , ora mediocri e legeri, ora quasi tanto estesi quanto lo sono nelle articolazioni le più mobili dei mem- bri: quesie parti centrali di un segmento scleroso _o corpo di vertebra presentano allora delle teste semisferiche, delle cavità cotiloidi, e delle sinoviali : il che si vede nella serie dei corpi delle vertebre degli ofidj. II. 1 raggi convergenti di un segmento scleroso del tronco od RC, studiati egualmente in tutte le serie dei vertebrati, presentano pure tutte le modi- ficazioni della tessitura sclerosa, e questi tessuti vi sono ugua!mente combinati in modo da somministra- re tutte le condizioni di mobilità e di solidità più o meno grandi che esigono le loro funzioni sia ge- merali, sia speciali. Dobbiamo quindi esser certi di trovarvi dei tessuti fibrosi, cartilaginei, ossei, e delle sinoviali. Faremmo qui la stessa. osserva- zione fatta pel corpo delle vertebre. Lo svilup- po dei ragsi convergenti, che sono primitivamente ' membranosi e fibrosi durino essi in questo stato, o diventino cartilaginei od ossei, succede forse per un modo di indurimento in cartilagine i cui punti sono diversi da quelli dell'ossificazione di questi raggi. Alcuni prolungamenti dei detti raggi (1), dei quali più tardi parleremo , e che abbiamo volontariamen- te trascurato nella formola generale, sono eglino epifisi , od osteidi? In verun caso considerare si pos- (1) Riunireme sotto il nome comune di prolunzamenti dei raggi , delle parti che paragonare si possono ai prolungamenti b', e b" del corpo delle veitebre ; queste prominenze ossee sono, 1." le apofisi degJ* archi delle vertebre dei carnivori; a." le apofisi delle coste. de- gli uccelli ; 3 le apofisi orbitali del razgio mascellare superiore , "cioè de)]l' osso malare , e quelle del sotto mascellare; 4.") apofisi co- Tonoide ; 3." il proJungamento inferiore dell' osso malare , e quello de)l" angolo della mascella inferiore . . Tom. I. 21 316 sono quali osteidi, e crediamo che le une sieno epi- fesi,, le altre apofisi,, il che esamineremo nello stu- dio delle specialità. _ Non è stato ancora fatto l' esame comparativo dei punti di ossificazione e di cartilaginificazione che si sviluppano nei raggi convergenti , en nei pezzi che formano l'arco superiore, l'arco inferiore, l'arco infero-anteriore o mascellare , e l'apofisi trasversa di un segmento scleroso del tronco. Ciò non ostante è uiilissimo conoscere questo sviluppo comparativo nel- la scrie delle tre qualità -di raggi convergenti per arrivare ad alcune generalità chè ci mancano . È facile pre evedere che la formazione di ciascun ~ raggio convergenie essendo variabile nelle tre serie dei raggi. convergenti, nelle diverse regioni dello scheleiro , e nelle diverse parti di uno stesso raggio, è facile prevedere dissi che la tessitura , e lo sviluppo dei pezzi sclerosi varieranno necessariamente , e che le modificazioni osservate saranno sempre in armonia colla funzione. Dallo studio pron u che abbiamo fatto dei punti di ossificazione che presentano i raggi con- vergenti in un vertebrato superiore ne im che il numero dei punti di ossificazione di un raggio conversente è in ragione diretta della sua mobilità ed estensione in superficie e lunghezza. Questo nu- mero di punti 'di ossificazione deve dunque variare nei RC! nei secondi, e nei terzi delle diverse re- , gioni del tronco. Vedremo infatti che la ossificazio- ne dei raggi convergenti si fa, ora per un punto, ora per due, per tre, ora infine per quattro ed an- che più . Vedremo ancora che questi. punti di ossi- : ficazione potranno essere distinti in principali ed accessorj . Dall' esame comparativo che pure abbiamo fatto della tessitura sclerosa dei raggi convergenti risulta ancora, che i punti i più mobili delle diverse parti 319 di un raggio convergente sono quelli la tessitura dei quali è fibrosa con, o senza sinoviali; che questi punti sono in genere le estremità delle porzioni B, C, D, di un raggio convergente, e le estremità d'una suddivisione di B, o di D; che i punti dove hanno luoso i movimenti per la elasticità del tessu- to, sono cartilaginei, e che infine la tessitura è os- sea là dove il raggio intiero, o le sue parti sono _immobili e le più solide. Allorchè faremmo Y ap- plicazione di queste proposizioni allo studio delle specialità , si ricconoscerà la loro importanza nello studio comparativo dei punti di ossificazione , o di cartilaginificazione che presentano gli archi superiori (RC'"), gli archi inferiori (RC"), ed i pezzi detti RC'"' che , rudimentarj, hanno il nome di apofisi trasverse, sviluppati al massimo, formano l'arco an- teriore, e l'arco infero-anteriore, è prendono in allora il nome di raggi mascellari o di mascelle. III. I pezzi detti V** o volte dei ragsi convergenti non essendo stati fino ad ora considerati in genere quali dipendenze dello scheletro, gli osteogenisti non _— se ne sono ancora specialmente occupati , ed hanno confuso con altre ossa dello scheletro, i pezzi ossei che queste volte presentano nei clelonj, è nei sau- rii (1). La tessitura di queste volte è in genere fi- _brosa nel maggior numero dei vertebrati. Le V" od _aponeurosi di inviluppo dei muscoli pettorali , negli _uccelli giammai sono ossee. Dietro questo rapido cenno sul numero dei pezzi _ossei dei segmenti sclerosi del tronco, che duopo _— sarebbe studiare in tutta la serie dei vertebrati, e _nelle diverse fasi di loro esistenza, crediamo poter _conchiudere , che il numero di questi pezzi apprez- (1) Partendo dal principio dell'affinità di tessitura, abbiamo po- _—_ tuto. determinare il carattere anatomico della volta sclerosa della grande testuggine franca, e l'abbiamo riguardata come l' analogo e dell' aponeurosi esterna del muscolo crotafite . ; 320: zato quale carattere anatomico, non ha che un va- lore ben secondario, e sempre subordinato alla, tes- situra e funzione. ; La determinazione dei diversi punti presi sull as- se dello scheletro quali centri, la correlazione di si- tuazione delle parti disposte attorno dei pezzi cen- trali, la disposizione generale delle parti considera te come raggi più o meno convergenti , o come del- le volte ; infine la determinazione di questi caratteri che hanno un gran valore, può sola svelarci il pia- no generale della costruzione di un segmento scle- roso del tronco dello scheletro, ed in tal caso non si sarà più sorpresi che trascurando, per così dire , le leggi della. osteogenia, abbiamo cercato di far risaltare il principio della correlazione di situazione delle parti, come quello mediante il quale possiamo sperare una completa soluzione del problema che dobbiamo risolvere . Ricordiamoci al prèsente che, per quanto variate sieno al primo aspetto le funzioni delle parti scle- rose viventi , abbiamo potuto ricondurle a tre prin- cipali, che sono: 1." di riunire; 2.* di inviluppare ; e 3." di servire di leva alle potenze muscolari.. Sta- biliamo. di più che, per quanto variate sieno le forme e le disposizioni delle parti dei segmenti scle- rosi del tronco, possiamo ridurre a tre principali i costruzioni tutte quelle che s' incontreranno nei di- versi segmenti sclerosi... ' vi La prima costruzione quivi considerata come un maximum , presenta i due astucci mediani , ed i tre astucci, o spazi laterali pari (1). La seconda data come esempio di un medium, non presenta più che i due astucci mediani di egual grandezza all' incir- ca, e punto d'astucci laterali (2). La terza costru- (1) Vedi la fig. 4. che rappresenta un segmento toracico d'uccello , (2) Fig. 7., segmento caudale di un pesce » 321 zione, che è la più semplice, ed il minimum, si riduce ad un nocciolo osseo intieramente sprovvedu- to di raggi, non avente più attorno di se nè astuc- ci mediani , nè laterali. Questo minimum di costru- zione di un segmento scleroso del tronco di un ver- tebrato è rappresentato da un nocciolo osseo del cocige (1). Tra queste tre principali costruzioni dei segmenti sclerosi del tronco, se ne trovano molte delle fplsdiò ed intermedie. Il piano generale di costruzione ha subito, nelle vertebre cefaliche dell' uomo tali mo- dificazioni , che non si deve essere sorpresi , che le determinazioni proposte fino a questo giorno sembrar possano incomplete. Se i principj delle nostre nuove determinazioni sono abbastanza solidamente stabiliti ed assai chiaramente esposti per eccitare l'attenzio- ne, possiamo sperare di dare nna nuova teoria del- la testa dei vertebrati , che per noi non sarà che una'applicazione della nostra formola generale . Dalle generali osservazioni fatte sulle funzioni delle parti sclerose, e sulle tre principali costru- zioni dei segmenti sclerosi del tronco , possiamo de- durne , che 'le:;funzioni di questi segmeuti sono, di proteggere le parti racchiuse entro gli astucci, e di concorrere pel gioco delle loro diverse parti alla locomozione generale , ed a tutte le funzioni spe- ciali dell'organismo . Noi quì termineremo le nostre generali considera- zioni sui segmenti sclerosi del tronco dei vertebrati, e procederemo alla dimostrazione di tutte le parti dei segmenti sclerosi delle diverse regioni del tron- co, seguendo la formola generale che proponiamo _quale mezzo il più conveniente onde supplire alla _— imperfezione del linguaggio dell' anatomia speciale _ (3) Vedi la fig. 8. rappresentante una vertebra cocigea dell' uomo ridotta al pezzo A ; o corpo, 32A i ed ovviare per tal modo agli inconvenienti di una nuova nomenclatura l'uso della quale ci sembra impossibile in anatomia descrittiva , nel mentre che il linguaggio dell' anatomia fisiologica generale e su- scettibile di un vero perfezionamento . Il principio dell' affinità di tessitura , e quello del- la correlazione di situazione delle parti, ci hanno bastato fino al presente nello studio delle gencrali- tà. Questi due principj non. ci dovranno abbando- nare nelle nostre applicazioni della teoria alle spe- cialità, e dovremmo ricorrere di più ai due aliri principj precedentemente indicati, cioè: quello del rapporto tra la struttura, è la funzione, e quello- dell'intervento, e della fusione delle parti. Mediante questi due ultimi principj riconosceremo, che se nello studio dell'economia animale avvi un gran numero di regioni e di organismi nei quali si pos- sono distinguere i tessuti, gli organi, gli apparec- chj, e tutti gli elementi che li costituiscono , sono- vi pure certe regioni, certi organismi, nei quali non si può stabilire veruna distinzione, perchè vi è stata una fusione reale degli elementi organici. La dimostrazione di questo fatto dovrà premunirci con- tro qualunque determinazione arbitraria 323 Spiegazione delle figure della Tavola 4> pi La fignra 1.* è la formola generale dell' effertivo del numero dei pezzi sclerosi che osservare si possono nei diversi segmenti del tronco dei vertebreti in genere. Si è supposto che l' arco superiore, e l'arco inferiore di una vertebra , o di un segmento scleroso del tronco, — sieno stati divisi sulla linea media in due semiarchi , dei _— qualisi è fatto in seguito scomparire la curvatura; per — tal modo si sono ottenuti i raggi disposti intorno di un _—_ mociolo osseo che è il corpo della vertebra. Si è pure sup-._ posto che i raggi sieno di ugnual lunghezza, e ad uguale distanza gli nni dagli altri. Il raggio trasverso è stato figurato doppio sul lato destro per esprimere un fatto dell' osteologia dei pesci . Tra certi punti determinati dei raggi sono tese delle parti indicate dalle linee punteggiate . Attorno di questi raggi avvi un circolo rappresentan- te la cute che circonda il segmento scleroso , e racchiu- — de tutti gli elementi di questo segmento disposti in un piano orizzontale . _— brato,, secondo Geofroy Saint-Hilarie.. La figura a. rappresenta l'ideale della composizione di un segmento o vertebra dello scheletro di un verte- La fig. 3. è la formola generale della disposizione del- le parti di un segmento scleroso del tronco dal che ri- i sultano due astucci mediani dispari E', É", e tre astucci —, o spazj laterali pari e',e", e"'. 4 La fig. 4. rappresenta un segmento scleroso del tora- ce di un uccello. l'A RS La fig. 5. è quella di un segmento scleroso della. te- sta dell'uomo. E' questa una sezione verticale e trasver~ La fig. 6. rappresenta un segmento cefalico della te- stuggine franca , cioè la vertebra occipito-mascellare di questo rettile. e À ji _sa della vertebra sfeno-temporo-parieto-mascellare . i qu îi La fig. 7. rappresenta un segmento caudale di pesce. _— ad un nocciolo osseo. La fig. 8. è quella d'un segmento del cocige ridoto 324 In tutte queste figure gli stessi oggetti sona rappre- sentati dagli stessi segni , dagli stessi caratteri , dei quali quì sotto determiniamo collettivamente il valore ; e la significazione SERU nERROTA qualche schiarimento. CR significa centro dei raggi... « R — îTAgÎi pp 0 one RC — RC! — RC bil ROI! 88 — Wi i u_— VRC VW!. — NU anti E ———. e mn——_ p — LI ld — raggi convergenti « . raggio convergente primo e eo 4 eo earvoeo Taggi convergenti se- fipsiaci « SINGOA, RI» raggi convergenti ter zi che sono... .. i punti di contatto; n l'unione dei raggi convergenti .... volte od inviluppi.. id. dei raggi conver- a MA Ca volte prime o dorsali. id.'seconde o stran- sternali. . seie.» astuccio medio dispa- Ti è co vo nma nn è astuccio ; spazio late- rale pari .... Wi astuccio medio primo. astucio medio secon- do. ve sv vo vv o astuccio laterale pri- mo LIE .« ve oe «a è .«* Sinonimia di questi segni coi nomi antichi « metà degli archi delle vertebre À metà degli archi superiori delle) vertebre. metà degli archi inferiori delle vertebre. apofisi trasverse , e metà di ma-[ scelle. aponeurosi d' inviluppo del tron- co e dei membri, aponeurosi d'inviluppo del tron~Î co. aponeurosi d'inviluppo dorsale. —s— SOttosternale. 33 ~ 93 astuccio dell'asse cerebro-spinale. astuccio deli'asse vascolare e dei visceri. sacro spinale astuccio dei muscoli ' temporale « el! à e!!! significa astuccio laterale J2 pi —— astuccio , foro , spazio 325 laterale secondo . . intervallo contenente va- si, nervi, porzioni di visceri . : terzo .«. . . astuccio dei muscoli pettorali. legamento . c lofiodermo. dddd — ' dermide o cnte. Tutti questi segni sono evidentemente le lettere ini- ziali dei nomi volgari ai quali sono stati sostituiti, ed impiegati come abbreviature. A significa corpo di vertebra o parte fondamentale di un b v LI seconda il segmento scleroso . prolungamento del corpo. id. prominente nell'astuccio cranjo-rachidiano. id prominente nell? astuccio viscerale . prima porzione di un raggio convergente . seconda Mau terza id. parti d'una porzione B o D. parti di una porzione C. I."ad A, o corpo[ o; della vertebra . i 2.? alla lidea me- dina DIDP 4 PA parti di una porzione B o D più vicine alla linea media laterale. parti dl C più vicine ad A. parti di C più vicine a D. prima porzione di un raggio convergente primo. seconda. terza porzione di un raggio convergente primo. prima porzione di un raggio convergente se- condo. seconda id. terza id. prima parte di un raggio convergente terzo. parti di una por- zione B, o D che sono più vicine. sternale, ventrale. terza id. À à VA 326 E facile conoscere che i segni prescelti ad indicare tutte le parti del corpo delle vertebre e dei loro raggi od archi sono quivi impiegati per dispensarci da una nuova nomenclatura generale. Il loro numero non po~ trebbe essere minore, poichè bastano le quattro maju- scole A, B, C, D; le quattro minuscole a, ?, c, d, ed i tre altri segni (!) primi , (!!) secondi, e (""!). terzi. Crediamo di dover fare osservare che le idee che que~ sti segni svegliano naturalmente nello spirito sono quelle di successione , d'ordine, e d'importanza più o meno grande. À infatti ci somministra un punto di partenza, indica una parte primordiale e fondamentale B, C, D, formano una successione di punti di un tutto che è in connessione con À , a con 4; e con d sono suddivisioni che si riportano a determinati punti. I segni (!), ("!), (!"), sono impiegati per distingue- re delle parti che hanno dei earatteri comuni . Questi segni aggiunti ad RC, a B, C, D, ad E, ad e, a V, danno idea di un carattere l'esistenza del quale è la più costante ('); meno costante (!'); più variabile an- cora (!!! ), Allorchè sono aggiunti al 4, solo, o pro- lungamento di A, indicano in quale astuccio mediano primo, o mediano secondo questo prolungamento si fa prominente . : Crediamo potere affermare , che nello stato attuale della Scienza , sarebbe non solo difficilissimo, ma anche dannoso di fare addottare delle nuove parole per espri~ mere queste viste generali, indispensabili nello studio delle specialità . Era dunque maggiormente necessario d'aver ricorso a dei segni brevissimi, ed i più comuni. li 327 RzLAZIONE AcCADEMICA per l'anno V. dell'Accade~ mia Gioenia di Scienze Naturali di Catania letta nella seduta ordinaria de? 28 Maggio 1829 da SALVATORE SCUDERI. _ (i para le nostre speranze, compito appena il primo lustro dalla sua fondazione, l'Accademia Gioenia attiva a sè , ornatissimi Socj, l'attenzione della colia Europa, assume vigorosa energia, e fa presagire rapidi progressi. È voi che ne siete a un tempo la parte più essenziale e più laboriosa, non potete dissimulare a voi siessi nè la veriià del fat- to, che vi esporgo, nè le ragioni di esso, che da voi derivano. Onde io già vi scorgo a me intorno accolti in dotta adunanza , ognor termi col guardo e colla menie nella vasta carriera, che vi è aperta. innanzi i passi, animati dalla magnanima passione del sapere, anelanci l'onore di rendervi. benemer'ti deila vosira patria, e degni del nome italiano. Ma al punto in cui ormai siete giunti, in questo giorno sì lieio, perchè quello ricorda della vosira illustre inaugurazione , piacciavi, egregj Colleghi , fermarvi meco alcun poco, ch'io tuite propongomi toccar di volo le recenti testimonianze dei nosiri notabili a- vanzamenti. Nè ciò inutile esser dee, com'io sti- — mo, ma sommamente proficuo al nobile scopo delle — mosire occupazioni, e de' voti nostri. Che grande incentivo al meglio oprare, e fortissimo sprone a più generosi ardimenti è il gradito spettacolo de' felici successi, che sonosi ottenuti, e delle giuste _ retribuzioni , che han contraccambiato gli sparsi su- _— dori. Per lo che a così utile fine io intendo oggidì _ rivolgere le mie parole nel ragionamento, che per _ dovere di officio lo statuto accademico m' impone. Palese argomento di pubblica estimazione, e ga- j 328 *? renzia di permanente esistenza, è per l Accademia Gioenia l'annua sovvenzione,, che le ha non ha gua- ri largito il Collegio Decurional di Catania. La quale ravvalorata dall' ottimo nostro socio Principe di Sperlinga Manganelli , Intendente della Valle, sol- lecito promovitore delle cose utili, e degnata di ap- provazione dal supremo Ministro Luogotenente Ge- nerale , Marchese delle Favare, sotto i cui alti au- spicj ebbe origine , e si consolida l'Accademia , co- me vengono in maggior pregio le scienze e le let- tere siciliane,, è ora sottoposto alla real sanzione del- l'augusto Monarca , cui gode l'animo nell'avvivare con l'aura benefica de' suoi favori il progressivo mi- glioramento intellettuale de' suoi popoli. Infatigabi- bili ognor più , ed assidui son gli Accademici di o- gni classe nel rendere più variata, e più doviziosa la nostra collezione di prodotti naturali, che ha da- to già le prime mosse al nostro nascente Gabinetto . Al primo volume e al secondo degli Atti Accademi- ci succede il terzo , col quale o le cominciate trat- tazioni si compiono, o delle precedenti si accresce la serie. Non ritenute , nè tarde sono le penne. de' Giornalisti nazionali, e di oltremonti nel divulgare ovunque gli scritti da noi dati in luce, ed onorarli di encomj.. Uomini di altissimo ingegno e d'infini- ta rinomanza, non che avere a discaro di annove~ rarsi tra noi, ne mostran anzi il desio, e se ne fre- giano oltremodo . Cospicue Accademie c'invitano a. dotte colleganze, è godono di far cambio con noi di ogni maniera di curiosità naturali, e di scientifici lavori. Voi stessi in fine, voi stessi, oprando con alacrità e con ardore, illustrato avete il quinto an- no accademico con estesa copia di accurate osserva- zioni, e di indagini profonde; in varj rami delle fi- _siche discipline. Delle qnali egli è ben ora conve- niente ch'iò faccia in ristretto una rapida esposi~ zione . P) 320 Fu già vostro principal proponimento , eruditissi - mi Accademici , prender conto sovra ogni altro del- l'Etna. Ammirabile ed inesausta sorgente di recon- dite meraviglie , di prodigiosi fenomeni, di rarissi- me produzioni, questo vulcano, qual singolar. pre- rogativa della bella Trinacria , tener dovea il primo posto nelle lucubrazioni di un Istituto di Siciliani , - che di proposito fa subbietto de' suoi studj la ster- minata scienza della natura. È però con sommo av- vedimento divisaste voi il Prospetto di una Topogra- fia Fisica dell' Etna. Il quale eseguir in ,parte vo- lendo il socio Prof. Can. Alessi , che in due prece- denti discorsi l' istoria critica delle eruzioni dell Etna dalle grandi epoche della natura sino alla caduta dell'Impero Romano abbracciato avea, spingendo in- nanzi i suoi passi, tentò arditamente di riempire il vuoto, che dal secolo quinto al duodecimo quasi ri- maneva , e consultando i sacri ed i profani scrittori, e le oscure memorie riandando de' tempi barbari, con iscelta erudizione rinvenne nel corso di quei secoli le tracce di tredici eruzioni, e di più altre ancora gli argomenti addusse. Eppure qualche cenno appe- na di due, o di tre sole di esse gli scrittori di quel- le epoche ne avevano a noi tramandato. Ond'è che si dee saper grado al N. A. per essere riuscito_ nel _ porre in chiaro quel periodo essenziale degl' incen- dj dell'Etna, e nell'inspirarci il desiderio della con- tinuazione del suo dotto lavoro. Di sommo rilievo nella scienza vulcanologica è la storia delle eruzioni de' vulcani, ma di più grave — importanza è l'esatta cognizione delle diverse sostan- ze che mandan fuori. Laonde in sì lodevole inten- dimento il socio Prof. Carmelo Maravigna si è accinto _a porre insieme i Materiali per servire alla formazio- ne della mineralogia etnea. È primieramente ragiona egli. con molta sagacia e dottrina in un discorso _preliminare delle diverse cagioni, che han sinora LI 330 ritardato appo noi gli avanzamenti di questo ramo di sapere. Progredisce indi nella prima Memoria a trattar delle specie , che appartengono alla famiglia delle antraciti, di cui recò i saggi in Accademia. Nel primo genere bitumi egli parla del petroleo, o nafta , che torma l'unica specie. Nel secondo ge- nere carbonati vi in prima specie l' idrocarbonato di soda, ed in seconda il carbonato di calce, cui aggiunge una prima sottospecie, ch'è il carlonato di calce romboedrico. Accurate e diligenti sono le descrizioni , che egli ne fa, e ridoridanti di cono- scenze mineralogiche le osservazioni e la nota, che concernono le opinioni di alcuni naturalisti intorno al carbonato di calce del nostro vulcano. Ma ove l'origine, la forza, e gli effetti dei fuo- chi vulcanici non abbiano mescolanza co' materiali delle montagne di indole nettunica,, più agevolmen- te allora vien fatto di analizzarli, e conoscerli. Per lo che le isole al tutto vulcaniche dan più acconcia opportunità di pronte e sicure investigazioni , di quanto le regioni vulcaniche de' continenti. Quindi a trar profitto dall' applicazione di questa verità il socio corrispondente Conte Beffa di Mantova recossi ad osservare l'isola di Pantelleria discosta miglia 70 dalla spiaggia meridionale della Sicilia. È giunto ivi molti saggi di lave raccolse, e sommariamente alcuni cenni scrisse sui punti più essenziali delle sue osservazioni . Ma poichè faceva mestieri di espor- si appositamente, e in tutta la sua ampiezza all'Ac- cademia questo tema, commise ciò al socio attivo Dott. Carlo Gemmellaro, il quale sull'isola vulca- nica di Pantelleria una Memoria compose , che sul conto di quella mineralogia ci dà cognizioni affatto nuove. Perciocchè noi sappiamo ora, starei per dir, con certezza , e dalle schesgie de' minerali presen- tate all' Accademia veduto abbiam da noi stessi, che la roccia , onde quell'isola è formata , è trachitica, 1 331 e che dà segno di essere stata formata in due epo~ che differenti, e che la parte meridionale di essa è più antica della settentrionale. Siamo ancora natu- ralmente condotti all' indag*mento dell" origine delle selci focaje dalle giudiziose riflessioni , che l'autore aggiunge alla sua narrazione. Ma ciò che più rile- va è certamente lo aver egli posto in piena eviden- _za che le acque termali , o minerali possono gene- ralmente per mezzo di un carbonato alcalino met~ tere in perfetta soluzione la selce, e depositarla in forma di calcedonia, di opale, e di selce focaja; che esiste oltracciò in Pantelleria un bagno a vapo- ri, ove la selce sublimata dai vapori stessi si rap- prende in forma stallattitica nelle pareti di una grotta ,'e che finalmente le acque presso Gadir , si- mili a quelle del Gayser d' Islanda, sebbene in mi- niatura , contengono la selce in soluzione, e la de- pongono in uno stato gelatinoso da per tutto ove scorrono . ; _ Uniforme,, e continuata è la catena , che lega in- sieme i fenomeni della natura, e ne dà la spiega- _zione. Ùn monte ignivomo dà a divedere al Natu- _ralista l'indole peculiare delle sostanze , che in se, racchiude, o che sovente rigurgita. Ma i monti an- _— cor non ignivomi dalla loro esteriore conformazione _ danno indizio al perspicace Geologo di che sieno formati i loro strati inferiori, e quai materiali. ac- _ colgano in seno. Uno dei primi ad osservar questo _ messo tra la esterna configurazione, è la massa in- ' _ terna, delle montagne fu il Professor di Edimburgo _ Dott. Jameson. È sulle traccie di lui il pur or men- _ tovato Dott. Gemmellaro , dopo le ripetute limor — fatte nei suoi Viaggi in varie parti di Europa, 'ha preso in una sua Memoria a tracciare i linea- _ menti della fisonomia delle montagne della Sicilia , le quali , sebbene in accorcio, serbano tuttavia il _carattere delle roccie costituenti . È comechè non 332 U vi ha in Sicilia montagne di granito', così egli ha descritto quelle di gneis, e di mica-scisto nel. Di- stretto di Messina. Ha notato come il calcare di transizione di Taormina sia ben differente dal se- condario, che forma l'alto terreno dell'isola. 1l carattere di quest' ultimo è visibilmente contrassegna- to dalla inclinazione degli strati, onde le montagne chè ne derivano sono acclivi ed accessibili da un lato, e formano uno balzo perpendicolare nell'op- posto. Il N. A. ha comparato eziandio la rassomi- glianza di queste nostre montagne con quelle di Gi- nevra, di Lisbona , di Gibilterra , dell' opposta ca- tena di Africa, e di più altre da lui vedute. Ha descritto la forma spianata, e la orizzontale degli strati del calcareo terziario. Ma caratterizzato le col- line di gesso per gli angoli salienti, e per la con- cavità degli orli superiori, ed il terreno arenario per la convessità e forma rotonda delle sue alture , che son più estese, e men frequenti di quelle del terreno di grés-, e di argilla, non dovendosi durar fatica a ravvisare il terreno alluviale dall' infimo posto, che occupa nelle valli, e dalla. estensione , ed ugual livello delle sue pianure. La forma coni- ca poi ed elevata, e l' aspetto assai tetro del. suolo vulcanico ne dan chiarissima conoscenza di primo tratto, anche a molta distanza. Estremamente utili reputar si denno questi confronti, ed analogie nella scienza mineralogica , avvegnachè facilitano il ritro- vamento de' minerali, e prevengono gl'inutili ten- tativi, qualor si pretenda trovarli ove essi non sono. E di parecchie specie di minerali o già note, o novellamente scoperte in Sicilia tenne ancora discor- so il dianzi cennato socio Alessi in un'altra sua Memoria sugli ossidi di silicio, è i varj silicati. È quali , posciachè in vaga mostra schierò agli occhi de' riguardanti, minutamente descrisse. È dopo il quarzo jalino vario-cristalizzato e vario~colorato, an- _ 333 dò con ordine e partitamente divisando la calcedo- nia, l'onice, il legno fossile semi-agatizzato, le agate, i diaspri, i quarzi piromachi con geodi ri- marchevoli e resiniti , il felspato,, la cerite, il pe- ridot, l'epidote, la mica, la turmalina,, l'anfibole, il pirossene, l'asbesto, la varia-cristallizzata zeoli- te, ed altre sostanze con ossido di silicio combina- te, che da per tutto, ed anche nelle lave dell' Et- na, e degli estinti vulcani si ritrovano. Nè al solo obbietto scientifico fu egli inteso in questo scritto , ma ad altro ancora di più immediato giovamento : quello cioè di chiamare l'attenzione de' nostri arte- fici sui diversi usi e lavori, che da siffatti silicati posson trarsi . ! Nè andò lungi da questa massima cotanto com- _mendabile il socio Dott. Prospero Riccioli nel dar morma ai mostri agricoltori sulla conoscenza delle mostre terre più feraci, e produttive in alcuni suoi Cenni sulla relativa influenza delle terre della Piana di Catania nella vegetazione delle piante cereali. Po- ne egli in mezzo da pria la notissima questione in- torno all'azion delle terre sulla nutrizione de' vege- tabili, ossia se le terre servan solo di veicolo alle sostanze gassose , onde lo svilnppo e l'incremento delle piante promanano , o se contribuiscan parte di loro stesse nella grande opera della vegetazione. È pur tuttavia, mon rivocandosi in dubbio che la de- composizione chimica di alcune piante, e segnata- tamente delle graminacee , somministra qualche par- ticella di terra silicea ravviluppata principalmente ne' loro nodi, pare ormai che le reiterate esperien- ze degli scienziati in fisiologia vegetale, confermando _ quelle di Hassenfratz e di Saussure, abbiano piena- mente messo in sodo questo fatto: che la primaria cagione cioè, è quasi l'unica della nutrizione delle ; piante sia l'acido carbonico sciolto nell'acqua. 1l perchè non altra influenza rimane a quest'uopo alle Tom. II. 22 334 à terrè, se non quella che proviene dalla loro mec- canica fertilità , ovveramente dal loro miscuglio ele- mentare. È ciò avverte con buon senno il N. A., soggiungendo che a voler qualificare il miglior ter- reno atto ai cereali,, è necessario che l'argilla pre- domini in esso sulla calce, e la selce. Dal che egli toglie occasione di mostrar con effetto che tali sono i terreni di molti vasti poderi della Piana di Cata- nia già decantati e famosi ne' tempi antichi per la loro prodigiosa fertilità . Ovvio pur troppo è il fenomeno della fioritura. e fruttificazione delle piante, che vegetano sulla su- perficie della terra ; non così di quelle che alligna- mo in fondo al mare.. È nondimeno un bello esem- pio ne diede il socio Prof. Ferdinando Cosentino nella Zostera oceanica , Facendosi egli ad investigare le produzioni dell'antico Porto di Ulisse, si avvide che questa pianta per la sia mirabile struttura me- ritava particolare attenzione. Si diè quindi a de- scriverla in una Memoria, nella quale con nuove indagini dimostrò che la parte interna e centrale di questa pianta non è altrimenti, come alcuni bota- mici si avvisarono, una sostanza midollare, ma sib-, bene una fibra nodosa,, simile alla spina di ùn pe- sce vertebrato a vertebre spinose,, la di cui conti- muazione ascendente porta i fiori e le frutta, in gui- sachè la fecondazione di questo vegetabile fanero- gamo si esegue sotto l'enorme massa delle acque nel fondo de' mari. Nè l'universale , ed unanime consenso de' botanici nel tener per non verificabile questo fenomeno disanimò punto il N. A. Egli ado~ prossi a provarlo, ed ove muove osservazioni, com'è sperabile , il confermeranno, non sarà questo un ser- : vigio di lieve momento ch'egli avrà reso alla bota- nica. La misura dell' universo è l'uomo, diceva Plato- ne. À che prò scandagliar penosamente la intima 335 essenza delle cose, ove niun utile ne ridondi al suo benessere, ed alla sua felicità ? È ben si scorge dal fin qui detto che quanto di nuovo si raccoglie , e si apprende dallo studio de' prodotti vulcanici, della giacitura,, e della fisonomia delle montagne , de' si- licati, delle terre, e de' vegetabili del mare , tutto torna in acconcio alle arti primitive e miglioratrici, ed all' umana esistenza e prosperità.. Onde l' uomo porta in giro attentamente lo sguardo sopra tutto ciò che lo circonda, e lo riconcentra ancora in sè stes- so. È come di espedienti contacevoli ai varj bisogni del suo vivere civile, egli fa uso' non pure de' cor- pi inorganici e de' vegetabili, ma di molti eziandio degli altri esseri viventi . È qual posseditore di un. tessuto organico facilissimo a scomporsi e a perire, _— egli lo esplora indefessamente nello stato sano e mor- boso , afflinchè di ciò che gli giova il conforti, è da ciò che gli muoce lo allontani . Tra i molti esseri animati cooperatori delle uma- me agiatezze non ultimo al certo è il baco da seta. Perchè le antichissime nazioni di Oriente furon va- ghe soprammodo delle morbidissime stoffe seriche, e qual fregio vistoso di lusso le adoprarono. Ma ri- stretta sino al secolo duodecimo la coltivazione del filugello tra i confini dell'Asia, era serbato all invitto Ruggieri Re di Sicilia il vanto d'introdurla il primo nella. nostra isola, e di propagarla indi per tutta Eu- ropa. Ora il socio corrispondente Dottor Agostino Naudi di Malta in un Opuscolo in istampa inviato all' Accademia, del quale il socio attivo Dottor Alfio Bonanno fece un esatto Rapporto , s' intrattiene a provare come le circostanze del clima, e del suo- lo di quell'isola sieno convenienti all'educazione de" _ bachi da seta ed alla vegetazione dei gelsi,, e s'in- gegna di persuadere i suoi concittadini proprietarj , e coloni a volgersi con particolar cura a questo ra- mo d'industria rurale. Nè egli omette oltrac ciò , 336 seguendo l'orme de' più accnrati geoponici, di dar loro i precetti, gli avvertimenti, e le norme, che meglio si affanno al conseguimento di, un disegno di cotanta utilità . A ben proteggere la macchina umana dalle ag- gressioni delle interminabili malattie, cui va espo- sta , ritrovò l'arte medica l' efficacissimo metodo di studiarla nella. sua struttura naturale, nella sua struttura viziosa , e nel suo stato morboso. Grandi e ammirabili sono stati a quegti ultimi tempi i progressi dell' Anatomia . Ma più che le al- tre nazioni europee ha certo in essi molta parte di gloria la colta Italia , ove spirarono le aure vitali i Malpighi, i Cotugni, i Morgagni. Scovrì il Cotugno nel 1761 il canaletto della coclea, e l'ufficio ch'es- so adempie nell? inesplicabile sensazione dell' udito.. - Fu la sua scoverta confermata da' Notomisti poste- riori , nè alcun vi ebbe che gliene avesse conteso l'onore. È paruto ora al nostro collaboratore Dott. Francesco Scriffignano di Argira che pria del Cotu- gno avesse l'anatomico Duverney conosciuto, e de- scritto quell' organo, talchè se ne debba a questi rivendicare la scoperta. Il che partecipa egli al- l'Accademia in una sua Lettera Anatomico-fisiologi- ca. Ma lo squarcio latino dell' autor francese , ch' e- gli cita, non è, s'io mal non mi appongo, suffi- ciente a decidere cotanta lite. È chi è poi sicuro di colpire il vero, adottando l'opinione del Duver- may, è del Ribes, i quali credettero di dovere il canaletto servir di tragitto ad alcuni vasellini nel- l'interno del laberinto,, e non già quella del Cotu- gno, che lo riguardò come un acquidotto della lin- fa? Negar non vuolsi ciò non per tanto allo Scrif- fignano molto acume d'ingegno, e molta istruzione, e massimamente un fervido zelo per gli avanzamenti dell' Anatomia.. Di che ha dato non equivoche pruo- . ve nella serie delle osservazioni da lui intraprese 337 sui cadaveri nmani, e su quelli ancora de' quadru- pedi. Suole non di rado la natura deviare dalle sue leggi costanti, ed abberrare in singolari anomalie. L' ermafrodismo sarebbe da annoverarsi tra queste , qualor non fosse un errore, o un pregiudizio degli uomini. Or , che in tal senso prender si debba, in- tende asseyerantemente di spiegare il socia corrispon- dente Dott. Luigi Gravagna di Malta in una sua Memoria , nella quale riferisce i resultamenti del- l'esame fatto nel 1821 da un Comitato medico in Casal Zebar , villaggio di Malta, sopra due indivi- dui tenuti per donne, quando appartener doveano al sesso maschile. L'età dell uno era di ami 30, e di 60 quella dell'altro. I vizj della conformazio- ne delle'loro parti genitali avevano cagionato l in- ganno. Trovossi difatti che in ambidue, tranne po- chissime differenze , i testicoli sospesi ai cordoni spermatici non erano allogati insieme dentro lo scro- to, ma che questo diviso in due parti. conteneva in mezzo il membro virile , il quale, quantunque aves- se il glande, era imperforato all'estremità, ed il canale dell' nretra vi si apriva inferiormente presso- chè alla metà sotto il glande. La divisione dello scroto faceva apparire in costoro l'esistenza delle grandi labbra della vulva, ma nel fatto nessuno degli organi del sesso muliebre in loro esisteva. Il complesso poi della loro corporatura evidentemente indicava di doversi ascrivere al sesso maschile, al quale con effetto furono dal Comitato dichiarati di appartenere. Quante idee fallaci, quante strane opi- nioni , che travisando i fatti, e le produzioni della natura sono in voga tra gli uomini, non si chiari- rebbero alla sfolgorante fiaccola della verità , se con occhio più penetrante, e con più profonda attenzio- ne si scrntinassero ! Sollecite però, ed instancabili sono le cure e le f 338 escogitative de" cultori della grande arte del vec- chio di Coo, allorchè avvenga di dileguare i mali, che turbano l'economia della vita, e ne minacciano la distruzione. Vassi allora in cerca con inquieta ansietà de' più facili, e più attivi, e men lontani mezzi di guarigione. Tale, o Signori, è senza dub- bio un farmaco, che per essere ovvio e volgare non giova meno efficacemente nello espellere le febbri periodiche. Io intendo parlare del pepe nero, in- torno al quale si è con somma lode occupato il So- cio attivo Dott. Alfio Bonanno. Egli mirando diret- tamente all'utile immediato dell' egra umanità, con-' fermar si volle nell'està,, e nell'autunno del 1828 colle proprie esperienze in moltiplici casi della vir- tù del pepe nero, e delle sue preparazioni a tron- car le febbri periodiche nel modo più pronto e più sicuro, e ne fe' quindi rapporto in una sua Memo- ria all'Accademia. Non lascia il N. A. di render conto delle osservazioni su tal farmaco così degli antichi, che de' moderni medici, e propone i suoi giudiziosi pensamenti sui motivi, che non han reso comune nella clinica medica l'uso di questo rime- dio, il quale ha per fermo essenzialissimi vantaggi sul cortice peruviano, sì in quanto spetta ad eco- momia , a facilità di averlo ognor per le mani, ed a difficoltà di falsificarlo, è sì ancora per la istan- tanea prontezza, onde vince la febbre, è ne impe- disce la recidiva. Il Dott. Bonanno, appoggiando i dio] raggionamenti all' autorità de" classici della sua scienza , previene le obbiezioni che far si potrebbe- ro all'uso del pepe nero nelle febbri accennate, e ag in disamina con vedute generali le febbri pe- riodiche , e sviluppate le dottrine più accette e più solide de' coltivatori della medicina, senza punto mostrarsi ligio di qualsisia prevenzione di sistema , sa convalidare opportunamente di ben adatte cogni- zioni l' articolo rilevantissimo da lui trattato . Ne nd < ~i viti si cà cata vniarU Zini 399 Le valvole dell'aorta van soggette a una malat- i . . . . tia, che può denominarsi retrocessione delle valvole verso il ventricolo. Îl socio corrispondente Dott. Tom- maso Hodking di Londra ne diè contezza all' Acca- demia in una sua Lettera scritta in idioma inglese , e tradotta in italiano dal socio C. Gemmellaro. L'Au- tore descrive lo stato di alterazione, in cui ha egli trovato le valvole dell'aorta in coloro che han per- duto la vita con questa malattia . Resulta dalla sua descrizione che il sangue, in vece di progredire dal ventricolo per la direzione dell'aorta , è costretto a refluirè, Divisate le morbose apparenze delle valvo- le, passa il N. A. a trattare delle cause della. ma- lattia. È quì fra le principali adduce gli sforzi meccanici , l'abuso de' liquori, e tutto ciò che può accrescere di molto la massa del sangue, è spin- gerlo indietro sì fattamente da indebolire, e lace- rare i margini delle valvole. Indi il Dott. Hodking tenta indagare colla maggior precisione tutti i sin- tomi, che condur possono i medici alla -diagnosi della lesione, di cui fa parola . Questa malattia aver mon può presto o tardi che un esito fatale. Laonde me' casi, ne' quali si sospetta la retroversione delle valvole, l' Autore non ha da proporre mezzi curati- vi da meritare gran fiducia. Ì mezzi palliativi e di precauzione sono i soli, che la medicina può ap- prestare in cosiffatte circostanze, È questi consistono nello evitare tutti gli sforzi, e tutti gli eccitamen- ti, che cor ispecialità indur possono disordine negli organi respiratorj. Non son rari i casi, in cui non è dato al medico di dire. cognito. morbo facile cura- tur ! Nè men refrattarj per avventura a' soccorsi della scienza medica sono i voluminosi steatomi,; che si sviluppano tra la vagina, e l'intestino retto, peroc- chè ne segue inevitabilmente una completa iscuria , e la rottura della vescica. Ciò accadde precisamen- 340 te di osservare al nostro collaboratore Dott. Euplio . Reina in uno steatoma del peso di quattro libbre e mezza , generatosi tra la vagina e l'intestino retto di una donna ammogliata di anni trenta, in modo tale da tenere la vagina e l'uretra strettamente compresse colle ossa del pube. L' autore con buon ordine, e con criterio medico riferisce in una sua Memoria , letta in Accademia dal Socio Dott. Ric- cioli, la storia della malattia, e l'esame da lui fat- to sul cadavere 'della infelice paziente ; e dà fine al suo rapporto con riflessioni , che contribuiscono al- la vera conoscenza delle cause della malattia , e che giovano a chi la soffre non già per ottenerne guari- gione , ma per rendere men dolorosi, e meno : brevi 1 suoi giorni. Novello argomento di osservazioni, e di ricerche medico-chirurgiche proposero inoltre all' Accademia il mentovato Dottor Reina, e l'altro collaboratore Dott. Andrea Aradas in una Memoria sopra un'aneu- risma dell' arco dell'aorta. Si accingono gli Autori nella prima parte di essa a descrivere accuratamente tutti i fenomeni che la morte del paziente precedet- tero, e le morbose alterazioni che mercè l' autossia cadaverica rinvennero : alterazioni così singolari che loro diedero motivo di definir quello aneurisma come assai raro se non nuovo negli annali della medicina. . Espongono nella seconda alcune riflessioni sopra la causa, la natura, lo sviluppo , ed i fenomeni della malattia, caratterizzano questo aneurisma come spu- rio, abbenchè nell' origin sua stato fosse vero , s' in- gegnano con sagacia a spiegare le corrispondenze , i progressi del male, e la morte del paziente ; e dan fine al lavoro facendo con ragionevolezza riflettere che questo fatto patologico torna in bene della scien- za, soprattutto mostrando la dilatazione delle tre to- nache arteriose, e confermando in tal modo le op- posizioni da Boyer, e da Hodgson dirette all' opi- nione dello Scarpa.. ; ie, SÈ Xiu SI . Li 341 Queste sono , illustri Socj , le dovizie scientifiche, ch'ha nel suo anno quinto acquistato la nostra. Ac- cademia . Queste eccitar debbono in voi più intense brame per lo acquisto di ben altri, e più preziosi tesori dell'umano sapere. À voi ora, egregio Diret- tore, rivolgerò il mio discorso, il quale si esprime- rà come l'eco della voce unanime di tutti gli Ac- cademici , a voi, io dico, cui il pensiero della pro- spera fortuna, e de' lieti successi dell'Accademia ten- gono sempre operoso, ed attivo. Se nella folla. de' sentimenti , di cui per voi siamo animati, moi non sappiamo adeguatamente palesarli con le parole, voi gli scorgete a chiari segni impressi ne' nostri volti. Raccomandarvi l'Accademia non è duopo,, perchè voi troppo la pregiate. Non cesserem soltanto di richia- marvi in mente com'ella, guidata dalla vostra sag- gezza e da' vostri lumi, colga copiosi allori nell' o- norato aringo che percorre, ed acquisti solenni tito- li alla pubblica estimazione.. 342 Sopra i vestigi di crostacei entomostraci del genere . Ciclopo di Muller in uno schisto marnoso ittiolitico — di CamiLLO RANZANI , L, studio degli avvanzi fossili de' corpi organi~ ci, che trovansi in molte parti del nostro globo ha acquistato una grande importanza , dacchè i più ri- nomati geologi sulla qualità, sullo stato, e sulla giacitura di tali avanzi fondarono le principali loro dottrine. Non è quindi a maravigliare, se a fine di promuovere i veri progressi della geologia sommi naturalisti allo studio degli animali, e delle piante viventi abbiano congiunto pur quello degli animali ,. e delle piante fossili, e se il celebre Signor Barone Cuvier tanto siasi adoperato per far conoscere i generi, e le specie, cui appartenero gli animali vertebrati delle tre prime classi, de' quali trovansi ossa fossili, e se altrettanto abbiano fatto Blainville de' pesci, Lamarck de' molluschi forniti di conchi- glia, e di altri animali invertebrati , Alessandro Brongniart, e Desmarest de' crostacei, Sternberg, ed Adolfo Brongniart de' vegetabili, che trovansi fossili ne' diversi strati della terra. Ed allo stesso nobile scopo indirizzarono pure le loro fatiche que' natu- ralisti, i quali presero ad illustrare gli avvanzi fos- sili di animali, o di piante, che incontransi in una data estensione di paese , come hanno fatto con gran- de onore dell' Italia , e con non lieve vantaggio della Geologia Brocchi, Borson, e Catullo. Ma a tutti i coltivatori della Storia Naturale non è conceduto l'agio, che si richiede per intraprendere, è con- durre a lodevole fine lavori sì lunghi, e difficili. Laonde non pochi di essi paghi esser debbono, se scoprir possono qualche rilevante avvanzo di un corpo organico fossile, del quale per lo innanzi ignorata ? 343 fosse l'esistenza, e la cui cognizione sia per arre- care nuovo lume atto a rischiarare i passi de' geo- logi. E ciò appunto mi accadde alcuni anni sono , quando nel Museo mineralogico di questa P. Uni- versità rinvenni un crostaceo fossile del genere Ra- nina, del quale nota era una sola specie vivente , e veruna fossile (r), è lo stesso mi è non ha guari avvenuto, mentre esaminando le pietre ittiolitiche , le quali conservansi nel museo anzidetto una ne tro- Vai, in cui scorgonsi manifesti vestigi di animaletti, che dopo non breve indagine ho riconosciuto esser del novero de" crostacei entomostraci, e del genere Ciclopo di Muller. È siccome di un siffatto genere , ch'io sappia, non era sino ad ora, stata trovata alcuna specie fossile (2), così ho deliberato di espor- re in questa mia memoria i caratteri di tali anima- letti, non che la traccia da me seguita, onde per- venire alla cognizione del posto, che, ad essi com- pete nella serie Zoologica. La pietra è una lamina di schisto calcare-marnoso , che raschiato spande un po' di cattivo odore, e che somiglia perfettameute quello del Monte Bolea, in cui trovasi tanta copia d'ittioliti. Siffatta lamina ha una figura'irregola- re, ed è grossa lin. 3. In una delle grandi super- ficie della medesima scorgesi l'impressione di più della metà anteriore dello scheletro di un pesce, e _nell'altra non pochi vestigi degli animaletti, che ' _— (1) Opuscoli Scientifici tom, a. p. 344. e Memorie di Storia -Natu- _ rale. Deca prima pag. 73. _ (2) È da notare, che il genere cyclops corrisponde in parte al ge« _ mere monoculus di Linneo, e che Linneo, Wallerio ; ed altri credet- _ tero , che affini ai monocoli fossero gli animali dei trilobiti , che si _ trovano in Isvezia ( vedi Schlottheim Beschreibung einer soltenen _ trilobitenart nell' annata quarta (1810 ) del giornale di Leonhard in~ _ titolato Taschenbuch fur Mineralogie. Per ciò, chè risguarda i mo~- _ mecoli fossili, di cui parla Schlottesn ( Nachtràge zur Petrefacten- k kunde Gotha 1821. pag. 18. 19) » sembra , che sotto il nome di mo- — nocoli fossili , oltre lè trilcbiti comprenda egli auchè à limuli. ~ 344 hanno formato il soggetto delle mie ricerche (1). Prima d'ogni altra cosa avvertirò,, di avere in vano cercato nel museo nostro l'altra lamina, ch'era a contatto colla superficie, in cui scorgonsi i Vestigi anzidetti , i quali essendo incompiuti , ed imperfet- ti, mi fecero quasi perdere da prima ogni speranza di riuscire nell'intento, che mi era proposto. Ma riflettendo poscia al mumero, che ve n'ha, miin-_ sorse nell'animo la lusinga di trovare negli uni ciò, che agli altri mancasse, e di potere quindi formar- mi un'idea sufficiente de' principali caratteri , ond' e- rano forniti gli animaletti , che trovarono in questo schisto il loro sepolcro. È che una tale lnsinga non fosse vana, apparirà dalla esatta esposizione di quan- to ho potuto osservare.' Non pochi de' vestigi sono come raggruppati insieme; altri sono isolati. I più corrispondono alle parti superiori del corpo degli animaletti , alcuni alle inferiori, o alle laterali, ta- luno è rilevato, tal'altro è piano, e ve m'hanno ancora de' concavi. Tutti mostrano chiaramente, che gli animaletti erano articolati , avevano cioè il cor~ po composto di varj segmenti. Da molti vestigi si conosce, che il primo segmento era molto più lun- go, ed anche più largo degli altri, che aveva il contorno anteriore curvo, e che dal disotto della parte media del contorno medesimo uscivano fuori due corpiciuoli filiformi , ben lunghi, l'indizio de' "quali nei vestigi consiste in una fossetta , che si ri- piega, e continua parallellamente , ed a pochissima distanza dell'indizio dell' orlo laterale corrispondente, e finisce col medesimo (2). Un solo vestigio mi ha fornito prova non equivoca dell esistenza nel mezzo del disopra del primo segmento a poca distanza dal« (1) Le figure 1.* e 2.? della tav. 5. rappresentano esattamente le due grandi superficie di cotesta lamina , (2) Tav. 5. fig. 34 4? let. Db. 345 l'orlo anteriore, di un'assai piccola prominenza pres- so a poco emisferica, cui nel vestigio côrrisponde una fossetta della stessa figura (1). Quasi tutti i vestigi danno a conoscere, che i segmenti, i quali succedevano al primo , divenivano ognor più ristretti per gradi non però esattamente uguali, giacchì il ristringimento era in proporzione minore ne' sei ul- timi, che negli altri. Il confronto poi di parecchi vestigi mi ha mostrato, che i segmenti erano dieci . Ùn solo vestigio toglie ogni dubbiezza sul modo, onde finiva l'ultimo segmento, il quale dividevasi in due rami filiformi (2). I vestigi corrispondenti alle parti inferiori, e quelli pure, che indicano le laterali hanno servito a darmi una qualche idea se non del numero, almeno della struttura de' piedi , i quali erano composti di articolazioni filiformi (3). Essendo , come già dissi, i vestigi di questi anima- letti tutti imperfetti, e di individui di varia. gran- dezza, non ho potuto determinare questa con rigo- rosa precisione. Non credo però di andar lungi dal _ vero dicendo, che i maggiori erano lunghi almeno _un pollice, e che in essi il primo segmento era lungo 4 linee circa (4). i _— Avendo io mercè le sin qui esposte osservazioni acquistato sufficiente notizia di non poche qualità _ caratteristiche degli animaletti articolati, de' quali volèva io pure determinare l'indole, e la natura , mi feci a cercare con quali articolati fra quelli, che sap- _ piamo vivere oggidì, avessero essi maggiori rapporti _ di somiglianza. La forma generale del corpo, e la speciale delle diverse parti del medesimo, e più (2) Tav. 5. fig. 6.3 let. a. (3) Tav. 5. fir. 42 5.2 let. a. hi _— iel 3.* 4,* 5.* , e 6.* rappresentano gli oggetti ingranditi $ k (1) Tav. 5. ig. 3.3 let. a. è bil Mu 346 ancora le articolazioni delle membra facilmente mi persuasero, che quegli animaletti non erano altri- menti della. classe deglj annellidi. Riflettei in se- guito, che i distintivi delle tre altre classi di arti- colati,, cioè degli insetti, degli aracnidi, e de' cro- stacei sono desunti principalmente dalla situazione , e dalla struttura degli organi respiratorj, e da que- sto, che mentre gl' insetti in certe epoche della lo- ro vita vanno soggetti 'a sì rilevanti mutazioni , che meritano' bene il nome di metamorfosi, gli aracni- di , ed i crostacei conservano presso a poco la pri- mitiva loro forma. È siccome di tali caratteri non potei trarre alcun indizio abbenchè lieve dai vesti- gi, ch'esaminai, così m'avvidi di dovere da prima esser pago, se tenendo conto di que' caratteri, che: io conobbi mediante l'accurato e diligente esame _de' vestigi, avessi potuto con qualche fondamento giudicare, che gli animaletti appartenessero. proba- bilmente ad una piuttosto, che ad un'altra delle tre sovrindicate classi, per passare indi alla ricerca, del genere, l'esito della quale se fosse soddisfacen- te, varrebbe eziandio a trasmutare, dirò così, la me- ra probabilità da me trovata per riguardo alla clas- se in una vera , e reale certezza... Il primo sospetto, che mi corse alla mente fu, che gli animaletti , de' quali scrivo. appartenessero alla classe de' crostacei. Un tal sospetto acquistò non lieve probabilità dalla. somiglianza , che ne mo- strano i vestigi con alcuni di que' crostacei, che Muller chiamò Zntomostraca. M'innoltrai quindi , a fare ulteriori indagini, è presi per guida il Celebre Sig. Latreille, attenendomi a quanto egli ha scritto sugl' Entomostraci nel tomo quarto della seconda e- dizione dell'Opera del Sig. Barone Cuvier, che ha per titolo — Le Régne animal distribué d' aprés son organisation — . È poichè lo stesso Latreille astret- to dal piano generale della citata opera ad essere 347 in molti articoli più breve di quello, ch'egli forse _vorrebbe , sovente suggerisce al lettore di ricorrere alle opere di Desmarest (1), di Jurine (2), di Ram- dhor (3), di Muller (4) ec., cosi io le ho all' uopo coneultate . Latreille distribnisce gli entomostraci di Muller in due ordini; il primo è da lui chiamato de' branchiopodi, branchiopoda, V'altro de' pecilopo- di , paecilopoda : questi hanno i piedi anteriori am- _bulatorj, o atti à prendere , ciò che non si avvera de' branchiopodi , i piedi de' quali sono tutti, ge- neralmente parlando nuotatorj . ' Dall' esame dei ve- stigi anzidetti trassi, è vero, indizj , onde potere-in qualche modo conoscere la struttura de' piedi poste- riori, ma per riguardo agli anteriori ne ebbi soltan- to degli equivoci. Quindi mi feci da prima a cerca- re sè frà i generi dell' ordine dei pecilopodi alcuno ve n' avesse fornito del complesso di que' caratteri , che conobbi mercè l'esame de' vestigi, e non avendolo trovato, mi accinsi a fare altrettanto nell' ordine de' branchiopodi . E fu appunto in quest'ordine, che rinvenni il genere, cui ascriver debbonsi gli anima- letti , che lasciarono i vestigi del loro corpo nella nostra lamina di schisto ittiolitico. Un tal genere è di quella sezione di branchiopodi, che da Latreil- le vien detta de" Lofiropi , e di quella divisione. o sia membro di talè sezione, che lo stesso autore chiama de' Carcinoidi , e di quella suddivisione de' _ Carcinoidi, il cui carattere primario consiste nell' a- _vere un occhio solo , carattere che a niun genere di , ) Considerations générales sur la classe des Crustacées etc. Pa- Ù is 1825 in 8. (2) Histoire des M onocles , quì se trouvent aux environs de G _nève Genève . 1820. in 4." Ù (3) Britràge zUr raturgeschichte einer deutschen monoculusarten . _Halle.. 1825. in 4. (4) Entomo:traca , seu insecta testacea, quae in aquis Danie re- Mperit ; descripsit, et iconibus illustravit Otto Fridericus Muller . Francofurti ad Moenum, 5792. in 4." T é- 348 A carcinoidi compete, fuorchè a quello, cui Muller im- pose il nome Cyclops. A eredere, che gli anzidetti animaletti fossero ciclopi fui indotto dall'esposizione de' caratteri di questo genere fattane da Labreille , che non discorda punto da quanto osservai ne' vesti- gi; e nel mio giudizio mi confermò il confronto de' vestigi medesimi colle figure che trovansi nelle ope- re di Muller, di Ramdhor, di Jurine, di Desma- rest ec.,, ove sono rappresentate le specie , e varietà di esse, le quali sappiamo vivere oggidì. Giusta gl'insegnamenti di Latreille il corpo de' ciclopi è come diviso in due' parti , l'una anteriore composta della testa , e del torace, l'altra posteriore , cioè la coda . Quella è formata da quattro segmenti , il pri- mo de' quali notabilmente maggiore degli altri com- prende la testa, e la parte anteriore del torace . Una lamina , o scaglia, che voglia dirsi, le ricopre ammendue, e nel disopra ha l'unico occhio nel mezzo a poca distanza dall'orlo_ anteriore. Quattro sono le antenne, due più lunghe, e due altre più brevi , e talvolta composte di quattro sole articola- zioni (1). La coda è composta di Ô segmenti o sia _ articolazioni , l'ultima delle quali finisce con due fi- lamenti, che la rendono forcuta. Î piedi sono in numero di sedici, ed ognun d'essi è diviso in due steli cilindrici , forniti di peli e di filamenti. Ora si confronti questa descrizione del genere ciclopo fatta maestrevolmente da Latreille con quello , che. dissi già aver io osservato nei vestigi degli animaletti , de quali rintracciai il genere, e si Ticonoscerà chiara- mente non esservi alcuna discordanza . Per ciò, che risguarda l'unico occhio, io non credo di andar lungi dal vero , dicendo , che se n' ha un indizio in (1) Ometto di enumerare i caratteri desunti dalle diversa parti , ond'è composta la bocca de' ciclopi , perchè di tali caratteri nom mi dettero indizio alcuno li vestigi da me esaminati , 349 quell incavo emisferico , che trovai nella parte di Cun vestigio, la. quale corrisponde al disopra del primo segmento a poca distanza dal segno lasciato dall' orlo anteriore del segmento medesimo. 'Indizio _poi delle maggiori antenne sono i due solchi, che _ seguono parallellamente a pochissima distanza li con- torni laterali dell' orma lasciata dal primo segmento; nè deve recar meraviglia , che gli animaletti al mo- "mento in cui furono colti dalla materia , che li fe- ce prigioni, ripiegassero così le loro antenne , men- tre dalla figura nona della tavola XVI dell' opera di Muller sugl' Entomostraci apprendiamo ,. che anche i ciclopi da lui osservati ripiegavano tal volta in simil guisa le loro antenne. Vuolsi notare in que- 1 —O Hi ? . sto lungo : 1." che Muller (1) nell' assegnare i ca- ratteri del genere Cyclops dice , che le antenne so- mo o due o quattro; 2." che Leach (2) ha stabilito un genere distinto da lui chiamato Calanus per que' ciclopi di Muller,, i quali hanno due sole antenne , _ e queste eccessivamente lunghe; 3.? che lo stesso « "i à p $ f URL ANE à Leach risguarda come il tipo, anzi come l'unica specie, che fino ad ora si sappia appartenere a que- sto genere il Cyclops finnmarchicus del prodromo della Zoologia danica dello stesso Muller ; 4. che se- _condo Desmarest (3) un' altra specie di questo nuo- vo genere è il Cypclos longicornis dell' Opera di Mul- ler sugli entomostraci (4); 5.' che Muller (5) giudicò identici il Cyclops finnmarchicus col longicornis; 6." (1 Entomostraca , pages 99. (2) Dictiunaire des Sciences Naturelles tom. 14. pag. 539. artico- lo Entomostraces « 3) Considerations générales etc. pag. 364. 4) Entomostraca etc. pag. 116. be (5) Allorquando Muller pubblicò il prodromo della Zoologia danica mon-aveva per anche osservato questo ciclopo , quindl si riferì a quan- to ne avea detto Gunner negli atti dell' Accademia di Copenague. _In seguito avendolo egli trovato in luoghi distanti dalla costa -della Finnmarchia , credè conveniente di cangiarne il nome specifico , Tom. II. 23 350 che Latreille (1) muove dubbio sulla. mancanza delle antenne inferiori nel cyclops finmarchicus , non sapendo egli se un tale entomostraco sia stato osser- vato da Leach, ovvero questo zoologo abbia fon- dato il nuovo genere principalmente sull'arizidetta mancanza, appoggiato unicamente all' autorità di Muller. In questo secondo caso il dubbio di La- treille potrebbe esser in qualche modo avvalorato dall'avere Muller dato una descrizione molto breve, ed imperfetta dell'entomostraco, di cui ora si tratta , non che dalle seguenti di lui parole, colle quali chiude la stessa descrizione. — In mari Finmar- chiam alluente reperit immortali$ Gunnerus , ego postea in sinu drôbachiensi , ac in. ventriculo clypeae absque instituto examine conglomeratos vidi — Fra i ciclo- pi, di cui ci danno contezzza i già più volte ci- tati autori quello , che nelle forme generali del cor- po somiglia viemaggiormente li ciclopi, de' quali si conservano i vestigi nella nostra lamina di schi- sto è senza dubbio di cyclops quadricornis di Mul- ler, cioè il monoculus quadricornis di Linneo, e di Fabricio (2). Ma questi ciclopi da tutte le specie viventi, e fino ad ora conosciute di un tal genere differivano essi notabilmente per la grandezza. Dis- si già , che i maggiori erano lunghi almeno un pol- lice , e che il primo" segmento dei medesimi. avea quattro linee circa di lunghezza. Ora il ciclopo LI (1) Regne animal ed. a. tom. 4. pag. 158. (2) Leach ( Dict. d. Sciences nat. articolo Entomostraces ) ha mutato il nome di questa specie, cui egli chiama volgare , cyclops vulgaris. Il motivo , che lo ha indotto a fare questo cangiamento _è senza dubbio desunto dall' esservi altre specie, oltre questa fornite di quattro antenne. Avenco poi Leach stabilito, che uno de' prin- cipali caratteri , che distinguono il genere monoculus dal genere ca- danus consiste nell" essere il primo fornito di quattro antenne , men- tre due sole ne ha il secondo, mon era più conveniente , ch' egli lasciasse ad alcuna specie del genere monoculus il nome specifica qua- dricornis, essendo tali ancora tutte le altre. l 35X _ quadricorne di Muller non è, al dire di Jurine, più _dungo di -*. di linea; il cyclops minutus, ch'è il cy- clops staphylinus di Desmarest, ha soltanto Di di li~ _nea di lunghezza, ed il cyclops castor dello stesso Desmarest, monoculus castor di Jurine, ch'è la spe- _cie prevalente nella grandezza a tutte le altre vi- venti, e note sino ad ora, è lungo una linea, è mezza. Dal sin qui detto credo di potere inferire , che i ciclopi, di cui ho esaminato i vestigi appar- _ tennero ad una specie diversa da quelle, che sono state fino ad ora descritte, giacchè non sembra , fra "gli individui adulti di una stessa specie potervi es _sere una differenza di mole così rimarchevole . Ho _ deliberato di chiamare questa nuova specie Cyclops — Marsiglii (1), di dedicarla cioè al fondatore del _ nostro bolognese Istituto ; ed a ciò m'induce e l'al- tissima stima, che ho mai sempre nudrito delle e- _ minenti virtù, e del vasto sapere, di cui era forni- _to, e l'essere assai probabile, che la lamina di _schisto, da cui ho tratto la materia di questa mia memoria fia uno di que' ben molti oggetti, onde arrichì egli il nostro Museo di Storia Naturale fon- _dato già da Ulisse Aldroyandi. Assai mi duole di non potere indicare con certezza il luogo, ove fu trovata l'anzidetta lamina. Appoggiato però anche all autorità del Chiarissimo Naturalista inglese Sig. _Pentland , cui pregai di esaminarla , io sono pro- clive a crederla provemuta dal Bolca. Spero quindi, che questo miò scritto ecciterà i naturalisti , i qua- li visitano una sì celebre montagna, è quelli so- ill "minai nd —.— sl —l—< <——<" cs coni] (1) È questo il secondo Entomostraco branchiopodoj lofiropo , che siasi ritrovato fossile ; Il primo appartenente alla divisione degli ostra- _eodi di Latreille,, ed al genere Cypris di Muller è stato. maestrevol- _ mente descritto dal Lhiarissimo Sig. Desmarest nella sua pregevolis- hi sima opera su i Crostacei fossili € i Ùn N 392 prattutto,, che presiedono agli scavi degl'ittioliti, a fare ivi diligenti ricerche di vestigi somiglianti a quelli , che ho descritto, e tengo per fermo, che rinvenendone , gli esamineranno con ogni accuratez- za, ciò che servir potrà a rendere più compiuta la notizia , che ho dato di questo ciclopo fossile , sin- golare se non altro per la sua grandezza... NorA sopra due granchj fossili della specie chiamata da Desmarest Cancer Leachii. di CamiLLo RANZANI. I; Sig. Anselmo-Gaetano Desmarest nella sua bel- l'Opera su i crostacei propriamente tali, che tro- vansi fossili (1) ha descritto una specie del genere Cancer,, la quale abbonda nelle argille plastiche dell' Isola di Shepey ( all'imbocatura del Tamigi) , e l'ha dedicata: al celebre zoologista inglese Leach , chiamandola Cancer Leachii. Lo stesso Desmarest ci assicura, che quantunque di questo fossile vadano forniti molti musei, Vi si trova però quasi sempre in assai cattivo stato, ed or questa, or quella parte o manca affatto,, o è rotta, e mutilata.. Quindi nel- la descrizione, che ne dette nulla potè egli dire di que' caratteri, i quali risiedono nelle parti, di cui mancanti erano gl'individui da lui esaminati... Per la qual cosa avendo io rinvenuto nel museo minera- logico di questa P. Università due granchj fossili della suddetta specie, de' quali il maggiore è assai meglio conservato degli individui rappresentati dalle figure 5.*, e 6.* della tav. 8.* della sullodata opera di Desmarest, e che voglionsi credere li meno gua- (1) Histoire naturelle des Crustacés fossiles , savoir les Trilobites par Alexander Brongniart, les Crustacés proprement dits pur Ansel~ Jre-Cactan Desmarest. a Paris 1822. in 4. 353 _ sti da lui veduti, ho divisato di dare in questa no- ta esatto conto delle osservazioni da me fatte ne' due suaccennati granchj fossili, a fine di rendere meno imperfetta la cognizione della specie, cui ap- partengono. ___ Chiunque paragoni la figura 5.* della tavola 8.* di Desmarest colla figura 7.* della tavola 5.* di questo secondo tomo de' nostri Annali di Storia Naturale , la quale figura è l'effigie del maggiore de' nostri granchi, s'accorgerà ben tosto, che i due granchj _ fossili, che vi sono rappresentati differivano fra lo- _ ro notabilmente per riguardo alla. larghezza della parte posteriore. Credo però di non andar lungi dal vero dicendo , che ciò deriva dall' essere l' individuo _di Desmarest schiacciato, e rotto appunto nella parte posteriore , e mancante nell' orlo de' lati anteriori. A persuadermi dello schiacciamento, e rottura della parte posteriore mi ha indotto la poc'anzi citata f~ gura 5.*, la. quale e mostra chiaramente una tale rottura , e non dà quasi alcun indizio di quella no- tabile convessità,, e rigonfiezza del guscio, la quale i Desmarest dovè osservare in altro individuo , ond'e- gli l'annoverò in primo luogo fra i caratteri distin- tivi di questa specie, e che palese si scorge nel mag _ giore individuo del nostro Museo. Ed affinchè si — conosca se non. altro. la verosimiglianza di quel , ch'io _ penso noterò, chè in questo granchio, siccome in _parecchi altri il ristringimento della parte posterio- _re del guscio ha luogo perchè la crosta si ricurva me lati, i quali per ciò stesso acquistano notabile grossezza . Quindi in causa dello schiacciamento av- _verrà spesse volte, che le parti ricurvate tanto de- stra, che sinistra trovinsi quasi nel medesimo piano _ colla parte superiore , che necessariamente ha sof- _ ferto una qualche rottura, e per tutto questo la _— parte posteriore del guscio comparir deve più larga 4 ÙN L — di quello è ne' gusci che non andarono soggetti a a N 354 schiacciamento . Dissi , che a far comparire minore la differenza fra la larghezza della parte anteriore del guscio, e quella della parte posteriore del medesi- mo , oltre lo schiacciamento, avrà contribuito an- cora la perdita dell'orlo de' lati anteriori, È che in realtà l'individuo rappresentato nella fig. 5.* di Desmarest avesse perduto cotesto orlo io lo deduco dall'irregolarità dei contorni degli anzidetti lati, e dal quasi niun indizio dei denti abbastanza lunghi, ed aguzzi, che pur trovansi nel detto orlo, allor- chè sia intiero. È del sin qui esposto una nuova prova ben convincente me ne somministrano ammen- due gl individui del nostro Museo , il maggiore de' quali, conservando intatto l'orlo del lato sinistro , ed avendo sofferto danno in quello del lato destro scorgesi anteriormente meno largo in questo secondo lato, che nel primo. L' individuo minore poi, che ha sofferto schiacciamento, ed ha perduto l'orlo de" lati anteriori somiglia assaissimo quello della figura 5.* poc'anzi citata, ed apparisce nella parte poste- riore quasi ugualmente largo, che nell'anteriore.. Il secondo carattere indicato da Desmarest come di- stintivo del Cancer Leachii consiste nell' esserne la superficie coperta di punti incavati, e palesi, ciò ch'è verissimo anche de' due nostri iudividui. Ag- ginnge Desmarest, che il guscio ha gobbe ben ri- levate nelle regioni genitale, cordiale, branchiali, ed epatica posteriore,, e che queste regioni sono di- stintissime (1). Per ciò, che risguarda la distinzione (1) Provvido senza dubbio fu il divisamento di Desmarest , allorchè si propose di rinvenire il modo d' indicare con precisione i caratteri delle diverse parti del guscio de" crostacei, giacchè codesti caratteri in non pochi casi ci forniscono indizj. non aequivoci del sesso e del- l'età, è d' ordinario giovano assai per riconoscere le specie, e tal- volta anche i generi . Degnissima poi di encomio è stata 1' industria usata da questo esimio naturalista nel desumere le denominazioni del- le anzidette parti dagli interni organi, ai quali sono esse sovrappo- ste. Nè intorno a questo punto posso io accordarini col Signor La- 355 delle regioni branchiali essa è senza dubbio manife- stissima , biciech veri limiti di depressione la sepa- rano dalle regioni, onde sono circondate , e cioè dalle epatiche anteriori,' dalla stomacale, e'dal com- plesso delle regioni genitale, cordiale, ed epatica posteriore.. Dissi dal complesso di queste tre ultime regioni, mentre non vi hà vero limite; che le sepa- ri, ed ognuna di esse è indicata da una sorta di dilatazione, e di allargamento. Non mi reca poi al- cuna meraviglia , che Demarest abbia creduto , che fra le dette tre regioni sianvi veri limiti ; giacchè il granchio effigiato nella di lui figura quinta scorgesi trasversalmente rotto appunto là , ove finisce la re- gione cordiale , e comincia l'epatica posteriore , ed apparisce eziandio. mal concio là ove la regione ge- nitale si congiunge all' epatica suddetta. La super- ficie poi del nostro granchio rappresentato nella fi- gura 7.* della tavola qui annessa -non era al certo meno tubercolosa di quella del granchio della figu- ra 5.* di Desmarest. Ma siccome pressochè tutti. i tubercoli del nostro granchio hanno più o meno sofferto danno, così nient'altro posso accertare, fuor- chè relativamente alla grossezza , ed anche alla pre- cisa situazione di alcuni tubercoli il nostro : differi- sce da quello di Desmarest, che ha su gli orli la- terali anteriori tre tubercoli , il maggiore de' quali è il più distante dalle orbite, quello cioè, ond'è 0 "_"< —<. —_ s— <—-É———— treille il quale (Cuvier Régne animal. tom. 4. pag. 18) giudica imutile la fatica di Desmarest, ed afferma, potersi ugualmente ottene- rè l' intento , facendo uso di denominazioni più semplici, e più fa- migliari , e che siano ugualmente in rapporto cogli organi sottopo~ sti» quali sarébbero il mezzo , il centro , l'estremità anteriore , 1" e- stremità posteriore, i lati ec. Per convincersi, che senza paragone è maggiore la precisione delle denominazioni usate da Desmarest basta consultare la spiegazione, ch'egli ne dà, accompagnata da figure tan~ to nell' opera su i crostacei fossili, quanto nell" altra intitolata. — Considerations générales sur la classe des Cruitacés a Paris 1825. im 8. _ 356 formato l'angolo laterale del guscio. Nel nostro granchio della fig. 7.* sulla base dei denti, che trovansi in ammendue gli angoli laterali stassi. un tubercolo, in parte rotto, e parimente un tuberco- lo alquanto più piccolo è sulla. base del secondo dente del lato destro, mentre il dente corrispondente dell'altro lato ne ha appena un indizio; il terzo dente poi non ha tubercolo di alcuna sorta. nè nel lato destro, nè nel sinistro... Desmarest parlando de~ gli orli laterali anteriori dicé, che sono grossi, é la di lui figura quinta mostra i denti, che sono nei medesimi orli ottusi, per l'opposto nell' individuo nostro più grande gli orli suddetti sono taglienti , ed aguzzi sono i tre denti. Una tale differenza non d'altronde, a quel , ch'io penso, deriva, fuorchè dall'essere gl'individui esaminati da Desmarest man- canti se non di ogni parte degli orli laterali ante- riori, certamente di molte. Desmarest' confessa. di mon aver trovato in alcuno degl'individui da. lui veduti la fronte in tale stato da potere riconoscere que' caratteri specifici , che risiedono nella medesi- ma. Il nostro individuo maggiore ha la fronte sco- perta ed intatta. Essa è quadridentata, -e li. due denti di mezzo superano notabilmènte in lunghezza i laterali.' Non essendo poi la fronte môlto larga, mediocre è la distanza fra le orbite , come ha no~ tato Desmarest. Quatunque le chele del nostro in- dividuo abbiano sofferto danno, pur tuttavia nel mag- giore è rimasto tanto, che basta per poterle vedere assai grosse, e tali quali le vide- Desmarest'néll'in- dividuo effigiato nella. di lui figura 6.*, Le parti tutte de' due nostri granchj fossili... sono nere, e lucenti, ma non ricoperte da una sorta di pellico- la piritosa , cioè di ferro solforato, come le trovò in qualche individuo Desmarest. Fia Da quel poco della coda ch'è rimasto hel nôstro individuo maggiore parmi di potere dedurre, che ; NS ? Di à 357 fosse molto larga, e tale appunto quale conviensi ad una femmina. Le osservazioni sin qui riferite ci fanno conoscere tre caratteri molto importanti. del Cancer Leachii, e sono la fronte quadridentata , gli orli de' lati anteriori tridentati a denti palesi, e _molto aguzzi, il guscio assai più ristretto nella par- te posteriore,, che nell'anteriore,, caratteri de' quali mon ha potuto venire in côgnizione Desmarest a cagione del cattivo stato degl'individui, che esa- minò. È ben mi persuado ,' che se di tali caratteri avesse egli avuto contezza non si sarebbe mostrato proclive a credere, che la specie, della quale ho finora discorso, appartenga a quel gruppo di gran- chi, de' quali Leach ha formato il suo genere Xan- zho, giacchè nel granchio di Leach nè il guscio è trasversale, come lo è nei Xanti al dire di Leack, nè gli orli de' lati anteriori sono , poco _palesamente dentati , come generalmeate dei Xanti afferma lo stesso Desmarest. Le modificazioni, e le aggiunte da me fatte a quanto Desmarest scrisse del Cancer Leachii non sono certamente bastevoli a rendere com- piuta la nozione della specie, mentre poco ancora sappiamo delle chele ,': e nulla affatto del resto de' piedi. Io voglio sperare, che fra i molti valenti zoologisti, che ora vanta l' Inghilterra alcuno ve n' a- vrà, il quale sia per darsi il pensiere di raccorre nell'isola di Shepey molti individui, 1' esame, e con- fronto de' quali Possa farci conoscere que' caratteri di questo granchio, che tuttora ignoriamo . 358 Son Manana Fiorae Melitensis thesaurus sive plantarum enumera- tio, quae in Melitae Gaulosque insulis aut indige- nae, aut vulgatissimae occurrunt » addita,, praeter characterem specificum , citatione figurarum , plan- tarum rariorum statione , nec non singularum spe- cierum efflorescentia , duratione étc. Curante Stepha- no Zerapha Med. Doct., Tri magni aegroto- rum hospitii olim Medico. Fasciculus I. Melitae 1827. Veneunt ab auctore apùd Dupont Pharmaco- polam in via MercANTI NS î9. În 4. piccolo. , L Autore dà in quest'opera il catalogo per ordi- ne alfabetico delle piante tanto indigene , che natu- ralizzate sopra il quasi nudo scoglie di Malta , e di Gozzo, il quale catalogo nel presente fascicolo con- tiene 281. specie cominciando il novero loro dalla lettera A sino alla lettera M inclusivamente. Ogni specie vi è corredata de' suoi caratteri diagnostici , . e della citazione di qualche figura, che la rappre- senti; vi si nota pure il luogo, dove si ritrova , il tempo della fiorita,, e l'abito. Fra le piante indi- gene più ragguardevoli di questa prima parte sono meritevoli di essere rammentate le seguenti: ' Acan~ thus mollis , A. spinosus ; Allium sativum , A. C'hàmae- moly, A. Porrum, A. Ampeloprasum, A. subhirsutum., A. magicum; Andropogon hirtus;. Anredera vesiculosa; Anthyllis Hermanniae ; Antirrhinum triphyllum,;. Apium Petroselinum ;_ Arum Colocasia, A. Dracunculus, A. Arisarum; Asclepias fruticosa ; Asparagus acutifolius , Asphodelus ramosus ; Biscutella apula ; Brassica ole- racea ; Bromus barbatus ; Celsia cretica ; Centaurea melitensis , C. solstitialis , C. spathulata Zer., C. si- cula ; Chamaerops humilis ; ~Cheiranthus incanus , C. Cheiri, C. tricuspidatus ; Cichorium spinosum ; Clema- tis balearica ; Cnicus syriacus ; Convolvulus althaeoi- 35 des ; Coronilla valentina ; Cressa cretica ; Croton di ctorium ; C'ynomorium coccinewun,; Cyperus esculentus ; Delphinium peregrinum, D. Staphysagria ; Echium cre- ticum ; Erica multiflora ; Erodium moschatum ; Fago- nia cretica ; Frankenia pulverulenta ;' Gnaphalium o- rientale ,; Hedysarum coronarium ; FHypecoum procum- bens ; Hypericum aegyptium ; Illecebrum Paronychia ; Inula foetida ; Juniperus phoenicia ; Lavatera arbo- rea ; Lavandula Spica, L. dentata ; Laurus nobilis ; Lilium candidum ; _Lotus tetragonolobus ; Marrubium Pseudo-dictamnus ; Melissa cretica. Di tutte le anzi- dette specie la sola, che sia nuova, è la Centaurea spathulata , îl cui esemplare proveniente dallo stes- so Sig. Zeraffa sta nel mio erbario. Ma siccome esi- ste già un'altra specie con questo nome, la qualé fino dell' anno 1813. fu così annunziata dal Ch. Te- nore nel Catalogus plantarum horti regii INeapolitani p. 23., ed indi descritta in altre sue opere, così è mestieri cambiare il nome alla pianta Maltese sco- _perta, e pubblicata dopo il Tenore. So, che il Si- gnor Naldi si era proposto di chiamarla Centaurea ni- tida ; se non che v'è già una Centaurea nitens Willd. Sp. pl. 3. par. 3. pag. 2305.; laonde i due nomi specifici troppo assomigliandosi potrebbero produrre confusione, ed io credo migliore partito distinguere la pianta del Sig. Zeraffa nel modo che segue: C'ENTAUREA crassifoliax glabra ; foliis simplicibus, integerrimis, imis obverse lanceolatis; calathis tur- binatis, squamis ovatis, nudis , imbricatis, striatis. _ C. spathulata Zer. FI, Mel. thes. p. 11. Floret a Majo in Augustum. Reperitur locis col« linis ad mare in insula Melita'. Perenn. v. s. Folia radicalia, et caulina ima obverse lanceolata , obtusa , ant vix acuta, basi in petiolum attenuata. Reliqua folia caulina longe angustiora,, scilicet ob- verse lanceolato-linearia , sparsa , remotiuscula , su- periora successive minora. Caulis sulcatus, simplex, 360 aut parce ramosus. Flores solitarii, terminales, gran- des. Calathus turbinatus, imbricatus , squamis car- tilagineis : inferioribus minoribus, oVatis, acutis, su- perioribus oblongis, obtusis; omnibus integerrimis , apicem versus ruffo-lineatis.. Flosculi purpurei , vel albi. Achenium compressum, striatum. Pappus sim- _plex, ex setis inaequalibus, numerosis, albido-ruflis; à achenio longioribus. Tota planta glaberrima. E quì mi permetterò di aggiugnere poche osser- vazioni. sopra due altre delle già annoverate piante Maltesi ,. comechè piante pregevolissime, e degne di qualche schiarimento,... Queste, sono. l' Hypericum aegyptiacum , è Y Inula Joetida , di'amendue le quali posseggo. esemplari favoritimi dal Ch: Gussone, il qualè li raccolse e nell'isola di Malta, ed in quel- la di Lampadosa.. Dalla. descrizione, chè Linneo dà del Hy$pericum aegyptiacum melle Sp. pl. 1103. n. 10., facilmente si comprende, che egli non ebbe sott'occhio, che qualche ramoscello supremo della pianta, e la cosa è messa fuori di dubbio dalla figura, colla qualè di poi lo 5a ppressutò nelle Amoen. accad. tom.:8. tab. ô. fig. 3. ; per lo che egli non colse giusto nel- u» esporre l' abito generale di questa specie , siccome ravvisare si può dalla più estesa descrizione ,.'ighe ora ne espongo. HyP£R1iCUM aesyptiacum; fruticosum; ramulis su~ premis ancipitibus , crebre articulatis; foliis ovatis, integerrimis; floribus solitariis, petalorum unguibus dilatatis . H. aegy ptiacum Sp. pl. 1103. Amoen. Accad. tom. 8. p. 323. tab. 8. f. 3. Willd. Sp. pl. 3. par. z p. 1467. Enc. méth. bot. ed. de Pad. tom. A4. P: 160, n. 54. H. aegyptium Zeraph. FI. Melit. thes.. p. 24. na I 227. Martia polvandra Spreng. Syst. veg. 3. p. 333. ) 361 Frut.. Reperitur in isulis Melita, et Lopadusa. Floret Februario. vu. s8...~ Caulis fruticosus, ramosissimus , erectus , pedalis, et ultra juxta mea specimina, epidermide rimosa tectus, inferne teres, in ramulis supremis compr€s- so-tetragonus, sivè anceps, crebreque articulatus. Rami ludunt alterni,, vel oppositi. Folia ovato-lan- ceolata , ramulorum floriferorum ovata , et minora ; omnia acuta, integerrima, crassiucula, glauca , ses- silia , opposita , subtus punctata, majora quinque, vel sex lineas longa; quae in ramis superioribus , sita ad articulos, et internodio longiora. Flores'so- litarii, sessiles in apice ramulorum. Calyx quin- quephyllus , erecto-connivens,, seu campaniformis, foliolis ovatis, obtusis, aut vix acutis, glaucis, in- tegerrimis , dorso striatis, glabris, aut aspersis pilis paucis, fasciculatis,, longiusculis, saepe ramosis. Corolla lutea, calyce duplo longior. Petalorum un- gues longitudine laminae, dilatati,, idque eo magis, quo laminam appropinquant, supra nectariferi.. La- mina oblonga, obliqua. _ Questa specie non trovasi nell' Egitto, come sup- pose Linneo, ma fu per la prima volta scoperta dal Granger nell' isola. di Cipro, o nelle coste di Siria se- condo quello, che ne riferisce il Delile F/orae Esypt. illustr. nella Descr. de ? Eoypt. tom. 19. p. 102. li esemplari dell' Inula foetida L., che mi man- dò il Gussone , furono da lni raccolti nel luogo stes- so indicato dal Boccone per la sua Conyza Meliten- sis retusis foliis PI. Sic. p. 26. tab. 13. in pag. 25. fig. IV. a. K. L., sopra la quale Linneo fondò que- sta sua specie nelle Sp. pl. 1241. Ora esso Gu$sone mel rimèttermi tali esemplari mi avvisò, che avendo "egli esaminato i fiori di quest' Enola viva, li aveva trovati tutti uniformi, cioè flosculosi, e quinquefidi, e nello stesso tempo ermafroditi, di guisa che la pianta non poteva appartenere al genere Inula , ed 362 io pure avendone aperti parecchi di quelli , che egli mi favorì a parte, tuttochè secchi evidentemente mi confermarono, quanto il Gussone mi aveva annun- ziato. Con ciò credo di non dovere esitare a traspor- tare questa specie all'ordine della Polygamia aequa- lis, nel qual ordine però non essendo ancora, un genere, che bene le quadri, io ne faccio apposita- mente uno nuovo col nome di Orsina per onorare uno de' più indefessi, e più zelanti Botanici Italia- ni viventi il Sig. Antonio Orsini di Ascoli,, al quale la Flora Italiana deve le bellissime piante delle er- te, e difficili montagne del Piceno, e dell' Abruzzo. Ho adoperato poi il vccabolo Orsina,, perchè questo si possa agevolmente distinguere dal vocabolo Ursi- nia , col quale il Goertner additò un altro generè di piante. Classis Syngenesia . Ordo Polygamia aequalis. ORSINA Gen. nov. CaLaTHUS cylindraceus, squamis planis, arcte 1im- bricatis, apice squarrosis, intimis longioribus , rectis. CoroLLA universalis flosculosa , calycem aequans . Flosculi quinquefidi, aequales. STyLUs exertus; stigma bifidum , segmentis fili- formibus, revolutis. AcHeni1uM villosum. Pappus sessilis, simplex, sca- ber , achenio longior. Recerracuium nudum, planum, Ogs. Genus CrrsocomA huic nostro affine, sed dif- _fert sqamis calathi extus convexis,, flosculis ca- latho longioribus , stylo vix corollulas excedente , stigmatibus oblongis , depressis , involutis . ORSINA camphorata . Inula foetida Sp. pl. 1241. Zeraph. FI. Melit. thes. da 20. MA CID 363 Conyza Melitensis retusis folìis Bocc. Pl. sic. p. 20. tab. 13. in pag. 25. fig. IV. a. K. L. pessima. Ann? Reperitur in insula Melita sub coenobio Ca- ' pucinorum, etin insula Lopadusa. Floret Julio v. s. Caulis teres, erectus, vel ascendens, subpedalis , superne ramosus. Folia caulina obverse lanceolata , obtusa, leviterque retusa, subinde apice indivisa, acu- tiuscula, sparsa, sessilia , margine crispula, inte- gra, aut huc illuc denticulata ; ramea minora , non retusa, acutiuscula, numerosa, sparsa, uniformia. Rami breves, subaequales, patentes, sparsi, crebri , possim simplices, apice uniflori, subinde parce sub- divisi. Ex his fit racemus modo longus, modo bre- vis, prout variat numerus ramorum , totus foliatus . Sub quovis flore stant plura foliola lanceolato-linea- ria, patentia, vel recurva, brevia,, involucrantia . Calathus cylindraceus, crassiuculus , squamis lineari- bus, planis, arcte imbricatis, extimis omnium lon- gioribus , totis rectis, apice barbatis, reliquis apice squarroso, viridi-foliaceo instructis, cunctis linea me- dia dorsali plus minus virenti, marginibus membra- maceo-albidis, vel rubentibus. Corollulae aurei co- loris, vel ex aureo-rubentis, quinquefidae, laciniis aequalibus, recurvis. Stigmata puberula. Pappus ad lentem scaber , et fere subplumosus , sordide al- bo-ruffus,, flosculis paullulum brevior. Tota planta, praecipue superne, scabra glandulis creberrimis, mi~ nimis , hirsutiae immixtis, cdorem gratum fundens, ad odorem camphorae accedentem. _ Linneo nel parlare di questa specie disse: simil- lima Erigeroni foetido , sed floribus radiatis Sp. pl. 1242.; ma io ho mostrato, che in realtà non vi e- sistono fiori raggianti; onde ne verrebbe per conse- guenza, che le due piante dovrebbero essere la cosa stessa. Se però si rifletta , che le figure del Pluke- met, e del Hermanno addotte da Linneo all Frigeron Joetidum Sp. pl. 1213. rappresentano una pianta Afri- 364 cana diversa dalla nostra nell'aspetto per avere i fiori corimbosi , sorretti da peduncoli nudi, o quasi nudi, e per essere glabra, converrà ritenere, che un tale Erigeron sia distinto dalla nostra Orsina, o Inula , e per distinto se lo ebbe anche il Lamarck nell Enc. meth. bot. ed. Pad. tom. 3. p. 251. n. 30. Ora donde avvenne, che Linneo assegnò il raggio all' Jnula foetida ? Yo credo di non andare errato , se riferirò questa cosa ad una mala interpretazione di un' espressione di Paolo Boccone, il quale par- lando di questa pianta dice benissimo -Slores huic radiati PI. sic. p. 26. , ma con ciò allude alle squa- me più interne del calice, le quali essendo più lunghe delle altre, e più o meno biancheggianti, o rossastre formano un calice raggiante intorno ai fio- retti, il qual calice raggiante fu da lui persino espresso in quella sua rozzissima figura, che noi adducemmo di sopra. Venendo poi alle piante esotiche naturalizzate. in Malta, e riferite dal Signor Zeraffa nel presente li- bro, esse sono principalmente le seguenti: Aloysia citriodora ; Althaea rosea , A. ficifolia ; _Amaranthus caudatus ; Amygdalus communis , A. persica ; Cactus : Opuntia ; Canna indica ; Celosia cristata ; Chysanthe- mum indicum ; Citrus medica , C. medica b Limon ; Coix Lacryma ; Dianthus chinensis ; Gomphrena glo- bosa ; Gossypium herbaceum , G. religiosum ; Meliotro- pium peruvianum; Jasminum grandiflorum, J. Sambac ; Indigofora tinctoria ; Tpomaea purpurea ; Melia Aze- derach ; Musa Sapientum. lo però ritengo , che nel- la Flora di un paese non debbano entrare le piante esotiche , tuttochè ivi naturalizzate ; onde non posso in questa parte commendare il divisamento dell'Au- tore, il quale nel resto è degno di ogni elogio , e di incoraggimento a proseguire il suo interessante lavoro della Flora Maltese . AnTONIO BERTOLONI. 365 Icones algarum Europaearum. Représentation d' algues Européennes suivie de celle des especes exotiques les plus remarquables recemment découvertes, pubbliée par CO. A. Agardh Professeur a Lund etc. Livrai- son ae Leipsic Leopold Voss 1829. 8: Planches II — 20. P rimieramente si danno in questa seconda distri- buzione le tavole ancora mancanti di cinque specie descritte nella. prima, cioè: del Péerococcus Monas Ao. tab. 11, della. Palmella botryoides As. tab, 12. , della Palmella minuta Ag. tab. 13., della Palmella terminalis Ag. tab. 14., è della Tetraspora lubrica _ Ag. tab. 15, Le specie poi ora descritte in continua zione della serie della precedente distribuzione sono: 16. ULvA comPRESSA: fronde tubulosa compressa lineari ramosa, membrana celluloso-punctata , ramis simpliciusculis basi attenuatis Vab. 16. U. compressa Ag. Spec. alg. 2. p. 420. cum ple- risque synonymis . Nasce ovunque nel mare d' Europa. La bella fi- gua, che accompagna la descrizione di questa spe- cie, esprime assai bene una delle molte variazioni dell' Ulva compressa . -17. ULVA CLATHRATA-. fronde tubulosa filiformi viri- di-flavescente ramosa, ramis attenuatis, membra- na seriatim cellulosa, cellulis angulatis Yab. 17» U. clathrata Ag. Sp. alg. p. Vep cum synoni- ~~ mis. Si trova per tutto nel mare d' Europa, ed anche nelle acque dolci. Tl Gaudichand l'ha trovata ezian- dio nel mare australe. 18. CHONDRIA MUScCOIDES : fronde filiformi bipin- ' nata e , spinulis simplicibus crebenri~ mis Tab. Tom. II. 2A 366 4 Ch. muscoides Ag. " alg. p. 361. eum syno- _ nymis. Si trova nel mare Atlantico, nel Brasiliano, ed in quello dell' isola dell' Ascensione . 19. RyrIPHLAEA OBTUSILOBA: fronde submembra- nacea obsolete costata transversim nervosa bi- —.. pinnata dentata , dentibus multifidis Vab. 19. R. obtusiloba Ag. Syst. p. 161. È delle spiaggie del Brasile. î ao. RxrrPucLAz4a DuPEerRREvI: fronde submembra- nacea costata transversim dense striata lineari- -bipinnata , pinnis basi angustatis linearibus , i dentibus multifidis Tab. 20. Delle spiaggie della Martinicca . Delle due seguenti specie mancano le figure, che si daranno nel prossimo fascicclo . at. Prorococcus NIVALIS. globulis sanguineis sphae- ricis inaequali magnitudine . P. nivalis Ag. Syst. p. 13. cum gm qui bus adjiciantur È Palmella nivalis Kunze Bot. Zeit. 1825. p. 449- Hook. app. Parr. to. 2. il ined. Hook. in Edinb. journ. of. sc. vol. 1. p. 383. Si è osservato nelle nevi dele alpi dell Italia, della Francia, della Norvegia , dell'America setten- trionale,, e sopra le pietre calcari della Svezia più temperata . 22. Haemarococcus Nozrri à: globulis elliptico~ -sphaericis sanguineis includentibus granula conferta numerosa . Nasce ne' stagni dello Slesvic in primavera . Il Barone de Wrangel aveva creduto, che questa specie fosse la stessa della Lepraria Kermesina di Linneo,, lo che non è giusta l'osservazione del Si- grior Agardh. Aucipzca BrrrOLONI 367 Sopra la fiorita del Phormium tenax in Italia. Memoria del Prof. Antonio Bertoloni . N el tomo 16. p. 165. dell'Antologia , che si pub- blica in Firenze dal benemerito Sig. Vieusseux, in una lettera da me diretta al Sig. Marchese Cosimo Ridolfi parlai dell'ottima riuscita, che la coltiva- zione : del Phormium tenax aveva ottenuto in ltalia nel territorio di Sarzana in Liguria, e questa riu- scita io l' ho veduta di recente confermata con nuo- ve piantagioni di questa specie ivi fatte in un altro giardino di pertinenza del Sig. Marchese Gaetano Ollandini-Cipollini , dove i Phormium in meno di quattro anni esuberantemente accestirono, e le fo- glie loro divennero ben poco meno alte di quelle della pianta madre , da cui essi partivano. Ora que- sta pianta madre, che è quella stessa, alla. quale alludevo nella rammentata lettera al Sig. Marchese Ridolfi, nel mese di Giugno, e Luglio dello scorso anno 1829. venne per la prima volta a fiore, e frut- to, e credo altresì, che questa sia la prima volta, che il Phormium affidato in terra all'aria libera sia fiorito in Italia , almeno nell' Italia superiore, nel che certo noi fummo meno fortunati, che in Fran- cia, perchè colà si ebbe fiorita una pianta di Phor- mium tenax mel Giugno dell'anno 1812., come si rileva dalla lettera del Sig. Faujas di S.t Fond scrit- ta al Sig. Thouin, ed inserita nel tomo 19: p. 17Ô6. degli Annales du Museum d' histoire naturelle , e me- , glio ancora dalla Memoria dello stesso Faujas sopra il Phormium tenax ivi posta alla pag. 401., ed ac- compagnata dalla figura della pianta; ma questa nostra disavventura è stata ricompensata dal frutto perfettamente abbuonito , e maturo, che noi ne ab~ biamo ottenuto, e raccolto, il qual frutto non riuscì 368 _ nella pianta di Francia. Ed io trovandomi fortuna- tamente a Sarzana nell' estate dell'anno scorso po- tei a mio bell'agio esaminare quella pianta di PAor- mium in fiore, ed in frutto, e ritrarne dal vivo la descrizione , che ora ne porgo. ! PHORMIUM TENAX. Schult. Syst. veg. 7. par. 1., pag. 621. com omnibus synonymis . Suffr. Nascitur in Nova Zeelandia,, et in insula Norfolk plagae australis. Floruit in Italia in agro Sarzanensi mensibus Junio, Julioque. v. v. Ex radice assurgit latus caespes factus ex stipiti- bus partialibus, foliato-flabelliformibus , brevibus , perennantibus. Folia horum stipitum sunt disticha ,. alterna , arcte approximata , inferne compressa , al- tera alteram marginibus basis suae _superequitante , et amplexante , caeterum ibi surrecta , latissime ca- rinata ex conferruminatione laminae conduplicatae , marginibus liberis angustis, pariter conduplicatis , superne vero fiunt explanata , parce carinata , levi- ter canaliculata, recurvaque. Omnia sunt late li- nearia , acuminata, striata, margine cartilaginea , integerrima , acute carinata , marginibus , carinaque rubentibus, supra virida , subtus glaucescentia , sex- -septem pedes longa, tres et ultra pollices lata. È medio stipitis partialis foliaceo-flabellati prodit cau- lis annotinus erectus , circiter octopedalis, simplex , inferne ex tereti anceps, superne magis teres, stria- tus, foliosus, apice racemosus. EÉjus folia sunt alter- na, sessilia, basi vaginantia, orta ex linea caulina prominente, et curva, superiora successive breviora, caeterum foliis flabellorum perennantium similia, at longe minora. Racemus compositus , racemis partia- libus solitariis, dissitis, alternis, dichotome ramu- -losis. Rachis flexuosa,, alterne semicylindrica , et, qua respicit racemum partialem, caniculata. Bra- s69 eteae breves, sessiles, solitariae , demum aridae, et deciduae, sub quovis racemulo, divisionibusque ejus. Pedicelli apice expansi in parvum orbiculum flori- gerum, uniflorum. Flos sessilis, articulatus cum or- biculo, a quo arescens facile secedit. Perigonium cylindraceum, incurvum, sexpartitum; tubus bre- vissimus ; limbi laciniae duplicis ordinis,, striatae , margine membranaceae ; exteriores tres lanceolatae, acutae, strictae, ex flavo intense virentes ; interiores paulo latiores, oblongo-lanceolatae , obtusae , vel emarginatae , intensius flavicantes, strictae, apice pa- tulae. Genitalia exerta,, incurvata. Filamenta inae-' qualia, filiformia, crassiuscula, apice subulata . An- therae sagittatae, erectae, biloculares. Pistillum lon- gitudine fere staminum elatiorum. Ovarium trigo- num. Stylus filiformis, incurvus. Stigma simplex , truncatum, ore submarginato, pallidulo, expanso. Capsula acute triquetra , lateribus planis, levibus , incurva , glabra, longe rostrata , rostro trigono , ea- demque directione , at fortius,, incurvato , intus tri- locularis, matura nigrescens, decidua. Semina ob- longa , margine membranaceo cincta . Noi non avevamo cognizione del frutto di questa specie , che per mezzo della figura datane dal Gaert- ner sotto il nome di Chlamydia De fruct. et sem. 1. p> 71. tab. 18.; ma questa figura ricavata da un frutto secco portato dai viaggiatori mostra alcune diversità notabili da quello , che io ho trovato nel frutto fresco ; in essa la cassula è rappresentata con- torta, strisciata longitudinalmente, è terminata da un rostto molto più corto, e curvo in senso oppôsto _ alla curvatura della cassula stessa. Voglio credere , _che il contorcimento sia casuale, che il -rostro sia stato rotto, e che nel seccare abbia preso un'altra direzione ; le striscie longitudinali al certo nun esi- stono nel frutto fresco; questo però nel prosciugarsi asquista alcune rughe longitudinali assai tenui, le 370 _ ul possono avere somministrato al Gaertner l'idea delle striscie. Del resto poi dalla rigogliosa vegeta- zione della pianta coltivata a Sarzana rilevasi, quan- to questa vegetazione somigli a quella, che il Phor- mium suole avere nel paese nativo, descrittaci dal Sig. King. ( Ann. du Mus. d' hist. nat. tom. 19. p. 406. nella nota); onde io torno a ripetere , che le piantagioni de' Phormium sarebbero da moltiplicarsi in quel suolo, ed in generale nel suolo Ligure ne' luoghi incolti vicino al mare, perchè ne potrebbe ridondare non poco utile per il cordame più robu- sto, che se ne ritrarrebbe dalle foglie particolar- mente all' uopo della marina . Estratto di due lettere del Dottor Schiede al Prof. Schlechtendal di Berlino . Lettera prima. Popantla (1) 12. Febbraio 1829. Manao i miei cordiali saluti sì a lei, che a tutti coloro, i quali si interessano pel gran villag- gio Indiano, ove mi trovo già da due mesi, ed i cui contorni sto percorrendo. Riserbo ad una pros- sima lettera (2) le nuove del mio viaggio da Jalapa fino quì per due motivi, l'uno de' quali è di pote- re prima esaminare un altro tratto di paese, che promette molto, ed il secondo di non avere ancora in ordine le cose raccolte. Le piante, che ho rin- (1) Papantla è situata nella provincia di Veracruz a tramontana della città di questo nome sotto i gradi 20 ! di latitudine settentrio- nale. (2) Altre notizia de] Dott. Schiede troyansi nel tomo 4, del gior- male intitolato Linnaea , il quale è compilato dello stesso Professore £chlechtendal.. 371 _ venuto, non sono molte, giacchè quivi si trovano soltanto alberi, e questi altissimi, e talora mi è avvenuto di girare per metà della giornata non in- contrandomi che in due sole specie diverse. Gli esemplari raccolti sono per la maggior parte in frutto, pochi in fiore, ed alcuni non hanno nè l'uno, nè l'altro, particolarmente le Sapotacee . Colla prossima spedizione le manderò le mostre di molti legni (1), è con queste gli esemplari di sei .altre specie di piante officinali (2), le quali sono il Saccharum officinarum , il Croton sanguifluum INob. ined., da cui ricavasi un Sangue di drago preferi- bile a quello, che adoperasi in Europa , una specie forse di Rhus? , che dà il Copale ai Messicani, un al- tra pianta indeterminata senza fiori, e senza frutti , la quale somministra. agli indigeni la Gomma ela~ stica detta Ule , il Myrius Pimenta, e la Bixa Orel- lana (3). Sino ad ora ho pochi esemplari in frutto _della Sarsapariglia di questi contorni , spero trovarne 1) Questa spedizione aspettasi nel corso del corrente anno 1829. . a) Nell'occasione , che il Signor Schiede partiva per 1' America meridionale il Prof. Schlechtendal gli raccomandò di fare particolare ricerca deìle piante officìnali indigene , da cui derivano le droghe, che si adoperano tanto in Europa, che in America; giacchè queste piante essendo ancora in cran parte sconosciute , la loro scoperta diverrebba di grande utilità per lo scopo della medicina, e del commercio, e potrebbe eziandio servire. a farci adottare per gli usi medici quelle, che da noi non furono per anco poste in opera, Il Sig. Schiede pervenuto in America si è uniformato perfettamente alle brame del Prof. Schlechtendal, ed ha già mandato, ed è per mnandare altre piante di questa natura. Imperciocchè non avendo egli poderosi sussidii per fare fronte ad un costoso viaggio in così lontani paesi , ha cercato , e cerca di ritrarre un vantaggio dagli oggetti stessi, che va racceglien- do nelle regioni Messicane, cioè da piante secche, da animali, da le- gni, e da droghe medicinali ; onde chi bramasse di fare acquisto «lel- le cose suddette potrà diriggersi al Sig. Prof. Schlechtendal a Berline, o al Sig. Dott. Bartolomeo Biasoletto a 'Trieste. (3) il Dottore Schiede spedì in un primo invio le mostre di ale ni legni , e diverse piante officinali , tra le quali sono il Croton Eleu- teria , il Veratrunz Sabadilla ec. Tanto delle prime, che delle segen- de, se ne ha ancora da poter distribuire agli amatori. 372 di più in Misantla ; manderò una quantità delle sue radici , tanto più che deve essere differente da quel- la di Oribaza. Quivi nascono tre sorte di Vaniglia , le quali sono tra loro diverse nelle foglie, e nel frutto. Ve n'ha tra queste una qualità, o forse una varietà, la quale non fu mai posta in commercio , e questa ha i frutti molto più grandi, motivo per cui essi non prosciugano mai bene. In una farma- cia di Jalapa ho trovato una sostanza astringente sotto il nome di KNanchi, la quale deriva da 'una Malpighia , che cresce vicino a Tecoluta (1), nel qual paese ho viaggiato per otto giorni seguendo il corso del rio di Tecoluta, e per quanto mi vien detto trovasi ancora in tutta la costa di Veracruz. Tra i medicinali di questi paesi il JNanchi è' uno de' più interestanti. Le ne mando, acciocchè vegga di introdurlo tra noi. Îl frutto della Malpighia , di che parlo, è acidetto, ed è mangiato dagli indige- ni. Non mi è accaduto ancora di imbattermi nel Convolvulus Jalapa ; ma spero ritrovarlo nel viaggio da Misantla a Jalapa. Ho saputo, che il paese, donde viene portato, è piuttosto freddo. La carta, nella quale scrivo , sorbe l'inchiostro fuori di mo- do. Pare, che l'arte di scrivere quì sia poco in uso, ed io deggio valermi di carta da Sigari, e per inchiostro adopro il sugo d'una pianta, da cui traggo il nero colore col mescolarvi l'alume (2). Questa pianta è di un bell'aspetto, ed è forse una Acantacea , ma non posso determinarla, perchè è pri- va di fiori, e di frutti. Domenica anderò a Misantlà passando per Tecoluta, e Nantla. q (1) Tecoluta è un villaggio situato , dove il rio Teco'nta sbocca in mare, e questo villaggio giace un poco più a mezzogiurno , cha Papantla . a) Questo inchiostro à nerastro, e mostra il colore blù soltanto de- ve si è slargato, ed ha trappassato la carta. Abliamo dell'inchinstiro in Europa, che dà una tinta ben peggiore di questa. : 373 Lettera seconda . be! Misantla (1) 1." Marzo 1829. H. consumato sette interi giorni per venire sin quì. Misantla è più piccola di Pipantla,, ma non molto. Ha tre in quattro mila abitanti, ed è situa- ta in uno de' più ameni contorni, che in questi paesi abbia finora veduto, attorniata da basse, e selvose colline , dietro alle quali , specialmente a le- vante , s'innalzano montagne scoscese. Îl suo clima è alquanto più fresco, specialmente verso le monta- gne anzidette. La vegetazione nel generale è simile a quella di Papantla, ma è più ricca di specie, particolarmente verso il rio di Misantla , ove ne tro~ vai alcune, che in Papantla non avevo trovate. Articolo di lettera del Dottor Carlo Bertero all'Avvocato Luigi Colla scritta da Valpa- raiso in data dei 28. Novembre 1829. fl, écorni di ritorno da Quillota già da due giorni. Quantunque assai occupato, e debole voglio giovar- mi della partenza del Carlo Adolfo di Bordeaux per mandarvi queste due righe. Una grave malattia , che è durata circa dieci giorni, mi ha posto in _uno stato, che non è il più piacevole; tuttavia ora _sto meglio, ma non posso fare ancor nulla, tenen- domi appena ritto. Îl ventre ha sofferto molto, e _le coliche , quantunque meno gagliarde ; non cessa- . _no di tormentarmi. Nel mio soggiorno a Quillota ca —w4 stn wit grutta gne —_ (1) Misantla è situata circa un mezzo grado più a tramontana, chì Papantla ,; e ne è ancora più vicina al mare. 34 ho faticato assai , posseggo circa diciotto mila esem- plari bellissimi di piante secche, molti de' quali «ppartengono a specie rarissime, ed alcuni a specie nuove, siccome io credo. Ho fatto parecchi nuovi generi ; resta a vedere, se questi saranno ricevuti. Frattanto vi prevengo, che ne ho fatto uno per conto della Signora Billotti, il quale non farà torto alla vostra Billotia , e VY ho chiamato Tecophilaea . È una pianta cara; nasce da semi, e da bulbi, come potrete sperimentare dai saggi, che vi mando, degli uni, e degli altri. Il fiore ha il colore, e quasi la figura di una Violetta ; onde io ho chiamato la pianta col nome di Tecophilaea violaeflora . OssERVAZIONI intorno alle metamorfosi del girino della rana comune , fatte dal dottor Mauro Rusconr. C Annali universali di Medicina di Omodei Vol. 51. pag. 417 -26. Settembre 1829. , con una tavola. EsTRATTO I, celebre anatomico e naturalista Signor Mauro Rusconi che ha di già arrichito la Scienza di molti ed importantissimi lavori intorno lo sviluppo delle larve dei rettili (1), è che con rara industria ha seguito in codesti animali lo sviluppo e trasforma- zione, singolarmente del sistema irrigatore sangui- gno, pubblica ora in questo scritto delle ulteriori osservazioni relative ai cambiamenti che avvengono (1) Parecchie delle opere del Rusconi relative a questo argomente sono già citate nel tomo I. di questi Annali pag. 200. nota 1. Ma del- 1' ultimo suo lavoro intitolato — Développement de la grenouille com- mune depuis le moment de sa naissance jusqu" a son état parfeit — non è pubblicata che la prima parte , ornata di quattro tavole;. prometta però l'autore che anche la seconda vedrà quantu prima la luce, «è questa articolo è appunto estratto dalla seconda parta inedita . mi __ ulu lii 3735 nel sistema 6sseo del girino quando ciati à la forma di rana. Se si esamina , dice l'autore, la testa del girino quando le sue gambe grosse molto dan a divedere che la metamorfosi è vicina, si trova che il cranio è formato da tre occipitali, uno medio, e due la- terali, due frontali rudimentarj, dall'etmoide , dal- lo sfenoide , da due ossi petrosi che si continuano in una cartilagine alquanto larga e lunga assai, la quale tien luogo dell'osso quadrato degli uccelli, poichè è ad essa che la mascella inferiore si annoda. La mascella superiore si compone principalmente di due pezzi sostenuti da due ossa nasali, in propor- zione molto estese, alle quali sono uniti ancora due intermascellari nello stato di rudimento. La ma- scella inferiore, formata di quattro pezzi, due oc- cupano il centro, due i lati, e questi ultimi sono propriamente parlando i rami della mascella. L'osso joide di struttura molto complicata nel gi- Tino presenta sette pezzi principali , due anteriori , uno medio, due laterali, e due trasversi e poste- riori. Quest'osso è legato al quadrato, laddove for~ ma una prominenza cartilaginea in foggia di lingua, ed è tenuto fisso in questo luogo da tessuto cellula- re, e particolarmente da un muscolo che dal mar- gine anteriore dell' anzidetta cartilagine va ad inse~ rirsi sull estremità del pezzo laterale: questo mu- scolo dopo la metamoriosi diventa il digastrico. I due pezzi anteriori dell' osso joide mancano nei pri- mordj dello sviluppo dello girino, e si manifestano solo allorquando si va sviluppando la lingua. Oltre le indicate regioni ossee la testa del girino è munita ancora degli archetti branchiali dei quali se. _ne enumerano quattro per ciascun lato: tutti si con~ giungono colle cartilagini, o pezzi joidei trasversi po-~ _ steriori muniti, di apofisi in forma di croce destinata a sostenere gli archi; questi colla loro estremità pô~ 376 steriore sonò sospesi agli ossi petrosi ed ai margini laterali degli ossi quadrati. Notar si deve, che tranne l'osso sfenoide, i tre occipitali , ed una -por- zione de' parietali, tutte le altre ossa sono nello stato cartilaginoso.. Premessi questi brevi cenni pas- sa l'autore a parlare de' cambiamenti che accado- no nella testa del girino durante i cinque piole in cui si compie la metamorfosi . Verso la fine del secondo mese dopo la focundat i. ne dell' novo, talvolta prima e talvolta dopo, secondo il caldo diverso della stagione, ed altre circostanze più o meno favorevoli allo sviluppo del girino , ap- pajono verso la metà del di lui corpo due promi- nenze prodotte dai gomiti delle gambe anteriori che sollevano e spingono in fuori la pelle il che mostra vicina l'epoca della metamorfosi . Osservando in al- lora le aperture branchiali si vedono spuntar fuori dalle medesime le dita, e poscia tutte intere le gambe anteriori squarciandosi la pelle : nello stesso tempo appare allo innanzi delle narici una linea trasversa di color-gialliccio, la quale discende al- cun poco nei lati, e poscia si piega all' indietro ; questa linea è prodotta dalla nuova mascella supe- riore che si va formando. All'apparire di questa linea l'assorbimento dei linfatici diventa attivissimo, per lo che il girino si trasforma in rana quasi ad occhi vegenti: le piegoline trasversali di cui il suo becco è munito, non che il gran labbro circolare e frastagliato scompajono in brevissimo tempo. Le due cartilagini che nel girino , come si è detto, forma- vano la mascella superiore, impiccoliscono , si sepa- rano l'una dall'altra , e poscia scompajono. Le ossa nasali, tanto estese, vengono pure assorbite, e di esse non rimane che la parte posteriore, la quale poco a poco acquista durezza ossea. Anche gli ossi intermascellari che sotto forma rudimenta- ria esistevano nel girino si indurano, si allungano Ì ITT allo innanzi e vanno ad occupare la posizione loro naturale. Le ossa frontali si allungano anch' esse verso la linea media della testa e verso i lati. Le ossa mascellari maggiori , i rudimenti delle quali appajono nel tempo stesso in cui si manifesta la li- nea gialliccia sopra menzionata , si allungano all' in- dietro , ed avvicinandosi colla loro estremità _poste- riore alla esterna estremità del frontale , si collegano con una sostanza tendinosa che in processo di tempo diventa l' osso zigomatico. L' osso quadrato degene- ra prontamente in una sostanza molle nella sua re- gione anteriore, la quale viene assorbita , quando invece la posteriore compone l'osso detto dal Signor Cuvier il timpanico . I pezzi medii della mascella inferiore sono in par- te assorbiti, in parte indurandosi di più trasformansi in quei due ossicini che nelle rane sono visibili alla sinfisi della mascella inferiore, e che distinti non furono dal succitato illustre autore. I pezzi che nel girino componevano i rami della mascella stessa si raddrizzano, dirtigonsi allo indietro e di mano in ma- no che l'osso quadrato si converte nel timpanico i due rami si allungano e diventano alla fine l' ossa _ principali della mascella inferiore. Gli ossi pteri- goidei ed i palatini, non che gli ossicini che si osservano alla articolazione della mascella inferiore della rana , nascono interamente durante la meta~ morfosi . In quanto alle mutazioni cui soggiace l'osso joide sono facilissime a vedersi: i pezzi trasversi posterio- _ri che sostenevano gli archi branchiali si restringono _notabilmente, e dopo che gli archi stessi furono _del tutto assorbiti,, i lati interni dei suddetti pezzi _si trasformano nelle due corna posteriori. I due pezzi laterali diventano i due lunghi rami (ossi sti~ _louidei ) che vanno ad attacarsi agli ossi petrosi: sul- la regione anteriore di questi lunghi rami applicansi sg sotto forma di apofisi uncinata i due pezzi anteriori dell' osso joide del girino (corna anteriori); e per ultimo il pezzo medio notabilmente allargandosi co- stituisce il corpo del osso joide che sostiene, ed al quale si uniscono le descritte produzioni ,' o corna. Per _ultimo la cute che copre il petto e le spalle del girino a poco a poco si attacca a quella. delle zampe anteriori, per cui le aperture per le quali il. girino , durante il primo e secondo giorno della me~ tamorfosi , soleva gettar fuori l'acqua nell'atto del respirare , si C vilidana , edin allora costretto a re~ spirare l'aria atmosferica fa ogni sforzo onde uscire dall elemento in cui è nato, tuttocchè egli mostri ancora una gran parte delle sue branchie , pè una porzione di DM te questa memoria è unita una tavola coritenentè mit. figure ,/la 1.*, 3. 4. 6. 8. 9. e 10: delle quali rappresentano il cie del girino ingrandito , eda vari gradi di sviluppo in posizioni diverse; la 2.* l'osso joide del girino; la 5. e 6. la testa. di un girino nel secondo e terzo giorno di trasformazione ; e le ultime due mostrano in posizioni diverse la te- sta dello scheletro di una rana adulta, unitamente all' osso joide nella naturale situazione. Nota intorno ùn verme intestinale trovato nell' Ardea purpurea ; di Antonio Alessandrini . Na giorno delli 24. Settembre p. p., notomiz- zando un individuo femmina della specie di Aghirone detto dagli Ornitologisti Ardea purpurea , rinvenni, nel tessuto celluloso sotto integumentale ed intermu- scolare occupante la faccia interna del ramo sinistro della. mascella inferiore, un verme che al primo aspetto mi parve una Filaria. Tentai, adoprando 379 la massima diligenza di estrarlo intero ciò che mi. riuscì impossibile non tanto pei molti ravvolgimenti che il verme stesso formava intorno ai muscoli ed al sinistro corno dell' osso joide , quanto per essere stato troncato in più pezzi dal colpo d'arma da fuoco che uccise l'aghirone. Raccolte ciò non ostan- te le diverse porzioni del verme ed insieme accoz- zate potei determinarne approssimativamente la spe- cie, e mi parve che questo individuo riportar si do- vesse' alla Filaria attenuata del celebre elmintologo Rudolphi (1). Questo individuo presentava però la _singolarità di essere straordinariamente lungo, ar- rivando l'intera sua lunghezza ai quarantasei centi- metri (a), nè la sua grossezza era quale si osserva ordinariamente in sì fatti animali eccedendo quasi il mezzo millimetro. Curioso di rinvenire la cagione di questo rigonfiamento del verme sottoposi un brano di esso al microscopio del celebre Amici, ed osser- vatolo colla lente del primo ingrandimento trovai , che nella cavità centrale del verme stesso oltre il canale alimentare , visibilissimo perchè alquanto più opaco di tutte le altre parti circostanti , era conte- muto un altro tubo assai più largo, meno tortuoso dell'intestino,, che però di tratto in tratto presen- tava dei restringimenti irregolari. La cavità di que- sto canale che chiamerò l' utero od ovidutto era. riem- piuta di un liquido trasparentissimo entro il quale 1) Entozoorum Synopsis Berolini 1819, pag. 208. 2) Filarie del tutto simili, in numero di otto o dieci _insie- me strettamente rageruppate ma molto più brevi le trovai, nell' e- state del 1845, entro le cellule aeree addominali superiori presso al- la regione anteriore dei reni di un Falco pojana Falco buteo Linn., Z conservo nel gabinetto di anat. comparata di questa Università al « 945. Indubitatamente i pezzi de!la filaria che descrivo appartenevano ad mn solo individuo , gfacchè avendoli tutti raccolti ed esaminati colla massima diligenza rinvenni una sola estremità caudale, di più la lun- ghezza del verme quantunque notabile era però in proporzione dalla di lui grossezza , 380 guizzavano migliaja di piccolissimi vermetti agilis- simi, i quali talvolta muovevansi progredendo allo innanzi col ripiegare tortuosamente il loro corpo, tal- l'altra fermi sempre nello stesso luogo ripiegavano cor somma cellerità il corpo in forma di circolo or in alto ora in basso. Non tutti questi vermetti pre- sentavano la stessa grandezza, i maggiori, visibili anche ad occhio nudo, erano lunghi tre deeimilli- metri e questi occupavano le regioni dell' utero mag giormente dilatate laddove i più piccoli limitavansi nei restringimenti. Era tanta la copia di questi ver- mi che con somma difficoltà cangiar potevano di po- sizione e ciò accadeva soltanto presso le estremità troncate della filaria perchè molti uscivano dalla medesima e nuotavano liberi nel fluido entro il qua- le era immerso il verme. Sottopposti successivamente al microscopio i pezzi staccati della filaria tutti presentarono la stessa par-. ticolarità , per modo che asserire si può che in que- sti animali l'utero di forma allungatissima, singo- larmente allorquando contiene i piccoli già svilup- pati, occupa tutta la lunghezza del corpo della ma- dre estendendosi dal collo fin presso la estremità caudale. Questi fatti non sono da me riferiti che in conferma di quanto era già stato osservato sullô stes- so genere di entozoi dal celebre citato Rudolphi (pag. 204. e seguenti ): ma un altro ne debbo ag- giugnere non meno importante e che parmi meritar possa l'attenzion dei dotti naturalisti , ed è che le piccolissime filarie possono non solo vivere per più giorni entro l'ovidutto, morta essendo ed in più pez- zi divisa la madre che li contiene, ma di più con- tinuano. a vivere anche fuori dell'ovidutto, come chiaramente lo dimostrano le seguenti osservazioni . Allorquando cavai fuori dell' Aghirone la filaria, quello era di già stato ucciso trentasei ore prima; _ i diversi pezzi del verme all'atto di estrarli non PU IP OE 381 diedero verun indizio di vita: onde osservarli. con comodo e per ripulirli dal sangue da cui erano imbra~ tati li immersi nell'acqua pura frequentemente rin- novata , e passarono altre dodici orè e quindi due interi giorni, prima che mi accorgessi del fenomeno indicato dell'esistenza cioè dei piccoli viventi nel- l'ovidutto della filaria; ciò non ostante mostraronsi vi- vacissimi nella prima osservazione , è tali si manten- nero per altre tre intere giornate ; ne quelli soltan- to che rimanevano sempre entro l' ovidutto ma gli al- tri ancora sparsi in gran copia nell'acqua , nella quale collocato avevo da prima la filaria , e che ebbi cura di conservare fino al termine di questi miei esperimenti .. La camera alla temperatura dei quattor- dici gradi del termometro di Reaumur non presentò notabili variazioni nei Varj' giorni in cui duraro~ no le osservazioni, ne questa temperatura piuttosto _ bassa in confronto di quella in cui vivono abitual- mente si fatti animali servì à intorpidirli o renderli meno agili, questo accadde soltanto allorquando per semplice curiosità ne immersi parecchj in acqua. a soli quattro gradi di calore, giacchè in questa bassa _ temperatura in breve perdettero tutti qualunque mo-, vimento nè lo riacquistarono: ridonando all'acqua la _ prima temperatura ed anche aumentandola ad un gra- do molto più forte. Sottoposta al microscopio una goccia d' acqua contenente molte delle piccole fila- rie, e disposto un filo metallico di rame e zinco in modo che una piccola. corrente ellettrica. attraver- sasse la goccia, i vermetti alla prima applicazione si agitarono con maggior violenza incurvandosi con - molta rapidità in forma d'archi, o di circoli, ma dopo pochi secondi perdettero qualunque movimento e furono attratti verso il polo zinco: tolto il filo metallico, aggiunta nuova acqua, anche più calda, non riacquistarono verum movimento nè diedero più in- _ dizio di vita . Poche stille d'acqua coobata di lau- Tom. IL. 25. / I 332 ro ceraso uccidevano prontamente i vermetti abben- chè nuotanti in notabile quantità d'acqua ; li ueci- deva ancora il landano liquido, ma in una dose tripla di quella dell'acqua coobata di lauro ceraso nè l'azione del laudano era così pronta come nel primo caso. Feci dei tentativi con parecchie altre sostanze ma non mi presentarono tali risultati che meritar possino di, essere notati . Sul terminare della terza giornata da che incomin- ciai gli esperimenti i piccoli animaluzzi , tanto quel- li contenuti ancora nell'ovidutto, quanti gli altri immersi nell' acqua cominciarono a mostrarsi più torpidi nei loro movimenti: il liquido contenuto nel- l'ovidutto stesso perduto aveva della propria traspa- renza e galleggiavano nel medesimo oltre i vermetti anche delle piccole molecole quasi opache come pic- coli brani di membrana decomposta. Verso la metà del quarto giorno le piccole filarie dell' ovidutto non più si movevano, e siccome il verme cominciava a scomporsi e minacciava di passare in putrefazione lo immersi nello spirito di vino. I vermetti conservati nell' acqua diedero segni di vita, principalmente quelli raccolti nel secondo e terzo giorno degli e- sperimenti , fino verso la metà del quinto giorno : ed osservai con sorpresa che questi stessi vermetti ac- quistato avevano una mole alcun poco maggiore di quella che mostrarono allorchè li esaminai la prima volta nello stesso liquido, invece tutti quelli conte- muti nell' ovidutto si mantennero sempre della stes- sa mole ne i più piccoli pervennero mai ad acqui- stare il volume dei maggiori, molto meno poi ab- bandonarono la porzione di ovidutto entro la "quale sembravano per così dire incarcerati, e dalle estre- mità troncate del medesimo, uscivan fuori quelli sol- tanto che pervenuti erano al completo sviluppo intra- uterino . Oltrepassato il quinto giorno i vermetti già morti prontamente si sciolsero entro il liquido in cui LI 383 erano immersi, e totalmente scomparvero: l'acqua che cominciava ad. imputridire , mostrossi dopo poche ore torbida , e sopracarica di infusori . Tanto: i pezzi della grande filaria che ho descritto, quanto ancora molti dei piccolissimi individui con- tenuti nell'ovidutto, e conservati fra due lamine di vetro, sono stati collocati nel gabinetto di Anatomia comparata di questa Università À N.' 1175. MuELLER GIO. , Sul circolo del sangue visibile nel fegato di giovani larve di Salamandre . ( Archiv fùr Anatomie und Physiologie, pag. 182 - ~~ 191., 1. Semestre 1829.) — uasi mai si è potuto osservare il circolo del sangue in parti viventi non diafane, molto meno poi in un viscere compatto e glandolare; che se pure pervenire si potesse a superare tutte le difficoltà , quanto importante sarebbe una tale osservazione ié stituita nel fegato nel quale oltre il sistema partico- lare dei canali escretorii esiste ancora un triplice or- dine di vasi sanguigni. Per lungo tempo ho creduto del tutto impossibili siffate ricerche, ma un caso fe- lice mi ha dato occasione di seguire e vedere di- stintamente , mediante una lente semplice, il circo- lo sanguigno in questo viscere opaco, e con quella medesima chiarezza con cui si vede, mediante il mi- croscopio composto, nelle parti ed organi diafani. So- no a tutti note le osservazioni microscopiche istituite intorno il movimento del sangue nell'animale viven- te, e le parti che per la loro. diafaneità meglio si prestano a questi esperimenti sono , la. pelle nata- toria interposta alle dita delle rane ; la coda dei gi- rini delle rane stesse; i polmoni delle rane, delle _salamandre , delle lucertole; le ali del pipistrello; 384 _ i) mesenterio, anche di parecchj mammiferi ;' la ve-. scica orinaria della rana; il pulcino nei primordi del suo sviluppo ; i giovani pesciolini ; le branchie del proteo, è delle larve delle salamandre, e dei rospi ; finalmente alcuni animali invertebrati trasparenti, p. e. le najadi,, le sanguisughe , certi crostacei ed in- setti... i Le osservazioni migroscopiche istituite per tal modo dimostrano , che molte ipotesi relative al modo di terminare o di incominciare dei vasi, singolarmente sanguigni , non hanno verun fondamento ; e che non esistono , almeno nella ma ggior parte degli animali, nè libere estremità di vasi sanguigni esalanti , nè estremità assorbenti, nè le tante specie di vasi ca- pillari i ipoteticameute ammesse p.e i capillari lin- Jfatici arteriosi , linfatici venosi , linfatici sierosi è si- mili. Le più esatte osservazioni , da scrittori accre- ditatissimi in tutte le suindicate parti istituite , han- sempre dimostrato che i vasi sanguiferi mai terminano liberamente , ma che invece tutte le diramazioni delle arterie passano, mediante anastamosi retiformi, a congiungersi con esili estremità venose . Ora se que- ste reti di anastomosi , e non già delle libere estre- mità vascolari si vedono nei mesenterj trasparenti di animali anche mammiferi , e se questi mesenterj ri- sultanti dalla. duplicatura del peritoneo esalano di continuo l'umore sieroso, quantunque nei medesimi non si vedano estremità libere ed aperte. di vasi, forza è conchiudere che siffatte secrezioni ed esa- lazioni operare si possono mancando ancora le indi. cate modificazioni nei vasi . Affinchè però questo mo- do di argomentare acquistasse ancora maggior forza ed evidenza necessario sarebbe dimostrare che il cir- colo del sangue, e la disposizione dei vasi , trovasi nella stessa condizione anche nelle parti opache, e nel parenchima dei visceri. Questa osservazione è possibile , ed è stata da me più volte ripettuta nel 385 fegàto' delle. larve di Salamandre acquatiche ap- partenenti alle specie dette dai naturalisti Sal. exi- gua Laur. et'Sal. platicauda Ad: Aub., è singolar- mente allorquando codesti animaletti , non molto in- noltrati nel loro sviluppo , hanno all'incirca la lun- ghezza di i15.:lineè . Anche in questo caso ognuno può co'. proprj''occhj cônvincersi ,. Che le arterie non hanno altrò niodo: di terminare che inosculandosi col- le vene mei' fini intrecci retiformi ; e che simili ana- stomosi, visibilissime mostrano il: continuo passaggio di vere molecole o globoli sanguigni disposti in se- rie. kineari -dalle arterie nelle vene : questo modo di comunicazione dei vasi , e di';passaggio del sangue dalle 'arterie nelle vene offre la più bella e la. più importante: scena che immaginare:si possa nèl fega- tò delle piccole salamandre',: fenomeno che imprenms do a descrivere con qualche estensione . Nel mese di maggio del corrente arino (1829. ) nel mentre che ero intento ad:'altre ricerche sopra alcune, larve «viventi di Salamandre acquajuole, vi- di con maraviglia , nell'aprire il cavo addominale , un vasoisanguigno insigne scorrente sul fegato ap- pianato, entro:il qual vaso, anche ad occhio mnu- do, potei osservare il movimento ondulatorio dél san- gue, è come. nel medesimo si scaricavanô molte al- tre vene provenienti dalla sostanza del fegato. Os- servate queste stesse parti esposte alla viva luce del sole e con una lente semplice che ingrandiva tre volte l'oggetto', mi fu ben facile vedere il movimen- to del sangue anche nei mihimi vasi scorrenti. sul- la superficie del fégato ed aventi tale calibro da po- tére ammettere una sola serie di globuli ; in questo intreccio più fino dei vasi. comunicavano evidente- mente le arterie colle vene , énsomma il circolo del sangue. mostravasi nei vasi del fegato con quella stessa chiarezza, e quasi direi anche più distinta- mente , di quello osservare sig possa nelle parti. dia- 386 fane coll'ajuto di un microscopio di notabile in~ grandimento. Veduto ciò cercai di determinare esattamente la qualità dei vasi sanguigni visibili superficialmente nel fegato delle anzidette larve , onde procedere ordinatamente ad ulteriori osservazioni. Îl grosso va- so che scorre sulla regione destra del fegato super ficialmente è la vena cava inferiore ; dalla colonna vertebrale essa si dirige verso uno dei lobuli del fe- gato scorre da prima superficialmente sul viscere , poscia nel medesimo profondamente si immerge. Nel- la Salamandra adulta ingrossandosi molto di più il fegato cinge e nasconde sempre più la predetta ve- na la quale non e più visibile alla superficie del vi- scere. La cava anche in questi animali riceve evi- dentemente i tronchi delle vene epatiche, le quali sotto angoli acuti sboccano nella medesima occupan- do le inserzioni tutto quel tratto di questa grossa vena che attraversa la sostanza epatica . Verso la faccia inferiore del fegato ascende un altro insigne tronco sanguigno cioè la vena porta: anche quivi per la sottigliezza del viscere si può se- : guire la divisione della predetta vena dai maggiori tronchi ai minimi rami . La sostanza nel fegato del- la larva di salamandra , poco innoltrata nello svi- luppo,, è molle, di color giallo palido , analogo al tuorlo del uovo: esaminata l'intima di lei tessitura si trova dividersi la medesima in tante parti od aci- ni prolungati , cilindroidi, troncati alla loro estremi- tà, e giacenti in varie direzioni : codesti acini han- mo una lontana rassomiglianza colle parti elementa- ri componenti il fegato del pulcino nei primordi di sua formazione nell'uovo sottoposto alla covatura;. queste parti elementari hanno la figura di piccolis- simi sachettini od intestinuli ciechi ellevantisi col cie- co fondo quasi libero verso la superficie del viscere , diretti colla opposta, e raggruppati verso il centro , 387 le quali ultime particolarità non sono però tanto evi- denti nel fegato delle più volte nominate larve. Relativamente al movimento del sangue, veduto nel modo già indicato nel fegato delle piccole sa- lamandre ; in tutta la sostanza del viscere, e nel finissimo tessuto interposto ai di lui accini allungati sono visibili delle esilissime correnti nelle quali i globuli del sangue dispongonsi in una sola linea per la ristrettezza dello spazio che devono percorrere. Queste correnti incontrandosi sotto angoli acuti riu- nisconsi per formarne delle maggiori , e queste an- cora si imboccano le une nelle altre e ne risultano per ultimo i principali tronchi delle vene epatiche terminate, come lo abbiamo detto di sopra, nella ve- na cava, ed il sangue refluo dal fegato entra da ambi i lati e si confonde con quello contenuta nel- la cava stessa nell'atto che attraversa il viscere. Sorprende veramente in queste osservazioni il ve- dere che i globoli del sangue distintissimi scorrono , senza mostrarsi contenuti entro vasi proprj visibili , tra gli ammassi degli acini, e tra gli acini stessi e divenendo superficiali verso l'orlo del fegato van- no poscia a comporre i tronchi delle vene epatiche : invece le diramazioni della vena porta , nelle quali il liquido scorre in direzione opposta, entrano nel viscere per la di lui faccia inferiore , si dividono in minimi vasi che versano il sangue nelle piccole cor- renti anzidette che costituiscono il sistema delle ve- ne epatiche. Chiunque veda per la prima volta co- desta scena portentosa , singolarmente in un organo glandolare , potrebbe essere facilmente indotto a cre- dere che i globoli del sangue nelle minime correnti non fossero da vascolari pareti circondati, ma che _ scorressero in piccoli solchi o, canaletti scavati negli interstizj degli acini : questa però non è la mia o- pinione , giacchè molte altre ricerche istituite , prin- cipalmentè sopra preparazioni finamente injettate , 388 mi hanno dimostrato, che le più esili correnti di sangue, anche negli organi di tessuto glandolare , hanno per limite se non'una parete evidenteménte membranosa,, almeno uno strato di mucosità adden- ' sata la quale mucosità , perfezionandosi poscia lo - sviluppo , diventa vero tessuto membranoso vera pa- rete muscolare.. Osservando , a cagion d'esempio, gli acini della sostanza corticale dei reni negli animali giovanissimi , nei quali acini i Vasi sanguigni mo- stransi anche più circonvoluti che non lo sono in quelli del fegato , ciascun acino è inviluppato da una finissima rete dei predetti vasi nella qual rete circolano i globoli e passano dalle arterie nelle ve- ne sempre però inviluppati da esilissime tuniche, che per la loro trasparenza, e per la maggiore. opacità dei globoli rossi sanguigni non sono facilmente di- scernibili , I Lè correnti di sangue che meglio cadono sott' oc- ' chio nel fegato delle. larve delle salamandre quel- le sono che più si avvicinano all'orlo del viscere , essendo quivi più fine e meglio osservandosi il'pas- _ saggio del sangue dai rami della porta alle vene e- patiche : quivi ancora sono tanto esili le correnti che si compongono di una sola serie di globoli , e mostra- no così la più fina divisione dei vasi e l' immedia- to passaggio del liquido circolante dal sistema che lo trasporta al viscere a quello per cui è di muovo ricondotto al di fuori. Nè quivi , come meglio si ve- de: ancora e si dimostra nelle parti trasparenti, esi- ste altra più fina divisione di vasi sanguigni di quel- la infuori che contiene una sola seriedi globuli, ed è principalmente questo sistema di finissimi vasi, ben lontano però dal presentare l'esilissima ed im- maginaria mole dei pretesi capillari, che mette in comunicazione diretta i vasi inferenti il liquido ri- paratore cogli efferenti . Quali punti più interessanti della mia osservazio- i 889 ne considero ancora i seguenti. 1.? Il sangue scorre tanto nella vena cava, quanto in tutti i rami. delle vene epatiche con movimento oendoso o per impulsi i- socroni colle contrazioni dél: ventricolo del cuore : 2." La cava nel movimento ondoso del sangue non cambia il suo diametro ; lo stesso dicasi ancora del- la porta: 3.? Non è sensibile veruna differenza di colore nel sangue contenuto nei tronchi e nei rami _ delle vene epatiche e della porta. _ Osservati ripetutamente i descritti fenomeni nel fegato delle giovani salamandre volli rinovare anco- ra ià miei esperimenti alla presenza di testimonj ben pratici nell'osservare onde convincermi pienamente della esattezza e verità dei fatti più volte. veduti. Questi testimonj furono principalmente il _professore Kilian, il Dott, Kaufmann, ed il mio amico 'profes~ sore Puggè, e tutti videro:il movimento del sangue nel fegato come l'ho superiormente descritto .!? Le. larve che mi parvero più addattate per 'que- ste osservazioni avevano di lunghezza , dalla estremi- tà della testa all'ano, sétte linee e mezzo; dalla testa all'estremità della coda. quindici linee. ( del pollice del reno): erano state prese verso la metà di maggio ; alla felice riuscita degli esperimenti meglio giova che siano alquanto più grandi piuttostocchè più giovani e più molli. Non tutte quelle che han- no le anzidette qualità dir $i possono idonee all' uo- po; quantunque ciascuna. somministrar_ possa qual- che soggetto degno dell'attenzione dell' osservatore , però quelle soltanto che dottate sono di grande e- nergia vitale mostreranno più chiaramente il movi- mento circolatorio del sangue nel fegato: e dire si può, generalmente parlando, che tra quattro o cin- que delle dette larve di recente estratte dall'acqua una se ne troverà della qualità ricercata. Onde te- nerle ferme e meglio assoggettarle alla osservazione colla lente , è neccessario di troncar loro colle for- 390 bici la coda e le zampe , nè queste mutilazioni pro~ ducono notabile emorragia , infatti anche ridotte in questo stato hanno continuato a vivere ed a mo- strare il fenomeno del circolo talvolta per quasi un'ora. i Ugualmente come nel fegato anche nelle altre par- ti e visceri della giovine salamandra si può, me- diante lenti semplici e di piccolo ingrandimento , osservare il circolo del sangue p. e. sul tubo inte- stinale, sugli altri visceri addominali,, e principal- mente sulla cistifelea la quale sporge all' infuori del- la faccia inferiore del fegato. În tutte queste parti ed in quei vasellini che contengono una sola serie di globoli si vede passare il sangue , per immediata anastomosi e nelle fine reti vascolari , dalle arterie nelle vene. Le più fine correnti visibili sulla cisti- filea hanno la stessa grandezza di quelle del fega- to. Generalmente si osserva che il sangue in tutte le altre parti si muove con una celerità alquanto maggiore che nel fegato: il movimento del sangue nella vena porta è pure alquanto più vivo che nel- le vene epatiche. È interessante l' osservazione del cir- colo nella cistifelea anchè perchè si possono parago- nare in essa i rami arteriosi colle adiacenti dirama- zioni della porta, e quantunque anche verso il fe- gato seguir si possano rami arteriosi , questi però ben presto si approfondano e si nmascondano, rimanendo visibili e superficiali quelli soltanto diretti alla ci stifelea . Per istituire con maggior profitto queste ricerche fa duopo servirsi di un semplice canochiale a tre lenti osservando le parti illuminate dai raggi solari: i microscopj composti anche i migliori, non sono servibili perchè generalmente applicabili soltanto a~ gli oggetti trasparenti. Ùn microscopio : pregevolissi- mo di Frauenhofer che mi aveva giovato moltissimo in altre osservazioni , e singolarmente per determinare 301 delle misure micrometriche , a nulla giovava volen- do osservare questi oggetti opachi. Onde esaminare con maggior comodo la larva posi il tronco mutila- to nel modo descritto di sopra, ed aperto ancora l'addome,, su di un vetro d'orologio contenente dell'acqua e con moderata illuminazione vedemmo mediante semplici lenti il movimento del sangue ed il passaggio dei globoli dalle arterie nelle vene. Fa duopo però osservare che nelle salamandre questi movimenti riescono tanto più visibili in quanto che i globoli del loro sangue sono di tal mole che si presume sieno dodici volte maggiori di quelli del sangue umano. La sottigliezza delle pareti dei va- si, il colore , la semitrasparenza del viscere in que- sti animali , non per anche pervenuti al completo sviluppo , favoriscono mirabilmente codesti esperi- menti , in fatti nella salamandra adulta le parti e visceri opachi nulla più mostrano di somigliante. Siccome i lobi del fegato delle rane e dei rospi souo molto compianati e sottili verso il loro margi- ne libero, così credetti da prima che in questi a- nimali , anche adulti, veder si potesse il circolo co- me nelle larve delle salamandre: ma tentati diversi esperimenti , e variati in molti modi non ho ottenu- to verun favorevole risultato, moltissima maravi- glia quindi mi arreca l'asserzione di Gruithuisen (1) îl quale assicuvava di avere da somiglianti osserva- zioni ottenuto i più felici risultamenti: nella citata opera nara egli di aver veduto che le piccole glan- dole (acini) del fegato erano insieme unite in for- ma di grapoli, e che nuotavano interamente nel san- gue della vena porta, giacchè i piccoli vasi che trasportano questo sangue non si dividono già nè ser- peggiano sugli acini ma pervenuti negli interstizii (1) Beitràge zur Phbysiognosie und Eautognosie Munchen 1813. 8. 159. . 392 MM. 0? dai loro ammassi ivi versano :il. sangue ,' il " quale dopo che ha per tal modo irorato gli acini stessi è poi assorbito dalle prime orrigini delle vene epatiche che lo trasportano alla cava: nulla di tut- to questo potei osservare, e la opacità. del fegato, la spessezza della sua sostanza , del tutto. si..oppo~ ne alla. felice riuscita di questo genere. di osserva- zioni negli individui adulti. Vidi soltanto che die- tro i cumoli o grapoli di acini apparivano . delle striscie di umori chiari di color gialognolo che stan- te la. loro posizione mi parvero. vaselini biliari , in- fatti questo mio sospetto divenne certezza allorquan- do li vidi riunirsi per comporre un tronce comune un vero dutto epatico. i Anche le figure di Gruithuisen sono inesatte e sembra che egli abbia voluto in ésse rappresentare piuttosto il risultato delle sue supposizioni di quel- lo che la vera natura delle cose , il che si deve al- tamente disapprovare, giacchè è necessario che ilna- turalista. disegni e rappresenti soltanto. quello . che vede e che esiste. in natura ancorchè questo nuocer debba alla chiarezza delle. figure . Quantunque. mi sembri ragionevole il supporre che Gruithuisen, non abbia veduto sul fegato delle rane più di quello che è stato: osservato da me medesimo e da KKaltenbru- ner (1): tuttavia le di lui osservazioni comunicate sono con tanta franchezza, e senza seopo . d'opinio- ne preconcepita, che esser potrebbe ancora. che tos- sero fondate e vere, avendo egli potuto per qualche favorevole circostanza , fino ad ora a noi ignota, ve- dere quanto innutilmente ed in mille yariate. guise si è da noi cercato. Osseryai è vero molte. volte dei vasi sanguigni in forma di reti, e li vide pure, Ka/- teribrunner , non Mai però si rese sensibile in. questi —— d PU A0 (1) Experimenta circa statum sanguinis et vasorum in inflammae tione.. Monachii 1826. 4." 393 veruna tracia di circolo, o di globoli sangnigni . Che poi le comunicazioni sra le varie qualità di va- si sanguiferi del fegato delle rane e dei rospi esi- stano in gran numero ed abbastanza libere, lo di- mostra chiaramente la facilità colla quale si può gonfiare tutta intera la sostanza del fegato in questi animali anche adulti spingendo dell'aria pel tronco della porta , la quale esce e passa pei rami venosi epatici ip cava senza che il viscere ne resti scom- posto ed alterato : notar si deve però che l'aria in questo modo introdotta mai si insinua nei pori e nei tubuli biliari . TovrWNaAL figlio — Considerations théoriqnes etc. — Considerazioni teoriche sulle caverne di Bize presso Narbonna ( Aude ). contenenti ossa umane confuse con degli avvanzi di animali appartenenti a specie perdute. ( Annales des Sciences nat. T. xvi. pag. 242 - 258. Novembre 1829.) L. nuove osservazioni ultimamente istituite da Christol intorno le caverne del di partimento del Gard _apportare dovendo maggiore importanza ai nuovi fatti presentati dalle caverne di Bize ; ho creduto che potrà essere di giovamento e di piacere ai na- turalisti il conoscere i vincoli e le relazioni esisten- _ti tra i fenomeni osservati nei due luoghi diversi. "Tanto maggiormente sono io indotto a pubblicare il Î sunto delle mie considerazioni teoriche, in quanto che il lavoro che prepariamo in comune col profes- _sore Marcel de Serres soffrir dovendo un ritardo pel desiderio che nutriamo di rendere per quanto si po- trà, completo il catalogo delle specie di animali se- polti in queste vaste caverne , ho creduto di soddi- sfare in questo modo all'impazienza dei Naturalisti ; 394 e di ringraziarli ancora per la favorevole accoglien- za fatta alle mie prime osservazioni . Le nuove ricerche di Cristol, ed i risultamenti ai quali è il medesimo pervenuto, sono realmente molto importanti, non solo perchè confermano quanto molto tempo prima era stato da noi detto, che cioè l'esistenza della specie umana non deve considerar- si come disgiunta da quella di animali appartenenti a specie che più non esistono ; ma ancora perchè di- mostrano avere l'uomo vissuto in compagnia di al- cune specie di bruti antichissime, e che caratteriz- zano la popolazione antidiluviana . Infatti gli animali, gli avvanzi dei quali si trova- no nelle caverne di Bize , abbenchè presentino al- cune specie realmente distrutte, non ci indicano perciò una popolazione ben diversa da quella che vive attualmente nei nostri paesi , nel mentre che le caverne del Gard , come lo vedremo più tardi, han- no presentato delle specie, che chiamerei essenzial- mente antidiluviane, non solo perchè più non esisto- no sulla superficie del globo, ma perchè per la lo- ro propagazione e ben essere esiger dovevano delle circostanze differenti da qnelle che incontransi oggi- giorno nel suddetto dipartimento . Christol ha avuto la degnazione di mostrarci le ossa umane clje ha rinvemuto, a grande profondità , nel limo di queste caverne; egli è impossibile di- stinguerle da quelle di tigri, leoni, e di jene colle quali erano sepolte.. Presentavano tutte gli stessi ca- ratteri fisici, e chimici; ed in quanto alla loro gia- citura dobbiamo intieramente riportarci alle osser- vazioni di Christol che ha veduto le cose tali quali li si sôno naturalmente presentate, e non in quello stato ehe desiderato avrebbe onde servissero di pro- va à qualche sistema o teoria preconcepita, essendo ben sicuro che il sullodato autore ha visitato le dette caverne , spogliandesi di qualunque idea siste- 395 matica. Da un altro lato gli animali sepolti nelle caverne di Bize sono realmente stati contemporanei colla nostra specie, poichè sono confusi nello stesso limo,, nelle stesse brecce con ossa umane, e con frantumi di vasellami di terra ; poichè delle ossa di specie perdute portano l'impronta ben caratteristica d'uno strumento tagliente che ha agito sulle mede- sime ; e poichè infine , secondo le recenti osservazio- ni di Marcel de Serres, alcune specie hanno realmen- te subito l'influenza dell' addomesticamento. Per tal modo l'uomo non solo è stato contemporaneo di pa- recchie specie perdute di animali, come lo abbiamo da lungo tempo dimostrato; ma di più ha issuto con alcune altre specie non più esistenti, e chè ca- ratterizzano la popolazione antidiluviana. In una parola le caverne di Bize, come quelle del Gard contengono delle specie perdute di anima- li confuse con ossa umane, e con lavori proprii sol- tanto dell'umana industria : però le caverne di Bize _ essendo state riempiute dopo quelle del dipartimen- to del Gard presentano una popolazione ben diver- - sa e che mantiene analogie più dirette con quella dell' epoca attuale. Per spiegare la distruzione completa di tutte le specie che trovansi sepolte nelle caverne, non è ne- cessario aver ricorso a delle catastrofi straordinarie ; delle cause le più semplici, come saviamente riflet- te C. Prevost,, possono aver prodotto gli stessi ef- fetti ; e noi vediamo che nei tempi storici la molti- plicazione sempre crescente degli individui della no- stra specie, e lo sviluppo progressivo dell'industra , _ .hanno diminuito, ed anche fatto scomparire intera- _— mente, delle specie di grandi mammiferi altra vol- _ ta comunissimi, quali sono p. e. il bue uro, il ri- lb moceronte, la girafa , gli elefanti, i camelli, le je- ne, i leoni ec. ec. La diminmuzione, o la quasi com- pleta distruzione di tutte queste specie si è operata 396 lentamente , ne è stata sicuramente pee da ; gran- di ed improvvisi sconvolgimenti . La vicinanza delle numerose società d'uomini è !stata una delle cause più potenti che hanno influito sulla diminuzione dei grandi erbivori, la mancanza dei quali ha prodotto necessariamente la quasi tota~ le estinzione dei grandi carnivori . L'influenza .della nostra specie è stata così forte che ha costretto cer- te specie a prescegliere per abitazione delle regioni ardenti , o dei climi freddissimi, anche in opposi- zione a quanto richiedevano le loro abitudini, e la loro organizzazione . Queste specie. scaciate -per tal modo dai lnoghi che riunivano le circostanze le più favorevoli pel ben essere e per la propagazione loro, non hanno tardato molto a deperire sensibilmente, e forse sono state interamente distrutte dalla mancan- za del calore, dell'alimento addattato, per Y influen- _za insomma di una atmosfera e di un clima nom _conveniente alla loro fisica costituzione. Dunque. le cause che hanno prodotto la perdita di tanti anima~ li giammai avrebbero cessato d'agire, e le viventi generazioni si collegherebbero , mediante una non in~ terrotta catena, alle passate e più antiche generazio~ ni. Îl bue uro, o bisone altra volta comune nelle foreste della Germania poco a poco si è ritirato nel- la Lituania, ed oggigiorno' vive concentrato mella- foresta di Bia Lowiez ; il dronto, Didus Lin. , ue- cello mostruoso , non è più stato veduto dall'epo- ca in cui furono scoperte le isole di Francia, e di Mascaraigne C(isola di Borbone ). I leoni sono intera- mente scomparsi dalla Grecia, come l'alce ( cervus alces) dalla Germania, ed i cervi dalle regioni me~ ridionali della Francia : nel mentre che da un. lato i cavalli, gli avvanzi dei quali in tanta copia s'in- contrano nei terreni terziarii, hanno scacciato da u~ na gran parte dei deserti dell' America i tapir ed i cervi che li abitavano, e le timide razze dei quali ; / 3 ?À potranno un giorno del tutto estinguersi come mia scomparsi i Mastodonti,, i Megaterii , i Megalonici , e tante altre razze presentemente perdute. Sono trascorsi pochi secoli da che la pesca della balena facevasi fino nel canale della Manica, sulle coste dell' Oceano, e sopra quelle pur anco del me- diterraneo; oggigiorno però sono costretti i naviga- tori di andare in tracia di questi grandi cetacei fino sulle coste dello Spitzberg e nel mare gelato. Dietro quanto abbiamo fino ad ora esposto puossi fondatamente ammettere la contemporaneità delle ossa umane e delle ossa appartenenti a delle specie per- dute trovate nelle caverne di Bize ed in quelle del Gard ( Souvignargues , Pondres) e la esistenza di vere ossa fossili umane ? Prima di risolvere questa deli- cata quistione , crediamo indispensabile il richiama- re la definizione generalmente ricevuta della parola fossile , e vedrassi che se lo scioglimento di questa è stata sì lungamente, e sì vivamente contestata, la ragione l'abbiamo nell' essere stata. per lo appunto mal collocata , e pessimamente definita la suddetta parola, alla quale sovventi sonosi congiunte delle idee vaghe indeterminate , spesso anzi contraditorie. Generalmente come fossile si considera, qualunque corpo organizzato sepolto negli strati regolari del Glo- bo; ma questa definizione non basta nello stato at- tuale della Scienza, poichè gli strati regolarmente disposti si confondono coi depositi. più moderni , per modo che è assolutamente impossibile stabilire dove finiscano gli uni, ed incomincino gli altri; ed è ugualmente impossibile di distinguere i terreni antichi di alluvione ( terreni diluviani), dai terreni di alluvione moderna; poichè, essendo questi com- posti degli stessi materiali, derivando dalle stesse località , ed essendo prodotti dalle medesime cause vi devono essere dei passaggi graduati ai terreni di- luviani , e devono cunfondersi coi medesimi. Non ho Tom. II. 26 bisogno di provare quanto ho sin quì asserito , poi- chè diversi autori, e quelli ancora che hanno so- stenuto col maggior talento e costanza la formazio- me diluviana , e le idee teoriche che vanno congiun- te generalmente all'origine di questa formazione, sono oggigiorno persuasi che la formazione di certi depositi ha abbisognato di un periodo di tempo estre- mamente lungo, e che da un altro lato tutti i geo- logi sono ben convinti della composizione circoscrit- ta e locale di certi depositi creduti diluviani, e della differenza d'orrigine dei materiali che li com- pongono . k Si vede addunque che la sola scoperta di ossa u- mane in terrenì d'alluvione, cioè entro strati pro- blematici , non ci conduce a verun risultato, e che questo fatto solo ed isolato non può farci conoscere se esistano realmente fossili umani , poichè non pos- siamo decidere se gli strati nel mezzo dei quali so~ mo stati scoperti meritino il nome di regolari. Un naturalista giustamente celebre, ed i lavori moderni del quale hanno impresso alla geologia un andamento veramente filosofico, crede che i soli corpi organizzati strascinati sotto le acque, e coperti da sedimenti imputrescibili , divenir possano realmente fossili. Anche questa riflessione dimostra quanto va- riano i significati della parola fossile, e noi certa- mente non la interpretiamo in questo modo. Infatti, la materia organica che inviluppa le ossa sparse negli strati del Globo, e le circostanze geologiche che hanno disperse queste stesse ossa nulla possono inflùire nel determinare la loro antichità, e que- st'ultima circostanza è ciò non ostante la sola che render possa fondata la denominazione di fossile ap- plicata ad un corpo organizzato. Dietro la data de- finizione della parola fossile, i corpi organizzati se- polti nei materiali di alluvione del periodo terziario mon meriterebero il nome di fossili ; nel mentre che 399 quelli strascinati, durante lo stesso periodo, nel 'bacéino dei mari sarebbero realmente fossili ; il che dimostra a prima vista il vizio di questa distinzio- ne, poichè le ossa della medesima data devono es- sere compresi in una comune definizione , sopponen- do noi che non si voglia stabilire una differenza essenziale, fondata soltanto sui caratteri fisici o chi- mici dei corpi stessi . Crediamo pure, contro l'opinione emmessa in una memoria inserita tra quelle della Società di storia naturale di Parigi , che dei corpi organizzati se- polti soltanto sotto dei sedimenti imputrescibili , come lo è p. e. il limo delle caverne, hanno potu- to conservarsi dopo che il suolo della Francia è u- scito dal seno delle acque , abbenchè non sieno stati strascinati al di sotto delle acque marine. Per tal modo non è soltanto nell' oceano che contenuti sono i documenti di quanto è accaduto nei tempi stori- ci. Î fenomeni naturali visibili sulla superficie dei continenti hanno essi pure potuto conservarcene la memoria. Egli è in questa guisa per lo appunto , che siamo fatti certi che il dipartimento del Gard, dopo i tempi storici, fu popolato da jene, tigri, eoni ec., è che in un' epoca postériore il diparti- mento dell' Aude è stato abitato da camoscie, cervi, caprioli,, antilopi, orsi ec., alcune specie dei quali generi appartengono al novero di quelle che più mon esistono . I L'alterazione più o men grande di un corpo or- ganizzato ovvero la di lui petrificazione, in una pa- rola i caratteri fisici , e chimici non possono servire a comprovarci l'antichità relativa. dei corpi orga- mizzati. Infatti anche ai nostri giorni la materia inorganica prende il posto dell'organizzata, giacchè le conchiglie si petrificano ancora nel seno del me- diterraneo ; degli alberi interi si petrificano sulle spiaggie occidentali della Nuova Olanda, ugualmente 4ico0 comé i grani di cara nelle paludi della Scozia; e dei legni impiegati in costruzioni dell' epoca Roma- na sono stati completamente convertiti in masse sili- cee., Da un altro lato delle ossa moderne esposte all influenza degli agenti atmosferici , perdono una parte di loro materia animale, s'attaccano forte- mente alla lingua umida, di modo che è impossi- bile per questo solo carattere distinguerli dalle ossa sepolte molti secoli innanzi nelle caverne, o nelle brecce ossee . Vediamo adunque, dietro la succinta enumerazione di fatti a tutti noti, che l' alterazio- ne più o men grande dei corpi organizzati dimo- strare non può, se un dato corpo organizzato, si tro- vi o nò nello stato fossile ; e parlando in altri. ter- mini , se i depositi dai quali i corpi stessi sono in- viluppati meritino o nò di essere chiamati strati regolari. Ma quale esser potrebbe il mezzo di far scompa- rire il vizio della definizione generalmente abbrac- ciata della parola fossile; e come potrassi risolvere la quistione sulla quale tentiamo di ricchiamare l'attenzione dei naturalisti ? Noi avevamo da prima pensato, veduta Y insuffi~ cienza dei caratteri dedotti dalla natura dei corpi , o dalla loro posizione in strati alluviali problemati- ci, che la contemporaneità di questi corpi con spe- cie realmente distrutte fornire ci potesse un carattere sufficienternente buono; ma abbiamo dovuto cambiar ben tosto d'opinione riflettendo , che più specie so- nosi realmente distrutte in diverse epoche,, anche durante il periodo'storico. . Riepilogando in breve quanto si è finora esposto diremo, che i caratteri isolati presi, sia nella na- tura dei corpi, sia dalle loro posizioni negli strati del globo (1), non bastano per decidere se un tal (1) Ognuno intenda che trattasi in questo luogo soltanto di corpi 401 , corpo organizzato sia fossile od antidiluviano; ma che per risolvere affermativamente la quistione è mecessario il concorso di più circostanze, l'essen- ziale delle quali è ciò non ostante , non già la con- temporaneità con delle specie perdute, ma con del- le specie di animali che caratterizzano la. popolazione antidiluviana; gli altri caratteri devono essere con- siderati semplicemente come ausiliarii . ! Casocchè le addotte ragioni considerar si voglia- no come insufficienti , la quistione di sapere se esi- stano ossa umane fossili non può più essere sciolta. Le ossa umane delle caverne del Gard presentando la riunioue di tutti questi caratteri, cioè della chi- mica alterazione , della posizione geognostica , della _ contemporaneità con ossa di animali appartenenti. a specie perdute e caratteristiche dal periodo antidi- luviano, le ossa umane, dissi, delle caverne del Gard sembranmi realmente fossili od antidiluviane . Devo fare osservare in questo luogo che le ad- dotte opinioni, ed i fatti riferiti s'accordano col libro che costituisce la base della credenza dei po- poli civilizzati d' Europa, il quale dimostra che l"' no~ mo viveva realmente prima dell'avvenimento al qua~ le si fa allusione servendosi della parola. ante, e post diluviano, avvenimento col quale alcuni geologi fanno coincidere l'annientamento di diverse razze d' animali. Le ossa umane di Bize al contrario, abbenchè _riuniscano un certo numero di caratteri che potreb- _bono a prima vista farli riguardare quali ossa fossili _od antidiluviane,, vale a dire, l'alterazione,, la po- _sizione geognostica , e la contemporaneità con delle 1 organizzati sepolti negli strati più moderni del Globo; giacchè in quanto a quelli che s' incontrano in strati più antichi non s' affaccia la stessa difficoltà , e la sola posizion loro basta per decidere che so mo realmente fossili, 402 specie perdute; non mi sembra meritar debbano il nome di fossili od antidiluviane , perchè non pre- sentano il carattere essenziale della contemporaneità con delle specie caratteristiche dell' epoca. antidilu- viana . Dietro tuttociò il periodo antidiluviano dovrebbe essere caratterizzato, non già dai fenomeni geologici che lo hanno accompagnato, o terminato , ma bensì dalla popolazione che viveva in quest' epoca lonta- na, e gli avvanzi della quale possono essere sepolti nei depositi marini, nei sedimenti lacustri o fluvia- . tili, od anche nelle alluvioni continentali . Non termineremo queste considerazioni senza par- lare delle cause probabili che hanno accumulata la stravagante riunione d'ossami che si rinvengono nel- le caverne di Bize, giacchè siamo ben convinti che quanto diremo servirà a rischiarare la teoria delle caverne contenenti ossa, allontanando gli spiriti dal- la tendenza che troppo comunamente si mostra a generalizzare, ed a spiegare mediante la stessa cau- sa dei fenomeni intieramente diversi senza adopra- re il metodo d'esclusione , metodo certamente sicu- ro, ma che ci condurrebbe per vie troppo lunghe : ciò non ostante il nostro giudizio sarà basato sopra fatti positivi, e che nulla ammetteranno di arbi- trario. Ci affrettiamo di dire che non è nostra intenzione di addottare una sola e generale maniera di spiega- re le cagioni che hanno accumulato le ossa nelle caverne di Bize, e che ci sembra al contrario pro- vato sino all' evidenza, che diverse circostanze pos~ sono aver dato luogo ai fenomeni che presentano le brecce ossee, e le caverne. Infatti delle jene posso- no aver abitato lungo tempo in certe caverne stra- scinandovi le ossa delle altre specie che loro servi- vano d'alimento ; una corrente colla stessa facilità può aver trasportato delle ossa, o dei cadaveri di , 403 animali tumefatti dai gaz derivanti dalla MR de- composizione , ed averli introdotti per tal modo en- tro cavità sotterranee nelle quali questi torrenti si precipitavano, fenomeno di cui ci somministra. una idea esatta il perdersi del Rodano. Interi cadaveri di rinoceronti hanno potuto precipitare, mediante grandi fenditure verticali , entro spaziose caverne ; degli animali sorpresi nell' aperta campagna da vio- lenti uragani hanno potuto rifuggiarsi in una cavità per evitare un pericolo che ad ogni momento dive- niva maggiore; questi animali possono ancora esser stati sorpresi nel loro asilo dalla corrente stessa che avevano voluto evitare. Le acque delle piogge con tutta facilità hanno necessariamente strascinato nel- le fenditure verticali, e quindi nelle caverne gli animali che trovavansi alla superficie del suolo, uni- tamente al limo derivante dalla decomposizione del calcare circondante i ciottoli fragmentarii di calca- re, e le conchiglie terrestri che vivevano nelle vici- nanze; ne io vedo infatti per qual motivo spiegar si volessero dei fenomeni tanto variati quanto sono' quelli presentati dalle caverne, e dalle brecce ossee mediante una sola causa ; perchè suppor si vogliono negli animali che vivevano in tempi assai lontani dei costumi diversi da quelli che oggigiorno presen- tano; e perchè infine si vorrebbero imporre alla na- tura delle leggi diverse da quelle che regolano pre- sentemente l'insieme dell' Universo? Apparterrà ai. Geologi che visiteranno le caverne l' esaminare mi- nutamente tutte le circostanze onde pervenire me- diante il confronto dei fatti a stabilire una buona e _fondata teoria. Per tal modo allorquando vedranno il limo delle caverne portante l'impressione dei pie- di delle jene ; allorchè incontreranno in queste stes- se caverne delle ossa coll'impronta dei denti di co- desti feroci animali ; quando vedranno gli escrementi di questi carnivori, composti di dieci o dodici parti 404 perfettamente intatte, le quali certamente non pos- sono esser state trasportate intere da rapidi torren- ti, ma depositate sul luogo dal animale vivente ;' allorchè osserveranno che le ossa frantumate dai denti sono accumulate nei luoghi i più reconditi delle caverne, cioè laddove appunto le jene prescelgono ritirarsi per divorare la preda, e che troveranno infine le ossa di queste stesse jene, potranno ardita~ , mente conchiudere che questi animali hanno lunga- mente abitato quelle caverne , strascinando nelle me~ desime le prede di cui si cibavano. Ma se invece di tutte le accennate circostanze s' incontrino delle brecce ossee intieramente formate di ossa di piccoli roditori , di conchiglie terrestri, di lino, e di ghia- je calcari; si potrà assicurare che queste fenditure, più o meno spaziose, servirono di abitazione parti- colare a questi animali, e che le acque delle piog- ge che hanno portato il limo, le ghiaje, e le con- chiglie , hanno distribuito tutti. questi materiali in fenditure molto più piccole, ma comunicanti colle maggiori cavità. Potrassi ugualmente assicurare che dei cadaveri di grandi mammiferi si sono precipitati nelle caverne attraverso di grandi fenditure, allor- chè si vedrà la posizione del loro scheletro corrispon- dere coll' apertura mediante la quale si sono intro- dotti, ed allorquando tutte le parti di questo sche- letro si troveranno connesse. Nello stesso modo si potrà supporre che i torrenti abbiano strascinato ne- gli abissi nei quali si perdevano degli interi cada- veri d'animali, se troverassi il loro scheletro intero sepolto nel limo contenente conchiglie fluviatili, e se la disposizione fisica della caverna e della valle in cui si trova scavata non si Oopporranno a questa spiegazione . Buckland ha descritto, nel suo viaggio, una ca- verna contenente sole ossa di orso, e che presenta ancora nell' apertura per la quale questi animali 405 entravano nella medesima uno spazio levigatissimo , prodotto del confricamento degli animali stessi sulla roccia . i Possiamo ancora aggiugnere a tutti questi -esempj che certe caverne sono state incontestabilmente riem- piute lentissimamente ed a misura che le acque del- le piogge vi introducevano per delle fenditure ver- ticali le ossa di animali disperse nelle vicinanze, u- ualmente come le conchiglie terrestri, le ghiaje cal- cari, ed il limo derivante dalla lenta decomposizione delle vicine rocce . Potrebbe essere ancora che le ossa chiuse entro certe caverne fossero state rimescolate posteriormen- te alla loro introduzione da correnti d'acqua sotter- ranee. Ma questa circostanza , ugualmente come di- verse altre che potrei riferire , lungi dall'indebolire le conseguenze alle quali desidero di pervenire loro danno nuova forza, e provano anche meglio che è impossibile spiegare in un modo generale dei feno- meni tanto variati . Di tutte le opinioni emmesse intorno alle cause che possono avere accumulato le ossa nelle cavità sotterranee , soltanto l'ultima mi sembra applicabi- le ai fenomeni che presentano le caverne, e le brec- ce osee di Bize. In questa località infatti diverse fenditure verticali comunicano coll' interno delle ca- verne,, ed alcune fra di esse sono intieramente ri~ iene di ossa. Per queste cavità appunto le acque pluviali hanno introdotto nell'interno delle caverne, durante un periodo di tempo estremamente lungo , il limo rosso (1) derivante dalla decomposizione del (1) Mi sono convinto da poco tempo in quà che le due qualità di limo che si trovano nelle caverne di Bize, hanno avuto la stessa orrigine ; e che il limo nero non differisce dal rosso se non se per una grande quantità di materia animale , e singolarmente di materia grassa che contiene . Le acque delle piogge stiascinano anche pre- sSentemente in queste caverne un limo rosso intieramente simile a 406 calcare circondante le abbondanti ghiaje,, le conchi~ glie terrestri e marine, le ossa di animali disperse nelle vicinanze, le ossa umane ed i vasellami di ter- ra in una parola tutti gli oggetti che sono contenu- ti nel limo, e nelle brecce ossee. Soltanto questa teoria può spiegare la gran quan- tità di conchiglie terrestri contenute nel limo delle caverne di Bize, ed il loro stato di perfetta conser- vazione ; ella. spiéga ugualmente , perchè le ossa so~ no fratturate e non corose per lungo confricamento mel trasporto ; perchè queste ossa sono tutte screpo- late come quelle state lungamente esposte alla in- fluenza degli agenti atmosferici ; perchè infine il li- mo contenente le ossa, e quello che è stato indu- rito dalle infiltrazioni stalagmitiche , e che costitui- sce le brecce ossee, sia assolutamonte lo stesso di quello che le acque di pioggia tuttogiorno vi in- troducono. Avressimo ancora molte cose da dire in appoggio della nostra opinione, ma rimanderemmo per degli ulteriori detagli, e per le più estese spie~ gazioni all'opera che prepariamo in comune con Marcel de Serres; ci contenteremo soltanto di fare osservare che Bertrand Geslin, lo zelo del quale per la geologia uguaglia le vaste sue cognizioni ha di già , molto tempo prima di noi, fatto l'applicazio- ne di questa teoria alle caverne d' Adelsberg nella Carniola e di Bauwell in Inghilterra . Noi siamo stati Condotti dall' importanza del sog- getto molto più in là di quello che la semplice de- scrizione delle caverne contenenti ossa di Bize sem- quello che inviluppa una parte delle ossa; i più ellevati rigagnoli, ed i sentieri più difficili e pericolosi delle caverne di fBize mi hanno pure fatto vedere del limo rosso . Finalmente farò ancora. osservare che parecchie caverne delle vicinanze di Narbonna , le quali per del- le circostanze particolari , e che svilupperò in una 1nemoria speciale , non contengono ossa, mi hanno costantemente presentato del limo ros- so, che tutti i giorni vi è strascinato dalle acque pluviali , ' 4o7 brava richieder dovesse; ma le considerazioni che ab- biamo azzardato, e che sottomettiamo al giudizio dei naturalisti , ci è sembrato che risultino tanto natu- ralmente dai fatti osservati, che non abbiamo po- tuto resistere al desiderio di riferirle. Ciascun pas- so che si fa nella scienza ingrandisce talmente la sfera di nostre cognizioni , che i più minuti detagli devono essere accolti con interesse. Si comprenderà d'altronde tutta l' importanza che da noi si attri- buisce alla cognizione dei fenomeni di cui ci siamo occupati allorchè si sarà convinti, come lo siamo moi, che la geologia incomincia colà dove s'arresta Pl archeologia , e che allorquando questa avrà esau- rito tutte le sue ricerche , e si sarà arrestata davanti al velo misterioso ed impenetrabile che copre l' or- rigine delle Nazioni , la Geologia aggiugnendo , per così esprimermi , un supplemento ai nostri brevi An- nali storici basterà per risvegliare l'umano orgoglio mostrandogli l' antichità della sua razza. 408 INDIGAZIONE DELLE MEMORtE DI STORIA NATURALE, CHE SONO STATE RECENTEMENTE O IMPRESSE NEGLI ATTI DELLE AÀCCADEMIE, O LETTE NELLE SEDUTE DELLE MEDESIME , OVVERO INSERITE NEI GIORNALI. Sedute della R. Accademia delle Scienze di Parigi. Seduta delli 24 Novembre. Binande1 ingegnere in capo dei ponti e strade del dipartimento della Gironda dirige all' Accad. degli ossi di paleoterio trovati in terreni argillosi situati al di sot- to del calcare grossolano. Tra queste ossa trovasi una mascella inferiore benissimo conservata. L'autore della lettera avendo saputo mediante le pubblicazioni del Globe, che l'Accademia aveva ricevuto con interesse la comunicazione fattagli qualche tempo prima da Cordier relativamente ad una consimile scoperta fatta nel co- mune di MNunterre, ha creduto di dover partecipare al- l' accad. stessa un fatto che conferma quello di Cordier.. L'illustre Bar. Cuvier nell'esporre alla vista. degli accademici la suddetta mascella ha istituito il confronto della medesima con una di quelle trovate presso JVan- terre in una posizione somigliante , ed ha dimostrato che quest'ultima non appartiene già ad un paleoterio, ma al Lophiodon animale contemporaneo dei paleoterj, e le spoglie del qnale sono state costantemente trovate unite con quelle dei paleoterj, od almeno in- terreni della stessa qualità . L'illustre Relatore fa osservare ancora che i due fatti suriferiti pervenuti a brevi intervalli a cognizione dell' Accademia tolgono qualunque dubbio sulla esistenza dei paleoterii, dei lofiodonti, e di altre specie somiglianti, prima della deposizione del calcare grossolano. Per lungo tempo gli avanzi di questi animali erano stati trovati soltanto negli strati superiori a que~ sto calcare. Seduta delli v6 detto. Deshayes dirige all' accademia un lavoro sulle conchi~ glie fossili delle vicinanze di Parigi. Osserva che fino a questi ultimi tempi il numero delle specie del baccino _ 409 di Parigi si calcolava a 450. soltanto ; numero propor- zionato a quello dei corpi organizzati di questa stessa qualità che trovansi nello stato fossile anche in molti altri luoghi della Francia , Inghilterra, e Germania fino ad ora esaminati. Ma l'autore dedicato essendosi con ardore e perseveranza alla ricerca dei predetti fossili nelle vicinanze di Parigi ne ha scoperto 700. nuove spe~ cie , di modo che il numero totale è stato da lui solo' portato a 1150. Al qual numero se aggiungansi altre cento specie somministrate da diversi naturalisti. che hanno avuto la compiacenza di mettere a sua disposi- zione le loro collezioni formerassi un totale di 1250. specie . Robert. che inviato aveva all' accademia le ossa fossili trovate nelle cave di Nanterre avendo saputo che Cuvier nel determinare queste ossa si era accorto che non ap- partenevano già come era stato da prima creduto a dei paleoterj od anaploterj, ma a dei lofiodonti, ha presen- tato una nuova mascella appartenente certamente ad una specie di anaploterium, e trovata nella stessa località sempre al di sopra del calcare grossolano. Geoffroy Saint-Hilaire espone all'accademia il. conte- muto di una lettera direttagli da Bory de Saint Vincent datati da Milo li 20. Settembre. Questa lettera contiene dei curiosi detagli intorno l' estrema siccità che domina nell'estate in tutte le isole dell'arcipelago : sotto l'influenza di una temperatura di 30. gradi si vede scomparire la totalità dei vegetabili e degli animali di queste contrade . Se non si vedessero alcuni stellioni correre sui muri di pietre aride non si scoprirebbe vestigio di vita in questo paese durante la calda stagione. Sulle coste anche il mare non è meno sprovveduto di esseri viventi , non vi si trovano che tre specie di fu- cus, e sei conferve,, e perciò mancano i pesci. Avendo l' illustre autore della lettera visitato particolarmente Pisola di Santorino la più curiosa tra quelle del medi- terraneo relativamente alla geologia, vide che il terre- no di quest'isola era intieramente vulcanico. Si è con- vinto di più che nuovi vulcani non tarderanno ad aprir- si ; essendosi fatto condurre in un punto della rada do- .» 410 - ve il fondo si eleva sensibilmente d'anno in anno , sin- golarmente nell'anno corrente si è inalzato in modo considerabile trovandosi soltanto a tre braccia dalla su- ' perficie dell'acqua ed essendo sensibilmente caldo. Samson fa vedere all' accademia una preparazione di vasi e glandole linfatiche appartenenti al cadavere di un individuo morto in seguito di una malattia il nome del- la quale non è indicato. Questa preparazione presenta la maggior parte dei vasi linfatici pieni di sangue (1): nell'intero cadavere tutti i linfatici che dirigevansi a delle glandole presentavano questa stessa particolarità d' essere cioè pieni di sangue, gli altri mostravansi nella condizione lero naturale. Il sangue contenuto preterna- turalmente in questi vasi analizzato da Baruel presentò tutte le proprietà chimiche che lo distinguono allorchè è racchiuso nei naturali canali. La preparazione ed il disegno che la rappresenta al naturale sono stati dal- l'Accademia sottoposti all' esame della Commissione ch caricata del rapporto sulle comunicazioni dirette dei linfatici colle vene. ; Cordier fa un rapporto favorevolissimo sulla collezio~ me di rocce fatta da Quoy e Gaimard nell' ultimo viag~ gio intorno al Globo. Questi infaticabili naturalisti han- no raccolto nei diversi luoghi ai quali aprodavano più di novecento pezzi di rocce di varia natura , numero che sembrar deve notabilissimo fatta riflessione che apparte- vano ad una spedizione interamente maritima. Le rocce portate dall' Ascensione sonu tutte vulcaniche all' ecce~ zione di una soltanto, circostanza che ci illumina sul- l' orrigine di quest'isola che non era per anche bene conosciuta . Quelle di S. Elena e dell'isola di Bourbon (1) Avvertire si deve che il passaggio del sangue entro i vasi line fatici in caso di malattia è un fenomeno molte altre volte osservato. Le emorragie, al dire del Cruikshank e del Mascagni, sono sovente- mente accompagnate da iniezione sanguigna dei vasi linfatici che si aprono in quelle cavità ove l'emorragia stessa è avvenuta. Il ch1ia- rissimo Sig. Dottore Leonardo Franchini nelle sue ricerche fisiologi- che sull' assorbimento pubblicate in Bologna nel 1823. riferisce alla Pag. 34. di avere frequentemente osservato un tale fenomeno espe- rimentando sui bruti, e principalmente nelle gravi infiammazioni di alcune parti , e in quelle del mesenterio sovra tutte le altre (A. A.) 411 eonducono alla medesima conseguenza, ma di già si co- nosceva la natura vulcanica di queste isole, Pregevo- _ lissimi sono anche tutti gli altri pezzi portati per l'e- strema varietà e distanza dei luoghi nei quali sono stati raccolti. Seduta delli 23 Novembre. Cordier informa 1' Accademia sul contenuto in una memoria inviatagli da Marcel de Serres intorno la sco~ perta di nuove caverne contenenti ossa , nelle quali ca- verne sonosi trovati avanzi di animali di specie perdute sepolti con dei prodotti dell'umana industria. Queste ca- verne in numero di cinque sono state trovate dal Dot- tore Pitore a Fauzan presso Cessèras al sud-ovest del di- partimento de l' Herault aI nord ed a pochi Kilometri di distanza dalla città di Bize . Le ossa in. queste caverne sono copiosissime e derivano principalmente dall' Ursus speloeus e dall? Usus arctoideus : parecchie di queste ossa erano benissimo conservate e fra le altre trovossi una mascella inferiore ed un femore del tutto completi., Uni- tamente a queste ossa di mammiferi rinvenute ne furo- no altre appartenenti a dei rettili e a degli uccelli.. I prodotti dell'industria umana misti alle predette ossa sono dei fragmenti di vasellame di terra grossola- namente lavorato e mal cotto. Tutti questi oggetti tro- vansi nelle caverne fra loro confusi irregolarmente, e giaciono in un limo rossigno contenente ancora dei ciotoli, e dei frantumi angolosi di pietre di piccolo volume ed appartenenti a varie specie di rocce » Questo limo è a- malogo a quello trovato comunemente nelle caverne del- le diverse parti dell' Europa ed in quelle ancora che contengono degli. avanzi soltanto di animali perduti . Questa memoria è stata consegnata alla Commissione incaricata di esternare un giudizio sui documenti diver- si diretti alla accademia dai varii. geolugi che credono di aver trovato dei residui della specie umana mescola- ti a quelli di specie perdute. Unitamente alla inaicata memoria lo stesso Cordier presenta all'accademia alcuni degli ossi trovati nelle ca- verne di Bize ed a lui dirette da Christol . In questa stessa seduta Dupuytren fa un rapporto sommamente favorevole intorno l' opera di Breschet re- A2 lauva alle vene singolarmente delle ossa. Tali vene, di- ce l'illustre Relatore , erano del tutto sconosciute poco più di venti anni addietro , od almeno non erano am~ messe se non quale conseguenza necessaria delle leggi d'organizzazione , giacchè verun fatto veruna ricerca non ne aveva dimostrata l'esistenza e fatta conoscere la loro disposizione e distribuzione. Verso l'indicata epoca le vene delle ossa furono illustrate principalmente me- diante i lavori di Fleury , Chaussier e di quelli. molto più estesi e completi di cui ora parliamo. Si videro in allora per la prima volta delle vene solcare la diploe sotto forma di canali a pareti ossee incapaci di dilatar- si, di restringersi , o di spostarsi dalla loro posizione . Si vide senza sorpresa che il sangue poteva circolare in questi canali senza il concorso dell'azione delle loro pareti ma per la sola impulsiene ricevuta dal cuore e dai tronchi arteriosi molli, ovvero come lo credono al- cuni, per la influenza di una forza quasi di assorbimen- to od inalazione inerente al sistema venoso. Le vene delle ossa piane del capo, delle scapole e del baccino furono. le sole descritte e seguite dagli anatomici che di questa materia si occuparono i primi, molto quindi restava ancora da operarsi per rendere completa questa importantissima parte della notomia, e l'illustre autore non solo si diede premura di confermare con ripettute dissezioni e mediante felicissime injezioni quanto era stato dagli antecessori descritto e dimostrato , ma prose~ guendo il lavoro dove gli altri si arrestarono ha istituito lo stesso genere di ricerche in tutto il sistema osseo del- la umana specie, e dire si può che nelle diverse regioni nei singoli pezzi che compongono questo sistema l' an- damento delle vene è tanto bene, e forse meglio cono- sciuto che non lo è quello delle arterie (1). Ma Breschet non ha limitato le sue ricerche intorno al sistema venoso soltanto a quella parte di esso che. circola entro le ossa le ha estese ancora sui tronchi me- diante i quali le vene delle osse mettonsi in comunica- zione col sistema generale delle vene ; e quindi ha se~ nanna, a a —_—on À I (1) Nei fascicoli di questi annali che in seguito si pubblicheranno si darà un conto esatto di quest'opera importante. (A. A.) 413 guito e dimostrato con elègati figure le vene della su~ perficie interna ed esterna del cranio, quelle della teca vertebrale ed i risultamenti di questi lavori. basterreb- bero per formare l' elogio, è rendere glorioso il nome di parrecchi anatomici , Il Relatore conchiude che l'accademia diriger debba dei ringraziamenti all' autore, ed ammettere la di lui opera nella biblioteca dell'Istitùto dove sarà onorevol- mente collocata trà quelle dei Ruischii, dei Meckel, e continverà la serie dei lavori anatomici i più stimati pri tanto arrichirono la Scienza negli ultimi passati se« coli . à Audouin e Milne Edwvards Îeggono una memoria che contiene l' estratto delle loro nuove ricerche zoologicha istituite sulle coste della Francia nel corrente anno, e~ mumerano le principali osservazioni istituitè sopra pa- recchi molluschi ; sugli anellidi o vermi marini; sui cro~ stacéi ; e sopra molti polipi. I cèlebri autori non si sono occupati soltanto della Storia naturale degli animali che hanno essi stessi con tànta diligenza è fatica raccolto , ma la loro attenzione si è diretta altresì a rintracciare tuttocciò che è relativo alle diverse pésche le più utili e comuni del litorale della Francia ; e sulle saline d'Avran- ches , peréorso avendo in quest'anno i dipartimenti de la Manche ; d' Ile-et-Vilaine ,; e delle Côtes-du-INord : à mnmerosi materiali accumulati servire potranno anche allo scioglimento di molte importanti quistioni di stati stica . Questi diversi lavori. deposti all? Accademia for~ mano il soggetto di parecchie memorie che si propongo~: no di leggere in seguito ; Il complesso di queste importantissime ricerche sarà quanto prima résô pubblico nell' opera degli illustri na~ turalisti citati portante il titolo di — Ricerche per ser« vire alla Storia naturale del Litorale della Francia — il prospetto della quale troverassi tra gli annunzi dei li bri di notomia comparata in questo stesso fascicolo « Dr sô Seduta delli 30 detto. Bouè comunica all' accademia delle osservazioni 1ntor- mo a delle ossa umane trovate sotto terra in diversi luo- ghi d' Alemagna. Tom. II. 27 A1À ? La vallata del Pieno è éoperta da un deposito di allù~ vione argilloso-marnosa detta Loss nel paese ed ellevan~. tesi al di sopra del livello del fiume ad una altezza che varia da 200. a 3ov. piedi fino ai 600. Questo deposito mostra qua e là sparse irregolarmente delle conchiglie terrestre e fluviali somiglianti a quelle degli animali di questo gruppo tuttora viventi nel paese , come pure delle ossa di quadrupedi appartenenti in gran parte 4 delle specie perdute. In questa marna l'autore trovò nel 1823. presso l'£ar nel paese di Baden delle ossa umane situate a diver-, ee profondità ed in luoghi nei quali non vi ha indizio che vi fosse stato un cimitero, o delle antiche tombe. D'altronde queste ossa erano incastrate nella roccia per modo che adoprare si dovette molto stndio e diligenza ende estrarnele intere: di più verun indizio dimostrava che la marna fosse mai stata smossa in questa località nella quale distintamente vedevansi ancora alcune con~ chiglie terrestri € d'acqua dolce ; siffatte oisa non era~ no accumulate e quasi regolarmente disposte come per l' ordinario si vede nelle tombe o depositi anche di an~ tichissima data. Sparse trovavansi in differenti posizio- mi, e collocate molto. più profondamente di quello lo siano, per l'ordinario almeno; gli scheletri sepolti per mano dell'uomo. Sà Siccome questa marna incrosta del calcare terziario, e del grès screziato , e siccome d'altronde l'autore è con- vinto che tutti questi terreni appartengono ad una me- desima epoca , e che verun osso umano è stato fino ad ora trovato in formazioni tanto antiche, immaginò che quelli che pure vi aveva rinvenuto appartenessero a qual- che animale di specie perduta lo scheletro del quale fos- se somigliantissimo a quello dell'uomo. La di lui sorpre- éa fu ben grande allorquando l'illustre Cuvier al qua~ le presentò queste ossa giudicò senza esitare che erano umane, e che dovevano avere appartenuto. ad antichi cimiteri. Avendo l' autore in seguito visitato di nuovo gli stessi luoghi è di parere, senza pretendere però di mulla decidere in proposito, che si potrebbe attribuire l'immersione delle ossa umane nella marna a qualche innondazione di ruscello od anche del reno; d'altron- A15 de, continua egli, più geologi hanno di già osservato che per l' effetto delle acque di pioggia la superficie in- clinata di queste marne si copre di una vera crosta sus~ cettibile di indurirsi. Bouè termina la sua memoria riportando un altro fatto che gli sembra molto più soggetto a contestazioni , quello cioè di cranii umani che il conte di Razoumowsky ha trovato dei crani umani mescolati con ossa di quadrupedi di specie estinte, o equatoriali nei detritus calcari che coprono il calcare magnesiaco delle alpi presso Baden nel- la bassa Austria , o che riempiono di terre nere delle ca~ vità assai bizarre. Bouè dirige all' accademia il modello di una testa trovata nelle località indicata, e dissegna- ta sotto gli occhj del conte de .....; e vi aggiugne la figura di una testa degli attnali abitanti del paese. Fa ' duopo osservare ciò non ostante che si sono trovati in differenti luoghi dell' Alemagna dei cranii somiglianti a questo e similmente situati sopra delle alture. Il conte de Breuner ne possede uno di forma singolarissima : dal che si può conchiudere che codesti luoghi molto al di sopra della vallata del Danubio sono antichissime sepol- ture, e che perciò appartengono ad un fatto storico che curioso ed ntile sarebbe di potere rischiarare.. Terminata la lettura della memoria l'illustre Cuvier riflette su tal proposito ricordarsi egli benissimo delle ossa certamente umane che Bouè sottopose al suo esame, ignorando però la località nelle quali erano state rinve- mute nulla può affermare di certo relativamente all? opi- _ nione da seguirsi intorno all'epoca alla. quale siffatte ossa riferire si debbano. È però bene importante di te~ mer conto della circostanza annunziata dall'autore del- l' essere cioè le ossa state trovate in una specie di limo marnoso , e lungo le sponde di un fiume. În quanto poi alla testa il modello della quale è stato presentato _ dall' autore della memoria , Cuvier stesso conosceva di _ già questo fatto: la conformazione di tali teschi è ri- _— marcabile in ciò, che offre un appianamento della fronte _ somigliante a quello che esiste in tutti i selvaggi che han- mo addottato il costume di comprimere fin dalla nascita quèsta regione della faccia : ed è probabile che queste teste abbiano appartenuto ad un antico popolo che abi- 416 l ' tava l'Alemagna in un epoca sulla quale la storia nulla ci rivela. Robert riferisce all' accademia che presso il bosco di Boulogne nella cava del Sig. 7horel il vecchio ha tro- vato da prima molte ossa fossili giacenti in uno strato umidissimo di argilla verdastra di 0,15. di grossezza , qualità di terreno ohe le ha per modo alterate da ren~ dere impossibile l'isolamento di pezzi determinabili, e fino al presente si è raccolto un solo molare anteriore di Lofiodonte molto logoro , e varii pezzi dello scudo di una grande testuggine chelonia. bi Il calcare a ceriti ed a potamidi situato al di sotto del banco di rocce e che copre questa marna ossifera contiene alcuni fragmenti di ossa nella sua parte infe- riore; ed il calcare sabbionoso sul quale la prederta marna riposa (pieno di impronte di piante e di foglie), contiene pure ossa di Sauni e fra gli altri dei denti di cocodrilli : Robert ne possede uno trovato presso nn punzilione di razza. Infine il calcare a milioliti di questa stessa località offre delle bellissime pseudomorfisi ziloidi, che eviden- temente appartennero alla famiglia delle Liliacee (arbo- rescentes) e che l'aut. ha persino conosciuto essere ste~ li di Yucca . Queste petrificazioni sono accompagnate da impronte di pesci collecati orizzontalmente. Latreille fa anche a nome di Dumeril un rapporto favorevolissimo intorno una memoria di Milne Edwards portante il titolo — Description de quelques Crustacés monveanX — ( di questa se ne darà conto nei venturi fascicoli dei nostri Annali ).. Sezuta delli 7. Dicembre . Latreille suddetto parla con moltissima lode del quar- to volume di già pubblicato dello Species generum degli insetti coleopteri del Conte Dejean . Seduta delli 14. detto. Cordier fa un rapporto verbale favorevolissimo. intor~ no un'opera di Lecoq € Bouillet intitolata — WVues et coupes des principales formations gèologiques du depar- tement du Puy-de-Dôme , accompagnées de la descri~ I —_— iin V ian anu 417 ption des roches qui le composent — Il. Relatore fa i più grandi elogi all'idea ed al eseguimento di que- sto lavoro ; Il suddetto Dipartimento può essere consi~ derato quale paese classico per la geologia e l' onera ci~ tata è di tale natura da somaministrarne una cognizione esattissima , I tre fascicoli di già pubblicati ( l'opere intera sarà composta di otto) contengono la descrizione di dieci lo- calità o cantoni più o meno estesi ma tutti meritevoli di essere distinti presentando una struttura affatto caratte- ristica . Le rocce destinate a rappresentare queste loca- lità sono state prese sopra 75. punti diversi € la por- zione degli strati dalle medesime composti è perfetta~ mente dimostrata negli spaccati o vedute dei terreni u- nite al testo. Da tuttociò ne risulta un insieme di no~ zioni precise e complete mediante le quali può for- _marsi un idea di ciascuna formazione quasi. ugualmen~ te come se si avessero gli oggetti sotto gli occhi. Geoffroy Saint-Hilaire loda moltissimo la seconda ta~- vola della Anatomie Analitique di Manec ; di questa si è parlato alla pag. 135. di questo stesso volume. Seduta delli 21, detto Il consiglio di Sanità invia all? accademia una memo- ria di Thionville e Vanderback relativa a -delle verte- bre e coste di un. grande quadrupede oviparo trovate nelle vicinanze di Parigi unitamente a diverse conchiglie d'acqua dolce ed alle falangi di un dito umano che sembra l'annullare della mano sinistra. Brochant e Cor- dier sono nominati commissarii per l'esame della memoria. Dumèril legge un rapporto intorno una memoria di Strauss contenente la descrizione anatomica del sistema integumentale e muscolare della J/ygale aviculaire . L'autore è di già favorevolmente conosciuto per altre sue importanti ricerche sulla notomia degli insetti , ri- cerche che nel 1824. L' accademia giudicò degne di u- no de suoi premii . Coll' intenzione di rendere completo questo bel lavoro Strauss ha continuato a dedicarsi allo studio della organizzazione degli articolati che sono più vicini agli insetti propriamente detti e che per lungo tempo sono stati anzi coi medesimi confusi. Tali sono 418 infatti i ragni e gli altri generi. analoghi : per. quanto grande però esser possa la rassomiglianza nelle forme generali di queste due classi di articolati , gli Insetti cioè e gli Aracnidi, trovansi in diversi punti di loro or- ganizzazione tali differenze che ne stabiliscono la sepa~ razione nel modo più deciso. Negli insetti che privi so- no di vasi destinati ad una vera circolazione del liqui- do riparatore, l'aria atmosferica penetra nell'interno del loro corpo mediante le trachee che la distribuiscono nelle diverse regioni d~l corpo mettendola così a contatto cogli umori nutritivi. Negli aracnidi siccome la respira- zione si eseguisce mediante un apparecchio speciale e circoscritto, il sangue si dirige esso stesso verso l'organo respiratorio. Da questa sola differenza negli organi pei quali si eseguisce una funzione di tanta importanza nella animale economia me risultano necessariamente delle numerose variazioni nella generale organizzazione. . Essendo sull'apparecchio respiratorio nel descritto mo- do modificato fondato il carattere principale che distin- gue gli aracnidi dagli insetti pare che il Relatore non approvi interamente il metodo seguito da Strauss nel comporre la classe degli Aracnidi che divide in tre ordi- mi im ciascuno dei quali trovasi,, secondo lui, un modo diverso di respirazione polmonale cioè , tracheale , e branchiale. Del resto questa idea di divisione costitui- sce la parte la meno importante del lavoro e nulla. to- glie al merito delle esatte descrizioni e degli elegantis- simi disegni . I Relatori credonò che questo lavoro meriti di essere inviato alla Commissione incaricata di giudicare le ope~ re che concorrono pel premio di Fisiologia fondato da Montliyon ; conclusione addottata dall? Accademia . Memoires du Musèum d' Hist. Naturelle de Paris, Tom. xvi. a Paris 1828. Geoffroy Saint Hilaire — Rapporto intorno ai lavori di Audouin, e Milne Edwards esposti sotto il titolo di Ricerche anatomiche sul sistema mervoso dei crostacei. Cordier — rapporto sulla nota relativa ai vulcani estinti del mezzogiorno della Francia e le eruzioni dei quali sono state posteriori al deposito del secondo terreno d'acqna dolce, di Cuvier e Brongniart. Dumeril. — 419 rapporto sopra una memoria di notomia comparata rela~ tiva ai canali peritoneali nelle testuggini e nei coco~ drilli, di Isid. Geoffroy Saint-Hilaire e Martini . Cuvier F. — Descrizione di un nuovo genere di pipistrelli sot~ to il nome di Furie. Ajasson de Grandsagne — tradu- zione inedita delle tribu Mongole di Pallas,, e di un viag- gio di Bergmann nel paese di Kalmouks. Berger — espe~ rienze ed annotazioni sopra alcuni animali che intorpi- discono durante la stagione fredda. Bonnemaison Teofi* lo — Saggio sulle idrofiti loculées ( ou articulées ) della fam. delle Zpidermièes , e dello Cèramiées. Cambesse- des — Mem. sulle fam, delle Ternstroemiacee e della Guttifere . Guerin — Mem. sull? Zurypodius Latr. nuo- vo genere di crostaceo decapodo brachiuro. Marcel de Serres — Nota sui vulcani estinti del mezzodì della Francia, le cui eruzioni sono state posteriori ai depositi del secondo terreno d'acqua dolce di Cuvier e Bron- gniart. Mirbel — Sull? origine , sviluppo, ed organizza~ zione del libro e del legno. Raspail — Sull' orzina,, il glutine, e sulla difficoltà di isolare , coi processi in gran~ de i principii diversi ond'è composta una farina. Tur« pin — organografia vegetabile. Osservazioni sull' origine comune' e sulla formazione di tutti i corpi propagatori vegetabili , e speci2lmente sopra una nuova forma di questi corpi propagatori. Lo stesso — Saggio organogra- fico sul numero 2. considerato come moltiplicatore di 4, 8, 12, 16, 32, 64, nella struttura de' vegetabili di un ordine inferiore, e nelle parti vescicolari od ele- mentari delle quali sono composte le masse di tessuto cel- lulare dei vegetabili di un ordine più elevato , Lo stes so — osservazioni sul nuovo genere Surirella. Bibliothèque Universelle — Sciences et Arts. Ottobre 1829. R. Brown — Osservazioni addizionali sulle molecole at- tive, Philos. Magazine Sept. 1829. — T. XLII. pag. TT4. 122. Necker L. A. — Notizia sull'Iperstene,, et la Sienite Iperstenica della Valtelina, letta alla Società di Fisica e di Storia Naturale di Ginevra li 16. Aprile 1829 , pag. 123 135. Nicol W. — Nota sulle cavità piene di fluidi che trovansi in alcuni cristalli di sal gemma, Edinburg Phil. Journ. July 1829. — pag, 136 - 158. beh 420 Kupffer — Lettera intorno la spedizione scientifica sulle più alte sommità della catena del caucaso — pag. 169. è 170. vbis] _ Sweet — Sopra una nuova specie di rabarbaro pag. 174. e 179. ' "'Intorno il modo di conservare ed alimentare il verme da seta — pag. 264-276. ùn Novembre 1829. — Kupffer; Distribuzione della tem- peratura media del suolo, e linee Isogèotermiche — T. XLII) pag. 224-229. secondo articolo . In questo lavoro l'autore espone ancora delle appli- cazioni della sua teoria alla spiegazione di parecchi im- portanti fenomeni relativi alla diversa qualità di vege- tazione nelle latitudini elevate facendoli dipendere sin- golarmente dalla temperatura -del suolo che oltrepassa la temperatura media dell'aria. — Analisi delle esperienze di Flourens sul sistema nervoso dei vertebrati —.ivi pag. 2Jo ~ 243, In questo articolo è contenuta l'indicazione degli, ul- timi lavori dell' illustre fisiologo relativi. 1.? alla deter- minazione delle varie regioni dell' asse cerebro-spinale principalmente nei pesci, fondata sulla diversa funzione affidata a queste parti (1) ; 2a.? all'ufficio delle varie parti componenti l' orecchio (2) ; 3.* alla cicatrizzazione delle piaghe del cervello ed alla riunione dei nervi ar- tificialmente divisi (3), seguendo ancora i fenomeni della cicatrizzazione nei diversi altri tessuti; 4, infine si par- la in questa analisi delle sue esperienze sulla ftisi pol~ monare, lette all'Accad, R. delle Scienze di Parigi li 18. Ottobre 1828. — Notizia sulla radice di Caînca , nuovo medicamen- to ricevuto dal Brasile — pag. 243-250. Dicembre 1329. Marianini — Nota intorno un feno~ meno fisiologio prodotto dalla elettricità — pag. 287 - 291, In una memoria da. me pubblicata, dice l'autore, ne] (1) Nouvelles expériences sur le système nerveux. Annales des Sc. Naturelles Janvier 1828. ; (2) — Esperienze intorno i canali semicircolari dell' orecchio — ivi Ottobre 1823, e Gennajo 1829. (3) — Esperienze sulla riunione dei nervi — ivi Febbrajo 1828. Aa21 T. xt. degli Annales de chimie et physique pag. 25. sul fenomeno delle contrazioni che provano le rane nel momento in cui cessano di formare l'arco di comuni~ cazione tra i poli di un elettro-motore , ho fatto cono~ scere la differenza che esiste tra la contrazione prodotta dall? azione immediata dell' elettricità sui muscoli e che ho chiamato contrazione idiopaticu e quella che deriva dall? azione che l'elettricità stessa esercita sui nervi che presiedono ai movimenti dei muscoli che ho denominata contrazione simpatica , Da questo principio si può dedurre la seguente distin- zione ; allorquando una corrente elettrica attraversa un membro qualunque di un animale le due scosse avran- no luogo simultaneamente se l'elettricità segue la di- rezione dei nervi, e la sola contrazione idiopatica. avrà luogo se la elettricità cammina in senso inverso. Berzelius J. J. — Ricerche intorno un nuovo mine~ rale ed una nuova terra che vi è contenuta; Annalen der Physik 1829. N.* ?. — pag. 291 -31I. artic. 1.9 — Notizia sulla botanica dell? India orientale, e su- gli incoraggiamenti dalla compagnia Inglese accordati a questo utile ramo delle Scienze naturali — pag. 312 - 320. Annales des Scienses Naturelles T, xvi, Ottobre 1829. Dugès Ant. — Osservazioni sulla struttura. e la for- mazione dell'opercolo nei molluschi gasteropodi pettini- branchi , (Letta alla Società di Storia Naturale di Montpellier li 5. marzo 1829. ) pag. 113-133. con una tavola. Razonumovsky G. — Intorno i grossi massi di roc- ce sparsi od accumulati sopra dei terreni di diversissi~ ma natura , pag. 133~- 147. Barone Cuvier — Memoria sopra un verme parasito di un nuovo genere (Zectocotylus oztopodis ) , pag. 147-156. con una tavola: ( di questa memn, ne è stato dato conto alla pag. 260. del presente volume ). Geoffroy Saint-Hilaire — Considerazioni sopra delle nova d'Ornitorinco formanti nuovi documenti per la quistione relativa alla classificazione de" Monotremi; pag. 197~164. con figura (vedi pag. 259, del citato volume). Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire — Notizia sopra un nuo- vo genere di mammiferi insettivori nuovamente stabili to da Smith, e denominato JMacroscelides, pag. 165-173. ! 422 În succinto questo nuovo gen. può essere caratterizzato nel modo seguente: venti denti in ciascuna. mascella , membri pentadattili non palmati, gli inferiori , molto , più lunghi dei superiori ; pollice posteriore brevissimo , coda lunga , orecchie amplissime , gli occhi di ordinaria grandezza , naso estremamente allungato formante una gracile tromba cilindrica terminata da un piccolo rigon- fiamento , pelo lungo e morbido. Questo genere si com- pone di una sola specie detta typus da Smith; la tota~ le lunghezza dell'animala è di nove pollici. Lyell Car- lo, e R. S. Murchison — Sui depositi. lacustri terziarii del Cantal e sui loro rapporti colle rocce primordiali e vulcaniche, pag. 173 - 214. con due tav. geologiche, — Sulla natura della vegetazione di una parte del Messi- co ; estratto di due lettere del Dottore Schiede . Novembre 1829. — Jobert aîinè — Memoria sul fatto della divisione dei terreni in un gran numero di strati di diversa natura, di pag. 17.; Tournal Fils — Conside~ razioni teoriche sulle caverne contenenti ossa , di Bize presso Narbonna, e sulle ossa umane confuse con avanzi di animali appartenenti a specie perdute (mem. tradotta ed inserita in questo stesso fascicolo dei nostri annali ), di pag. 16. ; Leopoldo de Buch — Carta geologica del terreno tra il lago d'Orta, e quello di Lugano , di pag., 10. ( questo importante lavoro è stato per intero inse- rito nella Bibilioteca Italiana , novembre e dicembre 1829. , tradotto e corredato d'utili notizie dal chiarissimo Sig. Malacarne. L. Elie de Beaumont — Nota sula for- ma più ordinaria delle obbiezioni relative all? origine attribuita alla Dolomite , di pag. tre; Flourens — Espe- rienze intorno l' azione della midolla spinale sulla circo- lazione, di pag. 4. Questo celebre esperimentatore aven- do ripetuti e variati gli esperimenti di Le. Gallois. ten- denti a comprovare l' influenza della midolla spinale sui movimenti del cuore, ha ottenuto dei risultati impor~ tanti in quanto che crede di poter dimostrare che la mi- dolla spinale o per dir meglio i nervi derivanti dalla medesima influiscono bensì sui movimenti del cuore , ma indirettamente, cioè col mantener viva l'azione mec- canica dell' apparecchio respiratorio . Infatti dai suoi e~ sperimenti trae le seguenti deduzioni, 1.? che si poiso- 423 sono distruggere impunemente per la circolazione tutte quelle porzioni della midolla spinale che possono essera distrutte rimanendo innalterata la respirazione , e quan- do tutta intera la midolla spinale può esser tolta , come sucede nei pesci, senza offendere l' atto respiratorio, an- che il circolo non si ristente di questa notabile muti- lazione: nei pesci i muscoli che servono al meccanismo della respirazione non più si staccano dalla midolla spi- nale, ma dalla midolla allungata; 2.? La midolla spina~ le non ha dunqne sulla circolazione che una azione re- lativa e variabile ugualmente come sulla respirazione; 3.? egli è soltanto perchè influisce sulla respirazione, e per quei punti stessi pei quali vi inf2uisce, che la midolla spinale agisce anche sulla circolazione ; 4.? Infine il prin- cipio esclusivo movente questa circolazione non risiede nel midollo: se poi si domandasse in qual luogo dun~ que questo principio risiede , l'autore promette di rispon- dere in un'altra memoria da pubblicarsi in breve, Dureau de la Malle — Nota sul Fagiano dorato,, o tricolor (Pha- sianus pictus Linn.) , di pag. 2. Fondandosi sopra un passo di Plinio(X, 67. t. 1. pag. 569. ed. Hard.) Phasiani in Colchis geminas ex pluma aures submittunt, subrigunt- que, carattere proprio soltanto di questa specie di Fagia- no ; e sulla testimonianza di Gamba (Voyage dans la Rus- sie meridionale , tom. 11. pag. 226. Paris 1827.) assegna la Colchide , o Mingrelia per patria naturale del Fagia- no dorato, e non già la China , come dopo Buffon cre~- dettero molti altri naturalisti anche moderni ; e se si è trovato nella China ciò è acaduto perchè vi fu traspor- tato dalla non lontana provincia. Mutrochet — Lettera diretta al presidente della R. Accademia delle Scienze , salle cause che influiscono a produrre il movimento cir~ culatorio del sugo delle care. di pag. 9. Elie de Beau- mont — Ricerche intorno alcune delle rivoluzioni _del- la superficie del Globo , presentaati diversi esempj di coincidenza tra il raddrizzamento degli strati di certi si- _stemi di montagne , ed i cangiamenti improvvisi che han- mo prodotto le linee di demarcazione che si vedono tra certi strati consecutivi dei terreni di sedimento, di pag. 52. Continuazione . (La prima parte è citata nel fasci- colo V. di questi annali , pag. 245.) 424 KNouveaux Memoires — Nuove memorie dell' Accade~ mia R. delle Scienze e belle lertere di Bruselles T. v. Brus. 1829). presso Hayez, in 4 Vanderlinden — Osservazioni sugli Imenopteri d'Eu- ropa della famiglia degli scavatori.. Dello stesso — Saggio sugli insetti di Java e delle isole adiacenti; la prima di '-queste due memorie è la continyazione di un lavoro stampato nel volume antecedente ; la seconda è il risul- tato delle osservazioni dall'aut. fatte sopra diverse ric- ehe collezioni portate dalle Indie orientali, e le princi- pali delle quali appartengono, al Sig. Payen il quale ha per lungo tempo abitato nell'isola di Java in qualità di pittore del Governo; al Sig, Dubus de Gisignies; al Si guor Robyns, ed al Museo stesso di Bruselles , Giornale Ligustico — Novembre e Dicembre 1828. Guidoni Girolamo — Continuazione delle osservazioni geognostiche e mineralogiche, pag. 535-553. Pareto Lo~ renzo — Giunta alle osservazioni geognostiche fatte nel dipartimento del Varo , p. 554 - 561. Gennaro — Giugno 19829. Pareto — Giunta alle osservazioni geognostiche fatte nel dipartimento del Varo: pag. 3-10; pag. 9I - 100. pag. 195- 208. Ricardi Francesco le catastroti della terra secondo i primi capitoli della Genesi. ANNUNZI DI NVOVI LIBRI DI STORIA NATURALE. Libri di Zoologia. : Allzemeine Zoologie etc. Zoologia generale esposta nei rappresentanti generici di essa secondo le nuove ricer~ che da Giacomo Kaup. Parte prima, Mammalogia fasc. 1~5. in 4. con tavole colorite. Darmstadt — L'anto- re premette una breve prefazione, nelia quale accenna le sue idee in parte nuove , e strane sul modo di trat- tare della zoologia, indi distribuisce i mammiferi in tre ordini ( hauptabtheilungen) , o serie parallelle fra loro , e sono i mammiferi-uccelli, 1 mammiferi-amfibj, i mam~ miferi-pesci. Questi ordini poi sono disposti secondo quattro epoche , alla prima, ed ultima delle quali ap~ partiene il solo nomo; alla seconda appartengono le sci 4s5 mie, e gli altri mammiferi-uccelli ; alla terza in primo luogo i mammiferi-amfibj, a cagion d'esempio i mani- di, i dasipi, i rinoceronti ; in secondo luogo i mammiferi derivanti dai mammiferi-pesci, quali sono i mastodon- ti, gli elefanti, i cavalli ec. ; alla quarta i mammife- Ti-pesci, e cioè i trichechi , le foche , i delfini, le ba- lene ec. Nel trattare dei generi non segue per ora il nostro zoologo alcun metodo ; d'ogni genere descrive esattamente una o due o tre specie al più ; le figure , ch' egli ne dà sono litografiche , un po' grossolane , e sufficientemente bene colorite . In questi cinque fascicoli dà contezza di venticinque generi, e di ventotto specie . Observationes in Porcelli, sive Caviae Cobayce histo- riam naturalem auct. A. W. F. Schuliz Berolini in 4 L' Autore dà in questa compiuta monografia prove non dubhie di diligenza , e di sagacità nell' osservare , e se gli deve saper grado di avere emendato alcuni errori , in cui erano incorsi quelli , che prima di lui avevano tratatto dell' indicato mammifero, e di averci detto co- se, che per lo innanzi s'ignoravano. Ornitologia toscana del Dottore Paolo Savi Professore di storia naturale nell'I. e R. Università di Pisa. Tomo secondo. Pisa 1329, in 8.? con fig. In questo secondo tomo l'autore compie il trattato degli uccelli silvani , dà quello dell'ordine dei razzolatori , e dell? ordine quarto , che comprende gli uccelli di ripa. Assai pre- gevoli sono le molte osservazioni fatte dal chiarissimo Sig. Professore Savi non solamente nella Toscana, ma nella Francia, e nella Svizzera ancora, colle quali egli ha illustrato la Storia degli Uccelli, che gli hanno for~ nito materia per questo volume . Histoire naturele etc. Storia naturale dei Pesci del Barone Cuvier , e di Valenciennes tomo quarto... Parigi 1829 colle tavole 72-99 in 8.? I pesci acantopterigi , che hanno le guance munite di una sorta di corazza , de? quali Cuvier forma ben a ragione una famiglia di~ stinta sono l'argomento, di cui maestrevolmente è trat- tato in questo tomo. Molte specie nuove vi sono de~- scritte ; e di molte importantissime osservazioni 'anato~ miche vi è renduto esatto conto ,. Synopsis methodica melluscorum generum omnium , et 426 specierum, quae in Museo Menkeano adservantur etc. auct. Carolo Theod. Menke. Pyrmonti 1828 in 8.? L'autore adotta il metodo di classificazione proposto da Ferrussac , ed ordinariamente determina le specie secondo Lamarck, dando la sinonimia linneana quando trattasi di specie note a Linneo. Delle specie, che l'autore crede nuo~ ve, e che sono in numero di settanta , dà egli una de- , scrizione,, che nulla lascia desiderare . Libri di Mineralogia , e di Geologia.. Fandbuch der Mineralogie etc. Manuale di Mineralo~ gia del Sig. I. F. L. Haussmann parte prima, che con~ tiene l'introduzione alla Mineralogia con due tavole in rame. Gottinga 1823 in 8. Il chiarissimo Sig. Haussmann - in questo primo volume, premesse alcune dottrine ge- nerali di Filosofia Mineralogica , passa a trattare dei caratteri de? minerali , ed a lungo fermasi sulla crista!- lizzazione , indi dottamente parla dei metodi, e delle classificazioni. : Observationes genlogico-geographicae de naturalibus soli in Germania formis auct. I. B. Mendelssohn . Kiliae 1828 in 8.? L'autore ha con molta diligenza osservate,, e de- scitte le figure delle montagne, e delle valli di Germa- nia. Le notizie poi, ch'egli dà delle alpi, e delle valli sottoposte alle medesime possono giovare non poco agli studj di quelli, che si occupano della Geologia dell'Italia, Essai géologique etc. Saggio geolugico sulla Scozia di A. Boné,, con due carte e sette tavole litografiche , A Parigi 1829, in 6.? Quest' opera è piena di osservazioni della massima importanza. Géognosie des terrains tertiaires etc. Geognosia dei ter~- reni terziari , o sia quadro dei principali animali inver~ tebrati dei terreni marini terziari della Francia meridio~ nale, di Marcel de Serres. A Montpellier, ed a Parigi 1829, in 8. con 6 tavole litografiche assai belle . Nuo~ vi , ed importantissimi fatti geologici sono esposti in que~ sto libro, il quale racchiude ancora esatte descrizioni di specie fossili per lo innanzi affatto ignote , massime di aracnidi, e di insetti. Di questa ultima parte dell" o~ pera si darà la traduzione nel primo fascicolo del terzo 427 tomo di questi annali , ed in uno dei fascicoli susse- guenti si esamineranno alcuni punti delle teorie. geolo- giche addottate dal Sig. de Serres. Libri di Anatomia comparata. Vrolick — Dissertazione anatomico-fisiologica sulla di- sposiziune delle arterie delle estremità in diversi anima- li. Amsterdam 1816. in 4.? di 16. pagine con tre tavo~ le in rame, Di questa mem. scritta in lingua Olandese, quantunque di data non recente si è creduto di dovere inserire il titolo, ttattandosi di cosa poco nota ai natu- ralisti, e che in brevi pagine contiene molte cose im- portanti . Tratta l' aut. in essa dell'andamento delle arterie ne~ gli arti del Bradypus tridactylus , Myrmecophaga dida- ctyla, Lemur gracilis ; e Meleagris gallopavo . Le osser- vazioni fatte sopra le prime due specie appartenenti al- l'ordine dei Tardigradi meritano di essere conosciute giacchè dimostrano che in questi animali l' arteria cru- rale dopo »essersi divisa nella coscia in un gran numero di rami formanti un plesso , diventa di nuovo semplice allorchè arriva alla gamba, cioè oltrepassato il ginoc~ chio. L'andamento di questo insigne tronco arterioso mon era ben conosciuto nei predetti animali , anzi era stata rivocata in dubbio l' indicata disposizione da alcu~ mi moderni anatomici ,. PIS Lo stesso autore ha pure pubblicato in Amsterdam mel 1827. una dissertazione in 8.? sul camaleonte accom- pagnata da due tavole che rappresentano le ossa. deMVa testa , la lingua, i diversi ossicini cùe la sostengono, ed i muscoli pei quali si move. Nitzsch-Spiropterae strumosae descriptio — Hala 1829. in 4.? di 13. pagine con figure. Frolich aveva descritto e figurato nel Naturforscher (xxv. pag. 82. tav. 11. fig. 15.) , e Rudolphi aveva par- lato tanto nella sua Storia naturale dei vermi, quanto nella Synopsis dello Spiroptera strumosa specie di verme lungo da 10. a 12. linee, vicino agli ascaridi , e che si trova nello stomaco delle talpe : il nostro autore che ha avuto occasione di vedere la stessa specie di verme, pu> 428 re nella talpa ne descrive l'esterna organizzazione molto più esattamente di quello fatto avessero i predecessori ; dà la figura delle uova fecondate e non fecondate, nel primo caso l' uovo presenta soltanto della sostanza al- buminosa omogenea , qttando invece fecondato che sia - mostra nel centro il piccolo vermetto ripiegato sopra se stesso . Ha trovato ancora a quale uso serve il tuberco~. lo (struma ) che ha dato il nome a questa specie. Dire si può che lo. spiroptera è sospeso nello stomaco me~ diante un anello prodotto dal parziale traforamento del- Je tuniche di questo organo operato dal verme stesso ; anello che potrebbe essere paragonato alla cintuta che trattiene certe grisalidi. Quindi il tubercolo di cui que- sta specie di intestinale è munito_ nell' anteriore. estre- mità serve a circoscrivere i di lui movimenti a traverso del predetto anello: questa singolare maniera mediante la quale il. verme aderisce quasi alle tuniche dello sto~ maco entro cui è contenuto è resa patentissima dalle figure unite a questa importante dissertazione ; Audouin et Milne Edwards, Recherches etc. Ricérche per servire alla Storia naturale del litorale della Fran- cia , ovvero raccolta di memorie sull'anatomia,, la fi- siologia , la classificazione , ed i costumi degli animali delle nostre coste . Viaggio a Granville, alle isolo Chausey , ed a Sain1- Malò ; opera ornata di tavole incise e collorate al na~ turale. di Disegno dell'opera . , in Qualunque naturalista ; dice 1' editore , può facilmen« te valutare l' utilità dei viaggi in lontane regioni diretti ad arrichire la Scienza di nuove osservazioni : i Governi rivalizzano tra loro in questa nobile intrapresa, e da tutte le parti si applaudisce alle spedizioni scientifiche che tanta utilità apportano all'incivilimento dell' Euro- pa. Grave danno però areccherebbe alla Scienza stessa il desiderio di visitare lontani ed estranei paesi se que- sto desiderio totalmente ci distraesse dall'osservare e descrivere gli oggetti che in folla si presentano sul suo- lo stesso che noi abitiamo : infatti può questo sommini- strarci tesori non meno preziosi di quelli che cercansi 429 con tanta cura e dispendio in lontanissime regioni, e confessare si deve che siamo ancora ben lontani dall'a-* vere esaurito tuttociò che di interessante e di utile può somministrare il nostro paese in questo genere di ri- cerche. L'oceano ed il mediterraneo che bagnano le nostre coste sono ricchi di animali rimarcabilissimi per la vi- vacità dei loro colori e la singolarità delle loro forme e costumi , ciò non ostante verun naturalista si è per an~ che occupato di descriverli in modo speciale, Il viage giatore che frequenta i lidi dei nostri mari manca di un libro che servire gli possa di guida nel ricercare la or- ganizzazione e le abitudini di tante specie di animali , di un gran numero dei quali ne ignora persino il no~ me perchè non classificati ancora, e del tutto scono- sciuti agli intelligenti. La mancanza di opere di questa qualità abbastanza esatte ed estese è prodotta dalla scarsità det materiali indispensabili per comporle : le collezioni le più ricche, non esclusa quella del giardino del Re, possedono pochissime specie indigene , e la mag- gior parte di quelle che non possono conservarsi se non entro i liquori spiritosi perdono per modo le loro forme e colori da non poterle più riconoscere. Ma supposto ancora che si trovassero in tale stato di conservazione da poterle descrivere, queste descrizioni nulla potreb- bono rivelarci sui loro costumi , sul modo di riprodu- zione , e sul loro sviluppo, e quindi sulla parte la più interessante di loro storia naturale . Non è addunque nel silenzio di un gabinetto che eseguire si possono so- miglianti lavori , fa duopo per conoscere esattamente gli animali, singolarmente marini , trasferirsi sul luogo di loro abituale dimora ed osservarli nello stato di vita. Perciò l' unico scopo dei viaggi intrapresi sul nostro litorale non è quello di procurarci un catalogo piu com- pleto delle richezze zoologiche del medesimo, ma di svelare ancora l' organizzazione o del tutto ignorata od incompletamente conosciuta di moltissime specie. Gli animali che s' incontrano sono bastantemente diversi tra loro per somministrare degli esempii di quasi tutte le principali modificazioni dell? organizzazione che nel re- gnô animale s'incontrano , e delle funzioni che dai di- Tom. II. 28 Aso versi apparecchii organiti si compiono: la quantità degli oggetti d'uno stesso genere di una medesima classe permettono che si moltiplichino, e si variino secondo il aa , gli esperimenti e le dissezioni e nulla può man~. care alla loro felice riuscita . I di già celebri zoologisti e] anatomici Andouin , Milne EÉdwards avevano da lungo ternpo presentita l' ime portanza dei viaggi con queste mire intrapresi , e la no~ vità e valore delle prime osservazioni li ha determinati a percorrere successivamente tutte le coste della Fran~ cia, ed a pubblicare il risultato delle loro indagini. L'opera della quale in questo luogo si annunzia la stampa comprende la descrizione di tre viaggi intrapresi sulle coste della Manica e farà conoscere ancora la no~ tomia, la fisiologia, i costumi degli animali marini che abitano qneste spiagge ad eccezione dei pesci, giacchè le diverse specie di codesta classe, raccolte e conserva. ' te con molta cura, sono state comunicate al celebre ba~ rone Cuvier il quale in compagnia di Valenciennes pub- blica presentemente la storia naturale dei pesci, e que- sta grand'opera comprenderà tutte le specie conosciute « Una parte dei lavori inseriti in questi viaggi è di già stata fino dal 1828. (1) coronata e giudicata degna di premio dall' accademia R. delle Scienze, e questo corpo primario di Scienziati , che in seguito ha accordato la sua approvazione a diverse altre memorie dagli stessi autori presentate , ha voluto ancora somministrar loro 1 mezzi necessarii per fare eseguire colla maggior possibi~ le precisione le incisioni dei molti disegni che accompa~ gnano l'opera intera. Prima di dare alle stampe questo viaggio, gli autori hanno ben conosciute e ponderate le molte difficoltà che incontrerebbero nell' eseguire un progetto tanto esteso e laborioso , ciò non ostante sperano che il loro lavoro riuscirà degno dei tempi presenti , e che la facilità di potere ripetutamente visitare gli stessi luoghi farà scom- parire la maggior parte delle difficoltà , e renderà il la, (1) Recherches anatomiques et physiologiques sur la circulation dans les crustacés — Annales des. Sciences naturelles T. xiv. pag. AM AT voro possibilmente completo. Dissimulare noni devono però che ad onta della loro diligenza ed attività lusin- gare non si possono di far conoscere tutti gli animali che vivono nei nostri mari: ben soventi dobbiamo al caso il vantaggio di procurarci molte specie che indarno si cercherebbero adoprando ancora la maggior diligenza; è ugualmente difficile, il più delle volte almeno, pote- re aprendere qualche cosa di importante sulle loro abi- tudini ; tuttavia confidano molto nei soccorsi loro pre- stati dagli abitanti dei paesi collocati in prossimità del litorale i quali perciò sono in circostanze le più favorevoli per facilitare e rendere più completo il loro lavoro. Quanto abbiamo esposto relativamente al piano addot- tato in questo loro lavoro dai Signori Audouin, e Mil- ne Edwards dimostra abbastanza che ciascuno dei loro viaggi formerà un'opera distinta che potrassi volendolo acquistare anche separatamente; e che se per delle im~ prevedute circostanze la generale descrizione delle no~ stre coste che si propongono di fare dovesse essere in- terrotta, si possederebbero ciò non ostante altrettante opere complete quanti fossero i viaggi pubblicati . Quello annunziato in. questo progetto abbraccia una parte del litorale dei dipartimenti della Manica, de P lle-et-Vilaine, è delle Cotes-du-NNord, e comprende specialmente Granville le isole Ckuusey, il monte Saint- Michel , i dirupi di Cancale , Saint -Malo ec. _ Alla descrizione degli animali marini che forma la par- te principale dell' opera sarà unita una relazione del viaggio nella quale gli autori, seguendo la strada che avranno percorso , daranno delle indicazioni istoriche , statistiche, e geologiche sopra ciascun punto che avran- mo visitato. Ùna carta geografica co]locata in fronte del primo volume servirà alla maggiore intelligenza del testo . Condizioni dell' associazione . L'opera si comporrà di tre volumi in ottavo, pubbli- cati in sei quaderni ciascuno di dieci fogli di testo con sette od otto tavole incise e colorate colla maggior di- ligenzà dai più celebri artisti: i caratteri, è la carta del testo nulla lascieranno da desiderarsi. 432 Il primo quaderno vedrà la luce sul finire del cor~ rente anno 1829. gli altri si succederanno regolarmente di tre in tre mesi. Prezzo di ciascun quaderno, franchi .... ro. In carta velina soprafina con doppie figure in carta di Chine formato in 4." fr... 20. Le sottoscrizioni si ricevono a Parigi presso Crochard , tUe de Sorbonne N.? 3. a Brusselles da J. Fortin al de-, posito della libreria medica Francese, ed a Londra da J. B. Zaillieére, 3 Bedfort stracet, Bedfort square. Agosto 1829. tHMarrison Roberto — The surgical etc. Anatomia chi- rurgica delle arterie del corpo umano per gli studenti dei teatri anatomici. Nuova edizione rivista e aumen- tata. Londra 1829. Prezzo 10. scellini.. Milne Edwards, Memoria sopra un modo di organiz- gazione particolare dell'apparecchio respiratorio in alcuni crostacei (presentata all' Accademia R. delle Scienze li 2. Novembre 1829: ) K Uno dei punti più curiosi della organizzazione delle squille si è il loro apparecchio respiratorio del quale Cuvier ha dato da Inngo tempo. una descrizione deta- gliata. Le branchie di questi crostacei differiscono mols to da quelle dei decapodi per la loro forma , struttura e posizione , nulla d'analogo s'incontra negli altri ge- meri , compresi i stomapodi , solo in certe specie di Ali- mes incontrasi un vestigio di questa forma d'organizza- zione. Cotesto tipo d'organizzazione branchiale trovato da Edwards nei nuovi crostacei stabilisce per così dire il passaggio dai decapodi alle squille. Le branchie sono fissate sulla parte toracica del corpo, come nei decapo~ di, ma non sono racchiuse in una cavità , e la loro struttura è la stessa che si presenta nelle squille... Nel rimanente questi nnovi crostacei, ai quali l'auto- re dà il nome generico di T'ysànopode, rassomigliano alle Mysis e crede che debbano prender posto nelte classifi- cazioni nell? ordine dei stomapodi ugualmente come i generi JMysis , Lucifer , Cynthia ec. Fino al presente li Schyzopodes sono stati collocati tra i decapodi macruri ; ma Edwards ha dimostrato che questi ultimi sono sprov- veduti di branchie esterne il che li allontana da quest'ors dine e li ravvicina alle alime. 433 Libri di Botanica ; Fiora MNapoletana del Cavaliere Michele Tenore,, Na- poli, Stamperia reale, tomo terzo fascicoli 25. 26, 27. in foglio con tavole colorite. Il Ch. Autore segue a dare questo splendido lavoro con molta zelo. I tre fascicoli , che ora annunziamo, contengono la continuazione del testo del tomo terzo sino alla pag. 268., e portano le tavole delle piante seguenti. Nel fascicolo 25. sono ? Convolvulus Imperati tab. 121., Verbascum ,angustifolium tab. 122. , Rhamnus pusillus tab. 123. , Hydrocotyle na- tans tab. 124. , Bupleurum cernuum tab. 125. Nel fasci- colo 26. hannosi: Bupleurum trifidlum tab. 126. , Sisor flexzuosum tab. 127., Sison Thomasiù tab. 128., Chaero- phyllum hybridum tab. 129., Chaerophyllum magellense tab. 130. Nel fascicolo 27. contengonsi : Caucalis purpu- rea tab. 131., Ferula neapolitana tab. 132. , Ferula Bar- relieri tab. 133. , Seseli polyphillum tab. 134. , MHyacin- thus ciliatus tab. 133. ' Fiora Batava, ou figures et descriptions de plantes Belgiques, par J. Kops, et H. C. van Hall. Amsterdam chez J. C. Sepp et fils Fasc. 81. 82. 83. In 4P oon tavole colorite. Continua ad escire quest'opera colla stessa bellezza, ed esattezza. I presenti fascicoli con- tengono le piante seguenti colle loro descrizioni in lin~- gua Olandese, e Francese accompagnate dalle rispettive figure: Alopecurus pratensis tab. 416. , Pedicularis pa~ lustris tab. 417., Iberis nudicaulis tab. 418., Erysimum Alliaria tab. 419. , Gnaphalium germanicum tab. 420. , Epilobium roseum tab. 421., Polygonum hydropiper tab. 422., Polygonum minus tab. 423. , Prunus spinosa tab. 424., Chrysanthemum segetum tab. 425., Peplis Portula tab. 426. , Spergula arvensis tab. 427. , Gnaphalium syl- vaticum tab, 420., Gnaphalium uliginosum tab. 429. , Betula alba tab. 430. Delectus seminum ex collectione anni 1829. , quae in horio botanico Universitatis Ticinensis pro mutua commu- tatione offeruntur . Auct. Josepho Moretti Hort. bot. Uni- wers. Ticin. praefecto . In fol. Il Ch. Autore parla in BA questu catalogo di cinque specie nuove , delle quali dà il nome , e la frase specifica nel seguente modo : 1. Brassica Allioniz: glabra; caule basi suffruticoso; fo- liis inferioribus petiolatis, subrotundo-sinuatis ; si~ liquis rostro apice tumente quintuplo longioribus . B. oleracea Allion. Auct. p. 17. n. 766. ( non Linn.), B. balearica Bad. Pl. Ligur. oceid. in Bot. it. n. 1. p. 12. ( non Pers.). Biennis . 2. MALva collina : caule adscendente hirsuto, foliis orbiculatis, pubescentibus , dentatis, superiori bus 3-5-lobis; carpellis subtomentosis « Annua. 3. Morus macrophylla : foliis latis, cordatis, indivi- sis, serratis, glabris ; axillis venarum subtus le- viter villosis . Fruticosa. 4. Senec1o cinereus : caule herbaceo; foliis radicali- bus lyrato-sinnatis, subtus albo-tomentosis, lo- bo terminali maximo , dentato ; floribus panicu- latis radiatis. Perennis. 5. Sorcum Sagu: panicula coarctata subsecunda , flo- sculis pubescentibus , seminibus subrotundis . Annuum. Sertum botanicum, Collection choisie de plantes les plus remarquables par leur élégance , leur éclat, ou leur utili- té, dediée à la Reine des Pays-Pas par une société de Botanistes , et publiée par M. P. C. van Géel etc. Bru- x'elles de l'imprimerie du Sertum botanicum 1824). In 4. con figure colorite . Sono già sortiti 44. fascicoli di que- st'opera insigne, la quale nulla lascia a desiderare dal lato della nitidezza, e dell'eleganza , e porta il vanto di combinare queste prerogative con un prezzo ben disere~ 10 (r). Le Piante fin quì pubblicate sono le seguenti è Fasc. *. Primula sinensis. Amaryllis vittuta. Cactus (1) Chi bramasse acquistare quest? opera si dirigga al Sig. Hofmei- ster a Parma, il quale è incaricato della distribuzione della medesi~ ma in Italia... À 435 alatus. Dillenia scandens. Glozinia speciosa ; Aristolo- chia cymbifera . : Fasc. 2. Aìstroemeria Ligtu. Musa coccinea. Limodo- rum Tankervilliae. Paeonia Moutan. Lachenalia pendu- la. Lachenalia quadricolor . Cactus speciosissimus. Fasc. 3. Hibiscus Rosa sinensis. Aster alpinus. Rho- dodendrum ponticum. Iris germanica var. Erica arista~ ta. Erica monadelpha. Camelia Sasanqua . Fasc. 4. Cypripedium venustum. Enkianthus quinqueflo- ra. Goodyera discolor. Hibiscus syriacus. Napoleona im~ perialis. Kalmia latifolia. Fasc. 5. Iris susiana. Crotalaria purpurea. Azalaea indica . Gentiana septemfida. Gentiana acaulis. Zamia pumila mas. Amaryllis Reginae. Fasc. 6. Lychnis fulgens. Dillwynia parvifolia. Bil- bergia iridifolia. Pancratium maritimum. Delphiniuru elatum. Gnaphalium eximium. Fasc. 7. Erythrina Corallodendrum. Poinciana pulcher- rima. Hovea Celsi. Stapelia pulvinata. Plumbago rosea. Ixora coccinea. Fasc. 8. Metrosideros glauca, Ipomoea purpurea. Ti- gridia Pavonia. Xeranthemum variegaium . Xeranthemum sesamoides. Linum trigynum. Magnolia macrophylla . Fasc. 9. Amaryllis curvifolia. Passiflora quadrangula- ris. Vellosia Asperula . Duvalia oxalidifolia. Chorizemu ilicifolia. Ixia patens. Ixia maculata var. viridis. Fasc. 10. IVymphaea rubra . Gardenia amoena. Tpomoea mutabilis. Stenanthera pinifolia. Witsenia maura. Eu- phorbia punicea. ì Fasc. 11. Agapanthus umbellatus. JVymphaea Lotus. Lobelia surinamensis. Crowea saligna. Mimulus luteus.. Barbacenia tricolor. i Fasc. 12. Pontederia crassipes . Gorteria rigens. Plu- meria rubra. Thea Bohea. Passiflora cacruleo-racemosa . Spigelia pulchella . Fasc. 13. Dahlia rosea . Xilopia undulata.. _Anagallis fruticosa. Lisianthus inflatus. Saccharum spontaneum . Lobelia fulgens. Fasc. 14. Amaryllis Carnarvonia. .Lechenaultia formo~ sa. Acacia curvifolia. Camellia japonica var. splendens . Platylobium formosum . Acrostichum Stemaria. Fasc. 15. Protea radiata. Lisianthus pulcherrimus . 436 Lupinus polyphyllus.. Carolinea alba. Ipomoea involu- crata. Sarracenia purpurea. Fase. 16. Vellosiu aloaefolia. Calothamnus villosa. Be- gonia Evansiana. Ruellia elongata. Pothos foetida . digne thrynu Cristagalli Fase. 17. Ananassa bracteata. Witsenia corymbosa . Acacia armata. Mesembryanthemum spectabile. Garde- nia Rothmannia. Spathodaea laevis . Fase. 18. Crinum amabile A. Crinum amabile B. din stea Melaleuca . Culcasia scandens. Amphodus ovatus.. Pittosporum tomentosum . Fasc. 19. Loranthus sessilifolius . Thunbergia grandiflo- ra. Renanthera coccinea . Coryledon caespitosa. Ramon- dia pyrenaica. Clerodendrum scandens. Fasci 20. Pyrus japonica.. Dionaea Muscipula.., Disa grandiflora. Gompholobium furcellatum. Pereskia gran- difolìa . Scaubiosa caucasea . Fasc. 21. Alpinia nutans . Phlox amoena.. Colax Ar- risoniae. Dolichos Lablab. Quisqualis ebracteata. .Bos- siaea coccinea. Fasce. 20. Primula Auricula var. Ixora speciosa. Tril- lium sessile. Aristolochia labiosa. Combretum purpureum . Oncidium. divaricatum. Fasc. 23. Cacius ambiguus. Sparazis tricolor « Furyale ferox.. Gladiolus hirsutus, Polygala myrtifolia. Justicia elegans. Fasc. 24. pl ile speciosissimum. Phlomis africa- na. Argyreja cuneata. Lilium japonicum. Jacaranda mimosifolia . Bletia hyacinthina . Fasc. 25. Epidendrum ccchleatum. Carolinea. tomento- sa. Cypripedium album. Spathodaea campanulata. Fru~ cius Spathodaeae. Bulbocodium vernum « Fasc. 26. JIibiscus palustris. Nolana paradoxa. Cata- setum Claveringi. Trichonema speciosum. Favoius hirtus. Wachendorfia paniculata . Fasc. 27. Amaryllis ignea . Solandra grandiflora. Lo- nicera dioica. Styphelia longifolia. Holmstioldia sangui- nea. Mespilus japonica . Fasc. 28. Pentstemon diffusum . Andromeda burifolia. Grewia megalocarpa « Ophrys tentredinifera . Erica ver~ sicolor . Gladiolus Daleni . Fase. 29. Arum crinitum. Cucumis Colocinthys. Wrigh- I 437 -tia coccinea. Cistus ladaniferus. Templetonia glauca . Catalpa syringifolia . Fasc. 30. Crossandra undulaefolia. Stenochilus macu- latus. Cassia austrulis (*) . Bignonia Pandorae . Barleria cristata. Bombax buonopogense . Uvaria Chamae. Fasc. 31. Amaryllis aulica. Sempervivum globiferum . Pinus Pinaster A. Pinus Pinaster B. Dracocephalum sibiricum. Blandfordia nobilis « Fasc. 32. Papaver bracteatum. Sanguinaria canaden- sis. Monsonia speciosa. Petrea volubilis.. Canella alba. Justicia bicolor . Fasc. 33. Cyrtanthus obliquus . _Alstroemeria pulchra. _Sophora tetraptera. Cameraria dubia . Cyphia Phyteu- ma. Erisma violacea. Fasc. 34. Bignonia grandifiora . Begonia humilis. Ono~ nis fruticosa. Zygophyllum sessilifolium. Heliotropium corymbosum. Musa rosacea . Fasc. 35. Heliconia Bihai. FEucalyptus pulverulenta . Cyclamen hederaefolium. Yucca filamentosa. Amaryllis ornata. Îllicium floridanum . Fasc. 36. Camellia japonica var. Rosa sinensis. Verba- scum cupreum . Pancratium Amancaes . Hibbertia denta- ta. Vanda Roxsburghii.. Arum campanulatum . Fasc. 37. Erica speciosa . Fritillaria latifolia. Mela- stoma decumbens . Ornithogalum lacteum . Digitalis ob scura. Griffinia Hyacinthina . Fasc. 38. Amaryllis blanda. Clematis crispa.. Lilium -concolor. Aponogeton distachyon . Blakea trinervia. Rho~ dodendrum caucaseum . Fasc. 39. Clarkia pulchella. Aspidistra lurida. Geof~ fraea surinamensis.. Solanum rostratum. Symphylum as- perrimum. Fuchsia arborescens, Fasc. 40. Ventenatia glauca. Iris arenaria.. Costus spe- ciosus. Clitoria Ternatea. Reawxmuria hypericoides. Bi~ gnonia grandifolia . Fasc. 41. -Zésculus discolor. Dianthus Arbuscula. Erinus Lycnidea. Asplenium sinuatum. Diosma speciosa. Magno~ lia cordaia.. (*) Il Prof, Bertoloni fu il primo a vedere questa pianta in fiore , ed a pubblicarla sotto il nome di Cassia umbellata nella Syllrg. plant. hort. bot. Bon. POg. 4., indi il Ch. Ayvocato Colla ne trattò nel FIort. Ripul. App. 2. p. 343. 344., e nell' App, 3. p. a. tab. 10, sotta il nom» di Cassia Schultegii « 433 Fasc. 4a. Terminalia fagifolia . Protea cordifolia. Car ctus gibbosus. Lambertia formosu.. Iris fulva . Calceola~ ria corymbosa . Fase. 43. Iris aphylla. Liparia sphaerica. Kalmiu an~- gustifolia var. rubra.. Bromelia zebrina. Coffea arabica.. Passif'ora Princeps . Fasc. 44. Kolbia elegans. Morea spicata. Baliana Im~ bacina . Beaumontia grandiflora. Calycanthus floridus.. Pelargonium macranthon . Memoria sull' anatomia delle foglie di Tommaso Luigi Berta. Parma dalla stamperia di P. Fiaccadori 1829. 4? In questa memoria il Sig. Berta si accinge a dare la storia di coloro, che presero ad anatomizare le foglie, ed i legni, e mostra , come egli abbia spintu più oltre la cosa col suo metodo. Per vero le tavole de' suoi scheletri , e specialmente quelle trenta, che di recente ha pubblicato, sono di una bellezza, e di una verità, che nulla lasciano a desiderare. L'Autore poi passa a trattaré di discussioni anatomiche , e fisiologiche , e mo~ stra, che anche per le sue osservazioni l'epidermide delle piante forma un corpo organico sui generis, e che confermasi pienamente l' esistenza della duplice rete va- scolare nelle foglie. Noi non possiamo, che nuovamen- te applaudire all'egregio Autore per lavori di questa natura , comecchè utilissimi al progresso di una scienza mata, si può dire, tra noi, e tra noi fatta adulta so- ra fatti, e non sopra ipotesi , o gerghi di parole, col~ $ quali cose è stata altrove deturpata, Nuovo metodo per la riproduzione delle piant» per mar- gotto ritrovato e proposto da Antonio Piccioli ec. Firen- ze. Tipografia di Luigi Pezzati 1829. 8.? con una tavola in litografia . L' Autore propone in questo suo libretto di abbandonare per i margotti gli imbuti metallici,, e di sostituirvi una fasciatura di tela coperta all' esterno da paglia, che sostenga l' aparecchio, quando la tela ven- ga à marcire ; ma conviene pure confessare, che il Si- gnor Piccioli avendo detto generalmente di abbandonare li apparecchi mettallici , mostra di non conoscere quelli, tri con lastra di piombo oggidì tanto in uso, e che sono. di gran lunga preferibili al suo metudo, perchè portano 43 seco minor volume nell'aparecchio del margotto, on esiggono sostegno , non marciscono , serbano maggiore frescura attorno alle barbe novelle, e colla loro pieghe- volezza si adattano a qualunque posizione , e direzione del ramo , che si prende a margottare. Société de Fiore . Quinzième exposition publique. Bru- xelles , Juillet 1829. De l' imprimerie de P. J. Voglet. 8." Questo libretto mostra la bella , e fortunata gara , che regna del Belgio tra gli amatori di Flora , per cui ognuno di loro cerca di produrre alla pubblica esposi- zione quanto possiede di più raro e di più bello in ma- teria di piante , onde conseguirne l'ônorevola premio. Tl Giurì ha deciso il primo premio di questa quindice~ sima esposizione per la Cattleya Forbesii presentata dal Sig. Donkelaer di Lovanio come la pianta più rara, è più di recente introdotta in Éuropa. Hanno ottenuta rammentanza onorevole dopo questa l' Oncidium altissi- mum presentato dal Sig. Catters de Wolf di Anversa , la Petolia speciosa presentata dal Sig. Du Corron di Moi- gnies, e dal Sig. Vanhalewyck , e la Isotoma azillaris presentata dal già detto Sig. Vanhalewyck , dal Sig. Ba- rone di Van Volden di Lombeke, e dal Sig. Moens giardiniere in Anversa . Il premio assegnato alla pianta più insigne per la sua coltivazione , e bellezza è caduto sul Crinum amabile presentato dal Sig. Vandermaelen, ed hanno ottenuto rammentanza onorevole un altro Crinum amabile presentato dal Moens , l? Zxora coccinea , e la Tabernaemontana divaricata presentate dal Sig. Van Hal di Anversa , il Cirthanthus obliquus , ed il Gnaphalium erimium presentati da Sig. Verleeuwen di Gaud, la Banksia serrata, ed un Pelargonium presentati dal Signor Barone di Wellens, il Werium splendens presentato dal Sig. Cavaliere Van Koekelberg, l'Zrythrina Crista galli dal Sig. Van Geert, dal Sig. Barone di Van Volden di Lom- beke, e dal Sig. Di Knyff-Meulenaer di Anversa , la Glo- riosa superba dallo stesso Sig. Di Knyff-Meulenaer, e la Clethra arborea dal Sig.Vander Heyden giardiniere fiorista. Che magnanima instituzione! Che nobile emulazione ! Flora Helvetica sive Mistoria stirpium hucusque cogni- tarum in Helvetia , et in tractibus conterminis aut sponte A4o mascentium , aut in hominis , animaliumque usus vulgo cultarum continuata.. Auctore J. Gaudin etc. volumen quintum cum tabula aenea. Turici sumptibus Orellii , Fuesslini , et Sociorum 1829 83. Questo volume contiene le piante delle due classi Syngenesia, e Gynandria. Lo stesso interesse , che porgono gli altri volumi , serbasi anche in questo, e pochissime sono le cose, che ci sembrano meritare una maggiore esattezza , del che da- remo contezza nella rivista generale dell' opera , che si pubblicherà in questi Annali. Specimen Geographiae physicae comparativae. Auctore Joach. Fred. Schouw in Universitate Hauniensi Botani- ces Prof. Cum tab. lithograph. 3. Hauniae 1828. Typis excudit Janus Hostrup Schultz» 4. Nessuno meglio del valente, ed instancabile Prof. Schow è in grado di dare - un compiuto trattato di geografia fisica dell' Europa , perchè nessuno più di lui ha percorso le più elevate catene delle montagne Europee , onde ravvicinare, e paragonare i fatti, che sono proprii delle medesime. Frattanto col presente libro esso porge un cospicuo sag- gio del vasto lavoro , che è per intraprendere, del qual saggio tutto il $. 15. appartiene alla botanica, perchè in esso si fa il quadro comparativo della regione alpina , o erbifera , e del confine supremo della regione albera~ ta, come pure delle diverse sezioni di questa regione alberata , civè della parte castagnifera,, fagifera , e co~ nifera nelle alpi, e ne? Pirenci,, e della parte pinifera, e betulifera ne' monti della Scandinavia, per il quale quadro comprendesi , che l'elevazione di ognuna di que- ste parti , e regioni decresce andando dall' equatore al mord , quanto più crescono le latitudini, e che le espo- sizioni al mare portano un proporzionato aumento nella elevazione de' termini di queste stesse regioni . Aggiunta all'articolo necrologico sopra GiuserPE RADDI. Dopo pubblicato il numero quinto di questi Annali è uscito in luce il tomo 20. fascicolo I. delle Memorie di fisica della Società Italiana delle Scienze risiedente in Modena , ove sono state inserite alcune memorie inedite A4 del Raddi , quali moi ci facciamo un dovere di quì an- nunziare, onde completare il novero di tutti i lavori scientifici di questo benemerito naturalista. Esse sono le seguenti : 1. Supplemento primo, e secondo alla Memoria inti- tolaia Crirroc4amE .BRaASILIANE , CON sei tavole . 2. Melastome Brasiliane , con sei tavole. La doviziosa suppelletile di cose botaniche , zoologi- che, e mineralogiche messa assieme dai Raddi nell' Egitto è arrivata felicemente in Tralia, e dalla munificenza del Granduca Leoroxno II. è stata regalata al Museo del- l' Università di Pisa, e a quello di Firenze . Inoltre lo stesso Granduca ha comprato il prezioso, e numeroso erbario dello stesso Raddi, e ne ha fatto dono all' Uni- versità di Pisa. Chi potrà tributare bastevoli elogi ad un tratto così splendido della magnanimità di quel Principe! Premj. La classe di fisica dell' Accaderaia R. delle Scienze di Berlino ha rinnovato nel 1829. la proposizione del se- guente quesito, stato già altra volta, e cioè nel 1827. , messo al concorso . — Tracer , pour les larves d' insectes, des ordres et des familles naturelles tellement caractèrisèes, qu'on puis- se, par les caracières de la larve , reconnaître sinon le genre, du moins la famille de l'insecte parfait. La Clas- se dèsire que cette nomenclature des larves soit spéciale~ ment détaillèe pour les Diptera Linn. ( Antliata Fab.) , et appliquèe aux genres les moins connus sous ce rap- pori. — La descrizione delle larve che non sono state ancora rappresentate con figure deve essere accompagnata da disegni esatti, e da individui conservati nello spirito di vino. I detagli anatomici e fisiologi relativi a questo ar- goménto saranno accolti col più grande interesse, ab- benchè non costituiscano una condizione del concorso . l 31. Marzo 1831. è il termine di rigore per la pre- sentazione delle memorie da inviarsi al Secretario del- l' Accademia predetta colle ordinarie formalità . Il premio è di cinquanta ducati . dda INDICE DELLE MEMORIE, E DEGLI ESTRATTI CHE SI CONTENGONO IN QUESTO SECONDO TOMO. —— ne CU nn IR — STORIA NATURALE GENERALE « Tia Hi accademica per l'anno V. dell'Accademia Gioenia di Scienze naturali di Catania — di Sal- vatore Scudert. . . . « e ;~~« «.« « 1-Pag. dA MINERALOGIA , E GEOLOGIA . Sull? Ilmenite — del Dottore Kuppfer .. . . « » 3 Sul modo di discutere le analisi chimiche , onde esat- tamente determinare la composizione dei mineraii — di F. S. Beudunt (estratto) .. . « s3. IY Sul terremoto delle vicinanze di Alicante - di Cardi ;» 2I MNotizie intorno la caverna di no — di Marcel de Serres , e Farines ...._. . , 108 Sulle differenze primitive , e posteriori allo sconvol- gimento degli strati , che si possono osservare nelle rocce stratificate ecQ — di De la Beche ....,, r5a Sopra i vestigi di crostacei entomostraci del genere Ciclopo di Muller in uno schisto marnoso ittioliti- co — di Camillo Ranzani.. ... : «5, 849 Nota sopra due granchj fossili della specie chiamata da Desmarest Cancer Leachii — di Camillo Ran- ZON ais à »,. 1474 À Considerazioni teoriche sulle caverne "di Bize conte- MENze assa TMaNe CE, (à à è (è o ec a Te ; 5! Ie Se BorANICA. * Sopra una nuova specie di Corispermum — di Do- ' menico Viviani.... d'o 06 ie Algologia adriatica — di Fortunato Naccari deh to)": »» 204 Sull' identità dalla Glyeeria capillaris Wahlh i cia 443 Festuca capillaris LilZjebl., colla Poa distans, Linn.. — di Bartolomeo Biasoletto «... .. . . . pag. an4 Continuazione del catalogo di aa esaminate nel Chili — di Bertero. ... . ;> 227 Florae melitensis thesaurus etc. au. Stephano Zera- pha (estratto) . : ~' 04. na Fa pe di delle alghe europee , e delle specie esotiche . più rimarchevoli recentemente scoperte ec. — di E. A. Agard. Fasc. 2.* (estratto) ..... ») 365 Sulla fiorita del Phormium tenax in Talia —_ idi An- tonio Bertoloni...... »» 367 Due lettere botaniche — del Dott. Schiede (estratto) »» 370 Articolo di una lettera botanica — di Carlo Bertero ,, 373 ZOOLOGIA . Sulla respirazione degl'insetti, e specialmente sulla respirazione intestinale dell' Rìsna grandis ~ del Mettore Suckow: (estratto), ~. «i «i» (aa 4 Sulla sioria naturale de' pesci — dei Signori Cu- vies , e Valenciennes ( articolo terzo dell'estratio) ,, 9 Sopra alcuni animali marini avvelenati dall' pa OUS ud hi ch pà eà cà a.a 25 Sopra due rare farvalle trovate nel promontorio lu- nese — di Giuseppe Bertoloni «..... MI I, Note intorno ad un verme intestinale irovilta nel. l'Ardea purpurea — di A. Alessandrini ....,, 3:8 LI ANATOMIA COMPARATA. Descrizione di un vitello mostruoso , mancante di por- zione del midollo spinale — di A. Allessandrini. », 27 Saggio sulla teoria dello scheletro dei vertebrati — di Laurent... È « ;» 42, e 285 Brevi cenni sull* epistola zootomica del Prof. Otto intorno il sonno invernale dei pae PU — di G. — CAN TN IC pi 46 Lettera sulle comunicazioni dei ch; linfatici éolle vene — di M. Rigacci FA À VA 73 Osservazioni intorno alle metamorfosi del girino della rana comune — di M. Rusconi (estratto) ...,, 374 Sul circolo del sangue visibile nel fegato di giovani larve di Salamandre — di G. Mueller . ..._ ,, 383 Nuovo... Errara~ Corricz al primo volume di questi Annali. Errori _ j Correzioni pag. lin. 259. 12. quel Professore . . qual Professore abi. 34. În 12, Ora poi... În 12." Di poi ne" tempi a noi più vicini il Forskoal diede un elenco di alcune piante Maltesi sotto il ti-. tolo di Florula Melitensis, il qual elenco forma come" un'appendice alla sua F7o- ra Estacensis inserita nella Flora Fgyptiaco- arabica Hauniae 1779. ex officina Mòlleri. 4? cum tab. pag. _— XIII. Ora poi a63... 2. presso i loro eredi... presso, i suoi eredi. Si Pro Emo,, et Revmo D. D. Caro:o Car. OprIzzonio Archiepiscopo Bononiae Doct. Petrus Trombetti Rep. S. T. VIDIT pro Excelso Gubernio Dominicus Mandini S. T. D. Coll. Prior Par. et Éxam. Sinod. Die 5 4Aprilis 1830. IMPRIMATUR Leopoldus Arch. Pagani Provic. Gen. ERRATA CORRIGE AL Tom. II. Errori Correzioni lin, 19 Riviensi ....... Rinviensi RE BOUE è she] amara sio con i MQESL è "e? capia a dè à » floscii A7 Piattos0.». di. ce en è piuttosto !7 O.2MB...ù...à. lo XO/ OVAJ0 o PraLb) nie zà hè è ovaje, e dell'utero , 30 arteriosa ....... venosa 6 forma......... formano 27 acqnises ....... acquises 22 musschose .. .. . . muscolose SI MATALSO/» si sie suave a stesso FINAOU maè o aa 1829. dri isprapitacc o NS strati 25 Rudolpi ....... Rudolphi 3 pubbico .,..... pubblico SAD So. 4 à MORI cia Ais C 14~15 altera alteram . . altero alterum Tô interestanti ..... interessanti 3r industra ........ industria 16. dal ;.'. Eiu SIR del DD VA MONDA GHJ di à A aè Ursus E 'ClogmUi. ; ava « . eleganti 6 matentad. Lo. - rissente 7-8 Baliana Jmbacina . Babiana sambucina 9 del Belgio....... nel Belgio aa farvalle ....... farfalle » > ' dali; cac "èd NE Du ùn tera du v. IuMaLELAU NS gu NU A È Feu Macia. à ps I i A Ì Hi si AN E PC à u SÈ S'OMRIIZÀG pd hè 1à CH y M'a < ve è dà à p ULEVO Wi aè Pe PU la i ; 'asone7 UN MR la ai da biprIonJa Of: cà POBMIIVL bis sra BAVITIPOR . I _ GHJI GHJLIAN i SPA 15 nosÉdtAtrili » rita Dir magn PI ~ iinsnsie « AC"? Età P nia è A PABERI av x n/ à éra, o à MITIIIUNÈ À Cal ' à , * i , î _ « «] " 'astiipai dacci U ZA CRA, Ara. 9 SEÀ « vA . LA i Mi pigioR Veh o; atu Ci Litoé. Cipriani eQECL Sp G. TornÀÌ. Litoé. Cipriani e CC: o i I N agti mu VIII tÒ SN HN r"—_tw—mar—ra gh uv e È I À MAS E der À "3141 Ti maT S. fipiup Pb 0601, Loli PuMai4 malt, dn TACI a ——— LU" LT AS >i LO Ni ba A 41 G a? 474 27 MUTI SANA IA u MOJGU hj PUJURTEE di CO CALE à à è 4 a A U NUOISI A VE cantu A MOL NE i Jà . v f » AGI AR Hi À da 1 pi SU CR i SUO Mia Pa a SE à FR MP. ro DA san dii ONI Ù NS sri orme POST I 1 j ~ 1 là 182 1 î u "À - LU Mc" " TO 21216 18 VALLI PO a 6U ca u SÀ LN, À SU À PUD IRA —C AP DA 0. ATOLA Delle materie contenute nel Fascicolo VI. PARTE PRIMA. MemMor1E, xD ÉsTRATTI " Icones Algaram europea- ~— rum fasce. a. auct. C. pi, Agardh.' ( estratto) pag. 365. paie la RT del TRAS HÀ S) mium tenax in Italia ~- 1 di A. Bertoloni .... ,, 367 Due lettere botaniche -- del TONA _ >... . «a 5, VOZ Ì Cansiderazioni teoriche sule Florae melitensis thesaurus _ le caverne di Bize conte- fasc. I. auct. Steph. Ze» nenti ossa umane -—- di rapha . (estratto ).... ,, 358 Tournal. . » vè. «. s3p 393 [( PARTE SECONDA . INDICAZION1, ED ANNUNZI Sedute della R. Accademia belle lettere di Bruselles.._ delle Scienze di Parigi pag. 408 T.v. 1829. - . . . pag. 424 Memorie del Museo di Sto- Giornale Ligustico . Novem- ria Naturale di Parigi T. bre e Dicembre 1828, Gen- ICU Ca ie i rides nA» a a id, HD naro - Giugno. 1829. « ,, i i PA î ai . . Biblioteca universale di Gie Libri di Zoologia....... ,, ivi nevra. Ottobre ~ Dicem- Libri di Mineralogia, e Geo- bre IO2Qg,. è lei sie ega ne 33740. logia. ». « «vs va<> so Annali delle Scienze Natu- Libri di Anotomia compa-.~_ fÀ rali di Parigi - Ottobre e TaÎà « o vv xv o» « sò" 427 1] Novembre 1829... . « ,, 421) Libri di Botanica.. .... ;, 43 Îl Nuove memorie dell' Acca- Premii... « ov vv o « 33 441 demia R. delle Scienze e Indice del. tomo secondo ;, 442 Nel mese di Maggiu prossimo saranno pubblicati _contempora- neamente i primi due bimestri del 1830 di questi Annali . ne 4 Cn A e rereznz1INIUi sepacntd a . TA 14 1306 25332343034 EI33E43: i p3IG37GI318 PS . ; nosa PITRITU sa:o PASTA ti NU SETTI TU s293:3:8547 rmisia nna ~i CITT Fi HH. SERU: 49153537134 32333 à i 213737873 3 sb sti EEE E Hè P>PTTI 18137 18337 bieri Cari brbrasi Tinsiain miò ; ; 11352000833 TIUPUTI y IE parmi? Ma on mà , amp i PSETÉI possinu è AV2 73 ampi a7 se isin1ô sto 3 sica l'atri mamaè vii siertiu, sens AIITITINAIA? 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