tti sinen ti statatsti tari ia nel 3 ars dis pesati se 1I ne di 33: Tataca IETtti . til, ati: 3 da 23950 13333 Steri s733 RI) s° tm SETTI sestese +. î letali * Dai meta Tacenesi È $ pagtazesee tetea arataratetes: iero ca : di th “ pes te sH iitete. satoreretata}at, SSITILITITRRA ITPIE anta Ieitità det! SII po perarostto stmtitsto si ISIECICOCHI CITETALI Ri EISTET E: L à gasssstatite 12) rotat.titi: , » Hol « = PI n - . ” 4 ’ i » + = . i” - o _* x . 4 - è Ù mat Ì ANNALI Ci re STORIA NATURALE FascicoLo X.° [| di questo giornale. S Il prezzo dell’ intera annata è di paoli romani trentasei per lo stato Pontificio , per l’ estero; compresa la francazione fino aì confini, d’ ita= | Sul finire di ogni bimestre si pubblica un fascicolo I | liane lire ventidue, e cinquanta centesimi, | BOLOGNA 1830 | È : i TIPOGRAFIA Rei cd | i S i CON APPROVAZIONE | n p i ‘ i PIT IMOLA ce ASSEN $ >) SDEDS L'AAAAUAI, | cin ni ita di $ ca - Rurora otisast i Mi ilocd sno $ slogno osint Mb crsvig wi sgattao ‘Era, nistro gusta ol ne lotatuoti sati E dino id SAN Sigla di Falsi eiinizaanao, AREE di Del MI) ANNALI STORIA NATURALE TOMO QUARTO Bol ogua Nella Tipografia Marsigli Con approvazione 1830. t] Ù 13 “ el ; Ma. F i ba is, la ‘ du - i LL I, A Pi ù) I i; o L oa) R i 3 °. E ù h, , ” i ì | i t prete: N . { » i } tao n; vi i 'SLIARUTAZ ATROTA Sa ‘ OTRATO: OMOT Pet , NY niporo® mprsmozica Seles dl N CL | iintanpl fi nation Lpd, i; x * ’agffrolzauonglà: no) «ur NI “% 78 Sulla Seconda Edizione del Regno Animale del Barone Cuvier . Osservazioni di CARLO LuciANoO BONAPARTE Principe di Musignano» Ha veduto finalmente la luce quella secon- da edizione del Regro Ammale del Baron Cuvier che con tanta impazienza attendevano tutt? i cultori della Zoologia. I progressi immensi che ha fatti la Storia della Natura nei dodici anni che sono decorsi dalla comparsa della prima e- dizione di quest'opera davano infatti un ampio titolo alla comune ansietà. Gli sforzi efficaci di tanti zoologi, le perseveranti ricerche istituite in questo intervallo appunto sulle tracce segna- te dal Ristauratore della Zoologia in quel lavo- ro insigne e veramente superiore alla sua epo- ca, i mumerosi viaggi intrapresi e condotti a glorioso termine col solo scopo di dilatare i confini della scienza avevano accumulato a di lei pro una massa così grande di varie nozioni, che si sperimentava altamente il bisogno d’ un libro, il quale sottoponendole a severa critica ne pronunziasse savio autorevole giudizio , e traendo gli sparsi lumi ad un puuto medesimo presentasse in un solo bene armonizzato quadro il complesso della Storia degli Animali. L°inca- rico spettava a colui che trovata la scienza flut- tuante e mal certa aveva saputo stabilirla sopra solide basi, e che di quel quadro vastissimo ave- va delineato BREA il primo disegno. PA 4 Ma, sia che a” sommi ingegni riesca più facile creare di pianta un’ opera grande, che ritoccare successivamente e perfezionare le sue parti, sia che le occupazioni politiche (le quali infausta- mente oggi si arrogano gran parte d° un tempo prezioso rapito agli studj beati, della natura) tolgano il Baron Cuvier dalla cura paziente d’un lungo minuto lavoro, fa d° ..opo confessare , che la nuova pubblicazione non é riuscita uguale .all’alta espettazione che se ne aveva, non cor- rispondente allo stato attuale della scienza. Se- «condo che mi sono saltate all’ occhio diverse ine- sattezze ed omissioni nello scorrere che io face- va i volumi che trattano dei vertebrati (massi- me degli Uccelli d’ Europa e d'America de’ qua- li io mi sono occupato con assiduità maggiore ) ho confidato alla carta le. osservazioni ch’ esse mi suggerivano. Destinava lo scritto al mio uso particelare; ora dopo nuova riflessione mi de- . termino però a porle sotto gli occhi del pubbli- ;€0. Gli abbagli de’ grandi Autori di tanto mag- gior pregiudizio riescono, quanto più prevale universalmente l’autorità del lor nome: questo appunto m° ha persuaso che ad ogni candido in- dagatore del vero, cui avvenga di riconoscerli, corra quasichè un debito di segnalarli ad onor della scienza; e siffattamente che il pregio in cui si tiene uno scrittore debba servire. di mi- . sura all’ importanza che sì merita ogni, più mi- nuta parte delle sue produzioni. E se quel Prin- cipe dei Zoologi m°ha compartito un’ onore che . non è in proporzione col merito mio, mento- . vandomi con parole di lode nella sua prefazione .(vaglia il vero in mezzo d’ nua bizzarra mistu- s ra di nomi); questa sua parzialità obbliga spe- cialmente la viva mia gratitudine; ma io penso, e desidero che così meco pensino gli altri, che il metter fuori uno scrupuloso esame critico del di lui lavoro, insistendo anche sulle particola- rità più leggiere , debba fornire il miglior do- cumento d°’ osservanza e di stima ch’io possa dargli pubblicamente, Tavora MetoDICA del Tomo primo. ‘Niuna cosa riesce altrettanto difficile, allor- chè si tratta di coordinare gli esseri della na- tura, quanto il dar rango equivalente alle di- Visioni equivalenti d° un medesimo regno. In questo dovrebbe consistere la perfezione d’ un buon Sistema. Basta dare un” occhiata alla Ta- vola Metodica posta in fronte all’ opera del Cu- Vier per convincersi della premura. ch’ egli ha inteso di usare onde ottenere simile scopo. E già i mezzi tipografici adoperati nella esposizio- ne materiale di essa Tavola servono egregiamen- te ad esprimere l’ importanza che l’ autore ha voluto dare alle varie suddivisioni. Dubitiamo però che non siagli riuscito costantemente di valutarle al giusto peso. E per passare subito agli esempj più nota- bili, faremo osservare ch’ egli ha mantenuto fra gli Uccelli 1° Ordine dei Rampicanti, mentre ira î mammiferi ha ommesso di formare un Or- dine dei Cheiropteri; i quali. nondimeno pajono d’un importanza relativa tanto maggiore. E par- lando in generale, crediamo di poter rilevare fin d’ora che l’Illustre Avùtore'in questa secon- 6 da edizione si sia dimostrato soverchiamente in- vaghito delle forme adottate nella prima. Separare i Bimani dai Quadrumani e farne due Ordini distinti, secondo i deboli miei lu- mi, non corrisponde alla stretr’ affinità che vie- ne dimostrata dalla rispettiva loro organizzazio- ne; la quale consiglia invece a congiuugerli co- me due famiglie dell’ Ordine già stabilito da Lin- neo sotto il nome di Primates (1): questo è appunto quello che io ho creduto dover fare nel mio Genera dei Mammiferi Americani stam- pato alla Nuova Iorca.nella Storia Naturale del Godman, ove anche al rango di Ordine credetti bene di elevare la famiglia degli Amfibii di Cu- vier incontrandomi appunto col dotto Latreille nelle sue Famiglie Naturali. Forse ad alcuni dà noja il veder accomunato l’ Uomo quel mi- racolo della creazione! insieme con le Sczramie in un medesimo ordine, benchè non abbiano a schifo di ammettere quello e queste nella me- desima Classe. Per salvare le necessarie conve- nienze si faccia pure dell’ Uomo una Classe se- parata, un Regno a parte, se così vuolsi, per- chè la Ragione è tal carattere che ci distin- guerà perpetuamente da ogni altro essere Ani- male qualunque ; ma stando ai caratteri che somministra la materia siffatte separazioni non .sono in armonia col resto del Sistema. Anche nelle divisioni secondarie troviamo e- sempj di anomalie. Gl’ Insetzivori fra i Mam- (1) Quand” anche si ammettano due Ordini fra i Pri- mati, \’ imperscrittibile diritto di priorità esige che al primo venga conservato il nome Linneano. 7 MIFERI vengono ripartiti in veri generi, men- tre fra gli UoceLLI i Dentirostri si distribui» scono in sottogeneri, talchè in un caso il sot- togenere riesce di maggior peso che il genere nell’ altro. E come avvien’ egli che si chiamino generi Taupe , Chrysochlore, Condylure, Sca- lops ec., e nello stesso tempo si riuniscano a centinaja_ sotto l’ immenso genere Gobe-mouche gli Uccelli noti agli Ornitologi sotto i nomi di Drongas , Jaseurs, ec. e perfino Phibalures ® Di più nella stessa Classe ricorrono simili ir- regolarità. Per non parlare di altri, i sottoge» neri nei quali il Baron Cuvier divide gli Orsi di Linneo, equivalgono per lo meno ai generi forniti dai Ta/piformi. E qui tornando ai già mentovati Quadrumani accenerò un altro capo sul quale io discordo dal Cuvier. Le principali divisioni di essi a me pare che sieno due, cioè gli Antropomorfi e quelli che più somigliano agli altri Quadrupedi, in una parola i generi Simia e Lemur di Lin- neo. Tanta è poi a’ miei occhi l’importanza di siffatte divisioni che io non esito ad ammetter- le come due distinte famiglie dell’ Ordine Pri- mates, dando loro lo stesso grado di considera- zione che dò ai Bimani. Non so dir poi quanto meritino d’ esser approvate le ragioni, che in- ducono il B. Cuvier ad elevare a simil rango il genere Ovuistiti, quantunque distintissimo e per le unghie e per la dentatura. I Galeopitechi costituiscono un genere secon- do il N. A. (e per lui sono generi 7'a/pa, Con- dylura ....) e non dubita di contraporlo a Chau- ve-Souris; ma la conformazione si interna che 8 esterna esaminata con occhio filosofico induce piuttosto a farne un genere (nell’ ultima fami- glia dei nostri Primates), il quale avrebbe dovu- to considerarsi dal Cuvier come un sesto sot- togenere de’? suoi Makis. Già il ch. Temminck ha osservato ch’ essi sono non veri Cheiropteri; invece si accostano molto ai Makis, anzi non differiscono da questi ultimi nulla più che Sciz- rus da Pteromys. Ben l’aveva indovinata Lin- neo anche in questo caso chiamando la sola spe- cie a lui cognita di questo genere Lemur vo- lans! In ogni caso il N. A. ‘doveva collocarli di mezzo fra i suoi Quadrumani e 1 veri Chei- ropteri, non mai fra questi e gl’ Znsetzivori . Della divisione Amphibies io già dissi che vor- rei farne un Ordine da denominarsi Pinripedia. Poichè i caratteri essenziali dei M4mmrreri si desumono dagli organi locomotori, 1’ essere gli arti non liberi, ma ravvolti nelle pelle mi sem- bra circostanza degna d’ una considerazione più che ordinaria. I Marsupiali sono uniti tutt” insieme dal Gu- vier nella Tavola Metodica sotto il suo Ordine. dei Carnivori. Il fatto sta però che alcuni fra i Marsupiali, come Kangourous, Phascolomes, ec. sono tutt’ altro che carnivori, anzi corrispondo- no ai genuini Ghirî; ed è osservazione dello stesso N. A. che i Marsupiali formano piutto- sto una serie d’ animali parallela agli altri, ed in cui s’incontrano tutte le diverse dentature. Io ho considerato il caraitere fornito dal Mar- supio di questi curiosi animali, come caratte» re di analogia e non d° affinità e gli ho ripar- titi fra le mie Ferae ed i Gres. Ma questo da i i WU carattere è di tale importanza ‘che ‘forse è me- glio di stabilire con essi ùn”ordinè a pafte ; ‘e questo è quello che il N. A., essendgsi‘ravve- duto , ha fatto poi nel corpo dell’opera?! 13 Intendo accennare più sotto le anoinalie : che' m’è sembrato di scorgere nell’ esposizione del genere Rat. Noterò per ora quanto poco stia in proporzione con le divisioni contigue il rango assegnato all’ Ondatras che viene ‘a’ costituire soltanto una sottodivisione del sottogenere Cam- pagnol. 1 Monotrémes non possono assolutamente essere’ annoverati fra gli Edentati. Moltissime osser- vazioni hanno dimostrato oramai ch” essi non so- no nemmeno MaWwmiIFERI: è quand’ anche' non sì dovessero elevare al rango di Classe ‘distinta bisognerebbe almeno farne un Ordine a parte. Che il genere Clamydiphorus' dell'America me- ridlionale si abbia da tenere per sottogenere dei Tatous î0 non lo credo: e non comprendo il vantaggio di siffatti ravvicinamenti. Jl Cavier però è tal filosofo, che a lui non occorre rae- comandare di guardarsi dalla smania d’ intrude- re a forza il nuovo nei limiti del vecchio; sma- _ nia che ha invaso certi odierni naturalisti che | si arrogano la qualifica di Linneani. Ed in vero a cieca superstizione si riduce presso altuni di cotesti settarj la venerazione verso il gran fon- datore della scienza ; talchè se tornasse a vive- re quell’ uomo sommo, tenero come fu sempre dei progressi della scienza lo vedremmo entrare in ischiera fra gli Anti-Linneani per contrastare alle massime meschine de? suoi devoti indiscreti‘. UCCELLI. Il Guvier ne fa tuttavia sei Orditii.- 10 A me è sembrato più conforme alla natura il ri- durli a cinque come ha fatto il Vieillot, consi- derando ‘i, Rampicantes, Cuv. come una sud- divisione de? miei Passeres. Sui limiti degli Or- dini, con. questa eccezione, vado d’accordo per- fettamente col nostro Autore, e non me ne di- scosto che nell’assegnare altro posto alla fami- glia dei Piccioni; cosa della quale avrò occasio- ne di parlare più sotto. OiseAUX DE PROIE ( AccrpirrEs). La divisione di questi in Diurni e Notturni non ben mi sod- disfa, sembrandomi in vece che quella di Vu/- turini e Rapaces sia più naturale e importante. I Rapaces poi, secondo me, sta bene .che si suddividano in Diurni e Notturni: e qui avver- to una volta per tutte che io ho sempre in vi- sta il metodo naturale, sia pur esso una chi- mera agli occhi di molti. Artifizialmente an- che tutti gli Uccelli si potrebbero dividere in’ Diurni e Notturni. Più altre cose avrò da e- sporre qui sotto rispetto agli Accipitres; ora mi contenterò accennare che dev’ esservi errore nel carattere tipografico con cui è stata segnata la parola Ignobles PAsseREAUX (PAsseRES). Tengo opinione di- versa da quella del Cuvier relativamente alle divisioni primarie di questi. Non potrei far al- tro che ripetere quello che ne ho scritto altro- ve: il tempo e l’ esperienza ulteriore mi han re- so sempre più accette le divisioni mie. I generi poi del Cuvier riescono vasti di soverchio , e quel ch’ è piùnon sempre d’ ugual’ importan- za. Ne addurrò in esempio il Dur-bec e il Bou- vreuil considerati come due generi, mentre Far- ‘1 louse, non è altro che un sottogenere di Becfin; e (peggio!) Juseur di Gobemouche . E, quando i Colibris formano un genere, co- me possano tenersi per sottogeneri dei Grimpe- reaux (Certhia) alcuni altri veri Anthomyzi co- me quelli? Che i Craves non sieno affinissimi ai. Corvi lo concederò per un momento; ma che la sot- tigliezza del becco dia un titolo a chiamarli Huppes mi pare un po’ troppo. E Ceix per la mancanza d’ un dito forma un genere distinto da Alcedo! Dubito anche qui d’ un errore di stampa. GrIimPEREAUX ( Tribù dei PusserEs secondo me). Non viene indicata divisione alcuna .. Ep- pure ve ne sono di naturali. Anche quì vorrei addebitare al tipografo l’aver fatto del Picoides un genere distinto da Picus, mentre sotto Cuccù vanno a schierarsi molti tipi generici. Confes- siamolo : queste irregolarità nel valutare 1° im- portanza relativa dei gruppi sono le principali macchie de’ migliori sistemi, Ho impallidito in vano studiandomi di farle sparire dal mio ..... GaLLINACÉS ( GALLINAE). Con questi sono sta- ti messi dal Cuvier i Piccioni, che io ho rife- riti piuttosto ai PassERE3. In questo particolare le autorità sono divise: io mi pregio però di avere Linneo dalla parte mia. Questa diversità a poco o nulla monterebbe, perchè a dir vero i Piccioni costituiscono una famiglia di mezzo appunto fra i Passeres e le GaLLinaE. Ma il Cuvier gli ha collocati all’ altra estremità del- l'Ordine GALLINAE, e perciò lontanissimo dai Passeres. E manifesto che il N. A. è stato co- 12 stretto a ciò fare per necessità , avendo scelto le Musophagae per la transizione fra PAsseRES e GALLINAE nella serie lineare : so bene che tal serie non è nella natura, secondo la quale le re- lazioni. si diramano per ogni verso senza rego- larità, e che è forza adottarla soltanto per co- modo della redazione : ma si poteva pur fare a meno di serbare quel posto alle Musophagae, perchè esse sono analoghe bensì, non già affini alle GALLINAE, è Vosservazione accurata dello scheletro, e massimamente dell’ apparecchio ster- nale dimostra invece la loro affinità coì Pappa- alli. Me EcHassreRs (GRALLAE ) . Per me le famiglie di questi son ottime, ed io le ho adottate infatti contro l’ opinione dei più. Esse sono fondate sul- l'esame dell’ organizzazione ; nè dal Cuvier è ri- cevuta quella divisione artifizialissima delle 3-4- | dattili; che infatti è maggiore la differenza in- dicata da'un dito posteriore lungo ed insisten- te, che quella che è ‘annunziata da un dito po-. steriore' nullo, o inutile, Applaudiremo pure moltissimo il Cuvier perchè non ha amimesso 1° Ordine assurdo dei Pinnatipedi di Latham e di Temmitck: ordine formato da generi tanto dissimili fra se, che non può immaginarsi riu- nione più contro natura. Infatti il carattere ar-_ hi tifiziale dell’ anomalia de’ piedi, sul quale è basato, non riesce neppur simile nei detti ge- neri, i quali aberrano ciascuno da se. ‘Talchè due appartengono propriamente alle ANsERES, due alle vere GraLtag. Di questi ultimi ve n’è uno che spetta alla famiglia Macrodactylae; l’ altro viene considerato da me come costituente # 13 una famiglia a parte , quantunque dal Cuvier sia inserito nel suo genere \Becasse; sotto il quale ci sembra scorgere riuniti come in un ma- gazzino più esseri.che insieme non, vorrebbero ‘trovarsi. Comunque, siasi, convengo col Cuvier in tutte le famiglie dell’ Ordine GrRALLAE; meno che a me sembra .benfatto 1’ adottar quella dei Falcirostres d’ Illiger pei due generi Tantalus e Ibis, il primo de’ quali viene collocato dal Cu- vier fra i suoi Cu/trirostres , il secondo fra i Longirostres ; la qual separazione per !’ appunto mette in evidenza l’ opportunità di quella fami- gliuola intermedia ..Il collocare poi fra i numa- rosi sottogeneri di Becasse anche il Phalaropus, l’ Himantopus ec. mi sembra che sia troppo. E ‘non erano già estesi di soverchio i limiti che aveva assegnato Linneo al suo genere Scolopax, che ora dal Cuvier si vogliono più che mai di- latare? Vero è che il N. A, lia dato miglior sag- gio d’esattezza, avendo almeno assunto per se- gno un carattere, che esiste, realmente. Tre generi ha messo il Cuvier in una specie d° appendice, nè veggo il perchè. Vaginalis se- condo me è un vero Uccello PaLMiPEDE della famiglia dei Pelasgi (Longipennes, Guv.) quan- tunque non poco aberrante. Giaroles. e Phoe- nicoptères sono vere GRALLAE: il primo forma secondo me parte della famiglia degli Alecto- rides, mentre l’ultimo non potendosi riunire a verun’altro genere , io lo riguardo come tipo di una famiglia distinta . PaLmeDES(ANSERES), Le quattro famiglie che ne fa il Cuvier sono eccellenti, naturalissime.. To ne ho adottato una quinta seguendo Illiger e 14 i vii Vieillot, per gli Uccelli inetti al volo. La serie lineare seguita dal Cuvier è diversa dalla mia, che persisto a preferire. Buoni mi sembrano e generi e sottogeneri; ma vorrei vedervi indica- te almeno molte divisioni, che sono importan- tissime ed alcune ora tenute perfino come gene- riche . Riescono alquanto confuse le suddivisio- ni del genere Canard; ma la confusione è sta- ta accresciuta evidentemente dall’ inavvertenza del tipografo. | INTRODUZIONE: ‘pag. 1.) Nulla mi farò a dire sul conto dell’ Introdu- zione: ed altro non può farsi che ammirar in essa la profondità dei pensieri insieme e la lu- cidezza dell’ espressioni. E impossibile il dire di più, e il dir tanto in meno parole. MAMMIFERI (p. 59.) Passiamo ora all’esame dell’ Opera, e poichè abbiamo già toccato quanto ci occorreva rileva- re sul primo Ordine dei Mammiferi Bimanes diremo subito dell’ Ordine secondo . QUADRUMANES. (p. 85.) Questi non sono considerati da me come co- stituenti un’ Ordine, e il N. A. stesso non ben costante nell’ osservare l’ importanza relativa dei titoli dei gruppi, nel corpo dell’opera lo va chiamando esclusivamente famiglia. Io divido i 15 di lui Quadrumani in due famiglie, nelle quali riconosco importanza. reciproca uguale ‘a' quella dei Bimani; anch’ egli li divide nei due generi . Simia e Lemur di Linn. avvertendo che questi possono chiamarsi a ragione piccole famiglie; ma li tramezza con un terzo genere indipenden- te secondo lui. Quantunque io ‘riconosca ché questo stabilisce 1° anello di comunicazione, lo credo decisamente appartenente al primo. E già un genere che non si attribuisce a famiglia al- cuna , sta fuori del sistema; seppure non si riguarda come tipo d’ una famiglia a parte. Le Scimmie sono un vero labirinto non estrica- to dal Cuvier ed io non avendo avuto opportù- nità d’osservare tutte le specie di esse, ‘anzi neppure tutte le principali, non credo essere in grado di estendermi nell’ esame di questa parte dell’ opera : forse 1’ ajuto delle ricche raccolte, e dei libri pubblicati di recente su questo s0g- getto , avrebbe dovuto fornir mezzo ‘al N. A. di render il suo lavoro più ‘completo e più soddi- sfacente. CARNASSIERS. (pi 110.) CHEIROPTÈRES. (p. 111.) Ho espresso di sopra la mia opinione sul po- sto che dovrebbono occupare nel sistema î Ga- leopithèques , che certamente non han che fare col veri Cheiropteri . Non pare più cosa dubbiosa che il ‘carattere sul quale il Prof. Savi ha stabilito il suo 'gene- re Dinops sia proprio (come lo pretende il Tem- minck) di tutti) o di molti giovani Mo/ossi. Il 16 VIIA TA raccolti al ch. Temminck il. quale è al ‘caso di farne miglior uso che io non farei. 17 INSECTIVORES (p. 123.) Qui comincia secondo me l’ordine delle Fre- RE (Ferae, L. Carnassiers, Cuv.) La lettura stessa dell’ opera del Cuvier dimostra a chiare note quanto sia giusta la via già battuta dal Lin- neo, le cui viste ben di rado si slontanarono dalle traccie della natura . Sorex (p. 126-) Ben fa il Cuviera protestare che questo genere ha bisogno d’ essere studiato attentamente nella natura, non già nei libri. Un lavoro fatto altrimenti su di tali esseri non farà altro che accrescerne la confusione. Ne v° è da meravigliarsi perchè le specie d’ America sie- no cotanto oscure, mentre le Europee sono an- cora così poco distinte. E certo che chi avrà da occuparsi di proposito di questo genere, potrà giovarsi molto delle opinioni e dei dubbj espres- sì dal Cuvier. Frattanto non tralascerò di notare ‘una cosa riguardante il Sorex efruscus del Savi. Se è vero come lo vuole il Cuvier, che questo sia un’ ottima specie, ben distinta sì dal Sorex araneus che dal Sorex fodiens, non mi sembra così certo però che essa sia diversa dalla poco ben caratterizzata specie di Blumemback Sorex exilis: e questo eccellente nome sarà quello che dovrà conservarsi; non iscemando perciò nel Sa- vi il merito d’averla stabilita sopra solide basi. Talpa europaea. Hanno un bel dire quelli che riferiscono trovarsi un tal animale nell’ Ameri- ca Settentrionale. Gli autori Europei, e gli antichi avevan preso lo Scalops in cambio di essa. Ed a tali Autori sì è attenuto il compi- latore citato dal Cuvier. Tom. IV. 2 18 La Talpa coeca del Savi è un’ ottima specie, e non differisce già dall’ europaea per quel solo carattere dell’ essere totalmente cieca . Condylura (p. 131.) A malgrado di coloro che fanno professione di creare le nuove specie as- sicuveremo il Signor Cuvier, che nell’ America Settentrionale non si conosce altra vera specie di Condilura che la cristata. Scalops (p. 132.) Non solamente lungo i fiu- mi (come dice il N, A.) ma in tutte quelle sta- zioni di cui si compiace la Talpa d’ Europa, vi+ ve questo quadrapede (Scalops aquaticus) e qui la somiglianza dei costumi, va di pari passo con quella della forma. Quanto difficilmente si vin- cono del tutto le prime impressioni erronee spe- cialmente quando derivano dai nomi come in questo caso! Anche di questo genere non si co- nosce che una sola specie, quantunque un com= pilatore francese d’ una sognata seconda specie abbia fatto perfino un nuovo genere. CARNIVORES. (p. 132.) Mustela lutreocephala , Harl. Trattando di questa il N. A. parla come d’ una buona specie a lui ben coguita. Così essendo perchè non far partecipare gli altri di cotesta persuasione? Che la distribuzione del bianco sul nero nel- la Mephitis putorius ( Mephitis americana) varj in malo così singolare, a me non sembra. Anzi posso affermare, che in tutti gl’ individui che ne ho esaminati, (e sono stati molti) tal variazione era ben piccola. Forse la specie dell’ America meridionale (seppur si tratta d’ una sola) è sog- 19 getta realmente a questi scherzi senza che sia altrettanto di quella dell’ America Settentriona- le : forse anche siffatte variazioni sono caratteri specifici. Lupi americani (p. 150.) Nulla di più con- fusò in tutta la Storia Naturale. Io non credo insieme col Baron Cuvier, che 1° europeo sia passato in America, che anzi dico che non vi si trova. Vi sono bensì tre altre specie, e dî queste mi astengo di parlar ora, perchè so che sta per trattarne il ch. Temminck, quel gran luminare della Zoognosia. Non posso essere sod- disfatto vedendo nell’ opera del Baron Guvier autori di merito e di riputazione diversissima | citati insieme , e come se fosser di ugual pasta. L’accurato e modesto Say potrà egli conten- tarsi del Socio che dal nostro A. gli vien dato? Che la Volpe rossa d’ America (Canis fulvus, Desm.) non sia altro che una varietà della Vol- pe europea (Canis Vulpes, L.), anzi identica per fino con essa io non lo tengo per dimo- strato. Credo poi che il Canis virginianus che alcuni autori riuniscono a questa specie sia si- nonimo di Canis cinereo-argenteus. Checchè ne sia gli Stati Uniti centrali non contano che que- ste due specie di Volpi. - Non mi arrogherò il decidere. chi abbia ra- gione fra Temminck e Cuvier (p. 162.) sul conto del Felis. Pardus e Leopardus. Pendo pe- rò verso l’ opinione del primo che riunisce i due animali a cui ha imposto il Cuvier talì no- mi. Il N. A. poi non avrebbe dovuto mostrare di convalidare 1’ opinione sua coll’appoggio di quella di Linneo il quale non chiamò giammai 20 | specie alcuna /. Leopardus. Cita qui Linneo per Gmelin, e così fa pure altrove (e quello che è peggio cita altre volte Gmelin).-E un in- giustizia l’affibiare a quell'uomo sommo gli er- rori commessi da un imbroglione: ed io non ho mancato di protestare ripetutamente contro quest’ uso pessimo. D’ altronle anche ammet- tendo che sieno due le specie controverse, som di parere che il vero Pardus di Linneo non corrisponda nè all’una nè all’ altra; ma che sia quella ammessa dal N. A. come Felis chalybeata. Come si può usare questa frase? (nota della p2g- 164) » Rafinesque iudique encore un Lynx fasciatus etc. eto. e Temmiuck un Felis aura- tus es.:9 Altra fede ci sembra che meriti Tem- minck, altra Rafiaesque. Forse now sarà inutile il dire che dopo molte osservazioni ho potuto accertarmi che .il nome di Felis canadensis citato dai moderni con tan- ta confusione appartiene in origine al pelame grigio del Felis rufa; e però quel nome (cana-. densis) dovrà a buon dritto cancellarsi dalla li- sta degli esseri. Mi maraviglia il vedere; che dal Cuvier non sì faccia menzione del!’ opinione di Ruppel, am- messa dal Temminck, cioè che non il Felis ca- tus d° Europa, ma bensì il Felis manipulatus d’Egitto sia il tipo del gatto domestico. Che anzi egli 1° eselude implicitamente laddove as- serisce all’ antica che il Cazus siasi addomesti- cato. Quella supposizione di Ruppel acquista pe- rò un maggior grado di probabilità quando si rifletta all’ origine Egizia dell’ addomesticamento degli animali. E ad ogni modo la cosa si meri- 2I tava d’esser riferita almeno per esser revocata in dubbio, oppur confutata. Ha ragione il nostro Autore nel dire che il Felis jubata merita di far un sottogenere da per se. E perchè tralasciare di farlo , peer aspet- tare che qualche Corvo venga a rivestirsi del- le penne del Pavone? Ma forse all’ora che io serivo è già stato applicato a qualche barbaro nome l’arrogante miki, tanto più arrogante in questo caso, perchè dietro alle tracce del Cuvier sì cammina quasi sempre al sicuro, e non v'è gran bisogno d’ esaminare i titoli dubbiosi. AMPHIBIES. (p. 166.) Otaries , Peron certamente merita d’ essere considerato come un vero genere : ad ogni modo esso costituisce una divisione più importante che non sono gli altri sottogeneri delle Foche ; perlocchè avrebbe dovuto esser notato con un carattere più distinto nella tavola metodica. Il genere Trichecus, che congiunge gli AmFIBJ ai Ceracer mediante la famiglia delle Sirerze ed il quale a mala pena può dirsi carzivoro per la dentatura, corrobora, le ragioni addotte per istabilire il nuovo Ordine PINNIPEDIA. MARSUPIAUX. (p. 172.) Era una ribellione contro il buon senso il vo- ler considerare la divisione MARsuPIAUX come subordinata a quella dei CARNIVORI ( FER4E) s0- lo perchè la maggior parte delle specie era car- nivora ; e dopo la retrattazione dello stesso N. x 22 A. possiamo dirlo più francamente. Secondo le viste del Cuvier era necessario elevare al grado d’ ordine indipendente il complesso di questi esseri. E già 1’ indipendenza in materia di Clas- sazione è cosa di fatto, niente di meno che in materia di relazioni civili e politiche. Ecco un articolo sul quale la seconda edizione riesce infinitamente migliore della prima. Altrove io ho già proposto che dei Marsupiali si facciano tre famiglie da ripartirsi in tre Ordini diversi (uno dei quali non entra nemmeno fra ìî Mam- MIFERI ). Se mai venisse adottata la famiglia di ‘Fiere Marsupiali vorrei che si chiamasse col no- me espressivo di Pedimani . L°idea del paral- lelismo, e sopratutto gli sviluppamenti compara- tivi che dà il N. A. sono ammirabili, veri, degai di lui. 1 RONGEURS. (p. 189.) Non divide il Cuvier quest’ Ordine in varie famiglie : eppure a me sembra che siano indi- cate dalla Natura. Altro non asserirò sugli Sco- jattoli d’America se non che il Carolinensis Gm. è il cinereus.L. formano due buone specie, piut- tosto simili ima distinte. Questo non toglie, che el N. A. il quale ammette il capistratus di osc, non sieno varieta delle due specie il vulpinus , il carolinensis, ed il niger. Mi si conceda però di notare in primo luogo che il nome di vu/pinus , (se non quello di cinerews ) perchè più antico dev? esser conservato alla spe- cie, quando il capistratus non sia distinto: in secondo luogo divò, che quantunque io abbia veduto molte varietà della specie maggiore (ci- 23 nereus L. vulpinus (1) e capistratus Bosc.), non ne ho mai veduta alcuna dell’ altra (il vero carolinensis) che si distingue per una statura più piccola, un pelame più molle, e per la li- nea dei fianchi: male diagnosi antiche non ser- vono a nulla, e i moderni hanno accresciuto l'oscurità nella quale non ha potuto leggere il Cuvier. Il nome di Sciurus macrurus dovrà restare al- la nuova specie alla quale 1’ impose Say; lo S. macrurus, Gm. essendo specie nominale, Nel parlare dello Sciurus volucella il ;N. A. asserisce una cosa che crediamo dover attribui- re ad error tipografico; dicendo (pag. 194) » Elle vit dans les praîries temperées de l’Ame- rique Septentrionale ,: voleva dir forse parties: non è poi esatta la parola #roupes; meglio sa- rebbe famzilles . Capromys. Mi pare che non vada bene il considerare come sottogenere questo vero geue- re , fatto conoscere per la prima volta dal men- tovato. chiarissimo. Zoologo Americano Say, il quale non si conteutò di stabilirlo, ma lo ela- cidò con la solita sua esattezza e perspicacia. Il nome d° Zsodor da lui impostogli , benchè op- portunissimo, dovette cedere a quello di Ca- promys datogli poi dal Desmarest, perchè era già stato impiegato per altro genere (quantun- que non buono?): ne questo toglie punto ‘al merito dello scopritore; nè i francesi dovrebbe- ro scordarsi di farne menzione. Il nome speci- (1) Vulpinus è sinonimo, non varietà di cimereus 24 fico poi dato dal nostro modesto amico deve conservarsi ad ogni conto pel Capromys Furnieri del Desmarest. E qui giova osservare, che il Say gl’ impose il nome arbitrario di pilorides non già perchè lo credesse il pilorides degli antichi, ma perchè supponeva che potesse esser tale. Che non lo sia, non è ragion sufficiente per un cambiamento , checchè div ne possa una biasimevole parzialità contro la quale mi piace qui reclamare. Io non credo che il Mus rattus che e? infesta sia originario del levante come il Mus decuma- nus; credo iuvece che venga dall’ America. A questa noi abbiamo dato il M. musculus ed il decumanus, ed essa deve averci fatto dono del' suo Black Rat. Mi contento di enunciare que- sto parere, ma potrei darne al bisogno qualche sufficiente ragione . Quanto poco sieno conosciute e distinte le piccole specie di Sorci o Sorcioidi specialmente quelle straniere all’ Europa, può rilevarsi dalla Circospezione con cui sono stese le note clie fa il Baron Cuvier sul proposito. Rispetto alle Ame-. ricane possiamo dire che le divisioni stabilite dal Say sotto il nome di Sygmodon, e sopra tutto quelia detta INeofoma posano sopra soli- dissime basi; checelè ne dicano osservatori su- perficiali d° America e d° Europa. Siffatti oppo- sitori vorrebbero che le specie di tali divisioni si considerassero come Articolae : e questo solo basta a condannarli , perchè , come sembra ap- provar saviamente il Cuvier, quelle specie ap- DIO gIno piuttosto al genere ristretto dei veri US + | | 25 Per parlare delle Arvicolae dell’ America Set- "tentrionale , indicate soltanto dal Cuvier, dovrò dire che non conosco altra vera specie, che 1° Arvicola ranthognata , Leach, Che pensylvani- ca! che palustris! Finiti i Sorci il N. A. dà come veri generi alcune divisioni che per dir vero non hanno certamente un importauza relativa. maggiore di molte di quelle ch’egli ha dato come suddivi- sioni del gran genere (0 piuttosto famiglia ) Mus. Non riferisce come fossile il supposto genere Osteopara , forse per compassione: ma in una notadice che giulicando dalla descrizione non gli sembra diverso dul Coelogenys Fr. Cuv. ed ‘aggiunge che il Sig. Desmarest ha già fatto que- sta stessa osservazione, Ma i naturalisti di Fi- ladelfia giudicando noa dalla descrizione ma dal‘ teschio istesso, è gran tempo che hanno man- “dato a monte l° Os/eopara EDENTÉS (p.223). (Secondo noi Brura, L.) Ho veduto ed esaminato il Chlamydiphorus truncalus, ed anzi perchè mera stato offerto dai proprietarj del Musco di Filadelfia avrei po- tuto pubblicarlo io pel primo. Ricusai temeado di far torto al ch. Say, Prolessore di quello sta- bilimento, ch’ era al caso di elucidario meglio che ogni aliro in America. Altri non sovo stati così riservati. Il posto assegnato dal Cuvier a questo geoere mi sembra il suo vero posto: solo io vorrei che, in vece di farne un sottogenere ‘ distintissimo, ne facesse un genere ‘a dirittura. 26 PACHYDERMES. (p. 236. ) Questi costituiscono le nostre BeLLuAE, L, Anche noi le dividiamo in tre famiglie; ma diamo alle due prime limiti un poco diversi da quelli del Cuvier. RuminanTs (Pecora; Li. p. 254.) Quantunque suddividiamo quest’ Ordine in fa- miglie, ci par tanto naturale, da potersi quasi considerare come un solo gran genere : conver- rebbe però eccetuare i Cammeli, i quali forma- no un bel passaggio dalle LBelve ai Ruminanti, per mezzo del genere Equus. Rispetto al Cam- melo’, ci sembra che il N. A. avrebbe dovuto parlare della razza :di Pisa, e della bella me- moria del Savi sulla vescica della bocca. Vediamo con piacere che vien corretta 1° as- serzione erronea che niuna Giraffa vivente fos-. se stata vedata in Europa dopo 1 Romani. E impossibile di seguitar a far due generi di Ovis e Capra. Bisogna riunirli come ha fatto Iliger ed ultimameate il Prof. Ranzani, senza dar però al genere un nome nnovo. Dev? esser mantenuto il più antico fra Ovis e Capra ; anzi quest’ ultimo, giacchè così ha prescelto lo scru- poloso Illiger. 7 CeracEs (Cerar, L. p. 281.) Taceremo dell’ ultimo Ordine, che noi risguar- diamo e come Ordine, e come Sotto Classe, e. che col Cuvier dividiamo in due naturalissime famiglie . ( Sarà continuato ) 27 . Audouin V. e Milne Edwards, Note etc. = Nota sul sistema nervoso dei Crostacei = ( Letta alla So- cietà di Storia Naturale di Parigi nella seduta delli 2. Aprile 1830. ) I ( Annales des Sciences Nat. T. xx. pag. 181-184. Giugno 1830. ) aa le ricerche più ‘curiose ed' importanti alle quali dedicar si possono gli anatomici annoveransi senza dubbio quelle tendenti a farci conoscere l’ an- damento che segue la natura nello sviluppo di ciascun Essere, e nell’ ordinamento delle diverse serie che sembra formate sieno naturalmente dalle moltissime specie che compongono il Regno anima- le. Due diverse strade conducono ugualmente verso questo risultato : il confronto delle modificazioni che gli stessi organi presentano in un gran numero «di animali diversi; e lo studio del modo di svilup- po degli organi stessi, o delle metamorfosi che su- biscono in uno stesso individuo, considerato nelle diverse epoche del suo sviluppo. I corollarii che dedurre si possono dai fatti svelati da ciascuno dei due suindicati metodi d’ investigazione tendono a rendere sempre più facile lo studio della organiz- zazione, nè soltanto questo vantaggio può derivare dalle ricerche dirette nel modo predetto, giacchè puatche volta lo studio degli sviluppi, ed il con- ronto degli organi e sistemi nelle diverse specie ci conduce ancora allo scoprimento di alcuni generali principii i quali sono analoghi ad altrettante leggi generali che regolano e dirigono le formazioni orga- niche. Accade anche talvolta che allorquando questi pencipi sono la giusta espressione della verità ci danno pressentire l’esistenza di fatti ancora. scono- sciuti, e delle semplici opinioni stabilite soltauto 28 sull’appoggio di deduzioni di questo genere, rice- vono in seguito mediante l’ osservazione diretta in- tera conferma. Quanto siamo per esporre intorno al sistema nervoso dei Crostacei offre un esempio evi- dente della verità delle precedenti asserzioni. In un lavoro già presentato all’ Accademia delle Scienze nel 1827. ( Amnales des Sc. Nut. T. x. P- 77) abbiamo tentato di far conoscere le modifi- cazioni del sistema nervoso dei crostacei, ed abbia- mo mostrato che in questi animali ora esistono due catene o serie di ganglii distinte l’ una dall’ altra, ma tra loro somiglianti, in tutta la lunghezza del cor- po; ora si vede una sola di queste serie, di strut= tura pure uniforme ; ora s' incontra soltanto un gan- glio cefalico, ed un anello midollare chiuso en- tro il torace; ora infine spesse volte a quest’ ulti- ma porzione del sistema nervoso è sostituito un noc- ciolo solido. Di primo aspetto ognuno doveva es- sere indotto facilmente a credere che avendo il si- stema nervoso in varie specie dei crostacei un aspet- to tanto diverso formato sarebbe al certo da ele- menti tali da non potere essere tra loro confrontati a rigore. Ma continuando lo studio di queste stesse parti in un gran numero di crostacei abbiamo in- contrato degli stati o forme intermedie le quali ci hanno fatto conoscere che le riferite variazioni di- pendono soltanto da una serie di modificazioni con- sistenti nel ravvicinamento o centralizzazione di cer- te parti similari, o nel diffetto di sviluppo di al- cune altre. Questo risultamento collima perfettamente coi prin- cipii da Serres dedotti dalle sue ricerche sul siste- ma nervoso dei vertebrati, e sulla embriogenia in generale. Il dotto Anatomico infatti si è convinto . che questa tendenza alla centralizzazione è una del- le leggi della organizzazione; e che il sistema ner- voso sviluppandosi deve presentare delle modifica- “ 29 zioni analoghe a quelle che s’ incontrano. esaminan- dolo nella serie degli animali. Dietro ciò era ‘ben probabile che osservata una stessa specie di crosta- ‘ceo nelle diverse sue età, o gradi di sviluppo pre- sentare dovesse nel sistema nervoso le variazioni di già indicate dietro l’ esame della serie di questi animali resi adulti. o Giusta le belle ricerche ultimamente pubblicate da Rathke in Germania sulla generazione dei gran chj, il fatto dimostra che effettivamente succede quanto si era presuposto : infatti in questi animali il sistema nervoso toracico studiato nell’ uovo pre- senta da prima due serie di gangli perfettamente distinti, ed il loro numero è uguale a quello delle appendici, laddove nell’ adulto diminuisce il nume- ro dei detti ganglii riunendosi alcuni di essi per comporre una sola massa nervosa. Ora questo pri- mo stato del sistema nervoso del granchio, che nel fetoi è transitorio, mostra molta analogia con ciò che abbamo trovato in modo permanente in un altro genere di crostaceo il Ta/itro ( Talitrus) adulto oc- cupante nella serie un posto molto inferiore a quel- lo dei granchi. In un'epoca più innoltrata dello sviluppo del granchio entro l’ uovo si vede la doppia serie dei ganglii ravvicinata per modo alla linea media da comporne una sola serie: disposizione an- che questa passaggera ma paragonabile a ‘quella che presenta il sistema nervoso della Cimotoe adul- ta; e per dir breve nel successivo perfezionamento del feto del granchio, la porzione centrale del si- stema nervoso subisce delle modificazioni analoghe a quelle stesse da noi trovate negli individui adulti dei generi Cymothoa , Astacus, Paloemon , Palinu- rus, Carcinus, e Maja, i Dunque il sistema nervoso centrale del granchio sviluppasi dalla circonferenza verso il centro, e pre- senta nel periodo della vita del feto una gradua- / # 30 zione di modificazioni analoghe a quelle da noi tro vate studiando la serie dei crostacei ‘nello stato adulto. Combinando in seguito le osservazioni di Rathke colle nostre si perviene a questa generale conclusione, che il sistema nervoso dei Crostacei si compone ordinariamente di due catene longitudi- nali di noccioli midollari in numero uguale a quel- lo delle appendici destinate alla locomozione, ov- vero ad altri usi, e che tutte le modificazioni che s incontrano in questo stesso sistema, sia nelle di- verse epoche della covatura, sia nelle differenti spe- cie della serie, dipendono per la maggior parte dal ravvicinamento più o meno completo di questi gan- gli; ravvicinamento che si opera in due diverse di- rezioni, cioè longitudinalmente; e trasversalmente . brio 3i Descrizione di una nuova specie di Minerale chiamato Polibasite 3 ed Osservazioni sulla. Zinkenite . (Bull. d. Sc. Nat. de Ferussac Mai 1830.) uesto minerale è stato confuso sino al presen- te collo Spròdglaserz; n'è però distinto per la sua forma e composizione. Rose è il primo, che abbia notato la differenza fra queste due specie; Egli ha comunicato al suo fratello Enrico Rose le osserva- zioni seguenti. I cristalli di questa nuova specie sono prismi regolari a sei piani, che sono ordina- riamente sottili, tavolari, e terminati da piani per- pendicolari all’ asse. I piani sono scanalati tran- ‘sversalmente, e s' incontrano sotto l’ angolo di 120°. 1 piani perpendicolari all’ asse sono scanalati in una direzione parallella alla superficie di un triangolo equilatero, cioè a dire a tre orli della base presi alternativamente; ne segue che il cristallo deve ap- partenere al sistema romboidale. La frattura é ine- guale. Il colore è il nero di ferro; lo splendore è vivo nella spezzatura e sulla superficie esteriore. Questo minerale è fragile; la sua durezza è inter= media fra quelle del sale gemma, e dello spa- to calcare. Il peso specifico d’ una varietà prove- gnente da Durango al Mesico è di 6,314 alla tem- peratura di 10° R. La Polibasite si trova in parte in cristalli aggruppati per sopraposizione , in parte com- patta, e disseminata. Essa é in vene nelle miniere di Guanaxuato , al Messico, a Guarisamey , in Du- rango, con rame piritoso cristallizzato , e spato cal- ‘care, come pure ad Andreasberg nell’ Harz, colla stilbite. E probabile, che le tavole esagonali sca- malate sui loro piani terminali della miniera Mor- ‘genstern , vicino a Freyberg, appartengano alla me- desima specie. La descrizione che Werner ha dato 39 del Spròdglaserz, comprende due prismi a sei pia=. ni, di cui uno, esaminato con molta cura da Mohs, deriva da un prisma obbliquo a quattro piani tron= | cato lateralmente sugli orli aguzzi, questo è il Sprodglaserz di Mohs; e l’ altro, che è un prisma esagono regolare, è la presente specie, la Polibasi- te. La varietà di questo minerale di Guarisamey , nel Durango, al Messico , ha presentato le seguenti proporzioni: solfo 17,04; antimonio, 5,09 ; arseni- co, 3,74; argento , 64,29; rame 9,93; ferro, 0,06. Le porzioni di solfo, che si sono unite all’ antimo- nio, ed all’ arsenico, per formare i sulfuri di que- sti due metalli, sono 1,90 e 2,40; insieme 4,30. L’ argento ne prende ùna quantità rappresentata da 9,56; ed il rame 2,53. La quantità di solfo è tre. volte più considerabile nei sulfuri metallici elettri- co-positivi, che negli elettrico-negativi. Le quan- tità di solfo nei sulfuri d’argento, e di rame, sono . come 4 a 1. La formola della composizione può dunque esserè espressa nella maniera seguente m m S Sb «+ Cugd + 4Ar9 m m As As Zinchenite. Rose mette questa specie nel sistema prismatico, come pure Hartmann. Quest’ ultimo ha recentemente confermato pienamente questa opinio-. ne, mediante la scoperta dei cristalli aventi la for- ma dei prismi romboidali, aggrupati come quelli dell’ Arragonite. Frattanto seguendo Mohs ed Har- dinger, questa specie apparterebbe al sistema rom- boedrico . | 33 Sulla Sfargide tudercolata — del Professore I. L. C. GravenHORST (1). SPHARGIS TUBERCULATA. Carene del cuojo tubercolate; piedi senz’ unghie; gli anteriori lunghi. attore nel Vol. 6r. delle Transazioni Filofiso- che di Londra al num. 32. Tav. X. fig. 4, e 5.; ed in seguito Schoepff pag. 125. Tav. 29. pubblicarono le descrizioni, e le figure di questa specie , le qua- li s' accordano perfettamente col nostro individuo ; ‘ specialmente la citata tavola di Schoepff rappresen- ta esattissimamente il nostro animale. Pennant nel- la descrizione dice, che lo scudo dorsale è forcuto nell’ apice; ciò è in opposizione colla natura , e col- la figura stessa di Pennant; la quale mostra l'apice semplice. Lo stesso autore dice , che i piedi ante- riori sono più lunghi di tutto il corpo, e che i po- steriori sono quasi bilobi; ma nel nostro individuo i piedi anteriori sono in vero molto lunghi, non u- guagliano però in lunghezza tutto il corpo, i poste- riori poi; il margine de’ quali è ondulato, appena possono dirsi quasi trilobi. Già Pennant sospettò , che la sua testuggine tubercolata si dovesse unire alla testuggine coriacea di Linneo. Giusta il parere di Schoepff la coriacea è l’animale adulto della tu- bercolata , della quale, come tale, non s' è fino ad ora in alcun luogo veduto un individuo adulto. La testuggine coriacea di Vandelli , che io credo la ve- (1) Questo articolo è estratto dal primo fascicolo dell’ Opera di Gra- venhorst intitolata = Deliciae Musei Zoologici uratislaviensis « Fa- o primus continens Chelonios , et Batrachia. Lipsiae 1829. in fol. Tom. IV. 3 34 ra tuberculata (vedi Schoepff pag. 124) era armata. di denti lunghi un pollice, e per ciò senza dubbio era adulta. Rondelezio fu il primo a pubblicare la descrizione , e la figura della testuggine coriacea, o sia mercuriale. Gesnero ammise questa testuggine di Rondelezio , ma nella figura rappresentò i piedi forniti di due unghie distinte. Linneo nel suo si- stema della natura la chiamò testuggine coriacea . Le testuggini marine coperte di cuoio, le quali sono sta- te descritte dagli autori (in fuori dei sopra lodati Pennant, e Schoepff) tutte possono riferirsi alla vera coriacea di Rondelezio, e di Linneo, la qual cosa si rende manifesta principalmente dal confronto del- la coriacea di Lacépéde, di Daudin, e di Latreille colla coriacca di Rondelezio , e di Gesnero. Intorno alla testuggine coriacea di Vandelli rimango tuttora incerto se debba aversi per la tubercolata. Io non ho potuto leggerne la descrizione autentica nella dissertazione epistolare di Vandelli, ma dall’ estratto che ‘ne ha dato Schoepff, si può dedurre che 1’ autore avesse innanzi a se la vera tubercolata. Vedi quel- lo, che su di ciò ha detto Schneider alla pag. 312 ove tratta della testuggine coriacea, e Schoepff alla pag. 123, ove parla della testuggine tubercolata. Il confronto di tutte le descrizioni, e figure di queste testuggini mostra chiaramente, che una di es- se, cioè la coriacea, è coperta da un cuojo liscio , ha le carene liscie non tubercolate, i piedi tutti for- niti di due unghie, gli anteriori la metà più corti dello scudo dorsale ; che l’altra, cioè la tubercola- ta, ha il cuojo cicatricoso-subtubercolato ; le care- ne tubercolate , i piedi tutti senz unghie, li ‘poste- riori lunghi quanto lo scudo dorsale ; Quindi cre- do, che abbiansi ad ammettere almeno due specie distinte di questo genere. L'unico individuo della tubercolata conservato ora nel nostro museo fu già nel Museo Lampeano . e — VIE SI oe PO POT 35 Osservazioni sull’ articolo precedente — di Canino RANZANI. I Sig. Professore Gravenhorst stabilisce come co- sa certa, che la testuggine tubercolata ‘di Pennant è una specie del genere Sphargis (1) di Merrem af- fatto distinta dalla testuggine coriacea di Rondele- zio, di Linneo, di Lacépéde . di Daudin, di Latreil- le ec.; assegna ad ognuna di dette specie i caratte ri, ch'egli crede distintivi, ed ‘opina, che. la testug- gine coriacea descritta da Domenico Vandelli. nella lettera da lui diretta all’ immortale Linneo appar- tenga alla specie tubercolata; e non già alla coriacea (2). Si astiene egli poi dal’tessere la descrizione, e dall’ indicare le dimensioni ‘delle ‘diverse parti» della sfargide tubercolata; che si conserva’ nel Museo Zoo- logico di Breslavia”, perchè l'ha 'trovata ‘del. tutto somigliante a quelle. ‘che’ descritte, ‘ed ‘effigiate sono nella già da lu? citata memoria. di Pennant, € nell’ Opera di Schoepff sulle testuggini . | Quindi a me sembra di potere inferire; che l’in- dividuo del Museo breslaviese‘erà ‘giovanissimo co- me lo erano senza dubbio que’ di Pennant , e: di Schoepff. E vuolsi in questo luogo notare ; che il Signor Professore Gravenhorst , ‘trattando di ‘altre Li (1) Blainville fra il primo a separare le .testnggini coriacee mari- ne dalle. altre chelonie «di Brogniart, stabilendo il suo genere Der» mochelys + Merrem ammise: questo genere ; ‘e. lo ichiamò Sphargis » Quantunque io sia d’avviso , che abbiasi a conservare! al genere il nome impostogli da chi lo fondò, pure in questo scritto. userò del nome datogli da Merrem, giacchè Jo. ha adottato il Sig. Gravenhorstj e nulla gioverebbe ora al mio scopo il.muovere quistione sul, nome', med hassi a chiamare il genere, cui appartiene la testuggine. taberco» ata, Ì (2) Dominici Vandelli. de Holothurio, et de Testudine coriacéa epistola ad C. Linnacum Patavii Typis Gonzatti 76vin 4. 36 testuggini dell’ anziderto Museo , avverte saggiamen- te, che col crescere dell’età hanno luogo nota- bili cangiamenti nello scudo, 0 guscio tanto supe- riore che inferiore, ed in altre parti di sì fatti ani- mali, e ciò s' accorda pienamente colle osservazioni de’ più acereditati erpetologisti. Il. perchè reputo as- sai verosimile, che lo stesso accada pure in. quella specie, cui appartengono le tre sovrindicate sfargidi giovanissime. Ciò nulla ostante. il Sig. Gravenhorst dallo stato ;. in cui si trovano alcune parti di code- ste sfargidi desume i caratteri.della specie detta tu- bercolata ..E. parmi,ch’ egli così adoperando non si mostri abbastanza cauto, e prudente, giacchè è cer- to che non sa se tali caratteri siano veramente. co- stanti; e che non,può addurre alcuna prova atta a. mostrare , che .col ;erescere dell’ età di dette sfargidi i caratteri da lui addotti come distintivi della specie nè sarebbero scomparsi; nè sarebbero andati sogget- ti a; notabili. modificazioni . Tre sono al dire del Si- gnor:;Gravenhorst; i,.caratteri esenziali della sfargide tubercolata ;;1.°. le. carene del cuojo tubercolate; 2.° i piedi senz unghie ;. 3.° i piedi anteriori lunghi. Per ciò!, che risguarda, il primo di tali caratteri è da avvertire, che la.sola parte dorsale appartenen- te allo. scudo 0 guscio superiore , cioè dorsale (1) è fornita di cinque, carene (non compresi li. due orli laterali rilevati anch’ essi a guisa di carena) in tutte le testuggini coriacee marine sino ad ora de- (1) Non ho alcunadifficoltà di dire, che questa porzione del cuojo appartiene: ad un ‘vero scudo» dorsale per li seguenti motivi. 1.° in essa sono quasi totalmente immerse le coste piuttosto larghe, ed in parte. ancora le vertebre dorsali; 2.° ha una figura analoga a quella dello scudo dorsale delle altre testuggini marine ; 3.° compie l’uffi- zio stesso, cui è destinato lo scudo dorsale delle altre testuggini ma- rine;. cioè in unione delle coste , e delle vertebre difende, e pro- tegge validamente le parti molli sottoposte . Quindi la differenza fra lo scudo dorsale delle sfargidi, e quello delle altre testuggini marine adulte consiste in questo principalmente che nelle prime è in gran parte coriaceo, nelle ultime è totalmentè osseò. 37 scritte, e che nelle tubercolate di Pennant, e di Schoepff il cuojo , onde è coperta la parte inferiore del tronco, e che appartiene allo scudo, o guscio in- feriore , cioè sternale (1) ha 6 file di tubercoli. E poichè a queste tubercolate giusta l’ asserzione di Gravenhorst, è del tutto simile quella del Museo breslaviense, così anche in essa troveransi gli anzidet- ti tubercoli. Siccome poi Gravenhorst gli esclude al novero dei caratteri essenziali della sua sfargide tu- bercolata , ciò dovrà attribuirsi all’ aver egli credu- to, o almeno sospettato , che un tal carattere non sia costante, e quindi non possa servire alla diagno- si della specie. Intorno al qual punto non voglio io già contraddire al Signor Gravenhorst. Ma è per- chè mai non ha egli sospettato altrettanto dei tuber- coli delle carene dorsali, ed ha giudicato di niun valore l’ argomento, di cui si valse Schoepff, onde mostrare, che la tubercolata non era che una coria- cea giovanissima? un tal argomento desunto dal non essersi fino ad ora trovata alcuna testuggine coriacea marina, adulta la quale avesse tubercoli nelle care- ne dello seudo dorsale acquista maggior peso, se si aggiunga, che tutte le testuggini coriacee marine (:) In una testaggine coriacea marina, di cui fra poco avrò occa- sione opportuna di indicare un’assai rilevante particolarità , in vano ho io cercato parti spettanti allo sterno, le quali abbiano la durezza ordinaria delle ossa. Quindi tengo quasi per certo , che nelle testug- gini di questo genere lo sterno sia immerso nel cuojo, e sia o total- mente, O quasi totalmente cartilagineo , o se osseo, di tale tessuto però da potere essere facilmente penetrato, e rammollito dall’ olio , che separasi dal cuojo in copia dopo la morte dell’ animale. Un tale sterno unitamente al cuojo in cuì stassi ascoso forma a parer mio un vero scudo inferiore equivalente a quello delle chelonie ec. Valmont de Bomare ( Dict. d’ Hist. nat, ed. 1800, tom. 8. pag. 126. arti- colo Luth ) parlando di una testuggine coriacea presa nell’ isola di Rodrigo, e da lui esaminata, dice, che verso la base del collo eravi una specie di osso puntuto, largo , e sporgente, e che questa parte, . che sembra tener luogo dello sterno va dal piede anteriore destro al sinistro. Un tal osso non è probabilmente altro che o l’omoplata, 0 lPacromion + 38 giovanissime descritte sino ad ora avevano tubercoli nelle anzidette carene. Ma un altro argomento io posso addurre non meno atto del precedente a desta- re un forte sospetto , che i tubercoli delle carene dorsali della testuggine tubercolata cangino total- mente di figura assumendo quella di prominenze dentiformi . i Da lungo tempo si conserva nel. nostro pubblico museo zoologico una testuggine coriacea. marina, la quale fu già da Benedetto XIV mandata. in dono al patrio Istituto. Essendo questa lunga poco men di sette piedi parigini, ragion vuole, che non si creda giovane . Ora nello scudo inferiore ossia sternale ha essa i caratteri della tubercolata , cioè le sei file di tubercoli poc’ anzi indicate, ma nelle carene dello scudo dorsale in luogo di tubercoli ha. prominenze dentiformi simili a quelle delle altre testuggini co- riacee marine sino ad ora descritte (1). Parmi ora opportuno il cercare se vero sia, che la testuggine coriacea di Rondelezio , di Linneò, di Lacépéde ec. abbia le carene dello scudo dorsale liscie , come pre- tende il Sig. Granvenhorst. Facilmente mi persua- do, che questo esimio zoologista fondi la sua opinio- ne 1.° sulla figura datane da Rondelezio, e copia- ta da Gesnero , la quale mostra di fatto le carene anzidette senza prominenze ; 2.° dal non aver fatto alcun motto di tali prominenze nè Rondelezio , nè Linneo, nè Lacépéde, nè Daudin, nè Latreille. Per ciò che risguarda la figura di Rondelezio , essa così malamente rappresenta la testuggine coriacea, che ben a ragion Schweiger la disse pessima. Rondele- zio poi, Linneo, Lacépéde, Daudin, e Latreille non sì proposero già di tessere una compiuta, ed ac- (1) Una tale testugine coriacea marina è stata il. soggetto, del quale ho trattato in una memoria letta nel mese di Giugno del cor- rente anno 1830 all’ Accademia delle scienze del nostro Istituto » 3 curata descrizione di questa testuggine , ma iaia d’indicare i caratteri, che giudicarono sufficienti per distinguerla dalle altre. E che Linneo non abbia creduto , che le carene dello scudo dorsale della s ua testuggine coriacea fossero liscie si. deduce chiara- mente dall’ ascrivere egli a questa specie la test Ug- gine di Vandelli, la quale avea sì fatte carene qua- si seghettate (1), e tali pure le mostra la figura dataci dallo stesso Vandelli. Lacépéde, io. non ne dubito , intese di supplire alla mancanza della de- serizione colla figura annessa, nella quale sono ba- stevolmente espresse le prominenze dentiformi delle carene dorsali. Chiunque poi confronti le figure , che Daudin, e Latreille ci hanno dato della, testug - ine coriacea; con quella di Lacépéde, s' accorgerà facilmente, che di questa sono copie molto inesat- te, onde non è a meravigliare, se appena un qual- che indizio danno delle suddette prominenze . Fi- nalmente Schoepff, e Schweiger, ehe visitarono i Musei d’ Europa, ove conservansi le spoglie di te- stuggini coriacee marine adulte trovarono in tutte le carene dorsali dentate, Quindi Schoepff (2) non dubitò di affermare che tali carene erano angulosae , fere serratae , e Schweiger (3) disse che le carene dorsali della cheloria coriacea di Brogniart sinonimo della testudo coriacea Lin. erano repando-dentatae . Dunque non è altrimenti vero, che la testudo co- riacea di Linneo abbia le carene dorsali liscie come ha affermato il Sig. Gravenhorst. Vediamo, ora. se sussista la differenza, che questo zoologista s'è ava 1) Truncus superne tegitur a corio nigro, et duro a parvo mar- gine cincto , et ex septem angulosis, fere serratis prominentiis per ongum obducto etc. ( Vandelli lib. cit. ) (2) Histoira Testadinum pag. 124. (3) Prodromus monographiae Cheloniorum nel. giornale, intitola- to = Kénisgsberg Archiv. fur Naturwissenschaft. und mathematik. Erst. Bd, Jahrg. 1813. pag. 406. ‘o, diibab di trovare fra la coriacea di Linneo, e la tu- ‘bercolata, e cioè che la prima sia fornita di due unghie in ognun de’ piedi, e affatto senza ne vada l’ altra. È verissimo, che Rondelezio afferma della sua testuggine coriacea, o mercuriale che a supe- riore ( cioè dalla T. Caretta Lin.) alis, pedibus , un- guibus non differt; e siccome la T. Caretta Lin. ha due unghie in ognun de’ piedi, così Rondelezio ne attribuisce altrettante ai piedi della coriacea. Ma hassi su di ciò a prestar fede a Rondelezio? Non gliel’ accordò certamente Linneo trattando della co- riacea, poichè la disse pedibus pinniformibus , muti- cis. E Lacépéde si ricusò egli pure di ammettere. per vero l’asserto di Rondelezio, giacchè disse di avere trovato una membrana unguiforme, e non già una vera unghia soltanto nei piedi posteriori di una testuggine coriacea conservata nel Museo R. di Pa- rigi. Daudin poi nudriva qualche dubbio sull’ esat- tezza ‘di questa osservazione di Lacépéde, e nel darne conto usò dell’ espressione il parait. Latreille mise fra le cose dubbie, se la T. coriacea sia o nò sprovveduta di unghie, Schoepff nel desciverla non gli attribuì unghie, e lo stesso dicasi di Schwei- ger (1), e degli altri moderni erpetologisti, che hanno scritto di questa testuggine. Quindi general- mente gli erpetologisti si mostrarono d’accordo nel giudicare, che intorno a questo punto le dottrine di Rondelezio fossero in opposizione col fatto, e che la di lui autorità non avesse alenn peso. E qui tor- na in acconcio il notare 1.° che le estremità anteriori della testuggine Caretta sono più lunghe e più ri- strette, che nelle altre testuggini affini, e che per ciò stesso hanno maggior somiglianza con quelle del- ' (1) Schveiger (op. cit. pag. 290 ) disse espressamente; che i pie- di dn mutici , e che loco unguium pedes squama coriacea muniti sunt, ri 4i la coriacea ; 2.° Che le estremità anteriori sono pes- simamente disegnate non solamente nella figura di Rondelezio, che rappresenta la coriacea , ma in quel- la pure, ov è effigiata la Caretta tanto più comu- ne dell'altra; ond’è manifesto, che questo zoolo- gista non si diè la necessaria cura, perchè le figure della sua opera fossero accurate, ed esatte. Lo stes- so autore poi racconta di avere osservato due te- stuggine coriacee. Una ne vide egli a Frontignano lunga ‘cinque cubiti, larga due, tenuta già da al- quanti mesi sospesa, ed esposta al sole da colui, che l’ aveva presa, e ne mangiava la carne salata in luogo della bovina, e raccoglieva il grasso, o olio, che voglia dirsi, il quale pel calore del sole si liquefaceva, e giù sgocciolava nella quantità di circa una libbra ogni giorno. Ora chiunque pon- ga mente a tutto questo si sentirà al certo mosso a sospettare per lo meno, se non a credere, che al- lorquando Rondelezio vide questa testuggine , fosse essa in parte contrafatta, mutilata, e guasta al segno da: non potersi egli formare una giusta idea delle parti diverse, e massime delle estremità, le quali essendo verso l’ orlo interno, e verso l’ apice molto sottili, quando non s’abbia tutta la cura di tenerle distese, pel dissecamento si contraggono, e perdono quindi molto della naturale loro estensione, e figura . Un’ altra testuggine simile avea veduto Rondelezio, presa vicino a Maguelone nella Linguadocca , ch’ e- gli probabilmente non osservò con molta diligenza , giacchè avverta soltanto, ch’ era molto minore del- l’altra. Finalmente racconta lo stesso Rondelezio, che alcuni anni: prima il Vescovo di Agde gli aveva mandato l'effigie di una testuggine coriacea. presa nel mar di Nizza . Forse la figura della testuggine coriacea, che trovasi nell’ opera di Rondelezio su i pesci non è altro che una rozza copia del disegno avuto dal sunnominato Vescovo, il quale disegno . fu probabilmente opera di un pittore, che nulla sapeva di Zoologia, e che siccome avvenir suole, nella sua mente si formò un'immagine assai poco somigliante all’ originale, e come seppe l’ espresse nel disegno. Non miglior. sorte toccò alla nostra testuggine coriacea marina, che prima di essere in- viata a questo Istituto; fu per molti giorni esposta in Roma alla pubblica vista, e. della quale venne poco dopo incisa. in rame, e'spacciata in Roma stessa un immagine assai infedele, e bizzarra; de- dicata a Benedetto XIV, che aveva. già osservato l'originale prima di farne 1’ acquista. Il Sig. Gravenhorst vuole, che sia un terzo carat- tere essenziale della specie da lui chiamata Sphargis tubercolata. V’avere i piedi anteriori lunghî quanto lo scudo dorsale, perchè tali erano negl’ individui giovanissimi più volte indicati, Ma una siffatta pro- porzione sarebbesi essa mantenuta negl’ individui stessi, qualora addivenuti fossero adulti? È abba- stanza noto, che in molti animali, allorchè nasco- no, alcune parti sono più sviluppate delle. altre; quindi il successivo incremento delle prime è in pro- porzione minore di quello delle seconde; e per ciò stesso cangiasi più volte la relazione di grandezza fra queste parti , finchè ne sia compiuto lo svilup- po, e l'incremento. Ora come potrà il Signor Gra- venhorst rendersi certo , che nella sua. sfargide ‘tu- bercolata , qualunque ne sià l’età, i piedi anterio- ri uguagliano in grandezza lo scudo. Ad ammettere come assai probabile l’ opposta opinione io sono in- dotto dal seguente argomento di analogia ; Nelle testuggini marine da Brogniart denominate. che/oria Caretta, e Chelonia Mydas da prima le estremità anteriori sono in proporzione più sviluppate dello scudo , ed eccone le prove. Osservazioni fatte. sopra tre individui della prima specie ; ma di diversa gran- dezza hanno avuto il seguente risultato . titani ite vinicalone o do Nella maggiore non affatto adulta, e lunga dalla punta del muso sino all’ apice della coda piedi pa- rigini 4, e pollici 4, lo scudo è lungo piedi a, poll. 8, lin. 6, ed ognuna delle estremità anteriori ha pied. 1, e poll. 4. di lunghezza. Nella se- conda la lunghezza totale è di piedi 1, poll. 9, e lin. 4; quella dello scudo è di piedi 1 ,; poll. 1, lin. 5; e quella delle estremità anteriori di poll, 9; nella terza la lunghezza totale è di pied. 1, poll. 6, lin. 9, quella dello scudo di pied. 1, e poll. 2, e quella delle estremità anteriori di poll. 9, e lin. 6. Quindi nella maggiore, la lunghezza delle estre- mità anteriori è la metà circa di quella dello scu- do, nelle due giovani è notabilmente maggiore della metà stessa. Lacépéde afferma, che in una Chelo= nia Mydas del Museo di Parigi lunga piedi 3, lo scudo è lungo pied, 1, e poll. ‘11, le estremità an- teriori pied. 1, poll. a, e lin 3. Una Cheloria My- ‘das del nostro Museo nata da poco tempo, con- servata nell’ alcool, lunga poll. 3, e lin. 2. ha lo sendo lungo poll. 2; ed ugualmente lunghe le e- stremità anteriori. Risulta da ciò, che negl’indi- vidui giovanissimi della Chelonia, Mydas la lun ghezza delle estremità anteriori è uguale a quella dello scudo, e che negl’individui di maggior età, quantunque non affatto adulti, la lunghezza delle suddette estremità trovasi notabilmente minore di quella dello scudo. Nè cio recherà meraviglia a chi sappia, che le chelonie appena nate corrono per dritta via al mare, ove trovano un gran numero di nemici della classe degli uccelli, e de’ pesci, che cercano di divorarle. E lo stesso pure dal celebre viaggiatore al Brasile S. A. il Principe Massimiliano di Wied (1) si afferma di quella sfargide, che in» | (1) Beitrage zur naturgeschichte von Brasilien, 1, Band, Weimar 18:5 in 8.° LI contrasi sulle coste di Rio dolce, di S. Matteo, di Belmonte ec., e ch'egli crede la Sphargis mercurialis di Merrem (1), cioè la Testudo coriacea di Linneo . Ond’ è che opportunamente al bisogno le testuggini marine giovanissime ‘hanno le estremità anteriori, cioè gli organi, che principalmente servono al muoto | assai più sviluppati delle altre parti, mentre per tal mezzo se non tutte, alcune almeno possono sot- trarsi al pericolo, che loro sovrasta di perdere la vi- ta. La lunghezza poi delle estremità anteriori della sfargide coriacea adulta è maggiore di quel, che crede Gravenhorst , il quale senza esitanza asseri- sce, tali estremità essere lunghe solamente quanto la metà dello scudo. Nè so per qual motivo questo esimio zoologista non abbia tenuto conto di quanto ha detto Lacépéde della sfargide coriacea, ch’ egli descrisse , e cioè, che in essa la lunghezza totale e- ra di piedi 7, poll. 3, e lin. 2, quella dello scudo dorsale di piedi 4, poll. 8, lin. 2, e quella di ognu-. na delle estremità anteriori di piedi 3, e poll. 1. Ai tre caratteri distintivi della testuggine tubercolata, de’ quali ho fino ad ora trattato Gravenhorst un altro ne aggiugne preso dal cuojo, che è cicatricoso-sub- tubercolato , mentre nella coriacea e meno disugua- le, e quasi liscio. Ma egli è fuor di dubbio; che in tutto il sistema dermico delle testaggini hanno luogo notabili mutazioni col crescere dell’ età. A cagion d’ esempio lo scudo dorsale, e lo sternale della Che- lonia mydas giovanissima sono coperti di una sorta di cuoio pieghevole, ruvido simile al sagrì, nell’ a- dulta rivestiti sono d’ una buccia quasi liscia, cornea communemente chiamata scaglia. Dal sin qui detto io - (2) Questa sfargide brasiliana apparterebbe mai a quella specie, che Lesueur chiama dermochelys atlantica , e della quale il Bar, Cuvier ( Regne animal ed. 2. ) ci ha dato il solo nome, senz’ indicarne al- cun carattere distintivo ? 45 conchiudo , che i caratteri dal Signor Gravenhorst piudipati distintivi della testuggine tubercolata. non anno il valore necessario per potervi fondare sopra una vera specie. Ne già perciò io pretendo, che la tubercolata, e la coriacea appartengano \ad una stessa specie, ma credo solamente, che attesa la mancanza dei dati all’ uopo necessarj , sia prudente consiglio il rimanersi per ora su questo punto in= certo , e dubbioso. Finalmente Gravenhorst senz’ aver. potuto. leggere la lettera di Vandelli a Linneo, nella quale trovasi descritta la testuggine coriacea marina, che tuttora conservasi nel Museo dell’ I. R. Univarsità di Pado- va si persuade, che allorquando Vandelli scriveva la seconda parte di codesta lettera avesse avanti. a se la testuggine tubercolata . Gravenhorst fondò il suo giudizio su quel poco, che Schoepff riferì, e cioè, che il cuojo di una tale testuggine era. ornato. di linee superficiali di figura poligona, che i denti del- la mandibola inferiore erano spiniformi, traslucidi , pieghevoli; mobili a guisa di quelli degli. squali . Ma da questo non si può certamente dedurre al- cun argomento atto a provare, che la testuggine di Vandelli è di quella stessa specie, cui appartengono le tubercolate giovanissime delle quali ho più volte fatto menzione, massimamente perchè in queste nè Pennant, nè Schoepff, nè lo stesso Gravenhorst di- cono di aver trovato vestigj di denti. Che se poi alle mani di Gravenhorst fosse pervenuto il libro poc’ anzi indicato di Vandelli, avrebbe egli senza dubbio giudicato, che la testuggine ivi descritta ap- parteneva. ad una. specie diversa dalla tubercolata , mentre avrebbe appreso, che in essa le carene dello scudo dorsale non sono già tubercolate , ma angu- dosae , fere serratae , e che essendo essa lunga piedi parig. 5, e lin. ro. ha le estremità anteriori lunghe soltanto piedi 2, e lin..9,€ per ciò stesso notabil- 46 mente più corte dello scudo la cui lunghezza deve senza dubbio essere maggiore di tre piedi. . (1) Sulla: Murchisonite — di Levr. ( Ann. d. mines 1820. livr. 2.) L chiamo Murchisonite un minerale nuovo, che è stato ritrovato a Dawlish, in un granito, e, a Heavitrea,, in un conglomerato. Questo minerale cristalliza in prismi rettangolari sovente emitropi; esso ha due clivaggi perpendicolari l’ uno sopra 1’ al- tro, ed un terzo clivaggio madreperlato perpendi- colare sopra un de’ primi, e che forma coll’ altro, — un angolo di 106°, 50; è opaco, bianco, con una. leggera tinta rosastra; è meno duro del feldispato ; la sua densità è di 2,509. Il Signor Philipps vi ha trovato Silice ...... ++ +0;686 “Alumina.:. . +. + 0,166 | 1,000 ‘Potassà vati iv0. 0 0,148 Non: deve essere ‘confuso col feldespato . (1) Di ciò si persuadesà facilmente chiunque voglia riflettere , che nella testuggine cotiacea descritta da Lac6péde; la lunghezza totale come già. dissi è,di piedi 7, poll. 3. e lia..2,, e quella dello scudo dì piedi 4, poll. 8, e lin. a.. Una tale proporzione fra la lunghez- za totale, e quello dello scudo si trova pure nella sfargide del nostro Museo. Aggiungo; che se le figure di Pennant, e di. Schoepff sono accurate la proporzione fra la lunghezza tolale , e la lunghezza dello scudo di queste sfargidi giovanissime era psesso a poco quella stes- sa, che Lacépéde osservò nella sua adulta’. 10 47 Considerazioni sul modo con cui si suppone , che d Molluschi Litofagi perforino le rocce , di Francesco BALDASSINI. Sunt aliquot quoque res: quarum unam discere causam non satis est» Lucretu. De rerum natura. Lib. 6. La maniera con cui i Molluschi Litofagi perfo- rano le rocce ha formato sino ad ora il soggetto di opinioni molto differenti fra i naturalisti. Alcuni hanno creduto, che l’animale scelga di preferenza le pietre nello stato di mollezza, e per così dire inci- pienti. Ma questa opinione non ha potuto reggere perchè. se è necessaria all’ animale una pietra tenera per introdurvisi, è necessario ancora che si conservi in questo stato sino a che vive, altrimenti manche- rebbero ad esso le condizioni convenienti alla vita . Col rendersi solida la pietra le parti si ravvicinano, e dovrebbe inevitabilmente perire: niun, Litofago si rinverebbe vivente in essa quando fosse indurata, e ciò è contradetto dal fatto. Altri invece hanno | supposto, che l’animale col mezzo di replicati mo- vimenti di rotazione, e con lo strofinìo delle molte asprezze, delle quali è ricoperta la sua conchiglia contro le pareti della pietra possa accrescere lenta- mente la cavità che lo contiene consumandola a poco a poco. A ciò per altro si è opposto, che i Perforanti spesso rinvengonsi entro pietre di una du- rezza, e di una compacità maggiore della conchi- glia stessa, la quale è sovente molto sottile } inoltre non può presumersi, che queste asperità della con- chiglia possano corroderle, poichè servendo a tale ‘uso dovrebbero rinvenirsi smussate, 0 consumate: all’opposto si rinvengono in uno stato. di perfetta 48 $ conservazione, come anche la epidermide stessa sot- tile e fragile che la ricuopre. Oltre a ciò un gran . numero. di Conchiglie perforanti sono interamente levigate, e talune sono ancora nella impossibilità | di ravvolgersi entro la cavità che le contiene a mo- tivo di un rilievo che si vede sporgere nell’ incavo della pietra stessa, o da una cresta pietrosa come si esprime il Signor Desahyes e che s’ insinua nel- l'intervallo che lasciano i becchi fra le due valve. i Fleuriau de Bellevue lungi dall’ ammettere l’ enun- ciata opinione cioè che i Perforanti agiscano con un moto rotatorio delle valve ha osservato che le Fo- ladi sono costantemente inviluppate da un fluido denso, nerastro, ed a suo credere anche corrosivo . Avendo osservato che questi Animali erano fosfore- scenti ha supposto che l'acido fosforoso poteva be- nissimo ‘essere dotato della proprietà di corrodere le pietre essendo un fluido proprio dei Litofagi. Am- messa la secrezione di un fluido in questi animali conviene ammettere ancora in essi un’organo che lo separi. Il non essere però sinora conosciuto non è una prova che non esista nell’ atto che 1’ opinione di Bellevue è quella che unicamente è creduta la più propria a spiegare il fenomeno con maggiore verisimiglianza. Il già nominato M. Desahyes nel- l’ articolo Lithophages del Dictionnaire Classique d’ Hi- stoire Naturelle crede di poter asserire che il fluido | separato sia un’ acido perchè i Litofagi vivono sem- pre nelle pietre calcari, e perchè, esso soggiunge; non vi è alcuna osservazione la quale mostri che possano vivere entro pietre di una natura differen-. te. Questo dotto Naturalista però non ha posto men- te alle osservazioni di Aldrovandi il quale nel Mw- seum Metallicum aveva dato la figura di una selce. di colore cenerino raccolta nel Sanese, e tutta bu-. cata da cellule che sembrano scavate dai vermi Li- tofagi; a quella del Baldassarri il quale confermò dia | mit l'osservazione dell’ Aldrovandi nei contorni di Mon- talceto pure nel Sanese dove assicura di avere rin- venuto parecchi pezzi di focaja, o come esso si esprime di sasso corno mitrescibile non attaccabile da- gli acidi, e scintillanti sotto l’ acciarino sforacchiati quà e là dalle Foladi. Questo autore, al riferire di Blainville, fu il primo che nelle montagne di Siena osservasse gli strati calcari perforati dai Li- tofagi: a quelle finalmente dell’ Olivi il quale da molti anni annunziò di avere avuto fra le mani pez-. zi di lava compatta tratti dal fondo dell’ Adriatico in cui stavano appiattate Foladi vive entro nicchie proporzionate alla grandezza del guscio. Queste os= servazioni, le quali sono riferite dall’ altro celebre Naturalista il Sig. Brocchi, mancato non a guari alla nostra gloria, sono sfuggite alla considerazione del non meno celebre naturalista francese il quale, ualora fossero state da esso conosciute, si sarebbe astenuto dall’ asserire che i Litofagi s' introducano solamente nelle roccie calcarie, e non mai nelle selci, negli schisti argilosi, e nei gessi quantunque meno duri. Non posso però convenire coll’ illustre Autore della Conchiologìa fossile subappenina nella conseguenza che sembra trarne dalle citate osserva- zioni. Esso opina. che queste mostrino avvenire la perforazione coi mezzi mecanici, cioè con la rota- zione delle valve, e non con l’azione corrosiva di un fluido dissolvente come ha creduto Bellevue. Si lagna bensì, e con molta ragione, che niuno di prerii i quali hanno trattato questo argomento siasi atto carico di queste osservazioni, le quali sono pur degne di tutta l’attenzione dei naturalisti. Des- se però accrescono la difficoltà ,. piuttosto che essere una prova in favore del moto rotatorio. Se. non si sa concepire la perforazione delle pietre. calcarie con questo mezzo mecanico avuto riguardo alla per- fetta conservazione in cui rinvengonsi le valve, quan- Tom. IV. 50 to meno potrà concepirsi la perforazione stessa entro le selci pietre assai più dure delle calcari? Vero è che il Baldassarri assicura che i massi entro cui ha rinvenuto i Litofagi non erano attacabili dagli acidi. Ma è vero altresì che non vi è ancora una analisi per quanto io sappia del fluido che si sup- pone emmesso dai Litofagi, e che 1’ averlo dichia- rato un’ acido deriva dall’ averli veduti fosforescen- ti, e dalla supposizione, che questi animali abitino solamente nelle pietre calcari. Quando una accura- ta analisi avrà mostrato i componenti tutti di que- sto fluido in allora ‘potrà rendersi ragione di essersi introdotti nei macigni più duri oltre ai calcari, ra- gione che non potrebbe rinvenirsi nel solo mezzo mecanico quale è quello della rotazione delle valve. Questa opinione ne conta' però fra i suoi sostenitori il dotto Naturalista inglese ‘il Signor Edward Gray come può vedersi in una sua Memoria inserita nel N.° 3 del Zoological Journal. Esso dice parlando delle Foladi che dalla parte anteriore di ciascuna valva vi è una sporgenza ; la quale per essere d° or- dinario in qualche modo simile ad una falce crede di poterla chiamare Sporgenza' Falciforme. À cia- scuna di queste ‘sporgenze vi è attaccato un mu- scolo da Sowerby riconosciuto essere molto-acuto, il quale gli è di grande soccorso per bucaré le pietre. Ritraendo il centro del disco dilatato del' sino piede l’animale mediante la pressione dell’ atmosfera ri- mane fortemente attaccato ‘alla pietra, ed in tal modo ha un appoggio onde consumare la sostanza circostante col mezzo di un movimento semirotato- rio; il quale deriva dall’ azione alternata dei mu- scoli indicati. Su tale’ proposito M. Blainville fa osservare contro il parere di Gray, che esaminando attentamente un’ individuo di una specie di Folade delle spiagge della Francia gli è sembrato di vedere indizj di un legamento esteriore, e che sull’ animale SI della Pholas Candida si è assicurato che la parte ‘ più sporgente della callosità presso all’ apice serve all’ inserzione del muscolo adduttore anteriore , il Quale perciò esiste costantemente in questo genere ‘di animali. È anche probale, soggiunge, che il ‘movimento della Conchiglia nella perforazione della roccia sia dovuto all’azione di questo muscolo, e ‘non solamente a quella dei muscoli retrattori- del piede, come opina Gray. Qualunque però sia il muscolo il quale ponga in azione la conchiglia, la difficoltà rimane sempre la stessa e la forte aderen» za alla pietra prodotta dalla dilatazione del piede , e dal vuoto che con esso forma, nell’ atto che nulla | prova in favore dell’ azione delle valve sulla roccia, potrebbe anzi provare che l’animale ivi si attacchi, e pongasi in quella situazione onde con maggiore facilità emmettere un fluido se non corrosivo, al- meno ammolliente. Come spiegarebbesi infatti i’ in- cavo profondo che le Patelle lasciano nella pietra a cui si attaccano senza che abbiano per quanto si sa il moto rotatorio che si è supposto nelle Foladi? Come conciliare l’ effetto della rotazione in que’ Li- tofagi i quali hanno la conchiglia levigata? e in quelli nei quali la conchiglia è resa incapace a raggirarsi? È noto che molte specie riempiono esat- tamente la cavità, ed in essa si è osservato da Fleutiau de Bellevue una cresta sporgente della ietra che occupa esattamente l6 spazio posto fra e natiche, e si prolunga sino all’ apertura delle valve. Questa cresta che si frappone nelle due pro- minenze esclude ogni possibilità di un movimento rotatorio, giacchè vi sarebbero rattenute a guisa d’ un incastro , e fa supporre invece che 1’ animale . s' insinui nella pietra direttamente a misura che l’ umore separato ne abbia coll’ ammollirla diminuita la resistenza. Come concepire la rotazione delle val- Ve rinvenute perfettamente conservate con la eccessi- 5à va sottigliezza, e fragilità della Modiola argentina e papiracea , della Saxicava depressa e margaritacea di quest’ ultima specialmente che Desahyes assicura di averne salvati pochissimi esemplari ad onta di tutte le possibili precauzioni, così eccessiva, ripeto, è la sua fragilità? Della Pholas scutata , e conoidea la quale ha le due piccole palette interne della grossezza appena di un capello? Tutti questi fossili furono dal nominato autore rinvenuti nel ‘villaggio di Valmondois, la di cui situazione geologica è quella del gres marino inferiore immediatameute al dissopra del calcare grossolano ( grossier dei Fran- cesi ). Ivi trovansi banchi conchigliferi i quali non solo contengono conchiglie al riferire di Desahyes, ma anche pezzi ruotolati più o meno grossi del calcare grossolano, di quello di acqna dolce, di selce, e qualche volta pezzi di gres molto duri, contenendo nelle loro masse tutte queste sostanze riunite, in alcuna delle quali annunzia il citato autorè di avere rinvenuto i Litofagi. Nè quì ristanno le difficoltà che incontransi vo- lendo spiegare il fenomeno col moto di rotazione in discorso. È certo che le piccole Foladi appena nate bucano la pietra, e che poscia agrandiscono il foro a misura del loro accrescimento. Nel primo stato la conchiglia è presso che rudimentare, e come nelle conchiglie tutte muricate, ovvero che abbiano alcuna sorte di protuberanze, come nei Murici, negli Strom- bi, nello Spondilo Gedaropo, ed in altre, le spine, le strie, e qualunque prominenza non esistono nella prima età, o sono appena visibili. Così pure avvie- ne nei Litofagi, e in particolare nelle Foladi, le ‘ quali hanno protuberanze, ovvero la superficie este- riore a guisa di una lima nell'età adulta. Ma se la perforazione viene operata nella prima età ap- punto quando somma è la tenuità della conchiglia, e che è priva di ogni asprezza perchè non ancora | 53 sviluppata, ragione vuole che ad altra causa si at- tribuisca il fenomeno, essendo anche meno propor= zionata la forza mecanica del Mollusco alla resi stenza che incontra in una roccia calcare ,, e molto iù se è seliciosa. Anche la naturale conformazione delle valve di presso che tutti i Litofagi, le quali sono semi-aperte , o come suol dirsi sbadiglianti alle due estremità opposte, o almeno in una, dà forza al nostro ragionamento. Si conosce essere necessaria questa affinchè l’animale possa da una parte man- dar fuori la bocca, ed il suo piede, e dall'altra i due tubi, i quali mantengono la comunicazione con l’aria esteriore. Tutto ciò peraltro sembra favorire l'opinione di Fleuriau de Bellevue piuttosto che “quella la quale ammette il moto rotatorio. Le val- ve infatti alle due estremità trovansi mancanti di una forza che mutuamente le sorregga, risultante dalla esatta unione di ambedue, per cui essendo laterale il punto in cui poggiano, l’altra estremità trovasi come abbandonata a se stessa. Quale azione energica adunque ponno esse avere onde consumare una roccia così dura se mancano di un appoggio ne- cessario, mentre quello che le presta in parte il corpo dell’ animale non è proporzionato alla forza che deve superare. La questione poi sembrarebbe decisa in parte almeno qualora si ammettesse l’ osser vazione che Fleuriau, di Bellevue ha fatto fra le molte sulla singolare abitazione di questi animali. Esso dice che molte specie di vermi marini intera- mente nudi, e privi perciò del supposto mezzo di perforare le rocce nondimeno le bucano in ogni di- rezione e vi stabiliscono la loro dimora. Posto que- sto fatto non può supporsi altra spiegazione plausi- bile fuori che una emissione di un fluido il quale se°non corroda almeno ammollisca la roccia, facoltà che vuolsi da Roissy accordata a molti molluschi e forse anche a tutti. Se alcune di queste roccie sono | inattacabili dagli acidi dovrà concludersi che il flu'-; do creduto da Bellevue essere un’ acido sarà un flui- do di una natura non per anche conosciuta, ma, che dagli effetti può giudicarsi essere dotato della proprietà di scioglierle, o di ammollirle. M. de Blain- ville il quale si è occupato in pari modo di questo fenomeno è di parere, che la macerazione della pietra col muco di cui è fornito l’animale è capace senza alcun dubbio di disciorla lentamente. Anche Bonanni aveva già osservato , che le Foladi emette- vano un’ umore, che dice essere somigliante alla. saliva. È una osservazione di fatto che le -Foladi e tutti i Litofagi dopo di essersi internati nella roc- cia, e che vi hanno formata la cavità ad essi ne- cessaria ivi rimangono per tutta la loro vita non avendo più la facoltà di ritirarsene. Per farne la ri- cerca è necessario di spezzarne la roccia, ovvero di allargarne l’orifizio. Nell'ipotesi della emissione di un fluido dal piede dell’ animale, che si crede l’orga- no separatore, si potrà concepire a mio parere come ciò avvenga. Si è già detto, che la bocca e il pie- de sono rivolti verso il fondo della cavità. Il fluido trasudato agisce sul luogo ove è il piede che lo se- para, e ne ingrandisce a suo grado la capacità. Il. rimanente del suo corpo che corrisponde all’ orifizio essendo privo di questo mezzo lascia l’ apertura nel- lo stato in cui era, per cui l’animale successiva- mente ingrandito potrà inoltrarsi nella roccia con l’azione del suo piede, ma sempre più trovasi. nel- la impossibilità di sortirne. Non così avviene am- mettendosi la spiegazione del fenomeno col mezzo della rotazione delle valve. Questo movimento una volta impresso dall’ animale dovrebbe con la sua uniformità in tutto il corpo formare ‘non ‘solo un’ a- ‘pertura ad esso corrispondente, ma ben'anche con, la sua superficie resa più scabra mediante il suo ; accrescimento potrebbe a sua voglia consumare la 55 pietra onde sortirne, avendone per tutta l’ estensio- ne il mezzo da conseguire l’ intento. Che un fluido sia l’ agente principale che almeno contribuisca on- de i Litofagi perforino le pietre sembra cosa assai probabile, poichè si è mostrato che la sola rotazio- ne delle valve incontra ostacoli troppo forti, per ammetterla come spiegazione plausibile del fenome- no. Se poi ciò sia un’ acido come vuole il più vol- te citato Fleuriau de Bellevue, ovvero una materia mucosa come pretende Blainville la sola analisi chi- mica; non ancora che io sappia intrapresa da al- cuno , potrà togliere ogni dubbiezza. Il primo ha indicato che sia un’ acido perchè supponeva che le sole pietre calcari fossero perforate dai Litofagi, ed ha creduto che possa essere l'acido fosforico di cui sembravano essere provveduti gli animali ed in ab- bondanza, deducendolo dalla somma loro fosfore- scenza nella oscurità, Diffatti anche Vauquelin ha rinvenuto l’ ossifosfato di calce fra le altre sostanze separate dai Molluschi per formare la Conchiglia. Le osservazioni però mostrano che una materia mu- cosa animale forma parte delle sostanze componenii chimicamente la conchiglia, per cui l'opinione di Blainville acquistarebbe tanto maggior peso quanto che è noto che la pelle dei molluschi è sempre ri- dondante di una quantità di materia mucosa, che di continuo si separa anche dagli orli del mantello, e da una riunione di molte glandule le quali nei Limaci si sono vedute entro una piccola cavità. Quanto poi al non concepire il Sig. Desahyes come un pezzo di pietra calcare sottoposta ad una lunga macerazione nel muco di un Mollusco che non con- tenga, dice esso, alcun principio dissolvente possa rammollirsi o disciogliersi, ciò non rende inverisimile l'opinione di Blainville. Diffatti per considerarla tale ha dovuto supporre che non contenga principio alcuno dissolvente, e questa supposizione è pura- 56 mente gratuita, giacchè non essendo stata istituita un'analisi non si può decidere se fra i componenti di quella sostanza non ve ne possa essere uno, che. la disciolga qualunque sia la sua natura. Ponendo mente alle osservazioni di Aldrovandi di Baldassar- ri, e di Olivi che abbiamo riferite in sul principio . trovasi assai più inconcepibile come l’acido fosfori- co possa avere agito sulle selci, conoscendosi abba- stanza che desse non sono attaccabili dagli acidi, e molto meno dall’ azione debolissima della rotazione delle valve che si è immaginata. Che anzi ‘amet- tendosi che un’ acido sia quel fluido che si suppone trasudare dal piede dell’ Animale non si saprebbe comprendere come avendo un’ azione così dissolven- te da sciogliere le pietre calcari lasciasse poi, co- me opportunamente riflette Olivi, intatte le valve calcarie del Mollusco facilmente solubili, ed alle quali dovrebbe pure quel liquido venire non di ra- do in contatto . A tutto ciò se aggiungasi l’ osserva- zione fatta da Des Moulins sulle Gastrochene, e sulle Foladi si comprenderà essere ognora più im- probabile che il fluido in discorso possa essere un’ a- cido. Gli animali di ambedue i generi sono Lito- fagi, e l’indicato autore ha osservato che alle con- chiglie rispettive spesso và unito un tubo calcare il quale si attacca alla parete interna della cavità da essi abitata ; se fosse un’ acido il fluido accennato, e se dall'azione di questo rimane disciolta la roc- cia, con maggiore ragione dovrebbe essere sottopo- sto alla sua forza dissolvente il tubo calcare il qua- le poggia sulla parete della roccia di natura pari a quella del tubo e con tanto maggiore facilità, quan- to che un tubo conchiglifero oppone una resistenza di gran lunga minore a quella di una roccia. Da tutto ciò che si è detto può a giusta ragione concludersi che lungi dall’ essere dimostrata la cau- sa della perforazione delle roccie operata dai Lito- 97 fagi la quistione rimane ancora indecisa , con osser- vazioni fra loro discordanti, le quali contradicono alle ipotesi sino ad ora immaginate, e perciò insuffi- cienti a dare una adequata spiegazine del fenome- | no. Se però dal tutto insieme non fosse soverchio i ardire il proporre una terza supposizione quella sa- rebbe che ambedue le cause sopra indicate forse concorrano unite alla perforazione delle pietre. In tale caso converebbe che un fluido qualunque aves- se alla prima ammollito la roccia, e che poscia | valve ne avesse consumata la parte resa già cede- vole sino alla formazione di una cavità capace di contenerlo. Ne questo si opporrebbe al formarsi di una cresta entro la cavità come.abbiamo in prin- î l’ animale con una semirotazione alterna delle sue Î U fi | cipio indicato. Una simile opinione trovarebbe un qualche appoggio in una osservazione fatta da De- sahyes sul calcare grossolano (grossier dei Francesi ) entro a cui rinvenne i Litofagi, e da esso lui rife- rita nella sua Memoria sui fossili del Valmondois. Esso dice che questo calcare rendesi eccessivamente friabile allorchè è bagnato, e che dissecandosi di nuovo si solidifica. La perforazione però nelle rocce più dure, nelle selci, e nelle lave non può riceve- re attualmente una ragionevole spiegazione senza il | soccorso dei mezzi chimici. Le Patelle poi le quali non hanno questo movimento semirotatorio potreb- bero forse agire parimente con l’ emissione di un fluido ammolliente sulla pietra, e con la vigorosa | pressione che esercita la circonferenza della sua conchiglia contro la pietra stessa contribuire a for- | mare quell’incavo circolare che vi si osserva. Dif- | fatti col mezzo del loro piede che forma una ven- | tosa vi si attacca con tanto di forza, che rompesi la conchiglia piuttosto che essere capace di stac- Ba ri È carla. Questa supposizione non ha altro fondamento che 58, quello il. quale deriva da una semplice congettura desunta. dai fatti che ho riferiti. Coll’ essermi ac= cinto a dimostrare l'insussistenza delle ipotesi sin quì proposte ho avuto unicamente in animo di ec- citare i valenti naturalisti ad occuparsi di un feno- meno così singolare, onde con più accurate indagi- ni farne possibilmente conoscere la causa vera e co- stante memori di quel sapiente dettato di Seneca, cioè che nella ricerca dei naturali fenomeni Maztu- ralem causam querimus , et assiduam non raram, ct | fortuitam . Esame chimico della Glaucholite del lago Baikel — del Dott. Bercmann. (Ann. d. mines 1829 livr. 2.) La Galucholite si trova inserita in un feldispato compatto, ed'in un calcare granuloso, con laminette di talco disseminate; essa è di un blò di lavanda, passando al verdastro, trasparente sugli orli; la sua frattura è scagliosa; il suo splendore è vitreo; i suoi frammenti sono ad orli indeterminati; la du- rezza è intermedia. fra quella del feldispato e del- l’ apatite; la densità è di 2,721. Al fornello si fonde con difficoltà, e solamente sulla superficie ; per l’azione prolungata del fuoco, il suo colore blò diminuisce d’ intensità, e non ricomparisce do=. po il raffreddamento. È composta di, Salice (00 snesate 21059458 Alumine. . +... 02977 Calce... +. +,0,1108 Potassa .. +... + 0,0457 1,0000 La sua composizione è rappresentata colla formola KS: + 3CS° + 1245. al’ 59 Caratteri di tre specie nuove di piante Chilesi >. del Dott. Giuseppe Giacinto Moris Professore di Botanica Medica nella R. Università di Torino... î I. Neri glandulosa » hirsuta, pilis apice glan- dulosis; caule ramoso , decumbente ; foliis lanceo- lato-oblongis, inaequaliter serrato-dentatis, basi at- tenuatis, integris, semiamplexicaulibus ; spicis ter- minalibus densifloris , solitariis, cylindrico-oblgngis 3 corolla, bracteisque calyce duplo longioribus, Ann. Nata est in horto bot. Taurinensi ex semi- nibus e Chili missis a. Celeber. Bertero. Florebat Augusto, Septembri. . Corollae limbus glaber, reliqua pars hirsuta . Lim- bi lobus major subemarginatus. Stamina. quatuor. Pistillum calyce brevius. Semina quatuor ._ 2. Meprcaco Berteriana: caulibus procumbentibus ; foliolis rhombeo-obovatis, apicem versus denticula - tis; stipulis ciliato-dentatis ; pedunculis subquinque- floris; leguminibus cochleato-orbiculatis, anfractibus 3-4., reticulato-nervosis, tenuibus, margine utrin- que sulcatis , brevi-tuberculatis . 2 Ann. Nata est in horto bot. Taurinensi. ex semi- nibus e Chili missis a Bertero. Florebat Julio, Au- gustoque . Paga Ab affini Medicagine eleganti Jacq. differt anfra- | ctibus minoribus, utrinque margine sulcatis, et brevi-tuberculatis, nec reticulo nervorum. ibidem | erassiore. A Medicagine apiculata W., cui proxi- | mior, differt leguminibus neutiquam inter nervos | lacunosis, anfractibus minoribus , tuberculisque mar- ginalibus brevissimis , obtusis. lisdem notis differt a | Medicagine denticuluta W., quae insuper distat a» culeis anfractuum hamatis. 60 8. Poa chilensis: panicula aequali, ramis, ramu- lisque basi glanduloso-pilosis, florentibus, frucetife- risque patulis ; spiculis lineari-oblongis , 4-5floris, flosculis distiche imbricatis, obtusiusculis; foliis plan- nis, vaginisque fauce ciliatis glabris; culmo basi geniculato ; radice fibrosa. Ann. Nata est in hort. bot. Taurinensi ex semi nibus e Chili missis a Bertero. Florebat aestate. Glumae calycinae inaequales, carinatae, acutae , uninerviae. Gluma corollina superior binervis, mar- ginibus replicatis, integris; inferior trinervis. Utra- que glabra, nervis scabriusculis. Antherae miniatae. Stigmata aspergilliformia . | Affinis Poae pilosae L., a qua differt spiculis te- nuioribus, eonstanter quadri-quinquefloris , nec sex- -octofloris, pallide virentibus, neutiquam violaceis, culmo elatiore. (Si daranno in altra occasione le figure delle tre specie nuove sopradescritte ) . Osservazioni del Prof. Antonio Bertoloni sopra la Scilla fastigiata del Prof. Viviani. 9 L illustre Prof. Viviani nella sua Appendix ad Florae Corsicae prodromum pubblicata nell’anno 1925, annunziò una specie nuova di pianta della famiglia degli Anfodilli nativa della Corsica sotto il nome di , Scilla fastigiata ( ivi pag. 1.), e me ne regalò un piccolo esemplare secco, che tuttavia serbasi nel mio erbario della Flora Italiana. Per verità questo era sì male acconcio, che non era possibile ravvi- sare in esso la forma della corolla. Onde io atte+ nendomi al detto di lui credetti ciecamente, che questa pianta fosse una vera Sci//a, cioè che avesse la corolla di sei petali, aperta, e più o meno spa- 6r lancata nel tempo della fiorita, come esigge il ge- nere Scilla stabilito da Linneo ne’ Gen. p/. ed. 6. p. 166., e confermato dallo Smith nell’ Engl. Flor. vol. 2. p. 127. 145. Fermo in questa idea, sebbene nell’ anzidetta Appendice l’ Autore avesse avvisato, che la sua specie differiva dalla Sci/la verna Engl. bot. tab. 23., io non seppi conoscere questa diversi» tà, perchè, posta la corolla di sei petali, e aperta in amendue, le brattee, e tutto il restante della pianta era della stessa forma, e con questo prin- | cipio in capo suggerii a qualcheduno, che me ne interrogò , che le due piante mi parevano identiche . Trovandomi nell’anno scorso in Genova lo’ stesso Ch. Viviani mi disse, che la sua Scilla fastigiata era identica col Hyacinthus Pouzolzii del Gay pub- blicato dopo di lui dal Loiseleur-Deslongchamps | nella Nowvell. Notic. p. 15., ed il Pouzolz stesso in una sua lettera in data dei 18. Agosto di que- st anno mi scriveva, che l’ Hyacinthus Pouzolzii so- miglia meravigliosamente alla Sci//a fastigiata Viv. Questa identità poi mi fu più di recente conferma- ta dall’ egregio Sig. Duby nell’ occasione, che pas- sando per Bologna si compiacque onorarmi di una sua visita. Fin quì io non avevo più ripensato ad esarhinare la Scilla del Prof. Viviani, sebbene ne avessi ricevuti molti, e migliori esemplari dalla Sar- degna dal mio bravo, e caro amico il Prof. Moris; ma dopo tutti gli anzidetti avvertimenti mi venne talento di rivedere la cosa, e non mi fu al certo difficile lo scoprire, che la pretesa Sci//a non era una Scilla, perchè invece di una corolla di sei pe- tali, aveva in realtà una corolla monopetala , infe- riormente tubulosa, e superiormente col lembo di- | viso in sei lacinie; onde riconosciuto l’ errore del venere, mi fu agevole ravvedermi dall’ errore della specie, alla quale io riducevo questa pianta. Per- | tanto essendo indubitata l'identità della Scilla fa- % 63 stigiata Viv. col Hyacinthus Pouzolziù Gay. resta a vedere con qual nome noi dovremo chiamare tale specie. Se è forza rinunziare per essa all’ erroneo nome generico di Sci//2; non si può al certo ri- nunziare al nome ‘Specifico impostole dal Ch. Vivia- ni, perchè esprimente , e consentaneo alle leggi del- la filosofia, e della critica botanica . Quindi io pen- so, che questa pianta debba chiamarsi, e stabilirsi fiel modo che segue: HyAcinTHUS fastigiatus: foliis lineari-angustissimis; floribus subfastigiatis , tubuloso-sexfidis; bra- cteis ovato-lanceolatis , acuminatis, ma iocfor ‘tibus. Scilla fastigiata Viv. Append. ad Fl Corsic. prodr. | ag. 1. S. ielda Moris Stirp. Sard. Elench. fasc. 1. p. 47. S. verna y Schult. Syst. veg. 7. par. 1. pag. 563. S. verna @ Lois. Deslongch. FI. Gall. edit. 2. par. I. pag. 240. Hyacinthus pouzolzii Gay in Lois. Deslongch. Nou- vel. notic. p. 15. ‘et in FI. Gall. ed. 2. par. 1. pag. 247. Schult. Syst. veg. 7. par. 1. p. 582: Perenn. Nascitur in Corsica , et in Sardinia. ‘Flo- ret Aprili, Majo. v.'s. Flores caerulei. Folia nunc lolijiotai nunc for viora scapo. Pedunculi inferiores longiores; ideo corymbus simplex; subfastigiatus. Bracteae pe- dunculos breviores subinde aequantes, aut su- perantes, at pedunculis longioribus multo bre- viores. Id ‘omne liquet ex meis speciminibus. 63 John D. Gopman M. D. — Description of a New ‘ Genus etc. — Descrizione di un nuovo genere e di ‘una nuova specie di quadrupede mammifero i resi dui del quale trovansi solo nello stato fossile . ( Letta alla Soc. Filosofica d’ America il 1.° gen-. najo 1830.) I pezzi importanti che formano il soggetto di questa descrizione furono, già da qualche tempo, disotterrati da Arcibaldo Crawford a dodici miglia circa di distanza da Newburg contea d’ Orange ( pro- vincia di /New-Yorck), paese di già celebre pel su- perbo Scheletro di Mastodonte gigantesco ivi scoper- to nel 1801. dal suddetto benemerito ed infaticabi- le fondatore del Museo di Filadelfia, Le ossa raccolte , e che trovansi in uno stato di buona conservazione, consistono nella regione anteriore della testa nella quale si vede una porzio- ne del frontale, dell’ intermascellare, del mascella- re superiore; i due terzi anteriori della mascella in- feriore ; le zanne e sedici denti. Si è trovato sol- tanto un piccolo fragmento della regione posteriore del cranio vale a dire un pezzo dell’ osso occipitale caratterizzato da un condilo quasi intero, e che pre- senta una piccola parte del circolo del gran foro | occipitale. i ‘. Delle ossa del tronco e delle estremità si sono | trovate quattro vertebre, un’apofisi spinosa sepa- rata, due coste una delle quali completa ; un ome- ro, un raggio, un cubito, e due falangi; un femo- re, una tibia, e cinque epifesi o ‘teste d’ ossa lun- ghe separate dalla diafesi, circostanza la quale, unita a parecchie altre che saranno in seguito indi- cate, dimostra che l’individuo era ancor molto gio- | vane. Il lato destro della testa si vede più perfet- Ù , 64 to, ed accostate le ossa delle due mascelle si può avere una idea abbastanza esatta del carattere gene- | rale di questa parte del teschio molto somigliante a quello dell’ elefante (Tav. 1. fig. 1.). Una linea condotta dalla regione più ellevata del frontale al- l’ estremità dell’ osso intermascellare ha diecisette pollici di lunghezza (misura Inglese). Il fragmen- to del frontale entra circa per cinque pollici in que- | sta estensione; è unito al margine superiore dell’os- | so mascellare mediante una suttura ; e forma in que- | sto punto l'orlo superiore anteriore dell'orbita. Il mascellare superiore destro si vede intero dal margine dell’ alveolo della zanna fino alla estremità posteriore. del secondo molare o del dente perma- nente ; questo stesso osso mascellare forma la parte — iuferiore ed anteriore dell’ orbita della quale si è | | conservata allo incirca la metà. Il foro sotto orbi- | tale (a; fig. 1.) è situato presso l’ estremità anterio- re della base dell’ apofisi molare, e sulla stessa li- nea dell'angolo interno dell’ orbita. Il mascellare i misurato dal di lui lembo unito al frontale fino al margine dell’ alveolo che contiene il dente posterio- re è alto undici pollici: inferiormente ed interna- mente è incompletissimo giacchè presenta soltanto la parte «del margine alveolare che basta per con- tenere tre denti, una piccola porzione dell’ apofisi palatina, e la parte inferiore dell’ alveolo della zanna. Le zanne appartenenti a questa mascella sono assai bene conservate; l’intera lunghezza del- la destra è di 17. pollici della qual misura cin- que pollici restano nascosti nell’ alveolo. Queste zan- ne nel punto dove ‘escono dall’alveolo sono tra lo- ro distanti ‘quattro pollici e tre ottavi, e nello stes- so luogo hanno sette pollici e mezzo di circonfe-. renza: non decrescono visibilmente se non se. a quattro pollici dalla loro estremità dove vanno gra- datamente assottigliandosi sino alla punta, la quale ve (fi: 65 è logoraiin modo! particolare sulla faccia inferiore ‘edesterna. lo e« Della: mascella» inferiore si sono potuti ottenere i due terzi anteriori circa benissimo conservati (fig. 2): la: parte ascendente del destro ramo è in gran parte conservata, manca però una porzione del processo «coronoideo., tutto intero il condilo, e piccola. por- zione dell’ orlo alveolare posteriore. Del ramo sini- stro della ‘mascella se ne vedono completi dodici ‘pollici; fratturata un poco al di dietro del primo dente molare permanente manca perciò tutta la re- gione ascendente. ll:foro mentale pel passaggio del ramo: labbiale del mascellare inferiore è situato sulla stessa linea «della radice anteriore del secondo dente deciduo ; ed :ha un'mezzo pollice di diametro : an- teriormente ; alla distanza di due ‘0 tre pollici, ve- donsi altri stre fori più piccoli pel passaggio di vasi e nervi diretti al labbro ed alle parti che circon- dano l’ inserzione delle zanne o denti inferiori me- dii è ( "È ; ii : La maggiore singolarità di questa mascella che distingue :questo animale da tutti i generi stabiliti finora (è la forma ‘allungata della di lei estremità che ‘contiene gli alveoli di due zanne o denti incisivi rimarcabilissimi . L’ orlo superiore della mascella ol trepassati i denti molari anterioti discende improvvi- samente assottigliandosi verso il primo di questi al- xeoli:. La regione anteriore della mascella in forma muasi:di rostro misurata al davanti dei primi mo- dari è lunga‘ tre pollici tre quarti ed è superior îmente scavata come se dovesse accogliere la lingua ; | ene ‘incavatura è larga due pollici, ed è chiusa. alvlati ‘da grossì? orlî prominenti. Gli alveoli ‘delle, price piccole zanne inferiori contenuti soniò nella een pene rostro della mascella ‘ed han- no quasi) uni pollice‘ di diametro nel loro lembo: il destro ha'tre pollici di profondità' ed “il sinistro QU Tom. .JVilio vitisnp | 5: 190) 66 due, divergono gradatamente dal basso in alto e. decrescono in larghezza coll’ approfondarsi. Le zan- ne inserite in questi alveoli sono di una apparenza singolarissima ;. quella del lato destro che è intiera e ben conservata è lunga da quattro pollici, ma. protubera fuori dell’ alveolo soltanto un pollice : da parte esterna di essa è coperta da, uno smalto bril-. lante e nero, ed è levigata e rotonda; l’altra por- zione sembra composta di sostanza. ossea grigiastra | arida nella superficie, cedevole alla pressione del- l’ unghia. La porzione della zanna nascosta ‘entro l’alveolo ne prende esattamente la forma assotti- gliandosi in una piccola punta, la parte prominen- te mostra la superficie striata in forma di spirale disposizione che si estende per mezzo pollice anche sulla regione chiusa, entro l’alveolo. La fig. 3. di- mostra uno di questi denti di grandezza naturale, cioè il destro, che è il meglio conservato. Relativamente alla dentatura di questo animale troviamo quindi che è munito di 16. denti molari: otto dei quali (i due anteriori di ‘ciascun lato del- le due mascelle ) sono decidui o di latte; nel lato destro della mascella inferiore uno di questi denti è già caduto, gli altri che restano sono. considera-. bilmente logori per, modo che mostrano che lo smal+ to copre soltanto l’ esterna superficie delle. loro coro+ ne come nel mastodonte, nè penetra la loro sostanza come nell’ elefante ed in molte altre specie. I mo- lari permanenti in. numero di quattro per ciascuna mascella sono coperti di acute, tuberosità, e. pre-, sentano tre serie trasverse di tubercoli. Il primo di questi denti o l'anteriore ha tre pollici. di lunghez= za; il secondo, ultimo della serie, è lungo tre pol-. lici e mezzo. I denti decidui sono molto più picco». li, l'anteriore non ha che un mezzo pollice. ed il secondo due pollici di lunghezza. Le radici di tutti i molari sono brevi, giacchè la; maggiore profondità della mascella non è che di quattro pollici. ' } init 2 67 - Relativamente alle altre ossa ‘appartenenti a que- sto animale le vertebre hanno allo incirca un pollice e mezzo di lunghezza e tre di diametro . L’ apofisi spinosa staccata è lunga sette pollici e mezzo. La ‘costa intera è lunga venti pollici, e la di lei incur- vatura' è della profondità di quattro pollici ; il mag- gior diametro della costa fratturata è di un pollice e mezzo. L’omero lungo diecisette pollici ne ha tre di diametro ; il raggio ha tredici pollici di lunghez- za, ed uno e mezzo ‘di diametro , il cubito lungo quattordici pollici ne ha due e mezzo di diametro ; La falange digitale lunga tre pollici ne ha anche tre di diametro: la tibia quattordici pollici e mez- zo di lunghezza e due e mezzo di diametro. » Nel mentre ch’ ero occupato nell’ esame del sag@ gio di New-Yorck, l’amico mio Franklin Peale con- servatore del Museo ' di Filadelfia mi avvertì che aveva veduto nel gabinetto dell’ Università di Virgi- “nia un osso d'una mascella che doveva avere ap- — fia alle stessa specie . Diressi quindi imme- iatamente una nota al professore di Anatomia di quella Università, Durglison, domandando al me- desimo una detagliata descrizione dell’ osso predetto. Questo dotto scienziato immediatamente mi diede una soddisfacente risposta dalla quale sono estratti È seguenti passi. Nella collezione esaminata dal professore Dungli- son , trovansi due porzioni di mascelle inferiori pro- babilmente derivanti da una stessa specie ma da in- dividui di età diversa. Queste porzioni sono state grossolanamente riunite come se appartenuto avesse- «ro ad una sola mascella. Il lato destro della ma- scella è completo dall’ angolo posteriore fino lla | estremità del mento che è perfetta essendosi conser- | Vato per tre pollici di estensione anche il lato sini- | stro. Questa mascella è di forma allungata nella re- | gione anteriore, incavata superiormente, e da ciascun 68 lato della sinfisi del mento avvi un. canale prolun- gato obbliquamente in alto attraverso, dell’ osso. ,. il destro dei quali contiene Ja. radice;di una/zanna, che. lo riempie intieramente, esi prolunga alquanto.al di là del di lui lembo nel lato interno . Cotesta; zanna nel luogo dove è troncata ba,;il, diametro idi. 1. pol. 25, Misurata tutta intera questa parte destra , della mascella inferiore ha due piedi. quattro; pollici. di lunghezza; e pesa quaranta libbre (1)... |, id Sotto qualunque punto di, vista esaminar vogliamo questo animale, egli ci. mostra chiaramente; una. no7 tabilissima rassomiglianza col mastodonte gigantesco , e tolta la, singolare, differenza: di organizzazione, pre+ sentata dalla mascella inferiore. nelle due zanne che armano, la di lei; punta, conchiudere si dovrebbe che il descritto teschio. appartenne, ad un, giovine indivi» duo della. specie del; mastodonte, gigantesco». Ma do- po un diligente esame delle, diverse. porzioni intere | di mascelle. inferiori! del predetto. mastodonte, con- servate nei musei di \Fi/adelfia e di Baltimora , nel gabinetto del Liceo, di Nuova, Jorck ec. nulla si. è potuto scoprire che rassomigliasse alla struttura. or ora. descritta in quelle del Tetracaulodon . Per, que= sto importantissimo; carattere giudichiamo perciò. che cotesto animale, formar debba. un,nuovo genere ma vicinissimo a quello del mastodonte, e. proponiamo pel. nuovo genere i nomi;e caratteri seguenti. più e __________—_—____-_—_. ct (1), L° osso della mescella inferiore del mastodonte ha due piedi dieci pollici di lunghezza e pesa 60. libbre punssi arguire da ciò che il Tetracaulodon adultò doveva averè allo incirca la mole ‘dello ‘stes? 20 :mastodonte è.) ;iini n, mi E SLA] n U,. x ; 69 ‘Ofdine BeLLvar Linn. ( PacuyperMATA Cuv. ) vi Famiglia dei proboscidei . ‘Genere Tetracaulodon, Tetracaulodonte (1) Gopman. "In questo genere di mammifero la formola' dei denti si è di incisivi 2 ( cioè le quattro zane ), ca- mini nulli, molari $3 = 12. Il carattere essenziale ‘del genere consiste nella presenza dei quattro ‘inci sivi o zanne, due delle quali grosse, lunghe, e ro- buste somigliantissime a quelle del mastodonte ap- | partengono alla mascella superiore: e due piccole, brevi, rette , e strisciate in forma di spirale nella ‘corona, escono dalla punta della mascella inferiore, proprie esclusivamente, di questo genere . La mascel- Ja inferiore è di più allungata verso la sinfisi, e su- periormente in questa stessa regione incavata a fog- gia di doccia. Specie unica. TeTRACAU. MASTODONTOIDEUM , Tetr. mastodontoideo di Godman. Oltre i suriferiti caratteri aggiugnere si deve an- cora, affine di meglio determinare la specie, che nella mascella inferiore dell’ adulto i contorni sono in modo particolare rettilinei, nè mostrano veruna di quelle incurvature e prominenze visibilissime, ver- i so gli angoli e la base, nella stessa mascella del genere mastodonte. L’apofisi condiloidea nella ma- scella inferiore del Tetracaulodonte inclina molto al - lo indietro, e l’apofisi coronoidea non è dalla pre- “cedente separata mediante una profonda incavatura _ semilunare, come’ avviene nel mastodonte, ma l’ os- so ascende inclinandosi legermente dalla somità del Ae i i: cca LIE La (1) Con questo noms si è voluto indicate il carattera essenziale dell'animale avente quattro denti o zanne prominenti nella regione — anteriore della due mascelle, 70 processo coronoide fino al punto in cui ingrossan= | dosi forma il condilo. Queste particolarità dimo- strano evidentemente che esister doveva una notabile | differenza nella forma e disposizione dell’ apparec- chio muscolare inserviente alla masticazione, e quin- . di anche nel regime e nel modo di cibarsi dei due generi mastodonte e tetracaulodonte, Presentemente possiamo essere sicuri( continua sem- | pre l’autore ) della conservazione di residui appar- | tenenti a tre individui di questa specie tanto inte- ressante ; le ossa cioè di mascelle inferiori di due in= . dividui adulti (una delle quali è quasi pei due ter- zi anteriori intera ) esistenti nel museo della Univer- sità di Virginia; ed il superbo pezzo che ha servito | per questa descrizione appartenente al museo di R. Peale di Nuova-Jorck. Abbiamo inteso parlare an-. cora di un quarto frantume posseduto da un ama-!| tore distinto di cose naturali di questa stessa città, ma intorno a ciò nulla possiamo affermare di positi- vo. E ben probabile che molti altri pezzi sieno statà trovati dai lavoratori e creduti appartenere al ma- stodonte, essendo tra loro somigliantissimi gli sche- letri di questi due animali (1). Relativamente al posto che occupar deve il nuovo genere nella classe dei mammiferi, dalla forma del- la mascella inferiore e dalle zanne si può argomen- tare che collocar si debba tra i generi mastodonte, ed ippopotamo , rassomigliando al primo genere pei caratteri generali dei denti e dello scheletro, ed al secondo per le zanne inferiori e per la' forma. dei molari. Le stesse circostanze possono farci supporre, con fondamento che il modo di vivere del tetracau- ] ' l Corn (1) Nell’atto che si stava stampando questa mia memoria ho sa- ‘ puto con molta soddisfazione, che una seconda esplorazione fatta dallo stesso Crawford è stata fertile di felici risultamenti e si può sperare che K. Peale tra non molto sarà in circostanza di completa» re un intero scheletro del Tetracaulodonte. : 3 zi lodonte fosse per dir così misto potendo qualche vol- te come l’ippopotamo divenire animale acquatico, ed alimentarsi delle produzioni. trovate nei fiumi, nei laghi, o nelle paludi. Spiegazione delle figure . Tav. 1. (Tomo IV.) Fig. 1. Porzione del teschio di Tetracaulodonte adulto” veduta di profilo: a, foro infraorbitale . Fig. 2. Mascella inferiore dello stesso quasi intera. Fig. 3. Dente incisivo inferiore destro. (1) { ‘9 7 VA & ” | (Transactions of the American philos. Society. 1830.) (Annales des Sciences Naturelles T. xx. pag. 292 * 3o1. Luglio 1830.) (©) Nella memoria originale, stampata anche separatamente , sone inserite due tavole nelle quali oltre le tre figure indicate ne esistono altre due, nna delle quali rappresenta la mascella superiore colla porzione di cranio unita, veduta dalla parte superiore, e 1’ altra la scetla inferiore veduta di fronte . Queste due figure quindi dimu- strano in posizione diversa i pezzi già rappresentati di profilo nella neatra fig. 1. > D . ve de è 19° 9T sura0:8 agBunl oneg *‘1qQG94 07 : : : ty ‘6£ cu «La auomnauo[ "Uta AONI } È aumSur _{[9u glLe Lg ‘9î ' aunwo9 a1darp | oufnrz) or 07}321 ]au 6g “ge L9 ‘97 sunmoo odo], ‘1qq0q Q | emmSur {pa u rit 69 ‘97 N 0103vl09g oat eutazzog be * e]09 0}}9I |eu 69 ‘ge eu ‘La snjn39 e) SNAMIG TRISITO =91d 03[ou1 2 è "b “vu | x : I ojorelooz ox3ap br «DIAMIIT ‘A 12 BLA WOR sasa dda | gl'2el —irciù * snarduva ‘dsa q 2100330) SI . d cia ‘ BILBO iano (ee awoppe au | di de ba gl Le (e) oressidig ‘97399 Za -eiquias ajeuniue I (©) è sv (©) vqnonporuag 0}91 peu _sutegi- 2997 eusAo1S (s1uv 77 )owtodueg quod) *uI9AON È *69 6 Ip 908: ce ‘ge gl 6% DET DIG ) esodeiewy ouSnig 1 tr rinzesadiua) er] (1 ) E[[9988,[.03109 si Tres G og srmmpef eLwIg oquo[on;.-| 0:59eN 0g 4 SE Osjowiomii0I io PRE o]jewiue ozuoriodsa - «I°P ISP i _ TUOIZBA49850 d ft en VA «IT?P errgpè « 43 9160 Pra È © QuoON 1yfon'] emiesodwe I, odi (a | li "Ma * DIGLI VINI ‘] VIOAYL È pvunuv 1p 21090ds a8490p 2719P v.ingnsaduaz v] uowidsa ayonouuIs 270003 VP amufrduos:n 1uozvasast) “{ FAV *99 02 st1ewa rp rimeiodweg, (9) *oues BA =tiquies ajeutue,'T (0) - eum (9 » equie-ezZze1 Ip (6) *snpuvd sd (4) eo0a * 03eToz [ap EzuEIsos e[[pu * 088995qe op -uozoxd un ur 033901 [au « tj1ezzo9s tp one qu Ipuoised e[jep euSues jeu 03321 Jeu glele | (9) co ‘ee 9G ctf n ) si Loi | SE "NI "121 08% 08 OziIe]{ Ir L9 ‘ge | ompe (2) eQuesaIa oquoron ‘anos tr 9g ‘ec | 03mpe (9) outec “e ‘mao da L9 «La | tueao:9 | tonsewop t910g | VIUIANT 3UO]I *, 69 “87 ) ouupe a[eryFuto OTTAUEHT a ge Lg ‘93 Ipuesr O195e[y gt Di o ) nmpe 1A0T } ofinquipa | ergr pi o È isour 6 dt 9g “gt nfton) s1den DIUIRITZUONI | *vuso:g La Lg “97 | compe f (6) orreaeo Apueyr oufmo pr [AAA d ri (A (}) opaedoarg Oqo?) "999 d ot II ‘97 Apuesr epudy £ 9g LÉ nupe meo } eIpuo]T ‘WdN19g S 69 ‘gr | autao:8 o;rIOp sue La apudy 6 “e nmnpe tue Ea { osser 6 ‘ n é 74 Queste osservazioni, e quelle che seguono sono . state fatte dall’autore in diverse epoche in Inghil- | terra, al Ceylan, e durante un viaggio alle Indie. Ha osservato che nella Scozia la temperatura dei | montoni varia dai 38°,33 ai 40°. In sei sperienze — fatte nell’ inverno al capo di Buona speranza, la temperatura dell’aria essendo di 19°, 44 ha trovato che la temperatura dei montoni d’Affrica variava dai 39°, 44 ai 40°. Finalmente al Ceylan nelle vi- | cinanze di Colombo la temperatura dell’ aria essen- do di 25°, 56 quella d’ nno di questi animali era di 40°, ed in un altro di 40°, 56, w it è è * wrqqui ur 0InuezINI (e) . I «tunue ,] ostoon eYo odfoo jep ri «ueije: eieIs cio vidua) erp (©) * 090n} ep unit p od;o9 sed eo oyofenb ep Qi ut ajewtue ']T' *uios er (6) * 07104 E|[®p cuamom Je ‘0umirt IN (4) oque? a] raoae | 1uOIZeA1066() 6h ‘67 dh evi vor | 6h“ch | (o)ce gr ! 46<19 È (4) 9991! uejA»9 gl i *rp}9s *£ do i; “ nuora sunwui0I eIUIATT QUO] do “gh oquo[og eu ‘eh ‘99 “st | (e) ompe VIPUOT uu ‘ch lg *9r bada endwuog gl‘ep 99° GI di 4 eipuor] Lo «ch 4p* 6° sarete enntueny i « (e) ento è 11617 ye pe se sojnd ‘1184 ) Koue d pUEsI o|jeSeddeg 00*,07 99 “GI “ |] eneam CIpuoT eu'ole Le ‘557 sun # acioofia ) | Oquo|ory ejewtue IP | do mi oqsutue,1[>p nt va me 14Sonq sinzeaodwo], *IT1299() ‘II VIOAYI odsnquipa OuISAU] o:?n"] ce s1quao:q le ouuniny cudaIo £ Quuniny cuni & o:33epy Ze cuuniny osody te DLiti ‘ eutmua.g (Pu) «isa ds onp 1] (61) “eunumog (c1) 96,91 sicu Top sitiveradwag, (11) ì 6 Lt cisu [op esmeseduieg, (or) È * eutuzua g (6) * otuosert (e) * o[jr8 0149904 (£) }-®U8UI7}3OS #1), Ep, BABAOO) (9) È [I | fa | I Î 99° se (11) 00 €61 (01) sr° 97 ce ce cc ce cc ce gu'ge | | | | | | (11) vainpe “pa ‘pi npE (gr) u14018 "pr (c1) vinpe” Lu elpnpe ce euraoi9 8a ‘7 (6). *pr ‘pr "pi (8) ‘Pps rape "pi surao13 (1). -pr (9) eampe aurao19 eaijnpe SL | ‘at U d9SUD SDUP | etutattt quo] s18 É -uadvo ‘9044 "SET Tote 1 siqv1:90u:mbav | «\praerg ,g ,° DuV]SIdIT | a ce opra3ea[*HN ai MEC eunutoI BIUCAYT 3U0]{ vuo "PI È PINIIICT UELAT" ir c1503y 8 “ QIQUI?II(T d1queIIg * oSezosa [ou guusteri veo1d ereze 0 rinzesodwoez erp (6 * esQuaA [RN (8 ALAIN : “oBejdea iron (2) ici sia iti ES ; * 19q0]09) 210089 [ap (6) e ‘ee | Vopit ge È : | | 91qurs10g ge mesa o 4 p 1g etseteeo19 e1o afemine 036an)) (}) | (9) 99°0p4 29497.) eo1133u1089 hi oquioo) da ii. ‘£ ® —‘1*oSony ossa1s ojfay (£) v6 “grd.rrf9r | ‘6eu:8Snsag ,, Baog,odey i‘ “ “ 0[[09 [ap Issa 185013 (e) HP 67] vofog SE sir ‘ —(. oquofo9 0133-10 DA sep eitfioSs oyò enfute IN (è è Te “Ip4d. 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SÉ #00 "ezusJRos rasenb ewo0-® “orpol | 06° ,t7 69° -vwIDY sonli9 jeuong iP oe © 0733p > mrî Dalopoj_gs- ay? op8i8 opiubiy | To6 < et, 69 €,88 | vmunauyo: sidp |: Kpuey- — de ge ; un ‘esgsrulUiwIO8S ego ‘@1deds eqpanb |a È p Sercine [uoop frie qquawriads {EE soEt ce ‘8% > de : 3 - I si be — so Jie paros Lul ODPiALPU I (e) Sa dr |oriuoiso? eneld | puex ps - e i 2 e (ka " : DI ( E È n = e I ad 109100019 e198dg (c) | 6g° see J ee! 085E © "3 x _} 0uSmi gr rr 3 7 CT (1) e3uap | È sa) 4 dra a” ueffon, [eu ewISsIUmmIOO a |£e © 0875 gLeee | -viajds wa A «a È « 2 Spurs? 2 349. 073ue3]os_ eoIp ‘ aroads x "I Pa — -s1107N] : & sla 3%] “eupuia1op uou 01018 I (1) i 096% Vy “te Pad snavquivog |" Apuèy, “| vufnio og i L — " 4 ; È i a v $ £ = w 4 5 fd PIL o: : agi ssise 3) mei Li /D vvoe fig e sete EE TROTITAZDNIO) c dia AP ep | end q o e a È 7 : 5 sWwON << 140] - @ © mR Oi ea 3 eanzusadmo I, n " }£ ST Gu ‘itaasn] 1790p vumpviduag IA viag LT n drizzicaa.8 Pot Ta 5 S € si “Ww Tavora VIII. Temperatura dei Venm. LR i ‘‘Devy ha preso la temperatura. sopra due specie di sanguisughe , una è l’«ordinaria , Hirudo sangui- suga, el altra è indeterminata j e denominasi al Ceylan Jungle ‘Leech., è rimarchevole questa specie perchè vive fuori dell’acqua nei ‘luoghi umidi: la temperatura è la stessa di quella del mezzo in cui vive l’animale. i ì > Sig In tutte le ‘esperienze su gli animali delle classi . inferiori la temperatura è stata determinata median- te un piccolissimo termometro introdotto in una in- cisione praticata nel corpo dell’ animale. ‘‘’Dalle riferite. esperienze assai incomplete, che l’ autore dice ‘essere soltanto ‘ l’ incominciamento di un lavoro piùesteso conchiude, che tra tutti gli animali, gli uccelli presentano. nel loro corpo ‘la temperatura più ellevata; seguono i mammiferi , ‘i rettili, i pesci e certi insetti; e he in fine i mol- luschi, i crostacci, ed i vermi presentano la più bassa temperatura che non differisce da quella del mezzo in cui vivonò. (Journal Hebdomadaire de Medicine T. vi. pi 384. Gennajo = Marzo 1830. ) © Intorno allo stato del cuore e di alcuni altri organi nei feti acefali. L dÈ Ripettute osservazioni hanno dimostrato che la mancanza della testa trae seco quasi costantemente | quella del cuore, di modo che parecchi autori che sì sono occupati nel descrivere gli acefali li hanno e etereo, denominati mostri senza testa, o | senza cuore. Una delle dissertazioni le più comple- | te che posseda la scienza intorno gli acefali è quella . Tom. IV. 6 r 32 pubblicata a Berlino, nel.18ar. da E/%en, posterior- mente ai lavori di Bèc/ard sullo stesso soggetto, ed intitolata — De acephalis ;. sive de, monstris; corde carentibus = Di questa dissertazione poco. conosciu- ta ne daremmo.quì,un breve estratto». L'autore ‘ha raccolto 72. osservazioni, di feti acefali trai le quali alcune gli sono,,proprie, esi verifica \in tutte non esistere, traccia.veruna di cuore.,,;eccetto che nei casi riferiti da Katesby, Vallisnieri, e Gilbert, ma Île ose. servazioni riferite da:'qnesti celebri..anatomici non sembrano. abbastanza detagliate ed.esatte , ed. anche se. ciò fosse il. loro numero è tale. da formare; una eccezione bensì, ma da non, distruggere. la.legge. ammessa,i. Questa mancanza dell’ organo centrale del- la circolazione nei feti acefali può spargere qualche lume sopra una questione spesse volte; agitata tra i fisiologi, quella cioè di sapere , se il,sangue è mes- so in.moto soltanto dal. cuore, o.se le arterie. esse pure ‘potentemerite . contribuiscono .a i questo movi» mento .. Infatti, alle. molte prove mediante le quali i.moderni fisiologi hanno quasi. all’ evidenza dimo- strato che al movimento del sangue negli animali viventi. contribuisce, ‘oltre la forza del'cuore, quella ancora insita nei vasi, si può, aggiugnere, anche questa, che cioè nei feti acefali e privi di cuore le arterie, e le vene esercitano, fino ad un certo punto; ugualmènte-le loro tunzioni facendo circolare pel corpo dei medesimi il liquido riparatore . Tutta- via non si può negare che in cotesti mostri la cir- colazione non sia molto languida , mottivo per, cui ne soffre e si altera la formazione. di molti organi. Mancando il cuore manca pure ‘anche .il cervel- lo, o. ne esiste soltanto un vestigio appena riccono- scibile , diffetto che attribuire si potrebbe alla man- canza del cuore, giacchè negli anencefali trovasi il cuore ed.i grossi vasi, e quindi si dimostra che la mancanza del cervello non influisce sullo sviluppo 83 degli organi centrali della circolazione. Nei feti “privi di cuore la mancanza di questo organo come rinfluisce sullo sviluppo del cervello mostra la pro- “pria azione anche sopra quello. della midolla spi- male : in fatti negli acefali notomizzati si trovò quasi «sempre o:nulla, o brevissima; due soltanto la mo- ‘strarono nella sua integrità. Mancando il collo man- ‘cano ‘necessariamente i ganglii cervicali del gran sim- ‘patico , il che prova non doversi dare il nome idi orrigine alla unione di questo nervo:col quinto; pa jo. I ganglj itoracici dello stesso nervo mancano pure tanto negli acefali senza. torace, quanto in | quelli che muniti di torace incompleto ed anche di alcune vertebre cervicali sono. privirdei visceri nel- la cavità stessa contenuti. Negli animali delle ‘classi inferiori predomina nella massa! dei: nervi il sistema «dléi ganglii, ascendendo verso l’uomo acquista mag- gior predominio la massa ‘encefalica, ma i mostri acefali, anche nella specie: umana, arrestatosi ,. e disturbato lo sviluppo nei primordii di loro forma- zione si arrestano ;ad un grado di sviluppo. molto ‘inferiore , mottivo per cui come negli animali infi= mi predomina ‘in essi il sistema .dei gangli. I nervi poi della porzione . di midolla spinale esistente si sono mostrati alla maggior parte degli osservatori abbastanza sviluppati, come se ne sono assicurati ‘in singolar modo. nel bacino :èinelle estremità infe- mori. x Gli organi toracici mancano pure in tutti i mo+ stri privi di cuore, e questo vizio non è altrimenti "comune a quelli che privi sono di cervello, sem- brerebbe quindi che si potesse con fondamento as- serire, che la mancanza del cuore sospenda anche | lo sviluppo dei predetti. organi. Ciò non ostante Heuermann , Prochaska , Salzmann ,, e Deleurye ci- tano dei casì di feti privi di cuore nei quali esiste- )| wa una massa somigliante ai polmoni : queste ‘osser- 22% 94 ‘wazioni però non sono abbastanza esatte e tali da «togliere ogni vallore alla supposizione esposta , ‘giac- chè dichiarano i succitati autori, che mancava la trachea nella massa supposta un polmone; impene- ‘trabili erano i vasi polmonari, e questa. massa esser poteva tessuto cellnloso semplice alquanto disteso da sierosità. Prochaska stesso mostrossi tanto inde- ciso nel determinare Ja natura della massa informe di cui parliamo che fu tentato di supporla rappre- .sentantè piuttosto i reni. riu)fio Il timo quasi mai perfetto negli acefali in diversi casi è mancato totalmente . Anche il diaframma, e le pleure non esistono nei mostri privi di. cuore, circostanza la quale potrebbe far supporre con mag- gio: fondamento che le masse trovate nel petto non fossero , realmente i polmoni . ta | Oltre .gli-organi genitali interni le parti meglio sviluppate sono quelle del.cavo addominale; anche quivi però trovasi che quasi sempre manca lo sto- maco e porzione dell’ intestino tenue . In tre mostti privi di cuore si è trovato del muco rassomigliante al meconio nei grossi intestini , abbenchè in tutti. tre mancasse il fegato . L’ano è ordinariamente im- perforato , quasi sempre a mottivo della mancanza della parte estrema del ‘crasso intestino. Se però esiste la maggior parte del canale intestinale desi- deransi quasi sempre il fegato, e la. milza che man> tiene strette relazioni con quello; egli è ben vero che alcrini raccoglitori di siffatti casi hanno creduto di aver trovato qualche volta il fegato, ma la mas- sa informe alla quale davano essi questo nome era. poi realmente il nominato viscere o non piuttosto un rene straordinariamente sviluppato? Mancava sem- pre il condotto coledoco, € la cistifelea che avreb- bero rimosso qualunque dubbio e quest’ ultima fu veduta una sol volta da Schelhammer . Relativamen= te poi al pancreas il solo Gilbert crede di aver- 85 lo rinvenuto ; in generale però avvertire si deve che in questi mostri l’ ordine e disposizione delle parti e degli organi è talmente scomposto, che nulla di certò si può asserire fondandosi sulla forma, appa- renza, e posizione delle parti; i criterii meno fa- aci. devonsi desumere soltanto dalle connessioni del- le parti tra loro, e dalle naturali relazioni, e co- | municazioni tra viscere e viscere che mantenute si fossero , .. Sembra dunque che francamente asserire si possa, essere i mostri privi di cuore mancanti ancora del fegato ; questi due visceri infatti che riguardar si devono come i principali serbatoi e motori del san | gueverano del tutto innutili a degli esseri nei quali | pochissimo sangue circola in un ristrettissimo nu» mero di vasi. ‘ |. Il sistema uropojetico invece è il più perfetto e sviluppato nei mostri dei quali parliamo ; quasi mai si sono veduti mancare i reni, il vizio ordinario di conformazione in questi notato, si fu che il destro | sorpassa il sinistro in grossezza , il che può facil- mente aver fatto credere che rappresentasse piutto- sto il fegato. Più spesso però i due reni trovansi riuniti in un corpo solo nella regione loro superio- re. La vescica e gli ureteri coesistono coi reni nella maggior parte dei casi, le capsole «soprarenali sono diminuite di volume o mancano totalmente . Per quanto spetta poi al sistema generale dei vasi- sanguigni sembra che non si sviluppino in modo- uniforme nei diversi casi di mostri privi di cuore, nè le descrizioni dei diversi anatomici che se. ne occuparono trovansi conformi: così Schelhammer as- | sicura di non aver trovato nè arteric, nè vene; nè una goccia di sangue: quantunque sia caso molto raro il rinvenire un feto privo di cuore mancante . del tutto di sangue, in molti però l’ umore circo- lante nei loro vasi non è vero sangue, ma un li- 86 quido, rassomigliante: a dell’acqua o di; ele: ten- dente ‘soltanto al:rosso , Anche, per questa: singola- rità cotesti' mostri rassomigliano sempre più agli ani» mali delle classi inferiori. }t190 Nella osservazione di Antoine i vasi. nisba 4 costituivano essi soli tutto l'apparecchio: circolato- rio; d’essi edempivano ‘alla funzione di arterie» nu trizie e per tal» modo influendo direttamente sulla esistenza dell’ individuo , escludevano quasi ctotal- mente il feto dalla probabilità di: ‘un esercizio pro-. prio di vita organica. iieont, È .atozz9 Winslow non ha trovato il sistema venoso ,: la rve>. ma ombelicale prontamente si anastomizzava ‘col l’‘aorta contenente non già vero sangue, ma runom> more acquoso : questa dava rami a tutti gli organi; e somministrava le arterie ombelicali i dirette calla placenta ; ciascun vede ‘che’ riesce impossibile. il comprendere e spiegare la circolazione. del liquis do riparatore nel mostro, ammessa.con'Wirsl/ow curia «sola ‘qualità di vasi.‘ r1otac -!| Gourraigne non vide nè aorta nè vene: cave; ila vena ombelicale appena entrata nell’ addome : ‘divi devasi in due rami i quali divergendo ‘sempre. più nell’ ascendere e nel: discendere distribuivano ilisaris gue. alle parti, le vene ireflue: raccogliendosi. costi- tuivano poscia le. arterie ombelicali | JRO4p ito Lecat ; vena ombelicale inserita: nell’ aorta la qua= le inviando rami per tutto il. corpo Sos anche le arterie ombelicali. In sa Buttner, il cordone ombelicale eroi soltanto una: grossa vena; che mandava ramiva diversi. or= gani prima di dirigersi ed unirsi alla. vena. cava» Non-esistevano' vasi ‘arteriosi. proprii, nè vero san gue. i Cooper 2. le arterie ombelicali riunivansi all’ sorta sempre più stretta superiormente ,. e. somministrante in basso del sangue alle estremità inferiori.» La ive- 2a 8 na ‘ombelicale dividevasi in ramo ascendente e die ndente, che somministravanò dei rami parallelli a ‘quelli dell'aorta. ! » Bland, ‘tutta la massa era AM come 1’ a- cefalo di’ Gourraigne , dai vasi ombelicali , | Alein\vide uscire dal bacino delle grandi arterie gia fornivano dei più piccoli rami corrispondenti alle vene. L° aorta si divideva inferiormente in'ilia- che interne ed esterne; 1 una e l’altra più grosse dell’ aorta stessa. Questa'restringendosi sempre più somministrava' tre lombari, tre renali, ed una epa- tica } e forse questa epatica era essa pure un’altra renale,‘ Ad una grande distanza traevano orrigine otto arterie intercostali dall’ aorta divisa in due grossi sramî ascendenti obbliquamente da ‘ciascun latò "a foggia delle carotidi, e delle succlavie. Le arterie ‘ombelicalî staccavansi nella’ solita regione. I vasi 4 dell’ acefalo notomizzato da’ Reuss e Klein segnimAna un’ andamento'analogo al‘descritto. ' . Monro, la vena ombelicale si divide in varii. ra- mi compagni delle arterie, ma che non arrivano a formare una vena cava. Le arterie ombelicali si in- contrano coll’ aorta che in alto ed in basso sommi= nistra sangue a diversi organi. | Busch, il cordone conteneva la vena da una sola . arteria, ed i due vasi innosculavansi ciascuno con una iliaca ; nè l'aorta ‘nè la cava' erano sviluppate. In nessuno ‘dei riferiti casi si parla del sistema del- la vena porta.‘ — Le variazioni di circolo e di disaibalitone dei | vasi nei riferiti casi ‘ridurre si possono a tre - prîn- Mbipati classi: 1.° mostri aventi arterie e vene, ma quali semplici ramificazioni | delle ‘arterie , e’ delle | vene del tralcio , privi quindi di vasi proprii ; ‘e di | vita organica distinta . 2.° Con una sola qualità di | vasi come nel caso riferito da Winslow che trovò so- «le arterie, ed in tal caso non si saprebbe in qual 88 i modo spiegare un movimento circolatorio ...3.° Con arterie iliache, modo di distribuzione «che più si ac- costa allo stato normale. Anche in quest’ ultimo caso 1’ assoluta. mancanza del cuore è. cagione di randi difficoltà nello spiegare .il movimento circo- torio del sangue nel feto. Monrò a tal proposito è di parere che il sangue sia trasportato. al feto nel modo ordinario per mezzo della. vena ombelica- le che lo distribuisce a tutte le parti..dalle quali è ripreso dal sistema arterioso.del feto..stesso. che me- diante le arterie ombelicali lo riporta. alla placeu- ta. Tiedemann,al contrario vuole che il sangue.sia portato al. feto dalle arterie ombelicali:,, e. ritorni per la. vena, la quale opinione sembra, la. più. pro» babile perchè meglio atta a spiegare il. fenomeno della circolazione in questa qualità, di mostri. xl Notar si deve ancora che in alcuni di questi mo- stri Katsby, e Vallisnieri pretendono, aver. trovato un organo analogo al, cuore; ed il solo; Goe/ler. cita un caso di anastomosi tra. la vena cava e l’.aorta. (ivi pag. 481-487.) reno Anti 10% > A i . } 4 ‘ LIDO Liberazione del Dottore Siebold.... cin Le lettera seguente scritta l’ indomani dell’ arri» vo del Dott. Sicbold. a. Batavia.. non lascia. veruù dubbio sulla liberazione di questo dotto. viaggiato= re, e sulla conservazione delle, preziose. sue. colle- zioni. La lettera è diretta al barone. Van der Cap- pellen antico governatore delle Indie Orientali per. il Re dei Paesi Bassi, e principale promotore del viag- gio intrapreso da Siebo/d . ) 89 EGCELLENZA Di di ‘ x «Finalmente dopo l’aspra persecuzione sofferta nel- "ultimo anno del mio soggiorno nel Giappone jeri pri di ritorno a Batavia colle collezioni ed î lavori etterari eseguiti in quel paese in più di 6, anni e mezzo di.soggiorno . Queste ‘interessanti. collezioni si sono potute salvare perchè ho consegnato a quella azione sospettosa tutti i duplicati ‘dei miei lavori etterarii ed altri oggetti che il governo reclamava. Per ital modo ha Egli creduto dii essere ‘in possesso diltuttociò che io potevo avere di siffatto. genere. re mi ha lasciato libero, pronunciando contro di me la Jen ntenza del bando. passato. tredici mesi agli' arresti nel: mio ap- artamento av Desima, «tempo d’ infortunio che ho impiegato nel lavoro con molto profitto . L’ astrono> mo imperiale Zaka-Hasù-Sakou-Saimou: è fino al ‘presente il .solo che sia stato sacrificato in. questa \procedura, egli ‘è morto in prigione. Diversi dei miei amici Giapponesi sona anche custoditi in'car- cere, ma probabilmente davranno sopportare soltan- sò l'esilio in qualche isola lontana. Il mio amico dntimo , ed i miei ‘allievisono stati messi in liber- tà. ‘Spero tra cualche settimana di mettermi in |wiaggio per l’ Europa; e V. E. può essere sicura che il risultato delle mie ricerche nell’ Impero del 3iappone corrisponderà all’ aspettativa degli Scien- Batavia 28. gritafo 1830. J ‘0 Nota. Il fota vascello Olandese arrivato li 7: Lu- “glio da Batavia ad Anversa ha ivi sbarcato Siebo/d porta con se 120. casse piene di oggetti di toria Naturale e di Geologia . | 1 ( Bulletin de la Soc. de Geographie N° 86, Giu- ‘\gno 1830. pag. 294.) 90 Rapporto sulla collezione di piante fatta in Egitto dal naturalista Giuseppe Raddi del Prof. Cav. Gae- | tano Savi. ( Sta nel libro intitolato Alla memoria. i «Giuseppe: Raddi Firenze nella Tipografia Chiari. itot8osdgoi0 Farr onioiugo? oresia Lu ‘CU + i si 4 È ) f; o | O ib mico di vaeosg È inpiotol È I Ch, Cav. Prof. Gaetano Savi fa sapere in que= | sto rapporto; che il munificentissimo Principe della ToscanaLeopoldo II. affidò. a lui la collezione »di | piante secche ,) che il benemerito Raddi aveva» fat- È ta:.nell’ Egitto:,> perchè queste: fossero opportuna= | mente collocate-insieme coll’erbario particolare del» | lo stesso Raddi ne’ pubblici stabilimenti di instru>. zione, e segnatamente in quello di Pisa. Indi. passa | a; dare. alcune notizie sulla. educazione scientifica. del Raddi, comeiquegli che aveva avuti. communi con lui i primi: studii della Botanica sotto la dire= zione del non mai commendato abbastanza Ottavia | no Targioni-Tozzetti di. felice ricordanza, e fa.co= noscere quali impieghi sostenesse , quai viaggivina traprendesse a. pro della Botanica patria, e. fora | stiera, è quali opere desse alla luce. Finisce ilsuo discorso col farci sapere; che. furono icirca 450. le specie di piante, che esso Raddi portò dall’ Egitto comprese in queste le alimentari. sative, oltre ai semi di una:sessantina di piante, ed ai pezzi di le= gno di dieci qualità. Frattanto si propone di dare un catalogo di queste specie, non però completo; restandogli alcune specie non determinate, perchè i loro esemplari non erano nello stato di perfezio- ne, e.perchè negli Autori, che trattano delle. pian-. te Egiziane non ha potuto trovare nè figure, nè de= scrizioni applicabili, Segue al rapporto il catalogo. anzidetto , il quale è disposto secondo il metodo. naturale per quella facilità; che un tal metodo” 0 Somministra nel''chiarire le piante ‘secche ‘a’ ‘prefe> rénza ‘d’ ogni altro . pe artt «Nelle Marsigliacee è la sola ‘Marsilea aesyptiaca, Merrpsto si distingue dalla Marsilea quadrifolia per ‘avere le foglioline pubescenti , e con due o tre in- taccature nel margine, oltre ai concettaccoli aggrup- ‘pati, sessili, subdidimi, e smarginati. {Seguono le Ciperacee, e tra queste è nuovo il “x. Crrerus pallidus > involucro universali subpenta- ‘phyllo, umbellam superante , spicis 6-8 inae- qualibus, nonnullis involucro monophyllo linea- ri instructis; spiculis sessilibus, alternis, li- " ‘nearibus, patentibus ; genitalibus exertis; squa- * mis‘obtusiuseulis, pallide ochraceis; foliis cul- . mo triquetro breyioribus. clp Questa specie differisce dal Cyperus pallescens Desf. r essere alta due 0 tie decimetri al più, e non.da | sino a dodici, e per l’involto costantemente più go ‘dell’ ombrella , e non più corto, come lo de- ‘Serive, e rappresenta il Desfontaines. E indubitato, ‘che essa è una buona specie, la quale è comune ‘alla Flora ‘nostra con quella di Egitto, ed io ne "possedeva un esemplare perfettissimo nel mio ‘erba- rio \della Flora Italiana, raccolto sino dell’anno 780. nell’ isola del Giglio (Igilium) da Luigi Gi- raldi, dotto botanico di quel tempo. Egli lo tro- vò nelle arene maritime ‘e paludose vicino alla Spiaggia di Campese. Oltre ai caratteri. distintivi issegnatile dal Savi trovo, che tanto nel mio esem- plare, quanto in quelli dell’ Egitto favoritimi dallo esso Savi i fioretti di ogni spighetta sono per tal odo scostati gli uni dagli altri, che le spighette î possono dire a giusto titolo pectinatae . Trà le Graminacee è annoverato il Saccharum aegy* ptiacum , il quale trovasi ‘del pari nell’ Egitto, e ella Sicilia per gli esemplari, che ho avuto dal- Tuno , e dall'altro luogo; ed il Savi osserva ; ‘otie si . 92 questo Saccharum è abbondantissimo: sulle rive. del Nilo sino alla seconda cateratta, e che fa un bel- lissimo vedere, quando la sua pannocchia grande, e argentiva è matura, Gli Egiziani se ne servono per piautare intorno agli orti ne’ luoghi bassi, e farvi in tal modo siepi vive. Tia La Poa cynosuroides è adoperata dagli Egiziani per iscaldare. i forni, e le fornaci, bruciandovela insieme col Saccharum cylindricum, e fanno anche corde colle foglie, e culmi della medesima. Delile. |’ L'Arundo isiaca , e Donax sono copiose lungo le rive del Nilo insieme col Saccharum acgyptiacum ne’ luoghi bassi, di guisa che ne impediscono. l’ ac- cesso. Somministrano agli abitanti materia ;da ar- dere. Forsk, Delile., }i ‘Sp Tra le Palme è riferita 1’ HJyphaena coriacea, che corrisponde al Cuciophoron di Teofrasto, al Cuci di Plinio, ed alla Cuciophera o Palma cuciofora del Mattioli, e d’altri antichi Botanici. Nell Lic. meth. illustr.: tab. goo. ne fu data una figura sotto il uo me di Doma ; ma una, figura bellissima tanto di .es- sa, che delle cose minute della sua fruttificazione sta nella Description: de 0’ Esypte tav. 1-2, accom- pagnata da un’ esatta descrizione del Delile , il quale distingue tale specie col nome di Cucifera thelaica. Il suo fusto cresce all’ altezza di diciotto, o wventi braccia; è dicotomo,. e riesce assai più duro di quello della palma de’ datteri, onde gli Egiziani. lo adoprano per. fare travicelli, o tavole. Le foglie. portano un filo ai loro angoli rientranti, e si usano | per fare granate ,. stuoie, panieri, sporte. Il frutto ha una polpa fibrosa, non buona da mangiare , la quale prima del maturare contiene un sugo dolcis- simo., e aromatico. La mandorla è quasi tutta. for- mata di un perispermo corneo, e così duro, che, ‘come rammenta Plinio , si tornisce per fare anelli, e' campanelle da tenda: £x quo velares detornant - 93 annulos. Trovasi questa palma nelle pianure areno- se»vicino agli antichi monumenti di Denderah, di Tebe, e di File. Offre ospizio a varii animali tanto volatili, che terrestri, i quali soggiornandovi gover- nano, e fertilizzano l’ arena, e di questa guisa ,' non | meno che per l’ ombra della palma, viene favorital a vegetazione di varie piante minori, e così le Cucio- fore sono il mezzo, di che si serve la natura, per- chè cue’ luoghi non restino affatto deserti. - Nel novero delle Chenopodiacee è la Salvadora persica , che corrisponde al Cissus arborea di Forskàl . E un albero tenuto in grandissimo conto dagli Ara- bi, i quali lo chiamano Redif , ne mangiano i frut- ti; ne mettono le foglie ammaccate sui tumori, e. lo considerano come un potentissimo contravveleno . -VHl Chenopodium fruticosum ‘appartenente alla stes- sa famiglia sembra al nostro Autore essere identico colla Suaeda monoica Forsk., dalla quale si estrae la soda per incenerazione. Ù ‘ Le Polisonèe somministrano la seguente nuova spe- cie di Romice, la quale è annuale: i ‘1. Rumex afer: floribus hermaphroditis , valvis omnibus graniferis, cordatis, obtusis, membra- naceo-reticulatis, margine suberenato , plicato- que; foliis carnosis , lanceolatis , lacero-pin- natifidis. Il Sicomoro, Ficus Sycomorus L., solo delle pian- te Orticacee addotte in questo catalogo , offre la ma- teria di bella illustrazione. Esso è un albero gran- ‘de; che molto si spande colla sua chioma fronzuta, perchè al riferire del Forskal dall’ una all’ altra e- stremità di due rami opposti è ovvio trovarsi una distanza di sopra venti braccia. I suoi frutti na- scono sul tronco, e' sui rami grossi. Peduncoli ra- mosi, e senza foglie li sorreggono . Essi frutti hanno forma di pera, e colore verdiccio-pallido. Riescono più piccoli de’ fichi nostrali; posseggono poca polpa , 04 ed. una-gran cavità interna , Il loro sapore è dolce, ma piuttosto sciapito. Tuttochè passino per essere di difficile digestione , il, popolo ne fa consumo gran- ge» I Sicomori fruttificano più volte all'anno, e fi no a sette volte secondo il Forskàl, e perchè i frutti giungano più presto alla maturità, si usa farvi pun ture, o. graffiature con ferro, 0 colle ugne. Teofra- sto, Dioscoride, e Plinio parlano di questa opera- zione, e prima di loro ne parlò Amos. nelle Sacre Scritture cap. 7. vers. 14, , il quale dice di se: Ar- mentarius ego sum, vellicans. Sycomoros ; nè pare che Monsignor Martini abbia colto giustamente .tras- portando. la voce vellicans Sycomoros per brucare i Sicomori, operazione, che non può accadere in al- beri di questa fatta. Il Sicomoro è spontaneo. nel+ l'Egitto, e più copioso ancora nasce nella Palesti= na... Quindi per mostrare quanto Salomone avesse. arricchito Gerusalemme , ci è detto: ,, Egli feci (sì; » che. l’ argento abbondasse come le pietre, e. ren* ,» dè tanto comune il legname di Cedro, quanto! li 3» sono i Sicomori, che nascono nelle pianure .;; Reg. lib. 3. cap. 10. vers. 27. Il legno di quest’ al- bero non è molto duro; è amaro ;. non. viene ..roso dai tarli, e riesce di lunga durata; perciò. gli anti- chi Egiziani ne facevano le casse delie mummie, le quali casse dopo tanti secoli si sono ritrovate anco- ra intatte. La Buchnera hermontica tra le Scrofularie è una pianta erbacea di bella apparenza per i suoi, fiori grandi, e di colore rosso vivace, i quali a prima vista somigliano a quelli di una Plumbago . Nelle Solanacee è annunziato 1’ Hyosciamus muti- cus; il quale è lo stesso del Hyosciamus Datora Forsk., pianta stupefaciente in sommo grado. Il Solanum coagulans, che è della stessa famiglia, dicesi avere riportato il nome triviale dalla proprie- tà , che hanho i frutti di accagliare il latte..Il de- si } ì, | 95 cotto delle sue foglie unite a quelle della: Physalis somnifera si adopera per fare bagni agli ipocondria- ci. Le foglie fresche.si applicano sulle ferite, ‘e il fumo dei semi, che abbrucciano 3 ‘si. dirigge. sopra i denti nelle odontalgie. , pi. fano La Cordia Myxa, e crenata formano la serie del- le Sebestene quì ‘riferite. La prima è un albero in- digeno dell’ Arabia, il quale coltivasi ne’ giardini del Cairo per i suoi fiori odorosissimi»;! e per i frut> ti, che si vendono nelle piazze. Fiorisce nel Mag* gio, epoca, in cui. gli cadono le foglie. Gli Arabi . al «ire del ForskAl preparano col frutto di questa | pianta una sorta di pania, che altre volte portavasi | in Europa sotto il nome di Pania d° Alessandria .-Il 4 1) legno è buono per lavori d' intarsio ye. di;.tornio. La Cordia crenata coltivasi essa pure al Cairo, ‘e robabilmente sarà venuta dall’ Arabia +I'suoi fiori fimo l’ odore di mugherino. «Il frutto'è assai più piccolo di quello della Cordia Myxa, ha una: polpa trasparente, viscosa, e dolce con qualche poco ‘di | astringente. i Il Convolvulus Cairicus tra le Coitvolvalagab: iden- | tico coll Ipomaea. palmata Forsk., ha corolle gran- di, di un vago, e vivace colore violetto . Questo inerpicando sopra i Saccharum, e le Arundo, che cuoprono le sponde del Nilo, forma; quando è in ci fiore, un bellissimo ornamento naturale. Il Cyranchum Argel tra le apocinee è quello, le cui foglie strette, lanciuolate, appuntate; e bian- castre si trovano sempre mescolate colle diverse :qua- lità di Sena, che vengono dall'Egitto. Il Delile pretende, che l’ .Arge/ purghi con troppa violenza, e produca coliche. ( Il Microloma pyrotechnicum, Cynanchum pyrotechni- cum Forsk., che è pure della stessa famiglia, è un frutice senza foglie, ma con molti rami; ha fiori di colore verde gialliccio, e follicoli rotondi, ‘curvi , x 96 | assottigliati alla base + Forskil dice, che gli Arabi usano masticarne i rami per -pulirsi i denti, eche valgonsi della imidolla secca per esca; ma il Delile' erede ,.che non sia la midolla, la quale è scarsis- sima, bensì la scorza fungosa , e sugherosa della parte, inferiore del fusto. h ) it Nelle Cicoriacec è corredata della seguente osser- vazione l’Irula undulata. La pianta tanto fresca; che secca manda un odore aromatico forte, e ‘gra- tissimolè i coi |. Le Lieguminose seguenti. vengono. così. rischiarate dal. Ch. (Savi. 1 1. Cassia: \acutifolia » foliis. petiolo eglanduloso , 4-7jugis, foliolis lanceolatis; acutis; pubescenti- bus, papillulis. subulatis inter singulum par: petio- lulorum.;; teguminibus compressis , elliptigis ,. medio subtumidulis..... its :i7 Sena alessandrina Vu/g. E una bellissima figura di questa pianta. nella Description ‘de. l° Esypte tab. 27.-Lo Sprengel, e il Decandolle chiamano Cassia lanceolata questa Cas- sia acutifolia Delil., ma amendue le attribuiscono male. a.proposito i piccioli ghiandolosi . ui» Cassia obovata > foliis petiolo eglanduloso 6-7- Jugis, foliolis.obovatis, obtusis.: oculo nudo gla- bris ;. leguminibus compressis, subfalcatis; medio eri> statis. dl Sena italica. Sena fiorentina Vu/g. Questa specie coltivavasi in Toscana ai tempi del Mattioli. per. venderla agli speziali. I, 3. Acacia, Seya/: globiflora; spinis geminis, albis, nitidis;. foliis glabris,y bipinnatis, pinnis bijugis, foliolis 8-12jugis, oblongo-linearibus, glandula ma- Juscula versus basim petioli, minori interdum ad apicem;. pedunculis quandoque subracemosis; fru- ctiferis. folio. longioribus; leguminibus compressia, sublinearibus ; subtorulosis ; falcatis, acutis, glabris, 97 nervosis; seminibus funiculo umbilicali longo, pli- cato. I fiori sono gialli. 4. Acacia Raddiana: globiflora; spinis geminis, rectis, albis, nitidis; foliis pubescentibus, bipinna- tis, pinnis 4-jugis, foliolis 8- 10 jugis, oblongo-li- | nearibus, obtusis; glandula parvula versus basim petioli; pedunculis simplicibus, fructiferis folio lon= gioribus; leguminibus sublinearibus, subtorulosis , varie contortis, acutis, glabris, nervosis ; seminibus funiculo umbilicali brevi, I fiori sono gialli. 5. Acacia al/bida= spiciflora; spinis geminis, re- ctis; foliis glabriusculis , glaucescentibus, bipinna- tis, pinnis 4-7jugis, foliolis 8-10, oblongo-linea- ribus, obtusis; glandula inter pinnarum paria ; spi- cis folio longioribus; leguminibus crassis; semilu- naribus , subtorosis, rùgosis + I fiori dal secco compariscono giallastri. L’ Auto- re si propone di dare in seguito la figura dell’ Aca-. cia Raddiana, quella del frutto dell’ Acacia albida per l’avanti ignoto, ed altre notizie relative a que- ste tre specie d’ Acacia. 6. Dotionos niloticus. L’ Autore crede, che questa pianta appartenga al genere Vigna. L' esemplare u- nico lasciato dal Raddi era incompleto, e non mo- strava i caratteri del genere. Nella descrizione del Dolichos niloticus data dal Delile il labbro superiore del calice è detto bifido, e allora veramente sareb- be un Dolichos; ma nella figura della tav. 28., cui corrisponde bene l’ esemplare Raddiano, il labbro è rappresentato intero, quale si addice al genere Vigna. Sì aspettano ulteriori schiarimenti dalle pian- te, che nasceranno dai semi raccolti dal Raddi. Le Crucifere porgono le seguenti notizie . 1. Coronorus niloticus- fructibus compressis, sub- Tom. IV. 74 i cymbaeformibus , glabris, tuberculato-rugosis; foliis pinnatifidis ; caule erecto . : Cochlearia nilotica Delil, Descript. de V Egypt. tab. 34. f. 2. i ‘Nasce sulle rive del Nilo; ha il sapore da Cre- scione ; e si mangia in insalata. ‘2. Coronorus: Raddii » fructibus Rec ziono sub& cymbaeformibus; glabris, tuberculato-rugosis ;: foliis spathulato-dentatis; caule patulo. Nelle Capperoidèe. è osservato, che la Sodada de- cidua somiglia al Cappero, da cui differisce per il numero degli stami, che sono otto, e non indefini- ‘ti; e perchè i quattro sepali del suo calice non so- no eguali , nè simili, ma il superiore maggiore de= | gli altri è fatto a volta. Il frutto è pedicellato, come. quello del. Cappero 'nostrale, ma molto più piccolo, subgloboso-ovoide , appuntato. La pianta è un frutice con molti rami diffusi, muniti di ‘spine uncinate ; ha foglie sessili, bislunghe, presto ca-. duche , e corolle.rossiccie. Gli Arabi ne mangiano cotti. i frutti immaturi Forsk. Fl. Egypt. Arab. de- script. p. 31 L’ Ochradenus baccatus tra le Resedacee è un ar- boscello alto poco - ‘più di due braccia, con foglie lineari , sessili, e co’ fiori in lunghe spighe termi- nali. Ha dell’analogia colla Reseda, ma è man-. cante di petali, e .il frutto è in forma: di bacca. I cammelli, e le capre mangiano le cime tenere de” suoi rami, le quali hanno il sapore di Coclearia. Il Corchorus olitorius, pianta appartenente alle Ti- gliacee , è coltivato in Egitto, ove chiamasiMe/o- chia , o .Melohie > insieme col Corchorus'‘aestuans - Amendue, si mangiano cotti, quando sono teneri, 0 soli, o per salsa Mai carne. Per lo stesso motivo ivi. si coltivano anche le Barrie ( Hibiscus esculentus),le quali al pari de’ Corcori somministrano un sugo mu- cilaginoso . 99 ‘Il Cissus digitata della famiglia delle Ampelidèe dà foglie, che lessate facilmente inacidiscono , e in tale stato si somministrano ai febbricitanti . Le Zigofilièe ‘contano la Balanîtes aegyptia , la quale corrisponde all’ Agihalid di Prospero Alpino , ed è chiamata Zakun dagli Arabi. E spontanea nel deserto della Tebaide, siccome è comunissima an- che ne’ contorni di Gerico. un albero grande, e grosso , co” rami adulti guerniti di lunghe, e valide spine. Le sue foglie sono alterne, bifogliolate, con foglioline ovali. I fiori sono piccoli, bianchicci, solitarii su peduncoli aggregati. Il frutto è una drupa con nocciolo pentagono, e con polpa di co- lore nerastro, alquanto vischiosa ,, di sapore prima dolce, e poi amarognolo. Gli Arabi preparano Il’ o- lio di Zakun col pestare i noccioli dei frutti, e gettarli così ‘pestati nell’ acqua. Se ne separa in tal modo l’ olio, che viene a galla; e raccolto si adopera nelle ferite, e nelle contusioni per uso é& sterno, e si adopera anche per tutte le malattie del petto per uso interno. Merita di essese conosciuta una memoria dell’ illustre Brocchi, a cui pur trop- po riescì fatale il viaggio dell’ Egitto, nella quale si prendono in esame le opinioni sull’ indole del Zakun , e sì discute, se sia l'albero che produce i Mirobalani, o la Persea degli antichi Greci. Oltre alla bella ‘figura, che ne è nella Description de l’ Egypte tab. 28., si possono vedere anche quelle, che ne danno Prospero Alpino De plant. Esypt. pag. 20. tab. 11., e Giovanni Bauhino Hist. plant. tom. 1. par. 2. pag. 62. col solito nome di Agihalid. La Balanites coltivasi, come dice anche il Delile, in alcuni giardini del Cairo, e se ne trova qualche individuo a Ciut nell'alto Egitto. Pare, che il Raddi prendesse dai primi gli esemplari, che se ne sono trovati nella sua collezione. In fine la Ruta tuberculata, unica specie addotta VI 100 \ alle Rutacee, distinguesi dalle altre Rute, perchè le sue foglie sono: intiere; lineari-lanciuolate, ripie- gate nel margine, e «perchè tutte le parti della pianta sono sparse di copiosi tubercoli. Il suo odo- re è più spiacevole di quello della Ruta comune. Le Egiziane si lavano il capo coll’acqua;, nella quale è stata tennta in infusione la pianta bene am- maccata , e credono, che questa lavanda serva a far crescere loro i capelli. , i Le famiglie di piante riferite in questo prezioso lavoro del Savi sono le seguenti : Marsigliacee , Ci- peracee , Graminacee , Alismacee, Giuncacee, Pal- me, Iridee, Conifere, Amentacee, Amarantacee, Chenopodiacee, Poligonacee, Orticacee, Euforbiacee, Piombaggini, Nittaggini, Piantaggini, Verbenacee , Labiate, Scrofularie, Acantacee, Orobancoidi , So- lanacee, Borraginee, Sebestene, Convolvulacee, Apo- cinee, Dipsacee, Sinantere, Ombrellate , Enotere, Cucurbitacee, Mesembrianteme, Agrimonie , Dria- dèe, Paronichie, Salicarie, Tamariscine ,, Legumi» nose, Ramnoidi, Ranunculacee , Salicarie, Tama- riscine , Leguminose, Ramnoidi, Ranunculacee, Ano- nacee , Menispermacee , Ninfeacee., Papaveracee , Crucifere , Capperoidèe, Cistinee, Resedacee,, Fran- cheniacee , Cariofillèe, Malvacee, Tigliacee , Iperi- cine, Ampelidèe , Geraniacee, Ossalidèe , Zigofillèe, Rutacee. E veramente a desiderare, che .1' illustre Autore ci dia presto la continuazione di questo ca- talogo, e delle bellissime sue osservazioni sopra il medesimo , i AntoNIO BERTOLONI. J IOI | *Lettera del Dott. Pietro Savi sopra la Salvinia natans: ( Estrat. dal tom. 20. del Nuovo | Giorn. de’ Letter. di Pisa p. 204.). ® Tsig. Pietro Savi figlio dell’ insigne Prof. Cav. Gaetano Savi, e fratello del non men chiaro Prof. Paolo Savi prende ad esporre in questa memoria alcuni nuovi fatti intorno alla germogliazione de’ corpieciuoli riproduttori della Sa/vinia natans in conferma, ed ulteriore schiarimento di ciò , che era già stato osservato dal Prof. Paolo suo fratello. Gli organi della fruttificazione della Sa/vinia na- tans sono situati ‘fra le radici di detta pianta, ed hanno forma di spiga avvolta a spira, la quale spi- | ga risulta dal complesso di molte borsette unilocu- lari ( conceptacula Bert. Prael. pi 146:). Una di que- ste borsette situata alla base della spiga racchiude da 30. a 32. corpicciuoli elittici;; di color di ruggi- ne, cui il Prof. Paolo si ebbe quai corpi riproduttori (perigongylium foetum Bert. 1. c. p. 149.) Le altre borsette, maggiori di mole della borsetta basilare , contengono granellini neri, sferici, assai più piccoli dei corpi elittici, tenuti dal Prof. Paolo quali or- gani mascolini (.spermatocystidia Bert. 1. c. p. 147.). L’ Autore per confermare la natura diversa di que- sti organi pose i corpi elittici in recipienti, dove erano accuratamente separati dagli sferici, e vice- versa gli sferici dagli elittici, e collocò in un altro recipiente gli uni mescolati cogli altri. Nella pri- mavera seguente vide , che tutti i corpicciuoli elit- tici di que’ vasi si aprirono con tre denti, ed emes- sero dal loro apice un’ espansione membranacea, che fessa in due pezzi si ripiegava, ed abbracciava il corpicciuolo , e che erasi creduta un cotiledone bi- lobo tanto da suo fratello, che dal Vaucher. Una 102 settimana dopo vide altresì, che in tutti i corpi elittici,, i quali si trovavana mescolati cogli. sferi ci, era escito dalla. convessità dell’ espansione, anzi- detta una foglia. primordiale. fatta. a cuore, dalla quale in seguito spuntarono una, o più coppie di fogliuzze ; laddove ne’ corpi elittici , che non erano stati cogli sferici, ‘\dopo la comparsa. dell’ espansio- ne, niente altro si era sviluppato: Ad un'epoca più tarda, cioè agli ultimi di Aprile y.trovò, che. la vegetazione de’ corpi elittici mescolati cogli sferici era progredita maggiormeute, perchè visi erano svolte tre coppie nuove di, fogliuzze., | mentre. che gli altri tutti erano rimasti colla. sola espansione membranacea di prima, e questi alla perfine avviz- ziti perirono, laddove dagli altri ebbero. nascimento vere pianticelle di. Sa/vizia.. | ib ei Le conseguenze ;. che vengono dalle precedenti 0s- servazioni, a me sembrano (assai importanti per la fisiologia delle crittogame. Imperciocchè è invalsa oggidì una dottrina, per cui.i corpi riproduttori di quaste piante si reputano tn materiale inorganico, cioè privo di embrione, e di proprio. guscio, e sì, attribuisce la facoltà. informatrice;; che deve dare l’ essere alla pianticella. futura , ad. alcune potenze estrinseche , dette potenze cosmiche , quali sono la luce, il calorico; l’ umidità ec., di guisa che in queste piante non è mestieri di fecondazione alcu- na. Ora le osservazioni del Sig. Pietro Savi eviden- temente atterrano questa ipotesi in tutte le sue par- ti, almeno riguardo. alla Sa/vinia natans. Impercioc- chè quivi è comprovata la necessità di una. previa fecondazione operata da organi ben distinti; e qui vi è confermato, quello; che io già dissi nelle mie Prael. rei herb. p. 29. .S. 104., et p. 130. $. 447. che i gongili, quanto alla struttura; si trovano nel- le stesse condizioni de’ semi. E vaglia il vero, che i, corpicciuoli sferici della Sa/vinia rappresentino gli i se £ 103 organi, polliniferi ; come ivcorpicciuoli ellittici ra p- presentano gli organi femminei , ‘chi è; ‘che possa negarlo? Io. poi aggiungo ; che il primo involto de’ corpicciuoli femminei , il quale si apre: con) tre den- ti, è il perigongilio, ( perigongylium Berto Prael. p. 149.) ossia quell’ organo; che imita. il pericar- pio..delle; piante fanerogame , ‘e ‘che l’ altra espan> sione, membranacea , che»esce dall’ apertura deli pe- rigongilio , ;e..che ne’ corpicciuoli debitamente -fe- condati vedesi tosto emettere il rudimento della pian- ticina, è l’involto, o guscio proprio del gongilo, il qual involto racchiude il suo embrione, come il seme delle fanerogame racchiude il suo. E vero, che è piaciuto all’ Autore della presente memoria considerare, questo guscio proprio del gongilo come un ricettacolo , perchè talvolta gli è parso vederne escire non una, ma più pianticelle. Io però osser- vo, che siccome si danno semi ricchi di più em- brioni, del pari possa accadere lo stesso de’ gongi- li. Adunque sta benissimo, che il guscio proprio sì del seme, che del gongilo sia il ricettacolo di uno, o più embrioni; ma poichè i botanici generalmente parlando considerano per ricettacolo quell’ organo, dove poggiano tutte le diverse parti del fiore: così per serbare la debita esattezza parmi meglio chia- mare col nome di guscio (testa Bert. Prael. p. 23. ) tanto l’ involto proprio di ogni seme, quanto quel- lo del gongilo della Salviria . Confermate così dalle osservazioni del Sig. Pietro Savi le cose già annunziate dal Prof. Paolo suo fra- tello intorno al doppio sesso , ed alla necessità del- la fecondazione nella Sa/vinia natans, restava a ve- dere, donde derivasse l’ obbiezione fatta a queste dottrine dai Signori Duvernoy , e Bischoff, e l’ Au- tore assai bene rileva, che un’ anomalia deve aver- la prodotta, quell’anomalia, che nasce dal credere sempre una ‘vera germogliazione incipiente quella 104 espansione del guscio proprio, di che già parlam- mo , la quale espansione non è certamente una vera germogliazione ne’ gongili non fecondati, siccome non è vera germogliazione ne’ semi non fecondati l’ammollimento , e } espansione de’ loro gusci. Del resto poi è tanta l'esattezza posta dall’ egre- gio Autore in queste sue prime indagini, che io mi pregio incoraggiarlo, perchè seguiti a percorrere il sentiero da lui così maestrevolmente intrapreso . ANTONIO BERTOLONI è © {05 INpIcAzIonE DELLE MemorrE DI Storia NATURALE, CHE | SONO STATE RECENTEMENTE O IMPRESSE NEGLI ATTI DELLE ACCADEMIE, 0 LETTE NELLE SEDUTE DELLE MEDESIME, OVVERO INSERITE NEI GIORNALI. i ———— rr Arti peLL’AccapemA Giornra Di Screnze NATURALI h Tomo IV. Semestre 1.° è'2.° Catania 1830. in 4.° di pag. 183. con tavole ( vedi Annali T. II. pag. 241.) d» Gii illustri Scienziati componenti questà Accademia continuano ad applicarsi con indefesso zelo e profitto al- lo studio dei diversi rami delle Scienze naturali , e nel breve giro di sei anni da che 1* accademia stessa sussi= ste sono già pubblicati quattro volumi di importantissi= me memorie, Nell’ ultimo che oraannunziamo ‘oltre la Relazione Accademica per l’anno-t1r. , del Dottore An- | tonio Di Giacomo, letta nella geduta ordinaria delli | 17. Maggio 1827. si legge ancora , 1.° Una memoria del Dott, Rocco Pugliese ‘su di un | asfissia per colpo di fulmine , letta nella seduta ordina- ria delli 30. Maggio 1827. pag. 19 - ar. 2.° Il secondo discorso del Can. Giuseppe Alessi sulla Storia critica delle eruzioni dell’ Etna, letto il'di/26. Luglio, e 18. Agosto 1827., pag. 23-=79,00 3.° Un cenno sulla vegetazione'di alcune piante a va- rie altezze del cono dell'Etna, di Carlo Gemellaro, let- to li 14. Settembre 1827. , pag. 77 = 86. con una‘tavola incisa in rame nella quale è segnata la misura dell? al- tezza di questa montagna, ed è indicato il nome delle | piante che vegetano nelle diverse regioni di essa. L’al- tezza dell’ Etna dopo le osservazioni barometriche del Danese Giac. Fed. Schouw, e dell’autore di questa mé- moria, è stabilita ai 10484. piedi, misura di Parigi, pre- _ sa dal livello del mare. «4° Relazione di alcune specie minerali recentemente osservate nelle rocce de’ vulcani estinti della valle di Noto, del prof. Carmelo Maravigna. Letta li 18. No- 106 vembre 1827., pag. 89-98. Le specie trovate dall’ an- tore e che altri non vi avea prima veduto. sono );,,1.° I° Analcime; 2° la Nefelina; 3° la Sodalite ;.4.° la Retinite, 000 mi vicaria sa l'in 5.° Cenni sulla natura intima dei Morbi o sulla loro essenza, del Dott. Carmelo Recupero , letti li 20. Di- cembre 1827. pag. 99-124. i 6.° Colpo d’ occhio sulle produzioni vegetali dell’ Et= na, e sulla necessità di un esatto.catalogo' delle. stesse, del prof. Ferdinando: Cosentini ; «letto li 24. Gendajo 1828. pag»125 = 136en, è ibov) ofover muo «50r Jasq 7.° Descrizione di un feto bicefalo umano settimestre, del Dott. Luigi Grabagna; letta li 24. Gennaro ,1828. pag./137 = 142..con una tavola;in.wame che rappresenta il. mostro veduto dalla faccia anteriore e dalla. posterio= re. Questo. mostro di.,sesso femminile nacque alla Val Jetta. nell’ isola,.di Malta li 8. Dicembre 1822. Oltre. la duplicità estesa al collo ed alla testai, mostrava ancora una, piccola.coda.,,, od. appendice cocigea: la sezione» di questo. mostro ha presentato le seguenti particolarità). Il cnore . era, semplice ;..l’ arteria. innominata ‘ripiegata vin arco oltre la succlavia dello .stesso lato. mandava due carotidi primitive ‘alla destra testa; le sinistre derivava- no, ambidue dall'arco. dell’ aorta , doppii erano tutti gli altri vasi distribuiti; al collo. ed. al. capo. Doppia era l’‘aspera arteria. e la laringe ma semplice il polmone. Doppia: ugualmente la faringe, e l’esofago, sempli+ ce lo stomaco e. tutto il giro. degli intestini fino &alidi là del. cieco ,,,il.colon ed il retto si facevano doppii, e doppio. era ugualmente l’ano, Esistevano due fegati; due pancreas, ma. in parte uniti , semplice. era la. milza. Degli organi; uropojetici la sola vescica era doppia» Un solo utero comunicava con una doppia vagina. Tolti.i visceri .si vide che le due colonne vertebrali al di sotto della regione del collo si accostavano senza confondersi ed erano. riunite mediante ossicini trasversi semilunari, probabilmente rudimenti di coste : quesee due colonne erano sostenute da un solo osso sacro, ma più largo e voluminoso del naturale . Il sistema nervoso non è sta= to osservato. : y i | 8.° Relazione di un bambino umano anoftalmo, di % n e) 107 Carlo Gemellaro , letta li 28, Febbrajo 1828. pag. 143 = 752. Naro questo mostro a gravidanza compiuta in Ca- tania li 15, Novembre 1827. sopravvisse sette interi gior- mi. Mancavano totalmente i due bulbi degli occhj, del- le parti esterne mancavano ‘pure quasi tutti i muscoli del bulbo trovandosi, però pochissimo sviluppati, soltanto i due obbliqui. Esaminato il cervello non esistevano nè i nervi ottici, nè i motori, nè i patetici: la straordinaria morbidezza di questo viscere e la copia grande di siero che riempiva e distendeva ‘i ventricoli non permise un ulteriore e minuto esame del medesimo; il dotto autore della memoria osserva tuttavia che mancavano assoluta mente anche i ralami ottici, ed invece è quasi certo che esistevano i corpi quadrigemini, Siccome addotta Egli l’o- pinione di quelli che considerano il bulbo dell’ occhio | come in gran parte formato dalla espansione del nervo | ottico, de’ suoi vasi, e de” suoi invilnppi , così è di pa= rere che la mancanza del bulbo negli anoftalmi dipen- da da quella del nervo, j 9.° Degli agenti della circolazione nelle ultime estre- mità arteriose, e dello stato de” vasi nelle parti infiam- mate, Memoria del Dott. Giuseppe de Pasta di Troina, letta, li. 30. Marzo 1828, pag. 193 — 178. . 10 Sopra il confine maritimo dell’ Etna , Memoria di Carlo Gemellaro, letta li 24, Aprile 1828. p. 179-193. AccapeMIA REALE DELLE SciENZE DI PARIGI., Seduta delli 7. Giugno. Geoffroy Saint-Hilaire presenta un’opera intitolata = Principes de philosophie zoologique = L° autore espone in essa l’ insieme della sua dottrina anatomica , lavoro | occasionato dalla discussione insorta tra lui e Cuvier. | ( Di quest’ opera se ne è di già daro conto nel T. II{. pag. 434. di questi annali. ) (8 i Seduta delli 21. detto. | Geoffroy Saint-Hilaire fa anche a nome di Serres un rapporto intorno una bambina bicefala nata a Olus cir- 108 ; condario de SainteGiron. Durand ha scritto una memo- ria intorno a questo caso che è stata depositata all’ac= cademia unitamente alla mummia dello stesso mostro preparata dal farmacista Saìntenat, Esaminando il cor- po di Cristina Ritta Geoffroy e Serres trovarono con sor- presa una cicatrice verso l’ estremità inferiore della co lonna spinale prodotta secondo 1’ asserzione dei parenti a accidentale ferita. Serres però sospettò che potesse essere il risultato della ablazione di una prominenza o specie di coda, fatta sul timore che una tale circostanza non portasse i meno pratici a considerare questo mostro come un bruto: prominenza che poteva essere formata dai rudimenti dei vasi e dei nervi che avrebbero dovuto dirigersi ai membri mancanti. In fatti questo nuovo mo- stro presenta la stessa appendice, che si può supporre esistente in tutti i bicefali. Walter ha dato la figura di uno di questi mostri del tutto simile a quello d’Olus. Seduta delli 28. detto. | Marcel de Serres scrive all’ accademia dirigendogligdi» versi fragmenti fossili tra i quali annoveransi delle ‘ossa umane trovate nel diluvium, e che l’autore vi crede depositate all’ epoca della formazione di questo terreno. Di più è di parere ancora che il deposito del diluvium ascenda ad un’epoca anteriore’ al sollevamento di pa= recchie delle carene di montagne dell’ Europa: il che assegnerebbe all’ umana specie l’ antichità più remota. Seduta delli 5. Luglio. Geoffroy Saint-Hilaire anche a nome di Serres fa un rapporto sopra un mostro doppio del genere ischiadel- phe, nel quale si estende ad esporre alcune riflessioni sulla. mostruosità duplice. Il mostro umano che forma il soggetto di questo rap- porto nacque il 27. Febbrajo p. p. à Salies ( Bassi pirenei ) e consiste in due bambini insieme uniti per le regioni del sacro e dell’ ischio. La memoria relativa a questo caso di mostruosità è stata scritta dal dott. Dupourquet che ne ha fatto la sezione in compagnia dei dottori » 109 Delabourdette e Denti: nno dei fanciulli perì nel par- to, l’altro sopravvisse nove ore; sembravano pervenuti al termine della gestazione. . Esempii di mostruosità somiglianti non sono rarissimi ; due nel 1817. furono descritte:da Dubrezil nel tom. xv. delle Mem. du Mus. d’ Hist. Naturelle , il quale propo ne di stabilire con essi un genere che denomina ischia» delfo, ad una delle specie osservate dà il nome di deren- cefalica , all’ alera tripode. Geoffroy chiama la terza spe- | cie ischiadelfo di Salies. Descrizioni di ischiadelfi tro= | vansi in Lancisi, Palfyn, ed Aldrovandi. Una se ne tro- va pure nelle transazioni filosofiche pag. 377.. è nelle effemeridi dei curiosi della nat. osservaz. go. Però il la- | voro più importante intorno a questo genere di mostruo= È 3 turale di Dovai ne contiene uno di due mesi. à, ” sità è quello che Duverney fece inserire nelle memorie dell’ Accademia delle Scienze. Il gabinetto di Storia na= Seduta delli 19. detto. Cuvier legge una nota intorno alcune ossa che sem= brano appartenere ad una specie perduta solo da due secoli. Gli Olandesi che i primi approdarono all’ isola di Francia , allora deserta, videro un uccello di vastissima mole e di forma singolare. Il di lui corpo era grosso @ cotto, piccole le ali, e guernite soltanto di un ciuffo di piume somiglianti a quelle dello struzzo, incapaci di ser= vire al volo, le zampe brevi. con quattro dita, il becco | grande é robusto incurvato nella punta. Diversi natura» - listi sul principio del secolo decimosettimo diedero delle figure di questo animale tolte dalle descrizioni e disegni | dei viaggiatori. Fecero conoscere ancora alcune particola= rità dell’interna organizzazione. Il suo stomaco conte- neva a)itualmente delle pietre, la carne nera e pinzue | aveva un sapore disgustoso. Fu dato a questo uccello il nome di Dronte, e di Dodo a motivo del di lui peso è Nel 1626. esisteva ancora questa specie nell’ Isola, ed Herbert ne parla come se lo avesse a quest'epoca ve- duto ; ma poco dopo interamente scomparve dalle isole di Francia e di Borbone dove gli Europei fondarono de- - i TIO gli stabilimenti considerabili. Facilmente si intende in qual modo questa grande specie, pesante , e poco agile non abbia potuto sfugire alle persecuzioni dei cacciato- ri; quello che è certo si è, che principalmente nell’ ul- timo secolo i naturalisti non han più potuto procurarsi’ notizie sul medesimo. Alcuni autori hanno persino sup= posto che questa specie non abbia mai esistito, e che le descrizioni date riferir sì debbano piuttosto ad una specie del genere Eudyptes ( manchot ) , od al pingoino: ma questa opinione non può essere sostenuta , essendochè oltre le descrizioni e le figure possedonsi ancora alcuni residui delle spoglie di questo animale. Nel Museo Bri- tanico si vede un piede, in quello di Oxford un altro. piede colla testa in cattivo stato; ma le ossa delle quali sì occupa l’ awtore in questa memoria somministrano delle prove ben più importanti. Queste formavano parte di nna collezione di residui organici trovati nell’ isola di Francia sotto uno strato di lava ed inviate al Museo da Desjardins. La più gran parte di questi avvanzi ap- partiene a delle grandi specie della testuggine terrestre denominata testudo indica , fra questi però trovaronsi an- cora avvanzi di uccelli consistenti in uno sterno, una. testa, un omero ed un cubito. Tutte queste parti 1’ an- tore le riferisce allo Scheletro del dronte, e gli hanno somministrato tali caratteri pei quali crede che questo animale annoverar si debba tra i gallinacei. La carena dello sterno è prominente quasi due polli- ci, il suo angolo anteriore ottuso come nei gallinacei. Il cranio largo tre pollici ha pure le forme di questo genere . Il tarso è terminato da tali apofisi che indica- no l’esistenza di tre dita ed un pollice; 1’ omero ed il cubito sono brevi, tuttociò s° accorda colla descrizione del dronte lasciataci dai primi Olandesi . De Blainville che si è occupato specialmente del dron- te, e che ha composto intorno a questa specie un’ ope- ra non ancora pubblicata, non è del parere di Cuvier in quanto alla sua determinazione, giacchè opina che invece debba essere portato al genere degli avoltoi. Geoffroy Saint-Hilaire crede che le opinioni dei sul- . Jodati due naturalisti possano accordarsi con non gran- de difficoltà ; giacchè il genere dei gallinacei è vicinissi= Tir mo all’altro degli avoltoi, e nulla impedisce d’altron- de la supposizione che il dronte abbia appartenuto ad un genere intermedio . Geoffroy aggiugne soltanto, che dire non si può essere il dronte il solo animale scom- parso dopo ì tempi storici, giacchè sarebbe necessario aggiugnervi almeno due specie di cocodrilli trovate im- balsamate nell’ Egitto, e che fino al presente non si so- no rinvenute vive in verun luogo." VEST Seduta delli 19. detto . De Blainville fa, anche a nome di Cuvier, un rapporto sulla memoria di Dugès relativa alle. planarie. 1 com- | missarj approvano la nuova formazione del genere Pro= | stome contenente le planarie il canale intestinale delle quali è completo. Tutti gli individui di questo nuovo | genére realmente molto sì rassomigliano : d’altronde i | commissarii avvanzano un qualche dubbio sulla dispo= | sizione ammessa nelle ovaje .di questi stessi animali. | Dugès crede che la riproduzione operare si possa me- diante le gemme; i commissarj anche facendo riflettere, che gli animali dei quali parliamo hanno delle parti analoghe agli organi sessuali, addottano intorno a questo punto l’ opinione dell’autore: ma suppongono che ab- bia potuto ingannarsi nell’ osservazione di due dei fatti contenuti nella sua memoria. L’uno risguarda la parte che l’autore considera come vascolare : egli è infatti | difficile il provare la natura di queste parti sopra gli individui che Dugès ha avuto a sua disposizione: ora Quoy e Gaimard avendo veduto degli individui molto più voluminosi pretendono di avere in questi dimostra» to che la parte in quistione era nervosa. L’ altro. fatto che sembra dubbio ai commissarj è quello della com- municazione diretta che Dugès ha creduto d’ osservare nelle planarie tra il sistema circolatorio $ e gli organi centrali della circolazione (1). "gl "tego pil (1) La memoria di Dugès della quale parlano i commissarii è in- serita negli Annales des Sciences naturelles T. xx. Septemb. 1830» 112 Seduta delli 2. Agosto: Geoffroy Saint-Hilaire anche a nome di Serres fa rap- porto sulla preparazione artificiale anatomica presentata da Auzour, e consistente in una statua nella posizione ‘ dell’ Antinoo, mostrante a nudo ì muscoli, e sulla qua- le si. può studiare anche l’angiologia, e la neurologia. Nel lodare l’esecuzione di questo lavoro meccanico espri= me il timore che questi pezzi d° anatomia artificiale non tendano a reprimere i progressi della Scienza piuttosto- chè a favorirli, allontanando gli studiosi dalle naturali dissezioni mezzo il più sicuro per apprendere rettamen- te l’ anatomia, i Arago legge dei frammenti di un viaggio al Monte Ararat intrapreso da, Parrot professore dell’ Università di Dorpat in compagnia di altri 4. giovani scienziati onde occuparsi di osservazioni d’ astronomia, di fisica, 6 di storia naturale. Arrivati li 3. Settembre 1829. al con= vento di S. Gregorio presso le falde dell’ Ararat un pri- mo e secondo tentativo di salita riuscirono infruttuosi essendosi incontrati in sentieri impraticabili . Non così dire si deve del terzo tentativo che ottenne il deside- rato effetto. Nel giorno 27. del detto mese alle ore tre pomeridiane Parrot calceò la cima della montagna dove il barometro si sostenea a 1807, in una temperatura di 3°5, il che dà all’incirca l'altezza di 2700, tese sopra il livello dell’ oceano. Le nevi permanenti corri» spondono all’ altezza di 2000. tese, altezza straordinaria per questa latitudine che è di 39° 45', ma questo si spiega dall’ essere 1° Ararat montagna del tutto isolata che molto perde per la libera irradiazione. Dalla linea delle nevi fino alla distanza di 5o. verste dal piano pre= senta la montagna soltanto delle lave, è deve essere considerata come il prodotto di uno dei maggiori vulcani, che dire si deve mediterranao essendo distante 80. le= ghe dal mar caspio e dal mar nero. Seduta delli 9. detto. Geoffroy Saint-Hilaire riferisce un caso relativo ad un vero ermafrodisimo osservato in una capra al giardino ‘113 del Re: Quasi tutti gli individui descritti come: erma- froditi nella classe dei mammiferi sono in, realtà maschj, o femmine gli organi genitali dei quali offrono qualche anomalia di forma, posizione, 0 struttura ma nel caso riferito dal sullodato autore gli organi. esterni della ge- nerazione sono «evidentemente secondo lui. quelli del ses- so femminino , nel mentre che mell*interno esistono gli organi maschili. 2 i i i Le memorie dell’accademia di Digione contengono. la descrizione di un ‘caso del tutto somigliante osservato nell’ uomo sopra lun individuo morto nel 1767. nell’ età di ‘17. anni. Questa osservazione fu raccolta da Maret padre del Duca. di Bassano. Però dire si può in genere che è. rarissimo il caso di ermafrodismo nei vertebra» ti (1). La conseguenza che Geoffroy deduce dalle due osservazioni suriferite , si è che gli organi esterni della ppnrrzione sonp indipendenti dagli interni nella loro ormazione e sviluppo . Strauss legge alcuni pezzi di un lavoro intitolato, monographie anatomique des insectes hymenoptères, pren dendo per tipo il genere crabro. Non potendo, noi dare werun’idea di questo importante lavoro che si compone di detagli non suscettivi d’ analisi, ci limitiamo ad an- nunziare che secondo \questo dotto anatomico,.i. coleo- pteri, relativamente agli organi inservienti al movimento, somministrano, 235. pezzi solidi, e 946. muscoli, Il ca- labrone preso da. Strauss per tipo degli imenopteri ha 267. pezzi solidi., e 258, muscoli. L’ autore si propone di studiare successivamente le diverse classi di insetti: * (=) L*ermafrodismo La parer mio consiste nella simultanea: presen= a in uno stesso individuo degli organi.genitali tanto interni che. e- sterni proprii dei, due sessi. Ora i casi riferiti da Geoffroy Saint Hilaire sono ben lontani dal presentare questo essenziale carattere, e meritano piuttosto di essere annoverati nella lunga serie delle ano- malie risultanti dall’ alterato sviluppo:e conformazione di una parte degli organi genitali ,; e, singolarmente. degli esterni, appartenenti ix d’ altronde al sesso maschile, nella capra esaminata al giardino del Re, quantunque emulanti la forma delle parti genitali della femmina. on occorre che io citi i molti fatti di tal natura riferiti e descritti l’addietro tanto nell’ uomo quanto neîì bruti, essendo già abba- stanza noti. (A. A. i Tom. iv. 8 rI4 ‘lo stadio degli imenopteri ‘che nello stesso tempo sono «trituratori e succhiatori gli farà strada per passare: a quel- lo dei trituratori dei quali si accuperà in unlavoro che întraprenderà' quanto prima. Malpeigne legge una memoria sulla teoria della visio= ne‘il di lui lavoro ‘sarà composto di due parti: la pri= ma; la sola che sia stata letta, contiene. un sunto sto- rico delle opinioni emmese intorno a quesso soggetto dal- /)’ incominciamento dei tempi storici fino ai nostri gior- ni, ela confutazione di' queste opinioni. La seconda sarà destinata a sviluppare l’ipotesi dell’autore il quale ammette; che i raggi luminosi che partono dagli ester- mi oggetti sono riflessi dalla retina che agisce come uno ‘specchio, e formano fuori dell’ occhio. una immagine che è quella che noi vediamo. Seduta delli 16. Agosto: Dumas legge una nota sulla composizione dell’urea. Questo’ chimico ha riconosciuto che questa sostanza , sotto l’inflwenza dell’ acido solforico e della potassa sec= ca'si trasforma in acido carbonico ed in ammoniaca de- componendo circa un 30. per 100. di acqua , Una sos stanza nuovamente scoperta da Dumas, ed alla quale ha dato il nome d’oramide presenta in circostanze’ si> mili in fenomeno analogo , e dà luogo alla formazione di ammoniaca e di acido ossalico . Questa decomposizio= ne dell’ acqua che nei due casi risulta: dalla riazione della ‘potassa ‘e ‘dell’acido solforico ‘sulle sostanze ani= mali è un fatto importantissimo e meritevole di verifi- cazione. “Mat n Lecanal legge .una mem. sull’ ematosina o materia co- lorante del sangue. Questa secondo Lui è , ugualmente come l’ albumina , suscettibile di presentarsi sotto due forme diverse , solubile. nell’ una, insolubile nell’ altra, il che spiegherebbe le. varie opinioni dei chimici intorno . a questo soggetto. Di più 1° autore crede la sostanza fino al presente conosciuta sotto il nome di ematosina , non sia un principio animale immediato, ma una combina= zioae di albumina. con un’ altra sostanza che denomina globulina , sostanza che si trova nello ‘stato libero nel IIS sangue umano, nel mentre che in quello di bue e di «montone è unita all’ albumina. La globulina differisce dall’ematosina in quanto che la prima contiene maggior ‘ copia di ferro; perchè è solubile negli alcali e negli a- cidi, ed è suscettibile di formare coll’ acido idroclorico ‘tin composto solubile nell’ alcool. Si è fatto osservare .con ragione a Lecanu che la globulina non giustifica il «proprio nome e che converrebbe applicarle piuttosto quel- lo di ematosina. Seduta delli 30. detto. | De Blainville fa rapporto intorno una mem. di De- shayes relativa all’anatomia del genere Ambrette. Le ricerche di questo dotto naturalista. confermano pienamente l’ opininne di Draparnaud il quale aveva | separato questi molluschi dalle lumache stabilendo pei medesimi il genere suecinia. Dumeril legge un rapporto sopra due larve di. insetti inviate dal dott. Fortarille. Queste sono state evacua- te per .l’ ano da una dama che aveva fatto uso di. pilole | purgative per combattere una ostinata stitticità accom» @ pagnata da senso di erosione verso. la regione del- l'ombelico . I residui di queste due larve alterati dal- l’azione della digestione sono ancora assai riconoscibili, e Dumeril crede di potere atfermare che appartenevano a delle larve del genere roctua, state deglutite sia ‘tra foglie di insalata sia in qualche .radice che serve alla cucina . Ì i i De Blainville legge una memoria sul dronte, 0 dodo. Dopo avere esaminato le relazioni dei viaggiatori che hanno veduto questo uccello , e le diverse opinioni dei naturalisti ; fatta conoscere l’ orrigine delle. pitture e dei disegni stati fatti, e data la Storia delle. parti di questo animale tuttora esistenti in Europa , 1’ onorevole accademico perviene alle conclusioni seguenti . +. 1.° Che nulla prova che il dodo abbia vissuto nell’i- sola di Borbone come generalmente viene ammesso dai maturalisti . | 2.° Che non. è "certo essere questa specie estinta , poichè 1’ isola di Madagascar, le produzioni della quale 116 tanto rassomigliano a quelle dell’isola di Francia, non è stata ancora abbastanza esplorata, ed in modo che as= sicurare si possa non esistere nella medesima il dodo... 3.° Che il dodo dell’ Isola di Francia sembra sia un uccello vicinissimo agli avoltoi. lia ,IbI 4.° Che le ossa presentate da Cuvier nella seduta delli 12. p. p. Luglio sembrano, dietro nuove informazioni, provenire dall’ isola di Juan Farnandez, e potrebbero avere appartenuto non già al dodo, ma all’ uccello che alenni viaggiatori hanno indicato sotto il nome di Soli- tario. ; Cuvier a tal proposito dice, che avendo avuto occa= sione di confrontare in Inghilterra la testa conservata nel museo di Oxford colla pittura ad olio fatta secondo un dodo portato vivo in Olanda, è stato indotto a credere che eransi riunite sotto lo stesso nome due specie di» verse. Il confronto dei due piedi conservati a Londra ed in Oxford porterebbero alla stessa conseguenza quan» tunque in modo meno deciso. ( Savart legge una nota sulla sensibilità dell’ organo dell’ ndito. Si sà che quando un corpo sonoro messo in movimento produce meno di 32, oscillazioni in un mi» nuto secondo non vi può essere percezione di suono. A misura che il numero delle vibrazioni cresce il suono diventa di più in più acuto, finchè arriva ad una mi- sura. in cui cessa d’essere percettibile pel numero delle vibrazioni soverchiamente accresciuto. I fisici non erano d’acordo sul numero delle vibrazioni ‘corrispondenti a questo limite superiore. Sauveur opinava che il. numero esser doveva di dodici milla oscillazioni ; Biot poco più di otto milla; altri dotri assegnavano un numero divere so. Savart ha cercato di conoscere da che derivava la disparità nelle opinioni, ed ha creduto di trovare che questo dipenda dall’avere fino al presente impiegato negli esperimenti degli apparechj costrutti in modo che nei medesimi l’intensità del suono diminuiva necessariamen= te a misura che il numero delle oscillazioni aumenta- va. Mediante un ingegnosissimo ritrovato 1’ autore ha tolto questo inconveniente, e nello stesso tempo ha po= tuto con grande esattezza calcolare il numero delle vi- brazioni eccitate , ed è pervenuto a produrre dei suoni pre csi i 117 abbastanza. percettibili risultanti da quarantotto milla vibrazioni in un minuto secondo. Isis von Oken 1829. fascicolo v. (vedi T. 11. pag. 245.) Indice alfabetico delle figure contenute nell’ opera di Hayne sulle piante usate in medicina; pag. 495 = 498. l’ indice inserito per intero contiene i nomi delle pian- te in lingua latina — Wagler, osservazioni ed aggiunte al prinio tomo del suo Systema Avium, pag. 505 = 519: si propone l’autore di illustrare la succitata opera me- diante una serie di dissertazioni da pubblicarsi nell’ Zsis in lingua ‘latina; questo primo articolo contiene i se= guenti. generi , 1,° Ramphastos,, 2,° Pteroglossus, 3.° Pi= cus — Osservazioni zoologiche del Golonello Kittlitz du- rante un .viaggio nel mare d’@riente ed alle terre polari sulla!nave!russa il Siniavine capitano Littke, articolo estratto da una lettera diretta all’avvocato Bruck di Magonza. datata dal porto di Pietro Paolo in ottobre 1827; pag. 523 - 530 — Risposta di Raspail ad una cri- tica del prof. Baer (vedi Zsis 1828. T. xxn fascic. vir. pag: 671.), pag. 556 - 564. — Wibmer sezione di due conigli uccisi mediante il morso di un gerpente caudi= sono è ; V Fascicolo VI. Synopsis Rosarum Britanniae.Auct, J. Woods (Linn, transact. x11, 1.) pag. 602 - 616. — Sui serpenti giganteschi di frequente esposti alla. pubblica vista in Germania, risposta ad una. domanda. del- prof, de Baer del dott. A. F. Wiegmann jun. (.Berlino Apri le 1829. ) pag. 616 - 629. — Dello stesso. Notizie erpe= tologiche. I. Cocodrillo: ( Crocodilini ), 614= 623. II Rertificazione di aleuni errori commessi nella.mia dissert. intitolata, aggiunte alla Storia degli anfibii. ( Isis 1828. T. xx1. fascic. 3. e 4. pag. 364.) — Dello stesso sul- \’ Acaltetepon.ete. ( artic, inserito per esteso in questi annali, vedi T. III. pag. 384.) — Riflessioni sopra pa= recchj segni atti a far distinguere le. diverse specie di Uccelli, dell’avvocato Bruch di Magonza, pag. 629-632. — Alcune osservazioni intorno gli uccelli di Germania fatte da Weiss di Coburgo, ed ampliate da Brehm, pag. 632 - 636. Le specie illustrate sono le seguen- ti; 1.° Lanius collurio ; 2.° Lan. excubitor ; 3.* Sylvia Hippolais ; 4.* Sylu. Phoenicurus; 5.° Sylv. rubetra — 118 Brehm , il Leone non appartiene al genere gatto; pag. 636-639. Propone di formare un nuovo genere al quale assegna il nome di Leo Brehm, ei crede di ‘poterlo’ fare con fondamento essendocchè il Leone non presenta‘ molti di quei caratteri che Linneo assegnò ‘al suo gen. Felis. Al gen. Leo appartengono due specie , 1.° Sp. Leo Asia- ticus Brh: 2.° Sp. Leo Africanus Brh: e quì l’autore espone detagliaramente i caratteri sui quali ‘crede egli di potere fondare questa sua determinazione. —; Dell stesso ; ricerche sulla derivazione del gatto. domestico 5 pag. 639. comunemente si crede che derivi dal Felis catus ferus Linn. , l’autore però è di parere che formar!ideb4 bano le predette’ due razze due specie distinte, infatti tra i molti caratteri ‘che ‘le distinguono trovasi. ancora che il gatto domestico è molto più piccolo ‘del ‘salvati= co, ed ha una vertebra di più nella coda :' ‘tanto’più facilmente propende poi per ‘questa opinione! in’ quanto che Rzppell ha' trovato nella Nubbia una nuova specie di gatto salvatico del tutto somigliante al domestico ; e dalla quale questo ‘negli antichissimi tempi/sarà!deriva+ to. — Dello stesso‘, ‘ulteriori notizie sul: modo'di :coa+ bitazione dei pipistrelli maschj e femmine , ed osserva+ zioni sul Werspertilio nociula Bechstenii, e rufescens Brehm. pag. 640 - 645. Appena che le femmine dei pi pistrelli hanno partorito scacciano dal nido i maschj sul timore che uccidano la loro prole: i piccoli appena mati strettamente si attaccano alle mammelle, e la madre li porta con' se anche volando: questi animali sono ‘uni» pari, ed avendo due mammelle soltanto non potrebbero in questo modo alimentare più di due individui. — Wagler , Osservazioni ed aggiunte -al Tomo I° del ‘suo Systema Avium , continuazione ( vedi .l’ indice del. fa- scie. V.). Dà in questa memoria scritta. in latino le.il- lustrazioni ‘dei generi 4:° Picumnus; 5° Charadrius'5.:6.° Cursor; 7. Manorhina ; 8° Pastor. ;+9:°. Sturnus ; 10.° Paradisea ; 11.° Colaris ; 12.° Eurylaimus ;:13.° Schi- zorhis nell’opera citata è scritto invece Chizaerhis ; 14:° Epimachus; 15.° Ciconia ; 16.° Notherodius j \17.° Capi- to ; 18.° Lypornix ; 19.° Pogonias ; 20.° Leptopteryw; ar.° Ardea. i RACE 119 Memoires du Musèum d’ Hist. Natur. de Paris. T. xvi. a Paris 1828. in 4.° .. Geoffroy Saint-Hilaire, Rapporto sul lavoro di Audoin , ed.E. Milne Edwards intitolato = Ricerche anatomiche sul sistema neryoso).dei crostacei == — Cordier, Rappor» to sulla nota relativa ai Vulcani estinti della Francia meridionale, e le eruzioni dei quali'‘sono state posteriori al deposito del'‘secondo terreno d’acqua ‘dolce giusta ‘la girisione di Cuvier e Ricepgniart, — Dumeril , Rappor- sopra una memoria di Notomia comparata relativa ai canali peritoneali delle testuggini e dei cocodrilli di Isid, Geoffroy Saint-Hilaire , e I. Martini, — Cuvier F., De- scrizione di un nuovo genere di pipistrelli sotto il nome di Furia — Ajasson de Grandsagne , Traduzione inedita delle Tribù Mohgole di Pallas; edi‘ un' viaggio di Berg- mann nel paese dei Kalmouks. Berger, Esperieazé éd annotazioni sòpra alcunî animali che ‘intorpidisconò durante la stagione fredda. — Bonremaison Teofilo, Sag- È sulle Idrofiti, Loculèes (ou articulèes) della famiglia delle Epidermiès, e delle Cèramites . — Cambessedes, Me- moria sulle famiglie delle Ternsiroemiacee e delle Gutti- cd \ Guerin ,, Memoria sull’ Euripode Eurypodius,, Latreillit, nuovo genere di crostaceo decapodo brachiurò. — Marcel de Serres, Nota sui:wulcani ‘estinti del mezzodì della Francia,.cle. cui eruzioni: sonò state posteriori; ai depositi del secondo terreno d’acqua dolce dei Signori Cuvier e Brongniart. — Mirbel, Sull’ origine, sviluppo, dl irghiiaziine (MU: libro e del legno. — Raspail, Sull’ orzina , il glutine , e sulla difficoltà di isolare, coi processi in grande,.i_principj diversi. onde, è composta una farina .. =, Turpin., Organografia vegetabile, Osser- vazioni sull’ origine comune, e sulla formazione di tutti i corpi propagatori vegetabili, e specialmente sopra una muova forma di questi ‘corpi propagatori..— Dello stes- s0 ) Saggio organografico sul:numero 2. considerato come ‘moltiplicatore ‘di 458 s 12, 161,132, 64. nella struttora de’ vegetabili di un! ordine ‘inferiore; e:nelle parti vesci= colari od elementari delle quali sono composte le masse di tessuto cellulare dei vegetabili di un ‘ordine più éle- me: — Lo stesso ,, Osservazioni sul muovo genere» Su rirella . 120 Annunzii di Libri di Storia Natta senerale . de : 3 davi yi L “Lehrbzch der INaturgeschiote — RATIO di Storia: ria Na- turale dic Ko J.-Perleb> professore a\Friburgoin B go via T. 13 in18.9-di pag: 620. } J ven ‘presso : Vago Burmeister : H -Lehrbuch der. urgeschicte peri 'Ele- menti, di Storia naturale. Halla sir + in. La Menti A ‘Dohtimb* ci‘ W. ‘allgem. Natùrg eschite — Storia nas turale universale .. “Tomo xvi iù’ 160°. 6 Relooti 1830. presso Rosl. NA zine ep su 0a toe cit di, PAST me n‘ ib ardizinoà A fap aio Fr. 4: (Lo Systematische, Da a ero. Esposizione sistematica. degli, uecelli :d’ Europa, colle. .fi» gure; delle, uovai, Anzione 3. i FARFA, 1830, Barth; in 4: \ Ha bbant moi 1a ehe ciasiub È Escholz Fr. Stia Vigi sugo ven $, fado contenente figure e descrizioni di udve ‘specie di “anit ‘mali osservati ‘nel secondo viaggio intorno al Globo ‘di Kotzebue . Fascicolo XY. Berlino 1830: i in fol. Keimer i. Rengger'J. Ri Naturgeschichte te = Stogiàs ‘mattirale dei mammiferi piaga Ata gg Rua 1830,.gri SA iSchwei= ghauser . Da ) 09: sì 0qoA ‘Fischer J. B. RICCI ao Share 1830. 8.° mag. presso Corta»... 18 J. van der ‘Hoeven', Tabula" lrda ni lati additis classium ordinumque ‘characteribus ed. in use pudtitorint. Haag 1830. in fol. presso Hartmanni! Fischer S.-C..Handbuch der. Zoologie — Manuale. di Zoologia , o descrizione degli animali secondo.’ esterna . ed. interna loro struttura.e l’esercizio. vario delle loro funzioni +. Vienna presso Henbabro 11829. in 8.° di pag. 9» La AjctaiBloni ai delle bloniì è più a dissimile da quello e Cuvier. giacchè ne ammette» XIV.) ©.SOno I. 2 Zoofiti; + Intestinali; 3.° Meduse ; 4.* Asteroidi; 5.% Insetti; 19î 6.* Aracnidi; 7,* Crostacei; 8,% Annelidi ; 9.* Cirripedi ; 10.° Molluschi ;:11.° Pesci; 19.* Rettili 5. 13.* Uccelli; 14.° Mammiferi. i Vi Ran S Veber die Springmause etc. — Sulle cp fino al pre- sente conosciute del genere Dipus, di Lichtenstein . Mem. letta all’ Accad. nel 1825). Berlino 1828. in 4.° i pag. 29. con 10. tavole colorite . UA E vito «vJacbbSturms , Deutschlands Fauna ete: — Fauna Ger- | manica con fig. copiate dal naturale, éd illustrate dalle nécessatie. descrizioni : Divisione 2:* Uccelli%;' parte alla quale hanno servito i lavori dei proprii figli FP. e W. Sturm: Fascicolo 1. Norimberga 1829. in'8.° con 6. ta- vole‘ colorite . L08691] 1 Lar "! Questo primo fascicolo contiene le seguenti spedie a Corvus glandarius ; Fringilla montium; Parus cyanus, | coetuleus $ Phalaropus cinereus; Podiceps auritus. (Isis fascie. vi. pag 664.) — Temminck et Laugier , Nouveaux recueil de Planches . colorièes d’ Oiseaux fascic. 80. ( vedi T..II. pag..271. ) er e ciisivoTesto,iio 00 i Ficure. sHE Gallus dereus Cuv. maschio. | 619999 Picus Boje Temm. . . ».. <'.‘ maschio adulto. atos èho ostb: « » » Drongo azurè male en mue Ardea Goliat'id. ... ++. +. Femmina adulta. Ardea Typhon id. «è... Mas. adulto. Glaucopis Lemnura id. E: ii Aaterrimus id, + Perdix Vaillantii id. . +3: adulta; Diceum Chrysorrheum id... mas. Qi} iii ——-— Sanguinolentum id. . . mas. } adulti. io ——— Cantillans id. + +... mast Fascic. 81. 2) | Falco pelegrinoides id. 0.4. mas. adulto. Larus Aoudoinii Payraud . . . adulto, Ibis. Leucon Temm. ea ded adulto: Icterus diadematus id. i ——— personatus id. Genus Phyllornis Boje.; : 122 invi TESTO. Ghia FicurE Phyllornis cranopogon Temm. . . . maschio; sc rin È 4 VM 0 id. . . + +, maschio. ———_—————< Mullerii id. 1 ——-— Aurifrons id. Liotti —— Conchinchinensis id. | maschio, ..° °° Gallus furcatus id. . old . Magasin de Conchyliologie — Magazeno di conchiglio= logia ,. ovvero descrizione e figure di molluschi viventi e fossili inediti o non ancor figurati, di F.\E. Guerir., Membro della Società di Storia naturale di Parigi y/ au tore della Iconografia del Regno animale di Cwvier., in 8.° a Parigi presso Lequien, rue du Battoir, n.° 20,1, Di quest’. opera. periodica. ne uscirà un fascicolo, com= posto di otto tavole colle figure colorite e le addattate descrizioni, in. ciascun mese al prezzo di franchi due,e mezzo , con di più un foglio supplementario contenente l’ indicazione di tuttociò che entro il mese è stato pub- blicato in Francia ed ‘all’ Estero sui molluschi. Il pri- mo fascicolo vedrà la luce in'Luglio 1830. (© ties L’ autore invita tutti i conchigliologisti associati a quest’ opera , che amassero di, piubblicare' articoli relati» vi a questo soggetto , ad inviargli Ja descrizione e la fig. delle nuove specie , ovvero lo stesso individuo che sarà esattamente restituito. Desiderando poi un certo nume- ro di copie a parte degli articoli inseriti nel. Magazeno, numero che non dovrà essere minore di 25. esemplari nè oltrepassare i cinquanta, i prezzi di stampa. saranno regolati nel modo seguente... Mind Atto 5o. esemplari tirati a parte, colle tavole colorite fr. ‘10. 25. id. "6 0 lele 0° 0 è 00 0.0 0. 99 . sang ib La domanda delle estracopie e la consegna del dana- ro deve esser fatta nell’atto ‘stesso in cuì sarà inviato al suddetto recapito 1° articolo o, motizia da inserirsi, > 136 a è DST DL LTT. Magasin d° Entomologie etc. — Magazeno Entomolo- gico, ovvero descrizione e figure di insetti inediti. 0..non ancor figurati, Dallo stesso, ed alle medesime condizio- ni del magazeno di conchigliologia. Anche quest'opera 123 psriodica è destinata a stabilire una corrispondenza tra gli Entomologisti di tutti i paesi ; a facilitar loro i mezzi di far conoscere gli inserti nuovi che possedono, ed a completare tutti i trattati di Entomologia. È _ «Cuvier Histoire natur. des Poissons T. vi. Paris 1830. Planches 141 - 169. moins la, 149. — Continua il tratta» | to;sugli Acantopierigii. e, si dà esatta e piena contezza l della famiglia degli Sparoidi e di quella delle Meridi, si tesse la storia critica, ed ampiamente si espongono li caratteri dei generi compresi in queste due famiglie, non che la accurata descrizione delle specie che appar- tengono a tali generi, molte delle quali erano affatto sconosciute... GOPIRTEREO SOR Rain saUBI sa nf gi Mineralogia , e Geologia... ‘ivPartsch'Paolo Direttore dell’ Imp. è R. Museo' mine- ralogico' di Vienna = Zire Uebersicht ete. = Prospetto della nnova distribuzione dei minerali secondo ;l siste- ma del Prof. Mohs. Vienna 1828. presso 7. \G.. Huebner in, 8.° di pag..vi. e 148. con una tavola sinnotica, Hartmann Carlo Federico Alessandro = Die Minera- logie ‘etc. — La ‘mineralogia esposta in' 26. prelezioni , manuale per le Scuole R. delle miniere, dei boschi, € litecniche., pei Ginnasj etc. mera 1829. presso Voigt 33, fogli.in 8,0 con,358. figure incise in legno. ;.1: Haidinger Guglielmo, Anfangsgriinde der Mineralogie - Principj di mineralogia ad uso,delle proprie .prelezioni . Iipsia 1829. Giov. Amb. Barth in 8.° di pag. vir. e.312, con,15, tavole. L° autore in quanto alla classificazione se- | guò egli pure il sistema di Mofs con poche modificazioni, i Engelhardt; prof. a Dorpat., Die Lagerstàtte evo. — Fila: perda idell’ oro e del sites Ural. Riga | presso Hacter 1828. in 8.° di 44: pag. L’.esrratto di que- «sta memoria è inserito nel fascic. vi, dell’ Zsis 1829. MN 09 Suap n) prrtsiish AV, Sonia — Walchner Fr. A. prof. a Carlsruh, Handbuch.etce. — « Mavuale di tutta la mineralogia in rapporto tecnico per servire di guida nelle sue prelezioni ; avato principal- iis » L) 124 mente riguardo alle condizioni mineralogiche. del; Gran ducato di Baden, Carlsruh presso Groos, 1829. in; 8.° di pag. 631. Sez, I. Arittagnogigo (Isis fascic. vi, Fapito pag. 600 = 602. / RA i Adolfo, Histoire pa vegetaut Josie a scie. ( vedi T. >. pag. 460). quasto fascicolo contiene la continuazione delle Cala- miti ; sulle Felci in generale’, indi il principio del ge nere Pachypteris. IT3I3&TES Annunzii di, libri di Anatomia . pops Li rep Craz H. De mescicae felleae et ductuum biliari ib Dai Dissertatio inauguralis , cum tabula » Bonnae 1830. n4.° Habicht. Ammon , F. A. ab, de Genesi et usu Maculae. luteae in retina oculi humani obviae. Acced, tab. acnbasalioer riae , 1830, in 4.° P dt Brachet J. L. Recherches erperimentales etc. — > Rie cerche sperimentali sulle funzioni del sistema nervoso a ganglii. Parigi 1830. un vol. in 8.9 Quest’ opera ottenne nel 1826. il premio dall i di Francia. olane Heroldt J. D. Beschreibung etc. — Deecrisiàti® di sei mostri umani, con 14. tavole in rame colorate. >; ‘Lipsia 1830. gr. in 4.° Rein. su Dello stesso , physiologische Petralia etc. — Con-. siderazioni fisiologiche sulle ‘differenze esistenti tra la pianta, il bruto, e l’ uomo relativamente all’ istinto, al senso , ed alla intelligenza. Lipsia 1830, in 8.° Froriep chirurgische anatomie ete. — Anatomia. ‘chi- rurgica dei luoghi dove si praticano le ligature nel cor- po umano. Weimar 1830. in fol. con 18. figure, ‘ © Haindl Fr. À., Anlietung zur Darstellung etc, pis Guida per la dimostrazione dei muscoli del corpo uma- no, Praga 1830. in 8.° Soemmerring S. Th. , quattuor hominis adulti een ‘ 125 lum describentes tabulas. Publice defensurus est E. d' Al- ton; respondente E. Fischer , opponentibus ‘Brandt , Nor- dmann , et Wiegman. Berolini 1830. gr. in 4.° l'inatomie elementaire etc. — Anatomia elementare, e escrittiva di tutte le parti del corpo umano, seguita dalla loro anatomia topografica applicata alla chirurgia da Ch. I. I. Bougon primo chirurgo ordinario del Re ec., ec, con delle tavole litografiche rappresentanti gli degani e le regioni di naturale grandezza ec. di A. Vidal (de Cassis). Parigi, Germer-Bailliere , 1830. in fol. L’ opera completa comprenderà 5o. fascicoli di tre ta= polo l’uno, e due a tre fogli di testo della stessa gran= ezza. Il primo fascicolo sarà pubblicato il 1.° Luglio 1830., e gli altri si succederanno regolarmente di mese in mese . Ciascun fascicolo costerà in carta fina 8. fr. So. c. Grande carta velina e fig. colorate. . 15. fr. . Ducrotay de Blainville, Cours de physiologie etc. — Corso di fisiologia generale e comparata ; professato alla Facoltà delle Scienze di Parigi ; pubblicato pèr cura del Dottore Hollard , e riveduto dall’ autore. Parigi 1829 - 1830, in 8,° fascicoli 13 = 27. formanti il II. Volume. Annunzii di opere Botaniche. ‘ Aloysii Colla Illustrationes , et icones ruriorum stirpium quae in horto ejus Ripulis florebant annis 1827 - 1828. Addita ad hortum Ripulensem Appendice IV. Taurini typis regiis (1830.). In 4.° con tavole. Di questo eccel- | lente lavoro si darà l’estratto nel prossimo numero. Nuove osservazioni e ricerche sulla Zostera oceanica di F. Cosentino (Catania 1830.) . Bellissima memoria, in- serita ancora negli Atti dell’Accademia Gioienia. L’Au- | tore dopo avere mostrato, come sino al giorno d’oggi si era all’oscuro intorno alla fiorita, e fruttificazione di questa pianta singolare, dice di avere osservato, che nella parte superiore de’ suoi spadici, e da un lato de’ medesimi sono tre pistilli cogli ovai pedicellati, privi di 126 stilo, e aventi gli stimmi bifidi. Nella parte infetiore; e dallo stesso lato dello spadice sono parecchie antere ovali, brune, ed isolate, come i pistilli . I tre ovai più tardi diventano frutti peduncolati , con perigonio mono- fillo, trifido. Il frutto è una bacca monospermia , òvato- -acuminata , il seme ha un epicarpio verde, il sarcocarpio fibroso, e l’ endosperma immedesimato colla supetficie interna del sarcocatpio. Un cotiledone (forse meglio un perisperma ) farinoso attornia 1’ embrione. L’A. riferisce Ja pianta ‘alla classe monoecia di Linneo. Siccome que- sta pianta anche fiorendo rimane -perpetuamente sott l’acqua, così l'A. ha rinvenuto il modo, col quale la natura ha proveduto per conseguirne la fecondazione an- the in questa circostanza. Appena il fiore sostenuto »» dallo scapo si eleva dallo stipite, esso presenta una >, costruzione di fogliette sostenute , ed attaccate al gra- 33 cile scapo, le quali gelosamente custodiscono i ricet- »» taccoli degli organi sessuali , che sono per allora quasi »» incompleti. Ma esaminato il fiore più avanzato in età, >) si trova il tutto non solo più sviluppato , e cresciu= ‘1, to, ma le fogliette delle brattee sono già vicine a », rompersi, l’ interno è cosperso d’ una sostanza gluti- », nosa, che protegge le antere, e li stimmi, l’acqua s3 non può in conto veruno arrecar loro nocumento “ , e così la fecondazione non viene punto disturbata. Nè meno singolare è il modo della germogliazione del seme di questa specie. ll frutto maturo si stacca dal peri- gonio , e viene a galla, perchè il nocciuolo di lui pro- scingatosi per mancanza. di ulteriore. nutrimento lascia uno spazio vuoto nell’ interno della bacca . Si squarcia alla perfine il pericarpio , e mentre esso rimane galleg- giante , il seme piomba giù nel fondo del mare, ivi giunto , e prendendo poi a germogliare caccia dal pun-: to stesso, per cuni era attaccato, al pericarpio un; filetto spirale (.retizaculum) , il quale insinuandosi nel suolo va a fissarvi la nuova pianticella. Per ultimo sono pre» gevolissime, e nuove le osservazioni dell’ Autore intorno, alla particolare struttura di «cmuesta monocotiledonale, per le quali impariamo, che la Zostera ha un ceppo sot= terraneo, radicante, che col Desfontaines si può consi» derare per una gemma a bulbo composto, e tonacate di - _plantas cellulares continens Ibid. 1830. 8.° 127 tonache aperte per tutta la loro lunghezza , che questo ceppo viene formato da una serie di bulbi vecchi, suc- cessivamente rimasti senza vita, ma persistenti, e che in conseguenza la vita di un bulbo non è che di un sol anno. Le foglie sbucciano da tutte le sommità bul- bifere, hanno basi dilatate, che costituiscono il loro picciuolo, le une muoiono dopo le altre, e cadendo la- sciano persistenti i piccinoli. Le fibre o vasi del ceppo a poca distanza dalla loro origine si bifortcano in fili al- terni a distanze disuguali, e terminano all’ apice in un piccolo stipite, che dà origine ad un altro fascetto di fibre. Due sorte di bulbi o gemme bulbifere si trovano nella Zostera , cioè bulbi fogliferi, e bulbi misti, i quali ultimi portano soli gli spadici insieme colle foglie, @ questi bulbi misti nel luogo, dove le piante dicotiledo- | mali portano il midollo, hanno una fibra spinosa } a spi- | ne alterne, strettissime, fatta come la colonna vertebra» le di un pesce, e che va a finire nel fiore, e nel frutto. Aug. Pyrami De Candolle Botanicon Gallicum seu Sy= mopsis plantarum in Flora Gallica descriptarum editio secunda ex herbariis Candollianis , propriisque digestum a J. E. Duby D. M. Pars prima plantas vasculares continens. Paris. V.e Desray 1828., et Pars secund Essai de reduire la physiologie végétale à des princi- pes fondamentaur par M. C. A. Agardh. Lund chez Gleerup , de l’ imprimerie de C. F. Berling. Essai sur le developpement interieur des plantes par M. C. A. Agardh. Lund chez Gleerup , de l’imprimerie de C. F. Berling. La prima di queste due memorie è tutta ‘affidata ad una imaginativa stravagante, per cui le cose delle pian- te non sono più quello, che sono, ma quello, che pa- ono ad un estro esaltato. Tutti gli organi esterni della pianta si riducono a due sole forme, cioè foglia, e gem- ma nell’ordine seguente. 1. Il cotiledone è la foglia primitiva, la piumetta è » la sua gemma corrispondente . 2. La foglia del fusto porta la gemma stricto sensu A nella sua ascella. is 3. La brattea è la foglia della gemma, ossia del hot- tone del fiore. 123 | 1 n 4. Il sepalo , o. petalo è la foglia della gemma ante- rifera .. “va gi Pa ‘5. La valva del pericarpio è la foglia della gemma se-. minifera . . ;{ La vegetazione non è altro, che la ripetizione quin» tupla di un doppio atto di svolgimento , cioè di foglia» zione, e di ingemmazione , il qual atto sempre più si rende sublime quanto più ascende nella scala della pro- gressione: quintupla...L’ abbondanza del nutrimento è favorevole alle metamorfosi discendenti nell’ anziderta scala,.cioè allo svolgimento di foglie, e gemme stricto sensu» L’ abbondanza della luce favorisce le metamorfosi ascendenti., cioè la formazione delle foglie , e delle gem- me del fiore, e del frutto. In conseguenza il polline è l’analogo degli uovicini. L’azione del polline sopra gli uovicini, mette la pianta in uno stato morboso , infiam= matorio , nel quale i sughi prendono un nuovo cammi» no, e si gettano sopra l’ uovicino, come nell’ economia animale una malattia generale delcorpo si risolve in una metastasi sopra una certa parte. Dunque l’azione del . polline è puramente patologica , ed è analoga ad una infiammazione, o ad un contagio esterno, e la natura si è servita di questa qualità organico-chimica del pol- line come di un mezzo normale per rimediare all’ im= perfezione naturale degli uovicini. Chè la natura se- condo 1’ autore ha ‘idee ( pag. 43.), e per conseguenza ha cervello, e testa, ma poi manca di mani da fare da per se stessa i fatti suoi, e se non venissero in soccor- so di lei l’umidità, e la luce, potenze cosmiche , » per dare le forme tanto inferiormente nella scala quintupla alle foglie e gemme plebee , quanto superiormente alle fuglie e gemme nobili, e con ciò agli uovicimi, ella se ne.rimarrebbe bella e burlata delle sue idee, ed anche queste potenze cosmiche servono la natura per dispetto, perchè la secondano per via di malattie, di contagi, e di crisi,-e non per belle forme immediate. Tutte queste dottrine poi, ed altre molte accessorie, che come meno importanti tralasciamo, sono enunziate in tuono senten» zioso, con parole astratte , generiche, indefinite, di ra- le che ti riempiono la mente di quel sublime, che vie- ‘| ne dal non intendere ., Or guarda ; che infelicità , che | 129 ignoranza, che disgrazia nostra! Tutte queste dicerie bellissime suonano appresso gli Italiani per corbellerie , che non hanno senso comune. La seconda delle annunziate memorie esigge maggiore dichiarazione per essere fatta conoscere, e di questa si . darà un estratto nel numero vegnente de’ nostri Annali. Species graminum iconibus , et descriptionibus illustra- vit C. B. Trinnius. S. Petersboutg. 1328.-1830. Imprim. de l’ Accademie de Sciences Fasc. 11-21. In 4.° con tavole litografiche. Opera insigne, e veramente esatta . Siccome le figure de’ primi fascicoli non riuscirono tut- te di eguale bellezza, così l’illustre Accademia delle scienze di Pietroburgo ne ha fatto sostituire altre più accurate, che vengono dispensate gratuitamente agli ace quirenti dell’ opera . Iconografia del sistema vascolare delle foglie messo a nudo, ed impresso da Tommaso Luigi Beria. Parma dalla tipografia Fiaccadori 1830. Fasc. 3-7. In 4.° Di questo eccellente lavoro abbiamo già fatto conoscere nel numero precedente de’ nostri Annali il fascicolo primo, e secondo, e non so per quale inavertenza nell’annun- ziare il fascicolo secondo furono taciute le tavole del . Citrus decumana, del Ficus religiosa, e della Rosa mu- scosa, che vi esistono colle altre due del Ruscus acu- leatus , e della Philyrea latifolia. Il fascicolo terzo dà le tavole del Cactus Ficus indica , del Cercis Siliqua- strum , dell’Acar platanoides, del Populus nigra; della Smilax China? Il fascicolo 4.° del Ficus elastica, del Crataegus glabra, dell’ Olea fragrans, del Hypericum calycinum , dell’Acar campestre . 1l Fascicolo 5.° dell’ Ilex aquifolium, del Hedera Helix, della Castanea Vesca , del Quercus Robur , della Magnolia grandiflora. Il Fa- | scicolo 6.° del Laurus indica, dell’ Olea excelsa, della Camellia japonica, del Crataegus serratifolia , della Bau- hinia variegata. Il Fascicolo 7.° del Ficus bengalensis , della Passiflora glauca, della Jacquinia aurantia , del . Pyrus communis, del Populus alba. O .Linnaei Caroli Ezxercitatio botanico-physica de nuptiis vet sexu plantarum . Edidit, et latine vertit M. Joh. Avv. | Afzelius. Upsaliae 1828. 8.° Linnaea. Ein Journal fiir die Botanik în ihrem gan- Tom. IV. 9 130 zen Umfange . PESI vom Prof. Dr. D. F. L. v. Schle= chtendal 4r. Bd. 3s. n. 4s. Quartalheft July u. Oct. fia Berlin. Oehmigke. 8. Lallemant Dr. I. L. De plantis quibusdam Italiae bo- realis et Germaniae australis rarioribus. Dissert. inaug. botanica . Berolini, Dimmler. 4.° cum tabula aeri in= cisa . Bischoff Dr. Th. S. Plantae medicinales secundim me thodum Candollei naturalem in conspectum relatae , ad= Jectis medicamentis , quae praebent ; simplicibus . In usum auditorum. Heidelberg. Oswald. Blume Dr. Car. Lud. Flora Javae nec non ‘nenti adjacentium. Adjutore Dr. J. Bapt. Fischer. Bruzeiles. Frank 1829 - 1830. Fasc. 7- 16. In foglio con tavole. Hedwig. Jo. Species muscorum frondosorum descriptae , et tabul. aeneis color. illustr. Opus posthumum . Supple- mentum 3. scriptum a Prof. F. Schwaegrichen vol. a sect. 2,da tab. 276 - 300. Lipsiae. Barth. 1830. In. 4.° Ledebour Dr. Car. Fr. Flora Altaica., Adjutoribus Dr. Car. Ant. Mayer, et Dr. Al. a Bunge tom. x. piatta sis 1-9.). Berolini. Reimer. 8.° Lejeune Dr. A. L. S., et Dr. R. Courtois Compen= dium Florae Belgicae tom. 1. Leodii 1828. In 12,°.. Martius Dr. C. F. Ph. Amoenitates botanicae. Mona= censes. Frankfurt. Bronner’ sche Buchh. i Miltitz Fr. Bibliotheca botanica , secundum balena partes , locos, chronologiam , formam, auctores , volumen , ei > pretium, et recensiones concinnata . Berlin. Ru» cker . 8. > Nees v. Esenbeck Dr. Th. Fr. L. und Dr Ch. H. Elortizior Handbuch der medicinisch-pharmaceutischen. Botanik . Nach den natirl. Familien des Gewdchsreichs bearb. Diisseldorf , 1830. Arnz u. Comp. 8.° Wallroth Fr. W. Naturgeschichte ne Saulchen-Fle= chten, oder monograph. Abschluss uber die Flechten-Gat= tung Cenomyce Acharii. Naumburg. Zimmermann. 8.° Hooker Dr. W. J. Botanical Miscellany, cont. figures and descriptions of such plant as recommend themselves by their novelty , rarity , or history , or by the uses to which they are applied in the arts, in medicine, and in domestic economy : sognihat with occasional botanical no- 131 tices and informations Par, I. London , Murray 1829. 8.° © Sertum botanicum , Collection choisie de plantes les plus remarquables ete. par M. P.C. van Géel etc. Bru- welles de l’imprimerie du Sertum botanicum 1829 - 1830. In 4.° con figure colorite Fasc. 67 - 72. Fase. 67. Furcroea gigantea. Strelizia parvifolia var. juncea. Chlidanthus fragrans. Gaulteria procumbens. Anthericum Liliastrum . Pelargonium pubescens . Fasc. 68. Crinum Broussoneti . Calostemma purpureum. Nymphaena advena. Iris ruthenica . Pentapetes Ery= throxylon . Convolvulus cairicus . . Fasc. 69. Tillandsia psittacina. Bossiaea lanceolata . Phymatanthus elatus. Podalyria lupinoides. Phaseo- lus Caracalla. Heliconia psittacorum . |. Fase. 7o. Canna iridiftora. Franciscea latifolia. Mo- I raea spiralis. Rhexia viminea. Aristea capitata . Albuca setosa . Fasc. 71. Crinum cruentum. Fritillaria racemosa. Rhe- | gia virginica. Bossiaea Scolopendria. Koempferia ro- tunda. Pentstemon speciosum. Fasc. 72. Brunsvigia multiflora . “agio undulata. Parkia africana . Crocus vernus. Hypoxis stellata , Plumeria acuminata . Rivista trimestrale delle arti agrarie compilata dal Prof. Francesco Orioli, e dall’ ingegnere Giuseppe Astolfi Quaderno IV.° pel 4.° trimestre dell’ anno 1828. Bologna. Nobili e Comp. (è stato pubblicato nel 1830.). Quanta riverenza meritino dal pubblico gli scritti riguardanti 1’ agricoltura, non è mestieri, che da noi si dica. L°a- . gricoltura è la prima sorgente delle commodità della vi- | ta, per quanto queste vengano poi accresciute dal com- mercio , e dall’industria, e tanto basta. L’opera, che annunziamo, è già celebre per le cose pubblicate prima, _ ed i nomi degli illustri suoi collaboratori sono al disopra di ogni nostro elogio. In questo volumetto sono quat= tro seritti dell’ esperto agronomo Sig. Giuseppe Astol- fi, uno sopra la maniera più economica , e vantaggiosa di dare il governo alle terre. La seconda sopra il pre- egizio grave , che viene all’ economia, ed alla morale degli agricoli l’ affidare grandi tenute a pochi contadini’, servendosi del sussidio de’ giornalieri. La terza contiene 132 alcune osservazioni statistiche intorno alla città, e pro= vincia di Bologna, in cui si dimostra di quanto danno riesca all’agricoltura il tenere inoperoso il denaro nelle arche. La quarta finalmente tratta dell’ economia del tempo nell’ agricoltura , ossia porge un saggio sul mi- gliore impiego del tempo ; affine di cavarne la massima utilità. Segue l’analisi del Riso della Carolina, volgar= mente chiamato Riso secco fatta dal Sig. Prof. Gaetano Sgarzi. Il sesto opuscolo è la risposta ad un quesito sul giusto tiparto della ghiaia fra i concorrenti alla ghiaiata di una strada. L° autore è nascosto sotto le lettere ini- ziali S. G. Chiude il volumetto un discorso degli edito- ri, col quale fatalmente ci annunziano;, che omai essi pongono fine a questa loro utilissima intrapresa, perchè si sono moltiplicate in Italia le opere di questa natura, e perchè non ne è venuto loro quel sussidio, che si ri- promettevano , lo che è al certo da grandemente lamen- tare . ai Bulletin botanique etc. par N. C. Seringe . Genève. Barbezat et Comp. 1830. ln 8.° con tav. litogr. Si an- nunziano i numeri di Maggio , e Giugno, Nel primo si tratta di un albero mostruoso di pomo ; dell’ età di cir- ca 4o. anni, il quale porta fiori senza petali, e senza stami, aventi soltanto 14. stili entro un calice di 14. sepali saldati assieme per le loro basi, e disposti alter- nativamente in due file. Questi fiori di loro natura ste- rili vengono artifizialmente fecondati col polline preso da diverse varierà di pomi, e le Signore di S.t Vallery ogni primavera si prendono pensiere di operare questa fe- condazione } distinguendo ognuna con un nastro di di- verso colore i proprii fiori, 1 frutti, che ne risultano , diversificano tra di loro per la grossezza, sapore , e co- lore, ma somigliano a quelli delle specie ermafrodite , per mezzo delle quali vengono fecondati, e sono curiosi per una specie di strozzatura 4 che portano nel mezzo . Nel loro interno hanno 14. loggie disposte in due piani orizzontali, e patalleli; cinque di queste loggie occupa- no come nel ‘pomo ordinario il mezzo del frutto , le al- tre nove , più picciole , si trovano più vicine alle som- mità. Quivi il Sig. Seringe si giova delle dottrine degli 133 aborti esposte dal Ch. Decandolle nella sua organografia vegetabile , affine di spiegare quel fenomeno; e quali cose non sì possono spiegare dando o togliendo alla na- tura quello , che più aggrada , secondo l’ opportunità ? Indi si dà l’estratto del discorso del Conte Stenhope Pre- sidente della società Medico-Botanica di Londra pronun- ziato al principio di quest’ anno, nel qual discorso si rende conto dei risultati Botanico-medici ottenuti nell’ anno 1829. Noi daremo l’intera traduzione di questo discorso ne’ numeri vegnenti de’ nostri Annali . il terzo opusco- lo esposto dal Seringe è la versione di un frammento della descrizione fisica delle isole Canarie del Sig. Leo= poldo de Buch, Le espressioni enfatiche adoperare in questo frammento mostrano la viva impressione, che la natura gaia e ridente di queste isole fortunate faceva nell’ animo di un abitatore del Nord avezzo a vedere poche e meschine piante attorno a se. Segue l’ annun= zio di un progetto di viaggio del Sig. Giovanni Lhotsky a Bahia, e di là nell’Australasia per raccogliere ovun- que oggetti di storia naturale da mettere in vendita. La. Società reale dei naturalisti di Ratisbona si incarica del= la distribuzione degli oggetti ai sottoscrittori all’ impre- sa. Anche il Sig. Gaudet Francese tornato per la se- conda volta al Madagascar esibisce associazioni di 20. franchi 1’ una per qualunque sorta di oggetti di sto- ria naturale. Si potranno prendere le sottoscrizioni a Strasburgo dal Sig. Hoffmann, e a Parigi all’ uffizio del Bollettino delle scienze. È annunziata come opera nuo- ve la bella monografia delle Camparulacee , pubblicata dal Sig. Alfonso De Candolle, e ne è ancora dato l’ e- stratto per ciò che riguarda i caratteri della famiglia , e delle sezioni di essa. Tra le notizie diverse del presente numero si parla dell’Aracacha esculenta Decand., di cui sono stati mandati i tuberi vivi dal Dott. Vargas tanto al Sig. De Candolle, che al Sig. Filippo Mercier. Que- sui tuberi sono buoni da mangiare , e pesano talvolta sino a cinquanta libbre l’ uno, e sono di uso generale nella Colombia. È sperabile , che presto saranno intro= dotti anche da noi . Seguono i caratteri del genere, e delle due specie , che gli appartengono . Il Sig. Peschier farmacista di Ginevra fa sapere di avere ottenuto la sa- X 134 * i licina dalle foglie del Saliz incana' Schran,in. cristalli. prismatici di quattro faccie, e possedente un’amarezza perfettamente analoga a quella del Chinino, Il Signor Odoardo Chavannes di Losanna prepara una monografia del genere Antirrhinum di Linneo, che divide in molti generi. Dio gliela perdoni! Chiede i duplicati delle A4r- tirrinee , per i quali è pronto a dare il cambio. Nel numero di Giugno di questo bollettino si dà in primo luogo la monografia del genere Brunella fatta dal Sig. Federigo Hamilton particolarmente sopra gli ese» plari del grande erbario del Ch. De Candolle. Premessa la descrizione organografica del genere Brunella, e la storia delle specie , posti i caratteri del genere , si viene alla dichiarazione delle specie, che in tutto ‘sono undici sicure, e quattro dubbiose , Le prime sono divise in due distribuzioni, una delle quali comprende le Brunelle dai lobi laterali del labbro superiore del calice semiobcorda- ti, e dai seni angusti, corti, ottusi. A questa distri+ buzione appartengono la Brunella vulgaris, la B. laci ‘niata con una var. @ , Ja B. pensylvanica con una var. 6, la B. equinoctialis, e la Brunella australasica Moric. Alla seconda distribuzione spettano le Brunelle dai lobi laterali del labro superiore del calice lanciolati, e dai seni larghi, acuti, e le specie addottevi sono la Brunel- - la grandiflora , la B. hastaefolia Brot. , la B. hyssopifo- lia, la B. caroliniana , la B. Fischeriana , e la B. par- viflora. Sono annoverate fra le dubbiose la 8. canadens sis Mill. , la 5. incisa Link., la B. intermedia Link., ‘e la B. indica Baeusch. Questa monografia è accompa» gnata da una tavola, dove è data la figura intera della Brunella australasica Moric. , e la figura del calice del- le Brunella vulgaris, B. ovata; B. laciniata , B. acqui» noctialis, B. parviflora, B. Fischeriana, B. grandiflora, e B. hyssopifolia, giacchè 1’ Autore molto si fonda sopra i caratteri dei lo], e dei seni del calice, ma oh Dio! con quanto poco di certezza. Segue un articolo intito= lato scelta di piante esotiche rare e nuove di Filippo Mercier, nel quale si descrive la Platygyna urens gene- re nuovo, e specie nuova di Euforbiacea , e 1° Hibiscus sagraeanus specie parimente nuova. Il terzo articolo ci fa conoscere il primo fascicolo delle Plantue Americanae 135 rariores del Sig. Stefano Moricand , dove sono descritte la Brogniartia intermedia , la Laplacea barbinervis, la Ternstroemia Ruiziana, e T. Pavoniana, \ Hibiscus tampicensis , }° H. Berlandierianus , \’ H. lavateroides , la Sida filiformis, la S. anomala, e il Platanus mexica= nus. Nell’ ultimo articolo è una lettera del Sig. Peschier «sopra la Salicina, nella quale 1’ A. dice di non aver ri- cavato che una picciolissima quantità di questa sostanza cristallizabile dalla scorza del Salix alba, ma che dalla scorza del Salîx monandra ne ha cavato sei denari per libbra nello stato di una polvere cristallina bianca, la quale quantità è tuttavia minore di quella, che ne ba ottenuta il Sig. Le Roux, perchè questi ne ritrasse circa otto denari per libbra, e fece sperare di ritrarne sedici dalla scorza secca. Il Salix vitellina non sembra conte- nere salicina. Descrizione degli esemplari delle Chine-Chine vere, e false conservati nel gabinetto di materia medica del- l’Università di Roma ec. di G. Folchi P. P. Roma presso Antonio Routzaler 1830. "i Poca sono le qualità di China dal ch. Autore esaminate onde giudicare 1.° a quale specie appartenga ciascuna di esse ; 2.° se sia stata tocca dalla frode dei negozianti, e privata in gran parte del principio medi- cinale ; 3.° se nel trasporto dall’ America in Europa, ovvero nei magazzeni abbia sofferto alterazione. Le di- vide Egli in Chine false, ed in vere ; le false sono 1.° la china bianca di S. Fè, 2.° la china gentile; 3.° la chi- ma socchi, colorada; 4.° la china nuova; 5.° la china di Cajenna; 6.° la china della nuova selva ; 7.° la chi- na gujana ; 8.° la china caribea, o della Giamaica ; 9.° china Piton, o di S. Lucia; ro. l’ Esostema del Perù; 11. la china di Rio Janeiro ; 12, la china bicolorata ; 13. la Rondelezia Americana ; 14. la china falsa della Virginia ; 15. la china bianca della Virginia; 16. il solano pseudo» china; 17. lo stryclinos falsa china. Le Chine vere ven= ono dal prelodato Autore suddivise in grigie, in rosse, in gialle, ed in aranciate. Le grigie sono: 18. la china | grigio-bruna di Loxa; 19. la china grigia di Loxa ; 20. 136 Ja china corona; 2r. l’ huaniuco, o guanuco nerastro ; 29, la china di Lima, o huanuco grigio; 23. 1’ huannco, o guanuco ferrigno; 24. la china huamalies ; 25. la chi- na cannella ; 26. la china guajachillegua ; 27. la china Tecamez. Le rosse sono; 28. la china rossa di Loxa; 29. la china rossa verrucosa in scorze grosse; 30. altra sorte di china rossa verrucosa; 31. la china rossa resi- nosa. Le gialle sono; 32. la china gialla di Cartagena in scorzette; 33. altra sorte di china gialla di Cartagena in scorzette; 34. la china gialla di Cartagena in can nelli; 35. la china gialla fibrosa di Cartagena ; 36. la china rossa, o spugnosa di Cartagena . Le chine ‘aran- ciare sono: 37. la china aranciata; 38. la china reale mondata, © calisaya ‘de Plancha ; 59. la china reale; o calisaya in canne. i Utilissimo è questo libretto ai farmacisti ai naturali= sti, e ai trafficanti di droghe, ed ha inoltre il pregio di essere scritto con brevità , chiarezza, e precisione, co- me lo sono altre opere dallo stesso Autore pubblicate . Premj. L’Accademia delle Scienze di Parigi aveva proposto come argomento pel premio maggiore di Fisica del. cor= rente anno = una descrizione anatonica dei nervi dei pesci, la quale comprendesse la loro origine e distribu= zione, e desiderava che questa-descrizione fosse estesa almeno ad una specie delle tre divisioni degli Acanto- pierigi , Malacopierigi, e Condropterigi = Una sola dissertazione è stata inviata, scritta in latino, e por- tante la seguente epigrafe. Quidquid in occulto est, in apricum proferet aetas. Alla medesima sono unite delle figure della maggior perfezione che rappresentano la distribuzione dei nervi nella Perca Lucioperca L., nel- \° Esox Lucius, e nel Petromizon marinus. Questa me- moria contiene delle eccellenti osservazioni, ed una sto- ria tanto completa quanto quasi desiderar si poteva dei nervi delle prime due specie, ma dire non si può lo stesso relativamente alla terza specie come lo avverte anche 1’ autore della memoria. Sarebbe stato deside- rabile ancora che egli si fosse occupato di più dell’ orri=. 137 gine e della vera analogia di alcune delle ‘principali paja di nervi. Ciò non ostante l’ Accademia colla mira ‘ancora di contribuire al perfezionamento di questo la- voro, ed alla pubblicazione del medesimo gli accorda , a titolo di incoraggimento, l’intero premio. o Quest? opera è il risultato del lavoro intrapreso fn co- mune dal Dottore Edoardo d’ Alton professore ‘di anato- mia nell’ Accademia delle belle arti di Berlino, e Fede- rico Schlemm ‘professore e prosettore nella Università della stessa città. Premio di Fisiologia sperimentale fondato dal Bar. \de Monthyon . i L’ Accademia non avendo con suo rincrescimento ri= cevuto in quest’ anno verun lavoro di-fisiologia esperi= mentale propriamente detta. meritevole di premio lo ‘as= segna invece all’opera di Lèon Dufour intitolara = Re- cherches anatomiques et physiologiques sur les Hèmiptà» res, accompagnèes de Considerations relatives à l’ histoi- re naturelle et à la classification ‘de ces inseotes, avec atlas = la medesima contiene infatti quantità di osser= vazioni nuove e preziose per la fisiologia generale, e per la zoologia. i a Grande ‘premio delle Scienze Naturali pel 1831. del- 1’ Accademia delle Scienze di Parigi‘ Per la terza volta l’ Accademia ‘propone il seguenre quesito = Faire connaître, par des recherches anatomi- ques et à l’ aide de figures eractes, l’ordre dans le quel s’ opère le dèvoloppement des vaisseaur, ansi que les prin= | cipauxr changemens qu’ éprouvent en général les organes | destinès à la circulation du sang chez les animaux ver- | déebrés, avent et après leur naissance;, et dans les diver= ses époques de leur vie = Mave Il premio sarà una medaglia d’oro del valore di quat- tro milla franchi che verrà decretato ‘nella seduta pub- blica di giugno 1831. Le memorie scritte in Francese od in Latino dovranno essere consegnate il primo gennajo dello stesso anno . . | Nella stessa seduta sarà pure aesegnato un premio di mille cinquecento franchi alla memoria che’ adequata- mente risponderà al seguente quesito che si ripropone = Determiner à l’ aide d’ observations ; et démontrer , par * 9 138 des préparations anatomiques et des desins exacts , les modifications que presentent, dans leur isquelete et dans leurs muscles, le Reptiles batraciens , tels. que les gre- nouilles et les salamandres , en passant de .l’ état de lar- ve à celui d’ animal parfait = Le memorie scritte in francese .od in latino devono essere nelle forme [solite rimesse al Secretario dell’ Istituto il primo aprile 1831. saigtovisU Brocraria DI C. P. Taunazre sb( Kongl. svenska Vetenskaps-Academ 'Handl. , Sto- ckholm 1828. p. 242. ) SE IT { : în.) - L? Accademia delle. Scienze di Svezia perdette. uel giorno 8, .d’ agosto del 1828. il suo decano il Dottore Thunberg ; professore di Storia naturale nell’ università di Upsal commendatore dell’ ordine di Wasa; successo- redel Linneo!, del quale ha per lungo tempo sostenuto la gloria. Ugnalmente come il tanto celebre sno ante- cessore il Thunderg. si è distinto tra i.naturalisti .con- temporanei pel vasto. suo [sapere è la profonda cogni- zione delle specie organiche . Visitato avendo delle re- gioni poco conosciute, ed animato da uno zelo ed ardore senza esempio ha raccolto in nove anni .di viaggi tanta copia di materiali, che sembrerebbe quasi occupato se ne; fosse per lo spazio almeno di So... - % \. Nacque l’ illustre naturalista a Joenkoeping nella pro- .vincia Svedese di Smoland, patria di un Linneo e di un Fries, li. 11, novembre 1743. da genitore non ricco e dedito alla mercaturs. Rimasto privo del padre, che morì assai giovane s Thunberg portossi nel 1761. alla u-. niversità di Upsal dove applicossi alla medicina; e com- piè il corso de’ suoi studj nel 1770. In questo stesso anno si diresse ad. Amsterdam dove strinse amicizia coi.due Burmann, il padre amico, il figlio discepolo di Linneo. Sostenuto dalla protezione di questi dotti ottenne di essere associato in qualità di medico e natu- ralista ad una spedizione Olandese pel capo di Buona speranza, Java, e pel Giappone: intantocchè si disponeva la spedizione portossi a Parigi onde perfezionarsi nello studio della medicina e della Storia naturale. Di ritorno i 13 in Amsterdam entrò infatti al servizio della delizia delle Indie ed imbarcossi li 15, dicembre del £771. Sog- giornò tre anni al Capo ed intraprese diversi viaggi ver- so l’interno dell’ Affrica, Li a, Marzo 1775. partì per Batavia dove si trattenne solo pochi mesì affine di pre- pararsi al viaggio pel Giappone. Pervenuto in questa lon- tana regione occupossi non solo di Storia naturale ima diresse la sua attenzione sopra qualunque altro oggetto che meritar potesse lo studio di un dotto viaggiatore . Di ritorno a Batavia li 4. Luglio 1777. ivi fermossi per sei mesi ammassando considerabili collezioni d’ oggetti di Storia naturale. In agosto dello stesso:anno approdò ‘al Ceylan vi soggiornò fino alli 6. febbrajo 1778. rivide ancora il Capo di buona speranza e ricco di preziose collezioni sbarcò in Olanda il 1.° ottobre 1778. essendo stato assente per sei anni. - Wisitò in seguito 1’ Inghilterra dove conobbe il celebre Banks presso il quale trovò due compatrioti Solander e Driander bibliotecarj del medesimo. Attraversata 1’ 0- landa: e la Germania rivide la Svezia li 14. marzo 1779. dopo un viaggio di nove anni. Durante la sua assenza ottenne il grado di dottore in medicina ad Upsal nel 1779, e la carica di dimostratore nella stessa università nel 1777. i Nel n fu creato professore straordinario di botani- ca, e dopo la morte di Linneo il figlio succedette al medesimo li 7. settembre 1784. in qualità di professore di medicina e di botanica. Nel 1785. il Re gli conferì l’ ordine di Wasa , e nel 1815. fu nominato commen- datore dello stesso ordine dignità non accordata prima a verun professore Svedese. Chiamato ad occupare la cat- tedra di Storia naturale a Leida, e due volte in Russia mai volle abbandonare la patria . Tra i copiosissimi lavori pubblicati, la Flora del Giap- pone merita forse il primo posto. Il di lui viaggio è stato tradotto nelle lingue tedesca , inglese, e france- | se. La maggior parte de’ suoi scritti trovansi sotto forma di dissertazioni inseriti nei giornali, e negli atti delie Accademie. Ha pubblicato ancora una riforma del si- stema sessuale nella quale esclude le classi della gyran- dria , monoecia , dioecia, e polygamia : questa modifi- (T4® zione del sist. di Linneo fu addotrata nelle. edizioni del Genera plantarum di Haenke, e dello Species di Gme- lim etc. Quantunque sommi in ambidue diversi furono i meri» ti del Linneo , e del Thunderg avendo nei loro studj seguito. una direzione varia, e quasi direi opposta : Lin= neo infatti cercava dovunque delle generalità; Thun= Lerg trattenevasi sulle specialità ; Linneo nelle sue ope- re fu maggiore de’ suoi tempi, TAznberg restò nei limiti dell’epoca in cui fiori, Linneo non si occupava della scoperta di nuove piante; 7%urberg ne ha fatto conosce» re delle migliaja ; Linneo ordinava i materiali degli an- dati tempi, Thunberg ne raccoglieva dei nuovi. Fu Thunberg di maniere semplici, di carattere leale, di umore allegro, di temperamento sano e robusto ; me= ritossi l’amore di tutti quelli. che lo conobbero : gli Studenti dell’ Università di Upsal afferavano con traspor= to tutte le occasioni che presentavansi per. dimostrargli il loro amore e: rispetto. Nel 1784 sposò Brigida-Carlot> ta Ruda che morì senza prole nel 1813. sopravvisse egli fino alli 8. agosto del 1828. e cessò di vivere nell’ot= tantesimo quinto anno di sua età a Tunaberg villa. di sua proprietà presso Upsal: pochi giorni prima di sna morte visitò 1° orto botanico dell’ università per dargli 1’ ultimo addio . JA L’ estensore di questa notizia biografica inserita, come ‘abbiamo detto, negli atti dell’ Accademia di Upsal), e tradotta in parte nel (Bulletin des Sciences. Nat. T. xxI. pag. 74-82.) passa in seguito ad esporre 1.° Il catalo- go di tutte le Società Scientifiche di cui. Thurberg fu membro e che ellevansi al numero di sessantasei.. 2. L’indicazione dei ritratti e medaglie a lni coniate. 3.° Le specie delle piante e degli animali che portano il di lui nome. 4.° In fine il catalogo completo delle sue opere ; e siccome la maggior parte de’ suoi lavori trovasi sparsa in molti giornali, e collezioni scientifiche .pubbli- eate in diversi paesi, così ci sembra utilissimo il riporta- re questo catalogo in tutta la sua integrità. I4I I. OrERE. | = Flora japonica, sistens Plantas insularum japoni- carum, secundum systema sezuale emendatum. Lipsiae 1784. = con 39 tavole, = Om Japonske Nationen = Sulle Nazioni del Giap- pone, discorso pronunciato alla fine della presidenza . | Stockholm 1784. = Resa uti Europa, Africa, Asia = Viaggi fatti nel- 1’ Europa, Africa, ed Asia negli anni 1770 - 1779. , 4. vol. con rr. tav. Upsal 1788 - 1793. tradotta in France- se da Lamarck e Langlès 1796. in 4.° ed in 8.° == Aaminebse-tal òfver asess. och province. medicus L. Montin = Notizia sul medico L. Montin, Stockholm 1791. | = Prodromus plantarum capensium, annis 1772-1779. collectarum = T. I. e II, con tre tav. Upsal 1794-1800. = Icones, plantarum japonicarum quas in insulis ja- onicis 1775. et 1776. collegir et descripsit etc. Decas Î- IV. Upsal 1794-1805. | = Beikrifning paa Svenske Djur. = Descrizioni di animali della Svezia. Classe I. Mammiferi. Upsal 1798. = Tal vid invigningsacten etc. = Discorso pronun- | ciato in occasione della inaugurazione del nuovo giar= dino botanico dell’ Accademia, è delle Sale per i mu- i celebrandosi la festa Secolare del Linneo. Upsal 1807. Mi Flora capensis, sistens plantas promontorit Bonae | Spei Africes , secundum systema seruale emendatum = Vol. I. fascic. 1-3. Upsal 1808-1813. Vol. II. fascic. 1. Copenhague 1818. Una nuova edizione ha veduto la lu- ce nel 1823. a Stuttgard per cura dello Schultes. II, MEMORIE, Nella collezione dell’ Accademia reale di Stockholm . 1773. Descrizione della pianta Hydnora Africana. 1779. Descrizione dell’ insetto Preomora. 1776. Descrizione delle piante Rothmannia , Rader- machia. 1777. Addizione alla descrizione dell’ Hydnora Afri- cana + { x 142 1778. Sul Bezoar equinum. 1779. Descrizione della pianta Z%rharta. 1780. Osservazioni sulla cannella coltivata a Ceylan — Descrizione della pianta Weigela. japonica. 178:. Descrizione di alcune acque termali dell’ Asia e dell’ Africa — Descrizione di due muovi insetti — De= | scrizione del baco da seta del Giappone. 4 1782. Notizia su due specie del genere Myristica del» l’ isola di Banda — Alcune note ornitologiche — Deseri- zione della pianta Fagraea ceilanica Intorno l’ olio | di Cajeput , e l’uso medico del medesimo — Mipa nuo- vo genere della famiglia delle palme — Delle palme in generale e particolarmente della palma Licuala. 1783. Notizia sull’ Houtuynia cordata — Nota sulle asterie. 1 1784. Dei minerali, e delle pietre preziose del Cey- der rr carene gli uccelli del genere Zozia del Capo di B. è 1786. Notizia e descrizione del genere vegetabile Al- bucae — Nota sui vegetabili denominati Orchides. 1787. Sopra alcune lucertole sconosciute — Descrizio= ne di tre testuggini. 1790. Descrizione del genere vegetabile Wil/denowia — Descrizione di due pesci del Giappone — Sulla pianta Wahlbomia indica . i 1791. del Gobius patella, e del Sillurus lineatus. . 1792. Descrizione di due pesci del Giappone — Noti= zia intorno alcuni pesci sconosciuti del genere Perca. 1793. Notizia sopra delle nuove specie di Perca del Giappone — Descrizione dell’ Ostrea gigas. 1794. Descrizione delle specie vegetabile Cyanella. 17906. Del Toxicodendrum od albero velenifero del Ca- po di buona speranza. 1797. Del genere d’ insetti denominato Cordylus — So= pra alcune farfalle notturne. 1798. Notizia intorno alcuni nccelli della Svezia . 1799. Nuova specie di noce moscata. 1800. Oedmania , nuovo genere vegetabile , 1804. Triacus, nuovo genere d° insetti. 1806, Due nuovi generi d’ insetti, Piyocerus, e Ri- pidius . 143 1807. Descrizione di due varietà del Boa variegato . 1808. De.crizione di due varietà e di tre specie di uc- ‘celli della Svezia — Supplemento alla descrizione del- 1’ Hydnora africana — Nota sullo Sphex figulus . 1809. Descrizione della conchiglia denominata P/4- centa+ . 1810: Nuova specie del genere Pneumora — Nuova specie del genere Blatta. 1811. Descrizione dell’Antilope monticola — Descrizio- ne della Viverra felina . i, 1819. Osservazioni snlle rondini che costruiscono dei nidi gelatinosi comestibili. I i 1814. Descrizione di due nuovi generi di insetti, il Gnatocerus , e Taumacera — Sulla pianta detta Gladio- lus Sparmanni. 1819. Sul Lince svedese , Felis borealis. HA 1816. Quattro nuove specie del genere Bruchus — Ulteriore descrizione del P/ataloea pygmaea . 1818. Figura di una nuova specie di T'aeria del Bra- sile — Sul Tetrapterix capensis nuovo genere di uccel- lo — Descrizione della Mydas gigantea. 1819. Descrizione della Simia albifrons. 1820. Descrizione della Hyaena brunnea. 1821. Descrizione del Brachiurus, nuovo genere d’ uc- celli . Memorie contenute nei = Nova acta Reg. Societatis Scientiarum Upsaliensis = Tomo II. Cycas caffra . Tom. III. Kaempferus illustratus pars 1. Cusoniae ge nus. _ Tom. IV. Novae insectorum species, Curculio , Z | miae — Kaempferus illustratus, pars 2. Tom. V. Descriptiones insectorum svecicorum — Ob- | servationes în linguam japonicum. Tom. VI. De Brachycero — Observationes in genus | Halleriae — Hedysari species 4. — Betula japonica , Tom. VII. De coleopteris rostratis — Philanthi mono* graphia — Plantae japonicae nonnullas — Tellinae , 3. novae species — Anthreni monographia — Acrydii de- 144 s scriptio — Additamentum ad monographiam Philanthi Tom. VIII. Coleopiera capensia anterinis fusiformibus — Ovis Polyceratae variationes — Alurni 3. novae spe- cies . Tom. IX. Coleoptera capensia antennis filiformibus -= Tabani novae species — Taniglosae novae species — Tru= zalis insecti genus — Aves monstruosae — Gelis insecti genus . Nelle memorie della Società fisiografica di Lund. Tomo I. Descrizione di un nuovo genere vegetabile il Retzia capensis — Descrizione di due nuovi generi di vegetabili Montinia e Papiria — Notizia sulla prepara- zione della gomma d’ aloè in Africa — Descrizione del- l’ Aitonia capensis + Nel giornale di economia della Società R. patriotica + 1802. Giugno. Sulle piante che servono alla tintura. »» Settembre e Ottobre. Risposta alla quistione proposta dalla Società come soggetto di premio = Po- . trassi nei luoghi dove presentemente si lascia ciascun anno in riposo metà del terreno coltivabile trarne par= tito onde coltivare dei legumi o delle piante pei forag= gi ec. —? La memoria di Thumberg ottenne 1’ accestt o la medaglia d’ argento, Negli annali dell’ Accademia R. di agricoltnra di Svezia. 1816, Memoria sopra alcuni alberi ed arbusti resi in= digeni nel giardino botanico d’ Upsal. Nella nuova raccolta di mem, della Società R. delle Scienze e belle lettere di Gothernbourg . Tomo II, Descrizione d’ un nuovo genere d’ uccelli enominato Tapera brasiliensis — Descrizione di un nuo= vo insetto , il Pantophtalmus tabaninus 145 Nei Mova acta physico medica Acad. nat. curiosorum. . Tomo VI. CrassulaeTnovae Species capenses . s9° VIII. Append. Mesembryanihemi Species novae ca- penses . Nelle Phylosophical Transact. of the roy Society of London. Tomo LXIX. Sitodium incisumret macrocarpon, usus- que fructuum eorumdem. Tom. LXX. Estratto d’un giornale di un viaggio al Giappone. Verhandlingen van de Holl. moatschappy der Wetenschappen te Haarlem. Tom. XIX. parte a. e 5. Osservazioni termometriche faire al Giappone. ) T. XX. part. a. Descrizione di due nuove specie di vegetabili della fam. delle palme. Schriften der Berlin. Gesellschaft naturforschender Freunde. Tom. IV. Descriptio generis Dilatris dicti . Magazin der Gesellschaft naturforsch. Freunde , 2 Berlin. 1. anno 2.° trimestre. Penaea. Transactions of the Linnean Society of London. Vol. I. Dillenia — Vol. II. Osservazioni sulla flora | Giapponese -- Vol. VII. Chironiae Species capenses — Vol. IX. Lycia capensia . | — Mem. della Società di Storia nat. a Copenhagen. | T. II. Dahlia crinita — T. III. Descrizione di alcune specie sconosciute di Rohria — T. IV. Monografie dei generi Gorteria e Melanthium -- T. V. Sei specie del gen. Rokria. 146 Nova acta Acad. Scient. imp. Petropolitanae . Tom. IX. Descriptio Caenopteridis — T. XII. Fuma=- riae 4. novae Species e Japonia — 'T. XIV. Plantae con tortae e Promontorio Bonae Spei. Hermas plantae ge= nas . — T. XV. Proteae Sp. novae. Mem. de l’Academie des Sciences de Petersbourg . Tom. I. Gulii species capenses — T. III Erumen Li- liorum japonicorum -- Mammalia capensia — T.IV. Cam- panulae capenses — Coleoptera capensia, rostrata — T. V. Hemipterorum mazillosorum genera — T. VI. Coleoptera capensia antennis lamellatis sive clava fissili instructa -- Proteae 4. Species novae — T VII. Coleoptera capensia, antenarum clava solida et perfoliata -- Ursus brasilien- sis — T. VIII. Jchneumonidea , insecta hymenoptera ; pars I. Piprae novae species — Trachyderes , insecti ge- nus =- Species novae insectorum, Rutele genere =- T.]X. Ichneumonidea , insecta hymenoptera , pars II. Grylli mo- nographia -- T. X. Blattarum novae Species. Mem. de la Soc. imp. des naturalistes de Moscou » Tomo I. Lucani monographia — T. III. Poae capenses. T. V. genera plantarum capensia: Samorus, TracHnELIOM , Porrmonivw, Raerta — Rhamni capenses tres novae species — Solana capensia — Lobeliae capenses — Gra- minum icapensium Sp. 4. novae . Mem. dell’Accad. R. delle Scienze di Monaco. Tomo IX. Descrizione delle specie del genere gatto ( Felis) che abitano la Scandinavia. Archivj di botanica di Roemer. Tomo I. fascic. 1. Connarus decumbens — T. II. fa- scic. 1. Nova plantarum genera. Giornale di Botanica dello Schkrader. ‘Tomo I. fascic. 2. Genera 2. nova plantarum capen= — sium = Nuova serie Tom. I. fascic. 3. E plantis asperi= foltis species nonnulae capenses . 147 Archivj di Storia naturale di Weder e Mohr. Tomo 1. fascic. t. Plantae nonnulae capenses, quae antea vel non vel incomplete botanicis innotuerunt. Nei fogli fitografici di Hoffmann. Anno 1. Novae species plantarum capensium. Memorie per servire alla Storia naturale, raccolta di Weber. Tomo II. Descriptiones plantarum e familia Orchidea- \ rum, in capite Bonae Spei collectarum. Trovansi ancora nella raccolta della Società d’ econo= | mia domestica di Upsal s1. brevi memorie di Thunberg intorno oggetti di economia. Durante il lungo suo professorato ha l’ illustre natu= ralista pubblicato 15. programmi accademici, ha presie- duto a 263. tesi accademiche , la maggior parte delle quali sono , giusta il costume singolare delle Università di Svezia, preparate dal maestro, non già dagli Scola= ri. Una scelta collezione di queste tesi è stata fatta da C. H. Persoon, e pubblicata in tre volumi a Gottinga dal 1799 - 1801, L’ inglese R. A. Salisbury ha dato nel 1802. una nuova edizione della Disputatio de Erica del celebre botanico Svedese. ( Bulletin des Sciences naturelles T. xx1. pag. 74-82. Aprile 1830. ) ( Nota da aggiugnersi alla mem. di Francesco Baldas= sini inserita nelle prime pagine di questo volume ) »» In sul fine della memoria ove propongo la mia opi- 3, nione sul modo col quale certi molluschi perforano so dei terreni salidi soggiungo, che Za medesima trovereb= >» de un qualche appoggio in una osservazione di Desahyes 3» ec. mi è necessario l’avvertire che anche il Sig. Burow 3) aveva opinato egualmente. ,, ELEMENTI DI STORIA NATURALE GENERALE DEL DOTTORE GASPARE BRUGNATELLI P. O. DI DETTA SCIENZA NELL’I, R. UNIVERSITA! DI PAVIA Edizione seconda , corretta e riformata , nella quale si trovano trattate , conforme alle recenti scoperte , la Mineralogia , la Botanica, la Zoologia , per uso degli studiosi di queste discipline . Due volumi in 8° di quasi 400 pagine ciascuno , in car- ta sopraffina , con tre tavole in rame. Prezzo lir. 20. it. Pinctogliese i principj più importanti e sicuri della Sto= ria Naturale , e su questi, come su buon fondamento , dimostrare in prospettiva eretto l’edifizio magnifico di detta Scienza , dimodochè per esso si conosca la gran- dezza, 1’ armonia, la beltà della Natura; tale è il pre- cipuo scopo dell’ opera annunziata. Essa è in pari tem- po intesa a porger notizia de’ varj oggetti che si traggo- no dai regni naturali a servigio dei popoli inciviliti, e così dà opera a quella coltura, che ogni gentil persona, nell’ attual condizione della società $ dovrebb” essere bra- mosa di conseguire. di; ì È ù N SÌ REP EE A RA E tr IST | Î I | I Bologna LA Lobb: VA MP UAC 77 27737, + t, LA bot donde VIA BIO PRE TAO T Pa? Fr: x pi PSP ORD, platee pi Sep: « _ #4 "12 O, 3 519) È La PS da load Erra das deo Rui di 7 DICs stata) ib ia visceri ae) ny ME” bio” N'alovei sita delia ta FAI (0 at NS VB 99, (A Lah sins di AO Trattati sibi vi y PISO) Ò ? : n oro 4 dk Ò z [ENT TORI s tecn te eo gl irta tube Glam i É » Ì DI a % n A È #0 AI dè 27 | dine ‘mali Dee, SIAT LA “ naparte sulla seconda edi- zione del Htegno Animale del bar. Cuvier +. . . paga Audouin et Milne Edwards, Nuta sul sistema neryuso dei Crostacei . +... + 3) Descrizione di un nuovo mi- nerale chiamato Polibasi- te ; ed usservazioni sulla VARA SA III NAT RN NE Sulla Sfargide tubercolata, | del prof. Gravenhorst . ,» Sulla AZurchisonite , di Le- UY + è 000 004 0 è 99 Considerazioni sul modo con cui si suppone che i mol- luschi Litofagi perforino le roece, di Francesco Bal- dasgini; vie a | Esame chimico della G/au- icholite del Lago di Bai- . kel, del dott, Bergmann ,, Caratteri di tre specie nuo@ Atti delì” Aecad. Gioenia. Tomo Ivo...) page Sedute dell’Accademia delle Scienze di Parigi .-.-. ,, Isis fascicolo v, ‘e vi. del 1829. I NICE 1) Memorie del Museo di Sto- ria Natutele di Parigi. Libri nuovi di Storia natu» rale generaie . . ... + Libri di Zoologia . » Libri di Mineralogia, e Geo- SSSSISISISISSIIE I | TAVOLA Delle materie contenute nel Fascicolo X. PARTE PRIMA. MemoRrIE, ED EsrraATTI Ossservazioni di Carlo L. Bo- (PARTE SECONDA. È : “ INDICAZIONI, ED ANNUNZI —————— ——_—_—_———m—————————T—T ———m€€——————————————————t——€6 | ve di piante Chilesi del Dott. Moris * » pag. 59 Osservazioni del prof, Ber- 3 toloni sopra la Scilla fa- stigiata ai l'alteh eh esa cea RO. . } Godman - Descrizione di un 27 nuovo genere di quadru- pede mammifero fossile. ,,> Davy J. - Osservazioni sul- la temperatura delle diver- se specie di animali. . + 33 47 | Intorno allo stato del cuore e di alcuni altri organi nei feti acefali . . +... 330 Notizia sul viaggio al Giap., pone , del Dott. Siebold sali Rapporto sulla collezione di . | piante fatta in Egitto da Paddi, del profess, Gaet, Savio + è + +. 00 0 39,904 | Lettera del Dott. Pietro Sa-.. {(QN vi sopra ta. Salvinia na= 58: TANS è è 0000 + 0 g3 IVI LO gua e cea appia 108: Libi di Anatomia s "i Libri dì Botanica è + . + 33 107 | Premj al lele e Necrologia - Biografia di &. P. Thumberg- a sac Nota alla mem. di Baldassi- » nìv:nserita alla pag. 47.,, Annunzio della ristampa de- gli Elementi di Storia na- turale di Gasp. Brugna- telli 117 120 ivi I Rito I) ANNALI STORIA NATURALE I FascicoLo XI.° \Sul finire di ogni bimestre si pubblica un fascicolo di questo giornale. Il prezzo dell’ intera annata è di paoli romani trentasei per lo stato Pontificio, per l’ esîero, compresa la francazione fino ai confini, d’ ita- liane lire ventidue, e cinquanta centesimi. TIPOGRAFIA MARSIGLI ‘CON APPROVAZIONE. — 74 PI 5 Dai i Di. n 149 Martin Sarmr-Ance ; Recherches anatomiques etc. — Ricerche anatomiche e fisiologiche sulle membrane del cervello e deila midolla spinale , e sul liquido cerebro-spinale . I punto sul quale mi è sembrato che le descri- zioni anatomiche si allontanino dalla verità è quel- lo che riguarda la membrana che tapezza l’ interno dei ventricoli. Infatti a parer mio si pnò dimosrra- re la non esistenza della aracnoide nei ventricoli del cervello, e la mancanza pure del canale di Bichat . Secondo le recenti osservazioni del Magendie, e la scoperta dell’ apertura che fa comunicare il calamo scriptorio colla cavità sotto aracnoidea, sembra che si dovesse ammettere in questo. luogo una perfora- zione nella aracnoide ventricolare. Era questa una grande eccezione ad uno dei caratteri i più generali delle membrane sierose, ed. una anomalìa tanto più difficile ad essere intesa in quanto che non si po. teva ne meno supporre la continuità della sierosa perforata con un’ altra. membrana: disposizione che sempre ,si incontra nei rarissimi casi dove una sie- rosa è traforata, come da lungo tempo si conosce- va nel peritoneo relativamente alle trombe , e come si è ultimamente dimostrato da me medesimo in compagnia di Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire nell’ a- pertura che in molti rettili trafora il fondo del sacco stesso del peritoneo (1). Delle tre membrane del cervello 1° aracnoide , e la pia madre singolarmente , presentano delle diffi coltà all’ esatta loro descrizione in causa dell’ estre- ma sottigliezza ,, mottivo per cui mi occuperò sol- tanto di queste ultime. —__. -—_ ul __ (1) Anales des Sciences naturelles T.. x111 pag. PRTA 1828. Tom. IV. o 150 Descrizione anatomica dell’ aracnoide cerebrale nel feto . Non è altrimenti vero che la aracnoide si prolan- hi nei ventricoli pel canale di Bickat, obliterato nell’ adulto, se ciò fosse si dovrebbe trovare ; 1.° la continuità della esterna aracnoide con quella dei ventricoli nel feto, od almeno nei teneri embrio- ni. 2.° Dovrebbe mei ventricoli esistere una borsa senza apertura, come succede della vaginale relativa- mente al testicolo: nulla di tutto questo si trova. Infatti egli è impossibile seguire una membrana e- stesa su tutti i punti della superficie dei ventricoli: è ben vero che una membranella janaloga alle sie rose si incontra nella faccia inferiore del corpo cal- loso; questa stessa pelicola si estende sopra altre superficie, p. e. sui corpi striati; ma è del tutto impossibile trovare una qualunque membrana sulla interna faccia dei talami ottici. Si dirà senza dub - bio, che l'estrema sottigliezza sarà d’ impedimento al vederla e seguirla, ma che l’ anatomia patologica fa presumere la di lei esistenza. Per mostrare il poco valore di questa asserzione , basti il richiama- re alla mente tuttocciò che può mostrarci un orga- no alterato, tessuti di nuova formazione, varietà nella forma, nel colore, nella densità delle parti affette ec. Studiamo adunque piuttosto lo stato sano e ve- diamo eosa mostrino le membrane del cervello ne- gli embrioni. ) Ho notomizzato quattro embrioni di eirca sei set- timane , ed ho trovato ,. che la dura madre è sotti- lissima , l’aracnoide estremamente tenue, sviluppa- tissima la pia madre. L’aracnoide passa evidente- mente dall’ uno all’ altro emisfero discendendo nella grande fenditura interlobulare: ma siccornme manca ancora il corpo calloso, questa membrana sembra immediatamente applicata sui talami ottici, e sui 151 corpi striati, ma benè osservando si trova che al disotto di essa scorre e si continua dall’ uno all’ al- tro ventricolo la pia madre. Questa membrana dopo che negli embrioni ha inviluppate esternamente le masse cerebrali; si prolunga nei ventricoli va a for- mare i plessi e la tela coroidea; e per tal modo senza interrompimento si prolunga dall’ uno ‘all’ al- . tro emisfero: è dunque la. pia madre che: trovasi direttamente applicata sui talami ottici e sui corpi striati. Indubitatamente tra questa e la sovrapposta aracnoide più tardi sviluppasi il corpo calloso, il che dimostra l’ impossibilità di trovare. nell'adulto l’aracnoide nei ventricoli. In fatti agli animali, ec- cettuati i mammiferi, manca il corpo calloso anche nell’ adulto ; e rassomigliano quindi. ai feti ed em- brioni dei mammiferi . gin i Descrizione della stessai membrana nell’ adulto ... Onde rendere più facile la descrizione suppongo | che la aracnoide parta dal foro occipitale; di. là si dirige sul cervelletto, lo ricopre totalmente ,. ed arrivata presso l’ orlo posteriore e libero del corpo calloso ed un poco prima di superare la fenditura trasversa. che. separa il cervelletto dal cervello:si vede che forma una piega triangolare: il lato ante- riore di questo triangolo corrisponde alla. riunione dei due rami venosi di Galeno formanti il tronco ‘che ordinariamente si scarica o nel: seno destro, o nel longitudinale inferiore; e quando questo manca nel ritudinale superiore. L’ aracnoide. relativamente al foro delle predette vene si comporta come nelle altre aperture per l’egresso dei nervi e dei vasi, vale a dire si ripiega sui vasi stessi formando un piccolo sacco cieco. Dopo che questa membrana ri- coprì, come si è detto, le vene di Galeno si dirige sul seno longitudinale inferiore che ricopre, si porta 152 sul corpe calloso; sulla faccia ‘interna dei lobi ce- rebrali anteriori, e di là sulla loro faccia convessa per dirigersi in seguito a tutta la loro parte poste- riore ed inferiore, e portarsi così a raggiungere la porzione di questa stessa membrana che copre il cervelletto nella sua base; e la protuberanza anel- lare. Per tal modo l’aracnoide costituisce una vera membrana sierosa che inviluppa la massa encefalica senza penetrare nella cavità del viscere .. L’ errore di Bichat pare dipendesse dal modo col quale isti- tuiva le sue ricerche, è probabile che, come, costu- mano generalmente gli anatomici, estraesse dal cra> nio il cervello affine di meglio esaminarlo ,. \opera- zione che bastava a produrre quella lacerazìone che pel primo'ba ereduto dovesse naturalmente esistere. La stessa cosa è pure a me accaduta ogni qualvolta volli studiare il cervello servendomi del metodo or- dinario; tuttavia nelle mie ultime ricerche volendo render conto a me medesimo del modo col quale l’aracnoide si estendeva nei ventricoli, ne trovando altra strada di quella infuori ammessa dal Bichat ; e questa sempre pervia una tale osservazione mi rese alquanto perplesso, e comunicato il mio dub- bio al prof. Cruveilhier assicurommi egli pure di non essere pienamente convinto sull’ esistenza della arac- noide, nei ventricoli cerebrali, giacchè ripugnava l’ ammettere una sierosa perforata. come esser doveva, supposto vero il ritrovato del Magendie (1), e che non è stata ancora ben descritta la fenditura del Bichat, Dopo tuttociò, e temendo che l’ aperturà che talvolta si trova al di dietro del corpo calloso detta fenditura del Bichat potesse dipendere da la- (1) Quantanque i Francesi attribuiscano comunemente al nomina- to celebre fisiologo l’onore di questo. ritrovato, egli medesimo però, assai più modesto e giusto che non To sono parscchj de’ auoi comnpa- triotti, Jo aggiud'ca al celebre nestro Cuttugno: vedi Journat>ge Ppysiologie per Magendie T. vn. 1827. pag: 83. ( A. A.) ea x x - 153 cerazione prodotta nell'atto di estrarre il cervello dal cranio, mi determinai di esaminarlo in luogo . Fatto il taglio orizzontale del cranio lasciai il cer- vello aderente alla metà superiore di esso portando via la base; scoperto così il viscere nella sua re- gione inferiore mi fu facile il tagliare uno dei pe- duncoli del cervello portando via il corrispondente emisfero; m'accorsi in allora che l’aracnoide non lascia veruna apertura, che il canale del Bichat non esiste naturalmente, che l’ arcnoide essendo im- “perforata comportasi come le altre sierose, Descrizione della pia madre cerebrale . Dimostrato avendo che l’aracnoide non forma la membrana propria dei ventricoli, anche la descri- zione della pia madre deve per ciò appunto varia- re. Supposto ‘che anche questa membrana parta dal foro occipitale, penetra in tutte le circonvoluzioni coperte soltanto dalla aracnoide : dalla faccia supe- riore del corpo calloso dirigendosi verso il di lui margine libero si separa dalla aracnoide, che si distende tosto sul cervelletto, per ripiegarsi al di sotto del corpo calloso che tapezza. Ella è questa membrana che forma al di sotto della volta a tre pilastri la tela coroidea la quale si dirige sui lati, incontra gran copia di vasi che inviluppa per costi- tuire ciò che si denomina i plessi coroidei: è pre- sumibile che la sottilissima pellicina che riveste do- vunque i ventricoli, e che si è creduta produzione della aracnoide altro non sia che la pia madre mo- dificata, e quasi sprovveduta di vasi. Tuttavolta mi è stato impossibile di ben seguire questa membrana dal margine libero esterno dei plessi coroidei fino sui corpi striati, e le altre pareti dei ventricoli. Facilmente mediante la macerazione ho potuto stac- care delle lamine più o meno estese dalla superficie 154 i dei corpi striati, dei talami ottici ec.. Ho pure se- guito alcune laminette fino al margine esterno dei plessi coroidei, il che mi fa credere continuarsi la pia madre anche nei ventricoli laterali. In quanto al ventricolo medio giammai ho potuto staccarne una laminetta o residuo qualunque di membrana. In tutti i casi la pia madre può essere benissimo seguita sulle altre parti; così inviluppati i vasi che costituiscono il plesso coroideo fino nei ventricoli in-. feriori.o cavità anciroidi, ella si porta più eviden» temente dai plessi sulle pareti dei ventricoli, e si vede sopratutto dirigersi sul margine interno del corno d’ Ammone,; continuarsi superiormente ‘ colla pia madre degli emisferi cerebrali mediante una cir- eonvoluzione che si trova sopra ciascun lato del margine posteriore del corpo calloso, e che comu- nica colla cavità digitale per dove la pia madre ventricolare si prolunga dall’ interno all’ esterno. Do- po aver formato questo prolungamento ella passa tra il talamo ottico, ed il lembo interno del corno d' am- mone s'‘approfonda in questa fenditura, e si dirige alla base dei talami ottici, inviluppa i peduncoli del cervello e la. protuberanza anellare, onde di là dirigersi sulla midolla allungata. Anteriormente, e nei ventricoli laterali la pia madre si continua nella fenditura del Silvio; più all’innanzi ancora, e sul- la linea media portasi nella grande fenditura inter- posta agli emisferi cerebrali. Seguendo in questa maniera la pia madre si può essere evidentemente sicuri che i plessi coroidei, e la tela coroidea so- no. ripiegature della pia madre penetranti sia per la fenditura cerebrale, sia per la fissura del Silvio, per la fenditura che divide i talami ottici dal lem- bo interno delle corna d’ Ammone, sia infine per la faccia inferiore del corpo calloso, e le due circon- voluzioni, che più si accostano al margine posterio- re del corpo calloso. va ù \ 155 Parlando della tela coroidea ho ommesso di de- scrivere una piega formata dalla pia madre, la qual piega si inserisce sulla faccia posteriore della com- missura posteriore , di là si dirige sulla faccia in- feriore della glandola pineale, sulla posteriore, e sulla superiore, e la inviluppa quindi da ogni la- .to tranne che nella faccia anteriore. Quindi la pia madre nel descritto modo disposta forma come un sacco aperto anteriormente entro il quale è conte- nuta la glandola pineale, Descrizione degli inviluppi della midolla spinale . Questi inviluppi presentano una disposizione molto più semplice che non nel cervello , quindi sono stati più esattamente conosciuti e descritti. Tuttavia nel- lo stato attuale della scienza sonvi ancora due punti uno dei quali singolarmente dire si può quasi inte- ramente nuovo, vale a dire l’ esame del canale nuo- vamente descritto dal Magendie , ed i rapporti esi- stenti tra la cavità sotto aracnoidea e la membrana che inviluppa tutti i nervi. In quanto al primo punto riferirò non solo i risultati delle molte ricer* che fatte a tal proposito da me medesimo, ma quelli ancora di diverse altre intraprese da Cruvei/hier, e che egli ha avuto la compiacenza di comunicarmi. La dura madre nell’ interno della spina trovasi in relazione colle pareti di questo tubo, e forma un lungo canale più o meno ampio sui lati, d’ essa somministra ancora altrettanti tubi quanti sono i fori di conjugazione, Questi prolungameuti si confondo- no col neurilema, ed io credo che il medesimo sia anzi un prolungamento della stessa dura madre. La aracnoide copre l’iaterna faccia della dura madre , l’ accompagna fino sui ganglii dei nervi spi- nali, ma qui formando un cieco fondo retrocede Yipiegandosi sui nervi, e di là passando ad invilup- pare lo sspinal midollo. 156, i La pia madre immediatamente applicata sui nervi spinali, e sullo spinal midollo. lascia nella regione superiore di questo una apertura presso il calamo scriptorio, la quale è ben lontana dal mostrarsi sempre uniforme; ciò non ostante nel maggior’ nu- mero dei casi è obblonga , in forma di lancia supe- riormente , rotonda in basso dove si vede una ‘spe- cie di borsa formata dalla pia madre. Per questa irregolare apertura passano le arterie posteriori ' del cervelletto, ed alcune vene accompagnate sempre dalla pia madre, e questi vasi formano pure una specie di doppio plesso coroideo . Una sottilissima la- minetta passa dali’ uno all’altro plesso, e forma in gran parte l'apertura della pia madre trovata pel primo dal Magendie. Questa apertura però non è quale l’ha descritta l illustre fisiologo, giacchè mo- strasi sempre irregolare ed attraversata da vasi, tlamenti cellulosi : tuttavia è ben facile di far pas- sare per questa apertura dei liquidi ‘colorati spinti nei ventricoli cerebrali, o viceversa. Cruveilhier ha indicato il modo di dimostrare questa apertura sen- za cagionarvi «lelle lesioni, e consiste nel portar via a strati le parti sottoposte al canale senza smovere il midollo, essendo ben facile in questo caso di produrre delle lacerazioni ; le quali cose sono tutte state da me replicatamente osservate, e confermate mediante molti esperimenti. Conclusioni . 1.° L’aracnoide forma un sacco senza apertura, nè penetra nei ventricoli. 2.° Il canale descritto da Bichat, ed al quale si è dato il mome di questo grande anatomico, realmente non esiste dipendendo soltanto da una lacerazione prodotta ‘inevitalmente nel distacco del cervello dalla cavità del cranio. 3.° L'aracnoide offre dei prolungamenti: pei vasi e \ è î | 157 nervi che accompagna, però per breve tratto, ripie- gandosi sui nervi spinali a foggia di cieca insacca- tura. 4.° Delle injezioni fatte nella cavità aracnoi- dea, e della midolla verso il cervello non sono pe-" | netrate nei ventricoli. 5.° La pia madre penetra sola | nei ventricoli che tapezza in parte dopo aver for- | mato la tela coroidea, ed inviluppa i vasi componenti i plessi coroidei. 6.° Ella somministra alla glandola x ui À i f J A \ i pineale un inviluppo a guisa di sacco conformato di «modo che quella può uscire soltanto dalla anterio- re apertura del sacco stesso corrispondente al terzo ‘ventricolo . 7.° Sopra questa glandola esiste un pro- lungamento che sembra formato da alcuni vasi. in- che termiua in una specie di plesso può servire for- se a chiudere incompletamente l’ acquedotto del Sil- Ì . viluppati dalla pia madre. Questo prolungamento | vio. 8.° La pia madre presenta presso il calamo scriptorio una apertura oblonga ed irregolare, che mostra il più delle volte una rete vascolare al da- è vanti di essa. Per questa apertura la membrana si ripiega e penetra nel ventricolo, ed è attraverso di questa specie di rete che filtra per così dire il li- quido dei ventricoli nella cavità snub-aracnoidea del= la midolla, e da questa in quelli. 9.° Esatte osser- vazioni, che saranno registrate nella seconda parte di questa memoria , provano che uno stato* patolo- gico può produrre l’ obliterazione di questo canale. ro. Gli spandimenti di sangue, e di siero che suc- ‘cedono nella cavità sotto-aracnoidea del. cervello hanno potuto penetrare facilmente nei ventricoli , il che non si potrebbe ammettere qualora si riguar- ‘dasse la cavità dei ventricoli come tapezzata da ‘una sierosa . C+) 158 Sulla Pectolite — del Signor F. KosrLt, (Arch. von Kastner , t, 13. p. 385.) La pectolite viene da Montebaldo nella parte meridionale del Tirolo ; essa ha della rassomiglianza con certe mesotipi di Islanda e di Feroe. Forma delle masse sferoidali e fibrose, che sono disposte | sopra cristalli di natrolite. Il suo splendore è ma- dreperlato nella frattnra fresca; la sua durezza è intermedia fra quella dello spato fluore e del fel- | dispato : la sua densità è di 2,69: al tubo ferumi= natorio si fonde facilmente in un ywetro bianco tra- sparente. Essa è composta di Bilice. ...,. +, + 10,5130 Calceuyyio. i che ul t0063377 Soda iii. sutra» h0ja850 Potassa. +... +. e 00157 9,9909 Aequan:. isa. a/100,0389 Alumina e ferro ., . 0,0090 Questa composizione può essere rappresentata con questa formola ( 408°+37 5° + bAq, Allorchè se ne pongono piccoli pezzi in un acido @ concentrato , la dissoluzione non ha luogo che len- @ tissimamente , e soltanto dopo molti giorni s' inco- & mincia a scorgere. una disposizione a formare una gelatina. Questo carattere è utile per distinguerla dagli altri minerali coi quali si potrebbe confondere . @ Fuchs ha mostrato che la Natrolite si distinguel | facilmente dalla mesotipe e dalla scolerite mediante. | la proprietà ch’ ella ha di sciogliersi nell’ acido os-. salico, mentre che i due altri minerali vi lasciano. un residuo più o meno abondante di ossalato di calce. i» NE: 159 Continuazione sulla Seconda Edizione ec. ( Vedi T. IV. pag. 3 di questi Anali ) VERTEBRATI OVIPARI (pag. 299.) L) L esser i Vertebrati ovipari, o mammiferi si tiene dal Cuvier per circostanza d’ importanza maggiore nel fissarne le divisioni, che non l’ aver il sangue caldo o il sangue freddo. Confesso che io pendo per l’altra divisione ch’è più antica e che ha il vantaggio secondario di esser com- posta di masse più uguali. UCCELLI (p. 301.) Nel Tetrao urophasianus e nell’ obscurus co- me pure in qualche Palmipede le timoniere so- no venti, quindi non è esatto il dire che il lor numero arriva qualche volta fino a dieciotto. Quello poi che riferisce il Cuvier per regola della similarità dei sessi e dell’ età, non che delle mute, è vero in generale, ma non assolutamente. OISEAUX DE PROIE (AcorpirrEs L.) (p. 313.) VAUTOURS (p. 314.) Di questo gruppo naturalissimo il Cuvier sta- bilisce quattro divisioni, e quattro vorrei sta- bilirne anch° io, due generi, e due sottogene- ri. Ne è gran male il riguardarli come equiva- lenti; il male sta nello stabilirli sopra caratteri 160 di poca importanza, mentre altri caratteri ve- ramente importanti vengano trascurati. Il primo sottogenere ili Cuvier Vultur è buo- no e riconosciuto da tutti dentro i precisi limi- ti. Il secondo ch° egli can Dumeril chiama Sar- coramphus è composto di due specie sole, le quali banno molto minore affività fra se che non ne ha la seconda (cioè il Coudor) con le specie del sottogenere seguente, sopratutto con la prima di esse il Cathartes californianus, Nob. La ragione che le fa nnìr insieme è il trovarsi ambedue fornite. di caruvcole della membrana del becco (e sì noti che queste caruacole sono d’indole diversissima nelle due specie ) mantre le altre chiamate dal N. A. Cathartes ( Cathari- sta, Vieill.) (1) ne vauno affatto prive. Al cer- to non è lodevole attenersi ad un carattere che esiste soltanto nei maschio adulto, mentre la femmina non se ne riveste mai. Infatti chi non ben conoscesse anticipatamente un Condor gio- vane lo prenderebbe per un Cathartes di Guvier dei più decisi. Per essere coereute secondo le | sue vedute sarebbe d’ uopo riunire ad uo trat- . to questi sottogeneri. Îl quarto ed ultimo sot- rogenere è quello che stabili lo stesso N. A. sotto il nome di Percnopterus, e cui Savigoy _ ciede il nome di Neophron. Quando questo sot- togenere venga conservato ne’ proprj suoi limiti esso è ottimo, e come tale è riconosciuto da | =_—_ 4 (1) Faremo notare che Vieillot non considerò mai il Califernianus qual Catharista, ma lo mise nel suo ge», nere Gypagus che corrisponde al gruppo Sarcoramphus di Cuvier. i ì 16: tutti. Ma non è possibile riunire alle spreio Europeo-Africane il mio Cathartes jota (1) che non ha altro di comune con esse che un becco più sottile, e il collo meno snudato che non }’ hanno i congenerìi: mentre, come tutte le altre specie Americane ; il Jota diversifica dal Percnopterus sopratutto per aver le marici. per- vie «a lato a lato , e per dirlo in una parola è un Cathartes e non'un Vultur. Così una leg- gera analogia ha fatto trascurare al N. A. una decisa affinità. E poi come dividere il Jota dal- Aura? queste due specie sono anche più che affini, facilmente sono state prese una per l°al- tra, e per esse appunto il Vieillot stabili il suo genere Catharista. Molto più naturali riusci- rebbero i sottogeneri di Cuvier, se riunisse ai Sarcoramphi il Californianus; e il Jota a° suoi (1) Non so perchè il Baron Cuvier citi me a proposito di quest? Uccello, dicendo che io lo chiamai Vultur jo- tà. Ma io ne ho fatto un Cathartes come di ragione. Così la citazione del resto inutile, è inesatta. Era pur meglio citare l’otrima figura che ne lasciò Wilson e che venne pubblicata nell’ informe produzione che apparve dopo la di lui morte sotto il titolo di 9.° volume del- \? American Ornithology di Wilson.: Ivi quest’ uecello porta il nome di Vultur atratus. Dopo che io ebbi di- chiarato che credevo fosse il Vultur jota di Molina, nella seconda edizione del medesimo volume (cui il Si- _gnor Ord diede il nome d’ opera nuova, e che per tale ece proclamare 1’ altrui ignoranza) quest’ uccello porta quel nome di Vultur jota. Nel Catalogo di Lichtenstein, ottimo libercolo a me noto solo da pochi giorni, e che contiene molto maggior numero d’ osservazioni buone che molti grossi volumi, vedo che Illiger lo chiamò Cathartes foetens ; ma io non sò nè in qual epoca, nè in quale scritto così facesse, 162 Cathartes, eliminandolo dal suo sottogenere Per-. cnopterus: quest’ ultimo converrebbe poi che fos- se collocato subito dopo i veri Vu/tures che così formerebbero una serie parallela a? miei Cazthar- tes, ed in ambedue le serie i becchi grossis- simi nel principio s° andrebbero assottigliando gradatamente. a" Quasi tutti gli autori avendo, secondo me, preso abbagli rispetto alle suddivisioni del ge- nere Vultur, ed io pure in qualche cosa, credo benfatto di stabilir qui le nuove mie viste. In- tendo persistere nella suddivisione degli Avvol- toj in due veri generi, chiamandoli Vultur, L. e Cathartes, Ill. considerando come il miglior carattere rappresentativo la discrepanza fra le narici pervie e non pervie, come altrove già feci: ma errai appunto per questo, poichè le specie di Percropterus non sono altrimenti Ca- thartes checchè ne dica il ch. Temminck, ma bensi Vultures, che partecipano forse alquanto delle condizioni dei Cathartes. In questo modo si ottiene anche un risultamento di vantaggio secondario , ma che al solito, corrisponde bene alle tracce che segna la natura, ed egregiamen- te vi corrisponde in questo caso; vale a dire che tutt’i Vu/tures sono Uccelli dell’ antico con- tinente, mentre i Cathartes sono tutti del nuo- vo. Il genere Vu/tur adunque comprenderà i due sottogeneri Vultur genuino e Percnopterus; e Cathartes si ristringerà dentro i limiti che io diedi altrove al sottogenere di questo nome. Anche questo per dir vero potrebbe suddividersi in due sottogeneri cioè Sarcoramphus e Catha- rista; ma forse i limiti non sarebbero nè chiari 163 nè precisi. Questo leggiero cambiamento, ma pur essenziale, dovrà introdursi come correzio- ne di varj miei scritti passati. Per concluderla dirò che altro non sono i Percnopteri che veri Vultures di becco sottile, ed i Sarcoramphi nou sono che Catkartes di beeco grosso. E vero che | nelle specie dell’ antico continente ( Wultures ) la differenza è più decisa non essendovi finora | specie intermedia : ma che perciò ?... Lo tor- miamo a ripettere non è che il carattere d’ana- logia (e non d’affinità) della sottigliezza del becco che ha fatto riunire da Cuvier il VuLTUR | percnopterus, col CatHAaRTES jota, che si cor- rispondano a vicenda nella supposta serie. E quì giova dire che Temminck considerando il | Percnopterus come Cathartes diede origine al- l’ errore che ora abbiamo segnalato, giacchè Il- liger il quale stabilì i due generi, ne fissò 1 | caratteri sopra solide basi, e non citò Percno- pierus come esempio nè dell’ uno nè dell’altro, Faucons. (p. 319.) Gran confusione e inesattezza regoano in questo capitolo. Prima di tutto le due grandi sezioni nelle quali il Cuvier (e seco molti altri) divi- de i Falchi non sono d’egual peso. Gl’ Igno- bili comprendono molti diversi gruppi, l’ im- agi di ciascuno de’ quali, equivale a quel- a di tutto il gruppo dei Nobili insieme. Que- ‘sta imperfezione è direi quasi inerente al me- todo dicotomo eliminativo, e ne sia prova la divisione degli Animali tutti in Vertebrati e In- vertebrati, che il N. A. fu uno de’ primi a gettar a terra. 164 | Egli è certo, non già possibile soltanto, che il Falco: communis Gmel. non differisce di spe- cie dal Fulco peregrinus Briss. e Gmel. il quale | nome va adottato esclusivamente . Ma è sbagiio il riferirvi il Fa/co islandus che lo stesso N. A. due pagine dopo dà come tipo del suo sottoge- nere Hierofalco. A chi voglia suddividere ulteriormente il sot- togenere Fa/co non mancano buoni caratteri, e decisi, da desumersì dalle ali, dalla coda, e sopratutto dagli indumenti dei tarsi, senza ri- correre al più e meno lungo, più e meno spor- gente; del resto credo che le suddivisioni sta- bilite su tali basi corrisponderebbero alle altre, come pure alle mie sezioni ed ai nuovi generi Tedeschi Cerchneis e Hypotriorchis . La nota sui veri Falchi pag. 322 mi sembra fatta con accuratezza: delle specie Boreali-ame- ricane particolarmente credo esser sicuro. Ma alcune altre (almeno il F. bidentatus) meritano d’ esser considerate come costituenti un gruppo distinto, che è stato stabilito da varj anni. E che resta a farsi in questo particolare se non il ristringere?... Il preteso sottogenere Hierofalco par che ven- ga condannato dalle stesse parole del Baron Gu- vier, e certamente è meno ben fondato, che non lo sono più altri tacciuti da lui. Noi non vor- remmo ammetterlo altrimenti. Protestiamo. poi contro quella seconda specie di Gerfault creata dal Cuvier, chiamando egli Gerfault cendré il Falco atricapillus Wils. Già il Sig. Sabine ave- va pronunziato ch’ erano fondati i dubbj mossi dal Wilson, che questa specie nuova altro non nd POLAT ASA 165 fosse che il comune Falco Astur degli Europei, quand’io avventurai di riunire l’ atricapillus al- l’Astur. Che se è a me avvenuto d’ingannarmi per lafspecie , al certo non posso (aver preso un vero Falco, per un Astur: ed. in ogni caso.il Baron Cuvier avrebbe potuto tenere un conte- «gno meno laconico. Il supporre poi. che la Buse ‘cendree di Edwards 53 (Ash coloured Buzzard. Falco) cinereus 3 Gmel..) sia il giovane di siffatta specie immaginaria di Girifalco è un accrescere la confusione (1). Fa meraviglia il vedere che il N. A. nel pas- (1) Nel fascicolo 84 delle pl. col. di Temminck che ci giunge in questo momento noi osserviamo che il chiaro Autore fignra e descrive il nostro Uccello come specie nuo- va sotto il nome di Autour royal (Falco regalis tav. 495. ) Dietro le sue indicazioni abbiamo verificato che la spe- cie quantunque affinissima all’Astur come l’osserva Tem- minck ne è veramente diversa, distinguendosi princi- palmente per una statura maggiore e per avere la parte superiore del tarso rivestita da pennuzze addensate , mentre l’ Uccello d’ Europa 1° ha del tutto nudo!... Non sappiamo comprendere poi come Temm. non ‘abbia rico- nosciuto nella sua supposta specie nuova il Falco atri- capillus di Wilson così ben descritto e figurato da que- st’ Ornitologo vol. vi. p. 80. t. Sua. f. 3. e se non adot= tiamo quel nome egli è soltanto perchè si trova già im- ‘ piegato altrove. Ecco una ‘specie di meno fra quelle cre- dute comuni ai due continenti; e si noti che queste vanno diminuendo di numero a mano a mano che.si studiano con più esattezza. Quest‘ Uccello, la Striz aca- dica , 1° Anthus ludovicianus, \’ Ardea Egretta, la Galli- nula galeata, ed il Phalacrocorax brasilianus ne sono sei esempj riconosciuti posteriormente ai miei scritti più recenti, nei quali desidero che si facciano le correzioni: rispettive. Tom. IV. 11 166 : sare dai Nobili agl’ Ienobili tralascì di notare quella specie che (per dirla in'un modo spedi- to ma espressivo) sono mobili pel becco, e igno- bili per le ali, e viceversa. Senza di questi a- ‘vremmo secondo alcuni ‘un grand’ imbarazzo di meno, secondo altri:saremmo privi d’ un bellis- simo anello di congiunzione. Questa eircostan- . za al certo non si doveva nascondere, e il sal- ‘tare a piedi pari sopra le difficoltà è un curioso “modo di superarle . \ Aigles. (p. 324.) Non basta il dire ,, on assure que Falco chry- saetos soit Falco fulvus dans son plumage par- fait, quando il fatto è certissimo. Io pare 1° ho verificato. Nella prima edizione il Cuvier aspet- tava, che l’ adulto divenisse giovane, ed anco- ra non può superare del tutto la prima impres» sione ora che sta sulla buona strada! Che il Faico naevius sia comune negli Apen- nivi a me sembra più che dubbioso. E giustis- sima l’ osservazione del Cuvier sul Fa/co penna- tus. Questo però è un’ Aquiletta. Mi farò le- cito ‘avventurare un dubbio sul fatto che il Fa/- co albicilla si trovi in tutto il Settentrione del globo. Ad onta delle più accurate ricerche non sono venuto a capo di trovarlo nell’America Set- tentrionale,. dove è poi tanto comune il Falco leucoceprhalus suo affine. Giudico che faccia benissimo il Cuvier riu- nendo in un sol gruppo i tre generi di Vieillot Daptrius, Ibicter, e Polyborus. Infatti questi si distinguono soltanto per la nudità della testa piu o meno estesa. ì 167 Autours. (p. 331.) Prende abbaglio il Cuvier allorchè inserisce nel catalogo degli Astorri forestieri il Falco le- verianus di Wilson, che non è altro che il Fa/- _ co borealis adulto. Ma si tratta d’ una specie intermedia, ed io stesso l’ ho balzata più volte . da un, gruppo all’altro, e Vieillot parimente . . Quanto al Falco pennsylvanicus, Wils. vi. tav. 54. fig. 1- ben diverso dal suo omonimo, Wils. | VI. tav. 56. fig. 1. egli è al certo un Buteo e non un Astur. Non si sa come accada che il Cuvier, copian- . do la prima edizione con aggiungere soltanto i | muovi sinonimi citi fra gli Sparvieri il Falco columbarius di Catesby, Vieillot e Wilson, do- | po che già l’ ha citato sotto i veri Falchi. Di Sparviero non ha che il colore, e questo non può illudere che a prima vista. 3 Parlando del Falco pennsylvanicus. Wils. vi. tav. 56. fig. 1. (F. fuscus, Gm. Nob.) il N. A. ha ben ragione di far notare ch’ esso è diversis- simo da quello che porta lo stesso nome presso lo stesso Wilson vi. tav. 54. fig. 1. ma che è un Astur (e noi ripetiamo un Buzeo.) Sembra pe- rò che egli metta quasi in dubbio la mia asser- zione che il Fulco velox , Wils. sia il giovane di quel medesimo uccello. E non si avvede che col dire ,, il giovane Temm. pl. col. 67 ,» vien a concludere che il F. velor è appunto il giova- ne del pennsylvanicus , poichè la tavola di Tem- | minck quantunque poco buona , rappresenta ap- | punto lo stesso stato. Così due strade condu- cono ad una conclusione , alla verità . f ì) 168 Sia quel che si vuole dei due Falchi, 2inea- tus e hyemalis che Guvier con molti altri par che voglia riguardar come distinti, e che io ho riuniti per congettura, ma potrei aver errato; se questi non appartengono al sottogenere Cir- cus apparterranno al Bufeo e non saranno già Astorri e molto meno Sparvieri. Milans. (p. 334.) Degli evidentissimi caratteri del bel sottoge- nere Elanus non ne indica più che la metà, forse per dargli importanza minore e per non adottarlo. Parlando del Fulco melanopterus dice a torto il N. A. chessò trovasi anche in Ame- rica e cita il secondo volume della mia Ornito- logia Americana; e quel rame appunto nel testo del quale io mi studio dimostrare , che il mio Uccello non è già il F. melanopterus dell’ anti- co continente, ma bensì il F. dispar di Tem- minck: ora questo F. dispar egli )’ ammette poi in una nota!.. Questo non si spiegherebbe se non supponendo che non abbia letto il mio lun- go articolo e forse abbia citato sopra una. cita- zione dei miei scritti anteriori. La ricchissima sinonimia del F. afer mi sem- bra ottima : ma non vi andrebbe egli aggiunto il Falco austriacus che in vece il Guvier crede sia il giovane del Fa/co Milvus? A mio giudizio non può farsi a meno d° am- mettere il gruppo Ictinia che pure, a dispetto di caratteri evidentemente contradittor) , il no- stro autore confonde coi veri MN:b2j ( Milvus .) Il Falco mississipiensis non credo che sia di- verso dal F. plumbeus: cosa già trita. 169 Il Cuvier ha ben ragione di sostenere il suo gruppo Pernis , ch” è buono. Vero si è che ne passa sotto silenzio altri anche migliori; serva d’esempio il gruppo Ictinia or ora mentovato . Buses. (p. 336.) E difficile più che non sembra distinguerle nettamente col fatto dalle Aquile a dagli Astorri nè bastano a questo le parole del N. A. Se vi sia- | nò in Europa ed anche in Italia una o più spe- cie di Bufeo senza penne a’ piedi , è questione “non ancora ben decisa a mio senso. Forse una, forse due, forse tre. ll Guvier è determinato , e anche troppo. La cosa andrebbe studiata ul- | teriormente dagli Ornitologi. Il Falco niger di Wilson ottima specie, am- | messa anche dal Guvier, è stata da me riferita al F. Sancti-Johannis di Pennant, e chiamato con quest’ ultimo nome , che il Guvier preferisce di riguardare come sinonimo del F. lagopus. Sia pur concesso tanto, perchè è questione di pa- role. Sarei pur curioso di sapere che cosa intende il Cuvier per Bufeo fuscus , Vieill. Am. 5. Sulla faccia del luogo a me nonè riuscito di scoprire che cosa fossero e questo ed altri Bufeores del- lo stesso autore. Scommetterei quasi, che, sep- pure ha fondamento in natura, sia una di quel- le specie già inserite dal Guvier fra gli Astor- ri, e che avrebbe dovuto mettere piuttosto | quì. Lo stesso dicasi del Buteo ferrugineivaudus | che sarà poi il preteso Astur borealis!... - Non facile a capirsi come si trovi collocato "'—" È 170 quì fra i Buzeones il ,, Milan cresserelle, Vieill. Am. 10 bis et la jeune femelle, Temm. pl. col. 180. dont le Falco plumbeus , Spix vu. est peut-ètre 1° adulte ,, mentre il Falco mississi-, piensis di Wilson è stato collocato fra i INîbbj ( Milvus). Ho già detto che credo che tutti questi nomi e diversi altri ancora (Jctinia ophio- phaga ec.) debbonsi riferire ad un solo uccel- lo, che considero con Vieillot qual tipo d° un gruppo (Ictinia); ma quand’ anche fossero di- stinti specificamente sarebbero certamente affini in sommo grado, e non andrebbero separati. La riflessione ottima che quì aggiuoge il Cavier basterebbe essa sola per comprovare la boutà del nuovo gruppo JIczinia , le feston latéral 8’ aiguise en une dent quoique les pennes soient d’ ignobles ,,: nè questi sono i soli caratteri. Busards (p. 337.) Che il Falco rufus e il F. aeruginosus sieno tutt’ una specie è un fatto verificato, ed è as- solutamente fuori di proposito il continuare a metterlo in dubbio; ma che l’ ceruginosus sia l’animale in-istato di vecchiezza è uno sba- glio. L° aeruginosus è invece 1° uccello giova- ne, che anzi quasi nasce con quel vestito; così diceva il N. A. nella prima edizione, e diceva bene. I Giacchè il Signor Barone Cuvier parlando del F. uliginosus dice esser mia opinione ch’ esso sia una giovane femmina del F. cyaneus avreb- be potuto aggiungere che io riguardo non già come cosa dubbia. ma come certissima, che an- LRI che gli Americani Busard roux; Vieill / Falco hudsonius ) Circus europogistus Vieill. ec. ec. (per non parlare della razza Africana detta 7. ranivorus) sieno diversi stati di quell’ istesso variabilissimo uccello. Così facendo avrebbe ri- sparmiato l’autorità del suo nome ad una li- sta di specie assolutamente nominali. Quanto all'essere il Circus hyemalis Vieill. diverso dal | Falco hyemalis di Wilson,non so che dire, e mi converrebbe ritornare su tale studio; Quello che posso asserire frattanto si è che anche il _ F. hyemalis di WiJson è un Circus, e quando pure non fosse tale , sarebbe piuttosto un Buteo . dalle lungbissime ali, non mai un Astur di ale | corte, e molto meno uno Sparviero. Basta aprir Wilson per convincersene, Messager ou Secretaire . (pi 338. ) Il gruppo Gypogeranus (Serpentarius, Guv.) è al certo di un'importanza maggiore dei grup- pi dei Fa/chi!... ma questo è il punto sul quale 11 Cuvier spesso è in fallo. QISEAUX DE PROIE NOCTURNES. (p. 339.) StRIx, L, (p. 340.) Nel suddividere questo gran genere il Cuvier sceglie per carattere essenziale e primario |’ e-' | sistenza delle penne erette, che volgarmente . diconsi corna. Questo comodo carattere è huo- È /® no come lo adopera Linneo, che se ne vale per | compartire le specie, ma non conviene egual- % 172. dubita nelle divisioni maggiori d’ un metodo na- turale, perchè non va di pari passo con altre modificazioni importantissime che presentano i gruppi ; quindi non può valer assolutamente nep- pure per carattere rappresentativo. Prese le sud- divisioni di Guvier com’egli le ha stabilite, ed adottate le di lui vedute, appajono incoerenze notabili nell’ applicazione, come avremo campo di scorgere in appresso. Hibous (Otus, Cuv.) (p. 340.) Trattando della Strix brackhyotos ripete il N. A. che il solo maschio è fornito delle picciolis- sime corna. La cosa sta altrimenti, ed io ho già avuto occasione di farlo notare. Le corna sono perfettamente simili in ambedue i sessi; © anzi essendo più grande la femmina, in essa le corna appariscono anche meglio. Abbagli di. maggior conseguenza s’ incontrano nell’ enumerazione delle specie, a dispetto della dichiarazione fatta nel proemio alla pagina xv e xvi. Per non parlare se non delle specie del- 1’ America Settentrionale a me famigliarmente note , farò osservare che dice della Sfria Asio ch° essa è probabilmente la femmina o il giovane della Sfrix nevia: ma io ho dimostrato di già che queste costituiscono una sola specie la quale varia nei colori unicamente per l’ età, non mai pel sesso. (:) Inoltre nè la detta Sfrix asio, nè (1) Io ho sospetto che altrettanto abbia luogo nel no- stro Strix aluco. Nè sono del sentimento, del Cuvier ’ i sm 173 la mia Strix cunicularia appartengono al gruppo Otus del Cuvier. La prima ha tutti i caratteri anche secondarj d’ uno Scops e nemmen uno di quelli d’ un Otus : 1° altra non ha neppure le corna , si allontana forse più di qualunque altra 4 | specie dagli Otus avendo l’ apertura dell’ orec- chio picciolissima (falchina) e gli abiti diurni!.. «e in una parola appartiene alle sue Noctuae (Cheveches). Pure il nostro autore cita la mia | tavola, nell’ illustrazione della quale io non ho | mancato di stabilire il posto anche Cuvieriano della mia specie, cosa che ho fatto e per l’ Asio e per tutte le altre Strigi americane nei varj miei scritti. E convien credere che il Cuvier . gli abbia pur consultati attese parecchie rettifi- cazioni che ha introdotte in questo stesso suo . lavoro, come per esempio l’ aver collocato non | più sotto deli’ Ofus, ma sotto il gruppo Budo la Strix virginiana + Passando dal sistema alla parte anche più es- senziale della fissazione delle specie, notiamo che il Cavier dice, che la Strix otus di Wilson i differisce da quella. d’ Europa, e la chiama Ht- bou è joues fauves. Ma egli non s’è curato «d’accennare i caratteri, nè di dar nome lati- no alla sua pretesa nuova specie. (1) E non si può già supporre che abbia avuto in vista id d che il color rossastro di alcuni individui, circostanza . che ha fatto moluplicar di soverchio artifizialmente le | specie , dipenda dal sesso. (©) Quando mai essa andrebbe riferita alla Strix ame= ricana degli autori antichi. 174 la Strix mexicana (1) che è veramente diversa giacchè egli l’ammette sotto il nome di Hidow d’Amèrique {Strix clamator, Vieill. me- xica- na, Gm. longirostris, Spix) e la riguarda co- me ancor più vicina ali’ O/us europeo che. non è |’ Otus di Wilson sopradetto!... Quindi 1’Ame- rica Settentrionale possederebbe due specie affi- ni d’Otys distinte dall’europea, E perchè non allegare i caratteri delle tre specie? ... avremmo di che ringraziare il Guvier se si fosse degnato segnalarne le differenze a vantaggio della scienza. | Chouettes (Ulula, Guv.) (p. 342.) La grande Chouette grise de Lapponie, (Strix lapponica, Retz e non Gmelin) che Cuvier dà, (1) Senza decidere se esiste o no nel Messico lo stes- so Otus degli Stati Uniti, dirò che ho ricevuto di colà un’altra specie affinissima che mi piace riferire.-alla Striz mezxicana degli autori antichi ( Strix clamator, Vieill. ) specie che a me non è riuscito di rinvenire in alcuna parte degli Stati Uniti. Questa mia Strix mezicana dif- ferisce dall’ Orus del quale è un poco maggiore, perchè ha le tinte meno stemperate e diluite , principalmente la linea nera attorno alla faccia, che è meglio definita non essendo seguita dal circolo di pennuzze bianche e mere, ma staccandosi ad un tratto sul biancastro; e sem- pre può distinguersi a colpo d’ occhio, perchè le mac- chie nere delle parti inferiori sono larghe o in guisa di colpi di pennello senza sfrangiature; mentre nella Strix otus esse sono doppiamente decussate e molto più strette. Del rimanente il carattere principale vien som=. mivistrato dalle ali che piegate nella Strix mezicana non giungono per un buon trazto all’apice della coda, mentre nell’ozzs ( parlo dell’ americano) 1° oltrepassano di quasi altrettanto, J È « BID come il tipo del suo sottogenere U/ula non vi appartiene neppure : ottimo tipo bensì può con- siderarsi la Strix nebulosa, ch’ egli io questa edizione ha rilegata in una nota. Avrebbe do- vuto metter qui anche la Strix Tengmalmi di cui fa una Noczua (a dispetto dei più evidenti caratteri ) e la vera S. acadica che confonde an- che essa con una Noczua. ( Vedi quì appresso) La Strix lapponica che in questi giorni ho riconosciuto identica con la mia Strix cinerea, Gm. dell’ America settentrionale appartiene al gruppo Chat-huant di Cuvier (Syrnium , Savi- goy.) Il nome cinerea benchè divenuto obsole- to , deve essere conservato come più antico. La specie non è dunque confinata alla sola Lappo- nia, ma come ben si poteva credere per ragio- ni geografiche è comune alle regioni artiche dei due continenti. Chat-huants (Syrnium, Sav.) (p.342.) Vi avrebbe dovuto annoverare la Strix lappo- nica della quale abbiamo testè parlato notando che ne fa un’ Ulula , e la Strix uralensis della quale fa una Surnia. Ducs (Bubo , Cuv.) (p. 343. ) Sono Syrnîi con le corna, come gli Ofus sono Ululae, e gli Scops sono Noctuae auricolate . $ 1A Chevèches ( Noctua) (p. 344. ) A È Il nome Noctua non può assolutamente adot- 176 tarsi per un sottogenere di Strix perchè già dato ad un genere di Lepidopteri, e v'è da ralle- grarsene , perchè quel nome pareva assegnato propriamente per antifrasi, destinandosi a com- prendere le poche specie diurne di questo ge- nere notturno. Meglio sarà dunque adottare il | nome di Dumeril, quello cioè di Surzia esten- dendo i limiti del suo significato. Lo stesso gruppo poi si potrebbe risuddividere in quattro | o cinque gruppetti subalterni più o meno indi- cati dal N. A. Il primo comprenderebbe le vere Surnie di. Dumeril { Chouettes-Eperviers , Guv.) svelte, diurne , (1) di coda lunga, graduata, e con penne lunghissime e foltissime ai piedi :. il Y secondo avrebbe per tipo la Strix nyotea, toz- za, di coda corta, diurna, e di piedi longipen- | nuti : il terzo avrebbe la Strix passerina di Lin- | neo (S. acadica, Temm.) di coda lunga, piume | dei piedi folte ma corte, notturna : il quarto la | nostra|Civetta (\Strix noctua, Retz) ec. ec. di co- | da mediocre, piedi semplicemente pelosi , ( que- | sto gruppo contiene specie diurne e specie not- turne, talvolta coi piedi affatto nudi.) Perchè dire che le specie indicate sotto i no- mì di Strix funerea, hudsonia , uralensis, acci- | pitrina ec. sono mal distinte; quando il N. A. | stesso era per distinguerle benissimo, con farne due specie? Queste sono la Strix uralensis (che \ non è però una Cheveche ma un Chat-huant) e l’altra (Strix nisoria, Wolf) cui spettano tutti | ) quelli altri nomi e altri ancora. ; L . | . “Wi (1) Il Choucou di Levaillant sarebbe nondimeno una vera Surnia, notturna . d77 Un’ abbaglio notevole del Guvier si è quello d’aver confuso la vera Strix acadica, Gm. (pas- serina, Wils. Am. Orn. iv. t..34. f. 1.) con quel- da specie d’ Europa, che non si sà per quale bi- zarria il Temminek, schivo del resto de’ nomi desunti dai luoghi, ha chiamata Strix acadica, Gm. e che è la vera Strix passerina di Lin- . neo; il che recentemente ha dimostrato anche il Nilsson dandone un’ eccellente figura nelle sue Ill. Fig. Skand. Fauna. Queste due strigi sono state confuse a dire il vero solo perchè non ne sono stati messi mai a paragone con qualche cu- ra i caratteri essenziali i quali anzi nemmeno sì trovano riferiti dagli autori stessi più moder- ni: che se questi avessero fatto menzione della struttura delle orecchie avrebbero sparso assai più lume con questo solo, che con tutte le loro parole. La tavola di Naumanon citata dal Guvier appartiene alla specie europea (.Strix passerina, L. acadica , Temm.) mentre la tavola di Wil-- son egualmente citata appartiene all’ americana cioè alla vera .S. acadica, Gmel. e nostra (Strix passerina , Wils.) (1). Ora egli è impossibile (1) Tutti gli autori chiamarono Strix passerina; L. la più piccola specie che avessero famigliare, e così fece ‘Wilson. L'errore meritava scusa, perchè i veri caratteri della specie Linneana non si trovano registrati in alcuno scritto. Oramai è verificato che la Striv passetina di Linneo è quella che il Temminck ha chiamato acadica, «mentre dai Tedeschi, Francesi ed Italiani (e dall’isresso Temminek ) quel nome Linneano è stato applicato alla mostra Civetta comune (Strix roctua, Retz ) da alcuni fra gl’ Inglesi alla Strix Tengmalmi ; e dal solo Wilson scrittore americano, come si e detto, alla Strix acadica 04. SIINO trovare due Strigi più dissimili una dall’altra sì nel fondo che nell’ apparenza . L’ Americana è una vera Ulula (Chouette, Guv.) di coda cor- tissima; con l’ appertura dell’ orecchio stragran» de e operculata, il disco facciale di pennuzze benissimo determinato , affine in una parola alla Strix Tengmalmi d° Europa , la quale è soltanto più grande: mentre la Strix passerina Linneana del settentrione dell’ Europa, figurata da Le- vaillant, Nilsson, Naumann ec, è una Noctua o Chevèche, Guv. (Surnia, nob.) di coda lunga, di apertura d’orecchio piccolissima (falchina ) e col disco appena accennato, talchè si allon- tana moltissimo dalla Strix Tengmalmi, ed è all’incontro affine alla Givetta comune (Strix noctua, Retz , passerina, Temm.) Bisogna dire che il Cuvier non abbia veduto nè |’ una nè l’ altra delle due Szr/gi chiamate acadica poi- chè; asserisce che la Strix acadica è la più piccola delle Strigi, e di poco eccede la statu- ra del passero. Ma ciò non può dirsi di niu- na delle due specie in questione, che sono maggiori di molto del passero, ed intanto di- verse specie estranee all’ Europa, e all’ Ame- rica settentrionale sono di fatto assai più pic- cole d’esse; esempio ne sia la Strix ferruginea dell’ America meridionale che in realtà eccede di Latham e nostra. Ho poi veduto nel Bulletin del Ba- — ron Ferussac, che il Boie propone per quest’ ultima il i nome di Strix Wilsonit; nome ch? egli deve aver creato | dopo essersi avveduto , che quella Strix era diversa dal- | l’ acadica di Temminck, ma essendo erroneamente così denominata quest’ultima, non v’ è altra difficoltà perchè la specie americana conservi l’ antico leggitimo nome . ) 179 «di poco le dimensioni d’an passero, ch’è ia più piccola ch’io posseggo, nè però è la minima. «Un altro errore è quello di annoverare fra le sue Noctuae anche la. Strir Tensmalmi, che come la vera S. acadica è un’ Ulula e per con- | ‘seguenza remotissima dalla Civetta comune che _ sola sta al luogo debito ma che è stata corre- data anch’ essa di un sinonimo falso. Cita Cuvier fra le sue Noctuae nella solita nota enumerativa delle specie p. 346. la Strix \ grallaria, Temm. (Urucurea di Azara e non «già di Temminck) e tale è per appunto il | posto che le compete: ma non si avvede che questa Strir grallaria, Temm. è la mia cunicu- laria di cui il N. A. ha fatto un Otus, Hibou! come abbiamo veduto. Esaminando nel magni- | fico gabinetto Ornitologico di Temminck 1’ iu- dividuo stesso che servi di modello alla tavola . della sua Strix grallaria io restai persuaso ch’ era la mia Strix cunicularia. Bisogna confessare che la tavola mentovata non dà neppur l’idea di quest’ uccello. Due varietà ne esistono nel ga- binetto di Temminck ‘una che tende al nero (grigia) e l’altra al rossastro (bionda). Queste differenze debbono esse attribuirsi all’ età (come ‘accade certamente in altre Strigi, ed io sospet- to che accada in tutte) ovvero alla qualità del ‘terreno, come si dice che accada in altri ani- mali cunicularj? Non esiterei ad abbracciare la ‘prima opinione, ma tutti gl’individui prove- _nienti dal Missouri gli ho trovati rossastri.... dall’ altro canto non è egli vero che i giovani no i più numerosi e i più facili a prendersi ? Poichè queste piccole specie di Strig? sono * 180 state confuse tanto stranamente dagli autori, credo opportuno d° inserire qui un quadro sì- | noitico di quelle a me cognite in cni si conter- | rano tutte quelle dell’ Europa e dell’ America settentrionale finora controverse, che mi stu- dierò di fissare definitivamente; questo quadro . terrà luogo di molti altri lunghi discorsi che | occorrerebbero sul proposito. E bisogna che | avverta che allorchè quì si cita un autore, non | s'intendono già approvati i sinonimi ch’egli ad- | duce altrimente chi sa a qual confusione si Y giungerebbe ! MonocRAria SINOTTICA DELLE PICCOLE STRIGI INAURICULATE affini alla Strix passerina o state confuse con essa. \_nr—__-—eaattema_— Specie 1. Srrix Noctua, Retz (1) ( pl. enl. 439.) F SurnNIA pedibus pilosis ; fusco-cinerea, macu-. lis albis rotundatis; cauda alas paullo exceden- te, fasciis quatuor albidis interruptis . | Strix noctua, Retz, Faun. Suec. p. 85. sp. W 35. — Licht. Cat. sp. 618. (nec Gmel. Lath. $ conf. Str. Aluco. ) “Ul - (1) E forse un danno che per finirla una volta, e a scanso di nuova confusione non si possa chiamare que= sta specie Strix aucuparia, col qual nome appropriatis= simo la distingue l'ottimo Bonelli nel bel Museo cui presiede . 181 Strir passerina, Gmel? Syst. 1. p. 296. sp. 312? (nec Linn. quae ad sequentem) — Lath. Ind. 1. p. 05. sp. 46. — Faun. Arag. p. 71. — Daud. Orn. 11. p. 203. — Shaw. zool. vII. 264. Mao u. Wolf, Tasch. Deutschl. Vog. 1. | p. 80. sp. 8. — Temm. Man. Orn. 1. p. g2. — Savi, Orn. olt, 1. p. 76. — Selby, Ill. Brit. pr 1. p. 64. t. 26. — Bechst. Brehm. Ran- zani ec. Noctua glaux, Savign. Athene passerina Boie . . Strix nudipes (dein psilodactyla, mox noctra) Nilss. Orn. Suec. ». p. 68. sp. 30. t. 2. Noctua, Aldr. Orn. x. p. 543. tab. 544. 545. — Gessner, p: 620. Noctua minor, Raiî, Syn. p. 26. sp. 6. — Will. p.69. t. 13. — Briss. Av. 1. p. 514. sp. 5. Noctua init Strix funerea, Frisch. Vorst. er Vog. 13. t. 10. La Civetta, Olina, Uccell. p. 56. — Cetti, Sard. p. 66. i Civetta nostrale, Stor. Uccell. tav. 86. 87. — Strige Civetta, Ranz. Elem. Zool. 111. ps. VII. p. 161. sp. vI. Petite Chevèche. Belon, Hist. Ois. p. 140. La Chevèche ou petite Chouetté,, Bulff. Ois. 1. p. 377. t. 28. — Id. (ed. 1770.) p.300. — Id. pi: enl. 439. — Gerard. Tabli' élém:ì. Pp- 78. Chouette chevèche , Temm. loco citato. Chevèche commune, Cuv. Règn. Anim. 2.% 4 1. p. 345. Kleinerkauz, Bechst. Gem. Naf. DAR Kr. p. 367. — Meyer, Tasch. Deutschl. 1. p. . Sperlingskautz, Meyer, Vog. Liv. et A : 36. va Naum. Vo Li 32. 53. Tom. IV. si n 18a Little Owl, Lath. Syn. 1. p. 150. sp. ko. Td. suppl. p. 48. — Id. Gen. Hist. 1. p. 369. sp. 76. Vulgo (Romae) Civetta. Noctua antiquorum . Minervae avis. Abita per quasi tutta ]° Europa, l° Egitto e molte parti dell’ Asia e dell’ Affrica: non sì e- stende al di là del 55.° grado di latitudine set- tentrionale. Comunissima per tutta 1’ Italia sui tetti, nelle rocche e sui campanili. Specie 2. Strix cunicularia, Molina (tav. 7. f. 2. Nob.) SurnIA, pedibus pilosis, tarsis valde elonga- tis, tuberculatis, griseo-cinnamomea , albido maculata; cauda alas paulum excedente, fascìîs quingue albidis interruptis. Strix cunicularia, Molina, Hist. Nat. Chili p. 233. — Ed. Amer: I. p. 184. — Ed. Fr. p. 343. — Klein, Av. p. 57. sp. 9. — Gmel. Syst. I. p. 292. sp. 28. —«Luth. Ind. p. 63. sp. 38. — Daud. Orn. 11. p. 201. — Vieill. Ois. Am. Sept. 1. p. 48. — Say, in Long’s exp. 11.) p. 36. e 100. — Licht. Cat. sp. 614. — Nob. Am. Orn, 1. p. 68. tav. 7. f. 2. — Id. Cat. et Syn. Did D. S. sp. 25» Ulula cunicularia, Feuillée, Journ. Obs. Phys. ‘| p. 562. — Dutertre, Hist. Antill. 11. p. 257. (mentio dumtaxat . ) Strix grallaria, Temm. pl. col. 146. {Neca coquimbana , Briss. Orn. p. 159. sp. . Id. 8.v° p. 153, ct d’ Azara, Voy. 111. p. 143. sp. VE: 1! Pequen, Molina , St. del Chili ( loco citato) Pp: cali 183 Chouette echasse, Temm. loco citato . __ Coquimbo Owl, Lath. Syn. x. p. 145. sp. 83. | Id. Gen. Hist. 1. p. 365. sp. 70. __Burrowing Owl, Nob. loco citato. Abita diverse località remotissime 1’ una dal- . l?altra, del territorio occidentale degli Stati Uniti, del Messico ; nelle Indie occidentali, e nelì’ America meridionale: non si estende al set- tentrione. Comune presso le montagne Sassose (Rocky-mountains) nelle tane dell’animaletto det- to. Prairie-Dog. Diurna | i Specie 3. STRIX PASSERINA, L. (tav. 3. Scand. Faun.) Surnia , pedibus dense plumosis, fusco-cine- rea, albo punctata; cauda alas longe excedente , . fasciis linearibus quatuor et apice albis; ro- stro flavo. Strix passerina, Linn. (ex Rudb. pict. fol. 163.) Syst. 1. p. 133. sp. 12. — Faun. Suec. p. 26. è sp. 79. — Letz. Fuun. Suec. p. 86. sp. 36. — Tengm. Wet. Ac. Handl. 1793. p. 294. — Nils- son, Orn. Suec. 1. p. 69. sp. 31. t. 3. — Id. | Scand. Faun. 11. p. go. {nec Temm. aliorum- | que quae ad Str. noctuam.) . Strix Tengmalmi, var! Lath. Ind. suppl. 11. È p:» 16: À Strix pusilla, Daud. Orn. 11. p. 205. — Shaw. . Zool. vir. p. 267. | ) Strix pygmaa , Bechst. Gem. Nat. Deutschl. 11. p. 978. sp. 14. — Meyer u. Wolf, Tasch. — Deut- schl. Vog. 1. p. 83. sp. 10. — dd. Vog- _ Liv. u. Esthl. p. 88. 184 Strix acadica! Temm. Man. Orn. 1. p. 96. > ( nec. Auct. quae ad sequentem.) ; Chevèche d’ Acadie! Cuv. Regn. An. 2.0 ed. 1. p. 345. Chonette chevèchette, Temm. loco citato. La Chevèchette , Le Vuillant, Ois. Afr. 1. pe 117. £. 46. (N. B. non vero Africana. ) Son- nini , Buff. 1v. p. 187. (nec Chevechette per- lee , Le Vuill. distincta Species sane africana . ) Zuergkauz, Meyer u. Wolf. Vog. Deutschl. pui 20. faemina. — Naum. Nuachtr. t. 25. » 50. SI. — Dwarf Owl, Lath. Syn. suppl. 11. p. 66. — Id. Gen. Hist. 1. p. 368. sp. 74. 1 Sparf-Uggla, Nilss. IU. Fig. Scand. Faun. tav. 3. Abita le regioni Settentrionali e Orientali dell’ Europa e dell’Asia: piuttosto comune nel- la Livonia; rarissima e quasi accidentale nel Settentrione della Germania: non mai in Italia e nel mezzogiorno dell’ Europa e molto meno in Africa, ove vive una specie affine (Strix per lata ) anch’ essa figurata da Levaillant. Specie 4. Strix acadica; Gmel. (tav. 34. f. 2. Wils.) ULuLA, brunnea albo maculata; cauda brevi alas vix excedente, fasciis linearibus duabus et apice albis; rostro nigro, Strix acadica , Ginel. Syst. 1. p. 296. sp.43. — Daud. Orn. 11. p. 206. — Vieill. Ois. Am. Sept. 1. p. 49. — Shaw, zool. vir. p. 266. — Nob. Cat. e Syn. birds U. S. sp. 31. (neo Temm. quae vd praeced. ) 185 «Strir acadiensis, Lath. Ind. 1. p. 63. sp. 44. . «Strix passerina, Wils. Am. Orn. 1r. p. 61. t. 34. f. 2 (nec Auct.) ‘ Strix Wilsonii, Boie! | Chouette d’Acadie, Sonn. Buff. Ois. rv. p. 185. . vAcadian Owl, Lath. Syn. 1. p. 149. sp. 38, %. 5. f. 2. — Id. Gen, Hust, 1. p. 149. t. XIV, Lo. . Little Owl, Wils. loco citato. | Strix Phalanoides? Duud. Orn, 11. p, 206. — Lath. Ind. suppl. p. xvi. Shaw. Zool. vii. — p.. 208. — Vieill, Ois. Am. Sept 1. p. 44. t. 15» Chouette Phalenoide? Daud. loco citato . Chouette de l’île de la Trinite? Drapiez. Dict. class. Booted Owl? Lath. Syn. suppl. 11. p. 66, — Id. Gen. Hist. 1. p. 372. sp. 79. ; Abita 1’ America settentrionale principalmente la Nuova Scozia, |’ Acadia, il Naovo Brunswick © la Nuova Inghilterra. Permanente nella Nuo- va Cesarea, e nella Pensilvania, più frequente verso il mare. Similissima alla Strix Tengmal- mi, ma più piccola della metà. ( Specie 5. Strix Tengmalmi , Gmel. ‘4 Tav. 23. Veill. Gal. ; «Ututa, fusco-cinerea, maculis albis rotunda- tis; cauda alas paullo excedente, maculis albis per paria positis interdum obsoletis; rostro fla- - vescente. Strix funerea, Linn.P Syst. 1. p. 133. sp. 11? = Id. Fuuna Svec. p.25. sp. 75. ( certe.) Nilss. rn. Svec. p. 66. sp. 29. (nec Auct.) 186 Striv Tengmalmi, Gmel. Syst. 1. p. 291. sp: 44. — Lath. Ind. 1. p. 64. sp. 42. — Tenem. | Act. Stockh. Ann. 1783. 1. — Penn. Arct. Zool. Suppl. p. 60. Shaw, Zool. vii. p. 207. — Daud. Orn. 11. p. 205. sp. 29. var. — Vieill. Gal. Ois. 1. p. 55. pl. 23. — Temm. Man. Orn. I. pi 94. — Savi, Orn. Tosc. 1. p. 79. Y Atene Tengmalmi , Boie. —_ Stria noctua, Tengm. Woet. p. 380. ( nec Retz quae ad sp. 1. nec Auct. quae est Strix aluco.) Strix dasypus, Bechst. Gem. Nat. Deutschl.. 11. p. 972. — Meyer wu Wolf, Tasch. Deutschl. 1. p. 82. sp..9: — Id. Vog. Lio. u. Esthl. p. 37. — Id. Naturg. Vos. Deutschl. Heft 6. t. 2. Strix capite laevi , corpore fusco, iridibus ocu= lorum fulvis ; Linn. Faun. Suec. p. 25. sp. 74. Noctua majors oculorum iridibus croceis, Rudb. pict. fol. 165. | Noctua major; oculis majoribus, iridibus' pal= lide luteis, Rudb. pict. fol. 170. Strige di pATESOnE Ranz. Elem. Zool. 1II. p-:163. sp. ine 2h. f 4 Civetta capogrosso‘ Savi loco citato + i Chevèchette de Tengmalm, Daud. Orn. IL p. 205. Petite Chevèche d’ Uplande , Sonn. Buff. Ois. IV. p. 185. ‘‘Chouette Tengmalm , Temm. loco citato. Chevèche à pica emplumès, Cuv. Reègn. SA 1..p. 345. (1) Rauchfussiger Kautz Meyer u. Wolf Vog. | —=— (1) Avrebbe dovuto chiamarla Chouvette e in allora s) è pieds emplumés ;, non è più un distintivo. ‘| . 187 Deutschl. Heft. 6. m. e f. — Naum. Vog. 32. Sh 54 } di Tengmalm’s Owl , Penn. Arct. zool. Suppl. | p. 60. — Lath. Syn. Suppl. 11. p. 66. — Id. | Gen. Hist. 1. p. 367. sp. 73. i The little Owl, Penn. Brit. zool. fol. 1. p. ari. f. B. fig. 5. f. (cit. omn. err.) .Civette che stanzano alla montagna? Olina, . Uccel. p. 56. Abita il settentrione dell’ Europa e dell’Asia: | comune in Russia, Svezia e Nofvegia : più rara pol: Livonia; si trova in alcune parti della . Germania nelle foreste di pini: accidentalmen= to in alcuni distretti della Francia e dell’ Italia, per esempio ne’ Vosgi, nel Giura, e nelle mon | tagne del Piemonte: non mai nelle pianure, nè nella bassa Italia. . ot —— se rr; - Queste cinque specie (tre Europee e due Ame- ricane ) sono tutte le specie passerine d’ Europa e degli Stati Uniti: ma l’ America centrale e meridionale , 1° Africa, l’Asia e l’Oceanica ne contengono altre molte che a malgrado delle | belle figure e delle diffuse descrizioni degli Au- | tori moderni, non si possono mettere con cer- | tezza al proprio luogo, nè guarentire : e ciò | principalmente perchè pare che si siano congiu- rati tutti gli Ornitologi ad ommettere di men- tovare le particolarità essenziali di conformazio- ne, sopratutto la struttura delle orecchie; men- tre non hanno mancato di sminuzzare la descri- ‘zione delle macchie e fin delle spruzzature più leggiere!., Questo fa sì che della sola specie ì 188 qui appresso, perchè l’abbiamo sott’ occhio , possiamo parlarè con sicurezza, e siamo obbli- gati di contentarci di accennare con dubbio il sottogenere delle altre, pregando i Naturalisti che le posseggono a riesaminarle secondo i no- stri principj; Nonnostante le nostre congetture sui rispettivi sottogeneri non sono mai prive di fondamento , e credo che le nostre diagnosi fa- ranno riconoscere sempre le specie. Specie 6. Strix ferruginea, P., Max. Wied. (pl. col. 199.) SurnIA , digitis pilosis, ferruginea; cauda alas longeg excedente maculis albis destituta , fasciis fuscis aetate evanescentibus. Strix ferruginea, ( P. Max. Wied. Voy. 1 p. 88. — Temm. x Strix pumila. Ill? Licht. Cat. sp. 616. certe + Chouette Rousserolle, Temm. pl. col. 199. faem. ‘adult. Cabure , Azara s Voy. 49. | Caburé Owl, Lath. Gen. Hist, 1. p. 378. sp. 80. (ex descript. Auct.) Sparrow Owl, Lath. Gen. Hist. 1. p. 373. sp. 81. £. 17. (ex propria obs.) (1) Abita 1’ America meridionale, segnatamente il Brasile. Affine alla Strix noctua, ma minore di molto. (1) La suna specie 83. ed ultima Rufous Owl, p. 375. mi sembra davvero una nuova specie alla quale si po= trebbe imporre il nome scientifico di STtRIX LATHAMI. Surnia? tarsis pilosis, digitis nudis, cauda alis multo breviore . 189 Specie 7. Strix minutissima, P. Max. Wied. (pl. col. 39.) Surnia? pedibus pilosis, brunnea, capite al- bo punctato; remigum margine exteriori macu- - lis quadratis rufis; cauda alas vix excedente ma- culis albis disciformibus in series tres digestis, rectricibus tribus extimis supra immaculatis. Strix pumila, Ill? Temm. certe (nec Licht. | quae ad praecedentem .) Chouette cabouré , Temm. pl. col. 39. { Cabouré? d’ Azara? | nec veterum quae species . est auriculata.) _Chouette feroce, Drapiez, Dict. Class. «Abita nell’ America meridionale. La più pio- cola di tutte, e veramente della statura d’ un . Passero. Specie 8. StRIX PASSERINOIDES, Temm. (pl. col. 344.) Surnra ? pedibus pilosis, fusca albo maculata capite albo punctato; collari albo nigroque va- rio; cauda cuneata alas longe excedente maculis albis disciformibus in fascias quinque dispo- Mud, s Strix passerinoides ; Temm. pl. col. 344. Couette chevechoide , Temm. id. adulte. | Strix'infuscata? Temm, Man. Orn. 1. p» 97- (1) È | (x) Mi sembra certo che la Striz infuscata sia la pas- | serinoides e in questa credenza mi conferma il Tem- ®. 19° la _ minck col suo silenzio : ma allora perchè scordarsi del | nome che avea destinato ?... I 19 | |, N 190 Abita nell’ America meridionale, nel Brasile. Affine alla Strix Noctua . Specie 9. Strix perlata, Vaill. (Tav, 124. Le Vaill. Afr.) Surnia ?. pedibus dense plumosis, brunnea, collari subobsoleto , verticis maculis albis disci- formibus; cauda cuneiformi alas longe exceden- te macularum albarum seriebus septem . Strix perlata, Vieill. — Drapiez, Dict. Class. (nec Licht.) Chevèchette perlée , Le Vaill. Ois. Afr. vi. p. 120. pl. 284. Pearl Owl, Lath. Gen. Hist.1. p. 366. sp. 72. Strix occipitalis? Chouette occipitale, Temm. pl. col. 34.? , Abita nell’ Africa, nel Sennaar come pure nel Senegal. Affine alla Strix. passerina . Specie 1o. Strix brama, Temm. (pl. col, 68.) SurNIA? pedibus dense pilosis, fusco-nigricans; tota albo maculata ; superciliis et collari nachali e pennis albis nigro marginatis; subtus alba maculis transversis fuscis; cauda maculis albis fasciata. Chouette brame , Temm. pl. col. 68. Abita nell’ India Orientale. Specie 11. Strix sonnerati, Temm, (pl. col. 21.) Sunia? pedibus dense pilosis, fusca , capitis punctis alarumque maculis albis, subtus alba 191 fusco transverse fasciata; cauda alas longe Van cedente; remigibus rectricibusque immaculatis. ‘ Chouette Sonnerat , Temm. pl. col. 21. Abita nell’ India {Orientale . Specie 12. Strix nudipes, Daud. _% (tav. n. Vieill. Am.) SurniA? pedibus elongatis ‘nudis squamosis, fusca albo maculata, subtus alba maculis lyri- formibus fuscis. Strix nudipes, Lath. Ind. Suppl. p. xvi. — i Shaw, Zool, vii. p.269. — Vieill. (1) Oisi Am. | Sept. 1. p. 45. t. 11. (nec Nilss, quae ad S- | noctuam.) È Chouette nudipede, Daud. Orn. 11. p- 199. Drapiez , Dict. Class. Bare-legged Owl, Lath. Syn. Suppl, 11. p. 65. — Id. Gen. Hist. 1. p. 872. sp. 78. |’ Abita nell’ America meridionale, nella Caienna e nelle Indie occidentali. î 1) _—r Tyre! PASSEREAUX (p. 317.) DENTIROSTRES (p. 348.) | : | sa: i Il nome di Dentirostres che dà il Cuvier alla prima famiglia è altrettanto improprio, quanto la divisione è poco naturale. Anche in uno i E ___(MN. B. diversa dal suo Budo nudipes tav. 22. ora Strix psilopoda, Vieill. w # ros stesso genere questo Carattere non è costante; ‘e perciò non è atto a rappresentare il comples- so dell’organizzazione di verun gruppo: eppure il N. A. lo dà come unico. Assai speditamente poi determina i grandi generi, e sì trae d’ im- paccio col dire che 1 passaggi da genere a ge- nere sono così graduati, che riesce difficilissimo fissarne i limiti. Ciò per l’appunto è verissimo, ma vorremmo che il Baron Cuvier ne. avesse tratto argomento onde porre il massimo studio nella loro determinazione. Pies-crRiècHEs (LanIUs, L.) (p. 349.) Fin dal tempo di Linneo questo genere è sta- to sempre un vasto magazzino in cui. s'è da- to luogo a molte specie eterogenee; quindi im- perfetto nelle particolarità non riusciva nè na- turale nè comodo nell’insieme. Ridotto a giusti limiti egli è naturalissimo : questi limiti. però sono anche più ristretti che quelli delle Pie- grièches proprement dites del Cuvier , le quali comprendono molti e diversissimi gruppi. I veri Lanii secondo noi sono compresi tutti nella prima suddivisione indicata dal Cuvier fra le Piegrièches proprement dites. A queste appar- tengono le due sole specie degli Stati Uoiti, al- Je quali il Baron Cuvier dedica una nota. Ci piacerebbe che egli avesse parlato più spiegata- mente, e pronuuziato se credeva dar torto 0 ragione a chi ne faceva due specie sole, e adot= tava i nomi più antichi per designarle. Noi persistiamo nel voler che sieno due, e più che al paragone delle figure ci attenghiamo all’ osser- 398 vazione della natura. Già dicendo quelle de vwerses figures » il N. A. non può intendere che le due di Vieillot opposte alle due di Wilson, Mi conviene tralasciare 1’ esame delle specie accumulate dal N. A. nelle sue note enumera- tive, perchè temo di non potermene trarre più felicemente di lui. Mi contenterò di dire che l’ottimo genere Vireo meritava pure una men- zione nel testo : nè maì converrà riferir quelle specie ai Lanii piuttosto che alle Muscicape 0 alle Sylvie: questo gruppo naturalissimo sareb- be ammesso da tutti a quest’ ora, se fosse Eu- ropeo; o creato da un Zoologo dell’ autorità del . Cuvier. Nulla ho da dire sulle specie che ad esso appartengono, perchè il Cuvier le ha presa intieramente da’ miei scritti. Se il gruppo Temnophilus è stato imbrogliato conviene sbrogliarlo, non già condannarlo. E, quante cose, mon si condannerebbero se si aves> se a procedere su questo tenore P Ha ben ragione il Baron Cuvier quando ri- vendica i generi sui quali il Vieillot s° è incon- trato con lui; può rimaner sicuro che la po- sterità non sarà per fargli torto. Qualunque siensi le opinioni di Illiger e di Temminck, il gruppo Bethylus di Cuvier dev’ es- sere adottato come genere; ed il nome suo va preferito a quello del Vieillot (Cissopis) .' Non vorrei poi che fosse lasciato vicino ai Lanii, ma bensì trasportato nella mia famiglia dei Pas- serini : ho già fatto notare altrove la sua affini- tà col nuovo genere Pipilo. Finisce 1’ enumerazione dei Laniî del Guvier | col genere Pardalotus!... Questo è tanto di- _scorde che nulla più. 194 Les Gosrs-MovcHES, (Muscicapa |, L. Ji (p. 356.) Altra gran congerie di Uccelli . Gli abbia di nomi, d° autori , e di cose che si scorgono nelle note enumerative sono pur molti, ed allettano po- co a tenerne discorso . Rispetto alle specie Ame- ricane, a colui che ha speso tanto tempo e fatica per ischiarirle deve riescir duro il. vederle im- brogliare di nuovo, per opera di quel medesimo che suole spargere luce nelle tenebre più folte. Ci asterremo dal dir cosa alcuna sulle due spe- cie dedotte dalla Musicapa atricapilla , L. Gon- fessiamo di non vederci chiaro, e vorremmo che altri ci avesse veduto chiaro per noi. Colgo quest’ occasione per dichiarare che. la Muscicapa dell’ America meridionale chiamata da me MM. pullata è la stessa che un’ autore Te- desco chiamò M. vetula e che viene riferita nel Catalogo di Lichtenstein e figurata da Spix vol. 11. tav. 18. Si dica lo stesso della mia Mu- scicapa taenioptera (tipo del mio sottogenere di questo nome) che dovrà chiamarsi. Muscicapa polyglotta , Licht, avendo la priorità questo no- me tratto dall’ analogia delle piume col. Turdus polyglottus; si vede anch’essa figurata da Spix. S’aggiungano come specie del mio gruppo Tae- nioptera le Musicapae vittigera, velata (Spix 22. )s dominicana di Lichtenstein ec. Droncos (EpoLivs, Cuv.) (p. 365.) Poichè sembra che il N. A. elevi questo grup- po al rango di vero genere non so capire per- % 1959 chè dica che esso sì connette ancora ni la grande serie delle Musicapae. A me sembra cho sia del tutto indipendente e si avvicini forse più ai Lanii che alle Muscicapae: ma resta riu- nito abbastanza ad ambedue mediante il vinco- lo della Famiglia. |. E come mai mettere Phybalura sotto di Edo- 3 lius! ? î Les TAncARAS (TAnaGRA L.) (p.,366.).- Congerie niente meno intricata. delle altre. Nelle note della pagina 367 regna gran confu- | sione per transposizione e ripetizione di nume- ri. Ha torto il Cuvier sul conto del genere Py- Tanga di Vieillot, che è un gruppo ottimo e | Corrispondente propriamente ai Tungaras Cardi- | mals dello stesso Cuvier,, e non è già basato sopra una deformazione individuale. Nè converrò certamente col N. A. (checchè ne sia del Pa/miste, Buff, enl. 509. 1. ch? io non conosco ) nell’ unire ai Tackyphoni la specie ghe. costituisce 1° ottimo genere Jcteria affine | Appunto a Vireo secondo me. Les MERLES (Turpus, L.) (p. 368.) ;. In questa grande schiera regna maggior ordi- ne che nelle precedenti, appunto perchè le spe- Cie aberranti sono state tratte da questa e po- Ste in quelle. Notèremo che il N. A. non fa | distinzione fra i Merli e i Petrocincli ossiano | Petrocossyphi dei moderni; e frattanto fa due gruppi dei Merli + dei Tordi, i quali in realtà 196 Pica differiscono che per le tinte. Era già ben noto che il Turdus solitarius non fosse altro che il Turdus cyanus. Le specie straniere ri- portate come affini alle due Europee 7. cyanus da una parte e Turdus saxatilis dall’ altra sono benissimo scelte. Nella nota, Chas-dird (e vole- va dire Cat-bird) mi fa sovvenire che il miglior nome di quest uccello è Turdus felivor, Vieill. , ne so perchè il Cuvier, che cita perpetuamente quest’ autore , lo dimentichi ora. Il Turdus tri- chas non è per certo di questo genere ; esso è una Sylvia e non di quelle vicine ai Tordi. Les Fourmilliers (Myothera , Ill.) (p. 373.) In. occasione che parlava delle Myotferae chè | ‘passano nei Troglodytes avrebbe pur potuto ci- tare la mia Myiothera obsoleta, Am. Orn. 1. tav. 1. f. 2. che n°è l’ultimo anello, seppur non giunge ad essere un vero Thryothorus. Che i generi dei Dentirostri passino e rien- trino gli uni negli altri per una intricatissima serie di specie intermedie, è cosa indubitata; ma il riunirli perciò arbitrariamente a due a due, a tre a tre, piuttosto che tutt’ insieme non è lodevole. Il naturalista dovrebbe inge- guarsi di trovare nella massa continua, delle. specie-tipi, intorno alle quali, come a centri vengano a schierarsi le altre più o meno affini, lasciando pur che le circonferenze si tocchino ed anche s’intersechino, che non è altro che bene. Il Professor Savi perisò recentemente di riunire le Sylviae ai Turdi perchè si vide scom- parire davanti i limiti fra questi due generi; i 197 ma la stessa ragione avrebbe dovuto consigliar- gli di riunire parimente a quel suo gran gene- re i Laniù e le Musicapae, che appajono più staccate soltanto all’occhio di chi non ha in vista che gli Uccelli d’ Europa. Pur ognun ve- de quanto abbia a valere questo titolo. di cit- tadinanza Europea nel gran sistema della Na- . tura. "n Philedon': (p. 375.) . Il gruppo Philedon è un ‘altro magazzino di specie, ma magazzino ben inteso. Noi lo ri- guardiamo come lontanissimo da quei generi con cui lo colloca il Cuvier; e perciò non possiamo approvare che si consideri come subordinato a’ ‘ Tordi è e - ” f "i Li Pao ” Martins (Gracula, Cuv.) (pi 377.) Il Turdus roseus di Linneo, tanto affine agli Storni, che molti Ornitologi lo considerano ap- punto per uno Storno, è non senza qualche specie di ragione; per una leggierissima tacca nel becco, va a collocarsi lontano da quel suo quasi congenere. Qual miglior prova della poca naturalezza della famiglia dei Dentirostri del Guvier? | Non sarà inutile il far notare ‘che il gruppo Gracula di Cuvier differisce da quello a cui vien generalmente applicato quel nome, e che egli chiama Ew/abes. Il suo Gracula corrisponde piut- tosto al genere Pastor di Temmincky,' Acrido- — theres di Vieill, Tom. IV. 13 198 PA Chocards (Pyrrhocoraz, Cav.) (p. 379.) Può ammettersi pure che delle due ricono- sciute specie di Pyrrhocorax Europee si faccia- no due gruppi e anche due generi, ma che si dividano di famiglia e a grande intervallo, non può concedersi assolutamente. Cresce l’ incon- veniente se col Baron Cuvier sì allontanino am- bedue dai Corvi, avvicinandone una ai Tordi e facendo dell’altra un sottogenere di Upupa. Les vrais Loriots (Oriolus, L-) (p. 380.) Il N. A. non fa parola del gruppo Sericu= _ lus: eppure la conformazione della lingua non | neriterebbe in questo meno che in altri casi d’ esser presa in considerazione, sia quel che si voglia della validità del becco. Les Bec-rIns ( Moracitta , L. (p. 382.) Le suddivisioni date dal N. A. sono lodevoli; ma è d’uopo dire che non sono al corrente della scienza. Les Traquets (Sazicola, Bechst.) (p. 332.) La Saxicola aurita di Temm. citata dal Cu- vier come buona specie in una nota non è al- tro che una diversa età della S. strapazina . Alla fine dovranno persuadersi di tanto tutti gli Ornitologi, e cancelleranno /’ aurita dalla lista degli esseri. Io metto fra le Sazicolae la Sylvia sialis di 199 Linneo, che il Cuvier considera come una Au- biette ( Dandalus? Boie): il posto di essa in- fatti sta sul limite di questi due gruppi, ma persisto a crederla appartenente piuttosto al primo. L’ Ornitologo Inglese Swaison ne ba Bio un genere Szialia che sarebbe il rappresen- tante delle Sazicolae in America, come lo sa- rebbe nell’ Oceanica il suo genere Petroica : que- sti gruppi per me sono appena sottogeneri . i Fauvettes (Curruca, Becht. ) (p. 384.) Contiene questo sottogenere diversi gruppetti _maturali, che il N. Autore non si è curato di ‘accennare. Almeno come segno d° una special sezione avrebbe potuto indicare il vincolo che unisce insieme le Sylviae da padule, le quali sotto ogni rispetto formano un gruppo distintis- tissimo; alla testa di esse converrebbe porre quella specie più grande che a me piacque la- sciare provvisoriamente fra i Tordi. Se mal non mi appongo a questo gruppo , che potrà benis- simo considerarsi come un sottogenere, è stato di già imposto in Germania il nome di Cala- moherpe - . E ben vero che le specie anche Europee del genere Sylvia sono state oltremodo confuse per IP addietro; ma nello stato attuale della scienza non sono poi tanto oscure quanto si crederebbe leggendo il Cuvier . Infatti molti Zoologi si so- no applicati a dilucidarle, (1) e quand’ anche n; _ (») Nell’ opera di Temminck gli sbagli, seppur ve ne ha, non sono né molti nè essenziali ; ottimi poi sono le @ » uo 200 È alcuni moderni le avessero poste realmente int | nuova confusione sarebbe ben facile di conside= | rare come non avvenuto il loro lavoro. 15 La Sylvia cysticola ; Temm. col. 6- f. 3. quan — do non venga isolata per furne un gruppo da se dovrà prender posto nel genere Africano Ma= | lurus . prev, si - È Le specie di Sy/viae che il N. A. guarentisce | sono buone, quantunque non senza. eccezioni t | non so per esempio come possa riferite una sola | specie, la Motacilla salicaria di L. e Ginel. a | due specie diverse. La prima dì queste ( pl. enl. | 581, fig. a.) è la Sylvia hypolais ( Motacilla hy- È polais, e non già salicaria di Linneo) della quale | hypolais il N. A. fa due pagine dopo il suo pre- | teso grand Pouillot: La seconda (pl: enli 579. fig. 2.) è la Sylvia hortensis degli Autori: ora. quando si volesse conservare ad una specie il no- @ me di salicaria (nome che sempre ha ‘cagionato confusione ) dovrebbe applicarsi a questa petchè Y le fu dato da Linneo in origine. E qui ci piangi notare che la Sylvia salicaria di Latlam è la. schanobenus di Linneo, mentre poi la S. salis caria di Bechstein ed altri Tedeschi è la Sylvia $ aquatica di Temminck e dello stesso Latham. ‘E fuori di dubbio che la Sylvia subalpina di Bonelli o piuttosto leucopogor di Meycr è il 4 eni LISI LE a era À "I ai descrizioni fatte sopra il vero dal Vieillot; e al di sopra di ogni elogio le figure del Naumann. Merita lode par=. ticolare il Prof. Paolo Savi per la determinazione delle specie Italiane. E ben vero però che si desidera tuttavia una concordanza fralle nomenclature dei diversi scrittori. moderni che non si sono consultati vicendevolme ite. | SALI MI ene ad , 5 20% maschio adulto della S. passerina di Temm.; se ne persuada pure il Sig. Cavier; il nome di asserina, quantunque più antico è quello che "dovrà cancellarsi » perchè non è certo altrimen= ti che la S. passerina di Latham sia quella de- gli scrittori più moderni: anzi io ho delle buo- ragioni per credere che 1° Ornitologo Inglese (abbia avuto in vista piuttosto la Sylvia hortene qris (sazicaria di Linneo.) |» Les Roitelets ou Figuiers (Regulus, Cuv.) i (p. 389.) Ia riunione delle specie affini alla Sylvia Tro- chilus di Linneo (Powillot ) coi Reguli (grup- \ petto naturale, a cui tutti concedono oramai il rango di genere ) è decisamente forzata. Con- viene che formino gruppo da se sotto il. nome di Phyllostomus e da esso va esclusa la S. Ay- polais lasciatavi tanto dal Temmiack che. dal Cuvier, e la quale non ne ha (di Powillot) che il colore verde: non se ne dovrebbe escludere però la .S. Nattereri (5. Bonelli, Vieill.) come è stato fatto dal N. A. il quale in questo caso non porta rispetto alla legittimità, poichè S. Bonelli è più antico; il nome di S. sy/vicola , Lath. deve restare per la stessa ragione alla di lui Sylvia sibillatri» , nè quello di Fitis può es- sere sostituito al Trochilus linneano . Anche più arbitraria della testè segnalata riesce Ja riunione delle numerose Silviae americane eoi | Reguli sudderti. Esse dovranno furmare assolu- tameote uno o più gruppi distiati. Per le spe- gie di queste il Cuvier sì contenta di rimandare î 203 Jo&studente alla mia Synopsis degli Uccelli Ame- ricani . Les Troglodytes (Troglodytes , Guv.) (p. 390.) Qui come di ragione vengono a figurare i Troglodytes, quantunque non abbiano il carat- tere di dentirostri. Anche così confessa tacita= | mente il Baron Cuvier che tal carattere rappre= | senta un gruppo artifiziale. In quest’ occasione, | come ben sì può credere, il N. A. è di una — brevità rimarchevole : non indica neppure il | gruppo Thryothorus di Vieillot. Les Bergeronettes ( Budytes, Guv.) (p. 391.) All’ incontro egli dà rango solenne al grup-. po Budytes suddivisione delle vere Motacillae : quantunque io non adotti questo gruppo non mi farò lecito di condannarlo; dirò solo che quegli , stessi principj che lo han fatto stabilire, avreb- | bero dovuto farne stabilire e tanto più adottare | molti e molti altri. Quindi questa distinzione è | da tenersi per un tratto d’amor paterno. | | Les Farlouses ( Anthus, Bechst.) (p. 391.) ' Ha ben ragione di staccarle dalle Lodole e riunirle alle Motacillae , quantunque indichino veramente un passaggio fra questi due diversis-. simi generi. Ma come mai ha potuto decidersi a dare rango equivalente al vero genere Anthus e al gruppo secondario Budytes ? 203 . Les ManaKins (Pipra , L.) (p. 392.) Va bene che i Pardaloti si dividano dalle Pi- prae; non si dovrebbero però slontanare di tanto . Y LES FISSIROSTRES (p. 394.) Ottima famiglietta, ammessa da tutti sotto di- | versi nomi. Les HironpeLLES (Hirunpo, L.) (p. 394.) Non sappiamo che cosa sia l’ Hirundo ludovi- ciana, Cuv. enl. 725. 1. Catesb. 1. 51- nè con qual fondamento asserisca il N. A. che 1° Hi-° _rundo rufa , Auct. enl. 724. 1. sia diversa dalla rufa di Vieill. (americana, Wils.) perchè tutto cospira per provarne l’identità. Il posto assegnato dal Cuvier all’ Hirundo ful- va , Vieill. è fallato. Bisognava metterla fra quelle “ è queve presque carree , “ che anzi que- sta ha la coda del tutto carree: bastava vedere la figura che ne abbiamo dato nell’ Am. Orn. E perchè considerare come specie distinte |’ H. subis , (Edw. 120.) che è la femmina e il gio- vane dell’ Hirundo purpurea? riguardo a questa faremo osservare che il nome purpurea è Lin- neano e non già fabbricato da Wilson onde è il legittimo; mentre violacea che adotta il Cuvier insieme con tutti gli altri, deve esser rilegato fra sinonimi - A me sembra evidente che 1° H. bicolor, Vieill. (viridis Wìls. ) e diverse altre debbano figurare piuttosto nella prima nota, delle affini all’ H. urbica , che non nella seconda colle specie! che rassomigliano all’ 7. rustica. -;Non| comprendo poi perchè fra le vere! Ron- sini e; nom fra.i Cypseli egli persista a. colloca» | re le acutipenni (A. pelasgia ec, ec. ) } Les EncopLevents (CarammoLcUs, L. de si -03308 113 cobpe #97= }0s 13 ont | get Faremo notare che anche il legitimo Gaga mulgus vinginianus.(\Caprimulgus popetue, Vieill. americanus, Wils. ) il quale, come osserva be- nissimò ili. Ni A) ;i è stato confuso col Caprimul- gus vociferus. (CVirginianus, Vieili.) lia la cos | da forcuta., ed è‘perciò eminentemente distinto» & eda questi e: dal .C. Guyarensisicol quale ilNa | A. sembra inclinato .a. riunirlo» .L’ Pg no | conta due specie, non vs sola. Les Padarges (Podargus Guy, ) (pi 1398. o Ù Podargi a loreder mio non solo non appar ‘tengorio .al. genere. Caprimulgus, ma nemmeno alla famiglia degl’ Hyanti (Chelidoni 0° Fissiro= stri che dir si vogliano . ) E vero che accenna» no due passaggi cioè verso Strîx e verso Capri» mulgus . > LES CONIROSTRES (p. 399) Buona famiglia - Peccato che quella dei Fissi= rostri separi i generi Anthus e Alaada che le- gherebbero così bene! . 205 ALovetTEs ( ALaunpa, L.)(p. 399.) + Fra le Alaudae il nostro autore indica dei buoni gruppetti, dei quali comevia altre circo» stanze i moderni hanno preso possesso per far- ne i loro pretesi generi. Mi farò lecito di aste- nermi dall’ adottare per ora le due combattute | specie Alauda italica e A. undata , riammesse dal Cuvier non so su qual nuovo fondamento, 10 Les BruanTs ( EmperizA:; L.) (p.403.) Sia quel che si voglia dell’ Emberiza provins cialis, certo si è che )'.E. /esbia è un ottima dt specie, e non. già varietà dell’ E. cirlus. LEm» beriza passerina che il N. A. con altri riferisce all’ E. cirlus appartiene invece all’ E. schoenicu- lus, e ne è la femmina adulta. Colgo quest’ oc- casione per dichiarare, che non posso conside= rare come specie |-Emberiza palustris del Savi e del Signor Roux, e questo perchè il becco varia in modo strano secondo le località per.la grossezza nell’ E. scheniculus. L’ Emberiza melanocephala non appartiene & questo genere, E una £ringilla del mio. sotto» genere Spiza. Le osservazioni del nostro autore sulle E-nde- rizae esotiche non ben mì soddisfano. L’ Enbe- riza brasiliensis, Auct. mi sembra si debba riue nire alla Fringilla flaveola di Linneo, della quale ho parlato altre volte. 206. Les MoineAUX (FrIncrLLA, L.) (p. 406.) Molti dei gruppi di questo genere sono privi di buon fondamento. Les Tisserins ( Ploceus, Guv.) (p. 406.) Sono perfettamete intermedj fra gl’ Icteri e le Fringillae ne v°è ragione per collocarli piuttosto con le une che con gli altri. Parlo però dei veri Plocei che credo tutti dell’ antico conti- nente; almeno non milita con essi la sola spe- cie riportata dal N. A. fra quelle del Nuovo, la quale dà occasione ad un solenne inviluppo che il Cuvier pretende sciogliere, e che invece confonde di più. Per primo abbaglio egli fa un Ploceus (e per conseguenza una Fringilla!) d’ un Uccello ehe quantunque non sia la Gracula qui- scala (Quiscalus versicolor) Gegli Stati-Uniti, come potrebbe far credere la falsa citazione di Wilson (1) appartiene al certo al remotissimo genere Quiscalus (o) dei moderni. I sinomini ad- —_—— - ciao -' (1) Pare impossibile che una figura così parlante come è quella di Wilson venga citata a torto!... eppure è cosa di fatto. i (2) Il Signor Swainson propone di chiamar Scaphidurus il genere Quiscalus di Vieillot (Quiscala di Lichtenstein ) perchè al suo dire quel nome è già usato in botanica, Questo fatto però à noi non costa dono le più minute ricerche, nè possiamo persuaderci che il suddetto Orni= tologo voglia condannare il nome in questione per la somiglianza che ha con Quisqualis. Ad ogni modo il no- me proposto dal Sig. Swainson, quantunque elegante e caratteristico, non si potrebbe adottare giammai , poichè }l Temminck aveva di già fatto prova di distinguere il nostro genere col nome di Chalcophanes . È hi > sa dotti e le due parole che dice il Cuvier a pro- posito del suo preteso P/oceus niger ( Mangeur de riz ec. ec.) potrebbero fornire materia a, di- sputare a lungo sulla specie ch’egli ha in vi- sta: attenendosi però all’ipotesi più probabile, a quella che attribuisce al N. A. meno contra- dizioni; e riguardando come affatto erroneo l’ a- ver citato Wilson, non posso dubitare ch’ essa non sia il mio Quiscalus baritus (Enl. 534. Brown, Ill. ec. ec. ) Mi sembra che il Cuvier avrebbe potuto cita- re i miei scritti su questi “ Uccelli neri Ame- ricani più o meno vicini ai Cassigues “, poichè almeno le mie figure sono da riputarsi buone a qualche cosa. È snperfluo qui rivedere e discutere ogni sinonimo, lavoro da me fatto con la debita cura in altro luogo, laddove per le specie degli Stati Uniti speravo aver fatto quan» to bastasse per fissarle in modo difinitivo . Sulle cinque specie indicate dal Cuvier nella sua nota p. 407. ecco quauto ci occorra notare. 1.° Le Cassique noir è mantelet è una bellis- sima specie dell’ America meridionale ed è un vero Cassicus . 2.° E l’uccello qui sopra mentovato, il mio Qui- scalus baritus : quasi tutt’ i sinonimi del Guvier sono esatti, non contando quello di Wilson g detto; credo inoltre che l’Oriolus ludoviciani sia una varietà albina non di questo suo num. ro due, ma del suo n.° 4. Un vrai troupiale (Quiscalus versicolor . ) 3.° Per quanto si può congetturare del vero Carouge noir, esso dev’ essere |° Joterus. minor ( tanagra bonariensis ) ottima specie, che non 208 bisogna confondere con l’ Icterus pecoris ( Frin- gilla pecoris) (1). 4.° Un vrai Troupiale ec. Sotto questa specie che è il mio Quiscalus versicolor (vedi i sino- nimi nella mia Am. Orn. ed aggiungi Quiscala nitens, Licht.) avrebbe dovuto citare la tavola di Wilson: questa è insieme la Gracula Quisca- la e Ja G. barita di Latham delle queli ha già detto il N. A. nella nota p. 378. sotto Gracula di o (1) .Tcterus minor, pl. enl. 710, Xanthornus rostro breviusculo conico ; atropurpnreus, capite pectoreque nitidissimis; pennis verticis conformi» bus rotundatis; alis caudaque viridi micantibus; remi» gibus subtus et latere interiore opacis, i Oriolus minor? Gm. Laih. ( exclusis syn. quae ad Icte= yum pecoris .) — Tanagra bonariensis, Gmel. Lath. Icterus niger, Daud. — Icterus minor, Spix t. 63. f. 2. — Icterus fringillarius, Id. 1. 65. juv.- è Passerina discolor. Vieill. — Icterus sericeus, Licht. — Psarocolius sericeus , Wagler. pina Le Tangavio , Buff. pl. enl. 710. — Petit Troupiale noir , Buff. — Le troupiale commun, Azara 61. Lesser black Oriole? Lath. Syn. — Violet Tanager, Lath. syn.. Non abita. l’America settentrionale ; comune nella meridionale, Icterus pecoris, pl. enl, 606. fig. 1, Xanthornus rostro brevi conico valido; totus atropur= pureus, capite collo pectoreque fuliginosis, Faem. Fulli- ginoso-fusca, subtus multo diluzior; gurture albicante, Fringilla pecoris , Gm. Lath. (faem. et jun.) — Licht. Sturnus obscurus, Gm. — Sturnus junceti , Lath. Oriolus fuscus, Gm. (m. ad.) — Fringilla virginiana , Briss. feem. Sturnus Nove Hispanie , Briss. (m. ad. ) f : | RS | 209 % la (3.* specie bariza e la 4.‘ Quiscala sono Case sicil!.. edicui parla di nuovo alla p. 417 in quel modo che avrebbe dovuto tener sempre. (Suppongo che il n.° 3. sia stato messo dal ti- pografo invece di 4 nel citar la figura del Wil: son.) ‘ 5. Un oiseau noir ec: va & cercar che cosa sia. .». probabilmente una quinta specie di Qui- scalus dell’ America meridionale che anche a me | pare d’aver veduta. Les Moineaux proprement dits (I’yrgita, Gav.) > (p. 408.) Quantunque non molto diversa sia la Fringil- la hispaniolensis dalla Fr. domestica e dalla F. . cisalpina; le parole che impiega il N, À. potreb- . bero fare cadere in errore, inducenilo a conclu- ty N Oriole , Penn. (m. ad.) dere che fossero varietà accidentali, + » Parlando in'complesso le specie raccolte in- sieme dal Cuvier sotto il suo gruppo Pyrgita Icterus emberizoides, Daud. — Emberiza pecoris, Wils. t. 18: fig. 1. 2: 3.:— Passerina pecoris ; Vieill. Icterus pecoris, Temim. — Nobis. — Psarocolius peco- ris. Wagler. — Tolocazanail; Ray. — Tolcana BufF. Troupiale de la Caroline, Buff. pl. enl. 606. fig. 1. (m. ad. cum rostro male expr.) — Brunet, Buff. (foem. et jun. } SUR : Cow pen Bird, Catesb. 1. t. 34. — Cow pen Finch, Penn. Lath. ( faem.)... : Lesser black Oriole; Penn. (nec Lath.) Brown headed Stare , Lath. (m. ad.) — Brown-headed Abita l’ America settentrionale. 210 sono bene scelte , checchè ne dica un moderno facitore di generi; e fa benissimo a eliminarne la Fr. petronia: ma non vorrei vederci figura- re la Fr. ciris tipo del rio gruppo Spiza . Ri tenendo i suoi, il Cuvier non dovrebbe essere tanto crudele pei-gruppi altrui. Les Linottes et Chardonnerets (Carduelis, Guv.) (p. 409.) Mi sembra che la Fringilla tristis dovrebbe esser messa fra i veri Cardelli. Un:poco forzato sarà il posto assegnato alla Fr. serinus ; ma passi pure : non è da concedersi però, che dell’ En- beriza oryzivora si faccia una Linaria. lo ne feci un Icterus, ma forse gioverà meglio consi- derarla col Signor Swainson come tipo d’ un nuovo genere Dolychonix .. Con un tratto di penna riunisce il N.A. alle sue Linariae tutte le numerose Fringillae ame- ricane per le quali rimanda lo studente alla mia Synopsis: ma la natura ripugna ad una simile riunione, comoda soltanto per chi la fa. Les Veuves (Vidua, Cuv. ) (p. 412.) Non credo che possa protestarsi mai abbastan- za contro al gruppo Vidua del Cuvier; esso è cattivo per ogni conto. E qui mi piace far ri- levare un’ analogia strana ma perfetta nel color delle piume della Vidua longicauda coll’ Icterus phaniceus : persino i giovani rivestono la stessa singolare livrea pallida e in pari modo assumo- no a gradi il color morato e gli spallini rossi. 211 Gros-becs (Coccothraustes, Cuv.) (p. 413.) . E un idea eccellente quella di dare una scala. dell’ ingrossamento graduale dei becchi delle Fringillae. In prattica però quella di Cuvier oltre al non esser completa, pecca nell’ ordine ‘delle specie. Come finire con la Loxia rosea di Vieill, (Ois. ch. tav. 63) che è la Fringila pur- purea, Auct.? Nonostante le gradazioni insensibili che fanno negare al gruppo Coccothraustes il titolo dì ge- nere, la specie di questo nome è un ottimo tipo . Pitylus, Guv. (p. 414.) Questo gruppo è buono ma subalterno . Les DurBecs (CoryrHUS, Cuv.) (p. 415.) Non può comportarsi che Corythus venga ele- vato al grado di genere, mentre Pyrrhula suo superiore immediato nella gerarchia sistematica non è considerato se non come suddivisione di Fringilla. Il gruppo Corythus si può conservare appena come gruppo secondario, ma converrà purgarlo da diverse specie che vi pone il N. A. Secondo me la stessa Loxia enucleator specie- tipo è una Pyrrhula, che forma il passaggio verso le Loxiae, anzi vi si accosta moltissimo . L’avvicinargli la Psittacirostra icterocephala di Temminck non mì dispiace punto : sarebbe un anello anche migliore per collegare le Pyrrhulae coi Becchi in Croce (Loxia.) Quanto alla P. erythrina e alla rosea poi; esse sono appena aid dl Pyrrhulae (con questo appena intendo dire che | stanno sul confine opposto a Loxia verso Frin- | gilla);e' quanto alla Fr. purpurea di Wilson, pel becco sarebbe una vera Fringilla. E in qualun- | que ipotesi queste specie non andavano slonta- | nate dalla L. sibirica e dalla P. githaginea che il N. A. cita come esempj del suo gruppo Pyr- | rhula.. Persisto nell’ idea di formare un gruppo di queste Fringillo-Pyrrhulae che sì tingono di ros- | so ( Vedi le mie Osservazioni sulla Synopsis de- | gli Uccelli Messicani del Sig. Swainson, nelle | Contribuzioni del Liceo Macluriano nel qual luo- . | go I ho chiamato Erythrospiza. ) | Il mio gruppo Erythrospiza comprenderà le » specie che seguono; \ 1adni3 1. Fringilla purpurea, Gm. (Wils. tav. 7. £. 4. m. ad. in piume da nozze t. 42. f. 3, d’ in- verno) dell’ Am. Sett. 2. Pyrrhula frontalis, Nob. tav. 6, £ r. m. f f. 2. f. (Fringilla frontalis, Say necAuct.) del- | Am. Sett. verso le montagne sassose. Il Signor Swainson 1° ha ritrovata nel Messico . BAIE 3. Pyrrhula githaginea, Temm. col. 400. ( Frim- { gilla githaginea , Licht.) d° Egitto; e Nubia, e Y si mostra talvolta nel mezzogiorno dell’ Europa Y per quanto assicurano. Si trova anche figurata nella grand’ opera sull’ Egitto tav. 5. f. 8., non che dal Signor Roux. 4. Loxia sibirica, Falck. voy. 111. p. 390. t. 28 f. 1. e 2. m. e f. Pall. Gm. Lath. (.Pyrrhula longicauda , Temm.) della Siberia e del Giap- pone : ‘emigra nell'inverno per la Russia Euro- pea anche meridionale , e perfino nell’ Ungheria . 213 $. Loxia rosea, Pall, Naum. 113. f. 3. ( Pyr- rhula rosea, Temm.) di Siberia e dell’ Oriente dell’ Europa : visita accidentalmente 1° Unghe- ria. 6. Loxia erythrina , Pall. Naum. tav. 113. f. 1. 2. (Pyrrhula erythrina, Temm.) ( Lozia cardinalis; Beseke nec Auct.) delle regioni Ar- tiche dell’ Asia e dell’Europa: comune in al- cune provincie della Russia : sì vede acciden- talmente in Germania. 7. Pyrrhula synoîca, Temm. ( Bowvrewvil so- cial) pl. col. 375. f. 1. m. 2. f. d° Egitto. A queste specie sicure si dovrà aggiungere probabilmente . 8. Loxia rubicilla, Lath. Gmel. Daud. Shaw. (Nov. Comm. Petr. XIX. p. 463. t. 12.) Cauca- sian Gros-beak degli Scrittori Inglesi, Gros dec «du Caucase dei Francesi; quando pur non sia identica con una delle precedenti, per esempio con )’ Erythrina . Les Cassiques ( CAssicus, Cuv. ) (p. 410.) Col genere Buphaga, che precede immedia” ‘tamente questo, secondo me dovrebbe comin- ciare un’altra famiglia, quella dei Gregarii , di- versa dall’ altra dei Passerini che comprende tutt'i gruppi anteriori. Il N. A. non 1° ha cu- rata. Il Cassicus di Guvier corisponde al mio gene- re Icterus. __ICassici veri corrispondono al mio subgenere ©Cassicus , gruppo naturalissimo già ammesso da Tom. IV. 14 214 x Illiger come genere e suddiviso nuovamentò dai . moderni. Ad esso appartiene il mio Zcterus ( Cas- sicus) melanicterus (Cassiculus coronatus; Swains.) che il Temminock ha figurato non ha guari co- me specie nuova nella tav. 482 delle ‘sue pl. col. sotto il nome di Zcterus diadematus + Il gruppo Icterus (les Troupiales) è lo stesso che il mio sottogenere /cterus se non che. il Cuvier ne toglie alcune specie che a senso mio | gli appartengono, come Zcterus Baltimore, spu- rius, icterocephalus ec. ed invece v° inserisce il Quiscalus versicolor; che a me pare tipo d’ un ge- nere naturalissimo. Quest’ ultimo contiene quat- tro o cinque specie che il Cuvier ha disperse , e ne ha messo una fra î Cassici, e d’ un altra ne ha fatto un Ploceus, come s°è visto. Xanthornus (Les Carouges) corrisponde al mio. Il Cuvier però vi pone alcune specie d° Icferus. Ad esso appartengono anche l’ Icterus pecoris e } Icterus minor. Credo opportuno di abolire il sottogenere a cui gli avevo riferiti da princi- pio; ammettendo un genere distinto Dolichonyx per la sola specie tipo di quel mio sottoge- nere + _Oxyrhynchus, Temm. posto dal nostro antore al seguito di questi gruppi, mi par che debba esser collocato ben lontano da questo litogo. Lo stesso dicasi dei Pif-Pits, Buff. (Dacnis Cuv. ) in qualunque senso si adottino. Dico in qualunque senso, perche che cosa siano non apparisce ben chiaro. Forse io ho fatto male applicando questo nome al mio gruppo di $y/ viae a becco dritto non intaccato, poichè non vi appartiene la Motacilla cayana, L tipo secon- 215 do il Guvier, la quale io tengo per nn° Antho- myzo, Quel mio gruppo naturale potrà chiamarsi invece Vermivora quando non corrisponda al- I’ Hylophilus del Temm. Rigo CorseAux (Corvus, L.) (p. 420.) Il N. A. potrà pur deporre ogni scrupolo; il Corvus ossifragus di Wilson. è ben diverso dal Corvus corone. Del resto credo poter guarentire tutte le specie da lui citate come appartenenti al sottogenere Corvus, ch'io riguardo come ge- nere. Farò osservare soltanto che il Corvus co- lumbianus, Wils. aberra un poco dalle altre spe- cie-tipi e che meriterebbe forse non meno del Corbivau (Corvus albicollis) di formare sottoge- nere da per se. È Les Pies ( Pica, Cuv. ) et les Geais ( Garru- lus, Guv.) formano riuniti un’ ottimo genere di- stinto dal genere Corvus, ma sono tanto simili fra se (anche prescindendo dalla gradazione dei passaggi) che possono appena formare due se- zioni; e molto meno debbono considerarsi come due grappi equivalenti ognuno da se ai Corvi (Corvus). Le specie citate dal Cuvier infatti sono ripartite arbitrariamente fra i due gruppi, anzi mi sembra scorgere che la lunghezza della coda lo induca a porre fra le Picae non pochi veri Garruli nel senso più stretto di questo vo- cabolo : del resto tutte le sue specie hanno } buon fondamento in natura. __ Corvus (Garrulus) ultramarinus è specie mia, non del Temminck, ma siccome il Temminek ì\ f ij 216 lo rappresenta sotto questo mio nome, ciò a | nulla monta; il ,N. A. avrebbe pur dovuto seri» vere Garruius e non Corvus floridanus, Nob. | (Quest uccello è la Pica cerulescens, Wagler.) Le Garrule commandeur (G. gubernatrix ) ‘Temm. col. 436, ch'è il più magnifico di questi bellissimi Uccelli aveva ricevuto di già dal Wa- gler nel suo Syst. Av. il nome di Pica Bullo- ckii in onore dello scopritore, circostanza che sembra ignorata dal Cuvier., Del resto anche il mio Garrulus ultramarinus è stato chiamato Pica Sieberi dal. Wagler, e sicome il Signor Swainson gl’ impose il nome di Garrulus sordi» dus, così ecco una specie conosciuta solo da pochi anni fornita già di tre nomi scientifici, La riunione che fa il N. A. del Garrwulus Stel- leri con quello figurato da Le Vaillant, Ois, de Par. 1. 44. sotto il nome di Geaî blew-verdin mi sembra felice; e mi era sfuggita allorquando credetti nel 2.9 vol. della mia Am. Orn, di es- ser io il primo a figurare il G. Stelleri. Mi so- no convinto ora dell’ identità delle due prete- se specie, e per confermarla gioverà far osser» vare che Le Vaillant misurando una pelle im- perfetta ne sbagliò la statura; nè si può trarre | argomento in contrario dalla supposta prover & nienza da qualche Isola del mar del sud, ossia | mar pacifico, poichè 1° Uccello di Le Vaillant fu | riportato dal mar pacifico bensì, ma probabil- | mente dalla costa Nord-Quest dell’ America ch° è — appunto la patria del G. Srelleri. Il Geai-blew- | verdin di Le Vaillant adunque non meno che il | Garrulus melanogaster di Vieill. e la Pica cyano- chlora di Wagler, stabiliti unicamente sopra di | 2I esso; debbono aggiungersi ai sinonimi dello Stel- _leri, | Les Casse-Noix (Caryocatactes, CGnv. ) (p. 423.) Il nome Nucifraga è più antico di quel di Caryocatactes, In questo il Cuvier si lagna a torto del Vieillot. Il gruppo ha maggior impor- tanza di quella accordatagli dal Cuvier, © TENUIROSTRES (p. 428.) Questa contiene diverse famiglie naturali, ed ‘è una farragine assai intralciata. V° è confusio- ne tanto pei limiti, pei caratteri e pei nomi dei gruppi, quanto per la critica di molte e molte specie. Converrebbe rifare tutto di pian» ta, nè questo sarebbe agevole. GRIMPEURS (p. 447.) La stretta affinità del genere Ga/bula con gli ‘ultimi generi dell’ ordine precedente basterebbe a far condannar tutto l’ ordine, che secondo me non va ammesso se non come Tribù. E come far un genere di Ceyz per la man- canza innormale d’ un dito, mentre in Galbula questa circostanza non sì considera ? Les Pics (Picus, L.) (p. 448.) | L’idea della ripartizione in tante note diver- 218 se delle specie affini alle principali di Europa è lodevole e bene eseguita, quantunque il posto di alcune specie possa sembrare un poco for- | zato; ma questo è male inevitabile. | Il Picus robustuss Freyre (Spix tav. 44) è | quell’ Uccello appunto ch°io descrissi in Ameri- | ca come varietà del Picus rubricollis , mon cre- | dendomi autorizzato a farne una specie senza | prove ulteriori, tp; Il Picus canadensis per me non è specie; mi sembra la femmina del P. villosus. | Il sottogenere di cui il N. A. prevede la possi- | bilità per le specie a becco leggermente arcua- to era già stato fatto. (Esso è il Colaptes, Swains .) | e perciò riesce inutile quel brutto vocabolo Cu- cupicus a cui ha applicato il suo miki una di quelle api che vanno raccogliendo il nettare Guvieriano . i Quando si ammetta come essenziale la diffe- renza fra i Picchj a tre dita e quelli normali | Cioè a quattro dita, ‘non in un solo ma in più. gruppi bisognerà ripartire le poche specie tri- dattili, perchè una tale aberrazione si rinnova | nei diversi gruppi fondati sulla forma del becco e sulla distribuzione dei colori. | Ho detto altrove, e qui lo ripeto per confu-. tare un’ asserzione del Cuvier, che non è vero | che la femmina del Picus tridactylus abbia il. vertice biagco; essa non si distingue dal ma-. schio che per l° assenza del color d’oro, ed ha il vertice nero morato. I giovani poi hanno questa stessa parte , come tutto îl corpo, varie- gata di bianco che svanisce a poco a poco se- condo che avanzano in eta; e siccome il ma- 219 schio giovane ha il rosso del capo frammisto di bianco, così la femmina nella prima età si di- stingue per quelle macchiuzze bianche prese da- li autori per carattere sessuale. Il Wagler che a separato con ragione e descritto egregiamen- te le due specie affini di Picchj tridattili, erra grandemente quando asserisce che quello della Baja di Hudson è simile a quello di Caienna: il primo, come ben si può immaginare, è lo stesso di quello del Settentrione d° Europa - Les Covcous (CucuLus, L.) (p- 452.) Non s° intende il perchè il N. A. ammetten- do il sottogenere Coccyzus, non vi ponga le due specie degli Stati Uniti, le quali invece egli dà per veri Cuculi. Mette un puoto d’ interro- gazione appresso al nome C. erythrophthaimus , Wils.: se dubita della specie s’° inganna. Ha gran torto poi d’attribuire alle specie tutte il costume che ha il Cuculus canorus di deporre le uova nei nidi altrui; sembra all’ opposto che tal costume sia proprio di quella sola specie , e non si verifica neppure nell’ altra specie Euro- pea Cucnlus glandarius. Nulla farò osservare sui gruppi nei quali di- vide il N. A. i suoi Coucous e gli altri generi affini che mi sembrano buoni, nè sulle specie ch'egli vi colloca: dirò soltanto che Lichtenstein ha seguito lo stesso tenore che ho seguito io dr la determinazione della specie chiamando Bucco fuscus la mia Monasa fusca. Ma altri au- ri non hanno saputo o voluto riferire que- 4 220 sta creduta nuova specie a quell’ imperfetta in-. dicazione del giovane (Tamatia brun, Lev. Ois. Par. t. 43). Hahn. (Aus: Vog. 13. t. 5.) l’ha: | chiamata Bucco torquatus; Spix. (Av. Br. t. 4o. | f. 2.) Bucco striatus e Wagler Lypornix tor- | quata ammettendo però che fosse l’ adulto del Bucco fuscus. Egli è il solo che sì accordìi con me pel genere, altro non essendo il suo Lypornix | che Monasa (1). Les Tovracos (CoryTHAIX, Ill. ) (p. 467-) I due generi che il N. A. ha isolato del tutto È dagli altri RAMPICANTI ( GrIMPEURS) e che secon- | do noi costituiscono la famiglia dei Frugivori , offrono un passaggio verso i GALLINAGEI; non | però preferibile alle Columbae. + 008 ( Sarà continuato) (1) Senza pietà per le orecchie, egli si sforza pari= mente di cambiare il nome di Musophaga in Chizaeris 0 Phimus — Corithaix , Ill. (già Turacus , Cuv. e Opetus,. Vieill. ) in Spelectos! — Crypsirina , Vieill. ( Glaucopis, | Callaeas e Phrenotrix di diversi) in Cryptorhina. — Can- chroma in Cymbops. — Scopus in Cepphus (già impie- gato per altro genere ) — Aramus in NNothorodius. — Ocypterus, Cuv. ( Artamus ; Vieill. ) in Leptoterix. ri Crypturus , Ill. ( Tinamus , auct. ) in Nothura, — Gar- rulus in Pica. — Icterus in Psarocolius ec. ec. addu- cendo ragioni una più vana dell’altra per tutti questi | cambiamenti . i Ji 221 uirnat bri i glo a Aloysii Colla Illustrationes , et icones rariorum stir- |, pium, quae in ejus horto Ripulis florebant annis | 1827-1828., addita ad hortum Ripulensem Appen- dice quarta. Taurini Typis regiis (1830. (Questa | opera è inserita ancora nelle Memorie della R. Ac- cademia delle scienze di Torino tom. 35. p. 147.) Ù I Chiarissimo Autore ha diviso questo lavoro ini | due sezioni, nella prima delle quali dà bellissime illustrazioni delle fata piante esistenti nel suo gardino botanico di Ripoli. ‘© 1. Eucarirrus pulverulenta: opercillo simplici subco- nico tubum subaequante, pedunculis axillaribus brevibus-subtrifloris, foliis decussatis cordato- —orbicùlatis integerrimis' brevissime mucronatis subcucullatis glaucopulverulentis rubro-margina - tis Tab. 1. figo r-4.0 E. pulverulenta Bot. mag. t. ‘2087. HR E. cordata Loddig. Bot. cab. 228., Coll. Hort. Ripul. App. 2. p. 348. non Labill. L’A. aveva tenuto, sebbene ‘con dubbio, che que- sta specie corrispondesse all’ Euca/yptus cordata del Labillardiere, ma avendo poi avuto dal figlio dello stesso Labillardiere l’ esemplare antentico dell’ Eu- calyptus cordata ne riconobbe la differenza‘, perchè questo ha il coperchietto depresso, mucronato nel mezzo, e le foglie cordato-bislunghe , il più delle volte crenate , e di color verde. 2. Cacrus Lecchi: ovato-erectus 20-angularis, an- | —‘gulis approximatis, obtusis,) spitis aureis lana valde longioribus Tab. 2. C. Lecchii Coll. Hor. Ripul. p. 25. n. 17. Il Decandolle nel Prodr. 3. p. 471. aveva annun- | ziato questa pianta tra le specie dubbiose senza por- gerne alcuna frase caratteristica. La bella figura ora Tom. IV. 15 | Suu 229 i datane dal Sig. Colla mostra ad evidenza essere questo Catto riferibile alla sezione, e genere dei .Cerei , identico, se non erro, col vero Cactus mul tangularis W., siccome ne giudico dall’ individuo di questa specie , il quale esistè nel nostro giardino, e proviene dal Principe di Salm-Dyck. Per vero I’ il- lustre Autore aveva già sospettato della prossimità del suo Cactus col Cactus multangularis W., come si può vedere nel Hort. Ripul. p. 25. n.17. in adnot. (n- 4.,,,e se mai v'è qualche leggiera diversità tra l'uno, e l’altro, questa parmi accidentale: Per esempio nell’ addotta figura del Sig. Colla la pianta è rappresentata più grossa in basso, e più assotti- gliata in alto, mentre il mio individuo è più grosso in basso, ed in alto, e più assottigliato nel mezzo, il colore del mio è di un bel verde, ga]o con qual- che cosa di glauco, il colore della pianta del Si= 5gnor Colla è detto nudamente glaucescens . ‘3. Brex1A spinosa: foliis elongatis angulosis inae- qualiter anguloso-spinosis obtusis marginatis gla- berrimis , pedunculis axillaribus subumbelliferis compressis nutantibus,, pedicellis brevibus uni- floris ( floribus magnis albidis) Ta2.3. ;. B. spinosa Spr. Syst. veg. 4. par. 2. pag. 94. {{:Theophrasta serrata Cat. de Cels ann. 1828. p. 4. L'A. osserva, che i caratteri dati dallo Sprengel per distinguere la Brexia madagascariensis da questa non sono sufficienti, onde vi sostituisce i seguenti : Brex1A madagascariensis: foliis ovato-oblongis spa- thulatis subretusis integerrimis glaberrimis, pe- dunculis terminalibus subracemosis compressis erectis, pedicellis elongatis multifloris ( floribus parvis). | i 4. Sipa elegans; tomentosa, foliis cordatis acumi- natis. subdenticulatis subtus albidioribus, pe- dunculis 1-3 floris petiolo multoties brevioribus, carpellis 8-10. acutis calyce brevioribus ( flori= bus paniculatis flavis) Tad, 4. a CA i 223 ‘ Questa nuova specie esiste ancora nel nostro orto vata da semi mandati dal Bertero nel suo primo | viaggio, e raccolti nell’ isola di S. Marta. Secondo . IPA. sembra appartenere alle Albutiloidèe policarpe del Decandolle (Prodr. 1. p. 449.); se si voglia | soltanto badare all’ abito, ed al numero de’ carpel- li; perciò si dovrebbe collocare tra ia Sida hirta , ‘e la Sida mollis. Essa differisce dalla prima per i | peduncoli più corti dei picciwoli, per il numero de’ | ‘carpelli, e per l’infiorazione, dalla seconda poi per le foglie cuoriformi, e non orbicolari. e per i rami leggermente tomentosi, e non ispidissimi . 5. Grocus Imperati + foliis synanthiis flore longiori- bus ternis subulato-rigidis; canaliculo tomen- tosisj spatha monophylla (diphy//a) uniflora , corollae tubo fauce nudo limbum subaequante , stigmatibus truneatò-laceris staminibus brevio= ribus, bulbo oblongo fibris ‘verticalibus Tab. 5. €. Imperati Spr. fil. Tent. suppl. p. è. C. minimus « Italicus Gay Observ. sur deux mem. «de bot. p. 26. i ‘L’'illustre Cav. Tenore pubblicò già questa specie nella sua Memor. sulle speci. e var. di Crochi della FI. Napolit. p. 10. tab. 3., e me ne favorì esemplari . secchi, e bulbi. Non è dubbio, che essa non sia | Vicina a quel Zafferano, che io aveva fatto cono- | scere prima del Sig. Tenore sotto il riome di Crocus | suaveolens ( Desc. de Zaffer. Ital. n. 3.); ma il | Gay la considera come perfettamente identica ( O8- | serv. I. c. p. 18. 27.), nel che io non posso conve- | nire, perchè l’ abito del Crocus Imperati Ten. è as- | sai più grande, perchè la sua spata è doppia, più ampia, ed acntissima, il fiore è senza odore, e lo scapo è nudo. E quì debbo rispondere al Sig. Gay, che è molto inesatta la critica, che egli fa a me, di avere descritto male il Crocus suaveolens riguardo al comparire delle sue foglie:, con che mira ad iscu- - d 4 224 sare il Tenore, se non ha addotta la mia pianta al« meno come sinonimo del Crocus Imperati. Il Cav. Tenore ha adoperato benissimo così facendo, e sì es- so, che io abbiamo seguito quello , che) abbiamo veduto in natura, e non quello che ci potevano sug- getire teorie immaginarie . Il Gay prende per un si- curo dato. nel determinare i Crochi il comparire delle loro foglie molto tempo: prima del fiore , ed il nascere contemporaneamente al fiore; chiama le pri- me proteranzie ; e le seconde sinanzie 5. ma io, che avevo: molte volte. osservato una vera, irregolarità nello svolgersi delle foglie di una medesima specie, cosicchè questa ora aveva le foglie proteranzie, ed ora sinanzie nel senso del Gay, e ne cito in prova il Crocus suaveolens mio ; ed il Crocus biftorus Mill., abbandonai questa devio ed assegnai un altro significato all’ adiettivo siranttium ; come si può ve- dere nelle mie Praelect. rei herb. p. 282., ove di- chiaro, che foglie sînanzie sono quelle, quae comi- tantur florem sia. che queste precedano la nascita di lui, o nascano con lui. E non tengono. un’ ana- loga irregolarità nel nascere anche le foglie iste- riiizie ? Quante volte ho. veduto il Crocus. sativus colle foglie sinanzie ,, mentre ordinariamente, le ha isteranzie ! Adunque io era stato esatto nel chiamare sinanzie nel mio senso le foglie del. Crocus .suaveo- lens; ed il Ch. Tenore fondando sopra altri più vale- voli caratteri la diversità del mio Crocus dal suo non poteva ; e non doveva addurlo come sinonimo’. Ma il.Gay per sostenere viemmeglio I° indentità, di que- ste due piante cerca di Ibfienolina: comé» caratteri variabili, la semplicità o duplicità della spata;, il fiore con odore ; o senza odore ; e la forma»dei seg- .menti del perigonio. Su di che io gli'rispondo. che in un genere di piante cotanto semplici, e di sì pochi caratteri diagnostici ogni carattere preso isolata= mente ale ‘poco, ma che Y insieme de’ caratteri. ri- \ 225 | scontrati nella pluralità degli individui è quanto si. può desiderare nello stabilire le specie dei Crochi, altrimenti bisogna rinunziare a queste specie, e te- necrle-per varietà; sarà poî sempre un gran caratte- | re per istabilire nna specie lo scapo nudo. colla spa- ta difilla,, e lo scapo avvolto da una guaina .radi- cale, colla spata monofilla . Anche intorno all’espres- . sioné della fauce g/anduloso-lutea . da me. assegnata; al.Crocus isuaveolens il Gay ha voluto! riprendermi (Obserò. l: e. pi 5.); perchèral sio dire si avrebbe. potuto credere , e si era creduto; di, fatto (penso! da lui solo ), che si trattasse di ghiandole allungate e capillari, somiglianti aivpeli;!che ta ppezzano la fan», ce del Crocus vernus, le quali in:realtà ron.esistono, nella | fauce. del: Crocus!suaveolens:. Per verità nello, stato! attuale dell’ anatomia, e fisiologia delle piante. nessun'autore, che io mi sappia, ha sognato.di dire, che le ghiandole o escretorie, 0 secretorie delle piante si ‘mostrino’ sotto forma di: peli, e tutto al più; si è detto, che i canali ‘escretorii delle. prime talora si | mostrano sotto questa forma. L° equivoco dunque era nel puro pensiere del. Sig. Gay, e i peli, -di qua- lunque-natura siano, bisognerà chiamarli sempre peli per farsi .intendere»dai botalnici,,, e non mai ghian- dole\ Chiunque ‘prenderà ad. esaminare anche icon debole lente; esnpersino a nudo occhio; ila fauce del. Crocus »suaveoléns., .di leggieri la vedrà. tutta fatta di-follicolettiicellulosi, dai quali trasuda la | materia \gialla'colorante ; che elegantemente la. tin- ge E inon sono questi follicoli. vere. ghiandole, e ghiandole escretoriè nello strettissimo senso anato- | mico, e fisiologico? Lo decida, che ha perizia della scienza . Finalmente: ‘io :non posso convenire col Gay, che il Crocusì Imperati;Ten., il Crocus suaveolens mio'; ‘ed'il Crocus minimus Dec. sieno tipi: di. una | stessa specie . Per riguardo.ai primi due ho già; dei. abbastanza. Per riguardo al terzo esso è tanto di- en ” d t 296. verso da quelli anche”nel solo aspetto, che la ‘cosa non può cadere nemmeno nella mente, Io posseggo moltissimi esemplari e grandi, e piccoli del Crocus minimus provenienti dalla Corsica, e dalla Sardegna, ed il loro abito è sempre di gran lunga più tenue, che in quelli. Le foglie sono sempre assai sottili , e filiformi, il fiore è tutto pavonazzo-variegato ; la fauce è pavonazza , o biancastra, le antere sono lun» ghe quanto il filamento, la cassula e percorsa da sei striscie, e non liscia, la spata difilla è piccolissima anche negli individui più grandi, lo scapo è nudo,; oltre allo ‘insieme di altre particolarità nelle cose di minor rilievo. Credo di non farmi esaggerata, se. dirò , che il Crocus Imperati Ten. per la. sua mole ingoja quattro e sei volte il Crocus minimus Dec., e che questo, più che al Crocus Imperati j ed. al Crocus suaveolens, si avvicina al Crocus. versicolor Gawl. Ma di ciò abbastanza. 6. MeLALEUOA styphelioides: ramis reflexo-pendulis glabris superne spicisque pubescentibus, foliis alternis sessilibus oblique ovato-oblangis lanceo= lato-acuminatis mucronaio-pungentibus glabris; * dentibusque calycinis acutissimis. striato-multi= nerviis; spica cylindrica pubescenti Tad. 6. |. M. styphelioides Wi/74. Sp. pl. 3. p, 1430, ete. Dobbiamo al Sig. Colla la prima bella figura di questa specie. La difficoltà, colla quale essa fiari> sce , fu forse la cagione, per cui non si avesse pri- ma una tale figura, ed è a congratularsi, che que- sta fiorita sia avvenuta nell’ orto: Ripolese, Io! però l'avevo già veduta molti anni addietro in un .giar= dino di Genova sopra una robusta pianta messa in terra a cielo scoperto, e serbone l'esemplare co” fiori nel mio erbario delle piante esotiche. Li 7. Sempervivom ciliatum: caule frutescente humili prolifero , foliis sessilibus confertis oblango-obo» vatis subspathulatis glabris mocronulatis carti» 227 ® lagineo-ciliatis viscidulis , Interrupte vesicula- ‘ ‘ri-lineatis, panicula thyrsoidea ex ramis foliolosa, ' pedunculis partialibus apicem versus confertiflo-- ris, petalis 6-7., squamis nectariferis dentatis. floribus flavis) Tab, 7, . ciliatum W. ‘Anche l'esatta figura di questa specie è un re- salo alla Scienza, perchè quella data dal Decan- Bolle (Mem. sur la famille des Crassulacées p. 38. tab. 10.) essendo stata ricavata da un esemplare secco imperfetto ‘era ‘imperfetta . i 8. ConvorvuLùs' retusis: caule fruticoso volubili foliis late ovatis margine integerrimis apice re- tusis' nitidis subfariînosis , petiolis biglandulosis pedunculos axillares solitarios unifloros aequan> tibus, bractea ‘calycem glabrum vestiente bifi- da , corolla infundibuliformi ; genitalibus inclu» sis Tab. 8. . Lo stimma bifido, e non capitato, mostra che que- - à | sta specie indigena della Guadalupa, e già descrit- ta dall’ Autore nel Hort. Ripul. app, 3. p.31. n. 15. not. 2., non appartiene al genere /pomoea < Per me- glio comprovare questa differenza resta a sapersi, se il frutto di lei sia capsulare, o baccato, lo che l'A. non ha potuto osservare. E vero, che taluno potrebbe riputare questa cosa, di poca importanza ; | dopo che lo Sprengel ha rifuso i due generi Con- wolvulus , e Ipomoea in un’ solo; ma adoperò egli bene nella riunione di specie cost numerose, e sì diverse per lo stimma sotto il genere stesso, anche prescindendo, dalla natura del frutto? 9 | g. Farogara remorensis : foliis lato-lanceolatis den- ticulatis inferioribus in petiolum attenuatis‘su- perioribus subamplexicaulibus acuminatis, dra- cteis pedicellum subaequantibus' Tab. 9g, ‘0° © F. nemorensis' Coll. Hort.. Ripul: app. dc p. 3607, rot. \. Schranck in litt. 228, Se dovessi giudicare di questa specie, dalla figura quivi data, po , che panmi; perfettamente gorri- spondere. LE iena cio, nemprensis, ite cERATia, AR più prudente co 9. AFRFAIE, dgr o;rda lla pianta vivente , 0, us lo meno da li tl SPAR) au- tentici, ‘ quali io non posseggo a \COra. .,.,.;{;) 10. NarcIssys unicolor, foliis. planis linearibus api» ce angustatis PA pura compresa. | siuseulo. doh subaequaute af atha pedicelli longiore, multiflora,, laciniis Sir gis acutiusculis pausaloni US, o ORFANATA i PREDPAS: fiulatam 9314, A lato-laceram,. multoties superantibna Zad. eu'sisgvo atal alito N. unicolor ‘Spr St, C-) La Pei 43, Io. ex Tenore: ., di N RAPXTACCHI Bot. mag, AI: e Set or, brite dala 408, pro Questa specie fu scoperta dal ch. Tenore dar iso- i Caprie fu, da lui primierameute, annunziata Mati; t. vimisi pI-A Neapol: quit, 1813 e; si p.68., indi. po ami piamerite, SIA o e ENI con figura: it plendida. FI, Napol. tom...I. Pr 146, fav. ;20, fia certamente. ,), che, il ‘Narcissus, papi: raceus, Bot., mag. 947», appartenga. a, questa, specie , giacchè. per il fiore) assgi, più grande. non può apr partenere al Narcissus, polyanthos Lois. Recherche, Mr | stor, bot, et. med, sur. les. Narciss. E Da E (CASSIA, Barrenfieldii ; fruticosa.;, foliis, 8- rajugis jo, esectis;, foliolis lanceolatis., acuminatis,, nitidis arlone Tigidis,;, glandula; conica inter singula, paria.ssti ulis subulatis Coll. App. 2. (pi, 343, nb Wai Po 23, tab, LI., "Dopo, che, ho, veduto la, figura. di questa, glio posso assicurare ,, che, tale pianta, è. precisamente la. stessa della. mia. Cassia. ‘umbellata, ,Syllog.. pl. hort. bot. Bonon.. ann. 1827. p. 4» Cassia STARE. Sert. | 229 bot. Bruxell. fasc. 30.; perciò dovrei ritrattarmi di. esi? » che già dissi nel tomo 2. di questi. Annali | p. 437. not., cioè, che la mia specie corrispondeva | alla Cassia Schul'esii Coll. Hort. Rip. app. 2. p. ) ., et app. 3. p. 21. tab. 10. Mi indussi a_ tale | eredenza; perchè sì io, che il Sig. Colla ebbimo i semi delle rispettive nostre piante dal medesimo | Schultes, e del pari li ebbimo senza nome speci- | fico, mentre esso Colla aveva ricevuto. dallo Schrank i semi della Cassia, Barrenfieldii. È. altresì vero , . che la figura addotta della Cassia Schultesii rappre- | senta.le foglioline più anguste, e. i petali un po- chetto più piccoli di quelli della mia Cassia umbel- . lata; mi viene, tuttavia. il sospetto, che ciò possa | essere uno scherzo accidentale, e che le due piante appartengano alla specie stessa. Vi è troppa. analo- gia nelle loro cose sostanziali . Re: paoli: 12, Hiniscus Jacquiri : sublignosus piloso-pruriens ; xi foliis longe petiolatis .cordatis. subseptemlobis «ix Jnaequaliter dentatis, pedicellis brevibus, in- teen panertio quinquephyllo., calyceque quinque- î; lobo petalis expansis triplo breviòribus (flori- |... bus. luteolis basi aristatis) Tab. 12. prfinenta; specie si deve collocare nella sezione quar- ta fra le Ketmie del De Candolle. Essa è più vicina Hibiscus micans Cav., che al Hibiscus pruriens . Roxb., ma differisce dal primo per Je foglie con cin- È < ue o sette lobi, e non con cinque solamente, e per Sì involto calicinale fatto di cinque divisioni, e non | di sei; dal Hibiscus pruriens poi è diversa per la forma delle foglie, e per i peli, come pure per l’ involto | calicinale, e per il calice tre volte più corti della ‘corolla, e non uguali ad essa nella lunghezza. Nella seconda sezione. di questo, libro è dato il (catalogo alfabetico delle piante , di che novellamen- te si è arricchito il giardino di Ripoli, e queste | piante sono di tale interesse, che lanno sommini- 230 i strato all' Autore numerose osservazioni, cui egli ha espresse in altrettante preziosissime annotazioni, Lui go al certo sarebbe il dare quivi contezza di tutte queste annotazioni, anzi non si potrebbe dare altri- mente, che trascrivendple per intero; ma piacemi di particolarmente dire di una di queste, la quale mira a rendere la dovuta onoranza ad uno de’ no- stri distinti hotanici viventi, e mio particolare ami- co. Alla pag. So. si registra il nuovo genere Morisia colla specie Morisia hypogaea, Sotto questo nome si è intesa l’ Erucaria hypogaea Viv. Fl. Cors. Prodr. P. t1., et Append, pas. 3. fig. »., ed il Sig. Colla sulle traccie del Gay ha voluto per mezzo di essa perpetuare la memoria del Chiaris. Dott, Giuseppe Giacinto Moris: primo s e principale illustratore della Flora della Sardegna, ed ora Pio fel di Botanica: medica , e Direttore dell'orto botanico della Reale Università di Torino. Già il Prof. Viviani aveva < presentito (F7. Corsic. Ap. pag. 4..), che tale pian- ta non si addiceva totalmente al genere Erucaria del Gaertner , e nell' Append. alt. p.8., non ha guari escita alla luce, egli stesso accolse con piacere il nuovo genere Morisia immaginato dal Gay, ed ora ampiamente dichiarato dal Sig. Colla coll’ addurre la descrizione esatta fattane dal Gay. Il genere Frucaria Gaertn. è distintissimo da’ questo per le ghiandole del ricettacolo poco apparenti (obsoletae) , e non lunghe, e subulate, per la silicola cilindri- ca, e non cogli articoli globosi, e l’ inferiore de- preso , per i cotiledoni lunghissimi , ripiegati verso la radice. La Morisia hypogaea fa scoperta nella Corsica dal Dott. Seraffini, indi fu copiosamente ritrovata nella Sardegna dal Prof. Moris, il quale me ne favorì ed esemplari secchi, e semi, ed ora questa bella pianticella vive in piena terra nel giar- dino botanico di Bologna , dove principia a fiorire sulla fine di Marzo, e continua per tutto l Aprile. ) ; 231°. All'esatta descrizione del Gay riferita dal Colla mi | petmetto aggiugnere qualche particolarità, che mi è caduta sott'occhio nell’ esame del fiore. Il calice è sempre ritto, e due delle sue foglioline opposte | sono appena saccate alla base; di tale che il calice | apparisce il più delle volte uguale alla base, ap- ( ro come è stato rappresentato nella figura del . Prof. Viviani ( Append. ad FI. Corsic, prodr. fig. 2,); la corolla supera più del doppio il calice nella lun- ghezza, ed i petali ‘sono decisamente smarginati, ossia colla lamina inversamente cuoriforme, e cunea- ta ; il loro colore nella faccia superiore è giallo! ca- rico, e nell’ inferiore è più pallido. Quattro sono i . mettarii, o ghiandole nettarifere, assai distinte per la loro forma. Due sono più insigni, subulate, 0 per meglio dire fatte a cornetto, e di color verde, e ognuna di queste giace tra gli stami minori, e l ovajo, due altre più sottili, filiformi, e pallide sono situate una per parte fra gli stami maggiori, ed il calice, una di esse alle volte l ho trovata mancare, ma non mai veruna delle prime. AnTONIO BERTOLONI. Dominici Viviani in R. Genuensi Universitate. Bota- nices , et hist. nat. Professoris Appendix altera ad . Florae Corsicae Prodromum. (Genuae 1830. In 4° | con duab, tab. aeneis. di) i L illustre Autore divide questa memoria in due ti, nella prima delle quali prende ad essporre i ratteri delle seguenti specie nuove. parate 1. AsPERULA deficiens : glaberrima ; foliis imis qua- ternis, obovatis, oblongisque ; reliquis oppositis, linearibus , elongatis ; obtusiusculis , margine i révoluto5 floralibus:.brevissimis ovato-lanceolà»= tis!» pedunculis ;subtrifloris: «corollis. infundibu4; iliforinibusi ; laciniis.ovato-acutis, fr ‘uctuque, pa-, pilloswifoliyoî si. ollob ammessi Atos: + ‘Nasce. nell’ isola Tavolara Vicing ‘alla Corsica; rLe. foglie. alla! base del fusto» presto! (scompariscono ws, 2) GaLtiom inudi/lorum:: caule; foliisque pilis;paten- ( e'tibus hirto ; foliis inferioribus, quaternis; 6bova= 1 to4elliptieis 3 Superioribus, senis. lineaviellipti-i ‘\reis ;;omnibus'marginesubrevolutis }floralibus, ‘oppositis solitariisquei sppanicnluei: peduriculis ifi-, > hf puncaigrà fructibusiglabni8; iano: (purpurea) t ommristatarp 0). obillag fig 6,0 land osi ‘Nasce nel. monte Coscione ‘di Corsica; Pianta; apr pena’ altacdnn ditozieni siiq ono: sro) sotof*s) 131 Cerivtne longiflora»faliis supérnei (epibisie inn ferne: tuberculatis, caulinis: amplexicanlibus 4 obai ovato-oblongi8'; calycis quinquepartiti foliolis ‘vlinearibus.obtusis s'aequalibas; corolla ;(lutea a ravedioooe) ‘tubuloso-infandibuliformi; triente ca- lycemi superante:; profunde quinquedentata; den tibus acutis ; stylo exerto , duplo calyce lon- giore”; id oimornA 9 Nasce un isola Tavolara; 4. Serra lanceolata : foliis glaberrimis, inferioribus nici ‘elliptico@lanceolatis, superioribuslineari-lancedt , latis:; racemo elongato , bracteis lineari-acumi- ‘hatisi 0 padicellum aequantibuss corollis planis ; Nasce nelle spiaggie di Corsica» Per i fiori sì, po- trebbe confondere colla Scilla maritima L., ma -to- sto se ne distingue per le foglie , perchè queste m la ‘Scilla»maritima Li sonobil'doppio più larghe } se costantemente ellittico-dilatate | mentre nella Scie lanceolata sono di! gran lunga: più» anguste!;ne e più larighe . ‘Amche ‘i fiori ‘in quest ultima sono’ meno avvicinati ; ‘che ‘nella’ prima. sionot Ss Caiora serotiha! Koch , et Guss. Fli Sic, foliis, \ 1233 |. linferioribus connatis, superioribus ; basi contra- . eta, perfoliatis, ovatis acutis ; calyce profunde n iaataSdo:, foliolis lineari- acuminatis ; corrollae î, laciniis ovatis, calycem paulo superantibus; sti- % gmate bifido, laciniis incrassatis bilobis..| Nasce a Porto vecchio in Corsica. Sarà al certo n. difficile mostrare ; che questa specie non sia uno de- gli infiniti scherzi della Ch/ora pefoliata L.; ma t essa’ invece è diversissima dalla C'h/ora imperfoliata \L Suppl., ossia dalla Chlora sessilifolia Desv. , ‘di | cui l'A. dà la segnente diagnosi per Ihaggiaresaghiax n Fimento ‘ | 6.Ciora imperfoliata : foliis inferioribus obloribià, .... superioribus ovatis acutis, omnibus: sessilibus ; ..calyce campanulato 6-8 fido, laciniis lanceola- ‘tis; corolla calycem.aequante, laciniis oblongis | up acutis; stigmate bifido , laciniis incrassatis. «L'A intende, che questi sia la vera Chlora im- perfoliata di Linneo il figlio, e sospetta con molta ragione, che lo stampatore del Supp/ementum, inve- ce di imprimere le parole calycis 6 -fidi, come pro- .babilmente diceva il manoscritto Linneano; le abbia mutate ‘in calycis difidi , e così abbia gettata I’ oscu- rità intorno a questa specie. Il fiore campanulato della medessima le concilia un abito diverso dalle ‘congeneri . tag. “Carona braci flv foliis canlinis ovatis,; perfo- ‘ ..» liatis, basi truncata confluentibus, stimmib lan» _... ceolatis ; calycibus decempartitis ; laciniis seta- ‘ceis corollae segmentis ellipticis,; duplo calyce longioribus . Questa. pianta è certamente di origine Italiana, e forse delle isole vicine, mal’ A. non si sovviene da - luogo preciso abbia avuto i due esemplari, che anno nel suo erbario .. i . 8. SracHys darbigera ; ‘hitsuta; canle adscendente; i foliis cordatis, ellipticis ,. crenulatis, floralibus w 234 ovato-acutis, calyces aequantibms; bracteîs ova-= to-linearibus ; verticillis 6 - 10 floris; calycibus regularibus, spinulosis corolla extus lanata ; barbae lacinia media obovata, acuta, laterali» bus lineari-obtusis duplo longiore . Nasce nella Corsica. L'A. mostra, che tale pian- ta è diversa dalla Stackys dasyantha Guss. Veramen= te fu il Rafinesque quegli, che pubblicò per il pri- mo una Stackys dasyanthes Préc. des decouv. p. 39., @ ed il Gussone diede questa stessa pianta del Rafi-. @ nesque' sotto il nome di Stackys cretica L. Flor. Sic. prodr. 2. p. 100.; essa è al certo lontanissima dalla Stachys barbigera. Riguardo poi alla differenza del nome tra il Refinesque, ed il Gussone posso dare . la seguente precisa notizia. Nell’ erbario Linneano sta un esemplare della Stachys cretica , il quale per @ le foglie somiglia alla Stachys dasyanthes, ma que- sto esemplare è di quelli non autentiei, perchè gli autentici si trovano contradistinti col numero, che loro corrisponde nelle Sp. pl. La Stuchys cretica poi dell’erbario del Sibthorp ; e della F/ora Graeca ne è diversissima per le foglie densamente bianco-coton- nose. Ritornando alla Stackys barbigera l'A. dice, che essa è diversa dalla Stackys heraclea All. di che possiede esemplari raccolti ne’ luoghi stessi in- dicati dall’ Allioni, e ne è diversa. per l'abito, e principalmente perchè la Stackys haraclea All. ba il calice labiato. Io oso osservare intorno a ciò, che la Stachys heraclea da me estesamente veduta nel- le selve de’ colli Bolognesi, -ed avuta ancora dagli Abruzzi, offre molte gradazioni nell’ estensione de” suoi individui, e che gli individui più magri ,- e più piccoli li trovo coincidere colla Stackys barbige-. ra. Il calice della Stackys heraclea nelle piante vive ha sempre la mossa di calice labiato j e come non lo avrebbe così un fiore labiato qualunque, princi- palmente se è vistoso? ma' nelle piante secche l’ ap- 235 pariscenza di calice labiato molte yolte seomparisce particolarmente negli individui piccoli, perchè le Hivisioni de’ due labbri non discendono sempre al | disotto delle divisioni de’ denti, la quale circostanza mi è accaduto di incontrare anche negli individui . grandi della stessa Stackys heraclea , per lo che il . Duby ne chiamò il calice quinquelobo Bot. Gall. ed. 2. tom. x. p. 367. Il Lapeyrouse poi appresso lo stesso Duby 4. c. p. 368. si combinò persino a dare a que- | sta pianta il nome di Stachys barbata. Io non inten- do con ciò di dar legge; solamente propongo di esaminare meglio, se la Stackys barbigera Viv. me- | riti, o no di fare una buona specie, e non sia piut- | osto una magra Stackys heraclea . , 9. OrosancHe bracteata > calycibus bipartitis , laci- niis lanceolatis , acuminato-setaceis , corollam subaequantibus; bractea antica lanceolato-acu- minata florem superante; corollae labio superio- È, re indiviso, ovato-rotundato, undulato, infe- i riore trilobo, lobis subaequalibus ovato-subro- tundis, crenato--undulatis; staminibus, stylo- que exertis , glabris. Nasce vicino a Bonifacio in Corsica. | 10. SerroLa depressa: setuloso-hispida ; foliis obo- vato-dentatis , dentatoque-runcinatis; caule ra- i moso, depresso; pedunculis patentibus uniflo- ris; calycibus setuloso-pungentibus; seminibus . in stipitem attenuatis, omnibus pappo plumoso muni*is, pappi radiis basi dilatatis . Nasce nella Corsica australe, e nella Sardegna. . L'A. aveva data questa pianta nel Prodr. sotto il nome di Serio/a urens L. aggiungendovi per sinoni- mo la Seriola cretensis Biv., ma fattone più matu- so esame ha gudicato meglio formarne una specie Nuova. tr. ArrEMISIA densiflora; incana , fruticosa, foliis i caulinis longe petiolatis, petiolo rigescente, per- ni 236 sistente , pinnatis pinnis remotis, linearibus, în- — ‘tegerrimis , vel apicem versus trifidis, incisisque, si laciniis obtusis ; floralibus Lebsitibak palmatis , È, simplicibusque : ramulis proliferis pauiculatis . | erectis , floribus imbricatis; secundis Tab. > Nasce nella Cotsica . Segue la seconda parte di questa Appendice, ubi À la quale il Ch. Autore difende le sue opinioni sulla ‘determinazione di alcune specie da lui pubblicate in altre sue opere, opinioni, che sono state impugna- te da diversi Botanici, sopra di che non è a tratte- nersi, perchè nelle cose di fatto è perdita di ‘tempo il questionare, e nella botanica la verità si fa stra- | da da per se collo studio accurato delle piante dub- biose messe a portata de’ botanici primarii. Inoltre egli rivendica a se l’onore di avere pubblicato per it primo alcune specie , nel che ha tutta la ragio- ne, e i nomi da lui imposti alle medesime è sacro- _ santo, e deve godere di tutto il diritt6 dell’ anterio- & rità. La tavola prima di questa Appendice è una eccellente rappresentanza del Cardus fasciculiflorus Viv. | Antonio BerToLONI. Sopra alcuni erbarit del Padre Boccone conservati nell’ Imperiale Biblioteca di Vienna. Lettera del Prof. Moretti al Sig. Dott. Carlo Vittadini. Pavia Ti- pografia Bizzoni 1830. 8.° b I benemerito Sig. Prof. Moretti avvisa in questo. scritto di avere potuto vedere in Vienna mercé del- la gentilezza del Sig. Endlicher dotto botanico Dee garese tre sciatori di Paolo Boccone accompagna- ti da esemplari di piante secche, i quali scartafac=. ci di recente furono ritrovati in quella città : Il pri-. 237 ,îmo di questi, e che veramente può dirsi prezioso per la Botanica, porta il titolo seguente ‘ Pianie ‘,, Originali e rare osti Fiaive e relative a quelle stam- —» pate nel libro intitolato Icones et descriptiones ra- s, riorum plantatum Siciliae, Melitae, Galliae, et Ita- ‘,» liae quarum unaquaeque proprio charactere signata ,, ab aliis ejusdem classis fucile distinguitur , auctore ‘,s Paulo Boccone Panormitano Siculo; e Theatro Shel- /, doniano 1674. in 4° * Vi è premesso un avverti- ‘mento al lettore sopra il vantaggio . che si ritrae dagli esemplari secchi delle piante per riconoscere — le specie, quando queste non sono state esattamente Yappresentate colle figure , particolarmente se trattasi di piante di qualche utilità medica, od economia. ‘Seguonò poscia le piante originali attaccate con cpl- la in 44. fogli; e sotto a ciascneduna è il cartelli . ‘no col nome rispettivo , fatto a modo di frase se- condo l usb di que’ tempi. Si comincia col Kali ftoribus membranaceis PI. Sic. p. 59. tab. 31., il qua- le corrisponde alla Sa/sola oppositifolia Desf. Fl. Atl. | 1. p. 219., e si finisce col Hippomarathrum siculum Pauli Bocconi PI. Sic. p. 36. tab. 18., che è la Cachrys sicula L. Sp. pl. p. 355. Da ciò rilevasi, che lA. nel disporre questi esemplari non seguì lo — stesso ordine col quale annunziò le piante nell’ ope- » ra addotta. Nè egli si tenne a questi soli esempla- ri, ima ve ne aggiunse parecchi altri appartenenti al | suo Museo di piante rare stampato in Venezia nel i 1697.; o ‘ad opere pubblicate da altri autori. Ecco _il’saggio, che il Sig. Moretti ci dà, della corri- | spondenza di a]cuni di quelli esemplari colle operé, |a cui sono richiamati. fg a 29. Trachelium montanum pulchrum {etc. tipo della pianta Mus. di piant. rar. p. 70. tav. 58. , e corrispondente alla Campanula elliptica Kit. in Schult. Oestr. FI. ed. 2. n. 918., Rom. et Schult. Syst. Tom. IV. getto 16 ta. rate nd Peli (9 L'id 438 veg. 5. p. 125. n. 112., la quale è una mera varie .tà della Campanula glomerata L. i ‘ Al fogl. 31. Daucus siculus Pastinacae folio ex Zanone , tipo. del Dauco Siciliano con foglie di Pa- stinaca Zan. Ist. bot. p. 78. fig.30., e della Myr- rhis pastinacae foliis laete virentibus Zan. cum Mont. Rar. stirp. hist. p. 171. tab. 128., giacchè il Zanone dice ( Ist. dot. p. 78.) di averne avuto i semì dallo stesso Paolo Boccone. Questa specie. da Linneo fu chiamata Sium siculum Sp. pl. 362., e poichè essa è soggetta a scherzare nelle sue foglie, Linneo inav- vedutamente trasse da questi scherzi il motivo dì fare un Sium graecum Sp. pl. 362. , e un Lisusticum balearicum Mant. alt. 218. Io chiamai tale pianta col nome di Brignolia pastinacaefolia Jour. de bot. 4. p. 76., Amoen. Ital. p. 97., ma il Ch. De Candolle di recente ha mostrato ( Prodr. 4. p. 143.), che lo Scopoli aveva molto tempo prima fatto un nuovo genere per essa sotto il nome di Kundmannia , per lo che è forza preferirlo al mio per diritto di ante= riorità, ed ora tale specie dovrà chiamarsi collo stes- so De Candolle Kundmannia sicula Prodr. 4. p. 148. Al fogl. 10. Euphrasia montana lutea Linariaefolio, tipo della pianta esposta nel Mus. di piant. rar. p. ‘161. tav 108., chiamata dal Gussone Euphrasia Boc- coni Cat. hort. Boccadifalc. p. 76., e Fi. Sic. prodr. 2. p. 148., Lasiopera Bocconi Presl Fi. Sic. 3. p. XXXIV. Al fogl. 33. Foeno Graeco affinis siliquis falcatis corrispondente alla Trigonella monspelica L. Sp. pl. 1095. AI fogl. 39. Pulegium tomentosum minus Pauli Boc- coni tipo della Mentha delle P/. Sic. p. 40. tab. 20. fig. 2., che è la Mentha Pulegium b hirsuta Guss. Fl. Sic. prodr. 2. p. 91., e molto si avvicina alla Mentha tomentella Link in Spr. Syst. veg. 2. p. 724., sebbene questa differisca per le foglie quasi roton- i 239 de, pel fusto nella parte superiore tomentoso, e per la presenza delle picciole brattee, lo che però po+ ‘trebbe essere puro effetto di casualità locale. | A’ foglio 19. Jacobaea multifida annua Bocconi tipo della pianta indicata nelle P/. Sic. p. 93. tab. 51. corrispondente al Serecio de/phinifolius Vahl Symb. 2. p. 91. tab. 45. In questo foglio si trovano iuniti parecchi esemplari, che mostrano i diversi aspetti di questa specie, e non è dubbio, che ad essa non appartengano tutti i seguenti sinonimi, se- condo osserva il Ch. Moretti. i ‘St. Willd. Sp. pl. 3. p. 3. pag. 1996. Desf. © Atl. >. p. 272. Ten. FI. Nap. 2. p. 221. n. 683. |_—— Bert. Amoen. Ital. p. 46. Guss. Cat. hort Boc- | cadifnal. p. 58. Moris Stirp. Sard. elench. fasc. 1. p. 29. S. Badaroi Moret. ap. Bad. Piant. Lis. e Sard. p. 5. n. 10. S. crinitus Bert. in Opusc. scient. di Bol. tom. 1. ded 77 S. flabellatus Viw. F/. Corsic. app. p. 6. Jacobaea anthoraefolia Pres! Delic. Prag. P, 92 n. 110. Quest’ ultimo sinonimo malamente dallo Sprengel (Syst. veg. 3. p. 559.) è stato riferito al Senecio wernus Kit. Al fogl. 27. Limonium reticulatum supinum meli» tense Bocconi tipo della pianta P/. Sic. p. 82. tab. 44. fig. L., che secondo il Sig. Moretti è la vera Statice reticulata L. Sp. pl. 394., esclusi i sinoni= mi, fuorchè quello del Boccone. Al certo Linneo |\@ per i caratteri diagnostici, che ne dà, e per il nogo nativo nell’ isola di Malta, che assegna alla | &ua Statice reticulata sembra avere inteso per que- i sta l’addotta pianta del Boccone, tuttochè amalga- nasse sotto di essa sinonimi, che non le appartene- «Senecio delphinifolius VaR! Symb. 2 p. 91. tab. 240 vano, e questi forse trassero in errore i. Botanici, ri quali si ebbero sotto questo nome un altra specie Quindi il Sig. Moretti assicura esserne. diversa, .la | Statice Periculata: Smith Engl. bot. tab, 328., e Engl N FI. 2: p. 117: Dice pure; che non appartengono al- la pianta Maltese. ossia alla vera Statice reticalata Li, nè la Statice reticulata Dec. FI. Franc. 3. p. 429, ,, nè la Statice reticulata Ruching. Fl. de’ lid.- en. ip. 87. a cui Sri la Statice oleaefolia Monte. Fi). Ven. 1. p.. 159., nè la Statice reticulata Host Fi. Austr. 1. p. 408. nè quella del Reichenbach Cent. 2. p, 85. tab. 103. fig. 334. } e dice questo sul-. la fede degli esemplari autentici; che ne possiede ;. MERPLAnTO di più, che le anzidette Statice raccolte dal: Ruchinger; dal Moricand, e dal Host nel lido Veneto corrispondono esattamente alla Statice caspia Marsch. FI. Tauro-cauc. suppl. p. 253. Willa. En. 1. p- 336. Per.le quali: cose tutte egli si fa a‘dare i seguenti caratteri distintivi tanto della Stazice reti- culata, L.., che della Stazice caspia. W. 1. Sramice reticulata L. : foliis sparbulato-lanceolatis obtusis ; scapo. prostrato ramosissimo , ramis flo= | riferis elongatis asperiusculis paucifloris; caly> i cibus. acutis. +» Nascitug. in Melita . Bocc herb! i 2, Sv&ticE caspia - foliis spathulatis obtusis lievi 1 bus; scapo erecto ramoso scabro, ramis sterilibus pectinatim ramosis., floribus confertissimis, bra= | cteis membranaceis diaphanis. ‘rt Nascitur in litoribus maris Adrtatici(% in udis | salsuginosis ad mare Caspium Steven . AI "fogl. 15. Campanula Caetana ratuzidifolte lon- h gius radicata Bocconi ; tipo della Campanula PI. Sic. p. 54. tab. 27. fig. G. F. Pare dalle cose, che quì | dice, il Sig. Moretti. che egli non abbia avuto sot- | t occhio le.. belle osservazioni dell’ illustre Tenore (I, Nap. 3. p. 202., e Succ. relaz. di un viag. in À pi PY.S 9 | Abtazz: pi 51.) intorno alla Campanula sooteattroa . lia Vahl.; ed ‘alla Campanula fragilis Cyril. , per= chè egli seguita a confondere assieme queste due” specie. Adunque la surriferita pianta, e figura del | Boecone appartengono alla prima, non alla: seconda,’ anda lei sî deve addurre la Campanula saxatilis t0- | tandifolia ‘hispida’, fl. caesio amplo Ital. Barrel. Te. 453. , la ‘quale ‘spetta ‘alla Campanula fragilis ‘B hire Ten. Fl. Nap. 3. p. 201. Campanula diffu- sa ‘Rom. et Séhule. \Syst! veg. 4. p. 92. Ecco pèr- tatto (come sta ‘la cosa anche sulla «fede degli esem- plari: ‘autefìtici, che io ho avuto dallo ‘stesso Teno- rel!"La pianta ‘del Boccone ora in questione è la Campanula Cavolini Ten. FI. Nap. 3:p. 201. e Succ. | reldz. di un viuz. in Abruzz. p. 51. Campanula' co- | chlearifolia Vahl Symb. 1. p. 18. ‘esclusi i sinonimi del Lamarck , del Willdenow, del Ròomer e Schul- tes ie dello Sprengel.. È proprio di essa avere quel- lu parte dî calice, che aderisce all’ ovajo, ghian- doloso-farinosa , di avere le lacinie libere del calice lineari-setacee, assottigliate j sn ambedue le estremità, e'di possedere un abitò più robusto, e fermo. Se ne distiguione due forme, rina glabra, è l’ altrai n° pit: ‘come si può ‘vedere nella F/. INapol. 3. p. 501} Diversa: ‘da questa ‘è la Campanula fragilis. Oyrilt. Pl\rar. rog. ERRO: fase. iWpi Ba. tab. 17. figa. | Ten FI) Napol. 3 . p. 200. tav. 119: Canipinula” dif- - flisa Vaht Symb.-1. pi 18. ‘Willd. Sp. pl. 1. pi ‘916. | Questa ha i fasti deboli, e ‘giacenti, il calice; ove . aderisce all’ovajo, ‘affatto glabro ; e colle 136 libere. largo-lariciuolate:, acuminate!. Di essa si bas mo" tre forme, la prima glabra!, la setonda' irta” Jasterza îrsuta ., come dimostra. “il Tetioîè retta Mv: 209, poranceimo: A - cui > sioRiq el AN fost: 4. Rhamnus peataphy119$ sicilus” ST po del Riammis PI: Sic: po. tab. ati NEWS Rhîs ‘pentaphyllum* Desf. «All. xi° pisabr. bi va os SI 242 Rhus Thezera Pers. Syn. pl. 1. p. 325. pianta, che fu già nota al Jacquin padre, il quale l’ accennò sotto il nome di Rhamnus pentaphyIlus per un esem- plare proveniente dal Boccone, che egli ebbe sot- t occhio: Specimen hujus fruticis siccum, ab ipso Boc- cone collectum, fructigerum possideo. In flores inqui=. rant autoptae Siculi, ex quibus patebit, an genuina. Rhamni sit species dicenda. In Sicilia crescono di- verse varietà di questo Sommacco , che ci vennero; descritte dal Cupani nel Horthus catholicus p. 190. Al fogl. 14. Lithospermum umbellatum latifolium Bocconi. Due specie beu. distinte di piante veggonsi. in questo foglio, Gli esemplari dell’una, e questi sono i più malconci dagli insetti ,, formano: .il..tipo del Lithospermum umbellatum angustifolium Bocc. PI. Sic. p. 717. tab. 41. fig. B. C. corrispondente; alla Pulmònaria suffruticosa L. Mant., Lithospermum gra= minifolium Viv. Fragm. p. 3. tab. 5. Bert. Amoen. p. 340. Gli altri esemplari sono il tipo, del. Litho- spermum umbellatum latifolium Bocc. PI. Sic. p. 75. tab, 4o. fig. Iv., e tab, 41. fig. A. Lithospermum rosmarinifolium Ten. Fl. Nap. 3. p. 178. tab. 114. Il Sig. Moretti inclina a credere col Lehman, che puerta pianta sia varietà del Lithospermum fruticosum, Sp, pl. 19c. Io tengo un esemplare di quest’ ul timo raccolto dal Gussone a Vittoria nella Spagna, e perfettamente simile all’ esemplare autentico, del= l’ erbario Linneano s per vero parmi, che esso mostri una specie diversa. E molto minore di mole in tutte le parti, le foglie sono infinitamente più piccole, e più strette, tutta. la pianta è biancheggiante di cor ta e densa peluria, il fiore è un terzo di quello del Lithospermum rosmarinifolium Ten., l’ aspetto del» la pianta è tutto un altro. È bensì vero; che, se la pianta del Sig: Tenore non è il Lithospermum fruticosum L., è invece il Lithospermum fruticosum Sibth. FI. Graec. tab. 161., e dell’erbario Sibthor- piano . 243 Fin quì arrivano le osservazioni preziosissime del Ch. Moretti sopra questo erbario del Boccone. Oh quanto è a desiderare, che egli abbia un'altra vol- ta l'occasione di ‘completarle, onde porgere schiari» mento almeno su sutte quelle piante, che “sono sì rozzamente figurate nelle Icones et descriptiones rà- riorum plantarum Siciliae, Melitae, Galliae , et Ita= liae del Boccone! Il secondo scartafaccio Bocconiano por ta per tito= lo Disegni naturali e originali consacrati! alla Sacra Muiestà Cesarea di Lepoldo primò invito, e indefesso| Propugnator delli Religione Cattolica. Vi è premes=7 sà tina lettera dedicatoria del Boccone a Sua Mies! stà. Tutto lo scartafaccio è composto ‘di 42. fogli, sni quali stanno impresse altrettante figure di piante! diverse, fatte collo spalmare l’ intiera piantalcol nero di fumo, e poscia comprimerla tramezzo ‘due figli di carta, perchè vi rimanga bene effigiata‘. In- cominciasi dalla’ Filir ramosa inon dentata florida Bauhini Pin. ossia dall'Osmunda resalis L. Sp. pl. ‘1521, e si finisce colla ini latifolia sive Turbit mntis Gurgani ml png 3 che è la Thapsia garganica L Man. 37: RSISRECI i Il terzo scartafaccio è intitolato Piante > dell’ Au- stia osservate dal Padre Don Silvio. Boccone Mona- © Cisterciense. Alla Sacra Maestà: di Leopoldo pri- nd. È composto di 3a: fogli, invcapo ai quali: sta ina lunga dedicatoria all’ imperatore, nella quale 1"Bvecone fa conoscere’ i vantaggi, che potrebbero ‘isultare per la ‘medicina da. un deposito delle piante dfficinali del suolo Viennese. In ciaschedun foglio si racchindono diverse specie di» piante per lo più | medicinali, ed economiche, indigene de’ contorni Me di Vienna, i \palto tt Antonio BERTOLONI , 244 in Semina anno 1830. collecta, quae in horto botanico» Neapolitano pro mutua commutatione offeruntur .. Accedunt de re herbaria adnotationes nonnullae , Auctore Michaele Tenore in R. Universitate Bot... Ero » ete. Neapoli 1830, ex typographia Fibreni.. n hi° 6 4) i da Prasacero il catalogo alfabetico, de’ semi, seguono le annotazioni , nelle quali \il Ch. Cav. Tenore pro» e le seguenti specie nuove da aggiungersi, alla ‘lorà Napoletana, Ottimo divisamento, col quale 1A. sommettendo queste piante ‘alle discussioni de' Botanici, viene di questa guisa ad accertarsi, della. validità delle specie per introdurle poi nella gran» diosa Flora Napoletana. Both 1) CerintHE auriculata ;. foliis maeulatis, radicalibus \ spathulatis, in petiolum brevissime productis, caulinis oblongorspathulatis ; basi constrictis; aurieulis ampliatis, rotundatis, canlem ample xantibus; dlaciniis calycinis subaequalibus; co rollis purpureis, fundo luteo, quinquefidis; ac tis., conniventibus, 944 C. maculata Ten, F/. Nap. tom. 3. p. 188, exec. syn, , et Viag. in Basilicata eto. ch Caules plures simplices,, superne , dichotomi, ra, cemiferi, undique glaberrimi. Folia radicalia,, ei caulina bipollicaria, laete viridia,..albo-maculata, glaberrima, nec nisi senescentia immaculata , et inar- gine scabra. Flores omnino C. glabrae ; sed duplo, minores , laciniisque acutis. erectis, calycis laciuiss subaequalibus. Corolla fundo flayo ,, medio, laei, niisque purpureis . Antherae Inteae, coro]lam subae- quantes, Nuces majusculae , ovatae , nitidae, pur- pureo ,. griseoque variae . Haec planta ‘habet folia C. asperae absque aspe- odia ritàte,, et flores. @. maculatae absque'.laciniis. lutess divergentibus È In pascuis. montosis Lucaniae , Monte di; Ruggia 550, Rotonda s Piano di Pollino. 2 Viora Dehnhardtii: acaulis, stolonifera ; foliis xe cordato-oblongis., grosse dentatis,, utrinque sca-; briusculis; petalis, orbiculatis;, crenulatis, ner : so etarifero subemarginato , calcari integro, ( decu- sielore) ; calycibus obtusis; capsula, ovata , semi». «n nibus. scabris,,, hilo prominulo . aPlanta omnibus partibns glaberrima. In, sylvis circa. Neapolinm, Camaldoli DEE villa iardi.. | iolam odoratam x et Violam hirtam Velbita eun, quibus facillime commutatur; sed ab utraque dif fest..in primis. glabritie, foliis oblongioribus , pro- fundius, dentatis, nec non corollae forma,, quae pe- | talis omninoj rotundis , calcarique decolpre gaudet. Corollae., quae. illas V. odoratae aequant. illis V. hittae ‘duplo minores deprehenduntur, Cum iisdemn speciebus simul] crescit, et cultura: perstat, A Wio/a ambigua W. K., cui est magis affinis, dignoscitur ob folia basi exquisite cordata, petiolis glaberrimis, petalo cornuto emarginato , planta stolonifera. “8. Abuom ascendens.;caule tereti , superne scabro il (capsulifero ); foliis lanceolato-linearibus cari- «pivipatis, subserrulatis;; umbella patente, subglo- «nd bosa; staminibus) ( alterne trifidis ) corolla: "oli sl itusiuscula longioribus, stylo exerto., peduucu= lis lateralibus incurvis,, ascendentibus . i «Bulbus solidus, soboliferus,., Caulis sesquipedalis, | sub umbella. verrucis exasperatus ; basi foliis vagi= watus ., Folia. 6-8. lanceolato-linearia (6, poll. long. , __ 3-4. lio, lat.) vapuone sensim attenuata, Umbella 35. lin. diumetri. Spatha decidua. Pedunculi fili- . formes, rigidiusculi,, ‘incurvi.., Peiala carnea, ;ova- tà, vbtusiusoala , carina scabra, Siamiua, corolla ", 246 longiora ; filamenta alterna tricuspidata , setis capil- laribus, intermedia duplo breviori, ib Ab affinibus A/lio Porro, Allio Ampelopràso , ‘et Allio rotundo peduneulis ascendentibus , et scapo sub, umbella verrucoso primo intuitu dignosci potest. Insuper ab A/Zio Porro differt planta” omnibus’ par- tibus multo minori, umbellaque minus compacta . Ab Afllio rotundo discrepat staminibus corolla ‘lon- gioribus, et ab'A/lio Ampelopraso distat umbella laxiuscula . genitalibus corollam multo o i . lcon Michelii Nov. pi. gen. tab. 24 fig: 5.} quam botanici nonulli ad A. Ampeloprasum adduxerunt alii ab eo excludendam putavere , ad hane VAZZIO\ speciem, vel ad A. multifftorum potius spectare” vi- detur, ne 4. Anacyris neapolitana: foliis ovato-oblongis, vitrine que glaucis, glabriusculis, brevissime muero-! natis, vexillo concolore, luteo ; leguminibus: submoniliformibus, ovato-oblongis ; varie flexîs, 1-3spermiis, acuminatis; semiuibus renifotmi= bus pane lutescentibus . An. A. glauca Dee. , et, hortulanorum? i Habitat in saxosis maritimis Miseni. 1 Ab Anagyride foetida differt foliis latioribus, brit que glaucis, non ‘atro-virentibus, vexillo concolore, macula violacea ‘haud ‘notato, legnminibus monili formibus, compressis , duplo laiormbadi et brevio- Y x ribus, suturis incrassatis; 2° 4spermiis , seminlibus . lutescentibus, mon lesuminibus cylindraceis , 3-8. spermiis, seminibus Fio lageis L Anagyris foetida vera nostri regni quoque indige- na est, sed in collibus, et dùmetis Apuliae tantum crescit, in monte Gargano, Sragno di S. Maria tra Viesti, e Peschici. 5. DranHTUs marsicus + caule erectiusculo , foliia linearibus , erectis, rigidiusculis , serrulatis, squamis ovato-subulatis, tubo plerumque multo ìj # 247 ‘brevioribus; petalis palmato-multifidis,, barba- tis; unguibus tubo calycis multo longioribus , c ‘laminis deflexis. D. monspeliacns Ten. F/. Nap. prodr. p. LXI. D. monspeliacus, et D. Sternbergii Schleich, PI. exsicc. ex Helvetia . Caulis 1-a pedalis, basi decumbens, caeterum erectus. Folia radicalia oblongo-linearia, caulina erecta angustissima (:+lin. lata, 2-3. poll. long. }, obscure viridia, rore glauco adspersa. Flores fra- grantissimi. Petala deflexa , pallide carnea , paguio bus elongatis, ore pilis hitta. In nemoribus montium Hyrpinorum; Monte Fergi- né ;-Aprutii Valle di S. Spirito alla Majella, Pie- tracamela , alle vaida di Montecorno, al Monte de’ ori» 4 Ab affini D. imamineliora differt caule elatiori, flo- ribus barbatis, duplo, et triplo majoribus, \ungui- bus elongatis, unde laminae deflexae conspiciantur, dentibus calycinis concoloribus, nec rubris, planta glaucescente , foliis erectis. A D. superbo differt petalis non ultra medium pe- etinato-multifidis , \squamisque calyninia elongatis , aliisque notis . 16. Seoum neglectum; radice repente ; caulibus icae- spitosis, ascendentibus; faliis sparsis, conico- -ublongis, adnato-sessilibus, basi productis, de- imum. patentissimis, remotiusculis; cyma 2-3/fi- da, radiis simplicibus; floribus pedunculatis , petalis ovato-lanceolatis, Sugo, vipere tri= plo longioribus. Planta humilis, caespitosa ; rami angulati ; È flores lutei decandri; capsulae 5-rostratae ,' ut tota planta glaberrimae ; radii cymae reflexi. ì Ad saxorum rimas in Aprutii, et Samnii montibus | Majella, Monte Capraro; Calabriae Monte Cocuzzo; Apuliae Gargano , S. Angelo . È 4 248° “A Sedo neri, cui valde affine) dignoscituwr»foliis non dense imbricatis, ovato- «triquetris }. sed conico -oblongis, et fere cylindraceis, remotiusculis; duplo longioribus., laete, non obscure , viridibus, NoriBus peduncalatis: ac plantae caeteris ‘partibus degsto, ria - Joribus. Herba fere insipida . > , LyrAkum fribracteatum Salz. var: houreifoliuaii: cal le erecto , ramis decussatis, patentissimis;foliis» oblongo-spathulatis ,, basi angustatis!; flotibms: 4-6petalis. dibracteatis; : calyeibus i Rastaino ‘’‘dentibus obtusis, Brevissimis . ite L. thymifolium Ten; F: Neap. porodeli p+ 28; RA Guss: PI. rar. pi 189. Lod Linn diurna al An Polygonum ui big minus. Barrel, Ie! 7735 fig. 9? PA s SIBARI In ruderatis maritimis Samnii ; Pentola , Japy=. giae, et Calabriae, Isernia, Monopoli , Cotrone , Cas- sano , S. Lionardo . 'AVL, thymifolio differt foliis oblongo=spathmlatis, floribus sparsis, non dense spicatis; dentibus calyci= nis fere obliteratis, incurvis; non: exquisite subula= tis, patentibus, planta omnibus: partibus\majbre4 7: (bis) Sempervivum e/Qucum : foliis late cuneato@ -obovatis, glaucis. ciliatis; propaginibus patua lis'; floribus®ra-r8andris, r3- 18 gynisi neetariis ‘tinguiculatis, acutis. via Sempervivam ex Simplona Hortulanorink: ” Planta florens gigantea, globum obliquifolium se- pr diametri proferens ; flores carnei, dr tali. 5 i 8. dust dissectus: caule suffruticoso, erecto 4 an- guluso, snbaculeato ;0villoso, «aculeis imfnifi- mis, fragilibus; foliis ternatis, foliolisvlaterali: bus deltoideo ovatis inaequalibus; Jatere lexte= riore lobato, impari deltoideo;, vel obovato; omini- bus profunde ‘bidentato-incisis, dentibas'aentis, supra pubescentibus y'vitidibus ;stbius cargenà gio 1.0 féo-incanis; panicula terminali, simpliciuscuia;; .... laciniis calycinis ovato-acuminatis, demum re- flexis. ° | In ruderatis, et saxosis Aprutii, Cappadocia, Ma- Jella . $ i Ab affinibus R. tomentoso ; et R. corylifolio differt foliolis inciso-serratis, dentibus acuminatis; itidem et a R. tomentoso differt foliis minime utrinque. to mentoso-incanis. ; | | k più . 9.Ranuncutus garganicus: foliis decomposito-mul- tifidis, laciniis eblongo-linearibus, villosiuseu - | lis; scapis unifloris, adpresse villosis, petali3 i obovato-oblongis, crenato-erosis ; carpellis unci- } natis; adpressis, in spicam cylindricam conge- i | stis; calycibus patentibus. Var. B. caule multifloro, folioso, foliorum laciniis 4 lineari-oblongis, obtusiusculis. R. Thomasii Hor. reg. Neap. Ten. FI. Nap. tom. |... 3. tab. 146. non FI. Neap. Prodr. È Radix asphodeliformis, grumosa, e tuberibus cy- lindraceo-elongatis, in fibras productis, fibrillisque exsiccatis carens. Caulis 1-2pedalis, in A simplex, in B plus minusve ramosus. Petioli folia subaequan- tes, in B quandoque duplo longiores, nunquam tri- plo, et quadruplo, ut in R. millefoliato . In var. B ‘folium unum, vel alterum primordiale adest simpli- citer tripartitum, segmentis ovato-trilobis , pollicaris diametri, in anthesi evanidum. Flores magni, in- tense lutei. Calyx in A etiam post anthesin adpres- sus, in B reflexns. Carpella in spica fere pollicari disposita , glabra, subtuberculata . In herbidis montosis Gargani, Montecalvo , Monte sacro ; var. B in Lucania, Potenza (Rosano ). Species intermedia inter R. Chaerophyllum, et R. millefoliatum. Ab hoc differt habitu firmiori, flore duplo majore, foliis atrovirentibus, villosis, brevius petiolatis, lobis duplo latioribus, et brevioribus, tu- 250 berculis maxime elongatis. A R. Chaerophy!/o discre- pat foliis decompositis ; foliolis linearibus , fibris ra- dicalibus erectis nullis. Semina varietatis B Ranunculi Thomasii nomine Botanicis exteris quandoque communicata fnerunt, ideirco nil mirnm, si Cl De Candollius Ranuncw lum Thomasii ad R. Chaerophyllum amandaverit, a quo R. Thomasii veras abunde differt, sicut ex de- scriptione, et icone in F/. Nap. tom. 5. evulganda patebit. 10. ALyssum affine: caule basi suffruticoso , pani- culato , foliisque oblongo-lanceolatis, subpinna- to-dentatis, pube stellata incanis ; siliculis obo- vatis, utrinque acutis, pedicellis subduplo lon= gioribus , stylo brevi terminatis; loculis 2-sper= miis; seminibus emarginatis, ‘An A. saxatile F/. Graec. exel. syn? In Japygiae, et Peucetiae saxosis, Lecce. A. saxatili, et A. orientali affine. A primo differt. caule 2-pedali, foliis sinuato-dentatis duplo lon- gioribus, siliculis duplo majoribus; ab altero sili- culis non transverse ovalibus, nec emarginatis, (3. lin. long., 4. lin. lat.), sed exquisite obovatis, (3. lin. long. 2. lin. lat.) dignoscitur. | FIS Daliana canescens » foliis caulinis alventiiaii 0- mnoibus pinnato-sectis , laciniis 7-9. lanceola- to-linearibus, terminalibus confluentibus, gros= . se, et irregulariter dentatis, dentibus conver- gentibus . Planta pallide virens, pilis brevibus villoso-incan» na. Foliola 3. poll. long. , 4. lin. lat. Siliquae gla- brae, 2. poll. long., sesquil. lat., stylo incurvo (3. lin. long. ), stigmate acuto terminatae. In nemoribus montium regionis mediae , et septen= trionalis, Monte Vergine, Matese, Majella . 12. Eropium obliquifolium : caule herbaceo, ere= etiusculo , petiolisque retrorsum hispidis; foliis 251 radicalibus, caulinisque inferioribus sinuato-bî= | dentatis, omnibus scabris, dentibus obtusiuscu- lis; pedunculis multifloris ; calycibus longe ari- . ; statis; petalis calycis longitudine; caudis car- pellorum barbatis. E. malopoides Guss. PI. essicc. ex Sicil. ( Sco- pello ) fide specim. , non Linn. Caulis hirsutissimus, pilis deorsum spectantibus. Folia basi inaequalia, cordate-ovata , pube ad pressa scabriuscula, superiora quoque leviter inaequaliter incisa, nunquam triloba, nec dissecta. Pedunculi | folia subaequantes, 3-6flori. Calycis aristae sepalo- rum longitudine. Semina hirta . i In apricis siccis Aprutii, Roccamorice, Chieti . ._ E. malacoidi, et E. chio affine. A primo differt | hirsute majori, foliis inaequalibus, nunquam trilo- bis, dentibus acntioribus, irregularibus, aristis ca- lycinis longissimis. Ab E. chio differt hirsutie ma- jori, foliis obliquis, non tripartitis, nec inciso-den- | talis, petalis calycem aequantibus. 13. Eropium affine: caule prostrato , foliisque hi- spidis, sinuato-pinnatifidis lobis acutis bidentatis, dentibus cuspidatis; pedunculis multifloris ; ca- lycibus breviter aristatis; petalis calyce duplo | Jongioribus; carpellorum caudis longissimis, gla- briusculis. E. gruinum Ten. FI. Nap. prodr. p. xxX1x. E. laciniatum Guss. P/. rar. p. 283. fide specim, ‘ et locorum natalium. B. An. E. laciniatum Sebast. et Maur. Fl. Rom. prata . decipiens Delil. PI. exsicc. ex agro Monspel. In arenosis Adriatici, et Jonii, Cotrone , Polico= to, Martina, Taranto. Var. B in Piceno, Ascoli, (Orsini), Pescara. In paludibus, quae andiunt Pon- tine quoque legi, Porto di Badir0 al canal Pio. wi Ab E. /aciniato differt hirsutie majori, foliis non Vv ran 5a bipinvatis. laciniis linearibus, habitu rigidiori, aliis- que notis . i id. Picris grandiflora ' Cattle erecto , striato, pau-, cifloro , foliisjne lanceolato-linearibus, denticu- lato-ciliatis, vel integerrimis, acuminatis, sca- bris; calyce nigricante , hispido , exteriore pa- tente; pedunculis squamosis; radii semifloscu - | lis profunde 5-fidis; pappo subsessili, plumoso. P. pauciflora Guss. P/. exsice. ex Aprutio? Caulis sesqui=bipedalis . Folia radicalia 3. poll. long.. 5-6. lin. lat,, caulina 5. poll. long., 4-5. lin. lat. Flores corymbosi, terminales duplo majo- res, quam in P, hieracioide (12-15. lin. diam.); peduvceuli squamosi. Anthodii squamae nigrae, in- terivres 5-6. lin. longae, exteriores sensim brevio- res, plerumque adpressar. Corollae radii (6. lin. long. ) apice in 5. dentes (2. lin. long.) divisae . Semida badia, striata, punctis serialibus transverse impressa . Pappus subsessilis, plumosus . Planta pilis brevibus, simplicibus, vel glochidatis undique con- spersa . Perennis . In Aprutii sylvaticis montosis, Chiarino , Pietra» camela (Guss. ) 15. Borkausia fezerrima : foliis runcinato-pinnatifi- dis; caulibus ascenden‘'ibus. puberulis, fragi- libus. parce ramosis, foliosis , anthodiisque gla- bris; pedunculis setis flexuosis fulvis obsitis . ‘ Th mmbrosis humidis. circa Neapolim, Ponti ros- si, Agnano, Arco-Felice . 16. Carpuvs neglectus » foliis decurrentibus , oblon- gis, sinuato-spinosis, subtus lanatis; peduncu- lis imdiusculis, tomentosis; anthodii cylindrici squamis glabris, subulato-spinosis, patentibus, flosculos aequantibus , floribus non deciduis . Ad agrorum margines, in fossis. Ann. Ab affinibus C. peregrino , C. pycnocephalo , et C. torvifforo diffe:t iu primi. fluribus solitaàrits , nec'ag- 253 gregatis. A C. collino , cui proximior, foliis spino- sis, squamis anthodii patentibus diversus judicatur . 17. Cirsium Lobelii: foliis sessilibus, amplexicau- libus, pinnatifidis, hispidis, subtus niveo-tomen+ tosis; laciniis longissimis, bifidis, divaricatis, spinis validis, luteis terminatis: floribus purpu- reis, corymbosis, involueratis; involucri foliolis floribus multo longioribus ; anthodiis sphaericis, :isquamis subulato-spinosis ; spinis patentibus , interioribus setaceis , subinermibus . An Phoenix leo carduus ferox Lod. Ic. 2. p. 15? Dod. Pempt. 738. f. 2? Dalech. Lugd. hist. 1489. f. 1? Bauh. Hist. pl. 3. p. 92. f. 1? Var. A. caule 1-2pedali, apice tantum ramoso ; floribus 6-8. lin. diametri. Var. B. planta ramosissima , ominibus partìbus du- plo majore , spinis robustissimis horrida. Caulis ramosus. Folia supra atro-virentia . Flores purpurei. Involucri foliola rachidibus crassis in spi- nis lignescentibus Ionge productis praedita. Anthodii squamae lanuginosae, quandoque subreflexae . Habitat in pascuis sterilibus Aprutii, et Samnii; var. B ad montem Divi Angeli Stabiarum, @/ Piano di Faito , et in Gargano. Cirsio ciliato affine, sed differt floribus corymbo- sis, involucratis, anthodiis lanatis. A Cirsio italico foliis omuino sessilibus, anthodiis lanatis, caeteris- que partibus duplo majoribus abunde differt. Plan- ta in iconibus supracitatis effigiata hanc Cirsii spe- ciem, potius quam Cirsium italicum repraesentare vi- detur. 18. Cirsium Rosani: foliis decurrentibus, pinnatifi- dis, laciniis 2-4fidis, in spinas validas produ- ctis, utrinque viridibus, supra hispidis; flori- bus aggregatis, nudis, antbodii squamis glabris, subulato spinosis, spinis brevibus reflexis . Caulis ramosissimus. Flores purpurei, subsessiles, Tom. IV. 17 254 È ovati, aggregati 3-5. in extremitate singoli rami . Planta atrovirens. VRLI P In arvis Lucaniae prope Potentiam invenit CI. Ro+ sanus . A praecedenti differt floribus aggregatis , involucro destitutis , anthodiis glabris, folifs utrinque viridi= bus. A C. ciliato foliis decurrentibus diserepat . 19. ArteMISIA eriantha : foliis radicalibus palmato- -multifidis, candidissimis, sericeis, caulinis in- ferioribus apice dilatato-trifidis, supremis inte- gerrimis ; floribus inferioribus remotiusculis, sub- sessilibus, superioribus glomeratis; anthodiis , corollisgue dense lanatis, receptaculo nudo. A. spicata Ten. Fl. Neap. prodr. App. IV. p. 32. Guss. PI. exsicc. ex Aprut. , et PI. rar. p. 259- ex loco natali. Orsin. PI. exsice. ex Aprut. A. Mutellina Ten. Fl. Neap. prodr. App. V. p. 28. Absynthium pumilum palmatum minus; argen- teo, sericeoque folio hispanicum, et italicum Boc. Mus. p. 81. tav. 71. Barrel. Ic. 462. In editioribus montibus Aprutii, in Magella, ubi ipse primus legi ( 1807.), Montecorno, Costone , In- termesole , Pizzo di Sivo. Radix multiceps, villosa; nigra. Caules simpli* cissimi, ascendentes, 2-4pollicares, argenteo-tomen- tosi. Folia nivea, sericeo-tomentosa, palmato-multi- fida , laciniis linearibus, obtusis; folia caulina infe- riora oblonga, apice dilatato-trifida , suprema linea- : ria, integerrima (3. lin. longa). Flores fragrantis- simi, hemisphaerici, 6-19., inferiores ( 2-5.) dis- siti, brevissime pedunculati , vel subsessiles ; supe- riores (4-6.) glomerati. Anthodii squamae obtu- sae, densa lana involutae . Corollae luteae, acutae, lanatae. Antherae fuscae. Receptaculum nudum pun- etis elevatis exasperatum. Bocconi synonymon, quod Cl. Allionius ad suanr Artemisiam Bocconi traxit, ad nostram certe spe- 255 ctat: Planta Allionii ab A. spicata haud differte existimaverunt botanici; sicuti facile erui potest ex collatione descriptionis, et iconis F/. Pedem. tab. 8. fd. Ab A. spicata abunde differt floribus duplo ma- joribus, sessilibus omnibùs, superioribus glomera- tis, corollisque lanatis. Ab A. Mutellina diversa jus dicataàr ob plantam intense sericeo-argenteam , ob folia floralia ‘simplicia , flores subsessiles, receptacu- lumque nudum. Ab A. glaciali, cui magis affinis est; floribus superioribus tantum, non omnibus, glomera= tis, foliis duplo latioribus, nec non recéptaculo nu- do dignoscitur. Ab A. fuscata discrepat receptaculo nudo , foliis niveo-argenteis, corollis dense lanatis , nec foliis tantum subincanis, caulibus glabriusculis ; corollis pilis vagis tantum villosiusculis . 20, GnaprnaLIUM g/utinosum: suffruticosum; humi- le ; foliis crassiusculis, linearibus, revolutis, o- mnibus utrinque incano-tomentosis ; corymbo composito, fastigiato } pedunculis laxiusculis ; anthodii ovati squamis ovatis, glabris, adpres- sis; ramis junioribus, caule superne*, corym- bisque glutinosis . G. crassifolium, et G. ambiguum Guss. PI. exsicc. ex Sicilia. i An Chrysocoma,; seu Stoechas citrina minor Bar- rel. Ic. 410? Caules prostrati, caespitosi, semipedales. Folia confertissima , rigidiuscula ; pollicem longa , lineam lata. Corymbus densus ; flores citrini, duplo ‘majo- res, quam in G. Stoechade. Caulis pars superior, et corymborum pedunculi conspurcatione fusci .* In arenosis maritimis Apuliae, Viesti, Peschici. Cum G. Stoechade, et G. crassifolio non confun- dendum. Gnaphalium crassifolium nempe , quod ipse in horto regio Parisiensi legi, planta est a nostra | ‘omnino diversa, foliisque ‘inferioribus lanceolatis, 256 Lavandulae Spicae omnino similibus gaudet. Subin- de G. Stoechas corymbo fastigiato, laxiusculo , non convexo , glomerato, primo intuitu a nostro diver= sum judicatur } 21. GNAPHALIUM pedunculare ; caule herbaceo, ere- ceto, 2-3fido; ramis erectis, indivisis; foliis ob- longo-lanceolatis s planis, subereetis, utrinque dense lanatis, obtusiusculis; floribus superiori . bus glomeratis , inferioribus solitariis, peduncu- latis ; anthodii squamis acutis, muticis, utrin= que virescentibus, densissima lana obvolutis. Filago montana Guss. PI. exsicc. ex Calabr. In sylvis montosis Calabriae, asla Sila, alla. nscaa et a Fallitto (Guss.). ; A G. minimo differt caule tantum in ramos Sue erectos diviso, non e basi ramosissimo, diffuso ; flo- rum fasciculis non pyramidato-conicis, sed globosis, nec non lana densissima omnes plantae partes ob- volvente . Inflorescentia potius Micropi, quam Gna- phalii ; flores enim alternatim per totam ramorum longitudinem disponuntur, non in dichotomia, vel in axillis ramorum tantum. Flosculi hermaphroditi circiter tres, foeminei plures, subulati, tenuissimi, ut in G. minimo. A. G. montano caule simpliciusculo , floribus glo- bosis, inferioribus peduneulatis, solitariis abunde differt. 22. OrHRrYs rostrata : petalis duobus interioribus mi- nimis, glabris ; labello trilobo, hirto, lobo me- dio majore, convexo, semitrifido, laciniis subae- qualibus, deflexis, media appendiculata . Caulis bipedalis. Folia glaucescentia. Petala tria exteriora, ovato-eoncava , rosea, duo interiora mi- nutissima, triangularia, viridia. Labellum fusco-seri- ceum , maculis flavis eleganter inseriptum, trilobum, Jobis lateralibus triangularibus, reflexis, medio tri- fido, laciniis hirtis, deflexis, media appendice car- =. el PRI LTD tie sna, "Idi co 257 nosa, crisfata, viridi aucta. Antherae apex incur- vus, et iri longam appendicem, avis rostrum aemu- lantem exporrectus . In nemoribus Stabiarum, Lucaniae, et Apuliae. O. apiferae Huds. et Willd. similis, et forsan ejus- dem varietas. Ab ea tamen differt petalis interiori bus subobliteratis, triangulari-teretiusculis, labelli lobis lateralibus hirsutissimis, medio in lacinias sub- aequales, triangulares profunde inciso, antherae ro- stro longissimo . 23. Quercus Da/echampii: foliis utrinque glaberri- mis, longe petiolatis, obovato-oblongis, sinua- to-pinnatifidis, obtuse dentatis, apice plerum- que producto, basi subcordatis, cuneatisve ; cu- pulis tomentoso-asperis ; fructibus subsessilibus, vel breviter pedunculatis. Phagus Esculus mas Da/ech. Hist. Lugd. 1. p. 5. L ‘Wi Var B. minor ; foliis magis incisis, duplo minori» bus, lobis undulato-crispis . Var. C. foliis basi attenuatis, per petiolum de- currentibus ; fructibus aggregatis. In nostri regni nemoribus. A in Calabria, Fabri- cia , Serra ;} B in Lucaniae, Calabriae citerioris, et Campaniae nemoribus, Boschi di Gioja , le Rane, Saldo di Fondi, Spatola, Brognaturo . Nostra planta Dalechampii iconi exacte respon» det; idcirco pro Q. Escu/o Theophrasti libenter su= merem, nisi neoterici characteribus omnino diversi3z eam indigitavissent. Cl. Sprengelius enim, et alii Q. Esculo squamas cupulae lineares, oblungatas, reflexas tribuunt, quae in nostra abbreviatae, ac omnino illis Q. Roboris simillimae deprehenduntur. 24. Porurus australis: foliis suborbiculatis, vel del- toideis, subangulatis, obiter , vel grosse denta- tis, utrinque, ramulisque glaberrimis; petiolis compressis , 258 An Populus tremula major Duk. Arb. 2 p. 178? non Poir. Enc. 5. p. 233. i Arbor procera, rami patentes, juniores. quoque glaberrimi , non hirti, ut in P. tremula. Folia. co- riacea (2. poll. diam.) , laete viridia, utrinque gla- bra, subtus glaucescentia, exsiccatione non nigri» cantia, ut in P. fremula, in ambitu angulata, subintegerrima , vel dentibus remotissimis , obtusis , irregularibus, plerumque uno alteroye tantum prae- dita, serotina basi cordato-deltoidea , vel triangula- ria, subintegerrima . Amenti pollicares; squamae incisae , longe ciliatae , pilis fasciculatis, argenteis. “In locis humidis, demissis, et ad rivulorum mar- gines, nunquam in siccis, vel editioribus. Cum P. tremula immerito usque adhuc confusa mansit; est enim certis characteribus omnino diver- sa. Duhamelii planta ad nostram potius responde- ret, nisi folium unicum in icone exhibitum dentes nimis acutos protulisset, P, tremulam veram apud nos nunquam crescentem vidi, sed in Sabaudia, et in Gallia, etiam in siccis laete erescentem com- eri. unrr Aspiprum hastulatum: fronde Bipinnata; foliis |. petiolatis, infimis basi tripartitis, caeteris ovato- -semibastatis, omnibus serrato-aristatis, aristis inermibus., auriculis rotundatis; soris discretis; indusiis glabris, reniformibus; stipite, rachique paleaceo-strigosis È A spinulosum Ten. FI. Neap. prodr. p. LvilI. Polypodium dilatatum Ten. Fl. part. tom. 2. p. 190. î A. aculeatim A Ten. FI. Neap. prodr. app. V. p. 30. In nostri regni nemoribus , et abunde in vallibus circa Neapolim, Valle di S. Rocco, Ponti rossi, Camaldoli . Ab affini A. aculeato differt frondibus fragilibys , ul — Aaa 7 - 259 datissimis, duplo, *riploque majoribus, circumscri- ptione oblongo-lanceolata, foliolis mediis caetera non subaequantibus, sed iislem multo longioribus (4-8. ll. long.) stipite graciliori, sesquipedem, duos pe- des alto, pinnulis membranaceis, non coriaceis , omnibus basi exteriori lobo ovato, obtuso auctis, unde probe semihastata dici possunt, non rhombeo- -ovata, subfalcata, basi interiori tantum dente acu- to truncata. Itidem ab illo pinnulis infimis tripar- titis, aristis inermibus, non rigidis, pungentibus discrepat . Caratteri della Saxifraga imbricata , esposti dal Prof. Antonio Bertoloni. Un bella Sassifraghetta, la quale nasce in quel tratto di balze alpine, che separano l’ Italia dalla Germania, è sfuggita pressochè alla generalità de’ botanici, o se qualche amatore della Flora nostra ne' tempi a noi più vicini si avvenne in essa, anzi- chè per nuova, se l’ ebbe per la Sarifraga caesia L. Laonde non è a meravigliare, se nelle opere de’ siste- matici anche più recenti non se ne trova fatta men- zione alcuna. Sino dell’anno 1810. io me ne ebbi un bell’ esemplare per la cortesia del Ch. Prof. Bri- gnoli; di poi ed il Cav. Nicolò Contarini, ed il March. Pietro Petrucci, ed i Dottori Roberto Vi- siani, € Francesco Beggiate, ed il Sig. Andrea Me- neghin me ne favorirono esemplari a dovizia raccolti da luoghi diversi di quella catena alpina , cosic- chè vedendo in questa pianticella una forma co- stante , e sua propria io non esitai di farne una spe- cie nuova, cui diedi il nome di Saxifraga imbrica» ta. Il Sieber dopo di me riconobbe la stessa novità di specie, e si fece a chiamare la pianta col nome 260 pf di Saxifraga squarrosa, siccome me ne accertò il Dott. Visiani, e l'illustre Conte di Sternberg ac- cennando questa Saxifraga squarrosa Sieb. nel suo Revis. Saxifr. supplem. p. 9. ammise egli pure, che la specie differisca dalle altre conosciate, ma non ne diede nè caratteri, nè descrizione. Io dunque va- lendomi di quel diritto, che viene dall’anteriorità, nel dire brevemente di questa pianta riterrò il nome primitivo , che da antico tempo le imposi, e che resi noto per lettere agli anzidetti miei corrispon= denti, ed amici, nome, che forse non addita male l'abito embricciato delle sue foglie, il quale è assai più costante di quello delle foglie leggermente ri curve all’ appice e squarrose nel senso del Sieber . Sax1FRAGA imbricata : caespitosa ; foliis lineari-ca» rinatis, obtusis, ciliatis, imbricatis, strictis, su- pra poriferis ; cauliculis annotinis filiformibus , olygophyllis ; racemo terminali, S. squarrosa Sieb. PI. exsicc. Sedum alpinum album foliis compactis Tit. Iter? ex loco. Suffrut. Nascitur. in alpinis Forojuliensibus Bri= cnoLI ; in alpivis Feltrensibus valle del Sic! Conta- RINI, vette di Feltre Vissani, vette di Monzani Meve- cHIN ; in alpibus Vicetinis BeccratE ; in alpibus Ty- rolensibus in adscensu ex Odai ad Camerloi PeTRUC- cr. Floret Julio. vw. sì i Ex una eademque radice snbramosa assurgunt plu- res caespituli glomerati, densissime foliosi. Folia horum caespitulorum linearia, carinata, nervo dorsali crassiusculo , obtusa, subinde cum apiculo, albo-ci- liata a basi ad duas tertias partes, margine subre- voluta, arcte imbricata, stricta, aut apice quid- quam leniter recurvala, poris paucis supra pertusa, plus minus albo-crustata , et furfuracea, sub crusta ex glauco-virentia, in facie superiori minute pun= etata. Ab omni caespitulo erigitur cauliculus anno» afr tinus, filiformis, teres, simplex, adspersus foliis | paucis, 3-4, remotis, alternis, tenuibus, lineari- bus, integerrimis. Racemus terminalis, pauciflorus . . Pedunculi solitarii in axilla folii floralis, suntque tenuissimi, longiusculi, una alterave bracteola lineari instructi, vel nudi. Calyx semiinferus , laciniis -M- È beris ovatis, obtusis, margine, et praecique apice, . albo-membranaceis. Petala alba, oblongo-obovata, i obtusa, integerrima, triplinervia, lacinis calycinis' . fere triplo longiora, unguibus longiusculis praedi- ta. Stamina corolla multo breviora . ì Cauliculus, folia ejus, racemus, bracteae, saepe | etiam calyx sunt hirsutuli pilis apice glanduliferis. . La Saxifraga caesia L., e la Saxifraga diapensioi= . des Bell. sono affini a questa specie; ma la prima ne differisce, perchè forma cespugli assai più estesi, ha le foglie il doppio più grandi, squisitamente ri- curvate, vicino all’ apice dilatato-depresse, acute, guernite di pochi ciglii verso la base soltanto, sempre intensamente glauche, e più incrostate di bianca materia. La seconda è più grande, particolarmente nel fiore, che ne è due volte maggiore; ha i pe- . duncoli assai più corti; il fusto è vestito di nume- rose foglie; i cespuglietti sono più grossi, più lun- ghi, e cilindrici, le loro foglie sono ottusissime, e | più crasse, più strettamente embricciate, e ritte, i intensamente glauche, appena cigliate alla base. La Saxifraga compacta Sternb. Revis. Saxifr. Suppl. p. 9. tab. I. si avvicina pure alla mia pianta, ma î ne è diversa per il fusto più grosso, più robusto, per le foglie de’ cespuglietti più ricurve, e senza ; ciglii, per le foglie del fusterello annuale assai più larghe, e tridentate all'apice, e per la corolla più corta. Lo stesso Conte di Sternberg dice /. c., che po sua pianta è diversa dalla Saxifraga squarrosa el Sieber, che è quanto dire dalla mia, 26a Continuazione dell’ Estratto del Catalogo delle Piante | osservate nel Chili dal Dottore Bertero . Vedi il nostro tomo 2. p. 227. I n.° 192. deljiMercurio Chilese ( Marzo 1829.) testè pervenutomi coi successivi sino al n.° 16., pre- messa una prefazione in cui lA. passa una rapida bensì, ma assennata rivista sulla posizione geografica e topografica del paese, sulle sue produzioni, sul commercio , sull’agricoltura, sugli Autori, che ivi Jo precedettero, sulle sue ricerche, e, sulla cagione della sua opera, contiene la descrizione delle se- guenti piante nel modo indicato nel sovraccennato * fascicolo . 1 Acacia Cavenia Bertero. Albero assai comune nelle pianure ed alle falde dei monti, La sua .altezza varia da 3. a ro. piedi. Si chiama co- munemente Espiro . Molina la colloca nel genere Mimosa, come Steudel e De Candolle, i quali non l’ hanno citato se non per la descrizione im- perfetta data da quell’ Autore. I suoi fiori cono- sciuti col nome di Aroma esalano un odore molto soave pari a quello dell’ Acacia Farnesiana . I se- mi chiusi in un legume quasi cilindrico, hanno un sapore nauseoso ed insopportabile. Il suo le- gno è duro, solido, e pesante; somministra il miglior carbone; s' impiegano i rami coperti di spine ad uso di siepi, il tronco serve pure per sostegno delle viti, giacchè nella terra non s' im- putridisce; ma esposto all’ aria è facilmente roso dagli insetti; i tornitori se ne servono per parec- chi lavori. Somministra una gomma che potrebbe rimpiazzare l'arabica se fosse più abbondante ,, (1). (1) Nella prima spedizione che riceyetti dal Dott. Bertero eranvi alcuni semi di questa rarissima specie, che nacquero nel mio Cali- dario, e sono in oggi dell'altezza di 5. in 6. oacie. 263 Acacia strombulifera W.; vern. Retorton. Originaria del Perù; si coltiva in alcuni giardini. Si attribui» sce ai suoi legumi la virtù di curare i dolori delle mascelle e gengive. Acnena pinnatifida . Pianta astringente che cresce nei luoghi pietrosi; il frutto chiamasi Amor suo, @ . Cadillo. i . Adenostemum nitidum Pers. ; vern. Ulmo . Nelle sel. ve della Leona: albero elegante di 10. a 15. piedi d’ altezza, se ne suggerisce la coltivazione {per or namento . . Adesmia DC. Molte specie, fra cui una nuova — (A. arborea Bertero ; vern. Pallenen) ,, Arbusto che s» s incontra nei siti aridi delle colline, e si avvi- ss Cina alla Zuccagnia punctata Cav. Il suo porta- »; mento , il numero ,, e colore de’ suoi fiori, e so- »» pra tutto i suoi legumi coperti di barbe di dif- 3» ferenti colori lo rendono interessante nei giardini | a» inglesi ,,. Le altre specie come l'A. /ongiseta, muricata , papposa , pendula, e Smithiae DC. , vesi- caria e viscida Bertero, sono erbacee e chiamansi indistintamente A/berjilla, nome comune ad altre-le- i guminose . | î Adianthum Vern. Culandrillo . S’' incontrano lA. scabrum Kaulf., tenerum Sw., chilense e sulphureum ‘ Kaulf.; quest’ ultima specie è la più bella pel con- | trasto dei colori della parte inferiore e superiore | delle sue frondi, e pel nero brillante dello stipite; il volgo si serve d’ogni specie di Adianto come to- i nico, vermifugo, ed emmenagogo . Agaricus. Il più comune è l'A. campestris Bull. ; | vern. Cayampa ; s incontrano pure l’ A. a/bidus Pers. A . . . *_» . i A. violaceus Lin., e gli A. atrofuligineus, congluti- | natus , curvipes , omphalomorphus , ruderum , e. versa- | tilis Bertero . ._. Aira caryophyllaea Lin.; vern. Pasto; comune . Al- | tra specie afline all’ A. pulchella W. che VA. crede . differente, 264 Alchemilla Aphanes Leers.; pianticella che cresce nei siti elevati, e sopra le rocche; Ruiz e Pav. la distinguono col nome di A. tripartita, ma VA. non la crede differente dalla specie europea, se non che essa è alquanto più vyillosa, ed ha i lobi delle foglie più profondi. i | Allium sativum ; vern. Ajo, ed A. Cepa Lin.; vern. cebolla , coltivate . Aloe; coltivato nei giardini sotto ìl nome di Sa- vila; l'A non ne determina la specie. Alstroemeria Simsii Spr.; verno. Clavelillo ; comune nei campi, poco dissimile dall’ A. pelegrina che ivi si coltiva nei giardini. Un’ altra specie molto analoga all’ A. revoluta Ruiz e Pav. s’ incontra nei luoghi pietrosi, lungo i iorrenti, specialmente circa S. Fer- nando ; i suoi tubercoli danno un’ abbondante fecu- la somigliante a quella che si ottiene dall'A. Ligtu nella provincia della Concezione . Aithaea rosea; Lin. coltivata nei giardini. Amaranthus ; vern. B/edo ; varie specie si coltivano nei giardini; altre s'incontrano selvagie, fra cui l'A. sylvestris Desf., A. adscendens Loisl., A. flavus Lin., A. prostratus Balbis; questo ritrovasi talvolta colli steli quasi dritti. i Amaryllis; vern. Amancay. Si coltivano l'A. for- mosissima, Reginae, e ornata Lin.; s' incontrano l'A. chilensis Herit, nei luoghi sterili lungo i rivi, ove fiorisce dopo la caduta delle foglie, e l'A. ignea (Phycella Lindl.) nei siti umidi ed ombrosi delle colline (1). Ammi Visnaga Lam.; vern. Visnaga; troppo co- mune nei campi: l’ A. ne raccommanda l’ estirpazione come erba nociva. Amygdalus communis ; vern. Almendro, e A. per» (1) L'A. mi spedì alcuni bulbi di queste due specia, che vege- fano attualmente nel mio Frigidario , ma non hanno ancora fiorito . 265 sica coltivati nei giardini. L’ A. raccomanda la mol- tiplicazione del primo come ramo di commercio, @ del secondo principalmente per le sue varietà per- fezionandole col mezzo degli innesti . Amyris. L'albero ivi chiamato Mo//e appartiene al genere Amzyris, e non allo Schinus , le cui foglie sono composte. Il suo tronco s° innalza da 8. a 10. piedi; il legno è duro ed atto a parecchi lavori; la resina, che l’abbero somministra, s' impiega come rimedio nelle affezioni spasmodiche , la decozione della sua corteccia nelle infermità nervose . Anemone Coronaria Lin.; vern. Arémula coltivata ne’ giardini. L'A. helleborifolia DC. ; vern. Centella è indigena ; lA. la erede una semplice varietà del- lA. decapetala Lin. per avere osservato i differenti | passaggi da una specie all’ altra: la pianta è cau- stica, le sue foglie applicate alla pelle fanno l’ ef- fetto d’ un vescicatorio; se ne raccomanda la colti- vazione nei giardini per ottenerne varietà co’ fiori pie- ni, i quali sarebbero molto eleganti per il colore de’ petali azzurro da un lato, e bianco dall'altro. Anthemis arvensis Lin.; vern. Manzunilla bastarda comune ne’ campi e ne’ prati. Anthericum caeruleum R. e P.; vern. Pajarite azul assai comune nei boschi; merita d’ esser coltivato per i suoi fiori di un colore azurro magpnifico . »» Antheroceras , genere nuovo che ha molta so- »» miglianza colla Sowerdea di Smith originaria del- ao la Nuova Olanda; ve ne hanno due specie, l’ A. | »» ornithogaloides (Guilli), e lA. odorum Bertero 3» (Guilli de S. Francisco). Crescono nei luoghi ste- »» rili e pietrosi, il primo sui monti, il secondo È A nelle pianure. Amendue meritano di essere colti- Mi, vati,,. i Anthoceros punctatus Lin. nei luoghi umidi delle | colline. L'A. crede, che differisca dalla vera pian- | ta di Linneo, A deb aan tate Mie 266 Anitrrhiriuim majus Lin. i vern. Cartucos ; coltivato hei giardini . i Apium graveolens; vern. Apio, e A. Petroselinum Lin.; vern. Pesejol! coltivati; la radice di quest’ ul- timo si usa nel Chili in decozione contro fa riten- zione d’ orina . Aquilegia vulgaris Lin:; vern. Campanilla, colti vata nei giardini. i | Arachis hypogaèa Lin.; vern. Many; rara nei giar- dini; se ne raccomanda la coltivazione per supplire alla scarsezza dell’ olio . Arenaria media Lin. var. marina, e A. Certviana Chamifs.; comuni; s' incontrano pure due altre spe= cie, che 1 A. crede probabilmente nuove. Argemone mexicana Lin.; vern. Cardo blanco, co- mune vicino alle strade, ed a’ torrenti . Havvene una varietà a fiori bianchi tre volte maggiori, che l'A. dubita essere 1’ A. a/diffora Horn. ; i semi spezzati, ed applicati ai denti ne sollevano il dolore. Aristotelia Maqui Herit.; vern. Maqui, comunis- sima lungo i torrenti , e ne’ boschi delle colline ; le foglie masticate puliscono le ulcere della bocca; la loro decozione serve per lavare le piaghe. Col le- gno si fabbricano stromenti di musica; la cortec- cia serve per far corde; il volgo ne mangia i frut- ti, il cui sugo meschiato coll’ uva fornisce un vino assai buono; ma. aspro. Il Cornus chilensis Molina è la stessa pianta. Armeniaca vulgaris Lamk. coltivato . ss Armeria curviftora Bertero. Pianta indigena mol- ;; to comune nei luoghi pietrosi delle colline, e ;s lungo i rivi. Quantanque si accosti molto all’ A. ss fascicilata ; si distingue però dalle sue foglie; ,, tutta la pianta è più folta; i fiori rosei, aleune ,s volte bianchi sarebbero di ornamento ne’ giar- din; Artemisia Absynthium Lin. ; vern. Ajenjo coltivata ne’ giardini. - 967 Arundo Donax Lin.; vern. Canna de Castilla, co- munemente coltivata ; havvene un'altra specie indi- gena descritta da Molina ed ommessa dallo Spren- | gel, sulla quale lA. non può portare giudizio per | non averla vista in fiori; essa serve a parecchi usi, e specialmente per coprire le case. S' incontra pure . VA. dioeca Spr. lungo i torrenti, vern. Cola de zor= ro, 0 Cortadera. .Asparagus officinalis Lin.; vern. Esparrago. Per- venuto dall’ Europa è non solo coltivato, ma trovasi . frequentemente nei siti incolti, Aspidium rhaeticum Lin.? vern. Heleco; cresce nei . boschi delle colline, e s' impiega la decozione del- le sue radici come vermifuga . Asplenium ciliatum Presl.; vern. Culantrillo, co- mune nei siti elevati. Astragalus unifultus Herit.; vern, Yerba loca; cre- sce lungo i rivi e nei pascoli arenosi delle pianure : . VA. erede d’aver incontrato lA. Garbanzillo Cavan. ; | tima terza specie, che gli parve nuova, e che ha i legumi triangolari, è comune nei siti umidi della Leona , ed alle sponde del rio Cachapual . Avena sativa Lin. s incontra in ogni parte, ma | non si coltiva, e non se ne trae partito. | Azara dentata, e A. serrata; vern. Corcolen; co- mune nei boschi delle pianure e delle colline; Vul | tima che ha le foglie tomentose parve formare una | specie distinta; il suo portamento elegante, ed i suoi numerosi fiori la rendono degna di essere col- | tivata nei giardini. Una pianta, che chiamasi Li/en | parve all’ A. appartenere a questo genere, e la chia- | mò intanto A. Lilen; essa potrebbe forse formare «un genere nuovo, che l’ A. chiamerebbe Li/enia ; ma egli non aveva ancora potuto esaminar il frutto nello stato di perfezione. Azolla magellanica W.; vern. Luchicillo , comune nelle acque stagnanti sulle quali forma un magnifi- | co cespuglio. 268 T n.° 13. (Aprile 1829) parla delle piante seguenti. Baccharis Lin. se ne incontrano molte specie nel le pianure e sulle colline, cioè B. glutinosa Pers., B. alaternoides H. et B., B. banksiaefolia, specie nuos va dell’autore, tutte chiamansi Chi/eo ; B. linearis Pers., B. montevidensis Spr. (Chilguilla); 'B. Chileo Kunth ( Romerillo ) , forse. la stessa pianta del Ro- smarinus chilensis Molin. citato dagli Autori, il qua- le. non esiste, e dee. secondo lA. sbandirsi dai ca- talogi botanici; i suoi rami, pel principio resinoso che contengono, sono di. rapida, combustione, e s' impiegano per far falò nelle fesie pubbliche. Barbula Hedw. A tutti i muschi che abbondano nel Chili si dà il nome di Pastito ; VA. cita la B. un= guiculata Hedw., e la B. muralis Timm. i Burtramia Hedw. due specie comuni, la B. For» tana Sw., ed un’altra, che l’ A. crede nuova. Berberis ilicifolia Forst., e B. tomentosa R. e P. (Michuy), frequenti sulle colline aride ed elevate ; l’ ultima sarebbe utile da formare siepi vive, impe- netrabili per le sue spinosissime foglie, L'A prende quest’ occasione per suggerire il rimpiazzamento. di siepi ai muri a secco, di cui stanno cinte le pro- prietà e le strade a danno dell'agricoltura, e del- l’ aspetto, ed annovera parecchie piante indigene, o da introdursi colla coltivazione, perchè servireb- bero mirabilmente a simile uso. Beta vulgaris var. Lin. vern, Betarava : coltivata come alimento. Si raccommanda la coltivazione del. l altra varietà comune nei nostri giardini col nome di Bieta bianca ( Bette dei Francesi), sconosciuta nel Chili. Bidens helianthoides Kunth nei fossi circa Aculeo ed Angostura; B. sambucifolia Cav. nei siti coltiva» ti; ed un’altra specie sulle alture aride di Tagua- tagua, che all’A. parve nuova. Blandovia striata W. , piccola epatica comune lun» go i pantani, ed i muri dei luoghi umidi. gag d i 26 ° Blechnum hastatum Kaulf.: vern. 'Palmiltà ; dt boschi a’ piedi degli alberi, e lungo i fossi delle colline. i ‘ Boerhaavia glutinosa Miers. frequente nei luoghi pietrosi ; 1’ A. crede, che sia una varietà della 5. hirsuta Lin. I Bolax caespitosus , e B. spinosus Spr. sopra le col- line circa il Cachapual. ‘ Boletus varie specie , fra cui il B. molluscus Pers. Fomentarius , e igniarius Lin. ; i due ultimi chiamansi oreja da palo. Borago , vern. Borraja; si coltiva una specie; che ‘pate differente nelle foglie dalla B. officinalis Lin.. » Botrytis glauca Spr. trovasi in alcune sostanze < prossime alla putrefazione . Bovista Pers. ; vern. Polvillo del diablo; tre spe- cie , una si approssima al Lycoperdon molle Pers. l’altra è vicina alla B. plumbea Pers. , la terza più comune acquista un volume considerevole, e può collocarsi colla B. nigrescens Pers. o colla B. gigantea Nees. ; se ne usa la polvere per arrestare le emorra- gie cagionate dalle ferite. ‘‘Bowlesia geraniifolia Schlecht; comune nei con- torni dei siti abitati; due altre specie che l’ A. cre- ‘de nuove crescono "l’ una ne’ luoghi sterili caldi, d’ altra nei boschi. Brassica. Si coltivano, ma con poca sollecitudine da B. oleracea Lin. (Coles), la B. Rapa, e la B.. napus Lin. (IVabo). I prati sono infestati dalla B. campestris (yayo) che lA. consiglia di sterminare con sostituire il Co/zat ed altre crucifere di grande utilità. Bromelia sphacelata ; vern. Cardon, e B. bicolor ; ,vern. Cardoncillo ; nei siti aridi dei monti fra le roc- che e al bordo dei precipizii. Altra specie chiamata pregnai parve all’A. spettare al genere Pourretia me P. x Tom. IV. 18 270 Bromus pratensis Lin.; vern. cebadilla , e B. mollis Lin.; provengono dall’ Europa e sono comuni nei campi. Buddleja*globosa Lin. ; vern. pannil; cresce lungo i rivi e si coltiva specialmente una varietà che non | differisce in nulla dalla B. glabrata Spr. scoperta recentemente a Montevideo . Cactus peruvianus Lin.; vern. quisco, comunissimo i melle alture e nei luoghi aridi delle pianure lungo i rivi; un’altra specie vicina al C. Coquimbanus Mo- lin. s' incontra nei luoghi pietrosi della Leona; una terza cresce fra le rocche delle colline, s’ approssi- ma al C. recurvus Mill., ma forma una buona spe cie nuova; che lA. chiamò C. curvispinus. Il C. coccinellifer Lin.; vern. Tuna si coltiva in alcuni giardini ; i suoi frutti (guiyaves) si mangiano;.l' A. ne raccomanda la coltivazione, e l’ introduzione dele. l insetto, che somministra la Cocciniglia (1). s) Caesalpinia Barbon Bertero. Arboscello molto elegante pe’ suoi fiori; dicono che provenga da. Mandoza ; si coltiva in alcuni giardini col nome ‘di Barbon; pare molto vicina alla Pomaria glan- dulosa Cav. genere riunito alla Caesa/pinia da al- cuni moderni Botanici . 2° >» >> 39 3) sì —_——& ____ ______——» (1) Nell’ ultima spedizione ricevuta dal Bertero trovai tre indivi» dui di Cactus giunti vivi , 1° anzidetto C. curvispinus; ed altre due specie affatto nuove, e senza nome; che probabilmente 1° A. non ave va ancora incontrate ali’ epoca in cui scrisse quell’ articolo ; chiamaî la ‘prima C. horridus , e 1° altra C. Berteri colle seguenti diagnosi. 3 C. horridus ( Mamillaria ) sphaerico-depressus , apice umbilica» s» tus, tuberculis magnis ovato- compressis viridibus apice densissime »» lanatis spinosis, spinis 9-12. rectis inordinate radiantibus supee » rioribus. validissimis corneis tuberculis longioribus , inferioribus 3» minorihus rigidis ,;j. Hab. in Chili in petrosis ‘acelivibus collinis , s3 Valparaiso ,, Colla. i ; sa C. Berteri ( Mamillaria) ovato-subcylindricus apice rotundatus, ss tuberculis creberrimis parvis ovato-compressis atro-viridibus lana 3» destitutis apice spinosissimis, spinis tuberculis duplo longioribus 3» Nigricantibus , a - 5. superioribus rectis radiantibus rigidis , caéteria so mollibus subincurvis ,, Hab. cum priori. Colla, i art \Calceolaria Lin. se ne incontrano molte specie sui monti; sui colli, e nelle pianure; hanno quasi tutte i fiori rossi, una sola gli ha bianchi; l’ Aut. cita spe- cialmente le seguenti C. alba e dicrenata R. e Pav., integrifolia Bot. reg., montana Cav. , rugosa e sessilis R. e Pav., verbascifolia Berter.; la più interessante è il Pa/pi che s' impiega per avere una tintura gial= . la assai durevole. Calendula officinalis Lin.; vern. China, coltivata. Calliopsis bicolor Reichenb., recentemente intro- dotta nei giardini. Callitriche autumnalis Lin. comune nelle acque lim- pide; l'A. parla d’una varieià molto distinta, che cresce nei siti umidi dei giardini , e che ha carat- teri bastanti per separarla col nome di C. turfosa . Campanula chilensis Molin. ; nei siti aridi delle colline di Valparaiso. Si coltiva la C. Medium col nome di Faroles. Canna indica Lin.; vern. Achira, coltivata nei | giardini. Capsella Bursa Pastoris DC., comunissima ovun- que, probabilmente proveniente dall’ Europa . Capsicum annuum e C. frutescens Lin.; vern. pix miento ; se ne coltivano molte varietà. L'A. si sca- | glia contro l’ abuso che si fa in quelle contrade dei frutti di queste piante, e di altri aromi; ne dimo- . stra il danno che cagionano alla salute, e ne rac- li comanda la moderazione. Cardamine chilensis DC. comune nei pascoli delle colline; C. tuderosa DC. nei siti montuosi; C. /lac- cida Chamis. nei prati delle pianure ; C. rastrutioides | Berter. abbondante nei pantani circa i torrenti Ta- | gnatagna e Rio claro. Cassia crotalarioides Kunth coltivata in alcuni giar- dini. C. flexuosa Berter. specie nuova, che trovasi nei fossi e boschi sulla strada di Valparaiso ; me è rita di esser coltivata per la bellezza delle sue fo- n ù glie, e per la grandezza de’ ‘suoi fiori di un giallo orte e lucido GI). Castanea vesca Gaert. ; vern. Based x rateitfttà da molto tempo nel Chili, ma non it col tivata . Celosià cristata Lin. : vern. Poiaicho: coltivata nei giardini . Centaurea americana Spr.; vern. \zizana comune nei campi (2); C. chilensis Miers; vern. ‘yerba del mineto frequente nelle colline del Cachapuàl' circa Canguenes , atta ad adornare i boschetti per la bel- lezza de’ suoi fioti; le foglie si usano ‘in moltè in- fermità e se ne vantano effetti maravigliosi. *! Cerastium vulzatum Lin: cresce nei campi e prati. C. Commersonii Ser. comune pei pastoli umidi del- le colline; se ne trova un’altra specie nei siti sec- . chi ed arenosi, che l A. crede ‘nuova . Cerasus vulgaris Juss.; vern. guindo. Coltivato, ma i frutti sono molto inferiori a quelli d’ Europa; se ne raccomanda la moltiplicazione per innesti . Cestrum Parqui Herit.; vern. Pa/qui; arbusto co-- mune; |’ infusione delle sue foglie e la decozione della radice impiegano dal popolo in quasi tutte le infermità. 0° Chabraeà Bertero , genere nuovo della tribù delle Perdicièe ; nei prati , nei boschi , e nel siti pietrosi delle Bolline e delle pianure s’ incontrano frequente- mente le seguenti C. abbreviata , elongata , prenan- thoides, tenuior, e viscida ; quasi tutte meritano d’ es- sere introdotte nei giardini per l’ eleganza dei loro I (1) Ne ricevetti i semi, e le pianticelle che ne nacquero hanno già mezzo piede d’ altezza . (2) Non si dee confondere colla nostra C. americana descritta e figurata nel H. Ripul. app. I. p_ reg t. VI., la quale cerésce nel- I” America settentrionale è specrilmente nel virata di Arkansia. E° pianta citata dal Bertero pare essere la Ca/lcitrapa patibilcensiz unth. 273 «fiori che a primo aspetto rassomigliano a quelli del Senecio elegans Lin. +, Chaetanthera chilensis DC. e, C. ciliata R. Pav.; | erescono ne' pascoli secchi della pianura, e nei siti aridi dei monti. o ..y Chaetomium globosum Kunz; sui tronchi putridi delle piante morte in inyerno ., »» Chara clavata. Bertero ; \nei pantani ed acque (>, stagnanti; rassomiglia assai alla C. vu/garis Lin. 3» ma, ne differisce per un carattere costante, e ben o distinto ,,. Cheiranthus incanus ( Aleli blanco ) e C cheiri Lin. XAleli colorado y canna); coltivati. Chenopodium murale ,\e C. album Lin. colla varie- .tà viride; sono comuni col C. ambrosioides , Anthel- ‘minticum , e multifidum Lin. e chiamansi i due pri- «Mi quingua , gli altri Payeo,; si impiegano come yermifugi. «.Chironia chilensis W..; vern. Cachaulegua , frequen- «te nei prati secchi della pianura, , e nei pascoli delle colline: se ne fa un grand’ uso in medicina specialmente per purgare il sangue. Dall’ esame del frutto crede l’A. con Pers. e Steud. che appartenga sal genere Erythraea. Ha molta somiglianza coll’ £. .Centaurium Rich. Chlidanthus fragrans Lind.; yern. ariruma ;. colti- Beato in alcuni giardini, Chlorea Lind. genere d' Orchidea di cui trovansi molte specie forse esclusivamente indigene del Chi- li, ma soggette a variare anche talvolta sullo stesso naisido " Chrysanthemum indicum Lin., coltivato in pochi giardini. Cicer arietinum Lin.; vern. Garbanto; poco coltivato; . Cichorium Intybus re ; vern. Aclgnini 3 si trov” ‘în istato selvaggio, e nei siti coltivati, Cineraria Lin. due specie frutescenti, una comuni 27 ar Mn nei boschi delle montagne chiamata yegua colle foglie "0 liscie alcune volte tomentose e- biancheggianti al di= — sotto ; l’altra nei boschi, circa il Cachapual; pare all’A. che debbano amendue appartenere ad ‘altra genere . i Cissus striatus R. e Pav.; vern.. Panilla; nei bo- | schi elevati dei monti; havvene una varietà villosa. Citrus Aurantium e C. medica Lin. coltivati col no= me aranjo e limon. L'A. afferma non esservi nel Chili alcuna specie spontanea di questo genere, e crede che il C. chilensis Molin. sia una sola varietà del C. Aurantium più piccola in tutte le sue parti. Cladonia pixidata Spr.; ‘vern. calchacura , nome comune a tutte le specie di Licheni. - Clavaria helvola; var. aurantia Pers. nei muri; ‘e bordi delle fosse. L’ A.‘trovò un’altra specie molto più piccola, bianéa ‘come la ‘neve ,' e in for ma spi- sale che gli parve nuova. i spie perc Coccoloba sagittifolia Ortteg.; vern. guilo ; a rbusto comune; i ragazzi ne mangiano i frutti; la radice s' impiega come medicamento ; il legno come com- bustibile . ; } Cocos chilensis Molin. ; vern. Palma de Coco. Al- bero il più maestoso del Chili che solo trovasi in alcuni punti a’ piedi delle montagne. Non crede l'A. che appartenga al genere Cocos Lin. Differisce anche dalla Jubaea spectabilis H. e B. ond’ egli ne crea un genere nuovo in memoria del celebre Moli- ‘na, e lo chiama Molinaea micrococos, giacchè la Molinaca di Commers. non'è stata conservata , es- sendosi le specie che la componevano trasferite nel nuovo genere Retani/la di Brogniart. L'A. promette «li dare a suo tempo la descrizione di questa pre- ziosa palma, i cui frutti forniscono una deliziosa | bevanda conosciuta sotto il nome di miel de palma; | colle fronde si coprono le capanne; il troncò estre- mamente duro ed incorruttibile 3' impiega in parec= ehi lavori, 275 Colltetia Commers. s'incontrano varie specie; la C. spinosa Lamk. (Cruzero ) sulle elevazioni della Leo- na ed in /altre parti; la C. Cruzerillo Bertero (Cru zerillo ) sui monti dello stesso luogo; si credono a- mendue purganti; la C. tredu e tral/huaea Bertero specie nuova, la prima s' impiega come vulneraria ; il legno dell’ altra da cui si ricava una tintura in rosso serve anche per lavori al torno, e per soste (gno de’ pergolati. La C. Ephedra Vent. (frutilla del campo ) abbonda nei siti umidi circa i rivi. Il ge- nere Retanilla di Brogniart comprende due specie di Colletia ; V A. crede, che la sua C. tral/huaea potreb- be formarne un altro, e che forse sia la Ta/guenea costata di Miers. Colligsuaja odorifera Molin. ; vern. Collignaj; ar- busto assai comune nelle alture e siti aridi delle montagne. L’ A. crede essersi ingannato Spr. nel riu- nirlo al genere Crotor; il suo sugo lattiginoso ed acre s' impiega contro la carie dei denti (1). Colymbea quadrifaria Salish.; vern. Pino de Aran- ‘co: grande e magnifico pino poco frequente; se ne raccommanda la coltivazione in grande, per la maestà del suo portamento, e per la bontà de’ suoi frutti. Conanthera bifolia R. e Pav., e C. campanulata Hook; comuni nei luoghi secchi delle colline; forse l’ ultima potrebbe costituire un nuovo genere . Condalia microphylia Cav. arbusto spinoso sulle alture aride del Cachapual. ;i Conium maculatum Lin.; vern. darracòo ; comune _ nei campi, ed al bordo delle strade. Pare differen- te dalla specie Europea. Convolvulus purpureus Lin. ; vern. suspiros; nei giar= dini e siepi dei luoghi coltivati. Nelle alture e ripe ‘delle colline s' incontrano i C. arvensis Lin., C. chi- (1) Possedo varie pianticelle nate da semi di questa specie spediti dall’ Autore, i 276 Jensis Spr. C. bonariensis, e Lasianthus Cav. tutti:col nome volgare di Correnela . MPT, Coremium glaucum Link; piccolo fungo che erese aulle mele, pere, ed altre frutte prossime alla pu- trefazione , i Croton lanceolatum Cav. piccolo arbusto che tro- ‘ vasi fra le rocche, ed alture aride prossime al Ca- chapual. L'A. crede che appartenga al genere Di» taxis, e lo chiama D. chiropetala; i suoi fiori sono: dioici . AT pe Cucumis sativus Lin. ( Pepino) e C. Melo) Lin. (Melon); coltivati generalmente col C. citrullus L. Zandia) . UE Cucurbita Lagenaria Lin. ( Calobuza) colle varietà dette Acayota e Zapallo si coltiva nei giardini e nei campi. La C. Siceraria e mammeata Molin. ras- sembrano a quelle varietà, l’ A. dubita se possano separarsi dalla C. marima Duch. (1). Cupressus coltivato in alcuni giardini. | Cuscuta chilensis Ker,; vern, cabello de Angel; er- ba comune e dannosa a’ prati ed alle vigne. L'A. l’ ha vista coprire la cima degli alberi; egli dubita che ve ne siano due specie, se però il fiore sessile, o pedicellato è carattere costante. i Cydonia vulgaris Pers. ;. vern. membrillo, ed una ‘varietà. detta Cucuma ; coltivati. Cynara Cardunculus Lin, ; vern. Cardo . L'A. crede che non sia originariamente spontaneo del Chili, ma non può persuaderne gli abitanti per la prodigiosa uantità di cardi che s'incontrano ovunque, ed in- Festona anzi que’ campi; se ne suggerisce l’ estirpa- zione, e se ne raccommanda la coltivazione negli orti, \ (1) Dai semi della C. mammeuta inviatimi dali’ Autore, ebbi in quest’ autunno dei frutti rli una forma bizzarra; e di grandezza pro. digiosa quale non vidi mai presso di noi; anche le foglie sono pter- mi.nate pari a quelle della Coccoloba pubescens » 9277 L'Editore in una nota parla di un carro messo in «pratica dallo stabilimento rurale di Buenos Aires ( colonia Scozzese ), ed inventato precisamente per l'estirpazione dei cardi; esso ha due delle ruote orizzontali armate di larghi pezzi di ferro taglienti, formati in modo da tagliare ad una certa profondi- tà e dissotterrare il grosso tronco. Si coltiva pure, ma poco estesamente il C, Sco/ymus Lin. (Alcachofa) . Cynoglossum lateriftorum Lam. e C. pauciftorum R. e Pav. pianticelle comuni nei pascoli verso i rivi; 1’ ultima cresce anche sulle colline . .. Cyperus Lin.; due specie indeterminate , luna (warita de San Josè) cresce nei prati umidi, l’ altra più piccola prossima al C. flavescens Lin. trovasi nei luoghi pantanosi presso il lago di Aculéo. Cytisus sessilifolius Lin. coltivato nei giardini. s» Dacryomyces albidus Bertero ; leggiadro e piccolo ‘5. fungo che nasce ne’ tronchi degli alberi recisi e 3» semiputridi. Si distingue per il suo colore, ed a» altri caratteri dal D. stillatus Nees. che ho anche » Titrovato ,,. ._ Danthonia antarctica Spr.; rara nei pascoli aridi | circa il Cachapual. . Datura arborea Lin.; vern. floripondi; coltivata | ‘be giardini all’ aria libera. La D. Tatula Lin. (cha- | mico) è comunissima vicino alle abitazioni, ne' giar- . dini abbandonati, e lungo i torrenti. Daucus Carota Lin,; vern. Zanchoria; frequente ne' boschi e nei prati ombrosi col D. montevidensis Liok. Delphinium Ajacis Lin. coltivato nei giardini. —.. Dematium fimbriatum Schwein.; piccolissimo fungo | sui rami morti specialmente dei ciliegi. |. Dianthus caryophyllus , e chinensis Lin.; vern, Cla- _veles; sole specie che si coltivano. —_. Dichondra sericea.Sw.; vicino alle strade e ne’ pa- | scoli delle colline; l’ A. non. la crede differente dal- . da D. repanda di Miers. "I 278 ., Dimotphopetalum Tetilla Bertero . Genere nuove d della famiglia delle Ossalidèe ; s’ incontra questa | graziosa pianta ne’ siti pietrosi, e nelle fessure delle rocche sopra le colline; il picciuolo delle foglie è fitto nella base, pieno d'un sugo agro- dolce che i ragazzi succhiano con piacere; il no- me volgare di tati/Za dato a questa pianta indica chiaramente quale sia la forma della parte che sì mangià , quantunque la somiglianza non sia iden- tica ,,- i ,s Dioscorea wariifolia Bertero. Comune nei pascoli delle coliine, e ne’‘luoghi sterposi. Non so se questa specie sia la stessa della D. hederacea Mi- ers; ciò che posso decidere sì è che la mia non rassomiglia in nulla all’ Edera, nè alle sne foglie, nè al suo portamento: le foglie sono più corda- te, più saettate, ed alcune volte lineari sullo stesso individuo ; i fiori sono dioici. ss Diplandra Potamogeton Bertero. Questa pianta, _ una delle più interessanti che ho incontrato cre- sce nelle acque chiare dei fossi della Quinta, Corcoleu, e Tagnatagna, e rassomiglia cotanto ad un Potamogeton che non si può distinguere se non è in fiori; essa è dioica; ha il calice tubuloso, molto largo, il tubo della corolla molto prolun- gato, 12. antere inserite alla base delle divisioni | della corolla ed alla fauce del tubo; dopo la fe- condazione esse si dilatano, e prendono la forma d’ una membrana schiacciata e petaloidea. E sen- za dubbio un genere nuovo, che dovrebbe unirsi alla famiglia delle Najudi ,,. Dipsacus fullonum Lin.; vero. Carda. Comune ai bordi de’ fossi e siti umidi della pianura. Se ne raccomanda l’uso per le folle, sconosciute in quel paese, ove non si è ancora introdotta la fabbrica- zione de’ panni, nè la propagazione della Razza Merinos, la quale ii molti punti di quel territorio dovrebbe prosperare mirabilmente . 27 ‘Dolichos biflorus, e sesquipedalis Lin.; vern. Mito. fitos poco coltivati col D. lignosus Lin. (Ramillete), che lA. crede probabile essere lo stesso del D. fu- narius Molin. Si coltiva pure il D. ruber Jacq.; vern. Endredadera . * Donatia Forst. Comune nelle alture aride ed aî ‘bordi de” torrenti; DC. colloca questo genere nella famiglia delle Paronichièe, tuttavia, al dir dell'A., egli non fa menzione di questa pianta. Dothidea sphaerioides Pers. piccolissimo fungo co- mune sulla corteccia del Populus dilatata Ait. . Drymis chilensis DC.; vern. Canelo , albero ‘co- mune, che l’ A. non crede dissimile dalla D. Winteri Forst. attesa la sua varietà di statnra, del numero dei petali, e dei peduncoli de’ fiori ora’ semplici ‘ora ombrellati qualche volta nello stesso individuo . Quest albero è sacro presso gl’ Indiani che se ne servono nelle loro cerimonie religiose, in cui invo- cano il Pillann , e lo impiegano pure come rimedio in molte malattie. Duvaua dependens DC.; vern. Huingan. Piccolo arbusto frequente nei boschi delle colline; l’ infusione de’ suoi semi si adopra negli effetti isterici, idro» pisie ec. Esso somministra una resina che si crede specifica contro certi dolori specialmente di tensione di muscoli e tendini; la decozione della corteccia produce un'essenza balsamica vulneraria. Lo Schinus — Huygan Molin. citato da tutti i botanici appartie- ne alla D. dependens. Eccremocarpus sepium Bertero. Pianta che 1° À, | crede diversa dall’ E. /ongiflorus H. e B. e dice che . adornerebbe moltissimo i giardini per la bellezza delle sne foglie, e per l'eleganza de’ suoi fiori ; con essa potrebbero formarsi pergolati e cose simili, © coltivarsi in Francia allo scoperto . Eclipta erecta Lin. cresce néi contorni del Lago di Acnléo, ,280 Elatine tripetala Smith. nei luoghi fangosi ; 4 ib «nu- mero de’ petali e de’ rami è soggetto a variare... Elymus Lin. vern. cola de raton, nome comune ad altre gramigne ; frequente nei prati umidi; l'A. non ne indica le specie. Ephedra. americana Humb. Piccolo arbusto che cresce, fra le rupi; 1 E. bracteata Miers. pare. la ‘stessa. Epilobium Lin, due specie vicine all’ E. alpinum , e tetragonuni Lin. s'incontrano nei siti umidi, «circa i torrenti nel Tagnatagna e Aculéo . La ila Equisetum bogotense H. e B.; vern. gerba de la” plata ; nei siti arenosi ed umidì, e sui bordi Agi fossi e rivi, Erigeron canadense Lin.; vern. quibun; aero” spe- cie probabilmente nuova, e due che rassomigliano all’ E. bonariense Lin, ; tutte sono comuni, ss \ Erineum vitis Pers, ; vern. peste; attacca la foglie delle viti e vi si propaga in modo incredibile ;, l'A. trovò un’altra specie sulla parte inferiore delle, fo- glie del mayter; che chiamò E. mayteni. sà Eriosporangium Baccharidis Bertero . Piccolo ia: 3: go che nasce sui rami del Romeri//o ; produce no» », dosità solcate da fessure piene di Gneni lanosi »» che lasciano. sortire da tutta. la loro superficie 3» una, polvere sIApicnia somigliante al polline dei son ION; pu Erodium Lin, ; vern, alfiberillo . i gt moschatuhi Ait. è comune nei prati. L'E. cicutarium Smith. con varietà è frequente nei prati secchi circa i rivi e nelle colline; se ine trova una specie vicina all’ E. malachoides W. nei luoghi pietrosi del Cachapaal . Ervum Lens Lin.; vern. Lenteja; poco coltivato , Eryngium paniculatum Larbr. ; vern. cardoncillo, nelle alture ; altra specie che pare V E.-rostrarum Cav. nei pantani ‘di Santiago ; una terza probabilmente nuova nei prati arenosi del Cachapual andando, .a Canguenes . ] ‘ab Erythrina Lin, se ne coltiva una specie in un giar- dino della Capitale; l'A. avendola vista soltanto di passaggio non la potè determinare; la'crede origi- naria del Messico e venuta da semi: i suoi fiori so- no elegantissimi, le foglie i picciuoli ed i rami co- perti di aculei. Escallonia Mutis; tre specie. E. rubra Pers. (uni pa), ed E. resinosa ‘Pers. (coronillo) nèi boschi delle colline; ques‘a è bellissima quando è in fiori ;"i suoi tacemi rassembrano ad una piccola panocchia di grano turco; havvene una varietà, nelle alture dî Tagnatagna colle foglie villose. La terza E. thyr- soidea Bertero (Zun) cresce nei boschi circa i rivi; il legno è solido, la corteccia purgante, Eupatorium Lin. due specie; la prima è un arbtî sto assai alto, che cresce nei bosci della collina, chiamasi Sa/via ed è prossima’ all’ E. /aevigaidi Lamk.; l’altra è specie nuova comune nelle balzi di Monol che l'A. chiama E. chilense, avvertendo che la pianta di Molin. con tal nome, è la stessà che la F/averia Contrayerva di Pers. __ Euphorbia Lathyris Lin.; vern. tartaro , coltivata; E. serpyllifolia Lin. ( pichoa) indigena . S' impiegano come purganti . | Exacum chilense Bertero ; leggiadra pianticella mol- to abbondante nei prati, vicino ai rivi, e sopra i . colli. Si approssima all’ E. pusillum DC. e quadran- lare W. . Dalla lettera F. alla L. vedi il tomo secondo di questi Annali p. 227-236. Il resto si darà poi. L., Corta. aBa ’ LerterA ni Viro Procaccini Ricci Socio di più Ae- ‘«cademie al Sig. Antonio ALessanpHINI Professore di Anatomia Comparata, e Medicina Veterinaria nella Pontificia Università di Bologna sopra alcune ossa fossili scoperte tra Cesena e Forlì. | PreEcIATISSIMO Sicnor ProFESSORE 9 L amenità della stagione autunnale nello scor» go Ottobre, che non si vantò mai forse la simile a ricordo di uomini, mi spinse a fare una corsa alla bella Emilia, dove una circostanza particolarissima pareva mi richiamasse; ed ebbi a buon grado di avere intrapreso cotesto breve viaggio, che mi diè adito ad alcune osservazioni geognostiche, e mi fe- ce osservare parecchi fossili di alcuni quadrupedi giganteschi sconosciuti fra noi; lochè di radissimo addiviene. nella parte settentrionale della penisola nostra , siccome di frequente nella meridionale e so= prattutto in Valdarno nella colta e felice Etruria, -cni la favorevol sorte volle fregiare anco sotterra. Delle quali coserelle ho voluto tessere una storia brevissima e dirigerla a chi di siffatti studj è giu» stamente Maestro, e cor si buon esito ed applauso non mentito, che ognun conosce quanto la gioven» tù studiosa avidissima si affolli per ascoltarlo . Sul finire della state del corrente anno 1830. fu aperta una cava per aver ghiaja opportuna a, varii lavori, che un industre intraprendente aveva divi» sato di fare eseguire. Si credette il luogo più adat- to a Capodicolle, contrada di tal nome a 5 miglia dopo Cesena: verso Forlì, situazione cognitissima ai viandanti, i quali solevano rifocillarsi cogli eccel- lenti vini che si vendevano ad ogni stagione. Un’ an- tica torre, opera de’ bassi tempi, era segnale pet là dirigersi e riposarvisi. Cotesto vecchio edificio fu 283 demolito per rendere agiata la pubblica strada, tolta una lapide che ricordava l'epoca della costru- zione della via Emilia, e poi quando fu riatcomo- data e ridotta migliore a pubblica comodità; ed oggi si conserva in Bertinoro. Fu allora che vi si scoperse un deposito di con- | chiglie marine fra quelle marne, e vi si riconobbe-_ ro parecchie meritevoli di particolare ricordanza ; € la facilità somma di esaminarle e raccorle pe’ Natu- ralisti segnatamente che si movevano da remote re- gioni per visitare il del paese nostro fece acquistare a Capodicolle una celebrità maggiore di quella ave- va potuto procurargli lo scelto vino di Bertinoro. Jo vi ho raccolto, nella famiglia delle patelle in specie, alquanti individui delicatissimi e conservati del pari, e per modo che difficilmente più belli e più intatti rinvenir si potrebbero tra i viventi nel «mare. Il derretto di Dragone (bonnet des Dracons de’ Francesi ) merita di esser nominato il primo, nè potrebbe immaginarsi un lavoro più leggiadro, e con esattezza maggiore. Le scanalature che simme- tricamente l’adornano , ed il colmo formante quasi una breve, ma graziosissima voluta, destano le me- ‘aviglie a ragione in chiunque lo riguarda. La pa- Wa umbilicalis è 1° altra mirabile per la sua sotti» gliezza e massima fragilità: fu illustrata dal Brocchi, \e creduta degna di essere esaminata e descritta par- ticolarmente. La p. imbricata non è fra le più.rare, ma, non guasta, nè alterata e merita ancora essa di Mssere annoverata fra le belle che si trovano sepolte colà , e riunite. La p. graeca non vi manca, e così qualcun’ altra . Dentali, Murici, Buccini di non molta grandezza sono frequenti. Ostriche , e Pettini copia somma, e quasi sempre una sola valva di «mei tanti individui che si vedono sparsi con profu- sione per quel suolo. Arche non poche e belle , se- gnatamente le pectinate. Chame , Telline, e Veneri 3 \ 28 di note parecchie : così le Neriti, le Pinne col va». ghissimo lucido perlaceo che le ricopre. La Chama gryphoides , la Tellina gibba; la Venus corrugata, la V. paphia , la Nerite corona sono le conchiglie prin cipali a mostrarsi fra le tante riunite nel giro di pochi ‘passi. Non mancano peraltro varie specie che non istò a nominare singolarmente, e non sono dà | trascurarsi alquante madrepore che pure vi abbon-. dano. 1 Ed è a rilevarsi insieme che la massima parte di | codesti testacei è semi-calcinata. Non si conosce. fin ‘dove arrivi il deposito degli involucri dei viventi ‘| marini di cui parliamo. Si veggono talvolta conglo- | merati parecchi di bivalve specialmente , nè distae- car si possono dallo intero masso senza spezzarle. | Bastino questi pochi tratti in proposito ai corpi gr= | ganici marini fossili, che si sono raccolti insieme , | ‘avantichè gli scrittori parlassero dello sconvolgimen- | to che li ridusse in tale stato; e quantunque som- ministrar possano un vasto trattenimento a chi a- masse questo ramo di conchiliologia fossile, pur non di meno credo io non avere a protrarre più a lungo il discorso su di tale articolo ; e se forse mi sono’ più. del dovere trattenuto , non dispero che il mio gen-. tilissimo Sig. Professore sia per accordarmi perdono .. Venendo ora a parlare della cava nuova, o a meglio dire del luogo, dove si è creduto trovare &. bastanza di ghiaja ed arena, e altri materiali op- | portuni all’ uopo prefisso , al fianco del declinare di | “una collina, la quale comunica colla prossima stra- È da del Corriere, e colla falda in cui si discopersero, le conchiglie fossili di cui parlammo, ecco i mine | rali come si vedono naturalmente e disposti e se- polti sotterra. Varie marne si trovano sottostanti all terreno vegetabile, e frammischiate disordinatamen?. te: 1’ argilla talora vi predomina. Rimane per mez zo ad esse una calcaria bianchissima di figura orbi=| ) | i ., °° © To P_—W_g- ——— co << = - Lal vi q ? . “de lai | ‘1285 | culare sparsa qua e là a capricio: la sua grossezza ‘non oltrepassa quella di una pesca comune; per lo iù è minore. Esternamente è quasi disciolta, e sa- | rebbe forse farinacea e polverosa, se la troppa umi* | ‘dità non l’avesse penetrata ; verso il nucleo rimane . assai dura. Viene dipoi una gran quantità di ciot- i toli fluitati, grossi, durissimi, accompagnati da al- | tri ciotti di piccol volume, i quali servono per l’ ap- punto alla ghiajata. Una rena grossolana non va | ‘disgiunta dall’ammasso di cotesti sassi, e raccolta | edipoi unita alla calce fa un buon cemento per fab- bricare edificj. Tra mezzo a quei corpi si erano già ° veduti e posti in serbo alquanti frammenti di ossa fossili, che divinar non sapevano da qual teschio fossero dipartiti; e parecchi altri a quale scheletro d’incognito vivente mostruso potessero riferirsi . . Chiamato da gentil persona amica a recarmi sulla faccia del luogo ; di buon grado vi andai, ed esa- minando con accuratezza quanto vi era, mi avvidi che fra i vuoti prodotti nel rotolamento di tante pietre di figura irregolare e con gli angoli sempre | smussati, vi era conficcato qualche piccolo pezzo di . ‘osso fossile, e racoltolo conobbi di leggieri la sua . fragilità accresciuta probabilmente dall’ eccessivo u- mido che vi rimaneva colà dentro: e poichè gl’ in- tervalli tra i nominati ciottoli hanno una breve. di- mensione , così per conseguente ‘le ossa che vi ri- masero, sono di un piccol volume e quasi. sempre . Spezzate. Ed infatti non vi si vide mai un femore’, un raggio, un omero, un cubito, un’ omoplata , nina tibia, nè qualunque altra parte di scheletro di ‘gi- | gantesco quadrupede che fosse ben determinata e | distinta. Per rara ventura si è potuto ‘avere un qual» che dente dal quale , benchè non intiero , si è co- nosciuta la specie, a cui corrispondeva; e mi riser- bo parlarne in seguito allorquando cadrà più oppor- tuno il destro a descriverlo . . Tom. IV. 19 286 Ora dirò della qualità dei ciottoli sopraccennati, Sono composti di calcaria secondaria , ed hanno or- dinariamente una frattura minutamente scagliosa, e | concoide ‘in grande, un color vario ; spesso un gial- lognolo chiaro e languido. con qualche sottilissima vena attraversante il masso, e nello interno con al- quante dentriti, le quali compongono talvolta alcu- ne eleganti macchiette,, quasi di vedute, campestri adornate dai più graziosi arboscelli. Nella industre Toscana.vi formano con tali pietre ridotte in tavo- lette, gli abbigliamenti dei gabinetti. Vidi esservi ancora, e non rari, i conglomerati di testacei marini disordinatamente confusi ; e rico noscibili i Trochi i Turbini, i Buccini, i Murici, le Neriti, le Veneri, le Telline, le Chame, ed i Pettini in copia maggiore. Spezzando i massi, non è difficile a vedere una marna tinta di giallo e di rosso, la quale ha riempiuto il posto occupato dal verme, ed ha conservato le traccie, e gli andamenti con ogni esattezza al modo stesso che ha fatto di- poi del guscio di cui vi è rimasta per lo più la so- Ja impressione. Avvi eziandio un affollamento di conchiglie minute minute, le quali hanno composto non piccoli ammassi capaci di pulimento , ed appar- tenenti al marmo chiamato volgarmente Zurzachella . Una qualche calcedonia mon è estranea in. quel deposito di ciottoli fluitati; ma non molto frequen= te, e di piccola mole; e fra quella grossolana are= na talun minuzzolo di selce, e non raro. il mica imitante , quasi , il color dell'oro. Quello che mi sembrò meritevole di maggiore attenzione, fu un pezzo di granitone , cioè di una roccia composta di dialaggio e di giada tenace; roccia che tanto ab- bonda nei monti della prossima Toscana a quella parte di Emilia a cui ora parliamo. ù Tuttociò può riguardare la struttura geognostica di quel fianco di una collina sottostante a Bertino- 287 ro, dove si è aperto, come si disse, uno scavo per ritrarre i materiali adatti alla ghiajata per la pub- blica strada la quale deve condurre fino alla maesto= sa Città di Ravenna così ricca di antichi monumenti per la storia, per le belle arti, e per la preziosità de’ marmi, e di pietre dure importantissimi. Passando a far parola delle ossa fossili ritrovate nello scavo più volte citato di Capodicolle , indi- cherò i denti, come principale oggetto da riferirsi alla specie corrispondente per poi conoscere l’ indi- viduo da cui furono distaccati, e noterò particolar- mente, che quelli di cui intendiamo parlare, sono spezzati non solo, ma quasi ridotti in frantumi; la qual circostanza chiaro dimostra essere coteste ossa state esposte ad urti violentissimi , onde si ridussero quali or le veggiamo. Non vi ha chi ignori la mas- sima durezza de’ denti in qualunque animale sia di essi corredato: e providamente la Natura ha voluto così prepararli, avendo a servire alla masticazione , ch'è quanto dire a tritare minutissimamente il cibo per render poi facile e salubre la digestione. Quin- di par giusta la induzione di esser stata una causa fortissima e capace di aver fracassato quelle ossa benchè le più dure di quante altre compongano lo scheletro , qualunque egli siasi. Il primo ha in lunghezza Pc (misura metrica ) noo 359, in altezza —& 1 1000 della sua radice, la quale manca quasi del tutto; e può vedersi soltanto il suo naturale progresso , es- sendo rotto il rimanente della stessa radice , il cui interno è vuoto, rimanendovi solo attaccato alla ca= vità qualche granellino siliceo non senza talun mi- nuzzolo di mica, e un poco di ferro che'lo ha tinto in giallo. Il dente è di osso massiccio , lucido, bru- nito , bianco, durissimo. Qualche porzioncella fer- ruginosa minutissima sullo smalto ha prodotto ester- in larghezza dal principio 288 namente alquante linee quasi diritte sottili. La. fi- gura nella parie della masticazione è curva, e imi- tante un poco la mezza luna; ed avvi un solco ne- riccio, il quale è orlato allo intorno della stessa materia ossea smaltata, e che fa vedere alquanti piccoli solchi, se si guardi con lente acuta. A pri- mo aspetto fa credere che possa essere stato inserito nella mascella del lofiodonte, cioè di dente a mez- za luna; ma in realtà appartiene al Rinoceronte fossile privo di sepimento osseo alle narici, la quale specie è vicina a quella del Rinoceronte bicorne vi- vente del Capo di Buona Speranza; e paragonato co’ denti delle due mascelle inferiori delineate nel- la fig. 8 e g della Tav. IX. dell’opera di Cuvier ( Animaux fossiles 2. ed. T. II. 1. partie pag. 43. e seguent.) è somigliantissimo all’ ultimo o sesto mo- lare inferiore del lato destro, e per dir di più pre- senta la stessa dimensione. Quindi sembra” ron es- servi luogo a dubbiezza, che debba non dirsi di Rinoceronte fossile, che si avvicina, come si è detto, al bicorne vivente del Capo di Buona Speranza. E da notarsi ancora che le accennate figure del celebre Pro- fessore di Parigi derivano da una mascella scavata in Valdarno in Toscana, dove si è scoperta così gran copia di ossa fossili, le quali formano uno de’ più belli adornamenti del Museo I. e R. di Firenze. Co- là rimane un ossame di quadrupedi mostruosi per mole, e per grossezza, e che a giorni nostri vivono o sotto l’ equatore, o in paesi caldissimi, e neppu- re si rinviene la specie corrispondente a ciascuno, che forse è perduta, o vive iucognita in remotissi- me spiaggie, per cui l ignoriamo. Ha gran tempo in fatti che dal Pieralli in Valdarno se ne scavano in copia somma le ossa elefantine, e d’Ippopotami, di Mastodonti, di Rinoceronti, e di altri viventi a noi perduti, e che furono così maestrevolmente il- lustrati dal Prof. Filippo Nesti in Firenze. Nè si 289 limitarono le ossa fossili del carattere medesimo ora accennato , al perimetro della provincia ridetta, ma si estesero più oltre, senza uscire, e per poco, dai limiti prescritti alla antica Etruria, la quale si esten= deva dalla Macra al Tevere. L’egregio Professore Sig. Dott. Luigi Canali pos» siede nel suo bel Museo in Perugia sua patria pa- recchie zanne elefantine; e furono scavate in Saz- mariano nel territorio perugino; altre nel todeno, dove io medesimo le ho raccolte con qualche den» te. Celeberrime poi sono quelle e notissime dei con- torni di Roma, per cui mi basta accennarle: ma soprattutto nel viterbese a Magograro contrada di questo nome, dove il P. M. Semeria, ed io ne ab- biamo raccolte un buon numero in mezzo ad un ampio deposito di ossa fossili di tante variate specie di animali, perduti per noi in gran parte, e di al- tri non estranei ancora oggi al nostro orizzonte. Ritornando ora agli oggetti fossili di Capodico//e, ho avuto varii frammenti, che fanno distinguere a- ver formato una zanna del grande Ippopotamo fos- sile. La parte esterna è un poco convessa e com- parisce non profondamente solcata, e si veggono le strie ancor più minute nelle concavità parallele fra se, onde ben si rileva, che il dente in origine era tutto esternamente quasi adorno di scanalature leg= gieri; ed inoltre sagrinato debolmente, poichè l’ ur= to delle acque hanno con ogni probabilità levigato alquanto la superficie. Il colore è un bianco ten- dente al giallognolo chiaro. La parte interna si conosce essere stata vuota verso la punta; il man ganese il mica raro, minutissimo le sono fortemen- te attaccati: il primo l’ha tinta quasi in nero; il ferro in giallo; il resto è bianco. E durissima, e coll’ajuto di una lente si vede esser formata da tanti circoli concentrici, l’ uno soprapposto all’ al- tro. Il frammento maggiore non oltrepassa i di in 290 Liù 86. ; 1 i Mpzbertar Ties in larghezza; la grossezzà è di soli ao F Tra le non poche ossa fossili, che io posseggo, conservo una zanna di struttura consimile raccolta in Valdarno e donatami dall’ esimio Prof. Ottaviano ‘'argioni Tozzetti, i cui pregi sommi saranno cari sempre alla umanità , non che agli uomini scienzia- ti. Quantunque non intiero , e mancante all’ apice, siccome alla base, pur tuttavia è lunga nella esterna, . . . NM . 340 x periferia ( poichè è molto ricurva) 7— , ed è larga dea . Verso la base è affatto solida, e priva di ca- vità qualunque; composta di sostanza ossea durissi= ma a tanti circoli concentrici soprapposti gli uni agli altri. La figura di cotesta base è una ellissi compressa, e quasi schiacciata: e si conosce aper-. tamente essere stata di un vecchissimo individuo, poichè della zanna superiore vi rimase impresso ; e scavato ‘un’ incastro, in. cui si riponeva la zanna medesima nel chiudersi la bocca;.e quindi si de- duce essere. stata della mandibola inferiore destra, e del grande Ippopotamo fossile, di cui trovansi zanne staccate di gigantesca mole; ed il Museo di Zoologia della Pontificia Università di Bologna ne possiede una che misurata nella sua convessità, e compresa anche la parte contenuta nell’alveolo., è lunga =; e ne ha 258 di periferia nella parte più grossa . Rimane adunque provato concludentemente, che dei due denti rinvenuti nello scavo recente di Ca- podicolle , uno è di Rinoceronte, d’ Ippopotamo ]' al- tro. Delle altre ossa fossili ritrovate pure colà; po- co si può divinare, perchè sono di scarso numero, e spezzate in tutti i sensi. Il pezzo più. conservato è lungo 5° : probabilmente è una costa del mede- simo Rinoceronte, di cui si è trovato il dente, che Ù ) È Ò i 20r | già fu descritto; ed unendolo ad altri frammenti di . uguale grossezza , giunge ad esser lunga poco man- «co di un metro. Avvi puranco qualche altro mezzo frantume, ma . logoro e guasto nelle apofisi, e si potrebbe al più | sospettare, che potesse essere un pezzo di calcagno I’ uno, e la testa del raggio del Rinoceronte fossi- le, l’altro: nulla però di preciso e con sicurezza; solo può dirsi non derivare da veruno dei quadru- pedi inservienti l’ agricoltura nostra, ed. essere di una dimensione maggiore. Alcune altre ossa di pic- (oto) col volume sono riferibili. ai pacifici erbivori ru» | minanti; il maggiore di esse è lungo 252 , ed ha A 1000 sembianza di una tibia. La sua base è di ri la sua figura è quasi cilindrica ; la grossezza è di mà . Vuoto affatto nella sua cavità , è riempiuto di mi- nuzzoli silicei, terrosi, e di poco mica, ch'è quanto dire dei minerali riuniti nello scavo più volte ri- detto di Capodicolle. Ed ecco, pregiatissimo Signor Ti À x ò Professore, quel poco che io ho potuto rilevare in- % torno le ossa fossili da me finora descritte, e rac- colte già nell’ anzidetto territorio Forlivese. Mi sembra ora prezzo dell’ opera l’ indagare la provenienza, o a meglio dire il far ricerca delle cause, per cui le ossa fossili, delle quali trattiamo, abbiano ad essere in quello stato, in cui oggi ap» pariscono . . La prima, e la più ovvia osservazione è quella di trovare tutte le su-ldette ossa fratturate, e poco- menchè in minuzzoli. Il dente stesso, il più duro el più compatto di qualunque altro osso componente lo scheletro, l'abbiamo veduto non intiero . Il mo» lare del Rinoceronte bicorne non ha (sì disse ) le sue barbe, e la frattura stessa è logora per ogni | dove e di antica data. Quello di Ippopotamo è pur | aneo ridotto in piceoli pezzi in confronto della sua 292 primitiva mole e figura. Avvi adunque uria causa forte e vera, per cui coteste ossa, altronde duris- sime , sieno state così malmenate , e rotte a ricordo di uomini. Ragion vuole pertanto che or ne faccia» mo le indagini opportune. La formazione del suolo scoperto, le tante volte ripetuto, a me sembra dimostrar chiaro abbastanza da quale origine abbia a ripetersi. Quei grossi ciot- toli fluitati e corrosi agli angoli per modo che ora compariscono di figura , che si accosta, o ricorda la sferoidale, fanno conoscere, che una forza (qua- lunque ella stata sia ) gli ha dato quella forma con cui oggi appariscono. Le onde irrequiete del mare producono e ripetono simili effetti per ogni dove s'incontrano ad urtare la base di qualche monte, o collina calcaria segnatamente; e così veggiamo al lido di Monte. Conaro (volgarmente Monte di An- cona) dove si rinova giornalmente una grande quan- tità di ciottoli quasi rotondati su la calcaria che precipita nelle acque marine, o su la sponda flagel- lata incessantemente dai flutti. I ciottoli di Capodicolle ripetono la loro figura non dal moto del mare, ma da uno sconvolgimento rapido, violentissimo delle acque traboccate ad un tratto dall’ alto, e che inondarono la parte dell’ E- milia di cui parliamo. La calcaria secondaria, che si disse, comporre quei ciottoli, il granitone col diallaggio di sopra descritto, fanno conoscere la lo- ro provvenienza dai monti della Toscana, e di aver percorso non breve spazio avanti di pervenire al luogo dove rimasero. La vasta pianura che si pre- senta da Capodicolle e si distende fino all’ Adriatico distante non poche miglia, ha tutta l'apparenza di essere stata già tempo un ampio lago; e corre fama pure oggi che anticamente vi fosse, e gli abitatori di quei dintorni additano perfin le traccie che gli prescrivevano il confine. Io non mi tratterrò ad esa- 293. minare minutamente questo articolo, e dirò solo che la stessa autopsia ci persuade di estesi paduli sparsi per lo innanzi là attorno, e che realmente vi fosse- ro le acque stagnanti in più luoghi, ed incomodas- sero quelle aperte campagne, si rileva dalla citata lapide, la quale esisteva (come già osservammo) nella Torre or demolita, e trasportata poi a Berti» noro . Nè faccia punto meraviglia l’ annunciato sconvol- gimento, di cui benchè non parli veruno Storico ; pur tuttavia i fatti, che vi si rilevano fanno ampla autenticità a chi li considera. E posso aggiungere su tal proposito che nella vasta provincia della Emi- lia si osservano molti e molti cambiamenti geogno- stici di massima importanza, e che non fanno du- bitare dei replicati cataclismi avvenuti in cotesta bella parte d’Italia, la quale forse ha aumentato di vaghezza, di pregio nello accrescere i lembi alle falde delle Colline, ed acquistare una estesa pianura verso la marina che ognor più si allontana. Io non devo trattar qui parzialmente di questo tema, che mi riserbo ad altra opportunità, e basti l’ averlo accennato . Dissi superiormente, e giova qui ripeterlo , che per mezzo un vasto deposito di ciottoli fluitati si rinvennero le ossa fossili nello scavo recente di Ca- podicolle ; e che io medesimo raccolsi alquanri fram- menti minuti, umidicci e fragili tra gl’ intervalli dei mentovati ciottoli mezzo rotondati. Sembra a- dunque verosimile il concludere, che furono tutti insieme trascinati via da una impetuosa corrente im- provvisa , partita da que’ luoghi stessi, dove ora si trovano le medesime roccie, e dove soggiornavano i giganteschi quadrupedi, i cui denti abbiamo de- scritti, . Si osservò eziandio quanta copia si rinvenga an- che. ai dì nostri di ossami provenienti da stranieri 204 | ‘poppanti in Valdarno superiore nella Toscana e quan- ti altri si trovino pure affastellati in altre contrade comprese per lo innanzi dentro i confini dell’ antica Etruria: Qual meraviglia se per rottura di un argi- ne un qualche lago sia rimasto asciutto, e le sue acque impetuose scorrendo via, abbiano trascinato con se e belve e sassi, e quanto loro si parava d’innanzi, formando lieve ostacolo a quell’ urto irre- sistibile? Visitando la Toscana, rimangono ancora visibili le antiche tracce de’ laghi che ruppero già tempo ogni riparo , e trabocearono rapidamente nel- le più basse sottoposte adiacenze ; e che ciò sia ac- caduto in Valdarno superiore, non può richiamarsi a dubiezza, E che del pari sia avvenuto alla parte settentrionale della penisola nostra, lo dimostra a- bastanza la riunione dei grossi ciottoli fluitati, e par- titi già da remota distanza, e rimasti sepolti presso Capodicolle . E qui mi sia lecito Gentilissimo Sig. Professore di ricordare che parecchie zanne elefantine si sono tro- vate sotterra a non moltissima lontananza dall’Adria- tico in varie colline del Ducato di Urbino e poco più oltre. Cosimo Betti uomo colto, e d’ ingegno non comune, autore di un poema intitolato la cor- sumazione de’ secoli rinvene vicino ad Orciano sua patria , varii denti canini di elefante, di quei che i Francesi chiamano defense. Due ne mandò in do- no al celebre letterato Passeri pesarese, il quale, morendo , volle che la Comune di Pesaro li eredi= tasse insieme con tutto il suo Museo, in cui si con- servano anche oggi presso la pubblica Biblioteca . Due altri di maggior volume volle regalarli al Co- mune di Orciano, e là rimangono venerati poco menchè Reliquie famose, benchè non così ben cu- stoditi come pur meriterebbono . Io mi recai là do- we dicono costantemente, che sieno stati disotterra- ti, ma non fu possibile di rintracciarne il menomo indizio, 295 | ‘H Dott. Paolo Spadoni già Prof. dell’ Università . di Macerata ebbe una zanna elefantina dalle marne- | presso Belvedere a 6 miglia al Nord di Jesi, e vi | pubblicò una succinta memoria, opinando che pro- | venisse da uno degli elefanti di Asdrubale dopo la | sua totale sconfitta verso il Metauro. | | Posso dire con ogni verità puranco di aver veduto in casa di talun particolare qualche dente non in- | tiero di Rinoceronte, ritrovato probabilmente verso i più volte nominati contorni, che quel da ben Uo- mo custodiva con ogni scrupolosa gelosia, persuaso nell’ intimo del suo animo che fosse distaccato dalla ‘mascella di San Cristoforo, cui credeva fermamente corrispondesse la grossezza del dente, alla gigante- sca figura di quel venerando Eroe del Cristianesimo . . Le poche notizie da me qui riunite, mi sembra- «no provare che le ossa più dure, quali sono i den- ti per l’appuvto, si rinvennero alquante volte alla nostra parte del Nord d’Italia: che le altre più voluminose, come il femore, l’omero , l’ omoplata ec. non son comparse mai nei terreni nostri, 0 che per lo meno non si conosce chi mai le abbia vedute, e che si sono scoperte allo stesso meridiano a un di presso; e se per poco si sono scostate, pos- siamo considerare quelle distanze come frazioni non capaci a distruggere la cosa in se stessa . Non è poi ammessibile la opinione che, le zanne €lefantine disotterrate fra noi, o in Toscana abbia- no a riportarsi all’armata di Pirro, di Annibale, e di Asdrubale. Il numero degli elefanti fossili sor- passa quelli condotti in Italia da quei tre famosi Capitani. Valdarno superiore sola saprebbe contarne di più. La contrada di Magograno distante 7 mi- glia di Viterbo in un sol posto avrà dato una decina di elefanti in ristrettissimo perimetro; ed è colà dove io stesso ne ho scavati dei residui, e veduti frapposti w ad ossa di fiere, e di tanti altri viventi; e al modo 296 i medesimo si trovano in Valdarno già più e più vol- te ridetto. Come potrebbe conciliarsi l’ affastella= mento di tanti scheletri di così disparati quadrupedi | coi sopracitati elefanti dei Condottieri degli eserciti Africani, e del Re di Epiro? Ed è inoltre a riflet- tersi che in quei giorni l’ avorio era tenuto in pregio maggiore dell’ oro stesso, benchè il più prezioso di qualunque metallo: e quantunque fosse in Europa di sua natura scarsissimo, ed oltremodo costoso , siccome lo è stato sempre, finchè la scoperta del nuovo Mondo non ha fatto giungerci somme quasi incalcolabili, pur non di meno la zanna di elefan- te era in prima estimazione e forniva di principali adornamenti le sedie Curuli dei Senatori Romani; e Giove stesso non isdegnava comparire adornv di abbigliamenti formati di avorio. Come adunque si potrebbe presumere che cotesta materia conosciuta preziosissima , avesse a rimanere negletta e abban- donata sotterra. Nè la mole di un’ elefante era fa- cile a nascondersi a un’ tratto, onde poi rimanesse occulta ad un popolo pieno di energia e di cogni- zioni. Dipiù voglio notare, che le suddette zanne nel rimanere sotterra, non sempre s' indurano, o riman- gono intatte; ma variano a seconda delle sostanze che l’investono. Io le ho talvolta dissotterrate in principio di decomposione , e quasi polverose alla superficie esterna; altre durissime; parecchie pene- trate dal manganese in più luoghi, e sparse di cri- stalizzazioni dendritiche molto ‘eleganti: e da tal fatto si può ben dedurre, che una buona parte di loro dev” essersi decomposta e perduta; onde si ac- cresce vie più la facile presunzione del numero gran- de degli elefanti, i quali a memoria di uomini vi- vevano stazionarii e pacifici abitatori dei paesi meri- dionali d’ Italia, e specialmenre dell’ antica Etruria, ed avevano a compagni i Rinoceronti, i Mastodon- 297 ti, gl’ Ippopotami, ed altre belve forse non ben peranco da noi ravvisate, e perfettamente cono- sciute . | Volli già rilevare, che le poche ossa fossili rin- venute nella linea settentrionale nostra sono non in- \tiere, assai rare, e trasportate impetuosamente ‘per ‘mezzo ad altri corpi duri, e terrosi; nel che vi passa una differenza massima con quelle di Valdar- no, e di qualche altra parte della primitiva Etru- ‘ ria, dove si estraggono in copia somma, e. non è «raro il caso di averne intatte, benchè di piccol vo- lume, quali sarebbero quelle di Antilope e le fa- langi delle dita del piede anteriore di Orso che io | posseggo di provenienza di Valdarno superiore . "% Credo io pertanto portar giustamente avviso , esser fra noi erratiche le ossa fossili già mille volte quì nominate , siccome stazionarie in Toscana dove han no vissuto in famiglie i mostruosi quadrupedì de” quali si è tenuto discorso: ne io m' intratterrò a sostenere questa opinione, la quale o vera o falsa on altera punto, che le ossa spezzate rinvenute, non ha molto, a Capodicol/e sieno di rinoceronte, i d’ippopotamo ; lochè è stato il primo assunto di uesta lettera mia, siccome l’altro non men premu- roso è di contestarle quella distinta stima, con cui li pregio protestarmi À ° Di Sinigaglia li 20. Novembre 1830. Divotissimo Servo ed Amico Affezionatissimo Viro Procaccini Ricer. 298 Wagner Rodolfo. Aggiunte alla Storia degli animali fossili. (Isis 1829. pag. 113a= 1141, fasc. x1.) Sulla struttura dei denti del genere Lagomys. Pila descrisse nel 1778. tre specie di piccoli rodi» tori coi quali più tardi si formò il genere Lagomys: ol- tre la mancanza della coda presentano altri caratteri pei quali lo stesso scheletro si distingue da quello ‘delle vere lepri, cueste infatti hanno le clavicole incomplete laddove i Lagomi le hanno intere. Sulla conformazione e posizione dei denti delle tre specie di Lagomi, o Le- pores ecaudati, come li denomina Pallas, nota Egli le seguenti cose. La sua prima specie detta Lepus pusillus ha tanti molari quanti ne ha il coniglio, conformati nella stessa guisa ( /Vovae species quadrupedum è glirium ordine pag. 44. = molares transversim sulcati numero et figura ut in cuniculo = ) vale a dire sei superiori; cin que inferiori da ogni lato. La seconda specie Zepus al= pinus ne ha cinque tanto nella mascella superiore quan= to nella inferiore, e quindi pel numero dissimili da quanto s’ incontra nelle vere lepri , somiglianti per la forma (1. c. pag. 58. e 59. = molares ubique quini, for= ma sulcisque transversis simillimi leporinis=) Nel Le- pus ogotona , terza specie di Pallas, i molari tra loro somiglianti, trovansi in uno stato del rutto uguale a quel- lo delle specie affini ( ivi pag. 69. molares ut in duobus affinibus ), in questa descrizione di Pa//as trovasi mani» festamente una contradizione, la quale deve tanto più sorprenderci in quanto che è ben nota d'altronde la precisione dell’ illustre naturalista, che anzi servir do= vrebbe di regola a chiunque scrive di siffatte materie; pur tuttavia nel Lagomys a/pinus fa espressamente men- zione del numero dei molari +; nel L. pusillus ci assi- cura che sono uguali a quelli del coniglio, dunque 6 5 7 z> e nel L. ogotona contradice a se stesso nell’ asserire che cotesti denti trovansi come nelle altre due specie. Le sue figure date nella tav. 1v. A, non possono servirci di guida, imperocchè le medesime non presentano la | necessaria precisione relativamente alla forma e propor= 2 zione delle singole parti , diffettn comune a quasi Ml le figure zoologiche degli andati tempi. I denti incisivi rassomigliano in generale a quelli delle lepri secondo ie figure e la descrizione che no dà lo s.esso Pallas, ciascuna specie però mostra certe piccole differenze dallo stesso aut. notate con esattezza, Cuvier nel suo Regne Animal nota alcune delle dif. ferenze che distinguono tra loro i gen. Lagomys, e Lepus senza però far menzione dei denti. (Prima ed. T. rt. p. 211). Desmarest mostrasi, come per l’ ordinario, an che in questo caso incerto, imperocchè la formola dei denti che il medesimo assegna al genere Lagomys , è la stessa del genere lepre, vale a dire = incisivi +, cani» 2 ni ==, molari 73 28. — Nella descrizione delle tre specie note di Lagomys ( Mammologie p. 352.) quane tunque abbia fatto un estratto di quanto dice Pallas su tal proposito, tuttavia non fa menzione delle differenze dei denti da quest’ ultimo notate. Per quanto possa riu= scire pregevole ed utile 1’ opera di Desmarest, deve pe- rò essere consultata con grande precauzione giacchè spes= se volte Egli ha compilato quando doveva osservare , | spesso non si è servito dei fonti migliori, ovvero se no è servito quasi direi per terza mano, cioè senza consul- | tare gli orriginali, e talvolta ancora falsamente. Goldfuss dà ad ambedue i generi Lagomys cioè, e " .6—-6 Lt Lepus molari rega quindi anche questo Zoologo non ‘ha fatto attenzione ai caratteri assegnati da Pa//as (1). Il solo Ofer ci espone giustamente il sistema dei denti di questo genere secondo Pallas: infatti assegna egli È, . 55 Le + poet : : molari — (non più sei superiori come gli altri na- 5—5 | turalisti ); parlando del Lag. pusillus ricorda 1’ asser= zione di Pallas, che cioè i molari di questa specie , in quanto al numero , sì trovino nella circostanza medesi= ma di quelli del coniglio ed appone a questa asserzione un interrogativo: al Lagomys alpinus assegna giustamen= (1) Goldfuss, Handbuch der Zoologie. Nuremberga 1820. Tom, _M. pag. 345. Dello stesso = Grundriss der Zoologie = Nur. 1826 pag. 673. i 300 ci ‘ 1° 5 cme 577 sà) te secondo Pallas molari _— (1). i Cuvier nelle sue = Recherches sur les ossemens fossi= les Tom: rv. pag. 204. == descrivendo la mascella supe- riore della specie fossile di Lagomys della Sardegna di- ce espressamente che nel genere Lagomys esistono cin- que molari superiori , laddove le lepri ed i conigli ne hanno sei. Con molto maggiore esattezza che non"lo hanno fatto gli antecessori Federico Cuvier nell’ opera, Dents des mammifères p. 154. Tav. LI. espone il sistema dei debti del genere Lagomys, distinguendolo da quello delle le+ pri solo per la mancanza nei Lagomi dell’ ultimo mo- lare superiore più piccolo degli altri; e pel solco longi- tudinale aventr la stessa profondità tanto esteriormente che internamente nei molari inferiori. La specie deno= minata Lag. ogotona setvì di tipo per questa descrizio= ne ; avverte però che prima di applicarla a tutte le spe- cie congeneri è necessario istituire nelle medesime una più esatta osservazione . Io ho pure trovato in Sardegna nelle brecce ossee esi- stenti presso Cagliari gli stessi avvanzi di ossa fossili di Lagomys dei quali fa menzione Cuvier nelle sue ricer= che scpra questo argomento , ed altrove ho parlato di sifatte osservazioni, e siccome mi è avvenuto di rinveni= re alcune importanti differenze relative alla struttura dei denti per le quali si allontanano da quanto è stato serit= to su tal proposito così reputo prezzo dell’opera il ri. ferirle qui brevemente. Tutte le mascelle che posseggo; ed il loro numero ascende alle 60. non presentano già cinque molari come lo asseriscono tutte le descrizioni, ma quattro soltanto , quindi distinguonsi da quelli del le lepri è pel numero e per la forma ancora; essendo in questi ultimi uguali tanto nella mascella superiore quan=- to nella inferiore, il che non sì verifica nei Lagomi. Onde si abbia una più esatta idea del sistema dei denti dei generi Lagomys e Lepus espongo quì unite le, de- scrizioni dei due sistemi, desumendo quella delle lepri dal coniglio, e dal lepre comune. ì (1) Okens Zoologie 2.1° Abtheilung. Jena 1816. pag. 826 - 828. Tsio 1823. pag. 332. fascie. 7. SH » i PAR TWO : . * n - je toa ‘ o % Pata 3. ssi “i x v di n ss ala, 5 Try et x ee: n tte e dian gp Snia n PERI pu : x & na PINO "TI : CA x “x Sa dl , - “ Pa è siccome [arr sa TS DE i DA O ER D “Re hai K, | TA VO 0hA Delle materie contenute nel Fascicolo RI. © cc Manrin Sarnr-Awnce; Ricerche sulle membra- ne del cervello, e sul liquido cerebro spina- lede ERO I NO ESP F. KoneLr; Sulla Pectolito ©“... 0. 99 C. L. Bomararte; Osservazioni sulla seconda edizione del Regno Animale del Barone Cu- DE CLS, vier (continuazione ) è. +e te et 9 A. CoLLa ; Illustrationes et icones rariorum stir- piuma hort Ripul, bee, Dot o aio ep D. Viviani; Appendix altera ad Florae Corsi- cie Proditoà e e i e e e Moretti; Sopra alcuni erbarii del Padre. Boc- COME Tea e TV e II M. Tenore; De re erbaria adnotationes nonnul- las ERRE RR e A. BertoLoni; Caratteri della Saxifraga imbri- CAVA vs de Aa a Le Ra Ve (RO STI MLA AI PRESTI e DCS Berrrero; Catalogo delle piante osservate nel Chiatti ig ap i ARE e I IS V. Procaccimi Ricci; Sopra alcune ossa fossili scoperte tra Cesena. e Forlì . . .. . 3 R. Wacwser; Sulla struttura dei denti del ge- nere. Lagomys:3-Weesgeon (La DOTT; | I ns î z 3 * n gl 2 3 n x NA STA FascicoLo XII. ia Sdi DT ii Sul finire di ogni bimestre si nubblica un fascicolo di questo givrnale . i Il prezzo dell’ intera annata è di paoli romani“ trentasei per lo stato Pontificio , per l’ estero, compresa la francazione fino ai confini, d’ita- liane lire ventidue, e cinquanta centesimi. BOLOGNA 1830 3 TIPOGRAFIA MARSIGLI © CON APPROVAZIONE ee rooeorea ol — Rie ro . Lj è, ù x ' Mc NEAR ORC cal tai tr n a Vi ta Le = vg tn i 3 > bo SLI “n re n Pasi 4 , cu È ade ME È IRON = Lu s Pri } f % Î «a (2° î ' : Ad È i Î Î 7 Ì AL n MEN Î , r LAP dI î E) 3 va ‘ he) QRSTA VEDA: ILE psc CR GN i) 3% - x 3 ; È 4 Sixth TEST VIAN è VT spet rta i < VARIE: Si 1° L 1338 di : é 18% be A 3 |. ; si i 5 È f F » À x . I dpi \ — R a - f 4% e deli; ia Ura Ò H CIA È } x v A x : " î ra è | tv; Fas SEA + Mi wi hE i È ” i P Bin! 4 Rio. - TO _ - mo am Me ». w se puita % ” è ao A %, Mg 3 ì % 7 (1 y n " a ha ” 7 E è, L Mc vera, è RT it Tola ei i ; ° i Lepus. (I. timidus - L. cuniculus) ; 0 --0 I ig. 4 i i aa neis. =, Canini =; .6.6 Molari Sr: Mascella superiore . Il dente incisivo anterio- re diviso nella faccia ester- ma in dae parti mediante tun profondo solco longitu- dinale, la porzione interna è alquanto più piccola » Il dente incisivo poste- riore interno più piccolo dell’ esterno, rotondo, ma . alcun poco appianato cosic- Y i chè il suo diametro dall’ a- vanti all’indietro è più pic- colo di quello lo sia il tra- sverso dall’interno all’ e- sterno. Molari superiori. _ L’anteriore è più picco- lo dei quattro che seguo- no , simile ad un cilindro semplice, appianato nel di- «| nanzi e nel di dietro, Il solco esistente negli altri «è appena scolpito; nella lo- ro regione anteriore si ve= dono alcuni solchi. . I quattro molari che se- guono sono quasi ugual- mente grandi, il solco della regione esterna è più pro- Tom. IV. 3oI Lagomys. (Lag. Sardus fossilis) Ai pd » Canini — , Incis. k.: Pi [*] 1.0 .d Molari Ta La stessa conformazione. L’appianamento di que= sto dente è in senso inver= so cioè dall’esterno all’in- terno. Il molare anteriore è più piccolo degli altri quattro; somigliante a quello del le- pre , solo nella di lui parte anteriore vì si vede un pic= colo semicilindro. Molto simili, ma i due solchi interno ed esterno ugualmente profondi ed a- cuti. 302 | i fondo ed acuto di quello dell’ opposta faccia, e cia- scun dente sembra compo- sto di due cilindri all’ in- circa nguali di mole. Il 6.° molte più piccolo degli altri è semplice, ed aleun poco appianato dal dinanzi all'indietro. Mascella inferiore. Incisivi liscii senza sol- chi, uniti compongono una superficie piana. Il primo molare è il mag- giore, ha tre cosîe spor genti nel lato esterno ; nel- la superficie anteriore dove è più stretto sì trova un piccolo solco longitudinale. I tre molari che seguono simili tra loro nella gran- dezza, e come i superiori provveduti nella superficie esterna ed interna di sol. chi longitudinali; l’esterio- re di questi è più profondo dell’ interno. Ogni dente è composto di due cilindri toccantisi con una superfi- cie piana, l’anteriore dei quali è «alquanto più gran- de e robusto. Il 5.° molare è assai più piccolo degli altri, simile però per la figura. | | | | Il primo di questi molari > | è alquanto ineguale mo- strandosi più largo nella parte esterna di. quello lo sia nella interna. —. — Manca intieramente. Mascella inferiore. Uniti non formano più una superficie piana , avene do un angolo nel mezzo. Di forma analoga ; solo nella parte anteriore mano ca il solco longitudinale. Il 2.° e 8.° dente come nel lepre, il 4.° ha tan to nella superficie esterna quanto nell’ interna due solchi e tre coste sporgen= ti, quindi si compone di tre cilindri decrescenti dal» la regione anteriore alla posteriore. Essendo il 4.° dente com= posto di tre cilindri sembra che il 5.° od ultimo delle lepri siasì immedesimato col 4.° 303 | Continuazione sulla seconda ediz. del Regno Animale » del Barone Cuvier. Osservo. di C. L. Bonaparte. (Vedi T.1V. pag. 3, e 159. di questi Annali. ) LES GALLINACÉS (GALLINAE, L.) (p. 468.) Ho già detto che.a me non sembra, ‘che i Piccioni debbano. entrare in quest’ ordine , e che ammettendoveli, dovrebbero stare in. capo .alla ‘ serie: non eredo poi che a miglior diritto mili- tino qui sotto gli Hoazins,. sn Allorchè il N. A. dice che i. Gallinacei hanno talvolta 18 penne alla coda potrebbe pur. esten- dere quel numero a 20, che tante ne ha il mio Tetrao urophasianus, non che altri. Les Dinpons (MeLEAGRIS, L.) (p.:475.) Cita sotto il Gallo d’ India Salvatico.la figura cattivissima del Vieillot. Avrebbe potuto. unirvi la citazione della figura che ne ho data io, © ch° è. pur buona a qualchecosa . Les Terras (Terrao L.) (p. 480.) Il mio sottogenere Bonasia pare che meritas- se almeno una menzione : esso costituisce un gruppo naturale, e ben diverso in questo dal- | l’artifiziale Bonasa del Sig. Stephens col quale non va confuso, quantunque ad ambedue si ri- È ferisca il Tetrao umbellus: dell’ America setten- | trionale. Il Tetrao cupido però non ha.che fare col mio, di cui è tipo il Tetrao Bonasia di Europa e d’ Asia. Il nostro autore corregge-l’ er- 304 rore che gli scorse nella prima edizione; allorche- riunì le due distintissime specie 7, umbellus e T. cupido : ma siccome la prima impressione si vince a stento, egli le colloca una vicino all’al- tra ed in ciò fare ha torto. La seconda è un vero Tetrao , l’altra è una Bonasia. Il Cuvier avrebbe potuto pur riferire le altre specie americane , almeno il notabile 7. uropha- sianus, nob. che è il maggiore di tutti, e sotto il riguardo della statura corrisponde all’ Urogal: lus d° Europa, non però in altri rispetti. Le nostre congetture relativamente al maschio non sì sono poi verificate, e prendiamo questa. oc- casione per dichiarare , che egli non è in verun conto nero, come ci pareva che si potesse sup» porre, ma ch’è invece dello stesso color mi» schio della feminina. La cosa che lo distingue eminentemente, e mostra |’ affinità della specie col 7. cupido , sì è l'aver due borse nude mem» branose e di color ranciato dilatabili (come sono nel Cupido ) poste ai lati del collo, Queste poi sono sormontate non già da alette come nel Cu- Pido ma invece da alquante penne lunghe, as- sotigliate ricurve, e d’una natura particolare. Sono soltanto pochi mesi che ci è avvenuto di riconoscere siffatta conformazione, che niuna co- | sa avrebbe potuto far supporre a priori. Gran fallo è quello di collocare il 7. phasia» nellus, L. sotto il genere Pterocles, Esso è un vero Tetrao dei più normali (vedi la mia figu- ra nel! Am. Orn, vol. 1.) Giò che ha d’analogo questa bella specie coi Pterocli (seppure analo- 80 può dirsi propriamente) consiste nelle due penne: medie della coda allungate: ma esse pure ;' 305 sono allungate in un modo ben diverso dai Pte- rocli . Forse il Cuvier non ha veduto esemplari | di tale specie; ma perciò appunto, e per le | considerazioni geografiche avrebbe dovuto esitare | prima di fare sì strana riunione. Les Perdrix (Perdix , Briss.) (p. 484.) AI dire del N. A. la Perdix graeca differisce | soltanto dalla P. rubra per una statura più gran de e una tinta più cinerea: a noi sembra che ci si potessero aggiungere altri caratteri più essenziali e più facili a riconoscere: infatti ve- diamo in una la gola sola cinta di nero, e ilo petto tutto spruzzato di questo colore ; mentre nell’ altra la fascia nera più larga e meglio defi- mita cinge insieme e la gola e il petto, che non | è spruzzato: una ha due fascie nelle penne dei - fianchi, |’ altra una sola ec. È |’ LES ECHASSIERS (GRALLAE, L.) ì __ (p. 493.) Incominciando dall'ordine precedente la Classe degli Uccelli è trattata con molto maggior esat- | tezza, e quest’ Ordine principalmente ; il quale a dir vero è già da se stesso molto più facile © meno intricato. PRESSIROSTRES. (p. 498.) Les PLuwers (CHARADRIVS, L.) ( p. 499-) t I due generi Charadrius e Vanellus sono in 806 realtà così affini che alcuni moderni hanno pre- ferito riunirli in uno, e non senza qualche spe- cie di ragione. Il nostro autore, continua a te- nerli separati, e secondo il solito facendo con- sistere la diversità nella presenza o mancanza del quarto dito, pone sotto il Charadrius i tri- dattili, e i tetradattili sotto il Varellus. Io per me sono più che mai persuaso che il carattere fornito da quel dito inconcludente non si merita neppure quell’ importanza che gli vien data dal Cuvier. Mi sembra che esistano veramente. fra questi uccelli due gruppi naturali, pei quali si potranno conservare benissimo i nomi generici Ciaradrius e Vanellus i di cui tipi saranno sem» pre il Charadrius pluvialis ed il Vanellus crista» tus ; il carattere poi che a’ miei occhi li fa di- stinguere a primo tratto consiste nella forma delle ale: i Charadrii le hanno strette ed aguz- ze, vale a dire coll’ultima remigante più lunga di tutte, e le altre che di mano in mano si accorciano con una rapida progressione; i Varelli invece hanno le ale ampie ottuse all’ estremità, cioè colla terza remigante più lunga della prima e della seconda, e le altre che si accorciano successivamente, ma con una progressione assai dolce. Altri caratteri poi vanno appresso a quel- lo della forma delle ale: così per esempio tutti i veri Charadrit da me osservati hanno i piedi reticolati ec. Io riconosco poi nel genere Cha- radrius due sottogeneri, Pluvialis e Egialitis, e nel primo d’ essi ammetto una sezione a pie- di tetradattili che corrisponde al gruppo Squa- tarola del Cuvier (da lui posto sotto Vanellus. ) Rilego fra i Vanelli le specie quantunque tri-. 307 dattili che hanno i piedi coperti da scudetti, @ le ale colla estremità ottusa: quasi tutte que- ste sono armate d’una spina acuta e sporgente più o meno, la quale sì deve al prolungamento d’un tubercolo che non manca in nessuno dì questi uccelli. Parecchie di esse specie si fanno distinguere per una caruncula pendente a cia- scun lato del becco. Le tridattili così confor- mate vanno a ricongiungersì nel genere Vanellus con altre specie tetradattili, che presentano tut= te le medesime particolarità di conformazione, e che per quel. solo carattere del quarto dito erzno state disgiunte dalle prime , e rilegate secondo l’arbitrio degli autori nei generi Trin- ga e Parra. Di tutte sì fatte specie ad ali ar« mate e che inoltre hanno le gambe allungate comparativamente agli altri Vanelli, e il quarto dito brevissimo, seppure esiste, io costituisco un sottogenere che chiamo Hoplopterus, e che a somiglianza del sottogenere Pluvialis si divide ulteriormente nelle due sezioni tridattili e te- tradattili. Venghiamo ora alle specie del Charadrius ri- ferite dal nostro Autore. Che 1° apricarius sia identico col Ch. pluvialis , è cosa che non am- mette dubbio : ma le citazioni di Wilson che fa il Cuvier sono inesatte l’una, e l’altra. La se- conda delle due tav. 57. fig. 4. rappresenta il Cha- radrius helveticus (Squatarola helvetica, Cuv.) e la tav. 50. fig. 5. rappresenta il Charadrius marmoratus dei moderni. Approfitto però di questa occasione per restituire a quest’ uccello il suo legittimo nome, quello cioè di Chara- drius virginicus. Non è già vero che il marmo» 308 4 ratus sia proprio esclusivamente dell’ America meridionale ; esso è appunto il medesimo che vive nella settentrionale, che da tutti ( e da me ancora) si prendeva pel P/uvialis d’ Europa, per lo che il suo antico nome wirginicus a torto veniva confuso fra i sinonimi dello stesso Plu- vialis. Il fatto si è che tali due specie difteri- scono sensibilmente. Oltre che le direttrici, os- sieno timoniere, sono screziate «diversamente, un carattere evidentissimo è somministrato dal- le cuopritrici inferiori delle ali e dalle lunghe penne dei fianchi, ossieno penne ascellari, per- chè esse sono candide affatto nella specie Eu- ropea, e grigie nell’ Americana: già si sa che nella specie a 4 dita comune ad ambedue i con- tinenti (CA. Relveticus, Nob.) siffatte penne sono nere (1). ) E ugnalmente priva di fondamento la citazio- ne che fa di Wilson sotto il Cheradrius hiaticuw la. L’ uccello americano è stato chiamato con ragione Charadrius melodus dal Signor Ord die- tro le note di Wilson, e quest’ottima specie è ammessa nella mia Synopsis (2). $ RE TE e, i (1) E da notarsi che il Wagler (la di cui opera Syst: Avium mi è nota soltanto da pochi giorni, ) il quale con tanta acutezza distingue le due specie tridattili in questione, e rileva un’ errore commesso dal Temminck nel citare Wilson, cade poi esso pure nell’ equivoco di citare sotto il C4. pluvialis la tavola dell’ autore Ameri= cano che rappresenta il Ch. virginicus, ed in conseguen= za di ciò si unisce agli altri nell’ ammettere anche 1° America settentrionale come patria del Pluvialis. (2) Forse non conoscendo i lavori stampati in Ame- . rica, o forse anche prima ch’essi si pubblicassero 0 | 809 Inesatto è pure il citare Wilson sotto il Cha- radrius minor (ossia Curonicus) che è specie Eu- ropea. Io ho già dimostrato che anche quell’ kia. ticula di Wilson era un’ altra specie. distinta, affioissima al C%. hiaticula (non mai al m2i10r,) | che ho chiamato CH. semipalmatus . Un auto» re Tedesco (il Sig. Caup) si è poi incontrato | con me nel dargli la stessa espressiva appella= zione (1). Les Huîrriers (HaematoPus, L.) ( p. 503. ) lo fuî indotto in errore dal Temminck quan: do dissi che la specie d’ Haematopus degli Sta- ti-Uniti era simile a quella d’ Europa quan- tunque diversa ne fosse quella dell’ Am. meri- dionale (Haematopus palliatus Temm. Brasi- liensis Licht.) Il fatto sta che nelle due Ameri- | che trovasi il palliatus mentre 1° H. ostralegus | è proprio soltanto della porzione artica dell’ an- | tico continente. Si sa che le regioni antattiche | ne producono specie diverse. Ha dunque ragione il Cuvier col dirci che la specie d’ Haematopus . figorata dal Wilson non è VP H. ostralegus , L. ma il palliatus di Temminck. Ma se ha ragio- ne nel fundo della questione non 1° ha nella for- Ù ei lo stesso Wagler avendo scoperto che la specie Wilsoniana era diversa l’ha chiamata Cha» radtius Okeni. (1 Il Wagler, quantunque ammetta la specie del Caup cita tuttavia la figura di Wilson sotto l’ hiazicala, Mo che desta meraviglia non piccola . Tom. IV. 21 S10 ! ma, poichè i caratteri coi quali vuol distingne- | re le due specie sono è fallaci 0 falsi . Il becco || più o meno lungo varia in individui dello stes» _ so paese, e la gola bianca dipende dalla stagio- ne (non già dalla specie). I veri caratteri del- \° H. palliatus. consistono nell’ avere il. manto (dorso, scapolari e ali) di un color fosco invece di nero, e sopratutto nell’ avere le tre prime remiganti unicolori, vale a dire prive di quella macchia bianca lungo la rachi. CULTRIROSTRES. (p. 505.) Les Grvues, (Grus, Cuv.) (p. 506.). Avrebbe pur potuto il N. A. erigere .in sot» ‘togeneri le divisioni che fa nel genere Grus. ‘Aramus (Courlan, Cuv.) ed Eurypiga meritava- | no al certo questa distinzione, che anzi per me |, essi sono veri generi. Sbaglia poi nel credere che la Grus gigantea (leucogeranos , Pallas ) sia identica con la. G. | ‘americana + Les Hfrons (Arpra, Guv. ) (p: Sro.) Il Temminck ha ragione di credere che la pl. | enì. gori, rappresenti |’ Ardea candidissima @ non l’ A. garzetta . Il Cuvier avrebbe fitto me- | glio di adottare la di lui opinione, che di rife= | rirla semplicemente . | Quanto all’ Ardea alba il N. A. fa benissimò a distinguerla specificamente dalla Ardea egret=. ta. Ma conviene che ci spieghiamo. La prima di Sir queste specie è dell’ Europa orientale e deli’A- sia, mentre la seconda è esclusivamente Ame» ricana, checchè ne abbia scritto io stesso. Am- bedue sarebbero a/4a pei caratteri che presen fano, in gioventù e sotto la muta, ambedue «Egretta nello stato perfetto . Il primo ad accor- ‘gersi, della vera differenza specifica fu Lichten» stein che , lasciato all’ Europea il nome Egretta (imposto dagli scrittori antichi alla specie ame- ricana ) chiamò quella del nuovo emisfero Ardea lece, senza badare che alba ed Egretta erano ì nomi legittimi delle due specie. Penso che queste Ardeae candide fornite delle ben note vistose piume , potrebbero costituire un gruppo da chiamarsi Egretta, e soggiungo alcuni cen- ni sopra le specie di esso contenute nella mia raccolta, a scanso di nuovi equivoci e correziona .di errori anche miei. Moxocrarra del gruppo EGRETTA suddi= visione del sottogenere ARDEA. ‘.———_ e rota” i Specie 1. Ardea Egretta, Gmel. pe C (tav. 61, f. 4. Wils. ) .EGRETTA occipite non cristato; rostro breviu- _sculo (5- pollicari) aurantiaco; loris lete viri» | dibus; pedibus nigris; tarso 53- pollicari. «Adult. Colli plumis imis parum elongatis, la= xivsculis; radiis compactis: plumis elongatis dor- salibus, numerosis, caudam longe excedentibus, | Strictis ; radiis longissimis , filitormibus, nutan- tibus. 4} 319 Juv. et avis dum pennas mutat plumis elon= gatis nullis. | Ardea Egretta; Gmel. Syst. Nat. 1. p. 6296 sp. 34: — Lath. Ind. 11. p. 694. sp. 63. — Wils. Am. orn. VII. p. 1006. tav. 61. f. 4 + Wagler, Syst. Av. i. sp. 7. (nec Temm. quae ad A. albuinj nec Briss. quae ad A: Garzettam .) Ardea ulba 3 Nob. Synops. sp. 227. -— Ide Specchio comp. Sp. Ph. 174. Ardea leuce , Ill. Licht. Cat. sp. 793. Alia Ardeae species ; Marcg. Ardea Brasiliensis candida, Briss. v. p. 4346 La Grande Aigrette, Buff. Ois. vii. p. 877 (ed. 1753. viIII. p. 214.) — Id. pl. enl. 425. adult. pl. enl. 886. juv. dum pennas mutat . Le Grand Heron blanc, Azara ; Voy. 350. Le Grand Heron blanc à manteau 1d. 348. Great Whité Heron, Wils. loco citato. — Great white Gaulding ; Brown; Jam. 478. Sloan. Jam 314. t. 266, J Great Egret Heron; Lath. Syn. v. p. 89. — Id. Gen. Hist. 1x. p.. 82. sp. 44. (confuse) Ardea galathea® Molina, Chili p. 207. — Id. ed. Fr. p. 214. — Gmel. Syst. 1. p. 634. — Lath. Ind. 11. p. 696. (an distincta species pe- dibus tubris?) © -. Abita tanto nell’America Settentrionale, quan: ‘to nella Meridionale . , Specie 2. Ardea alba; L. (tav. 46. f. gu. Naum. ) Ecnerta occipite snbctistato ; rostro elongata (6- pollicari) flavo-virente , apice nigro; loris 313 | obscure viridibus ; pedibus elongatis, fusco-car- peis ; 3 tarso 8 pollices et ultra longo.. È Adult. vestitu praecedentis adulto similis, at plumis dorsalibus paullo brevioribus. Juv, et avis pennas mutans plumis elongatig pullis, P . Ardea alba, Linn. Syst. 1. p. 239» sp: 24. — Faun. Svec. sp. 1066. — Gmel. Syst. 1. p. 639. sp. 24. — Lath. Ind. 11. p. 695. sp. 65. — Savi Orn. Tosc. 11. p. 347. — Wagler, Syst. Av. 1. sp. 8. — Nob. Sp. comp. Sp. R. 168. Ardea Egretta, Meyer et Wolf, Gem. Tasch. ‘’ *Deutschl. Vog. 11. p. 335. sp. è, —, Temm. . Man. Orn. 11. p.572. — Brehm, etc. (nec Auct. ) | Ardea Egrettoides, Gmel. Reis. 11. p. 193, 24. adolesc. Ardea candida, Briss. Orn. v. p. 428. sp. 15 Leucos » «Aristotiles, Leucorodias, Ald. Orn. 111. t. 395. 396. | Ardea alba, Gessner Av. 213. — Id. Icons Av. p » 118. Le bianca maggiore ec. St. Ucc. Iv. tav. 425. 426, Aghirone Egretta, Ranz. Elem. III, ps. VIII. Pp. 229. sp. 3. ( excl. syn. err.) Le Heron blanc , Belon , Ois. p. 191. — Buff. is. vii. p. 365. (ed. 1783. VILI, p. 205, sp. 2» uv. (nec, pl. enl. 886. quae ad praecedentem ) »— Gerardin Tabl. elem. 11. p. 125. sp. 2. juve La grande Aigrette 000 Regn. An. 1. p: 51% ._ Greut White Heron, Lath. Syn. v. p. 91. | Juv. (aliorumque Anglorum ) — Id. Gen. Hist. 1x. p. 84. sp. 45. _ Der Weisse Reiher, Bechst. Nat. Deutsch; Ir P. 35. sp. 3. juv. $14 Grosser silber Reiher, oder Federbusch Reiher; Bechst. Nat. Deutschl. 1v. “p. 38. — Meyer, Tasch. 11. p. 335. — Nuum. Vog. Nacht. tav. 46. f. gi. adult. — Brehm. Lehrb. Eur. Vog. Il p. 550. Abita nell’ Europa orientale e meridionale ; nell’ Asia e. nell’ Africa settentrionale: ‘comune sul Mar Caspio. Specie 3. Ardea flavirostris, Temo. ‘ (Icon nulla.) EGRETTA occipitis crista parva; rostro ( Ke spo Jicari) recto, valido, flavo; pedibus © nigris ; tarso $- pollicari. Adult. colli imi plumis numerosis elongatis, pendulis , radiis laxissimis, mollissimis: plumis Icone dorsi radiis filiforinibus. Juv. plumis elongatis nullis. . Ardea fluvirostris , Temm. — Wagler, Spot. dv. 1. sp. 9. Abita nell’Africa meridionale e nelle Isole del» I° Oceanica : l’ ho ricevuta da Giava. Specie 4. Ardea Pealii, Nob. (tav 26. f. 1. Am. Orn.) EcRETTA occipite cristato ; rostro carneo, api« ce pedibusque nigris; digitis subtus luteis ; tare so ultra quinque-pollicari . Adult. Cristae magnae et colli plumîs imis nu- merosis , elongatis, acuminatis, radiis compa- ctis: dorsi plumis elongatis ultra caudam pro- ductis , rectis, radiis filiformibus. 315 . Juv. et pennas mutans, ornamentis nullis. | Ardea Pealii, Nob. Ann. Lyc. N. York. 1, .. p. 154. — 4d. Cat. sp. 222. — Id. Synops. sp. 228. »Peale’s Egret Heron, Nob. Am. Orn. Iv. tav, 26. f. 1. adult. Abita nelle Floride e probabilmente nei climi analoghi dell’ America. Specie 5. Ardea candidissima, Gm. (tav. 62. f. 4. Wils. ) EGRETTA occipite cristato, rostro pedibusque pigris; loris flavis; digitis lateis; tarso vix qua» dripollicari. Adult. Gristae magnae, et imi colli plumis elongatis, numerosis, pendulis, radiis laxissi- mis, mollissimis : dorsalibus numerosis longissi- mis, caudam vix excedentibus, apice recurvis, radiis elongatis , laxis, nutantibus. Juv. et pennas mutons plumis elongatis nullis., Ardea candidissima ,, Gmel. Syst. 1. p. 633. sp. 45. — Jacquin, Beytr. p. 18. sp. 13. — Wls. Ain. Orn. vit, p. 120. tav. 62. f. 4. adult. — Nob. Obs. Nom. Wils. sp. 194. — Id. Cat. et | Synops. sp. 229. — Id. Sp. comp. Sp. Ph. 175. — Wuaglrz Syst. Av. 1. sp. 11. Ardea nivea, Lath. Ind. 11. p. 695. sp. 67. (excel. syn.) — Licht. Cat. 795. (nec Gmel. quae ad A. Garzettam. ) Ardea Garzetta (la var. d’ Amérique.) Vieill. + Ardea carolinensis , Ord’s ed. Wils. Orn. VII, 3 biras. Ardea alba minor, Bartram’s Travels. 816 Heron panache, Temm, Man. Qrn, 11. p. 576, L’ Aigrette , Buff. pl. enl. 901. (tantum.) Le Petit Heron blanc è manteau, Azura Voy. 340. 350, 351% i «Snowy Héron, Lath. Syn. Suppl. 1, p. 236, == Id. Gen. Hist. 1x. p. go. sp. 52. var. A. Abita in ambedue le Americhe, Specie 6. Ardea Garzetta, L, (tav, 47. tig: 92» Naum.) EGRETTA occipite cristata; rostro gracili qua» dripollicari pedibusque nigris; loris virescenti» bus; digitis luteis; tarso vix longitudine rostri, Adult. Crista parva e plumis 2-3 praelongis » subulatis, radiis compactis; colli imi plumis ee longitis numerosis, compactis, subulatis; plu- mis dorsalibus elongatis, setaceis ut in praece» dente sed minus recurvis, i Juv, et pennas mutans plumis elongatis nul- ls. i Ardea Garzetta , Linn, Syst. Nat. 1. p. 237» sp.13. — Gmel. Syst. 1. p. 628, sp. 18. — Lath Ind. 11. p. 694. sp. 64. — Meyer et Wolf, Gem, Tasch. Deutschl. 11, p. 337 sp. 4, — Temma Man. Orn. 11. pi 574. — Nob. Sp. comp. Rome Phil, sp. R. 169. — Savi, Orm Tosc, 11, P» 348. — Wagler, Syst. Av. 1. sp. 10. ‘ Ardea nivea, Nov, Comm. Petr. xv. p. 458. t.17,-— Gmel. Syst. 1, p. 640. sp. 59. (nec Lath, quae ad praecedentem , ) Ardea zanthodactyla, Gm. Reise vi11. sp, 253, Ju. | «Ardea alba minor, Ald. Orn. r1x. t. 394. 817 Egretta, Briss. Orn. v. p. 431. — id, 8° 114 3322 Garzetta, Ray, 99. 5, Willugb. 206. — Id Engl. 280, Airone minore , o Sgarza minore bianca, St. Ucc. Iv. tav. 423, 424. Aghirone Sgarzetta s Ranz, Elem. Zool. 111, pl. vili, p. 230, sp. 4, (excel, syn» err.) L’ Aigrette, Buff. Qis. vil. p. 372. t. 20, (eds 1583, VIII. pi 211.) (nec pl. enl. 901. quae ad praecedentem:) — Gerard, Tabl, elem. II pe 133. £. 13. — Belon, Ois. p- 195. — Id. Portr, Vis. P» 40. 6, La Gurzette blanche , Buff. Ois. vir. p, 371 — Gerard. Tabl. éléem. 11. p. 131. sp. 5. La petite Aigrette, Cuv. Regn. An. 1. p. 476. 511.) i ca. Sele Ani _ 45. — Lewin, Br. birds 1v. t. 119. — Donow. î iv. t. 08. — Wulcot, 11. t. 130, — Graves”s Brit. Qrn. — Montag. Orn. Dict, Snowy Heron, Lath. Syn. v. p. oa. Id. . Gen. Hast. :x. p. 90. sp. 52. (IN. B. nec var, uue ad praecedentem ,) Strauss Reiher, oder Kleiner Silberreiher, Be- chst. Nat. Deutschl. 1v. p. 44. — Meyer. et Wolf. Tasch. 11. p. 337. — Nuum. Vog. Nachtr. f. 47. f: 92. fam. ad, — Brehm, Lehrb. Eur. Vog. 11. p. 552. . Abita l'Europa orientale e meridionale, 1’ Afe | frica settentrionale 1° Asia e fino l'isola di Giava ì: .318 da dove ho ricevuto il giovanissimo sotto il no- me di Ardea nigripes, Temm. Comune in Tur- chia, nella Grecia e nella Sicilia: non rara in altre parti d° Italia : di passo periodico nelle vi» cinavze «li Roma, nel mezzogiorno della Francia ‘@ fin nella Svizzera. ì Les Janinus (Mycrena, L.) (p. 514.) A Quando pure non.venga abolito. del tutto il gruppo Mycterià (che va unito con le Ciconiae) certo inonì merita d’ esser considerato come. un genere, e inassime come un genere del Cuvier\ Les TANTALES3 (TANTALUS 3 Cuv.) (p. 516.) Se non esistesse Ibis il genere Tantalus sta= rebbe bene fra i Cu/trirostri.: \Îma essendo ‘im- possibile dî separare. Tantalus da Ibis che \ap> parterebbe. indubitatamente ai Longirostri , è evidente l’ opportunità della piccola. famiglia in». termedia. da me adottata, e Composta appunto di questi due. geneti. Comunque siasi; il Cuvier ha torto di frappore qui il genere Spatula; e | di riguardarne come sottogenere il nuovo gene» | re.Dromas di Paykull adottato da tutti, LONGIROSTRES, |(p. 518.) Bicasses (ScoLoPAX) (p. 518.) Il genere Scolopax, come lo costituisce Cuvier per. essere coereute secondo i principj di Linneo, + è piuttosto una famiglia. © rn — Sei DIARIO CIRO PE a 319 Les Ibis. (Ibis, Cuv.) (p. 519.) Ibis è un ottimo genere : il nostro autore ha. ragione di reclamarlo dal Vieillot : ma fu Lacé- pède , che lo impiegò per il primo come nome sistematico, invece di Tantalus, e Illiger cho lo fissò negli attuali limiti. Les Courlis (Numenius, Cuv. potius Lath. he) (p. 521.) Il Numenius figurato da Wilson vm. t. 56. f. 1. non è già il dorealis, Lath. ima bensì 1° /44- somcus, Lath. e il Cuvier l’ avrebbe dovuto in- serire fra le specie simili al Phueopus non già all’ arqguatu; e vice versa del mio IN. terzirostris. Non posso dir nulla delle due pretese specie N. virgatus, Cuv. (enl. 198.) (ad ogni caso N. madugascariensis Auct.) e N. lineùtus ; ma cre- do esser certo che il N. rufus, Vieill. messo sotto questo nome al debito luogo dal Guvier sia sinonimo del suo preteso dorealis mal collo» cato; il Drevirostris poi sarebbe il dorealis, Lith., che non si accosta al Plaeopus se nou per la statura che è anche più piccola. Il fatto sta che le suecie di Numenii dell’ din: settentrionale non sono state mai ben deterini= nate: noi le abbiamo portate a tre; e siccome oltre all’ essere state confuse fra loro, anche dai migliori odierni Ornitologi Europei esse non: souo state ben separate dalle specie di Europa, che anche esse sono tre, diverse affatto dalle'A ne- ricane, prendiamo quest’ occasione per dare una monografia dei Numenii dell’ Europa e dell’Am. 320 boreale che facciamo ascendere a 6, raddoppian» dp così il numero generalmente riconosciuto. Monocraria delle specie Europee e Boreali* Americane del Genere NumeniUSs , e "crv Specie tr. Numenius arquata, Lath, (pi. enl, 818. ) N. pileo toto variegato, vitta mediana nulla; uropygio albo, pennis Jongis axillaribus albis ; rostro elongato parum arcuato, Scolopux arquata , Linn. Syst. 1‘. p. 24%. Spe 3. — Faun. Suec: 3p. 168, — It, Scand, 333, — Brunn. Orn. sp. 158, — Kram. elem. P. 350» — Gel. Syst. 1. P: 655. sp. dè Numenius arquata, Lath, Ind. 11. p, 710, sp. 1. — Temm. Man. Orn. 11. p. 603. — Sa- vi, Orn. Tosc. 11. p. 320, — Ranz. — Meyer et Wolf Tasch., Deutschl, Vog. 11. p. 354. fig. 1. — Nob. Syn. Not. 23. p. 444. sp. t» — ld, Sp. comp. Sp. Lì. 175. 3 ni Arquata seu Numenius , Aldr, Orn. 111. pa 424. t. 426. — Gessn. Av, 222. — Mars, Dan, Î. 17. Numenius , Briss. Av. V. p. 311, — Nozelm. _Nederl. Vog. t. 57» Chiurlo o Fischione maggiore, St. Ucc. t. 440. Numenio chiurlo, Ranz. Elem. Zool 111. ps. yi11. p. 173. sp. 1. fav. 26. fig. 2 Chiurlo maggiore , Savi, loco citato» | Courlis , et Corlieu, Belon, Nat. Ois, po 204 _ Pargr. Ois. P: 47. fe 6, Tee vc Sar Le Courlis, Buff. pl. enl. 818° — Td. Ois. 7111. p. 19. (ed. 1783. vi11. p. 371.) — Gerard. Tabl. elem. 11. p. 238. Courlis d’ Europe, Cuv. Regni. An. 1. p. 521. Roux , Orn. Proù. pl. 306. Common Curlew , Lath. Syn. v. p. 110. sp. t. -— Id. suppl. 1. p. 242. — Id. Gen. Hist. IXe p: 170. sp. 1. — Penn. Brit. Zool. it. sp. 170. tav. 63. — Id. fol. 118. — Id. (ed. 1812.) 11. p. 34. t. 8. — Id. Arct. Zool. \t. 402. A. Will. Engl. 294. t. 54. — Alb. 1. t. 79. — Collins’s Anat. 1ì. t. 21. — Bewick. 131. t. p. 54. — Lewin, Birds iv. t. 153. — Id. t. xxvI, f. 1. (ovum) — Walcot, Syn. 11. t. 133. — Pult. Dos. pi 14. — Graves, Brit. Zool. — Shaw, Zool. Lect. 1. t. 77. — Muntag. Orn. Dict. et Suppl. Grosser Brachvogel, Bechst. Nat. Deutschl. iv. p. 121. — Meyer, Tasch. 11. p. 354. — Frisch. Vog. t. 224. — Nuum. Vog. 111. p. 26. -L Da f 5 Grauamve wulp , Sepp. Ned. Vog. 11. p. 109 Comune per tutta |’ Europa, l'Asia e VAL frica settentrionale : più abbondante verso il set- tentrione dall’ Islanda al Kamtschawka : sì trate tiene tutto l’anno in Inghilterra, e d’ inverno soltanto nell’ Italia. Specie a. Numenius longirostris, Wils. (tav. 64. f. 4, Am. Orn.) N. pileo toto variegato , vitta mediana nulla; Uropygio dorso concolore ; pennis longis axilla- ribus rufis immaculatis ; rostro longissimo , val- de arcuato. ‘322 Nuinenius longirostris s Wils. Am. Orn. vrir. p. 23. t. 64. fi 4. — Nob. Obs:i Nom. TWs, sp. 200. — Id. Cat. et Synops. sp. 242. — Id. Sp. comp. Sp. Ph. 164. Scolopax arquuta, var. B, Gmel. Syst. 1, p.650. Numenius arquata var. B, Luth. Ind. 11. p. zio. i ; Numenius melanopus, Vieill. (non quoad de- scriptionem propriam: quae ad N. hudsonicum +) Numenius magnus rufus; Sea Coast Curlew, Bartr. Trav. p. 292. Courlis à long bec, Cnv. Regn. An. 1. p. 521. Long-billed Curlew, IVils. loco citato. — Lath. Gen, Ilist. 1x. p. 172. sp. 2. Abita per tutta |’ America settentrionale. si propaga nel Settentrione, e sverna nel mezzo» giorno: comune ad ambedue i passi negli Stati Uniti Centrali. — Corrisponde in. America al precedente. Specie 3. Numenius Phaeopus, Lath. ( pl. enl. 842.) N. pilei vitta mediana albida; uropygio albo; pennis longis axillaribus albis nigro fasciatis;; rostro breviusculo, valde arcuato. . Scolopax phaeopus , Linn. Syst. 1. p. 243. sp- 4. — Faun. Svec. sp. 159. — Gmel. Syst. 1. p. 057. sp. de : Numenius phaeopus; Lath. Ind. 11: p. 711» sp. 6. — Temm. Mun. Orn. 11. p. 605. (syno- nimis plurimis erroneis ) — Savi , Orn. Tosco11. pi 322. — Wolf et Meyer, Tusch. Deutschl. Vog. 11. p. 355. sp. 2. — Nob. Syn. Nota 23. 853 p. 444. sp..2. — Id. Sp. comp. Sp. Rom. 176. Numenius minor, Briss. Av. v. p. 317. t. 27. 8 p Numenio chiurletto, Ranz. Elem: Zool, 11% ps. virr. p. 175. sp. rm. | Chiurlo piccolo, Savi, loco citato . Le Corlieu, ou le petit Courlis, Buff. Ois. vizi. p. 27. (ed. 1783. visi. p. 8770) —- Id. pl enl, 842. Courlis Carliew; Roux, Orn. Prove tav. 307. (fig: mola.) Corlieu d° Europe, Cuv. Regn.\ An. 1. p.S2t+ Le Courlis Corlieu, Roux , Orn. Prov. pl. 307» (fig. mala.) De Kleine of Regenvogelp, Sepp. Nederl. Vog. Iv. t. p. 35. Regen-Brachvogel, Meyer e IVolf. Tasch. Deutsch. \1. p. 335. — Fritsch. Vog. t. 225, — Nuum. Vog. 111. p. 46. f. 10. fi 10. IWhimbrel Curlew, Lath. Syn. v. p. 123. — Gen. Hist. 1x. p. 170. sp. 7. — Elo. Av. ti 307. — Penn. Brit. Zool. 11. sp. 177. t. 64. — Id. fol. 114. — IU. (1812) 11. n. 36. ft. 9. — Arct. Zool. 11. p. 462. — Will. Engl. 294. Flor. Scot. 1. p. 52. —. Reiv. 11. t. p. ST. — Le-win 18, t. 84. Id. t. xxvi N. ©». ovum. — Walc. 11. t. 154. — Donow. Irr. t. 76. — Mont. Orn. Dict. et Suppl. Abita per tutta l'estensione dell’antico con- tinente, nella Nuova Olanda e nelle isole del mat pacifico: si propaga, al dir degli Autori, nel Circolo Artico: è comune nell’ Isola di Giava ed in molte parti d’ Italia, qnantunque piutto» sto raro nelle vicinanze di Roma. 824 ci Specie 4. Numenius hudsonicus, Lath. (tav. 56. £. 1. Wills.) N. pilei vitta mediana albida; uropygio dorso concolore; pennis axillaribus rutis nigro fascia- tis; rostro breviusculo valde arcuato. Scolopax borealis $ Gmel. Syst. 1. pi 654. sp. 17. (nec Forst. Act, Angli Lx1r. p. hire quae Numenius borealis j Lath.) . Numenius hudsonicus, Lath. Ind: 11. p. 712. — Nob. Obs. Wils. sp. 201. — Id. Cat. et Sy- nops. sp. 243, — Id. Sp. comp. Sp. Phil. 185% Scolopax borealis ( Esquimaux Curlew errore) Wils. Am. Orn. vii. p. 22, t. 56. f. 1. Numenius borealis errore (Short-billed Curlew) Ord’s ed. pi 22. t: 56. fi 1. i Numenius melanopus, Vieill. Nouv. Dict. (quo- ad descriptionem.) Numenius rufusy Vieill. Gal. Ois. 11. pi 118. t. 245. (cum N. longirostro confusus.) Premier Courlis de la Baie d’ Hudson Sonn. . Buff. Ois. xxir. p. 216. | Le Courls roussdtres Vieillot, Gal. loco cis tato. Courlis è croupion roussatre, Cuv. Regn. An 1. p. 521, Esquimaux Curlew. Penn. Arct. Zool. 11. pe 461. sp. 364. t. 19. (nec Lath. quae ad N. bo- realem. ) Hudsonian Curlew, Lath. $Syn. Suppl. 1. p- 243. — Id. Gen. Hist. 1x. p. 178. sp. 8. À Abita per tutta l’ America setteutrionale : si propaga nel settentrione, e sverna nel mezzo» giorno : comune ad ambedue i passi per gli Stati Uniti Centrali. Corrisponde al precedente. O I e mo - I 996. Specie 5. Numenius tenvirostris; Vieill. (tav. 308: Roux.) N. pileo toto variegato, vitta mediana nulla ; uropygio et caudae fundo albisj pennis axilla- ribus candidis immaculatis; rostro. breviusculo , modice arcuato . Numenius tenuirostris s Vieill.? Nouv. dict. etc: — Nob. Syn. ( Nota 23.) p. 444. sp. 3. — Id. Sp. comp. Sp. R. 177. — Savi; Orn. Tosc. 11. p. 324. cum fig. — Roux, Orn. Prov. tav. 308. (fig bona » ) Chiurlo minore 0 Fischione tertajolo, St. Ucc. av. t. 44%. Ciurlottello s Savi, loco citato - Courlis à bec mince, Cuv. Regni An. 1. p. Sar. Le CowWrlis à bec gréle, Roux, loco citato . Passa nella primavera in varie parti d° Italia e dell’ Europa meridionale, venendo dall’ Affrica settentrionale; segnatamente dall’ Egitto: piutto- sto comune nei contorni di Roma e di Viterbo. Specie 6, Numenius borealis, Lath. (tav. 26: f. 3. Nob.) N. vertice toto variegato; vitta mediana nul- la; uropygio dorso concolore; (1) pennis axil- laribus rufis nigro fasciatis; rostro brevi parum arcuato . (1) E pur cosa notabile che tutte le specie di America abbiano il groppone simile al dorso; mentre tutte le Eu- ropee hanno questa parte bianca ; che quelle abbiano le penne ascellari ferruginee; mentre le nostre tutte le han- no bianche. Tom. IV. 22 326 Numenius borealis, Lath. Ind. 11. p. 913. sp. o. — Nob. Obs. Wils. — Id. Cat. et Synops. sp. 244. — Id. Sp. comp. Sp. Ph. 186. — Id. Am. Orn. iv. t. 26. f. 3. (nec Ord. quae ad N. hudsonicum . ) i 104 Numenius brevirostris, Licht. Cat. sp. 774. | a. — Temm. pl. col. 381. i Scolopax borealis, Forst. Phil. Trans. LxIr. P. 411. (nec Gmel, quae ad N. hudsonicum .) Courlis demi-bec, Temm. loco citato. — Cuv. Regn. An. 1. p. 521. La Chorlito champétre? Azara 11. p. 275. Esquimaux Curlew , Lath. Syn. v. p. 125. — Gen. Hist. 1x. p. 180. sp. 10. — Forst. loco ci- tato (nec Penn. quae ad N: hudsonicum .$) Abita per tutta l’ America settentrionale e meridionale : raro negli Stati Uniti: si trova alla Baja d’ Hudson, nei territorj più occiden- tali, nel Brasile, nel Paraguai ec. Corrisponde. al precedente, ma meno bene di quel che non fanno gli altri fra loro + re e > — Non posso dir altro del Numenzus rufiventris, Vigors, nuova specie della Costa ‘Occidentale dell’ America boreale; se non che non mi soddi- sfa la diagnosi poco concludente : N. subpallide rufus, supra brunneo notatus ; vertice brunneo, striga mediana rufa, cervice brunnescente ; rostro subelongato subcurvato. Per la statura quest’ uccello corrisponile al Nu- menius hudsonicus, col quale deve avere somma affinità , seppur ne è-realmente distinto: avrem- 327 mo voluto veder descritte almeno le penne a- scellari. | Il Numenius madagascariensis , Briss. forma tina settima specie propria dei climi dell’ Affri- ca meridionale, e dell’ Oceanica: essa è affine al N. arquata ed al N. longirostris, e si vede fi- | gurata nella pl. enl. 198. di Buffon, che la con- | sidera come varietà dell’ Arquata. \ è ; ———— pro a i Les Bicasses proprement dites (Scolopax, Cuv.) Y (p. 521.) In materia di legittimità di nomi io non vor- rei esser chiamato a sostenere, che il Vieillot sia senza macchie ; ma a torto lo accusa il Cu- \vier per aver cangiato l’ antico nome di Scolo- pax in quello di Rusticola. Dividendo in due i generi il gruppo Scolopax di Cuvier, il Vieillot i diede ad uno il nome di Rusticola, e lasciò all’altro quello di Scolopax . È un equivoco del N. 48 il credere che il Vieillot abbia applicato i nome di Scolopax al gruppo Macroramphus , | Leach (Beécassine-Chevalier.) Dopo aver isolato. | È sottogenere Rusticola come genere, il Vieillot impose il nome di Scolopax a’ miei due sotto- {generi Scolopax è Macroramphus riuniti, che considera come sezioni (1). a i NI _ (x) Questa circostanza e diverse altre mi fanno sospet- tare che il Cuvier non abbia rincontrato i gruppì di Vieillor, che sulle figure della Gal. des Qis. | i 398 i La Scolopax Sabini di Vigors è una vera Sco- lopax (.Becassine), e vien avvicinata a torto dal Cuvier alla Rusticola: Non sarebbe mai dessa la Scolopaz sakhalina Vieill. di Russia capitata K accidentalmente in Inghilterra ? Se il N. A. non ammettesse le diverse specie strettamente affini alla Scolopax gallinago 8° in- tenderebbe facilmente il. perchè dica , la ritro- . viamo quasi senza cambiamenti per tutte le parti del globo: ,, ma, ammettendo quelle, pare che sia in contradizione con se stesso. Le diagnosi che dà il Cuvier per la Scolopag | major e per la Sc. gallinago sono affatto man- canti dei caratteri differenziali, sul gusto di quel» | le delle Pernici e di altre. Perchè non par- lare delle timoniere esterne bianche, le quali distinguono così bene il Pizzardore (Scolopax major.) ? | elta nota il Cuvier dà come cosa certa che la Scolopax gallinago di Wilson, della quale Temminek ed io dopo maturo esame abbiamo fatto una specie sotto il nome di Scolopax, Wil- sonii ; sia la Scolopax paludosa, Gm. (enl: 895.) Ma fra la Sc. paludosa e la Sc. Wilsonii vi°sono | diverse specie intermedie che avrebbe potuto È riunire con miglior apparenza di ragione: la Sco= lopax Wilsonii si accosta molto , ma molto più alla vera Sc. gallinago e alla Sc. Brehmii, Caup. @ ( Bécassine muette d’ Eur. Guv.) che non alla @ Sc. paludosa. Gredo far cosa opportuna col- i’ inserire qui la Monografia del genere Scolo- | pax con la quale supplirò a molti rilievi che qui mi converrebbe esporre in questo argomento. | li 329 . MonoGRAFIA DEL GENERE ScOLOPAZ. Sottog. 7. MacRrorRAMPHUS . Macroramphus , Leach. Nob. -— Scolopacis ars, Vieill. — Becassine-Chevalier, Temm- Rostrum apice incrassatum superiùs sulca- tum, (post mortem) rugosum. Pedes elongati, tibiae partim denudatae; digitus mèdius cum articulo primo digiti exterioris membranula con- nexus; unguis posterior ultra digitum produ- ctus , acutus, Rectrices duodecim. i Ratione aetatis et tempestatum colores cum ennis mutant. ua Gregariae. In apricis palustribus mari proxi- | mis vivunt. Inter herbas non latitant. Volatu . sublimi, veloci gaudent, Moribus et vestitu Tringis, Limosis et praser- tim Totanis quam maxime accedunt. Specie 1. Scolopax grisea, Gm, (tav. 58. f. a, Wils. ) MacroramPHUs uropygio albo ; cauda alba ni» gro fasciata ; remigis primae rachi alba. Est. nigra rufescenti cinereoque varia ; su- perciliis pectoreque rufescentibus. Hyem, cinerea, subtus alba. i Scolopax grisea, Gmel. Syst. 1. p. 658. sp.27. — Lath: Indo, I. pi 724. sp 33. dig E p. 44h. sp. 42. hyem. — Temm. Man. Orn, 11. p. 079. — \ 330 Nob. Obs. Wils. sp. 205. — Id. Cat. et Synops. sp. 267. — Id. Sp. comp. Sp. Ph. 206. — Id. Am. Orn. 1v. t. 23. f. 3..— Meyer et Wolf, Tasch. 111. p. 46. — Ranz. i Scolopax noveboracensis, Gmel. Syst. 1. p. 658. sp. 28. — Lath. Ind. 11. p. 723. sp. 32, Mst. — Wils. Am. Orn. vir. p. 48. t. 58. f. 2 Scolopax Paykullii, Nilss. Orn. Suec. 11. p. 106. sp. 186. cum fis. I° Totanus noveboracensis, Sabine, Frankl. Narr. App. IZ 687. Est. » Scolopax leucophaea, Vieill. Nouv. Dict. — Id. Gal, Ois. 11. p. 110. t. 241. pennas mutans. ( N. B. nec Latham. ) > Totanus ferruginei collis, Vieill. Ast. Totanus griseus, Vieill. Hyem. (iterum sub Scolo- pace ; ter sub uno , bis sub ultero genere relata . ) Macroramphus griseus , Leach. Limosa scolopacea , Say , in Long’s exp. Hyem. Beccaccia grigia , Ranz. Elem. Zool. 111. ps. vir. p. 162. sp. 5. Becassine grise , 'Vieill. Gal. loco citato. — Cuv. Regn. An. 1. p. 523. Red-breasted Snipe, Wils. loco citato. — Penn. Arct. Zool. 11. sp. 368. — Lath. Syn. v. 153. sp. 26. — Id. Gen. Hist. rx: p. 215. sp. 24? (N. B. nec Montagu. ) st. Brown Snipe, Penn. Arct. Zool. 11. sp. 369. — Lath. Syn. v. p. 154. — Gen. Hist. rx. p. 216. sp. - 29. — Mont. Orn. Dict, cum fig. Hyem. Graubraune Schnepfe, Meyer, loco citato . Abita per tutta |’ America settentrionale : co- munissima negli Stati Uniti Centrali ad ambe- ‘due ì passi: rarissima e semplicemente avventi- zia nel settentrione dell’ Europa. 331 Sottogenere 2. ScoroPAx. Scolopax , Vieill. — Gallinago, Steph. — Telmatias , Boie — Bétassine , Temm. Rostrum apice incrassatum , vapore sulca- «tum, {post mortem) rugosum. Pedes medio- cres; tibiae partim denudatae; digiti omnes a basi liberi : unguis posterior ultra digitum pro- ductus. Rectrices 12-24. i Colores cum pennis non mutant, Juvenes a- dulto similes. Vestitus nigro, albido, rufo et ci- nereo varius; in diversis speciebus vix dissimilis. Solitariae. In apricis palustribus depressis jux- ta fluvios, stagna vivunt. Per diem herbas in- ter latitant, Volatu sublimi, celerrimo, irregu- lari gaudent. Caro sapida. Specie 2. Scolopax Gallinula , L. (PI. Enl. 884.) ScoLoPAx cauda cuneiformi, rectricibus duo- decim, acutis; mediig duabus multo longiori- bus acuminatis. Scolopax Gallinula , Linn. Syst. 1. p. 244. sp. 8. — Gml. Syst. 1. p. 662. sp. 8. — Lath. Ind. 11. p. 715. sp. 8. — Nilss. Orn. Svec. II. p. 107. sp. 187. — Temm. Man. Orn. 11. p. 678. — Savi, Orn. Tosc. 11. p, 317. — Wolf e Meyer 11. p. 364. sp. 4. — Ranz. — Nob. Sp. comp. Sp. R. 523. Gallinago minor, Briss. Orn, v. p. 303. t. 26. f. 2. Id. 8-2 11. p. 287. i Gallinago minima, Ray, 105. 4.3. — Will. 214. —_ Klein, 100, 4. Beccacino minore, St. Ucc. rv. t. 443. Beccaccia sorda, Ranz. Elem. Zool. rII. ps. VIII: | p. 160. sp. 4. 332 Frullino , Savi, loco citato. La petite Bécassine ou Sourde , Buff. Ois. vit. p. 490. (ed. 1783, virr. p. 304.) — ld. pl. enl. 884. — Gérard. Tabl. elem. 11. p. 226. — Cuv. Regn. An, 1. p. 523. — Roux, Orn. Prov. tav. 302. Plus petite espéce de Becassine, Belon, Ois. p. 217, Jack Snipe, Gid, Judcock, Lath. Syn. 111, p. 136. sp. 8. — Suppl. v. p. 110. sp. 8. — Gen. Hist. rx. p. 147. sp. 8. — Penn. Brit. Zool, 11. sp. 189. t. 68. — Id. fol. 121. — Id. (1812.) 11. p. 63. t. 13. f. 1. — FI. Scot. 145. — Arct. Zool. 11. sp. 307. — Will. Engl. 291. — Alb, 111, t. 86. — Russ. Alcp. p.- 65. — Bewick 11. t. p. 73. — Lewin Iv. t. 159. — Wale, 11. p., 139. — Pult. Dorset. p. 14. — Mont. Orn. Dict. Moorschnepfe, Bechst. Nat. Deutschl. rv. p. 1906. — Meyer e Wolf loco citato. — Frisch, t, 231. INaum. Vog. t. 4. f. 4. Halfsneppe ; Bokje s Sepp. Nederl. Vog. III, p. t. 297. Vulgo ( Romae ) Pizzardino , Mezzo-heccaccino , Abita 1° Oriente dell’ Europa, e l'Asia, ove. si. propaga e d° onde emigra regolarmente per tut- ta l'Europa e pel settentrione dell’ Affrica, . Specie 3, Scolopax sakhalina , Vieill» (tav. 27: Orn, III, ) ScoLopAx cauda subaequali; rectricibus duo= decim rotundatis, subaequilongis, basi migris, apice castaneis nigro fasciatis, Scolopax sakhalina? Vieill. Nouv. Dict. etc. Scolopax sabini, Vigors, Trans. Linn, Soc. XIV, p. 556, — Jard, e Selby , TI, Orn. 11. f. 27» Sabine ®s Snipe; Jard. loca citato. Scolopax atra?? Gerin, St. Ucc. 1r. t. 490. }: 333 Abita 1° Europa Orientale e l’ Asia settentriona- le, segnatamente la Russia : accidentalmente in altre parti settentrionali dell’ Europa : due indi» tp ne sono stati uccisi nelle Isole Britanni» che, svelizii i Specie 4. Scolopax Gallinago , L. (PI. Enl, 883.) | ScoLoPAx cauda rotundata, rectricibus qua» tuordecim, rotundatis, aequilatis; secunda ex- timam multo superante. Scolopax gallinago , Linn. Syst. 1. p. 244. sp. ©. — Faun. Suec. sp. 142. — Gmel, Syst, 1. p. 662. sp.7. — Lath, Ind. 11, p. 715. sp. 6. — Nilss. Orn. Svec. II p. 104. sp. 180. — Meyer e Wolf. Tasch. 11. p. 363, sp. 3. — Temm. Man. Orn. 11. p. 670. — Savi, Orn. Tosc. 11. p. 312. — Ranz. Nob. Sp. comp. Sp. R. 194, | Scolopax gallinaria, Gmel. Syst. 1, p. 662. sp. 38, | — Lath. Ind. 11. p. 715. sp. 7. var. acc, ) | Scolopax seu Gallinago minor, Aldr. Orn, 111. p. 470. t. 479. — Scalopax media , Klein. 99. 2. i "rin ossia Beccaccino reale , St. Ucc. Iv. Beccaccia pizzardella, Ranz. Elem. rr. ps. virI. A p. 158. sp. 3. — Beccaccino reale, Savi , loca citato . . Bécassine ou Bécasseau, Belon, Ois. p. 215, — Id. Portr, p. 44. f. a. . La Bécassine, Buff. Ois. vir. p. 483. t. 26. (ed. 1783. vIII. p. 299. ) pl. enl. 883. — Gerard. Tabl. elem. 11. p. 223. — Cuv. Règne An. 1. p. 522, — Roux , Orn, Prov. tav. 301. . Snipe or Snite, Lath. Syn. 111. p. 134. suppl. v. |P. 108. sp. 6. | Common Snipe, Lath. Gen. Hist. rx. p. 195. sp. 7. — Penn. Brit. Zool. 11. sp. 187. t. 68, — ld. ol, sar. — Id. (1812.) 11, p. 60. 1.13. f. 2 — e Poni) se ai 6 re - 334 Flor. Scot. 1, i: 144. — Penn. Arct. — Zool. 11. sp. 366. — Will, Engl. 290. t.53. — Alb. 1. t. 71. — Hist, Selb.29. — Collins’s Anat. 11. t. 24. — Bewick © 11. f. in p. 68. — Lewin, Birds 1v.t. 158. id. xxvir. Sf. 3. ovum. — Walc. 11. t. 138. — Pult. Dors. p. 14. — Mont. Orn. Dict. | Heerschnepfe, Bechst. Nat. Deutschl, Iv. p. 185. — Meyer , loco citata. — Frisch. Vog. t. 229. — Naum. Vog. II. p. 16. t. 3. f. 3. ‘| Watersnep , Sepp. Nederl, Vog. t. v. 3. f. 2. p.233. | ct.t. p. 247. f. 2. i) Finmark Snipe, Penn. Arct. Zool. 11. p. 471. D. | — Loath. Ind. 111. p. 136. sp. 7. dar. acc. Vulgo ( Romae ) Pizzarda . Beccaccino . Abita per tutta |’ Europa, ove è di doppio passo; nell’ Asia , nell’Affrica , e per fino in al- cune parti dell’ Oceanica (?) Nidifica sulle Alpi e nel settentrione, Specie 5. Scolopax Wilsonit, Temm. (tav. 47- ra, Wils.)_ N ScoLoPAx cauda rotundata, rectricibus sexde- cim, rotundatis, lateralibus dimidio angustiori» bus; secunda extimam excedente. i Scolopax gallinago , Wils. Am. Orn. vi. p. 18. t, 47. f. 2. — Nob. Sp. comp. sp. Philad. 207. Scolopax Wilsonii, Temm. (in textu Sc. giganteae pl. col. ) Nob. Synops. sp. 268. È; Scolopax delicata , Ord. Scolopax Brehmii! Nob. Obs. Wils. sp. 204. — Id. Cat. sp. 262. ( nec Auct. ) Scolopax fraenata? Ill. — Licht. Caht. Scolopax cayanensis??? Gmel, Syst. 1. p. 601. sp. 37. — Lath. Ind. 11. paga Scolopax Paraguaie? Vieill. Nouv. Dict. ete. — Bécassine de Savane? Buff. (in textu Sc. Galli» | nag. 3 335 La Bécassine, première espèce, Voy. d’ Azara iv. 387? Aguadero? ld.? Cayenne Snipe? Lath. Syn. v. p. 134 — Gen. Hist. IX. p. 194. sp. 5. Snipe, Wils. loco citato. American Snipe, Nob. locis cit. Abita 1’ America settentrionale e meridionale : comunissima durante l’ autunno negli Stati Uni- ‘xi centrali, ove alcune si propagano. Grande- mente affine alla precedente e alla seguente . | Specie 6. Scolepax Brehmii, Caup. (iognulla .) ScoLopax cauda subaequali, rectricibus sexde- ‘cim, rotundatis, aequilatis; extima secundam , excedente. .. Scolopax Brehmii, Caup. Isis, 1823, liv. 10. p. 1147. — Bull. Sc nat. Fer. 1. (1834. ) p. 183. art. 252. — Brehm. Lehrb. 11, p. 623, — Temm. (in textu pl. col. 403. Nota. ) — Savi Orn. Tosc. 11. p. 315. . Beccaccino coda larga, Savi loco citato. È risse muette d° Eur. Cuv. Regn. An. 2.42 ed. 1. |P. 2209. i Brehm°s Schnepfe, Brehm, loco citato. Abita nell’ Europa; passa in Italia nel mese «di Gennajo, e vi sì trattiene per poco, comume «a Roma. 4 MI Specie 7. Scolopax stenura, Kuhl. (ic. nulla.) Vi ScoLoPax eauda cuneiformi, rectricibus vi- gini quatuor , lateralibus abortivis subulatis, intermediis sex latissimis. — Scolopax stenura, Temm. in litt. — Abita nelle isole della Sonda, segnatamente LI dn quella di Giava , ed in altre parti dell’ Qcea- ì 330 nica, ove non ostante il carattere delle timo- niere abortive filiformi è stata presa per la Sc, gallinago (1). Specie 8. Scolopax major, Gu, (tav. 300. Roux.) ScoLoPAx cauda rotendata, rectricibus sexde- cim, rotundatis , aequilatis, extimis quatuor ul- tra medium albis, © i Scolopax major , Gmel. Syst. 1. p. 661. sp. 36. — Lath. Ind. 11. p.714. sp. 4. — Nilss. Orn. Suec. II p. 102. sp. 184. — Temm. Man. Orn. 11. p. 6075. — “i Orn. Tosc. 11. p. 309. — Nob, Sp. comp. sp: . 193. i Scolopax media , Frisch. Vog. t. 228. — Meyer è Wolf, Tasch: Dewtschl. 11. p. 362. sp. 2. — Ran- sani, Elem. Zool. rr. ps. viri. p. 156. sp.2. = Licht. Cat. sp. 769. — Roux; Orn. Prov. tav. 300. Scolopax gallina , Sepp. Vog. 111. t. 427- Scolopax gallinacea , Dumont ; Dict. Sc. Nat, Beccaccino maggiore , St. Ucc. Iv. t. 446. Croccolone , Savi loco citato . La double Bécassine, Cuv. Règn. An. 1. p. 522. — Great Snipe , Lath. Syn. rit. p. 133. sp. 4. Sup- pl. 15. p. 3508. — Gen. Hist. 1x. p. 191. sp. 3. — | Perin. Brit. Zool. 11. sp. 188. — ‘Arct. Zool. 1v. p. 470. B. — Bewick. 11. p. 67. — Lewin 1v. t. 157. @ Creme TRI (1) N. B. La Burka Snipe (Scolopar Burka) Lath. Gen. Hist. 1x, p. 194. sp. 6. è probabilmente un? altra @ specie, i carazteri della quale andranno fissati, Abita | 1° India, ove è frequente . — Il Sig. Lesson e’ informa @ d’aver trovato comunissima nelle Isole Maluine una Piz= | zarda ch’ egli chiama Scolonax australis, Less. senza. dirci altro se non che, è più grossa della nostra Sc. gal- Linago, ha il becco assai più lungo , e le tinte più chiare ». 337 Walcoi 11. t. 137. — Pult. Dorset; p. 14. — Mont. Orn. Dict. et suppl — Rural sports , t, p. 444. Mittelschnepfe $ Bechst. Nat. Deutschi. îv. p. 180. — Meyer Tasch. loco citato. — Naum. Vog. 111. QUIISE I. fd Doppelschnepfe, Klein, Omm. t.x1. f. 3.4. — Na- turf. x11r: p. 211. i Poelsnep , Sepp; Nederl. Vog. iti. t. p. 241. fig. prima . Y Vulzo ( Romae ) Pizzardone. | Abita nelle grandi paludi e nei prati sommer- sì del settentrione dell’ Europa e dell’ Asia. Di passo regolare in primavera da noi; ove è ri- cercatissima e non molto abbondante: passa più o meno regolarmente in quasi tutta 1° Europa, ma in alcune parti è rarissima. Si vede anche nella Nubia, e per fino al Capo di Buona Spe- ranza, ma non mai nell’ America. . Specie 9. Scolopax paludosa, Gm. ( pl. enl. 895. ) ScoLoPa* magna (Rusticola tamen minor ) ro- | stro 31-pollicari; rectricibus lateralibus angu- stissimis , acuminatis; intermediis quatuor latis, apicis macula nigra-magna . «Scolopax paludosa ; Gmel. Syst. 1. p. 661. sp. 35: | — Lath. Ind, TDI Tad. sp. 3, ni È | _ Bécasse des Savanes, Buff. Ois. viti. p. 481. — Id. ed. 1783. vit. p. 247- | Bécasse des Savanes de Cayenne, Buff. pl. enl. 895. La Grande Becassine des Savanes, Temm. (in tex- _ tu sequentis. ) Savanna Woodcock, Lath. Syn. 111. p. 132. sp. 3. De — Id. Gen. Hist. 1x. p. 193. sp. 4. Abita 1’ America meridionale, segnatamente la Guiana. 338 Specie 10. Scolopax gigantea , Natter. (pl. col. 403.) ScoLoPax permagna (Rusticola multo major); rostro longissimo, validissimo, sub-quinque pol-- licari : rectricibus lateralibus angustissimis , acu- minatis , intermediis duabns nigris margine lato rufo nigro marmorato . Scolopax gigantea , Temm. pl. col. 403. La Becassine géante , Temm. loco citato. Abita l’ America meridionale, segnatamente il Brasile . Sottogenere 3. RUSTICOLA. Rusticola , Vieill. — Scolopax, Stephs Boie. — Becasse proprement dite, Temm. Roetrum apice laeve vix incrassatum, superius sulcatum. Pedes breves; tibiae totae plumosae ; digiti omnes a basi liberi; unguis posterior ul- tra digitum non productus, obtusus. Rectri- ces 12, _Faemina mare multo major, rostro valde lon- giori. Juvenes adulto similes. Colores cum pen- nis non mutant. Vestitus e nigro rufo et cine- reo varius. / Solitariae. Nocturnae. În Sylvis, nemoribus, dumetis per diem latitant.. Volatus humilis, tar- dus, rectus. Specie 11. Scolopax rusticola , L. (pl. enl. 885.) RusricoLa subtus rufescens striis transversis migris; remigibus aequilatis rufo-fasciatis ; prima et secunda omnium longissimis. 339 Scolopax rusticola, Linn. Syst. 1. p. 243. sp. 6. Ja. Faun. Svec. 170. — Gmel. Syst, 1. p. 660. sp. 6. — Lath. Ind. 11. p. 713. — Nilss. Orn. Suec. Il. | p. 100. sp. 183. — Meyer e Wolf. Tasch. 11. p. 361. sp. 1. — Temm. Man. Orn. 11. p. 673. — Ranz. loco citando. — Nob Sp. com. sp. R. 196. — Roux, Orn. Prov. tav. 299. Rusticola vulgaris, Vieill. in wariis operibus. — i Savi, Orn. Tosc. 11. p. 304. » Scolopat, sive Gallinago, Aldr. Orn. i1r1. p. 471. t. 473. — Gallina rustica, Gessn. Av. p. 477. Scolopax, Briss.v. p.292. — 8.00 11, p., 284. — Ray, 104. A. 1. — Will. p. 113. t. 53. — Klein, 52 ik Id. Stem. 20. f. 1. a. c. Id. Omn.. p. 30. rr. fi 1:02. . Beccaccia, St. Ucc. rv. p. 447. 430. (var. parva) 448. 449. (var. alba . ) |. Beccaccia comune, Ranz. Elem. Zool. 111. ps. VIII. . 153. sp. I. — Beccaccia, Savi , loco citato . |. La Bécasse, Buff. Ois. vir. p. 462. t. 55. (ed. 1783. \vzir. p. 282.) — Id. pi. enl. 885. — Belon, Ois. | p. 272. t. 273. — Portr. Ois. p. 58. t. 6. — Gerard. Tabl. elem. 11. p. 217. — Cuv. Règn. An p. 522. | Woodcock, Lath. Syn. v. p. 129. — Gen. Hist. x. p. 186. sp. 1. — Borl. Corno. 245. t. 24. f. 12. Penn. Brit. Zool. 11. sp. 178. t. 65. — Id. folio 19. Id. 1812. 11. p. 4o. t. 10. f. 2. — Arct. Zool. 1. p. 470. A. Id. Suppl. 68. — Flor. Scot. 1. sp. 142. — Will. Engl. p. 289. t. 53. — Albin, 1. t. go. — Bradl. Nat. t. 11. f. 2. — Bewick 11. t. np. 60. — Lewin, birds tv. t. 156. — Walcot, 11. t. 136. — Pult. Dors. 14. — Graves, Brit. Orn. Mont. Orn. Dict. Suppl. et App- | Wald Schnepfe, Bechst. Nat. Deutschl. rv. p. 158. — Meyer loco citato . È; Hou Snep, Sepp. Nederl. Voy. 111: p. 287. — _ Frisch Vog. t. 226. m. 227. f. t. 230. var. alb. — Naum. Vog. rrr. p.'6 t. 1. f. 1. I RISE E e cnr Rei A ul dg DE Le i 340 Abita nelle alte montagne dell’ Antico conti» nente, ove si propaga e d’onde si spande in inverno pet tutta l’ Europa, l’Asia e gran par- te dell’ Affrica settentrionale , Specie is. Scolopat minor, Cm. ( tav. 48: f. Di Wils.) RusricoLA subtus e flavescenti-rufa immacu: lata ; remigibus immactlatis; primis tribus su- | baequalibus, angustissimis; linearibus; quarta . et quinta omnium longissimis. | Scolopax minor, Gmel. Syjst. 1. p. 661. sp. 34. — «Lath. Ind. 11. p. 7i4. — Wils. Am. Orn. vi. pi. 4o. t. 48. f. 2. — Nob. Syn. sp. 269. — Id. Sp. comp. Sp. Ph. 208. "ra: Rusticola minor, Vieill. Gal. Ois. ir. p. 113. 4. 249. eics i Scolopax americana rufa, Great Red Woodcock, Bartr. trav. p. 292. | Bécasse des Etats-unis, Vieill. loco citato . Woodcock , Wils. loco citato . i Lot Little Woodcock, Penn. Arci. Zool. 11. sp. 365. t. 19. — Lath. Syn. 111. p. 131. sp. 2. — Gen Hist.1x, p. 190. sp. d. | Abita per tutta 1’ America temperata; sverna fra i Tropici : comunissima per tutta la bella stagione negli Stati Uniti centrali, ove si pro- paga ed alcuni individui anche svernano. . 84r ‘Les Maubèches (Calidris, Cuv. Tringa, Temm.} (p. 525.) E verissimo che il:nome Calidris per questo sottogenere avrebbe la priorità sul nome Trin- ga (1) del Temminek, ma quest’ ultimo va pre- ferito perchè Linneano , e poi il nome Calidris è stato usato pel gruppo seguente . Les Sanderlings ( Arenaria, Bechst. Calidris , Vigors!) (p. 526.) Distinto per la mancanza di pollice. Non si sà perchè il N. A. attribuisca all’ Ornitologo Ingle» se Vigors il nome Culidris, mentre quasi tutti sono concordi nell’ impiegarlo qui dietro le trac- cie dell’ Illiger - Il nome Arenaria che il Cuvier ha preso da Brisson è nome botanico, e Vieil- lot per maggior confusione lo ha appropriato al | genere Strepsilas . Les Alouettes de mer. (Pelidna, Guv.) (p. 526.) . Nonmi pare che questo gruppo Pelidna si possa adottare assolutamente. Bene avrebbe o- | perato il N. A. se lo avesse abolito come ha fat» to prudentemente del suo gruppo Phaeopus del- la prima edizione. Ma invece egli abbozza un altro gruppo» inferiore a Pelidna pel Cocorli ( Zringa subarquata), che anche came specie è {1) Il Cuvier dedica questo nome ai nostri Vanelli, riss. \ . Tom. IV. 23 344 aftine stretfamente alla Tringa alpina ( Alouette de meri ) È glorioso per la memoria di Wiison, che si vedono le sue figure citate quasi esclusivamente dal Cnvier in questa confusione di Uccelli. In- fatti esse sono forse le migliori di tutte. Les Combattants ( Machetes, Guv.) (pi 527.) un buon sottogenere. Sembra che il Guvier ammetta il mio gruppo Hemipalama, ma non ne cita il tipo, e probabilmente non lo conosce» Eurinorhynchus Nilsson (e non Wilson) a me” non è coguito + Les Phalaropes ( Phalaropus ; Briss.} (p 528») Vergo con dispiacere il gruppo Phalaropus posto nella stessa linea dei sottogeneri meno ben caratterizzati: per me, io ne costituisco una Fa- miglia. \ Les Tourne-pierres (Strepsilas, Ill.) (p. 529») Sotto dello Scolopax si trova anche Strepsilas: io ho creduto che stesse meglio in una famiglia | persino diversa, fra i Pressirostri di Guvier. Co- munque siasi poi merita di formare un vero ge- > nere, che non dovrà mai separare le Tringae dal Totani. Les Chevaliers (Totanus, Cuv.:P ) (p. 529.) Che le specie di Totanus si trovino sparse su ta | 843 tutti littorali del globo, è vero fino ad un certo segno: può vedersi nella mia SyNoPsrs anto fallisca relativamente alle specie degli Stati Uniti questo inveterato pregiudizio. È una bizzarria certamente il riferire al Tota- — nus hypoleucos il T. macularius di Wilson, che è il più distinto di tutti Totanri, e che si tro- va accidentalmente pur anche in Europa. Ha ommesso il N, A. di dirci a chi appartenga . Ja specie addotta sotto il nome di 7. speculife- | rus.ch’io non conosco, e sul quale sarebbero da desiderare alcuni schiarimenti. Fa menzione del mio sottogenere Catoptrophorus senza adottarlo: io non me ne dolgo; ma esso è almeno altret» tanto buono, quanto Pelidna ed altri gruppi Cuvieriani. Non va bene nel parlare del Totanus solita- rius (N. B.) Totanus chloropygius, Vieill. Nob.) dir che è il 7. glareolus di Wilson. Quell’im- mortale Ornitologo ne costituì una specie nuova | sotto l’appellazione di Tringa solitaria desunta dai costumi. Lo sbaglio di averlo confuso col | T. Glareola di Europa è dell’ editore Sig. Gior- gio Ord; nè io ho mancato di restituirgli il suo rango. Checchè ne dica il Cuvier il Tot. bartramius meriterebbe di formare un gruppo da se . Les Lobipèdes ( Lobipes, Guv.) (p. 532.) Nel collocare i suoi Lobipèdes il Cuvier con- | sidera come caratteri primarii le condizioni del becco, e come secondarii quelle dei piedi: ma | è tale la singolarità della struttura di questi che 344 | | it carattere che ci somministrano acquista un imé portanza affatto primaria e quasî esclusiva. Io me ne valgo per stabilirvi sopra una famiglia, perchè veggo che tutto corrisponde, forma, costumi ec. e faccio di questo bel gruppo del Cuvier un sot» togenere di Pha/aropus, e all’ opposto di quel che pretende il N. A. sostengo, che v° è analogia fra il becco di questi Uccelli e quello dei Totani, co- me fra quello di Phalaropus e quello di Tringa. Se il Barone Cuvier avesse veduto il Phalaro= pus Wilsonii; Sabine (fraenatus Vieill. fimbriatus, Temm.) non avrebbe esitato ad ammettere il mio sottogenere Ho/opodius che oppongo al suo Lobi- pes tanto nel giuoco delle: parole quanto nel fat- to. Tolga pure il punto di dubitazione laddove. teme che a questa specie non appartenga la figu-) ra di Wilson 1x. t. 63. f. 3. Essa è fatta senza dubbio coll’intenzione di rappresentare tale spe- cie; non mi fa meraviglia però che stenti, a erederlo chi non abbia verificato la cosa (come ho potuto far io) sull’individuo originale del Wilson , conservato nel Museo di Albany. Les Echasses (Himantopus, Briss.) (p. 582. ) Dispiace il veder sottoposte anche queste al gran genere Scol/opax » quantunque stieno meno male qui che sotto Charadrius, ove le poneva Linneo. Les AvocerTES (RecurvirostRa , L,) Il genere Recurvirostra, L. può stare fra i Lon- girostri solo in grazia d’ Himantopus con cui sì 845 connette sfreftamente, ma che aberra anch’ es< 0: e perciò noi ne li togliamo ambedue, | MACRODACTYLES. (p. 533.) - Alcuni Uccelli, che per altri Autori apparten- gono all’ Ordine delle GaLLinar, dal Cuvier si pongono sotto di questi: non mi sembra che abbia tutto il torto; almeno ei si vede una stret- ta connessione , e a dire il vero una più remo» ta si‘storge in tutta la famiglia t'io non so de- cidere però se sia analogia, ovvero affinità reale. = FuLica , L. (p.. 539.) ‘ N gruppo Gallinula (Les Poules d'eau, Cuv.) | è quasi più prossimo a Itallus che a Fulica: | pure il N. A. ne fa un sottogenere di Fulica, . La scusa potrebbe trovarsi: Linneana; ma ciò non basta. Scelgo quest’ esempio frà molti, per- chè diversi Autori uniscono perfino le Gallirz= lae coi Ralli di becco corto. n e rn Tre generi vengono dati come supplemento alle GraZlae, perchè al dire di Cuvier non si pos- sono associare a verun’altro, nè fra di loro. Catia Les VacinaLEs (CHionis Forst. VAGINALES, Lath.)}\(p. 541) dia Io lo considero er ti Palmipede ( Anseres Bettino aiLaridi ii dA Za UE: i 846 Les GraroLEs ou PERDRIX DE MER (GLareoLa Gm.) (p. 541.) - Con alcuni altri Uccelli inseriti dal Cuvier fra î Macrodactyli sogliono associarsi alla famiglia degli A/ectridi: vinto bensi il pregiudizio del» l’importanza del numero delle dita, e badando invece all’ affinità delle G/areole col genere Cur- sor di Latharn-, io le riunisco piuttosto ai Pres- sirostres. Linneo troppo colpito da una singo- lare analogia aveva fatto una Rondine della sola specie a lui cognita. FLAMMANTS (ProeNnIcoPTERUS) (p. 542) Phoenicopterus deve formare una famiglia da per se, che con Latreille io chiamo Pyxidiro- stres, @ la quale collega mirabilmente le Gra/lae con le Anseres. A rigore poi il N. A. avrebbe potuto inserire questo genere nei suoi Cultri» rostres, ove già veggonsi tanti e tanti becchi anomali. LES PALMIPEDES {ANSERES, L. Nob.), ( pi 543.) PLONGEURS OU BRACHYPTÈRES (p. 544.) PLoncEons (CoLymsus, L.) (p. 544.) Les Grèbes ; Briss. ( Podiceps, Lath. Colymbus , Briss. IU.) (p. 545.) Egli è verissimo che i naturalisti hanno mol. | : : 347 tiplicato di soverchio le specie di questi Uccelli, descrivendo come tali i rispettivi: giovani non che i varj stati; ma nell’enumerare le vere spe» cie Europee, il Cuvier ne ommette una, il Podi ceps auritus, Le frasi poi che adopera per deti» nire le sue quattro specie sono difettose o per lo meno insufficienti, Les Grebifoulguess Buff. ( Heliornis , Bonnat. Podoa, Ill.) (p. 546.) A sentire il Baron Cuvier il genere Heliornis non differirebbe dal Podicens per altro che per la coda più sviluppata e le unghie più acute: onde ne fa soltanto un sottogenere fratello di questo (ponendoli ambo sotto Co/ymbus). A me sembra di vederci diversità ben altra. Non mi avviene di doverlo ringraziare pel inodo nel quale riferisce la mia opinione, allorchè dice che io, come Gmelin, credo dover avvicinare 1’ Heliornis agli Alnhinga ( Plotus). Probahilmea- te Gmelin al suo solito inserì a caso fra i Ploti la sola specie allora conosciuta. fo poi riguardo questo gruppo come un genere distintissimo , e perfino aberrante, della famiglia dei Totipal mi. Che a questi Uccelli appartenga un tal po- sto lo prova la lor conformazione sì interna che esterna, e perfino lo scheletro, che non ha nulla che fare coi Brackypteri, Les Cephus (Vulg. Colombes de Groenland) (p. 548.) Mediante una trasposizione di sinonimi sems 348 ] "aut il N. A. abbia rimediato bene il vilupi po che fece nella 1.* ed.° a proposito di questo Uccello. Dico quest’ uccello perchè credo che » l’espèce la plus connue ,, sia la sola esistente o almeno la sola conosciuta. Mir Les Pincourns (Arca, L.) (pi 548.) Trascura il N. A. il mio genere Ceratorrhina . Solo che avesse veduto la figura del suo becco, non lo avrebbe certamente passato sotto silen- zio, ed almeno l’avrebbe ammesso come sotto- genere di 4/ca. : Non è vero altrimenti che la Phaleris crista- Zella, Temm. sia VP A/ca cristatella di Pallas. Sba- gliarono in questo e Temminck e Vieillot, e il loro errore vien sanzionato dal Guvier: que- st'uccello (come c’insegna Lichtenstein ) vien saviamente distinto nel Museo di Berlino sotto il nome di Alca superciliosa: nè come giovane di questa mi sembra da considerarsi }' A/ca py- . gmaca, Auct. che credo buona specie. L° A/ca tetracula poi, che asserisce il N. A: essere il giovane dell’.4. psiftacula, non ci ha che far nulla assolutamente . LONGIPENNES. (p. 552.) N PeTRELS (ProcELLARIA, Li) (p. 552.) La frase che dà il N. A. per la Procellaria pelagica potrebbe adattarsi a tutte le Thalassi- dromae. Che citi la figura di Wilson sotto’ la detta Pr. pelagica è un errore tanto meno scu. vi FI 7. l 349 sabile in quanfo che egli la cita di nuovo al suo posto sotto la mia Pr. Wilsoniî. Non vorrei es- | ser tenuto a guarentire tutte le specie addotte . dal Cuvier; protesto anzi che io non ho veduto in matura se non le quattro di cui ho scritto (1). Les HironpELLES DE MER {SteERNA, L.) (pag. 558.) Il Cuvier cita a torto la figura di Wilson sotto la Sterna hirundo, L. L° Uccello America» | no, chiamato anche da me nella mia Synopsis | Sterna hirundo è specie da se, ed io la chiame- Iò Sterna Wilsoniî, ferma restando la diagnosi, che ho inserita nella mentovata Synopsis. Il nostro Autore poi riunisce la Sferna anglica; Mont. con quella data da Wilson come specie | nuova sotto il nome di Sferna aranea t. 72. f. 6. i Ma io eredo aver già dimostrato altrove , che la i Sterna aranea, quantunque sia la Sf. anglica di i Temm. non è la specie cui Montagu impose tal i nome. (1) Osservo che il Lichtenstein nel sullodato Catalogo ha applicaro il nome incerto di Pr. oceanica, alla mia Pr. Wilsonii, ed ba chiamato Procellaria grallaria la mia Pr. oceanica. Egli non ne dice che due parole, le quali però le caratterizzano ottimamente. Secondo lui la avola di Buffon pl. enl. 093. rappresenterebbe la prima; Îma in questo caso il principal carattere, quello della | macchia gialla interdigitale (carattere così bene avvertito i dallo stesso Lichtenstein ),. sarebbe stato trascurato. Io il’ ho citata comeil Cuvier sotto la mia Oceanica (Gralla- i ria Licht.): vero è che non ne rappresenta le singolari | unghie, $50 Les CoureEurs D’ EAU 0U Brcs EN CISEAUX (RayncHoPs, L.) (p. 560.) Jo non conosco che due specie di questo ge- — nere. I R. cinerascens e brevirostris, Spix sono | ammessi a torto dal Cuvier, essendo i giovani | della specie Americana , TOTIPALMES. (p. 560.) Lrs PiLicans (PeLEcaNUS, L.) (p. 56re) Senza entrare nei particolari della sinonimia del Pelecanus fuscus, dirò che questa specie è ottima, e che altrove io credo aver accennato a dovere i suoi caratteri; fra questi il più na- tabile è d’ avere l’ unghia del dito medio se» ghettata come nel genere Phalacrocorax, e non già intiera come nel Pelecanus onocrotalus « - LAMELLIROSTRES (p. 565.) Les GamwaRDs (Anas, L.) (p. 565.) A malgrado della mia protesta costralil eleva- | zione dell’ Anser canadensis al rango di Cigno , il N, A, ne rinnuova la proposta. Mi duole di non potergli cedere, e di nuovo debbo procla= . marla per una vera Oca. Non posso nemmeno | ammettere fra i Cigni 1’ Anas cygnoides ed affie ni: esse sono vere Anserese UD | 355 Les Bernaches » (p. 568.) Il gruppo delle Berzicles è uno di quelli che io son poco disposto ad ammettere; nè vorrei | però condannarlo. «ME Cereopsis , Lath. {p. 569.) . ra, pezzi del corpo della prima vertebra inter= media (osso petroso ) 15, ed 15*, pezzo posteriore ed anteriore della volta di essa’ vertebra (porzione mastoidea e squamosa del temporale ). . 1g, archi costali «lella divisione anteriore della. prima vertebra intermedia (processo zigomatico del temporale). Il cranio in questa parte è incompleto giacchè manca il meato uditivo osseo esterno, e nel destro lato manca pure la prima costa anteriore ine termedia , ovvero il processo zigomatico del tempo- rale, come anche la costa della vertebra anteriore della tesia; cioè l' uncino dell'ala dello sfenoide, @ la seconda costa intermedia , l’osso jugale. 2g; costa della seconda vertebra intermedia (ju- gale ). Il g, costa della vertebra media della testa ( pro» cesso pterigoideo dello sfenoide ), IV a, corpo della quarta vertebra del capo (osso: vomere ) IVg, archi costali della stessa vertebra (ossa palatine ) , i Vg, archi costali della quinta vertebra della te- sta (ossa mascellari superiori ). VIz, archi costali della sesta vertebra della te- sta (ossa intermascellari ). * i due germi dei denti molari posteriori conte nuti ancora nell’alveolo . ** germe piccolo abnorme di un dente che mostra di già lo smalto in parte formato. - ##* Il dente molare sinistro penultimo ; + germe. _di un dente che giace vicino a questo, ma entro. un alveolo proprio» Osservando în generale questo cranîo ben tosto ci accorgiamo della di lui conformazione assimetrica : } incominciamento della regione vertebrale della te- sta si estende all’ innanzi in retta linea, e solo cor rispondentemente alla quarta vertebra di questa re= gione incomincia una visibilissima incurvatura, e ciò che più importa, non solo il corpo delle verte- bre si mostra alterato, ma lo sono pur anche gli ‘archi costali corrispondenti, che deviano dalla loro. forma ‘naturale nella stessa guisa con cui si contor= cono ed alteransi nello sviluppo gli archi costali del tronco ; quando la regione delle vertebre dorsali è affetta da quella obuormità che dicesi Scogliosi (1). Questa contorsione è evidente principalmente nel quarto e quinto pajo di coste della testa, cioè nel- le ossa palatine, e mascellari superiori; e, come ‘avviene anche nella scogliosi della regione dorsale della spina, se gonfiansi e protuberavo le coste a foggia di volta nel destro lato del torace, nel sini- stro invece si corrugano, e quasi si contragono s0« vrapponendosi le une alle altre e storpiandosi; nel= lo stesso modo alteransi le ossa formanti gli archi costali della testa. Si vede infatti che a sinistra le ossa palatine, e mascellari superiori sono compresse. e più strette, il processo zigomatico dei mascellari più sottile e più piccolo , e perfino l’apertura poste- riore del canale nasale a sinistra più ristretta e spin- ta all’innanzi. Invece dalla parte destra la volta palatina è più robusta, il processo zigomatico del mascellare molto sporgente all'infuori, e l'apertura —P—— (1) Gli anatomici ed i medici che si occupano, dell*ortopedia e inclinano a derivare tutte le varie qualità di distorsioni delle di. verse regioni ossee dal perturbato equilibrio dei muscoli , dovrebbero occuparsi in singolar mulo sullo stuio delle incurvature della regio= ne vertebrale della testa, sicuri di acquistare rlee migliori e più esatte intorno alla vera cagione di queste mostruosità, mentre in tal Li non vi può certamente aver avuto parte la desiquilibrata azione si muscoli. 304 posteriore del canale nasale dello stesso lato as sai larga. Ben rimarchevole è pure l’ influenza di questa contorsione degli archi delle primarie vwerte- bre della testa su gli organi alle medesime uniti, cioè sui denti. Infatti nella linea alveolare destra i cinque molari anteriori si sono sviluppati con ordi» | ne regolare, il sesto. giace ancora nascosto nell’ al- ‘veolo , ed il settimo non è per anche formato. Nel- la regione sinistra collocati sono in linea regolare soltanto i tre denti molari anteriori, il quarto è spinto al di fuori della linea da un germe + gia- cente in un'alveolo proprio esistente lungo la faccia interna del predetto dente; in una posizione poi del tutto abnorme si vede incastrato’ un altro germe **, e solo il sesto molare * di nuovo corrisponde nella posizione a quello del lato opposto. Dunque nella etessa guisa che le inflessioni preternaturali della co- lonna vertebrale del tronco producono alterazioni ‘notabili nella forma e posizione dei visceri a questa stessa regione appartenenti, anche le contorsioni del l’ asse vertebrale della testa alterando le diverse se- zioni ossee dello scheletro viscerale corrispondente rende abnorme ancora la forma e posizione degli or- gani ivi giacenti. Queste osservazioni comprovano ad evidenza le relazioni ed il parallellismo estistenti tra quella porzione di scheletro che contiene gli organi della vita animale, e l’altra destinata più partico- Iarmente per quelli della vita vegetativa, e per tal modo nuovi fatti, muove ragioni si vanno ,sempre ‘accumulando tendenti tutti a comprovare, che. il teschio è realmente un aggregato di pezzi o zone vertebrali modificate, le quali dottrine quantunque abbracciate dal maggior numero degli scrittori che si occupono della Zoologia, Zootomia, e Zoofisiolo- gia, i quali ammettono per lo meno tre vertebre nel capo (Ia, Ha, III a, ) non mancano però di op- positori, e reca meraviglia il vedere stampate nel 895 1329. delle dissertazioni tendenti ad oscurare di nuo- vo la chiara luce sparsa dai moderni filosofi osser- vatori sulla formazione e distribuzione dello schele- tro della testa. A quale altro fine infatti tender possono le ricerche che rappresentano il cranio co- me una capsula globiforme destinata ad inviluppare il cervello senza occuparsi del modo di sua forma- zione, o delle relazioni di somiglianza nelle diverse specie nelle varie età di uno stesso individuo, con? siderando le zone ossee e le sutture di questa prin cipalissima regione dello scheletro soltanto come pun- ti di demarcazione atti a render più facile la de+ scrizione di questa stessa capsula, ossea ? (1) Conclu- diamo adunque che il carattere più generale di tutte le formazioni organiche consiste in ciò che un tutto è sempre la ripetizione di parti affatto uguali, o molto somiglianti, e che sarebbe irragionevole e falso l’occuparsi dell'insieme senza esaminarne le parti che lo compongono, ovvero procedendo in senso in verso studiare le parti trascurando di apprendere in qual modo la combinazione delle medesime compon- ga un tutto cospirante ad un medesimo scopo e re- golato nella formazione e nello ‘sviluppo da leggi costanti da un ordine invariabile, Lo studio delle (1) Vedasi S. T. de Soemmerring alcune osservazioni sul cranio s sue sutture, colle aggiunte di Tiedemann. Osservazioni sulle ossa delle sutture, o Wermiane nel giornale di Fisiologia pubblicato da F. Tiedemann, G. R. Treviranus, ed L. Th. 1reviranus Tomo MI. fascic. 2, Fortunatamente le sette tavole unite a’ quest’ ultimo arti colo sono molto grate e pregevoli per spiegare la formazione e com» posizione del cranio anche secondo le più recenti teorie , imperocchè se le tav. XIV. e XV, dimostrano le porzioni spinose di rado svilup- ate nella vertebra intermedia, sono invece rappresentate nelle XVI = X. varie forme di processi 0 pezzi spinosi della vertebra interine» dia posteriore, le quali meritano tanta maggiore attenzione in quanta Che presentano i singoli punti di ossificazione che sì trovano nell’ em» brione, ( si consultino le figure di Mecke/ Archiv f. phys. Tom. I. Tav. VI. fig. 14, 15. e 16. ) conservantesi ‘in questi casi, quasi per eccezione alla regola generale, anche nell’ adulto. Ò 896 formazioni prîmitive e più semplici, ci condurtà sempre e con maggiore facilità alla cognizione delle più complicate, le quali risultano quasi sempre da un’aggregato, o da una modificazione di quelle ; procedendo in tal maniera potremmo farci un'idea giusta di tutte le formazioni organiche e seguirne le loro fasi e cambiamenti tanto nel progressivo sviluppo deglì individui, quanto nell’estesissima se= rie delle specie. ‘’ Zur Anatomie etc. = Aggiunte alla notomia della Scolopendra mordente (Scolopendra morsitans). Del Dott. Giovanni Muller prof. a Bonna (1). (Isis von Oken Heft v. 1829. pag. 549-552.) I Sig. H. M. Guede è il solo, per quanto mi sapia il quale si sia occupato dell'anatomia della Scolopendra mordente. Le osservazioni di Marcel de Serres sulle acolopendre , inserite nella di lui dissera tazione intorno al vaso dorsale degli insetti (Mer. du Mus. d’ hist. nat. T. v.), non possono applicarsi a questa grande specie, Treviranus ha nei diversi suoi scritti esposto con molta precisione la notomia della Scolopendra forficata Fab. ora Lithobius forfi= catus: ma questa specie presenta, in quanto alla, sua struttura, molte differenze confrontata colla Sco- lopendra mordente. D°altra parte Leon Dufour ha illustrata anatomicamente la Scutigera lineata Latr. x (:) Nella mia nota = Sul sistema nervoso della Scolopendra mor- dente = che fu inserita nel Tomo III. pag. 190. di questi annali, promisi di pubblicare in seguito anche la traduzione della memoria di Muller snlla anatomia della Scolopendra stessa , credendo insuffi- ciente l’ estratto della medesima che si legge alla pag. 204. del sud- detto Tomo. Questa è appunto la memoria promessa, acuratamenta. ‘tradotta dal valente giovine Sig. Dott. Giovanni Gasser alunno di medicima in questa nostra Università . (A. Alessandrini. ) | Bi. 897 | megli Annales des Sc. Nat. T. n. pag. 81. 1824. Ma quantunque queste diverse specie di insetti formino colle scolopendre una comune famiglia, ciò nulla- dimeno queste ultime meritano di essere distinte a giusto titolo perchè presentano delle differenze tan= to nelle esterne parti quanto nelle interne. Gaede nel Magazeno Loologico di Wiedemann, Tomo I. fascio. 1. pag. 105. e seguenti, ha esatta= mente descritto il tubo intestinale, il vaso dorsale, ed il sistema nervoso della Scolopendra mordente, ed ha inoltre rappresentato molto bene con figure le ultime due parti indicate. Merita la principale attenzion nostra la diramazione nervosa che scorre lungo il vaso dorsale. Dalla base del ganglio ence- falico nasce, al dire del citato autore, un filamen- to nervoso assai grosso, il quale, sparsi alcuni fili sottili sulla regione anteriore del corpo dell’ anima- le, si dirama tutto intero sul cuore, cioè sul vaso dorsale. Dal secondo ganglio poi della serie ven- . trale escono similmente due grossi nervi i quali di- | rigonsi verso la regione anteriore del vaso dorsale abbracciando l’esofago, e dividonsi in rami sparsi \ anteriormente e posteriormente. Il cuore adunque, detto anche vaso dorsale, nella scolopendra morden- te riceve tre grossi filamenti nervosi nella sua regio= ne anteriore uno impari dal cervello, e due laterali dal secondo ganglio della midolla ventrale, o serie dei gangli inferiori. Tuttociò era stato da me nota- to, come supplemento, anche nella memoria intorno il sistema nervoso intestinale proprio degli inseti, che trovasi nella parte 1. del Tomo xiv. dei = Nova ecta acad. C. L. C. Naturae curios = (1) deducen- clolo però da una notizia inserita nel tomo 1, della Zoologia del Sig. Prof. Ranzani , perchè in quel epo- ——___ (1) La traduzione di questa memoria è interita nel Tomo IIF. pog- 153. di questi annali. 3098 ca non conoscevo ancora la dissertazione originale «di Gaede, la quale essendo anzi un modello di esat- tezza in questo genere (1) io mi limiterò a trattare soltanto di quelle parti che non hanno formato par- ticolare soggetto di studio per l'illustre anatomico, vale a dire del sistema tracheale, dei vasi Malpi- ghiani, delle parti genitali, e degli organi dei sen- si. Le mie descrizioni sono basate sopra osservazio= ni istituite su di quattro individui appartenenti a questa specie, uno dei quali grossissimo esaminato a Berlino nel 1823, e gli altri tre recentemente. Le stigmate del sistema tracheale giaciono su tut- ta la lunghezza del corpo dell’ animale lateralmente, ed una se ne rinviene ad ogni secondo anello o di- visione del corpo stesso; il che fu già veduto da Treviranus anche nel Lithobius forficatus. Ogni sti= gmata corrisponde e comunica con un fascio di gros» se trachee le quali si diramano per ogni verso, e si anastomizzano colle ramificazioni delle vicine stigma- te formando dei grandi archi, ai lati del canale ali- mentare. Il modo di distribuzione delle trachee è somigliante nelle diverse stigmate , il che meglio si rileverà nella fig. 1.° della tav. III, 1 vasi Malpighiani sono di una lunghezza straor= dinaria, rappresentano dei semplici canali attorti gliati che tra loro non si anastomizzano, e giacio- - no ai lati del tubo intestinale nei due terzi poste- ni perni -_ (x) Dopo che Miller ha trovato che la figura del sistema nervaso della Scolopendra appartiene a Gaede svaniscono in lui quei dubbii che ragionevolmente gli si erano affacciati nella sua prima memoria sul sistema nervoso intestinale degli insetti ( Vedi Tom. III. succi- tato pag. 179), e crede alla esistenza dei tre filamenti nervosi di- retti al cuore o vaso dorsale della scolopendra dal ganglio encefalico e dal secondo ganglio della serie addominale. Nella mia nota sul sistema nervoso di questo insetto, che serve di supplemento alla pre- citata memoria di Miiler ( ivi pag. 190 ) credo di avere ad evidenza dimostrato, che i pretesi nervi di Gaede diretti al cuore della Sco- Jopendra sono piuttosto diramazioni tracheali . (A, A.) | 399 giori dell'animale. Quanto più s'accostano alla re- gione posteriore, ossia al retto intestino, viemag- giormente ingrossano, e per ultimo si inseriscono e sboccano nel medesimo in vicinanza dell'ano: di questo modo di comunicazione ho potuto assicurar= mene sopra parecchii individui. A torto fu dato a questi canali il nome di semplici vasi biliferi, giac- chè sono veri organi secretorit: abbenchè anterior» mente molto si assottiglino pur tuttavia possono fa- cilmente vedersi anche ad occhio nudo, nè le loro estremità anteriori comunicano insieme, come cre- duto avevo di vedere nelle prime mie osservazioni . Gli organi genitali femminili sono molto semplici, . e consistono nell’ovajo, ed in un solo ovidutto: quest’ ultimo strettamente si unisce ‘al crasso intesti- no, e prima di sboccare nel medesimo riceve i con- dotti escretorii di due glandole genitali accessorie, di struttura granellosa e lobulare le quali si esten- dono appena al di sopra dell’ incominciamento del retto intestino. L’ovidutto a breve distanza dalla anteriore estremità di queste glandole si scosta dal tubo intestinale, si. assottiglia notabilmente mostran- do però di tratto in tratto dei rigonfiamenti nei quali sono contenute delle uova perfettamente sviluppate, ed aventi il guscio assai duro. Le porzioni dell’ ovi- dutto interposte ai rigonfiamenti sono sottilissime, filiformi; anche al di là del luogo nel quale protu- bera l’ultimo uovo, questo canale ripiegandosi so- pra se stesso mostra qua e là degli allargamenti molto più piccoli, probabilmente formati da uova non, del tutro sviluppate. Prima che 1 ovidutto, di- rigendosi allo innanzi, oltrepassi il terzo posteriore dell’ intera lunghezza dell’ animale si perdono i ri gonfiamenti e diventa uguale, sottilissimo, ma tor- tuosamente ripiegato in moltiplicatissimi giri i quali continuano per la estensione di due pollici in lun- | ghezza: poscia divenuto il canale più rettilineo mo- À stra di nuovo di tratto in tratto dei risonfiamenti prodotti da corpiciuoli ovoidi, quasi guscii di pic= cole uova; questi corpi in wna delle loro faccie convessi sono nell’ opposta appianati e solcati da una fossetta longitudinale, ed aderenti per tutta la loro “lunghezza all’ ovidutto stesso . In un altro individuo assai più piccolo esisteva agualmente questo canale semplice, flessuoso, mu= nito delle due glandole accessorie, ma molto più sottile nè interrotto da rigonfiamenti Però sulla di lui anteriore estremità si attaccava un fascio di otri= cini ben grossi, allungati, robusti, aventi qualche rassomiglianza coi corpiciuoli., poco fa nominati,” esistenti. entro l’ estremità dell’ ovidutto, ma rac= colti in un gruppo nè come questi ultimi sparsi lungo il canale, ed aventi di più una forma allun- gata o cilindrica, minor volume, privi del tutto del- l'appianamento e del solco notato nei predetti corpi formanti probabilmente l’ovajo. Ora dietro le no- tabili differenze trovate nel canale appartenente al piccolo individuo ultimo descritto si può fondata= mente supporre che codesto canale e gli organi al medesimo uniti rappresentino le parti genitali del maschio? Certamente una notabile differenza di for- ma e struttura esiste nel canale nei due individui osservato, ed in altre specie di insetti gli organi genitali del maschio rassomigliano anche di più a quelli della femmina . Relativamente alla struttura degli occhj della Sco- Jopendra mordente noteremo in primo luogo che la medesima è provveduta da ciascun lato di quattro occhi semplici, tre dei quali sono rotondi ed uno maggiore degli altri è di forma elittica . Allorquando nnitamente all’ inviluppo corneo della testa si porta via anche l’ esterna membrana trasparente e solida degli occhi, alla di lei interna concavità. trovansi aderenti dei corpiciuoli quasi rotondi compianati 2 "= dos forgia di lenti convesso convesse duri, trasparenti, del colore dell’ambra in una parola del tutto somi- glianti a quelli di già descritti negli-occhi semplici dei ragni e degli insetti in genere (1). La lente poi dell’ occhio elittico è molto convessa, della forma stessa dell'occhio: alla convessità posteriore di que= ste lenti corrispondono nella testa dell'animale al- trettante incavature, quasi a foggia di piccoli cali- ci, nel fondo dei quali giaciono le parti più recon- dite dell'organo della visione. Queste incavature circondate sono nel loro lembo da un ristrettissimo e nero anello formato dalla estremità della coroide caliciforme sottoposta alla retina. Il nervo ottico trafora il fondo di questo nero calicino e confor- mandosi in sottilissima e bianca membranella , del tutto simile alla retina dell'occhio degli altri ani- mali, si distende sulla interna superficie del calice formato dalla coroide, ed arriva fin presso al cir- colo nero che costituisce il lembo estremo del cali- ce stesso: tutte le descritte parti possono vedersi e determinarsi facilmente. Tra la faccia posteriore: della lente e la rettina non potei vedere un corpo vitreo distinto, o per lo meno considerevole copia della terza sostanza diafana come si trova negli oc- chi di altri articolati. Infatti negli scorpioni, e nei ragni, come pure nei crostacei del genere Oniscus 4 oltre la lente si rinviene nei loro occhi anche un corpo vitreo ben distinto, il quale ora si mostra appianato, ora di forma più globulare, il che ho pure rinvenuto anche negli occhi semplici di alcu- ni insetti. (1) Vedi la dissertazione dello stesso Muller su gli occhii e sulla Winone nell’ opera = Zur vergleichenden Phisiologie del Geschitsine nes = Aggiunte ella fisiologia comparata del serso della vista, Li» pria 1825. vw 402 | Spiegazione delle figure. Tav. III ua Fig. 1.* Rappresenta una porzione del sistema tra- cheale del dorso, di poco ingrandito — aa; le sti- gmate coi fascj di trachee alle medesime uniti, e tra loro comunicanti — 48, porzione all’ integumen= to dell’ animale. i Fig. 2.* Un pezzo del nervo centrale, analogo al» la midolla spinale dei vertebrati, unitamente ad al . cuni ganglii ed ai filamenti nervosi proprii di cia- scun segmento del corpo della scolopendra. Fig. 3.° Gl’organi che costituiscono 1 armatura della bocca molto ingranditi e veduti dalla regiona inferiore o ventrale — 4a, l’esofago — è, le ma- scelle — c, le labbra — d, «la faringe — e, la- mina ossea od organo solido compianato che sostie- ne gli uncini mascellari — f, luogo nel quale co testo uncino si articola col pezzo solido — g, la mine solide di natura cornea che servono all’ inser- zione dei muscoli che movono le mascelle — &, gli uncini mascellari . Ì Fig. 4.* Une degli uncini sunominati separato dal pezzo solido che lo sostiene, e disegnato in modo che mostra presso la punta la semplice apertura longitudinale dalla quale esce il veleno. Fig. 5.° Il canale alimentare unitamente ai lunghi vasi Ma!pighiani, ed agli organi genitali femmini- li. — a, l’esofago — 85, glandole e vasi salivali, o secondo altri glandole velenifere — c, lo stoma» co — d, tubo intestinale primo — e, l'intestino crasso —, ff, i vasi Malpighiani — g, luogo del loro sbocco nel crasso intestino — 4, estremità su- periore od anteriore di questi stessi vasi — ii, glan- dole genitali accessorie — k,l oviduttò —_ Il, le uova sviluppate contenute nell’ estremità posteriore 403 del medesimo — m, porzione tortuosa ripiegatissi- ma dello stesso canale — rr, corpicini attaccati all'estremità dell’ ovidutto, e l'insieme dei quali rappresenta probabilmente l’ ovajo . Fig. 6.* Veduta della faccia interna dello scudo della testa da un lato del quale sono disegnate, nel» la naturale posizione, le piccole lenti corrispondenti ai quattro occhi semplici. Fig. 7,‘ I tre calici formati dalla coroide ed ap- partenenti ai tre occhi semplici rotondi: la interna superficie di questi calici è coperta dalla retina, e sul loro fondo è inserito un filamento del nervo ot- tico formante la suddetta membrana. Naturalmente la cavità di questi calici è riempiuta dalle leuti | disegnate nella precedente figura . Continuazione dell’ estratto del catalogo delle pian- te osservate nel Chili dal Dott. Bertero. Il n° XV. del Mercurio Chilese (Giugno 1829.) riferisce le piante seguenti. } PISA sativa Lin. coltivata generalmente; L. wirosa in alcuni giardini. Lardizabala biternata R. e Pav.; vern. Voqui. Ar- busto molto sarmentoso frequente nei boschi di Ta- gnatagna e Canquenes. S' impiega estesamente in la- vori di corde, ai quali il legno e la corteccia si pre- sta con facilità; si fa commercio del suo frutto, che è delicato; coltivato ne’ giardini per coprire pergo- lati e muri produrrebbe un bell’ effetto per la sua fol- ta verzura, e pe grandi racemi coperti di fiori. Lathyrus odoratus Lin. ; vern. C/arin; coltivato nei giardini: due altre specie sono indigene dei luoghi sterposi e sulle rocche delle colline; si avvicinano al L. nervosus, e subulatus Lamk. . Laurelia serrata Bertero; vern. Laurel. Cresce nei 4o4 boschi di Tagnatagna ; differisce dalla L. aromatica Poir. per le sue foglie dentate a sega e non intere, ,3 Le sue radici sono molto profonde; il tronco suole ,» avere più di venti piedi d'altezza, e un mezzo s» di circonferenza , il legno è bianco, facile al la- ss voro ma fragile, incorruttibile all'aria, però facile a corrompersi nell’ acqua; nel centro ha una stri- »» scia nera le cui vene ondeggiate producono un ,» bell’ effetto; le foglie i fiori e la corteccia sono sì aromatici; s’ impiegano come rimedio in alcune »» malattie; dall’ interno della corteccia si cava una ss polvere che eccita lo sternuto con molta effica- ss cia, la decozione delle sue foglie si reputa an- ,» tivenerea; amministrata nei bagni fortifica i ner- vi, e si prescrive nelle affezioni paralitiche; le fumigazioni fatte con questa pianta si usano nelle convulsioni e ne’ mali spasmodici ,, . Laurus Peumo Miers.; .vern. Peumo. L'A. crede che quest’ albero non appartenga al genere Peumus Pers. col quale 1’ ha confuso Molina. Esso è fre- quente nelle pianure e colline; s' innalza da 15. a 20. piedi, ha un legno duro, la corteccia s’ impie- ga per concia, il suo frut‘o serve d’alimento ai contadini e si usa nelle idropisie, il mandorlo som- ministra un oglio che potrebbe servire a molti usi economici. Un’ altra specie di Laurus, che Molina chiamò L. caustica, s' incontra nei boschi de’ monti; l’ A. pensa che esso sia il L. Lingues di Miers; vern. Lingue; cresce all’altezza di 24. o 30. piedi, e a due di circonferenza; il suo legno forte s' impiega negli edifizii; la corteccia s'adopra anche per con- cia ; il frutto è amaragnolo e dannoso agli armenti e cavalli. : Lecidea atrovirens, parasema, lapicida, caesia , atroalba Ach. comuni; molte altre specie indeter- minate . Lemna minor, e gibba Lin.; vern. Zentejuelas o Quchicillos frequenti nelli stagni. 23 3? 33 3) ‘i 405 | Lepidium bipinnatifidum Desv., comune. ne’ bordi delle strade e nei muri; havvene, una. varietà col fustocalto e: dritto che potrebbe formare una specie . Si'trova'ne’ boschi del Chachapual il L. donariense . Lin. Nei rialti di Valparaiso è frequente un’ altra | spécie' che s' approssima al L. spicatum Desv. Si col tiva «in alcuni orti il L. sativum. Lin. | Leptostroma vulgare Fries; nel legno delle pian- te..morte in inverno . | Leskea involvens Hedw. Piccolo musco che si tro-. i | va ne’ luoghi umidi e sui vecchi tronchi. Due al» | tre ispecie. prossime alla. L. sericea Hedw., e Bon- | plandii Spr. i Libertia ixioides Spr. Pianticella delle Iridièe che . abita i siti. ombrosi della collina; merita di essere Colluvatalioh asoizuini tai | Ligusticum Lin. ; vern. panul. L'A. ne trovò una sola. specie. che non potè determinare; essa è comu- | ne; aromatica, e.s' impiega come. rimedio in varie M malattie «i : | Lilaca subulata Humb, vista una sola volta ai pie- di del colle /S. Cristoval scendendo dalla Chimba. Lilium candidum. Lin.; vern. azucena coltivato nei giardini coll’ Hemerocallis flava Lin. cui si dà il no- me di azucena colorada . Havvi anche un’ altra spe- | cie di giglio assai rara che pare una varietà del . L. bulbiferum Lin. ‘«Limosella aquatica Lin. Piccola, pianta che cresce nei. siti. paludosi circa Santjago, Corcolen, e Ta- gnatagna ;. ha i fiori o bianchi o azzurri; lA. ne ha. visto con fiori a due stami sostenuti da un pe- duncolo più largo che le foglie ; se questi caratteri fossero costanti essa si potrebbe adottare sotto la denominazione di L. australis R. Br. |. Linaria Pelisseriana DC. L'A. non ha potuto tro- vare. alcuna differenza fra la specie che s'incontra .. Tom. IV. 27 piani . 406 in varj luoghi del Chili, e quella che cresce in Italia ed in Francia. silsh Linum aquilinum Molin. Frequente nei siti ‘aridi ’ delle colline, e monti; ha i fiori grandi giallicei ; s' impiega come rimedio nelle affezioni del basso‘ ventre, ed in altre malattie, ma osserva l’ A. che la fede eccita in certi casi un’ azione ‘più forte che il rimedio stesso. Soggiange, che altra volta erasi introdotta nel Chili la coltivazione del L. wsitatissi= mum Lin. ‘la quale in oggi è totalmente negletta ; egli fa a tale proposito delle eccellenti osservazioni di economia pubblica anche relativamente ad altre piante filamentose che vi si potrebbero coltivarecom, grande successo . ì Lippia ‘citriodora Kunth.; vetn. cedron; coltivata» in tutti i giardini; si adopra l’ infusione delle foglie nelle affezioni nervose ed isteriche. La L. nodiflora Rich. ed una varietà di questa coi fusti prostrati trovansi nei campi e nei siti arenosi vicino. ai torrenti . Lithospermum apulùm Lin. Pare indigeno ‘perché frequente nei campi e siti coltivati. x Litrea venenosa Miers; vern. litra. Albero della famiglia delle Terebintinacee frequente nelle pianu- re; il suo legno forte si adopra in parecchi usi; di- cesi, che l’ombra di quest albero, ed il contatto delle sue foglie siano pericolosi producendo pustule e gonfiamenti straordinarii ; l'A. però ctede per pro- pria spérienza, che siavi in ciò molta esagerazione; egli pensa di più che tale pianta sia la stessa della Mauria simplicifolia H. e B., il cui luogo natale non è conosciuto secondo i più’ recenti antori; i caratteri generici gli parvero pure comunî colla Cam- bessedea di Kunth, onde è.del parere di Spr. che questa sia sinonima; della Mauria i Loasa Adans. Parecchie specie -frequenti ' nei. bo- schi delle colline: la L. P/acel Lindl. (cardiro) e L. triloba Juss. (ortiguilla) sono le più comuni; una x "4h, | #irietà molto pronunciata di quest' ultima cresce . circa il Cachapual, e l'A. considerandola’ come specie distinta le chiama L. heterophylla. La L. vo- lubilis Jass. si conosce sotto il nome di Monjita . Un'altra specie chiamata ortiga, che ha i fiori bian- chi, pare non distinguersi dalla ‘L. pa/mata Spr., cui dee probabilmente spettare la Blumenbachia insignis di Schrad. Lobelia Lin.; tre specie frutescènti, L. Tupa Lin., L. decurrens Cav. ed vin’ altra che trovata a Val- paraiso parve nuova all’A., ina che egli non ha determinata: tutte si chiamano volzarmente Tupa 5 ‘ed hanno proprietà velenose . Lolium temulentum Linn.; vern. vallico, troppo ab- | bondante nei campi L’ A. ne raccomanda l’ estir pa- zione e ne suggerisce il modo, combattendo l’ opi- mione comune in que” paesi , che JR grano seminato per l’ umido degeneri in loglio . Loranthus Lin.; vern. quintral ; tre specie ; la più ‘comune, che cresce quasi sovra tutti gli alberi, è il L. tetrandus R. e P. ommesso dallo Spr.; i suoi diori sono di un rosso magnifico ; 1° A. lo crede si- nonimo del L. Zucarquensis H. e B. Un’ altra. spe- | cie prossima al L. aphyllus Miers. cresce esclusi- | vamente sul Cactus peruvianus. La terza, che l'A. ‘crede nuova, e la chiama L. linearifolius, cresce sullo: | spino bianco nei boschi di Tagnatagna; la forma + delle foglie ed il colore delle bacche lo distinguono a prima” vista dalle precedenti. Queste piante som- ‘ministrano una bellissima tintura nera. Lotus subpinnatus Lag. comune nei pascoli arenosi ‘vicîmo aî rivi e nelle colline. L'A. combatte l' opiniò- ‘ne di DC. che collocò questa specie nel genere ‘Ano thyllis (A. chilensis); egli s'appoggia all’ abito ve sopratutto ai legumi quattro volte maggiori del dali- ce e non gonfii; i tubercoli globosi x ‘che DC. dice ‘incontrarsi sulle sadivi di questa pianta, sono ‘comu= > te DI È 7608 pi ad aligna1o particolarmente, ad sana specie di Tri (0) Zio. È ) 206 Tucuma ZIA Kunth; verni nad. “Albera coltivato in alcuni giardini; © il clima | non gli ‘cone viene ; i frutti ‘che se ne mangiano nel “Chili proven» igono da Coquimbo. Ì Lupinus microcarpus Sims. ; vern. a/berj illa. Fires quente nei prati arenosi del: Cichapuatso sì, ica ‘per ornamento il L. multiftorus Desrouss.; : Luzula interrupta Desy. rara nei ‘pascoli. de’ monti prossini; alla Leona. ,, Luzilriaga cordataÈ Bertero è cresce fra le pietre sì dei siti aridi delle pianure; è. erbacea ; la radice xi termina per. un tubercolo; pl fusto è prostrato, e s».le foglie, cordiformi ;. tutti questi caratteri la di- ag stinguono dalle specie conosciute ,, . Lychnis, chalcedonica Lin.; vern. Escarapela, di col- tivata ne’ giardini. \Lycium. chilense Miers. ; arbusto ramosissimo che cresce, ne’ luoghi spinosi del Maypù, Leona, e nel- ile vicinanze di Santjago. L'A. pensa che possa es= ‘sere una Varietà del L. obovatum R. e P. 0 0 Lycogala argenteum, e miniatum Pers. sui legni putridi in autunno dopo, le pioggie; pare che non giano diversi da quelli d’ Europa... d : Lycopersicon esculentum. Dun.; vern, tomate PA La Arpino coltivato P dici e a dA pa Lythrum PISANI e fabula n. Lin. ME nei. siti. umidi, presso Je abitazioni, e torrenti. », Ho ss incontrato una terza specie, che io; ‘credo, nuoya, «as circa la casa della: polvere e al piede del rialto so di San Cristoval. Differisce dalle precedenti per .s, 3 suoi fiori tre volte maggiori e per i fusti molto > più prolungati e bianchi; l’ ho chiamata L, albi» 6 SI AA i 400 . » 'Édule } 6 dee essere’ collotàta vicino al L. sian ss 'Mumetice Bi, io +: slleb | Macrea parvifolia Litidl. arbusto molto ratnoso che cresce ‘nei rialti stérili della punta de Cortes e di Leona; elegante per la bianchezza delle sue foglie. Macrocystis ‘pyrifera ‘Avard. pianticella maritima che s’'‘incòntra nella baja di Valparaiso. L'A. cre- de che ‘la M. Humboldtii Agard. non sia che una va- rietà della'‘precedente. Si trovano moltissime altre specie di questa famiglia, alle quali si dà general» mente il nome di chockayuyo. Servono di alimento. Madia sativa'Molin.; vern. Melosa’ s'incontra in ogni parte; i suoi semi somministrano oglio - Malesherbia paniculata Don! Cominissima ne’ luo= ghi arenosi circa Santjago, Raricgua; ‘e S. Fernan= do. L'A. osserva“ingannarsi il DC. nell’ attribuire fio- rì gialli a questo genere: esso li vide sempre pao- nazzi, rossi, o bianchi; crede inoltre che la Gyro- pleura ‘dentata , glandulosa, e laciniata Miers. siano sole varietà dell’anzidetta specie. Trovasene sopra= tutto nelle vicinanze della’ miniera di rame di Por- paico ‘una bellissima specie a fiori banchi prossima alla M. thyrsiffora R. e P., ma colle foglie costante= mente’ intiere. Malva Lin. Incontransi frequenti la IM. brasiliensis Desrouss.; vern. malva, la M. prostrata Cav. ( pila= pila); la M. caroliniana Lin. (malvaloca), la M. umbellata Cav. (malvavizco ), e la M. leprosa Ort. Tutte s’ impiegano estesamente in' medicina, ed il © | volgo attribuisce loro, e principalmente alla prima : i ed all’umbellata; ‘virtà straordioarie. L'A. coglie | quest'occasione per torre il ‘popolo della sua troppa credulità per mezzo di ‘esattissime ‘osservazioni . Marchantia chenopoda, e polymorpha Lin. comuni nei siti umidi. PR “Margyricarpus setosus R. e P. Piccolo arbusto che | cresce ne’ boschi circa il Chacapual andando. verso 410 1 Canguenes; incontrasi negli stessi luoghi: altro: ars busto della medesima famiglia, che può formare un © genere nuovo avendo sei stami ed un frutto. non drupaceo, e quadrialato ; le sue foglie sono ottuse ..., Matricaria Chamomilla Lin. ; \vern. menzanilla de ; Castilla; megli orti e siti coltivati attorno, le case . Maytenus chilensis DC. Albero, leggiadro. per. le sue foglie liscie, e rami pendenti. L'A. crede che il. M. Boaria Molin. sia la stessa pianta male descrit- ta; pare che il Molina abbia esaminato il fiore. do= po. la caduta de’ petali e dei denti, calicinali; il. disco carnoso , che circondava. l’ovajo era probabil- mente la corolla. Ve ne sono tre varietà , che me- ritano l’attenzione de’ botanici; la prima nei boschi della Leona ha i rami dritti, e le foglie due volte più grandi e. meno acute; le altre due. si, somi- gliano nel portamento ; però una ha le antere. sessi li, l’ovajo più grande, e lo stimma 2-fido, l’al- tra i filamenti assai larghi, l’ovajo corto, e lo stim- ma appena 2-lobo. Medicago sativa Lin.; vern. a/falfa coltivata con parecchie altre specie procedenti d’ Europa, come la M. lupulina Lin., maculuta, tuberculata, denticu- lata W., minima Lamk., e muricata All, L'A. co- glie quest’ occasione per raccomandare l’ introduzio- ne di altre piante, come il Paricum jumentorum. Mich, ec., per la formazione di prati artificiali. Melia Azedarach Lin. Un solo individuo di una, grandezza prodigiosa ne vide l'A. vicino al Liceo $- cui dicesi piantato dai Gesuiti. i Melica violacea, e laxiflora Cav.; frequenti nei, luoghi aridi della collina presso il Cachapual; hay- vene un’altra che ha l’ abito dell’ ultima, ma che, pare differente . Melilotus officinalis W.3z vern. Trebol , proveniente «dall Europa, in oggi comune nei prati e siti umidi della pianura. ade » 41, . | Melissa ‘officinalis Lin. ; vern. toronyil; coltivata in tutti i giardini come rimedio del giorno. Menonvillea linearis DC. comune nei prati delle colline circa la Leona, e il Cachapual. L'A. ne trovò una varietà nei prati arenosi lungo il. rivo andando a Canguenes, la quale potrebbe formare una specie distinta per le sue foglie cilindriche e carnose ; i fiori sono bianco-giallicci. ,, Il DC. ebbe », senza dubbio un cattivo esemplare sotto gli occhi 7 quando disse petala ..,. sordide in disco rufa ve- »» rosimiliter Hesperidis tristis L. colorem referentia 3» (Regn. veg. syst. nat. vol. 2. p. 420.),, i Mentha piperita Lin. (yerba buena), citrata Ehrh. ( bergamota), e Pulegium Lin. (poleo ). provengono dall’ Europa, sono comuni nei luoghi umidi, ed impiegansi in parecchi usi domestici e farmaceutici . Merisma Pers. Una sola specie nei rami degli al- beri quasi putridi; essa è nericcia coi rami coriacei troncati all’ estremità. o Merulius morchellocephalus Bertero, Fungo pic- » colo, e leggiadro che solo vidi. una volta entro s, rami ammucchiati in un giardino ; la parte supe- s» riore del cappello (pi/eus) presentava intagliature »» analoghe a quelle della Morche/la Pers. ; ma nel- »» la parte inferiore il carattere del genere era ben 3» pronunziato ,, . Meum Foeniculum Spr.; vern. Hinozo; comunis> simo . Micropus supinus Lin. nei pascoli delle colline e delle pianure. Un’ altra specie che 1° A. chiama M. iater s' incontra ne’ luoghi sterili e ne’ prati di ancagua, e della Quinta; ha i fiori quasi attaccati alla terra. Miersia chilensis Lindl. Preziosa pianticella , che cresce nei boschi e siti umidi delle colline circa la Leona, e la Punta de Cortés; ha i fiori giallo-ver- dognoli. ,, S' incontra nei siti medesimi altra specie 412 » che quantunque in apparenza somigliante alla/pri- 3» ma, ne differisce per i caratteri seguenti; le 'fos glie sono più strette, i fiori meno. numerosi @ il doppio . più piccoli, le brattee esteriori lineari lanceolate verdi con striscie paonazze’, le duerinè feriori declinate , mentre che nella specie \prece= dente sono tutte conniventi; l’ ho chiamata .M. » myodes in vista della figura analoga all’ Ophrys » di tal nome ,,. di pvitgat ‘ Mimulus luteus Lin. nei luoghi inondati della;pia» nura; e delle colline. M. purctatus Miers, varietà del precedente. M. andicola Kunth. nelle rocche lungo i torrenti, e raramente nelle pianure; le fo- glie di questo sono sugosei, gustose , e. si mangiano in insalata. Tutti tre chiamansi volgarmente platea. Mirabilis Jalapa Lin:; vern. Dengue; coltivata ne giardini, i 04 Mollugo radicata R. e P. Comune ne’ luoghi are- nosi di Tagnatagna. i Molucella laevis Lin. coltivata in alcuni. giardini. Morus alba Lin.; vern. Moral. Pochi alberi. an- cora’ esistenti a Santjago provano, che questa icotan= to utile pianta vi fu anticamente coltivata ..L° A. annoverando i vantaggi che ne ridondano ne” paesi Europei, in cui essa è estesamente coltivata, come in Italia, e specialmente in Piemonte, anima energi- camente quelle popolazioni a nuovamente introdurla e ne insegna il modo di coltivarla. x Mucor aquosus Mart. e stilbosporus Bertero; comu- ni in autunno dopo le pioggie sulle sostanze in pu- trefazione , Musa paradisiaca Lin.; vern. banano, Coltivata in alcuni giardini. Mutisia Lin. L'A. ne trovò tre specie non ancora ben determinate, due che crescono nei boschi si ap- prossimano alla M. infflera Cav. e sagittata W.; la terza nasce nelle rocche delle colline, si chiama yerba negra, e gli parve nuova ” 413 — noMycogone rosea ‘Link';. cresce néî funghi putridi è specialmente nel Boletus cervinus Schweime. vil È ‘IMyosotis corymbosa R. e P. neinprati delle colli he; tre altre specie, una delle «quali ‘paré la Mi humilisR. e P., levaltre due meritano di essere Stu- diate di nuovo, / n» iti ct » vl SOTT9V | Myriophyllum verticillatum Lin?; vern. yerba del pùto «frequente nelli stagni. Livi i uo iuia Myrtus Lin. molte specie volgarmente chiamate arrayan, La più frequente si approssima al JM. Ara yan H. e B. ma differisce per le. sue bacche ‘ rosse e ‘biloculari; forse sarà: il vero. M. Ugnî Molin. I M. triftora Spr. è comune nei boschi presso Santjago, Dònnigne | e Tagnatagna; le ‘altre specie. citate dal Molina non erano state ancora osservate dall’A.i «| n 01} i”) i i CL i Il no XVI. (Luglio 1829.) contiene le! seguenti esaitimo specie , mi ansitO Narcissus Lin. si coltivano nei giardini i N. Taz- zetta, e odorus Lin. , incomparabilis Curt. e Jonquilla — Nardus Lin. Due gramigne sì approssimano a que= sto genere, quantunque, l’ A, le creda distinte; la prima cresce nei pascoli secchi dei monti, l’ altrar più genio ne’ boschi della collina circa »il Cacha» ual, | LO tfr . asturtium officinale var, chilense. DC. ; venni der- | n0; comune nei ruscelli de’ monti e delle! pianure.; | si mangia in insalata, ed «il .volgo. erede che esso | possegga virtù maravigliose contro la tisichezza.. © | . Nesaea Kunth. L'A, scoprì nei pascoli arenosi cir= ca il Cachapual tre specie ‘che gli patvero ‘di que= sto genere, e forse meglio del genere Cuphea Lin. 0 d'altro prossimo, le quali non trovò descritte; i Joro fiori quantunque piccoli sono graziosi’ Nicotiana angustifolia R.;e P.; verm Tabaco del &14 ‘diablo; nei loghi vicino alle strade e torrenti; non è diversa dalla ‘N. minima Molin. In alcuni giardini | si coltiva la IN. fruticosa Lin.; non pare che si col- tivi la N. Tabacum. iù - QOcymum Basilicum, minimum, e Monachorum Lin. vern. A/bahaca , coltivati nei giardini. |. | Oenothera mollissima Lin.;. vern. Metron; nei siti arenosi circa i rivi; adoperata come vulneraria. O, acaulis Cav. (radalun’) me’ luoghi umidi verso Ta- gnatagna ; la varietà fg Ser. si trova a Valparaiso; le .sue radici si credono efficaci nelle posteme . Oe, tenuifolia Cay. nei siti arenosi lungo i torrenti; hav= vene una varietà coi fiori tre volte maggiori. Oe. tenella Cav. (sangue de toro) comune nei pascoli ha i fiori paonazzi o purpurei. Una specie prossima all’ Oe. rosea Ait. ma che pare diversa si trovò nei pascoli aridi circa S. Fernando. 4° Ogiera triplinervia Cassin.3 vern. mitrin; arbusto frequente nei boschi delle colline; i fiori hanno l’a- bito di uno Spilaenthus; sono aromatici come le faglie . . Olea europaea Lin.; vern. Accituno. Coltivata. vi4 cino alle abitazioni. Se ne raccommanda la coltiva- zione in grande. © Onoseris W. molte specie , alcune delle quali ap+ partengono ‘piuttosto al genere Chafanthera ; \è co- mune la yezquilla: specie vicina all’ O. Ayeracioides Kunth. L’O. Jinifolia Bertero così chiamata per la forma delle sue foglie cresce fra le pietre vicino al Cachapual. Ophioglossum lingulatum Miers nei prati umidi a piè de' monti. ;s Orbignya trifolia Berteroi arbusto della famiglia ss delle Euforbiacee notabile per le sue foglie com- 1° poste, esempio raro in questo gruppo. S' incontra », nelle alture prossime alla punta de Cortes. Il » Sig. Prof. Gay l'ha vista anche sulla cima del », monte di S. Cristoval; non è-lattiginosa nè rasso- di libri. 415 sy. miglia. punto al Colliguay che abita negli stessi sy siti.; i frutti hanno la figura medesima colla dif- ss ferenza che la cassula non è legnosa; i suoi semi »» servono per far rosarj, Pare che Molina dando i »» caratteri del suo genere Co/liguaya abbia descrite 7 to il fiore maschio di questa .pianta, poichè gli » attribuisce otto stami. Dedicai questo bellissimo »» genere al Sig. D’ Orbigny saggio e zelante natura- », lista, che esplora attualmente la sponda del rio sx. della Plata, e dee scorrere fra poco la Patagonia »» all'oggetto d’arricchire colle sue preziose scoper- »a te la scienza che professa ,, (1) , Origanum Maru Lin.; vern. Oregano ; coltiyato ne” giardini. Ù 1 _ Ornithogalum Lin. molte specie fra cui lO, ara* bicum Lin. (flor de la cuenta). La lagrima de la virjen non conviene coll’ O. corymbosum R. e P. se- condo la frase di Spr. L’O. aequipetalum Bertero eresce nei prati secchi delle colline. L'O. striatellum Miers ( guilli de paro) comune nei prati e siti col- tivati pare di un altro genere, ed essere lo stesso che Lindl. chiamò A/lium striatellum. i Orthopogon crusgalli Spr. comune ne’ luoghi umi- di; alcuni lo chiamano carrizo, nome che si dà e- gualmente ad una canna che ha l’ abito dell’ Arun- do phragmites Lin. ma che pare diversa. Orthotrichum affine Schrad., anomalum Hedw., ® diaphanum Schrad. ( pastito); comuni sulle pietre e corteccia degli alberi, Lù Oscillatoria nigra Vauch., e muralis Ag. Syn.; fre- quenti nell’ inverno, la prima sulla superficie delle acque stagnanti , l’altra sui muri esposti all’ ombra + Molte altre specie che l'A. non potè ancora deter- minare per la mancanza di tempo, di stromenti, e e e / e” _ eee (3) Possedo alcune pian icelle di questa puovissima spagio ate d i RESI apo dall fo PTT MER POTRA PRE E A V_g sister: si Ozxalis Lin. Parecchie specie conosciute' col nome: volgare di vjnasrillo ; Ta più comune nei prati‘ e» campi della pianura chiamata anche’ flor de Jas perdie: ces crede } A. essere la Sassid'perdicaria' di Molin: che egli chiamò O. perdicaria . Un’ altra specie s' ih=- contra negli stessi luoghi coi fiori purpurei ; l'A. la chiamò O. arenaria , e crede che ‘sia la Sassia' tin ctoria di Molina. Egli pensa che il genere ‘'Sassia: debba essere abolito. I giardini ‘sono infestati da altra specie, che ha l'abito dell'O. corriculatà Lin. E frequentissima nei boschi folti lO. rosea Jacq.s nelle alture e fessure delle rocche lO. megalorhiza: Jacg.; negli orti e siti freschi YO. pubescens H. e B. ,, In fine ne ho trovato altre due specie che cre-. 3, do nuove} lina sui bordi ‘delle strade, e dei » prati piani; l'altra ‘nei boschi della punta de », Cortes, Chiamai la prima O. syrorhiza per la di- », rezione delle sue radici, e la seconda O. micrari=' »» tha per i suoi fiori piccolissimi e frequentemente , apetali, ;, - Na % ade Oxybaphus viscosus Herit. 3 fra le pietre sulle spon- de de’ ruscelli ‘nelle pianure della Quinta, quan- tunque prossima, pare all’ A. che debba sepgrarsi dalla specie descritta da Herit. originaria del Perù. Papaver somniferum Lin. ;' vern. amapola; colti- vato in alcuni giardini. Il P. Rhoeas Lin, è appe- na conosciuto nel Chili. Parmelia Ach. moltissime specie. chiamate indi- stintamente ca/chagura; le più comuni sono le P. aquila, atra , caperata; chrysophthalma , cycloselis , murorum ,, parietiia , saturnina , saxricola , stellarisy subfusca, e varia Ach. Due altre specie parvero nuo- ve all'A., è le chiamò P. chilensis, e P. discolor. Paronychià chilensis DC. nelle pianure secche del Cachapual e S. Fernando. P. ramosissima DC. (dichaY nei luoghi aridi *delle=collineve de’ monti; ha l’a- bito del Polycnemum ardense Lin. PALpER > ONE » 407 Paspalum Lin.; vern. chepica. Pianta che s’ ap- prossima al P. conjugatum Berg., ma che è diffe Jente. bi lag i | Passiflora coerulea'Lin.; vern. flor de pasion, col- tivata ne’ giardini. Ip , ‘agri i | Pastinaca sativa Lin.; vern. chirivia ‘nei siti col- tivati. Po: | Patellaria aerugino$a Spr. nei muri vecchi. Pelarzonium Herit. si coltivano i soli P. odoratis- simum , e P. Radula var. roseum. L' À. raccoman- da l'introduzione delle altre specie d’ ornamento che potrebbero in miolti luoghi vivere allo scoperto. Peltisera canina Hoffm., nei boschi al piede degli alberi e fra le pietre nella montagna della Leona. Peumus fragrans Pers.; vern. boldu , albero comu- ne nelle pianure e valli, d'altezza otto piedi circa; le foglie peste, e. spruzzate con vino s' impiegano int alcune flussioni; i bagni nella sna decozione si cre- dono antisifilitici, e si prescrivono pure nei dolotî reumatici , e nell’idropisia ; il frutto della grossezza d'una piccola albicocca è dolce ma ha poca carne. | Peziza' àascoboloides Bertero, in gran quantità, nel guscio dell’ uva quasi putrida. P. citrina Batsch. sui rami secchi. P. badia Pers. in terra all'orlo dei fossi. P. vesiculosa Bull. sui muri nell'inverno dopo le pioggie. P. caulicola Fries. sui fusti, secchi. P. cinnabarina Bertero, nei boschi vecchi delle viti. P. Valenzueliana Bertero, nei muri umidi degli orti di Rancagua, dedicata al Sig. D. Manuel Valenzue- la che ajutò l’ A. in parecchie ricerche botaniche (1). —-——_ (1) L'A. aveva fin dal Luglio 1828, fatta una nota delle’ critto» Esme, clie aveva’ gîà determinate 3 essà fu inserita nel n.° IV. det mercurio Chilese ella pagina 194. è contiene le piarte seguenti ev «scoholus ciliatus Pers. Agaricus mucosus Bull. purilis \ries, ro- vaceus Nees, crythropus Pers. comatus Mull. squamosts' Pers. cam- pestris Lin. cortical:s tertero . Mrryria punicea Pers, Boletus ‘cer- ‘viniuì Sch'w.; pustulutus Bertero . Conferva velutina Dillw. Cydthue 4:18 | Phacelia circinnata Jacq. comune nelle fessure del= , le rocche; P. chenopodioides Berteto , specie nuova . che cresce nei siti ombrosi della Punta de Cortes e della Leona. Phalaris Lin. due specie indetéerminate; la prima rara nei prati della Leona, ha le glume paonazze, l’ altra comune nel Cachapual, Phascum Lin. piccolo musco indeterminato comu- ne nei pascoli umidi delle montagne . . Phaseolus vulgaris Lin. ; vern. Porotos estesamente > coltivato; nei giardini si coltivano per ornamento i Ph. multiftorus W. (poroto de Esparina), è Ph. Ca- racalla Lin. (Caracol). i sì Phlox unidentatum Bertero. Preziosa specie che »» cresce ne' bordi dei boschi arenosi della pianura . »» del Cachapual; i fioti disposti in pannocchie e di : . dia ì . n Pera »3 un magnifico arancio sono degni di servir d’ orna- e» mento ne’ giardini. Il nome specifico che le ho »» dato non è rigorosamente esatto , poichè il nume- . i DIG 3 ò Hi \ { : ss ro deî denti varia frequentemente da uno a tre, »» ed alcune volte le foglie sono intiere ,,. Phoenix dectylifera Lin.; vern. Palma datil. Se, ne vedono alcuni individui coltivati, ma non pro- sperano, nè danno frutti, Physalis pubescens Lin. coltivata per i suoi frutti. Aromatici ed acidetti, °' Physarum muscicula, farinaceum Pers. , mycophy- lum , arcolatum Bertero; nelle piante e legna putri- de in inverno. — Phytolacca chilensis Miers ; vern: carmia , coltiva- crucibulum Hoffm.; Diderma difforme Pers. Helotium aciculare Pers. I Merulius bryophilus Pers. Peziza stercorea Pers. chamaelea Ber- ‘ tero. leucomela Schw. melaloma Schw. herbarum Pers. imberbis Bull. atrata Pers. scutelluta Bull. Physarum capitatum Link, Puc- cinia cestri Bertero, Sphaeria corticis Fries. cestri. Bertero . cucur= bitacearum Fries, Sporotrichum roseum Pers, Spumaria mucilago Pers. Thelephora. rosea Pers. lactea Frien candida Schw., Uredo cestri Bertero. liydrocotiles Bertero + 4i ta; somiglia molto alla PA. divica Lin; ma i Pare no ermafroditi; le bacche mature servono per tin- re il filo. Pilobolus rotidus Pers. sugli escrementi del be- stiame i ‘ Pinus Lin.; verh. Pino, Se ne ttova in alcuni luoghi una sola specie che, si avvicina molto al P. Laricio Poir.; probabilmente ‘vi fu introdotta dall’ Europa » L'A. raccomanda la propagazione non meno di es- sa; che di molte altre specie che sarebbero di gran- de utilità per legno da costruziofie . di Piperinaegualifolium'Vaho; verni, Congona. Colti- vato in alcuni giardini; petò®i suoi rami giovani non, resistono in inverno; se ne' ‘amministra l’ infusione teiforme in\alcune affezioni. di stomaco. is Pircunia drastica Bertero . Piccolo arboscello 33 comune nelle declività delle montagne fra le pie- s) tre a Canguenes;, Tagnatagna, ed altri punti. La sì sua radice somigliante ad una grossa rapa quasi 3; sempre divisa all’ estremità possiede la virtù eme- sì tica e purgativa in massimo grado. I contadini 351 adoprano frequentemente, e quantunque in pic= 3 cole dosi produce sovente funesti risultamenti . 53 Questo rimedio è fra quelli che dovrebbero esse+ »» re solamente amministrati dai periti dell’arte; una i, buona analisi chimica ed esperimenti fatti da un 5, medico intelligente darebbero una conoscenza e- s, satta di tale medicina che in certi casi mi pare i, degna di preferenza. Ho creduto doverle conser- ss vare il nome volgare di Pircur e proporla ai Bo- », tanici come uu genere nuovo, la cui descrizione ;» darò più tardi ,,« i Pisum sativum Lin.; alberja: coltivato estesamen= tes la varietà macrospermum Mar. (pois ‘goulu de' Francesi ) è poco conosciuta . -Plantago Lin. ;vern. Uanter. PI. major Lin. co- ùÎmunissima ; P/. /anceolata Lin. ai. bordi dè” rivi; L) 420 PI. hispidula Ri e P.\ne' pratilarenosi della pianu»; ra, e colline; :P/.. patagonia Jatq. nei monti della; Leona ; PI. truncata , e tumida Chamis. nei pascoli. della: e RITO : Poa annua, pratensis , e e pilosa Lig. fica sile siti coltivati, nei. prati yre gogpi i fossi; l'A. erede che non siano indigene» - Polyanthes tuberosa, Lin. ; 3 vern. matgarita n colti» vata ne’ giardini. brsmodoet A -Polygala thesioides W. Arbusto ai ingoritrasisnel=. le montagne volgarmente; chiamate Quelenquelen.. La, Pigridioides W. differisce, sUltanito \dallas precedente pel suo fusto, erbaceo ,jeeresce nei; prati,oSe. al bor» do dei boschi nelle colline... ; ogni oj ‘opolri PS Polygonum aviculare, Lin.; «verno santuinària : mune-néi-siti secchi ed;-arefiosi; P. persicaria, ‘e Pil pathifolium Lin. nei fossite stagni; tuttti:s! ‘impiega- no! in certe infermità delle dal Polypodium Lin. alcune specie crescono ne’. bo- schi, sui «monti ; e fra le pietre. Una chiamasi do- radilla.; sì usa in certe-infermità,,, enon è ancora determinata; un’altra (yerda del lagarto ) patve al: l'A. essere il P. radice squamosa del Fenill., e chia» molla .P. Feuillei; una terza si approssima al P. re- siniferum Desv. ma gli sembrò differente . "i Polypogon ; maritimum W. ; verni rabo de zorro , e un’ altra specie non determinata crescono ne’ fossi e - prati delle pianure. | -:Polytrichum, commune Lin. ed altra specie vicina al P. hyperboreum R. Br. sono frequenti nei prati e ne' luoghi ombrosi dei monti... Populus dilatata Ait. 5 Verm Alamo, coltivato «da molto:-tempo.., \Porliera kygrometrica Re ePo s vern. guayacan » S' incontra nei monti ed alle sponde dei grandi rivi della pianura ; il suo legno è durissimo, e serve al- la formazione di molti utensili; la isua decozione unita colla sarsaparilla è antisifilitica. 421 : Portulaca oleracea Lin. ; vern. werdolaga . Neivsiti coltivati, nei.campi, e ne’ giardini; si adopera co- me alimento, e come rimedio contro i vermi. Potamogeton striatum R. e P.j vern. Zuchi; nelle acque correnti ‘di. Tagnatagna . Pourretia coarctata R. e P..; vern. Chagual ; comu- me! nelle alture‘) e dirupi; ha le foglie armate di forti spine; il fiori sono pieni di un succo meloso; dall’ incisione degli steli sorte. una gomma, che merita di essere. esaminata, e potrebbe impiegarsi utilmente; gli steli secchi servono per far turaccio- li, e per ripassare. i raso}. \ {ol Pozoa coriacea Lag. nelle alture aride e nelle fes- sure delle rocche. : Prosopis Siliquastrum DC. ; vern. algarrobo. Albero di 4. a 5. piedi frequente nei terreni pietrosi circa i rivi della piariùra; i frutti servono ,d’ alimento al bestiame; il legno sincorruttibile nell’ acqua s' impie- ga in molti usi: La Ceratonia chilensis Molin. ap- partiene a questa specie. Prunus domestica Lin.; vern. cirnelo. Coltivato e- .stesamente pe’ suoi frutti, e per formar siepi. | Psoralea glandulosa Lin.; vern. culen; comune ne' ‘boschi circa i rivi, e nelle valli, se ne impiegano in medicina la corteccia e le foglie principalmente per calmare i dolori del ventre; dalla corteccia di quest’ albero sortono in primavera globetti resinosi, che s' adoprano per incerare il filo. La P. lutea Mo- lin. non'è che una mostruosità della precedente . Pteris chilensis Desv. e Pt. triphylla Bertero ; cre- scono ne’ boschi, nei monti, e nelle rocche; 1 ul- tima è differente dall’ Adiantum triphyllum Sm. che Kaulfuss colloca nella sua Cassebeeria . Puccinia Rosae DC.; graminis Pers., camposita- rum s polygonorum Schl. e Lycii Bertero; si dà il nome di polvillo a tutte le specie di Puccinia e di Tom. IV. 28 Fo9 Punica Granatum Lin.; vern. Granada; comune ; 1’ A. non dice se sia indigena ovvero coltivata. Pyrethrum Parthenium W.; vern.‘artamisa; sine contra così frequentemente che pare indigeno. Pyrus communis e Malus Lin.; vern. Peral, @& ‘manzano . Estesamente coltivati. Quillaja Saponaria Molin.; vern. Quillaj. Nei bo= schi a piedi delle colline, e nelle valli: de’ monti. S' innalza a 10. piedi e ne ha 2. di circonferenza; il suo legno serve a varj usi; la decozione della corteccia somministra una schiuma analoga a quella del sapone, e si adopera sopratutto per lavare le stoffe di lana. I botanici non vanno d’accordo circa la sinonimia di questa specie. Il DC. ne forma due; cui dà il nome di Q. Molinae e Q. smegmadermos . Lo Spr. colloca quest’ ultima colla Smegmaria emat= ginata W. Questi confonde la Qui/laja Molin. collo ‘ Smegmadermos R. e P. L'A. pensa che queste specie ‘ne formino una sola soggetta a variare nella figura delle foglie, e che le si debba conservare il nome datole da Molina. Quinchamalium chilense Molin. ; vern. quinchamali. Comune nelle colline e siti arenosi circa. i rivi; la ‘specie è talora vivace, e talora erbacea; si consi- dera come vulneraria . IL. Corsa» 423 InDIcAzIone DELLE Memorie DI Srorta NATURALE, cHE SONO STATE RECENTEMENTE O IMPRESSE NEGLI ATTI DELLE ACCADEMIE, 0 LETTE NELLE SEDUTE DELLE MEDESIME, OVVERO INSERITE NEI GIORNALI, Sedute dell’ Accademia delle Scienze di Parigi. 2 Seduta delli 6. Settembre: ale fa, anche a nome di Dumeril, un rapporto intorno una memoria di Breschet relativa all’ organo dell’ ndito dei pesci. Dopo aver fatto riflettere come l’o= recchio esterno divenga sempre più semplice nella sua struttura a misura che si discende nella serie dei ver= .tebrati, ed avere indicato le variazioni principali di strut- tura che presenta nei pesci l’ inteto organo dell’ udito ; 3 Relatori espongono un sunto delle nnove ricerche di Breschet. Questo anatomico si è occupato principalmen- te di cinque specie di pesci: la lampreda, lo storione , ..lo scombro (Scomber scombrus L.) 1° alosa (clupea alo- «sa L.), ed ìl congro, anguilla di mare ( murena con- i ger L.): spesso però ha avuto occasione di parlare ‘di ! 0 altre specie come il carpio, il tonno, il gaddo, ‘l’angelo, il milandro, la raja; di modo che la di lui - memoria , che è accompagnata da moltissime figure be- ‘ nissimo fatte, può in qualche modo esser considerata . come estendentesi, nel suo insieme sulla storia genera le dell’ orecchio nei pesci. __. Le osservazioni del dotto anatomico confermano în par= te ciò che è stato veduto più di recente, e presentano ancora diverse nuove particolarità. I Relatori domandano che l’ accademia approvi questa memoria e'ne ordini la | stampa tra quelle dei dotti stranieri. Le condizioni di | questo rapporto sono srate addottate dall’ accademia. Geoffroy Saint-Hilaire presenta un fanciullo maschio | mato con quattro arti posteriori, È figlio di nn carrozajo | denominato Evrat, al presente è in età di due mesì e | sembra goda ottima salute. La madre non si sovviene | d’essere stata offesa durante la gravidanza, ciò non ostante Ceoffroy vede in tre cicatrici che presenta la 434 «pelle. del fanciullo le traccie di lesioni sopravvennte alle uova che da prima esistevano isolate. I membri in ec- cesso sono, molto meno sviluppati degli altri, le teste dei due femori sono situate in una sola cavità, e le due coscie in tal modo ravvicinate coperte sono dalla stessa pelle ; ma dal ginocchio in giù Jle gambe sono separate. Propone per questa specie di mostruosità il no- me di i/èo-adelphe. L° onorevole accademico ha veduto di recente nelle vicinanze di Parigi.una gallina che pre- «sentava esattamente la stessa mostruosità . a: SON Ò Ci tI Seduta delli no. Settembre. Bennati legge una memoria sopra alcune malattie del- la gola che alterano la voce, considerate principalmente . nei cantanti; comedianti, oratori, edin tutte le persone che devono parlare in pubblico. Questa memoria può considerarsi come formante seguito all’ altra della quale si parlò nella seduta delli 26. Aprile. (T. III. pag. 424) e relativa alla formazione della voce nel canto. Le malattie sulle quali l’ autore discorre in questa memoria sono: il gonfiamento delle tonsille, l’impedito movimento dei muscoli formanti l’ istmo delle fauci, ed il prolun- gamento dell’uvola. Mediante i sussidj che propone non solo si guarisce il male, ma si tolgono ancora i cattivi effetti che per l’ addietro, coi metodi fino ad ora seguiti, duravano per lo più permanentemente . Boyer e Magendie nominati commissarii pel giudizio _di questa memoria . ., -Latreille legge un rapporto sopra una monografia de- gli insetti mèlitrophiles , di Percheron e Gaury. Cuviet Fed. legge una memoria intitolata = Essai de classification des vespertillions et descriptions de plusieurs espèces nouvelles = ° | Allorchè Cuvier e Geoffroy intrapresero di sottoporre ad un ordinamento o distribuzione naturale i vesperti- liones del Linneo, che in ‘allora comprendevano tutte le specie conosciute di pipistrelli, i loro vespertilioni pro= | priamente detti erano ix così piccol numero che non sen= tirono la necessità di classificarli a parte. Dopo quest’e=. poca le ricerche dei naturalisti hanno fatto conoscere fl i i 425 una grande quantità di nuove specie ; di modo ché; quantunquè sieno state separati dal genere quelle che munite sono di due denti incisivi nella mascella supe- riore, le specie che rimangono trovansi ancora in copia troppo grande, e difficilmente si prestano ad una classi- ficazione. Infatti poco apparenti sono le differenze nei caratteri specifici, e quelle dei caratteri generici, che pure trovansi grandissime, sono state quasi sempre tra- scurate dagli autori che hanno dato delle descrizioni. Il enere wespertilione , quale oggigiorno viene ammesso , è dunque uno dei più irregolari e difficili a studiarsi che presenti la Zoologia. i ‘ Prendendo ad esame ( continua sempre l’ illustre au= tore) l’ importanza relativa dei caratteri sui quali si può speraré di fondare una buona classificazione dei vespers tilioni ci accorgiamo da prima , che i denti esser non possono quasi di verun soccorso , atteso che le differen ze che presentano da una ad un?altra specie sono ap= pena visibili. Puossi dire altrettanto degli organi del movimento, la disposizione dei ijuali è sensibilmente la stessa in tutte le specie. Dopo queste due fonti di ca- ratteri specifici trovate insufficienti, si presenterebbero quelle della forma generale della testa, e degli organi dei sensi; i vespertilioni infatti considerati e confrontati tra loro sul rapporto della conformazione della testa presene tano tre tipi ben distinti, collocandosi per tal modo na» turalmente in tre gruppi, che denominare si possono Sèro® tinoides, noctuloides , e murinoides. Nella testa dei se=- rotinoidi 1’ encefalo è compresso , gli ossi mascellari sono brevi, larghi, rillevati nell’ estremità, Nei roctuloidi l’encefalo è ellevato , i mascellari sono ugualmente brevi e larghi, ma compressi nella loro estremità; 1’ angolo facciale è di 45. gradi cioè di'un terzo maggiore che nei serotinoidi. Nei murinoîdi finalmente la testa ‘è caratte- rizzata da un encefalo convesso il quale è rillevato mee diante una sensibile depressione dei mascellari, che sono stretti ed allungati. Insomma la testa ‘ossea in ‘questi diversi tipi presenta differenze tanto marcate quanto lo sono quelle che distinguono le teste dei cani da quelle dei gati, e queste e quelle dalla testa di martora o di orso. mati 426 si i Se dall’ esame del teschio si passi a quello degli or= gani dei sensi esterni, troviamo che lo sviluppo di que- sti organi è proporzionato all’ importanza che nelle ji verse specie hanno i sensi ai quali corrispondono; così p. e. nei pipistrelli siccome la vista sembra loro poco necessaria, movendosi liberamente e speditamente an= che schiantati gli occhj; così in essi questo organo è piccolo, poco apparente, e poco idoneo quindi a fornire dei caratteri facilmente visibili. Il seuso del tatto da alcuni naturalisti era stato considerato quasi come supe plementario di quello della vista nel dirigere l’animale nei diversi movimenti, ma gli esperimenti di Spallanzani hanno mostrato che questa opiuione è erronea, mentre i pipistrelli dirigonsi ugualmente bene nel volo anche dopo che fu reso ottuse il senso del tatto, Lo stesso dire non si può dell’ organo dell’ udito, e si è generalmente d’ac- cordo oggigiorno nell’attribuire principalmente agli orec+ chi la facoltà, tanto rimarcabile nei pipistrelli, di giudi= care della vicinanza dei corpi contro i quali urtare po- trebbero nei loro movimenti rapidi ed irregolari . L”ors recchio perciò considerare si deve nei pipistrelli come l’ organo dei sensi predominante, e le modificazioni che può presentare atte a fornire degli ottimi caratteri pet una classificazione . olii Le modificazioni dell’ orecchio osservansi principalmen= te nelle forme e direzione della conca esterna e del l’orecchione, piccola appendice libera colocata davanti al foro uditivo. La conca nelle specie fino al presente conosciute si può presentare sorto sette diverse forme ; 1.° incavata nel orlo; 12.° ottusa; 3.° in forma di capuccio; 4.° a foggia di cono; 5.° ad imbuto; 6.° versante nell’ orlo ( èvasèe ) ; 7.° ovale. Anche 1’ orecchione aver può di- verse figure essendo ora in forma di lesina ; di coltello ; di clava; di petalo; semicordato ec. Si vede che me- diante queste due serie di elementi, che si combinano due a due, fissare si possono distintamente i caratteri delle specie . rn Alle notabilissime differenze della organizzazione di- f stinte nelle tre sezioni dei serotinoidi, noctiloidi, e murinoidi gi potrebbe credere dovessero corrispondere r | 427 marcate differenze nei costumi; ma la vita di questi animali, passata quasi per intero nella oscurità, ci è anche troppo imperfettamente nota perchè si possa de- durne delle fondate conseguenze, Ciò non ostante nel piccol numero di osservazioni possedute dalla Scienza si vede di già assai chiaramente che la differenza da un gruppo all’altro, è basata tanto sulle abitudini quanto sulle forme. Così per parlare solo delle specie le più famigliari, la serorina pare che nell’inverno cada in un intorpedimento molto più profondo che non lo è nella nottola o nel murino; diffatti in primavera si fa vedere più rardi, in estate non esce che dopo il tramon= to, vive appajata nelle fenditure dei vecchj alberi. La nottola al contrario nei bei giorni sul finire dell’inver» no tosto si fa vedere, e provvede ai proprii bisogni molto tempo prima del tramonto: da principio il di lei volo è ellevato, ma a misura che l’ oscurità della notte si avvicina sì abbassa, e rientra nel suo nido all’ appa» rire del sole, cioè o negli oscuri e vecchj fabbricati, od entro le cavità degli alberi: questa specie forma delle truppe di ro. a 20. individui di tutti i sessi. I murini sembra vivano solitari, e durante il giorno nascondonsi ugualmente nei vecchi edificii e nei tronchi scavati degli alberi, La memoria è terminata dalla descrizione di dieci nuove specie di vespertilioni, sei delle quali apparten= gono all’America settentrionale, e quattro alle Indie orientali, Seduta delli 21. detto» Mirbel legge, anche a nome di Cassini, un rapporto so- pra una nota rimessa all’accad. da Schultz, e relativa ad un movimento circolatorio scoperto , in un determinato ordine di vasi, nelle piante fanerogame. Da lango tempo era stato veduto'!un movimento circolatorio nei vasi che contengono la-linfe; prima però di Schultz nissuno ave- va sospettato questo movimento circolatorio nei vasi che’ contengono il suco proprio. Le osservazioni fatte a tale effetto dall’ autore della nota, e ripettute dai commissa= gii, mettono il fatto fuori di dubbio. Dopo che si furono assicurati bene del fenomeno sopra pezzi isolati , ed eb- 28 4 a veduto il movimento del fluido contenuto nei vasì vitali, fluido al:quale l’autore ha dato ilnome di Latex, i Commissarii temendo che questo movimento esser po» tesse accidentale , prodotto cioè nell’ atto. della separa- zione della parte. esaminata, o che risultasse da un qualche fenomeno fisico, analogo a quello della \endosmo- si, risolvettero di sottoporre alla osservazione una foglia unita alla pianta. Una foglia di chelidonia situata sotto la lente ha fatto vedere un movimento ben distinto del- le mollecole colorate: nuotanti nel /azerx. Sembra che Schultz ammetta che queste molecole sieno animate da mn movimento spontaneo , però i commissari: non posso= mo addottare questa opinione: anche in pochi altri punti sono di parere diverso da quello dell’autore della [nota ; del resto riguardano la scoperta come cosa della maggio» re importanza per l’ anatomia e la fisiologia vegetale, e perciò domandano la stampa di questa nora nella rac- colta degli Scienziati stanieri, ugualmente come la ri produzione dei bei disegni dai quali è accompagnata. Arago riferisce un fatto relativo alla scoperta di Schultz e del quale pare che i Relatori non avessero notizia, Schultz portato avendo all’ Osservatorio iun fragmento di pianta per farvi vedere la circolazione , questa parte sottoposta al microscopio non presentò verun movimento nel latex, Schultz disse che questa sospensione di moto era dovuta allo scuottimento portato alla foglia dal mo» vimento della vettura sulla quale 1’ aveva. trasportata, cosa da lui altre volte osservata: infatti dopo qualche tempo la circolazione riccominciò, però più lentamente | di quello succeda per l’ ordinario. i I Commissarii detto avendo nel loro rapporto che la f circolazione osservata da Schultz nei vasi vitali sembra» va analoga a quella presentata dagli animali, Mager- die fa osservare che queste due circolazioni presentano una essenziale differenza in quanto;chei,negli animali esiste una causa conosciuta di impulsb:pella contrazione del cuore, e che nulla di somigliante-spiega lo sposta= { mento del fluido nelle piante. » | Dumeril riflette che esistono nella economia animale delle citcolazioni senza agente meccanico visibile di im pulsione, e che di ciò ne offre un esempio il sistema ff della vena porta. 429 Curvier fa rimarcare che. una circolazione. evidentissi= ma si osserva in una quantita d’animali privi di cuore; che questo organo altro non è se non una appendice acidentale dei sistemi circolatorii, e che infine negli in- setti stessi la circolazione sembra del tutto analoga a quella veduta in alcune piante , p. e. nelle care. .. Serres aggiunge che nel pulcino il movimento circo» latorio. preesiste alla formazione del cuore, e che 1’ analo- gia porta a credere che lo stesso accada anche nei feti dei mammiferi , De Poisenille legge una memoria sulle cause del mo- vimento del sangue nelle vene. Mediante un” apparec- chio simile a quello che ha di già impiegato per misu- rare la forza del cuore aortico l’ autore cerca di apprez- zare l’ effetto che ha sul movimento del sangue venoso la dilatazione del petto, e quella delle cavità destre del cuore, Conclude dalle sue esperienze, contro 1’ opinione di Rugenbuhler e Barry che queste due dilatazioni non sono la causa principale del movimento del sangue nel le vene, ma solo cause accessorie . Seduta delli 4. Ottobre. (A I De Humboldt presente alla seduta fa omaggio all’ Ac- cademia di un’opera sulla direzione delle catene di montagne dell’interno dell'Asia, e sui vulcani che vi si trovano. Abel Rèmusat e Klaporth pei primi avevano supposta, sulla fede di manuscnitti chinesi e giaponesi, l’ esistenza di questi vulcani distanti da 4o0., a 500. le- ghe dal mare. Humboldt nel suo viaggio all’ Oural ha raccolto nuove indicazioni sullo stesso soggetto ed ha bastantemente comprovata l’ esistenza di vulcani situati molto pa al nord di quello lo siano gli altri conosciu- ti. Del resto l’aut. fa osservare che il mar Caspio aven-= do certamente altra volta ocupato una estensione molto maggiore, le montagne vulcaniche dell’Asia trovavansi in condizioni diverse da quelle in cui si trovano presente- mente. La carta unita all’opera di Humboldt presenta un prospetto dell'altezza delle principali carene di mon- tagne che vi sono figurate, . Si sa che due persone le quali accompagnavano Hum 430. boldt nel suo viaggio all’Oural, cioè il conte Pallier e Smith scoprirono dei diamanti, nei terreni di trasporto che sono alle falde di questa catena di monti. Otto dia- manti furono trovati in nino spazio di tempo assai bre+ ve, ma sopravvenuto l’ inverno fu sospesa l’esplorazio= ne, ripresi i lavori nell’estate seguente se ne sono rin venuti altri sette: si può sperare che ne troverà di più in seguito, giacchè questo cantone che contiene l’ oro ed il platino come quello di Minas-Geraes nel Brasile sembra gli rassomigli anche sotto gli altri rapporti . Geoffroy legge una memoria su gli animali le spoglie fossili dei quali si rinvengono sui confini maritimi della Bassa Noimandia, indicati per i’ addietro sotto i nomi di cocodrilli di Caen e di Honfleur. L'onorevole accademico in un lavoro che data dal 1825. aveva fatto vedere, che questi animali differiscono per diversi caratteri essenziali dai cocodrilli viventi, ed aveva per essi stabilito due nuovi generi sotto i nomi di feleo-saurus , e stereo-sau- rus. I cocodrilli considerati per lungo tempo dai natu= ralisti come formanti soltanto un genere di Saurii, ne erano stati separati da de Z/einville , il quale, vedendo nell’ orecchio osseo di questi animali una disposizione occupante un posto di mezzo tra quelle dei Saurii e delle Testuggini, ne aveva formato un’ordine distinto sotto il nome di emido sauri. Geoffroy Saint-Hilaire am- mettendo l’importanza di questo carattere, ed 11 nuova ordine formato, pensato aveva che il carattere dominante dovesse essere rintracciato nel canale nasale, il quale, pei cocodrilli è nello stesso tempo organo di respirazio= ne, e di olfato, Il canale nasale presenta nelle diverse classi di ani- mali delle variazioni sensibilissime. Dalla faccia dove ha l’anteriore apertura prolungasi più o meno all’in- dietro, a spese di un numero or maggiore or minore di ossa. Nei pesci\lo sbucco posteriore si confonde coll’an- teriore, cioè a dire manca del tutto il primo j nei ret= tili 1’ apertura posteriore è al di dietro dei mascellari; nei mammiferi si prolunga di più, e la parte posteriore è formata a spese dei palatini nei cocodrilli» finalmente il canale si continua al di là, ed il suo piano inferiore è formato posteriormente dei palatini posteriori, ossa ; 4350 che nei mammiferi non si uniscono sulla linea media; esistendo in rudimento sotto il nome di apofisi pterigoi» dee. Geoffroy trovato avendo questo carattere in ùn gran numero di specie viventi, le une appartenenti ai coco- drilli propriamente detti, altre ai gaviali, altre infine ai caimani, lo cercò ancora nei pretesi cocodrilli di Normandia. Trovò che in questi animali il canale nasa- le aveva una disposizione diversa che s’accostava di più a quella dei mammiferi. Dietro ciò credette doverli se- parare del tutto dai cocodrilli e Ii designò col nome di teleo-sauri , volendo con questa parola indicare che li considerava come sazriî pervenuti nella scala zoologica ail un grado superiore a quello dei cocodrilli atrtualmeu= te esistenti, Per stabilire questo nuovo genere l’autore nel 1825. non aveva che dei fragmenti molto imperfetti, ma in un viaggio recentemente intrapreso in Normandia ha ve- duto dei pezzi molto più completi, che interamente con- fermano la sua prima congettura, Una modificazione tanto importante quale si è quella che presenta il ca- nale nasale dei teleo-sauri doveva trarne con se molte altre nella organizzazione di questi animali. Infatti og- gigiorno indicare se ne possono parecchie altre ; si ‘sà p. e. che i denti erano diretti orizzontalmente , ed es- sendo benissimo conservati nella loro punta dovevano essere diffesi da labbra mobili, Si sà che il sistema in> tegumentale presentava delle scaglie le quali invece d’ essere jurra poste come quelle dei cocodrilli sono im= bricate come quelle dei pesci. Seduta delli 11. Ottobre. Geoffroy Saini-Hilaire legge una memoria portante il titolo = De la Specialité des formes de l’ arriére-crane chez les crocodiles , et de l’ identité des memes conditions organiques chez les teleo-saurus = Come lo aveva di già detto nella precedente memoria; l’ autore osserva che i teleo-sauri richiamano alla mente la organizzazione dei mammiferi per la brevità del loro canale nasale; ma a questa sola particolarità si limita tutta la rassomiglianza della testa ossea , e la regione 432 posteriore del cranio dei teleo-sauri è una ripetizione di quella dei cocodrilli, Questa miscela di due tipi si fa vedere ancora in altri gradi della scala animale. Così il formichiere, myrmecophaga jubata, presenta un canale nasale prolungato a spese dei palatini posteriori, e quin= di somigliante a quello dei cocodrilli, nel mentre che tutto il rimanente della testa ha la struttura propria degli altri mammiferi, Nei cocodrilli e teleosauri 1’ ordinamento dei pezzi della regione posteriore del cranio è reso necessario dal- Ja disposizione particolare della parte ossea dell’ organo dell’ udito, Le due roche infatti o regioni petrose, in- wece d’ essere sirnate al di sorto del cervello ed isulate 1’ una dall’ altra, come nei mammiferi, sono collocate al di sopra. e riunite nella estremità, di maniera che le loro cavità incontrandosi formano un canale comple- to. Le ossa vicine sono state strascinate in questo spo- stamento e condotte in tali posizioni che i naturalisti i quali nel denominarle non sono guidati dal principio di connessione sonosi ingannati in tutte le loro determina- zioni; sembra anzi che alcuni di essi non abbiano in nissun modo riconosciuta la parte petrosa . Per tal mo- do quantunque si legga in Cwvier la frase seguente = la roca nei cocodrilli occupa l’ordinario posto e soddista agli stessi usi, però contiene snlo in parte il laberin- to, il quale si prolunga negli ossi vicini = suppor si deve che questo anatomico non abbia giammai yedu» ta la roca isolata, nè determinati i limiti di essa, giac= chè in una delle tavole della sua opera dove rappresenta nella faccia superiore ed inferiore la testa del cocodril- lo, non indica mediante veruna lettera la roca, quan= tunque siano in tal modo notate tutte le altre ossa del cranio e della faccia, La perfetta rassomiglianza che presenta la disposizione della posteriore regione del cranio nei cocodrilli e te- leosauri non può ciò non ostante rayvicinare i cocodrilli ai teleosauri di tanto, di quanto li separa la difterenza del loro canale nasale, e tra loro rimarrebbe una lacue ma grandissima se non si trovasse un intermedio nei keneo-sauri animali fossili sui quali }’ autore richiamerà «quanto prima l’ attenzione dell’ accademia. A tal pro= 438 | posito fa Egli osservare che la scoperta degli animali fossili è sopratutto importante im quanto che toglie le lacune che sembra esistano nella scala zoologica allorchè si esaminino soltanto le specie viventi. Questa scoperta permette ancora che seguir si possano passo passo le traa sformazioni che nel giro dei tempi hanno subito gli ani= mali sotto l’ influenza delle diverse cause modificanti al . le quali è stato soggetto il nostro pianeta dopo che la ‘vita ha cominciato a manifestarsi sulla di lui superficie, Terminata la lettura di questa memoria Cuvier pren- dendo la parola seggiunge = Avevo promesso a me mede- simo di non rinnovare nel seno dell’ accademia delle di- 8cussioni che sembranmi poco profittevoli alla scienza; ma serbando oggigiorno il silenzio credere si potrebbe che ‘giusti fossero i rimproveri a me diretti. Io mostrerò dun» que che ho conosciuto la roca, e che sarò in seguito costretto a provare che Geoffroy non l’ha conosciuta ; farò vedere, come l’ho altrove osservato, che quest’os= ‘so racchiude solo una parte del laberinto, disposizione che del rimanente non è limitata ai soli cocodrilli, ma s'incontra nella maggior parte degli ovipari, compresi gli ‘nccelli. È ben vero che nion ho indicato la roca nelle tavole di cui parla il nostro collega, giacchè avendo rap- presentato soltanto la testa intera erami impossibile, ‘sotto qualunque aspetto la mostrassi alla superficie , di ‘far vedere un osso che è del tutto interno ; ma Geoffroy avrebbe ben potuto vederla nelle preparazioni da me ‘fatte, e che in quaiche modo equivalgono ad una pub- blicazione. = De Humboldt presenta all’accademia diverse ‘opere tedesche, molte delle quali contengono delle scoperte da lui o dai suoi compagni fatte’ nel viaggio ai Monti Urali. Fra gli altrì si distingue un lavoro di Z4renberg sulla organizzazione e la classificazione degli infusorii. Avendo questo dotto naturalista veduto che gli infuso» ‘rii si alimentano colle particelle solide tenute in ‘s0= spensione nei liquidi entro cui vivono , ha profittato di questa osservazione per studiare la loro organizzazione collocandoli nell'acqua carica di indago o di carmino. Ha per tal modo ottenuto delle injezioni perfettissimo în blu od in rosso di tutti gli organi cavi comunicanti 434 col canale intestinale. I bei disegni che accompagnano il resto di quest'opera la rendono ancora maggiormente utile, e la conosciuta abilità di Ererzberg nel. manega gio del microscopio non permette si dubiti della loro esattezza. Seduta delli 25. Ottobre. Duverney professore nell’accademia di Strasburgo leg= ge una memoria = Sui caratteri che somministra l’ana= tomia per distinguere i serpenti velenosi da quelli che non lo sono =. Da parecchii anni diversi viaggiatori riferivano che nelle Indie, al Brasile, in Affrica certi serpenti eredevansi nocevolissimi, quantunque i Natte ralisti li giudicassero innocenti, mancando loro i lunghi denti incurvati e movibili che le vipere presentano pres- so la punta della mascella superiore ; particolarità tro vata nei caudissoni, e nelle altre specie velenifere, me- glio conosciute. Si doveva credere che i timori dei na- turalisti fossero mal fondati, ovvero che i caratteri cre- duti proprii a far distingnere le specie nocive, e fino al presente ammessi, fossero insuflicienti ? Lo scioglimento di questa quistione interessava grandemente l’ umanità, e Duverney ha fatto su tal proposito molte ricerche non ,solo sui serpenti della bella collezione del Museo di Strasburgo, ma sopra quelli ancora delle Sale di Ana- «tomia comparata del Museo di Parigi, che Cuvier gli ha permesso di esaminare. Molto spesso confondonsi tra Ioro le glandole veleni= fere , e le salivali. Duverney ha pensato che due umori tanto dissimili quanto lo sono in certi serpenti il veleno e la saliva dovevano essere preparati da organi distinti, ed affine di conoscere la loro diversa natura ha esami» nato da prima Îa struttura e posizione delle vere glan= dole salivali nei serpenti certamente veleniferi, La stessa glandola lagrimale era stata creduta da Cha- ras, e recentemente anche da Desmoulins,l° organo se- :paratore del veleno, quando invece Fontana riguardata ‘l’aveva quale glandola linfatica o salivale: era dunque ‘mecessario di determinare ancora la forma, struttura, e erapporti di posizione che presenta questa stessa glandola Jagrimale nei diversi serpenti, del che si è pure occu- pato Duverney + 435 Assegnati alle diverse glandole i caratteri che le di- stinguono esaminare si dovevano ancora le differenze che nelle diverse specie di serpenti, velenosi o nò, pre= sentano le mascelle relativamente ai denti, ed aì mu= scoli che le movono. Parecchj di questi interessanti ar= gomenti avevano di già formato il soggetto delle ricerche di anatomici distintissimi tra i quali basterà citare G. IF. Meckel, e Schiegel: veruno però esaminato aveva .}’ insieme di questi caratteri in modo da poterne dedur= re delle generali conseguenze , nè siffatte ricerche era= no mai state estese sopra un numero tanto grande di ispecie, nè convalidate e dimostrate con tanta copia di importanti ed esatte figure, come lo ha fatto Duverney. Nelle moltissime dissezioni richieste da un lavoro di iquesta fatta facilmente l’ anatomico si espone alle pun= ture alle incisioni con strumenti impregnati di veleno ; ‘ giova molto il sapere fino a qual punto la ferita può ‘riuscire pericolosa. Di ciò 1’ autore se ne è assicurato mediante l’esperienza , e può asserire francamente, che .verun pericolo sovrasta all’ anatomico allorquando i ser» enti sono stati conservati per qualche tempo nello spi- Tito Le. conclusioni alle quali Duverzey è dalle proprie ri- cerche condotto sono le seguenti. 1.° Che i serpenti velenosi aventi denti uncinati an- teriori, vipere cioè, crotali, naja, elops , trigonocepha- la, bongarus, hydra ec. presentano l’ apparecchio vele- mifero il più pericoloso e meglio disposto. per produrré una ferita ed innestarvi il veleno. 2.° Che vi sono molte. altre specie di serpenti velenosi. non solo tra i generi Dipsas di Laurenti, e Cerderus di ICuvier , come lo hanno di. già annunziato i maturalistl Olandesi Reinwardt, Boie, e Schloegel, ma che no esi= stono ancora parecchie altre specie male a proposito «comprese nel genere Coluber. (1,8:° Che i serpenti velenosi di questa seconda serie j vale a dire quelli mancanti di denti ucinati anteriori, hanno dei denti uncinati veleniferi posteriormente, prese so l’ estremità delle serie dei denti mascellari superio= ri. Questi denti, generalmente più piccoli di quello lo giano gli uncinati anteriori y invece dell’ interno canala 436 percorso dal veleno presentano un solco superficiale. Di più la loro glandola che prepara il veleno è general= mente più piccola, e totaltuente od in parte fuori del» l’ azione comprimente del muscolo crotafite anteriore, il ‘ quale nei serpenti velenosi della prima serie, cioè con Ca denti uncinati ‘anteriori, comprime la glandola, e rende più facile l’irinesto del veleno nella ferita. Per la po» sizione dei denti verso il fondo delle fauci i serpenti. & denti veleniferi posteriori non possono offendere od av= velenare la preda se non nell’ atto della deglutizione od addentandola con tutta l’ estensione delle mascelle, ©» Person legge una memoria sopra un galvanometro di sua invenzione mediante il quale si può conoscere l’esi- steriza delle correnti debolissime, e di brevissima dura- ta. Una delle prime applicazioni fatte dall’autore del suo strumento, ha avito per scopo di riconoscere; se la elettricità la quale agisce tanto potentemente anche do- po la morte; sino a produrre delle convulsioni o movi= menti muscolari evidentissimi, esser potesse l'agente impiegato dalla natura per produrre i movimenti rego- lari durante la vita : dopo la scoperta fatta da Galvani nel 1789. una quantità di fisici ha tentato innutilmente di dimostrare che il modo di agire del sistema nervoso in un’animale vivente sia analogo ‘a quello di un ap» parecchio elettrico. Ciò non ostante la recente teoria di Prevost e Dumas è sembrata tanto ingegnosa 3 che 1*0= pinione la quale ammette nei nervi delle correnti elet- triche ha in seguito trovati molti seguacî. Coll’ idea di pur giungere al positivo scioglimento di questa quistio» ne, Person ha intrapreso una serie di esperienze engli animali viventi variandole in mille modi. Adoprava Egli degli strumenti di ‘una delicatezza estrema e proprii ad indicare delle correnti di una durata infinitamente brè= ve. In alcuni casi ancora aveva accresciuto, mediante l’ uso della noce vomica; la irritabilità degli animali sot= ‘toposti alle esperienze , di modo chie il minimo contatta determinava una contrazione tetanica: ciò non ostante ‘in verun caso ottenne il minimo segno d’ elettricità. . Un tale risultamento ha portato Person ‘a considerare ‘come priva'di fondamento l’ ipotesi delle correnti elet= triche nei nervi, e sostiene la propria opinione.colle ra- gioni seguenti. 437 ‘ Giammai si è potuto comprovare il minimo indizio di elettricità in un punto qualunque del sistema nervoso, quantunque i mezzi impiegati per siffatte ricerche aves- sero dovuto sortire un buon effetto, poichè è dimostrato dall’ esperienza, che le correnti elettriche, se esistessero, passerebbero dai nervi nei metalli, che sono migliori con= duttori, i La esperienza facendo vedere che i nervi non sono per la elettricità migliori conduttori dei muscoli, una corrente elettrica non può rimanere sui nervi se non in quanto che si supponga, che il loro inviluppo sia un eorpo isolante; ma quantità di esperimenti comprovano che. il neurilema è incapace di isolare le più deboli correnti, per modo che una corrente incaminatasi per un nervo, invece di seguire le di lui diramazioni, passa mei muscoli tosto che per questi il viaggio si. fa più bre- ve. Ciò spiega facilmente tutte le irregolarità che gi osservano negli esperimenti galvanici + = Allorchè sì irrita, si stira, o sì cauterizza un nervo del movimento, i muscoli ai quali si distribuisce entra» no in convulsioni; una corrente elettrica agisce nello stesso modo senza che sia necessario che percorra la lun» ghezza del nervo, e le contrazioni hanno luogo per quan- to piccola sia l'estensione della porzione di nervo attra= versata, . E ben vero, che le esperienze di Walsh, di Hum= boldt , Gay-Lussac, Fahlberg ec. non permettono si du- biti, che la commozione comunicata dalla torpedine e dal gimnoto non'sia prodotta dalla elettricità: ma se l’ or= gano proprio di questi pesci sviluppa il fluido elettrico, non si deve dedurne da ciò che il sistema nervoso ese» guir debba la stessa funzione, anche perchè ha una struttura totalmente diversa da quello. Il nuovo strumento proposto da Persor rischiara di» yersì punti della storia dei pesci elettrici: fa vedere p. e..per qual motivo si sente la scossa allorquando si porti la torpedine sulla mano nuda, e non già se sì collochi 1’ animale sopra di un piano metallico ; perchè Davy ab- bia potuto attraverso del galvanometro di Schweiger pro- vare dei smovitnesità, detoibii ; senza che l’ago mostrase se la più piccola deviazione. Tom. IV. 29 38 p-00E fiir Anatomie und Physiologie — Archivii di anatomia e fisiologia di I. F. Meckel. Luglio - Settembre ‘1829. (vedi T. II. p. 2.45. ) Questo fascicolo contiene i seguenti articoli. 1.° Sull’ uovo dei mammiferi prima della fecondazio= ne, di Plagge di Bentheim , pag. 193. con due figure . L’ autore cita quivi quanto pubblicò in proposito. nel m7.° volume di questo stesso giornale , cioè che 1° ovulo dei mammiferi si sviluppa primitivamente nelle vesci= chette delle ovaje ( uova di Graaf), non già , come lo pretesero E. Home, e Bauer , nei corpi lutei: soltanto al= lorchè 1’ uovo esiste di già formato la vescichetta. dele l’ovaja comincia a trasformarsi in corpo giallo; in ulti= mo l’autore confronta l’ ovulo dei mammiferi coll’uovo degli uccelli. l 2. Jaeger, Descrizione e figura di una mostruosità singolare osservata in un’ agnello ed in una capra, pag. 202, — Consiste questa mostruosità , somigliante in am- bidue le specie , nella riunione delle orbite, nella man- canza del naso, nell’accorciamento della mascella supe» riore, ed innalzamento della inferiore. 3. Miller Gio. di Bonna , sulla struttura degli occhi del Murex tritonis Lin. con fig. pag. 208. Di già Swammerdam aveva esaminato gli occhi visibili sull’ estremità di un pajo dei tentacoli della lumaca, @ descritto nei medesimi degli umori trasparenti ed un cri- stallino. In questi ultimi tempi Stiebel ha assoggettato a nuove ricerche queste stesse parti, estendendole anche al ciclostoma viviparo, nell’ occhio del qual mollusco ha egli veduto la coroide, l’iride, ed il cristallino. JMiller descrive presentemente l’occhio del Murex tritonis: que- sto animale, come si sa, ha gli occhi alla base dei ten= tacoli. Una cornea trasparente, continuazione della pelle , copre il globo dell’ occhio senza aderirvi; questo globo si compone della sclerotica , grigia al di fuori, nera al di dentro, La parte anteriore di questa sclerotica presenta un largo foro o pupilla, il contorno della quale mostra un anello nerissimo rappresentante l’ iride . Il globo del- l’ occhio contiene una massa vitrea alquanto solida, rap- presentante il corpo vitreo ovvero il cristallino. L’ aut. non ha potuto discernere la retina , 0 pinttosto non ne 439 ‘ha veduto che dei brani nei due individui che aveva a sua disposizioue. Il nervo ottico è un filamento del tron= co nervoso diretto ai tentacoli, si insinua nella regione ‘posteriore del globo dell’ occhio come all’ordinario. 4. Rathke di Dorpat , Osservazioni sull’ AxolotZ dei | Messicani , pag. 212. 5. Meckel I. F. Osservazioni sulla disposizione dello carotidi negli uccelli pags 221. (ved. Bu/les. des Sc. na- turelles T. x1x. N.° 205.) i 6. Dello stesso, un cenno relativamente alla storia dello sviluppo dei polmoni , pag. 230, L’antore si .di- fende contro un passaggio di Rathke nel quale quest’ ul- ‘timo gli attribuisce a torto di avere ammesso, che 1’ or- gano polmonare era doppio nella prima sua formazione nei mammiferi . Id 7. Dello stesso , sopra due ossa particolari proprj del- l’ erinaceo pag. 233: — Trovansi questi ossicini nei ‘pi= lastri del diaframma dove la loro porzione tendinea si fa carnosa, all’ incirca davanti il mezzo della seconda vertebra lombare. Questi ossicini sono intimamente uniti alla sostanza del diaframma, molto meno alle cartilagini intervertebrali. La loro forma è appianata, la maggior estensione d’ alto in basso ; la lunghezza di circa 3. linee, la maggior larghezza di una linea e mezzo, sono sottilissi= mi. Corrispondono alla parte superiore del foro, attraverso del quale l’ aorta discende nell’ addome, ed abbracciano | esattamente quest’arteria . Esistono tanto nel maschio quanto nella femmina , nel feto arrivato a maturità non sono ancora visibili, Indarno ha l’autore cercato questi ossetti nella talpa, nella martora, nella volpe , in va- rie specie di pipistrelli, e nell’ Hamster. Opina egli che rappresentino un osso in forma di V, ovvero una apofisi | spinosa inferiore delle vertebre, anche perchè 1’ aorta passa nell’interstizio lasciato da questi stessi ossicini. 8. Rapp di Tubingia, sul cappuccio della Phoca cri- “stata, pag. 236. con una fig. Crede l’autore che il cap puccio collocato sulla resta di questo animale, e suscet= | tibile di gonfiarsi considerabilmente, sia una specie di serbatojo d’ aria che serve all’animale durante la totale sua immersione nell’acqua. Questo cappuccio è una di- pendenza della parte carnosa del naso ; allorchè si gonfia 4ho le narici sono chiuse mediante particolarì sfinteriî, ‘e l’aria del polmone, spinta attraverso delle narici poste riori, lo riempie e distende enormemente. Collocato que- sto cappuccio subito al davanti della porzione ossea delle fosse nasali, è diviso come queste ultime mediante un setto membranoso, continuazione del setto osseo delle © narici. 9. Busch farmacista a Bleckede , mancanza del reno sinistro in un porco, sostituito da una-vescica ripiena ‘d’‘acqua., pag. 264. — Il porco che presentò questa ab- -‘normità aveva due.anni, nè era morto per malattia. La vescica, occupante il posto del rene, era internamente di visa in più sacchi renifotmi comunicanti tra loro me- diante l’interna parete. Il liquido contenuto pesava, 6. libbre, il colore era citrino, il sapore alcalino-salino 3 conservato qualche tempo in'luogo caldo, spandeva un odore ammoniacale come'l’orina in decomposizione, — Po= so specifico 1,007. — Composizione chimica di Urèa con qualche traccia di resina . + 12,50000 Materia analoga all’osmazoma . + » + 51,20000 Carbonato neutro di potassa +. + + ‘Idroclorato di potassa + + è + e è » Solfato di potassa . + +00 +. Fosfato di magnesia ammoniacale . Albumina' dati fag piso aio Materia estrativa apimale. . *.. + «+ «+ 9,89910 13,99740 13,71495 « + 6,950000 +4. 1,90000 » + 12,42899 PRA O a e 122,00000 gre ————___——————_————————T L’ analisi mostra abbastanza quanto questo liquido ras= somigliasse all’orina. L'autore però ha dimenticato di notare se questo tumore comunicasse ‘0 no, mediante l’ uretere, colla vescica . ro. Z. R. Rengger. Sugli effetti dei morsi dei serpen= ti velenosi dell’ America meridionale , mento curativo , pag. 271. L’autore, che per 6. anni si è trattenuto nel Paraguai, . . e sul loro tratta» ha fatto parecchie osservazioni sopra questo importan= «te argomento . Il Paraguay possede molte di queste noce- volissime specie di rettili dei generi Crotalus, Bothrops, 441 Lachesis , Cophias; Elaps ec. Influiscono a tendere più pericoloso il morso la mole maggiore del serpente ,;1’es- sere egli irritato, riscaldato dalla remperatura alta del- l’atmosfera: se la persona morsicata è giovine, debole; gracile, di temperamento sanguigno soffre più pronta» mente. La cura locale è sempre da preferirsì nel. primo istante della morsicatura, cioè 1’ amputazione della par= te offesa, la scarificazione, le lozioni ec. ; se manifestansì sintomi di assorbimento effettuatosi, giova l’ emetico, e poscia 1’ uso continuato degli stimoli diffusivi. ( Bullettin des Sc. Mèdicales par Ferussac N.° 6. Giu- gno 1830, pag. 354 = 360. ) Iside di Oken, 1829. ( vedi pag. 11.) Fascic. VII. — Indicazione di un viaggio zoologico alle isole del Cattegat nel Luglio del 1824., di Federico Faber, pag. 717-723., e pag. 881-885. — Alcune im+ portanti osservazioni intorno a degli uccelli rari, del conte Gourus-Droitaumont , estratte da parecchie lette- re da Brehm., pag. 724-736. Queste osservazioni ri= guardano 1.° L° Emberiza rufibarba; 2° L’ Erythtina al- bifrons Br. ( Pyrrhula rosea Temm.); 3.° La Muscicapa parva Bechst.; 4.° La Muscicapa collaris Bechst, (muscic. albicollis Temm.) — Wagler, aggiunte al suo Systema Avium 3,* continuazione (vedi l’indice del fascic, v. pag. 117), pag: 736-762. I generi illustrati in questo articolo sono; 22. genus Megapedius; 23. Rhyncops ; 24., Coracias; 25. Grus; 26, Columba; 27. Crypturus; 28. Nothura ; 29. Rhyncotus; 30. Gracula ; 31. Ptilonorhyn= cus; 32. Corvus; 33. Pica; 34. Psarocolius ; 35. Oriolus ; 36. Ibis ; 37. Ocypites — Alcune esperienze sulle mute degli uccelli, di Costantino G/oger pag, 763-775. Fascic. VIII. — B/asche , sulla siguificazions del sen= so per l’ armonia nella Natura umana pag. 793-804. — Dieci specie del genere Zchneumon Fab. nel suo Syste= mate Piezatorum, descritte sugli individui della collezio- ne di Tonder-Lund a Kopenhagen, del dott. I. I, Tren tepohl, pag. 804-817. Le specie in questa memoria il- lustrate sono le seguenti. 44a N.° 1. Zchneumon nigratorius Fabr. Mus. Haoni = I. Scutello albo, thorace ‘immaculato; corpore atro: orbita oculorum albicante. Long. lin. 95; lat. lin. 14.— Habitat in America boreali. . . Fab Bite. Mel 0 NS vi 90 ati I N.° a. Ich. deliratorius. Fabr. == I Scutello flavicante, thorace maculato: punctis utrinque tribus, abdomine toto atro, tibiis'albis ; Long. (capite omisso) lin. 63; lat. lin. 1r. In Europae hor- tis. Fabr. Syst. Piez, 64. 51. Ent. syst,a. 148. 58. syst. mat. 2. 932. 20. Fn. Sv. 1597. = N.° 14? Ich. atrator Fabr. ,== I.? niger abdomine subeylindrico , pedibus posti- cis ante apicem albis. In Europae horcis. Longit. lin. 53, Lat. lin. 81. Fabr. Syst. Piezat, 67. e 73. Ent. Syst: 2. 165. 131. . N° 16. Ich. nitratorius Fabr. - = I Scutello albo thorace immaculato, abdominis segmentis duobus fascia flava. In Barbaria. Mus. Dom. Desfontaines. Long. lin, 7. Lat. lin. 193. Fabric. Sy- stema Piez. 59. N.° 3. Ent. Syst. a. N.° 2. p. 132, Ichneu- mon natatorius Fabr. Syst. Piez. 57. N.° 16, Ent. Syst, Suppl. 219. 17. Okens Isis 1826. pag. 73. = i N.° 30. Ich. annulatorius . Fabr. == I. Scutello flavicante, thorace maculato abdominis segmentis quatuor anticis margine flavis, alis hyalinis. Long. lin. 64. Lat. lin. ir. In Anglia. Fabric. syst. Piezat. 62. N.° 4o. Ent. Syst. 2. 144. 43. = N.° 56. Ichneumon instructor Fabr. == I, ferrugineus capite, pectore ahdominis alarumque apicibus atris. Long. lin. 5. 3. Lat, lin. 10. In Barbaria, Mus. Dom. de Desfontaines. Fabr. Syst. Piez, 66, e 63. Ent. Syst. 2. 154. N.° 87. = N.° 44. Ich. nuptatorius Fabr. = I. Scutello albo, thorace immaculato , abdomine rufo apice nigro: ano albo. In Selandia; Mus. Dominy Lund. long. 3 #. Lar. 63. Fabric. Sist. Piez. 64. e 54, Ent. Syst. 2. 148. 62. = N.° 59? Zchneumon frictorius Fabr. : == I. Scutello apice albo , thorace maculato postice pr. ee “le © 443 . bidentato; abdomine fetrugineo ; segmento primo ra 5 punctis dunbus marginalibus, albis. Long. lin. 33; lat. lin. 55. In America meridionali. Dom. Schmidt. mus. Dom: Lund. Fabric. Syst. piez. 58. N.° 23. = i } Genus Trogus Panzeri. N.° 64. Trogus Lapidator Fa- ric. I, obscure coerulens alis nigris , pedibus rufis. Long. lin. 74. Lar. lin. 1r. Fabr. Syst. piezar. 67. N.° 69. Ent. Sysr. 2. 164. 198. Genus Anomalon Jurine. Anomalon histrio. Fab. mus. Hawn. = A. niger thorace ferrugineo: margine scutelloque al- bis. In Selandia. Long. lin. a £. Lat. lin. 41. Ichneu- mon histrio Fabr. Syst. piez. 69. N.° 85. Ent. Syst. 2. 182. 201, = Rivista critica del genere Cryptus Fabr. secondo le collezioni di Kiel, e di Kopenhagen, dello stesso Tren- zepohl, pag. 817-871. In questo lungo articolo, che l’aut. romette di continuare, sono descritte ed illustrate 44, pecie : le descrizioni sono tutte in lingua latina. — Sul la Ciconia nigra Bechst., del dott, M. G. Richter di Roda, pag. 871-879. — Dello stesso, sulla Rara arbo- rea pag. 875. e 76. — Sul ZBostrichus typographus di Brehm. pag.. 877-881. — Descrizione degli uccelli d’Is- landa di Mohr, tradotta e corredata di annotazioni da F. Faber (dall’ Ornis fascic, 3.° pag. 125.) pag. 886 — 898. — Notizie ornitologiche di Fed. Faber con ag» giunte di Brehm pag. 897 - gdo. — Sull’ Emberiza ru» stica Pallas, traduzione comunicata tolta dall’ opera Svedese del prof. IVilsson intitolata Skandingvist Fauna Lund 1824. 8.° Fascic. IX, — Rivista critica del gen. Cryptus F., di I. Trentepohl, pag. 929 - 966. ( fine dell’ articolo in par» te inserito nel precedente fascicolo) — Descrizione de- li avvanzi di mammiferi antidiluviani trovati nelle cavo Gi Muggendorf, è che si conservano nella collezione dell’ università di Erlangen , del professor privato di Zoologia Giovanni Andrea Wagner, pag. 966-994. In questo articolo l’autore parla degli avvanzi dell’ Ursus spelacus et arcioideus ; della Hyaena spelaea ; del Felis spelaea ; del Canis spelaeus ; del Canis minor ; del Gulo spelaeus ; e di alcuni erbivori, — Sistema degli Acalefi, descrizione esatta degli animali raggiati della famiglia delle meduse del dott. Fr. Escholz prof. a Dorpat» Berlino presso Diimmler 1829. in 4.° pag. 190. con 16. tav. L’aut. ha per due volte fatto il giro intorno al mondo , e le di lui descrizioni sono tratte dagli oggetti naturali, pag. 1006 - 1011. — Nuovi pesci dell’ Adriati» co del dott. Michahellis di Norimberga, pag. 10ir- 1015, Le specie descritte in questa breve nota sone 1,° Syr- gnathus acus Linn.; 2. Syng. ferrugineus mihi; 3. Syng. Agassiz mihi; 4. Syng. rhynchaenus mihi; 5. Syng. ro= tundatus mihi — Sui Pleuronectidi dell’ Adriatico, del= lo stesso, una pagina. i rift ci Fascic. X: — Sul cranio del Tapir, osservazione 'elie serve di giunta alla dottrina intorno l’incurvamento delle vertebre della testa, di C. G. Carus, con una fig. pag. 1045 — 1049. — Particolari anomalie di forma dél Pleuronectes maximus Linn., e di altre specie di pesti; osservare dal consigliere intimo Schleep, con figure; pag. 1049-1055. — Antimachus novum Coleopterorum ge- nus è familia Tenebrionidum. Descripsit Joannes Gistl, Monacensis, cum fig. pag. 1059-1058. — Dello stessò ; Enùmeratio Colebpterorum agri Monacensis 1829. în 8:° di 38, pag. — Indice delle farfalle che si trovano nelle vicinanze di Costanza, raccòlte dal consigl. Leiner, pagi 1059-1066. — Osservazioni entomologiche di Giovanni ‘ Gistl pag: 1069-1073. In questo breve articolo l’ aurora parla delle seguenti specie: 1. Lacerta agilis Linn. ,aVU. crocea Wolf , 3. L, montana id. , 4. L. muralis Fitzing; 5. L. viridis Wolf, 6. Anguis fragilis Linn., 7. Coluber Austriacus Linn. ( Zacholus Wagler), 8. Coluber natrix Linn. (Tropidonotus Boie), 9. Vipera Berus Linn. ( Pe= lias Merr.), 10. Hyla viridis Laùr. ; 11. Rana tempo- raria Linn,, 12. Rana esculenta Linn., 13. Bufo vul garis Linn. , 14. B. variabilis Pallas, 15. B. igneus' Linn. ( Bombinator Fitzing), 16. Salamandra atra Laur., 173 Triton taéniatus Bechst. 18. T. alpestris Laur.; 19. T. Lacustris Cuv. — \ toa Fascic. XI. — Aggiunta alla distribuzione geografica dei coleopreri, di Gio. Gist di Monaco (vedi l'indice x 445 del precedente fascicolo .) — Dello stesso j Coleopteri dei contorni di Zusmeshausen presso Augsburg pag. 1129 - ‘1182. ; in addizione ail’ indice dei colleopteri di Beck , dai di lui manuscritti, pubblicazione postuma. — Dello stesso Gist!, Coleopterorum species nova. Questa specie è denominata Cucujus Heldii, la descrizione stesa in lat- tino occupa mezza pagina. — Wagner Rodolfo di Er- ‘langen, aggiunte alla storia degli animali fossili, pag. 1132 = 1141, Libri di Storia naturale generale. . W. Lempriere, Popular Lectures etc. Corso pubblico sullo studio della Storia naturale e delle Scienze. Lon= dra 1830. Whittaker, in 8.° 2.* edizione. Nouveau dictionnaire classique d’ Hist. Nat. Nuovo di- zionario classico di Storia naturale compilato ;da una So- ‘cietà di Naturalisti, Brusselles 1830. Dewach Tomo I. quaderno 1.° questa una ristampa migliorata del dizionario pub- blicato a Parigi sotto lo stesso titolo. Rarzesure — Ricerche sulle forme e proporzioni nu= .merali dei corpi della natura. 1829. in 4.° di pag. 83. .’con una tavola. — Opuscolo scritto in tedesco; e stame pato in Germania, bi Libri di Zoologia. ® RipreLL — Descrizione e figure di molti nnovi pesci scoperti nel Nilo. Franefort sul Meno presso Brònner 1829. in 8.° di pag. 12. con tre tavole — Dissert. scrit ta in lingua tedesca. i ‘Ermerck; Beschreibung etc. — Descrizione di un uc- cello acquatico nuovo per 1’ Alemagna ( Mergus Amato= rius). Brunsvic 1829. in 4.° di tre pagine con una ta- - vola . RuepeLL Eduard ; Besckreibung etc. — Descrizione e figure di 24. specie di granehj a coda corta , ossia dra- chjuri, come saggio della Storia naturale del mar rosso » Franefort sul Meno 1830. presso E. L. Bronner, in 4.° di pag. 28. con sei tavole litografiche. 446 i Sette sono le specie nnove in questa memoria descrit= te, una delle quali appartiene ad un nuovo genere dal- ‘autore chiamato Oreophorus ; le descrizioni sono esat= tissime , e le figure assai bene eseguite. Naturliches System ete. — Sistema naturale degli An» fibj, premessa una classificazione dei mammiferi e degli uccelli, ed un saggio di zoologia comparata , del dott. Giovanni Wagler. Monaco, Stuttgard; e Tubinga 1830, presso Cotta, in 8.° con un’atlante di tav. in fol. mas= simo. \ | Synopsis mammalium auctore Joanne Baptista Fischer, Stuttgardtiae 1829. Sumpt. I. G. Cottae, in 8.° di pag. 527. = Addenda emendanda et index ad Synopsis mame malium. Stuttgard 1830. dalla pag. 528-752. sen Chiunque s’applica allo studio della mammalogia si troverà nella necessità di consultare sovente questa la= boriosissima opera . (il titolo di questo libro è già stato inserito anche alla pag. 120. di questo stesso Volume. ) i OrrHoprERA BeRroLINENSIA , Dissertatio inauguralis; auctore Rud. Amandus Pritierr. In 4.°"Berolini 1830. 42. pag. con due tavole colorite . i Descrive due nuove specie, una tra le locuste, L, bicolor , 1’ altra tra i grilli G. pullus della quale ha ven duto soltanto il maschio. Le due tav. litografiche rap» presentano la r.° delle locuste; L. glabra, fusca, va= ria , tesselata, bicolor, brevipennis, dorsata : la seconda dei grilli; G. tuderculatus , italicus , parallelus, dorsa= aus , cruciatus , bicolor , apicarius , pullus , elegans + Libri di Geologia, e Mineralogia. , RurpELL — Descrizione e rappresentazione di alcune petrificazioni, nuove 0 poco conosciute finora, apparte= nenti alla formazione del calcare stratificato di Sollento= fen. Francfort al Meno, 1829 in 4.° di 12. pag. con 4e tavole — Opuscolo scritto in tedesco. BeuDANT — Traité de Mineralogie etc. — Trattato di mineralogia. Edizione 2.* Parigi 1830. presso Verdier. Tomo 1,° in 8.° con undici tavole in rame. ° Questo volume di 752. pagine contiene i fandamenti - 447 della mineralogia esposti màestrevolmente secondo i prin= cipj addottati già dall’autore.. Annunzi di opere Anatomiche. Osservazioni Antropo-Zootomico-Fisiologiche di Barto= Lomro Panizza P. O. di Notomia Umana nell’ I. R. Università di Pavia. Pavia 1830. Tipografia. Bizzo- ni. In foglio di 110. pag. con dieci tavole incise in rame. Il celebre professore di Pavia colla pubblicazione di queste nuove ed importanti Osservazioni conferma pie= mamente l’alta fama acquistata pel dotto suo insegnare,, per le ammirabili preparazioni delle quali ha arrichito al Museo anatomico Ticinese, e per gli altri lavori non meno comendevoli già resi di pubblico diritto. È que» st’opera tanto,ricca di utili ritrovamenti, di esatte de- scrizioni, di importantissime illustrazioni, riguardanti le, più difficili quistioni fisiologiche, che riesce. impossibile darne un estratto sufficientemente compiuto ; mi limite» rò quindi ad accennare soltanto i principali argomenti ‘trattati, raccomandando a tutti i cultori della Scienza anatomica la lettura, e la profonda meditazione della me- desima, ben sicuri di riccavarne utilità somma, e soda istruzione » Le materie trattate nell’opera di cuì ragiono , distri= buite in sei capitoli, vertono a.° sul corpo cavernoso dell’ uretra da Lui dimostrato composto, presso che tut= to, da plessi venosi intricatissimi, comunicanti a minime distanze , dimostrabili non solo superficialmente ,, come lo fecero di già molti altri anatomici, ma in tutta la grossezza di questo tessuto cavernoso; tanto corrisponden= temente al glande, quanto ancora nel rimanente dell’ ure- tra. Con diversi esperimenti si è potuto accertare anco» ra esistere una diretta comunicazione tra il corpo ca- vernoso . dell’uretra e quello del pene, mediante una serie numerosisima di venuzze, che uniscono i predetti due corpi colà dove trovansi 1’ uno all’ eltro addossati, Estese queste osservazioni anche sui bruti, nota le im= portanti variazioni che presenta il corpo cavernoso del 448 l’ uretra nel gatto, nel toto; ‘nella lontra; nell’ orso; nel cane , e nella volpe ; «ed'‘in questo ultimo genere di carnivori osserva il dotto autore, che un sipario liga= mentoso divide perfettamente i due corpi cavernosi del pene: che quello dell’ uretra forma l’ingrossamento col- locato alla base del’ glande; e da lui detto bulbo ante- riore ‘dell’uretra , e che il vero glande è un quarto cor- po vascoloso , o cavernoso , a parte, non già una di- pendenza di quello dell’ uretra, come si dimostra nel- l’ uomo ed in molte specie ancora di bruti, I 9.° Sistema linfatico dei genitali maschili, Soltanto al- cuni dei maggiori linfatici ‘superficiali del pene erano stati dimostrati dal più grande illustratore di questo si- stema il celebre Mascagni; ma il Panizza ha scoperto che tutta la superficie del glande nel membro del cane è tessuta di un intreccio maraviglioso di soli linfatici disposti in tre strati, l’uno profondo composto di grossi vasi, l’ altro medio, superficiale il terzo formato di mi- nutissimi ramuscelli. Una rete consimile la rinvenne an- che nell’interna faccia del prepuzio. Questa tessitura 1° ha dimostra pure nella volpe, nell’ orso, nel porco, nel cavallo, e per ultimo nella specie umana. Gli organi secretori dello sperma non sono meno ricchi di vasi lin- fatici esternamente ed internamente esaminati, e l’ au» tore si estende a descriverli e rappresentarli esattamente: con figure, occupandosi ancora della singolare distribu= zione dei vasi sanguigni in questi organi, descritti e nell’ uomo e nei bruti, 3.° Cenno storico intorno alla comunicazione dei linfa- tici cogli altri sistemi vascolari. Si legge in' questo ca=. pitolo una molto erudita narazione di quanto scrissero nelle diverse epoche i più celebri anatomici intorno a questo argomento , e principalmente sull’ inosculamento dei linfatici coi capillari arteriosi e venosi, coi condotti escretori, e con varie vene del corpo, oltre le succlavie. e jugulari; estendendosi alquanto nell’ esporre, le ‘opi- nioni, e le prove addotte dal Lippi in questi ultimi tempi sul triplice modo di comunicazione del sistema linfatico coi capillari sanguigni, coi tronchi venosi, e coi condotti escretori, 4° Esperienze sulla comunicazione del capillare san= 449 .guigno e, canali escretori col capillare linfatico , ed os= servazioni sopra il decorso e fine del linfatico sistema nell’ uomo ed in molti bruti. Espone l’autore il risulta» mento delle proprie osservazioni ed esperienze dalle quali me deduce: 1.° che il passaggio delle injezioni dal si» stema sanguigno al linfatico è più difficile in alcune parti ed organi, che in altre; e più dal capillare veno- 80 mel linfatico, che dall’arterioso in questo ; 4°. le in- jezioni fatte nei condotti escretori si introducono con minore difficoltà nei linfatici ;j massimamente in alcuni visceri come fegato, mammelle ec. ; 3.° non si può scor= «gere e conoscere in qual maniera accada questo passag- gio dalle arterie , vene, e condotti escretori nel linfati- ‘co sistema. Gli esperimenti sn tal proposito tentati sono «stati estesi sopra diverse specie di mammiferi, uccelli, e irettili. Relativamente alla seconda parte di questo ca- pitolo preso ad esame il sistema linfatico nell’ uomo ed ‘in varie bestie, cane, lontra, porco, cavallo, bue, capra, coniglio, marmotta, e parecchi uccelli ; colla scorta delle più felici injezioni ha potuto ‘convincersi e dimostrare : che non esiste comunicazione diretta ed apparente, tra i ‘capillari sanguigni e linfatici nelle minutissime reti da questi ultimi formate sui diversi viscerire nel canale ali- «mentare. Bensi dalle glandole mesenteriche , da quello dello stomaco, del panereas, e più spesso dalle lombari, loltre i vasi efferenti linfatici se ne staccano degli altri, ipalesamente venosi, che terminano nella cava, nelle re- mali, nelle lombari; qualche‘volta nelle. spermatiche , elle iliache, una volta nell’aziga e nella meseraica gran- de, e parimenti nella coronaria dello stomaco, nella ga- ‘stro-epiploica destra; non mai nella splenica nella porta, mè mai nell’ uretere, e nella pelvi del rene. Facilmente ‘mell’ attraversare le glandole linfatiche il mercurio passa în queste venuzze, e spesso vi si mostra: innanzi che riempia gli efferenti; di modo che sia necessario legarle onde il mercurio passi oltre nel sistema linfatico. Nel ‘cane, più che in qualunque altro dei mammiferi sui «quali ha l’ autore esperimentato; accade facilmente que» sto passaggio nelle vene, e sembra indubitato, che i pre- tesi tronchi linfatici comunicanti', secondo il Lippi, con ‘molte delle vene dell’ addome, altro non giego che veri 450 ‘ramuscelli venosi che partono insieme cogli efferenti dal- ‘le glandole linfatiche delle vicine regioni. Esattissime poi , e per la maggior parte nuove’, sono le descrizioni delle reti linfatiche , e dei principali tron= chi di questo sistema nelle nominate specie di bruti; e tra le moltissime ‘cose degne di rimarco noterò soltanto a tal proposito la singolarità di struttura scoperta nel dut- to toracico del porco . La cisterna di questo condotto, lun= ga quattro pollici , poggia da prima sui tendini del dia- framma, poi si frappone alle gambe di questo muscolo, coperta in parte dall’aorta : nel suo interno ha un setto interrotto che la percorre per tutta la lunghezza. Il ‘cone dotto poi, che pel torace segue: l’ ordinario andamento , presenta degli esilissimi vasellini in numero di cinque o sei, i quali fanno passare direttamente il mercurio nelle vene azighe colla maggiore tacilità, e senza che il condotto sia stretto da veruna legatura, o spinto il mer- curio con forza soverchia in modo da produrre delle la= cerazioni nel canale. rog Nella classe degli uccelli prescelti i palmidi per la injezione dei linfatici , oltre le reti finissime , non mai prima di lui osservate, sugli intestini, e sopra parecchj altri visceri, e, 1° elegantissimo plesso crociato che ‘cir- conda i vasi sanguigni nella regione posteriore della pelvi, e dal quale sorgono due grossi tronchi che scorro= no paralelli all’ arteria sacrale, formando in seguito il dutto toracico destro; merita particolare menzione il ritrovamento di due vescichette linfatiche giacenti al di fuori della pelvi, di forma ovale, della grossezza di un . seme di fava, e nelle quali terminano, mediante apertu- ra munita di valvola, dne tronchi linfatici. Nati questi dal nominato plesso crociato escono dalla pelvi pei fori sacrali posteriori, onde dirigersi alle vescichette collocate appunto ai lati delle apofisi spinose di quest’.0ss0, e co- perte dal muscolo caudale superiore per la massima parte. Chiaramente si dimostra ancora in queste vesciche una doppia comunicazione col sistema venoso , giacchè dalle loro estremità posteriore ed anteriore sorgono dua piccole vene, i rami delle ijuali, entrati nella cavità del- la pelvi pei fori del sacro, passano nella piccola meserai- ca, e dai rami di questa nella sostanza dei reni» In 451 gran parte nuova è pure la generale descrizione del si- stema linfatico, seguito nelle diverse regioni del corpo interne ed esterne, non solo nella su indicata specie di palmipede, ma pur anche nell’anitra , nel cormorano ; ed in parecchie altre specie appartenenti ai diversi ore dini di questa classe d’ animali , come l’ ardea, il gal- lo, il falco, e l’ avoltojo. 5.° Considerazioni intorno l’opera del dott. Regolo Lip- î = Considerazioni anatomico comparative del sistema linfatico chilifero ec. = In questo capitolo il dotto au= tore combatte con sode ragioni e ripettute osservazioni ed esperimenti le tre principali proposizioni contenute nella citata opera del Lippi, che cioè 1.° molti linfatici incomincino direttamente dal sistema dei capillari arte- riosi; e delle minime venuzze dal capillare linfatico . 2.° Che molti chiliferi reflui vadino in alcune partico» Jari ghiandole lombari dalle quali escono vasi linfatici sboccanti nella pelvi renale e negli ureteri, vasi deno= minati perciò chilopojetici-oriniferi. 3.° Che un grandis- simo numero di linfatici dei visceri del bassoventre, od altre parti ivi contenute , sbocchino direttamente nelle varie vene di questa regione. 6.° Ricerche anatomiche-fisiologiche sulla coticula e sulle membrane mucose. Le finissime injezioni replica tamente ottenute in diverse regioni della cute, nello stato naturale, e morbosamente alterata; tanto nel sistema dei vasi sanguigni, quanto in quello dei linfatici, deter= minano l’ autore a stabilire come cosa dimostrata: che non esistono vasi nè sanguigni, nè linfatici, nè di ve- runa altra qualità tanto nel tessuto reticolato del Mal- pighi , quanto nella sovrapposta cuticola : che sì 1’ una che 1° altro sono un prodotto della secrezione della cute, e precisamente dello strato. superficiale vascolare-papil- loso ; e che la pretesa vascolarità della cuticola e dele 1° epitelio ammessa singolarmente dal Fontana, dal Pa= dre della Torre, e dal Mascagni è basata soltanto sopra osservazione microscopiche , dipendente probabilmente da illusione ottica, tanto facile in osservazioni di tal natura. Relativamente alle membrane mucose dopo maturo esame, le più esatte osservazioni, ed esperimenti con= chiude; 1.° essere l’intima natura della membrana mu= - 452 cosa intrinsecamente diversa dalla cute, e quindi in sen so anatomico-fisiologico reputar fallace, anzi erronea.; la denominazione data da taluni alla mucosa di cute. ripie- gata per entro; imperocchè nè l’ una deriva dall’ altra, nè uguali sono nella struttura e funzioni . 2.° Speciali e maravigliose modificazioni di struttura e di funzioni pre» senta la mucosa nei diversi luoghi nei quali essa si tro- va. 3.° Doversi considerare la secrezione del muco per lo più cual secrezione semplice , cioè fatta dal solo re- ticolo vascolare capillare, ,e non da un apparato ghian- dolare . 4.° Non esiste l’epitelio sulla membrana mu» cosa profonda, e là ove egli si trova , cioè in vicinanza delle aperture cutanee, ha caratteri particolari differenti dalla epidermide, quantunque come questa sia inorga= nico, cioè sprovvisto affatto di vasi di qualunque gee nere. In parecchie note, aggiunte dal celebre autore a que= st’ opera importantissima; trovansi pure registrate osser= vazioni e fatti che svegliano il massimo interesse nel leggitore; così p. e. in quella alla pag. 4r. parlando del condotto deferente dei testicoli crede che le vescichette seminali debbano considerarsi quali continuazioni del nominato condotto, giacchè infatti in molti bruti ‘con- sistono in un semplice allargamento celluloso del canale, ovvero in una appendice laterale cieca del medesimo; il che si verifica anche nell’ uomo. solannisa otssa Nell’ altra alla pag. 77. riferisce le prove mediante le quali: cerca :dimostrare , che i fasci fibrosi longitudinali del colon: non sono furmati dalle fibre muscolari longi» tudinali di questo intestino, raccolte in una striscia, ma | sono veri legamenti composti di tessuto celluloso fibril» lare ; ed infatti stimolati nell’animale vivente mai dan- no indizio d’ essere irritabili e contrattili come lo :sono le vere fibre muscolari di questo canale . il Nella nota alla pag. 88. parla di esperimenti tentati sulla cute di un moro, nella quale separati dei brani di muco Malpighiano e lasciati per alcuni giorni nell’ ac» qua il nero si scioglie rimanendo una membranella tut- ta continua finissima, bianca, trasparentissima, rassomi- gliante ad un secondo strato epidermoideo destinato pro» babilmente a servire d’appoggio alla sostanza colorante. 453 Le figure contenute nelle dieci tavole che vanno uni. te a quest’ opera meritano pure i più grandi eloggi, e basti il dire che molte sono lavoro del celeberrimo An- derloni, il quale ha diretto ancora |’ esecuzione di tutte le altre fatte dai valenti artisti Ferreri, Ceresa, Ge- niani, e Miazzi i quali hanno con ciò dato saggio di straordinaria abilità in un genere di lavoro il più diffi cile, e si sono mostrati degni di un tanto Maestro. i ( Antonio Alessandrini ) s) De genere Euphones praesertim de singulari canalis 5, intestinalis struetura in hoece avium genere; auctore 3 D.r Peter Wilhelm Lund. Havniae 1829. di 3r. pag. 3» con una tavola . ,, mediante dei caratteri anatomici con diligenza e per= spicacia rintracciati tenta 1° autore di meglio circoscri= vere le specie appartenenti al sunominato genere, e le riduce aìle seguenti, Enpnones violacea , chlorotica , Cayennensis, mutica , nigricollis, aureata. Annunzii di opere Botaniche. Hlorae Neapolitanae sylloge sistens plantas omnes in regno INeapolitano usque adhuc detectas , auctore Michae- le Tenore in Regia NNeapolitana studiorum Universitate Botanices Professore etc. Neapoli ex typographia Fibre- ni 1831. 8.° L’ illustre Autore intende porgere in questo libro il compendio della Flora Napoletana , ed il pinace delle di- verse denominazioni, che egli ha date ad nna medesima specie nelle sue molte opere, e fogli a stampa . Inoltre | vi sparge di importanti osservazioni le nuove specie, che egli prende a sostenere, senza di che alcune potrebbero di leggieri venirgli contrastate. Il lavoro è pregevolissi= mo, e non la cede agli altri del Ch. Autore. Plantarum Egyptiarum decades IV. quas vel primus descripsit , vel observationibus illustravit Dominicus Vi= viani in Regia Univ. Genuensi Bot. et Hist. nat. Prof. cu s$-% N duabus aere sculptis. Genuae typis Gesino 1830. 8. Sopra alcune Acacie Egiziane. Memoria del Prof. Tom. IV. BI 454 Cav. Gaetano Savi con una tavola litografica. Pisa: Tipografia Nistri 1830. 8.° o Se Prospero Alpino, se il Forskòl, se il Delile ci fecero conoscere qualche parte della botanica d’ Egitto, questa è un nulla in paragone di ciò, che il Sig. Antonio Fi= gari Genovese , ed il fu Ch. Giuseppe Raddi Fiorentino vi hanno a giorni nostri scoperto. Fortunatamente le piante da costoro raccolte in quella contrada sono ca- pitate in mani esperte, perchè il Sig. Figari le mandò al suo Precettore Prof. Viviani, e quelle del Raddi per la munificenza di Sua Altezza il Granduca Leopoldo II. passarono ai Musei dell’ Università di Pisa, e ne toccò l’illustrazione al Cav. Savi, ed ora tanto il Viviani, che il Savi gareggiano in far conoscere ai botanici questa doviziosa suppellettile botanica dell’ Egitro, del che ab- biamo bella prova nelle presenti due pubblicazioni. + Plantarum horti Camaldulensis catalogi supplementum ( ann. 1831. ) 4.° Oltre al supplemento in ordine alfabetico delle piante novellamente introdotte in questo dovizioso giardino so= no quivi registrate alcune nuove specie o varietà de? generi Citrus , Nerium, Pelargonium, e Rosa, cose ar- due a decifrarsi, perchè ordinariamente figlie dell’ ibri- dismo. Quello, che merita particolare attenzione in que- sto libretto , si è il nuovo genere Tezoria, che i Signori Dehnhardt, e Giordano intendono quivi stabilire ad o- noraré al Chiarissimo Cav. Tenore, e traggonlo da una pianta fatta non ha guari conoscere dal Prof. Bertoloni sotto il nome di Barleria hexacantha (vedi questi An nali tom. 3. p. 445.). Non sappiamo però, se questo enere verrà accettato, perchè non pare che abbia va= fovole fondamento. Non ogni differenza nella fruttifica= zione è buona per lo stabilimento di un genere, come già insegnò il sommo Linneo, ma solo valgono all’ uopo que’ caratteri,’ che riuniscono insieme piante di abito uniforme: Habitus occulte consulendus est, ne genus er= roneum laevi de causa fingatur Lin. Phil. bot. can. 168. Ora la pianta in questione è talmente somigliante alle Barlerie per tutto il suo abito, che non si può staccare da esse senza manifesta violenza. Si paragoni per esem- \ pio colla Barleria Prionitis L., e si vedrà tanta analo= 455 gia tra di loro, che a prima vista si crederebbe , che la Barleria heracantha fosse la Barleria Prionitis L., per lo che il Prof. Bertoloni nella Memoria, che lesse nel= l’ Accademia dell’ Istituto delle Scienze di Bologna in- torno alla specie in questione , disse, che essa non si poteva separare dal genere Barleria, ma cha conveniva riformare in qualche cosa i caratteri già stabiliti per questo genere. Iconografia del systema vascolare delle foglie messo a nudo , ed impresso da Tommaso Luigi Berta. Parma dal= la tipografia Fiaccadori 1830. 4.° Fasc. 8-9. La pubblicazione di questo curioso, ed importante la- voro continua colla stessa premura , ed esattezza per parte dell’Autore. Il fascicolo 8. contiene le tavole 36- 4o. rappresentanti le foglie del Laurus americana, Laurus - Camphora, Citharexylum nillosum, Mespilus japonica, Jacquinia ruscifolia. Il fascicolo 9. segue dalla tavola 41. sino alla tav. 45., e dà le foglie dell’ Eugenia malacen- sis, Eugenia baruensis , Crataegus Crus galli, Carpinus Betulus, Ixora paniculata. Caroli a Linné Equit. Systema vegetabilium secundum classes , ordines , genera, species etc. voluminis septimi pars secunda , curantibus Jos. Augusto Schultes M. D. et Prof. et Jul. Herm. Schultes M. et Ch. D. Siuttgard- tiae sumptibus J. G. Cottae 1830. 8.° In questo volume si dà compimento alla classe He- randria. Non è a negare, che tutto lo scibile sin’ ora conosciuto intorno alle piante di questa classe non si racchiuda negli ultimi due volumi del Syst. veget. pub- blicati per le cure de’ zelantissimi Schultes padre , e figlio. Flora helvetica sive historia stirpium hucusque cogni- | tarum in Helvetia, et in tractibus conterminis aut sponte nascentium, aut in hominis animaliumque usus vulgo cul= tarum continuata , auctore J. Gaudin V. D. M. etc. vol. sertum cum 3. tab. aeneis. Turici sumptibus Orelii, Fuesslini, et Sociorum 1830 8.° Questo volume comprende le classi ar. 92. 23., un’ap= pure ai cinque volumi precedenti, 1’ indice partico- are, e l’indice generale de’ generi, e delle famiglie Candolleane delle piante fanerogame descritte in tutta DI 456 ei l’opera. È inutile ripetere, che questa è una delle Flore più belle, e più utili, che sino ad ora sia stata pubblicata. Reinchenbach Hofr. G. L. Icones plantarum rariorum , et minus recte cognitarum Cent. 7.° Lispsiae apud Fri- dericum Hofmeister 1829. 4.° con tavole in nero; e co- lorite. Seguita il Ch. Autore a dare ottime figure. delle piante nuove, o controverse, 0 non ancora figurate, ed in questa Centuria sono pregiatissime quelle di molte Orbanche , piante assai difficili a decifrarsi. Address of Earl Stanhope President of the Medico-bo- tanical Society for the anniversary meeting. January 16. 1831. London by J. Wilson 1831. 8.° Esercitazioni dell’ Accademia Agraria di Pesaro Anno secondo Semestre primo. Pesaro 1830. pei tipi di Anne- sio Nobili in 8.° La benemerita Società Agraria di Pe- saro continna con tutto il fervore nell’ incominciato divi- samento, e le interessanti memorie contenute in questo nuovo volume ce ne sono garanti. La prima tratta del- la ripresa de’ mori gelsi, ed è del Sig. Pietro Armandi. La seconda del Sig. Filippo Battaglini di Rimini discor- re dell’ influenza del pubblico censimento sulla prospe- rità o rovina dell’ agricoltura, ed è il fine della memo- ria già in parte pubblicata nei numeri precedenti. La terza del Sig. G. Spina contiene osservazioni intorno ad una memoria pubblicata dal Conte Monaldo Leopardi sul- la coltura dell’ agrà Romano, e sopra un prestito di più millioni di scudi. La quarta del Sig. Domenico Paoli prende ad esame alcune sostanze mediante il reagente per le analisi microscopiche proposto dal Raspail. Indi seguita una nota dello stesso Ch. Autore sopra alcune nuove specie di gomme. Un discorso del Sig. A. Buffoni tratta della necessità di animare la coltivazione del gelso come una delle prime risorse dello stato, e porge alcu- ni cenni per conseguirne l’intento. Vengono poi gli estratti di altri scritti accademici, cioè di una memoria del Sig. Marco Porcacci sopra i danni derivanti dalla cistruzione delle selve, di una memoria del Sig. Vito Procaccini Ricci sopra alcuni fossili del distretto di Si- nigaglia, e di uno scritto del Sig. Serafino Donzelli sul riparare ad alcuni inconvenienti nella pratica farmaceu- 457 tica, Chindono il libretto il rapporto del direttore del- l* orto agrario dell’ Accademia Pesarese sopra il risulta- mento ottenuto nell’ anno dall’ orto stesso, e due noti- zie necrologiche de’ sociù Accademici Pietro Francolini , e Luc’ Angelo Viviani scritte dalle valenti penne del Si- gnor Giuseppe Mamiani, e March. Antaldo Antaldi, Ella è una meraviglia come sieno stati maestrevolmente trattati tutti gli articoli sopradetti; inverità che le più insigni Accademie Europee non saprebbero concepire idee più grandi ne?’ rispettivi soggetti, che sono stati svilup- pati e discussi davanti all’ Accademia Pesarese. Corda Aug. J. Monographia Rhizospermarum , et He- paticarum. Pragae Kronberger et Weber 4.° Dietrieh D. Herbarium Florae Germanicae. Jenae Schmid . Fol. ( Cryptogamae ) . Endlicher St. Flora Posoniensis , exhihens plantas cir= ca Posonium sponte crescentes aut frequentius cultas me= thodo naturali dispositas. Posonii. Landes. 8.° Reichenbach H. G. L. Flora exotica . Leipzig. Hof- meister. Fol. Ejusdem Flora Germanica exsiccata , sive herbarium normale plantarum selectarum, criticarumve in Germania propria , vel in adjacente nascentium concinnatum , edi= tumque a Societate Florae Germanicae cur. L. Reichen= bach. Ibid. © Ejusdem Flora Germanica excursoria ex affinitate re- gni vegetabilis naturali disposita, sive principia synopseos plantarum in Germania , terrisjue in Europa media ad- jacentibus sponte nascentium, cultarumque frequentius . Insunt plantae. Acroblastae , e Phylloblustae. Lipsiae , Cnobloch . Flora oder Lbotanische Zeitung. 13r Jahrg. 1830. 2 Bde. oder 48. numm. Nurnberg , liegel u. Wiessner. Funck H. Chr. Cryptogamische Gewichse . Leipzig 1829. Barth. Hortus regius Monacensis. Minchen 1829. Lindauer. 8.° Ledebour Car. Fr. Icones plantarum novarum , vel im- perfecte cognitarum, Floram Kossicam , inprimis Altai- cam illustr. Cent. I. Rigae 1829. Pol. Schwaegrichen Fr.-Linné C. a., Species plantarum etc. cur. C. L. Willdenowio tomi V. par. 2: sectio prima ( Musci ) Berolind. Nauck. 8.° 458 Linnaea. Ein Journal fur die Botanik in ihrem gan- ica l lr gp ; n imp vom Prof. Dr. D. F. Lv. chlechtendal Sr. Bd. in 4. Quartalheften ( Jahre. .). Berlin. Oehmigke. 8.° +e chit ini Lar Both Alb. Guil. Manuale botanicum peregrinationibus botanicis accomodatum, sive Prodromus enumerationis lant. phoenogam. in Germania sponte nascentium. Fasc. 1. II, Clas. I- XVI, Lipsiae. Hahn. î Ù Piano di una Algologia Europea del Cav. Fortunato Luigi Naccari Vice-Console di S. M. il Re delle due Sicilie, Professore di Storia Naturale e Bibliotecario nel Seminario Vescovile di Chioggia, Socio di parec- chie Accademie nazionali ed estere , ec. | Li vista dell’ estesa e svariata quantità di vegetabili subacquei crittogamici dotati di differenti leggiadri e brillanti colori, e di dissomigliantissime forme ha tal- ‘mente sorpreso la mia ammirazione da rivolgere tutte le mie indagini a questi esseri interessantissimi, e da farne da parecchi anni le ricerche più scrupulose per conoscere le loro forme, e la loro struttura, per le qua- li rimasi persuaso, che questi formano il più bell’orna- mento di Flora. Ed a rimanerne affatto convinto m’in- dusse altresì il conoscer, che questi non sono poi spo- gliati di utilità, giacchè i Provenziali li destinano a fertilizzare le terre, ed i Lapponi e gli Svedesi gli im- piegano per cibo, e molti parlano delle loro proprietà e. vermifughe , ed antiscrofolose. Fino da rimoto tempo il Morisone, 1’ Imperato, il Dil= lenio, il Raio, il Petiverio, il Micheli, il Donati, il Ginanni, ed il Marsigli hanno posto attenzione a tal sorta di piante. Poscia il Linneo, il Gmelin, l’Esper, il Turner, il Dillwyn, e lo Stackouse le studiarono con maggior estensione e precisione . Finalmente il Roth, il Wulfen, il Chantrans, il Vaucher, il De Candolle, il Lamouronx, il Rafinesque, il Bertoloni, il Mertens, il Martens, il Linck, \’' Agardh, lo Sprengel, il Moris, il Delle Chiaje, ec. sparsero di molta luce l’importante | e difficilissimo studio dell’ Algologia , 5 | Molte sono le difficoltà che incontransi per 1” do; delle Alghe (1), sì perchè conviene raccoglierle nelle acque, e talora a massima profondità, sì perchè appena si mantengono vegete per poche ore fuori deli’acqua, e sì perchè quelle che conserviamo nell’ erbario sono quasi affatto deformate, ec. Trovandomi però ad abi= tare un paese marittimo , ed assai opportuno alla ricerca di tali piante, ho potuto visitarle e raccoglierle nelle diverse epoche del loro vitale periodo, ed ho per que- sto formato una pratica ed una abitudine da poter anco studiare tutti quegli esemplari che mi arrivano diseccati dalle varie parti d’ Europa, molto più che per esami» narli e studiarli ben bene, soglio riporli per qualche tempo nell’ acqua in modo che mi diventano per così dire vivificati. i Nel presente mio lavoro, che mi propongo di chiamare Algologia Europea, incomincierò da una introduzione ; indi darò un trattato della struttura e delle funzioni degli organi delle alghe ; poi passerò alla classificazione di queste secondo lo stesso sistema da me adottato nella mia A/gologia Adriatica. Ad ogni alga addurrò i suoi proprj sinonimi , e le migliori frasi tecniche assegnatele dai più accurati algologi; darò poi la sua descrizione, e ne indicherò la durata , il luogo natale, l’epoca della maturità de’ frutti, le proprietà fisiche e chimiche , e l’ uso medico ed economico, ec. Non debbo in ultimo dissimulare che per giungere a conoscimento siffatto conviene ‘impiegare molti anni di penosissimo studio, e non tenue dispendio. E siccome non tutti gli amatori di Flora hanno tempo, ed agio tale da percorrere detta carriera, e compiere questo studio dei veri protei del regno vegetabile: così ho stimato che sarebbe stato utile un lavoro valevole ad agevolare la conoscenza di tutti i vegetabili acquatici crittogamici europei fino ad ora scoperti. (1) Io conserverò a questo piante il nome di Alghe, già usato dal Roth, dall’ Agardh, e da me stesso nelle precedenti mie vpere, giac= chè i nomi di T'alassiofiti e di Oceanidi ( Thalassiophyta et Ocea» nides ) dati loro da alcuni sono assai limitati nel significato, e quello di Zdrofiti ( Hydrophyta) dato da altri è troppo esteso. 460 Quello poi che di essi ho già pubblicato in alcune mie Notizie (1) ; nella Flora Veneta (2), e: nell’ Algologia Adriatica (5) avendomi procurato 1’ indulgenza de’ dotti di cognizioni siffatte occupati, fu per me di dolce lusine ga , che l’ Algologia Europea, ossia quanto mai con- cerner possa la completa storia delle Alghe, che nascono in tutta l'Europa, non sia per riuscire immeriteyole dello sguardo degli scienziati , E quì devo avvertire ch’ io non ho la pretensione di considerare questo mio lavoro come perfetto, giacchè malgrado di tutte le serupolose mie ricerche, non ar- riverò per certo a conseguire tale intento. Ma se avrò la sorte che questo mio libro incontri il pubblico com- patimento, che si diffonda, e che sia da botanici stu- diato , io ne anderò lieto riflettendo all’ utilità , che po= trà recare a questa parte della Storia Naturale. Ora non mi resta che volgermi ai botanici d’ Europa, col pregarli di onorarmi della loro corrispondenza; e nel tempo stesso della loro assistenza, assicurandoli , ch’ io sono pronto a soministrar loro alghe adriatiche in con traccambio di quelle delle loro contrade, che credessero di favorirmi. Chioggia li 4. Gennajo 1831. (1) Lettera del Prof. Fortunato Luigi Naccari al Rev. Don Giu- seppe Monico ; ec. intorno ai Ceramii delle acque Veneziane . Tre- viso 1827. Tipog. Andreola, e Notizia delle Ulvacee Veneziane di Fortunato Luigi Naccari, ec. Treviso 1827. Tipog. Andreola, e Notizia intorno le Zonarie delle acque Adriutiche di F. L., Nac- cari. Treviso 1827. Tipog. Andreola. % (2) Flora Veneta , ec. di Fortunato Luigi Naccari, ec. Venezia 1826-1828. Vol. 6. in 4.° (4) Algologia Adriatica di Fortunato Luigi Naccari , ec. Bolo= gna 1828. in 4° 46x Necrologia : L Scienze naturali hanno perduto uno dei più pro- fondi, laboriosi, e dotti naturalisti nel celebratissimo Francesco Andrea Bonelli; e 1’ Italia dovrà lungamente piangere sul prematuro destino di questo prediletto fi- glio rapito nella fresca età dei quarantasei anni, tra» scorsi negli studj i più difficili, e nella continua appli» cazione alle ricerche di cose utili e nuove, talché la fama dei di lui meriti chiara erasi sparsa in tutto il Mondo dotto , Nato Egli in Cuneo 1’ rr. novembre 1784., fino dalla sua prima gioventù mostrò grandissima attitudine allo studio della Zoologia, e tali produzioni emersero dallo svegliatissimo suo ingegno , che destando la maraviglia nei suoi contemporanei, gli apersero molto per tempo l’addito alle più ambite scientifiche onorificenze. In fatti nel 1807. li 27. febbrajo fu nominato Socio ordinario della Società Agraria di Torino: il 1o. del seguente maggio di quella delle Scienze ed arti di Lilla; e li ro. Dicembre dello stesso anno ebbe posto tra i membri dell’ Accademia Italiana di Scienze lettere ed arti di Li- vorno. Li 29. aprile del 1804. lesse all’ Accademia delle Scienze di Torino la prima parte delle sue Osservazioni entomologiche, che meritarono un posto distinto negli atti di questa celebre accademia, alla quale fu aggregato co- me Socio ordinario li 27. del seguente maggio. E la fama dei di lui meriti erasi già fin da quell’epoca este- sa anche fuori d’Italia, giacchè in giugno pure del 1809. fu aggregato tra gli Accademici di Weteravia. ‘Nel 3811. li 18. marzo ottenuta la cattedra di Zoolo= gia nella fiorentissima Accademia di Torino, e con essa anche la Direzione del Museo Zoologico, pubblicò un bene elaborato Catalogo degli Uccelli del Piemonte, ar- richito di note importantissime, ed inserito negli Annali dell’ Osservatorio dell’ Accademia stessa. La seconda par- te delle Osservazioni entomologiche letta all’ Accademia nella seduta delli 3. maggio 1813. fu pure pubblicata tra le memorie della medesima , e diede saggio in questo lavoro di profonde cognizioni pratiche nella Entomologia, acquistate mediante ripettuti viaggi in paese e fuori, 463 Nominato Accademico di Edimburgo li 25. novembre del 1815. maggiormente si estese ancora la fama del-di lui sapere, ed i più celebri Scienziati delle diverse Na- zioni visitando la nostra Penisola, dopo tante vicende restituita alla pace, ambivano di conoscere da vicino, e di stringere amicizia col celebre naturalista Italiano. An= che l’ Accademia di Marsiglia lo volle annoverato tra i suoi membri e glie ne offrì il diploma li 20. novembre del 1817. In questo stesso anno arricchito aveva 1’ En- tomologia di un nuovo genere denominato Eurichillo , della famiglia delle Cicindele, la descrizione del quale, letta nella seduta del 2, fe};brajo , fu inserita nel volu- do xxn. delle Memorie dell’ Accademia; pubblicato nel 1818. La Società Elvetica di Storia Naturale lo ascrisse tra ì suoi membri li 29. luglio del 1818. Estendendo sem- pre più i propri studj sui diversi rami della Zoologia , scoprì una nuova specie di pesce del genere Trachiptero che denominò = Trachypterus cristatus = trovato nel mediterraneo, e l’esatta descrizione del quale , letta al- l’ accademia li 3r. Maggio 1819., fu inserita nel Tomo xxIv. delle memorie dalla medesima pubblicate. L’ importanza dei lavori resi di pubblico diritto, il co- nosciuto merito dell’ illustre Zoologo, gli immensi tra- vagli, mediante i quali di continuo arrichiva il Museo di Torino, svegliando la più grande ammirazione nei dotti, anche le più celebri accademie ambivano l’ ono» re di ascriverlo tra i loro membri, per tal modo fu no- minato della Società de’ Curiosi di Storia Naturale di Moscovia li 15. novemdre 1820; dell’ Accademia delle Scienze natarali di Filadelfia, li 26. marzo dello stesso anno ; della Società Linneana di Parigi li 7. marzo 1823; dell’ Accademia delle Scienze di Francfort li 10. mag- gio anno predetto ; di quella di Sienna li 10, waggio 1825; della Società Linneana di Lione li 15. gennajo 1827; e per ultiwo fu acclamato Membro corrisponden- te dell’ Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bo» logna nella seduta ordinaria delli 2. Dicembre 1830.; ignorandosi ancora la fatale notizia della di lui morte. In questo spazio di tempo nuove scientifiche produ- zioni apparvero a rendere sempre più noto e chiaro il È | " 463 valore dell’illustre autore, e nell’adunanza delli 7. Marzo 1824. della più volte nominata Accademia di To- rino lesse la descrizione di sei nuove specie di insetti diurni raccolti in Sardegna dal Sig. Cav. Alberto Del- la-Marmora, elegantemente rappresentate in tre tavole con figure colorate unite alla memoria, inserita nel To- mo xxx. della collezione della predetta Accademia. Li 5. Marzo 1826. comunicò pure alla medesima una noti. zia di nuovi uccelli da aggiungersi al catalogo degli uccelli del Piemonte di già pubblicato , come si è detto di sopra, fino nel 1811. ° bb Molte altre memorie sull’ ippopotamo , e ad illustra- zione di diverse nuove 0 poco note specie, principal- mente della classe degli necelli, furono o pubblicate 0 presentate ai varj corpi Scientifici, e elle quali troppo lungo riuscirebbe il volerne particolarmente favellare. E queste pubblicazioni avevano per scopo, non tanto l’ ingrandimento della Scienza, quanto ancora la pub- blica utilità, e ne diede ampia prova nel suo Specimer Faunae subalpinae nel quale descrisse con somma dili- genza non solo le più rare specie degli insetti del pae- se, ma'sì trattenne molto più sopra di quelle che arrec- car possono somma utilità al commercio, o grave danno all’ agricoltura. Nominato sotto-direttore del R. Museo di Storia na- ‘turale di Torino li 31. marzo 1815., dieci anni dopo ot- tenne la suprema direzione nel medesimo, ed in questo non lungo periodo lo rese , in molte parti almeno, su- periore a qualunque altro Museo d’ Italia ; giacchè non solo occupavasi dell’ ordinamento, della descrizione, del- l’ illustrazione degli oggetti più rari e poco conosciuti, ma le sue cure si estendevano ancora alla stessa con- servazione e preparazione delle specie zoologiche, ed in queste operazioni ancora riuscì eccellente; e moltissimi individui delle collezioni di Torino, anche per quasto solo pregio, formeranno in seguito una delle più ricer= cate rarità. Tante fatiche di corpo e di mente, le veglie, la con- tinua applicazione esaurirono ben presto le naturali for- ze in uu corpo fornito a dovizia dalla natura di quelle qualità dello spirito e della mente che più adornano e 464 rendono chiaro l’uomo di genio; ma soprovveduto di quel vigore di temperamento , e solidità di costruzione che rendono atto l’ uomo a sostenere lungamente le più dure fatiche , Scossa replicatamente la di lui vacillante salute negli ultimi anni da violenti e pericolosi accessi di malattia , non tralasciò per questo le laboriose sue fati- che, a mezzo delle quali la morte troncò una «ita tan- to preziosa li 18. novembre del corrente anno 1830. La Patria ricconoscente volle che collocato fosse il busto del Bonelli in una delle sale del Museo illustrato dalle sue fatiche, ad eccitamento dei di lui alunni e con- | cittadini, i quali, nell’emulare la gloria del uomo ce- lebre, ne imiteranno ancora le virtù private colle quali formò la delizia della propria famiglia, dei numerosi di- scepoli, e degli amici inconsolabili per tanta perdita... ( Antonio Alessandrini) 465 INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO QUARTO TOMO. Memorie ed Estratti. SronrA NATURALE GENERALE. C. L. BowaraRTE, Osservazioni sulla seconda edizione del Regno Animale del Barone Cuvier. pag. 3. 159. 303 Davy I., Osservazioni sulla temparaara delle diver= se specie di animali . + pag: 73 Notizia sul viaggio al Giappone "del Dott. Siebold + 99 88 MinERALOGIA; E GeOLOGIA. Descrizione di una nuova specie di minerale chiamato Polibasite ; ed Osservazioni sulla Zinkenite +. +. 3 31 Sulla Murohisonite, di Levy . . 46 Bergmann, Esame chimico della Glaucholite ‘del la 80 bari e 006. 00. 0 4 0 dd 0 9 58 Godman, Descrizione di un nuovo genere di mam- mifero fossile ora LARE gti eo ia 63 F. Kubell, Sulla Bestia lati Aiuti ai sla 100 Wi Piperccini Bivci » Lettera sopra alcune ossa fossili scoperte tra Cesena e Forlì . . +. +. è + + 35 282 R. Wagner, Sul Lagomys fossile. . +. . . + BorAmicaA. Moris, Caratteri di tre Rat nuove di piante Chi- Mu. a ss 59 A. Bertoloni, Osservazioni sopra la Scilla fastigiata, 9 60 G. Savi, Rapporto sulla collezione di piante fatta in Egitto da G, Raddi °° 0.00.00 0. 7 90 466 Pietro Savi, Lettera sopra la Salvinia natans. pag. 101 A. Colla, Il/ustrationes et icones rariorum stirpium, quae in ejus horto Ripulis A annis 1827 - 1020. "LL e (39. 290 D. Viviani, Appendiz altera ‘ad Florae Corsicae Prodromum . . NSD Moretti, Lettera sopra ‘alcuni erbarii del Padre Boccone . TRA, aio LITRO M. Tenore, De re herbaria adnotationes nonnullae : » 244 A. Berroloni, Caratteri della Saxifraga:imbricata . ,, 299 Bertero, Continuazione dell’ Estratto del Catalogo delle piante osservate nel Chili . + +. . ,, 262. 403 ZOOLOGIA » Gravenhorst, Su/Za Sfargide tubercolata . . .,, 33 C. Ranzani, Ossorvazioni sull’ articolo precedente . 49 ‘39 F. Baldassini, Considerazioni sul modo con cui si sup- pone ; chei Molliischi Litofagi perforino le rocie. », 47 AwaTtomIA COMPARATA. Audowin e Milne Edwards, Nota sul sistema ner- voso dei Crostacei . . 27 Elben, Intorno allo stato del cuore e di alcuni altri © organi nei mostri acefali . . . . 81 Martin Saint-Ange , Ricerche sulle membrane dell der: vello e della midolla spinale, e sul liquido cere- bro-spinale. .. » 149 C. G. Carus, Sul Des del Tapir, € sulle morbosa incurvazioni della colonna vertebrale nel capo . ;, 390 G. Miller, Sulla Scolopendra mordente . +. . , ha Indicazioni ed Annunzii. Atti dell’ Accademia Gioenia . . + ipa Sedute dell’Accademia delle Scienze di Parigi” 3) 107. 423 Archivj di Meckel Luglio a Settembre 1829... ,, 438 Iside del 1819. fascic. v-xI1.. » 3; II7. 441. pe ni del Museo di Storia Naturale di Parigi «319 467 Libri nuovi di Storia Naturale generale pag. 120. 148. 445 \ Libri di Zoologia . . Libri di Mineralogia e Geologia Rea Libri di Anatomia . Annunzii di Opere Botaniche . + Necrologia. Biografia di C. P. Thumberg a Notizia sopra F. A. Bonelli . . , Premii e ee SIE: si 123. }46 siae 124. 447 Wai dpr 231 pipe I ASI » 136 A Tomo IV. Errori Correzioni pag. lin, 33 x tudercolata tubercolata ” 6 Filofisoche Filosofiche 34 14 coriacca coriacea 359 25 fra fu 40 22 desciverla descriverla 43 tt antoriori anteriori 97 4 spiegazine spiegazione 28 14 Galucholite Glaucholite 103 SI ipuaste | queste 112 34 mediterranao mediterraneo 138 18 è e 146 4 genas genus 147 29 salidi solidi 159 2 Anali Annali 200 27 Meycr Meyer 221 ‘0 gardino giardino 224 30 indentità identità 225 32 che chi 290 8 intiero intiera 5» 17 della dalla 394 29 estistenti esistenti Die 10. Augusti 1831. VIDIT Pro Emo, et Revmo D. D. CaroLo Carp. OrPIZZONIO Archiepiscopo Bononiae . Doct. Petrus Trombetti Rep. S. T. VIDIT pro Excelso Gubernio Dominicus Mandini S. T. D. Coll. Prior Par. et Exam. Sinod. Die 11. Augusti 1831. x IMPRIMATUR Leopoldus Arch. Pagani Prov. Gen. PRATT, Lt. Iobbr A Ninr du na | Tom IV. Fao “8° L \ \. CS fs )lI I CARY 7, S A a SI Ne ere SY 4 j ad pine ARTT ES Ae, e HE? S ‘9 Ton VAT re m 5 L sn — CU _ si SI i AR A IOPRLIZTII Si ih CTkwuwAWANRKAG 20 Di SILE $ e, SS BEAT as a — 5) Fi TINA II 1 LIDI SAI TI nas J . 2 QU c$ Do Pal ey G. on di Sa ARNNIASITISNRIT Sy NU dè CA i Lw.Iobbi. sei RE ring 4 rt meme i quentin Mede da a STI NES: dn api Ae de de sE n % 5 EA VAI ) = % ui AA LIT polare iaòi reina ep pre aio e e - Sa L% ce Na sa I it ESCE Es carrera CSS N I “ a RE i NS # TT U TRE RN > = EAST" CAI. 07 1 @ PCROTONAIINI li vRRALiLA RUI Emi tdat CAPO TI ef) ve AMC SR) ri io DRG CI ETRE IGOR PI RCA E) ARS Sete VANI VETIEALI grA 1 LR r À AN >, vÌ dt nz <> di PT se ta ti “x f y i RN en ni x il VP Ae ) ve DEE PINTO (BRR RAS (0 RIT Via 0 ORE E CILALO TRDTR SARI < YI DOTTI 5E © Men a VIII ANT IE SRD var Ri TA7 EA II PE an Lo fc MIraslai ir: RE L'ATRIO TOTUS ENT dior Meli do poE Pi :; bo Rd mo Iain, } Ùi cd, ho RIE ; 4 "AID: | e) 4 s S tit iI a: 7 ergal cora peo tirreno n ano + sec AI Sad RETRO 5 Ma TAVOLA. ST - Delle materie contenute nél Fascicolo XII. per” PARTE PRIMA. 3 MemorIE, e£D EstTRATTI TN C. L. BonAparte, Os- G.MitLer,Salla Sco- (Sa) | servazioni sulla 2,% lopendra morden- - ed. del R. Animale ih RR pag. 396 di Cuvier (conti- Bestero, Catalogo nuazione 2.°) pag. 3031 delle piante osser- i C. G. Carus, Sal cra- i nio delTapir..,, 390 vate nel Chili. . ,, 403 PARTE SECONDA, INDICAZIONI, ED ANNUNZI n—t#+ ————_ 4 < L, Sedute dell’ Accade- Libri di Geologia e mia delle Scienze di . Mineralogia . pag. 446| Parata a » 423 | Aununzj di Opere A- Cas Lu= natomiche . . . . ,, 447 glio a Sett. 1829. ,, 438 | Annunzii di Opere Bu- Iside di Oken 1829. taneenie stata » fascie. vir-x1. + 3, 441 | Necrologia”. Notizia Libri di Storia natu- sopra F. A, Banel- . rale generale . . ,, 445 Mico e ese +9 GORE È, di Zoologia ..,, ivi i PIRLA, sc À PRRTTS.| » È Wi Dal 4 AS ASSO pra 4 A Î dr ba sa Me; bg Pec paia i ì Lamar . LA Ii n Pas sei si toute Lisesi MPETEZISEZZZI sgipietote = samrsinte (iatiti ristti rt È : tisane : Zac ite CEIETI n Zare tà si sli. sesù IEIPIPITITI tisstiszi 3: su î î » t rei hi: sie i HE VIITITIIZE sin è Mt : Tatoratsiote i iettiaurte Drssogatos geetetat Legga perio, do STITESII tepeoes 1 è stavrso? USTRTTTZII sstat 2 Qui asgieo aietpi ite IRICITAZI x ' nt tatohi D * tisteloe Quito ui 32: Hi VITTRSTZtÀ EREtR n IIFIZIII SERsiE s% IIRZZE sai 2: n asti ITESE DE : pi sesso FESETZ] quezisi PIpttorà bri i taesrer Torstrtoti Alpialai SERI SIGIEi PELI ii CITTERTI ITATZI ti