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ANNALI D' ITALIA
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LODOVICO-ANTONIO MURATORI
EDIZIONE NOVISSIMA.
TOMO XXIV.
IN VENEZIA MDCCCI.
Dall» Tipografia di Antonio Curti
PRESSO OIUSTIMO fASQ.UAlI Q.. MARIO
Con Privilegio.
In questo
TOMO XXIV.
Si comprende lo spazio di tempo scor- so dairanno di Cristo MDLXVII , In- dizione X , fino air anno di Ckisto MDCXXIX, Indizione XII.
di Urbano VIII, papa 7.
di Ferdinando II, imperadcre 11^
tir
ANNALI D'ITALIA
Dal principio dell'ERA Volgare ■fino all'anno 1749^
Anno di Cristo 15^7, Indizione X. di Pio V, papa 2. di Massimiliano II, imperadore 4.
Uacchè si vedeano con dolore i progres- si deir eresia in Francia e nei Paesi bassi , attese con diligenza il sommo pontefice Pio a preservare specialmente V Italia da quella perniciosa influenza . Sotto i prece- denti papi non avea faUo grande strepito V inquisizione in Roma ; tornò a farsi sen- tire il sua vigore, ed anche rigore^ sotto questo zelantissimo papa. E che in Italia non mancassero dL quelle teste , che co- fninciarono a disapprovar certi usi della Chiesa , anzi segretamente sostenevano i perversi insegnamenti degli Eretici di que- sto secolo , non se ne può dubitare . Ha pur troppo anche V Italia somministrati eresiarchi agli Oltramontani , e si videro persóne di gt'an distinzione passare talvol- ta nel campo dei Protestanti . Ora alcuni di costoro patentemente ribellati alla vera Chiesa di Dio, furono presi in varie par- ti, e il pontefice avendoli ottenuti dal du- ca di Firenze , dai signori Veneziani , dal
A 2 go-
4 Annali d' I t a l r a
governator di Milano^ e da altri , li fece condurre a Roma. E guaì se ne nascevano sospetti di guasta cre^denza nelle persone , ciò bastava per trarli alle carceri . Quindi passò un salutevoi terrore per tutta T Ita- lia, che mise in briglia i cervelli forti, o vogliosi di libertà. Lasciossi anche porta- re il pontefice dal suo zelo a bandire da Roma tutte le pubbliche nirnetrici contro il sentimento del senato romano, che gli rappresentò le peggiori conseguenze, che proverrebbono da siiTatto universal divie- to j, essendoci de' mali nel mondo, che con- vien tollerare, per ischivarnc> dei maggio- ri. La sperienza comprovò questa verità; e però il papa ordinò che almeno queste sordide femmine si ritirassero in remoto ed ignobil angolo della città. Fece anche fabbricare una sontuosa casa o palazzo per li Catecumeni. E ben sotto di lui si con- vertirono alla fede assaissimi Giudei , ed anche ricchi . Una gran predica diveniva per gli scorretti la stessa vita santa di questo pontefice. Era già stata, siccome dicemmo , presa in Ispagaa la risoluzio- ne d'inviare in Fiandra il, duca d* Alva con buone forze per reprimere i moti ,di ribellione , eccitati in quelle contra- de ^v E perciocché tale spedizione non si pptea fare per la Francia, convenne pensa- re alla via d'Italia. Vennero intanto or-r
di-
' Adriani^ Famiano. StracLi, Cardinal Bent /voglio, Calti- pana , ed" *Éfn^ .
Anno MDLXVIT. 5
dini a Gabriello della CauVa duca d* AF- bnrquerchc? e governator di MilanOj, ed al viceré di Napoli^ Sicilia^ e Sardegna , di unir quante truppe spsgnuole potessero , e di reclutarle ed accrescerle . La massa del- le genti fu fatta fra Alessantlria ed Asti , e però il duca d' A Iva imbarcatosi sul prin- cipio di Maggio con 17 bandiere di fanti spagnucli^ arrivò a Genova, e passò a far la rassegna delle raunafe soldatcscìie . Si trovò avere ottomilla ed ottocento fanti spagnuoli ed italiani , gerite veterana e di sperimentato valore^ ed inoltre mille e dugecto cavalli tra italiani , spagnuoli, ed albanesi. Si unirono poscia con lui nel viaggio mille Tedesòhi , ed altri piccioli rinforzi . Ottenuto il passaggio dal duca di Savoja , conduce questa armata pel Monce- nisio , e andò in Borgogna , e di là in Fiandra , dopo aver dato gran gelosia ai Genevrini e Francesi, che per questo si premunirono ai confini .
Molto prima di siffatta spedizione era riuscito alla duchessa Margherita _, gover- natrice de' Paesi bassi , di rimettere colla foiZa all' ubbidienza del re Cattolico le città di Tournai , di Valenciene , di Ma- strich , e d'Anver.^a , dove in addietro es- sendo prevalnto il partito dei miscreden- ti, mossi ed ajutati dagli Ugonotti di Fran- cia , avea commesse di grandi insolenze contro de' Cattolici , con prorompere anco- ra in aperta ribellione. Castigò non man-
A 3 co,
€ Annali ©'Italia
co ai rnedesimi ; e questo esempio si buon effetto produsse, che tornò la tranquillità per tutte quelle provincie, e la religione cattolica restò nel suo vigore e quiete da pertutto. P^erciò la duchessa non una, ma più lettere scrisse al re, rappresentandogli che colla via della soavità si guadagnereb- be tutto y e che non potrebbe sennon nuo- cere rinviar colà il duca d' Alva colla bandiera del terrore, giacche cessando il temuto nome della inquisizione spagnuola, quei popoli protestavano di voler conti- nuare- nel dovuto ossequio verso la Chiesa , e verso il re. Ma per mala fortuna, an- corché il re Filippo si trovas'se assai per- plesso, prevalse nel consiglio suo la presa risoluzione di spedire il duca e V esercito in Fiandra, perchè sempre si temeva sopi- to, ma non estinto il fuoco dei precedenti tumulti , e venivano ancora dei gagliardi soffi dalla parte di Roma . Pure è lecito il credere, che nulla avrebbe pregiudicato, anzi con più polso giovato ad assodar la dimostrata ubbidienza dei popoli , T arrivo del duca d' Alva colà, se egli coir amore- volezza e con dolci maniere avesse trattati quei popoli , e provveduto con prudenza alla parte guasta dall' eresia , eh' era la minore. Ancor qui bisogna chinar la fron- te davanti agli occulti giadizj di Dio . Il primo passo che fece la superbia de! duca d'Ai va, e che intorbidò tutta la pace, ri- fiorita per cura della saggia duchessa nelle
prò-
Anno MDLXVII. 7
ptDVincie y fu il trattener prigioni i conti di Agamocte e di Homo , amendue dei principali signori della Fiandra. 11 princi- pe d'Óranges, più di loro avveduto, s'era con altri , assai conoscenti dello strambo umore del duca , ritirato in Germania . Questa risoluzione , presa ed eseguirà sen- za parteciparla alla duchessa reggente , fe- ce abbastanza a lei conoscere di non poter più con suo decoro fermarsi , dove era chi esercitava maggiore autorità della sua. Però con sue lettere molto circospette sup- plicò il re fratello di concederle il conge- do , ed ottenutolo il ringraziò , predicen- dogli nondimeno , che la presente politica del di lui gabinetto arriverebbe a far acqui- sto di un grande odio , e una non lieve perdita di potenza nei Paesi bassi. Si par- ti di Fiandra la duchessa Margherita , ac- compagnata dalle lagrime di quei popoli , che non cessavano di esaltare la sua pietà, il saggio Euo governo, la sua cortesia, e le altre sue belle doti ; e tanto più veden- dosi eglino restare sotto il dispettoso e severo ceiFo del duca d^Alva. Tornossenc a Parma questa illustre principessa , rice- vuta con solennissimo incontro dal duca Ottavio consorte , e le furono dal re Cat- tolico accresciute le rendite dotali , fonda- te nel regno di Napoli , sino a quattordi- cimila scudi per anno. Per onore di que- sta principessa ho creduto a me lecito di entrare negli affari di Fiandra, intorno ai
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8 Annali d* Italia
quali altro non soggiugnerò , sennon che il borioso duca d' A Iva continuò a far vavj altri rigori, esecuzioni, e novità, che ser- virono dì tromba pet muovere a sedizione e a guerra dichiarata quelle provincie , sostenute dal credito e dsf^V incitamenti del duca d' Oranges .
Le turbolenze della Fiandra , nelle quali gran mano teneano gli Ugonotti della Fran- cia , tornarono ad accendere il fumo, e la ribellioo di coloro contra del re Cristia- nissimo . Giunsero fino a tentare di far prigione il medesimo re con tutta la sua corte, ma non venne lor fatto. Portarono il terrore sino alle porte di Parigi^ s'im- padronirono di Bologna di Picardia , del/a Boccila , e di altre piazze^ poco avendo servito a fermare i lor passi una rotta da- ta loro a San-Dionigi . In tali angustie il re Carlo IX ricorse alT aiuto di papa Fio V ed ai principi d'Italia. Avrebbe il papa vo- lentieri inviate colà alcune migìiaja di fan- ti ; ma avendo il consiglio del re mostra- to abborrimento ad armi straniere, e bra- mando piuttosto un soccorso di danari , si obbligò esso pontefice di somministrar ogni mese venticinquemila ducali d'oro, infinat- tantoché durasse la guerra . Il duca nondi- meno di Savoja , il quale per quanto s' ha dal Guichcnone , fu in pericolo in quest'an- no di esser preso dagli Ugonotti ài Lione, mentre era alla caccia nella Bressa , inviò un soccorso al re di Francia di tremila
pe-
A N w 0 MDLXVir.^ d
pedoni y e milìe e settecento cavalli , co- mandati da Ó4>n Alfonso ìT Este , zìo del duca di Ferrara , e padre di don Cesare ^ che fu poi duca di Modena, liico.no , che si trovò questa gente alla suddetta batta- glia di San-Dionigi . Le storie nostre met- tono moho più tardi l'arrivo di tal soc- corso in Francia ; e l'Estense solamente al principio dell' anno seguente si mosse da Ferrara. Continuò ancora nel presente an- no la rib'llion dei Corsi alla repubblica di Genova ; ma perchè presso Ajazzo restò ucciso il Sampitiro, capo della rivolta, né Alfonso suo figlio _, tuttoché uomo di gran Valore , succedendo a lui , ebbe il credi- to e seguito del padre, noi vedremo al- l' anno seguente tornare al loro sitò 1' os- sa slogate di quell'isola. Il giorno Zj. no- vembre di quf'St' anno fu V ultimo del- la vita di Girolamo Friuli doge di Ve- nezia , in CUI vece nel dì 26 d'esso me- se fu alzato a quella dignità Pietro Lo^ re da no .
An
IO Annali d* Italia
Anno di Cristo 15SB, Indinone XI. J
di Pio V, papa 3. ì
di Massimiliano II, imperadore 5. l
ixJon si può passar sotto silenzio una del- '
le più strepitose tragedie, che ci rappre- ]
senti mai la storia^ cominciata sul prin- |
cipio di quest'anno in Ispagna, e termi- J
nata dopo sette mesi , che diede dolore ad |
infinite persone, e stupore e gran materia j
di parlare ad ognuno per tutta Europa, j
Non avea Filippo II re di Spagna, che un \
figlio soIq , [cioè don Carlo y erede futuro i
di quella vasta monarchia , già pervenuto 1
all'età di ventidue o ventitré anni, e che
veniva considerato dai Siciliani, Napoleta- j
ni, e Milanesi, per destinato dalla prov- ;
videnza al loro governo , Verso la mezza j
notte del di 18 di gennajo lo stesso re !
accompagnato da' suoi consiglieri entrò nel- ^
la di lui camera, e fece tosto levar la ^
spada ^ e una pistola carica, ch'egli tene- \
va sotto il capezzale. Svegliato il princi- j
pe , saltò fuori del letto^ e veduto il pa- ]
dre gridò: Vostra maestà mi vuol ammaz-^
^are. Gli ordinò il re di tornarsene a let- ;
to ; ma egli da disperato tentò fin buttar- Ì
si nel fuoco . Tolta fu di sua camera ogni '
scrittura, e tutto ciò , di cui si sarebbe ]
egli potuto servire per nuocere a se stes- ^
^so; e ben inchiodate le finestre, furono i
lasciate ivi buone guardie , che il custodii- i
se- i
Anno MDLXVIII. iì
sero di vista, e riferissero tutti i suoi cenni e parole . Da lì a qualche giorno venne chiuso il misero principe in una for* te torre. Secondo la apparenze fu creduto che il padre altro non intendesse , che' di ritenerlo ivi senza voler la sua morte; ma egli in tante maniere se la procurò o col non voler cibo , o col prenderne di trop- po , e specialmente col lasciarsi vincere dalla rabbia e dal dolore , che nel dì 14 di luglio cadde gravemente malato. Allo- ra fu, ch'egli si rassegnò ai voleri di Dio, € munito poi dei sacramenti spirò l'anima nel dì 24 di esso mese, vigilia della festa di san Jacopo maggiore , tanto venerato dagli Spagnuoli. Solenni esequie per quin- dici giorni gli furono fatte per ordine del padre , sommamente afflitto per la perdita di un figlio, qualunque egli si fosse^ e per le tante dicerìe , che ben prevedeva inevi- tabili per sì lagrimevole scena . E gran di- re fu in effetto per qié&to dapertutto^ e massimamente gli storici ( e son ben molti) pretesero d' informare il pubblico dei mo- tivi che indussero un re padre a privarsi di un figlio,, e figlio unico, non già col veleno, come sospettarono i maligni, ma con una stretta prigionia , che bastò per trarlo alla morte .
Sognarono alcuni , che don Carlo comin- ciasse o accrescesse V izza sua contro il padre al veder presa da lui vecchio per moglie Isabella di Francia , che conveniva
mol-
12 Annali D'iTALf/i
to più a lui giovanetto . Che da II innari^ ] zi egli amoreggiasse )a matrigna ^ onde ] tiascesse grave gelosia nel padre^ il quale > vieppiù SI confermasse in tal sospetto^ per- chè la buona principessa gli parL-isse tal- \ volta in iscDsa e favore del figliastro . ^ Crebbe maggiormente cotal dicerìa , allor- ; che si vide mancar di vita per immaturò parto la stessa regifìa Isabella nel dì 3; di ! ottobre di quest'anno^, interpretando la i maliziosa gente, per violenta una morte, ^ che tanto facilmente potè essere naturale , i e che inavvertentemente fu accelerata dai medici, giudicanti lei oppilata e non gra- | vida . E questo si ha dai romanzi fabbri- ' cati su questo funestissimo avvenimento , fra' quali ha avitto grande spaccio quello ] del signor di San Reale. Altri scrissero i nata la discordia di don Carlo col padre , | perchè tenuto come schiavo, e sovente an- i cora sgridato. Ch'egli tramò di fuggirse- , ne e venire in Italia, o passare in Fian- ] dra , per sollevare i popoli contro il real ! genitore ; e che diede impulso alla solle-^ ; vazion dei Mori , accaduta in questi tempi in Ispagna . Aver egli confidato ^ o almeii ^ lasciato traspirare qualche suo pernicioso , disegno a don Giovanni d^ Austria suo zio, ; il quale immantinente rivelò tutto al re. ^ Che don Carlo sparlava pubblicamente del ,j padre e dei suoi ministri; manteneva cor- ; rispondenze coi di lui nimici ; era di ge- nio sì crudele^ che potea temersi di lui :
non ;
Anno MDLXVIIF, ^ 15 xion un re severo, ma uji tiranno spietato. Ch' egli si scoprì infetto di sentimenti ere- tici , per l'i quaii fu anche chiamato il con- siglio deir inquisizione , secondo il parer di cui non meno _, che d^I real consiglio^ fu conchiuso doversi anteporre il pubblico J)ene della religione e dello stato ad ogni privato riguardo. Per lo che fu proferita sentenza di morte contra di lui y e questa sottoscritta con coraggio dal re afflittissi- mo contro tutte le ripugnanze della nd,-^ tura.
Ma il saggio lettore deve esser persua- so, che r immaginazion del volgo, e degli storici, e dei politici, fabbricò qui più. §ul verisimile, che sul vero; perciocché Filippo II non volle per motivi di saviez- za rivelati giammai al pubblico i motivi dell' imprigionamento del iìglio . Quel chq si pup tenere per fermo, sì è , che don Carlo fu principe di cervello torbidissimo, di genio stravagante , e pregno d' odio contra del padre ; passione capace d' ispi* rargli ogni più rea risoluzione . Che il re padre nulla operò contro il figlio , senza consultar sopra sì importante affare mi- nistri e teologi , e senza chiarire con buo- ne pruove in un proceisso i demeriti del figliuolo. E finalmente essen4o egli stato monarca sì saggio e pio , non si pnò mai credere , eh' egli padre jjrendesse sì vigo- roso risentimento contra di un unico fi- glio , se giuste e potentissime ragioni non
l"" aves-
14 A N N A L I d' I T A L T A \
r avessero spirto a sacrificare T amore pa- \ tèrno all'interesse dello stato. Anche la \ czar Pietro imperadore della Russia _, prin- i cipe d' imniortale memoria, si è veduto ! ai giorni nostri nel medesima cimento^ e , ridotto a punire uri figlio anch'esso unico ^ ■ di cui tutto si potea temere . Questi poi j volle per discolpa sua informato il mondo j della giustizia di quel gastigo. Ma il re \ Filippo dovette credere maggior prudenza J il tenere occulti i giusti motivi dell'indi- '■ gnazione e risoluzione sua . In sQmma quan- j do un padre non tiranno^ non empio, ma • assennato e timorato di 'Dio , arriva ad. ■ infierire contra di un figlio , si ha da sen- J tenziare in favore del primo , e non del- ^ r altro . .;
Potrebbesi fcen dubitare, se convenisse \ alla prudenza di sì gran re 1' avere invia- J to in Fiandra un nobile carnefice , che ta- ! le si potè chiamare il duca (V Alva , senza i mai far caso dei consigli della duchessa ] Margherita sua sorella^ e delle preghiere j di Massimi Li ano II imperadore , che preve- i dando i disordini seguaci della crudeltà, i non cessò mai d' ispirargli le vie della i clemenza, per le quali si sarebbe assodata '> la religione cattolica , e il dominio spa- ■ gnuolo ne' Paesi bassi . Fece V inumano du- ^ ca nel presente anno su pubblico palco de- i capitare i conti d'AgamoLte, e d'Orno, i nobilissimi e prodi signori , che pur prò- ^ testavano di nulla avere operata contro il ;
re i
Anno MDLXVIII. 15
re Filippo , e coraggiosi morirono nella comunione della Chiesa cattolica : lo che fé' sempre più conoscere , che la religione non era il primo motivo di quelle barba- riche esf:cuzioni . Contra non meno di sei- cento altre persone^ dice V Adriani ^ la maggior parte nobili, e almen la metà cattoliche di credenza, fulminata là sen- tenza di morte ebbe il suo effetto ; e ne restava nelle prigioni non minor numero , benché di minor qualità e rispetto. Che orrore , che odio , che incitamento alla ri- bellione e alla vendetta cagionasse questo macello ne' popoli di quella provincia ^ non occorre ch'io lo racconti. Riportò in quest' anno due vittorie il duca d'Alva, runa contro Lodovico di Nassau ^ e 1' altra contra il principe d'Oranges^ fratello di esso Lodovico > e per queste si fattamente si gonfiò, che volle entrar come trionfan- te in Brusselles; e nell'anno seguente vol- le che gli fosse dirizzata una statua di bronzo, con iscrizione piena di tanta va- nità , che beffar si fece da tutti i saggi . Maggiormente ancora gli salì il fumo alia testa , perchè il pontefice Pio V, riguardan- do in lui un gran difensor della fede , gli mandò in dono il cappello e lo stocco or- nati di gemme* Anche in Francia conti- nuò la guerra del re Carlo contro gli Ugo- notti ; ma in tali angustie si trovò esso re, per mancanza specialmente di pecu- nia , che non seppe esentarsi dal venire ad
un
i6 Annali d' Italia tin accomodamento, ossia pace_, con essi nel dì 25 di marzo, accordando a coloro tali condizioni , che non meno dal papa , che dal re Cattolico , fu disapprovata e biasimata come soverchia la di lui condi- scendenza. Ebb^^ro i Genovesi in quest' an- no la consolazione di metter fine alla ri- volta dei Corsi , con guadagnare Alfonso figlio di Sampiero , ehe già vedemmo di- venato capo dei ribelli in quelT isola. Non avendo costui trovato alcun principe^ che stendesse una mano per ajutarlo_, e niun di essi accettando rofFerta, vanamente lor fatta dalla Corsica, diede ascolto a chi trattava di pace, gli furono pagati dalla repubblica di Genova tutti i suoi beni , ed egli passò dipoi a stabilirsi in Francia, dove pel suo valore nelle seguenti guerre meritò di aver nobili impieghi, Con ciò la Corsica si quetò, e tornò tutta all'ubbi- dienza dei Genovesi . Potrebbe essere non- dimeno , che il. compimento di questo giu- bilo Io conseguissero eglino solamente neU Tanno seguente. Durava tuttavia la lite di precedenza fra Alfonso duca di Ferra- ra ^ e Cosimo duca di Firenze. Gran di- battimento intorno ad essa fu fatto nel presente anno, essendo favorevole al pri- mo riraperadore, e alT altro il papa. In- clinava la corte di Francia a sostener la parte deir Estense , e seguì anche un tu- multo in quella corte per questo , in oc- casione di celebrarsi il funerale del defun- to
MDLXVIir. Carlo principe di Spagna» Avea preso r imperadore a decidere questa con- tesa , ma non mai giunse a proferirne il suo voto. Per altra via papa PioV si stu. dio di darla vinta al duca di Firenze^, sic- come diremo all'anno che seguita.
Anno di CiìiSTo^ i5%> Indizione XII. di Pio V, papa 4. di Massimiliano II;, imperadore 6.
1 erchè s' andava maggiormente accenden- do la guerra in Fiandra y e varj principi della Germania aveano già preso a proteg- gere il principe d'Oranges ribello del re ài Spagna: V imperador Ma^ssirnìUano ^ a cui premeva di estinguere quei fuoco an- che pe' suoi particolari interessi^, avea spe- dito nelPanno addietro a Madrid ''Uarcidzi- ca Carlo , per consigliare il re a levare cai governo di Fiandra quel beccaio del del duca d' Alva ^ e seco le milizie spa- gnuoie^ assicurandolo j che coli' uso della clemenza quei popoli tornerebbero tutti al- la ubbidienza del re_, purché vi si mettes- se un governatore di gran credito e pru- denza. Ebbe un bel dire l'arciduca. All'al- tura spagnuola sembrava offeso il suo de- coro^ se cedeva alle dimandc deVsudditi^ benché portate dal cugino augusto . Si so- spettò tendere questo maneggio a far ca- dere quel governo in uno degli arciduchi^ e a ricavarne la libertà della religione nei -Tomo XXIV. B Pae-
i8 Annali d'Italia
Paesi bassi. In somma nulla di ciò ofteti- ; ne r arcitluca^- fna bensì fu conchiuso, che 1 l'ìmperadore darebbe per lìioglie al re Fi- \ lippo II ['arciduchessa Anna sua figlia, e ; a Carlo IX re di Francia T altra minor fi- j glÌH Isabella. Tornò T arcidnca Carlo ìa ^ Italia, dopo aver ricevuto disila corte cat-^ ; tolica grossi sussidj per la temuta guerra I dei Tnrchi^ e passò a Firenze a visitar ia | principessa stia sorella ^ e di là poi venne i addi 7 di maggio a Ferrara per veder | l'altra sorella, cioè Barbara moglie del j duca Alfonso IL Siccome questo duca era [ sommamente magnifico in simili occasioni^ ; con lasciò indietro spettacolo o diverti- | mento alcuno per solennizzar la venuta di : si illustre cognato. Il condusse anche a j Venezia a veder la festa dell' Ascensione ; ; poscia ritornato cori esso lui a Ferrara > | nel giorno 26 del suddetto mese, fece ese- i guire un torneo di niaravigifosa inveolio^ 1 ne, e di somma spesa, in tempo di not- ; te, e sopra la larga tossa della città, con ' singoiar varietà di macchine, di azioni , e i di ricche comparse. Ma si grandiosa festa ^ j in cui non si sa se maggior fosse il dilet- ■ to, o lo stupore 5 rimase funestata da uni iagrimevofe successo . Perciocché essendo ' scesi dal muro in una barca sei di quei \ nobili combattenti tutti armati , cioè il \ conte Guido, ed Annibale de^ Senti vogli i CTun figlio, e T altro fratello del, conte ' Cornelio Bentivogli ) il conte Ercole Mon- te-
Anno MDLXIX. 19
IcuccoIj , Niccoluccio Rondinelli^ il conte Ercole Bevilacqua, ed Annibale Estense ^ tutti signori di rara nobiltà e valore , per poca avvertenza dei loro servitori,, si ro- vesciò la barca, e a riserva dei due ulti- mi, i quattro primi cavalieri restarono mi*- seraiTiente affogati nell'acqua.
Un altro miserabile spettacolo di lunga mano maggiore si provò nell'anno presen* te irt Venezia. Tra le maraviglie d'Italia Vien considerato il ricchissima e vastissi- mo arsenale di Venezia. Nella notte sus- seguente alla festa delT Esaltazione della Croce, ossia al dì 14 di settembre (e non già al dì 24 come ha^, credo per errore di stampa, il Campana) o per malizia degli uomini , o per naturai fermentazione dei nitri dell' ai'ia> si attaccò fuoco in uno dei torrioni , dove era la polve da canno- ne, che si comunicò ai tre altri simili. Tale fu r empito di questo scoppio, che rovinò la metà deir arsenale j si fracassa- rono molte galee , andò per terra gran quantità di case vicine^ e tutto il mona- stero e la chiesa delle Celestine con altri infiniti danni. Tre o quattro mesi prima s' era divulgato un prognostico senza sa- perne Fautore, che alla metà di settembre verrebbe la fine del mondo. Con questa prevenzione in capo non si può esprimere qual terrore negli animi anche della gente savia producesse sì spaventoso accidente . Ma ritornata la quiete primiera, non tar-
B 2 da-
^o Annali jd' I t a t i a «larono quei prudentissimi padri a rifab^ hcicar. tutto anche in forma migliore. Fa questo un preludio a maggiori disavventu- re della repubblica veneta , la quale sen- tendo un gran armamento che si faceva ^alU parte di Selim sultano de' Turchi , , fu obbligata anch' essa a fare un grosso preparamento di vele e genti, per quel che potesse occorrere. Attendeva intanto T in-r defesso pantefice Fio V a mettere in buon assetto le cose della religione ^ eon soste-r nerne la difesa ia Francia^ Germania e Fiandra , e insieme a riformar gli abusi dello stato ecclesiastico . Da questo furo-t no banditi gli Ebrei, e loro solamente per- messo di abitare in Roma ed Ancona. Con buona prammatica fu riformato il lusso delle donne, e molto più quello degli Ec- clesiastici . Uscì rigoroso proclama, che vietava a cliiunque avea abitazione in Ror ma, il poter andare alle pubbliche osterie e taverne, per quivi mangiare, berre , o giocare, essendo queste unicamente istitui- te pel bisogno de' forestieri, e per chi non ha casa : regolaménto, che verisimilmente fu. di corta durata , ma che sarebbe da de- siderare introdotto e mantenuto anche nel- le altre città per impedire tanti disordini, , che ne provvengono al basso popolo . Ma pur troppo andrà sempre il privato inte- resse al di sopra del pubblico bene .
Le paci degli Ugonotti in Francia era- no come le fèbbri q/uartane, e però poco
stct*
Anno MDLXIX. 2t
stettero coloro a sguainar le spade, e a far più che mai una furiosa guerra ai Cat* tolici ; Il re Carlo IX per questo ricorse al papa ^ ai principi d'Italia^ e al re ài Spagna. E non indarno ^ perciocché cono- scendo il pontefice quanto in quei torbidi fosse interessata la causa di Dio , fece quanto potè per soccorrerlo . Da saggio padre non adoperò già nei suoi stati l'odio- so ripiego di accrescere le gravezze , ma sì ben si servì delle preghiere > colle qua- li ricavò dalla sola Roma centomila duca- ti , ed altrettanto dagli acclesiastici , ed altri centomila dal rimanente dei suoi stati . Adunò inoltre quattromila fanti, e mille ca- valli, coi quali si congiunsero altri mille fanti e cento cavalli^ somministrati dal duca di Fi* renze . Eletto per generale di essa gente il conte Sforza da Santafiora, spedì questo ajato in Francia: ajuto non lieve ài re Cristia- nissimo in que' bisogni^ essendosi poi se- gnalati questi Italiani nella difesa di Poi- tiers , e nella battaglia di Moncontur, in cui le armi cattoliche riportarono una glo- riosa vittoria . Ventisette furono le inse* gne o bandiere che in tal congiuntura gua- dagnò il conte di Santafiora, generale del papa; e queste, inviate a Roma, furono appese in san Giovanni Laterano con iscri- zione in marmo per eterna testimonianza della pietà del papa , e del valore degli Italiani • Non parlo del progresso delle guer- re civili di Francia, per accentrare dippoi
B 3 S^i
-22 AjJNALi d'Italia
gli avvenimenti di Fiandra, nei quali pa-^ rimente ebbero parte molte milizie e no- bili d'Italia. Il duca d' Alva^ in cui oltre ^lla naturale iaclinazione si accresceva ogni dì più qualche dosa di alterigia per le vit- torie riportate, e per tante armi che ave- va in sua mano , si teneva ormai sotto i piedi la nazion fiamminga , sotto il qual nome a me sia lecito di comprendere tut- ti i Paesi bassi , Trovando egli non solo esausto, ma anche indebitato l'erario re- gio : per rimetterlo, anzi per renderlo ca- pace di maggiori imprese, si avvisò d' im- porre nuovi aggravj a quei popoli . Pubbli- cò dunque editto, ordinando che si pagas- se per tutte le vendite de"* mobili la deci- ma parte, la vigesima per gli stabili, e di tutti per una volta sola la centesima. Ma i Famminghi assai conoscenti , che que- sto insopportabil peso era la maniera d'im- poverirli , e che tutto quello che contri- buissero alle voglie del duca , avea da ser-^ vire per maggiormente conculcar loro stes- si; cominciarono a ricalcitrare, mostran- do, che siffatto insolito aggravio andava a rovinar interamente il traffico, già troppo infievolito a cagion di tanti tessitori che erano passati in Inghilterra ; e che si ri- durrebbono in tale povertà, che neppure in tempo di pace avrebbero potuto pagare le ordinarie contribuzioni. Ma quanto più essi gridavano e comparivano renitenti ad una cieca ubbidienza , tanto più s' inalbe- ra-
Anno MDLXIX. 23
rava il daca . Il tornare indietro non era cosa da spagnuoloj perciò venne al tuono, delle minacele , ma senza ottener i' inten- to , In tali dispute terminò V anno presen- te in quelle parti •
Ebbero in quesl' anno yarj capi di que* relè contra del pontefice V imperador Mas- similiano 11^ e il re di Spagna Filippo Ih Le buone maniere che sapeva usare T ac- corto duca di Firenze Cosimo J, Taveano renduto sì accetto a papa Pio V^ ch'egli si potea in certa guisa chiamare V arbitro della corte romana . Bastava eh' egli chiè- desse, per ottenere. Concertata dunque fra loro la maniera di decidere la preminenza del duca di Firenze sopra quel di Ferrara . II papa nel dì primo di settembre , senza partecipazion del sacro collegio, dichiarò Cosimo gran duca di Toscana , con asse- gnargli la corona regale . Specialmente si fondò egli , per concedergli quest' onore _, nella pretensione del duca di non ricono- scere alcun superiore temporale nel domi- nio fiorentino 5 e in una non so qual di- stinzione di papa Pelagio. Per questa ri* soluzione si risentirono forte, e fecero gravi doglianze l' imperadore e il re di Spagna, pretendendola per una manifesta usurpa- zione del diritto altrui , stante V esser Co- simo pel dominio fiorentino vassallo dell'im- perio , come esso Augusto con sua lettera ^
di-
* Lunr^o y CodiC' Diplom-Tt.
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diceva apparire dalle investiture , ossia dai ^ diplomi di' Carlo V, e per la signoria di ] Siena vassallo dei re di Spagna , e stante , il non aver i pontefici giurisdizione aicu- ; na temporale in quegli stati. Tantopiù- an- ' cera si alterarono quei due monarchi , per- j che al dispetto delle loro proteste e ri- I chiami, portatosi il duca Cosimo neU'an- i no seguente a Roma , con gran solennità ; ricevette dalle mani del papa la corona | regale e lo scettro , senza che alcuno de* l gli ambasciatori dei principi volesse inter- ] venire a quella funzione. Dichiaravasi poi ; particolarmente esacerbato il re Cattolico, ' per avere il papa inviato in Sicilia mon- ; signor Paolo Odescalco con titolo di nun^ ; zio , e facoltà di regolar q^ivi le cose ce- ; clesiastiche : cosa insolita e contraria al \ preteso privilegio , ossia consuetudine del- i la chiamata monarchia di Sicilia. Dolevasi ; inoltre, che il pontefice avesse fatta un' al- \ tra novità coli' aggiugnere alla bolla in \ Cosna Domini la proibizione ai principi di i imporre nuove gabelle e daz) ai popoli lor ^ sudditi, con iscomunicar chi ciò facesse, ] senza eccettuare alcuno dei monarchi. Ma \ in nulla andarono a finir tutti questi la- * menti , proteste e disgusti _, perchè tempi 1 eorreano , n^' quali ognun dei potentati cat- : tolici abbisognava delle rugiade di Koma ; \ V imperadore per la guerra temuta vicina ; dei Turchi; il re di Francia per quella de- j gli Ugonotti ; e il re cattolico per la ri- \
voi- ]
^___ . Anno MDLXIX. 25
v^!ta ieì Mori , e per li torbidi della Fiati.- dra . Anche il duca di Savoja Emmanuel Filiberto restò non poco offeso per l"* ono- re conferito dal p?pa al duca di Firenze, e mandò le sue grida a Roma . Quetollo il pontefice con dire di non aver inteso con ciò di pregiudicare ai diritti di prin- cipe alcuno.
Grande strepito parimente fece in que- sto anno ciò che nel di 26 di ottobre ac- cadde al santo cardinale ed arcivescovo di Milana Carlo Borromeo . Tra le tante me- morabili azioni sue per riformare 1' uno e l'altro clero di quella città y singolare fu la sua premura di mettere buon sesto al troppo scorretto 0 corrotto ordine dei fra- ti Umiliati : ordine nato nei secoli addie- tro in essa città ^ e dilatato per la Lom- bardia . Congiurarono contra di lui alcuni dei più scellerati , e un Girolamo Donati , per sopranome il Farina , sacerdote fra es- si , prese V assunto di liberar da questa chiamata vessazione T ordine suo. Aspettò costui^ che il sacro pastore si trovasse in- ginocchiato su uno scabello verso mezz'ora di notte nelT oratorio dell'arcivescovato, dove concorreva alle orazioni la di lui fa- miglia con altre persone divote ; ed allor- ché i musici cantavano queste parole : Non turbetur cor -vestrum neque formldet , dal- la porta deir oratorio , in vicinanza di quattro braccia, gli sparò un'archibugiata. Il colpì Uiia palla nel mezzo della schie-
na;,
2$ A N NALiD* Italia ;
na , ma n«n passò il rocchetto, e cadde l a terra . Più d'uno dei quadretti , onde ì era carico l'archibugio^ penetrò sino alla \ cute, e solamente vi lasciò un nero se- gno . Gli altri quadretti percossero il mu- ^ To in faccia, e vi fecero uno squarcio. Si < sentì il santo arcivescovo urtai" sì forte da ] questo colpo, che cadde boccone sullo sca- ! bello, e si tenne per ferito a morte. Pure ] stette saldo, finche fosse terminata V ora- | zione^ dopo la quale si trovò egli sano e salvo con segno manifesto della mano di Dio, che miracolosamente il preservò dal- i la morte. Ebbe tempo il sicario di fuggi- i re e di nascondersi ; ma non si ascose già i alla giustizia di Dio^ perchè di lì a quaU ; che tempo scoperto ebbe il meritata ca- j stieo, tuttoché il buon cardinale facesse il • possibile per salvargli la vita . Per tanta \ iniquità fu poi totalmente estinto da papa ■ Pio V nel dì 8 di febbraio del 1571 T or^ | éine dei frati Umiliati, ;
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^nno di Cristo 1570, Indizione XIIL di Pio V, papa 5. di Massimiliano II, imperadorè 7.
ancorché si godesse in Italia la pace, anno fu questo di calamità non lievi , an~ rio specialmente lagiimevole per la guerra mossa dai Turchi alla Cristianità. Era co- minciata nel precedente una gravissima ca^ restia , che continuò per gran parte di cjuest' annoj, affligendo chi più chi meno tutti ipopoli dell'Italia. Massimamente in Venezia si provò questo flagello^ laonde la saviezza ài quei reggenti non ebbero altro ripiego, che di metter mano ai ma- gazzini dei grani _, riserbati pel bisogno delle armate, confidando in Dio di risar* cir questo danno. Servì anche tal disav- ventura per far maggiormente risplendere in Roma e nello stato ecclesiastico l'amor paterno di papa Pio Vy avendo egli procu- rato dei grani dalla Puglia , e fin in Fran- cia , e fattili distribuire a minor prezzo ai popoli. In gloria sua si rivolse la gros- sa perdita, che per tal cagione fece la ca- mera pontifizia. Ma ciò che maggiormente angustiò gli animi degl' Italiani , fu V es- sersi ornai scoperta ed avverata T intenzio- ne dei Turchi contra di Cipri . Che bell'iso- la ^ che delizioso e fertile paese fosse an- ticamente Cipri, non ha bisogno d'impa- rarlo da me , chiunque ha qualche tintura
di
28 Aì^NAtt d'Itale A
di geografia. Finsero gli antichi, esser hi nata Venera, per signiflcaT le sue delizie. / E finché queir isola , non immeritevole dei J nome di regno, ebbe i suoi re cristiani , j si mantenne in gran credito ; dacché è ca- ] duta in mano dei Turchi , non pare pia \ quella di prima : disgrazia comune a tan- ; ti altri una volta bellissimi paesi dell'Asia ] per la traseuraggine ed avarizia di quei ■ barbarici padroni . Erano circa ottanta an- \ ni , che la. repubblica veneta signoreggiava in Cipri , e perchè durava la pace collaf \ Porta ottomana , lieve presidio di armati \ teneva alla difesa di quell'isola, fidandosi! j delle cernide che erano a mezza paga. Nel \ cuor di essa isola si covavano ancora dei < mali umori per l' odio professato dai la- ; voratori delle terre ai nobili^ dai quali i venivano trattati come schiavi : male in- \ veterato , a cui , per quanto facesse la ve-^ ] neta saviezza^ non potè mai trovare rime- ! dio, che la risanasse. Costoro nulla più ! sospiravano, che di mutar padrone colla; solita lusinga di trovarne dei migliori , o j per dir meglio , dei meno aspri e meno i indiscreti ,
Non furono pigri al sentore della mi- | nacciata irruzione dei Turchi i senatori ve- | neti a far gente, ed allestir quante galee! ed altri legni mai poterono . Nel qu^l tent- ' pò, cioè addi 3 di maggio, festa della ^ Croce , mancò di vita il doge Filtro Lare- I ciano, e in luogo suo nel di 9 , oppure ri |
di i
Anno MDLXX, 25)
^i esso mese fu. sostituita Luigi Mocenigo^ personaggio di gran va^Usi', quale appunto si richiedeva .in tempo di tanti disastri . Con-volotitarie olTorte di nomini , di dana^ ro, di munizionì-e legni , concorsero al- r ajuto di essa repubblica tutte le città, ^'^ i nobili e benestanti del suo dominio . Mi* nore non fa T ardore e zelo di papa Pio in questo bisogno della Cristianità. Colle piìi efficaci letters si studiò di commuovere i principi cristiani, e fino il sofi di Persia"; ma non gli ritiscì , sennon di trarre alla difesa . dei Veneziani il re Cattolico. Per aggravare il men possibile i sudditi suoi , e far danaro, s"* indusse il pontefice a ven- dere alquanti chericati di camera , da' qtia^ li ricavò dugentomilà scudi , e giiinse fino a spogliare il cardinale Alessandrino suo nipote del grado -di camerlengo I per cori-i' ferirlo al cardinal Cornaro , che sborsò per esso sessantamila ducati d'oro. Con tali sussidj fece egli armare dodici o tredici galee, general delle quali fu costituito i^ar-^ e ant orilo Colonna . Dal re di Spagna ven-^ nero spedite quarantanove , oppure cinquan- tadue altre galee sotto il comando di Gian-' andrea Boria . Ma soprattutto grandioso fi:? r armamento della repubblica veneta , tut- tocche alloVa piucchè mai si provassero i morsi della carestia • avendo ella messi in^ sieme circa centosessanta legni da guèrra , senza contar quelli da carico . Altri scris- sero essere queir armala veneta composta
di
jò Annali d' Italia
Ai cento trentasei galee sottili, undici gat- lee grosse > fuste undici 5 navi tra Venezia-! ne e forestiere trenta ^ e galeoni quindici' di Candia. Di sì grospa armata navale re- : sto eletto capitan generale Girolamo Zeno ^\ Unironsi queste forze' cristiane alla Suda; in Candia > ma con provarsi anche allora ,; che le leghe noti son diverse dai leuti , dif- j gcili ad .accordarsi j troppo facili a scor- i darsi. Ninno ayea preveduto^ o cerfamen- i te non s' era provveduto , ; a chi dovesse Ì toccar la preminenza, ed anche la princi-r; pai direzione della ilotta cambiata , preten-*! dendo quell'onorevol posto cadaun dei gè* j nerali per varie loro ragioni. Si perde gran ; tempo ad aspettar le istruzioni e risolu-l zioni delle corti; e intanto entrarono va-] rie malattie epidemiche, oppur la verapes-j stilenza nelle galee veneziane , che sconce r-* i tò di troppo le misure prese .^ In una pa-^ ! rola , tante armi dei Cristiani nulla avendo j servito per la difesa di Cipri, si ridussero! ai quartieri di verno ^ né si potè contare. alcuna riguardevole loro impresa. (
Non così avvenne alla potentissima flot- ; ta turchesca , la quale fu creduta da alcir- \ ni, che ascendesse a trecento vele. Ap- ^ prodò con tante forze a Cipri il bassa Mu- ; stafà generale di terra di essi Turchi ^ ed j insieme Pialy bassa generale di mare • Se ' più gente e più consiglio fosse stato ia ] queir isola, forse loro si potea impedirei lo sbarca. Ma le cernide ricusarono di\
com- !
^^F^ Anno MDLXX. ,31
^ffl^arire alla difesa; i villani maitrattati da quella nobiltà , accolsero a braccia aper- te i Musulmani. Sbarcata la prima gente, tornò Pialy verso iTerra-ferma , per con- durre un nuovo convoglio. Voce comuDe fu j che in più volte sessaritamila combatr tenti almeno, fra' quali circa seimila ca- valli ed altrettanti Giannizzeri , smontasse- ro ili queir isola . Impresero quei barbari nel dì 25 di luglio l'assedio di Nicosìa, città capitale dtl regno, ch'era stata con- venevolmente fortificata e provveduta di viveri, ma mal fornita di presidio valevoì- le a rerider v.c^ni gli sforzi den Turchi , o almeno a difficoltarne i progressi j, perchè consistente in soli mille e trecento fanti itiliani pagati^, e in quasi altri ottomila Ciprioti^ parte nobili e parte plebei , qua- si tutta gente inespèrta alle aziani di guer- ra • Contuttociò in quindici assalti furono ributtati i Turchi, e durò quell'assedio ^Ino al ai§ di St^Jf^tahre ; nel quale sì fieramente restò combattuta la città , che vi entrarono vittoriosi gl'infedeli* Orrido spettacolo allora si vide ; più di quindici- mila Cristiani, fra'quali si contò gran nu- mero di fanciulli rainoii di quattro anni , furono messi a fil di spada; il resto di quei cittadini condotti in una misera schia- vitù , pochi essendosene salvati ; ogni sfo- go di libìdine anche più nefanda ivi si esercitò; e perchè la città era ricchissima, gran preda fa fatta da quei cani. Dopo
ta-
^ A N N A L r d' I T A L I A
•tale acquisto, vilmente si rendè Cerines , j «è altro luogo dell'isola fece da lì innan- j zi resistenza , fuorché Famagosta , città principale dopo Nicosìa . Poco stette Mu- i stafà a metter il eampo intorno ad essa,^ e ad accostarsele colle trincee j ma difen- : dendosi valorosamente i Cristiani , e venu- \ io il tempo di menare in salvo T armata i inavale per la vicinanza del verno^ T asse- ] dio si cangiò in blocco , e per quest' anno ; Famagosta schivò il giogo turchesco. \
Nel dì 25 di febbrajo dell'anno presene ; te il pontefice pubblicò una terribil boi- ■ la coutto Elisabetta regina d'Inghilterra , ì dichiarata scomunicata e privata di ogni diritto in quel regno, con ordinare agl'In- i glesi di non prestarle ubbidienza. Dovette] avere il santo pad^e giusti motivi di for- j mar questa bolla^ e di formarla dopo tan- , lo tempo che Elisabetta era salita , e sì i ben assodata sul tpono . Fu creduto, che j 8Ì maneggiasse in Inghilterra una segreta \ congiura di Cattolici, che poi scoperta sva- ! ni colla morte del duca di Novfolch . Ma ì qual buon effetto potessero produrre sifFat- ! ti fulmini consistenti in sole parole contra i di un regno ,^ dove sì gran piede avea pre- '■. sa r eresia , professata non m.en da essa ; regina, che dai più del popolp, forse al- \ lora non T intesero i politici,, e meno ora I l'intendiamo noi, al sapere, che dopo ciò ' andarono sempre più di male in peggio \ gli affari della religione cattolica in quel j
re- :
Anno MDLXX. 55
regno. Alle calamità dell'anno presente, cioè alla carestia, alla guerra, ed ^ alla ptj- stilenza, che in varj luoghi si fecero sen- tire, %i aggiunse anche il Tremuoto. Co- minciò questo in Ferrara nella notte se- guente al dì sedici di novembre, e conti- nuò poi con varie, ora picciole, ora gran- di scosse pel resto delTanno, e parte an- cora del seguente , Rovinò per questo fla- gello parte ad castello del duca, e molte chiese, monasteri e case; e fu obbligato il popolo a ridursi nelle piazze e campa- gne sotto capanne e tende, finché a Dio piacque di restituir la quiete a quella ter- ra . In essa città di Ferrara molto prima , cioè nel dì diecinove di gennaio del pre- sente anno furono celebrate le nozze di Lucrezia di Estc , sorella del duca Alfon- so con Francesco Maria della Rovere^ fi- glio primogenito del duca d'Urbino. Pas- sò ancora per Fiandra, incamminata a Ma- drid V arciduchessa Anna figlia dell* Ifnpe- rador Massimiliano Ih maritata con FiZip- 'po II. re di Spagna. Numerosa flotta la condusse inlspagna, dove con somma ma- gnificenza fu accolta , e succederono nobi- lissime feste accompagnate dalla universa- le allegria; tanto più grande, perchè già era terminata la guerra contro i Mori con grande onore di don Giovanni di Austria , dal cui comando e valore si riconobbe la felice riuscita di quella per altro difficile impresa. Fu eziandio condotta in Francia — Tomo XXIV. C nel
34 A N N A L I d' I T A L I A \
nel dì 2^ di novembre di questo anno j dall' Elettore di Treveri V altra minore ] arciduchessa Isabella , figlia dei suddetto . Augusto , maritata eoi re Carlo 1^. ma- \ trimonio , che durò poi pochi anni^ e di ^ cui non uscì che una principessa di corta j vita anch' essa . ^
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Anno ^i Ckisto 1571, Indizione XIV. ] di Pio V, papa 6. 1
di Massimiliano II, imperadore 8.
X progressi delle armi turchesche nella 1 isf)la di Cipria quanto dalTun canto accre- I scevano il terrore ai popoli d'altana, al- j trettanto incitavano il papa, il re Cattoli- ' co, e la repubblica Veneta a premunirsi per la difesa dei loro stati^ che tanto più. ' Testavano esposti alle violenze degl'infede- li. Spedì il pontefice per questo il cardi- \ nal Alessandrino in Ispagna a trattare i una lega stabile fra esso , il re FllipiJO , e ^ i Veneziani contro il r^ecnico comune. Fa j questa conchiusa nel dì 20 di maggio con , varie capitolazioni. Fecero poscia queste- tre confederate potenze i loro maggiori ' sforzi in congiuntura di tanto bisogno ,j ma non con quella prontezza che occorre-; va, parte per la difficoltà di raunar lai troppo necessaria pecunia, e parte pel tem- ' pò, eh' esige il preparamento delle gen- i ti, navi, munizioni, e di tanti altri varj i attrecci di guerra. Non mancarono già' L^
Ve. ^j
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A N N a MDLXXI. 35
Veneziani di spedire verso la metà di gerf- uaio Marcantonio Querini con quattro na- vi scortate da dodici galee , per portare soccorso alla città di Famagosta bloccata dai Turchi . Felicemente arrivò colà que- sto convoglio ; tre galee nemiche furono colle artiglierie buttate a fondo j, e le altre fuggirono. Sbarcò il Querini mille e sette- cento fanti in quella città^ e gran copia di provvisioni da bocca e da guerra/ ma non già sufficiente a sostenere un lungo as- sedio. Pervenuto al sultano Selim Ravviso di questo soccorso^ diede nelle furie cen- tra del Bassa Pialy, e poco mancò, che Tìon dimandasse la sua testa ; il privò non- dimeno del generalato , e a lui sostituì il Bassa Aly. Costui insieme col Bassa Mu- sta fa 5 siccome ben comprese le premure del gran Signore ^ così non ommise dili- genza veruna per tosto ripigliare T inter- rotto assedio di Famagosta. Se dobbiam credere alle relazioni di questa guerra , descritta da moltissimi autori di quel tem- po, fioccò da tante bande e con tanti tra- gitti sì gran numero di soldati infedeli pa- gati ^ e venturieri nell* isola di Cfpri , che fu creduto ascendere a quasi dugentomila combattenti , e a quarantamila guastatori . Probabilmente seconda il solito la fama , la paura , e il voler giustificare la fortuna dei Turchi, accrebbe, sennon della metà, almen di un buon terzo le loro forze , Neir aprile si riaprì sotto Famagosta il tea-
6 2 irò
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36 Annali D^ Italia tro della guerra , alla cui difesa non si trovarono sennon quattromila fanti , lieve guarnigione in sì graji bisogno . Furono ' anche alzati varj forti contro la città ^ le trincee cominciarono ad inoltrarsi ^ le bat-f terie a far continuo fuoco . Giuocarono dall'una e dall'altra parte varie mine, e furono dati molti assalti _, tutti ripulsati con grande mortalità degli aggressori .
Ma perciocché ai Turchi , per ottenere in siffatte occasioni l'intento loro, nulla incresce il sacrificar migliaia di persone,! andò cosi avanti il loro furore, con isce- | mare intanto il numero dei difensori, che' nel dì due di agosto i Cristiani^ dopo aver fatte m.araviglie di valore , trovandosi non ' aver più , che sette barili di polve da fuo- | co , furono obbligati a trattar della resa \ nel dì suddetto. Accordò l'iniquo Mustafà \ quanto essi domandarono , cioè salve le per- \ sone , armi , e robe dei soldati e cittadi- \ ni ; che questi potessero vivere secondo la | legge Cristiana, e ritener le loro Chiese; che i soldati , e chiunque volesse , avesse- ro libero passaggio in Candia , scortati dalle galee turchesche . Non si può senza orrore, e senza raccapricciarsi rammenta- re, qual fosse la perfìdia ed inumanità di Mustafà in tale occasione . Dacché furono venuti sufficienti legni per menar via i sol- dati cristiani, e questi imbarcati^ Marcan- tonio Bragadino provveditore e governator della città^ ed Astorle BagUone generale
delle
KA N N o MDLXXI. 37
lì con gli'aìtri nobili, e con citi-» quanta soldati , per concerto già fatto, usci«^ rono della città ( era il dì quindici di ago- sto ) e andarono al padiglione di Mustafà , affine di consegnargli le chiavi . Cortesemen- te furono accolti , e fatti sedere , e il Tur- co passando di uno in altro ragionamento, mise infine mano ad una di quelle avanìe , che spesso usano quei barbari contra dei Cristiani, imputando al Bragadino di aver durante la tregua fatto aramazzare alcuni schiavi Turchi. Negò 11 Bragadino di aver commesso un tale eccesso. Allora Mustafà tutto in collera alzatosi in piedi; ordinò,, che ognun di loro fosse legato , essendo essi senza armi , perchè all' entrar del pa- digliane furono astretti a deporle . Cos! legati e condotti nella piazza davanti al padiglione , a cadaun di quei nobili , fuor- ché al Bragadino, tagliato fu il capo • I soldati venuti con loro , e circa trecento altri Cristiani furono messi a fìl di spada; e quei che erano imbarcati , svaligiati tut- ti, e posti alla catena. Il Bragadino, do- po avere sofferto rarj strapazzi , spogliato ed attaccato al ferro della berlina , fu scor- ticato vivo da un giudeo. Tal costanza di animo in sì fieri tormenti mostrò quel pro- de cavaliere, che niun segno mai diede di dolore ; e solamente raccomandandosi a Dio, e rimproverando al barbaro la ratta fede , all'orche giunse il tagliatore all' irm- bilico, spirò l'anima. La pelle sua ricm-
C 3 più-
3^ Amnali d' Italia piuta di paglia, ed attaccata ad una an* tenna , fu mandata a farsi vedere per tutti i lidi della Soria; trofeo ben degno di una perfidia e crudeltà senza pari. E in tal guisa restò il. bel regno di Cipri in mano dei nemici del nome cristiano.
Non parlerò io di altre minori azioni di guerra fatte dai Veneziani e Turchi nel- r Adriatico, e in altri mari prima di que- sto tempo j o durante l'assedio di Fama- gosta^ premendomi di rallegrare i lettori dopo sì disgustosa narrativa con un me- morabil fatto delle armi cristiane , e mas- simamente italiane. Avea il re Cattolico Filippo IL spedita la sua flotta navale a Messina sotto il comando di don Giovanni d'i Austria suo fratello naturale , a cui si unì Gian-Andrea Doria Genovese colle sue galee al soldo di esso re. Colà ancora era^ no giunti Marcantonio Colonna generale del papa colle sue galee ^ e Sebastiano Ve-^ niero generale delle forze di m.are della repubblica Veneta . Trovossi nella mostra consistere V unione di queste flotte in do^ dici galee del papa; in ottantuna del re di Spagna con venti navi, e forse più da carico^ in cento e otto galee, sei galeaz- ì z« , e due navi dei Veneziani; in tre galee | di Malta ; e in tre altre del duca di Sa- j voia. Eranvi altri legni minori in graa | copia . Sopra sì possente armata militava- | no dodici mille italiani , guidati da valoro- { si capitani di lor nazione , cinquemila Spa
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^l^ffi, tremila tedeschi, tremila venturie- ri, portati dalla difesa della fede e dal desiderio' della gloria, oltre ai necessaij marinari . Fra quei venturieri non si deb- bono tacere Alessandro Farnese^ principe di Parma, e Francesco Maria della Rovere principe di Urbino. F^^cero vela questi ge- nerosi campioni nel dì sedici di settembre dopo varie consulte , con risoluzione di andar a trovare Tarmata navale nemica, per fiaccare le corna alla potenza Ottoma- na, divenuta oramai troppo insolente e su- perba per le passate vittorie. Trovaronsi a vista le due potenti nemiche armate la mattina del dì sette di ottobre , giorno di domenica. Era partita la turchesca de Le- panto, com.andata dal generale Aly, dal generale di Tunisi e di Algicri, e da altri Bassa e Sangiacchi , e in numero di vele era molto superiore alla cristiana . Avca ordine dal gran Signore il generale Aly di venire a battaglia scontrandosi coi nemici ; ed appunto furono a fronte dei cristiani verso risole Curzolari . Allora dall'una e dall'altra parte si misero in ordinanza tut- te le navi, formando cadauna armata tre schiere a guisa di mezza luna- Don Gio- vanni di Austria generalissimo postosi in una fregata andò girando ed animando cia- scuno a ben combattere per la difesa e per l'onore della fede cristiana, con assicurar tutti della protezione di Dio, potentissimo padre dei suoi fedeli, e gran rimuneratore
C /| di
4Ò Annali d' I t a l i a di chi mette la vita per la santa sua re- j ligione . Inteneriti tutti a queste parole i soldati , e piangendo per V allegiKzza , ri* spendevano con alte grida: Vittoria., vit^ toria. Si faceano intanto continue preghie- re dai popoli cristiani, per implorare la benedizion di Dio alle afmi cristiane ; il papa avea a questo fine pubblicato prima il giubileo; ed eransi fatte pie processioni j dappertutto. |
AzzufFaronsi dunque le due contrarie ar- 1 mate, e si dichiarò presto la mano di Dia \ in favore dei suoi . Soffiava dapprincipio i un vento maestrale favorevole ai Turchi . | Si abbonacciò il mare , ed eccoti sorgere ' un vento siroccale, cjie portava tutto il \ fumo contra dei Turchi, e quanto rispi- i gneva indietro i loro legni, altrettanto fa^ ì cilitava ai cristiani T urtare in essi. Durò ; il terribil combattimento ben quattro ore , \ senza che piegasse la vittoria ad alcuna di > esse. Ma le galee grosse cristiane, che : erano avanti , tal danno colle artiglierie j recavano ai nemici , che cominciaroi^o ad ; affondare alcuni dei legni turcheschi . Quin- l di si. abbordarono insieme le galee di que- [ sti e di quelli^ ed allora si fece pruova ' di chi vantaggiasse l'altro in valore. Gran : bisogno di coraggio ebbe don Giovanni di ■ Austria, essendosi trovata la sua capitana in gran pericolo per Io sforzo incredibile \ della reale dei Musulmani contra di essa , 1 e per trecento almeno dei suoi rimasti ivi i
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«Scisi. Non men di lai gli altri due gene- rali Colonna e Veniero fecero singolari prodezze . Finalmente andò in rotta i' ar- mata turchesca^ dappoiché il generale Aly fu ucciso di archibugiata . Il suo capo re- cisa dal busto , e messo sopra una picca finì di mettere lo spavento in chiunque potè ravvisarlo. Venne alle mani dei cri- stiani una gran quantità di legni nemici e di prigioni. Almen quindicimila infedeli fu' stimato che perissero in quel terribil con- flitto. L'iscrizione posta a papa FioV. ed alcuni autori parlano di trentamila di co- loro uccisi : ma certo ninno li contò . Vi perderono la vita più di cinquemila Cri- stiani^ fra i quali alcuni insigni personag- gi, e spezialmente fu compianta la morte di Agostino Barbarigo provveditor genera- le della veneta armata, alla cui savia con» dotta si attribuì in parte sì gloriosa vit- toria . Più d? dodicimila schiavi Cristiani in tal congiuntura riacquistarono la liber- tà. Moltissimi di essi ^ allorché viddero declinar le forze turchesche , essendosi sfer- rati , aveano accresciuto il terrore nelle lor galee. Anzi gli stessi schiavi dell'ar- mata cristiana , dacché fu loro promessa la libertà dopo la vittoria , presero le ar-r mi, e recarono non lieve aiuto ai combat- tenti padroni . Furono dipoi divise fra i vincitori le spoglie e i prigioni , eh' erano circa cinquemila . Al generale del papa toccarono diecisette galee , e quattro ga-
leot-
4a Annali d' Italia ^
kotte. A don Giovanni di Austria, cinquan^ \ tasette galee, ed otto galeotte . Ai signori ] Veneziani galee quarantatre e sei galeot- J te . Tra Savoia e Malta furono divise di- ^ ciotto eralee. Fama fu. che circa sessanta- < due legni tureheschi fossero gittati a fon- i do , e certamente si affondarono dieciselte ■ galee cristiane. '\
L'avviso di si segnalata vittoria^ porta- \ to da uffiziàii e corrieri alle corti, non sì ; può esprimere qual giubilo spargesse nel ] cuore di ogni Cattolico, e con quante fé- \ ste e trasporti di allegria fossero dippoi ' rendute grazie alP altissimo . In Venezia i tanta fu la gjoia , che quel popolo diede | in eccessi . Giunse a Madrid la lieta nuo- i va , seguitata frappoco da altra felicità , \ cioè dalla nascita di un figlio maschio del ^t re Cattolico, a cui fu posto il nome di : Ferdinando , accaduta nel dì quattro di i dicembre . Da Venezia in due giorni arri- \ vò a Roma questo avviso , che riempiè di i inesplicabiì consolazione il pontefice, e il ] popolo romano , Scritto è , che al santo ] padre Dio rivelò la riportata vittoria nelT | ora stessa , in cui questa si dichiarò a fa- > vox dei cristiani. Crebbe dippoi Tuni versai ; gjoia in iloma stessa al comparir colà nel j di i6 di dicembre il generoso generale | delle armi p'^ntificie Marcantonio Colonna ^ | il quale cotanto avea contribuito al buon | esito di quella impresa. Il ricevimento suo I rinovellò in qualche maniera la memoria ^
de- ì
Anno MDLXXI. 45
legli antichi trionfi romani : tal fu la pcm-» pa _, con cui venne incontrato dal senato e dai magistrati della città, ed accompa- gnato al campidoglio , alla udienza del papa , e al sacro tempio di santa Maria d' Ararseli , dove con sontuosi doni rico- nobbe Mal favore divino, quanto era av- venuto 1 in quel terribil cimento. Ma chi lo crederebbe?^ Una sì insigne vittoria, di cui volle il buon pontefice^ che si con- servasse eterna la memoria coli' istituire la festa di santa Maria della Vittoria^ che oggidì si celebra nella prim.a domenica di ottobre; una^ dico^, sì strepitosa vittoria non fu poi seguitata da alcun rilevante frutto e vantaggio della repubblica cristia- na, e solamente servì a far conoscere, che il turco non è una potenza invincibi- le. Perchè ciò avvenisse , lo vedremmo all'anno seguente. Si divisero poi le flot- te cristiane per ritirarsi ai quartieri d^ in- verno, stante* r avanzata stagione; e ben- ché i Veneziani ricuperassero qualche Iuch go tolto loro dai turchi in Albania, fu-^ rono nondimeno anch' essi forzati a ripo* sare.
An-
44 Annali d' Italia •
^, \
Anno di Cristo 1572, Indizione XVc X
di Gregorio XIII, papa 2. ;
di Massimiliano II, imperadore 9, i
V
\. u chiamato m questo anno da Dio ì\ .
buon imntefice Pio V. a ricevere in cielo 1
il premio della santa sua vita , e delle tan- \
te degne sue azioni in prò della repubbli- ]
ca cristiana. Le astinenze^ le orazioni, e \
le fatiche sue indicibili per ben esercitare ì
l'uffizio pastorale, e per la difesa del Cri- ;
stianesimo , aveano forte indebolita la di i
lui sanità . Si. aumentarono nel marzo i \
suoi malori , laonde nel dì primo di mag- \
gio passò a miglior vita , lasciando dopo \
di sé un odore di si rara santità,, che fu I
poi registrato dopo molti anni nel ruolo |
dei beati , e ai dì nostri si è celebrata la ;
solenne di lui canonizzazione. La mancan- !
za di questo insigne pontefice quella fu y \
che troncò il filo ai progres*si delle armi j
cristiane contro il comune nemico , Ave- '
va egli per sostener la guerra santa , negli i
anni addietro impiegato un gran tesoro . j
Maniera inqltre non gli era mancata di i
raunarne assai più ;, per continuarla nell' an- |
no presente , dimodoché si trovò in castel- ]
lo sant'Angelo dopo la sua morte un mi- •
lione e mezzo di scudi d' oro , destinata ;
a quel fine. Teneva egli come in pugno ;
la maggior parte dei re e principi cristia- :
ni: tanta era la venerazione ^ che ognun |
prò- j
Anno MDLXXII. 45
professava al complesso delle sT>e virtù , e al suo indefesso zelo pel bene della cri-^ stianità : epperò potevansi sperare per mez- zo suo maggiori vantaggi alla causa comu- ne. Non mancò, è vero, il suo successore di sposare le medesime massime , siccome vedremo; ma non passò in lui col pontifi- cato anche il gran credito di papa Pio V. Entrati i cardinali in conclave , da 11 a due o tre giorni,, cioè nel dì tredici di maggio , con mirabil concordia elessero pa- pa il cardinale Ugo Boncomimgjio , creatu- ra di p'apa Pio IV. personaggio ben degno di sì eccelsa dignità. Era egli di famiglia antica e nobile bolognese, discendente, se«^ condo le mie conjetture, da quel Boncom- pagno nativo di Firenze, che circa il 1200. si truova pubblico lettore nella università di Bologna , e lasciò un libro intitolato de ohsidione Anconcc dell'anno 1172. da me dato alla luce ^ , e di cui tuttavia resta inedito in Francia un trattato de Arte Di- Barn ini s ^ citato dal du-Cange nel Glossario latino. Di lui probabilmente fu nipote quel dragone Boncompagni , che , per attestato dt'l Ghirardacci * , nelT anno 15.93. ^^^ ^^' cuni altri , andò inviato dal senato bolo^ gnese per ambasciatore al vescovo di Bo^ logna.
Prese il novello papa il nome di Grego^
no
' Rerum Italicarum Tom. f^'L * Qhn-3rd.7Ci:i Storie 4i Bcfo^na .
4^ A Si N A L I d' I T A L t A
rio Xllly dicono per la venerazione, che "^
egli professava a san Gregorio Magno , se i
pur non fu a san Gregorio Nazianzeno .
Volle, che invece di gittare al popolo, \
secondochè si usava nella coronazione dei \
papi , la sonarne di quindicimila scudi d' •
oro , quesìa si distribuisce ai poveri . Pa- l
vimenti in favor di essi ordinò, che s'im- \
piegassero altri ventimila scudi, soliti a \
darsi ai conclavisti, perchè niuna molestia \
o fatica aveano patito in sì poco tempo ^ ]
che era durato il conclave. Era non so ;
come saltato in capo al pontefice Fio F, di \
fabbricare , oppur di tirare innanzi una \
fortezza nel territorio di Bologna » Il pri- j
mo favore, che papa Gregorio compartì \
alla SUI patria , fu quello di ordinarne la |
demolizione nei primi giorni del suo pon- j
tifìcato. Ad inchinare il nuovo pontefice i
si portò in persona Alfonso II duca di \
Ferrara con accompagnamento magnifico \
di molta nobiltà, e vi concorsero ancora !
gli ambasciatari di tutti > potentati catto- ■
liei . Mostrò dipoi questo pontefice il me- ;
desimo desiderio ed ardore ^ che aveva già i
avuto il suo predecessore, per proseguir la j
guerra contro la potepza Ottomana ; e pe- i
rò spedì tosto nunzj e legati ai monarchi j
e principi della cristianità . per pregarli ed
esortarli a così lodevole impresa . Confer- i
mò generale d: 11^ galee pontifìcie Marcati- j
tonio Colonna^ g^à mandato innanzi dal
s'aero collegio ad imbarcarsi. Ma non vi
fu,
b
Anno MDLXXIL i^^
fu, che il re Cattolico Filippo II M quale contribuisse soccorsi, e questi anche lievi a paragon dell'anno precedente; perchè gravi sospetti corrcano, che il re di Fran- cia macchinasse guerra contro la Spagna , e con qualche certezza si prevedevano per- niciosi movimenti nei paesi bassi. Venti- tre sole galee eon seimila fanti ottenne il pontefice da don Giovanni d'Austria , sen- zachè questi si volesse muovere da Messi- tìa col restante di sua armata , affin di es^- sere pronto ai bisogni occorrenti del Cat- tolico Monarca . Contuttociò unite che fu* rono, dopo gran ritardo, queste forze con quelle dei Veneziani , comandate dal nuo- vo genera.le Jacopo Foscarino , trovossi la flotta cristiana gagliarda di centoquaranta galee, ventitre navi^ sei galeazze , e tren- ta altri legni minori. Adonta della gran rotta deir aneo addietro avea potuto la porta Ottomana formare una flotta di du- gentosessanta tra galee , galeotte, e Fuste, con cinque galeazze : flotta nondimeno in- feriore di nerbo e di coraggio alla cristia* na. In traccia di costoro fecero vela i due generali Colonna e Foscarino. Ma il gene- eale turchesco Uluccialì , uomo di soprafi- na accortezza , benché sempre mostrasse voglia di azzuffarsi , pure fuggV sempre ogni incontro, e sì artifiziosamente andò trattenendo i cristiani, che lor fec^ perde- re il resto della campagna ; laonde appres- sandosi il verno ^ non altra gloiia riporta- re-
1
J
•'i
£fi A N N A L 1 d' I T A L r A. i
rono questi a casa , che quella di aver fat- | to paura ai nemici. Peraltro a sì infelice | successo contribuì non poco don Giovanni ' d' Austria , il quale ora facendo vista di ■ voler passare al comando dell' armata, sen- ] za poi mantener la parola , ed ora facendo j doglianze, perchè senza di lui gli altri] due generali tentassero di dar battaglia: j imbrogliò non poco i disegni; e neppur si ] trovò grande armonia fra ilColonnese e il ì Foscarino : cose tutte , che sommamente af- 1 ilissero papa Gregorio. ^
L'anno fa questo , in cui propriamente ; «bbs principio la ribellione dei paesi bassi \ contra del re Cattolico. Avea ben esso mo** i narca mandato colà un general- perdono , ; che fu pomposamente pubblicato in Anver- : sa dal duca cV Alva nel 1570 ma con pò- : co frutto^ perchè cotali riserve ed uncini ; conteneva l' indulto , che pochi ne mostra- l rono stima, e nìuno ne fece allegrezza , j E lìnquì era andato fluttuando T odioso af- ! fare delle gravezze imposte da esso duca j tra le di lui minaccie, e la disubbidienza ] e costanza di buona parte di quei popoli 1 in non voler pagare, quando si avvisò il ^ superbo reggente di mettere mano alla for- ■ za, per conciliare rispetto alle sue leggìi col gastigo dei renitenti . Allora apparve , ■ qual odio 5 quali mali umori covassero le ; genti di quelle provincie, soffiando speziai- ; mente nel segreto fuoco con esortazioni e \ promesse di soccorsi il principe di Gran- !
Anno MDLXXIL 49
ges , animato dai protestanti di Germania, e dagli Ugonotti di Francia. Pertanto n«l- V Olanda , Zelanda , e Frisia si diede fuo- co ad un aperto ammutinamento e rivolta di molte città , dove principalmente avea preso radici l'eresia, restando nulladimeno alla Chiesa ed al re ubbidiente la principal fra esse , cioè Amsterdam . Collegaronsì queste j prestarono una spezie di ubbidien- za airOranges, da lui riceverono governa- tori e leggi . Ed ecco il principio della re* pubblica delle provincie unite , volgarmen, te appellata la repubblica Olandese, che andò poi appoco appoco crescendo pel conr corso dei vicini tedeschi , francesi , ed in^ glesi, tanto nella profession della eresia', quanto nella mercatura e nelle forze di mare, che arri.vò a divenire una delle po- tenze più ricche di Europa , quale oggidì la miriamo. Il di più dee prenderlo il lettore da altre storie . Sia a me lecito di accennare anche un altro non men sonoro avvenimento della Francia^, spettante all'an- no presente. Durava la pace fra il re Cari- lo IX e gli Ugonotti; ma perciocché il re, tenendo davanti agli occhi le tante in- fedeltà ed insolenze passate di quegli ere- tici , e temendone sempre delle nuove, tuttodì cercava la via di vendicarsene e di opprimerli : finalmente si fermò nella riso- luzion seguente. In occasione, ch'era con- corsa a Parigi copia di coloro, e spezial- mente dei nobili per. le nozze di Arrigo Tomo XXiV, D -. re
5© Annali d' Italia ]
re di Navarra eretico, che a suo tempori vedremo re di Francia^ con Margarita dl\ Valois sorella cattolica del suddetto re Car- i lo ; segretamente fu dato ordine dal re , j che nella notte precedente al dì 24 di ago- 1 sto, ossia alla festa di san Bartolomeo, si; uccidessero tutti gli Ugonotti . Grande stra- | gè fu fatta di loro in Parigi^ unitosi ili popolo ai soldati del re contro gli odiati) nemici della religton cattolica; e quivi nei perirono circa, due o tremila, come scris- 1 sero l'Adriani e lo Spondano; e non già 1 diecimila , come altri hanno scritto, fra i' quali si contarono quasi quattrocento gen- ; tiluomini, che godeano gradi onorati di \ milizia: esecuzióne, in cui restarono in- | volti anche molti innocenti cattolici^ per- j che ricchi. Andò poi un regio bando ^ che! più non s'incrudelisse contro gli Ugonot- ] ti, ma non fu a tempo per trattenere i; cattolici di Lione ^ Tolosa, Roano, ed al- j tre città, dal mettere a fi l di spada quan-; ti di quella setta caddero nelle lor manici Famoso perciò divenne in Francia questa I macello col nome delle nozze parigine, e\ della notte di san Bartolomeo* Lascerò io'' disputare ai gran dottori intorno al giù- \ stificare o riprovare quel sì strepitoso fat- j to / bastando a me di dire, che per ca- ^ gion di esso immense esagerazioni fece il ' partito degli Ugonotti, e loro servì di sti- . rtiolo e scusa per ripigliar l'armi contra j del re. Nel settembre di quest'anno ter-]
mi- }
4
Anno MDLXXLL 51
minò i suoi giorni Barbara (V Austria du^ cliessa di Ferrara, in cui fra le molte vir- tù spezialmente si distinse la pietà, ere- ditaria dote della nobilissima casa d'Au- stria .
Anno di Cristo _, 1575* Indizione I. di Gregorio XUI, papa 2. di Massimiliano IL, imperadore io*
1\/f
JL^lolte e grandi consulte per gF impulsi
Spezialmente di papa Gregorio , fatte furo- tìo nella «cotte di Madrid^ in Roraa> e Venezia , per formare un arrramento . più formidabile dei precedenti contro V impe- ro Ottomano. Si calcolò, che il re Cat- tolico armerebbe 150 gàlee , cento i Ve> neziani> e 50 il pontefice. Ma con tutti questi bei consigli, assai chiarita la repub- blica veneta, che in fare i conti sugli aju- ti altrui, e sulla buona sinfonìa delle le- ghe, Sovente si falla; e che dopo T insigne vittoria di Lepanto comparivano vigorose come prima le forze dei Musulmani, e che niun conquisto si era fatto finora , e sol gravissimi danni aveano patito i suoi littorali : tr:ittò di pace col gran Signore , è la conchiuse per mezzo di un suo mini- stro nel mese di marzo, e la ratificò nel seguente aprile, con promettere, dopo tan- ti milioni inutilmente spesi nella passata guerra , di pagare per tre anni centomila scudi d' oro annualmente al superbo sulta-
D 2 no ,
52 A N ix A L r D* I T A L I A
no. Chi in bene^ e che in male parlò Al questa pace ; ma sopra gli altri se ne ri- sentì vivamente il pontefice, per Veder fat- to un passo di tanta importanza senza sa- puta sua ^ e maltrattato con acerbe parole Paolo Tiepolo mandato apposta ambascia- tore, che gliene diede la nuova, ordinò, che questo gli si levasse davanti. Ando- tanto innanzi lo sdegno e lo sparlare del popolo romano contra dai veneziani, che il Tiepolo temendo di qualche insulto , fu forzato ad armar di gente il suo palaza©^ e ad uscirne con m.olta cautela: Vi volla del tempo a quetare l'adirato pontefice , ma infine si quetò. Con tranquillità di ani- mo air incontro accolse il re Filippo II questa nuova, anzi lodò la prudenza vene- ta, siccome quegli, che da molto tempo meditava un'altra impresa, ed avrebbe an- che desiderato , che nel precedente anno a quella sola avessero accudito le armi dei collegati. Essendo stato cacciato da Tunisi nell'anno 1571 il Bey o Dey Amida per le sue crudeltà, il famoso corsaro Uluccia- li re diAlgieri s'impadronì ancora di quel- la città . Conservavasi tuttavia in potere del re di Spagna la Goletta , fortezza po- sta in faccia al porto di Tunisi, fece Ami- da ricorso al re Cattolico, rappresentando- gli la facilità di riacquistar quella città; e il re, che ardeva di voglia di dar quaU che gastigo ad Uhiccialì per le insolenze e per li danni , che colui recava ai lidi
cri-
A K N^c^ MDLXXHn t^
fcristiani, segretamente ordinò a donGiovari'* ni d' Ausria^ soggiornante colT armata na- vale in Sicilia , di far queil'' impresa. Non ^1 aspettava Uluccialì una tal visita, eppe-» xò colla flotta turchesca andava rondando per le riviere di Albania , dove tuttavia altro non fece , che saccheggiar hi città di Castro. Con sole io6 galee sottili fece ve- la dai porti della Sicilia don Giovanni ^ non avendo potuto le navi cariche di gen- te pel vento cor^trario uscire del porto di Trapani. Giunto egli nel dì 8 di ottobre' alla Goletta 5 lo spavento entrò siffattamen- te nella città di Tunisi^ che la maggior parte degli abitanti col loro meglio se ne^ fuggì. Però senza pericolo o fatica vi en- trarono le armi cristiane , le quali poco tardarono ad impadronirsi anche di Biser« ta , lontana da Tunisi 40 miglia. Ma per- chè si trovò essere troppo odiato Amida in quelle contrade, e nacque pensiero agli spagnuoli di poter conservare quella gran eitlà sotto il dominio del loro monarca : don Giovanni vi lasciò con titolo di viceré o governatore Maometto cugino di Amida , ed ordinò», che quivi si fabbricasse una fortezza, atta a signoreggiar la città dalla parte della Goletta. Alla fabbrica di essa fu lasciato Gabrio Serbellone con tremila spagnuoli ; altrettanti italiani sotto Pagano Doria ivi restarono : locchè fatto, si resti- tuì don Giovanni con gloria a Messina , 6c indi a Napoli, da dove si mise poi ia
D 3 viag-
54 Annali d' Italia |
viaggio alla volta di Spagna , chiamatovi dal re per altri bisogni.
Continuò in questo anno la guerra in Francia fra il re Carlo IX e gli Ugonot^ ti; e in Fiandra fra quei ribelli, e il du- ca (V j^va . Al trovarsi quel duca assai vecchio e mal concio per la podagra , e più al vedersi cotanto odiato dai popoli, | avea più volte chiesta licenza di tornarse- \ ne in Ispagna . La impotrò in questo anno, | e forse con discapito degli affari del re in Fiandra; perchè s'egli col suo crudele^ e | sempre detestabile governo avea eccitato sì \ lagripievole incendio in quelle contrade , il j credito nondimeno , e la sua maestria nell* j arte della guerra, tenea in somma appren- ; sione il principe di Oranges e i sollevati : i il perchè motivo per loro di allegrfjzza fu \ la di lui partenza. Andò alla corte, e fu ! ben ricevuto ; da 11 nondimeno a qualche ■ tempo restò confinato in Uceda ; ma me- ^ ritava ben altro un uomo sì inumano . Fa- ; ma correa , che dieciottomila fiamminghi | di ordine suo per mano del carnefice aves- i sero perduta la vita. Era vacato per lai morte di Sigismondo Angusto il trono di! Polonia , e molti competitori si aiFacciaro-1 no aspiranti a quella corona » Tanti ma- ' neggi (consistenti per l'ordinario nel buon ■ uso dell'oro) furono fatti da Carlo IX rei di Francia, che gli riuscì di far cadere^ l'elezione in Arrigo duca d' Angiò ^ suoi minoi; fratello: elezione nuUadimcno ag-i
gra. !
Anno MbLXXIII. S5
gSvfta da molte Jure condizioni , delle quali parla la storia. Passò in Francia una bella ambasceria di polacchi per sollecitar questo principe a consolar colla sua pre- senza chi l'aspettava con singoiar divozio- ne. Sul fine di settembre si mosse il re novello verso la Polonia, e non giunse co- là se non sul fine del seguente gennaio. Attentissimo sempre al bene della religio- ne papa Gregorio XIII istituì nelT anno presente in Roma il collegio germanico coir annua dote di diecimila scudi d'oro^ affinchè almen cento giovinetti quivi si edu- cassero, e nelle scienze e lingue si addot- trinassero. Ne diede la cura ai padri del- la compagnia di Gesù, sì da lui amati e favoriti, che qualunque grazia e privilegio a lui chiesero, tutto ottennero. Dimorava in questi tempi Cosimo gran duca di To- scana in Pisa , lasciando a don Francesco suo primogenito le cure del governo . Po- ca era la sua sanità; $opragiunse ancora un sì pernicioso accidente al corpo suo ^ che ogni suo membro restò impotente al suo uffizio. Nulladimeno la mente ritenne sempre il suo vigore, sennonché si comin- ciò a preveder vicina la sua morte.
D 4 An-
c6 Annali d'Itaua
Vi
Anno di Cristo 1574^ Indizione II. di Gkeqokio XIII, papa 3. di Massimiliano II, imperadore 11
iVlancò iafatti di vita nel dì 21. d'apri- | le Cosimo I gran duca di Toscana, prin- | cipe degno d'immortale memoria;, quan- | tunqwe non privo di noi, secondo T umano j costume ; ad esaltare il qti-ale da stato ci- | vile privato cooperò la fortuna ; e ad as- | sodarlo e a farlo crescere in potenza con^ ; tribuì il raro suo senno. Di donna Leono- \ ra di Toledo sua prima moglie lasciò don \ Francesco ,f che fu il secondo gran duca , \ e Ferdinando cardinale , che fu poi terzo ' gran duca . Dopo la morie di donna Leo- , nora s'invaghì di una povera giovinetta,»^ per nome Camilla Martelli y e un pezzo la ■ tenne ai suoi piaceri. Ma infine per le for- ti istanze di papa Fio V che un parzial ' genio professò sempre a questo principe yi la sposò , e di essa ancora ebbe prole . So- ■ pravissero parimente a lui due altri figli > i cioè don FietYo e don, Giovanni, che si| segnalarono nel mestier della guerra. h\ Cosimo dunque succedette il primogenito] don Francesco^ che in ingegno non la cc-j deva al padre, ma che non corrispose di-J poi alla espettazion dei suoi sudditi collal saviezza del viver suo. Morì anche nelTan-j no presente Guidubaldo della Rovere dnca\ di Urbino, principe rinomato pel suo va-i
lo- ^
MOLXXm ^"ma che nel precedente anno pél* aveir voluto imporre delle nuove gravezze ai suoi sudditi, avea dato motivo ad una ri- bellione, che fu quetata per opera del pon- tefice , ma che si tirò dietro la morte e r esilio di molti.. Ebbe per successore Frarz- cesco Jlaria suo figlio ;, il quale diede buoit principio al suo governo, con rióhiamare i banditi dal padre ^ e chrunque era fug- gito ^ e con restituire ad ognuno i beni confiscati . In questi tempi Guglielmo duca ài Mantova ottenne da Massimiliano Au- gusto il titolo di duca del Monferrato. Riuscì poi r anòo presente assai funesto alla cristianità per più di un lagrimevol accidente. Già dicemmo presa in Affrica la città di Tunisi dalle armi del re Cat- tolico. Uluccialì per questa perdita: alta- mente adirato, seppe cosi ben adoperare il credito, ch'egli godeva alla porta Otto- mana , siccome ammiraglio di quella poten- za , che ottenne dal gran signore Selini un potente esercito per mare e per terra , af- fine di ricuperarla. Se vogliam credere al-» le relazioni di allora^ quattrocento legni tra galee , galeotte, e navi da carico con' circa cinquantamila turchi ( numero forse alterato) condusse egli come generale di mare a quella volta: nel qual mentre an- che Sinan Bassa , genero del gran Signore , e generale di terra ^ comparve colà con quindicimila Mori ed Arabi a cavallo. Non era peranche perfezionato il forte già di- se-
' I
58 Annali d' Italia \
segnato in Tunisi _, mancandovi la fossa , ^ ed essendo i bastioni appena alzati alla ? statura di un uomo ^ perchè non vennero s somministrati a tempo i necessarj ajuti . i Contuttociò Gabrio Serbf?Ilone , lasciato ivi ■ per fabbricarlo, si preparò per ur-a gagliar- ] da difesa. Nella fortezza della Goletta^ che i potea far più resistenza , e veniva creduta ' inespugnabile, si trovò don Pietro Porto- '• carrero, governatore di poca perizia, eì insieme provveduto di molta albagia, che j ricusò sulle prime di colà ammettere un ] rinforzo d'italiani, perchè, secondo lui , j dovea essere dei soli spagnuoli la gloria j di rintuzzare l'orgoglio turchesco . Ma i ' fatti riuscirono ben diversi dalle parole e | speranze. Nello stesso tempo Sinan strinse di assedio la Goletta ed il forte, e sì vigo- ^ rosamepte affrettò i lavori, che nel dì 23 ; di agosto a for^a di armi mise il piede ; entro la Goletta, con tagliare a pezzi la l maggior parte di quei difensori . II Porto- | carrero, il figlio del re Amida , e circa ' trecento soldati rimasti vivi furono condot- : ti in ischiavitu , e smantellata quella for- | tezza . Dicono, che vi si trovarono cinque- ! cento pezzi di artiglieria tra grossi e mi- 1 nuti , Costò la vita anche ad alcune mi- \ gliaja di turchi V ostinato assedio dell' al- : tro forte, sostenuto con somma bravura \ dal Serbellone contro più assalti datigli dal | feroce nemico • Ma finalmente , mai non ' comparendo i promessi soccorsi^ anch'esso i
nel ì
Anno MDLXXIV. 59
nel ò\ 12 di settembre si vide soccombere all'empito delle forze turchesche colla mor- te di quasi tutti i cristiani , e fra gli al- tri di Pagano Doria , trovato ivi gravemen- te malato . Il Serbellone trattato barbara- mente d^ Sinan^ fu menato schiavo e in trionfo a Costantinopoli . Questa grave per- dita;, queste continuate prosperità della po- tenza Ottomana ;, faceano venir freddo agli italiani . I veneziani per sì gran movimen- to delie armi turchesche ^ sapendo il poco capitale, che può farsi della fede di quei barbari , e delle ^-paci stabilit*e con essi , furono obbligati ad un nuovo gagliardo armamento e ad implorar gli ajuti ótì pa- pa e del re Cattolico. E veramente il sul- tano Sclim , gonfio per la fresca vittoria ;, già macchinava di portar la guerra in Can- dia , e forse avrebbe eseguito il mal pen- siero, se la sua morte accaduta sul prin- cipio deiranno seguente, oppure verso il fine del presente _, con succedergli il figlio Ammurat , non avesse fatto abortir le me- ditate sue idee .
Provossi in Francia un'altra disavventura per aver quivi terminata la carriera del suo vivere il re Carlo IX in età di venti- quattro anni nel dì 30 di maggio. Troppo appassionato era per la caccia, e fu credu- to, che per gli eccessi di essa egli si gua- dagnasse una mortai febbre con isputo di sangue, per cui passò all'altra vita. S'egli 'campava , siccome zelantissimo per la reli*
gio-
€o Annali d' I t a l < a gìone Cattolica , e dotato di spiriti ,^uéi^^ rieri ^ potca sperarsi, che avrebbe purgata il suo regno dalla gramigna ereticale . Iri male stato restò per la sua morte la Fran eia, perchè si trovava in Polonia Arri- go III suo fratello e successore ; e la re- | gina Catterlna dei Medici sua madre, la- j sciata reggente , tali forze e consiglio non | aveva da frenare i sempre inquieti Ugo- \ notti, i quali si diedero to^to a far tna- | neggi coi protestanti della Germania, pet ; turbare la pace . Pertanto ella sollecitò il figlio Arrigo ^ che appena era stato Coro- ^ nato re dii Polacchi,, a tornarsene al suo i regno ^ più di Innga mano desiderabile,'; che quello di Polonia. Avendo Arrigo tro- ' vato delie diiFicoltà nei Magnati Polacchi \ alla sua rinunzia e partenza ^ con allegar ; essi la necessità di raunar per questo la ; dieta di tutto il regno : stimò egli meglio ' di mettersi in viaggio alla sordina , ossia* i di fuggire. Lo inseguirono iPolacchiy ma j noi poterono raggiugnere. Passata felice-' mente la Germania , arrivò in Italia , e ; nel dì diecisette di luglio entrò in Vene- ] zia , dove concorsero personalmente ad at- | testargli il loro ossequio Emmanuel Fili- ] herto duca di Savoia , Alfonso II duca di ; Ferrara, e Guglielmo duca di Mantova;' Andrea Morosino , non so come, il chiamat ' Francesco. La sontuosità degli apparati,; dell' accompagnamento, e dei divertimenti; dati dalla sempre magnifica repubblica ve- \
ne-
Anno MDLXXIVÌ St
a questo giovane monarca , ^esigerebbe più fogli da chi prendesse a descriverla . Nel di 29 di luglio , accompagnato dal sud- detto duca di Savoia e dal duca Alfonso , fece il re la solenne sua entrata in Ferra- ra , dove fermatosi per due soli giorni (tanta era la sua fretta) ricevè sontuosi passatempi, e superl)a accoglienza. Volò poscia a Torino , accompagnato sempre da essi duchi , e quivi fu forzato a fermarsi per dodici giorni , affine di preparargli una possente scorta di alcune migliaja di fanti j e di ciffa mille cavalli , con cui potesse andar sicuro dalle insidie degli eretici ri- belli del Delfinato. Ma contuttociò non gli pa3sò netta, avendogli coloro tolta nel pas- saggio una parte del suo equipaggio; loc- che fu cagione , ch^ egli inclinato prima al- la pace, prendesse poi la risoluzione di far loro guerra. Si servi di questa buona occasione il duca di Savoia , per far gu- stare al re le ragioni sue sopra le terre a lui occupate dal re suo padre. E con frutto ; perciocché quantunque Lodovico Gonzaga duca di Nevers e governator di Saluzzo, mettesse quanti ostacoli mai potè alla buona intenzione del re Arrigolf pure appena giunto esso re a Parigi^ spedi or- dine^ che fossero restituiti al duca Pinero- lo e Savigìiano , luoghi^ che lo stesso du- ca diceva essere le chiavi di sua casa. Se, mi di gran rottura e di guerra civile si viddero in Genova per gara di comando
in-r
6% Annali d' I t a l i a^
insorta fra i nobili vecchi e nuovi di qnel-|
la città . Crebbe poi questa discordia nell*l
anno seguente^ siccome diremo. |
"il >,
Anno di Cristo 1575, Indizione HI.
di Gregorio XIII, papa 4. j
di Massimiliano 11^ imperadore 12.; ì
iNJon poteano i nobili nuovi di Genova ì digerire ;, ciie nel governo della repubblica ! la nobiltà vecchia godesse più autorità di \ quel che conveniva, e che i principali uf- : fÌ2J et lei si dessero é "Chiunque ha letto nei j precedenti secoli, a quante guerjre civili e^ rivoluzioni sìa stata esposta quella nobilis- ; sima e polente città , e come facilmente ■ ivi si accencfesse il fuoco della discòrdia > ■• nulla si stupirà, che per questi tempi an- ] Cora in quel popolo dotato di gran viva-* ' cita si ravvivassero le gare, non volendo ' gli uni essere da meno degli altri . Solle- 1 vossi inoltre una terza fazione, cioè la pò- j polare, perchè trovandosi da molti aniti in \ qua esclusa il basso popolo da tutti gli j onori e magistrati del governo, al quale j anticamente era ammesso, con esser anche j talvolta giunto ad usurparselo tutto , non ■ cessava di mormorare della nobiltà, e di i aspirare almeno a parte dell'autorità per- ( duta . Fu appunto commosso il popolo dai ! nobili nuovi a sollevarsi , per abbattere i i vecchi. Andò tanto innanzi la gara, e il \ pericola di una fiera sedizione, massima- '
men-
^k Anno MDLXXV. %
THBe allorché fu per eleggersi un nuovo doge, che i nobili vecchi per minor male della patria giudicarono meglio di ritirar- si fuori della città, e di cedere al tempo • Dall'una e dall'altra parte furono spediti ambasciatori a tutti i principi della cri» stianità^ per guadagnarli cadauno in suo favore. Ora tanto il papa, quanto l'impe- radore , e il re Cattolico, per la premura^ che aveano di conservar la pace in Italia ^ spedirono colà i lor ministri, con incari- carli di fare il possibile per quetar quelle turbolenze; e massimamente per parte del pontefice vi fu spedito il cardinal 31orone ^ uomo di mirabii destrezza nel maneggio degli umani affari é Ma si trovarono sì du- re le teste dell"' una e dell'altra fazione, che gran tempo restò inutile la diligenza dei pacieri* Fecero buon armamento tanto i rimasti in città, che gli usciti , e si ven- ne alle ostilità , con avere i nobili vecchi occupate le terre di porto Venere, Chia- vari , Rapallo, Sestri, e Novi * In favore di questi maggiormente inclinava il re Cat- tolico Filippo II. Anzi gran gelosia recò ai cittadini l'essersi fermato in quei mari don Giovanni d^ Austria ^ nel mentre che passava a Napoli con cinquanta galee: laon- de fu in armi tutta la città . Voce corse , eh'' esso don Giovanni, se gli veniva fatta, meditasse d' insignorirsi di quella città , mosso da privato desiderio di acquistare un bel dominio per sé: del che poi ne fe- ce
64 A N N A ltd' Italia
ce risentimento il re Cattolico. Altri poi
dissero, che d'ordine dello stesso re si
fermò in quelle parti, per dare maggior j
polso ai trattati di pace, o p^r impedire,
che afcun principe non entrasse in quel bai- f
io. Certo è, che il buon pontefice scrisse]
per questo lettere di fuoco a don Gic van-^ i
ni, mioacciaudolo di coliegar centra di lui |
tutti i principi d'Italia, se nulla avesse]
tentato contro la libertà dei Genovesi . In- j
tanto dall'' una parte ylrrigo III re di Fran- I
eia avea spinte le sue armi a quei confi- ]
ni ; e il gran duca Francesco avea fatto ;
lo stesso dal canto suo , con aver ammas- \
sati diecimila fanti . Dio volle , che infine <
per opera spezialmente di Matteo Senare^ 1
ga , uno dei nobili nuovi, uomo savissi- '
*mo, fu fatto da amendue le parti un li- I
bero compromesso nel papa, nelT imperaci
dorè, e nel re di Spagna, con deporre le '
armi, e licenziar le soldatesche forestiere; i
Si prolungò poi T accomodamento sino alj
marzo delT anno seguente , in cui fissate lei
regole di quel governo, tornò a rifiorir!
la pace in quella insigne città e repub-»^
blica . \
Fu questo anno riguardevole pel giubi-i
Jeo romano, di cui molto per tempo fecc'
il pontefice Gregorio- XIII precorrere Tav-'
viso e l'invito per tutta la cristianità à'
Tale fu il concorso della gente a Roma >|
allorché sul fine del precedente anno si]
apri la p^rta. sanla, che fu creduto ascen-^j
de-
A N .SI o MDLXXV. Ss
!re a non meno di trecentoniila persone, nlinuò questo concorso nelT anno pro- nte, dimodoché pochi giorni furono , nei quaii non si contassero in quella gran cit- tà circa centomila forestieri , venuti per divc^zione da tutte le parti della Europa. Tenuto fu per mirabil cosa, che essendo già penetrata in Trento, e in alcun' altra città d'Italia la peste, e facendo essa una terribil strage in qualche luogo della Cici- lia, pure nonostante la folla di tanta gen- te venuta al giubileo, niun caso accadde in Roma . Gran cura ebbe il pontefice , che quivi abbondasse in tal occasione la gra- scia , e di copiose limosine dispensò egli anche ai poveri . Altrettanto fecero varj di quei ricchi cardinali^ e baroni , ed alcu- ce pie congregazioni . Fra gli altri luoghi pii si distinse quello della santissima Tri- nità,, il quale dai venticinque del prece- dente dicembre sino al dì 22 di maggio diede l'ospizio e il vitto per più di un giorno a novantaseimila ed ottocentoqua- rantotto 'pellegrini . Compiè parimente il papa in qiiesti tempi l'insigne fabbrica del petite senatorio, ossia di santa Maria so- pra il Tevere. Ruzzavano intanto fra loro i principi d'Italia per pretensioni di mag- gioranza , e per la vanità dei titoli Quel- lo di gran duca , dato da Pio V al fu Co- simo I avea spezialmente alterati gli spi- riti , perchè il duca di Savoia per varj ti- toli si tenea da più del fiorentino . Quel Tomo XXIV. E di
66 Annali dMt ALIA ^ di Ferrara gran tempo era , che combatte- . va per questo anch' egli coi gran ciuchi; | uè quel di Mantova volea ceclere all' esten- | se. Anche in Boma insorse la discordia ^ per la precedenza^ che il papa volle dare \ ad un principe sopra gli ambasciatori re- [ gj . Ma Francesco gran duca fece tanto in [ quest' anno e nel seguente , che V impera- | dor Massimiliano II conferì a lui, come \ cosa nuova ;, il titolo èi ^ran duca , sicco^ i me costa dai documenti rapportati dal Lu- nigo. Similmente nell* anno 1582 gli elet- tori deir impero riconobbero la preminen- ; za dei duchi di Savoia sopra dei gran du- chi . Tal decreto vien riferito dal Guiche- /^ none, e dal suddetto Lunigo . Ai princip} ; del regno di Arrigo III re di Francia noa 1 mancarono gravi turbolenze , perchè Fran- \ Cesco duca d' Alanson suo fratello si gittò nel partito dei malcontenti e degli ereti- • ci^ e si fecero dei gran preparamenti per i una nuova guerra. In Fiandra prosperaro- ì no gli affari dei cattolici contra dei ribel- ^ li eretici; ma altro vi volea , che la ricu- ,{ perazione di alquanti luoghi, per domai* j coloro, assistiti dalle potenze della Ger- mania. Si congregò poi la gran dieta di 1 Polonia per eleggere un re nuovo. Con- j correvano a quella corona 3IassLmìlLan(x imperadore , Giovanni re di Svezia y GiO' : vanni Basiliovltz gran duca di Moscovia , ^ ed Alfonso II duca di Ferrara. Maggior j merito per Tordinario suol ivi avere, chi .
più
Anno MDLXXV. 6j
pih spende a guadagnare i voti . Dopa molti contrasti da gran parte dei magna- ti , restò eletto Massimiliano ; un' altra elesse Anna sorella del re Sigismondo de- funto^ con destinarle in marito Stefano Batorl principe di Transilrania , il quale infarti corse colà, e si fece coronare nell* anno seguente . Avea Rodolfo figlio dell'Au- gusto Massimiliano già conseguite le co- rone dell'Ungheria e Boemia. Nell'anno presente addi 27 di ottobre nella dieta di Katisbona venne egli ancora eletto , e da li a cinque giorni coronato re dei roma- ni . Era già salita in gran credito la con- gregazion dell'oratorio istituita in Roma da FLUppo Neri y prete di santa vita. Ne ottenne egli in quest'anno la confermazio- ne da papa Gregorio.
Anno di Cristo 157^, Indizione IV. di Gkecorio XIII, papa 5. di Rodolfo II, imperadore i.
r unestissimo si fece sentire V anno pre- sente alla Lombardia per la fierissima pe- ste, che si dilatò, e fece stragi immense per varie città. Cominciò essa nell'anno addietro, spezialmente a spopolare la cit- tà di Trento, e appoco appoco andò ser- peggiando per altre terre lombarde . Il suo maggior furore si provò in questi tempi. Portata a Venezia, fu disputato non poco, se fosse vera peste , passata dal Levante in
E 2 Ita-
^8 A N N A 1 1 d' It A tr A ^ j
Italia, oppure un'epidemia^ cngionata cjat-» ] ia strana siccità, e dallo straordinario cai- .; do del precedente anno. Chiamati colà da ■ Padova Girolamo Mercuriale, e Girolamo ; Capodivacca ^ pubblici lettori , e grandi \ barbassori delParte medica, a spada trat- i ta sostennero, quella essere infiuenzai epi- \ demica, e non vero contagio, contro il 1 parere dei medici veneziani . Cagion fu il j eredito di amendue , che non si prendesse- ; ro le più rigorose precauzioni contra di ; così orrendo malore , finche si giunse a > vedere tutta piena di morti quella gran j città. Se scornati non fuggivano quei due j Satrapi della medicina , fu creduto , che il i popolo li avrebbe sacrificati al loro furo- re. Incredibil dunque fu in Venezia la ! mortalità, né minore in Padova , Vicenza, ^ Verona , Milano, Pavia, e Genova. Mira- ' bili prùove della sua incomparabil pietà e : carità diede nella città di Milano io si lu- ^ gubre occasione il santo cardinale ed arci- \ vescovo Carlo Borromeo . In Venezia per ; un tempo morirono settecento persone per ì giorno . Terminato il male, si trovò esser i morti ventiduemila uomini , trentasettemi- ' la donne, e circa undicimila fanciulli dcU ■ r uno e dell'altro sesso. Fra gli altri in ^ quel terribile conflitto lasciò la vita Ti- ! ziano Vecelli da Cadore , celebratissimo i dipintore: sennonché dalla morte fu bur- ^ lato di poco, perchè già decrepito di 99 ] anni, siccome abbiamoda più di uno scrit*
Anno MDLXXYL 6g
tore delle vite dei pittori . Non fece la peste a proporzion della popolazione tanta strage in Milano. Da una galeotta venuta da Levante fu essa portata anche a Mes- sina, dove fama corse, che perissero ses- santarnila persone. Di là passò a Reggio e ad altri luoghi di Calabria , con fare dapertutto una miserabil desolazione . di quei popoli. All'* incontro quelle città e teiTe ^ che con buone e rigorose guardie fecero fronte a questo fiero nemico, ne ri- masero preservate.
A far peggiorare gli affari ^ella reli- gione e dei re di Spagna ne'paesi bassi assaissimo contribuirono i mali portamenti degli stessi spagnuoli nell'anno presente. Imperciocché essendo mancato di vita il gran commendatore jR^r^aesens , regio governa- tore di quelle contrade, si ammutinarono gli soldati spagnuoli col motivo delle pa- ghe da gran tempo non ricevute, e tal ter- rore misero anche negli amici , e in chi dianzi era fedele al re , che quasi tutte quelle provincie formarono una confedera- zione tendente a cacciar di Fiandra l'odia- ta razza degli spagnuoli , Maggiormente crebbe quest'odio , dacché quegli anxmuti- nati pieni di ferocia, dopo aver daio il sacco a Mastrich, e ad altri luoghi, si unirono nella cittadella di Anversa; e con- tuttoché quella città avesse ricevuto un gran rinforzo di armati per sua sicureì» za, pure usciti gli spagnuoli cotanto fa- fi 5 rio-
7© A N K A L I dM T A L I A , ^
iÌ[o5amente si scagliarono centra di /quei \ cittadini , che superato ogni riparo s'*im- | padronirono della città. Fu creduto, che \ settemila di qiaegli abitanti ed ausiliarj : fossero messi a filo di spada . Era allora ; Anversa città sommamente ricca, perchè . colà approdavano in gran copia le m.erci ^ e ricchezze dell'* Indie Occidentali ed Orien- ' tali : commercio , che poi passò ad Amster- . dam con gran depressione di essa Anver-* j sa . Per tre giorni fu dato alla misera cit- ] là un orribil sacco . Della esorbitante pre- ^ da, benché venduta a vii prezzo, ricava- j rono quei masnadieri due milioni di oro • • Furono anche in sì funesta congiuntura bru- ; ciati alcuni superbi ediflzj del pubblico , \ e da ottocento case di essa città. Se azio- | ni di tanta crudeltà meritassero T amore j o l' odio dei Fiamminghi , non occorre che ^ io lo dica. Quindi venne, che molte ter-f re e città state finqui fedeli al re sì ri- 1 bellaronoj e il principe diOranges ne sep- ■ pe ben profittare , per maggiormente in- j grossare il suo partito, e infiammar gli | animi di ognuno ad ostinarsi, nella ribel- | lione . Portato molto prima di questi fat- ; ti al re Filippo II in Ispagna 1' avviso di j si gravi disordini^ se ne risentì allo scor- j gere , che principalmente cresceano per col- j pa di chi avea T incomb^enza di guarire { quei mali . Spedì pertanto per le poste e ^ per la Francia don Giovanni di Austria j 8U0 fratello in Fiandra eoi titolo e col falli- to-
Anno MDLXrVI. 71
ferità di governatore , lusingandosi, c\\q più il senno e la riputazione sua , che il Euo valore , potessero sostenere quel trop- po vacillante dominio. Arrivò egli colà sul principio di novembre , e tosto si applicò a cergar le vie più dolci, per tirare a se gli animi sconcertati di quei popoli . An- che yapa Gregorio allo intendere , che don Giovanni cominciò a trattar di pace , colà spedì monsignor castagna, affinchè non ne venisse detrimento alla religione . Accadde in questi tempi , che mentre V imperaclor Massimiliano iva cercando ajuti per soste- ner le pretensioni sue sopra il regno di Polonia , trovandosi alla dieta di Ratisbo^ na, , fu più che mai sorpreso dalla palpita- zion di cuore, male suo familiare, e qui- vi in età dì soli anni trentanove pagò il debito della natura nel dì 12 di ottobre: principe per le sue belle doti e virtù de- gno di più lunga vita , A lui succedette il re dei romani Rodolfo suo figlio, non meno in tutti gli stati della linea Austria- ca di Germania , che nelk dignità impe- riale . Si fece egli chiamare Rodolfo II Au- gusto , tuttoché r antenato suo Rodolfo I fosse bensì re dei romani , ma non mai godesse il titolo d' imperadorc .
E 4 An-
72 Annali d' Italia i
s 1
Anno di Cristo 1577, Indizione V. |
di Gregorio XIII, papa 6. ;
di Rodolfo II , inipeiadore 2* 1
1 maggiori pensieri del pontefice ùregorio \
evano sempre rivolti o alia difesa , o ali'ac- j
crescimento della religione cattolica , e ad ]
opere ^ delle quali durasse anche nei seco- ;
li avvenire l'utilità. In quest'anno fondò ]
egli in Roma il collegio dei Greci , affin- i
che quivi si ricevessero ed is^truissero i ']
giovanetti di quella nazione, insegnando j
loro spezialmente 1' antica lingua greca , ;
le scienze^ e l'erudizione, onde tornati j
alle lor case, potessero promuovere l'unio- ]
ne di quegli scismatici colla Chiesa catto- \ lica romana . Cessò finalmente in Venezia
la peste , e si restituì il commercio , ed }
allora fu , che quel pio senato in rendi- !
mento di grazie a Dio per questo benefi- \
zio fece fabbricare la maen^ifica Chiesa del \
Redentore, secondo T architettura di An- :
drea Palladio . Diede quivi fine ai suoi j
giorni nel dì 4 di giugno Luigi Mocenigo 1
doge .di quella repubblica , e nel dì undi- j
ci di esso mese in luogo suo fu eletto Se- \
hastiano Venterò^ quegli, che fu generale ]
nella gloriosa vittoria di Lepanto. Ma non j
terminò quest'anno senza un terribile in- 1
cendio , che nel dì 20 di dicembre consu- j
mò tutto il magnifico palazzo pubblico di ]
Venezia , e massimamente la sala del gran ]
con-
Anno MDLXXVIL 73
consiglio ^ dove perirono i ritratti dei do*, gi, e molte altre ins^igni dipinture fatte da Gian-Bellino, da Tiziano, dal Pordeno- ne , e da altri valenti pittori , colle storie della pace seguita fra papa Alessandro III e Federigo I imperadore. Intanto di male in peggio andavano gli affari della religio* ne in Francia, e in Fiandra. Svegliossi di nuovo la guerra degli Ugonotti o Calvini- sti contra del re Arrigo Ilf^ e quantunque le armi dei cattolici prevalessero in molti luoghi , e il papa non mancasse di mandar buona somma di contanti in ajuto loro : pure il re, perchè scoprì fatta lega da quegli eretici con Elisabetta regina d'In- ghilterra , col Palatino , col principe di Oranges , e con altri protestanti di Ger- mania, si lasciò- indurre a far pace con loro . Fu questa conchiusa nel parlamento della città di Blois , e ordinato , che per tutto il regno pubblicamente si esercitasse la sola religione cattolica 3 ma con per- mettere la libertà delle coscienze ad essi Ugonotti , e l'esercizio della falsa loro cre- denza nelle loro case , nei luoghi posseduti dai baroni , e in un borgo almeno di ca- dauna provincia , con altri vantaggi di quella setta: locchè non si può dire^ qual gran dispiacere recasse al pontefice , ed a tutti i buoni cattolioi . E sopratutto se ne risentì molto il re di Spagna , ben preve- dendo le perniciose conseguenze , che pro- dur potrebbe nei paesi bassi questo esem- pio,
' n
74 A N N A L I d' I T A L I A |
pìoj e come da lì innanzi saif-ebbe facile à agli Ugonotti il dar calore, e braccio alla | ribellione Fiamminea . ì
Presero infatti nell' anno presente in Fiandra una pessima piega quegli affari . Troppo erano esacerbati gli animi di quei popoli contro gli spagnuoli; però si accor- darono tutte le diecisette provincie in non voler riconoscere don Giovanni di Austria per loro governatore , &' egli non cacciava ] dai lor paesi le soldatesche spagnuole, con| protestar nondimeno di voler sempre salda | l'ubbidienza al re Cartolico,, o la conser- ì vazionc della religione cattolica romana pj Tal protesta veniva dal cuore di molti di ^ quei popoli , ma non pochi altri coi desi- | dcrj e coi disegni interni smentivano ciò ] che dicea la voce, nuli' altro aspettando,! sennonché fossero licenziati gli spagnuoli , ^ per poter fare peggio di prima . Stette : perplesso un pezzo don Giovanni, s*€gli ' dovea cedere a così dure condiziooi . Ta- ; le era nondimeno la premura sua di cai- \ mar queir incendio, che si lusingò di ve-! nirne a fine con darsi per vinto. Ebbe: maniera d'indurre gli ammutinati spagnuo- j li a passare in Italia^ entrò poi fra gli^ strepitosi viva in Brusselles; gli fu pre-1 stato il giuramento; parve cessata affatto^ tutta la passata burasca. Ma che? chiun-j que avea il cuor guasto dall' eresia, ej massimamente gli Ollandesi e Zellandesii cominciarono a mostrarsi renitenti a sot-|
to- !
Anno MDLXXVir. 75 toscnvere l'editto, che obbligava a rite- ner la sola fede romana. 11 principe di Oranges movea quante macelline potea , per alienar gli animi dall'ubbidienza, e per attizzare il fuoco . Fu infine creduto , che egli tentasse di far prigione don Giovan- ni , il quale certo è ^ che oramai accortosi del passo falso da lui fatto , e che ogni giorno più veniva scemando la sua autori- tà, fu costretto a ritirarsi a Namur^ e a richiamar d'Italia gli spagnuoli. Sicché si venne a nuova rottura « L'Oranges fu chia- mato come per dittatore dell'* unione di tutte le Provincie ; e perciocché egli co- minciò ad operare con gran despotismo , quegli stati passarono alla risoluzione di eleggere un nqovo governatore ; e con istu- pore di ognuno , scelto fu V Arciduca 3Iat' tias , il quale senza saputa e consenso dell' Augusto suo /rateilo i?odoZ/o (almeno que- sti così JDrotestava) passò in Fiandra , e fu con quelle condizioni , che vollero gli elet- tori, proclamato governatore, ed obbliga- to a prendere per luogotenente il principe di Oranges . Oh allora sì , che maggior- mente s.' imbrogliarono le carte in quei paesi, e T eresia sguazzò.
Ab-
7^ Annali d' Italia ' \
Anno di Cristo 1578 , Indizione VI. \
di Gregorio XlLl^ papa 7. !
di Rodolfo II, imperadore 3. j
.rilessandro Farnese, figlio primogenito- di Ottavio duca di Parma e Piacenza, ej di Margherita di Austria figlio di Car-^ \ lo V imperadore, portò dall' utero mater-? no un genio bellicoso, ch'egli poi mag-i giormente andò accrescendo colla pratica S delle armate, e con P esercizio delle arti j cavalleresche. AI valor delP animo ^ che j prometteva un eroe, corrispondeva anche! il vigore del corpo ; ed era perciò tenuto i per una delle valorose spade , che allora si, contassero in Italia. Avea già fatto il no- : viziato della milizia nella flotta di d^ri\ Giovanni di Austria suo zio, ed ^fórche ; riportarono i cifistiani P insigne vittoria di! Lepanto contra dei turchi , fece maraviglie! di sua persona . Tro-vavasi egli in Abbruz- i zo colla madre, quando venne ordine da] Filippo li re di Spagna , che tornassero j d' Italia in Fiandra le milizie spagnuole ' già licenziate dal suddetto don Giovanni . \ Desiderò esso monarca , che in tal con* 1 giuntura anche Alessandro passasse colà. - Fu egli parimente invitato con più lettere | dallo stesso don Giovanni; ed il pontefice] Gregorio col cardinal Farnese assaissimo ■ approvò la di lui andata . Nulla più che ; questo sospirava il principe di Parma , e |
pc- '
Anno MDLXXVIII. 7? pero senzachè il trattenessero le lagrime della madre, colà s'inviò. Giunto in Fian- dra sul fine del precedente anno^, trovò quivi in pessimo stato gli affari del re , e decaduta non poco la sanità di don Gio- vanni. "Uhironsi intanto le milizie venute d'Italia, parte spagnuole e parte italiane, con altre raccolte in Borgogna e Germa- nia, tutta gente scelta, con cui si formò un corpo di dieciottomila soldati . Varj ca- pitani italiani di gran nome fra essi mili- tavano . Ottavio Gonzaga generale della cavalleria . Annibale Gonzaga , Vincenzo Carrafa, Pirro Malvezzi, Giambattista e Camillo del Monte, ed assaissimi altri. Accadde, che i Fiamminghi confederati avendo unita un'armata di ventimila com- battenti , si erano messi in capo di cacciar don Giovanni . da Namur, e colà a questo fine a bandiere spiegate s'inviò l'esercito loro. Ma appena furono a vista di quella città i lor capitani , che probabilmente in-? formati delle forze di don Giovanni, bat- terono la ritirata , e s' incamminarono per ricoverarsi a Gemblù, ossia Geblurs . Avea don Giovafnni già ordinate le sue schiere, credendo venuti i nemici per un fatto di armi; udito poi ch'ebbe, come retrocede- vano , spinse loro dietro la sua cavalleria , alla testa di cui volle essere il principe di Parma. Intenzione di don Giovanni era, che si andasse a pizzicando là coda dei pernici, e si frastornasse la lor marcia,
tan-
li. Annali d' Italia tantoché avesse tempo da poterli raggia- gnere colla fanteria. Ma il Farnese "nelle vicinanze di Geblurs , animosamente andò a ferire nella cavalleria nemica^ la qnal non fece gran resistenza , e poi piombò \ ad'dosso alla fanteria con tal prestezza , | che appena sul fin della danza potè arri- f var don Giovanni con parte dei suoi fanti | a compiere la strage dei vinti. Famiano ^ Strada, intento sempre ad esaltare il suo j eroe^j fa ascendere il numero dei Fiam- ; minghi morti e prigioni a diecimila . II ' cardinal Bentivoglio più moderato scrive ^ ^ essersi sparsa la fama^ che ne restassero j uccisi intorno a tremila , oltre a un gran ! numero di prigioni * Questa vittoria mise \ tal paura M* arciduca Mattias ^ e all'Oran- j ges j che scapparono ad Anversa. Arren- \ deronsi poscia Lovanio ed .altre terre a i don Giovanni, ed altre, fra le quali Lim- ' burgo, furono sottomesse colla forza dal ' principe di Parma. Riuscì all'incontro an- i che ai nemici di mettere il piede nella ri- , guardevol città di Amsterdam , e di quivi ! piantar la scuola di Cahnno. ] Intanto, non senza sospetto *di veleno, \ mancò di vita don Giovanni di Austria , ■ principe, che lasciò dopo di se una illu- ■ stre memoria del suo valore ^ della sua sa- viezza , e della sua pietà . Dichiarò egli , ; per quanto poteva, governatore nei paesi j bassi Alessandro Farnese : risoluzione ^ che ; fa poi approvata dalla corte di Speena . i
Non !
Anno MDLXXVIII. 7^ Non poteva il re Cattolico metter in ma- ni migliori la" sì torbida e titubante si- gnoria di quegli stati . In questi tempi r. indefesso pontefice Gregorio tenendo roc- chio a tuttociò, che poteva influire ai van- taggi della cristianità, all'udire^ che il giovane don Sebastiano re di Portogallo risoluto era di muover guerra ai MoriAf- fricani ^ se crediamo al Cicarelli, fece una leva di cinquemila fanti italiani , e li spe^ di in rinforzo di esso re sotto il comando di un inglese , che per la cognizion dei paesi promise la conquista di varie città. Ma ciò non sussiste • Mandò bensì il pon- tefice seicento fanti per mare in ajuto dei cattolici d'Irlanda j ma fu accidente, che nel passaggio servissero il re Sebastiano. Era questo re assai ricco di pensieri belli, cosi^ ma povero di prudenza, badando egli più agli adulatori , che ai savj suoi consiglieri . Lo stesso re Filippo II V avea dianzi dissuaso da sì pericolosa impresa > siccome consapevole delle forze tanto più poderose del re di Fez , e di Marocco . Ciò nonostante Sebastiano neir anno pre- sente^ raunati circa trentamila combatten- ti, passò baldanzosamente con essi lo stret- to in varj tragitti verso il fine di giugno, e cominciò la guerra contra di quegl' in- fedeli . Venne poi nel dì 4 di agosto ad un terribil fatto di armi con essi, senza punto sgomentarsi, perchè coloro lo sfidas- sero alla zuffa eoa esercito quattro volte
ras?-
So Annali d'Itaì^a*^
maggiore del suo. Andò in vetta T armata ì
cristiana , e vi restò uccisa lo stesso re^^
don Sebastiano colla principal nobiltà di|
Portogallo: disavventura ^ che non solamen-Q
te recò grande affanno alla cristianità , ma'^
si tirò dietro ancora una considerabil al- :
terazione nel Portogallo . Perchè Sebastia-.^-
no non ebbe moglie ne figli, il cardinale^
Arrigo suo gran Zio , assai vecchio , tói
proclamato re , ed incaricato di dichiarare)
il suo successore alla corona. Compiè itì
corso del suo vivere in questo anno addi''
3 di marzo il glorioso doge di Venezia'!
Sebastiano Venìero ^ a cui nel dì i8 di es~^
so mese succedette Niccolò da Fonte irv'j
età di anni ottantasette. Anche in Firenze»]
terminò i suoi giorni Giovanna di Anstrlcà
gran duchessa di Toscana , principessa pepi
le sue singolari virtù amata sommamente*!
\dal gran duca Francesco suo consorte , efi
da tutti quei popoli . Neil' ottavo mese d^
sua gravidanza morì, e geco lei un princi-*;
pino, che si sperava col tempo successore^
del padre in quel dominio . Si scoprì an-|
che nel presente anno in Firenze una con-^
giura di alcuni nobili contro la persona^
del medesimo gran duca e dei fratelli . M
molti costò lavila un tale attentato. Prin4
cipj di guerra insorsero fra Alfonso li duA
ca di Ferrara e i Bolognesi a cagione del
fiume Reno . Avea permesso il duca At^
fonso 1 avolo suo ai Bolognesi Pintrodu-l
zion di quel fiume , o gran torrente , nel
ra- ,
A N K o MDLXXVIII. 8i ramo del Po, che scorreva presso Ferra- ra ' concessione , che il tempo fece cono- scere troppo pregiudiziale al Ferrarese , ^perchè quel torbidissimo fiume cagiona- va frequenti rotte nel Po , e giunse in- fine ad interrarne V alveo di tal manie- ra , che cessò quel ramo , e si voltaro- no ^tutte le acque all'altro maggiore ra- mo del Po ^ che ora miriamo. Si venne per questo alle armi, e alle offese fra i due popoli. Ma j}aya Gregorio XIII che sempre fu un insigne conservatore della pace in Italia , s"* interpose , e fatte de- por le armi , avocò a sé la decision di quelle liti . Nacque nell' anno presente ad- di 27 di aprile a Filippo II re di Spa- gna un ^^Uo y a cui fu posto il nome paterno . Succedette egli col tempo al pa- dre; giacché in questo medesimo anno la morte rapì ad esso monarca l'altro mag- gior figlio don Ferdinando ; e don Diego , allora maggiore di età , non sopravisse al padre , essendo mancato di vita da lì a cinque anni »
-Tomo XXIV. R An-
82 Annali d' Italia
Anno di Cristo 1579, Indizione VII. di Gkegorio XIII, papa S. di Rodolfo II ,• imperadore 4.
-r\ ridavano ben d' accordo il pontefice | Gregorio^ e Filippo re di Spagna in con- ! servare la quiete d' Italia j, e però qui si | godeva una somma tranquillità^ e sola- | mente nveano luogo le arti e i diverti- i menti della pace. In questo anno ancora ^ essa pontefTce, siccome quegli, che ogni \ dì pensava a lodevolmente impiegare i be- * ni e le rendite del sacrario e dui suoi 1 stati, istituì in Roma un nobile colleggio \ per gl'inglesi^, volendo che ivi si allevas- sero cinquanta giovani di quella nazione, ì e loro s'insegnassero le scienze. A tal iì~ ! ne assegnò a quel luogo l'annua rendita ! di tremila scudi d' oro . Fece ancora fab- \ bricare un ponte a Forlì sul fiume Monto- ! ne per comodo dei viandanti . Passarono al- \ le seconde nozze in questo anno due dei ^ primarj principi delF Italia ► Cioè Alfon- ] scuTT duca di Ferrara, con cui si accop- < pio Margherita figlia di Guglielma duca i di Mantova. Questo principe, che in tut- i te le occasioni inclinava alla magnificenza, ^ ed anche di troppo, perchè a sostener le < tante sue spese gli conveniva poi accresce- < re i dazj e le gabelle con doglianze dei 1 sudditi: solennizzò con archi trionfali, cor» 1 feste , giostre , ed altri sontuosi solazzi la j
ve- i
Anno MDLXXIX. 83
venuta di quella principessa a Ferrara ^ Arrivò essa nel di 25 di Gennaio al deli- zioso luogo di Belvedere fuori di essa cit- tà, e da lì a due giorni fece la sua gran- diosa entrata cori incredibil concorso di nobiltà straniera. Ma sopratutto rendè ri- guardevole quella funzione la presenza di molti gran principi , giunti colà nel sud- detto giorno 25 di gennaio ; cioè di Fer- dinando di Austria arciduca , del cardi- naie Andrea^ e di Carlo suoi figliuoli, di Trias slmiliano figlio dell' imperadore , di Ferdlniindo ifrlnclpe di Baviera , di Arri- go principe di Brunswicb, e di Vincenza principe di Mantova* Fu spezialmente am- mirata la nave, che il duca fece fabbricar da più artefici nello spazio di due mesi , destinata a condurre da Mantova a Ferra- ra per Po la suddetta principessa . Sem- brava per la grandezza un comodo palaz- zo', tutto messo ad oro con pitture e tap- pezzerie di rara valuta . Passò anche il gran uca di Toscana Francesco alle se- co- .iOzze con Bianca figlia di Bartolo- meo Capello, nobile veneziano* Fuggita questa dalla casa paterna per quei moti- vi , che si leggono presso Trajano Bocca- lino ed altri autori , si ricovera in Fireu- ze . Venuta curiosità al gran duca di ve- derla, non gli mancarono mezzi per appa- gar questo suo desio. Trovò fgli una gio- vine, in cui non si sa, se maggior fosse^ la beltà del corpo , o la vivacità dello spi-
F 2 ri-
84 A N N A L I D^ I T A L I A j
rito. Però talmente se no invaghì, che | provvedutala di un palazzo, la mantenne \ da lì innanzi in forma magnifica, con ri- \ cavarne anche prole non senza amare do- ; glianze della gran duchessa sua moglie; a cui fu creduto, che siffatti disgusti abbrc- \ viassero la vita. Morta poi questa , il gran \ duca consigliato dalLi passion sua, e vinto : dalle lagrime di Bianca Capello , determi- I nò di sposarla . Il saggio senato veneto , ] per condecorare un sì nobil matrimonio , i dichiarò essa Bianca^ figlia della repubbli- i ca , e coir inviare ambasciatori a Firenze, \ maggiormente aumentò l'onore e l'allegria i di quelle nozze^ che poi riuscirono poco \ felici.
Grande armamento per ordine di FiUp* j IJO II re di Spagna fu fatto in Italia nel 1 presente anno . Ebbe don Pietro fratello ì del gran duca di Toscana l'incombenza di ! assoldare diecimila fanti in Napoli , Ro- \ ma, e Lombardia. Sotto il comando anco- j ra di Fabrizio Colonna , e di Giovanni j Cardona si raunò una possente fiotta, com- | posta di cento galee^ quaranta navi , due galeazze, un galeone, ed altri legni mi- 1 nori. Di questa armata fu creato capitan \ generale il marchese di santa Croce. Non j pochi lunarj faceano i politici sopra que- ì sto poderoso apparato di guerra, chi im- i raaginandone un motivo, e chi un altro. • Il tempo dicifrò l'arcano, e si vennero a | scoprir le mire del re cattolico sopra il
re-
Ann o MDLXXIX. S5
^gSo di Portogallo. In effetto saltarono fuori in questi tempi le pretensioni di pa- recchi principi a quella corona , che si pre- vedeva vicina ad esser vacante per la troppo avanzata età del re Arrigo già car- dinale . Erano questi concorrenti £m?TianneZ Filiberto duca di Savoia , Ranuccio Far- nese figlio di Alessandro principe di Par- ma 3 don Antonio figlio di un principe della casa di Portogallo , pretendente se stesso legittimo, e preteso da altri bastar- do ; e Catterina moglie del duca di Bra- ganza. Ma 'Filippo li re di Spagna, per- chè nato da Isabella di Portogallo , e per la maggior potenza-, parve assistito da più vigorose ragioni é A lui riuscì ancora di trarre dalla sua il re Arrigo. Per dare maggior polso alla sua pretensione , giudi- cò egli molto efficaci le armi , mentre gli altri suoi rivali non altro metteano in campo , che ragioni comperate dalle penne dei più rinomati legisti di questo tempo, senza badare^ che le carte per i' ordinario non conquistano i regni. S'interpose papa óregorio XIII desideroso di comporre quel litigio ; e sui principio restò accettata la sua mediazione ; ma nel progresso ne fu egli escluso . Come fosse poi sciolto que- sto nodo, lo vedremo all'anno seguente. La prudenza , e il valore di Alessandro Far- nese in Fiandra produssero nel presente anno buoni effetti^ percii:rcsjiè a lui riuscì di prendere dopo lungo e faticoso assedio
F 3 rim-
85 Annali dM t a l i a V importante piazza di Mastrich , ed aU tri luoghi. Grande strage^ furioso sac- cheggio" fu ivi fatto. Nel medesimo tem- po si studiò egli di guadagnar gli ani- j mi dei malcontenti cattolici . Trattossi | dunque di pace con alcune provincie ^ do- ^ ve prevaleva la vera religione; e fu que- \ sta conchiusa y principnlmente colla con- ] dizione ^ che il principe governatore li- | cenziasse tutte le milizie forestiere, cioè | spagnuole italiane, e tedesche, e si vales- j se solamente di quelle del paese . Cosi fe- ce egli dopo la presa di Mas'trich . Però ! ■fin d'allora si cominciò a sem.pre più co- i noscere inevitabile il tàglio d«lle provin- cie dei paesi bassi , essendo restate più ! che mai pertinaci nella ribellione quelle \ di Olanda 5 Zelanda, Utrecht, ed altre j, ' chiamate le sette provincie unite. Nella j Fiandra stessa alzavano tuttavia bandie- \ ra contro il re le città di Cambrai^ An- i versa ^ Brussellese Gante , e Tournai . ■
Anno di Cristo^ 1580, Indizione Vili. . ;
di Gregorio XIIl, papa 9. ;
di Rodolfo II^ imperadore 5. '\
X empo non vi era, in cui il buon pon- j
tejìce Gregorio non pensasse a lasciar dopo j
di sé memorie illustri o per ben della re- j
ligione, o per utilità, o per ornamento di i
Roma . Circa questi tempi prese egli ad |
abbellire la galleria del palazzo Vaticano^ 1
lun-
Anno MDLXXX. S7
lunga quasi un miglio , facendo dipignere tutto il volto; e ornando le pareti colla descrizion delle provincie d'Italia , e il pa- vimento con varietà di marmi . Dopo al- cuni anni terminata fu questa opera . Inol- tre alle terme di Diocleziano fece fabbri- care un ampio granajo^ capace di gran copia di friKiiento per le occorrenze delle carestie . Compiè ancora una superba cap- pella con ispesa di centomila scudi nella basilica Vaticana , dove nel dì quattro di giugno fece con gran pompa e divozione trasferire il corpo di san Gregorio Nazian- Zeno , di cui era divotissimo. Parimente approvò r istituto dei frati carmelitani Scalzi, e delle monache, di cui era stata fondatrice la santa Vergiue Teresa in Ispa- gna. Tornò questo anno ad infestar buona parte dell' Europa ^ e massim.amente l'Ita- lia, passando di una in altra città, il ma- le appellato del castrone o montone , il quale fu creduto , che dalla Francia pene- trasse nelle contrade italiane , con febbre gagliarda e tosse. Ma per chiunque osser- vava una buona dieta , per lo più non si trovava mortale. All' incontro l' uso dei purganti _, e il salasso, portavano facilmen- te gr infermi al sepolcro. In alcuni luoghi appena di cento ne restavano sani quattro. Nella sola Ferrara nello stesso tempo si trovarono prese da questo malore più di dodicimila persone, e molte ne morirono. Quivi fu il colmo del male nel mese di
F £i giù-
88 Annali d' I t ai i a
giugno, e in Venezia in quello di Itrglio* Avea prima fatto il suo sfogo in Milano, dove si contarono più di quarantamila ma- lati . Me sesso oè età andava esente . Fu creduto, che Anna regina di Spagna mo- risse di questo male . Mancò essa nel di 26 dì ottobre , e il re Filippo suo consor- te poco prima infermo per la stessa febbre aveva fatto dubitar di sua vita. Certo è^ che per V influenza medesima molto si ri- senti la sanità di papa Gregorio XIII il cui indefesso zelo fece nelTanno presente fabbricare un bel ponte di marmo di sei archi sul fiume Pelia ad Acquapendente . Non già de] male suddetto, ma per idro- pisia accadde ancora in questo anno la mor- te di Emmanuel Filiberto duca di Savoia , a cui fecero gran guerra le umane vicen-. de. Supcriore ad esse comparve infine il suo senno, con essere restati quasi tutti i suoi stati senza quei ceppi, che l'altrui prepotenza vi aveva messi. Del suo valo- re, della sua affabilità, giustizia^^ e pie- tà, non la sola Italia, ma anche la Ger- mania, e la Fiandra serbarono lunga me- moria . Rimase di lui un solo figlio legit- timo e naturale^ cioè Carlo Emmannela primo di questo nome, che a lui succedet- te nel dominio in età di dieCinnove anni , che cominciò dì buona ora il corso di quel- la insigne gloria, con cui superò tutti i suoi antenati.
Mentre Arrigo re di Portogallo era in-
ten-
A N ,N o MDLXXX. 89
a provveder pacificamente quel rs^ gno di un successore , la troppo sua inol- trata età il liberò dalle cure del mondo , essendo mancato di vita nelF ultimo gior- no di febbrajo . Per quanto si era potuto conoscere, le inclinazioni suje erano già state in favore d^ Filippo II re dì Spagna, perchè poco ci yolea a presagire, che que- sti avrebbe potuto ottenere colla forza ciò, eh' era meglio il concedergli con amore • Ma diversi ben erano idesiderjj ed i senti- menti dei portoghesi , antichi emuli della Castiglia, abborrendo essi troppo il^festar senza re, e T acquistarne uno, che coman- dasse loro in lontananza: Filippo intanto, mentre quei si perderono in consulte e in dispute^ raunò , per attestato del Mariana , un esercito di dodicimila fanti , e di mil- le e cinquecento cavalli , picciolo sì di nu- mero y ma grande pel valore^ perché com- posto del fiore della milizia di Spagna e d'Italia, cioè di soldati veterani nel me- stier della guerra . Altri gli diedero ven- timila combattenti incirca , fra i quali cin- quemila italiani y sotto il comando di don Pietro dei Medici ^ di Prospero Colonna^ di Carlo SpinnetU , e di altri generosi con- dottieri italiani . Chiamò egli dall' esilio il vecchio duca di Alva , perchè ne fosse capitan generale. Colà arrivò anche la flot- ta già preparata in Napoli e Sicilia . Non si tardò dunque a dar principio alle osti- lità colla presa diElvas^ Olivenza , e Cam- po
90 Annali d' I t a l i a
pò maggiore . Nel qual tempo la pl( be dì ^ Lisbona proclamò re di Portogallo don An- tonio 5 tuttoché dichiarato illegittimo ed incapace del regno dal defunto re Arrigo . Uni bensì questo principe un' armata^ ma di gente collettizia ed inesperta, che in vicinanza di Lisbona , avtndo osato di far giornata col duca d' Alva maestro di guer- ra, si trovò incontanente sbaragliata, e sii raccomandò alle gambe. Entrò il Vittorio- ] so duca in Lisbona con buona capitolazio- • ne ^ ma che non esentò parte di essa^ e \ le navi, che erano in porto, dal sacco, j Seguì poscia un' altra battaglia , dove pa- ; rimente essendo rimasto disfatto don An- i tonio 5 fu obbligato a nascondersi , e a pas- : sare ramingo da un luogo all'altro. Intan- | to riavutosi il re Filippo dalla malattìa \ sofferta in Badacòs , passò nel mese di di- \ cembre ad Elvas di Portogallo, e salutato i ivi e riconosciuto , ma non di buon cuo- \ re per re , dai grandi di quel regno , non ì fu avaro di carezze e promesse verso di loro, e levò anche via alcuni dazj , con i ordinar nondimeno^, che si desse principio ; ad vina cittadella in Lisbona . Per tratte- i ner la via delle armi, si era dianzi ma- \ neggiato non poco papa Gregorio Xlll con i aver dipoi inviato il cardinal Rìario , co- ' me paciere in Ispagna . Il re V andò nu- j trendo di belle speranze, nel medesimo] tempo spinse il suddetto duca d' Alva all' 1 acquisto del regno , pel quale sì felicemen- \
te 1
Anno MDLXXX. 91
t^ succecluto gran gelosi?, e rabbia sorse in cuore degli altri monarchi. Giudicò spe- diente esso re Filippo in questo anno d'in- viare in Fiandra la ducliessq, Margherita madre del principe Alessandro Farnese , e sorella sua^ lusingandosi, che l'amore e la stima nei tempi addietro professata da quei popoli a questa savia principessa^ po- trebbe giovar non poco ai pubblici inte- ressi. La spedì pertanto colà col titolo di governatrice dei paesi bassi , lasciato ad Alessandra il comando delle armi. Ma non piacendo al principe questa divisione di autorità y d' accordo colla madre tanto picchiò alla corte di Spagna^ che gli fu restituito il titolo primiero nell' anno ap- presso . Tornossene dipoi la duchessa in Italia a goder la sua quiete in Abbruzzo , Furono varie azioni di guerra nella Fian- dra, ma non tali^ che importi il farne menzione. Da papa Gregorio e dal re di Spagna^ fu nel presente anno inviato un soccorso di soldati e di danaro ai cattoli- ci d' Irlanda ; ma con poca fortuna : per- chè prevalendo ivi le forze della regina Elisabetta ^ si sciolse in nulla il tentativo di quei popoli. Un forte ivi fabbricato dai soldati, che colà ginnsero sotto nome del pontefice, ben munito di artiglieria e di viveri, vergognosamente si arrendè a gli eretici. Fra la principessa Margherita Farnese , figlia di Alessandro principe di Parma e governator di Fiandra^ e don Vin- cent
9^ Annali d'Italia <
tjenzo Gonzaga , unico figlio di Guglielmo diicn di Mantova, seguì matrimonio nell' anno presente, e le nozze furono celebrate in Parma > dove per alquanti mesi si fermò lo sposo.
Anno di Cristo 1581. Indizione IX.
di Gregorio XIII^ papa io. |
di Rodolfo II, imperadore 6. |
\/ idesi in quest'anno^ non senza maravi- j glia della gente , giugnere a Roma un Ora- 1 tore di Giovanni Basiliovltz gran duca di • Moscovia, per implorare i buoni uffiz) di | papa Gregorio in suo favore . Avea colui ] mossa guerra a Stefano Batorì re di Po- ì Ionia ; ma ritrovò il giuoco ben diverso \ dalla espettazione sua . Il valoroso Batori 1 gli die tali percosse , che l'obbligò a chie- : dere pace ; ma non potendola ottenere , ! stimò bene esso Moscovita di ricorrere al \ papa, acciocché interponesse l'autorità sua, 1 per far cessare la mal incominciata guer- | ra^ con esibirsi pronto a far lega coi cat- j tolici contro la potenza dei turchi. Avve- j gnachè il pontefice assai scorgesse , quanto 1 poco per ben della religione cattolica si j potesse sperare da quel monarca , che coi i suoi popoli professava la credenza e i ri- j ti dei greci scismatici; pure siccome pa- j dre comune , e trattandosi di un principe^ i che finalmente era cristiano, e la cui affé- - zione verso i cattolici non si avea a tra- ,
scu- i
Anno MDLXXXI. p$ scurare , benignamente ascoltò le di lui preghiere ; con lautezza trattò il di lui oratore; e caricatolo di doni, il rimandò a casa^ accompagnato da Antonio Fosscvi-^ no della compagnia di Gesù , uomo di gran dottrina, e di non minore destrezza, affin- chè trattasse di pace . "A questa si trova- rono non pochi intoppi , e intanto il r« Stefano s'impadronì della Livonia, dove restituì la religion cattolica. Pace infine seguì con gran decoro della nazion polac- ca. Ai giorni nostri si è ben cangiato l'aspetto delle cose in quelle parti. Imper- ciocché quanto è declinata per le continue interne discordie la potenza della vastissi-r ma repubblica di Polonia, capace pur di cose grandi, se con altra più lodevol for- ma di governo si regolasse; altrettanto è cresciuta quella dei moscoviti, ossia dei russiani per opera del Czar Pietro Alexio- vitz eroe degno d' immortale memoria. Fu sul principio di maggio del presente anno condotta a Mantova da don Vincen- zo Gonzaga figlio del duca GugUclmo la nuova sua consorte Margherita Farnese^ accompagnata dalT avolo suo Ottavio duca di Parma, dal cardinale Alessandro Far- nese suo zio^ dal principe Ranuccio suo fratello, e da altri nobilissimi signori. Le feste e gli spettacoli fatti in Mantova per tale occasione costarono spese immense , e rierapierono di stupore il concorso incre- dibile degli spettatori • V'intervenne anco- ra
Ì94 A N N A L I d' I T A L I A
ta Alfonso II duca di Ferrara colla dU^ cliessa Margherita sua consorte , e sorella, del suddetto don Vincenzo. Ma infauste' .riuscirono queste nozze per difetto corpo- rale di quella principessa per cui restò poi 2;iustificata la dissoluzione del matrimonio fra essi . 1
Strepitoso scandalo fii nell'anno presen- 1 te per la discordia di molti potenti cava- j lieri della sacra religion di Malta contro \ il loro gran maestro Giovanni della Cas- ^ siera di nazion francese, vecchio di ottan- ' ta anni, ma vegeto. Andò sì innanzi la j loro animosità, che il cacciarono prigione ,; nella fortezza di sant'Angelo, imputando- i gli troppa negligenza negli alTari dell'or- \ dine 5 e che ne scialacquasse i beni , e fino f a pretendere, che tenesse segreti trattati coi nemici della fedo cristiana . Somma- ! mente dispiacque al -pontefice Gregorio sif- fatta violenza , e uditi i ricorsi di amen- j due le parti, spedi tosto a Malta Gaspara ■ Visconte auditor di ruota, il quale dopo ; avere rimesso in libertà, e nel suo pri- i miero grado il gran maestro , sfoderò un j breve del papa , che citava tanto lui, quan- i to gli accusatori suoi a comparire quanto ' prima in Roma a dir le loro ragioni. A : ciò ancora fu spinto il pontefice dal re di j Francia , minacciante di torre a tutti i ca- ■ valieri di Malta le commende del sua re- \ gno , e di applicarle al nuovo sua ordine dello Spirito Santo, Venne a Roma nel di •■
. 26 i
Anno MDLXXXI. 95
26 di ottobre il gran maestro, accompa- gnato da trecento cavalieri, ai quali tut- ti^ e alla loro servitù, il cardinal Luigi di Estc ^ principe, che nella magnificenza non avea pari, diede alloggio, e fece le spese per tutto il tenipo, chi quivi si fer- marono. Mancò poi di vita esso gvan mae- stro nel di 25 di dicembre. II *suo gran competitore Romagaoo Guascone per ma- linconia Tavea pieceduto all'altra vita nel dì quattro di novembre^ e così amendue andarono a litigare al tribunale di Dio y più incorotto e perspicace, che quel della terra . Passò in questo anno nel mese di settembre per Italia la vedova imperatrice Maria , madre di Rodolfo IL Augusto , e sorella di Filippo II re di Spagna , desi- derosa di terminare i suoi giorni in un monistero di Spagna > ad imitazione del glorioso suo padre Carlo V. Era accompa- gnata dair arciduca Massimiiiana suo fi- glio, e da una splendida corte. I signori veneziani , secondo il loro costume , le fe- cero un sontuoso trattamento per tutti i loro stati , essendo venuta a Trivigi , Pa- dova, e poi sino a Brescia. Con pompa incredibile fu ricevuta in Milano, e poscia in Genova , dove imbarcatasi arrivò poi in Ispagna a compiere la sua^piissima ri- soluzione .
Trattandosi di un principe italiano, a noi non disconverrà l'andar passando in Fiandra, per accennar brevemente le glo- rio-
9^ Akhalid'Italia I
tiose azioni di Alessandro Farnese governi ìiatore di quei paesi . In questi tempi lì Fiamminghi confederati contro il re cat-f tolico^ mal soddisfatti del giovane arcidn-l ca Mattias , dopo aver dichiarato esso prin- * cipe decaduto da ogni diritto sopra le lo- ro contrade , presero per difensore della Fiandra Francesco già dichiarato duca di Angiòy fratello di Arrigo III re di Fran* eia. Con buon esercito passò questo prin«| cipe a Cambrai , città indarno assediata 1 dalle armi spagnuole^ e trionfalmente vi ^ fu ricevuto. Fece poi pochi altri acquisti,! perchè appoco appoco i suoi francesi se ne| tornarono alle delizie della patria , ed egli ! passò in Inghilterra _, dove la reginm EliA sabetta tanta disposizione ir.ostrò ad accet- j tarlo per marito, che già tutti il felicita- 1 vano, tenendo sì egli, come gli altri lai cosa per fatta. Ma non andò molto, che sii trovò solennemente beffato dall'astuta ej simulatrice regina , non men di quello che | era succeduto prima a tanti altri. S'im-^ padroni in questo anno il principe Alesai Sandro di Bredà, che fu messa a sacco. Ì Ricuperò Sangislan, e poscia imprese l'3s-| sedio di Tournai , che fu ben lungo e co-J sto di molto sangue e fatiche^ ma con ter-1 minare nella' resa di quella importante cit-^l tà, obbligata a pagare dugentomila fiorinfj per esimersi dal sacco. Colò tutta questaj rugiada in mano dei vittoriosi soldati. Coiti gran solennità nei medesimi tempi ricevet-i
te I
Anno MDLXXXI. 97
te il re Cattolico il giuramento di fecìeltà dalla bocca, ma non dal cuore degli sta- ti c}i Portogallo , e fece riconoscere per erede di quel regno don Diego suo mag- gior figliuolo. Quindi sul fine di giugno si trasferì a Lisbona, accolto colla mag- gior magnificenza , e con segni di somma allegrezza da quel popolo , a cui confermò gli antichi privilegj , e ne aggiunse dei nuovi, nulla ommettendo per guadagnarsi la benevolenza di quella gente^, che inter- namente fremeva per vedersi ridotta sot- to il giogo di una nazione tanto da essi odiata .
Anno di Cristo 1582. Indizione X. di Gregorio XIII, papa 11. di RocoLFo II 5 imperadore 7.
a.
^uando anche non fossero concorse tan- te memorabili azioni a rendere gloriosis- simo il pontificato di papa Gregorio XIII , basterebbe bene ad assicurar V immortali- tà al suo nome la correzione da lui fat- ta in questo anno del calendario rom.ano . Gran tempo era ^ che si lagnavano gV in- tendenti astronomi dello sconcerto avve- nuto nel ciclo solare fissato ai tempi di Giulio Cesare, e di Augusto imperadori^ perchè allora non fu ben conosciuto* T esat- to corso annuale del sole . Era passato questo disordine nel tempo della pasqua , Tomo XXIV. G sta-
98 Annali d' Italia: stabilito dai padri del primo concilio ni-'
ceno , perchè chiaramente si scorgevano troppo slontanati dal sito allora prefisso alla celebrazion della pasqua gli equinozj della primavera , e fuor di silo le feste principali della Chiesa. Ora il generoso pontefice con tutto vigore si applicò ad emendare i trascorsi passati , e ad impe- dirli per l'avvenire. Consultò dunque i più valenti astronomi d' allora , e molti ne chiamò a Roma , facendo ben ventila- re la miglior forma di stabilire un ciclo di Epatte , che non fosse da lì innanzi soggetto a mutazioni . Meritò sopra gli altri applauso un ciclo già inventato da Luigi Lilio Veronese , nel quale furono fatte alcune lievi mutazioni, se con ra- gione e frutto, a me non appartiene il cercarlo. Pertanto fu determinato di le- var via dieci giorni dall'ottobre dell'an- no presente ^ affinchè V equinozio della primavera tornasse al dì 21 di marzo, se- condo la determinazione del concilio nice- no. Per mantenerlo poscia in quel sito, e schivar nuovi sconcerti da lì innanzi , si stabili , che ogni tre centesimi anni si tralasciasse il bissesto, ma che corresse nel quarto centesimo , con altre regole, che io tralascio. Comunicato questo insi- gne progetto tutte le potenze cattoliche , acciocché fosse ben esaminato, riportò V approvazion di ognuno. 11 perchè nel dì 24 di febbrajo deiranno presente si vide
con
Anno MDLXXXII: 99
mn solenne bolla pubblicato dal pontefi^ ce, e ne fu ordinata l'esecuzione. Non si può dire, che plauso per questa si fatico- sa^ e riguardevole impresa conseguisse il buon papa Gregorio presso tutti i Cattoli- . ci ; contando noi per nulla il ridicolo schiamazzo, che per ciò fece lo spirito contradittorio dei protestanti, ai quali il bello e buono procedente da^ Roma non suol aver la fortuna di piacere. Ma non si vuol dissimulare, che sul fine del seco- lo decimosettimo, e sul principio del pre- sente, insorsero delle difficoltà intorno al- la stessa correzion gregoriana , e si di- sputò non poco da alcuni valenti astrono- mi , spezialmente Italiani , con pretende- re , che il celebre Cristoforo Clavio non avesse ben corrisposto all'intenzione di questo saggio pontefice, e che quella cor- rezione tuttavia abbisogni di emenda , stante l'essere intervenuto dipoi, e poter intervenire, che seguitando noi il ciclo dell'epatte, o troppo presto, o troppo tar- di si celebri la pasqua, per non corrispon- dere essa ai veri calcoli astronomici del sole e della luna . Oliredicchè secondo essi non fu ben preso ai tempi del pon- tefice Gregorio il preciso annuo corso del sole, essendosi trascurati ahr.eno alcuni secondi, i quali col tempo p'»ssono pro- durre qualche sconcerto . Contuttociò tali non parvevo quelle obbjezioni , che fosse creduta necessaria allora una nuova rifor-
G 2 ma.
lOÒ À N N 1 L r D* I Ta L r IV k
tna del calendario. Tale forse la crederà ì alcuno dei secoli avvenire . J
Oltre a questa insigne aziona riguardan- i te tutto il cattolicismo^ fece il medesimo j papa un'' opera particolare per ornamento \ ed utilità di Roma ; e fu il collegio ro- 1 mano della compagnia di Gesù, fabbrica \ sontuosissima , di cui si vede la pianta j rapportata dal padre Bonanoi. Al manteni- \ mento di quei religiosi assegnò ancora del- i le grandi rendite. In questi tempi avendo ? don, Antonio di Porcogallo colT ajuto dei i Francesi ed Inglesi messa insieme una buo- * laa flotta, andò per impadronirsi dell' isor ^ le Terziere , come dipendenti dalla corona ' di Portogallo e Non cTormiva il re Fllip'- \ ]po II y ed anch' egli spedì a quella v^lfa \ il marchese di Santa Croce nel mese di I luglio con ventotto navi ed altri legni . ) Vennero alle mani le due nemiche arma- \ te, e restò sconfitta quella di don Anto- j nio, con rimaner prigioni venticinque ba- i roni francesi, 50. altri nobili di. quella] nazione, e circa secento tra Francési ed ì Inglesi soldati ordinar]. Fu commessa al- i lora una crudeltà più che turchesca , on- I de risultò ignominia grave, e non facile] a cancellarsi della nazione spaenuola . Il ' Santacroce , estratti da luogo sacro tutti ] quei francesi, condannò ognun di essi,] parte al taglio della testa , parte al cape- | stro, e la sentenza fu eseguita. All'avvi- \ s^o di tanta barbarie, recato dall' amba- j
scia-
i
À N 1^ o MDLXXXH. rm sciator francese con altre doglianze, inor» ridi i) buon papa Gregorio , né potè con-» tenere le lagrime , non sapendo darsi pa- ce^ che gente cristiana , più delle fiere stes, se arrivasse ad infierire . Ne rigettò egli la colpa s-ul Santacroce ; ma non si potè levar di testa alia gente , che V ordine si spicasse previamente dalla corte dello stes- so re Filippo , e spezialmente non aven- done fatto alcun risentimento contra del Santacroce» Fu creduto, che il consiglio venisse dal duca di Alva^ quel Siila no- vello , che metteva la gloria e il sostea- tamento della monaichia Spagnuola , non già nel farsi amare , ma nel farsi temere dai popoli . Questo crudel uomo finì ap- punto di vivere nel dicembre di questo anno. Se trovasse nell'altra vita quella indulgenza e misericordia , eh' egli mai non esercitò, né conobbe in terra > ttotj V ha rivelato Iddio . Tornò in Fiandra nel mese di febbrajo Francesco duca di Angiò ^ e in Anversa con sommo applauso fu proclamato duca del Brabante , conte di Fiandra , di Olanda , Zelanda ec. Coa tutti questi bei titoli niun progresso fece egli in quelle parti. Alessandro Farnese air incontro s' impossessò di Oudenarde , dell' esclusa , di Cambresi , di Ninoven , e di altri luoghi. Cominciò in questo an* no il giovane CarZo Emmanudlo duca di Savoja a scoprir le sue idee guerriere col segreto disegno di sorprendere Ger>evra-^
G 3 $ea'
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to2 Annali d' Italia ■
sentina di tutte le eresie, alle porte, per ì così dire^ d'Italia . Avendo egli ben di- ] sposti i pezzi per quella impresa, e co- j municata la sua idea al pontefice GregO- ? l'io e al re Cattolico , da amendue avea i riportate promesse di gagliardi ajuti , sé \ gli veniva fatto il negozio. Ma avendone ^j anche ricercato il consenso dal re di Fran- | eia Arrigo III, n ebbe ^na negativa , al- | legando quel monarca, che Genevra era | sotto la pro*«:ezion della sua corona . Gli ì convenne per questo di desistere ; ma con- ^ cepì un odio tale cotìtrà dei Francesi , che \ mai più noi depose. j
Anno di Cristo 1583. Indizione XI. '
di Gregorio XIII, papa 12. ;
di Rodolfo II, imperadorc 8. j
V-4Ìrca questi tempi il -pontefice Gregorio ^^ \
iiato per pensar sempre a cose grandi pel j
pubblico bene> e dopo averle ideate, co- \
stante in eseguirle , presentò alla luce il !
decreto di Graziano con abbigliamenti /
nuovi, per aver dianzi deputata una con- ^
gregazion di letterati per la correzione e \
per r ornamento di quella raccolta di ca- ì
noni, molto allora accreditata nelle scuo- j
le. Prese ancora a migliorar T edizione J
della sacra bibbia; al qual fine procurò da {
ogni parte antichi codici , e deputò un' al- |
tra congregazione . Questa impresa non fu \
poi condotta a fine sennon sotto i papi j
feUS-
Anno MDLXXXIII. 103 susseguenti Sisto V , e Clemente ViIL Gran carestia fu in Roma per due mesi , e ciò per colpa dei ministri , che av eano con troppo larga mano conceduta Testra- zion dei grani . Toccò al generoso animo del papa di emendar con grave spesa la lor trascuratezza. Avvenne oltre a ciò in Koma un accidente , che recò non lieve rammarico e disturbo al pontefice ; per- ciocché ito il Bargello con gran copia di birri per prendere un bandito in casa de- gli Orsini, capitati colà Raimondo Orsi- no , Siila Savello , ed Ottavio dei Rusti- ci, baroni romani _, per aver volato impe- dir la cattura per pretension dì franchi- gia , restarono miseramente uccisi da quel, la canaglia. Sollevossi perciò il popolo ro- mano, ed anche la nobiltà, e quanti birri potè cogliere, senza remissione ammazzò. Essendo concorsi a questo rumore molti banditi , seguirono altre uccisioni , e sa- rebbe succeduto di peggio ^ se la pruden- za del pontefice non avesse rimediato. Tanta caccia fece egli fare al Bargello suddetto , che fu in fine preso e giusti- ziato : locchè nondimeno non bastò a que- tar gli animi pregni di desiderio di yen- detta , talmente che non finì sì presto quella tragedia. Ora il papa, per ralle- grare il popolo, nel dì 12 di dicembre fece la promozione di diecinove cardina- li , tutti persone di gran merito , fra i quali spezialmente si distinsero Niccolò
G 4 S/on-
104 Annali d' Itali a
Sfondrati , che fu poi papa Gregorio XIV, Francesco di Gioiosa francese, Appostili Va^ lerio vescovo di Verona, e Vincenzo Lau- ro vescovo di Monreale.
Avea la morte rapito al re Filippo II nell'anno precedente il suo figlio maggio- re don Diego; però fece egli nel presente prestar giuramento dai Portoghesi a don Filippo , restato unico di lui figlio . Gli riuscì ancora di finir di ricuperare le iso- le Terziere . In Fiandra accaddero delle novità , delle quali ben seppe profittare il principe Alessandro Farnese , Quantunque fossero stati conferiti gloriosi titoli , dei quali sopra si parlò, 3. Francesco duca di Angiòj pure perchè da alcune condizioni alquanto dure veniva ristretta la sua au- torità^ si avvisò egli, spinto principal- mente dagli alteri suoi consiglieri fran- cesi, di voler dar egli la legge ai fiam- minghij parendogli vergogna il riceverla da loro. Volle dunque adoperar la forza, •e destinò il giorno i6 o 17 di gennajo del presente anno per farsi libero si- gnore di quelle contrade. 1/ ordine andò a tutti i presidj francesi d' insignorirsi dei luoghi, dove si trovavano, ed egli prese a sottomettere l'insigne città di Anversa,, in cui erano di gnernigione quattrocento dei suoi; ma con incontrar egli ciò, che non si aspettava, cioè queilo , a che si espone chiunque dei principi , che volon- tariamente chiamato da un popolo alla
si-
Anno MDLXXXTIL 105 signoria^ si mette sotto i piedi con tanta facilità i patti della dedizione. Prese pre- testi da una rassegna per accostarsi colle sue truppe ad Anversa, ed allorché usciva di città con gran corteggio dei suoi Sol- dati , diede il segno della macchinata tra- ma. Furono uccise le guardie della porta;, ed entrarono secento cavalli e tremila pe- doni francesi , che montati su i baloardi voltarono i canoni contro la città, e s^ diedero a saccheggiar le case^ e ad ucc'^/ dere chiunque si opponeva. Ossia che gli Anversani stessero dianzi con gli occhi aperti , o che solamente li svegliasse queir improvviso assalto , il vero è , che tosto fecero sonar le campane a martello^, tira- rono le catene alle strade, e dato di pi- glia alle armi , animosamente fecero fron- te a Qhi non più amico, ma nemico e traditore lor si mostrava . Con tal gagliar- dia dai feroci cittadini furono assaliti e respinti i Francesi, che lor convenne rin- culare sino alla Porta , dove per voler egli, no uscire, e nello stesso tempo entrara gli Svizzeri del duca di Angiò, si fece una calca e miscuglio ^^ che costò la vita a moltissimi o uccisi o caduti nell^ fossa - Vi fa chi fece ascendere sino a duemila 1 francesi morti ; la città restò liberata , e il duca pien di vergogna e rampognato dalla propria coscienza per tanta infedel- tà, si ritirò. Agli altri francesi venne fatto di occupar Doncherche, ed alcun al- tro f
io6 Annali d' Italia
tro luogo ; ma non già Ostendaj, Bruges, e Neoporto. Arrivò a tempo questa di- scordia dei Fiamminghi col duca di Augiò | per rinvigorire Alessandro Farnese ^ a cui | soprastava la rovina , se ai Francesi riu- | selva quel colpo, e se di Francia fossero | venuti nuovi rinforzi. Mosse dunquie il i Farnese le armi sue, e colla metà di esse 1 diede una rotta al maresciallo francese | Biron y dove fu creduto , che perissero dei r vinti circa duemile persone, e dei vinci. | tori solamente otto , se vogliam prestar 1 fede a chi non è mai intervenuto a bat- taglie. Assediò il Farnese intanto Don- ì cherche , e lo costrinse alla resa, e prima 1 dell'agosto ebbe ai suoi voleri Neoporto, ' Berga , Furnes^ Dismuda, e Menin, e poi l Zutfen , col paese di Vaes , Middelburgo , ] Hupelmonda^ Alost , ed altri luoghi: tut- 1 te vittorie ed acquisti , che sommamente i accrebbero il credito alla parte regia nei \ paesi bassi, e la gloria al principe di j Parma . \
An.
N N o TVIDLXXXIV. 107
.nno di Cristo 1584. Indizione XII. di Gregorio XIII^ papa 13. di Rodolfo II, Imperadore 9.
In qdesto anno ancora papa Gregorio la-- sciò una bella memoria in Roma colla ere- 5iione del collegio dei .Maroniti , cristiani Cattolici, abitanti nel monte Libano sotto la tirannia dei Turchi ; ma non ebbe tem- pò da assegnargli tutta la convenevol do- te : al che fu poi soddisfatto dal suo suc- cessore. Fu chiamato in questo anno a mi- glior paese nella notte precedente al dì 4. di novembre il santo cardinal ed arcive- scovo di Milano Carlo Borromeo in età di soli quarantasei anni , un mese , ed un giorno: vita ben corta, ma con tante azioni di pietà e zelo pastorale da lui menata , che non si possono leggere sen- za ammirazione. Fu egli allora , e sem- pre sarà considerato per un luminoso pro- totipo dei veri pastori della Chiesa di Dio, in cui si sono specchiati tanti altri insigni vescovi, che in Italia, e fuori d* Italia son cam*minati per le vie della san- tità; e i suoi conci]] ed irruzioni sono e saranno sempre in somma venerazione .. siccome fonti perenni di tutta 1' ecclesia- stica disciplina . Per le tante memorabili sue virtù venne poi questo incomparabiì porporato messo nel ruolo dei santi. Eran- si già provati giuridicamente i difetti cor- po-
loS Annali d'Italia porali di Margherita 'principessa Farnese^ maritata in don Vincenzo Gonzaga prin- cipe ereditario di Mantova; laonde restò disciolto quel matrimonio, ed egli nell'an- no presente prese per moglie Leonora figlia di Francesco gran duca di Toscana. Le nozze furono celebrate in Mantova sul fi- ne di aprile con incredibii pompa e raa- gnì^cenza. Era viceré di Sicilia Utarcata-- nio Colonna j il più valoroso e gentil ca- valiere^ cbe avesse l'Italia, e sempre glo- rioso per la Vittoria riportata a Lepanto, \ ossia alle Curzolari contra dei Turchi. \ Paisò egli in Ispagna, chiamatovi dal re I Cattolico coti dieci galee. Ma appena giuu- ! to a Medinaceli nel dì due di agosto fu \ portato all'altra vita da un sì precipitoso \ e violento male, che fece dubitar di ve- i leno. Lo stesso sospetto corse nella morte | di Francesco duca di Angiò^ fratello di | Arrigo III re di FraneiiT, da noi poco fa ' veduto duca del Brabante e conte di Fian* .; dra. Era egli tornato in Francia, e trat- | tava di riaccomodarci coi Fiamminghi , j quando fu preso sul principio di maggio I da un malore , per cui gli usciva il san- | gue da tutti ijpneati del corpo, di modo .] che terminò il suo vivere nel dì io. di ] giugno. Il titolo di liberator delia Fian- j dra , ch'egli si-era attribuito , non fu cer- tamente scritto suna sua tomba . A Gu- glielmo ancora prìncipe di Oranges^ cioè al principal motoie e fomentatore della
ri-
Anno MDLXXXlV. 109 rlbellion dei paesi bassi, toccò in questo anno nel dì io. di kiglio la morte, e niorf^ te.violenXa, perchè proditoriamente ucciso da Baidassare Gherardo nato, presso tiox: Be , il quale non sedotto da alcuno, m* unicamente mosso da odio verso un priu- GÌpe eretico^, autore di tanti mali , tolse a lui la vita colla perdita della propria . A lui succedette il princii^e Maurizio suo secondogenito 3 che dichiarata ammiraglio dalle Provincie unite , riuscì poi un vaio- TOSO lor protettore .
Queste morti quanto sconcertarono gli animi dei ribelli Fiamminghi , altrettanto incoraggirono il prode principe di Parma Alessandro. Aveva egli molto prima oc- cupati varj posti, e fabbricato un forte , che angustiava non poco l'importante cit tà d'Ipri^ e T affamava. Quei di Bruges vollero soccorrerla con un grosso cotwo- glio di viveri , scortato da cìnquec^nlo fanti e da ducentocinquanta cavalli . Fu questo preso dai Cattolici, colla morte di circa cinquecento nemici: colpo, che in- dusse poi la cittadinanza d' Ipri a capito- lare la resa. La stessa farne consigliò quei di Bruges a^ seguitar T esempio d'ipri;.: Animato da così prosperi successi il Far- nese, prese una risoluzione, che a molti parve ardita e fin temeraria ad altri : cioè di assediare la città di Anversa, non men per r ampiezza e popolazione , che per la situazione da tutti tenuta per fortissima •
Ben-
rio^ Annali d' I t a l t a
Benché dissuaso dai suoi consiglieri, pur 1
diede egli^princìpio all'assedio, con ©ccu- i
par varj siti e forti intorno ad essa. Nel '
medesimo tempo colla forza obbligò Ten- ] remouda a rendersi, e i Gantesi domati
dalla fame vennero a dimandar perdono, ì
e ad esibire ubbidienza. Furono accettati {
colla obbligazione di pagar dugentomila {
fiorini, e di rifabbricar la Cittadella . La |
maggior città della Fiandra era allora \
Gante. Intanto mirabili cose facea Tinde^ :
tesso principe , per maggiormente strigne- j
re la superba città di Anversa con chiuse !
nuove, canalinuovi, trincieraaienti, e so- j
pra tutto con un ponte lunghissimo , eh' ;
egli arrivò a compiere solamente nell' an- ì
no seguente . Pressato dai suoi sudditi •
Carlo Emmanudlo duca dì Savoja a pren- \
dere moglie , la ricercò ed ottenne nel l
presente anno, e in Sciamberì nel di i8 j
di agosto fu pubblicato il suo matrimonio ]
con donna Catterina di Austria figlia mi- ]
nore del regnante re di Spagna Filippo IL \
Molte feste perciò furono fatte nei suoi I
stati; ed avendo il duca o per ambascia- |
tori, o per lettere significato a Roma, ì
air imperadore , al re di Francia , e agli |
altri principi questo suo nobile accasa- | mento, concorsero a Torino varie amba- scerie per seco rallegrarsi. Tuttavia sola- mente neir anno appresso si diede il com- pimento a questo affare .
Aht
Anno MDLXXXV. ih
Aono di Cristo 1585. Indizione XIIL di Sisto V, papa i. di KoDOLFO 11^ imperadore io«
LJ no spettacolo insolito , che si tirò die- tro gli occhi di tutti , ebbe Koma nel pTe- sente anno per l'arrivo colà degli amba- sciatori cristiani Giapponesi. Nelle ricchis- sime , e popolatissime isole del Giappone , regno o imperio situato di là dalla China con popoli sommamente ingegnosi e belli- cosi, il primo ad introdurre la religione di Cristo era stato san Francesco Saverio apostolo deirindie. Coltivata quella vigna da altri susseguenti religiosi della compa- gnia di Gesù, sempre più andò fiorendo, dimanierachè non solamente le migliaja del basso popolo , ma anche assaissimi no- bili , ed alcuni dei principi ;, appellati re, per nostro modo d* intendere , a cagion della lor grande autorità e potenza, avea- no ricevuto il battesimo, alzati sacri tem- pli, e piantata ivi un'ampiissima univer- sità di fervorosi Cristiani . Non han sapu- to negare la verità, l'ampiezza^, e i .pre- gi di quella cristianità i nemici stessi del- la chiesa Romana^ i quali , più mercatan- ti che cristiani, nulla poi tralasciarono di trame ed inganni per opprimerla e sradi- carla, siccome nel seguente secolo, per r infame loro iniquità, avvenne. Per ren- dere dunque ubbidienza al sommo ponte- fi-
ti a, A N N A L I p ' I T A L I A
fice furono spediti due giovani ambascia-^ | tori da tre di quei gran signori, chiamati ì re dai nostri ; i quali accompagnati da | alcuni gesuiti , dopo avere ricevuto in | Portogallo, in Ispagna , e in Toscana gran- ] di pnori .6 finezze, giunsero nel giorno | 22 di marzo a Roma. Con solennità am- ] messi nel sacro concistoro al bacio del | piedi , presentarono al pontefice le lettere | dei lor principali , e furono poi trattati I con ogni sorta di onorevolezza e di amo- | i*e tanto da esso papa, che da tutti i car- ! dinali, e dalla nobiltà romana. Per la l comparsa di questi nuovi germi della re- i ligione Cristiana _, venuti da si rimote par- i ti del Mondo, incredibil fu la consolazio- ? ne ed allegrezza, che ne provò il buon \ -pontefice Gregorio , né potè contener le la- I grirne tanto egli^ che gli altri zelanti | dell' accrescijncnto dell^ . vera Chiesa di | Dio . Ma a questo giubilo poco tardò a j succedere il lutto. Mentre i Giapponesi j andavano visitando le cose rare di Koma , i eccoti cadere infermo il pontefice, ^' ^" I due giorni di malattia, cioè nel dì io di j aprile, passare a miglior, vita, essendo | pervenuto all'età di ottantaquattro anni: \ età ad atterrar la quale basta un soffio^ solo. Che questo pontefice meriti luogo | fra i piì!i insigni pastori della Chiesa di Dio , non ne lascia dubitare, quanto si è finora detto di lui. Eppur questo è poco, rispetto a quel di più , che dir se ne po-
treb-
Anno MDLXXXV. 115 Irebbe , e che infatti hanno più e pii scrittori tramandato ai posteri . Terciocchè eminente si trovò in lui T amore della pace in Italia , lo zelo per la conserva- zione ed aumento della fede Cattolica, e l'attenzione ad eseguire i decreti del con- cilio di Trento ; locchè specialmente di- mostrò nel promuovere, ed ajutare con grandi somme di danaro l'erezione di tan^ ti seminar) per le provincie Cattoliche^ e nella fondazione in Roma di collegj si riguardevoli . Le sue limosine in sollievo dei poveri , per attestato del popolo romano neir iscrizione a lui posta ascesero a due milioni di scudi d' oro ; un altro ancora ne impiegò in maritar povere zittelle . Lungi dallo imporre nuove gabelle e da- zj , ne levò alcuni già messi , e special- mente r assai greve della farina , ed ornò Roma di templi, e di altre opere magni- fiche : per le quali cose , e pel suo placi- do governo , e per la sua amorevolezza verso ognuno , il suddetto popolo romano alzò la sua statua nel campidoglio , e V alzò dopo la sua morte, cioè in tempo , che r adulazione cessa , e il vero merito è riconosciuto . Amò i suoi , ma con lo- devol moderazione. Era a lui nato un fi- glio da donna libera prima di ascendere agli ordini sacri , per nome Jacopo Bori- compagno , il quale per ingegno, probità di costumi, e saviezza nei politici affari riusci poscia un valente e generoso signo* Tom. XXIV. H re.
/ ...■•
ri
114 A N N A L I d' I T A L I A
re. A lui bensì co^nferì il papa i gradi \ soliti a darsi ai nipoti dei pontefici, cioè ] di generale della Chiesa , di governatore 1 di castello sant'Agnolo, e di capitano del- j le sue guardie ; ma non fabbricò già la j di lui fortuna con gli stati della Chiesa. 1 Solamente gli procurò nel ducato di Me- ! dena il marchesato di Vignola , consisten- | te in ventidue comunità, e dal re Catto- i lieo ottenne per lui il ducato di Sora , ,1 Arpino , Aquino, Arce, ed altri luoghi t nel regno di Napoli . Propagata poi la di j lui discendenza con uomini illustri , oggi- < dì più che mai risplende in don Gaetano Ì Boncomimgno benignissimo , e savissimo I principe , maggiorduomo maggiore del re | delle due Sicilie, che ai suoi titoli e sta- 1 ti ha ultimamente aggiunto V importante , i e dovizioso principato di Piombino, e in | don Pietro suo fratello duca di Fiano 0 |
Non più di quattordici giorni stette va- cante la sedia di san Pietro , essendo sta- to concordemente nel conclave , eletto pa- pa il cardinale Felice Peretti , già frate deir ordine conventuale di san Francesco , uomo di petto, sommo amatore d«lla giu- stizia, ed ornato di molta dottrina . Era egli bassamente nato nelle grotte di Mon- talto terra della marca anconitana da un j povero contadino, ma pel suo felice in- gegno^ pel suo sapere e merito salito ap- poco appoco ai primi gradi delT ordine ,; Francescano ; nel 1570 da Pio V fu pro^ ||
mos- li
Si
Anno MDLXXXV. 115 mosso alla sacra porpora, e nominato il cardinal di Montalto. Per errore di stam- pa presso il Ciaconio è riferita al dì iz tii aprile l'esaltazione sua al pontificato: errore non emendato neppure dal Vitto- relo , ne dall' Oldoino ^ e che parimente s"* incontra nel bollario romano: e in al- tri libri . Certo è, che l'elezione sua se- guì nel giorno 24 di aprile , giorno di mercordì . Prese il nome di Sisto V per rinovar la memoria di Sisto IV che pari- mente fn dell'ordine di S.Francesco. Ve- ramente bizzara è quella , che noi chia- sniamo Natura^ facendo essa talvolta na- scere da tin povero rozzo bifolco figli di sì raro talento, e cotanto dalla fortuna favoriti , che giungono ad essere o gran politici, o gran guerrieri, o gran lette- rati: laddove altre volte da uomini gran- di nascono figliuoli zottici, e di cervello stravolto , ai quali sembrava piuttosto ri- servata una zappa. Ora Sisto, benché sì poveri e bassi natali avesse sortito, pure fuor di dubbio è , che portò seco un ani- mo grande qual si converrebbe al più. ec- celso monarca . Antonio Cicarelli , che continuò le vite dei papi del Panvinio , ed altri storici, non ebbero difficoltà di scrivere, che il suddetto cardinale di Mon- talto coir accortezza j o simulazione sua cooperò anch' egli non poco a far inchina- re i voti degli elettori in favor suo . Perciocché gran cura ebbe di nascondere
H 2 in
I ìG Anna l i d' I t a c l a in varie .maniere il genio suo rigido eet imperioso, e l'ansietà di pervenire al ì papato. Quieta era la vita sua, ritirato , stava nella sua vigna , mai non contende^ i va con gli altri cardinali , cedendo ad l ognuno , e guardandosi da ogni parzialità i verso le Nazioni . Benché ingiuriato , niun | risentimento mostrava , e quantunque tal* ] volta chiamato asino della marca dai eoo- J fratelli porporati ^ o mostrava di non udi- | re , oppure rideva . Essendogli stato uc- ì ciso uti nipote , neppur volle far ricorso i per questo alla giustizia. Se ae ricordò ì bene creato che fu papa . Cardinale ebbe | in uso di accrescere di sette anni la sua ;j età per parere piii vecchio; e mostravasi 1 soprattutto così mal concio di sanità, che | m>ì[i 'vi era cardinale , che noi c^redesse | sull'orlo del sepokro . A chi ne! conclave I gli parlava del papato, ^saggerava la sua | inabilità: :é quando pure per miracolo ciò avvenisse, gli scappava detto di non po- ter senza buoni coadiutori portare quel peso. In una parola, si crederono i car- dinali di avere eletto un papa mansuetis- simo , un papa decrepito, fatto per la- sciarsi menar pel naso; e trovarono tutto il rovescio. Né tardarono ad avvedersene , perchè appena chiariti i voti , e confer- mata l'eìezion sua, gittò via il bastoncel- lo, su cui si appoggiava., e si alzò ritto; laddove dianzi camminava gobbo, e con ^li occhi bassi a terra: avendo poi egli
det-
Anno MDLXXXV. 117 to scherzando, oppure avendo taluno detto per lui , che dianzi cercava col volto chino lechiavi della terra, ed ora col volto alta le chiavi da aprire il cielo. Per la sua coro-^ nazione dipoi salì molto snello a cavallo^ guardandosi l'un l'altro storditi i cardinali. Pontefice pieno di buon cuore ^ spirante solo clemenza era stato il predecessore • Gregorio. Desideroso di farsi amare da tutti , e spezialmente dal popolo Romano , difficilmente eleggeva le vie del rigore ; e forse tanta benignità gli venne attribuita a difetto. Era perciò cresciuta la licenza e prepotenza in Roma ; abbondavano , e crescevano dapertutto i banditi, gli sgher- ri , i sicarj ; e per quanto il buon papa Gregorio , che non era già un uomo indo- lente , e dimentico del dovere principesco , si adoperasse per metter freno a questi di- sordini y anzi per estiparii, non gli venne mai fatto , perchè sempre voleva accordar la clemenza colla giustizia . Venne Sisto V , di massime ben diverse provveduto ^ voglioso di acquistarsi gran nome coli' uso della sola giustizia , e col far tacere la clemenza , quasi virtù fomentatrice dei cattivi. Rigido, ed inesorabile si diede tosto ad esercitar la suddetta giustizia , e fu creduto iìno all'eccesso. Non volle , che si aprissero le carceri, com'era il so- lito , per la sua coronazione , con dire ;, che assai imalvagj vi erano senza bisogno di accrescerli. E mentre la città si trova-
H 3 VÌI
TìB Annali d'Italìa
va in queir allegria , fece giustiziar qua!- To rei , senza voler far grazia agli amba- sciatori Giapponesi , mossi dai parenti a di- mandai^la . Da lì a due giorni fece tagliar la testa ad un nobile Spoletano per aver messa mano alla spada contro un suo ne- mico : locchè era vietato dalle leggi . Non so io, se sia diverso da questo il caso di un Giovanetto Fiorentino preso in quel tempo per aver fatta una semplice resisten- za ai birri, che pur s'erano ingannati in prendere lui per un altro, e che fu impic- cato : locchè per la compas^>ione diede mol- to di che dire a tutta Roma , e sparse il terrore anche fuor d'essa. Quanto ai sud- detti Giapponesi , il pontefice comparti lo- ro ogni possibile onore nella sua. corona- zione, li tenne seco a pranzo nella sua vi- gna , li creò cavalieri , e regalatili dipoi di mille doble, e di altre cose preziose, e spezialmente di duco tre spade gioiella- te per li principi loro , li licenziò . Se n' andarono caricati d'altri doni dai cardina- li Farnese di Este , Medici, Alessandrino, e san Sisto ; e condotti a Venezia , con gran magnificenza furono ivi accolti, sic- come per l'altre città, dove passarono , iinchè imbarcati a Genova s'inviarono ver- so le loro tanto lontane contrade . Giunti colà , trovarono già dato principio a una crudelissima persecuzione contra i cristia* ni, della quale altro a me non occorre di dire. Pubblicò il novello papa un giubileo
cer
j
Anno MDLXXXV. 119 per implorar da Dio assistenza al suo go- verno ; e credesi ch^egli fosse il primo a conceder esso giubileo fuori degli anni san- ti. Per ordine suo sei delle principali stra- de di Roma lunghissime, furono in questo anno o aperte, o continuate, e tutte sel- ciate pel comodo, e divozione dei Roma- ni . Con suo danaro ancora provvide una comodissima casa al monte della pietà • La strologia giudicarla al dispetto di tan- te proibizioni seguitava a far delle gran faccende. Fulminò Sisto una terribil bolla centra dei suoi professori , e libri . Ma in qufcst' arte vanissima si può ben desidera- re , ma non è da sperare la total rovina , come fin dei suoi tempi Tacito osservò , perchè pur troppo non mancano stolti ed ignoranti, che le danfede, massimamente fuori d' Italia .
Già dicemmo conchiuse le nozze tra V infanta Donna Catterina figlia di Filippo Il y re di Spagna, e Carlo Emanuele duca di Savoja. Verso il fine di gennajo dell' anno presente s' imbarcò questo principe , accompagnato da copiosa nobiltà tutta in gala per passare iu Ispagna . Trovò il re con tutta la real corte a Saragozza , e qui- vi nel dì 25 di marzo con grandiosa so- lennità segui il suo sposalizio, condecora- to dipoi di varie feste , tornei , ed altri sontuosi divertimenti . Vennero poi per mare i due nobilissimi sposi a Savona, e di là proseguendo il viaggio nel di io di
120 Annali d' Italia!
agosto fecero V entrata in Torino , dove per molti giorni durò la pompa, e T alle- gria degli spettacoli. Nel dì 30 di luglio terminò i suoi giorni T^iCcolò da Ponw doge di Venezia, e nel dì 18 d'agosto ebbe per successore Pasquale Cicogna, Da un flerissimo tumulto della plebe restò nel maggio dì questo anno gravemente sconcer- tata la città di Napoli . Per la carestia di grano, che si, pati va in fspagna, aveva il re Filippo fatro venir colà dal regno di Napoli buona quantità del grano soprab- bondante. Si prevalsero di questa occasio- ne i mercatanti , e contrabandieri , cono- scendo il guadagno, per inviarne dell'al- tro in gran copia , taimentechè venuto il mese di maggio assaissimo se ne scarseg- giò in Napoli , e si alterò forte il prezzo del pane. Le grida di quel facilmente tur- bolento popolaccio andarono a finire in una universale sollevazione, per cni Gian- Vin- cenzo Starace eletto del popolo fu dall' in- ferocita plebe messo in brani, e strascina- ta per la città , e dato il sacco alla sua casa. Fu assai, che qui terminasse la foga del matto popolo. Il duca d^Ossunay al- lora viceré , biasimo riportò pel suo sov- verchio timore , essendosi creduto , che avrebbe sulle prime potuto colla forza re- primere quella canaglia. Maggiormente an- cora fu dipoi biasimato , perchè tornata la quiete , fece segretamente in più notti car- cerare cinquecento di coloro , e formar -ri-
goro-
I
Anno MDLXXXV. 121
gòròsì processi, in vigor de' quali tolta fa a molti la vita , ed assai più furono tor- mentati, e mandati in galera. Sarebbe an- che proceduta più oltre quella crudel giu- stizia , se gli amatori della patria non avessero impetrato dal re Filippo un gene- rale indulto e perdono . Finquì nella citta- della di Piacenza avea il re Cattolico te- nuta sua guarnigione, aggravio sommamen-^ te molesto al duca Ottavio Farnese y cui non pareva mai di essere stabile padrone della città, finche durava quel giogo. Do- po aver tanto pazientato , prese la risolu- zione in questo anno di spedire alU corte Cattolica il conte Pomponio Torello a ehie- derne la restituzione, saggiamente avvisan- do , essere questo il tempo più opportuno, stante il merito grande, che si era acqui- stato il principe Alessandro suo figlio pres- so il re Cattolico con tante sue prodezze in Fiandra in servigio della corona di Spa- gna . Si trovò r animo del re disposto al- la gratitudine , ma avrebbe voluto far pas- sare per una grazia compartita ad essa principe , la cessione di quella fortezza : al che il principe modestamente ripugnava , non già che negasse di riconoscere quella per una grazia, ma perchè desiderava che fosse dichiarata la restituzione per fatta , ed anche dovuta per giustizia al duca Ot- tavio suo padre. Temperamenti si trova- rono in quel maneggio, e però il re ac- cordò la cessione con varie condizioni , e
so-
122 A N N A L I d' I T A L I A ^
•sopra tutto con salvare le ragioni sue, e • dell' imperi» sopra quelio stato. Gli atti | segreti,, e non pubblicati allora per non i irritare il romano pontefice ^ son venuti ; alla luce in questi ultimi tempi nell'apolo- l già del senatore Cola , per le controversie l di Parma e Piacenza. |
Finquì successione non si vedeva di Ar- ] rigo III ^ re di Francia, ed apparenza né | pur v'era di vederne. Però mancando egli | senza maschi , secondo le leggi e la con- I suetudine di quel regno avrebbe dovuto i succedere Arrigo re di Navarra , come il più j prossimo locchè cagionava orrore ai buoni ^ cattolici per . la manifesta professione , { ch'egli faceva del calvinismo. Da questo i pericolo commossi i principi di Guisa , il \ cardinal di Borbone, ed assaissimi altri ! maggiorenti formarono una lega in difesa della religion cattolica ^ senza consenso | del re, anzi con far apparire non lieve | diffidenza di lui : sebben poi indussero an- cor lui ad approvarla, e ad entrarvi . Te- neva mano ad essa lega il pontefice Sisto per puro zelo Hi conservar la religione , il re Filippo , ed altri per lo stesso moti- vo, ma con altre segrete intenzioni politi- che , per far cadere quella corona in alcun principe Cattolico ad esclusione del re di Navarra , e di Arrigo principe di Condc eretici . Avevano i confederati fatta istan- za a Gregorio Xlli , perchè o scomunicas- se, o dichiarasse decadati quei due Princi- pi
_^^ A N N o r/IDLXXXV. 123 ^ -pi- da ogni loro diritto; ma il prudente pontefice andava temporeggiando per ispe- ranza di guadagnarli colle buone. Manca*- to lui , il fervido papa Sisto nel settembre di questo anno fulminò contra di loro tutte le maggiori censure: locchèviepiù servì a riaccendere in Francia il fuoco delle guer- re civili, né a quella sua bolla fu permes- so di essere pubblicamente promulgata in quel regno. Continuava intanto P assedio della insigne Città d'Anversa, già forma- to dal prode iirincipe di Parma Alessan- dro ^ e già si era perfezionato il mirabile ponte, lungo circa due miglia, sopra la Schelda, con che restava precluso ogni adi- to ai soccorsi per quella città , In questo mentre vinta dalla fame V altra non men nobile ed importante di Brusselìes capi- tolò la resa, con rimettersi ivi la veligion cattolica. Da li ad un mese altrettanto fece la città di Nimega , principale óqU^x Gheldria , e poi quella di Malines . Gli sforzi Catti dal principe di Parma per sot- tomettere la città di Anversa, e quelli degli Anversani per la loro difesa, viva- mente descritti dalla penna di Famiano Strada, dfel cardinal Bentivoglio, del Cam- pana , e di altri , formano un pezzo di storia di questi tempi sommamente curio- so e dilettevole. A me basterà di dire, che finalmente all'eroe Farnese, dopo una onesta capitolazione , riuscì nel di 27 di agosto di entrare trionfante in quella splen- di-
1 24 A N N A L I d' I T A t I A ]
dida città , dove tornò a rifiorire la fedej| cattolica , e si rifabbricò la cittadella .5^ Per si fatte vittorie il nome , e la gloria } del Farnese era il principal ragionaraento-l dei politici, e dei curiosi delPEuropa. Ej in quelle imprese gran parte ancora ebbe-ii ro i capitani , e soldati Italiani , che ioi^ per brevità tralascio. Per le osservazioni ri fatte da più di uno, migliori soldati rie-^ scono gl'Italiani fuori, che entro d'Ita-l lia : locchè eziandio suol avvenire degli -j Spagnuoli . Qui non è il luogo di cercar- 1 ne la ragione. *
,) Anno di Ckisto 158^. Indizione XIV. j
di Sisto V , papa 2. |
di Rodolfo II, imperadore 11. 1
Una delle principali applicazioni delT j animoso pontefice Sisto V fu nel prece- | d^nte anno quella di schiantare la mala jj razza dei banditi e dei malviventi , che j spezialmente passati dal regno di Napoli nello stato ecclesiastico, ed atiruppati in- festavano non solamente le vie , ma le ville stesse, con rubamenti, stupri, in- cendi , ed assassini» Molte storielle si con- tavano allora delle lor crudeltà e furbe- rìe , e si spacciano anche oggidì per cose nuove dai Cantimbanchi . Pubblicò il papa una terribil bolla nel giorno primo di lu- glio di esso anno contra di costoro, e di chiunque desse loro favore o ricetto . Po- scia
A.N N ò MDLXXXVr. 125 scià mar.dò il cardinale Colonna in cam- pagna di Roma, lo Spinola nel ducato di Spoleti , il Gesualdo nella Marca, il Sai- viati a Bologna , e il Carcano in Roma- gna con titolo di legati , e con piena au- torità , e commissione di rigorosa giusti- 7,ia, afEnchc si rimettesse la pubblica quie- te . Diedesi perciò allora principio alla Càccia di coloro , proposti spezialmente premj a cìii portasse le loro teste , e si continuò nelT anno presente, e quantun- que molto si guadagnasse , perchè alcuni capi di gente sì malvagia uscirono dello stato della Chiesa , e massimamente Cur- tieto e Marco Sciarra, due dei più rino-- mati assassini, ed altri furono uccisi in campagna, o presi e giustiziati : pure non si potè svellere talmente quella gramigna, che non ripullulasse di tanto in tanto , e molto più dopo la morte del papa . Fu nondimeno con tal rigore eseguita in al- cuni luoghi la buona int-enzione del pon- tefice, che si converti in manifesta cru- deltà , con essersi fatte pubblicamente mo- rire madri , solamente per avere ricettati una sola notte in casa figli , o altri stret- ti parenti , e per aver dato loro da man- giare. Ma quel che più di ogni altro ca- so fece strepito, fu la morte del conte Giovanni Pepoli ^ il quale, secondo l'at- testato dello Spondano , del Cicarelli , e ^i altri _, per aver negato di consegnare alcuni banditi, <?h' egli ricettava fuori del- lo
,;3 1
12S Annali d'Italia lo stato della Chiesa, fu fatto prenderei in Bologna, e strangolare in prigione : i locchè non si può dire quanto terrore ì. spargesse fra tutti i sudditi dello stato j ecclesiastico . Ma perciocthè potrebbe re- j star molto denigrata presso i posteri la ^ memoria di questo nobil uomo^ uno dei a primarj , più ricchi, e riguardevoli della. | città di Bologna, quasi che egli fosse st^»| to uno scellerato fomentatore di Sicarj e | banditi; non avrà discaro il lettore d'in-l tendere più precisamente lo stato della | sua disavventura da Antonio Isnardi Fer* li rarese cootemporaneo _, e noa parziale . J Così scrive egli nei suoi Annali mano- ji scritti ali"* anno precedente : Circa il fine ] di agosto il i^npa fece strangolare il sig, J Giovanni dei Pepoli j, ch'era prigione in'* Bologna j, gentiluomo principale di quella ì città ^ e il primo del suo paventato^ e , padre dei poveri di essa città _, clw si fi- l gurava che desse 0{.!,ni anno delle sue ja» ■ colta più di cinquemila scudi romani per ] elemosina. La cagione fu , che sua santi- ■ tà lo imputò di aver fatto fuggire unca* « pò di banditi y ch^ era prigione in un ca^ * stello del detto Sig, Giovanni /'cioè in ca- | stiglione dei gatti, Feudo imperiale della nobil casa dei Pepoli )^ e gli era stato di- mandato da sua santità ^ alla quale ave^ va risposto^ che il detto castello era giU" risdizlone deir imperadore ^ e che senza li* €enza di sua maesià non Lo darla. E
men-
Anno MDLXXXVL 127 mentre si maneggiava tal negozio y en- trarono di notte genti nel detto castello^ fecero prigione il commissario di quello .^ si fecero dar le chiavi della prigione ^ tolsero il prigione , e lo condussero via insieme col detto commissario , sinochè fu- rono fuori dello stato ddla chiesa y che poi liberarono il commissario . Fa pianto da tutti quei cittadini^ e particolarmente dai poveri: Lascerò io, che i lettori sen- za di me facciano qui le loro riflessioni, volendo io passare a raccontar cose alle- gre, e sicuramente gloriose al pontefice Sisto .
Dicemmo, aver egli avuto un animo da re. Le sue grandi idee^ e queste esegui- te^ senzachè mai lo spaventasse alcuna difficoltà, compruovano una tal verità. Avevano i suoi predecessori lasciato po- sare in terra lo smisurato Obelisco ( Gu- glia chiamato dai Tomani ) che antichissi- mamente Sesostri re di Egitto dedicò al sole, che Caligola imperadore menò a Ro- ma , ed alzò in onore di Augusto e Ti- berio, e che i barbari (per quanto si cre- deva ) gittarono poi< per terra. 0 maniera di rialzarlo non si trovava, o la spesa at- terriva, o nulla essi curavano questo mi- rabil pezzo della più remota antichità . Sisto il volle ripo^'re nella piazza del Va- ticano , ed ebbe in Domenico Fontana co- masco un insigne ingegnere, che nel pre- sente anno con una maraviglio&a macchina
fé-
i
12S Annali d'Italia "Ì
felicemente rialzò quella gran pietra. Ap- i •plicossi ancora esso pontefice ad un acque- ,| dotto , che garreggiò coi più famosi degli { antichi romani, lungo ben venti miglia _, i per cui trasse a Roma T acqua , ch'egli ^ volle nominata felice dal suo primiero no- ^ me nella religion francescana. Terminò ^ questa bella opera solamente nell' anno j 1588. A comune benefìzio ancora fece fab- \ bricare una magnifica gualchiera per V ar- ■ te della lana presso la fontana dell'acqua < vergine j con promuovere anche in altre | manière il lanificio in quella città . 01- | treacciò in capo alla piazza Giulia da un | iato di ponte Sisto per ordine suo fu edi- i ficato un insigne spedale , capace di due- ^ mila poveri, con assegnarli una rendita 1 annua di quindicimila scudi di oro. Per maggior sicurezza delT augusto tempio della Beata Vergine di Loreto , e degli abitanti di quella terra, cingere fece di mura Loreto, e dichiarollo città, con dargli anche un proprio vescovo . Fu poi unita quella Chiesa colle altre di Macera- ta, € di Tolentino. Creò eziandio città, ed onorò del vescovato san Severino, e Montalto sua patria. Inoltre pubblicò una bellissima prammatica , e riforma delle vesti, delle doti, degli^ornamenti , dei conviti, in una parola del lusso di Ro- ma: medicina, di cui abbisognano, ma won sanno valersi anche i tempi nostri , €d ^Itre città . Dimorava con tutta quiete
nei
I
Anno MDLXXXVI. 125 nei suoi stati di Abbruzzo Margherita di, Austria duchessa di Parma^, con godere nondimeno per Io più della buon'aria del- la ricca e deliziosa città dell' Aquila y quando nel febbrajo del presente anno venne la morte a privar di lei la terra, principessa, che colla sua mirabil saviez- za , e pietà compensò i difetti della na- scita, e lasciò ^opo di sé una gloriosa memoria . Le tenne dietro nel viaggio della eternità a dì 18 del susseguente- settembre il duca Ottavio Farnese suo consorte , che nei verdi anni si acquistò nome di valoroso capitano , e nei maturi di principe savissimo, giusto, e pieno di clemenza . Al senno suo dovette la casa Farnese il v'ero suo stabilimento, e ia somma sua gloria tornò l'aver egli pro- dotto Alessandro Farnese suo primogeni- to, generale di armate, che si potè ugua- gliare ai più celebri dell' antichità . Il conte Loschi , ed altri , che riferirono la morte del duca Ottavio all' anno seguen- te , o ad altri anni, mancarono di buone notizie .
Restò dunque , colla morte del genito- re , Alessandro Farnese duca di Parma e Piacenza , e di tale occasione si servì egli per chiedere congedo al re Cattolico , a fin di accudire al governo dei proprj sfa- ti , e alla cura dei suoi piccoli Figliuoli | ma noi potè ottenere . Le imprese di que- sto principe nei paesi bassi , e nell' eletto-
Tom- XXIV. I rato
ijo Annali d'Italia \
rato di Colonia, durante il presente anno i
ancora furono memorabili . Espugnò Gra- ì
ve, e Veniò in Fiandra ; ricuperò la città \
di Nuis occupata dai Calvinisti,, dove ri- ^
mase tagliata a pezzi quella guarnigione , \
e la città saccheggiata , e dipoi quasi an- '
nientata da un fìerissimo incendio , di cui ]
non si seppe l'autore. Contuttoché la re- i
gina d' Inghilterra Elisabetta avesse presa |
la protezion de' Fiamminghi eretici, espe- J dito in lor soccorso il conte di Lincestre
con buoni rinforzi , e con titolo di go- l
vernatore delle Provincie Unite; pure il «
Farnese frastornò col suo valore tutte le ^
di lui misure , laonde fu egli richiamato ;
in Inghilterra . Continuarono similmente ;
in Francia le guerre fra i Cattolici , e gli ^
Ugonotti , comparendo sempre il re ben \
animato per li primi, ed egli in questo 1
anno ancora pubblicò un grave editto contra \
dei secondi . E perciocché i principi prote- |
stanti della Germania s' interessarono nella ^
protezion d' essi eretici , e gli spedirono \
ambasciatori per questo , egli fece loro \
conoscere la costanza sua in sostener la j
religione dei suoi maggiori coir onore del- |
la sua corona, e li rimandò mal soddi- ]
sfatti . I
Anno
Anno MDLXXXVII. tz%
Anno di Cr sto 1587, indiziane xv.
di Sisto V , papa 5.
di Rodolfo II ^^ i rape rado re i2w
jftnno fu questo di grave carestia pet molte parti d'Italia, e massimamente ìq
toma ; ma il provvido governo di papa isto sovveane alla necessità dei suoi po- poli senza risparmiare spesa e diligenza alcuna m prò di essi . E per provvedere ancora al bisogno dei tempi avvenire in* ajuto della povertà, assegnò nell'anno se- guente un capitale di dugentomila scudi romani, coi quali si fondasse una frumen- taria: degno pensiero di chi è ottimo prin- cipe , e attende al bene dei sudditi suoi ^ sennonché provvisioni tali non sogliono ave- re lunga vita. A Carlo Emanuele duca di Savoja era nato nel precedente anno a dì 5 di aprile il suo primogenito , Volle egli nel presente solennizzarne il suo battesi- mo, e padrini furono il cardinal Sfondra'- to pel papa ; madama di Carntyaletto per Catterina regina di Francia ; Glanandrea Daria pel principe dì Spagna , la marche- sa di Garres per V infanta di Spagna ^ Agostino Nani per la repubblica di Vene- zia ; il -vescovo di Malta pel gran mae- stro dei cavalieri. Giostre, tornei, mac- chine di fiir)chi artificiati , ed altri magni- ilci divertimenti furono dati in Torino a 6Ì nobil brigata; e nel dì 12 di maggio
53^ Annali d^Italia^ segni la festosa funzione del battesimo ; j -Fu posto all' infante il nome di Fllipp&] Emmanuele , ma questo principe premovì| al padre nel 1605 con restare la primoge- ? nitura a Vittorio Amadeo , principe nato in 1 iwezzo alle' suddette allegrezze nel dì 8S dello stesso mese di maggio. Rapì lamor-j te in questo anno a dì 13 di agosto dop^l breve infermità di renHìa Gugllemo Goti'-] z&ga duca di Mantova , mentre si trova-] va in Bozzolo^ a cui succedette don Vln*^ cenzo unico suo iìiglio maschio. Mandò? egli a prendere a Mantova venticinquemi-| la scudi per distribuirli prima di morire | ai suoi servidori, affinchè non avessero a; litigar coli' erede. Non giunsero questi a.^ tempo; contuttociò il nuovo duca Vincen-| zo fedelmente eseguì la mente del padre ,i ed altri atti di liberalità esercitò versoi dei suoi popoli. Terminò del pari la car-| jiera del suo vivere in età solamente di| circa 47 anni Francesco gran duca di To-| scana di una infermità creduta non peri-j ■colosa^ nel dì 19 di ottobre alle ore 5 dil notte. Nel giorno seguente, quindici ore| dopo la morte del marito , mancò di vita! anche la gran duchessa Bianca Capello . Molte furono le dicerie per questo avve- nimento funesto . Per attestato di vivente allora Trajano Boccalino, molti credette-i ro , eh' esso gran duca Francesco svaghitc di essa Bianca^ per cieca passione da lui già sposata , si perdesse poscia in altri
amo-
A N i^ o MDLXXXVir. 133 amori , e che la gran duchessa , donna di altero spirito-, per vendetta gli desst^ ii veleno ; ma che scoperto il delitto , aneli* «^lla per la stessa via fos&e fatta morire . Diversamente altri pensarono^ credendo , che il cardinal Ferdinando , fratello di esso gran duca , non avesse mai potuto di*- gerire quel matrimonio . Ma quanto è fal- cile al popolo il voler entrare nei segreti laberinti dei principi, altrettanto facile è in casi tali V ingannarsi . Comunque ciò fosse , non avendo esso gran duca lasciata prole maschile legittima ^ prese tosto le redini del governo sudetto cardinal Ferdi- nando, principe più provveduto di senno^ e di altre virth , che il defunto fratello _, il quale non tardò a farsi riconoscere per padrone; perciocché^ avendo mostrato il castellano di Livorno alquanto di reniten- za a consegnare quella fortezza ad un gen- tiluomo da lui inviato colà col contrasse» gno , il fece impiccare. Peraltro restarono due figlie di esso principe, Tuna Leonora che vedemmo maritata col suddetto don Vincenzo duca di Mantova , e Maria , che a suo tempo vedremo regiha di Francia * Amendue erano nate dalla sua prima mo- glie Giovanna di Austria , Ne si dee tace- re, che nel dì 13 di dicembre un gran temporale succeduta a Napoli conquassò molti legni in quel molo con perdita di non pochi uomini, e irn folgore figlio del- la terra, o delle nuvole ;, accese il fuoeo
I 3 nel
134 Annali d' Italia ì
nel maschio di sant' Ermo, dove era la 1 polve da artiglieria, e lo fece saltare con ] tal forza , che rovesciò tutte le fabbriche \ circonvicine, ed uccise più di cento e e in- ] quanta persone . Notabile offesa anche ne \ riceverono le chiese e case poste alle fai- j de di quel monte . Crebbe in questo anno \ smisuratamente la febbre della Franx:ia, « 1 fu soggetta a varj pessimi parosismi , Non ] comporta l" istituto mio_, che io prenda ai ciescrivere quelle fiere civili discordie. So- | lamente accennerò, che Arrigo re di Na*- * varrà, il Concie ^ e gli altri Ugonotti ti- ^^ xarono dei possenti ajuti dalla Germania ) protestante; e che all' incontro la legaap- i pellata santa di Carlo cardinal di Borbo- / ne , del duca di Lorena y del principi dÀ \ ijiùsa , je dei maresciallo di Bìrone ^ fece ^ <lei copiosi armamenti dal canto suo , fa- ,1 vorita in questi tempi dal re Arrigo IIL j Venne il cattolico duca di Giojosa a bat« i taglia nel di io di ottobre col re di Na- i varrà ; lasciò egli la vita sul campo, e l* j esercito suo andò tutto in isconfltta • Ma in breve si rifece quel danno, essendo riu- scito al duca di Guisa ^ e gli altri princi-: pi della lega di disfare l'esercito tedesco e svizzero guidato dal duca di Buglione , che marciava per unirsi al re di Navarra Impadronissi in questo anno in Fiandra il valoroso duca Alessandro Farnese di De- venter , città di molta importanza per es- sere capo della provincia di Overissel .
Me-
Anno MDLXXXVIL 135 Memorabile dipoi fu 1' assedio da lui pò* sto air Esclusa , che immense fatiche co* sto, ma in fine obbligò quel presidio alla resa. L'anno fu poi questo, in cui EZisa- betta regina eretica d' Inghilterra con eterna sua infamia condannò alla morte Maria regina cattolica di Scozia non sud- dita sua dopo la prigionia di moltissimi anni . Fu ella e prima , e dipoi oppressa da infinite calunnie dei suoi nemici, per tentar pure di giustificar Tatto barbaro e tirannico di Elisabetta , riprovato da chiun- que portava il titolo di principe . Un' am- mirabil costanza mostrò fino agli ultimi momenti di sua vita la povera regina,, e al suo funerale pagarono un tributo di lagri- me tutti i cattolici. Restò di essa un figlio re di Scozia, cioè Giacomo ^ che giunse poi ad essere anche re d'Inghilterra, ma senza conservar la religione dei suoi mag- giori : cosa che principalmente fece a lui raccomandare prima di morire la sfortu- nata sua madre» Di quella lagrimevol tra- gedia a me non convien dime di più • Certo è, che il pontefice Sisto non si po- tea dar pace per tanta barbarie 5 e però oltre air aver confermate, per quanto po- tè , ed accresciute le inutili censure coa- tro quella inumana principessa , segreta- mente ancora, e con promesse di ajuti commosse Filippo re di Spagna a fare un maraviglioso preparamento di armi a dan- ni della medesima, giacché ella continua-
I 4 men-
1^6 Annaii d Italijc
mente infieriva contro i cattolici, ed ari-» che neiranno presente sostenne colle sue armi i ribelli eretici dei Paesi-Bassi con- tra dello stesso re cattolico. Finalmente fra tante altre grandiose cose, che tutto dì andava meditando ed eseguendo in bene del pubblico, o in ornamento di Koma es- so magnanimo }>vpa Sisto , si dee annove- ^ Tare in questo anno T istituzione da lui fatta in Roma di quattordici cotìgregazio- ni di cardinali, coli' aver confermata nello ^ stesso tempo quella della inquisizione. Ini | esse compartì egli tutte le varie materie ^ spettanti noit-meno alla religione, che al | governo civile , acciocché tutto ivi fosse ] con ordine , e nelle dovute forme esami- i nato , e riferito poscia ai sommi pontefi- ì ci, dall'approvazion dei quali venissero si- j gillate le risoluzioni prese in cadauna di ì quelle assemblee. La bolla sua intorno a \ tali congregazioni fu pubblicata nel dì 22 ' di gennajo dell'anno presente. Fece egli ; parimente racconciare un antichissimo Obe- ^ Iìeco Egiziano, rotto in più pezzi, e di- | rizzarlo davanti alla Chiesa di santa Ma- ■ ria Maggiore . Ma soprattutto glorioso fa j il risarcimento della maravigliosa colonna j istoriata, che il senato , e popolo romano | dedicò a Trajano Augusto, e che papa Si- i sto nel dì 28 di novembre di questo anno : dedicò solennemente in onore di san Pietro i degli apostoli . L' iscrizione nondimeno par- ^ la dell' anno seguente . j
Anno i
Anno MDLXXXVIIL 157
Anno di Cristo 1588 , indizione i. di Sisto V, papa 4. di Rodolfo II, imperadore 13.
IVJLeritò somma lode in questo anno la costituzione di papa Sisto emanata nel di primo di agosto, in cui ordinò, che per tutte le città, e terre dello stato ecclesia- stico , a riserva di Bologna , si formasse un pubblico archivio, dove si avessero a registrare , e conservare tutti gli atti dei pubblici notai : locchè di quanto bisogno ed utile sia a cadaun paese, la pratica lo fa tutto dì conoscere . Biasimevol negli- genza dee ben dirsi quella di quéi paesi , dove si pensa a vivere solamente il dì pre- sente, senza curarsi punto dell'avvenire . Compiè ancora l'indefesso papa una grande idea cominciata già negli anni addietro . Cioè considerando i bisogni , ai quali po- trebbe essere un dì esposto lo stato eccle- siastico per le invasioni della potenza ot- tomana , ed anche dei principi cristiani , determinò di ragunare, e mettere in ser- bo un tesoro, a cui si potesse ricorrere nelle necessità per sua difesa. Aveva dun- que nei passati anni messa in castello sant' Angelo la somma di due milioni di scudi d' oro , e nel presente vi ripose tre altri simili milioni, obbligando poi con giura- mento gli allora viventi , ed anche i fu- turi porporati, di non valersi di quel da- naro , se non nei casi prescritti dalle
boi-
138 Annali D* Italia l
boìle^ ch'egli intorno a ciò promulgò • s Ma per mettere insietne tant' oro , gii con- ' venne imporre insolite gravezze a tutti i \ suoi sudditi^ e tagliar l'unghie a diversi | magistrati^ e a far altre riforme: locchè j noa si potè eseguire senza gravi lamenti^ \ e grida dei popoli . QuhI prò abbia poi j fatto alla Santa Sede quel tesoro, e in \ quale stato esso di presente sitruovi, non \ a me poco informato Io chìegsa il curio- j so lettore^ nìa bensì a quei Komani^, che | san penetrare negli arcani di quella sacra 1 corte. Bensì dirò io, che i politici d' al- ) lora a! riflettere , di quai magnifici dise- } gni fosse capace la testa di papa Sisto, si j figurarono fatta da lui sì gran massa di -j danaro per ricuperare il regno di Napoli^ ■< qualora fosse accaduta la morte del re Fi-* ] lippo It ^ giacché noumeno nellabolla sua, ! che in alcuni motti a lui talvolta scappa- l ti di bocca, apparivano segni di una tal voglia . E tanto più , perchè aveva fatto * fabbricare ed armare dieci galee con im- ; porre per la fabbrica di esse ^ e per la lor | manutenzione in avvenire un annuo taglio- \ ne di settantottomill» scudi ai sudditi suoi. | Kestavano intanto altri obelischi , o vo- : gliam dire guglie , già nobili ornamenti , di Roma antica stesi a terra ^ che sembra- j vano raccomandarsi al regio aninio del 1 pontefice Sisto per essere rimessi nel pri- 1 stino loro decoro. Fra gli altri uno vene | era di smisurata grandezza , più di due- mi-
Anno MDLXXXVIII. ^ 159 ttiila anni prima dedicato dai re di Egit-» to ai sole , e pieno di gieroglifici egizia- ni , che poi diedero campo all' ingegnoso padre Atanasio Kirchero di produrre sj he.ì sogni . Fu questo levato da Costanti- no Magno dal suo sito e trasportato pel nilo ad Alessandria , con dissegno di trar- lo alla sua nuova Roma , cioè a Costanti- nopoli. Fecclo poi r imperador Costanzo suo iìglio condurre a Roma vera con una mirabil nave , mossa da trecento remigan- ti , ed alzarlo nel Circo Massimo. Da più secoli atterrato o dai Barbari , o da tre- muoti , giacque quel nobilissimo monumen- to rotto in tre pezzi ^ e in parte seppel- lito nelle rovine di esso Circo : quando V animoso Sisto fece maestrevolmente accon- ciarlo, e trasferirlo nella piazza lateranen- se, dove alzato tuttavia si ammira. Oltre- acci ò trovandosi la biblioteca vaticana, do- ve si conserva un immenso tesoro di li- bri scritti a penna , mirabilmente accre- sciuto anche dai pontefici dei nostri tem- pi , in un sito basso scuro, e poco salu- tevole: Sisto fece fabbricar per essa un nobilissimo edificio nuovo con assaissìme pitture, che restò compiuto nell' anno pre- sente. Appresso alla stessa biblioteca in Belvedere istituì lo stesso pontefice un'in- signe stamperia con caratteri ebraici , gre- ci, latini, e di altre lingue orientali, af- finchè spezialmente vi si stampassero le opere dei santi padri.
iZfO Annali D^ Itali A Gran pascolo ebbero in questo anno i curiosi cacciatori degli avvenimenti del mondo . Impercioechè Filippo II re di Spa- ì! gna da gran tempo faceva una stupenda raunanza di armati, e di vele,, senza sa- persi dove tendessero le mire sue. Sospet- tavano i più , eh' egH la volesse contro V Olanda^ ma venne a scoprirsi, che i dise- gni suoi erano contro Elisabetta regina d'Inghilterra, siccóme quella che iìnquì aveva dato gran braccio agli eretici ribel- li nei Paesi-Bassi , e già appariva , che sensa depressione di lei non si potea spe- rare di calmar giammai quella ribellione . ; Non ha mai veduto la Spagna un sì gran- i dioso apparato di fiotta navale, come fu l questo , contandosi in esso centotrenta- . cinque legni grossi tra galee , galeazze e { vascelli tondi > allora chiamati galeoni, ol- i tre ad altri minori, e navi da carico , con j immensa quantità di ai^^tìglierie^ attrecci militari, e munizioni dove s'* imbarcarono } circa ventimi lar bravi combattenti. Immen- • se spese costò un sì poderoso armafìlento.. j Aveva nello stesso tempo ricevuto ordine ; il duca Alessandro Farnese di allestire in ^ Fiandra un' Oste poderosa con legni da ; trasporto per traghettarla in Inghilterra al i primo avviso, che vi fosse approdata la ■ fiotta di Spagna . Cinquemila fanti trasse s egli da Milano, quattro altri mila da Na- ! poli, ed altri delKa Borgogna e Germa- nia , oltre ai venturieri , che da tutte k
par-
Anno MD-LXXXVIIL ^ i4t parti comparvero al servigio di si rinoma* to principe. Si trovò il Farnese avere un esercito di circa quarantamila fanti _, e di quasi tremila cavalli . Il pontefice Sisto aveva anche egli promesso di concorrere a quella grande impresa con un milione di scudi ^ ma non prima che gli Spagnuo* li avessero posto piede in Inghilterra « Sospettando tanto di questo minaccioso turbine la regina inglese^ non lasciò di ben premunirsi colle forze del regno , e coir implorar soccorso dagli amici . Mise insieme anche ella una copiosa flotta di vascelli _, creandone am,miragiio milord Carlo Howard, e viceammiraglio il corsaro Francesco Drago^ famoso per tante percos- se date in America ed altrove agli Spa- gnuoli ^ Fu creduto, che ella assoldasse quarantamila fanti, e poco inferior nume- ro di cavalleria .
Nel mese di giugno fece vela la formio dabil flotta di Spagna comandata dal da- ca di Medina Sldonia poco sperto nei com- battimenti navali j ma con cattivo- augu- rio, perchè dissipata in breve da fiera bu- lasca. Si raccolse essa in fine alla Coro- gna , e di là poi continuò il viaggio alla volta dell' Inghilterra , finché arrivò a vi- sta della nemica armata navale. Si aspet- tavano tutti , che si venisse a un terribil fatto di armi^ e tale era il consiglio dei capitani ; ma il duca non poterà darla , *e con quando il consiglio di Spagna V
or-
142 Annali ©''Italia j
ordinava, o quando la collera altrui, ola I
sua , il levava dalT indifferenza. Intanto !
voltò egli le prode ^ con tempestare intan- J
to il duca di Parma , che uscisse in mare ;
colla sue navi da trasporto, ma senza pò- \
icvio egli fare per varj riflessi , e spez.ial* l
mente per non esporre navi disarmate al- ]
ìe artiglierie nemiche . Furono prese dal i
Drago alcune navi spagnuole sbandate : I
quando ecco mentre la flotta ispana sola- 1
mente pensava a ritirarsi per non com- I
battere coi nemici , vien forzata a com- ]
battere con una spietata tempesta di ma/e_, i
che all'improvviso si sollevò. Hestò essa ì
tutta spinta qua e \ky parte in Iscozia ed \
Irlanda, e parte verso altre contrade . Moi- ■
te di quelle navi rimasero ingoiate dall' |
infuriato elemento, altre cadderoin mano ]
degringlesi ; quelle infine che si ridussero ]
salve in Ispagna^ si videro tutte malcon- j
eie e sdruscite. Secondo gli scrittori spa- ]
gnuoli , vi perirono solamente trentadue le- |
gni da guerra, oltre a quei da carico, e -;
circa diecimila soldati. Dai nemici si fece }
ascendere la perdita di essi spagnnoJi a \
ventimila uomini^ e ad ottanta navi . Quel ^
che è certo^ inesplicabile fu il danno de* | gli Spagnuoli , e in quella fortuna di mare
naufragò ogni speranza di rintuzzar l' orgo- ,
glio della regina inglese , e di saldar ìe pia. j
ghe dei popoli fiamminghi . Ma se grande , '.
anzi massima fu quella disavventura , pii!i i
grande ancora per attestato di ognuno _, si ?
tro- ]
N N o MDLXXXVIIL 145 trovò r cnimo e il coraggio del re Fi/ip- po II che niun segno di perturbazione mostrò, e placido come prima fece cono- scere^ che il suo coraggio era superiore ad ogni scossa delT avversa fortuna. Il suo sdegno nondimeno contro il Medina Sidonia non tardò a farsi conoscere; né mancarono dicerie ed accuse contra di Alessandro Farnese, quasicchè potendo non avesse voluto accorrere in soccorso dell* altro. Alcune imprese fece nel resto di questo anno esso duca Alessandro; ma io mi dispenso dal raccontarle. Non vo'già tacere^ aver molti creduto invenzione di questi ultimi tempi V uso delle bombe ^ quando e* insegna Famiano Strada, che in- ventate esse da un italiano, oppure da al- tro ingegnere dì Veniò con poca diversi- tà dalle moderne, furono in questo anno adoperate nelT assedio di VaSendon piccio- la fortezza della Ghcldria , e molto coo- perarono pei costrignerla alla resa .
Non minore strepito fece parimente nell' anno presente una scena succeduta in Francia, che esigerebbe molte parole, ma che io in poche spedirò. Mal soddisfatto era il re Arrigo III del duca di Guisa , e dei suoi seguaci cattolici confederati , perchè la potenza di essi faceva troppa om- bra alla regal sua autorità. Furono a lui insinuati sospetti, che il duca amoreggias- se la corona di Francia , senza neppure aspettarla dopo la morte sua. Furono in-
fat^
144 Annali d' Italia
fatti proposte da essi confederati al teJ alcune dure condizioni , e il Guisa volle venire a ^\irigi , contuttoché il re glie V avesse vietato . Tanto più crebbe allora il sospetto e la paura di esso monarca ;| ed essendosi egli voluto premunire coirj introdurre in Parigi alcune compagnie di | Svizzeri e Francesi: ecco nel dì dodici di^ maggio, appellato il dì delle BarricadeJ il cattolico popolo parigino , affezionatoj ai principi di Guisa ^ prender le armi con-^ tro quella guarnigione: per la qual ribel-j lione il re non si giudicando sicuro, si ri- ^ tirò a Ghartres. Furono poi fatti dei gran! maneggi per la concordia ^ e il re fìnal-J mente ricevette in grazia il duca di Gui^\ SOL ^ e tutti i suoi aderenti, anzi li col-^ raò di onori , ma covando nell'animo un^ dispetto , ed odio irtiplacabile contra diiì loro. Non passò questo anno senza farlo] conoscere; imperocché nel di ventitré di< dicembre chiamato il duca nella camera! del re , fu dalle guardie trucidato . Preso"^ anche il cardinale di Guisa suo fratello yì da lì a poco restò privato di vita. Vider-' si inoltre imprigionati il cardinal di Bor^ì hone y V arcivescovo di Lione ^ ì duchi dlì Nemours, e di Elboeuf con altri: dopo di' che Arrigo tutto glorioso proruppe in que- ste parole: Ora sì elisio son re. Intanto] il duca di Nemours fuggito di prigione ,i €arlo di Lorena duca di limala , il popo-J lo di Paiigi^ e gli altri cattolici, più chej
mai
Anno MDLXXXVIII. 145 mai rinforzarono la ribellione , declaman-^ do dappertutto contro il re ^ massimente per la morte inferita alla sacra persona del cardinale di Guisa, e per la prigionia dell^ altro di Borbone. Però in somma con- fusione restò quel regno ^ e grandi risen- timenti ne fece la corte di Roma .
Fu detto, che preso il segretario del duca di Guisa, con tutte le scritture, si venisse a scoprire l'intelligenza, che pas- sava ai danni del re fra Filippo re di Spagna, Carlo Emmanuhle duca di Savo- ja , e il duca di Guisa, Può dubitarsi , che fossero pretesti inventati per far com- parire giusta la risoluzione presa dal re . Peraltro, esso duca di Savoja si servì in questi tempi degli sconcerti della Francia in suo vantaggio. Possedeva da molti an- ni la corona di Francia il marchesato di Saluzzo in Italia , decaduto per la linea finita di quei marchesi . Sopra quello sta- to aveva la casa di Savoja delle giuste pretensioni , ma inutili finqiaì per la trop- po superior potenza della Francia . Accad- de , che il duca di Lesdiguieres , generale dell' eretico re di Navarra , possedendo le migliori fortezze del Delfinato, mi- nacciava quel marchesato , e prese ancora Castel Delfino . Allora il duca , siccome quegli, a cui premeva, che P eresia. non penetrasse in Italia, e che i nemici del re di Francia non s' impadronissero di Sa- luzzo , giudicò meglio di prevenirli con
Tom. XXIV. K im-
t^S Annali d'Italia ■
Impossessarsene egli . Adunque sul fin di ■ settembre uscito in campagna prese Car- ; magnola , dove trovò circa quattrocento ' cannoni j ( se pur si può credere ) e dei j grossi magazzini di ogni sorta di piovvi- { sione . Poscia ajutato anche dal governa- ì tore di Milano, soggiogò Cental^ e Re-j vcl , entrò inSaluzzo> ripigliò castelDel-^ fino: in una parola, tutto quel marchesa-! to venne alle sue mani. Ebbe un bel dire| il duca Carlo Emmanuele : il re di Fran-| eia restò mal soddisfatto di quella occu- < pazione, commosse i Genevrini e gliSviz-| zeri contra di lui , e di là dai monti sii diede principio ad una molto pericolosa! guerra: giacché spedito dal re il signor di Pugni al duca , noi potè muovere a rila-^ sciar quel paese. Con queste sì fiere tur-I bolenze di stati terminò Tanno presente*!
j Anno di Cristo 1589, indizione IL i
di Sisto V, papa 5. 1
di Rodolfo II ^ imperadore 14. |
i >l eppure lasciò il pontefice Sisto questo an- no senza qualche magnifica impresa per sem- prepiù abbellire la città di Roma . Re- stava tuttavia fra le rovine del Circo Mas- simo un altro nobilissimo obelisco egizia- no, tutto tempestato di gieroglifici , rot- to in più pezzi, già condotto a Roma da Cesare Augusto. Fattolo racconciare da pe-^j riti maestri , volle Sisto , che fosse rial-j;
za- lì
Anno MDLXXXIX. 14? ^afo davanti alla Chiesa di Santa Marial del Popolo. Oltre a eiòj, aggiunse orna-*^ menti all'insigne Colonna Antonina isto- fi'ata , alla cui cima per una interna sca- la si sale , e solennemente la dedicò a san Paolo apostolo, ponendovi sopra T imma-» gine di esso apostolo di bronzo . E per- ciocché il porto di Civita-Vecchia scarseg- giava d'acque buone, provvide al biso- gno di quel popolo , e dei naviganti , con farne venir colà y mercè degli acquedotti fabbricati per sei miglia^ dove portava il bisogno. Aveano tentato , e non senza frut- to , gli antichi Romani , e i succeduti imperadori , di seccar le paludi pontine , acciocché tante miglia di paese inondato dall'acque servissero da li innanzi alla coltivazione , e cessassero ancora i danni dell'aria cattiva. Per le calamità de' se- coli barbarici tornarono quelle paludi a ripigliare 1' antico lor dominio in quelle campagne. Un beli' oggetto appunto air animo grande di papa Sisto era il provve- dere per sempre a quel disordine si per- nicioso al pubblico , e vi si applicò col suo solito ardore , facendo cavare una lar- ga e lunghissima fossa , appellata anche oggidì il fiume di Sisto , con ispesa di dugentomila scudi , per cui si guadagnò un gran tratto di paese. Pensava egli di condurre questa fossa fino al mare , ma rapito poi dalla morte , ne lasciò la cura ai suoi successori. Con ragione ancora si
K 2 può
14? Annali D'ItALi A ^
può dire y ch'egli rinovasse il palazzo La- i teranense colla giunta di- tante fabbriche , portici , sale e camere dipinte da valenti ; pittori, delle quali poi fece la solenne de- ; dicazione a dì 30 di maggio delT anno ■ presente. Erano sformate,, e quasi lacere i le grandi statue dei due cavalli attribuite j ( benché molto se ne dubiti ) agli antichi ! eccellenti scultori Fidia e Prassitele . Il ^ buon Sisto le rimise nell' antico loro de- j coro, e le fece collocare nella piazza del | Quirinale. Al medesimo pontefice ancora i si dee la fabbrica di un ponte dal suo no- me chiamato Felice , posto sopra il Teve- j re ad Ocricoli . |
Ma in mezzo a queste bell'opere il cuor | di papa Sisto era tormentato non poco | per quanto era avvenuto in Francia nel precedente anno^ parte pel timore, che la religion cattolica ne patisse , timore mag- giormente accresciuto nell'anno presente, in cui Arrigo III re si riconciliò, ed unì coir eretico Arrigo re di Navarra ; e par- te per r enorme scandalo commesso da esso re di Francia colla morte data al cardinale di Guisa, e per la prigionia di quel di Borbone , e dell' arcivescovo di Lione . Dall' un canto non mancò Arri- go in d' inviare ambasciatori a Roma per giustificare, o scusare l'operato da lui ; ma dall' altro il buon pontefice veniva tutto dì pulsato dai ministri della lega , e incitato a procedere con forte braccio
con-
Anno MDLXXXlX. i49 contra del re , cui la Sorbona stessa avea dichiarato decaduto /da ogni suo diritto sopra la corona. Maraviglia fu^ che il fo- coso pontefice andasse barcheggiando un pezzo ^ finché assicurato, che un poderoso armamento si facea dagli eretici in Fran- cia , e vedendo, che per quante istanze èi fossero fatte, il re non s' induceva a ri- mettere in libertà il cardinal di Borbone , e l'arcivescovo : finalmente nel dì 24 di maggio pubblicò un monitorio , in cui esortava , e poi comandava, che il re nel termine di dieci giorni dopo la pubblica- zione da farsi in Francia , rilasciasse i suddetti carcerati ; e dopo sessanta gior- ni comparisse egli in persona, o per pro- curatore , a rendere ragione della morte del cardinal di Guisa , e della prigionia dell'altro, locchè non facendo, incorresse nell« scomuniche . Intanto in Francia ìa regina Catterina del Medici madre del ite, »tìhe prima della morte dei Guisi era stata 'presa da una lenta febbretta , tal affanno concepì per quella tragedia , che nel dì quinto di gennajo del presente anno ter- minò il suo vivere ; principessa di gran- de ingegno , ma che presso alcuni scritto- ri francesi vien dipinta, come donna di grandi raggiri per mantener sempre sé stessa neir autorità del comando : locchè secondo essi tornò in rfon lieve pregiudi- zio del regno. Altri per lo contravio la- sciarono un bciP elogio della sua pietà e
K 3 sa-
15© Annali D* Italia *
saviezza, per cui spezialmente la corte di \ Francia fu non poco preservata dal libar- i tinaggio, ch'era alleva alla moda; e cer- ■ tamente ella sempre si dimostrò lancia e ■ scudo al cattolicismo. . ]
Dacché il f^ Arrigo III credendosi pò- j co sicuro dalla parte della lega , si accor- j dò col re di Navarra seguace del calvi- ^ nismo, maggiormente s'irritarono contrai <ii lui i Cattolici , quasicchè egli fosse per i tradir la religione^ in cui era nato ; ep- \ però scossero ogni riverenza verso di lui , ^ trattandolo col solo nome di tiranno, e | declamando fin dai pulpiti contra di lui . \ Questa universal dìetestazione quella veri- ■ similmente fu , che mosse Jacopo Clemen- ^ te giovinetto di ventitré anni, già am- J messo nell' ordine dei predicatori,' a vo- ! ler liberare la Francia da questo principe i con una troppo detestabile iniquità . Cioè, 1 entrò in testa a questo fanatico giovane , ] che un bel sacrifizio si farebbe a Dio , un j gran vantaggio si recherebbe alla religion ! cattolica con togliere dal mondo , a spese | anche della propria vita , Arrigo III sen- j za riflettere, che la l'gge di Dio coman- ^jil* ossequio nel governo civile al princi- pe' legittimo , ancorché divenuto tiranno,, o eretico , o infedele . Pertanto finse let- tere , e mostrando di aver segreti d':'im*- portanza da comunicare al re solo /ebbe maniera di farsi introdurre alla sua udien- za nel dì primo di agosto. Mentre il re À leg-
Anno MDLXXXIX. 151 leggeva le lettere da lui portate _, il dia- bolico giovine cavato dalla manica un col» tello avvelenato, gliel cacciò profondamen- te nella pancia. Gridò il re, e preso lo stesso coltello, ferì Clemente sopra un oc-, chio ; ed accorse le guardie con più colpi lo stessero morto a terra , senzachè si po- tesse poi ricavare , onde costui fosse sta^ to spinto a sì enorme scelleratezza . Il re nel seguente giorno con sentimenti sem- pre cattolici di credenza , di pentimento dei suoi falli , e di perdono agli altrui , spirò r anima in età di trentanove anni , con rimanere estinta in lui la linea dei re di Francia della casa di Valois. Maggior- mente crebbero per questa morte le tur- bolenze di quel regno . Fu il valoroso re di Navarra della linea di Borbone dai suoi parziali, come più prossimo al regno pro- clamato re^ e prese il nome di Arrigo IV con giuramento di conservare la fede cat- tolica nel regno , ma rigettato a cagion della sua eresia dalla lega cattolica , la quale dichiarò re Carlo cardinal di Bor- bone , ancorché tuttavia prigione . Diedesi quindi principio ad un' arrabbiata guerra fra esso Arrigo IV ( che saccheggiò i bor- ghi di Parigi con acquistar ancora varj luoghi) e la lega appellata santa, in fa- vore di cui apertamente si dichiarò FiZip- pò lire di Spagna j e si preparava anche a far molto il pontefice Sisto, se la morte Bon avesse troncati gli alti suoi disegni •
K 4 Non
152 Annali d'Italia |
Non erano in questo tempo men gràil-» i di i pensieri di Carlo Emmanuele duca l di Savoja, sì per li proprj vantaggi ^ che j per secondar le massime del re Cattolico i suocero suo , rivolte , non so' se in so- » stanza , oppure in apparenza , a favor j della Francia , per essere anch' egli stato l uno de' pretendenti a quella corona . I Genevrini , e Si Bernesi aveano mossa guer- | ra contro la Savoja; laonde il Duca fece < leva di genti in varie partì d'Italia, di- : chiarando, con permissione del duca di j Ferrara^ capitan generale delle sue armi j Filippo di Este marchese di san Martino, \ Cognato suo . Ebbe ancora soccorsi di gen- ■ te "dallo stato di Milano; e con queste^ forze ricuperò i luoghi a lui presi dagli [ eretici; indusse i Bernesi a far seco pace, 1 e poi lasciò come bloccata Genevra . Aw-i venuta poi la morte di Arrigo III aven- ^ do promosse le pretensioni sue sopra il \ regno di Francia , mosse guerra in Pro- \ venza , dove se gli diedero alcuni di quei ] popoli . Tentò anche il parlamento dei ' Delfinato, ma non ne riportò se non buo- J ne parole. Aveva in questi tempi Ferdi- j nando del Medici deposta la sacra Porpo- j ra^ ed assunto il titolo dì gran duca di j Toscana: però pensò alT accasamento suo . ^ Fu da lui scelta per moglie Cristiana ii-- 1 glia ài Carlo duca dì Lorena, allevata fia I dalla tenera età nella corte di Francia sot- | to la regina Calterina. Condotta p«r ma- |
re
A N NO MDLXXXIX. 15S re questa principessa fece poi la solenne sua entrata in Firenze nel dì ultimo ^i aprile'; siccome esso gran duca Ferdinando era prìncipe sommamente magnifico , e che si trattava alla Reale, così celebrò con son- tuose Feste, e divertimenti quelle nozze, al- le quali intexyennero il duca , e la duches- sa di Mantova, i cardinali Colonna vec- chio, Gonzaga vecchio^ Alessandrino, e Giojosa con don Cesare di Este cognato di esso granduca. Papa Sisto anch' egli maritò in questo anno due sue pronipoti^, l'una con Virginio Orsino duca di Bracciano;, V altra col duca di Tagliacozzo , e Conte- stabile del regno ^ di casa Colonna , eoa dote per cadauna di centomila scudi .
Anno di Cristo 1590^ indizione IIL di Urbano VI1_, papa i. di Gregorio XIV, papa i, di Rodolfo II, Imperadore 15%
A u in questo anno pubblicata la sacra bibbia, che 1' infaticabil papa Sisto in ese- cuzione del prescritto dal concilio di Tren- to , avea fatto collazionare con gli anti- chi manoscritti , ed emendare . Ma perchè non riuscì perfetta quella fatica, né assai corretta l'edizione, un'altra più esatta ne fece poi fare Clemente Vili. Ora men- tre si aggiravano in mente ad esso papa Sisto V imprese sempre nuove o in van- taggio della cristianità , o in utile dei suoi
% sta-
154 Annali d' Italia }
stati _, o in ornamento di Roma, ed im- j piegava anche moltissimi pensieri per le l guerre civili, che laceravano la Francia \ con gravissimo pericolo delia religione : ^ eccoti la morte bussare alla porta , e por- ; tarlo all'altra vita nel di 27 di agosto \ dell'anno presente. Era egli nato nel di ' tredici di dicembre del 1521. Dopo il già j detto non ci sarebbe bisogno , che io qui | ricordassi , qual fosse la grandezza dell' | animo di questo ponteiìce, quale il suo zelo I per la fede cattolica, quale la religiosità * dei suoi costumi, e la sua moderazione j verso i nipoti, i quali restarono ben ricr- ; chi, ma senza avere espilato V erario di I san Pietro . Niun più di lui seppe farla \ da principe ; ma vi fu chi desiderò , che meno lo facesse. Sotto di lui tutti tre- i mavano; tanto era il rigore della sua giù- ì stizia , quasicchè egli nulla curasse di far- j si amare dai sudditi suoi . Dicono, che | anche oggidì si fa paura a i fanciulli col '; suo nortie. La verità nondimeno è, che a ,\ lui non mancò T amore di molti, e mas- I simamente dei saggi . Grandiose furono le di lui idee, ne io tutte le ho riferite , tutte nondimeno animosamente eseguite , | ma comperate colle lagrime dei suoi pò- < poli , per aver egli imposto , di nuovo , j come scrive il Cicarelli , più di trenta- cinque dazj , e gabelle : ortiche, le quali una volta nate, non si seccano mai più ; e quelle anche rigidissimamente riscosse dai ' suoi
A N K 0 MDXC. 155
suoi commissari. Venali ancora rendè mol- ci ufizj , del che certo non riportò lode. A questo ponte€ce vivente avea il senato , e popolo romano alzata una statua con beila iscrizione. Ma dacché egli cessò di vivere , molti nobili disgustati perla diluì asprezza , e per avere levato alcuni ufizj al senato romano ; moltissimi ancora della plebe iti vendetta delle gravezze imposte, si sollevarono; e bene fu, che s'interpo- nessero dei saggi Magnati : altrimenti su quella statua si sfogava la lor collera e vendetta. Quetossi il tumulto; contuttociò servì questo esempio , perchè i romani for- massero uno stabile decreto di non alzar più statue ad alcun pontefice vivente • Tenipo in fatti pericoloso per V adula- zione è la vita de' principi ; il giusto giu- dizio del merito delle persone si ha da aspettar dalla morte.
Ora entrati io conclave i porporati nel dì 15 di settembre elessero con somma con-- cordia papa il cardinale Giambatista Ca^ stagna nato in JRoma da padre genovese nel L721 e sempre in essa allevato , e con- siderato come^romano . Tali virtù , e belle doti d'animo, e d'ingegno, e spezialmente di amorevolezza, saviezza , e speujenza degli affari del mondo, concorrevano in questo personaggio, che si può dire, eh' egli entrò papa in conclave , e tale anche ne uscì . Lo stesso papa Sisto , che ben «'intendeva del valore delle persone^ più
di
156 Annali d'Italia
^i una volta scherzando diede a cotiosce- le di riguardar lui, come suo successore. Prese egli il nome di Urbano VII ed era ben degno di lunga vita , perchè nulla a lui mancava di buono per fare uri ottimo reggimento . Ordinò tosto , che niuno dei parenti suoi prendesse altro maggior ti- tolo di quel che aveano innanzi . Ne pur volle promuoverne alcuno ai supremi ufì- zj 5 dicendo esser meglio di valersi di al- tri , per potere , se fallassero , senza impe- ♦ dimento del naturale affetto, o rimuover- i li ^ o castigarli . Fece subito descrivere ! tutti i TpoVQVÌ della città j, con animò di ) esercitar verso di loro V innata sua libe- ' talità , di cui appena creato papa, diede j un bel saggio verso i cardinali poveri . | Immantenente ancora ordinò la riforma ] della dateria^ e la continuazione d«lle ; fabbriche di papa Sisto, volendo • che del \ medesimo quivi si ponessero le armi , e \ non già le sue . Pensava eziandio a levar ; le gabelle poste da papa Sisto^ a piovve- ; dere alla carestia allora corrente, e ad at- ; tre lodevoli azioni . Ma che ? nel secon- . do giorno del suo pontificato cominciò a j sentirsi poco- bene ; sopragiunse la febbre, j e questa nel dì 27 di settembre il rapi ■ dalla presente vita con incredibil dispia- j cere del popolo romano , che per lui elet- j to somma allegrezza mostrò, per lui in-: fermo offerì a Dio ferventi preghiere, e| lui morto onorò col pianto quasi d'ognuno. :
Con- \
Anno MDXC. 15?
Convenne dunque il sacro collegio pas- sasse aduna nuova elezione, e questa cad- de dopo molte dispute pel concorso di al- tri dignissimi porporati^ correndo il dì quinto di dicembre , nel cardinale Nicco^ lo Sfondratl nobile milanese chiamato il cardinal di Cremona , perchè vescovo di quella città , e di famiglia anche orionda di là. Suo padre fu Francesco già senato- re di Milano^* e dopo la morte dì Anna Visconte sua moglie , pel suo sapere crea- to cardinale da Paolo III. Vescovo fu an- ch'egli di Cremona. Era Niccolò suo fi- glio personaggio pieno di maschia pietà , dottissimo^ di costumi sempre incorrotti , di somma umiltà, e sì alieno dal deside- rio della sacra Tiara , che trovandosi all' improvviso eletto papa, rivolto ai capi delle fazioni ; Dio ve lo perdoni : che ave- te voi mal fatto? Prese il nome di Grego- rio XIV. Perchè infermiccia era la sua sa- nità , e abbisognava di persona fedele a sostenere il gran peso a lui addossato , creò tosto cardinale Paolo suo nipote fi- glio di un suo fratello, e di Sigismonda Estense , che riuscì un insigne porporato . Chi scrisse schiantata sotto Sisto V la raz- za dei banditi^ volle piuttosto dire frena- ta la loro insolenza . Imperocché buona par- te di essi si ritirò nei confini di Napoli , e della Toscana , a un' altra continuò ad infestar la Romagna ; né tuttj gli sforzi di quel si temuto pontefice poterono ap-
pre-
158 Anmali d'Italia |
prestare una vera medicina al male. Creb- ^
he poi questo dopo la morte di esso Si- j
sto, e massimamente perchè Alfonso Pie- 1
colomini \ duca di monte Marciano , cadu- \
to in disgrazia del gran duca Ferdinan- i
do, e con grossa taglia sulla sua testa per- J
seguitato dapertutto , si fece c^po di quei ì
masnadieri in Romagna ; ed arrivato a |
mettere insieme alqtiante squadre di ca- I
valli , commettea frequenti assassinj. Al- l
trettanto facea Marco Sciarra altro capo \
di banditi , e scellerati in Abbtuzzo con \ iscorrere fino alle porte di Roma,, bruciar
Gasali, ed esigere contribuzioni. Unironsi 1
poi insieme queste due esacrabili fazio- ?
ni , ed aumentandosi di giorno in giorno i
!a loro truppa, incredibili danni recava- \
noy talmente, ciie il terror di essi si sten- ■
deva ben lunghi . Perchè il Viceré di Na- 1
poli spedì contro di loro circa quattromi- |
la soldati passarono tutti in campagna di ì
Roma sul principio di dicembre. 11 gran \
duca inviò Camillo del Monte con ottocen- •
to fanti , e dugento cavalli in traccia dì ■
costoro. Da Roma ancora andò Virginio i
Orsino con quattrocento cavalli . Fu asse- ;
dìato lo Sciarra coi suoi in un casale / j
sopraggiunsc il Piccolomini con circa sei- \
cento cavalli, e si venne a battaglia , in j
cui ben canto di quei malvagi uomini fu- j
rono uccisi o presi . Contuttociò gli altri j
la notte ebbero la fortuna di mettersi in |
salvo. Oltre a questo flagello, un altro di j
lun- J
Anno MDXG. 159
lunga mano maggiore si provò nei pre* senti tempi quasi per tutta l'Italia, e massimamente nello stato della Chiesa , cioè la carestia , per cui la povera gente si ridusse a mangiar erbe , cioè a pascersi di un cibo, che solo basta a recar la morte agli uomini . Se ai tempi nostri o :on rare le carestie _, o ad esse si prov- vede , è proceduto questo dalla introdu- zione, e dilatata coltura del grano turco ^ che melgone o frumentone vien chiamata in alcuni paesi , supplendo esso alla man- canza dei frumenti _, e dì altri grani. Si applicò tosto il novello pontefice al soc- corso dei suoi popoli, né tralasciò dili- genza e spesa per ajutarli .
Ma quello, che maggiormente teneva in tempesta l'animo di esso papa Gregorio , era il lagrimevole stato della Francia , do- ve in questo anno si fece guerra alla di- sperata fra Arrigo IV re, sostenuto prin- cipalmente dagli Ugonotti , e la lega dei Cattolici, capo di cui era il duca di Ume^ na della casa di Guisa. Brevemente ac- cennerò io , che nel dì 14 di marzo fra i due nemici eserciti si venne ad una gior- nata campale presso d'Ivrì, in cui Arri- go Principe di singolar valore , quantun- que inferiore di forze, diede una gran rot- ta airUmena con istrage di non poca del- la di lui fanteria, e colla presa delle ban- diere , artiglierie, e bagaglio. Se Arrigo era più sollecito a marciare alla volta di
Pa.
J
160 Annali d'Italia |
Parigi , fu- creduto che quel gran popolo ^ j
trovandosi sprovveduto , avrebbe capitola- \
ta la resa. Allorché vi andò, trovò fatti ]
assaissimi preparamenti , e prese molte I
precauzioni ; ciò non ostante ne imprese i
l'assedio. La costanza dei Parigini nella ]
difesa della città sotto il comando di !
Carlo duca di Nemours ^ e le calamità in- 'i
credibili da loro sofferte per T estrema pe- |
nuria di vettovaglia , furono cose memora- j
bili, che empierebbono un lungo campo j
di storia. Nel qual tempo mancò di vita ] in prigione il cardinal Carlo di Borbone ,
vanamente proclamato re dai collegati ^
Cattolici,, e il duca di Umena altro ri- ì
piego non avea, che di ricorrere con is- \
pessi corrieri _, e fervorose preghiere al \
papa , e al re Cattolico per ottenere soc- j
corsi. Non potea certamente Parigi resi- ^
stere più lungo tempo , dacché il re Arri- [
go IV avea occupato qualunque sito alT ;
intorno, per cui potessero penetrar vive- ì
ri nella città . Ma vennero a tempo ordi- j
ni del re Cattolico al duca Alessandro \
Farnese di passar colle sue forze in Fian- \
dra in ajuto degli assediati parigini. Coa !
diecimila pedoni, tremila cavalli, ed ac- I
compagnamento dì copiosa nobiltà Fiam- j
minga all' improvviso arrivò il generosa ;
duca a Meau nel dì 21 dì agosto, e si i
unì col duca di Umena . Non potea du- ì
rarla più di quattro giorni Parigi , quàn- l
do cominciò ad avvicinarsi un si potente !
soc- J
Anno MDXC. i6i
soccorso, e perciocché il re Arrigo coli* arer divisa la sua armata intorno a quel- la città, a troppi pericoli restava espo- sto : neir ultimo del mese suddetto giudi- cò miglior consiglio di levare il campo , e ritirarsi. Esibì poscia al Farnese la bat- taglia, ma questi, che sapeva il suo me- stiere, e si trovava inferiore di gente , con saggia risposta si sottrasse all' impe- gno. Sttccederono poi alcuni altri fatti di guerra, che non importa di qui riferire . Ritirossi intanto con parte dell' esercito il duca Alessandro Farnese , sempre insegui- to dal re Arrigo, in Fiandra, per accudire ai bisogni di quel pae&e , e prepararsi occor- rendo a tornare in Francia V anno seguente . In questi tempi ancora, sì perproprio inte* resse, che per le premure del re Cattolico^ Carlo Emmanuele duca di Savoja portò la guerra in Francia . Essendo stato invitato dai popoli della Provenza a prendere la lor protezione contra degli Ugonotti , i quali sotto i signori di Lesdiguieres , e della Valletta occupavano molti luoghi in essa PoDTenza , e particolarmente nel Del- finato: s'impadronì di Barcelonetta , di Frejus , di Antibo , e di altri luoghi . E tuttoché in qualche fazione ricevesse del- - le percosse dai nemici, e massimamente verso Genevra , dove nello stesso tempo bolliva la guerra , pure nel dì diciotto di novembre fece la magnifica sua entrata nella città di Aix capitale della Provenza, Tom. XXIV; L ac^.
1^2 Annali d'Italia •
accolto con grandi feste _, e molte benedi-| zioni da quel popolo , locchè fatto , altri| luoghi vennero alla di lui ubbidienza . ]
Anno di Cristo 1591, indizione IV. j
di I^i^ocENZo IX > papa i. 1
di Rodolfo II , imperadorc 16. ]
1 iù che mai^ e in maniera disusata sii provarono nel verno j, e nei mesi susse--/ guenti di questo anno i terribili morsi? della fame in Italia , ed anche fuori à\ Italia , di manierachè non altro che pian- ti e grida si udivano per ogni parte * I; duchi di Firenze, Ferrara, Urbino ed al-^ tri principi', e spezialmente la saggia re-^ pubblica di Venezia , non perdonarono a| spesa veruna per tirar grani da lontanis-j sime contrade j a fin di soccorrere al biso-j gno dei loro popoli. Sopra tutto fu afflit-i ta Koma da questo flagello per la suai gran popolazione , e certaral?nte non man- cò il buon pajja Gregorio XIV di far quan- to era in sua mano per rimediarvi, aven-, do impiegato almeno centomila ^udi d' oro, per far venire frumenti stranieri ,j oltre alle pubbliche, e private limosine ,i che continuamente andò facendo ai pove-j ri : I venti contrarj non lasciavano appro- ; dar le navi, che conducevano quel soccor-^ so. A questo malore si aggiunse una per-^ niciosa epidemia, probabilmente originata* o dalla mancanza, o dalla mala qualità |
dei I
Anno MDXCI. 1^3
ieì cibi ^ per cui gran copia di gente sor-* presa da deliquj , o da acute febbri^ perì e £ la mortalità fu sì grande in Abbruz- zo , Marca ^ Umbria, e Romagna, che per mancamento di cki lavorasse i terre- ni , la penuria continuò anche da lì in- nanzi. Per questo flagello, come raccon- tano il Ciaconio , e il Cicarelli , manca- rono di vita in Homa sessantamila perso- ne : locchè quasi non par credibile . Me- desimamente in questo anno più che mai infierirono i banditi in campagna di Ro- ma , e in Romagna . Per conto di questa ultima provincia , mosso dal pontefice Al- fonso duca di Ferrara , seppe trovar la maniera di purgarla da quei tanti masna- dieri, inviando il conte Enea Montecuc- coli con assai squadre di cavalli e fanti , e certe carrette conducenti artiglierie col- le loro troniere, le quali nello spazio di due mesi parte uccisero , parte dissiparo- no quella canaglia, dimodocchè rifiorì ivi la quiete, e si potè da lì innanzi portar l'oro in palma di mano per quei paesi . Nel Cesenatico restò anche preso Alfonso Piccolomini gran caporione di quelle ma- snade, e condotto a Firenze, quivi trovò quel fine , che conveniva ai meriti suoi . Non passarono già con eguale felicità gli affari nei contorni di Roma, dove Marco Sciarra con grosse bande di quella mala razza , imponendo grosse taglie a quanti ricchi, ed anche vescovi, gli cadeano nel-
L'2 le
1^4 Annali D^TAtiA ]
le mani ^ saccheggiando le tene , bruciao- | do le biade mature , e commettendo altri ì msli , ogni dì più s'ingagliardiva. Per re- | primere costui Onorato Gaetano duca dit Sermoneta, Virginio Orsino, Carlo Spi- I nello, venuto con molte schiere da Napo- *^ li, ed altri nobili baroni, uscirono in | campagna, fecero varie zuffe, ma in fine, l trovando poco onore e men profitto con-] tra di tal gente brava e disperata, furo- 1 no costretti a lasciare ad altri l'impresa. 1 Bastava lo zelo della religione , di cui | sommamente era acceso papa Gregorio , ] perchè egli tutto s' interessasse nella dife- i sa dei cattolici di Francia ^ ma vi si ag- • giunsero le forti istanze di FiUpiìo II re i di Spagna , divenuto manifesto fautore deli* j unione, o sia lega chiamata santa, per J motivo anch' egli di religione , tuttoché ! fosse creduto, che altre ragioni di politi- S ca, e di profittare per sé in quelle turbo- ! lenze, si mischiassero in quel suo impe- ] gno. Pertanto il pontefice si obbligò di j pagare ogni mese alla lega suddetta quin- ^ dicimila scudi d* oro ; inviò anche Ietterei fulminanti in Francia contra del re Arri- ; go , e dei suoi seguaci, le quali, se ere- j diamo agli scrittori Francesi , cagionarono i piuttosto male che bene , perché csacerbaro- i no forte quel re, in tempo eh' egli dava speranza di ricevere istruzioni intorno aì-:i la religione, e mostrava disposizioni favo- ^ revoli al cattolicismo. Oltre a ciò il papa |
or- ^
ANNO MDXCL 1^5
ordinò;, che si assoldassero a sue spese sei mila Svizzeri , duemila fanti Italiani , e mille cavalli . Area egli creato duca di Montemarciano ( giacché quel Feudo nel- la Marca era stato confiscato per la ribel- lione di Alfonso Piccolomini ) il Conte Ercole Sfrondratl suo nipote , con avergli anche conferito il grado di generale della santa Chiesa, ed altri onori. Volle egli., che questo suo nipote avesse il generalato delle sue milìzie destinate in aiuto della Francia ; ma queste si andarono lentamen- te adunando^ ed arrivò il mese di luglio, che non erano per anche partite dallo sta- to di Milano . Si mossero in fine ^ e cori grandi stenti passando in Lorena , e pa- tendo una grave diserzione , ben tardi fecero la loro comparsa in Francia . Dico- no , che esso ^ papa spendesse per quella guerra più, di un mezzo milione di scudi d' oro della camera apostolica , oltre a quarantamila altri di borsa propria. Anzi il Campana scrive , essersi fatto conto , che nei poco mesi ói vita di questo pon- tefice fosse speso vicino a tremìlìonì di ducati^ o sia scudi d'oro ( altri dicono anche più ) la maggior parte per l'occa- sione della carestia j è delle guerre di Francia .Aggiunge egli nulladimeno, es- sere stata comune opinione, che dai suoi ministri fosse in ciò non ben servito , prevalendosi eglino del troppo buon na- turale del pontefice, il quale non figurava
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l€6 A N N A L r d' I T A t t A
in altrui le male qualità, che non trova- 1 va in se stesso. Volete udirne una bella? \ Per attestato del medesimo storico , nell' i ultima malattia del papa per parecchi gior-i ni fu egli sostenuto in vita dalla virtù ] deir oro macinato^ e di alcune gioje, clteVi gli si diedero pel valore di quindicimila a scudi . Convien ben coachiudere , che que-i sto buon papa avesse attorno se o degli ,i sciocchi medici j o dei molto accorti la-^^ dri . ]
Portossi sul principio di Igosto deir^ anno presente a Roma Alfonso duca di;; Ferrara con seguito di sccento persone| per ottenere dal pontefice^ che gli compar- s lì distintissimi onori ^ la facoltà di pote-.;^ re alla sua morte aver per suo successorei nel ducato ;, chi a lui fosse piacciuto , co-i me lasciò veridicamente scritto Bartolomeo^ Dionigi da Fano storico e non già Gome| altri mal informati parlarono di quella aì faccenda. Non aveva egli figli proprj , e^ desideiava la libertà di eleggere alla suc-'^ cessione uno delle due linee allora esisten-]^ ti della casa di Este . Si trovarono a ciò^ delle difficoltà ; ma queste si sarebbono^i probabilmente superate^ se non fosse so-i pragiun'ta la morte dello stesso papa Gre-: gorio XIV y il quale essendo stato sempre, infermiccio , finalmente nel di 15 di ot-i tobre fu chiamato da Dio a miglior vitali pontefice piissimo , e di ottima volontà ,f il cui governo^ oltre alla brevità, si tro- vò
Anno MDXCI. 167
vò sempre in tempesta per le pubbliche sciagure.
•Riaperto il conclave nel dì 29 del sud- detto mese concorsero i voti nei porpora- ti nella persona di Glanantonio Facchinet- ti chiamato il cardinale Santiquattro , Bolognese di patria, personaggio di speri- mentata bontà 5 e di molta letteratura , ma che pet Tetà di anni 73, e per l'afflitta sua complessione ben si conosceva di do- ver essere di brevissima vita, siccome av- venne. Si fece egli chiamare Innocenzo IX, Perchè fossero eletti questi tre ultimi pa- pi quai depositi , che la morte in breve ripeterebbe^ sarà ciò proceduto da quei medesimi motivi , per li quali si son fat- ti in altri tempi altre simili elezioni. In persona si portò Vincenzo duca di Man- tova a Roma a rendere ubbidienza a que- sto papa, e ne ricevè molte dimostrazio- ni di stima ed affetto . Quale intanto si era preveduto, tale si provò l'animo del novello pontefice, cioè tutto rivolto a soc- correre Roma e gli altri stati della Chie- sa nella grave carestia, che tuttavia face- va guerra alla povera gente ^ e a sostene- re la lega di Francia contra del re Arri- go . Delle tante gabelle imposte al popo- lo romano j massimamente da papa Sisto ^ egli immantenente ne levò non so quan- te, e compartì ad esso popolo altre gra- fie . E perciocché si era inteso . che passas- sero male gli affari della lega suddetta in
L 4 Fran-
i69 Annali dVXt a l i a
trancia, le promise cinquantamila scudi
al mese, con sollecitar anche Alessandro <•
duca di. Parma a recarle ajuto. In som- I
ma, disposizioni in lui si miravano per '
fare un ottimo governo , perchè scbben j
pel suo naturale era tardo nelle risola- \
zioni 5 e neir accordar le grafie, pure riu- \
scivano poi queste maggiormentp matura- |
te dalla prudenza . Ma non tardò la mor- ,^
te a privar la cristianità di sì buon pa- ^
6tore. Nel giorno 21 di dÌQembre si ,tro- ^
vò egli indisposto , e sopragiunta poi la '
febbre con flusso nel giorno 2^ di esso "
mese, secondo alcuni, rendè l'anima al \
creatore, o piuttosto nel dì 30 secondo '
altri, per essere succeduta la sua morte l
nella notte avvanzata , precedente ad es- ;
so dì 30. L'elezione dunque di un nuovo i pontefice fu riserbata all' anno seguente .
Con varia fortuna continuò ancora in '\ questo anno Carlo Emmaniiele duca di ; Savoja la guerra di là dai monti , Erano stati da gran tempo i Marsiliesi in dub- bio , se avessero a mettersi anch' eglino \ sotto la di lui protezione, come aveano j fatto quei di Aix, e di altri luoghi della I Provenza; ma finalmente prevalse il par- ; tito di chi era a lui favorevole. Entrò i dunque in essa città il duca nel secondo \ giorno di marzo , accolto con gran solen- nità e festa da quel popolo . Ma cotali i acquisti del duca , benché fatti con belle ; proteste di sola protezione , e non già di
do.
Anno MDXCL 169
dominio , pur venivano mirati di mal oc- chio non solamente dal re Arrigo, ma anche dalla stessa lega cattolica^ temendo essi_, che il re di Spagna meditasse di mettere il raedesirro duca suo genero sul trono di Francia . Fu in questi tempi pre- so Granoble nel Delfinato dagli Ugonotti; e perciocché il duca scarseggiava di gen- te, e più di danaro per soddisfare ai pre- senti bisogni , e la Provenza si scansava dal darne con allegare la sua impotenza : passò il medesimo duca in Ispagna , per implorar soccorso dal re , ed impetrò da- naro, pensioni per li suoi figli, e molti altri donativi. Tornò poscia in Provenza, sul principio di luglio con 13 galee cari- che di fanteria Spagnuola . Entrò in Ar- le$ , prese altri luoghi; ma a Pontecarrate ebbe una fiera sconfitta dal Lesdiguieres ,. il qual poscia s'impadronì di Barcelonet- ta , e, diede altìre percosse a ì Savojardi- In Francia fu di nuovo in pericolola città di Parigi di essere sorpresa dalle armi del re Arrigo, il quale nelT anno presente s' impossessò di Ciartres , di Nojon , e di altri luoghi. All'incontro la città di Bor- deos si diede alla lega . Poi verso il prin- cipio di novembre venne pensiero ad esso re, assistito dagl'Inglesi, dimettere l'as- sedio alla vasta e forte città di Roano , ancorché sapesse , che gran provvisione di soldati, vettovaglie e munizioni ivi si tro- vava . Peggio passò per li Cattolici in
Fian-
170 Annali d'Italia
Fiandra _, perciocché il Conte Maurizio di Nassau generale delle provincie unite^ os- sia eretiche , raunava di grandi forze ; e il duca di Parma Alessandro comandava a soldatesche ben sovente ammutinale per | la mancanza delle paghe , le quali tutto- j dì erano promesse dal re Cattolico , e i mai non si vedeano comparire; oltre di che | da esso re era egli di tanfo in tanto pre- 1 murosamente incitalo a portar soccorsi al- | la lega Francese . Mirabil fu la prestezza | del suddetto conte Maurizio , per cui ven- nero alle sue mani Vtsterlò , Zutfen , De- ; vcnter_, ed altre minori piazze. Una brut- ì ta percossa toccò ancora alla cavalleria ; del Farnese^ nel mentre ch'egli era ac- i campato ad un forte opposto a Nimega . ■ Il peggio fu , che anche la stessa Nimega | per tumulto ivi nato si rendè c^He armi i di esso Maurizio . Con tutto c[i5esto dai Ì icpplicati comandamenti venuti, da Madrid j fu sforzato il Farnese a mettersi in ordi- I ce per dar soccorso all'assediata città di j Hoano,
Anno
Anno MDXCII. 171
Anno di Cristo 1592 , indizione 5. di Clemente Vili, papa i. di Rodolfo II, imperadore 17.
^e mai fu scuola di scherma , anzi di battaglie il pontifìcio conclave^ certamen- te ciò si verificò nel tenuto dopo la mor- te di papa Innocenzo IX. Gravi dispute fu- rono per r elezione del successore , ma finalmente rimasero sopite , per essersi ac- cordati i cardinali nel dì 30 di gennajo nelJ' elezione del cardinale Ippolito Aldo- brandino , personaggio di gran merito per r illibatezza dei costumi ^ per 1' elevato suo ingegna, per la rara letteratura, e per la pratica dei mondani affari . Era egli nato neir anno 1535 nella città di Fano^ ma da padre nobile Fiorentino, cioè da Sil- vestro insigne giureconsulto, il cui fratel- lo Giovanni fa cardinale. Dopo la carrie- ra di varj impieghi venne promosso alla sacra porpora nel 1585 da Sisto V, e spe- dito legato in Polonia , quivi accrebbe il credito della sua saviezza ed abilità . Crea- to papa , prese il nome di Clemente Vili , rè tardò a sposar anch' egli ^ come aveano fatto i suoi predecessori , gì' interessi dei cattolici in Francia , con promettere loro soccorsi di gente, occorrendo , e sopra tutto di danari ; anzi ordinò , che quei fe- deli procedessero alla dichiarazione di un re Cattolico coli' esclusione dell'eretico re
di
t/i^ Annali d'Ital/a di Na varrà Arrigo: cosa^, che alterò non poco gli animi di esso re_, e di tutti i suoi partigiani^ fra quali si contavano anche moltissimi cattolici , ed anche vescovi . Quindi si accinse ad una lodevol opera ^ a cui non aveano pensato gli antecessori suoi, ma che il conciliò di Trento avea vaccoraandato 5 cioè alla visita personale di tutte le chiese , monasterj , colleg) , speda- li, e confraternite di Roma ^ a £n di emendare ogni abufio e difetto, e di i^i- mettere il culto di Dio, la pulizia, e i buoni costumi in qualsivoglia di quei sa^ cri luoghi. Inoltre per implorar le bene- dizioni di Dio 5 istituì in Roma il corsa perpetuo delle 40 ore, con altre azioni , che sempre più confermarono la comune espettazione del di lui zelo pel buon go- verno pastorale e civile . E perciocché continuavano tuttavia le insolenze , e gli assassini dei banditi nella campagna di Roma , con tutto vigore anch'egli si appli- cò a buoni espedienti per liberare i suoi stati dai pertinaci loro insulti, avendo spezialmense inviato contra di essi Flami- nio Delfino con buon numero di cavalli e fanti, il quale non cessò di perseguitar- li, senza perdonare a chiunque di essigli capitava alle mani. Questo valentuomo que- gli fu , che mise il cervello a partito 2 Marco Sciarra capo di quei scellerati , a Lucca suo fratello , e a gli altri lor se- guaci , i quali perciò presero il partito
di
Anno MDXCIL 175
di mutar cielo. Né stette molto a presen- tarsi r occasioari Facea gente per la re- pubblica Veneta il conte Pietro Gabiizio , e trasse a quel soldo lo Sciarra con cin- quecento dei suoi , tutta gente intrepida, avvezza alle fatiche, e alle schioppettate, e li condusse di là dal mare al servigio di essa repubblica , che allora aveva guerra con gli Uscocchi , e si armava per ap- prensione dei Turchi. Per questo fatto pre- se tal fuoco papa Clemente, siccome uo- mo imperioso, che usò minaccie contra dei Veneti, se non davano in sua mano i capi di quei masnadieri . Non mancò il senato Veneto di spedire apposta amba- sciatore per placarlo , con rappresentargli , quanto disdicesse alT onore, e alla buona fede della repubblica il sacrificar gente , che avea prestato ad essa il giuramento , né potea più nuocere agli stati della Chiesa , e solo potea giovare alla cri- stianità . A nulla servì : il pontefice tenne saldo , e bisognò in fine , che si trovasse ripiego per contentarlo. Sciarra fu poscia ucciso, e la sua gente mandata in Candia a combattere colla peste, dove parte mancò di vita, e il resto si dissipò : laonde fu creduto , ma vanamente, che avesse avuto fine la tragedia dei bandi- ti . Tal fatto da Andrea Morqsino è rac- contato air anno presente , dal Campana al seguente . Erano già corsi tre mesi , che il re di
Na.
174 Annali d'Italia
Navarra, ossia di Francia Arrigo IV te^ neva strettamente assediata la nobil città di Roano , difesa con gran coraggio ;, e frequenti sortite, non meno da quella guer- ì nigione ^ che dalla cittadinanza. Il duca di Parma Alessandro y tuttoché vedesse , in quanto pericolo restasse la Fiandra^ s* egli 1^ abbandonava, giacché il conte Mau- rizio di Nassau andava facendo ogni dì I nuovi progressi : pure ordini sì precisi eb- | be da Madrid, di recar soccorso alla sud- ; detta assediata città, che gli fu forza ub- \ bidire . Sul principio dunque dell' anno ; mosse verso colà Toste sua, composta di \ diecimila fanti, e di tremila cavalli, coi | quali si unì anche la gente mandata dal papa, e poscia i duchi di Umena ^ e di Guisa colle loro schiere. All' avvicinarsi di questo esercito , a cui accresceva il credito la maestria e fama del prode ge- nerale , il re Arrigo , lasciato sotto Roa- \ no il maresciallo di Birone , col resta della sua armata gli andò incontro si- ■ no ad limala, dove seguì nel dì quinta \ di febbrajo un fatto di armi , in cui una ! buona percòssa toccò ad esso re ^ che an- | che leggermente ferito^ non si recò aver- ì gogna di fuggire. Negli stessi giorni, us- '| cito il Villars comandante delle armi in ' Roano ^ iìerameute danneggiò gli asscdian- ^ ti, e le loro trincee, con restarvi lostes- ] so Birone gravemente ferito in una gamba. \ Parere di tutti gli intendenti fu , che se i
il i
Anno MDXCIL 17^ il duca di Parma passava senza dimora ad assalire il campo nemico, allora spaventa- to e confuso , siccome egli proponeva , e desiderava j non gli* potea mancar la vit- toria. Ma l'Umena, o per gara con lui, o per non volere esporre i suoi a rischio al- cuno , ricusò di secondarlo. 11 perchè, do- po qualche soccorso di danaro e di polve introdotto in Roano, e dopo alcuni altri piccioli fatti , il Farnese si allontanò da quelle parti . Era già venuto il mese di aprile , e più che mai stretto si trovava Roano dalle forze del re Arrigo ^ quando il Villars fece intendere al Farnese , e all' Umena, che se in termine di pochi gior- ni non era sovvenuto , tratterebbe della resa col re. Fu risoluto allora di marcia- re a quella volta ; ma Arrigo prima del loro arrivo levò il campo, e si ritirò . Voleva inseguirlo il Farnese , e di nuovo trovò r Umena di contrario parere • Re- stò intanto libera la città di Roano ^ se non che per aprire il passo alle vettova- glie convenne prendere Caudebec, sotto la qual piazza fu malamente ferito il Farne- se in un braccio . Seguirono poi varie al- tre fazioni di guerra; e perchè molto su- periore di gente era l'esercito del re^ fe- ce il Farnese da gran maestro di guerra una mirabile ritirata di là dalla Senna.
Si prevalse in questi tempi della lonta- nanza del duca di Parma e delle sue gen- ti, il conte Maurizio di Nassau generale
del-
176 A N N A L I d' I T A H A i
^elle Provincie unite . Formò V assedio di i Steenvich , che dopo una gagliarda difesa j venne alla sua ubbidienza . Altrettanto fé- i ce Coverdir con altri luoghi . Ma il più ; Terribil colpo, che potesse avvenire agli] affari del re di Spagna "in Fiandra , fu ] la morte di Alessandro Farnese, Per le 1 tante fatiche da lui sofferte in guerra 1 aveva egli contratta una lenta infermità , J a cui si aggiunse la grave ferita dell' an- ] no presente da lui riportata ^ per cui \ nulla potè più operar di rilevante nel re- ì sto dell'anno. Ritiratosi in Fiandra^ e sempre più sentendosi venir meno, tutto- 1 che noi volesse mai confessare o per Tin- \ nato suo coraggio, o per la vanità comu- \ ne ad altri principi ed eroi _, di voler che 4 prima si sappia la lor morte , che la lor malattia ; finalmente in età di soli quarantasette ^nni fini di vivere nella Città d Arras ( e non già di Anversa , \ come alcuni lasciarono scritto ) nel dì t 2 di dicembre . Gran capitano in vero ^ j per valermi delle parole del cardinal Ben- j ti voglio e di nome sì chiaro senza alcun ] dubbio j che la sua fama può collocarlo | tra l più celebri delV antichità , e farne \ in modo riverir la memoria all' età pre- sente , che ne abbiano a restar con ammi- j razione ancora i posteri in tutto il corso i delle future . Fu compianta da tutti i cat- tolici la morte di questo eroe , e massi- mamente in Roma, dove quel popolo ri- pa-
Anno MDXCII. putò sempre sua gran gloria V averlo concittadino, e il giudicò per non infer. re agli antichi Fabj e Scipioni . Infatti i. senato romano, non contento di avere ono- rata nell'anno segnante la di lui memoria con solenni esequie nella chiesa di Arace- li, fece anche fabbricar la sua statua da dotto artefice, e collocarla nel campido- glio . Lasciò dopo di se questo famoso principe due figli , cioè Odoardo , creato cardinale nel precedente anno da papa Gre- gorio XIV, e Ranuccio suo primogenito, che a lui succedette nel ducato di Parma € Piacenza . Si trovava egli allora in Fian- dra con aver già dati segni di gran valore nel comando delle armi , siccome Luogo- tenente del padre infermo nelle azioni di guerra dell' anno presente . Fece quel prin- cipe dipoi trasferire a Parma Tossa del genitore, e celebrar suntuoso funerale pel riposo dell'anima sua.
Al valore di Carlo Ertimanueh duca di Savoja, che guerreggiava in Provenza , fu in questo anno ancora parte avversa , e parie propizia la fortuna. Riuscì al Lesdiguieres generale del re Arrigo di entrare per tradi- mento nella città di Antibo , dove oltre al sacco furono commesse tutte le maggiori ini- quità . Rinforzato che fu il duca di gente an- dò a mettere l'assedio a quella città, e la ricuperò. Intanto il duca di Nemours , uno della lega cattolica , con ajuti ricevuti dal re di Spagna sopragiunse in quelle pa ti 5 Tom. XXIV. M ed
178 Annali d'Italia
ed ebbe la sorte eli prendere la città di Vienna, san Marcellino, ed Eschelles ; Ma ìnentre si fa guerra in Provenza , e in Delfìnato , ecco che Lesdiguieres s'impa- dronisce dei castelli di Ozasco^ Ferusa ^ di Cavours^ e di altri luoghi : locchè ob- bligò il duca a tornare di qua dai monti per opporsi a maggiori concquistc ; e però il duca di Espernon altro generale del re Arrigo potè con. facilità ritorgli di nunvo la città di Antibo. Seguirouo ancora va - rie scaramuccie , che non importa riferire. In grande apprensione si trovò nelT anno presente la repubblica di Venezia , e seco l'Italia per la guerra mossa in Croazia dai Turchi contro la casa di Austria , avendo quei barbari occupati varj luoghi in quelle contrade . Ricorse V Augusto. Rodolfo per questo al papa , giacché il se- nato Veneto non si sentiva voglia di rom- per la pace colla Porta ; e non lasciò il | pontefice di promettergli ajuti per difesa di quella cristianità. Intanto dai vescovi di Francia fu spedito il cardinal Gondl per informare esso papa della vera situa- zione degli affari della Francia ; ma giun- to egli in Toscana, ricevè ordine da Ro- ma di non passar oltre per essere consi- derato come fautore di un re eretico , e relapso. Gran fatica si trovò per superar gH ostacoli, e per ottenere, siccome poi avvenne, che potesse finalmente giugnere a Roma.
Anca
ANNO MDXCIII. I7S
iltìao di Cristo 1593, indizione VI. ^ di Clemente Vili, papa 2. di Rodolfo II , imperadore 18»
Auvono questo anno in unai gran crisi le turbolenze della Francia. In Parigi per gì' impulsi del pontefice e del re Filippo dì Spa- gna fu pubblicato un editto, per cui s'in- vitavano al parlamento generale del regno tìon solamente tutti gli aderenti della le- ga, ma i cattolici, ancora, che seguitava- no il partito del re Arrigo IV» Lasciò es- so re guidarsi dal consiglio dei Savj , e permise che si venisse ad una confetenza; fra i suoi, e quei della lega. Nello stes- so tempo il conte Gasparo Scoraberg Te- desco , facendogli sempre più conoscere , che la via propria di conseguir la Corona t di quietar tanti sconvolgimenti , era quel- la di tornar di nuovo all'abbandonata re- ligione Cattolica : il mosse ad informarsi dai Calvinisti stessi , se i Cattolici si pos- sano salvare nella religion che professa- no • Noi poterona coloro negare . Simil- mente riflettendo egli , che secondo la senf- tenza dei Cattolici non possono sperar I' eterna salute i professori della eresia : poco stette a conchiudere , che la più si- cura , anzi l'unica via di appagar la pro- pria coscienza , era V abbracciare la reli- gione cattolica romana . E però commise ai suoi delegati di protestare, ch'egli era
M 2 pron-
i8o Annali d^Ìt kit k ^
pronto a farsi istruire in essa religione . ^ Portata questa dichiarazione ai congresso^ | riempiè di giubilo chiunque altra mira non | avea in quelle discordie , se non la con- 1 servazione della fede Cattolica nella Fran- ì eia. Ma a chi sotto l'ombra della religio- ^ ne covava degli altri segreti disegni, di- | spiacque assaissimo. Al duca di Umena , 1 siccome capo della lega premeva forte di j conservar la sua autorità e il comando del- 1 ]e armi . Venne anche a scoprirsi , tendere | le inten'zioni del re Cattolico a far dichiari rare regina 4i Francia V infanta Chiara Eu^ I genia sua figlia , a cui poscia si darebbe | per marito V Arciduca Ernesto (rateilo òeW jmperadore , o pure alcuno dei principi della casa di Lorena . Ma perciocché il duca di Feria ambasciadore di esso re Fi- lippo propose per re il duca di Guisa , rumena anch' egli pretendente, trovò il ripiego di disturbar V affare con proporre la necessità di accettar. la tregua preposta dal re Arrigo * Intanto esso re con ascol- tar più fiate alcuni dotti e zelanti prelati Cattolici, che gli spiegarono le controver- sie teologiche , e gli levarono di capo ogni diflicoltà e scrupolo intorno alla religione, fra i quali spezialmente si distinse il cele- bre Jacopo Davy di Perrona , che fu poi cardinale: si dichiarò pronto a rifar di buon cuore la profession della fede Cattoli- ca . Divolgato questo suo pensiero^ e che ; il cardinal di Borbone^ e ^rj vescovi me*. |
dita- I
Anno MDXCIIÌ. i§ì aitavano di accettar la sua abjurà, e di dar^ gli 1^ assoluzione , avrebbe ognun creduto che avesse da esultarne il legato apostolico Filipyo Sega^ appellato il cardinal Piacen- tino. Tutto il contrario avvenne. Pub&li- co egli un edito contenente , che per éS* sere Arrigo eretico relapso, il solo toriia- no pontefice potea conoscere e giudicar della sua cauàa , con dichiarar nullo tutto quanto in ciò operassero i prelati France- si. E nello stesso tempo risonavano i pul- piti centra dello stesso Arrigo , quasiché la proposta conversione sua fosse figlia del solo interesse , e una finzione per procac- ciarsi la corona, e poi tradir lare^^gione. Ciò non ostante nel dì 25 di luglio , festa di san Jacopo maggiore, il re Arrin- go nella chiesa del monistero di s. Dio- nigi presso Parigi alla presenza del sud- detto cardinale , e di molti vescovi , abjù- rò pubblicamente V eresia , professò la fe- de Cattolica, ricevette l' assoluzion dalle scomuniche, e fotta poi la segreta confes- sion dei suoi peccati , ne fu parimente as- soluto , cori restar coronata quella funzio- ne da un solenne Te Deum . Seguì poi la tregua per cui cessarono le guerre , e il re nonjasciò di spedire Lodovica Gonza' ga duca di Nevers in Italia , e il vesco- vo del 3Ianso per suoi ambasciatori al pa- pa , affine di notificargli la sua riconcilia- Zion colla Chiesa : nel qùal tempo anche il duca di Umena spedì a Roma il cardi-'
M 3 nal
t'bi Annali dM^ a 1 1 a
nal di Glojosa per trattenere il pontefice tda accomodamento alcuno. Infatti Clc-^ mente Vili che navigava allora coi venti di Spagna , sulle prime fece intendere al duca di Ncvers d-i non poterlo ammettere in Roma, come ambasciatore di Arrigo * Poscia «i contentò, che venisse in Roma , ma con prescrivergli di fermarsi non più di dieci giorni , e di non trattare con alcu- no dei cardinali per conto degli affari di Francia. Entrò egli in Roma nel dicem^ bre come incognito j parlò vivamente col papa del re ; ma ne le sue ragioni , né una lettera piena di divote espressioni del re, ne un bel memoriale di esso duca > poterono punto smuovere il papa. E per- ciocché non mancavano molti cardinali ^ di dolersi ^ che il pontefice lavorasse qui di sua testa , né gli ammettesse a parte di un negozio di tanta importanza per la Chiesa di Dio: egli in un concistoro risentitamente parlò, dicendo di essere ri- soluto di non approvar quel fatto : contro la (jual deliberazione (scrive Cesare Cam- pana ) se per innanzi alcuno osasse d dir parola > egli era per farn rigorosa dimostrazione . In tale stato rimasero per questo anno gl'imbrogli della Francia , con aver nulladimeno il re pubblicato nel dì 27 di dicembre un proclama, in cui face va sapere ad ognuno la sincera sua riu- tiione colla fede e chiesa Cattolica, e la spedizione fatta a Roma del duca di N«-
vers
Anno MDXCIII. ^ 185 vers per riconoscer il papa, e il vivo suo desiderio della pace, esortando i popoli all'ubbidienza, e ad abbandonare i per- turbatori delia pubblica quiete .
Per ordine del re Cattolico era passato nel presente anno dalla Fiandra in Fran- cia con seimila fanti e mille cavalli il conte Carlo di Mansfeld, figlio del con- te Pietro Ernesto , cioè di chi prò inte- rim governava allora le provincie cattoli- che fiamminghe , Unito egli col duca di Umena s' impadronì della città di Nojon , e di altri luoghi in Piccardia , finché la tregua suddetta fece posar le armi per tut- ta la Francia . Rimasta assai sguernita di forze la Fiandra , il conte Maurizio di Nassau generale delle provincie unite seppe ben profittarne. Imprese T assedio di Ger- trudemberga , ed avendo tentato in vano il vecchio conte di Mansfeld di rimuover- lo di là, costrinse quella piazza alla resa. Impossessossi dipoi di altri luoghi di no- me oscuro. Nei quali tempi una sopra mo- do fiera tempesta di mare danni immensi recò alla Ollanda , dicendosi , che restas- sero preda dell' Oceano circa cento e qua- ranta navi , cariche di varie merci . Né pure cessò in questo anno Carlo Emma- miele duca di Savoja di far guerra in Pie- monte , dove per assicurare il passo della Savoja e di Susa , prese per forza il ca- stello di Exiles , e il forte di Miradolo fabbricato da Lesdiguieres : azioni fatte ^,
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184 Annali d'Italia \
Vista del nemico , il quale ^ non osò mai ì Si opporsi . Fabbricò ancora un forte nella \ Valle di Perusa , e ricuperò il castello di ; Luserna , e la terra di Cavours , ma non ; già la Rocca. In Croazia ancora, ed in \ Ungheria fecero guerra i Turchi ali' impe^ ' radore Rodolfo^ e ne riportarono in varj \ incontri delle buone busse * La vicinanza | di quei rumori _, e il sospetto , eh' essi \ Turchi^ benché durasse la pace , potesse-. ro far qualche scorreria nella patria del| Friuli, fece prendere ai signori Veneziani? la saggia risoluzione di fabbricar di pian- ta una città , che insieme fosse fortezza Fu dunque scelto im silo ai confini degli stati Austriaci^ lungi dieciniiglia da Udi- ne, e due da Strasoldo , ed ivi fabbri- cata una mirabii ampia fortezza, a cui fu posto il nome di Palma nuova, grande antemurale del Friuli, e dell' Italia. Non andarono esenti, in questo anno dalle inso* lenze dei Turchi le spiagge della Sici- lia e del regno di Napoli , perchè sbarca- ti quei barbari predarono migliaja di ani- me cristiane arsero anche molti villaggi , e qualche terra grossa in quelle parti non trovandosi più nel Mediterraneo, eccetto- che i cavalieri di Malta > chi pensasse a reprimere l'orgoglio loro. Accade anche in Palermo V incendio di quel castello, essendosi attaccato il fuoco al magazzino della polve^ che saltò in aria con grande squarcio nelle altre fabbriche, ecollamor-
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^A N N o MDXCIIL 18^
te di circa trecento persone : disgrazia ^ a cui facilmente son sottoposte le fortez- ze, allorché succedono temporali nell'aria perchè siccome per Ja fermentazione dei nitri , e di altre esalazioni si accendono i lampi e le folgori nelle nuvole, così an- che presso alla terra fermentandosi i nitri, e spezialmente i raunati nei conservatorj della polve da artiglieria, e concependo il fuoco, cagionano dippoi grandi ester- minj . Noi questi incendj attribuiamo a ful- mini scendenti dalle nuvole; ma natural- mente succede anche nel basso, ciò che noi sì lovente miriamo nella ragion dell© nubi .
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Anno di Cristo 159A, indizione VII, di Clemente VIII^ papa 3. di Rodolfo II, imperadore 19.
vJran niateria di discorsi somministrò in questo anno ai politici la renitenza ed in- flessibilità di papa Clemente ad accettare in seno della Chiesa il convertito re Ar^ rigo IV, Per quante ragioni sapesse ad- durre il duca di Nevers , non gli fu pos- sibile di smuovere punto T animo di esso pontefice j cioè di chi non voleva consi- glio se non da se stesso j anzi fu come forzato a partirsi di Roma ; locchè eseguì egli con protestare , che di tutti i disor- dini , che potessero da lì innanzi avveni- re in Francia , si rifonderebbe la colpa
so-
i8^ Annali d' Italia sopra si duro pontefice • Parea bene avere Clemente dei giusti motivi di procrastina- re in questo negozio , sì per conservare V autorità della Santa Sede, ch'egli chiama- va lesa dai prelati di Francia, coir aver eglino senza di lui assoluto il re Arrigo; sì ancora per non lasciar esposti alla ven- detta di esso re quei principi e popoli del- ia lega , la resistenza dei quali avea for- zato Arrigo a meglio pensare alla elezioa della religione ; e finalmente per assicu- rarsi , che sincera ^ e non dolosa fosse la conversione di esso re. Ma non si sapeva intendere né in Roma , ne altrove , per- chè un pontefice , obbligato ad essere pa- dre comune , e clemente più di fatti che di nome , non ammettesse temperamenti e trattati di salvar la sua dignità , di con- ciliar !a lega col re , e di ben assicurarsi del cuore di Arrigo . Baccio arguivano poi , che non il solo interesse della reli- gione, ma altri ingredienti di umana po- litica^ intorbidassero la sospirata union della Francia . E che sarebbe poi succedu- to , se i prelati di Francia, che in addie- tro aveano proposto di creare un patriar- ca , irritati maggiormente ora dalle di lui durezze 5 avvessero eseguito un sì fatto progetto? Il bello fu, che al dispetto de- gli sforzi del cardinal legato in Francia , e delle declamazioni dei frati , cominciò appocco appoco a sciogliersi la lega santa ia quel regno. Imperciocché sul principio
di
Anno MDXCIV. iS?
iì questo anno la città di Meaux riconob- be per suo legittimo re Arrigo. Il popolo di Parigi anch' egli rei di 12 di gennajo fece della riorità ;, privando il duca di Umena del titolo di luogotenente del re- gno , con ordinargli ancora di licenziare ì presidiar; spagnuoli . Le città di Aix in Provenza, Lione, Orleans , ed altre ven- nero air ubbidienza del re. Né credendosi necessaria in Kems la coronazione sua , fu questa fatta nel dì 27 di febbrajo in Sciar- tres con gran solennità . Locchè fatto , nel giorno 22 di roavzo , concertato pri- ma segretamenfe P affare col signore di Brissac , il re Arrigo pacificamente entrò nella città di Parigi, e però ne partirono senza offesa gli spagnuoli e fiamminghi • E perchè il cardinal Sega legato , benché rispettato dal re , anzi invitato con tut£o onore , più che mai si mostrò alieno dal re , in esecuzione delle istruzioni di Ro* ma , fu accompagnato a Montargis da fa* €npo di Ferrona insigne vescovo e lettera- to, che poi conseguì il cappello cardinali- zio, U esempio di Parigi si trasse poi dietro molte altre città, e il duca di Gui- sa si riconciliò col re . Colle armi ancora furono sottomesse la Ciapella piazza for-. te j e Nojone. Se questi (elici progre&sì di Arrigo piacessero al papa^ e al re Catto- lico , non occorre che io lo dica .
Ora avvenne un caso in Parigi, per cui gran rumore e diceria insorse . Trovavasi
quel
l88 Annali d'Italia quel re nella sua camera nel dì 27 di decem-* bre, colà appena arrivato da san Germa- no, quando uno scellerato giovane Parigi- no di anni 18 per nome Giovanni Castel- io, cacciandosi per la folla dei cortigiani , e a lui appressatosi, gii tirò una coltella- ta , chi dice verso la gola , chi verso il ventre : ma essendosi accidentalmente chi* I nato il re, il colpo altro non fece, che ! tagliargli un labro , e cavargli un dente , I Preso costui , confessò di aver commesso t il delitto, credendo di acquistar merito presso Dio, avendo massimamente inteso^ i ch'era lecito il levar la vita ad un ti- \ ranno . Perchè disse di avere studiato sot- ! to i padri gesuiti , e furono dipoi trovati | in camera del p. Giovanni Guignardo sa- ; cerdote della compagnia , alcuni scritti ] contra del re , composti allorché era nel , suo maggior bollore la lega : ciò bastò , ; perchè uscisse un editto , promosso da chi j per altri precedenti motivi , mirava di ] mal occhio i gesuiti, in cui fu ordinato , i eh' essi tutti sotto varie pene uscissero del j regno: sentenza creduta ingiusta dai saggi , j perchè a eagion del delitto di un solo, odi ] alcuni pochi, si veniva a punire tutta una i grande università, benemerita per varj ti- i toli della religione e del pubblico . Ancor- 1 che prosperassero cotanto gli affari del re j Arrigo , pure Filippo re di Spagna non j ritirava le sue milizie dalla Francia, e | continuava la guerra io Bretagna per mez- j
ao i
Anno MDXCIV. 189 ^0 del duca di Mercurio, e nel Delfinato e Provenza colle armi de! duca di Savo- ja , e dello stato di Milano , Fece esso du» ca r assedio di Bricheràs , e quantunque Lesdiguier^'s avesse fatto il possibihe per ben fortificare quella terra e la sua roc- ca , e costasse l'impresa più di un san- guinoso assalto , pure se ne imp.^dronì . Riacquistò ancora il forte di san Benedet- to, ed ebbe il contento di veder t<^rnare alla sua divozione tre delle valli abitate dagli eretici Valdesi, cioè Luserna,, An- grogna e Perusa . In Fiandra, al cui go- verno entrò in questo anno V arciduca Er- nesto , non succederono fatti di gran con* seguenza , se non che Groninga assediata dal conte Maurizio di Nassau fu obbliga- ta a rendersi . Seguì eziandio in quelle parti un pertinace ammutinamento dei soldati Italiani, e poi degli Spagnuoli per mancanze delle paghe," cosa tante altre volte accaduta , e sempre con discredito della monarchia di Spagna , la qual pure tanto ricchezze continuamente riUsgeva dalle indie Orientali ed Occidentali , giac- ché il re allora comandava anche al regno di Portogallo. In Ungheria sì, e nella Croazia furono molti fatti di armi fra gli eserciti dell' imperadore e dei Turchi . Acquistarono 1 cristiani Novigrado ed al- tri luoghi^ ma che non compensarono la perdita dell'importante fortezza di Giava- rinOj che dopo un ostinato assedio fatto
dai
i^o Annali d'Itaiia
dai Musiilmani , fu loro ceduto da qud comandante , senza aspettare il vicino soccorso « Provò in questo anno ancora la povera Italia gì' insulti della crudeltà tur- chesca. Sul principio di settembre com- parve verso Reggio di Calabria il Bassa Sinan , ossia Assane Cicala, rinégato ap- punto Calabrese , ed ammiraglio turchesco eoa una flotta di ben cento legni ; e sbar- cata la gente sua, perchè il popolo col lo- ro meglio si era ritirato entro terra, per rabbia di non aver colpita la preda _, se ne vendicò col fuoco , incendiando quella j tante volte incendiata o rovinata città , e l tagliando quanto vi era di fruttifero in t quei contorni. Altrettanto poi fecero a ' varj villaggj e terre murate di quella ri- i viera , con danno di centinaia di migliaja \ di scudi per quegF infelici abitanti . Nel ] di 5 di agosto in Mantova cessò di vivere { Leonora di Austria figlia di Ferdinan- do I imperadore , e già moglie di Guglielmo \ duca di Mantova., principessa di singoiar ' bontà di costumi , e di una vita sì religio- \ sa, che era per così dire adorata da quei " popolo • \
Anno
Anno MDXCV. i^t
Anno di Cristo 1595, indizione VIJI. di Clemente Vili, papa 4. di Rodolfo II , imperadore 20.
finalmente nel presente anno facendo brec» eia nel cuore di papa Clemente quei ri- flessi ^ che nel precedente aveano avuta si poca fortuna <, ebbe la cristianità la con- solazione di veder calmate le turbolenze della Francia, e rimesso il re Arrigo IV ^ in grazia della Santa Sede, I prosperosi successi di esso re^ a cui pochi oramai palesamente ricalcitravano in Francia, e V aver egli dichiarata la guerra al re di Spa- gna , che finquì area alimentato quel fuo- co, cagiori furono^ che il pontefice non si lasciasse più regolar dalle massime Spa- gnuole^ ma che si consigliasse unicamen- te con chi^ senza privati interessi, amava il ben della Chiesa. Fatte dunque segreta- mente penetrar le sue scuse , e il buon animo al re per mezzo del celebre Ar- noldo di Ossatj, che come prete privato stava allora in Roma , e trattava gli affa- ri di esso rè, fu spedito da Parigi Jacopo Da-vy signor di Ferrona ^ uno dei più dot- ti cattolici della Francia ^ acciocché ma- neggiasse così importante affare . Arrivò egli a Roma senza formalità nel di 12 di luglio, informò il papa di quanto occorre- va, egli porse un'umile supplica a nome del re. Furono smaltite lecondizioni, col- le
I9Ì A N N A LI d' I TA L r A \
le quali il pontefice volea accordargli V i assoluzione, poscia nel concistoro del di ] due di agosto propose la determinazione \ da luì presa di ricevere nel grembo della j Chiesa cattolica esso Arrigo . Non vi fu- i rono fra i porporati, se non alcuni no» j pochi parziali degli Spagnuoli , i quali , | giacché non poteano impedirlo , misero in i campo delle stravaganti condizioni ^ secon- 1 do le quali mai non si sarebbe venuto al- ^ lo scioglimento di quel nodo. Non così j fece il cardinal Francesco Toledo^ perso- i naggio dottissimo della compagnia di Gè- ^ su , rapito dippoi nelTanno seguente dal- i la morte , il quale quantunque Spagnuolo di nascita , pure tenendo davanti agli oc- chi la sola gloria di Dio, e il bene della Chiesa , mirabilmente si adoperò per con- durre a fine quella impresa di tanto rilie- vo. Altrettanto ancora operò Cesare Baro- nia confessore del papa , poscia cardinale , spezialmente a ciò spinto da san Filippo Neri , il quale in questo anno appunto nel | di 26 dì maggio passò a miglior vita . | Scelta dunque la domenica corrente nel dì | 17 di settembre, con tutta solennità e de- | coro si eseguì la funzione . Nel portico della basilica di san Pietro, le cui porte stavano chiuse, si presentarono al papa , attorniato dal sacro collegio , e da infini- to popolo, il Perrona e 1' Ossat, come proccuratori di Arrigo ; esibirono il di lui memoriale^ e lo strumento della lor ]
proc-
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Annno MDXCV. 393 proccura; quindi a nome del re abbiuraro- no tutte le eresie^ e fecero la professiort della fede Cattolica riconoscendo per nul- la r assoluzione a lui data in Francia ^ ed accettando le già concordate condizioni , e le penitenze imposte al re . Fu poi prof- ferita la sentenza deli' assoluzion pontifi- zia , spalancate le porte di san Pietro, in- tonato e cantato il Te Deum , cui fecero ceco i rimbombi delle artiglierie di Ca- stello sani' Angelo^ con assaissime altre "feste del popolo romano. Di somma con* solazione eziandio al pontefice e al catto- licismo riuscì nell'anno precedente T arri- vo a Roma di due oratori , spediti dal patriarca di Alessandria , e nel presente anno di due altri inviati da alcuni vesco- vi della Russia Polacca , per unir le loro Chiese alla Chiesa e credenza romana, con abbiurar gli errori delle lor sette . Non oc- corre che io dica , qual frutto si ricavasse dalla comparsa dei primi , da che ognun sa, che gli Eutichiani di Egitto continua- no ad essere separati da noi.
Riportò ancora in questo anno gran lo- de presso il popolo romano la costituzio- ne y ossia bolla della congregazion sopra i baroni , pubblicata nel dì 30 di giugno da ■paiìd Ctemenie. Il far dei grossi debiti co- stava poco, ai nobili romani^ né poi ma- niera si trovava di pagarli , essendo i loc beni sottoposti a fideicommissi, e ad altri legami; dal che proveniva immenso danno Tom. XXIV. N tan-
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194 Annali d' Italia tanto ai creditori, che al pubblico commer- zio. Deputò dunque il pontefice una con- gregazione con facoltà di poter distraete i feudi, e le castella, ed altri beni stabili di essi baroni , non ostante qualsivoglia vincolo di fideicommisso;, affinchè venisse da lì innanzi soddisfatto ai creditori . A questa ordinazione diede ppi miglior for- ma papa Urbano Vili. Grande apprensio- ne intanto recavano al pontefice Clemente i progressi dei Turchi in Ungheria , dive- nuti più orgogliosi per la presa di Gia- varino , e V Augusto Rodolfo non cessava ^ di chiedere ajuti. Per sovvenirlo impose 1 il pontefice quattro decime agli ecclesia- \ stici d'Italia, e si diede a far leva di sol- ; datesche negli stati della Chiesa ; dise- gnando di spedir colà un corpo di dodici- 1 mila fanti e di mille cavalli . II comando | di questa gente, in cui si contarono as- ] gaissimi nobili uiiziali italiani , fu dato a 1 Gian-Francesco Aldobrandino , nipote del | papa, che dopo avere con grandiosa so- | lennità ricevuto il bastone di generale e 1 le bandiere, marciò alla volta dell' Un- j gheria . Anche Ferdinando gran duca: di | Toscana vi avea dianzi spedito altri soc- I corsi di gente. Don Giovanni ^ don Anto- } nio dei Medici ^ il duca di Bracciano, ed altri signori con quelle truppe si segnala- rono in varie imprese. Ma Vincenzo duca, di Mantova y mosso dalla sua parentela coir imperadore volle passare in persona a
quel-
Anno MDXCV. 195
quella guerra^ menando seco un accompa- gnamento di circa mille e quattrocento uomini a cavallo^ tutti atti a guereggia- re . Questo principe sorpreso poi in Co- mora da una pericolosa malattia , fu for- zato verso il fine di ottobre di ritornar- sene in Italia a cercar aria migliore per risanarsi . Aveano intanto le armi deirim- peradore _, comandate dal valoroso qonte Carlo di Mansfeld , presa in Ungheria la città vecchia e nuova di Strigonia ; ma nulla si potea dir fatto , se non s"* impa- dronivano anche della cittadella; quando colà giunsero anche gì' Italiani suddetti , ai quali fu assegnato il lor posto per Y espugnazione di quella fortezza . Diedersi varj assalti , ed in essi valorosamente combattendo, sacrificarono la lor vita mol- ti di quegli ufiziali 3 e soldati^ dimodoché in fine spezialmente alla bravura di essi Italiani fu attribuito Tessere stati forzati i Turchi a rendersi a patti . Giunto in appresso anche colà il duca di Mantova colle sue truppe , e bramoso di lasciar qualche memoria di sé, prese ad espugna- re la città di Vicegardo^ e la costrinse alla resa. Degli altri fatti di guerra in quelle contrade non permette V assunto mio , che maggiormente io ne parli.
Sempre più intanto si venne toccando con maro, che Filippo II re di Spagna > già sì caldo protettore ed ausiliario della lega Cattolica in Francia , col manto della
N z re-
t^S A N N A L I d' It ALI A
religione copriva altre politiche intenzio-i ni. Per la conversione dol re Arrigo IV ^ andava sempre più declinando essa lega % Si sapeva , che in Roma gagliardamente si! trattava della riconciliazione di esso re '^ e pure Filippo , lungi dal pensare a rende*^^ re la quiete alla Francia , maggiormentèj si accendeva a farle guerra ^ dappoiché li^ pace data dal pontefice ad Arrigo taglia-^; va le gambe a tutti i protesti della le4^ ga . Dichiarò dunque Arrigo la guerra ai< re Cattolico con un pubblico manifesto^ al! quale eoa altro simile fu risposto . Giac-; che era mancato di vita V arciduca Erne sto governator della Fiandra , e prò inte-J rim restava appoggiato quel governo a conte di Fuentes; a lui venne da Madrii ordina di proseguir le ostilità. Entrati pertanto egli nella Piccardia coli' eserciti suo , covando il disegno di ricuperar 1 città di Cambrai , assediò e prese, il ca stelletto^ fortezza d'importanza per Tin tenzione sua. Di là passò all'assedio d Dorlac , al cui soccorso i passati Francesi ebbero la mala pasqua . Fu presa anche quella terra e saccheggiata: dopodiché il' Fuentes arditamente cinse di assedio lari-^ guardevol città di Cambrai , tuttoché si; trovassero alla difesa di quella città circa] duemila e cinquecento fanti e secento Ca- i valli, oltre al presidio della cittadella ,1 consistente in cinquecento fanti. Ma tene- 1 va egli delle intelligenze con alcuni di j
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A N ce o MDXC1;. m
quei cittadini, fautori doir arcivescovo; e jn fatti dappoiché furono ben inoltrate le trincee, ed ebbero le batterie alzate, non solamente diroccata buona parte del mu- ro ^ ma acche bersagliato un buon numero delle case della città , quel popolo si mos* se a manifesta sollevazione , ed apri le porte agli Spdgnuoli . Ritirati i Francesi nella cittadella, non tard.Trono molto a trattare di renderla con tutte le più onct revoli condizioni , che poterono desidera- re . Per tale acquisto gran gloria riportò' il Fuentcs , e somma fu l'allegrezza delle Provincie cattoliche della Fiandra^ al cui governo arrivò dipoi il cardinale Arcidu^ ca Alberto j, fratello del defunto arciduca Ernesto. Dalla parte ancóra della Borgo- gna e della Savoja faceaiao gli Spagnuoli guerra alla Francia . Lesdiguieres tolse ài duca di Savoja Exiles , e il duca a lui i! forte castello di Cavours , ed altri luoghi. Ma non per questo lasciavano di andare sempre più prosperando gli affari del re Arrigo , perchè ricuperò Vienna nel ÙeU finato ; la Provenza tornò quasi tutta alla sua ubbidienza; Digion, e Siallon in Bor- gogna a lui si diedero, per tacer di altri vantaggi suoi . Quel che più importa , la riconciliazione sua colla Santa Sede ope- rò, che il duca di Uraena ed altri princi- pi cominciarono segretamente a trattar se- co di concordar e sottomettersi ; e Carlo Emma anele duca di Savoja , siccome sag-
N 3 già
i^B Annali dMtaiia |
gio, intavolò tosto e conchiuse una tregua! con lui . ^
Non andò esente né pure in questo anno * la campagna di Roma dagl'insulti dei ban-- diti y cioè spezialmente verso Anagni é\ Prosinone , dove commisero orrendi mi-I sfatti .. Gontra di costoro spedì il pontefi-^ ce alcune compagnie di cavalli^ ed altret-^ tanto fece il conte di Olivarez viceré d^^ Napoli contra degli altri , che maggiormen-f»; te infestavano quel regno. Grandi lamentìi erano per quella iniqua gente ^ che tutto-{ di svaligiava viandanti e corrieri , e tal-i volta anche levava loro la vita. Feceroili prigioni Giambattista Conti nobile roma- no , ed Alessandro Mantica , e poscia 1^ arcivescovo di Taranto, e il vescovo dj Castellanetta , ^i quali imposero di gros« se taglie . ]^a in questi tSnpi generaléj delle galee di Napoli don Pietro di Tole- do , e pensando egli come vendicarsi dell' insolenze fatte tiei tempi addietro dai Turi chi alle marine d'Italia, aggiunse alle su( quattordici galee otto altre di Sicilia, tut- te ben armate; e colto il tempo, che si facea dai Turbi nel mese di settembre 1; ■fiera di Patrasso, all' improvviso giunse! colà , e messe le genti a terra , diede uri j fiero sacco a tutti quei mercatanti Ebrei ,| Turchi, e Greci. Dicono, che vi restaro-^ no uccise circa quattromila persone, sapen-'^ do anche i cristiani essere Turchi, quan-i do hanno il vento in poppa. Il bottino sij
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Anno MDXCV. 199
fece ascendere a qualtrocentomila scudi ro- mani, e parecchi mercatanti furono menati via, ed obbligati al riscatto . Betìchè V ammiraglio dei Turchi Cicala si trovasse a Navarino lunghi da Patrasso, quarantami- glia , non si attentò a muoversi per voc^ precorsa, essere cinquanta le galee cristia- ne^ e quelle ben fornite di bravi combat- tenti e munizioni da guerra. Pasquale Cico- gna ^ doge di Venezia, personaggio di sin- goiar probità^ terminò in questo anno a dì due di aprile la carriera del suo vive- re . Sotto di lui fu fabbricato il sontuoso ponte di Rialto , una delle più insigni fabbriche di Venezia . Nel dì 22 oppure 26 di esso mese venne sostituito in quella dignità Marino G rimani. Restò funestato l'anno presente dalla morte di altri illu-^ stri personaggi , cioè cardinali , e capitani di gran nome , fra i quali io nominerò só- lamente Lodovico Gonzaga^ zio paterno di Vincenzo duca di Mantova , il quale pas- sato negli anni addietro in Francia ^ per le nozze contratte con Enrica figlia ed erede di Francesco duca dì Nevers_, ac- quistò quel ducato, e lo tramandò a Car- lo suo figlio, che a suo tempo vedremo duca di Mantova. Gran figura fece esso Lodovico nelle guerre civili dì Francia . Merita ancora di essere accennata la mor- te di Torfiuato Tasso , accaduta rei pre- sente anno a dì 26 di aprile in Roma , mentre si preparava la solenne di lui co-
N 4 ro-
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200 Anali b* Italia ;|
fonazione in Campidoglio . Insigne poeià^ | e principe dei poeti epici Italiani, e filo- ; sofo di alto sapere ; come costa non men -: dai suoi versi _, che dalle sue prose , ma < che per gì' insulti della soverchia sua ma- | ìinconia fu gran tempo , per non dir sem- | pre , zimbello della mala fortuna . 1
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Anno di Cristo 1536, indizione IX, |
di Clemente Vili, papa 5. |
di Rodolfo II, impcradore 2r. \
1 pensieri del pontefice Clemente nel pre- \ sente anno furono principalmente occupati « in cercar le vie di estinguere la guerra , Ì che tuttavia in varie parti lacerava la Fran- 1 eia . Spedi a questo effetto il generale deil frati minori a spiar gli animi del re Ar- " rigo y e del cardinale Alberto governatore ; della Fiandra, e ad istillare in amendue | pensieri di pace. Ma questa pace deside- j rata dal re Francese Arrigo IF, non si^ accordava colle vaste idee del re di Spa-'l gna Filippo II e tanto più perchè le armi \ e raggiri suoi ebbero in più di un lu-^go - felice successo . Primieramente avea sapu- to l'accortezza dei ministri Spagnuoli tal- mente guadagnare Carlo Casale console, o piuttosto tiranno di Marsilia , che quel| popolo parte per timore , e per parte p<er mari e monti di vantaggi lor fatti sperare dal re cattoI](co , si misero sotto la di lui protezione, ed accettarono nel loro porta
Car«^
Anno MDXCVI. 20 1
Carlo Doria colà iuviato colle sue galee da esso re di Spagna; fatto, che infinitamen- te dispiacque al re Arrigo. Era già torna- to in grazia dello stesso re Cristianesimo il duca di Guisa. Mandato egli al gover- no della Provenza con quelle forze mag- giori , che potè riunire, s'impadronì di Cisteron , di Riez , di Grasse, di Hieres ;, di Santropè, e di altri luoghi. Quindi si diede a manipolare un segreto trattato in Marsilia coi malcontenti del governo del Casali , e questo fn sì felicemente condot- to, che nel di 16 di febbraio il Casali restò ucciso dai congiurati, nel qual tem- po si presentò esso duca di Guisa alle porte della città , e vi entrò, con acqui- star dipoi le fortezze, ed obbligare il Doria a fuggirsene , non senza perdita di molti dei suoi soldati , sorpresi in terra fuori delle galee . Con più felicità succe- derono all' arciduca cardinale le imprese , eh' egli tentò . Trovandosi impegnato il re Arrigo nell' assedio della dura for- tezza della Fera _, ed cccorrondo troppe difficoltà a soccorrere quella piazza , si av- visò il porporato di fare una potente di- spersione . Pertanto all' improvviso nel dì iX)ve di aprile piombò col suo esercito addosso alla riguardevol terra e fortezza di Cales , e con gran sollecitudine • fece piantar le batterie, tanto per bersagliare la terra, che per impedire i soccorsi per narc, i quali furono btn tentati^ ma sen- za
20^ A N ISI A L I d' I T A L I A '
za frutto alcuno . Era quella guernigione 1 di soli secento soldati impoltroniti neli* ^ ozio, di mille e ducento Borghesi , e tre- ^ cento villani, che intimoriti al primo fé- ! roce assalto degli Spagnuoli , dimandarono j capitolazione j e l'ottennero per potersi ri- |j tirar nel castello, promettendo di rendere \ ancor questo fra sei giorni , se non veni- ì va soccorso. Venne infatti il soccorso , ed 1 ebbe maniera di entrar nel castello. Adira- i to per questo il cardinale fece giocar le 1 aortiglierie contra di esso castello , ed ap- ' pena formata la breccia , fu dato un sì fu- | rioso assalto , che avviliti i difensori non j pensarono che alla fuga. Ne furono ucci- | si ottocento, e tutto andò a sacco, con | fama^ che il bottino ascendesse a un mi- | lione di scudi . Guines e Han si arrende- rono anche essi dipoi al cardinale . E lo stesso fece nel di ventitré di maggio an- che la picciola , ma forte città di Ardres , i e finalmente nell' agosto l' importante for- tezza di. Hulst .
Intanto dopo alquanti mesi di ostinato assedio giunse finalmente il re Arrigo nel precedente giorno , cioè nel dì ventidue di maggio , ad obbligar gli Spagnuoli alli resa di Fera . E perciocché la perdita ài Cales era una continua puntura al sno cuore, non ebbe scrupolo a trattare e ccn- ;\ chiudere un' alleanza con Elisabetta regind :\ d'Inghilterra, assai per altri motivi di- )ì sgustata degli Spagnuoli. Né si dee tac«- j
re, .1
Anno MDXCVI. 203
Te 5 che durante V assedio della Fera . Ar^ rigo di Savoja duca di Nemours , il duca di Giojosa potente in Linguadoca , e quel che più importò, il duca di Umana della casa di Lorena , dopo molti segreti trat- tati vennero all' ubbidienza , e giurarono fedeltà al suddetto re Cristianissimo, il quale siccome principe magnanimo beni- gnamente gli accolse y con loro concedere molti* governi e vantaggi, ed obbliar ge- nerosamente le cose passate. Tornò infine alla divozion sua anche il duca di Mer- curio, che più degli altri si era mostrato pertinace faiitor delia lega : tutti avveni- menti , che servirono di maggiore ingran- dimento e riputazione ad esso re. Ebbe in questi tempi una dura lezion dagl' In- glesi Filippo IL re di Spagna . Fece la re- gina Elisabetta un formidabil armamento per mare, in cui concoj'sero anche gli Ol- landesì , e molti particolari mercatanti ; cioè una flotta di circa cento sessanta ve- le, dove s'imbarcarono sedicimila combat- tenti y fra i quali si contavano molti nobi- li venturieri . Comparve all' improvviso nel dì 21 j altri dicono nel di 30 di giu- gno, questa armata, sotto il comando del giovane Roberto conte di Essech , e dell' ammiraglio Inglese Carlo Conte di Hoc- ward , alla vista della tanto ricca e mer- cantile isola e città di Cadice in Ispagna, chiamata ( non so il perchè ) dal Campa- na e da altri Calice, e da lor posta ne'
ma-
2o4 A N fJ A 1 1 d' I T A t f A lilari di Portogallo . Trovavansi ìa qucIF ìsola cinquantasette grosse navi , fra le quali quattro dei galecoi, cliiamati i dó- dici apostoli, duo galeazze di Andaluzià, venti g^ilee , ed altri non pòclii legni, tut- ti carichi di merci preziose, e destinati a passare alle, indie Orientali. Fu detto , che ascendesse il valor di esso caricò a dodici milioni di ducati d* oro ^ spettante per la maggior parte a particolari merca- f tanti Spagnuoli , Napoletani , Siciliani , ì e Genovesi. Prima di tentar altro gT In- glesi arditamente si mossero contrà \t ria- j vi da guerra Spagnuole , che sostennero ? per più ore il combattimento : ma acceso- • si il fuoco nel galeone san Filippo Almi- ^ rante dell'armata, si misero in confusion ■ gli Spagnuoli ; tre loro grosse navi ben \ fornite di artiglieria rimasero io poter de' ] nemici ; altre furono o arse o sommerse ; j gran bottino ancora fu fatto, e chi potè ì fuggire , si salvò . Ma il peggio fu ,' che j poco stettero i vincitori Inglesi ad assa- i lire furiosamente la città, e a divenirne ' padroni, con essersi ritirati nel castello 1 < difensori, i quali poco stettero a capito- ] lare , pet salvare le donne dal disonore , | e la città dalF incendio . Quanto di buono ; e bello ivi si trovò, fu messo a sacco . ^ Vi restava gran quantità di legni sì del ; re , che dei mercatanti , i quali stavano j prima _, o pur si erano rifugiati al passo j dal ponte 5 chQ congiugne l'isola di Cadi- ]
ce -1
AxN N o MDXCVI. 205 ce colla terra-ferma. Attesero i lor pa- droni la notte a scaricar le merci : e per- chè il duca di Medina conobbe ci non aver forza da difenderli, affinchè non ca- dessero in mano dei nemici, comandò, che di tutti quei legni si facesse un gran falò, e r ordine fu eseguito. Se ne anda- rorìo poscia pieni di preda gF Inglesi . E tuttoché il re Cattolico , ansioso di farne vendetta, unisse nel porto di Lisbona un' armata di più -di ottanta vele , e la spi- gnesse alla volta dell'Inghilterra: pure an- cor questa sorpresa da un fiero tempora- le, parte perì nell'onde, e parte mal- trattata, XK>n poco penò a ridursi in sal- vo. Gran danno che venne anche alla mer- catura d' Italia da cosi fiero e strepitoso emergente.
La guerra di Ungheria continuò vigo- rosa ancora in questo anno . Tolsero le armi cristiane ai Turchi Vaccia . Presero ancora Glissa nei confini della Dalmazia , ma poi la porderono . Essendo venuto lo stesso gran signore Maometto ali' armata , la città di Agria fu vilmente a lui rendu- ta dal presidio imperiale, per ottener sal- ve le vite : patto , che non fu poi mante- nuto dalla consueta infedeltà e barbarie dei Turchi . Furono poscia a fronte le due armate nemiche a Chereste , e si venne a giornata campale. Restò in poco tempo sbaragliata la Turchesca , e ne fa fatta grande strage ; ma perdutasi gran parte
dei
2o6 A Nj^ ALI d'Italia
dei tincitoii Cristiani a dare il sacco ai i;
padiglioni , le incontra quella disavventu- ì
ra , che tante altre volte è accaduta , ed | accaderà, cioè, che i Turchi raggruppati, e ritirati dalla fuga, diedero una piena sconfitta air esercito imperiale . Torniamo ora in Italia, dove papa Clemente Vili , mirando con sommo dispiacere la continua- ta guerra del re di Spagna colla Francia , e la lega del re Arrigo IV ^ coir Inghil- terra y determinò d' inviare in Francia
Alessandro dei Medici cardinale ed arci- '
vescovo di Firenze, personaggio di raro j
ingegno e prudenza , acciocché sì studias- '.
se di quetare il resto dei mali umori del- j
la Francia, e tentasse ancora di disporre ,^
gli animi alla pace. Con sommi onori fu \
ricevuto. per tutta la Francia questo lega- ]
to pontifìcio, ed ebbe il contento di ve- ]
dersi incontrato da Arrigo di Borbone j
principe di Condè, fanciullo di anni otto, l
e primo del sangue reale dopo il re , il \
quale già istruito nella fede Catte lica , se- j
condo le promesse fatte al papa , avea ab- [
bandonata l'eresia di Calvino. Nel dì pri- ;
mo di agosto ebbe esso legato la sua pri- i
ma udienza dal re. Né si dee tacere, che j
essendo cresciuto a dismisura in questi ■
tempi lo scialacquamento dei titoli , del \
che gF Italiani diedero la colpa alle super- \
bia Spagnuola, né tentò la corte di Spa- i
gna qualche rimedio . Il titolo d' illustrisi \
Simo ed eccdlentissimo , che già fu in uso |
per I
Anno MDXCVI. 207 per li soli principi sovrani , si era tafitcsr prostituito, che fino i nobili di basso af- fare lo pretendevano. V illustre ., 0 molto illustre, che sul principio di questo seco- lo XVI, per quanto si può osservare, si soleva dare ai principi cadetti, era passa- to ad onorar la plebe . Da questo abuso nascevano pòi contese , perchè i minori si volevano uguagliare ai maggiori, e i mag- giori ai massimi^ senza osservar distinzio- ne alcuna di grado nella stessa nobiltà . Ora il conte di Olivares viceré di Napoli pubblicò un editto, per cui venne vietato ogni titolo 3 per dir così , di cortesia , do- vendosi unicamente scrivere nelle lettere al signor duca^ al signor ijrinclpe y marche^ se, conte dottor ec. Passò questo divieto a Milano, dove fu poco osservato o In Ro- ma, e in altri stati se ne risero. Quanto durasse questa prammatica , non occorre , che io lo ricordi , e molto meno come passi oggidì in Italia l'abuso, e la ridico- la prostituzion dei titoli j, perchè senza ài me ognun lo vede e prova .
Anno
io8 Annali d' Italia i
Anno di Cristo 1597 , indizione X. i
di Clkx^ente Vlil, papa 6. di KoDOLFo II, imperadore 22. <
x\rrivò nell'aprile di questo anno a Ko^ ma Francesco di Lue embargo duca di Pe- | noy , ambasciatore di Arrigo IV re di 1 Francia a rendere ubbidienza al sommo ì pontefice Clemente Vili. Gran pericolo avea J corso nel viaggio di essere fatto prigione 1 dai soldati dello stato di Milano , spedito \ in traccia di lui . Fu per lui nel sacro , concistoro recitata una elegantissima ora- j 2.ione da Martino Bascia da Susa^ o pur | da Granoble^ in cui a larga mano si prò- t fusero incensi in lode di esso papa. Intan- ;! to per le disavventure occorse nel prece- | dente anno in Unghejia , non per valore l dei Turchi , ma per V inconsiderato prò- ? cedere dei capitani cristiani , si trovava V l imperadore Rodolfo II in gravi angustie , per timore spezi al mente,, che non restando più ostacolo alla potenza turchesca , aves- sero a comparir sotto Vienna le armi Ot- tomane . Fece perciò ricorso a tutti i prin- cipi d'Italia^ e massimamente al pontefi- ce , siccome padre del cristianesimo , il quale spedì per questo alla corte Cesare Gian-Francesco Aldohrandrino suo nipote, e intanto con aggravio imposto al popolo romano, e in altre guise adunata rcccor- rente pecunia^ fece una leva di sette in otto- mila
i
Anno MDXCVil. 209
mila fanti , e nel mese di giugno le spe- dì in Ungheria . Con questo soccorso , ed altri che sapravennero^, mise insieme V imperadore un' armata di dieciottomila fanti,, e di cinquemila cavalli, dei quali fu dato il comando alT arciduca Massimi^ liano . Sorpreso i Cesarei circa il fine di maggio Tatta , e poi misero l'assedio a Pappa, che costò loro molto sangue^ ma con venire in fine alle lor mani quella terra col suo castello . Era passato di nuo^ vo in Ungheria Vincenzo duca dì Manto- va , a cui fu data la vanguardia dell'eser- cito . Or mentre egli con alquanti dei suoi va a riconoscere i contorni di Giavarino , giacché si meditava di farne T assedio , caduto in una imboscata di Turchi fu pre- so , e miracolo fu, eh' e^U coll'ajuto di pochi si potesse liberare dalle lor ma^i . Accostaronsi i Cristiani ad essoGiavarino , ma inteso l'avvicinamento dell'oste tur-> chesca^ in fretta levarono il campo, e tanto più perchè l'armata loro era di mol- to scemata. Riacquistarono dunque i Tur- chi Tatta , né seguì poi altm rilevante aziona in quelle contrade . Continuava in- tanto l'izza fra gli Spagnuoli ed Inglesi . Grande armamento navale si fece dalF una parte e dall'altra. Nella flotta di Spagna s'imbarcarono, oltre ad altre milizie, sei mila Italiani . Uscirono sul principio di settembre in mare le due armate nemiche ma in vece di combattere fra loro, com^ Tom. XXIV. 0 bat-
210 Annali d* Italia
batterono coi venti, essendo restate amen- due maltrattate e disperse da una terribil fortuna , e forzate , quando poterono^, 9, ' salvarsi nei loro porti , disputando fra es- J se, chi maggior danno avesse riportato da | quel duro conflitto. • 1
Una percossa ebbero nel gcnnajo del pre-I sente anno i cattolici in Fiandra dal con-| te Maurizio di Nassau a Tornaut, perchè! vi perderono la vita alcune centinaja di^ essi> e restarono in potere dei vincitori^ trentotto bandiere di fanteria colla mag- ^ gior parte delle bagaglie . Parve compensata \ quésta perdita delle truppe Spagnuole dal-] la felicità con cui riuscì a Ferdinando Por- I tocarrero governatore di Dorlans, che pri-^, ma comunicò il suo disegno a\V arciduca \ cardinale j di sorprendere all'improvvisa^ nella mattina del dì 1 1 di marzo la città; di Amiens, capitale della Piccardia , mal] custodita, benché dentro vi fossero più di] quindicimila cittadini atti alle armi . Dii grande importanza fu quell'acquisto sì per; la grandezza e popolazion della città,, co- 1 me per la gran copia delle artiglierie e\ munizioni, che vi si trovarono. Recata] questa nuova al re Arrigo ^ dimorante al-; lora in Parigi^ al vederne sì aflitti i suoi cortigiani , magnanimamente dimandò lo- ^ ro , se i nemici aveano portato Amiens in; Ispagna . Nò , risposero > ed egli allora j soggiunse; Buon per noi., cJiq gli avremoi tutti prigioni. E non tardò a dar ordine j
al
A K N o MDXCVII. 211 ai maresciallo conte di Birone di accorre ^ re colà, e di formar l'assedio delU per- duta città. Concorsero a quella impresa le maggiori forz^ del re colla giunta di quat- tro o cinquemila Inglesi ; e lo stesso Arrigo io persona vi si portò per dar calore alle azioni. Durò per alquanti mesi il pertina- ce assedio^ ed aveano.i Fraticesi già pre- sa la strada coperta, e inoltrati i lavo- ri sino alle mura , con che si vedeva già vicina all' agonia quella città : quando T arciduca Alberto si avvisò di recarle soc- corso. A quella volta dunque s' inviò con diciottornila fanti, mille e cinquecento uo- mini di armi , ed altrettanti cavalli leg- gieri . Il cardinal Bentivoglio fa as9endc- re queir esercito a ventimila fanti , e quat- tromilla cavalli . Trovossi quest' armata cel di ss di settembre alla vista d' A- miens . Comunemente fu creduto^ che s'^eg i animosamente assaliva lo sparso camplo Francese , non solamente potea soccorrere la città ^ ma anche mettere in rotta gli assedianti o Non ebbe tanto coraggio. Pro- babilm.ente la presenza di un re sì valo- roso , che tosto si mostrò pronto a rice- vere i nemici , gli fece prendere la risolu- ^ion di ritirarsi t locchè eseguì con mol- ti disagi e pericoli , perchè inseguito dai Francesi . Laonde fu poi detto , eh' egli venuto come generale , era torna- to come prete . Con patti dunque di tutto onore poco stettero gli Spagnuoli a
O 2 ren-
212 A N N A L I D^ 1 T A rt A '
rendere Aiiiiens al re Arrigo nel dì 25 dì \ settembre . Questo infelice impegno dell* ' arciduca cardinale lasciò intanto esposta la Fiandra agi' insulti degli Ollandesi . Sic- ' che potè in quel tempo il conte Maurizio i occupar varj luoghi , come Rerabergh , . Murs^ Grol , Oldeusel^ e Linghen , non | senza aspre querele dei fiamminghi Catto- ; liei, che miravano negletti i loro interes- J si , per attendere a quei della Francia . \ Gran guerra fu parimente in questo anno ^ tra i Francesi , e Carlo Eìumanuele duca ^ di Savoja , a cui la morte rapì nel dì G j di novembre i' infanta Catterina sua mo- 1 glie , figlia del re Filippo II. Principessa j non men feconda di virtù , che di prole • | Fu preso dal general Francese Lesdiguie- j res san Giovanni di Morienna . Il duca} | anch' egli acquistò degli altri luoghi, e se- j guirono alcuni combattimenti con varia { fortuna, dei quali non importa qm il far- | ne menzione . *
Air anno presente appartiene la trage- j dia di Ferrara, che io leggermente toc- cherò, dopo averne abbastanza trattato nelle antichità Estensi . Intorno ad essa può anche il lettore consultar la storia stampata dì Ferrara di Agostino Faustini, quella di Andrea Morosiqo , e Cesare Cam- pana storico giudizioso e non parziale , il quale quantunque non sapesse tutto , pure | si mostrò sufficientemente informato- di |i questo affare, al contrario di altri, chie^
sen- ""
3
Anno MDXCVIl 213 senza esame né scrissero , ed anche oiFe- sero la verità in parlando delle qualità personali di don Cesare (VEste^ principa- le Attore di essa tragedia. Mancò di vi- ta nel dì 27 di ojtobre Alfonso II duca di Ferrara;, Modena, Reggio ec. E giaò- chè non lasciò prole sua ^ avea poco dian- zi dichiarato suo successore ed efede il suddetto don Cesare^ suo cugino, nato da don Alfonso figlio di Alfonso I duca di Ferrara , e da donna Giulia della Rovere figlia di Francesco Maria daca di Urbino. Pretesero i camerali Romauì , che questo don Alfonso, procreato da Alfonso 1 duca di Ferrara, e da Laura Eustochia, non fos- se ìegittiinafo per susseguente Matrimoniò di padre prima di morire . Le ragioni ad- dotte nelle suddette antichità estensi pet provare èssa legittimazione, tali sono, che in qualsivoglia tribunal imparziale ót* terranno vittoria . Ma che sia giunto uno scrittore in questi ultimi tempi colle pub- bliche stampe, e in Roma stessa, a pub- blicare^ che esso doti Alfonso fu spurio , quando niunò mai dei camerali Romani ha ciò preteso ; e ne è evidente la falsità per essere nato esso principe da padre li- bero , e madre libera , e tanti ann^i do^o la morte di Lucrezia Borgia moglie del suddetto dùca AHoùso primo : questa è un' insoffiibil insolenza . A me non convie- ne dirne di piih. Secondo l'antico costume fu nello stesso giorno eletto e proclamato
O 3 du-
214 Annali r>* Itali a \
duca esso don Cesare dai magistrati di \ Ferrara , e nel dì 29 susseguente con gran 1 solennità ed universale applaudo ricevette ■ nel duomo lo scetro e la corona ducale -, ) Spedì tosto il iiovello duca il conte Giro- 1 lamo Giglioli al sommo pontefice, ed altri! cavalieri alle diverse corti dei principi ,' per dar loro part^ dell' elezione sua , Ma ; appena intesesi in Roma la morte di Al-^ fonso , e r esaltazione di esso duca Cesa-| re , che pretendendo quei camerali devo-] luto il ducUo di Ferrara oò Uneam fini" \ tani) seu oh alias Causas y papa Clemenie . Vili pubblicò un terribil monitorio con- ; tra di esso don Cesare ^ assegnandogli il | termine di soli quindici giorni, a dedurre] le sue ragioni in Roma, Arrivalo colà il] Giglioli, per quanto supplicasse per otte- j tier proroghe, per impetrar arbitri, e per- j che in amiche voi congresso si conoscesse ] la giustizia, stante il pretendersi del du- j ca Cesare di essere chiamato al dominiodi. Ferrara delle bolle di papa Alessandro VI| quando anche suo padre fosse stato ills-j gii timo ; ma molto più competere a lui questo diritto , da che costava, essere il suo genitore stato legittimato per susse- guente matrimonio da Alfonso I duca con Laura Eustochia di lui madre , e si trat- tava non di feudo proprio , ma di un vi- cariato perpetuo: furono gittate le pi'e-j| ghiere al vento. Sempre insistè il papa ,\\ che don Cesare rilasciasse il possesso di'!
Fer- n
Anno MDXCVII. 215 Ferrara , e poi adducesse quante ragioni volesse e sapesse, che sarebbono ascolta- te. Troppa ripugnanza sentiva il duca Cr;- sare a questo partito , rappresentandogli il suo consiglio, che in materia spezial- mente di stati , il possesso in mano dei più forti si può chiamare un requiem al-* le ragioni e al petitorio.
Fu anche consigliato il duca Cesare da Roma stessa di non sottoporsi a, giudizio formale del tribunale romano, perchè le ragioni sue in quel bollore non sarebbono considerate , e ne uscirebbe sentenza a lui pregiudiziale , quasiché con questo esame si fosse conosciuto aver egli torto . Scrive nondimeno Andrea Morosino^ che il pon- tefice si era indotto a far esaminar le ra- gioni deir Estense^ amichevolmente, con deputar anche per questo quattro cardinal li; ma che il cardinale Alessandrino ( chia- mato dipoi da lì a tre mesi alT altra vi- ta ) si scaldò si forte contra di questo , che pur era atto di giustizia , che il fece desistere, e lo spinse a precipitar la sen- tenza . Avea intanto esso pontefice ordina-» ta in tutta fretta la leva di circa venti- cinquemila fanti, e di qualche migliaio di cavalli, mettendoli tosto in marcia alla volta di Ferrara, per precludere ogni adi- to al duca Cesare di muovere in ajuto suo alcuna delle potenze Cristiane, e di accrescere con truppe forestiere le pro- prie . Avea in oltre richiamato dall' Un-
0 4 ' §^e-
2i€ Annaii d'Itali A \
gheria il nipote Gian-I^rancesco con tutte ì le sue truppe, premendogli più questo af- '-. fare^ che la guerra coi Turchi. Furono j anche spinti emissarj in Ferrara, che con \ ingorde promesse ispirassero a quel popò-* j lo , sì fedele in tutti i tempi alla casa di ! Este, la ribellione al miovo principe loro . : Quindi nel dì 23 di dicembre venne fui- i minata in Roma una orrida bolla o sen- ' tenza centra di esso duca Cesare , e dil chiunque a lui porgesse ajuto, specifican-| do anche r imperadore^ ed ogni re e prin- ! cipe Cristiano. Non avea già lasciato ilj duca di far quelT armamento , che compe--^ leva alle sue poche forze, per opporsi ìn^ qualche maniera al torrente delle armi J che sempre più se gli appressava . Ma io^ ■fine non sussisteva , che il duca Alfonsa] gli avesse lasciati quei tesori, che la fama j decantava, e n' era ben consapevole la corte ; di Roma ; e dall'altro canto per la rivercn-^j za al pontefice niuno dei principi di questi| tempi osò di alzare un dito in favore di'{ lui, contentandosi eglino solamente di ado-| perare inefficaci esortazioni e preghiere al papa , affinchè senza impegno di armi si esaminasse quella controversia. Ma quello ^ che maggiormente atteri l'estense, princi- ce allevato scio nella pietà e nelle arti di pace, fu Tessergli stato rappresentato ( sg eoa vero o falso fondamento noi so ) che non era sicura la di lui vita in Ferrara per le trame, che si andava ordendo con-
tra
A N IT o MDXCVlI. 21 1 tra di lui. il perchè , essendo orarnai giurl^ to a Faenza il cardinale Fietro Aldobran- dino nipote del papa , con titolo di lega- to e generale dell' arnriata pontificia , la qual già si era raunata in quelle parti, il duca Cesare cominciò ad inclinare alla concordia . E tanto più perchè venivano anche minacciati gli slati imperiali della casa di Este , e si era trovato Marco Pio Signore di Sassuolo e di molti altri feudi nel Modenese^ che dimentico del suo do- vere come vassallo, teneva mano ad un tradimento . Lasciossi pertanto esso duca indurre a scegliere per paciera donna Lu-^ crezia di Este duchessa di Urbino^ ancor- ché sapesse _, che quella principessa non avesse buon cuore per lui a cagion di di- sgusti passati fra don Alfonso suo padre e lei . Portossi dunque a Faenza la duches. sa per trattare d' accordo nel di 28 di dicembre ; dove fu accolta dal cardinal legato con tutta gioja, e con ogni dimo- strazion di onore . L'istruzione sua consi- steva in dover proccurare^ che si mettes- se Ferrara in mano di qualche principe confidente ; sino a ragion conosciuta . Co- me poi passasse questa faccenda ^ ne è ri* serbata all' anno seguente la notizia «
Anno
2i8 Annali d'Italia
■i
Anno di Cristo 1598 , indizione XI. \
di Ci EMENTE VITI, papa 7. '
di Rodolfo li, imperadore 23. !
Ita Lucrezia di Este duchessa di Urbi noi a Faenza trovò nel cardinale legato Al- dohrandrino chi potea e volea dar la leg- ge^ e stette sempre saldo in esigere ili possesso di Ferrara in mano del papa , pron- to nel resto a comparir grazie e favori .i Convenne accomodarsi alla forza , che avreb-; he potuto ottener ciò, che si fosse negato^ colla ostinazione. Seguì dunque la concor-4 dia nel dì 13 di gennajo , consistente in| quindici articoli^ nei quali il punto prin- cipale, fu che don Cesare rilasciasse ili possesso del ducato di Ferrara con tutte\ le sue pertinenze j, e il possesso di Cento ^ | e della Pieve , e dei luoghi di Romagna ; ; e che tutti gli Allodiali di qualsivoglia sorta i lasciati dal duca Alfonso restassero ad es-| so don Cesare con tutti i privilegi , im-^ munita e libertà , che godeva esso duca. \ Sicché restarono in questo naufragio agli^ Estensi almeu salve le ragioni loro s6pra^ il ducato di Ferrara , le quali esposte in varj manifesti o libri, e massimamente i nella parte seconda delle antichità estensi, furono ben dipoi promosse nell"* anno 1643 da Francesco I duca di Modena , ed anche si ventilarono in Roma nel 1710 fra i mi- nistri della Santa Sede e quei dell' impe-
ra--
Anno MDXCVIII. 219 rador Giuseppe^ e dì Rinaldo duca di Mo- dena ; ma con restar tuttavia pendente la lite , e senza che cessi la speranza , che quando Iddio presenti 1' antichissima e no- bilissima casa di Este da quelle cattive in- fluenze , a cui sono state sottoposte tante altre di principi^ e spezialmente in Italia, abbia da venire un pontefice superiore ad ot^ni basso affetto^ che faccia pia giusti- zia agli Estensi: giacché in fine da queli' acquisto poca utilità è provvenuta alla ca- mera apostolica , ed ha solamente servito a cagionare in certa maniera la rovina di Ferrara. Questi moderati riflessi non si poterono ottener, né sperare dalla camera apostolica a'i^mpi del duca Cesare, dac- ché si vide, che essi camerali presero an- che con gente armata il possesso della cit- tà di Comacchio , che pur non era dipen- denza di Ferrara, e che gli Estensi godca- no in vigor d' investiture imperiali fin dall'Anno 1354, continuate poi sino al dì d'oggi; del che fece gravi richiami, ma indarno, il r^^gnantó Augusto Rodolfo . Presero ancora la città ossia terra d' Ar- genta, che pur dovea ricader alla Chiesa di Ravenna ; e Cento e la Pieve, che. aveatro da tornare alla Chiesa di Bologna. Anzi giunsero essi camerali fino ad inti- mar monitor] alla icpubblica di Venezia , pretendendo da essa anche il Polesine di Rovigo. Abbandonata dunque Ferrara, don Cesare, contento da lì innanzi del titolo
di
22Ò Annali d'Italia ì
di duca ài Modena , Reggio ec. còlla (Ìit4; chessa Virginia del Medici sua moglie ^i figlia di Cosimo 1 gran duca di Toscana f e coi figli, si ritirò a Modena^ città, che^ per la residenza della corte profittò delle disavventure del principe suo .- Entrò nei dì segnente il cardinale Aldobrandino cod gran pompa in Ferrara, per cui poscia pèiq benemerito di sì felice impresa fu dichia-^ rato legato . In Homa si fecero di grandi! feste per questo, e il -pontefice Clemente j| voglioso di vedere coi proprj occhi il fat^^ to acquisto, cominciò a prepararsi per ve-j^ ni re a Ferrara: risoluzione poco appressai eseguita . ' 1
Nel di 12 di aprile si mosse da Remai esso papa^ accolto con sommo onore peti dovunque passò, e massimamente dal du-ri ca di Urbino, e in Riminisi portò a ba-*^ ciargli i piedi Cesare duca di Modena coi*| don Alessandro suo fratello^ a cui fu po-^ scia conferita la sacra porpora nella pro-i mozione d' insigni personaggi fatta da es^ so pontefice a dì tre di marzo del seguen ' te anno, e non già del presente^ cora per errore di stampa si legge presso V .Oldoino. Solettissima fu l'entrata del san-l to padre in Ferrara nel di otto di maggio^ per la magnificenza della sua corte, e dc-| gli addobbi fatti da quel popolo; ma che nella notte del dì seguente restò funesta- stata dair incendio deHa torre Marchesana, cagionata da una girandola, che costò I
vi-
Anno MDXCVIII. . 221 vita a molti Ferfavesi accorsi per estin- guarlo . Portaronsi colà per tributare i lo- ro ossequj al pontefice , Victnzo duca ài Mantova , e Ranuccio duca di Parraa , e fu ammirata la grandiosità del loro ac- compagnamento , e spezialmente quella dell' ultimo. Dopo di che , si applicò Clemen- te a regolare il governo di quella città . Quivi si fermò alcuni mesi , probabilmen- te per avere il contento di accogliere V arciduchessa Margherita di Austria ^ figlia deW arciduca Carlo, che veniva di Ger- mania accompagnata dall' arciduchessa sua madre con corteggio di circa settemila persone . Essendo ella destinata in moglie a Filippo III poco prima per la morte di Filippo II suo Padre, divenuto monarca delle Spagne^ era già seguito concerto , che il matrimonio si facesse alla presenza del medesimo santo padre . In così illustre brigata si trovava acche V arciduca Al- berto ^ da noi veduto poco fa governator della Fiandra^ il quale avendo già depo- sta la porposa cardinalizia, dovea sposare r infanta Isabella iìglia del suddetto re Filippo II colia dote della Fiandra, ossia dei Paesi-Bassi. I mandati peri' esecuzion di questi matrimonj erano portati dal du- ca di Sessa ambasciatore del re Cattolico. Pertanto nel- dì 13 di novembre con in- contro sommamente magnifico entrarono questi principi in Ferrara , e per le stra- de superb^^mente ornate giunsero ai piedi
del
222 Annali d' Ì t a l t a del pontefice , che assiso sul trono li as- pettava nella gfiin sala del castello . Po- \ scia nel dì 15 di esso riiese si fece dalla | santità stia la solenne funzione dei due | rnatiimonj . Nel dì 18, seguì la partenza! della regina e di quella gran comitiva ^1 che tutto passò a Mantova , dove da quel] duca furono loro dati sì sontuosi divérti'-rl menti , cHe riempierono di maraviglia lo'-J sterminato concorso degli spettatori . InJ Milano ad inchinar essa regina comparve! Carla Emmafiiiele duca di Savoja. Perchè/^ era passata la stagione propria a far viag- j gio per mare convenne, che questi prin-^ ' cipi si fermassero in Milano sino al feb-(j brarjo dell'anno seguente. ^l
Anche il pontefice Clemente , dopo aveì^^i lasciato ordine , che si fabbricasse tina.ij cittadella in Ferrara^ a cui si diede pricr- j cipio neir anno seguente collo sferminia^ 'di migliaja di case, chiese y e palazzi, c! con incredibili lamenti di quel popolo ^] nel di 26 dì novembre s' inviò ajla voltaj di Roma, dove pervenuto nel dì 20 dij dicembre, per mezzo i sonori viva ;, ap-** parati ed archi trionfali ^ e fra V indici-^l bil festa del popolo romano , andò a pren-^ dere riposo. Ma tre giorni appresso ecco-* ti convertirsi tanta allegrezza in un co-j mune dolore per una cotanto fiera ed or-j ribil inondazione del Tevere, simile acuii non vi era memoria^ che . fosse succedut^i in addietro, avendo superata quella, chc|
neir ]
Anno MDXCViri. 223 neiranno 1530 accade sotto Clemente VII flagelli per altro simili , perchè succeduti il primo , dappoiché Clemente VII era tutto giojoso , per aver sottomessa Fi- renza alla sua casa ; e il secondo dopo tanto giubilo di Clemente Vili per aver tolta Ferrara agli Estensi. Spettacolo al maggior segno lagrimevole fu il dirocca- mento di tante case per la gran furia dell' onde , con avervi perduta la vita più di mille e cinquecento persone . Non si potè raccogliere il numero dei tanti cavalli e muli, che restarono affogati nella città , e dei bestiami , che perirono nella campa- gna, essendosi steso l'orgoglioso fiume per più miglia nei contorni . Infiniti mobili , vi?eri , e merci , colti nei bassi piani del- le case , fondachi e botteghe , o furono condotti via j o si guastarono • Tutto era lutto , e tutto pianto e spavento . Il -pontefice Clemente , che per attestato del Vettorelli nella di lui vita;, riconobbe in questo flagello V ira di Dio , irritata per li peccati d'allora, non mancò a dovere alcuno di buon p^^re per soccorrere in ^ì terribil calamità il suo popolo , e d' ini- piegar grandi somme di danaro in limósi- ne, e in provveder anche dipoi per molta tempo di pane i poveri rimasti privi di ogni sostanza .
Fra le altre allegrezze , che provò in questo anno esso pontefice , singolare cer- tamente fu quella dell' avviso recatogli in
Fer-
224 Annali d' I t a l i a Ferrara della pace conchiusa fra i re di Francia e di Spagna nel dì due di maggio del presente anno in Vervino , giacche le di lui premure e i ministri suoi cotanto aveano contribuito a questo gran bene del- la cristianità . Vi si adoperarono in fatti con tutto vigore il cardinaU Alessandro del Illedicl legato apostolico , e frate bo- naventura Calatagirone generale dei fran- cescani^ uomo manieroso , anch' esso a que- sto fine inviato in Francia dal papa. Quan- tunqne ogni dì andassero di bene in me- glio gr interessi del re Arrigo IV , ed egli ricuperasse in questo anno quasi tutta la Bretagna con accettar la sommessione del duca di Mercurio: tuttavia trovando egli oramai esausto il regno per le tante pas- sate guerre , e sé stesso bisognoso di pren- dere fiato: si fece conoscere inclinato alle pace , purché dagli- Spagnuoli venisse a lui restituito qualsivoglia luogo da essi occu- pato in Francia . Molto più vi era porta- to il re Filippo 11^ perchè non può dirsi ^ in che miserabile stato fosse ridotta la' Spagna , poco per altro ^feconda di gente j per le tante leve di milizie ivi fatte a fin di sostenere le sì lunghe guerre con gì' Inglesi , OHandesi , e Francesi , oltre al do- ver provvedere di tante soldatesche le sue flotte , per difenderle dai corsari Inglesi. , ed oltre a quei tanti Spagnuoli, che pas- savano a cercar loro fortuna alle indie» Occidentali. Queste si sa, che se arricchi- va- i
d
Anno MDXCVIIL 225 vano la Spagna coi lor tesori , V impove- rivano poi di abitatori, e quegli stessi tesori andavano a perdersi fuori del re- gno nelle guerre lontane . In questi tempi ancora la carestia e la peste non poco in- festavano varie Provincie di esso regno . Quel che è pia , giunto il re all' età di sessantun anno , cominciò a declinare il vigor del suo corpo , cop ricordargli vi- vamente ciò , che tutti dobbiamo alla mor- talità. Però fu stabilita la pace, tenuta nondimeno per poco onorevole al re cat- tolico, i cui capitoli si leggono in varj libri , e nelle raccolte dei trattati pubbli- ci. Non si può esprimere il giubilo, che per questo felice accordo si sparse per tut- ti i regni e principati cattolici . Il solo duca di Savoja Carlo Emraanuele quegli fu, che n'ebbe a sospirare, avendo egli provata quella disavventura , a cui soven- te sono esposti i principi minori , che si collegano coi maggiori, cioè di restar egli-? no se non anche sagriiìcati , almeno con un pugno di mosche nei trattati di pace . Fu ben egli compreso in quella pace , ma r articolo del marchesato di Saluzzo , che tanto a lui premeva , restò indeciso , con esserne stata rimessa al papa come arbi-^ tro la decisione ; locchè tutti i saggi po- litici ben riconobbero essere un fermento di nuova guerra . Pure non potè esentarsi il duca dal sottoscrivere la pace ^ tal qua- le era , sperando , che i suoi maneggi e la Tom. XXIV. P pru-
/
226 Annali d'Italia
J5rudenza del pontefice troverebbono pro- porzionati rimedj a questa piaga rimasta aperta . Trovavansi intanto i suoi stati di J la e di qua dai monti afflitti dalla peste . 1
Andarono dipoi crescendo gì' incomodi della sanità del re cattolico^ per cagion dei quali avea già rinunciato il governo degli stati al principe don Filippo suo fi- glio. Si aggiunse anche una lenta febbre, dimodoché scorgendo appressarsi il fine dei suoi giorni , si fece portare all' Èscu- riale , mirabil palazzo, monistero e chie- sa , eh' egli con ispesa almeno di due mi- lioni d' oro avea fabbricato . Giunto colà nel dì due di luglio, fu preso da una schi- fosa e penosa malattia , essendosi invermi- nite le sue ulcere , ma che egli con eroi- ca imperturbabilità sofFerl fino all' ultimo fiato . Ora dopo aver lasciati nobilissimi avvertimenti al figlio, e passati quei gior- ni di tribulazione in continui esercizj di pietà, spirò finalmente l'anima nel dì 13 di settembre . La gloriosa memoria di que- sto monarca, il qnale per 1' unione del Portogallo , fu allora considerato il mag- giore , o certamente uno dei maggiori dell' universo , tanta era 1' estensione dei suoi dominj in tutte le quattro parti della terra, non ha bisogno, che io mi fermi a| rammentare il suo imparegiabil senno , la |; somma sua religione , la fermezza dell' ani- jl mo, e tante altre sue lodevoli doti e vir- || tu, che in lui si univano, perchè negli elo- ||
I
Anno MDXCVÌIÌ. 22? gj suoi ài sono impiegate le penne di tut- ti gli scrittori cattolici . A lui succedette Fiiiw> Ut suo figlio , principe inferiore di mente al padre , ma da preferirsi a lui neTr^anior della pace , cioè di un gran be- ne dei poveri popoli , siccome alT incon- tro male -grande suol essere la guerra, de- solatrice dei proprj e degli altrui paesi . Considerabilo Fa nel presente anno in Un- gheria il riacquisto fatto dalle armi impe- riali nel dì 29 di marzo delT importante fortezza dlGiavaiino. Perchè i Turchi cre- deano inespugnabil quella piazia , non si metteanos gtan cura in custodirla* Infor- mato della lor trascuratezza Adelfo Barone di Swarzemberg, luogotenente in Ungheria deir arciduca Massimiliano , con quattro- mila soldati comparve colà di buon mat- tino, e con tal felicità condusse V affare, che sorprese la porta ed entrò . Gran con- flitto seguì con quel presidio^ che costò la vita a circa mille e settecento Musul- mani,, e a cinquecento Cristiani, restando in fine i Cesarci padroni dell^ terra e del castello. Dopo sì rilevante acquisto s' im- padronirono essi anche di Sanmartino , Tatta, Vesprino , e di altri luoghi . Poscia nel dì 9 di ottobre presero per assalto la città bassa di BuHa , ma senza poter for- zare il castello ; per la cui resistenza , e per la voce di grosso esercito di Turchi , che era in marcia , uopo fu di abbando- nare la atessa città, iiestò intanto assedia-
P 2 to
!i28 Annali d'Italia ]
to dai Turchi Varadino ^ ma si ostinata! fu la difesa dei Cristiani , che furono infine] coloro obbligati a levare il campo . Prese] in questo anno V arciduca Alberto il pos»l sesso della Fiandra, conceduta in dote dal re Filippo II M'infanta Isabella sua fi- glia , moglie di lui , e in varj luoghi d* Italia furono celebrate solenni esequie di esso defunto re Filippo. Non poca appren- sione diede il bassa Siaan Cicala alla Si- cilia , lasciandosi vedere con una potente flotta verso Messina ; ma andò a risolver- si tutto lo spavento in a.ver solamente de~ siderato quel famoso corsaro di nazion Ca- labrese di veder sua madre, tuttavia vi vente : la qual grazia gli fu accordata dal vipere con tutta cortesia, ma con aver vo- luto per ostaggio il di lui figlio , affinchè fosse restituita la donna.
Anno di Chi sto 1599^ iiidizione XII.
di Clemente VIII^ papa 8. il
di Rodolfo lì, Imperadore 24.
l\lel di tre di marzo il pontefice Clemen^ ] te fece la promozione di alcuni cardinali, ■ tutti personaggi di gran merito, fra i qua- \ li spezialmente si distinsero Roberto Bel- : larmino della compagnia di Gesù da Mon- \ te Pulciano , Arnaldo di Ossat francese ^ ; e Silvio Antoniano romano . E perciocché ] neir anno seguente si avea da celebrare il ^ ^iubileo^ nel giorno ip di maggio ne in- \
ti-
A N^ N 0 MDXCIX. 22g
timo a tutti i fedeli la futura solennità . Non potè poi nella vigilia del Santo Na- tale per cagion della podagra aprire la Porta Santa ; ma soddisfece a questa ceri- nionia nell^ultimo giorno dell'hanno. Dopò essersi trattenuta in Milano per tutto il verno la nuova regina di Spagna Marglie- rita coir arciduchessa sua madre ;, e coli' arciduca Alberto per aspettar tempo pro- pizio alla navigazione.^, finalmente nel feb- brajo s'inviò alli voTta di Genova. Som- mamente magnifici e riguardevoli furono gli apparati , coi quali fu ivi accolta da quella repubblica . Quarantadue galee , co- mandate dal principe Boria , erano pronte per condurre in Ispagna la maestà sua con tutta la sua gran coite. Essendone segui- to l'imbarco rn^l dì r8 di essomese^ arri- vò poi , benché non senza grave centra*'- rietà di venti , ni lidi di Valenza, nella qual città si era portato il re Filippo III suo consorte. Seguì nel giorno iBdi apri- le la solenne entrata di essa regina in quel- la città colla magnificenza convenevole a quei monarchi . Finite le feste , T arciduca Alberto e l"* infanta Isabella sua moglie , e r.arciduchessa nel settimo giorno di giu- gno si rimbarcarono , e pervennero nel giorno i8 a Ger>ova « Indi passarono a Mi- lano , dove con sontuosità di nuove feste fu solenizzato il loro arrivo. Ad onorar questi principi colà comparvero gli am- basciatori dei principi d'Italia^ e papa
P s eie-
Z'^o Annali dMtalia Clemente vi spedì con titolo di legato il cardinale Francesco di Dietriclisteim. Do- veva egli secondo le istruzioni romane es- sere ricevuto sotto il baldacchino neir en- trare in Milano; ma vi si trovarono delle difficoltà , che non si poterono superare , essendoché il contestabile governatore di quello stato avea ricevuto ordine dal ve di non comparire in sì fatto onore alT ar- ciduca Alberto , e dovendo esso cardinale essere incontrato da esso arcidiaca^ questi perciò sarebbe restato fuori dal baldacchi- no; oltre all'allegarsi ancora, che negli stati di Spagna al solo re e alla rf^gina era riserbata cotale onorificenza. 11 cardi- nale , giacche era imminente la partenza di quei principi, non volle per questo de sistere dalla sua funzione : del che poi la corte di Koma mostrò non lieve disgusta di lui .
Arrivò dopo molto tempo in Fiandra esso arciduca colP infanta ; ricevuto coiJj giubilo universale da qnei popoli lieti di| aver ora principe proprio e presente, coni isperanza , che dopo gì' infiniti passati tra-i vagli avessero una volta a migliorare i; loro interessi . Gareggiarono insieme quel-i le città nella magnificenza delle feste pel; suo ricevimento. V arciduca— Andrea car-^ dinaie y rinunziato il governo di essa Fian-^ dra , se ne andò in pellegrinaggio, e nell'* anno seguente in Roma terminò i suoi| giorni • Ora il novello principe della FianH
dra
Anno MDXCiX. 23 r
dra Alberto non perde t$mpo a tron* care il corso a'd una guerra , mossa da al- cuni principi della Germania per eagion degli Spagnuoli , che aveano non solamen- te preso quartiere d' inverno nel paese di Cleves, ma ancora occupati alquanti luo- ghi di quella contrada. Sicché altri nemi- ci non ebbe egli da lì innanzi, che gli Olandesi . In Ungheria continuò la guerra coi Turchi , e ne riportarono molti van- taggi le armi cristiane. Diedero gli Un- gheri uua rotta ad un Bassa, che con tre- mila dei suoi andava a rinforzare il pre- sidio di Buda;, riportandone grosso botti- no di danari^ gi<>je , e cavalli. Tentò an- che il conte di Svv arzerabergh la stessa cit- tà di Buda . Essendogli convenuto ritirar- si ^ il Bassa di quella città uscì fuori per andare incontro ad un gran convoglio di munizioni da bocca e dTa guerra, che ve- niva a trovarlo ; ma caduto in una imbo- scata di Aiduchi , restò prigione^ e scon- fitta la sua truppa , siccome ancor quella del bassa di Bossina , accorsa in ajuto dell' altra. Kiuscì parimente al conte suddetto d' impadronirsi della città di Alba rega- le ; ma ritrovata troppa resistenza nella guernigion del castello , diede il sacco ad essa città, e poi la consegnò alle fiamme. Di maggior conseguenza fu un altro fatto. S'intese, che un grosso numero di barche turchesche, cariche di vettovaglie , artiglie- rie, e muuizioni da guerra^ era pel Da-
P i^ nu-
232 Annali d' Italia
tmbio indirizzzto all'armata d' Ibraìm Bas- sa . Circa 1600 imperiali^ spediti all' im- I provviso, trovarono quella flotta al lido; e dopo aver tagliata a pezzi la maggior parte della scorta^ tal bottino ne ripor- tarono, che la fama,, verisimilmente poo •in ciò veritiera, lo fece ascendere ad un millione di ducati d'acro. Affondata par te di quelle barche^ tutti allegri se ne tornarono i Cristiani al loro campo , con aver anche dipoi data una buona percos- sa ai nemici sotto di Agria: azioni tutte, che sconcertarono affatto ogni disegno dei turchi nell'anno presente . Non provarono già egual felicità cinque galee del gran du- ca di Toscana, le quali comandate da Vir- ginio Orsino^ corseggiavano nei mari di levante. Arrivate queste una notte all' iso- la di Chio , o Scio ^ sbarcarono trecento uomini , i quali valorosamente assalirono quella città. Tal fu lo spavento degli abi- tanti ^ che tutto abbandonato si rifugiaro- no al monte, suH' opinfione , che un nuvo- lo di Cristiani fosse venuto a visitarli . Ma fatto giorno scorgendo che si trattava di sole poche galee ^ con gran furia scese-; ro contra degli occupatori della città, dei quali , perchè a cagion del mare burasco- so stentarono a rimbarcarsi, tra uccisi e prigioni ve ne restarono più di cento col loro colonnello .
Grande strepito fece nelPanno presente inRoma^ e per tutta l'Italia, uà raro ca- so
Anno MDXCIX. 235
so di ribalderia, e insieme di giustizia. Abbondava Francesco Cenci nobile romano di ricchezze^ perchè avea ereditato dal padre più di ottantamila scudi di rendita annuale; ma più abbondava d"* iniquità. Il minor vizio suo era quello di ogni più sozza e nefanda libidine; il maggiore quel- lo di essere privo affatto di religione o Dal primo suo matrimonio ricavò cinque ilgli maschj , e due femmine ; niuno dal secondo. L/ inumanità da lui usata coi primi fu indicibile; non men bestiale trat- tamento ne provarono le figlie . Avendo la maggiore di esse fati© ricorso con me- moriale al papa , si levò d' impaccio y perchè fu forzato il padre a maritarla . iiestò Beatrice la minore in casa , e fatta grande e bella, soggiacque alle disordina- te voglie di chi T avea procreata , giac- ché le fece egli credere non peccaminoso un atto di tanta iniquità . Non si vergo- gnava il perverso uomo di abusarsi della Sglia su gli occhi della stessa sua moglie^ matrigna di lei . Dacché la fanciulla av- vertita della brutalità del padre ^ comin- ciò a ripugnare, si passò ad esigere col- le battiture ciò che con gV inganni sulle prime si era ottenuto. A sì miserabil vita dunque non potendo reggere la figlia , dap- poiché ebbe significato ai parenti i mali trattamenti del padre, senza ricavarne pro- fitto , animata dall' esempio della sorella , mandò un ben comporto memoriale al
pa.
i54 Annali d^Ìtaiìà
papa^ a nome ancor della matrigna. Fos» se questo o non fosse presentato, certo c,l che non ebbe effetto, e né pur fu ritro-| vato nella- segreteria^ allorché venne il| bisogno. Intanto ciò penetrato dal padre, i cagion fu, che si aumentasse la sua crn-l deità contro la moglie e la figlia , sino a^ ritenerle chiuse in alcune camere sotlol chiave . Portate allora queste dalla dispe-l razione, congiurarono la morte di lui rV;^ Non riuscì difficile ad esse ][ trarre nelJ medesimo sentimento Giacomo il maggiore ■ dei figli j, che avea moglie e figliuoli , per- chè anch' egli troppo si trovava tiranneg- j jgiato dal padre . Pertanto fu da due sica- | rj nella propria casa l'addormentato vec-i chio ucciso una notte , e congegnato sì fat- ; tamente il di lui cadavero in un ortaglie, ^ che parve accidentale la di lui caduta e ^ morte. Ma non permise Iddio, che si van- tasse di tanta felicità l'enorme delitto del \ parricidio . Scoperti e presi i rei cederono ] alla forza dei tormenti • ed avendo il pon- \ tefice Clemente letto tutto il processo, tosto ■ comandò , che fossero strascinati a coda di \ cavallo . E perciocché si mossero i princi- \ pali avvocati di Roma in difesa dei rei , j il papa alto alla mano negò loro di ascol- tarli. Riuscì nulladimeno al celebre Fari- naccio di ottenere udienza, e in un collo- quio di quattro ore tanto seppe dire delle j scelleraggini dell'ucciso, e degl' insoffribili torti fatti ai figliuoli ^ non per levare la
col-
Anno MDXClX. 23^ pa loro, ma per isminuire la pena^ che il santo padre si calmò non poco . e fer- mò il corso della giustizia . Già si spera- va , che fosse almeno in salvo la vita dei delinquenti , quando succedette in altra ca-- sa nobile un matricidio, per cui esacerba- to il papa, ordinò, che quanto prima si eseguisse la sentenza di morte contra di loro. Nel giorno ii di settembre del pré- sente anno nella piazza di ponte sopra eminente palco furono condotte le due don* ne con Giacomo e Bernardo fratelli. All' ultimo di essi, perchè di età di quindici anni, e perchè dichiarato non complice dal fratello prima di morire, fu salvata lavi- la, e restituita dipoi la libertà. Ebbero le donne reciso il capo; Giacomo a colpi di mazza restò conquisto. Tal compati- mento svegliò in cuore di tutti gli astanti questo sì tragico spettacolo col riandare r iniquità del padre, cagione 1 tanto di- sordine, e massimamente in considerare 1' età, la bellezza , e lo straordinario coraggio della giovinetta Beatrice, allor- ché salì sul palco ^ e si accomodò alla mannaja, the più e più persone cadde- ro tramortite. Altre non poche rimase- ro per r immensa folla del Popolo sof- focate, o stritolate , o raalconce dalle indiscrete carrozze . Corse la relazione di quest'orrido avvenimento per tutta l'Ita- lia, e fu accolta con differenti giudizj . Né lasciò anche il Farinaccio autentica
me-
23^ Annali d'Itai^Ia
memoria nella Qu, i2c. n. 172. de Homi- \ cidio j e nel lib* I, cons. LXVI. dove seri- ! ve, che se si fosse potuto provare la vio- \ lenza inferita daFrancesco alla figlia, questa i non si potea condannare alla morte, perchè j cessa di essere padre , chi si lascia tra- ! sportare a tanta brutalità. Ma come poter concludentemente provare atti tali , man- \ canti ordinariamente affatto di testimonj. ? ; Confessa nondimeno il Farinaccio, che co-? Illunemente si tenea per verissima qu^ir in- | fame azione, del padre. E se fosse stata fat- ' ta giustizia di lui, allorché per tre volte fu ^ messo in prigione a cagion del vizio nefan^ \ do , per cui si compose in ducentomila scu- | di, non sarebbero incorsi in così lagrime-! voi disavventura i figli suoi.
Anno di CrtSto 1600 , indÌ2.ione XIIL di Clemente Vili, papa 9. di Roj^oLFo II, iniperadore 25.
V-^elebrossi nel presente anno in Roma iBj giubileo , per cui la provvidenza di popos-i Clemente avea fatto ogni convenevole pre-^' parameuto di vettovaglia e di alberghi ^j affinchè nulla mancasse ai Pellegrini divo^^j ti , che ben si prevedeva avere da essere ] smisurata la copia di essi . Tali infatti si*! provò j, essendosi fatto il conto , che pressi so a poco tre milioni di persone forestie-J| fé in tutto V anno si portarono a Koma , |j
a par-
Anno MDC. 232
a partecipar il perdono e le consuete in- dulgenze delTanno santo. Nel giorno di pasqua si calcolò j, che si trovassero in quel- la gran città presso a dugentomila cristia- ni stranieri di varie nazioni. Ma laddove nei primi tempi , che fu istituita questa divozione , Roma senza molto scomodo raccoglieva le limosine dei tanti cristiani, che concorrevano , e faceva gran guada- gno delle sue derrate : in questi tempi la carità del romano pontefice, dei cardinali , e di tutto il popolo romano, mirabilmen- te sfavillò per le tante limosine fatte agli stessi pellegrini, e per l'ospitalità e cari- tà loro usata . Imperciocché il papa prepa- rato un palazzo in Borgo, quivi diede al- logio e vitto per dieci giorni a qualsivo- glia vescovo^ prelato, sacerdote^ e cheri- co_, che volle quivi albergare • e lo stes- so santo padre sovente si portava a visi- tarli , a lavar loro i piedi , e a serVirli alla tavola. Oltreacciò , dispensò egli in altre limosine da tre::entomila scudi , e fu in continuo moto per esercitar gli at- ti della sua carità e pietà a consolazio- ne di tanti divoti cristiani. Maravigliose cose fece V arciconfraternita della santissi- ma Trinità, istituita appunto per le ope- re di carità cristiana, perchè nel corsa di questo anno diede ricetto e vitto per tre giorni a circa ducentocinquantamila pellegrini, e in oltre a ducento quarantot- io compagnie forestiere^ ascendenti a cin-
quan-
158 Annali d' Italia
quantaq?aattromila persone. A servire co timiltà' e carità sì esorbitante còpia d gente straniera non mancò mai tutta lai nobiltà romana sì ecclesiastici , che secola-v! ri : Idcchè cagionava non meno stupore , che tenera edificazione a tante nazioni cristiane colà concorse . A proporaioné poi delle lor forze altrettanto fecero l'al-i tre arciconfraternite di Roma . In sommai tali e tante furono le opere di misericor^j dia e; pietà, esercitate in sì pia occasione' dal papa e dai romani ; tale V affluenza e il buongoverno dei pellegrini , fra' quali! si contarono anche dei principi e gran si-i gnori incogniti, come il duca di Baviera j\ e il cardinale Andrea d^ Austria ^ oltre ai? duchi di Farnta , e di Bar : che un simile | giubileo da gran tempo non s' era veduto |j e mai più non si vide dipoi . Vi concor-*^ sero ancora per curiosità sconosciuti moi-^ì ti Eretici^ i quali pieni di ammirazione.^ per sì grande apparato di cristiana pietà, j e massimaniente all' osservare tanta csem-^i plarità del papa, e dei sacri ministri , oh abbracciarono la fede cattolica , o giimii^ ai lor paesi distrussero le calunnie solite ai spacciarsi dai protestanti contro la santa I Sede, e contro la religion cattolica. Ne si j dee tacere, che avendo le acque _, che scen- j dono dalle colline di Rieti nel lago Veli- I no, ossia nella fossa Curiana, la proprie-' tà di pietrificare il fango ed altre materie, j si era venuta stringendo in tal maniera \
quel-
Anno MDCì' 239
quella fossa , che /restavano inondate le fertili campagne all' intorno . Papa Clemen- te vi applicò il rimedio con far di nuovo maggiormente slargar essa fossa , e fabbri- carvi anche un ponte: spesa, che ascese a settantacinque mila scudi . Nel presente anno terminato fu quel lavoro ^ come ap- parisce da una sua medaglia .
Da Margherita di Valols regina sua mo- glie non avea^ né sperava più successio- ne^ Arrigo IV re di Francia. Perciò si cer- carono ragioni^ e si trovarono nel prece- dente anno per disciogliere il loro sacro legame , consentendovi la stessa regina , che confessava d' averlo contratto per for- za. Portata la controversia davanti al pa- pa , dopo un serio esame restò dichiara- to nullo esso matrimonio . Tutta questa festa era principalmetite fatta dal re per desiderio e con disegno di sposare in ap- presso Gabriela d'Etrè, cotanto favorita da esso Arrigo, principe incredibilmente perduto negli amori delle donne , che dal volgo veniva creduto ammaliato da essa . Gli avea la medesima già partoriti due figli , Cesare ed Alessandro , che il re si figurava di poter legittimare, benché spu- r j , col susseguente matrimonio. Ma le uma- ne vicende vi providdero, perchè Gabriel- la vicina al parto nel dì io di aprile dell* anno antecedente presa da una fiera apo- plessia terminò i suoi giorni con infinito dispiacere del re , e forse non senza dice- rie
]
240 Annali d' Italia
ne del popolo. Si rivolse pertanto Arrigo a cercare una più convenevol moglie, e| Ferdinando gran ducei di Toscana seppe I prevalersi della congiuntura , per promuo- ; vere a quelle nozze regali Maria de* M(^- \ dici , figlia del già gran duca Francesco J suo fratello. Condotto a fine questo trat- tato , nel giorno quinto di ottobre fu spo- sata in Éirenze questa principessa a nome del re dal signor di Bellegarde suo am- | basciatore , eseguendo le funzioni della i chiesa il cardinal Pietro Aldobrandino ni- \ potè del papa , colà spedito apposta con i titolo di legato. In magnifici ^olazzi si ' spesero poi i seguenti giorni , finché nel \ di 13 d'esso mese la regina accompagnata \ da Cristina di Lorena gran duchessa sua { zia , da Leonora duchessa di Mantova , • sua sorella maggiore , da Virginio Orsino ] dufà di Bracciano j e da una fioritissima ; corte, andò ad imbarcarsi a Livorno nel- i le galee del papa, di Toscana, e di Mal- \ ta . Approdò essa a Marsilia nel dì tre \ di novembre, e passata dipoi a Lione , \ quivi aspettò il re , affaccendato nella^ j guerra col duca di Savoja . Giunto egli \ alla stessa città nel gio^'no nono , la regi- na ben istruita dal saggio suo zio gran duca, se gì' inginocchiò davanti. La solle- vò il re con abbracciarla e baciarla ; e perciocché il cardinale Aldobrandino a ca- gion della guerra suddetta era ito a Sciam- bery , fu chiamato colà, ed assistè alla
so-
I
Anno MDC. 241
solennità eli quelle noz-ze , che furono be-* nedette da Dio , con aver la regina da li a dieci mesi partorito al re un Delfi- noj che fu poi Lodovico XIIL re di Francia . Abbiam detto insorta guerra fra esso re Arrigo^ e Carlo Emmanuele duca di Sa- voja . Era stata rimessa nel pontefice la decisione della controversia sopra il mar- chesato di Saluzzo 5 che già vedemmo oc- cupato dal duca, ma preteso dal re _, co- me dipendenza del dfclfinato . Spediti nelT anno precedente i ministri del re e del duca a Roma , sfoderò ciascuna delle par^ ti le ragioni, credendo^ giusta il solito , migliori le sue. Ed era veramente imbro- gliato r affare per varj atti dei passati mar- chesi in favore ora della Savoja , ed ora della Francia . Fu proposto dal papa^ che si depositasse in sua mano quel marche- sato : dopo di che egli giudicherebbe. Per- chè spedito al re questo progetto fu ac- cettato, il duca s'insospettì di essere pre- so in mezzo ; e perchè lasciò traspirar questo suo sospetto , il pontefice non sof- ferendo, che fosse messa in dubbio la sua onoratezza , rinunciò al compromesso , Pensava il duca di poter egli riuscir me- glio in questo affare, trattandone a dirit- tura col medesimo re, giacché niun prin- cipe viveva allora , che si potesse ugua- gliare nella prespicacia dell' ingegno , e nella vivacità dello spirito a Carlo Emma- nuele , siccome confessò chiunque il conob- ToM. XXJV. Q be-
^42 Annali d'Italia
he e praticò. Sul fine dunque dell'anno an- tecedente passò egli in persona a Parigi con accompagnamento nobilissimo; e quantunque !il re avesse ordinato , che gli fosse compar- tito ogni possibil onore , pure egli supe- riore alle formalità^, lasciati indietro i suoi, quasi solo e di notte a cavallo per le po- ste arrivò a trovare il re , da cui fu rice- vuto con ogni sorta di stima. Sì da lui col re , come dai suoi ministri coi deputati del re , lungamente si trattò ; ma con tro- varsi inespugnabile il re, pretendente pri- ma la purgazion dello spoglio , e che poi si conoscerebbono le ragioni . Tuttavia coli' interposizione del Calatagiro^a ministro del papa , già dichiarato patriarca di Costan- tinopoli^ si ottenne, che il re accettereb- be una compensazion di Stati in vece di Saluzzo , cioè il principato chiamato di Bressa con altri luoghi^ fra' quali Pinero- lo. Fu dato al duca il tempo di tre mesi a risolvere .
Pretendono alcuni storici ^ che il duca di Savoja in quella occasione proponesse al re r acquisto del ducato di Milano ( cosa da non credere sì facilmente ) e tutti poi convengono in dire , eh' egli intavolò delle trame col maresciallo di Birone contra del re. Infatti lo stesso Guichenone^ storico della real casa di Savoja^ non ha avuto difficol- tà di confessarlo, stante l'avere il duca trovato in quel maresciallo un uomo super- bo, che sparlava del re, come di un gran- de
Anno MDC. 245 ./
ie ingrato ai rilevanti servigj suoi .11 cardinal Bentivoglio, fondato in una. rela- zione del cardinale Aldobrandino^ scrive essere andato il duca in Francia col fine principale di secretamente ordire e con- chiudere quella congiura contra del re Arrigo. Tornato egli ai suoi Stati , dopo aver lasciato nel re e in tutta la corte di Francia un gran concetto del suo mira- bil talento, dtlla sua liberalità , della sua destrezza è affabilità, restò un pezzo ir- resoluto ; e o sia perchè non sapesse ac- comodarsi ad alcuna delle condizioni pro- poste y o perchè fosse dietro a tirare il re di Spagna , e il conte di Fuentes , go- vérnator di Milano, alla propria difesa ; o prchè manipolasse degli imbrogli^ sic- come principe di alte macchine, e di va- sti pensieri : lasciò spirare il tempo dei tre mesi convenuti . Allora il re Arrigo mosse le armi sue sotto i marescialli di Lesdiguieres, e Biron, che s'impadroni- rono di MonmelianOj Sciambcry. e di tut- ta la Savoja ^ prima che terminasse Tan- no. Intanto il pontefice non men per pro- prio istinto , che per le sollecitazioni dell' ambasciatore di Spagna, s'interpose perla pace, e diede per* questo pressanti ordini al cardinale /ddobrandino suo nipote, il quale già abbiam veduto passato alla cor- te del re Cristianissimo. Se ne trattò vi- vamente per tutto il verno, e ciò che ne avveniss»'; , i riserbato all'anno seguente-;
Q 2 Un
144 A N ^ A 1 1 d'ÌT ALt k I
Un bel servigio fece il re Arrigo in que- I sti tempi ai Genevrini, per divozione prò- ì babilmente alla lor pecunia; perchè aven« j do egli preso in Savoja il Forte di s. Cat- | terina , cioè una spina , che stava negli l occhi di quella città ^ patriarchessa degli ) eretici , ordjnò , o permise , che si de- i melisse : risoluzione, che sommamente^ al* terò l'animo del legato apostolico ; e po- co mancò , che non andasse per terra tutto il quasi compiuto negozio della concordia. Mi darà licenza il lettore , che io va- da brevemente ora accennando gli affari della Fiandra e dell'Ungheria, perchè in fine assai condottieri , ufiziali , e milizie italiane , ebbero parte anch' essi in quelle guerre . Un bel regalo della buona fortu- na parea all' arciduca Alberto V acquisto fatto della Fiandra ; ma gli restava una dura pensione^ cioè la guerra tuttavia vi- va con gli Olandesi , assistiti dalla regi- na d'Inghilterra. Non ommise 1' impera" dorè Rodolfo di spedire ambasciatori a fin di smorzare sì lungo incendio in quelle parti , e seguirono eziandio molte confe- renze y ma in fine le cose restarono nel piede di prima. Trovavasi intanto 1* ar- ciduca sprovveduto di quelT importante ingrediente, senza di cui chi vuole far guerra contra di chi può resistere, può aspettarsi ogni sinistro evento. Per man- canza appunto di pagh©^ si ammutinarono in parte le milizie Spagnuolc , e V esem- pio ^
Anno MDC. ^45
pio loro si trasse dietro ancor quello del- le Italiane . Profittò il conte Mauri- zio di Nassau di questo disordine , e s' impadronì di Vaflhendonch , e del for- te di Crevacuorc , e poi di quello di sani' Andrea . Uscito di nuovo in cam- pagna nel mese di giugno ;, inaspettatamen- te andò a mettere V assedia a Neopurto. Avendo V arciduca trovata maniera di ammacsar gli ammutinati , si mosse per dar battaglia al Nassau , che in questi tempi godeva j, e con ragione, il concet- to di essere uno dei più prodi, e speiti generali di armata . Perchè la cavalleria dei cattolici sulle prime si disordinò, e rovesciossi addosso alla fanteria , andò sconfitto tutto r esercito dell' arciduca , con perdita della* gente più fiorita e ve- terana . Vi perirono ^ o restarono prigio^ ni molti ufiziali di cooto , e fra gli al- tri Italiani morti il cardinal Bentivoglio vi conta un suo fratello , e uc Nipote , giovani amendue di venti anni . Con tut- ta nondimeno questa gran percossa , es- sendo riuscito ai cattolici d'introdurre di- poi un soccorso di gente ^ e di viveri in Neoporto , ri Nassau fu obbligato a ri- tirarsi da queir assedio . Federigo Spi- nola , che con quattro galee rondava per quei lidi , ed avea già recati non pochi danni all' armata Olandese , continuò ad infestar la lor gente imbarcata, mentre si ritira va*io ,
^4^ Annali d' Italia In Ungheria continuò la guerra coi Tur- chi , e il pontefice mandò danari in soc- corso dei cristiani. Fu anche chiamato | colà da Mantova don Ferrante Gonzaga , siccome persona celebre per suo valore e per la sua sperienza militare ^ e dichiara- ; to governatore dell' Ungheria superiore . Perchè mille tra Valloni e Francesi si ; trovavano di presidio in Pappa, né potea- i no aver le paghe , giunsero a tanta viltà \ e perfidia , che venderono quel fòrte luo- j go ai Musulmani . Ciò riferito ai capita- i ni Imperiali, volarono a cignere d'asse- dio quella piazza , e con sì frequenti as- salti la tempestarono , che ducento Fran- cesi ivi restati presero la fuga di notte ; ma scoperti furono tutti parte uccisi , e i parte fatti morire, dopo averli straziati \ con inuditi tormenti . Fu assediata dai \ Turchi la città di Canissa , e tentò bene ; il duca di Mercurio generale delle armi cesaree di soccorrerla ; seguì ancora un j caldo conflitto con essi; ma di più far non j potè, perchè poco era ubbidito dai capita- l ni . Nel ritirarsi da quei contorni , ebbe \ egli nella retroguardia una fiera spellaza- l ta dai Tartari, con perdita di molta gen- ^ te, cannoni, e carriaggi. Perciò Canissa , i (dianzi creduta fortezza inespugnabile , cad- \ de nelle griffe degl' Infedeli. Nel maggio ^ di questo anno seguì V accasamento di Margherita Aldobrandina pronipote del papa in età di tredici anni con Ranuccio
duca
ii N N o Mbc. 247
duca iiVarrm^ venuto per questo a Roma.' Non parve ad alcuni sì riguardevole alle- anza assai conforme alla moderazione fin- quì mostrata dal pontefice verso dei suoi , ne al decoro della casa Farnese . Certa- mente non riuscì felice , perchè non aven- done ricavati quei vantaggi , che sperava , ne seguirono disgusti,, l'amore si conver-^ ti in odio^ la stima in disprezzo , efinal« mente la parentella in aperta nemicizia : accidente^ che secondo il cardinale Benti- voglio , perturbò il papa stesso , in manie- ra, che per^ opinione comune, e tanto pili presto ^-e con tanto più lamentevol esito ^ nè seguì alfin la sua morte .
Anno di Cristo iGoi, indizione XIV<. di Clemente Vili;, papa 10. di RoDOT^Fo II j imperadore iS.
X anto finalmente si adoperò il cardinal Aldobrandino , che nel dì 17 di gennajo del presente anno gli riusci di far segnare la pace in Lione ai plenipotenziarj del re Cristianissimo , e del duca di Savoja . Consistè la sostanza dell'accordo in que- sto, cioè che il re Arrigo rilasciava in pieno potere e libero da ogni pretension della Francia il Marchesato di Saluzzo eolle città e castella di Cental^ Demont , e Roccasparaviera; e all'incontro il duca rilasciava al re in tutta proprietà il Bu- gey, Valromay, e Gex colle rive del Ho-
Q 4 da-
J4?^ Annali d' Italia o da Genevra fino a Lione ^ alla riser- va del ponte di Gresin, con rendergli an- che la città , Castellania , e torre del pon- te di Casteldelfìno. Pretese dipoi il du- ca , che i ministri suoi avessero oltrepas- sato le misure del mandato , e si mostrò per qualche tempo renitente alla ratifica- zione , probabilmente perchè pasciuto di speranze dal governator di Milano, che era dietro a mettere insieme una podero- sa armata . Forse ancora il ritenevano cer- ti maneggi per far ribellare la città di Marsilia, che poscia andarono in fumo . Ma in fine trovandosi egli burlato dagli Spagnuoli , sottoscrisse l'accordo. Il bello fu, che in esso il duca si pretese grave- mente pregiudicato , perchè il paese da lui ceduto era di molto superiore in am- piezza e in rendite al marchesato di Sa- luzzo , e si dichiarò mal soddisfatto del cardinale , che avea in certa maniera for- zati i suoi ministri a sottoscrivere . All' incontro non pochi dei politici Francesi , e massimamente il cardinale diOssat, non sapeano digerire, che il re avesse, per mira di un vii guadagno , perduta la chia- ve ossia la porta d'Italia, quale appunto era Saluzzo : locchè tornava in troppo van- taggio del duca e degli Spagnuoli . In somma si dicea : Che il re avea fatta una pace da duca , e il duca una pace da re . Che il re avea trattate da mercatante ^ e il duca di Savoja da principe. Scontentissimi an- co-
Anno MDCI. 249
cora si mostrarono di questo accordo i Veneziani e il gran duca , al veder chiusi i passi da lì innanzi ai soccorsi della Fran- cia ; e fu detto ^ che esibirono grosse somme di danaro ;, per disfare il già fatto. Ma il re , che voleva oramai riposare , e goder le delizie del suo regno ^ non ne volle sen- tir parlare. Ed all'incontro il duca, tut- toché declamasse contro di una pace com- perata sì caro , pure ebbe di che consolar- si , per aver cacciati di là dai monti i Francesi, i quali in tanta vicinanza di 5a- iuzzo non gli lasciavano mai godere , per così dire , un' ora di tranquillità nei suoi stati d'Italia. A lui pareva sempre di udi- re il tamburo di carmagnola^ fortezza di quel marchesato, troppo vicina a Torino. Non ostante la pace suddetta ; parve strano ai principi d'Italia, e spezialmente alla re-pubblica Veneta , che ne il duca Carlo Émmanuele disarmasse , e molto meno lo facesse don Pietro Enriquez con- te di Fuentes , governator di Milano , il quale anzi ogni di più facea massa di gen- te in quello stato, credendosi, che ascen- desse queir armata a trentamila combat- tenti _, cioè a quattromila Svizzeri , otto- mila Tedeschi , altrettanti tra Napoletani e Spagnuoli , seimila Lombardi , duemila cavalli leggieri , oltre agli uomini di arme, con gran preparamento di artiglierie^ mu- nizioni, e carriaggi. Essendo in concetto il conte di Fuentes di cervello torbido ed
in-
^50 ÀNMALI D'ÌtàLÌjI
inquieto, nacque gelosia in tutti i confi- nanti ; e perciò i Veneziani fra gli altri fecero uno non lieve armamento in Terra- ^rma , e un preparamento di molte ga- lee. Ma ossia , che sventasse in Francia 1 la mina fabbricata dal conte contro Marsi- i lia con intelligenza del duca di Savoja , o \ che per V impresa d' Algieri , e per dar \ soccorsi alTimperadore in Ungheria , e ali* ; arciduca in Fiandra ^ si fòsse raunato quelT ; esercito : continuò dipoi la quiete in Ita- \ lia. Furono inviati in Ungheria i fanti! Tedeschi, e spedito in Fiandra un terzo , ossia reggimento di Spagnuoli, con altri j tre d* Italiani. Quanto ad Algieri, di cui j poco fa dicemmo una parola, un certo ca- ; pitan Rossi Francese _, ben pratico di quel- ^ la città^ nido nefando di Corsari nemici \ del nome cristiano, dipinse a Giannandrea ] Dori a , generale della squadra reale diGe- ; nova , così facile il sorprenderla nei mesi \ caldi 5 che gli fece nascer voglia di sì bel- j la impresa . Mandato lo stesso Rossi alla \ corte del re Cattolico , ebbe dipoi il Doria 1 ordine di accudirvi, e furono spediti ordini ] a Napoli , Sicilia , e Malta, perchè tutti al- j léstissero i lor legni senza sapersi per dovej ] e il conte di Fuentes inviò molta fanteria i ai lidi di Genova per imbarcarla . A Ma- j jorica nel dì 19 di agosto fu fatta la ras- ; segna , e si trovarono galee settantuna , \ fra le quali ancor quelle di Spagna , del j papa^ di Genova, di Toscana, e del duca i
di i
ANNO MDCI. 251 .
di Savoja. Il numero dei soldati passava i diecimila, senza i nobili venturieri, che in gvan copia vi accorsero, e fra essi y coir accompagnamf^nto di' molti cavalieri e soldati, Ranuccio duca di Parma, e Virginio Orsino duca di Bracciano . Così beir apparato , ossia questo gravido mon- te andò poi a terminare nella nascita di un sorcio. Unitasi e mossassi per v^ iilconvenienti troppo tardi questa flotta , comparve nel dì 30 del mese suddetto al- la vista di Algieri . Ma eccoti sorgere un vento contrario da Levante , che mise in conquasso 1^ navi , e cacciandole a Ponen- te , fu forzi ritornare a Majorica , dove pervennero nel dì tre di settembre • Que- sta disavventura, e l'aver gli Algerini scoperto il disegno dei cristiani , fece prendere al Doria la risoluzione di scio- gliere r armata , e di desistere da ogni altro tentativo . Benché non mancassert» a lui buone ragioni di così operare^ pure non ischivò le dicerie e i morsi di chi de- siderava e sperava esito migliore dì quell' impresa.
In Fiandra , ja che fuj-ono pervenuti colà i soccorsi spediti dalT Italia, e fatte varie leve di Alemanni e Valloni , 1' arci- duca Alberto pensò ad uscire in campa- gna . Fu prevenuto dal conte Maurizio ge- nerale degli Ollandesi^ che andò ad ac- camparsi intorno alla città di Rembergh , e «ominciò a batteri^. Fu consigliato l'ar-
ci-
152 Annali p'Italia i
cidiica d'imprendere T assedio di Ostando , ^ città marittima di somma importanza ^ peri fare una diversione ai nemici, e fu ese- ! guito il disegno. Ma non lasciò per que-J feto il Nassau di proseguir gli approcci , e ' le mina sotto Rembergh , e di obbligar ;j quella piazza nel dì ultimo di luglio coni patti onorevoli alla resa . Erasi intantoi dato principio dai Cattolici alle offese^ centra di Ostenda con un assedio, che riu-^ sci una dei più ostinati e memorabili, ch€« si abbia la storia^ descritto vivamente dal-^ la felice penna del cardinal Guido Benti-! voglio. Convenne fabbricar forti intorno aii quella città, alzare argini, e disporre batH terie per impedire i soccorsi di mare , ij quali nondimeno niai non si poterono visfrl tare. Sul fine di dicembre dato fu un ge?i aerale assalto alla città, ma se gran bra vura mostrarono, gli assalitori , lUaggior^ ancora si trovò la resistenza dei difensa ri , dimodoché molto sangue sparsero primi, ed altri rimasero seppelliti neli' a© que per le cataratte aperte dai nemici Assediò poscia il conte Maurizio Boisle^ due; ma inteso, avvicinarsi una gross; banda di fanti e cavalli, spedita dall'ar; ciduca, giudicò/ più sano partito il ritirai^ si ai quartieri d'inverno. Durando più eh» mai la guerra Turchesca in Ungheria Transilvania, Stiria, e Croazia, V arcidw ca Ferdinando fxe di calde ist::nze d' aju to a ^apa Clemente , a Fillp])0 III re d
Spa*
Anno MDCI. 255
Spagna , e a tutti i principi ò* Italia . Il pontefice , nel cui cuore lo zelo della Religione era uno dei primi mobili , gli spedì un corpo di ottomila soldati Ita- liani, dei quali dichiarò capitan generale Gian-Francesco Aldobrandino suo Nipote . Seimila tedeschi vi mandò il re di Spagna . A quella danza ancora accorsero in gran copia nobili venturieri d'Italia. Sopra gli altri vi andò Vincenzo duca di Mantova con una magnifica comitiva , il quale fu dichiarato vicegerente del suddetto arci- duca generalissimo. Ascese quell'esercito a ventitré mila pedoni , e quattromila e cinquecento cavalli , che passarono all' as- dio di Canissa , dove trovarono chi era di- sposto a perdere la vita più tosto che ce- dere quella fortezza. Si riduce quel pre- sidio sino a mangiare i cavalli , finché so- pragiunto il novembre con gravissimi fred- di ^ convenne levar l'assedio , e fare una ritirata _, che parve più tosto una vergo- gnosa fuga . Per tale sventura buona par- te dei soldati italiani malconci se ne tor- narono in Italia , colla magra scusa di es- sere mancato di vita per malattia l'Aldo- brandino loro generale , la cui motte af- flisse non poco il pontefice suo zio. Fu poi la di lui memoria onorata dal senato e popolo romano con una iscrizione posta in Campidoglio .
Non andò cosi in altra parte dell' Un- gheria. Il duca di Mercurio quivi genera- le
254 AnnaIid' Italia. le spidse le sue g^nti all' assedio di Alfrà ! Regale^ e a forza di armi s' impadroni ^ dei borghi 6 della città . Rifugiatisi nel : castello i Turchi, poco v'ebbero di ripo- i so, perchè da lì a quattro giorni furiosa- i mente vi entrarono i Cristiani , e misero \ a fil di spada chiunque si oppose , e poscia ^ a sacco le case. Non aveva il duca più di ; ottomila soldati , ed ecco comparire 1' \ esercito Turchesco di trentamila persone, \ già disposte per soccorrere quella città , ] che l'attorniarono con isperanza di ricu- \ perarla. Uscì il valoroso duca ^ e diede loro una rotta coli' acquisto di quàttordi- | ci pezzi di artiglieria . Non cessarono petH questo i Turchi di strignere quella città- ; coi rinforzi venuti loro da varie parti ;àj ma il duca sempre vittorioso in altre sus-» ! seguenti azioni li costrinse iu fine ad ab- : bruciar gli alloggiamenti, e a ritirarsi itiM fretta. Essendo ancora nell'anno presente i uscito di Agria quel Bassa con diecimila ; Musulmani , in vece d' impadronirsi di \ Toccai , come era il suo disegno _, ebbe- ^ una rotta da Ferrante Gonzaga generale' J cesareo, e fu inseguito sino alle porte di ^ Agria. Gravissime molestie e danni area--i no patito negli anni addietro i Venezia- l ni per le insolenze degli Useochi, che tut- ] ti gente di mal affare, ed abitanti in quel | di Segna , con essere divenuti corsari nell* ' Adriatico, infestavano e spogliavano quan- \ ti legni cadeano in loro mani. Ne avea i
fat- 1
Anno MDCI. 2^5
fatto gravi doglianze col senatoveneto I0 ^jjjpso gran Signore, giacché anche ai /sud- suoi si stendeva la rapacità di que' oli ; ed ancorché a reprimere la lot danza esso Senato avesse più volte spe-^ è galee ed altri legni ^ pure quei ma- ■ fandrini mille vie trovavano per continua- nte r infame lor mestiere. Poco potea stare a vedersi nascere un'aperta guerra fra la (casa d* Austria , ne' cui stati coloro alber- gavano , e la repubblica veneta , quando il tcitefice e la corte di Spagna , che più te aveano interposti i loro ufizj per in- rre T imperadore e l'arciduca Ferdinaa- 'do, acciocché si rimediasse a questi di- :sordini , rinforzarono le lor premura, di iitianiera che la corte dell' imperadore man- dò ordini rigorosi a Segna, affinchè fosse- ro puniti i capi di quei masnadieri ^ e le lor famiglie trasportate ad abitar lungi dal mare, per torre loro la comodità di ulteriormente esercitare la piraterìa* Con ciò fu creduto in Venezia , che fosse tor- nata la quiete dell' Adriatico . Ma non an- dò molto^ che si avvidero , pullular troppo facilmente Iemale erbe, quando non sono sradicate. Anche i nostri stessi tempi han talvolta veduto essersi dagli Uscochi d'al- lora tramandata ai lor posteri T inclinazione al dolce mestier di fabbricar la propria for- tuna colle miserie degl'innocenti . Ma per- chè nello stretto campo di questi Annali non capiscono sì minuti avvenimenti , io
nul-
25^ Annali d'Italia
nulla eli più ne dirò . Nel dì 27 di set- \ tembre la regina Ilaria partorì al re Ar- \ rigo IV, un Delfino^ che fu poi Lodovico = XIII re di Francia : per la qual nascita j non si può esprimere l'allegrezza di tut- l to quel regno , anzi di tutta la Cristiani- \ tà. II re andando tosto alla chiesa, per \ renderne grazie a Dio , si trovò in sì gran \ calca^ di gente, che vi perde il cappello . \ PjeJchi dì prima, cioè nel dì 22. del Mese J suddetto, nacque in Ispagna al re Catto- \ lieo un' infanta , a cui fu posto il nome di ] Anna y Principessa, che col tempo diven- l ne regina di Francia per le sue nozze coVj prefato Lodovico XIII. Vennero in questV j anno a Roma due ambasciadori del Sofi,. ■ o sia re di Persia , Scia Abàs , principe \ di gran mente. L'uno era Persiano, Tj altro Inglese , spediti per incitare il papa 1 e gli altri principi Cristiani ad una Lega'i e guerra contro il comune nemico , non i mai sazio di slargar le sue fimbrie; esi- j bendo a questo effetto tutte le forze della.; Persia, e la libertà ài Cristiani di com-J merciar nel loro paese, e di fabbricarvi, J anche delle chiese . Furono con ogni di- • mostrazione di onore accolti, magnifica-;^ mente spesati e regalati dal papa. Fecero j questi ambasciatori delle cose ridicolose^ in Roma , disputando sempre fra loro, e j venendo alle mani per la preminenza, che'l ognun di essi pretendeva . Ma non si sep- J pe , qual risposta e risoluzione riportasse- i
ro
A ji N o MDCr. 257
roacasa. IlpoHteficesapea, qaal poco capi- lale si possa fare di somiglianti progetti di he con gì' infedeli , e coi Cristiani stessi .
^S
" Anno di Cristo 1602 , indizione XV. di Clemente Vili, papa ii. di Rodolfo II, iniperadore 27.
«^omma pace si godè nell' anno presente in Italia , senonchè nella Garfagnana , pro- vincia del duca di Modena, posta di là dair Appennino , e contigua ai Lucchesi , per liti private di confinanti , si venne air armi . Era essa stata posseduta per qualche tempo da chi signoreggiava in Lucca , poi neir anno 1429. passò sotto il dominio degli Estensi . Ancorché fosse- ro succedute chiare convenzioni dippoi fra i diTchi di Ferrara e i Lucchesi per quelle teie- re , pure non si eramai spento in essi Luc- chesi il desiderio di ricuperarle. Trovato il pretesto suddetto, cominciarono le ostilità ^ i saccheggi . Fecero quanta resistenza potè tono i Garfagnini^ gente valorosa, finché da Cesare duca di Modena fu spedito in loro ajuto il marchese Ippolito Bentivoglio suo generale con alquante migliaja di soldati Lombardi , i quali a più doppj compensa- rono i danni sofferti col mettere a sacco non poche terre Lucchesi . Quindi impre- se il Bentivoglio T assedio della forte ter- ra di Castiglione , che avrebbe forse cedu- to, se i Lucchesi con ricorrere al conte di Tom. XXIV. R . Fuen^
25S Annali d' Italia Fuentes governator di Milano, non V avei^\ sere mosso a spedire colà it marchese Pir-' IO Malvezzi, che fece dtporre le armi, ei'! rimise ài tribunale cesareo quella contro- 'i versia . Sul fine poi dell' anno, e nella not-j te del di 22 di dicembre , Carlo Emma^ \ miele duca di Savoja fece un tentativo > che diede molto da discorrere ai curiosi . Non aveva egli mai disarmato _, né se ne ! sapea il perchè. Il disegno suo era di ri-*! cuperar la città di Ginevra , già ribellata! ai suoi maggiori. Fece l'industrioso prin- i cipe fabbricare a questo effetto grats copiai! di scale, sì artificiosamente composte y chtfj si pjoteano allungare , è raccorciare, d! portare a schiena di muli. Si erano accor-^ tamente scandagliati i siti, esaminata ìàì poca vigilanza delle sentinelle , e fatti corià gran segreto marciar mille e duecento sol-' dati scelti , ai quali tenne egli dietro in-^ cognito. Data fu la scalata alla città, é^ vi entrarono felicemente trecento uominiji ma non essendosi potuto guadagnar porta i alcuna y ed essendosi lungo tempo combat- 1 luto da quei dì dentro e di ^ fuori, neces-i sari© fu il ritirarsi con perdita di cinque- j cento persone dalla parte del duca. Moti- i vo ancora di grandi ragionamenti tanto : ttegli anni precedenti , che nel presente . ' fu la; scena del finto Sebastiano re di Por- ^ togallo . Capitò a Venezia sul fine del 1568, un uomo, che si spa:cciava per quel- lo stesso principe, che già vedemmo per-
du-
, Anno MDCII. 259 ,
itilo n'alia guerra fatta in Affrica contro i M*-'riiT:ì 157S. Si assomigliava costui al ve- to Sfcb-.stiano nella statura , età , e linea- jnenti del volto. Diceva, di essere ritnaàtò schiavo sconosciuto dei Mori : che miraco- losamente si era dipoi salvato ; e che per ìà vergogna di quella sì sconsigliata spe- dizione, costata tanto sangue ai Portoghe- si , era andato vagando per varj paesi , ed ora solamente essersi dato a conoscere eoo pensiero di riavere il suo regno = Kaccon- tava molti detti e fatti di quel tempo ;, e t arj segreti maneggi tenuti col senato Ve» heto: cose tutte ^ che a primo aspetto ac- creditavano la sua, persona 5 dimodoché va- rj Portoghesi in Venezia il tennero fran- camente per quel desso» Per le istanze de- gli Spàgnuoli fu costui messo prigione in Venezia^ e vi stette per tre anni. Ma perchè a cagion di ciò in Portogallo na- scevano ogni dì dei movimenti 5 e le di- cerie erano senza fine : il senato Veneto senza voler decidere, il lasciò nel presen- te anno in libertà, con dargli libando dai suoi stati . Travestito da frate domenicano passò egli in Toscana cori disegno d' im- barcarsi per Lisbona ; ma scoperto^ venne per ordiue del gran duca Ferdinando car- cerato ed inviato a Napoli , dove come udi impostore fu ignominiosamente sopra uii •asinelio menato per le piazze e strade, e foi condennato al remo . Mólti il créde- tOilo un ardito Calabrese^ che sapèa bed
t{ 2 iap-
s6o Anna lì d' Itali X" yappresentare il personaggio. Poscia con- dotto in Ispagna ( altri dicono a Lisbona) terminò, non si sa come,, la sua vita in ! una prigione. Sparlarono forte del gran i duca i Portoghesi, ed uscirono mordaci i scritture, che sempre più diedero a cono- \ scere V implacabil odio di quella nazione l contra degli Spagnuoli . Altri esempli di ] somiglianti scene si leggono nelle Tecchie \ storie, con essere nondimeno terminata! sempre la fortuna di questi veri o finti ri- I suscitati principi in un capestro. \
in Fiandra continuò 1' ostinato assedia \ di Ostenda , impreso d^^lV arciduca Alher- \ to ; e perciocché il conte Maurizia non I seppe trovar maniera di frastonarlo per ' terra ^ tuttoché vi si avvicinasse con gran- ] di forze^, voltò le sue armi contra la for- j te terra di Grave . Trincierò egli sì forte j il suo campo ^ che indarno tentarono i \ cattolici di portarvi soccorso: il perchè fu j costretto quel presidio alla resa con patti ] onorevoli . Passato intanto alla corte èì \ Madrid Federigo Spinola , con rappresenta- ] re i bisogni della Fiandra , ottenne che alle 1 sei galee da lui comandate se ne aggiugnes- j sero otto altre: giacché si era alle pruove-^ conosciuto, quanto giovassero sì fatti legni ; per infestar gli Ollandesi . Se ne cavò poi ì poco profitto. Ma riuscì bene di grande im- j portanza e frutto Pavere in oltre impetra- i to che il marchese Ambrosio Spinola suo fra^j j tello maggiore , uomo di gran senno , fa* j
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Anno MDClì. zÉx
fcésse nello stato di Milano la leva di ot- tomila fanti e Con questa gente in fatti sul principio di maggio s' inviò il Mar- chese alla rolla d-iia Fiandra^ e giunto a Gante 5 dove era i' arciduca , in tempo ap- punto di sommo bisogno^ cominciò a far conoscere ^ quanto vagliano le teste italia^ ne nel comando delle armi . La Francia in questo anno vide la tragedia di Carlo Ma- resciallo duca di Birone^, cotanto beneme- i"ito in addietro del re Arrigo IV pel suo Valore 3 ma divenuto poi traditore per la sua incontentabil superbia . Si propalarono le sue intelligenze con gli Spagnuoli e col duca di Savoja in pregiudizio della coro- na di Francia ; cpperò fu condennato a lasciare il capo sopra tan palco . Di più non occorre , che ne dica io . Sul princi- pio ancora di questo anno mentre Filippo^ Emmanuele duca di Mercurio , della casa di Lorena passava verso la Francia , per far leva di gente in servigio dell' impera- dore^ colto da una malattia nella città di Norimberga, dopo avere ottenuto da quei jprotestànti il permesso di poter prendere il santissimo viatico dei cattolici , termi- co il corso del suo rivere : perdita di gran conseguenza per gli affari dell' Ungheria , dove il solo suo credito si contava pel meglio di un' armata . Male in fatti passa- rono gli affari nella guerra coi Turchi dei presente ann© ; imperocché assediata ò^ quei barbari la città di Albaregalè, infe-
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262 Annali d' T t a l i 4 licemente di nuovo tornò alk loro mani o Impadronironsi bensì i Cesarei della città di Pest in faccia a Bada , con aver vaio- i rosamente preso e fracassato il ponte sul | Danubio, che congiungeva l* una all' altra | città. Si applicarono ancora a l'espugnazio» i ne di Buda stessa ; ma accorso con forte i esercito il Bassa Turchesco per soccorrere! gli assediati, obbligò i cristiani a ritirar- j si di là, e contentarsi del solo acquisto di j Pest. Guai se il gran Signore di questi: tempi 5 cioè Maometto III. non fosse stato i signoreggiato dalla lussuria , dapoccagine j,^ ed avidità dei piaceri; cose^ che il diver-j tivanodalP attendere seriamente alla guerra:; gli affari dei cristiani in Ungheria si sareb* ■ bono trovati in pessimo stato. Mancò poi- di vita neir anno seguente esso Maometto,,] ed ebbe per successore Acmet suo figlio ej
Anno di Cristo 1603, indizione I. di Cleme.\te Vili, papa 12. di KoDOLFo II 3 imperadore 28,
A ornarono in questo anno ancorai Lucchd^^ a muovere guerra alla Garfagnana del duca^ di Modena^ col mettere a sacco un buoa^ tratto di quel territorio . Però fu for-i 2:ato il duca a rispedire colà il marcheseJ Bentivoglio con forze maggiori dell' anno^ precedente. Indussero i Lucchesi il vile co-' mandante della forte terra fli Palleroso 3{*\ Tenderla, spogliarono altari e chiese, metj
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j
Anno MDCII. 2G3
TtSTono via fin le campane , e lasciarono la terra in balìa delle fiamme. Per rifarsi di que- sto insulto _, il Benti voglio si spinse nel Luc-^ chese, vi fece di grandi prede , conducendo- ne via spezialmente mille ^ e cinquecento pa- ja di bestie. Quindi imprese di nuovo l'as- sedio di Castiglione _, terra ben munita di artiglierie , e di mille e duecento soldati scel- ti . Furon© ivi atterrate dalle artiglierie di Modena molte case , e massimamente un al- to campanile, dalla cui cima con due canno- iii veniva inferito gran danno al campo del Bentivoglio. Impadronironsi ancora i Mode- nesi a forza di armi di un Fortino fabbrica- to d^i Lucchesi sopra un^ collina, daddove poi con piantarvi alcune bombarde , co- minciarono maggiormente a bersagliare le mura. Ora i Lucchesi^ allorché videro sì mal incamminati i loro affari, tornarono al solito giuoco^ facendo muovere di nuovo il conte di Fuentes , il quale spedito a Mo- dena il marchese Malvezzi, ottenne che si posassero le armi , e che il senato di Mi- lano conoscesse la civil controversia in for- ma giudiziale . Questo era quello , a che miravano essi Lucchesi . Furono appresso esaminate da quel Senato le rancide lor pretensioni sopra la Garfagnana, e deciso in favore del duca di Modena, con dichia- rare , che ostava la prescrizione alle peti- zioni dei Lucchesi, i quali né pur si quie- tarono 5 e portarono coli' appellazione la pausa al tribunale di Cesare .
R 4 Fi-
2^4 Annali d'Italìa ]
Fini di vivere in questo anno adìquaf^^ tro di aprile Elisabetta regina d'inghìl ter- ^ ra 5 donna di raro spirito e senno > mài gran flagello dei cattolici, e che di crudele s tà non fu avara ne pure verso i suoi pini cari . Opinione fu , che appunto pentita di | aver tolto di vita il conte di Essec , suo* gran favorito, si lasciasse per la rabbia | morire. A lei succedette tìel regno, ini vigore ancora del di lei testamento , Già- ì corno re di Sco:iia, la cui madre Maria ,j regina cattolica > per decreto del parla-* ] mento Inglese , e per iniquità di Elisabeth ; ta, già dicemmo privata di vita sopra dil un palco • Fu creduto da molti, ed ^nchej da papa Clemente VIlIp che la religioa i cattolica avesse a montar sul trono coni questo re. Si trovarono ben ingannati *i Egli professò la credenza Anglicana, eini-| pugnò dipoi anche colla penna la Gatto*! lica. Fu allora, che si cominciò Jld usare! il titolo di re della Gran Bretagna , per-*: che sì unì il regno di Scozia con queliti d'Inghilterra. In Fiandra, mentre prose- j guiva per parte dell' arciduca Alberto f\ assedia di Ostenda , il conte Maurizio st| portò a far quello di Boisleduc. Contut-I tochè dentro vi fosse un gagliardo presici dio, pure la città, se non era rinforzata! dall' arciduca , avrebbe corso gran perico-i lo. Vi stete accampato il Nassau sinfo aln principio di novembre, e conoscendo ora-^i mai deluse le sue speranze, si ritirò pej^j
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IP À k N o MDCIII. ^6s
tczte miglior quartiere. Intanto sotto tenda continuavano sempre più gli ap- procci . Furono acquistati alcuni forti dai cattolici , e formata una piattaforma si al- ta j che sopravanzava le mura della città , da dove con grossi cannoni venivano con- tinuamente danneggiati nel di dentro gli assediati. Crebbero le forze dell'arciduca con tre mila Alemanni , e dall' Italia a lui vennero due terzi , l* uno di Spagnuoli , e l'altro di Napoletani. Il motivo principale per cui il re di Spagna concorreva in as- sistere all'arciduca^ era percbè già si pre- vedeva sterile il matrimonio di lui coU' infanta j e che perciò ricaderebbono quegli stati alla Corona di Spagna . Intanto esso arciduca, avendo oramai scorto, quanto si potesse promettere del senno ^ e della bra- vura del marchese Ambrosio Spinola Gè* tìovese , a lui appoggiò V impreca dell' as- sedio di Ostenda , risoluzione^ che dagli effetti fu comprovata d"* incredibil vantag- gio. In Ungheria seguirono diversi fatti di armi_, nei quali pet lo più restarono superiori i cristiani . Spezialmente nel me- se di settembre invogliato Sardar Bassa dei Turchi , comandante di un poderoso eser- cito^ di riacquistare Pest, gittató un pon- te sul Danubio, fece passar settemila ca- valli , e tremila Giannizzeri ben forniti di cannone. Ma assaliti dai cristiani parte di essi o sul campo o nel fiume in ritirarsi lasciarono la vita. Cominciarono in questo
anno
z6S Annali d' Italia anno i Veneziani a far lega coi Grigioni , sempre dipoi mantenuta al dispetto del ponte di Fuentes , che fece ogni sforzo per guastarla. Dichiararono ancora nobile della lor città Arrigo IV re di Francia, il qua- le mostrò gran contento di questo segno del loro amore, e mandò loro in dono Ja stessa armatura, con cui si era trova^ to in tante guerre degli anni addietro , Fu questa dai Veneziani riposta con tuttQ decoro nell'arsenale delle armi.
t
Anno di Cristo 1604 , indizione IL di Clemente Vili, papa 13. di Rodolfo II, imperadore 29.
r3.vea il -pontefice Clemente nel precedente; anno a dì 17. di settembre creato cardinali le Silvestro Aldobrandino suo pronipote , ^ giovinetto di soli sedici anni. Nel presen- ^ %e a dì 9 di giugno fece una piili solenne ì promozione, in cui ebbe luogo il celebre \ Jacopo Davy di Perrona vescovo di Eu- ^ xeux, celebre personaggio per la sua lette-^ ì ratura, e sommamente molto prima di que- j sto temipo meritevole di quel grado . Ma ; perciocché il santo padre si lasciava ora- ^ mai governare dalU altro cardinale Aldo^ ] hrandino Pietro^ ad istanza sua conferì la \ sacra porpora a Jacopo Sannesio , fratello \ di Clemente maestro di camera di esso ^ cardinale : Azione dice il cardinal Benti- l voglio, che a dire il vero^ tornò in pocc^ \
ono-- ]
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||. Anno MDCIV. 2^^
^re di Aldobrandino y perchè non i)otevq ere da lui portato a quel grado alcini soggetto , non solo più oscuro di sangue ^ ma né più rozzo di aspetto , né più rvr stico di maniere^ né più debole d' inge^ gno ^ e di ogni altro più comune talento* Andarono talmente avanzando a palmo a palmo i cattolici sotto Ostenda i loro ap- procci,. durante anche il verno, continua- .mente animati dal marchese Spinola j che or qua or là accorrendo era 3I primo ad arrischiarsi in ogni impresa , che s' impa- dronirono , a forza sempre di saugue , di tutte le fortificazioni esteriori , e presero in parte la contrascarpa . Ma appena in quel fiero assedio si arrivava ad occupare yn riparo , che se ne trovava fabbricato ed opposto un gltro dagli assediati , ai quali non mancarono mai in si lungo tempo di difesa rinforzi di gente e di viveri dalla parte del mare. Ardeva di voglia il conte Maurizio di sloggiar di colà i pertinaci assedianti , ma così terribili erano i loro trincieramenti, tanti i fossi e i canali , che conveniva superare, ch'egli, tuttoché prov- veduto di un buon esercito, non. si atten- tò inai di mettersi a sì pericolosa impre- sa . Perciò affine di fare una potente di- versione, elesse di passare all' assedio delT Esclusa 5 piazza di mare di tal conseguen- za^ che pareggiava, se non anche vantag- giava Ostenda. Colà si portò egli sul 6n^ del mese di aprile, e non ostante la graq
co-
268 Annali d' Itali A ì
copia dei canali ed acque stagnanti , che ì
circondano quel luogo ^ vi si accampò o \
trincierò con sicurezza d' impossessarsene \
se non colle armi sue , colla fame degli ì
assediati, che scarseggiavano non men di i
munizioni da guerra, che di viveri . Tentò ]
il Velasco^ generale della cavalleria dell* ;
arciduca, d' introdurvi soccorso ^^ ma scon- \
fitto, ebbe fatica a salvarsi con quei pò* ì
chi , che non restarono ivi uccisi o pri-- i
gioni. Venne il principio di agosto ^ e per^ ^
che s' intese agonizzante quella piazza , \
Ambrosio Spuiola , benché suo malgrado 3 ;
fu spinto dàìV arciduca a tentar pure mi^ i
glior fortuna per soccorrerla 3 ma anch' \
egli trovò insuperabili impedimenti , sicché \
con perdita di alcune centinaja dei suoi \
fu forzato a retrocedere . Perciò non pò- j
tendo più reggere alla fame quel presidia i
di quasi quattromila soldati , capitolò con ì
patti onorevoli la resa . Uscirono essi por- \
tando piuttosto V effigie di scheletri e cà- j daveri , che di uomini viventi. Questa ri-J
levante perdita tal rabbia cagionò , e cosi ^
accrebbe lo spirito del valore nei cattolici ;
assediatori di Ostenda , che a gara Italia*- \
tìiy Spagnuoli , Valloni, e Tedeschi, supe* ]
rato il tosso , presero anche due balluar* \
di, e benché dietro adessi trovassero nuo- l
vi tagli e ripari, erano pronti a far Tul* {
time pruove ; quando gli assediati espose- ^
ro bandiera bianca, ed ottennero nel dì J ventuno di settembre onesta capitolazione
Se
I
Anno MDGIV. 2%
Se ne andò libera quella guarnigione di quattromila soldati tutti sani e vegeti, perchè sempre era ivi stata abbondanza di viveri per li frequenti soccorsi . Vi si tro- vò infatti tanta copia di artiglierie , vetto- vaglie , munizioni 5 che fu una maraviglia. Così terminò l'assedio di Ostenda con som- ma gloria del marchese Spinola, e gaudio inesplicabile deir arciduca Alberto: assedio memorando anche ai secoli venturi , sì per la sua lunga durata di trentanove mesi , che per l'incredibil varietà dei lavori, macchine, roine^ ed assalti ^ e quel che è più , per la strage di più di centomila persone, che (al dir della fama di quei tempi ) costò V offesa e difesa di sì forte piazza. AlUi dicono di più, perchè entro Ostenda o per le battaglie o p'?r la peste , si tiene, che ve ne perissero cinquantami- la. Ciò fatto, cercarono quelle armate ri- poso. Gran differenza di guerreggiare da cento quaranta due anni in qua ! Tre anni € un quarto vi vollero allora per espugna- re Ostenda; e otto giorni o poco più ve ne hanno impiegato i Francesi dei nostri tempi per impadronirsene nelTanno 1745. Ma i difensori di oggidì non sono stati come quei di allora.
Mentre bolliva sì forte quella guerra, trattarono del pari di pace Filippo HI re di Spagna, e V arciduca Alberto con faco* pò re della gran-Bretagna, principe , cae avendo già provate contradizioni alla sua
2^0 Annali d* Italia .1
grandezza, ed anche congiure, bramoso di j assodarsi la corona in capo, vi diede fa- li cilmente la mano» Fra le condizioni di ; questa tiuova amistà vi fu , che il re In- glese non invierebbe in avvenire soccórsi agli Olandesi o Se poi T eseguisse, noi so io dire. In Ungheria male passarono gli affari dell' imperadore ^ perchè sebbene avendo i Turchi stretta di assedio ià città di Strigonia, furono con loro gran perdita \ cacciati di là; pure i cristiani abbandona- ' yono Pest per viltà del loro comandante^ j il quale appena udito, che i Turchi fab- | bricavano di sotto da Buda un ponte per j passare colF esercito loro, preso da panico j terrore, se ne ritirò colla sua gente ^ do- J pò avere attaccato il fuoco a Jiiolte parti: J di quella città. In questi tem^ Ferdinan--^'] do gran duca di Toscana attendeva a po^ì polare l^ insigne terra o città di Livorno ^ ; Perchè la fece divenire anche un asilo per \ le genti di mal affare ^ non durò fatica ad 1 accrescerne la popolazione o V/ introdusse^ ^ ancora gran copia di Ebrei ; ma avendo» ì le sue galee fatto dipoi nel Ì607. un dise- i gno sopra Negroponte , ^éi trovò precorsd^ l'avviso colà di tale spedizione,, e né fii i data la colpa ad essi giudei, creduti spio- ^ ni del Turco, per Todio^, ch« professava- ; no al cristianesimo 0 Accidente occorse ncIT ; anno presente a floma , che sopramodo» i turbò il pontefice , e creduto fu, che con- I Iribuisse non poco ad accelerare da lì a \
J
^^^^^ Anno MDCIV. 271
'^reé o tre mesi la morte sua. Scappando dai birri un certo uomo , cercato da essi non per alcun delittto, ma solamente per debito civile 5 si rifugiò nel Palazzo del eardinale Odoardo Farnese. Continuandoi gli esecutori la ior caccia, vi entrarono anch'essi; ma trovatisi quivi alcuni gentil- iiomini cortigiani del cardinale, fecero te- tta , ed avendo maltrattati con parole i birri ^ diedero campo all'uomo di fuggir- sene per la porta di dietro. A tale avviso montò forte in collera il papa; e ordinò, che il governatore di Roma procedesse con tutto rigore contro di quei gentiluomini , fermamente risoluto di volerli in mano/ è di farne anche aspro risentimento col cardinale. In difesa di questo porporato accorsero non solamente molti baróni ro~. mani 5' ma lo stesso ambasciatore di Spa- gna^ e poco vi mancò, che non ne seguis- se qualche strepitoso tumulto. Ma il sag- gio cardinale," per ovviare a maggiori in- convenienti , giudicò meglio di ritirarsi fuor di B.omdLy con sì forte accompagna- mento nondimenc^ dei suoi parziali , e di nobili, e di popolo, che non paventò vio- Irnza alcuna in contrario. Del che mag- giormente concepì sdegno y e si chiamò' offeso il papa. Ma appena giunta ^Ranuc- cio duca di Parma, marito della nipote del papa, e fratello del porporato^ la nuo- va di questo sconcerto^ si portò egli per le poste a Roma, e presentatosi al papa/
a do-
222 Annali n'IxALTA^ adoperò sì buone maniere, assistito sem^ I pre dal favore del suddetto ambasciatore | del re Cattolico, che il placò. Non piacque j dipoi al pontefice, che tornando esso duca i da monte Cavallo^ il popolo Taccompa- i gnasse fino al suo palazzo, gridando : Fi- j -va casa Farnese. Seguì poscia accomoda- ] mento; ma di esso e del perdono dato ai ' delinquenti, ninno si fidò, di maniera che ^ il cardinale, il duca Gaetano, ed altri] principali di Roma , stettero da lì innanzi i alla larga^ aspettando maggior sicurezza ' dalla morte del papa , creduta vicina , e ; secondo il solito sospirata da molti. Fa j cagione questo imbroglio, che il pontefi- J ce, senza far caso dell'aggravio della ca-'- mera , assoldasse e chiamasse a Roma se- [ cento Corsi, e ducento Archibugieri a ca- ■ vallo, che facessero la guardia al palazzo J pontificio, e ad altri luoghi di quella graa ; città . Furono in questo anno rimessi in ; varie città della Francia i gesuiti dal re ] Arrigo , che sempre più facea conoscere V \ attaccamento suo alla religion Cattolica =
An-
Anno MDCV. 273
Anno di Cristo 1^05, indizione III. di Leone XI, papa i. di Paolo V, papa i. di Rodolfo II , imperadore 30.
In occasione di un libro pubblicato negli anni addietro dal padre Molina della com- pagnia di Gesù j in cui si trattava di con- cordare col libero arbitrio dell'uomo la necessità della divina grazia, era insorta in Ispagna una iierissima guerra di penne fra i domenicani e i gesuiti. Al tribunal primario della fede, cioè a quello del ro- mano pontefice fu portata questa sempre scabrosissima controversia , e deputata una congregazion di cardinali e di dottissimi teologi , assistendovi in persona lo stesso pontefice. Scelti i più valorosi campioni da amendue le parti, gran tempo si arrin- gò e disputò ; ed allorché parca > che il pontefice Clemente, inclinando alla parte dei domenicani, fosse per venire alla de- finizion della lite , gli fu forza di rimet- terla indecisa al suo successore. Imperoc- ché essendosi infievolita non solamente la sua sanità , ma anche la sua testa , dimo- doché non battea più a segno, né egli era più atto a gli affari , fu poi preso nel dì IO di febbrajo più aspramente che mai dal- la podagra , la quale da gran tempo lo af- fliggeva; e crescendo ogni dì più il malo- re, finalmente nel di tre di marzo passò Tom. XXIV. S il
274 Annali d ^Italia
il santo padre a miglior vita , lascìantldi dopo di sé un gran nome non meno TDeli suo zelo nel pastorale impiego, che peri la sua severità ed attenzione al governoi civile. Lasciò ancora in grande auge, ei con illustri parentele, e con gradi lucrosi,] e con fabbriche sontuose i suoi nipoti el pronipoti , tre dei quali fregiati della sacrai porpora. Ma parve _, che Dio, i cui giu-j dizj son troppo occulti^ non volesse fa-* sciar prendere le radici alla sua schiatta ;; perciocché siccome scrisse con esclamazio*! ne e maraviglia il cardinal Bentivoglio ,j da lì ad alquanti anni : 3Iorì papa CZe-f» mente ^ morì il cardinale Aldobrandino\ ( dopo aver provato sotto Paolo V deis disgustosi contratempi ); Son morti i cimi que nipoti , che aveano due altri cardai fiali fra loro, mancarono tutti ì mascliW di quella casa _, e mancò finalmente coni essi ogni successione , ed insieme ogniì grandezza del sangue lor proprio . Entra-< ti poscia i cardinali in conclave nel dil 14 di marzo, fu per più. giorni in pr^ì dicamento e vicinanza al Triregno il di^-i gnissimo cardinal Baronio . Ma in fingi nel primo giorno di aprile concorsero ^ voti del sacro collegio nel cardinale Ale^i Sandro dei Medici Fiorentino , vecchi<( di settanta anni, personaggio datato di! amabil gravità e prudenza ^ e pieno dil sante intenzioni ^ che assunse il nome dij Leone XI. Creato papa senza dimora libeM
rò ^
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Anno MDCV. 275
V le Provincie da molte gravezze loro .x.iposte da Clemente Vili . E perchè era- no assai conosciute le nobili sue preroga- tive , straordinario fu il giubilo del popo- lo romano per la di lui esaltazione , uni- versali le speranze di goder^ sotto di lui un felicissimo reggimento. Ma appena co- ronato nel dì II del suddetto mese nella Basilica Lateranense , cadde infermo , e nel dì 27. seguente chiuse gli occhi alle umane grandezze , avendo goduto per soli veutisei giorni il pontificato . Durante la sua malattia^ benché iniportunato da mol- ti a dare il suo cappello ad un suo pro- nipote , che per altro ne era degno , non vi si seppe indurre, né più volle vedere il suo confessore stesso , che perorò per lui • II cardinal di Perrona e il Doglioni scri- vono , che fu sospettata la sua morte di veleno per una rosa a lui data nella basi- lica Lateranese , ma sparato il suo cada- vere, si conobbe mancato di morte natu- rale.
Raunatosi dunque di nuovo il sacro col- legio , dopo gran dibattimento^ venuta la sera del dì 16 di maggio , cadde V elezio- ne nella persona del cardinal Camillo Bor^ ghese , di origine Sanese , ma nato in Ro- ma nell'anno 1552 e promosso alla sacra porpora cardinalizia nel 1596 da Clemen- te VIIL Prese egli il nome di Faolo V. Perchè r età sua non era che di atini cin- quanlatrè , o pure cinquantaquattro, 1'
S 2 esal-
27^ Annali d'Italia 0saltazione sua fu accolta eoa istupore , ma molto più con allegrezza , e spezial- mente del popolo romano , che non credo mai sì ben collocata la tiara pontifizia^ che quando la vede in capo ai suoi citta- i dini. Confessano tutti gli scrittori, averj egli portato seco a sì eccelsa dignità uaj complesso di tali virtù e prerogative sii di animo j che d'ingegno, che luogo norìj restò alla giusta censura, né bisogno àì{ adulazione per tessere le sue lodi. Spezial-i mente campeggiava in lui T illibatezza d^ii costumi , l'amore, e la pratica della reli-«| gione, la soavità del tratto, e un' altezza | di pensieri^ desiderosa e capace di cosej grandi . DiflFerì egli la sua coronazione si-^ì no al dì sei di novembre, ne volle neli Bollore della sua creazione dispensar gra*Ì "zie , dicendo, che troppo facile era allora^ il chiedere e concedere disavvedutamente^ cose ingiuste , e doversi con maturità ac-» \ cordar le giuste. Siccome questo pontefice^ era sopra ogni altra cosa animato forte-^ per sostenere l'immunità e i privilegi del^ clero , così poco stette a far valere questa^ suo spirito contra di var) principi d'Italia #4 Ma il più strepitoso impegno suo fu quello ,.j eh' ei prese contro la repubblica di Vene-4 zia, sì per aver ella fotto carcerare uni canonico di Vicenza , e 1"* abbate di Nerve- ; sa, come ancora per avere rinovato un j antico decreto , che non potessero gli ec- \ cjesiastici acquistar da 1) innanzi beni sta,-^
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A N u 0 MDCV. 2t?
li, con obbligo j, se loro ne fosse lascia- w per testamento^ di venderli , e final* mente per essere stata proibita la fabbri-^ ca di nuove chiese senza licenza del sena- to. Per questo concepì gran fuoco il pon- tefice , e nel dicembre spedì tm breve al doge ìllarino Grlmani con intimazione di scomunica , se non si rivocavano quelle leggi , e non si consegnavano quei prigio- ni al nunzio Mattei . Presentò esso nun2ió nel dì di Natale dell'anno presente questo breve ai consiglieri , giacché il doge sud- detto si trovava agli estrenli di sua vita; e in fatti cessò di vivere in quello stesso giorno . Fu poscia eletto doge in suo luo- go nel dì IO di gennajo dell' anno seguen- te Leonardo Donato .
Battaglia fu in questo anno fra le ar- mate navali Spagnuola ed Olandese verso tlaies colla peggio della prima. In Fian- dra , dove militavano il principe di Avel- lino, Francesco Colonna principe di Pale- strina , Andrea Acquaviva principe di Ca- serta , Alessandro del Monte , con altri nobili , e soldati d' Italia , si aprì la campagna dai cattòlici, e il marchese ^7n- hrosio Spinola Generale del' armi andò a mettere 1* assedio ad Oldensee , e poscia a Linghen , ed amendue quei luoghi vennero alla sua ubbidienza. Di là passato a Va- tìendonch, vi trovò gran resistenza, ese- guì anche una calda azione fra i soldati del conte Maurizio, e dello Spinola, icf
S 3 cui
228 ANNALI d'Italia cui colto da una cannonata restò ucciso ilj conte Trivulzio Milanese, e prigione Nic-? colò Doria parente dello Spinola . Contut-^ tociò , a forza di mine e di sanguinosi as-j salti , fu parimente quella piazza ridottai alia necessità di rendersi con buoni pattij per la guarnigione. Impadronissi lo Spino-* la anche di Cracove , piccolo si , ma for-* te castello. All'incontro in Ungheria an-ti darono le cose alla peggio. Con un eser-^* cito di cinquantamila combattenti imprese-^ To i Turchi r ass&dio dell'insigne città dii Strigonia. Continuò questo per un mese ,j sostenendo vigorosamente i Cristiani ogni? sforzo dei nemici a costo delle loro vite jj essendone stati uccisi circa novecento deii più valorosi . Ma ^accesosi il fuoco nelléj case dei soldati , per cagion di alcune mi-; ne, che scoppiarono, si rallentò la loro* difesa , né altro da lì innanzi si udì , che»^ istanze al comandante di rendere lacittà^; 11 perchè venne essa in potere dei nemici! nel dì tre di ottobre, e ne uscirono sai vii circa miia vili difensori cristiani: perditai di gran considerazione per T imperadoree | per la fede di Cristo. Era intanto incor-^; raggito esso Augusto a proseguir la guerra^l dagli ambasciatori del re di Persia , 1^1 cui armi riportarono in questi tempi uoni lievi vaiitaggi sopra i Turchi, j
Anno
Anno MDCVI. 279
di Cristo 1606, indizione IV.
di Paolo V, papa 2,
di Rodolfo II, imperadore3r.
hnàò in questo anno maggiormente ere- sc^do r incendio suscitato contro la ve- nta repubblica dal pontefice Paolo . Si iiòìb ben quel senato di far rappresene tre alla Santità sua le ragioni militanti favore delie proprie leggi ed antiche cnsuetudini , con ispeci-al mente allegare ^gravissimi disordini, che potrebbono av- cnirCj, e che avvengono allo stato secola» e qualora si lasci agli ecclesiastici sen- a limite alcuno la facoltà di acquistar gli tabili dei paesi , Si trovò sempre il pon- efìce più saldo che mai nelle sue deter- ininazioni , fiancheggiate da lui con una folla di canoni . E perciocché neppure dal canto loro mostravano i Veneziani voglia di piegare alle minaccie di parole , il pon- tefice nel dì 17 di aprile volendo venire li fatti, raunato il concistoro^ pubblicò tti^ terribil monitorio , in cui dichiarava incorsò nelle scomuniche il doge col sena- to, e s' intimava l'interdetto a Venezia, e a tutto lo stato della repubblica>, se en- tro il termine di ventiquattro giorni non si rivocavano i decreti ed atti fatti con* tic r irnmùmtà e libertà ecclesiastica, e non si congegnavano al nunzio i prigioni, con tutte le ài^re fene^ che tengono die-
S 4 tro
28o Annali D* Italia j
tro alle censure e all' interdetto . aue^ ì sii fulmini si erano già preparati i/ene- \ ziani , e però al primo avviso spe-rcoa ì tosto ordini rigorosi^ che niuno de suoi \ sudditi lasciasse affiggere quel monitrio , j che se ne portassero le copie ai pallici ! rappresentanti , e che si cootinuassercco- \ me prima i divini ufizj sotto gravi ^e* ì ne, e pena infin della vita. Non vi f re- Ì no che i Gesuiti , i Teatini ^ e i Cappuci- ] ni, i quali giudicassero dover prepone-; rare V osservanza dei decreti del romao^ ; pontefice al rispetto peraltro da essi pi»- ; fessato al principe secolare . Perciò tuti \ si partirono dagli stati della repubblici^ | e a distinzione degli altri i Gesuiti pn-J cessJonalmentfc si ritirarono. A riserva é\ alcuni altri particolari, il resto delle uni^i versità religiose , e gli altri ecclesiastf(i| stettero costanti neir ubbidienza agli ordij^ ni del senato, ne i cappuccini del terri-i torio bresciano e bergamasco vollero se^j guitar r esempio degli altri, e continua-ti Tono ad abitar nei loro conventi. Intantai si cominciò una guerra di penne, avend^j trovato la repubblica persone, che sosten^'^ nero V operato da lei . Senza paragonqj maggior numero ne trovò il pontefice j, che entrarono in aringo pqr difesa dell'au-» torità di lui^ e per accreditar le scomu-»i che e l'interdetto. Specialmente si distinsi scro in questo combattimento i due celeri bri porporati Baronio e Bellarmino. For-^i
se
^
Anno MDCVL 281
5e ancora in alcune di quelle scritture non comparve il vero nome degli autori . Né qui si fermò il corso di questo impegno. Il pontefice , o perchè veramente pensasse a volere dar braccio alle armi spirituali colle temporali^ o perchè ne credesse ba- stante la sola apparenza, cominciò a far leva di gente, ed ebbe dalla corte di Spa- gna belle promesse d'ajuto. Perlochè i Veneziani si diedero anche essi a formare un considerabil armamento, che nclTanno seguente , per quanto fu detto , arrivò a dodicimila fantij e quattromila cavalli^ oltre alle cernidcé Intanto i ministri del re Cattolico , del gran duca Ferdinando , (^ di altri principi;, ma sopra gli altri quei del re di Francia Arrigo IV che professa- va una particolare amicizia al senato ve- neto, si sbracciavano per trovar tempera- mento e fine a questo scandaloso litigio , che potea turbar daddovero la pace d'Ita- lia. Seguì poi solamente nel seguente an- no la concordia , siccome diremo .
Un insofFribil peso riuscì all' augusto Rodolfo e alV arciduca Mattias la guerra di Ungheria , perchè non solamente erano essi in discordia coi Turchi, ma ancora cogli stessi Ungheri , e col Botschaio prin- cipe oppure usurpatore della Transilvania. Perciò volentieri si sentì Rodolfo parlare di pace; e questa infatti fu conchiusa co- gli Ungheri e col Transilvano nel dì 14 di settembre . Ottenne con essa il Bot- schaio
282 Annali d' Italia schaio di ritenere la signoria della Tranci silvania per se, e per li suoi discendenti, J salva nondimeno la dipendenza dell' aito I dominio spettante alla corona di Unghe- Ì ria. Venne poi costui a morte per veleno j nel fine dell'anno presente senza figliuoli, i e dovea quell'insigne principato ricadere^ air imperadore, come re di Ungheria , mai quei popoli presero per loro principe Si- \ gismondo Ragozzi calvinista di credenza , \ iSJè si può dire , quanto gran pregiudizio : risultasse alla religion cattolica nel regno \ di Ungheria e nella Transilvania da tan- \ te guerre passate^ perchè colà si intro-^ I dussero a migliaja famiglie di Luterani,! Calvinisti^ Sociniani , ed altre eresie, che vi i si son poscia propagate con ottener anche ^! la libertà dei riti loro dagli Augusti^ for- ; zati a far quello che la lor pietà somma- ; mente detestava. Trattossi parimente di j pace coi Turchi, i quali siccome snervati 3 dalla guerra coi Persiani, e da una fiera * ribellione in Soria , vi acconsentirono . j Non già pace, ma tregua di venti anni '^ si stabilì fra l'Imperadore^, e il Gran-Si- gnore Acmet , ritenendo cadauna delle par- ti ciò che restava in suo potere . Quanto- alla Fiandra il prode Ambrosio Spinola , che nel verno del presente anno era stato alla corte di Madrid per ottener soccorso i di danaro, tornato aBrusselles non lasciò i| di aumentare il patrimonio della sua glo- ria coir espugnazione * ed acquisto della
for-
Anno MDCVI. 283
feìza di GroU , die gli si arrendè nel 14 di agosto . Rivolse dipoi i passi e le speranze all'altra di Remberg, situata sulla riva del RenOj, ancorché alla difesa vi si trovassero quattromila fanti, e più di trecento cavalli con buon treno di ar- tiglierie e di munizioni. Con sommo vi- gore fu impreso quell"* assedio, in cui spe- cialmente faticarono gli Italiani . Tra gli altri si distinsero nelle fazioni il cavalier Melzi milanese, luogotenente della caval- leria y il marchese Sigismondo di Este , il marchese Ferrante , e il cavalier Bentivo- gli , quegli nipote , e questi fratello del cardinal BentivogUo . Per quanto si stu- diasse il conte Maurizio di accostarsi col. le armi sue per soccorrere la piazza , o sloggiar gli assediasti , sempre ritrovò troppo dura l'impresa; e però si ridusse il presidio di Rembergh a capitolare la resa. Scemossi poi T esercito cattolico per r ammutinamento di un grosso corpo di soldati, gente in quelle parti avvezza a simili scene , per lo più a cagton delle paghe ritardate ; lo che incoraggi il con- te iVIaurizio a mettere l'assedio intorno a Groll. Sarebbe ricaduta in sua mano quel- la piazza , se V animoso Spinola colle mi- lizie che potè radunare non fosse accorso con risoluzione dimenar le mani, al qual fine avea già messe in ordinanza le schie- re. A questa vista il Nassau restò pen- sieroso^ poi conoscendo, che sì pericoloso
giuo-
284 Annaiid* Italia
giuoco era meglio il risparmiarlo, bravaci mente si ritirò^ lasciando libera la piaz-^-j za : con che anche Io Spinola ridusse aif quartieri i suoi. Ebbe fine in questo an-i co la celebre controversia degli ,ijuti del-j la divina grazia ^ e del libero arbitrio3| agitata in Roma con tante sessioni fra iì Domenicani e i Gesuiti^ rimanendo inde^l cisa con libertà alle parti di sostenere lei loro diverse sentenze nelle scuole, senzétl condennar quelle degli avversar). 1
Anno di Cristo 1607 -> indizione V di Paolo V^ P^pa 3. di Rodolfo II, imperadore 32* '
II
^ul principio di questo anno non altro? = si mirava in Italia^ che disposizioni del'! papa di prorompere in una più aperta rot-^ tura colla repubblica di Venezia^ giacché'^ questa si mostrava bensì sempre costante??! nell'ossequio della fede e Chiesa cattoli-i! ca , ma inflessibile nei suoi decreti , e j sprezzante delie censure adoperate dal ra-^i mano pontefice . Fece dunque papa Faolorf massa grande di armati , con dichiararne*^ generale Francesco Borghese suo fratello,'] e Mario Farnese suo luogotenente . Spedii a Genova , per arrolare quattromila Cor-I si, e agli Svizzeri per avere tremile fan- ; ti di quella nazione . Accrebbe i presidj J e le fortificazioni di Ferrara e delle cittàfi marittime. In somma avreste detto, che j
MDCVIL
nsava daddovero a
i tanto più corse voce , perchè Filippo III re di Spagna promise di en- trare in questo ballo, per sostenere 1"* au- torità pontificia , e andarono anche ordini di far gente al conte di Fuentes governa- tor di Milano, ministro, che nulla più sospirava, che il lucroso mestiere di co- mandare a un' armata. Ma non dormivano i Veneziani; perchè oltre all' armamento da lor fatto in Italia, mossero Francesco conte di Vaudemonte figlio del duca di Lorena lor generale a far leva di molte migliaja di soldati Alemanni . Altrettanto tentarono coi Grigioni lor collegati , e co- gli Svizzeri , avendo colà inviate a questo £ne grosse rimesse di danaro. Allestirono medesimamente gran copia di navi in ma- re, nel Po, e nel lago di Garda, facendo intanto sapere a tutti i principi di essere pronti a sacrificar ogni cosa , per nulla cedere in questa controversia, persuasi,, che la ragione e la giustizia fosse dal can- to loro . Ma non pertanto non si lasciava di trattar di pace, gareggiando in questo nobil ufizio per otteipr la gloria del pri- mato i re di Francia e di Spagna, e i duchi di Savoja e di Firenze . Ma Arri-^ go IV re Cristianissimo , che andava in- nanzi agli altri nelF amore verso il senato veneto, quegli fu che più ardentemente si maneggiò per questo affare . Spedì egli in Italia Francesco cardinale di Glojosa^ che
ver-
286 Annali d' Italia
verso la metà di febbrajo comparve a Ve- \ nezia. Trattò il cardinale lungamente con \ quel senato^ e ben capita la lor mente, \ si mosse dipoi alla volta di Roma , dovè \ pervenne nel giorno 22 di marzo , e co- \ minciò a far gustare il beneT della concor- j dia, e i mali grandi della discordia^ rap- ; presentando, che se gli Spagnuoli , i quali j non cessavano di contrariar la buona in- ì tenzione del re Cristianissimo , fossero \ venuti alle armi, non avrebbe potuto il l suo re dispensarsi dall' opporsi ai loro di- \ segni. Che il re d'Inghilterra prometteva ì ajuti a Venezia , ed avrebbe dichiarata la ; guerra alla Spagna . Che non erano piti \ questi i secoli barbarici , ed essersi coi ; tempi mutate anche le massime , e srai^ ] nuite di troppo le forze della camera apo-^ ; stolica. Ora il papa , che finalment?^ si era^ l accorto , qual poco capitale si potesse far j dei sussidj del re Cattolico> già titubantei \ per timore di tirarsi addosso delle disgu- \ stose brighe j e conosceva di non potei?*! reggere solo a sì grave impegno : cotìcer*^' i tale col Giojosa le maniere di salvare il ] suo decoro^ gli die# facoltà con Istru- j zione sottoscritta di suo pugne di con- j chiudere l'accordo, e di levar via l'in- ! terdetto .
Allegro il cardinale con prendere le pò- ] ste arrivò di nuovo a Venezia ^5el dì 9 \ ài aprile, ed espose nel giortio seguente | ; le ccmmessieni sue , e le condizioni del- |
la ;
Anno MDCVIÌ. 287
a Coilcovdia . A questa si trovò un gran- de intoppo, perchè una delle maggiori premure del pontefice era , che i Gesuiti fossero come prima rimessi nei primieri loro collegi in Venezia , e nelle altre cit- tà della repubblica : al che il senato si scoprì sommamente renitente per varj mo- tivi. Fece quanto potè il Giojosa per su- perar questa loro avversione, e vi si ado- r>erò anche don Francesco di Castro , am- basciatore del re Cattolico, ma senza che alcuno potesse vincere quella pugna. Non per questo cessò di farsi raccordo. Per- tanto nella mattina del dì 21 di aprile furono consegnati all'ambasciatore di Fran- cia r abbate di Nervesa , e il canonica Vicentino , già prigioni , dal segnetario della repubblica^ protestante di darli al re Cristianissimo in segno delia lor grati- tudine ed ossequio, senza pregiudizio deir autorità della repubblica ., Questi poi ven- nero dati dal Giojosa al coramessario del papa , mandato a tale effetto . Eseguito questo preliminare^ entrò il cardinale nel collegio , dove era il doge e i savj , e quivi a porte chiuse fu rivocato l'inter- detto colle censure , e similmente rivoca- to dal senato ogni atto fatto in contrario. Furono anche rimessi in grazia , a riserva dei Gesuiti , gli altri religiosi , e decreta- ta la spedizion di un ambasciatore al pon- tefice, per rendergli grazie, e per confer- mare alla Santità Sua la filial riverenza
del-
3 288 Annali d' Itali jl \
della repubblica . Come passasse nel chiu-iri so collegio la riconciliazione suddetta nod trovo chi me ne possa accertare . Si de2 tenere per certo^ che a Roma fa scrit- to, come il senato avea ricevuta l'asso- luzione dalle censure ; ma i Veneziani 1*| tanno sempre negato. Resta nondiraeni una particolarità indubitata , cioè , ch< quella repubblica continuò dipoi , e tutta- via continua a mantenere i suoi decret| intorno ai beni stabili lasciati agli eccle-;- siastici, e alla fondazione di nuove Chie- se , £Ìccome anche 1* autorità sua consueti^ di giudicare gli ecclesiastici delinquenti/ Fu data speranza al pontefice , che quel senato rallenterebbe fra qualche tempo il suo rigore contro i religiosi della compa-^ gnia di Gesù ; ma non segui il ritornoi^ loro in Venezia, se non Tanno 1^57 sicn; come diremo.
Troppo oramai rincresceva all' arciduca 1 Alberto il peso della guerra colle Provin- j eie Unite , anzi non ne poteva di pili , ■ perchè trovava come seccate le fontane i dell'oro di Spagna, senza le quali a lui j era impossibile di sostenersi : laddove gli ] Olandesi semprepiù venivano rinvigoriti ^ dal loro commercio per mare , che ogni giorno andava crescendo , sino a mettere iiotte in mare, le quali non temevano delle Spagnuole , siccome in questo anno ancora avvenne, avendo nel giorno 24 di aprile verso il promontorio di s. Vincen- \
za
Anno MDCVII. 2B9
TO essi Olandesi data una rotta all'arma- ta navale di Spagna, colla morte di circa duemila persone dalla parte dei vinti , e colla perdita di alquante galee o II perchè l'arciduca, ottenutane la permissione dal- la corte di Madrid ^ fece muovere parola di pace colle Provincie suddette. Non ne- garono orecchio a qualche pratica di ac- comodamento gli Olandesi, con richiedere nondimer:o per preliminare _, che il re di Spagna, e l'arciduca li riconoscessero per popoli liberi . Si trovarono delle speciose ragioni per accordar questo punto colle parole , attribuendosi poi i monarchi il privilegio di poterle interpretare in varj sensi , allorché si presentano più favore- voli occasioni . Quindi si pensò a trattar daddovero di si importante negozio ; al
I qual fine seguì una sospension di armi per otto mesi. Ma perchè le ratificazioni e i mandati che venivano di Spagna , come iroppo generali, o intriganti, non soddis- facevano agli Olandesi, e il conte Mauri- zio sopra gli altri faceva di mano e di
jpicdi per interrompere ogni pràtica d' ac- cordo , per timore che una pace desse troppo gran tracollo alla propria autori- ità : nulla si conchiuse di più nell* anno presente. Si provarono in questi tempi le galee di Ferdinando gran duca di Tosea-
i na di sorprendere con una improvvisata la città di Famagosta in Cipri per i' av*-
i viso da buona parte venuto della smilza Tom. X:KIV. T guar-
290 A N N A L I\ d' I T A L I A |
guarnigione, che Vi tenevano i Turcliìi Ma giunte colà , vi trovarono maggio| presidio di quel che credevano: del che j| siccome già accennammo, furono incolpai ti i Giudei , quasiché avessei^o preventiva- mente avvisati di quella spedizione i Mu-^ sulmani. Si trovarono lè scale preparate] non assai lunghe pel bisognò , è la porta destinata riempiuta di terra nel di deo-à tro . Però furono rigettati i Cristiani coffi perdita di cento di essi , e gli altri du^* rarono fatica a rimbarcarsi. Se ne tor- narono essi ben confusi àtlè lor case, con prendere solamente per viaggio tre fustfe turche&che . Fu cagione nondimeno il lo|) tentativo, che dei poveri Greci abitane in Famagosta molti furono presi _, e pe^ lievi iodizj^ che av.essero avuta intelliii genza coi Toscani, condennati a erudii morte. Fece gran rumore nell'anno pre^ setìte tanto in Italia ;, che fuori di essa li avvenimento di fra Paolo Servita , famosa teologo della repubblica di Venezia , do« pò aver egli sostenuto le di lei ragiorif nella lite con Roma. Per quanto si M da Vittorio Siri nelle memorie recondite' fu egli onoratamente avvertito dal card'à nal Bellarmino di stare in guardia , per- chè si macchinava contro la sua vita. Pé^ questo d'ordine dello Stato andò egli pei qualche tempo armato di giacco sotto 1^ tonaca . Stanco di quel peso , lo depose^: Assalito tra giorno da appostati sicarj , f|
6te- i
A N N N o MDCVil. 291 _ pome morto a terra con ventitre pu-- pula te , o ferite, salvandosi poi coloro ì^ una peota ben armata , che il nunzio enea da parecchi giorni preparata . Gua- 1 poi fra Paolo, e il Siri scrive, essere tato innocente di quel fatto il papa ^ e he ne fu comunemente incolpato il cardia lai Borghese suo nipote .
Anno di Ckisto 1608 , indizione VI. di Paolo V , papa 4. di Rodolfo II, imperadore 33.
: poco riportò il i^oniejice Paolo dalle ecedenti liti colla repubblica veneta , GVÒ ben gran gioja nel presente anno r la solenne comparsa di Carlo Gonzaga r?a di Nevers , spedito alla Santità Sua Arrigo IV re di Francia per suo am- ^ciatore, affine di attestare la filial sua jidienza e riverenza verso la Santa Se- ie . Venne questo principe con gran pOm- :)a , e si presentò sul fine di noveh'ibre illa pubblica udienza del pontefice nel sa- lvo concistoro : lo che cagionò un giubila ani versale al riconoscere semprepiù quel i principe geloso della religione cattolica.
t Parimente in questo anno giunse a Roma don Antonio marchese di Funesta, moro di nazione , ambasciatore del re del Con- go, cioè di un regno situato nella Costa Occidentale dell' Africa di là dalla linea equinoziale . Introdotta la fede di Cristo
T 2 per
t^2 Annali D* Italia per opera dei Portoghesi in quelle parti ^ maggiori progressi vi fece in questi tem- pi , laonde il re don Alvaro II professore di essa religione, volle in forma distinta farsi riconoscere per divoto figlio al capo visibile della medesima^ con ordine in*i sieme di supplicare il papa_, che inviassej colà dei pii operar] per coltivare quelUl vigna del Signore , dove anche oggidì fa-< ticano gesuiti, cappuccini , ed altri reli-^ giosi. Ma questo ambasciatore con un me-< schino accompagnamento appena giunto al Homa , senza che gli restasse tempo dij «andare all'udienza, s'infermò, e pietosa-! mente visitato dal pontefice, diede poii £ne al suo vivere, e gli fu fatto un ma- gnifico monumento in santa Maria MagH giore . Insorse nel presente anno una ga-< xa non molto onorevole fra 1' arciducai JUattias e Rodolfo II Augusto y per ismor-^ zar la quale lo zelante Y>aY)€L Paolo spedii in Germania il cardinal Giovanni MeUinii romano. Cercò Mattias in una dieta (M| tirare i Cristiani dell' Ungheria a ricorK>^ scerlo per lor capo e signore. Altrettao-^ to fece ancora coi popoli dell' Austria 1 Dispiacque non poco all' imperadorc Ro-^ dolfo un tale attentato, siccome troppe^ ingiurioso ai diritti e all'autorità sua A Però in Boemia, dove egli soggiornava j annullò quanto avea operato l'arciduca \ € cominciò a far gente ; quando ceco com i sparire colà il medesimo Mattias con mi
■ Anno MDCVIIL 205 so esercito di ventimila persone tr^ faintie cavalli. Rodolfo, buon principe, che dovea aver fatto voto di vivere iti ?anta pace , il più che potesse : pregò il fegato pontificio di interporsi per un con- venevole accordo. Ottenne l'arciduca for-»- se più di quel che pensava ; perchè V im- peradore si contentò di rilasciargli il do- minio del regno di Ungheria, e dell'ar- ciducato di Austria con varj patti , che non importa riferire. Con somma magni-*- ficcnza ed incessanti viva del popolo en- trò dipoi questo principe ini Vienna nel dì 14 di luglio, ed iri fu proclamato re di Ungheria y e poi coronato in Possonia con indicibil contento di quei popoli^, ma con grave pregiudizio dèlia religion cat- tolica , perchè fu necessitato a permettere la libertà di coscienza a tante sette di eretici j, che aveano già infestata del pari l'Austria, che F Ungheria .
Continuarono in questo anno ancorai i trattati di pace fra i deputati del re di Spagna, e deW arciduca Alberto dall' uà canto, e quei delle sette Provincie unite dall'altro; al qua! fine fu prorogata la precedente tregua. Pretesero gli Olandesi in primo luogo, che il re Cattolico, e r arciduca non solamente riconoscessero le lor Provincie per libere , ma che rihun- ziaasero ad ogni ragione e pretensione, che potessero. aver sopra delle medesime tanto per se , che per fi loro successori a
T 5 Pai-
2^4 Annali d* Itali a Parve insolente ai Cattolici questa diman|i da. Più duro ancora fu il nodo, che s| trovò pel commercio nelle Indie Orientali ^ pretendendo gli Spagnuoli_, che dagli Olan*^ desi si rinunziasse affatto alla navigazio-^ ne in quelle parti , quando alT incontro^ questa era la pupilla degli occhj degli] Olandesi, i quali avendo già provato , chei immensi guadagni facessero i loro merca*! tanti in quei viaggi, fin d'allora preve*»! devano j, che la conservazione, e Tacere*! scimento della lor potenza avea da prov-i venire dalle Indie suddette. Però quan-j tunque 5' interponessero anche i ministri! di Francia e d'Inghilterra per la concor-j dia 5 pure s'intralciò talmente T affare chej andò per terra il trattato. Non si perde-»» Tono perciò d'animo i ministri dell'arci*" duca , uno dei quali era il marchese Am-^^ troslo Scinola ^ in cui non si sa se mag-j gior fosse il senno , o il valore . Giacchèi secondo le presenti disposizioni speranza^ non restava di pace, proposero essi una^j tregua di alquanti anni, e perciò nelma^-i neggio di questa si spese il rimanente j dell'anno. Ebbe l'Italia nel presente annci più motivi di allegrezza per li magnifìcii maritaggi dei suoi principi. Imperciocché già progettati e conchiusi quei dell'in/aa- ia Margherita figlia di Carlo Emmanuelt duca diSavoja col principe Francesco Gori zaga figlio primogenito di Vincenzo duce di Maatovai e àcìV infanta Isabella j pa-
ri-
A JMNO ' MDCVilI. 295
rimente figlia di esso duca di Savoja col principe Alfonso di Este primogenito di Cesare duca ^i Modena ; fu risoluto il compimento di tali alleanze nel carnovale di questo anno. Per attestato del Guiche- Hone si portò per questo in persona il (luca di Mantova col figlio in Piemonte con isplendido accompagnamento di nobil* tà. Magnifica sopra modo fu la loro tn- irata in Torino, essendo venuto a quella corte in sì lieta occasione anche il duca di Nemours Carlo Gonzaga , loro cugino, di ritorno da Roma. Scrive il medesimo Guichenon^ che esso duca di Nemours , come procuratore del principe Francesco , sposò nel dì 20 di febbrajo la principes- sa Margherita; eppure il principe^ secon- do lui, era in Torino. Nel giorno se- guente il duca di Savoja col cardinale , fc cogli altri principi suoi figli, e col du- ca di Nemours , andò a Chieri a visitare ii cardinale Alessandro di Este , giunto colà col principe Alfonso suo nipote, i quali nel susseguente giorno entrarono an- che essi io Torino colla medesima pompa , con cui erano entrati i principi di Manto- va . Scrive il suddetto Guichenon , che lo sposalizio dell'Estense seguì nel di iS di febbrajo. Discorda egli da se stesso. 01- tredichè il Vedriani nella storia di Mode- na scrive , che il cardinal di Este e il ni- pote si partirono da Modena per Torino nel di quinta di marzo, e ci tornarono
T 4 poi
1^6 Anali D'iTALtA
poi a dì otto di aprile. Ma poco impor-* \ ta raccordar questi testi. Certo è^ che j in Torino si fecero feste, e divertirneats ] di gran magnificenza per questi sposalizj e i In Mantova , allorché vi giunsero i prin-* ì cipi sposi , furono fatti spettacoli di tan-^ j ta sontuosità e rara invenzione^ che rieni- 1 pierono ognun di stopore. Né inferiori i divertimenti cavallereschi e splendide fé- i ste vide in tale congiuntura Modena , ai ] quali intervennero non solamente i prin- l cipi di Savoja , ma anche i cardinali Pie-' \ tra e Sll-vestro Aldobrandini ^ mentre era- ■ no in viaggio alla volta di Torino *
In questo anno ancora si effettuò il ma-* \
trimonio di Cosimo dei Medici ^ primoge- i
nito di Ferdinando gran duca di Toscana ì
con donna Maria Maddalena di Austria y \
figliuola del fu Carlo arciduca^ e sorella \
ò,t\V arciduca Ferdinando, Fu questa prin* \
cipcssa da Trieste condotta sul principio? !
di novembre ad Ancona eoo grandiosa i
equipaggio di nobiltà e di galee* Arriva-^ i
ta a Firenze , trovò tutta quella città in \
gran gala, ed ivi ancora più giorni si 1
spesero in solennizzar le sue nozze con^ i
var) nobilissimi solazzi . Era ben felice al-* i
lora l'Italia; godeva F insigne benefizia!
della pace ; aveva i suoi proprj principi i \
e questi nelle loro funzioni gareggiavano' \
nella splendidezza . Si sono ben mutati i^j
tempi; la fortuna d'Italia è hcn declina^ 'j
ta • Né si dee tacere^ che nel verno dell'*?!
aa-
I
Anno MDCVlIt 2Q2 anno presente in Venezia, Modena, ed altre città di Lombardia si provò sì aspro freddo, che memoria non vi era di un so- migliante rigore. Cadde anche tal copia di nevi , che arrivò all' altezza di 24 on- ce, e fece col peso cadere gran quantità di tetti ^ e rendè impraticabili le contra- de e strade. Per l'impresa di Famagosta, SI infelicemente riuscita nell'anno prece-* dente, era in collera il gran duca di To- scana , e volendo con qualche altra impre- sa risarcire il suo cuore, rinforzò la squa- dra delle sue galee con cinque vascelli , tutti ben corredati e muniti di gente , e la spedì in Africa gotto il comando di Sil- vio Piccolomini , personaggio , che nelle guerre di Fiandra avea acquistato gran no- me é La città d'Ippona, oggidì Bona, ce- lebre pel vescovato di sant'Agostino, in- signe dottor della ^Chiesa, fu T oggetto delle lor prodezze * Con tal vigore restò essa assalita dalle armi cristiane , che nul- fa valse la resistenza dei Mori ^ dei quali assaissimi furono trucidati , moki più fat- ti prigioni. Dopo il sacco e l'incendio di essa città , se ne tornarono i Cristiani a Livorno. Nel di ultimo di giugno mancò di vita il grande Annalista della Chiesa Cesare cardinal Baronìo . Il merito insi- gne di questo porporato ha esatto da me il farne menzione.
Anno
^.^S An-ntali d^Italia ^
Anno di Cristo 1609, indizione VII. ,
dì Paol"o V, papa 5. di Rodolfo li, imperadore 34.
vJrandi consulte si tennero alla corte di^ Madrid' nel verno di questo anno pel prò- ^ gettato 'accomodaménto fra la Fiandra e] ie Provincie unite . In Anversa ancora fra ^ gIi*sòiambievoli deputati delle parti segui>* •^ rono amichevoli e lunghi combattimenti j per questo negozio. Consistevano le prin- \ eipali difiicoltà a vederne il fine nel pre- ^ tendere il re di Spagna, che fosse libero ai . cattolici nell'Olanda l'esercizio della reli-^ gione ; alla qual dimanda era spezialmente.} spronato ' dallo zelo del pontefice, e che i non fosse permessa agli Olandesi la navi- J gazione mi' Indie : punti j, a i quali trop-| pa rcnitfinza mostravano le provincia ere- ? tiche . Finalmente bisognò ^ che T altura! degli Spagnuoli , e i desiderj dell'arciduca | Alberto, cedessero" alla mala situazione dei loro intetessi , non sapendo essi come continuar la guerra con gli Olandesi , fa- voriti sempre sotto mano dai Francesi ed Inglesi. Però infine si conchiuse nel dì no- ve di aprile una tregua di dodici anni , in.€ui fu dichiarato, che l'arciduca trat- tava colle Provincie unite , come con Pro- vincie e stati , sopra i quali non preten- deva cosa alcuna . Si lasciò andare la pre- tension della religione. Quella dell'Indie
si
d
si acconciò couimbirogliate parole ^ restan-J do vietato agliOlandesi T entrare nei pae-isJ si del re fuori dell' Europa ^ senza nomi-ìg nar le Indie. Conviene berr credere, che la corte di Spagna , e T arciduca avesseraj gran bisogno e sete di questo accomoda-il mento, perchè ne pur poterono indurre lai Provincie unite , possedenti alcuni fortU stille rive della Schelda , a levar gli esorJ| bitanti dazj imposti a chi volea navigarci per quel fiume : locchè fipi di distruggere?) il commercio di Anversa, città j, che tìe\ì tempi addietro era stata il più ricco ece*^ lebre emporio dei paesi bassi ^ ed angu-» j stiìita fece maggiormente volgere esso com*Ì mercio ad Amsterdam, e ad altri portil della Olanda e Zelanda. Por questa tre*j gua non si può dir quanto fosse il giubili Io delle Provincie cattoliche della Filandra,] le quali dopo tante e sì lunghe tempeste sperarono di godere una volta il sereno .1 In Anversa per segno di eccessiva alleai grezza dopo tanti anni di silenzio si fecel udire lo strepitoso suono di quel campa-| none , a sonar il quale , secondo il Doglio-J ni, vi si adoperano almeno ventiquattrol uomini nerboruti . Per ordine di Fi/ìp-1 jyolll re di Spagna neir anno presente furo- no cacciati da Granata e molto piiì da Valenza i Mori, iìnquì tollerati come sud- diti ddla corona in quelle parti , perchè si scoprirono delle intelligenze e trame di essi coi Mori di AiFrica , e col gran si-
gno-
goo Annali d'Italia gnore , e fin coi re di Francia e d' Inghiù ra per una ribellione • Nel mese di otto- I bre sino al fine di gennajo dell' anno se- '. guente uscirono del regno di ^Valenza \ più di centotrentaquattromila di [costoro ^ ' imbarcati parte in legni proprj^ e parto j ìù somministrati dal re * Erano la 'mag- j gior parte battezzati , molti nondimeno j finti e non veri cristiani. Indarno esibirò-' ì no al re tre milioni d* oro per potervi re- ] stare. Chi scrive, che gli usciti di Spà- \ gna furono novecentomila ^ e clii li fa as-* cendere ad un milione , ed anche a due y l pare, che non mariti fede. Gran piaga | che fu questa per la Spagna ^ sì pel sa-* \ lasso di tanta gente ^ come per lo traspor- i to d'immense somme d'oro , argento, gio- j je , ed altre cose preziose fuori del re-^ i geo . Molti di costoro passarono in Italia ; e Francia, e gli altri in Affrica. Essendo ; restate incolte per questo moltissime ter* \ re, il re invitò a coltivare i popoli stra** \ nieri , con privilegi ed esenzioni per die« i ci anni . Ve ne andarono non pochi dall' < Italia , e fra gli altri cinquecento Geno- | vcsi , raccolti alla sordina dai ministri ; del re ^ i
Finì nel dì sette di febbrajo deir annoi presente i suoi giorni Ferdinando 1 gran ^ duca di Toscana , principe, che lasciò do- | pò di sé memoria di una somma saviezza j e magnificenza. Era signoife di grave as- - petto, amator della caccia, ma senza ch0*|
i di- 1
Anno MDCIX. goi
ì divertimenti pregiudicassero punto al ne- gozio e al buon governo dei suoi stati , col quale cercò di farsi molto più aniare che temere - Oltre ad altri figliuoli ebbe Cosimo 11^ che come primogenito a lui succedette nel ducato ; e Carlo , che nel 1615 in età di dicinove anni fu rlecorato della sacra porpora da papa Paoh V. In questi tempi Carlo Emmanuele duca tliSa- voja, siccome principe dotato di un me- raviglioso ed insieme sempre inquieto spi- rito , meditò di nuovo di sorprendere la città di Genevra ; ma scoperta la mena, gli andò fallito il colpo. Aveaegli comin- ciata anche una tela coi cristiani del re- gno di Cipri per le giuste pretensioni , che la casa di Savoja conservava su quell' Isola • Si esibivano essi cristiani _, forse ascendenti al numero di trentacinquemila , di rivoltarsi per iscuotere il giogo tur- chesco , ogni qual volta comparisse colà per mare un grosso corpo di truppe re- golate del duca. Andarono innanzi indie- tro persone travestite , maneggiando que- sto affare , finche intercetta una lettera dai Turchi li mise in sospetto di qualche trama. Di qua venne la rovina di quei poveri cristiani, e il duca rimase deluso nelle sue speranze , Ma se a questo prin- cipe d' alti pensieri andava a male una idea , cento altre ne metteva egli imme- diatamente in campo. Di ricche pensioni aveva ottenuto dalla corte di Madrid per
li
302 Annali d'Italia i
li suoi figli ; pure iaternamente era mal-t 3 contento degli Spagnuoli , anzi gli odiava^ i Però in questi tempi trattò colla corte di < Francia per coHegarsi seco, proponendo | al re Arrigo IV la conquista dello stato - di Milano; il matrimonio della primogc- \ nita del re col primogenito suo principe l di Piemonte, e di una delle sue figlie col < Delfino di Francia. Il re Arrigo, tuttoché j sapesse quante macchine avesse fattoilduca ; contra di lui, vivente il maresciallo di Bi- < rone , pure conoscendo il gran talento > di 1 questo principe , ne avea conceputa una i singolare stima , epperò diede volentieri | ascoltò alle di lui proposizioni, e si ] crede che sarebbe concorso alla esecuzio- j ne dei suoi grandiosi disegni , se non j fosse intervemito ciò , che è riserbato all'; \ anno seguente . Non lasciava, per questo- 1 il duca di trattar con gli Spagnuoli a fin - di ottenere maggiori vantaggi , facendo , loro sempre paura con lasciar traspirare j anche i suoi maneggi col re Cristianis- | »imo . \
Anno
A N N o . MDCX. 503
Anno di Cristo i^io^ indizic-.. .ili. di Paoio V, papa 6. di Rodolfo' Ily imperadorc
Vallasi ninno, avvenimento degno di mei tnom^'ci somministra V anno presente , fuorché il sonrmaraente tragico della Fran-* eia. Èra il re Arrigo IV , intento in qué- sti tjKnpi a raunare una potente armata » Credevasi, che le sue mire fossero per so- stenere i principi protestanti contro i cat* telici nella gran disputa , che bolliva al* lora per la successione del ducato di Cle- ves , ancorché il pontefice Faolo per mez-^ 20 del suo nunzio facesse il possibile per farlo smontare da questa risoluzione non lodevole in un monarca cattolico . Tene- tano altri, eh- egli ^ sotto quel T ombra me- ditasse unicamente di m.uovere guerra al- lo stato di Milano j, locchè a questo fine fosse come fatta una lega con Carlo Em-^ manuele duca di Savoja . I motivi del suo disgusto colla corte di Madrid erano nati dall' essersi negli anni addietro ritirato in Fiandra , e poscia a Milano , Arrigo dì Condè y primo principe della casa reale dopo. la linea regnante • E vogliono^ che non propriaménte nascesse tanta amarez- za in cuore del re a cagion della fuga di esso principe , ma perchè questi avesse sottratto alle -voglie di quel iiionatca sua moglie di lara. avvenenza , cioè Enrichet-
ta
ì 304 Annali D* Italia ta Carlotta figlia del gran contestabile! di Memoransi , per la quale esso re vi- I vea spasimato . Non si può negare : Ar- ; rigo IV principe sì celebre pel suo valor ; guerriero , per V animo suo sommamen- te perspicace e generoso ^ e per altre sue ! ijnpareggiabili qualità , per le quali si j comperò runiversal amore dei suoi popò- j li , altrettanto famoso si rendè per V ia-i temperanza sua negli amori donneschi ,] talmentechò il più accreditato autore del-| la di lui vita confessa, che si sarebbe pò- ^ luto formar dieci o dodici romanzi del-^ le sue debolezze in questa passione : tan-j to era egli perduto verso il sesso fem-| mineo. Gran cosa ! Tengo io per arte] fallacissima, anzi fallita V astrologia: pu-j re scrivono , che più di uno predisse inj questo anno la di lui marte violenta , al-; legando spezialmeute le centurie di giaaj Rodolfo Camerario _, stampate in Franco*] forte l- anno 1607. celle quali secondo V\ oroscopo veniva chiaramente predetta es-i sa morte di Arrigo IV, nell'anno 59, me-i si 9 e giorni ventuno di sua vita , sicco-^ me dicono che appunto avvenne . Ma pro-^ babiìmeVite s' ingannano , perchè solamen-1 te correva in questo anno il cinquantesi-^ mo settimo di sua età . Potrebbe anche; dubitarsi di qualche impostura , cioè di; una finta antidata. Tralascio altre pre-^ dizioni , fabbricate forse dopo la morte i di lui 5 e fatta passare per cose anterio'-.i
n, j
Anno MDCX. 305
ri , per dar credito alla mercatanzia . La verità si è, che meditando egli di uscire in campagna , e volendo lasciare la regi- na Maria dei medici sua moglie reggen- te del regno con piena autorità , durante r assenza sua , la fece coronare in san Dionigi nel giorno tredici di maggio con gran pompa e solennità : dopodicchè si restituì a Parigi , per vedere il superbo apparato, che ivi si facea pel ricevimen- to , ossia per V ingresso di lei in quella gran città . Nel dì seguente quattordici di maggio _, quattro ore dopo il pranzo , uscito egli in carrozza con alcuni duchi e marescialli, gli convenne fermarsi in una strada stretta per l'incontro d'alcu- ne carrette : nel qual tempo Francesco Ravagliac, uomo fanatico, che da gran tempo meditava :di ucciderlo, se gli pre* sento improvvisamente alla carezza, e con due coltellate verso il cuore il privò alla istante di vita . Avrebbe questo scellerato con gittare il coltello , e mischiarsi nella folla , probabilmente potuto salvarsi ; ma egli come glorioso di tanta iniquità , te- nendo in mano l'insanguinato ferro, fu conosciuto e preso. Non si potè con tutti i tormenti ricavar da lui, che akuno fos- se stato promotore o complice dell' orrido fatto, sostenendo di aver creduto di fare con questo esecrabil parricidio un' opera
Ìiacente a Dio in bene della cristianità ; ..onde venne poi condennato ad una tor« ^ToM. XXIV, V men-
3o6 Annali d' Italia
mentosissima morte . Non si può dire , | quanto fosse compianto dai suoi popoli il j funestissimo e non meritato fine di un re < sì glorioso , sì amato , a cui poscia fu \ dato il titolo di grande . Nel dì seguente ' venne proclamato re Lodovico XIII suo i figlio primogenito , che non avea per an- ; che compiuti i nove anni ^ e la reggenza ? del regno restò appoggiata alla regina Ma- i ria sua madre. Fu poi solennemente coro-! nato il novello re nell'ottobre seguente, e\ il principe di Condè pacificamente se ne \ tornò a Parigi . i
Essendosi oramai scoperti tutti i prece- ? denti imbrogli del duca di Savoja col fu ] re Arrigo , e svanitane per la di lui mor- 1 te ogni esecuzione _, grande amarezza con- ì tra di lui concepì la corte di Madrid ; e ì perciocché il conte di Fuentes governatori di Milano aveva ammassata una poderosa < armata , gran timore fu in Italia di guer- . ra in Piemonte. L'intrepido duca anch'] egli dal suo canto fece quell'apparato che i potè, di milizie, ed ottenne dalla regina! reggente, che il maresciallo Lesdiguieresl con un corpo di combattenti venisse in| Delfinato , per accorrere alla sua difesa ^i occorrendo il bisogno. Ma si dissiparono^ poi questi nuvoli ; non solo perchè il pa- pa, i Veneziani , e gli altri principi d' Italia si studiarono alle corti di Spagna e Francia d'impedire , ogni rottura ; ma an- cora perchè cessò di vivere esso conte di
Fuen'
i
Anno MDCX. 30^
Fùefites , personaggio di sommo eredita Beli'' arte della guerra, e più desiderosa di essa che della pace . Abbiamo dal Do- glioni , essere stato sì esorbitante lo squa- gUamento delie nevi nelle montagne , fra le quali è situato il nobile ma?fehesato di Cova in Piemonte > che inondata tutta quella valle^ vi restarono annegate più di quattromila persone con inn^merabil quan- tità di pecore e di altri bestiami, e che rovinarono quattro ben forti rocche e treia- fadue borghi Con tutte le lor case . Ag- giunse il medesimo storico , che 1^ Arno ( vorrà dire il Tanaro ) anvh* esso scor- rendo p<?r mezzo la titth di Ce-va , tanto crebbe nel dì j^ di gennaio ^ che menò via un ponte sopra esm fondato ^ià con do- dici archi di pietre quadre , e con JortiS' sime catene congiunto^ con cento venti edijizj fabbricati sopra esso ( locchè pax cosa da non credere ) che da mezza not- te spiantandosi fu la morte di tutti que- gli abitanti • Il segicente giorno più ere- scendo V inondazione , la parte più bassa della cittàf rimase tutta abbattuta; e si fé' conto che vi perirono più di mille e cinquecento persone senza le robe e case • Conoscendo il pontefice Paolo ^ di quanta 4eeoro, e molto più di quanta utilità per 'Ì2L religione cattolica potrebbe essere Io «iludio delle lingue ebraica, gteca^ lati- oaa, ed arabica, nel dì 28 di settembre ieiranno predente ^ pubblicò uoa bolla ^
V 2' con
-508 A N N A L I d' I T A L t A
con ordinare^ che in ogni studio di rélii] giosi regolari sì mendicanti , che non men-^ dicanti, vi fosse un maestro delle tre pri-; me lingue, e negli studj maggiori quellq! ancora dell? arabica . Lodevòiissimo e no-: bil pensiero , e com.andamento degno di| un zelante pontefice^ il quale meritavai^ e tuttavia merita maggior esecuzione )• massimamente in Italia _, dove certo nodi mancano lingegni atti a tutte le belléj arti .
Anno di Cristo i^ii^ indizione 1% 1 di Paolo V, papa 7. j
di HoDoLFO II , iraperadore 361.'*^
vJran tranquillità godè in questo anno il Italia ^ dacché Filippo III re di Spagna ^ per sua inclinazione alla pace , o perche così richiedeva l' infievolito stato della sua^ monarchia , avea comandato, che si di sa r*^ masse nel ducato di Milano. Stentò mol* to a far lo stesso Carlo Emmanuele dua di Savoja , nel cui animo non trovavano mai posa le idee dì qualche novità pel proprio ingrandimento . In questi temjijj ancora meditava egli la ricuperazion dil Genevra ; ma scoperte le intenzioni dalhl reggente di Francia troppo contrarie alhi sue , quantunque il nunzio del pontefice ^ i sbracciasse per distornar quella corte dal- la protezione dei Ginevrini , finalment gli convenne accomodarsi alle circostanz
Anno MDCXL 309
presenti , e deporre per ora i suoi mar- ziali disegni . Tanto più si vide egli astretto a questo , perchè fra le corti di Francia , e Spagna si conchiuse nelT anno presente una lodevol unione met- GC di due matrimoni accordati , e da ese- guirsi a suo tempo, cioè di donna Anna , infanta primogenita di Spagna^ figlia del re Filippo IH col giovinetto re Cristia- nissimo Lodovico XIII ^ e ài madama Elisabetta ^g\\^ primogenita del fu Arri^ go IV con Filippa IV principe di Spagna," iiglio del regnante Filippo HI , Pubbli- caronsi poi solamente neil' anno seguente questi trattati. Ed era cosa curiosa in que- sti tempi il vedere come il suddetto du- ca di Savoja maneggiava anche egli 1' ac- casarilento àQÌ principe di Piemonte suo iiglio ora con una principessa di Fran- cia , ora con un' altra del re di Spagna , del re d' Inghilterra , e del gran duca , tenendo mano in tutte le corti .^ e pro- ponendo sempre nuovi progetti _, niun dei quali finora ebbe esito felice. Avvenne anche uno strano accidente in Torino nel dì sei di giugno . Non si sa da chi fu sparsa voce , che ad esso duca era stata tolta la vita dai Francesi nel parco . Di più non vi volle ^ perchè il popolo di quella città amantissimo del suo sovrano eccitasse un fiero tumulto , gridando ad alte voci : ammazza y ammazza i Fran- »Wi. Prese le armi, tutti andarono a cac«
V 5 eia
310 ANìJAti d'ìtalìjì eia di essi Francesi , i quali udito il grani rumore, chi qua, clai là, corsero a rin- ; tanarsi . &a sul mezzodì, e il d^ca do- j pò data una lunga udienza^ si era cori- ; cato sul letto , e avea preso sonno . Sve- ■ gliato dai suoi cortigiani ^ e informato^ di quel disordine , corse tosto al balcone \ della galleria per farsi vedere. Kaffigura-Ì to che fu dal popolo ^ si convertirono ! gli sdegni in lietissime acclamazioni , ed ^ essendo cresciuta la folla alla piazza , il j druca uscì in persona a meglio consolar gli; occhj dei suoi buoni sudditi , e si quietò J tutta la sollevazione. ■
Fu rapita dalU morte nel settembre J dell'anno presente Leonora ^ figlia del fu^ Trancesco gran duca di Toscana , e mo--^ glie di Vincenzo Gonzaga duca di Man- j tova y che per conseguente era sorella di " Maria dti Mtdlcl regina e reggente di»; Francia . Continuarono in questo anno an-v cera le controversie dell'arciduca Mae-^ tias in Germania coli' im^eradore Rodol-ì fo II suo fratello , perchè mancando esso! Augusto di prol^ , e declinando di dì in dì la sua sanità , Mattias assai avido di signoreggiare , voleva per tempo metter- si in possesso dei diritti della successio- ne deli' augusta casa di Austria . Non la- sciò il -pontefice Paolo V d' interporre i?| suoi più caldi paterni uffizj per promuo-jj vere la concordia fra loro . Infatti segui;; raccomodamento, essendosi contentato l'jj
im-
j
Anno MDCXI. 311
imperadore^ a cagione di un fiero scon- volgimento di cose accaduto in Praga ^ che Mattias , già riconosciuto per re di Ungheria , fosse del pari accettato per re di Boemia, con riserb^re a se, finche vi- vesse , una specie di autorità e dominio . Seguì la magnifica coronazione di Mattias in Praga nel dì 25 di maggio , e perciò rifiori r allegrezza in quelle contrade ^ Crebbe poi questa per le nozze con gran pompa solennizzate in Vienna sul princi- pio di dicembre dell' arciduchessa Anna figlia del già arciduca Ferdinando conte del Tirolo , maritata col suddetto re Mat- tias . Tutto si applico in questi tempi papa Paolo a dare un buon sesto a tutti i tribunali ed uffizj della Curia romana, con prescrivere , e ridurre a convenevoli termini la loro autorità^ (!on tassare i loro onorar; _, e riformare una man di abusi, che da gran tempo erano stati per- messi . La sua prolissa costituzione su questo , per cui si acquistò egli gran lo- de , fu poi nel dì primo di marzo , non già ( come per errore di stampa si ha dal suo bollario ) dell'anno presente, ma del susseguente data alla luce e
V 4 Anno
312 Annali d' Itali a \
Anno dì Cristo i^i2 , indizione X. 1
di Paolo V, papa 8. ,
di Mattias iraperadore i. \
o . J
wJtese in questo amo la morte la sua giù* risdizione sopra molti principi della Cri- i stianità . Il primo di essi a pagarle tri- \ buto fu 1' imperadore Rodolfo lly principe 1 che nella pietà non si lasciò vincere da j alcuno; ma principe nato piuttosto per un , chiostro 5 che per un seggio imperiale : sì povero di spirito e dappoco si fece egli ! conoscere in si lungo corso del suo go^ \ verno. Profittarono beo di questa sua de- ] bolezza i Turchi. Io non so come^ il Do- \ glioni il fa morto nell'ultimo dì del pre- { cedente dicembre ; altri nel di io di gen- ; najo deiranno presente; Andrea Morosi- \ no nel dì 21 di esso mese . Egli è fuor \ di dubbio _, che la sua partenza da questa { vita seguì nel dì 20 del predetto gennajò; • epperò giacche mancò senza lasciar prole^ \ 2L luì succedette nel retaggio della nobi- '^. lissima casa di Austria Mattias suo fra- \ tello , il quale dipoi nella gran dieta elet. j torale tenuta m Francoforte fu proclama- \ to imperadore nel dì 13 dì giugno susse- \ guente,, e poscia nel dì 24 del medesimo mese colle consuete magnifiche formalità 1 coronato. Avea l'augusto Rodolfo tenuta j in addietro la corte imperiale in Praga
Mat-
Anno MOCXIL 313 Mattias la trasferì a Vienna d'Austria. Colto parimente da improvviso accidente Leonardo Donato doge di Venezia^ diede fine al suo vivere nel dì 16 di luglio , a cui poscia succedette in quella dignità nel dì 27 di esso mese Marcantonio Memo , vecchio di gran prudenza , che già avea compiuto V anno settantesimo sesto di sua età . Inol- tre cessò di vivere nel dì 18 di febbrajo Vincenzo Gonzaga duca di Mantova, prin- cipe . che non iscarseggiava di mente , ma che specialmente fu portato da^ì suo natu- rale alla giovialità e all' allegria : gran giocatore , grande scialacquator del dana- ro^ sempre involto fra il lussa e gli amo- ri, sempre in lieti passatempi^ o di fe- ste, o di balli, o di musiche, o di com- medie. Restarono di lui tre figli maschi, cioè Francesco primogenita, che succedet- te a lui nel ducato; Ferdinando creato cardinale .da Paolo V nel 1606 ^ e Vincent zo , che medesimamente nel 1615 ottenne la sacra porpora . Ma che? Dopo alquanti mesi, cioè nel dì 21, oppure 22 di di- cembre anche il novello duca Francesca, in età di circa ventisette anni compì il corso di sua vita, e sul principio dello stesso mese morì ancora un unico suo fi- glio per nome Lodovica^ dimodoché non restò di sua prole se non Maria , per la quale insorsero poi gravissime liti , sicco- me diremo. Il perchè Ferdinando cardi' naie ^ soggiornante allora in Roma, volò
to-
^14 Annali d'Italia |
tosto a Mantova a prendere le redini del 1 governo ;, con animo di deporre ii cardi- \ nalato, siccome poscia avvenne. \
Una scena molto tragica toccò in que- j sto anno alla città di Parma . Ranuccio • Farnese duca di essa città e di Piacenza , j era signor di alti spiriti^ gran politico, \ ma di cupi pensieri , e di un naturale j malinconico^ che macinava continuamente \ sospetti, per li quali inquietato egli, nep- . pur lasciava la quiete ad altrui . Nei suoi ^ sudditi miia^^a egli tanti nemici, ricor- ' devole sempre di quanto era accaduto al suo Bisavolo Tier Luigi y epperò studiava] l'arte di farsi piuttosto temere , che ama- j re, severo sempre nei gastighi , difficile] alle grazie . Era egli ben rimeritato dai j sudditi suoi, perchè al timore da lui vo- i luto aggiugnevano anche l'odio ; e venne J appunto nell'anno presente a scoprirsi una congiura tramata centra di lui fin V anno \ precedente . In essa erano principali au- I tori il marchese Gian-Francesco San-Vitalr, j la contessa di Sala, il conte Orazio Simo- j netta sao marito, il conte Pio Torelli,, | il conte Alfonso e il marchese Girola^ ;-! mo amendue San- Vitali , il conte Girola- ^ mo da Correggio, e il conte Giambattista j; Mazzi , ed altri . Dicevansi ancora com- ^ plici di sì fatta cospirazione il marchese ■ Giulio Cesare Malaspina capitan delle guar. 1 die del duca di Mantova, il marchese di ti Liciana Ferdinando Malaspina , il conte g
Teo-
Anno MDCXIL 515
Teodoro Scotti di Piacenza, il conte AU bcrto Canossa di Reggio . Carcerati quasi tutti i primarj capi di questa ribellione , e formato il processo , per cui dicono , che si provasse il lor disegno di assassi- nare , e spiantar tutta la casa Farnese , nel di 19 di maggio le loro teste furono recise, ed impiccati per la go!a alcuni lor familiari. Tutti i lor nobili feudi ri- masero preda del iìico,, e ne seguirono poi varj sconcerti _, perchè gli amici dei nobili suddetti , pieni di sdegno , fecero delle incursioni nel Parmigiano , mettendo a fuoco diversi luoghi . Inoltre il novel- lo duca di Mantova Francesco gran que- rela fece^ per avere il Farnese non sola- mente mischiato in un pubblico monitorio ii suo capitan delle guardie , che si pro- testava affatto innocente , ma anche taci- tamente fatto credere , che il duca Vin- cenzo suo padre, fosse stato il principal promotore di quella cospirazione , E vi man- cò poco che non si venisse a guerra aperta per questo: lo che sarebbe succeduto, se i re gì Francia e Spagna , e il duca di Savoja , non fossero entrati in sì fatta querela, e non avessero con buone manie- re spento il nascente incendio , essendo restate indecise le ragioni dell'una e dell' altra parte. Quantunque sia da credere, che la verità e la giustizia onninamente regolassero il processo suddetto, pure per cagion di esempio scapitò non poco il
no-
^tS a n n a l I 0' I t a l I a
ifjome del duca Ranuccio , per aver tanto j declamato e sparlato di lui i suoi male- voli ( e questi non sono cessati giammai ) spacciando come inventati' quei delitti af- ; fine di assorbire la roba di quei nobili , il cui valore ascese ad un gran valsente, j e per liberarsi con tanta crudeltà da per- ! sone , che gli davano della suggezione . 1 Anzi sparsero voce ^ che esso duca alT | udire, che anche nelle corti non si era | assai persuaso del reato di quei nobili , | avesse spedito al gran duca Cosimo un ambasciatore con- copia del processo, af- finchè comparisse la rettitudine del suo operato o E che da lì a- qualche tempo fosse rispedito r ambasciatore con ringra- ziamenti al Farnese, e con un altro pro- cesso sigillato , dal quale aperto apparve i con testimonj esaminati , come lo stesso j ambasciatore in Livorno aveva ucciso un 1 uomo: cosa da lui non mai sognata, non- | ehè eseguita » ]
An-
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A ìJh n o MDCXin. 3f?
no di Cristo 16^13 , indizione XL di Paolo V, papa 9. di Mattias imperadore 2.
Xntorbidos&ì in questo ànnò ia pace d'Ita-* li a per le dissenzioni insorte fra i dudii di Savoja e' di Mantova, delle quali spe~ cialmente incomincia a trattare in questi tempi Pietro Giovanni Capriata , oltre a Vittorio Siri , al Guichenone , ed altri storici. Non restò, siccome di sopra ac- cennammo, del defunto Francesco duca di Mantova se non una picciola figlia per nome Maria ^ di <:ui prese tutela il cardi- nal Ferdinando Gonzaga . Apparenze vi erano , che la duchessa Margherita iìglia di Carlo Emmanuele duca di Savoja , -e vedova di esso duca Francesco , fosse gra- vida : lo che teneva in sospeso la deter- minazione -del cardinal Ferdinando intorno al deporre la porpora , volendo egli pri- ma vedere, se per avventura ne nascesse un maschio . Intanto il duca di ,Savoja , principe , che in sagacità di mente, in isperienza di affari tanto di gabinetto, che di guerra, non avea pari, e a cui parca sempre troppo ristretto il patrimo- nio di tanti stati, che egli godea di qua e di là dai monti : giudicò questa essere occasion favorevole per islargar quei con- fini . Cominciò dunque a pretendere , che la vedova duchessa Margherita sua figlia
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3i8 Annali d'Italia
tornasse a Torino, e seco conducesse la figlia Maria. Pretese inoltre ^ che ad essa Maria sua nipote, siccome erede unica i di Francesco duca di Mantova suo padre, I dovesse appartenere il Monferrato, per es- ^ ser quello un feudo , in cui succedono le i femmine, e che appunto era passato per 1 via di femmine nella casa P'aleologa , e *i poscia n( Ila Gonzaga # Ito a Mantova il ^ principe di ^ìtmonxe Vittorio Amedeo en- | trò in negoziati col cardinale ^ il quale "i cominciò a barcheggiare^ ricusando so- 1 pratlutto di ìasciar partire la cognata e la nipote ; la prima , perchè gH fu propo^- sto di sposarla , e faceva il papa difficol* tk a concedere la dispensa ; T altra , per- chè sosteneva di esserne a lui dovuta la tutela ; ed infatti ottenne dal tribunal ce- sareo r approvazione di questo suo dirit- to . Per conto poi del Monferrato, pre- ì tendeva egli escluse le femmine da quel | feudo; qualora esistevano agnati ^ cioè j masehj- della famiglia ; ed allora esisteva | esso cardinale Con Vincenzo , amendue fra^ | telli deir estinto duca Francesco , chiama- ti alla successione di esso Monferrato . Svanita por 1' apparenza della gravidanza della duchessa Margherita^ acconsentì il cardinale, che essa se ne andasse, ma con ritener presso di se sotto buona guardia la figlia. In tali discordie s'interpose do« Francesco Mendozza^ marchese delTInojo- sa, e governator di Milano f e perchè in^
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Anno MDCXIII. 319
sìstcva il duca di voler la nipote , fu pro- gettato di metterla colla madre in depo- sito presso don Cesare duca di Modeaa , per essere V infanta Isabella ^ nuora di es^ so don Cesare, sorella della medesima du- chessa Margherita . Sulle prime accettò il cardinale questo partito , e V avrebbe fore- se eseguito , se non si fosse trovata ripu- gnanza nel duca di Modena , ad entrare in si fatto impegno^ temendo egli di dis- gustare in fine alcuno dei pretendenti . Tanto nondimeno operò dipoi il governa- tor di Milano^ che l'indusse a condiscen- dere ^ ma il cardinale diede indietro^ né volle più consegnare la picciola princi- pessa .
Allora fu che il duca di Savoja sdegna- to risvegliò le antiche pretensioni della sua casa sopra il Monferrato, intorno, al- le quali , siccome già vedemm.o, non avea voluto decidere V imperador Carlo F, e si venne ad una battaglia di penne, che sa- rebbe terminata in tuoni e lampi , che non fanno paura . Ma il duca di Savoja determinò di accoppiarvi anche i fulmi- ni , preparandosi a far guerra di fatto . Già avea delle truppe veterane in piedi , e cominciò ad arrolarne molte di più , sperando di conquistare agevolmente il bel paese del Monferrato , dove a riserva di Casale e della sua fortezza , pochi altri luoghi poteano far lunga resistenza. Era il cardinal Ferdinando, che già aveva as-
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320 Annali d' Italia sunto il titolo di duca , personaggio di poca disinvoltuj'a , e piuttosto spensierato che altro nei grandi affari. TroTavasi sen- za milizie,, e neppur pensava daddovero a raunarne., e a premunire i luoghi forti del Monferrato, Tuttavia lo spinsero i suoi ministri a ricorrere per patrocinio ed ajuto ai re di Francia e di Spagna e a tutti i potentati d'Italia. Fu creduto, che la Spagna fosse impegnata pel duca diSavoja, ma i fatti non corrisposero po-è scia a questa voce. Il papa, ,che per at-| testato del Siri , facea sue delizie il ri- poso, per sua naturai timidità alienissimo dai.ifumori, ma che secondo il parere dei più saggi ^ si ricordava di essere padre comune, non si volle ^mischiare se non con amichevoli ufìzj in questi imbrogli . il soli Veneziani e il gran duca Cosimo itv Italia si dichiararono favorevoli al Gonza-| ga , affinchè gli Spa^nuoli non si servisse-J ro di questa occorrenza per islargare lej ali . Anche il re di Francia , ossia la re-| gina reggente, commossa specialmente òa\^\ la parentela coi Gonzaghi , prese la lord protezione, e fece fare intimazioni e mi-i»1 naccie al duca di Savoja. Ma il duca i principe di grande animo, nulla sbigottii to per questo, nel dì venti, o ventidue| di aprile col principe idi Piemonte , e coli principe Tommaso suoi figli , mosse le ar-j| mi sue contro il Monferrato. In poco tem-j jpo 5"* impadronì di Trino, e nel di 2.5 ì^
di" t I
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Anno MDCXIIL 321
città d' Alba dal conte Guido di san Gior- gio, fa non solamente presa, ma anche «accheggiata, e il vescovo stesso maltrat- tato e fatto prigione . Così Diano e la ter- ra di Moncalvo, ed altri luoghi ( fuorché Casale, Pontestura, la rocca di esso Mon- calvo , e Nizza della Paglia) vennero in potere del duca .
Per tali novità i Veneziani, somministra- rono danaro al cardinale duca , acciocché facesse una leva di tremila Tedeschi . Egli ne ordinò un'altra di tremila Svizzeri^ e di assai più Italiani . Il gran duca desti- nò d' inviargli altro maggior soccorso . Trovossi dipoi, che neppure il re di Spa* gna proteggeva il duca di Savoja , anzi rinojosa governator di Milano^ oltre all' aver passati premurosi ufìzj , per fargli deporre le armi, e restituire i luoghi pre» si , o almeno depositarli in mano del pa- pa, o di altro potentato, usci in campa- gna, e fece ritiiare Tarmata piemontese dall'assedio di Nizza della -«Pagfia , Usci- rono intanto manifesti per 1' una , e per r altra parte . Il castello ossia rocca di jyioncalvo si arrendè al duca^ il quale non lasciava di seniprepiù tirare al suo soldo Borgognoni e Svizzeri y e continuava la guerra coi varj successi che io tralascio. Ma essendo accorso di Francia molto tem- po prima Carlo Gonzaga duca di Nevers in soccorso del cardinale duca suo cugi- no, cominciarono à comparire in Italia
Tom. XXIV. X moU
322 A.N NAT, I d' Italia molte schiere di P'rancesi , e dalla reginjJ ■ reggente di Francia si ammaniva anche un' armata , per inviarla ai danni del du-*^ l ca di Savoja . Oltre a ciò , il gran duca l di Toscana mise in viaggio alla volta di * Mantova non già tredecimila fanti, e cin- quecento cavalli, come ha il Capriata, ma bensì quattromila fanti , e secento cavalli^ come con buone memorie ho io scritto altrove. E quantunque il duca di Modena per le istanze del governator di Milanol armasse i confini della Garfagnana > per "^impedire il passo a. questa gente, pure^ serrando gli occhj , lasciò loro libero il' varco per altra parte. Mandò ancora Vau^ gusto Mattlas il principe di Castiglione per intimare al duca di Savoja la restituì zion delle terre occupate; e il governato^ di Milano, che volea, la gloria di accon- ciar tutti questi rumori colT autorità dell re Cattolico suo sovrano , accrebbe non poco r armata sua , acciocché il duca s^ arrendesse* E4egli infine si arrendè, e ben-f che neir intemo suo si rodesse per la rabn bia , pure mostrò tutta l'ilarità in conde- scender« all'accordo per la riverenza da lui professata al papa y a Cesare , e al re di Spagna, che cosi desideravano. Adun- que nel di i8 di giugno promise di cob segnar le terre prese nel Monferrato a^ ministri cesarei , e spagnuoli , che poi le restituirono al duca di Mantova^ restando poi da ventilare le controversie civili il
ami-
A N N d IviDCXIIL 32^. amiclievol giudizio. Poco poi mancò, chi non andasse in fascio la fatta coiacprdiài perchè il cardinal Ferdinando mise fuori tìn terribil bando contra del conte Gèidò di san Giorgio > e pretese il risarcitnentò di tanti saccheggi^ incendj , e danni patÌA ti dai suoi sudditi del Monferrato ; e se tìon era la corte di Spagna ^ che si inter- ponesse, e il facesse desistere da tali pre- tensioni , il duca di Savoja , che con tut- te le istanze dei Francesi e Spagnuoli mai non avea voluto disarmare , era in prò- èinto di ricoDtriEfciar la guerra 0 Si aggiun- se la pretensione del governator di Milano di avere in sua mano la principessa Ma- ria , sperandone un dì qualche vantaggio 5^ se fosse mancata la linea Gonzaga regnan- te allora in Mantova : nel qiial caso cre- deano spettante ad essa principessa il Mon- ferrato. Ma il cardinale duca stette sal- dissimo in negarla j, e dalla corte di Fran- cia e dai Veneziani fu sostenuto in sì fat- to impegno . E intanto il duca di Savoja restò anche egli sommamente amareggiata della prepotenza degli Spagnuoli.
Altra guerra j benché di minore impor- tanza , avvenne in questo anno fra Cesare di Este duca di Modena e la repubblica di Lucca. DuraTa il sangue grosso fra i Lucchesi e i popolr della Garfagnana. diti di Modena di' là dall' Apennino per cagion della passata guerra del 1602 • In- sorsero nel giugno fra: particolari persone
X z del-
524 Annali d'Italia
4elle offese ai confini _, e queste servirona^ 4i pretesto a quella repubblica per assalir^ di nuovo nel mese seguente con alcune] migliaja di armati la Garfagnana. Perchè! non si aspettavano i Garfagnini una tale; superchieria , facile fu ai Lucchesi d' ìm^\ possessarsi delle terre di Cascio , Monte| Altissimo, Mente Rotondo, e Marigliana J Occupato ancora Monte Perpoli , vi fabbrì-j carono tosto un forte, e commisero sac-j cheggi e violenze indicibili. Fecero quel-i la resistenza che potoiono i valorosi Gar-i fagnini a sì impetuoso torrente, finché il duca Cesare irritato da sì inquieti vicini, spedì colà il principe Alfonso suo primo- genito col principe Luigi altro suo figlio , generale dei Veneziani , e con alquante miglia di fanti e cavalli , comandati dal marchese Ippolito Benti voglio suo genera- le, e ben provveduti di artiglierie e mu-?^ nizioni . Allora fu che cambiò aspetto la>i guerra , e i Lucchesi d' assalitori divenne-?; xo assaliti con danno gravissimo dcUt lor^i terre. Si passano qui sotto silenzio varie^i azioiriTanguinose succedute in quelle parT'J ti, per dir solamente, che il Bentivoglio, 1 imprese l'assedio di Castiglione, terra, e1 •fortezza dei Lucchesi , che cominciò a prò- ] vare il furor delle artiglierie, ma seste- j iiuta con vigore da mille e dugento sol- j dati, che vi erano di presidio. Tentarono | invano i Lucchesi di darle soccorso , e^ | intanto semprepiu continuarono §U approc-. j
ci, ;
À N N o MDCXIIL §25 ^ .. , e fu formata la breccia. Già si dispo» nevano le milizie ducali a dare nn gene-^ tale assalto, quando colà sopraggrunse il conte Baldassare Biglia per parte del go- iernator di Milano. Imperciocché veggen- do i Lucchesi mal incamminati i loro af- fari , ricorsero alla solita ancora della protezion di Spagna , e mossero V Inojosa ad inviare esso Biglia a Modena per is- morzar queir incendio . Perchè il duca sta- va saldo in pretendere il rifacimento' dei danni inferiti dagli ingiusti aggressori , e le spese dell'armamento da lui fatto, nul- la si conchiuse ; laonde il Biglia per ti- more, che intanto Castiglione fos'se pre- so, colà si portò, e con pretesti dì fare rendere quella fortezza , ottenuta licenza di entrarvi , allorché vide pronti all'assal- to i ducheschi , fece esporre !e bandiere di Spagna sulle mura , e intimare agli as- sedianti , che egli teneva quella piazza a nome del re Cattolico. Tale era in questi tempi la riverenza e paura della potenza: spagnuola y che cessarono le offese , con essersi poi stabilito, che i Lucchesi ;, al paese dei quali anche dòpo le interrotte offese di Castiglione fu recata una deso- lazione , fossero i primi a disarmare: do- po di che anche il duca richiama in Lom- bardia le sue milizie . Ma dai politici fu biasimato non poco questo principe , per essersi lasciata levar di mano la vittore al solo sventolare di un pezzo di tela
X 5 giù-
526 Animali d'Italia giudicando eglino, che conveniva prende*|| te la piazza, e poi col pegno in mano fi trattare di aggiustamento. Ma forse con;; più ragione fu dovuta questa censura ali suo generale , che dovea prevedere rarteji del Biglia, e tirarsi il cappello sugli oc? i phi .
Né solamente dalle dissensioni dei prin cipi patì in questo anno V Italia dei gra tì travagli; ne risenti anche forse dei pì\j^ perniciosi dalle battaglie dell'aria e del? mare. Nel dì 11 di novembre si svegliò una sì atroce tempesta nel mediterraneo che fu creduto non essersene mai provat una simile a memoria dei viventi di allo xa. Porto non vi fu, cominciando dall Provenza sino alle ultime parti del regn di Napoli, in cui non si affondassero qua si tutti i legni , che ivi si erano ricove Tati , con danno infinito di mercatanti ^ € sommo terrore di ogni uno . In GenovJil specialmente fu sì spaventoso V eccidio d| galee e navi, che quasi supera la creden -za^ Penetrò la spietata furia degli stesa venti nella Lombardia, dove rovinò tetti abbattè case, sradicò alberi, e fece altt funestissimi, e non mai veduti danni. Riu sci in questo anno ad otto galee di Sicilia icn armate sotto il comando di Ottavi d' Aragona di sorprendere dodici turche sche nel porto di Scio . Cinque di quest si sottrassero colla fuga^ colle altre segi W fiero comt)attimento , in cui prevalser
i Cri-
Anno MDCXIIL 527 i Cristiani^ restando prese quelle ^.sette calce con istrage di quegli infedeli^ pri- gionia di cinquecento di essi , e liberazio- ne di circa mille schiavi battezzati. Mon- tò ben alto il- bottino ivi fatto ^ perchè quelle galee portavano a Costantinopoli lutti i tributi raccolti dalla Morea . Anda- rono in corso anche le gale« del gran duca Cosimo nell' anno presente contro i Turchi nell'Asia Minore^ e prese molte terre le misero a sacco .
Anno di Cristo 1614, indizione XII. di Paolo V, papa io. di MattiaS iraperadore 3,
V^rebbero in questo anno i dissapori fra Carlo Emmanuele duca di Savoja , e il marchese d' Inojosa governator di Milano. Si erano messi in possesso gli Spagnuoli di dar la legge a tutta V Italia . Il lor vo- lere dovea essere la regola degli altri principi, e ne abbiam poco fa veduto un esempio nel duca Cesare . Credendosi egli- no di trovar anche nel duca di Savoja un principe j, che tremasse al tuono delle lor bravate , gì' intimarono di disarmare , e venne ordine preciso da Spagna, che se egli non ubbidiva, il governatore entras- se colle armi in Piemonte; ma s'ingan- narono . Carlo Emmanuele a questa paro- la di ubbidire , sconvenevole troppo per chi non era sottoposto alla Spagna per
/X 4 al-
32.8 A N N ALI dM T A L I A
alcun titolo di vassallaggio, se ne aItCTcft non poco^ p ? coraggiosamente lor rispo- se, che Vivrebbe deposte, le armi , se il | governatore nello stesso tempo avesse li- | Ganziate le. sue tvuppe . Pubblicò ancora l •un b^n-sensato manifesto,, esprimente le sue querele, pel procedere ingiurioso ed i^rjperioso degli Spagnuoli conlra di lai. Oh allora fu, che l'altura spagn.uola .si, sentì toccare sul vivo ^ quasiché il ^UGi|;j volesse andare del pari col potentissima loro monarca j epperò il Inojosa nel dì 20 di agosto si, mosso da Milano con cir- ca ventimila fanti ^ e mille e secento ca- valli , ed appressatosi ai confini del Pie- monte , stette indarno aspettando , se i|. terrore delle sue armi avesse maggior vir- tù , che le minaccie in carta . Ma il duca intrepido nelle risoluzioni sue, animato ancora dai soccorsi , segretamente parte inviati, parte promessi dalla Francia , più che m^i si mostrò costante. Pertanto en- trato r Inojosa nel giorno 7 di settembre su quel di Veroelli, prese la Motta e Ca-; ì^enzana j e dà più avrebbe fatto, se il 4uca uscito anche egli in campagna coni ditcimila combattenti non avesse fatta una? diversione procedenda contro la sprovve- j dutfi .città di Novara , di cui avrebbe an- 1 che .potuto impadronirsi ^ ma gli bastò ,j con.talr 4novimento di fai? retrocedere l'|j §^erchlo sp^gnuolo dai suoi stati, sicconiG^: avvenne^ Ciò fatto, tanto. rambasciatoréjj
di
■
A N N-ò' MDCXIV. gap di Frància, che il principe di Castiglione' ministro dell' imperadore , e il nunzio apo- ajolico., interposero i loro iiffizj per la pace . Infatti nel giorno 17 di novembre ne furono abbozzati col duca i capitoli * Kicusò il governator di Milano di sotto- scriverli,^ intanto il marchese di Santa Croce colle galee di Napoli e Sicilia oc- cupò sulla Riviera occidentale del mare Ligustico i marchesati ài Oneglià e del Maro^ spettanti al duca. Passò anche V Inojosa air assedio di Asti j ma perchè vi accorse con tutte le sue fòrze il duca , e si avvicinava il verno , tempo mal proprio per le prodezze militari , se ne ritirò ; laonde oramai conoscendo di aver che fa- re con chi non era figlio della paura , diede di nuovo orecchio alle proposizioni della pace^ Nel giorno primo di dicembre fu conchiuso in Asti , che il duca per l'os- sequio da lui professato alla corona dì Spagna , sarebbe il primo a disarmare ; ehe si renderebbe vicendevolmente ogni luogo preso ; che le differenze fra le case di Savoja e di Mantova sarebbono rimes- se in -arbitri ; e che il duca di Mantova; renderebbe le gioje della duchessa Mar- gherita , e in certi termini pagherebbe le di lei doti, e quelle ancora della duches-^ sa Bianca di Monferrato. Corituttociò T Ino|osa j siccome colui, a cui non pareva assai umiliato il duca, e risarcito il de-* coro della sua corte, perchè non vi evsi
550 Annali d' Italia paioia di sommessione e perdono richiest da lui , ricusò di sottoscrivere quegli ar ticoli; allegando di* non poter ciò tare^ senza l^ assenso del re Cattolico • In §ra-| vissime smanie proruppe dipoi, perchè ili jyrlncl^je .Tommaso avea presa Candia ; de distretto' di Novara j e perciò pubblicò lU editto contro il duca y che se ne rise Con queste irrisoluzioni terminò in quell parti Tanno presente. •..
Parlammo disopra degli Uscocchi , mas- nadieri abitanti in Segna, città di casal d'Austria sui lidi dell'Adriatico. Erana essi tornati al delizioso lor mestiere del-i la piraterìa, e in questi tempi specialmen- te infestarono non meno le terre e i le^ gai dei Veneziani, che quei degli stessi Turchi. Ed appunto in questo anno il gran signore spedì un ufficiale e minaccia a Venezia, quasiché la repubblica foss complice , o almen serrasse gli occhj ali loro insolenze. Neil' ottavo giorno dì raag gio dodici barche armate di essi masnan dieri LJscocchi incontratesi con altrettant di Albanesi, vennero ad una sanguinosa battaglia , che costò loro ben cara . Per vendicarsene, tre giorni dopo colta nell isola di Pago la galea veneziana di Cri-^ stoforo Veniero , la sorpresero, crudel- mente ammazzando quanti uifiziali e sol dati vi trovarono, a riserva di esso Ve-^ niero. Per le doglianze fatte dai Veneti SiìV arciduca Ferdinanio^ furono spediti da
Gratz
jraiz I
^■1
Anno MDCXIV. 331
Gratz commissari ^ per mettere in dovere quei corsari ; ma sprezzati se ne tornaro- no indietro, quali erano venuti. Dopo di ciò essi Uscocchi assalirono varj luoghi non men della repubblica veneta , che dei Turchi, e ne menarono gran bottino non- 50I0 di robe e di animali , ma anche di donne, e fanciulli . Migliore ripiego non seppero allora trovare i Veneziani , che di proibire ogni navigazione, e commer- cio con quelle vicinanze • Mandò bensì V arciduca un comraessario a Segna, che fece bandi e giustizia contro quella per- fida gente. Ma appena fu partito il mini* stro di là, ben arricchito colle prede fat- te da essi Uscocchi , che quella mala gen- te tornò al solito suo mestiere : lo che obbligò i Veneziani a spedire il capitano del golfo contra dei loro nidi , per ren- dere ad essi la pariglia: ordine, che fu ben eseguito col saccheggio di alquanti luogi . Ebbe nell'anno presente il ponte^e Taolo V una molesta briga colla corte di Francia , per avere quel parlamento fatto bruciare il libro del padre Suarez intito» lato: Defensio Fidei, perchè vi s'insegna- va la dottrina, che sia lecito T uccidere i jre tiranni e miscredenti. Tale era il de- creto del parlamento suddetto^ che parea ^esa l'autorità pontifizia . Di gravi quere- le perciò furono fatte a Parigi dal nunzio del papa ; e finalmente si trovò tempera- mento , che il re scrisse un' ossequiosa
let-
33à A -^ N A L I d' I T A t t A
Ietterà al pontefice con; -proteste , cKè niuno intendeva eli derogare a i diritti dèlia Santa Sede , con persuasione nondi- dimeno ,* che anche la Santità sua coodàn- nevebbe come cattiva e perniciosa la pre- sta dottrina»
Anno di CRISTO 1615 , indizione XIIL di Paolo V^, papa 1 1, di Mattias., imperadore 4^
t\lon si sapea dar pace il marchese dell Inojosa ., perchè il duca di Savoja non avesse finora imparato a chinare il capo ,1 parendo , che la di lui resistenza e costan« 2a nei suoi impegni tornasse in discredito della .{potenza ed estimazione della córto di Spag-na * Fece quanti mali ufizj potè ai essa corte, e perciocché furono intercetté lettere dal re Cattolico al medesimo go*' vernator di Milano , date nel dì. due ,- é venti di gennajo dell'anno presente , ài vide venuto ordine da Madrid 61 co^ti-^i nùar la guerra contra del duca. Queste lettere pubblicate servirono del pari a sco- pTÌre le intenzioni degli Spagnuoli y coti^ trarie alle proteste di voler la pace, e àj giustificare la necessità del duca per la | propria difesa . Sul fine di marzo uscì H \ governatore in campagna con più di vén- i limila tra fanti e cavalli ( altri dicono j molto più. ) e andò ad impadronirsi di j RioGveran nelle Langhe . Ancorché il duca j ì^ non :\
_ii
. rA «r N 0 MDCXV. 33
5sse che circa quindicimila combat'»^ Vittorio Siri non li fa più di die* cimila ) pure anch' egli animosamente si portò all'assedio di Bestagno . Seguirono varie azioni calde con danno per lo più degli Spagnuoli , finché il duca conoscen^ dosi soperchiato dal numero dei nemici , si ritirò con buon ordine . Fu allora la eittà di Asti minacciata di assedio , e an- dò in fatti r Inojosa ad accamparsi in quelle parti . Perchè senza prendere il pic^ ciolo castello di Castiglione , non poteva avvicinarsi ad Asti, dopo aver battuta una brigata di Savoiardi , con pochi colpì di cannone obbligò i difensori di Casti-, gliene a renderlo con buoni patti . Ciò fatto, il duca j per aver inteso, che da Napoli, Firenze, ed Urbino venivano altri rinforzi all'armata nemica, e che il Go- vernatore avea occupato san Damiano, si ritirò sotto Asti , e a vista di lui andò ancora nelle vicine colline a postarsi il governatore, Uscì un giorno il duca ad-^ dosso ai Napoletani con tal vigore , che ne fece strage di trecento . A questo ru- more tutto il campo Spagnuolo fu in ar-^ mi,. e si spinse contro il duca. Non ten- nero saldo i suoi Svizzeri j- e toccò alla cavalleria di sostener tutto il peso della battaglia . La notte separò il combatti- mento , nel quale tanto il duca , che il 'principe Tommaso suo Figlio si segnalaro- i|o 5 avendo avuto il prinfio uccisi -due ca- vai-
334 Aèìj Ati t^tr ktiA
valli sotto di lui , ed Udo il figlio . Resta il campo àgli Spagnuoli , ma colla perdi-' tà di mille persone ^ e di ottanta riraasts prigioniere. Dalla parte del duca tra mor- ti e prigioni se ne contarono non più di cento. Scrivono altri, che quantunque po- co sangue si spargesse, purè non poco co-^ raggio mostrarono le milizie del duca. ' Allora si diede certamente principici air assedio di Asti , dove pretendono RÌ-é cùni, che il governatore avesse più d^ trenta mila combattenti . Seguirono poli varj fatti di arme , e cominciò per le faJ tiche , per li cattivi alimenti , e pel feto^J re degli uccisi a provarsi nelle milizie deir Inojosa una micidiale epidemia . Que-^ sto fiero salasso, e più l'interposizione del iiurizìo del papa , del marchese di Rambu- gliet ministro di Francia^ che si servì dif* minacele in tal congiuntura , e degli afttJ^ basciatori d'Inghilterra e Venezia , s' inj4 dussero tanto il duca , che il governato*^ di Milano ^ a gustar le proposizioni di ut^ accomodamento . Nel dì 21 di giugno fm conchiuso, e poi nel di 22 sottoscritto ìH trattato, perocai restò accordato agli SpaJ gnuoli il sì desiderato puntìglio , che il du-l ca fosse il primo a dar principio al disar4 mamento , con far uscire di Asti tnilfel tiomini ài quella guarnigione dopa di òheS rinojosa ritirò di là le sue truppe ^ Frt-< rono rimesse al giudizio dell' impefadore^ le differenze delle case di Savoja e di|
Man^ i
A ì^ N .© . MDCXV. 235
'^'"'intova ^ rimessi in grazia del dùca di
antova quei ;, che aveano prese l'armi 3òntra di lui ; e dichiarato , che in caso di contravenziooè^ dalla parte degli Spa- gnuoli , il maresciallo Lesdiguieres colie soldatesche del Delfinato fosse tenuto a dar soccorso al duca * Disapprovò poi la corte di Madrid la condotta del marchese d' Inojosa , e richiamatolo in Ispagna al rendimento dei ccfnti , spedì al governo di Milano don Pietro di Toledo marchese di Villafranca, il quale non tardò a far com- parire la sua ripugnanza all' esecuzion del trattato di Asti , tanto col negar la resti- tuzione di Oneglia e di Marro , quanta coir andar facendo nuove leve di gente in- vece di cassar le vecchie* Proponeva egli intanto al dnca dei grandi vantaggi , qua- lora questi avesse fatto qualche atto di soptmes5Ìone al re Cattolico, e si fosse git^* tato nelle sue braccia. Tale in questi tem- pi era la politica Spagnuola. Né pure il duca di Mantova Ferdinando ^ imboccato? da essi Spagnuoli , volle sottoscrivere la Suddetta pace , e fece vendere i beni del conte Guido di san Giorgio , valoroso si- gnor Monferrino^ che contra di lui avea prese le armi . Cos'i passò V anno presen- te , con restar fra le parti una calma di apparenza, e una vera segreta burrasca , fna insieme con aumentarsi il plauso al i,uca Carlo Emmanuele , per non aver egli
Inai consentito ad atto alcuno di umilia- li o-
1
33? Annali d'Italia f
zione vergognosa e pregiiidiciale a i diriill ti della sua sovranità , e per essersi fattdj conoscere maestro di guerra, sostenendc* con forze tanto inferiori lo sforzo dei sudi avversar]: plauso nondimeno, che gli e© sto ben caro per la desolazion dei suo sudditi , e del suo erario, senza avere a quistato un palmo di terreno.
Svegliossi un altro incendio di guerr «eir anno presente fra la repubblica d Venezia ;, e T augusta casa di Austria ossia coli' arciduca Ferdinando. Per quan.. te querele avessero fatto i Veneziani cor| esso arciduca per le insolenze degli Uscoc^ chi , esercitate spezialmente nel preceden te anno , e fatte calde istanze , afEnn che quei masnadieri fossero allontanai da Segna, e dal Mare , nian buon ef- fetto se n' era potuto vedere. Però per- duta la pazienza^, tanto per mare che pei terra prepararono essi Veneti maniere più efficaci per ottener colla forza quella giù stizia y che non poteano conseguir collaìj ragione . Mandarono essi alquante galed a bloccar Trieste e Fiume, e per terrai! genti , che distrussero le saline fabbri-i cate dai Triestini contro i patti . Ma;| queste genti nel ritirarsi assalite da Ben-^ venuto Petazzi ;, e dal capitano Daniel; Francuol con assai schiere di armati Au- \ striaci^ rimasero sbaragliate _, e trucida-^ j te in buona parte . Spedirono poscia ii Veneziani nel Friuli un esercito div ottoni
mi- l
Anno MDCXV. 337
mila fanti , e di due mila cavalli , chfc'' passati nel territorio degli Austriaci pre- sero più di 60 villagi , e andarono final- mente a mettere V assedio a Gradisca , fortezza di molta importanza sopra il fiu- me Lisonzo , dove era un presidio di va- lorosi difensori . Ma volendo essi Vene- ti far leva di gente in Italia , trovaro- no difficoltà dapertutto . Il papa spezial- mente per le passate differenze disgu- stato di essi , non permise nei suoi Stil- li , che si arrotasse alcuno . Molto meno Cesare duca di Modena , perchè la guer- ra si faceva contro V imperador suo so- vrano ; e perchè richiamato il -principe Imigl di Est^ suo secondogenito dal ser- vigio di essi Veneti^ della cavalleria dei quali era generale, non volle ubbidire, il padre arrivò capitalmente a bandirlo , ma con pensiero di assolverlo, subito che si potea, da tale disubbidienza . Così fece- ro gli altri principi Italiani , e perciò si rivolse la repubblica a cavare dall' Alba- nia , Dalmazia ed altri luoghi di oltra- mare quanta copia di armati potè . La gente inviata sotto Gradisca era in gran p-^rte collettizia ed inesperta nel mestie- re della guerra; i difensori air incontro avvezzi alle armi e feroci ; sicché tra le vigorose sortite di essi , e gli assalti in- felicemente dati dai Ven«ti , convenne ri- tirarsi dair assedio . E tanto più , per- chè il nunzio del papa, il gran duca di Tom. XXIV. Y To-
ì
538 Annali d' I t a l i a Toscana , e il duca di Mantova s' intera posero per trattar di pace : al che sf adoperava anche il goveraator dì Mila-: no^ tuttoché gli fosse venuto ordine dij Spagna di dare assistenza agli Austriaci! contra dei Veneziani . Entrò poscia laj mortalità nel campo Veneto , per cui re-^ sto notabilmente sminuito ; contuttociàj riuscì al provveditor Foscarini , e all'* Erizzo altro provveditore , d' impadro*.; rirsi di Ghiavarelto ^ Luciniso , Fara ,; e di altri luoghi . Poco poi stettero adi ingrossarsi gli Austriaci , che non so-^ lamcnte ripulsarono i Veneti , ma mis^-^ ro anche a ferro , e fuoco un gran trat-i to del loro paese , con declinare ogni dì | più la fortuna delle armi Venete . Man- 1 co _di vita in questi tempi Marcantonie^^ Memo , doge di Venezia , e nel novenir j bre fu a lui sostituito Giovanni Bambo \ personaggio di gran merito in età di 8c j anni . i
ì Anno
A N N o MDCXVl. 339
nno di Chisto 1616^ indizione XIV. di Paolo V^ papa 12. di Mattia?», Imperadore 5.
-i.\on sapeano darsi pace i ministri di Spagna^ e massimamente il Toledo gover- jfiator di Milano , che il duca di Savoja iCarZo Emmanuele andasse tuttavia colla testa sì alta , non avendo egli per quante insinuazioni gli fossero state fatte da amici e nemici, voluto mai indursi ad umilia- zioni improprie al suo grado ^ ma esatte uà chi metteva in confronto di questo principe la troppo eccedente graindezza dei monarchi di Spagna . Faceva istanze il du- ca, che il governatore eseguisse la pace ' di Asti , e air incontro il governatore ri- chiedeva, che il duca disarmasse : al che questi ripugnava per sospetto di rimanere esposto alle vendette Spagnuole . Pertanto lungamente si andarono barattando paro- le , progetti , e lipieghi ; e quando qual- che proposizione piaceva alT uno, incon- trava tosto la disgrazia di dispiacere air altro . Fu inviato dal -ponttfice Paolo a Milano e in Piemonte con titolo di nun- zio straordinario Alessandro Lodovislo ar- civescovo di Bologna , che fu poi fatto cardinale nel giorno 19 di settembre del presente anno , e giunse ad essere papa y siccome diremo, col nome di Gregorio XV> Non lasciò indietro diligenza veruna que-
Y a sto
S4o Aì^NALi ©'Italia sto prelato^ per effettuar la mente pia del pontefice ; ma vi perde anch' egli rdio e U fatica. Andavano perciò crescendo le dif-^ fidenze e le disposizioni a nuova rottura , quando il duca per qualche lettera inter- cetta , o per altra via, venne a scoprire una trama ordita dal duca di Nemours , ramo della casa di Savoja, trapiantato in Francia, ma nemico di essa, che adunati in essa Francia tre o quattromila soldati, e passando d'intelligenza col governator di Milano, meditava di sorprendere la gavoja , e di unirsi poscia con gli Spagnuo- li. Fu molto sollecito il duca a far pren- dere dal prìncipe Vittorio Amedeo suo pri-^ xnogenito i passi di Annicy e Rumigli ; f:on che fece abortire tutti i disegni del suddetto duca di Nemours, centra di cui si dichiararono ancora molti principi d^S" la Francia , Veggendosi egli adunque alla vigilia di una nuova guerra, ordinò, cho si fortificasse Asti e Vercelli , e che si fabbricasse un ponte sul Po a Crescenti- 230, e un altro alla Sesia , quasiché egli meditasse di voler essere il primo alle pstilità . Sul principio di settembre mosse il governator di Milano 1' armata sua con- sistente in ventimila fanti e tremila ca- valli , e gittò anch' egli un ponte sulla Sesia. Ma eccoti comparire in campo an- che il duca di Savoja con ottomila fanti la maggior parte Francesi, ed altrettanti ^ (orse piii fra Savoiardi , Piemontesi ^
Svia-
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A i^ N o' MDCXVt. 54 r Svizzeri, e Vallesi . In essa armatasi con^ lavano quasi duemila cavalli ^ eh' erano il maggior suo nerbo , e valevano assai pili dei tremila di Milano . Divolgava daper- tutto il duca di avere venticìnquemila fàn-^ ti , e duemila e 500 cavalli , f>er accresce- te la riputazion delle §ue forze ; e fu egli il primo a spignere in Monferrato le sue genti, con occupar Villanuova , Murano , ed altri luoghi . Tentò anche di rompere il ponte degli Spagnuoli , sulla Sesiay loc- che però non gli riuscì i
Nel dì 14 di settembre passò V esercito' Ispano la Sesfia , ed incamminossi verso là Motta e Villanuova, dove si era trincie- rato il duca , con disegno di dar batta- glia. Ma fu prevenuto dal duca, il quale con una imboscata alT improvviso si sca- gliò contro là vanguardia Spagnùola ai passaggio di un fosso , e cominciò a me- nar le tnani. Duro fu il conflitto y ma ac-^ torso tutto il campo del governatote , il duca fu astretto a ritirarsi colla peggio ,* avendo perduto più di quattrocento fanti e di sessanta cavalli, oltre ai feriti. Pa- teaco indirizzate le mire del Toledo so-^ pì2t Crescentino ; il duca , ancorché il pas^ éaggio gli fosse quasi precluso , pure ardi- tamente portatosi air improvviso colà , fé* ée passar H voglia »i nemici di tentar quella terra . Seguirono poscia altre fazia-' ±ì , avendo il duca occupati varj luoghi ftel Monferrato , e all' incontro il govet-
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gnalarsi con qualche fatto, accadde, il duca mosse Tarmata sua, per nnda:
542 Annali e>' I t a l i a ,
riatore di Milano Santià e san Germano 5 : per la quale ultima piazza , troppo vil- mente renduta^ fu d'ordine del duca ta- j gliato il capo a chi ne avea il governo . 1 Intanto l'autunno cominciava colle piog- gie a difficoltar il campeggiare; e percicc- chè il governatore desiderava pure di se-
che per andare a-; postarsi alla Badia di Lucedio : laonde fu' spedita parte della cavalleria Spagnuola con fanti in groppa ad assalire la di lui retroguardia. Appoco appoco si andarono impegnando le parti ad un fiero conflit- to , sostenuto valorosamente dai Duche- schi , finché sopragiunsero le schiere Te- desche, le quali per fianco assalirono con tal vigore i reggimenti Francesi^ del duca, che li misero in fuga ; né con tutte le esortazioni e preghiere di esso duca si po- terono ritenere i fugitivi . Andò dunque in rotta , e si disperse T esercito Duchesco , con lieve strage nondimeno, essendo resta-^ ti sul campo poco pia di quattrocento uo-l mini, circa mille feriti, e ducento prigio-^ ni , colla perdita di undici insegne di faiirl' leria , e tre di cavalleria: laddove dalla tS parte degli Spagnuoli solamente vi peri-'; Tono Cento soldati , ed altrettanti furono | i feriti . Dopo di che le armi del gover-'j 33atore occuparono varj luoghi^ e speziai- ' mente Gattmara, di modo che venne Ver- -j celli a restar come bloccato. Intanto daU;l
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la parte del mare il signor di Broglio a^^ea mossa guerra a Nizza ; in Savoja tut- tavia si vivea con sospetti del du^a di Nemours ; molti Francesi delT armata Du- che^ca chiedevano congedo ; e quel cliepiù afflisse il duca , fu l'essere stato imprigio- nato in Parigi il principe diCondè^ prin- cipal suo sostegno e speranza nei presenti travagli .
Trovavasi perciò il duca Carlo Emma- nude sbattuto dalla fortuna da tutte le parti; e pure l'eroico suo animo giammai non s' invilì in tante disgrazie e perico- li . Ricorse allora airaccortezza sua, per guadagnar tempo, al cardinal Lodavi sio ^ e al signor di Bethunes ambasciatore di Francia ^ facendoli muovere di nuovo pro- posizioni di pace con don Pietro di To- ledo; il quale volentieri vi prestò l'orec- chio, parte perchè stanco dei disagi della guerra , e parte perchè tutto gonfio crede- va di avere talmente abbassato il duca , che più non potesse alzare il capo . In questo mentre non solamente respirò Car- lo Eramanuele , ma cominciarono anche a prendere miglior piega gli affari suoi in javoja e Nizza, per essere seguito un ac- cordo col duca di Nemours. Oltteacciò il re di Francia gli promise di oòn abban- donarlo ; e i Veneziani , coi quali egli avea fatta dianzi lega , gì' inviarono buone somme di danaro, e prom.esse di settan- taduemila ducati il mese., durante iàguer-
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344 Annali d^ Italia
ra, in guisa tale > ch^ egli andò da li in- nanzi inventando nuovi sutterfugi , per non accordare giammai alcuna delle condizio- ni poco onorevoli per lui, proposte dal governatore . Parlò poscia con tuono più alto, dacché intese , che l'esercito Spagnuo- lo notabilmente ogni dì più scemava per le malattie , e per le diserzioni , stante il non correre le paghe . Si ridusse poi a tale il Toledo, che gli convenne ritirar^ le sue truppe dal Piemonte , con lasciar solamente ben presidiato san Germano ^ e con saccheggiare e incendiare Santià. Ve- nuto intanto il duca a scoprire, che il principe di Masserano era in trattato col governator di Milano di prendere il presi- dio Spagnuolo ^ sotto le feste di Natale gli spedì addosso il principe di Piemonte suo figlio con cinquemila fanti e mille ca-^ valli , che forzò quella terra a rendersi . Tali furono nel presente anno gli avveni-- menti del Piemonte .
Quanto alla guerra dei Veneziani cori gli Austriaci , continuò questa senza fatti meritevoli^ che io mi fermi a raccontarli «^ Solamente accennerò, che ad essi Veneti riuscì nel giorno 19 di marzo d'imposses- sarsi della fortezza, di Mascheniza^, e poi di Sorisa , nido di Uscocchi . AH' incontro i venne fatto agli Austriaci di occupar la j Pontieba dei Veneziani , dove fecero buo- j na preda. Ma non tardò il provveditoip^i Foscarini col conte Francesco Martinenga 4*1
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Anno MDCXVI. 3^15 ricuperar quel luogo , e poscia ad occu*" par anche la Pontieba Austriaca posta di là dal fiume con tutte le mercatanzie e robe di molto valore , che ivi si trovaro- no . Restò andie preso dai Veneziani Ca- poretto , luogo d'importanza, con istrage di alcune centinaja di Austriaci, e ben fortificato dippoi . Don Giovanni dei Me* dici passò in questo anno al servigio dei Veneziani con titolo di governator gene- rale. Né si dee ommettere , che andando in corso nell'anno presente la squadra del- le galee di Napoli nel Mediterraneo , s"* incontrò nella flotta dei Turchi , e venne furiosamente alle mani . Dicono , che si contarono affondate sei galee di quei Bar* bari j e sedici altre danneggiate oltre mo- do dalle artiglierie dei Cristiani , e che vi rimasero estinti più di 2000 Musulma- mani . Probabilmente la fama avrà ingran- dita questa vittoria, non sapendosi, che i Cristiani andassero a contare gli estinti dell* armata nemica. Parimente dalle galee del gran duca^ correndo il mese di maggio ^ furono prese due turchesche ^ con guadagno di più di centomila scudi , e liberazione di qua^rocento trenta schiavi Cristiani , in lyogo dei quali furono posti al rem.o 2Zp Turchi . Medesimamente vennero in pote- re delle galee di Malta sette legni Tur- cheschi , colla morte o prigionia di 500 Giannizzeri, che vi erano sopra.
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54^ Annali d' Italia ]
Anno di Cristo 1617 ? indizione XV, 1 di Paolo V^ papa 13. di Matttas imperadore 6. l
V/ià vedemmo, che nella pace di Asti \ fra la Spagna e il duca di Savoja fu con~J cordato , che in caso di inosservanza del- | 3a medesima dalla parte degli Spagnuoli , il maresciallo di Lesdiguieres dovesse ac- correre in ajuto del duca. Fece Carlo Eni- manuele così chiaramente conoscere il man- camento degli Spagnuoli in questo parti- colare , che Lesdiguieres si credè obbliga- to come persona privata a mantener la parola. Per li recenti matrimonj regali passava allora fra le due corti di Parigi e di Madrid buona armonia, epperò i mi- nistri di Spagna gran rumore ed opposi- zion faceano ^lla risoluzione del mare- sciallo , Ma questi iniìne la vinse , soste- nendo, che r onor suo, e più quel della corona 3 vi era impegnato, per sostenere la pace fatta per ordine del re Cristianis- simo. Arrivò egli dunque a Torino nel giorno terzo di gennajo dell'anno presen- te con settemila pedoni, e cinquecento ca- valli : soccorso 5 che, come venuto dal Cie- lo , fu accolto dal duca con gran giubilo , siccome il suo condottiere . con ogni di- mostrazione di onore, e di affetto. Erasi ritirata la principessa diMasserano coi figli jn Crevacuore^ dove avea ammesso pre- si-
Anno MDCXVII. 347 sfdio spagnuolo . Il duca senza perdere tempo spedì colà con assai forze Vittorio Amedeo suo figlio , principe di Piemonte , che disposte le artiglierie cominciò a ber- sagliare la piazza. Per soccorrerla inviò il Toledo un corpo di gente sotto il co- mando di don Sancio di Luna castellano èì Milano , il quale trovato ben trinciera- to il principe, altro far non potè , che accamparsi in vicinanza di lui . Ma nel visitare i posti insorta una scaramuccia, Testò egli ucciso^ e Carlo di Sanguinetto mastro di campo con un terzo di Napole- tani vi fu fatto prigione . Intanto la guer- nigione con capitolazione onesta rendè il castello ." Passò dipoi il duca coi figli Vit- torio e Tommaso y con Lesdignieres , e con tutte le sue forze nel Monferrato^ impie- gò ventiquattro pezzi di bombarde a bat- tere la fortezza di san Damiano da quat- tro lati . Dentro vi era un debole presi- <lio . Mentre un dì si dava un furioso as- salto ad una parte, i difensori quasi tut- ti accorsi colà ne lasciarono esposta un' altra al tentativo della cavalleria france- se , la quale messo piede a terra , si ar- rampicò sul muro . Presa fu la terra , e tutta messa a sacco , ed anche usata cru- deità contro le vite dei difensori . Venne^ TO d"* ordine del duca smante.'llate le ir.u- ra , affine di lestar libero da quello stec- co sugli occhj , venendo il caso della re- stituzione. Nella città di Alba poche mur
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34^ Annali d' Italia
ttizioni , scarso presidio si trovava e Vi Ai inviato dal duca il cocte Guido di san Giorgio con sufficiente corpo di fanteria 5 cavalleria, ed artiglieria a visitarla. Giac- ché il governator di Milano si guardava dal mettere in pericolo i suoi ^ né volle soccorrerla ^ dopo dodici giorni di assedio venne essa città all'ubbidienza del duca, il quale si impadronì anche di Montiglio^ terra , che infelicemente anche essa andò a sacco .
in un bell'auge erano già gli affari del duca , quando pel tanto pontare della re* gina Maria madre del re Cristianissimo , ben affetta agli Spagnuoli ^ e alla casa Gon- zaga , Lesdiguieres , per timore di perde- le il governo del delfinato, se ne toma di là dai monti con grave dispiacere del duca ; sennonché da lì a poco tempo ri- \ sorsero le speranze sue per le mutazioni j avvenute in Francia . Trovavasi pel favo* | re della regina suddetta salito sì alto lì ' Concino fiorentino, che occupava tutta la | confidenza di lei e del giovinetto re Lo* ì dovLCo Xlil dipendente tuttavia dai vole-^| ri della madre. Èra costui conosciuto so- I lamente col nome di maresciallo di An- | ere , a cui l' invidia per V eccedente sua | fortuna avea tirato addosso l'odio di qua- | si tutti i principi > disgustati del governa | della regina , sino a rivoltarsi contra del medesimo re. Ma finalmente avvertito es- so monarca > onde procedessero tanti tor-
Anno MDCXVII. 349 hìàì e disordini, ordinò, ohe T Ancre fosse fatto prigione. Perchè egli volle di- fendersi ( così fu dato a credere al re ) una delle guardie T uccise, e contro il cadavero di lui infierì dipoi la piebe pa- rigina . Colla morte di costui tornò la quiete pel regno, i principi sollevali di- riandarono perdono, ed ottennero grazia ; e la regina madre fu mandata a Blois io riposo. Vittorio Siri fra gli Italiani, ed alcuni ancora degli scrittori francesi, non han lasciato senza apologia la memoria dell' Ancre , confessandolo immeritevole di un si lagrimevol fine . Sperò allora il du- ca Carlo Emmaouele di essere meglio as- sistito . Ma intanto don Pietro di Toledo governator di Milano si grossi rinforzi avea ricevuto dalla Fiandra, e da don Pietro di Girona duca di Ossuna viceré di Napoli, che fu creduto ascendere 1' eserci- to suo adunato a ventimila fanti , e cin- quemila e cinquecento cavalli. Fu parere di un saggio sperimentato capitano , che per cogliere nel vero si avesse ordinaria, mente a detrarre quasi un terzo del de- cantato numero delle armate. Ora il To- ledo con tante forze , senza neppure co- municar i suoi disegni al consiglio, air improvviso, passata la metà di maggio, comparve sotto Vercelli ; e fu sì inaspet- tato questo colpo, che quattro compagnie di cavalli uscite di quella città per ispiar gli andamenti dei nemici , icsiarooo ta-
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350 Annali d' Italia i
gliate fuori e disperse. Al primo avvisdlf di questa novità fu sollecito il duca il spedire mille e cinquecento fanti, ed al-1 cune compagnie di cavalli^ con degli in--' gcgneri , che a man salva entrarono iai Vercelli. Ma, essendo già formati i trin-ì cieramenti , e dato principio all' espugnali zione ài quella città , volle il duca spi- gnere colà cinquecento cavalli y cadaunq con un sacchetto di polvere in groppa , i se ne ebbe ben a pentire. Perciocché as- saliti e respinti dalle milizie spagnùole accidentalmente si attaccò fuoco a quelh polve , e con miserabii spettacolo , a ris- serva di cinquanta, gli altri morirono pe fuoco 5 ,0! si annegarono nella vicina Se- sia , e abbrustoliti rimasero prigionieri Altri tentativi fece il duca per introdurre Soccorsi, massimamente di polve da fuocc in quella città , e male di tutti gli avven- ne. Una memorabii difesa intanto faceva! il presidio duche^coj e per quanti assalt| dessero gli Spagnuoli , venivano sempre con gran mortalità respinti . Vi perirono 1 fra gli altri il signor di Quen mastro àwi campo dei Valloni, don Alfonso Pimentel-^i lo generale della cavalleria, don Luigi d^! Leva, Ottavio Gonzaga , il mastro di cam-j pò Cerbellone^ il conte di Montecastello ,^ don Garzia Gomez generale dell' artiglie-- ria, ed altri uffiziali , che io tralascio .j Nulla dico delle lor soldatesche, le qualiJ tra per le ferite e per le malattie pati-,
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Anno MDCXVIL 351 /ono un notabil deliquio. Essendo persi- stito quell'assedio dal giorno 24 di mag- gio sino al dì 26 di luglio, fatta un'ono- revole capitolazione, ne uscì la guernigion ciuchesca , e cedette il posto alla spagnuo- la . Le stanche milizie furono appressa mandate ai quartieri «
Intanto lentamente procedeva per terra la guerra dei Veneziani contro gli Austria- ci y quando una nuova ne fu loro suscita- ta per mare dal duca di Ossuna viceré di Napoli. Nemico egli dichiarato del nome veneto, ed insieme voglioso di dar brac- cio alla casa d' Austria , fece un bel ar- mamento di galeoni , o vogliam dire va- scelli,. e li inviò nell'Adriatico sotto il comando di Francesco Riviera Granatino, per fare una diversione alle armi venete. Immantinente ancora la repubblica uni 18 galee sottili , due galeazze , e sette galeo- ni, e spintele in mare, fece ritirare in fretta il Rivièra a Brindisi. Fu allora, che gli Uscocchi , animati dal movimenta dei Napolitani , uscirono con assaissimo Barche in mare, e presero quanti legni mercantili ebbero la-disavventura di cader ?otto le loro unghie , giugnendo coloro a '^ far prede fino sui lidi della città di Ve- nezia . Ma più che mai ostinato il duca d' Ossuna in questa impresa, a forza di tìuovi aggravj e gabelle raunato assai da- «laro y accrebbe sì fattamente la sua flot- ta > che giunse ad avere 33 galee ^ e 19
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352 Annali d' Italia galeoni, tutti bene armati di soldatesca veterana , e inoltre di quattro altre mi- 1 gliaja di combattenti. Ne fu generale don • Pietro di Leva^ e voce correa , che voles- j sero procedere contro la stessa città di Venezia: voce al certo troppo boriosa _, | ma per cui i saggi Veneziani non lascia- rono di far tosto le dovute provvisioni ^ con accrescere di fortificazioni e di guar- die le bocche delle lagune, dando perciò le armi a tutto il popolo . Passò il capi- tan generale , ossia provveditor veneto Gian-Giacomo Zane a Liesina colla sua flotta, composta di quaranta galee sottili, quaranta barche lunghe, sei galeazze, e quindici galeoni ; ma quantunque più di ventimila persone si contassero in essa , pure appena tremila ve ne erano di ad- dottrinate nel mestier delle armi* Arrivò colà anche l'armata delTOssuna^ e quan- do ognun si aspettava un fiero combatti- mento , al quale si erano preparati gli Spagnuoli, il general veneto inaspettata* mente si ritirò nel porto, lasciando in- dietro una tartana , che restò preda dei nemici. Dalla forza, dei venti trasportato il generale Riviera verso la Dalmazia , s'incontrò in dieci galee, e due barche grosse dei Veneziani; due delle quali ga- lee , chiamate Maone , siccome ancora le barche j erano cariche di merci. Ebbero la fortuna di salvarsi sette di quelle ga- lee 5 ma le due Maone, colle due barche.
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■; Anno MDCXVIT. 355
na galea , andarono precipitosamente ad afferrare il lido ; con che fuggirono gli uomini in terra, ma i legni rimasero in poter degli Spagnuoli con tutte le raer- jM. e danaro, il valsente delle quali ( for- ^p. non senza milanterìa ) si fece ascende- re ad un milione di ducati. Presero essi dipoi diversi altri legni carichi di merci, e di vettovaglie, perchè liberamente scor- Teano pel golfo , senza che il provveditor Zane si volesse affrontar con loro : per» locchè fu dipoi processato, ma anche per iuone ragioni assoluto' in Venezia. Perchè in questi tempi si aprì un maneggio di pace alla corte di Madrid , il re Cattolico ordinò che si ritirasse dall'Adriatico la sua flotta . Ma giunti in soccórso della repubblica quattromila e trecento Olande- si, guidati dal conte Giovanni di Nassau, ^allora i Veneziani^ marcarono il Lisonzo, e tentarono di passare sotto 'Gorizia . Dappertutto trovarono forti ostacoli , laon- de vi perirono molti lor bravi uffiziali, e fra gli altri Orazio Baglione , e Virginio Orsino di Lamentana . Anzi fu creduto , che tra per il ferro , e per le malattie trentamila soldati veneti lasciassero ivi la vita : laddove degli Austriaci ne manca- rono (per quel che ne fu detto) solamente quattromila .
Trattavasi intanto alla gagliarda di pa- ce nella corte di Madrid, essendo perciò giunte colà le procure tanto della repub- Tom. XXIV. Z bli-
354 Annali d' Italia blica veneta , che di Carlo Emmanuele dn^^ ca di Savoja nella persona di Pietro Grit-.^ ti ambasciator veneto^ andando b^ n d'ac- cordo d' interessi queste due potenze . Fu- rono bensì stabiliti gli articoli dtiracco-| modamento ; ma a ratificarli si trovaro«| no renitenti non 'meno i Veneziani , che, il duca di Savoja, e il duca di Mantova^ 1 primi richiedevano la restituzione dell© prede fatte dal duca d'Ossuna, e voltane garante della pace il re Cristianissimo. It duca di Savoja, perchè pretèndeva, che la§ restituzion di Vercelli precedesse al di-^ sarmo . Quel di Mantova stava forte iti richiedere il pagamento dei danni sofferti nel Monferrato, e troppa ripugnanza sen- tiva a perdonare al conte Guido di san Giorgio» Si giocò un pezzo colla piìr fina politica, e con incredibili raggiri in c|ue-« sti trattati, e vi ebbero a perdere la tra-^ montana e la pazienza i ministri del pa-* pa e del re di Francia, ansanti sempre di ridurre gli alterati animi alla concor^ dia. Ma ecco sopraggiugnere in Piemonte verso il principio di agosto il maresciallo di Lesdiguieres ( benché senza approva^ zione del re Cristianissimo , per quantdi si fece poi credere ) il conte di Auvcrgnof* generale della cavalleria di Francia , ili duca di Roaoo, i conti di Candale, Schom-'i bergh, ed altra fiorita nobiltà francese^; con buone brigate di fanteria e cavalle-^i ria; siccome ancora il marchese diBadenjj
e il i:
Anno MDCXVll. ^ 355 e il priucipe d'Ainault con molti Tede- schi ; e tren\ila Bernesi : tutti in soccor- so del duca di Savoja . Rinvigorito da queste forze il duca , uscì in campagna , e nel di primo dì settembre preie d' as- òsalto la terra di Fclizzano, dove circa rmille e cinquecento Trentini rimasero par- ite tagliati a pezzi , parte prig oni . Quin- jdi s*im|.adronì di Quattordici, Re^rancor, -Kibaldone , Soleri , Corniento , ed altri luoghi dell'Alessandrino; poscia di Anno- ne, e della rocca di Arasso : per li quai ^Jprogressi il Toledo governator di Milano, impotente a campeggiare, si trovava in non lieve imbroglio . Ma ne fu liberata dai monarchi di Francia e Spagna, che daddovero voleano la pace d"* Italia . Però nel dì sei di settembre questa fu conchiu- sa , con istabilire che il duca di Savoja restituisse lutto T occupato nello stato di Milano, e nel Monferrato, e disarmasse; ed altrettanto facesse ancora il governator di Milano ; essendo rimesse all' imperado- re le pretensioni della casa di Savoja con- tro quella di Mantova. Per conto dei Ve- neziani, V arciduca Ferdinando^ già dive- nuto re, dovea restituire ogni luogo tol- to ad essi , e slontanare gli Uscocchi da Segna e dalle vicinanze del mare; sicco- me ancora i Veneziani doveano restituire ogni luogo occupato agli Austriaci. Mo- strossi dipoi adirato il senato veneto cen- tra dei suoi ministri , che aveano accon-
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55^ [Annali dM t a l i a sentito ai suddetti articoli : e il duca d| gavoja per varie ragioni ricalcitrò. M^ convenne c^:dere al re Cristianissimo, che yisentitamente ne comandò l'esecuzione, ^ fece anche arrestare in Lione per questol Fambasciator Contarino. E perciocché i Veneziani non si erano mai voluti ritira-^ je dall'assedio di Gradisca, e questa ora^ mai agonizzava, il governator di Milanq ostilmente entrò nei territorj di Bergamo e di Crerna , e recò eccessivi danni a que-f. gli innocenti pòpoli. Da questa diversione jisultò I4 salute di Gradisca .
Era tornata in Lombardia e nel Friuli la calma mercè, della pace suddetta, ma non cessò per questo la burasca nelle par- ti dell'Adriatico, Aveano i Ragusei date aricetto e viveri alTarmala navale del duca d' Ossuna V amareggiati perciò i Venezia^ ni ordinarono alla loro armata navale di danneggiar le terre di quella repubblica Essendo ricorsi quei di Ragusi alT Ossu- ta, spedi egli, di nuovo il Riviera alla loi dife$a con una squadra di galee e galeon: armati di tutto punto. Nel di dieci di novembre furono a vista le due nemiche flotte . La veneta era di lunga mano su« periore all' altra in numero di legni,, mai non assai fornita di marinaresca _, ne dijj combattenti. iNfel dì seguente le artiglierieli diedero principio in lontananza alla loraj sinfonia. Ma non si venne mai all'abbordi do, perciò dopo aver la capitana spagauo?ii
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Anno MDCXVIT. 55 f C'àgionatò gran danno colle bombarde j colla nioschetteria alle navi nemiche j^ ' ilmente si sgomentarono le soldatescbé note, che per quanto facesse é dicesse prode lor generale Veniero, Dòn né pò- ic aver ubbidienza . Cresciuto poi il ven- ie , si separarono le due armate , la ve- geta Verso r Albania e Schiavòriia , cod iperdersi cinque delle sue galee sottili per ila furia del mare , e la spagnuola a Man- fredonia e Brindisi * Ebbero poscia il irie- titato gastigo gli uiRziali veneti , che avea- no mancato al loro dovere . Il Veniero fu. {premiato . Non tanto per isventare altri tentativi, che potesse far TOssuiiay quan- . to per risarcire il suo onore , il senato irenetò immediatamente formò una mag- giore armata navale di vascelli e di altri legni da guerra, sì bella e polente, che da gran tempo non se rie èra veduta iitìa somigliante, e vi imbarcò', oltre ad àltte milizie j trerilila Olandesi. Corse questui flotta per tutto il golfo anche nelT annd seguente i senza trovare nemico alcuno y perché TGssuna non si arrischiò da lì in- nanzi a fare il bravo per mare . Ma quel- la guerra eh' egli non potè più fare aper- tamente ai Veneziani, insidiosamente rroiì cessò egli di continuarla contra di loro' nel cuore della stessa Venezia > siccome? diremo. Trovavasi in questi tempi 1' irti-^ yerador Matdas senza successione; neppu-\ re »e aveano i due suoi fratelli , cioè gli
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35S Annali d' Italia
arciduchi Alberto e 31assimiliano , Però r arciduca Ferdinando figlio del fu arci- duca Carlo y pensando per tempo j(i pro- prj interessi , e ad assicurare per se la corona imperiale, dopo avere ottenuta dai suddetti due arciduchi una cessione _, as- sistito dalla corte di Madrid , si diede a-, tempestare Mattias, perchè almeno gli ce-l desse il lìtolo di re di Boemia. Non sa- peva indursi il buon imperadore a vedei vivente il funerale della sua autorità, Tut« tavia prevalendo l'esempio di quello stes- so che egli avea fatto , e molto più U premure del re Cattolico, aggiunto il li^ more, che potesse uscir fuori delTaugusta casa d' Austria Io scettro imperiale , s arrendè, ed adottò esso Ferdinando in fi- glio, con riserbare a se T amministrazioH ne degli Stati. Fu dunque Ferdinando so-' lennemcnte coronato re di Boemia nel dì 29 di giugno. Erasi nei tempi addietro incapricciato Ferdinando di Gonzaga duca di Mantova di Camilla Erdizina Casala- sca, ed era giunto a sposarla. Se ne sva- ghi egli dipoi , secondo il costume di chi fa simili salti ; e furono trovate ragioni per hr dichiarare illegittimo e nullo quei Tnatrimonio , Ciò fatto, cercò ed ottenne in moglie -Catterina del siedici , sorelli di Cosimo II gran duca di Toscana . N^ di 17 di febbrajo del presente anno si sa lennizzarono le loro nozze .
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Anno MDCXVIII. 359
^nno di Cristo 1618 , indizione I. di PaOlo V , papa 14. di Matiias imperadore 7.
Ljxsl ben colle carte stata data la pace fieir anno precedente all' Italia , ma non per anche si mirava Tesecuzion della stes- sa pace. E ciò, perchè diffidando il duca di Savoja del Toledo , torbido governator di Milano^ e degli Spaglinoli , non si sapea risolvere a disarmare , sempre temendo di essere beffato, e che restasse ineffettuata la restituzion di Vercelli . Né i Veneziani dal canto loro si voleano quetare , se nel- lo stesso tempo non vedeano soddisfatto al pattuito in favore del duca lor colle- gato . Oitredichè un fiero ondeggiamento tuttavia durava fra essi, e il duca 6/ Os- sima , facendo questi continue istanze , che la repubblica ritirasse dal golfo la sua armata navale, e licenziasse gli Olandesi- altrimenti minacciava con somma altura di rinnovar la guerra ; al qual fine anda- va tutto dì accrescendo di nuovi legni la fiotta sua. Perciò da ogni parte si rin- forzavano i sospetti j né appariva il fine di queste turbolenze. Ma perchè Filip- po IH re di Spagna sinceramente deside- rava la quiete, e quando anche tale non fosse stato il sentimento dei suoi mini- stri, la corte di Francia assolutamente la volea per suo decoro , dacché il re Cri-
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3e>o Annali D'ItAtiA
stianissimo oltre all'essere stato il prò* i motor di essa pace, se ne era . anche di^ i chiarato garante ; finalmente il duca Carla ] Efnmanuele^ assicurato da esso ré della i pontuale corrispondenza degli Spagnuoli , l verso la metà di aprile disarmò, e rendè ^ le piazze occupate . Dal canto suo ancora i il governator di Milano ^restituì al duca \ le terre di Oneglia _, Morrò, e san Ger- ; mano, ed alcuni altri luoghi. Ma per con- | to di Vercelli, la cui restituzione era il \ punto più importante degli altri , non sa- . peva egli trovar la via di rimetterne il \ duca in possesso, con isfoderare ogni dì 1 nuovo pretensioni e difficoltà. Si sppera- ì rono ancor queste , laonde nel di quindici \ di giugno tornò quella città alTubbidien^ i za dell'antico suo sovrano. E tal fine cb- j be la presente guerra della Lombardia , | per cui rimasero in vero sommamente af- • fiitti ed esausti gli stati e l'erario di es- i so duca , senza eh' egli avesse guadagnata \ un palmo di terreno. Si guadagnò nondi- meno una singoiar riputazione entro e fuori dMtalia , per essersi fatto conoscere sì coraggioso in guerra , e sì generosa conservatore della sua dignità , essendosi specialmente compiacciuti gli Italiani di trovare in questo principe chi non si vo- leva lasciar soperchiare dalla prepotenza spagnuola, che in questi tempi volea dar legge a tutta l'Italia. Nella pace suddetta erano restati indietro gli affari del contié
Gui-
y
Anno MDCXVIII. 3^1 Guido di san Giorgio , essendo i suoi be^ ni stati confiscati dal duca di Mantova nel Monferrato^ senza che questo principe vo- lesse mai intendere parola di perdono * Si fece tirar ben èenc gli orrecchi , ma forzato infiine fu a rimettere in sua gra-* zia il conte, e alla restituzion dei suoi beni per li buoni e forti uffizj del re Cri- stianissimo . Protestava di molte obbliga- "^ioni il duca di Savoja ad esso re di Francia per l'appoggio datogli nelle pas- sate traversie , e però sul fine di ottobre inviò a Parigi con superbo accompagna* mento il cardinal Maurizio suo figlio pet portare i suoi ringraziamenti a quel mo- narca^ ed anche per trattare altri affa- ri 5 dei quali si parlerà all' anno seguen- te .
Quanto alla repubblica veneta^ intavolò essa dei congressi coi ministri dell' ìmpe» radorc lìlattìas e del re Ferdinando^ per dare esecuzione ai trattati . E infatti si provvide alla quiete e sicurezza dcirx\dria- tico e del commercio y con ritirar gli Uscocchi da Segna e dal litorale^ e man- darli ad abitare a Garlistot , e ad altre frontiere dei Turchi; e il fuoco dato aU Ae lor barche mise fine alle lor piraterie. Pure non tornò per questo la pace nei golfo a cagion del duca d' Ossuna viceré di Napoli . Era questo signore di un ge- nio sommamente stravagante e borioso | sempre meditava delle novità j né pre- de-
3^2 Anali d'Italia
deva consiglio se non dal suo capriccio . i
Il calpestare la nobiltà , il violarci l' itn- '
munita delle Chiese, T imporre tutto dì i
gravezze ai Napoletani , e fino il rispet- |
tar poco gli stessi ordini della corte di 1
Spagna , erano i frutti del suo bizzarro ;
ingegno • Soprattutto ardeva egli di sde- |
gno e di odio contro la repubblica vene- :
ta , non sapendo sofTerire , che essa faces- '■
se la padrona dell' Adriatico , attizzando \
perciò gli altri ministri della corona ai \
danni dei Veneti . Sapevasi che egli face- '
va fabbricar nuovi legni , e ne procaccia- [
ya degli altri dall' Inghilterra , con far j
correre voce di volerla contro i Turchi : 1
locchè obbligò la repubblica ad aumentar ;
le sue forze di mare . Si venne intanto a I
scoprire in Venezia una terribile congiu- \
ra , di cui comunemente fu creduto auto- \
re il suddetto Ossuna y siccome personag- ì
gio capace di strani disegni . Trattavasi i
di dar fuoco all'arsenale, e a varie parti i
della cittàj, di pettardare e spogliare la \
zecca , e il tesoro di san Marco , di ucci- ]
dere i principi senatori della repubblica , ^
e di occupare i posti principali di Vene- '
zia, A questo fine si erano introdotti sot-^ j
to varj pretesti in quella città molti Spa- ]
gnuoli e Francesi , comperati per sì orri- :
bil attentato , e regolati da chi se V in- j
tendeva coli' ambasciatore di Spagna mar- ] chese di Belmar. Doveano comparir legni -i armati , i quali s' impadronissero dei por-!» ^?
ti 1
I
Anno MDCXVIII. 3% ti e passi della laguna , con accorrne di- poi i vascelli grossi del regno di Napo- li ; ed accrescere la confusione n^^i luo- ghi marittinn del FriuU , e spignere sol- datesche entro la città di Venezia . Tali erano le voci, e le relazioni, che corse- io allora di sì inumana impresa; e il Na- ni , ed altri , e specialmente il signore di San Real , descrivono tutta l'orditura di questa macchina iniqua colle più minute circostanze , come se avessero avuto sotto gli occhi tutto il processo; locche, come sussista, non si può intendere , al sapere che i saggi Veneti tennero sotto rigoroso silenzio gli esami fatti in questa congiun- tura, né fecero minimo motto per incol- par rOssuna, ed ammisero in consiglio l'ambasciatore spagnuolo senza lor meno- ma doglianza , o parola di sì orrido fat- to . Però non sono mancati scrittori , che han tenuta per finta tutta quella pretesa cospirazione, e intorno a ciò massima- mente si può vedere quanto ne lasciò scritto Vittorio Siri nelle sue memorie recondite ; essendo sembrato ad essi , che non potesse mai cadere in mente se non di persone affatto mentecatte il disegno di prendere Venezia, città di sì gran po- polazione, e divisa da tanti canali, e con un'armata navale all'ordine, più poten- te di quella dell' Ossuna ; oltre alla pie- tà del re Cattolico Filippo III , it quale non è mai credibile ^ che potesse consen- ti-
3^4 ANNÀtt d' Italia tire a sì nera e detestabile vendetta * tó j queste tenebre altro a; me non resta da dire , se non una verità ben certa ; cioè , che non so quanti Spagnuoli e Francesi j tanto in Venezia , che nelle milizie della j veneta repubblica furono presi e parte ; impiccati , e parte buttati in Canal Crfa- j no, e che infinite dicerie si fecero di que- \ sto scuro fatto , il quale a me basta di ! aver semolicemente accennato. Tuttavia nella serie dei dogi di Venezia si va col- le stampe ricordando l' orrìbile congiura \ ordita dal duca di Ossuna viceré di Na- i poli , e dal Cueva ambasciatore di Spa^ ]
Venne a morte nel marzo dclT anno- *; presente Giovanni Bembo doge di Vene- J zia, e in luogo suo fu eletto Niccolò Do- \ nato j che non tenne se non trentatrè gior- ni , e forse meno, quella dignità, essen-» ; do mancato di vita nel dì 26 di aprile* A lui succedette Antonio Friuli , che co- i mandava allora alle armi della repubbli- ca verso Veglia , e tornato a Veneziai J con gran solennità fu ricevuto dalla no- 1 biltà , e dal popolo . Giunto era don Fis-' tro di Toledo governator di Milano col J tanto difficoltare la restituzione di Ver- ' celli, e r esecuzione della pace d' Italia > sempre inventando nuove cabale , per j continuare il lucroso mestiere della guer- \ fa , talmente ad infastidire la corte di \ Francia , che sdegnala del suo turbolen- to
L
Anno MDCXVill z^S to procedere, e pulsata anche dal duca di Savoja, coi suoi uffizj presso il re Cat- tolico il fece richiamare inlspagna, libe- rando da un mal arnese la Lombardia , ;In luogo suo al governo di Milano fu de-- Etinato don Gomez Alvartz ( o Suarez ) duca di Feria , personaggio , che sul prin^ cipio si fece credere inchinato alla pace, perchè appena giunto a quella città ^ li- cenziò le truppe superflue : con che vera* mente parve restituita la quiete all' lla^ lia . Non lieve influsso ancora diedero ad effettuare, anzi ad assicurar la pace, sta- bilita dagli Austriaci colla repubblica di Venezia , i movimenti della Boemia in-, sorti nell'anno presente. Imperciocché gli eretici di quel regno , massimamente per istigazione di Arrigo conte della Torre , nel di 23 di maggio mossero a ribellio^ ne quel regno , e gittarono giti dalle fi* nestve del palazzo di Praga , alte quaran- ta braccia , i tre principali ministri cat- tolici dell' imperadore Mattias , i quali con istuporc di ognuno _, e credenza di miracolo niun nocumento riportarono da SI alto salto. Quindi ebbe origine in quel- le parti un'aspra guerra, che lungaraen-^ te tenne occupati esso Augusto, e Ferdi-> nando già dichiarato re di Boemia , il quale nel luglio dell' anno presente fu an- che coronato re di Ungheria. Parimente nei Grigioni e nella Valtellina da essi di- pendente 3 insorsero fiere discordie civi- li
^S6 A NNAH d' Italia li a cagione specialmente della lega olia i Veneziani si studiavano di cuntermare con quei popoli , dal che venne che mos- sa fu persecuzione dagli ertìici contra i cattolici . Né si dee tacere un lagrimevol caso accaduto in essa Valtellina nel di 14 di settembre. Sollev^ossi un gran tur- bine non meno nell'aria, che nelle visce- re della terra, per cui la terra di Pluio, dove si contavano due parrochiali , e sei tra monisteri e spedali , da un vicino monte, che precipitò, rimase talmente oppressa , schiacciata ^ e seppellita in un momento , che di essa non restò neppu- re un vestigio. Di tremila e secento abi- tanti non si salvarono , che quattro sole persone;, portate lunghi per l'aria dall'im- petuoso turbine .
Anno di Cristo 1619 , indizione IL di Paolo V, papa 15. di Ferdinando il , imperadore i,
xu questo T ultimo anno della vita dell' imperadore 31auias ^ principe di buona vo- lontà, amator della quiete _, lasciando un vantaggioso nome presso i Cattolici . Di- scordano gli scrittori nel dì della sua mor- te; ma i più assennati la danno accaduta nel dì 20 di marzo . Negli stati patrimo- niali di casa di Austria , e nei regni di Ungheria e Boem)a , a lui succedette Fer^ dlnando II sua cugino, principe, a cui si
era
Anno MDCXVIÌL z^t éfà già preparata un' ampia scuola da esercitare il coraggio in mezzo ai disastri a cagion della ribellione già formata dai Boemi y che si trasse dietro la sollevazio- ne ancora dei Protestanti della Slesia , Moravia , Ungheria , e dell' Austria supe- riore é Andò sì innanzi l'ardire dei suoi nemici , che fu in pericolo la stessa città di Vienna . In soccorso suo Cosimo II gran duca di Toscana suo cognato gì' inviò alcune compagnie di corazze , le quali > falsificate le insegne, e passand» per mezzo alle schiere dei ribelli Boemi ^ felicemente in essa città _, in tempo che Ferdinando si trovava nelle sue maggiori angustie; laonde mirabilmente servì que- sto ajuto per liberarlo dall'insolente vio- lenza di chi voleva ridurlo ad una vergo- gnosa convenzione . Ardevano di voglia i protestanti , ed alcuni ancora dei principi Cattolici di trasportar T imperio fuori dell' Augusta casa di Austria , e fecero fin dei. maneggi, perchè Carlo Emmannde duca di Savoja concorresse a quell' eccelsa di- gnità , esibendogli inoltre il comando del- le armi nella leva fra loro stabilita per sostenere la sollevazione dei Boemi : tan- to era il credito di questo principe anche fuori d'Italia. Ma il re Ferdinando essen- dosi portato con un lungo giro di viaggia alla gran Dieta di Francoforte , dove fa accolto con grandissimo plauso, ebbe la fortuna di superar tutte le difficoltà , e
mas-
368 Annali d' Italia
massimamente V opposizion dei Boemi ,
di maniera che nel di 28 di agosto fui
eletto iniperadore, e nel dì nove di set-l
tembre coronato . Inviperiti per tale ele-J
zione gli Stati di Boemia ^ nel dì 29 del|j
suddetto agosto dichiarato V Augusto Fer-I
dinando decaduto da ogni diritto sopvaj
quel regno. L' aveano già essi esibito a:
varj principi j, e nominatamente al predetti
to duca di Savoja, ma niun di essi voliej
ingerirsi in si pericoloso acquisto. II solo |
Federigo elettor palatino , perchè giovane^!
Baldanzoso, e pregno di ambiziosi disegni, I
e più perchè spronato da Elisabetta sua 1
consorte, alla^ quale, siccome figlia di j
Giacomo re d' Inghilterra , parea troppo j
basso il suo stato senza la corona regale : j
quegli fu, che accettò l'offerta dei Boemi, i
e da essi solennemente venne coronato nel ;
dì quattordici di novembre . Di questa tra- 1
versia accaduta alla casa di Austria non ]
sentirono dispiacere i Veneziani , e il du- ]
ca di Savoia ; e i primi riconobbero per j
re dì Boemia il suddetto palatino. Ma il j
pontefice Paolo V dichiaratosi contro di j
lui , perchè eretico di credenza , promise J
ajuto di danari all'augusto Ferdinando II , j
in favore di cui anche Massimiliano duca
di Baviera , V eletior di Savoja ^ ed altri j
principi presero le armi.
iGià dicemmo, che nel precedente anno era passato a Parigi Maurizio cardinale di Savoja, figlio d«l duca - Carlo Emmanue- |
le •
^Hl Anno MDCXIX. z^g
I le. Fra i suoi negozj il principale era quel ài chiedere in moglie per Vittorio Amedeo principe di Piemonte Cristina figlia secon- dogenita di Arrigo IV re di Francia ^ e sorella del regnante Luigi XIII ^ nata nei Febbrajo del 1606. Ben intendeva quella corte, quanto le importasse la buona cor- rispondenza del duca di Savoja, principe tanto intraprendente^ in tempi massima- mente , che quivi si stava in continue ge- losie degl'inquieti Ugonotti; epperò con- discese facilmente a questa alleanza . Lo stesso principe di Piemonte accompagnato dal principe Tommaso suo fratello , arri- vò a Parigi, e nel dì 11 di febbrajo se- guì il loro sposalizio, e tornossene dipoi a Torino nel settembre ^ per fare i prepa- ramenti convenevoli al ricevimento di questa^principessa . Videsi conferito in tal congiuntura al Cardinal Maurizio il gra- do di protettore degli affari della Francia nella corte di Roma . In questo mentre fu rinovata , o pure maggiormente con- fermata la lega della repubblica Veneta col suddetto duca di Savoja : locchè non poco increbbe alla politica Spagnuola , ben conoscente^ tale unione non essere per al- tro fatta , che per tenere in briglia chi voleva far da assoluto padrone dell'Italia. Vieppiù ancora si alterarono gli Spagnuo- Vìj perch'essa repubblica stabili nel dì ul- timo di dicembre altra lega difensiva col- la repubblica di Olanda .
Tom. XXIV. A a Anno
I
370 Ann A LI D* Ita LI A i
Anno di Cristo 1620, Indizione Ut di Paolo V, papa 16. di Ferdinando il, imperadore li
jLLbbe principio in qaesto anno la guerra \
della Valtellina, avvenimento spettante all' \
Italia , perchè quella valle è compresa nel i
suolo italico,, siccome ancora Chiavenna ^ '
e la contea di Bormio, paesi una volta :
dello stato di Milano > ma occupati già dai j
Kheti , oggidì chiamati Grigioni , e loro I
ceduti per antiche capitolazioni dai duchi •
di I Milano. Valle sommamente fertile C;
doviziosa e quella , dove nato il fiupie \
Adda, con poca forza va a scaricarsi neìj
lago Lario ^ ossia di Como , con uscirne j
poi rigoglioso per r accrescimento di al--|
tre acque. Quivi si era conservata la re^
ligion Cattolica; ma tante avance e vio- =
lenze aveano esercitato in addietro i Gri- ;
gioni padroni , per la maggior parte ere-, \
tici Calvinisti ; contra di essi Cattolici ^ :
che ne era divenuta insoffribile la lor si-^^
gnoria . Avvenne, siccome poco fa accen-sj
namo , che fra gli stessi Grigioni invalse ]
una iiera discordia , e nacquero fazioni y ;
sostenendo una parte di essi la lega prò- ^
posta dai Veneziani^ e accalorata dal buon j
uso degli zecchini : laddove altri teneanoi
a visiera calata per la lega colla coronaò^
di Francia. In queste turbolenze , ch^ co- 1
slarono la vita ai più riguardevoli def,
par- I
Anao MDCXX. 37^ partito veneto , cominciò segretamente à soffiare e a stendere le mani anche il dil-f ca di Feria governator di Milano , perchè persuaso, che tornasse iti manifesto pre* giudizio degr interessi della Spagna la coq- federazion di quei popoli colla repubblica Veneta . Ora avendo fatto ricórso a lui i Cattolici della Valtellina , con rappresen- targli le tiranniche ingiustizie e crudeltà usate coDtra di loro dagli eretici Grigio- ni , non si potea presentare un titolo pii vistoso alla pietà spagnuola che questo ,' per imprendere la lor protezione , e per incoraggirli a scuotere il giogo. Ma sotto il manto della religione giudicarono i po- litici , che si nascondesse il desiderio e disegno di riunir quei popoli con lo sta- to di Milano. Sapeva il governatore , quan- to la corte di Francia fosse contraria ai maneggi dei Veneziani per la lega dà es- si con gran calore bramata e proccurata ; epperò maggiormente si animava ad entra- re in questo ballo , per la speranza , che' i Francesi noi frastornerebbono in tale im- presa ; e tanto più perchè nuova guerra civile si risvegliava in quel regno fra i Cattolici ed Ugonotti nei tempi correnti. Copertamente dunque animati i Valfellini alla rivolta con promettere loro il suo appoggio , nel dì 19 di luglio del presen- te anno presero le armi , ed uniti eolla fazione opposta ai Veneziani , s' impadro- airono di Sondrio, Morbegno^ Bormio, ia
Aa ^ TàM
5^2 Annali d'Italia |
lina parola di tutta la Valtellina, e mi- |
fero a fil di spada quanti eretici caddero l
pelle loro mani, e non furono pochi . Spin-^ 1
se allora scopertamente il duca di Feria i
in ajuto di essi molte schiere di armati , j
condotte da gian-Maria Palavicino , da ^
Cristoforo Carcano , e da don Girolamo i
Pimentello gene.rale della cavalleria leggie- \
ja dello stato di Milano. E quindi si ven- I
aie ad accendere un' aspra guerra in quelle 1
parti , i
Ricorsero i Grigioni per ajuto agli ere-» liei di Berna e Zurigo ;, e non vi ricorse-» j ro in vano . Ricevuto da essi un gagliar-^ do rinforzo di combattenti , con parte di j essi munirono di buon presidio Ghia- ] "venna , e con gli altri si mossero , per ri^ 1 cuperare la Valtellina . Varj combattimen-- ti ne seguirono, che io non posso fermar-. ] ini a descrivere , bastandomi solo di dire ,, i che riuscirono svantaggiosi ai Grigioni , e \ che restò quella valle col contado di Bor-- mio in poter dei Cattolici ; laonde il du- ca di Feria si affrettò di alzar var) forti ] ai confini non men di essi Grigioni, che | dei Veneziani, giacché questi ultimi aper- | lamente con danari davano braccio agU^ ] eretici , e gli animavano a discacciar di ] là le armi spagnuole . Grande inquietudi^ j ne cagionò questo movimento degli Spa^- \ gnuoli in tutti i principi d'Italia, e mas^"? j simamente nei suddetti Veneziani. Imper- \ ciocché dividendo la Valtellina lo stato di i
Mir ]
Anno MDCXX. 373
Mìtàrio dal contado del Tirolo, se ne (oi* sarò restati padroni gli Spagnuòli , si apri- va loro una sicura comunicazione con gli jBtati Germanici della casa di Austria , per paterne trarre ajuti, qualora se ne presene tasse loro il bisogno , senza passare per paese altrui. E all' incontro veniva a ser- rarsi la porta à quei soccorsi , che la re- pubblica Veneta e^ altri principi potessero sperare dalla Francia , dagli Svizzeri , e da altre potenze oltramontane, Epperò i Veneziani sopra gli altri s'impegnarono in favore dei Grigioni , per escludere dalla Valtellina le armi di Spagna. Né pur lo stesso papa Paolo F, tuttoché per prot g- gere il cattolicismò in quelle contrade fos- se pronto a Somministrar buone àomme di danaro, sapea consentire, che in poter de- gli Spagnuòli venisse o restasse quel pae- se ; Pertanto furono proposti varj ripieghi j e spezialmente ebbe plauso la proposizion di lasciare in libertà la Valtellina , e di formare di essa uri cantone da aggingnexsi agli altri cinque cantoni degli .Svizzeri cattolici ; Tanto ancora declamarono i mi- nistri della repubblica Veneta alla corte di Parigi contro gli ambiziosi pensieri del duca di Feria , ossia della Spagna , che it re Cristianissimo fece passar premurosi ufi- ij y ed anche proteste alla corte di Ma- drid, per isventar le mine del medésima duca , che pareario indirizzate a mettere in ischiavità V Italia . Passò poi il resto?
Aa 3 delF
574 Annali d'Italia dell'anno in varj negoziati, proposti dai- ministri del papa e del re di Francia per) trovare onesto ripiego alla Valtellina , ac- ^ ciocché vi restasse in salvo la religion<]at- \ tolica, e si contentassero della sola prote- aion di essa gli Spagnnoli ♦ i
Curiosa fu in questo anno la scena del \ duca di Ossuna viceré di Napoli . Di mi- ] jabil ingegno avea la natura provveduto 1 questo personaggio . I suoi spiritosissimi] detti e fatti, gl'ingegnosi rescritti ai Me- j moriali delle persone, la vivacità del suo < talento in ogni occasione , erano pregj in ' lui, che si tiravano dietro T ammirazione > di chiunque allora il conobbe, e son tut- j tayia pascolo della nobil curiosità, perchè^ tramandati ai posteri in un libro intitolato i il Governo del duca di Ossuna . Ma que- j sto cervello trascendentale tuttodì macchi-^ nando idee di novità, e facendo uno strava- l gante governo con insoffribil aggravio dei i popoli , quanto riempieva di meraviglia gli | spettatori delle sue azioni , tanto apri- 1 va l'adito alle gelosie dei vicini, e fab- "ìj hricava a se stesso un processo nella corte di Madrid • Era egli giunto a far cono- 1 scere, quanto potesse il regno di Napoli , *i coir aver tenuta in piedi un' armata di \ venti galeoni di alto bordo , e di venti i galee tutte ben armate, oltre a tanti al- J tri legni da trasporto , Avea mantenuti \ sedicimila combattenti, dati soccorsi aj gli Austriaci di Germania, e allo stata :
ài \
Anno IVIDCXX. 375
di Milano ; e tutto ciò senza vendere uà bricciolo del reale patrimonio , ma con ispremere a furia il sangue di quei popo- li . Colla repubblica di Venezia come si fosse egli adoperato, già l'^abbiam vedu- to ; minacciava anche i Turchi , e si stu- diava di guadagnar V ajQTetto della plebe di Napoli, con opprimere intanto i nobi- li, e tener milizie straniere al suo soldo. Non cessava la nobiltà Napoletana di far segrete doglianze, e di portar accuse con- tra di lui alla corte del re Cattolico; e i saggj Veneziani sotto mano anch' essi fa*- ceano penetrar colà dei brutti ritratti dell' Ossuna , come d^uomo, che fosse dietro a cangiare il ministero in principato . Divol- gossi ancora , eh' egli avesse comunicato questo disegno al duca di Savoja , sapendo quanto egli fosse disgustato degli Spagnuo- li , affine di unir seco le forze , e discac- cia re d'Italia questa Nazione. Probabil- mente nulla di vero contenne sì fatta di- cerìa , per varie ragioni , e massimamente perchè l'onore, massima primaria dei si- gnori Spagnuoli , non si dee credere , che avesse preso il bando dal cuor dell'Ossu- na. La verità nondimeno si è, che si ac- cesero forti sospetti nella corte del re Cattolico , e si pensò daddovero a richia» marlo in Ispagna . E perchè scoperta da lui 1^ inten^ion della corte , con regali e maneggi si studiava di continuar nel go-^ vetpo, vieppiù crebbero nei primi ministri
A a 4 le
376 AnmàLi d*Itaha \
le diffidenze; e fu perciò creduto, che pef l timore di trovare in lui la disabbìdienza ,- ^ non dalla Spagna, ma da Roma si trovasse j lo spediente di mandargli il successore. Il ] cardinal Borgia fu scelto per questo; ma i r Ossuna con quanti artifizj potè , proccu- ] rò di fi^astornare la di lui comparsa^ in- ] ventando in questo mentre varie arti^ per 5 accumular danari , e prorompendo in altri atti , che sembravano indizj d' animo in- clinato a qualche furiosa mutazione . Ma restò burlata quella gran testa da un pre- te 5 siccome egli poi con amarezza andò dicendo, lagnandosi fòrte di lui. Accostos- si il Borgia sull' entrar di maggio a Na- poli , sempre mostrando di trovar giuste le ragioni dell' Ossuna > il quale assai ri- soluto comparve di non dimettere per al- lora il governo, si per le minaecie dei Turchi , come per le turbolenze itìlcrne' del regno . Esibivasi il cardinale unica- mente di essergli di a}uto e sollievo ; m^ perciocché stava il duca saldo nel suo pro- posito, l'accorto porporato con intelligen-* j 23 di alcuni nobili più coraggiosi , segre- ] tamente entrò una notte nella fortezza di \ Castelnuovo ; e comunicato il suo arrivai anche i governatori delle altre due disaot ; Ermo e dell'Uovo, improvvisamente alltf^ spuntar dell' alba eolla salva delle àrtiglle- ] rie diede segno alla città del nuovo suo^ j viceré* A questa salva andarono per ter-' ra tutte le trame oi&dite dall' Ossuna, pet^,
in-
Anno MDCXX* %n
induHe il popolo a non accettare il Bof* già. Imbarcatosi dipoi lo stesso Ossunà sbarcò in Provenza, e per terra passò al- la corte di Spagna , doVe sostenuto dagli amici j e dalla pecunia seco recata^ trovò buon volto e carezze nel re, finché man- cato di vita nel susseguente anno esso Mo- narca, venne meno anche la fortuna del medesimo duca, il quale imprigionato iri un castello, quivi, dopo qualche mese, noa si sa il come , finì i suoi giorni *
Non erano senza fondamento i sospetti decantati dall' Ossuna di qualche invasione di Turchi nel regno di Napoli ^ bench'egli stesso forse ne fosse stato il promoto- re coi suoi armamenti, è col tanto mi* nacciar le coste della Turchia * Scomette-» rei ancora , che non mancò qualche male^ Volo, che attribuì ai segreti maneggi suoi la mossa di quei cani , per farsi conoscere alla sua corte troppo necessario in questi tempi al governo di quel regno . Sbarcò nel mese di agosto la flotta Turchesca ai lidi della città di Manfredonia rìella prò-* vincia di Capitanata ^ prese quella città j la saccheggiò, e ne condusse via gran co- pia di anune battezzate dell'uno e dell* altro sesso. Né si dee tacere, che le ar- mi dell' imperartor Ferdinando ^ congiunte con quelle di Massimiliano duca di Ba- viera, di gian-Giorgio E/etior di Sassonia^ e di altri principi, si affrettarono a ricu- perar la Boemia occupata , siccome di-
cem-
37^ Annali d'Italia
cemmo , da Federigo Elettor Palatino deli Heno, gran calvinista. Nello stesso tempo | per ordine del re di Spagna , il marchesel Ambrosio Spinola ^ generale delle armi dell'I arciduca Alberto in Fiandra , si mosse con poderoso esercito alla volta del Palatinato inferiore, e quivi occupò varie città. Po- scia nel dì nove di novembre in vicinanza di Praga si venne ad un tèrribil fatto di armi fra la lega Cattolica, e il suddetto' usurpator Palatino . Toccò una fiera scon- fitta ai Boetfti, le cui conseguenze furono la presa e il sacco di Praga , e là fuga con pochi dell* efimero re Palatino, il quale dopo lunghi giri coli** ambiziosa sua moglie passò in Olanda , a mendicar ivi il pane da quella repubblica , t da Giacomo re d' Inghilterra suocero suo . Fu poi ricupera- ta neU''anno seguente dall' Augusto Ferdi- nando la Slesia con gli altri paesi ribella- ti , e gli restò solamente il peso dell* Un- gheria , occupata da Bethlem Gabor . Per assistere in questi bisogni all' imperadore con soccorsi d' oro il pontefice Paolo V gravò di decime V uno e V altro clero • Nel di 15 di marzo dell'anno presente se- | guì la solenne entrata in Torino di Cri- i\ stina di Francia , sorella del re Cristia- jj mssìmo Lodovico XIII ^ maritata in Vitto-' j rio Amedeo principe di Piemonte . Sontuo- 1 se feste furono ivi fatte in tal congiunta- j ara , alle quali concorse anche V infanta j Isabella principessa di Modena, e sorella j
di à
Anno MDCXX. 379-^
di esso principe, accompagnata nel viag- gio dal cardinal Maurizio suo fratello.
Anno di Cristo 162 i , indizione IV. di Gregorio XV, papa i. di FuiUDiNANDo II, imperadore 3.
i-Iibbe di grandi facende in questo anno la morte . Primieramente il pontefice FaO'^ loV dopo quindici anni, otto mesi, e tre- dici giorni di pontificato ^ e dopo uno stabile tenor di vita religiosa , e limosi- niera^, fu chiamato da Dio ad un miglior paese. Dappoiché su i principj del gover- no suo ebbe conosciuto , che la bravura non era più un mestier da papa, fu sem- pre amator della pace , impiegando i suoi pensieri nella conservazione ed aumento della religion Cattolica , nella riforma del clero secolare e regolare, e nell' ornare sem- pre più di magnifiche fabbriche Timpareg- giabil città dìEoma. Sopratutto attese ad ampliare la basilica Vaticana , tempio perciò divenuto una delle maraviglie del mondo. Quanto egli operasse in questa impresa , esigerebbe non poche carte. Son da vede- re intorno acciò il vescovo Angelo Rocca i^ i padri Oldoino, e Bonanni della Compa- gnia di Gesù . Insigni memorie di magni* ficenza lasciò ancora nella basilica Libe- riana , dove spezialmente si ammira la cappella Borghese. Accrebbe di varie fab-» briche il palazzo del Quirinale . Dal ter-»
ri-
§8o A^rjbJALt t>' Italia iritorio di Bracciano tirò con insigne aeqtìé= dotto per lo spazio di quarantacinque mi- glia abbondanti e perenni acque per sov- venire al bisogno della parte Trasteverina | della città. Tralascio altre sue nobili fattu- | re ^ per le quali fu sommamente benemerito! dì Roma , delle quali si truova il catologtìj e la descrizione nella di lui vita, composti' dal Padre Bzovio dell' ordine dei predica- tori. La sola taccia^ che fu data al suc^j pontificato , si ridusse alT esorbitante pro-i fusione nei nipoti , i quali e dentro e fuo^, ri di Roma fabbricarono palagj sì super-? bi y che gareggiavano con quei dei re . Il solo principe di Sulmona nipote suo , giun- se ad avere rendite annue di cento , e vi ha chi dice di ducento e più tnila scudi f oltre in danaro in cassa . Né è da stupir- sene . Il cardinal Borghese , dianzi chia- mato Scipione CafFarelli, figlio di una so-i tella del papa, e ministro dispotico dellat| sacra corte , tutto quanto veniva a vaca- re , lo conferiva ai parenti suoi : del thè pubbliche erano le doglianze i Epperò éb-| be a dire Andrea Vettorelli di questo pon- tefice : Si una caruisset nota , largìtioné' nempe in suos ^ Beatissimis comparanduni Julsse omnes fatentur i Convengono tutti i più accreditati scrittori, chela di lui mot-' te avvenne nel d'i 28 di gennajo òeW an- no presente, e questo si raccoglie ancora dalla sua iserizion sepolcrale, che difetto-; &a poi si legge neU' edizion dell' OWoino ,•
io-
Anno MDCXXL ^Sr
iove il dì 28 per errore di stampa è di- venuto il dì 22. Entrati nel concistoro i porporpati , parve sul principio^ che il cardinal Pietro Cam-pori Modenese , porta- to dalla fazion Borghese, avesse a ripor-. tare indubitatamente il pallio ; ma muta-* to air improvviso parere , si rivolsero i voti alla persona del cardinale Alessandro LodivLsio di patria Bolognese , ed arcive- scovo di essa città , che nel dì 9 di Feb- brajo restò eletto papa , e prese il nome di Gregorio XV, Era egli personaggio di vita esemplarissima , perito nella scienza delle leggi ecclesiastiche e civili , esper- to neg'-i affari del mondo, di tal benigni- tà e modestia ornato , che lo stesso popo- lo romano con uno straordinario plauso diede risalto maggiore alla di lui elezio- ne , sperando di vedere rinato in lui V aU tro glorioso pontefice Bolognese Gregorio Xlll, Si era già introdotto y che i papi y e massimamente se vecchi , quale appunto era esso Gregorio XV elegessero uno dei nipoti cardinale , a cui poscia si conferiva il titolo di primo ministro , e volgarmen- te veniva appellato il cardinal Padrone . Pertanto non tardò il novello pontefice nel dì quindici di febbrarjo a fregiar colla sa- cra porpora il nipote Lodovico Lodovisio ^ giovane di gran talento, che sollevò da lì innanzi il quasi settuagenario zio dalle fa- tiche^ e regolò gli affari non men con lo- de, che con arbitrio supremo.
Si
J&2 ANNAllb'ÌTAttA
Si affolarono tosto addossò al nuotò pa- pa i ministri di Francia , Spagna , Vene- zia , e Savoja^ per interessarlo vivamenteff nelle controversie della Valtellina ; ne Ui'j egli pigro a scrivere di proprio pngno,! lettera premurosa al re Cattolico FiZippai III esortandolo a tagliare il corso a quel-| la pendenza , minacciante xoramai uti' a-l sprissima guerra in Italia. Ma non andòtj molto , che lo stesso monarca delle Spa-^ gne fu sottratto dalla morte nel dì ul-1 timo di marzo ai pensieri ed imbrogli^ del mondo, cori lasciar dopo di sé un' iF-| lustre memoria della sua scrupulosa pietà | e buon volere, ma una molto infelice del suo governo ^ Imperciocché 0 per poca abilità 5 o per troppo amore alla quiete ^ avendo lasciato in balìa dei favoriti y e| massimamente di Francesco duca di Ler^ ma ( che nel 1618. creato fu cardinale d^ Paolo V ) tutto il reggimento , parve , che" tiuir altro conservasse per sé fuorché il ti- tolo di re. Perciò sotto di lui decaduta la monarchia Spagnuola da quel colmo di riputazione ed autorità^ in cui la lascii Filippo II suo padre , andò poi maggior- mento declinando per tutto il presente se- colo. A lui succedette Filippo IV suo fi- glio primogenito , verso di cui né pur eraji stata assai liberale di belle doti la natu-jj tura. Oltre alla età di sedici ^ani^ che il^ì rendea poco atto all' amministrazion degli^j affari, più cuore mostrava egli ai diverti-|
men- h
ANNO MDCXXr. 583 itienti geniali, che alle serie applicazioni J epperò anche sotto di lui colla depression dei precedenti continuò la disordinata for- tuna di altri favoriti ; anzi questa si ri- dusse ad un solo , cioè a don Gasparo di Guzmano , conte di Ollvares , il quale avendo ottenuto il titolo di duca, si fece poi pomposamente nominare il conte du* ca , e riuscì un cattivo arnese di quella dianzi sì potente monarchia . Fece fine ai suoi giorni anche Cosimo II gran duca di Toscana nel febbrajo di questo anno . Fa priifcipe di elevato ingegno , liberale , be- nigno , ed amato dai popoli , ma sì mal fornito di sanità , che quasi sempre fece alla lotta eolle infermità; laonde nulla gu- stando della sua grandezza^ invidiava la condizione dei privati sani. I figli restati di lui furono Ferdinando li. proclamata gran duca , Gian Carlo , che fu poi cardi- nale, LeopoZdo> fregiato anch' egli della porpora, Mattiasy e Francesco ed oltre a due altre femmine , Margharita maritata in Odoardo duca di Parma . Perchè il nuo- vo gran duca era tuttavia in età pupillare^ presero la di lui tutela il cardinal Carlo suo Zio , e r avola Lorenese Catterina , e la madre Austriaca Blaria Margherita* Né si dee tacere , che nel giorno 13 di luglio cessò parimente di vivere in Fiandra Al^ herto arciduca^ con vere lagrime compian- to da quei popoli^ che un placido gover- no aveano provato sotto di lui . L' iofan*
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ta Isabella sua moglie, da cui non avea 1 tratta prole alcuna, tosto prese T abito i monastico^ restando nulladimeno governa- * trice di nome di quei paesi . Il marchese l Ambn^sio Spinola godeva ivi il comando • delle armi; e perciocché essendo termina-! ta la tregua fra la Spagna e gli Olandesi ,. di nuovo si riaccese la gii<^rra , quel pro-f de generale passò in questo anno ad asse-»^ diare Giulliers ; del che io nuli' altro di-^ rò , se non chò dopo mirabili pruove del suo saper militare se ne impadronì^ coni aver precluso Tadito ad ogni soccorso del | conte Maurizio di Nassau .
Intanto il duca di Feria governator di Milano, che sosteneva con vigore in Lom- bardia il credito della corona di Spagna , dalTun canto seguitava a fabbricar nuovi porti nella Valtellina, e dall'altro sempre facea giocar le proteste di essere pronto a demolir tutto, e di atterrare infino quel di Fuentes , benché piantato nella giuri- sdizione dello stato di Milano. E denat! ed artiiizj seppe egli adoperar sì a propo- sito j che mise la disunion fra gli stessi ^ Grigioni , e parte di essi ancora tirò nel.j^ febbrajo ad una capitolazione , o lega , !| che non fu poi accettata dagli altri; anzi l gF incitò a maggior sollevazione, con re- l star vittima del loro furore non pochi Cat- \ tolici , e spogliate le chiese con altri assai j gravi disordini, senzachè gli eretici la j perdonassero a quei lor nazionali, che si j
era- i
A N N o MDCXXT. ^Ss
erano accordati col duca di Feria. Riuscì in questo intatte al Bassompi('re amba- sciatore di Francia spedito a Madrid di indurre il nuovo re Filippo IV e il con- siglio di Majrid ad un accordo, per cui nel di 25 di aprile restò determinato , che la Valtellina tornasse in poter d^ i Grigio- ni , ma colla conservazione della réligion cattolica in quelle parti; al che eziandio condiscese il nunzio pontificio Ma qt^esto tratiato venne da tante parti attraversato > che ne andò per terra F esecuzione, sof- fiando tutti i litiganti contra di esso. Al duca di Feria non si può dire quanto di- spiacesse il vedere in un fascio tutte le macchine sue per V ingrandimento della potenza Spagnuola . Ne erano assai disgu- stati anche i Veneziani , perchè veniva troncata con esso ogni lor pretensione del- la lega coi Grigioni. E gli stessi Grigioni vi trovarono pm di un motivo di riget- tarlo , Il perchè risoluti essi Grigioni di ricuperar colle proprie iorze la Valtelli- na , furiosamente uscirono in campagna con più diecimila combattenti, ma disor- dinati, e mal capitanati, che al primo rimbombo delle artiglierie spagnuole nel- la contea di Bormio presi da terror pani- co diedero alle gambe. Per questa inva- sione il duca di Feria dalle parti od Mi-^ lanese , e V arciduca Leopoldo da quelle del Tirolo mossero le lor armi. S'impa- dronì il primo di Chiavenna, e l'altro Tom. XXIV. B b del-
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delle valli d' Engedina , e di Parentz , t? | di altri siti, e poscia della stt>sa città dt | Coirà , con rimetter ivi il vescovo, che | dianzi ne era stato cacciato . Sicché sem- ^ prepiù venne a peggiorar la tortuna dei | Grigioni., provandone andie un incredibil ^ dispiacere i Veneziani, che miravano ere» .scere ceni dì più i lor pericoli per li fe- lici prr)gressi degli Austriaci. Eppure con- tuttoché sommamente abbìS(>gnassero det braccio del papa e della Francia, per li- berar la Valtellina dalle unghie spagnuo-| tl€ _, e tanto il panteiìce Gregorio j5lK che| il rt 'Lodo vico X III si prevalessero di que- sta conguintura, per indurli coi più caldi] roffi?,) a ricevere in lor grazia i gesuiti t pure ns' incontrò in quei senato un'insupe- rabile resistenza a tal petizione. Era tut- tavia vivo il fainoso fra Paolo Sarpi lor Itcalogo:, <)8sendo egli mancato di vita so- -femente nell' anno seguente. Probabilmen- rtc non li dovette ^consigliare , che fossero' indulgenti in questo caso. Merita il car- \ d'inai Robf^to Ballarmìno della compagnia ; di Gesù V ^he si faccia qui menzione della j fnoKte sua , -accaduta nel dìiij di settem- ; ire déir anno presente , con lasciare un ^ ee^ebratisisimo -ed immortai nome sì per H : suoi libri pieni di singoiar dottrina , òhe | -per 'le sue rarissime virtù morali e cri- ; sti»'^n«. Uomo in tutto mirabile, e che più onore couipartì alla porpora , che la por- pora a lui ,
Anno
ANNO MDCXXII. 38^
Anno di Cristo 1622 ^ indizione V. di Gregokio KV^ papa 2. di Ferdìmando II 3 iniperadore 4.
vjrià era tornato a Milano il duca di Fe- ria , come trionfante per le conquiste e vittorie sue nella Valtellina ^ e più noa degnava di un pen^ieto lei capitoJazionQ segnata in Madrid fra il suo re e quella di Francia. Ma i Veneziani^ che più de- gli altri principi aveano questci interesse a cuore , altamente strepitavano in tutte le corti 5 e massimamente in Korna e a Parigi 5 rappresentando con^e troppo sve-^ lati i mister] della politica SpagnuoU. che sotto l'ombra 4A proteggere la religione; cattolica della Valtellina , erano chiara- mente incamminati a slargar le ali^ e coli' ingoiar quello stato ad opprimere la li- bertà d'Italia, mettendo un forte catenac- cio a quella porta, per cui possono cala- re i soccorsi stranieri • Carlo EmmanueU duca di Savoja , sì perchè principe avido sempre di nuove, guerre j e che non potea spfferire gli ingrandimenti della Spagna , e la baldanza dei ministri di quella cor- te , sì ancora per suoi particolari riguar- di, e per l'alleanza, sua colla veneta re-^ pubblica : cominciò vigorosamente a pro- curar una lega fra il re Cristianissimo , la repubblica v^nqta , e lui ^ Essendp ^^-
B b 2 nu-
5^8 Annali D'iTAifA |
nuto a Lione esso re di Francia, il duca insieme cqI principe di Piemonte swo fi- glio j e colia nuora Cristina^ sorella del meclfrsimq re , colà si portò ad inchinare | la maestà sua , da cui vicevftte molte fi- nezze . Perorò egli m.olto contro T avidi-.,! tà degli Spagnuoli^ e si esibì di coneor- rxere ad una lega con diècimiia fanti , e| tnille cavalli y ma ritrovò, che nel cuoro di quel monarca aveano troppo polso i' riflessi della stretta parcntfla col re Cat- tolico , e la guerra viva contro gli Ugo- notti ^ non mai quieti ntlle viscere del suo regWo, Tornò il duca nel giorno i^ di novembre ad abboccarsi col re in Avi- gnone .. Tutto quel che per ora tanto -eglt ^-fehe' i Veneziani ottennero, fu che il re Lodovico fece parlar aito dai suoi mi-^ nistrj alla coyte di Spagna , acciocché si desse esecuzione al trattato di Madrid pei,' gli aiTari della Valtellina. Perciò, si rin- folzò il negoziato fra i rninisrri delle duo corone , intervenendovi sempre anche il nunzio- pontificio I e siceonié era stato fat- to il progetto di depositar la Valtellina con tutte le fortezze in mano del papa ij oppure del gran duca^'^o- del duca di Lo-- renr ' — - ^ -^ • r :..., :
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la , senza che per anche si fosse arriva-^: a fissare, chi ne avesse da essere il,^ depositario : così la maggiore spplicazio-*^ ne si rivolse ad effettuare il proposto ^^-J] posito. Ma intanto i Grigioni^ ora inVi^^^ liti, ora temerarj , peosarono ad* òtteHe^^i
coU il
À w N ò MDCXXIÌ; 3§§ eoli ^ forza ciò che amichevolmente si erd' dietro a proccurar colU destrezza nti ga-* iDineiti . Però mossi a furore , ed anima- ti dai veneti, zecchini , benché i piò ar- inati di soli bastoni a foggiai' di mazze^ si diedero a ricuperar i luoghi dalle ar-^ tni x^ell' arciduca Lec^poldo , e quanti Te- deschi trovaroDo nei presid) ^ tutti li sa- crificarono alla ìor collera , a ifisérva di quei che erano alla guardia di Màienteit, (5 <ii Coirà, i quali rifugiati nei castelli ^. ài renderono con patti onesti; Ma nel set-' tembre si cangiò scena, perchè le truppe arciducali diedero una sconfitta ad essi Grigioni, e agli Svizzeri loro ausiliarj , e {kuperarono Maienfelt e Coirà cori altri importanti luoghi < Seguì poscia una sos« pension di armi , e continuò nelle corti il filo pacifico dei trattati . . Attento il pontefice Gregorio XV non solo alla difesa , rna anche all' accresci- mento della, religiòn cattolica , istituì nel giugno deir annp presente una congrega- zione di cardinali, appellata de propagati' da fide ^ e le assegnò varie rendite : con- gregazione rinforzata maggiormente dipoi da altri ajuti j-^ onde àingolar vantaggio è poscia provenuto , e proviene alla religio- ne cristiana . Di somma consolazione riu* sci ancora ad esso papa> e a tutto il c;at^ tolicismo r occupazione della città di Ei- delberga capitale del Palatinato inferio- 3fe tolta .air eretigo Federigo elettor Fa-^;
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390 Annali d' Italia latino , al cui esercito e dei suoi collega*» ti fu data una gran rotta , talmente che egli di nuovo fu ridotto ramingo e alla disperazione, siccome posto al bando dell* impero, e abbandonato da tutti. Trova-- vasi in questi tempi vf'dovo e s-enza suc- cessione T augi/Sto Ferdinando ) e però TÌcercò in moglie Eleonora Gonzaga , so- rella di Prancesùo dw.ca di Mantova . Fu- rono celebrate le di :lili ^npozze nel fv b- brajo dell'anno prediente. Sul principio di marzo terminò i suoi giorni Ranuccio I duca ài Parma e Piacenza , sorpreso tia improvviso male. Il suo furterale non fu accompagnato dalle lagrime di alcuno , giacché coir aspro suo , ahti crudele go- •verno, si era egli sempre studiato di far- si piuttosto temere , che amar dai suoi popoli . Perchè gran leftipo passò, che Margherita Aldobrandlna sua moglie non produceva frutti del suo matrimonio , si era messo in pensiero di far aT^iiitare al- la successionì5 dei suoi stati Ottavio suo bastardo. Ma divenata feconda la duches- sa , gli partorì poi Alessandro mutolo , Odoardùy e Francesco Maria , che fn poi cardinale , oltre a due principesse Maria e Vittoria , che furono poi duchesse di Modena . La nascita di questi principi fece poscia eclissar T amore di Ranuccio verso deir illegittimo Ottavio; « percioc- ché questi era giovine di alti spiriti , ed udiversalmente amato dai Parmigiatii , e
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Anno MDCXXII. 391 dagli altvi sudditi , il duca suo padre , siccome principe pregno sempre di sos- pttti e gelosie, dubitando d'intelligenze, e di prett^nsioni dopo sua morte al du- cato , il confinò npìia terribile roccheita di Parma, sepoltura dei vivi, dove da li a.d alquanti anni miseramente diede fine al suo vivere. Perchè la sordità e muto- lezza rèndevano incapace di goverDo il primogenito Alessandro, succedette in quel ducato Odoardo f m.arito di margherita figlia di Cosimo II gran duca di To- scana,
Per esempio ancora^ e cautela ai poste- ri, degna è qui di memoria T infelice morte di Antonio Foscherini, cavaliere e senator veneto, che accusato di aver te- nute corrispondenze segrete con istranieri ministri, pubblicamente terminò col ca- pestro la vita . Siccome lasciarono scritto il cavalier Nani^ Vittorio Siri, ed altri, per le insidie passate, e per le turbolen- ze presenti, la veneta repubblica (sempre per somiglianti delitti gelosissima ed ine- sorabile ) gran credito diede ai sospetti , e troppa fede agli accusatori, e testimo- nj : laonde precipitosamente si venne alla sentenza di morte . Ma fu fatto morire un innocente : locchè casualmente dopo qualche tempo si venne il tutto a scopri- re. Perlocchè in leggere un processo , per cui venivano certuni convinti di false te- stimonianze 5 si risovvenne uno del con-
Bb 4 si-
392 Annali d'Italìa Kiglio di dieci , che un di costoro piveh testimoniato contro del senatore suddet- to . Preso costui , conft^ssò di aver con- certata la calunnia per cogliere il lucro . proposto a chi rivela delitti di Stato'; laonde egli ne ebbe con gli altri il meri* tato gastigo. Fu poi pubblicato un edit- .to , che restituiva all' onore priniiero il giustiziato cavaliere , e tutta la sua ho- bilissiina casa ; ma senza che si restituis- se per questo la vita a chi per un si mal fondato , e mal pesato processo V aveà già indegnamente perduta . E^ da lodare lo zelo per la salute della patria, ma questo dee ben seiTiprn camminar con som. ma circospezione , affinchè gli innocenti non soggiacciano alle perre , riserbate ^o- lo ai veri dt^linquentr . E che un caso ta- le abbia aperti gli occhi a quei saggi si^ gn^ri, si è assai conosciuto dipoi ^ ed an- che ai giorni nostri se ne son vedute le pruove -
Anno
ANNO MDGXXIIL 393
Anno di Cristo 1^23^ indizione VI. di Ukbano Vili, papa u di Fekdi.n a:\do II, imperadore 5*
/\vea il duca di Baviera Massimiliano feelU guerra mossa centra óì Federigo elet- ior Palatino, siccome dicemmo^ fatto. V acquisto d' Eidelberga ^ e di tutto il Pala- tinato inferiore . In essa città si trovava una insigne biblioteca di antichi codici scritti a mano^ ebraici, greci 3 latini, e di altre lingue, raccolti, per quanto fu divolgato^ da tutti i monisterj di quella jprovincia , introdotta che vi fii l"* eresia ; Attento il pontefize Gregorio a profittai* anche egli dell'altrui naufragio > sì pe.r. qualche ricompensa dei sussidj prestati al duca in queir impresa , come ancora per la pretensione > che appartenesse alla San- ta Sede quel tesòro di manuscritti ^ come spoglio di luoghi sacti : fece gagliarde istanze di ottenerli 3 e il duca vi condi- scese. Scrivono alcuni, che la persona in^ ^'iata dal papa ad Eidelberga per traspor-, tar quei codici a Roma, a cagion della poca sua accortezza, lasciò sfiorar qu Ha sì riguardevole libreria , essendone stati asportati i codici migliori . Non por. hi Certamente se ne trovano nella real bi- blioteca di Vienna . Di poca attenzione per questo fu accusato Leone Allacci, uo- mo di gran credilo per la sua eruditio-
/ ne.
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594 A N N A L I d' Ita L r A I
ce , e per tanti libri dati alla luce^ j^iac- ! che a lui fu appoggiata T incombenza suddet- \ ta. Non cessavano intanto i maneggi del- i Ja repubblica veneta , e del duca diSavoja ^ alla e >rte del re Cristianissimo^ per trar- ] re dalle mani dec^li Austriaci la Valtelli- na , e gli altri paesi occupati nella Rhe- J tia. E perchè si scorgeva troppo manife- sto rartjficio degli Spagnuoli di dar seni* pre belle parole, senza mai venire ai fat- ti : finalmente sul principio di febbrftjo fu conchiuso a Parigi di adoperar mezzi più forti per terminar questa briga. Si stabilì | dunqufe una ' lega del re Lodovico XII 1 , ì della repubblica veneta, e del duca sud- v; detto-^ afnn di obbligare tanto il re Cat- 1 totico y cho^V arciduca Leopoldo a rimette- ; re in pristino le cose dei Gngioni , salva sempre nella Valtellina la religione catto* ; lica , Non sembra che la corte di Francia nudrisse vera voglia d' impiegar le sue ; armi in questo litigio,, e fu piuttosto cre^ dut^> che il solo strepito della formata confederazione metterebbe il cervello a \ partito agli Austriaci , siccome appunto avvenne . Era già stato altre volte messo i» campo il partito di consegnare in de- ^ posito al papa tutte le fortezze occupate, o fabbricate dagli Austriaci nella Khetia e Valtellina, acciocché la Santità sua le guernisse con presidio suo proprio, e te- nesse quel paese , finche fosse assicurate— il puQto della religione di essa ValteLina
per
Anno MDCXXIII. 395 per r avvenire; Or^ il re FirL]ppo IV nel di 17 del suddetto febbrajo spedì V ordi- ne , che si dovesse far la consegna di es- se fortezze, forse lusingato dalla speran- ca di far anche biìon mercato col mezzo di un pontefice , in cui non si potea pre- sumere molta inclinazione ai Grigioni se- guaci deir eresia. Ripugnavano a questo impegno i cardinali per timore , che en- trasse in un labirinto la dignità della San- ta Sede , stante non poter ella trattare con essi Grigioni, e il rischio di disgustar infine alcuna delle potenze interessate. Ma i nipoti del papa 5 siccome pensionar] del- la Spagna , col forte motivo di risparmia* re una g^ierra all' Italia , e di poter me^ glio accudire agli interessi della religione nella Valtellina, trassero la Santità sua ad accettare il deposito . Pertanto nel me- se di maggio spedi il pontefice don Qra" zìo Lodoviiio suo fratello, creato sui pri- mi giorni del di lui pontificato generale della Chiesa , e poscia divenuto duca di Fiano, che con cinquecento cavalli, e mil- le e cinquecento fanti, nel giorno sesto di giugno prese il possesso dei forti del- la Valtellina^ e dopo molti contrasti an- che di Chiavenna, e della Riva. Nel qua! tempo V arcidc!ca Leopoldo ritirò il pre* sidio da Coirà, e da altri luoghi della Rhelia : con che per ora si tolsero i semi di una grave perturbazione alla Lombar- dia j e tutti i negoziati per tal pendenza
si
59^ Annali d'Italia" ]
si iidu^serpalla corte di lloma , giacciié| a lei. era;;dgie^ '■ deLberazione di^ue-.' 1 sto affare ....!. . . r. >p <\
Pfcxebè .il . p/'^pa dopo il dtposifo parve \ ehe 4ion:si affiottasse, >cdme: bramavano i 1 Francesi^ a .sentenziare sulla Valtellina , e ; andava ,p rei negando" i negoziati, non man- j GÒ gente maliziosa^ che sognò in lui in-J clinazione a ritener quel dominio per Is^l Chiesa romana, o a trasferirlo nei suoi m^ì poti. Ma a questi lunarj e sospetti miser ^ fine la morte ^ che nel dì otto di luglio ■ rapì alla terra esso Gregaria XV ponte!. ce . degno di più lunga vita , e glorioso per | non avere ommessa diligenza veruna per I sostenere la religion cattoUca in Germa- | nia, ei la quiete in Italia* Ncppur egli di- i menticò di arricchire^ pei*, quanto potè^ | la propria casa, ma cort onesti mezzi <! Impetra specialmente dal re Cattolico, che ] si maritasse con un suo nipote l'unica fi- • glia ed erede d^l principe di Venosa, che | p(>rtò .in dote un' annua rendita di qua- | r^ntaniilà ducati in tanti feudi del regnó*^ di Napoli. Ne poco contribuì a questo in-- grandimerito il cardinale Lodovico Lodó-^ Visio nipote, il quale per risparmiare al poGtefìce zio le brighe spinose del gover- no^ le assunse egli, lasciando che il papa &ì divertisse in ascoltar le accademie isti- \\ tuite da lui nel palazzo ^ alle quali ìntej^i teniva con piacere , siccome persona dò^|l| lissima y e amante dei professori delfe le&^l
Anno MDCXXin. 337 fere . Questo cardinal padrone òàndimena riportò lode di aver esercitata h giusti- zia , e mantenuta l'abbondanza dei viveri e grani io Roma , in tempi di notabil ca* restia, ed esercitata in varie maniere la sua pietà e la sua carità verso dei pove- ri . Acquistò poi la casa Lodovisia i' insigne principato di Piombino , che ulti- mamente per mancanza della medesima è ricaduto col mezzo della madre Lodovisia Sn don Gaetano Boncompagno duca di So- ra . Avea il pontefice Gregorio pubblicato nell'anno 1621 due riguardevoli Costitu- zioni intorno air elezione dei romani pon- tefici^ che anche oggidì servono di norma ai conclavi per procedere con voti segre- ti in quel delicato impiego. Adunato per- tanto il sacro collegio _, concorsero nel dì sei di agosto i concordi voti , dove meno inclinava l'opinion dei politici e del cu- riosi , cioè nella persona del cardinal Maffeo Barberino di patria fiorentino , non senza stupore di chiunque mirava caduta la sacra tiara in un personaggio di età di soli cinquantaeinque nnai_, e di com- plessione molta robusta, con rimaner tron- cate le speranze ai vecchi cardinali di giu- gnere a maneggiar le chiavi di san Pie- tro . Era questo porporato uomo di ame- aaissirao ingegno, ed eccellente massima- mente nelle lettere umane, ed assai ver- sato negli affari di stato , per gl''impieghi importanti da lui sostenuti con gran de-
COlfQ
398 Annali d'Italia
coro in addietro. Prese cgU il nome di Urbano Vili ^ e contuttoché nelle prime apparisce in lui disposizione a farla da pa4re comune jeq^a veruna parzialità, pu- re tardò poco a trapelare in lui non lieve inclinazione alla Francia 5 ed unione con chi so^eriva mal volentieri la prepotenza dei ministri spagnuoli. Trovossi bentosto il nuovo pontefice in molte angvistie a ca- gion dcir impegno preso dall' antecessore della Valtellina , giacché disputandosi a chi dovesse toccare il mantenimento di qviei presidj , ne voìeano per onore tutto il peso gli Spagnuoli, mentre all'incontro pretendeano anche i Francesi per loro de^ coro concorrere alla metà della ^pesa ; e intanto , senza mai accordarsi , venne a restar quella milizia tutta a carico delU sola Camera apostolica. Fioccavano poi le istanze di Francia , Venezia, e Savoja , per ultimar questo affare^ e il papa non ne trovava la via , per non tirarsi addosso il di;5gusto della corte di Madrid . Però eoa varj dibattimenti , ma senza conclusione alcuna intorno a quegli affari, passò Fan» no presente. Merito grande si era acqui- stato colFimperador Ferdinando II il cat- tolico duca di Baviera Massimiliano pél suo valore in avere restituito alla casa di Austria il regno della ribellata Boemia , ed avere atterrato F eretico elettor Palati- rio Federigo , tuttoché della propria casa , Volle l'augusto signore premiarlo le com-
pen-
A N N o MDCXXIII. 399 pensarlo ancora per le immense spese fat- te in diksa sua j epperò oltre. alJVavergU dato il doraÌRip del Palatinato superiore > trasferì eziandio in lui nel dì 25 di feb- bri^j 1 la dignità ekttorale j tolta già al duca Gian-Federigo suo antenato dall' im- perador Carlo V. A tal disposizione grani contrasto fecero alquanti principi, e mas- simamente i protestanti ; ma infine ebbe adempimento la cesarea volontà, con sin- goiar approvazione della corte di Roma • Pagò nel dì dodici di agosto dell'anno presente jl tributo della mortalità Antonia frioll doge di Venezia, e in luogo suo fu eletto Francesco Contarino . Venne pari* inente a morte Federigo della Rovere prin- cipe di Urb'ino , unico figlio di Francesco Maria duca dì quelle contrade , né del suo matrimonio con Claudia dei Medici figlia di Ferdinando I gran duca di Toscana (la. qua! poscia passò alle seconde nozze coir arciduca Leopoldo ) altra prole restò che una picciola principessa per nome Vlt- toria, .E perciocché non vi era apparenza che il vecchio daica potesse più avere suc- cessione legittima maschile^, la corte di Roma cominciò tosto ad adocchiar quel ducato j come stato vicino a ricadere al- la Camera apostolica , e a far prepara- menti per assicurarsene in avvenire il do^ fi^ìinio»
Anno
400 Annali d' I t a l r a .j
ì Anno di Cktsto 1624, indizione VII. ]
di Ukbano Vili, papa 2. ;
di Ferdinando 11, imperadore €^:
^Airmando di Plessls di Hlchdleu ^ già| vescovo di Luz'Ziìn, si era saput > così be*i ce introdurre nella grazia di Maria del] Medici regina vedova di Francia, e poscia,! del l'f^ Luigi . XIII ^ che dopo la riconci-j liazione d»*li.i madre col figlio fu introdotti to nel real consiglio, ed anivò a lasciar-: si indif^tro ogni a Uro ministro dtUa co-^j Tona, e a diventar Taibitro di quellaj corte. Miràbile era la penetrazion del sual ingegno, la sua attivila, la sua accortez-j •za ; e maggiormente cr^bbt^ >1 eredito e| r autorità di lui, dappoiché al merito suo| personale si aggiunse il lustro della sacra^ porpora , co» feritagli da yapa Gregorio XV^l nel di 5 di settembri^ del 1622, E sicca*^ me ^eli nulla altro meditava, che di ri-, metterai in miglior sistema e riputazione la corona di Francia , che parca scaduta' per la meltnsaggine del precedente mini- stero, e specialmente ardeva ài voglia di reprimere la di lui appellata baldanza dell' una e dell' altra casa d'Austria: così pen- sò agli affari della Valtellina , e a muo- : vere alin tuibini in Italia centra degli j Sptiguuoli. A questo l'incitavano ancora^ ie i! glianze continue dei Veneziani y e di^| Carlo Enimanuele duca diSavoja, nel cuiij
capo vi
A n: n o MDCXXIV. 401
capo non aveano mai posa i desiderj di nuove guerre, e soprattutto di vedere al- le mani tra loro 1 due monarchi di Fran- cia e Spagna ; per isperanza di profittare della lor disunione. A^n di potere con più sicurezza promuovere i suoi grandio- si disegni, il Richelieu fece un trattato cogli Olandesi , e felicemente ridusse a buon termine il matrimonio di Enrichetta sorella del re Lodovico con Carlo princi-pe di Galles figlio di Giacomo re delia gran Bretagna^ avendone impetrata la dispensa dalla Santa Sede per li vantaggi :, che si sperava averne da provvenire alla religio- ne cattolica nella monarchia inglese . Era- no fin qui stati fluttuanti i negoziati per la Valtellina ; pf^rciocchè avea bensì il pontefice Urbano VI fi abbozzato un acco- modamento , per cui fosse restituita ai Grigioni quella provincia colla reintegra- zione , e garantia della religione cattolica; ma perchè si era preservato il passo li- bero per quelle parti ai vicendevoli soc- corsi delle due potenze austriache (punto egualmente disapprovato dalla Francia e dalla repubblica veneta) restò priva d'ef- fetto la buona volontà e determinazione della corte di Roma , Pertanto a tenore dei maneggi del duca di Savoja tenuta fu una gran conferenza in Susa fra esso du- ca, e il Lesdiguieres gran contestabile di Francia, e gli ambasciatori di Venezia, dove si sottoscrisse la lega della Francia, Tom. XXIV. Ce re^
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4oa A iS N A L I i>' T T A L I A |
repubblica veneta , caduca di Savoia ,pef*| liberar. U Vjjilreliioa. Né qui-si f^n^ò ifi corso delle pretensioni. pTftnf va' forte ts*j so duca contro la repubblica di Gmova ,* si perchè era stato, supplarjtato da essai neir acquisto fatto del marchesato di Zlic-| cherello sui confini del Pinnbnle , il <|i::i-j le dalla Camera imperialt fu aggiudicati a> Genovesi , e si ancora perché in'Gf n4[?- va era trascorsa la pltbe in a'cuni dileg^ giamentidt Ha persona del medeskiió'-^u^ ca. Ma qu( 1 che più raccendeva a rom- perla coi Genovesi , era la facilità d;^ |d ideata di conquistare un buon tratid del loro dominio. Propose dunque» alla Plan- cia, come maniera più accorala di depri- meie il fasto spagnuolo in Italia y la' con- quista della città di Genova, e' della* ri- viera di Levante^ che dovessero venire iì: preda ai Francesi, restando ar lui que di Ponente- Forse credei à taluno , che nor fossero approvati daiFrancrsi tutti quest; ideali progetti. La verità nondimeno è che egli imbarcò la corte di Francia an- che in sì vistoso disegno, e che non me- no i Francesi , che i Veneziarn si servi ro^i Bo qui idi un ripiego: della' creduta fioJi politica # Imperciocché i Frane» si voìeancii solamente entrarvi come ausiliaij del du- ca, dei Grisonf , fe Svizzeri collegati;- sl^nJj ca dichiarar guerra aperta alla Spagna; é\ i Veneziani intendeano anche essi di som-ij ministrar danari e munizioni per la Val4!
tei- 1
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Anno MDCXXIV. 405 fellìtia , ma con ritenere per quanto pò** tessero le loro milizie ai confini deiìo stato di Milano; e senza approvare i di- segni contra di Genova .
Accordate che furono in questa guisa le pive , si diedero i collegati a preparar l'opportuno armamento . Intanto i France- si non parlavano alla corte di Madrid se Kon di pace , e di un amichevole tempe- ramento per finir quella briga : locchè fa cagione, che per quanto i\ duca di Feria governa tor di Milano scrivesse, lettere so- pra lettere j rappresentando le mene da lui scoperte degli alleati,- e insistendo per soccorsi : pure fossero sempre valutate per soli spauracchi le di lui insinuazioni . Dall'altro canto il re Cristianissimo fece vieppiù incalzare il pontefice, affinchè o determinasse in breve la controversia del- la Valtellina, ovvero rinunziasse al depo- sito, rimettendo le fortezze ai Grigioni , oppure agli Spagnuoli ; altrimenti inten- deva di aver le mani slegate,' e di essere in libert? di valersi di mezzi efficaci per sollievo dei Grigioni suoi collegati . Ma il papa tra perchè i Valtellini faceano re- plicate istanze di sottometterai al dominio pontificio ( canto che non dispiaceva alle orecchie romane ) , e per la persuasione che niun dei principi cattolici avesse da perdere il rispetto alle bandiere di san Pietro , andava barcheggiando , senza ve- cir.e a risoluzioce alcuna . Intanto il mar-
C e 2 che-
4G4 Annali d' I t a i i a
^hese di Coeuvies ambasciatore del re Cri- stianissimo colle calde sue insinuazioni ^ e molto più colla potente rettorica del danaro francese e veneto , mosse gli Sviz- zeri e i Vallesani a far leva di gente, ed animò i Grisoni alla sollevazione. Sul iìne»| poi di novembre il marchese suddetto, di pacifico ambasciatore divenuto capitanot guerriero della lega , messosi alla testai delle truppe adunate , iifiprovvisamente en-^ trò nella Rhetia , , e dopo avere sloggiate' da alcuni posti le truppe delT arciduca Leopoldo, passò nella Valtellina, comi»- ciando ad impossessarsi di quei luoghi ,i che non poteano fare resistenza . Non sa-i pea darsi pace Niccolò Guidi marchese di^ Bagno ^ luogotenente generale delle arnìi' pontifìcie in quella provincia , che un mi- nistro di Francia procedesse si avanti con' vilipendio della dignità della Santa Sede, e ne fece delle replicate doglianze . Ma poco stette a veder comparire lo stessa' marchese di Coeuvres sotto Tirano, dov&i come in luogo più forte teneva il Guidi il maggior suo presidio . Perchè non si= fidava degli abitanti di quella terra , si ritirò esso marchese di Bagno nel castel- lo. Seguirono delle ostilità; ma perchè giunsero artiglierie spedite dai Venezia- ni^ il Guidi nel di otto di dicembre ca- pitolò , che se per tutto il di dieci se-J guente non gli arrivava soccorso^ ctàe.^^ rebbe il castello y ed egli colle sue geBti<
se.
Anno MDCXXIV. 40 4 e ne tornerebbe negli stati delia Chiesa ' Ael dì undici se ne andò il Bagno, e cori poca fatica da lì innanzi il Coeuvres s'im- padronì di Sondri.o, Morbegno , Bormio, in una parola di tutta la Valtellina , a riserva di Riva ben guarnita dagli Spa- gnuoli j non senza biasimo degli uffiziali e soldati del papa _, che come pecore si lasciarono cacciar dai luoghi capaci di buona difesa. Gente nondimeno vi f u ^ e Specialmente in Ispagna, che sospettò un segreto concerto del papa con i Francesi di lasciarsi forzare, per isciogliere una volta quel nodo, giacché Urbano Vili non avea mai approvato V impegno preso dal suo predecessore Gregorio XV . Ciarle fu- rono tutte queste. Certo è, che di grandi esclamazioni e vere querele fece il papa a Parigi per tale invasione e violenza alle armi sue, ma senza voler entrare in più gravi e dispendiosi risentimenti . Più an- cora ne fecero gli Spagnuoli . Il cardinale di Rlclu'Ueu parte con parole dolci ^ par- te colle brusche > si cavò fuori d'intrico, e seguitò francamente le tele precedenti^ per effettuare gli altri suoi disegni.
Anncy
i^oG Annali d' Italia
Anno di Cripto 1625, indizione VIIL l
di Urbano Vili, papa 3. ;
di Fehdinanpo il , iraperadore 7. ;
^i celebrò in questo anno il giubileo del- 1 la santa Chiosa romana, intimato da ^apa Urbano Vili ^ ma non vi si mirò il gran H concorso dei pellegrini divoti , come ii> 1 altri precedenti. La pestilenza insorta in ^j Palermo, ed altri luoghi della Sicilia , fa- cea quivi terribile strage, e sommo spa- vento eziandio recava all'Italia. Oltre a ciò, le turbolenze della' Valtellina , e un fioro temporale insorto contra della repub- blica di Genova, intorbidavano in questi? tempi la quiete della Lombardia , e deii circonvicini paesi : tutti ostacoli alla di- vozione pellegrinatoria dei fedeli. Si vi- dero'nulladimeno comparire a Roma in ] si pia congiuntura Uladislao prìncipe di *| Polonia , figlio dell' invitto' re Sigismondo \ trionfatore dei Turchi , e poscia Varcidu- j ca Leopoldo^ i quali dal pontefice riceve- ^^ rono ogni maggior contrasegno di stima | e di aSetto. "Poco godè dell' illustre suai dignità Francesco Contarino doge di Ve- \ nezia , perchè fu in questo anno rapito ! dalia morte, ed ebbe per successore Gio- \ 'vanni Cornaro . Concepì speranze di gran- i di vantaggi il Cattolicismo per le nozze | 'di Carlo I re della Gran Bretagna (il cui Ì padre Giacomo Stuardo re era dianzi nel |
mese i
Anno, MDCXXV. 407 mese di aprile m^ncat-^ di vita ) jcelt bra- te nrl mose di.luglio an Enrich^tta prin-- cipesì^a sorella, jii Lodovico XIII te di Francia ; ma c)ueste speranze col tftrnpo si ridussero a fole foglie e fiori,. iSè si dee tacere per gloria di uno dei gran capita- ni , figli dt ir Italia, che avendo Ambrosio Sninola generale dt Ile armi sp-ignude in JBandra nel mese di agosto' del prec* dttc- te anno assediata Bredà , piazza pel sita,' e per le innunv rabili fortificazioni credu- ta inespugnabile, ià vicinanza deh mare e di Anversa , gli riuscì di rendersene pa-^ drone nel di cinque di giugno dell'anno presante . Cejebre sru^rammodo fu quelU assedio, incredìbile l'industria, li senno ^ e; la costanza. diUo. Spinola in sostener queir imjpresa contiìo tutti gli sforzi deli' Inghilterra , e di Maurizio di Nassau prin- cipe di Orang^s e g; nerale degli Olande- si, che appunto fini i suoi giorni sul prin- cipio di maggio del presente anno, lascian- do fama di essere stato uno dei priim guerrieri del suo tempo. ' ''' oh
Qualche azion militare si fece dn questi giorni awche nella Valtellina ,• ma di sì poco rilievo, che non occorre farne men- zione. U duca di Feria governator di Mi^ lano avea già in pronto un sufficiente eser- cito, che servì a frastornare ogni ulterior progresso rdei Francesi e Veneti in quelle parti . Avrebbe ^egli anche potuto far di più, se non fosse stato costretto a . tener
Ce 4 gli
4o8 Annali d' Italia gli occhi aperti ad un maggior tenipor?»- le, che scoppiò contro i Genovesi . Era riuscito, sÌGCon:ie dicemmo, a Cariò Em- manuele duca di Savoja d' ubbriacare i Francesi colia da luì rappresentata agevo- lissima conquista di Genova , rappresen- tando quella citt»ì tanto illustre e ricchis- sima oramai invecchiata , e sopita neU* ozio, infiacchita nelle delizie, sprovvede^ ta di fortificazioni moderne , e di soldàte» sche ) con supporre ancora ai medesimi , e non senza ragione, di tener buone irl- telligenze con alcuni malcontenti nel cuo- re della medesima città. Perciò, come se avessero in pugno là preda, con alcune capitolazioni la spartirono fra loro; anzi fecero i conti fin d'allora sullo stato di Milano, sul Monferrato, sulla Corsica , I formando varj patti di divisione : che di \ tali magnifiche idee era mirabilmente for- J nito r animo grande di esso duca . Avea \ la corte di Francia a questo fine fatto uà j trattato cogli Olandesi , che s' impegna ro-' no d' inviare venti grossi vascelli ben i corredati in rinforzo delle armi di Savoja. l Le galee ancora e i galeoni di Francia _, j benché solamente i fusti , e senza inalbe- j rarvi lo stendardo reale , doveano servire ' al duca ; e il contestabile di Lesdiguieres : come ausiliario assistergli con grosso ner- \ bo di gente , pretendendo con ciò di non j far guerra dichiarata; tele di ragno, col- \ le quali vanno anche oggidì i principi del •
mon- ■
A N ij o MDCXXV. 409- inondo coprendo gli ambiziosi loro dise-^ gni. Non e ricorsero i Veneziani collega^ ti in questi cUversÌ6ne , anzi positivamen- te la riprovarono I e se pure si volea far guerra , la desideravano contro lo stato di Milano : cotanto si trovavano ora mai soddisfatti delle due potenti case d' Au- stria . Fatta dunque nel dì quattro di fnarzo in Asti la rassegna generale delle truppe Francesi, e Savojarde , si trovò ascendere quelT armata a ventiqùattronnla fanti j e tremila cavalli con buon treno di artiglieria. A sì feroce insulto poco si trovavano preparati i Genovesi , perchè niun giusto motivo né- dalla parte della Francia , né da quella di Savoja apparivft di muoversi alla loro rovina ; senza ri* flettere che ai conquistatori non mancano mai pretesti per far guerra ai vicini ; e che se un confinante si arma , s'ha sempre a temere . E quiw^i)que sorg^^ssero sos- petti, che contro di loro si disponesse la danza j pure non voleano prestar fede a chi gli assicurava delia traina ordita ; e però lentamente procederono ad armarsiv e a raunar genti, viveri, e» danari y per una gagliarda resistenza > fìnchè veduto vicino il nembo, si svegliarono. Allora. fu, che si diedero a tempestare il duca: di Feria in Milano^ e il re Cattolico Fi- lippo IV per poderosi ajuti , facendo con facilità conoscere , quaato comune fosse la causa. Perduta Geaora, era perduto
la
Il
410 Annali d' Italia |
io stato di Milano. Parimente fecero istan- 1 ze ai ior corrispondenti di Spagna, per | soccorso di pecunia , e questi non manca- | rono d' inviarne dipoi in gran copia . In- t\ tanto si dilatò lo sbigottimento nella cit- | tà , e dappoiché si vide muoversi a quel- | la volta il torrente , vennero non pochi 1 al disperato consiglio di abbiindonar tut-l ta la riviera di Ponente, e il di qua dall' | Apennino, per ritirar tutte le forze alla difesa del cuore. Ma prevalse il senti- mento di Gian Girolamo Dòria capitala vecchio e di sperienza , e di Carlo Doria duca di Tursis , e di altri più saggi , e coraggiosi y che si sostenesse la città di Savona , e si armassero i passi di Gavi e dì Rossiglione, per trattenere il più che^ fosse possibile, lungi da Genova quell'im-*' petuosa tempesta ,
Entrò dunque l'esercito collegato dalla j parte di Novi nel ^^GèWttvesato , e gli si| arrenderono varj lutJghi . Il duca di Sa-^ "voja , il principe di Piemonte Vittorio] AmedéQ' suo figlio , e Lesdignieres in varj' siti di' qua dall' Apennino fecero sì gran-^ de empito , che sconfissero nel giorno dì giovedì s.antb le truppe genovesi a Rossi- glione, e poscia diedero una rotta mag- giore ad esse genti ad Ottaggio : disgra- zi^ , die accirebbero forte lo spavento in Genova ^ e ji asieme lo sdegno contra del duca , incre dibilmente per altri motivi ©diato da loi fo,*ft*^irincorarono poscia al-
quan*
Anno MDCXXV. 411 quanto gli animi per' U arrivo colà di Lo* dovico Gh;^sco con duemila fanti, e du- gento cavalli, spediti per le vie di Le- vante in loro ajuto. Ortaggio intanto fu preso, e dato a sacco ^ e rimasero prigio- nieri i dif< nsori . In quelle parti vi resta- va ancora Gavi da espugnare , ma non si durò fatica a prendere quella terra col castello . Gran dispareri poscia seguirono fra il duca e Lesdiguieres . Pieno di fuo- co e di speranze il primo insisteva^ che si marciasse a dirittura a Genova ; lad- dove r altro considerando le forze, e la gran popolazione di quella città, e di che sia capace T amore della libertà; e riflet- tendo a ciò che potea avvenire, se il du- ca di Feria dalla parte di Milano con as- sai schiere da lui allestite venisse a ta- gliar la communicazione con la Lombar- dia, e se inoltre sopragiugnessero per ma- re i soccorsi aspettati in Genova da Na- poli e Sicilia : ripugnò ,a tal risoluzione^ II perchè dal duca, fu spedito il principe di Piemonte ad occupar la riviera di Po- nente ^ frutto che dovea a lui restare di questa guerra. Andò egli ; colla forza si impadronì della ricca terra dalla Pieve , dove tutti corsero al saccheggio : ricupe- 3Ò Oneglia terra sua poco prima occupa- ta dai Genovesi; e vennero poscia alle sue mani le città di Albenga^ e Venti- miglia , e le terre di Alassio, Porto Mau- rizio , San Remo , Loano , Castel Diano ,
in
4i2 Annali D'ÌTALfA in una parola tutta' la suddetta Riviera ^^ Gorninciando dal Finale sino a Villafran- ca per lo spazio di sessanta miglia . Non dimenticarono i vittoriosi saldati di far quanto spoglio poterono in quelle parti » Continuava, nulladimeno il duca nel dise-^ goo di passar sotto Genova ^ al qual fine iacea dei gran preparativi ; ed essendo- si imposessaio di Savjgnone , sei miglia vicino alla città , se F aspettavano a mo- inenti i Genavesi sotto le mura . Giunse ^ tempo a calmare la costernazione di quel popalo una galea, che di Spagfla re- cava un milione, di ducati d'oro, e uè sopraggiunsero poi altre , che condussero di colà ( per quanto fu detto ) sei altri milioni y spettanti ài privati Genovesi j, ma somministrati al bisogno delia repub- blica. Quel nondimeno ;; che maggiormen- ^ le fece dar bando al timore , fu che il \ cavalier Pecchio arrivò a Genova con circa j tremila fanti dei terzi di Modena e Par- j ma, inviati dal duca di Feria. In quei ma^ j ri ancora comparve il marchese di S^tìta '; Croce con trentatre galee di Spagna , so- « pra le quali erano quasi quattromila fan- ^ ti^ la maggior parte gente veterana. l>a i Napoli vennero alcuni galeoni con mille' i e cinquecento uommi _, e le galee di Si- ] cilia con secento Spagnuali , e parimente ^ il marchese dì Bozzolo con ottocento fan- j ti e dugento cavalli , corfdotto da quella j lepubbhca ; conche si trovò, aver già \
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Anno MDGXXV. 415 in pronto i Genovesi un'armata di circa flodicimila fanti.
Contuttociò fu creduto in Genova mi* glior consiglio di nulla azzardare, se pri- ma non usciva in campagna il duca dì Feria . I soli popoli della Pozzevera in- festavano il campo Gallo-Savojardo , e gjiunsero ad assediare in Savignone il prifi- cipe di Piemonte, che fu liberato dal pa- dre . Erano in questo mentre le forze principali dello stato di Milano impiega- te nella difesa di Riva , luoa-o vilissimo sul Lago di Chiavenna , ma ben fortifica- to dal governator di Milano . Al coman- do di esse stava il conte Giovanni Scrbel- lone , che varie pruove diede in ributta- re il marchese di Coeuvres , ito più vol- te , ma indarno , ad assalire quel sito . Tante nondimeno furono le istanze dei Genovesi ^ che il Feria passò infine con quante genti potè raunare a Pavia , e in- tanto andarono giugnendo in Lombardia i Tedeschi 5 assoldati specialmente coH'oro dei Genovesi . Se si ha da credere al Ca- priata, erano circa sedicimila combatten- ti, comandati dal barone di Pappenaim , e dai conti di Solm e di Scultz , ed inol- tre non poche squadre di cavalleria fero- ce , venuta dalla Polonia e Croazia ^ cho unita ai Lombardi e Napoletani , ascende- va a cinquemila cavalli . Mossesi allora il duca di Feria da Pavia con passare ad Alessandria , e al movimento suo cornine
eia-
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414. Annali D*ÌTALtA
eìaroiio ad eclissar le glorie eiìmere del ; nemi*.o esercito; e tanto più perchè era- j no cresciute le gare , e diffidenze fra il \ duca di Savoja>, e il contt stabile Lcsdi- ^ guieres j sospettato, probabilmenie senza Ì ragione , corrotto dar regali segreti dei j Genovesi.. Ritiraronsidunqiie i Ga!lo-Sa- vojardi fuori dello Stato di Gengiva , in. | seguiti sempre dal Feria, che volò ad im- padronirai della città di Acqui , dove fu • ritrovato urt magazzino di viveri e ; mu- | njzioni j e la guardaroba del duca di Sa- voja con. ricchi am di , argenttrie j e li- vree , colle quali si sparse voce > che egli, pensasse di far la sua pomposa entrati! nella debellata città di Genova . Grande onore acquistò in tal congiuntura il prin- cipe Vittorio Amedeo , perchè inseguito I dagli .^pagnuoli^ con buon ordine e bra- * vura ridusse in salvo tutte le sue genti ed artiglierie « j
Ricuperarono intanto i Genovesi Gavi^ | e Novi, e gli altri posti di qua dairApen- ^ nino> con cogliere in Gavi molti pez.zi | di artiglieria del duca di Savoja. SimiK, 5 mente il marchese di Santa Croce coìte j galee per mare;' e con ottomila fanti , e ■ due compagnie di cavalleria per terra , si portò a liberar la Riviera di Ponente ^ dai nemici . In poche settimane tornarono i air ubbidienza della repubblica Alberga > j Ventimiglia , e tutte le altre terre di ^ quelle parti. Né di ciò contenta quelTar- \
mata , ^
Anno MDCXXV. 41^ tnata , passò ad assediar Ormea , terra del duca , con prendere a forza d'armi non meno essa* che il castello . Seguì ivi grande effusione ^a sangue , e tutto andò a sacco . Da questo esempio sgomentati quei di Garessio, e di Bignasco inviaro- no le chiavi al Santa Croce . Mentre ta- li imprese si faceano nella Riviera, il duca di Feria bramoso di qualche fatto glorioso, si portò all'assedio della for- tezza di Verruà, considerabile allora per la situazione sua, ma non già per rego- late fortificazioni ; vi passò nondimeno con tale lentezza ^ che diede tempo al duca di Savoja di gittarsi in Crescentino> e di spignere un buon rinforzo di gente in quella piazza, di farvi alcuni trincie- ramenti , e di fabbricare dipoi un ponte, che congiugneva Crescentino con V^efrua: ponte due volte rotto dagli Spagnuoli , e sempre rifatto dall' intrepido duca Carla Èramanuele. Per quanti sforzi facesse di- poi il Feria sotto Verrua^ tutti riusciro- no vani i laonde accostandosi il verno , e ricevuta nuova ^ che fossero calati in Pie- monte seimila Francesi , giudicò meglia il ritirarsi , che di lasciar ivi a repentai- glio gente ed onore. Ed ecco dove andò a terminare sì strepitoso fenomeno , sen- za alcun frutto, e solo con danno per parte del duca di Savoja , e con ignomi- nia dal canto dei Francesi ^ ehe sì leg- germente entrarono in questo impegno ^
e poi
At6 Annali d/1talia e pii lasciarono il ddca in ballo senza soscorrerlo colla flotta del duca di Gui- sa , e con valersi in proprio servizio dei venti vascelli olandesi, già promessi per r Italia . Si aggiunse, aver preteso nello stesso tempo di metter eglino i presidj nelle terre, che si andavano occupando . Insomma poco conto per lo più truovano gli altri animali in volere far lega col iione .
Al pontefice Urbano Vili sommamente dispiacevano queste funeste, brige in Ita- lia ; laonde per troncarne ii corso , e massimamente per impedire, se era pos- sibile , che non venissero ad un' aperta , rottura le corone di Francia y e di Spa- gna , determinò d'inviare a Parigi una maestosa legazione; e fu scelto per essa il cardinal Francesco Barberini suo nipo- te ^ assai giovane di età, ma non di sen- | no, ed anche assistito dai prelati vetera- i ni nelle faccende del mondo . Giunta egli | colà: nel mese di maggio , rinnovò i ri- 1 sentimenti per l'affronto fatto alle armi f della Chiesa nella Valtellina , chiedendo- ] ne il risarcimento ; propose una sospen- ) sion di armi in Italia , e a tutto suo pò- j tere seminò consigli di pace . Finezze , e dimostrazioni di stima non mancarono al legato ; ma per conto dei suoi negoziati si trovò egli tanto inviluppato dagli ar- tifizj di quella corte , che finalmente sul fine dell'anno veggendo andarvi del suo
de-
Anno MDCXXV. 417 decoro nel continuare in sì disutile im- piego , si partì da Parigi , e tornossene poco contento a Roma . Disgustato per questo il pontefice _, parve disposto a vo- lere far pruova della sua bravura neiran- no seguente , con assoldare infatti seimi- la fanti , e cinquecento cavalli per rien- trare nella Valtellina. Poca durata ebbe poi questo fuoco , tra perchè si intreccia- rono varj privati disegni dell' ingrandi- mento della propria casa , e perchè egli penetrò, siccome diremo, gli occulti ma- neggi delle due corone, per venire senza di lui alla concordia. Prosperarono co- tanto in questo anno non meno in Un- gheria , che in Germania gli affari di Fer^ dinando II imperadore , che ottenne di far coronare re di Ungheria il suo figlio Ferdinando III .
Anno di Cristo 1626 , indizione IX. di Urbano Vili , papa 4. di Ferdinando II, imperadore 8.
»ji aspettava ognuno , che più fiera che mai si riaccendesse la guerra nelT anno presente in Italia , dacché si vide inviato a Parigi il principe di Piemonte dal duca Carlo Emmanuele suo padre a far istanza per un più potente armamento ; e molto più dacché si seppe , che allo stesso principe era stato conferito il titolo di generale delle armi della Francia in Italia , senza Tom. XXIV. D d do-
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£^iS Annali d'Italia ]
dover dipendere dal contestabile , o òsi al-i tri pedanti nelle imprese militari. Amag-l giormente poi accrescere nel mese ^i mar- 1 zo questo timore servì l'arrivo in Lom-è bardia di Torquato Conti duca di Guadi- 1 gnolo, figlio del duca di Poli, con seimi-| la fanù e secento cavalli stipendiali dalJ papa , ,€òn ordine di accoppiarsi con\ gm Spagnuoii alla rìcuperazion della ValtelTi*| na, e a tornare in pristino il deposito df| quella provincia. Del che pisrvenuto l' av-^l viso iti Francia , furono spediti danari ed' ordini al marchese di Coeuvres , per far leva di nuove genti. Ma eccoti all'idiprov^ viso contro V espeltazion di ognuno saltar fuori ìa pace tra la Francia e la Spagna , i cui articoli nel dì 5y oppure 6 di mar- zo, furono segnati in Monsone terra- di Aragona dal conte duca, cioè dalT Oliva- res, e dal conte di Fargis ambasciator*^ di Francia^ ma pubblicati molto più tar- di. Non si può spiegare, quanti artifìzj e mascherate si facessero giocare in questo negoziato. Piìi di una volta fece vista Im corte di Parigi di disapprovare il concorj data dal suo ministro in Ispagna , e diji voler richiamare e gastigàre lui stesso |1 eppure gustò infine P operato da lui. Vf! erano delle ^egrete ruote, che moveano ijj Richelieu a voler quella pace , perchè ab-^l bendavano in Francia i malcontenti ed in-^i vidiosi del soverchio suo dominio.; nà^ molto si stette a vederne lo scoppio. Ex^i
giun- i
Anno MDCXXVL 419 giùnto il papa ad inviare in Ispagna coti' titolo di legato lo stesso suo nipote car- dinale Francesco ; voglioso di far una nuo- va comparsa anche in quella Corte, pet tenere al saci'o fonte una nuova figlia del re Cattolico , e per trattar ivi della pace d'Italia^ sperando miglior fortuna ivi dì quella che avea provato in Parigi . Arri- vato che egli fu in Catalogna, e volendosi mischiare nel trattato, gli diedero ad in- tendere già terminato il negozio ( che nondimeno era tuttavia pendente );, e fin- sero dipoi sottoscritti i capitoli nel dì suddetto di marzo . Nulla in Parigi se ne comunicò al principe di Piemonte , è al ministro veneto, se non dopo il fatto _, coiì pascere intanto amendue di pensieri , ed apparati di guerra. I principali artìcoli di questa concordia furono: che in perpe- tuo non sarebbe altro esercizio che quello della religion cattolica romana nella Val- tellina^ contado di Bormio, e Chiavenna» Che foàse salva in quei luoghi la sovrani- tà dei Grigioni , con pagar lóro la pro- vincia un annuo tributo , ma con facoltà ai Valtèllini di eleggere liberamente i lor governatori e magistrati tutti cattolici , la quale elezione fosse obbligata la Repub- blica dei Grigioni di ratificare . Che tutti i forti di essa provincia sarebbono rimes- si in mano del papa , e poi demoliti e l'asati. Fu riserbato ad arbitri e all' auto- rità dolle due corone di comporre le dif-
D d z fé-
420 Annali d' I t a i i a ferenze civili rimaste fra i loro colle-^ gati .
Gran rumore, gran battaglia di senti- menti cagionò questa improvvisa pace. I più, ed anche in Francia, ne sparlavano a bocca aperta , come se si fosse fatto il funerale alla riputazione della corona fran- cese con questo accomodamento , e qua- sicchè troppo in esso avesse guadagnato la Spagna . Perciocché senza parlar del pun- to della religione , voluto e lodato dai Cattolici tutti, dicevano essi^ che veniva Ja Valtellina a restare in sostanza^, se non in apparenza^ indipendente dalla giuris- dizion dei Grigioni^ e tutta divota per i ricevuti vantaggi, e per la necessità del commercio ai vicini Spagnuoli . Oltre a ciò rimanevano traditi e sacrificati gli in- teressi di tutti i collegati della Francia , e troppo sconciamente pregiudicato alle convenienze di ognuno. Infatti rimasero stranamente alterati gli animi dei Grigio^ ni, dei Veneziani, e specialmente del du- ca di Savoja, ed ognuno di essi proruppe' in molte doglianze. Tuttavia per pruden-^ %d. e per necessità convenne loro accomo-^. clarsi alle determinazioni di chi le poteva far eseguire. 11 pontefice, i Genovesi, e \ gli altri principi d'Italia con occhi diver- ì si riguardarono questo accordo. Se ne com-^ ] piacquero gli ultimi , non già per Tonorrs?! e per li vantaggi della Spagns, ma perche q tornava la calma in Italia. Maggior pia^ |
ce- d
Anno MDCXXVL t^ìf eere ne provarono i Genovesi , che col le- gatisi in questo boiler di cose col re Cat- tolico^ restavano sotto la di lui protezio- ne j e liberati dalle nuove minaccie del duca dì Savoja. Finalmente assaissimo né esultò il pontefice^, perchè quantunque pe- nasse a digerire , il non essere stati am- messi i suoi ministri al trattato , pute al mirare così ben assicurato il punto im- portante della religione, e provveduto al suo decoro colla restiluzion dei forti del- la Valtellina , di più non gli restava da desiderare; Forse anche l'armamento da lui fatto non provenne da intenzione al-^ cuna di guerra , ma bensì da segretissimi avvisi, come avea da finir questa faccen- da ; laonde spedì egli prontamente quelle truppe, affinchè fossero pronte a ricever- ne la consegna . Finalmente considerando' il midollo di essa pace, non vi si potè trovar lesa la giustizia , perchè si restituì ai Grigtoni l'alto lor dominio nella Val- tellina , con rimediar solamente all' usur- pazione da lor fatta contro i precedenti usi e patti sulla religione e libertà di quei popoli. Si attese intanto airesecnzion del trattato. Gran difficoltà e dilazioni oppo- se il marchese di Coeuvres alla ^consegna delle fortezze ; ma sul principio delKanno' seguente ne entrò in possesso Torquato' Conti a nome del pontefice , e tutto fece demolire. In Francia coli' assenso dell'am-^ basoiatore spagnuolo fu dipoi tassata la
D d 3 pen-
422 Annali p' Italia pensione, o tributo, che si dovea pagare ogni anoo dalla Valtellina ai Grigioni , in venticinquemila scudi, più scabroso riuscì ; il comporre le differenze del duca di Sa« voja coi Genovesi , e convenne portar V \ affare alla corte di Spagna . Pretendeva il | duca per preliminare la ftìstituzione dei ! luoghi , di una galea , e dei cannoni a ! lui presi. A questo infine condiscesero i Genovesi , ma ben saldo tennero l'acqui- sto del marchesato di Zuccherelloj e vi- I va tuttavia durò Ja discordia fra loro.
Kestò sì amareggiato esso duca Carlo Emmanuele contro la corte di Francia , e massimamente contro il cardinale primo ministro, che per isfogare il conceputo implacabile suo odio, non lasciò indietro arte veruna . Era cervello atto ad imbro- gliar tutta r Europa. Però non fu difficile il figurarsi che egli per mezzo dell' abate Staglia suo accortissimo ministro avesse preso a fomentare i malcontenti di Fran^ cia^, esibendo loro ajuti ; e certo egli ac- colse chi di essi a lui ricorreva. Erasi in effetto manipolata una grave congiura con- tra del favorito Richelieu , al cui dispo- tismo non si sapeano accomodare i gran- di, e vi ebbe parte lo stesso Gastone du- ca d' Orleans fratello del re . Ma più vol- te la testa sagacissima del Richelieu solo^ seppe far abortire tutti i loro disegni , Se veramente il duca avesse mano in quei viluppi, non ho io cannocchiale ^ che mei
fac-
Anno MDCXXVI. 423 facoia cliscernere. Fallito questo colpo , fa creduto che egli si volgesse a Cario I re della Gran Bretagna, per attizzarlo contro i Francesi , e che movesse trattati segreti cogli Ugonotti^ e col duca di Lorena, ac- ciocché tanto essi dal canto loro, che egli dal suo in un medesimo tempo attaccas- sero un fiero incendio in Francia . Quel che è certo, quantunque sapesse irritata forte contra di lui per le passate cose la corte di Spagna , pure ebbe maniera Ai introdurre colà un negoziato per riconci- liarsi , offerendosi pronto ad abbracciare il partito del jre Cattolico: al che trovò delle disposizioni nel conte duca . Conce^ pi in questi medesimi giorni esso duca di Savoja l'idea d'intitolarsi re di Cipri: al che non gli mancavano buoni fondamenti : ma con trovare la repubblica di Venezia armata di opposte pretensioni e ragioni^ Si può ben credere , che di somigliante disputa non si mettesse gran pensiero la Porta Ottomana , la quale placidamente in danno della Cristianità seguita anche oggidì a godersi quel regno , né sembra inclinata a rilasciarlo ad alcuno dei 'pre- tendenti . Il dì ventinove di ottobre Tul- timo fu della vita di Ferdinando Gonza*' ga duca di Mantova^ e perchè non lasciò prole alcuna legittima^ a lui succedette nel ducato Vincenzo suo fratello, uomo perduto nei piaceri, e che perciò andava fabbricando delle mine pregiudiciali al
Dd 4 suo
424 Annali d^ Itali a suo vivere, come infatti staremo poco à vedere.
Di sopra accennammo , non avere Tran- Cesco Maria della Rovere duca di Urbino procreato se non un figlio , cioè Federigo Ubaldo, giovane dissoluto, prodigo, e di vita sregolata, senza che né i comandi del padre , né i consigli della gente savia e pia il potessero tenere in freno . Sul più bello dei suoi solazzi , e delle sue alle-* grezze, per essere stato pochi giorni pri- j ma proclamato duca, fu questi una mal- • tina trovato morto in letto senza prece- dente alcuna infermità. Questo avvenne ceir anno 1623 • ^^^ "^ disse una cagio- ne , e chi un'altra. Con gran costanza il duca Francesco Maria ricevette V avviso dal vescovo di Pesaro, città, dove succe- dette la repentina morte del figlio , e sa- viamente represse gli empiti , e violenti affetti della natura. Siccome di sopra di- cemmo, la corte di Roma^ che stava at- tentissima a tutti i moti di quella di Ur-' bino , sapendo che erano per la vecchiaja^ del duca quasi ottuagenario seccate le spe- ranze di alcuna successione , cominciò per tempo a disporsi per raccogliere quel ri- guardevole stato , che andava a decadere in lei. Ma perciocché Claudia {dei Medici • moglie del defunto Federigo Ubaldo era ! restata gravida, e partorì poscia una fan- 1 ciulla , alla quale fu posto il nome di | Vittoria , i Veneziani , il gran duca , r .,
J
Anno MDCXXVI. 425 gli altri principi d'Italia avrcbbono desi- derato, che per mezzo di questa princi- pessa fosse ivi continuato quel principato, affinchè non si slargassero tanto le fim- brie della Chiesa . Ma essa ne era incapa* ce secondo le investiture ; [oltredichè le tante bolle dei papi contrarie alTinfedua- le stati cospicui , non lasciarono luogo a GOtal progetto. Oltre a ciò, per quanto fosse proposto al pontefice Urbano Vili di far cadere questo pezzo d' Italia in uno dei suoi nipoti > e gli Spagnuoli stessi si gloriassero di essere promotori di^ un tal consiglio^ pure il papa si difese sempre da somiglianti sirene. Fu dunque con sol- lecitudine spedito da esso papa ad Urbino il novello arcivescovo Santorio ) che comin- ciò ad ingerirsi in faccende di stato, e a volerla fare da sopraintendente: del che si riputò molto oiFeso il vecchio duca; e per- ciò sdegnato inviò la nipote Vittoria ^d allevarsi nella corte di Toscana , ;e tanto più perchè bramava di darla poi in mo* glie al giovinetto gran duca Ferdinan- do II. Rinforzò egli anche di guernigionì toscane le sue principali piazze. Ma di ciò ingelosito il papa , quasiché si tramasse di far passare quel ducato nella casa dei Me- dici^ inviò anche egli truppe ai confini della Toscana e di Urbino. Cessati poi questi primi rumori , si mise mano alla quintessenza della destrezza ed eloquenza romana j, per indurre il duca a rinunziare
^iG A N 5v A L 1 d'Italia
pan donazioriè inter vivos il suo ducato alla Chiesa ;, afKne di risparmiar le digsen-» sioni , ed ogni pericolo di guerra , che potesse suscitarsi dalT invidia e malizia altrui" Era il duca Francesco Blaria prin- cipe di grande intelligenza^ prudente^ ami- co dei letterati (pregio, di cui si gloria- rono anche Tavolo e il padre suo) be- j3Jgno , affabile , e in lui concorreva la gloria primaria dei veri principi ^ perchè padre dei suoi pc^poli^ non di nome, ma di fatti , ed amato egualmente in ricom- pensa dagli stéssi popoli . La sola consi- derazione di esentar da ogni vessazione e rischio i cari sudditi suoi , quella fu , che prevalse in suo cuore: laonde si ri- dusse neir anno presente à rinonziar que- gli $tati al sommo pontefice , con patto espresso fra gli altri, che non si potesse. jo mettere in avvenire nuovi aggravj a qu>i popoli , e riserbando a sé molte ren- dite , e il far grazie anche da lì innanzi. Hitirossi presto a castel Durante, terra , che da Urbano Vili, fu poi dichiarata città col nome diUrbania; e in questo mentre venne jl cardinale Berlingieri Gessi a pren- dere a nome del papa il possesso di quel ducato , che abbraccia le città di Urbino^ Pesaro j, Gubbio, Sinigaglia, Fo^sombrone . san Leo, Cagli, e la suddetta Urbania , con 500. terre e castella , situate in pae- se delizioso ed ameno benché montuoso : accregcimento ben riguardevole alla signo- ria
Anno MDCXXVI.' 427 ria della Chiesa Romana . Centomila scudi furono tosto sborsati dal cardinale al duca per le artiglierie, armi, e munizioni delle fortezze. Dopo questo eroico atto, sopra- visse il duca sino all'Anno 1636. né gli mancarono occasioni di pentirsi più volte della presa risoluzione, a cagion degli ama- ri bocconi , che gli fecero inghiottire i mini- stri della camera Apostolica. Anzi (convien pur dirlo ) appena aveva egli spedita per- sona a Roma col mandato della rinunzia, che se ne pentì , e spedi tosto ordine y che nulla se ne facesse ; ma il mandata- rio, a cui premeva di guadagnarsi la gra- zia del sole nascente, occultò l'ordine, e fece prontamente la rinunzia , eh' ebbe il suo effetto ,
Annp di Cristo 1627 , indizione X. di Urbano Vili, papa 5, di Ferdinando II, imperadore 9.
J-^appoichè colla pace di Monsone fu pò* sto fige alle perniciose controversie della* Valtellina, e duca di Savoja coi Genovesi ^ tornò la quiete in Italia, e solamente si leggevano con piacere ^ benché con dispa- rità di genj , le guerre della Germania , e i progressi e le vittorie dell' imperador Ferdinando IL debellatore di tatti i suoi nemici . Cominciò anche a recare pn dol? ce divertimento ai curiosi novellisti V as^ ì)edio della Rocella , a cui diedeio in que- sto
4^8 ASNAtl Ì>' I T A L I A
sto anno principio le armi del re Cristia- nissimo Lodovico XIII. .dopo aver caccia- ti gl'Inglesi con loro gran danno da quei contorni. Vantavasi la Rocella di essere come la metropoli e l'asilo dei malcon- tenti del regno di Francia , e come capo della repubblica degli Ugonotti , sparsi per tutto quel regno ; né si mostrava be- ne spesso dipendente in parte alcuna dalF autorità regale. L'essere quella Città cre- duta inespugnabile per la sua situazione sulle coste dell'Oceano, e per le tante sue fortificazioni , la faceano rispettare fin dagli stessi suoi monarchi ^ Ma ciò non trattenne V industrioso cardinale di Richi- lìeu dal persuaderne l'assedio aire Lodo- vico : assedio , che riuscì poi famoso an-^ che ai secoli avvenire. Avendo in questi I tempi V arciduca Leopoldo d'Austria fra^ ; tello dell' imperador Ferdinando rinunzia- \ ti al nipote Guglielmo ì vescovati d'Ar- ; gentina e Passavia per voglia di maritar^ | si , venne a Roma, trattò e cófìchiuse il \ matrimonio con Gludia dei Medici , che di 1 sopra dicemmo rimasta vedova del prin-*- ■ cipe d' Urbino i La condusse ad lnspruck> ^ dove per più giorni furono fatte magni^ ! fiche feste. Poscia a dì 21. di novembre Eleonora Gonzaga moglie dell' augusto Ferdinando solennemente in Praga rice^ l vette la corona di Boemia. Alcuni gioì- \ ni dopo anche Ferdinando IIL figlio ^del j legnante imperatore , già coronato re d* \
Un- ;
Anno MDCXXVII. 429 Ungheria j, aggiunse anche egli con gran pompa a quella coronai' altra di esso regno Boeraico . Lacrimevole spettacolo all'incon- tro vide la Puglia in questo annOj, perchè nel dì 30. di luglio un terribil tremuoto diroccò la città di san Severo con altri non pochi luoghi circonvicini, e si fece óonto_, che in quelle rovine perissero dicisettemi- la persone : durissima pensione , a cui so- no di tanto in tanto soggette le deliziose Provincie del regno di Napoli , per tanto 2olfo chiuso nelle viscere loro.
Quando pur si lusingava la Lombardia di godere i frutti della pace già stabilita , per le misere umane vicende si vide nascere un seminario di nuove guerre, che si tras- sero dietro un diluvio di sangue e di cala- mità maggiori delle passate . Era declina* ta dair antico lustro delle virtù la poten- te e nobil casa Gonzaga, signora di Man- tova e del Monferrato; perciocché dimen- tica dell'antico valore, e della saviezza, si era abbandonata al lusso , e alla disso- lutezza , dimodocchè i finti matrimoDJ\, e i veri frequenti stupri & adulterj , e gli eccessi della gola, erano divenuti alla mo- da in quella corte . Di qui poi provenne- ro i gastighi ordinar] deir intemperanza , cioè le indisposizioni di corpo, la vita corta , e la sterilità dei matrimonj . Fer-^ dinando duca di Mantova, che nel prece-» dente anno assai giovine terminò i suoi giorni 5 dopo aver menata una vita troppo
gre--
430 Annali d'Italia
sregolata, oppresso dalla pinguedine^ niun successore avea lasciato. Vi restava don Vincenzo suo fratello^ nato nel 1594 il quale per tempo datosi anch' egli in preda ai piaceri , punto non inclinava allo stato clericale. Contuttociò Ferdinando gli aivea procacciata la porpora cardinalizia, ma sen^a mài poterlo indurre a passare a Ro- ma per prendere il cappello , e per fissar ivi lai sua abitazione . Soggiornando Vin- cenzo nella terrà di Gazzuolo^ s' kivaglii d"* Isabella vedova di Ferrante Gonzaga principe di Bozzolo ;, donna di singolare ingegno, saviezza, e bellezza. E perchè a queste doti si aggiungeva anche la fecon- dità , e Vincenzo desiderava prole, perchè il disordinato vivere del fratello Ferdinan- do facea predire poco lunga la sua signo- ria 5 con che veniva a ricadére in lui il ducato : segretamente > in forma nondime- no legittima ;, la sposò, ancorché tuttavia vestisse la sacra porpora , giacche non àvea a cagion di essa contratto vincola itf con- trario y ma con irriverenza alla dignità del sacro collegio , e verso il fratello non consapevole di tal risoluzione , che poi sa. putala diede forte nelle imanit . Per la sua inabilità con trasse Vincenzo alcun frutto da quel matrimonio , e venne anche a liti e a divorzio con Isabella . Anzi succeduto al fratello defunto , e proclama- to duca, fece di mani e di piedi per di- sciogliere quel matrimonio, aspirando a
- spo-
Anno MDCXXVII. 431 sposare Maria sua nipote , figlia del già duca Prancesco suo fratello maggiore . Ebbe poi altro da pensare , perchè i passati disordi- ni cotanto sconcertarono la di lui sanità ^ che si conobbe incamminato fra poche set- timane al sepolcro .
Vivév^ e soggiornava in questi tempi in Francia Carlo Gonzaga figlio di quel LO" dovico Gonzaga y che fratello minore di Git- giltlmó duca di Mantova , cioè dell' àvolo del srrddetto duca Vincenzo^ passò a cer- care in Frància miglior fortuna ^ e la trovò col tanto corteggiare V unica rima- sta figlia del duca di Nevers , che essa il prese per suo marito , e gli portò in dòte i Ducati di Nevers, Rethel^ ed Ùmena . Essendoché niun' altra prole maschile della linea Gonzaga Guglielmina veniva a re-* stare, avvertito di quanto accadeva io Mantova il suddetto duca di Nevers , spe- dì per le poste in Italia Carh duca dì Rethel suo figlio^ che ebbe la fortuna di penetrare per la Valtellina^ e di giugnere a Mantova j in tempo che il duca Vlncen^ %o si trovava all' ultimo di sua vita . Si erano già fatte varie disposizioni, per far succedere il suddetto duca di Nevers , e s' era procurata da Roma la dispensa ^ affinchè il duca di Rethel suo figlio potes. se sposare la nipote Maria : punto di som- ma importanza , perchè non mancavano Legisti pretendenti ;, che a questa princi- pessa appartenesse il ducato di Monferra- to .
432 Annalt d'Itali/^ to . Col suo testamento lasciò il duca Vincenzo suo successore ed erede il sud- detto Carlo duca di Nevers , e nella not- 1 te stessa , ch'egli diede fine al suo vive- i re, cioè nella notte precedente al giorno l 26 di dicembre dell' anno presente , il | duca di RetKel sposò la prefata principes- | sa, e consumò il matrimonio. Stavano at- ì tentissimi a questo avvenimento 1' impera-- | dor Ferdinando , trattandosi di due insi- | gni ducati d^Italia, feudi dell' impero- i ;i Francesi , per sostenere un principe ^ con- ; siderato per lor nazionale e ben affetto ; • e gli Spagnuoli , per non ammettere chi ; troppo si. scorgeva dipendente dalla Fran- ; eia , Però anche prima dell' ultima ma- ■ lattia del duca Vincenzo ognun dei sud- ' detti potentati prese le misure convenevo- \ lì ai proprj interessi ; ma che per conto ; degli Austriaci rimasero imbrogliate dalla \ diligenza del duca di Rethel . Pretendeva , il ducato di Mantova anche don Ferrante Gonzaga principe di Guastalla , perchè ni- pote dell'altro celebre don Ferrante^ che j fu fratello di Federigo duca primo di Man* \ tova ; benché la linea sua fosse più lonta- \ na di un grado da quella del primo duca di Nevers , figlio del suddetto Federigo . j Non poteva questi punto pretendere sul Monferrato 3 ma mosse ben le sue preten- sioni sopra quello stato Margherita Gon- \ zaga duchessa vedova di Lorena , sorella ( dei tre ultimi duchi di Mantova. In fa- vo-
Anno MDCXXVIL 42S ▼ore Ai questa principessa , e del princi- pe di Guastalla, ^ì dichiararono irainisfry di Spagna alla corte imperiale , covando nondimeno altri lor segreti disegni di profittare di questo scompiglio, siccomi» non mai sazj di dilatar la potenza di quella corona .
Eraosi anche ordite in Mantova varie te- le dai divoti della casa di Guastalla, e pre* parate armi; ma queste vennero scoperte, e restò dissipato ogni contrario disegno dal duca di Rethel , che assunse il titolo di principe di Mantova ; s' impadronì di Por- to , cioè della fortezza di Mantova , e di ogni altro luogo forte ; e «i fece giurar fedeltà da quel popolo . Il conte Giovan- ni Serbellone colà spedito da Milano, to- sto si ritirò fuor del palazzo, e benché visitato e richiamato dal principe , gli dis- se di non aver affari da trattare col duca di Rethel, e se ne andò poi sdegnato e minacciante . Chi maggiormente nondime- no si dava dei gran movimenti pel deli- quio della casa Gonzaga, era Carlo Em^ Manuele diLca diSavoja, principe mirabil- mente attento anche ad ogni menomo ven- to , per cui potesse sperare o gloria al suo nome, o qualche accrescimento ai suoi stati. Ecco venuto il tempo di ri- svegliar le sue sempre vive pretensioni sul Monferrato , e le ragioni per la resti- tuzion delle doti dì Margherita sua figlia, ^^ggiormente poi s' irritò per lo sposali- ToM. XXIV. E e zio
43-1 Annali d' Italia \
zio 'di Maria sua nipote senza saputa sus( : e dalla madre. Accostatosi per questo fine ^ ^ agli Spagnuoli , di buon' ora intavolò uri ^ ^trattalo con don Gonzalez dì Cordova^ deputato prò interim al governo di Mila- ì no , dappoiché il duca di Feria fu, richia- ^ malo a Madrid, intanto sì il pontefice! Urbano. Vili , ohe ì Veneziani ^ e gli al- 1 tri principi d'Italia, non aveano bisogno di studiar molto nei libri ^ per conoscere evidenti le ragioni di Carlo Gonvaga du- j, ca di Nevers , essendo egli l'agnato piai prossimo agli ultimi duchi di Mantova ,i che tanto per le sue proprie ragioni yi quanto per quelle della principessa Blarid] da lui sposata , veniva ad essere legitti- j mo erede dtl Monferrato. Ma un grande- i litto per lui era T aver nelle vene sangue; francese 5 e il possedere riguardevoli stati ^ nella stessa Francia . Però saltò sulla ra- i gion di stato, cioè quel maestoso idolo , i a cui s\ sovente fan vpti e sagrifizj i pò- ! tenti del secolo, e che, quando occorre , si |ien sotto i piedi, non dirò le leggi sole di Giustiniano , ma quelle ancora del- la natura e delFe genti, e la religione stessa. In sommar non istava bene nel cuor dell'Italia, e confinante datante parti agli stati d<lla corona di Spagna un principe tale , e bisognava far lutto per att^T^ai lui , e le pretensioni sue . Procedete su' principia con qualche riguardo T auguste Ferdinando y con pretendere^ cfie il due
cTi
,., A N N 0 MDraXVlI. 435 dì Nevers, siccome trasversale, e in con» correnza, d* altri , che si riputavano chia- inati , riori dovesse senza stia licenza in- gerirsi nel possesso è dòrniniò di Manto- va, e del Monferrato • epperò cotninciò a -ptocedei'e pei* giustizia con avocazioni , ^citazioni, e deputazioni di conimessarj . Air iricòntro il Cordova, è il duca di Sa- voja nieglid giudicarono di procèdere pef là via di fatto, con aprire la porta ad irinuriietabili fed indicibili guai ^ dei quali pairletemo àlT anno seguènte .
Anrio di Cristo 1628 , indizione XL di Urbano Vili, papa 6. di Fèkdìnàndo II j iniperadove lOc
X eneva attenti gli occhi di tutti l'affare della successione di Mantova , affare di sòtiimà irtiportanzà pel sistema d' Italia e Non mancò il duca Carlo di Nevérs , do- po essere egli giunto nel dì 27 di gen- najò dalla Francia à Mantova, di spedire Viricenzó Agnello véscovo di quella città per suo inviato all^ àiigiista Ferdinando ^ per attestargli T ossequio è la sommessiò- rie sua, e per chiedere iMnvestitura dei ducati di Mantova e di Monferrato" . Trd» vavasi allora la corte cesarea irì àuge Ài felicità pet le molte vittorie riportate con- tro i nemici peif la pace fatta còl Tu reo ; ' e col Trànsilvario, e per gli eserciti suoi, vÈhè faceaho tener lai testa bassa a tutti " È e 2 i prin-
ji pritìcipi della Germania. Perp in Vienr>\ p2 ^ì parlava con tuono altOj» e i fulmir- ] pi stavano pronti cont|fo chiunqpe pvoq- j tamente pon ubbidiva. Nulla potè oltenr- tc il rescoyo ; stette saldo Timpcrado- [ re ip yoleire }\ sequestro di quegli s^ti;, j per decidere poi nelle forme giudici^rie , i phi yi 4ye$se migliori ragioni , All' esepu- j zione di qpestp sup decreto f^ deputato I conte Giovanni di Nass^^u* In^^ntp doi} \ iGonzalez di Cordqva, che appresso ottca-r ] «e il governp stabile dj Milano , manegr giaadosi vivamente col duca di Savoja , ] più vivace ancora di lui nei prpprj inte- ; ressi , concprtava T occupazione del Mon- \ fcrratp, ^ nort solo di rimettere esso dw- ; ^a in buona grazia del re Cattolicoj ma ', di formar ancKp una lega con ^ui • Fu in ì <5mesta pccasione , che C(irlo, EnLm,aniAele \ verinc riguardato ri^el pia beli* ^scendente ' della gloria , perchè non meno ii ministri ipagnupli y che qu^i di Francia e di Vc- «ca^i^ $' unirono a Torino, per tirarip eia- i (cuno di essi nel loro partito , quasiché j da luì pe|pde$se i) destino della Lombar* ^ 4ia . Toccò il pallio agli Spagnuoli . Fu \ stabilito di conquistare il I^onferr^to, e di partirne f^a Ipro la preda. Cpll^ forze dello §tatq di Wfilapq il Coifdpva si pre- fsse di TÌdqrre alla sua ubbi4icQ?i> Casa- Te, e tantp p^ù perchè vantava di aver non poche segrete intelligen^ce con quegli abi. ^ì^ti . La cort^ diSjpagoa > che si era, mo- stra-
y
d
A V s o MDCXXVliì. 457 èèfàta dianzi incHoàta ad un amicherol trattato , allora abibracdò il duca df Sàvojà, e spòso 1« massime Ìì dòn Gon-* talez:
Erano intanto riposte le speranze del duca di Nevets nella protezione e nei soc- corsi dèi té Cristianissimo; ma essendo allora irìipegtiatc le armi e T erario del re nel celebre assedio della Rotella , altro non tie riportò ciso principe .( che da qui innanzi òhiamcrèrijo duca dì Mantova ) se non buone parole è promesse , subito che Sii f)0te8sc accudire ai di lìii interessi A Fremevano i Veneziani ^1 conoscere V idee del duca dì Sàvoja , e l* injgofdigiac degli Spagriuoli , e si diedero àùcfie ad àr* rolar gente, perchè avrebjiorio pur volute dar braccio al novellò duca Carlo, ma òon protestare di tion potet farlo , se prima non iniravano calato in Italia un esercito Francese. Maggiormcnie papà tir- band Vili tuttoché favorevole al Manto* vano li teneà lungi dagl* impégni , sola- mente ctttcndendo a far proposizioni di aeconriodàmento . Sicché esso duca Carlo al- tro ripiègo non ebbe che di mettere [iti vendita molti dei suoi beni e stati oltrà- motitani . Ne ricavò in fatti alcune ccn- tinaja di migliaja di scudi coi tjuaìi fé-' ce far leva di genti in Francia. A poco a' poco ancora andò rinforzando di prcsid) e di munizioni Mantova e Casale, vcrìetido- alla sfilata Italiani t Francesi ai ilio ietvi-
E e 3 fio
4^3? Annali d' Italia l
gio giunse a raunar da cinquemifa fanti , \ e mille cavalli per la difesa di Mantova e k 4i Casale. Tra Monf(^vrini e Francesi si j coniarono quasi quattromila fanti ^ ^ J{^9f * cavalli • Non pareano gente da farne ca^ ,' so 1 IVI )nferririij, perchè delle cernide di | quel paese; pure Tedio che essi portava' i Xj,o al duca di Savcja, e l'amore da lor ì professato agli antichi lor principi , gl^ | animava al mestier della guerra , oltre ] all'es-sere stati non poco agguerriti nelle ■ turboleni^e passate . Sul fine dunque di j marzo uscì in campagna il governatore di | jyiiiaao, lusingandosi di far prodigj eoa : seimila fanti_, e 1500 cavalli, che potè ì condur seco , giacché avea dovuto lasciarli quattromila fanti con alcune squadre dv ; cavalleria ai confini di Mantova per guar- ^ dia del Cremonese : e due altri mila ai ; confini della Valtellina, e dei Grigioni ./^ Taittavia dai Genovesi ricevette poscia un,- rinforzo di quattro in cinquemila pedoni .|j Andò a dirittura sotto Casale ,P .p^^.n^Q^./^ anche le batterie , ma vi trovò quel che '; Bon si era immaginato , cioè difensori ,^ che coraggiosamtnte faceano sortite, esQ-^|' stenevano pon vigore le colline, e i pas-^J si alle vettovaglie; laonde non gli riusc'^-j; di privarli dei mulini del pò, ne di Kos* rì sigliano , posto di. conseguenza per la co-^,! munjcazione della città col resto del Mon- ti ferrato. !■
Nello stesso tempo anche il duca di -
Ann ò MDCXXVIIL z^^q Savoja con quattromila fanti , e mille e duecento cavalli ostilmente dal lato suo entrò nel Monferrato . Niuna fatica; gli costò r insignorirsi della città d' Alba sprovveduta di guernigione . Passò» dipoi all'espngnazione. di Trino / dove gli cori-*' venne adoperar approcci, artiglierie, é mine • ma essendo troppo smilzo quel pre- sidio , e mal provveduto di cannoni e di munizioni , in poco tempo capitolò I3 re. sa. Non perde un momento il duca ad ordinar nuove fortificazioni à quella ter^ ra , con formarne una regolata e possen- te fortezza . Questa era la parte , che coi suoi territori dovea, secondo i patti, re- stare al duca di Savoja , Ma non si fer- mò egli qui . Prese dippoì Pontestura e Moncalvo , che doveano essere degli Spa- gnuoli , 'e ritenne per se Moncalvo, con tosto imprendere le fortificazióni anche di questa terra. Si rodeva di collera don Gonzalez a questo precedere del duca , perchè contrario alle fatte capitolazioni ; eppure gli bisognava dissimular tutto per sospetto sempre, che il duca voltasse ca- sacca, e si unisse coi Francesi, i quali . s'ingrossavano ai confini d' Italia . J2 ve- ramente riflettendo a quella testa , che tenea sempre molte terre in piedi, aspet- tavano ogni giorno gli Italiani d' allora qualche scena nuova dal canto di un prin- cipe sì bellicoso ed inquieto. Infatti ven- ne a scoprirsi in questi tempi una eoa» E 2 4 giù-
4Ao A 1^ N A L I n* i T A L I A giura in Genova, né ebbe diècoltà il du-»' i ca di professarsene autore, colle istanze ■ da lui fatte , che ai congiurati presi fot- \ te data Timptinità, minacciando la mor- j te ad alcuni gentiluomini Genovesi suoi ' prigioni , se si fosse proceduto innanij . nella giustizia contro gì' imprigionati a \ Genova . Non si ritennero per questo i \ senatori Genovesi dal far eseguire la scn- l lenza contro quattro dei delinquenti ; € I benché il duca sdegnatissimo ordinasse di- ì poi, che fossero decapitati quegV innocen- 1 ti, pure altro non ne fece, verisimilmeri- ; t€ per la grandezza dell' animo sxlo , beri | conoscGudo V indegnità di cotal vendetta i In questo mentre don Gonzalez , che i aulìa profittava nell'assedio di Casale, si ; avvisò di prendere Nizza dalla Paglia , j pel cui acquisto si verrebbe ad angustiare 'i la stessa città di Gasale' Per quindici ; giorni fu virilmente difesa quella terra ^ i ed in fine costretta a rendersi. Ad altre ; imprese non poterono poi pensare né il 1 duca, ne il governatore, perchè s'intese- ] IO disposti i Francesi a passare in Italia > 4 e venivano anche ordini dalla corte Ce- j tarea , EK>n senza maraviglia dei politici, ] perchè si desistesse dall' occupazione del Monferrato, pretendondo V impcrador Fer- dinando , che né Spagna , né Savoja avcs j sero da padroneggiar nei feudi dell' im perio. Col danai'odel r>uovo duca di Man- i tova si exaao già uniU io Francia dodici \
mila
Anno MDCXXVIII. 44! mila fanti , e mille e ciquecento cavalli sotto il comando del marchese di Uxel- les, ed avèa ricevuto ordine il marescialli lo di Crequì governatore del Dclfinato di unirsi seco con un altro corpo di gente. r. locchè poi nr^ri succedette per garre insor-t te fra lui e l' Uxelles ; oppure perchè il principe Tommaso figlio delf duca rdi Sa-^ voja ne impedì V unione ; oppure y come altri vogliono , per segreti imbrogli della regina Madre , che odiava il ducal di Man- tova. Bramoso dunque esso marchese di Uxelles di portar soccorso al Mantovano , cpVà sul principio di agosto pel passo dett to' dell'Agnello, ma con incontrare il du- ca 'Carlo Emmanueley e Vittorio Amedeo principe di PierhOnte suo figlio , che con quasi' altrettante' milizie^ parte sue ,f par^ té prestategli dal governator di Milano:-, l'aspettavano a pi^' fermo , oltre all' aver eglino ben chiusi e fortificati tutti i pas- saggi . Per quanti tentativi di passare facesse- V Uxelles ^ non solamente nulla gli riuscì , ma in più incontri ancora per valore del principe di Piemonte ne ri- portò delle busse, talmente , che dopo aver perduta mólta gente , alcuni pezxi di cannone , e parte del bagaglio , fu forzato a tornarsene colla testa bassa in Francia , dove per mancanza di paghe si dissipò tutta r armata sua . Per que- sto glorioso successo non si può dire quanto salisse in alto la riputazioaedeldu-
Ee 5 tW-i
44* A K N À L I d' I T A L I i j
ca, e massimamente nella corte di Spagna, \ dove si dissiparono tutte V ombre della di lui fede e costanza : e gloriavasi a pie- j jaa bocca il conte duca di aver, tirato que- j sto principe alla divozion della Spagna , \ dandogli il nome di braccio diritto della j corona, e di antemurale dell'Italia . Air ! incontro sl Carlo duca di Mantova ^ fu per i cadere il cuore per terra al trovarsi da ì tante parti bersagliato^, e grande la diser- ■ zione dei suoi soldati per mancanza di ■ paghe^ e naufragata Tunica speranza, che \ gli restava dei soccorsi di Francia . Già ^ si aspettava di essere messo al bando dell* ■ impero , e però iaviò Carlo duca di Re^ \ thel suo figlio, per placar l'imperadore , ^ confidando nell' appoggio delT imperadrice i Leonora sorella dei tre ultimi duchi di j Mantova. Ma perchè Timperadare preten- deva chea nome sup dagli Spagnuolie dal ] duca di Savoja si ritenessero i luoghi oc- I cupati nel, Monferrato , e di metter egli [ presidio ia Casale sino a ragion cono- ; sciuta , il Rhetel , che né pure fu rico- '^ nosciuto per principe di Manjtova , se. ne } torpò mal soddisfatto; iQ Italia, nò dal dfii^» ;f ca suo padre furono poi accettate le propor I sizioni suddette, perchè incoraggito di poter sostenere Casale contro la mala condotta del Cordova in quell'assedio, o bloco *
Efficacemente ancora si adoperò il nun- ZÌQ pontificio Scappi in Lombardia per una sospensione di armi ; ma il trattato
aar
Anno MDCXXVIIÌ. 445 anelò a monte * Si trattò di soddisfare con cessione di stati al duca di Savoja ;, ma egli quanto più intra va ridente la sua fortuna , tanto più alzava la tassa delle sue pretensioni* Intanto Casale niiitìa pau- ra rrìostrava degli Spagnuoli asiediantì , i quali infine si avvidero, che volendo prendere quella città colla fame, conve« hi va espugnar prima Ponzone , san Gior-= gio, e Rossiglione; e in fatti se ne im-^ padroriirono , occupando pòi le colline di Casale, e restringendo V assedio. Ma la poca avvertenza degli Spagnuoli aveà la- sciata etitrar tanta copia di viveri nella tittà , che non si perdeanò puntò d'ani- mo i difensori ; e all' incontrò nel campo Spagtìuolo si provava gran carestia, per- chè i grani andarono a male in questo anno, e a cagion di ciò fu anche una se- dizione in Milano . Fu irifin creduto , che io stesso duca di Savoja vi avesse sotto inàno' lasciata entrare copia di vettova- glie, perchè dopo avere acquistata per se la parte a lui destinata del Monferrato ,- ed atìche di più nell' interno suo non gu- stava 5 che quella importante fortezza ca- desse in mano degli Spagnuoli o Ora fin- ché il re Cristianissimo , e il cardinale di Hichelieu si trovarono immersi rie! gran- de affare dell'assediò della Rocella , no'a poterono accudire se non con tfizj e pro- messe air ajuto del duca di Mantova , the pure stava loro assaissimo a cuore e
Ee e Fi-
444 Annali d' Italia Finalmente nel dì 30. di ottobre dell' ati- 00 presente , dopo aver la fortuna secon- dato il valor dei Francesi contro i ten- tativi dcgr Inglesi, contro le furie del mare , e contro ì' indicibile ostinazione degli Ugnotti Rocellesi , che si ridussero all'* estrema miseria , si rendè a discrezio- liè quella dianzi inespugnabil fortezza j con immortai gloria del re Luigi X7IL Entrò egli trionfante Bel primo giorno di novembre in quella piazza, o per dir me- glio an quel ciraiterio , dove non trovò , che gli scheletri di uomini , ed ordinò pò-* | scia la demolizion delle fortificazioni ;, *' con rimetter ivi T esercizio della religio- ne cattolica. Allora fu, che il re e il mi- nistro cardinale cominciarono a pensar daddov^ro all' Italia • Portava , siccome dicemmo , la regina madre Maria dei Me- dici odio a Carlo duca di Mantova , non per li demeriti snoi^ ma perchè Gastone duca d'Orleans fratello del re^ volendo passare alle seconde nozze, inclinava so- lamente in Maria Gonzaga figlia di esso» Carlo: laddove la regina sua madre pon- tava da gran tempo , perch' egli si acca- sasse con una delle due sorelle di Ferdi-' nando II gran duca di Toscana . Se la prese per questo essa regina non solo Cen- tra del Mantovano , ma anche contra. del Richelieu : il che cagionò poi gravissimi sconcerti ed affanni alla medesima regina. Lasciossi ella trasportare cotanto dalla
pas-
J A
■ifSNy;(^ /MDCXXVIII. 445 passione, clìe" rleir anr^ò segaénte giurisela far imprigiorjare la 'suddetta innocente
^^f rincipcssa Maria. Oltfpacciò., i fazionarj
.4i 'ei nel consigliò ir'éàle s' ingegnarono a tutto potere di frastornar la buona in- tenzione del re verso il duca di Manto- xa , Ma il Richelieu , , ciiè sempre più s*
^^lìtrpdnfceva ,^el fevpfe' def ¥è^ e si^ra
^jacqùistato un' sommò crecltito per la ctfe- ^^fjuista della Rocella > tenne saldo il re
^ 4d quel proponimento /'e' cominciò a fare sfilar verso i confini d' Italia alcuni reg- gimenti , COMI ispargere vodè , che il re
^. .jktes'so volea " scendere ìlSf'' pertotia alla 4i- terazion di Casale . Cessò^ di vivere in questo anno nel di Undici di dicembre Cesare d^ Este duca di Modena e Reggio,
^lasciando nei suoi popoli un gran deside- tio di Itii : sì dolce ^ sì giusto era stato il suo governo , sì grande la sua pietà ,
.j^ la sua clemenza^ e V amor della pace . Donna Virginia dei Medici figlia di Cosi* mo 1 gran duca di Toscana, moglie sua, ,,jl'avea arricchito di una numerosa figlio- lanza, cioè di ^//onsr) 711 primogenito , che a lui succedette nel ducato, e dei principi Luigi , Ippolito , Niccolò , Borsa ^ e Foresto .
Anno di Ckjsto 1629 , indizione XII. di Urbano Yllf. papa 7. di Ferdinando 11^ imperadore 11,
ivi erriò trainile' riuscì f atlfló presente -per tante calamità, che si affollarono addosso
al-
Annali D* Italia |
alla Lombardia/ 0 ad altri paesi d' Itdlk I
a cagion della contrastata successione de- !
gli stati di Mantova e di Monferrato . ^
I,^i:jtto lo stqdio finquì fatto da Carlo Gon^ ^
zaga duca novdW di Mantova era stato ]
di guadagnar teropo, fìnattantochè si niet- ■
tesse il re Cristianissimo in istàto di pò- I
torlo soccorrere : del che continue speraisi- 'i
%Q gli venivano di Francia. Varj prògét- |
ti di accomodamento in Madrid aridaro- I
na sempre a finire in nulla> perché il |
Gonzaga allcttato dalle promesse del car- \
dinaie di RicheUeit y confidava di ottener j
tutto col mezzo della forza Francese * \
Promettevasi anche molto dagli ajuti del- |
la repubblica Veneta ^ là quale fniravà |
bensì troppo di mal occhiò le violetìze :
degli Spagnuoli in tale occasione , tna ptd- \
(Sedeva con gran circospezione > né inclitìa- \
va a venire a dichiaraziorie alcuna , ba- \
standole di accrescere le sue truppe coli' 1
apparenza di sola precauzione per la di- \
fesa dei proprj stati . Sé il duca di Matì- \
tova avesse voluto acconsentire a deposi- Jf
tar Casale in mano dell' impefadore sirice |
a ragion conósciuta, si sàrebborio posate i
l'armi , perché veramente M auguito Fct-^ \
dlnando si mostrava volonteróso di pace ^ in Italia, e non altro dicea di pretendere
se non di sostenere i diritti della sua éo- ]
vranità, trattandosi di feudi, su i quali i
più di uno pretendca di aver delle ra- j
giarii . Avrebbe il duca consentito al t)e- \
\^ N N o MDCXXIX. 447. posito in mano del papà, o di altro prit^ cipe italiano ; ma ciò non piacendo al- la corte Cesarea, egli si lasciò in fine condurre a veder la rovina di tutti i suoi stati , e, a rimanere esposto al pericolo di perdere tutto . Ndn potea , siccome, dicemnio :, essere in più beli' auge per questi tempi la potenza di esso impe- radore. Le vittorie riportate dal suo ma- resciallo Tilly il rendevano formidabile a tutta la Germania ; epperò vèggendo po- co rispettata l'autorità sua dal duca Car- lo Gonzaga , cominciò a disporsi per ot-^ tener colla forza ciò , che per via ami* chevole non avea potuto conseguire: ma prima di luì diede all^ armi la Francia a fin di prevenire la caduta di Casale, Il Hichelieu , a cui premeva di tenere il re Lodovico lontano dalle cabale della' cor- te di Parigi, e dai tentativi della madre, cotanto seppe incantarlo colle vive pitture della gloria, 4i cui hanno dà essere inna- morati i monarchi, che il trasse a venire in persona verso l'Italia j e ciò nel furore del verno • Aveva egli approntato un eser- cito di ventidùemila fanti , e di tremilla cavalli, tutta gente veterana ; dato ordine^ che si allestisse un'armata navale in Pro- venza ; gli davano a sperare i Veneziani di entrare anch'essi in ballo con dormici mila fanti, e 500. cavalli ; é il duca di Mantova facea credere di avere al suo soldo seimila fanti, e più di millg cavalli.
Aven^
I
i\qS Annali d' Italia J
Avendo pertanto il re Cristianissimo 1 fatto chiedejr9 ^1 jlj^pa di^ Sàvoja il passo* per; li SiUoi^f^laÙ, !ii, duca spedì 11 conte^ <U Verru^,;- gr {^osqja il principè'cii Pie-') munte al c^rfjinglj^^'^er trattare dì qnal-^| qH^ r accor (} o ., . P,Ìppose . i 1 ' Po rpo Va te? \ 'cHe^i auji maestà si obbh'gherètbe* df i^r darei al duca, Tritio j^p.n quindicimila scudi dij ipcndita annua. inji^até^tefìfè^''!dd Monféi*-^! rato ; e di questo^ 5Ì trovava "i^^pàgatò;7PÌ duca; n^a percioccKè si chiedevàrio .speci- ^ Reazioni maggiori intorno atle^ Tte^lfle j si ^ tirava in lungo T affare . Due' gran cinie^ di uomini in accortezza ed astuzia erano i il duca ,di Savoja^ |^".il caYdIn'aiè aHRPÌ| ch^lieu , e rvao^nop si iìdaVa deir alfro • J Or:a il porpqr^jo , ' |che sospet*t5 , ' essére ^ tutjti iquesti i^r^iflzj 3el (dùca ,' affinchè in- ] tvanto Cabale si, arrendesse agli Spagnuoii ; C,d>al che era ,Ì^Qp ^Jieno' l'^ariimó del du- ' ca ) ruppe il t^atfato , e nel di quattro \ di marzo mosse 1* esercito Francese con -^ ordine di assalir le bàrricade contrarie \ « Passato il monte Genevra al dispetto del- | le nevi e dei ghiacci^ e superati i trin- ] cieramenti di Ghiamuont , calò~ queir ar- | mata nel giorno sesto verso Susa , nella | cui; valle avea il duca tirato iln tri nei ero- ne, e messovi alla difesa 11 ^astro di ? campo Bellone , e Girolamo Agostini , ; mandatogli in soccorso con quattromila fanti dal governator di Milano. Seguì ivi un gran conflitto, in cui il duca e il
'pnn-
À N A o MDCXXVHI. 445 principe di Piemonte furono io gran pe- ricolo, e il re, oltre ali* aver guadagna- le nove bandiere, fece prigionieri circa ottanta quasi tutti Uiiziali : dopo di che la cittadinanza di Susa gli mandò le chia- mi, sestàodo la cittadella risoluta di di- fendersi, Ritirosii il duca ad Avigliana col grosso delle sue genti, e quivi si for- tificò ; ma apprendendo setnpre più V im- petuosità di questo torrente > ebbe per me- glio d'interporre gli ufilj della nuora Cri-- stina col re suo fratello, per raggruppare r interrotto trattato di accordo. Spedito dunque a Susa il principe di Piemonte, re- stò coucliiusa la pace , per cui concedette il duca libero il passo e vettovaglie aireser- ciio reale, e per ostaggi di sua fede la cit- tadella di Susa ^ e il castello di san France- sco . Promise anche di entrare in lega col re ^ c<^i papa , colla repubblica di Venezia > e col duca di Mantova , e che don Gonzaltz ài Cordova leverebbe V assedio di Casale. Ob- bligossi all'incontro il re di far avere al duca Trino con altre terre dell' annua sud- detta rendita nel Monferrato, Il belio fu , che io stesso Cordova per timore di peggio consentì a si fatto accordo, e si ritirò daU* assedio di Casale, città, che fu immedia- tamente provveduta di mille e 50^. sacchi lì grano, e vi entrò appresso un buon nù- nero di Francesi col signor di Toiras, Il cFe fatto, determinò il re col cardinale di tomarsene in Francia, glorioso di aver con- <e^^itQ tanto col solo tuono delle sue armi ;
e c;iò
450 Annali p' Italia e ciò perchè in Linguadoca più che mai si facea sentire la ribellione degli Ugonotti, iacitati da! duca dì Roano ; né manieravi fu, che l'ambasciator Veneto col mostrare la poca sussistenza di quella pace forzata, restando tuttavia armati gli Spagnitoli col i duca d^i Savoja , il potess:e ritenere.
Aveano intanto esbi Veneti preso ad aja-» tare con pubblicità il duca di Mantova , ani- mati dalla calata di un re di Francia, pe^' sostenere la medesima causa . Incoraggito an-r che lo stesso Gonzaga dal mo?imtntoe dal- le forze dei Francesi, avea fatto concinque ì mila armati un* irruzione nel Cremonese j e 1 presa e data a sacco la grande e ricca terra j di Casal- Maggiore , ma senza poter fare di j più : azione , che dispiacque non poco all' \ imperadore_, già irritato per la venuta dei '; Francesi in Italia^ per decidere di stati spet- j tanti all'impero, e che tanto piìi Taccese - a procedere contra esso duca di Mantova, \ La corte di Spagna senza volere ratificare l il trattato di Susa , spedì poscia al governo 1 di Milano il marchese Ambrosio Spinola-^ \ tanto celf;bre per le suo prodezze nelle guer- ■ re diFia;ndra, il qualecon grosso accompa- | gnamento d' oro e di milizie, e con ordini >. di prose|»uiV la gi%erra nel Monferrato , ar- ^rivatò nt'ir agosto a Milano, si diede tosto \ a far tul:ti i preparamenti , per accrescerr'^ i il suo oftòreancheinllalia. Camrriinava li ] corte di Spagna perfettamente dMntelligeV ; za con quella di Vienna, eppeiò V iìfiperàdor | Ferdinando axtcWe^Mvrìht iti ordine tfn ib« i
Xh i
A 1? N o- MDCXXVIIL 451 ^•itoÉisevcilo per inviarlo in Italia. Ed ecco all' improvviso comparire la vangqardia di questa cesarea armata , consistente in die-, cimila fanti , e 1500, cavalli, al passo del- lo Steich, per cui 5Ì penetra nella Khetia, o 8Ì4 pei Grigioni. S' impossessarono i tedeschi di quel passo , ed entrali anche in Coirà , vi fecero prigione l'ambasciatore di Fran- cia , che fu, poi da li a non molto rila- sciato . Calò poscia e venne pd unirsi tut= tQ l'imperiale esercito » accendente fi ven- tiduemila pedoni , e 3500. cavalli , secon- do lo scandaglio del Capriata , e del con- te Gualdo Priorato, benché il Nani li f^c-r pÌ4 trentacinquemila fra cavalleria e fan-? teria. Giunse quest' armata nello stato di MilanQ sotto il comando di RambaHo conte ài CoUalto ^ cavaliere d'antica no* bile famiglia Furlana , ma pel suo valore nelle guerre di Germania divenuto .cara all'imporadore , e portato ai primi gradi della milizia, f^ragià venuto T autunno; ptre il Collalto verso I4 metà di ottobre passò sul Manto vano j e nqn trovando resi- stenza, andò prendendo varj luoghi cir- convicini al lago e alla città di Mantova ; e finalmente si accostò al Borgo di san Giorgio, dove essa città più sta vicina al- la tei:ra-rferma. Entrati i Tedeschi in quel Borgo, alzarono senza ritardo varie bat- terie y che faceano gran fuogo e rumore , ma niuna paura ai difensori della città . Tenne finqui U repubblica veneta inmez-^ zo ^ quQsto incendio un contegno come di
au-
45^ Ài^^ALi D'ir À ti à
slusiii;tria del due;» di Mantova , e ned già j
corte oirtiiòa dichiaf-ata dell' imperadorc ; \
A questo fine area rifel di otto d'apHlè segnata \
lega col rfe Cristianissimo, ed ajutato di gen* \
te, di riveri, e di contanti il duca , erari- | dava tuttavia rinfrescando secorido i tisogài, custodendo intanto i suoi confini con uri eser* cito di circa ^edicimila combàttenti.
Quatito al marchese Spinola govetnatòt
di Milano, siccontc persorla provveduta ;
al pari di valotc , che di sennò, ayea dèi |
motivi d'inclinar più alla pace, che alla f
guerra, epperò abboccatosi còh rtionsignbr \
Panclroli nunzio dtì papa, per metzo di I
lui fece pfoport'e al dùca di Mantova ti- j
pieghi di fiòsperision di armi, di sdnrrties* j «ioni , e di qualche deposito, che tornasse
in onore di sua maestà Cesàrea . Ma £è ] iì duca si accomodava a cedere piazze; ti
quando anche si mostrava dispósto a hi j
qualche passo, ilColIèlto si opponeva^ p«r i
non aver mandato a far trattati di pacco di !
tregua» In ciucsto isegozionato fu a[d operi- ]
to dal nunzio pontificio G'inlìo Mazzarihà ^ \ che in basso 5?tato cominciò aìlota il hà^
▼iziato dielìa stia fortuna. Perdute dunque !
le speranze di qualche accordo , lo Spinola i
che avea raunato un esercito di quasi sedici ;
mila fanti ^ e quattromila cavalli , mandato |
avariti don Filippo suo figliò, che entrò nel ;
Monferrato, cagion fu , che i Francesi , i
sparpagliati per quelle terre, si ridussero a \
Casale. Occupò Acqui, Nizza della Paglia, J
Fon zone , e successivamente le à\trt t^>^'re , ■
A H H o MDCXXHt. 455 già prese, e poi abbandonate da doaGonxalcz di Cordova suo predecessore, e quivi di- itribui le si;e milizie fi quartieri; giacché per la vicinanza del verno gli parca quello tempo proprio per imprendere V assedio di Casale , dove era bastevol guarnigioae di Francesi , Il Collii ta anch' egli , essendo ve- nuto il freddo, e cresciuti gli enornai fanghi iptorno a Mantova, che troppo difficuUa vano le azioni e il trasporto dei viveri , per mezzo deir accorto ed eloquente Mazzarino indusse il duca Carlo verso le feste di natale ad una tregua di ^ìecì giorni , durante la quale rU tirò le sue itrtiglierie , e andò a distribuir le sue truppe in luoghi pia lontani , tenendo «olameote blocata la citt^ . Dopodiché il du* ca di Mantova ricuperò Curtone , Martami^ rolo , e qualche altro picciolo luogo, Andava innanzi e indietro il suddetto Mazzarino , proponendo a nome del papa temperamenti , per terminare amichevolmente si gran pen» denza ; e il duca con lettera dimandante perdono , e col condiscendere ad ammettere qualche presidio cesareo avrebbe potuto otte-, ner dairimperadore inolta indulgenza, ed esimere se stesso , e le cose sue da un gran precipizio. Ma lusingato di soverchio dalia £danza nella protezio» dei Francesi e Ve- neziaoi , rnai non seppe risolversi ad acco- modarsi alla presente avversa fortuna .
In questi tempi Francesco I duca di Mo- dena presidiò la Mirandola , ed altrettanto fece Qdoardo Farnese duca di Parma di Sa- bioncta, affinchè i Tedeschi npn me f tersero
pie-
4|4 Annali d*'"^ t ax i a piede in quelle due fortezze . E qui si vuott avvertire , che ben succedette al duca Cesare il iDrincipe.4//ort^Z/I primogenito suo; ma iquesti già meditava di procacciarsi un regno migliore, e di eterna durata , piuttostocliè di goderne un transitorioriel nostromòndOc Avea egli sortito uri temperamento focó- so, aspro 3 e risentito, e faceva temere ai Sudditi suoi un governo ben divèrso dal mansuetissimo del duca Cesare suo padre; Ma avendogli tolta Iddio neir arino Ì62S. ì' infanta tsabdla figlia di Cctrlo Emmanitelé duca di Savoia , sua dilèttissima cotìsorte; tal dolore provò egli per la perdita di questa i pia e saggia principessa , tale impressione fecero iri lui i consigli e fièordi a lui lasciati da lei prima di morire, che find' allora de- terminò di dare un calcio alle grandezze ter- tene, per consecrarsi nel religioso ùmileisti- tuto dei cappuccini • Da che fu égli proda- ] matoduca, parca pure, che gliallettameùtì j del trono avessero da far gùerrà_j è da pre- ^ valere al conceputo disegno ; ma egli più co- , stante che mai, Volle eseguirlo nell'^nnof 5 presente dopo soli pochi mesi di comatido , j senza che le batterie dei suoi cortigiani y né r amore dei figli il potessero ritenerè^'l Fatto dunque testamento nel giorno 24 di : luglio, in cui dichiarò crede il principe Frón- ■ Cesco suo primogenito , che riuscì poi glo--V tioso eròe dei suoi tempi , e provvide di j convenevoli appanaggi gli altri suoi 5^^' > \! cioè Obizzù ^ Cesare y Carlo Alessandro ^^ e j, Rinaldo y che fu poi cardinale : con animi-";
À NT N o MDCXXIX. 45,5' razione di ognuno sul fine di esso mese s' inviò verso il Tirolo ^ a vestir ivi V abito dei cappuccini , con prendere il no- me di fra biambatista da Modena. Quan- to poi egli si alzasse alto nelle virtù ^ e quali splendide ed esemplari a:&ioni di pietà 5 di zelo, e di umiltà face^-se egli di- poi , non mi fermerò io a descriverlo 5 avendone bastevolmrnte trattato nella par- te li delle antichità estensi* Però duca di Modena divenne il suddetto suo primoge- nito Francesco . In questi sì sconcertati tempi non sì sapea ben discernere ciò , che bollisse in capo al duca di Sdvoiat ^ principe di mirabili raggiri . Per la pa- ce diSusa aveano cqnceputà gran diffide, n- za di lui gli Spsgnuoli , quasiché foàse proceduto d' intelligenza coi Francesi^ per disturbare 1' assedio di Casale . iDappoichè si videro incamminati verso V Italia i Tedeschi non si potè più levai' di testa ai Francesi, ch'egli avesse incitata a que- ste mosse la corte Cesarea . La verità si è, ch'egli non gradì mai, che Casale ca- desse in poter degli Spagnuoli , e che gli ètava sul cuore _, come una pungente spi- na , r aver dovuto cedere al re Cristia- nissimo la Cittadella di Susa. Si èra egli intanto con assai fortificazioni trincierà- to ad AvigUano, ed ivi teneva accampa- to il nerbo maggiore delle sue soldates- che . Così passò l** anno presente ; annoi Secondo di guai e di lagrime ; percioc- ché insoffribili furono i danni cagionati al
iVIon-
45^ Annali d'Italia Monferrato, e gli aggravj sofferti dal Pie-. monte, terribile ancóra la penuria dei grani in Lombardia . Eppur nulla fu que- sto a petto delle calamità del bello , e ricco paese Mantovano • Restò esio con tanta crudeltà desolato dalia fiera e mal disciplinata nazione Tedesca , che le Vil- le intere andarono a sacco , rimasero in- cendiate , e desolate le case , tolti i be- stiami, che non erano fuggili, uccisi gì* innocenti coniadini per ogni piccola di- subbidienza o resistenza a quegli ospiti crudeli ; e niun rispetto né pur s* ebbe ai luoghi ed arredi sacri. Dapertutto in sonima si miravano segni della maggior barbarie, che di più non avrebbono opt-^ rato i Musulmani . A questi flagelli si aggiunse quello eziandio della peste, por- tata dai medesimi Alemanni nella Valtel- Jina , e poscia nel Milanese, e Mantov*- uo , che per cagion del freddo non fece per ora gran progresso , ma giunse nelT anno seguente ad un terribile scoppio ed incendio . Nel dicembre questo anno fini ì suoi giorni Giovanni Cornaro doge di Venezia, a cui poscia fu dato per «uccei- Bore Niccolò Contarino.
Fine del TQmo vigesimoquarta.
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I^G Muratori, Lodovico Antonio ^66 Annali d'Italia Ed.
M9 novissima
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