Littassgne oi ANNALI STORIA NATURALE |d FascicoLo VII age + be - Sul finire di ogni si pubblica un fascicolo di questo gioritalei Il prezzo dell” intera: anriata è di paoli romani trentasei per lo: stato Pontificio ,, per l’ estero, | . compresa la francazione fino ui: confini, d° ita- ld liane lire MRI: AV a) i BOLOGNA 1830... | TIPOGRAFIA MARSIGLI ' CON APPROVAZIONE | oe, SELES dice LIA mo îi MR. TATE, FILI IT {St LATI Gi n LA art TAC 1 4 ; ci Ù i È ì FIRE HLUpS vinta € 4 ieri inn “ » È ea % sE Ve POD La? x e an . È UTRS I alii sin sarai sù RA E regi PRo be pala ion sar Da Di #0 sa Dara È pere LI sura di tap ViDO: oa. " pp male vei 1 ri bi fritte pater A po Ia ri ti 7% pagoria, Sis4 x POR vedi SLISTIISSISTTOS I l'itio iirn ree AVVERTIMENTO ED. AVVISO TIPOGRAFICO RELATIVO AL GIORNALE DI STORIA NATURALE COMPILATO IN BOLOGNA DALLI SIGNORI PROFESSORE RANZANI, BERTOLONI, ep ALESSANDRINI IN CUI VI SARANNO ANCHE PEZZI DEI SIGNOR PROFESSORE ORIOLE © con vmTo PROSPETTO, ED ELENCO DELLE MATERIE CONTENUTE NELLI TOMI PUBBLICATI BOLOGNA 1830. NELLA TIPOGRAFIA MARSIGLI can APPROVAZIONE, , }0 4 si A REL Let A 0 \ “papa deo. bi mi " N) x ERICOTAI x i sere" 1 è Di LAB Tr, Agr : ILL) AI SIGNORI ASSOCIATI AGLI ANNALI DI STORIA NATURALE. —=ar'— I favore col quale questa mia impresa è stata ac- colta dagli Scienziati Nazionali, e Stranieri mi anima a continuarla non solo, ma ad estenderla anzi mag- giormente affine di rendere questo giornale sempre più utile e gradito, | Assistito dalla dotta cooperazione dei celebri Profes- sori CamiLLo RanzanI, Antonio BerToLONI, ed ANTONIO ALESSANDRINI , che in cotesta Università insegnano i di- versi rami della Storia Naturale, e che fino dal prin- cipio assunsero la direzione del mio giornale, non po- tranno mancare nè di importanza nè di utilità i diversi articoli che di mano in mano nel medesimo saranno inseriti Siccome poi la chimica analisi delle sostanze orga- nizzate è giustamente considerata quale mezzo oppor- tunissimo onde più facilmente pervenire alla esatta co- gnizione dell’ intima tessitura dei corpi appartenenti ai due Regni organici, così d'ora in avanti anche questa parte importantissima della chimica avrà un posto di- stinto nel mio giornale, Ne’ semplici estratti o sunti di lavori già pubblicati saranno inseriti, ma come ne- gli altri rami delle Scienze naturali la ZooLocia cioè, la MmneraLocia , la GroLociAa e Grocnosia, la Borani= ca, V ANATOMIA cOMrarATA , anche in questo della Ca MICA ORGANICA vedrano ia luce dei lavori inediti, e prova ne sia la Memoria che si sta ora stampando del chiarissimo Sig. Prof. Francesco Orrori intorno 1° Ana- lisi atomistica dei varj prodotti del regno vegetabile . Parecchi dei Signori Associati mi hanno replicata- mente fatto conoscere il loro desiderio , che negli An- LI nali fossero inseriti degli articoli rélativi ai progressi delle Scienze Naturali dal 1816. in avanti, giacchè da quest’ epoca la Biblioteca Italiana, giornale utilissimo e giustamente applauditissimo , cessò dall’ occuparsi e- stesamente di queste Scienze. Abbenchè 1’ abbondanza delle materie che di giorno in giorno si vanno pubbli- cando occùpi di già tutte‘ le pagine del mio giornale, volendo anche in questo soddisfare al desiderio de’ miei committenti, non mancherò di aggiugnerne alcune altre sopranumerarie, destinate a contenere articoli im- portanti sui lavori pubblicati dalla suddetta epoca sino alla attivazione del. mio giornale .: È Tutti questi miglioramenti ed ampliazioni degli An- nali non importeranno veruna spesa di più, ed il prez- zo di associazione annua resta come per lo addietro fissato a 36. paoli, per lo stato Pontificio, e per l’ estero Italiane lire. 22. e 50 centesimi, franco fino ai confini. Che io sia per mantenere queste promesse, ne farà ampia fede il modo col quale ho soddisfatto all’. impe- gno assunto nella pubblicazione dei primi due volumi degli Annali, giacchè invece dei 48. fogli di testo, pro- messi, ne ho dato più di 56, e Je tavole che, esser dovevano sei, portate furono alle dieci, Senza mia colpa, e contro il volere dei Signori Di- rettori, ma per la natura delle notizie ‘inserite. ha sof+ ferto qualche ritardo la pubblicazione dei primi fasci» coli dell’anno corrente, ma fra poco vedranno la luce due fascicoli, e così in appresso tutto sarà in corrente possibilmente. Posso assicurare fin dal presente li Signori Associati, che questo giornale sarà in seguito anche più ricco di memorie originali ed inedite, giacchè parecchi dei più celebri naturalisti ed anatomici della Penisola hanno domandato di inserire nel medesimo i loro lavori. $ic- come uno dei Direttori il Sig. Prof. ALEssanpRINI si incarica di corrispondere direttamente coi singoli. auto- ri, così al medesimo dovranno essere inviate le memo» rie e gli articoli di Storia Naturale, di Notomia, e di Chimica organica che si volessero inserire ; e trattandosi di memorie e di articoli originali ed inediti, gli autori riceveragno in regallo venti estracopie dei lora lavori» |» PROSPETTO GENERALE. | DELLE MATERIE CONTENUTE NEI TRE PRIMI VOLUMI, DEGLI ANNALI ‘DI STORIA NATURALE MINERALOGIA, GEOLOGIA, E GEOGNOSIA ‘ ‘Memorie ed Estratti, Bin, crostacei del genere ciclopo in uno schi-. sto marnoso ; dello stesso, due granchj fossili della Sp. del. Cancer Leachii — A. peL Rio, nuovi minerali di Culebras — BuckLanp, rocce e fossili. del paese de Birmani — CorpieR , fossili del Gard, e dell’Aude — Savart, cristallizzazione — CLIFT, due nuove specie di Mastodonte — BrerrmavPr, sabbia platinifera dell’ Ou- ral — BerrmeR, sull’ Haidingerite — Levy, sulla Wa- gnerite — Breunnerite — Auessi, sui vulcani; id., si- © licati dalla Sicilia — MaraviGnA, minerali. contenuti nelle lave ; id., Mineralogia Etnea — GEMELLARO , geo- logia dei contorni dell’ Etna — Macarre Prinsep, sulla Scheirerite —. HaAmincer, minerali parassiti — CaruL- Lo , fossili del terreno di sedimento medio delle. Pro- vincie Austro-Venete — KerERsTEIN, geognosia di al- cune regioni delle alpi — KoseLr, ockenite — CHar- PENTIER DI Durrrenoy, Couzeranite — KurPeER, sull’ Il- menite — BeupenT, sull’ analisi dei minerali — Cassas, terremoto d’ Alicante — MarceL DE SERRES, ossa. fossili delle caverne; id., geognosia dei terreni terziarj delle provincie meridionali di Francia — De LA BécHE, sul. le roîce stratificate — Josrrt,. formazione dei terreni stratificati — HumBoLpr, miniere d’oro, e di platino della Siberia — Enit pe BraumonT, sollevamento delle montagne — Ricciori, influenza delle terre sulla vege- tazione — Tournar, ossa delle caverne di Bize — Br- LAUDEL , ossa fossili.di Nanterre — DesHAyYEs, conchiglie dei contorni di Parigi — Lkcoe E». BounreT, formazio- \ | ni geologiche del Puyde-Dome — Kaup, Deinoterio gi- ganteo nuovo genere di mammifero fossile — BerzeLIus, nuovo minerale — Bivona, ossa fossili di Palermo — Boui, ossa fossili umane, è Zaalogia È BeLr, caratteri dell'ordine dei Testugginati — Cu- vier -G., Storia naturale de’ pesci, e lora notomia ; id., Hecatostoma , nuoyo genere di verme — RouLin, sugli animali domestici; id., Nuova specie di Tapiro — Ani- » mali marini, avvelenati dell’ acqua dolce — Dugàs, monografia delle lucertole — Virey; sull’ ascensione dei ragni — Osyer, animali marini terebranti — Begraco- ni G., nuova specie di farfalla — Aupour, er Mine Epwarps, ricerche Zoologiche sulle coste della Fran- cia — Vicnarp, nuovo genere di conchiglia — Gror- rrov Sarnt-HAx8E , sugli animali antidiluviani . ù\ Anatomia e Fisiologia» AressanpRINI, osteologia dell’ Ippopotamo; id., de- serizione di un vitello mostrugso ; sulla filaria dell’ Ar- dea purpurea ; sistema nervosa della Scolopendra mor- dente — De RaER, de ovi mammalium et hominis ge- nesi; id., branchie nei feti dei vertebrati — Cuvier G., considerazioni sui mollusci; id., osso joide delle testugini — DoxLLINGER, de villis intestinorum — Hu- SCHKE, tessitura dei reni — GrorrrRoy SAINT HILLAIRE , sulla visione nella talpa ; id., mostro umano bicorpo- reo; rapporto sull’ opera di Lippi intorno ai linfatici ; uovo di ornitorinco; sui due fratelli Siamesi insieme uniti; teoria degli analoghi; applicazione di questa teoria alla organizzazione dei pesci — Prevosr, circo- lazione nel feto — Ducìs, anatomia degli Anelidi — CHÙasrier, sul vola degli uccelli ed insetti — MuELLEK , metamorfosi del sistema nervoso nel Regno animale; id., circolo del sangue nel fegato delle larve delle Salamandre ; sui corpi di Wolff; glandola nasale dei serpenti ; sistema del simpatico negli articolati; anato- mia della Scolopendra mordente — MeckeL A., osser- ' vazioni anatomiche — Rotanpo , del cervello — Hrù- sinceR , inviluppi del feto umano — Suckow, respira- zione negli insetti = LAugenr, scheletro dei vertebra- ti — Minstt.i, sul letargo di alcuni mammiferi — Ricac- cr, comunicazione dei linfatici colle vene — SrRAUSs, anat. del ragno avicolare — Poîsevitti, sulla forza del | cuore sottico —- FLourens; effetti del freddo su gli animali — Porrat, sulla questione della comunicazio- ne dei linfatici colle vene — LAur® er DugLeD, sullo stesso argomento « ScRIFrienANo; su gli acquedotti del Cotugno «— GraveenA; sul preteso ermafrodismo della sp. umama — Hobktne, ossificazione delle val- vole dell’ aorta — RreinA; descrizione di pezzi patolo- gici uniani — Rusconi; rietamorfosi del girino della rana comune — BrescHer; sulle vene delle ossa , rap- porto di Dupuytren — Oxen, sulle vertebre dell’ uomo. Botanica BerroLoni A., Storia € progressi della Botanica iîn- sulare ; id., Specie nuova di Carduus; Satureja mon- tana; fiorita del Phormiutti tenax; sopra tre specie di Senecio ; notizia stotita sulle opere di Radi +— Lx, Hortus R. botanicus Berolinerisis — Hosr; Flora Au- striaca — Cosentini, Flora Etnéa : id.j Zostera ocea- nica + VanLgerc; rettifitazione dei nomi di alcune piante — Acarna, Icònes Algarim Europagarum — SrAnHOPE, discorso sti vantaggi che tratte si possono dalla Botanica — Morts; Stirpium Sardoarum elen- cus — Viviani; nuova specie di Corispermum — Nac- cart, Algologia adriatica + BtAsoLETTO | sulla Glyceria capillaris — BeùrERO; piante del Brasile — ZERAFA, Flofae maliténsis Thesiurus «= ScHeDE; lettere due sulla flora della prov. di Veracruz — Gussone, prodro- mus florae Siculae. . A queste memorie ed esttatti sono rinite dodici ta- vole contenenti molte figure ad illustrazione delle Scien- ze predette. i Chimica organica . Orrotr, prospetto sulla composizione delle sostanze non azotate del regno organico secondo i principj del- la Stechiometria . Indicazione , ed Annunzj . Oltre le memorie e gli estratti di sopra notati, gli Annali contengono ancora, 1.° il titolo di oltre 120. opere e memorie, pubblicate recentissimamente nei di- versi paesi, spesso accompagnato da breve estratto, o da appropriato giudizio: 2.° l’ annunzio di 30. grandi opere che vedono la luce successivamente per fascicoli : 3.° l'indice ragionato di 20. dei più accreditati giornali scientifici Italiani e Stranieri: 4.° l’indice delle memo- rie, e spesso ancora il risultamento delle ordinarie se- dute delle Accademie e Società Scientifiche di Londra, Parigi, Pietroburgo, Stockolm, Berlino, Germanica, Elvetica, Italiana, di Turino, Napoli, Catania, di Ginevra, di Gottinga, di Bonn, di Upsal ec.: 5.° infine le notizie necrologiche dei più distinti naturalisti, morti di recente; ed i progammi dei premj proposti dai di- versi Corpi Scientifici. Questo quadro parmi potrà bastare per far conosce- re l’importanza, e l’ utilità dei nostri Annali; della regolare pubblicazione dei quali, secondo il piano fi- nora seguito, e superiormente esposto, non mancherò di ocuparmi con tutta la diligenza, persuaso che i Naturalisti di tutti i Paesi vorranno incoraggire ; e so- stenere questa mia intrapresa . Le associazioni a questa utilissima Opera necessaria alli Scienziati ed ai Medici si prenderanno : In Ancona da Sartori. 6 In Napoli da Gennaro Mirelli. Fuligno da Tommasini. Padova Tipografia e Libreria Fermo da Fossi. Minerva «+ Virenze dalli Signori Batelli; e Veroli Comp. Livorno Fratelli Vignozzi. Macerata da Mancini Cortesi. Milanò F. Fusi, e Lampato. Modena da Vincenzi e Comp. Perugia da Bartelli e Comp. Parma da Pustori. Roma da Benigno Scalabrini. Torino da Giuseppe Pomba. Venezia da Giuseppe Gatteî ed Antonelli. i e così dagli altri principali Libraj . APUANA Il Tipografo Jacopo MARSIGLI: ANNALI STORIA NATURALE TOMO TERZO. Bologua Nella Tipografia Marsigli Con approvazione 1830. È fi dA ; MVUBO x ‘’ i ad y \ po td 13 Po, 3 MarceL De SERRES, Professore di mineralogia, e geo- logia a Montpellier = Geognosìa dei terreni terziatj, ovvero prospetto dei principali animali invertebrati dei terreni marini terziarj delle provincie meridionali di Francia. Montpellier chez Pomathio-Durville 1829. in 8.° di pag. xcII, e 276, con vi. tavole litografiche . ( estratto ) N ella introduzione che occupa le prime 92. pa- gine il celebre autore parla delle cause che proba- bilmente avranno influito a produrre quelle profonde alterazioni che si mostrano nella superficie della ter- ra, e crede che vi possano aver avuto parte tanto l’ ignea fusione delle sostanze componenti la cortec- cia del globo stesso, quanto ancora il successivo raffreddamento della medesima, e la generale inon- dazione prodotta dal condensarsi dei vapori acquosi. Dopo che emersero dalle acque di questo vasto ocea- no i continenti, e popolati furono dalle varie spe- ‘cie dei corpi organizzati , l’ universale diluvio li som- merse di nuovo lasciando indubitate traccie di se nei depositi marini meno antichi, e generalmente sparsi sopra tutta la superficie del globo. Le cot- renti dei grandi fiumi, i laghi d’acqua dolce, le vaste paludi, i mari mediterranei, le parziali inon- dazioni, e prima e dopo il diluvio, servirono a va- riamente modificare nelle diverse regioni della terra la di lei superficie, ad accumulare in diversi strati di varia natura i prodotti della organizzazione, di- struggendo ancora totalmente parecchie specie del regno vegetabile ed animale. Alle quali cause se si aggiungano il sollevamento delle montagne o- peratosi, per quanto sembra, in periodi diversi, come ha cercato di mostrarlo anche ultimamente. il celebre geologo Elie de Beaumont ; l’azione dei vul- cani, e parecchie altre cause che hanno agito par- zialmente in diverse località, riceveranno per tal modo facile spiegazione molti di quei fenomeni che tutto giorno si presentano qualora si penetri a certa profondità nella superficie del nostro pianeta . La seconda parte della introduzione è dedicata alla esposizione di parecchj fatti ed osservazioni i quali tendono a dimostrare che ossa umane, ed og- getti che sono indubitatamente il prodotto dell’ in- dustria umana, trovansi tanto negli strati solidi quan- to nei terreni d’ alluvione, e provano la coesistenza della specie umana con molte di quelle specie di bruti che presentemente più non esistono. Non segui- rò l’autore nella lunga esposizione di quei fatti e ricerche che comprovano questa sua asserzione, giac- chè le stesse cose, quasi nel medesimo modo espo- ste, si potranno leggere nella memoria di Tournal (Considerazioni teoriche sulle caverne di Bize) inse- rita per intero in questi annali. L’autore anzi trae da ciò argomento di conferma per le teorie da lui esposte, essendocchè non solo l’ abilissimo geologo suddetto, ma anche de Christol, da osservazioni con- simili ne hanno dedotto delle conseguenze analoghe , il che essendo accaduto senza previa partecipazione d’ idee fra i tre diversi osservatori, è questa una pro- va certa che le loro asserzioni sono vere, fondate,. e da esatte osservazioni dedotte . Ai particolari trattati che occupano le altre 276. pagine premette tre tavole sinnotiche in folio, nella prima delle quali presenta un prospetto generale delle formazioni geologiche , esposte secondo l’ ordi- ne di loro naturale sovrapposizione, e nelle altre due sono ordinatamente disposti e nominati gli strati o depositi diversi più o meno antichi contenenti resi dui di corpi organizzati sieno piante, od animali. Passa in seguito nel primo libro a discorrere delle . diverse formazioni geologiche indicate nella prima 5 tavola assegnando loro i particolari caratteri che le distinguono. Tratta nel secondo libro delle specie fossili dei depositi marini terziar], sabbiosi , calcari, e marnosi, enumerando le specie di molluschi, an- nelidi, crostacei, e zoofiti esistenti in questi stessi depositi nel mezzogiorno della Francia. Contiene il terzo l’ enumerazione delle specie fossili dei depositi . marini terziarj a ligniti. Nel quarto finalmente par- la il nostro autore degli aracnidi ed insetti fossili , ed essendo questa, a mio credere, la parte più in- teressante utile e nuova di quest’ opera, sono d’ avvi- so di fare cosa grata ai lettori di questi annali espo- nendo detagliatamente le principali osservazioni con- tenute in questo libro . Lis: IV. — Degli Aracnidi ed Insetti fossili, \_ e specialmente di quelli dei terreni d’ acqua dolce del bacino terziario di Aix. = Abbiamo creduto utile; dice l’autore, il dare co- me appendice al nostro quadro delle principali specie fossili di animali invertebrati dei bacini mediterranei l’ indicazione degli aracnidi ed insetti fossili da noi scoperti nelle marne fluviali collegate coi depositi di gesso delle vicinanze di Aix ( Bouches-du-Rhòne) . Codesta indicazione riuscirà tanto più interessante in quanto che la descrizione delle marne contenenti in- setti è affatto nuova essendo stata annunziata soltanto in una nota inserita nel bulletino di geologia del bar. di Ferrusac (fascic, di settembre 1829.), e ne- gli Annali delle Scienze naturali dello stesso mese. È di già noto che Linneo diede il nome di Ento- moliti alle petrificazioni che presentavano dei residui , o dei vestigi di insetti; ma sotto questo nome com- prendeva anche i crostacei (1). In questo lavoro sa- (:) Per tal modo Linneo (Regnum lapideum) aveva chiamato 6 ranno descritti soltanto gli entomoliti che ‘si riferisco- no agli aracnidi ed agli insetti propriamente detti ; affinchè poi le nostre osservazioni sieno utili per l’ av-' vanzamento della geologia, faremmo conoscere le formazioni nelle quali si trovano, enumerando ron solo quelli da noi osservati, ma gli altri ancora pri-. ma d'ora indicati. Dit, G. 1. Insetti fossili dei depositi di sedimento prodotti dopo il ritiro dei mari. I primi residui di insetti dei depositi lacustri sem- bra si riferiscano a dei tubi i quali servito avreb= bero di inviluppo a delle larve del genere di insetti neuropteri detti Phryganea. Bosc che pel primo ha descritto i suddetti tubi li denominò Indusia tubulo- sa (1). Trovansi nelle vicinanze di Clermont sulla somità del Puy-de-Jaussat , in un deposito lacustre molto esteso; hanno allo incirca un ‘pollice di lun- ghezza , e quattro o cinque linee “di diametro. Al- cuni di questi tubi sono composti di piccole palu- dine riunite da una incrostazione calcare, altri in- vece sono formati di piccoli grani di sabbia di di- versa natura. Spesso si trovano agglutinati e dispo- sti ora in linea parallella gli uni cogli altri, ora; decussati in tutti i sensi, ora divergenti intorno ad un centro formando quasi dei catini circolari di un. iede e mezzo a due piedi di diametro. Abbenchè 1’ orrigine ammessa da Bosc di questi tubi possa essere contestata, ciò non ostante la ad- _— ————— —_———_——m entomoliti le petrificazioni che presentavano anche dei residui di ero- stacci. Il suo Enthomolithus cancri contiene i crostacei fossili ; 1° Era- th. monoculi è il limulo degli schisti calcari di Solnhofen figurato da Knorr. Monum. T. 1. tav. 14. fig. 2., © che Desmarest chiama Li- mulus Walchii, Finalmente sotto il nome di Enthomolithus parado- xus ha confuso due specie il Paradoxides Tessini et Spinulosus di Brongniart. (1) Journal des mines; tom, ty. N.° 1or. pag. 397. nd dottiamo come la. più probabile, e dello stesso pa- rere sono pure Ramond e Brongniart: infatti se ap- partenessero questi tubi, come lo pretesero alcuni, a delle sadelle 0 a delle, anfitriti, le conchiglie che incrostano i tubi stessi dovrebbero essere lavoro del= le specie marine, non già d’acqua dolce come real mente sucede (1). Non possono poi i ridetti tu bi essere consideratircome risultanti. da concrezioni calcari che inviluppato avrebbero quantità di resi dui .di vegetabili che poscia si fossero distrutti, poichè malgrado l'immenso numero, di. questi tubi conservano tutti una, perfetta rassomiglianza e regoe larità nelle loro forme, grossezza, e lunghezza . I calcari di sedimento lacustri delle vicinanze di Montpellier contengono pure degli avanzi o piutto« sto delle impronte di insetti, principalmente di a- pteri. La sola di queste impronte che è determina» hile indica una specie di julo della mole del julus sabulosus (2) - S. 2. Insetti fossili delle marne calcari. Certi depositi d’acqua dolce inferiori ai depositi marini dei bacini mediterranei offrono gran. copia di insetti fossili di tutte le classi. Questi insetti vi sono riuniti a piccol numero di aracnidi, abbenchè di questi non esista traccia néi terreni marini sovra» posti. Questi stessi terreni contengono ciò non ostan- te molti avanzi di crostacei dei generi Pagurus e Portunus. Anche certe impronte di. marne insettifere dei depositi d'acqua dolce sembra pure riportar. si debbano a dei crostacei, noi però ci riserberemo di parlarne solo allorquando ne avremmo. scoperti. de- (1) Annales du Mustum, T. xv. pag. 393. sa) Journal de Physique, Tom. 87. p. 173.; fascicolo di Luglis sor. 8 gli esemplari abbastanza interi per poterlo fate ‘con certezza . N} 11 ‘Tl bacino di Aix nel quale si trovano gli “aracni- di, e gli insetti fossili di cui parliamo è stato ‘tan- te volte descritto che ci reca ‘meraviglia ‘il’ vedere che questi residui animali sieno. fino ‘al ‘presente sfuggiti agli osservatori. i b sr Queste marne fluviali talvolta presentano ‘soltan- to l'impronta degli insetti; più spesso: però ! questi vi conservano la loro ‘propria sostanza ‘e la materia cornea: qualche volta succede ancora che il loro rilievo, o grossezza, è sufficiente per: ottenerne la separazione ‘in due parti. La loro tinta}. generalmen- te parlando; è uniforme bruna; o nerastra;; e‘quan- tunque l’ inviluppo coriaceo degli insetti sia più fa- cilmente distruttibile che non lo è il legnoso ed.il parenchima dei vegetabili, gli ‘insetti fossili di Aix conservano la loro propria sostanza meglio delle pian- te sepolte nella stessa formazione, e delle quali per 1’ ordinario non si trovano che le impronte . Gli insetti ed. aracnidi dei. quali’ parliamo sono stati inviluppati dalle marne calcari in diverse atti- tudini, quindi la loro posizione è costantemente ir. regolare. Pochi se ne trovano i varj membri ed or- gani dei quali distesi sieno come lo sono le ‘foglie delle piante, dei terreni ‘a carbon fossile. Le. parti degli insetti che per la compressione non hanno can- giato nè la forma nè la.disposizione loro, sono prin- cipalmente le ali; infatti i neuropteri, gli imeno- pteri, i dipteri si trovano per l’ordinario colle ali non solo spiegate, ma distese come se fossero state a bella posta preparate onde meglio -discernere si | potesse la loro reticolata tessitura. Lo stesso dire non si può delle ali dei lepidopteri, almeno desu- mendolo dai pochi avanzi degli insetti di questa classe trovati nelle marne insettifere di Aix... | Gli insetti di rado veder si possono sulle due super- ficie dei foglietti delle marne calcari schistoidi sul- le quali si osservano le loro impronte, abbenchè sif- fatti foglietti sieno sottilissimi e divisibili all’ infini- to. Pochissime conchiglie ancora trovansi sugli stes- | si fragmenti associate \coi residui di ‘insetti; e noi possediamo un solo pezzo di marna calcare sul qua- le si vede un curculione vicinissimo ad una conchi- glia del genere potamide o cerite. Le stesse marne contengono dei pesci ma piccoli per modo che. pa- recchj di essi non oltrepassano i dieci od undici millimetri. (‘Gli aracnidi sono più rari degli insetti propriamen= te detti, dei primi non se ne sono trovati che due o ‘tre generi nel mentre che i secondi arrivano fino ai 62. Gli insetti fossili appartengono a tutti gli ordini, ciò non ostante gli apteri vi si mostrano ap- pena nel mentre che i'‘coleopteri gli emipteri, ed i dipteri sono numerevolissimi e nelle specie, e negli individui, ‘Quantunque sia ben difficile pervenire alla preci> sa determinazione delle diverse specie di insetti fos- sili d’ Aix, quelle che distinguere si possono con qualche certezza sembra si riportino a .delle specie ancor viventi nello stesso bacino entro il quale so- no sepolti i primi. Tra questi citeremo specialmen- te gli insetti fossili da noi ravvicinati ai Brackhyce- rus undatus, Acheta campestris , Forficula parallela , e 'Pentatoma grisea , perchè sembra non sieno diver- si. In quanto agli altri sulla determinazione dei qua- li non siamo completamente. fermi, le loro forme ed.i loro caratteri sembrano del tutto. analoghi a quelli delle specie ancor viventi nelle provincie me- ridionali di Francia. Uno però di questi insetti fos- sili ci parve, nel momento in cui lo trovammo, si allontanasse dalle nostre specie ciò non ostante dopo un attento confronto, questa specie si è mostrata con- genere con un’ altra, rara a dir vero nei nostri pae, 10 si, nè giammai tanto comune come lo è in Calabrìx ed in Sicilia, cioè lo Scarabaeus candida di Petagna, Melolontha cornuta di Olivier, Pachypus excavatus di Dejean (1). i Una osservazione non meno curiosa si è che la mag» gior parte di queste specie fossili sembra. abbiano appartenuto a degli insetti che viver dovevano in terreni secchi ed aridi. Infatti vi si trova gran co- pia di curculionidi , e pochissimi carabici ed idrocan- tari: Questa particolarità congiunta alla osservazione di già fatta sull’analogia esistente tra le piante fosm sili del bacino di Aix e quelle che tuttora. vivono in Provenza, e finalmente sulla identità della maggior parte dei pesci fossili di questo bacino con quelli ancora esistenti nel più vicino mare fa conoscere a mio credere che nel momento in cui formaronsi que» sti diversi depositi il paese era all’ incirca nelle me» desime condizioni in cui si trova presentemente. Affinchè meglio apparisca la posizione delle mar» ne insettifere crediamo utile il dare una sezione de- gli strati componenti la formazione gipsea di Aix; sezione esprimente il termine medio dedotto dalle osservazioni istituite nelle diverse cave nelle qua. li presentemente si lavora ; osservazioni fatte di con» certo con Pareto nel nostro viaggio in Provenza ese» guito in settembre 1828. Le formazioni terziarie che circondano la città di Aix situate nel fondo di un bacino l’ apertura prin» cipale del quale è diretta verso il mediterraneo , si innalzano fino sulla somità dei contraforti che sepa- rano il bacino di Aix da quello di Lombesc, li quali non sono molto alti. Le formazioni d’ acqua dolce vedonsi di già ben sviluppate. nell’ uscire. da 1) Petagna, specimen insecto Calabriae, p. 3., fig. 6. a j Olivier, Insect., Tom.1., pag. 20. Tav. 1x. fig. 74. a' B -» Dejean, catalogue des Coltoptères, pag. 57. ‘ 1I S.t-Cannat e lo divengono viemaggiormente a misu- ra che s’ avvanza verso Aix, singolarmente allorchè si perviene alla salita d’ Avignone. Noi ignoriamo ancora sè il deposito marino sia immediatamente sovrapposto alle formazioni d’acqua dolce sulle alture che circondano la città di Aix, come lo è nel basso della vallata, singolarmente pres- so ‘il mulino di S. Girolomo, dove il calcare 220e//on si mostra in stratificazioni che contrastano col.calca- re.d’ acqua dolce che ne è ricoperto. Questo presen- ta ancora la particolarità di essere stato traforato nel- lo stesso luogo in cui si trova dai modioli, e da al- tre conchiglie marine perforanti: lo stesso si ‘osserva in certi calcari d’acqua dolce rotolati, che sono sta- ti inviluppati dal calcare m0e//or., e di certe ligni- ti lesate al deposito marino. Le stesse circostanze riproduconsi pure in certi legni fossili dei terreni se- cundarj] . Nella salita d’Avignone mostrasi dunque la suc- cessione degli strati nell’ ordine che segue, parten- do dal livello del suolo ed al disotto del diluvium che non presenta notabile grossezza . 1. Marne calcari a paludine, in letti poco grossi. 2. Marne biancastre compatte, quasi senza. corpi organizzati; in letti ben separati, e ben di- stinti dalle marne superiori. 3. Calcare compatto marnoso biancastro con gran- de quantità di piccole Cicladi (Cyclades) . 4. Marne calcari biancastre quasi senza corpi or- ganizzati . Calcare compatto bianco-giallastro con potami- di, e ceriti, delle quali non restano più che dei nuclei, o delle impronte. Queste conchi- glie od i loro nuclei sono spesso colorate in giallo rossigno; dal ferro idrossidato . 6. Marne calcari biancastre senza conchiglie . 7. Marne calcari tenere con piccole paludine . (dal 12 8. Marne calcari indurite senza conchiglie. 9. Marne bituminose brunastre in letti più o meno grossi . prua 10. Marne nerastre bituminose contenenti alcune la- ‘mine di gesso nominato Ze cagnart dagli operai. sr. Marne calcari grigiastre e brunastre con cri- stalli di gesso selenite . 12. Marne calcari strisciate di un bianco grigiastro, i. e brunastro , in lamelle diversamente colora- te, dette Za feuille,\e la feuillette. Nella par- te superiore di questi banchi marnosi più gros- sa trovansi le impronte dei pesci; e nelle più! sottili, e maggiormente laminari, i residui di insetti, ed''alcune impronte di vegetabili. 13. Marne calcari di un grigio giallastro dipendente dalla feuille, e dalla fewillette, e presentante come queste dei pesci, degli insetti, e delle impronte di piante. i ; 14. Marne calcari dure in foglietti, dette dagli ope- rai Za feuille du diablon, contenenti residui ed, impronte di vegetabili . 15. Diablon, o banco di gesso duro, penetrato da infiltrazioni calcari e silicee, 16. Marne'calcari penetrate dal gesso duro e ‘chia- mate dagli operai /a fewille du platre blanc. Negli strati. di queste marne che ricoprono im- mediatamente il gesso trovansi talvolta dei pe- sci, e degli steli di grandi vegetabili. 17. Gesso più 0 meno misto a calcare, e che pre- senta nella sua parte superiore dei piccoli strati nodulosi di silice, denominato dagli operai pe- tit banc ; onde distinguerlo da un banco più considerabile egualmente. scavato nello stesso luogo, e denominato /e grand banc . 18. Gesso 0 parte gessosa del piccolo banco, sepa- rato da questo, e denominato dagli operai platre infèrieur du tuvè » Questa parte del pic- 13 colo banco distintissima dalla prima più cari- cata di calcare e di silice, somministra pure del gesso di mediocre qualità . 19, Marne calcari fogliettate dette /a feville du plé- tre infèrieur ou du tuvè. Vi si rinvengono al- cune grandi specie di pesci ugualmente come nei due seguenti strati . ao. Marne calcari fogliettate, dette /es fewi/lets du tuvè . at. Marne calcari biancastre dette /es fewil/ets blanc . 22. Calcare silicea abbastanza sopraccaricata di silice per dare la scintilla percossa coll’acciarino, detta pierre froide dagli operai. 23. Marne argillose brunastre. 24. Calcare siliceo all'incirca uguale a quello del N.° 22. denominato pure pietra fredda . 25. Massa marnosa analoga a quelle ora descritte e sovrapposta al N.° 26. che è il gran banco ges- soso detto pure /e banc d’ en bas. Questo ban- co è l’ultimo strato sul quale si scava. Il ges- so che se ne ottiene è di qualità migliore di quello somministrato dal piccolo banco. Secondo la descritta sezione è facile giudicare che gli avanzi dei corpi organizzati non si trovano che nelle marne sia superiori, sia inferiori al piccolo banco gipseo, e che le spoglie degli aracnidi e gli insetti sono circoscritti agli strati marnosi superiori a questo banco di gesso. Noi abbiamo ciò non o- stante trovato qualche pesce ed alcune impronte di vegeiabili sulla parte superiore del piccolo banco gipseo ; ma questi avanzi vi sono rarissimi. Le con- chiglie non vi si mostrano giammai, quantunque ve ne siano alcune nelle marne sovrapposte al gesso . Durante la stampa di quest’ opera, Tournal ha scoperto degli insetti fossili nelle marne d’acqua dolce d’ Arnissan presso Narbona. Là come ad Air gli insetti sono accompagnati da piante e da pesci , Ro î ciò M sembra annunziare , che questa singolare as- sociazione è assai costante nei depositi fluviali. I residui di insetti scoperti fino al presente da Tour- nal riportansi a dei dipteri; sembrano del resto as- sai rari in questa località nella quale abbondano in- vece delle impronte di vegetabili . Quadro degli Aracnidi e degli Insetti fossili del bacino terziario di Aix ( Bouches-du-Rhéne ). © ( I. ARACNIDI. 1.° Fileuses. Aranea . Latreille. ( Tegeneria Walckenaer.) Una specie di piccola mole, a corpo breve coll’ addome globoloso. Le zampe sono distese . 2.°. Pèdipalpes . Phrynus. Olivier. ( Phalangium Linn.) Una specie di piccola statura, rimarcabile per li suoi pal- pi terminati in uncini, e per l’appianamento del corpo . Un'altra specie di Pha/angium assai vicina al Phal. di Panzer. . II. Inserti. Apteri — A. Suceurs. Forse degli apteri dell’ ordine dei succhiatori . Cogli aracnidi e cogli insetti che passiamo a der scrivere scopronsi molti frantumi che riportare non si possono se non a. delle larve di insetti. Se ne trovano di tutte le forme e di tutte le grandezze. 15 Coleopteri — A. Pentamères . 1.° Carnassiers ou Carabiques. . . . 7 Harpalus. Una sola specie di mediocre grandezza ottimamente conservata, vicinissima all’ Harpalus gri- seus di Solier assai comune in Provenza. 2.° Hydro-Canthares . ‘+ Dytiscus Geoffroy . Una specie di mezzana grandez- za, all'incirca del volume del Dytiscus cinereus. Noi ne abbiamo una contro prova. Un’ altra specie alquanto più piccola. 3.° Brachèlytres . Staphylinus. Fabricius. Una specie di piccola sta- tura. Un’ altra specie di statura un poco maggiore. 4° Sternoxes , Serricornes ou Buprestides . Buprestis. Linneo. Una specie assai piccola, ana- loga al Bup. nana di Fabricius. 5.° Lamellicornes . Melolontha. Una specie rimarcabile per le strie assai patenti delle elitre. Una seconda specie analoga alla prima, ma colle elitre meno sensibilmente striate. Il corpo è' sempre allungato. l Pachypus. Dejean. Una specie vicina al Pachy- pus excavatus descritto da prima da Petagna sotto il nome di Scarabaeus candidae, e da Olivier sotto quello di Me/o/ontha cornuta. È una delle specie più 16 i rimarcabili di Francia, e dell’Italia meridionale. È interessante che se ne trovi l’ analogo nello stato fossile nei nostri paesi. | Sisyphus. Latreille. Una specie molto vicina al Sisyphus Schoefferi . "if B. Hètèromères . 1.° Melasomes. Sepidium. Una specie della mole del Sepidium Hi- spanicum Dejean . i Asida. Dejean. Una specie molto vicina per la mole e la forma all’ Asida grisea . i Un’ altra specie della stessa mole ma di una for- ma diversissima . Opatrum. Fabricius. Una specie che sembra vici na all Opatrum pusillum di Dejean. C. Tètramères . 1.° Rhkyncopores ou Curculionides . Bruchus. Una piccola specie colle coscie rigonfie . Questa specie non sembra la sola che esista. nelle marne insettifere di Aix. Apion. Herbst. Una piccola specie . Brachycerus. Una specie vicinissima al Brach. un- datus ( Dejean), il quale, come si sà, è comunissi- mo nelle nostre regioni meridionali . Una seconda specie, di più piccola mole, e mol- to vicina al Brack, algirus di Fabricius. i Una terza specie che poco si allontana dal Brack. hispanicus Dejean + o Cionus. Clairville. Una specie poco diversa dal Cionus Scrophulariae Dejean, che si trova assai co- munemente nella Francia meridionale . LI Un'altra specie, «forse analoga al Cionus verba= sci. . Una terza di statura anche più piccola. Abbiamo veduto diversi di questi Cioni sulle stes- se marne che presentavano delle piccole ceriti o po- » tamidi . | Una quarta specie di Cionus maggiore del Cion. werbasci ed il colore della quale sembra sia stato il ‘ nero» Altri avanzi pare si avvicinino a questo ge- nere; ma sono troppo alterati perchè determinare si possano » Meleus. Megerle. Una specie analoga al. Meleus grigio, tutta coperta di punti incavati e rotondi che sembra costituiscano una nuova specie. Questo Meleus è ciò non ostante comune nelle nostre regio- ni meridionali. Oltre il detto me/ens ne esistono quattro altre spe- cie in queste marne . Hipera. Dejean. Due specie almeno, le forme del- le quali sembranc analoghe alle specie che abitano il mezzogiorno della Francia. i Naupactus. Megerle. Una specie assai vicina. al Naupacius Lusitanicus , che si. trova. nel mezzogior- no. Le altre specie, molto mal conservate, non pos- sono essere ravvicinate alle nostre specie viventi con qualche certezza . | Rhinobatus. Megerle. Tre specie almeno le forme delle quali sembrano poco diverse da quelle delle ‘mostre specie attuali, le une di mezzana grandezza, le altre piccole. . Cleonis. Megerle. Questo genere è assai copioso di specie, se ne possono indicare fino ad otto ben distinte. La più rimarcabile e la più comune e ana- loga al C/eonis distincta di Dejean od al curculio ophtalmicus di Rossi, che, come è noto, è molto | comune nelle regioni meridionali. RARO —_ Dorytomus. Germar. Una specie molto piccola. . Tom. III. 2 18 2° Xylophages . Apate. Fabricius. Una specie analoga all’ Apate capucina per la forma e la mole. Scolytus. Fabricius. Più specie ma piccole per modo che riuscirebbe difficile il dire a quali delle nostre specie sieno più somiglianti, e ciò tanto più perchè trovansi molto mal conservate. Hylurgus. Latreille. Una sola specie di piccola mole . Trogossita. Fabricius. Una specie analoga al Trog. coerulea . 3.° Capricornes ou Longicornes . Callidium. Fabricius. Una specie molto vicina al Callid. a coscie rigonfie, e particolarmente al Callid. abdominale di Olivier. T. iv. pag. 70. Tav. vin. fig. 103. 4° Cycliques ou Chryso melines . Cassida. Due specie almeno della mole della Cas- sida viridis , ed una terza assai vicina alla Cassida meridionalis di Dejean. Orthoptères + 1.° Labidoures ou Coureurs. Forficula. Una specie molto vicina alla Forf. pa- rallella et auricularia. Dobbiamo la prima scoperta di questa specie a Leufroy; e dopo la - comunica- zione da lui fattaci l abbiamo più volte trovata. 2.° Sauteurs. Gryllotalpa. Una specie analoga al Gryllotalpa vulgaris, ma di piccola mole; forse non è questo È | 19 che un giovine individuo appartenente a questa stes- sa specie. ( Un'altra specie dello stesso genere ma molto pic- cola . Xya . Illiger . ( Tridactylus Olivier). Noi riportiamo a questo genere un ortoptere che sembra poco lon- tano dallo Aya variegata che trovasi sulle sponde dei ruscelli nelle vicinanze di Aix. Acheta. Fabricius. Una specie talmente vicina al- l’ Acheta campestris ; che non abbiamo potuto trovare . la più piccola differenza. Leufroy giovine geologo che tante volte abbiamo avuto l’ occasione di citare in quest opera l’ ha pel primo veduta nelle marne fogliettate superiori al primo banco gipseo di Aix . Un'altra specie assai vicina. per la sua forma e per la mole all’ Acketa italica di Fabricius. Una terza piccolissima colle coscie poco rigonfie , come quelle dell’ Acketa, italica . Una quarta somigliante all’ Acheta Sylvestris di Fabricius. Gryllus. Linnaeus. Una specie della mole ed a- spetto del Gry//us coerulescens . Trovansi di più sulle marne fogliettate di Aix delle zampe intiere, ma isolate, di gri/lus, che molto rassomigliano a quelle del Gryllus coerulescens, o ad altre specie analoghe . Locusta. Una specie della mole della Loc. grisea di Fabricius. "2 (008 Hemiptères . 1.° Geocorises . Syrtis. Fabricius. Una specie coi piedi anteriori in forma di artiglio monodatile di crostaceo, e di piccola statura. Pentatoma. Olivier. Una specie ben somigliante al Pentatoma grisea di Latreille. Noi l’ abbiamo fatta disegnare veduta superiormente ed inferiormente . 20 Un'altra specie vicina alla Pentatoma oleracea ‘di Latreille . Una terza specie di più piccole dimensioni. Coraeus . Fabricius. Due specie almeno, ma piccole. Ligaeus. Fabricius. Dodici a quindici specie al- meno di diverse grandezze, ma generalmente di pic- colo volume. Una sembra riportar si debba al Ligaeus melano- cephalus di Fabricius . i Altre specie sembrano assai vicine al Ligaeus pun ctum di Fabricius . Certe specie assai rare, del resto, si avvicinano per la mole e per la forma al Ligaeus compressicornis di Fabricius . Un’ altra specie sembra poco differisca dal Ligaeus- errans di Fabricius . i Altre specie della mole del Lisaeus melanocepha- lus, ma che ciò non ostante riportare non si posso» | no a questo Ligaeus con tutta certezza. Tingis. Fabricius. Una piccola specie col corpo appianato . | Aradus. Fabricius. Una sola specie rimarcabile per la lunghezza del secondo articolo delle antenne. Reduvius. Fabricius. Tre specie almeno, di me- diocre grandezza per questo genere, ed una quarta, della mole del Reduvius hirticornis di Fabricius. Ploiaria. Scopoli. Una specie almeno bene carat- terizzata per la forma allungata del corpo e dei, piedi anteriori proprj ad afferrare una preda. Questa. specie è di mediocre grandezza. Gerris. Latreille. Una specie di piccola statura . Un’ altra specie a coscie rigonfie e assai vicina al Gerris currens di Fabricius . 2.° Hydrocorises. Nepa . Latreille. Una specie più piccola della Ne-{ pa cinerea dello stesso . - ° 21 ; 3.° Cicadaîres. Cicada . Latreille. Una specie della mole della cicada, plebeja . © Un'altra della grandezza della Cicada wiolacea , o della Tettigonia violacea di Fabricius. Tettigonia. Latreille, Una piccola specie. î Nevroptères . 1.° Subulicornes.. Libellula. Latreille. Un certo numero di libellule colle ali distese, e parecchie della mole dell’ Aeshna grandis di’ Fabricius ‘ Delle larve di libellule adire per la forma particolare della loro testa, e dell’ estremità dell’ ad- ‘dome, x x i ib iox | | Hymènoptères, *.Tèrebrans ou porte-scies . Thenthredo . Linnaeus. Due specie più piccole del- la Thenthredo wiridis di Linneo; ed un’altra più grande . Cryptus. Jurine. Una specie vicinissima al Cryptus rosae, \\\Pteronus. Jurine. Una specie di questo genere di mediocre grandezza. È degno di rimarco del resto che fra gli insetti fossili. di Aix pochi se ne rin- vengono dei grandi, | 2.°. Pupivores.. Ichneumon , Latreille. Una specie di questo gene- mere considerato sotto quell’ aspetto in cui è stato conservato da Latreille. Questa specie è di mediocre grandezza . 22 Agathis. Latreille. Una specie ma di piccole di- mensioni . Anomalon . Jurine . Una piccola specie bene ca- ratterizzata , appartenente alla prima fami glia di que- sto genere. die) Ophion. Fabricius, ovvero Anomalon di Jurine, ‘ma della seconda famiglia . Questa specie è di mez- zana grandezza comentindole con quella della mag- gior parte degli Ophion di Fabricius. 3.° Diploptères. Polistes. Latreille. Una specie della mole urla Vespa gallica di Latreille. Una specie vicina al Polista morio di Fabricius x | 4.° Hètèrogines . Formica. Linnaeus. Più specie di mole minore di quella della Formica subterranea. Delle altre mag- giori, della grandezza all’ incirca della specie nc- minata . Lepidoptères . ù Diurnes , Papilio . Linnaeus. Noi quì citiamo, pet Mi sk trui fede un Lepidoptere diurno della divisione dei Satyrus . 2.° Crèpusculaires . Zigoena. Fabricius. Una specie forse di questo genere s ma in mancanza di caratteri positivi non è ben sicuro che il nostro insetto vi appartenga . Sesia . Fabricius. Una specie vicina alla Sata ve- spiformis di Hubner . : Un'altra specie meno allungata co corpo più gros-; 23 «so, ed all’ incirca della statura della Sesia drosifor- mis di Hubner. 3.° Nocturnes. Bombyx . Fabricius. Ovvero Coxus. Una specie di mediocre grandezza . Diptères . 1.° Nèmocères ou Tipulaires. Ceratopogon . Meigen . Una specie piccola . Anisopus , Meigen. Una specie assai grande, ciò non ostante più piccola dell’Anisopus fuscus di Mei- en. A ‘Nephrotoma . Meigen. Una specie della mole del Nephrotoma dorsalis . Sciaris. Meigen. Una specie assai piccola e vicina alla Sciaris florilega di Meigen. Altre piccole specie. Scatops. Meigen. Una specie col corpo, e colle ali brune. . Penthetria. Meigen. Una specie grande quanto la Penthetria funebris Meigen . Un'altra specie della stessa granilezza , ma. colle ali più trasparenti, e colle zampe più lunghe . Trichocera. Meigen. Una specie assai piccola . Platyura. Meigen. Una specie grande quanto la Platyura cingulata di Meigen. Hirtea. Meigen. Molte specie tra le quali si di- stingue principalmente una della grandezza dell’ Hir- tea johannis Meigen . Un'altra specie della mole dell’ Hirtea hortulana . Questa specie aver dovea le ali grosse e quasi nere come l’ Hirtea funebris alla quale somiglia . Una terza specie colle ali più chiare e più tra- sparenti assai vicina all’ Hirt. febrilis. 24 Dilophus. Una specie assai vicina al Dil. ‘margi-. | natus dello stesso . ib, Un’ altra specie le ali della quale non dovrelibiero esser nere come quelle della precedente. 2.° Tanystomes. Asilus. Latreille. Una specie male caratterizzata, e che sembra sia stata tutta nera. - Una seconda specie più piccola , di'color fulvo. Empis. Latreille. Una specie della grandezza e figura dell’ Emp. tesselata Fabricius . ° Nemestrina Latreille. Una specie della mole del- la Nem. reticulata dello stesso. Tabanus. Linnaeus. Una specie di mediocre gran- dezza che esser doveva quasi nera. 32 Notacanthes . Oxycera. Una specie della mole delle Stratyony: Chamoeleon di Fabricius . Nemotelus. Meigen. Una specie assai piccola ma bene caratterizzata . Xylophagus. Meigen. Una specia assai grande, e molto vicina al Xy/. ater. Latreille. Sargus. Meigen. Una specie assai grande colle ali trasparenti colla lunula mediana nerastra 4° Athèricères . Aphritis. Latreille. Uno Sirfo assai vicino all’Aphri- tis-auro-pubescens Latreille. Oltre le diverse specie enumerate , ne possediamo i molte altre non per anche bene determinate. Fino al presente non abbiamo scoperto veruna forma la qua- le indichi delle specie straniere, ed è perciò un fat- to costante l’ osservare che gli avanzi fossili del LA i rime e" = rc arri at 25 bacino di ix riportansi unicamente a delle specie Europee, anzi, la maggior parte almeno, a. delle | ‘specie ancor viventi nelle stesse regioni meridionali della Francia. Sembra che si trovino degli insetti fossili. nelle marne calcari fluviatili del monte Bolca nel Veronese. I calcari d’ acqua dolce d’ Oerigen in Franconia con- ‘tengono pure grande quantità di fragmenti di. inset- ti, che hanno occupato l’attenzione di diversi osser- ‘vatori. tra i quali citeremo Scheuzer ; Buttner ; Val- .Zerius , Richter, Vogel, Langius, Lippi, e Bruckmann. Insetti fossili dei depositi di ligniti. La maggior parte degli insetti fossili’ fino' ‘al pre- sente descritti sono stati veduti entro il succino. ed ‘appartengono ai suddetti depositi. Moltissimi scrit- tori fra i quali merita particolar menzione Prest han- «no lungamente parlato intorno questi insetti. ed. è innutile perciò ‘seguire l’autore nella enumerazione dei molti generi e ‘specie, tanto. della. classe degli ‘aracnidi, quanto di quella degli insetti che si rin» vengono entro il succino .. Ma non solo nei terreni iterziarj o depositi d’ ac- qua ‘dolce s'incontrano spesso le spoglie di varie specie di insetti, e di aracnidi; anche gli strati. di formazione: marina, cioè i terreni secondarj qualche volta, però più di rado, ne mostrano qualche trac- cia. Così Constant Prevost ha veduto dei crostacei, e degli insetti coleopteri negli schisti calcari ooliti- ci di Stonesfield in Inghilterra; e. da lungo temp» Aldrovandi osservato aveva che spoglie di insetti tro- vansi ancora negli schisti argilosi di Glaris.in Sviz- zera. —. Dal quadro generale degli aracnidi ed insetti fos- sili col quale finisce quest opera ne risulta che at- tualmente conosconsi in questo stato tre generi di 26 aracnidi, Aranea , Phrynus, Scorpio, e 103. generi di insetti degli ordini degli = Apteri, 3. gen. Co- leopteri 39., Ortopteri 7., Emipteri 14., Nevropteri 5., Imenopteri 8., Lepidopteri 4., Dipteri 23. ge- «neri. ‘ Dèinotherium giganteum, Eine Gattung etc. Deinoterio | giganteo, animale fossile dell’ordine dei Pachi- dermi, nuova specie rappresentata e descritta da Giacomo Kaup: (Isis vor Oken 1829. fascic. ni, e iv. pag. 401 - 404. con fig.). I Sig. Barone Cuvier descrive nella classica sua opera intorno le ossa fossili (1) gli avanzi di un .a- nimale antidiluviano , consistenti in parecchj denti mascellari; collocati in serie su di una mascella, unitamente a molti altri fuor di luogo, e ad un os- so radio. Per la conformazione di questi denti è condotto a sospettare, che i medesimi appartener ‘potessero a due nuove specie da collocarsi nel. ge- nere Tapir, specie che denomina Tapirs gigantesquesr: questa determinazione però rimane dubbia anche pel celebre citato autore, ed allo scoprirsi di nuovi e più importanti pezzi dello scheletro di siffatti ani» mali accader potrebbe che. si trovassero non solo di= versi di specie dal Tapir vivente, ma di genere an- cora. Infatti codesti dubbj sono chiaramente espres- si nelle seguenti parole estratte dall’ opera suddet- ta —= Il ne resterait maintenant qu’a dècouvrir. les canines et les incisives pour étre en ètat de juger si la ressemblance de la dentition de ces animaux avec le tapir est complète, ce qui serait necessaire pour prononcer avec certitude sur leurs affinitèàs. En ef- (1) Récherches sur les ossemens fossiles 27 fet, le tapir n'est pas le seul animal, qui ait des ‘collines transverses aux couronnes de ses molaires , le Lamantin et le Kanguroo sont dans le méme cas. — Quest’ ultima opinione , fondata sulla osservazione | generale, che un mammifero abbenchè somigliantis- simo ad un altro per la conformazione dei molari ‘esser possa ciò non ostante diverso dal medesimo an- che genericamente, è resa più evidente mediante l’ e- same degli avanzi preziosi del Tap. giganteus di Cu- ‘‘vier che da qualche tempo si conservano nel Gabi- netto di ossa fossili di Darmstadt. Questo oggetto appunto è quello che imprendo a descrivere, aven- done graziosamente ottenuto il permesso dal signor Schleiermacher, Segretario privato di gabinetto di S. A. R. il Granduca fondatore di questa doviziosa raccolta, ricordata onorevolmente anche dal succi- tato celebre Cuvier. * Codesto pezzo superbo ed unico nel suo genere è ‘benissimo conservato , e consiste nella sinistra metà completa della mascella inferiore nella quale manca soltanto il processo coronoideo. Nella regione ante- riore di questa mezza mascella esiste il dente cani- fio sinistro, troncato però trasversalmente verso il mezzo, ed i due ultimi molari nella regione poste- riore. Unita a questa sinistra metà presso il mento avvi ancora porzione notabile del destro ramo ma- scellare sul quale anzi e impiantato ‘l’altro dente ca- nino inferiore che si è conservato del tutto illeso. I denti nominati appariscono nel loro sviluppo intie- ramente compiuti, ma pochissimo logori nelle coro- ne, per modo che assicurare si può che l’animale sia perito nell’età più vigorosa. Anteriormente: ai denti molari la mascella è rotta per traverso, que- sta rottura però è avvenuta, come lo attesta ancora quegli che l’ha trovata, solo nell'atto dello sca-. .varla dal terreno nel quale giacea. Infatti la frat- tura è troppo recente, e le scheggie e punte, aguzze 28 ed intere per, modo che non si, può sospettare che siasi rottà molti secoli prima , e che poscia sia \di- ventata fossile: la sostanza, ossea di questo, pezzo. è così bene conservata che anche presentemente si, po- trebbe produrre in altri luoghi della medesima, una frattura consimile a scheggie. Entro, dice l’autore, in questi minuti detagli a tal proposito perchè si è dubitato se i due pezzi fratturati realmente ‘appar- tenessero l’ uno all’ altro; ma un semplice sguardo d’ uni, occhio non prevenuto che si ‘arresti alcun. po- co 0 sul disegno, o sull'oggetto naturale basta, per escludere qualunque dubbio, at La conformazione dei mascellari posseduti dal Mu- seo , oltre i «modelli in gesso, degli altri delineati nell'opera, di. Cuvier, indusse il, prelodato; signor Schleiermacher a eonsiderarli con molto .fondamen» to come appartenenti agli animali denominati Tapir giganteschi. ai quali: pure spettar doveva la, mascella che ne ,presentava.due affatto simili, Il primo sguar= do però facilmente mi indusse a credere che la ma- scella di cui si parla appartenuto avesse ad un ani- male il quale quantunque rassomigliasse in qualche modo al tapir esser doveva assolutamente diverso da questo non solo, ma da qualunque altro dei generi conosciuti sia. viventi, sia. fossili, di maniera che questa specie considerar si deve fin'ora come unica nel suo genere, e da qualunque altra diversa. ;Co- desto nuovo genere fornisce una. prova, di più , per dimostrare che in veruno degli ordini stabiliti; dai Naturalisti nella. classe: dei. mammiferi avvi tanta diversità nella forma dei denti anteriori quanta per lo appunto se ne rinviene in quello dei Pachidermi nel quale ordine deve essere collocato questo nuovo genere , e probabilmente in vicinanza dei generi Ip- popotamo , e Tapir. Volendo paragonare questa mascella fossile con quella del Kanguroo si troverebbe bensì in quest ul- a tima qualche rassomiglianza nelle prominenze n verse dei mascellari, nel diastema , e nei due denti incisivi collocati orizzontalmente, ma chi oserebhe mai fondandosi sopra tassomiglianze di così poca entità confrontare il grande quadrupede di cui par- liamo col Kanguroo: inoltre abbenchè i canini del Deinoterio somiglino pet la posizione agli incisivi dell’ anzidetta specie ne sono ben diversi in quanto alla forma, e mole proporzionata, e fanno credere che destinati fossero a tutt’ altro uso diverso da quello di incidere soltanto il cibo. L'intera mascel- la poi abbastanza si distingue per dei caratteri pro- prj da quella del Tapir, e di qualunque altra spe- cie appartenente all’ ordine dei pachidermi : in fatti inquanto alla forma, nella regione posteriore è quasi piana ; anteriormente ai mascellari descrive una no- tabile convessità nel suo lembo inferiore, ascenden- te in seguito gradatamente fino al lembo alveolare degli incisivi. La punta o regione anteriore sulla quale non rimane traccia della sinfisi è sommamente robusta , quando invece in proporzione la parte po- steriote è piuttosto sottile e debole . ‘ Oltre la conformazione della mascella, quella an- cora dei denti canini distingue abbastanza questo genere da tutti gli altri; se si eccettuino i denti dei Sorici, e del De/phinus Desmaresti Risso, quelli del Deinoterio differiscono da tutte le forme conosciute : essi sono impiantati sul lembo superiore della punta più robusta della mascella , e dopo la caduta degli incisivi sonosi ingrossati in modo presso la radice che la distanza fra loro è appena di 9. linee, spa- zio nel quale, anche durante la gioventù dell’ ani- male, non vi si è potuto sviluppare nè anche un ru- dimento di dente. Codesti canini sono compressi nei lati, ovali nel diametro , quasi retti presso la radi- ce, poscia s incurvano all insù dolcemente, e termi- nano in una punta ottusa : il loro tondeggiare dimo- 30 stra apertamente che ness in dente opposto della ma- scella superiore ha potuto influire a logorarli, e che. sembra probabilissimo sieno mancati gli incisivi sus periori, a meno che ammettere non si voglia che, fossero i medesimi collocati in modo da non toccare i descritti denti inferiori nella adduzione delle) ma- scelle. Non è nemmeno credibile che questo ani- male sia stato munito di proboscide, essendochè non sarebbe stato sufficiente onde permettere il passaggio della medesima il ristrettissimo spazio interposto ai descritti canini, purchè la probosciede non avesse avuto una direzione orizzontale come nel sore . In quanto ai mascellari somigliano perfettamente a quello dal Cuvier disegnato nella tav. 1v. f. 3. del- l’opera citata; ed io pure sono di parere che si di- stingua specificamente da tutti gli altri consimili dal medesimo disegnati , singolarmente per la mole mol- to maggiore che converebbe appunto alla specie da me descritta, per ciò nella denominazione della me- desima addotto il nome di giganteus addattato alla mole straordinaria dell'animale: e lascierò al tempo ed alla felice perspicacia dell’ illustre fondatore della osteologia comparata fossile l’ incarico di precisare , se i più piccoli denti simili a questo appartenuto abbiano a giovani individui di questa stessa specie, ovvero ad una specie diversa. In ogni caso però an- corchè si ammettessero due distinte specie maggiore l'una minore l’altra, formerebbero sempre un gene- re distinto diverso da quello del Tapir; a questo nuo- vo genere perciò ho assegnato il nome di Deirothe- rium. Spero dimostrare mediante le esatte misure di questa mascella che l’animale al quale appartenne avrebbe superato nella mole quella anche dei mag- giori Mastodonti americani, giacchè supponendo , co- me lo è infatti in quasi tutte le specie conosciute, che nei pachidermi la lunghezza della mascella in- feriore stia a quella dell’ intero corpo come 1. a 5. 31 nel nostro animale, nel quale la lunghezza della anzidetta mascella arriva a tre piedi e mezzo, la lunghezza totale del corpo sarà stata di dieciotto piedi. Lunghezza proporzionale che corrisponde per- fettamente agli esatti calcoli consimili istituiti dal Barone Cuvier. Dimensioni della mascella inferiore del Deinotherium secondo la misura Parigina (pied du roi): i Piedi - Pollici - Linee, Lunghezza della mascella .....3.—= 6. = 6. Circonferenza della stessa nella sua Mapiclanterione cut dii ianed Lunghezza del dente canino se- guendo la di lui incavatura o concavità superiore . ...... I. Circonferenza del medesimo ... 1. Distanza delle punte dei due den- IRE ie n e Lunghezza della porzione di ma- scella sulla quale sono impian- maine molari). gl e Lunghezza del penultimo dente ma- Il mino Dirette dr er rd. Larghezza del medesimo. .....-- = 2. = 8. Lunghezza dell’ ultimo dente ma- an ti auiieredà per. Altezza della parte posteriore del- la mascella misurata dalla so- mità del condilo in gia cate ig: Larghezza del condilo . ......-- musi Il luogo in cui fu trovata casualmente questa mascella , ed anche i molari staccati posseduti dal Museo di Darmstadt, è Eppelsheim presso Alzei in Rheinhessen, fu inviata al Museo nell’ agosto del ©orrente anno, da 4 Finalmente mon posso fare a meno di notificare. ai Naturalisti, che sarà fra non molto pubblicata una gran tavola litografica rappresentante la ma- scella stessa ,, per opera del Sig. Dottor Miiller Di- rettore del Museo, ed in questa tavola saranno de- lineati ancora tutti gli altri avanzi concernenti «co- desto genere, e dei quali è ricco il nostro Museo . i arti Darmstadt li 30. Ottobre 1838. Oken , Ueber Zalengesetz etc. — Sulle leggi dei numeri nelle vertebre dell’ uomo (Isis 1829. fascic. mn e Iv. pag. 306.312.) (Gli scheletri dell’uomo, del casuario, e del coco- drillo, come pure il teschio del cervo servirono alla spiegazione o determinazione di quanto ap- presso ) hi Sicooti la legge dei numeri è stata trovata, e con tanto successo applicata alla cristallografia ed alla chimica da uomini, dei quali non è questo il luogo di favellare, niuno al certo sarà d'opinione che non sia giunto il tempo di cercare la legge stes- sa e di applicarla anche al Regno animale. La ricerca di codeste leggi ha formato il soggetto | di assidua applicazione per lungo spazio di mia vi- ta; ed ho infatti tentato di provare da prima che le classi degli animali altro non sono che rappresen- tazioni degli organi degli animali stessi, e che per- ciò il numero e di questi e di quelle esser deve in tutto uguale . Poscia ho cercato di mostrare la cosa stessa anche pel regno vegetabile, e nella stessa gui- sa ho composto altrettante classi quanti organi cre- detti dovere amettere nelle piante . Procedendo in | seguito gradatamente al particolare; sottoposi siste nella riunione di più vertebre modificate, co- stituente perciò un allungamento della colonna ver- tebrale, trovai pure che altrettanti pezzi vertebrali enumeransi nel cranio quanti sono gli esterni organi dei sensi intorno al medesimo collocati; infatti per le ossa petrose escono i nervi diretti all’ organo dell’u- dito; le ossa laterali dell’occipite mandano nervi all’organo del gusto ; lo sfenoide a quello della vi- sta; l’etmoide all'olfatto. Ciascuno di questi pezzi essei principali; e sui quali scolpiti sono i fiori per lo passaggio dei cordoni nervosi è poi unito ad al- tre frazioni ossee quasi secondarie le quali, in cia- scuna vertebra cefalica, portano il numero dei pezzi a quella stessa proporzione che. s'incontra nelle al tre vertebre esaminate nella prima loro formazione. Ammettere si deve perciò nel cranio ;.1.° La verte bra dell’udito, Ofrwirbel; 2.° Quella della lingua: 0 del gusto, Zungenwirbel; 3. Dell’occhio, Augen- wirbel; 4.° del naso, o dell’ olfato, MNasenwirbel, . Abbenchè questa scoperta sia stata per dieci anni acremente. combattuta, anzi molto spesso messa in derisione; essa però presentemente non solo è dovun= que generalmente addottata, ma perecchj scrittori si sono studiati perfino, ( come è pure accaduto di tutte le altre scoperte ) di dimostrare che non è un ritrovato moderno , ma che trovavasi di già annun= ziato anche in libri più antichi. Parecchj autori an- zi hanno persino asserito in seguito che questa dot- trina, e questo modo di considerare le ossa del cra- nio, già da lungo tempo era stato da essi stessi im- è da maginato : del che però altamente ce ne maraviglia- mo, giacchè se ne conoscevano l importanza ed il pregio perchè mai non pubblicarono prima della sud- detta epoca le loro idee; e se ne addottavano l conseguenze perchè non mostrarsi diffensori della me- desima allorquando era in tanti modi combattuta ? Se ciascuno degli organi dei sensi possede la pro- «pria, vertebra, cercar si deve ancora quella che è pro- pria dell'organo del tatto, GefuAlwirbel, e per tal. imodo anche nel gruppo delle vertebre dei sensi tro- viamo il cinque. Il sensorio del tatto però è sparso per tutto il cor> po, ed ha il suo vero organo nella cute ; questo ge- nerale integumento in continuazione colle membrane interne respiratorie, considerar si deve come una mo- dificazione dell’ organo stesso, e quindi soggetto esso pure alla ordinaria regola ammessa ‘per l’ apparecchio respiratorio. ‘Il complesso degli organi formanti l'ap». parechio respiratorio può essere diviso in tre sezioni , 1.' le branchie; 2.° i polmoni, nei quali organi si effettua il processo chimico animale della respirazio. ne ; 3.° le potenze muscolari accessorie, alle quali è affidata la parte meccanica della funzione. I nervi delle cinque vertebre cervicali superiori, 1.* regio» ne della spina, servono alle branchie, ed alle po- tenze meccaniche ; quelle della 3.° regione o toracica superiore ai polmoni fra queste due regioni avvi la seconda per le estremità anteriori. Posteriormente nella spina si ripetono altri tre gruppi o regioni 4.° intestinale; 5.* degli arti posteriori, 6.* degli organi sessuali; resta per ultima la 7.° regione @ cocigea nella quale in certi animali si mostra di nuovo un apparechio respiratorio branchiale , come si vede nelle oloturie , e nella massima parte dello larve acquatiche degli insetti. L'intera colonna vertebrale adunque deve consi- derarsi divisa nel modo esposto nel prospetto s8- guentie ws e 0 Len 43 A. Vertebre della testa, Kopfwirbel . 1. Vertebra del naso. 2. V. dell’ occhio. 3. V. del gusto. —* 4. V. dell udito. B. Vertebre del tronco, Rumpfwirbel . 5. V. della cute, Hautwirbel . a. Vertebre della respirazione, Athemwirbel. I. Vertebre delle branchie, 1.° regione su- | periore della spina. a. V. del braccio, 2.° regione. 1° 3. V. del polmone, 3.° regione . b. Vertebre dell’ addome, Bauchwirbel è » 4. V. intestinali, 4.° regione. ce. Vertebre delle parti sessuali, Geschlectswirbel. 5. V. del piede, 5.° regione . 6. V. genitali, 6.° regione. 7. V. cocigee, 0 branchiali posteriori, Kie- di menxirbel , 7.° regione . | Dietro tutto ciò si può francamente conchiudere , che il numero complessivo delle vertebre, e quello delle regioni in cui è suddiviso Y asse. vertebrale non è fortuito, ma ordinato secondo una legge este- sa a tutta la natura organica: queste ossa compon- gono un edifizio ben ordinato , armonicamente sud- diviso in molte parti con ordine , € simetria + 44 | A MuùLLer Groanni, sui corpi di Wolff trovati. negli embrioni delle rane; e dei rospi. ( Archiv fir Anat. und Phys. von Mechel 1829. 1.° semestre pag. 05 - 70.) at” : È bi pes lg anatomia all’ illustre C. Fed. Wolf la scoperta di due organi singolarissimi proprj degli. embrioni di molte specie d’ animali, e veduti la pri- ma volta nel pulcino ai primordii del suo sviluppo. Già fino dal quarto giorno di covatura dell’ uovo co- desti organi sono visibilissimi e sembra anzi che costituiscano due visceri principali intestinuliformi , situati ai lati dell’ aorta occupando non solo la do- dicesima parte dello spazio addominale, ma buona porzioneianeora del torace; però a sviluppo più in- | noltrato si abbassano sempre più verso il cavo del- l'addome; Allorquando cominciano a manifestarsi gli organi di cui ‘parliamo, hanno la forma di piccoli sacchettini od intestinuli ciechi, giacenti in linea trasversa all’ asse del corpo dell’ embrione, in nu» mero indeterminato. da ciascun lato; ma raccolti tutti intorno ad un centro comune, dal quale da ambi i lati discende un canaletto semplice o. vaso escretorio. Le più esatte osservazioni relativamente alla natura ed uso di questi corpi le dobbiamo ad Enrico Rathke (1), egli fu che loro diede il nome di corpi di Wolff, e dimostrò evidentemente che non (1) Sullo sviluppo degli organi inservienti alla generazionè negli uccelli (nelle aggiunte alla Storia del Regno animale di Rathle sez. 3. = Schriften ec. Memorie della Società di Storia Naturale di Dan- Zica fasic. 1v. Halla 1825. pag. 40). Nella fisiologia di Burdachs T. n. $. 449. trovasi un esatto con- fronto delle osservazicni fino all’epoca presente istituite intorno i corpi di Wolff, i 45 fappresentano già i reni nel primo loro sviluppo, come fu male a proposito creduto , ( errore d' altron- de ben facile giacchè anche i reni sviluppansi in grande prossimità dei corpi stessi, alquanto più tar- di), ma bensì che costituiscono quasi la prima or- ditura dalla quale in seguito, perfezionandosi 1 ani- male, si compongono e gli organi genitali, ed i reni stessi, ed all’apparire infatti di codesti organi, i corpi di Wolff impiccoliscono per modo che all’ u- scita del pulcino dal uovo sono questi del tutto scomparsi. Anche gli embrioni dej mammiferi presentano i corpi di Wolff veduti in essi da Dzondi (1), e da _Oken (2). Dzondi credette che rappresentassero nel- l'embrione i reni, ma il suddetto Rathke ha pure dimostrato essere i ridetti corpi anche nei mammi- feri diversi dai reni, da prima sono molto più gran- di di questi, in seguito impiccoliscono laddove i re- ni si fan sempre maggiori. Anche negli embrioni mammiferi presentano i corpi di Wolff la struttura e la forma indicata in quelli degli uccelli. Rathke non ha trovato questi falsi reni nei rettili batracci, e nei pesci, ma bensì negli embrioni del- le lucertole, dei serpenti, e delle testuggini (3). Per la grande rassomiglianza che esiste, tanto nella esterna configurazione, quanto» nella tessitura inter- na, tra i corpi di Wolff ed i reni dei bratracci e dei pesci, Rathke suddetto risguardolli come gli analoghi gli uni degli altri, e credette che i ridetti corpi di Wolff considerar si dovessero quasi quali reni di forma e struttura non del tutto perfezionata ed inferiori quindi ai veri reni degli stessi animali: () Suppl. ad anat. et phys. comparatam. Lipsiae 1806. x 2) Oken und Kieser Beitrige ete,, Aggiunte alla zoologia , ana tomia, e fisiologia comparata . Bamberga 1806. . (3) Aggiunte di Oken e Kieser alla Zoologia, Anatomia , e Fisio- logia comparata, Bamberg und Wirzburg ) 1806. 46 i supponeva quindi che tra questi organi esistesse un rapporto e rassomiglianza analogo a quello che si dimostra tra le branchie ed i polmoni i quali orga=. ni possono, in molre specie di animali, formarsi successivamente al progredire dello sviluppo dell’ em- brione, adempiendo temporariamente alla funzione . della respirazione le branchie intanto che i polmo- ni si perfezionano. Lo stesso Rathke, supponeva an- cora che esister potesse una certa relazione tra que». sti falsi reni (corpi di Wolff) V allantoide , e l’am- nio, giacchè molte osservazioni sembra dimostrino che mancando nell’ embrione e nel feto i falsi reni manchino pure e l’allantoide, e la membrana del- l'ampio. : lo però, continua l’ autore, sono stato tanto for- tunato da scoprire questi organi (i corpi di Wolff } di già da lungo tempo conosciuti negli embrioni dei mammiferi e degli uccelli, anche in quelli dei hba- tracci, e cioè nelle rane e nei rospi alle quali spe- cie, come si è detto di sopra, furono per lo addie- tro. negati. Nè dubito punto che ulteriori e più e- satte osservazioni non li dimostrino anche nei pesci gli embrioni dei quali si è fino al presente creduto ne siano privi. I corpi di Wolff giacciono nei batracci molto in alto verso il capo, cioè nella regione superiore del torace, ed io credo che questa sia stata la causa principale per la quale non furono veduti dagli os- servatori diligentissimi che prima di me si occupa rono intorno a queste ricerche. Relativamente poi al modo col quale i corpi stessi si manifestano no- terò, che nel tempo in cui gli embrioni delle ra- nocchie e dei rospi abbandonano la buccia dell’ uo- vo i corpi di Wolff sono di già molto visibili, ed ho potuto studiare l’ intima loro tessitura anche ne- gli embrioni conservati nello spirito di vino. Se per brevissimo tempo si immergano questi embrioni in l fi. 4 un vaso pieno d’acqua o di spirito di vino molto allungato la pelle nera che li circonda si stacca e cade sotto la forma di una massa mucosa, 1’ em- brione in allora è distintamente visibile anche nel- l'interno. Gli intestini a quest’ epoca dello svilup- po hanno l'apparenza, come è di già noto agli ana- tomici, di un piccolo otre simile ad un breve sacco sul quale si piega in arco la colonna vertebrale. Al di sotto della regione delle branchie questo otre è assai ristretto nè apparisce ancora traccia di fe- gato, ai lati delle vertebre e degli intestini nella regione superiore subito al di sotto delle branchie costantemente si manifesta una prominenza ovale dalla quale, anche ad occhio nudo, si vede pende- re allo ingiù un filo scorrente ai lati della colonna vertebrale. Esaminata col microscopio la prominen- za suddetta, si mostra composta di un piccol nu- mero di cieche appendici brevi sottili, ed in forma di tubo, le quali dispongonsi irregolarmente intorno ad un centro comune inferiormente si congiungono ad un condotto escretorio semplice che appena supe- ra il diametro delle appendici stesse, e con giro tortuoso scorre ai lati delle vertebre terminando nel- la regione dell'ano. Affinchè più visibili apparisca- no questi corpi fa duopo staccare con. precauzione dalle vertebre il sacco intestinale, allontanare dalla naturale posizione il cuore, ed in allora le parti sopranominate illese restano congiunte alla colonna vertebrale. Le figure meglio esprimeranno quanto si è fino ad ora descritto. .. Fig. 2.* tav. I., rappresenta i contorni ingranditi del feto di una rana appena uscita dall’ uovo, 5 veduto dalla parte anteriore — 4, @, i corpi | di Wolff. | Fig. 3.°* Lo stesso veduto di fianco — &, falsi re- ni o corpi di Wolff — è, il loro condotto fi: escretorio , 48 | Fig. 4.* Lo stesso feto veduto dalla faccia poste= | riore dopo che gli intestini furono levati, le lettere come nella fig. 3. è Fig. 5.* Veduto dalla faccia anteriore . ai Desideravo ardentemente che il Dottor Rathke (attualmente professore di Fisiologia e Patologia a | Dorpat ) ripettesse egli stesso queste mie osservazio= | ni: mandai quindi uno di questi embrioni al mio: stimabilissimo amico il quale in data delli 18. Feb- brajo (1829) mi rispose, che nella mia preparazio- ne aveva egli chiaramente e completamente veduti | i corpi di Wolff precisamente disposti ed organiz» | zati nel modo medesimo da me descritto. , Seguendo 1’ ulteriore sviluppo del feto i corpi dei | quali parlo ritengono la forma e posizione di .già @ descritta, ma nello stesso tempo il canale intesti- | nale incomincia di già a formare le prime circonvo= luzioni; frattanto il condotto escretorio dei ridetti | corpi si mantiene ancora abbastanza visibile in se- guito però diviene via via meno apparente, intan- A tocchè i corpicciuoli dai quali si stacca il condotto ,. e le cieche insaccature che li compongono sono sem. | pre distintamente riconoscibili anche allorquando il fegato si è di già formato. Anzi in un girino nel. quale le circonvoluzioni intestinali erano di già for- | mate interamente, potei ancora ravvisare le traccie. | di quei corpiciuoli, tuttavia i loro condotti escreto- | rii erano scomparsi. Per determinare con precisione | la natura ed officio di questi organi, e per non con-. fonderli coi veri reni è necessario seguire il modo di sviluppo e di apparizione anche di questi ultimi .. I reni nelle Jarve dei batracci in genere si svilup-. pano molto tardi allorchè il giovine animale ha di già vissuto lungo tempo fuori dell’ uovo. La prima. traccia di questi visceri si può seguire nei girini delle rane e dei rospi ai lati delle vertebre dove si. mostrano sotto la forma quasi di un filamento finissimo. ui. | ai lati del quale sono innestate delle esili vescichet- te codate: nell’epoca della manifestazione dei reni il tubo intestinale ha di già acquistato l’intero svi- luppo nelle sue circonvoluzioni ; e quantunque a que- sto grado di ingrandimento i girini respirino ancora per le branchie, però da ambi i lati della regione anteriore del tronco cominciano ad apparire anche i polmoni sotto forma di vescichetta allungata di- stesa da aria. Gli organi della generazione, come è di già noto, si sviluppano molto più tardi nei batracci. Mi riser- bo di trattare estesamente dell’ importante argomento che riguarda l’ uso, e la vera analogia dei falsi re- ni, o dei corpi di Wolff nell’ opera che pubbliche- rò fra non molto intorno l’intima tessitura delle glandole, estendendo le mie osservazioni a tutti gli animali vertebrati: tuttavia la dimostrata esistenza dei corpi di Wolff nei batracci esclude fin d’ ora molte ipotesi, le quali erano fondate sulla non esi- stenza dei medesimi nelle rane e nei rospi. I corpi di Wolff, come si è detto di sopra, sono già stati trovati e descritti da Rathke negli altri anfibi, e singolarmente nei serpenti, nelle lucerto- le, nel cocodrillo, nelle testuggini ; in queste ultime mostransi sotto quell’aspetto che è proprio degli necelli piuttostocchè sotto la forma descritta. nei batracci. Io medesimo ho veduto questi corpi negli embrioni di un 204, e l'opportunità di questa os- servazione la devo alla estrema bontà e gentilezza del primo consigliere medico Sig. Froriep il qua- le permise che esaminassi per questo oggetto le belle preparazioni esistenti nel suo particolare mu- seo . . Non ho ancora accumulato un numero sufficiente di osservazioni esatte sull’ esistenza degli organi di cui trattiamo nella classe dei pesci, dirò soltanto che in parecchii feti assai giovani di razze della Tom. III. 50 specie della torpedine, aventi la lunghezza di tre pollici misurati dalla punta del muso alla estremità della coda, feti muniti ancora di branchie esterne filiformi, e conservati nel museo zootomico di Ber- lino; in questi feti dissi vedevansi evidentemente scorrere ai lati della colonna vertebrale dei corpi- | ciuoli appianati, lunghi, estesi a tutto il cavo del. tronco, consistenti pure in piccoli sacchi ciechi, corpiciuoli che nella regione loro inferiore molto si assottigliavano mantenendo però sempre la loro tes- situra in forma di cieche appendici, molto più ri- strette delle anteriori. Codesti corpi sono proba- bilmente gli analoghi dei corpi di Wolff proprii degli altri feti, come lo dimostra la tessitura e po- sizion loro. MiLLer Groanmi — Ueder die Nasendriise der Schlan- gen — Sulla glandola nasale dei serpenti = Archiv fir Anatomie und Physiologie von Soh. Fried. Me- ckel = Primo semestre 1829. pag. 70 - 72. Deco le ultime ricerche istituite sulle glan=. dole del capo dei serpenti da T. Fr. Meckel, ed in- serite nel tomo primo dei suindicati archivii, am- mettonsi nella testa dei serpenti cinque paja di glandole , le quali però non trovansi tutte comples-, sivamente riunite negli individui di una stessa spe=. cie, o di uno stesso genere, appartenente a quest’ Or=.. dine di rettili: queste glandole sono | 1.° La glandola linguale trovata da Cuvier nei ser- penti del genere Amphisbaena , da Meckel., suddetto in tutti i serpenti. 7 2.° La glandola mascellare inferiore, o delle labbra, la quale situata lateralmente lungo l’ esterna. faccia della mascella inferiore, è munita di x SI molti particolari condotti i quali disposti in serie l’ uno vicino all’ altro versano l’ umore Ri separato dalla glandola presso’ la radice dei denti inseriti in questa stessa mascella. _ 3.° La glandola della mascella superiore, che gia- ce pure presso le labbra, ed avente la dispo- sizione medesima dell’ altra giacente lungo la mascella inferiore. 4.° La glandola velenifera la quale secondo le os- servazioni del citato Meckel, e quelle ancora del Rudolphi, deve essere considerata quale glandola di particolare natura , nè. paragona- bile, come lo supposero alcuni naturalisti, ad una delle glandole salivali ordinarie . 5.° La glandola lagrimale situata verso il canto interno dell’ orbita. Oltre le enumerate glandole, nella testa dei ser- penti se ne trova un sesto pajo, da molti osserva- tori oscuramente indicate, cioè le glandole. nasali, analoghe alle glandole aventi lo stesso nome nei mammiferi e negli uccelli. Le glandole nasali nei serpenti riempiono costantemente lo spazio esistente tra l’ osso mascellare superiore, ed il lagrimale , e- stendendosi sulla regione laterale delle cavità nasa. li, o sulla cartilagine che ‘circoscrive all’ esterno queste stesse cavità, ascendendo verso la regione su- periore fino alle ossa nasali. Ho trovato, dice l’ au- tore, questa glandola nel Coluber capistratus , nel Trigonocephalus mutus, nella Vipera Redi, e nel Naja Hoje, serpenti che mi furono somministrati grtazio- samente dal Sig. consigliere Rudo/phi affinchè servir potessero a queste mie ricerche. Nella vipera del Redi la suindicata glandola trovossi molto piccola, nel mentre che nelle altre specie aveva un volume considerabile, e facilmente si trova uella descritta regione sollevata che siasi con precauzione la pelle che la ricopre. Non ho avuto occasione di preparare ’ \ Sai » questa glandola in altre specie fuori delle enumerate | di sopra certo è però che la medesima è propria tanto delle specie velenose, quanto delle innocenti . Il condotto escretorio della glandola nasale dei serpenti si dirige, come ho potuto vedere nel Colu- | ber capistratus ; allo ingiù ed alquanto posteriormen- | te, incontra nel suo andamento il canale lagrimale ed insieme con esso termina nel palato mediante una | assai larga apertura. Relativamente alla intima sua tessitura la ripetuta glandola è interamente simile alle glandole salivali semplici dei serpenti stessi. Molti dei miei amici si sono convinti della esistenza, | della disposizione e struttura di questa glandola , | esaminando in mia compagnia gli individui delle _ suddette specie di serpenti, conservati nel Museo di | Berlino, nell’ autunno dell’ ultimo passato anno 1828. — Sembra quasi innutile il notare che la glandola |. nasale dei serpenti è del tutto simile e per la posi- | zione, e per l’uso a quella che Jacobson (1) pel primo ha descritto nei mammiferi, e negli uccelli, e sulla esistenza della quale negli uccelli possedia- mo di già una esattissima e pregevolissima disserta= zione di Nitzsch (2). EsrRATTO DI UNA LETTERA DI BERZELIUS Stockholm li 16, Giugno 1829. | ( Leonhard , Zeitschrift fi Mineralogie — N 8. Agosto 1829. pag. 599 - 601.) - Cho poco di nuovo è accaduto presso di noi in. riguardo alla mineralogia le avrà certamente scritto il nostro comune amico Hizizger. Ciò nulladimeno. (1) Nov. Bull. des Sciences per la Soc. Philomatique de Paris T. ur; | 6. an, pag. 267. 4 © (a) Meckels Archiv fiir Physiologie. Tom, vi. page 234. 53 la seguente notizia non sarà per aventura priva di una qualche importanza. Il Preposto Esmark figlio del celebre mineralogista di questo nome ha scoper- to un nuovo minerale nelle vicinanze di Brevig, di cui il padre mi fece parte onde lo sottoponessi ad esame analitico. Questa sostanza non è soltanto un muovo corpo minerale, ma contiene eziandio una terra sconosciuta per lo innanzi. Il minerale è di color nero e di splendor vitreo come la Gadolinite . La sua rottura mostra talora un leggier velo rossi- gno, e somministra una polvore di color rosso bru- no. Finora non si è ancora trovato cristallizzato , è di media durezza, crudo, ed il suo peso specifico è di = 4,8. Esso contiene dell’ acqua e non è solu- bile, ma riscaldato per mezzo del cannello da sal- dare prende un color giallo. Io l’ ho trovato com- posto delle seguenti sostanze : ? MEI OTONA pe gr OZIIT MARRA lare eva ala iis La A EROE NO o eo e ee IO ossido di manganese . ..... 2,39 Me nonne OS DESIO CL 'UTADION: (dn vo a 05 PIO ossido di piombo ........ 0,80 OG OE SEANNO ui .0, 5 e eno DI RC SIMERa 00 gn LO, GO RO i on a O e ene e 00/09 Ma ne en e ee 04.00 see ea i ee, le 16 9300 parti indecomposte . ...... 1,40 99,71 La nuova terra ha per molti rapporti tanta rasso- miglianza col solfato basico d’ Ittria ( Thorio) che io ceredei in sul principio che il: mio antico Thorio fos- 54 se un miscuglio della terra nuova col sale basico di Ittria; ma ulteriori ricerche che istituii a questo proposito col minerale di Fiz50o mi hanno dimo- strato non rinvenirsi in esso traccia veruna di questa terra, la quale perciò è in realtà nuova. Denomino Ja nuova terra Thoria essendo questo nome ormai. accolto nella chimica. La nuova terra è scolorata , assai pesante, dopo che fu arroventata non è solu- bile che nell’ acido solforico ; insolubile inoltre ne-. gli alcali caustici, ma solubile bensì nei carbonati alcalini, ed in special modo nel carbonato di am- moniaca. La sua soluzione nell’ acido solforico si fa torbida nel bollire, e deposita un sale in grande abbondanza, che dopo il suo raffreddamento di bel | nuovo si discioglie, il che costituisce un segno ca-. ratteristico suo proprio. La terra viene inoltre pre- cipitata dal solfato di potassa, e dal ciano ferrea di potassa. Le sue soluzioni hanno un sapore poco. acre ed astringente. Il Torio non può essere sepa- rato dalla sua congiunzione col cloro che per mezzo. del Kalium. È di colore ferrigno , fregato acquista splendore metallico, ed abbruccia all’ aria colla stes- sa vivezza, come altri metalli terrei ( Erd-metalle) nel gas ossigene . Hizinger è partito per Gottland coll’ intenzione di instituirvi alcune ricerche geognostiche . BERZELIUS è VienarD — Description etc. — Descrizione del Mail- lotin ( Pupina ), nuovo genere di conchiglia. ( Annales des Sciences Nat. Tom. xvui. pag. 439 - 440. Dicemb. 1829. ) Ksar ispettore generale del servizio di Sa- nità avendomi regalato parecchie piccole conchigiie i n ” ea lee deri sbirri \ 456 cucite al di sopra di un ornamento del quale si ‘servono i naturali della Nuova Guinea, le ho esa- “minate diligentemente, e non ho tardato a convin- cermi che le medesime costituivano non solo una ‘muova specie, ma che era necessario ancora stabili- Te per esse un nuovo genere. L'aspetto di questa piccola conchiglia richiama a prima vista l’idea di un maillot ( pupa); o picco- lissimo Bulimo . La curvatura a foggia di semicirco- lo del di lei margine destro che costituisce la metà della bocca, ma sopratutto la fenditura che solca profondamente il margine a sinistra, e la piega, o piuttosto la laminetta dentiforme visibile nell’ oppo- ‘sto lato, costituiscono i segni più caratteristici di ‘questa conchiglia . La fenditura del margine o lembo sinistro man- ‘cante di qualunque indizio di prominenza potrebbe essere rassomigliata alla incavatura dei buccini se ‘pure presentasse la larghezza che in questi ultimi si osserva , e situata fosse nell’ anteriore estremità del margine suddetto: ma nella nuova specie che descri- vo la fenditura è ristretta e lineare nell’ interno del- la conchiglia, nel mentre che all’esterno s'allarga, singolarmente nella somità; dove fassi infundibuli- forme. Relativamente poi alla laminetta dentiforme visibile internamente nel lato opposto a quello in cui esiste la indicata incavatura, e cioè nel margine de- stro dell’ apertura della conchiglia, sembra che que- sta laminetta considerare si debba quasi come for- mante un vestigio dei denti spesso numerosissimi che s incontrano nelle specie del genere Maillots (Pupa), o fors anche la ridetta laminetta rappresenta le cal- losità o rialzi scorrenti obbliquamente nella stessa regione in parecchie olive, ed in altre conchiglie di molti generi diversi . . Sommamente mi dispiace di non potere nulla as- serire relativamente all'animale abitatore di questa 56 conchiglia non essendo ancora conosciuto. Io sup- pongo ‘che viva sulle sponde dei laghi o dei fiumi della Nuova Guinea. Propongo di caratterizzare il nuovo genere nel modo seguente ; Conchiglia turbinata , ovale , apertura profondamente fenduta ; columella incurvata , troncata + L'unica specie che ha servito alla formazione del. nuovo genere non arriva alla lunghezza di tre.linee | del piede Parigino; l’ ho dedicata a quello che. la . trasportò dalla nuova Guinea, cioè al suddetto Ke- raudren denominandola Pupina Keraudrenii Assegno a questa specie i seguenti caratteri Conchiglia turbinata , ovale , corneo-calcare , sottile semitrasparente , licia, lucente 3 spira retusa, @ somità papillare, con cinque giri un poco conves-. sì. Apertura rotonda marginata , una incavatura nel margine sinistro di essa apertura, lembo del- + l’ apertura versante , od inclinato all’ esterno; una. laminetta dentiforme nel lato destro. Columella troncata, incurvata, appena callosa nella base (1). nt ante rm i e i nt SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. ( Tav. I. fig. 6. e 7.) Fig. 6. La nuova conchiglia ingrandita, veduta dal. lato della bocca o dell'apertura. Fig. 7. La stessa veduta dal lato opposto. a. La conchiglia medesima rappresentata nella. naturale sua grandezza . (1) L’ autore di questo articolo sarebbe stato più consentaneo a se stesso, ed avrebbe agito secondo. i principj della scienza generalmente abbracciati, se la maggior parte dei caratteri che descrive’ come spe- cifici li avesse invece assegnati al genere, al quale realmente appar= tengono , giudicandolo anche da quanto esso stesso asserisce nella pri» ma parte del suo lavoro. (il R.) 57 Florae Siculae Prodromus sive plantarum in Sicilia ul- |» teriori nascentium enumeratio secundum Systema Lin- | nacanum disposita. Auctore Joanne Gussone M. D. . etc. Vol. 1. Neapoli ex Regia typographia 1827. 8.° N oi estrarremo da quest’ opera le cose più insi- gni, perchè se vorremmo ridirne tutto il bello, e tutto il buono per la scienza, dovremmo farne non . estratto, ma copia. Nella classe Monandria tosto ci si affaccia la Salicornia amplexicaulis di Vahl, pian- ta che la Sicilia ha comune coll’Africa. Questa non deve confondersi colla Salicornia nodulosa di Delile, siccome io me ne sono accertato per mezzo di un esemplare proveniente dallo stesso Delile, Nella clas- se Diandria la Fontanesia phillyreoides di La Billar- diere mette a contatto la Flora sicula con quella di Siria. Nella stessa classe sono commendevoli la S2/- via viridis L., la S. triloba L. fil., e la $S. candi- dissima di Vahl. A proposito di quest’ ultima mi è venuto fatto di osservare, che essa è perfettamente identica di specie colla Salvia argentea L. Jacq. Hort. Shonbr. 1. p. 4. t. 6., e che solo ne costitui- sce uno scherzo accidentale di foglie rotonde, e di fusto più basso. Io mi procurai dal Sig. Barone di Jacquin figlio i semi della Salvia. argentea anzidet- ta, e da questi nacquero piante ,_ che rappresenta- vano e la Salvia candidissima di Vahl, e la Salvia argentea di Jacquin, ed ho veduto persino, che al- cune piante mettevano le prime foglie radicali di fisura rotonda, e le successive di figura bislunga. Laonde questa mia osservazione converte in certezza il sospetto del Sig. Uechritz ( Schu/t. Syst. veg. Mant. I. p. 205.) sopra. l'identità delle sue Sa/viae . La sg Triandria porge due specie nuove di Fedia, cio 58° I, FEDIA sphaerocarpa © caule angulis levi; foliis. lanceolato-linearibus , integris, caulinis basi pinnatifidis, scabriusculis; bracteis lanceolatis, | acutis, margine scariosis , ciliatis; fructu glo- boso, brevissime tridentato, dente unico longio- re, altera facie umbilicato , altera convexo, | bicostato Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 28. et PI. rar. p. 14. tab. 4. fig. 1. i 2. FeDIA gibbosa » caule leviusculo; foliis omnibus oblongo-linearibus, obtusis; bracteis lineari -oblongis, margine integris, subcartilagineis ; fructu globoso , subcompresso , ecoronato , al- tero latere coarctato, plano, altero gibbo, lon- giore, utraque facie bistriato, costis promi= | nulis Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 29. Ann. Fiorisce nell'Aprile, e Maggio. Si trova co- me la precedente ne' pascoli aprici delle Ma= donùe . i Altre rare specie di questa classe abbelliscono il suolo Siciliano, l’ Iris scorpioides Desf., il Cyperus difformis L., il ©. pictus Ten., il C. aureus Ten., ora chiamato Cyperus Tenorianus Schult. Mant. 3. p. 544. , il C. esclulentus L., il C. badius Desf,, ed il C. Papyrus L., lo Scirpus globiferus L., il Ly- geum Spartum L., l Echinaria capitata Desf., il Mi> lium scabrum Presl., il M. caerulescens Desf., il M. vernale Marsh. , un’ Agrostis nuova, cioè I. Acrosris nitens:’panicula spiciformi, oblongo- | -cylindracea, densa ; calycibus nitidis, glumis aequalibus, lanceolatis, acutis, carina serra- to-scabris ; corollis villosis, gluma majore api- ce longe bisetosa, basi aristata; foliis brevibus, patentibus, distichis, vagina suprema subven- tricosa ; lisula exerta, truncata, dentato-cilia- ta; culmis adscendentibus Guss. F7. Sic.prodr. I. p. 59., et Index sem. hor. reg. Boccadif. ann. 1825. Ù , 50 Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio, e trovasi nelle arene marittime vicino a' Trapani. Entrano nello stesso novero il Paricum repens L., il P. compressum Biv., \' Eleusine aegyptia Pers. , il Cynosurus elegans Desf., che a me pare diverso dal Cynosurus gracilis di Viviani, perchè ha sempre la pannocchia ovata, e corta, e non gracile, ed al- lungata , la Poa divaricata W., la Dactylis littoralis W., la D. repens Desf., il BromubsIdnd6o Initus W., il B. macrostachyus Desf., il B. rubens Li; il B. fasciculatus Presl., ed il huovo I. Bromus sabulosus: panicula erecta, subsecun- da, demum contracta, pedicellis ensiformibus; spiculis compressis, scabris, 5-11-floris; glumis calycinis inaequalibus, carina ciliato-serratis, ‘corollinis utrinque apice bisetosis , exteriore sub apice aristata ; aristis rectis, gluma brevioribus Guss. FI. Sicul. prodr. 1. p. 120. Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio, e trovasi nelle spiaggie arenose da Girgenti a Vittoria. Deve riferirsi a questa stessa specie il Bros sardous Spr. Syst. veg. 4. par. 2. p. 36. sco- perto dal Ch. Moris in Sardegna dopo la pub- blicazione del Gussone . Seguono la Koeleria tunicata Presl., la K. hispida” Dec., l Avena parvifftora Desf., VA. neglecta Sav., l'A. condensata Link, , ed una specie nuova sotto il nome di I. AvENA puberula» panicula spiciformi, contracta , aequali; spiculis 3-floris, flosculis omnibus ses* silibus, conformibus, valvulae calycinae majori (sine aristis) aequalibus ; corollae gluma exte- riore bifida , laciniis acuminatis, sub apice ari- stata, arista setiformi, recta ; vaginis, foliisque pubescentibus; culmo erecto; radice fibrosa , annua Guss. FI, Sic. prodr. 1. p. 125., et PI. rar. Pi 90. tab. ‘10, fr ° 60 Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio, e trovasi - nelle colline aride, e nell’alveo de’ torrenti da | Dorillo a Vicari. E chiudono la serie delle rare specie di questa | classe la Stipa Lagascae Rom. et Schult., la S. tor- tilis Desf. , il Saccharum Teneriffae Lin. fil., la Rot- boella fasciculata Desf., il Triticum unioloides Ait., il T. maritimum L. , il T. hispanicum W., ed una nuo- va specie di Seca/le, che l’ Autore definisce così: I. SECALE montanum: spica cylindrica, elongata, rachide ad oras pilosa, fragili; calyce bifloro, lineari, acuto, vel brevissime aristato, flosculis breviore ; radice fibrosa, perenni Guss. FI. Sio. prodr. 1. p. 145, , et Index semin. hor. reg. Boc- cadifal, an. 1825, i Peren. Fiorisce nel Giugno , e Luglio. Si trova ne’ _ luoghi ghiaiosi, e nelle selve delle Madonie. Nella classe Tetrandria meritano di essere più par- ticolarmente distinte le seguenti: 1. ScAzrosa grandifltora ; foliis radicalibus oblon- gis, vel obovatis, dentato-crenatis, lyratisque, caulinis superioribus pinnatifidis, laciniis linea- ribus; corollulis radiantibus; calyculi margine inflexo ; pappo 5-seto , exerto, stipitato; se- minibus 8-striatis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 160. Sc. grandiflora Scop. Del. Fl. et Faun. Insubr. fasc. 3. p. 29. tab. 14. Bienn., Perenn. Fiorisce dal Maggio all’ Agosto . È frequente nelle situazioni al mare. Mi sono fermato espressamente sopra questa spe- cie, onde somministrare nuovi schiarimenti intorno alla medesima. Tanto io, che il Ch. Savi avevamo già da lungo tempo parlato di essa prendendola per la vera Scabiosa Columbaria L., e sotto questo nome la publicammo , io nelle P7. Ger. p. 29., e nelle Amoen. Ital. p. 125., il Savi nella F/. Pis. tom. 1. p. 104. tav. 2. fig. 9., e nel Bot. Etr. tom. 1. p. 121. dh aicccenzza si REI O NR e penrvicer 61 Ma alcuni anni fa mi venne in pensiere di consul- tare il fu Giacomo Odoardo Smith di chiarissimo nome, e possessore dell’ erbario Linneano sopra la distinzione, che io; ed il Savi avevamo stabilita tra il calicetto della Scabiosa Columbaria , e quello del- la Scabiosa gramontia , ed egli con sua lettera dei dieci di Settembre del 1827. mi rispose così: Sca- »» biosa Columbaria common here , and now in flower ,» and seed, has the calyculus membranaceus nequa- »» quam inflexus ; sed cyathiformis, ac modice patens, »» fere ut in Scabiosa gramuntia, attamen diversae »» species mihi videntur «*. Ciò mi fece accorto, che uella pianta, ch'io m'ebbi per la Scabiosa Colum- Faria di Linneo, non era dessa, e pienamente mi convinsi di quanto avevo già sospettato Amoen. L. c. , cioè che tale specie appartenesse alla Scabiosa gran- diftora di Scopoli. In oltre venni in chiaro di altri nomi dati alla stessa pianta da Botanici di vaglia; perchè questa è la Scabiosa maritima Link Enum. alt. 1. p. 129. secondo le piante natemi dai semi di questo nome, i quali nell’anno 1824. mi furono mandati dal Sig. Otto Direttore dell’ orto botanico reale di Berlino, questa è la Scabiosa ambisua Ten. App. 5. p. 7-; secondo gli esemplari autentici avuti dallo stesso Ch. Tenore, e parmi non andare errato, se dico, che questa è la Scabiosa acutiflora Reich. Cent. 4. p. 24. tab. 326. fig. 506. , giacchè nelle no- stre spiaggie marittime aride essa si presenta sempre sotto quest'ultima forma. Da quanto ho fin quì detto risulta, che il nome imposto dallo Scopoli a tale specie dovrebbe preferirsi a tutti gli altri per diritto di anteriorità; se non che io ritengo, che | questa non sia una buona specie, bensì una varietà della Scabiosa atro-purpurea L., perchè non differi- sce da essa, che nel solo colore pavonazzo pallido de’ fiori, colore, che spesso acquistano anche i fiori della Scabiosa atro-purpurea , come è facile accertar- 69 sene per mezzo della coltivazione. Laonde io chià-. merò la pianta in questione Scabiosa atro-purpurea 6 floribus pallide purpurantibus e questo mio divisa. mento risulterà anche più ragionevole da quello, che sono per dire intorno alla Scabiosa CLOREZINIAR rea L. 2. ScABIosA atro-purpurea: foliis radicalibus oblon- gis, serratis, caulinis pinnatifidis, inferiorum segmentis incisis; corollulis radiantibus; caly- | culi margine inflexo ; pappo .5-seto, GRANO è stipitato ; ‘acheniis angulatis . Sc. atro-purpurea Sp. pl. 144. Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 161. I Bienn. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Ciugge: Trovasi in Sicilia. Che questa specie sia spontanea in Sicilia è cosa fuori di dubbio. Fino dell’ anno 1805. ione ebbi esemplari delle vicinanze di Palermo favoritimi dal Sig. Antonino Bivona-Bernardi, indi ne ho avuto dal Prof. Jan raccolti a Castel Vetrano. Ma donde ven- ne, che gli autori le assegnarono l'India. per .pa- tria? La cosa rimonta al Clusio, il quale la chiamò Scabiosa VI. indica Hist. pl. lib. 1111: p. 11}, per- chè aveva ricevuto id semen ex Italia Scabiosae in- dicae nomine l. c., e tutti dopo il Clusio hanno ri- petuto lo stesso errore di patria, senza porre men- te, che nessuno de’ botanici, il quale era stato alle Indie, vi aveva trovato la Scabiosa atro-purpurea Però Linneo tenne la cosa per dubbia , ed io credo, ‘che il Clusio malamente. interpretasse per indicae, quello che andava letto per ifalicae , scambio di no- me avvenuto altra volta, siccome mostrai nelle Azz0erz. Ital. p. 43. parlando della Santolina leucantha . Pro- vata così la nazionalità Italiana della Scabiosa atro- -purpurea , riesce agevole il mostrare il passaggio di essa alla mia varietà g@ floribus pallide purpurantibus, di cui ho parlato precedentemente. Imperciocchè 63 quanto all’ abito, e forma del fusto, e delle foglie, le cose sono perfettamente identiche a pari circo- stanza di suolo nativo, o di coltura, e lo stesso dicasi delle forme de’ fiori, e de’ frutti. Tutta la differenza consiste nel colore del fiore, il quale è porporino nereggiante nella specie, e porporino pal- lido, o violaceo, e talora anche rossiccio nella va- rietà; ma dissi di sopra, che coltivando la Scabiosa atro-purpurea facilmente si veggono i suoi fiori pas- sare da un colore all’ altro , trovandosi i capolini di diverso colore fino nella stessa pianta, e questa co- sa fu già avvertita anche dal Clusio , il quale dice, che avendo dato il seme di tale specie a’ suoi ami- ci florem variavit , qui fuit , illis referentibus, multo dilutior I. c. Sono pregevolissime pure la Scabdiosa urceolata Desf., la S. dichotona Ucr., la S. limonifolia Vahl, la S. cretica L., l Asperula scabra Presl., VA. niti- da Sibth., V Ernodea montana Smith. , il Galium ca- pillare Cav. , il G. werticillatum Lois. , il G. murale All. , e le seguenti specie nuove 1. Gazium litorale» caule rigido, tetragono; ra- mis approximatis; foliis suboctonis, oblongo- -lanceolatis, apice dilatatis, mucronatis, mar- gine subserratis, patentibus, reflexisque; pa- niculae ramis trichotomis, erectis ; corollis ex- terne pubescentibus, lobis ovato-lanceolatis , | aristatis Guss. F/. Sic. prodr. 1. p. 172. B pubescens, caule superne, pedunculisque vil- loso-pubescentibus . Ì Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Nasce nelle arene marittime da Mazzara a Campo- bello. 1 suoi fiori mandano un odore disgusto- ‘ so, forte. 1. HyPrcoum glaucescens : siliquis arcuatis, com- pressis , articulatis; petalis exterioribus. dorso glabris, oblongis, angustis, obsolete trilobis , 64 fo interioribus tripartitis, lacinia centrali planiu-', scula, ciliata ; foliorum laciniis. obovato-cunei- | formibus , obtusis, mucronatis Guss. FI. Sic.. prodr. 1. p. 198. , et PI. rar. p. 79. tab. 15. | Ann. Fiorisce nel Marzo, e nell’ Aprile. Trovasi a Messina al Faro. | Aggiungansi la Plantago albicans L., la P. serra- ria L., e la Bulliarda Vaillantii Dec. i Nella classe Pentandria monogynia distinguonsi s0-. pra le altre tutte le seguenti: Heliotropium supinum’ L., ed 1, Herrorroprum Bocconi: caule herbaceo, ere: ceto; foliis subovalibus, integerrimis, villosiu- sculis , lineatis; spicis lateralibus solitariis , ter- PERI ITA conjugatis : calycibus hirsutis, in fru- ctu patulis, persistentibus , laciniis linearibus , corollae tubo brevioribus, apice sub. anthesi | squarrosis; corollarum lobis obtusissimis Gwuss. Fl. Sic. prodr. i. p. 204., et Ind. sem. hor. reg. Boccadif. an. 1825. Ann. Fiorisce dal Luglio all’ Ottobre. Trovasi nei. campi, e nelle vigne vicino al mare. È giustis- sima l’osservazione dell’ Autore, che il sinoni- mo del Boccone .He/iotropium majus siculum , fiore amplo odorato Sicil. p. 90. tab. 49. fig. A. D. appartenente a questa specie è stato inop- portunamente riferito dal Marschal al suo He- liotropium suaveolens . Lithospermum tinctorium Dec. e 1. LrrHospermum incrassatum > caulibus herbaceis, erectis, ramosis; foliis radicalibus latioribus, obovatis, caulinis angustis, lineari-spatulatis , obtusis , strigosis; pedunculis in fructu incras- satis; calycibus corollae subaequalibus, in fru- ctu subpatulis; nucibus rugosis, scabris Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 211. Ann. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Nasce nelle | « 1» ‘ Ù x 9 9 65 |. Madonie. È singolare la grossezza, che i pedun- . coli, tuttocchè assai corti, acquistano nel frutto. Anchusa aggregata Lehm., A. variegata Lehm. , Ly- ropsis vesicaria L., Cynoglossum clandestinum Desf. , . Columnae Ten. , C. apenninum L., Echium caly= | cinum Viv., E. maritimum W. , E. ambiguum Dec. , ed 1. Ec4ium arenarium: caule tenui diffuso 3 foliis spathulatis, obtusis, piloso-hispidis; calycibus . hirsutis, strigosis; staminibus corolla parva ,. «© irsuta brevioribus Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. |. 2927., et Ind. sem. hor. reg. Boccadif. an. 19825., et PI. rar. p. 88. tab. 17. Bienn. Fiorisce nel Marzo, e nell’ Aprile. Si tro- va ne’ luoghi arenosi, marittimi. È piccola pian- ta, di fusti prostrati, o appena sorretti nelle ‘loro cime. I fiori sono assai piccoli, e di colo- re violetto carico. \Androsace nana Rim. et Sch., Coris monspeliensis \L., Convolvulus sylvestris FI. Hung., cui corrispon- ide il Corvolvulus lucanus Ten. App. 5. p. 9. , Con- \mwolvulus althaeoides L., C. tenuissimus Sibth., C. \tricolor L., C. siculus L., C. pentapetaloides L., C. \evolvuloides Desf., C. lineatus L., Ipomoea sagitta- ta Poir., Campanula trichocalycina Ten., C. grami- nifolia L., C. dichotoma L., Lobelia tenella Biv., \Viola calcarata L., Lonicera implexa Ait., L. cane- .\scens Schous., Verbascum rotundifolium Ten., Man- dragora officinarum L. , Physalis somnifera L. , Sola- num sodomaeum L., Rhamnus oleoides L., Zizyphus Lotus W., Achyranthes argentea W., Illecebrum echi- natum Pers., I. niveum Dec. , Erythraea grandiflora Biv. 4 E. maritima Pers., E. spicata L., Nerium Olean- ;\ La serie delle piante rare della Pentandria digynia |è sorprendente. Tali sono la Periploca angustifolia \Labill., il Cynanchum acutum L., ed il C. monspelia- cum L., la Cressa cretica L. , la Cuscuta alba Presl., Tom. III. 5 3 66 i } il Chonopodium multifidum , ed il Ch. fruticosum L., e. tra le Ombrellate \° Eryngium multifidum Sibth., | VE. triquetrum Vahl., V E. dichotomum Desf., V E. tricuspidatum L., V E. pusillum L., l Echinophora. tenuifolia L. la Petagnia saniculaefolia Guss. nuova | di genere, e di specie, i cui caratteri generici sono , dal Ch. Autore stabiliti così: | | PETAGNIA Umb. imperfectae Flor. hermaphroditi fertiles, in | ramulorum dichotomia vel extremitate sessiles; | masculi pedunculati, germini floris hermaphro= diti inserti. Peta/. aequalia, erecta, conniven- | tia, ob apicem acutum intus flexum emargina- | ta. Fruct. (achena) monospermus, indivisus , intus cavus, subrotundo-ovatus, obsolete costa- | tus, levis. (Inflorescentiae habitus Fediis quo=. dammodo similis. Irnvolucri loco bracteolae duae, oppositae , lineares, breves, ad ramulorum di- chotomiam. Folia simplicia ). 1. PETAGNIA saniculaefolia Guss. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Si trova. ne’ ruscelli fresclii de’ boschi in Va/ Demone. Le foglie radicali sono picciuolate , peltate, ro- tonde, palmato-quinquepartite, co’ segmenti cu= neiformi , ottusi , quasi trilobi, dentati, con denti aristati. Le foglie del fusto sono sessili alle bi- forcazioni, e sono tripartite. L’ Autore dedica, il genere a Vincenzio Petagna già chiarissimo. Professore di botanica nell’ Università di Napoli . Seguono l’ Hydrocotyle natans. Cyr., il Bupleurum glaucum Dec. , il B. fruticosum L., il B. Fontanesit Guss., che quivi 1’ Autore ritiene essere il vero Bu- pleurum Odontites'L. contro ciò, che ne ha stabili= to lo Smith nell’ Ezg/. F/. 2. p. 93., e nell’ Engl 67, bot. tab. 2468. , ed un nuovo Bupleurum definito così : | x. Burreurum elatum: caule basi suffrutescente ; .»_ramis elongatis; foliis membranaceis, radicali bus oblongo-lanceolatis, in petiolumattenua- |. tis, caulinis sessilibus, lineari-lanceolatis ;. in- .volucri foliolis brevibus (2-5 lin. ); involucel- lis ovato-lanceolatis, acuminatis, umbellularum radios aequales superantibus; fructibus costatis, levibus Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 316. Suffrut. Fiorisce nel Luglio, e Agosto. Si trova nelle Madonìe. Il fusto è alto quattro in cin- que piedi. Le folie sono di un bel verde , intie- ‘rissime. I frutti sono glauchi. Si avvicina al Bupleurum plantagineum Desf.; ma ne differisce per essere semplicemente suffruticoso , e non tutto fruticoso , per i raggi delle ombrellette .._ uguali, e per gli involucretti più corti. i Indi si hanno il Daucus grandiflorus Desf. il D. hispidus Desf., il D. gummifer Enc., il D. aureus Desf., ed il D. muricatus L., V Athamantha pana- cisfolia Spr., V A. sicula L., il Tragium Columnae Spr., il Tragium Gussonii Presl,, il T. peregrinum Spr. al quale appartiene con tutta certezza la Pim- pinella hispida Lois., un Ammi nuovo , cioè I. Amm crinitum: caule striato , glaberrimo, su- perne setis sparsis hispido , foliis supradecompo- sitis, foliolis lineari-setaceis , acutis, petiolis subhispidis, vaginis latis membranaceis, margi- ne albido-scariosis ; involucris multifidis, refle- xis; umbellularum radiis exterioribus elongatis Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 332., et PI. rar. p. 128. tab. 25. . Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova ne’ I campi tra le messi. Le foglie sono setacee, il fusto alto 4-5 piedi, i fiori nel seccare diven- | tano gialli. I frutti sono glaberrimi, quasi qua- ._ drangolari, oscuramente costati, biancastri. 68 il Ligusticum apioides Enc., il L. resinosum Guss.. corrispondente alla Ferula nudicaulis Spr., la Bri-. gnolia pastinacaefolia Bert. , il Sium Bulbocastanum Spr. , il Seseli Boccone Guss. , il Seseli verticillatum. Desf., il Meum piperatum Rom. et Schult. , la Scan- dix australis L., ed un’ altra Scandix nuova, cioè | 1. ScanDIXx brachycarpa + glaberrima; caule sulca- to, ramosissimo, ramis divaricatis, brevibus ;. foliis bipinnatis, foliolis pinnatifidis, laciniis obtusis, in superioribus angustioribus; pedun-. culis brevibus ; fructuum costis, et rostro brevi. marginibus retrorsum scaberrimis ; seminibus in- | crassatis, rostro subaequalibus Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 350.; et Ind. seth. hort. reg. Boc- cadif. an. 1825. | Ann. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Nasce nelle Madonìe. Fusto corto, appena palmare, ramo-. sissimo. Foglie simili a quelle della Scandix australis; ma più corte, e più liscie, Frutti. lunghi appena un pollice , striati; semi uguali. in lunghezza al rostro. Una nuova specie di Mirrhis, e questa è la 1. MyrruH1s capillifolia : radice tuberosa, suban-. ‘ gulata; caule erecto, apice ramoso, substriato ; foliis 2-3 - pinnatis, radicalium foliolis tripar- tito-incisis, superiorum linearibus, angustissi-. mis, elongatis; involucro universali submono-, phyllo; involucellis patentibus Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 351. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Nasce nelle Madonie, nell’ Etna, e altrove. Non si può certamente confondere colla Myrrhis Bu- nium Spr., dalla quale si allontana per l’ abita più alto, per le foglioline più allungate, e particolarmente le superiori, che sono lunghis- sime , e capillari, e per la forma del frutto. — Seguono lo Smyrrium rotundifolium Miuil., e lo S&S. N 69 perfoliatum L.,il Physospermum actaeaefolium Prels. , ed il nuovo 1. PaysosperRmum angelicaefolium > caule sulcato , .. subnudo; pedunculis floriferis subverticillatis ; . foliis radicalibus biternatis, ramificationibus non divaricatis , foliolis ovali-oblongis, 2-3 - parti- tis, dentato-serratis, supra glabris, subtus pu- | bescentibus Guss. FI. Sic. prodr. 1. p, 356. . | Perenn. Fiorisce nel Maggio , e Giugno, Nasce nel | monte Pizzuta, la Cachrys Libanotis L. , la C. sicula L., la Krubera fi leptophylla Hoffm., ossia Tordylium peregrinum L., Mil Tordylium apulum L.,\V Heracleum cordatum Presì. , la Ferula Opopanax Spr., la F. Ferulago L., e la nuova. vot -1. FeruLa geniculata : caule tereti, glaberrimo, D substriato ; ad nodos incrassato-gibboso 3 foliis supradecompositis, foliolis decussatis, linearibus, planis, acutis, rigidis, substriatis; ramis flori- feris, alternis ; involucris, involucellisque ova- to-lanceolatis , brevibus ; fructibus oblongo-elli- pticis, costis prominulis, acutis Guss. FI. Sic. |. prodr. 1, p. 366. :. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Nasce ;- . nelle colline calcari di Siracusa, Avola , e No- |. fo. È singolare l’ ingrossamento de’ nodi nel fu- sto di questa pianta. Ad essa appartiene il Dau- cus tertius Belli Pon. Mont, Bald. edit. an. 1608. pipa: 46, ic: la Thapsia garganica L., la T. Asclepium L., la T. meoides Guss. corrispondente al Laserpitium me- oides Desf., ed il Laserpitium siculum Spr. 4 init trigynia , e pentagynia infine pri- ‘meggiano per rarità le seguenti: R/hus Thezera Pers., R. dioicum W., Tamarix africana Desf., Statice au- riculaefolia Vahl., S. globulariaefolia Sibth., S. bel- lidifolia. Sibth., S. oleaefolia Sibth., S. spathulata Desf., S. cordata L., S. monopetala L., S. ferula- | cea L., S. sinuata L., Linum punctatum Presl., L. decumbens Desf. cel DEN Venendo alla classe Hexandria meritano più par= ticolare ricordanza il Leucojum autumnale L., il® Narcissus-serotinus L., la Sternbergia lutea Spreng.,. che è ben la stessa dell’ Amaryllis aethnensis Raf., I Allium Ampeloprasum L., lA. trifoliatum Cyr., VA. ciliatum Cyr., VA. siculum Ucr., l'A. nigrum. L.,V A. neapolitanum Cyr., V A. pendulinum Ten. , | VA. triquetrum L., VA. ursinum L., Vl A. Chamae- -moly L., il nuovo i 1. Artium arvense: caule folioso ; foliis semitereti-. bus; spatha diphylla, breviter subulata, um- bellis subrotundo-ovatis breviore ; pedunculis in= ferioribus brevioribus, deflexis; staminibus,; pi- stilloque coloratis , exertis; petalis carinatis,. lineari-oblongis , obtusiusculis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 404. 7 Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. 1 fiori so- no biancastri, colla carina verde, i peduncoli | corti, addensati, la spata ovata con l'apice su- | bulato, e corto, il pistillo roseo, o porporino . | VA. flavum L., VA. Cupani Raf., VA. maritimum Raf., il Lilium candidum L., la Fritillaria messa-. nensis Raf. Ornithogalum montanum Cyr., lO. ex- capum Ten., VO. arabicum L., e le due seguenti specie nuove : 1.OrNnirHocatum collinum: bulbo solido, simplici ; foliis linearibus (1-lin. latis), canaliculatis, li-. nea alba notatis, margine ciliatis , scapo longio- ribus; pedunculis corymbosis ; bracteis scariosis ; petalis lineari-oblongis , marginatis Guss. F7. Sic. prodr. 1. p. 412., et Ind. sem. hor. reg. Boc- cadif. an. 1825. “4 Perenn. Fiorisce nel Marzo, e Aprile. Si trova. nelle colline di Roccapalomba ; e di Alia. A zi (questa stessa specie appartiene l’ Orrithogalum . garganicum Tenor. Add. , et emend. in Append. . ad ind. sem. an. 1827. |» _ 2 OrnitHocatum tenuifolium: bulbo solido, simpli- ci; foliis filiformibus, sulco exaratis, concolori- bus, glabris, scapo subaequalibus; pedunculis .corymbosis, petalis lineari-oblongis; bracteis scariosis Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 413. |. Perenn. Fiorisce nell'Aprile, e Maggio. Nasce ne I pascoli aprici di Vil/lafrati, e Vicari. Amendne gli anzidetti Orritogali furono da me inseriti nel tomo 7.° par. 1. del Syst. veg. di Schultes p. 531. e 533. Si noti però, che l’ Ornithogalum tenuifolium di Gussone è diverso dall’O. tenzifo- ©. lium Red. Spreng. Syst. veg. 2. p. 31.; onde i quest’ ultimo è stato giustamente distinto dallo Schultes col. nome di Orrithogalum Rudolphi Syst. veg. 7. par. 1. pag. 525. n. Seguono la Scilla peruviana L., probabilmente così chiamata da Linneo per un equivoco nella località , mentre è certamente pianta Italiana, la Scilla mari- tima L., la S. hyacinthoides L., e due altre specie nuove, cioè i. ScrLLa Cupani: foliis lanceolatis, patulis, pla- nis, margine ciliatis, scapo subaequalibus ; ra- cemis corymbosis, paucifloris; bracteis scariosis, enerviis, pedunculo fructifero triplo brevioribus ; capsulis mucronatis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. | 416., et Ind. sem. hor. reg. Boccadif. ann. 1825. Perenn. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova : ne’ luoghi montuosi, secchi da Castrogiovanni ad Amorosa. Si somiglia per l’ abito alla Scilla peruviana , ma è più piccola, il racemo è assai meno numeroso di fiori, meno denso, e più spar- so, le brattee sono prive di nervo carinale. Le «foglie stanno giacenti a terra. . 2. ScILLA intermedia: foliis lanceolato-linearibus , ei 72 planis, acutis; floribus corymboso-racemosis ; racemo demum elongato ; pedunculis ebractea- tis, erecto-patentibus; capsulis obcordatis, e- marginatis Guss.. FI. Sic. prodr. 1. p. 417., et Ind. sem. hort. reg. Boccadifal. an. 1825. Perenn. Fiorisce nel Settembre, e Ottobre. Si tro-. va da Palermo a Castelvetrano. Ha molto della larghe, e la cassule ottuse; e smarginate la rendono distintissima. Anche questa, e la pre- cedente specie furono per mia cura inserite nel tomo 7.° par. 1. del Syst. veget. di Schultes p. 559. e 567. Nè meno distinguonsi dalle altre l’Asphodelus luteus L., VA. ramosus L., e VA. fistulosus L., Vl Aspa- ragus albus L., VA. aphyllus L., e VA. horridus Lin. fil., V Hyacinthus romanus L., ed il nuovo 1. HrAcrnrHUSs dubius: corollis campanulatis , sub- sexfidis, angulatis, racemosis; filamentis tereti- bus, basi dilatatis; capsulis trigonis, profunde excavatis, obcordatis Guss. F2. Sic. prodr. 1. p. 424., et Cat. hor. veg. di Bocc. an. 1821. p. 32., et p. 78. ‘Perenn. Fiorisce nel Marzo, e Aprile, e trovasi ne’ pascoli montuosi da Palermo a C'astrogio- vanni. Questa specie malamente confusa dallo Sprengel nel Syst. veg. 2. p. 05. col Hyacinthus romanus L. è stata estesamente da me illustrata nel tomo 7.° par. 1. del Syst. veg. di Schultes p. 580. Così pure il Muscari maritimum Desf., il M. mo- schatum W., il M. parviflorum Desf.; il M. botryoi- des W., ed una specie nuova dall’ Autore chiamata 1. Muscari commutatum.: corollis globoso-ovatis , distinctis, omnibus pedunculatis, subuniformi- bus, apice denticulatis, denticulis inflexis, con- niventibus ; racemo brevissimo ; foliis linearibus,, _ Scilla autumnalis L., ma le sue foglie assai più e Eee ir N A Cr —— I _———t scià nr I LT 73 canaliculatis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 426., et PI. rar. p. 145. . Perenn. Fiorisce nel Marzo, e Aprile. Si trova ne” «pascoli, e colline erbose al mare. Ho inserito «anche questa specie con qualche schiarimento i nel Syst. veg. di Schultes. tom. 7. par. 1. p. 593. Tra i Giunchi sono di pregio l’ Juncus multiftorus Desf., \' J. striatus Schous., V J. insulanus Viv., e i due nuovi, che seguono: . i.Juncus fistulosus: aphyllus; culmo fistuloso ,. te- naci, pallido, striato; panicula laterali, effu- sa, supradecomposita; pedunculis subumbella- tis; floribus approximatis, congestis, termina- libus ; calycinis foliolis lanceolatis, acuminatis, | capsulam ellipticam, obtusam, acute triquetram —_— superantibus Guss. PF. Sic. prodr. 1. p. 431. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Si trova ne’ luoghi montani umidi nella via della Piana de Greci. È stato dimenticato nel Syst. veget. di Schultes. 2. Juncus ambiguus: culmo ramoso, filiformi; fo- liis angustissimis, planiusculis; paniculae ramis elongatis; floribus glomeratis, solitariisque ; .ca- Iycinis foliolis tribus exterioribus acutis, capsu- lam oblongam acutam aequantibus Guss. F7. Sic. | prodr. 1. p. 435. Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova a Spaccaforno , e Trapani ne’ luoghi umidi al mare. Ne ho parlato nel Syst. veg. di Schult. tom. 7. par. 1. p. 130. Alla Berberis vulgaris è riferita dall’Autore una va- rietà b macroacantha. Questa è la Berberis ethnensis Presl. Fl. Sic. 1. in Enum. pag. XII. , Schult. Syst. veg. 7. par. 1. p. 2. , ed io ritengo col Presl., che sia una buona specie. Il suo fusto suol essere giacente, le foglie sono assai più .piccole, ovate, ciliato-spi- nose, e più consistenti di quelle della Berberis vul- 74 | | i garis, le spine triplici sotto alle foglie sono assai. più grosse , e più lunghe, i fiori stanno in co-. rimbi quasi dritti. Io l’ ebbi già da molto tempo. dalla Corsica, e l’ avevo chiamata Berberis, crassispi-. na. Seguono la Frankenia intermedia Dec. , F. laevis L., F. pulverulenta L., Rumex Patientia L., R. bu- cephalophorus L., R. spinosus L., R. tuberosus L., R. triangularis Dec., R. intermedius Dec., R. multi-. fidus L., un nuovo Triglochin, cioè 1, TricLocHIN lawiflorum: radice bulbosa; scapis adscendentibus, gracilibus, subflexuosis; foliis - utrinque planis patenti-distortis ; capsulis di- stantibùs, scapo adpressis, trilocularibus, stria- | tis, superne attenuatis Guss. Fl. Sic, prodr. 1. p- 451., et Ind. sem. hort. reg. Bocc. an. 1825. | Perenn. Fiorisce ‘dal Settembre al Novembre. Si. trova da Palermo a Siracusa ne’ pascoli. aprici al mare. i Tra i Colchici v'è il Co/chicum Cupani Guss., «che | corrisponde al C. montanum x Bert. Amoen. Ital. p. 24. , ossia al C. a/pinum Bert. Rar. Ital. pl. dec, 3, | pir8.in.3.,ed sil j I.CorcHicum Bivonae foliis sublinearibus, cana- liculato-concavis, margine planis, erectis, vi» rentibus, hysteranthiis; corollae laciniis elli-. ptico-lanceolatis, erecto-patentibus , tessellatis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 453., et Cat. hor. reg. Boccadifal. an. 1821. p. 72. / C. variegatum Biv. Cent. 1, p. 27. non Linn. | Perenn. Fiorisce nel Settembre, e Ottobre, e tro*. vasi nelle colline da Palermo a Caltanissetta. L’ Autore opina, che questa specie sia identica col Colchicum variegatum Sibth. Fl. Graec. 4. p. 44. tab. 350.,: ma non con quello di Linneo, il quale è particolare all’isola di Chio. Di que-, st’ ultimo avendo ottenuto i bulbi dall’ orto rea-, le di Caserta, ed avendo veduto la pianta vi=. 75 ; va, egli ne porge i seguenti caratteri distintivi : | 2. Corenicum variegatum : foliis oblongo-lanceola- | —tis; concavis, margine undulatis, patenti-refle- | 7° xis, glaucescentibus, hysteranthiis; corollae la- |» ciniis lanceolatis, acutis, patentibus,. apice re- {| curvis, tessellatis Bio. FZ. Sic. prodr. 1. p. 454. © C. variegatum ‘Sp. p/. 485. Bar C. Chsanchet), floribus Fritillariae instar tessel- latis, pila ‘undulatis Morison. Oxon. 2 . p. 3h SRI PD IA, Pub: Fiorisce nel Settembre, e Ottobre. Nasce nell’ isola di Chio, IL’ Alisma Damasonium L.' chiude il novero delle | piante rare della Hexandria . È Nella classe Octandria tosto si affacciano l’ Erica arborea L., VE. multiflora 8 W., e la specie nuova © 1. Errca:sicula: antheris muticis, inclusis; stylo exerto ; corollis ovato-oblongis , pubescentibus ; foliolis calycinis, biabtéîsque membranaceis, co loratis, corollam subaequantibus; floribus ter- minalibus, longe pedunculatis, subumbellatis ; foliis quaternis, petiolatis, linearibus, subtere- tibus, sulcatis Guss. FZ. Sic. prodr. 1. p. 463., et Cat. hor. reg. Bocc. ann. 1321. p. 74. | Frut. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova nelle rupi mazittime del Monte Cofari vicino a Trapani. La corolla è di colore carnicino palli- do, quasi della grandezza di quella dell’ Arbu- Urso E; Quest specie è già adottata dal. i lo Sprengel nel Syst. veg. 2. p. 197. Seguono la Daphne glandulosa Bert., e la Daphne Gnidium L., la Stellera Passerina L., e la nuova specie 1, SreLLERA pubescens: ramis , foliisque pubescen- tibus; floribus spicatis, approximatis, solitariis, | geminisque; fructibus bractea duplo longioribus | Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 466. Ì 76 | Ann. Fiorisce dall’ Agosto all’ Ottobre. Si trova. fra le messi da Palermo a Palagonia. Questa spe- cie manca tuttavia nello, Sprengel Syst. veg. La Passerina hirsuta L., \° Aremonia agrimonoides Neck. , cioè la Spallanzania agrimonoides Poll. , che io non trovo troppo bene staccata dalla classe Ico-. sandria , il Polygonum tenuiftorum Presl., il P. ser- rulatum Lag., e la nuova specie di Elazine sotto il. LI nome di 1. ELATINE macropoda : foliis oppositis, lineari-spa- thulatis; pedunculis filiformibus, foliis quadru- ì plo longioribus; caulibus adscendentibus, basi subradicantibus Guss, FZ. Sic. prodr. 1. p. 475 | n. I. Ann, Fiorisce nel Marzo, e Aprile. Si trova ne’. luoghi, che nel verno sono inondati tra Modi- ca, e Noto, È più gracile dell’ Elatine hydro= piper , dalla quale differisce ancora per le fo- glie più strette, per i peduncoli allungati, rit- ti, e poi ripiegati, Diferisce altresì dall’ E/atine | hexandra per le corolle tetrapetale , ottandre, bianche ; oltre agli anzidetti caratteri. Alla classe Enneandria è addotto il Laurus nobilis + non come pianta veramente indigena. Però io faccio osservare, che questa specie è assolutamente indigena della Sardegna, e della piccola isoletta del mare Toscano detta la Gorgona, per lo che mi av- viso, che sia anche indigena della Sicilia, come l’annunziò il Sig. Salvatore Portal nel Giorn. di scienz. lett, ed art. di Palermo Novemb. 1824. Nella classe Decandria distinguonsi 1’ Anagyris foe- tida L., la Fagonia cretica L., la Ruta bracteosa Dec. , cui posso assicurare essere uno scherzo della Ruta chalepensis L., Y Arbutus Unedo L., la Sazi- fraga lingulata Bell. , la S. parviflora Biv., un nuo- vo Scleranthus, da me, prima che da altri, chiamato I. SCLERANTHUS marginatus: perigonio conniventi » n en — ——_— E ta 9 obtuso, marginibus albo-membranaceis ; folii: li- nearibus, carinatis, basi ciliatis; radice fusi- —formi-subramosa Bert. ined. —_ S. marginatus Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 486. Perenn. Fiorisce nel Giugno , e Luglio. L'ho tro- . vato in più luoghi della Liguria, e della To- | scana. Il Gussone l’ha rinvenuto nelle Madonie , nell’ Etna, e ne’ Mandanici? La radice è fusi- forme, per lo più sciolta in qualche ramo alla base. Da essa, partono molti fusti ascendenti, alti due in tre pollici. Le foglie sono strette, acute, ricurvate. I fiori sono disposti in fascetti terminali, ed uno sessile sta nell’ ultima bifor- cazione del fusto. I segmenti del perigonio so- no verdi nel dorso, bianco-membranacei nel mar- gine . Il colore dell'erba è verde glauco ; tut'a la pianta è più o meno pubescente. Seguono la Gypsophyla cretica Sibth., la G. illyrica Sibth., la Saponaria depressa Biv. , la Velezia rigida L., il Dianthus Bisignani Ten. , ed il nuovo 1. DrAnrHus velutinus: seminibus tuberculatis ; flo- ribus inter bracteolas pedicellatis ; squamis ca= lycinis ovatis, tubo subaequalibus, scariosis , acutiusculis , exterioribus binis mucronatis ; cau- le simplici, pubescente, erecto, stricto Guss. FI. Sic. prodr. 1. p.493., et Ind. sem. hor. reg. Bocc. ann. 1825., et PI. rar. p. 166. tab. 32. Ann. Fiorisce nell'Aprile, e Maggio. Trovasi nel- le Madonie , e nelle colline di Val di Mazzara i e Val di Noto. Questa specie è sicuramente di- versa dal Dianthus prolifer L., sebbene sia affine allo stesso . Così pure la Si/ene lusitanica L., la S. sericea All. 3: la S. hispida Desf., la S. sedoides Jacq., la S. co- nica L., la S. viridiftora L., la S. fruticosa L., la » nicaeensis AIll., e le due seguenti specie nuove 1. SILENE commutata: caulibus basi parennantibus ; 8 i foliis glaucescentibus , ovatis, ellipticisque, la- tis, obtusis, mucronatis, margine ciliato-serru- latis; floribus paniculatis: calycibus inflato-ova- tis; petalis bifidis, subnudis; seminibus renifor-. mibus, compressis , lineolis exasperatis Guss. F7. Sic. prodr. 1. p. 499: È Perenn. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova. da Palermo a“Catania, e nelle isolette della Favignana, Marettimo , e delle Formiche . 1 2, SILENE turbinata glaberrima ; caule erecto ; fo- liis margine tenuissime serrulato-scabris, radi- calibus lanceolato-spathulatis ; floribus ( parvis) laxe paniculato-fasciculatis; calycibus 10-nervo- sis, teretibus, cylindraceis, demum turbinatis ;. petalis coronatis, obovato-linearibus, bilobis; ca- | psulis obovatis, subsessilibus Guss. FI. Sic. prodr. 1 T. p. 505. Ann. Fiorisce nell'Aprile, e Maggio, e si E tra le messi da Delia a Caltanisetta. Indi V Arenaria procumbens Vahl., VA. grandiflora | L., VA. verna L., VA. aristata Raf., VA. radicans | Guss., corrispondente alla Spergula radicans Pesl., VA. Rosani Ten., e la nuova specie i 1. ARENARIA diandra: glabra ; caulibus adscenden- tibus, erectisque, superne paniculato-trichoto- mis; foliis lineari-filiformibus, semiteretibus ; foliolis calycinis lanceolatis, margine scariosis ; pedunculis fructiferis erectis, seminibus ‘angu- lato-subpyriformibus, rugosis, vix compressis, immarginatis; capsulis trivalvibus Guss. FZ. Sic. | prodr. 1. p. 515. Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Trovasi ne luoghi marittimi inondati a Girgenti , Sciacca , Comiso . È molto più tenue dell’Arenaria rubra L. Anche un nuovo Cotyledon abbellisce la Flora Si- ciliana , e questo è il 1.CoryLEDoN horizontalis : radice tuberosa; caule I enne » a f — ‘subramoso ; foliis radicalibus peltatis, cid tis, crenatis, cucullatis; corollis horizontalibus, | limbi laciniis acuminatis; pedunculis bractea li- .. meari-setacea duplo brevioribus Guss.. FI. Sic. | prodr. 1. p. 517. Perenn. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Si trova sopra i muri, e tetti. Le corolle giallastre gia- ciono in una posizione orizzontale, le lacinie del loro lembo sono acutissime. Così pure il Sedum stellatum L., il S. gallioides All. , il S. altissimum Poir. , il S. heptapetalum Poir., il S. hispanicum L., ed il nuovo 1. Sepum litoreum: caule erecto, basi ramoso, ra- mis adscendentibus ; foliis spathulato-cuneiformi- bus, semiteretibus, obtusis; floribus sessilibus, lateràlibus, solitariis; capsulis erecto-patenti- | bus, muticis Guss. Fl. Sic. prodr. 1. p. 523. Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova a Trapani, alla Favignana , e nell’ Isola delle Formiche. 1 fiori sono di color giallo-pallido ; i petali sono quasi lunghi, quanto il calice. La Lychnis Caelirosa L., ed il Cerastium tomentosum L. chiudono la serie delle più pregievoli piante del- la Decandria. ) . La classe Dodecandria possiede le rare specie se- guenti. Lythrum Presliù Guss. corrispondente al Ly- thrum alatum Presl., L. Graefferi Ten. , L. hyssopifo- lia L., L. thymifolia L., Agrimonia odorata Ait., Reseda fruticulosa L., Euphorbia pterococca Brot., E. terracina L., E. dendroides L., E. fruticosa Biv., E. Pinea L., E. ceratocarpa Ten., E. myrsinites L., E. biglandulosa Desf., 1. EuPHORBIA cuneifolia: umbella quinquefida-tri- fida-bifida, vel quinquefida-dichotoma ; involu- cris, foliisque cuneato-spathulatis, glabris, et . involucellis rhombeis, antice acute serrulatis; — capsulis trigonis, setis crassis obsitis; semini- im 80 i. bus punctato-scabris; caulibus simplicibus ,ere- | sug basi adscendentibus Guss. FI. pe: Loi 542. Ann. Nino nell’ Aprile, e Maggio. Si trova ne’ campi da Alcamo a Marsala. 1 petali sono intie- ri, le cassule ritte, le foglie superiori più gran- di. Ha l'abito dell’ Euphorbia Peplus L. 2. EvrHuorErA akenocarpa » ambella 5-fida, dicho- toma ; involucellis ovatis, mucronatis, serrula- tis; petalis integris; capsulis indehiscentibus, intra calycem sessilibus; foliis spathulatis , Cu- neiformibus, pubescentibus, apice serrulatis. Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 550. , et Cat. hor. reg. Bocc. ann. 1825. p. 75. Ann. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio . Si trova ne’ campi umidi , argillosi. Ha l'abito dell’ Euphor- bia helioscopia L. È già stata ricevuta dallo Sprengel nel Syst. veg. 3. p. 797. ) Glinus lotoides L., Sempervivum tenuifolium Smith. La classe Icosandria chiude il presente volume colle seguenti distinte specie : Mespilus laciniata Guss. corrispondente al Crataegus laciniata Ucr. 1. Prrus cuneifolia: foliis oblongo-ovalibus, lan- ceolatisque, crenulatis, basi cuneatis, juniori- bus subtus floccoso-pubescentibus , adultis glau- cescentibus, glabratis; pedunculis corymbosis, junioribus, calycinisque dentibus lanato-tomen- tosis; petalis obcordatis; fructibus globosis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 567., et PI. rar. p. 4o2. tab. 39. Frut. Fiorisce nell’ Aprile, e Maggio. Si trova al- le siepi in luoghi aridi. I rami sono spinosi. I frutti sono sempre aspri al Amir Pyrus acerba Dec., P. Malus L., P. Cydonia L. I P. Amelanchier L. fil. , 2. Pyrvs nebrodensis: foliis orbiculatis; ovatisque ( parvis) , mucronatis , integerrimis, subtus albo= [| 81 do nb lanatis ; floribus racemoso-corymbosis ; petalis yo obovato-subrotundis ; ramis junioribus , pedun- __culis, calycinis segmentis, germinibusque lana- | tis Guss. FI. Sic. prodr. 1. p. 569. \ Frut. Fiorisce nel Giugno, e Luglio. Nasce nel- l'alto delle Madonie. Prrus praemorsa : foliis pinnatis, foliolis oblon- go»ellipticis, obtusis, subbiserratis , interioribus sensim decrescentibus, impari praemorso; flori- bus.corymbosis; pedunculis tomentosis , appro- Id ximatis ; fructibus ellipticis Guss. FI. Sic. prodr. Me rip. 571. | Frut. Fiorisce nel Maggio, e Giugno. Si trova ._— nelle selve delle Madonie . Mesembryanthemum glaciale Haw., M. nodifltorum L., | Rosa glutinosa Sibth., R. Seraphini Viv., R. semper- virens L., Rubus tomentosus b Vest. s R. glandulosus Bell., Potentilla caulescens L. s P. calabra Ten. I coltivatori della botanica non potranno non am- ‘ mirare la dovizia delle rare piante, di che ho fatto menzione, nè minore sarà quella. delle piante del [volume secondo, il quale è già stampato per molta parte, come a me ne costa per quindici interi fogli di stampa; che già ne posseggo da lungo tempo. AnTtonIO BERTOLONI. | 8a Mzworra del Prof. Anronro BerroLONI sopra tre specie di Senecio confuse assieme sotto il nome di Senecio rupestris Kit. I giudicare delle piante de’ diversi Autori senza | averne sott’ occhio esemplari sicuri, od autentici fu. mai sempre una sorgente d’ errori, e d’ errori tanta più facili a commettersi, quanto più queste piante sono affini di altre; la qual cosa io mi accingo a confermare ne’ seguenti pochi cenni. È già qualche anno, che il Kitaibel nella splendida Flora Hun garica data in luce per le cure congiunte di lui, e del Conte di Waldstein pubblicò una nuova spe cie di Serecio sotto il nome di Senecio rupestris | Qualche botanico posteriore si avvisò di riunire con essa il Senecio montanus W., ed il mio Senecio la= ciniatus , e confuse così tre diverse cose in una ||) sola, come meglio si ravviserà dalla descrizione dit. ciascuna di esse. sti 1. SenECIO rupestris foliis pinnatifidis, basi sub auriculatis, laciniis brevibus, alternis, inciso= -dentatis, apice subbifidis ; corollis radiantibus radice perenni. S. rupestris Wa/dst. et Kit. FI. Hung. 2. p. 136. tab. 128. Perenn. Nascitur in Hungaria, Croatia, et in mons tibus Dalmatiae. ». s. — Radix perennis crassa, ad pedem et ultra longa extus fusca , fibris lateralibus. Caulis erectus, stria tus, etiam bipedalis, superne corymbosus, glaber aut vix floccosus. Folia pinnatifida, laciniis brevi bus, alternis, irregulariter, arguteque inciso-dentatis, apice inaequaliter subbifidis, segmentis subtridentatil (cornu cervi divisuram valde aemulantibus). Caete= rum folia basi vix auriculata, subamplexicaulia, gl a: IN “ 83 bra, ant flocculosa . Corymbus terminalis.,, com posi- tus. Pedunculi adspersi bracteolis. subulatis; apice breviter brunneis. Calathus cylindraceus, foliolis in- terioribus ordine simplici, Janceolatis, vix acutis, apice .breviter, bruoneis,, sphacelatisque, omnibus aequalibus, dorso carinatis, viridibus, margine albi- do-membranaceis. Calatbus basi auetus squamulis su- bulatis, patulis; viridibus, apice brevi; brunneo. Flores lutei. Ligulae radiales senio revolutae. Ache- nium breve, parce striatum ; et sulcatum , ad len- tem totum hirtum, pilis sursum versis, apice corona- tum marginulo albido-membranaceo; unde pappus sessilis, simplex;, albens,, ad lenterm manifestissime ‘scaber, et fere plumosus, achenio suo triplo .lou- gior. Receptaculum nudum, alveolatum, | L’egregio Sig. Dott. Visiani di Sebenico mi favorì un bellissimo esemplare secco di questa pianta da lui trovata ne’ monti della Dalmazia, e questo esem- plare corrisponde così bene alla figura datane nella Flora Hungarica I. c., che essa. può dirsi vera- mente esatta. Passando ora al Senecio montanus W. debbo pre» mettere , che per assicurarmi di quello , che fosse; nell’anno 1824. me ne ‘procurai il seme dall’ otto botanico reale di Berlino per mezzo del Sig. Otto direttore di quell’ orto stesso, e che numerose pian- te nate da quel seme vennero nell’anno successivo a fiore, e frutto nell’ orto botanico di Bologna alle mie cure, affidato, ove questa specie continuamente: rinnovellandosi si mantiene tuttora, nè mi fu diffi cile conoscere, che essa era identica col Senecio. squalidus L. Io dunque descriverò questo Senecio sot- to il suo vero nome. 2. SENECIO squalidus: foliis pinnatifidis, basi bre- | viter auriculatis, amplexicaulibus, laciniis an- gustis, elongatis, acutis, remotis, subopposi- :. tis, inciso-dentatis; corollis radiantibus; radi- ce bienni. si 34 S. squalidus Sp. pl. 1218. Willd. Sp. Da SAI | par. 3. p. 1991, Smith Engl. FI. 3. p. 431. et Engl. bot. tab. 600. Bert. Amoen. Ital. p. 45. i S. montanus Wil. Sp. pl. 3. par. 3. p. 1989. Bienn., subinde Ann. Obvius in Etna, in Anglia; et alibi. v. v. JI Radix passim biennis, sed et annua occurrit, fi broso-ramosa ; flexuosa , .tenuis. Caulis’ herbaceus, | succulentus, angulatus, striatus, subtortuosus, ere- ctus, vel ascendens , ad summum sesqui-bipedalis 0 glaber. Folia pinnatifida, laciniis elongatis, acutis, angustis , inciso-dentatis , inter se remotis, plerum- que oppositis. Caeterum folia basi desinunt in au- riculam parvam, amplexicaulem; plus minus laci- |. niatam , vel dentatam, suntque supra glabra, sub- ius Sibflocenta Corymbus terminalis, compositus . Pedunculi adspersi bracteolis subulatis, longe ni- gro-acutatis. Calathus cylindraceus, glaber, foliolis interioribus ordine simplici, linearibus, aequalibus, apice longe nigro-acutatis; sphacelatisque, dorso ca- rinatis, viridibus, margine albido-membranaceis. ln- super calathus basi auctus squamulis subulatis, lon- ge nigro-acutatis, adpressis. Flores aurei. Ligulae radiales angustae, tres circiter lineas longae, apice integrae , aut obcure bi-tricrenatae, senio revolutae . Achenium paulo longius, quam in Senecione rupestri, multistriatum, multisulcatum, ad lentem sulcis hir- tulum, coronatum marginulo albo-membranaceo , unde pappus sessilis, simplex, sericeus, niveus, ad ientem obscure scaber, achenio suo circiter triplo longior. Receptaculum nudum, alveolatum. Ora paragonando questa specie colla precedente risulta una notabile differenza .tra loro nella radi- ce, nelle foglie, nel calato, nelle achene, e nel pappo. Anzi il solo pappo g suardato colla lente , là quasi piumoso, e quì appena scabro , basta a mo- strarcene la diversità. Il Senecio squalidus L. è sog- |, | 85 | getto a molte variazioni, sopra le quali merita es- sere consultato lo Smith nell’ Engl. F/. 3. p. 432. _ Il Ch. Sig. Prof. Moretti nel suo Bot. Ita/. p. 25. disse, che il Serecio montanus W. da lui veduto ell’erbario del Sig. Braun, e di altri Botanici era il Senecio rupestris Kit. fatto più lussureggiante. Quì | però debbo avvertire, che esso Sig. Moretti inten- | deva per Senecio rupestris Kit. il mio Senecio la> ciniatus, come meglio vedremo in seguito. Ma le | piante provenienti dall’ orto reale di Berlino aven- | domi mostrato una ben diversa cosa, ne viene per ‘conseguenza , che gli esemplari di quelli erbarii probabilmente trassero in equivoco il suddetto: Ch. | Professore, e che pe’ caratteri già da me esposti il | Senecio montanus W. nulla ha chie fare col vero Se- | necio rupestris Kit., siccome nemmeno appartiene al | mio Senecio laciniatus. E quelle osservazioni ,' che îo quì faccio sopra l'opinione del Sig. Prof. Mo- retti, valgono ancora per quella del Ch. Sprengel, lil quale nel Syst. veg. 4. par. 2. p. 302. fu dello \stesso parere del Moretti . 3 3. SenECc1O laciniatus: foliis inferioribus ovatis, pe- tiolatis, superioribus pinnatifidis, apice lamina dilatata, basi grandi-auriculatis, amplexicauli- bus, omnibus, duplicato-serratis; floribus co- rymbosis ; radice bienni. S. laciniatus Bert. Amoen. Ital. p. 102. , et 408. | cum syn. | SS. rupestris Morett. Bot. Ital. p. 25. fide specim. . Bienn., aut Ann. Obvius in editis totius Apeanini. \montis, in alpibus Apuanis, in Nebrodibus Siciliae, lin montibus Bassanensibus, et ad Larium superio- lrem prope Colico. | Radix, et caulis, ut in praecedente, sed. caulis paulo firmior. Folia inferiora ovata, obtusa, vel acuta, in petiolum angustata; superiora pinnatifi- da, apice lamina a laciniis confluentibus dilatata, 86 i Ò basi utrinque expansa in auriculam amplam, ample- | xicaulem, inciso-serratam. Eorum laciniae breves, | latae, nunc obtusae , nunc acutae, approximatae, | oppositae, gradatim decrescentes, quo magis apicem | folii appropinquant, contra ea, quae coutingunt in | duobus praecedentibus. Omnia folia inaequaliter, et | fere duplicato-serrata, supra laete viridia, vix pu- W bescentia, subtus pallidiora , plus minus bici ali Diameter floris paulo minor, quam in Senecione squa- lido ex ligulis radialibus brevioribus, Reliqua omnia | prorsus similia, i i Anche questo Senecio è soggetto a variazioni, ed | io ne posseggo alcuni esemplari colle foglie intere, ed altri colle foglie più profondamente pinnatifide | da cima a fondo. Nientedimeno la specie si ricono- : sce a colpo d'occhio dal particolare assetto, forma , e direzione delle lacinie, e dalle grandi orecchie am-. plessicauli delle foglie superiori, dal diametro mi-. nore del fiore, dall’abito più robusto, e dalla mag- giore villosità dell'erba. Chi pone mente a questi W@ caratteri, facilmente lo distingue dal Senecio squali. dus L., qualunque sia lo stato del Senecio l/acinia-. tus, specialmente poi se ha veduto l’ una, e l'altra pianta vivente, ed in fiore. Dal Senecio rupestris Kit. è diverso per tanti capi, che è inutile, che io mi trattenga a mostrarlo dopo averne data precisa de- scrizione. E ben si avvide di questa diversità il Ch. 4 Moretti, il quale per conciliare l’ identità delle due | | piante dovette ricorrere all’ espediente di dire, che | la figura del Senecio rupestris esistente nella Flora. Hungarica era viziosa , ed inesatta Bot. Ital. p. 25.4. cosa, che non è vera, perchè quella figura è della maggiore somiglianza, come ebbi già luogo di aya vertire . “9 s 87 que i |. Breve relazione sugli ossi fossili trovati, non ha .. guari vicino a Palermo. (Dalla Cerere). al id) mi. " Sono parecchi mesi da che taluni hanno qui a- wuto contezza d’ essersi rinvenute entro una grotta ossa di grandi animali in moltissima quantità; ma sono sol giorni, che divenuto questo un fatto co- ‘mune per Palermo, io il riseppi; dietro di che es- sendo più volte andato a visitare il luogo, piace- mi ora di dire in succinto quel che ho osservato. 1l sito della grotta è al piè del nostro vicino | monte Grifone, e al termine precisamente di quella piccola falda, la quale sovrasta alle scaturigini di Maredolce , ai tre archi dell’antica naumachia ed alla loro vicina chiesa di S. Ciro. Quivi, come mi fu detto, un contadino scavando nella state dell’ anno scorso, colla mira di trovare un tesoro, invece di oro o di argento trovò delle ossa ». Il prezzo, benchè tenue , per cui queste ossa si sono comperate dai trafficanti, ne ha fatto con- tinuare lo scavo a tal punto, che oggi si conosce chiaramente giacere esse sotterra per tutta quanta la profondità della grotta, a strati Giiirpatati non interrotti. Ciò che fa distinguere uno strato dall’ al- tro sono le diverse materie cui le ossa stanno fram- messe od agglutinate , come anche lo stato di pe- trificazione o d’ incrostazione delle ossa medesime. Così si osservano per una altezza di venti palmi circa : | 1.° Strati d’ ossa mescolate con ciottoli calcari e argilla da vasellai. I molti quintali delle ossa ven- dute furono ricavati da questi soli strati per ragio® ne della loro scioltezza . i 2.° Strati d’ ossa nello stato di petrificazione ag- glutinate a ciottoli e tufo calcare. 68 3. Strati d’ossa nello stato di petrificazione ag glutinate a ciottoli ed argilla indurita . 4.° Strati d’ossa nello stato. di petrificazione ag- : glutinate a ciottoli ed arena quarzosa , mediante un. cemento calcare. Fra la terra infine che ricuopre il più alto strato sopra al quale si cammina , non mancano frantumi d’ossa petrificate tuttochè rare e delle più sottili. Tnite le già esposte osservazioni dimostrano che il terreno della grotta è un di quelli che i geologi chiamano mobili di alluvione, e che in conseguenza Je ossa fnrono quivi trasportate e depositate in di- versi tempi dalle acque ; ci ha pure molta probabi- lità che il banco che le racchiude, abbiasi ad. e- stendere per uno spazio assai maggiore di quello della grotta stessa . Toccherò ora degli animali, ai quali le ossa ap- partengono , secondochè in dieci giorni ho potuto vedere. Il maggiore ossame è d’ ippopotami di diverse gran- dezze , e di specie non più esistenti. Ce ne ha del grande ippotamo fossile descritto da Cuvier, Recker- ches etc. pag.310; ce ne ha del medio, e del picco- lo, descritti pure dal Cuvier, l. c. pag. 332. e 333. Il minore ossame appartiene all’ elefante primige- nio del Blumenbach, ossia mammuth dei Russi; a due gran ruminanti, e ad altri mammiferi minori, , che in conseguenza di ulteriori ricerche mi riserbo a far conoscere . i Quantunque, la poca altezza del banco di que- st ossa sopra il livello attuale del mare vieti di ri- ferirle ad una delle più antiche catastrofi, pure ri- guardando la differenza degli animali discopertivi da. quei d’ oggigiorno , quella da cui deriva risale ad un epoca assai remota . Sembrandomi che il fin qui detto basti pel semplice annunzio che mi proposi di dare, soggiungerò sol- e IA pr in i alti an n n SÉ IT io an parato za nr. 8 | tanto che dispiace il vedere come il proprietario del | luogo permetta che quelle venerande medaglie del- la natura sieno così dissipate . Qual museo pubblico rivato, qual amatore, qual curioso non, vorreb- farne acquisto? Per. le, ossa fossili ha esteso il suo no la zoologia; per. le ossa!fossili la geogenia si llevata al grado di scienza; per le ossa fossili ab- amo congetturato una serie di epoche successive d’operazioni differenti, che succedettero dopo la formazione del nostro globo... ..| (at nt Barone Bivona BerwARDI .. Palermo 29. Marzo 1830. | T:(Dalla Gazzetta privilegiata di Milano N.° 115‘ . Aprile 1830. ) SÙ 2° Articolo sullo stesso argomento . | PINI (ivi N.° 130.) ST BI Le ossa ultimamente scoperte a breve distanza ‘dalla città di Palermo tengono occupata oggidì l’at- | tenzione de’ dotti e la curiosità generale. Ciascuno, come sempre accade in simili ritrovamenti mette in | campo la sua opinione; e le teoriche conosciute sulle | grandi catastrofi della natura, non meno che le no- tizie che somministra la storia, sono le basi sopra io quali la erudizione e la fantasia architettano Je loro ipotesi. Noi non tralasceremo di esporre tut- ti i pensieri che su tal proposito ci verranno comu- | micati : ma intanto dobbiamo assicurare gli animi di coloro che di quest oggetto più s' interessano , che «non più la imperizia nello scavamento potrà nuoce- fe a quei venerabili avanzi, avendo il governo con ella provvidenza tutelare ch’estende sopra tutte le” cose , posto già quel deposito di grandi monumenti sotto una guarentia scientifica , ed apprestati i mez- | Tom. III. 7 90 zi migliori onde si ottenga da quelli tutto 1’ incre- mento che le umane conoscenze ne possono ritrarre. Ecco quindi in quali termini è concepito il secondo articolo del Sig. Bivona . Al numero vigesimosesto di questo giornale ( La Ce- rere ) parlando io degli animali cui si riferisce la. minor quantità delle ossa fossili della grotta di Maredolce, promisi di nominarne altri, tosto che mi fosse venuto fatto di determinarli . Sono ormai nello stato di sdebitarmi , e mi vi. metterò lietamente come ad ogni cosa che possa a-. ver riguardo alla storia naturale della mia: patria Ji Uno degli animali è il cervo gigantesco, i di cui. resti corsero per lunghissimo tempo sotto il nome. d’ alce fossile d’ Irlanda, ma che ritraggono aperta-, mente da una specie diversa , della quale più non si osserva sul globo l’ analoga vivente. Delle sue. enormi corna che pesano quintali , al dir di Blu-, menbach , io non possiedo che un pezzetto di fusto. cilindrico-compresso, che era alto, prima che il ta-. gliasse per volerne fare una scattola colui che mel vendette , sei pollici e mezzo parigini, ed ora lo è soltanto quattro; è largo ciò nullameno nel suo mag- gior diametro pollici tre e linee otto, e del peso di | tre libbre ed un’oncia. L'altro animale è di un ge. nere vicino al Tapir, ma che ne differisce per mol- ti rispetti. Di lui non ho finora che denti molari la. più parte senza radici . Il terzo un Elasmoterio , genere perduto , e secon- do il Sig. Cuvier molto affine al cavallo, ma distin-. to, fra gli altri caratteri, per la lunghezza del corpo de’ mascellari. Quello infatti ch'io tengo è lungo, non computata la radice, di due pollici. Il quarto finalmente è un bue che mi sembri somigliante al comune, e di questo pure non ho se. non l’antipenultimo, e penultimo mascellare della ganascia inferiore . / È; | : QI f | Prospetto generale della composizione delle sostanze non azotate del regno organico secondo i principj della Stechiometria . Memoria del Professore Francesco ORIOLI . Lf Mose omai l’anno dacchè presi meco stesso a gponsiderare che nel presente stato della scienza chi- mica, più non poteva affermarsi, come qualche an- no fa comunemente dicevasi, che i composti della #) natura organica non obbediscono alle comuni leggi i chimiche, le quali si contengono nelle bellissime | dottrine delle proporzioni determinate. Dopo alcuni | presagi del cel. Chevreul, e dopo alcuni tentativi | degl illustri Lecanu, Gay Lussac, Boullay, Dumas, Dulong, Wéohler, ed altri moltissimi, tutto sembra- “| vami annunziare che si era vicini alla scoperta d’un % modo elegante di ridurre a sì fatta semplicità di “| composizione le svariate materie de’ regni animale e vegetabile, siccome è quella la quale ammiriamo negl’ inorganici. Piacquemi di porre qualche studio in far tale riduzione. E non mi par che le mie fa- tiche sieno tornate vane. Confesso di non esser guari | soddisfatto d’alcuni de’ miei primi lavori, comec- îl mi esser giunto a qualche cosa molto più prossima il pubblicare i conseguenti delle mie ricerche, ecco | che passo a dirli colla maggior brevità che mi sarà \ possibile. .Parlerò intanto de’ soli ‘composti non azotati. Ora parmi, rispetto ad essi, di esser giunto a poter di- ‘mostrare che tutti si riducono a un piccolissimo numero di generi, le specie de’ quali differiscono i pel solo numero relativo degli atomi, avendo iden- tà di componenti immediati. Alcune delle facili chè sin dello scorso anno io li stampassi. Oggi par- = al vero : e perocchè non mi sembra al tutto inutile 92 deduzioni che di qui discendono saranno | dette in fine. Qui l’ordine che per amor di chiarezza mi so no proposto vuole ch'io cominci ad esporre il qua- 1 dro intero delle mie riduzioni ; omessi solo. per ca- | gione di necessità que’ corpi di cui non abbiamo ‘ analisi. Premetto che assumo l’atomo dell’ossigeno = 100,00 page ;24 88, del carbonio = dell'idrogeno = dell’ azoto. = e che fo l'atomo dell’ idrogene semicarbonato di Dumas, protocarbonato secon- do il linguaggio comune . —= karo ia dell’ idrogene carbonato di Dumas, bicarbonato nella nomenclatura Ci COLLE ei TON dit TALE Y g. del dicarburo d’ idrosene . . Carbonio at. 5 Idrog. dell’ essenza di trementina . . tia SE d’un idrogeno 3 carbonato o supercarbonato, che sembra in qualche dub- hio caso f; i i Du aso far ufficio ho. Carb. at. 4ovve- | Carb. aa Idrog. 3 ro |Idrog. dell’ acido carbonico = Lr ° di l SSIS, I x | ì I dell’ossido di carbonio = Carb ssigc. È risse . Carb... ‘4 e ==" OVE dell’ acido ossalico Og UE . } 5a È LIA i 93 Tutti questi numeri sono tolti dalle tavole della Chimica di Dumas ;i ed, eccetto alcune differenze, corrispondono co’ numeri delle tavole ultime di Ber- «zelius. Ora calcolando con sì fatti dati io trovo VSS Famiglia 1.° Carburi d’ idrogene idrati ,, o anidri. Corpi ordinariamente o basici, o neutri. Gen. 1.° Idrogene carbonato di Dumas, Carburo dii- drico di Berzelius , Jdrogene bicarbonato vulgo . I: iI, i | «Specie 1.° Etale. PAX Ossigi. I 100,00. 59 i Poi) Carb. 32 = 1205, 19 1" 100 4 [SET | 79, 68 \ 1} 793 : £ Idrog. 34= 212,16 caleglati 13, 98 | Nea 13, 8I ———&—r——_—_—_—_&6 = N 1517, 28 99,99 100, 0@ costituenti Idrogeno carbonato 16 — Carb. at. 3a Idrog. 3a __ | Idros. 2 picqua 27 | Ossi g. I Ossia 1. atomo d’acqua, e 8 d’idrogene carbona- to. Determinato da Dumas e Boullay. Specie 2.° Canfora .’ Secondo l'analisi di Thomson: IC ssig. 1 — 100,00 sh toe | 2: 27oglaa 11,8 È ft: ni = 602,56 . | 73,94 - 73,8 \ ddrog. 18 — 112, che corrispondono ad Idrogene carbonato at. 8 = Lerce, 16 2 \\Adrog.. a Acqua . .. ... .. 2= Ossig. I. Risultato. degnissimo d’ osservazione: perchè rende | non più interrotta la serie delle specie dell’ idrogene carbonato idrato , e ci fa conoscere la sostanza esat=- tamente intermedia tra l’ etale e l'etere solforico. L’ altra analisi della canfora data da Saussure .vie- ne a dire: Ossig. 1 = 100,00 da) 14,24 I 14,6r. PISTE 00 osser- Carb. 14 = 927,24 calcolati 75,09 ui 74,38 | Idrog. 12 = 74,88 10,00 10,07 . — azoto,34. 702,12 99,99 SS i 100, 00 E se dovesse ammettersi come giusta, essa c°in= segnerebbe che nella canfora l’azoto è accidentale, come pur tutti dicono; e la vera composizione è: Ossido di carbonio at. 2 = note; 2 ssig. 1 Idrogeno carbonato . . 6 — au 1” E in questa ipotesi la sostanza di cui parliamo apparterebbe ad altra famiglia; e il composto sareb- be non meno regolare . Ù Specie 3.* Etere solforico. Etere idratico di Chevreul. Ossig. 1 = 100 ) 21, Re 21,36 Carb. 8 = 301,28 ni Sh . | 64,97 Lod: 5,34. Idrog. 10 = 62,40 RIRCONTE | 13,45 L' 13, 30 = —___ 463, 68 99,98 100, 00 | 96 | pari ad pprogene carbonato at. 4—= Lao, ro da O Lol Idrog. DI per ; ; — | Ossig. 1 Ossia un atomo d’acqua per due d’idrogene car- | bonato. Determinato come sopra. Specie 4.* Alcool. Spirito di vino . 100 223 ; 34,71 34, 4a | Carb. 4 = 150,64 13) dre 52, 29 Cra 52, 69 Milton 0} —'°87, 44 OO 18, 99 12, 89 i i; 288, 08 99, 99 100, 00 che fanno Idrogene carbonato at. 2 Ldrog, i; È __ | Idrog. 2 I RO OT e Ossig. 1 Cioè un atomo d’acqua contro 1 d’idrogene car- bonato . Determinato come sopra. Genere 2.° Idrogene pluricarbonato . Specie 1.° C'olesterina . Miossig. 1—= 10 (o) li VON 3,025 1 Carb. 75 = 2824, 50 calcolati | g5° ng 05865" | 85,093 fi idrog.62 — 386,88 1 1901 68 YA Dl r1,880 33II,38 99,98 100,000 Ù facienti 1 i Carb. 75 | Idrog. 60 — |1drog. a "TT |Ossig. 1 Essenza di termentina at. 741 = 2 96 sd Risultato notabile! ed uno forse de’ più curiosi | e prNenoare da queste ricerche . Famiglia 2.% Ossiviargti: Composti ne’ quali l'eleni mento elettro-negativo è l’ ossido «di.carbonio. Genere ‘1° si Ossido di carbonio idiratici 1 slagl 510 Specie 1.° Acido formico — - Acido amilico di Tin- | nermann . Ossig. 3 =.300, 00 64,77 64, 44 Carb: 4= 150,64 in 100 | 32, 52 VEGA 32, 88 Idrogsa = 12,48 2,69 NaLE 2,68 463,12 99, 98 100, 00 cioè i VE . | Carporz Ossido di carb. at. 4 = Ud __|Idrog. 2 PTT RT RO RS Osio. R -Determinato da Lecanu: dimostrante che. il gas ossido di carbonio può farla da, corpo fortemente elettro-negativo, o vogliam dire acido, il quale do- wrebbe perciò esser detto — Acido \ipo=carbonoso ; giacchè l’ acido carbonoso è V' ossalica . Genere 2.° Ossicarbonati a base d’ idrogene carbo- nato. Combinazioni dell’ ossido di carbonio coll’ idroge- ne carbonato. Sottogenere 1.° Ossicarbonati come sopra, sensi- bilmente neutri . | OE 97 | Specie ‘1.* Oleina . Mo osi i Ossig. ‘1 — 100, 00‘ ‘| 10,35 cer | 9987 Carb. 2o.— 753, 20 in 100 | 78,60 PARA ‘178, 566 | Idrog. 18 = 112,32 | | 11,63 Li 11,457 RE inn099098.c è ‘100, 000 che è dire Ossido di carb. 2 = nia Tua I, SSIg. I i. __| Carb. 18 Idrog. serbonate 9=]|j drog Or SUS |. Specie 2.° Stearina. f 9,49 | 9, 454 \Ossig. 1 — 100,00 | Carb. 22 — 828,52 in 100 = 78,65 9591" | 78,776 Jdrog. 20 = 124,80 1184 VP |. 17,770 1053, 32 99, 98 100, 100 W. «cioè Ossido di Carb. 2 =|C8b = £ |Ussig. I SITE Carb... 20 I‘) Idrog. carbonato 10 = NO, li . Idrog. 20 Specie 3.° Cetina. Ossig. 1— 100,00 5, 42. scer- 5, 48 Carb. 4o= 1506, 4o in 100 | 81,71 ai 81,66 iIdrog. 38 — 237,12 12,86 ‘* 12,80 tw e Li 1843, 52 99, 99 100, 00 Vale a dire MIO di Saponi ra Ud. di Ossig. 1 w i << |.Carb: 88 pece carbonato 19 = Idrog: 38 98 Riguardabile come un composto d’ un atomo d'o-. leina, e d’uno di stearina, i quali han perduto la metà del loro elemento elettronegativo; o vogliam. dire come una combinazione d’ oleina, e di stearina allo stato di sottosale . w h J Sottogenere 2.° Ossicarbonati come sopra, sensibil- mente acidi. Specie 1.° Acido gallico . Ossig. at. 3 = 300, 00 38, 00 37,66, Carb. 12 —= 451,92 in 100 | 57,25 dl 57,64. Idrogo 6= 37,44 474 920..| 4,700) ba) 789,86 —199,99 100; 00. cioè x i p È J __| Carb. 6 Ossido di carbonio at. 6 = Dei I _— | Idrog. 6 Idrogene carbonato . . 3 = WoEÈ 6 Composizione stabilita da me fin dallo scorso cn no, e stampata nel passato Luglio. Chevreul 1’ ha pubblicata identicamente nella sua 20° lezione della Chimica applicata alla tintura. Ciò mi prova ch'io. m’ apposi al vero, e mi dà speranza di non essermi ingannato nel resto . j Specie 2.* Acido ulmico , recentissimamente sotto- posto ad esame da Polidoro Boullay. Ulmina. | Ossig. 15 = 1500, 00 38, 00 | 38,5. Carb. 60 = 2259, 60 in 100 | 57,25 09801" Idrog. 30 = 187,20 RR ben _————@& -—_————# 3946, 80 99, 99 100, QI 99 Carb. 30 Ossig. 15 Carb. 30 Idrog. 30 _— Modo di combinazione, che s’ accorse lo stesso pa essere identico con quello dell’ acido galli- | co, e solo diverso da esso in ragione del diverso | peso atomistico, il «quale costringe a supporre che nell” acido ulmico s uniscano a costituire un atomo solo ben cinque atomi dell’acido gallico. lt‘ | Sezione degli Acidi grassi. | NI . ._so | Divisione 1.* Acidi grassi a 6 atomi d’ossido di .‘. carbonio. ‘’ Specie 1.° Acido focenico . 25,32 | 26,03 Ossig. 3 = 300,00 66,76 °5°1- | 66,39 Carb. 21 = 790,86 in 100 Idrog. 159 = 93, 60 | 7,90 NaLi 73 58 I 184, 46 99, 98 100,00 | ciocchè forma | Ossido di carbonio at. 6 = cha; 3 } Tdrog. carbonato . . . . 71= ticog R | Forse anche risultante, secondo che pensa Chevreul, lall’ unione di 13 atomi d’ ossigeno, 20 di carbonio, e 14 d’ idrogene: ciocchè darehbe il segente risul- tato che può sembrare più prossimo ai dati dell’ os- 100 i Ossig. 3 = 300,00 26,30 è per conseguenza. Carb. 20 = 753,20 in 100 | 66,03 6 tomi d’ossido di | Idrog. 14=: 87,36. | 7 VERRA GRA 1140, 50 99; 99 Ma, considerando che nell’ ipotesi da me preferi- ta, e bastantissimamente corrispondente coll’ analisi, la combinazione in modo più regolare. si trova’ ri- sultare dall’ unione' di ogni due atomi d° ossido di carbonio con 2 d’idrogene ‘carbonato , io ‘stimo | ragionevole la preferenza suddetta, tanto più che, ogui atomo di acido focenico vien così ad essere niente altro se non un atomo d'acido gallico, il quale accrebbe una volta e mezza la propria base. È (PRAIA 1, Ti . . Specie 2.° Acido caprico . 16, 25 | Ossig. 3 = 300,00 16, 27 4 Carb. 36 = 1355, 76 in 100. | 73,56 95°°1" | 74, 00 Idrog. 30 = 187,20 MP RE | 111842, 96 99, 98 100, 00 _ cioè Ossido di carbonio at. 6 = SI ; 7 S5318. Carb. 30 Idrog. carbonato ...., . 15 = | 1dFog "SU Acido focenico , il quale ha raddoppiato la base. | Specie 3.° Acido margarico . Ossig. 3 = 300,00 9, 49 .| 907 Carb. 66 = 2485, 56 in 100 | 78, 65 poni, 78, 67 Idrog. 6o = 374, 40 II, 12,20 3159, 96 99,980 100, 00 ù IOI poi costituiscono ul jr di carbonio at. 6 — su 3 i 6 PB: carbonato . . .. 30 = pi dn = & Acido caprico ; il quale ha raddoppiato la. base . Specie 4.° Acido caproico . Ossig. 3 = 300,00 2379 osser- 22, 439 Carb. 24 = 903,84 in 100 68, 67 vati | 08.092 Idrog. 18 — 112,32 8,5 53,3 8, 869 x 1316, 16 99, 99 100, 100 formanti ii Ossido di carbonio at. 6 = e 6 SS1g. 6) I’ Carb. ldrog. carbonato . ... 9 = | Idrog. a Congenere al focenico. Un acido gallico, il E triplicò la propria base. Specie 5.° Acido margaritico . Ossis. 6= 600,00 18, 77 | 18,60 Carb. 60 = 2259, 60 in 100 | 70,68 °°°!" 1 70,50 Tdrog. 54 = 336, 390, | 10, 54 let 10, 90 3 106,56 56 99, 99 100, 00 ssido di carbonio at. 6 — Carb, È Ossig. 3 Carb. 54 Idrog. 54 102 Acido caproico , il quale triplicò la base. Specie 6.° Acido butirico . i \Ossig. 3 =300,00 30,39 30, 58! Carb. 161—62 I, 39 in 100 | 62,96 fer 62,47. Idrog. I01.—= 65,52 60M | iz} 00f 986, 9I è 99,98 100, 00. che viene a dire | Ossido di carbonio 6. = passe que did ssig. 3 Idrog. 10 4 Idrog. carbonato 57 = Cl Tr i Composizione apparentemente irregolare che si ri-. duce però a perfetta regolarità, dove si consideri che l’ acido butirico può essere riguardato come la. riunione di 3 atomo d’acido gallico, e 3 d’acido | focenico in un atomo intero. Sarebbe invece oppo- sta a tutte le analogie la supposizione di Chevreul. che ammette 3 atomi d’ ossigeno, 16 di carbonio , È 11 d’idrogene. È poi manifesto, se il modo di combinazione da me esposto è conforme al vero, che nella urina umana dee dunque trovarsi, almeno in. istato di legame, l'acido focenico, e il gallico, dac- chè Berzelius ha saputo in essa riconoscere traccie dell’ acido butirico. La quale scoperta del resto è. il presagio della scoperta di questo acido, e degli altri congeneri in tutti, o quasi tutti i solidi e i liquidi nostri, poichè sin dall’ anno scorso il Pro- fessore Sgarzi ed io, trovammo che gli acidi in cui risiede il principio odorifico d’ ogni animale non, s incontrano solo nel sangue, come aveva insegnato pel primo Barruel, ma trovasi in tutto il corpo. Li Divisione 2.* Acidi grassi a 5 atomi d' ossido di. carbonio . î ù "ii 103 Specie 1.* Acido stearico . "n «'2= 250,00 7,59 A 73377 a ig 70 — 263620 in 100 | 80,08 Lc | 80,145 rog. 65 — 405,60 12,32 12,478 4 3291,80 99,99 100,000 a Carb. 5 Ossido carbonio at. 5 — | Cig) 21 Carb. 65 Idrogeno carbonato 321 — Idrog. 65 Raddoppiando il valore dell’ atomo, Chevrenl no- ‘vera 5 atomi d’ ossigeno , 14o di carbonio, 135 d È drogeno. Le solite leggi d’analogia vietano di fermarsi su questa ipotesi. Il mio modo di computare ci con- fino: ad una composizione che già per se ha bastante regolarità, e ci parrà più regolare ancora, quando per l'analisi di altri acidi simili arriveremo a cono- i scere che questo acido risulta. probabilmente dalla combinazione di mezzi atomi, come l’acido buti- rico . Specie 2.° Acido oleico . Ossig. 21— 250,00 7,69 _| 7.699 Carb. 69 — 2598,24 in roo | 80,00°°1 | 80,842 Idrog. 64 = 399,36 12,29 11,359 i 3247, 60 99,98 100,000 cioè Mppsido di carbonio 5 — der 2 x I fogene carbonato 32 — rd 1a Valgono per esso ancora le considerazioni fatte contro il modo di noverare gli atomi usato da Che- 104 vieut, che vi conta 5 d'ossigeno, 140 .di carbonio, 117 d’idrogeno. Qui pure come nell’ acido butirico. e focenico forse la combinazione è di mezzi atomi. Ulteriori analisi ci faranno uscire d'incertezza .,, àò i Specie 3.° Acido ricinico . Ossig. n3= 250,00 sO. da 16,58. Carb. 29. =‘1093;14'in 100- | 73,20 ti 73,96, Idrog. 24 = 149,76 TOS” "ST 9-86. 1491,90 99,98, 100,00. corrispondente ad Ossid. di carbonio at. 5 — | fidi 9 ssig.. 24 Idrog. carbonato . . ... 19 = figo n Specie 4.* Acido colesterico . Non analizzato. Avente per n.° rappresentativo, secondo Pelletier, e Caventon il 1733. Composto quindi probabilmente , stando all’ analogia , di :5° atomi d’ ossido di carbonio, e 15 d’ idrogene car- bonato, la qual composizione darebbe il n.°. 1755,30, 4 vicinissimo al numero dato dalla osservazione dix retta. .Î Î Genere 3.° Ossicarbonati a base di un policarbu- ro d'idrogene. Specie 1.° Acido benzoico . Ossig. at. 3 — 300,00 Carb. 3o—=1129,80 in 100 Idrog.. 12—=° 74,88 1504,68 99,98 105 — cioè Ossido di carbonio at. 6 = d.; i csi "E Tdrog. | Bieaburo d'idrogene at. 4 =| Ca 24 — Dimodochè è un sesquiossicarbonato di bicarburo | d’idrogene. . Famiglia 3.° Ossalati. Corpi ordinariamente acidi d,; Genere 1.° Ossalicoidi . Denominazione da rettificarsi , se occorra. Compo- sti di carbone combinato allo stato acido coll’ ossi- | geno nella proporzione dell’ acido ossalico , o in una proporzione riferibile a quella. v «_——. Specie 1.* Acido ossalico. Ossig. at. 3 — 300, 00 . 66, 57 osser- | 66,22 | Carbonio 4= 150,64!" 1°° | 33, 45 vati | 33,78 450, 64 99, 99 100, 00 Da potersi considerare (come già si è detto da altri) composto di ; ; Carb. 2 Acido Carbonico 2 — È B> Ossig. 2 i è) C a 3 £ arb. 2 Ossido di carbonio 2 — ; Ossig. I , «E per conseguenza come un acido carbonico-carbo- noso , dove si riguardi l’ ossido di carbonio esso pu- _ re quale faciente funzione d’ acido in più casi, nel | modo chè si è già veduto; e per conseguente da | potersi trasportare nella famiglia seguente . Tom. III. h, È sob P, @ * Varietà. Acido ossalico sublimato . tit Acido ossalico atomo t Pupa Fate è E a.* Varietà. Acido ossalico cristallizzato . Acido ossalico atomo I DEAR, ei Vedi Chevreul. Lezioni di Chimica applicata alla i tintura. Lezione 8.° Specie 2.° Acido mellitico secondo Wohler e Liebig. Ossigeno at. 3 = 300,00 Carbonio . . 8 — 301,28 i 601, 28 Evidentemente composto come un acido semiossa= lico ; perchè formato di due atomi d’acido ossalico, privati della metà del loro ossigeno ; ; e conseguen-, | temente come un acido succinico, il quale ha perduto. | il suo idrogeno. Genere 2.° Ossalati acidi a base d’idrogene car- bonato . TL Specie 1.* Acido succinico . Ossig. at. 3 — 300,00 47,90 056 47,78 Carb. 8=301,28 in 100 | 48,10 °F” 47,99 Idrog. 4= 24,56 \0.]1 ‘3,98. Vati 4, 23 626,24 99,98 100, 00 i che fanno . i ne Ossia..3 R; Acido ossalico at. 1 = Pa 4 : __ | Idrog. 4 Idrog. carbonato. 2 = gra j + 107 ._ Wohler e Tebe han dato recentissimamente una . poco diversa analisi; sebbene scendono forse in trop- pochi particolari. Noi ne direm qualche cosa nell’ appendice. Ù — Specie 2.* Acido ossalo-vinico di Dumas e Boullay. Lo asserirono Dumas e Boullay nella loro Memo- ria sull'etere, formato di due atomi d’acido ossali- co, e 4 d’idrogene carbonato. È dunque identico, nella composizione chimica, coll’ acido succinico, considerato secondo 1’ analisi comunemente ammes- sa. Solamente l’ atomo è raddoppiato. n | Genere 3.° Ossa/ati acidi a base d’idrogene semi- «carbonato di Dumas. Acidi pirogenii. Specie 1.° Acido piro-citrico . Ossig. at. 3 = 300, 00 42,77 osser. | 43:5 Carbonio 9—= 338,94 in roo | 48,33 ; 47,5 Idrog. ro—= 62,40 OSSEE 9,0 701, 34 99, 98 100, 0 vale a dire D. ; _ | Carb. 4 prido Besslico. af 1. == TICRIOO ; _ | Idrog. ro Idrog. semicarbonato 5 = Ol Specie 2.* Acido piro-mucico . Ossig. at. 6— 600, 00 45, 83 45,8 arb. 18 = 677,88 in 100 | 51,78 banca Xdrog. SE “Suazo | 2,38 n 2,1 mn. 1309, 08 99, 99 100,0 108. ossia 3 È | ’ l'oro Le a ralaarb: | Acido ossalico atomi 2=|0sic. 6 i __ | Carb. 10 dà Idrog. semicarbonato 5 = Idrog. 5 Specie 3.° Acido piro-malico . | Non analizzato. Il suo numero rappresentativo è | però conosciuto; ed è il 516,8. Di qui è che pro=. babilmente si compone o di Acido ossalico at. ry idrogene semicarbonato 2; o di Acido ossalico atr, | e idrogene semicarbonato 13, giacchè nella 1.* ipo tesi il numero dell’ equivalente sarebbe 550, 92; nel secondo ch'è ancor più vicino a’ dati dell’ osserva- zione, 525, 85. f Genere 4.° Ossalati neutri o quasi nentri a base d’ idrogene carbonato. Specie 1.° Legno diseccato a 100°. Gay Lussac el Thenard . Carbonio at. 10 = 376,60 52,74 52, 530 Acqua, od i reo oser- suol equiva- i vati i Benpi/i.t. a tt 44 47,25 47,42 a 714,04 99,99 100,00 cioè Acido ossalico at. 1 — | i + Ato i ssig. 3 Idrogeno carbonato pr | noi è e più probabilmente, acido ossalico 3; idrogeno care 109 bonato 9, , giacchè la scomposizione che subisce il 4 a 150° così meglio è spiegata . 42, 66 osser- | 42,65 97,33 vati | 57,35 g , 99,99 100,09 che vale a dire Acido ossalico at. 1 — CUI 4 è, ssig. 3 Jdrog . carbonato 3 = iva S di Ceo, O gpegne APRE CI WAR Mir Os (014 1) piuttosto per la stessa ragione: Acido ossalico ato- mi 3, idrogeno carbonato. 9, acqua 9; o vogliam dire acido AA cristallizzato 3, idrogeno d 3 nato 9; ovvero acido 3, alcool 9. Famiglia 4.° Carbonati. Composti d’ acido carbo= nico unito all’idrogene variamente carbonato . sE Genere 1.° Cardonati neutri o basici. Formati ; d’acido carbonico, e d’ idrogene carbonato. Specie 1.° Glicerina. Principio dolce degli olj . 23—= 250,00 51, BOITO | 51,004 arb. 5 — 188,30 in 100 | 39,06 (ali 40,071, drog. 7 = 43,68 9g; 06 VAS 8,925 481,98 99, 93 100, 000 IIO i vale Carbonio 1 i Acido carbonico . . 1 — i Y id Ossigeno Carbonia Idrogeno carbonato 2 = |. 4 Idrogeno 4 Idrogeno 3 AGE va Ossigeno I Specie 2. Legno disceccato al maximum (a + 150° | C.) Prout. Carbonio at. 9 = 338,94 So, II 50, £ Acqua od i PELA ‘ osser- suoi equi- sa vati valenti at. 0 — 337,44 49,88 49,9. 676,38 99,99 ‘100,0 o. cioè Carb. 3 Acido carbonico atomi 3 — Ossig. 3 Carb. 6 Idrogene carbonato . . 3 = Idrog. 6 o piuttosto: Acido carbonico at. 10, Idrogene carbo- | nato 10 legati in un atomo solo: perchè, supposto | l’ atomo! del legno (diseccato a solo calore di stu= | fa), ugale a 3 atomi d’acido ossalico, 9 d’idroge- | ne carbonato, si capisce bene come Prout diseccan= dolo a + 150° l’ebbe trasformato nel corpo di cui. abbiam dato l’ analisi, facendo solo perdere al uet- to atomo tanto idrogeno, e tanto ossigeno, quan'o basta a comporre 7 atomi d’acqua, siccome più di» stesamente provai nella mia Nota, già pubblicata per le stampe, sulla composizione chimica di questo | materiale del regno organico. i Specie 3.* Zucchero di canna, di barbabietola, . d’ acero , di castagna ecc. ce Boullay. Carb. at.9 — 338,94 MAN 142,96 osser- III Analisi di Berzelius. ‘Ossig. 10 = 1000, 00 49,3 PetcA 49, 015 | Carb. 24= 903,84 in 100 ni 56 Mu. 44, 200 pros: z0—= 124,40 EA 6,785 h 2028, 24 99, 99 100, 000 ‘cioè ‘Acido carbonico 8 —= pa { ù x iffreg- carbonato Da @ I e ne » Idrog. Acqua aiaaro see Ossig, 4 Così presso a poco per primi calcolarono Dumas Analisi di Gay Lussac, e Thenard, e di Prout. da G.L. da Pront 42,47} 42,85 Acqua 8—= 449,92 (57,08 vati | 57,53] 57,15 186,80 99:99 100,00]100,00 cioè fpicido carbonico 3 = ola. È | e Pidron. a Meri a Orsig, è D È chiaro che la prima analisi non differisce dalla _2.% che nella proporzione dell’ acqua, Stando alla Dio » che dà probabilmente la forma sotto la quale lo zucchero fa talora vece di acido, e si combina co’ 113 corpi, esso è un carbonato d’ idrogene carbonato se- ‘miidràto. Stando alla 2.° ogni 3 atomi del carbonato. / medesimo ne han due d’acqua. x Specie 4.° Zucchero d’ uva, di frutta, d' amido ecc. Secondo la supposizione di Dumas e di Bou/lay , la quale nell’ analisi reale non si è verificata che ri-. spetto a certi zuccheri non raffinati dell’ indie orien-. tali, e rispetto a qualcuno de’ zuccheri del diabete , il calcolo dà Carbonio 9 = 338,94. 40,10 | supposti e | 40,88. Acqua 9== 506 324 in 100 59, Da qualche vol- 99,12 2) rat ta osservati ; LA i È ape 845,18 99,99 A DE 100,00. che ire i Abido carlomigo at 9 == | CRb-49 : | Ossig. 3 tdroe: carbonato . . 3 — | Tarog, o 4 sf LA idropr*3 DEIRA e O Bere Bart] Qpr 0 Secondo 1’ analisi la più comunemente approvata, | di Saussurre , e di. Prout: = miei i = I O I SE Carb.at.6 = 225,96 . ol 30 46 osser- | 36, 30 Acqua 7= 393,68 1° 19° | 63,54 vati | 63,68. 619, 64 100, 00 99, 98. ossia Acido carbonico at. 2 = ue ; Idrogeno carbonato a = cose ; Idrog. 3 Î BEI eee de Ossig. 1% 113 | Che è dire un carbonato d’ idrogene carbonato esquidrata.. e) DI: di Specie fuori d’ ordine. Mannite . War fr one ‘697,88 Al 100 | 38: 800sser- | 38,7 Acqua 19 = 1068, 89 | dio vato b'igpis ; 1746, 77 A 99, 98 100,0 ‘cioè Acido carbonico ... 9 = Gail A i ESE Bi __ | Idrog. 1 per. Merlara te vela’ SRP o Ossig. 1 | Appartiene ad altro genere. L’ ho messa qui per T analogia del sapore. Lo zucchero di latte ha gli stessi principj, comecchè componenti diverso atomo. Specie 5.° Gomma allo stato naturale secondo O l'analisi di Prout. Composizione identica collo zucchero d’uva. da Acqua 63,7 Quantità osservate | Carbonio 36,3 Dunque è un carbonato d’idrogene sesquiidrato , dove l’acqua non è però intimamente combinata co- «me nello zucchero d°’ uva. __ Gomma diseccata a 100° C. Arabina di Chevreul. __ Composizione identica con quella dello zucchero «di canna analizzato da Gay Lussac, e Thenard.e da Trout. . + TIÀ .. Carbonio, 42., il resto acqua. Proporzione notabile, che ci fa conoscere esser la gomma un corpo intermedio tra i due zuccheri; il cui atomo identico nelle quantità relative e nelle qualità de’ componenti, e però o più grande o più piccolo perchè differente nel numero assoluto degli atomi di essi componenti. Specie 6.° Amido. Fecola . È Y Organo vegetabile secondo Raspail; chimicamente. | composto come la gomma, e presentanre a varii gradi di diseccamento le stesse differenze; e perciò riducibile agli stessi modi di combinazione. Genere 2.° Carbonati d’ idrogene carbonato acidi. Specie 1.* Acido citrico ( Analizzato da Berzelius ) Carb. 8 = 301,28 41, 48 rà | 4r,4o Ossig. 4 = 400,00 in 100 | 55,07 sali 54,96 Idrog. 4 = 24,96 d, 43 3,64. 726, 24 99, 98 100, 00. Acido carbonico pesta 4 = a; ; i __|-Carb. 4 Idrog. carbonato . +... 2= Idrog. 4 Lo stesso in cristalli. Analizzato da Prout, e da. Gay Lussac e Thenard. in 100 s. s osser- | # 25. calcolati DATA vati 4, 75 Ossig. 4 = 400,00 Carb. 6 = 225,96 Idrog. 5 = 31,20 657, 16 99, 98 100, 00. "a carbonico atomi 3 = dic3 N. i { tag carbonato .. 13 = laog.8 LA Idrog. a sila abreast ate 2 Ossig. I Fig Acido citrico idrato. Specie 2.° Acido suberico , analizzato da Bussy. Secondo la supposizione dello stesso Bussy. Ossig. at. 2 = 200,00 . 37,12 34,00 Carb. 8 = 801,28 ALI 55,92 Sp 58,33 Idrog. fi 37484 | 6,94 7,67 538,72 | 99,98 100,00 ‘cioè Acido carbonico atomi 2 = ba La ss1g. 2 __ | Idrog. 6° Idrogene carbonato 3 = Daaie 6 i Secondo che i dati dell'analisi, calcolati senza discostarsene , costringono a credere Carb. 9 = 338, 94 in 100 | 58,17 Idrog. 7 = 43,68 7,49 582, 62 99, 98 Ossig. 2 — 200, 00 | 34, 32 ossia Garbonio 2 Ossigeno 2 Acido carbonico .. 2 — "a Idrogeno 7 Ia Tdrogene carbonato 3 } = Cartianik.a | 116 / ni Composizione però meno regolare, e perciò menò ammissibile . Specie 3.* Acido malico , analizzato da From- mhertz. Qui: 6= 600.00 in 00 | 56:13 cuor. | rodi NT? opalcolau #9, vati 9, 32 Idrog. 7 = 43,68 | 4,81 | 4,033 Chi 907, 30 | 9999 100, 000 cioè i Acido carbonico atomi 4 = 55) i Idrogene carbonato Pi" ci "vi x Idrog. 2 MEGUA.\L\ ie 'urg +14 Ossig. 1 b Analizzato da Prout. Ossig. 6 = 600 i 54,14 54,25 in 100 osser- cala anti 292 calcolati 40; vati 40, 68 Idroga 9 = 56,16 | 5,06 5, 07 1108, 08 99,98 100, 00. cioè Acido carbonico at.5 = Idrog. carbonato 34 = | pae Acqua ka Composizioni mancanti ambedue di regolarità, e. però da rigettarsi. h: + 117. nalizzato recentissimamente da Liebig. Secondo ener del medesimo . | } Osservati Ossig. 4= 400,00 ;_n 100 | 4o, ot 40,919] 41,238 _Carb. 8— 301,28 fold 56,03 | 56,198] 55,879 da og. ara ‘48° “dida 1,74] 2,883] 2,883 d 713,76 99,98 100;000 100,000 Carb. BO .00 Acido carbonico . . . at. 4 =| Ossig. s È Un ET d’idrogene 4 = ia 4 © piuttosto i | Acido mellitico i — re 3 DI g | Idros. 2 fucqua |. ..a—- Quit : è vu Risultato meno conforme all’ analisi, stando al ‘ quale l'acido malico sarebbe un acido tacemico pri- i vato di due atomi d’acqua. 1 Secondo il mio computo | iS | Med: 4= 400,00 . 55,55 | Carb. 8 —= 301,28 nl ven? 41,84 price: 3= 18 gar au 2,60 : 720, 00 99: 99 cioè 4 ] 5] Carbuod Acido carbonico atomi 4--= Rio b È. 4 Carb. ‘4 Idrogene # carbonato 4? idrog. ‘3 118, Ciocchè dà un sbtag tartarico anidro, ed è siii bilmente conforme alle analogie numerose esistenti’ appunto tra i due acidi tartarico e malico. Specie 4.°* Acido mucico , 0 Saccarolattico . Ossig. at. 8 = 800,00 . o, 86 60, dl Carb0o: ss 451,92 f2 100 5 Bio 3474 Idrog. ro 62,40 4,74 A, 720 Li 1314, 32 99, 98 100, 00. cio er: Acido carbonico atomi 6 — mat \aeta o ssigeno Carbonio 6 Idrogeno carbonato 3 E Idrogeno 6 Idrogeno 4 Ossigeno 2 de Specie 5.8 Acido Chinico analizzato da Henry è Plisson . Secondo i medesimi Ossig. at. 3 — 300,00 în. (60 [3x5 fa 60,3224 Carb. A=T90 64 31,67 34,1149 Idrog. 4= 24,960 calcolati Bad vai 5,5602. 475,60 99,98 100,0000 | cioè { Acido carbonico atomi 2 — ce }0f ssig. 2 Cara Idrogene carbonato . . 1 — Lee Idrog. 2 i I Acegua pe en aa 110 Ma i numeri calcolati sono troppo diversi dagli vati; e perciò, se l’analisi non è grandemente ta, bisogna sostituire alla supposizione de’ due mici Francesi quest'altra. è .att3 —300,00in 100|60,29 60,3249 4:— 169,47 calco- | 34,06 “a 34,1149 A’ 0383/08 lati 5,04 5,5602 ——— — 497,55 99,99 ‘.’100,0000 osser- Carbonio 2 Acido carbonico vr ; e Ossigeno 2 Carbonio 2 } Idrogeno. 2 Idrogeno 2 Ossigeno 1 SIN A O no » questo verrebbe a dire Acido carbonico 8 Idrogeno carbonato 5 Acqua Composizione meno semplice, sebbene più con- y forme ai dati dell'esperienza; che forse si rettifi- cherà in seguito per una più esatta analisi. Fi \ Genere 3.° Carbonati d’ idrogene poli-carbonato . Specie 1.° Acido racemico di Gay Lussac. colf O in 50, 51 8 —= 301, 28 HO0n 36, 46 REI, Lf 3, 02 dA ossa. e ___ — 826, 24 i 99, 99 120 che è dire ‘5 )i ASA Litta AP o - Fra s Acido carbonico atomi 4 — Ossigero i si Bicarburo d’ idrogeno 2 = bon dai 4 i I 1 rogeno 2 A) 2 | Idrogeno 2 BeGual* dai (iso si o più semplicemente :- di Acido mellitico atomi a > Hroa 16 pit ; ssig. 3 i __ | Idfog. 4 Aemiat ae fa gl. Specie 2.* Acido tartarico . Ossig. at. 5 — 5noi 00. 60, 06 Can "8 Zora SOI | Sos Idrogés 5= 31,20 3,74 e 832, 48 199,99) 100, od dubitare, di Carbonio Acido carbonico atomi 4 = Diuzeha 4 Idrogeno # carbonato 4 = cri È Carbonio Idrogene 2, 101 A Cs re A ppi nia Ossigeno 1 * - Qui il catalogo si termina delle sostanze prive d’ a zoto , ed appartenenti a’ regni organici, delle quali abbiamo analisi bastantemente accurata. Lasciai sole di favellare di certune che troppo evidentemen n î 121 no semplici unioni di composti eterogenei ; e di erte altre pochissime che già presso il maggior nu- lizzate. Tuttavia rispetto anche a queste ultime rò d’ includerle ne” Qpagri che termineranno la presente mia memoria. ‘ Qui mi contenterò di fare cune considerazioni sulle cose finora dette , ‘ed, an- di porre qualche emendazione, che; dopo .ese- guita parte della stampa, mi parve doversi porre. Nella ‘categoria delle emendazioni entra ;.,per. ca- sion d' esempio, il calcolo degli atomi della Cetina 5 a quale più regolarmente può tenersi così composta . Ossig. 3 =. 100; AD) si Ri "RA 17 | 5,48 WiWarb., 4o.—.1581,,72; ali Dt, 8189/00 81,66 Idrog. 40. 249, 60 on VOstisi di, ga T 12,86 1981, Sa lor srl; 99, 98. 1 100,00 (8 Dssido di Carbonio atr 2 ha cod | _l{| Carb. 40 Idrogeno carbonato + 202 Idrog. 40 nie | CASA ‘conosco che v è pure qualche difetto nella cla ssificazione e nella formazione de’ generi, che cer- | Ghetò \in parte di emendare ne’ ricordati igor È i quali in ultimo si porranno . E conosco che rispetto all’ acido ricinico è | meglio cor potra gli elementi così. e Siino pe E Ap par +66” o calcolati 10OP5 vati | < 786 1535,00 99,98 100,00 # È ui tz elica 122 cioè n Carbonio 5 N i i carb. at. 5 = 3 Ossido di carb Ossigeno 21 al Idrogeno 25 Idrogeno carbonato 123 = CARE che è dire, che l’ossido di carbonio ha per ogni suo atomo 21 d’ idrogene carbonato , ciocchè rende più regolare la composizione . Î E conosco infine che per non so quale svista nel- | la valutazione dell’ acido piro-mucico ho chiamato $ atomi d’ idrogene semicarbonato que’ che sono 2 ato» mi e 1 d’ idrogene quadricarbonato di Dalton e di | Chevreul (Vedi Lez. 9 della Chimica di questo ul- timo, applicata alla Tintura pag. 10). La quale svista ha prodotto un altro errore nella determina- zione del carattere del genere degli acidi pirogenii ; | d’opde avviene che è tolta molta parte del suo va- lore alla determinazione congetturale della compo- sizione dell’ acido piromalico . Rispetto alle altre considerazioni, comincerò dallo sdebitarmi dell’ obbligo che mi corre di favellare della recentissima analisi dell’ acido succinico fatta da’ Signori Liebig e Wohler, nella quale per verità. gran fatto non mi sembra di dover fidare per ciò che riguarda la determinazione del numero equiva-. lente. Tuttavia lascia essa di leggieri piegarsi al. seguente computo : Pi at ita aa in 100 Do 78 osser- Deo Idrog. — 24,96 calcolati | 42 vati si t cioè 588,58 99,99 100,00. Acido carbonico at. 3 = Omigior a h, Carb. 4 Idrog. carbonato . . 2 = Idrog. 4 È 123 — che è come dire due atomi di sesquicarbonato d’ i- | drogene carbonato riuniti in uno. Ma mi rimane in ciò tuttavia qualche dubbio derivante dal poco ac- cordo del valore dell’ equivalente che così si ottiene col valore dato dall’ esame del succinato di piom- | bo. M’attengo dunque fino a nuovo esame all’ ana- lisi di Berzelius, come la meno incerta . | Passo adesso a ricordare che non forse senza qual- | che interesse sarà pe’ chimici il pensare, che da | queste nostre ricerche scaturiscon pure certe leggi | generali di comiposizione, le quali appunto per la neralità loro debbono , s' io mal non m’appongo, irare qualche maggiore fiducia intorno a questi calcoli ne’ particolari casi della loro applicazione . | Così mi par posto, vorrei dire, fuori d'ogni dub- | bio, che i così detti acidi grassi sono tutti anidri; e risultano dall’ unione o di 5, ovvero di 6 atomi d’ossido di carbonio con un numero variabile d’ a- tomi d idrogene carbonato. E già, come ognun ve- de, questi primi risultamenti meritano di fissare l’ at- | tenzione del filosofo ; e da essi ho creduto per cagion _d’esempio di poter trarre una verisimile induzione intorno a’ principii costituenti di un acido non an- | cora analizzato, ma tale del quale conosciamo alme- no il valore dell’ equivalente, e intendo dell’ acido | Però io stimo essere non al tutto adiafore e pu- amente scolastiche sì fatte ricerche, dalle quali intanto belle e non prima conosciute analogie potei fino ad ora ricavare tra sostanze che non sembrava- no averne insieme. | Di questo genere sono i rapporti da me indicati nelle precedenti pagine tra l’ acido formico e l’ace- tico; tra l'acido gallico e gli acidi grassi; tra il succinico (di Berzelius) e 1’ ossalo-vinico (di Dumas e Boullay ), alle quali mi sarebbe stato facile d’ ag- | giungere altre attinenze . 13 E dhi non s' accorge che l'acido mucico ha nu- merosi rapporti colla nafta, collo zucchero , coll’ a- cido citrico, col chinico? Infatti, essendo niente al- tro essa nafta, secondo Dumas, che un’ unione in ogni suo atomo di sei atomi di carbonio, e cinque. d’ idrogeno, è chiaro che permette di spiegare la composizione dell’acido ch'è tema al discorso, sup- ponendo che il suo atomo non sia, se non la com- binazione di due atomi di nafta con otto. d’ ossige- no, ossia un acido raftico. Ma è chiaro pure che assumendo per l'acido chinico la composizione sup- posta da Henry e Plisson, tre atomi di esso uniti .in un atomo solo, e privati di due atomi d’ acqua, co+ stituiranno l’ atomo dello stesso acido mucico. Ed è chiaro non meno che l’ atomo di questo potrà considerarsi eziandio formato d’un atomo e mezzo d’acido citrico uniti a quattro d'acqua: e che fi- nalmente si. potrà del pari tenere come risultante dalla combinazione intima di due atomi di zucche- ro di canna, considerati secondo che esige l’ analisi di Prout; di Gay Lussac, e di Thenard, ma privati solo della metà del loro idrogene carbonato. L'acido benzoico potrebbe anche esser detto acido naftalinico, e stimarsi formato di tre atomi di nafta- lina congiunti a 3 d’ ossigeno, s' egli è il vero, co- me lo asseriscono Faraday e Dumas, che la nafta- lina sia composta di 10 atomi di carbonio e 4 d'’ i- drogeno . I numerosi rapporti dell’ acido malico furono già | da noi veduti. Uno se ne tacque, che risulta da uno de’ dati dell’ analisi stessa del Sig. Liebig. Im- perocchè ci dice egli che da 0,291 di quest'acido, ebbe 0;105 d’acqua. Ciò dunque ne insegna che | da 100 ne avrebbe tratto per analisi 36; e per con- seguenza 3,9 d’idrogeno. Ma, se tal è la quantità. reale d’ idrogene contenuta in roo parti di quest'a- cido , l’analisi si spiega per questi nuovi dati: Ossig. 4 = 400,00. . 55, 07 i Carb. 8 = 301,28 A Bra 41,48 Mb Idrog: 14 il 2496 rod 48 7 4 4 ‘ petti — w——_—€—€É6 dì, pub 726,24 99,98 cio Mio ann 4 _. | Carb. 4 Acido carbonico at. 4 = "seta °° Carb. ‘4 Idrogeno Serata 22 l'Taros. 4 . Ma questi sono i dati stessi dell’ acido citrico. Dun- que l'acido, sul quale lavorò , nel saggio analitico ricordato qui sopra , il Sig. Liebig, fu un acido a- nalogo al citrico nelle proporzioni de’ componenti . Quest’ ultimo acido ha composizione identica con quella dell’ acido chinico , se rispetto all’ acido chi- nico si tenga per buona la valutazione atomistica di Henry e Plisonì:: e bisognerà dire che l’atomo del primo è uguale a due atomi del secondo privati della loro acqua di composizione; e 1’ atomo del secondo è respettivamente niente altro che una bi- sezione dell’ atomo del primo aggiunti due atomi d’acqua. si La canfora considerata secondo l’analisi di Saus- surre sarebbe esattamente la prima specie del gene- Ure degli ossicarbonati neutri, giacchè, avendo nel | suo atomo 2 atomi d’ ossido chi carbonio, e 6 d'i- . drogene carbonato, immediatamente precede l’ o/eina avente 2 del primo, e 9 del secondo. | Più altre analogie si vedranno ne’ quadri. Ora . dobbiamo ricordare che chi fidasse , più di quel che ‘comunemente alcuni sogliono, nelle analisi del Dot- tor Thomson, bisognerebbe alquanto modificare le | precedenti conclusioni È 126 d’ idrogene , è palese che diviene per lui nn com- posto di un atomo d° acido ossalico, e di due d' i- drogene carbonato , cioè quello che vedemmo essere l'acido succinico giusta la valutazione di Berzelius. E l’acido tartarico , avendo secondo lo stesso dot- to, 8 atomidi carbonio, 5 d'ossigeno, 4 d'idroge», ne, diverrebbe identico col racemico, col quale già il Gay Lussac lo disse isomorfo . Ma egli è tempo che poniamo fine al già troppo lungo discorso. Succedano dunque omai que’ qua- dri che si promisero, ed abbiano in essi i lettori un sunto delle precedenti ricerche, ridotte a’ loro minimi termini; ed anco alcun poco modificate e forse perfezionate . PROSPETTO GENERALE Della composizione atomistica più verisimile delle sostanze organiche non azotate , dedotta dalle loro analisi fino ad ora note , seguendo le leggi della stechiometria . FAMIGLIA I° Carburi idrici. Genere 1.° Carburi idrici, idrati, o anidri. Corpi, nel cui atomo l'idrogeno è unito ad un egual numero d’ atomi di carbonio, con acqua o senza. Specie 1.* Olio dolce di vino. Serullas. 2 atomi d' idrogene carbonato condensati in uno. Specie 2.* Essenza di rose concreta. Dumas . 4 atomi dello stesso condensati in uno. tI) 12 ecie 3.* Alcool. Dumas e Boullay. : 2 atomi dello stesso, e 2 d’acqua congiunti in uno. pecie 4.* Etere solforico . 4 atomi dello stesso, e 2 d’acqua congiunti in uno. Decie. 15.* Canfora: ? secondo Thomson. 8 atomi dello stesso, e 2 d’acqua congiunti in uno. pecie 6.° Etale. Dumas e Boullay . 16 atomi dello stesso, e 2 d’acqua congiunti in uno, Genere 2.° Carburi subidrici, o superidrici, Corpi nel cui atomo l’idrogene è unito a numero disuguale d’atomi di carbonio, con acqua o senz’ acqua. Specie 1. Naftalina. Faraday e Dumas. Ki 10 atomi di carbonio, 4 d’ idrogeno riuniti in | uno: cioè un contrapposto dell’acido croconico . Un carbonio tanto idrogenato, quanto l’ acido cro- conico è ossigenato . Specie 2.* Essenza di trementina. Dumas. 10 atomi di carbonio, 8 d’ idrogeno ; cioè un atomo di sesquicarburo d idrogene unito a 2 d' i- drogene carbonato. Nafitalina che raddoppiò li- | drogeno , Sok pperio 3.° Colesterina. Chevreul. 74 atomi d’essenza di trementina , uniti A 2 d acqua . Specie 4.° Nafta. Dumas. 6 atomi di carbonio, 5 d’ idrogene; cioè 1 ato- mo di carburo d’ idrogene di Dumas, o d’ olio dolce di vino di Dumas , riunito a & d’ idrogene | quadricarbonato di Dalton e di Chevreul; o piut- d tosto 1 atomo d’ essenza di trementina unito a 4 d'idrogene carbonato? 128 Specie 5.° Essenza di cedro . î 7 atomi di carbonio , 6 d’idrogene; cioè 1 ato- mo di nafta unito a 1 d’idrogene carbonato; 0 1 atomo d’ essenza di trementina unito ad 1 d’i- drogene carbonato; o 1 atomo d'olio dolce di vino, unito a 3 di sesquicarburo d’ idrogene._ F AMIGLIA 2.° Ossicarbonidi . Corpi elettro-negativi, acidi o facienti funzione d’acidi; e composti di carbonio unito all’ os- sigeno con acqua, o senza. Genere 1.° Subossicarbonidi . Ossicarbonidi ne’ quali gli atomi dell’ ossigeno. non trascendono la metà degli atomi del carbonio.) Specie 1.°. Acido croconico . Carbonio atomi 10, ossigeno 4. Il contrapposto della naftalina, la quale sta a quest acido come gl’ idracidi stanno agli ossacidi. Specie 2.° Acido mellitico. Wohler e Liebig. Carbonio atomi 8, ossigeno 3. Un acido subos- salico . Ì Specie 3.* a racemico . Gay Lussac. Carb. at. 8, idrogeno 4, ossigeno 5. Un atomo. d’acido mellitico unito a 4 d’acqua. aio 4.° Acido malico (secondo il computo.di Lie- big): Carb. at. 8, ossig. 4, idrog. 2; cioè un orali d’ acido mellitico unito a 2 d’ acqua; ovvero un acido racemico privato della metà della propria. acqua di composizione . - 12 ecie 5.° Gas ossido di carbonio . ; . Carbonio !1, ossig. 1. . TE Specie 6.° Acido formico. Lecanu. | 4 atomi d’ossido di carbonio, uniti a 2 d acqua. n Genere 2.° Ozicarbonidi . Dssicarbonidi ne’ quali il numero degli atomi dell’ os- sigeno supera la metà di quei del carbonio. Specie 1.° Acido ossalico. Dulong. Carbonio at. 4 uniti a 3 d'ossigeno ; ossia 2 ato- mi dell'acido seguente riuniti a 2 di gas os- sido di carbonio. Specie 2.* Acido carbonico . «Carbonio at. 1 unito ad 1 d’ossigeno. FAMIGLIA 3. Ossicarbonati» rpi riducibili a combinazioni d’ ossido di carbo- nio, e d’idrogene variamente carbonato con acqua, o senza. Gruppo 1.° Ossicarbonati a base d’ idrogene carbonato . Genere 1.° Ossicarbonati come sopra neutri. cie 1.° Canfora secondo Saussure. Stando all’ analisi del Chimico Ginevrino può anche considerarsi composta di 2 atomi d'’ ossido di carbonio, e 6 d’idrogene carbonato. E DO 130 8 Specie 2.° Oleina. Chevreul. 4' 2 atomi d’ ossido di carbonio, 9 d’idrogene car- bonato . i) Specie 3.8 Stearina . Lo stesso . , È 2 atomi d’ ossido di carbonio, 20 d’idrogene | carbonato . (a) 4 (a) L’esposto modo di considerare l’oleina, la stearina , la cetina ecc. non toglie che non si possano anche con- siderare, come formate dagli elementi della glicerina ecc. e degli acidi grassi. È evidente che dal momento che due o più corpi composti si riuniscono in atomo soprac- composto, a rigor di termine le rispettive composizioni precedenti cessano di essere aftualî, e diventano solo virtuali; come virtuali pur diventano tutte le altre com- posizioni che collo stesso numero d’atomi possono farsi . La tendenza però a formare o a rigenerare queste com» posizioni rimane, per agire come un affinità divellente inefficace, finchè per altre forze collegate non acquisti efficacia. Ciò spiegherà per qual ragione molti modi d’ or-' dinamenti atomistici possibili per una sostanza in un tem- po stesso si verifichino, senza che la possibilità dell’ u- no distrugga la possibilità dell’ altro; e ciò servirà pure a spiegare il mistero de’ mezzi atomi, de’ quali parec- chie volte abbiamo dovuto parlare . Infatti, siccome non è necessario supporre che nell’ unione gli atomi etero- genei primitivamente composti e poscia insieme associati, conservino l’associazion primitiva, niente dunque vieta di credere che si sciolgano per unirsi a un altro mo- do, e restino perciò dopo la formazione de’ nuovi ato- mi, ridotti a metà di quel che erano, od anche ad al- tra frazione. Come niente vieta che non avendo esistito primitivamente que’ composti ch’ io qui suppongo , si formino in caso di scomposizione allo sciogliersi degli atomi sopraccomposti della sostanza che si scompone; e si formino appunto perchè nel totale si trova che senza avanzo e senza resto v'è il numero di particelle neces sario a formare i nuovi atomi d’ un nuovo composto. Di queste varie combinazioni poi che da uno stesso composto possono uscire, per solo alterato nesso de? suoi (ORE de anni pw 5 e 131 le Genere 2.° Ossicarbonati come sopra con reazione acida. | Specie 1.* Acido acetico. Berzelius. | Ossido di carbonio at. 4, idrogeno carbonato 2, | acqua 2, cioè un atomo d’ acido formico unito a | 2 idrogene carbonato, o se così vuolsi, ad 1 d’o- lio dolce di vino. i | Specie 2.° Acido gallico. Berzelius, e Chevreul. pt 6 atomi d’ossido di carbonio , 3 d’ idrogene | carbonato. Specie 3.* Acido ulmico . Boullay. 5 at. d’acido gallico legati in un solo. L'analisi | però degli ulmati di rame e d’ argento, darebbe 28 . .atomi d’ ossido di carbonio, e 14 d’ idrogene carbo- nato . f Sottogenere degli Acidi grassi. D Divisione 1.°* \ Acidi grassi a 6 atomi d’ossido di carbonio riuniti |‘ con quantità variabili d’ idrogene carbonato . VI) Specie 1.° Acido focenico. Chevreul. «v»—’—‘6 atomi d’ossido di carbonio, 74 d' idrogene & | componenti molti esempi, dà Chevrenl nelle sue lezioni | recentissime di Chimica applicata alla Tintura ; ed un altro io ne traggo dall’etere iponitroso che essendo com- posto di 4 atomi d’ ossigeno , 2 d’ azoto, $ di carbonio, io d’idrogeno, può dunque considerarsi come un ipo- | mitrito d’ etere; e come un composto di 2 atomi d’acido Mitroso e 1 d’ essenza di trementina ; e come un altro ‘composto di 2 atomi di cianogene, 1 d’idrogene quadri- carbonato di Dalton, 8 d’acqua ecc. Ma basti per non nadare all’ infinito. 132 l’ elemento elettropositivo . Specie 2.° Acido caprico . Lo stesso . È 6 atomi d’ ossido di carbonio ,. 30 d’ idrogeno \ carbonato. Un acido focenico che ha raddoppiato l’elemento elettropositivo .. Un acido gallico che lo. ha quituplicato . si Specie 3.° Acido margarico . Lo stesso, 6 atomi d’ossido di carbonio, 15 d’idrogene | carbonato. Un acido caprico che raddoppiò l’ele- ® mento positivo. Un acido focenico che lo quadru- W plicò. Un acido gallico che lo decuplicò . | Specie 4.° Acido caproico. Lo stesso... 6 atomi d’ossido di carbonio , 9 d’ idrogene car- bonato.. Un acido gallico che triplicò 1’ elemento positivo . Specie 5.° Acido margaritico. Bussy e Lecanu. 6 atomi (?) d’ossido di carbonio, 27 d’ idroge- @ ne carbonato. Un acido gallico col nonuplo del suo elemento elettro-positivo. Un acido caproico @ col triplo dello stesso. i | Specie 6.° Acido butirico . 6 atomi d’ ossido di carbonio, 51 d’idrogene carbonato. Forse composto di % at. d’ acido gallico, e 3 d’acido focenico. Si può anche dire che risulti dall’ unione di :6 at. d’ossido di carbonio, e 5 4. d’idrogene carbonato ; ma ciò non rende granfatto più regolare la combinazione. E dunque più ve=. risimile che l’ analisi non sia esattissima, e che bi- | sogni rifarla. res Divisione 2.* i i Acidi grassi a 5 atomi d’ ossido di carbonio riuniti. con quantità variabili d’idrogene carbonato. y LI a . vo ht Specie 1.° Acido ricinico Bussy e Lecanu. '" s atomi d'ossido di carbonio, 123 d’idrogene ) 5947 | carbonato. Atomo nel quale il rapporto dell’ ele- . mento positivo al negativo è 1:2,; 5: 1. Specie 2.° Acido colesterico . Forse 5 atomi d’ ossido di carbonio, e 15 d'’ i- . drogene carbonato. Cioè l’ elemento positivo sta h, al negativo ::3:1. pecie 3 Acido margaritico .. Bussy e Lecanu. Forse, se gli atomi dell’ ossido di carbonio sono 5 in luogo di 6 (ciocchè si potrà decidere quan- do conosceremo con esattezza il valore dell’ equi- valente di questo acido!) gli atomi ‘dell’ idrogene % ‘carbonato sono 221; e bisognerà allora dire che . l'acido margaritico è un soldo colesterico (?) il qua- e assunse una volta e mezza la quantità primitiva del suo elemento eletropositivo . Specie 4.8 Acido oleico. Chevreul. Ù 5 atomi d’ossido di carbonio, 32 d’ idrogene | carbonato. Composto non al tutto regolare . ° Ma i ‘forse le proporzioni sono identiche con quelle del- #. l'acido seguente ; è la differenza sta' solo nella | ‘grandezza dell’atomo' composto risultante , ossia | nel numero assoluto degli atomi associati . | Specie 5.° Acido stearico . Lo stesso . 5 atomi d’ossido di carbonio, 32% d'’ idrogeno carbonato . Composto alquanto più regolare, in cui la quantità dell’ elemento positivo sta a quel. ‘la ‘del negativo ::6, 5: 1. Gruppo 2.° | ©Ossicarbonati a base d’idrogeno pluricarbonato. Genere unico. Ossicarbonati come sopra con reazione acida. | Specie unica. Acido benzoico . Berzelius. 6 atomi d’ossido di carbonio, 4 di bicarburo \ 1534 -d’ idrogene di Dumas. Meglio anche è un heido È naftalinico, cioè composto di tre atomi di nafta- Ù lina, e 3 d’ ossigeno . Ù FAMIGLIA 4 i Ossalati . Corpi riducibili a combinazioni dell’ acido ossalico con idrogeno variamente carbonato, e con acqua o senza. Genere 1.° Ossalati neutri. Specie unica. Legno disecato a 100°. Gay Lussac . e Thenard . t,3 Atomi 3 d’ acido ossalico, 9 d’idrogeno carbo- | nato: cioè 3 atomi d’ acido succinico i quali as- sunsero una volta e mezza la primitiva quantità | d’ elemento positivo . Varietà. Legno condotto a naturale diseccamen- to. Prout. Atomi 3 d’acido ossalico , 9 d’idrogeno carbo- nato, 9 d’acqua. Legno idrato. BL a TEO PRON IRE II Genere 2.° Ossalati acidi. Speeie 1.° Acido pirocitrico . Lassaigne . Atomi 1 d’acido osalico, 5 d’idrogene semicar- bonato . Specie 2.° Acido piro-mucico . Houton-Labillardiere. re 135 4 Atomi 2 d’acido ossalico, 23 d’ idrogene qua- ._..dricarbonato di Dalton. (a) Specie 3.° Acido succinico . Berzelius . «Atomi 1 d’acido ossalico, 2 d’idrogene carbo- | nato. Specie 4,° Acido acetico. Secondo Thomson. La stessa composizione che l’ acido succinico di . Berzelius: cosa poco verisimile . | Specie 5.° Acido ossalo-vinico. Dumas e Boullay . Atomi 2 d’ acido ossalico, 4 d’ idrogene carbo- | nato. Due atomi d'’ acido succinico riuniti in uno. w- FAMIGLIA 5.° Carbonati . i Corpi riducibili a combinazioni dell’ acido car- bonico con idrogene variamente carbonato, e con acqua o senza. Genere 1. Carbonati d’ idrogene carbonato , neutri , ‘4 o quasi neutri. Specie 1.° Glicerina. Chevreul. Acido carbonico at. 1, idrogene carbonato 2, 2 D acqua 3. . (a) L’analisi che abbiamo degli acidi pirogenii sono ‘ ancor troppe poche. Aspetteremo dunque per fissare intorno ad essi le nostre idee di conoscere un po me- o i numeri dati dall’ esperienza: ed è possibile che suna molto stretta analogia si ritrovi tra sì fatti aci- essendochè il fuoco applicato alia disparata natura molti di loro non è guari facile che li riduca tutti identità di principio elettropositivo ed elettronegativo . 136 X Specie 2.° Legno diseccato a 150° C. (Prout). i Acido carbonico at. 10, idrogene carbonato 10. Specie '3.* Zucchero di canna. Berzelius.. 199q di Atomi 8 d’acido carbonico, 8 d’idrogene car-. bonato , 4 d’acqua: ossia 8 at. d’acido CAS co, 2 d’etere solforico. dios Varietà, o stéssb secondo l’ analisi di Gay pe | sac e Thenard , e di Prout. Atomi 3 d’acido Pere ina vr d' idrogene car bonato, 2 d’acqua. Specie 4.* Zucchero d’ uva , li ite d’ dibido ‘ecc. Dumas e Boullay. _ Atomi 3 d’acido carbonico, 3 d'idrogeno car- bonato , 3 d'acqua: cioè 3 at. d’ acido carboni- co, 11 d’alcool. Lo COPAG secondo l analisi di SANZIO e di Prout. Atomi 2 d’ acido cartionines > d idreginti car- bonato, 3 d’acqua. i Specie 58 Gomma . } Nello stato suo naturale ha composizione iden- tica collo zucchero d’ uva. Diseccata a 100° C. è ugnale ‘nella. composizione allo zucchero di canna quale ci vien dato dall’ analisi. di Gay Lussac e Thenard, e di Prout. La diversità sta dunque tutta nella grossezza' dell’atomo , e ‘nel numero assoluto degli atomi componenti: Î Specie 6.° Fecola . Gomma con rudimento di organizzazione. Vedi. quel che ne abbiam detto a suo luogo. Genere 2.° Carbonati neutri o quasi neutri d’ idrogene a un q grado di carbonazione diverso dal precedente. Specie r.* Mannite. Atomi 6 d’acido carbonico , 9 d’ idrogene semi. Siani I d'acqua. its si È. 137 | Specie 0.° Zucchero di latte . i ‘Uguale nella composizione alla precedente: di- verso secondo che sembra nel numero assoluto . degli atomi associati in ciascum suo atomo. dh: de Genere 3.° | bonato. Due atomi d’ acido chinico (valutato al | modo di Henry e Plisson) privati della loro acqua | di composizione. Lo stesso in cristalli. Gay Lussac e Thenard,. «e Prout. «At. 3 d’acido carbonico, 11 d’idrogene carbo- | nato, 2 d’acqua. fppooie 2. Acido chinico . Henry e Plisson. î Atomi 4 d’ acido carbonico, 2 d’idrogene car- Dit NO «At. 2 d’acido carbonico, 1 d’idrogene carbo- | mato, 2 d'acqua: cioè 3 atomo d’ acido citrico di . .Berzelius, il quale assunse 2 atomi d’ acqua. Com- |. posizione più verisimile dell’ altra da me calcola- | ta; ma troppo lontana dai dati dell’analisi, e | perciò bisognosa di verificazione. Specie 3.* Acido suberico secondo Bussy. 1 At. 2 d’acido carbonico, 3 d’ idrogene. carbo- nato. Mannite deaquificata e ridotta ad un atomo i tre volte minore. Zucchero di latte deaquificato ? hi Risultato singolare . Bo fi Lo stesso calcolato in modo più conforme a’ dati . dell'analisi. ti «At. 2 d’acido carbonico, 3} d’ idrogene carbo- | mato. Composizione poco credibile, perchè poco A L'analisi ha bisogno d'essere rifatta . » Specie 4.° Acido mucico . «At. 6 d’acido carbonico, 3 d’ idrogene carbo- — Tom. III 10 x 138 Ù nato, 4 d’acqua: .e per conseguenza, come già. si disse, è un acido naftico risultante dall’ unione | di 2 atomi di nafta, ed 8 d’ ossigeno; o la riu- nione in un'‘sol atomo di 3 atomi d’ acido chinico privati di 2 atomi d’acqua; o la riunione di 14 at. d’ acido citrico\accresciuti di 4 d’ acqua; o fi- nalmente la combinazione di 2 at. di zucchero di canna considerati nel secondo modo qui sopra e- sposto, e spogliati della metà del loro elemento positivo . tal ASSES Cenere 4.° i Carbonati acidi d’idrogene unito ad una quantità — ‘di carbonio diversa dalla precedente. Specie 1.° Acido malico. Liebig. Atomi 4 d’ acido carbonico ,. 1 d'idrogene qua- dricarboniato di Dalton. Un acido racemico priva» to d’ acqua. Lo stesso secondo ‘un computo più conforme | all’ analisi. At. 4'd’ acido carbonico, 4 d’idrogene $ car- bonato': Un atomo d’ acido tartarico ‘anidro . Specie 2.° Acido racemico. Gay Lussac. At. 4 d’acido carbonico, 1 d’ idrogene quadri- carbonato di Dalton, 2 d’acqua. Un acido mali- co di Liebig, anidro. Specie 3.* Acido tartarico . Berzelius. At. 4 d’acido carbonico, 4 d’idrogene $ car- bonato:; 2 d’acqua. Un acido malico anidro ( con- siderato come nella seconda sua valutazione). nr Detti 7? i i 139 FamicLia 6. Mellitati yrpi il cui elemento negativo è l'acido mellitico , dl positivo è l’ idrogene variamente carbonato . Genere 1.° Mellitati neutri. «Acido mellitico, at. 1, idrogeno carbonato 1. Resta da decidere se l’analisi sia esatta, e se que- Specie 2.° Etere Benzoico. Dumas e Boullay. | Puòancheconsiderarsi come r at. d’ acido mel- litico, unito a 5 di sesquicarburo d’ idrogene , e 2 d’acqua, e perciò come un acido gallico idra- | to che-quintuplicò l’ elemento positivo. _ Genere .2.° Mellitati acidi. Specie 1. Acido gallico . Esso può essere anche considerato come compo- «sto d’ un atomo d’ acido mellitico, e 1 di sesqui- carburo. d’ idrogene di Dumas. Specie 2.° Acido ulmico. » |. Anche quest’acido può ugualmente tenersi, co- È me una combinazione di 5 at. d’ acido mellitico Ni 180 Sat li APPENDICE : Contenente il calcolo atomistico delle principali | sostanze azotate, di cui si hanno analisi. n: I precedente lavoro riguardò le materie prive. d’ azoto, e forse è suscettivo d’ emendazioni ulte= riori, e si risente della fretta della compilazione. Senza dubbio altrettanto e più dovrà dirsi del la- voro che seguita, il quale è da me dato come una. prima approssimazione alla determinazione atomistica delle sostanze contenenti azoto , rispetto alle quali stabilisco provvisoriamente le seguenti famiglie. » 8 FAMIGLIA 1. Cianidi . Corpi composti il cui elemento negativo è il cia= nogene, o un ossido di ciariogene , il positivo un idrogene carbonato. ° Genere 1.° Cianuri. Corpi composti il cui elemento negativo è il ciaro- gene , il positivo è l’ idrogene carbonato . ‘ Specie unica. Acido azulmico di Polidoro Boullay . Azoto at. 2— 177,04 . 47,64 47,64 Carb. 5—= 188,30 1 Mor. O, 5 d Idrog, sl calcolati 1,67 vati 1,60 —————— n 371,58 99,98 100,00‘ i 14I — conii sua fp 4 Ta, Carb. 1 Tarog. carbi.. & = I ss g. 1 @ È Un quadricianuro d' idrogene carbonato . Lu Genere 2°. Subbosidi di cianogene uniti all’idrogene carbonato, ed idrati o anidrl. Specie 1.° Fibrina . Ossig.at. 23 = 250,00 . de 19,51 19,685 Azoto 3 = 265,56 si - | 20,73 osser- 19,934 Saia 18 = 677,88 colati 52,92 vati 53,360 rog. (14 = 87,306 o 6,82. 7,021 | 1280,80 99,98 dla 100,000 Azoto 3 At. 3 d’acido cianoso @—| Carb. 6 / Ossig. 1% Ae 6 d’idrog. carbonato = da . fa È | __|Idrog...2 ad acqua =|Ossig. 1 fi 142 hl Specie 2.° Gelatina . Carb. 21 = 790,86 27,48 27,207. Ossig.at. 43 = 450,00 Azoto 3 =265,50 in'100 16,21 vati 130990 148,29 osser= | 47,881. Idrog. 2%; atidl: 04. sulla d, 90th | Ta9r4 1637,46 99,98 100,000. DRetE) : | Azoto. 3 Acido cianoso at. 3 Carb. 6 Ossig. 1% Catb.\ 15 Idrog. SII 73=]|] Di DE | 001 Idrog. 6 Acqua Porri Ss9.50] a | Ossiz. bar Fibriha in. ciaserin atomo della quale ogni atomo d’acido cianoso assunse mezzo atomo di più dell’ e- lementò positivo; e l'atomo intero assunse 4 atomi d’acqua . OTONI Specie! 3.* ‘Cacio s Ossig. 3— 300, 00 Azoto 6— 531,12 in 100 Carb. 42= 1581, 72 calcolati Idrog. 3o= 187, 20 To 10 arti ARE 2600, 04 i 950R 100,000 od SOLI, * “Azoto cdi na Acido cianoso at. Carb.: 12 cala Ossig. 3 Carb. 30 Idrog. Carbonato 15 = Idrog. 30 11,53 | 11,409. 20, 43 osser= | 21} 381 60,83 vati | 59,781. 143 — Due atomi di geletina denquificati, e riuniti in uno. Due atomi di fibrina denquificati , e accresciuti di tre atomi dell’ elemento positivo . Ma è libero ad tino il prendere anche la metà degli esposti va- È . È "CIA Genere 3.° |. Ossidi di cianogene uniti all’idrogene carbonato , î ed idrati o anidri. Specie 1.° A/bumina + | Ossig. 4= 400; 00 23, 60 23,872 . Carb. 24 = 903,84 in 100 | 53, 34 osser- | 52, 883 Azoto 3—= 265,56 calcolrti | 15,67 vati | 15,705 Idrog. 20= 124,80. 7,36 7540 1694, 20 |. 99,97 ‘| 100, 000 Mb: 110 Azoto 3, Acido cianico at. 3 = | Carb. 6 q Ossig. 3 i Idrog. carbonato 9 = tdror "i O Idrog. 2 tiaiislo 54 $Qssdg. 151 sind) sà |. Fibrina ossigenata, in cui 1’ acido cianoso diven- ne acido canico, e in luogo di prendere per ogni i suo atomo 2 atomi d’ elemento positivo, ne prese‘ | tre: Gelatina ossigenata, in cui l'acido cianoso subì lo stesso cangiamento, ed assunse per ogni suo ato- i atomo di più dell’ elemento positivo, spoglian- poi il complesso di 4 atomi d’acqua.’ vi 144 "as Specie 2.° Caffeina . Ossig. 10 = 1000, 00 27, 23 è dI 14 Carb. 45 = 1694, 70 in roo | 46,140sser= | 46,51 Azoto 9= 796,08 calcolati | 21,69 vati | 21354 Idrog.29 = 180,96 4,92 4,81 3672, 34 99, 98 | (100; 00. \ Azoto 9 Acido cianico att 9 —=]|Carb. 18 3 Ossig. 9 Idrog.. carbonato 133 =. tant né Tp __ | Idrog. x e RARA: RAEE e Ossig. 1 Tre atomi di albumina riuniti in uno, che perdet= tero la metà del loro elemento positivo, e z del- — l’acqua di composizione. Altri è libero di contare | 18 atomi d’acido cianico, 27 d’ idrog.. carbonato | 4 d’acqua. FAMIGLIA 2, Alcalogenidi è Corpi composti che hanno per elemento negativo un ossido d’ una particolare sostanza , la quale può chiamarsi a/calogene (a), composta d'un atomo d’a- ) on mi Lio rai (a) L’ alcalogene non si è ottenuto isolato: ma tutte le analogie. costringono ad ammetterlo, Infatti esso è il corpo esattamante inter- medio tra il radicale dell’acido indigotico e dell'indaco; ‘il quale può esser detto idigogene ; e il radicale dell’acido carbazotico, il qua- | Je può esser detto provvissoriamente carbazogene . E per. vero l’indi- gogene , secondo le ultime osservazioni di Buff, contiene 1 d'azoto, e 15 di carbonio; il carbazogene invece ha 1 d’ azoto, e 5 di carbo- | nio : mancava dunque a completare la serie appunto l°alcalogene s dove 1 d’azoto contiene 10 di carbonio; e non dubito che lavori ul- teriori lo daranno nella sua nudità, Va 145 | zoto e 10 di carbonio; e per elemento positivo l i- | drogene variamente carbonato, con acqua o senza . Genere. 1.° Ipalcalogenùtì . Composti d'un acido ipalcalogenoso . (formato di 3 at. d' ossigene, ed d’ alcalogene ), __ e della base detta di sopra. î Specie 1.° Cinconina + | Ossig. 3= 300,00 7,63 7,79 . Carb. 8o—-3012,80 in 100 | 76,68 osser-| 76,97 Idrog. 42= 262,08 calcolati |. 6,67 vati 6,22 $ prato 4= 354,08 9, OI 9, 0a ‘3928,.96 1 199,991; 100,00 È Li Azoto. 4 i Acido ipalcalogenoso at. 4 = | Carb. 4o Ossig. 2 Idrogene carbonato .|.00+ 20. — ni Prod È ni 3; | Idrog. fa ci nd SOI o! ch Caps Ù Stricnina il cui atomo perdette un atomo del sa- le ipalcalogenìto , ed acquistò un atomo d’acqua. Specie 2.° ‘ Stricnina, A Ossig. 3= 300;00. è 6,21 6, 38 È Car. 100 = 3766, 00. Hp 178,‘02 osser: | 178, a5 } ‘Azoto 5= 442, 60 , ‘colati | 9! 16 vati 8,92 . Tarog. 51= 318,24 6,59... | .09,54 3 4826, 44 99,.98 100506 146 Azoto. 5 Acido ipalcalgenoso at. 5 — | Carb. 50 Ossig. 24 Idrogeno carbagato 2125 = Prati sp | | Idrog. 1 A cquatati Re 1 Ossig. 3 Chinina , il cui atomo acquistò un atomo del sa- le ipalcalogenìto, e ne perdette uno d’acqua. Genere 2.° Alcalogenìti : Corpi composti; il cui elemento-negativo è un acido alcalogenoso (l’alcalogene unitoia 1 at. d' os- sigene ) il positivo la base detta di sopra. Specie 1.° Chinina. Ossic. at. 41 =: 450,00 . 10,17 10,43 Carb. 88 —3314,08 mate: ‘74,91 osser- | 75,02 Idrog. 49 Ea 305,76 al 6,91 vati 6,66 Azoto 4 = 354,08 8,00 18,45 ‘4423,92'%| 1 99:99 i 100,56 Azoto 4 Acido alcalogenoso at. 4 = | Carb. 4o Ossig. 4 Idrogeno carbonato . A srl Pri o” Acqua .t. lo. Rene = Brucina che, per passare a stato di Chinina, dee f 1 IY © "lo Ì 147 subire le mutazioni stesse le quali vedemmo doversi subire dalla stricnina per diventare cinconina, ec- | cetto che l’acqua invece d'essere raddoppiata è ri- _ dotta a metà. Specie 2.° Brucina . È Ossig.at. 6—= 600,00 . nen 76 11,21 Carb. 110 —4142,60 !® ni 74,34 osser- | 75,04 | Azoto 5—= 442,60 si “. | 7,94 vati 7,22 | Idrog. 6: = 386,88 °° | 16,94 6, 5à 5572, 08 99; 98 99, 99 Azoto 5 Acido alcalogenoso at. 5:= | Carb. 50 | Ossig. 5 Idrogeno carbonato Su, a gh na __|Idros. 2 MEO o Ossig, È Chinina che raddoppiò l’acqua di composizione , ed acquistò un atomo di più dell’ elemento negativo saturato allo stesso modo degli atomi suoi compagni dall’ elemento positivo . Genere 32 Ipalcalogenati. ‘148 Specie 1.* Narcotina . rina Abd = pae» 00 i 106 Do, de 18,00 Dink l'as 5’ I rog. Sdi 00 colati : va 391 Carb. 50 —1883,00 68,21 68,88 2760, 30 99, 98 100, 00 Azoto at. 2 Carbonio 25 | Ossigeno 5 Carbonio 25 Idrogeno 25 ' Acido ipalcalogenico at. 21 = Idrogene carbonato. . . 121 — Specie 2.° Veratrina .. 19,60 Ossig. 15 = 1500,00 19,68 Azoto 41—= 398,34 in 100 5,22 osser= | 5,04 Carb. 135 —5084,10calcolati | 66,72 vati | 66,75 Idrog. 102 = 636,48 8,35 8,54 7608,92 99,97 99:93 Azoto 41 Acido ipalcalogenico at. 41 — | Carb. 45 | Ossig. 9 Idrogeno carbonato . .. 45. = o # + Idrog. 1 Acqua . > +, + AI ;t alii dei 6 Niente vieta di supporre che gli atomi dell’acqua siano 123, in luogo di.12; e questa supposizione è — forse anzi la più ragionevole. di N° PU 149 Specie 3.* Morfina . . Ossigg 6 —= 600,00 15, II 14,84 . Carb. 75 —=2824,50 in 100 | 71,14osser- | 72, 02 . Idrog. 5a = 324,48 calcolati | 8,17 vati 7,01 Azoto 21—- 221,30 5,57 5, 53 3970, 28 99,99 100,40 Azoto 21 Acido ipalcalogenico at. 23 —=| Carb. 25 Ossig. 5 | Idrogeno carbonato. . . 25 = Lavor; Li __|Idrog. 2 Mequa. ....... <> SUSE E aria Ossig. 1 È chiaro che la Morfina ha più analogie colla Veratrina che colla Narcotina, giacchè quest’ ultima per ogni atomo d’ acido ne ha 5 d’elemento positi- vo, le altre due ne han 10. Genere 4.° Alcalogenati + Corpi composti, l’ elemento negativo de’ quali è l’alcalogene unito a 3 atomi d’ossigeno; e l’ele- | mento positivo è il solito . Specie 1.° Emetina . | Ossig. at. 9= 900,00 22,15 } 22,95 . Carb. 70—=2636,20 in 100 | 64,88 64,57 — Azoto 2— 177,04calcolati] 4,35 pener 4,30 i Idrog. 56—= 349,44 8,60 vara 4062, 68 | 99,98 99,59 150 | Azoto 2 ‘ Acido alcalogenico at. a = { Carb. 20 Ossig. 6 Idrogene carbonato . ì 25,,=5 | tag ki _ | Idrog. 6 Acqua 0 è o I, ta Ossig. 3 Specie 2.* Acido ippurico + 7,337 Azoto at. 1. 88,52 7,35 Carb. 20 753,20 in 100 | 62,55 osser- | 63,032 Idrog. 1o=. 62,40calcolati | 5,18 vati. 5,000 Ossig. = 300,00 | 24,91 24,631 1204,12 99,99 100,000 | Azoto 1 Acido alcalogenico at. 1 = | Carb. 10 Ossig. 3 LV Idrog. 10 Idrogene carbonato . 5 = | Cab i0 Rimarrebbero alcune altre materie, delle quali si hanno analisi e che pur potrebbero essere calcola- te .|Bastami d'aver dato questo saggio, nel. quale senza dubbio da altri, e da me stesso molte cose po- tranno e dovranno essere riformate. Poche parole soltanto aggiungo rispetto a ciò e saranno le se- guenti . Potè ognuno vedere che ammetto varii azoturi di carbonio nel modo che seguita * i r5r Azoto. . x Carbonio 2 ; = Cianogene 1 Azoto I } ; Carbonio 5 Radicale carbazotico I prato .. .I | Radicale alcalogenico 1 Carbonio 10 Azoto 4 : ossia 4 azoturi ne’ quali r azoto s' unisce a quantità | successive di carbonio ,; che stanno tra loro come i numeri 1, gi, 5, PA E già vedemmo Ta famiglia de’ cianidi, alla quale | bisogna aggiungere il cianito d’ ammoniaca di Woh- ler, ossia. l’ urea, e l'acido cianico di Serullas, os- sia dl’ acido pirourico. __Vedemno pure la famiglia degli alcalogenidi . 4 Resta alle investigazioni de’ dotti quella degl’ in- digogenidi, e de carbazogenidi , de' quali sono co- me altrove dicemmo tre esempi l’indaco, e l’acido ta | indigotico di Buff, e l'acido carbazotico ‘di Liebig. | Mancano, ripeto , le analisi. Quando queste verran- no, allora conosceremo in qual modo il fosforo u- Mriendosi o al cianogene, o al radicale carbazotico, all alcalogenico , o all indigogenico , o infine a quel che ci dirà l’esperienza, formi la cerebrina; e il solfo contraendo unione coll’ uno o l’altro di sì | fatti materiali formi altri composti. Ora tutto ciò è involto d'ombra e di mistero, e per questo siamo | costretti a tacere. Tuttavia Carbonio 15 Radicale indigogenico 1 \ Est aliquid prodire tenus , si non datur ultra. - bid FRITTE Mall è; AVVISO IMPORTANTE ——bL-P-r -— nm i Mediante lettera delli 17. Aprile anno corrente il Sig. Adolfo Senoner mi commette di avvertire i Naturalisti = che a Venezia si istituè uno Stabilimen=. to di Storia Naturale sotto la direzione del proprio. padre Dottore Gaetano Senoner, recapito in Piscina di S. Moisè N.° 1949. Questo Stabilimento provvede ogni sorta di minerali , petrificazioni ; e rocce sì del- la nostra Penisola; quanto della Germania, Unghe- ria, Francia, del Nord ec.; tanto in esemplari iso- lati, quanto in intiere collezioni coordinate secondo i metodi dei più illustri Professori esteri. Gli esem- plari hanno il pregio di presentare bella forma, fre schezza ,‘e perfetta conservazione: i prezzi saranno equi e moderati. Anche conchiglie terrestri, fluviali, e del nostro Adriatico, come pure Insetti d’ Italia , Germania, Francia ec. si ponno acquistare in que- sto Stabilimento , nel quale si ricevono commissioni anche per delle piante siano vive, od in esemplari. disseccati, abbenchè non ne esista un deposito di già formato =. 3p°, “4.Tom #//D tota La 9} (6 a" ) Ah. Ural P ATA . Pa” è ) “= n n VE x » trita ì FOOARITI LI i SR Ge Ta Wp MIS] tibet ae ci ISO a è UN é dI si d34” (0 riore Pu f ° ni tr, : . È n rat ti ) À v Ù . r , E i RIT é . 1a LA bi | ERA SIT) TN 4 Àw ui CIA Vi i } ber. ul ji i det cd MLIIBEATI Mbk ‘9 è. Re A i 7A 6 è t n mu n 4 bi p è 18 : paia | a VE LI 29°; R i e - Su < * ì Yo AZ nm n ve È. put R) Tal CNS hi) î Lc Fa ric be, 14 » n da Pi n ui dl n è » 1a e è 4 Tei th) TAVOLA Delle materie contenute nel Fascicolo VII.. ar Geognosia dei terreni ter- Berzelius . + è « « pag. 52. \\2){ ziarii delle provincie me- Descrizione di un nuovo ge-. ridionali della Francia -- di Marcel de Serres. pag. 3 nere di conchiglie. ( Pu- pina ) -- di Vignard « »» 54 =- Auctore Joanne Gus SONO. è + 0° + 000 0 0.039 57 nuovo genere di mammi- fezo fossile dell’ ordine dei pachidermi -- di G... Memoria sopra tre Specie Kaupe + è +. + è è è 39. 264 di Senecio -- del Profes- Sulle leggi dei numeri nel-. | sore Antonio Bertoloni,, 2 | W le vertebre dell’uomo -- Relazione sugli ossi fossili \ Oken ....+. ele te ‘dg 102 i Dei corpi di Wolff trovati negli embrioni delle ‘ra- trovati a Palermo -- del i Bar. Bivona Bernardi. ,, f | Prospetto generale della com- ne, e dei rospi -» G. ‘posizione delle sostanze Muller , . è e 0 0 00 39. 44 Sulla glandola, nasale. dei non azotate del regno or- ganico secondo,i principj serpenti == dello.stesso:3,, 50 della Stechiometria-- Me- Intorno un nuovo minerale moria del Professore Fran- {Sul Deinoterio. giganteo , : Siculae Prodromus trovato a Brevig -- di cesco Orioli . .. + +39, ANNALI STORIA NATURALE FAscicoLO VOI Sul finire di ogni bimestre si pubblica un fascicolo di questo: giornale .. Il prezzo dell’intera annata è di paoli romani | trentasei per lo stato Pontificio, per l’ estero; compresa la francazione fino ai confini, d’ ita= ‘liane lire ventidue, e cinquanta centesimi. x 5°, v° là “-noLocna 1830 TIPOGRAFIA MARSIGLI CON. APPROVAZIONE. Me è; — srocrena ee ci Ga CAS DTD "ALE ISS KS: SS LI SLETICS NC santa “age o sa y Ù ie. SITL Caspita inni — TR AVA EI RS GTA CO TSTA GELA I s ETERNO MI OMNIA ELISE CRIRI Imago i lati. pins piatt”, È IAA ate Nd MEIN de: Fon) {< RDADAREC E, 1oig ERA TUOI: DISTRO 1a: ; PBI TIE Fi) i RETTA + SPOSE Eni ante AAA TA . < MTA: si asia) 7 2 Bat st # STE DIE RIA] STTTOIVIA 43 i PISTENA Pini vArtasoottità CRY SRUBRAVOIIIA. 09 # Ù 3 \ SrL sa; morirai Mia wa gian cate eg 153 ser. Giovanni, Ueber ein eigenthiimliches dem nervus sympaticus etc. «= Sopra un sistema nervoso |, proprio degli intestini degli insetti, analogo Mrs al gran simpatico. ‘. fra i Pi di (Nova acta Acad. C. L. C.. Naturae curiosorum .. . Tom. xiv. Pars 1, Bonnae 1828. pag. 71-108.) SA n Le osservazioni contenute in questo lavoro del ce- bre Miiller sono molto importanti, giacchè servono llo scioglimento della quistione da tanto tempo agi- a tra gli anatomici, se cioè alla maggior parte de- ‘animali invertebrati attribuir si debba. una sola qualità di nervi, e questi nati da un centro comu- ne analogo, secondo alcuni, all’ asse cerebro-spinale dei vertebrati, secondo altri alla doppia linea cen- trale dei ganglii del gran simpatico. La scoperta lla coesistenza in molte specie di animali inverte- ati del doppio filo a ganglii, analogo al cervello e spinal midollo dei vertebrati; e di un altro si- stema di filamenti nervosi perfettamente simili, pel modo di loro distribuzione, per la loro origine e comunicazioni, a quelli del gran simpatico degli animali superiori, toglie, nel maggior numero dei casi almeno , qualunque dubbiezza, e dimostra ad evidenza che il complesso dei nervi per lo addietro gonosciuti e descritti, singolarmente negli articolati, \ certamente paragonabile al sistema cerebro spina- e. Ma passiamo tosto alla esposizione delle prove fatto sulle quali è questa importante scoperta ondata . Sorprende assai, dice l’autore, il vedere che fi- andosi ad osservazioni superficialmente istituite, si oglia da molti ammettere che la catena dei gan- ii addominali degli insetti rappresenti un sistema Mom. III. i SP ASCAZE dISGE 154 nervoso somigliante a quello del gran simpatico de-. gli animali vertebrati. Dopo che Ackerman, Reil, Bichat ebbero indicata questa analogia, essa è stata ripetuta ed ‘accettata principalmente da quelli tra gli anatomici che non cercano di indagare la verità mediante le osservazioni da loro stessi istituite sugli oggetti naturali, bastando loro l’ altrui asserzione che vestono in nuove fogge, deducendone ancora . delle conseguenze e delle teorie che allettano bensì | i conoscitori poco profondi, ma che non bastano a convincere quei naturalisti ed anatomici che pre- | stano fede soltanto ai fatti debitamente e ripettuta- mente osservati. Abbenchè però la ipotesi suriferita | fosse da un buon numero di anatomici accettata non mancava però di forti oppositori, e la quistione pendeva ancora indecisa. Infatti anatomici di chiaro nome quali sono uno Scarpa, Blumenbach , Cuvier , Gall , G. F. Meckel, Arsaky hanno decisamente ne- gato che esista questa rassomiglianza od analogia. tra il gran simpatico ed i filamenti nati dalla dop-. pia catena dei ganglii degli insetti; anzi in questo sistema hanno piuttosto veduto, e con fondate ra-. gioni dimostrato, l’ analogo del sistema dei nervi cerebro spinali degli animali vertebrati. Osservan- @ do anche più esattamente e seguendo in molte spe-. cie il naturale sviluppo e disposizione del sistema. nervoso dei suddetti animali articolati, gli illustri. anatomici G. F. Meckel, e Ph. Fr. v. Walther, asserirono in seguito con maggior precisione , che. quella regione della catena dei ganglii encefalici. degli insetti che si prolunga dalla testa verso il tronco debba considerarsi quasi come 1’ analogo del sistema del gran simpatico riunito per tal modo, e. quasi immedesimato, negli articolati, col sistema dei. ganglii rappresentanti la midolla spinale, e contenuti nel rimanente della regione toracica e nell’ addome. degli animali stessi; e che il gran simpatico perciò i | È Vari gd N) bi i 14 4 Ul ) SS i 155 | sì mostrasse sotto È apparenza di un sistema molto | sviluppato e perfettamente distinto da quello dei | mervi cerebro-spinali soltanto negli animali di più | complicata struttura formanti la Provincia dei ver- | tebrati. Per tal modo le due sezioni del sistema | nervoso, quella cioè del gran simpatico, e l’altra dei nervi cerebro-spinali, immedisamate, per così | esprimermi, in un solo sistema negli animali senza ‘ | vertebre vestirebbero tali forme ed apparenze diverse nelle dune provincie dei molluschi e degli articolati, da rassomigliare piuttosto nei primi, cioè nei mol- luschi, al vero sistema del gran simpatico dei ver- tebrati; e negli articolati a quello dei nervi cere- bro-spinali. Quest’ ultima opinione fu addottata e | più chiaramente esposta anche dal Rudo/phi , il quale nelle sue aggiunte alla Antropologia attribuisce agli hi animali vertebrati un doppio sistema nervoso., del | gran simpatico cioè, e dell’ asse cerebro-spinale , e | li chiama quindi Dip/oneura; ed agli invertebrati © | un sistema nervoso unico, non diviso cioè in due sezioni, denominandoli Haploneura . Il sistema ner- voso semplice degli invertebrati ora rassomiglia piut- tosto a quello del gran simpatico, come si vede nei. mollusci ai quali dà il nome di Garg/ioneura; ora | veste più particolarmente le forme del sistema dei | nervi spinali, p. e. negli insetti, e negli articolati in genere, che secondo lui dire si. possono Mye/o- TEUTA . ...G. R, Treviranus, ed E. H. Weber erano di pa- rere che nella serie dei nodi della catena di gangli degli insetti rappresentata fosse la serie dei ganglii «ei nervi spinali dei vertebrati, in modo particolare «disposti e ravvicinati, e che nei filamenti longitu- | dinali, mediante i quali i noduli stessi sono tra lo- | to,riuniti negli insetti, si mostrasse di già un primo rudimento dei fasci dello spinal midollo, tanto svi- luppati ed enormemente ingranditi nei vertebrati . 156 i i Dopo che in Germania fu generalmente ammessa e dimostrata la ‘tassomiglianza ed analogia tra il sistema nervoso degli invertebrati, e quello dell'as- se cerebro-spinale dei vertebrati; in Francia, ed in un’ epoca recentissima, duè anatomici ben noti per le | importanti opere pubblicate; Serres cioè € Desmou- lins (1); riprodussero quasi come cosa nuova le stes- se idee, quantunque in molte altre occasioni aves- sero di giù fatto conoscere di essere informati dei molti lavori sù ‘tal proposito pubblicati dagli ana- tomici di Germania, le opere dei quali non hanno in verun modo citato: Ma essendo io sul punto, di sciogliere completametrite questa quistione da tanto tempo agitata; e ciò mediante la descrizione di un vero nervo simpatico esistente negli insetti; separata- mente ed ai lati della catena dei gangli addomina- lis tralascietò qualunque ulteriore ricerca sulle ra- gioni dagli uni e dagli altri addotte in appoggio delle loro ipotesi. Dirò soltanto che tanto quelli che paragonarono il sistema nervoso degli insetti al gran simpatico dei vertebrati; quanto gli altri che videro in esso l'analogo di un sistema cerebrosspi- nale non eransi da prima formata una idea esatta _ sulla natura di questi sistemi, e sulla qualità delle funzioni diverse ai medesimi affidate. Infatti; senza anche ricorrere a delle prove anatomiche di fatto, era ben sufficiente per non ingannarsi nella deter- minazione precisa del sistema nervoso degli ‘insetti 1° esaminare fisiologicamente le funzioni affidate alle principali diramazioni nervose di questo sistema. Non basta la sede, non basta l'esterna conformazione, 0 l'apparenza di un organo per determinarne la vera (1) Le opere alle quali allude in questo-luogo Miiller sono, l’Ana- tomie comparèe du cerveau dans les quatire classes des animaur vertèbrès ; par E. R. A. Serres,, Paris 1824; e l’Anatomie des sy- stèmes nerveur des dnimaux a vertèbres par F., Magendie et A. Desmoulins. Paris 1825. 7 i “TAG, 157 | sua natura ed essenza, fa duopo-rintracciarne an- cora gli usi, e paragonarne le forme în un gran _ mumero di specie. Infatti un sistema nervoso for- mato di filamenti interseccati da ganglii sparsi in ‘modo irregolare dir non si deve ancora perfetta | mente analogo al gran simpatico dei vertebrati; e nello stesso modo dei fascii, dei filamenti disposti | in linea parallella all'asse del corpo, non costitui- | scono ancora un vero midollo spinale, abbenchè sia- | no di tratto in tratto regolarmente interrotti da | ganglii proprii; le rassomiglianze di forma sono in | questo caso ben poco importanti, e dipendono spes- so solo dalla forma singolare dell’ animale al quale | appartengono. Osserviamo, a cagion d’ esempio, i | rettili dell’ ordine dei batracci, e singolarmente le . dorsale, ciò non ostante l’animale non è meno prov- veduto perciò di yeri nervi spinali, che sotto la forma di una lunga coda equina discendono pel ca- | nale delle vertebre; veri nervi spinali, perchè si 4 distribuiscono alle stesse parti, servono alle funzioni | medesime cui sono destinati i nervi che negli altri vertebrati si staccano dal lungo funicolo midollare to midolla spinale. In questo caso la forma, l’ ap- delle apparenze si direbbe che mancando la maggior parte del midollo mancano ancora i nervi col me- | desimo comunicanti, il che realmente non ha luo- | go. Quello che facilmente si vede nei batracci dei | generi suddetti è stato ancora dimostrato mediante (=) De piscium cerebro et medulla spinali. Hal, 1813. p. 6. Fab. III: fig. 8.9. ‘158 questa specie infatti i nervi spinali del tronco deri- vano da una breve produzione del cervello di forma conica la quale occnpa il posto della midolla allun- gata: da questo bulbo con doppie radici, come su- cede di tutti i nervi spinali, si ‘staccano molti '‘tron= chi. nervosi i quali formano tanti fascii distinti, cir- condati però da un comune inviluppo , e contenuti entro il canale spinale nel quale successivamente iso- landosi gli uni dagli altri escono per g gli spazii in- tervertebrali, nella guisa stessa che si ‘Vede nell’ or= dinaria struttura e disposizione dello spinal midollo . Una modificazione analoga a questa s' incontra pure in un'altra specie di pesce il Lophius piscatorius nel quale il brevissimo bulbo del midollo termina alle prime vertebre della cervice. Queste variazioni relative alla maggior o minor larghezza del midollo spinale, ed alla diversa sua configurazione appariscono evidentemente anche ne- gli animali invertebrati, nè creder si deve perciò che realmente il sistema cangi di natura e di uffi- zio e che meriti di essere distinto ‘con nomi proprii, o considerato quasi una nuova formazione di un si- stema sui generis ' diverso totalmente da quello che dicesi cerebro-spinale. Alcune osservazioni di fatto come nel precedente caso , anche in questo confer meranno la verità delle mie asserzioni. Le osserva- zioni infatti di G. R. Treviranus (1) dimostrano che tra gli animali articolati ancora esistono alcuni ge- neri nei quali manca la catena continua e longitu- dinale dei ganglj ordinarii , ed invece questi si tro- , vano irregolarmente sparsi quasi come si vedono nei mollusci ; alcuni generi della famiglia degli aracni- | di denominata da Latr. Phalangita presentano que- sta particolarità. In altri generi di aracnidi lo stes- so sistema nervoso mostra un fascio solido centrale, (1) Ueber den innern Bau der Arachniden. Nuùrnberg 1812 159 laddove nella famiglia degli scorpionidi ricomparisce di nuovo la catena. centrale dei ganglii addominali . Anche nel sistema del gran simpatico la struttura modosa od a ganglii non è essenziale per modo che ‘non possa qualche volta mancare; questo sistema | esaminato nei pesci manca infatti dei ganglii, tanto | apparenti negli altri vertebrati. Il carattere essenziale pel quale questi due siste- «mi nervosi del tronco , il simpatico cioè ed il cere- bro-spinale , possono essere tra loro distinti consiste rea diversa qualità delle funzioni ai sistemi mede- | simi affidate. I nervi dello spinal midollo regolano a preferenza le funzioni dipendenti dalla volontà, Miaigore i nervi del gran simpatico, destinati prin- | pipalmente all’ apparecchio digerente, servono alla ‘i vita vegetativa: i primi comunicano direttamente rad asse cerebro-spinale, i nervi del gran simpatico invece esistono quasi indipendentemente dall’ organo Miicdetto; formansi e si aumentano nelle diverse re- | gioni del corpo per se stessi, e solo indirettamente, e mediante filamenti esili, unisconsi all’ asse cere- brospinale, e per parlare con maggior precisione , a diversi dei tronchi nervosi dall'organo stesso pro- dotti. I caratteri dedotti dalla forma, disposizione , upe posizione del gran simpatico soggetti sono ‘a pre- sentare notabilissime variazioni, singolarmente negli invertebrati, come vedremmo nella particolare descri- | zione di questo nervo, che dire si può ancora inte- ‘stinale, o del canale digerente. Negli insetti è per «lo più un nervo semplice, non avente cioè com- pagno nel lato opposto del corpo, come costante- mente si vede nei vertebrati nei quali sulle regioni laterali della spina scorre il doppio tronco del gran simpatico. Ma lo spinal midollo ancora negli insetti, | © negli invertebrati in genere, mostra notabili modi- icazioni nella forma e posizione ; negli insetti p. e. î fasci nervosi che lo compongono sono quasi sem- 160 | pre separati il destro dal sinistro, laddove nei vert | tebrati questi fasci compressi gli uni sugli altri. co- stituiscono un semplice cilindro . Il nervo simpatico degli insetti occupa la regione superiore o. dorsale del corpo, lo spinal midollo invece nelle regioni posteriori del tronco, discende inferiormente. Il gran simpatico formante ganglii negli insetti se ne mostra privo nei vertebrati dell’ ultima classe, i pesci. Tutti i riferiti caratteri desunti dalla forma e posizione di questo doppio sistema di nervi servono bensì a segnare delle differenze per le quali i varii generi, le diverse classi degli animali possono essere, anche — sotto questo rapporto, tra loro distinte, ma non in- teressano nè variano l’ intima natura dei sistemi stessi, nè gli usi ai quali in tutte le classi sono destinati. Prima di discendere alla esposizione delle parti- ; colari nostre osservazioni, dice l’autore, sul nervo | simpatico, od intestinale degli insetti, gioverà indi care di volo tuttociò che intorno a questo sistema . è stato oscuramente detto e dimostrato dagli scrit= tori che mi precedettero . | Se i più recenti osservatori prestato avessero mag- giore attenzione a quanto gli illustri Swammerdam 0), e Lyonet (2) avevano scritto e delineato rela-. tivamente al nervo ricorrente degli insetti, non'avreb- bero certamente molti di essi paragonato il sistema nervoso inferiore degli insetti al gran simpatico dei | vertebrati. Di già Swammerdam nella. larva dello. Scarafaggio nasicorno , ed in quella del baco da seta descrisse un nervo sine pari scorrente per la. regione superiore o dorsale del canale alimentare, e ‘questo nervo lo considera nato con doppia radic@j A Se attra LAME AA e ne td ir n (1) Biblia Naturae, Leydae 1737. Lo (2) Traitè anatomique de la chenille qui ronge le bois de saule » » A la Haye 1762. Di GN” dA a: 16r | dalla.regione anteriore del:cervello, 0 ganglio en- | cefalico di questi animali. Questi filamenti 0 radi- | ci scorrono .e dirigonsi. da prima verso la regione | anteriore del corpo, poscia 'si approfondano- e pie- | gando all’ indietro riunisconsi in un ganglio comune | sull’incominciamento' del. canale. esofageo. Questo — ganglio del nervo Size pari 0 recurrens situato sulla | faccia dorsale dell'esofago si continua allo indietro hi n un' filamento che ben presto ‘si rigonfia in un se- | condo ganglio dal quale il tronco nervoso esce di nuovo semplice; ma ben presto si divide in. molti Ta mi diretti ‘allo stomaco ed al capale intestinale . (Swamm. op. cit. tab. xxv11r. fig. 2. e 3. g). Una | disposizione analoga si ripete nel nervo ricorrente della larva del baco da seta. ( op. cit. tav. xxvi1r. fig. 3. g). Lyonet ha descritto questo stesso nervo anche con maggior precisione nel bruco del salice. In questa: specie di insetto il nervo ricorrente, al | dire dell’ illustre anatomico , incomincia mediante una serie di piccoli. ganglii. ( ganglia frantalia. del Lyonet), nella regione anteriore del capo superior- mente ed anteriormente al cervello. Il terzo che è anche il maggiore di questi piccoli ganglii del ner- vo ricorrente, mediante rami laterali presenta una i doppia comunicazione «coi nervi cervicali; gli altri due ganglii, il secondo cioè, ed il primo posti; nel- la regione più anteriore sono uniti tra loro e col | terzo mediante un comune filamento longitudinale. Tutti e tre questi ganglii frontali del nervo, ricor- rente spargono rami sui muscoli dell’ esofago, ma il terzo ganglio mediante dei rami laterali si unisce inche al ganglio encefalico. Una breve strozzatura separa il terzo dal quarto. ganglio; ed è questo se- guito da parecchii altri molto più piccoli distinti per mezzo di strozzatura ; dall’ ultimo di questi gan- zlii si prolunga il nervo ricorrente divenuto, sempli- e, e corrispondentemente alla metà circa della te- [] ri 162 sta attraversa il vaso dorsale discendendo: dalla ré-. ‘gione superiore alla inferiore del corpo: infatti do- po questo passaggio si vede scorrere tra la faccia inferiore del vaso dorsale, e la superiore dell’ eso» fago mandando continuamente dei rami sì all’ uno | che all’altro; il passaggio del nervo attraverso del vaso dorsale, e l’ andamento suo nella regione an» teriore di esso vaso vedesi nella Tav. xm. fig. 1.° 4° dell’opera citata del Lyonet. Ma queste non sono le sole radici dalle quali proviene il nervo ricorren> te: dalle regioni laterali del ganglio encefalico di- scendono dei sottili filamenti i quali a piccola di- stanza riunendosi tra loro da ciascun lato formano due ganglj (segnati f, f, nella citata figura), i, quali mandano molti filamenti ai muscoli dell’ eso- faso, ed all’ incominciamento del vaso dorsale; tra questi sono notabili due fili non tanto piccoli (68, #), che discendendo si congiungono col nervo. ricorren- te. Questo nervo perciò ha orrigine dalla serie di- spari, e dai due piccoli gangli laterali della testa W@ ( petit Ganglion de la téte Lyonet). Î Scorrendo il nervo ricorrente sulla faccia dorsale | dell’ esofago , tra questo ed il cuore, o vaso dorsa-. le, dà ad ambidue i canali numerosi rami, e. pri-. ma di arrivare allo stomaco si divide in due tron> chi laterali ramificati sullo stomaco medesimo (ivi. Tav. x. fig. 1.°) | Siccome, continua sempre l’ autore, le osserva- j zioni che sono per esporre riusciranno viemaggior- mente chiare avendo sotto gli occhi anche gli esat-. tissimi disegni dell’ illustre Lyonet, così ho creduto di fare cosa grata agli amatori della Storia natura=. le riproducendo parecchie delle figure del medesimo che riferisconsi all’ orrigine ed andamento del nervo ricorrente; quindi delle figure che accompagnano questa memoria la 1.* ( Tav. 2. Tomo III di questi. Annali ) corrisponde, come lo abbiamo detto di su rio ka ian Var 163 Rei alla fig. 2.3 tav. xxvin. di Swammerdam; la | 2.4 alla fig. 1.* tav. xvi. di Lyonet; la 3.* alla fig: | na tav. xDI. dello: stesso. i Cuvier‘in alcuni insetti ha pure descritto il ner- | wo ricorrente alla maniera del Lyonet: lo stesso in- signe anatomico ha pur anche confermate ed am- | pliate le asserzioni di Swammerdam sull’ esistenza cli questo nervo nella larva dello scarafaggio nasi- È orno ? avendo seguito un grosso filamento. nervoso dispari esteso a tutta la lunghezza del canale inte- stinale. Oltre di ciò il medesimo Cuvier ha osser- vato lo stesso nervo nella larva del cervo volante, nell’ Hydrophilus piceus, e nella Locusta viridissima . È G. F. Meckel (1) ha veduto distintamente nella cicala comune il nervo ricorrente del quale parlia> mo, ma non lo ha seguito lungo il canale intesti- nale, *G. R. Treviranus (2) ha pure osservato questo: ner- vo nel Dytiscus marginalis, nell’ape, e nella Sphynx digustrî, però senza descriverlo più estesamente di uello fatto avessero altri naturalisti . ‘Anche Marcel de Serres (3) ha descritto un siste- nia nervoso secondario degli insetti, ma non ha di> stinto le specie nelle quali si trova disposto nella maniera da lui indicata ; e nota semplicemente che questi nervi esistono soltanto nelle specie munite di Vasi biliari superiori, e di un canale intestinale gomposto. Questa asserzione però puossi facilmente dimostrare falsa , giacchè soltanto un maggiore per- fezionamento ed estensione di questo sistema trovasi | elle specie che presentano i generali caratteri asse- i gnati da Serres, ma anche le ‘altre, non ne sono del ————______—_ ________—_ —— 9«* ———* O) "ita Zur potrai anatomie è Tom. Ie pag. Ki Li- psia 1811. ) 164 ) ì fi tutto sprovvedute. La descrizione che questo auto- re dà del nervo ricorrente di Swammerdam e Lyo- net, si addatta in generale alla minima parte degli insetti che ho potuto sottoporre alle mie osservazio= ni, e deve appartenere ad un solo genere, Affinchè | dei ganglii addominali, continua egli = Il sistema ! nervoso degli insetti non si limita ai gangli inferio- ri, si compone ancora di una serie di altri ganglii situati verso la regione superiore del corpo, e que» sti ganglii sono formati da due filamenti nervosi Mi principali che partono dalla faccia posteriore e su- periore del ganglio cerebriforme. Questi nervi. at- traversano la parte posteriore dei muscoli abduttori delle mandibole, ai quali danno molti fili, prima di arrivare alla regione superiore dell’ esofago. Quivi spargono molti rami, dirigonsi in seguito all’ indie- tro verso la parte superiore dell’arcata occipitale; ma prima di uscire dalla cavità del cranio formano un piccolo ganglio, quasi sempre rotondo , il quale si prolunga in due filamenti molto visibili. Appena usciti dal cranio questi nervi dividonsi di nuovo e vanno a distribuirsi sulla parte superiore dell’ eso- Mi: fago: arrivati nel corsaletto, o regione toracica, compongono un ganglio cordiforme di colore al- quanto più fosco di quello proprio dei filamenti nervosi. Questo gahglio sembra quasi aderente al corsaletto, dal medesimo si staccano molti filamenti nervosi tra i quali distinguonsi quattro paja che ap- 165 . s_»* Ai . 5_}* Bue pena nati suddividonsi in rami moltiplicatissimi for- ‘manti una rete attorno allo stomaco. I rami princi- PESTO pali di questo sistema continuano sempre a prolun- garsi allo indietro nella medesima direzione ; quattro di questi nervi spatgonsi in una delle borse biliari, altti quattro nella opposta. Al di là delle appendici giliari ariteriori o supetiori questi nervi nori possono più seguirsi distintamente. Allorchè però i vasi bi- liari supériori nori formano più vere borse comuni , in tal caso avvi uri filamento nervoso diretto a cia- scuno dei vasi biliari distinti; ed il numero di que- sti fili varia al variare di quello delle appendici biliari = | i i Quantunque Marcel de Serres in questa generale \deserizione non nomini le specie osservate, tuttavia le patticolarità che la descrizione stessa contiene le svelano facilmente i infatti essa si addatta soltanto agli Ortopteri muniti di vasi biliari superiori ;/e tra uesti ancora ai soli generi Acheta; e G#yllotalpa aventi due latghe insaccature; nelle quali si inse- riscono i vaselini biliari superiori molto sottili. | Avendo io esattamente esaminati i nervi intestinali | del grillo talpa, comunicherò ora i risultati di que- ste mie ricerche, accompagnando le descrizioni colle figure necessarie alla maggior loro intelligenza, trat- | te dal naturale. La disposizione di questi nervi; il loro andamento, mi è sembrato talmente diverso da quello indicato nella descrizione di Marcel de Ser- s; che dubito molto che abbia egli seguito come tipo principale delle sue osservazioni questo genere di insetti. Infatti nel grillo talpa i nervi di cui arr FETI EI RI I E. ren da (9°) w (©) S° (t}e) (©) D (nr (©) n ri o 3 DD [e] (©) È 3 o mi pa S (©) n (©) hd = a? mi | ps‘) fa [eri 106 (Tav. II. fig. 10) sul rimanente dello stomaco SIR È scolare. Non corrispondendo la descrizione di Ser- res al grillo talpa sembra quindi che riferire si deb- ha piuttosto al genere Acheta le specie del qual genere non sono state da me osservate: tuttavia sic- come il canale alimentare del grillo comune, e del. grillo campestre è molto analogo nella forma e strut-. | tura a quello delle specie del genere Acheta , e ciò non ostante la ridetta descrizione non corrisponde nepure a questi insetti, così dubitare si potrebbe. che alcune asserzioni dell’ illustre anatomico più. volte citato mancassero del necessario appoggio di esatte osservazioni. Tale si è fra le altre quella che il secondo ganglio del nervo intestinale sia attac- cato fortemente all’ inviluppo corneo del. torace, giacchè questo nervo scorrendo sulla faccia dorsa- Je dell’ esofago, questo canale si mantiene sempre ad una certa distanza dallo scheletro esterno ; nella regione toracica poi tra l’ esterna dura corteccia dell’ insetto ed il tubo alimentare si interpone il vaso dorsale, ed un ben robusto strato di musco- li. Oltre di ciò anche la descrizione dei quattro ra- mi nervosi diretti ai due sacchi ciechi è poco esat- ta: in tutti gli insetti da me osservati i ramuscelli nervosi che si prolungano fino alle cieche appendici | sono estremamente fini per modo che appena appena possono essere veduti dal occhio armato d’ una len- . te di grande forza. Questi dubbi fannosi ancora | maggiori e più fondati qualora si rifletta alla se- conda asserzione di Serres, che riguarda quegli in- setti che hanno delle cieche appendici tubuliformi allungatissime in numero di 6, ad 8., ciascuna del- . | le quali si dice fornita del proprio. filamento nervo- | so distinto e visibile. Io ho osservato molti generi di insetti appartenenti a questa Sezione; cioè man- tidi, tignuole, grilli, cavallette, e l’asserzione del | suddetto naturalista non si verifica ne anche ap- prossimativamente . di "A N. De 167 | Relativamente alla natura ed analogia di questo nervo; o per dir meglio di questo sistema di fila- menti nervosi, la descrizione più esatta. del quale . ricercarla dobbiamo soltanto nelle opere di Swam- merdam, e di Lyonet, non è stata per anche ben dimostrata, giacchè fino al presente la massima par- te degli scrittori di siffatte materie, trascurarono del tutto queste ricerche ; solo G. F. Meckel (opera citata T. n. pag. 86), e G. R. Treviranus (op. cit. | p- 58), hannot in modo chiaro sostenuto , che il nervo detto ricorrente degli insetti, paragonar si debba al gran simpatico dei vertebrati. E Trevira- nus specialmente opina ancora che al solo nervo predetto, e non già all'ottavo o pajo vago, come lo pretesero alcuni, debba essere ‘paragonato. Le osservazioni che sono per riferire, e che riguardano la forma la più completa ed estesa di questo ner- vo, del quale il così detto ricorrente del’ Lyonet | costituiscè solo l’ incominciamento incompleto , ba- steranno per dissipare qualunque dubbio su tal pro- posito, dimostrando la perfetta analogia del mede- simo con quel sistema di nervi che nei vertebrati si dice del gran simpatico , o dell’ intercostale. ire Osservazioni mie sul sistema del nervo intestinale degli Insetti. L’antica denominazione di nervo ricorrente che fu data al nervo a ganglii del canale alimentare degli insetti, nervo che comunica evidentemente col | ganglio encefalico , risveglierebbe delle false idee e servirebbe di ostacolo ad una esatta e chiara de- | serizione , quindi questo nome deve essere riformato | sostituendogliene uno più esatto. Il nervo intestina- le degli insetti non è ricorrente che nei coleopteri, e nelle farfalle, formando davanti al cervello i gan- glii frontali, disposizione verificata, anche dalle mie Zi #4 168 osservazioni .. Negli Ortopteri; generalmente parlan- do ; nasce dalla regione posteriore del cervello, quin- di non è ‘più: ricorrente, in tutti poi gli insetti i fi-. lamenti nati da questo nervo spargorisi soltanto, ed appàrtengono al canale alimentare, mai ai muscoli dalla .volontà dipendenti ; e nel. maggior muimero delle specie. notomizzatè, pervenuto sullo. stomaco acquista il.massimo sviluppo; e talvolta da questa. stessa regione vedonsi ascendere i due filamenti sem-. | plici che lo mettono in comunicazione col cervello : quindi avuto riguardo al modo costante di diramarsi di questo. sistema lo denominerò d’ orà in avanti nervo intestinale ( ErnGEWEIDENERVEN ).. ORTOPTERI. Phasma ferula : La scoperta di uti sistema netvoso particolare e molto perfezionato nel canale intestinale, da prima nei Fasti, ed in seguito nei Mantidi, fu da me annunziata; sono di già trascorsi parecchii anni, nella. mia dissertazione intorno una nuova comuni- cazione del vaso dorsale degli insetti colle ovaje. ( Nova Acta Acad. Nat. Cur. T. x. Pi 2. pag. 570): in allora diedi pur ariche la descrizione del canale intestinale, e per l'esatta intelligenza di quanto sono per dire intorno il sistema nervoso intestinale della Phasma ferula potrà bastare la spiegazione dellà qui unita figura del canale alimentare della predetta specie di insetto. Tav. II. fig. 6. — A le fauci, o l’incominciamen- to dell'esofago — B il primo stomaco, ovvero lo stomaco detto membranoso — C restringimento di esso stomaco nella parte media — D stomaco mu- scolare — E intestino tenue — F cieche appendici del tenne, o vasi biliari — G luogo nel quale i 22" | predetti vasi sboccano nell’ intestino —.H il o | e, glandole salivali, composte di piccoli acini di- stribuiti in otto filamenti o masse longitudinali in- ‘torno all’ incominciamento dell’ esofago. Ciascun pa- jo di questi cilindretti glandolosi ha un condotto A comune: la fig. 7. rappresenta quattro di queste serie di acini. isolate; 2; vasellini filiformi che prolungasi dalle cieche appendici; cy vasi bi- ‘liari. Da tuttà l'estensione del tenue; è dallo sto- maco muscolare incominciano con moltiplicate radi- ci moltissimi filamenti; d, i quali scorrerido paral- lelli si riuniscono al di sopra del predetto stomaco in quattro fasci, e, ai quali si aggiungono molti altri filamenti derivanti dal solco che separa lo stomaco membranoso dallo stomaco musculare, fa- scetti distinti colla lettera f,f. I quattro fascii principali raccolgonsi in quattro distinti filamenti ,. i quali ascendendo fino alla regione superiore dell’ eso- fago quivi riunisconci due a due in g, g; ed isolati sempre dalla parete del canale arrivano alle fauci. Questi filamenti perciò seguire si possono anche sulla testa nella quale si prolungano ; scorrendo sulla re- gione inferiore del collo, nè possono più oltre se= guirsi diventando indiscernibili. Esaminati questi fili attentamente; anche col microscopio ; non ho potuto vedere in essi veruina cavità; e quindi irnclinerei a eredere che considerar si dovessero quali legamenti del canale alimentare, piuttosto che come vasi di- \stintl; infatti anche nel canale intestinale della lar- va dello s$carafaggio nasicorno trovansi dei fili o le- | gamenti analoghi a quelli or ora descritti. L'andamento del sistema nervoso intestinale nella hasma ferula è rappresentato nella figura 8. della citata tav. II — A le fauci — B stomaco membra- noso — C incominciamento dello stomaco muscolare — D,D una grossa trachea dispari scorrente sulla egione superiore del canale alimentare, e che pre- Tom. III 12 170 dl senta nattiralmente nn colore rossigno : prima di arrivare allo stomaco muscolare questa trachea si' biforca in due rami 00. Il ganglio, è, formato dall’ anello nervoso, a, a, sulla regione dorsale dela l’esofago manda un filamento breve e sottile, c, all’ innanzi sullo scudo cervicale; nella regione po- steriore poi il ganglio stesso degenera in un filamen- to più grosso)ed assai lungo, dd4dd, il quale al- lato della predetta trachea D discende quasi sino allo stomaco muscolare : corrispondentemente alla regione del secondo anello toracico verso la poste+ riore estremità dello stomaco membranoso, e nel punto dove la trachea media si biforca ;. questo fi- lamento nervoso intumidisce in un secondo ganglio triangolare, e, che di gran lunga supera nella mo- le il primo ganglio di sopra notato. Il nervo dispari che scorre tra i due gangli manda copia grande di brevi e finissime ramificazioni sulla regione dorsale di quel tratto del canale alimentare che percorre : e questi ramuscelli finissimi nelle preparazioni re- centi si distinguono facilmente dal ramo tracheale pel loro color bianco, giacchè, come si è detto, la trachea è invece rossigna o purpurea. Dal. ganglio poi si staccano molti filamenti distribuiti in forma raggiata alle vicine parti. Dal secondo ganglio si prolungano all’ indietro due tamuscelli, ff, non tanto piccoli che accompagna- no i due tronchi della trachea, e dopo breve tragitto abbandonando le trachee, g, si internano fra le tuniche dello stomaco muscolare seguiti soltanto dal piccolo ramo tracheale, 4; ramificati tra le predet- te tuniche questi filamenti nervosi si dividono, e si assottigliano per modo che non possono essere più isolati dallo scalpello anatomico. La preparazione nella quale fino dal 1823. trovai il nervo intestinale disposto nel modo or ora descritto, esiste ancora nel Museo Zootomico di Berlino . \ iNt Mantis aegyptiaca . |. La specie suddescritta ‘appartiene alla divisione degli insetti che si nutrono ‘di- vegetabili; osserve- | remo ora questo stesso sistema nervoso nelle specie | earnivore, e più particolarmente in quella denomi- | nata Mantis aegyptiaca. In questo insetto l’ esofago | assai sottile si prolunga, mantenendo sempre lo stes- 80 calibro , fino verso la regione posteriore del cor- | po, la quale è quasi per intero occupata da uno stomaco molto esteso. È questo diviso in due parti, i una maggiore a tuniche membranose , l’ interna del- de quali forma molta pieghe longitudinali; 1° altra | più piccola a tuniche muscolari, assai breve e di forma tondeggiante , avente la tunica interna muni- ta di più serie di piccole laminette o denti cornei , particolarità di struttura che si rinviene nella mag- | gior parte delle specie appartenenti all’ ordine de= «gli ortopteri. Corrispondentemente all’ ultimo anello . della regione posteriore del corpo lo stomaco mu- scolare si prolunga nell’ intestino assai sottile, sem- plice, e breve giacchè forma appena la terza parte . della lunghezza totale del canale alimentare. Que- i sto intestino nel suo incominciamento è circondato da otto appendici cieche di mole notabile distinte da Marcel de Serres col nome di vasi biliari supe- riori; giacchè nella parte media poi dello stesso in- | serisconsi nuove appendici, i così detti vasi biliari inferiori. In questa specie e nelle ‘altre analoghe il i canale alimentare si fa più semplice e breve, come i accade generalmente in tutti gli animali carnivori. In questa specie di insetto si trova sullo stomaco i muscolare un ganglio considerevole di color bianco, dal quale si spandono per ogni verso, a guisa di tanti raggi, dei ramuscelli che sullo stomaco me- desimo formano un plesso singolare ed estendonsi po- scia anche all’ intestino tenue ed alle di lui cieche ITA x ; appendici. Verso la regione anteriore poi il ganglio predetto manda un filamento principale che si pro- lunga sulla factia dorsale, prima dello stomaco | membranoso ; poscia sopra quella ancora dell’ esofa- go; corrispondentemente però a questo canale il fi- | lamento nervoso diventa sempre più sottile: non ho | esaminato il modo di comunicazione di questo ner- vo col ganglio cerebrale. La preparazione che mo- | stra questo nervo si conserva pure nel Museo di Berlino. mu Le particolarità che distinguono il nervo intesti- nale, di questa specie di mantide, sono, la di lui | mole proporzionatamente assai grande , e la sua qua- si totale indipendenza dal sistema cerebrale, giac= chè egli non acquista il principale suo sviluppo me- | diante i filamenti prodotti dal ganglio encefalico, che anzi mostta la maggior sua mole sullo stomaco . muscolare; ed è congiunto col cervello mediante sottilissime radici, nella stessa guisa che vediamo | accadere del gran simpatico dei vertebrati. ' Gryllo talpa vulgaris. Il canale alimentare del grillo-talpa si distingue. da quello degli altri ortopteri per la maggior lun-. ghezza dell’ esofago; per la forma dello stomaco. membranoso , il quale rassomiglia ad una piccola appendice dell’ esofago, a foggia di cieca insaccatura, quasi come si vede nel gozzo degli uccelli; un no+. tabile restringimento o profonda stfozzatura separa questa specie di ingluvie dallo stomaco muscolare, restringimento che prolungandosi notabilmente sem-. bra quasi la continuazione dell’ esofago. È singola- re ancora il tubo digerente degli insetti di cui par= | liamo per la forma delle primé appendici cieche che spuntano dalla regione inferiore dello stomaco muscolare a guisa di due brevi vesciche sul fondo t 173 delle quali si inseriscono molti esili canaletti, o vasi biliari superiori. Il tubo intestinale ancora è suddi- viso in una porzione sottile, ed in un’altra più “grossa, analoga ad un intestino crasso: anche i vasi liari inferiori molti plicatissimi raccolgonsi in un | condotto comune che si inserisce verso la posteriore estremità dell’ intestino, î Dalla regione posteriore del cervello si staccano due filamenti nervosi di un bel color bianco, i quali ben presto riunisconsi a foggia di ferro di cavallo ‘onde formare sulla faringe il tronco comune del nervo intestinale; da questa fascia nervosa escono due filamenti finissimi che percorrono, isolati l’ uno dall'altro, tutta la lunghezza dell’ esofago : passano di poi sullo stomaco membranoso ed arrivano al “muscolare , avendo per tal modo percorso lo spazio di un intero pollice; camin facendo ingrossano, via via abbenchè vadino somministrando rami tanto al- l’esofago, quanto allo stomaco membranoso. Sullo ‘stomaco muscolare i predetti filamenti riunendosi formano un ganglio triangolare dal quale a guisa di raggi spargonsi all’ ingiù ed ai lati molti fili nervosi, che formano poscia sullo stomaco muscola- ‘re medesimo una rete nervosa, e si perdono nelle cieche appendici in forma di vesciche. Questo ner- vo è rappresentato nella fig. 10. Tav. II. La prepa- azione esiste nel museo di Berlino. Siccome la con- [frazione del canale alimentare dell’ acheta rasso- | miglia a quella del grillo talpa, così si deve sup- porre che analogo sia ancora È Ra caiia del ner- Blatta orientalis . | Questo genere di insetti è munito di un tubo ali- 174 cioè un esofago breve, che si allarga in un ampio | stomaco membranoso , seguito dallo stomaco. museo= | loso breve, la membrana interna del quale è armata di un cerchio di uncini: cornei; sul principio del- l'intestino si presentano in vicinanza del piloro ot- | to cieche appendici, ed. una piccol borsa cieca: verso la metà dell’ intestino trovansi molti fini va=. sellini biliari inferiori. Quantunque il canale ali- | mentare sia perciò molto simile a quello dei man- “ tidi la disposizione del nervo intestinale ne è di- versa. 5: Dalla base del cervello escono due filamenti ner- vosi assai brevi, ma grossi, e riunisconsi fra loro | sulla prima porzione dell’ esofago , quivi campongo= nò un largo ganglio codato dai lati del quale esce | un filamento sottile, e breve, tanto a destra quan- to a sinistra, e ciascuno di questi fili si ingrossa in un ganglio tondeg ggiante sull’ incominciamento del= | l’ esofago, gangli "che spargono rami sopra questo canale. Dalla regione posteriore del ganglio princi-. pale o medio esce il tronco comune del nervo in- testinale, che ben presto si assotiglia scorrendo sulla faccia dorsale dell’ esofago e dello stomaco membra- noso, e somministrando a queste parti delle finissime diramazioni; poscia prolungandosi ancora sul prin- cipio dello stomaco muscolare termina in molte fine. diramazioni, senza formare però sullo stomaco stesso verun ganglio, come sucede negli altri ortopteri . | Nella fig. t1. della tav. II. si vede delineato l'an- | damento di questo nervo ; la preparazione conservasi nel museo anatomico dell’ Università di Borz. Gryllus hieroglyphicus, dell’ Egitto . In questa specie di grillo l’esofago, percorso un breve spazio, si trasforma in un lungo stomaco. membranoso il quale costituisce quasi la metà dell’ in=. h. è 4 i. SE 175 .tero canale alimentare, continuandosi coll’ intestino | munito di cinque appendici biliari superiori. L' ine | testino è pure assai breve e riceve, pervenuto alla — metà del suo corso, molti finissimi vasellini biliari | inferiori: manca in questa specie lo stomaco musco- . lare, ed anche il nervo intestinale mostra perciò b' qualche anomalia nel suo andamento . Nasce questo nervo dalla posteriore superficie del cervello mediante due filamenti, i quali formando | una zona ristretta intorno alla gola, od incomincia» mento dell’ esofago, riunisconsi tosto nella regione | posteriore della testa per formare un lungo ganglio | codato. Da questo ganglio escono da ogni lato due brevi filamenti, uno dei quali più grosso, e l’ altro | più fino, diretto ad un piccolo ganglio laterale cor | rispondente alla regione laterale ed inferiore della . gola. Dal ganglio medio poi discendono inferiormen- | te due finissimi fili che vanno allo stomaco mem branoso, i quali poco a poco divergono nel loro cor- so collocandosi. ai lati dello stomaco membranoso sul quale spargono delle diramazioni, scorrenti quasi in linea parallella tra loro, -e sulla regione dorsale dello stomaco stesso ; filamenti che seguire si posso» no fino alle appendici biliari superiori . Nella fig. 12, Tav. IL si è rappresentato il siste» ma dei ganglj ventrali, e dello spinal midollo, del- — l’anzidetto grillo; e nella fig. 13. i nervi intestinali | od analoghi al gran simpatico nella stessa specie . _ Le preparazioni si conservano nel Museo Anatomico | di Bonn. Una disposizione somigliante trovasi ancora nelle specie appartenenti al genere Locusta . —= COLEOPTERI. Siccome il nervo ricorrente degli scarafaggi non era ancor stato esattamente osservato e descritto dai maturalisti antichi, e siccome di più lo stesso Cuvier 176 non lo ha veduto che negli Scarabei maggiori , come a cagion d’ esempio nel cervo volante, nello stato di | insetto. perfetto : così mi è paruto che fosse prezzo dell’ opera l’ istituire nuove. e più esatte .osservazio= ni intorno a questo argomento . t Dytiscus marginalis . In questo coleoptere è .ben facile. determinare e seguire il nervo intestinale per la sua notabile lun- ghezza e pel ganglio assai grosso che forma sullo stomaco, non che per lo sviluppo straordinario che ‘acquista anche nella regione inferiore. L’ ho io in- fatti preparato in tutta la sua lunghezza senza l’a- juto di lenti, come si vede delineato nella fig. .5. Tav. II p A, l’esofago — B lo stomaco membranoso con pie- ghe longitudinali, formato dal graduato e successi- vo allargamento dell’ esofago — C lo stomaco mu- scolare — D il terzo stomaco facilmente distinto dagli altri due per una quantità innumerabile di piccole cieche appendici che cuoprono l'esterna di lui periferia — E l'intestino tenue. Il nervo ricorrente od intestinale nasce con dop- pia sottil radice, 24, nel modo stesso che suole ac- cadere negli scarafaggi in genere, e nelle farfalle, dalla regione anteriore del cervello, Queste radici riunisconsi entro la parte anteriore e superiore della testa formando il piccolo ganglio, 4, che facilmen- .te si trova, tolto con precauzione lo scudo (della testa, nella regione anteriore di essa. Da questo | ganglio discende il nervo ricorrente, c, da princi- pio assai sottile, ma che ingrossa nel suo tragitto percorrendo la regione dorsale dell’ esofago, cosic= chè verso l’ inferiore estremità del medesimo vedesi molto voluminoso; declina nel discendere verso la regione sinistra dell’ esofago e dello stomaco mem- aL > «; - © # = ne- Se ni - 7? . branoso, e presso l'estremità posteriore di quest’ ul- timo forma un secondo ganglio , 4, dal quale pro- ‘vengono, divergendo tra loro, due piccoli rami, ee, | distribuiti sullo stomaco muscolare C, e sul terzo sto- maco D. La preparazione si conserva nel Museo Anatomico di Bonn, N Lucanus cervus . In questo coleoptere l’ esofago, ed il canale ali- | mentare in genere, è assai ristretto e breve, sembre- rebbe quindi che anche il nervo intestinale esser dovesse ben poco sviluppato, tuttavia il ganglio d frontale di questo nervo è di mole notabile, ed ap- parisce tosto che si taglia lo scudo della testa sulla regione anteriore della” medesima al davanti del gan-. glio cerebrale. È rappresentato il nervo isolato nel- la fig. 4. Tav. Il.; 5, il ganglio frontale, aa, i . due filamenti comunicanti col cervello ; c, sottil fi lamento discendente dal. ganglio frontale, il quale scorrendo al di sotto del cervello stesso accompagna l’ esofago per breve tratto e si divide, senza for- mare nuovo ganglio, a guisa di una, forchetta nei due filamenti, 44, esili per modo che diventano | visibili solo mediante il soccorso delle lenti. Siccome le larve dei coleopteri lamellicorni, che a differenza dell’ insetto perfetto si pascono di so- | stanze vegetabili, mostrano una struttura più com= plicata nel loro canale alimentare; così è pure da supporsi che in queste stesse larve il nervo ricor- rente sia più perfetto e complicato; ed infatti ve- diamo che Swammerdam lo rappresenta rigonfiato in diversi ganglii nella larva dello scarafaggio nasicor- no; e lo stesso Cuvier descrive questo nervo rigon- ato in due ganglii, e che segue. l’ sindamento di quasi tutto il canale ulisnrutazia è quindi molto probabile che la metamorfosi della larva nell’ jn- } 178 setto perfetto operi notabili mutazioni nel sistema ‘nervoso intestinale di questi insetti, come certamen= te ne produce delle notabilissime nel sistema. ner-. voso ventrale, che sono in relazione ‘coi cambiamenti | provati dagli altri sistemi ed organi, EMIPTERI. Ù Non avendo potuto io stesso istituire delle osser- vazioni sopra delle specie addattate appartenenti a quest’ ordine , ricorderò quindi le osservazioni su tal proposito pubblicate da G. F. Meckel (1), il quale nella Tettigonia plebeja ha veduto distintamente il nervo ricorrente, però non ha seguito l'andamento | del medesimo sul canale alimentare, LEPIDOPTERI, Nell’ ordine delle farfalle ho avuto occasione di istituire le mie ricerche in una larva grande di | Sfinge , ed ho trovato in essa tutto quello che Lyo- net ha con tanta chiarezza e precisione mostrato nel bruco del salice. Su tal proposito si può consultare ancora il lavoro dello stesso Lyonet precedentemen- @ te pubblicato intorno alla Pha/aena cossus, e le os- servazioni di Swammerdam sul Bombix mori. Noterò . soltanto che nella larva della sfinge da me notomiz- . gata, i filamenti nervosi che sulla posteriore estre- mità dell’ esofago escono ramificati dal tronco prin- cipale del nervo ricorrente, formano una rete finis- sima sul canale stesso; i rami nati da questo plesso scorrono sul restringimento che distingue l’ esofago dallo stomaco, e si diramano anche sopra quest’ ul- timo, divisi in molti separati rametti. La fig. 9. della | | ——————_————_——_—— —@’‘°’ (©) Beitrige zur vergleichenden Anatomie, Leipzig , 1808, Fo- mio Ì, peg. 4. Sci = e adi rise ne? , “e | La E tav. II. rappresenta questo sistema nervoso ; e la pre- | parazione conservasi nel museo di Bonn, NI ù IMENOPTERI. i. i Non essendosi presentata favorevole oeeaslone per | esaminare delle specie di maggior mole appartenenti a quest ordine, ricorderò soltanto l’ osservazione di _ G. R. Treviranus il quale crede di aver trovato il | nervo ricorrente del quale parliamo nell’ ape. DIPTERI. Il Sig. Professor Mayer mi permise di esaminare una larva grande del tafano,. ma non potei discer- nere sul tubo intestinale di essa veruna tracia di questo filamento nervoso; siccome però l’ individuo era alterato per la lunga immersione nello spirito, non posso essere ben sicuro di questa osservazione . lc APVERE. Relativamente agli insetti appartenenti a quest’ or- dine il Prof. Mayer predetto mi somministrò un pic- colo individuo della Scolopendra mordente (Sco/o- pendra morsitans), sulla quale però non potei istitui- re osservazioni abbastanza esatte. Tuttavia non so | persuadermi che sia realmente vero quanto il Pro- è fessore Ranzani ha descritto e rappresentato nella . sua Zoologia (1); cioè che nella Sco/opendra morsi- | tans dalla regione posteriore del cervello si stacchi un ramo nervoso dispari diretto al vaso dorsale . [E I (1) Tav. I. fig. 3.* Si consulti su tal proposito la nota che tien «lietro a questa dissertazione + " 180 CROSTACEI. Non posso appieno convincermi se nei crostacei esista realmente un nervo, intestinale proprio, analo- logo a quello degli insetti. Nel gambaro fluviale parmi d'avere veduto un ganglio longitudinale, che sullo stomaco manda dei filamenti in alto ed in basso, ed altri ancora evidentemente comunicanti col cervello, ma brevissimi e sottili. Siccome però la massa nervosa ‘in questi animali mantiene sempre la consistenza gelatinosa e con grande difficoltà può distinguersi dagli altri tessuti, indurato ancora l’a- nimale nello spirito, così le mie osservazioni su tal proposito non possono essere nè così complete , nè tanto esatte quanto lo sono quelle istituite negli PONINIPA ARACNIDI Anche in questi animali Ja delicata e molle strut- tura delle parti si opporrà alla felice riuscita delle osservazioni dirette a determinare l’ andamento, e di- stribuzione del sistema nervoso, trattandosi singolar- mente di quella porzione del medesimo, che si di- rige al canale alimentare essendo questo stretta» mente unito, e quasi immedesimato col tessuto pin» guedinoso, a corpo grasso che lo circonda. In que- sta classe di animali però non ripugnerebbe l’am- mettere un ordine di distribuzione dei nervi alquan- to dissimile da quella che è propria degli altri ar- (1) Un lavoro importantissimo intorno il sistema nervoso dei cro- stacei è stato ultimamente pubblicato dai celebri natàralisti Audouin, e Milne Edwards = Mémoires pour servir 1° Hist. naturelle des crostacès = Quaderno primo, Parigi 1829. Ti struttura delicata e gelatinosa del sistema nervoso di questi articolati non ha impedito agli anatomici predetti di seguirne esattamente in più generi l’ anda- mento, delineando ancora ì rami diversi diretti ai visceri digerenti , Ma delle citate memorie nò darò quanto prima esatta notizia in que- sti annali, A, A; ripresi LR Sri ini, O E se Ser Sue 181 ticolati. Negli Scorpionidi infatti scorre uri sottile filamento dispari sulla regione dorsale del cuore, filamento destinato esclusivamente per questo visce- ge: abbenchè codesto nervo sià esilissimo, gode pe- rò di una certa tenacità, e resiste più del cuore | stesso agli stiramenti che tenderebbero a lacerarlo : ed io in molte preparazioni ho veduto spesse volte diviso, e lacerato in più pézzi il cuore, e questi brani restavano ancora uniti perchè intatto serbavasi il nervo proprio, non solo nel suo trorico principa- le, ma ancora nelle finissime diramazioni . Relativa= ‘mente al modo di orrigine di questo nervo dal cer- vello nulla di preciso ho potuto osservare; lo vidi sempre scorrere su tutta la regione superiore del cuore perdendo ben poco della sua grossèzza nel tragitto. Gli insetti non presentario verun filamento nervoso analogo a questo, giacchè il nervo ricorren- te, od Vatestinale ; è di in essi sulla faccia inferiore del cuore o vaso dorsale apparteriendo piut- tosto al primo che a quest ultimo. Relativamente poi ai nervi del canale alimentare degli aracnidi, sembra che derivino da rami del sovra ventrale , e che nello stesso tempo si distribuiscino anche al | corpo grasso che circonda il canale medesimo. Le reti vascolari serpeggianti sugli organi respiratorii , che secondo le mie osservazioni non sono già bran- | chie ma veri polmoni vescicolari conformati a fog- | gia di ventaglio, questo appatécchio dissi riceve evi- — dentemente i nervi dal sistema del ganglii ventrali. j ANELLIDI. In questi articolati, i quali d altronde mostrano tanta analogia di struttura nel loro sistema nervoso con quello delle altre classi appartenenti alla me- desima provincia, il nervo intestinale non è del tutto scomparso. Nel Aphrodite aculeata il sistema \ 182 dei ganglii addominali rassomiglia iriteramente a quello delle Jarve degli insetti. I fascii formanti il collare esofageo si ingrossono distintamente nel pun- to di loro congiunzione là dove riuniti costituiscono l’incomintiamento del nervo ventrale: ciascuno di questi fascii, al dire di Cuvier (1), dà origine ad un grosso filamento nervoso, che denomina ricorren- te: i due filamenti seguire si possono ad occhio nu- do sulle regioni laterali dell’ esofago e dello stoma- co; prima di arrivare agli intestini rigonfiansi in un ganglio dal quale parte una infinità di fibrille ner- vose. È quindi evidente che in questa specie di verme articolato i nervi degli intestini derivano da quelli che compongono le serie dei ganglii inferiori od addominali. Deduzioni finali . Di già le osservazioni istituite sul nervo ricotren- te dagli anatomici che mi precedettero non poteva- no lasciare nella indecisione intorno la quistione, se questo nervo paragonare si debba piutosto all’ ottavo pajo, 0 pajo vago dei vertebrati, ovvero al gran sim- patico. Infatti le osservazioni del Lyonet avevano posto fuor di dubbio la circostanza, che il detto nervo ricorrente nel bruco del salice non nasce già dal cervello, ma al davanti con nna lunga serie di piccoli gangli, e solo comunica col cervello stes- so mediante doppio filamento da ciascun lato. Tut- tavia per tal modo era stata determinata la sola re-- gione anteriore di questo. sistema, e nelle specie nelle quali si mostra meno sviluppato; era necessa- rio però seguirne in molte altre specie il massimo suo sviluppo per decidere interamente la quistione , il che parmi sia dalle ulteriori mie osservazioni di- (1) Lecon d’ anat. comparèe T. II, p. 354. de i 193 mostrato. Il sistema infatti del nervo intestinale in molti insetti compone delle reti complicatissime , forma dei ganglii sullo stomaco e sulla regione po+ steriore del canale digerente, si comporta in somma in quella guisa medesima, in quanto al modo di nascere e di diramarsi, che è propria esclusivamen= te del gran simpatico dei vertebrati. Questo nervo al quale mi è piaciuto di dare il nome di intesti- male, perchè si distribuisce principalmente sul ca* nale alimentare, sviluppasi negli insetti e si fa più ‘complicafo allorquando più si estende e variamente si modifica lo stesso apparecchio digerente; per tal modo sviluppatissimo lo mostrano, e quasi del tutto indipendente dal sistema cerebro-spinale, gli scara- faggi erbivori, ai quali tengon dietro i mantidi, e «gli altri ortopteri aventi il canale alimentare com- posto di molte parti distinte . i però necessario l’ avvertire ancora che i fila- \5menti di questo nervo intestinale non possono se+ guirsi al di là dei vasi biliari superiori , e che inol- tre anche il sistema dei ganglj addominali sommi- nistra di continuo nervi al tubo digerente, i quali però , a differenza di quelli che sono ramificazioni del nervo intestinale, mai formano dei gangli. No- terò infine che quest’ ultimo sistema di nervi, ugual- ‘mente come l’ altro analogo al sistema cerebro-spi- male, subir deve dalle importanti modificazioni col mutarsi del canale digerente nella metamorfosi de= «gli insetti. Î Spiegazione delle figure . i? Tav. II. fig. 1.* nervo ricorrente della larva dello searafaggio nasicorno, tratta da Swammerdam ( Bib. Jaturae Tav. xxvu. fig. 2.) aa, incominciamento Ile radici del nervo ricorrente, le quali vanno ad nirsi alla regione anteriore del cervello: 2,2, le 184 i Vic; "a radici stesse del nervo ricorrente dirette alla parte | anteriore della testa; cc, luogo dove queste radici | si piegano in alto per dirigersi alla faccia superiore | dell’ esofago; 4, primo ganglio del nervo ricorren- te, formatosi nel punto di riunione delle due radi-£ ci; e, lo stesso nervo ricorrente conformatosi in un. tronco semplice dopo la riunione della doppia radi- ce; f; il secondo ganglio; g, divisione del nervo | intestinale in più rami sparsi sull’ esofago ;/e sullo | stomaco ; 4, continuazione del tronco medio diretto | al canale intestinale; e rappresèntata soverchiamen- te breve nella citata figura dello Swammerdani ; Fig. 2.° rappreserità i contorni della testa del bru- co del salice, veduta dalla faccia inferiore; e nella quale è fisurata la regione anteriore del sistema nervoso (da Lyonet Tav. xv. fig. 1.). À; ganglio della testa; o cervello; B, primo ganglio del collo, od incominciamento della serie dei ganglii ventrali, analoghi alla midolla spinale; C, il colare nervoso. circondante l’ esofago . Di tutte le difamazioni nervose provenienti dai ganglii della testa e del collo A,B, e rappresetitate nella figura di Lyonet, si sorfo conser-. vati i soli tronchi divisi affinchè meglio appatrisca. l'oggetto principale, cioè l’incominciamento del rièrvo intestinale; detto ricorrente di Lyonet; e le sue co- municazioni coi due ganglii predetti; 24, nervi ce-_ rebrali anteriori dai quali si stacca il ramo, è, co- municante col terzo ganglio frontale, c, del nervo ricorrente i d; secondo ganglio frontale dello stesso nervo che dà un ramo laterale, o, il quale si uni- sce ad altro ramo proveniente dal ganglio cervicale; e, il primo ganglio frontale del ricorrente f, tami. laterali produzione del 4.° sanglio frontale; g, pro- lungamento del tronco dispari, o nervo intestinale, derivante dalla serie dei predetti ganglii frontali ; h, ganglio laterale della testa; 2, doppio filamento di unione; &, altro filamento che da questo ganglio laterale và ad unirsi al nervo intestinale. Cd / 185 è Fig. 3.* (da Lyonet Tav. xnr. fig. 1.*) Andamento del nervo ricorrente sulla regione dorsale dell’ esofa- È nel bruco del salice. A, le fauci o pira Bi e: C, porzione dello stomaco : a , tronco “dispari del ricorrente ; 4, divisione del medesimo in e rami prima di arrivare sullo stomaco, di questi il ramo medio , c, si approfonda tosto nella regione ‘ cardiaca dell’ esofago, i due laterali, dd, si dirama- no lateralmente sull’ incominciamento dello stomaco . . Fig. 4.* Nervo ricorrente del Lucanus cervus: da, radici del medesimo nate dal cervello, e dirette al ganglio frontale, 2, situato nella regione anteriore della testa davanti al cervello; 44, rami nei quali sî divide il tronco principale presso l’ estremità po- steriore dell’ esofago . Fig. 5.* Sistema nervoso ‘intestinale’ del Dytiscus arginalis ; A; l’esofago, B, lo stomaco membra- noso; C, lo stomaco suse D, il terzo stoma- co che facilmente si distingue dagli altri due per la straordinaria quantità di ‘piccole cieche appendici dalle quali è coperto; E, porzione dell’ intestino tenue: 44, radici del nervo intestinale provenienti dal cervello e dirette allo innanzi verso il ganglio frontale, 2, del predetto nervo ; e, il tronco sem- plice he scorre sulla faccia superiore dell’ esofago, e che va ingrossandosi poco a poco secondo che si dirige verso la regione posteriore; 4, ganglio for- mato dal tronco stesso del nervo intestinale presso T estremità dello stomaco membranoso ; ee, doppio intreccio di esili ramuscelli derivanti dall’ ultimo gariglio, 4, e che oltrepassato lo stomaco muscola- Te spargonsi in parte anche sulle cieche ‘appendici del terzo stomaco. ì Fig. 6.° Canale alimentare dello Phasma ferula Molto ingrandito. A, le fauci, od incominciamento . ell’ esofago; B, stomaco membranoso ; C, restrin- È gi mento del medesimo verso la metà del suo tragit-- Tom. III. 13 186 sa Ù to; D, lo stomaco muscolare; E, intestino tenue; F, cieche appendici esilissime dell’ intestino stesso ; G, luogo nel quale questi vasellini sboccano nel= l’ intestino; H, intestino crasso: a, le diverse serie. delle glandole salivali, 2, prolungamenti filiformi che escono dalle cieche appendici del tenue F, e_ che tortuosamente serpeggiano tra le appendici stes- | se; ddd, sottilissimi filamenti nati in prossimità gli uni dagli altri verso la posteriore estremità dell’ in- | testino tenue, ed anteriormente allo stomaco musco-. lare; raccolgonsi nei quattro fasci, eeee, ai quali tanto nella regione superiore quanto nella inferiore dell’ estremità dello stomaco membranoso si uniscono altri due fasci più piccoli, ff. I quattro fasci prin- cipali scorrono poscia sotto forma di semplice stri- scia lungo l’ esofago fino presso le fauci dove com-. pongouo le due fascie laterali, gggg. | Fig. 7.° Glandole salivali isolate, della stessa spe= | cie di insetto. Fig. 8.* Sistema del nervo intestinale dello stesso W animale rappresentato sulla faccia dorsale dello sto- f :maco membranoso , ingrandito anche di più che nel= la fig. 6.* A, piccola porzione dell’ esofago ; B, sto- maco membranoso ;. C, incominciamento dello sto- | maco muscolare; D, una grossa trachea natural- mente di color rosso, che scorre sul dorso del pri-. mo stomaco, e prima di arrivare allo stomaco mu. scolare si divide a guisa di forchetta in due rami;. aa, anello nervoso assai sottile corrispondente alla. doppia radice di congiunzione del nervo intestinale col sistema nervoso cerebro-spinale. ( Sul modo di comunicazione dei due predetti sistemi in questi ani- mali si consulti la memoria inserita nel T. x. P. IL. dei Nova Acta Acad. C. L. C. Naturae cur. tab. xv. fis. L. m. I. h. g.); b, il primo ganglio del nervo. intestinale sulla posteriore estremità dell’ esofago che. è assai breve; c, fino intreccio di filamenti staccati. - t) 187 | dalia regione inferiore del ganglio, e diretti alla | faccia superiore dell'esofago e delle fauci; 4444, continuazione del nervo intestinale scorrente lungo . la direzione della grande trachea; e, secondo gan- | glio del nervo intestinale assai maggiore del primo, e corrispondente alla estremità posteriore dello sto- — maco membranoso. Da questo ganglio deriva una . finissima ma considerabile rete nervosa diramata sul predetto stomaco , ed i bianchi filamenti della qua- le mirabilmente risaltono sul fondo rossiccio della più volte nominata trachea: ff, due tronchi nervo- si principali derivanti dall’ ultiuro ganglio, e che scorrono in compagnia dei rami formati dalla bifor- | cazione della rossa trachea, discendendo sullo sto- . maco muscolare ; da un lato è rappresentato in, È, l'intreccio composto da uno dei predetti due tronchi sullo stomaco muscolare, frammisto alle suddivisioni dei rami tracheali. vi ì Fig. 9.° Nervi intestinali del bruco di una sfin- ge, rappresentati di grandezza naturale. A le fau- ci; B, l'esofago; C, lo stomaco: @, ganglii esofa- gei del nervo intestinale; 2, il tronco di questo nervo che scorrendo sulla faccia dorsale dell’ esofa- go manda di continuo dei filamenti laterali. Ante- i riormente allo stomaco forma un intreccio, ed i numerosi rami derivati dal medesimo si insinuano tra gli strati muscolari dello stomaco. «Fig. 10.° Sistema nervoso intestinale del grillo talpa volgare, osservato in un individuo maschio ; | e rappresentato alquanto ingrandito. A, l’ esofago i ._B, lo stomaco membranoso conformato a foggia di ingluvie o gozzo; C, continuazione dell’ esofago al di là del gozzo; D, stomaco muscolare; E, sacchi | ciechi che seguono da vicino lo stomaco muscolare, | e sul fondo dei quali si inserisce gran quantità di esili filamenti, F, od appendici cieche; G, incomin- | ciamento dell’ intestino tenue: 4, cervello; è, ra- | !B0 N ’ 198 i dici del nervo intestinale derivanti dalla posteriore superficie del cervello, e che tosto riunisconsi nel primo ganglio, c, del nervo intestinale. Da questo ganglio sotto forma di doppio filamento , 44, esce la continuazione del nervo intestinale; i due fili scorrono sui lati dell’ esofago spargendo sul medesi- mo dei filamenti. Ingrossano visibilmente verso la regione posteriore di questo canale, e spargono in, e, numerosi rami sul primo stomaco: f, riunione di questi nervi sull’ incominciamento del secondo stomaco dove compongono un secondo ganglio, dal quale si stacca una fina rete di filamenti che per- donsi tra le tuniche di questo stomaco, e discendo- no ancora ai due sacchi ciechi comuni, £. Fig. 11.° Nervo intestinale della B/atta orientalis. ‘A, esofago; B, stomaco membranoso; C, stomaco muscolare; D, otto sacchi ciechi, od appendici bi- liari, quattro per parte; E, incominciamento del- l’ intestino tenue: @ , cervello, 2, brevi radici del nervo intestinale derivanti dal cervello; c, rigon- fiamento fusiforme oganglio nato dalla riunione delle due radici predette. Qnesto ganglio manda i suoi rami principali, staccati da un filamento sem- plice , e, sullo stomaco membranoso, e mediante due brevi fili è riunito ai due ganglii laterali, 4. Fig. 12.° Sistema nervoso addominale, analogo al cerebro-spinale dei vertebrati, tratto dal Gry/Ius hie- roglyphicus: a, ganglio cerebrale; %, nervi diretti agli occhi composti; c, nervi dei tre occhi lisci; d,; nervi cervicali posteriori; e, i cordoni nervosi nati dal cervello e formanti il colare esofageo: pres- so, f, escono da una laminetta cornea traforata cor- rispondente alla regione inferiore del collo; g, gan- | glio che somministra i nervi del primo pajo dei piedi sostenuto da un processo corneo della parete inferiore toraccica, cosicchè i filamenti midollari posteriori di esso ganglio abbracciano questo pro-. i 18 | cesso; #, ganglio pei nervi del secondo pajo di n «di; i, grande ganglio o tumefazione che dà i fila- Cd menti nervosi al terzo pajo di piedi detti saltatorii, fili che non sono rappresentati nella figura., sulla — quale a destra in, 4, vedonsi ‘soltanto quelli che L; dirigonsi al torace, ed ‘all'addome. Tra questi me- | rita dì essere distinto il filamento , /, che si dirige __ in alto, e lateralmente verso una vescichetta piena _ d’umore, la quale corrisponde alla regione toracica . dello scheletro corneo destinata alla inserzione delle | ali: questa regione è porforata, e l’ apertura è co- | perta da una finissima membrana: probabilmente è questo l’ organo dell’ udito degli insetti di cui par- liamo : 72; nervo addominale ; 2,0,p,9;r; ganglii addominali. | Fig. 13.° Sistema nervoso intestinale del Gry//us hyeroglyphicus ingrandito: a, cervello; 2, grosse ra- dici del nervo intestinale; c, riunione delle mede- | sime in un largo ganglio, comunicante da ambi i | lati, mediante due brevi fili nervosi, dd, con un ganglio laterale rotondo , e, le diramazioni raggiate del quale distintamente appartengono all’ incomin- ciamento dell’ esofago; f, due tronchi formanti la | continuazione del nervo intestinale, e diramati sulla | parte anteriore e media dello stomaco membranoso . |». Fig. 14.* Sezione perpendicolare del torace del grillo, predetto; a, ramificazioni dirette al terzo pa- jo di piedi, e derivanti dal ganglio segnato, è , nel- la fig. 12; è, lungo filamento diretto alla vescica che potrebbe corrispondere all’ organo dell’ udito, filamento segnato, /, nella citata figura; c, questa | stessa vescica veduta nella naturale posizione verso il lato superiore dello scheletro toracico, un poco lateralmente , e presso l’ inserzione delle ali, dove | esternamente si vede una piccola apertura coperta da sottile membrana molto tesa, e che probabilmente, come sî è detto, costituisce l'organo per I’ udito . + Di x ; 190 A i Fig. 15.8 Regione posteriore e laterale dello sche- letro toracico dello stesso grillo , la quale nel luogo cui corrisponde internamente la più volte nominata vescichetta piena di umore è coperta da temuissima membrana , 4, che chiude l’ èsterna apertura co- municante colla vescica stessa. Intorno all’ analogia di questo organo particolare coll’ apparecchio del- l'udito degli altri animali, l’autore ne ha di già O nelle sue aggiunte alla fisiologia comparata, ove tratta particolarmente dell’ organo dell’ udi- to (1). hi Nota sul sistema nervoso della Scolopendra mordente , in aggiunta alla precedente Memoria , È Giovani Mueller verso il fine della sua interes= sante memoria sul sistema nervoso intestinale degli insetti, analogo al gran simpatico dei vertebrati, si lagna per non aver potuto notomizzare la Scolo- pendra , onde assicurarsi se in questo insetto di sin- golare struttura il sistema nervoso offriva delle par- ticolarità meritevoli d’ essere notate. A tal proposito parla della figura rappresentante il cordone nervoso a ganglii della Scolopendra mordente riportata nel T. 1. degli E/ementi di Zoologia del celebre Signor Professore Camillo Ranzani, e la crede non del tut- to esatta, principalmente riguardo ad un filamento, il quale, nato dal ganglio cerebrale, si suppone di- retto al cuore o vaso dorsale. Il citato professore nel pubblicare la predetta figura , ebbe in mira sol- tanto di porre sott'occhio a quelli che applicare si (1) Joh. Miller zur vergleichenden Physiologie des Gesichtssin- nes, Leipzig 1320, Sezieue ix. pag. 497. » I9I | vogliono alla Zoologia l’ suc della modificazio- ne che subisce il sistema nervoso centrale nella Pro- incia degli articolati; e quindi nella descrizione guì esattamente le idee in allora abbracciate dal- la maggior parte dei Zoologisti ed Anatomici, e la figura stessa la copiò dalla memoria di Gaede (1), lavoro il più perfetto che in allora si conoscesse in- | torno l anatomia della Scolopendra mordente . Affine 1 Herero del sistema nervoso , singolarmente inte- . stinale, degli insetti di cui parliamo, ha avuto Î la compiacenza il sullodato Professore di mettere a mia disposizione due individui della Scolopendra i mordente ( .Sco/opendra morsitans); passo quindi bre- | vemente ad esporre le particolarità nei medesimi osservate, relative al sistema nervoso. I due individui, da lungo tempo conservati nello n) poPrito, non sono dei maggiori , giacchè la loro lunghezza è soltanto di settantanove millimetri, 0s- siano pollici 2. lin. 11. del piede di Parigi. In que- sti insetti riesce molto facile il preparare l’ asse ner- voso a ganglii scorrente al di sotto del canale ali- mentare, analogo all’ asse cerebro-spinale dei ver- tebrati; giacchè, in proporzione della mole dell’ ae nimale, questo doppio cordone nervoso è grossissimo ,° «di un bel color bianco che risalta moltissimo sul verde cupo del canale alimentare, spogliato che sia il predetto nervo del tessuto adiposo che lo invilup- pa» Ma nota essendo di già agli anatomici la dispo- sizione di questo sistema non mi traterrò nel de- $ criverlo minutamente, ma osserverò soltanto , che quantunque il corpo delle Scolopendre composto sia di yentuno anelli, od articolazioni, portanti ciascuno f _————P—-——-"'—"recrr— # (1) H. M. Guede, ei zur Anatomie der Insecten. ( Zoo» | logische Magazin, von D." È, R. IW. Wiedemanne Band I. Stich I, S.87- 110, — Kiel 1817. d) ha 192 \ un pajo di zampe ambulatorie , e. generalmente , si. 9 ammetta corrispondere ad ognuna delle articolazioni .un ganglio nel cordone nervoso inferiore , trovo pe- _ .tò che, escluso il ganglio cerebrale, e quindi al di | dietro del colare nervoso esofageo , esistono venti due nodi o ganglii nel predetto asse nervoso. Il primo di questi ganglii è situato vicinissimo all’ in- , cominciamento dell’ esofago nella di lui faccia infe- riore, e riunisce i due cordoni, che nati dal gan- glio encefalico circondano l’ esofago stesso e si diri- gono dalla regione superiore alla inferiore del corpo.. Questo primo ganglio corrispooderebbe perciò allo scudo situato alla base dei grossi piedi masticatorii uncinati, formanti l’ esterno labbro dell’ apertura della bocca. Ciascuno degli altri ganglii appartiene ad uno degli anelli del corpo che sostengono le zampe ambulatorie; e siccome il primo di questi anelli è brevissimo , così il secondo e terzo ganglio sono applicati l'uno contro l’altro, però distinti mediante profonda strozzatura. Del rimanente inte- ramente separati ed evidenti sono i due cordoncini nervosi che scorrendo in linea parallella, e toccan- dosi senza riunirsi, si interpongono tra gauglio e gan- glio, disponendoli per tal modo in serie longitudi- «nale. Nella figura riportata nella citata opera di Zoologia , il disegnatore non ha distinto abbastanza questo doppio filamento, e sembrerebbe quasi che l’asse cerebro spinale della Scolopendre si compo- nesse di un semplice cordone, di tratto in tratto in- grossato corrispondentemente ai diversi ganglii . Oltrecchè il cordone nervoso a gangl) situato nel- la regione inferiore del corpo delle Scolopendre ren- de questi insetti molto somiglianti a tutti gli altri, non manca nemeno in essi l’ altro sistema di fila- menti nervosi che costituisce, secondo Miller, il nervo intestinale, o dell’ apparecchio digerente. In- fatti nel punto dove l’ esofago passa attraverso del- ri i 103 _l’anello o collare nervoso, che lo cinge, per collo- carsi superiormente alla catena dei ganglj addomi- mali; questo canale toccando il lembo posteriore del ganglio cerebrale porta con se un esile filamento , i Visibile anche ad occhio nudo, scorrente sulla faccia | superiore dell’ esofago stesso e di notabile porzione | della regione anteriore del canale digerente; spar- | gendo rami sopra di questo non solo, ma pur anche | sul vaso dorsale sovrapposto. L’apparenza , la strut- ‘tura, l’orrigine, la posizione di questo filamento, il | modo di diramarsi del medesimo , tutto dimostra es- f id | principalmente sull’ apparecchio digerente, ed ana- logo probabilmente al gran simpatico dei vertebra- «ti; dissi probabilmente, giacchè le ragioni fino al | presente addotte dai celebri anatomici e zoologi che | si sono occupati di questo argomento, parmi bastar non possino a sciogliere totalmente la quistione, se cioè questo nervo debba rassomigliarsi piuttosto al gran simpatico, che all’ ottavo pajo, o pajo vago dei nervi cerebrali; quistione la quale resterà an- che lungamente indecisa, essendocchè il modo di distribuzione e gli usi della regione anteriore del gran simpatico, e dell’ ottavo pajo sono molto so- | miglianti nei due tronchi nervosi, esaminati anche negli animali vertebrati. Ma appartenga questo si- | stema di filamenti del canale alimentare degli arti colati al pajo vago od al gran simpatico , sarà sem- ‘pre vero, che anche in molti animali invertebrati esiste uu doppio sistema di filamenti nervosi desti- «mati gli uni per la vita animale, gli altri per la | vegetativa, e quindi il primo sarà sempre parago- | mabile al sistema dei nervi cerebro spinale dei ver- | tebrati; il secondo a quello del gran simpatico, e degli altri nervi di analoga natura, quali sono ap- 5; unto il pajo vago, e quella porzione del trigemini = sosia 194 . i che è compresa nel primo ganglio formato da que- sto nervo nel punto dove attraversa la dura madre. | Queste mie osservazioni se da una parte riducono ad una struttura e distribuzione identica con quella propria degli altri insetti anche il sistema nervoso delle Scolopendre , trovansi in opposizione colle al- tre di già pubblicate nella citata memoria dal ce- lebratissimo Gaede ; giacchè del tutto insussistente mi è sembrata la singolare distribuzione dei grossi filamenti nervosi dal medesimo ammessi nel cuore, o vaso dorsale delle Scolopendre, uno dei quali lo fa discendere direttamente dal ganglio encefalico, e gli altri due dal secondo nodo o ganglio dello spi- nal midollo. Affinchè meglio apparisca in che di- versifichino le mie osservazioni, ho creduto giove- vole di copiare la porzione anteriore della figura di Gaede rappresentante il sistema nervoso, unitamente al vaso dorsale, alle glandole salivali, e alle ma- scelle della Scolopendra mordente, mettendola a confronto colla figura che rappresenta la stessa re- gione del sistema nervoso nella medesima specie di insetto, come mi si è presentata dopo una diligen- te sezione; osservata ad occhio nudo e col micro- ‘ scopio semplice. La figura di Gaede è la 16.* della Tav. II. Tom. II. di questi annali; la 17. rappresenta la regione anteriore del sistema nervoso della detta Scolopendra , unitamente a porzione del vaso dorsale e del canale digerente, rimossi alquanto a destra ed a sinistra,dalla naturale loro posizione; figura co- piata dalle mie preparazioni; la fig. 18. poi mostra la parte anteriore del vaso dorsale colle sue produ- zioni, del tutto isolata. Nelle tre figure le medesime lettere indicano le stesse parti, affinchè a colpo d’ occhio possa il lettore vedere le differenze, e ba- sti la descrizione della mia tigura, non solo a for- ‘ nire un'idea a sufficienza esatta della disposizione del doppio sistema nervoso nella regione anteriore | Ù05 Ni corpo delle Scolopendre, ma serva ancora a far risaltare le notabili differenze che, relativamente alla distribuzione di questo sistema medesimo , esi- stono tra le mie osservazioni e quelle di Gaede . ‘Dal ganglio encefalico, @, (fis. 17.) e dal mar- «gine posteriore del iabdedto si stacca il nervo del- i ' apparecchio digerente, o della vita vegetativa , ‘segnato, zi, il qual nervo si applica tosto sull’eso- fago, e sulla regione anteriore del canale digeren- te, 4h, scorrendo sulla faccia superiore di questo 3 coperto quindi per la massima parte dal vaso dor- sale, /, allorquando le parti trovansi sovrapposte le mne ‘alle altre nella naturale posizione. Questo fila- | mento nervoso non è stato veduto o delineato da Gaede, nè, per quanto io sappia, da verun' altro tomico nelle Scolopendre: piccolissima porzione di questo nervo, cioè quella soltanto che scorre np tratto dell’ esofago non coperto dal vaso dorsale , — visibile lasciando le parti nella naturale MenetTni - Rimosso però con diligenza il vaso dorsale , liberan- dolo dal tessuto celluloso e dalle numerosissime trac- chee che lo abbracciano e lo uniscono al canale di- gerente , e stirato alquanto a destra, come si vede nella citata figura, si scopre in allora l’ andamento i notabile porzione di questo nervo, il quale nel dirigersi all'indietro, senza diminuire di mole, va |spargendo esilissimi ramuscelli , tanto sul canale di- gerente , quanto ancora sul vaso dorsale medesimo . ‘ Ho potuto seguire il nervo che descrivo fino verso la metà posteriore del canale alimentare, senza però vederne chiaramente il di lui fine, giacchè l’ abbon- dante tessuto celluloso , e gli organi genitali addos-. ati in questa regione al canale alimentare, ed in- uriti dal lungo soggiorno delle Scolopendre nello spirito, si sono opposti all’ isolamento ulteriore di questo delicato filamento nervoso. Sono però d’ av- Viso che ripettendo questa preparazione sopra indi- x = PA 196 vidui recenti, si potrà molto meglio dimostrare e seguire l’ andamento di tutto il nervo intestinale, an= | che nelle Scolopendre , e ridurre questi insetti allo stesso tipo di costruzione , in quanto-al sistema ner- voso, che è proprio della maggior parte degli altri insetti, Dissi che questo nervo non era stato vedu- to nè rappresentato da Gaede, abbenchè il celebre anatomico delinei in, g; (fig. 16) l’ incominciamen- to del nervo stesso, che denomina nervo dispari che. dalla base del cervello si dirige al cuore, o vaso d'or- sale, giacchè questo preteso nervo del cuore non è realmente tale, ma. piuttosto l’ esilissima estremità anteriore del vaso dorsale medesimo, applicata e distesa sul nervo intestinale, come lo dimostro nel- la mia figura. Osservando l’ estremità anteriore del vaso dorsale, Z, (fig. 17) distratto dalla naturale sua posizione si vede che restringendosi il medesimo repentina- mente si prolunga in un sottile filamento, g, il quale, vedute le parti nella naturale posizione, co- pre e si applica sul nervo intestinale , î, seguendo- lo fin presso al punto in cui il nervo stesso si na- sconde al di sotto del ganglio cerebrale: era quindi ben facile il credere (e la osservazione stessa di primo slancio avvalorava questa supposizione ), che il filamento tanto evidente, che estendevasi dal vaso ‘ dorsale al ganglio cerebrale, fosse realmente un cor- doncino nervoso ; nè io medesimo mi sarei accorto dell’ errore, se, tentando di isolare dal canale ali- mentare il vaso dorsale, non avessi veduto sulla faccia superiore di quello prolungarsi evidentemente all’ indietro un filamento nervoso. Volendo infatti seguire l’ andamento di questo nervo verso il gan- glio cerebrale continuai a sollevare con precauzione il vaso dorsale, e vidi con sorpresa, che il preteso. nervo dispari di questo vaso altro non era che la. anteriore estremità del medesimo straordinariamente. a S IA # 197 &ssotigliata, e conformatasi in filamento; il quale filamento del vaso dorsale terminava in punta esilis- sima, e facilmente separabile senza lacerazione, alla distanza di circa due millimetri dal margine poste- i riore del ganglio cerebrale. Nella figura sollevato dl filamento, g, del vaso dorsale si vede scorrere “\parallello, ed alla destra del nervo intestinale sul quale era naturalmente applicato. Che poi questo filamento del vaso dorsale non sia altrimenti un ‘nervo, ma piuttosto un prolungamento, e quasi di- «rei una modificazione, della estremità anteriore del vaso stesso lo dimostrerà spero quanto vado ad e- sporre. — Isolato che sia il vaso dorsale, esaminandolo di- ligentemente nelle due superficie , inferiore cioè, e superiore , si vede scorrere nel centro delle medesi- me una linea, la quale ha molta somiglianza con un filamento nervoso; questa linea si prolunga tanto anteriormente che posteriormente al di là del punto in cui termina la parte allargata dello stesso vaso, e serve a fissare le estremità del medesimo sulle vicine parti, e più particolarmente poi sulla faccia supe- riore del canale alimentare. Esaminato questo fi- lamento colla lente in tutta la sua lunghezza, chia- tamente si vede essere il medesimo prodotto da una singolare modificazione delle pareti stesse del vaso, le quali nella linea centrale, più che altrove, fibro- se e trasparenti producono la indicata apparenza . Staccata infatti la estremità posteriore del vaso dor- sale in uno degli individui, unitamente al filamen- to nel quale si prolunga, e sottoposta al microsco- | pio è ben facile il vedere, che il predetto filamento 198 i i Prc 1 cavo, come lo è il vaso dorsale dal quale. trae orrigine, altro non è che un prolungamento assottigliato del medesimo , il quale prolungamento termina poi in un esilissimo filo solido molto somi- gliante ad un nervo. I più diligenti entomotomisti avevano di già notato questa singolare disposizione del vaso dorsale degli insetti, esaminati singolara. mente nello stato di larva, e per tacere degli al-. tri, ricorderò soltanto il diligentissimo Lyonet, il. quale, nella mirabile sua anatomia del bruco del . salice nella fis. 1.* della tav. xIr., oltre la porzione anteriore del nervo intestinale, che manda rami sul . vaso stesso, rappresenta ancora la descritta disposi» zione nella regione anteriore di questo vaso; e nel-. la fig. 4. Tav. iv. lo mostra terminato in sottilissimo. prolungamento: modo di terminare dell’ estremità anteriore del vaso dorsale che più chiaramente an- | cora apparisce nella fig. 2.* Tav. rx. della memoria . di Marcel de Serres, intorno l’ uso del vaso dorsa-. le, (Mem. du Mus. d’ Hist. Nat. T. rv. 1818). Dun- ue il ‘sottile filamento anteriore , continuato sul va- so dorsale delle Scolopendre, non è altrimenti un. nervo, come lo pretende Gaede, ma lo stesso vaso assotigliato e terminato in apice acutissimo, che. quasi sempre strettamente si applica sul nervo inte-. stinale, ed apparisce per ciò continuato sino al cer-. vello ; illusione che totalmente svanisce qualora le. ridette parti sieno tra loro disgiunte: il vaso dor-. sale perciò non riceve filamenti nervosi direttamente dal cervello, ma soltanto dal nervo intestinale sul quale resta disteso, e secondo Lyonet anche dai ra- mi medii dei ganglj spinali. | Ma passiamo a dimostrare che i due filamenti. nervosi che dal secondo ganglio dello spinal midollo. giusta le osservazioni, e la figura di Gaede, diri- gonsi al vaso dorsale non sono altrimenti veri fili ,. ma particolari ramificazioni, o produzioni dello stesso‘ sla i 199 ì waso dorsale, che divisi in minuti ramuscelli ser- peggiano e si perdono nel tessuto celluloso e pin- | guedinoso che inviluppa, come tutti gli altri, ane che il secondo ganglio dello spinal midollo. Nella fig. 16., già altre volte citata, vedonsi in » i due pretesi cordoncini nervosi, i quali secondo raede dirigonsi, e si perdono sul vaso dorsale, /; nella fig. 17. che rappresenta parte della mia | preparazione, le stesse lettere mostrano i medesimi oggetti, e rimosso dalla naturale posizione il vaso dorsale e rovesciato a destra chiaramente si distin- | gue, chei due filamenti, ff: sono produzioni del lo stesso vaso dorsale le quali, come si vede nel lato destro in, f", dopo avere abbracciato il canale alimentare sottoposto, vanno a perdersi in minute ramificazioni ai lati del secondo ganglio del midol- Jo spinale, senza inserirsi direttamente nel medesi- to : e tolto il copioso tessuto celluloso pinguedinoso ‘che inviluppa e nasconde queste parti, vedonsi in allora staccarsi dallo stesso ganglio soltanto Ae tre principali ramificazioni nervose, le quali scorrendo in linea quasi trasversa tra i ramuscelli della pro- duzione , f/, seguono l'ordine di distribuzione pro- prio degli altri nervi diramati nello stesso modo da tutti gli altri gangli) spinali. Che poi i filamenti | dei quali parlo sieno non già cordoncini nervosi, come lo credette Gaede, ma vere produzioni del va- so dorsale, oltre che lo dimostra evidentemente il modo di loro orrigine dal vaso stesso, ed il dira- marsi sulle vicine parti, lo fa conoscere anche me- glio la loro tessitura esaminata colla lente: staccata infatti porzione del sinistro filamento, f, ed osser- Nato, prima con una lente semplice, in seguito col microscopio composto, ho costantemente veduto, che da tessitura di questo filo è realmente quella di un esile vasellino ramificato , nella cavità del quale ho | potuto persino vedere tratto tratto porzioni conden- 200 sate di quello stesso umore verdognolo, che nell’a? | nimale vivente è contenuto e scorre nel vaso dorsa- le; di modo che mostrandosi questo vasellino ora trasparentissimo , ora di color verde cupo, per la. qualità dell’ umore contenuto, tale particolarità ser- viva a dimostrare anche meglio la di lui natura, ed a rendere impossibile lo scambiamento del medesi- mo con un filo nervoso. Ma per allontanare, mag- giormente qualunque sospetto di equivoco nella os- servazione ; sullo stesso vetro collocai porzione di vero. filamento nervoso , staccato da uno dei tronchi . nati dai gangl} spinali; la perfetta trasparenza del. filamento stesso mostrò a calpo d’occhio, e sotto la | lente semplice, e sotto il microscopio, la tessitura fibrillare, ed il modo di diramarsi proprio esclusi- vamente dei nervi stessi, e questa osservazione servì a viemaggiormente confermare quanto ho superior- _ mente esposto intorno la natura e qualità dei fila- menti ‘uniti alla estremità anteriore del vaso dorsale | delle Scolopendre . | In quanto però alla natura di questi vasellini, comunicanti colla estremità anteriore del vaso dor- sale, potrebbe insorgere ancora il dubbio che i me- desimi riferir si dovessero a produzioni delle ordi- narie trachee , ramificantesi, od anche comunicanti , collo stesso vaso dorsale; a tal proposito però farò riflettere 1.° che al microscopio i predetti vasellini non mostrano la tessitura a filamento spirale pro- prio delle trachee ; 2.° che abbastanza voluminosi. nel punto dove si staccano dal vaso dorsale, si as= sottigliano successivamente nel ramificarsi sui lati del canale digerente ; 3.° che l'opposto sucede delle trachee, serpeggianti sul vaso dorsale, le quali assai grosse dove si staccano dai principali tronchi comu- nicanti colle stigmate, improvvisamente si assoti gliano accostandosi alla linea media dorsale del cor= po, perchè dividonsi in minuti ramuscelli formanti. y 20Ì ima rete sul tubo digerente, sul vaso dorsale, e sui muscoli e tessuto celluloso circostante; 4.° infine rchè i rami tracheali serpeggiano soltanto sulla erna faccia del vaso dorsale nè, come succede le di lui produzioni anteriori, si innestano e co- nunicano col medesimo. Consultando le figure del yoret (op. citata );} e singolarmente la 4.° della itav. Iv., e la 1.° della tavola x. trovo, che i grossi | tronchi trasversi del primo fascio tracheale, diretti alla regione dorsale del primo e del secondo anel- lo, 0 seginento, del bruco, e sui quali è distesa l'e stremità anteriore del vaso dorsale, mentiscono a | Scritto; ma sollevato il vaso dorsale queste trachee | timangono nella naturale loro. posizione ; quando | invece il vaso dorsale porta con se le proprie pro- | duzioni, vere diramazioni del vaso stesso, e total- | mente dissimili e dalle trachee, e dai filamenti ner» vosi. / «È questa la suecinta € nuda esposizione di quan- to ho potuto osservare relativamente alla. struttura e disposizione dell’ estremità anteriore del vaso dor- sale, e sulla origine e:distribuzione del nervo intesti- nale, analogo al gfan simpatico ; trovato anche nel- a Scolopendra mordente. Per quanta diligenza abbia | io posto in questo esame potrei ciò non ostante es- | sere incorso in qualche errore, e desidero ardente- | mente che alcuno dei celebri naturalisti. che con tanto studio e profitto applicansi a quesia parte della zootomia, ripettendo queste mie osservazioni | mè confermino i risultati, o nè dimostrino V insusi- | stenza; giacchè i miei sforzi essendo diretti alla ri- ‘cerca del vero, mi sarà sempre grato il conoscer= lo e professarlo, anche allorquando svelar dovesse o mio sbaglio od innesattezza. Affinchè poi, hiunque lo desiderasse , verificar possa sugli stessi | oggetti le mie osservazioni, ho conservato le prepa- Tom. III, (O 202 ; razioni che servirono di fondamento allé medesime, e le ho depositate in questo Museo di Anatomia comparata alla mia direzione affidato. Quindi il nu- mero 1176 A, mostra uno degli individui della Sco-. lopendra mordente sul quale è preparato 1’ intero andamento del doppio cordone a ganglii, analogo all’ asse cerebro-spinale dei vertebrati, isolato eol- l aprire l’animale nella faccia inferiore o ventrale. Il numero 1176 B, segna il secondo individuo aper- to nella linea dorsale; rimossi anteriormente dalla naturale loro posizione , tanto il vaso dorsale, quan- to l’ incominciamento del canale alimentare, come si vede nella fig. 17.; chiaramente appariscono quin- di in questa preparazione tanto le produzioni del vaso dorsale media e laterali, quanto ancora l’ an- | damento del nervo. simpatico. Al numero 1176 C, corrispondono , contenute in apposito vetro, le pre- parazioni microscopiche citate in questa nota, e . sono I. porzione della produzione laterale sinistra del vaso dorsale: 2. pezzetto di grossa trachea, e fascetto di fibre muscolari tratto da una zampa: 3. piccolo brano del tessuto celluloso che circonda il vaso dorsale, composto in gran parte d’ una finissi- ma rete di trachee: 4. estremità posteriore assotti- gliatissima del vaso dorsale, del tutto simile alla. produzione media anteriore del medesimo: 5. por- zione di uno dei condotti salivali: 6. due filamenti nervosi , il maggiore staccato presso uno dei ganglj ‘ventrali, l’ altro ‘tolto da una delle zampe ante- riore (1). (1) Net mentre che si stava stampando questa mia nota, avendo ricevuto il quaderno di gennajo 1830. del Bulletin des Sc. naturel= .les par Ferussac , trovai nel medesimo alla page 176. un articolo , inserito da Kuhn, relativo ad una memoria recentemente pubblicata dallo stesso Giovanni Miiller sull’ anatomia della Scolopendra, Ja setta e À BS E qual memoria essendo posteriore a quella che abbiamo in questo stesso fascicolo inserita, sul sistema nervoso intestinale degli insetti, cre- detti che l’ autore avesse nella medesima corretti gli errori attribuiti ' r PFA DAA N aa CS==5 TL î I (7 Tesoro RIA Litog * Espriane è ee 203 | Spiegazione delle figure appartenenti a questa nota, «contenute nella Tav. 2.° di questo volume. | Fig. 16. È questa la parte anteriore della figura i Gaede (mem. cit.); a, cervello; 35, nervi ot- tici; c, nervi dei tentoni; d, colare nervoso del- l’esofago; e, secondo nodo dello spinal midollo ; if, due fili nervosi che da questo nodo vanno al cuore; g, un nervo che dalla base del cervello discende pel vaso dorsale; %&, le mascelle; iz, le | glandole salivali; 2, cuore, o vaso dorsale. | Fig. 17. Regione anteriore del vaso dorsale, del canale alimentare, e del sistema nervoso della Sco- lopendra mordente: a, è, c,d, e, 2, come nella precedente fig.; f, f', biforcazione anteriore del va-' so dorsale; g, prolungamento medio lineare dell’ e- .stremità anteriore del vaso dorsale; #, #, porzione del canale alimentare; ii, nervo simpatico . Fig. 18. Estremità anteriore del vaso dorsale col- le sue produzioni, del tutto isolato (le lettere come nella fig. 17.) A. Alessandrini . alla figura di Gaede relativamente ai nervi diretti nelle scolopendre al cuore ; ma, se pure l’ estratto di Kuhn è abbastanza completo , nella memoria ultima di Miiller non si fa patola del sistema nervoso di questi insetti; anzi si comenda moltissimo il lavoro di Gaede , ® ‘per dare nna anat, intera di questi insetti, l’autore si propone di | rendere completo il lavoro predetto, trattando dell’ apparecchio tra- | cheale; dei vasi del Malpighi; e degli organi della riproduzione e "dei sensi, Quì appresso troverassi la traduzione di questo articolo , riserban- Tomi di dare esteso conto della memoria allorquando potrò consultare Îl quaderno dell’Isis nel quale è inserita 4 204. Mirter Giovanni — Sull’anatomia della Scolopendrà 5 mordente — (Isis 1829. fascic. 5. pag. Sad con una tavola). Gicivi è il solo autore, per quanto io sapia, che siasi occupato dell’ anatomia della Scolopendra mor- dente ( Sco/opendra ‘morsitans). Le osservazioni di | Marcel de ‘Serres sulle scolo pendre (nella sua me- | moria sul vaso dorsale degli insetti; Mem. du Mus. d’ Hist. Naturelle T. v.) non s'accordano con quel- le fatte da Muller nella grande specie. Treviranus ha dato una descrizione ‘anatomica detagliatissima della Lithobie fourchu (Scolopendra forficata Lin.); mia la strattura' di questa specie è in più punti diver sa da quella della'grande Scolopendra. Infine Lèon Diifour ha studiato la struttura della Scutigera Li- neata Latr. ‘(Annales ‘des Sciences Nat. ‘mai 1824. T. 1. p. 80.) questi animali quantunque compresi | nella medesima famiglia che abbraccia le vere Sco- lopendre, ne differiscono ciò non ostante tanto ri- | guardo alla loro DORRenr che- per l’ interna struttura. Le ossèrvazioni di Gaede trovansi nel IMagasin Hoologique di Wiedemann, Tomo I. pag. 105. °De- serive Egli con molto detaglio il canale digerente, il vaso dorsale, ed il sistema nervoso: delle eleganti fisure rappresentano le due ultime parti. Ma sicco-, me Guede non ha potuto dare l'anatomia completa della grande Scolopendra, Miller lla intrapresa nella memoria, della quale parliamo, estendendosi | singolarmente sopra quelle parti la descrizione del- | le quali mancava nell’ opera di Gaede, vale a dire | ly apparecchio tracheale; i vasi. del Malpighi; gli. organi della riproduzione , e quelli dei sensi. Le. sue ricerche sono state istituite sopra quattro, indi= vidui. 205 © Le stigmate dell’ apparecchio tracheale sono late- î rali, avvene una per ciascun pajo d'anelli lungo | tutto il corpo dell'animale ; questa disposione è per- ciò somigliante a quella che Yreviranus ha descritto nella Litobia forficata . Ciascuna stigmata comunica con un fascio di grosse trachee divergenti tra loro in tutti i sensi, e formanti dalle anastomosi arcuate coi fasci delle vicine stigmate. I vasi del Malpighi sono estremamente lunghi, in numero di due, situati sui lati del tubo digerente, ‘occupano più di due terzi della lunghezza del cor- i po. La loro estremità anteriore è gracilissima, in- | grossano avvicinandosi al retto dove si aprono pres- | so l’ano. Questa disposizione non permette che si considerino quali vasi biliari; come era stato credu- to; non puossi attribuir loro altro uso tranne quel- . lo proprio degli organi escretori. «L'apparecchio genitale della femmina è semplicis» Ri simo; l’ovajo e l’ovidutto sono dispari. L’ ovidutto incomincia al di sotto dell’ ano ; in tutta l’ «stensio- ne è applicato sul retto del quale, segue le circon- voluzioni ; presso il suo orificio riceve i condotti di due piccole glandole accessorie. Ben tosto si separa . dal tubo digerente s'assotiglia e presenta di distan- | za in distanza dei risonfiamenti contenenti delle uo- va ad inviluppo duro, Negli interstizj di queste uova l’ ovidutto è assotigliatissimo , e quasi filifor- me. Più lungi vedonsi ancora dei ringonfiamenti, | ma questi più piccoli appartengono forse a delle uo- | va meno sviluppate. In seguito il canale conserva ‘una grossezza, filiforme e ripiegasi in mille, guise; | poscia diminuisconsi i suoi ravvolgimenti , e. per ul- | timo si presenta l’ ovajo sotto forma di corpicciuolo | oblongo, convesso da un lato, segnato da solchi | nell’opposto, aderente secondo la sua lunghezza al | condotto genitale. In quanto agli organi del maschio, ha l’autore 206 | in un piccolo individuo trovato un canale dispari colle due glandole accessorie; questo canale era. più sottile di quello della femmina, non presentava ri- gonfiamenti , presso la sua estremità portava un fa- scetto di condotti lunghi e rettilinei, che avevano qualche analogia coi corpiciuoli dell’ ovajo della fem- mina . i La Scolopendra mordente ha da ciascun lato del- Ja testa 4 occhi semplici, tre dei quali circolari, il 4.° elittico ; quest’ ultimo è il maggiore. Allorchè si toglie la cornea coll’ inviluppo della testa; i cri- stallini rimangono aderenti alle interne cavità della cornea: sono dessi durissimi, trasparenti, color d'am- bra, molto convessi d’ambi i lati, di modochè la loro forma si accosta alla sferica. Il cristallino del- l’occhio elittico ha pure la forma di una elissi. Le convessità interne dei cristallini corrispondono a del-. le incavature visibili nelle parti che restano tolti gli strati intesumentali. Questi infossamenti hanno la forma di calici e contengono le parti interne del- l'occhio; tutta la cavità è rivestita dalla coroide che si vede la prima. Il nervo ottico perfora la parte posteriore di questo cono o calice, e si dilata al di dietro della coroide, sotto forma di retina la quale è tutta bianca. Sembra non vi esistano or- gani particolari o corpo vitreo tra la coroide ed il cristallino. Negli scorpioni al contrario e nei ragni avvi un corpo Vitreo più o meno appianato, corpo. che 1’ autore crede di aver veduto negli occhi sem- plici degli insetti. (Bulletin des Sc. Nat. par Fe- russac T. xx. pag. 176-179. Gennajo 1830.; arti= colo inserito da Kuhn.) È, ) 207 | Revue de la famille des Cactées avec des observations o sur leur végétation et leur culture, ainsi que sur __celles des autres plantes grasses. Par M\” A. P. | De Candolle etc. Paris, chez A. Belin. 1829. In 4.° con 2°. tavola litografica . (14 LI ' due L mi pregio di dare l'estratto di questa recente i produzione di uno de’ più illustri Botanici viventi , | nella quale egli prende ad esame una numerosa fa- i miglia di piante, che tutte sono indigene dell’Ame- rica calda. Tale famiglia possiede specie così biz- | zarre nell'aspetto, che invano ne cercheremmo le . analoghe in tutto il regno vegetabile; e queste pa- |‘ ragonate tra loro mostrano faccie così svariate, che | sino dal principio se ne poterono formare più divi- . sioni, le quali furono distinte con nomi diversi. In | una di esse si compresero tutte quelle specie, che | sono fatte di articoli schiacciati, più o meno ovati, e proliferi all'apice, cui piacque a’ Botanici chiamare Opuntiae prendendo tal nome dall’ erba Opuntia di Plinio, la quale poteva per verità avere come i Cactus la proprietà di mettere radici dalle foglie : pa Circa Opuntem Opuntia est herba... mirumque e folio | ejus radicem fieri, ac sic eam nasci Plin. Nat. hist. lib. ar. cap. 17.; ma non per questo essa era un _ Cactus. Sotto un’altra divisione si posero i Catti di fusto angoloso, armato negli angoli di fascetti di | spine, e giacente, se è abbandonato a se stesso, e a | questa si diede propriamente il nome di Cactus forse | per un’ analogia, sebbene assai lontana, col Cactus di Teofrasto, il quale era nativo della Sicilia, e | aveva la particolarità di essere spinoso, e di man- i dare dal collo della radice fusti giacenti, che di- | ©evansi appositamente Catti: Quae autem Cactus nun- | cupata est, in Sicilia tantum nascitur... Haec enim ce 208 =! statim ab radice caules repentes in terram mittit folio lato, atque spinoso, caules hos Cactos appellant Theo- , phr. cum Stapel. lib. 4. cap. 4. p. 613., «la quale. x pianta di Teofrasto è distante per modo dai Catti Americani, che con molta ragione si crede essere il nostro carcioffo Cyrara Scolymus L., quando ancora non sia la Cyrara humilis. Gaspare Bauhino propose il nome di Cereus per i Catti di fusto cilindrico, dritto, e scannellato, Il Plumier chiamò Pereskiae i Catti col fusto ornato di foglie piane, e l’ Hermann disse Epiphyllium quelli, che avevano tutto il fusto fatto a guisa di una foglia schiacciata. Linneo sul- le prime ammise i due generi Cactus, e Pereskia , ma poi si avvide, che stabilendo tale distinzione era mestieri ammetterne altre assai; onde si avvi$ò' per lo meglio riunire il tutto sotto il solo genere Cactus; cui nel suo metodo naturale trasse all’ ordine delle > Succulentae vicino al Mesembryanthemum, con che stabilì una delle più sicure affinità di tale famiglia. Bernardo Jussieu adottò la stessa opinione. L’'Adan- son divise i Catti in tre generi, e li collocò nella sua famiglia delle Portulacèe a canto al Mesembryan- themum, e molto vicino al Ribes, e tuttocchè ci avvi- sasse di questo ingegnoso avvicinamento, non ce ne fece conoscere l’importanza, la qual cosa fu fatta meglio risaltare da Lorenzo Antonio Jussieu, sebbe- ne egli la esaggerasse un pochetto collo. stabilire una famiglia per i Catti, la quale unicamente com- prendeva i due generi Ribes, e Cactus separati in due sezioni, l’una distinta per il numero determi» | nato de’ petali, e degli stami, e l’altra per il loro. numero indeterminato , Ventenat nel suo Tableau: du Regne wésétal ridusse i Catti a formare da per se soli una iamiglia, alla quale diede il.nome di Cat- toidi, che vuol dire somiglianti ai Catti, e sembra indicare, che il Cactus non le appartiene. Lo stes» | so rimandò i Ribes tra le Sassifragèe malgrado del | loro frutto carnoso. 209. .L’ Autore nel 1805. ammise la famiglia delle Cat- idi di Ventenat conservandole il nome primitivo Catti, e formò una famiglia a parte delle Gros- sularide , la quale di poi è stata adottata dalla maggior parte de’ botanici; alcuni però ne hanno cambiato il nome in quello di Ribesièe, il quale sarebbe ugualmente ammissibile , se il nome di Gros- | sularièe non fosse più antico. . Il Jussieu volendo sopprimere i nomi di famiglie i identici co’ nomi de’ generi, propose nel Diction- maire des Sciences naturelles (nell’anno 1825.) di i dare alla famiglia ( sempre composta del Cactus, e del Ribes) il nome di Nopalèe in Francese, e di | Opuntiaceae in latino, ed il De Candolle aveva già | inserito questo nome nella lista delle famiglie della | sua Théorie élémentaire , . Riflettendo però essere mestieri per la stabilità . della nomenclatura di allontanarsi il meno, che sia | possibile, dai nomi primitivi, i quali erano Catti, e Cattoidèe , nè potendo ammettere il primo, per- chè è identico col nome di genere, e nemmeno il secondo, perchè strascina seco un'idea falsa, egli si . decise ad abbracciare il nome di Cattèe, Cacteae , La facile ad intendetsi, e conforme alle regole ordi- | marie. } | ‘Questa famiglia secondo lui si compone del solo f genere Cactus di Linneo, il quale si può dividere | comodamente in sette generi ( Mammnillaria ,. Meio- cactus, Echinocactus 3 Cereus , Opuntia, Pereskia , Rhipsalis). Egli non dà ad alcuno di questi generi il nome di Cactus, acciocchè coloro ,, i quali ten- gono doversi serbate il genere Linneano nella sua tegrità, possano farlo senza pena, e possano con- temporaneamente ammettere quali sezioni di esso i eneri del De Candolle . \ | La radice delle Cattèe nulla offre, che sia degno di particolare attenzione. Il contrario .è del fusto, ) 2I0 il quale conduce assai bene alla divisione di que- sta famiglia in generi, ed in sezioni. tripa Ne’ Cerei, nelle Opunzie, nelle Pereschie, e nelle Rissali l’asse del fusto, e de’ rami è ‘occupa- to da un corpo legnoso, il quale è assai compatto ne’ Cerei, e nelle Pereschie, più sottile nelle Ris- sali, più rado, e con fibre sinuose, e scostate nelle Opunzie. Ne’ Melocatti, e sopratutto nelle Mammil- larie questo asse pare, che manchi affatto, o alme- no si riduce a poche fibre sparse in mezzo ad un tessuto cellulare abbondante. Le due ultime Cattèe, quando prendono a germogliare, sono di figura ro- tonda, e quasi globosa , le altre sono di figura più allungata , ora cilindrica , ed ora schiacciata. Le Cattèe , che rameggiano, hanno forme di ra- mi assai variate. Un involto corticale insigne , ed alto cuopre queste piante. L°asse legnoso è cilin- drico nelle Rissali, nelle Pereschie, e nelle Opun- zie, è appena angoloso ne’ Cerei, i quali mostrano al di fuori gli angoli i più prominenti, ed è ovale ne’ rami schiacciati delle Opunzie. A misura, che il ramo eresce di età, l’asse legnoso oresce lenta- mente di diametro secondo le leggi delle dicotiledo- nali; a poco a poco scompariscono gli angoli ester- ni de’ rami tanto per la lenta distensione prodotta dall’ accrescimento del corpo legnoso, quanto per l’obliterazione dell’ involto cellulare cagionata dal lazione dell’aria. Di questa guisa tutti i rami i più angolosi, o i più schiacciati formano col vol- gere degli anni o tronchi cilindrici, o tronchi ap- pena angolosi. i Nel centro del canale midollare delle Cattèe è midollo copioso, e che dura lunga pezza, dal qua- le partono raggi midollari assai grossi. La robu- stezza dell’ asse legnoso varia di molto da specie a specie , donde viene l’ egersi , il pendere , o il gia= cere de’ tronchi. 2II Bibi di tubercoli più o meno lordi , e car- nosi, i quali portano foglie. L'Autore inclina a con- siderare quai tubercoli saldati in serie longitudinali le ale, o angoli de’ Melocatti, e de’ Cerei. MW SIGli anzidetti tubercoli sono sempre disposti in più | serie spirali, e parallele attorno al fusto. Il nume- ro delle spire ne’ fusti cogli angoli verticali è ugua- le a quello degli angoli; ma questo numero , come pure quello de’ tubercoli in ogni spira è soggetto a ‘variare nella stessa specie sebbene entro certi limi- ti. Ogni tubercolo è sempre situato all’ apice di un ‘raggio midollare, che si fa strada attraverso al tes- suto vascolare; donde viene, che lo scheletro di una i Cattèa mostra de’ buchi regolari, i quali corrispon- — dono al sito de’ tubercoli. Poche Cattèe hanno foglie, e le foglie più gran- gi, e piane sono nelle Pereschie. Le Opunzie hanno . foglie piccole, conico-subulate , assai presto deci- M due, di modo che queste non si trovano, che sopra i . rami giovani. I detti due generi portano nell’ ascel- . la delle foglie un fascetto di aculei sovente disu- . guali, od anche aculei solitarii, ed oltre a ciò una lanugine, o una vera lana più o meno lunga ; po- | ste alla base degli aculei, fenomeno, che si osserva » ancora nelle Grossularièe. , e nelle Portulagte , fa- li, iCerei, gli Echinocatti, i Melocatti, e le Mam- millarie esistono gli anzidetti fascetti colla stesse golarità, come se nascessero dall’ ascella delle fo- ie. L’ Autore forse un po’ troppo inchinevole alla ottrina degli aborti deduce da ciò, che i fascetti di sito di foglie abioetito , e crede trovare una plau- bile prova della cosa nel seguente fenomeno. Nel- gle Opunzie il fiore nasce sempre dal centro di un Da ara fascetto, cioè a dire dall’ascella delle foglie, (la quale situazione de’ fiori è assai frequente in tutto. il regno vegetabile. Ora nelle Rissali, e ne’ Cerei i fiori nascono dal centro de’ fascetti; per. conse+ guenza si può pensare, che questi fascetti, rappre- sentino le ascelle delle foglie, quantunque le foglie manchino interamente, Nelle Mammillarie sonovi protuberanze fatte. a capezzolo, disposte a spirale, terminate da un fa- scetto di aculei. Tali capezzoli sono assai più lun- ghi, e più prominenti de’ tubercoli de’ Cerei, e delle Opunzie , ed i fiori nascono dalle loro ascelle, non dal loro apice, nè dal centro del fascetto di. aculei, che sta in quell’apice; detti fiori poi. pro- vengono in quelle ascelle da un ciuffetto lanuginoso più o meno abbondante di peli. L' Autore dunque crede, che i capezzoli delle Mammillarie sieno vere foglie simili a quelle de’ Mesembriantemi barbati. Il genere Melocatto ha un’ organizzazione, che par- tecipa di quella de’ Cerei, e delle Mammillarie. Il fusto globoso distinto da solchi verticali porta sopra le sue coste i fascetti spinosi a guisa de’ Cerei, e con ciò mostra le ascelle di foglie abortite. Lo spa- dice cilindrico, e fiorifero è formato da capezzoli fitti, terminati da peli setolosi; nelle ascelle di questi capezzoli nasce un ciuffo di lana, donde esce il fio- re. Si direbbe, che questo spadice è una Mammil- laria nata sopra un Cereo ovoide, o un Echino- cattò . Le Mammillarie hanno un sugo proprio lattigino- so, mentre tutte le altre Cattèe lo hanno acquoso. È cosa degna di essere verificata, se ne’ Melocatti lo spadice possegga il sugo lattiginoso delle Mam- millarie, ed il fusto, o base abbia il sugo acquoso de’ Cerei, | i Risulta da quest’ analisi delle forme delle Cattèe, che noi dobbiamo fare distinzione fra i tubereoli, atg i capezzoli: che i primi sono sostegni di foglie, quali, o siano esistenti, o siano abortite , porta- no nella loro ascella un fascio di peli, e di pun- | giglioni: che i secondi sono per loro stessi le foglie, quali portano un fascio di pungiglioni al “loro pice $ ed il fiore nella loro ascella: che queste due sorte di organi ordinariamente si trovano seperate , ma che si incontrano tutte due nelle due parti com- ponenti i Malocatti. | L'’infiorazione delle Cattèe offre delle ECISEO DI «di che abbiamo già fatto cenno parlando de’ loro tubercoli. Ne’ Cerei, nelle Opunzie, e nelle Rissali fi fiori sono situati negli angoli de’ fusti, quando | questi hanno angoli, e > nelle Opunzie , le quali so- no prive d° angoli, i fiori nascono di preferenza so- | pra i fasci di ‘pungiglioni , che stanno ne’ margini, o verso la sommità degli articoli. Nelle PI FE E rie, o Melocatti i fiori spuntano ‘dalle ascelle de’ ) Mipesroli. ma colla differenza, che il fusto nelle Mammillarie è tutto quanto coperto. de” capezzoli , e porta i fiori sopra una , o due file circolari vicino alla sommità, mentre che nel Melocatto il fusto ve- ro è scannellato, ed i fiori non si trovano, che nel- alto dello spadice, il quale è interamente rivesti- to di capezzoli avvicinati, e molto lanuti. Nelle Pe- | reschie i fiori sono pelli toni o nell’ascella delle foglie, ‘o nella sommità de’ rami. In tutti i casi i fiori delle Cattèe sono sessili privi di vere brattee, e la mag- gior parte insigni per la loro grandezza, e la loro bellezza. In generale sono bianchi, oppure mostra- no tutte le diverse gradazioni del colore rosso dal roseo pallido sino al rosso il più vivo, o al rosso \porporino . Il solo Cereus grandiflorus , qualche Pe- reschia, e tutte le Opunzie hanno i petali o tutti, | © in parte di colore giallo d'oro. Near Cattèa ha fiori blu. Nelle Rissali, Mammillarie; e Melocatti l’ ovaio ard è tutto saldato col tubo del calice, è perfettamente liscio, ed è coronato dal lembo di questo calice. | Tale struttura non differisce da quella delle Gros= | sularièe, ed in generale da quella di tutte le pian- te, che hanno if frutto carnoso aderente al calice. Nel Cereo invece i sepali sono numerosissimi, stan- no in molte linee disposte a spirale, aderiscono fra di loro, e coll’ovaio, e ricuoprono quest’ ovaio a guisa di squame, la cui parte inferiore è saldata, e la superiore libera. In molte specie trovansi nelle ascelle di questi sepali i fascetti di peli, e talvolta ancora di pungiglioni, che sono proprii del fusto de’ Cerei. La stessa organizzazione incontrasi nelle Opunzie, e nelle Pereschie colla differenza, che i . sepali inferiori sono allontanati tra di loro, ed han- no la forma delle foglie ordinarie del fusto, per conseguenza sono piani nelle Pereschie, e cilindri- co-conici nelle Opunzie, in amendue più o meno facilmente cadono, e quanto più si avvicinano alla sommità dell’ ovaio, perdono l'aspetto di foglie, si fanno piani, un poco coloriti, e s’ avvicinano ai pe- tali e per la loro natura, e per la loro situazione. ‘ Quivi l’autore si perde in teorizzare, onde ridurre alla stessa forma generale delle infiorazioni, quanto avviene ne’ fiori de’ Catti, e con aborti, e con nasci» menti accomoda ogni cosa a modo suo. Io ommetto questa discussione, perchè la natura non si è prefissa di fare tutte le cose analoghe colla stessa precisa forma, e struttura, ed è tutto nostro artifizio il volerla trarre a questo legame, e circoscriverne l’on- | nipotenza . i La differenza più chiara, che i fiori delle Cattèe | paragonati fra di loro ci mostrino, è la seguente; altri sono tubulosi, ed altri rotati. Diconsi tubu- |. losi, quando i sepali, ed i petali saldati assieme si protragg sono al di sopra dell'ovaio, e formano di questa guisa un tubo di una lunghezza notabile, | «Mi 215 lo che accade nelle Mammillarie, ne’ Melocatti, e _ me’ Cerei. Diconsi invece rotati , quando i sepali , e i petali, quantunque saldati assieme per la base, | si distendono in un lembo più o meno aperto im- | mediatamente al di sopra dell’ovaio, sicome accade | nelle Opunzie, nelle Pereschie, e nelle Rissali; Que- | sta diversità forma una delle basi della disposizione de’ generi nella famiglia. | Gli stami sono disposti in più serie, e colla base de’ filamenti aderiscono ai petali, ed ai sepali per lungo tratto, quando il fiore è tubuloso, e per un | tratto assai corto, quando il fiore e rotato . I. fila- menti sono sottili, e subulati all'apice, le antere | piccole, ritte, ovali, e biloculari. Se i filamenti | nell’orgasmo della fiorita vengano irritati, muovono verso il centro del fiore. L’ovaio è aderente al calice, è uniloculare, ed erdinariamente vuoto verso il centro all’epoca della fiorita; di poi si riempie più o meno compiutamente di tessuto cellulare polposo. Gli uovicini sono nu- merosi , e attaccati a placente parietali ne’ primi sei generi, che compongono la tribù delle Opunziacèe , | e quando queste placente sono tra di loro distanti, | si riconosce, che il loro numero è uguale a quello degli stimmi, ma quando la placente sono molto ‘vicine; la cosa rimane oscura, tuttavia è credibile ara “È È $ . Per lo contario nel sesto genere, Rkypsalis, il quale da per se solo forma la tribù delle Rissalidèe, ‘semi sono attaccati ad un asse centrale, e rimane tuttavia cosa dubbia, se l’ovaio sia uniloculare, me apparisce nel frutto, o se in origine sia tri- Joculare. Lo stilo è sempre semplice, ordinariamente cilin- _ drico, qualchevolta, come nelle Opunzie, alquanto | assottigliato, e come strozzato alla ‘base. Questo stilo x . nel suo interno ora è pieno, ed ora è fistoloso. Se [d \ x 216 vi esiste la.cavità, questa nella base dello. stilo è chiusa a guisa di culo di sacco. Gli stimmi all’ a- pice dello stilo sono liberi, e leggiermente papillo- si. Variano nel numero da tre a venti. Ora sono aperti, e raggianti, come ne’ Cerei, ora dritti, co- me in molte Opunzie , qualche volta avvicinati per formare una specie di capolino, e più di rado stretti tra loro, ed avvolti a spirale, come nelle Pereschie. Il frutto è sempre una bacca carnosa, polposa, unilocnlare, e polisperma , esternamente liscia nelle Mammillarie, Melocatti, e Rissali, negli altri ge- neri è coperta di squame, nelle cui ascelle spesso trovansi fasci di peli, o di pungiglioni. Queste bacche! in generale hanno un sapore acidulo assai piacevole ,, e ne’ paesi caldi si adoprano come. rin- frescanti > Quelle delle Pereschie nelle Antille han- no il nome volgare di Ribes americano, e con .ra- gione atteso la vicinanza de’ due generi, oltre l’a- nalogia ne’ frutti, e negli aculei situati nell’ ascella delle foglie è I semi delle Cattèe giaciono. orizzontalmente, e sono attaccati alla placenta per mezzo di un funi- colo umbilicale, il quale talvolta è attortigliato a spirale in un modo assai singolare . Nelle Opunzia- cèe questi semi veg ggonsi chiaramente provenire dalle pareti del frutto, ca llomalà questo. è ancor giovane, e nelle Rissalidèe dal centro; ma nel frutto invec- chiato, e fatto tutto polposo i funicoli rimangono intieramente confusi colla polpa, e allora si suole dire, che i semi stanto in essa polpa rannichiati semina in pulpa nidulantia . I semi sono per la maggior parte ovoidi, e privi di albume. L’embrione mostrasi sotto forme assai diverse. Nelle Opunzie è. piegato a cerchio, e quasi | a chiocciola attorno. alla cavità «del seme. La sua. radiceita è lunga, e cilindrica, i cotiledoni semici- lindrici, e incombenti. Nel germogliare del seme “TOA dI la radicetta si interna nel suolo; ‘i cotiledoni si cambiano ir foglie seminali piane, catnose, verdi, e aperte; e la piumetta lascia vedere ‘tin -primo ar- | ticolo, simile in piccolo a quelli, de’ quali tutta ‘la pianta sarà composta. Nelle Rissali 1’ embrione è | dritto, ha una radicetta corta, grossa; ottusa ; i * cotiledoni dritti, densi, corti, nè si scorge tra loro la piumetta. La germogliazione ne è ignota. Forse Ja radicetta mette radici laterali. Il Melocatto cre= «duto lunga pezza monocotiledonale; non lo è; es- | so mostra una radicetta sottile, appuntata, vetti- i cale, ed una piumetta globulare, enotme in para- || gone della radicetta; manca d’angoli sporgenti; é | porta all'apice qualche piccol fascio di pungiglioni poco visibili. I veri cotiledoni sono due; opposti } | situati assai vicino al colletto , e nascosti sotto alla | piumetta. Il Nuttal assicura; che i semi delle Mam- millarie non hanno cotiledoni, e che la pianta get- mogliante non presenta altro; che un tubercolo si- mile a quello della pianta madre. La struttura de’ semi, e la germogliazione degli Echinocatti, de’ Ce- rei, e delle Pereschie è ancora sconosciuta . Quivi 1° Autore espone le sue osservazioni sopra la necessità di dividere le Cattèe in generi; ed in se- zioni; cosa; che non era stata eseguita nè da Lin- | neo, nè da Adanson, nè da Jussieu, e mostra altresì, che i primi tentativi di questa divisione fatti dal Miller, e dal Haworth non erano ancora abbastanza solidi, perchè non basati sopra l’analisi esatta del- la fruttificazione. Adunque traendo egli pattito da | questa, € dalle recenti osservazioni del Sig. Otto | sopra l Echinocatto ammette sette generi di Cattèe, _ cioè Mammillaria, Melocactus, Echinocactus, Cèreus, . Opuntia, Pereskia, e Rhipsalis, e ne stabilisce i | caratteri nel modo seguente. ì Tom. II i 15 218 Prima Tribù. OPUNZIACÈE.. Semi attaccati alla parete della bacca . A. Tubo del calice liscio; corolla turbulosa ; man- canza di vere foglie . x. MammwinrariAa. Nessun cotiledone. Fusto lattigi- noso , coperto di capezzoli. 2. MeLocacrus. Cotiledoni piccoli. Fusto verticale non lattiginoso . B. Tubo del calice squamoso ; mancanza di vere foglie. 3. Ecimocacrus. Tubo del calice corto. Corolla non prolungata al di là dell'ovaio. 4. Cereus. Tubo del calice, e della corolla eviden- temente prolungato al di là dell’ ovaio. :C. Tubo del calice squamoso. Corolla rotata . Pre- senza di vere foglie . 3 S, OruntiA. Stimmi dritti, non aggomitolati. Fo- glie piane. Seconda Tribù . RISSALIDEE.. Semi attaccati all’ asse centrale . 3. RuÙirsaris. Tubo del calice liscio. Corolla rotata. Nessune foglie. Del genere Mammillaria . Tl genere Mammillaria corrisponde alla sezione de’ Catti mammillari del Catalogo di Montpellier già pubblicato dall’ Autore, e a quella degli Echino- catti del Willdenow. I suoi caratteri anatomici, e fisiologici sono già stati esposti di sopra. Quì giova aggiungere alcune cose della sua fruttificazione. Il tubo del talice, e per conseguenza la bacca sono li- li 219 sci, terminati all'apice dal lembo degli involti del - fiore, il qual lembo spesso cade alla ‘maturità per- Mereto del frutto. La bacca liscia distingue le Mam- | millarie dai Cerei, Opunzie , e Pereschie. Gli in- Ta particolarità le Mammillarie si distinguono dalle | (Rissali, e si avvicinano ai Melocatti . Il giro interno . de’ lobi di questi involti si può avere per la co- rolla, ed il giro esterno per il calice. Gli stami | stanno in più file, e sono più corti della corolla. i Lo stilo è filiforme, terminato da 5-7 stimmi. | La mancanza de’ cotiledoni rammentata dal Nut- tal è l’unico carattere, che distingue le Mammil- | via dubbiosa per l Autore. Egli conta dodici specie «di Mammillarie ben conosciute, ed altre dodici ap- Di “pena indicate ne’ cataloghi. Le prime sono state . assai bene illustrate dai moderni Botanici, ed il DO Sig. Decandolle si limita a dare qualche schiari- | mento sopra le seguenti. 1. MammiLLARIA flavescens. Questa corrisponde al f Cactus ftavescens del Catalogo di Montpellier, ed \ alla Mammillaria straminea del Haworth. Lo Spren- gel l’ha posta due volte sotto il nome di Cactus 9 Favescens , e stramineus. È più piccola della Mam- | millaria simplex PI. grass. 111: 2. Mammiztaria discolor Tab. 2. fig. 2. L’ Autore l'aveva descritta nel Catalogo di Montpellier sotto | il nome di Cactus depressus ; ma l Haworth l’ aveva | già chiamata Mammillaria discolor . 1 nomi di Cactus | si, come posteriori a tutti. Questa specie è più | piccola della precedente. 3. Mammittaria pusilla Tab. 2. fig. 1. È il Cactus i pusillus del Catalogo di Montpellier , nome allusivo | all'essere questa specie la più piccola di tutto il 2920 genere. Sembra altresì, che essa corrisponda al Ca- ctus stellatus di Loddiges, e che le appartenga la fig. 2, tab. 29. di Plukenet. V 4. MammintariA geminispina Tab. 3. Il Decandolle l’ebbe dal Sig. Mogino autore della F/ora del Messico | sino di dodici anni fa, ed amendue avevano conve- | nuto chiamarla Cactus columnaris; ma l Haworth li prevenne, e la pubblicò nel Phy/osoph. magazi vol. . 63. p. 42: sotto il nome di Mammillaria geminispina. | 5. Mamwiniaria /arifera Tab. 4. Il Mogino gli ave- | va mandata questa specie sotto il nome di Cactus coronatus, nome già dato ad altra specie, per lo che il Decandolle voleva sostituirvi quello di Cuctus canescens ; ma anche quì l' Haworth lo prevenne col- l’introdurre il nome di Mammillaria lanigera . 6. Mamminaria Helicteres Tab. 5. L'Autore ha. avuto tanto la figura, quanto la descrizione di que- sta specie dal Mocino, egli la crede sfuggita agli altri Botanici. Tuttavia nel Prodr. Syst. nat. 3. p. 460. la ritiene tra le specie non conosciute abba- stanza. È di forma obovata, ottusissima nelle due | estremità. I suoi capezzoli sono glabri nelle ascelle, e terminati da un ciuffo di settole rigide, e bru-. ne. Le serie de’ capezzoli sono più numerose, e meglio disposte a spirale, che in tutte le altre spe= | cie. I fiori sono rosei. Del genere Melocatto . Rilevate le incongruenze del genere Me/ocactus stabilito dal Tournefort, 1’ Autore osserva, che an- che l'opinione più recente di riunire sotto questo | genere tutti i Catti di fusto ovoide, e solcati di. solchi longitudinali non è esatta; e che tali Catti danno luogo a due gruppi, cioè ai Melocatti, ed agli Echinocatti. I primi hanno il fusto di Cereo, e uno spadice fiorifero fatto a guisa di Mammilla= I 221 ria, come si è già detto, Il loro ovaio è liscio, co- | ronato dai lobi, o involti del fiore, e privo di sca- | glie embriciate. L' embrione ha una grossa piumetta i ovoide, e due piccoli cotiledoni, nascosti sotto di . essa. L’ Autore protesta di non conoscer bene che la sola specie di questo genere, chiamata da Linneo Cactus Melocactus, alla qualle dà il nome di __Merocacrus comuris Tab. 6. Egli riunisce sotto | questa specie come cosa identica i due Cactus Me- . locactus, e coronatus del Lamarck, nel che parmi i non poter convenire dopo la bella illustrazione del . secondo fatta dal Ch, Colla ( Hor. Ripul. App. 3. I p. 15, tab. 7.) sotto il nome di Cactus Lamarckii , la cui differenza specifica salta agli occhi, se si paragoni la sua figura con quella del Me/ocactus communis data dal Decandolle. Del resto poi il De- . candolle non dubita, che sotto il noméè Linneano ti di Cactus iMelocactus non si nascondano diverse spe- | cie, ed egli riconosce già come tali i Cactus Ma- | crocanthos , e pyramidalis del Principe di Salm-Dyck, che ora ha chiamati Me/ocactus marcocanthos; e py- | romidalis, ai quali ha aggiunti i Me/ocactus Langs- dorfi, e placentiformis di Lehman; ed ha ritenuto quali specie tuttavia dubbiose di questo genere gli Echinocacius Sellowii, e polyacanthus di Link, e | Otto, ed il Cactus melocactoides di Hoffmansegg . f Del genere Echinocatto . | L'Autore addotta il divisamento del Sig. Otto di separare gli Echinocatti dai Cerei, dai quali però ssenzialmente non differiscono, che pel tubo estre- ‘mamente corto del loro fiore. Quanto alla forma del fusto somigliano ai Melocatti, e da questi si i scostano per la mancanza dello spadice fiorifero, e | perchè portano i fiori in alto sopra gli angoli del | fusto a guisa de’ Cerei. Molte sono le specie, che 232 o con certezza, o con dubbio ha riferito a questo | genere, come può vedersi nel Prodr. regn. veg. 3. p. 460-463., ma quivi più particolarmente ne ad- duce quattro colle loro figure ricavate dai disegni del Mogino , e queste sono le seguenti. i 1. EcHiwocacrus corrigerus Tab. 7. Forse è iden- tico col Cactus Zatispinus del Haworth, sebbene la costui frase specifica lascia dubbiezza. E singolare | la spina inferiore di ogni fascio, la quale è più | grossa delle altre, è diretta all’ ingiù, ed è curva in cima a guisa di un corno. | 2. EcHinocacrus crispatus Tab. 8. Specie ignota , e distintissima per le coste del fusto ondulate, e crespe . l 3. EcHinocaerus obvallatus Tab. 9. Quantunque nuovo per î moderni metodisti, non fu ignoto agli autori antichi, perchè Hernandez ne diede la figu- ra nel Thesaurus novae Hispaniae p. 410. sotto il nome di Tepenexcomitl. Fusto assai depresso, obo- vato, con venti coste longitudinali, armate di fasci di spine robuste, lunghe, acute, divaricato-ricurve , le supreme intorno al fiore più lunghe delle altre, e lunghe, quanto i fiori stessi. Fiori in piccol nu- mero in cima al fusto. Petali porporini eol margi- ne bianco. 4. EcHinocacrus meflocactiformis Tab. 10. Fusto quasi globoso, con circa trenta coste longitudinali , armate di fasci di spine brune, divergenti-ricurve, più sottili di quelle della specie precedente. Fiori nel numero di dieci a dodici, disposti in verticillo irregolare ver la sommità del fusto. Petali bianchi, un po’ rossicci al di fuori. Io quì mi permetterò aggiungerne una quinta spe- cie, che vive nel giardino botanico di Bologna da circa sei anni a questa parte, e che non sembrami. ancora descritta. Credo doverla riferire agli Echi- nocatti, perchè l'abito suo la dimostra tale; non d 223 posso però garantire questa sua pertinenza , perchè | mon ha fiorito ancora. Ad ogni modo o sarà un Echi- \. nocatto, o un Cereo. Eccone i caratteri. (Ù Mors. Pcimdidcuorva rufispinus : cylindraceus, crassus, | vertice convexo, costis 14., acutis, repandis, saepo | 14 ‘confluentibus ; spinis fasciculatis, validis, recta-di- | vergentibus, griseo-rufis. Questa specie fu trovata | mell’ isola di S. Tommaso dal Capitano Tini Genove- | se, il quale la portò al Ch. Prof. Viviani a Genova, . da cui io ne ebbi una pianta. Essa è la sola su- È perstite, essendo periti gli altri individui dell’ orto 0 botanico di Genova , e credo averla potuta serbare per la molta attenzione postavi, acciocchè non ve= nisse quasi mai bagnata. Quando l’ ebbi, non spor- geva da terra nemmeno due pollici, e presentavasi ‘ sotto forma convessa , e colle spine leggermente ri- curve , oltre all’ essere divaricate. In questo stato si Mvvicinava molto al Cactus obvallatus Dec. tab. 9. Indi è cresciuta sino all’ altezza di sei in sette pol- lici, sopra un diametro di quattro in cinque polli» ci, ed è di figura cilindrica, convessa nella sommi- tà. Il suo calore è verde. Le sue coste sono larghe alla base, ed assottigliate nel tagliente, sono leg- germente sinuose (repandae ), ed alcune si veggono quà , e là confluenti tra di loro. I fasci di spine partono da un guancialetto convesso di bianca la- nugine , assai visibile. Le spine sono ‘10-12. per | ogni fascio, dritte, ed aperte tra di loro, assai ri- | gide, e pungenti, alquanto disuguali, e di color i grigio-rossicio » 0 biondo-rossiccio , particolarmen- | ‘te le più giovani. I fiori, edi i frutti sono andora enoti. Del genere Cerco . Questo è il genere più numeroso della famiglia, è è essenzialmente destinato ad essere posto fra gli 224 Echinocatti, e le Opunzie .. Ne’ suoi fiori, i sepali numerosi , ed embricciati formano un lungo tubo, che sormonta l’ovaio, e si salda co’ petali. La bac- ca è sparsa di scaglie, e tubercoli. L'Autore se- guendo il Principe di Salm-Dyck, divide i Cerei in quattro sezioni. La prima di queste annunziata! sot» to il. nome. di Cereastri si distingue per il fusto dritto, robusto, non articolato, non strisciante, inon avente rami. aperti. Corrisponde presso a poco ai Cerei dai grandi angoli del Haworth .. Le specie di questa sezione sino ìdai tempi di Linneo sono in- volte nell’ oscurità, perchè si è fatto caso del nu mero. degli angoli, e de’ solchi de’ fusti per la loro determinazione, la qual cosa di poi si è. trovata soggetta a. variazione; ‘onde è, che ,raccomandasi caldamente. alla sagacia de’ Botanici viaggiatori di studiare, e determinare meglio le specie, nel lor paese nativo , Frattanto .l’ Autore ne stabilisce tren- tasette sotto questa sezione de’ Cereastri, e quivi porge qualche più particolare illustrazione sopra cin- que delle, medesime, ) bossi +13. Ceres. peruvianus monstrosus Tab. xr. Questo è già; da lungo tempo conosciuto ne’. giardini, sotto il nome di Cactus abnormis W. Il Decandolle, preferi- sce ritenerlo qual varietà del Cactus, peruvianus , «come aveva adoperato altra volta ; lascia però inde- ciso ,, se in realtà sia varietà, o specie buona, e solo osserva, che non può riferirsi alla, sezione delle Mammillarie, come aveva opinato il Willdenow ,at- tesa la struttura del fiore, di cui dà una buona fi- gura.. Questa specie ha un fusto, che non oltrepas- , sa l'altezza di un piede, e che è singolare per, la irregolarità delle sue gobbe, e de’ suoi angoli. I suoi fiori posseggono un lungo tubo, quasi tutto verde. I sepali vi sono meno numerosi, e meno‘ disuguali, che in qualunque . altro. Cereo,, donde ne viene, che il frutto giovane, e il tubo del 225 fiore sono piuttosto segnati di striscie, o di solchi + indicanti la saldatura de’ sepali, di quello che co- perti di scaglie, o di tubercoli, Il lembo del fio | re è più grande, e più ‘aperto che nel Cereo del . Perù, 024 CerEUS repandus Tab, x. Dec, Prodr.:3. p. tI 465. Trew ‘aveva già dato una buona figura di que- | sta specie, ed un'altra pure se ne aveva nel Bota- | nical register tab. 336. Quella, che ora ne porge _ l'Antore,,ha lo scopo principale di mettere a. pa- | ragone il Cereus repandus col Cereus serpentinus. Il .. frutto. non è stato veduto dal Decandolle, ma io | posso aggiugnere, che questo è di figura glohosa , | prima verde, poi maturando. giallo, 3 ata nella % pmrici di tubercoli . È .Gaorus. monoclonos Dec. Prodr. 3. p. 464. Me= È Ne monaclònos ‘flore. albo fructu atro-purpureo . Plum. Cat. 19. ed. Burm. t. 191. Linneo aveva ri- . ferito con dubbiezza questa frase, e, questa figura del Plumier al suo Cactus hexagonus, il Burmann in- vece ‘al Cactus peruvianus 3 VY uno e l’altro al certo erroneamente; siccome può vedersi paragonando l’ ad- dotta figura del Plumier colla tav. 1. del Bradley Vi rappresentante il Cereus hexagonus, e colla tavola _ 58..dellé P/antes grasses del Decandolle, la vquale mostra il Ceréus peruvianus. Il carattere più eviden- | te del Cactus monoclonos è quello di avere i pe- tali ottusamente scavati a foggia di cuore nella loro i estremità, invece di essere acuti. 4, Cerrùs undulosus Dec, Prodr. 3. p.. 467. Melo- | cactus arborescens trigonus, undulosus aculeis validis | munitus, fructu subviridi Plum. Cat. 19. ed Burm. | t..194. Burmann ha riferito questa figura al Cactus | FKicus indica L., che è un Opunzia , e che. non le EG somiglia punto. Il Lamarck si è accostato assai al- | la verità adducendola ‘come. varietà 6. sotto al Ca- | ctus Pitajaya di Jacquin. Tuttavia la pianta del 226 Plumier ne differisce essenzialmente per il frutto di colore verde-giallo , e non rosso vivo, il qual frut- to ha la grandezza, e la figura di un pomo, invece della grandezza , e della figura di un uovo di gal- lina. Inoltre il fusto si alza assai di più. 5. Cereus Jamacaru Dec. Prodr. 3. p. 467. Questo è il Cereo, che Pisone descrive, e mostra sotto il nome di Jamacaru nella fig. 1. p. 100. della Histo> ria naturalis Brasiliae. L° Autore lascia in dubbio, se la quarta specie degli Jamacaru di Margraf rap- presentata nella figura inferiore della pag. 126. lib. 3. della stessa opera appartenga o no all’ anzidetto Jamacaru del Pisone. Segue la sezione dei Cerei serpentini, alla quale. il Decandolle riferisce tutte le specie, che hanno il fusto giacente , e volubile, rivestito di angoli, i quali variano nel numero da tre a dodici. Nel Pro- dromus ha distinto le specie in serie determinate se- condo il numero degli angoli, ma crede, che si potranno in seguito dividere ne’ gruppi seguenti più naturali. 1.° Suddivisione: Cerei giacenti. Questi hanno picciol numero di angoli, i quali sono di consistenza quasi fogliacea, mettono agevolmente ra- dici laterali in aria, i loro fiori sono grandi, bian= chi, o quasi verdastri, gli aculei piccoli. Il Cereus triangularis , e trigonus Haw. porgono l’ esempio de’ Cerei serpentini giacenti. 2.* Suddivisione : Cerei ftagellari. Il Cereus ftagelliformis, comunissimo ne’ giardini, ne è il campione. Il loro fusto è debole, pendente , o giacente, solcato di molti solchi angu- sti, che si alternano con coste, o angoli ottusi, nu- merosi , corti, rotondi nel tagliente, armati di fa- scetti di setole poco o niente pungenti. I fiori sono di colore rosso vivo . Gli stimmi variano da quattro a otto. 3.° Suddivisione: Cerei microgoni. Questi hanno il fusto giacente, o volubile, o quasi dritto; il loro fiore è grande, con lembo molto aperto, non 227 è mai di colore rosso vivo, ed i suoi stimmi varia- no da sette a venti. Gli angoli del fusto somigliano a quelli de’ Cerei serpentini; sono armati di fascetti di setole molli ne’ fusti striscianti, e di veri aculei ne’ fusti un poco dritti. L’ Autore si trattiene più | particolarmente a parlare delle tre seguenti specie di questa suddivisione. |. Cerkus grandiftorus. Pianta nota a tutti per la magnificenza, e odore di vaniglia de’ suoi fiori, non che per la cortissima durata de’ medesimi dal tra- | montare del sole a circa il venire del giorno pros- . simo. I filamenti de’ suoi stami hanno la particola- rità di portare alcune ghiandolette globose , e sti- pitate. I funicoli ombilicali di molti uovicini sono saldati assieme per un tratto più o meno lungo. 2. Cereus serpentinus Tab. xm. Dec. Prodr. 3. pi. 467. Se ne ebbe una corta descrizione dal Lagasca. negli Annali delle Scienze naturali pubblicati iu Madrid nel 1801., e di poi un cenno succinto nel supplemento dell’ enumerazione del Willdenow. Si | mancava tuttavia di un’ esatta descrizione, e questa viene ora data dall’ Autore. Il nome di serpentinus gli è giustamente attribuito per ragione del fusto flessuoso , o tortuoso. Questo fusto sembra cilindri- | co; ma in realtà ha undici, o dodici angoli ottusi, | corti, vicini, poco elevati, notati di piccole denta- ture. Gli aculei sono sottilissimi, lunghissimi, un | po’ pungenti, rossicci, disposti a fascetti. Fiori ses- sili, lunghi sei pollici sopra un diametro di quat= | tro, esternamente di colore verde olivastro, tirante | al porporino, e bianchi di dentro. I più interni s0- | no tanto più bianchi in amendue le superficie , quan- | to più si avvicinano al centro del fiore. Stami nu- —merosissimi. Stilo cilindrico, solido. Stimmi in nu- | mero di sette. Ovaio tubercoloso, co’ tubercoli armati . di fascetti di setole rigide. 3. CenEus speciosissimus. È nativo del Messico. 228 Il Cavanilles lo introdusse nel giardino di Madrid sot- to il nome di Cactus speciosus, e con questo nome lo mandò al giardino di Montpellier. Di là fu spedito dal Decandolle al giardino di Malmaison collo stesso nome., .ed insieme col Cactus phyllanthoides; ma i bigliettini co’ rispettivi nomi si confusero per yiag- gio; onde ne venne, che il Bonpland pubblicò il Cactus speciosus sotto il nome di Cactus phyllanthoi- des,, Il Desfantaines di poi per evitare ogni ulterio- re equivoco stimò opportuno chiamarlo Cactus, spe ciosissimus. Dopo tutto ciò l’ Haworth. l’ ha. voluto pubblicare per Cactus bifrons; ma questo nome non può essere adottato, come posteriore agli altri. Fu- sto dritto; ma un po’ debole. e non così rigido, come ne’ Cereastri. Ha tre, o quattro angoli poco prominenti , decisamente sinuosi nel. tagliente , e concavi da lato. Aculei 7-10, bruni, rigidi, di- sposti in fascetti sopra i denti ottusi, e prominenti degli angoli del fusto. Fiori grandi, di colore rosso- -scarlato vivo, e senza odore. Stilo lungo, cilindri» co., di color di rosa, o rosso nella parte superiore . Stimmi dieci, bianchi, guardati da vicino sembrano riuniti. a, due a due per la loro base, per lo. che meglio si direbbero cinque stimmi bipartiti,...,... La terza sezione è quella de’ Cerei alati, perchè hanno, il fusto alato. Il Necker gli aveva considerati come un genere, cui chiamò. Phylanthus Elem..1. p- 85. e lo. stesso fece l’ Haworth, che lo disse Epiphyllium; ma erano poco fondate le ragioni di questi Autori per separare tali piante dai Cerei so- pra il. .solo carattere del fiore avente un tubo di lunghezza straordinaria, giacchè ciò non si avvera; che di una sola specie, ed anche avverandosi di tutte, una lunghezza assoluta è sottopposta ad avere gradi intermedii; onde questa non porgerebbe mai un carattere esatto. Forse ancora la considerazione . del fusto fortemente compresso, e come fogliaceo ha 229 | contribuito anche più, perchè quelli Autori sepa= | rassero i Cerei alati dai Cerei angolosi. Ma che si- | gnifica poi questo fusto compresso, se non se unì | fusto, che ha due soli angoli invece di tre pro- | prii del fusto de’ Cerei triangolari? Miller'si è an- che più allontanato dal vero riunendo i Cerei alati alle Opunzie, perchè essi hanno i fiori più 0 meno — tubulosi, e le Opunzie gli hanno rotati, perchè non id hanno vere foglie, e le Opunzie ne hanno, perchè i fiori vi nascono sopra le sole crene delle ale, e nelle Opunzie i rami schiacciati non hanno' vere | crené, e portano i fiori ne’ fascetti d’ aculei senza | una reale regolarità. » In questa sezione da principio non si conosceva, che il Cereus phyilanthus figurato dal Dillen nel Hort. È Helth. f. 74., e dal Decandolle nelle P/. grass. tab. | 145. Lo Swartz di poi fece conoscere il suo Cactus i alatus, che pare assai diverso, ma non si ha alcu- na figura del medesimo. Dopo ciò se ne scoprirono tre altre specie, il Cereus truncatus Bot. reg. tab. 696., il Cereus phyllanthoides , e il Cereus oxypeta- lus, sopra i quali l'Autore somministra le seguenti osservazioni. 1. Cervus phyl/anthoides Dec. Prodr. 3. p. 469. Ori- | î ginario del Messico , come lo assicura 1’ Hernandez, | che ne ha dato due figure Thesaur. pi 393. fig. 3., | e pag. 457. Era forse ne’ giardini Europei da lun- | go tempo, ma non avendovi mai prodotto fioti, si _ confondeva col Cereus phyllanthus. Il Decandolle, che pel primo lo vide fiorito nel 1811. nel giardino di | Montpellier , ne riconobbe la diversità; e lo pubbli- | cò sotto il nome di Cactus phyllanthoides. Lo mandò | al giardino di Malmaison col Cereus speciosus , e per \ una trasposizione di biglietti avvenuta in viaggio accadde, che il Bonpland pubblicasse il C. phylar- ,\l thoides col nome di C. speciosus (Malm. tab. 3.). | @Quivi nella stessa epoca il Villdenow se lo ebbe per 230 il C. alatus di Swartz, opinione erronea, perchè la. pianta dello Swartz ha i fiori piccoli, di colore verde tirante al bianco, ed ha le bacche nerastre, mentre che il C. phyllanthoides ha i fiori grandi, di un bel colore di rosa, e le bacche rosse. Il Colla seguitò lo sbaglio del Willdenow, ed il Link avendolo scoperto pubblicò la pianta col nuo- vo, ed inutile nome di C. elegans. Gli autori del Botanical register, e del Herbier de l’ amateur han- no adottato quello di C. speciosus , ed il Sims gli ha conservato. il nome di C. phyllanthoides, ben più degno di essere ritenuto e per diritto di anteriorità, e per più giusta significazione . 2. Cereus oxypetalus Tab. xv. Dec. Prodr. 3. p. 470. Se ne deve la notizia alla Flora del Messico . Nasce sul tronco degli alberi come le Rissali. So- miglia molto per i rami schiacciati al C. phyl/an- thoides, ma questi sono più corti, a pena picciuo- lati, e meno sinuosi nel margine. Fiori rossieci al di fuori, bianchi di dentro. Sepali, e petali acu- tissimi, conniventi come quelli del C. flagelliformis. La quarta, ed ultima sezione de’ Cerei compren- de i Cerei opunziacei, o False Opunzie, e questa è principalmente fondata sopra il Cactus moniliformis scoperto dal Plumier a San Domingo. Gli Autori lo avevano collocato tra Je Opunzie, ma il Decandolle crede, che appartenga piuttosto ai Cerei,, perchè il fiore è tubuloso, e non rotato, e perchè manca assolutamente di foglie. Il fusto è formato di arti- coli globosi. i Egli mette dopo questo il Cereus serpens di Kunth, perchè è descritto col fiore tubuloso, sebbene tale pianta sia poco conosciuta. Del genere Opunzia , ossia Nopale . Il carattere classico di questo genere consiste nel Li È 231 fiore rotato. I sepali sono meno numerosi, che nel | genere Cereus ; gli inferiori sono inseriti sopra l’ ova- io, e somigliano perfettamente alle foglie della pian-- ta per la forma, per la disposizione a spirale, e | per i fascetti di aculei delle loro ascelle, i supe- | riori sono piani, ovali, sempre più corti de’ petali, e un pochetto coloriti. Stami numerosissimi , più corti de’ petali, nella maggior parte delle specie dotati della facoltà di piegarsi verso il centro del fiore, se vengano irritati colla punta di un ago. vaio ovoide, uniloculare, sepolto come in una mas- | sa carnosa, che rappresenta quasi la sommità di un ramo. Stilo cilindrico , fistoloso. Stimmi corti, rit- ti, liberi. Bacca ovoide, carnosa in giro, polputa nel centro, coperta di tubercoli, che portano fa- scetti di aculei, di setole, o di peli. Pareti del “loculo avanti la maturazione tapezzate d’ uovicini, | disposti in tante serie verticali, quanti sono gli stimmi. Nella maturazione il loculo si riempie di polpa, nella quale annidano come soffocati i semi. Seme più grosso, che nelle altre Cattèe . Embrione avvoltolato a spirale, quasi cilindrico, con radicet- ta allungata, e cotiledoni semicilindrici. Questi si ‘cangiano in due foglie seminali grandi, grosse, ova- li, o bislunghe, di un bel color verde, fra le quali ‘sorge una piumetta, che ha già tutto l’aspetto de- gli ordinarii articoli della pianta. La Cocciniglia vive sopra diverse specie di Opun- Zia, e preferisce quelle dai fiori rossi, e segnata- mente l’ Opuntia Tuna, \ O. Hernandezii, e VO. cochenillifera. Quando si dice color rosso nelle Opun- zie, si intende un rosso sudicio, e falso, da Dille- mio detto gilvus, vocabolo applicato dagli antichi al vino rossiccio. Parmi che il Decandolle avrebbe | potuto aggiugnere alle tre specie precedenti il mio Cactus pseudo-cochenillifer, ossia Opuntia monacantha , giacchè è molto abitato dal Coccus sylvestris , ed ha i fiori nell’esterno rossi. | . 239 | L’ Autore suddivide le Opunzie in sei sezioni, co me si vedrà in seguito. 1. Nopali cilindrici; Opuntiae cylindraceae .; Queste furono malamente confuse co’ Cerei, per- chè nella loro giovinezza hanno rami cilindrici . Però le loro foglie perfettamente simili a. quelle. delle Opunzie, e mancanti ne’ Cerei determinarono | il Decandolle a riguardarle come Opunzie, e lo con- fermò in questa idea la scoperta fatta dal Mocino di una specie avente il fusto cilindrico; e tubercoloso come il Cactus cylindricus ; ed il fiore rotàto, come le Opunzie. I caratteri di questa sezione sono! fami cilindrici, un poco articolati alla base, rivestiti di tubercoletti in molte serie spirali, ciascuno de’ quali nella giovinezza porta una foglia simile a quella de’ Sedum; e nell’ascella della foglia un fascetto di aculei. Le due seguenti specie le appartengono con certezza. È stato loro unito il Cactus imbricatus; | ma la cosa'abbisogna di ulteriori. schiarimenti, e. conferma . 1. OpunmiA rosea Tab. xv. Dec. Prodr. 3. p. 471. Questa specie spiega la natura del Cactus cylindri= cus de’ nostri giardini, ed era rappresentata nelle tavole inedite della Flora del Perù sotto il nome di Cactus subquadriftorus. Sono suoi caratteri il fusto ci- lindrico, superiormente diviso in rami molto apetti. Rami presso a poco cilindrici, coperti di aiuole bis- lunghe disposte a spirale, turgide, e separate da righe depresse; ognuna delle aiuole porta alla som-. mità una foglia caduca; e nell’ ascella di questa foglia un fascetto di aculei bianchi, dritti, disu-. guali. Fiori tre o quattro, vicini tra loro verso l’ estremità de° rami, sessili, color di rosa assai vis vo. Petali sormontati da una punta. Filamenti, e pistillo rosei. Bacca ovoide , tubercolosa ; giallastra, è 24 233 terminata da un largo ombilico, concavo. I tuber- . coli della superficie sorreggono un fascetto di piccole setole. 2 Orunma cylindrica Dec. Prodr. 3. p. 471. Co-. “mune in tutti i giardini d’ Europa, ove non ha fio- | rito ancora. Il Lamarck l’ indicò col nome di Cactus & | eylindricus, ma non bisogna confonderlo col Cactus | eylindricus di Ortega, che noi abbiamo veduto ap- partenere alla MMammillaria , ed essere sinonimo del la Mammillaria coronata. L° Opuntia cylindrica dif- ferisce dalla precedente per le sue aiuole romboidali piuttosto che bislunghe, per i rami più aperti, e per la statura, che sembra più allungata. ‘2. Nopali divaricati. Opuntiae divaricatae . © Quì si riferiscono l Opuntia curassavica , fragilis di Nutall, e pusilla d’ Haworth. Le specie di que- sta sezione in generale hanno i fusti giacenti , 0 poco elevati, con articoli assai decisi, bislunghi, o li- neari, spessi, e quasi cilindrici, di guisa che for mano il passaggio dai Nopali cilindrici ai compressi . 3. Nopali colle spine grandi. Opuntiae NL grandispinosae . Sezione stabilita dal Haworth. Essa abbraccia tutte le specie , che posseggono oltre alla borra , ed i piccoli aculei setolosi altri aculei lunghissimi, durissimi, e come spinosi. L’ Autore non sa bene, manto questa sezione sia distinta dalla seguente,. ‘che viene tosto a parlare per ritornare poi a di- scorrere di qualcheduna delle specie della prima. Tom. III. 16 234 -.. 4. Nopali. colle spine piccole. Opuntiae parvispinosae . ‘- Tutta la loro differenza consiste negli aculei nul- li, o ridotti a’ sola borra cotonnosa, o setacei, o poco prolungati. Si registrano in due divisioni, l’ una | colle specie dal fiore rossiccio , e l’altra con quelle _W dal fiore giallo. I primi sono stati confusi assieme ‘ sotto il nome di Catti portatori della cocciniglia, ma pare, che oggi si possano distinguere in tre spe= _ | cie, due delle quali appartengono alle Opunzie dal- | le spine piccole, ed una a quelle dalle spine gran- | di. Eccole. Li ; pl: +00: 1. Opunma cochenillifera. È figurata dal Dillenio & nel Hort. Elth. tab. 297. fig. 383. L' Hooker di poi | ne ha dato un'eccellente figura nel Bot. magaz. tab. 2741., e 2742. Non pare, che questa sia la specie | | più abitata dall’ insetto della cocciniglia. Si distin- |, gue dall’ Opuntia Tuna per i suoi aculei quasi nul- | li, e dall Opuntia Hernandezii per gli articoli assai W più allungati. Dall’ una, e dall'altra poi diversifica per il lembo del fiore poco, o niente aperto, per | gli stammi sporgenti fuori della corolla, e per lo | stilo più lungo degli stami. 2. Oruntia Hernandezii Tab. xvi. È ben figurata, — e descritta da Hernandez sotto il nome di /Vochez= nopalli , ossia Nopalnochetzli (Thes. p. 78. fig., ®° p. 459. fig. 1.). Thierry di poi nel suo viaggio a | Guaxaca ne pubblicò una descrizione, ed una figu- ra sotto il nome di Nopa/ sylvestre , e finalmente il | Decandolle ne ha trovato una terza figura ne’ di- |N segni della Flora mexicana, che è quella della ta- vola ora da lui pubblicata. Risulta tanto da questa figura, che dalle osservazioni di Hernandez, e di Thierry , che l’ insetto della Cocciniglia vive sopra i questo Nopale. Del resto l’ O. Hernandezii differisce T assai chiaramente dalla specie precedente per il suo Ò ' i 235 | fiore aperto, e per gli stami più corti de’ petali, |. in oltre, per gli articoli più piccoli, più corti, più | spessi, e decisamente ovali. Per la struttura del . fiore si avvicina alla seguente; ma ha la corolla la | metà più piccola, ed i suoi articoli mancano intie- — ramente di aculei. 1 3. Oruntia Tura. Il Dillen ne diede la figura \ nel Hort. Elth. tab. 295. fig. 380., sopra la quale |. Linneo fondò il suo Cactus Tuna. Di poi le si uni | rono quali varietà più specie aventi il fiore giallo. . L'Autore nelle sue P/ontes grasses ne aveva fatto | una varietà spinosa del Cactus cochenillifer. 11 Kunth. Ù sembra averla chiamata Cactus Bonplandii, ed in fi- «ne l’Haworth l’ha ricondotta alla sua primitiva | nomenclatura di Opuntia Tuna . Differisce chiaramen- te dalle due precedenti per i lunghi aculei gialla- | stri, di che sono armati i suoi articoli, per gli ar- | ticoli molto grandi, e di forma ovale, per il fiore | spalancato come nell’ Opuntia Hernandezii, ma assai ‘ più ampio. 4. OrunmtiA pseudo-cochenillifera. lo mi permetto di quì aggiugnere questo Nopale per dare qualche schiarimento intorno ai suoi sinonimi. Lo pubblicai nelle mie Excerpta de re herbaria pag. 11. sotto il «nome di Cactus pseudo-cochenillifer. Il Principe di i Salm-Dyck lo chiamò Opuntia monacantha , siccome | ne sono assicurato dalla pianta, che sotto tal nome egli mandò all’illustre Professore Campana di Fer- | rara, e che io ebbi dallo stesso Sig. Campana, ap- | ‘pena che fu moltiplicata. Con ciò è cosa evidente, | che il mio Cactus pseudo-cochenillifer non è in conto alcuno sinonimo del Cactus nigricans Haw., siccome | è stato creduto nel Prodromus syst. nat. regni veget. tom. 3. p. 473. n. 17., del che già feci avvertiti i | botanici nella Sy//og. plant. hort. bot. Bonon. ann. 1827. pag. 4. in adnot. , ed ora aggiugnerò per pro- va ulteriore, che io posseggo nel giardino il vero 236 Cactus nigricans Haw. proveniente dal Principe di | Salm-Dyck, il quale è assai diverso dalla mia pian- | ta, ed ha le spine giallo-nerastre, e non bianche come quella. Il nome di Cactus monacanthos intro- | dotto nel Suppl. p. 30. del Willdenow per certo | conduce ad una falsa idea, perchè le spine sono solitarie ne’ soli articoli giovani di questa specie , e si fanno poi numerose, lunghe, e validissime ne’ fasci degli articoli invecchiati, e ciò mi costa non solo dalle prime piante, che io introdussi nell’ orto botanico di Bologna, ma ancora da quella, che io vi coltivo proveniente dal Principe di Salm-Dyck, ora fatta adulta. I fiori di questo Nopale furono da me descritti nel Virid. Bonon. veget. ad ann, 1824. pag. 4.-Essi sono rotati, piccoli, gialli, con una fascia di colore rosso-sanguigno nel dorso de’ petali. Il frutto è fatto a pera, o fico allungato, da principio più o meno solcato, e compresso particolarmente nella parte inferiore, indi turgido, e liscio; è sparso di tubercoli, i quali portano una foglia corta, ros- so-fosca , conica, alquanto schiacciata, presto deci- dua . onde essi tubercoli si trovano per lo più nudi ; nell’ ascella della medesima sorge un cuscinetto con- vesso, pubescente, sormontato da un fascetto di aculei cortissimi, ‘che cadono assai per tempo, e rimangono facilmente attaccati alle dita di chi li tocca. Questo frutto nel maturare passa dal color verde al rossa- stro, e vicino alla maturità ha la polpa interna bianco-verdiccia, gratamente acida. Ho in giardino piante di questo Nopale, che sono gigantesche per la loro altezza, e per i molti rami, ne’ quali si spandono, dal che si può argomentare, quale sarà la sua mole nel paese nativo . À I Nopali dal fiore tutto giallo, quantunque siano | i più sparsi ne’ giardini, nondimeno sono i più im- brogliati per la determinazione delle specie, e tan- to il Lamarck, quanto il Decandolle stesso per sua | Tie tti 237 | confessione avevano riunito sotto il Cactus Opuntia' quali varietà molte specie diverse. Le descrizioni . delle Opunzie fatte nel loro paese nativo combina- | no sì poco con quelle fatte ne’ nostri giardini, che | riesce impossibile riconoscere, quali sieno le piante | identiche. I principali caratteri adoperati per la | loro distinzione consistono nella forma degli artico- li, e degli aculei. Quanto a questa forma è indi- | spensabile prendere un termine medio tra le forme di tutti gli articoli di una stessa pianta. Il numero degli aculei in ogni fascio sovente varia nel me- | desimo individuo, e dicasi lo stesso della loro lun- | ghezza. Laonde tutti i sopradetti caratteri riescono | assai fallaci. Forse il colore degli aculei è il meno | soggetto a variare; tuttavia non abbiamo sino ad ora intorno a ciò, che osservazioni fatte ne’ giardi- ni, e non nel suolo nativo, per lo che non ssi può ; riposare ancora con fiducia sopra di esse. Per questi motivi l’ Autore si astiene dal trattare a parte delle specie di-questi Nopali. : 5. NNopali co’ lobi tenui. Opuntiae tenuilobae. Questa sezione stabilita dal Haworth comprende vil solo Cactus brasiliensis W., ossia il Cactus para- doxus Herm., il quale porta articoli piani, tenui, e quasi fogliacei sopra rami , e fusto cilindrici. Non è fiorito ancora ne’ nostri giardini, e me abbiamo ltanto una figura grossolana data dal Pisone nella Hist. nat. Brasil. pag. 100. fig. 2. sotto il nome di mbeba . Rif. Del genere Pereskia w È DI Miguesto genere fu dedicato dal Plumier a Nicola Fabricio Peiresc, onde è, che lo Sprengel propose i il nome con quello di Peirescia, ma nè Y Haworth, nè il Miller, nè il _Decandolle l’ hanno 238 in ciò seguitato . I fiori delle Pereschie hanno gran , | de analogia con quelli delle Opunzie, e tutta la e differenza tra di essi sta negli stimmi, i quali sono liberi nelle Opunzie , e aggomitolati, e sovente an cora attortigliati a spirale nelle Pereschie. Il nu- | x mero de petali in generale è minore nelle seconde. Le Pereschie sono arboscelli, o piecoli alberi con fusti, e rami cilindrici sino dal loro nascere; le loro foglie sono sparse, un po’ carnose, ma piane, di aspetto veramente fogliaceo, e molto più grandi di quelle delle Opunzie ; nelle loro ascelle portano pungiglioni, ora corti, ed in un fascetto, ora so- litarii, e molto lunghi. I fiori nascono in cima ai rami, e formano talora una piccola spannocchia . Le bacche sono globulose , o ovoidi, dentro ‘polpu- te, di fuori spesso adorne di scaglie fogliacee ; han- no un sapore acidetto, e contengono un piccolissimo numero di semi, la cui forma non è stata ‘ancora descritta . Il Plumier ne scoprì due specie , la Pereskia acu- leata, e portulacifolia; il Kunth ne descrisse due altre, la Pereskia Bleo , è horrida , e V Haworth_ ne ha indicata una quinta, la Pereskia grandifolia. La Flora inedita del Messico ne ha somministrate al- l’ Autore altre quattro specie, cioè: 4 1. Pereskia zinniaeffora Tab. 17. Questa ha stret- ta relazione colla Pereskia portulacifolia Plum. ed. Burm. tab. 197. fig. 1.; ma se ne distingue a colpo d’occhio, perchè ha l’ ovaio coperto di scaglie fo= gliacee , invece di essere nudo. Foglie ovali, ap- puntate, ondulate, sostenute da un picciuolo cor- tissimo ; quelle de’ rami hanno di quà e di là della, base un pungiglione bruno-rossastro ; le cicatrici de' rami invecchiati sono armate di tre sino a cinque | pungiglioni. Fiori solitari, terminali, simili in qual- | che modo a quelli della Zinnia elegans . Petali por- porini di dentro, verdastri di fuori, profondamente i i ;I on siae 239 | smarginati a foggia di cuore, spalancati. Stami cor- tati, o sfrangiati in cima; il loro colore è giallo | tirante al colore di fuoco; somigliano molto ai fiori . della Lychnis grandiffora. Stami cortissimi. Antere | gialle. Stimma fatto a capolino. «3. Pereskia opuntiaeftora Tab. 19. Il fusto somi- | glia a quello della Portu/acaria afra. Foglie obo» vate, mucronate, piane, un poco ristrette alla base a guisa di picciuolo, lunghe 8 - 12. linee, qualche- volta appaiate; la maggior parte portano nell’ ascel- la un pungiglione solitario , sottile, e due volte più lungo di loro. Fiori terminali, e come leggermente peduncolati ; somigliano a quelli delle Opunzie , per- chè il loro ovaio invece di squame fogliacee porta tubercoletti, o fasci di peli abortiti. Sepali in due file in cima all’ovaio, ovali, ottusi, e verdastri. | Petali di colore giallo-rosso sudicio , ovali, intieri, spalancati. Diametro del fiore di otto sino a dieci | linee. Stami cortissimi. Antere gialle . Stimma fat- | to a capolino. —_—4. Pereskia rotundifolia. Tab. 20. Fusto legnoso, | cilindrico, ramoso. Rami aperti. Foglie alterne, | piane, sessili, caduche, orbicolari, con un picco- lissimo mucrone. Pungiglioni solitarii nell’ ascella , ‘e più lunghi delle foglie. Fiori sopra rami corti, e laterali. Petali 8-10., rotondati, spalancati, leg- | germente mucronati, di colore giallo vivo, che quà e là tira al colore rosso di fuoco. Stami cortissimi . 240 Stilo grosso, rossastro. Stimma fatto a capolino, Bacca obovata, di. color rosso, carica di piccoli tubercoli, da’ quali nascono fascetti di setole poco sporgenti . | Del genere Rhipsalis . L’ Adanson fu il primo a stabilire questo genere sotto il nome di Hariota. Il Gaertner, forse igno- rando la cosa, lo chiamò Rbipsalis, nome che fu adottato anche dal Haworth. Le Rissali sono suffrvu- tici, che nascono sopra i vecchi alberi. Queste pe- rò sembrano false parasite, perchè si coltivano assai bene in terra ne’ nostri giardini. I loro fusti, e ra- mi sono cilindrici, verdi, carnosi, affatto senza fo- glie. In loro luogo sonovi nella maggior parte piccoli ciuffi di peli bianchi, che richiamano, in mente i fascetti ascellari delle altre Cattèe, e delle Portu- lacèe. Questi fascetti sono disposti a spirale, ed a quinconce attorno al fusto. Fiori laterali, sessili, piccoli. Ovaio, liscio, coronato da tre sino a sei lo- bi membranacei del calice. Petali sei, in due file, bianchi, o gialli, assai piccoli, bislunghi, spalan- cati, e marcescenti. Stami 12-18., nati alla base de’ petali. Stilo filiforme. Stimmi 3-6., sottili, e patenti. Bacca quasi globosa, polputa, bianca, se- | mitrasparente , liscia, coronata dagli avanzi marciti ,del calice, e della corolla. La sua struttura inter= + na merita nuovo esame. Il Gaertner, e l’ Hooker la dicono uniloculare, nella figura della F/ore du Me- swique è rappresentata come triloculare. I semi sono attaccati al centro, circostanza, che separa le Ris- sali da tutte le altre Cattèe, e le mette in una — stretta relazione colle Portulacèe., Il seme è senza albume. L’' embrione è retto; la radicetta è spes- — sa, ottusa; diretta all’ ombilico, Cotiledoni corti, ottusi, piccolissimi. Piumetta invisibile nel seme. Sette sono le specie ora note di Rissali, cioè ld ati | 1.* Rbipsalis Cassytha, 2.* R. fasciculsta , descritta nelle Plant. grass. tab. 59. sotto il nome di Cactus parasiticus, e che forse è la vera specie, che aveva ricevuto questo nome, 3.° R. parasitica fondata sul- . la tab. 197. fig. 2. del Plumier, ma che di poi non | è mai stata più trovata, e che potrebbe essere la | stessa della precedente mal disegnata , 4.8 R. sali- | cornioides Haw., distinta dai fiori gialli. 5.* R. funa- . lis Salm.; chiamata dal Haworth R. grandiflora , e che è la più grossa del genere, 6.° R. mesembryan= themoides , i cui fiori sono ignoti, 7.° R. micrantha . Kunth., che sembra anomala nel genere, perchè | dicesi avere i rami angolosi, o compressi. L'Autore | non si trattiene a parlare che della prima. Rurrsaris Cassytha. Patr. Browne la descrisse per il primo, ma incompletamente, e come una specie . di Cactus. Filippo Miller la confuse colla Cassytha filiformis, e la chiamò così nel suo dizionario, Gio- vanni Miller la distinse bene, e la disse Cassytha baccifera. Il Gaertner le diede il nome di AR?ipsalis Cassytha , e lo Swartz quasi contemporaneamente quello di Cactus pendulus. Si sono riferite a lei molte piante, che potrebbero essere. specie diverse. . Il Decandolle parla succintamente di esse come di | varietà nel seguente modo, e stabilisce per carattere | comune di tutte queste varietà l’ avere il fusto pen- — zolo, i rami affatto nudi, e privi delle setole a fa- scetti, i fiori bianchi. , |. Rmipsavis Cassytha Swartziana. È il tipo della | specie, Rami un po’ verticillati. Calice con sei lo- — bi. Petali 5-6. Stimmi 3-6. Bacca con molti semi, | disposti secondo lo Swartz come in sei loggie. Na- | tiva delle Antille. è 2. Ruipsaris Cassytha Hookeriana . Ben figurata dal. . Hooker nell’ Exot. F/. tab. 2. Calice con quattro lobi ottusi. Petali quattro. Stimma trilobo. Semi 12-20. Forse nativa del Mess'co : con tre lobi acuti. Petali sei. Stimma trilobo, Ben | mi sei in tre loggie. Con certezza è nativa del Mes- _{W sico . 4. Raresavis Cassytha dichotoma. È il Cactus pen= — dulus di Kunth. Rami dicotomi, e non già verticil. lati. Calice tripartito. Petali sei. Bacca grossa 0. I me quella del Ribes Grossularia L. Semi 30-40. È nativa della Nuova-Andalusia, e della Nuova-Gra- nata . 5. Ruipsaris Cassyta Mauritiana. Poco nota. Si dice serpeggiante ; e avente i rami affastellati, e più decisamente articolati delle precedenti. È nativa del- le isole di Francia, e di Borbone, dove il Commer- son ve la trovò per il primo. Il Da Petit-Thouars sembra parlare di questa pianta , quando dice ne’ Fragm. bot., che il Cactus parasiticus è comune in quelle isole. Nella Flora Mauritiana di Sieber sta sotto il nome di Cactus pendulus. Se questa pianta fosse realmente nativa di quelle isole, sarebbe la sola specie di Cattèa, che nascerebbe fuori dell’Ame- rica; ma è a credere, che vi sia stata naturalizza - ta. Comunque sia, stà essa una specie distinta dal- le piante testè descritte, oppure costituirà una sem- plice varietà di qualcheduna di loro? Viene ora l’ Autore a parlare della distribuzione | dei generi nella famiglia , e delle relazioni di que- | sta colle famiglie vicine, e conchiude, che le Mam- millarie sono intimamente collegate coi Melocatti , le Opunzie colle Pereschie, i Cerei cogli Echino- | catti, e che le Rissali formano un gruppo isolato, | che in generale poi le Cattèe hanno la più imme- diata relazione colle Portulacèe , colle Grossularièe, e colle Ficoidèe. Anche la distribuzione geografica, e topografica delle Cattèe è presa in considerazione dal Decan= dolle, il quale dice, che esse sembrano indigena è 243 . dell'America tranne pache eccezionì più di appa- ‘ renza, che di realtà, le quali riguardano l’ Opuntie i, vulgaris , e amyclaea oggidì spontanee sulle sponde del Mediterraneo, la Rhipsalis Cassytha ora abitatrice delle isole di Francia, e di Borbone, ed il Cereus Pagelliformis, che si vuole selvatico nell’Arabia. Ma a me pare indubitato, che queste specie abbiano À | acquistato posteriormente un tale indigenato , sicco- | me altre specie di Cattèe a dì nostri ve lo acquista- { rono, per esempio l’ Opuntia pseudo-cochenillifera nel- le scogliere di Nizza, e Vl Opuntia italica, o Cactus È italicus di Tenore nelle colline di Fiesole. Del re- | sto poi egli stabilisce nel modo seguente l’ abita- | zione di tutte le Cattèe. Nella Georgia , nella Lui- | siana, ed in altre parti meridionali degli Stati-uniti | quattro specie. Negli Stati-uniti Messicani, e forse in quelli della Repubblica centrale di Guatimala 26. specie. Nelle Antille 31. specie. Nella Colom- . bia, e Perù 16. specie. Nel Brasile 5. specie, e nel Chili due specie , sebbene in queste ultime due con- trade paia, che ve ne sieno di più secondo una no- ta inedita del Martius, e secondo molte specie Chi- lesi, che stanno nei giardini d’ Inghilterra. Nel- l’ America equinoziale senza Netegainaficao di paese . 53. specie. «Danno compimento al prcsonto trattato alcune os- | servazioni sopra la vegetazione, e la coltivazione delle Cattèe, e di altre piante succulente. In ge- k? Miei: le piante succulente , dette ancora piante | erasse, posseggono minor numero di pori corticali . Ora i pori corticali sembrano essere gli organi della Ly traspirazione acquosa dei vegetabili ; per conseguen- za le piante succulente sono nella circostanza di ave- re poca traspirazione acquosa , e di trovarsi di leg- gieri in una specie di pletora di sugo vegetabile i per lo che piccolo, e lento avviene in esse l’ assora bimento. Conseguita altresì da questi fatti essere 244 i mestieri inaffiarle di rado, e assai poco, acciocchè | non marciscano , e doversi tenere esposte più. che sia possibile alla luce diretta, ed al calore destato dai raggi solari, affine di promuovere quella traspi- razione, che d’altronde si renderebbe troppo diffi= cile. Che se queste piante posseggono la facoltà di vivere lunga pezza o svelte dal suolo, o non inaf- fiate,. ciò tiene alla dovizia di succo, che in loro. annida, e serve al loro nutrimento, non altrimente che la pinguedine nutre, e mantiene lunga pezza in vita gli animali letargici. sla L'Autore era giunto al termine di questo;suo bel- lissimo lavoro, quando ricevette dal Dott. Coulter stabilito al Messico una collezione di Cattèe viventi in numero di 57. specie, tra le quali nè trovò 47.4 che non fanno parte delle specie annunziate nel . tomo terzo del Prodromus systematis naturalis regni ve- getabilis. Per lo che aggiunse quivi come in appeu- dice. le frasi, che distinguono queste nuove specie, tenendo lo stesso metodo, che aveva adoprato. per annunziare le specie nel Prodromus, anzidetto. In questa collezione poi trovò 1’ Echinocactus cornigerus carico di frutti maturi, il cui seme affidato alla terra produsse il primo fusto in forma ora di corpo cilindrico, ed ora di corpo quasi globoso , il quale nella sua sommità. portava due piccoli cotiledoni spessi, corti, appuntati, e poco sporgenti. Di que- sta guisa scuoprì, che l’ Eckinocactus nello stesso suo primo germogliare è ben distinto dal Mel/oca- ctus , i cui cotiledoni sono vicinissimi al colletto ,.e la cui parte enfiata del fusto è situata sotto i me- desimi cotiledoni, Anche la distribuzione geografica delle Cattèe provò qualche modificazione per questa spedizione; giacchè risulta dalla medesima, che i generi Mammillaria , ed Echinocactus sono intiera- mente composti di specie del Messico, e che nel Messico pure trovasi un numero assai grande di Ce- 245 . rei, e di Opunzie, e particolarmente di quella se- zione di Opunzie, che hanno il fusto cilindrico . Qualche Pereschia faceva parte della raccolta, ma perì in viaggio, e vi mancavano poi intieramente i Melocatti, e le Cassite. Ecco pertanto il novero | delle specie nuove, il quale potrà servire di sup- 4 plemento al Prodromus syst. nat. reg. veg, tom, 3. _p. 457-476. y st Doge MAMMILLARIA, M. elongata , basi saepins multiplex, cyliudracea, i) elongata, subramosa, axillis latis nudis, mammis | brevissimis basi latis, apice obtusis, areolà junio- ‘rum subtomentosa, aculeis setiformibus 16-18 ra- diantibus flavidis mammà multò longioribus centra- libus nullis. Frut. In Mexico. Coulter, n. 33. (1). M. echinaria, basi saepius multiplex, cylindracea, elongata, axillis latis nudis, mammis nudis basi latis brevissimis apice obtusis, areolà juniorum sub- tomentosà , aculeis setiformibus 16-18 radiantibus patulo -recurvis flavidis mamma multò longioribus, centralibus 2. rigidioribus subfuscis. Frut. In Mexi- co. Coulter, n. 35. Flores basi barbati, in axillis «sessiles, parvi, pallidi. ._ M. subcrocea, basi saepius multiplex, cylindra- cea, axillis angustis, sublanatis, mammis. ovatis brevibus, areolà juniorum subtomentosà , aculeis | setiformibus 16-18. radiantibus mamm4 longioribus flavidis, nascentibus croceis, centralibus nullis. Frut. In Mexico. Coulter, n. 36. Flores in axillis solita fi, À (à, (x) Secondo la lettera, che il Coulter scriveva al Decandolle; le Mammillaria elongata, M. echinaria, M, subcrocea, M. tenuis, e M. interterta non formerehbero, che una sola specie ; tuttavia il Decandolle trova in esse differenze tali da poterle ritenere come spe- cie distinte, e formanti una piccola sezione caratterizzata dal fusto allungato, e dall'aspetto gialliccio, | \ 246 i ri, zonam circa caulem sub ejus apice formantes,; sessiles, parvi; stylus persistens ; stigma plurifidum Bacca ovata piso triplò minor virescenti-albida, re- liquiis floralibus coronata. Semina rufa. Planta 2-3. poll. longa, 9-1r. lin. diam. Mammae 12-15. in quàque serie ; series sinistrorsae . M. tenuis, basi saepè multiplex, cylindracea, gilt lis angustis nudis, mammis ovatis, areolà juniorum sublanata, aculeis setiformibus 20-25. flavidis ra- diantibus mammà paulò longioribus , centralibus nul- lis. Frut. In Mexico. Coulter, n. 34. Planta 3-4. poll. longa, 5. lin. diam. B. media, caule crassiore, aculeis centralibus nul= . lis-aut solitariis. Zrut. In Mexico. Coulter. Caulis , 10-12. lin. diam. An fortè species propria? an M. caespitosa Hort. Berol. ex ill. Pr. de Salm-Dyck? CL. Coulter suspicatur has 4. imò cum sequente unicam speciem constituere . M. intertexta, basi saepè multiplex , cylindracea, axillis angustis, mammis ovatis confertissimis, acu= leorum congerie omninò occultatis, areolà glabriu- scula , aculeis 20-25 rigidis flavidis radiantibus ob mammarum vicinitatem intertextis. Frut. In Mexico . Coulter , n. 37. Planta 4. poll. longa, r. poll. diam; aculei 3-4. lin. longi, interdum subechinati . M. cylindracea, simplex, cylindrica, axillis parcè setosis, mammis ovatis, areolà glabriusculà, setis 25-30. radiantibus albis mammà brevioribus; acu- | leis centralibus 2. rigidis divergentibus setas duplò | superantibus. Frut. In Mexico. Coulter. Ab omnibus | prioribus facile differt colore mammarum intensè vi- ridi nec flavicante. Planta 5. poll. longa, 1. poll. diam. ; setae 13-2. lin. longae; aculei 3-4. lin. M. elegans, simplex , obovata, apice subumbilica- ta, axillis nudis, mammis ovatis, areolà juniorum tomentosà , setis 25-30. albis radiantibus subrigidu- | lis, acnleis 1-3. ridigis erectis setas paulò superan= 2 T ì pi 24 tibus. Frut. In Mexico. Coulter , n. 48. PI. a. ui | longa, et alta. i 7 |. . minor exactius obovata, dimidiò minor, - Eadem junior? : x globosa subglobosa major, axillis superioribus barbatis. - Eadem vetustior ? i |M. radians, simplex, subglobosa, axillis nudis, perni: ovatis magnis, areolà glabriusculà aculeis _ 16-18. radiantibus albidis rigidis, junioribus sub- | tomentosis , centralibus nullis. Frut. In Mexico. oulter , n. 35. Variat apice obtuso aut subdepresso , aculeis albidis aut subflavidis. PI. circiter 3. poll. alt., et diam.; aculei 5-6. lin. longi. ._M. irregularis, basi subtuberosa, multiplex, sur- . culis ovatis, axillis nudis, mammis oblongis, areola | glabriusculà, setis 20-29., radiantibus subreflexis albidis, aculeis centralibus nullis. Frut. In Mexico. Coulter, n. 31. PI. 2. poll. alta; rami pollicem la- ti; setae vix 2. lin. longae. M. crebrispina, basi multiplex, surculis ovatis, axillis nudis, mammis ovatis brevibus confertis, areo- là glabriusculà, aculeis rectis, exterioribus 16-17. radiantibus albis, centralibus 3. fuscis erectis. F7ut. In Mexico. Coulter, n. 14? PI. 2. poll. longa, 1 } poll.. diam. Aculei ob mammas confertas caulem ferè oc- cultant. \ M. conoidea , simplex, ovata, conica, axillis ju- mioribus lanatis, mammis ovatis confertis, areolà juniorum subtomentosà, aculeis rectis rigidis exterio- ribus 15-16, radiantibus, centralibus 3-5. erecto- =divergentibus fuscis longioribus. Frut. In Mexico. Coulter, n. 52. Affinis M. crebrispinae. An M, coni- dra Haw? Flores rubro-violacei, ferè ex apice caulis orti, pauci. i _; M. compressa, simplex, clavato-cylindracea, axil- lis junioribus lanatis setosisque , mammis ovatis bre- Vibus basi angulatis et subtus quasi compressis, \ 248 i, areolà subtomentos4, aculeis rigidis 4-5: inaequa libus albidis, inferiore longiore. Frut. In Mexico ., Coulter. PI. 5. poll. longa, basi 1. poll. lata, api- | ce 13 poll. diam. M. cornifera, simplex, globosa, axillis nudis, mam- — mis ovatis crassis, confertis, areolà glabriusculà , acnleis exterioribus 16 - 17. radiantibus griseis, cen- trali. 1. valido longiore erecto subincurvo. Frut. In Mexico. Coulter. Pl. 3. poll. diam., 24 poll. alta; aculei radiantes 5-6. lin. longi, centralis | 2-8 lin $ M. crinita, basi multiplex, globoso-depressa, axil- lis nudis, mammis ovatis, areolà glabriuscula; setis | 15-20. albidis subradiantibus elongatis, aculeis cen- tralibus flavidis rigidis apice uncinatis longitudine setarum. Frut. In Mexico. Coulter, n. 28. Planta 1. poll. alta, 14 poll. diam. Setae 8-9. lin. B. pauciseta , axillis sublanatis, setis 8-10, In- terdum setae ferè omnes deciduae . Coulter, n. 29. M. caespititia, basi multiplex, caespitosa, aggregata, globosa , axillis nudis, mammis paucis ovatis, areo= | la glabriusculà , aculeis rectis rigidis, junioribus albido-flavidis, adultis griseis, exterioribus 9-11. radiantibus, centralibus 1-2. longioribus erectis.: Frut. In Mexico. Coulter. Caespes 4. poll. latus. Surculus quisque pollic. diam. + M. subangularis , simplex aut basi submultiplex, subglobosa , depressa, axillis plerisque lanatis, mam- mis ovatis crassis brevibus mutuà pressione angula- to-tetragonis, areolà juniorumn tomentosa, aculeis 6-8. erecto-divergentibus ina&qualibus albido-sub- griseis. Frut. In Mexico. Coulter. PI. 3. poll. ferè lata, 14 alta. Aculei 3-10. lin. longi. i M. macracantha , simplex , globoso-depressa, axil- lis aliis nudis, aliis densè lanato-barbatis, mammis ovato-subtetragonis, areolà juniorum subtomentosà , aculeis 1-2. longissimis pungentibus albidis, sub- | 349 fuscisve. Frut. In Mexico. Coulter, n. 44. An fortè . M. magnimamma Haw? Aculei bipollicares. Planta 14-2. poll. alta, 3-6. poll. diam. Aculei suban- gulati. _—M. /ongimamma , simplex aut basi submultiplex , ovata aut subcylindracea, axillis lanatis, mammis ovato-oblongis dissitis, areolà tomentosa , aculeis | 9-10 pungentibus cinereo-fuscis sub lente scabro- $ -velutinis. Fruf. In Mexico. Coulter , n. 30. PI. 3 - 4. . poll. longa , 2. poll. lata; aculei 6-9. lin. longi . | M. octacantha, simplex, ovato-oblonga , subcylin- . dracea, axillis nudis , mammis oblongis subtetrago- ; nis, areolà juniorum subtomentosà , aculeis rigidis , | exterioribus 7. radiantibus albidis, centrali 1. lon- | giore rigidiore subfuscescente. Frut. In Mexico» Cou/- ter, n. 39. PI. 3. poll. longa, 2. poll. lata; aculei _ ext. 3-4. lin., centralis 6. lin. . M. /eucacantha , basi multiplex, ovata, axillis nu- dis, mammis paucis ovato-tetragonis, juniorum areo- là glabriusculà, aculeis 6-7. albis rigidis, nunc omnibus radiantibus, nunc uno centrali erecto . Frut. In Mexico. Coulter. PI. sesqui-poll. longa , vix pol- licem lata. Aculei 4-lin. ._ M. divergens, basi multiplex, subglobosa, depres- sa, axillis lanatis setosisque, mammis ovatis con- . fertis, areolà juniorum lanatà, aculeis 5-6. inae- | qualibus pungentibus albis apice subfuscis divergen- | tibus subtetragonis. ru. In Mexico. Coulter, An | fortè IM. macracanthae var.? Caespes 6-7. poll. la- | tus. Caulis 2. poll. alt. , et latus. Aculei minores _ 3-4, majores 18-30. lin. longi. __M. triacantha , simplex, obovata, subcylindracea , . obtusè truncata , axillis parcè lanatis setosisque , | Îmammis ovatis brevibus confertis, areolà juniorum tomentosà , aculeis 3. rectis albis, inferiore longiore deorsum tendente , 2. lateralibus brevioribus. Frut. In Mexico. Coulter, n. 46. Pl. 3. poll. ferè lon- Tom. III. d7 ri 250 ga, 1} lata; interdum aculeus quartus brevissimus è M. Sempervivi , simplex , basi attenuata, superne | depressa, disciformis, axillis lanatis, mammis ere- | ctis, ovato-tetragonis, areolà glabriusculà ; setis 3-4 | rigidis brevibus albidis, aculeis 2. crassis brevibus divergentibus. Fru. In Mexico. Coulter, n. 57. PI. 21 poll. lata, 14 alta. : B. tetracantha , axillis densius barbatis, setis nul- lis, aculeis 4. brevibus divergentibus. Frut. In Me- | xico. Coulter. pi M. disciformis, simplex, depressa, disciformis, axil- — lis nudis, mammis confertis brevibus depressa — te- tragonis, areolà juniorum subtomentosa , adultorum subinermi, aculeis (in mammis centralibus) 5. ri- gidis albidis erectis. Fruf. In Mexico. Coulter, n. 50. PI. 3. poll. lata, vix 1. poll. alta. M. latimamma , simplex , depressa, subdiscoidea , axillis junioribus lanatis, mammis brevibus, latè ovatis, demum depressis, transversè oblongis, areo- là juniorum lanatà, aculeis 16 - 17. rigidis flavican- tibus, apice subfuscescentibus , divergentibus, inae- qualibus. Frut. In Mexico. Coulter, n. 54. Pl. 54 poll. diam. , vix 13 alta. ECHINOCACTUS. . E. ornatus, subglobosus, costis 8. profundis de» pressis verticalibus, floccis albis seriatis transversè ornatis, fasciculis cujusque costae 3., aculeis 7. re- ctis flavidis, et 1, centrali. Frut. In Mexico. Cou/- ter, n. 4o. PI. diam. 5. poll. An flocci constantes, an morbidi? Fasciculi intervallo 1-2 poll. Aculei 10- 12. lin. E. tuberculatus ( Otto. t. 26.), subglobolus, costis 8. subverticalibus, sinu angusto, cristà obtusissimà ad fasciculos tuberculatà, fasciculis cujusque costae 8-10, areolà juniore subvelutinà, aculeis 12-13 251 griseis, unico centrali recto valido , caeteris radian- tibus. Frut. In Mexico. Coulter. Fasciculi interval- lo 9-8. lin. Aculei pollic. longi. 8. spitalis, costis spiraliter contortis dextrorsis. In Mexico. Coulter , n. 55. An var. « status senior? > E? cereiformis , subcylindraceus viridis , costis 13. ì, compressis, sini acuto, cristà subobtusà , fasciculis | in quaque costà 3., areolà subvelutinà, aculeis sub- | griseis rigidis tenuibus, 1. centrali recto, 7. radian- tibus. Frut. In Mexico. Coulter. Specimen mancum, 4. poll. longum.. An Cereus quidam junior? . E. glaucescens, subgloboso-depressus, glaucescens , costis 11-13. verticalibus compressis, obtusis, fa- sciculis cujusque costae 6., areolà ovali-oblongà ju- | miore densè velutinà , aculeis flavis rectis, 6-7. ra- “ diantibus, et 1. centrali. Fru. In Mexico. Coulter. | Flores in apice cujusque costae solitari antè fasci- | culos orti. Cal. squamae imbricatae, laeves, ovales, acuminatae , margine membranaceo-ciliolatae. PI. 3. poll. alta, Sa poll. diam. Fasciculi intervallo semi- -pollicari . Aculei pollicem longi. E. Histrix , subgloboso-depressus ; virescens, co- stis 13-18 verticalibus, sinu et costà acutis, fasci- culis cujusque costae 3.; areolà ovali juniore velu- | tinà, aculeis flavidis rigidis, 7-8. radiantibus; 1. | centrali erecto caeteris duplò ferè longiore. Frut. In | Mexico. Coulter , n. 43. PI. 5-8. poll. diam. , 3-4. Ù% poll. alta; Aculei pollicem longi, centralis bipolli- caris. Fasciculi intervallo 12-18. lin. È. crispatus, ( DC. Prod. 3. p. 461). Costarum | numerus variat 30-60. | B. horridus > fasciculis approximatis, aculeis vali- i Sha magis erectis longioribus griseo-fuscis. Frut. n Mexico » Coulter . 252 CEREUS. C? micracanthus, basi multiplex, ovato-oblongus, subvirens, obtusus, costis 13. verticalibus subobtu- sis, sinu lato vix acuto, fasciculis approximatis, areolà tomentosà , aculeis 3. brevibus setaceis diver- gentibus. Frut. In Mexico. Coulter , n. 56. An fortè Echinocacti species? Caulis vix pollicem longus et crassus. C. polylophus, simplicissimus, erectus, viridis, cylindricus , costis 15-18. verticalibus, sinu acuto, cristà subrepandà, fasciculis approximatis, areolà juniore tomentosà convexà, aculeis 7-8. flavidis re- ctis divergentibus, centrali longiore erecto. Frut. In Mexico. Coulter , n. 15. Altus (ex Coult. in litt. ) 30-40. pedes, sine ullo ramo! C. cinerascens , simplex, erectus, griseo-viridis , costis 8. obtusis, tuberculosis, sinu angusto, areolà juniore convexà velutinà, aculeis 14. albis setaceis rigidis, exterioribus 10. radiantibus, centralibus 4. erecto-divergentibus longioribus. Frut. In Mexico. Coulter, n. 23. Caulis 6. poll. longus, 2. poll. diam. Aculei ext. 6-9. lin., centrales 12. lin. longi; fa- sciculi 5-6. lin. distantes . 6. crassior fasciculis magis distantibus, caule cras- siore. y. tenuior , caule tenuiore, costis magis approxi- matis. Accedit ad pentalophum, sed 8-nec 5- co- status. i C. calvescens , simplex aut apice sabramosus, ere- etus, viridis, apice obtuso subumbilicato , costis 7-8. verticalibus obtusis, sinu acuto, areolà junio- re convexà tomentosà demum glabriusculà , aculeis 8-9. fuscis rigidis divergentibus, centrali ab exte- rioribus vix distincto. Frut. In Mexico. Coulter. Af- finis C. peruviano . Fasciculi intervallo 6-9. lin. di- stantes. | 253 C. marginatus, simplex aut apice subramosus, ere- etus, viridis, apice obtuso, costis 7. verticalibus, sinu acuto, cristà obtusà areolis ovalibus confluen- tibus albo-tomentosis per totam longitudinem lana - tà, aculeis 7-9. conicis -rigidis griseis brevibus, centrali a caeteris vix distineto. Frut. In Mexico. . Coulter, n. 13. Caulis 2-3. poll. diam. Aculei v 1-2. lin. longi. Species distinetissima . I C. virens, simplex, erectus, laete virens, costis . 5. verticalibus crassis obtusis, fasciculis remotis, areolà juniore velutinà , aculeis 4. rigidis, conicis, | griseis, subnigricantibus, 3. brevissimis subdivergen- tibus, 1. magno horizontali. Fruf. In Mexico. Cowl- ter. Aculeus major 8-ro. lin. longus, minores vix 2-lin., nunc inferiores, nunc superiores, undè for- san major centralis, et exteriores. 6. radiantes, 3. saepius abortivis. C. anisocanthus , simplex, erectus, intensè viridis, costis 5-6. sinu et cristà acutis, fasciculis confer- tis, areolà juniore convexà velutinà , aculeis 10-20. setaceis flavescentibus rigidis valdè inaequalibus, ex- terioribus divergenti-radiantibus. ru. In Mexico. Coulter . . « ortholophus, costis 6. verticalibus, aculeis 10. . B. subspiralis, costis 5. subspiraliter intortis, acu- i leis 20... i €. pentalophus, erectus cinereo-viridis obtusus , | costis 5. verticalibus obtusis , fasciculis approxima- | tis, areolà juniore velutinà, aculeis 5-7 setaceis Miaiversentibuo junioribus albido-flavidis, adultis gri- seis. Frut. In Mexico. Cl. Coulter hic conjungit tres | varietates in posterum forsan separandas, nempè: «simplex, caule simplici non radicante, sinubus | latis obtusis, costis parum prominulis, aculeis albidis B. subarticulatus, caule ramoso subarticulato non ' radicante , costis irregularibus subrepandis , sinubus angustis, aculeis junioribus flavescentibus . 254 y. radicans, caule radicante, costis latis brevi- bus, aculeis junioribus flavescentibus. C. /Jeptophis , subradicans, cylindraceus, serpenti- nus, costis 7-8. obtusissimis subrepandulis , areolis velutinis, etiam adultis convexis, aculeis 12-13. setaceis vix rigidulis, flavidis expanso-radiatis, 2-3, centralibus erectiusculis. Frut. In Mexico, Coulter, n. 32. Habitus caulis est C. flagelliformis , sed tri- plò tenuior . C. spinulosus , subramosus , radicans, subserpen= tinus, teretiusculus , costis 5-6. vix exertis acutiu- sculis, sinubus latis obtusissimis, areolis junioribus velutinis, aculeis 8. brevissimis rigidis conicis, ju- nioribus flavidis dein subfuscis, lateralibus radian= tibus. Frut. In Mexico. Coulter, n. 27. Habitus cau- lis C. grandiflori , sed aculei diversissimi . OPUNTIA, ì Sectio prima. — Cylindraceae. O. Stapeliae, ramosa, irregulariter caespitosa, ar= ticulata, intensè viridis, articulis ovatis oblongis- ve, areolis parvis tomentosis ad axillas tuberculo- rum, aculeis 5-6. rigidis stramineis setaceis, se- nioribus epidermide secedente exuviatis. ru. In Mexico . Cow/ter , n. 38. Caules vix pollicares. Ha- bitus ferè Stapeliae caespitosae aculeis omissis . O. exuviata, ramosa , erecta , teretiuscula, ramis tuberculis compressis irregulariter cristatisve instru- ctis ferè pentagonis, areolis orbiculatis velutinis ad axillas tuberculorum, aculeis 6-12. stramineis rigi- dis rectis, senioribus epidermide secedente exuvia- tis. Frut. In Mexico. Coulter, n. 18. Cactus tunica» tus Hort. Berol. ex ill. Pr. de Salm-Dyck. Truncus pedalis sesqui-poll. crassus . B. angustior , trunco tenuiore , aculeis paucioribus, |, areolà angustiore. Coulter, n. 17. / IRA | i 255 y. spinosior , caule nano, aculeis longioribus, cre- brioribus spinosissimo . \ O. decipiens, erecta, ramosa, viridis, ramis cylin- dricis basi attenuatis, tuberculis paucis subspirali- | ter dispositis, areolà parvà, aculeis biformibus, uno inferiore maximo patenti-deflexo , caeteris 3 - 44; mi- î nîmis setiformibus subradiantibus . Frut. In Mexico + ì (i . Coulter, n. 20. Folia parva, ovato-oblonga, deci» dua. Aculeus major pollicaris, demum epidermide secedente exuviatus, caeteri 1-2. lin. longi. Con- fer cum Op. imbricata Haw, ex ill. Pr. de Salm-Dyck in litt. } O. Kleiniae, erecta, ramosa, cinereo-viridis, ramis . erectis cylindricis etuberculatis, fasciculis ordine | spirali sinistrorso dispositis, areolà velutinà , aculeis biformibus, aliis setosis innumeris ex albido rufis, uno maximo inferiore patenti-deflexo gracili albido. Frut. In Mexico. Coulter, n. 21. Caulis digiti ma- | Joris crassitie, caulem Cacaliae Klciniae referens . Folia minima, oblonga, decidua. Aculeus major pollicaris. Ad priorem sp. accedit. O. Zeptocaulis , erecta, ramosa, ramis eylindricis erectis etuberculatis, fasciculis lineà spirali sini» strorsà dispositis , areolà subtomentosà , aculeis bi- . formibus, aliis circiter 3. inferioribus setaceis nigre- | scentibus patenti- -deflexis, caeteris setosis confertis | rufescentibus. Frut. In Mexico . Coulter , n. 22. Cau- lis crassitie digiti minoris. Refert priorem. Speci- | mina duo subemortua video . O. /eucotricha, articulis oblongis erectis, juniori- bus sub lente velutinis, areolà juniore convexà ve. lutinà, aculeis biformibus, 2-3. longissimis seta- | ceo-capillaceis inermibus albis patentibus, 4-5. mi- . nimis setosis rectis flavidis. Frut. In Mexico. Coul- ter, n. 2. Aculei majores 10-12. lin. longi. Fasci- culi intervallo 2 -lin. distantes . O. pulvinata , articulis ovalibus erectis sub lente 256 velutinis, areolà convexà pulvinatà , totà setulis innumeris flavidis rectis fragilibus confertissimis oc- cupaià, aculeis veris nullis. Frut. In Mexico. Cou/- | ter. Species inter Opuntias veras distinctissima vide- | tor. O. microdasys Lehm. Hort. Hamb. ex ill. Pr. de _ Salm-Dyck in litt. i AnTtOoNIO BERTOLONI . 257 InpicAzione peLLE MeMoRIE DI SrortA NATURALE, CHE SONO STATE RECENTEMENTE O IMPRESSE NEGLI ATTI DELLE ACCADEMIE, O LETTE NELLE SEDUTE DELLE MEDESIME, OVVERO INSERITE NEI GIORNALI. | Sedute della R. Accademia delle Scienze di Parigi. fio Seduta delli 4 Gennaro 1830. i Ml imiori? è nominato Vicepresidente dell’Accademia. Ad. Brongniart legge una nota intorno il carbone del- î file piante graminacee, e mirando allo scopo di determi- mare la causa e la natura di questa malattia la crede prodotta da una specie di criptoma e di fungo parasito . colare, e non già, come si crede da molti , l'acido ace- tico unito ad una materia organica fissa. Girou de Buzareingues figlio legge, a nome del proprio padre, una memoria intitolata — ZExpèriences sur la gé- uération — Pare che questi esperimenti stabiliscano che la riproduzione della canape può aver luogo senza il concorso dei fiori maschii : in questo caso però le fem- mine esistono in maggior proporzione di quello che suc= ceda nei casi ordinarii (1). (1) La momoria è inserita per intero negli Annales des Scierces Naturellee T, x1x. pag. 297. Marzo 1830, 277 Gerdy legge un memoria intitolata — Mécanisme des mouvements des membres et du corps dans le phènomène du saut - Magendie , Serres, Hèron de Villefosse, com- missarii . . Milne Edwards dirige all’ accademia una memoria re- lativa ad una disposizione particolare dell’ apparecchio branchiale in alcuni crostacei. Latreille e Dumèril com- missarii, Seduta delli 22. Marzo 1830. Cuvier legge una memoria relativa alla discussione insorta tra lui e Goffroy, e che porta per titolo — Con- siderations sur l’ os hyoide. — Comincia il dotto autore dal felicitarsi d’ avere in- dotto, il celebre suo confratello Geoffroy Saint-Hilaire nella necessità di precisare il senso che accorda alla pa- rola unità di composizione , ed a convenire che per uni- tà di composizione non intende identità, ma solo ana» logia , e che quindi la sua teoria deve denominarsi teoria degli analoghi. Le parole di senso equivoco d’ unità di composizione, di unità di piano che servivano soltanto ad imbarazzare i principianti scompariranno perciò dalla Storia naturale. Se io reso avessi, dice Cuvier, questo solo servizio alla Scienza crederei di già di non avere perduto il tempo in questa quistione impiegato . Ma Geoffroy assicura ehe la sua teoria degli analoghi è nuova 5.° Perchè trascura le forme e le funzioni per occu- parsi soltanto dei materiali degli organi. 2.° Perchè l’analogia risiede soltanto nella identità degli eleraenti costituenti, e perchè questa ana- logia nen conosce limiti. Potrei dispensarmi dall’ insistere sopra queste due asserzioni : poco importa infatti che una teoria sia o nò nuova se è basata sul falso. Devo ciò non ostante di- chiarare che non conosco un solo anatomico che abbia determinati gli organi soltanto mediante le loro funzioni ; ed io sono del numero di quelli che hanno avuto più frequentemente occasione di far vedere, che le funzioni dello stesso organo cambiano secondo la diversità delle circostanze in cui l’organo stesso è collocato. Ma di po- 279 ; ca importanza sono le quistioni d'amor proprio: ciò che maggiormente interessa si è il sapere se la teoria che il suo autore denomina dagli analoghi sià universale » come egli dice, o se, come lo credono altri anatomici, esistono delle anologie di qualunque genere, ma tutte limitate, e quali sieno i loro limiti. Ma come mai si può discutere una quistione allorchè non si vuole precisarno ‘i termini ? Per ciò appunto io avevo fatto delle doman- de precise e positive. Voi mi parlate di elementi! Or bene intendete voi che esister debbano sempre gli stessi elementi? Intendete voi che questi elementi siano sem pre nella stessa mutua distribuzione? Infine cosa inten- dete voi di indicare colle vostre analogie universali? Sfortunatamente Geoffroy non ha risposto a queste quistioni, giacchè non si chiama rispondere il dire che rutti gli animali sono # prodotto di uno stesso sistema di composizione: per tal modo si ripete in altri termini la stessa cosa, anzi in termini molto più incerti ed o- scuri. Sembrerebbe che una risposta più positiva trovar si potesse in queste parole che cioè gli animali risulta- no da un assembramento di parti organiche che si ripetono uniformemente ; ma esaminate un poco cotesta risposta e vedrete che interpretandola alla lettera cade da se. Chi ardirà sostenere che una medusa, e la girafa; che l’ e- lefante e la stella di mare risultano da un assembramento di parti organiche che si ripetono uniformamente? Al certo il nostro confratello non intenderà di sostenere siffatte chimere ; egli è troppo istruito; egli conosce troppo bene gli animali; egli sà più di qualunque altrò che certe parti non solo non si ripetono con uniformità, ma che moltissime non si ripetono in verun modo. In un altro luogo egli asserisce che 1’ analogia non riposa sugli organi in totalità; ma sui materiali compo- nenti gli organi stessi, anzi a tal proposito propone un esempio, quello dell’osso joide, secondo il quale esempio, se giudicare si vuole dalle discussioni in cui entra; pare che voglia farci credere, che il numero delle parti costituisca la sua regola principale; da alcune delle sue frasi si potrebbe anche conchiuderne che vi aggiugne le connessioni ; ed infatti poichè ha incomin- ciato dall’escludere le funzioni, e le forme, non restano. 27 . che le connessioni, ed i numeri: io non vedo un corna | to rapporto sul quale questa analogia universale possa | dirigersi, Passo ad esaminare l’ osso joide di due ani- | mali diversi, e vado a provare coi fatti, come ho detto di voler sempre fare, . 1.° Che l’osso joide cambia nel numero delle sue par- ti, anche da un genere ad un altro vicino. 2.° Che cambia di connessione. 3.° Che in qualunque modo interpretare si vogliano le incerte frasi impiegate sino al presente di ana- logia di composizione, di unità di piano , non possono essere al medesimo os30 applicate in mo- do generale. 4. Che dannosi degli animali, una quantità anzi di ) animali, che non hanno la minima tracia di osso joide: e che perciò non avvi analogia nè anche nella di lui esistenza. «Avendo per tal modo totalmente distrutti, relativa- | mente a quest’ osso, i principii considerati nello stesso | tempo come nuovi e come universali; io applicherò allo | stesso sistema di pezzi ossei altri principii della catego- ria di quelli sui quali la zoologia fino al presente si è | fondata, e sui quali, come lo spero, riposerà ancora per . lungo tempo, e dimostrerò : | 1.° Che nella stessa classe di animali l’osso joide, ‘quantuque variabile pel numero dei suoi ele- menti, é ciò non ostante disposto nello stesso modo relativamente alle parti circostanti . 2.° Che da una classe ad un’ altra l’osso joide varia, e ciò non solo nella composizione sua, ma nella disposizione relativa che mantiene colle vicine MUC parti. — 3.° Che da questi due ordini di variazioni, e da que- o ste variazioni combinate di forme, ne risultano Ù variazioni nelle funzioni dello stesso osso. | 4.° Che discendendo dalla provincia dei vertebrati al- le altre, si perde l’ osso joide per modo da non ® rinvenirne la più piccola traccia. ._‘ Per tal modo le Provincie del Regno animale differi- scono le une dalle altre mediante la totale scomparsa di “certi organi : le classi differiscono mediante le connessioni 280 e la composizione degli organi d’ una stessa natura. Nel= la medesima classe le famiglie ed anche i generi diffe- riscono soltanto per la diversa composizione, e per le di- verse forme degli organi. Eccovi i principii sui quali riposano, che che se ne dica , la zoologia, e la notomia comparata, principii colla scorta dei quali si è organizzato questo grande e- difizio denominato il sistema del regno animale. E qua- lunqne volta vorassi spingere più lungi le generalità; di qualunque nome decorare si vogliano queste innova- zioni, le sole persone che ignorano i fatti potranno nel momento addottarle, fidandosi sulle osservazioni dell’ in- novatore; ma le loro illusioni ben presto scompariranno allorchè si occuperanno di rintracciare nel fatto anatomi- co le prove delle nuove teorie. In una serie consecutiva di mem. Cuvier darà la di- mostrazione di questa proposizione applicata a ciascun ordine di organi in particolare, oggi sì limita a parlare dell’ osso joide. Esaminerà successivamente quest’ osso prima negli animali che respirano l’aria in natura; in seguito in quelli che la respirano per l’intermezzo del- l’acqua; questi ultimi esigerebbero che si premetesse una discussione intorno allo sterno. Di È a tutti noto che l'osso joide negli animali che respirano aria consiste in un apparecchio sospeso al di ‘ sotto della gola, che presta anteriormente attacco alla lingua , che sostiene posteriormente la laringe, ed al di sopra di esso è situata la faringe. Nel uomo la parte principale, o corpo , di questo osso è ripiegato in forma di semicircolo come 1’ ipsilon corsivo dei greci. Questo ‘ corpo sostiene in ciascuna delle sue estremità un pezzo gracile denominato corno posteriore il quale mediante un Jegamento assai breve va ad unirsi all’ angolo superiore anteriore della cartilagine tiroide . Sull’ unione di que- sto corno posteriore col corpo dell’ osso joide avvi un piccolo nocciolo osseo, denominato corno anteriore , so- | speso mediante un lungo e gracile legamento all’osso pe- troso, un poco al dinanzi dell’ apofisi mastoide . Questo legamento da prima totalmente molle , si ossifica al cre= scer degli anni verso la di lui base, di modo che la os-, sificazione parte dell’ osso petroso , e prolungandosi , or, Do 281 più or meno, costituisce ciò che vien detto dagli anato= mici apofisi stiloide del remporale. Nell’ uomo infatti, — almeno nel maggior numero dei casi, è quest’osseo pro= langamento una semplice apofisi del temporale, non già un osso distinto. Alcuni noccioli ossei formansi ugual- | mente, ma senza ordine costante, nel rimanente della lun= ghezza del legamento; qualche volta accade ancora, e — Geoffroy ne ha pubblicato un esempio, che la ossifica= | zione occupa tutto intero il legamento, di modo che l’ apofisi stiloide si prolunga fino sul corno esterno del- | l’osso joide, dove nei casi ordinarii termina per lo ap- | punto il legamento stilo-joideo, «In queste accidentali anomalie si è preteso di rinve- | nire la spiegazione di certe costanti variazioni che han- giro luogo in altri animali; ma qualunque sia la varia» | gione di cui si vorrebbe rinvenirne il tipo nella sudde- | scritta anomalia è bene evidente che ammessa anche _ quella, non si spiegherebbero tutte le altre variazioni | confrontate tra loro. In questo luogo Cuvier esamina | codeste variazioni, seguendole da prima nella classe dei mammiferi, ed indicando le principali differenze cha presentano. Queste numerose differenze sono analizzate: | ed esposte colla maggior chiarezza, l’ autore in seguito continua a ragionare nel seguente modo. 39 Si vede dunque che anche in una sol classe, quel- la dei mammiferi p. e., il numero degli elementi di un solo organo, dell’ osso joide, nulla presenta di costan- te: vi si incontra ciò che io indico col nome di varia= zioni di classi; cioè differenze di numero, e delle diffe- renze ben maggiori di forma, ma una rassomiglianza | ancora assoluta di connessioni: che se passiamo dai mam- | miferi alla classe degli uccelli la cosa varia anche più sensibilmente. L’ osso joide infatti in questa classe di animali non è più sospeso ai temporali, mancano le cor- na posteriori ; i pezzi del corpo diretti per la linea lon- gitudinale media terminano posteriormente in una ben ‘lunga apofisi, quasi in una coda; sulla quale poggia la | laringe, coda spesse volte formata da un osso particolare, Due corna sole, ciascuno composto di due pezzi, e-che | i articolano sui lati, e sulla linea inferiore del corpo ; i Tom. III 19 | aBa i nel luogo stesso in cui esso corpo si articola colla no- iminata coda, si ripiegano intorno all’ occipite discen- dendo; come si vede nel picchio verde , fino sulla base del becco. Questo corpo dell’ osso joide sostiene snlla taccia anteriore uno, o due pezzi ossei attaccati l’ uno allato dell’ altro, ovvero articolati sulla estremità ante- riore dello stesso corpo, e formanti lo scheletro della lingua. Questa lingua infatti presenta uno scheletro o sostegno osseo del quale non sì vedeva traccia nei mam- miferi . ,, so Per degli occhi comuni, per l’ apparenza quale si rileva da un buon senso ordinario, non si poteva non ammettere la suriferita descrizione. Ecco infatti un gran- dissimo cangiamento di composizione ,, un cangiamento assai considerabile nelle connessioni: si vede che per tal modo siamo passati da una ad altra classe, ,, s9 Cosa ha fatto il dotto nostro confratello per soste- nere una causa disperata? Ha egli supposto che l’ 0880 joide degli uccelli, trascinato per una parte dai muscoli della lingua, per l’ altra condotto in senso opposto dai muscoli della laringe abbia provato quasi una rotazione sulle sue corna anteriori, per la quale le corna poste- "riori sono state dirette allo innanzi, e divenute sono le ossa della lingua. ,, 3» Eccovi infatti un rovesciamento nelle parti facile in vero a concepirsi col pensiero, ed in un scheletro sul quale le ossa unite sono mediante fili matallici, e dove esistono soltanto ossa . Ma domando io, a chiunque ha la più leger tintura di una anatomia, questa supposizio- ne è d’essa ammissibile, allorchè si faccia riflessione a tti i musculi, a tutte le ossa, ai nervi, ai vasi che si inseriscono sull’ osso joide ? Duopo sarebbe che gli ster- no-joidei, li omo-joidei , i genio-joidei, i stilo-joidei cangiassero assolutamente d’inserzione. Converrebbe che quei muscoli della lingua che non hanno nei mammi- feri verun rapporto coi corni posteriori vi si inserissero in questo caso, o che nuovi musculi si dirigessero a queste ossa rimosse dalla naturale loro posizione. Duo- po sarebbe.... ma io desisto, giacchè la sola idea di tanti cangiamenti spaventerebbe l’ immaginazione. Per conservare una identità apparente nel numero dei pezzi by E 283 ossei tutto sarebbe stato cangiato nelle connessioni, e nelle parti molli . Cosa sarebbe in tal caso avvenuto del | principio di unita di composizione nel piano? Ma ammet- tiamo pel momento una ipotesi tanto strana, e vediamo se d’essa esser possa feconda di molte e di utili dedu- zioni. ,, | 3» Passo ad una terza classe, ai rettili, esamino il | primo genere che mi si presenta, la rtestuggine. Questa | nell” osso joide mostra un corpo e quattro corna, due teriori, due posteriori benissimo distinte. Tutti quelli ‘che hanno cognizione del ragionamento applicato agli necelli saranno indotti a credere che manchi l’ osso lin- ale pvichè le corna posteriori ritengono la naturale oro posizione: or bene queste ossa della lingua esistono | pure anche nei rettili, un poco diversamente collocate | le negli uccelli, ma forse anche più svilupppate; e l quindi altamente si oppongono alla ipotesi di cui si è parlato trattando degli uccelli. ,, — » Ma notar si devono ancora parecchie altre cose ben importanti; nella maggior parte dei mammiferi egli ‘il corno anteriore dell’ osso joide che si compone di più pezzi od ossa distinte, essendo ‘invece semplice il ‘corno posteriore. In più testuggini accade tutto all’op- posto ; il corno anteriore vi è semplice (questo certamente si osserva nella testuggine marina, e ciò che in altre pecie creder si potrebbe formasse delle ossa inferiori, salda e costituisce un solo pezzo, col corpo, non mai col detto corno): il posteriore invece spesso si mostra ©omposto , giacchè è soventi munito di quattro o cinque moccioli ossei situati al di dietro del pezzo principale, in ine quantunque più breve di quello degli uccelli. non rriva ad inserirsi colla sua estremità sulla laringe...) ‘> Eccovi pertanto dei nuovi cangiamenti delle nuove fansposizioni: direte voi che i corpi hanno cangiato di izione : ma in tal caso sacrificate il principio delle inessioni a quello del numero degli elementi; e d’al- nde in verun caso voi potete più render ragione del- osso linguale. Ma continuando il mio esame m?’arre- ad un altro genere di rettili, il cocodrillo. Il corpo | dell’osso joide di questo animale si conforma in una pr piastra cartilaginosa , nella quale formansi coll’an- 284 ‘ \ dar del tempo delle depozizioni calcari come succede anche della cartilagine tiroidea dell’ nomo: ma questo joide del cocodrillo presenta soltanto le due corna ante-. riori, ciascuno dei quali si compone di un solo pezzo osseo come i corni anteriori dell’osso joide delle testug» gini: in tutto esistono soltanto tre pezzi. Come applica- re in tal caso a questo osso joide una teoria che fon- data fosse sul numero delle parti. Quelli che ammettono ‘una degradazione , una semplificazione insensibile degli esseri ; principio assolutamente contrario a quello del- l’identità di composizione, e che ciò non ostante, vi si assoccia da taluni; supporranno che negli altri saurii. l’ osso joide si presenti nella stessa, od in una maggior. semplicità di quella trovata nel cocodrillo; ma è ben facile mostrare che nulla sì verifica di tutto questo. Nelle lucertole a lingua protrattile 1’ osso joide è più. complicato nelle sue forme, più singolarmente ripiegato nelle diverse sue parti, che in veruno degli animali. precedenti: il di lui corpo prolungato allo indietro, co- | me negli uccelli, ha spesso la coda forcuta il che gli dà l’ apparenza d’ essere munito di sei corna. Manda | pure allo innanzi una produzione che sostiene la lin- gua , e che forma qualche volta un 0sso od una carti-. lagine particolare. Le di lui corna anteriori hanno un angolo ed una apofisi diretta all’ avanti, e.ripiegantesi in seguito all’indietro, si partiscono in tre o quattro pez=. zi, e le corna posteriori spesso dividonsi in due. Il ca= maleonte, malgrado la protrattilità della di lui lingua, ha l’osso ‘joide differentissimo :. consiste. questo: in un | lungo stelo osseo cilindrico, e le quattro corna bene os= sificate sono tutte insieme ‘attaccate alla di lui estremità. posteriore. Le lucertole a lingua meno protrattile ( Zes orvets ) molto somigliano alle precedenti relativamente al loro osso joide; ma i serpenti propriamente detti, a- venti pure la lingua assai. protrattile presentano improv= visamente una differenza anche più sorprendente: man- ‘ca il corpo dell’ osso joide, tutto si riduce a dne corpi gracili e cartilaginosi i quali servono a spingere all’ a- vanti la massa della lingua. ,, i so Tutti questi fatti sono incontestabili, ciascuno può assicurarsene ad ogni momento. Per quale sforzo di ra= À 285 | gionamento potrassi mai far credere che vi sia. identità di elementi; ripetizione uniforme ; identità di connes- | sione; in fine tutte quelle altre frasi che si impiegano , ara degli ossi.joidi composti di dne pezzi soltanto, e gli aleri.che,ne hanno tre, quattro, e persino. a:nove ed anche più? Nella trionice enumerare se ne possono infatti dieciserte ed anche più. Con qual arte si arriverà a con- | vincerci che avvi identità di connessione tra degli ossi | goidei; alcuni'dei. quali sono sospesi ad una parte del- . l'osso temporale inel mentre che altri rivolgonsi intorno al cranio e penetrano sino nel rostro, ed alcuni ancora sestano. assolutamente distesi. sotto alla gola, e come _ immersi tra i musculi? Vi si vedrà forse altra cosa di- | versa da quanto vi si è da parecchii secoli veduto, cioè | una. certa rassomiglianza di struttura dell’ organo, ras- | somiglianza il di cui grado è proporzionato ai rapporti | degli. animali fra:loro; e delle differenze determinate dall’ uso;che la natura fa di quest’ organo, o se pure | cosè si vuole, per evitare qualunque ombra di ricorso alle cause finali, delle differenze che determinano que- | sto uso. ,, ‘33 Per noì altri maturalisti ordinarii questi rapporti , ‘queste. funzioni, queste differenze si spiegano assai be- | ne; perchè costituiscono l’ animale ciò che egli è,,, per- chè si riechiamano, o si escludono a vicenda. Noi com- | prendiamo che l’enorme tamburo formato dall’ osso joide \ della simia gridatrice ( alovette ) unito mediante. lega- pi nenti, che lo rendono quasi immobile , alla mascella inferiore non. abbisognava di. robusto sostegno che lo sospendesse al cranio. Comprendiamo che gli ossi stiloi- . dei lunghi e mobili nei ruminanti e nei solipedi pre- tentar dovevano dei muscoli proprii, che non potevano esistere per l’apofisi stiloide immobile dell’ uomo. Com- prendiamo che la lingua inflessibile degli uccelli doveva | essere diretta in avanti mediante un meccanismo diverso da quello che si vede nei mammiferi; che la loro larin- ema ncando di cartilagine tiroide, le corna posteriori | del loro osso joide potevano mancare: ma non intendia- | mo come per un movimento d’ altalena o di rovescia- «mento, che lacerato avrebbe tutti i musculi e tutti i vasi, avessero potuto le corna stesse collocarsi nella lin- 286 ’ gua. Comprendiamo in qual modo il cocodrillo:, la'lin-. | gua del quale è quasi immobile , aver poteva ;un osso joide più semplice che non lo è negli altri animali; e vediamo nella di lui larga forma, e nella prominenza del margine anteriore il mezzo .pel quale applicandosi contro le ossa prerigoidee chiude quando io voglia la fa- ringe per respirar l’ aria, senza che tutta intera la gola debba essere sporta fuori dell’ acqua. Ci rendiamo: con- to dei singolari movimenti della lingua del camaleonte allorchè vediamo il corpo lungo e cilindrico del di lui osso joide servire di punto d’ appoggio a questa lingua, . ed essere lui stesso spinto in avanti da quattro. corna ossee sulle quali agiscono dei robusti muscoli. 3; ss Ma se si trascurano tutte queste considerazioni per “vedere soltanto delie pretese identità delle pretese ana-. logie nelle quali se esistesse il minimo grado di. realtà. si ridurrebbe la natura ad una specie di schiavitù in cui fortunatamente 1’ autore della medesima è ben lontano dall’averla incatenata, e gli esseri tutti e l’intero mon- do diverrebbe per tal modo un enigma di impossibile scioglimento . ;; . sr Conesco bene che per uno studente di Storia na- turale è ben più comodo il credere che tutto sia unità | ed analogia; che conosciuto un essere possano facilmen= te conoscere anche tutti gli altri; egualmente come rie- sce più comodo allo studente la medicina il credere che È tutte le malattie non ne formino realmente che una o. due. Confesso che l’ errore nel qualle sarebbe indotto il @ primo non riuscirebbe tanto funesto come nel secondo ; ma sarebbe ciò non ostante sempre un errore, il quale. stenderebbe davanti ai di lui occhi, un velo che gli, nasconderebbe la vera natura. ,, i In una seconda parte che Cuvier promette di leggere quanto prima all’accademia, tratterà dell’osso joide del- le rane, delle salamandre, e dei pesci. “ Geoffroy Saint- Hilaire legge in questa medesima se- duta , delli 22. Marzo, una memoria intitolata = Des ap- plications de la thèorie des analogues è l’ organisation des poissons. = % dr 267 Comincia l’autore dallo scusarsi se tosto non discende sull’ argomento nel quale lo ho provocato Cuvier, e se mon tenta di mostrare in qual modo l’organizzazione dei mollusci, ed in particolare quella dei cefalopodi possa essere condotta ad un piano comune a tutti 1 vertebra- ti. Voler determinare questi esseri collocati in un grado inferiore della scala animale senza aver parlato dei pesci ‘occupanti un posto intermedio, e che servono, fino ad un certo punto, di passaggio tra gli altri vertebrati ed i mollusci, sarebbe questo un andamento poco filosofico ed un privarsi del mezzo il più effcace onde pervenire alla scoperta della verità, e del vantaggio di poter sta= | bilire il proprio giudizio sopra una massa sufficiente di fatti bene osservati. - Cuvier aveva detto , relativamente ai mollusci ; ed iu particolare ai cefalopodi = In questi la natura passa da un piano ad un altro ; ella fa un salto, lasciando tra le proprie produzioni un vuoto manifesto 53 i cefalopodi non servono a verun passaggio: non sono derivati dallo sviluppo maggiore di altri animali inferiori, ed il loro ulteriore perfezionamento nulla ha prodotto di superiore ad essi=, Geoffroy Saint-Hilaire promettendo di occuparsi ben presto della determinazione dei cefalopodi fa osservare intanto che, quand’anche la teoria degli analoghi esser dovesse pel momento insufficiente per operare con pre- cisione ed in modo completo questa determinazione , | missuna conseguenza potrebbe dedursi intorno a quanto sarà per accadere in seguito, poi sommamente ne- | cessario onde afferrare debitamente ; ed assicurarsi delle analogie esistenti tra le diverse classi degli animali lo studiarne esattamente le specie intermedie procedendo con ordine, non mai a salti, sicuri progredendo in tal modo di trovare alcuni di quegli anelli, mediante i quali — ha la natura insieme collegati tutti gli animali. " Lo stesso Geoffroy considera i mollusci come animali | discesi di più gradi nella scala , ed appartenenti perciò . ad una delle forme non molto innoltrate dello sviluppo possibile dell’organizzazione. Ne ripugnerebbe il riguar- darli quali esseri rappresentanti permanentemente uno dei gradi inferiori dell’ ordine progressivo degli sviluppi 288 organici arrestati ad un punto determinato dalla volontà del Creatore: ammesso ciò s’ intende in qual modo in questa provincia di animali manchino del tutto alcuni. organi, che appariranno in altre specie più ellevate nella serie, e molti altri non abbiano acquistato anco- ra l’intero loro perfezionamento. In qualunque senso iuterpretar si voglia questa idea, nissuno potrà dispen= sarsi dal concedermi che poco ragionevole sarebbe l’ ap- plicarsi allo studio dell’organizzazione dei mollusci sen- za prima avere esaminata quella dei pesci animali in- terposti tra i mollusci stessi ed i vertebrati superiori. Non vi ha, al dire di Cuvier, nella sua Storia dei pesci. rassomiglianza tra gli organi di questi. animali 6 quelli delle altre classi se non in quanto v’è corrispon» denza e somiglianza nelle funzioni. Proposizione vera , anzi del tutto evidente, se si intenda di parlare d’ una rassomiglianza assoluta, ma che non può essere ammes- sa caso che si ragioni d’‘una rassomiglianza filosofica ( vorrà dire approssimativa) , il che Geoffroy si propone di mostrare in seguito. La difficoltà che naturalmente si prova nel supporre due piani distinti di organizzazione per gli esseri ani- mati ha indotto gli osservatori di tutti i tempi a cerca- re delle analogie tra i pesci e gli altri vertebrati: ma siccome pretendevasi di fondare queste analogie sulla rassomiglianza delle forme e delle funzioni, invece di dedurle da profonde considerazioni anatomiche , ecco per qual motivo: troppo spesso si è deviato dal retto sentiero in questa qualità di ricerche. E ciò con tanta maggiore facilità in quanto che discernere non si pote- vano ‘alcune delle più importanti analogie dimostrate reali e legitime solo per mezzo della teoria. degli ana- loghi. ‘Fondandosi sopra detami del tutto artificiali i zoolo- gisti della scuola Avistotelica diedero alle diverse parti del corpo dei pesci il nome di quelle che loro corrispon- dono negli altri vertebrati, ogni qual volta che queste parti trovavansi impiegate a degli usi identici sì che ne- gli uni che negli altri. Ma allorquando s° incontravano in organi che subito avevano una qualche metamorfosi, il vizio del metodo addottato loro non pormettendo più iS 284 . di vedere l’analogia, credettero nuove le parti soltanto modificate, e fondati sopra questa falsa credenza gli im- | posero ancora dei nomi nuovi. Tali furono particolar» | mente tutti i pezzi ossei dell’ apparecchio respiratorio, . le ossa dette della membrana branchiale, i raggi bran- chiostegi, i pezzi dell’opercolo, gli archi branchiali, gli ossi in forma di cintura, Tutte queste parti considerate | furono a torto come nuovi pezzi appartenenti esclusiva- mente.ai. pesci. Tutto al più questo andamento degli antichi Ittiologisti era sensabile; dovevano da prima li- | mitarsi a studiar bene la forma delle parti, a descriver- | le con esattezza e potevano abbandonare all’ avenire il preerri di studii più profondi. Per tal modo tutta la loro nomenclatura è fondata sulle forme e sugli usi, ed | esprime soltanto delle viste superficiali. Le suddette de- | mominazioni non possono più sussistere dopo gli avvan= | zamenti fatti dalla Scienza, | Passa in seguito Geoffroy. ad indicare per quale serie di Javori sia egli arrivato a stabilire la propria storia. Incaricato di, stendere nel 1804. la descrizione dei tetro- | donti per la grand’ opera sull’ Egitto, trovossi nella ne- | cessità di determinare una parte ben singolare median» .te la quale hanno questi pesci la facoltà di lasciare 1’ ordinaria loro forma allungata per acquistare quella di una perfetta sfera; credette egli che l’osso mediante | il quale questo pesce cambia di configurazione fosse il | corrispondente del coracoide; Da questo apparecchio - l’autore passò agli altri e rentò successivamente di de- terminare la corrispondenza di ciascuna delle parti di questo animale con quelle degli altri vertebrati, ma . forti ostacoli lo arrestarono allorchè trattossi di deter- | minare i pezzi dell’ opercolo, Insormortabile fu per lui | questa difficoltà fino nel 1817. nella quale epoca fu su- perata avendo egli dimostrato, che i pezzi dell’ oper- colo dei pesci sono gli analoghi degli ossicini dell’ udito . degli altri vertebrati. Da questo momento riprese i la- wori relativi alla fondazione della sua teoria degli ana= loghi per non più abbandonarli. — Iluminato da un gran numero di fatti, abituato a vedere le:stesse parti, modificantesi sotto mille diverse forme, addattarsi a delle funzioni spesse volte del tutto eve 4 ‘290 diverse , non ebbe più a rimaner sorpreso delle trasfore. mazioni che gli organi destinati all’atto della respirazio=, ne subivano, discendendo dagli altri vertebrati ai pesci, e di vederli accomodarsi rispettivamente alla condizione di ciascuno dei dune mezzi nei quali i diversi animali eseguir devono la stessa funzione. Ecco come dice Geof- froy Saint-Hilaire , fui condotto ad abbracciare le idee che ora professo sulla determinazione degli organi respi- ratorii dei pesci. Se questi animali respirassero, come lo pretese Lacèpède , l’acqua in natura, duopo sarebbe 1’ ammettere un doppio tipo di formazione negli organi destinati a questa funzione secondo che gli animali re- spirassero o l’aria, o l’acqua: ma invece i pesci, quan- tunque viventi nell'acqua, non respirano già , in stretto senso, questo liquido, ma bensì l’aria col medesimo mescolata. Quindi 1’ apparecchio respiratorio di questi animali è destinato, ugualmente come quello degli a- nimali aerei propriamente detti , ad essere messo in rap- porto con questo fluido elastico. Ammessa questa verità, il naturalista che considera le cose sotto un punto di vista sufficientemente ellevato | deve essere condotto a conchiudere , che le due classi di animali dottate sono di un apparecchio unico desti- nato alla funzione generale di impadronirsi dell’ ossige- ne dell’aria; ma sussettibile d’ essere modificato in mo- do da potere accomodarsi ai due mezzi tanto diversi nei quali gli animali stessi sono immersi. Si potrebbe perciò ‘fino ad un certo punto determinare a priori, quali mo» dificazioni debbano provare i materiali impiegati alla costruzione dell’ apparecchio respiratorio secondo che agir deve nell’ aria o nell’ acqua. L’ organo destinato ad agire nell’ aria esser deve disposto in forma di cavità più o meno profonde, nelle quali si introdurrà facil= mente questo fluido a mottivo della propria elasticità. Al contrario allorquando lo stesso organo è destinato ad | d agire nell’ acqua, deve essere raccolto entro uno spazio assai minore e sopratutto collocato verso l’ esterno del gd di corpo affine di mettersi meglio in relazione col fluido \ non elastico che circonda l’ animale. E questo succede infatti, giacchè le branchie dei pesci altro non sono che — la borsa sanguigna degli animali aerei, aperta nel suo Ù i NI i ) hi t 291 fondo e rovesciata all’ esterno come si farebbe del dito di un guanto. La illusione dei naturalisti che si ostinano a non voler riconoscere l’ indentità di composizione dei pesci cogli altri vertebrati deve tanto più sorprendere in quanto che non resta una sola parte di questi animali, anche tra quelli ai quali erano stati imposti dei nomi particolari, che non sia stata condotta nella cei anatomica alle parti corrispondenti degli altri animali vertebrati. Ora come sono io pervenuto , dice Geoffroy, a questa deter- minazione? fondandomi bensì interamente sulle consi- derazinni anatomiche , ma seguendo ancora con tutto il rigore le conseguenze alle quali conducono le determi- nazioni stesse . c » Per tal modo è chiaramente precisato il limite della controversia. Cuvier restringe il campo delle considera- zioni filosofiche, perchè contemporaneamente riferisce e ricerca le rassomiglianze od analogie delle parti agli elementi anatomici che le compongono , alle forme e funzioni loro, esigendo per tal modo, onde determinare le analogie , delle condizioni che non si riscontrano , e non si possono riscontrare, se non negli animali di una medesima classe . Evidentemente è questo un troppo esigere : ciò non ostante relativamente ai pesci, e con- siderando la quistione sotto il suo vero punto di vista , accordar si deve che avvi analogia anche di funzione per gli organi tra i quali Cuvier non amette che esser vi possa corrispondenza. Questa riflessione applieasi principalmente all’ insieme degli organi respiratorii la forma dei quali è accomodata da una parte al mezzo aereo , dall’ altra al mezzo acquatico. Quale è il fine della funzione di questi organi nelle due classi sulle quali istituiamo il confronto ? Unicamente la ossigena- zione del sangue venoso: e questa funzione unica si eseguisce mediante apparecchi che presentano tra. loro tutta l’ analogia permessa dalla varietà delle circostanze nelle quali operasi la predetta funzione. Per tal modo sono trovate analoghe anche le funzioni, allorchè si cerca la rassomiglianza considerandole in un punto di | vista abbastanza ellevato. Da tutti questi fatti, dice conchiudendo Geoffroy, ne deduco la consegeueza ) chia «t AgA fa duopo circoscrivere entro limiti meno ristretti le/qui» stioni della rassomiglianza filosofica degli esseri; ed; ac- cordare un senso’ più esteso di quello siasi fino al pre- sente dato alle idee di identità e di analogia degli or- gani (1). Seduta del 29. Marzo 1830. Enrico Cassini fa un rapporto favorevolissimo sopra una memoria di Turpin intitolata = Analisi microscopi» ca del tessuto celluloso-della midolla e della scorza del cercus peruvianus; dell’ imensa quantità di agglomera= menti di cristalli prismatici di ossalato di calce. che for- mansi nell’interno di ciascuna delle. vescichette di. que- Bto tessuto =. id ' Boubeè legge una memoria intitolata = Considerazio- ni generali ‘su’ gli animali che vivevano nelle diverse epoche geologiche =, Rosolil sedi Memorie dell’Accademia delle Scienze di Stockholm ; del 1827. pubblicate nel 1828. Questo tomo contiene 1.? sui cangiamenti di volu- me di una miscela d’acqua e d’alcool, di Fr. Rudberg — 2. Sopra un minerale dell’ America del nord, la formola del quale è Mg = 44;75; C= 35,77; Ag. 19:48, di Wachtmeister — 3. Ricerche sopra diverse talumiti,;del- lo stesso — 4. Delle acque minerali di Konneby, di Berzelius — 5. Sull’ ambra gialla, dello stesso. — 6. Flora della Guadalapa, Wikstrom — 7. Analisi di una nuova specie di falumite , Wachtmeister — 8. Terebra- tuliti della Svezia, di S. W. Dalmann — 9. Analisi di una nuova specie minerale composta di allume , talco, ———- — con (1) Perchè mai invece di variare il senso, generalmente ricevuto , delle parole e delle frasi il dotto Naturalista Geoffroy Saint-Hilaire non segue il consiglio del celebre suo oppositore addottaudo termini più addattati, e che più chiaramente e senza equivoco esprimano' le proprie idee e facciano conoscere il suo sistema! Io sono pienamente persuaso che agendo in tal maniera mancherebbe in .gcan parte la materia al quistionare , ed i due sommi anatomici e naturalisti dando una direzione analoga alle loro idee ed ai loro lavori, gioverebbero immensamente all’ avvanzamento delle Scienze che hanno di già ar richito di tante utili scoperte e di opere veramente classiche .( 4. A. ) 293 carbonato di ferro, ed acqua, delle vicinanze di Abo, | P. A. V. Bonsdorff — 10. Esperimenti per determinara — l’elasticità di diverse sostanze (rame, ferro, argento, . piombo, latta, vetro, acqua;ec.); di Zajerhjelm — 11. Prospetto delle ricerche meteorologiche continuate dal- l’Accademia nel 1826, e a7, di /r. V. Ehrenheim — ra. Prospetto dell’arrivo e partenza degli uccelli di pas- . saggio nella Sudermania nel 1827. tra il 58°, S1' ed il . 59°, 5', di EXstroem — 13. Sul Brama Raiîi, di Scha- gerstrom — 14. Biografie di Zric, Gadelius, C. Lenn- | gren, G. F. Wirsen, E. Sagstrom. «Oltre un volume di memorie orriginali, l’ Accademia di Stockholm pubblica ogni anno un enorme volume in — 8.° nel quale è passato in rivista la maggior parte dei lavori, e scoperte scientifiche degli altri paesi. Questa rivista analitica è distribuita per ordine di materie , e hi ciascuna divisione è redatta da uno degli Accademici. Nova Acta Academiae C. Li C. Naturae Curiosorum. IT. xtv. P. 11. Bonnae 1829. 1. Descriptiones novarum specierum ex algarum ordine ; auct. R. A. Greville, di p. 2. con una tav. colo- rata. Queste due specie sono, Sphaerococcus inter- ruptus , del mare settentrionale , {Zonaria Fraseri (Zonaria pavonia et fuscescens Ag.) . 2. Sulla fisiologia e la classificazione delle Alghe, di F.'J. F. Meyen, 69. pag. con 4. tav. colorate. 3. Sulla forma degli elementi del tessuto cellulare del- le piante Fanerogame ; di /. G. Hayne, 15. pag. I. tav. 4. Osservazioni sui rigonfiamenti anormali dei nervi; del Dottore Hans. Carl. Leop. Barkow, 26. pag. I. tav, 5. Sulla Ayalite della Slesia, e sopra alcune nuove for- me di questa sostanza; di Z. F. Glocker, ai. pag. I. tav. 16. Nuove specie di conchiglie terrestri dell’isola Sand- | .wich, 2. pag. 1. tav. ; di Adelb. de Chamisso ; queste due conchiglie sono; 1° Auricula o-wyhiensis ‘vicina al myosotis Drap. , e l’A. sinistrorsa unica in que- sto gen. avente untal carattere, 294 7. Metamorfosi di vna corolla di Clematis witicella in bilabiata rubulosa e munita di un lembo; di Georg. Fr. Jaeger, 2. pag. 1. tav. Ì (8. Ricerche sulla organizzazione di alcuni polipi del mediterraneo ; di W. Rapp., 11. pag. ed una ta- vola colorata , rappresentante il Veretillum cynomp-: rium Cuv. , e la Tubularia solitaria Rappi | (© 9. Causa del letargo negli animali che intorpidiscono; di Thomas Pastrè, 8. pag. ro. Cenno sullo stato della botanica del Giapone , se- guito da una monografia del gen. Hydrangea, e di alcune prove della letteratura Giaponese relati- vamente alle piante; di Siebo/4. Le asserzioni so- no giustificate da esemplari incisi in caratteri Gia- ponesi, di 23. pag. ed 1. tav. î 11. Musci frondosi javanici ; auct. Reinwardt et Horns- chuch , 32. pag. 3. tav. 19. Risposta alle objezioni state fatte alle mie idee sulla fisiologia delle Alghe; di C. A. Agardh, 33. pag. con 1. tav. i 13. Ricerche sopra alcune Alghe d’un ordine inferiore ; à di 7. J. F. Meyen, 8. pag. 1. tav. 74. Sullo sviluppo per bulbi ( Cayeux ) delle equiseta- cee, ed in particolare dell’ Equisetum palustre ; di Bischoff, 19. pag. 1. tav. i 15. Fascicolo di piante coltivate nel giardino di Ambur- go; di J. G. C. Lehmann, 26. pag. e 4. tav. co- lorate rappresentanti 1° Oenothera amoena Lehm., il Trifolium Wormskioldii Lehm.,il Phlox Sickman- nii Lehm., \a Potentilla siemersiana Lehm. , la Tra- descantia pilosa Lehm. 16. Feto porcino privo di testa, nato a gravidanza non compiuta, di X. E. de Baer, 9. pag. 7. tav. 17. Esposizione anatomico-fisiologica della struttura del- le glandole nel corpo umano ; di M. J. Weber, 28. pag. e 2. tav. 7 18, Filariae et Monostomi species nova in balaena rostra- ta reperta ; auct. F. C. H. Creplin, 7. pag. 31. tav. 19. Casi diversi di sviluppo incompleto d’ organi; di Heyfelder 25. p. 1. tav. la quale rappresenta tre casì, 1.° un Cololoma Iridis ; 2,° gli organi genitali | 295 anormali in un bambino appena nato, 3.° caso ( consimile in un fanicullo di 2. anni. 20. Sulla struttura della borsa degli uccelli; di Arnold | Adolph Berthold, 14. pag. ar. Storia naturale della Lozia curvirostra ; di Const. , Gloger, ar. pag. 2. Sulla Boehmeria arborea; di Sab. Berthelot , 7. pag. Aggiunte alla memoria sulla struttura deì nido del i Mus minutus. i. Voluminis xrv. supplementum ; synopsis Hepaticarum | Enropaearum; auct. 7. B. G. Lindenberg. In 4.° 134. | pag. con 2. tav. Li ._Memoires de l’ Acadèmie R. des Sciences de V’ Institut «de France. T. 1x. Paris 1830. i | Questo volume contiene le ricerche fatte nel 1829. dai Membri dell’ Instituto. La parte Storica è seguita, dagli elogi di Ramond , Hallè, Corvisart, e Pinel fatti da Cuvier . Seguono le memorie, la maggior parte delle quali | appartengono alla fisica e mattematica ; di storia naturale | abbiamo: | 1.° Poisson, Sulla proporzione nelle nascite tra i ma- schj e le femmine, nella Francia intera — 2.0 F/ourens, esperienze sui canali semicircolari dell’ orecchio — 3.° dello sresso,. nuove esperienze sul sistema nervoso — - 4° Mirbell, nuove ricerche sulla struttura e lo svilup- po dell’ovulo vegetabile.. Questa memoria che termina il volume è accompagnata da 10. tavole incise in rame. SE Annales des Scienses d’ observation par MM. Saigey et Raspail. T. ni. Janvier — Mars 1830. Indice . i Brongniart, sullo stato attuale della Geologia, ed in particolare sulla teoria della struttura , del Globo ; estrat- i to di Saigey pag. 38-64; Raspail — continuazione del- | PPanalisi microscopica della fecula pag. €5-82; Bouchat — Analisi di una cisti umana contenente della colesterina p. 82-86; Raspail — nota sulle belemniti, ed in par- ticolare sulle divisioni delle polligone, e bisulci p. 86-88; R. — esame critico della teoria di A. Brongniart sulla gatizzazione singolarmente rapporto alle spirozoiti pag. 99-92; R. — sulle molecole attive di Rob, Brown pug. f 296 92-95; KR. — riflesioni sulla memoria di Miîrbel intor= no la struttura, e lo sviluppo dell’ ovulo vegetabile p. 95 - 99; Raspail — rivista analitica di alcune specie. di Cynodon Rasp. che formavano l’antico genere Arundo pag. 99 - 113. con tavola. Lo stesso — Sulla Certaureu musocantha D. C. p. 113-115; Rathke — Sullo svilup- po degli organi della respirazione negli uccelli, e nei mammiferi, estratto di Raspail con tavola pag. 116-121. Kuhn — retificazione di un errore commesso nel deter- minare una specie di verme intestinale. Nel numero di giugno di questi annali, dice l’ autore, avevo asserito che il Cyscticercus Leporis variabilis di Bremser doveva essere riportato al genere Monostoma; è questo un er- rore dipendente dall’ aver sempre trovato il verme col- la testa ritirata, e mostrante invece un semplice orifizio. come nei monostomi, che se si renda prominente la te- sta si vede in allora che il verme ha i caratteri dei cisticerchi ed è in tutto simile al cisticerco a lungo col- lo. Robineau-Desvoidy — intorno un nuovo genere di insetto perasita della classe degli Acaridi, con figure : dell’ acaro del mus sylvaticus ne ha l’autore formato un nuovo genere denominandolo Cryptostoma; e la spe- cie unica Cryp. tarsale R. D., pag. 122-127. Raspail —' continuazione dell’ analisî. microscopica della fecula, p. 216-228, e 368 - 386. Marcel de Serres = Osserva- zioni sopra diverse ossa di mammiferi e di uccelli sco- perte nei calcari quaternari con ghiaja delle vicinanze di Perpignano, e sopra una nuova specie d’ orso fossile p. 229 = 243. Raspail — Le arborizzazioni delle calcedonie e delle agate derivano esse, in certi casi, dalla presen- za di conferve fossili? p. 243 - 25r. con fig. L° autore. opina per l’ affermativa, giacchè 1’ esame fatto da lui delle arborizzazioni singolarmente delle agate lo hanno convinto, che le sostanze silicee racchiudevano non solo dei vegetabili, ma anche in maggior copia dei zoofiti , come delle sertularie, delle uova di mollusci ec. ec. così bene conservati che sarebbe un assurdo attribuirne la configurazione a delle infiltrazioni di sostanze inorgani- che. Robineau-Desvoidy — sulla composizione organica della conchiglia dei mollusci pag. 251-276. R.... L. — Esistono realmente nervi nella placenta? l’ anonimo cri=. le 2 ticando le osservazioni ultimamente pubblicate da Home , __e Bauer sopra questo argomento nega l’esistenza di nervi | visibili in quest’ organo ; e suppone che i filamenti ve- «duti altro non sieno che piccole arteriuzze vuote, sere | peggianti sopra vasi maggiori; p: 282 - 284. Raspail — . Esame di alcune specie di entozoi di recente pubblica- | tez pag: 285-297. La nuova specie denominata da Kuhn | x nelle mem. del Museo; 1829.) Strongylus convolutus sembra a Raspail una varietà accidentale dello Strongy- lus inflexus da lui e dallo stesso Kuhn ‘in antecedenza î ‘vescritto 3 giacchè il carattere essenziale dipendente da ‘imma piccola vescichetra che si trova presso l’ ano nella femmina derivar potrebbe da una malattia; o da sem- | plice accidentalità. KuAr nella stessa memoria desérive - una fasciola trovata sulle branchie della Clupea alosa; e che invece di presentare sei pori come i polistomi ne | ha otto, sul qual carattere l’autore forma un nuovo ge- mere che denomina perciò vctostoma. În questo stesso | articolo Raspail critica put anche la memoria di Cuvier sull’ Hectosioma ( Annales des Sc. naturelles T. xviti. p. 1477. ) ed avvanza la mal fondata supposiziune che ‘questo nuovo animale esset potesse un braccio o tentaà- «colo del polpo in parte staccato; ma ancor vivente; Lehot J.-- Nuova spiegazione dei colori accidentali che sono causa di illusioni all’ organo della vista; pag: 329; Raspail — Nota sull’ acido lattico in oecasione della lettera di Berzelius sullo stesso argomento; comunicata ua Chevreul all’ Accad. delle Scienze ; seduta delli 15. 4 Marzo anno corrente; pag. 343 = 347; + Analisi della \inemoria di Becquerel ( Annal. de Chim. et de Physig. + 43. p. 225.) sui solfuri, joduri ec., metallici, pag. .@e349. — Raspail; esame critico delle ricerche chi- iniche pubblicate da H. Braconnot ( Annales de Chinà. t physig.; Settemb. 1829. pag. gi.) sul polline della ypha latifolia pag. 386-397 — Robert Eugenio; Mem. ulle ossa e vegetabili fossili scoperti nel calcare marino. grossolano di Nanterre e Passy, pag. 398-407. L’ uni= ta tavola contiene; fig A; pezzo di tronco fossile di Fucca di grandezza naturale, trovato nel calcate di Passy; 1-3. molare posteriore 3 molare anteriore; picco» | lo molare posteriore di Lofiodonte ; 4. dente di cocodrillo Tom. Ili. 20 res = Tie ZI or KS 298 di Passy, 5. spaccato della cava di Nanterre; 7. di quella | di Passy — Raspail, Nota intorno l’impiego dei fossili alla determinazione della antichità relativa degli. strati componenti la crosta del globo, pag. 408 - 413. — Dello stesso , Porites Banonis; nuova specie di polipajo fossile trovato da Baron nelle basse Alpi = ?. supra conve- aus, infra concavus, oris undulatis , stipite curtato irre- gularigue = polipajo rappresentato nelle fig..8-=12. della tav. IX., è rassomigliantissimo ad un agarico senza fo- gliette. Corrisponde assai bene alla descrizione e fiz. pubblicata da Guettard di un polipajo da lui denomi- nato fungo di mare (Mem. des Sciences et des arts Tom. ir. p. 366. e T. 111. pag. 540. Tav. Lxxr. fig.7- e 8). La fig. 2. Tav. n. di Hel/wing (Lithograph. Angerburg. ) rappresenta un individuo più giovine «La fig. 51, N.° 1. tav. x1. di Langius, e quelle di Bourguet, tav. 1. fig. 1. 2. 3. 5. appartengono ad altre specie, e forse ad'aleri generi. In Goldfuss non ho trovato veruna figura che mostri qualche analogia con questa porite — Straus- Durckheim Ercole, memoria sulla Hiella nuovo genere di crostaceo amfipode, pag. 416 - 428. come tutti gli al= tri generi di quest’ ordine la Miella è un piccolissimo crostaceo, la sola specie conosciuta che forma il tipo di questo genere è appena lunga 0;15”. I caratteri di que- sto genere sono = testa emisferica, antenne brevi) di quattro articoli ; bocca prominente composta di un lab- bro, d’ un pajo di mandibole, di due paja di mascelle, e di un labbro inferiore bilobulato ; il tronco e l’addo- me, ciascuno composto di ‘7. segmenti mobili ; sette paja di zampe ambulatorie, quattro delle quali dirette in a- vanti, tre all'indietro, un pajo di false zampe in cia- scun- segmento addominale = ZMie/la Orbignii mihi = Questa specie tipo del genere è stata scoperta nell’ Ocea- no. presso la Rochelle da d’ Orbigny al quale è perciò dedicata ; il suo colore è bruno palido, è stata crovata nelle ovaje di una specie di Rhisostome. La tavola uni» ta:\a questa memoria rappresenta in 10. fig. non solo i devagli dell’ esterna forma dell’ animale, ma in parte anche l’anatomia e principalmente quella dell’ apparec- chio digerente, e del sistema nervoso, composto di un ganglio cerebrale, del colare esofageo , dei due primi : 299 ganglj della midolla confusi in un solo ; di cinque gan-- gli del tronco , e quattro addominali — Lauth, recla+ ‘mazione contro il rapporto accademico relativo ai linfa= i tici e favorevole a Lippi. ._ Zeitschrift fur Physiologie — Memorie di Fisiologia , t. 1. 2. fascic. ) 1829.; di Tiedeman G. R., e L. C. Questo quaderno contiene 1.° 1’ anatomia dell’ Aphro- U i dita aculeata L.; di R. G. R. Trèviranus — 2.° sulle S. Th. Soemmering — 3.° sulla formazione degli indivi» lui neutri negli /menopteri, e principalmente nelle api, di G. R. Trèviranus — 4.° descrizione del cervello e della midolla spinale di un mostro per eccesso , di Tie- i demann — 5.° descrizione di tre mostri bicorporei di Mayer — 6.° nuove osservazioni sulle estremità poste- tori dei serpenti e sulle scaglie della Coecilia, di Ma- er — 7.° la luce ed il callorico sviluppansi o no du- rante la vita delle piante? di L. Ch. Trèviranus — 8.° i azione del musco sulle piante, di Goeppert — 9.° analisi del latte della donna, di Meggerhofen . — Swainson New Zoological etc. N.° rv. v. e vi. Londra 829. Baldwin. i. N.° iv. Questo quaderno contiene, il Paleornis pondi- i cerianus di Vigors ; l’Hirundo fasciata di Latham ; \° Ano- on areolatus, nuova conchiglia dell’ America settentrio= ale vicinissima all’ An. undulatus di Say; tre bellissi- \ime specie di mitre date come nuove coi nomi di IM. stri- rata , bicolor, et carinata . «N° v. Nonodes venustus di Vigors ( Psittacus venus- us Temminck); Icterus Cayanensis ( Oriolus Cayanensis sin.) ; Drymophila longipes Lesson; poscia due tavole lì Lingule , una per la L. anatina, l’altra per la L. tans, nuova specie. N.° vi. Drymophila trifasciata Swainson; Aglaia gyrola anagra gyrole Liu.); Platycercus scapularis Vigors ; e specie di mitre date ceme nuove, la M. fulva, am ua et punctata ; la Melania amarula, et setosa, mol- e altre volte figurate e descritte . ta 300 i Zoological Journal — Giornale Zoologico di Londra, | Ottobre 1828 - Gennaio 1829. v Horsfield Th. et N. A. Vigors — Osservazioni sopra. | due mammiferi conservati nella collezione della Società i Zoologica di Londra, con fig. pag. 380. Questi due mam- | miferi sono del genere felis ; il primo, che è un Lince | del Messico, sembra probabilmente il gatto a ventre mac- | chiato di Fed. Cuvier, ovvero una delle varietà del felis | rufa, Guild. Lunghezza del corpo 2. piedi 7, della co- | da, 6. pollici. La seconda specie è del Mapaul, Felis | Nepalensis ; lunghezza del corpo 1. piede , 10. pollici, _ della coda 10. pollici 1. Rassomiglia per le dimensioni | al Felis javanensis . Annales des Sciences Naturelles. Decemb. 1829. | Elie de Beaumont — Continuazione della memoria | sulle rivoluzioni del globo ed il sollevamento delle mon-. tagne T. xvi. pag. 337 -417.; Leopoldo de Buck — | Sulla distribuzione degli ammoniti in famiglie , con una . tavola, pag. 417-426. Nove sono le fam. ammesse dal- | l’ autore 1.° Arietes; 2.° Amalthei; 3.* Falciferi; 4.4 | Planulati ; 5.* Coronati ; 6.* Macrocephali; 7.* Armati; 8.* Dentali; 9.* Complanati. Naudot — Nota sulle os- | sa fossili di Palaeotherium, di Lophiodon, e di coco= drillo scoperte a Provirs in un banco regolare di calca? re lacustre, p. 426-433. con una tavola. Lesazvages — | Memoria sull’ Acrostoma amnii, nuovo genere di verme | vescicolare trovato nella membrana amnios, p. 433. - 438. | con figure. Generalmente si crede che questo preteso | verme consista semplicemente in produzioni accidentali cellulose della faccia interna dell’ amnio già note anche | agli antichi anatomici. Vignard — Descrizione di un | nuovo genere di conchiglie, Pupina Keradrini, pag. 439. | e 440. con figure (vedi p. 54). Kupfer A. G. -— Saggio di un prospetto geognostico del Oura/ (estratto letto al= l’Accad. delle Sc. di Pietroburgo li 29. Aprile 1829) 3° pag. 441 - 462. ;$ Straus-Dutckeim — Lettera diretta ai Redattori degli Annali delle Scienze naturali, pag. 463- 468. In questa lettera Straus risponde ad una critica di di G. Miiller relativa alla struttura degli occhj degli in sezti , e particolarmente di quelli del Me/olontha vulgaris: 301 . Gennajo e Febbrajo 1830. Elie de Beaumont — Ri- cerche sopra alcune delle rivoluzioni del Globo , ed il . sollevamento delle montagne (continuazione, vedi Tom. | xv. pag. 5, 284. e 337.), T. x1x. pag. 5-99.; Ze . Prieur — Nota sulla Pteris cornuta di Palisot-Beauvois , | specie del genere Ceratopteris , pag. 99- 103. con figu- «re. Henslow I, S. — Sulle foglie del Malaxis paludosa’, | p. 103. e 104. con figure, ,&R. Brown — Osservazioni ad- dizionali sulle molecole attive , p. 104 - 110. Fourier et . Dumèril — Rapporto fatto all’ Accad. delle Sc. intorno | una memoria intitolata = Dell’influenza della tempera- | pag. 110-112. Rozet — Notizia geognostica sopra alcu- i ne parti del Dipartimento delle Ardenne , e della Bel- | gica (letta all’ Accad, delle Scienze li 9g. Marzo 1829.) | pag. 113 — 153. con tavole. Martin Saint-Ange — In- | torno alcune circostanze della nascita, vita, e morte . del mostro bicorporeo Rita-Cristina , p. 153 - 165. con . fig.; Prevost — Sulla generazione del Mulus gobio (Me- — morie della Società di Fisica di Ginevra ) pag. 165 = 177. | con tavola. Elie de Beaumont — Ricerche sopra alcune . delle rivoluzioni del Globo ec., continuazione e fine , | pag» 177- 24o. ( vedi superiormente per le prime parti È di questa memoria ), Il rapporto di Brongniart, Bro- | chant, e Beudant intorno questo lavoro è inserito per estratto in questi Annali T. II. pag. 266. e seguenti. | Desjardins — Nota intorno un curculione dell’ Isola di “e pag. 240, ( Curculio Striga di Fab.) 4 . SroriA NATURALE GENERALE. . Tiedemann e Gmelin-Amtlicher Bericht etc. Rapporto ufficiale sulla riunione dei naturalisti e medici di Ger- mania tenutasi in ZHeil/delberg nel mese di sevtembre 1829. ia 4.° Winter; di pag. 77. Morton- Report of the transactions ete. Rapporto sui 302 Libri di Mineralogia ; e di Geologia . ) De Leonhard €. C. Agenda geognostica — Guida pel viaggiatore geologo , e per delle lezioni di geognosia pra tica — Heidelberg 1829. Mohr. in 8.° di pag. 355. Nella prefazione 1’ autore passa in revista le opere già pubblicate prima d’ ora, e nomina quella di Saus- sure , Hacquet , Bruner, Andrè , Engelhardt , Bruce , Push, Ramond , Hayden, Brard , e Bourdet. L’ opera consiste nell’ epilogo delle lezioni dell’ autore sulla geo- logia pratica. Muncke ha composto la parte fisica, il Dott. Arneth ha dato la formola per il calcolo delle in- clinazioni degli strati nelle esplorazioni, il Prof. Bronz ha somministrato dei materiali sui fossili , ed il Dottor Konig sulla geografia vegetale. Quest’ opera utile meriterebbe d’ essere tradotta in tut- te le lingue, è stata accolta con tanto favore in Germa- nia che trattasi di già di ristamparla. Selection of Geological Memoires ete. — Raccolta di memorie geologiche tratte dagli Annali delle miniere, con una tavola sinnottica delle formazioni, e la classi- ficazione delle rocce miste di Brongniart. Traduzione arrichita di note da de la Bèche. Londra 1828. in 8.° con 11. tavole, Rainford. Il prezzo dai 18. è stato -ri- dotto a 9. scellini. De la Beche — Notizia sulle differenze orriginali, o prodotte da cangiamenti nelle rocce secondarie stratifi- _ cate ( Philosoph. Magaz. and. Annals of Philos. } Set- tembre 1829. pag. 213. ) In questo articolo 1’ autore parla principalmente delle osservazioni pubblicate da de Buch sui contorni del la- go d’ Orta, e di Lugano. Quest’ ultima memoria unita- mente alla carta geologica importantissima che l’accom- | pagna è stata di già inserita nella Biblioteca Italiana, | Novembre e Dicembre 1829. Geologiche Charte eve. — Carta geologica del nord-o- vest della Germania, composta di 24. fogli, opera del celebre Prof. Fr. Hoffmann di Berlino. Prospetto di quest’ opera pubblicato dal tipografo Si» | mone Schropp. e compagni. Berlino Giugno 1829. È Le numerose osservazioni ed esperienze fatte dal prof, RI 303 _ ed. Hoffman in meli viaggi intrapresi soltanto colla | mira di studiare accuratamente e sui luoghi la geologia di una porzione notabile della Germania, viaggi conti. muati per otto interi anni, gli lanno somministrato ab- bondante materia per la pubblicazione di quest’ opera importantissima. In questo lavoro Egli non ha trascurato di consultare i risultati delle ricerche di simil natura fatte da altri dotti, per modo che dal complesso di que- sti materiali si è potuto riccavarne tal frutto da reali | zare in gran parte il disegno, già da parecchj anni idea» to, della pubblicazione cioè di una grande carta geo- | gnostica di una parte considerabile della nostra Patria non mai per lo innanzi rappresentata in questo senso. L’ autore ha creduto conveniente di far servire di base alle sue rappresentazioni grafiche i- fogli, per la maggior parte nuovi ed eseguiti con molta diligenza, della grande = carta corografica dell’ Allemagna , e dei paesi adia- centi = eseguita da Reymann e Berghaus. Infatti la grandezza della scala di questa carta gli ha permesso , quasi sempre, d’ esprimere i risultati delle sue osserva- zioni con tutti i detagli coi quali sono state fatte. A tale effetto si sono colorati ventun fogli consecutivi di questa carta, impiegando la maggior diligenza nella de- terminazione dei limiti geognostici, e nella applicazione | distinta ed espressiva dei colori, vale a dire le tavole Masdebourg Halbertadt Cassel Brunsvic -. Eimbech Brilon Hanovre Paderborn Arnsberg Minden Munster Dusseldotf Osnabruck ——’ Vesel Jena Bentheim Halle Erfort Dessau Nordhouse Hersfeld Le altre tre tavole che compiono il numero delle 24. contengono il frontispizio; la spiegazione dei colori im- piegati ad indicare le diverse formazioni ; per un piccolo | prospetto dell'insieme dell’opera; e per alcuni cenni | dell’ autore sui luoghi dai quali ha tratto alcuni mate- - riali, e sui principii seguiti nell’ esecuzione dell’ opera . Lo spazio sul quale in questa carte; si estende la co- 304 lorazione geognostica ( una superficie di circa 800. mis glia quadrate ) abbraccia primieramente l’ /erz, espres= so con tali detagli che indarno si cercherebbono nelle pubblicazioni anteriori, coi terreni secondarii della Tu- ringia prima sorgente di tutte le scoperte fatte in se- guito in questa parte importantissima della Storia natu- rale. Oltre di ciò vi si trovano rappresentati gli ultimi punti nord-ovest del Thuringer Wald e dell’ Erzegebirge della Sassonia, ugualmente come le vicinanze, tanto importanti per la geologia, di Gottinga, tutto il regno d’ Annover, e le montagne secondarie della Vestfalia, Finalmente sono state aggiunte anche le provincie situa- te presso Cassel e nel declivio Settentrionale delle mon- tagne Schistose del basso reno fino ai ricchi depositi di cavbon fossile della contea di Mark e dei vicini paesi. Questa carta forma segnito e perfettamente combac» ciasi coll’opera eccellente di de Oeynhausen e di Dechen sulle montagne schistose dei Paesi bassi, e presso il Bas- so reno; colla bella carta geognostica dei paesi lungo il reno da Bale a Magonza (Simone Scropp e Comp. 1823); e colle opere di Klipstein sul Vogelsgebirge e la Vete- ravia. Finalmente nella sua parte orientale la carta geo- logica di Hoffmann si estende fino alle provincie che saranno di nuovo rappresentate nella Carta geognostica della Sassonia che si prepara a Freyberg dietro le di- . sposizioni preliminari lasciate dal celebre Werner. Le considerabili spese incontrate nella diligente ese- cuzione di questo lavoro ci ha costretti a fissarne il prezzo a duecento franchi, Chi desiderasse acquistare quest’ opera geologica interassantissima si diriga alla ca- sa libraria della suddetta dita Simone Schropp e Compa- gni in Berlino. Geognostiche Charte vom nordwestlichen Deutschland — Carta geognostica del nord-ovest della Germania; di F. Hoffmann , in fol. grande colorata , incisa da Schmidt, Berlino 1829. Schropp e GC. — 10. franchi, Questa carta comprende la riduzione delle altre pre- dette, pubblicate dallo stesso autore in 24. fogli , e di- mostra tutto il paese tra Colonia, Dusseldorf, Koever= den presso il Vechte , Stendal presso 1’ Eiba , e Gera. Klipstein-Gedraenchte Uebersicht der Ergebnisse etc. — È 305 È, geognostica dell’ Odenwald, e di alcuni altri paesì vici- . ni, e relativi alla estensione delle formazioni; Heidel- i berg 1829. Osswald in 4.° di 18. pag. |. Dello stesso — Carta geognostica dell’ Odenwald, e di altri paesi limitrofi ; in folio , a colori diversi, 1827. Tanto la carta quanto la memoria sono state presen- |. tate li or. Settembre 1829. alla adunanza dei Natnrali- sti di Germania tenutasi in Eidelberga. Questa bella carta riempie una lacuna nella geografia geognostica spe- ciale; mediante varii colori e delle apposite lettere sono | indicati 41. depositi, o terreni diversi. Un breve estrat- to di questa memoria fatto da A. Bouè è inserito nel | T. xx. p. 38 - 42. del Bulletin des Sciences Naturelles | par Ferussac , Janvier 1830. . Haussmann — De Hispaniae constitutione geognosti- È ca, ( Gotting. gelehrte Anzeigen 1829. N.° 197. e 199); ì per estratto nel bullettino predetto pag. 46 - 52. | De Engelhardt — Die Lagerstaette des Goldes — Gia- citura dell’ oro, e del platino nei monti Qurals, Riga 5328. in 8.9 di pag. 44. — Reboul Henri, De la determination etc. — Determi- nazione geognostica dei terreni marini terziarii , Beziers 1829. in 8.° di 56. pag. In quest'opera l’autore tenta di dimostrare 1’ identità dei terreni marini terziari, e degli strati medii e su periori del calcare grossollano, CECI o Libri di Zoologia, Fischer J. C. Prof. a Vienna — Handbuch der Zoo- logie etc. Manuale di Zoologia, o descrizione degli ani» mali dietro le loro forme e l’ interna struttura. Vienna 1829. Heubner; in 8.° di 599. pag. Questo manuale è perfettamente al corrente dello sta- to attuale della scienza; l’autore ha seguito l’ ordine «di Cuvier, soltanto ba incominciato dalle classi inferiori. Report of the Council etc. — Rapporto del consiglio della Società Zoologica di Londra, fatto nella riunione » amniversaria delli 29. Aprile 1829.; Londra 1829. Tay- _ lor, di pag. ar. in 8.° n 306. Lista dei membri della predetta Società Zoologica ; Gennaro 1829. 44. pag. in 8.° ivi. Guida pel giardino della Società Zoologica; Marzo 1829, 32. pag. in 8.° col piano del giardino ivi. Catalogo degli animali conservati nel Museo della suddetta Società ; Aprile 1829. ivi. | Marcel de Serres — Sopra una nuova specie d’ orso delle caverne, Ursus Pitoriîi — Lettera diretta al B. de Ferussac ed inserita nel T. xx. del Bullet. des Sciences Nat. T. xx. pag. 151 = 162. Gennajo 1829. Roux Polydore Ornithologie Provenzale ete. — Orni- tulogia Provenzale , ovvero descrizione e figure colorate di tutti gli uccelli che abitano costantemente la Pro- venza o che vi si vedono di passaggio. Fascicolo 47. e 48. Marsiglia 1829. in 4.° La pubblicazione di quest’ opera interressante comin- ciò in Maggio del 1825. Ciascun fascicolo contiene otto tavole, ed uno o più fogli di testo al prezzo di franchi 8. So. per l’ estero. L’opera intera si comporrà di 500. tavole circa. Oltre le diverse specie sono rappresentate ancora le più importanti varietà prodotte dall’ età e dal sesso, come pure la nidificazione e le uova. Il metodo sistematico seguito in quest’opera si è quello di Viezl/ot. Ne esce un fascicolo sul finire di ciascun mese. Lesson R. P. — Hist. Naturelle des Oiseaux-Mouches fascic. III - X, Parigi 1824. Bauchard - Chantereaux — Animaux sans nertebres etc. — Catalogo degli Animali senza vertebre osservati presso Boulogne. Mezzo foglio in 8.° Boulogne 1829. Sander Rang — Manuel etc. — Manuale di Storia naturale dei molluschi e delle loro conchiglie, distri- buiti secondo il sistema del Barone Cuvier , Parigi Mag gio 1829. Roret ( Collection des Manuels); in 18. di 1v e 890. pag. con 8. rav. litogr. — fr. 3: 5o. F Waerdenburg Henr. Guil. — Commentatio de Historia naturali animalium molluscorum regno belgico indigeno- rum. In certamine litterariocivium academ. belgic. prae-' mio ornata. Leydae, 1827. Luctmans. In 4.° di 59. pag. Lichtenstein, die Springmaeuse etc. — Monografia de) genere Dipus ; Berlino 1828. , 29. pag. in 4.° con ro, rav, litografiche . O, 307 o G. Kleeberg , Molluscorum Borussicorum Synopsis. he- giomonti 1828. in 8.° di 43. pag. “ Questo catalogo utile e con diligenza e sapere compi- lato, è ordinato secondo .i migliori metodi dei più re- centi trattati, i F. W. Hoenghaus; Isocardia Humboldtii — Nuova specie di conchiglia fossile, à Crèfel4, con una tav. »3 Testa convexa, transversa, umbonibus' antrorsum 3, involutis , dorso depressis, valvis concentrice sulcatis 3» lamellis intermediis subimbricatis , superioribus pleris- 3» que posterius furratis randem evanescentibus , latere > postico ‘inde laevigato ,,. : so Fossilis in schisto argillaceo periodi transitionis agri > Dillenbargensis Nassovicorum ,,. Oltre questa specie la tavola rappresenta ancora una Calimena avente molta rassomiglianza colla C. macro- phtalma. i Guerin, Iconographie du Règne animal 2. et 3. Liv, Paris 1829. Wilbrand J. B. Handbuch etc. — Manuale di Zoo= logia. Giessen 1829. Heyer, in 8.° di vir. e 612, pag. con una tav. sinnotica . Fauna Boreali- Americana ; or the Zoology of the Nor- thern of British America — Fauna dell’ America del nord contenente la descrizione degli oggetti di Storia natura» le raccolti nell’ ultima spedizione al Nord sotto il co- mando del capitano Sir John Franklin, da J. Richard» son, W. Swainson, e W. Kirby, ornata di molte tavo- le e pubblicata per ordine del Ministro degli affari delle colonie. Londra 1829. Murray. 300. pag. Histoire naturelle etc. — Storia Natnrale delle Far- falle di Surinam disegnare dal naturale. Amsterdam 1828. in 4.° Sepp. 1. quaderno - 5. fiorini. . Gli editori possessori di circa 158. disegni orriginali | delle belle farfalle delle vicinanze di Surinam, dipinte dal vivo, colle loro uova, e collocate sulle piante che servono di nutrimento al bruco; propongonsi di pubbli- care questa collezione che potrà formar seguito alle far- falle di Cramer e Stoll. Il testo sarà stampato in due colonne Olandese, e Francese : ciascun fascicolo sarà com- posto di 4. ravole congiuntamente a porzione del testo . 308 Meigen J. W. Systematische Beschereibung etc. — De- scrizione sistematica delle farfalle d’ Europa, con tav. Aix-la-Chapelle 1828. Mayer. Tom. 1. fascic. 2. in 4.° con ro. tav. prezzo 71. tallero. 8. gr. - _ Rapp W. Ueber die Polypen etc, — Sui polipi in ge- nerale e sulle Actinie in particolare. Weimar 1829. in 4.° con tre tav. colorate, Pretre et R. D. Lesson — Centurie Zoologique ete. —. Centuria Zoologica, o scelta di animali rari, muovi o imperfettamente conosciuti , arrichita di 100. tav. orri- ginali disegnate da Prétre, incise e colorate colla mag- gior diligenza , ed accompagnate da un testo descrittivo di R. P, Lesson. Parigi 1830. in 8.° grande. Levrault. Quest’ opera sarà distribuita in 20. fascicoli, il prezzo di ciascuno dei quali sarà di sei franchi. Ehrenberg Chr. G. Simbolae Physicae seu Icones et descriptiones, quae in itinere per Africam borealem et Asiam occidentalem Fr. G. Hemprich et Chr. G. Ehren- berg studio, nova aut illustrata redierunt. Percensuit et regis jussu et impensis edidit D. Ehrenberg, Decas I. , in fol. Berolini 1828. Verner I. C. -- Atlas des Oiseaux d’ Europe ( Annali T. I. pag, 138 ) distribuzione tr- 16. Fasc. 11. contiene la Sylvia arundinacea Lath., Phrag= mitis Bechst., palustris id., Celti marm. , Luscinia Lath. , Philomela Becht , sericea Natter. orphea Tem. nisoria Becst., atracapilla Lath. — Fasc. 12. Sylvia litis Scop. suecica Lat. , Phoenicurus Lat. Hippolais Lat., Sibila- tric Bech. Trochilus Lat. rufa id. NNattereri Tem. , Ci sticola id, Sylvia regulus Lath. Fascic, 13, e 14. dedicati agli insettivori contengono le Syloia ignicapilla Brehm. et Troglodytes Lat.; le Sa- ricola cachinnans Tem. Oenanthe Becht. stapazina , au- rita, leucomela, Tem., rubetra, rubicunda Bechst. ; gli Accentor alpinus Bechst., modularis Cuv. montanellus Temm.; le Motacilla lugubris et citreola Pallas , alba, bourula, ftlava Lin. ; gli Anthus Richardi Viell., aquaticus Bech. rufescens Tem. — Il fascic. 15. contiene pure due insettivori 1’ Anthus pratensis et arboreus Bechst.; poi dei granivori, Alauda tartarica Pallas , calandra , cristata , alpestris ; arvensis collo Scheletro , arborea Lin. et bra- 309 chydactyla Tem. — Il 16. contiene il Parus mayor, ater, coeruleus , cristatus , palustris, caudatus , biarmicus , pendulinus Lin.; e le Emberiza malanocephala Scop. et citrinella Lin. ) i Libri di Notomia. Neumann Alb. Const. -- De Anodontarum et Unionum oviductu , Diss. inaug. Berolini 1827. in 8.° di pag. 3o. Demangeon I. B., Anthropogènèse ete. — Antropoge- nesi, ovvero generazione dell’uomo, unitamente a del- le viste comparative sulle riproduzioni dei tre Regni del- la Natura. Parigi 1829. in 8.° . Plateau Jos. , Dissertation etc. — Dissertazione intor= no ad alcune proprietà delle impressioni prodotte dalla luce sull’organo della visione. Liegi 1829. in 4.° con tav. Franciscus Bertinatti Eporediensis in Imp. Fisarum et in R. Taurinorum Athenaeo Philosophiae, Medicinae, et Chirurgiae Doctor renunciatus , Societatis Med. Chir. Bo- noniensis sodalis , Amplissimi Taurinensis chirurgiae Col- legii Candidatus anno »829. die 3. Decembris. Taurini ex typis vid. Ghiringhello et soc.; in 8.°. di pag. 142. con una tav. in 4.” In questa dota dissertazione l’autore descrive in pri- mo luogo anatomicamente e colla massima precisione , la cavità ascellare dell’ uomo, la quale è pure rappre- sentata di naturale grandezza nella tavola litografica u- nita alla memoria } questa descrizione, e la figura ancora, riuscir possono grandemente utili, principalmente ai chirurghi, i quali non di rado istituir devono in que- sta regione del corpo delle operazioni, che facilmente riuscir potrebbero pericolose e mortali, mancando del- l’ esatta cognizione della posizione ed andamento delle parti nobilissime nella regione medesima contenute. L’autore infatti dimostra l’importanza ed utilità della anatomia nella chirurgia operatoria, proponendo il me- todo migliore per 1’ allacciatura dell’ arteria ascellare da istituirsi appunto in quella regione da Lui antecedente- mente con tanta diligenza e chiarezza descritta. Sopra un fungo midollare del periostio, lettera del Dott. Luigi Pacini prof. di Notomia umana e compara- ta nel R. Liceo di Lucca, al Sig. Prof. Pietro Betti. 310 Lucca 1829. Bertini, in 8.° di pag. 14. con due. tav, lit. in 4.° Il dotto Sig. Prof. Pacini descrive con molta chiarez» za e precisione questo importante caso anatomico pato= logico , consistente in un voluminoso tumore che occupa gran parte del femore nella regione inferiore. Bellisime sono le due figure unite alla memoria, in una delle quali è rappresentato il tumore intero, e nell’ altra la sezione verticale di una parte del medesimo . Importantissimi poi sono i quesiti che l’ autore propone al chiarissimo Sis. Prof. Betti intorno a questo caso, e può la Scienza sperarne l’ adequato scioglimento dalla. conosciuta dot- trina di questo illustre medico ed anatomico. Civinini Filippo Pistoiese, Linee Anatomiche. Fascicolo 1.° Pistoia 1829. Bracali, in 8.° di pag. 51. Fascic. IL ivi 1830. di pag. 31. Comendevolissimo è il progetto di questo giovine ana- tomico, allievo del chiarissimo Sig. Prof. Luigi Camici, di illustrare quei punti dell’umana anatomia che, o mal conosciuti, o controversi, offrono ancora all’attento os- servatore un vasto campo ad utilissime ricerche, Nel primo fascicolo il valente Sig. Civinini parla con molta erudizione dei cornetti di M. Bertin, e stabilisce che considerarsi debbano come esistenti da se, el indipen- denti da altre ossa, quantunque molto per tempo si con- solidino cogli ossi vicini. Nel secondo ragiona sulla Scissura del Glaser dell’ osso temporale descritta nel- 1’ individuo adulto, e propone i mezzi più convenienti onde procedere alla preparazione ed esatta dimostrazio» ne dell’ andamento della corda timpanica. Procidenza dell’ occhio sinistro , osservazione di Mas- similiano Rigacci comunicata con lettera al chiarissimo P. V. R. Firenze Fantosini, 1830. in 8.° di pag. 24. Questa importante dissertazione, quantunque pel ti- tolo apparisca di semplice argomento patalogico, tutta- via merita di essere annunziata in questo luogo perchè l’ esatta Storia della pericolosa malattia, felicemente sa- nata dalla conosciuta perizia dell’illustre medico, è se- gnita da importanti deduzioni anatomico-fisiologiche sui fenomeni , singolarmente nervosi , nel caso predetto os- servati, Così la cecità che ebbe luogo non solo nell’ oc- SII | chio offeso, ma nell’ altro ancora non colpito dalla cau- | sa traumatica la spiega ammettendo l’ incrocicchiamento | parziale delle fibre dei nervi ottici nell’ aja quadrata ; _ e dalla lesione di alcuna di quelle numerose diramazio- | ni che nell’orbita distribuisce la branca oftalmica del | trigemini , ne deduce la causa vera del vivo dolore che si presentò all’ orecchio sinistro, e alle parti circonvici- i ne alla lesione, dei moti convulsi che di continuo po- ‘mevano in azione i muscoli delle labbra e della mascel- . la inferiore, della difficoltà del respiro, dell’ impedita i deglutizione, e di molti altri fenomeni analoghi, risve- | gliati dal consenso e dall’intima unione del predetto | nervo col gran simpatico. Dalla esposizione di questo caso trae ancora il dotto autore argomento per vie più | confermarsi nell’ idea della necessità di riunire la pra- | tica medica alla chirurgica , sostenuta nel ragionamen- to Medico-Chirurgico pubblicato nell’ ultimo passato an- no, e per combattere e rispondere alle ragioni esposte da un oppositore nel quaderno di Luglio e Agosto 1829. del Giornale dei Letrerati di Pisa. | | Annunzii di opere Botaniche. Aloysii Colla Novi Scitaminearum generis de stirpe jam | cognita Commentatio. Taurini 1830. ex regio typogra- phaeo. In 4.° con una tavola in rame. Se ne darà l’e- | stratto nel prossimo numero di questi Annali. .__Icones algarum Europaearum. Représentation d’ algues | Européennes etc. par C. A. Agardh Livraison 3,me Leipsic Leopold Voss. 1829. In 8.° con 10. tavole colorite. Se me darà l’estratto, nel prossimo numero di questi An- mali. Iconografia del sistema vascolare delle foglie messo a udo, ed impresso da Tommaso Luigi Berta. Parma dalla tipografia Fiaccadori 1830. Fascicolo 1-2. In 4.° con tavole. Abbiamo già fatto cenno in questi Annali de’ primi tentativi dell’ ingegnosissimo Sig. Berta sopra questo, nuovo metodo di anatomizzare le foglie delle | piante. Ed ora, che il processo gli si è reso più fami- | gliare, egli è venuto nel bel pensiere di rendere più estesamente conosciuti i suoi curiosi, e fini lavori pub- 312 a blicandoli a fascicoli, de’ quali adesso esce in Ince il primo, ed il secondo. L” opera è intitolata all’ Augusta Imperatrice Duchessa di Parma, la cui munificenza nel proteggere tutto che appartiene alle amene discipline, è pari al grande animo sno , ed oltre ogni elogio, che da noi fare se ne possa. Il primo fascicolo porge le ta- vole delle foglie dell’ Acer Pseudo-platanus ; del Myrtus Pimenta ; della Passiflora lunata , del Ruscus hypoglos- sum ; e del Citrus medica. Il secondo fascicolo dà quel-, le del Ruscus aculeatus s e della Phillyrea latifolia. Al- le anzidette tavole sono uniti parecchi fogli di testo , per mezzo del quale il Ch. Autore somministra utili, e dotte illustrazioni sopra quelle piante; di che prende a pubblicare la foglia anatomizzata. Il lavoro è veramente bello sotto tutti i rappotti; e non è dubbio, che sì i nazionali, che gli esteri non glieno facciano applauso . Sommario di Botanica Medico-fatmaceutica e di Mate- ria Medica per uso degli studenti di Farmacia del Dott. Antonio Targioni Tozzetti eò. Tomo secondo. Firenze pres- so Giuseppe Galletti 1830. In 8.° Annunziammo già co” debiti elogi il primo tomo di quest’opera nel vol. i. de’ nostri Annali pag. 458. Nè ininori encomii merita il to- ino secondo. In esso primietamente si tratta de’ corpi organici vegetabili, costituenti la materia medica vege- tabile, vale a dire delle radici, dei legni; delle scorze; delle erbe e foglie, de’ fiori, de’ frutti, e de’ semi. Di poi si passa a parlare de’ materiali immediati de’ vé- getabili, cioè delle gomme ; delle resine, delle gomme- -resine, dei balsami; degli olii fissi, delle essenze, della canfora, della giraiacina ; della sarcocolla; delle fecule amilacee , delle materie zuccherate; dei sughi conden> sati, delle materie colotanti, dei prodotti della fermen» tazione spiritosa, e di quelli della combustione de’ ve- getabili. Quindi 1° Autore discorre dei corpi organici animali; ed in questo trattato dopo avere premesse le primarie divisioni del regno animale, e la distribuzione sinottica delle Classi é ordini del regno animale secondo il sistema di Cuviet descrive le diverse specie di ani- mali, che formano il soggetto della materia medica ani- male. Per ultimo si espongono i corpi inorganici, detti ancora minerali; distribuiti per classi, Ja prima delle ; 313" quali comprende i corpi combustibili semplici, la secon- | da i corpi composti di diversi ossidi metallici, mescolati o combinati naturalmente fra loro, ed anche con alcu- no dei corpi metalloidi, la terza le sostanze combusti» bili composte, e non metalliche, originate ordinaria- mente dalla scomposizione più o meno lenta dei vege- tabili, e formanti spesso delle materie bituminose, la «quarta i prodotti vulcanici, la quinta i sali organici; la sesta le acque minerali. Tali sono le cose esposte in questo secondo volume, ed anche quivi la chiarezza , la precisione ; e la nacessaria erudizione fanno bella com- | parsa, e porgono una luminosa prova ; che lo stndio delle cose naturali è talmente collegato collo studio delle arti salutari, che l’ ultimo assolutamente non pnò stare senza il primo. i Bulletin de la Chambre Royale d’ agriculture et de Commerce de Nice. Nice 1830. De l’ imprimerie de la Société typographyque. 8.° Contiene questo libretto cose importantissime relativamente alla botanica ; all’ agricol- tura; ed all’ economia pubblica, è primieramenie vi è un ragguaglio sopra le specie di Nopali, che si potreb- bero coltivare da noi insieme colla Cocciniglia salvatica » Le specie prescelte sono 1° Opuntia monacanthos , ossia Opuntia pseudo-cocchenillifera Bert. , 1’ Opuntia cocche- nillifera , }° Opuntia Ficus indica, e 1° Opuntia vulgaris. | Di tutte queste si dà una buona descrizione ; e storia, siccome ancora del prezioso insetto, che vi abita sopra, e che somministra la Cocciniglia del commercio, e si accenna altresì; come le suddette piante vegetino pro- ‘sperose ne’ contorni di Nizza, nè è dubbio, che esten- dere non si possano a tutta la costa meridionale. del- l’Italia, e particolarmente alla Sicilia, ove alcune già esistono. La seconda memoria contiene un’ instruzione opra la Cocciniglia delle fave, come quella; che con- tiene gli stessi principii coloranti della Cocciniglia del Brasile. Segue un trattatello sopra la coltivazione de’ Mori ( Morus «lba), e sopra la maniera di migliorare l° educazione de’ bacchi da seta; preziosissimo trattato , ve degno di tutta la ponderazione per parte degli Italia- comi. La quarta memoria è una esposizione di documenti per provare la possibilità della caprificazione ne’ dipar» Tom. III 21 = sla SI ( 3 x ù ® ) 314 timenti delle alpì marittime. Si discutono le opinioni | sopra l’ effetto della caprificazione, e prescindendo poi | dalle teorie si viene a mostrare, come da questa opera- | zione risulti ricco profitto ai paesi del Levante, quale profitto si vorrebbe procurare anche alle anzidette con- trade. In fine è esposto il metodo per formare una Zaf- franeria, e questa pure potrebbe agevolmente estendersi | a tutta l’Italia, giacchè il Crocus sativus vi è indigeno, | è note sono da tempi immemorabili le Zaffranerie del- | 1° Aquila nell’ Abruzzo. Purchè il paese sia montuoso | il Crocus sativus vi prospera a meraviglia, e vi sì pro- paga prodigiosamente . Prolusione alla prima adunanza dell’Accademia Agra- | ria in Pesaro del Marchese Francesco Baldassini. Pe- saro co’ tipì di Annesio Nobili 1829. In 8.° Bello invero fu 11 pensamento di eriggere un’ Accademia agraria in questa piccola Atene dell’ Umbria, ove per la nobile | | emulazione di valentissimi ingegni coltivansi de’ que” primarii Cittadini le Scienze d’ ogni sorta con un ardo= te, di cui pochi possono vantare l’ uguale, e la prolu- | sione; che da noi si annunzia, è luminosa prova della nostra asserzione: solo ci duole che ricca di utilissimi | pregi, come essa è, sia stara ommessa ne’ volumi delle | Esercitazioni agrarie , di che siam» per dire. Esercitazioni dell’ Accademia agraria di Pesaro. An= no 1.° Semestre 1.° e 2.° Pesaro 1829-1830. pe’ tipi di Annesio Nobili. In 8.° Oh quante belle, e profonde me- morie di pubblica economia ; di agricoltura , e di Bota- nica-agronomica si contengono negli annunziati due vo- lumetti! Non è al certo nostro ufficio il far conoscere le prime , e le seconde, ma fortunato quel pubblico o pri- vato Amministratore , che vorrà ponderarle. Dal lato della Botanica-agronomica è del più alto interessamen- to il trattato del Sig. Marchese Pietro Petrucci sulla ‘necessità di migliorare i prati stabili dell’ agro Pesare- se, e delle piante graminacee , che vi crescono sponta- neamente. È noto a chicchesia, che l’Italia è la madre. ubertosa della maggior parte delle piante graminacee , che nascono nell’ Europa. Fra queste havvene al certo 3 TA, di quelle , che servono prù o meno allo scopo delle pra- terie. Quindi 1° ingegnosissimo Marchese Petrucci pren= DI x 315 de ad enumerare , e caratterizzare le graminacee nativo . dell’ agro Pesarese, ed estende le sue vedute alla rac- « comandazione di quelle, che possono principalmente servire a rendere più ricco il prato. Nè meno commen- devole di questa è l’ altra memoria del Conte G. Mam- miani sopra la coltivazione degli orti, nella quale si pren= . dono a calcolo quelle diverse specie di piante, che pos- | .sono riuscire di maggiore profitto negli orti di quella | regione. _ Memoire sur la famille des ombelliferes. Par A. P. | De Candolle. Paris 1829. Treuttel et Wirtz. In 4.° con 19. tavole. Synopsis hepaticarum Europaearum , adnexis observa- tionibus , et adnotationibus criticis illustrata, auctore J. B. G. Lindenlerg. Bonn 1829. In 4.° con due tavole litografiche. _ — Ueber die Poren des Pflanzen-Zellgewebes von. Hugo . Mohl. Tubingen beî G. Laup 1828. In 4.° con quattro tavole in rame. Deutschlands Flora in Abbildungen nach der Natur mit Beschreibungen von J. Sturm. 54. Heft. Nurnberg _ 1828. In 16.° con tavole colorite. Le piante pubblicate in questo fascicolo sono le seguenti: Valeriana tuberosa L., V. elongata Jacq., Crocus variegatus H. ev. H., Primula carniolica Jacq., P. venusta Host., P. Flòr- keana Schrad., Gentiana pannonica Scop., G. punctata . L.; G. asclepiadea L. , G. frigida Hke. , G. angustifo- . lia Villar, , G. aestiva R. et Sch.) G. brachyphylla Vil- lar. , G. obtusifolia Willd,, G. pyramidalis Nees., G. . glacialis Villar. | Traité du Citrus par Georges Gallesio. Seconde edition | Paris 1829. In 8.° A questa seconda edizione è premes- sa una lettera del Sig, Leclere Thouin, in cui 1° Autore | discute con molta chiarezza le opinioni del Ch. Galesio ‘intorno all’ ibridismo, ed alla produzione delle piante | mostruose. —_ Monographie, ou Histoire naturelle du genre Groseil- | lier, contenant la description , l’ histoire , la culture, ei les usages de toutes les groseilles connues. Par C. A. .Thory . Paris 1829. Dufart . In 8.° con 24. tavole. _ Ordines naturales pluntarum earumque characteres et ee dar: 316 affinitates adjecta generum enumeratione. Auctore - Th. (e) bartling . Gottingae 1829. Dietrich . In 8. Species graminum iconibus et descriptionibus illustravit C. B. Trinnius S. Petersbourg. 1828. Imp. de l’ Accad, des Sc. In 4.° con tavole. Ne sono escite dieci distribu- zioni, e queste trovansi vendibili in Parigi da Ettore Bossange al prezzo di 100. fr. Bulletin botanique ou collection de notices originales , A et d’ extraits des ouvrages botaniques etc. Par IN. C. Seringe. Genève J. Barbezat et C.e 1830, In 8.° con ta- vole litografiche. Quest’ opera è pubblicata per numeri, uno de’ quali esce ogni mese. Annurziamo quì quelli di Gennaio, e di Febbraio. Il primo tratta delle cose se- guenti : 1. Notizia sopra una mostruosità della Diplo» taxis tenuifolia di Seringe , e Heylaud: 2. Estratto della — nota sopra le Elatinèe nuova famiglia di piante di Cam- bessèdes : 3. Annunzii di cataloghi di semi offerti ad al- cuni giardini botanici, e di piante dell’ India orientale regalate al Ch. Decandolle dalla Compagnia Inglese delle Indie, e dal Sig. Wallich, ; segue l’annunzio delle Da- lie, o Giorgine coltivate dal Wallner , le cui varietà, o specie giardinesche ammontano a 700., indi vengono È quelli dei Pelargonii , delle Camelie, e de’ Crisantemi indiani, ed è sorprendente imparare dai medesimi, che {| il Wallner possiede, e mette in vendita per gli amatori quasi mille specie giardinesche di Palargonii , centotre varietà di Camelia japonica , e 56. gradazioni diverse di |. Chrysanthemum indicum, o Anthemis grandiflora. Il Si- gnor Peschier ci fa sapere di avere ritrovato la catartina perfettamente simile a quella della Senna nelle foglie , nella scorza, e ne’ semi dell’ Aragyris foetida , nelle fo- glie , e ne’ semi del Cytisus Laburnum, e nelle foglie , | e fiori della Coronilla varia. Per questo numero ci è dato il grato avviso dell’ imminente pubblicazione del | tomo quarto del Prodromus systematis naturalis regni. vegetabilis del Decandolle, il quale comprende le fami» glie delle Sassifragèe , delle Ombrellifere, delie Aralia- cee, delle Omalinèe, delle Cornèe, della Lorantacee , delle Caprifogliacee , delle Rubiacee , delle Valerianèe , della Dissacee, delle Globularièe. Ci si annunzia anco- Pra e e ra la prossima pubblicazione di una monografia delle | 317 Campanulacee del Sig. Alfonso De Candolle figlio ; indi si dà un estratto della terza appendice del Hortus Ri- pulensis del Ch. Colla, e chiudono il numero primo le notizie, sopra una specie nuova di frumentone pubbli- | cata dal Sig. Bonafous sotto il nome di Zea hirta, e sopra la patria del Zea Mays, che sembra essere il Pa- raguai, non che sopra i cristalli ottenuti dalla decom- posizione del frutto del Theligonum Cynocrambe. Nel scondo numero appartenente al mese di Febbraio si hanno le seguenti cose . Descrizione a figura del Ra- nunculus tridentatus di Seringe. Plantae Asiaticae rario- | res del Wallich. Estratto di una nota sopra la mutazione di colore, che accade nel legno di alcuni alberi, e spe- cialmente in quello dell’ Alnus glutizosa . Sopra una ma- teria grassa prodotta dalla Vateria indica dei Signori Macaire et Marcet. Storia fisiologica delle piante d’ Eu- ropa del Sig. Vaucher. È Commendevolissimo è il progetto. deli’ illustre autore di questa gazzetta botanica, giacchè essa serve a diffon- dere con pochissima spesa le notizie più recenti intorno alla scienza delle piante, per lo che noi tenghiamo per fermo, che i seguaci di Flora gliene sapranno buon grado. Necrologia . i N el giorno 15. di Gennaio prossimo passato cessò di vivere in Padova il celebre Professore di Storia Naturale | Steffano Andrea Renier nell’ età di anni 7r. Era egli | nato in Chioggia , e si trovò a que’ tempi, ne’ quali vi fiorirono il famoso Giuseppe Vianelli, e i Dottori Botta- | ri, e Fabris, da’ quali tutti attinse 1’ amore per lo stu- | Clio delle cose naturali, e particolarmente per quello del- . le produzioni marine. Nel 1793. cominciò a farsi cono- | scere al pubblico colla sua Memoria sopra il Botrillo | stellato ( Polycyclus Renierii Lamk.) inserita negli Opu- È scoli scientifici di Milano, e che fu molto bene accolta . dai primarii Naturalisti, con che il Renier prese animo a dilatare questi suoi studii prediletti. Nel 1804. die- . dle in luce il suo Prodromo sopra alcuni Esseri della classe dei vermi, in cui espose un ricchissimo catalogo degli animali invertebrati del mare Adriatico , tra quali 2I, 318 figuravano molti generi, e specie nuove. Di poi chia- .mato ia cuoprire la cattedra di Professore di Storia na- turale nella celebre Università di Padova ivi si diede a viemmeglio illustrare le cose. annunziate in quel Pro- dromo, e frattanto preparò altri utili lavori, come si può scorgere dalle successive sue stampe, di cui ram- mentiamo principalmente le Tavole per servire alla Clas- sificazione degli animali messe fuori nel 1807. e la nuo- va Classificazione del Regno animale, che nel 1821. in- serì nel Prospetto delle Lettere del Cesareo Regio Insti- tuto ; quale classificazione , anche più ampliata prese a pubblicare nel 1828. per via di molte tavole, che do+ vevano servire eziandio per le sue lezioni nell’ Univer- sità di Padova. Il più grandioso suo lavoro però era quello, che aveva preparato sopra i Molluschi , del qua- le aveva fatto disegnare , e colorire tavole oltre ogni credere perfettissime , nè altro restava , che renderlo di di pubblica ragione colle stampe, lavoro che era costato all’ illustre Autore ben 40. anni di studio, e di fatiche, ma che la morte di lui ci tolse di vedere alla luce, ed oh nascesse pure una potente benefica mano, per la cui opera tanto lavoro non andasse perduto! Nè egli racco- glieva solamente per se le produzioni naturali, ma com+ piacevasi farne parte al gabinetti delle più illustri Uni- versità Italiane, ed estere, come lo attestano quelli delle Università di Padova, di Bologna, e di Pavia, ed il ga- binetto Imperiale di Vienna, ove il Renier ebbe l’onore del ritratto ivi collocato in una sala appositamente detta Renierana . Scrisse ancora sopra altri oggetti naturali oltre alla zoologia , perchè abbiamo «li lui un volume di Elementi di Mineralogia, quali per morte lasciò in- completi. Egli poi fu famigliarissimo nella società, pa- dre di famiglia zelantissimo, non ricco, perché l’avi- dità dello studio, e l’amore de’ libri assorbivano in lai qualunque piccolo risparmio far potesse. In somma fu uno de’ pochi naturalisti, che onorano l’Italia, nè pic- cola è stata la perdita di lui anche per 1’? Università di Padova , la cui cattedra di Storia naturale riceveva lu- stro dal nome del Renier, ed il cui gabinetto di storia naturale era stato di molto arricchito per le cure dello stesso. ba N Fortunato Luigi Naccari; È 319 . Notizia estratta dall’ Elogio del Sig. de Lamarck (morto in Dicembre 1829. d’ 85. anni ) pronunciato sulla di _ lui tomba da Geoffroy Saint-Hilaire, ed inserito nel «__.° 1. della Gazzette Mèdicale de Paris 1830. pri x \ ire 1’ illustre naturalista a Basentin villaggio di . Picardia da nobile famiglia dalla quale destinato al Sa- | cerdozio fu collocato presso i Gesuiti di Amiens: morto il padre, e trovandosi nell’ età di soli 17. anni, è con> . dotto dal suo genio e dalle memorie de’ suoi maggiori . a dedicarsi alla cariera militare. Fatta tale risoluzione | si trasferisce all’ armata opposta a Federico il grande, | e sul campo di battaglia nella giornata delli 16. Luglio | 1761, dà prova di tale intrepidezza , che il generale in | capo maresciallo de Broglie, derogando alle sue istru- zioni, lo nomina sul luogo stesso officiale. Mottivi. di salute lo costringono, trascorsi pochi anni, ad abbando» nare il faticoso mestiere, Portatosi a Parigi si applica allo studio della medicina e dopo 4. anni, non contandone ancora che 24,, intie» ramente si dedica alla botanica, condotto a questa scelta e dalla amenità della scienza, e dal valore e dalla fa- . ma dell’illustre prof, Bernardo de Jussieu. Le ingegno» se idee ed il sistema sessuale di Linneo erano general | mente seguite in quei tempi, tuttavia de Jussieu fin i ? allora mostravasi propenso per una classificazione na= VA E Sie turale, e travagliava a costruirla; in tale disparità d? o> | pinione -fra ì primi maestri di quest'epoca, credette La- «marck che si potessero riunire ed accordare questi lavori, | Aggiungendovi alcune idee’ tratte dal metodo di Tour- nefort. Questo divisamento diede orrigine alla redazione della Flora Francese primo titolo di gloria del celebre naturalista. Mediante le sollecitazioni dell’ immortale Buffon ottenne che il nuovo libro fosse pubblicato a spese del Governo, rimanendone a lui la proprietà. Questo contrasegno singolare di stima fa sì che Lamarck sia nel 1779. nominato membro dell’ Accademia delle Scienze. { Più tardi, e nel mentre che il pubblico favore estan- de in lontani paesi la meritata riputazione della Flora 9 " :320 " Francese, l’ antore più severamente la giudica, e ric- conosee per ultimo i’ alta superiorità delle idee , e delle viste di Jussieu; idee chiaramente sviluppate nel Genera plantarum di Antonio Laurent nipote dell’ illustre bo-. tanico. De Lamarck infatti addotta interamente il si- stema del proprio maestro, e sulle basi del medesimo or- dina il suo Dictionnaire de Botanique per l’ enciclopedia metodica. Gli anni trascorsi tra la pubblicazione delle due enun- ciare opere botaniche sono impiegati in viaggi scientifici per quasi tutta l’ Europa. Quale botanico, commissiona- to dal Governo, percorre nel 1781. i Paesi bassi, 1’ Olan- da, la Prussia, l’Allemagna, 1’ Ungheria ; di ritorno da questi viaggi ottiene, in ricompensa de’ suoi lavori, di essere ‘addetto al Giardino del Re in qualità di conser- vatore degli erbarii . Conservò Egli questo impiego fino al momento in cui nel 1793. trattossi di dare nuova or- ganizzazione allo stabilimento: non essendo stato possi= bile di assegnarli una cattedra in Botanica, e trovandosi al 49. anno, accettò di cambiar Scienza per incaricarsi d’ una delle porzioni più difficili della Storia naturale, quella cioè che riguarda gli animali invertebrati. I pro- fondi studii che d’ allora in poi 1’ occuparono, e le nu- merosissime scoperte fatte in questo ramo tanto esteso delle Scienze naturali produssero 1’ opera classica che ren= dete immortale il nome del Lamarck, intitolata = Ani- maux sans vertèbres = e che in 7. volumi raccoglie tut- tociò che può servire non solo alla Storia zoologica, ma ancora alla anatomia e fisiologia di tante migliaja di ‘ specie d’animali, per la maggior parte ignoti agli antichi naturalisti . Oltre le più importanti opere di sopra notate, l’illu- stre zoologo ha pubblicato ancora, principalmente negli ( Annales , et Mémoires du Mus. d’ Hist. Naturelle), mol= te ed interressanti memorie sui mollusci dei generi Ga- lathea ; Tubicinella; Voluta ; Amphibulima ; Trigonia ; Crenatula ; Diceras; Conus, descrivendo sempre delle nuove specie, od illustrando le già conosciute. Questa stessa collezione contiene ancora altre sne memorie sulla divisione dei mollusci acefali conchiliferi ; intorno la de- terminazione delle specie degli animali invertebrati ; s0-. 321 pra due nuovi generi di insetti della Nuova Olanda , che . denomina C?hrisocelis della famiglia dei tenebrioni ordi- | ne dei coleopteri, e Parops della famiglia dei bombili È cor dei Dipteri; ed un esteso lavoro intorno ai po- lipai. Covelli Nicola nato in Cajazzo ( Campania) li 20, Gen- najo 1790. morto li 19. Dicembre 1829. Ne 1812. inviato dal governo a Parigi per studiarvi la Veterinaria, di ritorno nel 1816. fu, nella installazio- . ne della R. Scuola Veterinaria di Napoli, nominato pro- fessore di Chimica e di Botanica. Desistette volontaria- | mente nel 1821, dalle funzioni di professore, e si rivolse . allo studio della mineralogia Vesuviana , giacchè l’insi- i gne Cav. Monticelli lo associò ai suoi lavori e, col me- . desimo pubblicò = La Storia dei fenomeni del Vesucio . deglianni 1821. 22. e 23, = edil Prodroma della mine- | ralogia Vesuviana, stampato negli anni 1823. e 1829. Carlo= Enrico - Fedsrico Dumont de Saint Croix , | nato in Oisemont li 27. Aprile 1798, morto a Parigi li. 8. Gennajo 1830, 1 SA dedito alle Leggi, applicossi anche allo studio della Storia naturale nelle ore d’ ozio, con van- | taggio della Scienza. Nel 1806. cooperò alla redazione del Grande dizionario delle Scienze naturali pubblicato da Levrault. Nel 1814., ripresa la pubblicazione di questa vasta enciclopedia, Egli compose tutti gli articoli rela- | tivi alla Ornitologia, dal 6,° volume al 55.°; in seguito | associò ai propri lavori il suo genero Lesson, che rese . completa questa immensa impresa , Nel 1811. pubblicò | Dumont il Codice delle forreste , ricco di nozioni positi- ve, ed erudite, sulla fisiologia degli alberi delle fureste. Possessore di un ricco gahinetto di uccelli, e di una . scelta collezione di opere di Orritologia ha dato sulla . 322 storia naturale di questa classe d’ animali una serie di articoli molto interessanti ed al corrente della Scienza . Si deve rimproverargli soltanto d’ essere stato troppo ri servato nell’ emettere le proprie opinioni, limitandosi quasi sempre ad esporre storicamento quanto era stato prima di lui pubblicato. I suoi lavori sono sempre esat- ‘ti, giuste le citazioni, ed ottima la scelta dei diversi materiali che li compongono, = Ateneo Forlivese, Accademia dei Filergiti = PROGRAMMA. ” L Accademia propone una medaglia d’oro in premio al migliore fra i concorrenti , che dentro il giorno 15. d’ Ottobre del corrente anno 1830. avranno mandato i loro lavori sul tema seguente. 3» Quali siano i bisogni, le abitudini, e l’ istruzione attuale dei contadini, specialmeute della Romaga, e quali i mezzi più facili e sicuri per sovvenire ai bisogni, correggere le abitudini, e migliorare l’i- struzione , affine di renderli meno poveri, più co- ,y stumati , e più industriosi tanto nella coltura delle terre, quanto nelle arti e nei mestieri utili, © ,3 capaci di occuparli. anche nelle stagioni inette ,3 alle faccende rurali ,, . L’ Accademia distribuirà medaglie d’ onore e d’ inco- raggiamento, in argento, e in rame, a quelli che avran- no letto; o mandato da leggere e depositato negli atti, qalunque lavoro scientifico , o letterario , in cui venga scoperta, rinnovata, o perfezionata cosa di utilità co- mune; come pure a quelli che professano, ed esercita- no le belle arti, agli artefici in qualunque sorta di me- tallo; agli ebanisti ed intagliatori in legno, ai lavoratori di qualunque specie di filo e di tessuti di lana , in se» ta, in lino, ed in cotone, ai tipografi e stampatori, agli inventori di macchine e d’istromenti, agli agronomi, @ coltivatori di rerre nella Romagna , i quali tutti avran- no mandato qualche opera , lavoro ; o prodotto dell’in= dustria all’ accademia da_ i.pubblicamente . Lf ® ningts.i "} p bi L'ALISAO î slo ast-»31 s_ ». ù Too ta ne ‘A Rae tnt Aid un it mn AO it ND A ITI Rn + "ue DA È 9 < r Vf È LI {} \ è H Gp (oli : "mi ri GIO tà nata span O x rea,e-0 = LI LR Toe I è auf ci ; ea A f 1.9 ì da gara a e a ©} Lp { oi lonrà Pesttob Ù Mei #tuioh CUI % pato hai a RT BOL ovini se ROSE piaz a tesitie INDI di 5 aspri, È regio (hai Il vj a epan ipa + SPATISE iù ita [Pg Mg acza itsint sHab Ca) Faeti sd vb sessi tà ‘root N " VE Lake » è MIL RI La ,N,7® DL OLIAA ROSTA E COLLA VI6E w iis. pt lesi O bri RR 1:10: ibusizoioei afen DI ANNE E ob trigorte (ij 1VE ca sam ve 31 à RI ins alish'itazinA. PN e EUR eitts Vi asno;92 silsh'imoanòà # 5 v y A c co clara pene 1. ng Iata nuit «i € Telcor vini = ipo COCRI Giada è efaf 73 3 I Ra seco ESTE Ù X Tuoi È O Rit RIO Circe li iii ei == DI È », DA 1 i Ti rene tti a TR TR I metto dda e | je Delle materia contenute nel Fascicolo VIIT. ——cnò PARTE PRIMA.. ". ua Muîler G., Sopra il nervo gran simpatico: degli in- setti... Alessandrini A. Nota sul sistema nervoso della Sco= lopendra mordente: + + 33 190 nel dea a pagetoa È 7. © Memorie, xD EstRraATTI è - ° Miller G. , Sull’ anatomia: ‘della. Scolopendra'. mor dente . . + +. + «0. page De Candolle , Revue de la. famille des Cactèes + + 33 207. PARTE SECONDA. INDICAZIONI, ED ANNUNZJI "Sedute della R. Accademia: delle Scienze di Parigi pag. 287 Nova Acta Acad, GC. L. G, Naturae, Curiosorum. T. xiv. P. 1r Memoires de 1° Acad, R. des. Libri di Storia. Naturale ge-. nerale . +... +. +. «Pago I} Libri di Mineralogia, e Geo-._ logia... sales SRUIS ‘ Libri di Notomia è , » «+ 33 | Sciences de Paris.. . + 3, 2954 Annunzii di opere botani-. ‘Annales des. Sciences d° ob- servation par Saigey et ‘x Raspail'. è 0 0 00 Memorie di Fisiologia T. na fascic. 2. 2 Nuovo giornale Zoologico di: Londra N.° iv. vi. < + 33. i Annali delle Scienze Natu- rali, Decembre 1829. Gen- najo e Febbrajo 1830. . 3, 300 K — NECROLOGIA. | De Lamarck s.. +0 +0 è " ‘Covelli:Nicola ;. .. . i ivi | Dumont de Saint Croix CL, 0. o 0 e e 00 è » Pr: LRD “Premii e. è 00. 00 00038 302 ° W i; tI 9] GN 321 È Nu ivi. 3223 5°9.| @ che 0 0 09 0.0 e 0 00 3 "IS + 6/0. 0.0 e 99.299; ‘Libri di Zoologia. PRCSICNET 305% 5 STORIA NATURALE ui — cea e si Fascicono IX. Sal finire. di ogni bimestre si pibblita un Phstloito.. di questo “giornale... H ' Il prezzo dell’ intera annata è di ‘paoli romani ‘trentasei per lo stato - Pontificio ,-per V estero, “compresa la francazione fino ai confini, d’ita- liane lire ventidue , e cinquanta centesimi: BOLOGNA 18301, i TIPOGRAFIA MARSIGLI ©- * CON APPROVAZIONE TAVOLA ! Si Delle materie contenute nel Fascicolo IX. i fo sti ,Aanpe 1Rjuj: Memorie, ED EstRATTEI De novo scitaminearum genere — A. Colla . pag. PACI Icones algarum OnrOppaFa TA fasc. ba — C. A. I i. | Agard VR AC . di. De specibus generis Hydrangeae na T. E. de Siebold IN NOTI SR CENOOTARE MOTAN °° 3ag | Litteraturae Botanices Japonicae specimen — ejnse |. Loi dem è 0°. ° . PT ST - ° e ‘è. ” 1999):S; | Serie cronologica degli allagamenti più importanti | prodotti dal mare dall” ottavo secolo sino ai no= °° stri giorni — di Adriano Baldi . . . . » 1389 È Sulle rocce terziarie , e secondarie del versante sud — (6. delle alpi del Tirolo — di B. J. Murchison ,, 342 "o Sulle ossa fossili rrovate a Saint-Privat d’ Allier — | |. di I. M. Bertrand de Doue . . . +» è E Di fe A Sulla costituzione del territorio di na — di F@ Hoffman D 0) » Meta - 99, i 48 p È Intorno ad alcune scoperte geologiche - Za del Conte. (+4 Munster . s 0 se . Ld ,» 354 f A Sulla ‘struttura , sui costnmi L 5 alle S Divin del- î Li Orang-Outang di Borneo — di J. Grant . ,, 359. De avium ‘arteria carotide communi -— Chr. L. |. Nitech i Aaa > MEO bi, Sopra un mostro bicorporeo monocefalo — di Gio- anni Tinelli . 3g 36 £ AGI Sulla storia naturale della Testuggine - — di F. Tie- deman . . e, gp O0E Di una specie di Prerodattilo fossile. -_ 3 di ne Bu- ckland * °°. 0» ° 9 369 Sullo sviluppo della PRaa neue: diverse ” età della? vita embrionale dell’uomo . . e + ‘0.33 S70 108 Sul cranio, e sulle pretese suture. del ‘medesimo — di S. Ta Soemmering e ® LI . ia 0 Le] 37x "i * ; 323 jam cognita commentatio. Taurini 1830. ex Regio typographaeo. In 4° cum tab. "i I Ch. Autore di questa memoria ebbe dal Prof. | Ottaviano Targioni-Tozzetti di sempre cara ricor- | dazione una pianta sotto il nome di Amomum Cas- | sumunar, la quale posta nel suo celebre giardino di | Ripoli venne a fiorire nell’ Agosto del 1824. L' ana- | non convenisse ad una Scitaminea; ma nello stesso | tempo gli svelò alcuni particolari caratteri, per che | giudicò poterne stabilire un nuovo genere. Difatti il confronto fattone co’ caratteri generici delle altre . Scitaminee gli somministrò il seguente risultamento. LL’ Amomum Cassumunar differisce dal Hedychium i di Kònig per avere il calice doppio, la corolla tri- | partita, e non seipartita, l’antera dorsale, e non terminale, lo stilo uguale in lunghezza al filamen- to, e non lungo il doppio: dal genere Rosco4 di . Smith per la corolla semplice, e non doppia, pet l’antera piana, e laterale, non incurvata, nè ter- | minale: dalla Koempferia per la struttura del ca- | lice, e della corolla, per il filamento all’ apice su- bulato, e non bilobo ; dalla Curcuma per il filamen- to nè petaliforme, nè trilobo, per l’antera nuda, \e non armata di sprone; dall’ Amomum per il fila- mento non trilobo, per la corolla non quadriparti- ta, per il labretto (/abellum) bi-alato alla base, bi-lobo all’ apice, e non intatto: dal Zingiber di Gaertner, a cui è più affine, per l'antera nuda, ‘non fostrata, nè corniculata, e per la struttura del abretto : dal Costus per il filamento subulato all’ a- | pice, e non rotondato, per la struttura della corol- | la, per l’abito, e per l’infiorazione; dalla He/eria — Tom. III 22 ; | Aloysii Colla Novi Scitaminearum generis de stirpe lisi di. questo fiore nulla mostrò al Sig. Colla, che. ." 324 i per il filamento prolungato oltre 1 antera, non bre- vissimo, per il lembo esteriore della corolla bifido, e non trifido: dall’ A/pinia per il filamento allunga- to, per lo stimma fatto a capolino troncato , e non - triangolare: dalla G/obba per il filamento a foggia di linguetta, e non filiforme, e per altri caratteri, principalmente poi per l'abito, e per l’ infiorazione : dal Gastrochilus del Vallich per il lembo della corol- la tripartito, e non sesfido, per il labretto non ven= tricoso. Infine 1’ Amomum Cassumunar differisce da tutti gli anzidetti generi per avere la spata doppia. Che se ha qualche più stretta relazione con qual- cuno de’ medesimi, questa è col Zirgiber, e l' Au- tore non dubita, che non sia identico col Zingibder Cassumunar di Roxbourg; ma perchè anche dal Zin- giber distinguesi per valevoli caratteri, così egli è venuto nella giusta determinazione di farne un nuo- vo genere col nome di Cassumunar da collocarsi fra il Zingiber, e V Amomum, e ha dato la seguente illustrazione di esso genere, e della specie che ne forma il tipo. CASSUMUNAR. Crass.. Monandria monogynia . Fawir. Scitamineae verae . CHARACT, GEN. Spatha duplex: exterior infera herbacea; interior semisupera petaloidea. Corollae limbus tripartitus, altera ex laciniis exterioribus bifida. Labellum basi bi-alatum, apice bi-lobum. Filamentum extra. an- theram elongatum , apice subulatum. Anthera dor- salis, nuda. Stigma capitato-truncatum . Cassumunar Roxburghii : stipite erecto, herbaceo ; 325° - folits distichis, lanceolato-acutis; acuminatis, gla- bris; scapo subterraneo ; spicis ovatis, strobilifor- mibus ; 3 bracteis erectis, imbricatis , ovato-oblongis , acutis, coloratis; labello fornicato Ycor. | Zingiber Cassumunar Roxb. in Asiat. research. tom. | 11. p. 347. tab. 5. Bot. mag. tab. 1426. Lewis fi Mat. med. p. 193. Rom. et Schult. Syst. veg. 1. p. 565. n. 3. Spr. Syst. veg. 1. p. 12. n. 3. ‘ Amomum Cassumunar Oct. Targioni-Tozzetti in litt. Descriptio. Radix perennis tuberosa. Tubercula irregularia , suborbiculata, saepius praemorsa, inferius °radica- ta fibris crassis, longissimis, annuis, superius tu-. rionibus aliis stipiferis, scapiferis aliis adspersa, ta- ctu odorem suavem aromaticum effundentia , sapore caldo, amaro, intus flava, epidermide rugosa fla- | vescente. Caulis, sen melius stipes, herbaceus, ere- ctiusculus, in calidario mense Majo 3-4 pedalis , | teres, pollicis crassitie, basi subnudus, seu vaginis ‘tantum foliorum alternatim cinctus, superne folia- tus, laevis, glaber , simplicissimus . Folia disticha , | remota, horizontalia , vaginantia , vaginis semiam- plexicaulibus » lanceolato-acuta , acuminata , longi - \tudine dodrantali, latitudine pollicari, et ultra, in- tegerrima, glabra, superne nitida, inferne pallidio- ra, plana. Scapus subterraneus, multo post stipitem, scilicet Junio, Julio ex tuberculis scapiferis exsur- | gens, erectus, dodrantalis, teres, pennae anseri- nae crassitie, et ultra, nodosus, basi ad nodos al- lernatim vaginatus (Bilete abortivis?), hinc in Spicam ovatam , strobiliformem, 2-3 pollicarem, bra- e: eis imbricatam terminans. Bracteae erectae , im- ricatae, ovato-oblongae , longitudine semipollicari, Bimdine circa a unguiculari , basi attenua- tae , apice acutae, ibique tenuissime subfimbriatae , 326 i i caeterum integerrimae, concavae, ac spatham exte- .& riorem prorsus tegentes, extus scabriusculae purpu= raescentes , intus glaberrimae, virides, subcarnosae , minutissime striatae, persistentes. Spatha duplex; exterior infera, herbacea, subcylindrica, bracteam ubaequans,, tubum floris amplectens, longitudina- liter fissa, marginibus revolutis, basi alba, hinc viridis, apice demum bifido subrubicunda; interior (calyx interior Juss. an verus calyx?) semisupera, © scilicet basi ovario adnata, ibique pellucido-villosa | (minus recte Auctores superam dicunt), hinc infla- to-tubulosa , petaloidea, exteriori dimidio brevior, | tubum ad medietatem usque circumsistens, lorigitu- dinaliter ex una parte a medio ad apicem fissa, ibi- © que tridentata, alba, subtilissima, diaphana. Co- @ rolla (calyx interior Juss.) supera, tubulosa , irre- | gularis. Tubus cylindricus, spatham exteriorem su- baequans. Limbus tripartitus; laciniae inaequales, | scilicet duo exteriores patentes, unguiculares, et @ ultra, lanceolato-ovatae, albidae, quarum altera & integerrima, altera ultra medietatem bifida ; interior ( nectarium vel labellum , vel labium auctorum) basi bi-alata, hinc obcordata , seu ovata apiceque bilo- % bata, lobis rotundatis, ochroleuca, concava, forni- ® cata, ac vexilli, vel galleae ad instar genitalia te- gens. Stamen 1. Filamentum tubo corollae insitum, | ligulatum, basi dilatatum, sulcatum, hinc e tubo exertum, ibique antheram dorso gerens, demum elongatum, ac ita marginibus approximatis, ut tu- | bum formet, labellum subaequans, eique subtus adpressum , apice subulato-curvatum. Anthera. ex= | tra tubum corollae , dorso filamenti adnata, oblon- ga, biloba, lobis bilocularibus (male duplex ap- | pellata a quibusdam auctoribus ). Pistillum 1. Ova-. rium ovatum ; obtuse trigonum, triloculare ,. ovulis. 3. 4. in unoquoque loculo nidulantibus. Stylus fi. liformis, longitudine filamenti, ejusque sulco, ac. i » 327 lobis antherae receptus, demum intra partem supe- riorem ejusdem filamenti in praefloratione prorsus absconditus, ita ut unicum corpus cum ipso efficere videawur, a quo tamen paullo post florescentiam | versus apicem disjungitur. Stigma obtusum, capi- tato-truncatum, villosiusculum. Capsulam maturam non vidi; probabiliter tamen ex ovarii structura ova- ta obtuse trigona , trilocularis, polysperma, carno- sa, an coriacea? ( A così chiara, e pregevolissima illustrazione della | specie, e del genere parmi nulla potersi opporre, e se vale esattezza nelle cose della storia naturale, il genere Cassumunar prenderà infallibilmente posto . nella famiglia delle Scitaminee in rango co’ generi | oggidì così bene rischiarati per le cure del Rox- bourgh, e del Roscoe, AntoNnIO BERTOLONI . Icones algarum Europaearum. Représentation d’ algues Européennes suivie de celle des espèces exotiques les plus remarquables recemment decouvertes . Publiée par C. A. Agardh Professeur a Lund etc. etc. Li- vraison 3,me Leipsic. Leopold Voss. 1820. 8.° con dieci tavole colorite . Si descrivono in questo terzo fascicolo le se- guenti specie. 23. HaemATococcHUs GreviLa, globulis exacte sphae- ricis minutissimis vivide purpureis, inclnden- tibus granula subdena Tab. 23. b) Protococcus nivalis Grev. Scot. Crypt. 231 excl. 1 omnibus synonymis. s) Ad ripas lacuum insulae Scoticae Lismoriae folia, | et quisquilias dejectas, sed inprimis rupes calcarias colore tingens purpureo, per omnia anni tempora observavit CARMICHEL . 328 24. HAEMATOCOCCUS sanguineus: globulis elli pticis mi- ì nutis pellucidis includentibus granula pauca rosea laxe disposita. Tad. 24. | Palmella? Sanguinea Ag. Syst. p. 15. Ad rupes verticales, ut insnlae Li//a Hesingen, i circa Holmiam . 25. Bancia atropurpurea : filis atropurpureis rectis, ; granulis transversim, et figurate positis Tad. 25. B. atropurpurea Ag. Syst. p. 76. ‘In omnibus maribus Europae, a litore Norvegiae ad litora maris Mediterranei, saxis adnata. In aqua dulci, ut catarractis:, lignis, et asseribus adnata . 26.27. PorpnYRA, laciniata : fronde laciniata, bacil- _ lis seminalibus. cylindricis utrinque clavatis Tab. 26. 27. P. laciniata Ag. Syst. p. 190. Ulva laciniata. Ag. Spec. p. 404. Ad littora maris Atlantici, a Scotia usque ad Ca- put bonae spei. . Vi vogliono occhi lincei per distinguere questa specie dalla seguente dalla forma de’ bacilli, o pe- rigongili . i 28. Porrnvra vulgaris: fronde ovato-lanceolata, ba- — cillis seminalibusvellipticis Tab. 28. N Ulva purpurea Ag. Spec. alg. p. 405. In maribus Europae a Norvegia usque ad Gades. In mari Mediterraneo , ed Adriatico . i 29. ULva aureola > fronde simplici filiformi tubulo- sa olivacea, globulis exactissime quaternatis Tab. 29. ‘In ostio fluvii Lundensis . In questa stessa. distribuzione sono state date al- tresì le tavole del. Protococcus nivalis Ag., e del Haematococcas Noltii Ag., appartenenti alla distri- buzione precedente , come pure quella dello Sporo- chnus Adriaticus, di cui si avrà la descrizione nel numero vegnente . \ Antonio BerRTOLONI. 329 Synopsis + Hydrangeae generis specierum Japonicarum (3) auct. Car. Theod. Ern. de Siebold. HYDRANGEA. (2) Elecmaria diginia ( saepius trigynia ) L. Famil. natural. Saxifragearum (8). Character genericus Calyx monophyllus, persistens, pericarpio adna- tus, quinquedentatus, dentibus minutis . Corolla pentapetala , petalis ellipticis ovatisve con- cavis caducis (saepius basi coalitis) cum calycis dentibus alternis. (1) De genere Hydrangea comparanda est docta commentatio R. Courtois. Med. Dr. , in Syll. Ratisb. II. p. 38. saeq. impressa, in qua praesertim species Americanae hujus generis illustrantur, de H. hoytensi Sm. autem, Japonica planta , ob flores trigynos dubia mo- ‘ ventur, num hujus generis censenda sit. Descriptio fructus H. hor- tensis, a Praeside Academiae antehac observati, hoc loco evulgatur, cum nostri auctoris descriptione ejusdem partis in plurimis conve- niens. Nota Red. (2) In litteris, isti commentationi ab auctore adjoctis, de tabulis pictis exemplisque omnium specierum siccis sermo est, quibus et exor- mari opus suum, et etiam amplificari jussit, confectis scilicet opera Piaesidis specierum enumeratarum accuratis descriptionibus , adsper- sisque, ubicunque opus videretur, animadversionibus, e librorum largiori copia aliisque cultioris Europae hauriendis; sed neque exem- pla plantarum dequibus scripsit , neque tabulae pictae cum commen- tatione manuscripta ad nos perlata sunt. His itaque, nescio quo casu perditis , edera hanc Synopsim concinnam, qualis ab auctore primum prrcn est, decrevimus, ne ampliora expectando , quae memoratu ignissima jam ad manus sunt, neglexisse videamur. Nota Red. (3) Cunoniaceis magis accedere Hydrangeae genus, in adnotatione ad commentationem cl. Courtois l. 1. haud infelici successu demon- strare conatus est Fridericus Nees ab Esenbeck . Neta Ked. 330 Stamina 8-10, rarius plura, imo calyci inserta, corolla longiora, inaequalia, divaricata; antherae erectae , globosae , biloculares . Pistillum: Germen ovatum, calyce persistente co- ronatum; Styli 2-3, rarius 4, subulati, divarica- ti, persistentes; Stigmata obtusa , obliqua. Pericarpium: Capsula (infera Gaertner. Semisu- | | pera? ) parva, calycis dentibus marcidis cincta, lae- vis, stylis 2-4. persistentibus divergentibus corona- ta, foramine (tribus stigmatibus trigono ) centrali inter stylos dehiscens, 2-4 locularis, evalvis; Dis- sepimentum membranaceum, per maturitatem super- ne pervium. Receptaculum spongiosum, dissepimen- to adnatum per maturitatem foramina medio dehi- scens, Semina plura in singulo loculamento , imbri- cata, ovata, acuminata, venis reticulata, Integumen- tum simplex , membranaceum, tenue. Albumen. se- mini conforme , carnosum. E72bryo, secundum Gaert- neri descriptionem (1), dicotyledoneus, teretiuscu- lus, longitudine albuminis, lutescens. Cotyledones semiteretes. Radicula crassa , longa, centripeta. Flores difformes stylique plerumque tres species Japonicas ab Americanis facile distinguunt; ex his quoque notis forsan sectio formanda + SyNOPSIS SPECIERUM MIHI NOTARUM . a) Species Americanae + Hydrangea vulgaris Mich. (cordata Pursh. ) + «+.» + « arborescens Linn. ( vulgaris Pursh. ) . «++ + + nivea Mich. (radiata Willd. En.) . + + + + + pubescens Court. (H. radiata Var.? Willd. En.) (1) Da fruotibus ac seminibus plantarum I. p. 150, | } 331 | Hydrangea quercifolia Bartram (1). b) Species Japonicae . LD) Hydrangea Hortensia m. at ee Azisat mai ++. è + Japonica m. - » aaa è Diundergia mei ale do oiradis ins . . +. + + paniculata m. è + + + + + involucrata m. + +00 ++ + alternifolia m. ade «1 Sitsitani? \m: . Specierum Japonicarum juxta auctores Japonicos enumeratio . 1. HyDRANGEA HortENSsIA SBLD. H. foliis oppositis late ovatis serratis acuminatis , | floribus cymosis (omnibus difformibus, laciniis qui- nis. ) _ Syn. Hydrangea hortensis Smith. ic. pict. I. p. 12. _t. 12. Willdenow. spec. pl. I. pag. 633. | Hortensia speciosa Pers. syn. I. p. 505. | Hortensia opuloides Lam. enc. III. p. 136. Ilustr. gen. t. 310. . Jacquin. fr. bot. p. 7. t. 3. f. 4. Nomen Hortensiae Ill. Commerson memoriae ami- cae in ejus per orbem itinere comitis, consecravit ; uare reducto hoc genere monumentum , ab illo latore propenso animo positum, conservare studui. de. (1) Dubiae species suunt Hydrangea glauca Bot Gultiv, = 0 + 0» . » laevigata H, Angl. » a «0 e s a heterophylla H, Cela, No'a Red. 332 È Cel. Willdenow Hortensiae nomen falso ab ,; horto ,, | derivat; vid. ejus Grundr. d. Kraàuterkunde p. 291. Nomen Japonicum: Temarihana id est: globus flos. Hi Nomen Chinense: Fur-dan-Kwa (quod idem si- gnificat) . si «MU Hic speciosus frutex , solummodo in hortis a Ja- | ponensibus cultus, mense Junio cymis 4-5 polli- | cum in diametro floret. Flores omnes sunt difformes, primo coeruleo-vi- | rescentes, tandem amoene rosei, laciniis corollae | constanter quinque distincti . | Frutex , cui. nomen Jabudemari ,. Viburnum plica- tum Thunb.?, ac Jamademari, Hydrangeae panicu= latae varietas, a botanophilis Japonicis oh inflore- scentiae similitudinem huc refertur. 2. HrDRANGEA AzisAI SBLD. H. foliis oppositis ovatis acuminatis basi attenua-' tis crenato-serratis, floribus ecymosis difformibus, co- rollae laciniis 4-8. ] Nomen Japonicum: Azisai. Nomen Chinense: Zu-hats-ser . Frutex bi-tri-pedalis colitur cum antecedente ; cy- mis amplioribus floribusque plerumque: caesiis, ra- rius'albis. Exstat varietas foliis auro variegatis, cui | nomen Fuiri azisai . 3. HypRANnGEA JaronicA. SBLD. H. foliis oppositis ovato-oblongis acuminatis tenuis- sime glanduloso-serratis utrinque glaberrimus , cyma conferta, floribus difformibus, laciniis corollae 6 - 10 inaequalibus ovato-rhombeis . Nomen Japonicum: Kakwusoo ; a. Floribus roseis: Berkaku. b. Floribus caesiis: Korkaku. 333 Fruticem elegantem e diversis provinciis recepi cul- tum, rariusque eum sponte crescere, mihi relatum est; floruit in horto botanico mense Julio . |. Ab H. Azisai, cui ceterum affinis, laciniis corol» . lae difformibus subrhombeis facile distinguitur . i) 4. HywpranceA Tuungeron SBLD. H. foliis oppositis oblongis serratis basi integris | subtus pallidis, cyma conferta, floribus difformibus, . laciniis corollae 4. vel-8 late obcordatis ( constanter . caesio lilacinis.) Syn. Viburnum Serratum Thunb. fl. iap. pag. 124. Nomen Japonicum: Amats’ Ja id est: Thea dulcis . Nomen Chinense : Do-sioo-San. Habitat frutex scandens ih montibus altioribus , | praesertim provinciae Awa ad Soraki in isula Sikok, ubi folia siccata loco Theae praeparantur dulcis sa- poris virtutisque Theae Bohoè. Japonenses mensis quarti die octavo, qui festus iis est, superstitione ducti, hujus decocti potu se se delectant. Secundum auctorem meum Japonicum altera hu- jus Varietas, amaro foliorum sapore distineta , no- mine Kokakusoo in montibus provenit. 5. HyDRANGEA viRENS SBLD. (1) | H. foliis ovato-oblongis acuminatis apice serratis supra hispidis ( Thunb.), cyma depauperata , flori- bus difformibus laciniis corollae 2-3 inaequalibus (niveis). ; Syn. Viburnum virens. Thunb. fl. iap. pag. 123. Viburnum scandens Pers. Synops. I. pag. 320. i Nomen Japonicum: Jamatoosin . di | I (1) Epitheton ,, virens,, jam ab aliis esse vituperatum, me non fua pit: illud vero ;, scandens »» plantae rarius scandenti non convemit ., } Nota Auct. 334 Frutex bi-sexpedalis (rarius scandens), in mon- . | tium altissimorum jugis inter Azaleas, Euryas et | Andromedas habitat. Ipse exempla, in monti ignivomo Wunren et Aso lecta, accepi; frequentissime in monte Higosan ac Tsisijama observavi florentem mense Majo. 6. HyDRANGEA PANICULATA SBLD. H. foliis oppositis ellipticis acuminatis glandulo- so-dentatis scabris in ramis floriferis ternis, panicu- la ramosa subsecunda , floribus ‘difformibus frequen- tibus, laciniis corollae 3-4. obovatis (albis.) Nomen Japonicum: Tsurudemari . Nomen Chinense: Too-siu-K juu . Frutex orgyalis et altior, scandens in montium rupibus ; flornit in horto botanico Julio et Augusto mensibus. Exstat varietas floribus difformibus aggre- gatis ex albo roseis, cui nomen Jamademari; frutex cultus, ex urbe Oosaka mihi missus, floruit in hor- to botanico cum antecedente, sed ramis floriferis non scandentibus, n 7. HyDRANGEA invoLUCRATA SBLD. H. foliis oppositis ovatis acuminatis glanduloso-ser- ratis reticulato-venosis utrinque hispidis; cyma ante anthesin involucrata (involucro caduco bi-tri-phyl- lo ) conferta , floribus difformibus, laciniis corollae suboctonis suborbiculatis, Nomen Japonicùm a. corollis lilacinis : Ginbaiso0 ; vd b. corollis flavescentibus: Kinbaisoo , Planta suffruticosa, vix pedalem attingit altitudi- nem, in montibus, ut mihi relatum, crescens; cul- tam ipse Ginbaisoo ex urbe Oosaka accepi, floruit- que in horto botanico mense Julio. i 335 - 8. HyDRANGEA ALTERNIFOLIA SBLD. H. foliis alternis, floribus cymosis polyandris dif- x formibus, laciniis corollae 2-6,3 constanter ovatis | acutis. . Nomen Japonicum: Kusasimots’ ke > . Suffrutex pedalis, in hortis cultus, florens Augu- sto, Septembri. i . Exstat insuper Hydrangeae species, cui nomen Sit- | sidankwa, sive Hitsidan-kwa ; quam examini ulteriori . subiicio. ? 9. HyDRANGEA SrrsitAN SeLn. H. foliis oppositis ovatis acuminatis acute serra | tis, venis subtus pubescentibus, floribus cymosis . difformibus plenis, laciniis corollae ellipticis ( amoe- | ne roseis ). \ Fruticem bipedalem cultum ex urbe Miako rece - pi, qui in horto botanico cultus , utrum Hydr. Hor- | tensiae varietas, an propria species sit existimanda , adhue dubito, Ì N LirreratuRAE BorAnicES JAPONICAR SPECIMEN . Decas L° Àa illustranda ea, quae in litteris nostris de | Botanices in Japonia statu monuimus, librorum de- i cem, de re botanica scriptorum, titulos et breve summam addemus. 1. Soo-Kwa-Sj uu. Anthologia , sive florum ad serta legenda collectio. Auctore Ho-tei in ur- be Jedo impressa cum figuris xylographicis, ab Jwa Sa-hi-Z' joozai pictis, ornata. Anno. 1810. Vol. I. 836 Hoc opusculum proprie calendarium botanicum exhibet, quo plurimae plantae , ornamenti causa in. | hortis Japonensium cultae , secundum florendi tem- pus enumerantur. Index est nominum Japonensium et Chinensium circiter 350. florum, quorum icones ultra 80. non sine quadam elegantia in tabulis X. excusi. Donum florae sacerdotibus acceptnm, ma- nnale serta legentibus utilissimum, nobisque , etiamsi omni botanica scientia denudatum , fidele tamen in inqufrendis ac describendis regni vegetabilis per hunc Archipelagum thesauris pugillare . i 2. Kitsu-Hin (Kippin), id est Bladhia genus Thunb. . Quod vero genus in sectiones V distribuitur , quae in hortis solummodo cultas species ample- ctuntur, reliquis sponte crescentibus: omissis . Sectio I. 22. praestantissimas ; II. 11. perpulchras ; III. 8. pulchras; IV. 6. varietates; V. 6. triviales species descriptas continet, quarum nonnulae xylographicis exhibentur tabulis. Auctore Roo-Kwa-Tei in urbe Miako. Anno 9. Kiwan- sei (1797.) Vol. I. 3. Wehono-samagusa. Collectio plantarum, in cam- pis ac montibus sua sponte crescentium. Au- ctore Hokk joo-Hookoku in urbe Oosaka im- pressa. Anno tertio imperatoris Burzei (1808) Voll. xt. In hoc libro plantae, in campis ac montibus vul- gatae, excusae commendatione litteraria illustrantur È 4. Oo-hin. Collectio omnium cerasi specierum ‘ac varietatum. Auctore Matsuwoka-Gentats”, ce- leberrimo in Japonia Botanico compluriumque operum auctore, in urbe Oosaka impressa , primo anno imperatoris Kiooho (1697). Vol. I. Editio nova. In China atque Japonia Amygdaleae praesertim ac x \ Ù Ù 337 Pomacea in hortis botanophilorum coluntur, arte imillium annorum excultae. Numerus horum varie- tatum in immensum increvit, florum magnitudine etalorumque frequentia , forma, colore notatus. Enumerat ac repraesentat auctor experientissimus quamplurimas varietates, quaram maximam partem ipse in diversis Japonensium hortis ac templis jam sum admiratus praestantissimasque depingendas curavi. _ 5. Bai-hin. Specierum ac Varietatam enumeratio Pruni, ab eodem auctore exarata in urbe Oosaka , anno primo Hool/eki (1655). Vol. I. Editio nova . . Acceptum hortulanis opùs, ducentas circiter Prit- mi varietates cultas exhibens. Ipse jam quinquaginta ac supra varietates, ex urbe Kuruze , ob Pruni va- \Tietates praestantissimas celebrata, acceptas, in hor- o botanico colo. i 6. Kuwadan-Azagawo-dsue. Species ac varietates generis Ipomoeae. Auctore Koterdo in urbe ‘Jedo, anno duodecimo Burzei (1816). Voll. II. Opus elegans, in quo descriptiones, denominatio- es ac delineationes delectissimarum Ipomoeae varie- tatum exhibentur. Haec vero varietates sunt plerae- que Ipomoeae trilobae, Thunb fl. jap., quarum ipse \ in horto botanico aestate anni praeteriti 45. e semi- nibus colui, inter quas una nova species distincta, foliis nimirum integris cordatis, occurit. Magni haec plantae in Japonia aestimantur, saepiusque granu- unicum florenis 10. usque 50. constat. Japo- nenses quoque, qui apud nos fllorum curiosi mos est, nominibus splendidis pulchritudinem celebrant,_ \hane Reginam, hane Auroram, Stellam, cet. nomi- Nantes varietatem . 7. Soo-kwa-rjak"-guwa-siki. Methodus brevi ac ci- to plantas depingendi. Auctore Kiesei in ur- _ be Jedo excusa (1814). Compendium artis pictoriae, quo praesertim sche- 338 mata, e regno vegetabili recepta, pictori sive ama- tori offeruntur . | 8. Kooweki tsikiu-s°jo0 (1). Collectio omnium plan- tarum, Auctore Qwek' ia-skee. Oosaka anno 1800. Vol. xxut. Auctor solis hortulanis synopsin brevem plantarum Japonicarum nec non Chinensium aliarumque terra- rum obtulit; praesertim autem exposuit omnem plan- tas colendi, nimirum serandi, plantandi, surculos inserendi cet. methodum, quam figuris xylographi- cis illustrat. Dignum versione opus, quam suo tempore cum annexis tabulis edendam curabo. 9. Jaku-m°jo0-S'jook. Enumeratio nominum Chi- nensium ac Japonicorum omnium medicami- num, in regno Japonico usitatorum, mille exhibens, quae plurima e regno vegetabili hausta. Auctore Motabara-Soosin in urbe Miako anno sexto imperatoris Burnzei (1824). Vol. I. Manuale ad colligenda ac examinanda medicami- na maxime idoneum . i 10. Jamato-honzoo. Ad verbum: Flora Japonica: Auctore Kaibara-toksin , viro illustri ob eru- ditionem exquisitam in lingua Japonica ‘ac. Chinensi nec non in botanica ; in urbe Miako impressum opus. Anno? Hoorei (1697). Vol. x. Editio nova. Praeter descriptiones ac delineationes omnium co- | gnitarum plantarum, in regno Japonico crescentium , _ Conchylia, Pisces, Aves enumerat, ac de vitae sa- lubris gerendae ratione, de medicaminibus aliisque hominum commodis agit. Opus in usum domesticum conscriptum. (Nova Acta Acad. C. L. C. Naturae cur, T. xrv. P. II. pag. 686 - 696. Bonnae 1829.) (1) Verbum Tsikin proprie omnes, in universo orbe terraram cre= scentes, plantas significat di “ 339 Serie cronologica degli allagamenti più importanti pro- . dotti dal mare dal 8.° secolo sino ai nostri giorni . Prospetto comunicato da ADRIANO BALBI. — ( Bulletin des Sc. Naturelles Tom. xx. pag. 14. Gennajo 1830. ) 800. Verso quest’ epoca il mare si estende sopra una gran parte del suolo dell’ i- sola d’ Helgoland , situata tra le foci del Veser e dell’ Elba. 800- 900. Nel corso di questo secolo molte vio- lenti tempeste cambiano considerabil- mente le coste della Bretagna: delle vallate, e dei villaggi interi sono in- ‘ ghiottiti dal mare. SII, go0- 950. Uragani fortissimi agitano le lagune di Venezia e fanno scomparire le isole di Ammiano , e di Constanziaco, nomina- te nelle antiche cronache . | 1044-1309. Il Baltico irrompe in modo spaventevo- le sulle coste della Pomerania ; .pro- ducendo guasti e danni incalcolabili è cagione della voce popolare sulla sommersione della pretesa città di Vi- neta , Vl esistenza della quale riputar si deve chimerica, che che ne dicano Kant ed altri celebri Scienziati. t106. Il vecchio Malamocco , città in allora d notabile della laguna di Venezia, è | ingojata dal mare. 1218, Una grande innondazione forma ìl golfo di Jahde, così denominato dal piccol fiume che innaffiava il paese fertile di- strutto da questa catastrofe.‘ Tom. III. 23 340 Anni 1219-1220, Terribili uragani separano dal continen> @ 1277-1278. Innondazioni marine inghiottiscono il 1202, 1240. 1300 = 1500. Violenti burasche fanno scomparire tre 1649. 1300. 1303. 1337. - 1421 te l'isola attuale di Wieringen, e pre- parano la rottura dell’ istmo che riu- niva l’ Olanda settentrionale attuale al- la contea di Staveren nella Frisia d’ og- gigiorno . fertile cantone di Reider/and, distruggo- . no la città di Toru 50. borghi, vil- laggi e monasteri, e formano la baja detta Dollart alla foce dell’ Es; il Tiam e V Eche, che bagnavano questo piccolo paese, sono tolti dal novero dei fiumi. Violenti burasche rompono l’ istmo che riuniva l'Olanda settentrionale alla Fri- sia. e formano îl golfo detto Zuidersèe. Una irruzione del mare cangia conside- rabilmente la costa occidentale dello Schleswig ; molti terreni fertili sono in- ghiottiti, e s' allarga molto il braccio f di mare che separava l’ isola di Nord- strand dal continente. quarti dell’ isola di He/goland . In quest’ anno secondo Fortis la città di Ciparum in Istria è distutta dal mare. | Secondo Kant il mare assorbe una gran parte dell’ isola di Ruger , ed inghiot- tisce parecchj villaggi sulle coste della Pomerania . Una innondazione distrugge 14. villaggi. nell’ isola di Kadzand nella Zelanda . Una innondazioue copre il Bergswa/d, vi distrugge 22. villaggi, e forma il lago Bies-Bosch che si estende dal Ger- truidenberg fino all’ isola di Dordro-** 341 Anni 1478. Il mare asporta un pezzo di terreno considerabile collocato all'imboccatura dell’ Humber, e sono distrutti diversi i villaggi. 1510. Il Baltico forma l'apertura di Frisch- \ | Haff, presso Pi/lau larga 1800 tese e È profonda da 12. a 15. (1530-1532, Il mare inghiottisce la città di Kortgene dl nell’ isola di Nord-Beweland nella Ze- _ landa ; nell’ ultimo indicato anno di- strugge ancora la parte orientale del- 1) l'isola Sud-Beweland con diversi vil- | i laggi, e le città di Borselen e Remers- È walde . Pa 1 970. Una violenta burasca distrugge la metà N del villaggio di Scheveningen al nord-est dell’ Aja. 11625, Il mare distacca una parte della .peni- . sola di Dars nella Pomerania Svedese e ne forma l'isola Zingst al nord di ì Barth . 1634. . Una innondazione del mare sommerge tutta l’isola di Nordstrand: 1338. case, chiese, e torri sono distrutte; 6,408. persone , e 50,000. capi di bestiame periscono. Di quest’ isola , per lo in- nanzi tanto fertile e florida , rimango- no soltanto i tre isolotti denominati Pelworm , Nordstrand , e Litje-Moor . 703 - 1746. In questo periodo il mare inghiotte al- l'isola di Katzand più di 100. tese delle sue dighe. 726. Una violenta burasca cangia la salina ° d’ Araya nella provincia di Cumana , parte della Columbia, in un golfo di più leghe di larghezza . 342 Anni i 1770-1785. Le correnti ed i vortici scavano un cade d nale tra la parte alta, e la parte bas-. @ sa dell’ isola di He/goland , e trasfor-. mano in due isolotti quest’ isola tanto estesa prima dell’ottavo secolo, | 1784. Una violenta burasca forma, secondo | Hoff, il lago di Aboukir nel basso | Egitto. ì 1791-1793. Nuovi allagamenti del mare distruggo- no le dighe ed inghiottiscono altre par-. ti dell’isola di Nordstrand di già tanto | impiccolita . 1 1803. Il mare asporta le ultime ruine del prio- @ rato di Crail nella Scozia. MurcHison B. J. — Sulle rocce terziarie e secondarie | del versante sud delle alpi del Tirolo. Con due Sezioni. ( Philos. Magaz.; giugno 1829. p. 4o1.) I depositi terziarii o subalpini attraversati sono @ da rocce basaltiche al ponente della Brenta, nel | ‘5mentre che le medesime non conpariscono nella e- ‘stensione considerabile di terreni terziarii tra la Bren- ta e la Piave, o tra Asolo e Possagno. Vi si vede al di sopra della scaglia o creta una zona esterna | di agglomerati a letti di sabbia gialla e di marna. blù, contenente fossili subappennini, ed un sistema i - È chigliacea blù, e di calcare compatto a numuliti.@ Fortis aveva di già notato nel primo masso una ma-fl' drepora fungite a Castel Cucco , le Turbiniti terebra et editus di Brander, un Dentalium , un Murex, un Helix mutabilis di Brand. L'autore espone in segui- Mi Ù 343 to i detagli delle due sezioni, la prima delle quali si estende da Asolo a Possagno. Gli agglomerati ter- ‘ziarii cominciano alla distanza di un miglio e mez- zo al mezzo giorno di Asolo, ed inclinano al S. S.-E ; cal settentrione dello stesso paese acquistano 7. ad 800. piedi di altezza, e la loro inclinazione arriva i sino ai 40.° I massi sono più grossi negli strati più recenti. ed il cemento più duro; si trova ancora una specie di grè calcare giallo negli strati inferio- cri. Più basso vengono delle sabbie gialle conchi- | gliacee, e finalmente degli agglomerati fini alternanti con della marna blù, e della sabbia gialla. I mas- si sono per lo più dolomiti, e di rado‘ rocce pri- mitive. Il sistema inferiore comincia con un grè ‘giallo a grana verde, alternante con grè calcari in- «duriti, ed inclinanti verso il S. S.-E. da 25. a 30. gradi, e contiene dei petoncoli , dei pettini , delle echiniti, e degli alcioni, Al di sotto trovasi per un miglio di estensione, della marna blù contenente conchiglie del genere Lucina, e singolarmente la concetrica , e la mutabilis, e delle echiniti. Al setten- trione di Gagtetduzco sporge una porzione estrema di calcare compatto in parte bluastro contenente _mumuliti. Alla descritta roccia tengon dietro dei grè gialli, e dei letti ca/cariferi induriti contenenti pettini ec.; degli alternati di marne sabbiose blù a turrite/la si- uosa , od a natica glaucinoides e Solerium conalicu- utum?? Chama squamosa , piccole ostriche, denta- ium grande ec. Più basso avvi del calcare a numu- iti ed a grana verde alternante con della marna blù. l calcare diventa breciforme bluastro ; alterna con el grè micaceo grigio giallo, che passa in letti por- tanti la calce a lenticoliti, opercoline, cicloliti, ed ltre piccole multiloculari . In fine si perviene ad fi ultimo strato di marna blù a Caryophylla alta- willensis ; fungiti; lenticuliti compianata, e variola- 344 ria; orbicoliti 2. specie; cicloliti, cristata; mumuliti planulata , e levigata; cono stromboide ; pleurotoma ondato; fuso longevo ; voluta arpola, cassis diade ma , e serpula spirulaea Lam. La vallata d’ Urgana ‘| nasconde il contatto de suolo terziario e seconda- rio, e Possagno è di già fabbricato sulla scaglia, | rossigna in alto, bianca e verdastra in basso, ed in- clinante al S. S-E. sotto 30. a 35. gradi. La seconda sezione si estende da Bassano a Cam. | pese all’ imboccatura del canale della Brenta. Gli. strati i più recenti di Bassano consistono in agglo-. merati a letti di sabbia gialla, inclinanti al S. S-E.. sotto 20. a 25. gradi. Dirigendosi verso le alpi cre- sce la inclinazione, ed il deposito passa al grè gial- | lo, ed al grè calcare indurito. Il grè micaceo, ha | dei grani verdi, del ferro idrato, dei pettini, delle È echiniti: prima di arrivare a S. Eusebio l’ inclina. zione è di già di 4o. gradi. Dei grè verdi, e delle d| marne blù succedono alle precedenti rocce ; le nu-. muliti vi abbondano, e le marne presentano le con-. chiglie citate a Castel Cucco. A Sarzone queste marne abbondantissime di conchiglie inclinano sotto È un angolo di 70. od 80. gradi, ed ellevansi a San | Bovo 700. piedi al di sopra del livello del fiume. | Inferiormente avvi un calcare a numuliti, e multi | loculari il quale, in strati verticali, viene a con- tatto in modo cennforme colla creta rossa a silice. L’ autore rimprovera impropriamente a Maraschini | di classificare questa creta tra i terreni terziarii, | giacchè egli non confondeva già la creta di verun paese coi depositi terziarii dei medesimi, ma inco-. minciava , con Cordier, l enumerazione dei terreni ® terziari dal grè verde. Gli strati verticali della @ Scaglia passano insensibilmente a quelli della dolo-. mite, ugualmente collocati. L'autore indica dei fos- Îi sili contenuti nei medesimi, e più al settentrione. molti ripiegamenti. Conchiude che il sollevamento. i] 345 } delle Alpi ha dovuto agire nello stesso tempo sui depositi secondarii e sui terziarii. Pretende pure che fossili identici con delle conchiglie ancor viventi si trovino soltanto nel suo sistema terziario superiore , e che le masse inferiori presentino solo dei fossili proprii dell’ argilla blù di Londra, uniti ad alcune ‘conchiglie di Bordeaux. È pure d’ opinione che le ‘multiloculari di questi strati differiscano dalle spe- cie proprie delle colline subappennine. Fa riflettere che l'argilla plastica manca nei luoghi che egli de- scrive, nello stesso modo che manca pure in qualune que altra località d’ Italia , ed opina che i depositi di questa argilla plastica considerar si debbano qua» li accidentalità locali prodotte soltanto in certe baje terziarie. Ugualmente i fossili d’acqua dolce vi si ) rinvengono pure anche più eventualmente, prova ne siano le isole di Wight e Reading nelle quali que- sta argilla plastica non presenta che delle conchi- . glie marine. Il nostro autore vede quasi un passag- gio dalla scaglia al calcare terziario. I basalti del Vicentino sono il.prodotto delle eruzioni vulcaniche ‘che accompagnarono il sollevamento delle alpi, fe- nomeno che ammette come posteriore all’epoca ter- ziaria, od almeno ad una parte di questo periodo . Termina l’ articolo con una lista di fossili terziarii analoghi a quelli delle vicinanze di Bordeaux, Pa- | rigi, e Londra. Questi sono principalmente il pecten | pleuronectes, rostellaria sinuosa ; melania costellata | ‘mitra scrobiculata Br.; natica globulus Desh., e le | altre specie di già citate nel corso della memoria. } Dal Bullettino di Ferussac, Scienze nat. e. geolo- | gia, T. xx. p. 35. A. B. (Bouè), 346 ; Bertranp DE Dove I. M.. — Mémoire ‘sur les osse- | mens etc. — Memoria sulle ossa fossili trovate a % Saint-Privat d’ Allier, e sui terreni basaltici nei è quali sono contenute. ( Annales de la Soc. d’ agri- | cul. , sciences , et commerce du Puy, pour 1828. | In 8.° di pag. 23. con tre tav, au Puy 1829.) Li x I villaggio di Saint-Privat d’ Allier è situato in un vallone sulla destra sponda dell’ Allier, ad una distanza all'incirca, uguale da questo fiume, e dal- la somità ‘delle montagne che si innalzano dall’ op- posto lato. Questo .vallone si allarga in modo da formare al di sotto di Mercoeur un assai largo ba- cino:;, più in basso si restringe tra le scoscese rupi di gneis che si innalzano al levante di Sairt-Privat , inferiormente al villaggio du Cher, e quelle che si estendono dal lato opposto da Combriaux fino al di là di Rochegude . Questo spazio, largo allo incirca mille metri, è stato in gran parte riempiuto da corenti discese dai diversi, crateri, le ruine dei quali circondano. il bacino di MMercoeur. L' ammasso principale di ossa fossili scoperte da Bertrande de Doue è situato in questo vallone presso la casa Besqueut , lontana cir- ca duecento cinquanta metri dal predetto villaggio. In questo luogo si vede un banco di scorie, il qua- le non si innalza che un solo metro al di sopra della strada; ma la di lui grossezza è più conside- rabile, giacchè , discendendo soltanto d’ alcuni pas- si, si vede uscire al di sotto del suolo una corrente di lava sulla quale giace il predetto banco. Questo banco è coperto da uno strato di due a 4. metri di — ceneri vulcaniche grigiastre, a fina grana, debol. mente agglutinate, al di sopra delle quali riposa ‘una muova corrente di circa quattro metri di pro- 347 . fondità. Finalmente questa stessa ne sostiene una terza la lava della quale si-distingue da quella del- le altre due correnti inferiori perchè contiene mag- | gior copia di grani di pirossene e di peridotto . Entro uno spazio di due metri quadrati, e nella parte superiore del banco di scorie, sonosi rinvenuti dei residui bene caratterizzati di diversi animali ap- | partenenti a tre generi, di carnivori, pachidermi, . e ruminanti. Le scorie contenenti queste ossa, gia- | centi tra i due strati di lava, presentano tutti i caratteri di quelle alle quali si è comunemente . dato il nome di Scorie dei crateri; esse’ contengono dei cristalli di pirossene; il loro colore è nero e | velato da uno strato terreo, ordinariamente rossi-- | gno, che esser potrebbe il prodotto di loro decom- | posizione. I fossili sono stati trovati confusi, però a | preferenza in posizione orizzontale. Le ossa sono | biancastre , legere , tenere, spesso anzi estremamen- te friabili: le loro cavità sono per lo più ripiene di cemento rossigno, o della stessa materia. che compone la loro ganga; non apparisce che il colore . della lava che le ha ricoperte le abbia alterate. Questo deposito d' ossa è riferibile a quelli delle caverne che servito hanno per lungo tempo di rico- vero a dei grandi carnivori, e particolarmente a . delle jene; le specie sono analoghe a quelle trovate h da Jobert e Croiset nel Puy-de Dome ( Recherches sur les ossemens fossiles du Puy de Dbme). Ì 348 Horrmann F. — Sulla costituzione del territorio di & Roma , unitamente a delle osservazioni generali sul | carattere geologico d’ Italia. (Annalen des Phys. und Chim. de Poggendorf, 1829. ) dI E questa memoria divisa in due parti, 1’ una contiene le conclusioni dell’ autore, l’altra la de- scrizione delle formazioni. La carta di Roma fa ve- dere tre divisioni geografiche, cioè : una vallata aper- ta circondata a destra da una catena di colline, ed a sinistra da un paese basso con delle eminenze iso- late, e queste tre regioni corrispondono a tre for- mazioni. Il mare ha formato il primo deposito , il quale è stato attraversato, scomposto, e ricoperto da | eruzioni vulcaniche, ed in seguito incrostato da un & deposito chimico-mecanico d’ acqua dolce. Passa l’au- tore ad esporre dei detagli da prima su’ gli effetti prodotti dall’ Oceano. I monti Mario, Gianicolo, e Vaticano offrono superiormente un grosso deposito di sabbia in parte micacea, o di grè giallo, qual- che volta a fragmenti di calcare secondario , e di silice. Questi ultimi anzi vi formano dei banchi al- la porta Fabrica, ec. e questi fragmenti ne conten-. gno ancora di quarzo, di diaspro rosso, e di schi- sto siliceo. Tra porta S. Spirito e porta Portese mo- stransi gli stessi fragmenti cementati sotto forma di. pudinghi, di rado vi si rinvengono dei fossili abben- È chè questo sia lo stesso deposito di quello dei ban- chi con ostriche (O. Hippopus), con emarginuli etc. | del monte Mario. Il metatarso di paleoterio citato | da Brongniart non esiste che nel deposito d’ acqua dolce. Al di sotto del grès avvi una marna argillo- | sa grigio bluastra, come si vede tra il Gianicolo ed il Vaticano, al Monte delle crete, Monte dei For-. naci ec. Questa marna alterna superiormente con Ter E ESE 349 degli strati di grè e di puding, e contiene molti ‘fossili, cioè dei dentali, delle telline, dei balani, dei residui di piante, forse fuciti, e degli avvanzi bituminosi (al di dietro di S. Pietro). Sulla sinistra sponda del Tevere le sette colline sono composte principalmente di tufo vulcanico . L’autore parla da prima del tufo litoide, od agglo- ‘merato , bruno rosso, a fragmenti di pomici con ‘pirossene, mica, leucite, e fragmenti di calcare: questa è la roccia del Campidoglio, alla vigna Lo- vati, nell’ Aventino, intorno a S. Saba sul monte Celio, al monte Verde, davanti la porta Maggiore, ad Ardea, sulla strada Ardeatina, il tufo granello- so, o fragmentario diversifica per la debole sua con- sistenza, e pei fragmenti di lava ; spesso questo tufo consiste semplicemente in un lapillo, e qualche vol- ta si scompone in argilla, come a Velletri alle fal- de del monte Artemisio, a S. Agato; in Campania , tra Molo di Gaeta, e Capua dove con esso si co- struisce del vasellame. Il tufo terroso di Brocchi è una varietà gialla e fina di questo tufo medesimo , avente delle impressioni di foglie, e dei fori altra volta occupati da tronchi; si trova alla basilica di S. Lorenzo al monte Sacro, nella via Salara, e tra Porta S. Giovanni, e l’ anfiteatro castrense. 11 tufo. granelloso è molto esteso e forma il Pincio, il Qui- «. rinale, il Viminale, ed il Palatino, abbondando nei | contorni di Roma. Sulle alture collocate alla destra del Tevere questo tufo ricopre le formazioni terzia- rie marine come nel Vaticano, dove contiene frag- menti del peperino di Rocca di Papa presso Albano, e del basalto. Sopra questo strato di 6. pollici avvi un letto pomiceo. Gli stessi strati si vedono a piedi del Gianicolo , alla porta di Santo Spirito, e sopra questo monte, al di sotto della villa Frangioni in faccia alla porta S. Pangrazio, ed al monte Mario . S illa sinistra del Tevere il tufo litoide copre il tufo 350 terroso nella stessa maniera come sul monte Esqui- lino sotto la rupe tarpeja, dove si trova dell’ argil- la micacea bruna con dei letti di calcare compatta coperta da 6. pollici di sabbia e d'argilla, e da 10. pollici di tufo terroso. I pozzi provano , che il suo-' lo terziario passa sotto li sette colli di Roma. L'au- tore in una nota espone il detaglio della differenza esistente tra il piperino del lago Gabino (composto di fragmenti angolari di lava, e di calcare misto con del pirossene e del mica), e quello di Albaro, il quale in una medesima composizione contiene maggior copia di pirossene e di mica. Queste rocce distinguonsi eminentemente dai tufi Romani per la freschezza dei loro frantumi. Lo strato di lava il più vicino a Roma trovasi a Capo di bue; questa roccia, ben conosciuta, è a Zeoliti, riposa sopra del peperino, ed è l'estremità di una corrente la quale partita dal Monte Albano ha lambito la via Appia. La stessa roccia con Abrazite , od Harmoto- ‘mo è stata trovata sulla strada d’ Ostia ad 1. miglio dietro Trefontane, Nella formazione d’acqua dolce abbondano so- prattutto le marne argillacee, le sabbie, i massì, ed il travertino. I letti argillacei arrestano le ac- que, e formano perciò le basse valli. Le marne micacee contengono dei fragmenti pirossenici e quar- zosi. Le sabbie gialle sono calcari od a fragmenti calcari o silicei ( campo vaccino ), sul declive del Palatino, verso il Colosseo. La formazione d’ acqua dolce di queste sabbie è provata dai tubi di tufo calcare a residui di conchiglie lacustri, cioè : Helix palustris , et planata Linn. al campo vaccino, e Cy- clostoma obtusum Drep., al Gianicolo. Lo stesso de- posito si trova sulle alture nel Campidoglio, dove contiene inferiormente molto pirossene e pomice, dei residui di piante. e delle Te/lina cornea, Helix tentaculata o Cyclostona impurum Drap. Nell Esqui- 351 lino a 130. piedi al di sopra del Tevere, e sul tufo litoide avvi dell'argilla gialla a concrezioni calcari , che è quella delle pianure. Sul declive dell’ Aven- tino, sotto il bastione di Paolo III. avvi un letto di marna sabbiosa con Elici al di sotto del tufo calcare. Il travertino è un deposito formato dall’ ac- qua sopraccarica d’ acido carbonico, come lo è quel- la dell’Anio a Tivoli; le cavità che si incontrano in questo travertino sono formate in parte da vege- tabili che si sono disciolti, e queste hanno la forma longitudinale; in altra parte dal passaggio di gaz sviluppatisi al di sotto, e mostransi in tal caso tor- tuose coteste cavità: questo fenomeno infatti si vede anche presentemente nella laguna della Solfatara , e nel lago di Tartaro presso Tivoli. Vi sono avanzi d’ alberi, singolarmente tra Ponte Mollo, e porta del Popolo; molte conchiglie d’ acqua dolce , e re- sidui di rane a Torre di Quinto. Sul pendio del- l’ Aventino degli strati orizzontali si innalzano a 90. piedi al di sopra del fiume per l'estensione di mez- zo miglio. A Trelles lo stesso travertino giace sopra della sabbia di fiume che ricopre il tufo vulcanico; vi alterna con dei letti di sabbia, contiene della pomice , e l' Helix decollata et muralis, ed è rico- |. perto dall’argilla alluviale delle pianure. Piccoli letti di travertino esistono nelle sabbie, e nelle mar- ne alluviali, e sul tufo, ed anche nel tufo granel- loso superiore, come alla porta del Popolo, dove presenta delle foglie di pioppo bianco, di betu/a elnus, e di tamais gallica, non che un fragmento, d’ osso. L’ argilla fluviale grigia superiore vi mostra delle foglie di salice bianco ; ed essa stessa è anco- ra sormontata da alternati di tufo vulcanico, di sabbie fluviale, e di letti di travertino, il tutto el- levantesi a 130. piedi al di sopra del fiume. Quest’ or- dine cdi sovrapposizione incomincia a Pincio e si e- stende a Ponte molle. Sulla destra del Tevere vi si 352 / rinviene pure del travertino alla capella di S. An- drea , sul Gianicolo nella sabbia; ed alla villa Pa- mfili si è trovato un pezzo di travertino con elici - in un tufo terroso . Nella seconda parte l’ autore incomincia dalla clas- sificazione dei calcari appennini tra quelli del Jura e la creta , identificandoli colla catena calcare tra Co- mo e Verona. Questi calcari giaciono sopra delle rocce primitive od intermedie , in Calabria, in To- seana, in faccia all’ isola d’ Elba, e nel nord dello stato Romano ( Ronciglione), tra i monti Cimini, e monte Fiascone presso Viterbo, tra Civitavecchia e la Tolfa, da capo Circello a Terracina. Presso le isole pomici si è trovato del calcare intermedio . Tut- ti questi punti di rocce antiche sono sul rovescio occidentale degli appennini, nel mentre che non se ne trova punto nel lato opposto; dunque la causa del sollevamento di questa catena deve essere rintrac- ‘ciata sul lato da prima indicato. Questo infatti è confermato dagli scoscendimenti del lato Sud-Ovest, e dalla esistenza dei vulcani soltanto sulla spiaggia del mediterraneo. Le marne terziarie si innalzano a 2000. piedi nella repubblica di S. Marino, ed han- no dovuto seguire il sollevamento della catena. Una linea di depositi vulcanici scorre parallellamente agli appennini da Radicofani ad Albano, e per la vallata. d’ Herniker sino in Campania. Roma è collocata. tra due centri di vulcani estinti innanzi ai tempi Sto- rici, cioè: al N. O. il monte Cimini trachitico, tra Viterbo e Bolsena, coi crateri di Bracciano e la Tolfa; ed al S. E. le montagne basaltiche d’ Alba- no colle alture di Frascati e di Marino, ed i cra- teri d’ Albano e di Nemi. I cangiamenti che questi gruppi hanno fatto subire al suolo Romano sono posteriori all’ epoca terziaria, giacchè i loro avanzi non esistono nel suolo terziario Romano. L’ idea di Breislak di un antico cratere in Roma è assurda ed \ i 353 ‘abbandonata. De Buch attribuisce i depositi del ‘tufo Romano alle acque dolci, e Brocchi al mare. Quest’ ultima opinione è sostenuta dalla estensione di questo tufo, da S. Fiora in Toscana fino a Na- poli, e dalla sua esistenza sopra delle isole man- canti di fiumi, quali sono Ischia, Procida, e Lipa- ri, ed anche in Sicilia nella Val di Noto. Di più questo stesso tufo contiene dei fossili marini, A dne miglia e mezzo da Montalto ; presso Corneto, Brocchi cita delle Venus islandica; ad Acqua traversa pres- so Roma, delle bivalvi; sulla cima di Monte Cavo (Albano), dei Murex, e dei bivalvi in una terra . vulcanica; a Velletri delle bivalve in un tufo; e degli | esempii somiglianti citare si possono presso Napoli a Ischia, ed in Sicilia. In seguito i 4. Vulcani ab- bruccianti in Italia non hanno più formato depositi . di simil natura; il tufo di Hercolano si è consoli- dato mediante le infiltrazioni. A Santorino delle po- mici mescolate sono a conchiglie marine. Brocchi spiega l'alternarsi del tufo terroso col travertino, supponendo che queste materie vulcaniche ora non si vedono nella naturale loro posizione, ma traslo- cate. La materia di questo tufo trovasi nei monti . Cimini ed intorno al lago di Bracciano: la pomice non è un prodotto di Albano. Il consolidamento e . la finezza del tufo si accresce a misura che si avvi- ‘cina da Cimini verso Roma. Il Tevere una volta A ha dovuto avere un letto o livello 130. piedi più alto di quello lo sia presentemente, onde meglio È spiegare i depositi d’acqua dolce; e le di lui acque ‘ formavano un lago ed erano stagnanti, come lo di- | mostrano i fossili di quest’ ultimo terreno. L’ autore epprora che l’acqua del Tevere ha dovuto una volta mpporrere con maggior impeto, onde spiegare la pre- senza dei massi di calcare e di lava sul travertino, | sostanze che presentemente non più strascina. La . loro discesa probabilmente si dovette all’ improvviso 354 i ritiro delle acque. Questa memoria, della quale, se ne è dato un breve estratto, è un fragmento di un’opera molto estesa di Burser sulla geulogia , le antichità ec. di Roma e va unita ad una carta e ad una sezione geologica . (Bulletin des Sc. Naturelles T. xx. pag. 395 - 399. Mars 1830. A. B.) Lettera del Conte MunstER intorno alcune scoperte geologiche. (Teuschl. geogn. dargest. par Keferstein. T. vr. fascic. 3. ) bj L autore ha scoperto dei pesci nella creta in- feriore fosca di Munster in Vestfalia; ha paragonato gli strati jurassici del nord-ovest della Germania con quelli del sud-ovest. Le masse superiori delle ulti- {i me regioni non esistono nelle prime, ma gli strati inferiori trovansi uguali in queste e in quelle: non ha potuto rinvenire dei fossili caratteristici dell’ Ooli= te di Hi/desheim. Ha esaminato la creta dei monti Hammer presso Lemforde ec. A Goslar il Sutmerberg, composto di un calcare arenaceo bruno rosso, a lui sembra che appartenga alla creta: in queste marne esistono delle siforie - ha racolto 200. nuove specie di piante fossili nella Germania settentrionale , e si troveranno figurate in Go/dfuss. A Manheim in Ba- viera ha scoperto un nuovo pterodattile ; come pure una nuova specie di Saurio del genere Camaleonte, Polychrus ec. Il calcare terziario di Georgens-gemund gli ha somministrato ( come quello di Parigi ) degli avanzi di Mastodon minutum , Rhinoceros tichorinus Cuv.; di quello d’ Orleans; d’ Anoplotherium secun- darium ;} d’ una piccola specie di Anthracotherium (Cuv. II. tav. 80. fig. 5.); di Ursus spelaeus ; e dei denti di una mustela. A Gailen reuth ha trovato 355. frammiste alle ossa conosciute d’ orsi, leoni, jene, lupi, e di gulone quella di un Canis wulpinaris (nuov. sp.) di un putorio, di una grande martora, «di un sorice, e di diversi roditori, come di'arvico- le, topi ec. _J. Grant — Osservazioni sulla struttura, i costumi, e le abitudini dell’ Orang-Outang di Borneo. (Edinburg Journal of Science, 1828. N° xrIz., . p. 1-24.) Mivendo Sir Giorgio Swinton ricevuto dal Dottore .W. Montgomerie , medico negli Stabilimenti del Ben- gala, una giovine femmina di Orang-Outang prove- niente da Porziana isola di Borneo, Grant ha avuto occasione di esaminare minutamente questo animale interessante . Cotesto iudividuo non è tanto grande quanto quel- lo descritto da Abel in un viaggio alla China, la figura però presenta delle rassomiglianze evidenti con quello di Swirtor. La incisione pubblicata nel Re- gno animale di Griffith è stata dal pittore accomo- «data in modo da esagererarne l’ espressione della fi- «sonomia , rendendo anche il corpo dell’ animale so- ‘verchiamente gracile. Nell’ individuo di cui parla Grant il contorno degli occhi, della bocca, la pal- «uma delle mani, e l'addome sono di un: colore di ‘carne gialliccio. I sacchi gutturali, espansione dei ventricoli della glotide, descritti pel primo da Cam- per appariscono rigonfj; sonovi unghie ai grossi diti «lei piedi, il che è contrario a quanto asserisce Cu- vier contro Camper, che cioè la mancanza di queste Unghie costituisca il carattere distintivo dell’ Orang di Borneo (1). i ———€& (x) Il Bulletin des Sc. Nato T.xx. P» 473: dal quale si è estratto om. III. 24 o 356 Malgrado il prolungamento delle mascelle, la fac- cia di questo animale conserva notabile rassomiglian- za con quella dell’uomo, notabile si è pure la ca- pacità del cranio, ma trattasi di un individuo assai giovane. Fu notato che l'addome mostravasi gonfio, e le estremità macilenti, giacchè i visceri addomi- nali erano indurati per lenta flogosi, qualità di de- generazione osservata nella maggior parte delle si- mie ridotte in schiavitù, ed assoggettate ad un re- gime non addattato al loro temperamento, ed al loro naturale. ; ( -Quivi Grant passa alla minuta descrizione di que- sto individuo, che crediamo potere tralasciare trat- tandosi di un animale molto bene conosciuto e de- lineato. Ciascuna mascella portava quattro molari, 4. incisivi, e due canini. Le labbra erano grosse e suscettibili di. prolungarsi a guisa di piccola tromba. Le abitudini di questo Orang-Outang , al dire di Grant ; analoghe sono a quelle pubblicate da diversi f autori; è grave, malinconico, quieto, ma molto fi curioso ed attento nell’ osservare quanto accade in- torno a lui, rapidi sono al solito i suo1 movimenti, sà disporre benissimo ed ordinare gli oggetti che. gli | appartengono , agita però con collera la propria ca- tena , e tranne la compagnia di Swirsor, che ricer- ij questo articolo, esteso da J.J. Nirey, dice espressamente = il v a des ongles aux gros orteils des pieds, ce qui contredit l’opinion de M. Cuvier sur Camper, lorsqu’il soutient contre ce dernier, que l’absence d’ ongles aux gros orteils forme le caractère distinetif de 1° Orang de Borneo =. Consultate le opere dei due citati autori trovo che la cosa inten» der si deve in senso affatto opposto. Infatti il sullodato Sig. Cuvier, tanto nella prima quanto nella seconda ed. del suo Règne Animal, all’ articolo Orang-Outang ; così si esprime = Camper a eu tort de croire que les ongles manquent toujours à ses poures de derrière = . Camper poi nella descrizione dell’animale di cui parliamo non solo ammette l’ assolùta mancanza di queste unghie, ma cerca ap- poggio alla sua opinione anche nelle osservazioni di Wan der Meu len, Allamand. Kooistra, Maty ate. (A. A.) 357 ca, resta impassibile alla presenza di tutti i curio- si. Beve volontieri del latte con poco tè, mangia con piacere dei banani; gli è stato insegnato a tra- ‘cannare intieri bichieri di vino. È questo animale buono, affettuoso, ma i volti stranieri gli cagiona- no impressioni diverse, e qualche volta , dello spa- vento, in tal caso batte i denti e cerca di fuggire .arrampicandosi . La curiosità sembra la passione do- mivante in lui, tutto esamina, stravolge , odora., e tenta coi denti; qualche volta se ne inquieta e la- cera o rompe quello che gli è stato presentato. Ha preso l’ abitudine di ballare; ritorna istintivamente agli stessi passi, e conserva con diligenza il centro di gravità per non cadere; per farlo agire non è necessario ricorer sempre, come colle altre simie, alla sferza, mostrando molto maggiore intelligenza . «Grant, dopo tutto cio tenta, riportando dei bra- ni delle memorie già conosciute di Wurmd, di Fou- chè d’ Obsonville , d° Edwards, di Vosmaer, di Sahw , di P. Camper ec. , tenta dissi, determinare se que- sti diversi autori abbiano ragionato di una sola. 0 di diverse specie di simie , e se l’Orang-Outang gio- vine, diventi col nascere degli anni il Porgo di | Wurmb. Relativamente all’ Orarg che descrive non ‘poteva averne meno di cinque anni e presentava la ‘corpulenza e la statura di un fanciullo di due an- ni; sembra quindi impossibile che in pochi avni arrivar possa all'altezza di otto piedi (inglesi) sta- Boca assegnata al Orang di Clarke Abel. Anche El- phitistone governatore a Bombay ha posseduto ‘un Orang-Outang che non oltrepassò l'altezza di quat- ‘tro piedi. sl di fatto potranno in seguito adequatamente rischia- rl rarla, intanto, se pure i dissegni dell’ Orang gigan- ie . . . . e di Clarke Abel sono esatti, questa specie di \ 358 1 simia, presenta un numero di differenze troppo gran-. de per ammettere senz’ altre prove che appartenga ai veri Orangs-Outangs di Borneo . Sembra ancora che non debbono questi essere confusi ne anche col Pon- | go di Warmb, giacchè in moltissimi altri mammi- | feri non si osservano tanti e tali differenze tra gli © individui adulti ed i giovani, quante se ne rinven- gono tra i giovani Orang-Outang di Borneo, ed il Pcengo, od Orang gigantesco di Abel. Nirscu Cur. L. universit. Halens. Prof. , Observationes de avium arteria carotide communi. Hallae 1829. Gebauer , di 26. pag. in 4° Pie cosa generalmente ammessa che negli uc- celli esistessero due carotidi primitive, una destra, sinistra l’altra, e derivanti ciascuna dalla. corri- spondente subclavia G. F. Meckel ciò non ostante ave- va osservato che questa legge era ben lontana dal- l'essere costante in tutte le specie, presentando an- zi numerose eccezioni (1). Nitzlch infatti, che ha su questo rapporto fatte molte ricerche, distingue nella carotide le quattro disposizioni seguenti. 1.° Ora esistono ‘due carotidi distinte una per ciascun’ lato; 2.° una sola carotide risultante dalla riunione dei due tronchi nati dalle subclavie; 3.° una sola carotide destra; 4.° ovvero una sola sinistra. ;_ In 188. specie osservate dall’aut. gr. hanno pre- sentato la prima disposizione e 95. la quarta: la se- conda è stata veduta soltanto nell’ Ardea. stellaris , e la terza sul Phoenicopterus antiquorum. La prima disposizione è stata osservata in quasi tutte le fa- miglie, eccettuati i passeri, i longimani, ed i pic- (‘) Archiv. fir Anatomie und Physiologie , 1826. p. 19. 359 chj. Le specie esaminate che presentano due caro- tidi distinte sono; 1,° Fra i predatori, Fa/co albicilla , fulvus, lago- ‘9 pus 3 buteo , palumbaris, nisus, veruginosus , pigargus, | cineraescens ; Pernis apivorus ; Pobidinia haliaetos ; Rhyncodon peregrinus , subbuteo, oesalon , tinnuncu= . lus; Strix bubo, otus, brachyotos; cluco, nisoria, | passerina , flammea . 2°. Cucculini; Caprimulgus eu- ropaeus ; Coracias garula : Galbula longicauda,; Cu- culus canorus. 3. Psittaci ; Psittacus macavuona . Ochrocephalus, erithacus , leucocephalus , canicularis , haematodus. 4° Alcionee; Alcedo ispida » 5.° Colom- - bini; Columba livia domestica turtur , risoria; Ptero- | gles, senegalensis + 6.° Gallinacei; Tetrao tetrix 5; 3 Per- | dria cinerea ;; Gallus bankiva domesticus } Phasianus colchicus ; Meleegris gallo pavo ; Numida meleagris ; Cripturus. variegatus..7.° Alectoridi; Otistarda. 8.° Grue ;. Grus .cinerea + 9° Folghe; Parra. iassana ; Rallus aquaticus ; pra gi Agli Gallinala chloro- 7; pus Fulica atra. ‘Aghironi;; 3 Ardea cinerea ; Ciconia alba nigra. 11.°, Limicole ; Numerrius phaeo- | pars; Machetespugrax ; Tringa alpina ». subarquata , Temminckii; Ù Phalaropus hyperboreus , fimbriatus ; Stre= | psilas ‘interpres; Charadrius morinellus ; vanellus ; Oe- dichemus crepitans ;. Totanus glottis , calidris ; hypo- leucos ;. Scolopax. rusticola , gallinago , gallinula ; Glareola ‘austriaca. 19.° Longipenni; Lestris parasi- tica; Stema macrura ( arctica Temm,), minuta ; La- rus argentatus , ridibundus. 13.° Steganopodi; .Ha- | liaeuscarbo. 14° Ungirostri; Anser cinereus , domesti- cus, vegisptius ; Anas boschas, querquedula , crecea ; . Hydrobates marilus, gliacialis, clangulus ; Margus | merganser ;, serrator. 15.° Pigopodi; Eudytes arcticus; . Uria grille, troile ; Alca torda. La quarta modificazione dalle carotidi primitive, Ha quando cioè esiste.una sola carotide, e questa dal lato sinistro, veduta di già da Mecke/ nella Rhoa ame- 360 ricana, e da Bauer (1) in 17. specie diverse; dal- l’autore di cui parliamo è stata estesa a 95. specie, quali sono : 1.° Passeri; Corvus corax, cornix , frugi- legus , monedula , pica, glandorius ; Lanius cocaina collurio ; Bombycophora garula ; Mauscicapa luctuosa, grisola ; * Turduspilaris , musicus , iliacus , merula ; Sil- via luscinia , suecica , ‘rubeola ‘hortensiscurrica ; atri> capilla , phoenicurus D hypolais , fitis, Sruribinbizei ) phragmitis, cachinans (Turdus leucurus Linn. ), gut- turalis ; oenanthe , rubetra ; Motacilla alba, ‘flava } Anthus pratensis, rutescens ; Accentor modularis $ Sphe- nura acaciae ; Troglodites verus, murarius; Regulus verus 3 yrocephalus ; s Parus major, coeruleus yi aler4 caudatus , biarmicus ; Certhia familiaris } brachyda- ctyla ; Nectarinia metallica ; ; Caereba coerulea ; Sitra europaea ; Oriolus galbula ; Icterus varits ; > vAlauda cristata, arvensis, bifasciata ; Emberiza iilim ris) citri= nella, schaeniclus, hortuiana; Fringilla coeòthraustes > chloris , punctularia , oryzivora ; cucullata ;\ canaria } Connabina è montium , coelebs ; montifringilla 3 dames stica, nonzorm) hispanica, carduelis, spinus; linaria} amondaob Pyrrhula valgaris ; Hirundo rustica, irbi ca, riparia . 3.° Longimani; C ‘ypselus apus; Trochiluis rodchimiao 3.° Cuculini; Meropo apiaster. 4.° ° Picchj ; Pteroglossus aracari ; Picus martius , viridis , major ; medius ; Yung torquilla. SR Peîttaciy 3 ‘Psittacus ‘gale- ritus» 6° Lipoglossi; Upupa epops. 7° page Colymbus cristatus , rubricollis ,, minor. RI SOTEARITI Fhea americana . Ì ( Bullet. des Sc. Nat. T. xx. pag. 353- 356. Nov: Decemb. 1829. ) Cer n sE (1) Disquisitiones circa nonnullarum avium systema arteriosum + Berolini 1825. 301 Storia di un mostro bicorporeo monocefalo presentato dal Dott. Giovanni TineLui, Direttore dello spedal civile di Mantova al Consesso medico chirurgico nella mensile adunanza di Ottobre dell’anno 1827. ( Annali universali di medicina di Omodei T. Lr1s. pag. 256-316. Febbrajo 1830.) I questa interessante memoria si da conto di un mostro di singolare conformazione nato in S. Vito presso Mantova, conservato e spedito al sullodato Sig. Dott. Tinelli dal chirurgo del luogo Sig. Be- gna. Apparteneva il medesimo ad una gravidanza gemella , essendo venuto alla luce morto, ma in- nalterato dopo che fu partorita una bambina, gra- cile bensì e di delicata corporatura, ma di compiu- to sviluppo , morta tre giorni dopo il parto per te- taniche convulsioni . Il mostro era del peso di oltre sette libbre , sem- plice nella parte superiore, doppio nel tronco e nella estremità, composto come di due corpiciuoli di ses- so femminile i quali, perfettamente divisi fino al- l'ombelico, riunivansi per la linea media della re- gione superiore del ventre e di tutto il torace, sem- pre più confondevansi, per così esprimermi , l’ uno nell’ altro nel collo , finchè terminavano in una sola testa con faccia semplice, ma con indizio di doppia composizione nella regione posteriore del capo , do- ve esistevano presso la linea media di demarcazione del doppio cranio, altre due orecchie. Notomizzato diligentemente il mostro dal perito anatomico Dott. Francesco Zarda mostrò notabilissi- me anomalie minutamente e chiaramente descritte nella memoria, e le principali delle quali sono. 1.° Le traccie di doppia composizione della regione posteriore del teschio mostrando esso un terzo pa- 362 i rietale , 4. temporali , 2. occipitali. 2.° La duplici- tà di tutto il rimanente dello scheletro nel quale però le 48. coste componevano una sola cavità, a- vente a destra e sinistra le due spine dorsali, ante- riormente e posteriormente i due sterni. 3.° La ca- vità dell’ addome semplice in alto, conteneva due fegati, due milze, nissun pancreas, un solo stoma- co ed intestino tenue; ma la regione della pelvi, divisa in due distinte cavità, ciascuna di esse con- teneva il proprio intestino crasso coll’ apparecchio uropojetico , e genitale. 4.° L’ ampio torace conte- neva quattro masse polmonari munite ciascuna del proprio sacco sieroso; due cuori, due ghiandole timo, quattro nervi frenici, tre aorte, quattro. vene cave discendenti, due cave ascendenti, un solo esofago, due azigos grandi, due nervi gransimpatici . 5.° Lun- go il collo scorrevano due trachee terminate ciascu- na nella propria laringe, e nel fondo di una farin- ge ampia ma semplice. 6.° Il cervello era semplice, doppio il cervelletto, e la midolla, quattro le carot- tidi, e 4. le arterie vertebrali dirette all’ encefalo.. 7.° Dei nervi cerebrali, quadrupli erano l’acustico, il comunicante della faccia , il pajo vago, l’acces- sorio , ed il glosso faringeo. 8.° Tutti i nervi spi- nali erano quadrupli esistendo due distinti funicoli dello spinal midollo completi. Esposta la descrizione anatomica del mostro, ed alcune particolari riflessioni teoriche sulle deduzioni che da questa singolare mostruosità ricavare si pos- sono, lavoro del sullodato anatomico Sig. Zarda ; l’autore si estende alquanto sopra delle considera- zioni fisiologiche nelle quali con molta erudizione e fino discernimento passa in rivista i lavori più im- portanti pubblicati sulle mostruosità, e le ipotesi e sistemi più o meno probabili sul conto delle medesi- me , nelle varie scuole e nei diversi tempi inventa- te e sostenute; e per ultimo conchiude che ,, ri- < 363 | 3» guardo a questo mostro bicorporeo, si: ammetta I° pure, che i due embrioni fecondati., fossero in orrigine disgiunti come il terzo, ma non dilatan- dosi l’ utero in proporzione dell’ aumentata mole dei tre individui contenuti, non è difficile il com- prendere in qual modo due di essi abbiano con- tratto un intima unione non solo nell’ anteriore periferia del tronco, ma anche nelle parti. più | » profonde e nei visceri, essendocchè nei, prinordii 3» dello sviluppo le pareti delle grandit!cavità del | 3» tronco mancano, ed i visceri trovansi allo scoper- .»» to. Noi vediamo infatti come due rami uniti .in- sieme vegetano rigoliosi e finiscono per congiun- gersi insieme, e non altrimenti i due embrioni , resi fra loro aderenti hanno dato il bizarro. pro- dotto di un corpo addoppiato, e confuso. DA Corpora binarum sic concrevere sororum »» Ion nisi divina disjunsenda manu. ,, Una tavola in foglio contenente undici figure, uni- ta a questa memoria, fa vedere chiaramente, non ‘ solo l’ esterna conformazione del mostro, ma , ciò | che più importa, anche le interne più importanti anomalie di numero, posizione , e struttura dei, vi- \ysceri ed organi diversi. ‘Trepeman FeperIco = Memoria. sulla Storia naturale della testuggine , pubblicata. nella ricorrenza del 50. anno di dottorato di Samuele Tommaso Soem- mering , ed al medesimo dedicata = 1828. uesta memoria, scritta in lingua tedesca, è preceduta. da una lunga protesta di amore, rispet- to, e riverenza dell’ illustre autore verso l’ ottimo e sommo maestro suo, agli insegnamenti ed eccitamenti 364 0 ‘del quale attribuisce gli avvanzamenti che ha potuto fare nello studio della notomia: passa in seguito ad . esporre nel modo seguente le proprie osservazioni. Nell’ autunno ultimo passato ricevetti dal consi- gliere Sohnbert, direttore del museo zoologico di | Monaco, alcune parti, conservate nello spirito di | vino, che Martin e Spix portato avevano nel loro viaggio al Brasile. Con sommo mio diletto trovai fra questi oggetti della uova di testuggine, appar- tenenti ‘alla specie di fiume denominata da Spix èmass anatomica; presi occasione da\ciò per intra- prendere ed ordinare alcune osservazioni sugli orga- ni sessuali, e sulla generazione di questi animali. | Gli organi genitali della femmina compongonsi se- - condo Caldesi di due ovaje, due trombe ed una clitoride. Ho esaminato questi organi sulla midas- caret , Testudo imbricata Lin. e sulla testuggine gre- ca, espongo ora brevemente la descrizione di questi organi proprj dell’ ultima specie che in più circo- stanze ho avuto occasione di notomizzare vivente. Le ovaje, situate presso il polmone, hanno la for- $ ina di due grapoli molto solidi: all’ avvicinarsi del- | la primavera contengono circa 70. uova di differente grossezza; i maggiori ordinariamente 10. a 12. aven- È ti da 6. ad 8. linee di circonferenza, situati sono È sulla regione superiore dell’ ovaja e mostrano un { color giallo visibilissimo. Altri sono grossi quanto un ‘granello di pepe, i più piccoli quanto quello del miglio; questi ultimi che occupano la parte più bassa dell’ ovaja sono di color giallo pallido o quasi bianco . Ciascuno dei uovi maggiori è unito all’ ova- | jo mediante una specie di piciuolo composto di vasi | sanguigni i quali si espandono sotto la forma di ‘una membrana eminentemente vascolare, che inviluppa e trattiene l’ uovo ‘unito all’ ovajo. Sulla faccia e- sterna di questa membrana apparisce uno spazio bianco, e quì si rompe la membrana quando l’ uova 365 staccandosi è ricevuto dalla tromba. Caduto l’ uovo, la membrana che lo inviluppava si contrae, si in- durisce' formando una specie di calice, come si ve- de accadere negli uccelli. Presso ciascun ovajo si- tuate sonò le trombe in forma di robusto tubo, lunghe circa ‘un piéde e mezzo aventi mimerosissime ieghe , partîcolarità ottimamente delineata nelle tav. di Bojanus (‘Anat. testudinis europae Wilna 1819. tav. xxvm. fig. 156. tav. xxvnt. fig. 159). La poste- riorè estremità degli ovidutti 0 trombe conformata a guisa di una corda ravvolta in spirale non si apre nella cloacca, ma bensì in ‘un largo canale che dalla cloacca stessa si dirige alla vescica orinaria, detto da Bojanus (ib. tav. xxx. fig. 188.) collo del- la vescica. La porzione delle trombe prossima al- | l’ovajo è di un tessuto sottilissimo , ma il rimanen- te ,' assai consistente, può essere diviso in quattro strati membranosi riuniti dalla cellulosa e dai vasi. Lo strato esterno è espansione del mesenterio o pe- ritoheo , formando una larga piega questa contiene i vasi e nervi dell’ ovidutto ; il secondo è muscolo- so , tessuto di fibre longitudinali, ed annllari o tras- Verse : il terzo è cellulo-vascoloso ; il 4.° di natura mucosa, molle; d’ apparenza villosa , nei due terzi superiori. del canale, nel terzo iuferiore compone | moltissime pieghe ondulate. Verso la parte media dalla tromba questa membrana contiene molte glan> . dole rotonde od appianate . « —L’uovo quando entra nella tromba ‘si compone | del‘solo tuorlo come quello degli uccelli; presenta . una membrana' propria, e la cicatricetta cogli allo- . ni: nella tromba è inviluppato dall’ albume sommi» | nistrato probabilmente o dalle glandole indicate , a . della membrana mucosa: presso l’ estremità pieghet- | tata della tromba si incomincia a formare il guscio. La clitoride è situata nella cloacca presso il cal- lo della vescica: ha:circa tre linee di lunghezza , 366 i e rassomiglia molto. alla verga del maschio: e di color nericcio , si compone d’innumerabile copia di vasi e di nervi formanti un tessuto: simile a quello dei corpi cavernosi: due muscoli analoghi a quelli della verga , servono, ai; movimenti della clitoide.... La cloacca presenta. dal lato: della vescica; una piega, e da quello del crasso una piccola apertura; questa. disposizione è tale che l’orina\e gli: escre- menti non possono soggiornarvi, ma ‘attraversarla soltanto , quindi la cloacca deve essere in qualche modo considerata quasi come una, vagina. In esta- te, che è sempre la stagione della frega, i due sessi si ricercano, e manifestansi i loro desiderii cozzando reiteratamente tra loro colla. fronte: par- ticolarità osservata da Marggrave (1) nella. testug- gine delle valli (Emys lutaria ), e, da Beckmann (2) nelle testuggini del, giardino botanico di Upsala. Nell’ accoppiamento il maschio sale sul dorso della femmina, come lo disse anche Aristotile ( Hist. arim. c. 3.), nè s' accoppiano ventre a ventre, come fu detto.da qualche moderno naturalista , e fra, gli al- tri. anche da Lacèpede : quelle d’ acqua restano ac- coppiate entro! la medesima, ma alla superficie, du rando l’ accoppiamento diversi giorni nelle lutarie, due o tre giorni quelle marine. Dampier ,, Hughes (3) Legnat (4) l’ hanno veduto continuarsi per; otto giorni; e Catesby fino a quattordici: le uova .sono deposte in fori praticati nell’ arena presso il lido in tale località alla quale non possa arrivare l’acqua anche nelle alte maree ., Le testuggini terrestri sono le meno feconde. La .testuggine greca, secondo Cet- ti, depone 4. a 5. uova; la tabulata, giusta le os- LI Pr 11..21<<_[ry@t 1) Noveaux .Mém. de l’ Acad, de Berlin , 1770. p. 3.| ‘A Physikalisch-anatomische .Bibliotheck B. iv. S. 300. (3) The natural'history of Barbadosp.' 305. (4) Voyage T. I. pag..9r. ì 367 | servazioni del Principe Massimiliano, 12. ed anche più ; la geometrica ‘secondo Brugère, e la clausa da 12, a 15. Quelle di fiume sono più feconde, 1’ enzys | depressa ponde da 12. a 18. uova; l'emys arrau da ‘60. a 110., e l’amazonica sino a 130. Quelle di mare somministrano la maggior copia di uova; se- condo Aristotele ne depongono almeno un centinajo. Secondo Lequat le testuggini gigantesche danno 200, uova; giusta Labat 250.; e Firmin le fa ascendere fino a 300. Il principe Massimiliano porta a 200. il numero delle uova della coriacea. Il guscio delle uova nelle diverse specie ora è coriaceo, ora calcare : la sostanza del medesimo si compone dell’ albume e del tuorlo. Labat e Fermin pretendono che l’ uovo delle testuggini di mare contenga qualche volta un piccolo spazio ripieno d’ aria. Nè io nè Carus ab- biamo potuto trovare questa disposizione. Le uova da me esaminate erano ovali e col gu- scio coriaceo , grigio , o coperto di una grossa pelli- cola. Secondo l’analisi del consigliere intimo Gme- Zin (1) abbonda il carbonato di calce. Tolta la mem- brana del guscio trovasi l’amnios che contiene ‘il feto. Lateralmente all’ amnios si vede un’ altra mem- . brana in, forma di sacco, eminentemente vascolare , e molto estesa composta di due lamine la più in- terna analoga alla allantoide, l'altra alla vesci- . chetta ombelicale. La membrana del tuorlo, come negli uccelli, va ad unirsi all’ intestino tenue, tut- | tavia non ho potuto vedere l’ apertura dî communi- i Ù ‘ (1) Cento parti del guscio colla interna membrana diedero } Carbonato di calca , . ...... 0100000. 55,46 Meo e et 1,3. Idroclorato id. una tracia . Materia animale solubile nell’acido muriatico + +: + 10,7. Materia animale non solubile nello stesso acido » . » 26,6. 100,0 368. cazione tanto patente negli uccelli; questa membra- na ha pure dei finissimi vasi sanguigni . Relativamente poi ai visceri del feto che deserivo trovai, come si vede anche negli uccelli, doppio. il foro del Botalli, molto voluminoso il cervello, in proporzione della massa del corpo. Corrispondente- mente al luogo dell'addome in cui il feto aderiva alle. membrane dell’ uovo, tra due pezzi dello scu- do addominale, puossi vedere distintamente la trac- cia del foro ombelicale come ho io stesso veduto nell’emys amazonica; però nell’ individuo molto in- noltrato in età riesce sempre più difficile il rinve- nirlo. Secondo il vario grado del calore, più o me- no sollecito è lo sviluppo dell’ uovo; questa durata quindi può variare in una stessa specie dalli 70. alli 20. giorni. Eccovi la. descrizione dello stato nel quale si è a me presentato un feto di testuggine trovato nello stomaco di un cocodrillo jakerre del Brasile ( croco- dilus sclerops): il cranio grosso; le membrane del cervello sottili e trasparenti; le mascelle pochissimo prominenti; la testa rassomigliava molto a quello di un feto di uccello ; il globo dell’ occhio non, era per anche coperto dalle palpebre, la pupilla aveva la forma di una piccola fenditura regolare nè era chiusa da membrana , la coda mostravasi sotto la forma di spirale allungata. ( Journal Hebdomadaire de Medicine T. vi. pag. 473-486. 19. Giugno 1830. ) 7 è —"—"——_——————__—_—_m 309 . BuckLanp W. —- Scoperta di una nuova specie di pterodactile , di escrementi di ilhtiosauro , e di una sostanza che rassomiglia a della seppia od inchio- stro della china, cose tutte trovate nel Lias a Li- me-Regis . ( Proced. of. geol. Soc. 6. fev. 1329 ; et Annales des Sc. d’ observation T. 111. pag. 453.) i 159 P terodactylus macronyx, diverso dalle due specie di So/erhofen per la lunghezza degli artigli . Secondo l’autore le ossa trovate a Stonesfield , a Tilgate , e credute d’ uccelli, sono pure di ptero- datilo. 2.° Le pietre conosciute a Lime-Regis sotto il no- me di Bezoar ( Bezoustones ) e che trovansi negli strati medesimi occupati dagli icttiosauri secondo 1’ o- pinione di Buckland devono considerarsi come gli escrementi di questo animale. Hanno la forma dei pomi da terra portano le impronte delle circonvo- luzioni degli intestini, e contengono nell’ interno delle ossa, e delle scaglie di pesci. Si sono trovate . di questi bezoer entro gli scheletri di giovani Ittio- sauri in una porzione che corrisponde agli intestini . 3.° Seppia fossile, questa sostanza animale è dura, . somigliante a quella contenuta nel recipiente dell’ in- chiostro nella seppia; si presenta in piccole masse della grossezza e forma di piccola cistifelea , circon- data da sottile astuccio colore di madreperla. il quale sembra che ricoprisse una sottile scaglia o conchiglia , la quale prolungavasi al di là del sac- co. L’ autore sarebbe indotto a credere questo sac- co d'inchiostro derivante da un cefalopode scono- sciuto più vicino alle belemniti, che alle ammoni- ti, o nautili. CECT 370 Forrer — Sviluppo della lingua nelle diverse età della vita embrionale nell’ uomo . (Journal universel des Sciences medicales T. 277.) Li un embrione di 4. settimane Ja lingua ha la forma di nna foglia rotonda, senza traccia di linea mediana. 5.° settimana, maggiormente si sviluppa in lunghezza sino alla 7.8 settimana. 8.* si mostra più larga nel terzo anteriore. 9.* il segmento medio è il più largo. 10.° l’ultimo segmento è il più largo rassomiglia ad una foglia di mirto. 11.° e 12.* per- siste questa. disposizione, e la lingua s’incurva in basso. 13.* verso quest’ epoca perde di larghezza e s' accosta alla forma propria dell’ adulto. Da que- st’ epoca fino alla 40.* settimana non subisce più mo- dificazioni notabili nella forma. La sostanza muscu- lare diviene visibile solo nel corso della 9.* setti- mana , mostrasi nel più alto grado di sviluppo nella 17.* Le papille appariscono nella 6.° settimana sotto forma di prominenze rotonde non per anche circon- date da infossamento. Nella 15.* e 16.° le papille lenticolari sono contenute nella loro incavatura. Il foro cieco mai si vede prima della 40.° settimana. L’osso joide esiste per l’ ordinario nella 12.° Nella 14.° quest’ osso è munito delle grandi corna che in- cominciano ad ossificarsi solo all’epoca della nasci- ta; il frenulo di rado si forma prima della metà della 7.° settimana . > 371 Soremmerine Sam. Tom. — Riflessioni sul cranio , e sulle pretese di lui sutture . ( Journal. complèmentaire des Sciences Mèdicales Tom. xxxvr. pag. 31»36, Marzo 1830.) di generale ogni qualvolta si tratta di esporre la struttura del corpo umano, lo stato delle parti de- ve essere descritto quale realmeute esiste in natura, e durante la vita. Infatti possiamo formarci una idea esatta, precisa, e conforme alla natura del ‘ teschio dell’ uomo e dei bruti soltanto esaminandolo nello’ stato di vita ed in relazione colle parti che sostiene o che contiene. Il grande Albino posò. que- sto importante principio; che nelle descrizioni ana- tomiche, trattandosi anche delle parti. più dure, p. e. delle ossa, il’quadro che si delinea deve cor- rispondere non solo allo stato dello scheletro mace- rato ed inerte, ma dello scheletro quale si mostra contenuto nel corpo vivente. L’ osseo carcame della testa compone durante la vita un tutto coerente ed unito; la sola mascella inferiore, e gli ossicini dell’ udito da ciascun lato considerare si possono quali pezzi staccati e distinti dal rimanente del capo, per la stessa ragione per . la quale consideriamo come ossa disgiunte e sepa- | rate quelle del braccio e dell’ antibraccio ; quindi | tuttociò che dalla natura stessa non è stato per tal | modo separato non deve essere artificialmente. di | Viso. _ Nell’embrione di poche settimane il cranio si mo- | stra sotto la forma di una capsola cartilaginosa a | pareti dovunque coerenti, un serbatojo formato quasi . direi dalla fusione e gonfiamento. di. un solo pezzo cartilaginoso .. In questa massa; allorquando la carti- | lagine si cangia in osso, formansi o si producono poco Tom. II. 29 penna “n 372 a ca dei pezzi ossei, i quali pel loro successivo aecrescimento dal centro alla periferia arrivano a toc- carsi, a duplicarsi e compenetrarsi producendo ciò che chiamasi in linguaggio figurato ma non conveniente’ delle sutture, Costantemente, e senza veruna ecce- zione, la massa cartilaginosa che unisce non si perde, nello stato recente e sano, corrispondentemente ai luoghi delle sutture, tra i pezzi dei quali parliamo. Questi pezzi ossei del cranio mantengono tra loro le stesse relazioni che si conservano tra le epifesi di un osso lungo qualunque, p. e. del femore, e la diafesi dell’ osso stesso. Ugualmente come le epi- fesi di un osso lungo, i diversi pezzi componenti il teschio, costituiscono un tutto, un osso unico, me- diante la massa cartilaginosa che insieme le stringe e le unisce, una scatola insomma di un solo pezzo che inviluppar deve il cervello. Tanto la massa cartilaginea interposta alla diafesi ed alle epifesi delle ossa lunghe; come quella che giace tra le linee d’ unione delle ossa del cranio serve a rendere più facile l’ accrescimento dell’ osso lungo nel pri- mo caso, della capsola ossea cerebrale nel secondo; e tanto questa che quella finisce coll’ ossificarsi in- tieramente unendosi le epifesi alla diafesi nell’ osso lungo, perdendosi le linee di demarcazione tra i diversi centri di ossificazione nella scatola ossea del cranio , la quale nell’ animale invecchiato perde per lo più qualunque traccia di suttura, indipendente- mente da uno stato patologico . Dall’ insieme delle quali cose ne risulta, che l’ ac- crescimento del cranio rassomiglia perfettamente a quello di tutte le altre ossa lunghe, e piatte. Ed invero nei primordii dello sviluppo dell’ animale le ossa del cranio sono unite soltanto mediante striscie cartilaginose, non molto larghe, qualora non si tratti di idrocefalici; ma aumentando la mole del cervel- |l lo, questo le allontanerebbe di più se nello stesso |l 373 tempo estendendosi i centri diversi di ossificazione non tendessero ad accostarsi. Avvi però una diffe- renza in quanto al modo d’ unirsi dei diversi centri di induramento nelle ossa lunghe e nelle piatte, giacchè in quelle allorchè i pezzi ossei arrivano a toccarsi non formano delle sutture come ha duvpa nelle ossa piatte del cranio. Le sutture, o per dir meglio, le striscie liana nee unienti, sono tanto meno ondulate e dentate quanto più il bambino è giovine. Ma a misura che col crescere dell’ età i centri delle ossa più s’ allon- tanano tra loro, a mottivo dell’ accresciuta mole del cervello , nuove masse ossee aggiungonsi a quel- le, che da principio esistevano , e crescono per tal modo anche le dentellature delle sutture finchè que- sti stessi centri ossei, gli ultimi formati ed inter- posti alle principali sutture, diventano il più po- tente ostacolo all’ ulteriore estensione, e del cranio e dell’ organo contenuto. L’ utilità delle sutture nelle ossa del cranio non è dunque tanto per riunire e ritenere i pezzi di quest’ ossea scatola, quanto di favorire l’accresci- mento della medesima in capacità; imperocchè se le ossa della testa provvedute non fossero di striscie cartilaginose, poco dopo la nascita cesserebbero dal i crescere , e quindi a giusto titolo, ed in modo in-. i | gegnosissimo , Gibson denomina le sutture organi se- | cretorii. Siccome allorquando le scienze acquistaro- no certo sviluppo è quasi impossibile che tra gli nomini i quali le coltivano a grande distanza gli: i uni degli altri non abbia luogo un certo accordo tra idee e scoperte somiglianti , indipendentemente î da qualunque taccia di plagiato o mala fede; per. tal modo Gibson predetto emise nel 1805. come nuo- ve le stesse idee che tanto tempo prima (nel 1791.) | avevo esposto nel mio trattato di osteologia, e che | perciò dalle osservazioni del predetto celebre scrit- tore ricevono nuova conferma . Rane 374 Ii fatto tanto spesso osservato, che le sutture giam- mai circoscrivono la estensione delle fenditure e fratture delle ossa del cranio nello stato fresco, me- no poi durante la vita, somministra ancora una pro- va di più che la cavità del cranio è formata da pa- rete unita e coerente in tutte le sue parti. In ve- run epoca ed età della vita le sutture servono a dividere il cranio in più pezzi, in ossa distinte, come lo sono p. e., onde tacere di molte altre, le falangi delle dita, destinate a muoversi le une sul- le altre, rappresentanti per ciò appunto delle ossa distinte; affatto separate, e solo articolate le une colle altre. Nello stesso modo che in verun epoca , in nissuna età della vita, una epifesi riunita alla diafesi di un osso lungo, nella condizione naturale e sana delle parti; non presenta mobilità sulla dia- fesi, e forma anzi colla medesima un tutto fermo ed immobile; ugualmente i pezzi ossei del cranio riuniti dalla massa cartilaginea delle sutture non eseguiscono verun movimento gli uni sugli altri, ma costituiscono un tutto perfettamente continuato ed immobile . “ali Una prova manifesta, evidente, e non confutabi- le della verità di questa asserzione ci viene sommi- nistrata dalla immersione di un cranio recente o fresco nell’ acido idroclorico o nitrico diluiti. Que- sti acidi, sciogliendo il fosfato calcare, 1 intero cranio rimane sotto la forma di una scatola carti- laginosa le pareti della quale, dovunque coerenti , mostransi senza traccia di separazione, corrisponden- temente alle sutture , e si direbbero formate median= te una sola fusione. Anche l'anatomia comparata appoggia questa as- serzione. Il cranio degli animali, degli uccelli so- prattutto, non consiste, per lungo tempo, prima dell’ epoca nella quale sono abili a riprodursi; che in un solo pezzo sul quale non si vede la minima trac- 375 cia di suttura, abbenchè per crescere all’ bedioria mole sia stato necessario da prima che vi esistesse ro. È questa adunque una delle prove più conclu- denti che le sutture giammai indicano una separa- zione del cranio in più pezzi distinti, e che questa capsula costituisce un solo osso. Dopo la morte però, quando la putrefazione ha distrutto la massa cartilaginosa; e nello stato di dis= seccamento del cranio le cose si mostrano sotto altro aspetto. Infatti il cranio macerato presenta delle fissure, delle fenditure, le quali nello stato fresco, o durante la vita, piene sono di sostanza cartilagi- nosa. Questi luoghi presentano ‘in allora l’ apparen- za non solo di un disseccamento; ma pur anche di una separazione o ‘divisione totale. Ma non si sa- rebbe meno ingannati se si considerassero queste ienditure come esistenti e vuote durante la vita; di quello che lo si sarebbe nel credere le fenditure dei legni disseccati esistenti ugualmente nei verdi e viventi, In una parola le striscie cartilaginee, o sutture del cranio, non separano le ossa del mede- simo le une dalle altre; ma invece le riuniscono in un tutto le parti del quale non devono essere. .con- siderate come distinte più di quello non lo sono le epifesi delle ossa lunghe relativamente alle rispettive loro diafesi. Per facilitare però la descrizione delle diverse regioni del cranio e delinearne un quadro esatto, gli anatomici considerano. le sutture. quali limiti tra le varie ossa della testa assegnando nomi particolari a ciascuno dei pezzi ossei che circoscri- vono. Descrivono quindi questi pezzi assolutamente come se avessero una esistenza a parte, come p. €. un femore, od una falange, Servendosi per facilitare le descrizioni ed essere di soccorso alla memoria di queste artificiali ed ar- bitrarie divisioni, è avvenuto, come accade spesso nelle distinzioni non fondate sul fatto, e sulla. na- { 376 tura, che prodotte si sono delle idee innesatte, e degli errori grossolani, per quanta diligenza. abbia- no posto i più profondi fisiologi nel retificare queste idee, e nel rilevare questi errori, rimontando alla vera sorgente delle stabilite distinzioni . La nozione la più razionale del cervello; e delle ossa della testa in generale, e perciò la sola che sia utile sotto il punto di vista. fisiologico , è quella che ‘secondo Albino rappresenta questa capsula come costituente un solo pezzo . Per tal modo anche nel- la descrizione del femore completamente sviluppato viene rappresentato come un solo organo , e parlan- do invece delle differenze prodotte dall’ età indicansi le di lui epifesi, senza però considerarle quali ossa distinte. Questo modo di vedere le ossa del cranio è a dir vero quello che presenta le maggiori diffi+ coltà, giacchè esso. non fa già conoscere le ossa secche quali si mostrano in uno scheletro, ma il cranio ed il rimanente delle ossa quali si presentano . nello stato di vita.. Sembra che da questo modo di esaminare le ossa del cranio ne risulti chiaramente ; che secondo le dif- ferenze sensibili nelle diverse teste dei bruti, e del- . l’uomo ancora, la massa del loro scheletro, o delle loro ossa, debba ugualmente presentare delle forme diverse tanto nell’ insieme quanto nei detagli. Ne consegue pure da ciò, che l'osservazione prova a suffi- cienza, che il numero dei pezzi ossei della testa variar deve secondo la forma totale della medesima. Quindi le teste dei bruti che nella figura più si accostano a quella dell’ uomo devono rassomigliare ancora al me- desimo non solo per l’intera configurazione del cra- nio, ma pur anche pel numero dei pezzi mecessarj all’ accrescimento di questa scatola, ed alla loro riunione mediante sutture. Per tal modo mentre che il cranio delle simie, non compresi i denti, e gli ossicini dell’ udito, risulta composto di 59. a Go. i 377 pezzi come quello dell'uomo ; il cranio del coco- drillo, che tanto differisce e da quello della simia e dall’ altro dell’ uomo nell’ insieme , e nei detagli della sua configurazione, dovrà essere composto di un doppio numero di pezzi. Non è dunque possibi- bile una determinazione numerica delle ossa della testa riunite in un sol tutto, a motivo delle diffe- renze che presentano nella grandezza , nella forma , e nel:numero . È ben raro infatti, se pure giammai succede , che un cranio, anche nella stessa. specie d' animale , sia esattamente composto dello stesso numero di pezzi trovati in un altro. Mayer. Esistenzu delle valvole nelle vene polmonali CAllg. med. Annalen, gerzajo 1829. pag. 108.) ra generalmente gli anatomici che le vene polmonali manchino di valvole, e lo stesso G. F. Meckel le ammise soltanto come eccezione piuttosto rara. Mayer le rinvenne prima nel bue volumino- sissime ed in gran copia; nel porco mancano; ma nell'uomo le trovò pure visibilissime e numerose . Ne esiste sempre una colà dove un ramo venoso im- bocca ad angolo acuto un grosso tronco. Mancano le valvole allorchè i rami si uniscono col tronco ad angoli retti; questo fenomeno però si osserva anche nel rimanente del sistema venoso ; e siccome i rami delle vene polmonali si uniscono col tronco per lo più ad angolo retto è questa la ragione principale per la quale non trovansi valvole copiose in questo sistema . 378 Scoperta di Giacinti sul Porfido ;. nella Pair i di Como, Del Dott. bartado SENONER . di Venezia, La Provincia di Venezia è forse l’ unica in Ita- lia, la quale in sì piccolo spazio contenga tante rarità orittognostiche , e riguardo alla Geognosia sia tanto istruttiva, e ricca di variate ed importanti produzioni . Fra il gran numero di minerali e di rocce. che essa Provincia offre il giacinto (Zircone di Hauy e Leonhard ) merita uno de’ primi posti. Il così detto campo d’ oro presso Leonedo nella cumune di Lugo, al nord-est di Vicenza ne è zeppo di giacinti. Ar- duino fu il primo a farne menzione, e dopo di lui quelle contrade furono spesso visitate dai dotti sì esteri che nazionali. Questa gemma, preziosa pel suo intenso colore, rinviensi isolatamente in un’ are- na ferruginosa in unione al B/eonasto, al ferro ossi- dulato , alla Telesia e ad altre pietruzze non anco- ra per la loro minutezza ben bene esaminate. At- torno al campo ed in quei boschetti il ferro bin lato ed anco il bleonasto ne abbondano, ma il g ‘cinto diviene più raro in ragione della n one dal campo. Al di sopra del campo poi a mano sini- stra comparisce entro una sabbia apparentemente vulcanica , rossiccia un’altra pietra creduta da al- cuni Adularia e da altri un Topazzo lamellare , cioè la Pirofisalite. Di questa mi riservo farne minuta descrizione in altra occasione, Questi giacinti trovati sempre in istato joule , in un sol campo coltivato , lontanissimi da monti: pri- mitivi o anche vulcanici, hanno già da lungo tem- po occupata la mente degli eruditi. La forma loro rotondata, i frantumi ed i ciottoli che li accompa- 379 gnano fece sì che ognuno credette non ingannarsi se dedusse la loro provenienza dall'isola di Ceylan, | ove, come tutti sanno, questa pietra trovasi in gran- de. abbondanza. e bellezza. Un cataclisma , una ca- tastrofe vuolsi che li abbia quì trasportati, e per prova adducesi il non aversi ancora trovata la roc- cia in cui fossero impastati. Un certo Pieroboni, ciarlatano, ora nella casa di lavoro di Vicenza, credette esser stato sì fortunato d’ averne. sul finire del 1821. rinvenuta la roccia; ma dopo alcuni sag- gi ed esperimenti ne sparì l’ostentazione. La roccia non era che un granito a base di molto quarzo gra- nulare, il quale dall’ impasto ebbe. una qualche tinta di color violetto. La.valle dell’ Avisio ne è ceppa piena, e dubito assai che Pieroboni non l’ ab- bia raccolta dalle. parti del Tirolo facendola poi credere. trovata nei contorni di Leonedo, ove non mi fu mai dato ravvisarne, .. | Ad onta che finora fossero mal riuscite tutte le indagini dirette alla ricerca della predetta roccia, io tuttavia sono dell’ opinione.che essa ritrovar deb= basi in qualche vicinanza. Anche il sig. conte Ni- colò da Rio che nel 1829. pubblicò una memoria sui Giacinti di Leonedo è. del.mio parere; io per altro non voglio entrare a. discutere se debbano es- sere contenuti in rocce primitive .0 vulcaniche , QOc- \cupato da questa idea, ovunque. io m' incontri in graniti, porfidi, od altre rocce di orrigine. primiti- va; attentamente ne esamino il loro contenuto. Mag- lar forza all’ idea da cui sono preocupato danno e notizie, che i giacinti in altri paesi ritrovansi per lo più nella roccia. Li. contiene il Sierite della Vorveggia , della Svezia, della Sassonia ; dell’ alto gitro, e di Cusioadizi Si trovano incastrati nel- lo greiss di Nuova Yersey, della Scozia, di De- verly nell’ america settentrionale. In Carintia rin- vengonsi nel Trappo primitivo profiroideo ( Salagite 380 di Hauy ). In Siberia, a Baltimora, e nella Scozia settentrionale nel granito; e finalmente nel calcare granulare d’ Eisenberg nella Moravia. Perchè dunque non deve possederne l’Italia che contiene graniti, gneiss, porfidi, e sieniti, particolarmente dalla par- te del Piemonte, del Lago maggiore, in Valtellina? Perchè non deve trovarsi nel basalto del Veronese, del Vicentino, quando i basalti di Expailly nella 4 Francia, e dei Settemonti sul Reno ne contengono dei bellissimi ed anche in gran numero? Le mie ricerche indefesse non furono vane: nello scorso ottobre mi portai nella valle Gana posta: al | nord di Varese nella provincia di Como, per esa-.| minare sul luogo stesso i così detti dasalti di detta valle, la quale alcuni anni sono è divenuta l’ 6g- getto di frequenti visite per parte di naturalisti ol- tramontani e principalmente del celebre de Buck che vi era stato due o tre volte. In un bosco di di difficil addito fra Cunardo e Grantola trovai una roccia nera, untuosa, pesante e dura da scintillare sotto i colpi dell’ acciajo; la trovai da prima in massa , indi in pseudoprismi quadrati esagoni, pen- tagoni colla loro ben distinta terminazione. Sulla | superficie di quelli che erano esposti alle intempe- {il rie mi fu fatto scorgere una copia di granellini | translucidi di color d’ arancio, che tosto io conobbi {li per veri giacinti. Ricerche più esatte mi fecero ri- | trovare anche cristalli intieri attacoati alla roccia in | decomposizione. La pasta nera non permette loro di comparire, e la frattura fresca non ne mostra. Dalla decomposizione potei confermare l’ opinione di de. Buch il “quale chiama questa roccia nera un vero porfido , in opposizione ai nostri Dotti che la voglio f no un vetro vulcanico, un ossidiana opaca, un i ba | salte nerissimo e così via Ora adunque null’ altro resta che rinvenire la roccia dei giacinti anche nel Vicentino, e così la fili 301 ridicola supposizione ‘di un trasporto di queste pie- tre preziose da lontanissimi paesi, e mediante cau- se violenti non avrà più il minimo fondamento. Venezia li 20. Maggio 1830. Fiscaer G. — Notizia di alcuni animali fossili della Russia. ( Bulletin des. Sciences nat. par Ferussac, T. xxr. pag. 128 - 130: Aprile 1830.) i Dietro la scorta dell’ illustre Cuvier il dotto professore di Mosca ha diligentemente studiato que- sto ramo delle Scienze naturali, che denominare si potrebbe Zoogrosia . Fondandosi sulla forma de’ denti divide i residui fossili del genere Elefante in cinque specie che sono le seguenti. 1.° Elephas mammonteus . Le spoglie di questa spe- cie si rinvengono. in moltissimi luoghi della Russia di già in gran parte indicati da Pallas, Fischer pe- rò aggiugne alle già conosciute anche le sabbie che occupano le somità delle: colline di Vorobieff presso Mosca, la Rouza» della. Moscowa , 1’ imboccatura della; Lopasnia nell’ Oca, ed in genere le alluvioni di tutti i fiumi del governo di Mosca. In quello di Vladimir, le vicinanze del lago Pereslav! , e le sponde dell’ Oca presso Murom; nel governo di Twer, diversi punti della sinistra sponda, del Vol- ga; in quello di Ka/ouga, le sponde dell’Istro, dove tra gli altri frammenti si è trovato ancora una zanna di questo animale. Nel governo di Zow/a molti luoghi, come p. e. le sponde dell’ Ocetr; dell’ Oca, le vicinanze di Verew e di Kachira; in quello di Raizan, il distretto di Zaraîsk, e le sponde della Pronia; in quello d° Or/of le sponde sabbiose del Nougr ; in quello di Po/tava , le sponde dell’ Qwda/ ; 382 finalmente nel governo d’ OreZ il distretto di Briansk . 2.° Elephas panicus, così denominato, perchè i solchi laterali dei molari risvegliano 1’ idea. della figura della fistula di Pan. Questo frammento pre- zioso , figurato nelle memorie dell’ accademia di Pie- troburgo , fu trovato nel governo di Mosca, mari- mase preda delle fiamme nell’ incendio di questa città. 3,° Elephas. periboletes, un dente del quale , è stato trovato sulle sponde del piccol fiume Vekche, distretto di Yourief , governo di Vladimir, 4. Elephas compylotes , specie rarissima, della quale l’° Università di Mosca possede un dente, di cui però si ignora il luogo dove fu trovato, 5,° Elephas pygmaeus ; è questa la specie più pic- cola di elefante che si conosca; poichè la corona del dente molare figurato da Fischer ha solo 4. pol- lici, 5. linee di lunghezza, 2. pollici; 6. linee. di larghezza:; ‘e 3. pollici, 8. linee di altezza (1). È stato trovato a Ratmir sulle sponde della Moschowa presso il piecolo fiume Tchorka nel distretto di Ser- poukoff + +. gii Il genere Rinoceronte ha offerto ia Fischer la sola specie dette R. tichorkinus, e R. antiquitatis ; 0. Sibe- | ricus. Trovasi nelle alluvioni della. Protva. presso Ki; Mosca; all’ imboccatura del Leza e del Yama, el, _— (1) Il gabinetto di Zoologia di questa Pontificia Università, affidato fl alla Direzione del chiarissimo Prof. Monsignor C. Ranzani; pessede un f modello in gesso di nn dente, inviato dall’illustre Targioni Tozzetti ultimamente defunto , e raccolto nel val d° Arno, il qual dente deve avere appartenuto ad una ‘specie di elefante infinitamente più /piccolaf di quella quì indicata da Pallas. Le sue dimensioni in fatti sono, @ Lunghezza della corona intera e ben conseryata, poll, 1. lin. 10. Y del piede di parigi ; | Lunghezza :1. poll. 2. lin, Altezza 1. poll. 3. lin. / Si compone di sei lamine, le collinette delle quali sono di giàf in parte logore. (A. A. ) 383 nel governo di Simbirsk ; citasi tra gli altri un cor- no di questo animale lungo 32. pollici. Al Lophiodon conosciuto Fischer aggiugne un’ altra specie che denomina L. Sibericus , le dimensioni del quale attestano una statura gigantesca, poichè il canino ha 3. pollici, due linee di lunghezza. È sta- to trovato involto in un calcare che occupa le spon- de della Miasse nel governo di Orenburgo : questo calcare è compenetrato d’ossido blù di rame. Le alluvioni della Russia non contengono fossili di roditori, e l’autore non ardisce di affermare, che quelle di uno Scojatolo , raccolte nella grande Tartaria da Pander, sieno realmente fossili. In quanto ai rettili è Fischer il primo ad indicar- ne degli avvanzi nei terreni della Russia; dà le fi gure di parecchie ossa di testuggine, e di una cas- sa, che, per la grossezza delle scaglie, riferisce ad una specie marina, provvisoriamente denominata Che- lonia radiata : ignora la precisa località in cui furo- no trovati questi fossili, ma sono incastrati in una argilla indurita proveniente dalla Siberia. Compie la sua memoria colla descrizione di un pesce del quale dà la figura, e che sembra s' ap- prossimi ai Gadi; e colla descrizione di una verte- bra, di circa tre pollici di diametro, che non ar- disce assegnare a veruna specie conosciuta di pe- sce : il pesce suddetto è involto in un calcare pe- netrato di ossido di rame, proveniente dalla Siberia; la vertebra è del tutto silicea, e forse, come dice egli, la di lei impronta è stata riempiuta da una forma di silice; fu trovata in un’ isola del mar ne- ro denominata Tamar. 3840 Wircman A. F. juniore = das Acaltetepon etc. = Acaltetepon, ovvero, Temacuilcahuya di Hernan- des , Nuova, specie di Saurio agri Helo- derma (da ‘) m\ vc clavus , ed Teppac cutis). Di questo singolare animale aveva di già tenuto discorso Nardi Antonio Recchi in Hernandez p. 315. e nell’ Isis è riportato il passo latino che lo deseri- ve sotto il nome di Acaltetepon seu Monoxillo mu- cronato . La figura di questo animale sarà ben pre- sto pubblicata nelle Jcones Amphibiorum di Wagler ; i caratteri del genere e della specie, quali li de- scrive Wiegmann , sono. i seguenti. Genus HeLoperma Wiesmann . Caput tetraedro-pyramidale, latum, depressum, obtuse triangulum, supra clypeolis confertis, irre- gulari-multangalis, convexis, tubercula imitantibus, in rostro lato, obtuso scutis planis quatuor mini tum ; labia scutis marginata . ] Nares ad rostri apicem, laterales, elongato-obo- {i vatae, scutis inclusae . Oculi laterales, palpebris duabus tecti. i T'ympanum superficiale? (in specimine nostro muti- | latum ). Lingua extensilis, lata, bifida (sec. Hernand. ) Dentes maxillarum aequales attenuato-conici , re- ctiusculi, acuti, maxillarum margini interno adna- ti, antico latere intus sulco profundo ‘exarati; in @ palato nulli. Truncus cute squamulosa , rugis transversis. distin- cta vestitus, squamis majoribus distantibus tuberi- formibus, osseis, per series transversas digestis exa- speratus, subtus scutis quadrangulis begli tran= sverse seriatis tectus. 385 Cauda teres verticillata, supra squamis tuberifor- mibus, osseis, subtus quadrangulis laevibus vestita . Pedes breviusculi, validi, pentadactyli, tubercu- lis asperati; digiti breviusculi, palmarum fissi, plan- tarum palma brevi squamosa ad basim connexi, digitis tertio quartoque longitudine subaequalibus. Ungues falculares, compressi acuti . Pori femurales nulli . Sp. Heron. Horripum N. Fuscum, maculis flavis, interdum albicantibus variegatum , cauda longitudine trunci, annulis fla- vicantibus denis cincta. Segue la minuta descrizione della specie, desun- ta da un solo individuo veduto impagliato, e che consuona ‘con quella del genere. onere animale ha la testa lunga 2. pollici 3 ; lar- ghezza nell’occipite, due pollici 1; tra gli occhj 1. poll. ;. La lunghezza di tutto il corpo dall’ api- ce del rostro alla base della coda 16. poll. 4; del- la coda 12. pollici. Pare che gli Helodermi debba- ino nelle classificazioni prender posto presso i Moni- tori, e le Ameive. ( Isis 1829. Heft vi. pag. 624-629.) Sul Botriogene di Fahlun — di W. Hamineer. (Annales des mines 1829. livr. 2.) i I Botriogene è stato scoperto nella grande mi- miera di rame di Fahlun, ove ricopre il gesso e la \pirite di ferro. Esso è di un rosso di giacinto, 0 di uu giallo d’ocra, trasparente, tenero; sotto il {coltello divien lucente. La sua forma cristallina ordinaria è il prisma obliquo romboidale, il di cui Li 386 augolo ottuso è di 119°, 66! , e l'inclinazione delle facce sopra la base è di 113°, 37° ; i cristalli sono” aggruppati in forma di massa botrioide. Il peso ‘| specifico è di 2,039; sciogliesi lentamente nell’ac- | qua; s’' altera all’ aria umida, ma si conserva bene all’ aria secca: tra analisi hanno dato: | Sotto-solfato di ferro . . . . 0,0677 Mr. di830 | Solfato d’ossido, e d’ ossidulo 0,3585 - 0,3792 HO Solfato di magnesia . . . + . 0,2688 - 0,1710-0,2080 | Solfato di calce. ...... 0,0222-0;0071.0.... | Acqua , e perdita . . ... . 0,2828 - 0;3142-0;3090 . n 1,0000 1,0000 1;0000 | Sull’ Erinite di Limerick in Irlanda — del Signor Turner (Ann. d. mines 1829. livr. 2.) Questo minerale è in istrati concentrici composti di una infinità di piccoli cristalli. Esso è di un. verde di smeraldo passando al verde. d’ erba, tran- slucido negli orli; il suo peso specifico è di 4,043. È unito all’ arseniato di rame ordinario , ed all’ar- seniato blò scuro, vi ho trovato approssimativamente : Ossido. di rame .... +... 0,5944 Allumina gta Mivar a Acido arsenico... . +... 0,3378 5009 ACQUA: (è + a'0 00 0 400 + è + 030901 38700 Descrizione di un vitello mostruoso , di ANTONIO ALESSANDRINI. Nacque questo mostro nel comune. di Bertalia, a brevissima distanza da cotesta nostra città, li 31. Marzo del 1829. La singolarità del caso veduto dal valente giovine veterinario Sig. Ulisse Belvederi fu cagione che si diede egli somma premura affinchè mi fosse consegnato, onde servir potesse ad accre- scere la serie dei mostri esistenti nel Museo. Zooto- mico di questa Pontificia Università; con lodevolis- sima diligenza raccolse ancora quelle notizie che servir potevano a rendere più interessante la os- servazione, e the brevemente riferisco . La, madre del vitello; del quale ragiono , partorì parecchie altre volte felicemente, e la prole mo- strossi sempre robusta e ben conformata; l’ ultima gravidanza fu esente da qualunque disturbo o scon- certo sensibile di salute, e prolungossi al termine ordinario , avendo partorito nove mesi e dodici gior- ni dopo seguito l’accopiamento fecondo; facile e | felice riuscì il parto, dopo il quale continuò l’ ani- | male a godere dell’ordinaria salute. Essendo il vi- tello nato a gravidanza compiuta, trovossi della mo- le, peso, e statura comune; naturalmente confor- mato , tranne che il torace mostravasi alquanto com- presso , e dalla regione anteriore, ed inferiore del medesimo pendeva un voluminoso tumore, unito me- diante piciuolo piuttosto ristretto al torace mede- simo, .come si può vedere nella fig. 1. Tav. 3. di. questo volume (1). Visse questo mostro 25. ore, rn (1) Le due figure della tav. 3. rappresentano gli oggetti ridotti ad un quinte della naturale loro grandezza . Tom. III. 26 388 ed attentamente osservato, principalmente nelle ul- time ore del viver suo, dal prelodato Belvederi , potè a colpo d'occhio accorgersi, che il tumore pendente dal torace altro non era che il cuore ri- masto fuori della naturale sua cavità, come chiara- mente lo dimostravano i movimenti visibilissimi di sistole e diastole del medesimo. Da principio, come fn riferito dai coloni, questo tumore era molto me- no voluminoso , tutta l'esterna di lui superficie ave- va l'apparenza, la morbidezza, ed il colore della mucosa intestinale; il pelo degli integumenti non oltrepassava l'orlo dell'apertura dello sterno per la quale i grossi vasi, discendenti dal torace, prolun- gandosi sulla regione superiore del cuore formano: il piciuolo del tumore. Poco dopo la nascita la si- stole e diastole del cuore mostravansi poco più fre- quenti del naturale, l’animale reggevasi, con qual- che difficoltà, sulle gambe e più volte accostossi alla madre per succhiare il latte; ma afferrati ap- pena i capezzoli era costretto ad abbandonarli, per- chè la respirazione diveniva ansia e difficile, ed una breve sincope quasi sempre era la conseguenza di questi vani tentativi alquanto prolungati. Passate dodici ore il tumore erasi notabilmente accresciuto, toccato dava un senso di calore fortissimo, la di lui superficie, più asciutta, perduto aveva il color bianco lurido d’ una mucosa, ed invece era dive- nuto in tutta la sua estensione di color rosso fosco, alquanto più intenso nella regione superiore del tu- more stesso; i movimenti molto più rapidi erano ancora meno manifesti; permanentemente difficile la respirazione; l’ animale non più reggevasi sulle gambe , e tentato evendo gli astanti di fargli forza» tamente deglutire del latte, lo ricacciava tosto dal- la bocca quasi minacciato da improvvisa soffocazio- ne. Quattro ore prima della morte il coloramento della superficie del cuore era divenuto azurro fosco, 389 «ed'una tinta simile, però in grado molto minore, appariva nella mucosa della bocca, nella congiun- tiva, nella faccia interna delle palpebre , nell’estre- mità del muso, e nella mucosa delle aperture na- sali. I movimenti del cuore rapidissimi alternavansi quelli della regione superiore con quelli della infe- riore, giacchè quest’ organo vedevasi, mediante pro- fondi solchi distinto in tre sacchi, due superiori ‘a,b (fig. 1.), uno inferiore, c; i sacchi superio ri, molto più estesi ed a pareti meno resistenti; si allargavano.; nel mentre che il sacco medio od ‘in- feriore, c, si restringeva: ben presto però questi movimenti cessarono d’ essere ben distinti, e ‘tutta la massa del tumore mantenne fino alla morte sol- tanto un leger moto di ondulazione od oscillazione frequentissima . Secondocchè si accelleravano i mo- vimenti del cuore, più frequente e difficile facevasi ancora la respirazione ; l’animale agitava irregolar- ‘imente le zampe, allungava il collo, dilatava le aperture nasali enormemente, come se tentar. vo- lesse di rendere più facile e spedito l’ ingresso ‘del l’aria nell’ organo respiratorio. Apparvero in seguito palpitazioni irregolari in tutti i muscoli esterni, al- ‘ternate da contrazioni spasmodiche tetaniche dei me- .desimi , sotto le quali cessò di ‘vivere. Secondocchè il cadavere si raffreddava , il colore plumbeo e quasi nero del cuore e delle mucose impallidiva, di ma- miera che. l'aspetto del tumore, nella esterna su- perficie ,\ tale divenne permanentemente da rassomi- gliare ad. un muscolo denudato, di colore alcun po- co fosco; le mucose, di sopra indicate, riacqui= starono quasi del tutto il naturale loro colore. .. Trasportato il cadavere nell’elaboratorio anato- mico dell’ università m’ accinsi ad anatomizzarlo, e rinvenni nel medesimo le singolarità, e le altera- zioni di forma, posizione, e struttura che in breve descrivo. 390. ‘Siccome, accaduta la morte, il tumore erasi im- piccolito ,, e divenuto flacido, così procurai di rido- | nare al medesimo il volume che presentava quando era disteso dal sangue; riempiendo le di lui cavità mediante addattata injezione in cera, spinta pei vasi. | del. tralcio; questa injezione render doveva ancora più facile, chiara; e spedita la preparazione dei | principali tronchi arteriosi e venosi comunicanti col cuore stesso; onde meglio apparissero le modifica- | zioni nel circolo generale, e polmonare, le quali non potevano mancare in tanta alterazione dell’ or- gano centrale del circolo: medesimo . molta Esaminato; dopo ciò, il timore mostrava sempre la sua superficie di color rosso cupo , morbida, spal- mata di un viscidume mucoso, e mediante profonde solcature distinta in tre marcati rigonfiamenti 2; 8; c, (fig. 1.). Sicuro; pei fenomeni di sopra riferiti, ‘e stati osservati finchè l’animale era vivo: che. que- sto tumore era formato dal cuore rimasto fuori del cavo» toracico nell’. atto del naturale. chiudimento delle ossee di lui pareti nei primordj dello svilup- po; con diligenza ‘esplorai se pure questo cuore , era dal proprio pericardio libero inviluppato e di+ feso ‘ed a questa ‘prima osservazione fui condotto dal.aver letto in parecchie relazioni di. casi ‘consi> mili. avvenuti e nell’ umana specie, e nei bruti; che il cuore rimasto fuori del torace mancava sem- | pre di pericardio ..Ed infatti esplorando: colle dita tutta la superficie del tumore ,\\sembravami. di toc; care un:corpo solido non velato da membrana, che sul medesimo con facilità si movesse, e quasi sdru= | ciolasse , come naturalmente succede ‘allorquando questo organo è inviluppato da libero pericardio . Tuttavia percorrendo colle dita i profondi solchi che separono le due prominenze superiori 4,2, dal- la media ed inferiore c,, trovai in alcuni punti che & una grossa membrana, distendendosi dall’ una al- 391 l’altra eminenza , lasciava sotto di se quasi un quia colo vuoto, o per dir meglio uno spazio nel quale non aderiva al sottoposto tumore. Praticata in que- sto luogo una incisione mi fu facile in allora di togliere la debole adesione che univa l’ interna .su- perficie di questa membrana al tumore, isolandola totalmente. dal medesimo: fino al punto in cui la parte più ristretta del tumore penetra nel cavo to- racico. La fig. 2. dimostra in 4, d, questa mem- brana sollevata e rovesciata allo infuori, lasciando perfettamente a nudo il cuore; è d’ essa molto più grossa e robusta del pericardio, esaminato anche negli individui adulti, ed evidentemente si compo- ne di due lamine, le quali però , ‘essendo tra loro aderentissime, ne componevano quasi una sola ; ciò non ostante nella regione posteriore del cuore, pres- | so il lembo superiore della sinistra orecchietta , ve- donsi in e, divise le due lamine, l'esterna delle quali si dimostra continuata evidentemente negli in- tegumenti, formando un angolo acutissimo colla linea inferiore del ventre, e la interna; fasciando i grossi vasi sanguigni comunicanti col cuore, ed attraver> sandoli in, f, è perfettamente analoga alla mem- . brana propria del pericardio. Nè la sola posizione ( rispettiva di queste lamine dimostra la diversa loro natura, questo è anche meglio comprovato dall'.in- tima tessitura loro; infatti l esterna, continuazio- | neidegli integumenti , differisce da questi solo per esser priva di peli, vestendo piuttosto l’ apparen- za di membrana mucosa, come si vede accade- | re costantemente degli integumenti stessi rovesciati per le esterne aperture comunicanti colle interne cavità di parecchj organi; ed anche nel nostro caso gli integumenti per comporre questa muova mucosa notabilmente si assotigliano, diventano più morbidi, ed il tessuto celluloso-pinguedinoso sotto- posto al cuojo del tutto sl perde, sviluppandosi LA 392 di più il sistema delle glandole mucifere. Ma an- | che 1’ interna. lamina non manca di quei caratteri pei quali si giudica fondatamente che rappresenti la tonaca propria del pericardio , perchè evidente- mente mostra tessitura fibrosa, la consistenza; Il’ e- stensione, e la disposizione proprie di questa stes- sa membrana veduta nella condizione sua naturale. A rendere completa la rassomiglianza mancherebbe soltanto il sacco sieroso, che, nella disposizione na- turale di queste parti, copre l’ interna faccia del pericardio stesso, e si distende sulla esterna superfi- cie del cuore, raccogliendo entro di se lo. siero detto umore «del pericardio. Ma anche di questa | sierosa, però notabilmente degenerata., ne esisteva- no indizj in quei luoghi nei quali, non aderendo del tutto al tumore l’ esterna di lui membrana ; si è prestata più. facilmente al descritto isolamento. Dal sin qui esposto parmi dedurre si possa con fon- damento , che in prima orrigine il cuore, escluso dal cavo toracico, mediante l’ accostamento della destra e sinistra parete di questa cavità, effettuatosi attorno i grossi vasi col cuore stesso comunicanti, era inviluppato da un vero e naturale pericardio, composto cioè, di un sacco sieroso interno, e di una membrana fibrosa propria esterna: gli integu- menti poi, degenerati in membrana mucosa , fascian- do tutto all’ intorno il tumore, ed. applicandosi | strettamente sulla faccia esterna del pericardio me- desimo, supplivano alla mancanza dei sacchi della pleura, addossati al pericardio allorchè trovasi na- turalmente collocato, e della solida parete del to- race. La forte irritazione derivante dal collocamen- to preternaturale del cuore, singolarmente allor quando trovossi esposto all’ aria atmosferica, ed alla azione degli esterni agenti; la compressione ; l' in- solita tensione delle parti; il circolo del sangue im- pedito dalla strozzatura indotta dal circolo osseo, —> sir pese” <« >= rosy 393 attraverso del quale passava il piciuolo del tumore, furono cause più che sufficienti a produrre l’ insolito aderimento , probabilmente favorito ancora da lenta flogosi: aderimento mediante il quale la membrana integumentale attaccossi fortemente al pericardio fi- broso, e scomparve quasi del tutto la cavità del sacco sieroso. Che se questo mostro avesse potuto vivere ancora poche ore, sono persuaso che completo sareb- be divenuto 1’ aderimento dei diversi tessuti indicati, e la parete esterna del tumore fusa, per così espri- mermi, ed incorporata col medesimo , avrebbe fatto vedere un cuore mancante apparentemente di peri- cardio, e reso questo caso completamente simile a parecchj altri descritti dagli autori; e nei quali la mancanza del pericardio si considera come condi- zione essenziale di questa forma di mostruosità . Che il lento processo infiammatorio, anche lievissimo , operi queste preternaturali adesioni nelle parti vi= ve, è inutile che io tenti di dimostrarlo ; mentre chiunque si esercita nelle patologiche dissezioni, e nell’ uomo, e nei bruti, s'incontrerà facilmente in questa qualità di alterazione, e riceveranno per tal modo facile spiegazione i molti casi di cuori tro- vati privi di pericardio , e riferiti dagli scrittori di cose mediche ed anatomiche di tutti i tempi. Più importanti però delle descritte finora sono le alterazioni di struttura osservate e poste in chiaro mediante la sezione del torace di questo mostro, cose tutte rappresentate per la massima parte nel- la fig. 2. della citata tav. 3. Spogliato il cuore del» la grossa membrana che lo inviluppava mostra più chiaramente ancora d’ essere diviso, mediante pro» fonde solcature, in tre ampii sacchi segnati colle lettere a, è, c, i superiori, per la tessitura più morbida, meno muscolosa delle loro pareti, per la posizione, forma, comunicazione, e per l’intima tessitura , ed interna appareaza; che in seguito de- 394 scriveremo , sono evidentemente le orecchiette ; il’ in- feriore o media protuberanza , a grosse pareti ‘mu- scolose; di forma conica , costituisce la parte car- nosa del cuore ‘che contiene i ventricoli. Un solco che dalla base di questo cono si estende sino al- l’ apice, e lungo il quale scorre il tronco dell’ ar- teria cardiaca posteriore, segna apparentemente il limite tra i due ventricoli, anteriore e posteriore, l’ estremità o fondo dei quali, diretto all'apice del cuore, sembrerebbe anche meglio distinto, perchè l’ apice stesso. è quasi diviso in due punte mediante una legera sinuosità: occupata dall’ arteria ‘cardiaca principale. Ciò non ostante la sezione verticale pra- ticata in questi tre sacchi, mi ha dimostrato, che le orecchiette sono realmente distinte mediante il naturale sepimento ,; però in gran parte pervio, ma i due ventricoli compongono una sola cavità, man- cando totalmente. il setto che dovrebbe separarli. Dunque questo ‘cuore contiene tre cavità soltanto, due venose, le orecchiette, una arteriosa formata dalla riunione dei due ventricoli, Aperta la cavità ventricolare, portando via porzione della sinistra parete della medesima; onde esaminare la disposi- zione della cavità stessa, ho trovato, che, verso l’ apice del cuore, corrispondentemente al solco e-- sterno che lo rende quasi bifido, sorge internamente un rudimento del ‘setto interventricolare, il quale però si innalza appena tre linee nel centro, termi- nando con un orlo tondeggiante, incavato a foggia di mezza luna; e dire si può quindi che le cavità dei due ventricoli., estesamente comunicanti tra: lo ro, ne componevano realmente una sola. Verso la base questo unico ventricolo presenta quattro di- stinte aperture, due maggiori venose, . od auricola- ri; due minori arteriose, o comunicanti coll’ aorta, e colla arteria polmonare . Delle due aperture venose una, situata anterior= i 395 mente ; molto più estesa dell’ altra, Dbiipipiattaziani solo la base del ventricolo, ma estendentesi ancora sopra porzione della parete anteriore del medesimo, «comunica colla destra orecchietta. Invece delle or- dinarie valvole tricuspidali, che circondano questo foro, essendo le parti normalmente organizzate ; esi- ste soltanto una larga e sottile membrana, la quale, nata dalla regione più alta della cavità del ventri- colo, e presso il lembo anteriore dei fori arteriosi, discende obbliquamente, s° accosta alla faccia in- terna ed inferiore della parete anteriore del ventri- colo alla quale aderisce mediante pochi; e deboli ‘ filamenti tendinei. La posizione, ed il movimento di cui può godere questa membrana nella sistole e dia- stole del ventricolo, dimostra evidentemente che nel- la circolazione del sangue adempiva» agli uffizj delle valvole tricuspidali . L'altro foro venoso, molto più angusto, occu- pante la regione superiore e posteriore della parete . del ventricolo , comunica colla sinistra orecchietta ; una membrana disposta ‘in modo analogo a quello or ora descritto, ma diretta in senso opposto, ‘fa le veci delle valvole mitrali. I due fori arteriosi poi situati sono nell’ angolo, o spazio, che rimane interposto ai lembi superiori di queste due mem- brane, a foggia di valvole conformate. ‘ Idue fori arteriosi nominati, uno situato a de- . stra, l’altro a sinistra, in una linea trasversa che occupa la parte più alta della base del ventricolo, addossati sono 1’ uno all’altro, per modo che ri- mangono distinti nel centro mediante un orlo. gros- | so quanto lo possono essere le due pareti delle ar- | -terie insieme unite. Ciascuno di questi fori è mu- nito delle ordinarie valvole semilunari, però alquanto più deboli, e meno incavate di quello esser soglio- no nello stato naturale: il foro arterioso situato a sinistra , e che corrisponde alla posizione della let- 396 tera f, metie nell’ arteria polmonare; quello rivolto a destra comunica coll’ aorta; il foro dell’ arteria polmonale è alquanto più largo, di quello del- dimostrare l'andamento dei prgipali das «tronchi, sanguigni, ii @y:8:,,6, come nella fig. 1.° d, d, pericardio aperto e rovesciato allo infuori. es luogo nel quale si dimostra il pericatdio. di- viso in due lamine. — O ) ‘Tinèa formata dalla membrana propria del pe- 3 ‘‘“ficardio che cinge'i grossi vasi comunicanti ih or60 0 col cuore. woiio:ghetronco: dell’ arteria cardiaca posteriore . «ui cllisiseno quadrato allungatissimo. «sino itronco dell’aorta nato dal cuore. ada, dutro, arterioso. ig: #4 arteria polmonale destra inserita nel corri- spondente polmone. m, carotide primitiva sinistra. n > grosso tronco dal quale nascono le due suc= 72 ie lelavie ela ‘carotide ‘destra . n otrol) rami venosi del polmone sinistro . {{W { p'3'73 porzione del circolo osseo che circoscrive il np ih foro della (regione anteriore dello sterno, at- POTTOTGIORE Leufraerso” -del.quale passano i vasi diretti al ;i enore 5 up.arco di questo circolo, che cingeva ag | l’arteria polmonaref e l’aorta, si è tolto per scoprire meglio l'andamento di questi vasi. r, cava anteriore — s; cava posteriore — t, por- ‘zione dell’aspera arteria — n, l’esofago — ” ©, la volta del diaframma — Li il polmone Ba: ‘destro — Y.s Punta od estremità anteriore del- ‘lo sterno. santi Tom. Il. 27 )o 4, 100 404 Marce DE Serres — Observations ete. — Osservazio- ni sopra diverse ossa di mammiferi e di uccelli sco- perte nei calcari quaternarii con ghiaje (\calcaires gravelenx quaternaires (1) delle vicinanze di Per- pignano, e sopra una specie di orso fossile. (Annales des Sc. d’ Observation 7. ILL. pag. 229 - dA Feb- brajo 1830. con due tavole .) Le diverse ossa che: sto: per descrivere sono sta- te scoperte nei depositi fluviali quaternarii formanti il suolo superiore di una parte della pianura situa- ta al'mezzo giorno di Perpignano , depositi essen- zialmente calcari e ricoperti soltanto dal diluvium . Questi calcari ghiajosi che cementano frequentemen- te dei ciotoli, sono stati, principalmente:osservati ad una lega e mezzo da Perpignano. presso.,le case di campagna. dei Signori Palegry ; e Dartros;alesetten- trione della piccola città d° Elze. Nom:avendo po- tuto vedere delle sezioni di questi terreni ignoriamo se i nominati calcari hanno una grande estensione . Dobbiamo alle cure del Sig. Palegry il ritrovamento di queste ossa. Trovansi le medesime, sparse. senza “venin ordi- ne, e tra loro confuse: hanno in.genere queste ossa un colore uniforme, cioè dij un bianco giallastro, o grigiastro. Sono tutte petrificate;.‘e convertite in un carbonato calcare) e dei limpidi ‘cristalli di questo carbonato ‘intonacano spesso le ‘loro cavità; appena conservano qualche traccia di ‘materia animale. Gli ossidi di ferro e di manganese coloriscono talvolta , L ' (1) Io:,, unitamente a qualche. altro geologo, denomino terreni qua- ternarii tutti i depositi prodotti dopo il ritiro dei mari dai continen= ti, e quindi dopo che i terreni terziariì erano di già stati precipita- ti. Questi depositi quaternarii mai hanno cessato di formarsi, e per tal modo uniscono le epoche geologiche all’ attuale periodo + 5 405 però di rado ; ‘alcune: delle loro patti., Queste ossa appartengo : 1.° a dei. carnivori :..2.° a dei roditori : 3.° a dei ruminanti: 4.° a. degli uccelli: sono molto più copiose quelle dei carnivori € ruminanti. OssA DI CARNIVORI: 3,i:-0:; A. Orso colla fronte appianata (Ursus metopoleainus, Nobis). Questa specie è stata. determinata-mediante. una testa ‘intera sulla quale esiste ancora la maggior parte dei denti. Questa testa fa supporre che.l’ orsò del quale parliamo fosse d’ un terzo. circa maggiore dell’ orso. bruno dei pirenei. Cotesta. specie esser do- veva essenzialmente carnivora, giudicandolo, dalle sue forme marcate, dalle prominenze delle ossa, dalla forma acuta dei canini; e° dalle dimensioni della testa. I denti interamente formati dimostrano che l’.in- dividuo, al. quale appartenne questo. teschio: esser dovette adulto. Contansi sei molari da ciascun la- to della mascella, tre dei quali piccoli, e tre gros- si, i canini sono grossi e robusti. La. cresta sagit- tale è sviluppatissima ; il frontale è assai depresso confrontato con quello dell’orso bruno delle Alpi.0 della Polonia; molto prominenti sono ancora le spi- ne anteriore e posteriore .della fossa temporale, che riunite al vertice compongono poi la cresta sagitta- le. Dei caratteri specifici trovansi ancora nell’ am- piezza. delle fosse temporali, nella direzione elle vantesi, e nella grande convessità degli archi. zigo- matici, e finalmente nelle rugosità delle creste tem- porali. Faremmo ancora osservare, che il piccolo, mo- lare collocato presso il canino nell’orso vivente si trova eziandio nella nostra specie, quando invece, secondo quanto ne dice Cuvier, quasi mai ‘è ‘stato A. Roditorà. i La presenza di animali di quest’ mbe è è stata dimostrata solo mediante un fragamento di incisivo, la mole del quale. fa supporre che abbia. appartenu- to ad una RL AarR di Li Pad assai magg siore del castoro . E ar I Sono questi di generi diversi, il cervo cioè, ed il montone. Del primo ne esistono due specie di- stinte, cioè il cervo a corna gigantesche, ed un’ al- tra specie supposta soltanto dietro l’ esame di una porzione di corno... ° Cervo ‘a-corna gigantesche . Solo dopo aver trovato una porzione di cranio si è potuto con sicurezza determinare i diversi frag- menti ‘ossei appartenenti a questa specie: essendo questo cranio quasi del tutto simile a quello deli- neato da Cuvier nella tav. vi. fig. 9. e descritto ap- punto sotto questo nome. Sembra che questa specie. tanta rimarcabile sia stata una volta: comunissima ;. giacchè il suddetto autore. la cita in Inghilterra, Irlanda, Germania, in Italia, nel nord della Francia, e noi ‘pure l’ ab- biamo trovata nelle regioni meridionali di questo stesso paese quasi alle falde dei Pirenei, ugualmente come nel centro del dipartimento de 1’ Hèrault. Uni- tamente al. cranio di Pezenas fortunatamente ‘si è trovata. l'estremità superiore di una tibia sinistra , la quale confrontata convaltra simile scoperta nel cal- care di Perpignano si sono dimostrate del tutto iden- tiche , in questo stesso calcare si è pure trovato un 409 femore, dei denti molari incastrati. ancora in una ‘porzione dell’ osso mascellare superiore; un fragmen- to di mascella inferiore del lato destro col secondo molare anteriore; delle vertebre cervicali e dorsali: :delle estremità articolari, ed altri fragmenti di rag- gio: dei fragmenti di cubito: diverse porzioni su- periori di femori destri e sinistri: porzioni di tibia; «di metacarpi e metatarsi non che delle falangi. L’osso sul quale ho potuto più facilmente fon- darmi nella determinazione della specie è il femore possedendo del medesimo le estremità articolari. su= periori ed inferiori. carte 2.°. Piccolo cervo è Nei terreni quaternarii di Perpignano esiste. an- cora un’altra specie di cervo, giudicandolo almeno da una porzione di corno che indica, una. piccola specie la quale sopra questo solo fragmento non può essere con fondamento determinata . 3.°. Montone . Negli stessi terreni quaternarii si sono . trovate delle estremità inferiori d’omero , la testa di un fe- more , delle coste ; fragmenti indicanti dei ruminanti «del genere montone maggiori dell’ ordinario. Invece gli avanzi trovati a. Vi/lefranche-Lauraguais dello stesso genere riportansi ad una specie di statura più ‘piccola della specie comune, che però più si acco- sta a quest ultima di quello che la specie maggio- re di Perpignano. i III. Uccelli. Gallinacei. : Dobbiamo alla gentilezza del Sig. Jaubert de Passa, corrispondente dall'Accademia delle Scienze, i frag- da i ‘ menti. ossei che riportiamo a. degli uccelli. Sono queste ossa due metacarpi, l’ uno destro ; l’altro sinistro, che mostrano di avere appartenuto ad una specie della mole; e robustezza del grande: :cog dorè. Le brecce ossee di Cette ci hanno pure mostrato! dei fragmenti d’ ossa di uccelli riferibili alla stessa fa- miglia, appartenendo al genere Colombo. Le nostre caverne contenenti ossa presentano pure: ornitoliti., ma riportansi piuttosto all’ ordine delle. gralle, e dei ‘palmipedi. Avvanzi di uccelli trovansi pure nel- le marne argillose blù dei cterreni marini terziarii/, il qual fatto dimostra, che le ornitoliti caratteriz- zano tanto i depositi terziarii quanto i quaternari con questa sola differenza che sono più abbondanti negli ultimi, Le due tavole che accompagnano questa memoria contengono i disegni della testa dell’ orso a fronte depressa veduta parzialmente ‘in diverse posizioni ; l’ incisivo mutilato del grande: roditore ;. i due me= tacarpi d’ uccelli; un molare; porzione. di ‘cranio, di omoplata, di tibia, di femore, di stinco del cervo a corna gigantesche; porzione di corno della piccola specie di cervo; la testa di un femore di montone . Articolo di una lettera scritta li 13 Luglio 1830 da S. E. il Sig. D. Carro L. BonaraARTE Principe di Musignano al Professor Camillo Ranzani. N el fascicolo di Aprile 1830 del Bulletino del- le scienze naturali di Ferussac vien detto quanto basta di un certo Co/uder trovato di recente nelle vicinanze di Bordeaux dal Sig. Gachet, e da lui considerato come specie nuova sotto il nome di e n = = DOT hope: | che soia deus — Air Coluber rubens , per credermi certo, che esso. nion sia: altro che il nostro bel Coluder Riccioli. Nemico. come isono delle: specie nominali non posso ‘a..meno di snbito protestare contro questo. contrabbando ,.;e e la prego Sig. Professore d’ inserire questa mia. re- clamazione negli Annali. Il vedere poi! preso il no- stro Coluber Riccioli per specie nuova in quelle par- ti.di Francia mi fa piacere, perchè prova sino!a un certo punto; che questa bella specie è distinta dal Coluber girondicus;, specie, ch’ io non conosco, ma che si deve assomigliare al Coluber Riccioli . Notizie sopra la Crinovocia del Mutis . Del Prof. Antonio Bertoloni . D. Ippolito Ruiz nella prefazione alla sua Chi- nologia ci fece sapere, che l’ insigne botanico, € naturalista D. Celestino Mutis non solo aveva com- municato importanti notizie al figlio di Linneo so- pra il genere Cinchona; ma ‘che per lo spazio di 30. e più anni aveva percorse: le vaste contrade del .re- gno di Santa Fe di Bogota in traccia delle piante indigene, e particolarmente delle specie diverse di China, per lo che erano a ripromettersi utilissime notizie sopra piante di così grande interessamento per la medicina. Soggiungeva poi, che esso Mutis aveva fatto. adv compite , e disegni esatti delle Chine da lui esaminate, le quali cose in bre-. ve sarebbero state pubblicate per gloria di lui, e | della botanica Spagnuola. Ma nessuno vide mai fatti di pubblica ragione questi lavori, e nemmeno sa- pevasi oggigiorno, dove ne esistessero i materiali. Quando il Ch. Cav. D. Giovanni Gussone Botanico di S. M. il Re delle due Sicilie trovandosi nella scorsa primavera in Madrid -al seguito del suo Re 1412 ‘ebbe la sorte di rinvenire colà ed il manoscritto, e le tavole; e gli esemplari autentici della Chinolo- - gia del Mutis, non che altre preziose collezioni di piante dello stesso , le quali aspettano la mano be- nefica, che le tragga da quella oscurità. Ecco il pesiodo di lettera, che su tale proposito mi scrive- va esso Gussone da Madrid in data dei 25. di Marzo dell’anno corrente :; “ In una gran sala si conserva tutta la raccolta delle piante secche mandate dal Mutis dalla Nuova Spagna, e sonovi pure. i ma- noscritti di questo Autore con moltissime figure in foglio di tutte le specie o nuove, o rare, e queste eseguite ottimamente in colore, ed in nero per comodo degli incisori. Ma la cosa più pregiata , che vi sia, è una monografia del gene- nere Cinchona del medesimo Mutis con tavole si- mili alle precedenti, e cogli esemplari secchi ss autentici ‘, Oh di quanta importanza per la scien- za botanica, e medica non sarebbe la pubblicazio- ne di quest’ ultimo lavoro fatto da sì abile persona nello stesso luogo nativo delle Chine, le quali sono così difficili a decifrarsi sopra gli esemplari secchi! pre questi miei voti avere un giorno il bramato elletto . 23 29 97 413 INDICAZIONE DELLE MemoR:E DI SToRIA NATURALE, CHE SONO STATE RECENTEMENTE 0 IMPRESSE NEGLI ATTI DELLE ACCADEMIE, 0 LETTE NELLE SEDUTE DELLE MEDESIME, OVVERO INSERITE NEI GIORNALI. Sedute della Società Geologica di Londra. Seduta annuale delli 20. Febbrajo 1829. — Si legge un rapporto di amministrazione interna della Società, e sugli oggetti, memorie ed opere alla medesima dirette ec. Seduta delli 6. Marzo — Lindley I. professore di Bo- tanica nell’ Università di Londra legge una ‘nota sopra una pianta fossile della formazione a carbon fossile del- la contea d’ York, descritta come una felce , rassomi= gliante per molti rapporti alla Trichomanes reniformes , muova specie trovata recentemente nella nuova Zelanda ; ella lascia vedere delle tracie non equivoche della frut- tificazione marginale propria del genere. Dopo avere confrontato qnesto vegetabile colle piante fossili compre- se da Ad. Brongniart nel suo genere Cycloptères, è dimostrato che non poteva appartenere a veruna specie conosciuta di questo gruppo , termina l’ autore coll’ as- segnargli un carattere specifico , denominandolo Trick. rotundatum. — Si incomincia la lettura di una memo- ria sui residui di quadrupedìi trovati nelle formazioni | marine d’acqua dolce della penisola Italica da .. 5. . Peniland. Seduta delli 20. detto. Roderick Impey Mur- chison ,, memoria sulle rocce secondarie e terziarie for= manti il lato meridionale delle Alpi tirolesi presso Bas= sano ( vedi T.1II. fascio, 1x. di questi Annali ) . Seduta delli 3. Aprile. — Si legge una lettera del Dott. Prout al prof. Buckland sull’analisi delle pietre di bezoar ( Coprolites) di Lyme Regis , e di Westburg sulla Severn, | che ha trovato composti di fosfato e carbonato di cal- ce, con proporzioni legere e variabili di ferro, di zol- fo, e di materia carbonosa. Lo stesso Prout la pure | esaminato gli altri saggi di coproliti, dei quali si fa parola nella memoria di Buckland, e crede col mede- 414 | simo che sieno di orrigine fecale, e della natura del- 1°’ album graecum. Murchison — Su lo Schisto bitu- minoso , ed i pesci fossili di Seefe/d4 nel Tirolo. Que» sto Schisto è subordinato ad una vasta formazione di dolomite formante un alta catena di montagne che divide il Tirolo dalla Baviera, e nella quale formazione lo Schisto occupa una grossezza di più centinaja di piedi. Questo Schisto scavasi soltanto pel bitume che contiene, e che si estrae sottoponendo la roccia, prima macinata e posta in crogiuoli, ad un calore intenso per dieci o dodici ore. I soli residui di animali che vi sono stati trovati appartengono a dei pesci, tra i quali Valencien- nes ha distinto almeno quattro specie, tre a scaglie qua- drangolari senza articolazioni, rassomiglianti all’ Esox osseus ( Lepisosteus de Lacep.), ma diverse essenzialmen- te da questo genere per la loro estremità forcuta, e per la posizione e struttura delle natatoje; la 4.* specie è stata positivamente dal prelodato naturalista ascritta al genere Clupea . Con queste ittioliti rrovansi alcune pian- te fossili rassomiglianti in parte ad un Lycopode. Sic- come i caratteri generali dei suriferiti pesci s’ accostano a quelli dello Schisto contenente rame, di Germania, al calcare magnesiaco d°’ Inghilterra, ed allo Schisto della Caithness nella Scozia; nel mentre che da un altro lato differiscono totalmente dalle specie fino al presente os- servate nel Lias e nel sistema oolitico, l’ autore ,, com- binando questo fatto coi caratteri mineralogici della roccia di Seefeld, e quelli della dolomite metallifera alla quale è subordinata, riporta cotesto deposito ad una di queste formazioni tanto ricche in ittioliti, e che sono inferiori al nuovo grè rosso. Riguarda come probabile, che la distruzione di tanta copia di pesci abbia contribuito direttamente alla bituminizzazione del- lo Schisto, giacchè questa roccia, somministra; median= te la distillazione , maggior copia d’ ammoniaca di quanto si è mai trovata in verun carbone bituminoso. Non ammette il nostro autore la teoria di de Buck, che cioè le montagne Dolomitiche delle alpi debbano la presenza della magnesia all’ azione delle rocce pirosseniche in fusione, e le forme acute e lacerate , alla alterazione simultanea di loro struttura; e questo perchè non si | 415 trovano rocce trapiche e pirosseniche nelle vicinanze; perchè la forma delle montagne è sufficientemente spie- gata dalla grande inclinazione , e dai dislocamenti e ravvolgimenti dei loro strati; ed in fine a motivo dei pesci fossili, e delle piante dello Schisto bituminoso al= ternanti coi letti di dolomite, che perciò sì devono es- sere formati nello stesso tempo. Si incomincia la lettura di una memoria sui depositi terziarii del Cantal, e sulle loro relazioni colle rocce primordiali e vulcaniche, da C. Lyell, e Rod. Impey Murchison . 5. Dicembre 1829. Si termina la lettura d’una memo- ria sulle formazioni terziarie dei fianchi delle Alpi di Salzbourg e della Baviera; questa memoria è la conti- nuazione di quella sulla vallata di Gossaz del Rev. Ada- mo Sedgwick , e Murchison. Sembra che gli autori di questa interessante memoria inclinino a ‘credere’, che queste masse immense e staccate di rocce che trovansi dall’ una all’ altra estremità delle Alpi debbano essere attribuite agli allazamenti dei fiumi e dei laghi. Buck- land dopo avere altamente lodato il merito di questa memoria, non s’ accorda sotto altri rapporti colla opi- nione degli antori, e fa riflettere che queste masse ter- ziarie devono esser state prodotte mediante altri feno- meni. I fiumi dirigendosi al mare non strascinano mai seco un solo ciotolo, il dotto oppositore cita ad esempio il Rodano, il Reno, ed il Po. Si legge anche un’altra memoria snl ritrovamento dell’iguanodonte fossile, e di una razza estinta di rettile erbivoro nella baja di Sandown, e dj Swanage. Alcuni avanzi giganteschi di questa specie di lucertola accom- pagnavano la memoria, una sola articolazione delle fa- langi pesava quasi sei libbre. Fitton legge una memoria nella quale) esposti molti detagli scientifici, rimarca dei rapporti singolari tra gli strati esterni, e le altre formazioni delle montagne delle vicinanze di St Omrr e di Namur, con quelle delle vi= cinanze di Barh e di Bristol. Si è scoperta ad Aix gran copia di sabbia verde, ricconosciuta propria a tutte le manifatture di drapi. Mediante una serie di fatti ana- A:6 loghi, l’autore fa vedere l'inconveniente di servirsi di parole che derivino da caratteri esterni. ( London Litterary Gazette ; Decem. 1829. ) Bulletin des Sciences naturelles T, xx. pag. 414- 18. Marzo 1830.) AccADEMIA DELLE ScIENZE DI PARIGI. Seduta delli 5. Aprile. — Cuvier legge una memoria intitolata = Considerations Sur le sternum = Nell’ ultima mia memoria, dice.il ce- lebre naturalista, credo di avere dimostrato che le copio- se variazioni di composizione e di connessione degl’ ossi joidei negli animali che respirano aria, mon si possono conciliare con veruna delle definizioni date nella teoria degli analoghi, e ne anche con veruna possibile defini- zione che; aftribuirebbe a questa teoria alcuna cosa di esclusivamente proprio. Jl dotto mio collega nella sua risposta si è limitato a «presentare delle applicazioni del- la suna dottrina alla organizzazione dei pesci. La princi- ale di siffatte applicazioni essendo relativa all’osso joi= e »s fa duopo, per rispondervi adequatamente, esaminare 1’ osso joide in quegli animali che respirano per mezzo dell’acqua, ed in particolare nei pesci. n Il dotto nostro confratello ha concepito intorno a que= sto soggetto delle ipotesi le più singolari: riguarda egli l’ osso joide dei pesci come formato dalla miscela , dal- l’ amalgama, dei pezzi che appartengono all’ osso joide ordinario con altri che riferisconsi allo sterno degli uc- celli ; mi trovo qui obbligato, per dimostrare tuttociò che una simile supposizione ha di straordinario, anzi di impossibile, di esaminare preliminarmente lo sterno ne- gli animali delle diverse classi. i Nella determinazione dei pezzi componenti quest’ osso Geoffroy ba del tutto rinunziato all’andamento che egli stésso pretende sia esclusivamente proprio della teoria degli analoghi. Infatti ba egli assegnato come uno dei caratteri distintivi della teoria stessa la particolarità, che la. medesima nelle sue determinazioni non ha riguardo alle funzioni, ma soltanto agli elementi degli organi. Ciò non ostante lo stesso autore nel capitolo della sua 417 Filosofia vanatomica dove tratta dello sterno si esprime nel:seguente modo :;, Poichè noi diamo lo stesso nome >» ad:un insieme nel quale intervengono dei nuovi pezzi s3 con alere condizioni, e delle forme diverse, questo ss insieme non è più. una cosa identica, almeno sotto que» 33 sto rapporto. Ciò. non ostante l’ analogia «ci. ha passo »» passo condotti a considerare: i diversi sterni sotto lo 33 stesso punto di vista; ma la stessa analogia non ci 33 avrà;ingannati (se ci, ha condotti a comprendere nelle 3; stesse» considerazioni degli organi, delle funzioni, e 33 delle-connessioni invariabili il che è incontrastabile. 3 Queste funzioni } e queste connessioni saranno perciò 33 i soli elementi che includeremo»nella definizione del- lo sterno j3;e ©’ smonta Di dini -.Io mi guarderei bene dal contrastare veruna cosa al nostro..dotto confratello; anzi al contrario poichè nel ca= pitolo speciale è.del tutto del mio parere; poichè si uni= sce a.me medesimo |per combattere la propria dottrina , poichè. egli riconosce finalmente ; clie negli. sterni pre- sentansi nuovi pezzi. e con altre condizioni, vado anzi a sostenerlo; con tutte le. mie forze; cerco di confermare con .nuovi esempii .la.di. lui. proposizione, e di mo- strare che è vera anchè più di quello possa egli credere. ;\ Ea tutti noto che: lo sterno deiquadrupedi è compo= sto dalla riunione di ossa collocate. in serie le une die= tro. ;alle (altre, e che-il loro numero è ‘assai general mente determinato da quello delle coste dette ‘vere, cioè da quelle la regione cartilaginea dalle quali si articola collo sterno. Questa disposizione dei pezzi in una sola linea.è propria dei quadrupedi. Nulla di somigliante si trova più negli ovipari, se si eccettuino tutto al più le rane 5. negli altri lo sterno, generalmente allargato me- diante delle parti laterali in forma di disco ; varia sor= prendentemente di composizione, e ciò in un:modo af- fato indipendente dal numero delle coste vere. Gli uc- celli e le restuggini sono fra gli animali di questa di- visione quelli nei quali lo sterno: apparisce più largo e composto di pezzi singòlarissimamente. disposti . Geoffroy Saint-Hilaire ha mostrato che in tntte le te- stuggini il numero dei pezzi è di nove, ne conchiude da questa osservazione, che qualunque sterno il quale non 418 sia da.veruna causa angustiato nel proprio sviluppo è composto di nove ‘parti velementari 3: conclusione assai difficile da. combattersi ; presa in questi termini ; giacchè in qualunque caso nel quale si trovasse un minor nu- mero di.pezzi:dir si potrebbe che :1o: sviluppo dello ster- no è stato: angustiato ( entravè ):. Fa:dnopo che gli osta= coli a questo completo sviluppo sieno stati ben ‘molti; giacchè il numero di nove ‘pezzi non si trovavin:-verun altro oviparo, ed esiste‘in un piccolissimo numero di mammiferi. D’ altronde ‘quando se ne \trovano»’più di nove, come sovventi Accade nei mammiferi stessi, ‘non è più un ostacolo allo: sviluppo che fa duopo rintraccia- re, ma una ‘qualchercausa di.esaltazione. Di più perchè mai cercare appunto il numero normale dei pezzi’ dello sterno nella: testuggine:?- qual privilegio poteva ella ave- re in tal ‘circostanza; poichè trattandosi dell’ osso joide, non si aveva; avuto verun riguardo alla medesima? Lo stesso Geoffroy si «è occupatordi trovare nello'ster- no degli uccelli, clie comunemente -si. considera’ come composto: di cinque pezzi, î nove pezzi formanti lo ster= no, completo come nelle .testuggini. Avrebbe potuto di- spensarsi-da questo» pensiero , poichè nel principio del capitolo;aveva di già rinunziato al'‘numero dei pezzi per occuparsi. solo delle funzioni ; e qui Cwvier ‘si’ estende nel riferire! molti esempii coi quali ‘combatte. le asser- zioni, dell’avversario; e cita infine lo struzzo, ed il casoa- rio quali;specie che presentano nello sterno un fatto ‘as solutamente contrario all’ unità di composizione. ‘In fatti | nelle indicate: specie. lo. sterno -rion si compone inè di cinque ;' nè di nove pezzi, ma.di due soltanto: questa semplicità di composizione, che. non è spiegata dalla teo- ria degli analoghi, è ‘del tutto dipendente dal modo di movimento proprio delle indicate specie di uccelli i‘quali non volano come gli altri, e quindi i muscoli dello ster- no non abbisognavano di un appoggio nè tanto robusto, nè così esteso come quello delle ‘altre specie nelle quali in proporzione della forza ed estensione del volo eresce la mole dei muscoli pettorali, e dello sterno che loro ser- ve di inserzione. | Continua poscia Cuvier; la serie dei fatti riferiti, som- ministrati, dallo stesso mio confratello, egualmente come Lat 4i abbiamo dimostrato per l’osso joide , anche nel ve caso distruggono totalmente le definizioni che il medesi- mo ha ultimamente dato della sua teoria degli analo- ghi. D’ unità di numero, non ne esiste nemeno: 1’ ap- parenza, imperocchè eccovi un organo ; lo sterno, com- posto successivamente da tutti i numeri dal uno al nove, e si aggiunga pure fino all’ undici , addotrando le idee di Geoffroy relativamente all’ osso joide del picchio. Que- sto stesso osso è ridotto a zero non solo negli inverte- brati, ciò che già da tutti si conosce, ma pur anche in molti vertebrati, come p. e. nei serpenti. D’ unità di connessione, manca ancor questa: ora, come nel mag- gior numero dei casi , esistono coste e sterno ; ora coste senza sterno, come nei serpenti, ora uno sterno senza co- ste, nelle rane. Le stesse variazioni s'incontrano relati- vamente alle relazioni che esistono tra lo sterno e le clavicole sternali, e coracoidee. In una parola 1’ analogia degli srerni, come lo ha pur detto anche il nostro con- fratello, non riposa che sulle funzioni: ma in tal caso in qual maniera conciliare 1’ altra opinione dallo stesso sostenuta, che la teoria degli analoghi non calcola nè si fonda sulle funzioni per la determinazione delle. parti ? AI contrario i riferiti fatti quanto ‘non sono eglino fa- vorevoli alla vera filosofia della Storia naturale ? La na- tura in questo caso più che nel rimanente delle sue produzioni non si è regolata secondo delle viste limitate, o dei precetti scolastici. Nei quadrupedi nei quali lo sterno sostener doveva soltanto uno sforzo mediocre, do- ve il petto, onde render più facile il camminare, esser doveva stretto e flessibile lo ha composto infatti di di- verse piccole ossa disposte in serie longitudinale l’una al davanti dell’ altra. Negli uccelli, allorquando eser- citar doveva uno sforzo notabilissimo , prestare inser= zione agli enormi muscoli che esige il volo, e sostenere la violenza dei movimenti necessarii a questo genere di progressione, lo ha allargato , lo ha munito di una carena prominente, ed ha impiegato alla di lui co- struzione cinque larghi pezzi strettamente uniti me- diante larghe sutture, e che ben presto si solidificano in uno solo disco, altrettanto robusto quanto è esteso . Nelle testnggini nelle quali lo sterno servir doveva di so- Tom. III. 28 420 stegno ‘alla grossa e pesante volta che ricopre questi a- nimali, ha impiegato nella di lui composizione nove pez- zi altrimenti disposti, tanto la natura stessa era esente dal carico di seguire la teoria degli analoghi, o la pre- tesa unità di composizione. Lo sterno, ad onta di tut to ciò chessi è detto in contrario, è tanto poco necessa= rio alla respirazione, che nei serpenti, i quali respirano ugualmente bene degli altri ‘animali aventi polmoni, non ve ne ha collocatoil minimo vestigio. La ragione di que» sta mancanza non è meno evidente di quella delle mo- dificazioni delle quali abbiamo ragionato . Il corpo al- lungato dei serpenti non poteva moversi che mediante ondulazioni facili e ripetute; uno sterno che riunito a- vesse le loro coste vi si sarebbe opposto, era incompati= bile cogli altri caratteri di questi animali, quindi è scom- parso . Per tal modo se ne trova appena un vestigio in uno o due generi. di orvets; anguis, e negli ophisaures, generi che certi naturalisti riguardano, forse non a tor- to, come. più vicini. alle lucertole di quello che ai ve- ri serpenti. Per qual ragione infatti la natura avrebbe ella.agito diversamente? Quale necessità avrebbe potuto costringerla ad impiegare costantemente gli stessi pezzi ; e perchè mai gli sarebbe stata imposta questa legge ar- bitraria ? Io so bene d’altronde che per certi spiriti la teoria degli analoghi nasconde un’altra teoria, quella della produzione di. tutte le specie dallo sviluppo pro- gressivo di un solo germe : però quest’ altra teoria , che io credo del tutto falsa, trae le pretese sue prove da quella degli analoghi, e questa dall’ altra. Ma questo modo» di ragionare diverebbe un circolo vizioso, del quale del rimanente l’ Accademia non ha mancato di ricono- scerne, molte traccie nelle lunghe deduzioni del nostro confratello . In una parola , corrispondere ‘costantemente nella for- mazione degli esseri alle condizioni di esistenza, variar- le secondo i bisogni di ciascun genere, produrre degli es- seri di tutti i gradi di rassomiglianza; da quelli che so- no quasi identici fino agli altri che quasi in nulla si ras- somigliano : eccovi le sole leggi della natura, quelle se- condo le quali i naturalisti da molti secoli a questa parte la osservano, e spero la osserveranno ancora lungamen- 49 te. Addottare delle teorie arbitrarie ed in opposizione a tutti i fatti , questo sarebbe non già un angustiare la natura, ma un circoscrivere lo spirito ed il talento di quelli che la studiano, inceppati da una schiavitù. che basterebbe ad impedire ed arrestare qualunque pro- gresso . Seduta delli 19. Aprile 1830. Benjamino Delessert comunica all’ accademia due note a lui dirette da Smith da Edimburgo. La prima riguar- da la scoperta di un nuovo albero che somministra lat= te, trovato a Demèrary detto dagli indegini 4kyahya . Questa pianta, diversa da quella fatta conoscere da Humboldt, somministra un latte assai nutritivo più gras- so e più denso del latte di vacca: appartiene alla fami- glia delle apocynèes, ed Arnot gli ha dato il nome di tabernamontana utilis. La seconda nota è relativa alla germinazione del répenthés , contiene dei datagli sopra una nuova' specie ad urna sferica inviata dal Dott. Wal- lieh direttore del giardino botanico di Calcuta . Flourens legge una memoria relativa all’influenza che esercita l’ acqua sulla respirazione dei pesci. Secondo lui questo fluido può agire chimicamente, fisicamente , e meccanicamente ; egli si occupa soltanto dell’ azione meccanica alla quale sino ad ora non si era prestato at- tenzione. Ha veduto che l’acqua agisce sulle branchie determinando l’ allontanamento dei foglietti e lamelle di questi organi , il che favorisce il contatto dell’ aria. I pesci periscono prontamente esposti all’aria, crede l’au- tore che la morte di questi animali sia il risultato di u- na vera asfissia prodotta dall’ abbassamento delle. bran- chie non più sostenute dall’ acqua interposta alle loro laminette, ed ha potuto prolungare la vita dei pesci fuo= ri dell’ acqua. solo col mantenere. artificialmente le bran- chie nello stato di allargamento che è naturalmente pro- dotto dall’ acqua. D’ altronde dando alle branchie quel- la posizione che. prendono.) estratto ‘1’ animale dall’ ac- qua , si può far perire ugualmente , ancorchè resti im- merso in questo fluido. Onde compiere la dimostrazione, che l’ acqua esercita nella respirazione dei pesci soltan= to una azione meccanica:; F/ourens ha fatto vivere di= 422 versi di questi animali nel vino, non vi hanno vissuto come nell’ acqua, ma sono morti molto più tardi di quello succeda lasciati all’aria . ni Latreille legge una memoria sul bombyx degli anti chi: si propone di determinare quali sieno le diverse specie che gli antichi hanno indicato sotto questo nome: trae gli elementi delle sue determinazioni non già nello studio della lingua latina, ma nella storia naturale: per tal modo arriva a far conoscere quali erano gli insetti che somministravano ai Romani della seta di qualità in- feriore a quella prodotta dal bombyx mori. Geoffroy Saint-Hilaire non ha continuato davanti al- l’accademia la discussiune incominciata con Cuvier sul- la teoria degli analoghi, per non occupare un tempo del quale l’ accademia stessa può con maggiore utilità di- sporre; si propone però di pubblicare un’opera nella quale spera di confutare vittoriosamente tutti gli argo- menti posti in campo dal sullodato Cuvier.( Vedi gli an- nunzii di opere d’ anatomia comparata in questo stesso quaderno ). Seduta delli 26, Aprile. De Prony offre all’ accademia da parte di Ba/de Ir= landese il disegno di una prova di una pianta in rilievo dell’ isola di Clare situata a Clew-Bay sulla costa occi- dentale dell’ Irlanda. De Prony ricorda all’ accademia che il suddetto è anche l’autore di una buonissima car- ta geografica dell’Irlanda, ed entra in alcuni detagli sopra una nota geografica che accompagna la pianta . L’ isola di Clare presenta varie ed importanti particola- rità geologiche : sulla costa meridionale della medesima trovansi dei massi (2/ocs) rotondi di granito che sembra- no evidentemente stati staccati dalle montagne poste sul continente in faccia dell’isola, alla distanza di quat- tro leghe. L’impasto del granito di queste montagne è lo stesso di quello dei massi isolati dell’ isola predetta . Altri simili massi gi trovano lungo il fiume della valla- ta di Lowisbourg che si estende dalle montagne delle quali parliamo sino al mare dirigendosi verso l’ isola di Clare. Dietro ciò non si può dubitare che quest’isola non fosse in un’epoca, che non può essere determinata , 423 unita al continente quantunque lo stretto che al presen= te la divide da quello non abbia meno di un terzo di lega di larghezza. Quantità di fatti attestano il pro= gressivo innoltramento dell’ oceano atlantico sulle coste dell’ Irlanda e della Scozia. In diversi punti dal lato di Mayo vedonsi le radici di quantità di grossi alberi che evidentemente formavano delle foreste in terreni che al presente sono al di sotto della linea delle alte. maree. Relativamente alla Scozia lo stesso fatto si ripete in di» versi punti delle Hebridi. Nella stessa baja di C/ew, cioè in vicinanza dell’ ie sola di Clare trovasi un altra isola denominata Mirisb, la quale sotto il regno di Carlo I. aveva dodici acri di superficie , come lo provano dei pubblici documenti di quest’ epoca , Nel 1814. Ba/de la misurò nè presentava più di 420. piedi in lunghezza, e 30. in larghezza; nel 1826. scomparve interamente, l’autore domanda a se stes= so se questa scomparsa può essere prodotta dall’innalza- mento del livello delle acque dell’atlantico , e si dichia= ra per la negativa, Secondo lui è l’ effetto dell’ azione distrnitiva che esercita il mare sul lido. La stessa isola di Clare presenta un esempio di questa azione : dovun= que circondata da dirupi tagliati a. perpendicolo, l’al- tezza dei quali varia dai 30. ai 1500. piedi, è continua- mente corrosa dall’ oceano che scava sulle di lei sponde delle incavature , e delle caverne nelle quali precipita dei massi staccati dai dirupi. Queste caverne sono talvol= ta profondissime il mare vi si ingolfa vi spinge gran co- pia di pietre con strepito spaventevole . Enrico Cassini legge un rapporto fayorevolissimo sopra una collezione di 80. piante portate da Lion de Labor= de dal monte Sinai, Dumeril riferisce verbalmente sopra un prospetto sin notico di storia naturale medica presentato all’ accade= mia da Smyttere , il giudizio del relatore è assai favore» vole a questo lavoro , Milne-Edwards legge una memoria sulla organizza» zione della bocca dei crostacei succhiatori. Seduta delli 3. Maggio. Julia Fontanelle comunica all'accademia una nota re= 424 lativa a delle pretese ossa umane fossili trovate in un tra- vertino presso Martes de Veyre. Espone i risultati del- 1’ analisi chimica di queste ossa, fatta separatamente da Bravard ed Aubergiers, e fa riflettere, che quantunque queste analisi sieno nei loro risultati alcun poco tra loro diverse, s’accordano però nel punto essenziale, vale a dire nell’ dimostrare , che il fosfato di calce forma la parte più: considerabile di queste ossa, cioè. all’incirca un 5o. per cento. i Coreste ossa hanno formato il soggetto di un rapporto fatto all’ accademia di Clermont-Ferrand nella quale i commissarii sono stati indotti a credere, per la posizione geologica nella quale è stato rinvenuto lo scheletro. in questione, che non poteva giacervi da un’epoca ante= riore ai due mill’ anni. i Questa nota di Fontanelle è stata consegnata alla com= missione incaricata dell’ esame delle diverse memorie di- rette all’ accademia, e relative a delle osservazioni ana= loghe . Seduta delli 10. detto. Cuvier anche a nome di Prony e Savart fa un rappor- to favorevole intorno una memoria di Bennati relativa al meccanismo della voce umana nel canto. Il' dotto Re- latore comincia dal dare un’ analisi dei lavori intrapre= si da diversi fisiologi onde rischiarare questo argomento. Da lungo tempo si sapeva di già che se le corde ‘della glotide agiscono principalmente ‘ nella produzione ‘della voce, altri organi però contribuiscono potentemente a modificare i suoni, ed anche recentemente Savart ha mo- strato l’ influenza che esercita la forma della bocca e degli organi nella medesima contenuti ad ottenere que= sto effetto; Bennati però discendendo al particolare ha stabilito , che i toni alti, così detti di falsetto, forman= si quasi interamente nell’isemo delle fauci, e che il pa= lato mole potentemente influisce alla produzione dei me- desimi. L’ influenza di queste parti è tale che il solo esame della bocca basta per far conoscere a persona pra- tica di queste cose se un dato soggetto è organizzato in modo da potere innalzarsi cantando ai toni più alti, Gli individui forniti di una voce da soprano hanno la lingua 425 più voluminosa , e più sviluppato il velo palatino. Sono riferite dall’ autore delle osservazioni curiose in appoge gio di quanto asserisce. Un individuo al quale si dovet= te estirpare una tonsilla «perdette due::note della | voce naturale , e ne acquistò quattro nella voce di falsetto . L° esatta cognizione delle parti»impiegate alla formazione dei diversi suoni dà ragione della diversità delle malat- tie alle quali possono soggiacere le persone dedite «al canto. Quelli a voce bassa;sono molestati principalmen= te da disturbi che hanno sede nella parte più profonda dell’ organo respiratorio ; nel mentre che quelli che can- tano abitualmente in toni alti. provano ordinariamente una molesta e penosa sensazione verso'l’istmo delle fau» ci, nel velo palatino , e nelle parti vicine, mottivo per cui molto meno pericolosi sono gli sconcerti morbosi prodotti da quest’ultima cansa.. Couverchel membro dell’ accademia di medicina. legge una memoria sulla maturazione dei frutti : l’autore do» po aver analizzato i lavori del piccol numero di fisiolo= gi che si sono occupati di queste osservazioni nota in qual parte le altrui ricerche s° accordino colle proprie , espo- nendo in seguito la teoria derivata dai molti esperimenti da lui medesimo tentati. Due epoche ammette egli nell’ esistenza del frutto, la prima delle quali comprende lo sviluppo del medesimo e la formazione dei principii che lo compongono. In questo primo periodo è indispensabile l’ influenza della pianta sul frutto. Il secondo periodo comprende la maturazione propriamente detta che si effettua mediante la riazione dei principi costituenti il frutto; in questo secondo perio= do gli acidi favoriti dal calore trasformano la gelatina in materia zucherina ; i fenomeni in tal caso sono puramen- .te chimici ed indipendenti dalla vita vegetativa ma- turando per lo più i frutti anche staccati dall’ albero + L’ autore trova questa teoria tanto più verosimile, in quanto che s’ accorda con un’altra serie di esperienze comparative, delle quali si è molto occupato, della tra- sformazione cioè della fecola in zucchero; fa rimar- care l’analogia che passa tra queste due operazioni, e sottopone all’esame dell’ accademia due nuovi pro= dotti ottenuti trattando la fecola cogli acidi vegetabili, e : 426 variandone soltanto le proporzioni. Dà al primo prodot- to, che s’ accosta alla gelatina vegetabile , il nome di gomma normale a motivo della sua semplicità e della pro- prietà di somministrare soltanto dell’ acido osalico trat- tata coll’ acido nitrico . L° altra sostanza fornita di tut- te le proprietà chimiche e fisiche che s'incontrano nello zucchero d’ uva può essere facilmente confusa con que- sro. ‘L’ autore per giustificare viemaggiormente 1’ analogia che ammette tra le due operazioni, la maturazione cioè ed il trasmutamento della fecola in zucchero fa riflettere, che la gelatina in ambidue i casi precede sempre la for- mazione della materia zucherata, e che alla prima di queste due sostanze attribuir si deve la maturazione dei frutti. Gli esperimenti di Cowverchel rentati sui suchi dei frutti, e singolarmente sopra quello dell’ uva , sono im- portanti e fanno sperare che condur potranno al miglio- ramento dei vini di qualità inferiore , e senza il biso- gno di aggiugnere delle sostanze sempre estranee alla lo- ro composizione , e nocive alla salute. In questa occa- sione 1’ autore ricorda una parte degli esperimenti da lui e da Berart tentati per la conservazione dei frutti indicando le circostanze che oppor si possono al conse- guimento del desiderato intento. Seduta delli 17. detto» Il Dottore Gerdy dirige alla accademia una memoria sul meccanismo della voce unita ad un articolo stampato sullo stesso argomento, e nel quale trovansi inserite del- le osservazioni del tutto analoghe a quelle fatte dal Ben- nati , e riferite da Cuvier nella precedente seduta. Que- st’ ultimo dopo aver letto ad alta voce alcuni passi del- la memoria di Gerdy, riconosce l’ identità delle opinio- ni, che questi dice di professare da sei anni addietro, con quelle alle quali 1’ accademia ha accordato la pro- pria approvazione nell’ ultima seduta. Senza dubbio , dice Cuvier , Bennati ignorava, come lo ignoravo io stesso , il lavoro pubblicato da Gerdy, sono però in de- bito di rendere a quest’ ultimo la dovuta giustizia , Qelritit, Pg e 2 + pe 427 trattandosi di cosa già pubblicata da un anno. La com- missione che stese il rapporto sulla memoria di Bennati è incaricata di esaminare anche quella di Gerdy . Seduta delli 24. detto. Cuvier presenta all’accademia un mostro bicefalo nato nel villaggio di Sallî. Geoffroy Saint-Hilaire , e Serres commissarii . All’ occasione della lettura d’ una lettera di Bennati sunominato nella quale fa egli riflettere all’ accademia , che le opinioni emmesse da Gerdy sull’ organo della vo- ce, e per le quali questi move quistione di priorità, non le ha mai annunziate nè come nuove né come proprii ritrovamenti , Cuvier dichiara essersi convinto, che l’a- nalisi fatta da Gerdy sul meccanismo della voce nulla contiene che non si legga ancora negli scritti di Fabricio d’ Acquapendente. Relativamente poi alla quistione di anteriorità insorta tra Bennati, e Gerdy, la commissione incaricata di questo esame si è assicurata che la me- moria di Bennati era stata consegnata all’accademia un mese prima dell’ epoca nella quale fu stampata la nota citata da Gerdy in questa quistione. Il Dott. Auzoux presenta all’ accademia una prepara- razione anatomica mediante la quale si può imparare la miologia umana, l’angeologia, e la neurologia, L’ in- tiera preparazione rappresenta un uomo al quale sia sta- ta levata la pelle, e collocato nella posizione dell’ An- tinoo. Tutto il lato sinistro si scompone in modo, che i diversi muscoli superficiali e profondi si possono succes- sivamente levare , e scoprire 1 vasi e nervi scorrenti nei loro interstizii. Anche le ossa si aprono per mostrare le membrane, i vasi, ed i nervi contennti nel loro in- terno . Nello stesso modo si aprono pure le tre grandi. cavità splanchniche contenenti i visceri nella forma na- turale esattamente modellati, The American Journal, Novembre 1829. Coloramento delle ossa di un feto , operato. mediante la robbia. Molti dubbj esistono intorno il modo di com- municazione dei vasi dell’utero con quelli della placen» 428 «ta. Pochi anatomici come Lecat sono, riusciti a spingere l’injezione in questi ultimi pei vasi della matrice. Il Dott. Mussey, profess. nel colleggio di Darmouth, ha fatto delle sperienze mediante le quali si dimostra, che, almeno negli animali sui quali egli le ha tentate , le communicazioni tra i vasi della matrice, e quelli dell’uo- vo, permettono il passaggio di una sostanza estranea. Ha egli somministrato a delle troje pregne tre o quattro on- cie di robbia mista all’ ordinario alimento una volta per ciascun giorno .nelle otto settimane prima del parto. I ‘piccoli sono nati coi denti color di rosa, un osso lungo segato longitudinalmente ha fatto vedere ben più fosco il.colore della robbia. Altra volta ha mescolato 4. once di, robbia all’ alimento di una porcella gravida, e ..l’ha fatta perire dissanguandola. Lo siero del sangue estrat- to era quanto!|.mai rosso » l’ orina fortemente colorata ; l’ addizione di un alcali rendeva più cupa questa tinta; il liquore dell’ amnios trattato colla potassa si collorava in rosso; i denti e gli altri piccoli ossi in numero di sei erano colorati.come nella prima esperienza che aveva durato 8. settimane, (Revue Medicale 1830. T. 1. p. 306.) Anslijn, Lista supplementaria degli insetti dei Paesi gian » trovati la maggior parte nelle vicinanze di Har- em. i ( Naturkund. Verhandel etc. T. xvi. parte a. = e Bule let des Sc. Nat. T. xx1. pag. 168. e 169. Aprile 1830. ) Questo dotto naturalista nel catalogo ora pubblicato ha arrichito la Fauna Olandese di un. grandissimo. nu= mero di insetti; la sua, lista contiene = 2. Harpalus , 2. Amara ,. 2. Calathus., 2. Platysma , 1. Agonum, 1. Bembidium, 1. Buprestis, 1. Telephorus, 1. Malachius, t. Lucanus , 1. Curculio, 1. Rynchaenus, 1. Saperda , 2. Leptura; 1. Chrysomela, 3. Coccinella, 1. Phryganea, 3. Tanthredo, 1. Ichneumon , 1. Pimpla, 1. Bassus, 1. Ophion , 2. Chrysis, 1. Hydichrum, 1. Formica, 1. Sphex, 1. Crabro ,;,4. Philanthus, 3. Odynerus, 2. Hylaeus, 1, Nomia, 1. Panurgus, 1, Anthidium, 1. Tipula, 3. Cce- nophora , 1. Sciara, 1. Laphria , 2. Asilus, 1. Dioctria, 3. Empis, 2. Hilaria , 2. Thereva , 1. Anturax , 1, Le- 429 ptis, 1. Dolychopus; 1. Psilophus, 9. Stratiomys, 1. Pa- ‘ ragus, 2. Syrphus, 1. Milesia, 6. Echinomya, 3. Sar- cophaga ; 2. Musca, 15. Anthomya, 1. Loxocero, 1. Try- peta; 1. Scartophaga, 2. Sapromyza, 1. Dryomyza , 1. Or- talis.= In tutto 108. specie . Annales des sciences d’ observation par Saigey et Raspail Avril et Mai »830. T. Iv. Indice. Brewster, memoria sui colori prodotti dalla superficie dei metalli e dei corpi diafani raschiati p. 1- 8. ( per estrat- to dalle Transaz. Filos. 1829: p.301). — Qustelet, Ri- cerche sulla intensità magnetica dei diversi luoghi di Ger- mania e dei Paesi Bassi p. 9-11. (estratto, Mer. de l’ac= cad. de Bruxelles v. vr.) — Wohler, decomposizione dell’u- rea e dell’ acido urico ad un’ alta temperatura, p. 40. 45. ( estratto, Annalen der Chemie und Physik , T. xv. p. 6rg. ) — Chaubard L. A. et de Raigniac , Notizia geo- logica sui terreni del dip. di Lot-et Garonne, p. 81- 109. ( mem. orriginale ; prima parte). — Chaubard L. A. Fragmenti di botanica critica, p. 109-112. (1.° estratto) — Lessing Chr. Fr. , Prima diss. sulle Syrankèrees del museo ‘di Berlino , p. 113-118. (estratto, Linnaea apri- le e Inglio 1829 p.:240 e 290) — Brewster; produzione della doppia refrazione regolare nei corpi compressi, ed osservazioni sulla causa della doppia refrazione p. 207-216. ( Philosph. Transact. 1830., p. 27.) — Continuazione della notizia geologica di. Chaubard suddetto, p. 251 271. — dello stesso, continuazione dei fragmenti di bo- tanica ‘critica, p. 271-274. -—— Raspail, Studii agrosto» grafici ; sotto questo titolo intende l’autore di pubblicare successivamente in tanti articoli la serie dei suoi la- vori sulle graminacee, che servirono di base alla ge- nerale classificazione di queste piante , da qualche tem» po da lui pubblicata, p. 274-280. con tav. — Dello stesso , Storia della teoria della struttura del fiore, fondata isull’ ordine invariabile di alrernamento che do- mina tra tutti i semiverticilli di cui si compone l'in» sieme degli organi sessuali delle piante, p. 280-285. — Continuazione della diss. di Lessing sulle. Sinantere dell erbario di Berlino, p. 285 = 291. 430 i Annales des Sciences Naturelles Marzo, Aprile, e Mag- gio 1830. Indice . Cuvier G. Considerazioni sui molluschi, ed in partico= lare sui cefalopodi T. x1x. pag. 241-249. con una tav. (inserita in questi annali T. III, p. 259. ) — Brongniart Ales. Rapporto sopra due memorie di Virlet relative al- la geologia della Messenia, e particolarmente a. quella delle vicinanze di Modone, e di Navarino, p. 259-269. — Desmaziéres I. B. H..I. Monografia del genere /Vae- maspora degli autori moderni , e del genere Libertella Desmaz. pag. 269 - 279. con tav. — Roulin, Segala cor- nuta del mais, e suoi effetti sull’ uomo e sui bruti, p. 279-287. — Cuvier G. Rapporto fatto all’Accad..R, delle Scienze sul viaggio del cap. d’Urville pag. 287 - 297 — Girou de Buzareingues C. Esperienze sulla generazione delle piante p. 297 - 305. — J£artin Saint-Ange Memo- ria sui vizii di conformazione del rene, e sulle varietà che presenta nella sua struttura nei mammiferi , e nel- le. forme nei rettili pag. 306 - 333. — Mine Edwards H., Descrizione dei generi Glauchotoè, Sicyonie, Serge- ste , et Acète, dell’ ordine dei crostacei decapodi, pag. 333 - 352. con 4. tav. — Girou de Buzareingues Ch. ; Mem. sui rapporti di volume dei due sessi nel regno a- nimale , p. 393 - 370, — Delile, Descrizione del. Theli= gonium Cynocrambe, pianta delle regioni meridionali del- la Francia e dell’ Italia ,;p. 370-379. con tav. — Bre- schet Gilb. Ricerche anatomico-fisiologiche e chimiche sulla materia colorante della placenta d’alcuni animali, p. 379 - 389. — Sulle forme e le relazioni dei vulcani secondo Leop. de Buch, e particolarmente giusta la sua descrizione fisica delle Canarie, pubblicata nel 1825. a Berlino ( estratto di Elie de Beaumont) p. 390-423, con 4. tav. — de Gasparin ;, Notizia sulla formazione di un lago nel dipart. de Za Drome , p. 424 - 434. — Desma- zières , Iconografia di due piante criptogame da aggiu- gnersi alla Flora Francese , p. 434 = 437. con tav. colo= rata. Denomina queste muove sp. , della fam. de fun- ghi, Stilbum aeruginosum , et Fusisporium Betae. == Vallich N. Osservazioni sul nuovo gen. Melanorrhaea , od albero a vernice dei Birmani; artic, tradotto dall’ £- dib. Journal janv. 1830. p. 438-451. — Milne Edwards \ 431 H. Memoria sopra una disposizione particolare dell’ ap- parecchio branchiale in alcuni crostacei, p. 45£ = 460. con tav. — F/ourens , Esperienze sul meccanismo della respirazione dei pesci T. xx. p. 5. - 25. (1) — Turpin P. I. F. — Analisi microscopica del tessuto cellulare, del midollo, e della scorza del Cereus Peruvianus, p. 26-43. con una tavola — Raynaud, Ricerche sulla tempera- tura umana considerata in relazione coll’ età , tempera- mento , razza, e clima pag. 43 - 52. — Estratto di un rapporto fatto all’ accademia di Brusselles da Cauchy , Sauveur , e d° Omalius d’ Halloy sulle memorie presen- tate in risposta alla quistione relativa alla còstituzione geologica della provincia di Liegi, p. 52-59 — Nota sulle nuove scoperte botaniche comunicate all'Accademia R. delle Scienze da Ben. Delessert, p. 59-63. — Ch. Girou de Buzareingues , Lettera sulla riproduzione degli animali domestici, diretta alla Accademia delle Sc. p. 63 e 64. — Marcel de Serres, Osservazioni sulle relazioni che sembrano esistere tra la disposizione generale degli antichi bacinì marini litorali , e la- natura dei depositi terziarj che vi si vedono , p. 65 - 112. È Libri di Zoologia. Eimbeck , Beischreibung etc. — Descrizione di un uc- cello acquatico nuovo per 1’ Alemagna ( Mergus amato- rits) , Brunsvich 1829. in 4.° di pag. 4. con una ta- vola . Nitzch L., Spiropterae strumosae descriptio . Halae 1829. in 4.° di pag. 13. con una tav. Lesson R. P., Histoire naturelle des Oiseaux-Mouches , fascicoli xr. xi1. e x1m. (vedi T. I. pàg. 285. di questi Annali ) I tre indicati quaderni contengono la continuazione ed il fine del prospetto delle specie descritte nell’ opera: delle aggiunte prima di due specie nuovamente acqui- state; poscia delle note sopra alcune specie di già descrit- =" —————————rr._ (1) Uua breve notizia sopra queste esperienze si è inserita nell’ e- stratto delle sedute deli’ accademia delle Sc. di Parigi pag. 421. di questo volume. 432 te, tinalmente il seguito della descrizione delle specie figurate nell’ opera. Le tavole dell’ xr. fascicolo rappre- sentano l’ uccello mosca Arsenne, il Vesper, l’Erythrono- te, il Wagler, ed un nido assai elegante. Quelle del xi1. mostrano il Jacobine adulto maschio e femmina, quello a remigès en faucilles; a bec recourbè; e 1° Arle- chin. Le fig. del xmr.°, /’ ensipenne ; il Demi-deuil ma- schio e femmina; il Petit Rubis della Carolina; e quel- lo a ventre gris. I Roux P., Ornithologie Provenzale etc. , distribuzione XLIX. e L. ( vedi Annali T. IIT. pag. 306.) questo il compimento del primo volume; tra le spe- cie che meritano di essere rimarcate nelle tavole che ac- compagnano i due fascicoli sonovi, il MNumenius tenui- rostris Viell. trovato da Carlo Bonaparte nelle vicinan- ze di Roma ed ucciso anche in Provenza; Temminck non fa menzione di questo uccello. L’ /bis falcinellus specie essenzialmente meridionale ; /’ Ardea Vèrany, nuova sp. che non deve essere confusa coll’ Aghirone del Coromar- del di Buffon. La figura dell’ Emberiza melanocephala femmina, e del Parus pendulinus giovine. In tutta l’ o- pera l’ autore mette somma diligenza nel rappresentare gli uccelli che descrive sotto le diverse apparenze dipen- denti dall’ età , dal sesso, e dall’ epoca diversa dell’anno. Verzeichniss etc. — Catalogo della grande collezione di conchiglie del Bar. di Malibourg a Eschenberg , nel- l’ Elettoraro di Hassia. Pyrmont 1829. in 12.mo di 123. pag. Gelpke . Questa collezione che contiene 2762. Specie e varietà fu posta in vendita al prezzo di quatrromilla talleri. Ruppell Ed. Abbildung und Beschreibung ete. — Figu- re e descrizione di alcune petrificazioni nuove o po- co conosciute della formazione del calcare schistoso di Sohlenhofen. In 4.° di 12, pag. con 4. tav. litografiche . Franefort sul Meno 1829. Bronner. Gravenhorst I. EL; C., Monita quaedam de speciebus nigris Ichneumonum. In 4.° di pag. 19. Breslau 1829. Questa memoria fu letta dall’autore nell’ occasione in cui cedette la carica di Reggente dell’ Università di Bre- slavia a H7, Steffens. Descrive 44. specie di Icneumoni neri. 433 Creplin F. Ch. H., Novae observationes de Entozois , cum tab. 1. aeneis, pag. iv. e 134. in 8.° Berolini 1829. Dimmler . Opuscolo importantissimo contenendo la descrizione di molte specie nuove, le quali però con molto danno della Scienza non sono state tutte figurare nelle unite tavole. . Recueil de figures des Vers intestinaux ; par Th. G. van. Lidth de Jeude , prof. à Vl’ Univers. d° Utrecht. At- las in fol. de 11. pl. Lithogr. et de 13. feuilles simples de texte. Leyde 1829. Luchtmans . Consiste quest’ opera in una collezione di tavole alla quale è aggiunta la spiegazione delle figure in lingua francese , e che sono state tolte dalle opere di Goeze, Schaeffer , Blumenbach , Zeder , Rudolphi , Cuvier , Brem- - ser ; Dugés, Baver , Jurine, Mehlis. Vi si trovano fi- gurate una o due specie di ciascun genere, ed i lavori di J. Cloquet, Mehlis, Jurine , e Dugès servono di fon- damento per la parte anatomica. Catalogue des Oiseaux composant le cabinet de M. le comte de Riocour , a Aulnois, deportament de la Meur- the. In 8.° di 3. fogli 7 Nancy 1829. Barbier. Libri di Notomia comparata è Borremans J. Tableau artèriologique du corps humain ; i sous la direction particulière de M. Curtet prof. d’ ana- | tomie à l’ Ecole de medècine de Bruxelles. Ivi 1829. Litografia di Willaume editore . Queste figure sono tolte dalle belle tavole di Giulio Cloquet , e di Antommarchi (cioè di Mascagni ). L° ope- ra si compone di cinque grandi tavole colla spiegazione . delle figure. Lallemand prof. di Montpellier ; Rècherches anatomi- co-pdthologiques sur V’encèphale, et ses dèpendences. Let- tera quinta in 8.° 1830, Le Sauvage E. prof. nella Scuola di med. di Caen. Me- moire sur les monstruositès dites par inclusion; memoria presentata all’ Instituto. In 8.° 1829. Una breve notizia intorno questa memoria è inserita nella Revue medicale T.II. 1830. pag. 162-164 ; ed un ragionamento critico sulla stessa , scritto da Dugès, nel 454 = Mèmorial des Hopitaux et de la clinique de Monipel- lier T. II. pag. 41. Gennajo 1830. Geoffroy Saint-Hilaire. Principes de Philosophie Zoo- logique , discutés en mars 1830., au sein de l’ Acad. R. des Sciences. Paris 1830, in 8.° di-226. pag., chez Pichon e Didier. questa l’ opera promessa dal chiarissimo autore in appoggio delle proprie teorie combattute dall’ illustre uvier in diverse sedute dell’ accademia delle scienze (vedi p. 257. e seguenti T. III. di questi Annali). Articoli dell’ opera . 1.° Sulla teoria degli analoghi , per esporre come sia di- venuta il soggetto di una discussione nel seno del- l’accademia, e per fissare i punti precisi della con= troversia . MET 2.° Sulla necessità delle scritture stampate, da prefe- rirsi alle comunicazioni verbali nelle quistioni di si= mil natura. 3.° Rapporto sulla organizzazione dei Molluschi , fatto all’ accademia delle Sc. nella seduta delli 15. Feb. 1830. Prima di riprodurre questo rapporto 1’ auto- re rende conto delle circostanze che hanno fatto nascere la controversia tra lui e Cuoier. 4.° Prima argomentazione, o Considerazioni sui molluschi, ed in particolare sui cefalopodi, del Bar. Cuvier ( vedi T. suddetto pag. 259. ) 5.° Bisposta improvvisata da Geoffroy (ivi pag. 270. ) 6.° Della teoria degli analoghi per stabilire la di lei verità come dottrina, e la sua utilità pratica come stru- mento . 7.° Teoria degli analoghi applicata alla organizzazione dei pesci (ivi p. 286). 8.° Seconda argomentazione di Cuvier (ivi p. 277.) 9.° Su gli ossi joidei, risposta all’ ultima argomentazione i di Cuvier. Alla esposizione delle cose contenute in questi capito- li tengon dietro due sunti delle dottrine relative alla ras= somiglianza filosofica degli esseri, pubblicati dai redatto- ri dei due giornali , Le National , e le Temps. Hermanni di Pommeresche , Commentatio de Ursi Lon- girostris Sceleto . Berolini 1829. in 4.° di 20. pag. con due tavole. 435 Questo animale del quale 1° autore descrive e rappre- senta soltanto lo scheletro, era di. già noto ai naturali- sti che lo avevano sotto diversi. nomi descritto .. Tie- demann diede a cotesta specie il. nome di Longirostris addottato dal nostro autore. Cotton pel primo ( Anim. drawn, 1788.( ne dà la figura sotto il nome di Petre- bear. Delamètherie ( Journ.: de’ Phys., 1792. T. TI. pag. 136.) ne fa menzione sotto il. nome di Lion-Mon- ster. Dopo ne parlarono pur anche, Pennent (Hist. of Quad. 1793. T. II. p. 243. tav. 96.) ; Shaw ( Nat. mi- scell. T. I. tav. 58.) sotto il nome di Bradypus ursinus (Gen. Zool. T. I. part. I. pag. 150. tav. 54.); Smitk (Journ. de phys. T. I. 1792. p. 504.):;; Zlliger ( Prod. sist. Mamm. 1811. p. 109.) col nome generico di Pro- chilus ; Bewick ( A genèral Hist. of Quad.; p. 293.) Buchanan, (A Journey from Madras, 1807. T. II. p. 197. ) che lo considera come un Bradipo ; Tiedemann ( Abhand. iber das vermeiniliche boerenartige Faulthier , 1820. ) gli assegna il nome di wursus longirostris; de Blainville, Ursus nasatus; Meyer, Melursus ; Fischer Condrorhyncus ; Horsfield (Zool. researches in Java 1823. Fascic. iv. ) pare l’abbia confuso con un?’ altra specie 1’ Ur. Malayanus ; Lesson (Manuel de Mamm. 1827. p. 133. ) lo denomina pure Longirostris, e Cuvier ‘( Oss. foss. 1823. T. 1v. p. 323.) impiega lo stesso nome. Fi- nalmente Reichenbach ( Nova acta Accad. Nat. curios. T. xt. part. 1., p. 325. ne dà una nuova figura più esatta di quella di Tiedeman, riproducendo però la de- scrizione di Cotton. Nella memoria di ‘cui parliamo, 1! autore dà la figura e la descrizione dello scheletro senza interessarsi delle altre parti. Libri di Mineralogia , e Geologia. I. H. G. Rieth, Practische Mineralogie etc. — Mine- ralogia pratica destinata alla istruzione privata. In 8.° con una tavola lit. Ilmenaù 1829. De Lacepede M. le comte, Les ages de la nature etc. — età della natura, ovverò storia della specie umana. Pa- rigi 1830. , Zevrault, 2. vol. in 8.°, prezzo 12. fr. _Brard C. P. ingegnere in capo alle miniere d’ Alaîs — Toni. III 29 2436 . £lémens pratiques -d’ exploitation'ete. Parigi 1829. Le- vrault, in 8.° di 584. pag. con un atlante di 32. tavole litografiche , prezzo 12. fr. De Leonhard C. C. , Geognostiches Gemaelde von Deut- schland — Prospetto geognostico dell’ Alemagna messo in relazione colla geologia degli Stati vicini da Ami Bowè, e pubblicato da Leonhard : in 8.° di 623. pag. con 8. tav. lit. Francfort, 1829. Hermann. De Christol; Notice sur les ossemens humains fossiles des cavernes du depariement du Gard. Montpellier 1829, in 12,° 3 Arbanèze ; Tableau des Pyrènèes Frangaises ete. — Pro= spetto dei pirenei francesi, contenente una descrizione completa di questa catena, di montagne, e delle princi- pali sue vallate dal mediterraneo all’oceano. Parigi 1830, due vol. in 8.° presso Treuttel e Wurtz - 14. fr. Journal de Gèologie , publiè par MM. A. Bouè, Jobert ainè , et Rozet ; a Paris. La scienza mancava di un giornale esclusivamente de- dicato a questo importantissimo ramo di Storia natura» le, quindi gli autori intendono colla nuova. pubblica= zione di riempiere un vuoto , e di soddisfare ad un bi- sogno reale; invocano perciò il concorso dei geologi di tutti i paesi affine di rendere il lavoro più utile ed in= teressante. Di mese in mese, saranno in questo giornale pubblicate le memorie e gli scritti 1’ estensione e la na- tura dei quali troverassi conciliabile col piano, e colla for= ma del giornale. Riceveranno i manoscritti originali an= che in lingue straniere, e li pubblicheranno tradotti in francese, lo stesso faranno per le memorie più impor= tanti pubblicate all’ estero. Un articolo varietà sarà destinato all’ analisi della corrispondenza , alle notizie sulle scoperte e sulle osser- vazioni nuove , alla indicazione delle memorie inviate agli estensori, ed al sunto dei lavori pubblicati dalle Società Scientifiche, spettanti alla geologia. Un altro ar- ticolo di due pagine al più servirà per gli annunzj dei libri pubblicati in Francia ed altrove relativi sempre a questa Scienza . Le lettere, memorie e manoscritti devono essere di= , rette franche di porto = à MM. les Rèdacteurs du Jour- nal de Gèologie , chez Levrault, libraire à Paris = i 437 In ciascun mese uscirà un quaderno di 5. a 7. togli in ottavo accompagnato da tavole secondo il bisogno. Il primo fascicolo sarà pubblicato in maggio 1830. L° ab-. bonamento (franco di porto ) è fissato Per Parigi.... 30. fr. l’anno, 16. fr. un semestre. Per l’estero... 38. = = 20. = = Walchner Fr. Aug. professore nell’ instituto politecni» co di Carlsruh , Handbuch der gesammten Mineralogie — Manuale di mineralogia pratica. I.* parte contenente la Orittognosia. In 8. di 600. pag. con 4. tav. litografiche.. Carlsruh 1829. Groos. — L’opera intera sarà composta di due volumi. Addotta con legere modificazioni il me- todo proposto da Berzelius nel suo primo sistema di mi- neralogia pubblicato nel 1819. Franz de Kobell, Characteristik der Mineralien — In- torno ai caratteri dei minerali. I.* parte. Un vol. in 8.° di 225. pag. con una tavola litografica. Nuremberg, 1830. Schrag. Brande W. F., Outlines of Geology ete. — Elementi di geologia. Nuova edizione . Londra 1829. in 8.° Mur- ray. Annunzii di libri Botanici. « Flora Napoletana del Cav. Michele Tenore. Tomo ter- zo fascicoli 28. 29. 30. Mapoli 1824-1829. Stamperia Reale. In foglio con tavole colorite. I tre fascicoli del testo ora pubblicati cominciano dalla pag. 269., e van- no sino. alla pag. 412. dando fine al terzo volume. Tre fascicoli di tavole li accompagnano, e questi portano le | figure delle piante seguenti . - Fasc. 28. Hyacinthus trifoliatus tab. 136. Allium nea- polinatum, e Allium ciliatum tab. 137. Dianthus longi- caulis ,, e Colchicum neapolitanum tab. 138. Sedum ma- gellense, e Sedum rostratum tab. 139. Cerastium prae- cox , e Cerastium longifolium tab. 140. Fasc. 29. Cerastium hirsutum, e Cerastium Scarani tab. 141. Lythrum Grefferîi tab. 149. Euphorbia caespitosa, e Euphorbia Baselicis tab. 143. Prunus Cocumilia tab. 144. Helianthemum Barrelieri tab. 145. Fasc. 30, Ranunculus Thomasii tab. 146. Ranunculus 438 velutinus tab. 147. Ranunculus neapolitanus tab. 148. Adonis distorta, e Ranunculus brachyphyllus tab. 149. Helleborus Bocconi tab. 150. Quanta magnificenza, e bellezza sia in quest'opera , è cosa omai \a tutti nota, ond» non è mestieri, che noi ci tratteniamo a tesserne ulteriorì elogi. Succinta relazione del viaggio fatto in Abruzzo, ed in alcune parti dello Stato Pontificio del Cav. Tenore nel- V està del 1829. In Napoli nella Stamperia della Società Filomatica 1830. In 4.° Se ne darà l’ estratto ne’ nu- meri seguenti di questi Annali. DO, Rapporto sulla collezione di piante raccolte in Egitto dal naturalista Giuseppe Raddi. Del Prof. Cav. Gaetano Savi. Sta nel libro intitolato Alla memoria di Giuseppe Raddi. Firenze nella tipografia Chiari 1830. tn 4.° con due tavole litografiche. ll suddetto rapporto si farà' me- ‘ glio conoscere in seguito ne’ presenti Annali. dtt Nuovo Desideratum di Chine vere, e di specie affinî, di Valeriano Luigi Brera M. D. etc. Trieste , tipografia Weis 1830. In 4.° Non poteva l’ illustre Glinico Brera concepire progetto più filantropico di quello di dare una Chinologia completissima. A tale effetto egli espone nel presente Desideratum il novero delle specie ili china Va lui già note, e delle piante, che sono loro affini, come anche delle loro 'corteccie poste in commercio , ‘e si' “fà poi a domandare ai botanici ,'e farmacisti tutte quellè ulteriori cognizioni , e materiali a lui ignoti, che eglino avessero, onde poter condurre alla maggiore perfezione questò suo insigne lavoro , del che non solo esso "è a commendare altissimamente , ma devesi ancora ‘desidè- rare, che le sue brame vengano con pari zelo corrispo= ste per vantaggio delle scienze mediche, e natnrali. © Elenchus plantarum, quae in horto Ducali botanico Par- mensi anno 1826. coluntur, et quae exsiccatae pro mutua offeruntur commutatione. Auctore Georgio Jan Botanices Professore. Parmae 1827-1830. In foglio grande. Quan- tunque questo elenco escito in diversi anni contenga i i ‘ 439 soli nomi delle piante, riesce pregevole, perchè racchiu» de moltissime piante spontanee coll’ indicazione del loro luogo nativo, e tra queste primeggiano le piante del continente Italiano, e della Sicilia. Inoltre molte ve ne sono annunziate come nuove, e talune riputate nuove sono riportate alle specie già conosciute, cui apparten- gono . Sertum botanicum , Collection choisie de plantes les plus remarquables etc. par. M. P.C. van Géel etc. Bruxelles de l’imprimerie du Sertum botanicum 1829-1830. In 4.° con figure colorite. Già facemmo conoscere nel tomo se= condo di questi Annali pag. 434. i primi 44. fascicoli di questa bellissima raccolta, ed ora ci pregiamo annunziare le cose contennte negli altri 22. fascicoli successivi. Fasc. 45. Rhododendrum arboreum. Cryptostegia gran= diftora. Stenochilus glaber. Eucomis punctata. Rosa Kamschatica var. feror. Gloriosa superba. . Fasc. 46. Amaryllis calyptrata. Lapeyrousia fissifolia < i. L. corymbosa. Grislea tomentosa. Passiflora pictu- rata. Canna gigantea . Columnea scandens . Fasc. 47. Protea pulchella. Styphelia triflora. Aster novae Angliae. Rudbeckia pinnata. Babiana nillosa. Phlox suffruticosa . Fasc. 48. Zygopetalon Mackaii. Amaryllis advena . Monarda didyma. Solanum Amazonium. Cerbera fruticosa . Calotropis gigantea . Fase. 49. Caryocar nuciferum. Frucius Caryocar nu- » ciferi. Convolvulus bryoniaefolius . Gladiolus hasta- tus. Bletia Woodfordii. Alpinia tubulata . JFasc. So. Camellia reticulata. Xylophylla falcata . Py= rus coronaria. Banksia aemula . Clitoria Plumieri. ‘Gesneria aggregata. ì Fasc. 51. Camellia japonica var. aucubaefolia. Crocus biftorus. Inga purpurea. Dianella strumosa . Ixora Banduca. Gladiolus namaquensis . Fasc. 52. Gazania Pavonia. Zingiber Casumunar . Ipo- maea paniculata. Roella ciliata. Hedychium gar- dnerianum. Fuchsia excorticata . Fasc. 53. Erythrina caffra. Edwardsia chrysophylla . Arctotis maculata. Gladiolus recurvus. Boronia ser- rulata. Aloe ferox . 44o Fasc. 54. Brunsvigia falcata. lxia tricolor. Iris villo= sa. I. tristis. Gompholobium polymorphum. Penste= mon digitalis. Oncidium Papilio : i Fasc. 59. Marica coerulea. Pentapetes phoenicea. Ba- biana spathacea. Gossypium barbadense. Brachystel= ma tuberosum. Aphelandra cristata. i Fasc. 56. Bromelia nudicaulis. Andromeda cassinefolia . Crinum scabrum. Lachenalia unifolia. Colchicum va- riegatum . Cosmea bipinnata. Fasc. 57. Haemanthus rotundifolius. Stylidium laricifo- lium. Jatropha integerrima. Babiana tubiflora. E- chium fruticosum . Osbeckia stellata. Fasc. 58. Haemanthus multiflorus. Acacia pubescens. Cri- num molluccanum. Canna Lamberti. Stapelia pedun- culata. Tillandsia stricta . - Fasc. 59. Epacris grandiflora. Clerodendrum macrophyl- lum. Cyrtanthus spiralis. Limodorum falcatum. Dio» sma fragrans. Curcuma Zedoiria. Fase. 60. Pancratium speciosum. Lilium carolinianum . Clerodendron paniculatum. Kennedya comptoniana. Brassia caudata. Ierine rosea . Fasc. 61. Kielmeyera rosea. Statice spathulata. Gongora speciosa . Massonia muricata. Tigridia Herberti. Amaryllis coranica. Fasc. b2. Dracontium polyphyllum. Arctotis acaulis. Bril= lantaisia owariensis. Gladiolus versicolor. Crassula versicolor. Fasc. 63. Nelumbium speciosum. Quisqualis indica. Ca- tasetum tridentatum . Plumbago capensis. Eucrosia bicolor . i Fasc. 64. Haemanthus coccineus. Cotyledon curvifolia . Protea cynaroides. Anchusa italica. Babiana rubro- -cyanea. Melateuca fulgens. Fasc. 65. Nymphaea versicolor. Mahernia grandiftora . Stachys arenaria. Celsia cretica. Anigozanthes flavi= da . Catileya intermedia. Fasc. 66. Acacia Houstoni. Albuca fugax . Podolobium trilobum . Stipularia africana. Mantisia saltatoria . Canna patens. Societé de Flore. Seizieme exposition publique. Bruxel- 441 les Mars 1830. De l’ imprimerie de P. J. Voglet. In 8.° Le piante, che hanno riportato il premio in questa esposizione sono le seguenti. La Paeonia officinalis , co- me quella presentata in completa fiorita all’epoca sta- bilita dei 20. Marzo 1830. Questa fu esibita dal Signor Barone Van Volden. Il Leucopogon Richei esposto dal Sig. Reynders ottiene la palma sopra le piante le più rare. L’ Epacris grandiftora mandata dal Sig. Verleenwen ottiene la medaglia d’ onore , come la pianta più distin- ta per la sua bellezza, e per la sua buona coltura. In fine è giudicata degna di medaglia la preziosa .collezio- ne di piante presentata alla sala dell’ esposizione dal Sig. Reynders, come quella, che è riputata la più ric- ca di piante rare, e ben coltivate, Che magnifiche feste di Flora sono queste! | Systema mycologicum sistens fungorum ordines, genera , et species huc usque cognitas, quas ad normam methodi naturalis determinavit , disposuit, atque descripsit Elias Fries eic. Vol. 3. et ultimum. Gryphiswaldae , sumptibus Ernesti Mauritii. 1829. In 8.° È la sola prima parte di questo terzo volume, che annunziamo ; essa tratta de’ Gasteromiceti centrali, delle Trichodermèe , e delle Pe- risporiacee . Eliae Fries ete. Novitiae Florae Suecicae. Edit. alte=. ra, auctior et in formam commentarii in Cel. Wahlen- bergit Floram Suecicam redacta. Londini Gothorum, ex officina Berlingiana. 1828. In 8.° Questo libro contiene grandi innovazioni nella scien- za, e queste sovente mirano ad infievolire 1’ autorità dell’ erbario Linneano ora esistente in Inghilterra. Si do manda, se questo erbario esistesse tuttavia nella Svezia, un autore Svedese tenterebbe mai di screditarlo di que- sta guisa? Povere scienze a quante vicende vanno mai soggette ! Blume Car. Lud. Flora Javae nec non insularum ad- jacentium , adjutore Jo. Bapt. Fischer . Bruxelles. Frank 1828 - 1829. Fasc. I- VI. In foglio grande con tavole in rame, 442 i Ù Dietrich F. D. Flora medica, oder die officiellen pflan= zen in abbildungen; als ein Commentar zu den neuern Pharmacopoeen , so wie iberhaupt zu den Werken eines Richard., Buchner ,: TrommsdorfF, Hagen, Dierbach u. A. herausgeg , von der Verf. der Flora universalis. Je- nae 1828. 1-3. Heft. In 4.° gr. con 3o. tavole colorite. Flora oder botanische Zeitung. 129r Jahrg. 1829. 48. Numm, und Beilagen. Mit Steintaf. Regensburg. In 8.° Hedwig Jo. Species muscorum frondosorum descriptae, et tabulis aeneis color. illustr. Opus posthumum. Supple- mentum 3. scriptum a Prof. F. Schwaegrichen vol. 2. Lipsiae Barth. In 4.° gr. Si annunzia la sezione prima di questo volume, la quale contiene le tavole 251-275. Martius C. F. Ph. Flora Brasiliensis, seu enumera- tio plantarum in Brasilia tam sua sponte quam accedente cultura provenientium , quas in itinere auspiciis Maxi- miliani Josephi I. , Bavariae Regis, annis 3817-1820. peracto collegit , partim descripsit. Vol. 2. pars 1, Et s. titulo : Prof. C. G. Nees ab Esenbeck Agrostologia Bra- siliensis , seu descriptio graminum in Imperio Brasiliensi huc usque detectorum. Stuttgartiae . Cotta. In 8.° gr. Ejusdem Icones selectae plantarum cryptogamicarum, quas in itinere per Brasiliam annis 1817 - 1820. suscepto collegit, et descripsit. Monachii 1827. ( Lipsiae Fr. Flei- scher ) . In fogl. con 14. tav. colorite. Ejusdem Nova genera , et species plantarum , quas in itinere per Brasiliam annis 1817-1820. suscepto colle- get , et descripsit. Vol. 3. ult. Fasc. 1. Inest Ji{onogra-= phia Gesnerearum . Ibidem 1829. In fogl. colle tavole 101 - 131. in nero, 0 colorite. Pohl J. E. Plantarum Brasiliae icones et descripiiones hactenus ineditae Fasc. IIII. Vindobonae 1827. Wallis- hauser. In fogl. con tav. in nero, o colorite. Reinchenbach Hofr. G. L. Conspectus regni vegetabilis per gradus naturales evoluti. Tentamen . Pars 1. JInest clavis herbariorum, hortorumque, seu dispositio regni ve- getabilis sec. classes, familias , ordines , tribus, forma- tiones, genera et subgenera , adjecto indice locupletissimo generum, subgenerum, synonymorum , et nominum Frar- cogallicorum . Lipsiae 1828. Cnobloch. In 8.° gr. Ejusdem Icones plantarum rariorum et minus recte co- 443 gnitarum etc, Cent. 6,t0 Leipzig 1828. Hofmeister. Lu 4.° con tavole in nero , o colorite. Abbiamo già ricevuto anche la metà della Centuria settima, ., Roeper Joannes, De organis plantarum . Basileae 1828. Schweighauser . In 4.° gr. Treviranus L. Chr. De ovo vegetabili ejusque mutatio- nibus observationes recentiores. Wratislaviae 1828. Max et Soc. In 4.° gr. Wimmer Fr. et H. Grabowski Flora Silesiae. Pars a.* Vol. 1. (Cl. x1- xv.) Vratislawiae W. G, Korn, In 8.9 Annals of the Lyceum of natural history of New-York vol. 3. N. 3. 4. February 1830. NNew-York . Seymour. 1830. In 8.° con due tavole colorite., Il primo articolo di questi interessanti Annali contiene le osservazioni fatte dal Sig. Darlington sopra il Prunus americana del. Marshal, le quali sono accompagnate da una buona fi- ‘gura di tale pianta in frutto. Secondo l’Autore il Pru- nus americana Marsh. è identico col Prunus nigra del Mublenberg, ma non con quello dell’ Aiton ; dei Will denow , del Persoon , del Pursh ec. , e parimente a lui si addice.il Prunus hyemalis del Michanx, e dell’ Elliott, ma non quello del Pursh, e del Nuttall. I suoi carat- teri distintivi sono i seguenti. Fusto, che in generale si alza dai dodici ai quindici piedi spandendosi in molti rami rigidi. Foglie bislunghe, ovali, acute, appuntate, acutamente seghettate nel margine, e molto venose. Fiori in generale assai numerosi attorno ai rami, spesso sopra grossi, e corti sproni, ossia rametti, spinescenti . A loro succedono frutti grossi, rotondi, e ricchi di polpa dolce , e sugosa. Se ne hanno di più varietà, cioè di colore rosso, e giallo , e di differente grossezza , sapore e consistenza. i Le altre memorie contenute nel presente numero sano le seguenti. Descrizioni delle specie di Tartaruga del- l’America settentrionale. Ne è autore il Maggiore Gio vanni Le Conte. Descrizione di una nuova specie del- 1’ ordine dei Rodenti, dello stesso. Una tavola rappre- sentante il Psammomys pineiorum accompagna questa descrizione . Sopra gli avanzi di rettili estinti trovati nella Nuova-Gersey, e ata peeri della coprolite nella stessa località, del Sig. de Kay. Osservazioni del Maggiore Le 444 Conte sopra le specie di Parcratium degli Stati Uniti. I’ Autore intende mostrare con queste osservazioni, che non due sole, come si pretendeva, ma (juattro sono le specie di Parcratizm indigene di quelle contrade, due delle parti più o meno interne, e due delle sponde del- 1’ oceano atlantico, non dà però descrizione alcuna del- le medesime . 9 Bulletin botanique etc. par NN. C. Seringe. Genève. Barbezat et C.e 1830. In 8.° con tavole litografiche. An- nunziamo i numeri di Marzo, e di Aprile. Il primo di questi dà 1’ estratto del primo fascicolo della Flora bo- reali-americana del Sig. Guglielmo Jackson Hooker, nel quale si tratta delle Ranunculacee, delle Berberidèe , delle Sarraceniacèe , delle Fumariacee , e delle Crucife- re. Una tavola accompagna questo estratto. La Compa- gnia Inglese delle Indie orientali per mezzo del Signor Wallich ha mandato in regalo al Sig. Meisner una ricca collezione di Poligonèe, per lo che egli si sta ora occu- no di una rivista dei diversi generi di questa fami- gua e Il numero di Aprile parla delle seguenti cose. Estrat- to della memoria del Sig. Turpin sopra l’organizzazione interna, ed esterna dei tuberi del Solanum tuberosum , e del Helianthus tuberosus , considerati come veri fusti sotterranei. Una tavola litografica è unita a questo e- stratro. Lettera del Sig. Wallner relativa all’ innesto della Paeonia Moutan sopra le radici della Paeonia offi- cinalis , e parimente relativa al modo di sollecitare l’e= poca della fiorita , e della fruttificazione delle Rose, e degli alberi da frutta. De’ bulbetti accidentali osservati dal Sig. Turpin sopra le foglie dell’Orrithogalum thyr= soides. Di alcune mostruosità ne’ fiori delle Crucifere , del Sig. Seringe. Sopra queste mostruosità 1’ Autore con- chiude , che esse sono fatti, i quali tutti rendono a confermare la simetria de’ fiori antiveduta dal Sig. De Candolle, farti i quali danno a dividere non una mo- struosità, ma lo stato realmente normale di que” fiori , ‘e che ci fanno conoscere da per tutto quel maraviglioso spirito d’ ordine , che ha presieduto alla creazione. Po- vera logica! Lo stato di abberrazione accidentale fu la norma del Creatore, e della creazione !! A che punto 5) di cecità conduce lo spirito di teoria! Della RNtra A! del Pinus sylvestris, del Sig. Jaeger; questa mostruosità consiste in un numero assai maggiore dell’ ordinario di coni!, o strobili affastellati ne’ rami di piante giova- ni, e ben nutrite. L’ autore ne ha veduti fino a 59. e 72. assieme . Questo numero finisce con una lettera del Bertero al Prof. Balbis scritta da Valparaiso alli 28. di Novembre del 1829. , in cui gli annunzia il suo ritorno da Quillota , e gli dice avare messo assieme 18,000. e- semplari di piante secche. Notizie Botaniche. Il giardino botanico dell’ Università di Bologna ha fatto nel corrente hanno preziosi acquisti di semi esoti- ci, molti de’ quali sono già nati, e fra questi ultimi non manca la Lataria chinensis Jacq., la quale è pian- ta di prezzo non piccolo nell’ attuale commercio de’ giardinieri. Inoltre nè è escita fuori una specie nuova di Barleria , che il Prof, Bertoloni ha illustrata in una Memoria per l’Accademia delle scienze dell’ Instituto di Bologna , e l’ha caratterizzata così: BarLERIA hexacantha : caule obtuse tetragono ; foliis lanceolatis , integerrimis, pilosis ; verticillis axilla= ribus , multifloris , sexspinosis ; spinis simplicibus , patentibus. Ann. Habitat in Senegal. }: %, (e e) Pa «BRR tpiyosd 1 tdi dì sbubaso cori leoinisno re mreraiti simana giRorab visage i di Mit piso rr Lat egg mito Ha 91 Sutvota coi ciale onto Meat drei intona ZA PONI quit cado dl din drone aaa fuh' motel venuti ton soda donarti uno 1 sese 4 ih bal ilsroniziagiaV ph adito aida dun là eo ogtbili br lbaioterinetilg iv wi iper tab rd ® reti podi Siano dia vi my è i Agia ; Ret ALI Ut) Pics a ami Vf n iaia è CX uÉ 3 "% eta OLA Blain dimsrsht Mii derit inte nd spin A daino iatit‘osttareti da) Reno) sitossrimonribrisdionaa oiran ott tetro Pa iano] trivago ponià or irere Bigrato brite tatrio tra ampie divi sf pot sisma DipotAtbal” na dia PT debe grttrmimdo. ufrusna er colbentp ton nesta bei Puoi nicage , 91 BoTANICA. Florae siculae prodromus — J. Gussone . % + 33 57 Sopra tre specie di Senecio — di A. Bertoloni . ,, 82 Rivista della famiglia delle Pagnie — di De Candolle. ‘el è. viti 07 De novo Scitaminearum genere a cal Colla Mafia Icones algarum CUTORARGTARE iva ZUs — A. Agardh. . . +: 59 927 De speciebus. generis Hydrangeao ab ci ci cs > Siebold. . . + 0-98 Ri219 Litteraturae Aailizizes Japonicae specimen — oro G. de Siebold . . Mpa > Sulla Chinologia del Mutis — di A. Bertoloni . 39 4II Sopra la Barleria hexacantha — di A. Bertoloni. 3, 445 ZOOLOGIA» Descrizione di ‘un nuovo genere di conchiglie (Pu- pina) — di Vignard . . 54 Sulla struttura, sui costumi, e sulle abili pi V Orang-Outang di Borneo — di J. Grant . ;, 395 Sulla storia naturale della Festuggize — di F. Tie- deman . . s 363 Sull’ Acaltetepon. di. Hernandes — di 4. F. Wiege- Ì man Jun. . - 33.984 Sopra un serpente delle vicinanze di Bordeaux — di Data Sgnagarte IRR: A a RE GIOR 449 ANATOMIA? Sulle leggi dei numeri nelle vertebre dell’ uomo — di Oken . . +. 39 Dei corpi di Wolff trovati negli embrioni delle ra- ne, e dei rospi — di G. Miller. . . 44 Sulla glandola nasale dei serpenti — di G. Miiller si 50 Sul nervo gran simpatico degl’insetti — di G. Miller ,, 153 Sul sistema nervoso della scolopendra mordente — di A. Alessandrini. . . e » 9 190 Sull’ anatomia della scolopendra mordente — di G. Muiler. . ° . . 204 23 De avium arteria carotide conii - Chr. Di Nitsch 39 358 Sopra un mostro bicorporeo mea — di G. Ti- nelli . + 39 361 Sullo sviluppo della lingua nelle diverse epoche della vita embrionale dell’uomo . . e + 3, 370 Sul cranio , e sulle pretese suture on ‘medesima e) di S. T. Soemmering dora . oil a cagi Sull’ esistenza delle o: nelle vene polmonali _ di Mayer. . . »» 377 Sopra un “vitello mOStruoso — di A. ‘Alessandrini 3 387 VIDIT Pro Emo, et Revmò D. D. CaroLo Carp. OprIZzzoNIO ; Archiepiscopo Bononiae Doct. Petrus Trombetti Rep. S. T. . VIDIT. pro Excelso Gubernio Dominicus Mandini S. T. D. Coll. Prior Par. et Exam. Sinod. Die 14 Septembris 1830. IMPRIMATUR Leopoldus Arch. Pagani Provic. Gen Sull' sasiacenza dello valvole nelle vene polmonali — i Mayet_ + » + ‘pag. 377 Su i giacinti nel pornds ‘della Provincia di Como — di G. Senoner. . " - - 378 + Sopra alcuni animali Ponetii della Russia” — di G Ei Fischer . . » 38 Sull’ Acaltetepon di Hernandes — di A. F. Wiege- man Jun. ° SM e 39 884 Sul Botriogeno di Fahlun — di w. Haidinger è 3» 300 Sull’ Erinite — di Turner . . . 3» 386 Sopra un vitello mostruoso — di A. Alessandrini so 387 Sopra ossa fossili scoperte nelle vicinanze di Perpi- gnano — di Marcel de Serres . . . - » 404 Pepra un serpente delle vicinanze di Bordeaux _ di C. L. Bonaparte . . . * 3, 410 Sulla Chinologia del Mutis — di A. Bertoloni . » 4II PARTE SECONDA. InDprcazionI, ED ANNUNZ;J Sedute della Società geologica di Londra. . . ,, 418 ‘Sedute della R. Accademia delle Scienze di Parigi ,, 416 Giornale americano . è... è. +. «Ma è 27 Revue mediciale 1880. tom, I. . . È 428 Annales des sciences d’Obsetvation. pr n fevr. 1830, . +.» » 3) 429 Annales des sciences nariirellca. Mars, Avil, Mai 1830. . . . ° . . . Li . . . . . PE) 430 y Libri di Zoologia.» 0. , .. + * +. 33 431 Libri di Noromia comparata . . +... +. . 3 433 Libri di Mineralogia, e “relega î SURI Ja Gad Libri di Botanica . . OPS CR re) ca A \ Notizie Botaniche +... . . + +. +. +» + 3, 445 fi , a er” > Srereee rea o RI LILLE “ a — ; o G e ‘ . IETEETt i t nitittaltzctie n PES agsaticiizica: tarauriztai sal RATTISLILOZE priei IRaseti Ù vert: Ù surnsi III IRTIZE Lilatie Mines PITT] nat: ITITERZI nagaragageraseza