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ANNALI D ITALIA

DI

LODOV. ANTONIO MURATORI

XXXV.

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ANNALI D ITALIA

DAL

PRINCIPIO DELL' ERA VOLGARE

SINO ALL'ANNO ijSo

' OMMIATI DA

E COlfTimJATI SINO A'GKmifl NOaTRI

VOL. XXXT.

VENEZIA

VYFOGB* BI GID8BPPS AMTOMl&U XiIBBAJO*CALG06XAF0, BDIX»

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DAL FBIIIGIVIO DBLL^' ilik^ V0I.6ABB FIVO ALL^ANffO ijSo*

( CRISTO Viva. Indizione xiii. Anoo di ( GIOVAMI XIX papa 7.

( CORRADO II re di Germania 7, imperadore 4?

I.

Insorse in qctest'^ afioo Riverrà fra P imperadòr Corrado e Stefano prinào re à* Ungheria, priocipe f anlo, per colpa non già degli Uogherì, ma beasi dei Bavaresi lor confinanti (i). fildate Gorcado un potali* te esercito a quella volta, e giunse fino al jEbme ftab. Seguirono saccheggi ed incekidi si neH^Uogheria» ebe nella Baviera. Ma il buon re Ste^atno, a' coi no0 pia- ceva questa bratta musica, a ohe ai trovava anche inferiore di fonse, eoft an- ambasciata spedita al gio- vinetto r^ Arrigo dilnàtidò paca ; e questi dairaug9- sto Corrado suo pstfdre V ottenne. Girea questi teopi Pandoìfb tV^ principe di Capua, ingrato ai benefizi a lui <x)mpjirtiti da Dìo, tornò^ ad impervecsatf come prima con tra dd ùobilissimo monistero di monto

(1) Ananles Hildeilìéim* Wip pa in viU Cooradi Silici. amuTOBi^ Tozi. xuor. , Digit zedby Godale ,

Cassino, nulla curando che quel sacro taogo^osse sotto r immediata signoria e prolezion degl' impera- dori (i). Chiamò a Capua Teobaldo al»Uf con invi- to di gran henevot^nia, e il forzq a non partirsi da quella città. Si fece giurar fedeltà da tutti i sudditi di quella badia, distribuì ai Normanni, allora suoi ade- renti, una parte delle castella dipendenti da esso mo- nistero, e diede l'altra in governo ad un certo To- dino, uno de' famigli del monistero, che aspramente eominciò a trattare i poveri monaci. In una parola fu ridotto a tal miseria quel sacro luogo, che un giorno i monaci disperati presero la risolutione d'andarsene tutti in Germania a' piedi dell' imperadore, per im- plorar aiuto, e si misero in viaggio. Avvisato di ciò il suddetto Todino, corse, e tante preghiere e promesse •adoperò, cheli fe^e tornare impietro. Abbiamp dagli Annalii pisani (2) che in quest'anno in natmtaie ^Domini Pisaexusia est X>\ simili inc^pdii di città -m\^Q in quiaabi secoli noii ne andrel^ó trovando d^ .^avionami non pochi. Non eranp allora molte d'essp tchtàfi^*bricitft:iCoUa dmrevql^Ma e pulizia de' nostri -«mpi. Molto legname concorreva a ferie, e io molti di ^ quegli edifiri diiraf ano fincora i tetti coperti di pagha, -siccome baio altrove accennai (3)^ Però non è da -MupiresealtaccatoiUno^ia m luogo, .facil/penle :,l -diffondesse Ja 6wma sipo a prejadere lapag- :olor pai^e delle: città. Ab.biam parlato di sapra con Xde di Magni/rad^ :mrc}^^^ di ^sa. Non si vuol (ora lacière un fatto narrato dall'autore della Cronica

' (i\ Lea Ostiensi» Chron. I. a, e. 58, et scq. ' (2) Annali Pisani T. VI. Bcr.llaL -

4 » » O MXXX, 5

della NoTalesa (i) Secondo gli abusi di questi secali barbari avea T imperadore Corrado, stando in Roma, conferita la liftdia della Novalesa al nipote di s. Odi- lom abate 4i Clogoi, il f naie per essere gioTinetto, dopo averle recato non Uere danno, la concedette in benefizio ( probabilmente per danari ) ad Alberico vescovo di Goino. Questo prelato ingordo Taurinum ixesians^. €gil arte callida cum marchiane M^gin* fredo et J^atre suo Adelrico praesule ( d' Asti ) , dafoque multo pretio^ ut ahb<item caperent : quod ejt foqii^ N^i di aegUfEìnte i cittadini di Torino, che a99V9po ftd . appressavano forte queir abate, fecero u^f^ gr^a raunata per levs^rglielo 'da|le mani. Sed prftpdicUffi marchio cum turba militare praevalait^ iiUerdicens iìlisj ne guid effendtrent. Può essere ohe ^l meritasse Pab^. Ne ho io f^tta «lenzione acciuc- <^è iniettore p$servi come in questi tempi la città di Xorino dove^ essere sotto la. giurisdizione del mar- c)^e MagniJ^edo o Manfredi* Io quest^anno trovan- <losi r imperador Corrado in, Ingeleim XFIII ha- kndas aprilis, anno Chuonradi regnantis sextoy ijusdemque imperii tertio (a), confermò i suoi beni diritti aUa ba^jis^.di s, IHaria di Firenze, con dìchia* rarla badia imperiale e regale*

(i) Chron. Novalic. P. Il, T. Il» Rer. Ital. p. jGo. ' (2)"feallar. Casinense T. Il, Constìt. 85.

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4 ÀffNALl D irUilà,

( GBISTO ttxsxi. Indir, xiv. Anno di ( GIOTANSI XIX^ pape «i

( CORRADO II, re di GeinDania S^ im- peradore 5.

Scrive Romoaldo salernitaoo (i) che anno MXJtX^ Indicthne XIII Jokannei priàcefiSf Sakr-^ ni dejuncius est anno principatuà sui LVII^ etsuc" cessit ei Guajmarius /tlius^ eius. Ma è failtbto il te» sto, e in Tece di Johannes avrà iscritU)^ RoiBòaido^ Guaymarius^ cioè Guàimario III , pria^pie Sé** lerno. Anche T Anonimo barensè presso il PèllégrìDi inette air anno io3o la morte di questo principe. In un t«sto di Lupo Protospata (^i) essa^ viene rifetita all'anno 1029. Ma il suddetto Camillo Pelle^nl portò opinione che Gktaimario HI conducesse la sua vita fino diranno presente io5i, paretìdogli dire si possa ciò ricavare alcuni antichi strumenti. Ab* biamo inoltre tanto dalPAhonimo barense (3), quan- to dal Protospata suddetti, che mense junii compre- henderunt Saraceni Cassianum^ cioè la picciola citta di Gassano nella Calabria ; e che nel di i di luglio Poto Catapano de^ Greci Tenne a battaglia con quegli infedeli, e restò sconfitto eoa lasciarvi egli la vita. Passò alla gloria de^ beati ^n questo anno s. Dome^ nico abate del monistero di Sora, appellato da Leo* ne ostiense (4) mirabiìium patrator innumerum^ ei

(i) Horoaald. Salernit. io Chron. T. VII. Rer. Ital.

(2) Lupus Protospata in Chron.

(S) ADonym. Bar3otts T. V. Rer. lui.

(4) Leo Ostiensis Chron. 1. 2, e. 6a.

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oaenoVoryfPiJ'u^tdafor muUorum. li Sigonio, e dopo lui Aogelo fi^SU Noof (i) abate cassìoese, stimarono Domenico forano lo svesto che s. Domenico Lori" ca^Om Ma andarono Iqngi dal vero. Certo è che furo- no due perfooQ diverse. Il Loricato volò al cielo nel- Ta^Qo io6i| coipe dirittamente osservò il cardinal Barpoio <a)* O^sia che si peatissero finalmente i Te* nfahini deir aspiro trattamento da, lor fiitto ad 'Otto- ne Orseolo lor doge ; oppora che s^ iofiutidisseto del governo ^Pietro Barhoìano a lui sostituito nel dneqtp i oppnffe, come è più probabile^ che prevales* •e 1^ £baoQ de|li Qrsfoli : certo è^ per attestato del Daadolp (3)y cVfasj preso^ in questo anno il suddel» to Pietro doge, senza saponata gli levarono la barba, e vestitolo da mon^^, il mandarono in esilio a Co* atantinopoli. Quindi inviarono alla stessa città di Co- staotinopoM F'UuU vfseovo di Torcello con bello ac- <^n|pagnamento t ricondurre di colà Ottone Orno* io per rimetterlo sul troup ducrie* Intanto diedero il governo delia tenre ad Orso.Orseoh patriarca di Grado, e iratello ^ ei^so OttoiHi, uomo di gran sen- no e generosità, il ^^ale per uo anno e dne mesi fe- ce da vicf duca con molta sna lode*

Due diplomi ho io di^ alla luce (4)f che in qoe- •t^ anno ottf noe dalT «ogqsto Corrado Ubaldo ve* •covo di Cremona t. amifndue , 4«iti -^/^ halendas meurtii^ ^tinoxìomimcaeJn^rif^fiouis MXTLXJ^ Inr di^hm Xlllff unf^ OMden^^^mm Chuonradi $e-

;(f) Angelus de Nube ÌÀlf?oti's nd Cliroa. LeonU 0»ttens.

(2) Baron in AniiffV t\ in.Mar^r^logÌD.

(3) DandaL ia Chren. TaÌM. %\U R«r. luU if^ An«i<iajt. J<s)i^. I^Wf^ *> ^^ '> t

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òundi regnardis P'I imperantis vero IIIL Aclunt Goslare. In tutti e due questi docun/^enti notato r anno sesto del regno ^ e consegue ri tetoéìité pare adoperata P epoca del regno d'Italia. Ma <3fi qui ri- sultando che la coronazione italica &\ Corrado fareb-"^ be seguita prima del a6 di febbi'aiò délP anào' 10Ì26, converrà meglio interpretar Ermanno Gontrat- fo (i) allorché^ ad esso anno 1036 Scrive, che Cor-- rado circa tempus guadragesimae eum exercitu Italiàm adiiL Diede fine in quest* anno' in Ftafcatiiio alla sua santa TÌta Guglielmo abate Dyon in Frah-^ da (12), celebre nella storia monastica p^ le sue ^r* ' tu e per la fondazione di ' varii monisterii, fhi^ qualr quello di san Benigno di Fruttuaria in Piemonte, e per arere introdotta la riforma in assaissimi moniste-^' ri; massimamente di Frància. Glabro Rodolfo (3) suo contemporarieo, nella vita che scrisse di lui, attesta, tale essere stata la ' fbma e -stima d' esso Guglrtlhao^ abate, ut canctas Lata ac Gallidruni provìniuas ipsius amor ac venéhcttió^penétraret: Nàhi reges wf pùtrem^ póntifices tìf iHaglstrani\ abiites "ei mó^ nachi ut arckangeìuM^ àmnes in tommiihe ut Dev amìcum , suaeqù& pi^àycèpto^e^ SOlufh fiètBebant,^ Ne ho fatta menzione^, pet'chè égli s'erta idùbblò hi di tiascita italiano. SèboAdo la testimònién^ar dèi mede^ Simo Glabro, egFrnaéqiie beir isdlb s. tiitilio dell^ diocesi di Novara, be^ letìipò steiso che Ottone il grande assediò Wiltó mogUè^ di Berec^rio re d* Ita- lia in queir isola del lago d'Ovta : il che, siccome ab-

(i) Hermannas Cantraclùs lil Cli^où. ' '"

(2) Mabiltou. in Antial. Benedictin.

(3) Glaber ia Vita Wilitlmi DrHon. atmd. ]$IaÌ)iltoD.

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A 9 ir a ìsxxxt f

biam Tedato, succedette nelPanao 962. Ottone stea* so dopo la presa di quel luogo il tenne al sacro fon- te. Non s' ingannò Glabro in iscrìvendo chVgli mori nell'anno presente io5i in età ^ anni settanta: ma ingannossi bene il padre MabiHone (i) volendo qui correggere Glabro, quasiché Guglielmo aresse dovuto nascere nelP anno 961, perchè molto ben si verìfica ch^ egli fosse nato nel 962, e che nel presen- te xoSi egli fosse entrato nell'anno settantesimo di sua età,' benché sia vero che Berengario mori moko^. più tardi di quel che suppose Glabro* Se vogliam credere a Sigeberto (2), in quesi^ anno Bohertus et JUchardus ( nobili normanni ) minuendae^ domo muU- tUudinis caussa^ hòc tempore a Normannìa dlgres- si^y ApuUant eàpetant^ et ItaUs inter se dissidenti^ bus^ dum alteri contro alter um auseitium praestant, hoc opportunitate Itahs calUde et Jbrtitet débel' lant, et suàcessus urgendo , suos nomen suum dir latant^ et Jiduràe ^rosperHaiis sibi viam paranU Se, come io m'odo, e si raccoglie da «Itro susseguen- te luogo, Sigeberto vuole che Maberto Guiscardo nelll anno présekite' ds^ Normandia passasse in Pu- glia, egli racconta delle favole. in questi tempi fu guerra in Puglia, Cra i principi di quelle contrade^ e noi vedremo a suo tempo quando esso Roberto venne in Italia-. Bla forse parla di nu diverso Rober- to quello storico.

(i) MébilI.Annal. Benedictin. aU anpi 937* (a) Sigcberlurin Chron.

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( CRISTO Mxxxu, lodiz. tl%. Anno di ( GIOVANNI XIX, papa 9.

< CORRADO II, rt ài Gennaoia 9, im- peradore 6.

Cessò di vivere in quest** anno Rodolfo III, re. di Borgogna, topranaominato il Dappoco^ senza lasd^r. figiittoU. Aveva egli per cara del santo impccadors Arrigo ncooosciuto per d\Hninio dipendente dall^ ioi»- perio il suo regno (i), oppure po'chàeiò si pretende-j va fatto ne^ tempi insino di Arnolfo re £ Germania, egli venne a soggettarlo di nnoro alPimperto, L^ im^ ptrador Corrado maggiormente strinse questo afi^r«, usando anche della forza, con indurre Rodolfo a prQ«* mettere di aver per successore in quel regno o lui, o in suo kiogo il giovane Arrigo re, con pretenderlo ancora per le ragioni di Gisela o Gisla imperadrice sua m<^lie, nipote del suddetto Rodolfo (a). Ed era^ ben vasto e fiorito quel regno, perchè da Rasilea si stendeva fino ad Arles e a Marsilia, con abbracciare la Provenza, Lione, il Delfinato, ed altri paesi. (5). Ne fu portata la corona colf altre regali insegne, e raasti- ro amente colla lancia di s* UàurizloyaU^augusto Cor* rado. BSa Odone II conte ossia duca di Sctarapagno, perchè figliuolo di Berta sorella del deftinio re Ro-r dolfo, pretendendo a quella eredità, si prevalse della coiìguintura che esso re imperadore si truovava im- pegnato colmarmi nella Schiavonia, o, per meglio dire,

(i) Ditraarus in Chronico lib. 7.

(2) Wippo in Vita Conradi Salici.

(3) Guatberas Ligarin. lib. 5.

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A ff V o «XKsm 9

Bflh7olatih«JAtradlMimoDO» re^opim chilasditiMl^ J«4a»ittrade;ede<itrà ittpo8A(fMo^Mk.Ba^09il& Pen^ Comdo cfaodòprepafaiidQfttrlftMilitf tMWotegBftntii una diagnitètA daoniMlri%«oial«ilrv|Mt9. AbblwPQi afMUante « ^cwil^ alDoo doiQvmealo dio ei fcnofMii cU fi^Mo Be'* tempi prefl^l^ti doisa f^ otardMM drffai ToMam. PiibfaUoà riIghelK <<^ Ja&iubuoMdii^lmo^ «kfttì &jttt «ilki «Ua ^iesa da Jaoopa vei^?# 4i FM«t uìh»44lfmo thminkaè Imewm^MXXSIl^ imfmU'dt^ mm Cómràdi itUgìisii F, IndkUonù XF. Dio» di ftt qo^^opara ^r la ndi^ degrimfleradpii^atapfftialwKm ledi Aitig^ l fra gU augniti, cbai^ayara pròmotao « qndla diieaa. Secmon prò §mkie Com^Md^^ àereniisi* wd impenUoriit Jhiicis memorimi { tmì dkeTano ak Ili ancora de^ |>niimpi riVettii) suétqvmeoujmgi^ €H^ sìae augustac^ et/iUi ejua J7« neonon SmK^iadi #»» rtmissimi tkick jOì marchienU -TusoUe. f ioobèpro^ babil cosa è ehe fio «ell^ aaao i^q^7 Mmmri^ inaroh»« te di Toscanai volendo cozzare col re Gorp^ado, coti estere poi necessitato a rendersi, decadesse da quel ducato, e che toUè jrÒTine dt ini si lalzass^ il marche* te BonifauQ f padae deiat graa cant^sta MalHda. Conuraqna sia, ¥ abbiamo duca dóMà toscana in- questi tempi. Tornarono naUVaiiiM| pretente gli an^ baadatori (a) spediti dal popolo di Yenezia a GoUaa* Popoli, par ncDodorre di colà iàgfà asinata lar^oge Ottone Ormohi oailà i»Ba«axb*egUc«9«a.(ÌBt(^Mi^ k aua vita in «inetta città* Il peraSè.^sà paiaimna dt Grada juo fcatelln, ^sitato iàmàB%m ^t Mn^ajaca » ijk»» mesi, rinanuò il governo^. Cui fautore di |>cK;a pof ^ di

(1) Ughell. Ita!. Star. OT. Ili i* fipisodp. FacàOr > (a) DèaflntJn ChroD..X.XII.&«rJIiti.- -

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popola "s* intruse mi bacata Domenko OrieoU] e male per luf, percioòchè nomando mólto che IbrlnaU» ttnapolMitte s«ttevi«ìaii.e coatra di Idiyébbe fatica a (safmrsi eòo riUrarst aRaieiuia^ dovefas<^ porle sue ossa. Gìfolaiiio Roani (i>i]xetle la stw Ioga evitale AaU^atmo ioii4é Merita ben fede* in questa An- drea Dandolo, dBiigeiAe scrittore delle cose della patm sna.^ Fa dunque ideato doge di Tenezia Dometùco^ J^abìOttieo^ che allora si troTava in esilio: con che cea-^ saronotuttele azioni e discordie dei Teneztani. Que^ stly sòggingne il Dandplo, a Costantino malgusto pro^ tospmturius ordinatus ^$U Ma dovea dirò da Rómarió Argiro^ H quale neir anno ioaS era succeduto a Co-* sianCbio nell^ importo d^ Oriente. Per attestato di Lu«« pó^ Protòspata (a) e dell^ Andini mo barénse (3), in cpest^ anno H medesiino Romano iniperador de\0«e4 ei mandò per Catapano, ossia govei^nator generale dei suoi Stati in Italia, Costéottìno proto9pata^ cbtamàid ancora Ojpo^ j : >

ì . •' . ' " .i . - ■• . i ...:-;• >

< CRISTO Mixxni, Indt^ I. Anno di < BENEDETTO IJC papa i. V -,

V < COHRADO II re di Germania, io, inw

peradore 7*' •• ;*

f OMe a quest^aóno non passò la vita dk papa Gio^ 9umà XIX. Noo' qt è neto il ^orno t mese in ctd •gli cessò di. Tirdre.' Ben sappiamo, cheebbenel mese di gii:^M> per sueoqssorè odila cattedra di Pietro Bt*

(i) Rubens Hist. ÉaveoD. lib. 5.

fafJdipas Protqs^aAé in.GHronico. .:

(3) Aaonym.: Barbasi! Chron. T. T.^Aetiltal^ ,:

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àétto IX. Adunque uno stramesto auoMUMm éà ^U foìamo Moisi' (t )v à&re »4eigt i^wn mm^mt atii ai l5 di giugno dett^itauo se^itiMM, paàMe 4«U« diffi«<. dD/ltè. Aggiungo (jiù^ d^ ii«|fB«llHrk>'c$MÌaMit# e n^ AoftaH beki6d«HltH det pvAviUbtttoM CmoTano documenti^ teeondo^ i qiflìiìr pi|Tibb« th» et90 Benedetto IX avelie tóapugiilu il-potificalt iBiell^ anno precedente) e imA già^nel fNMiqpitflii TaB nondimeno e tanti aona gUi^ilelie-aiaaticoirMi«, ater egK aolaflileiile inijaeat^aiaam oDW^gnita Ja»di« gniià pontificia, che non erado ai fou9étpiàùéè :diA* ropinume' suddetto* Ora iioltro^wio*^«eat»fofité« fioe aomomneiiitè aerediiBilo<fielha stom ecaleafc|alwai Egli è appellato da'Qlabro (a}*iiap{>f dworùm^ Bttm* iteti itiguè fkMkmj^'lrommm^féDàm^ypìterJèim^ deceifnii^ int^^àelientif'tìièééiérarmm-pBeùida^eìeei^ a MamòHis. Non i par iMliàaiìiiotini «b^<agli.foaae età ai tenera* Diéono aaépinivyte/ ti diiaBaaì^ priwii Teofila^to, kwA^ di-.qiiestatW«dubitó^ temliaandav pet le ootiaia da me addotte alirota^^, che nonefli^Mlà JKat* nedMo f^JH wo sòo.poflàatf i|ùailo inenièw* Ha bea ngioBe di dar qui ééXé aaaaote il cardinal ^«meiìo(3) còntra di questo niostdi,. eoa ^aatamaateeòofiitare ^ pei i nennci dalla GfaieNi*nattDlÌGa9iclaB dà^ prandon no motiraidl^apaìplare dblbtGliièsaMàlaBk.KflaìbiT aalvoiia aniìi,r'i|è' laéaianò le^iàaaay;eTaperfal»flatft qóaUa che èlciipodi tnttaiyd'eyàpailiarirMÉiaBiejrenj» rìMi,* aseoiah^ tattailhBm^alvi ieidtogifctrinaigwafcaniì algeTàmo; Goslduròtanciieattominaiittl 1 aàvi^ri^i»*

(i] RuDeus Hist, EaTenD« ho. 5. (aj'teìàhfcr'^&trm). 4. Cip; ' ' ^ *

(S) Baron. in Aimaler £i^e«» » . ! -^v-'-^ / *

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- MOB fmim iMti «op iH^ Tffj [<Wle 1<K0 »^die. P#»t ia •aohe tt* «agtKoaltf Aiiq»Utto' ^ Hprofya^ a, e fner^ t»^ flié»t»^ i pK|n^ del 4o«o(o, qarior T^igHanp m^ll^ «BAò intt^ ;èl6(rtaM <k^ fomvM po^^fici. Oh èd^ w^^ é&tB m ^wno Éo»$»U too^o dar qat^ irUs^rdo aj ptincipt. Pare i^kiUioat^ M «§|i dovf ssf ri(:oip4«fra ai attM ;èlaUoB di avar fU 6eelii solaaiioale a Dio a^al bf- ilaila rGUasa, m mm fgà Mq aplasdor 4éV or o^ a^ prapci vaiita§§i. Hdla alesioiie di Bep^U^ IX oiartLpctdaipeébbaaBiÉiio. L^oroilailpriAcIfie^eièt aadéggarlo, daqiiaato liraniMse tionda ?i<ilanttidl piiod^ alouoof m lasciaroao qnéata votla abbagliara li «kl컫popobTonHHia< AMNamo daTitliaraIIIp»pa(i) afae^quaito Battadelto di soma^ m^ noa di fiittt, a^ui^ dmn \4^€ncifilm9{ Mimgipotiu$Simam$i, quam Si* Mqiuf BgUtivegfigi^ 9eeiaiu$ ) Jiòn patria. a pàireim popidmni pTi^igata fmmnàa^ snmAium siiH $àù0rdò^ tkun smruUeamté Cmjus ^uUkm^tt odéptètm wacitttkh fuim ftto^iMim tmrpiSyquamJoeda,quam ejùseutatida ewstiUHt^'h9ts0^$eo ira/^ra. Ma allora pur ftoppo bu émonW^ ftipatt' frauda atMga aon^n Home aok>^ m^ per ité^a k €natiainUi. Ed tkstt fià^^iUnante aucon iriattoa ia^cpampe wmiV» aienon da^ papi, parcbèa «pia» ataikitarMifciài»'«nahaiÌpo;tokraacaiter^ I^diÉmo Hip aiia fMpto mal? ari» taaoipra dalattata, taoipaa fidflbtr nUB dalla Chiesa cattottca^lEiiofò da ^4 PmUmìi degli zelantissimi pa[H che serìameptei ^tteserg a sra- dicarla; e lodiamolo, perchè a mijgliyr ordine ridotta (.) Victor HI. p.p. DW^ Kbjè.Gbogle'^ '

AftftD vnitti. iS

nella sedia «. Pieiro personaip^ cht io 7toe ài edificare diftrtiggano^ Tcaco» neUà. allre^^hieee^ mancaoti afihtto di qa^e beSe d#li,cÌM s.,Pa9lQ d»- ^era ed esige io ogm sacro fiulUre daU« Obiap 4i Dio- li^ gennaio dati' ansa pi^aenle ti IroTat^ in Bv> siiea V impérador Chrra^ oooM'ceal» de nn-nio diploina pubblLeato da me (i)«.Ie qnaU^ alassi^ net«| per attestato di WippooeXia)^ agli messa raroiala» §m reno il regoo della Bof gógne , par lipesfastirne Odone conte osste duea di Seiainpagne«' ArrivalQ oal ^orno delia' Puaifìea^on della ¥ergìna al .mf^mUere Petemiaco, i|«i?i da bnotla paste d^* giaudi d' 090 regno fi» riconosciuta per re, e beo ciceirette k' oor«> ne nel gtoroo stesso* S^'asciDétrenèora aU^»sHdio^ alcune eastella ; ora sa fiato estraordmrìo j^ il'fired- do In quelle parti, che convenaae desislere efitiiers^ Tomossene dunqee iadialmj e Inovandosl nel ef stello Tureico, t^enoero ad inohineiUi la vedova regi*- na di Borgogna Brm^mgat^dùi^ eoa allrì- noo pocbi Borgognoni, i quali aveano fidtoi la ila d^ II^. par timor 4 Odone« Tenuta poi la state, L* jmperadore in vece di portar T arasi cestro ili règao d^a Boi>* gogna andò a dlrltlufe a oarcar X^donè in caaa sna, doè néUa Sdatispagea, dpve M tambii gattsto dkdfi che Odone per neeesaitàvenoa e ttatiaè Cori«do oon lotta onùltà, e a chiedwe perdono, oon prosiettere quello che, decome aoioao di mah féde^ non iroleve esegoire. Contento di qnesto se ne lorsiò in Ge^ma*

(i) Antiqoit. Ital. DfaierL tf« (») Wippo in vile Gonradi SalieL

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ttk eSbirf'a^o. tifiiMf oos4tJil^réMlJbr>jglBÌQ7(4ìt^n bh patso iiMÌiiiM<^di' Glabre^. chVessò aFUgpitq ji^^n lissè ra^ qàei^imiiiKiir Italia, è troppo Ic^oj^^M^ ibi ràròV eoià« *8f>vi»r«ì^ il tpadip Pagi <2). An<;be. i^ l^àéfe- t]^«i«Uoc^3)'SÌpWti»ncfldte jolerpiyetftDclp. up. altro passo di Glabro, si credette che il popul^ (il MHaiio tibéllfttoét M aagipslo Corrado, spedis$et nel- ^*éTìHt!f p)N»s«dl#«BÌBanci^itoc!Ì.«dt)Sìsrir la corop^^ .f]i IMà él ptedetto Oéané. )Giò sejgui molto, pia jLardi, %ib^ééìèT)3dr^i>0;Ei3no<ÌD questi tempi i .]liliJ9i^| ^mtRafiiieiltè attii(cc0ti ^ ffdefi allf iikipeitd$ye, Né. 'ttìol^teéere^cbe^ per aUeslarfo del suddetto .QatMTP (4X ftt'^tésf^a^tio^eoimiiciòfi^r la^pnina Tolta adjadir^i ^ ironie ^elia Trégua di ^I^ia^ . proposta dai vesoQvJ delle Provincie di A^rles e di Lione, ohe poi fa star 4ril{tà più tardi, ed anebe abbracciata da molti in Jtctr 1id. IBi-stno elkva non meno in Francia^ ohe in Italia» -iÀttlò te gtierre prif 0te, Cioè permieitevanQ le teg|^ H potérsi Vendicare dei nemici, dacché il tor fallo era '(ìatèifté e (H^noscivto da^ pd)blici ministri, però le 'discordie e Vendette si tramandavano ai Bgliupli e qì^ '^ti^ frequentissimi ejrano gli waktawiu^pt>Xiy e i pia '^ts^mmin^vanòcoiracmi^ pronti «empre ^li^i di.fe/^ ed dflfesa. Fu p0r<^ m qnetti tieoipi faU.a parqla, e. -poi gondnasoinelL^ant^ iio4<9che in jilcu^i giprni di i (]iia!si v^gkìa séttimanai (5^ ' xptt , amorfe di Dio più no ^osasse di far danno albi viia* o ^a rpba de", suoi ne-

f (i^ f|ac9n. In Annales Eccles.

(2) Pagias ÌQ,Critic. Baron. ad annam iò38.

(3) Daniel Histbiré de Francé;

(4) Glaber Hislor. libi 4. «. 5. . . /

(5) Hugo Fltyiniaceiu . in. ChjroflicPH. 1 . .

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A K UT o- imtxiii. iS:

mici. Fa imposta la scomunica e 1' esilio a chi accet- tata qaesta tregua la trasgredisse dipoi. Susseguente^ mente fii in alcun luogo abbreviato il teriniòe della tregua con attre regote, delle quali è^da vedere il Du-Cange (i). Ne parla anche Landolfo seniore (2) , 5torìco milanese di questo secolo, ipa con . qualche jdifierenza, scrivendo che a^ tempi d^ Eriberto arcive- scovo, lex santa^ atqm mandatum noviim^pfhQn^m £ coelo^ ut sancii yirì asserueruHPy omnibus (fhrir- stidnis famjidelibu^ quam iììfi^cìihus data esi^ di- cens ; Quatenus omnes homines se^^r^ ab hof-apri^ ma Jovis usque ad primari kor^r^ ,d\ei hnqe^ cu^ juscumque culpae forenti Sìjia rie8pff(f agente^ p.er-^ manerent. Et quìcumque kam Ifgftn offenderent^ sfidelic^t Treguam Dei^ quae^ miserieordia Domini nostri Jesu Christi terms mvUer apparuit ; procid dubia in exsilio damnatus per aliqua tempora poe^ nam patiatur corpoream. Ai qui eadem servaverit^ ab omnium peccatorum vihcuUs Dei misericordia .a^5o7(;a<ur. Fu saggiamente pensata ^ introdotta la .tregua di Dio dai vescovi di Francia ;. ma Landolfo ci Uk intepdère eh' essa era venuta dal cielo, secondo jl costume di que* tempi, ne' -quali ogni pia istituzio- ne si spacciava come mirapolossi e mancata da( ciètò .con quakbe rivelazione. In quest'anno IX Jcalendàs Jebruarii trovandosi l'augusto Corrado ^ in BasiTea confermò con svo di^^loma (3) tutti 1 benT 9 diritti .del monistero pavese di s. Pietro in Coelo aiireb» '

(i) Da-Cangn in Glossar. Latiait»

(2) Landal£us Senior Mediol. 1. a, e. 3o%^

ifi} Antiq. Ital. DiscerV. it^ ; ^

,y Google

i6

▲KlTÀilil O ITA^Xi..

( CRISTO Mxxxiv. Indw. it. Addo di ( BENEDETTO IX papa 2.

( CORRADO II re di Germania 1 1, im- peradore 8.

Si credeva V imperador Corrado dS avere hi pu- gQQ il regno della Borgogna, chiamato atKihe arda- lense, perchè Arles era una delle città primarie d'esso. Ma Odone duàa dr Sdampagna, mancando aRe pro- smesse, seguitò a signoreggiarne una parte, e ad in* Quietarne il rimanente (1). Yidesi dunque T-augusto Corrado forzato a ripigliar le armi, e per non avervi ìpiù« tornare, raunò una potente armata in Getma* Saia, e un^ altra d^ Italiani ordinò che marciasse a quella volta^ £xspeditis Ttutonicis et lialicisy Bur^ gundiam acute aditi. TeìUones ex una parte^ ex altera arcUepiscopus medioìanensiè Herìbertas^ et celeri Italici^ ductu Ihtperli comitis de Burgurtdia^ usque Rhodanum fimium con^enerunt Parla qui npminatamente J^Tippone di Eriberto arcivescovo di Mlanoi che andò cdme capitano di quella spedi- ftione secondò gli abusi di questi tempi. A tale impe- gno si può attrìbnire V aver egli in «pest^anno me/i» $e mariiìx Indie f ione 11^ provveduto ai suoi. tempo- rali afifari per tiUte le disgrazie che potessero avvent- c«!| con fere T ultimo suo testamento. Leggesi questo aalo alia luce daU' Ughelli (a) e dal PurìcelH (5)^ dó- ve egli fece Una gran quantità di legati pii alle priri«

(i) Wippo in viu Conradi Ssaicl. Hermamios Con- trae!, in Chronic. Sigebertos in Chrooico.

(a)Ugfa€ll. lui. Sacr. T. VI , in Episcop. Afcdiohncns. 13) Paricellius Monnmeot. Basii. Ambrotlao.

A N IV o Mxxxnr. 17

ci pali jphiese e a tutti i monisteri di Milano si di mo- llaci che di monache. Gonvien ora aggiugnere, cbe oltre ad Eriberto si distinse in queQ* impresa Boni" Ja%iù/duèa e marchese ài ToscziìB^ padre della con- tessa Matilda* Arnolfo (i), storico milanese, allora tì- Tente, così ne parla : E i^icino auiem Itaìiae cura vptimatibus ceteris tleeti ducès incedunt ^ scilicet praesul Heribertas , et egre gius marchio Boni/nr- cius^ duo lumina regni, Ducentes Langohardorum exercitum^ Jovii mentis ardua juga ìranscendunt, siequè i^ehementi irruptiorte terram ingredienies^ ad Càesarem- usque perveniunt* Si doTea tuttavia preparare per questa spedizione il marchese Boni&- zio nel di 17 di marzo, decimosexto kaìendas apri- lis deir anno presente; imperciocché, stando in Man- toya, iyi fece una permuta di yarie castella e poderi icon un certo Magiiredo. Hasst qnesta neUe Antichità Italiche (!2). Ora Timperador Corrado con tanto sforzo dìfgente prese la città di Gineirra, e in essa Geroldo principe di quel paese, siccome ancora Bur^ cardo arciyesco?o di Lione, uomo scellerato e sacri- lego, se crediamo ad Ermanno Contratto. In somma^ tal errore portò in ^elle contrade, che non restò persona che non si rendesse a lui, o non fosse ester* minata da lui, con venire alle sue mani tutto quel re- gno. Dopo di che per T Alsazia se ne tornò in Ger- mania. Appartiene all^ anno presente un diploma di Corrado augnato, /inserito da Girolamo Rossi neUt sua Storia di Ravenna (3), con cui conche alla ckie-

(r) Arnulf. Hist. IkTediobn. lib. a.

(«) Aatìq. lui. Disievt. ii.

i3) Rubaas Histor. Éavcoi^ L §.

miUTOJU* voi*. XXJLT* "^ DigitizedbyCiOOgle &

Z 8 ANNALI D^ ITALIA

sa di. ««a duà e al suo arcivescovo Geheardo (io- dato anche «gli, come si può immagioarey colle sue genti alla guerra ) comitatum fa\^entinum iìum omni districtu suo^ et regali pUcito et]udicÌQ^omniì?usqUe publicis Junclionibus^ angariis^ ec, haclenus juri regis legaliter attineittlbus. Fu esso d^to pridie ha- lendas maii^ Indictione 11^ anno donUnicae Incar^ nationis MXXX.tF'^ anno a^tem domni Chuonr^M Secundi, regni decimo, imperii vero Qctavo% jictum Ratìsponae. Era allora in possesso del contado di Faenza Ugo conte di Bologna. Per cagione dunque del privilegio suddetto, esso Ugo conte nel di 25 di giugno deff* anno presente cedette pubbjiicainente al- l' arcivescovo Gebeardb il suddetto intero contado di Fàenjsa, con riceverne poi V investitura della metà dal medesimo prelato. Questi son segni chiarissimi che r esarcato di Ravenna era in questi tempi, come anche Tabbiam veduto per tanti anni addietro, sotto il 4ominio immediato dei re d^ Italia, senaa che ap- parisca che più vi avessero dominio, o vi pretendes-' sm&ì romani pontefici. Non meno dell' augusto suo" padre -si degnalo il giovanetto re Arrigo, suo figliuolo, jm .^est^ anno, con avere riportate du« viuorie con- tf^ i Boemi e messo al dovere Olderico duca di quel- la provincia, ed altri ribelli alf imperador suo padre. Segni nell^ anno presente, oppure nell^ antecedente, imo strumento fra Ingone vescovo di Modena (i), e B0f^a%io chiaramente appeHato marchio et dùx Tasciize. B vescovo a Bonifazio e a RichUda sua moglie due castella, cioè Clagnano e Savignano, a ti- tolo dì livello ;:e i da« consorti* cedono al vescovato (i> ÀBtltaLIHsMrtat t.

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A » N O ÌOJXV^ . l^Qi

A Modena !e clue corti di Bajoaria -(oggidì Ba%ct^ s?ara \ e à^Jos^sato dei re colle loro^ castella. Cqn- fermò T aùgiuto Corrado, pon so se io questo o w^ altro armo, i saoi beni alia badìa di Firenze eoo. di- ploma, pubblicato dal padre PuccioelU (i), e dato// nonas maii^ Indictione //, anno dominicae Incar.'f haiionis MXXXIF' , anno autem. domni Cknon- radi secundi regnantìs X , imperli vero VIII^^ Actum Badesbonae. Qeeste note cronologiche soo^ scorrette.

( CRISTO uxxxy, lodizioat iiu Aimo di ( BENEDETTO IX^ pjipa 3.

( CORRADO II, re di Germania lay imperadoreg.

Secondocbè si ha da Ermanno Coatratto <i^ nell^ anno predente Jldelbtro dux Cqr^ntani et Iti* striae ( marchese ancora della Marca di Tetrona ) mwiifsa imperaforis gratia^ ducaiu quoque pri^atm^ esU Wippone (5> parla di questo &tto all'anno lec^ é scrive che esso Adalberone fu mandato in esìKou Diede poscia rimperadore oelPanno^ seguente^ |>er aiiettato del medesimo Ermanno Contratto, il diicato^ di Cafintia e d' Istria, e per conseguente anch^ la Marca Ycrooeae, a Corrado duca di Franconie mm codino, cioè a quel medesimo cbe era stato suo ^a^ eorrenlt alla corona, ed avea poscia portate le mni €09iX9 di lui. Corrado^ padre di qneslo^ Conr«ck, 4iv«^

(i) PaiiciiH^li C«». dHfe «adi» tiòrent* {9) Hermannas Gontractas in Ciu^Wf PÌk^^- Ciifl»iiìì# (Wipjpo in lìts Coaràdi iSalicù

^O ANJfAtl D^ITALXii

anch' egli, per quanto altrove s'è detto, dianzi goda* to questi medesimi Stati. Nota inoltre il suddetta Wippone che io questa maniera, eioè colla giunta di tal regalo, dux Chuno ( lo stesso è che Corrado ) fidus et bène militans imperatori^ etfilio ejus Hein- rico^ regi, g^ousque vixii permansiti Dagli A^tìsài Pisani (i) abbiamo che in questo anno Pisani Jece" runt stolum magnum ( cioè un' armata navde, onde la voce italiana stuolo ) et \}icerunt civitatem Boncm in Africa^ et coronam regis imperatori éederunt ; Scrisse inoltre il Sigonio (2) chie n^ll' anno io3o dai medesiaii Pisani fu fatta una spedizione in Africa , e presa la città di Cartagine, del che si può dubitare, quaotuaque il Tronci (3) con altri moderni, sotto queir anno parli di tale impresa, qoa descriverla -co^ me s' egli vi si fosse trovato presente. A quest' anno poi il prefatto Tronci racconta che i Pisani i^bber^r per assedio la città di Lipari, con aver fatto uo grosso bottino ia quell" isola. Questo noi dovettero sapere i suddetti antichi Annali Pisani, perchè neppu* re una parola ne dicono. Poscia, secondo il medesi^ mo Tronci, accadde nell' anno io56 la conquista di Bona : il che per cónto del tempo non s' aceordi co' suddetti Annali pisani, e piuttosto sarebbe dt cedere che ciò avvenisse neU' anno so55^ pércliè i Pisani di nove mesi anticipano P anno nostro voi* gare. Del resto Bona, città deli' Africa, è V antica Hippona, di cui fu vescovo il glorioso sant' Agostino dottore della Chiesa. Si turbò gravemente in questo^

ii\ Anntl. Pisani, T. VI, Rer. lui.

fa) Sigonius de Regao Ital. libr.

(3) Tronci A&naU Piiaoi. Dgzedby Google

A ir m o uxixr. at

«uno la qiiie^ €l«ll« Lombardia. Ermanno Contrat- to (i)ne parki con ^este parole èoii: In Italia minores wdUies conira dominos suos insurgentts^ et Sìùs legiòusvis^ere^ eostfue opprimere ^oUptes^ vali'- dam conjuraUonemfecere* Medesimamente Wippo- ne acrÌTOclie in qoelti tèinpi segni nna confbsTone tioo prima udita in Italia, perchè congiurarono tutti s TaWassort 4i^It6lia e i militi gfegar) contra de"* loro aignori, e tutti i minori contra de^ maggiori, col non lasciare senza i^ndetta, se da^ signori Tenìra iQt h\* ta cosa eh' essi riputassero di loro aggravio % e dicea* no ; S. dmperat0r eorum nolìet venire^ ipst per se ìegiem sibintet Jacerent. Dovette il Sigonio leggere. ia /qualche testo o autore regem in vece di hgem^ perchè scrive, 'che aonjur^runt se non passuros> ^uemquwn regnare, ijUi aliud^ guam guod ipsis lu" bere^ siti imponereU È confusa nell' edizion d^ £^ pidaono, fatta dal Goldasto, la cronologia di questi. ténq[4^ veggeodosl ivi posticipati i fatti di sei anni. Parò* sotto P anno. 1041 egli (3) parla di questa co* spiraaione de^ militi inferiori centra de^ lor signori, e dei servi centra de^ loro padroni. Ma oelP edizion iel Di^Chesae troviamo ciò ritrito air anno pre- . sente. .'

Che significasse il nome i^a^^arror», si raccoglie fiKihnente dai libri de' Feudi. I pia nobili una volta tt^ i TassaHi erano i duchi, marchesi, conti, arcivefeo- Ti^ Tesoovì ed abati, i quali a dirittura riconoscevano dai re ed imperadori i loro feu^ e le loro dignità teoir porali. Questi poi solevano cpncedere in feudo castel« (1) Hermaonas Contradus io Chron. (a) Epidan^as in AddbU T. I. Ber. Akmapti.

22 ^T^Mél I> ITALIA

la, o altiì beai ai cospicttì nobili prifdtì, per avere ^{«^ le occorrenase it loro serTigto nelle guerre e nelle coitt-* par^e onorevoli. E a questi nobili si dava il nome vahassori maggiori e di capita/tei. Similmente poi questi nobili infeudavano corti e poderi ad altri mea nobili, per avere ancb^ eglino dei seguaci e aderenti ne'* lor bisogni. E questi ultimi venivano distinti col nome di valvassori minori ossia di valvassinL Ora insorsero dissapori e poscia aperta dissensione e rotta* ra fra i signori e i lor vassalli subordinati, pretenden- do gli ultimi d^ essere oltre al dovere aggravali dai primi* E tal bri^a apri il campo anche ai servi ( da noi ora chiamati schiavi ) di rivoltarsi contra de^ lor padroni, quasiché troppo aspranfente fossero da loro trattati. L^ origine nondimeno di questi disordini pare che si debba attribuire ad Eriberto archeseovo dt Milano. Non mancavano a lui molte virtù, ma queste si miravano contaminate dalla superbia, talmente ehe egli puzzava alquanto di tiranno. Tutto voleva à suo modo, a lui mettevano freno o paura le leggi. Lo confessa lo stesso Arnolfo (i), storico milanese, che potè forse conoscerlo, con dire che muUis prosperatus successibuspraesullleribertusy immoderate paulultim dominàbatur omnium^ suum cotisideranSy non àlie" num animum, Vnde factum est^ ut quidam urbis mi-- ìUes, vulgo Wals^assores nominati^ claneulo iìKus in^ sidiarentur operibus^ adversus ipsum assidue conspi^ rafites. Comporta autem occasione^ cujusdam paten^ tifi beneficio (cosi tuttavia si nominavano quei che ora appeltiomo feudi ) privali: subito proruurtt in aper^ tam rebeUandi audaciam^ plures jamfactL Si studiò (i) Àrnalfas Hist. Mediai, lib. 3, cap. x.^ ^

»i tttm ptiida U^ arcivestéVo colle bnoAe di 4]tiétat« VHiiidorto tumutlo; ma, nuJfa còtì^ profittando, mise mano alle brusche con dar di piglio atte armi. Segui eolro la stèssa città di Milano un conflitto, in cui le genti ddParciTescovo restarono superiori, e convenne aÌTÌotÌ & ritirarsi colla testa bassa, ma col cuore pregno d'irai faoTt della città. Allora fu cbe con costoro si unirono i popoli deHa Martesana e del Seprio, e fecesi anebe in altri contadi cospirazione ed unione; ma sopra tutti trasse a questo rumore il pòpolo di Lodi, troppo esa- ceii>ato per la -violenta lor fatta dalP arcivescovo sles- se in volere dar loro un vescovo, siccome abbiam det- to di sopra. Ciò che partorisse una tal discordia lo ve- dremo fra poco. Crede il Sigonio (i), che V esempio de* valvassori milanesi servisse di stimolo anche al po- polo di Cremona per rivoltarsi in quest^anno contra di Landolfo toro vescovo, cacciar lui di città, dirupa- re il di lui palai*©, che era ridótto in forma di fbr* tezza, per maltrattare alla peggio i di lui canonici. Ma iftitta ebbero che hH co^ movimenti de^ Milanesi quéi di Cremona; erano anzi accaduti molti anni prima; e se-orediamo alP Ughelli (2), il vescovo Landolfo cessò di vivere neiranno io5o.Di questo Landolfo eosiscri- re Sicardo (5), vescovo atich^ egli di Cremona: Tènu porilHiS Henrici Claudi^ capellanus ejus nomine LiHtdoìphùs Cremonaejuit episcopus^ qui nnfriasterii g. Laurentii ti crémonensis populijuit actrrimàs perseguutor, Quocitca populus ipsum de ointaU e/e^ <^f, et pahtium ( non già oppidiim^ come ha il Sigo^

(I) Sigonius (le Regno Italiae lib. 8.

(a) Ughell. irai. Sacr. T. IV. io Èpiscop. Cremonens-

i"^^ Sicardas C»ron. T.'y. Rer. Itai ù

44

nio )^ iuftiBui el duplici muro munitum^ destrurit*. Prainde licei episcopio multa conquisierit^ tamen muUa per superbiamo multa per i/ter tiam perdidU. . Nomina posdaSicardoper successort Landolfo nel. TescoTato Baldo, cioè Ubaldo, ai tempi di Corradi, aoguito, qui quoque monasieriam sancii LaumeniU, persequulus eslj et apudLacwn obscurum impugna* ius est

( CRISTO Mzxxvi. Indiz. iv. Anno di ( BENEDETTO IX, papa 4.

( CORRADO 11^ re di Germania i5, im- peradore io.

Bollivano più che mai le dissensioni anzi le guerre fra Eriberto arcivescovo di Milano e i «loi valrassori ribelli : tiella qual briga V erano mischiati ì Talvassorì di altri vescovi e principi, e il popolo di Lodi, mal soddisfatto di Erlbèrto. Però ad un loogp fra Milano e Lodi appellato la Motta ( si chiamavano cosi le fortezze fabbricate al piano sopra nn^ alzata di terra fatta -a mano ), oppure, come abbiamo da Arnolfo storico milanese (1), nel Campo Malo, cosi anticamente oMamaio, si venne fra V iina parte 9 r altra ad una campale battaglia, che riasci molto sanguinosa (2). Fra gli altri, che tennero la parte dell' arcivescovo, non so se per proprio interesse, oppure per fer servigio ad esso arcivescovo, si contò Alrico vescovo d^ Asti, fratello di Maginfredo mar- chese di Susa. solo egli intervenne t quel fatto

(t) Amalf. Hislor. Medio], l. a. e. id.

(2) Hcrmanncis Centraci, in Chrco; by Google

A 9 V o Mtxtr. ^5

à^nmym%^Xiotike un i. Giorgio, darete anch^ egli TQlere 6r prova d^ soa valore con iscandalosa rìso- leuone, vie^ndo i sacri canoni ^i ecclesiastici, e nMumnamente ai tcbcotì, 1^ andare alla ^erra per combattere. Gli costò nondimeno cara, perchè ne ri-, portò una ferita, per cui da U a non molto morì. La notte fece fine al farore delle sp^de. Soffersero moU lo amendae gli eserciti, ma la peggio fu dalla parte dell' arclTescovo. Questi torbidi di Lombardia tene-, vano in agitazione 1' animo deir migusto Corrado : e, ossia che egli conoscesse troppo necessaria la sua presensa per quetarli, oppure, con^ Tuole Arnolfo^ t^V egli ne fosse pregato e sollecitata dalP arciveseoTo Eriberto, determinò di tornare in Italia. Pertanto dopo aver data in moglie al re Arrigo suo figliuolo, CamehiUa ( Cunei/inda è chiamata da Wippone (i), e negli AnnaU d** Ildelseim (a) Cardchild nomine^ in benedietionei Curdgund dieta ), figliuola di Canuto te d^ Inghilterra, con esso re Arrigo verso il fine delP anno mosse alla volta d^ Italia, seco menando una poderosa armata. Giunse a Terona per la festa dd santo natale, e quiri la solennizaò (5). Era esso imperadore nel di 5 di luglio in Nimega, quando a petizione ' dell' imperadrice Gisìa^ di Piìegrìno arci- vescovo di Colonia, ae Bonifatii nostri diìectimar- chionii (4), cioè del duca di Toscana, che dovea trovarsi io Germania, confermò i privilegi al moni- stero delle n^onache di s. Sisto di Piacen7a/ Parimea-

(i) Wippo io ¥ìta Conradi Salici., (a) Annales HildesHeim.

(3) Epidannus in Annales*

(4) Antiquit. Italie. Dissert L|X. Q^ogle

26*'" AHlflLI D^ITALIA

(e P Ughelli (i) rapporta xm élipbma cT «S9o^Atlg«l& slo, dato in favore del monfstero san Salvatore di monte Amiato della diocesi di Chiusi : anno domi- nicae Incarnationis MXXXF'l, regni vero éomni Conradi II regnantis tertio^ imperii ejus nono, Indictione IV, A cium in civiiaie Papia. In vece dell' anno III del regno, si dee scrivere XIII. Mal che in quest' anno arrivasse V angusto Corrado si Pavia, Ilo io difficoltà a crederlo. sul Bue di que- st* anno córreva l' anno nono dell' imperio, ma ben-^ P anno X, Però quel diploma ha bisogno di chi rimetta al suo sito l' ossa alquatìto slogate. -

* Crede il Fiorentini (2) ( non so con qùaF fotì- dàiùento ) che ih quest' anno venisse a morte Ri- chilJa, moglie del suddetto marchese Bonifazio, don-^' Ita di gran pietà e liberalità verso i poveri e verso i S^acrì templi e monisteri. Abbiamo presso il padre Bacchi ni (5) una donazione da lei &tta nel di 28 di aprile deiranno precedente io35 alla chiesa di Gon- ifiga, sublits confirmante donnus Bonejacius mac- chio jugale, et Mundoaldo meo. Sappiamo da Dònizone (4) che questa piissima principessa terminò i suoi giorni, senza lasciar figliuoli, in Nogara, terra del Veronese, ed ivi ebbe la sua sepoltura. Potrebbe essere che T andata del vedovo marchese Bonifazio in Germania servisse a lui per intavolare un secondo matrimonio con Beatrice figliuola di Federigo duca della Lorena superiore, e di Matilda nata da Er-

(i) ughell. Ital. Sacr. T III, in Epìscap. Clufin.

(2) Fiorentini Memor. di Matilde lib. a.

(3) Bacchini Islor. di Poli rene.

(4) Donizo in Vita Comitis. Mafbild. 1. 1, e. 8 et u\.

4 H » f HXKXTI. ^

4Mian$o éuat di S?ìtTk, pm^me degT imperadbrì '-e dei re liì Franeia^ Grado io inttana iaaerlo V aiilK) in cai ^egai od lala accasamento del marchtse Boair ^tio. Contottooi^, perchè egli atea passato di molto il aiez2o del catmmtio dalla sua vita, puè panrer pvò«- babile che egli noa perdesse teaipo a oerear altra moglie ohe T airiochisse di prole, a che per eonse- gaente si effettaassero io questo anno le di lai se- conde nozxe. TeggOQsi esse descritte dal suddetto Doaizooe con tali colori, che se è vero tutto, conviea coofessare che era superiore ad ogni altfo pmifiipe d^ Italia la dt lui nagaificenza e ricchesaa. Andò Bo- nifioio con sootuoso treao a preuderla in Lorena ; i suoi cavalli portavano suole d^ argento, attaccate con un solo chiodo. Ebbe in dote assai terre e -ville ìa Lorena. Condotta Beatrice in Italia;, per tre mesi nel luogo di Marago sai Mantovano si tanoe corte bandita. Pel popolo v^ erano pozzi di vino ; alla ta- vole piatti e vasi tutti d^ oro ^ d^argehto \ prodigiosa quantità di ^ strumenti anstieajl e di tnimi^ ^i cpialt deàit intignis duae praemia maxima. D che ci fii aonosoere già introdotto il óoaUMU^ die durò poi per phà seooU, cho a shttili festa con* correvano in folla tutti i buibni, giocolieri, eaiitaiii»* banchi eahmii che portavano via de^ grés^ regali « Di che ragguardevoli doti fosse poi ornata la duchaasa Beatrice^ T andremo vedendo nal piroseguiinonlo. della storia. Io non so se arrti^aase in quest' aott0, oppure prima, al fine di sua ^ita Ódeìrico Magin- fredo ossia 'Jfaw^crfi marchese di Susa,*da-ine' più volte menzionato di sopra. Aveva egli data in moglie ad ErinifiBno (lo at«sso è che Ermanna ) dada di

€hrevia ossia èì Al^einagna, tuia nm fi|^iàoIar, cioè ' jédeìaide che fu poi principeMa celebre Bella storia. avendo lasciato maschi dopo di aè, EfiiBaDiio per le ragioni della moglie pretese quella Marea, e T ol- teone per grazia -dàirioiperador Corrado. Herem^n^ nus dux Alavhannitie marcham soceri sui Megim-^ firedi ah imperatore accepit^ sono parole di Er- laaimo Conlratto (i).

{ CRISTO wajvn. Indix. t. Aimo di ( BENEDETTO IX, papa 5.

( CORRADO II, redi Germania 14, imperadore^ 11.

NoD piccioli furono gli sconvolgimenti della Lom* hnrdia in qnest^ anno. Dopo aVere 1* augusto Cor*- rado celebrato in Terona il aanto natale (a), se non prima, certo sul principio di quest^ anno, passando per Brescia e Cremona, come scrina Ermanno Con- tralto, arrivò a Milano, dove con gran magnificenaa r accolse Eriherto arcii^sàoifo ndla chiesa di s^ AaU^osio. Nello stesso giorno chiunque si preten^ deva aggravato da esso arcivescovo, tumultuosamente eeanparve colà, chiedendo con alte grida giostivia. Fece lor sapere l'imperadore, che, avendoM a tenere in breve una generale dieta in Pavia, quivi udirebbe le Ipr doglianze e ragioni. In&tti ai tenne quella die* ta^ Un Ugo eonte con altri esposero gli f^fgravi ^n^ inferiti dal suddetto arcivescovo. Corrado, amicissimq di lui, ma pia della ^ustizia, ordinò die egli soddis^

(1) Hermaonns Contractas in Chtoo. la)Wippo in Vit. Conradi SalìcL ^

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1.-11 H o nxsxTir. 39

facesse* Btcuiò Eriberto di ùurU } aou, %% vogltam prestar fede ài Cronografo sassone (x), con alteri^ grande rispose Gh# de^ beni trovetì nella ma chiè- sa, 0 da luiaeqoistaU^non ne rilaseerebbe nn brieio* Io per istanza o comandamento di chi ohe feste. Avvisalo ehe almeno eocetaasse V imperadore^ ionio a parlare nel medesimo Uiono. Allora l' angusto Cor- rado 8^ avvide che dalla durezza di Eriberto enmo procedute le sollevazioni dianzi accennate; perciò gli fece mettere le mani addosso. Còsi raccontano questo si strepitoso affiire gli autori tedésokiv^l^ gittstificnre la rìsolnzione presa dall' angusto Corra- do ; vi manca probabilità, perdtè Eriberto era uomo di tetta calda e fiieea volentieri il padrone, sen- xa mettersi pep^ delle alimi querele. Ma Acnolla mi- lanese (a), che scrisse prima del fine di questo seeelo le atoria sua, in altra maniera descrisse questo avve^ ntmento, 'con dire, che giunto Córtado a Utbno, avendo tolto all^ arcivescovo il già . concedutogli piir «legio, per idtro' abusivo, di dare a Lodi quel vesc»» vo che a lui piaceva : il popolo di Milano con alte grida sparlò contro T iatpera4ore che se he òffisse non poco. E perciocché credette autore dd twnuito esso Eliberto, aspeUò d"^ averlo iu Pavia, cioè lonta- no dal suo pop<^, ed aiiora il mise sotto le guardie. Questo raceoiato porta forse più deir altro tutta Tafia ^ verMimigUànza, al védefre che dipoi lo stésso popò* b ^ Milano, lasdaodo andare le precedenti gare, iinprese con incredibile zèlo la difesa del svio pastore. In eSeno, s^ta a dire eàio Arnolfo èhe aWattisò

(1) Chronogrtphai Saxo apqd Eccardam. (a) Actt«ilt tliit, Mcdlol. 1. a, e. «|,.,^ Google

^3o .AVVALI I>MtAU4

della prigionia é* Eriberto : Mediolatumir atfottitfii *inhorruH "eivitas^ -proprio viduata pastore^ doUm me geméns a puemo ttsque ad setiem, O '^uae D<f^ •mimo pr^ees, quanU»e fundantur et la^rymat ! ^ adoperarono il clero, la nobiità e il popolo per 11^ berairlo ; si venne anche ad una c(Mivcsn»oBe, per cut 4a proBWMo daU^imperadore dirilasekttioy ^ a ^oema £ae ae gU diedero ostaggi ; marciò flOn xMal^fa oetoi»^ sttd Cormdo a tenerlo prigione, eoa defórmìtiasio«ie àkr mandarle ib esttio« di ciò contenMi» esseìfdo •tale molto dipoi portate dette aacttse con tra de' ve^ seovi di TercaUi, Cremona e Piàoetosa ^Corrado fatr tìB preodere gK esiliò : azione riprorata dallo stesft0 Wippooe, eoo dire: Quac rer- dkpiùuU muitis^ $acerdotes Chrisii sin» ju^io damnaru Ansi «og- §^gn» òhe lo stesao re Arrigo ano figliuolo in segre'*^ fo detestò la rtsoluaone presa dal packe coalradelì-' r arcivescovo e dei tre suddetti vescovi, persone tall- io venerabili fra i cristiani, e pur condaniiale e pi>« aite aenxa processo e senza nna legale sentenza. AHri autori, che ri ferirò fra poco, mettcmo |pnù ttfrdi {a dts^ gf»zia di questo prelato. Fu d«oqu0 oonsc^neto l*ar» civesoovo Eribestoa /\>^^/ie pa^arca d' Aquileta e a Corrodo duca di Garintia e marchese di Vero- na^ «ccioochè ne -avessero buona custodia. Il cóndus*- siiroesai a Piacente, o piuttosto fuori di Piacenvi ^ presse al fiume Trebbia sotto buona guardia ; e in- tanto r imperadore se n* andò a Havenua,- dove cele^ brò la santa pa$qua nel io d' aprile, con ìspedire i suoi messi a far giustizif p^. tHtto il r^guo» Nel di 5 di maggio del presente anno si Iroora Ermanno urdveicoi^^ di Cobnia, dia{)eriorditt«^^ai||0^' au-

JL t V 6 XXXXYU. 08 1

fasto tieU? m {tacito (i) nel boE^o à^ Arbut del contado Sioìa. Va altro pbclto teàii«ro nel 4\ j^mo di marzo, per tMttmeataazft di Girolamo. Ro«- «f (2), irrigo ed 2^ mesgi deU^ioiperador Corrado nel territorio d^ Osittio. >

Meatre soggiornaTa esso augasto in Ravenna, gli Yeune la disga$to«a nuova die Eriberto «rcif esooTo <tt Uilano era fuggito. Wippone aerure thè , potto^ 900 de* familiari dell* arcivescor» nel. di lui letto^ in- gannò Le guardie: e in questo mentre Eriberto, trave- stilo e aaiito aopra un cavallo, che gli fa eondotfetf, ipronò forte' finché iti in sicuro. li Cronografi» sasso*- ne {3) attribuisce il colpo ad un monaco che solo era stcto lasciato' ti* servi d* esso arcivescovo. Ma po« bene, die {^ fede in questo si possa prestare a Laadoilt» seniore, storico milanese di questo secolo. Secondo lai (4)9 Eriberto, che ben conosceva la ghiottoneria- dei Tfidesdii e quanta parzialità avessero pel viào, sped^ con- buone istruuoni un suo fedele alla badessa di $isto di Piacenza, per concertare la maniera di ri* mattersji in libertà. Inviò essa ^rareiiréscoTo venti some' di varie carni e dieci earra di diversi squisiti vini. Può- e^tf^e che fos^sero meno, e certo non occorreva tanto albispgno. Fu &tta una sontuosa cena: tutte le guardie eb()H9i^pchiarono ben bene; il sonno c^ ronfare tenne dietimo ai votati bicchieri ; e nel più proprio tempo Tar^ vescovo 00 la colse feliceaienle con tvovMre in Po una har^ (serata ehe il condusse ia salvo» Amvato

(0 Aotìq. Ital. Dissert. J'a. _

(2) Hobens fitiiior. Rav^hn. Uh. 5.

(B) €lironogrtt|>hi» Sax, apud Eesardam.

(jblA9Nki}l«iSaaiorffist.dIedioi.lji*««a9;el seh^

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02 AÌHWALl 0 ITALU

a Milano, non si potrebbe esprimere la gioia di quel popolo : segno ch^ egli era ben ? eduto e stimato da tuiti. Ma neppur si può dke quanto afi&nno e rabbia recasse ali' augusto Corrado la foga d^Eriberto. Tosto immaginò la ribellione di Milano, s^ ingannò. Corse culi' esercito suo ad assediare quella dttà, città forte di mura e di torri, città ricca di popolo e popolo riso- luto di difendette £no all' estremo il suo pastore. Te- desi ampiamente descrìtto queir assedio dal suddetto Landolfo seniore ; sappiamo da Wippone é da Er- manno Contratto , ch^ esso durò non già per tutto qiiest^ anno, pel susseguente, come scrisse il Cro* nografo sassone, e prima di lui V autore degli Annali dlldeseim, ma solamente poche settimane. Perciocchtè Milano si trovò osso troppo duro, si andò intanto sfo« gando la rabbia tedesca sopra le castella e ville di quel territorio. La terra di Landriano specialmente rimase un monte di pietre. Nel di delP Ascensione fecero una vigorosa sortita i Milanesi, e nel fiero- combattimento, per attestato di Arnolfo (i), fra gli altri un nobile te- desco ( forse quel nipote delP imperatore di cui parla il Suddetto Landolfo ) et Wido italicus marchio^ sin gnifer regius^ inter ntecUa tela confixi sunt. Proba- bilmente questo Guido marchese era uno degli ante- nati della casa d'Este, e fratdlo del marchese Alberto A%%o /, progenitore d^ essi Estensi, per quanto ho io detto altrove (2). Di lui si ha memòria in uno stru- mento deir anno 1 029, accennato dal Guioheoone nella storia genealogica della real casa di Savoih. Ora accadde che, trovandosi Timperadore Corrado nel sacro

(1) Arciulf. Uistor. Aledió]. I. s. e. i3. W AnlicLiià Esumi P. 1. c*^. i3., ^Google

A ir ir o' vxnru. SS

3k dcAU peotefioite alT assedia di CorbettA, casuUo poco datante da Milaoo, alf ìn^prorviso s' alxò un tMBp<Mrale si fiirioso di pio|^, gm^upia e fiolfmoi, che aadarono per terra totle le tende deU^ esercito (i), e vi restò, oltre a molti uomini, estinta una prodigiósa qoantità di cavalli e di armenti ctCn ssbalordinlento luùf ersaXe di tutta T^arinala. Fu creduto miracoloso un si funesto acddente, e che s. Ajtobròsio in questa maniera liberasse la città (a) e rarcivesoovo dair iagìu- sla perse^maione di Corrado. Cèrto più non ci y^lk, perefaè V imperador veggendo si conquassata Tarmata sua, si ritirasse a Cremona. Io non so beùe, se priMa, o dopo r assedio suddetto, .ovvero se esso duran- te, i^ arcivescovo £ribertQ bcessie una spedizÌQne ad Odonp cottie^ ossia duca di Sciampagna, cioè, a quel medesimo ohe avea disputato il regno della Borgogna air augusto Conado.

i- Certa è la spedizione per attestato di Glabro Eu- dolfo (5), degli Antnali d' Ild^eim (4), e d' altri auto- ri. Esibivanor questi legaU bmbardi il r^gno d** Italia ad esso Odone, il quale intanto volendo profittare della lon^nanza d^Mmperadore, con una possente armata entrò nella Lorena, prese il castello di Bar» e lece un mopdo di msJi dovunque arrivò. YoUe la sua di^grav^f cbe Go^eìòne duca di Lorena, con forse grandi ito ad incontrarlo gli diede bat^glia elo scon- fisie, eouTtstaf trucidato il medesimo 0^ne«<Sta-

(i) Wippo in Vita Codraili Salici. Chronograplius Saxo ArDQir.HÌ8l. Mediol. Landblf. Senior Ilist; Mediol. (a) SigeiMrttts in Cbronico. (5) Glaber Hister. lib. 3. cap. 7. (4) Annales HildesheUn*

MUElTOnX, TOI.. XXXV. Digt.e'dbyGoOgJ^

54 AHITALI D^ ITALIA

vano aspettando gli aoobMciatori italtetii V etilo di quella guerra, per fer calar esso Odone in Italia: al ehe si moatrava egli dispoatissivio. Ma inteso il ano miserabil fine, e perdute tutte le sperante riposte In lui, se ne tornarono indietro colP allSizione dipinta neMoro ?olti. Peggio ancora ai medesimi avrenoe. Impereioechè, siccome abbiamo dal Cronografo sea^ ftone (i) e dalP Annalista sassone (a), Socrus Heri^ Ttkcmni SueiH}mm ducis^ Legatontm convtntum re-- schit^ missisgue satelUtibus suis^ omnes simul com* prehensos^ reigue vtrUatem cùf^essos^ imperatori^ ubi in puhlico con9entu^ eisdem praeneminatis tribus eptscopis praesentibus^ consederai^ transmisiU L9 suocera di.Erimanno duca à\ Steria etn Berta vedo- va del ili . Maginfredo mitrchese di Susa, e sorella de^marchesi Vgo^ Alberto A%%o I\Quido^ antenati deU la casa d' Este, siccome ho dimostrato altrove (5)< I tre vescovi accusati furono, siccome già dissi, quei di Terceili, Cremona e Piacenza, che perciò ebbero a patire Tesilto in Germania. Ma già s'è veduto colPauto- rità diWippone,iipiù acreditato storico delle imprese di Corrado augusto, esser questo già succeduto pri- me, e che irregolare fu la lor condanna, e dispiacque fino al re Arrigo figliuolo del medesimo imperadore» il quale augusto per far dispetto alP arcivescovo Eri^ berto diede neir anno seguente la chiesa di Milano ad un canonico di quella cattedrale per nome Am*' hrosio^ e pare eziandio, che il facesse consacrare in Eoma. Male nondimeno per questo ambizioso cano-

(t> CbroBographos Saxo apod lieibnitionk. |2)( Amitlisla Saio apod Eccardom. t^> Ànticbità Estensi P«r. h

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^ If N O MSXXYII. 55

oicov perchè mai arrirò a vedere in quella cattedia; e t Milaaesi» che tenoero sempre saldo per Erìbertu, devastarono tutti quanti i di lui beni (i). Tenne papa B^jtecktto a rìtrorar Corrado in Cremona. Fu rice- vuto oon grande onore, e dopo aver trattato de^ suoi afiari, se ne tornò a Roma, senza che apparìsea il mo<- tivo di questo suo viaggio^ se pur non fu quello che ci additerà Glabro alP auQo seguente. Passò V impe- radore la state nelle montagne pei* ischi vare il sover- chio caldo di quest^ anno, sul finire d^ esso venne a a Parma, 'dove solennizzò la lesta del santo natale. Ma in questa città ancora avvenne la solita calamità di cui sarà permesso ai Tedeschi di dai^e la culpa ai cittadmi, e a me credere che provenisse dalla poca disciplina^ avidità o bestialità allora de' medesimi lor nazionali. Nello stesso di del natale s* attaccò rissa fra essi Tedeschi e i Parmigiani. Ti restò morto Cor- rado coppiere dell^ imperadore. Perciò fu io armi tut- to r imperiale esercito, e col ferro e col fuoco infierì coolro della aiisera città. Tolle inoltre V imperadore, cessato che fu V incendio, che si smantellasse una •gran parte delie mura della ci^à, onde imparassero i popoli italiani a lasciarsi mangiar vivi dagli oUramon- Sani. Con tali notizie oon so io accordare ciò che «erive Donizone con dira (i), cbe T imperadore Cor- rado ^sediò Par^aa, ^ che gli. furono uccisi alcuni de' suoi pìft cari. Percrjy ordinò a Bonifa%io marche- se di Toscana di accorrere colle %ae truppe, per espu- gnare r ostinata città. Appena comparve egli, che cadde il cuore per terra ai Parmigiani, e corsero »

(i) Wippo ÌD Vit. Conradi Safici.

^) Danilo in Vit. Malild. Kb. ^. cap^yG^^ogle

56 AVVALI D^ITiLLFA.

buttarsi a' piedi dell' imperadorc. toscii Banifauo giurò fedeltà ad esso augusto, il quale ordinò: .... . (fuecl Marchia serviet ipsL

E air incontro Corrado anch' egli giurò éì con- servar la vita e la dignità dhsque dolo al m^deiimo Bonifazio, cosa veramente insolita, di mo^do che lo stesso poeta soggiugne:

NulliiS dux unquam meruit tamf adderà cultu. In charta scriptum jusjurandumfuit istiid, * Pare che Donizone avesse sotto ^i occhi la «ar- ia di un tal atto. Ne si vuol tacere che in <}uesto an- no trovandosi lo stesso imperadore in Canedolo jux^ ia flumen Padi (i), nel 3 1 di marzo confermò i suoi privilegi ad Itoìfo vescovo di Mantova. Inoltre fece quella legge spettante ai feudi, che si trova fra le, longobardiche e nel libro quinto de' Feudir La data d'essa, da me scoperta, è tale: F kalendas ju- nii^ Indici. V^ anno dominicae Incarn. IHXXXFIII ( cosi dee scrivei-e MXXXFII , o qui è adoperato r anno pisano ) , anno autem doràni Chuonradi regis XII 1^ imperantis XI. jictuni in ohsidiont Mediolani. Confermò il medesimo Augusto almonintc- ro di s.Teoneslo del Trivigiano i suoi beni e privile- gi con diploma (2) dato // idus julii^ anno domini* cae Incarnationis MXXXFII, Indictione V, anno aiUem dofnni Chuonradi secundi regni XHI^ impt^ vii XI, Actum Feronae ad sanctum Zetionem,

(i) Anliqait. Italie, Dissertai 11.

(2) Antiqui l. Italie. Disserlat, 3o.

,y Google

A ir H o ìsxxxvitu 3'7.

I ( CRISTO MzxxTiii. Indizione vt. Anao di ( BENEDETTO IX, papa 6.

( CORIUDO li, re di Geitnania i5, imperadore la.

Cessato il rigore del verno, marciò nella prima*» vera di guest* anno V augusto Corrado per la Tosca- na alla volta di Roma coli* esercito suo. Se vogliamo credere a Glabro (i), ebbe bisogno della di lui ve- nata Benedetto IX papai, perchè alcuni de"" baroni romani tramavano congiure .ed insidie contra la di: lai vita. Sed nUnime vaìente^^ a sede tamen prò* pria expuUrtmt, Tarn pra hoc re, quam aliis- ùuoknter patratis^ imperator iìlue proficiscens^ propriae illum sedi .restituii, Miun altro autore ab-' biamo, che parli di questa cacciata e restituzione di esso pontefice. Quivi fece che il papa fulminò la sco- manica contia di Eriberto arciyetcovo di Milano. Ma altro recipe ci volea che questo per guarire quel- la cancrena. Eriberto co** Milanesi tranquillamente s^mtò a difendersi. Passò dipoi Corrado a monte Casnno (2), dove da que^'monaci gli fu rinfrescata la memoria 4e* tanti-aggrav) e danni recati al loro im- periai monistero da Pandolfo IV^ prìncipe . di Capua, con disprezzo dell* angusta sua 'maestà : lamenti an- che molto prima, portati al di lui troiK>. Per questo area già spedito!' imperadore a Capua i suoi legati, con intimare a. quel maWagio principe il risarcimento, e la restituzione di tutto ai monaci cassinesi. Si trovp

(1) Glaber Hiit. fii>. 4, cap. 8. (a) Leo O.Uen5ÌJ, lib. 2, e. 65. ,,^_, Google

5S Airif ALI D^ ITALIA

indurato V animo di Pandulfo nell' antica malizia : ' laonde Corrado dopo essere stato a monte Cassino^ passò Qolle armi alla volta di Capua nuova, e v^enlrò nella vigilia della pentecoste^ cioè nel di l3 di mag- gio. Erasi ritirato Pandulfo hella forte rocca di s. Agata, ma per tornare in grazia dell' imperadore, gli fece esibir trecento libbre d" oro, e per ostaggi una figliuola e un nipote : offerta che lu accettata. Poco. nondimeno stette a scoppiare che Pandolfo tuttavia, macchinava delle novità per la voglia e speranze ricuperare la città, subitochè se ne fosse partito Cor- rado. U perchè esso imperadore col parere de^ prin- cipali di Capua diede qUel principato a GaaUnario IV ^ principe di Saleao^ cioò ad un principe, a c^t non mancassero forze per sostener queir acquisto* Cosi tolta la speranza a Pandolfo di rientrare in ca- sa, egli dopo aver lasciato Pandolfo /^suo figlino-, lu con buona guarnigione nella rocca suddetta, se ne andò a Costantinopoli, per implorare dal greco au- gusto ajuto o di gente o di danaro. Ma prevenuto Michele allora imperadore dai messi spediti da Guai- mario, in vece di soccorso, il mandò in esilio, dove stette finché s^ udì la morte deF imperadòr Corrado. Ad intercessione ancora d^ esso Guaimario rangosto suddetto diede V investitura del contado df Aversa e Rainolfo normanno. E perche era andato crescendo il corpo de^ Normanni a oagion d^ altri che andavano di tanto in tanto sopravvenendo, con esser poi insor- . te dissensioni fra i vecchi stabiliti in quelle contrade, e i nuovi venuti (i) : Corrado colla soa «ntorità le troncò, o. compose. Ma intanto sopravvenuta la bot- ti) Wippo in Vit. Conradi Salici. r- \

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A ir IV o xxxxf in. S9

Iwte state, entr4 li ^te, oppure una ferree epìde- ima nall^ esef cito imperiate, io maoiera che b morte cotriBéiò a mietere seosa ritegno le TÌte 4e^ tolcbtl tedeschi, a??ezzi a clima troppo diterso. Questa dsi- arreotiira ^ace afiGrettar i p^ssi deli^ imperadore Cor* rado, dappoiché egli ebbe £Hta una visita a Beoe- ▼ento, per tomaneoe io Germania ; ma coU^ armata sua mardava del pari il malore con fiera stra^ dei minori ed anemie de^ ms|^ori. Fra qoesti ultimi spe- daUneote fa compianta da tutti la morte di Cunì* childa regina, nuora d^ esso angusto (i), a cui tenne dietro T altra di .Sn'uianfio duca di Svei4a, figliastro dell^ imperador, perchè nato in prime none dali^im- peradrice Gisla. Noi vedemmo <}uesto principe dive- nuto anche marchese di Susa pel suo matrimonio eoo uoa figUoola del già marchese Ma^nfreda^ cioè, secondo tutte le verisimigU^n^, con Adelaide prin- cipessa di gran setuio, e ornata di rare virtù, la qua- le è certo, per testimoniansa di san Pier Damiano (3), che ebbe due mariti, e ohe sotto il dominio d^cssa phtrew epi$copabmiiur antisHUt. Restò perciò vedo- va esca Adelaide, e d^essa avremo oeoattuo di ripar- lare andando innanzi. vo^ lasciar di dire che Tim- perador Corrado oell^ andare in quést^ anno a Roma si trovò P'JI kalendas martii ad viam ìTinariam { Tivioa)a ) in c^mkatu Lueensi^ siccome costa da no suo diploma da me dato alla lu«e (5), e spedito in fii^ore del capitolo de** canonid di Lucca. Yedesi

(1) Hermano. Coalraclus in Ghron. Annal. Saxo apod

Eccard. (a) Petras Damiani Opasc. 18.* (3) AoUquik luU.. Ui^ert 4o. e»,i;j,Google

4o- AimàLl »' ITlLÌl

ì) medesimo Angusto dipoi XIII kaìènd. apri^g^- anno dominicae InàarnatianiÉ MXXXF'III^ Im' dictione VI^ anno domni Chnonradi regni XIIH^ imperii XIII ( si dee scrivere XI ), jiixta Perii*' siìim in monasterio sancii Peìri : come $* hft de un altro diploma da me pubbKcato, e confermatorio- dei beni del monistero di s. Sisto di Piacenza. Staiw do poscia esso angusto in Benevento, nonis junH di* quest* anno, regnantis quartodecimo^ imperanti^ ierliodecimo ( dovrebbe essere duodecimo ), Indi' elione sexta^ confermò i suoi privilegi al monistero' di monte Gassino, come s^ba dalla storta cassinese del padre Gattola (i). Abbiamo ancora un diploma sno dato in fiivore della Badia di Firenze (2) X kalendas augusti deir anno presetite, anno regni Xlf^^ im*^ perii XII I^ Vidaìianae^ doè in Fiadanà^ oggidì' del contado di Mantova. Come ancor qui, e come.ifi* altri due sopraccennati diplomi, a^ incontri P anno XIII detr imperio, quando allora correa solamente r anno Xll^ lascerò esaminarlo ad altri. Abbiamo inóltre due placiti tenuti in YiTinaja nel contado dì* Lucca da Cadaloo cancelliere deM* imperadore (5), intus curie domnicata domni BonifiUii marchio' ei dux per data licentia domni Conradi ^ impe^ raioris^ qui ibi oderai^ ociavo kalendas mariii deir anno presente. Se dice il vero uno strumento che sono per riferire, mancò di vita in quest^ anno Ingone vescovo di Modena, e gli succedette (ircii- herto^ il quale non tardo a fare un contratto con

(i) Gattola P. 1. Hi)]. Casin, Access.

(a) Bollar. Gasinens*. T. a. Conslit. 86.

(3) Anliquit. ItaL Disserl. 6. et ed by Google

ir V t> unnxTm. 4<

JBontfazio^ appellato ivi marchia et dux Tusciae (i)^ dandogli a livello tre corti, cioè Ba%ani cum castro et capeìla sancii Stephani ; Lhiciani cum castro et capeìia sanctorum martyrum Adheìberti et Antonini ; et sanctae Mariae in castello cum recka et ecclesia^ ec. Dal chempre più s^ intencle se che le corti aDticamente abbracciarano uq buon ter- ritorio con parrocchia, e sotente con castello. Diede air inéonlro il marchese Bonifazio in proprietà, e a titolo di donazióne al vescovato di Modena tre corti, cioè di Gavelìo^ forse quella che è oggidì sul n^iran- dólese; di Panzana cum castra et capella; e di Ganaceio colla porzione a lui spettante de castra , et capella infra eodem castra in hanare sancto-^ rum martyfum Geargii et Resmi ( forse Erasmi ) ^ t iaoltre vari poderi nelle pievi di Pulinago e di rauca Pelago^ cum racea^ quae nominatur Flu-^' menalbó^ ec. ascendenti alla somma di millecìnque- oento }ugeFÌ. Le note cronologiche sono queste : Chuanradus gratia Dei imperator augusfus^ anni imperii ejus hic in Italia duodecimo^ XV Jlcàlen- das actabris^ Indictiane sexta^ continuata sino at fine deir anno. *

Era ne^ precedenti anni insorta discordia fra i due fratelli saraceni Abulafar e Àbucab governatori della Sicilia (a). Si venne air armi, ed Abulafar su- perato ebbe ricorso a Michele imperador greco per ottenere soccorso. Prese quelP augusto pe^ capelli questa congiuntura per {speranza di ritorre ia Sicilia' ai Saraceni, e con una buona armata spedi in Italia

(1) Ibidem Dissertar. 36*

(2)-Cedrcn. in Coropend. Hblor.^^^^^^ Qo^^I^

4^ ASSAU V* ITAUA

oltre a Miehde Duciano e Stiano pa|Jri% waàm Giorgio MuniacOy (aoioso gcperalf ct^' armi de^ Gr#^ ci io questi teippi. Costoro uiùrowà ai loro eser<;ito quanti Longobardi e NormaoDÌ poterono allettare con ingorde promesse a quell'impresa, e passarono io Cicilia. Felice tu il loro ingresso oolla presa di Messina, e poi di Siracusa, dove specialmente di* stinse GuglielmXf figliuolo di Tancredi d' Altanllft^ venuto dalla Normandia a cercar fortuna con altri Normanni in Puglia (i). Le sue prodezze gli acqui* starono il soprannome di Ferrodibraccio, Intanto venuto dair Africa un gran rinforzo di gente, i Sara* ceni siciliani formarono un^ armata di circa cinquan* tamila combattenti. Maniaco andò coraggiosamente colla sua gente ad assalire quegP infedeli al fiume Bemata, e diede loro una gran rotta, alla quale ten-* ne dietro la presa di tredici piccole città di quelPtso- la, colla più bella apparenza del mondo di ridur tutta la Sicilia birubbidienza del greco augusto. L^au- tore delia Vita di san Filareto monaco siciliano, che fiori in questi tempi, racconta (a) che, oltre alla bra- vura de' Greci, anche un vento gagliardo che soffia- va in feccia a' nemici, servi a mettere i Saraceni in rotta, e che il governator saraceno di Sicilia se ne fuggi ignominiosamente con pochi de^ suoi. Àveano coloro sparsa per la campagna gran copia di triangoli acuti di ferro, sperando di rovinar la cavalleria dei Grecij ma erano ferrati in maniera i cavalli greci, che punto loro non no eque V insidiosa invenzione de' nemici, la quale sappiamo che in altre guerre fe-

(i) Goafrid. Malaterra Hist. 1. i. Leo Ostiensti 1. 4* (2) Vita s. Philaret, in Act. Sanct, ad diem YL aprilis.

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A ir 11 o imviii. 4^

sf»'(i)^4Q qvmdMm^ si troova ne^ isontorni qu«l qioaift^ro.UgiqiiaM Trasmondo muMhem^ ìì quà^ Uy a mio cradare, fov^Daia allora la maroa di Ct^ merino, esaeadodiè ia ^ta marca ara compreso quel monUUro<i :S« ciò è vero, dovea essere maa*^ calo di vita qaeU^ Ugo duca e marchese die vede»* ^mo all'* anno loaS. In una earta delP anno loSé <ia me pnbUicalar (3) si Uuova domna Wilki inclUa ea* miiissoj relkim quondam domni Vgo glorio§issimoi quifuit dux 0i. marchio. Questa fusoa moglie»

( CRISTO Mvxix. IndbÌQtie tu. AoiKi di (BENEDETTO IX, i>apa ;.

< AaaiGO III re Germania e di Italia I.

Fu questo l' ultimo anno della vita deir imp^ radar Corrado* Aveva egli fatto un viaggio nd re^. gno della Borgogna , dove que' popoli accettarono per loro re V unico di lui figliuolo Arrigo* Trovaa** dosi poi in Colonia, confermò ed accrebbe i privilegi' tiàlngone vescovo di Modena^ con cui il crea oootie di Modena. Il diploma, già accennato dal Sigonio setto il presente anno, e da me dato intero alla luce,, ha le seguenti note (5) : Daium XFII kalendas apriUs, anno donUnicae Incarnatìonis MXXXF'UJf JndicUone VII, armo autem domni Chuonradi ré^ gni XIIII, imperii XIL Aciwn Colonia* . Ha io

(1) Chron. Cafturieose P. U. T. U. Rer. Ital.

(2) Antiq. Ital. Dissert.Gv ^

(3) Ibidem Dissertata 71. n \

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44 ' AMWALl 1>''rtA%lM,

frooyo qui àegV intoppL Pare lalkt^ P amiO) e che' si 4eggìa. scmere MXXXFIIU^ e cosi P inlèse S^Diò. fifa v^ ba anche ckll- errore negli anni del* regno \ e quando ù volesse questo d(|>loiiaa riferire^ air anno precediate, Corrado allora ombrava In ita* Ha, e non già in Colonia. Oltre di che quando sus-» si&ta la carta additata nell^ anno precedente, era già auccedato Guiberto ad Ingont nel vescorato di* Modena^ prìma delPanno ptesehte loSg^ Però che dee dire di questo diploma il saggio Jettore ? Ito po- scia Tiinperadore Corrado ad Utrecht nella Frisia (i), quivi celebrando la festa della pentecoste, fu sorpre- so da dolori, che nel lunedì seguente, cioè nel 4 di giugno, il cottlussero al fine de^ suoi giorni. Era ^anzi stato eletto e cotonato re di Grermania il sud- detto Arrigo IH suo figliuolo, soprannominato il nero a cagion della barba, e come suo successor fu imiDediatamente riconosciuto da tutti. Una curiosa noveiiai cominciò ad avere spaccio nel secolo susse- guente intorno alla persona d' esso re Arrigo. Goti- firedo da Viterbo partì che fosse il primo a darle cre- dito (a) Eccone per ricreazion di chi legge un tran- sunto. Caduto in disgrazia di Corrado augusto un Jjupotdo conte^ si ritirò colla moglie a vivere inco^ gnito in una capanna in mezzo a una selva. .Questa' favola passata poi in ItaKa, fu- applicata in altri ter-* mini ad alcune nòbili case dagP impostori geuealogh- sti. Ora accadde che Corrado, smarrito nella caccia,* giunse a quel tugurio una notte, e vi prese riposo.

(i) Wippo in vita Conradi Sàlici. Hermanous Cònlracl.

in Chron. Annales Hildesheim. (a)^Godefridiis Viterbieasis in f «nth.

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' V ir Mxxuz. 45

Nello $tesso tempp partorì la moglie di Lapido na masobiQs, e Corrado al seiairlo Tagìre intese uoa ?aee dal cielo, che |;li dbse : Corrado^ questo Jatwiulìo sarà tuo genero ed erede. Levatosi per tempo V Im- peradore, ordinò a due snoi amigli di prendere quel iKimbino e d^ ucciderlo. W e)>bero compassione, e il lasciarono rivo sopra di nn albero. Passò di un certo duca che il prese ed allevò, e veggendolo cre- scer in bellezza e senno, V adottò per figliuok). Do- po alcuni anni guatando V imperadoee questo giovi- netto, gli venne sospetto che fosse il medefimo, di cui evea coviandata la morte, forse perchè seppe co- me era stato trovato dal duea ; e con apparenza di volerlo onorare, V arrotò fra^ suoi cortigiani. Un di poscia scrisse air imperadrice Gisla una lettera, in cui gli ordinava di fame immediatamente uccidere il portatore, e le diede al giovinetto Arrigo con ordi- ne di presentarla in mano d' eèsa Augusta. Andò questi, ma addormentatosi per viaggio in una chiesa, il prete d' essa adocchiata quella lettera, gliela tolse di saccoccia ed aprì. Per compassione il buon prete pe scrìsse un'* altra con ordine air imperadrice che alla comparsa di quel giovane, immantinente gli des- se in moglie la comune loro figliuola. Andò il giovane, ^eoza nulla sapere delP carato dal prete, e presen- tata la lettera, non tardò a divenir genero deir impe- jsdore. Bel suggetto per una tragedia, purgato che fosse da vari inverisimili, ma, per conto della Storia, avrenimento inventato di peso, essendo fuor di dub- bio, secondo V autorità piò scrittori contempora- nei, che Arrigo III nacque da Corrado e Glsla augusti -, ed ebbe due mogli, V una CunichUde mor-

46 A !f ITALI D** ITALIA

ta nelfanno precedente, e poscia udranno io45 j^gnese. figlinola di Guglielmo duca di Poitters. Benché poi non fosse costume di contare In Italia gK anni del regno italico, delP imperio, se non dopo le coronazioni : pure mi prendo io la libertà di - cominciar qui V epoca del di lui regno in Italia, al vedere che una carta riferita dal Campi (i), e scritta in Piacenza^ ha queste note : Anno db Incarna- tione Domini MXLlf^^ anno regni donni Henrici rex hic in Italia quanto^ nono Icalendas apHlis^ Inàictione XII^ il che fa bastevolmente intendere^ che almeno i PaTesi, ed altri popoli d* Italia, anche senza la coronazione italiana non tardarono molto a ricevere esso Arrigo IH per re. Un^ altra carta pia- centina neir anno seguente MXLV h^a V anno sesto del regno d^ Arrigo. Così nel BoHario casinense {^ e presso V Ughclii (J) si truovano dipìomt dati da es- so re alte chiese d^ ItaKa colP epoca suddetta. Ho io parimente pubblicata (4) una lettera di Adalgerio cancellarius et missus gloriosissimi regis Henri- ciy cujus 9Ìce in regno sumus^ a tutto il popolo di Cremona, con cui gli ordinava d' intervenire al placito di Ubaldo vescovo di quella città. Contutto- ciò potrebbe essere che solamente àH* anno susse- guente si. desse principio aH* epoca dd regno d* Ita- lia, cioè dappoiché Eriherto arcivescovo di Milano, siccome vedremo, andò a rtaequistar la grazia del- medesimo re Arrigo. mancano documenti italiaiii

<i) Campi Istor. di Piacenza T. L Append. ^2) BnUariom Casinense Coastit. 89 . il) Ughellics llaU Sacr. T. IV. in Fpiscop. Berè^m, * (4) Antiqait- Italie. Disserta t. 71. '

A 9 ir o aixzxxx. 47

di questi tempi, ne^ quaK oiuDa menzione è fdtta dei regno d^ esso Arrigo.

Avea V augusto Corrado portato con seco in Ger- mania un implae^l odio contra d^ esso Erìberto, altro potendo fare, area incaricato i principi d' Ita^a^ cioè i vescovi, marchesi e conti di ht aspra guerra a Milano. In fatti alla primavera di quest"* anno si rau- narono armi ed armati da varie parti per eseguire la di lui volontà e vendetta ; ma punto non si sgomen- tò Eriberto (i). Preparò egli buona copia di muni- zione da bocca e da guerra; chiamò in città tutti i distrettuali dal grande fino al picciolo; ed allora fu ch^egli inventò il carroccio^ tanto poscia usato e de- cantato ne' secoli susseguenti in Lombardia. Questo era un carro condotto da buoi con un^ antenna alza- ta che aveva sulla cima un pomo dorato con due stendardi bianchi. Nel mezzo v^ era V immagine dei Crocifisso. Uno stuolo de^ più forti gli stava alla guar- dia, e conducendosi questo carro in fnez7o alP eser- cito, colia sua vista accresceva coraggio ai combatten- ti. Di molte barufie si fecero in tal congiuntura, ed era per seguirne peggio, quando all*^ improvviso giun- ta la nuora della morte di Corrado, tutto V esercito nimico si levò e sbandò con tal confusione, che ad alcuni costò la vita. Eriberto ne dovette ben cantare il Te Deum. Abbiamo da Ermanno Contratto (a) e da Wippone (3), che io quest'anno nel 1 5 d* otto- bre parimente nnuicò di vita Corrado duca di Fran- eonia, di Carintia e d"* Istria: con che venne eziandio

(«) Amalf. Uist. Mediol. l. a. e i6.

(a) Hermanus Contractas in Chroaico.

i^\ Wippo in Yit. Conradi SalicL ^^^ Google

4B ANSALI D* ITAUA

a vacare la marca di Yerona. Avrebbe forse potuto pretendere ad essa Adalberone che prìvia di Itu r aveva goduta, e ne fii cacciato; ma anch^egli pa^ò il suo debijbo adla natura nell^ anno presente. Se ad alcu?* no fosse ne^ sei o sette anni seguenti conferita qu^ la marca, poi^ l' ho potuto fìnora scoprire. Erano n^ la più bella positura gli afibri de** Greci in Sicilia, e pareva già vicino il fortunato giorno, in cui queirisola nobilissima res^s^e libera dal giogo de'^Saraceni. Ma la greca avidità e superbia tagliò il eorso agli ulteriori pogressi, e rovinò anche gli acquisti fatti per la ca- gione che son per narrare^ Gran cosa ave» promes- so Giorgio IQaniaco ai Longobardi e Normanni, suoi ausiliari a queir impresa. Quando si fu a partire il bottino, anch' essi ne pretesero, come era il dovere, la lor p^rte. Nulla poterono ottenere. Inviarono Ar* doino nobile longobardo a Maniaco per farne nuova istanza; e questi, forse perchè parlò con troppo calo- re, altro non riportò che strapazzi e. bastonate. Vo- leano i Longobardi e Normanni correre alP armi e farne vendetta; ma il saggio Ardoino, per attestato di Guaifredo Malaterra (i) , li consigliò a dissimular lo sdegno; ed accortamente ricavata licenza di poter ton- nare in Calabria, imbarcatosi con tutti i suoi aderen- ti, iellcemente si ridusse a Reggio di Calabria in ter- ra ferma. Allora fu ch^ essi, preso per lor capitano esso Ardoino^ si diedero a far vendetta delP ingrati- tudine de' Greci con devastar tutto quanto potcicono delle terre possedute da essi Greci in quella provin- cia. Ma Guglielmo pugliese (a), Cedreno ed altri

<i) Gaaifrid. Malaterra Histor. lib. i. (a) Gailielmus Apulas Bbtor. lib. i. .

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no, oifia DfàMvauim^tt^tOiMGn^ io Cogli»! iii«AtmiB^!«tsi^ Aidoino^ |il 4a»lt :*& tf qm ioa loo* IfQtelioQte. Di qulebhe |>rtofii[^é rotini dd doorioio greco io ttalku Riosd 006O10 io ^ittl^ «odo a Gimi^ nwrio //% priodpoii tSalicroote jK fiipoft(i)^ di jot* tomettect al too dominio, edl^ aioto dei. NoAnimii il ducato dt ^mo^' IiOi9teiio TieoiiooofeAiMito dalia Grom<^Ua d^AnMlfi(aK da cui imparìamo) lohe esieo^ ^ foggiti « Napoli GiovOfiid e &r^ aoo fìgUo,' do- <|aeUa dttà^ M^ntomi^ CrateU» d^esao Gioìtao- ^, ooflopò qoel prioaif>ato. Ma efaeodo da li tf quat- tro anm rìtoroato es#o Giovanoi da Napoli, dopo aver prato ed^cteeato il suddetto Maotone, tornò a coman- dar le fette f per poco tempo nondimeno, perchè Guaimario s^itttpadronl di quella aUora moko rieca dttè. La tenne egli per cinqufe aaini e sei mesi, dopo i quaU Bfansone, tuttoché deoo, ricoperò qu4l ducato, e regnò dipoi altri note anni.'

( CRISTO M«L, lodinone Yui* . 1 Anno di ( BENEDETTO IX, papa. 8.

( AKRIGO m, re. ^i.iGermaoia e di Italia 2. , ^

Fondato sopra V autorità di GralTtno Fiamma, scrisse il Sigonio (3), ohe il re Ai:rigo dopo la morte del padre fo sollecito a spedir ambasciatori in Italia ad

(1) lieo Ottiensis Chron. lib. a, cap. 65.

<a) Anliq. Hai T. I, f. ati.

(3) Sigonias de Regfio IIJiBae Itb.

vimAYQBi) voi, im^ ' '4

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AiniiK.i 1»^ ttà^tiir

ròttfii è^ ^egM Uaìito di piiieiau «'teOÉa^ttttiGiKift iti afvveiiìM. iSefiGd>rft'«'ipie ptà^tféMmifo «he EcIbéM» «eroMse egH4» graEi» M noiy^re^fottiité, e eheìl m^ ncggfto ^^ «0riiii»iifé''MÌf^8&ttOipres#»le. Merltaiv^ d* essere iftà rilerile le perete '4eH^"Aiaf|a}i9Ca Soito- ne (t). Dopa «versegli detto^ehe Arrigo eoleMmò la pasque m^ iìagéleiniv ^g^J^ ^ tefi v^e eeèi: lUu&ètìam post pas(^»metr^poUiéMUìpm$^Ì0ÌamènmJadimmens^ fi ìde ommp sua ìù&ntrùtf«^9Ìa^ fàak pontra imper»- tQrttn Conrt^am ejref^e^iD^,' sàii^iéeiens^ ùOerwMim princ^wn gràtiétm regis promBt^H^ et iterum ^jurcs^ nuMs pacem Jtdemque se serpaUamm affirmavit:^ ^k^Ué tegéiH iignppinain proSéóutUS^ inde ad pa-- iriam ctkntpaee simulet gratta regis refi^a^U. Per^ tanto tefitoesempre piùa eiabitnrsiia ItaHait domi^ nio èA re Arrigo HI, qnieatuiKiue nea rssti memorie delle £ lui eleoieiie io re di Italia, la cpirie è da €re«- dere che segoisse in gualche dieta de^prtncipi io Pat- rie o Bel precedente anno, o nel presente. Troovast menaionate endie de AraeHo (a) le rìeoaciltaziooe sud- detta, e si vede presso il Campi (&) uàa donazione fttta del so^^tto arCtrescoyo alla badia di Tolla sul> Piacentino scritta: arma MXIày domni Henrici regis primoj nostri auiem arehiepiseopatus XXII, Indi* etione VIII^ Acttim in Castro Cassano. Fa egli meo* zione in qne) dbctnnento dei passati suoi traragKy e riconosca da Dio e dalT knèi^cessione de^ santi h^

(i) Annalista Saxo apad Ecoardom.

^) Amnlph. Bist. MadieL;!. a. e. 17.

^) Campi IstoE. di Piacenza T. L A^endL

,y Google

A VV O MXL. 5^1

sHa lib«raztotfé. Ebbe in qaesl* anno il re Arrigo gueiTa coi due» dk Boemia, ma con bvantaggio de'auoLSegaitarteo intanto i Longobardi i Normanni, che f ^ erano rtlirati dalla SidUà, a prendere terre e a ^r il guasto nel dominio de*^ foeci in PngBa; e per- ciocché non aTeano alena ticnro ricovero in ^elle parti, dopo aver jpresa Meìfif òstia Meìfià^ nel di pasqua, la ibitificarone in maniera da non temerà ^ orgoglio de^ Greci. Leone <is ti anse (i) scrive che R^ittoìfo Nonnaano, conte di Averta, con patto di aver la metà d^ conquiste, diede aiuto ad Ardoino nemico d"* essi Greci con trecento de^snoi Norman* tà. qui tllermò la bravura di qnesta gente. Pre- sero anche jrenosa, A$coìi^ Lavello. Abbiamo inol- tre da Lupo protospata (a), che nel mese di marza jirgiro^ figliuolo di quel Melo che abbiam veduto capo della soUevaziou dei Pugliesi contra dei Gìeci, assediò Bari^ e se ne Impadronì r Ma se qui andavano male gti aflfari d^ Greci, peggio ancora camminavano lo Sicilia (5). Ripigliate le forze,! Saraceni aveano messa innerae un^ armata di terra, con cui sperando di riac- qmstar le città perdute, n accamparono nella pianura di Dcagina. Giorgio Maniaco, virfeiite generale di ter- ra per r imperadore greco, nulla prezzando costoro, presentò lor la battaglia, con aver prima ordinato a Ste&no patrizio , marito d^ una sorella deir impera- diice e general di mare, di star ben attento colla sua flotta, acciocché ninno de^ barbari fuggbse: tanto teneva egli in pugno la vittoria* Inatti mise in rotta

(i) Leo Osliensts Gbron. Kb. 2. e. 67. »

(a) Lupus Ptolospala in Chronica.

(3) Cedren.' in Comp.. HUfor. ^; . j^ ^^ Google

^2 AIWALI b' ITALIA

il Demico e ne fece buona strage; ma il gennai mora eb^ la foDtuna di falvanleoo una barchetta per mare. Per questa negligeusa di Stetoo ai trovò ti ir- ritato Maniaco, che il regalò.di qualdie bastonata, e lo -Strapazzò, chiamandolo soprattottó* uom vile e trad!- tore. Stefano, che stava bene alla corte, scrisse colè, «Ile Maniaco macchinava d' usurpare per la Sici- ^U^Ty e' questo bastò, perchè venisse ordine di mandar^ «lo. W. fèr^rt eoo Basilio patrisno a Costantinopoli: U che fa eseguito con restare al comando deir armi il suddetto Stefano. La dappocaggine ed avidità di costui diede, campo ai Mori di riaversi e di ricupera- re' a poco "tt poco coir aiuto degli stessi Siciliani le città e fortezze perdute, a riserva di Messina che si so- stenne. Air assedio di questa città con tutte le lor kìTze passarono i Mori. Catalaco Arabusto, comandan- te della piazza, mostrando timore, per tre di ntun movimento fece, di maniera che i Mori notte e di ad altro non pensavano che a sollazzarsi ii|*bere, in dan- ze e in altre allegrie. Nel di della pentecoste Amba- sto, animati i suoi alla pugna, diede improvvisamente addosso agli assedienti, colla cavalleria giunse fino al padiglione d' Apolafaw, general de' Mori, che, colto colle spade ubbriaco, mori senza saper di morire. Chi de' Sarac«4 non ebbe buone gambe, vi lasciò la vita*, e nel bottino truovò tanta quantità d'oro,^ di argeniKi, perle e pietre preziose, che, se vogliamo cre- derlo, si misuravano a moggia. Ma con tutta questa fortuna i Greci, per mancanza del loro generale^ nul- h più acquistarono, e Stefano se ne fuggi in Calabria. Aggiunse in questo anno Guaimario ,IV ai suoi principati di Salerno, di Capoa e d' >^a^fi ^anche il

A il n Q iftxt.. 55

ducalo di Sorrealo (i). Quaeto al re Arrigo, egli in- terdisse a Wàlderieo, abate del montstero cremone^ se di san Lotefi20 lo alienarne e livellarne i beni senza^ Itceiusb di Ubaldo vescovo di qaella citta. Questo èra il mestiere di mólti ab^i cattin di questi tempi. Fu dato il Optoma (a) XVI kaUndas /ebtuùrii^ Ìndi- elione VII^ anno MXL^ in AuguHa^ per coniigiio Kadeìoiy episcopi 4itgue eancethrii nastlH. E però di qoi vegniamo a conoscane «ebe C^cle»290, famoso per- le sue ribalderìe Isella Storia ecdeskstìea^ dovette conseguire il vescovato di Parma, non già néV anno 1046, eome volle ri7gbclli'($), md beiairà adf anno precedente loSg.

( CRISTO MXLi. Indti. tt. Amo £ ( EENEDETTO IX, papa 9.

( ARaiGO* Uf , re (fi Germana e di ■: Italia &.•• ' .;•.),'..

r

Ecaln qtriesli tempi sdòiìvolta Viaggia di.Co- stadrtinopoli'per b prepotenza àétiniptt'adrice Zoe^ che fiaeeva e disfimevli a suo^tileÉto gt' impettidori: e però andie le tnèndirisi diftl^ iiiif erio greco riseM^ vano \ malori <ìapO. 'àl'gotetiio deUa Pugihf e' Calabria (4) ^ *tA^ invltieo Ooceana^ oJDi^lekianóy Catapano deH' angiuto ' Mié^le Pefiagonè^ <^^ìa qaest^anno fini i si»oi gioente )àon avere pef anecei-' sore Michele Oah/kta, il quale durò ben pdeo, «

(i) Leo Ostienfit Cbron. 1. a, e. 65.

(^ Antiqait. Italie. Dissert 73,

(3)f UghdU. l(d: Saor. T. II. in E^iitoop. f^arafeen^

(4) Cedr^ai ìa Comp«nd, Sist.

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54 knVkLl IV* ITALIA

lasciò r impero a Costantino Monpmaco^ Qufi$\o, Doceano moriva rabbia al Tedtre ì. progre&si étì Noraiansii o«U9 PpgHa (i), e però feo« qua&to sfor- zo potè per desiderio di opprimerli e di cpqciaipli da Melfi* Gli era anche venuto quakhe riii&Nnot di f en* te dal Levante. Nulla sbìgottSto per questo wtfr- doino^ capitano aUora d^ ess^Jformanoi| aduoò anche egli le sue truppe ; quantùnque troppo ixUerioré di genie (2), pure intr^^damonle veane alle mani coi Greci nel mese di maitzo presso ai fiume La- bento, e toccò la vittoria 01 pocbiv ma valorosi. AUo- ra i Normauni, per tirar ddlla sua gli abitetori quelle contrade, elessero per loro eapo ^leHoi/bf fratello di Pandolfo IH, prìncipe allora di Beneven- to, e arditamene nel mef e^ di megg^o presso il fiume Osanto, e, secondo Cedreqo^ÌAX»VÌQMza49liÌP«Pi6so luogo di Ca^pe, b* azzuffarqiio coir esercito greco, e di nuovo lo sbaragliarono. Accadde che quel mede- simo fiume, dianzi sedco, allorché i Greci il passa- rono,, al Ci mf^owiso si gonfiò d' 9icqu« in tal guisa, che dei Gr^ ia volalo ^rìpaesaf e pitSi. n#: limaeero, ivi aOogitì, che iioa erano restati tagMftti a ptizi i^el campo; dalle 8!pad:e nemioho. Seeiendo Kiupo ptoto- spa|0,"Docettno si salvò io 43arì : j^o che Argiro ayea rio^pérata queUa città iCoo. iwteUigeoza dei Gre- ci^ oppure che non la tentie. Gvao battano fecero m tal cQogiutìtura,! vittorioii KonnaMi* Sneoad^tte pa- rimente in quest^ anno un* altra coosidii^tte m- presa, di cui parlerò air anno seguente. Ben si può

(1) Leo Ostiensis 1. 2. e. 67.

(a) bpp«s Prolo5pata in Glironico, GuillUaXUi' Apu- la» I. I, .. . ,

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ciò 4a.4wcor4ia| a iicoffipni^^r.ìl^jl^Q^ a^miffU; 4fl al sufsagVkfojL^. appar^ft^lP SVmW. fi^^^^^l^^^^

pUaró e vMji|ai^9ró^Ì9ìoWa??M!<VJib^^^^ ^lOOH,

aveano ^ fi^i q^p«i^l9r€^^4li|i^e]dijf>^l^^e^^ digita «Ì4»fi4,?rap|j^9|eflrti; rB||IU%lt%ta%!^:#«l*t. TavaM i miKti ilpcf^olp; iw»PTfKWf^ic«P::VWi> r altwiple^e j,9a!^4<> ^<^tOj«§aftf|jaJqro;,ia^S^

piaga d^^^4ip9^.Jf^e'w«^i cW^nÌR^j^irjDPjp^t^,! ^^

tp air aooo io55 iwt\TO»Wo.Uitmi|«^r.l[Ìl»f^ poi st.quatò pe^ a^Qra^J^Ì Ufli:j^Wl.wf^>W^o|ft

tutto i[l)afita0f|BPV^(<iO9jt^ ^j^W>t.ife\gP%l»\«R non,»! Tol#v»lwwi^f9j^^»JÌW5. fljiPi^ ¥<wi

g«9m taH^^^ aiifi^)i4d«iiM?K «K.arw ^ft*^ Kpte

(i) Arnalph. Hiilpr^ M^^ft,!. ^;f i »S*r^#ft*W^"»

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sospettò e in ^vàìk^tm ài per xlH pksòbk)) tttmott tutù coftiwo'ttì^^éàràiéà^omkìóòpér le (^tte i' per Ib strade ixtk' aépira battàglia.' Chi itlT' «ptfrtò e chi dalfe fioieiitiré'é dai tétti combattere, e ainoltSssii- me^cètèfu'attaoieatò ^ fbt^co. Erd di troppo étÉperio* re H ciuibero delP inferocito popolò : riaonde lùroi^o tìbbU|^iti i nobifi a éèrcaire scampò' con ftigghTtene' dalla città insieme colle lor ttiogH etigliaòlfJ Ei^tiris- i^escovo' ErJb^tov 'rifendiè' óòri s! of edeissè cB* egli fe^ròi^e U'partiti^ dèlEà ^écdis^ et* nòbili, ^ólti^ dè^')]iMÌi' él^ano ^nd^'t^isàlli; gic^cÒ ^ene ahch^'ègli 4 dorarsi àiòr 'di Mléno^.'Sièboiiii!' àj^j^aris^ da uhi dò<mmeBeo dt tee dato aDélaòe (i),in4aest**'amio si tf uòVa bel ftondèho M ni'o;gUe di Bonijfatto ^duca e' na^cà^ di^Tbscaiit',' Beatrice contessa^ la quale è dèlta^j^Slùi fàòifikm Fìréikirici^ senza specificare^ cò- iti^ ^ il èi^stiime, chtt'iiio p^re ioM'duàa. Ut benché' ijuieilà^Éai^ si dica Scritta ^ÀtiH^atinò'i^ In- càffmti&hé'Boiitìtà 'nomi Jeèu Chrisìi inmèHtd& 4wadtàgèsìln<Ppp^Hi>^^ die'XilI marta , ^ore è di- ^tosav peluche' ifé^ita Vlndiuone decima^ è però o ^ atìtfo 'è^'fà&ato^ e sarà il* seguente ; ovrero 1^ iodi« wohe hada-eéisére la ik^itàrCodftrmò in quert* ann^r ii^ré 'Irrigo ^ù^i diritti % banfi dellèl ebiesa d^ Asti a Piéi^& iàèsd^o^lfUàtXk dt^ con di(>lòma: (a]i, dato Pil iàu^fiì^U(i^nùW>'Jóihi^àe^Incarnatì(m M^Ali €Hdiàtìo^WÉÌt(^^Àte^vtltt FilN^ thmo JtoikHi JSfem'kfìi^$t&i& teghi, orSinétìonh èfur Xni^ tìgM J]R' .^^kii^ '4ft^ jtqtìvégtàrU fàìtitià.

(i)AtìlKiuit; Italie. ^0l«eiftM/ 41:

(2) Ughell . Ital.dterv Ts 4.' itt'IÉpiseo^. Asteni.

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A » 9 O MtLl. '5;

Con altre diploma parimente concediette il contado di Bergamo ad Ambrosio s^scovo di qaefta città (i) noni$ aprÙis^ Indictioné IX^ anno domnt tfenrici regnaniii tl^ ordinatioriis s^ero ejus XXIIl ( scri- vi XIII), A cium Móguniiati Cosi 0 poco a poco fonainciaròno i vescovi di Lombardia ad acquistare anche il goterno temporale e il ' dtominio delle loro città. Se r oro faccia tutto oggidì, noi so dire : allo* ra certo aveva questa virtù.

( CRis*ro MXLii:; indi'z. x. ' '

Aonto di ( BENEtìETTÒIX; papa Tp.

( IftRIGO ni, re di Oermaiiià e di Italia 4.

BolKva pfù che mai fra i nobiirtisciti Milano^ e il basso popolo restato padrone delta città, T odiò, la discordia é la j^uerra. Ci. assicura Landolfo senio* re (3) cliel arcivescovo EriheHo si tenne neutrale in si fiera congiUittura. Ora i nobili^ avendo tiralo nella lor fazione i pòpoli 'della Martesana e del Sé* prio, si fortificarono in sei* terre all' intorno della dttà, e ne formarono un t>lpcco, senza permettere che alcano vi portasse dei viveri ; giorno passava, in cai non segoilse qttalche badalucco, ' o combatti- mento tra la plebe e f fuonisdtiV con mortalità con- tinna d* amendné le parti. 6od! se tàTun cadeva nel- le mani del nemico! non iscansàva la morte, '0 un&L pri^onia |>eg^òf' ideHà tnorté. Aveva il gt'eco angusto JKidiek Fq/iagòne'fìAmtk di mériré' richiamato dal*

(f) Ibidem in Eiscop.Bergtotnéns. ' *

(a) Landolphoi senior HÌ9t;'Mediolaiì.!, a. e. s6.

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58 AWàu D*m(.iA.

r Italia Doce^no, ossia P4.1cj|;i^pQ, ^^ c^Bf^o^jì^ cooosciato per inutile, aozi dannoso maestro: di guerra (i), eia sua vt^ inviato in Puglia un figliuo- lo di Bugialo, soprannominalo, . per qfianto, s^ h^ dair Ostiense, Exofigusto o ^n/ione^ secofido i| Malaterra. Costui seco condusse un numeroso stuolo di Greci e di Barbari ; ma, venutq a battaglia nel pre- •cedente anno coi Normanni a* di 5 di settembre sotto. Monte Filoso, o, come vuol Cedreno, in vicinane di Menopoli, non ebbe miglior fortuna del suo pre- decessore. Restò ivi con una memorabile sconfitta tagliato a pezzi quasi tutto V esercito ^uo. Fu ^to prigione egli stesso, e donato dai Nomanni ad j^te^ noljb lòr capitano, il quale ne fece traffico coi Greci, e ne ricavò una buona somma d^ oro : anone nondi<* meno, «he Irritò non poco i Noripanni, e fu cagione che gli levarono il baston del comando. Abbian^ dal protospata, che Ardirò barense, figliuolo, del ce- lebra Melo, fq in queft^ anno dichiarato princpppi et dux Italiae^ cioè della Pug|lia,e Calabria; ma: senza dire chi gli desse questo titolo^ cjoè se i Grr^^ o i Normanni. Certo è, per attestato di Giu^eUoa, pu^iese (a) e di Leone ostiense, che i Normam^i^ jirgiro Meìi^ìium sibi praejicieni^s^ celerai Apu* Uaa €witates partìm yi capiunty partim sibi tfir hutarias Jaciu(nt Ma, non istareinp molto a vederer questo medesimo Argiro « i Normanni unili corG/r^ ci. Intanto Timperador Michele Ca/^£a,«ttceedutQi: a BficheU Pqflétgonc nell'* anno addietro, in^putan^ do air imperìzia e;, dappooaggin^ de^ capitani Ì9 Sem

(i) Leo Ostiensis I. a. e €17, Lapos Protospata in Ghron. (2) Qaillelm«s Apolai Uh» i*

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p^rcos^e date dai Normanni alle arrnal;^ sne^J^I ^^^r $Q di spedire io Italia Giorgio M/9^nlacQ (\)^ eìoè. quel medesime che vedemmo dopo le vittorie rippr- tate in Sicilia fbandato Jn ceppi a Costantinopoli. Costui venne, uomo superbo, uomo oltre ad . ogni credere crudele. Appena giunto ad Otranto, trovò che i Normanni erano già div^ifti fkf droni di tutta h Puglia, o r aveaoo divisa ira loro (a)» A GugHd" n^ Braeciodiferro era toccata la cklà d^ Ascoli. Lu- po protospata scrive (S) che Guilìelmus eUctus est Comes Materae» A Drogane suo fratello toccò /^e- nosa j Arnolinp^ Lavello ; Ugo^ Monopoli ; Tropi a Pietro ; Civita a Gualtiero ; Canna a Ridolfo i , a Tristano^ Mofit^piloso, .; Xrigpnto a.d Erveo: j4ceren%a 2A -^scUttino i ad un altro Rir dqlfp^Santo, Arcangelo ;JdinerviiH> ,% P,qiq/fr/^o^ Aocbjs Ardoino ebbe la parta sua. E Maifiol/o coih^ te di A versa (^tteiine la città di Siponto col. Monte. Gargsmo, Melfi restò comune a tutti, città diversa da Amalfi. Cosi noi miriamo ^ndar crescendo a gran passi la fortuna e potenza > de^ Normanni in (Quelle contrade. Ora Maniaco diede principio alle sue im-> prese con impadronirsi di Monopoli e di Mateiia. Fin le donne e i &nciulU furono barbaramente tagliati ft pezzi, si perdonò a^ mona<;i ^ f)reli : tanta era barbane di costui. In questo mentre Argiro, preso per generale dai Normanni, s^ impossessò di Giove-, naxxo, e per ui^ mese tenne assediatai la città di 7f9* ^i. Scrive Lupp protospata, cbe la città di Bari, r^

(ly G*éMàili.r GiuiWliatis Aptthis. ' 4a> lfeA<HMensis fi3niai.lib*dv^*^' e. r' *: (3) Lupus Pretofpata inChs^n.

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66. AHHALI D^ ITALIA

i^ersa est ih manus iiàperatoris nelP sudo presen- te. Non «Intende bene, per la brevità delle parole di quésto scfittoi'e, cóme passassero, quegli affari. Ven- gasi air anno seguente, e Vétrà quaìctie lume a que- ste tenebre.

( CRISTO MXLiii. Indiz. XI. Anno di ( BENEDETTO IX, papa 1 1.

'('AftìSlGÓ* ìllVrV di Germama è di Italia 5. .

^ Daun documento da me pubblicato (i), noi ri- caviamo che Adalgerio^ cancelliere e messo del Arrigo, tenne un placito in Pavia nel monistero A s* Pietro in coeto aureo ^ al quale intervennero Eriherto drcìQescbvo di Mitaido^ Rinaldo ^eScòvo di PàVfa, Riupràndo véscovo di Novara, Litigerio vescovo di Comode Adalberto tonte. Fu scritto quél giudicalo anno db Incarnàtione Domìni nòstri Jesu Christi iniìiè€iinò quadragesimo tertio^ regni vero domni tìèinirici regis hic in Italia F\ decimolerUo Tca^- lendas madias^ Indictione undecima Ma dovrebbe essere r anno IV del regno, prendendo il principio dell* epoca sua dalla morte di Corrado suo padre. Tristano Calco e il Puricélli, che^ fondati .$u questo documento, scrissero essere in quest* anno, venuto in' Italia il re Arrigo, pi'esero un gròsso at^baglio. Quivi non è vestigio alcuno df tal venuta, e vi si oppone ancona il silenzio delle storie. •Seguitarono in questo' anno ancora i nobili £aMriiseiti milanesi a leiusre blac- cata la città di Jffilatto, coki' sjiiccèderv fre4uenU|sÌ0ìi (1) Antiq. IltUc..Diis^rt G6. -

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A ir ir o MXLiii.

€onfiitU fra essi e il popolo di quella città, da cut yalorosamente ti resisteva ai loro sforzi. Non men crudele danza continuava nella Puglia* £ra stato bal- zato dal trono di Costantinopoli nelPanno addietro Michele Calafata^ e in luogo suo innalzato Qostan^ tino Monorrlaco^ che prese per mojgUf» T. inip^radrice Zoe, cioè la sconvolgitrice di quell^ imperio (i)'. Pas- sava un** antica nimieizia fra esso Costantini e Giof- gio Maniaco, generale in Italia òeW armi greche» Pre- vedendo costui la sua rovina sotto un jmperadore ^i mai affetto verso di lui, parte per disperazione, parte per gli stimoli deir ambizione, $* appigliò ad un^ art- rissima risoluzione con farsi proclamare imperador de* Greci, e prenderne le insegne. Cedreno accen- na (2) che per cagion di Romano Duro, suo nemico e prepotente alla corte di Costantinopoli, Maniaco st ribellò. Infetti l' augusio Monomaco avea spedito in Italia Pardo protospatario con ordine di spogliar Ma- niaco del comando. Ma lo scaltro Maniaco seppe cosi bene Care, che spogliò lui della vita e delle gran som- me d^oro, portate da esso Pardo in Italia, e se ne servi per regalar le truppe, e maggiormente adescarle nel suo partito. Abbiamo poi da Lupo protospata (5), che Maniaco andò sotto Bari, ma noi potè trarre alla sua devozione. V era dentro Argiro figUuol di Melo, che per minacce, per promesse volle indursi a sottométtersi a lui. Tentò anche di guadagnare i Normanni, ma non gli riùsci. Tutto questo pare suc- ceduto nell* anao precedente. L^ imperadore Gostan-

(1) GaiUelfliQs Apnlos Hisl. lib. I. (a) Cedren. in Compend. Histor. (3) Lupus Protospata in Cbrooico.

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62 AVNALI d' ITALIA

tino, a cui scottava forte la nbellión ^i Kaniaco, trovava mezzi per istnorzar questo fuoco, si rivolse acLch^ègli ad Argiro e ai Normanni \ ed esibite loro delle ingorììe condizioni, e massimamente, come si può credere, la conferma delle loro conquiste, li tirò dalla sua. Dall^ Anonimo Barense, me d^to alla luce (i), SI raccoglie che tennero, ad Argiro lettere imperiali Foederatus et Patriciatus et Caf apani et F'èstatUs ( forse Sehastatus), Portarono anche i messi imperiali dei magnifici regali per Argiro e per li Normanni. Tutto avrebbe dato il Klonomaco per liberarsi da questo competitor deir imperio. Argiro, ch^ era da gran tempo air assedio di Trani ed avea fatta fabbricare una mirabile torre di legnami per espugnar la terrà, tosto indusse i Normanni a ritirar- sene e a far preparamenti in favore di Costantino Monomaco contra di Maniaco. Scrisse a Rainolfo conte di Aversa per nuovi aiuti; e, raccolta un^ arma- ta di settemila persone, tutta genie di somma bravu- ra ed avvezza alle vittorie, con Guglielmo Fèrrodi- braccio, s* inviò in quest"* anno alla volta di Taranto, dove si era chiuso Maniaco, non osando tenere b campagna contra de^ poetiti, ma formidabili Norman- ni. Taranto era città fortissima ; prenderla per assalto si conosceva impossibile 5 i Greci voleano uscire a battaglia. Però dopo qualche tempo se ne torna- rono indietro i Normanni» Saputo poi che Maniaco se n' era ito ad Otranto, e che contra di luì era ve- nata una flotta greca condotta da Teodoro patrizio e Catapano, accorsero anehe essi per 'terra all'assedio ! di quella città. Maniaco, reggendola malparata, ebbe (,1) Antiquit. Italie. Dissert. x. * edbyGoogk

A N ir O KILIII. €5

la fortuna di potersi salvare per mare e di andarse- ne a Duraas^. ISa poco darò la sua buona sorte, perchè sorpreso dai soldati *dell' augusto Monomaco, terminò la sua tragedia con restare ucciso- in quelle contrade ; oppure, come vuol Cedreno, benché vin* cttore, morì di una ferìlaé li capo suo, portato a Co^ slantÌDopoli,.empièi di (^nsolanonei tutta quella corte. Otranto si diede ad Afgiro, il qoale d^po questa tm- l^esa licen^i^ tutti i Sforminoli e «e ne tornò glorio* so alla città di Bari. In quest** anno Ancora, per atte» stato del Dandolo (i), avendo finiti i suoi giorni Ì9&- migfnco Fìahanieo doge di Tenecia, gli succedette in qéel ^TipéfAio ^If&memco Co!niaren&, Concimiti*' nas Augustus fmnc dn^m moffistrali i&^ doco^ ravH, sono fiarote c^^io Pandoro, lignifìeMiti fiké dal gfco «oguft* fu d^iaraK» questo doge Mfùgisfer mHitam^ come erano i èwAA di Hapoh^ cioà genera* le dT armata^ Aapporm T llghelll <!i) b fondazione da tot &tla kk qme9l^ anno, imiMie 'Com Domenico pa^ iriareudk Grado e con Ik^menieo i«9cen^,oKvo- lame,' ossk Yeoeirìa, del nsonistero di s. Niccolò én lido, am. iyl ordinare ^r^io* abate. Patsè^ in que- #t^fl«nmslfo atboodeiKXEfie'il re Arrigo ITI, con pren^ dtiìe per iiM^i% Mi di d^ OgntsséfnH (5), ^gne^e fi- ^iiipla d| ìGu^mhno duó<% Pòltiers» Niegti Amiali d^fideaem» (4) si parla aU^«Riiio seguente di questo lltto^ ma eoo erpore» A tali nofeze ài nn gran con- fi), Di^«K io Chro» T. SJI. E^r. Itati, a) Ughell. ItaKSacr. T. V. m Veoet. Patriarch. P) Hercnaon. Contractus. Lamberlos Scafaabargea»(K *

CbroD. Aodegarenss. I4Y Anoalcf ffildesheira^

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1

64 AViriLi D^ it^:a

corso di bu£fooi, giocolieri e ciariatani, latti ej^eà^pr do, come era V uso di quei secoli, di riportatile de' bei regalL Ma, Arrigo, ridendosi quel ridicolo co- stume, tutti il lasciò, colle mani piene di mosche, 0 ne dovette riportar molte maladiiioni da quella ca- naglia, in^ insieme molte lodi dai buoni e stggi.^

(CRISTO «XLiT. Indizione xii. Anno di ( GREGORIO TI, pepa i.

< ARRIGO in, re di Gern^bh e di IlalmO.

Per tre aimi, te^ndo V aiieltató di^ Arnolfo stu- xico. (i),. ^rò il bloicetit di lfilapf>^ già injtérapre^o dai ttobtU fiiorutcitf contfo la plèbe di quella opttà. T«e- minò «sf» a ^io ci^ere pinHoato nel |»esente aimcs che nei precedente, cof^e si figurò il Sìgonio. Eocène la maniera, di cui si^m te&iili a Landolfo seniore (a>, altrui storico milanese di qnesto secolo. Ereaifidottn per si lungo contrasta in s^mme miserie c^eUa nobil città, perchè troppo scemato il popolo à ceigion dei tanti combattimenti e dellid malattie sbflbrté, e maaei« inamente perchè nn^ orrida bme era suoeeduta alla mancanza de* viveri* Pareano sdieletri camminanti quei che erano restati in vita. Or» Iiansone^ empitali di' esso popolo, allorché vide tendente d precipìzio la fortuna de^ suoi, rimaner loro speranza di soc» corso, preso seco molto oro ed argento, segretamente se ne andò in Germania ad implorar il patrocinio del re Arrigo. Il trovò molto adirato centra di Eri-' berta arci^sco9o^ perchè il supponeva autore (i) Arnolphus Histor. Mediol. 1. e. 2. i^ (2) Lanrialphus teoior Hisfor. Mediol. I. 2. e. 26.

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Éf^'v <K imuxf. 65

lh>ti^,-^écltè%ÌfAffi aéM» dMiauotifubMitB pfù agli

ifcetèrénélhi^ìflè d^MStoo qùèttfbiìàila cMsIK te- dtesdil, p^Gfnnse il' Ai'Hgò di teiutanr Ib jplebé contra d^nbUÌf^t caiìM^ c|Vifthittl^é>p%^l(»l^ che colesse lÀol^klafìé: Attuilo' aèèòtidénir TiUhtùfméj e fu de^er- ■Hnmfo il tenb^ delfó spedtzron'délP arìnata. Con' qnestè buohe'nboW tornato a^BfHano Tìtù\te il cuore in corpo ai n^acifeo^ isòoi seguati, con gàadto iocre- dnift d? totCi^ e coli stia'gfai^ lòdél Ma questo Xan-* zone, siccóme pèi-sonaggio ben jpróTtednto di scolio, tsà amante della ^tria^ stette poco a rtconostere a che pericolò sr esponesse la città,' enonmen la fa- zione contraria che la sua. Forse 'anche area éonst« ^ttftleàte offeraté tutto, per condurre iftUa pace i nobffi ostiniti J Perdo tegrétameiite' s^ abbbccò con alquanti nobiB faoraséitì ; e rappresentato loro , quanto a tnttr pòtea avvenire pier cosi fiera disunio- Bie,' non trOTÒ difficoltà a stalulire una btkona pace e concert : con die rientrarono ! ttÀnVt rn Milano, cT deposto ogni tf^rito di'T«tiéefta, attesero si t gran- di chei pjcdoli a tirete^pier allora con buona ar- monia, bencii^ poco fosier^ disposti gK animi delP n^ ' Ite parie Vèrso delP altra. Tal fine dsbe quella scan-' dalofa disrcordla. Conoscendo Pappone patriarca di Aquile^, quanto fòsse agevole neHa corruzione in «H ti trotara allora la corte rom'ana per cagione di' Un papa pieno di vizi, V ottenere quel che si vote- V* (i) : tanto s' adoperò, che ne riportò un decreto, cbe la Chiesa di foedo, benché da*pi& seéoH smem- (]) Dandul. in Qiron. T. Xlf. lUr. Itti. ^

MVAÀTOBI) VOL* XXXV. DigitzedbyGoOgkg i

66l 4inrMi nli'wàmJLs

bratta dovesse riconoscere per soq m^ropelitej^ 4jl petrìarcfl ^quib^Qf^NegU ultimi mw acluo^e del-^ V aimo pref eotet p^rtalo^ii con i^tp er|n»ta a Crredo,, diede il. leoco % quanto vi era ^irbooao^ ed appij^tOf con barbarica crudele attaoe^ H fqoqo aUe 4ìhìese ^ alla oiuà, eoelfoe un Mò,JJ(oì^meo Contar^nOf doge, ed Or^o p^ftr^ca. Gi^do^ <^oiiuupssi ^ si empio iosnlto, ne scrissf rp lettere assai cald^ a p^^^ Sen^detto^ e spedirP9o ,ap§os^ a Roma i Ipr, messi ^ per implorar ^iiaslìzi^ e ristoro* Furono trors^te co^ buone le lor ragioni,, che. si venne nel sinodo romanp, ad abolire il pri^vilegio ^^rr^ttiziamente ottenuto, con. obbligo di restitUMre il ni^Uolto. £d allpr^ ii^doge di^ Y^tfCieaia si studiò.^i riiabbf icare T.abbajttuta citt^ dt, Grado. Tornati cfne furono all^ lor qase i Normanni* dopo. le morte di M^iaco, Guaimario IF', prin.ciper di Salerno , e di Qapi^a, mal so^reudo che ^rgiro^ sotto r omb^a dfl greco, imperadore usasse il titolo di,, principe, di Bari e ,di daca^ d^ Italia, determinò di fargli guerra. Aveva esso Guaii^ario pr^^sf» U titola^ di du^a di PiigUe fi Calabria^ ^quasiché, qnesto gli, spinministrasse diritto sopi^ quelle previncie^ Ora« avendo egK condotti al suo soldo i Normanni che^ efve^o abbandonato Argirp,^ortò ^ sue arpqi contro della Calabria*. CU^sa, ivi facj^C; pon, si , sa. (^upo.^ Pf<Uoispata (i)solamente nata che Quaimario insiejm^, con Gugli^hnQ BracciodiferrOy capo de^ Normanni^, vi fabbricò il castello di Squillaci. Guglielmo pugliq-; se a^iugne (2), eh** egli pssò coujqu^Ue forze sotto. Bari, e mise 1' assedio, con intimarne la resa ad

(i) L npq» Prc^tef pala in Cbr^mico, »

(2) Goilldmus Apmlos |iist. Ilb. a^ ^ r »

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A 11 IV « tOLIV. 67

Arf^re. fifa Ar|iro facendo buosa guardia aUa dita) vofeodo cimentarsi a combattiiùenlo alcun», il Jasdò minacdar quanto Tolle. Però veggendo Guai- mano di consumare indamo e tempo e danari intor- no a quella città, d<^o a^eir saccheggiato tutto il pae- se, st ne ritornò indietro colle trombe nel sacco.

' Pati una fiera confusione e burrasca ìs que- sta anno la Chiesa romana (i). Erano arrivate ai colmo le disonestà, le ruberie egli ammazzamenti di papa Btnedeito /X, in maniera che il popolo romano noa potendo piò tollerar questo mostro, il cacciò fuori di Homa, ed elesse papa, canonica pannpemkntss de» crata^ Gioranni vescovo sabinese, che prese il nome di Sils^stro II J* Questi comandò le feste solamente tre mesi, perchè colla forza de^ suoi parenti risorta Benedetto IX risali sul trono, scomunicò e cacciò il sustituito Silvestro. Ma continuando nelle sue iniqutv- Benedetto, e scorgendo più che mai irritati contra di' lui i Romani, rinunziò al pontificato con venderlo sìaiuoittCamente a Giovanni chiamato Graziano arct^ prete ròmanoy il quale assunse H nome di Or ego» rio VI. In questo miserai^Ie stato cadde allora la sanrtn Chiesa romana, non per la prepoten/a di principe alcuno, ma per la disunione ed avarizia del popolt^ romano, che avendo mano néir elezione dd papi, fk- ciimente sturbava chiunque del clero serbava il timo- re di Dio, ed avrebbe forse saputo canonicamente provvedere al bisogno della santa Sede. Sforzasi it cardinal Baronio (2) di provare che Gregorio Flbjt

(1) Vict. III. Papa Dialog. Kb. 3. Herraanns Contra- clHS in Chron. Lee OétiétKÌs, Petrus DailtHani, et alii.

(2) Barca, iu AiinaU {i^cclesiast. ^ J

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6$ Àwnéjtt p^ ivftidA '

rico&QSciftto per UgittioiQpap»^ e bdito damolllper le tue ?iriÙ5 qoesto slm^Ue ia dubbia* il p. Pagi (i) pruofo qhe Grasi^nO) cioò Gregorio Fl^ comperò anch^ egli, cioà giiftooiacamente aeqaistò. il romaQo pontificato^ e cbe per non essere aui prioei- pi noto questo paccaminoso ingresso ^ a^ieildue que^ pepi, fu ad essi prestata ubhidientt, ptr qoe« sto rimasero eselusl dai.catalogjbi de^iomani pontefici. Comunque sia» noi fra poca .vedremo che non tardò Iddio a sovvenir ia^ Chiesa, e a liberarla dagli scandaU con darle dei legittimi e buoni pontefici. Gioverà an- che alla Storia d'Italia Taccennar qui (2), che venuto a morte in quest^ anno Goutlone^ ossia Qoio\oi\^ dtica delk Lorena inferiore, lasciò quel ducato a.Go- %eJino suo> figliuolo,. soprannominato il Dappoco. Bfo il re Arrigo, tuttoché gUer avesse promesso, conlerl quel ducato ad un Adalberta. Non seppe digerir que- sto torto Gotlfrcda il Barbato, altro figliuolo ^el sud- detto Goxelone, e già duca della Lorena mosellanica ossia superiore, giovane di nobilissima indole, e peri- tissimo delParte militare. Perciò ribellatosi al re Arrigo, fece gran guasto e strage di gente fino al Reno, non salvandosi dal di Ini furore se non chi si rìAigtp nelle forreeze, o si riscattò con danari. Noi vedremo questo principe in Italia da qui ad alcuni anni operator d^altre imprese. Finì sua vita in quesO anno Gebeardo arewetcow di Ravenne, mentre dimorava nel moni- stero della Pomposa (5), godendo ivi della pia con-

(c) Pagìus ad Annales Baron>ad hanc annum. b) Hermoanus Gòotraetos in Cbron. Annalista Saxo% tìn UermftQnQs CentracHis io Ckroa. Rubeus Hltt. Ra Tcan. 1. 5. n \

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ukifo taLT. 69

mméàétkè di Giddo ubate yVi&tao ^^ianta vita. "IPu occupata qb^ diteaa da vq certo Widgero ; sia, siccome rcdremo, ne decadde dopo due anni. 'fc^So Jéadar df dire, aver^Bennone nd suo aìbaldo- Be*^* iaiif|0«iCHPC'e«akìiU)it^:aH^ta'la Blano sopra il mddtno f^fèSene^MoIK^^ «be s.^r Dàioiaso Uiingieffed^mia ^èelle m%làmiaiébeÉiilicanitnteera- «o Idavdoda^'ll aecotò^iMl'profeiidodeirioienDo. Ma ^etacm-trovato a' nostri, chiéonaati^i docoaien- A li*3pedeine die esso SeM^ttoiX^ a peracrasione di A.'JiartoloiinDeo «baie di Grotiaierrala , rinomiò il pontificato, ed' arando prestito r abito teonastico^in -quel monMaro, 'attese a lar penitenza dei suoi ^li, rfinehè J^io il diianiò alP^ltravita; e però non meri- lar lisée^^iitatilo sparla del ^dofine, e di penitente «h^^ 'fti,!eel «vuole :^ credere iixipeniteDte e dannato. ^€>aasè i^m. f SHXordinó tali notiiie edie parole dette ^ ' s/ Iieoné fSL papa 'prima di morire neir aovio XO&4 «Morpa-ad lesso Benedetta IX, io kscerò* che :Éltt-f lo jdecida.'!^9ta fòrte allo scoro la ^Storia itaKa- Bt ie eep&éoo 'ib -quesiti tempi.'

' ' < OKIftTOiWiti^. 'lodiaicftift Kif. Anno *( O^GOMO m^ papa 2.',

< AARIGO lil 9 te di Oermanta e di italia 7.

A ha'a presfar fe#e a Gtxgliélmo mslnitesbti- rtease (r), pepa^r^^orio^itrofò^i i^istratti ^ de- solati per colpa de^ suoi antecessori i bsni e gli stati 4etla Ghiaia .iffoiaasa^ èst appeàaigli restatala %\- il) WDielmtìs Meìwwboricndc fe*t, Rtìg/Ati^sìs.

^O AiriCàLI &* VtkUk

Vere. Erana assediati i «iammini dai ladri ed assas* sìqì, die niun pellegrino osava più di panare a Ro- ma, se noQ iu buona caro?aoa. Le obblaaioni, che si facevano alle chiese romane degli Apostoli e Martiri yernvano tosto rapite dai potoati scellerati. H pontefi- ce prima colle buone, poi colle scomuniche cercò di metter fine a tanti abusi ediniqmtà. Nulla valse que- sto rimedio. Uni dunque £inti e cavalU armati» the colle spade sterminarono gran parte di queUa mala razza, e per tal via ricuperò molti poderi e città tol- te alla Chiesa romana. Aperti ancora ed assicurati i cammini, tornarono i pellegrini a frequentar le chie- se di Roma. Ma i Romani awczù a vivere di rapina, non poteano sofiferir si fotti regolamenti, e chiama- vano sanguinario il papa, e indegno di dir messa, e in ciò andavano d^ accordo col popolo ancora i car- dinali. Ma io non so che mi credere di questo rac- conto del Mahnesburiense, al vedere ch^ egli vi attac- ca varie &vole intorno alla morte di questo papa^ e un lungo ragionamento di lui, che sicuramente è fin* to, e resta smentito dalla Storia. Quel solo che si pu!ò credere, si è il muerabile stato delle rendite del- la santa Sede in questi tempi si abbondanti d^ ini- quità. Cosi li trovò anche il santo papa Leone IX^ frar quattro anni, siccome vedremo. Sul principio di quest'^anno diede fine a^suoi giorni Erihetio arci- vescovo di Milano, lodatissimo dagli storici milane- si (i), ma chiamato tiranno dai Tedeschi. Ermanno Contratto (a) il fa morto ueli^ anno xo44 9 il V^\

(1) Landulfos Hìstor. Meaiol. 1. IL e. 3a. (3) Hermanos Contractos in Chron. ^ .

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i-jcar-if-o-. hm^yI' 71

^^Ml^' f9)'nè¥iof5.']fa nel -soo -epititto, die dee meritar piò fedb^ éi le^e: ' ^ ' OBHT ANSO 1K)II; INC. MXLT. XTI. DIE MEifSIS JANTARII, INDICL Xni. Lo stesio ridnMHo da Landdfo teifiore, «torico WVanese di qttetti letiiph 'Però netl' uttìlBo suo te* staroento, riferito dia! suddetto Fortcelif, è scrìtto : Anno ab Incarnattone Domini ndSeshno ^tuidra^ 'gésimoquinio , mense dicewébrk^ Indiciione XI 11^ si' dee credere adoperate r èra pisana, che anticipa di hoye mesi T anno yolgaìre^ oppure V anno nuovo * cominciò nd natale del -Signore. Insomma quel te- stamento dee appartenere alFenno 1044) ne^ cui ul- ìstaì mesi cerreira Tlnd^: XIH. Eli^il-corpo^ Eri- ^ berlo sepoltura nel «onfìBlero^ di s. IX^onisio, da lui fiiUmcato ed arricchito fa-esso «Uà città di Milano. -Tenne ildero é pòpolo' di quella éittà aireleziooe del successore^ e per «ttèstfito di Landolfo seniore (i) quaiuor majores crdihis viros sùpientes^ opiùnae vitae^ bonàéguefamaetlegenmi^ quièu9 ekctis uni" i>ersmètivk0iìs ordine^ ipsos md impetatorem ( non era enche Itoperadore ) Me^éricum, qui no^er sur^ rexeratyfiOi^Uerque popàium ipsum a màjorum ma^ niBus Mberbvérat^ Jumrtia ciim diUf^entia diteXerunt. -Gth^nà Fiamma (3) ttooDlna quiBsti quattro eletti. 'Ed ceto la matterà ehe si teneva in tempi tanto scon- certeii dell^Italia) efidrchè ocGonrewrelezKMie de* ve- scéTfv '^ lasciala el dem^ e popolo ntt'^oftihra del- i'aniioo diiitlo, con pf rmelteré foro di eleggere e no- minar quattro personaggi, une de^qUalipoi solerà' es-

(i) Puriceltids Mònem.' Basii. Àmhrosiab.

(2) Un Julfu« Sealor fiisU MsdloUl 3^ e. a«.

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Ma taior succedeva che i re,ed.tQipemdort9;r9)^Mii« <lo gue&lo ofd[n«, el^^wiiio ftiQr 4eg|i ^^^ più era loTQ injrado. Giò«^pUQtoa.yypo|Eie^ìti qinste laongmniuj^a,

JrpT.aYa^ì,a^^ ^ a^rte in ,GjBr«ia^ì« fityi^iif

Velate., Til!^: ^,^1 .>|ilanetp, ,uo|aip di ii^a 4^, ^pep

guaajo |a^ci^ wcitlo ^à^jj^ji^Q.CO^ con.*!^ J ^mf^

eum de\greglffu^ et dejfpfijrafitafifes.,i9i^p^jtum.

Come e§|i,fijimiss<j, 9<ipjb Ip^a |M>lp,,o, jc^Iqu §tp-

piam solai^qtfi, che ,il rp Ar4;igf>» jS^n^piOinf at^Io ;i^i

quattro.eletli, jl pUch^rò i^rfli^ei cavjot ^i JMilaw>» ^

crediamo al sadfi^e^af iwim^, 6rcf^ ec^ ^t9to clc^

d^la ^tft dei a<^>ili il Wija»P> « ¥^ ^ i(m«M»« l^^^fc*

damefito fjaodplfa jiep^i^; . il phfs. p^f(e d^e ,p9sj^

glastìficarp la .riscili^ipae f^r^a dftl fp A^"g?» 4^^

gnp di più, ch^ Stte3^ G»^4o prapaq ^^^^Ca;:io,/^!

che ai pi^ 4pbi^t)e, ^^^^i Ì9Wf tp q^antìp ^g^ ^^

trasf e ia poR^^so dlài^, Qa^dr^ .aq^b^pa^^pa. Ì;ìc^ Gp-

dice M^^Q M frfto}fr è not^ito T fiiw^ ^p46, ^

Em^ai^op CwMPftttP.w^^e ia pn ^^QoJa ^(ip|r;te,dt

JErifferfPi e fifjl $p#^gviAa|e T eJ^arfWf ^ iff^^*

Non seq|i}>ra n?io}tp pro|>^b\l9 gvie^u ii^iiiip^e^ perche

gaai^(|Q ^n^ia^i la inpr*9 4i fiiitwt^ ^ StO«W>

dell' §niM> pre^e]9i;e, d^cUw^at^ mHè mtar<^ per 9)

lungp t^mpp ▼^qa^^ 1,» Chìm% * WiJ^ftp, Yfmi^ «

Italia Quidip, fa m»l ffice]rut0 dai c}Qr9 djQllo W^P^*

poUtaiia» 9 d\nP9 fra ««fi Aiot grdo di/i^cdia ; ma per

paur^ del re mo^traroi^o dft a^^etiHPf if 9 if ncoft^ro*

no per loro [ia$tore« Da queato lii^npoi, pon ^icnfpir

ea raccogliamp, cb^ i MilaiMSf ei^^pp tornati in gir^zia

(i) Arnalf, Hiat Madl<rfin. 1. 3.,c I* .

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Aàjiiir.o jparr. yS

.gi^9m^:(i9^imi^ cff^ «^ in qmealQ mik> jw prits-

3rwta,.paUiliMo dal JIm^wìiio (i), dtld dima f domimcac Ifk:mma$ÌMk MSCUT^ ImUeitónù XIII ^

mm M$mé:i;XIUi{d09v^kÌHt 9à»vsm JUTII)^ re- .gni iWQjf^I (A$eitm.^IJhjiìttìtwm J^rt^teimìa. PftiURMle jQoiualtfio/ttiiD iflK|>liuDk 4b^ :m s^agt^ ^ra <3),.ma.Mmaili9ttBDo.e.«l.meie, confermò: >tiilli ibei|t ^tti detti .Caiko éi Mtatet» a Marcimo «eaeofaéi «inaila «tltk€»«coBd»£nkiaMio iGootrat* to (3), .£ro<^e(Ì9 4&f0a diL«finiay;f^gao4o'dijiòii /pater joiUaere l»im i^bdlk|ii«, andÒ'aa qpmlC awino .a 9Ìtliniji.pie(M d«l«e Àtrìgo, pèrariqttr.penben* jxaib pollo in^prigiine. Sig^ietto (4) ^giagoe, Ae eoa dare per ostaggio il^giifiolo^.riiaiinabòila Uttf- ; ma essendo mancato di /vita esso sao figlinolo, egH tornò a libeliactì .ora .akfia«t«lr. paesi come prima* L^ Annalista. sassfMie :(5) ackette questo Atta sotto r anno Mgiìtttte« Abbiamo enthe nn^in^bitata pmo* Ta che s* era ristabilita 'la livopa armonia Ora i! re Arrigo e il popolo di Sfilano, perciocché troviamo al fOTenuyj^ fittila «ttà Aetf anno presame ilteioi- atwy<mpem!#>/Eqoesllftnil»»araheae aitìmrà^Amo Ily 'pro^eintore da^ principi eatensi. Ciò ^essta da dne placiti tennti nel^oremfam di quest^ anno in es»

(i) Ballar. Giunense T. II, Gonstit. 69. (2> Antiq. Ital. Dinbrt. 74.

(3) Hermann Qi Gontractos in ^hronieo.

(4) SigèbertuslaChrottioo. ' ^

(5) Annalista Sa»/.' ; ^.^^Jc^oogle

^4 AirifÀir ti* itAiftA

-ta città) da me^à^ alli loee (i), ue^ cpiafi dÌMMfmy Abo màrchio^ ti cùìnés ùtiut^ cmtatis ufad»* gio^ artizia con imporre la peoa 4i mitlef mantori d^ ora da pagarsi meàietatem camerae 4otnni regis.^ Pter ai- .tastato dal Dttodolo (a)^ S&hmom re d^ Uagherta £sce ribdtara k città di Zara ai Yeaesnaiii. Ma iasop- ta poi gaerra cifile fra quel re; e i suor frviafii, Do- meniea Contarena iog^ di Yeiicaia si ' serri -di td ^x>Dgiaiilura par Hoopevar cirea questi tem|>i la sud- detta dtlà; NuUadiiiieno emendo SaioiiiOBe '■ stato eletto re d^ Uogbcna molto dipoi^ dorrebbe questo «vfeaiitieiito r'^hrsi non aUlamto aacondo àk qmA doge^ ma assai più tvdB. Romóaldo saWroitano (i) ^aeriredie nelf anno prescnate Dragone xonte dei Normanni preae la città diBo^oo, e la tnise a sacco. Neir anno appresso iu essa rifabbricata, itfa da ik % poco un incendo la rotiaò.

( CRISTO mxBn. India, nr. Anno di ( CLEMENTE H, papa 1.

( AKBIGO III re di Germotta S, in»- peradore j. . r

Abbiamo da Ennaano Contratto (4> chat Wu^^

^ ro eletto e non coaseerato arciveseóTO diRaveaua,

dopo arer per dueanni incirca occupata quella Cbie-

sa, e commesse varie crudeltà e cose improprìe^ cbiar

' mato in Germania dal re Arrigo^ fu da esso deposto.

(i) ÀDtiqaìt Ilalic. Dìssert. 45.

(2) DanduU in Chroa, T. XII. Reri Ital.

(%) Komaald. SalerDÌt. in Chron, T. Yll. Rer. ][eal.

(4) Hermannui Contract. in Cbron. . . i

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A K ir o ; wasft. * 75

Cdcbrò Arrigo h peitfocoite in Aqiufgriiìft, do? te ^' presentò Got^teda duca delh Lqrena, fper chie- dergli misericordia de^ snoi &Ut, sdemenle' V òi- «etine^ ma anche il dacato^ da cui era ^eeadole per le già enanztateribeliion. Sarà cura d^dtri il ledere, se questa umiliaxione di Gotifredo sia difersa drihi narrata neli^ anno preeedente* Si crede? a Arrigo di arer terminate le guerre oott' Un^erta, che ^ area- dato laiUo da &re negli anni addietro, e perendo-

'^.di lasciar quieta la Germama, determinè suU^ au- tunno di quest^ anno la sua Tamia in Italia, per dar «esto agli afiari di queste contrade, e mauicaaasente di Boma, dorè desiderare di prendere la corona deU rimpeno. Era per viaggio con un esércilo numeroso, quando aiusiì «eaiuK^ft»^ soèvo il xeguo deli* Un- gerla ^- ma non utette per questo, e seguila V im- preso cammino. Arrivato a Favia, teioie iri un con- cilio, oppure una dieta. Yerìsimiie cosa è che in tal eon^nntuca egli riosTesse in ìlfilano la corona ferrea

' dalle mani di Guido arcii^escopo. Passò dipoi a Pia- cenza, dÒTe Tenne a trovarlo Granano, cioè papa

. Gregorio VJy che fo accolto con onore, e rimandato oon belle parole alla sua resi^nza. Sul finir di no- vembre noi froriamo esso re in Lucca, dove fece una "donazione (i) VII kahndas ..decembris^ anno damimctie lacarmUionis MXLFI^InOctione TiXFy anno €mtent domni ffenrici 111^ ordinationis ejus XF'IIIi regni vero FIIL Jletum Lucae. Giunto Arrigo a Sutri alquanti giorni prima del santo na- talC) quiri fece raunare un gran concilio di vescovi, e v* inviò anche papa Gregorio, acciocché fosse pcesi- (I) Auttq. ItaL Disaert 56.

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^6 jmmLt 9^ wiiLiÈ,

daate dtfcpiilfetacia idaMnnufUtt manei è^ ii£ andam golia jpennaa die abUmUt ^ $Àtn émé:^ :f>i, egitirastèfrf)be 9^ sol trono. AbbiaMOt^idi^Aii- 9alÌ0ta4Mfoiie (i):af«M «aroUttfo (:à molto dw^noa dmtsero im ao^da yiimalo al ca Afriga if^oiia jkrovdas

Uàa Smmomtis mipiit^irìbus ntttriiUi'

StJt^MewriùBy iOmmpottìUii vieà

Oraia :aMo "OOMHia iii aiamia^la la «ftHii A iuui 0.tM i papi,4Mèndi Jr«iiMlif«9 JFX,:di ^n». stKoUI^ Jt>ék Gregario PL^ e>tronta che emun*- le arti a coUaaaiaoaia a»eaiioieoaiageito ilipaoatffite» «a^.fiirona lotti ^deposti, o^ per dir adagilo, diaMarila zmllo>ad itH^ttSmo il laro pofiMfu .Il oaidioai Sam^ aio cketeoeTa non già ttiqodaao, oMiiVeco a Jagil^^ jtto fMf)a Qiwgoria ^FI^ arada .«h\agiK - ipaaianapi aiente jnoaiiaiasfe,e eliiantt «tut dtécffltedb yroaMw jwoag yidla dfel Te Aiaigo, ^ptaaiobò a^;il ^fiwaaia deporre, perdio aensajuo oonaaiitimeatotfaateataia ^k^o:dai ^onaai. Ma cotd'pfeteniiafia dttqlaaeola pala avere limgo^ parebè eaatiidQ aolùneataM^ inuo diàtta aveva agli sopra Ja tii|tàveiirtti.dliBaaMK >Qoel die più iasporta, meritanp ^ai1>ea ^ .di-m^ aere oditi gli antiolii storiai (:i),%dia éieoao comkào di siflHMiia aoohe il «suddetto Gvigatio VI. £apM tatto si legga qodlo ohe ne «oiifte liecae Taaeova ostieBse (S)a-cardiade,.ii>ferttiatissldla di qQegU aSn*

(i) Anaalista Saxo.

(a) Chronograph. tL Benigni. Hèraannos Còntraét fh

Chron. Paodutfai Pisanos. Arnaìfaf fiist. Mediòt. (3) Leo OsUeosb Chroa. I> a,'€r-7a^* ^ ^ -

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caì^Uiu^ .ìMpirti44às^id$ ionia- hà^rtsi setkm upo* sMÌ€t$m À'sidéranti estpéu^àre, StOH resHtU^ ci sHj^r ianlot mgóU»: deìAeraiums^ unùnrgùh ibi tpiscopwmà eemdUum fieri siatuit^ tCs Nèt^aTVl«- il saggia Baronia ch^ e^ì disarTedatsmefite <da?a usa mentita ad m inétgna a' tanto papa<M q«»tlo medesimo sceold, óoèt « /^i^for^ ///^ fttata priaiia alma dt Uoat» Qmìo9 odI nottadi Dtisideiio.- Que- sti n^ tuoi -&iagtó^iqaafi si véggona pur anche citatr^ asso porporato Aimaltsta^ scrira <x) cha^Ba» Badalo /X Ji^anni arMj^fèsbftero non parva ah €0 {Èùcepta fmóunkz^ summum soMi^tlótium tradii éiL Aggiugoe^ che Arrigo tres Ulos^ qm injuiie i^taskfMeam £edem ùwoierani^ cum óonrilio et aa^ cUniiaie iotimw cónoiUi jusU depettere initUuit^ e tàm G^ragarìo ¥1 agnoscens se non posse juste ho-' n^rem tanti sacerdòti^ adminis^are^ est poniifica- ÌL'i^Ut £xsiUéns^ ao semetipsttht ponHficalia indu^ menta esmene^ postaktia venUt^ summi sacerdotH digaitaiem deposuit: ÀUreftaoto si rieata da utia iMlla di Ckmente li papa, suactiisófe del medesimo Gregorio, e da Bonifacio vescovo di Sutrt in questo saeok»; le parole de^ qnék soq riferito dal padre Pa* gi (s). Ma sa gktstaaiente operò Arrigo, e, per oonfes-» siaiia dello stesso Barohio, inventum est piane re- medium opporfunum qnum meta et res^e renila im" peraUris cesstmfU violeniae iUae intrusiònés^ cre^ brOf ut vidùnus, per comites tascuìanos sacrilege iiertsiae^ come mai si Yiene ad iDSultare alta memo-

(f ) Victor IlL Diàlogor. lib. 3.

{b) Psgias in Aanalei Baron. ad ana. loAl;

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J% AXm%Lt h' ITALIA

di questo re, aatore giusto d^an rìleirantisskno be^ heficio? Anche Sigismodo imperadore si sbracciò ' per far deporre tré papi, e lode, non biàumo, conse- gui da tutti. Yeggansi gli enconij che san Pier D»^ Oliano (i) diede per quésto allo stesso imperadore Arrigo. Fu poscia condotto in Germania il deposta^* Gmgorio Vly e quivi temono ì s«oi giorni, non si ' sa bene in qual ciltà o momstero. Sappiamo bensì' che il celebre Ildebrtmdo, di cui avremo a parlare '- lion poco, il seguitò, ma contra sua yogfia, in quel* ^ IVesilio.' Dopo il conciliò di Sntrì entrò in Roma it * re Arrigo, e ran natosi tutto il clero e popolo róma- -• nonelb basilica yaticana co' vescovi stati al suddette * concilio, restò eletto per oonseùtimènto drtutti son»- mo pontefice Suidgero vesc<w0 di Bainberga, perso--^ naggìo cospicuo per la sua pietà e letteratura, il qua- ^ le con grfan ripugnanza accettò e prese il nome di ^ Ckrfiente IL E dò, perchè non si trovò nel clero ro- ' mano chi fosse creduto degno di si sublnaè ministem» ' Crede il cardinal Baronio che ^esto fosse i^ìamen^ tumJraudiSj et adirwentus pruetéxtus, quod elìgere^ tur peregrinasi eo quod Romae non reperiretur ido*^ neus: nam ^uis magis idoneus ipso Gregorio^ quem^ wisariQtissimi oI^ììb doctissimi^ù^us Umporissunt- mis laudibus praediettrunt? Itfa ne vuol ègUil Baronia saper piò di Vittore III papa « di Leone cardinale e ^ vescovo d^O^tia, viventi in questo tempo, e ben infor- - mati di quegli afi&ri,ed amendue chiaramente attesta»- ti« che non eroi tunc talis reperta persona^ quaed gne* ppsset ad tanti honarent sumere jacerdotii? d'es^ . •o certamente parrà mai degno il suddetta Gregorio^ U) Petras Dapiiani Oposc» ^ cap. 36.^ i '

^ ffigitizedbyCOOgle

L W V O ItXLft» 7f

^hcthà tot wtmùto d^'etéeré entrata simottMcameiite JMlla sedia di s. Pietro» Lo stesso s. Pier Damimo ohe sulle prime per bob sapere il mercato £itto, co- tanto lodò esso Gregorio, poscia di lai scrisse <i)r Super fuìbus^ prae^nte Henrieo inipermiore^ guum ditc0ptaret pastmadum synoàaìe concHium^ qìda venaUias iniervenerai^ depositus est. Che se Martitt Polacco ed altri storici loBtaBi da gaesti tempi scri»-^ sero cbe ClemeBle II fa inposor tfpostoìicae sedisy non mentano d^ etòere ascoltali, perchè Clemente fa eletto da tatto tldcro «popolo romano. Nel natale, del Signore fu coasecrato esso papa Clemente 11^ e nel giorno medestmo con gran pompa lìi acclamato^ iflipecador de^ Romani Arrigo terzo fra i re di Ger- maoia, e secondo fra gl^ imperadort. Ricevette non nen egli che V angusta sua cànisorte ji%nese T impe- riai corona dalle mani del novello pontefice. E cosl^r come erano coronati, insieme col papa, (a) e fra i vi- va e T accompagnàmanto del popolo romano e del- le altre nazioni^ amendoe- passarono al palazzo del Iiaterano. Celebraiissime era in questi tempi il mo- nislero della PompoiQy oggidi nel diitretto di Fer- rata, monistero antichissimo, ma soàninamente ar- ricchito da Vgo piarchesen uno degli antenati deUa casa di, K^e^^d iUustratP ia maBiera à^ 'Guido aba- te. santOf che G«ji<lo aretino monaco, ristoratore ad canto fqr^oo, in una sua lettera rapportata dal cardi-; nal Baronip.air anno ioaa (5), nominando il moni- stero pomposiano, ebbe a dire: ^upd modo ^st per

(i) Petrus Damltìn. Opuscol. 19. cdp. if«

<(a) flermanaas .CootcseUM- in Chrón»

^) Bsron. io A^ntlts Ecclesiast

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im iiaìidLpnuniimi Erai^abale'Gtoidb mlitbdbgmw^ de presso >il re Anigo^ e ptrò^ steeùwm costa dattè Titadr^oi) tcntta da un manaeo^cototèiBporMiboj e' data allaluee d«i pkèA fiolISnido^i)-e MahnUiflae(s)^. ebbe or£aé da esaò reiiett* asifoopUBn^tédì andaie iftéoAtfo ti ^jDi^ri reali; spediti vìaltaKapcc^fiiaa i prc^f amanti oeeessató ; por reania ìdà^rm^mtàM* nxi; pereliA Af rigo tatendèva: ditTitenì in ^uHd del per^e del ttiitò ateté. Andò^. Guido a Panin^ india - Bdr§o «ào DeaatAO^ dcHreiofiarDHtDfi pairò a. miglior ynidL nel di 5i ^di mno, dopo «rev f^ovamalj^ par quarantotto émÀ il pm noniitaniJ ^ RaoQoiita: Deoi^ zoBé (5)^ ehe Bomfosta vàicìrjeiflcMvchfese di Tose^f^ DB) e fligoore di FemrayUÒa inlta^ l'aano ao^fam alla Pomposa iiar ';£»▼» ia ^confeAiont ^é^ soail peoinH ti^ perchè attore erp poco ttt oioitl irecpieotaae i oon-^

fefisiòDarì ; - ^>, '

\Frafres oomMhìs^ ejusdeUct^^awabani^- JEccìesiojfi quorum solito dabat ojpiima dona^ > Max eteninhnuptquam dn&l uìkts Ai me^armi^ E peràiìiedbè^ secondo V aboio comaDe di' ^tiaili tempi corrot^, i re, t principi e ve^co^t v^Mle^a^ vK», oioòi conferiTano W cE^e^ per donati, it «auto a- - bete Gnido dmde al marchese fioeS^zioHttia^bttoaii dì-^ s(ÀpHti&ta, e gli fece promettere 4^ guiirdam ioavte- ntre da questo abbomin'evolé t- saòtilèg» meroiAo':

Qua die re Guido sac€r ahhàs arguiti immo' Hunc Bonijacìum^ne ptnderef^ ampUnSy ipsum (i) Bolland. io Àct. Sancioram.

(2) ftlabiU. Saecal VL Benedici. P. I.

(3) Donizo io Vit. MaUW. 1. 1. e *4.

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jÌjM Bèi, mUris aUare flagellai amaris^ : ^erbfmèus mtdumy qui delicUs erat usus^ P^mposae ihwU iunc eibbatique Guidóni^ Mechdmm nuUam ^uo per se venderei unquam^ AklHamo da Lupo Prototpaita (i) che in que^C: «rao Ar^o figliooi di Melb, patrizio .e dijtoa deU« Faglia, andò a Gostaoiinopoli) dove Guglielmo pu^ gtiese <2> attesta (^ ricevette grandi onori, e cojnr Bvifsione dal gveoo angusto di trovar marnerà di^ soapr elare di Pt^KaH Normanni iehe ogni di ^ik .diveniva» no polenti ed insolenti, e recarono j^ocora io questi tempi non poche molestie e danbi alle castella ed ai beni di Monte Cassino. Intanto, secondo il ,si]L4det|q Pimtospata^-Eastasio, Catapano dei Greci in Italift nelùamò tutti i banditi da Bari e li fece ritornare all^ \0r patria. Enel di 8 di maggio, essendo ito coU'e^er*- eltcì sHo a Treni per assalire i Normanni, col ripoe* tarne una rotta imparò a conoscer meglio |B a papet' tare quMla valorosa naeione. Ma una grandfs perdita fecero in quest' anno anche i JNforraanni, pei;chè 1^ morte rubò loro GugUtiMo Brac^iodìferro^ capa de' medesimi, il cui solo nt>me era terror de' nemici. Dtùgone suo fratello fu creato conte, ed ebbe UUl« l di kii Stati. Non so set a quest' aono, oppure all^ prima venata di Arrigo ia Jtalaa, apparta^ga. ^ io che ii«'ra Dimitone (3). Cioè chie, trovandosi es»9 re in Bfatolo va, Alberto visconte di quella città, cioè w^?io in essa del marchese e duqa di Toscana Bonilaiip, gli donò del suo cento cavalli ( cosa non facile a (i) Lopns Protospata in Chronico. (a) GaUdmus Appnlos lib. 2. |S) Donizo in Vii. Comitiss. Malbild. 1. x. eia. KCllàTQRI, VOL, XXXV., DigitizedbyGo(?gIe

credersi ) e dageato astori per la oaoeia àéffi uccelli. Disi sCermmatQ^ diiaoosi oaràMglltftobD forte il re e la regina, coooscettdt^ eia questo, die )gi(ao«ig<K)re ^veve èssere II aagclwaie, ' quandé al Uoo senrigio a?ea degli afiùali si rieebÌ4> l^Ue T imperatore tener seco questo Alberto alla sua taT<^ ^ ma egli se ne Sèujsò con dire ik no|i ater mai osato ,dl mangiare àtià «densa del suo padron Bonifazio. Avendogli noin- l^meiìo data licenza Boni&zio^ pranzò col re, e ^ iripo^tò vati doni di p^icce, usatissime la .questi tem][M, le quali poi presentò egli lulte al duca Bonir Ibzio suo signore col cuoio di un cervo ripiea di dar nari, affine di placarlo. In queslo secolo e nei prece« denti ogni città ayera il suo conte^ cioè il suo govec^ natore, ed ogni conte il su«i ifiseorUe^ cioè il suo ^ì* Cariò : onde poi vennero varie nubili famiglie appet* tale dei vtscorUL In quest^ anno, seooAdocbè si può rféàTÉré dal suddetto Donisoóe, Beairiet^ ducbessq^ di iTòscana, partorì al suddetto Bonifazio suo consor* la contessa Matilda^ \ cut fatti la renderono poi celebre nella Storia d^ Italia. Avea prima partorito Un masclHo appellato Federigo^ ma egli non soprav^ vfsse molto al padre. Orca quesli tent[», per quantQ. abbiamo dair autore delia Vita, s. Severo vescovo ffi Napoli (i), Gioi^mdduea^ NapoTi e deU^ Calli-* pallia andò ad assediar Pozzuolo, e quivi stette 8^:* cam(>ato gran tempo, ma -senza apparire qual esito avesse quell' assedio.

(i) Vita s. Severi Episcop. in Ad. SaDclorum dico» 3ròii(^rilk ^ * ' ^

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j .^. . ^ ( CRII|XOiKXLTit^ lodtsione XV.

. ( AafilG^.myre^Gerinaaia g, im-

Il mio della simonia, siccome abbiamo dettO) inoùdava allora tutta ^Italia. Clemente 11^ papa» ani* DÓato daf suo zelo e dalle premure dell^ imperador.e ÀrrigOy che al pari del pootefice desiderava tolta dal- la Chiesa di uxo questa infamia, celebrò un concilio in Roma contra de^ simoniaci, cU cui fa menzione s* Pier Damiani (i), ma gli atti son periti. È da vede- re, come da esso s. Pier Damiani venga esaltato r imperadore Arrigo, per la cura che egli si prese 4i estirpare la simonia nei regni a lui consegnati da t)Jo^ e massimamente in Italia, con recedere affatto dal pessimo esémpio de^ suoi predecessori. £ perciocché pur troppo i Romani aveano in addietro per amore della pecunia conculcate le leggi di Dio e della Ghie* sa nelle elezioni dei papi, dal che erano seguiti tanti scandali, e si mirava ridotta in tanta povertà la san^a, Chiesa romana, esso re obbligò il efero e popolo Koroai che non potesse eleggere e consecrar papa al- cuno senza V approvazione sua. Et quoniam^ dice s. Pier Damiani, ipse anteriorum tenere regiilam noluitj ut aeterni regis praecepf4 ser\faretj hoc sibi non ingrata divina disp^nsatio contuìit^ quod pJerisgue decessoribus SU9^ eatenus non concessit: ut videlicet ad ejus natum sancta romana Eccle- sia nune ordinetur^ ao praet^r ejus auctoritat^m apbstoìieae sedi hemo prorsus eìigat sacerdoiem, (.) Pefrus Damia.1. Opusc. e 27. el,36;^oogle

^$ àSmàU l>*lT4Ltk

Anche Glabro Rodolfo ed Ugo fluviiiMoetise aUesfOfr no (Questa pia premura jeir auga$to Arrigo coiUrcr la itmonk ^ e percioochè la eorrution del secolo er» ^Xhra grsfide* ed easo imperadore, pieno d** otUml sedimenti, altro non desider^a che il ben dellci Qùesa* fa allora creduto utile e necessario il ripiega suddetto. Ma perchè ad un padre buono suocedetie figliuolo cattivo^ che cominciò ad. abusarsi di quo*- sta autorità : e il clero e popolo romano si diede allo studio e alla pratica delle rirtù ; cessò qqesto bisor gno, e fu giustameitte rimessa in piena libertà del elero romano ^elezion. de^ sommi poateiGici, che da Biolti secoli s' usa, ed è da desiderare che.sempre du- ri, ma che nello stesso tempo cessino le scandalose lunghezze dei conclavi e le private passioni de^ sacri ftlettori in afiare di tanta importanza per la Chiesa di Dio. In esso concilio insorse nuova lite di preoedenr za fra gli arcivescovi di Ravenna e di Milano, e il pa? triarca d^ Aquileja : e la sentenza fu data in fòvore del ravennate. Dl questo £atto altra testimonianza non abbiamo^ fuorché una bolla di papa Clemente II, accennata d^ Rossi (i) e pubblicata dalP Ughelr li (2), la qual veramente ha tutta V apparenza di non essere finta, ed avrebbe anche maggior credito, se non le mancasse la data. Tuttavia il Puricelli la cre- de una finzione, e noi abbiam due storici milanesi di questo secolo, c^e nulla ne parlano, cioè Arnol- fo e Landolfo seniore. Anzi il secondo scrive (3) che ii\ un 'Concilio tenuto (non so se nelPanno 1049,

(1) Buheas Hist. R<tvenn. lib. 5,

(2) Ughell. Ital. Sacr. T. IL ia Archiepiscop. Katenn.

(3) Landttlf. senior Hlstor. Mediol. 1, 3. e. 3.

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ÀTfir o Wttvii. 85

opj^ixre it^o^o ) da s. Leone IX, avviane la conv troveriia della precedenza fra gli arciTescovi di Mila- Ilo -e di Ravenna, che, Dea annuente^ ecclesia am- irosiàna per Guidonem sedem ipsam viriliter déi^i'^ óU^ et religiose hodU et semper ienehk. Ed Arnold ib' (i) anch*egli attesta che nei condilo ' ramatk»' Gtrìdo arcivescovo di Milano fa onorevolmente trai-» vexo ab apostolico lune Nicolao^ cujus deaitro posi^ ftis est in praè^enH sfnodo latere : forse nell' «nB<»' 1069. Oltre a ciò Benzone scisÉiatico vescovo di Ai* hn, chtf'tfsse s^to il re Arrigo lY, figlino^ di questo tinperadore, nel panegirico, ossianelia satira pub]»li« eMa dak Mem^enio (2), scrive die qaendò il re va a prendere la corona imperiale, eum sustintat ex aoM' pdrte papa romanuSy ex altera parte archi^ ^nfifex andn-osianus. Oltre di che Domenico pa- ttial>6a d* Aqnileja in una sua lettera, scritta ciica Tdiìno io54, e pubblicata dal Gotelerio (5), scrive i^ essere in'possesso di sedere alla destra del papa. Dimorava tuttavia in Roma T imperadore Arrigo, d* lòrehe oonfermò tutti i suoi beni al monislero Pietro di Perugia con un' diplopia (4)> dato /// nanàs januarii^ anno dominicae IncarAatiorùs MXLyiIy Indictione XF"^ anno autem dontni Heinr- ria iertiiy òrdinationis efus XFIIlyregnantis Vlll^ impérantis autem primo, A^tum Romae* Ub altro He 'diede pel monislero di Gasauria (5) kakndis januarii.

(1) Aroolf. Hist. Medici 1.3, e. i3.

(a) Benzo e. 4* Panegyr. T. I. Rer. GermaQ. Menck.

(3) Coteler. Monameot. Graec. T. IL

(4) Bull. CaiÌQeOf. T. I. Cotis^it. 90.

* (5) Gbroo. Cisaar. F* 11. T. ^|. Rcr. Ital.

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?5 AT^TTALI ^' ÌTAJM^

Jictum ad Columna cwitatem^ qek}^ pte^e i] x^o^op»-' me la nobilissima casa GolQni[i.9* Uscito irrigo di Ro-, ma, dopo aver preso nonnulla castella sil?i rebeUan' tja^ come si ha da Ermanno Goniratto (i), passò a Monte. Gassino, dove, accolto con grande onore da que^ monaci, lasciò molti regali, e con un diplomaj portante il sigillo d^ oro confermò tutti i diritti e be.^ ni di c^ueir insigne monistero. Abbiamo questo di* gloma dal padre Gattola (a), e §i vede dato ieriia nonas fehruarii^ anno dominicae IncarnationU MXLFII^ Indiciione X/^, anno autem domici Ilein"^ rici tertii^ ordinationis ejus decimo octavo^ regnan- fìs guidem octas^o^ sed imperantis primo, A cium ^ Capuae» A Gapua appunto da Monte Gassino se n^ andò V imperadore. Ossia che Guaimario 1^^%^ principe di Salerno, il qu^le dall' augusto Gorrado avea anche ottenuto il principato di Gapua, non fos- se molto in grazia delP augusto Arrigo; oppure che avesse fatto gran progresso nella corte e nelP animo. di Ini Pandolfo IV^ già prìncipe di Gapua, deposto dai suddetto Gorrado: egli \ fuor di dubbio, che Ar- rigo trainò la restituzion d^ esso Pandolfo nel princi- pato di Gapua, e che Guaimario gliel rinunziò con riceverne una buona somma d' oro. Presentaronsi anche air imperadore i Normanni, cioè Drogonz, conte di Puglia, e Rainojfo conte di Aversa; e i re- gali a lui fatti di molti destriep e danari produssero buon effetto; perciocché ne riportarono V imperiale investitura di tutti i loro Stati. Da Gapua si inoam-r minò alla volta di Benevento; ma, secondo Ermanno

(i) Herman. Contract. in Chr- Leo Ostien. Chr. 1*2. c8o. (a) Gattola Hist. Monaster. Caainens. T. ì. Accessioa,

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suocera (iellMaijierédore, tieT passare per colà id ve- nendo dalla divozione del monte Gargapo, i Bene- troiani temendo lo sdegno d^ es^ inpera^ore, noi, voUeroTicevereesi ribellarono. Coi^daceva Arrigo aU lora poche toippe Qon seco, per averne già rimanda-^ la ma^or parte in Gerqaania; e veggendo ct^e gli mancavana le forze per procedere ostilmente centra di qad popolo, altro. ripiego non seppe trovare che di ferii scomonicare da papa .Gleoaente, suo compa*. goo in quel viaggio. Tenne esso angusto (ma non si' sa in qual ^orao ) nel cootado di Fermo 00 placito^ dfertti» diAT Quelli (x). Intanto VimperadFwek Agneàc veoutaa Ravenna, quivi gU partorì uiaa fi* §^ii£Òla. Intasi dipoi l' au^uslo Arrigo alla voltadet« la Oermanb, e ' trovandosi isk s. FUiwano fi(0Ì di iS' £ mano, diede un ;ahro privilegio ia favoce d^ mo- nistero di Casa Aurea:(4). Passato d^)oi a Alantovaael 19 d^apf9e|.g^no di paaqua, celebrò con graot solennità la festa^ Quiià gravemente s' ioferiitòi 144 navuto si fece venir, da Panda il corpo di s. .Guido, ^ie della Pomposa, morto jael precedente anno,, e. glorificato da Dio con molti imaooti, è aeeo ^oi: lo condosse in Gernlaatta. Mehtre V imperadore m, Mantova si trovò, dovette sucDedere quanto vi^ rae«» contato da Donkoné (5). Eca divenuta alquanto sospetta ad esso imperadore la Irqppa potenza di Bor- nifcaÀo duca e mavcbeae^-fiporò^f li cadde inpenr..: siero ftrto ariieslare^attorcbè egti veniva air w^en*-

(1) U|^. ItaL.Saer* in EpìscOp^'AjoUl, ^. y\ u ta>.£lM»Ét Gs»oHei«. P. li Tv U. .Eor. iIiN4 ; \^ (3) Donilo Vita Malhild. L x,c ^^^^-q^^

a ''AihnjLtji d'itami

za, eon ordinare alle guardie di lasciarla pasAite'coii' nbn più di quattro persone, e di chiudere iacootfr-i neuté le porte. Lo scaltro Boni&zlo v"* andò coli' ao*« compagnamènto di una buòna comitiva de' suoi pror^ TÌsionati, tutti provreduti d' armi sotto i panaL Gost»-^ ro, at veder le porte serrate dopo Bonifazio, le sfor- zarono, né vollero mai perdere di vista il padrone, il quale scusò questa ìnsolcQza con dire francamente al re, che fuso di sua casa era d*- andar aempreao cprópagnato dai suoi. Arrigo tentò ancora disorpren**- derìo di notte; ma avea che fàrC'Con uno ch# anchiB dorìnendo tenea - gH -occhi aperti, e f>erò se ne andò sènza far ^tro che ringraziarlo del buon trattaménto* Nel di primo di maggio Cadaìoo vescovo di Parola ottenne dalP augusto Arrigo in Mantova il titolo e la, dignità di conte di Parma (i). E nel di ^ di maggio- riporto Alberico abate del nobil monistero di s. Zo- iione di' Verona dalPimperadore un privilegio (2), da- to f^JII idus maii^ anno dominicae Jttcarnationis MXLFIIs IndkuXF^ anno autem domni Heinrìci ttrtii^ ordinalionis ejus UVIU^ regnaniis FJIJy secundiùnperatoris primo. ActumFolernL £r«;es^ 90 augusto in Trento nel di 1 1 di maggio, come ap- parisce da altro suo diploma dato ai canonici di Pa- dova (5> colle stesse note»

Fin quando si trovava V imperadore in Roma, cioè o sul fine del precedente o sul principio del pre- sente anno, egli diede per arcivescovo alla Chiesa di^ Ravenna Unfredo suo canceUiere, e il lece consecra-

(i) Donizo Vita Mathtld. 1. i. eia.

(a) Ughèll. Ital. Saor. T. II. in Episcop. |NinMU&

(3) Ibidem DisierUt. 18. i^ .j

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dal papa. "Gttuito tK>^a a Spira, dote collocò il corpo del suddétto s. Guido abate, quivi celebrò la festa della peotecostcy e tenue uda dieta de* principi. Attora fa ch^ egli èonferì il ducato della Cariiltia e la marea di Tei^na a Guelfo III conte, di nazione steto, e di casa nòbilissima e rinomata in Germania, fiiiglibolo dèi fu GmI/ò II conte. Non ho io saputq di- ^cernere nelle Antichità estensi (i), se in occasiona ddla venuta ih ItaKa questo principe, oppure mol- to prima, AVyerto A'WbO 11^ marchese e progenitor de** pritxÀpf estensi, prendesse in moglie Cnntgunda^ dorella- di esso Guel£> III. Pare che T Urspergen- 8e(2) dica che prima, con iscrivere che GruelfoII ^e- nuitetjtliam Chunuam ( lo stesso è che Cunegonda) fiomine , guani j4i,%oni ditissimo marchiani Itaìiae àeditih uxarem. Di queste noase parla eziandio raa-* fico autore della Cronica di Weingart (3). Coir im- peradore era ito in Germania anche Clemente II papa, e ritornato poscia per mala sua ventura in Ita- lia, mentre si trovava in romanis partibus^ sul prin- apio d^ ottobre, cadde infermo e si sbrigò da questa Tita. Corse voce, e forse non -mal fondata, eh' egU norisse di veleno, fattogli dare da Benedetto IX già l^apa, ai cui tizj noti non è inverisimile che s* sg- giagnesse ancorii questa nuova scelleraggine. Mense juntt { sono parole di Lupo Protospata (4), ma si dee -scrivere oclobris ) dictus papa Benedicius per pocUlum^eneHoocciditpapam Ckmeniem, Altrettan-

(t) Antichità Estensi P. i. cap. 2. '

(2) Urspergensis -in Chronico.

(3) Àpud Leibnìtium Rer. BrunsA'vieh T. I.

(4) liàpu^ Protospata in Chron.

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90 ASSAU iffiuiàk

to ba RomoaMo SQleniitaQo (i). siiss!^te f^ssef^ zìoQe di Leone ostiense (3), che questo papa* termi* nasse i snòi inorai nitro montes. Fa ben portato n Bamberga il suo cadayero, ma e romfmis finibus,^ coi me hn ancora V autore della Vita di s. Arrigo impe« radore (5). Essendo stato finora ignoto il luogo do^ ve questo pontefice terminosse i suoi giorni, ho io il piacere di poterlo rilevare* Alle mani del p. d. Pietro. Paolo Ginanni abate benedettino, diligentissimoricec-^ catore delle antiche memorie di Ravenna, sua patria^ capitarono negli anni addietro due bolle originali*'. I^ prima è del suddetto papa Clemente 11^ data. FUI cahndas octobris^ indictionfi /, cioè nel di 04 di settembre dell^ anno presente, mentre egli si trova*^ 19 gravemenle infermo nel monisteco di s, Tomma^ so apostolo ad ^posellam^ vicino a Pesaro. In essa doua egli a Pietro abate cU quel monistero la terra» di s. Pietro, prò salute animae suae. I^a seconda bol)a è di papa Niccolò 11^ data nel di 16 d^ aprile delT anno 1 060, in cui per intercessionem, domni^ Petri Damiani hastiensis episcopi^ confratris nosfrij^ eonferma al predetto abate la stessa terra di a. Pi^- uro, guam domnus papa Ckmens^ ^ii/ Jhi ohUt^ ohtuUt praedicto monasferio. Resta perciò ^iaro in- qual parte d^ Italia venisse 9 morte il soprallod^^a papa Clemente II. Ora il già òepQ$ìo Benfid^tta IX papa, udita che d)be la morte di Glemiqpte, col, mezzo dfp suoi parenti potentissimi in Rom^ t%QM> si adoperò, che per la terza yolta tornò ad occupare

(i) Romualdus Salem. T. VII. Eer. Ite!, (a) Leo Ostiensis lib, a. cap. 8i« '

(3) Acta Sanctor. BoUandi ad diem ZIY. ^tdii.

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l^ |LeSajdi f, ]PretfO| « la occppò p^r oU^qp^fi $eci giorni Yedesi in questo anno un placito tenu*^ lo in Brani, diocesi di Piacenza^ da Rinaldo messo dei tignar ùnperadore^ al q uale. intervennero ancQr^ Anselmo ed A%%o marchesi^ V oltioio dei quali ante- nato de^ marchesi à* £&te, già da noi §* è veduto, a^l- V anno to45, eonte di Milano, Questo documento fi legge presso il Campi (i), ed è autentico. Ma non cosi un diploma rapportato dal medesimo storico, e attribuito ad Arrigo III ,re, come dato nell' annq presente^ Non può sussistere, quell' atto.

( CRISTO MXLvui. India, i. Anno di ( PAMÀSO II, papa i.

( AABIGQ III, re di Germani? i&^ imperadore 3.

Non inancarono i Romani, per attestato di Lam*^ berto da Scafhaburgo (a), di spe4ire ambasciatori ail^ augusto Arrigo, per riferirgli la mpite di papa Cliente II, ei^ue successorem postulant^s; e que-. tti ai trovarono in Paliti, dove esso imperadore ce^ lebrò la festa del santo natale nelP anno precedentei) Ma perdoccbè Benedetto IX s^ era di nuovo intnita nella cattedra pontificia, si dovettero trovar difficoltà a mandare un papa nuovo a Roma. Però solamente, nel luglio di quest^ anno, fu eletto p^r successore del. defunto Clemen^ Poppone vesco^^ non già d^ A* quileja, coupé ha T Annalistfi sassone, Alberico mpi naco dei tre Fonti ed altri ; ma bensì di Brixen os-»

(i) C«in[a Istor. di Piacenza T* I.

(a) Lanbertiu Istor? di Piacenaa T^lm >

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9^ AKITALI D^ ITALIA

sìa di Bressanorie nel contado del Tlrolò. EgR è^ (damato da Ermanno Contratto episcopus hrixienA sis : il che da alcuni vien credato error de' copisti^ in* vece di hrixinénsis ; ma que* cittadini anche pres-^ so altri scrittori si veggono appellati brixiens€S,Vre^ se quésti il nome di Damalo IT^ e, secondo il car-^ dinal Baronio, mandato a Bomà dalP iioperadore^' èiiffragits omnium electus et comprobatas^ conse^ cratus fuiL Da quali autori prèndesse il porporàW* Annalista tal notizia, non T ho potato sdorgere \ « <!erto par nf risimile che Arrigo prima d* intiere « Roma esso Poppone, se T tntendesse col clero e po-^ polo romano. Ciò noki ostante noù la^i^ di sospet- tare che Arrigo potesse ^ui prevalersi troppa delt^u- torità sua, con lasdare in tal elezione poco airbitrity ai Romani. Ermanno Contratto (t) scrive che Poppd brixiensis (bnxinensts) episcopus ab wtperaioi^ electus Romani mHtitur^ et honorifice su^eptm0^ Sospetto io inoltre, che cominciassero allora nd Mt€M rarsi- gli animi de' Romani, perchè gli antichi impe-^ radari greci e franchi^ secondo i canoni^ aveano *la-^ sciato sempre loro in libertà V elezton de' nuovi papi; con riserbarne' solamente V af>provazioi)e prima' di éonsecrarli. Ma l' angusto Arrigo neppur lasciò ioi^o libero il diritto 'dell' elezione, dacché gli aveva obbli^ gjBkti a non procedere ad essa senza il suo bisneplaci*» te. Doveva anche rincrescere lo^ il veder provvedo^ ta la Chiesa romana di pontefìti forestieri,' senzar (ufenderli dal grembo loro, benché noi abbiamo osv serVjlto molti /pépi presi dall' Ofieiiie' oe' secoli

(i) HermanoiisContMi^UisiaChraJMjQO^ * , ^

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ANNO MXLTUI. 9S

4JÌQtTo. Yc^gsisi Ottone frisigeose (|)> ,che cooferma quanto io vo jospettando. Che sooDrolgimenti par- torisse dipoi questa motazione di disciplÌDa, Pan* dremo vedendo nel proseguimento della storia. Teno- ne dunque il novello papa Damato II verso Roma nel mese di luglio delP anno presente, essendosi, co-* ine è da credere, ritirato il falso pontefice Benedet^ to IX. Ma poco potè egli godere della sua dignità, perchè dopo soli 25 giorni di pontificato passò alT aUra vita in Palestrina. Questa si repentina mori^ fece correre dei sospetti, che il veleno anche a que- st^, altro papa avesse abbreviati i giorni. Restò vacan^ t^nel rimanente. deir anno la Chiesa romana.

Seguitava intanto nel regno germanico la ribel-^ lione di Gotifredo duca della Lorena superiore. Avvenne che in quest"* anno Adalberto^ già creato 4sica della Lorena inferiore, venuto a battaglia con .e9#p Gotifredo^ restp sconfitto ed ucciso in quel fat- to d' armi. Abbiamo poi dal bollario cassinese (2), che r imperadore Arrigo concedette al monistero delle monache di santa Giulia di Brescia un privile* gio, dato /^/ nonas maii^ anno ^ero dominicae In^ carnationis MXLVIIÌ^ Indiciione /, anno autem^ domni Ueinrici regis tertii^ imperatoris secundi^ ordinaUonis ejas XX, regnanUs quidem /X, l'mpe- rantis i^ro li, Actum Turegum^ cioè in Zaf-igo, oppure in Turgau, Fu più Volte in quella terra o città V imperadore Arrigo, ed in questo anno ancora vi celebrò V ascension del Signore. Certo è, secon- dochè ho dimostrato nelle Annotazioni alle leggi loa-

(i) Olho Frisigensis 1. 6. e. 82. Chron. (2) Boll Gasinens. T. a. Gonstit. 91.

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'§4 a^IfALl t>'lTÌLti.

gobarcliche (i), ch^ egli in esso luogo tenendo tina gran dieta de^ princìpi italiani ( iti quat anno noi so }, pubblicò tre leggi, che si leggono nel corpo d* èsse lèggi longobardiche. Una specialmente nerita atten- 2Ìone. Sapevasi che molti io questi si corrotti secoli erano levati dal mondo, ven^cio, ac diversojurtwae ntortis genere^ cioè non già eoo fettucchìerìe, ma col Teleno e con altre maniere occulte: che questa è 14 lorta della parola ^eneficium. Ditinaro ed altri istòtf- ci anch^ essi asseriscono che in questi tem^i T Italia €fra troppo screditata pet T uso del Veleno. Perciò fa flefertninata la pena della morte contra gK operatori di si ofrida iniquità. Rinnovò in quèst^ anno ancora esso Augusto i luoi privilegi al monistero di s. Pie- tro di Brendido con diploma spedito (a) XT// ita-' kndas maii^ anno sfero dominicae tnùarnationi'H MXLFIIl^ Indictionc /, anno autem domniUein"' rici règis tertìi, imperatòris secundi^ ordinationis' ^us XX, regnanlis quidém IX^ imperantis vero li, ' Actum in Ulmo. Sarà la città di Utma. Ti'uovo i6 tali sconcerti nei diplomi intoi'no agli anni deir ordì- ha%iòne di Arrigo, che non ho voluto il fastidiò A riveder questi conti.

(i) Rerom Italie. P. II. Tom. I. (a) Aatiquit. Italie. DisserUt, 70.

,y Google

j^ ir ir o ìtiLLJX. 9S

( CRISTO Mxux. Indi». 11. Aano di ( LEONE IX, papa i;

( AR&IGO III, tt di Garmaaia iij im- peradore

AUnamo dai GfoDografo di s. Beotgnd (i), che i Romani, iotiamorati dalle Mie doti di jÉlinardo ar^ civescrfV9 À Lione, fecero istanza alT imperadór^ Arrigo per a?er}o papa. Alinardo saputo, perchè )aoQf gli dovea piacere 1^ stria di Roma, si guardò di capitare alta corte imperiale, finché non udì creato OQ ooTello pontefice romano. Qnesti fu Brunotfé pescavo di Tallo, paretite dell^ imperadore. Non si potea aeegllere personaggio pia fiittd seeondo i^coo^ re A Dio : tanta era la soa pietà, il suo celo, la soft attività, la pradenca, il sapere (^). Trorarasi I* impe^ ladoF Arrigo ta Tormaaia nel dicembre dell^ vtmù ttileeedente, dorè tenne una gran dieta di Tescòti e prindpi. Si trattò in essa di prorfeder di ito nnovo pontefice la santa Chiesa rontaan. Non se V aspetta- Tt Brnnooe^ tolti i voti concorsero in lai, ed egK» colto cosi air improvvisa, dimandò teaipo a pensarvi tre ^rni. Dopo t quali ripngnandio a tale elezione, èon uperanza di sehivttrcF questo pesante onore, SéG9 inpobblico 4a eonfessix>ner de^ suoi mancamenti, Ida indarno, perchè stettero ttìtti coitami in volerlo papa. T^eitno presemi i legati romani. In fine si ar- rendè, ma €0D protestai^ che non acoeilava la eart'

(i> Dtchery Spì«ileg. I^oift. II. nov. edition. Albewcus

Monach. in Chronico. (a) Wibcrt in-^ila i. Lesuis IX» lib. 2, e. 1

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96 AmAliT D^ITILII

ca, qualora non ti concorresse V elezione e il con- sentimento del clero e popolo di Roma, non igno- rando egli che in tale proposito avetno ordinato i sacri canoni. Gli furono date le insegne pontificaUi e dopo avere celebrate le feste del santo natale nella saa chiesa di Tallo, con singolare umiltà vestitosi da. pellegrino, sul principio delP anno presente si mi- se in viaggio verso Roma, avendo in sua compagnia il celebre monaco Ildebrando, che fa poi papa Grer gorio Tn. Arrivò egli a Roma sul principio della quaresima (1), ed ivi ancora solennemente fu eletto e applaudito dal clero e popolo romano, e consecra- to papa, con prendere il nome di Leone iJ^. perde tempo ad operare. Dopo la domenica in Albia tenne un gran concilio di vescovi in Roma contro dei simoniaci. Poscia, chiesta licenza ai Romani, sen ven- ne a Pavia, e quivi n^lla settimana, dopo la pent^co-^ ste celebrò un altro concilio. Indi passò a trqvt^r^ r imperadore In Sassonia per informarlo dello stato d' Italia ede^ bisogni della Chiesa. Un altra concilio assai numeroso fu da lui tenuto nella basilica di s. Remigio di Rems, e poscia un altra in Magonza, do- ve si trovò ancora V imperadore. In questi tempi du-^ rando la ribellione di Gotifredo ifo^ra di Lorena, eoa cui aveva unite le.soe forze anche JBflldmno conte di Fiandra ( i ), papa Leone, ad istanza deiriiiiperadere, amendne gli scomunicò. Più che l'armi temporali ser-» virono le sptrìttiali per mettere il cervello, a partito dt Gotifredo^ e però egli seo. venne suppliohevole ad

{li Wibert. Bruno. Leo Osliensis in Chroo. Aasdoius

in Itincr., eie. (2) Heimanoas CoAtraotasio Chron.

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BaldofÌQo a fior goerra, ma dopo aver lasciato dare

titi gran guastb «mi ^aéié )Mt^ anattà looperiale,

finalmenta trattò 9i fiéeUt^dfe'rf tel^feilf ^ixMMggi.

-Bbpà*qt*»fe^t>te^LWfieIÌ lA città d' Aii-

gcista « per la Banera'^dl* finir 4èff anno veone alla

Toha à* Italia, ed arrWò a celebrar la feita del natale

'% IT^rdìDtt.^QòtféMtò'etoè f^fiia In^'qiteat'aòtfo I suoi

^^rll^^'tf^iHòmt^iit^ ^ Fer&'^fAi i<i»<betk <r) «bla

T itf {Jériitft»B'Afrrigé/ ixmtiedetlé 11 B^mtOòtivèHbi^ '^ WBd»av »«Su»i Wboèaaori^la liet&»i 4i feélHrre

=11 diplonsé M^aato ÌX'^Z kaihndés ìnàU^^ma'^mtdni^

' di^ ^r^ShMmir^jUi 'XK;-Hgnl ìfimàBM K^ imperli cér^ Hf, j^étUm ÙdstdpMi ^ortio tf Mré dbé gli Steni'd^ *ord{i^ation di 4itrr)g& #otie eonlbii'ia t^iiA ^dit^loftiì !> é frèt^ fjgifteérò nd ^l»i fo^«iir# <tt'%e«ertMr -'qvteifta'e|)t»c« e ^l edtteg^ef e gli efroH'^ Circe ijvBaii ' t^mpi ancora abbiamo da €ediié«» (6) tfrv#alttiei»- impbttàtitihtob per Storie d^ilalia, eiwè '^e i IPbt^hl, ^èilte dli'^8iEÌ6«e-^ni>6ei «^tdglimn'di^e della '^fati Tbrtéti^v %i^fk^<> t^le |[)o>te de^<h«M»ap, e 'i^hifftkihtio^ le4òriéi['ribtfi«c«>«if^iHe kou \mu^ ai S^acebT léf*ttMà, è^ckral^pefaeìa ad ioieattrXÌBitipé*

( i) Oiron. hrftnse P. IT. %\ II, Hér. Ital.

(3) ÀDliquit. Italie, Dhsertat. f;^ ,, ' .^

(3) Ce4rei)4 C^mpend: Hialori. , , . i

KimATOBI, YOL. XXXT. DigitizedbyGoOglC^

^ àptALt h* tunL

ris«rbaa49 qafl d^QGOÒn^, i|l4:«Uo àt^ . Sioria.

< CfilSTO MW Indi», tu. JUbo di ( IiEQNfi IX^pupa o.

( AaAI«0 ni ce dk Gmui^ia n, anperadore 5.

GiuatQ ch« fa a Roma il santo po^fice ^Leotm JXf e sbriglio da vari aftri^ io qiiaato,8iiiio (enea n'él precedente, come laseiò soritto I/nooe.ostien* *^)l^) patio io Paj^y parte per f 09 difozione (a), par- ie per quotar le discordie, insorte fra i Koraiafini eri popoli di quelle fiootradc^ che si sentivano gravati non poco da quella gente straniera. Pu nelF aprile a a Mbnte Gassino^ a.s. Uichele del Mon^ Gai^np) e o Benevento, dov^ 4i .nnoyo soomanicÀ^uel popolo^ perchè HbeHo all' iiiiperad9r<e* Ti^ni^ ih| concilio in S^nto, dove depone di^ arcivescovi <^nvinti di sÌp- monia. Toxnato a (Vicina, ^ui priacìpie H maggio ce- lebrò un abro canailio nelh basilica lateranenf e^ do- ire àtrono condensate le p/sr verse do^rine di Beren- 'garto franzeSe intorno al sacramento delP altare. Fioriva in questi tempi in Normantj^a nei monistero di Becco il celebre Lanfranco ^ pfi^e^ allora d^ essp siicro liiogo, di nascita itfdi^dH^)^ pfr^hè^nato di nobi- li pareniiHn Pavia* ^ssei^o, p^^si^t^ C"'^!^ e il sud- detta Berengario qualche *4st^aa, ffi ,fgli chiamato m ItaUa, e.taato in esso concilio late^ff^neqse, qnao^o in quello di YerceUi susseguenteme^fe tenuto nel set-

<i) Leo Ostiensìs'I. a. e. 8f. T '

(a) WibortQt in Vita b. t^onis lib.'a eap» 4*

V jr o nx.*.^ 90

letohre.^ questo aimo dal medesimo papa^ ginsU^c^ò tiesaove reste carissima a iulta la corte pontifiicU. Sor^i questo accidente a tmaggiom^ente accrescere U fune della letl^ajtiirt- e pineta di Lonfranco, il qoale •eoi. tempo dÌTeniM ebat^ di Becco^ t poscia arcive- SODTO santo di Canlurbrri io lofhiUerra. Era iosorl^ qualche contesa ira papa Leone a Unjìredo arcwe" sc0if0 di Bayenna spalleggialo da alcuni d^Ja corte imperiale. Però in esso condlio di TeroelU il papd gir sospese ilmipiste^o; episcopale» oppure, eomA tuo! Wiber.tOf lo aQomonicò^ Toi;nò egli dipoi alla in^ Chiesa di Tulio per farvi ia traslaaione del corpo di s. Gerardo, già vescovo di quella città« Passò ia quest^ anno nel i a d^ aprile a miglior vita su ^daJr Jferw o^sia Alferio iondatore e primo a^aie dell^ ior ai|^e. mouistero .della Cava nel principato di Salerno^ la cui Yiia^. insieme con quella di tre altri abati suqì ^accessori, ai legge fra gli scriUori da me caccola delle cose d^ Italia (i).. Se si vuol presi sr fede agli Annali pisani, in quest** anno (2> Mugetto, re de** Sa- raceni afcicani» con un potente esercito tornio in Ssr- ilej^na, e cacciatine i Pisani, attese a iabbrìcar^^i dell^ città, e prese la corojia di quel regno. Pisani verq^ 4:um romana Sede firmata concordia cum jtrivik- gio et cum vexììlo sancjti Petri acceptOy iavaseruut regem^ et c^perunt ijlum et totam terram^ el cono- nam imperatori dederunt El Fiia Jhit Jirmata de iota Sardinea a romana Sede, ^B al vedere che dei vari autori di questo secolo, i quali han parlato d«i £itti gloiioM di s. Leone IX papa, niuno parla di

4^ &«ram lUlic Tota. TL

ia) Annal. Pisani, T. TlsBer.lUl. p> i6>

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loo JivtfkLi t!* mtià.

(juesto, che pur sarebbe tornato cotanto in onore det medesimo : pare éhè si possa dabit&re deir im- presa suddetta, o almeno delie sne circostanze. Ra^ eque nelTanno presente nel ^ A novembre àV augusto Arrigo nn figfiado maschio (i), ^rtoritoglr dalP tbij)eradrice Agnese. Fu qae^ti poi Arrida quarto ira i re, é tetòo fra gP imperatori, per cu» cagione vedremo a suo tempo seonrolta tutta V Ita- lia e la Germania.'

Cessò di vivere in questi tempi Pandoro //^, prìncipe di Capua (2). Leone ostiense il fa portata via dai diavoli, citando uh^ appaiizione fatta ed un servo di Dio napoletano. Ma, slcóome il p. Angelo della Noce osservò, probébilmente questa fu una giunta fatta alla Crònica delP Ostiense, ed altri eia scrissero di Pandolfo Capodiferro, tanti anni prima defunto. Nei secoli dell' ignoranza gran voga eveano somiglianti visioni e dicerie. Pandolfo P'^ suo figliuo- lo, testò padrona di quel principato con avere per collega Landolfo V^ suo proprio figliuolo. Ho io rap- portato altrove un diploma dell' augusto Arrigo (3), come dato in quesl"* anno in fieivore del monistero di s. benone di Yerona. Le note cronologiche sono queste : Data III idas novemhris, anno dominicae Incarnalionis ML^ Indlctione IIII, anno domni Heinrici terlii re^is^ imperatoris autem secundi^ ordinationis ejus XXIIII^ regni quidem XIII^ int" perii vero IIII. Acium Veronae, Perchè era tutta- via attaccato alla pergamena il sigillo di cera \ e nel

(i) Hermann. Contractus inChroa.

(2) Camillas Peregria. Hist. Priucip. LaogobarJ.

(3) Aatiq. Italie. Dissert. 63.

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A M W 9 mb. lQ1^

novembre dell^ anno preseote potct correre V Indire diane IF^ ^eax^ iarae akro ^vb$^<% Io credei docu- mento originale e sipurp' |l^ ae $\s^ così Qell# pci]ga- HKe^a,^ ò aviai^^iu^ ^^frore m copìaHo, noo so io ora accordarlo colla Terità d^ gloria. Che V inope- rador fosse in Italia in qnest^ anno, ninno degli an- tichi io scrijre, ed io lo. cre^o ^Hp* S9no a^bf di- scordi ira l9ro V ann^ HJJI di^l r«gno e il IF deK r imp^o. ^«b)>e da f^^^ s^ potesse riferirsi alP anno ip55, cplc9n(roi|lp^^U'prigii^)e. $iccomf ap- D^ri^e dn m dociwiei4ff.4fi ipe dfito ^|)a jnc^ (iXin qisesl' amo il vfiBXfAm^ .^bfirtQ 4f^ -W» progeni- tore ^' prìHi^pi es^fifi» fi IIW9W B9V4e della Luni-. ^niL Sglfè qf^vi appeUjitQ féPmrti^ qiiij4fi%o vQCQii^r^ vw(Aio §t apm^ ié$ms Zi^n^fisis comitato^ film$ bona^ m0inqrÌ0fi iienmM€ ^ikfir^i.simiUUrqiie, Ac^Ox <^ tffar^hJQ et Q^m^, ja X^qnigiapa, era il fpr? te dei l^eoii ^ ^\^ p9s«edi»li 4»^ ^iMM^À a^d^esi,. a]^l9^ P<ia^ Wat<{h<B#i d' ^Bittf ?ot|o qu^t' «inpo. ( s«fpa,re ^oa.f^ 9fl 1^54 ) si legge una lettera di ^r^O. du<!q 4' I|&1ìa a J^^r^r^Q <?M^ di Farfa {2), io cqi egli s) rA^g^ d*" essere atatp ain«|esso filla con-, fraterpitl e p^cti^'ppzion delle oraiiioQi e de' meriti di QUO? b^pni molaci. Il A\fÀ^ sua inolkQ v^^^9 f^. degno d^ OH^rvauon<^ ò questo : £^ Argiro Dei protn4^nfia magi^ter v^sti^ jfi ^lor Jlqliut^ Cafa-- briae,y SiciUttPy Jhi/lag^niaef Mol|9 più antico ^ il rito di simili c«afrat^niA^ £r^ i qiQiHKi^ e4 esso du- ra U4|av^,

(1) Antichi U ISsteofti I. cup. ii. . ,

(3) Chron. FarfcnsQ P. 11. T. il. R€r.,J^,^iÈoogIe

loà AWWAti f* rrixti

'( CRISTO lÉLT. Ià««. ir. inAo di ( LEONE' IX, papa 3.

( ARRIGO niredi Germikiii ti/m^ -peradore^^.

Tronronst P iatàócMì Leone IX papa e V im^ peradare Arrigo in Abgusta, dorè insieme celebre- rono la festa ddla porificazioiìe delta tanta flhdre di Dio. Io tal occasione^^r attestato di Ermanno Con- tratto (i), r imperadore rimise in grazia del papa Vnjrtdo areii>eseo¥o di Ravenna. Bla Wiberto (^> a^^agne nna partldblaritk, eioè che Unfredo fu dita-' mato da Arrigo ad Angasia, e ^po nttv restituito al papa ^uni beni ingiustameote ocenpati, & fortMo a chiedere 1' assplnnon deUe eensure. Inginacchiossi egli a^ piedi del santo pontefice^ e perehè tutti i t>re^ lati assntenti interposero le lor preghiere ^or di "^lui, Leone eon alta Toee disse : Jl misura della sua divo%ione Iho gli conceda F assohsbione di tutti i suoijalli. Nel ierarsi Unfredo in piedi, fti osserrata che quasi Imrlandost del pepa, e tuttavia gon6o di superbie, sogghignava. Vennero le bgrime agli occhi al buon pontefice^ e con voce bassa disse ad ahuni che gli stavano intorno : Ohhè, questo miseràbik è morto. Poco slette Unfredo a caèer bu^o, ed appe*» na ricondotto in Italia, diede fine alla vita e all^ alte- rigia sua. Ermanno Contratto lasciò scrìtto, essere còrsa voce ch^ egli morisse attossicato, perchè la aua morte fu improvvida. Illa s** egli mori, come vuole il

(i) Hermannas Contractus in Chronie^.' (2j Wibertas Vit. Leonis IX. f, a. e. 7. JOgle

ffossi, nel £ 33 di' agosto, gran tempo eorse frt k di lui andata in Gemttaia e la notte- ^na. Tornato a ironìa papa Leone, qnhri celebrò dopo pasqua un nuovo concHio, dote ffB Tnìite èose seonnAicò Grv- gorio vescovo di Tercelli, imputato d* adulterio^ eoa una fedoya già sposa di un suo zio. Non si tro? am questo TeseoTo in Róma, e nulb ^tiè pale rispon* dere per sé. Ma 'avvertito deib censura eontra di lui- fulminata, se ne volò a Roma, ed avendo promessa sodAsfioione, «e tornò assoluto e eomento a ca- sa. Questo prdato ne? tempi susseguenti ieée gran fi^ra negli aihri secokiresclii d^ Italia, siecoase ve^ dromo. Indo poscia il santo ponteica all^sigae aso- nistéro di'SuhiaeOi da dove esàendo foggio Jtihne ossia A%%o abate, a cai >datea rìmoadare Ja coaeiaii- sa, egli diede per abate a que^ monaci UmhtHoi n»# to in Francia, e le cai impi^eae, paste buone a parta cattive, »i leggono nella Cronica A Subiaco* (i> da me data aHa luce. E^ ndiabile quanta in ò sertcao, cioè che il papk inr quella coogiantinra Sàbì^eenus ud $e canvocavit in moneaUfrio^ ^^uonm iti r^qwtni tnstrwnenta eharfarum, nota^U Jaì$k$ima^ H cai magna parte ante te igne cremori Jpeit' IK qswste merci non fbrono privi una voka akrt monistcri* a cbies e : il che sta detto sensa pregtudbta degli isMUi- inerabili altri autentici docaàianli cbe si ^vaao nei loro archivi.

Dovano in quimi tempi avere i monaci di Far- fii chi fi perseguitava n^Ua c^rte pontificia ; e proba- bìlmanUl uno^ da Iok nemici- era Gioyanni vescovo delia Sabina, iobe^mpsae di moll^ pret^mioni eontra

(i) Cbron. SaUaccnise a^. lUur.Ilal.

4i; qaeU' iwgOA «i^cHiMro. J^Umvp i. i^oa^cc una . 1««|W« tf boqA i^jHiKeapfs eqti^ f^aporgU le prorpfative

fum§mii'9é9iH. oralftK^r' H che fcp mio tvywo fi cÌMtQii9n(i^Q#;OOQ.4e* ^ali mopi^<H; abìt^i^.m F^rfii, BMi ddgH^ijiró «ii«oi^ ahe:e^a9o «y mo^a^^tcrU jprio* Itti i^ttoppf^i» SUI eooiòiiA (ooMuna si ^8f to^ la Uj^e fir» i moMci le tt t^l4«tu> veifiavQ. Fi,iiahnje^t« jMfa Ldo* ae IX fimrfiDQii alunooisttf^ kvi^im lt,mtk \ kioì priftlegt tom «oa b«U«, ia w «i fa ^cAt^ri? H »^P ^»®* pie» di di^tìont, V9iri(p> ;le fai^t^sùpgLa Vergine : Daia III idU$ dsc^nAris. |i#r m^mf Pitici 4M;f coiti sancéùff roniamm JS^^im kiiMcÌh§^W%.Wt^ dmnnl ffàrùwatmi . arifkkafiPiiU^^h^P qaJoni^^ìs MTchkpùèopi^ tmno Jàmm teQois JX^p^pae Urtip^ Imdi^wi» F^ Qomfmèifi. wH i^Xifsoj^ve deir ^Qi^a presentev Gfiide iip«di:» Ufobé^e (;^) àMi J^rmanno, ^rdhmeova di Gdopia folafi; fit^icgncefliere,dl papa Leon* ÌXi deHa-^eoi eefe b^U^ ti fr9i9Y» qafpU ootì* là. Eff^ilinadeMmo Efìmm>ié9 ercii;aDcelUere d^ll^iio* perii» ia cpiesii gjioriu» WibAiili^ fprive, (^) che p^ipa Leoae diede officmm, canoieUarii samU^ romanae te4fì#'e hii.ttatrfliiioÌ8«eceif«ri, Gonftiraiò pai^manld il «MAa pontefice tutti i ^mA dirktft el au^ imiterò ca- ta«rteMe.oon altre Mia (4)9 dite ^ Rifiuto ju^ 2/1, etc. anno domni Leoni$ iX, papae JJ ( 4^ f •« Mve III)j Imiictioim Jf^^i l^t^u^io altre J>oHe

(1) Chrón. Farfens. P. IT, f. tt^ Rek Hai."

(2) Habiltonius Annal.^Beiie^ictlà. ad batic «rniottt.

(3) Wibertós iti Vita Leonia K* h% 6.5^' (\) ChroB. CaMUciens. P. U. T. 11. Ber« it^ogle

d«Ilo sjt^«o^p$i, il^u^l^ per testiii\onÌ9Qza dfU' O^ stiense (1)910 qae^t^ ^qop «pd^ a ^apc&a^ a.Beiieyea- 4o e a S,9ler.no. l^ \%\ coii^uptur^ ò. gr«^bilQ c|i« s^qcedttSQ cig» ci?i^ praxeptiyawejQM »wa i|Sf«ritQ il ined^ttmo OsUe^se^ W^^^^^ I^U 4#|plvewe dalia ^oo-. inviDJica il popolo di Bep^yejptQ. Taotì pas^i deir oi« timo pontefice fmo. qp^Ue parti, e»nno lufti par, trovar, $0 ^a ipai poasibile, qualicfaa,riiaedio 9 frenp air iosol^ozA, gcud^tà €4 ayi4it4,ip9rc4ibile da* Norr mamii, o§ax fi^ ^^^^ ^ ff^tQsi alla P«^Ua e, alle TÌdaaQae, e Gristìani più di nome che di fiitti. In una lettera (o) ^m^ 4^ ^^^:F%^.^H^ imperador di G>stantìnopoli gli espone, qooi^ coftprp ain^nataa- Taoo, tormen^anp ^Q'vfH$e4 al>i|afi^ peppur per- donando alle àonne e a' ia^iuUi ^ sppgliaTano anco* ra ed incendiavano le chiese ; e che per quante eaor- tasioni e miniMc^e avetst agli adopera^p, .nu|}a ^ mu- tavan9 i ^oro perversa postumi. Per^ s^ e^a e|lft abboccato con Arg^o cal^p^n^ 4e' GjrecJ per repri- mere qoe$ta n^l^ |;e9te, aid implqifaf^ ap^Jie^il brap* ciò 4«Uo Me99<» fM^p^tp, gwou J^j W^»1f' a'MU^ V"^ punto f^rive JLppo JProtpipaJajP). che attivò, cipà 4a Co$taiHiaopoli tornò{inPxi|^,^^./y/r^ %^H<>^^ 4i Melo e duca di* ll^0 peip ^li Qreci. Yo}le entrar in B^i, ma gli fa negato 4«at Adrali^p^ Rcpinoaldo e Pillila fratelli, capi di p,A9^ &^n cf>ntraria, P^^^. mante il Pfyojo di Qaria^l dijip^tfcoi, de** <?ont^d}ttQri V ammise in quel/4 citt2^.;$j9'Pe fu^g^ Acbrali^tp \ St^ altri due irajelU pr^i» fwfio'f^? jiEiviati ip carcere, a

(I) Leo Oitle^» CSk^cmC lib. a. e. 04. » - (a) WtbertQS io Vita l»eo«)i# X^* U «vP..??- (3) Lupo» Prgtpj^la ip Ó^rpn, ^edby Google

ib5 . AinrALi d*itài.ia

Costantinopoli. Drogane^ conte e capo ^e^ormanni, fa in questo anno ucciso da un suo compare, e suc- cedette Unfredo conte, suo fratello, net governo di quegli Stati . ITói troviamo tiiittezzato in quest* anna nella città di Colonia it fanciullo \^rr£^0, figliuolo dell' imperadore Arrigo, e tenuto a! sacro foàte da- ttgo abate di Clugni, uomo sànfo^ Da un documien- che So diedi alla luce (t), apparisce che in questi tèmpi Guaimario IV' ^ Gisol/o suo figlio, erano principi di Salerno e dufchi di Amalfi e Sorrento.

{ CMSTO MLit. Inditìone v. ' Anno di ( LEONE IX, papa 4.

( ARRIGO m, di Germania 14, imperadore 7.

Era stata in addietro T Ungheria tributaria ieU f imperio germanico; ma essendo insorte ntf, è ces- sato il pagamento, si Venne ad 'ùn^ aspra guerra fìra Vitnperàdone Arrigo e Andrea ri it Ungheria. Ti santo papa Leone per deistdério di rimettere la concoi'- dia fra que*^ principi cnétiani, si portò in qùést' anna di nuovo in Germania per trattar di pace. Ermanno Contratto scrìve (2), eh* ^li vi andò per le istanze del re Andrea; fece desistere l' imperadore dAll^ asse- dio di un castello;' e troVbtcffó dispdstissrato ad lin ac- cordo, già si credeva di avete in pugno la pace. Ma^ Andrea sconciamente il' burlò: laonde il papa fulmi- nò contrà di lui la scoinuni^ia.'Se ciò sussiste, è cosa da stupir come Wiberto poati tutto al rovescio que*' (1) Antiquit. Italie* Dissert; 5. p. 217. * (3; Hermaonus Centractiil in Ckron. QqoqIc

A H ir 0 " Mtii. 107

sta accenda con dire (i), chegU Uogfaeri erano pron- ti a pagare ii tributo, parche Qttèàesseró H perdono dd trascorsi'pasàati. Sed quiajactione quorumdam curiaHmnj qui JhUcibUs sancii viri imidebdrd iteti' IfUs^ suni ìougttsti aures ohluratae pteeUpus domm OpoiioUei^ ideo romana respubliàa suhjectiànem v^gni hungariei perdidU^ etadhuc doht finitima pa* tiriae' praedis et incendiis devàstari, Arrigo Tfoecan- cèUier deft^ imperadore txi m quest* anno da lui prò- lùossoall^àrcÌTeseovato di Ra?enna; ma' secondo il Rossi <a) non ottenne la coaferma e ti pallio dal pa- pa, se non bèlfanno seguente con boHa data F'I idu$ àpriUs^ anno pontificatus IF^ Indiciione Vi* Sotto specie dlntroniztar questo noveSo arcÌTescoTo, fa id- tiato a Ratenna anche Ni%oné ^^scow> di Frisingay uomo [Hén di ?izj e che per qualche tempo mostf6 di pentirsi ff di abbracciar la vita monastièa) ma fn brerè tornò alla' vita di prima. Costui giunto a RiTen- na, quivi coko da morte improTyisa lasciò le sue os^ is. Al suddetto Acriga arctTCScoTO scrisse il suo li- bro ossia opuscolo intitolato gradìsimus^ s. Fier Da-^ imano, o, come si dovrebbe (Kire, Pietro di Damian&y nato neOa città stessa di RàTenna, e ginn luminare ^1 tantità e letteratura in Italia per questi tempi. Uno an-* cara dei motivi per i quali s^ indusse a tornare que- st^anno in Germania U santo pontefice, fb, secondo ì- Ostiense (5), per impetrar degli ajatl dalP impera* doTe eontra de^ Normanni di Puglia, le a venie e cru- deltà dei quali egli non potea più sofferlre. Un d|iplo-

(1) Wibert. Vita s. Leonis IX. I. i. e. 1|.

(2) Rubens Hist Raveno. Itb. 5.

(3) Leo Ostieas. Chron. lib. a. cap. ^43oQle -^

nn ehe »i legg« pubbli<»to nelle xoip AvtàiMìh ^tjAh-^ n^ (i), ci ùi vedere ne). giugno di quest^ anno io ^n- T^9 l'imperador^ Arrigo, che conceda ^l der^ di Voi-- terr* fra gli «ll^ri privilegi quello di poter decid^^e. Htì col ^kifUot £ni «llora troppo in i»so qa^^ b^^- f^Hoa f deteatabU lu^anza, accreaci^ta dipoi neU^ m* diMra inD^nfci dai ^accìatoi'i di puntigli* Per isradicarla molto a' è fat^ ma al mondo non maiipliecam^o i?xa| dei paxzl. Hq io pubblicato un contratto ^egui^l^t. ^«est' aB«w> fra BonifwkìD 4v^cq. e n^archeat c|i To^ca*» na, signore di HanV>i^9 Ferrara ed altrf c^ti, e, Ql^ ta badeasa di a. Ginlia di ^es^ Fc^ a^^ta qneH» «arta^<s^); -^nno Incarn^iiione Domini nostri </e^, Chtifiti miUefimQ gt^inquitgei^imQ ^ecund^S Mnric^s grniia Jhi imp^ralqr augf«*&<^, amQ i^^pem ^y^ semini ^iH^rio haUndas t^prilis^lndictlQne gmflt^.Vì^ pòche aettimana dipoi appravvis^e Bpni|aa^o. Mentrp egli da Mantoini passava a Cremoi^a) per mezzp ^ nn ombi^so bofco, fn ferita con una saetta ojsjsia, eoa. un 49tdo auoMÌcato^ediqneleolpo moTì. Jfis d^hus macchio flonifaciu^ ( son parole d^Arnolfo nùla^^* se.(5) autore contemporaneo) ditm nemns iransfr^i ofuicum^ infidOs e^ obliquo latentibi^s, v^pfin^tg figi^ tur jact$h. Heu ^ene^r ac pìetms dierum% m<ituram moriem ^mgU(0 pr(Heoccupasfik II Fiorentini ^-. Te(4)>che eglifta/f malto c^rifiO d^anni niorì\ ma Q0ii< ave« veduto Arnolfo^ acritlore più iaformato di lui. £ ae Boni&ùo ai truota marchese fin V anno I094»

^ij Antiqui t. Ila)ÌG. Dissero Sq. p. 64t. (3) Ibidem Dis&ertat. 66. , .

(3) Arnulphus Hist. Mtdiolaa. 1. 9. e. 3- (4) Fiarenlioi Mcmor. tli Malild. lib. f.

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k tf 9 Ò VLII. 109

eon^eii dkt Óìt egli fosse teòchio tieB* sodo prt- ìteme. E ^ ^ lìee tldtare t)ie nefT edizione della stòria d* éao AtniMo fetta dal Leibàizio sopra un lesto ibiianese, si lej^j^e ftiafchiò ISonthJhri'ait Bcmp- faòiu$. Ma il AiaAosdtitto estense più antico degli al* tri non ha MotOitférrati; e qti^la è una giunta di qtialcfae fiorante, sifceome già osserva! (i) nella pre* Tanone al lyiedesimo Artiolfo.

Abbiamo da Donitone il tempo preciso della mo^- te di qnestd principe^ laddote scHre, ma accartamen- le tacendo ch^ essa fosse violenta (3):

Ipse die sexik maii post quippe ìcahndai l)é's^ruH terratn^fjuem Cfuistas duóat ad etìtràm. Quando defunctus^ terrae dalu's^ esigue sepultuSj Tunc quinquagtnta duo temporù ffiiUe Iht statif. Fa seppellito il di Id corpo in-Matì tota: perloc* che si legge preso il suddetto Doni):one una curiosa altercatione fra qtrelTa città e la rocca di Canoi/sa, do- ▼e pretendeva il buon monaco canos si no Ddniione, che se gK dovesie dar sepoltura presso de^ suoi an- iemali. Da altre memorie ancora da me rapportate nella prefazione al medesimo Donizone apparisce, aver la buona ^ente creduto che non nascesse erba nel luogo' dove Bionifazio Ai ferito. Certamente questo principe non era un santo. Anzi egli s* acqui- stò il brutto nome di tiranno presso i Tedeschi. Er- manno Contratto, vigente allora ( pure al suo te- sto non fu fetta qualche giunta), scrive sotto quesO an- ìra(3): Bùni/acius dttìssi/nus Italiaé marchio^' iftimo

(1) Rerum luHc. Sctlptor. Tom. IV,

(S) Oonìzo in Vita Mathild. lìb. 1 .

(3) Hermannus Gontrtclus in Chromcb.

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tyrar^niiSf insidUs a duobus excepttiS jndiilffus^ Sfstf>^ giitisque Quìneratus et pioriuu^, Maniuae^ sepéìiiur» £ il Fiorentim osscrra (i), ehe in tre privilegi, da Ar? rigo IT e Y e Lottarlo susseguenti imperadori con* ceduti al popolo di Lucca, si legge: ConsueitiuUn$s etiam perversasi a tempore Bomfaeii marchipms^ duriter iisdem hominibus impositas^ omnino interdir cimus^ et ne uìterius Jiani praecipimus* Lasciò Bo- nifazio dopo di tre figliuoli a lui na^ dalla duches- sa Beatrice, cioè Federigo ( appellato £oni/aua d4 continuatore di Ermanno Contratto), beatrice e ilfar tilda, tulli tre di tenera età, e perciò bisognosi della madre. In quest'^anno ancora, per testimomania del- V Ostiense (a) e di Romoaldo salernitano (3), Guai" mario IK principe di Salerno per una congiura fet- ta contra di lui da alcuni suoi parenti e da altri mal- contenti, con più ferite tolto fìi di yitav e il suo cader vero obbrobriosamente strascinato (ungo il lido d^ mare. Salerno colla rocca res^ò in potere de^ congiu.- rati; ma Guido duca di Sorrento e fri^tello d' ^sso Guaimario, chiamati in ajuto i Normanni, da li a aur que giorni ricuperò quella città ; installò nel princir pato Gisoìfo IJ^ figliuolo del trucidato principe; e £&- ce morir quattro di lui parenti cpn treniasei aUri^ tutti rei di quel misfatto. Fermo^si .tutto ques^"* ann<f In Germania il santo papa Leone^ ed in Vorodasiar celebrò la festa del natale in compagnia deU^ imperar dorè. Allora fu, secondo Ermanno Contratto, ch^ egK lece istanza, perchè ibsse restituita aotlo ii domini^

(1) Leo Ostìensis lib. a. eap. €5.

<a) Roinuakliis Salernit. Ghfon. T. 9. ^er. ItaL

(31^ Leo O^tiensìj lib. x cap. 84«

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deVa^CSUcMif^Bapa larice^ ÌM4ia £ Falda ^n 9Ure p^ale u^qiiflb.ccHitcadai kii|B^ uql lempi ad^ictrp furono donate a |^ietr<^ a pagif aqo ce^fo a Roma. Altrettanta premora at^, pcA fp^fojrato di B«(qbeii- ^a, di eai Arrigo I aagasta avea fatto aa dono alla jQiiesa rooiana, e jiagfva.anch^ esfa-aonualmente a Boma on eavallo |>ianco e cento miirelie 4* prgei^to. I'* iogparadore ali' incqntro, mosto egaal brama da poter disporre di quel vef colato e delle suddette badie, [propose piuttosto un camino, e questo fu accet- talo dal papa» Gioi Xjeqoa ni|iua^ p^d Arrigo ji suoi .difiu} eopra : quelle cbici^e, ed Arfigp m contraocan^ Ino fU ^s^det^ molt% suoi Si^ti n^lie parti £ Mi da Jloma. Ij Ostiense , feriva <i)*che ^me i^r ipsum 4iposiaìiewn et intperaiarem fyda -eft comnmMio de BenevMìOp pi bambergpì^i epi^co^^ ma ffequi dicbia- rareae jb^e cedala la sola ^it^à di Beneventp col sup te(ri^rip,^(HMQ^ gode on^di la S^d^ apostoli^, oppu- re enche.il principato,, di buona pa^te nondimeno del qqale erano ,eta^ {)ciqia investiti i Normanni; e lenapi dire con qua^ titolo, e patti c^sse tali StatL II $U fonio (a) dice ftamim vicariatu^, Qm^ ^gU interpre- tò le parole deirOstien&e (5), laddove scrive fi\xtLeo monus papa solcar iatloms gratta Beneifentum ah Beinrioa Qonradi fiUo recjspiL Da questo cambio P<M .deduce il padre Pagi, (4), che non sussista quanto he Eutropio prefe presso il Gulda&lro^ con djre chu Carle sfilvo av^ disir^f^9 Qenev.ento dalP imperio ro^

(f) SigooSaè de K^sg^ae ItaUse Hh. %, ' <9> Leo Otiièasìs lib; a. eap* 4^. - kZ) lf^pvk% in Annsles fiaroa. <4) Hermaonus Gontr^Uis in Ghran*

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^)Lh aMIIÉLI b' filila.

nMàò, e coMé^tttèio ài fkHitefiti retti^t. S'sr ^DÒ si- %ifMettte deSdrl^, yilye ìiìippnté Loddvtèò Pfb, t)ttòf-

rdroèss^'dutjàlo dfBcoétéiÉtio. * i

( C»fSt*0 Mtltì* lùdfeictoélrf.

inno ài i LEONE IX pafm 6.

( ARRIGO m, <K 6«rtti*ttia t5, ino-

"lE^éWddré S.

* = - > . ' . ' ■'>'<■ ■*

P éssTsteMa ééV tmgu'sib JÉ^ijgà p^ììbttÈt kiPó- * %\ht ddl 'giógo de^ Normabiif, ^qudi, pet <|tiablo étA- ve Erittc^tio Contrattò (f), v^èùt atUuòéì^ iitSiff!' Ht htìlà prérHà^ cùièpérùft% ìnjuiium, éhmiftd^M 'hìvAékrè^ hàè^ed^ìiS hgllvhùs fòàÉieRa^ praééii&^ Vil/À^V "àómu!^^ uaròrès étiàin^ gàibuè 'Ufmi'i^ '9p tm- Jèritiii^'Hs eccìbàiàtum àirij)e¥e^ pxysù^bthà lirniid et hamana ùfnhia (ptatét ^r^uf plus )^oietdHl yfuru €oHfi0iékrè^ nècjàM ap&iiàKcù pbhHfiài, heb ipsi -imperatori^ hisitanium 0tìrbo tenù^ éédèirè. ^u- 'gReltno pugliese dhrersatiaèhte parfà delle éonidbtia de' Norniianni, e ci vorrebbe far credere, eh* da Àr^ ^girò duca d' Italia per V imperadore greco provenir* *sero s^pectalmeìate tanti lamenti in parte fkhi eontra 'de'* Nòfmannf, diappoicbè Hoo gli era rtoàcito eob Janeiri coti promesse di tirarli fiiór d* f téiià ài ^èrngfo de' Greci. Secondò lai (r), fe geàte di f'à^a

variasdtfprre qvmrela^^

Caepit^ et accusai diverso crimim Galhs* F'^ris commiscens fallacia nuntin mittii (i) Hermann. Contracliw. in CbromJ '

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1. 9 ir o H&ni, iiS

Argiróus papae^ preciÒH$<iueJreqi»ejitibus iìkim Obsecrai^ Italiam 4fuod ÌUferUHe carenUm Liberete ac p^pubtm disetders cogat iniquum. Ma non «ra papa Leone uomo àa lasciarsi in tal eonghintara ingannare. Egli stesso soggiornava in Ice TÌcinanza e più Tolte era stata sol fiitto, cioè in queU le contrade medesime, e potea ben sapere s^ i Nor-r manni fossero o no nna specie di masnadieri. Te-. dremo die mai non si quetarono, infinattantoché iioa bpogliaroBO i signori di que^ paesi de^ loro Stati. Guglielmo storied^ allorché i IVormanpi farono nel eohno della potenza, scrisse per piacere alla smessa nazion dominante ; però non par sicura la testimo- BÌanza sua. Ora V imperadore diede alcijine delle sue, soldatesche al papa ; molte altre, ne ottenne esso pa- pa da diversi signori ; e con queste brigate s' udì una gran ciurma di scellerati e benditi, tutti condotti dat- r avidità e speranza Cti far buon bottino. Nel mese di febbraio con questa gente calò in Italia il buon pontefice, conducendo seco Gatifiredo duca di Loro* na e Federigo suo fratello che fu poi papa Stefeno X e molti cherici e laici esercitati nel mestier della guerra, per valersene contro i Normanni (i). Ma pri- ma di arrivar egli giù òekV Alpi, Gebeardo ifescovo allora di Aichstet, di nazion bavarese, avendo fatto lifiorso air imperadore, tanto disse e tanto lece, che it ridusse a richiamare il grosso corpo di truppe im- periali già spedite in aiuto del papa, in maniera che altro non vi restò di quelfesercito, che un battaglio- ne di cinquecento persone (2)r Se n** ebbe poscia

(i) Lambertus Scafaaburgensis in Ghr.

(a) Leo Ostieniis Chron. l. 2, e, 90.

MtJBfcTOHI, VOI.. X«V. DigitzedbyGoO^e

1-14 AmiALI 13? ITàLlA,

ben bene da pentire lo fttes«OvGrd>cardo, daoohè di- venne anch^egli pontefice romano col ftome di lit- tore II, per le ÌBsolàìse «lie, non sten di papa Leo- ne IX, dorelte tofifenr dai Iformaiitti di Puglia lenza poterli reprimere. iSionto a Maiito<fa pepa Leone nella qoinqòageàna, per atteiti^o di Wiberlo (i), détenAinò di tener qaivi un coneilio/ Erano accorsi ad ossequiar il papa vari vcacori LoadaerdifS a^ ^oaK faceva paura il rigore e xeto del sjmHo pootefì- ce : che ben sepeemo dì-, aver de' UMìftcainenti da ren- derne conto. Però alla ilor suggestiotte fa attribuita una rissa insorta fra i famìliarì d' essi prelati e quei del papa, in tempo apponeo che otlebcevtf i^ eoo-, cilk). Corse alla porta della basilica il santo padce^ volavano le saette e i sassi, e £n egli sfesso in peri^ colo della vita per salvare i suoi domestici che si ri- fuggivano verso la di Ini persona, e sentachè ^i ag» gressori si guardassero dai ferire chi andava a ìmi- scondersi sotto le vesti pontificali. Si qnelò conr dif- ficoltà il tomento, ma fa esso cagione che si sciolse il concilio ; e ciò non ostante il misericordioso ponte- fice diede nel di seguente V assoluzione agli autori di tale iniquità. Andossene a Roma s. Leone (2), e do- po pasqua tenne quivi un nuovo coneiBo (5), dove ivL posto fine alle vecchie liti che bollivano fira i pa- triarchi di Aqnileja e di Grado, chiamato nuova Aquiteja. Cioè fu deciso che quel di Grado ^$se in- dipeodeote dalT altro, e vero metropolitano dell^Istria

(1) Wibertua Vita s. Leonls IX. 1. 2. e. 4-

{2\ Hermannùs Goutract. in Ch. ^n.

(3) Leo IX. Epistol. II. T. IX. CondIiorj4iabb|à

A H V 9 MMU. Il5

e dette isole ^1 TcBesta. Anche il Dandolo (i) ne fa: seettàone, me con lopporre ciò segnilo in un prece-' dante sinodoi, mentre aggiogoe ei^ pape Leone TÌsi- dipoi Tenesin par dtw)zione Torso s Marco. Ciò pfiobabilnieirte accadde neU^^Ilimo suo Titomo dalla Germania sid principio delT anno corrente.

QiA fiitto, ordendo pure il santo papa di deside^ no àk liberar la Pn^ta dalla . crudele ed insaziabile naoione dei Normanni, mosse T esercito preparato lontra di loro. Era qnesto composto, secondochè abbiamo da Guglielmo peciose (a), de* pochi Tede* adii ch^ egli ^vea potuto pit^ere al sno soldo, cioè di settecento Sveri, dtre alla canaglia de"* facinorosi, vennta di Germaoia, condotti da Guarnieriy che probabilmente fu il primo marchese di qnesto nome della marca d^ Ancona. V erano inoltre moltissime Imi gate d^ Italiani armati, raccolte da Roma, Spoletr^ Camerino, Fermo, Ancona, Capna, Benevento ed al- tri looghi> Non sn^siste, a mio credere, che Goffre- éo^ e Gotifredo duca di Lorena fosse il generale di questa impresa. Piuttosto è da credere Èodolfo^ elet- to già priiicipe di Benevento, per qnanto s^ ha da Leone ostiense (3). Consisteva poi T armata dei Nor- manni, secondo il medesimo autore, in tremila oa- Talli e poca fanteria, ma tutta gepte forte, agguerrita e ebe non conosceva paura. I condottieri di questa, divisa in tre squadre, lureno Un/redo^ conte e capo d'essi Normanni, Hiccùrdo conte d^ Aversa, Roberto soprannominato Guiscardo^ cioè Astuto^ poco dian*

(0 Dtodal. in Chron. T. XII. Rer. hai.

(a) Guilielmos Appahis 1. a.Poem. Normanii.

(3) Leo Osfcieaiis^ Chroo. 1. a, e. 87.

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IlG ANVALI D^ITAI.IA

zi venuto di Nurmanclia a trovare il fratello Unfredo, cioè quel medesimo Ruberto, che vedremo a atiof tempo padcooe di quasi tutto il regao ora di Napoli e ora di parte deUa Sicilia. Tralatcio altri, nominati da esso storico pugliese. Dal medesimo beati e da Er- manno Contratto (i) abbiamo cbè i Normanni, veg«- gendo si grande apparato di guerra contra di loco e se di £t)rM troppo disuguali, spedirono ambaidatorl al papa, offerendosi umilmente al servigio e alla ub^ bidienza di lui, e di riconoscere in feudo dalla santa sede gli Stati da lor posseduti. Ma non fìi accettata r offerta, non già per: alterigia del papa, pieno d"*. u- miltà e nemico di spargere il sangue cristiano , ma per cagion de^ superbi . Tedeschi, i quali s" opposero, deridendo la ptcctola statura de^ Normanni e figu* randosi d^ averli già vinti col solo terrore. Costoro indussero suo malgrado il papa a comandar lóro, che, deposte le armi, se ne tornassero al loro paese: altri- mente andrebbono tutti a fil di spada. A questa aspra risposta non seppero accomodarsi i NoÉrmacni, ed abbracciando i consigli della disperazione, risoluti piuttosto di morir cadauno onoratamente coli' armi in mano, che di accettare un cosi vergognoso partir to^ si prepararono alla battaglia. Fors' anche furono i primi ad assalire improvvisamente V oste nemica. Si IkcQ questa giornata campale presso Civitella nella provincia di Capitanata nel di i8 di giugno (3). A Riccardo conte di Aversa^che guidava la prima schie* ra, riuscì facile lo sbaragliare le mal disciplinate mili" zie italiane, ed inseguirle con loro non piccola strag- li ) Hermannus Contraetas in Chron. (2) Gaufrid. MaUterra Bistor. lib. 1. e. 10.

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A W II O ' MLUI. 117

gè. S^ affrontò Unfredo conte coi Tedeschi, e troTÒ quivi duro il terreno, in gnisà clje per la morte di molti de' suoi era vicino a cedere, qtiando il valoro* so Roberto colla sua schiera di riserva accorse in aiuto del fratello, e fece delFé mirabili prodezze. Tor- nato poi Riccardo dalla càcrra d\egritalianT^* fini fa festa cólfa morte di quasf tutti i Tedeschi i quali vi lasciarono ben la riia, ttìa fe fecero costar cara ai vincitori. Papa Leone, dopo questa disgrazia afflittis- simo, si salvò cólFa fuga in Civitella, che fu ben tosto Assediata dai NorÀiànni.' Secondo Gaufrido Malaterra, quegli abitanti, per non aver danno da quella feroce nazione, misero il papa fuori della città. Guglielmo pugliese scrive che non vollero riceverlo nella città, temendo di disgustare i Normanni, di modo eh' egli Tenne nelle mani de' Normanni stessi. Volle Dio che costoro 81 ricordassero d'' esser Cristiani, ne obbHas- scro il rispetto dovuto al vicario di Cristo. Perciò, lungi dal fergli oltraggio alcuno, córsero a baciargli i' piedi e a chiedergli ^perdono ed assoluzion delle colpe. Il paj^a li benedisse, ed ottenne da loro d' es- sere condotto a Benevento : il che con tutto onore A lui eseguirono. Quivi si fermò egli per molto tem- po, cioè per tutto quest' anno e parte del seguente, ma senza essergli permesso cB tornarsene indietro. L^ Ostiense serive che entrò in' Benevento nel 2 3 di giugno. Non fu lodata i3érì zelanti cattolici d'allora qviesta im>presa di ' pàp^ Iiéone, ed anzi- fu credulo che Dio permettesse per insegnare ai capi della Chiesa e agli ;altri sacri ministri d\ non intervenir ai sanguinosi spettacoli dclk»fmenre.. Gomito JDeLjitifì' ciò. dice ErmenHO Contràtio, «Ve fuia tantum sa-

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Il8 AirVALI ;d' f TALlf

eerdotem spirUuaiis potius guam prò cadueispebui pugna decebat ; sive quod ntfarios homines quam muUos ad se oh impunitatem scelerum pel quae^ Hum aifarum confluente^ cQntra kidern sceìestqs secttm ducebat ; swe divina jusUtia alias^ qu^s ipsa noni, oh caussas nostros pJectente.

Disapprovò sommameole tal fiitto aaehe s. Pier Damiano, ton gingoere iofino a jiiegare ai papi il di'^ ritto di far guerra : perlochè si merita la ot nsura del cardinal Baronio. fila soli certo che seppur lo $%^S9^ Baronio seppe approvar V andata in persona que- sto buon poutefice alla guerra^ massimamente coutra di gente eristiana. Anche la spada temporale convie*. ne ai sommi pontefici) come principi temporali } ma questa^ per sentimento di papa Gr^orio IX, prò ec^ desia manu saecularis principis eximenda est (i)* £ Brunone vescovo di Segna (a) scrivpi ch^ egli andò super Nornutnnos praeìiaf$AruSy %elutn quidem Pfii. hahens^ sed nonfortasse scie^tiam. Vtinam ipse,per\ se iUuc non ivisset^ sed sohanmodo iUuc ^ercjium\ prò justitia d^endenda misisset ! Riposossl dipoi Uk papa in Benevento, come io città sua^ $econdo, ]»> Cronichetta dei duchi di quella ciità, pubblicata dal. Pellegrini (5), Pandolfò V e Landolfo V^ principi Benevento, aveano tenuto, quel principato, if^^ii^diuf?^ venit domnus papa Leo in Beueveutam mense ouv gusti Indictione IV^ annp Domini JUff^ et exsiliaU suni. E ciò avvenijie prima del cambio di Benevento con Bamberga. Fare' che solam^uite dopo esao dimbio

(i) Gregur. IX. in Cpist. ad Germ* Constant

(a) Bmao Episc. in YiU Leouh 1X«

(3) àpud Peregrio* Kit Frìmdi^ {laoii^obard,

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un cerio JZ^<2t7^viÌD«9e creato. d»! impo' primoijpà 4i Benevento: il die^ qittndo tìa certo^ abbaftaou ti ooaosce, cfae non la sola città, ma anche il prineif>a* to era rtalacedbto a papa Leone IX, U che twUaria è ^ificile a credersi^ perchè allora i papi non cenee* detano ai lor vasaatti il titolo 4i prìncipe^ tigniftcanT te in questi tempi un tignore ndipendente, o nn fi-* ^o £ lenanoi. Oltre atta battagKa tnddeUa, abhia* mo dalTJbMKiiflftobarense {i) ohe nn^ altra ne snc- •edelte ed ani^e piinu^ e lorte nett^ anno preted^o- te« Ecco le ane parob* aU^anno io5i, nel qoal rien anche riferito il firtto d^ anilii ètW esereilo pontifiiiow AtprQ ( doca ^ itolia per X iijipérador greco) Àfrtl ( in fece d^ wit ) «n Sipomkf per mar^. JDeinde Um^ freàa ( conte e àapo de^ Bormansi ) ti Pstrone eunt exereUu NormMinorum super* eum, et fi&ermd béVwn^^t ceeiékrutU^ Lpngohardig Unéenu jQaae Air giro stmwhus exiiUit pìagutus, et ibk m citiìiMa Festi. PoscMiaft^ vtuats- preaente narra che lo.stefto ▲rgiro ^>edi il vvMero di Tram a ^Geataaitiaopèlfi per ragfnagUar . qliélla eortn de* $ioi«tari arve nlmeati d^e cose di Italia. Gni^ieliio pofflieeB a80»«gne<a)9 ^e per qaeilm disannnM'e Atigiro caddb d^.gra-^ zia 4«1 gMio impQrsdo0e, sospettandolo forse d^iftf teUigenaacoì Nor8iaMtf,.òppMre;figQardhnd<^.eoaBa uomo inetto al foverno.rFn parie» aoaiadalto in, esir» lio, dorè dopo lungo tempo, cmcciato dalla poca saoi« e dalle amarezae deir animo, diede fine alla ina Ttta. Abbiamo nondimeno da Leone ostiense (5) che

(i) Anonymus Barenns T. V. Ber. Ital (a) Guilielmus Apputiis lib. a. Poem* (S) Leo Ostieniis lib. 3. eàp. 10*

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Argirò tuttavia nelP anno io5S era Barenskùn ma-^ gister^ e che solamente in qnelP anno egli andò a Costantinopoli, e in tal congiuntnra è da credere che restassero liberi i Normanni da questo emulo che tanto s"* era maneggiato per la loro roirioa. In q^uest' anno (i) Vimperadore y^rr%ò,' tenuta una gran die* ta in Tribuarìa. fece eleggere ree di Germania e su6 successore il fanciullo Arrigo^ iV^ si» 'figliuolo. B perciocché Corrado diica di Baviera* s^' era collégatar con Andrea re d^Ungfaeria^ neMÌco del Yoinanò iol- perio, gU tolse quel ducato e lo diede allo stesso no^ vrilo re suo figliuolo. Ho io rapportato altrove (d) conferma de^ privilegi iatta^daU* augusto al monìstero delle monache del senatore di Pavia. Il diploma bi dice dato XI halendas num^ anno, dominieae Inedr" katioms MLIIII^ Ind^otione XI y anno auPem dò^ mnl Utnrici tertU regis, ònperatoris sécundi^ ordi- Tfaiioni^ BJus XXF^ regni quidtm XIII^ imperii vero^ VII, Aeium Tutego. Probabilmente V origi^ naleavi^ «mito dominicae Inemmùtionis MLUÌ^ percbè veffmetote r Indidooe e raHre'ìibt» indicano ratino presente, se plire' non fii quivi adupm-ato Fanno pisano. Ribellatisi ki qnest^ianno ^i Amal^ tani al cieco Monsone loro du<}a (5), V obbli^fono a fuggire, ed ^orarifOTHildeposto Gio^OfSni suo £rttello^ i4 quale seguitò por a governar quel pope^é per sedici aiini. ' <

(i) Hermannus Conlraclus in Chrun.

(2) Anliq. lUh Dissertp 70.

(3) Ibidem Disiertat. T. j„p. an.

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( CRISTO ^L\y, ladiùcuae vii. Anoo di ( I^OKE I3(^ papa jS.

< AaaiGQ ni, re di Germavàa 16, iupciff^re 9.

Pasiù il vfiTBO i|i Qe9t?eQto il «aDto pontefice I^om £X^jatkUì mu»(k-'M9^ì^ow^gpx9bè «gli, lecoodochè scrive Lemberto da Scafoaburgo (i), daf^ichè fu liberato dall' assedio de' I^ormanni, ewwtos dUs^ quibus $up€rvixU tantoe calamitati^ in ìuctu et ìficerore egit. Ed Eraa^po CoDtrj4UO «criTC (2) eh' egli ridotto in Beoereuto^ quivi si ier- mò^necjuit ridire permissus. Non. dice chi gì' ìjo- pedisse il ritorno. Possiamo con tutta ragione sospet* tare che i Normanni $ ma ciò non s' acN^orderebha col Malaterra (5) dave racconta che papa Leone loro non solamente resiituila sua. grazia, ma cooce^ détte ancora in feudo tutti gli Stati pois^duti, « quegli esiandio che potessero acquistale in Calabria e in Sicilia ; gioc«hè la Sic'dia tut^ivia gemeva ^ottq il giogo de" Maomettani Saraceni. Spedi il buon papa od gennaio di quest' ^nno a Costantinopoli per suoi legati UmkertQ cardi^aj^^^ Pietro arcÌ9escQs^9 d* A- mglfì e Federigo difucono cardinale, cancelliere delia santa romana Chiesa e fratello di Goti/redo duca di Lorecaf a cagione. delle liti *ix)i;SQrte in,) questi tempi fra le cbieae latina egrec^, le .quali .andarono a tei;- minore in un deplorabile sci^][fia. Se. nf| pvu^ iofoi;-

(1) Lambertos Scafnaburgeosi» in Chr. - » (a) HermaoDc» Coi^traclus io Chfon* 3) Gauffia. MaUtcrr* 1. ?. iSiit»

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I aa AinrALi t!* italia

mare il lettore dagli Ansali ecdetiastici del cardinal Baronio e da aftrì scrittori di si fette mafterie. Ma le afflizioni delP animo ridondarono ancora sopra il corpo del buon pontefice (i). Infermatosi, ebbe non- dimeno tanto vigore, che celebrò /nesst pubbltcamen- te neir anniversario della sua orinazione, cioè nel di 1 1 di febbraio. Crescendo poscia il malofe, di co- là M parti nfel <li t a ^ marzo ^per Jloniaraeoe a A<v ni», e gli prestarono in tal congiuntura buona scoria ed ogni possibii servigio t Normanni. Secredmmo al Mataterra, lo stesso e&t^ tfnfi^da ti condoaia tx>n t«ktto otiore fin^ dove piatte al papa. Ltona ostiense lasciò scritto (a) ode 1' accompagaò fino a Capua, dove esso pontefice si fermò per dodici gioiw ni, e, preso poi seco Richeri0 abate 4i Konte Gaesi* no, continuò su» viaggio fino a Roma. paaa»» tono molli giorni che fu chiamato da Dio a godere delle sue rare virtù e ^onose fatiche il pi«mio in delo nel di 19 d^ aprile deiranno presente. Dio aw testò eoi miracoli la santità di questo bue» pontedee, H quale, benché poco vivesse e tu tempi tanto corrot* ti, puf e gran cose operò e gareggiò in attività e wéo»^ eo* primi pontefici Mia Chiesa di Dio. Yeggansi la Vite di Ini scritte da Wiberto e da Brunone vescofo di Segna e gli Atti de^ Padri BoUandisti al di i4^ d' aprile.

Succèdette ih quest^ anno^ se pur n^n fa ital precederne, in Italia un matrimonia éhe disturbò fot"- te la corte imperiale in Germania. GoHfrèdo^ OMÌa Goffredo duca di Lorena, die, secondo Lamberto

(i) Wibertus in Vita papae Leónis IX. I. a. e. 7. (a) Leo Oslieosìs in Chroa. Hb. a. cvp.^;.

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i ir ir o HLiv. Tti$

Bc^fiMbiirjgeMe(t), «n gi& véwxiò in Ittfiécoii pB^Mi

Ii«oiM , dppm«9 «9tt« ha Efèièmio Contratto (ft)^

ItaUam latèìtU^ é(Uen$ tielt*Mifio preterite: trattò

« conehHise te- me nozse t)OB Eeatriet , vedòt^

<M Al marcbewf e dtiea di Tosé^ante Bonifinh^ ^,

•eeoodoehè haiiiM> olcufii eotighìetUiralo, ooneWè

«Bche t' aceasanéiAo di &oiifreào \\ gobbo tuo li-

^aolo eoa Holilldb^iaotadK' etta Beatriee, «Alorti di

atà easai tenera. Lamberto e Sigeberie (5> scrìttmo

céiiitaato il mairiiiioiìio di Beatrice ne!l^ anno prece^

dente. ErmaiiM Contratto ne f>aHa tolamedte hi qua^

tto, tcffttiiiBttdo eoa M^fiitla-«oliÌEia'e colia morte pro^

pria la Crocida toa^ Altretttola ba BeruMo Ai Ootta»*

ta (4). Per tal ^ lo Vcaltro Goiìrédo ( ton parole 4t

Lamberto ) Beatrittm nceipùìns^maf'eham ( di Té«

ftcane) et ceteras ejas poésessiones eonjugiipfaeHoDi»

Mi indicava, A questo a?vito t^ allfivmò non pooo

r aogutto Arrigo, prìniiaf aaaeoté percbò tedet» i»-

taecato di troppo il tuo^dlritlO) mentre, teoondo le

leggi, i> secondò -40 'eontuetttdini, Beatrice, per «aaeré

donna edaftohetolamente vedova, non poleapreten-

dere di comandare nel ducato della Tottana, e ben^

die arcata figHuoIi, apparteneva alP imperadort li

dame r invettitnra al maschio. Secondariamente per»

die Ootifredo, sSato finora neniieo dell* impetadofe,

e personaggio di gran tenrio e maneggio, era creduto

espace di tconrrolgene tutta f Italia; e di sottrarla al

dominio diegH augniti tedetchi. Tedembo grande

(i> I^mbertttt SesfniibargeQsis in Chroo. (2) Berm^oa3 G)ntractas in Ghroiiico. (3)^igeberttii!fi'Chr(Dtf. "' ' *

(4) Berlold. ConttanHnentIs in Cbron. ^^^.^

la poteaza del marchese Bonif^fìo aoobe io LòaibM^ dia, dove possedeva tante fortezze e i^ni: tutto veK»- XM i^ potere dj Goffir^do, e però aoo erano iogiustid sospetti e timori d^ Arrìgp, il qode fio d^ allora penr so a rimediaitvi ; e n<i il vedremo yeiiijre nell^ anno seguente apposta per questo in ItaSa^ Dopo Ja vittoria riportata centra delP esercito pontifizio non istettevo punto i Normaniai colle mani alla, ciotola. Per tesl>T moiùanza di GugUelmo pugliese (t) musa citta reald io Puglia^ che non si sottometteaae al lor^ domiiiio^ o non si obbligasse di pagar knro tributo* Un/redo conte capo d' essi fece, allora aapra vtad«tla dagH uc^oti di Drogone suo irateUo^ e. foneò^irubbidìensa la città di(Troja,.Bari,Tra13l,:yel|cMl^ Otranto, Aeet reiiia ed altre, terre. Ma questo ttOrioo di^de qui^oa-r gli eccessi, con atuibuire tuttev queste prodezze e coih quiste ad Un&edo. Ctrtamente parie, d^ essasuòaor dette dipoi. Mandò ancora, peritestiflioiuaiiza.dilui, MoÒBréa Guiicardo suo {rateilo a fu; deUe conquistA in Calabria» Uomo di mirahtt ac^ortewa e i>ravuytt •fD Boberio, e{>erciÒJK1>pe ben prc(fittBi*ne., Fora' an^ obe fece più di qu^l che si appettava, o voleva Unlr^ do, fi. quÌQ<)i nacqi^ lite fra lutrq, di maniera che un dì, trovandosi insieme a, pranzo, Vofredo^i.fe^e met- teva legiani addòsso» e, aguaim^ b i^adtf» eir^in prò- qnto d^ uccìderlo, senon.iosate ^t^tft tf?Gataxy]^9 da^ GofiGjtìao. Se^tò Rob^to; in prigipAf per quatche. tewpo» finché^: deposto lo sdegno»* Ui^frfrdo non sola- mente gli restituì la libertà ed amicizia primiera, axa gli concedette ancora quanto esso Roberto aveà 'ac- quistato ed era per acquisl2^e,ia,(^al9,bì:ia, con 4^r- (i) GuilielmiM Appulas.l. jS; FoeiD. ( ..

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± V m o MLir. lai

gU aoche baon^toccorfo di carallerra. Di pia non ?i ToU«, perchè Kob6rto,psrté eolle astuzie, parte coi-^ la forza,«larga|se io quelle contrade ì confini del suo domieio. Abbnfaaio kr informa òe* prìrilegi data dal- V augufto Arrigo a BetiedeUo inescavo d* Adria, (i) li idus fctn'uaru^ 4irMù dommioae IhcarnaUonU MLIIII^ IndictioneF'II, jàctum Turegum, Le ai« tre oote lian bi»ogao à* essere ritoccate.

( CRISTO MLv, Indizione mi. Anno di ( VITTORE H, papa i.

( ARRIGO Iir, re di Germania 17, im- pe radere IO.

Per quanto s* ha da Leone ostiense (2), fu spe- dito in Grermanta dal clero e popolo romano llde- broncio^ allora suddiacono della santa Chiesa romana^ acciocché impetrasse dair imperadore la libertà di eleggere a nome d' essi Romani un nuovo papa, il creduto da 4ui più degno; giacché in Roma dicono che non si trovava persona aita a si gran ministero* Scelse egli Gebe€wdo s^seovo di Aichstet, prelato di gran prudenza e fecoltoso,' col consenso degli stessi Romani , e presentollo alP imperadore, il quale non sapeva indursi a coocederlo^ perché P amava assais- simo, e il riputava troppo neceuario ne^ suoi consi- gli. Ripugnava anche, lo stesso' Gr^eardo, non so se per umiltà, oppure per paura di sua vita in mezzo agP Italiani. Arrigo ne propose de^i altri; ma Ilde- brando stette fìsso nelP elezione fatta^ e condusse in'

(i) Aniiqnit. Italie. Dissert. 73. i2) Leo Oitieniis lìb. a. €»p» 89.

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Xa6 AMfAU p" tTJ^U-

Italia Gébeardo. Quesii, guiab^ m ftoBftat «aHOMCt-: meote eletto ossia cooferittQto 4i& ftoiHMit^; assoose il nome di FiUore 11^ « fu cimmn¥>fHf» »elcU sS d'aprile^ cioè dopo eis^re #tili^ mlqiMkld k «mi» &tr de quasi un iolera mùsh' D«0flhè iieftil il matrìmomo fra GotifreàQ Barbato^ doca di Lara&ftì f Bemtricà duchessa di Toscana^ «olniatiaroBO a fioccar le lettere alla corte imperiale $\ da ftoma, cbe da altre parti di ItaKa (i), rappresentami T esorbitante accrescimento di potenza in Italia d^eiao Gotìfiredo; e che, se non si rimediava per tfiopo, coirea {lerioolo questorrtgno di staccarsi da quello della Germania. Non trascurò questi avvisi V augusto Arr^o, e sul principio del- Tanno presente colla sua armata calò in Italia per dar sesto a questi afiari. Egli era in Verona ìké 7dV prile, come coosta da smo diploxna pubblicato dal Margaiioo (a). £ nel di i6 d^esso qiase celebrò la pasqua io Mantova. Noti^ . giudicò bene ; Goffredo ^ siccome principe asaai aocosto, ^ presentarsi air imr perador^, m^, gU mandò iiui^iitro ambasciatori al di lui arrivo ii^ Italia con gcandl proteste ék fedeltà* Poscia fece teiMir loro dietro la moglie Beatrice, figu- randosi che il di lei sesso e la parentela stretta coU r imperadore, T esenierebbono da ogni insulto e ga- stigo. Io &tti andò asse,, ma jEUMa senza interni timo- ri ; ebbe difficilmente ndienaa ; led atutala,; dissr q?iante ragiooi seppe per ginsti^r »ò e il marito, ]^a con tfitto questo perchè il m^cmottio era seguir tp senza participa^ione a consentimeotò deU' impera- dore con prìncipe crediito pubblico nemico deir im».

(i) Lambertus^ Scafasbur^eiiMi io. Ghron. ^) Bollar. Casineote T, IL Coostlt. qO.

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A » « a MMV. laj

peno, fu essa ritenuta sotto guardia e come ostaggio, seoxa far caso del saUocoudotto ch^ ella avea prima procurato ed otteoatO| per quanto ha il Continua- tore d' Enuaafio Contilo (i). Fece studio V impe- radore per over nelle mani anche il piccolo Federigo^ figliuolo del fa marchése Bonifiizio e di Beatrice ( chiamato Bonifazio dal suddetto storico ^, che pò- tea con qualche ragione pretendere alla successione nel ducato della Toscana, affin di levare ogni prete- sto al duca Goffredo di amministrare il governo di ^egii Stati. Ma mentre ohi avea cura di questo pic- colo prìncipe va cercando di neu esporlo al durq trattamento che provava la duchessa sua m^die, egli se ne morì, e liberò Arrigo da questo pensiero. Es- sendo già premorta Beatrice sua sorella, restò erede^ di queli^ ampio patrimonio V unica prole rimasta iu vita de^ figliuoli del marchese Bonifazio e di Beatrice^, cioè la celebre contessa Matilda^ che allora si tro- vava in età di otto anni, e verisiimlmente si assicurò da ogni violenza con ritirarsi nella sua inespugnabil rocca di Canossa sul Reggiano. B Fiorentini scrìve (2), ckì' essdt era allora colla madre : il che difficilmente m^ induco io a credere. Nel di 5 di maggio si trovava V augusto Arrigo ne** celebri prati di Roncaglia sul Piacentino, dove, secondo il consueto, si raunava alP arrivo dei re e degP imper^dòri la dieta dei principi à" Italia, siccome con&ta da un suo placito ivi tenuto, da me dato alla luce (S), che merita attenzione, per- chè gli avvocati di GuidQ vescovo di Luni, avendo

(1) Contiauator Hermanni Contracti. (a) Fioreelini Memor. di Matilde 1. x.

^) Aotiquit. llaL Disser. So. p. 645, '

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ta^ AHNAll »' ITALIA

uda lite pel castello di Aghioolfa con utt Gaodolfo, tolevano deciderla col duello alla presenza detlo stes- so augusto e di vain vescoTi: se non che amichevol- mente si acconciò r affare. Di qnesta'dieta ft menzio- tìe anche Arnolfo storico milairese nel lib. Ili, cap. 6| con dire die ia èssa marchioneM Adeìberfum.^ de quo nhnìa fuerat procìamath^ eum aliis flìxgi" tiosis^ Jerreis jubet vinciri nexibus. Non ho potuto chiarire se questo principe fòsse della schiatta dei marchesi poscia appellati estensi.

Perchè gr interessi della Toscana stavano forte a cuore air augusto Arrigo, ed anche perchè il novel* lo papa Fautore area intimato un concilio da tenersi in Firenze, colà s' inviò egli, e trovossi col pontefice in quella città per la festa della pentecoste (i). Fti celebrato in Firebzè il suddetto concilio, e quivi di nuovo condannata l' eresia di Berengario e la simo- nia, e vietata V alienazione de"* beni ecclesiastici. Non' et restano gli atti di quella sacra adunanza. Inviò an- che il zelante papa in Francia, o in questo anno, ovvero nel seguente^ il celebre Ildebrando, suddiaco- no allora, siccome dissi, della santa romana Chiesa, per estirpare la simonia, male in questi tempi grave- mente radicalo per tutta la Cristianità. Vi operò egli delle mirabili cose, che si leggono nella Storia eccle- siastica. Ili questo anno ancora, per asserzione di Lamberto da Scafnaburgo (2) e d' altri, accadde che dalla mano sacrilega di un suddiacono fu posto del veleno nel calice, quando il suddetto pontéfice era

(i) Contìnuator Hermann! Contracii io Cbron. (2) Lambert. ScafDaburgensii in- Ghionico. Aonslista Saxo ;Ct alii. ' ' r- ' t

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A ir 11 O «LT. 1^9

^tro a cebbrar mesM. Uiraeolonmente Tolle Dio die il buon papa dopo la censecraaione non potesàt dzare il calice» idlora «^ col popolo in oraaiqna jìTOfò Dio di rilarar la eagiooe questa noTttà : ed eccoti etsere prc^o dal demcmio V empio autore del- riniqmtà^ che confetaò il foe deliUo, Fece Tittora duodere qptl calice io tot altare col riso attossicato; e rìnnofò col popolo le preghiere a Dio, finché il suddiacono si vide liberato dal demonio. H^ti chi crede essere proTeoute un Ule attentato da quel trì-^ sto di Teofilatlo, che cBanzi abbiasi veduto sotto il nome di Baaedetto IX sulla caUedra di s. Pieuo, il quale, già deposto, era tuttavia vivente, per quanto coosta dalle pat ole dette dal santo papa Leone IX prima di morire, nelPanoo precedente (i). Ma se sus- siste dò che si è detto di sopra airanno io44 di esso Benedetto IX, sopra di lui non dovrebbe cadu- te un tal sospetto. Che V augusto Arrigo fosse in Fi- reoce nd di 6 di giugno delP anno presènte, possia- mo anche provarlo colla conferma de* privilegi de' ca- Donid di Parma, da me pubblicata (a), e data F'III idu$ juniiy anno dominicae Incarnationis MLF^ Indicti^ne VIll^ anno autem domni Heirici tercii regis^ imperaioris autem secundi^ ordinationis ejus %Xf^II^ regni guidem XF'Iy imperii vero Villi. jéctum vero Fiorentiae» Accadde in quest* anno il ritorno in Italia di Federigo cardinale, cancelliere ddla sede apostolica, già spedito a Costantinopoli dal santo papa Leone IX, dove con vigore apostoli^ co sostenne la dottrina della Chiesa romana contra (i) Acta Sanctorum BoUaad. in Vita 9. Leoois IX* (a) AaUqolt. lu.ic Di»erUt. «^^^^ Coosk

mJAÀTORX, VOL. XXXV. 9

3 So iirii^ALi D^rriLiA

di Michele Ceralaritf, principale autore ^ un deplo- rabile scisma (i). Fama corse ch^ egli portasse da quella corte un gran tesoro, ed 'arrer tifóne riìnperà-* dorè Arrigo, per sospetto che Federigo, siccome fra- tello di Gotifredo dùca di Lorena, cioè di una per- sona odiata nun poco da esso augusto, ayesse trama-^ ta Col greco imperadore qualche lega in pregiudizio dell^ imperio germanico, scrisse a) papia eli prenderlo e cacciarlo in prigione. Ne fu segretamente arrcrtilo Federigo, e, per sottrarsi alla persecuxione d'Arrigo, corse al> moaistero di Monte Castrino, e quivi si fece monaco. Leone osUense, autore di questo raccónto, avea dietto j:iel capitolo precedente, che Federigo passando pel territorio teatino ossia di Ghieti, 'TVo- smondo conte di quella città Tarea spogliato di quan- to ^gK portava seco, lasciandolo poi in libertà, eoa grave scandalo «d ingiuria della sede apostolica. Aggiugae^il suddetto Ostiense ^9), che, essendo man*« catodi vita ^ìc&eWa abate ài Monte Cassino, in suo kiogo tu eletto dai monaci un di loro appellato Piò-' irò. Se V ebbe a male papa Yitlore II, i) quale per altro amava poco i monaci, e ne fece grati querela, perchè senza soa saputa avessero eletto abate.. Mandò apposta colà Umberto vescovo e cardinale^ eoa ordine di adoperar le scomuniche : ita adsuhji^. ganàam siti vhlentef abhatiam animum papa in^ ienderat : guum nwnquam aìiquis ante illum ro^ manorum pordificum hoc aitemptas^erit ; sed Ubèra ab initip perniane^nte^ ahbaiis quddetn eìectio moiìa^

(i> Leo Osticnsis Chron. l. ». cap» 83^

[%) Idei». 1.2. e. ^ 01 gi Digit zedby Google

eìéis^,p(^e'y«fra sofirMio tontwmnodi?-p^rtifiu^ìJÌ, Fureoo perdo, IH armi t tuddlti ààh ];)a4ia i mavOpi^ finì !• faccenda^ dtò Pietro», ektlo.ajid^,. rinunziò a gittUa dignità nàV amio loS^» siccome Tedremo.

. Se ù ha. a crederea Xiamberto da Sc^fnabargo (i )^ r angusto Arrigo aveva, almeno in apparenza, mo- atn^Q di accettar le aens^ e proteste d** esso Gofiìre* doi per, , thnore specialmente» cb** egli, unendosi coi ^rmauni) non iaconyi^g^s^e tubila V Italia. Tuttavia «ssendosi ritirato Goffredo in Lorena^ mal soddisfat- to al ve<^re ritexHita dall' imperadore Beatrice sua BCkagUe, concepì Arrigo dei sospetti, ch^ egli potesse dentar .delle nuove ribellioni, ed iu quest^ anno ap- punto, secondo Sigeber^o (a), Baìdosfino conte di Fiandra cum Godefrido avuneuìum suum Friderì- cj0n du^em.i^yira jindroiferpum obsidet Perciò Ar- ^^ deiejc^inili^ di ritornare in Germania, dappoiché X Italia cestafva in una buona calma. Era egli sul Fer- rarese verso il fyxe d** agosto, siccome consta dal di- ploma da me dato alla luce (5), in cui conferma al pojpolo di Ferrara i loc privilegi. Le note cronologt- ^ HOH queste : J^III kaìendas septemhris^ anno domipiifiie Inearnationis ML^^Indictione F'III^ nnw> avjtem domni Henricì tertii regis^ imperato^ rfS qfi(^J^ secundij ordinationis ejus XXFII^ regni gfdd^rA,XFJ^i-i impera siero Villi. Acium ad Fon- t^lrt, I^Q il ^o^^e oggidì appellato di Lagpsciiro sul ^o, %l di i5 d' ottobre si truova Io stesso augusto in Mantova^ dove spedisce un diploma mfatore de*

(i) Lambertui Scafnaburgensis laChroa. (2) Sigeberlus in Chronìco. ifi) Anlir^uiK ItiUc. t)isser*. 6$^. , ';

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caoonid dfr Greouma colle ^sudll«ite'llOte(IÌ* Pn^ mente in Verona ael di ii ài nowwmhee jreUiwò L privilegi déLmoiiifttero di s^ Slienone^ post» aUonc fuori di queliti oittà^ eoa diplona d* nM'pd^blica^t altrove (2). Leggoasi aaoova tre pifteili leacul ia quest^ anaot da Guntero caaeelliepe ^ oietfo* deU^hn-i peradore, uno net contado di Fifeace presso il tota» Arno^ in hco qui nominaiHr Omid/^, nel di -14 A llugQo ; il secondo in civitaie MaMUm in lobia soU»^ tiata^ quaefuit marchlonls Baniféciis X/^ kaHendap npvembris ; il terzo nella viUa di Voki#ne del cofita^ do di Terona, nel di i5 di noveiAbr^. Per 1^ Séviw» passò r auguste Arrigo a Targau negli Sróaeri^ dinre celebrò la festa del santo natale (3), Ufique Othoms marchianis flliam (appellata Berta) aeqmvoeo 8u<y filio desponsavity cioè ad Arrigo IT^; allora ifonciij^k» di pochi anni. Altri non è questo ÙtMm marchese^ che il marchese di Susa, doè il mar&ò di Adtktide celebre marchesana di quelle contrade. Oltre addilli Scrittori, Lamberto scafnabargease (4) rifanno 'Xi»6€ f^ menzione delte nozze di esso Arrigo lY et Bér-^ thae reginae Jiliae Ottonis marchionis Jtalorunu ìu Annalista sassone (5) la chiama fiUam OU&nis marchionis de Italia et Adeleidis^ quae soror eraà comitis^ qui agnominatus est de mante Bardùiti^ in Italia, Quest^ ultimo è una fovola. Appartiene ao^ Cora al presente anno un avrenimento di grande im«*

. (1) Ibideni Ditsertat. 9, et 3i. ■U) Aolicliilà Estensi P. 1. rap.'2. (,3) CuQtinaator Hermanni Gootracti in Ghron. (4^ Lamberttts Scafnabargensis in Ghronico. {5} Annalista Saxo ajpud Eccardum»

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j # ir b 'Mt.^. rS3

porffrQza j^efla ilohitissima ^tfsa d^ Este. Nel Itiddet-' tD ^tofifta dato %if moiMci di san- Zenone tien men-* «»ytfto ff^eìpho glùtiesus dU3c;(A^ àttCB della Carttt^ tra marehe^ della ■larca-'di ^tvemv, h* autore deU h Cronica di Weiùgart (f ), è l^l^te tJrspergense (2) raccontano che qo^to pirifiefpe ésseVtdo i^ ad aspet- tate ne' prati di R<ync8gl^ T iniperadd^e, che vi si dotca ti^vare in nti ^Wjfo deterinifialb^, dopo averlo aspettato indàriao tre dì, itnpazientatosi, fece alzar te toandiere cèiie sue j^rfti^ e -se ne tornò a casa. E tut- to^è per via t»ova*se T kaferadofc che veniva, per preghiere, i^per mhiacee vi fu inaniefra di fhrlo tornare indietro. Ufise Waitht T iinperaddré Arrigo tOÉB esorbitante eoatrrbtnién di danaro a** Yeronesi, 6 fa riscosse. Sopratvenne il duca Guelfo, e, sapnto Qtt ai pesante aggravio hsnpoKo a' saoi sudditi, lece tal fioco presso dei tnedesiino' augusto, die ^obbligò a rifondere quel^nato. Il Continuatore di Erman- no Contratto scriire, che Gebeardd vestovo di Ra- tisbona, et PFtìphus duìc UceHtiam rèpatriandi ah ItaUa impefraverunt^ MiUtestfUe earum, i/fts ( ut eejnnt ) tgnorantiìnts^ cótitra fhtpéraìtyretn eonjitra- perant. 1Mb io questo medesimo anno lo stesso dtica Guelfo lifl, giovane, df spiriti eccelsi, suis et ùmni p^pulojfebili morte prng^enìus^ àpud altorfenst caent^iim sepuHus est. In lui ebbe fine la famosa ed antichissima fkmiglia de*|>rincipl ^ètfi, se nofa thè fora' anche era in vita Cunegonda sua sorella, moglie di Asserto A%%q TI marchese, progenitore Gè' pria*

(1) Chronic. Weingar». T. I. Scriptor. Brunsviceot. (fi) Conraias abbàs iTiripergeniis ili Chron.

1*^ à9ntà.i lì!* vti^ik

dpt-éttenki t)a (jfneftto màlrioftofiio era'iMto im^ fi^. gUaolo appellato Cruel/b IV. E contattochè i »a** i^aci di Weiogart, ostia ddle Tign^^ io Ahorf, pi#«a^ leadosi del momeiilo felioa della merlai nalattia d'ei^ so Guelfo IH, V atessero indotto a laseiar. tutti i suoi Stati e beni della Svena, ehe' erano di grande estem» ^one, al lor monittero; pure ErmengariUt^ madre Idi tuttayta vivente, dnamò in Germania il nipotv Guelfo IV ^ figliuolo detta figlinola e del ynarchei^ Avbos e, fatto probabilmente conoscere uifoonee nullo il testamento del figliuolo, fece passare in esso suo nipote tutta Tempia eredità della casa de^ Guelfi. Ecco le parole dell^ Urspergense : Mater ejusdem (di Gudfo III duca) hanc distrìbuiianem fieri non permisit; sed poiius de Italia revocavit fiUam praefati ji%%onis nepotem suum Weìphonem quar^- iiun^ eumque heredem omnium passessionum ejus*- dem generis in^tiftiiY. Altrettanto ha la Cronica di Weingart presso il Leibnìzio. È punto importante alla Storia delP Italia e della Germania, perchè il sangue àe* prìncipi estensi per messo di questo pria« cipe si propagò e divenne, siccome diremo, gloriosb- simo in Germania, discendendo per diritta linea <ìa esso Guelfo IV la reale ed elettoral casa di Bmns^ vie, siccome da un altro figlio d' esso marchese Asso la linea de^ marchesi d^ Este. Quando mancasse £ vita la suddetta Cunegonda^ moglie dei marchese Alberto Asso, non T ho potuto scoprire. Ben so che ff! i£ppvi!i^Qella badia ^eila Tattgadissa pressò at« r Adigetto, posseduta per più secoli dai monaci ca- xnaldoiesi] e Hsuo epiuffio, a me comunicato dal ce- lebre letterato don' Guido Gremii eamaldolesei fo

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AH i Ó T IU.T. l3S

già da mtdtto f^ luee <i). Abbiano dalla Cronica Mitica di Parma (a), che quella città jael di di s. Lo* renia di queti^ anno reato: da uq terribil incendio in gnin parte consomata. Fu auche guerra fra i Pisani Lucchesi ; Pismni vm^o i^iceruni ilhs^ se crediamo igU antichi Apnali di Pisa (5), e la balt^lia succedei» la in on iua^ detto VaccflU presso di Lucca. Scriva ancora il Dandolo (4)^ che riuscì « Jhmcni^ Con* Untene doge di Tenesia di riportare ( probnbilmelita io qnesft^ anuo l daW imperadore Arrigo la conferma de* patti anticiù eoi regno d* Italia.

( CRISTO MLTi. Indizione ix. Anno di ( VITTORE II, papa 2.

( ARRIGO IH, re £ Germania e di Italia 1.

Desiderò V imperadore ^rrigo^ che papa ^it- tor€ andasse a ritrovarlo in Germania, e questi vi andò) riccTuto con sommo onore in Goslarfa (5)| dove insieme celebrarono la festa della natività di santa Maria con pompa mirabile, perchè v* interven- nero quasi tutti i prìncipi tedeschi, si ecclesiastici che secolari, e il patriarca d* Aquileja.. Ma quest^an* no riusci ben funesto per vari disastri, cioè per la morte di molti di quei principi, per la carestia che afflisse non poco i popoli, per gli affari della guerra|

(i)À«tiqa. Ita!. Dissert 5i,

(a) Cbron. Parmenie P. IX. Rer. lul.

(3) Anoalef Pisani T. IV. Rer. Hai.

(4) Dandol in Cbron. T. XII. Rer. ItaL

(5) Continoator Hermaifini Gontracti hi Chron. Sife^ bertos in Ghronioo» Lamberlus Seila4>argiBiU in Ghron. Marianos Sootusin Ghroo*

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1 56 àWKÀU D^ ItàLtM

che andaftno afla j^§^&v p^r «tto^diMéaibde bel re di FraAcit* conoef^ V ftvguMo Arrigo oon pò» malinconia, dopQ ohe fa astritle da tania febbre perniciosa, che in calte giorni ti feee paMn« n\X* mU TÌta nal di 5 di ottobrev asiialUQ •peeiahBefitìÉ dalla p^etenoa «kl rom^ao ponteice. Btft tegit in eia di trentanore anni, iaaii«ò prima di motlné éL perdonare ad ognuno, rei iituire ti inaltoltu e S chiedere ^perdo»o a tuOi. Oodeehiòo ^drìve (i)H!he egli injecore cenn mo^ifeM . co/nedSri^. Forte aBottt corse il sospetto di veleno, lacile a naioere nelle mor^ ti immature dei regnanti. EaoMNoaadò cigli a tutti I principi, ma principalmente al eoomo pontefice Yit- tore, il piccolo Stto figKf oIq Artt^^ IF^ di età d'anni sei, mettendolo sotto lapvoteaone della Ghie* sa romana. In fatti contribuì non poco il papa, affio*^ che il re fanciullo fosse di nuovo eletto e confermato re di Germania. La cura e tutela di lui restò col consiglio e consentimento de* primati appoggiata at- r imperadriee Agnese^ principessa di molto senno e di non minore prete, che si diede ad allevarlo con saggia e profittevol educazione. Ma convien ptire dir- lo per tempo : la morte troppo frettolosa di 'Arrigo III e la minorità del re suo figliuolo, furono il prin- cipio di immensi malanni s) in Italia che in Gerina- nia, e di un orribile sconvolgimento di cose, con es- sersi specialmente sciolto H freno alte togiusTfzie, alle ribellioni, alle guerre civili. E qui comincia il [Perio- do di avvenimenti, che fecero a poco a poco mutar faccia anche air Italia, siccoii^ andremo vedendo. Per aUora la savia condotte dell' angusta Agnese im- (i) Dodccliiaus io Chifon. «no, txo6L - -^

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ptdì efae'BtQ segaiste tconulto o norilà altmia ; ma mm UBilò m^to; òhe, M>he a MV rietini dtel goter- ni»>ii scatenaroiMr i'Vkì) iftè ti {ti pia fkegao'^Ha biaDfbam:.<ift^ m»\i- 0 rii^ stoilèe^to-'dei regni. Che Airigo IV, per elezionf) o praoedtiì temente procu- mia dal padre, o dopo la di lui morte ottenuta, co- «liiiàttftiMéiMlò, beaehò «Od tor^toato, a domiott'e in Iitlia^«i tkec^Kt da gara itti dkfioriiidbioiie dn lui €«Keitatiiii i]«48tct oHiHrade. Nett'aBiio prfesenito (1^, hyrgnfe dinm^us Enrieus JiUuf quondam domm Ck0mimS dmpm%tftìri$ auno dctìtnoi dot ^muria^ àÈdmm metu» igemutriùt^ Ifidietkme: é^na^ W^la iaottta tODlasaa r^Mda 4iuQndam' ddnùii %9* ^l»- ritmssimo^ qui /mi dux H irnv^ekid^ làaaoaeitie GMii» a^Ituolaj di I%ect* da QutA foderOio; Fer (IQMlo ta e«edoy jqsesld figo duQa '^«mwrohei e gifi AffifVfM^ flKa »tàtQ duca «U>%blali e m^nTfaese della mac^^ Gaio^iao^ aiecoiBe «coenttaii eil^nao loat. B^pppi^ ri%bejUi^o) éti'aMiie frettontH Un dipbm« data dal (aa{irÀddQii0 i^ngo inìpmtt^Oreia livor ^ Btarmtr^ imsc^va -d*.iA«Ai^if le «ikt Rolli ;<)rajao)9BÌ- die«&ttA{pauMtft »oft ttoli^t Ì!>4iìii9t]/7i k§kndarjar nSy ^mn» domhii^ig Jn^rmdimms MIìFl^ Indir €tUme IXy marno i^mmJlenrhi UrtUìf^rlimatk^ ^usXKFMI^.Yùgm v&^Xf^IJI^ impenIJ( oppu- re XI).^Mctmtt\FhY€n^tte^ Ma <^el diploma hm% dito ^r anno, ffvoedmlte jul fiaè di mag^o« «ttef <- che Arrifo fa^a Sknmme^-^ aiteaoire^^dàtdò'jldàbbé^ no acconciar ^elle. n^e.

(Y) antimi ItaL^EUtterl. ì5.

JÌ% AMBàU D^ITALU

( CRTSTO MLtu. Isdizione x. ÀDno di ( STEFANO IX, papa i.

( ARRIGO IT, re di Gtmtaiua £ Italia 3.

Per tutto il Temo ti fermò papa FUiore in Get^ làania (i), ed iBsieme col ImdtiUo re Jlrrigo IF^wa* ìeùtÀuò la fetta del tanto natale io Batitbona. Ope* ra tua fa, per teidmonianza di Sigeberto (a),cbentl preteote anno Baldovino eonte di FÉandra e G^ffte-^ do duca dt Lorena comparittero ad una gran dieta tenuta in Colonia, e quivi tosterò rimetti in graani del re e dell^ imperadrice tua madre. In tale occaaio^ ne Goffredo (S> liberamente riebbe la duchessa Bea^ frice tua moglie, e con etto lei te ne tornò al gover* no delta Toteaoa e degli altri Stati d' Italia. AnefaeU pontefice lettore II, dopo avere colla tcMi prudenaa metto qualche buon tetto alla quiete dcBa Germania, ten venne in ItaKe. Da una lettera a lui,tcritla S4 Pier Damiani (4), si raccojg^e chiotto papa portò teee nn^ampia autorità e plenipo tenaa per regolar gUaffitri del regno italico, e mantenerlo alla divosione del pio* colo re Arrigo. Introduce etto Pier Daauani Crìtto Signor noatro a parlargli cosi lEgo te quasi patrem imperoitoris esse constHui^ etc. Ego cìaves tótiue tsniversaUs eeehsiae meae tms nuudbus traodi eie. Et sipauùa smnt ista^ etiean monarchias addidi. Im*

(i) Lamberttts Scafoabargcnsis in Chrcnico.

(a) Sigebartat in Chrcnico.

(l) Albertot Honachiis in Chionico.

(4) Petrut Damiani lib« a. Epiit* 7* ^ p .

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A V ir o'^ttim.- t^

mò, subìalò rege demediò^ iùHué imperii vacanti» tibi jura pèrmim, Prtna aiieora', cioè nelP anno pre- cedente e Ti?eaie V aognito Arrigo, era a4 etto pa- pe raecomaiidaCo e conmeMo il governo d^ Italia. In pruofa di ciò retta no atto pubblicato daU* UgbeUi(i), cioè uo placito tenuto da esso papa Ifittore li im cmmitaiu apruàienn ante easiram d$ la F'Uict f ab imearhatlone Jhmuni nosÈri Jestt ChriiH anni mM miOasimi quinquagesimi sotiif et dies istius ( pavo* la scorretta ) et mensisjuUus per Indictione ntma^ Qaifi egli è clamato F'icimiUf fedii apo^Ucme praesul urbis Romae Dei grafia JtaUae egregi^ mniffersaìi PP, regimine successuf^ marcamJirmaT nam at ducaUun spohUnum, ]!ioó (orono copiate coir la doTnta attenzione queste pwrob, ma. assai traspa^ risce chiasso papa area il goversK» o di tutta ritali%a ahaano della marca di Fermo e del ducato di Spoleti. £d eceiocdiè si conosca ehi fona tuttavia il sovrano di quegli Statiy si ossern che il papa fecit mitUre bandum de parte regis Enrici^ et de sua parte^ etc» «1 ss qui rebeMs aut contémptor exstiterit^ etc. sciai se comp&siiurum ad partem camerae regis Ubta$ qmnqudjpnta et ad partem camerae suae alias qidm quaginfa libras , etc. Già si eeoennè die neil* an^ no io55 Federico fratello del duca Goffiredo avea veitito r abito monastico in Monte Cassino. Era ve* aalo pop Tittore a Firoaze, colà invitato dal daca( ei| par attestato di Leone ostiense (a)9FederigO| che più non avea paura del defunto imperadore^sl portò anche tf/à a Firenxe,pér fiir le sue doglianae contro di TVot (i) Ughen. Ita!. Sacr/T. Y. Append. £piloa^ AscoL (^ Leo Osgienai »• a..cap. 94- Cnnòh

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.x4Q AlUtÉLI D^ ITAI,»

tìnohd» €9ale di Chieti, <k cui «rt aiatd omfa»^ mente svaligiato nel tao «ilevQO da GoiUuatioopoU^ Tiaioiondo ài «comimicato dai pape, «, per ottener r aMoIu£Ìonc, xe^ùi non aolo tatto il rajttto, ma tinoo#a il catuUo ;di Prisa , già lasciato al monisfeera «Bseinese dalla di lui moglie. Quindi fa moata Hle eontra di A'd^o eietto abate d^^esao ntonisteroi^e fipe-> . dito oolà Uberto cardinal per eton^nar V elezione diluì. Avendo egli rinunaiata, i yoti dei monaci^ preiialnlinttite per insinuazione d^o atesaio cardi ne* le, ai «niv^Bo ad aleggere il an^etlk) Federigài^t* a^^naggio |>er ahro degnisainio drquèl Biintatero,per* dh^ ^tato di religiosa perfezione ^ di stxigolari vietò* manqò il duea Groftiredo ik pr4>!cacciaa|^i andie dei (ifiù splendidi onori. In tafiett^ il papa melle qnMtro tempot'a di giugni creò e^o Federigo cardinale del «Hiolo ik a;6rì90gotte, oonétnnaiido netto stesao lampa a lui il grado di abate, e alla badia easstnese totti i a\ioi ptivUegi cQtt l>olla pnbbtìcvta ^alp> Mabillo^ ne (i).

Fra poco si partì ali» volta di Roma il covetta [)erp«rato per quivi prendefie iPfwsaèsso d^ sua tliieaa titolare,qaando eoeoti, podii giorni dòpo ti aua errìvti», c0ià fwagnepvi -^ncbe £<mj/kwo €ar)dmah e ireseovto d^ Albana colla nuova cbe jmpa FMore era mancato di vita in Firenee nel <M 38 di giugno. €0^ lainoiarono doàque i Qoaoani a tiattar deti^ eleaìKMaa dét succasaore, e nel di a d"* «goalo eon voti nnaoiMii dd devo^ipdpolo mtjà «letta ti éndeaìmo icwdinai feàerlga^ che asauinse il nome di Sl^fimo-IK, pfif^ c^è coiixe^a in quel di la fetta di^sacktp Stefiiao.papa (i) inabili. AQnal.BeQQiìctraVlV^iO'Ap^adH^.t /

ir. ir o MLvn. i^t

« mÉrtnrtL Iwnixvta ^ Soaftiaborgo (f ) notò come 4m» c^ttstderabik-ruta^ifte allegria cte'Romani in lai «oligiiiaiare, <}en dire: I¥ee quisquam sane muUis rHto amUt heiiàrHuté s^ffragiù^ majore omnium eoc^éctatione ^ ad regùnen prooBSserat romanae eedesùte^ Af>|>iioofsì lotto qaetlo zelantissimo papa alla riforme deHa diecipUtift ecoletiastica con tenece più di un concilio^ dove condannò i maritaggi de' pre- ti latm^ h, noTze iilecile, le simonie ed altri pnbbtici e eomuni disordini di que' corroui secoli. Per la fo- ste ^ s. Andrea si portò a Monte Cassino, dove con tnUo vigore oercò di sveUere V abuso de^ monaci prò- pfietarj« Tornato a Roma, giium romana Jìsbrejam^ daéam langueret^tì* tiggv^vò talmente il suo male cir- «a la festa àei santo natale^ che credette d^ essere giun*» io al fine de^ suoi gtori^. Allora fu che col consiglio de* priori elesse i^te di Itfoiite Cassino Desiderio^ «omo ineomparaWle ed uno dei più splendidi orna* menti di quel sacro luogo, eon dichiararlo anche $ìx& nunzio alla corte délP imperadore d^ Oriente, invian- dolo colà insieme con Stefano cardinale e Mainardo poscia vescovo di Sdva Candida. Abbiamo da fio- moaixio salermtano (2), che io quest' anno terminò i sQoi giorni Goffredo conte de* Normanni, lasciando per suo successore Bag^lardo^ o^sia Abailardo suo fidinolo, valoroso m\}il9^ Ma Roberto Guiscardo fra- telli di Goffredo, la cai ambizione non, conobbe m^ finiti, s' impadronì di tutU i di lui Stati, e ne cacciò il nipote. Questo Goffredo^ il cai nome è alterato nel testo di Romoaldo, altro non è che tlnfredo conte e

(1) Lambertnt Scafnebargensis in Cbron«

(2) RomnaUlai 5alernit. Qiroa. T. 7. Rer. ItaU

1^4^ ARIflU P* ITALIA

9ap(> dei NoroMinoi in Pu|^, d^^ynk iUntia &if4- hlb più tolte ia'sddktra. La sua morie è riltrilfr ^i^ V anno preoed«nt« da L^porProtaspata (i). Gfligmir mo po^liese aggki^tie (a)^ che R^Mrle Guiicardo 4%^ i funerali del fratello

j^d Catabros rediit, Cariati proUnus urbem Obndet^ hac capta reìiquas ti< terrerei utbe$. Qaest^ assedio «ppartiene alP anno sedente. N«t presente (3) cominciarono i Baroni della SaMooi^ siccome mal soddisfatti del defunto intperadort Art- rigo, a macchinare delle novità contra del di Ivi &> gHuolo Jlrrigo, Accohero con grande ansietà Ottona iratello di Gugheìmo marckese^ e trattarono, infino- di alzar lui al^ trono e di levar di vita il re fn^cmlb» Diedesi principio alla soHevazione; ma, rimasto estinta Ih UQ incontro H suddetto Ottone, per allora si qu«^ il tumulto, e coa^nuò nelf animo de' Sassoffi ta* niedesima avversione ad Arrigo IT. In c^mnC ana* ancora il nuovo papa Ste&no, ben conoscente dell» rara virtù e letteratura di Pier Itamiano^ datP ere- mo ili!hiainò a Roma, eP alzò al grado di cardinale e di vescovo di Ostia (4)- Bipugnò forte ad accettai? queste dignità il Santo monaco, éon resistere finché potè alle preghiere d'esso papa e di molti vescovi; ma r intimazione della scomunica, se-non ubbidiva^ quella tu che in fine T espugnò'. Provvide ancóra es^ so pontefice la Chiesa vacaiitè di' Lucca di un vetcò^ vo, che poi di ve une celebre, cioè ài Anselmo 3^

Ij) ^aput Protospata in Chroiiico.. ^

(2) Guilielraus Appulus I. 2. Poem.

(3) LambartasScafnaburgensii ia Chton.

^4f idhiuan. biudeuskiii Vlt.s. PiriUtRiiaiùaC».

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A ir 9 O MLVII. 14$

teadagio 0ÉÌlàD6ie, il qod poscia imIU sedia di s. ^etro fa chiamato Ahssancbro li. Circa qaesf anna parimente d>be comiiÉciameoto lo scisma del defo di MìkiDo, di cai purleremo negli anni seguentL Una bolla del saddetto pontefice, data non già neU^ anno iY>56, ma bensì nd presente 1057, fa da me pubbli- cata (i), in cui determina che gli ecclesiastici non Steno tirati al foro secolare, sieno loro imposte gravezze dai laici. Le note son queste : Daium Ro^ màe per manum ff Umberti sanctae ecclesiae Sihae Catukd^e episcopi et hibliciheccrii sanctae roma- noe jet apostoUcae sedis^ anno pontificatus domm Siephani noni papae printo^ XF" kalendas nostem^ h^iSj IndSciiane undecima^ comindata nel settembre» A qoesto atto intervennero Anselmo vescovo di Lac* ea« Benedetto véscovo di Teletri, Bonifapio vescovo ^Albano, Umberto vescovo di Selva Candida, Pie* ira veseovo lavicano, ed Ildebrando cardinale sud^ diacono ddb santa f omaoa Clùesa.

( CRISTO Mtvui. India xk Anno di ( STEFANO IX, papa 2.

( AARIGO lY, re di Germania e di Italia 5.

Se avesse Dio con ceduta piùi lunga vita al ponte- fioe Stiano /^potevano aspettarsi da lui di grandi ÌBprese non meno di pietà che di. potitice* Racconta Leone marsicano (a), eh* egli mandò ardine a fi£onte Cassino £. portare con gran fretta e di ^ascolto a

(i) Aotiquit. Italie. Dissert 70.

(•) LeoChUeomlU). «.«ap-M- ò,,..e..,Google

I 44 AWNAl-I d"" ITAL14

Homa tutto ti t«6oro qiiel sacro Ittògo ia oro «d argento, promettendo in breve di rifare il dorino « «OD usura. Il motivo di tale ii«?ità era ignoto ; ta creduto ch^egM fosso diclino a metitore nel capo èA docft Goffredo mo fratello le corone dal regno dUta* lia e del romano in^erio. I}isponébat atUem froàri suo duci Groiijredo apud Tuseiixmin colhqmo jìOk-^ giy eique^ ut Jerebatur^ impèrktlem óofonam langi' ri; demum vere <ui Normannos Italia expeUtmhs^ gui maximo iìU odio erant, una cum eo referti. Ma r uomo propóne e Dìo dispone. Non eKbe agH ttempo da effettuar questo disegno, il quale, se pure^ è vero^ avrebbe portato uòa gran taeclàal nome $vta. presso la nazione germanica, ma sarebbe fo^sa stato la salute delP Italia, con lisparmiarle tanti sooscortii» che poscia avvennero per cagione di fea^oilo allora, e poi carico di vizi. Fu portata al papa il te- soro cassinense, ma ben mal volentieri, dai ukumoi^i Una visione raccontata al papa, e gli scrupoli iaaofti nella di lui delicata coscienza, furono cagione ch^ egK ordinasse che tutto quell^ oro ed argento fosse ri- condotto al suo monistero. Maggiormente intaskt» si aggravava la lui malattia ; e però, unito il dero e popolo romano, V obbligò a promettere che in easo di sua morte non passerebbono aQ' elezione del nuo- vo papa ficichè non fosse tornato di QennMii& JZcKs* orando cardinale suddiacono della Chieta roinana, e abate di s. Paolo, lehiamato da Lambnclo 41 > inr et eloqutntiae 0I sacrarum ìiierafmm^ ermddi&nm vaìde admiranduSk Era questi stato inviai- pe# 00^ mun parere da Roma all'* imperadrioo jignese ^ per (i) Lamberltts ScafoaborfeBsisinCbroo. t

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A ir H o iittnx. 143

ffl dkoA « Jibognr oeoorrenti d^ questi pericolosi tettai. A«4o«Mliff poi i) pofitefiìeé Stefana a Fìreuie io Toscaim a tmratt il' frettilo, e ttbvè ÉhtHe mortS^ die il portò « iftiglhnr tifa nel dì- 39 cK msfrto, «d^fltito nella mildttt» dal sniiì^ ahftte di Glug&ì, Ugo. IMo ottorò la sua s^poft^ira- con Ttarittir^colf. il i|ae^ su «ruova-it' popolo romana, che noti s* eran^i sa- puto accomodare ad aver pontefici «sdescbi, e sp^ daimente détti daH^ imperadore^ tcatothè i cmqQ« «Itimi Tenuti di colà fosseto steli peimmag^ santi, o «Itoeno assai benemeriti àeSk. Chiesa romana : hct tosto un' gran brogBo per creare un papa ronftmo. Gregoito* figliuolo d*' Mterìco, cdme* tuseolmo' ossia Frascati, unito con altri^ potènti di Roma (r), e guada]^Ca con'cfiinarì buona partte del* dero e popo- lo, corseinr tempo di notte cott assai gente armata albi chiesa', e quivi tumuiluariamemis (tee eleggere papa Giovanni ^escowy di Teletri, soprannominato poi Mincio ( parota- Ibrse tratta ^l francese mince^ chav%Qifi:caTa leggero efyzlùrdOi e potè dar T origi- ne aliar parola oggidì usata di ntindone^ minchione ), il quale assunse il nome di Benedetto X. Era nomo I^fo afito^ di lettere per attestato di s. Pier Da- miani. Ar questa sregolata eledone', contraria ai sa- cri canottil; eièttèancbe senta il consentimetito del- h, cotte gennanicB^ doè^contra^dd giuramento intor- no a 'dò prestato al dfef&mo imperadore Arrigo III^ e contra* del foste divhsto ^o dalf ul^o defunto papa Steùno IX, a questat dedune, dissi, eon tutto yigoie si oppose- il suddetto s. Pier Damiani^ vesco- fto ff OtSàn^ cogli altri cardinalL Pàoliestarono, imi- ( I ) Leo Ostiensi» |ib.'A cap. 101.

ISOiUTORl, VOL. XXIV. DigitzedbyL-Opgle

ì 40 ANNALI p* {T4LIA

marono scomuoicbe ; ma iadarao tutto. Furono essi astretti a iuggirsene e a nascondersi per timor della vita ; e il popolo, giacché non si potoa ayere il vesco- vo ostiense, a cui apparfcene?^ la consecrazione del nuovQr poDteGce, per forza obbligò V arciprete d* O- stia, uomo ignorante, a consecrare questo, illegittimo .e simoniaco papa : cosa anch' essa affatto ripugOjante alla disciplina della Chiesa*

Giunto in Germania V avviso delU morte del pa- pa, e nello stesso tempo quel della invita commessa in Roma, non tardò T impera Jri ce Agnese a riman- dare in Italia il cardinale. Ildebrando, con ordipe di ^qdar.di concerto col duca Gotifredo, per provve- dere a questi disprdini. Intanto arrivò a quella corte, per attestato di Lamberto, un'ambasceria di que** Ro- foani che non aveano acconsentito air intrusione di JMlincio, rappresentandosi pronti ad osservare verso il re figliuolo quella fedeltà che aveano mantenuta ver- so r augusto si/io p^dre, e pregando caldsimente il re .di mandar loro quel papa c^e gli piì^cesse, perchè ognuno abborriva Y intruso. Si trattò dunque di .eleggere un pontefice legittimo, e s^ accordarono In- ^eme nella citata di Siexia, dove fu .celebrato concilio, i primati tanto romani che tedesche (i), per alzare al trono pontificio Gherardo vescovo diFiren- zCf di nazione borgognone, personaggio per senn^ ,e per ottimi postumi degno di sublime dignità. Si ptr lese nel rimanente dell' anno a preparar la forza, e a far negoziati per atterrar T usurpatore della catte- dra di s. Pietro : il che ebbe compimento nell'an-

(i) Cardinal Aragon. to Vita Nicolai U. Par. J, Toro. III. Rerum Italicaraoi.

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in HO MLvni. t47

ho seguente, siccome diremo. Nel presente, per te« stimòniaoza di Maiaterra(i), fu nella Calabria Vin^ terribii carestia e mortatità. Era già Tenuto in Italia Riiggieri^ minor fratello di Roberto Guiscardo^ gio^" vaile che per valore, per eloqaenz?^, per accorte^zaf non avea pari. Si diede anch'* egli cui consenso del fratello a far delle conquiste nella Calabria, hi meta della qual provincia gli fu o promessa o conceduta da esso Roberto. In quest^ anno ancora il medesimo IVoberto, vedendosi salito in tanta potenza, sdegnò d** aver più per moglie Alberada che gii avea parto- rito un figliuolo appellato Marco^ e con altro nome Boamondo^ principe .^be divenne col tempo assai celebre e glorioso. Trovate perciò ragioni o pretesti di parentela, la ripudiò; ed ansioso di nozze f)ià il- lustri, prese per moglie Sigelgaiia figliuola del defun- ta Guaimario IV ^ principe, di Salerno. Ma Gugliel- mo pugliese (2) riferisce air anno seguente queite nozze, alle quali a tutta prima v Gisolfo U^ allora principe regnante di Salerno, e fratello di Sigelgaita, si mostrò renitente 4 ma poi condiscese, per non ti- ^si addosso la nimicizia di quella fiera na^ioiae, « perchè guadagnò nel contratto alcune castella. In quest** anno V idus juniU Iifdictione X/, dunoran^lo in Firenze il duca Gotifredo, accordò ai canonici di Arezzo la sua protezione (5). Diedero unitam^ente tal privilegio Gotlfredus^ divina fovenUclenieniict'i 4^^ et marqhiq^ et p^atrix ejus conjux^ Parimente il ^ede&imo duca X/^/ kal^nda$ januarii^ fi\dict\onc

(i) Ganfrid. Malaterra Hist. lìb. X. cap..3o. . . (s) Guiiielinas Appnlus l?b. 2.'Poero. ' ' ' (3) Aniiquil. Italie. Bisscrr.. -2. ' ;.^^,,;Google

l4^ ANSALI I>\t*LU

Xtl, dbè «i di I ^ 4i dicembre deir anno > proseoUr, mentre risedeva i^ f^diijo mliij? dob^o» <inm es4 salar de paìath daùwitatei /Mcentfe^ confecmà ad j^mohm» vescovo di Lucca, ch« fa poi papoi AleunmÌFO JI^ la ehiìefla c|ì santo Àleesaodro, e< nimt banmum 09- mni impMrutorjis ( benché non per anche Acpìgo I Y godeisa qaeato titola ) supcjr eodem AnSélma epi- 4copu4 per maffgior sioucea» di lui.

( CRISTO ML». ladra, sic Aqqo di ( NICCOLO I(, papa i.

( AARIGQ IV, re di Gemania e di Italia 4.

Sul priaci{»o £ quest^ auoa il nuotc^ eletto pon- tefice, che assunse poscia il nome di Niccolò //, s** inviò da Firease alla voka di Roma, fiancfaeggiat<» dalie milizie di Goffredo^ duca di Lorena e Toscana, principe allora potentissimo in ItaHa. Fermossì a Su-^ tri, per die b possanza de** conti di Tuscolano era- grande nella città. Quivi raunò un conciliò, di vesco- ii per trattare della deposizion di Mincio, ossia di Benedetto X idko pontditee (i). Non appetta Bfinci» la ferza^ ma spontaneamente degose le insegne pon^ tificali, e ii ritirò alla propria casa. Ciò inteso, V e- letto papa Niccolò, tenuto consiglio coi cardinali, aenza accompagnamento di soldatesche e con tutt» nmiltà entrò in Roma, dove, accolto onorevolmente dal dem e popolo, iu intronizzato : dal qual tempo

(i) Gardioal. Aragon» in Vita Nicolai IL Par. l. Tom. III. Rerum INicàrunu

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A V V O MLS. l49

lia principiò r«po€a ^I ponttficiito. OélIpotcÌA « po<!lii giorni si preieatò a^ suoi piceli Miotto, Am^ . d<itido perdono eon «IMare per iseusa d^ jj& era stata «seta TÌolenza, ù^fessattdo BondiaDeno il too fililo per a^er mancs/o al giaramento. la pena^4el siio ratto restò degradato dalP ordine apistepala a sacerdotale, e confinata in santa Maria Maggiora. F^- ce poaèia papa IlicooU nn viaggio odia marea di Caaderiao sul priacipio di quaremia, a in tri ocoa* iiona creò carenale J^esiderh^ rnsigne abate di Mon« te GassÀaa. Trovossi il medesimo papa in Spoleli yi jaonoa martii^ a qwfri confermò i pirivflegt al moni- stero del Toltnrno {%). Brà agli f^HI iàns martit m Cbimoi, dava fece h saddetta graeia a Movie Cus- ibo. Battaò posdk «m smn^roso oonoiKo di ^sto tMdM tteseaii nella basilica latetanense (a), corren-^ do H aaaea d* aprile, in coi fa stabilito tiia salotett)! decreta intorno air eleisona dei romani pontéfici, da fiwai ìA Rama principalmìeave da'* carAoali, e poi dal nealanie clero e popolo, stihé éehito honòtt ti reQtrmdia dUeeUfiUt nostri Menrìci^ qui imfpi^ae^ Mniimnuh r^ haèetuì\ vtfmtwtuB imptr&ior^ Dea 90n€€d$nie, ^per€iiur^ mcuipnn m^i concetnmu^^ ti SMoacMon^ttS iUiat^ qni ab 4fpó^N>ÌÌ€à sede petstma-^ Uitr hoc jmi mpetrwerinU NeMa Cronica dei modi- aUPo A WwA (5>, da Mietala alla Itice, bgge ^- slo 4«creto frfà eopiovo ebe nella raccolta dc^ conci* lif^l^areiiè V Im il calatago di tutH i c&r<Andi e tesoo- ▼» aeiinenti al eaadesiago concilio. £ qai ti legge

(i) Ckiron, Vultamenf e P. II. T. I. Éer . Hat

(2) T. tX.€onciUor. Labbè-p. i<>99.

\l) €linm. Farfeni. P. U, T. M, Rer. lul^ogle

I 5o AN KALI d' nlhtk

qualche gtiiala alle suddette parole, eioè stcut faik melante ejus nuniio Longobardiae cancellario ^'i. concèssirhus^ et successorum iUius^ qui ah hac <Mposloìica sede personaliter hoc jus impèìrai^efrint^ ad eonsensum novae electionis aecedani. QatA cao' •celliere dovrebbe essere ìFibertus^ cioè GibértOi che la pot arci?escoTo di Raveona ed antipapa, ma ch^e hon era già alkra arci vescovo di Hiaveopa,' ta guisa che qttel fTìbertus archiepisc(ypus che si legge nel* le sottoscrizioni, sarà arcivescovo d^ altra chiesa, se pur qUel nome non è scorretto. Forse ivi era scritto TVido^ cioè Guida arcivescovo di Milano. In questa laniera il papa rimise ne^ ter miai deir antica con^ suetudine^ da (ioi per più secoli osservata, ki elézioa 4^^ l'Ottani pontefici, confermandola ai cardinali.^ al cleiro e popolo romano,' ma con riserbame T appro-^ vaùonei 9I regnante ionperàdore, prima di eonse^rar^ )o^ PrQvalei)4osi inoltre della lùinorìtà del re Arpìgoy fece diventar onesto un privilegio persoiiale, : actor-» d^to dalla santa sede air imperadore : il che non si vd| mai iq addietro, li t greci e i franchi e i tedeschi ^ug^ti fin qui aveano sostenuto che questafusse una prerogativa delP alto loro dominio in Roma, e in^ concedere gli Stati al romano pontefice riacrhava- X)o per i^dÀtii questo da |or preteso diritto. Non pò- tea però pr^tenderip Arrigo lY,^ perchè 'fin qui eglr poa era imperadore* Tero è che Vedremo da qài & . non ^^olto, che fu rìvocato anche qaesló;i]àeidesima^ decreto di papa[ Niccolò II. In esso.cokicìtio rómanor Berengario abiurqt^^p^er la prilla volta, la sua eresia e furono proibite non meno le simonie che i matrin^ ni, ossia i concubinati dei preti. Abbiamo, dalia Tita

k n ft 6 MLiK. lit

fì\ questo pontefice (i), raccolta dal cardinale Niccolòi d** Aragona, che i Normanni gli spedirono ambasciar tori con pregarlo di venire in Paglia, promettendogli ógni soddisfenone. T* andò in fatti papa Niccolò do- po lefekte di pasqaa, e, per attestato di Leone ostien* se (2) è di Guglielmo pugliese (5), celebrò un con-» ciKo nella città di Melfi in Puglia, e non già in Arnal^ fi, come han supposto alcuni^

Praesuììhus cenhunjus ad tyttoJale vocatis^ Namtfue sacerdotes^ h^niae^ cìerlous omnis Ifac regione palam se conjugio sociabant

Intervenne a quel concìlio anche Riccarda J^ conte d^ Aversa, che poi fu piineipè 4i Capua coU r espubione di Landolfo V* Questi era di naxione noFOiatinai cognato di Uóberto Guiscardo marcjf del matrimonio contratto con Fridesinna di lui sor rel|a« JPt^s^ ; il papa a Benevento, , e fuori di quell^ p4|à sol pripoipio d'agosto tenne un altro concilio^ ài ci|i 44 v^e fatta ^oenzioine nella Cronica suddetta ^d niopi^te^rq di Yolturqo. Fra gli altri che vi si tro« varonq, . si conia Ildehrando cardinale suddiacono* Ma 49po. questo concilio egli, cj comparisce davanti proijaosso a più alto grado, cioè creato cardinale ar- fidiaqpiìO'd^lla santa romana Cliiesa. In una bplla spedita dal medesimo papa Niccplò II. nel j ^ di oUohre' del presenta annodi ifi farore del monistero di |. Pietra di Perugia) e pubblicata., dal p. Margari-

(i) Card, de Arag. P. L T, UI. Rtfr. ItaK

(2) Leo Osliensis lib« S. cap; |3«

(3; GuilielouM Appalli lilj.^< Po«*ltby Google '

«o <i);«^\si MoXiosQTÌvi^iMihkbranclus g^uaìiscMm^ ^Ufi stfohiBkHì^nw sanctaf namavap fic^lesiae. ,

Di^ qvitsxì iconoiliì .«UeM il /figi)4lili«$imo .papa a ttabìUfe ti» 9€coi«CKbm«nt9 ^y>i j!iarsnaoftL Io ve-; 9$ ^ voIatU i^QtPvei, da uoiap faggio >e li ieoa anici; a il iem^o motjUsò i fcuttt 4al mip namo^,, fuetcbè i NoManni diTanociro lo aen^P da^ f o«i^i pwtiefit»^ e li aostennero in più occasioni, e U msaco ia piena li* berla e indipendenza dagr imperadori. Concedette dmufiM papa NSeoolè ftftid^ 41 iloberta Guiacs^rdo gU Siali daini cooqniftaU Ja Voglia a G^Jabsia» e il resto fiha li p<»leas^ da ivi i60iK|«iitai« non «oip in quelle contrade, ma anche in Sicilia, dandogli il ti- tolo di Aica di Pi^lia^ (kJahria e £iciU<h Gugliel- mo piB^liesa aadi' agli sciìto :

Robertum d^mat Ni6oìaus honwe tkÈCtiU^ notizie nondimeno che è diflkile d* accordarle oott Leone ostiense (3), if qna^e laaciò s^kto che Rober-» to^ dopo la presa della città di Reggio Cslahria, €X tunc coepit diix appiB^arù Anche il SMaterra scrisse lo stessio. Beggio fa preso sotamenle tttìV an- no 1060. Comunque sia, vien riferito dal cardinaf Baronio (3) il giuramento di fedeltà eh* èsafo Rober^ to prestò al suddetto pontefice^ con obbligai^i di pa- gare ogni anno alla santa Sede dodici denari dTntone^ ta pavese per ogni pélo di buoi. Cercano alcuni oon qu^ titolo papa Niccolò desse tale fnrestitura ai Net* manni, che fu la primordiale del regno, appellato og- gidì di Napoli, e v* aggiugnesse anche b SS<^, sa

(1) Bullartain Gasinense T. II. Cooattt loi.

(a) Leo Ostiensis Uh. S. cap. 16.

(3) Baron. in Aanalas a4 haooiaaauipsy Google

c!Kir eQnaenwTÉnn il loro dmlto i gMc»' Impetad^ru Certo è cbe in qcst^tt tempi « &oai aae[lH»>al«r« Ui donazion di GostaiUiil», Bàt»^ f^r ymto «i può av- iere, nel M00I9 ottavo ^diU^ era noitri» iielgMw^ forte per V iffii>r«Dn d' aUor« «kwso •>' aeooFfer» di'* eUa losie un de«iu»c«t9 epoori^ taknente «ìbe L«ooe IX pap« iMlIa kin§a ietterà eecitt» b Ifidhel» Cerólario^ pafneTca di CottantioopvB, «leQ* wurw ìroSZ (i)) oioà pochi eani fo-ieM^ k < prodasee 4«mì toltai e Bi&tsinaaanite ^eièe patolei ^Teiie fat&Hvm nostrumfquamremtinmnurb^m^'èiùmftBf ÌMìSb^ seu accidetaaimm tégioMmm ff^o^èmias^ ì^om ^ ti^ vMaits-BoepéfaUyì^ÉiissimQ ^p&Mfiei et f^iki no9ki^ Sikm$iro mùmrsaU papa€ 4ionir0d^mÌ9S4^ué t9Ìin^ ^memte$^ ei Qtì sueceiiorUmf ifnmt poni^SdtuM pò» lesUOem #f dititmemjlrmam impenaU 'C^mura pef hanù àiwihm jusnamm mt prm^maUcum 4U>ns1itMr hun 4keemmM$ ^etponendoj mkjwè furi^aneta$ r»- mùMm €cciesia§ Oùneedimu$ pmmutmwm^ P«ee «w dbeigraneaeo ditele doaettott* eleml tfml dappoi s. Pier DaflHMi in eoo dialogo (%). ITotto' è om peraone dotte, che non aeppk «etere quella tuie firt^ tm^i de^ teooH poetenori \ me «ol tafeeno^ m rC «ecorgeano i Romani di quetti tempi. Seudmi si»*' Olire ehe€ir«e quetti medeeMi^ tempi fetiero dati ftiori oon delle giunte i diplomi di Lodovico Ko^ £ Ottone I «di Arrigo I eugotti in Atore defia Oiieae remane, dove à periato di Benevento, dette Calabria, delle Sieilte e d' altri paet', coerentemente agrinte^ retti di quatti tempi, ma con ditcordia da quei de^

(i) Leo iX.Epìstol. I. T. re. ConcUior. liibbè.

(a) Petmi Damiani Opusc. 4. Dgzedby Google M

iS4 AWiriLi ' d' ìtAliì '

secoli precedenti: Pbttébheii credere^ che sa tali fob- damenti ^i {>iiintasse II pri'irói^ìo dèi diritti ch6^ da «i-* iora fin qua, cioè per tanti secoir, gode h sede aposto* kcà Sif^ra I9 dae ^cHie, Delle qaali' ha stabilito tina auteotica^ e giusta sorranità e pres^iziorie, cotitra di cui non si può alleare ragione alciuea. Oltre di* ohe pud aoeh«$darai che non mancassero al pontefico NkcolòJI -altre pia sussistenti ragtoni di dedizione^ spontanea eidi> ceasione «oche dàlia parte deir im-^ pedo, Certaniante^ per attestato del Gontinnatore di* £rizmQao£oDtrat|o (i ), Arrigo II imperadore area cbn» c^dt^tp «J sdutQ ^pa Leone IX phrmjùe in ulàra ro-^ v^Otthpartibni ad suumjaspertimàtià prò ckalpinis i^^€woanòiufn\d4tis.iuionxwBiqvLe sia^noi sappiamo jda. V pi W Paìniani - (a)> che - la corte fermanicè ^con atsat^ veaCQfiri nel QoU<^iftl»pto di Basilea^daj^iciiè spalto a> luiglier vita papa T^icadlor U^ ^s$ò pmmid^ gùae ab aa fuerun^ $t(iiimi ^ per^ò resta luogo di dubitare' cbo; in GrejCQoaQÌa fosse disapprovato quatto Catodi. p9pa Niccìol^t Diede anche k) stesso pbntefioeir ìnre-^ 5ti;Cura di Cai^aa e del s^o prtQcìf>ato a ^iccar^fa/ (5),^ cQgnato di- Roberto Guiscardo^ tuttoché no il ne fos-»- ^ per anche iut pOssesaoi Ciò fatto^ perire nou'poieaf soff^rir^ il foagi^DimQ papa^ che i c^|)ì^m e potenti j^omani^ e oia^simamente i conti di Tuscolo^ (asiano. Tui$c<>teni, ayesse^orodcupaCo tlanti beni Ipétdaooi^li Q Stati iéÌÀ^ Chiesa rpdoaoa) t:On ièwHc $Aiah^ 143 eer-^ ^ gitisi come SQhiavi i pontefici romani: (4) rcominciò;

(i) Còntinualor Hermanhi Contracìi in Chroiì.

(2y Patràf Damiani OjSuiònì. 4- ' - > ' * '

(3) Leo Ostieas. ii^ Ghron. iib. d. ' .

(4) Cardinal, de Àragoa. in Vita Nicolai UU

ed by Google' '

/ A ir w o nttx. i55

« valersi del Bagèllo dei Nortnennì tiessi, per metter in dovere quei nobili' suoi ribelli. Rhortiale dunque a Rom», spedì UQ esercito di queHa: gente nmsiMidie* ra addosso a Pélestrina, a Toscolo, ora Fr^^icati, a Nomento, a Galeria. Furono meni a sacco tiitti qtréi luoghi fino a Sutrì, e forzali que^ nobili ^ alP ubbi- dienza del papà, e c^oin ciò liberata Rom» dalk lor ti- rannia. ' . : »' - , »

Abbiamo ^1 Continuatore d^ Ermanno Gontfat^ io (i), cham quest^anuo orto^inter Mtàidlanensts iet •Ticinenses btUo^ multi ^x utràgue parte etoiderunt. Di ques^ guerra fece mensoone Arnolfo, storico mi- lanese (i) de^ correnti tempi, cpn dire ch« i Pavesi non vollero ricevere un vescovo datoioro* dai fanciul- lo re Arrigo, tuttoché fosse stato anche consédrato >dal p&pa. Altrettatìto fecero 'poco appresso parimenle ■gli Astigiani, con rifiutare un vescovo da loro non «letto. Per interessi ancora civili la discordia avea av- velenato il cuor* de^ Pavesi e Milaneti. Gran- tonpo era che fira quelle due città popolatissime e le mag-^ giorì del regno d' Italia, bolliva una segreta gara ed invidia, ancorché! ognim sapesse che Milano abdava mn^nzi a Vm?i* Ninna d** esse voleà cedere air altra: e quindi jper èssere confinanti, nascevano bene speisol aarmauamenti d^ uomini, saccheggi ed incendj. Si venòe ad?ùnà palése rottura. I Pavesi, conbseenéosi fninriòrt di forse^ assoldarono delle trnppé forestiera,' e diedero il goasto a' confini del Milaiiésè. 'Uacifono in campo aoehè i; Uilanési, avendo «irati in loro legè i Lodigiani; ed ancorché parte della loro. armato* tottq

(i) Gontinaator Hermanni Contràcti in Chffen.

(3) Aróa]ph« fìtst. HadiyUn; 1. B ospù 5. et €*

r arcivtf6O^0 ^puida giierre^ias«e ia dtiré parti, pn*- re r^ìùDVeo jwl fatto à^ trme, die rìoMÌ sMigùioo»- Mitoo per runa e per r^ahra par<e, sptcieknente ipét la laoite d^ Msabaimt nobiltà. Raslò il campo iti po«> ter 09* Miàvamu 11 hioge della battaglia dbìana^ fin da*^ ▼eodkt teinpi Campa morto. Siocbò noi eo*- milioiaaÉo a vedere le città Lombardia hr leghe e guerre, e mettersi m libertà, il che andò a peoo a poeO creaoeAdo : tniti efietti della nùnorifà cioè dell' impcNtetea del re Arrigo IF'* £ra «egti acun addietro nato m Miìaéo ^n grave aciàma, tk» ogni di più aadtva ^^ndend» &oeo ; percioediè, prtndpal- nenie nel dero di ^eUa tniigtte città, s'era introdot- to V abuso ebe i preti e diaconi «ssai noioriamenie prendefano moglie: il obeln baoniingiiaf^io ▼noi di^ re eh6 vivefoo nel ^nonbinatOi Questo moi-bo era umiliare pi^ T lidia, ed avervi mletÉalft anche la tteiaa città di Aomas oolpa per lo più de^refoori pea> attea^ ti atir lor gi^ggia^ e tal«>tta ancora tinti d^a aie«lesì* ma pece. L^ esemplo della €hie«i greca laeea laro ere* dere lecito V ammogliarsi^ sema n^tntm ta^ deUe dtscipfina eostantìemente osservata ia dai primi ft«oor ^ d^a Clùesa ku'oa, ia <sm fa sea^nre vietatn iat pr»» ti e dioeoni il prendere moglie, o^ ee prima leavèaao^ r uso delle medesime. Contri dt <piestrkieoalinetttl e aoaadalosi ministri dell^ Jiltare, «Squali, benché tm» prepriamenle^ attribuisce V erena de^ Hicdaiti, abè bandiera Arkldo diacono, uomo telanliasiino dell* onor di Dio e ddla sua Chiesa, ed egli lii che eonuansie il popolo coaira di loro. Guido arcivescoyo fautore dei preti, nel concilio di Fontanéto proferì sentenu di fcomuniea contra di Arialdo e di Landolfìor nobile

A IK M O HMX. -15,7

Hca suo eoUeg». ìll9^^»mO'nfHhMgìA m oontftd a4> crwiw^ il tl^al4U) erirsi^ Ufì» pirM^deli^f^pofo. Arfialfui « I^ftndoUo «efùora, stoiMi lMlaiMii*di h^m^ s6 tempi ci)> e4 wry(w4i iWI mw^tin^mm <tel duro Hmbrasiaao» d' «Uofih di0ti«MM»t0 p«rlMKi>di qatlb

pì^ parti di coti, strepitai!» ditardtee» spedì il» yi» sl^umOf 80 poM non hi od fitie^ddpMOideaie^dae toQi legati a MikiiQ pcf^ ceicanie i nuMd)^ QiMid f o^ notk Pitr Utumiam^ ,. fantOk e odffcimiiMinwì cirdtB»- le«,veao<Mro.d^OEilia| «1 Amteàn» éa vBadbyìa «il»' ane^ già.er£ftlA fwecivo di LiiceauÌjMbi««o vuk vot- cliepes iacadiace il viaio deliajiaioBÌa,dìoui tifapa^ tentemaaie rao T aMif eaflofro, i^cohèi egli a modo confetitia gU ordiiai. aocknaatici aaoaabiaaii pafanu Trafarooo «aai delie oppa^iiotti, ei ctaéiA dà. loro vesQ^ancb» ad una toUetazienatde? paraelt degli «.<- Hetiattiei^ Ftove pet la sa>nefMMed:eloqiieaii dalDa- miam queCati t MUBori, quelt^ aròvefeeeeo cwifMià il lue ^lo) ed jAoeeiò> la peaeteaza* iaipoatagli. Goti fe- cero aoelie gH akR^ eoo: realac proibite davU.iyaaaiUH W ftMoaia ^e^r ammegfam del siuriiBial^tri deU^ alta* re. Yies dfileianieiUe nafiem yweiiaiffdalniede* Simo a. Pier Damiaol in uoa auapeledoiie (aK t a luogo ne perlano il cardiaci fiajKiaio (3) e il Puriceì- li (^. Dopo qoiesto rarc»re#cai;o. Guido andò al con- cìlio romano, dove ebbe buon trattamento dal papa,

(i) Armilpliaf et Landalpbat senior, flitt. Mcdioltn

T.IY. Itcrinir lUlicar. ^).Petrue Oamkni O^oie. 5. (3) Baron. AnnaU Ecdciiiett. (4> PariceUiui. Vita S. ArinUi.

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"I 5^ kmfkhi D* ITALIA

-alla cui destra fa pesto, e, giarata a lai ubbidienza, se ne toroò lieto a jcasa^r Ma Pier Damiani in riéompen- -sa déUe sue fatiche fu spogliato dal papa de"* »uoi be- «nrefis)^ e rieet^etle «llri affronti, per li quali modesta*- wente-'dtiiiaiydò lioenza di rinunziare ai suo vescova- ^ d^ Ostia. Nell^ anno presente, secondo Guglteimo -pugiieie^i)^ fi&berto Guiscardo duca di Paglia slm- ^padroni delle città di Cariati 5 Rossano , Cosenza ^ Geraci nella Calabria. £ Gotlfredo duca di Lore- -na e Toscana^ intitolato dujc et marchio^ eoa Atnal" -do 9e9covo é conte, tenne due placiti nel contado di -ArezcO) anao dondnicae Incarnationis MLIX^ re^ ugnante Henrico rege ^ mense junio ^ Indiciione \XJII (a). Dal che si raccoglie che Gottfredo a^ea molto bene assunto il gòyotio della Toscana e il tito- lo di marcbeie di quella provincia, e che non ne fos- se già sempHoe amnmnstratore a nome della: moglie e di Matilda sua ^gliuola^ come ha creduto taluno. Inol « tre Ae ricaviamo, cV^egli riconosceva per re d^ Italia- Arrigo lY. In uno d^ èssi documenti comparisce Hmnerius filius Ugicionii duois et marchionis^ cioè di queìiV £^uc<»oiie, che ai tempi di Corrado 1 au- gusto era ^ato duca e marchese della Toscana^

( CRISTO MLx. Indizione xiii. Anno di ( NICCOLO' li, papa a.

(IRRIGO IV, re di Germania e di Italia 5,

Fece il pontefice Niccolò^ o sul fine del prece- dente, o sul principio .di qu(^t* unno, una 4C^pala a

(i) Goìliel. Appalus 1. a Poero.

(2) AnkiquiUt. Italie. Dissert. €. et n").

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;A jr Ito vi^. iSg

Firenze, quando sussistia urm ììh^ bol{a in iavof delle monache-di santa Felicita /^i^e<5.^aniiarii| rapportata daU* Ugbelli (i). Portatosi poi al mpaiM^o di Monta Casabo, quivi .creò prdinal diacono :.Oé^^ù» aiuo- lo di Odecriaio conte di IMIarsi^^Depoae .Angelo yesco* va tl^ Aquino, e, in laojot^qo ordinò Martino mona- co cas^nense.di naxion fiorentino. Anqtie Pie^irOi ^^ tro monaco di quel moni^tero» di nazion rayeqpajtet lu conseorato veseovó di Yena(ro e d^ Iternia. £d e^l-^ lord fu, secondo Leone ostiense <a)| ch^ egli creò du* «a di Puglia^ Calabria « Sicilia, Roberto, Guiscardo* ^ull^ altro di rilevcmte^ operato da questo valorose^ pontefice neir anno presente^è giunto a nostra no- tizia, se non che egli andò al monisterp di Earfo, do^ ve nel mese di luglio conseiyò varj altari,* diecjte poi a quel sacro luogo la conferma dei privilegi (3), la- tanto Stiano cardinaìe^ d^ lui spedito in Francia, ienne un concilio nella. città di Tours (4), dove alcu- ni canoni spettanti alla disciplina ecelesiastica furQuo pubblicati. Per quanto s^hada Guglieloio pugliese (5), si scoprì forse .nell' anno presente ui^i cox>gÌMra di dodici conti contra del suddetto Roberto Guiscardo, 4)rdi|a spezialmente da Goffredo^ Gocdino e Abailar- do, normai»!! nobili, tutti malcontenti di li|i, perchè «gli tutto volea per sé» Àbailar do, fr^ gli altri, nipote ff esso. Roberto, non tea sof&rire di vedersi spo^ ^liato da esso suo zio degli Stati cbe^ èrano di Unfce-

(i)Ughellius Ifal. Sacr. Tom. IIL

(a) Leo Ostiensi» Ghroaie. Kb. % cip. t5.

(3> Antiquitat. Ita^car. Disiar. LXX^

(4) Labbé Concil. Tom. IX, .

(5) Guiiiel. Appiil. 1. 2. Poem*

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l6o à&UAht D^irALU

09 «oAVe iu» padipe. Bè^coogittrari chi Iv prissi», eh^ si tàlTÒ ooU» fogv. !fe io IMO accerto che in ^e* H^ aono MMoeàèMe tale ait<mlalo^ jMfUihè Go^ltno' narrici i\Hli teoza ataq^ana» U l^aipo* SoitO'r airao pr«»«nle beneìr tacoonta il Bfalalerra (t)^ ^ile i duo iìpateltl Robwlo Gitisterdo ^ Ett|^ieri^ asiMti dietra Sila cosqnisrta di Reggio, capi ti4« della' €flA^lrì«, tr penarono nel tempodi slate all' snedio di ^eHa óHh tè. Besie^OBo «o petto i Greci patdreni^'ma'itt ùae a patti di booAa* guerra si aFreodepono, e qaelpresi-* dW pecN^ » SqwOacì. Fu'^etVo^satfteHo aiaediatoi adeh' eifos ^ ebttigito ^dla rea»- Ruggieri. NeHa CroDÌclietta aaiaWttiaa (») abbian* di pia : tieè ch^ i Gttitoardo ridiuae io sao' patere aBche la eiità di CoMHaa^ eoivobe tana la' Gabbri» teone sotto «ii do- nioio di' Jais «d: aHopafo^eh^ egli*,seeoodo:il soddet^ lO'lMatePravP*^^^ ti1ok»di»Aie8t Leoiieosti«aese(5) «• det laedMin»^ aentiiuvDto, sieooBie dieemafeo, eoa «ggiagnere ohe il Guiscaiidi») dopo* ki presa di fteggio^ «eoae tom tuttr ie;sue hmm in Ihiglia addosso la oli- la di Troja, e sr n«' fiopadroiiì. La^ GrooichetM a* ìkiaM molto pfim» lappes» dt Troj» e poi delb Calabrie. Goa «pioetrsl pvospeiiasi sacoeasi annui na^ ViL tf gran passi laiiutiuive il valore del Gviùaeardo, e iwfti^a uaneaAda il domiaio de' Greci in queUt parti. GfOvaaoi Ciivopalata (4)9 ««ttore per altro pooe co«i»soeittiev oudr scendesse R<ubei*to Guisrcardo^ coo^- fesia cKa dopo la perdita di Reggio altro non restara

(i) GaulciU. .Malaierra lib. i. oap« 3. ^) Aoliq. luK TaoL 1. pag. ai3. (i) Lso Ostiensis lib. L e. 16. (4) Curopalato in Bi»k>r. #

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Mtm-9 o mOL lAe

b mino de^ Gred, che Bari, Idro, Gallipoli, Taran- to, Brindiii ed Hora, dee m tAù eiM«Ff Oria, con altrì castellecti* lésgkiria nondhliciiatt taoli ^óoq^- Ite de'ITonnaid Qèibffià è^dottUt in parte a Rof» gierì di lui firatello, akro eroe, di qaeìla naaioiie e ^Muglia. Dee bolle di pepa Niccolò II date nel mete A m^gb dell^ tono presente, in conferma de^ pri- vilègi dett^ inaign^,moiM<ten> delle monache di sant% Girila di Bresòa, 4 l^SIgpno . nd bollano cassi nenie ( i Ho ambilo d4o jiia (pee i|n doooniento (a), scritto cuna (A Jmt<9rmitiatm D^n^ùni MLX^ ipip die ca^ hndat Acetnhris'^ Imàiciione XII f^ da cui apparisce che ndla dltà^ Firenu, a/i/e pra^sentU domni Ni* €9Ì(d papa sede $* Petti rùmanensis eceìcsiae^ ei lìdénmdus abbai monisterio s, PauU, GugHelmo eonte soprannominalo BDlgarello restituisce alcune «snella a Gmiéo vescovo di Toltenra. Ma è da Tede- re, se qnestai carta appartenesse pimtosto al primo d) di dieanbre delP anno precedente, in cui poteva, p soleva anche pia ordifianameAte correre V Indizione XIIJ. ÀI vedere che Ildebrando è chiamato. solaqien<- te (Aate di s^ Paoìo^ potrebbe far sospettare adupe- nio epì r anno pisano.

(i) Bollar. Casioeose GonsUtut. loa et io3. (a) Aotiqnit Italie. Dissert. 72.

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TOL. «XT. ^^

I^ MmUU »* ItAUk

( CRISTO MLxi. lùàmone%rr. Anto di ( ALBMAMIROII, pttm I.

( AMIKM> IT, ^e.jdi Gccflunia e «fi Il«lni& . K .

' " .•'■•..'

la qnest^ anna ancora ti pontaftce Niccolò li Tolle visitar la chiesa di PtrcQiej cb' egli- avetìi rlla- nata e governata anche tturanle il stio pontificato ; ma quivi venne a trovarlo latnorte^iroa il di ^2 di luglio : pontefice benemerito *4elki santa sede e degno di maggior vita. Tanto più fn d^pbrabite la pardita (fi lai, perchè le tennero dietro de*- gravisiimi scon- certi che furono preladi andia d* altre maggior^ «ala* mità. Attesta Leone ostiense (i)obe gran dissensio» ne e tumulto insorse in Rema intorno, ali* eleziooa di un novello papa $ ed è certo che restò vacaste la sedia di s. Pietro circa tre mesi. IH era un partito che tenea per T osservanza delle prerogative, o pretCK te, o accordate al re ^ Germania Arrigo ^ ed un altro che escludeva ogni dipendenaa da kii. Di que^ st* ultimo probabilmente era capo V intrepido oardi<^ nate Ildebrando^ arcidiacono delta saata^ romana Chiesa, a cui non piacque mai che gli imperadorì avessero ingerenza alcuna nell' approvazione, non cha aeir elezione dei sommi pontefici. Capi dell* altro, per quanto ragionevolmente va congetturando il car- dinal Baronio, erano i conti di Tuscolo, ossia di Frascati, mal soddis^tti di quanto avea operato con- Ira di loro il defunto papa Niccolao. Se vogliamo

(1) Leo Ostlenais Ub» 3, cap. ai. ^ t

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A V n O MLZU iGS

Bf collare il Continuatore di Ermanno Contratto (i), , €o|K> la morte d^ esto papa. Romani coronam^ et alia munera Enrico regi trànsmiserunt^ eumque prò eligendo summo poni^ce interpeliaverunt. Tale 'spedizione dovette essere fatta dalia fazione de' sud- , detti conti Tuscolaai. Non mancò il collegio dei car- dinali di spedire anch* esso un' ambasciata alla real. corte di Germania (a), e fu scelto per tale iacum- benza Stefano, uno dei pia aocreditati fra loro, in cui ooncorrevil

Ifohiliias^ gravOa^j probiUfS et mentis acumen,

Ai^ò qaesti, ma per la cabala e roalyagità dei cortigiani, sette giorni passeggiò T anticamera del re> tensa poter vedere la di lui faccia^ presentargli le lettere credenziali. Veduta eh* egli thhe questa mai* aria, se ne tornò indietro a Roma, dove rappresentò r incivil traitamenlo che gli era stato £itto. Allora ti« che il cardinale Ildebrando, tenuto consiglio cogli al-* tri cardinali e piÀ nofMì romani del suo partito, pron pose di eleggere papa Ansehno Badagio^ di pa-. trtà milanese, e vescovo allora di Lucca, uomo di gran bontà e zelo ecclesiastico, e che forse non s' a- spettava questa promozione. Chiamato da Lucca a Roma, venne immediatamente consecrato ed intro- nizzato col nome di Alessandro 11^ senza voler aspettare «oosenso alcuno dal re Arrigo. E qui ap- panto iomarono i Romani ad esercitare T intera loro libertà neU** elezion de' sommi pontefici, con ricupe- rare eziandio P altra di non aspettar T assenso degli aógosli per la consacrazione ; indipendenza manie^

(i) Contineator Hermanni Contracti iu Cbiou.

(a) Pclru* Damìanus, Opincul. 4,^ ;,,,,,; Google ^

l64 AITNALI D^TALIA

ttuta poi fino fii di nostri, quando, per tanti secoli addietro, sotto grimperadori greci, franchi e tedesdit era durato it costarne, o diciamo, se cosi si vuole, V abuso, che V elezione bensì restasse libera al clero e popolo romano, ma che non si devenisse alla con*» secrazione senza il beneplacito e f approvazione de*' gli augusti. Avea il solo predefunto j^rrigo II fra gP imperadori oltrepassato i confini de^ suoi prede* cessori, con obbligare i: Romani che neppor potessero eleggere il novello papa senza il consentimento sao. I)a Niccolò II era stato nllimamente carretto questo eccesso, con tornar le c(»e al rito antico. Ma i Ro- mani, oiesi del poco conto che si era fiittb alla regai corte di Sterno cardinale loro ambasciatore, nej^ttt vdlaro accofldodarst al decreto d^esso papa Niaoo* lo, decoroso anche pel re Arrigo, perchè risoluti (fi rompere ogni catena e di rice4)erar la piena kur li- bertà in fare i papi, praticata sempìra mai Be'* primi quattro secoli della Chieaa. già eperarono tenaa aver ben preparati i mezzi umani da sostener la biro risoluzione. Era in lor fiivore Ho^fréo duca di To# :icana, principe allora potestissimo in itidia. Faceano andie capitale del soccorso de' Normaoni che aveano giurata fedeltà alla sede apostolica \ e pia fìkGaano di Riceard^^rincipe di Cs^ua, divenuto anch^ tum vassallo dellb Chiesa romana. Sappiamo da Leone ostiense (i), che Desideria abate di Moate Cassìjdo e curdioale se n^ andò in tal congiontura a Roma 4ntm principe. Credette il cardinal Baronio (9), eha questo principe fosse Roberto Guiscardo. Ha si dee

40 Leo O^tiensift lib. 3, cap. 21.

( a) Baronu Airnal. Ecdwìtst. ^m^,, ,, Google ^ , * j

1 11 ir o isLxi. i65

ìQìenSiwe ài Riccardoj*nt\ mi priocipato era.I^i^ te G&asifie. Roberto s^ intitolava allora d»céi ^ non principe*

Ora ap{»na gìanie aHa corte germanica T 9ti ìsq dell'* eletto ed introdatato Alessandro 11^ ohe T im- penulriee tignose ne restò forte amareggia t a, e i suoi minittrt diedero nelle amante, esagerando P af* ft'onto (atto al re col non aTer voluto aifettare.il suo assenso, e coIP esserai messo sotto t piedi il decreto di papa Kiccolò, snl quale unicamente si potea fon^ date la pretenst^n di Arrigo : giacché solamente chi era imperadore coronato, atea in addietro aruta m^ BO Tieir approvaaioa ck^papi eletti, e non già chi era unicamente red' Italia, come in questi tempi ve* Ili va riconosciuto Arrigo lY, beiftchè non per anche avesse ricevuta la coroi^ di questo regno*. Degno nondimeno di osserrazion^ è, che in alcune lettere e diplomi Arrigo lY^ non per aDche imperadore, usa il titolo di Romanarum tex : il che vuol si^ficar qualche cosa, si trova unto da'* suoi predecessori. Accadde in questo mentre, che i vescovi Lom* bardia dopo la morte di papa Niccolò II fecero bro- glio fra loro per aver un papa di tempra men rigoro- so dei peeedenti lelanlissimi papi, il qude sapesse un po^ pii^ compatire le lor simonie ed incontinenze, e con dire una ridicòloia t)i)opofìaione, cìoò che il papa no») si dovea prendere, nisi ex: Paradiso Ita^ /lae^ nrìoè della Lombèvdia (i). Spedii*OAo a tal fine ili Germanio a!coni detP ordine loro, affinchè si ma* neggiassero per ottener questo intento. Ora trovan-

(i) Cardinal, de Aragon, Yit; Alexiindr. .\V, Tom. Ili, Rer. ItaL

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l66 JLHHJLLI dStALIA

dosi un gran caldo io qdctta corte, e loifiando io 4]ad (uocQ Ugo Bianco^ già cardinale, a poi ribello della Chiesa romana, non fa loro difficile il propor- re, e fer dichiarare papa, cioè antipapa, contra tutte'' le regole neHa festa de* fami Simeone e Giada, Cà" daìooj chiamato Cadalo^ reacofo di Panna, nomo ricco di facoltà, ma più di mi, che si dicea condeo*» nato in tre coacilii a cagioo della aoa fita troppo con- traria al carattere di sacro pastore. Ne fecero perciò gran festa tatti i simoniaci e concubinari di Lombar- dia. Le scene occorse dipoi si veggono descritte dal- la penna satirica di Beinone, il quale s' intitola «Vt scoiw à' Alba nel Monferrato, nu rescoyo sciamati* co, che forse non dovette mai essere riceyato da quel popolo, e perciò neppur fu conosciuto dair Ughelli. Era costui gran partigiano à»\V antipapa Gadaloo. U panegirico da lui &tto ad An'igo lY, che fu dato alla luce dal Menckenio (i), e da me yien creduto la stes- sa opera, che Galvano Fiamma (a) circa ratino i335 citò sotto nome di Chromca Ben%om$ episcopi al* hensis, è una stomacosa satira eoQtra di papa Ales- sandro II e d^ Ildebrando cardinale, sostegno in que- sti tempi della Chiesa romana, da mettersi coU^ altra io^me e piena di bugie, che abbiamo di Bennone fialso cardinale, e ribello della Chiesa romana. Narra esso Bencone. d^ essere slato inviato per ambasciato* re del re Arrigo a Roma, per intimare a papa Ales- sandro la ritirata dal trono pontificio, -ma con trovar ivi chi non avea paura. In tale stftlo eran gli affiiri della Chiesa romana in questi tempi.

(i) Menckenias de Rer. Gormanicar. T. I. (2) GaUaneas Fiamma in Politia MSta,

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i W V ù «Qti. 167

Tntanto do{^o kcoiH|QÌ«t8 ètWà GtleBria il ralo» roto conte Rui^^eri mirava oon occhio di eapidi^M, ed (lineale eompasiioDe, la victoa mitera Sìciiia po- sti sotto i! gio^o degli empì Saraeeni, e cominciò e ilieditarae la conqtibta (i). La buoaa fortana portò die n rifuggi presto di \x& ia Reggio BefifaameBay «Dambaglio strattiio ddia Sicifia, aadtrattato e perse- guitato da Bennanieto, uno de^ principi di qucfi^ iso- h. Questi gli feee conoscere assai fiicili i progressi in SidHa, dacdiè essa era ^risa fra vari signorotti mo- ri» ed oftri il suo aiuto por lìmpresa; Ruggieri adun- qne sul fine del : carnorale delP anno presente con soB centosessanta earaKi passò il F^re per isptar. le forte de* Mori nélP isolai diede una rotta ai Messi*- nesi, lece gran bottina verso fifelaiao e Ramata ; poi Sdicemente si rìeondusse in Calabria, dove par tutt0 ^ mele di marco e Ì aprile attese a frr preparamenti per portare la guerra in Sielliav A questa danza invi- tato il duca Roberto Gm$eardo suo fratello (1)^ eó- si portò con buon nerbo di caTalltrìa, ed anche con un^ armata navale. Presentivano veramente i Ho* ri la disposizione dei due fratelli normanni, e però accorsero da Palermo con una fiotta assai più nume- rosa per impedire il loro passaggio. Ma Tardito Rug- gieri con cento cinquanta cavalli per altro silo passò lo Stretto, e trovata Messina con poca gente, perchè i più erane iti nelle navi moresche, se nejimpadroni; il che fece ritirar le navi nemiche, e lasciò aperto i| passaggio a quelle di Roberto Guiscardo, il quale

(i) Gaufridus Malatenm lib. 2, cap. i. Noweirios in

Hist. Arab. Sioiliae «pud Pagtum« (a) Blalaterra lib. a, e. 8.

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1 68 AITALI d' XTàLlA

tólà sbareò colle fUe soldatesche. Nel^l^ste 4i <Jau^ Màio etsìa^Softedo MeUte^r» qa^laii^jlofiow caof -quisté, per cui dopò.aSo aooi^ si rialbei^ lauqrQc^ nétta città di Messina, si vede riferita alP.aqno^er cwknt* io6t). Ma io ctedq Allato ^clPanoo, ^9Vr .tMoéa la serie del racoooto, ohe la prew di sINlesi^^ accadesse ueir amio presente» Yeoiie p©i itn groa*^ -esercito di Moiri eSiciliéni^a-auaal* da .BéfoB*iQet%.i^ :assalire il piccolo dei Normanoi, ma restò da > em ^baraglra^o cdla morte dtcBectaàla di qàegr iofedétt Non è g^à t^iofol» il crédere aasai «tao. Diedro a «•eco dipoi i due fralélli prtoc^ nbhnaoni a^ vm%è castella e contrade di qiael|' isola si so a Girg«»ti col». ^a prtsa dt Traimi, ùnthk, Tenuto il remo^ si riliraro» no a^ quaréeri. Se crediaflao . a,>haJft^ Protospata (iX it quest'amio^ a»cor# Bohcrto Guiscérdo «'insignorì d* Aseem^a. Ifa probahàhneqte biò avtetine I* anno Mtecedenle^a) vpdire. the questo scrittore kb«^ air 4'«HftU seguente r Umalranunto ai pontificato Alwia«dro II, che pure«ppartie»e: aHVnno presènte.

( CRISTO ULTO, Inditione XV, - Anno di ( ÀliBSSANDAO 1^ papa a.

( AllRlGO IV, re di Germania e *

Italia j*

Nair altro area htìo nel mno di qn«»t* anoo V antipapa Cadaloo, che ammassar gerite arrtiata fe da^ »aro per passare a Roma con diségno di cacciarne i| legUtimo successor di s, JPielrp, e.djfarsi consecra- re, se crediamo al conlimiatMre d' Ci'nKliuio Contrat- Ji) Lupus Protospala in Chronioo.

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'4 '* il * ittxtt. 'iGg

*Xè{ry. llcnm il pret«kid!otio già ordkmto papa, p«r^ «hèTCCt^^ e^ era, « i^ «Teste asfsanto il nome di OttBrie H) «la ' ta« itiatìcatto^ le ptore. B %* egli tion -iH«tò< tiolM, fiiégao-è <^e néppaf fa toHcr 'cerimonie tiihliiiator * peiòleiòe. Con talt forte artitò Cadaloo a 'Bwam nel di 1 4 ^ apdle ( ^enzobe scffre che ginn- mt f^Iil kakndut itpriìis ), e ^ accampò coU' eser- <&to tao né* pmi dt Nerone. Ne^a Vita di papa AUs^ 4mndr0 //, a noi conservata del cardinal d* Arago* làa (3>, troviamo <;he molti capitani è nobili romani %iiadagn«^^ òol^' oro. «i dichtariirono dal partito di -Ca^élad^ èib vvén confermato da Leone ostiense (5) a <àB&' aaddrb ^ nn' ahra' Tltadi esso papa Alessan- dra (4)) da cui ifirpariéimo che molti giorfai dopo la «aallacioftì di -eséo p«pa, Ròinani^ quorum mala coìt' 4uHu{h semperjmi^ tnm odh Mbere caeperunt^ e ibr^afo «Mi gr'in<jhat<6ri della venuta di Cadaloo. Uno 'de\)rliM}i()«ftH, ma vblpè teèchiltf, èra Pietro di L^one, -Ia età àml^Ha iec« %nx:ìvé ÀìpiA'^tAn $gara In Roma. Ha tteittl»M<&; ^ ahiMato ^ìditóo :\\ che probabil- «lettt^- v«ol diife^be era iiéfò iale^ ma poi fatto cri- stiano. Kon mancavano in Roma a papa Alessandro id«gU laAw^Mif ed iffilMiona^f; ^ ▼«i^sìmihft^td ivévt •gU anche pl^ocaratt» de^i aiuti da Ricàatdo princi- pe <M Cipaa.' 81 v«tié<e^dttii<(]ue ad Xina bli^ta^, che

: (j> CMili«ii*t«« H«rnf4i<in4 CoairacH in Chrob. X^ iGard>4# Afii^Qn^i Vit.Altxmdriil, PJ, TJlf,iR«K pM». /, •■■■'.

(3) Leo Ostieiuis 1. 3, c^p. a i-

(4) Vit. AlexanJri lì, P. lì, Tom. IH, R«r. Hai.

(5) Beiwo io Panegyric. llenrici IV, f . 1, Hcr. Gerra/

Mendteaìt, r- t

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IJO kim ALI »^ ITU.U

riusd ianguioosa, e fiid colh peggio ddh filsioìie iél legittimo papa. Poco nondimeiio dar6 V attegretii di Cadaloo, perchè, chiamato a Roma Gol^reio éuca di Toscana, comparve colà in aiato del pontefice Alessandro con numerose squadre e loyrze tati, oba restò come assediato V antlp^a, e, se toUe nscurnie falvo, gli con?enne adoperai: preghiere e groni regiR col duca, il qaale si contentò di lasciargli aperta la porta per tornarsene Ubero, ma spogliato e colla te* sta bassa, a Parma. Benzone descrìre a loogo questi (fotti, ma se con f^d^ltà, noi sapr^ dire» CerUmeilU ,da s. Pier Damiani ^vien sospettato che il diyeaGoli- fredo non operasse con tntt^ lealtà ed «^oratene o in questa, o nelle seguenti congiunture. Air incontra Benzone scrive che il medesiipo dpeii Iboe renlre i Normanni a Roma a difesa del papa Camerinum et Spoìetum inffosit ( il c|ie è degno d^atteazione ), pbtr res CemiidtHS juxU^ mare ty-ranmce usMf^mt. P4r totamltaliam^quQS voluit^adKegU inimictUittsineif^ tavit. Aggfmgne inoltre, esser egli stalo quegK eh& moise annone aroivespovoi di Colonia a/rapire il ^ovinetto re Arrigo. E Xanriieno da Seaftutwr-^ go (i) osdtenra, come fosse scandaloso U vedere, efaa laddove anticamente si fuggivano i vescovati, om si faceano battaglie e si spargeva il sangue cristiano per conseguirli: e vuole dire del papato. Ho detto che jénr none rapi Arrigo IT. Intorno a che si ha da sapere che fin qui «sso re eri stato sotlo il gofèri&o dell^im-- pèradrice Agnese^ la quale regolava gli afiaii unica* cernente coi consigli di Arrigo vescovo di Augusta, personaggio ben accorto, che, ad esclusion degli altri (i) Jsmbertos Scafnaborgensis in Cbron.

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A ir V o MLzn. 171

preteode&U, area saputo introdursi neHa grazia di lei. £ra savia, èra pia principessa Agnese: tultaTÌa non potè 8clìÌTar la maldicenza degli altri principi invidio- si della fortuna del fescoTO angnstano, perchè spar* iero voce, d^ illecita &miliarità fra lei e quel prelate. U perchè Annone arciveseoTO di Colonia, col consen* to di molti altri principi, tolse air angusta madre il ^ofinetto Arrigo, ed assunse colla di lui tutela il go« ▼emó degli Stati. La maniera da lui tennta per far questo colpo , la sapremo fra pòco , rìchieden* do ora la Toce sparsa contro V onor dell^ imperadrlce Agnese, che io premunisca i lettori con a vrertirli della mrivagità che allora pitli che mai era in voga. Facile è V ossenrare che i tempi di guerra son tempi di bugie ; ma non si può dire abbastanza, quanto lar^ ga brigHa si lasciasse in queste e nelle seguenti dis« cordie fra il Sacerdozio e V Impero, alla bugia, alla aatìra,alla calunnia. Le più nere iniquità sinventaro* no e sparsero dei papi, da'* cardinali, de^ tcscotì da chi era loro contrario ; ed altre Ticendevolmente si spacciarono dai mal effetti contra di Arrigo lY e di tutti i suoi aderenti. Però sta ai prudenti lettori il camminar qui con gran riguardo, p^restando solamen** te fede a ciò che trova patèntemente avverato dal« b nìisera costituzione d* allora.

già si può fallare in credendo che Arrigo IT si scopri eoi tempo prìncipe d^ indole cattiva, inco« stante e violento, e die tutti i vizj presero in lai granì piede per qualche difetto della madre ; ma più pef r educazion seguente*, e che la vendita de* vescovati, delle abazie è delP altre chiese , cioè la simonia, era un mercato ordinario di que* sconcertati tempi, per

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f7^ A^ALt vi'lTÀtlJk

folpa specialmeiae della corte re^^lo di Oeropaiiie, in JDQÌ più pote9 r amore deir oro, che d«lla r«U^on9, e tro|]f>o regoai^a P aba^o, pon però nato allora, di .Uga9gliar lo spirituale al tempor^e. Ora o sia che i maneggi segreti della corte di Roma, o quei del du*- S9l. Gotijfiredp dj9ponessero in GeciBaata un ripiego per liberar la Chiesa dalla ressazione delP irdegno Xlladaloo» appura ch^ il «addette^. Annone arcivescovo, {>relato tenuto in concetto d| santa ^ila, con ^M principi io trovasse ad. eseguisse j^ mettere fine olio scisma: cer|o,è che in. <]aest''anaq estendo ito esso ar- civescovo p^l Eeoo. a visitare ^) r^ Arrigo, giovane allora di Gijr<^ tredici anni^ dopo il desinare V invita a veder la nave sunluosissìipa cheP avea condotto co»- là. Ti andò, di nulb aospettaivdo, il semplice giovan^t* iQ^ ed entrato ch^ fu, si diede tosto di mapo a^ remL Sorpreso da quest^ atto il picciolo re^ tepiei^do che il conducesjiero a m^rire^ si gettò nel Qume ; ma fu ìial- vatp. diil conte Ecl^erto, che saltò anch^. esso neir a* pqua. Su quella nave ad«,i^que pacificato con carezze fn ^opdotto a Coloaia, dpve r^stò sotto il governo d| qijel sj^gio. prelalq,, al qn^le dai principi ne. fu ancor* data |a lut?!?^. L*imper^dii/!^ Agnefp, trafitta, da que^ Ito in9§p^itat9 colpo, e ravveduta de' ^alli con][me5s| in patrocinar P antipap^i de^terminò di dare un calcio ^ mpndp3 e, passi^niio .dip/)i a Rofna, accettò h peni- tenza che le fu data d«i papa Alessandro li. Per testi- mpnianza di s, Pier Damiani (j) ^ non l^rdò P arci- vescovo di Colonia Annone a ^^re, per q^uanto era in s^ manO| la pac^ alI^.CJi)iesfa*,{>^r):jiocchè, raunato ur^ ^ancilio in psbor, dpv/s injtery.enpefof lo. stpssj» re Ar;»

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A ir r o Muni. i^S

rtgo^ e naa gran copia di ?«$ coti ottramontani ed ha- Kaoi, dcIIq stesso di' a 8 di ottofate,' in cui Cadaloo èra stato oell^ anno precedente eleuo contro i cànoni papa, fn^li anche deposto, o, per dir meglio, ripro- vato e condannato. Area precedentemente il medesi- ino I^er Damiam scritta 'una lettera di fuoco al pre- detto Cadaloo, cfakideDdola con alcuni vei*si, e dicen- do in fine (i): DiKgtiiter igiiut intende^ tjuòd dico: Fumea vita volata mors improsfisa propinquat^ Immiitet exphti praepes Uhi terminus aesfi» Non ego teJaUo : caepto morieris in aniìo, Yisse anche dopo Tanno predetto Cadaloo. Pier Damiani, veggendo che non avea collo nella» predizio^ ne, cercò uno scampo, con dire ch^ egli s^ era inteso della morte civile, cioè della di lui deposizione, è non già della morte naturale. Se i suoi versi ammettano tale scappata, non tocca a me il giudicarne. Certo confessa egli, che per questo gli fecero le risa dietro i suoi avversar]. Levò ancora esso. arcivescoTo Annone il posto cancelliere d^ Italia a Guiberio^ che pari- mente col tempo divenne arcivescovo di Ravenna ed antipapa, e lo diede a Gregorio vescovo di Tercelli, uomo nondimeno macchiato anch^ esso di vizj: il che & conoscere che il re Arrigo, benché non per an- che coronato in Italia, pur ci era rìconosciuto per padrone.

Non so io già, se in questi tempi sia ben regola- ta la cronologia Hi Lupo Protospata. Ben so aver egli scritto (a), che Roberto Guiscardo duca s^ im- padronì in quest^ anno della città d' Oria, e di nuo- ( i) Petrus Damiani lib. Episl. ao. et in Oposc XVUI. {2) LopiM Pcoto^ata in Cronico, ed by Google

1^4 AHUàLSJI" ITALIA

▼0 prete Briiuiisi, e lo steiso mìriarca ( forse il suo > goTeroatora ). E* ^a vedere ancora, se appartenga, ail^ anno presente, come ha il testo di Gaufrid^ Ma*. laterra (i), la discordia insorta fra esso.dnca RobaKo» e il x^onU Ruggieri Benché Roberto promesso a?esae ad esso suo fratello di cedergli la metà della Cala- bria, pure non si renira mai a questa sospirata ces* sione. A rberva di Melito, che era in min di Rug- gieri, in tutto il resto delle conquiste T ambizioso ed insaziabil Roberto la Cocea da signore. Però Rug- gieri presa occasione dal recente suo matrimonio, lece istante a Roberto per T esecuzion delle promeS' se, affine di poter dotare decentemente la nuova sua sposa Erimherga, chiamata da altri Deìi%ia^ o Giù- ditta. Ricavandone solo parole, e non fatU, si ritirò forte in collera da luì, e gr intimò la guerra, se in termine di quaranta giorni noi soddisfacea. La rispo- sta che gli diede Roberto, fu di portarsi còli' armata ad assediarlo in Uelito. Ma con tutte le prodezze fatte dall' una e dal^ altra parte, nulla profittò Ro- berto. Anzi Ruggieri, uscito una notte di Melito, gli occupò la città di Gerace per trattato fatto con quei cittadini. Allora Roberto tutto fumante di ira corse all' assedio di Gerace ; e siccome personaggio d"* in- credibile ardire, una notte ben incappucciato ( che già era in uso U cappuccio anche fra i secolari ) se- gretamente fu introdotto nella città da uno di questi P<Henti cittadini per nome Basilio. Per sua disavven- tura restò scoperto e preso a furia di popolo \ vide poco dipoi trucidato Basilio, impalata sua moglie, e si credeva anch^ egli spedito. Con belle parole gK (1) Gaufrid. Manterrà lib. a, c8p.^|^oog|^

AVRÒ MUDI. t^S-

riuscì di fimnar 1^ fiiria d«l popolo, « fu eicctato io prigioi|e. Ne andò la nuora ali* eiereito suo ; ma no» sapendo che si fiire i suoi capitam per liberario, mi- ^ior eowiigKo non seppero trovtire che di spedirle incontanente V aT?iso al conte Ruggieri, sòoogturat^ doto che aroorresse par salvare il fratello. Non si k^ ce pregare il magnanimo Roggeri, corse tosto co' suoi a Gerace, e, chiamati faor della ritta t capi) tanto dis- se colle buone e colle minacce, die fece rimettere io libertà il fratello. Questo accidente e h cosUnzà di Ro^^erì produsse buon effetto, perchè dopo qualche tempo Roberto gli accordò* il dominio della meU del-' la Calabria. Passò dipoi Ruggieri in Sicilia, c^re es-^ sendosi ribellato da lui il popolo di Traila, f^ del-" le mararigUe di patimenti e di bravure oontra di que» rittedini e de* Saraceni accorsi iu loro aioto, tantoché ne riacqmstò veramente la signoria.. Crede Camillo PelLagrini (i), che Riccardo /, conte di Avecsa^ ^-^ ^iiok> di Asciuttino normanno, e non già Iratello di Roberto Guiscardo duca, oome immaginarono il Si«x gonio e il padre Pagi ali* anno 1074, occupaase fii^ V anno io 58 il principato di Capua^ citando sopra di rOstiense (2). A quelP anno ancora nella Oo^ nichetta amalfitana (5) è scritto die Riccardo fu ere». to principe di Capua insieme con suo figlio Giort dano. Certo è bensì che Niccolò li, papa neU*^ anno loSg, gli.cQncedette T investitura di quel principato, ma non apparisce che ne ìqsì^ allora tots^hnente. ia .^f09»u$Q. Imperocché è da, sapere che secondo U

(1) Camiìlas PeregrìtiiBs Hisl. Prlncip. Langobard»

(2) Leo Oniensis Chron. lib. 5, cap.* 16. (^ AnU'q- lui. Tom. 1, pag. aia. :

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17^ 41ftr4tl D*fTM.IA

«yddetto Oslìense, invofliatosi tébnpb fi Biccàrdo di quella bella eootnia) motto V tàuidiQ a Capua^ ìi\ iibbcioò tre batlie BirintoriMi. Ma Pandoì/b F^ fnriii« cipa ch« ^ ani dantro^ coUa dMCto di aelteaila acu«^ di d*oro, r iodvìMea riliranaoau llaiicato poi di TÌt« aitof PandolA» (ncm «o in quaft anno ), e tnceadatogR liunàoì^ /^ suo figUóolav eccoti di nuovo Riccardo coHa 4tM arni aotto Gap«a. Tant« la ttrinsa^ cbe si ▼enne nall^ anno pratenle ad una eapitobaione, par cui Landolfo ae n^ andò via rannngo, a i àttadtat ri** cavarono per loro principe ftieeardo ; ma con rit»r nfera in lor potere la porte e le toni della città. Dta^ •imolò per allora l' accorto Riccardi», a oontentosai di quatto. Poi rivolte te sue armi ail^ aéqottlo delle città e castella di quel prìncipafte, ^i rinMì neUo ipa^ db di quasi tre mesi d^ insignorirsi di tutto. Ciò fiit* to^ intimò a^ Capuani la consegna deHe torri e poiH te, e perchò gliela negarono^ strettamente asaadtò quella città. Spedirono bensì t Capnani al re Arrigo in Germania il loro arcivescovo, per ottener soccor'» so; ma non avendo egli riportato se non parole, fu* remo dalla feme astretti a Ibr le voglie di Riccardo. Anno^ domimeat Inetarnatiams MLXll quumjam per d§eem circiier annormm curricula Nùrmmnms wiliier repugnasseni. Però quantunque eaistano piò diplomi di questo prìncipe, da' quali costa «ver egli assunto fin dalf anno io58, o loSg, il titolo ài prìncipe di Gapua, eon assodar ancor» Giordano I suo figliuolo al domìnio, nientedimeno solamente ì% quest^ anno egli ottenne la piena e libera signorìa di quel prìncipato. Cosi ceasò di regnare andie ivi la achiatta da^ prìncipi longobardi) e sempre piò cre)^

A 9 V ^ KLXUX. 177

la potenct de* priacipi normanni. Da U a poco, at- taccatosi noa notte il fuoco alla città di Tiano, pro- babilmente con premeditato consiglio, v** accorse nel scattino seguente Riccardo, e colla fuga di qne* conti fte ne impossessò. Parimente scrive Romoaldo Saler-" nitano (i) che in quest' anno e^so pricncipe intravii terram Campaniae^ obseditgue^Cèperanumj et us^ue Soram devastando pervenit Ci ha conservata V au- tore della Crouichetta amalfitana (a) una notizia, cioè cbe, per ordine delPimperadore, Goti/redo marchese « duca di Toscaoa col suo esercito venne contra di Riccardo, e che seguirono fra loro vari fatti d^ armi presso di Aquino, in guisa tale che fu obbligato Goti- Credo a tornarsene indietro con poco suo gusto e men guadagno.

. ( CRISTO MÈMii. Indiz. i. Anno dJt { ALESSANDRO II, pepa 2.

( ARRIGO lY, re di Germania e di Italia 8.

Fioriva in questi tanpt Giovanni Gualberto a- bate, istitutore de^ monaci di Yallombrosa (3), per- sonaggio di sommo credito per la santità de^suoi co- stumi^ «non meno entro che fbort della Toscana. Bra slato creato TeicoTo di Firenze Pietro di nazione pavese ; e percioechè allora dappertutto faceva gran- de strepita ii iùeìo della simonia, i monaci vallombro- ' il) Romnaldtat Salerai tanas Ghroo. T. 7. Rer. Ital. <s) Aoftlq. Ifftl. T. L ^gr* »>^- ^3). Andreas Ptrmenns in yìt. S. Johana- Oàalbeni. Aota Ssuctorum Bojiland. ad dicm vi, JoUi. MuaATOEx, YOL. XXXV. ed by Googk ' ^

jrtg ANIMALI d' ITAIiA

sani, sospettando eh' egli foàse entralo nella sedia episcopale mediante il danaro, cominciarono a diffa- marlo per simoniaco, e mossero un gran tumulto nel popolo di quella città. Andrea monaco genovese (i) inscio scritto che, portatosi da Rora^ a Firenze Teu- 2one Mezzabarba per visitare il vescovo suo figliuolo, i furbi Fiorentini con inlerrogazion suggestiva gli di- mandarono quanto avesse pagalo per ottener la mi- tra a Pietro -, e che il buon Loitibardo confessasse di avere speso tremila libbre in regalo al re Arrigo IF per sortire il suo inlento. Ma avendo questo monacò scritta' quella vita nelP anno 1 4 t 9? siccome osservò il padre Guglielmo Cupero deila compagnia di Gesù, « nulla di questa importante particolarità parlando gli autori più amichi, si può ben sospenderne la cre- denza. Era dubbiosa la simonia di quel vescovo, e tale non sarebbe slata, se si fosse potuto allegar la confession di tuo padre. Certo è che i monaci susci- tarono fìeramebte il popolo cobite de) vescovo, e andarono innanzi, che s. Pier Damiani mosso dal suo zelo impugnò la penna contra di loro. Anche il duca Gotijreéo sosteneva il vescovo ie.miQ&QQia va di far ammazzare e monaci e cheri^ci che contrariassero a quel prelato e gli levassero T ubbidienza. Fa invia- to appunto colà dal pontefice Alessandro " esso s. Pier Damiani per procurar di esting«iere un si pe- ricoloso incendio. In vece di papifìc^r gli animi di quella gente, diede ansa a que** monaci . di sparlare anche di lui, quasiché fosse fautore de^ simoniaci, e specialmente gli tagliò i panni addosso, una. dei più arditi di loro per nome Teuzone^ ubbriaco di uno (i) Andreas Januensis iii Vit. S. Johaniì. Gualberl/.

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A N R O MLXIII. ' 1^9

zelo iodiscreto. Ma qui non fini la faccenda, siccome- vedremo. Benché in Gctrmania fosse stato riprovato > r antipapa Cadaloo, pure costui non si arrendeva in Italia. Anzi nell^ anno presente, rannata nuova gente e dei buoni contanti, spaUeggiato dai vescovi allora sregolati della Lombardia, si avviò di nuovo alla volta di Roma, sperando maggior fortuna ch« nell' anno precedente (i). Ci fa sospetto che Gott&edo duca di' Toscana segretamente il favorisse. Certo è che non' gli mancarono assistenze in Roma stessa, perchè mol> ti de^ nobili romani si dichiararono per lui. Gli fa doncpie aperto V adito nella città leonina, anzi dico<- Bo che gli Cd consegnata anche h fortezza di Castel" s. Angelo. Tempore post alia quorumdam ex urbe ape et Consilio llomam^ quam nosfam perhibent^ in- gressus^ eonscendit arcem Crtseentii : così ancora Arnolfo atofieo milanese (a) che allora scriveva le storie sue. lila ciò pare che succedesse in altra forma, siccome dirò. Sappiamo bensì che egli s^ impadronì al sao arrivo della Abadlioò vaticane, ma non già resta notizia eh-** egli vi prendesse colle cerimonie il manto papale secondo il costume, perchè appena s^ udì in Roma come egli Vera entrato, che la mattina se- guente diede allearmi il popolo romano, e, corso co^ in furia V tal terrore, cacciò in corpo ai soldati di lui, che p]*esero vilmente, la fuga^ « lasciarono il loro idolo solo X scotte.. Sarebbe caduto Cadaloo in mano de^ Romani, se non fosse stato Cencio figliuolo' del |ire£eito <& Roma, uomo di perduta^ cos^ieiKa^ che

(i) CsriHnal. de Aragon. in "Vita Alex^jind. H. P. I. Tom. lU. Rcr..ltal. JLco.Osli«n3ÌiGhron. L 3, e. 20,. (2| Aruulpb. Uist. BkdioUocniis l. V^- i7-t

' " edbyCOOgle

I So AHRALI D ^ITALIA

allora V accolse. Bella fortezza di Crescenzio, cioè io castello s. Aagdo, a gli promise assistenza. Quivi re- stò r aotìpapa assediato dai Romani per ben dqe an- ni, con sofierirvi stenti ed a£bnni incredibili i degno pagamento della smoderata ed empia sna ambizione. Vn concilio di cento vescovi fa in quesO anno tenu- to da papa Alessandro II dove furono fotti vari de- creti contra dei simoniaci e de^ preti concubinari. Ne esistono alcuni atti presso il cardinal Baronio (i) e nelle raccolte de^ concilii.

Intanto in Germania crescevano gli abusi, profit* tando ogni prepotente delP immatura del re Ar- rigo IT (2). L* educazione di lui fu sul principio ap- poggiata agli arcivescovi di Colonia e Magoaza, cioè ad jénnone e Sigefredo» Ma loro tolse la mano Adsìr herto arcivescovo di Brema, che coW arte dell^ adu- lazione si rendè arbitro de( giovanetto r^ ed ocx:iapò in tal maniera due delle migliori abazie di Gersoa- nia. Per far poi taeere gli altri, due ancora ne diede air arcivescovo di Colonia, che non si fece scrupolo di questo^ ed una a quel dt Magonza, ed altre ai da* chi di Baviera e di Svevia, cioè ad Otione e Btdolfo. Cosi mal allevato il re, non è maraviglia se andò cre- scendo in que" viz| che tanto diedero poi da sospira- re ai buoni. Seeondochè abbicano da: Lupo Protospa- ta (5), in quest** anno Roberto Guiscardo^ duca di Puglia e Calabria, tolse ai Greci la. città di Taranto. Ma neppure stava in ozio il valoroso conte Ruggieri di lui fratello in Sicilia. Per attestato del Malater-

(1) Baron, Aoaal. Eccl.

(2) Lambertus Scafoaburgensis in Chron.

(3) Lupus Prolospata in Cbronico.^^ ^^ Qqqq[^

A ir V o HLxin. i^k

ra (i), HI questo meiemno anno formarono i MqsuI* naòi morì e ì Skàlìain un potente esercito e venbero Ad accamparci presso al fiume Geramo. Erano circa trcntacinqtieaiHa, e il conte non atea che centotTen- tasei cavalli, ossieno pedoni, da opporre a gran piena di gente. Gontnttodò, implorato 1* aiolo di Dio e spedito innanzi Serlone suo nipote, diede loro addosso, e in poco d' ora mise in iscompi^iò e foga qaegr infedeli. Fu detto che comparve un nomo di rìlacenti armi guernito sopra bianco cavallo, oon imndiera bi«ica sopra di un'' asta, che si cacciò dove erano phà Ibhe le schiere de^ nemici, e fu credulo s. Giorgio. QuindìcinNla di coloro rimasero estinti sfiil campo ; nel di segnente volafoéo i Cristiani alla cac- cia di ventimila pedoni, che è* erano salvati colla là- ga n^le montagne e nelle rupi, e per la maggior par- te gli uceisero. Si può ben temere che Gaufiido Malaterra monaco, il quale sciamante per relauone almii scrisse queste cose dopo molti anni, si lasciasse vendere delie Aivole popolari in formar questo rac- conto che ha troppo dtir incredibile, ed egli perciò, se voUe concepirlo, fu obbligato a rioorrere ai miìra- coK. La vittoria nondimeno è fuor dr dubbio : ' le spoglie de^ nemici furono senza misura ; e il colite avendo trovato Ira esse quattro cammelli, £ mandò in dono a papa Alessandro, il quale si rallegrò assaissi- mo 4i cosi prosperosi avvenimenti contra de^ nemi- ci della croce, e spedi anch' egli a Ruggieri ban-* diera di s. Pietro, per mag^ormante animarlo a pro- seguir qudr impresa. Trafficavano in questi tempi i mercaUnti pisani in Sicilia, massimamente in Paler- 0) G.afrid,M.laterra 1- •• es|. J^Google

'l^2 ÀJIVkhl D^'ITAXIA

uioy città capitale, pieoa allora di ricchezze. ÀTendo essi ricevale varie ingiurie da que'^Mori, rannarooo poa possente flotta per -farne vendetta, ed esibirono Iji loro alleanza al conte Ruggieri per assediar Paler-t YDO, essi per mare, ed egli per terra. Ma 'perciocché non. potè così presto Ruggieri accudire a quell' im- presa^ a vele gonfie andarono essi ad> urtar nelb ca- tesa che serrava il porto di Palermo, e la ruppero. Entrati nel porto, se crediamo agli Annali pisani (i), Cwitatem ipsam ceperunt. Mai ciò non «usiiate. Il Malaterra ci assicura essere accorsa tanta moliHudioe di Jifusulinani e cittadini per dtiesa deUa dtià, che i Pisani, contenti di portar via^ come iattriotifo, la ca* tena spezzata, se ne tornarono a -casa. Egli è* bensì fuor di dubbio, ch^essi, trovate in quel porto sei na- vi di ricco carico, cinque ne diedero elle fiamme, a la più ricca seco menarono a Pisa, del coi immenso tesoro si servirono dipoi per dafer pnncipio . alla ma- gnifica fabbrica del loro duomo. Di qnesla .glorioaa in>presa resta tuttavia la memoria in versi, incisa in marpao nella facciata di quel Biaestoso t^oapio, ehd si legge stampata presso molti scrittori. quivi- si par- la delld presa della città di Pakriii«, ma si beo* delb navi bruciate e della ricchissima menata via : con ag- ^ugnere, che sbarcati dipoi i Pisani ibor di Palefm0, vennero alle mani coir armata dei SarAceoi, e ne-fe^ isero un gran macello, dopo^ di che alziate tie ancore se ne tornarono tutti festti^gwnti a Pisa. Antàò poscia il coiste Ruggieri cin\ dugeoto Sjoldati, osceno; eav^Ui, A bottinare verso la provincia di Grige;nti : che que- M9 e^a il suo* mestiere, per poter p&gare' ed: alimentar (1) Anoales PijsniT. VI. Rer, M\ pagj i63, ,

ÀURO fttxtv. iSS

la sua gerite. Parte de^ suoi cadde m un' imboscala di setleeento Mori, che loro tolse la preda, e li mi$e iD luga.Ma,sopraggiuuto Ruggieri, sbaragliò i nemici, e, ncQperata la preda , allegramente la condusse a Traina. Dovette in quest' anno Riccardo , principe Bonaenno di Capua, insigtiorìrsi ancora della città di Gaeta, perchè da li innanzi egli e Giordano suo fU gltook) nei diplomi si veggono intitolati duchi di Gaeta .

( CRISTO MLxrr, Indizione n. Anno di ( ALESSAl^DRO 11^ papa 4.

( ARRIGO IT, re di Germania e di Italia 9.

Fu creduto in addietro, che correndo quest'' an- no, .Annone arcivescovo di Colonia fosse spedito a Roma, per terminare lo scisma, e che susseguente* mente fosse tenuto il famoso concilio di Mantova, in coi seguì la total depressione Cadaloo. Ma Fran« ceseo Maria Fiorentini (x), e poscia più fondatamen- te il padre Pagi (2), hau dimostrato^ doversi riiSerìre air anno 14)67 tali fatti. Perchè ^anlladimeno Lamber- to da Scafnaburgo (5) parla sotto quest' anno delP an- data di esso Annone a Roma, fu il Pagi d** avviso, che due volte egli imprendesse tal viaggio, T una in que- sto e r aUra^ nelPanno suddetto. Ma il. racconto di Lamberto, se si avesse da attendere, porterebbe che Annone ^us&e venuto molto prima di quesl' anno,

(1) Fiorentini Memor. di Matilde 1. f.

(2) Pa^s^ €rit. ad Ànnal. Baroo.

(i) Iwimbertus Scafnaburgensis in Chro^Qgle

1 84 AiniiLi d' itili a

dacché egli successivamente narra che Cadskio, do- po la partenza di Annone in Hdìa, tentò la sua for* tuna colle armi oontra di papa Alessandro. d r^ sta vestigio di anione alcuna fatta in questa prioM pre- tesa venuta di Annone. Però, quanto a me, eredo che questo scrittore imbrogliasse qui il sub raceonlo, che non s^ abbia a credere se^non un sol viaggio é& lui, detonale parleremo aH^ anno 1067. E tanto pia. perchè tuttavia seguitarono in quest** anno i Roma^ m a tener bloccato e ristretto Cadaloo in castello sant' Angelo. Se fosse venato a Roma Annone con commissioni del re, avrebbe messo fioe a qaelli gira. Per le notizie che acceimà il saddetto Fiorentini^ veniamo in cognizione, che papa Alessandro, il qpa- le, imitando gli ultimi suoi predecessori, riteneva tut- tavia il vescovato di Lucca, si portò nel presente an- no a visitar quella chiesa e quivi si fermò per più mesi. Tolomeo lucchese, vescovo di Toreello (i), racconta una particolarità degna d^ osservazione, ùoè che questo pajpa per maggior sua siourezza si ritirò in tempi tali a Lueca con accordar varj priviKegi alla rae^ desima città. JVam primo fribuit et huìÌ€nn plumbeam prò sigillo communitatis^ ut hahet dux ^enetorum ( r usavano anticamente anche altri principi ). Eccìc" slam sancii Martini ( cattedrale di Lucca ) speciali decorai grafia^ ut canonicos dietae Sccksiae mitra" tos habeat in processione regnlari^ et sicut cardino^ ìes incedant^ sieut Roi^nnae^ et eecksiae sancii JÌ0- cobi^guae Compostellana i^ocafur, kra^ìiò Benedetto XIII papa in questi ultimi tempi la dignità di quella (i) Ptolomaeas Lucensis Aonal. et Hist. Eccl. 1. i^.T.ir.

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A ir V o hluv. lS5

chiesa con dare il titola di arnvescoTO al tao sa- ero pastore. In qaesl'* anno ancora Domenioo Cot^ tarenoy intitolato Deigratia P^eneticie Dalmatiae- ^ue dux, imperialis magisier (i), insieme con Gìo- ymaoi abate del moniaftero de^ santi Ilaria e Benedet- to situato in UrritorÌQ oUifcdensi super ftumen^ quod dicUur Hune^ concede V avvocazia di qoel sacro luo- go ad Umberto da Fontannive. Dal che si raccoglie oke (Mvolo, ciilà una Tolta episcopi^ era io l«rra ferma. In quest^ anno ancora uiddaski ossia Ade^ laUk^ marchesana di Susa e vedova di Odàont ossia OlUme marchese, fondò il monistero di santa Marta £ Pioerok) per Tamna siia(2)^C Manfredi marchio^ ni$ genitorii mei, et Adaìrici episcopi Barhammei^ et Bertae gemtrieis nteae^ et anima dontm Oddanii marckioms 9iri mei^ tujus emtus sit mihi ìuctus «te. Lo strumento fu stiptilato «vino Domini nostri Jtsm Chrisii MULIV^ oètapo die mensis septembrii neUa città <tt Tonno. Perchè non avea per anche Ar- rigo IT re ricefbla la corona, perciò di lui non si fii memoria akttna in questo documento, io mol- ti altri d^ Italia. Abbiamo poi da Lupo protos pata (5;, che in quest* anno la città di Matera venne alle m»- ni del duca Boberto Grui scardo nel mese d* aprile. Passò egli dipoi eoa alquante soldatesche in Sicilia la aiuto del conte Buggeri «tio fratello. Uniti amendue foorsero senta contrasto V isola, depredando il paese, e piantarono P assedio a Palermo. Gran guerra fecero alla k)f gente le tarantole, e dopo aver consumato tre

(i) Antiquit. Italie. Dissert. 63.

(2) Gaicbenon Hist. Ecr.1.

[lì Lupus Protospala in Chron.^ q^^^j^ ^

L

1 86 ANWALI D* ITALIA

mesi ìoBtilmente «otto quelfe città, si rttifèrono, ma ricchi assai di bottinov

( CRISTO MLxv, IniHiiaDe iti. Anno di ( ALESSANDRO II, pftpa 5.

ARRIGO IV, re di Germania e di Italia IO.

Dopo aver sofiPerto V antipapa Cadaloo infiniti in- conlodi -ed afianni^ per due anni nel <»ste)lo di san- t^ Angelo, perchè i^i assediato sempre o bioacato dai Romàni: forse perchè si slargò 11 -blocco, o altra vra per. fuggirla se gU apri, cercò oeireano presente dk Mettersi in libertà (i). Ma gli convenne comperaiia con trecènto libbre d^ argenta da qdel medesiikio Cen- cio figliuolo del prefetto di Roma^ che fin* allora lo atea salvato daUe maili 'd^ popolo romano coii rleo»- v^rbrlo in. quella fortezza. Però, svergognato, segreta- mente! ne usci, e 'malcóncio /li sanità, e senza soldi con un seln()lice ronzino efun sbkftiamiQlio, tanto «a- :valcò, che arrivò a Rerceto sul Parmigiano, piò, gli venne voglia di veder le apque del TevéréL BaccontO heoTìQ ostiense (a), che circa qatsXìUmpi Burasone uno dei re della Sardegna fece. istanza; a Desiderio cardinale ed abate di Honte Cassino, per aver de'mo^ caci da fondare un monislcrro nelle sfie conlrade. Lo stantissimo abate sopra una nave di Gaeta vHnviò do- dici de^ suoi religiosi con un abate, ben provveduti di sacri arnesi, di libri, di reliquie e d'altre suppellet- tili. Ma i Pisani, maxima Sardarum invidia ducti^

(i) Cardi nalis «le Aragouis in Vit. Alex^ndri //. (2) Leo Ostiensis Cbroir. I. 3. cap. 83.

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A Q xmar. 187

presero e ' bnicìarono quella nave, e tulto tokero poTeri moDact. €i la ben. veder questo fallo ehe>i Pisani non- per* anche signereggìaTano ih Sardegna. Bairato- ne ne dimandò e n^€bbe*8oddida2Ìòn da loilo; dopo di che ottenne daealtrimoitad da Monte Cassia^ ^qaa- U fondò un monistero. 'Altrettanto leeenn altro re di queir isola chiamato To'rehitoria^ colki fondationè di un altro monisttro.^ Poscia* il fMpfr«' il dUea.GoU&edQ tanto operarono^ che i Pisani soddisfecero al monisliB- ro cassioeiise, e gli! promiserò in avventile rispetto ed amiéizià. L^aver taluno creduto che solamente nel se- colo seguente i giudici de^ Sardegna prendessero ii titolo di re, fiene spentito da qoie$ii aiti e da altre pruove da me recate ndle AniicUità ItaUaoe (i). ,Ua altro fatto vien raccontato da essQ O^ti^Ufe) c^e ci servire a iat conoscere la diversità delle tose umane. Perchè erano- itati degli scortceni nel monistero del- r isola di T'Temiti, dtpeùdenie dj4 nobilissimo di Mon- te Cassino, il saggio e santo abate Desiderio ne levò via Adanio abate, e diede. qoeir abazia a Trasmondo figliuoio di OderisiO conte di Alarsi. Furono iorputati .quattro n^onaci tremitensi dai lor compagni d^ aver tentata la ribellion di queir isola. Di più np^ ci. volle, perchè il giovane Trasmondo abate facesse cav^r gli occhi a tre d** essi e tagliar ad uno la lingua. Al cuore delP abate cassinense Desiderio, nom^o pieno di man- suetudine e di carità, fu una ferita la nuova di que- sto eccesso si per la disjra^ia di cbi avea patito, come per la crudeltà di chi ava^ dato quplP ordine, e prioci- pttlmente poi per V infamia di quel. sacro luogo. Però frettolosamente accorse colà, mise «otto aspra penilea- <i) Intiq. IijiL Disserl. 5. et 32.

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iSS ATHTAU D^ ITALIA

za TrasmoB'do, e peseta il eacctò -Sì colà. Ma qael «he è da stopire^ diverio fu il icnUaÉciito d^ iideòrétmh c&rdinule «d arcid^Mono allora della taola romaoa Chiese) die fa poi papa Gfvgorto TIL SotteMM.cgli «he Traifniondo ateTa oberato non da crudele^ ma -da ttonotìi petto, eoo aver trattato^ come aei meritaFaiios que^ maligni; e gli eonfeii anche in premio una fnif;l«<^> re* abazia, ^oè 'la^asnarkase} aAzi^ia li a non mollo il*feee ancora tcsooto diBalTa. Era allora il cardinale Ildebrando il mobile principale della corte pofieti^^. Nnik si fecea sensa^ lui, anù pareva che lu^ to—e Catto éA lui, tanto era il «ixo senno, V attività e xeloi con cut operava^ benché ibU9 «asai piccda di statura, e V aipparenia del corpo non rispondesse «Ila gran«> deexa delP annuo. Giacché il cardÙKil Baronio (i) non ebbe cKlfitioltà a prodarre alcuni acuti vemdi s. Pier Damiani, neppur io V avrò per 4)01 nspticarli. Co» egli scriveva al medesimo Ildebrando, suo singolare amico:

Papam rife eolo^ sed te prostrata* adoro* TufàcìS hunc Ihrmrtam : Te facU Me JDeum. In un altro distico, anche più pungente, di(^ del- lo stesso Ildebrando 7

P'ivere vis Romae ? darà depromito voce : Plus Domino papae^ quam domno pareo papae. Il che ci fa conoscere, chi fosse allora il padrone di nome, e chi di fatti in Roma.

Pu in quesl' anno fatto cavaliei'e il re Arrigo Jj^(a), cioè ricevette egli 1* armi militari dalle mani delP arcivescovo di Brema con quella sblenìiità che (i) Baroo. Annal. Eccles. ad Anti. to6c. (a) Lambertas Scafoabttrgeaàb in ^^Ska\^ ^

A w XL o mxf. 189

èva da moki secoli in uso^ e dorò id<^ alirt dftppoi^ B fin d^ aliofa si scopri il suo mal Ubato contra ^ emione €uraw€seovo di Cploaia, perchè gli sliftt s#iDpffe iéTQOti agli oeebi il ptrie<4o eorso^ allerehò ^lel preloto il rapi alle natine. per liaeoe fona* na esse sua oaadre, cioè F imperadricé ^gnese^ arendo ^ fatta una scappata da Rema in Grerinamay qaelò per allora ramino feac^safiro del %liaolo« At- tesero neU^airao presente (i)i due (rateili oormaani, Roberto duca e Ruggieri conte^ ad esfmgnare qua- che castcfllo, ebe tuttaTÌa & soUraeTa al loro dominio nella Calabria. Costò laro quattro mesi 1* assedio del solo di Argel, e conreone in fise ammetlare quegli abitanti ed una discreta cepitoleeione. la questi tem- pi il sopraddetto insi^oe abate di Monte Cassino e cardine^ Besìderio attese indefessamente a faU»ricar una suntuosa basilica in que^ sacro luogO' (a) : al qua^ le fine dhìamò dalla Lombardia, da Amalfi e da altri paesi, e fin da Co8tahtino{ioll, dei valenti artefici di musaici, di. usarmi, d* oro, d* argento^ di ferro, di le- gno, di gesso^. d^'avorio, e d^ altd . lavorieri : il che servi ancora ad introdurre, o a- pirepagar queste arti in Italia. Troviamo eziandio che nelP anno presente segoitaTa la città' di Napoli- a riconosoere sovranità de* Greci augusti, eie apparendo da una' conees^ioà di beni (5) fatta da Qio\fctnni Hf^ arcirescoVò di quella città e da Sergio V^ il quale si fede intilol^ite eminentissimus cornai et duxf^ atìjue Domini gra» tia magister militum. Lo strumento fu stipulato imr

(i) Gaufridus Malaterra lib. a, cap. 87.

(2) Leo Ostiensis Chron. lib. 3. cap. 18, et teq.

(3) Anliqa. Jul; Blssert. 5. Vi'

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1 go xnJSLl D^ rtAUi

perente damino nostro duce Constanimo màgno^ imperatore^ anmù gmnto^ die XXII mensis juUi^ IntUctione tertìfiy JVeùpoUs. taH note non «on. fallale, prima di .quel. che credette il padre Pagi (i), CoMantino duca ascese sul tro&o di GostanlioopolK A quesC anno ancora appartiene ufa placito pubblica- to dal Gaibpii .(a)> e tenuto nel dì. primo di lagKo in Piacenza nella corte propria di Rinaldo messo del at^ gnor re^ dovè tu judieio réskidfut domnus Dionisius episoopus sawctae piacentmae ecclesiae^ et comes ifius comUatu piacentino^ sive.missus domm regis una ^m domnus Cunièerioiepisvopus sunctae tau^ tinensis eccksiae^ ee. Serva Micera qaest^atto a com- fxrovare il dominio del re Arrigo, tuttodiè non per, anche coronato, iniltalia; e.che anche il vescovo di Piacenza V al pari, di tanti altri prelati, era divenala €oi\te^ cioè governalore {>erpetuo della sna;eittà.

i ( CfilSTO ]fi^in..lTtdiz. IV.

Anno di ( ALESSANDRO II, papiM^. i< ( ARRIGO- ly, re di Gonnania e di

'• :♦"• -.itaiia »; il t' " <

. ..Dimenticossi ben .preslo i&'ccar^a principe 'ài Capmi/ d^ esser vauaUo della santa sede e aver giubata £ideltà a^ essa: sotto papa Niccolò II. Egli, a gWC|idegUi altri p.rincipi normanni, ohe mai non si quetavano, finché non atea no assorbito chi stava le- vo, vieino, e dopo ciò pensavano ad ingoiar gli altri, a^ qcTali s* erano appressati, vcggendo cUe tutto gli

<i) Pagius ad Anna^ Baroli..

<3) Campi ìslor. di Piacenza T\ I* App^nd»

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A V ir O ttLXTI. 19C .

andava a secancb, comìnci è «oche' a stendere le 91*0 conquiste àojpna le terre hnmediatMnente soKoposie nei ducato romano ni papi. E Lapo IVoto^^ta seri- T^ (i), ch^ esso Riccardo intra^fU térram Campa" niaCy vbseditque Ceperaaum^ et comprehendk eum, et devastando usgue liomam- peritemi. Accostato che si fu a Soma (3), pretese d^ esser diohiarafo pa- trizio, cioè avvocata della Chiesa romana. Dignità fi- no da^ tempi d^ .Pipino ire dt Francia conservata sempre negl^ imperadori, eidi^tà. ohe portava seco il primato, ó. almeno gran co nsidef azione tteU^eIezH»«. ne de' romani pontefici. Di questo meba fu avvcrtitir il re ^irrigo JV^ e per abbatterla ed insieme con di-, segno di levar dalle mani rapaci dei Normanni ie ter- re di 5. Pietro, e di prendere in tal occasione la co- rona deir imperio dalle meni del papa, uni insieme noa fovte armata,, e giunse fino ad Augusta,. risolvilo di calare in Italia. Jll costume era, che.ii marchese di Toscana, allorché 5ÌI re ^.Gjermanico era: per venire in ^ queste parli, andasse ad .incontrarlo colle^sue miitzick Aspettò Arrigo per qualche tempo, che il duca Go^ iifredo com\^Qr\sse ; ma noi) vgggepdolo mai venire, anzi avvisato ch^ egli era ben lontano di. là, tra il di- jpetto conc^puto a cagione dir questa mancarne», e forse anche per qualche ^ o&petto de)la lede di, luì, de- sistè dalla sua spedizione, e se pe tpriiò indietro. In- tanto esso duca con porssente . esercito era oorso a Roma per reprimete V insolenzà di Riccardo e dei suoi Normanni. Tale era il credilo del duca Gofifredo, t^Ii le forze sue, che i Normanni sbigottiti si ritiraro^

(i) Lupus Proloapafa in Cbron.

(2) Leo Oiticusis diro a. lib, 3, cap. 25.

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19^ AIUfA&I 9* ITALIA /

no più cbe ^ lìreUa, ali^Modoaattdo Campaoift ro- inaoa ; se non cbe Giordaoo, figliuolo del aaddeilo Riccardo, €«nì un buon corpo di gente si k>rùEcò ia Aquino per hr testa alf armata nemica. Pceseatosti Goffredo co^ suoi cÌTca la metà di maggio sotto quel- la città, accompagnato in quella spedizione dallo atesso papa e dai cardinali, e per diciotto giorni stelte accampato intorno alla medesima, con essere succe- dute yarie prodezze sìdall^ una parte, come daQ^ al- tra. Ma per acoortezoa di Guglielmo Testardita die andò innanzi iadieteo, si concbiuse on abboccamela» Ira esso duca Gofiì«do f Riccardo principe al ponte già rotto di sant' Angelo di Todici. Fama corse, che il duca piò da una grossa somma di danaro, che dal- le parole di Riccardo, si lasciasse ammansare ; e però da li a poco, piegate le tende, se ne tornò colla sua gente in Toscana» Si lasciò Tedete in quegli stessi giorni una gran cometa^ di cui fanno menzione altri •lort€Ì seteo il presente anno, e mostrò la sua lunga coda per più di venti giorqi. Romoaldò Salernita- no (i), che sotto questo medesimo anno parla del predetto fenomeno, ajgiugne, che Roberto Guiscar* (h circa gli' stessi giorni eepit cmiatem Festis, ap- pr^hendUque ibi c&tapanum nomine Kuriacum ( cioè Ciriaco ). Nella Cronichetia amalfitana {^) V acquisto della città del Vasto è trasportato ntll' anno seguen- te, e quel Catapano vien ivi chiamato Bennato. Ab- biamo da Guafrido Malaterra (5), che in questi tem- gi il conte Ruggieri &icea continue scorrerie m Sid-

(i) RomuaMtts Salcrnit Chron. T, VIL Rer. Ital.

(2) Anliquil. Italie. T. I. pag. 255.

(3) Gaufrjy. Malaterra lib.,,cp.38coogle '

i il T!i o ntxvt. igS

tia àddos&o ai Moti, eoa riportarne qaasi sempre buon bottino, e con tale speditezza, che non potea esser mai colto eia loro. Fabbricò eziandio la fortezza 'di Pétrelia con tòrti e bastioni: lortificazione che ser^ì *a lai non poco ^et òonqiiistare il resto della Sicilia. Pìn qni a^ea teàuto saldo conifa del clero conca- 1)inarìò £ Milano e centra de^ simoniaci Ariaìdo dia- coùó £ quello chiesa, non già fratello di un marche- se, ma bensì di ehi portava il soprannomò di maf"- chese ; ecclesiastico pieno di zelo per la disciplina ec- clesiastica, e che insieàie con Erlemhaldo nobile laico eommovevà il popolo contra de' cherici scandalosi e centra dello stesso arcivescovo Guido, Passò Ariel- do a &oma, e tati doglianze e prnove dovette portare contra d^ esso arcivescovo, fautore de^ preti concubi- nari e creduto simoniaco, che il pontefice Alessandro II fulminò la scomunica contra di lui. Tornato Arial- do a Milano e divulgate le censure, gran tumulto ne succedette nel di della pentecoste, perchè ilo alla chiesa P arcivescovo, sollevossi contra di lui, oppur prese P armi in favore d'Arialdo quella plebe che te- neva il di lui partito, e dopo aver bastonato V arci- vescovo e lasciatolo come morto, corsero tutti a dare il sacco al di lui palazzo (i). Questo accidente svegliò non poca commozione ne^ vassalli ed altri aderenti deir arcivescovo, i quali risolverono di ferne vendet- ta sopra Arialdo. Kon veggendusi egli sicuro, trave- stito se ne foggi, ma non potè lungo tempo sottrarsi alle ricerche de' suoi persecutori. Tradito da un pre- te, pFMSo it quale t' era rifaggitn, fu messo in^ ma-f

(i) Amulph. Hisl. Medici. 1. 3, e, i8*

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MeRATORK Vbl.. XIXV. ^^

Igt4 \^ ARNMiI O^ ITALIA

19)0 dei suM^ dell' arci?esco?o, che^ jce^dottob sol Lago maggiore, quivi crudelmeDte gli levarono la vita nel di 28, oppure^ come altri vogliono, nel di 2j di giugno dell' anno presente. Non mancarono mira- coli in attestazione della gloria ch^ egli consegui in cielo, e fu poco dipoi registrato fra i santi martiri 4alla sede apostolica. Abbiamo la sua Yiu scritta dal Jt>eato Andrea Yallombrosano suo discepolo : e il Pu* iricelli (i), scrittore accuratissimo e benemerito delta storia di Milano, diede tutta atta luce ed illustrò i fatti si d^ esso Arialdo che di Erlembaldo. Yeggansi ancora gli Atti de^ Santi bollandiani (a). Arnolfo e , Landolfo seniore^ storici milanesi di questi tempi, svantaggiosamente parlarono d** essa Arialdo, perchè avversari di lui e protettori del clero, allora troppo scostumato. In quesC anno ancora passò alla gloria de** beati s. Teohaldo tom\io francese della schiatta ])obile dei cimii di Sciampagna. Succedette, la sua morte nel luogo di Sotaniga presso, a Ticenza, dove per più anni egli era dimorato, menando una vita austera in orazioni e digiuni. Il sacro suo corpo fu capito dai Vicentini^ ma nell^anno 1 074 Airiivamente ,tjjlto, fu portalo al monistero della Yangadi^Lza pres^ so P Adicetto, dove è oggidì la terra della Badia. Ab- biamo la sua YUa (5) scritta da Pietro abate di quet sacro luogo, e persona contemporanea che assistè alla di lui morte. Ne parla anche Sigeberto (4)? oltre- a. molti altri. Io questo anno ancora non potendo^

{i) Puricellius de SS. Arialdo et Herlembaldo. («) Acta^ Safictorum BoUandi ad diem> 2gt Joaiiw 0) Mabill. Saecul. Benedici. VI, P. IL. t^, Sii^el^ertus^in. CftrooifiA^

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N H 0 MLxn. ìgS

pm fofiefire i tcsootì e ptrinoìpi* della G^rma^ia (i)^ che Adelberto arcis^^cos^o di Brana^ uomo pian di aherigia, si abasasse delf ascendente preso sopra il giovane re Arrigo coiP operar tutto 4^ cose che gli tirarono addosso rodio di tutti : cOdgiuj^ti in Tri- buna, inumarono ad Arrigo d di de^r la corona, o di licenziare da Adelberto. Peluche egli rolle fug- gire, gli misero le guardie intorno, e poi vituperosa- mente cacciarono T arcivescovor hremense, e . fu con- gegnato il re sotto il go.verno di Annone arciveseooo 41 Colonia e di Sigefreéh €Ufcweseovo di Magpnxa (a). Annone attese ad innalzar tutti i suoi putrenti ed amici alle prime dignità, e Ira gli. altri pro|npsse alla chiesa archie|>itf copale di Treveri, che venne a vacare in quest'^anno, Canone,, cioè Corrado suo parente, e gli fece dar V anello e il basU^Uv pastorale dal re Av- ngo, con inviarlo poscia a Treveri per essere ivi in- tronizzato. Restò talmente disgustato ed irr^te^to il clero e popolo di quella citjtà, per vedersi privato dell' antico suo< diritto d^ eleggere il proprio pastore, che diede nelle. »mame> e ne avvenne poi che, arri- •vato colà Conone, Teoderico conte e maggiordomo . della chiesa di Treveri gli fu addosso con una mano d^ armati, e dopo qualche mese di prigionia, il fece preàpitar giù da un^ alta moptagna, dove lasciò la vita. Fu questi, non so come, riguardato; dipoi qual martire ; e JLiamberto scrive che alla su^ tomba suc- cedeano moltissimi miracoli. Ma non dovette far gran- . de onore allVcivescovo Annone, che fu poi anch'agli

(i«> Lambertus Scafoabargeosis io Cbrpnico^. (i^ AdamlBcem^iuii Ili^tor. Ub. 3»ca[). 37.

ì 9$ ^ITffJLXl U? ItkZlM

4éiker«h> per iattto^ tttiA fKiamotroii tale, perche iii-f git)rto4a a qtiei popolo e cootrana ai sacri càno«L

< CRISTO MLXvii. Indfeiooe v; AotK> di ( ALESSAND&O II, papa j.

( ÀRtllGO IT, re di Otrmama e dt ~'i ' Italia ta.

Non mea che Milaùo «ra in tonfctsìotte la «ittà di Firenze in questi giorni a eagiou de^ monaoi tal^ ioÌDbrosàtit che sosteneano aver Pietro da l^ria o^ sòow ocmseguitft quella chiesa coir aìato della re^iia pecunia. Per Mettere fine a si lunga dìsftnsioDe che atea già partorito varri scandali, ebbero le parti ricofv so a san Giovanni Gualberto. Fece egli quanto fa ih sua mano per indurre il vescovo a confessare il suo Mo, ma indarno. Propose dunque la sperienza, ossia il giudizio dei (hoco : che aUora simili modi di tentar IHo non erano vietati, anzi parea talvolta che Dio gli ^ùtetiticasse coi miracoK. Questa sregolata pniova nondimeno non atea voluto concedere nel- r anno antecedente jiapa Alessandro II in ocoasioire di Tisitar la Toscana. Comandò dunque V abate ^. ' Giovanni Gualberto, che nn suo monaco dabbene, appellato Giovanni, passasse pel fboco, e con tal pruova chiarisse, Pietro era simoniaco si o no. À due cataste di legna preparate per tal fanzione fu at- taccato il fuoco, ed allorché era ben formato ed alto il fuoco, animosamente vi passò per mezzo 3 mo- naco Giovanni, co^ piedi nudi senta nocumento al- cuno e senza che seppur rattasse bruciato un pelo •del suo corpo. Il fttto prodigioso si vede deacritto

A/M n a. Mumt. 19^

i)d popolo' fiomntiiio m tmt i«ttera>(i) apapa Alesp»; sandrO) liferlui snche 'ed cardinai Baponro {1), il quale guidioollo fKseadoto :iìtlf «MIO to63u Ma irpa<- dré MibiUoiìe j(5) scopri «ojr altre memorie che tal pf uOTa àtcadde ve]' mése dr febbraio nel mercoledì fktia prima settimana di quoreeima deU^ anso preieD* te, io cui la (^sqoa cadde nel 8 di aprile. II re- scovo Pietro si sa ohe, preso V abito monastico, in gnelto piamente terminò i saot giorni, « che il mo-* naeo Gtovamai fa dipoi creato cardinale e vescoTo d* Albano, àppiellato/ da & xénanii Giovarmi ignéer^ quasi uoaio di'ftioeb, odkcilòdel fìioco, e adopera*- to dalla santa sede in ambaacerie di grande impor* tanza.

Tuttaria durata V ostination dell* antipapa Ca^ daloo, e $e non pòtea far più guerra colP armi al le^ ghtim» pontefice Alefssrndro'II^ gUela fawee còlla dis- nnlane defie chiese, ^gtlifandd alcuni vesooi^i, e ape* lialaieqt«2//-r^ arcivescovo Ratenna, a sostenere la di lui azione. Per terminare questa abbomioe^ol gara e per' salt^ró con qualche apfiarenta il .decoro della corte germanica, fu' datn l' Ineuttibenza ad jén^ none arcivescovo di Colonia di venii^e in ItaKa (4>. Passò egli per Lombatd^ e Toscana a Homs' sènza Animarsi, è quiVi atnme»^ att* udienza derpopa in presenza dè^eardinali, eon airia manfiiiwtà e modesta

(1) Epìftldl, Pep(i)i FloMifUnl «ci; Alexaniir. P9p«m ìa Viu $% Johaniiis GuAU>erti«

(2) Paron. i^ Annal. Eccl.

(3) Mabni. Auaal. Eenedict. bìT hunc annutn.

(4) Niccol. CtedioaL de Ara^on. ift Tila AlexandH H. Part. I, Tom. Ul, RecHffl llàUcat. ^

edbyCOOgle

1^9^ Ainrui d^italua

àissei Come mai^a confiraUllo Alesiandrò^ m^eHér ooi ricevuto il papato scota ordine e consentimene^: io del re mio signore ? Lungo tempo è che tale li- eeni»a s* ottiene dai re e principi. E qui comiiùHai^. do dai patrizi de^ Romani e dagP imperàdori, alcuni . ne nominò, per ordine e consento de^ quali erano saliti gli eletti sulla sedia di s. Pietro. Allora. saltò su, il cardinal Ildebrando arcidiacono coi ? escovi e cwr-' dinali, e disse all^ arcivesco? o, che seeondo i canoni non era permesso ai re d^ aver mano nelP elezione; de* romani pontefici, e addusse molti testi dei santi. Padri e massimamante V ultimo decreto di papa Nic*. colò II, sottoscritto da cento tredici vescovi, di ma-; tìiera che V arcivescovo restò, o mostrò di restar, sod- disfatto: benché veramente seppur fosse stato osser- vato il decreto d^ esso Niccolò pontefice. Dopo di che» pregò il papa di voler tenere per questa causa ttn> concilio in Loiubardia, per quivi giustificar pieua-; mente - V elezione sua. Il che quantunque paresse, contro il costume e contrario al decoro éC un ro- mano pontefice^ tuttavia, considerata la cattiva costi-t tuuon de* tempi, e per desiderio di dar la pace alla Chiesa, fu accordata a scelta la città di Kantova per celdvarvi il concilio. Che in questua nno fosse il me-, desimo celebrato, e non già nel 10649 conte altri ha creduto, V hanno già dimostrato Francesco Maria Fiorentini (i) e il padre Pagi (a) coir autorità di Si- geberto e di Landolfo juiiiore storico milanese. EgH è da dolersi che non sieno giunti fino a* nostri gli Atti di quel concilio.. Pure sappiamo che v^interven-

(i) Fiorentini ÌSemor. di Matilde Ufo. i.

(2) Pagius in Crit. ad Axuuà. Baron. ^ .

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ik ir ir o MLXTn. 199

irero tutti t veseoTÌ di Lombardia, eccettochè Cada-* loo, il quale, benché avesse ordine dailVrciTescoro cfi Colonia, non ardi di presentarsi a quella sacra as- siembfea, dove il pontefice Alessandro li talmente proTÒ la legittimità della sua elezione e rispose alle oBlunnie indentate dai malevoli contra lui, che i vescovi di Lombardia, di suoi avversari che erano pri- ma, gK diventarono amici ed ubbidienti. Fra le altre' cose quei che veramente in Lombardia erano rei di armonia, aveano opposto il medesimo vizio air elezio- ne di lui. Lo attesta anche Landolfo seniore (i), ma con una man di favole che non occorre confutare, perchè smentite dalP evidenza. Il papa, secondò il costume dìei suoi predecessori, purgò di questa tac- cia col giuramento ; e bisogno neppur ve ne era, per- chè egH fu papa di somma virtà e di raro ^lo contro la simonie, ed eletto spezialmente per cura del cardi- nale Ildebrando, cioè del maggior nemico che si avesse mai quell^ esecrabil vizio. Restò dunque atter- rato Cadaloo, il quale nondimeno, per testimonianza di Lamberto (3), finché visse, non volle mai cedere ali^ empie sue pretensioni.

Da Mantova passò papa Alessandro alla sua pa- tria Milano, dove si studiò di riformar gli abusi per quanto potè e di metter pace fra il clero e popolo. A tal fine quivi lasciò, oppure mandò due cardina- li (3), cioè Mainardo vescosfo di Selva Candida e Giovanni che fecero nel di primo d^ agosto alcune utili e savie costituzioni contra de^ simoniaci e cherì-

(i) L^ndulphas senior, Ilistor. Mediolan. Iib3,cap. iS» (a) Lambertat ScafoabnrgeDsis in Chronico. (3) Arnalph. Hist Mediol. L 3, cap. 19,

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!^00 AKNÀX.I S ITALIi

ci concobioari, e promossero la pace e i^oifcprdia ìk^^ i cittadìoi. L^goDsi tali costitu2^.om oegU ÀDoal^ del cardinal Baronio e nelle annotazioni alla storia di 4r* nolfo milanese (i). La pace nondimeno non prese piede ili Milano. Erlemhaldo Gotta, uomo nobile ^ potente^ assistito dal braccio di Roma, senuitò %, &r aspra gueira alP arcivescovo Guido^ cpn pretend/e^^Pr simoniaco ed illegittimo pastore : il che contionò ^. sconcerti, descritti da Arnolfo e da I^apdolfo seniore,, storici milanesi di questi tempi, ma parlali, con^^j^ abbiam detto, de^ preti concubinari, e ma^sinmnente- il secondo, ne** cui scritti la bugia e Tipsolenza triqn*- fano. Questi fra Paltre cose scrive {p), che C^lembaMo sihimet vexillum^ milites (cavallerìa) et pedites^ exinde qui scalas ad capiendas domos^ machinas^ qjÀO diversas ordinavit ; praeterea balista^ (^cj'urh dibularios etp. Questi avvenimenti <^i ftiino Qi^ai co^: noscere cl^e allora Milano non dovea lasciarsi riE^pUi;^' da ministro alcuno del re, e che a poco a poco il por.; polo s' incamminava a quella libertà che vedremo: andar crescendo negli anni seguenti. Nella ^ijta di» papa Alessandro II, a noi conservata de Niccolò càv*. dinale d' Aragona (5), si legge che dopo il concilio di Mantova esso pontefice se ne ritornò tutto lieto %t Boma, e che nello stesso tempo i Normanni ooonp»- rono la città di Gapua, e ehe Ildebrando cardinale chiamò in aiuto Goffredo duca di Toscana, U quale accorso con un immenso esercito e culla contessa Mar tilde sua figliastra, ricuperò essa città di Gapua e lo

(1) Rer. lui. T. IV, pag. 3a.

(2) Laniiulphus senior. Hist. Mediolan. 1. 3. cap. 29.

(3) Rerum llilicaf. T. lU. P. I.

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tfimo il coiaio, ah a&lPtof a prìnaa Mr«iuM( près«B** t^i #«c(:b& riM^m ve4itt0 9Uoc«diitii nd prètqntv aD^a la g^rr^ dilla Gampavòe. Ma non è ^oaro io q(Hft(o al i^ceomA di queUo aisritlpre, daòcKè égU fii 9C¥|)enit9 Cajppa, quaiido è f<u)r dubbio ehe Rb* c«rdi> fìrtiKtipe4ì'qi«rfte e<hilrfade aeguttà iti a tener M iign(m»i ^ 1^ Oslt(Hit6y serktora di quosti tèm^ pi) di alcao atgno ohe Capila Teoitfe ùi pofcN 'della Chiesa romàatf. Forae tuoI dire tlito Aiecardo di 9aovo. si acéonìò col papa e gior^ onia^a »Mhe per la istuà. «U Cepua. la &rttim legge nM boUa d'ea^ *<> pq)a io ftvore di Alfano arciveaoQifo di Selenio, pobUioata dall' Ughelli (i) e òu^^.Capuae IF ùhis octobriSi per mentis P^ri sanciat romanat eceie-* ^ Sìdfdia^ai et hibUothccariii anno FU pontjfi^. ^otus domm Ahocandri papae, Indicihne FU^ Credette il Sagonio, «he tal dtMsmnénto appattéoMee ^ aano segoenfe io6^, olii io l<> credo scritto. eeK 1- ottobre d^* aiino presente. Ora da esio apparieoe ^e il papa entrò io Gapuà e pacifìeàÉQefite, vi dioM-' \ Bta.qi|ÌTÌ continuò anche Bicperdo il ano dua»ii^ ÙQ. La gnérra lette dal 4oea< Giotàfredo in terre di Irroro, abbiam veduto di sopra, che è riferita nella Cromchetta amalfitana all^anno io58. Fin qui la cit- tà di Bari^ capitale della Puglia, an^i deigli Stali che «veaoo già iu Italia gì' imperadori d^ Oriente, città Ibrle e città piena di ricchezze, sivea fuggito il giogo de"* Normanni. Ma da gran tempo ri fiicea 1^ amore Roberto GuUcardo àxxcò^ e l'antfò'fo questo ch'^egli

(i) UghelLÌlal. Sacr. Tom. 7, in Àrchi^i«c. Salemit.

edbyGÒOgle

Ì04 ,MnMUf^ì)\9A^JL :

sd/entaip, e fu. ila» nco«ouioU> da B«r|p^ eh««|qittf diede di catenaceii» alla porta ed etcluse V aitro^ in-* fiogendosi .d» mnlooìDGMoere ihid&rit^w -E^do prepa- rate tutte la fina ;dQnai|etfe con hMtdo^i. e scaoni^ Ahe gli atvìfMOaeéjQOf addes^ Agnidaftdo la f egina : ^k figliuolo di reajèmmina^ comgìhai svuto tanto arr dire di entrar qua? Fioccavano le bastonate, e, bea- A^ mU-diwa^^dVnsfpifril re* Jwfai rf|^Mj?aff?^ che fgU «Mmvv^ii pv^fW^Wc^.flaa^i^^ aq|i gyea^, Ipiftpgino * fr<i»liì^f»rUvftny%l!ft ^ ^\^^ gK er^ 4<^viita di^ragi^- «^ ,Ii^oiii^muUttl# glJMae 4ie4er«^ cb/a i) l^isciaroac^ Bma<^ QioxVf ; ed €^U«e92a palesare ad alcimQ qfmìa «ró4ePt«9 «i fiB«<^>^°^ ^Ura, «a^iay|ie, per u^ iji^a •H#«f,a giwire io letto. Così, op^rpira, o aljp^ l¥Ì 4k0$^ «he, Qpfifaf$e. la sci^gljftt^.re^ il qfi^i^ <4^i« i^ eec)HM< dem.fiMafil)ic|ÌQ|e« con^ou^tAfa iti^cori, (^ ^aodo \n 'qw^^dod^Ue cfadel^ti^ fec^ qviaiUp pov* «è'pM^d^g«MAaic spopoli 4dbl TurM^iFAe SaiMAia: Hobe fu pripeipi<^ d'aspre jfifppfìe. io «pi^U^ contrade^ -Ciò Aondio^etto sk^ ma^ìoripe^ ,di«|4«c»¥i^ al rcH «MM^Oftefioe e9 HHdM i bu^oìò #^ il vi^pcUf ,:.eglì pufaWiMmefiie i v^coy^ti^ k Hdijs n cbi ^^^^ affi|4* n ve aipM» 4'<Ml¥>')p#te|«$^ t;kf^»^i%,i^^a .gef^ci^ Hf^ A«tper^iM.i*>d^WrdtJ«»fl|a'«tti9MWf#, , . .: Atie^tftUJii^r^tMM^ift^GM^tA m «u^k^. car^ «ùr ••etói;»eU,'w<?Wwv7a?«W«^ifP<Ji?^lfi.d tipigp^^ij^.qhjii U po«le&Ese541eas994rq IJ 4 ui^tepfie ia J44fi0it«! OM^ nair. aAtìeo fiu>.diliettOr ve^ovaju^^. ^'^ e^ tlHtf^iftS^ ^fwmM^'y^Hl^rin<iimdi h^wfim Al.pr^ttc^w, di4i* cembre. Io \x» «^g^Uioiio; allari^oe, ^aa^ io;q^mti tem* (i) Fiorenlim Memor^ di ittadbk Jib. u .

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. inno 'MLXrcm ^oS

pi 1 ISmfftettM «1 popo^K restati loro toMiti ìq SMtia^ perdiè rioéefinto òoHle Bmggeri'an in qu^std^^HPt in q^llfl pite, fiioeTd 4«fi« ywdrrecJt «iHi^eMa tutu» Upstfse hi coQtdhàfllbùe. !lmi éapvttèo '«toi 4SoÉle^ vivere hi mmzno « stanti •fiàcuiì^ moomiòéhè^iMdò tcrìt^ la Gttiiirede Mola terrà (i), ttibero intt^fiM «tt §«9M« éterctto; «d ki qwMt^ ««no ailbf ebèrU^ggert oompir- ▼e reno Patermo a bottinare, gli furono tdddtto «^ j^toiprovtiso nel looga ^ llkbelttir e ii serrtorotio ÒM tatle to parli. IHe Titta ^ oosloros'ti comte^ eoìiiiv- 4a con breve r^igiottaiiieiUe « schierata li Mito f>li»9Ìolpi jrmata, la sphue coutro lat^oenikiv e tal mecèHei ne I»- ce, ehe ( par iì| ha in «io éà ereésre ati^ eiaigjKr»- lione di ^foelb storica ) Don vi tastò chi ptyitts^ f)o«u fame la nuova a Pftlermo. Yrovaronsi fra il bottino ^i colombi chiusi in Bienne sporieUe, è Roggeri t^eslone eónto, venne e sapè»^, essere uso ie' Mori ti portar seoo tali uèeellt, per potere, eHorohè il bi- sogno lo richiedeva, iniòrmat létHtà degli avvenimen- ti^ con legare al collo o sotto V aK d^ essi un poRizi- no e dar loro la libertà. Ikira tuttavia q>iesto uso in alcune parti del Levante, e celebre fu fra i Romani nelP assedio di Modena. Fece il conte scrivere in ara- bico in un poco di carta il successo infeKee dè^ Mori, e i colottibi sciolti Ile portarono tosto a Palermo la nuova, che empiè di terrore e pianto tutta quella cit- tadinanza. Abbiamo da Lupo Protospata (2), che Ro- berto Guiscardo duca ^ Paglia in qutot^ anno asse- diò la città di Montepelòso, e veggendo che indarnb ri spendeva il tempo,^ andò con pochi sotto Obbiano

(1) Malaterra Histor* L a. cap. 4i*

(2) Lapus Protospata in Cifowcto..^^^^^gj^,

' 3o6 AHVALI t!* TTàtlk

<M^» OjaQ^ e Tebbe in sao-piftere. R^moaMo Sder-r BÌtaoo (i) io chmma Arìaao. Potcta per tnidiaiéi^ di Ilo certo Goiifreéo n* ia^adróni da li a iiqeii molto an* che di Momepeloflo. Osserva' U llalaterra(2) che qael* la Olita eda di Goffredo da GoiitersanQ, nipote dello •ktM9 Roberto, perehè figliuolo di una aóatordla,il quale valóro^Mileiite V avea con altee catftdia ooJaquI- alato séiiza aiuta-del duca, e però non si credeva ob» bitgaift a serrirgU, come é duca esigeva. Ma Fr ambl- ftioà di Roberto non aolee gusordare in faccia ùk -m p&t^Ék\i ad amid, e perd gli tolse quella città, beft- ckè dipoi gUebt rendéase eoa giuramento d^omag]^». St può nondimeno dubitare cbe per conto del tempo -SÌ sia ingannato il Protospata $ imperesdiè tanto il Malat^rra, quanto Guglielmo Pugliese (5) rapportano quatto fatto, prima che Roberto imprendesse V asse^ dio di Bari) a cui, siccome i^blam veduto, egli diede principio neir anno precedente e continuollo ancora uA presepte. Tuttavia anche Romoaldò Salemitauo sotto quest^ anno rifemce la presa di M<)ntepeluse Idei di 6 di febbraio, cotrendo V Indizione sè^ta.

( CRISTO ia.xix^ Indinone vii, Anno di ( ALESSANDRO U, papa 9.

( ARRIGO lY, M di Germania è di I|aUai4>

Arrivò in queat^ anno ti giovami, furore e V av- fersione ooneeputa dal re J!rr^&€Qntr^<^ Betta

(j) Romualdas Salernit Tomv VII. Reiu ItaU

(a) Gaafrid. Malatcrra Kb/ a, cap. 89.

^ Gjùlhclflju» Appulas L Su. ^ r- ' t ' '

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A V 11 t> .MUUX. AO^

raa mpgHe (i) a trattare di sipu^(arla.; al gfuil fine adescò eoo varie promesse Sig^fr^da arci\^scoyo ùi Magonza, per averlo &vorevole in questo affiire. Per- chè Doa V* era legittimo alcua Ibadam^Q di ^ìtotv- ùo s' inorridirono a tal propofizione gli altri vescovi e magnali. Pertanto ti determinò di tenere un conr .olio in Magonza^ nella settimana dopo la festa di s. Mir .diele, dove si risolverehl^e ciò che fosse di dovere. Avvisato intantiOi papa Alessandro II df questo m9r struoso disegno del re, per impedirlo, spedi suolegi^ to ia Germania s. Pier Damiani cbe, benché ap> presso dagli anni ed anche mal soddis&tto della cor- te di Roma, pure non ricusò di assumere questo fati- coso viaggio ed impiego.. L^ arriva del legalo mise in costernaàone il re, e guastò i disegni del ^ncilio e tutte le misure dell^ arcivescovo di Magonza. In Fraa- cofort diede Arrigo udienza al Legato apostolico che gli espose gli ordini del papa di guardarsi da si scanr dalosa azione, troppo riprovata dai sacri canoni, e obbrobriosa alla gloria di sua maestà. A tenore del Legato parlarono ancora quasi tutti i principi di. quel- r assemblea, in guisa che per necessità e vergogna, ma sempre di mal cuore,, Arrigo smontò dalla sua pretensione, dicendo che avreUie fatto forza a stes- so j>er portare quel peso, giacché non avea la manie- ra di sgravarsene. Che da li innanzi passasse buona armonia fra esie^ re e la moglie Berta,, si può ricono- Kere dalP avergli ella partorito figliuoli e dair avec- b costantemente seguitato ne^ suoi viag^. Continua- va intanto V assedio dLBari^ che con gfan vigore ve» ■iva difeso dai cittadini e da Stefano Paterano ufiziat:^ ^X Lsmberliu Safoabargemis in Chcoi^

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le speditoti <dii Gìit^ntiiìopoK, ed aditfo et moìUÉ (^ro^ bità e taldrev Ma tiep()ur cesJttva Roberto per toiare è per terra coh quante maccfalti'e gdetrb éraoo allora In tiso^ dìiormerrfdte la chfà,adopératida anche (ar-^ *gfae ftometsée fiere tii^inaiSce, idttb tiohdiinèì^o sén-* iék fratto. Veggeì)t!ò \ BMtàitiìtW toro ^vettia'- tote tanta osti udizione in ftobdtiò, e tbé la T«ttova« glia andava scemando di tr<yppo, s' ATtisàrono di li- 1»iei[*at^i ìtk itHrti ^[itòniera dft tjùé^o pertinace netniòo. TroVar^st in "Bari un iicado, nomo di non oi^dinarìò HfdinientOv c^ presse V mstmto di tendere iiisi'dle al duca l^oberto e di levargli la vita (i). Altro non era il padiglione d^ étào Roberto, che unabaraic<$a o cà- 'panna formata di travicelli -e bircond^ta da rami d* al- beri ff onduli. Essendovi V assassino finto uno de^suoi^ verào la sera Aientt'e il duca era per andate ^ céna, di' diuiro ad eàsa caparnnti ^li tirò una saetta avvele- nata, tihé gli toccò bensì le Vesti, ffià non già il corpo, ;bd^bbe queir tisiassino h ibrtnna di salvarsi còlta fu- gk hell^ éittà: Sei'Vi questo acddentè per aprir gli oc- chi ^ a Roberta è a* stmi, i (jtitali tòsto chiamati i mu- ratori, gli becero faliS^ficàre ùnà case, dove egli potes- se dimoitdlr tofn siV^rezzdì.

A quest^ahnb il Sigonlo (a) riferisce un concilio, tenuto da papa Alessandro in Salerno, al quale, oltre * a militi vescovi ed abati, intervennero anche Gisoìfo princìpio di quella città^ RobeHo Gmécàrdo duca, e il conte fib^^éT^i suo fratello. Ma In quest'anno, riè in qufel luogo fu celebrato un tal concilio, se è "Véro, come Ì6 credo, il documento recalò dalP Ughel-

(i) Guiltielm. Appaia» I.a. Gaufrid. Malalerra La. ci r. (a) Sigomas de Regno Ital. I. 9. ^ \

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t w ir o HLxtx. 209

Il (i) che è V africo tes^monio a noi restato dt qae- sta sacra adunanza. Parla ivi H pontefice del sinodo : guae sexto pohtificàtus nostri anno apud Meìphim celebrata^ èst in ecclèsia beati Petri Apostolorum principisi quae est ejusdem civitatis sedes eplrco' patus^ die caìendarum augustarum^ a cni furono presenti i suddetti principi. L* anno sesto di papa Alessandro correa nel di primo d^ agosto deir aono 1067, se pur egti contò gli anni dal di delia sua io* tronizzazione. £ in Melfi^ e non già in Salerno, si dice tenuto quel concilio. Fn questi tempi si Tivea scomunicato dal papa Arrigo^ arcii^escovo di Raven- na, per la cui riconciliazione inutilmente aveva ado- parato 1 suol buoni ufi^i s. Pier Damiano appresso il romano pontefice. Peggio anche passava in Milano a Guido arcivescovo^ perchè ErUmhaldo Colla, nobi- le Kelantissimo, dopo aver ricévuto da Roma la ban- diera di s. Pietro, colle armi temporali gli facea guer- ra : del che parlano gli storici milanesi Arnolfo' e Landolfo seniore. Ora, siccome osservò il Puricel- li (2), neiP anno presente accadde che trovandosi quel prelato, siccome persona creduta simoniaca, angoslia- to da tanti affimoij ed oramai per le malattie e per la vecchiaia in pessimo stato, sMndusse a rinunziar la chiesa a Goti/redo suddiacono, uno degli ordinarli, cioè de^ canonici della metropolitana, il quale, invia- lo r anello e il pastorale in Germania, mediante lo sborso di buona. somma di danam, fu a[)provato per arcivescovo di Milano dal re Arrigo, ma non già dalla Sede apostolica, la qàale fulminò contra di lui le sa- (1) UgheHiiis hftl. 6acr. Tom. '7. io Arefai^isc. Salcroit. « ' (a) ?aricellÌQS 4a Vita s. Heriettbaldi osp. &9.

MtKATOat, TOL. ZXXT. 1^4

XI O ÀJSKALl O ITÀLI4

crie censure, e neppur fu accettato dal popolo mtlaoe^ se. Era seguita fra lui « Guido ooa conTeazioue ve- rìsimiimeote di pagare al vecchio una ragipaevol peu- ftione. Ma avendo Erlembaldo mosse i^ armi anche conlra di questo simoniaco successore della cattedra ambrosiana^ e mancando a lui i mezzi da soddisfare al convenuto, Guido accordatosi con Erlembaldo, tentò di ripigliare V arcivescovato, e se ne tornò a Milano, dove burlato miseramente terminò poscia i suoi giorni nell'anno. 1071. Essendo morto senza prole Erberto conte e principe del Maine in Fran- cia, s' impadroni di quella provincia Guglielmo il conquistatore,^ duca di Normandia, e poi re d^InghiU terra. Ma quei poppli malcontenti di. avere un tal pa- drone, chiamarono alla signoria di quegli Stati il mar- chese Alberto Avuo 11^ progenitore de' princrpi estensi. S^ ha dunque a sapere per testimonianza di Orderico Vitale (i), che seri vej^ le sue -storie circa r anno 1 1 $0, che esso Erbeito ebbe tre sorelle. Una earum data est ATiTtoni marcbisio Liguriae^ cioè al suddetto marchese Azzo. Il suo nume fu Garsen^ da^ siccome ho dimostrato altrove (2). Dal primo ma- trimonio con Cunegonda de^Gueifi avea questo prin- cipe avuto un figliuolo, cioè Guelfo IV^ che vedre- mo in breve creato duca di Baviera, ascendente della real casa di Brunswich. Da questo altro matrimonio €olla principessa del Maine ricavò'due maschi, cioè Ugo e Folco^ dai secondo de^ quali viene la ducal casa d^ Este. Abbiamo dunque dalle Yite de^ vescovi^

^i> Ordcficos Titalis Hisl. EccLTib. 4k. ^

^\ Àalifikità EsUasi P. 1. e*p^ il» . % ^

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A N H O laXX. 21 X

dBXio alla litise del padre Mabillooe (i), ohe forte circa ^eiti Umpi i primati del Itfaine mittentes in ItaHam^ ^ihonemifuemdam marchiHum cum uxore etfilia^ q^ivocqh^iur Hugo ^nirejecmrunt^seque et cwi~ iatem^ et totam simul regionem eidem marehisio tradidérunt. Àodò il marchese Àzzo, s^ impadronì di UiUo il Maioe, e vi lascia signore .il figliuola Ugo. Ma jiel 1 073 di nuoyo s* impadroni di quel principato il suddetto re d^ Ipghilterra Guglielmo., Di ciò ho io pgkrlato più diffusamente nelle Antichità estensi (a). A Giovanni duca di Amalfi (3) succedette nelP anno presente Sergio suo figliuolo.

(CRISTO MLx^e. Indizione vili. Anno di ( ALESSANDRO H, papa io.

( ARRIGO IV, re di Germania e di Italia i5.

Mancò di vita Gotifredo Barbato duca di Lo- rena e Toscana, ma non è si facile T accordar gii scrittori intorno all'anno della sua morte. Bertoldo da Costanza (4) la mette - neir anno 1 069, succeduta nelle vigilia del santo natale: nel che è seguitato dal Fiorentioi nelle Memorie di Matilda (S), e dal p^dr^ Mabillone (6). MaXamberto da Scafnaburgo (7), Si-

(1) MabilL Analect. T. 111. cap. 33.

(2) Antichità Estensi P. I. cap. 27.

(3) Aaliq. Ita!. T. I. pag. 211.

(4) Bertold. ConstantiensU in Cbron.

(5) Fiorentini Mempr. di Malild. 1. i.

(6) Mabiil. Annsl. Beqedi<:t.;

(7) LambertusScafaab^rgensis in Cbrou.

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ai 2 4iniiLT n^iTàtU

jgeberto (i)^V Aimaiista sassone {^> ed eltìfi, a' qoaìi Bderì il cardinal Baronio (5) col padre p£t^ <4) b rf^ leriscona air anno presente. £ se potesse eoa fran* «heia» riposare sopra nna Mfemoria informe, lecata •dallo stesso Fioreolini, si doirebbe credere Terlinien- te passato alP altra vita néV anno presente. Ma non sembra finora ben deciso «questo punto. Anche ta brere Cronica di s. Ytncenzo éà Melx (5) aJP anno J069 riferisce la di lui morte. Vo io credendo deri- vata questa sconcordanza degli storici dair anno ehe terminava /Colla vigilia del santo natale, cominciando il nuovo nel di seguente. levette mancare questo principe nella notte che divideva V uno anno dalP al* tro. Presso gli storici suddetti egli si trnova ornato di molti elogi, e fu da taluno appdUto Goiifredo il grande^ a distinzione degli altri duchi di Lorena di questo nome. Mori appunto in Lorena, ed ebbe se- poltura in Verdun, con lasciar vedova per la seconda volta Beatrwe duchessa di Toscana e un figliuolo di lui nato dalle prime nozze, per nome Gcmelone^ os- sia Goti/redo^ giovine di gran talento, ma gobbo^: il ch^ servi a lui di soprannome per distinzione dagli altri. Ossia che vivente il padre, o che dopo la sua morte si conchiudesse P afiare, certo è, che fra que- sto giovane principe, cioè Gotiiredo il gobbo e la contèssa Madida^ unica figliuola di Bouifiizio già du-

(i) Sijfebertus ia Chpon.

(2) Anaalisla Saxo apmf Eocardam T. I. Curp. Hisl.

(3) Bdfon. in Anna). Ecclf stast.

(4) PagiiH ad Aonal. Baron.

(5) Labbé no?a BiblloC. T. I. peg, ^Sr^

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A ir K o mt». ai5

cfl'-^e iBtrdiese di Totcaao detìd st^dettii Beatrice^ segtii matrtinooio ; e tsoi Vedremo ' in breve questo prìncipe già s«c«edmo al padre nel ducato della Lo* réna, esercitar aochein Itafià T autorità di dtìca Ti^cana per ragioiie di Mòlilda sua moglie. Non era« DO per anche dtrenuti ereditari i ducati e gU altri governi d* Italia, talmente <!he le donne ancora tì- suece^lesaero^ ma la potenza e la costi tuzion de^ tempi avea già introdotto questo eos^tume. L^ abbiamo pari-* meote osservato in jédeìaide marchesana di Susa, prìndpesta d** ^imo virile. Tieo creduto dal Guiche- non (i), che a questa Adelaide appartenga una Me-' moria riferita dair Ughelli (l), ed estratta dalla Cro«> DÌea del monistero di Fruttnaria, cioè la seguente :' Aimo Domini MLX3Ì^ mènse majo capta full et in- ansa ctvitas Aslensis ab Alaxia comitissa Asten^ si': netta quale occasione il suddetto Ughelli fu d^av- viso die Adelaide facesse ricevere a quel popolo per' suo vescovo Girlemo^ fin qui rigettato dagli Asti già*' Ili. Leggeti una simH Memoria nelle Croniche <1' A- sti' (3), ma «on diversità, dicendosi ivi ^ che la città d^ Asti fu presa in quest^ anno : nono halendcis maii a comitissa Aìaxia ^et ah ea tota succeitsafuit de anno MXCI^ decimo quinto kalendas aprilis ; et eodem anno' dieta cofàiHssa ohiit Alassia e Adelaide seno lo stette nome ; ma te è vero questo incendio, non dovette già questo entrare nel catalogo de** suoi; elogi. In quest^ anno ancora diede fine a"* suoi giorni

- \

(t) Guichenoo Histoire deUMaitoii de Savoie T. L (2) Ughell. Ital. Sacr. T. IV. io Kpisco]^. AtteAs. 13) Ckron. Asttns^ T. XL »cr. Itai ^^^oogle '

2 I 4 .ANIALI d' mUA.

Cf delfico duca » m^rciies^ di GtrintU (i). SoteTatia itddietro an<lare udito col . goverao della .Gartntia quello ancora d^Ua Marca Yeroaa ; ma non to di- re, s' egli godesse nello atesso tempo di questa,, dii fosse ora presidente d^ essa Marea. Ebbe per auc- cessore Bertoldo ossia Berialfo, si dee tacere per glorja dell^ Italia, che in quest^ anno :da' GugKebmo re d' Inghilterra e duca di Normandia, sopranoomi- nato-il conquistatore, fu creato arciTescova di Gan* torberi e primato deiringhilterra il beato Jjanfranco di nazione pavese personaggio celebre nella Storia ecclesiastiqa non meno .per la sua letteratura, che per le sue gloriose azioni. Appoggiato il Sigoaio (a) . alle Croniche moderne di Pisa scrisse che io qucH^amio i. Pisani portarono la guerra in Corsica : del che offe- si. i Genovesi, con dodici galere andarono a bloccar la bocca di Arno ; ma usciti in armi i Pisani, ne. pVe« s^o sette nel di s. Sisto d^ agosto. N^D sono, in* dubitale colali notizie. Gli antichi Anaali di Pisa (3) altro non dicono, se non che sorse graa guerra fra t Pisani e Genovesi. L*^ avidità del commercio, diede moto air invidia, air odio, e poscia alle guerre :frà queste due nazioni ; e andando innanzi ne vedremo de** lagrimevoli effetti. Neppur lasciò passare Tanno presente papa Aìes$andro senza rivedere la sua di-^ letta chiesa di Lucca, dove, secondo le memorie alle- gate da Francesco Maria Fiorentini (4)9 a«l di 6, di

(1) Lambert. ScafDaborgensis in Cbron. Annalista Sazo

apad £ccardam T. 1. Corp. Histor. (a) Sigonius de Regno Itti. 1. 4*

(3) Anaal. Pisani, T. VI, Rcr. Ital^

(4) Fiorentini Memorie di Matilda ^*>»^f-^^AT^

^ * edbyV^jOOQlC

à V F O MLXX. 31 5

cUobre solennemente consecrò la cattedrale di s. Uartino, nuovamente fabbricata in quella città, e confermò i pritilegi a quel vescorato.

V ha chi crede che in quest^ anno giungeste Roberto Guiscardo duca ad insignorirsi della capi- tal della Paglia cioè di Bari (i). Già cominciaya ad assottigliarsi forte la vettovaglia in quella città, e Ro- berto pia che mai si mostrava risolato di forzarla a cedere. Spedirono perciò que^ cittadini un mésso a Costantinopoli con lettere compassionevoli a Roma-- no Dhgene imperadore per implorare soccorso. lo chiesero in vano. Romano messa insieme una bao* na flotta di navi con soldatesche e viveri, ne diede il comando a Gocelino normanno, che disgastato e ri- bello del duca Roberto, era alcuni anni prima pas- sato alla corte imperiale d^ Oriente, ed avea fatta ivi gran fortuna colla sua bravura. ' Tornato il messo a Bari, e segretamente entrato rimpiè di allegrezza quel jjprima operato popolo colP avviso del vicino aiuto^ e loro ordinò di stare attenti per far de' fuochi la notte, albrchè si vedesse avvicinare la flotta dei Gre* ci. Ma s* afiìrettarono essi di troppo. La stessa notte cofDtnciarono ad accendere de' fuochi nelle torri e in altri siti della città : il che ossarvato dai Normanni, servi loro d' indizio, che aspettassero in breve qual- che aiuto per mare. Per buona ventura il contt Rug^ gieri alle premurose istanze del fratello Roberto era anch' egli dalla Sicilia venuto a qaelP assedio, me- nando seco un poderoso naviglio. Fu a lui data com- mission di vegliare dalla banda del mare, passò

(i) Gaufrid. Malalerra I. a. cap. 4^. Gailielm. Àpa- l«.1.3.

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multo, che videro da luxigi molti iaDali^ &£gni* lu^. dubitati di navi che venivano alla volta di Bìm;ì. AW* lora r intrepido Ruggieri^ imbarcata la gente su3|^ con leonina ferocia volò incontro ai Greci, i quali credendo che i Baritani per i** allegrex» veniiiero a riceverli, non «i prepararono alla difesa. Andarono i Normanni a urtar si forte ne'* legni nemici, che una delle navi normannej ^Lov^ ef^np ci^nto cinquanta corazzieri si rovesciò, e restò cogli uomini preda del^, r onde. Ma il valoroso Ruggieri adocchiata la capi- tana, perchè portava due ianali, andò a dirittura ad investirla, e la sottomise oonùv prig^oi^e il jj^enerale Gocelino, che poi iuogamei(i(e macerato in pna pri-, giona, quivi miseramente morL Questa presa, e Tave* re aSundata un^ altra ^ave da'* Greci, mise it^ rotta e fuga tutto il rimanente con gloria singolare •dfk Nor- manni, che in addietro non s^ erano mai avvifati di e$$&t atti a battaglie navali, e cominciarono, alloca ad imparare il mescere. Ne di piò vi voUe, perchè i cit- U^ìtà di Bari trattassero e concludessero la resa del- , la città al duca Robeito che trattò amorevolmente < imn solo essi, ma anche la guarnlgion greca, e il lor; generale Stefano^ con rimandar poi tutti e;isi Greci liberi al loro paese. Sereramentf in quest'^a^n^ op* pure nel seguente, Roberto Guiscai:do facesse cosi importante conquista, si è disputatoi fra gU eluditi. Chiaramente scrive Lupo Protospata (i), eh* egli entrò vittorioso in Bari J9el di i5 d' aprila delP anno . 10.71, e a lui si attiene il pa4re Pagi (2), con osler*- vare, chei per testimpnianza di Guglielma {)0gliese9.

(1) Lupus Protospata in ChruDÌco.

X^) Pagius iaCfit. ad Aoual. Baron. :

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1 rw b ^HUtìt. ai7

ddrò ire tmniifaéi^ Msediò^ e cbe per c'onMguem* e««o (io?eete aver primeipio aell^aimò 106$, €ba-» frcdo Makferra (1) aif iaoontro schive, che Bari l^en« ne «Uè naain di Boberfa neM- anno presente lo^o, e Caindlo Pellegrìm (ti;) ti sottoterme alale opirà)iie; Stilnò il padre Pa^ poco sicura la Cronologia del ^akterra, Moza oaaerfare, die non è wtgliof tem- pera queUtt di Lupo Pretospàta, dacché troviamo dk essa storico poÉtictpiia di un aoao la caduta dal tro- no di Romano Diogene angoéto. Anciie Bomoèldcft Salernttano i^lla Cronica tiua (S)', lìceonie ]»tti)ora' hi Croiaichelta amalfitana (4) mettono sotto f}uest*«tino la presa di Bari. Tuttavia T autorità dell'Ostiense (5) sembra beitaate a decere questo punto; cbèé pet^ suadersi dkt verameate neli^ anno seguente il vitto* rioso Bioberto dopo un dsèdio é^ citca guattra on- ni mettesse il piede in Bari. Vedremo in breve eie' eh** egli ne dice. Vennero ia quest* anno a Roma per attestato di Lamberto ^)) gli arcivéscovi di Magonza' e Colonia, Sigejredo^ ed ^nnonei, ed Ermanno ve- scovo di Bamberga. Probabilinente ci conta favole quello storico oon dire, che Ermanno accusato di si- monia, con preaiosi regali place il papa. Alessandro, pontefice di rara virtù, aon era personaggio da la- sciarsi in tal guisa sovvertire. Ag^an^ quello stori- co, che a tutti e tre poi fece esso pontefice un^ acer-

(i^ Mal&lerra lib. 2, c^p. 43*

(2) Peregrin. Hist. Pr.incip. Langobard.. . !

(3) Romualdus Salernll. Chron. T. VII. Rer. Ital.

(4) Àntiquil. Ital. Tom. I. piig. 2i3. « ^) Leo Ostienns Hb. L 3. e. 3o.

(6) Laabertm ScaXoaborgea^ in CSucùta

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htk ripr^Btione, perchè simoiNactmiMife Tendeatepo gli drdibi sacri. Non dotea per anche Annone arciiFe- scovo essere gianlo a qndla santità^ di > coi partano gli. storici de^ secoli sassegnenti. Era io questi tempi OD gran faccendiere Gregorio vescovo di Yercelli, e tanceUìere di Arrigo lY, m di GeHnama e d^ Itriia. Da lui ottenne egli nelP anno preaente Tari casali pò- ftì> nel cootado di Tercelli per la sua fhiesa (i), con esser ivi espresso donato ancora servitium^ guod per* imei ad comUalUm : il che fa intendere, che si anda- va seot^^repiù pelando e snmmeodo P autorità e il provento spettante ai conti governatori delle cttlè, dimodoché a poao a poco si ridusse quasi in nnttaiil distretto di esse città, e la signoria de^ conti urbani. Ma dacché si misero iti libertà le stesse città, colla forza, siccome vedremo, ripigliarono e sottomisero al loro dominio non meno i conti territoriali, ed «Atri nobili, possidenti castella indipendenti dalla lor giu- risdisioue, ma, strerò le moni anche alle castella posr sedute dalla Chiesa.

( CRISTO vLxxi. Indizione IX. Anno di < ALESSANDRO II, papa ii.

( ARRIGO lY, re di Germania e di Italia 16. '

L^intruso e simoniaco arcivescovo di Milano Goti^ fredo^ giacché era stato rigettato dal popolo (a) con molti suoi fazibnarii andò a ritirarsi in Castiglione, castello pel sito montuoso, per le mura e torri, e per

(i) Antiqnit. Italie Dissert aS, p. 73S.

(a) Arnolf. Hislor. MedioUneof. U\). ^, cai.

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A n n a Mxjcn. ^19

tltre fcrtifieMkmi credalo «Mora iii«8ptigiiabH«, ^^^ Tenti miglia lon^dtMfiacvo. Ne aseiva spetto la tua gente a proT?edeHi di TiTeri alle tpete de^ oenfinen- ti, col comtDettere aaooni tton p^bi atndsecaaeieoft. Non roleodo il popolo di Milaao tollerar pia qaetto aggravio, misero ^ieme un eterciio, e con totlo ftl.-bi*» aognevole passarono ad assediar quella roeoa, risoluti di liberarsi da quella Tessaaione. Mentre dorafa nn Ide assedio, o accidentelmeinte, o per opera di qoal- ohe scellerato, si attaeoò il fuoco io Milano in tempo appunto che soffiata un gagliardissimo Tento, nel di 1 9 di marco deir anno presente. Fece un ^nrilnf gnasto r incedio,.ridQeenda io un mucchio di pietre una quantità immensa di case ed anche di «acri tem* pli, fira i quali soprattutto fu deplorabile la rovina della basilica di s. Lorenzo, una delle piò balte d^ I- lalta, di maniera che Arnolfo storico esclamò eon dive: O Temphun^ cui m$Uum in mundó simile \ NeUe sto* «le milanesi questo orribile incendio si vede appella- to il fuoco di Castiglione, A\V avviso di si fiera ca« lamità, la maggior parte dei Milanesi ohe erano al- r assedio di Castiglione, corse alla oiftà per visiti» le sue povere famiglie: del che accortisi gli assediati) e cercato qualche rinforzo d^ amici^ dopo pasqua le* - oero une .vigorosa sortita addosso ai pochi rimasti a ^leir assedio* Ma Erìembaìdo con ul valore sosteo** ne gli assalti, che furono d;>bligati a retrocedere. D^ |]K> di . che GUnifredo non veiggendesi più sicuro, si fece condurre; altrove:. con che cessò la guc|rra coatra di quel castello. Essendo poi mancato di vite in qua* sta medesimo anno il veeohìo arcivescopo Guido^ Erlembaldo andò disponendo le cose per &r eleggere

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BOii mai aeeettAreUsiittoaiaco CUltìimdo ; e proèufòr che da Aoma ir«aUse un Legata pe^ dar maggior pe^ sa a lab «Mone. Avea V infatkabH alMte di Bfonttf GtMiBOti^iÀdSarfo^già compinta la iibbrìca ddla sua loagttfiiea baailìaa. (iK-e <ksideraadk> «y^ fionscerarla: <!9a ifpeGial ooore^ tofàtò a tat fuozkma ii bnoii pupa* ^iessaadff», €im con maocò d^ aodarviw Incradiisìle fa ìl,f$m(^$tìt^'^ popoli a qttdb -diVota solenttità. : Fraf v f^ $kri #i Q(int$F<mo died arciveacovi, quaranta-'

^^iM^rua'SiM igKnaio^ -e Bainolfii^.ivm 4et«llo, Gi*^ ^|/^ principe ók Salenia co^ ««#1 fratelli, Landolfè pjtimipe ^ BeneiH»l^ Sergia cktea di NépUì, « iSer*- gÌ0 i^iM4 di Sorraoto. ^ttm éme Róbertus Panor^- rm^ 40 tempmre oppugnaimt^ ideoque iantae so^ l09mitnU iater€*se non potuti^ come scriva 1^ Ostini^' ae. Sepà 1$ suddetta «QosecnMÌaae nel pnaoo giorniàìi dit ottobri, e p^iò questo passo dall^ Ostiaoae ci deo coBVMEW^re ohe »eU?^ auno presevi tey e non già neli ptfoadenta 10^9^ giitTAndé ài' duca Eoèertb la do*-I vialos^ ed ianportabie «ittà di Bari, e che per booie-l g^«Qte sana seorretti i testi delMalatem e di Ro-i milildp a»^rAi|la|lQ. .... f.. . >

: :Hmé: dunque a sapere 4 cbe appena siiu impa»» dnaMÌiO! U: ducti: suddetto di quella città neU' apnlf> del i^reteaie «noo^ ed ebbe dato, sesia a .qod goren^t xiQ,.eWfìet le isiaaee de) conte Ruggieri suo fiatelly^t a ott era ^ritBoipaliaeDte dovuta la gloria di una isì t c<«quisla, egU si di»poae :a passare ìu Cicilia, pècfòr^* ipaìre T assedio di Palermo^ eapitale di queir is^ ìbk

: (t) JUaOitkostsIibfiàtfp* 3o.

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éigat. Le dUseotioot e guerre eitrilfr inserte ^ gK stessi Ittori) obe aveano in addietro fKdliteCo e llitg- gieri il coiiqm^ter Wi fH>n prico paese, ammarotoo -niaggiorttiente i due normanni eroi a leotar eoti belfe impresa, per aoereseerein uno stesto tempo il lort> dominto, e liberar dal gk>go samoenìco quetl^ aiitieintf- sima edilliutre eittà. Lo iteiso Malaterra (i)^ da eoi «OD di$oorda Gogtieimo pngKete (3), aftetta ohe tio« ber£o dopo b presa di Bari, brei^i Uerwn expeditio- nem versus Sai^rnum swnmo^tì^ e che essendo di* morata ne'* mesi di giugno e loglio in Otranto peri- re i preparamenti della lìnora guerra, si portò dipoi a Reggio di Calabria, e indi passò in Sieitia, fingendo 4i. voler andare contro V isola di Malta, k tal fide sbarcò a Catania, dove si trova vai! conte Ruggieri, ^ città che seconda P Ostiense (3)^ fix da loro sottomes- sa in quest^ anno; ma poi con tutte le for^e di terra edi mare eccolo piombare addosso alla città di Palermo, assediandola da tutte le parti. Anche la Cronichetta amalfitana ha cbe il Guiscardo dopo aver preso Bari, inde mo0€7is exercitum in SisiUam ire preparawt ( lorse properavà } ohseditque Panormum, V anno fu questo, in cui la nobilissima casa, appellata pei d' Este, vide uno de^ suoi prìncipi stabilite in uno de^ primi gradi d^ onore e di poienaa in Germania. Grià dwemmo ali* anno io55, che Gu€^fo /f^, figlino- lo del marchese Alberto A%%o II 0 A Cunegonda àe'* Guelfi^ fu chiamalo in Isvevia a prendere Tipapra

(1) Malaterra lib. a, c»p, 43*

{2) GuiUelmos Apulas I. 8.

{%) Leo Ostiensif lib» 3. ct»p. 16^ - / ^

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U22 AMtk^l D IVAUA

eredkà -d«^(>i:ìacipi guelfi (x),mi5tfi5wt Ilaìkan ìegatis ,ààhni'b^Bk9ky<M »ua naateroa. A^caddo per testimoDiaiif- <%a di Bertoldo da Costi^nza, (af), di Lamberto (5) e .d^ altri acrittori^ cbe Ottone dmc^^x Ba?iera néirau^ no precedente si ribellò contra-el re Arrigo, e per . qcieata cagione si espose ad uu^ aspra guerra. Af ea Guelfo lY .spo$ata una figliuola d^ esso duca; però coU^ armi, e in quante altre maniere potè, ajutò per un p^zzo il suocero. Ma forche vide andare a preci- pizio gli affari di lui, p^nsò ai casi proprii,nè rispar- „niiò oro , arguto e beni allodiali affine di ottenere dai re ^uelP insigne ducato, maggiore allora èk gtan lu|iga che oggidì. Infetti, per valermi delle parole del f.nddet|o. Lamberto e delP Annalista sassone (4)9 per interposizione di Rodolfo ducaci Svevia, cognato del Arrigo fVeffinr ilhutris^ acer^ et helUcosm^fi^ Jius Avuonis tnarchioms lialorum^ ducatum BasH»" rif^ su^cepU. ,Da que^CQ principe che fece tanta fi- gura e cotanto si segnalò neU e guerre di questi tempi, vieoea diiòttur^. lai linea estense guelfa dei duchi di Brunswich, Lunebur go, e Wulfembuttel, che all' elet- jtorato germanico og^ unisce la corona del regno del- la gran Brettagna. Così il marchese Alberto A%%o li^ tuttavia ^viv^ote, vide stalùlita ed innalzata in Germa- nia. 4a«yice|idenza sua, la quale pur tuttavia gloriosa- .nij^nte;^ matHie«)ee fiorisce anche in Italia neir al- tra linea de*, marchesi di Ette duohi di lAodena, ee. discendente da Folco marchese, firateUo del medesi-

(i) Àbbas Uspergensis in ChroD.

(a) BertoMos Costantiensis in CbroD.

(3) Lambertos ScafnabargcBsli in Chron.

(4) Àaoalifla Saxo aptul Elccurdum T. 1. Carpitisi/

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HI» o msjxt. àa5

BK> daca Guelfo. Oltre a quesf anno non arrtrò la ▼Ha di Domenko Contarono doge di Tenexia (1)9 ed in suo luogo fu aitato al trono ducale Domenioo SU- ìhOj e col Gonfalone dato gli fa il posiesào della dt^tà.

( CRISTO aouity Indizione x. Anno di^ ALESSANDRO 11^ pa^a 12,

(ARRIGO lY^ re di Germania e di Italia 17.

Portò opinione Girolamo Rosai (a), seguitato an- cfae in ciò dair UgKelii (5), che Arrigo arcivescovi di Ra?enna desse fine alla sua vita nelP anno 1070. Il cardinal Baronio (4) credette, che nelP anno prev sente. Ma più probabile a me sembra^ che prima di «pest^. anno egli sloggiasse dal mondo; perciocché sapf piamo-ch^ essendo morto scomunicato esso Arrigo (5>, e- trovandosi ~ il- popolo di Ravenna incorso in molte censure, papa Alessandro giudicò bene d^ inviar co^ s. Pier Darmano ravveonate di patria^ tuttoché avanzato forte nella vecchiaia,' per dar sesto a quella sl^ sconcertata chiesa» Y^ andò il santo uomo, fu con grande allegria ricevuto, riconciliò tutto quel popolo, e dopo aver trattato d^ altri afiari, si rimise in cammi^ no. Ma appena giunto ad un monistero, posto àiori della p(^ta di Faenza, quivi fu preso daUa febbre che ogni più invigorendosi il fece passare a miglior vi*

(i> Dandttt. in Chroa. T! 12. Ker. Ita!. (2> Rubens Hist. Ravenn, lih. 5.

(3) Ughell. ItaL Sacr. T. 2. in Archkpisc. Raveiuw

(4) Bdrua. ia Aauales Ecclesia«t.

(5^ Acta Saaut. Bollaud*. ad diem a3 £cbra»ciL

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034 AJfirALl: D^ ITIlMÀ -

ta net 4i aa <lt febbrajo delP anno {>rès«ote (i). Qae-^ sii TÌaggi ed azioni^ esigendo tutti del tempo^ a mie laano credere, che almeno nelF anno precedente io jconanicato Atrrigo cessasse di TÌvere. Fu poi sosti* toito in suo luogo per elezione del re Arrigo Giliberto dianzi suo cancelliere in Italia, uomo pieo d'*ambizione e nato per flagello defia Chiesa di Dio. Papa Alessandro .die «sai ne conoscerà Jo spirito turbolento , mal vo- lentieri condiscese a consecrarlo; ma secondochè sta scritto nella Vita d^ esso pontefice (2), gli predisse, xlie dalla santa Sede riceverebbe il gastigo delle sue Voglie ambiziose. Ho detto che Dio chiama a 8. Pier Damiano! debbo ora aggiugnere che mancò in Ini un gran lume ed ornamento della Cristianità, mer- cè della scienza e del raro zelo, che in tutte le azioni %ue si osserrò e tuttavia si osserva ne^ libri suoi, vivi testimoni ancora di un felicissimo e piissimo ingegno, iiet quali solamente si può desiderare pia parsiiÉioniè nelle allegorie, e più cautela in credere e spacciar fan-'- ie visioni e miracoli, alcuni de* quali possono ahche •ftir dubitare dei veri. Alziamo da Arnolfo storico roi^^ lanese (3) di questi tempi, che nel presente anno per cara di Erlembaldo^ capo in Milano della fhzio* he opposta alla s^Bionia e alP incontinenza del clero, alla presenza di Bernardo legato della Sedia aposto^ lice, e nel deH^ epifania, fece eleggete dai suoi parziali arcivescovo di Milano Attorte^ oisvà A%to^ tantammodo clericum^ ac tenera aetate jawencuìum^ invito clero^ et mullis ex populo. Perchè questo no- li) BerloM. GostantieRsis in Chron. (a) Nicol. Cardinal de Aragoma in Vita Alex. If. Papae. (3)- Arnulfus BiM. Mediolanens. I. 3. e. aS.

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A ir V O KLXXII. 125

r^Xo arcìrescovo Tenne poi approvato da pipa Gre- gorio V.Il^ il Poricellt fu d** avviso eh' egli noti po- tesse avere poca età, come suppone Arnolfo, il qual pure era allora vivente, e scrìveva di questi fatti. Ma oltre; ai potersi dire che juvenculas non vuol di- re età, che escluda il vescovato, le scabrose congiun- ture d^ allora dovettero giustificare l' aver eletto ar- civescovo chi si potea; perchè i più saggi ed attem- pati veiisimilmente fuggirono una dignità accompa- gnata dai pericoli di disgustare il re, e d^ incontrar la persecuzione della fazion parziale del re medesimo. Infetti poco durò T allegrezza di Attooe^ Mentre egli passava co'' suoi ad un lauto convito, cop cui si vo- leva solennizzare 1! aicquisto di si riguardevole mitra, fa in armi la fazione contraria^ ed entrata nel* palazzo tnisé tutto sossopra. Si ndscose Àttone a questo ru- more , ma scoperto e preso, fulndegnàmente tratta- to anjshe con delle percosse* E ie volle salvar la vita, ^1i convenne salire in pulpito nella chiesa, e con alta voce rinunziare all' elezione fatta di luì. Si na- tttosero tutti i suoi fautori : il Legato apostolico ^n- eh" egli corse gran pericolo, perchè gli furono strac- date le vestì, laonde malconcio si sottrasse alla furia del popolo. In tal confusione era la città di Milano. «Gotìfredo ed Attone fuori di Milano non consecrati, e senza goder le rendite della chiesa, gran tempo stet- tero campando del proprio, e chiusi nelle lor case di 4:ampagna. Intanto si tenne in Roma un concilio, in cui venne approvata V elezione di Attone, e scomu- nicato Golifredo.

K^}1' agosto deir anno precedente fu, siccome di- cemmo, intrapreso V assedio di Palermo dagl' invitti Krp.' TOBI. ver. xitxv. ^ ^^

a 26 àxauod D*iTàUA

due fraMU normaont B&herio e SuggierL Seguirono» xpolli assalì e fitttì d'* armi lotto qoelh ^ttà. Veoo^ anche io soccorso àe* Palermttani un j^osao rioforso di Mori (i); ma imb aitentasdosì coloìro-di assalire per terra V esercito crìstiatto, vollero tentar la loro lortuna per mare. 6r iotrefÀdi Normanni accettaro* uo la sfida, e nella battaglia navale menarono cosi Ì>eo le mani, che riuscì loro di prendere alcune delle navi moresche, altre ne aibndarono, e il restante di esse fu costretto alla fuga. Dopo cinque mesi duxiqua di faticoso assedio, Roberto foce dare un di due fu-* xiofi ma finti assalti da due parti alla città nuova posta nella penisula ; ed egli allorché vide bea tmp<$* guati i cittacSni ideila difesa di que^ due siti, diede €0^ suol uaa scalata ad altro stto, e fortunatameo* te ,v^ entrò coliai toft gente. Rkiraronsi perciò i Pa« termite ni e Mori nella vecchia città, e conoscendo che non v** era più speranza di resistere a questo torrente, la mattina seguente i pr&matì dimandarono di capitolare. Cioè esibirono la resa della città, pur-^ che ai Musulmani ( e taK doteano essere quasi tut^ allora quei cittadini o Siciliani, o Mori ) fosse per-»' messo di vivere liberamente nelfa loro legge maomet-»* lana. A braccia aperte fu accettata la loro esibizione «olla condizione suddetta, honde i^ duca e il conte vittoriosi presero il possesso di quelk nobil ctttày jaon già nel mese <^ giugno, come ha testo scor^ yetto di Lupo Protospata (»), ma bensì nel io genniiio deir anno prese nte, e dopo soli cinque me^

^i) €uil1elni. Àppultts I. 3, MftltttHirra ta,,e..45L Ì2) Lupus Pcolosfiala iaChwn. ,,,,,,,, Google

A m w ^ «unni. H2y

é* aMedb;<M>iiM lui V Aoooino baroite (i), eoa €m ¥s d^ aoo^rdo Ronojild« sakernitaito («K DMb £poi fioberlo Guitcardo, M^ndochè taiciò fcritto limone OsUmite (3), r t(i7«tftit«ra di toU» U SioUta «1 c<mfee Rti^iert toa fetitUo, i^n^do ooodmena m mio poierà h m«rà di P«l«ri»o « ^ Hetwflu Na pter quMK to of serrò V abita Garusi (4), iH^le Merico deU« cota di Sicilia, qutMo «Itimo paot6 MH ai appota al vero V Ottienae, perchè Rakeit» si fia«rfà SI pie«> no domitiio delle suddette doe eiità, e il resto cob^ cedette alfrati^* La GroniebisUa anaalfilasar (S), cké air^tmie segttepte rUeris^e la oonquista di q«aUa cìt« ^*i aggififiie che U Gniscardf^ di ioolà portò a Troia rwl^ pena> di ferro ^ molte colomse di aMTase eo^ lor capitelli io segno della; s^ wiv^i»* Ci acacrtano la Memorie diala dal Fiorentifii ij^ obe ia qwe^^ ans- ilo ancora :pa^ Alessandro tQ^oraò in Locca oe( mese d^ agosto, e aai Ire 9es«i0»tì. Yadesi parioieii- te un placito (7) tenuto da Jhati^ke étu^ssa <M Toscana, e da MaUdda»u% figliuola nel territorio di Gbinsi: arma dùmintcoé Jmc^rnatìonii miìksimo Sepiua^ima secando^ ^pUma iim junii^ Jadictio-^ ne deeinu^ >al cpale tnterfenneno i due conti di CMusi Rinieri e Bernardo eoi ireacovi. di Chiusi e di

|i) Anooymu* Bareosis apud PeregHn.

(a) Romualdiis Salcroit* Temi. VIL Rer. Hai.

(5) r«eo Osliensif lib. 3, cap. 16.

(4) Carusi Slor, de Slcil. P. 11.

(5) Aatiq. lUl. T. I. pag. 2t3.

(6) Fioreolinì 2Memor. di Matilde L i.

(;) Anli^uit. Ilalic. Dilserl. 3 i-Dgzedby Google

2!^ ^ AinriXI VlTJLLl4

Steoa. Fioi ài vìvere io quetf annd (i) Adalkerto aretvescù^ di Br^ftka^ «he fift qm ^aistatir primi» ministro 'del re Arrigo //^, person» già in* odiò a tutti, perchè o còmpli^^e, ^ autóre di itiolte inlqattà da^ esB<^ re ootoHnesse.' Fu uomo di rigida oonttoenza, e'^elebra^-a la méssa eon gran compunzióne é iagrU me, ma ìcrota avvedersi che la molta ima alterigie, vanità, ed altri yizj offuscavano ^ troppo e guasta»' vano^e' 'sue poche virtà. Tanto il re Amgo pr«gò Annorié arewescovo di Colònia, prelato ditram pro- bità, che voles^ assumere il medeitoo grade, che i|uantunque non poco egli ricusasse, spurie ' V'imcón- senti. E in affetto coMìnéiò il pubh?icò govwno sot<^ to qoest« insigne preliito a prèndere miglior -fRoeia «òlla retta Bmmrnisffazione della giustizia, ool Cailtigo dei csttrri, e con altri ottimi regolamenti. Ma durò btn poco questo seY^O. * Troppo! violefiito; troppo avreezatoalmal fflire erail ret Arrigo. Fogli-'ancora mxppos^ "^e -Ridùij^ duca Suevia^^ suo cognato Aiaedìinasse- contro* la sua corona, ed era per veder- si una scena eguale a quella della Bamn. Ma aven- do llidòlfófetto ventre in Germania V imperadrrce Agnese sua suocero^ questa cosi « efficacemente s** in^ terpose tra il figliuolo e il genero, che ne seguì per ora la pace.

(i) lysioaberios ScafaabQrgeasis in Qhrotùc

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A 11 9 o ' itLtxitt. aag

( CRISTO MLx;[rir. Indizióne XI. Alino ^i ( GHEGORIQ TIl^ papà i , * ( ARRÌGp'fV, re eli Germania Italia i8(' '

1.,

. Ìiiq9k pale mojtp durarl^i ^jiifì^m^ archescovQ di Colonia aliar ^Jorl^.^^ re Arrigo, (i). Egli edificava eoa uoa mano, e il rjs di&trug^eva con tutte .e due. Per^.noq poteqt^.pBÙ sopqrtare 1^ sregolarazze del re &ceiidct valep;e U accusa d^l^.^ua avanzata età, tan- 1^ disae^ xhe'toUeni)^ di pptfrsi Ulcerar .dalla c^rte e di ntir^Vr alla tua .chiesa. .Allibra fu che Arrigo, ve- dend^si.cqn^e tolto. 4i sotto jtU'.ajo,, lasciò la briglia fi ti4teie «uè passioni^ dandosi maggiormente in preda, alla lMcivie,-e nulla^ curandgsi, ^e riducevsi al}^. dispe- razione ji< popojLdelb .Turlngi^ ,e Sassonia^ <;g^ fab^ briear mu^ de% rocche in^ qu^l paese» con perinet- tere aUa gofliraigiii^nì di prendere colla forila il sosten* tamento à^ polveri yiilani, ^cpp, proteggere Ije pre-: tjHlsi^ dcjir aii^e^covo; di^ Mfgqnzi^.che Tolea cpr^, \x.o i^«;ost(pnQ pigerete decime .d2).queVpopo)i, ,An- 49ro|M).p^^ciò delle ^ravi clogUanze a Roma contra di.Afrigoi,ed «esposte furono tiitt^ le ^ lai infapije,^. e specialmente la vendita delle xhiese: il cbe^soprattu^- io ^spiac^y^al ripp^no pontefice Quindi comipcia-! rtOMti SaM^nia i'iM'^^'>9 y^l^x^? T^^mi loro cpn-^ tra delle fortezze fabbricate in lor pregiudizio dal re. Si aggiunse ché^ Bidóffò duca 'dì iBuèTia,* Btriolfo duca di Cariptia, e,i|! novello dtiòa Bavierd Gnel-

(i) Ldmberlus Sca(nabargen9}f ^Cbron^

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35o Al^ffU a' ITALU ,

J& /^ (i), veggeiido sprezzato alla corte il utio ed oDorato lor parere,, se ne riUraraao, ,Ia ^mma Pin^ domito cervello e furor {^oyanile di Arrigo, tutto an-. dava fecendo per perdere Tamore noa mea dei gran« che dei piccioli, e per mettere la coofusione in Germania : il che pur troppo gli veone &tto. Intaii-. lo papa Alessandro y mb dobbiamo credere all^Ursper- geiise (n)^ spedi lettere ad esso re : wfcattieà éum ad saiisfaciendum prò simoniaca haertsi^ aUisque non^. nuìlis emendatione dignis^ quae de ipso Ròmae^ jaerant audita. Ma non potè il bttou pontefice jéìes^ Sandro proseguir più oltre questi diiegnt, perchè. Dio il chiamò a net di ai d* aprile. Pontefice per ha sua pietà, umiltii, eloquenza e zelo, non infisriore ai migliori (3). St raccontano ancora vari miracoli operati da Dio per intercessione di fui. Appena fa tìei giorno seguente &là sepoltura al defunto papa, che i cardinali con tdtto il clero e popoloi WìCordeh Aienta ttcdamaronopàpa il cardiAàlt lidéhraHdà che prese il nome di Oregotió yity t si rèndè p6i Cele- bre a tutti i secofi artenire. Restaste egli; ifiticbè pò* t^ ma bisognò darla vinta al quasi furor del ^polo, che non ammbe dilazione. ci fdea dt ment<> ia questi tempi si sconcertati ddla Chiesa di Dio, che il petto forte di questo virtuoso, dotto ed incorrotto pontefice, pei* correggere spezialmente gli ébu^i deHe simoùie e delP iocontinenta del clèro, che troppo pie-^ de aveeùo preso dappertutto, ^on volle ommetiere

(t) Bèrtbot4aS'CoQttai^tienstsiii<Ilir<»'L »: (a) Abbaa Ur^ergept. in Ghroa. (3) Marìanuf Scotus in Ghronico ponlto. Paok Benried. in Vita Qregorii- TIL et aHi.

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È, w 9'9' nuxm. s3c

3 saggio detto tutti i riguardi ilorati d re Arrigo^ p«r procurare, te aa» era possibile, dt mantener k «oneordia, e per eseguir in parte andie il decreto di papa ISceolò n, nel qosle anch' agli aiwTa amta ma* Bo« Goh spedi tosto i suoi messi in Germania coU V airviso d re deUa sua elecione, e per quanto si hn dalla Titrdi hai, a noi conserfata da Beccolò cardinal d^ Aragona (i), pregandolo, come atea ftilto anche s. Gregorio il grmide, di non prestar V assenso a tde detione. Quod si non faeereij eertum sibi estei^ fìàod gràviores et mamfesios ipsius excessus impu^ niios mtllatenus toleraret Se è tera la parlata di questo tenore ( dd che potrà talan dubitare ) bisognn ben dire che il re Arrigo do>ette qui fare nn grande sforzo al tao mal tdento per consentire, siccome è certo che consenti, ma non cosi tosto. Lamberto da Sdiafoabtirgo (a), senza parkre dei messi suddetti, dopo afere esaltato V integrità e V altre virtù chn eonéorretano in questo pontefice, scri?e che il di lai inflessibile sdo ed ingegno acre fece paura ai Tescoifi che si trovarono aHora alla corte, ben consapevoli di vari lor mmicamend, dei qcaAì poteva egli un giorno chiedere conto. Perciò esortarono Arrigo di Achiarae Bulb r elenone di lui, giacché Citta senza conoscen-* za ed ordiùe suo. Ma dovette prevalere il parer dèi piò saggi, e il re si contentò d* inviare a Roma il conte Eberardo con ordine di conoscere, come era passato il fiitto, e se trovasse già consecràto il pspa novdlo, di protestare di nullità, qualunque atto fatto* Andò questo ufiziale, fu cortesemente accolto, diman*

(i) Cardinal, de Aragon. in Vita Gregor. Yll. Ibid. (a) Laaibcrtoi Scafuabnrgen^ in Ghron.

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2t 5 2 UllTAEr D^ ITALIA

coòto > deir operàio) e r r elètto pontefice ritpoftéV ehe contro sua volontà, non ostante ropposinone ' sua, era stato detto dal clero e popolo; ma che non^ 9* era lasciato sforzare a prender anche V ordinano* ne, volendo prima essere' assicurato che il re e i principi germanici avessero prestato P assenso alT e^ lezione stia. Questa umile risposta, rapportata^ al Arrigo, il soddisfece, e pero diede tustO' ordiae, ^eh» fosie consecrato. Et statini Gregorium F'erceìhn- Sem episeopum Italici regni canceUariumttd urbetH transmisit^ quatenus aUtoritate regia electiònem^ ipsam eonfirmaretj et consecratiùni ejus interessa studerei. Lamberto scrive M egli fu consecrato nel-' r anno seguente nel giorìio della PurìBcazione di s.> Maria, fifa è un errc^re a mio credere de' suoi copisti.^ Tanto dalla Ti la di lui consei'vata dal cardinal d^ A- ragona, qiianto dal registro delle lettere del med^i-^ znò papa (i), chiaramente costa che fu celebrata 1»^ di lui consacrazione nelk festa de'principi degli Apo^ atoli, cioè nel di 9^9 di giugno deir anno presente^' »> Già aveano prese T armi i popoli della Sassonit^ e Turingia, perchè ni una giustizia poieaao ottenere dal re. Ed egli inviperito volea procedere colla Ìoé-* za; ma gli arcivescovi di Colonia e Magonza, i>eséo-r vi d^ Argentina e Toormazia, e i duchi di Baviera, di Svevia, deH^una e dell' altra Lorena,' e di Garintiàf ricusarono di somministrar gente, non parendo loror convenevole di andare air oppressione di pòpoli in-^ tacenti. Non istette per questo Arrigo di marciare- armato centra di que^ popoli, ma più di quel dhecre-i deva li M^ovò furti e risoluti di vincere;, o di monr«» (i) Tom.J^^ CoDoilior^-Labbe. . «j

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ET intuito fra véri prìndpi cklla Gknkièiiui, stonacati idi tasti mizi di Arrigo, <i coroindaroiio delle segrete- pratiche > per liberare il regnò un die tendeva aUa^sua c^stnizione* Nel piéeedeaie -anno età venuto io Italia Gpbeì»ne^ ossiti Goiifireda il gobbo, -dsca di liOiieoa, trar il quale è MaUldaif eon^essa -e inaie-ì me dochesao- insigne^ Toaeanà) già ;<Mcemmo eòUst tratto matrimonio. Si disputa davari scrittori^ se fra essi si conservò U celibato : qiùstione difficile. a risc^ versi senza chiare Vestimonianze degli antichi^ da chi è troppo lontano da que^ tempi. In ^^atiù^à go^erna^ vano idi Toscana e gli altri Stali del.ftì mai^hese Bo* ni&iio la duchessa Beatrice^ e la suddétta coìUesia Matilda sua figlinola. Ora che Slbtilda, morto che fa il padrigno Goffredo, cominciasse ad esefatarèo-soir la^ o «olla madre Beatrice la suddetta antorità^.lo xle^ duco da un placito tenuto dalla .medesiÉsa ia questo anoo.(t): Sexto idUs Jèbruaru^ Inàictiom j^undùà^ mOf extra muros Lucensis cwitatii^ in burga.gjtà iH>catur s. Fridiam: Ivi essa è in titoklft dbmna iiftf-i eiilda marchionissa^ haa ducairixj Jilia bomae iiM-r moriae Banefaiiimm'chionisiÈ osservabile J a quél doeumento, ehelFlaiperto giodicé vìen ohiaoBato mi>^ sus vdomini impertUoris : eppure Arrigo: IT oon era Iponto per anche alla corona deir imperio, ne s' intin iolava Jmpeffadore. Il notaio, usato a questa fintioa- 6»rmob^ non devette badar ^molto al jtftolajrios d' allon* va. Un.àlir^ placìto^tenoe in^quesC anno k^duchaasAr Beatrice (a), in civitate Florentia infra palatium de domo sancti Johanniy cioè nel pafózzo del T^scófyo.

[ (i)ADtiquit. Ital. Dissert io. . ' » -n. ,• (2) Ibid. Diisert. 6. ì i . i .m^' ;;

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s34

La carti è «eritta aaho Moman natiri ^hm Cimll ^épfyu^enmo teenmh po^i miOsj fuinia kahndoà mtartn^ Imdictìom imtkmma. Qm è adoperata V epo<f aa fiores^a die caaàmém V mna noaTO aeT di ^ di BBaraO) e V Italiane XI ia coooteara che ti par-» la dell'* Moo presente 1073, il quale facondo lo atifo fioreolino era tuttavia anno 1079. In euo documefi^ lo SI Tède intim^O' il bando dcmni TBgis^ e none già dall^ in^aradbre. Troviamo pcH la daehetsa Beatrt^ aa (t) crnn praecìarafiUa mea MtOMIda nelfanoo pratanle, Jmdictiùne X/, in die sabbati^ quod esi fumrta iduM mgusii, injèsiipiiate suncH Lmàrentii mmrifriif db» h una donanone al moniatetfo di a* Senone di Terona. Lo itmmento In stipila in mo* nasieri0 saneti Zenonis in refisctorio, Disai ^natà io Italia Gofiiredo il gobbo prima deir anno preaen- ìa. Ne fa Mann altro placito riferito dal Fiorenti^* ni (a), e tenuto dalla ducheff a Beatrìea in civiMm JKntue in palaiio ^nnni regii^ una cum CroUfredo dace €i marehwne^ XVI calendas Jebruarii^ Indi* eUoae XI. E di qui anoora impariamo che il giovine Gotifirado in rigore del ino matrimonio coHa contea^ ta Matilda Ha. aneh^ e^i ammesto al governo delia Toscana e degli aUri Stati. Leggesi poi una lettera (5) a Itti scritta dal nuov» papa Gregotto eletto, in eui fjd signifiea la soa eletione e il buon aniaM ed affat- to paterno, dì^ egli tuttavia oonaervava aetso del rm Arrigo. Prnova cardinal Baronie (4)» ^^ 4^**

(1) Antiqùitat. Italie. Dìssert. 11.

(s) Fiorentini Append. Memor. di MatHd. p. i5o*

(3) Gregor. VII. lib. r^ £p. 4

(4) Baron. in AnnaL £ocleaiasl»

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H'tfUH» tt^ ftfà andè a BeverentO) èam l/àmU^ Jq vi principe qodb btilà gli pmt^ pavmmM di rfodellà e ttisallt^gio. B^ò «odbe a <iaptta, doT« ^Riccarào 1 principe ieee an atto iiiniit ptff rkott^^ acercsno serralo il rdfomo poiiiafiea.

< CRISTO uvoLVff, iBditioi^ ut. Amo di| GaEOORIO Til, papiT».

( ARRIGO IT, ra di Geataanii a di

Italia 19.

Abbiamo daUa Vita dt a; Greg&rio FU odiar rso^ aolta di Ni€co)ò tardine d* Aragoat (r), M tfio potw fefica spedi in GinraasBia V ifnp«ratrlee,iioo ^B^mk A, cioè Agnese ma^ del re Arrigo eoa Qheranh reacoro d^ Ostia, Uberto reacoro # PìsIestiBa, Mhmh do resGoro di Como, e CfA roscòro^ Coi» - Tslo spedizione^ per attestato (B Bertoldo da Goslanaa {1) a di Lamberto da SeafD^Mirgo<5), appartiene allVn» presente. Faroi«>. questi legati ben aoeoUl dal ta dopo pasqua in Nnreiìiberga ; esposero le pat#rn« aniivioiiìiioni dt ppa Gregoria ; ottennero ohe Ibsaa^ ronacoiati di corta óaqae nobili cortigiani già seòmo^ nl«atf, ma poc* altro di «ostenta. tKede ben biioù# paaole «1 re, e promise d^ emetìcbrsl ; poscia ft rispedì con tutto onore e ben regalali. Conltrà de* Tassoni segoitara intMiio il maitalelitodel ftfPooere, l'ent'a^ tf ed arrenimenti si reggono dlfittsmnente iedtti dal suddetto Lamberto. E benché il papa si foMS esSitlo

(I) Eeram ItalkÀr. P. I. T. ÌU.

(a) Berthold OS CosUajtìealM In Chroa.

(3) Lambirla! $safaabQ#g€nsis in Gbronl

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à^S MSWJLLi d'^' ITALIA'

m«4tat<Jlo f^ comporrai quellflf rabbìowp digerente,' e e t* aAlmséerojtiii(%e Vtri principi della' Grci^anta ptr ; Jodiirlo a pliÉcarti^ egU'noó la sapsin iatèdfléré. Perchè le hrz^ aHora-gU «lanearano, iqfibe 'eome tn rato pel capestro aeoofi^eiitì alla pàc% e eon delle con- dizioni di suo poco onore, essendosi stabilito in quel- la accorda <Ae si' siianteUerebbèaò.tiilte le fortezae da lui fabbricate^ in piirìegiildiiio di ^btr popoli, iks- se anche una fariosaJi te àL santo a^óiVeseovo di Co- Ionia Annone^ e pochi erano qué^ principi ch^ egli aon credesse suoi nemici, o non facesse tutto il pos- sibile per ^btl|lieàrselL^ Tenne in qucat^r armo il- |>on- Itfioe Gregorio TU uii gran gòdciIìo in Roina^'ai queleJnierv«Bn«ra aisais^nai ^scovi, ed inoltre, eo- nto^^ba da Cencio caAieratfio presso il Bar<toic^, è dai eaedinial di Arbgboa (i) egvegia comitis^ MathUdiSy ^ó%b ' muzrdìio^ Qisu^i$s s^ìerhitènus princeps. nòndefimrè. Parlasi qui dd fJMttoso marchese v#i&èrto; .<4l^o li^ pcogeoUore dette due linee de' pcinapidi ^ ìkxxàtm^it d' Este. Anohe^il pepa suddette isq-n^* le in qucdt^ajinn (2) ^Mea^ite duchessa dLlTesce^ toe^ diell wturcksfse A%ì*ù.9x^ proines9»alpafM.ttet ainedoy di rte^kteroenfo 'del joicr «lairnBoiiiorcén J/o^ iilda éorella di ^u^ìkbno vescmM di Pavia, e fedo<« fa dehmareheas: Grukehi di^^erse da àfMilda la 'graii eoedkesiia f^^jiichieM ^^TosfanaiSeceodole mieceo^ g|lietAiire,«<do>i^eiie eMeve.pi*enMifffta,a. qveatò prtno^ la .eDiae«r%:^49f»ien«fo aua sac<Ip^. mogltey ed egK veUtl pre»<li|rtietla tetta, isi^è Ì2i:%nàitUÌ9tMaHlé^<^U

(i) Cardinal, de Arag(>ìQ* \A Yf ta) Gregbr. VJL

(2) Grcgor. Vii, tib.ia. U^^l 1 ; - - : ; . ^

(8) AQttchiiè^fiflee^ Pei&^li-.«ap4 4% . . ' \

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V « O MLlkt^. ìbÌ7

m rif iitandosi ^Iìd» pwren^ ne lu portata k dkttiiD- lia a Roma. Fece il suo dovere il papa; ida nonsap^ piamo quai 6be avesse un tal affare. Certa è^ aver fidlato aloani scrittori deUa -vita della gran ctfnttessa Matilda, ini credere che di lei parlasse il papa in quel- la lettera. Ora in esso concilio j(i) fn pobUicata la, deposizione de^> preti concnbioai:!; decretato che niu- Do potesse ascendere agli ordini sacri, se noi» pro- metteva la continenaa ; e iiiiminata di naavo con ten- rìbili anatemi la simonia. Portati in. Germania ^questi decreti, gran rumore ne fece il olerò dissoluto di 4]aelle conUrade.; e pertinaci in voler sostener V in- veterato abuso, eccitarono anche dei fieri tumolti cootra di que^ vescovi, che. si accinsero a pubblicarli e a ferii acQettare. Parimente sappiamo ohe in questo •concilio il pontefice Gregorio pubblicò la scomùni^- xa (a) centra di Roberto Guiscardo duca di Puglia, non. già, e^uqie supppse il cardinal Baronie, perchè egli dopo la presa di Salerno avesse portata la guer« ra contro la Campania, e messo V assedio a fieneven^ •to, essendo più tardi succedute tali iadprese. To io sospejttando piuUastcrche citato Roberto Guiscardo a

rinnovare il giuramento di fedeltà e a prendere T io- .veslituia de* suoi Stati, come aveano iitto i principi .di Baoeveiito. e di Capua, comparendo, siUvafte . addosso le censure delia Sede apastolica. In una lei^ .fera scritU a, Beatriqe e a Matilda n«tr ottobre se- .gnentie, io stesso papai ^Gregorio significa loro, che

Roberto prometteva di prestare il suddétto gmramqmo. Era tornato il duca Roberto dopo la presa di Pa^

( I ) (>a<Bber los ScafoaburglSDsis in Cfarani oo. (2) CarJ. Jc Ara^on., Vii. Gregor. VIL soglé

iemo, porundo seco un gr«a tesoro ìb Po^ òlla di Melfi (i^, dove i baroni UtUi coocerseraa ì^à»t qu«irmyilta mano a coof^ratularsì. Ma fira aa-: si Doo cofli^rve Ptatra nonnaaoo cha domìpata io Trani ad ia altra tarre, avea dianzi volutQooadiur }e tue geoliall^ imprasa di Palarmo, •pacciaodoiitn* dtp^ndaota dal duca. Ma Roberto «i^q potaa ioflfenra chi la quella parti non piegata il aapo ai inoi voleri e noi rioonoktceva par padrona . Face dunque V aaae- dio di Trani, a Tobbligò alla resa (a). L^ esempio di quatU ctUà fu teguiuto da Giovenazto, da Bossigttav e da altra terre. TntlaTÌa &tto io una baruffa prigto*- ne esso Piatro, aparìmentò che la magnanimità noa era V ultima deUa yirtà di Roberto^ perchè riebbe la libertà ed anche la ^n terre, a riserya di Tram, eon obbligo di riconoscerle in vassallaggio dal duca. An- «be Ruggieri carde di SieiKe, (3) ansiosissimo di ag* gingoace alle sue coiiqQtste V importante castello di s. piovannt, con loritfieara un vicino castello, co^ minciò M slrittgerlo, ben persuaso, che V acquisto di queUa . fertezaa gli &ciliterebbe quello dal rimanento ééh SicUta. Intanto i corsari tonesìni sbarcati a Ni* colera nella oeae della vigilia di $. Pietro, parte di ^uai cittadini ucciaero, parie coHe donne a coi fi- ftiuoli condussero schiavi. Era slato naiPanno prece* deaie conferito il vescovato di Lucca ad ^n$eimo tÀ-^ pota dal defttolo papa Alessandro II, e di patria ses- ia dubbio maanese^ uomo di ««ola vita e di si «minen^ prudenza, che papa Gregorio TII il deputò poscia

fi) Gaillielmus Appulus bb. 3.

(a) Cbron. Am»lfiian. T. h Antiq. Ital. p. ii|.

^) Giufridtts MalaUrra lib. 3, cf^. j.

A 9 9 9 MUaUT. Sl^

per comigtìere della contesta Matilda, e 3 dichiara suo vicario in Lombardia. Merito beo questo illustre personaggio ohe se tte feccia aaewBloiie. Sua cura tsor sto la A volere rifonnar gii abusi introdotti fra ì can»* wei'MlMtttedrrie di Lucca, come s^ ha daUa di lui ▼ita <!>, scrìtta da un autore contemporaDeo, cioè dal suo penitenziere «busi che erano in questi tempi as* sai Ihmiliari anche nelP atere dùcse <K Italia ; ma per qumte esortatieni e minacce adoper^Me, nulb potè •tteoer da essL A qnal prectpisio si conducessero qu^ ecdesiastid per questo «fiere, b vedremo a suo luogo. Credette il cardinal Baroaio (a) che io que^ si^ anno fonerò ^Uno citati al oonoiHo romano; mi| eiò BYT enne molto più tardi. £^ anche degno d^ os- seriazione, che stranamente prosperando i burchi neir imperio cristtano d' Oriente, Gregorio YII volle commuovere t principi e l re d^ Occidente a formare un'* ormate da spedire colà per opporsi ai progressi di que* barbari (S) f ma nino succesao d>bèro le dt lui premore. Questa i la prima volte che si comìaciò a parlar di cromate contaro gì** infedeli d^ Orientcu Scrisse ancora papa Gregorio deUe lettere fulmtaants contro Filippa re ài Fnmeia a cagione di mdtt sues eccessi, kà" quali entrò quello d^ aver estorte fanmea?» se somme di danaro ai mercatenti itidiaoi ehe trovò ili a uaa fiera di Franóa. Ikiravii mttevia la {»a lr#- aesb di ridare i corpi de^ Semi, ansando tuUi di aver presso di que^ sacri depositi*, in quasi' anno apposto rinscà ai monaci della YangadÌEsa snli^ A4i-

^i> Acte Saaeioruin Befiaod. ad dìeoi ift. mari

la) BaroQ. Annil. Eccletkst..

GregM. XIL libu..au E^UU Su eU 3^ by Google

,1/Jq kWkht D^ ITALIA

getto, di rubare ai Ticentitìì il corpo Hi *. Teohaìdo fornito che già dicemmo morto nell'anno 1066. P<»f- tato U sacro pegno al loro moniitero, siccome costa dalla Storia della sna traslazione (i), fu esso oiwfalo da Dio con assai miracoli, con essersi anche tro?aU> bd essi presente il marchese AUperio Avuo //, pro- genitore della casa d'Este. Contlgit, iUustremvirum 'A%onem marchionem , iUius videlictt monasterii ffossessorem, aéhenire^ et sicut ante gesta salò au- dku^ sic eadem visu cognoscere. Da lia qualche tempo arrivò alla Vangadizia Rodolfo /rateilo del ttwdesimo santo per ottenerne delle reliquie, e ne fece premurose istanze al marchese Azzd. Ma questi ri- .spondea, se noìle tanti pretti thesauro regianem 9uam depauperare^ et alìenam ditare. Finalmente gliene concedette una parte. Nel diploma, <ion coi Arrigo IV tktW anno 1077 confermò |lf Stati ad esso marchese j4%%o ed a Ugo e a Folco suoi figtinoh, siccome io altrove (a) osservai, si vede il monistero della Fangadi%T>a^ oggidì bella terra appaiata \z Ba- dia^ posseduto allora dalla casa d'Este. Ma io non avvertii, che anche questo bel passo egregiamente compruova la vcrità^d* esso diploma, perchè quel -buon principe sommamente si rallegrò di avere otte- nuto il sacro corpo idk s. Teobaldo : quod se suae^ eue ditionis popuium inads^entu- beati et omni lau- ide ctìebrandiy confessoris Teobaìdi i^isitai^eritEà *meco dove era allora il prineipal soggiorna ^ del mar- ehesè Asso estense. Le premure di papa Gregorio YII fecero che in quest'anno nel mese di settembre (1) MdLiil. Saecul. Beoedict/VI, P. 2. (. AutichUàXtttufiP. I. Mip.edS^'Google

jr ir o mxtr* a4i

JDomtmco SiUfia doge 'di TeB«Ki»« d«€a Mia Del- «laaia, lece un »segBo di b«BÌ if la- ^mq pfttrtdrcale

di Grado. Il dipldm», ioU«serkto dei vescovi ^ffirà-

I0DCÌ9 §a da èia dato aUa loca j(i)r '

( CRISTO ULssi. indiztotta iiif .- ^ Aaop di ( GREGORIO Vili papa9; « ' -^ ^'

( ARBIGO IT, re di Germania e di baKa^do. ' '

Un ahro insigne concilto romano nal "fiire di fd> hruo fc^ in quest^ anno celebrato da papa Gregorio F'IJy (2)> in cui }q zelantissimo pontefice |ier la pii- i|ia Tolt^ pnbblioamente proibì sotto pena di scorna- iiica la iavas^lure d«^ ?eséoVati e delle ébbatie che i re davano ^gli ecclesiastici con porgere loro il pasto- rale e V anello. S* era da molti anni introdotta que- sta novità, e colP essere divenuta dipendente dalla volontà dei sovrana temporali, che in que^tempi era- no di coscienEa gnasta, b coUazion delle diiiese e di- gnità ecclesiastiche, s^ era aperta una larga porta alla ' aiiBwia. Infatti si conferivano qtieìste dai re a chi le oocsperava colla kinga servitù alle coi-ti, o' coHe adu- « Iasioni, e pie sovente a dii più largamente oflerìta < regaU e denaro. Tenivano con ciò a cader bene spes- sa la chiese in mano cR chi meno le meritava, re- . stendo neglette le persone degne. Furono anche in «•so concilo confermati i decreti centra de^ cherìci eoiicahinari. Di nuovo eziandio fu scoùiunicato Ro^ terio Guiscardo^ 3 quale in questi tempi teneà Se- ^u, (i) JUtiqait. Ital. Disser. V.

(a) Condì. Labbe Tom. X. ,^_,^Google A

VrBATOBK VOL. XXXV. ^^

^4^ AffSU.1 ]>^ ÌITALIA ^

gr«te pmtidit col Arrìda, e nalki stesso tempo Aa- va buone parole al papa di. yokr^ saggettare 9 4«tti i dif lui Toleri» Óra il decreto suddetto iotoroo alle in- Testiture, siccome , parea che soùnoìsse di troppo V autorità già usurpata dai monarchi, cosi fu la scin- tilla che accese dipoi . la funesta guerra fra il sacerdo^ zio e l' imperio. SuMe pci|ii<^ non ne iece doglianza o risentimento alcuno il re Arrigo, perchè incerto del- r esito della guerra da lui impreia contra de^ Sasso- ni i anzi scriyea lettere di tutta sommessione e buona , V(doptà.al papa. Appena d^< usci egli viijUNrioso, che , comincip >i suoi, strjejiiti contro la sede «apostolica. Mosse egli dunque nellVaijinp predente J^ sue armi . contfp i popoli delia Sassonia e Tucingia (i), dopo ; aver . tanto, operato colle losioghe. e promesse, che . avea tirato nel suo partita i primi pripcipi della Ger- mania, cioè Ri^l/p duca di Sveyie, Guelfo, duca di Baviera, Goffredo il gobbp duca di Lorena e. Ber- toldo duca di Cariotia, i quali aco^i^si^o stiliti colle . lor g/enti a secondarlo, in qnelP impresa. Yerao la metà di luglio segui una. sanguinosa battaglia fra l' e- sevcito di Arrigo e quel de\Sassooi, e £u disputata un pezzo la vittoria i ma in fine andarono rotti i . Sassoni, con essere nondimeno costato caro questo trionfo all'armata regale, io cui perì molta nobiltà, specialmente della Baviera e Svevia. Ifama fu cì^t re- stassero sul campo circa ventimila persone., borono, siccome dissi, cagione questi fortunati successi, ^he it re Arrigo, dianzi cotanto mansueto cqI romano poa- tefice, prendesse una akr' aria e cominciasse a farla

(i) LambertQS ScafnabargeiMis Gbr.^Beitholdur Coa-^ staatiens. in Chron. r^r^n]i

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A V ir o MtJL^v« 345

éé spretzaiite, eon anmetter anehe alh saa corte e tamiliarìtà q«e' ministri che dianzi erano stati scorno- nieatt dalla sede apostolìea. Intanto i Sassoni non la- sciavano intentato mesto alcuno per ' ottener pac^^c gra& dal re, il qnale scnpre più infellonito contra d^essi, e gonfio per la passata fortuna, nnUd nieiK> macchìnaTa che V intera loro schiavitù e rovina. Però affine di estemnnarlt intimò una nuova spedision éontra di loro, ed era ton lui Goffredo duca di Lo- rena con si grosso corpo di gente scelta, che ugua- gliaya Jl resto dell^ eserelto del re (i). IMa gli altri dn- thì^Eaduìfus scìHeei dux Si>evoruìn, Welfdux Ba- joariorum^ Btrihoìdus dux Carenlinoriim^ regi att- xilium suum petenti éenegaverunt: poenitentes^ ut ajebant^ superiori expeditiene in irritnm fusi tanti sanguinisi offensi etiatn regis immiti atqxie implacabili ingenìo^ rnjut iracnndiae incendium nec lacrymae Saxonum^ nec inundantes campis ■Xhuringiae rivi sanguinis resiinguere potuissent. Ciò non ostante s^ interposero tanti per la pace, che i Sassoni s^ arrenderono alla volontà del re, il qnale cacciò in esilio la maggior parte dei lor espi e, baro- ni, e trattò il resto dia peggio.

Snccedette in quest*anno net maitedl santo, giorno So di marso, un nuove terribile incendio nel- la città di Milano, descritto da Arnolfo milanese (3), scrittore di vista. E fu come cosa miracolosa, perchè -insorto ndr aria un vapore, che vomitava fiamme, mttaccò il fuoco alle case che si erano salvate nel pre- cedente incendio, e alle già rifabbricate : Con divario

ti) Lambettus Scafnaborgensis in Cbron. t2) Arniilph. Bist. Medigli». L §,^<(^St)Qle

a44 mali i>^TAi;,u

Don<]iin9no dall^ «Itro, perchè questo distrusse più chiese, e fra T altre le due basiliche melropoUtane, cioè la nurabil estiva di s.. Teida, e T kiTcrnale di Maria^ eoo quelle di s. IVaxart» e di.s. 6te£uaQ. H dauiio di quella cUA fo iacredibile. Non ostante si Uriihil disgrazia, ErlembaUo seguitava a far guerra ul clero ineootinente di quella città, ed impedi anehè mU^ aouo presente il battesimo solcane, che si solea £àte in tutte le cattedrali nel sabbato. santo. Irritali per questo i nobili, e guadagnata parte deUa pMio^ venuero alle mani colla gente di Erlembaldo, ed egU in quella «uQa restò morto, e f u pm riguardato qua! martire e riconosciuto per santo, avendo anche Iddio con vari miracoli onorata la di lui sepoltura. Il Pu- ricelli ne scrisse la Vita. Dopo ciò il popolo di Mila- no, il quale, esaminati ben questi fatti, pare che già avesse assunita qualche forma di repubblica, ma con riconoscere tuttavia il comando e V autorità del re Arrigo, unito col clero, spedi un^ ambasciata al re medesimo per averci un arcivescovo (i). Giacché egU eia pentito di aver dato per arcivescovo ai Milanesi Qoffredo^ fu da lui eletto Tedaldo suddiacono mila- nese, che era suo cappellano, e il mandò a Milano, dove trovò buona accoglienza nonmen presso il cle- ro, che presso il popolo, avido sempr* di cose nuo- ve. Si videro allora, in un medesimo tempo, e non senza scandalo^ tre arcivescovi di Milano, cioè Crati^ Jr^df> cousecrato, ma esiliato ; Aiiont sostenuto e consecrato da papa Gregorio FJIy e vivente in Ror «98, e Tedaldo ultimamente sopraeletta agli altri due. Fece quanto potè il papa per impedire la consecra- ^ (i) Idem lib. 5. cap. 5.

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A W K O MtXXT. 245

zion di Tedaldo ; ma i vetcoTÌ safirag^nei attaccati «l re Arrigo, ad ónta di lui il comecrarono. Corse in qnest* anno un gran pericolo lo stesso pontefice Gre- gorio (i)* ÀTev» egli pubblicata la sconittnica contra Cencio, figlinolo di Stefano già prefetto* di Ròmn, iM non già, a mio credere, prefètto anche ^gli d^essa città, uomo prepotente per la sua dignità e noscitn, oonie per le sue grandi riechezae, nsurpator de^ beni delle chiese, ed amico «kl duca di Puglia Roberto GriMfCdrdb. Istigato costui dalle segrete insinnaciont di Gmberto arcivescovo di Ravenna, che già aspirava al pepalo^ allorché papa Gregorio nella notte del san- to natale di questo, e non già del seguente anno, cel^rava la messa a senta Maria Maggiore, entrato eoa gente armata, il prese, e staccatolo dal sacro al- tare, seco il trasse ad una sua torre. Paolo benrìe- dense (a) aggiunge che esso papa riportò una ferìtar ìa quella funesta oocasioBCi Si sparse tosto per la dtlà la nnova di tanta empietà, a em tutti inorridi-^ rofnt^ eU popolo romano, dato di piglio air armi, fatto il giorno, in furia corse alla torre di Cencio, e quivi con fuoco, con catapultò e con altri ingegni di guerra cominciò a batterla si forte, che Cencio pre- vedendo io breve la propria rovina, si gettò a^ piedi del papa, implorando, mm che misericordia, aiuto per •alvarn. Ailora il clementisdoK> pontefice affacciatoci : ad «na finestra, fece fermar gli assalti e T ira del po-^ polo ; e tratto dalla torre se ne tornò fi-a le acclama*

(1) PandoTphos Pisanus, et Cardinal, de Aragon. in Vit. Greg. VII. Lambcrtos Scafnaburg. in Chron.

(a) Panlns Benriedens. in Vit. $. Greg. VII, P. U Tom. Ili, Rcr. Ital. Digfeed by Googlt

246 AlfWALl d'itALSÌ *

zioni di tutti a terminar la messa a santa Maria Mag- giore ; segno o che non era ferito, o che la ferita da-r" vetta essere ben leggera.

Furono poi dai popolo devastati e confiscati tuMi i beni deir empio insieme e pazzo Cencio che ebbe la fortuna di poter fuggire colla moglie e co* figliuoli. Gli aveva il papa impesto la penitenza di fore il viaggio di Gerusalemme. Amollb milanese (i), scrittore di que- sti tempi, ci assicura, non essere passato V anno, che costui mori soffocato da nn^ ulcera nella gola. Lo at- testa anche Bertoldo da Gostanza (a), con dire che Cencio ne** primi mesi delP anno 1077 andò a Payia menando prigione Rainaldo vescovo di Como, pef essere ricompensato dal re Arrigo, e die qnivi mo- rendo all' improvviso, trovò quel guiderdone che me- ritavano le di lui scelleratezze. Approdarono inaspetta- tamente in quest"* anno i Mori in SiciJia alla città Mazzera (5), e trovando i cittadini mal preparati a questa visita, entrarono per forza n^a città. Posero anche V assedio al castello situato nella pianura delta città, e vi stettero sotto ben otto giorni. Informato di ciò il conte Ruggieri^ entrò di notte con imo stuo- lo d^ Armati in esso . castello, e la seguente mattina usci addosso ai nemicL Moltistimi di coloro restano sol campo, gli altri incalzati, come poterono il meglio, si salvarono alle navi* Se si ha apprestar fede agli Annuir Pisani (4)) nella festa di s. Sisto di agosto delP anno presente presero i Pisani la città d^. Almadia, ed ob-

(1) Arimlph. Hist. Mediolanens. 1. 5, e. 6. (a) Berthold. Constanliensis in Ghroo.

(3) Gaofrid. Malaterra lib. 3, cap. 9.

(4) Annat. Pisani Tom. VI, Rer. Ital.

Google

A 11 H o utxvf. a47

bligfffODO Firndino re d** essa ^ pagar tiibuto 9^ id- :

na&zi a PUa: M coronanvromamo imperatori assi" -.

gnùif^runt Po^iam fidarci poco d^essi Annali ne^qim-

U ali* anno 1077 ^' tornai a dire, che i Pisam presero :

Almadi» in Africa, e ciò primei^te nel di s. Sisto.

£d altri Ani^^i Pisani riferiscono questo fetto all^ an« ,

no 1088) dpTe ne tornerò io a parlare. Trom^irast}

neir ann9 presente Beatrice duchessa d| Toscana in.

s. Cesario^ distretto di Modena, dorè nel 8 di

giugno (i) compose una diBferenza insorta fira JSrdhet*

ta vescovo. ò\ Modena ed .Alberto di BazoTarn per la

canonica di Cittànuova. Leggesi parimente^ m^ piaci-.

to tenuto da essa Beatrice (a), appellata fgloriosifsi-s

macomiiissa, e da ilf ah'Uia. sua figliuQla ia^is^Ua^

te Fìorentia in via prope ecclesia sancii Sahatoris

juxta paìatio de domni sancii Battista; anno ab In^.

carnatiane Domini nostri Jesu Christi septuagesimo

quinto posi millcy nonas rnartH^ Indictipne tertia^,

decima. Qui è T anno 6orentìno. Se s^ ha da creder^

alla cronichetta amalfitana {^^ neir anno presente

Roberto Guiacardo sHmpadroni della citta di s. Seve»-

rina in Calabria.

( CRISTO MLixn, Indizione zit. Anno di ( GREGORIO TII, papa 4.

( ARRIGO IT, re di Gerniaiiia e dt Italia ai.

Fa sopia gli altri funesto V anno presente, per- chè principio detr abbominevol guerra fra il sacerdo-

(1) Antiq.ItahDÌ8Krl.5.

(a) Antiquitat. Ital. Dissert 17.

(3) ChroD. Amalfitaa. T. L Antiq, Ital. pag. 214.

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24* AWSKLi D^ IVASIAT i

Zia erimi^. Fio qui airea il pò&t«ie« Chtgority usate tatle \t maniere più efficaci, ma itniemft dolci per jiapeclir la rottura, saldo nondtnieno in fokr abilita r empia usanza vendere i r esentati, leA ese- guito il decretò foi^atò cònlra le tnvèstitum détte? cWese date dai' princìpr laici. Ma 51 re Arriga insu^ - perbito^per It buoiki successi della guerra Sassonift|^ ìfiò. <jhe mai Continuava il comnTercio'SÌttfoiiiiiteo,e òo4" ninnica^a dò^ scomunicati dalla santa Sede. Ifr liaa lettera scritta il di 8 di gennaio delPanoo presènte (i ), ctìn esso lui 'tì doleva il papa, perchè avesse dato cònf^ troie promesse Fàrcivesbovato di Milano a* Tedaldo-^ ed inoltre conferite^ le chiese di 'Fermo è 'A Spbleti H persóne incognite al medesimo pap^: segno che ildu-'- oato di Spoleti é la Marca, appellata già di Camerino e tal^oftà arFérmo, ci d'Ancona, erano ritornati, dopo h morte di "Goffredo baciato duca di Ì40rena e Tosca-' na, all' ubbtdienz;^ t!el xe Arrigo; Ora i! pontéfice Gregorio^ sliccome personaggio ^ cuore intrepido, non maiic6 di scrivergli delle lettele più vigorose del- le passate, e di avvertirlo che s" egli noti mxitava re- gistro, sarebbe forzata la santa Sede ad esclùderlo dalla coDjmnjjpn^de' £edelì. A gu^s^ fi9®;SV *"^*^ °"^ vamente dei legati che furp^o jaocoltì <soi^ c^spre^UKO. Fec^ r infuriato re, tenere uns^i^an di^ta^ in Vorma- zia nella domenica di settua^esima, dove intervenne- ro tutti i vescovi ed abati mal intenzionati verso il papà. Soj^a^^ai>se> ancora lagone il Bkénfiù cardina- le che dt^ nuovo ribellatoci dèlta Chiesa romoM^ Hona^ parve colà con lettere finte del sanato romano, de^oar- dinalf e d'altri vescovi che ridiiedevano la deposi- (i> Gxsgor. VII, I. I, E^ttt. re.

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A 41 mro'o KUXTY. 249

zibék 4k fltggétb VH « T eMòne di 11120TO ptpa. Df pìÀ itai' ooèoh«,'pcitoliè H re Arrigo fa esmi dieta coi vetooti sodcteitii Ibrarassm uil deereb, in mii didiia»' ra4P<ifia iUegkilìaio pootefictfie «cotnudfcato papa Gra* goria. 0apo -di che (i) vpaiì Arrigo t suoi masii cao lettere ia Lombardia e nella Marca di Fermo per ti- gfttficarev tattica nsoluatoa prata, a per tommuove^ re* ciatenaa* eontra di \nu Fa etlsii^ .^dtoi ad xm ' Rolando ciaertoo di BarmA V ioaconXensa di porterà aUa Chieia ronuito una leltaraiulàiinante e un ordi- ne at>edito in qu^tà di patrizio < a pbpa' Ckègorid, di* seaadere dal trone pontìixio^ per dar IdofO aH^ele- zioue d^ na altro papa. Arrivò- qtieito B^ndo a Ro- iBa ' tn tempo ehe si celebrata un còneitio numeroso nelb basilica lateranetise (a), ed. entrato nella saora aaaemlrfeo anSiaaieate dopo aVer presentate al papa le lettere^ eott alt^ vece^l* intimò' di lasciare in quel pmato la<eattadrà ponitfièia, e al clero romano di por- terai per la Peniècosté alla corte, per ricevere daHe mani del' ré. un vero papa, perchè il presente era nn lupo. Alaossi olknra Gtoifanni veico\^ A Porto gri- dando, ohe fosse preso quel temerario; é il prefètto di Roma e<^la miRzia, sguainate le spade, corsero só- pra di lui per levarlo di vita^, e favrebbono feito, se, iMerpostoai il f^pa, iión!o avesse 'salvato dalle lord mani. ¥etttilatli dipoi del concilio U causa, ed anima- to il pontefice dfaU^tssisteiiza della duchessa Beatric9 tà^^tcófOéssa Matilde^ che stendevano la lor pos- sanaa aopra Imòna parte di Italia» e dalla disposizio^ ne in cui sapea che erano 1 pivi riguardevoli principi

(1) Bertìioidos GodBtawtietisis in Chron.

(2) PauUis BentiedtiM. ia Vit. ijrregor. VU, e. 69.

deHa Gecminia^ dichiarò scombnicalo d«(caAita M regno Arrigo IT, con attoWere tatti t ^ Ini toddiU ' «ial giuramento di fedeltà: risolunooe cbe, quantun- - qae non praticata da alcuno de^ suoi fM«decèssori^ pure, fu eveduta giusta e necetaeria in' questa congiun* ' tura.

Uori neir anno presente sul fine di febbraio e & morte t i^nta €fa»ei9iie ossia Grèffrtdo il Golibo, du« ca di Lorena m Toscana, da noi Tedutó marito della contessa Matildei(i). Ito e^i una notte al luogo adat«^ * tato pei bisógni del .cor][>0, che doTCa ben essere &b- britato alla bélorda , da. uomo ohe itava in ag-^ guato (fu detto per ordine di MobeHo conte ài Fiandra ) di sotto con una fréccia fu si mortalmente ferito nelle natiche, che,; secondo Lamberto, da li a- sette giorni , o, secondo Bertoldo, la stessa notte gli oonvenne morire, ed anche aenaa i sacramenti, se si ' ha a cre4ere a Brunone scrittor della guerra di Sasso- nia. Per la sua bravura e prudenza Tien lodato noo poco da esso Lamberto. Fu gran partigiano del re Arrigo IT, e però sospetto e poco caro a papa Gre-' gorio TU e a Beatrice e /Madide. Ma potea ben ri- sparmiare il Fiorentini <a) di &rlo anche autore del- la nera congiura ed insolensa di Cencio romano coo- tra la sacra persona di papa Gregorio, perchè nessiia giusto fondamento di questa taccia a noi porge l' an- tica Storia. Essendo egli morto senaa prole, Arrigo investi del ducato della Lorena Corrado suo proprio figliuolo, e diede la Marca d^ Anversa a Goti/redo ù-

(i) Larabertas Scafnabm'gensis in Ghronico. Bertholdus Constant ienfis in Ghronloo. Brano de Bell. Sazon. (2) Fiorentini Memorie di Matilde lib. k t

gliuolo id 4iùXììe Eustacbio e cagino del defunto Go- tifredo, il quale col tempo ditenne re di Gerusalem- me. Restò coii CIÒ senza marito la contessa IMIde, e non andò moHo eh"* ella si TÌde tolta anche la ma- dre. Terminò il corso di sua vita la ducbesta Beatri- ce nel 1 8 d^aprile nella città di Pisa, come consta dai versi di Donizone (i):

Odo decemgue dies aprilis dwn sinit ire ChrisU p9St ortum i^ra de Virgine corpms ' j4nno milleno bis terno septmageno. Principessa di gran piata , di egual prudenza e d^animo virile^ che si tenne sempre attaccata alla tanta Sade, ma senza perdere il rispetto al re Arrigo, anzi- con essere mediatrice di concordia e pace fra lui e il pontéfice Gregorio.' La maggior gloria nondimeno di beatrice hi V aver messa al monda e minibilmente educata in tutte le virtù e nella cognizion delle varie lingue la contessa Matilde^ la qnale rimasta sola al governo della Toscana e d^li altri aviti suoi Stati, cominciò a far> conoscere i ftuoi rari pregi nelle fiere rivoluzioni che andrò da qui inaan» accennando. I^è si dee tacere che il monaco Donizone s^ adirò conti^ft di Pisa, perchè quivi, e non in Canossa, fu seppellita la duchessa Beatrice. I tuoi Tersi ci fara^ conoscere, come allora hue^ mercantile la ^ttà di Pisa (2) : Dàìor heió mefunditus urii , Quitìn tenet urbs illam , qua non est tùm héne

digna. Qui pergit Pisas^ videi ilUc monstre nMrina^

(i) Dontzo in Vit. Matildii 1. i, e. 10. (a) Idem ibid.

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/foip^ urhf Pagofds^ Turchis^ LSbyeis quoifué^ ^

Parthi^ì^ '

Sordida. ChnleUiei sua lustrarti Uttora tetri, - Sordibus a' cuncUs swn rmméa Canossa^ ««-

f^ìcri .

Attrae locus pulcher medum. Non éxpedit nrher Quaerere perjuras^ patrantes criniòia phura. Che Tog}r& dire con queste ultime parole Dodizo- ne, non si può ben intèndere. ÌHé ben si capisce che Pisa era in questi teÉkpt un feikioso emporio e porto franco, dove erano ammessi gl'tnfed^ orientali ed «fHeam: il che parve a Donizone itna i^eidegnità, e pereto pia Éierìtevole la sua patria Canosta^ per ca- gione della sua purità in materia di religione.

Le determinazioni prese in 'Roma contra del re Arrigo , quelle forono^ che finirono di determinare i primi princìpi della Grernsania a ritirerai dal re Arrigo f comunicata, e a serteaMute divisare dei eaezzi di vU méttere la qni^e in qneRe contrade (i). E giacché Tedenno più the mai ostinato il re -nelle iue^ viotienze é in altri tìzj , passarono a liberar stèssi e i popoli da utv prineipe, nato solamente per rendere infelici i luoi ffuddft?. I primarj dunque che Tabbandonarono, kiTono Eidoìfb duca di Svetia, Bertoldo duca di Garin tia e Guelfo duca di Baviera, il cui padre^ csoà il marchese Alberto A%%o II signore d*E^te, di Ro- vigo e d'altri Stati in Italia, parzialisnrao (a sempre anch^egli della santa Sede, e dovea ben promuovere gP iliteresii d' es^ presso il figlinolo duca. Andò a

(i) Lamberlas Scafnaburgemii in Chron. Berthold. Constant, in Ghron. ^ i

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A »i A o^ Mug^tf . a55

^Kamisora ccesfiénda U lorp pasMto, e y^ entrarono Bftc^tissiini vescofi. In una di^ta dp, assi teputa io Tritona ^dofM la metà d' ottobre, dorè intenrennera anche i legati deHa tanta Sejde, fu pi^ogettato di crea* Y6 un nuovo re. Arrigo venuto alla v|lla di Oppenetm, fra cui e Trìburia acdrreva il fieno, affine di a chivar r imauneote nembo, spediva di tanto in tanto legati, con promettere esiendacion di vita', soddis&zioni , benefizi ; e percbè nion si Qdava di un prìncipe che tante volte avea mancato alle promesie, e venivano rigettate le 4i hai belle paiole , non lasciò ^gH indie- tro sommissione e preghiera alcuna per placarli. Fi« iMlmente gli fu accordato^ del tempQ,^e conchiuso che al romano pontefice sarebbe rimesso questo affiora, e che esso papa, sarebbe pregato di tirovarsi in Au||u- sta per la purificazione di santa Jiaria ^ ed esaminate le ragioni deil^una e dcir altra parte, si starebbe al giuncato di sua santi tà, con altre condizioni da eie- guirai al presènte, che io tralascio. Noa cosi fecero i pia dei vescovi di Lombardia <i). £rano stati eglino scomunicati insieme con Guiberto arcivescovo, di Ra- venna neir ultimo concilio romano, e da papa Gr^o** rio. Però esso Gniberto e Tedaldo arcivescoyo di Milano con altri vescovi scismatici, rauoato nn copc^- liabulo in Pavia, acomunicaroiio aneh^ essi lo stesso papa Gregorio./ Questo partito a favorevole. in Italia fece risolvere il re Arrigo di non aspettare in Qeri^a- nia la venuta, del pontefice romano, ma di portarsi egU a dirittura ad implorare I9 di lui misericordia di qua dair Alpi. E tanto più credette migliore questo spedieo- te, perchè temeva di soccombere nella dieta ger- (I) Card de Aragos. Vit. Greg» VII.

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^54 kfnrAbt n^itìnAk-^

manica altafblhi Stanti aecosatoriddle sue enofmilè, delta qaali ben sapeva di non avere scusa; e tàxt f^ì riuscirebbe più facile lungi da tanti sufn àvvèrsair) di guadagnare ilromìano pontefice. Ma pércioechè idu^ di Baviera, Svevia e Cantai aveano chioso coii gente annata i passi, per i (piali si cala in Italia, egli colla moglie Berta e col picciolo figliuolo Corrado^ accompagnato da pochi, prese ti canmino delb Bor- gogna, (i) e celebrò il santo Natale in Besanzone. Continuando poscia il viaggio, ^tinm in locum^ qui Cms dUHury s;ertisset^ obsHom hitbuit socrum suùm^ ( doè jidtìaide marchesana di Sntdt) flUumque ejus Amedeum nomine^ quorum in iUis regionibus ti «it* iarùas clarissima et poss€$siones amplissimae^ et nonien ceìeèerrimUm erat. Non saprei dire, se qoi si parli detta terra di Civasco. Fu onorevolibente li- ceruto da essi Arrigo IV, ma se volle continuare ri \4dggio, gli convenne conceder loro cinque vescovati d^ Italia contigui ai loro Stati: senza di che non vo- leano lasciarlo passare. Parve ciò duro al re, ma i suoi interessi più premurosi il fecero ce«kce a tak istaoze. Il Guichenone (a) pi etende che questi vesco- vati fossero in Borgogna, e fórse il Bugey, Ma Lam- berto chiaramente scrive quinque Italiae episcopafus. Talmente era in questi tempi orescinta la &ma e po- tenaa di Roberta Guiscardo duca di Xhiglw, Ca^-r bria e Sicilia, che Michele duca tmperador e d** Orien- te concertò ave^e una di lui figliuola per moglie di Costantino duca porfirogenito augusto suo figliuo- lo e collega neir imperio. Giovanni Zonara atte-

(t) Lambertus Scjifiiahurg; io Ghron.

la> Gaicheaoa de la Maison' de Satoi^ J^ I^^

4 V n o wjaTf. aSS

sU (ì) ohe la fif^iuola fu coadatU a CotUiitmopoU, e, sttcoado Taso de^ Greci, U fa po^to il oome di Elena, liopo Proto9paU (a) i|Q|a anffh^ lefU sot^ V ««no presente le f addette nozxe^E^ i^^gni^Qa che Roggie^ ri eonte di Sicilia e fratdio d' esf o Rpberto, fece prì- ^ne un nipote del re d^ Africa, che era venuto in Si- olia a Mazzera comandante di centocinquanta legni. Ma <|uesta sarà T impresa medesima che il Malaterra (3) inette sotto Tanno precedente, e p^r conseguente po- trebbe anche essere accaduto il matrimonio nobilissimo 4ella figliuola di Roberto Guiscardo in esso anno. Resto io in dubbio, se in questi tempi il medesimo Rober- to &cesse r impresa di Salerno, come vuole Ro^noal- do Salernitano (4), oppure nel seguente, dove ne par- leremo. In Sicilia avea lasciato esso conte Ruggini per sno luogotenente Ugo di Gircea, marito di una sua figliuola bastarda. Questi, voglioso di segnalarsi non qualche bella impresa, benché ne avesse un di- vieto dal conte, insieme con Giordano figliuolo anche esso illegittimo d'^esso Ruggieri, diede addosso a Re- na vert saraceno governatore di Siracusa. Ma, caduto in una iai>08cata, vi lasciò la vita co^ suoi, e Giorda- no appena si salvò con pochi. Afifi*ettò per questa diti- avventura il conte Ruggieri il suo ritorno in Sicilia, e fece per allora quella vendetta che polè« con dar« sacco a qualche castello e paese de^ Mori vlcinL

(i) Zonaras Annah T.a, p. a88. Gailliet. Appolos c.3.

Blalaterra libi 3, cap. i^. (a) Lupus Protofpata in Gbronico.- ^) Malaterra lib. 3^ (4) Romaalduf Salernitanas ChroB» T.- VII, Ror. It»t.

Malaterra lib» 3, cap, io.

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aS6 AmrA&t d^htblu, *

(CRISTO ifuonni. Inditioiie xr. * Afcint) ^ ( GREGORIO TU,' pa^ra 5.

f ARRIGO IV, A Gcrtnam^ e di Itaiia 13.

•- ^ ' •• . ^

Secondo il concerto s* era messo in viaggio il pontefice Gregorio con disegno d* andare alla dieta già intimata da tenersi in Augusta net principio di febbraio tfi qùeit' antoo (i). Uno de^ più atroci ver- ni che m^i sieno 'stati, si provava allora in Lombar- dia. Contuttocié V animoso pontefice si mise in viag- gio, e, scortato dalla confessa Matilde^ arrivò fino ft Vercelli : quando eccoti nuova che il Arrigo era giunto in Pietóonte. Infatti dopo incrédibin patimen- ti aveva egli valicate le Alpi piene di ghiacci e nevi, e corse più vòlte pencolo della vita col(a moglie e col figfiuolo ; md per timore che passasse V anno do- po la scomunica contra di lui fulminata, egli si espo- se ad ogni rìschio e fatica, tantoché pervenne in Ita- lia. Sparsasi la fama del suo arrivo, córsero a visi- tarlo ed onorarlo i vescovi Simoniaci di Lombardia e i cbnti f ed in breve si vide alla sua corte u (3 con- flusso innumerabìl di gente. Ora non sapendo il pa- pa, se Arrigo venisse o con buona o con cattiva in- tenzione, tenuto consiglio, giudicò bene di jretroce- derc e di riUr^isl colla contessa Matilde alla 4i l^i inespughabil rocca di Canossa sul Reggiano. Colà comparvero molti vescovi e laici di Germania, venuti per disastrose ed inusitate strade, a chieder T assolu- (i) Lambertus Scafnabargensis in Cbron. Cardinal, de Arag. in Vita Cregorii yih n t

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A ir ir o «txtvn. - ^^7

won della scomunica, e dopo qualche giorno di pe- nitenza r ottennero. "Vi companre ancor il re Arrigo, e fatta chiamare la contessa Matilde ad un abbocca- mento, eofn precibus ae promissiómbus oneratam ad papam transmisU^ et cum ea socrum suam ( Adelaide marchesana di Snsa )fiìium<iut ejus(Am^ deo ) j4i,zonem etiam marchionem ( dal quale ab- biam dello, che discende la realcasa di Branswiche la ducale d' Este ) ahhatem cluniacensem ( €go ), et aìios nonnuìlos ex primis IlaUae Ptineipihus^ quo- rum auctoritate magni apud eum momenti esse non ambigebat^ obsecrans^ ut excommunicatiene absolveretur, ne principibus teutonicis^ qui ad oc- cusandum eum stimuU invidiae magis quam %eh justltiae exarsissent^ temere fides haberetur. Som- ma fatica si durò da tulli per muovere il papa a com- miserazione ed accordo. Lasciossi in fine piegare, purché Arrigo deponesse le regali insegne e desse veri segni di pentimento. Seguì pertanto quella sce- na che fece allora e dipoi grande strepito, e farallo anche n^' secoli avvenire. Cioè fu ammesso Arrigo entro la seconda cinta di muro di quella rocca che tre ne avea. Quivi scompagnato da tutti, senza alcun segno dell' esser suo di re, con veste di lana, co' piò jindi, mentre un eccessivo freddo regnava sopra le terra, restò un giorno, e poi V altro, ed anche il ter- zo, con farlo ivi digiunare sino alla sera. Tempo vie- ne talvolta che la superbia, primo mobife dei regnan- ti, cede il trono air interesse. Dopo i tre dì, e coma scrive Donizone (i):

(i) Donilo Vit tfvtild. lib. a, cap. i.^ ,

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HtlLÀTOBI. VOL, XXXV. ' 7

Ante diés sepiem^ qucuiLfinem Junus haheret. Ante suamJacUm concerni papa venire Regem^ cum piantis nudis ajrigare capli$. Cioè nel di a5 di gennaio diede il papa udienza ad Arrigo, che prostrato a^suoi piedi dimaQdò mìse^ ricordiate' saoi falli. Celebrò il pontefice la messa, e presa la sacra ostia nelle mani, perchè i suoi ne- mici lo spacciavano per simoniacamente asceso al p»> pato, si purgò da quesla calunnia. Esibì ad Arrigo di fare altrettanto, s'egli si credeva innocente e non reo di tante accuse prodotte contra di lui. Ma egli con varie scuse se ne guardò. . Fu poscia al pranzo col pontefice, il quale lo ayea ben assoluto della sco- munica, ma con lasciare in sospeso Tafi&re del re- gno, e rimettere ai principi germanici, e ad una Die- ta il decidere, s^ egli dovesse deporre la corona, op- pure ritenerla. Dopo ciò il papa venne a Reggio,^ dove si trovava . GaibertQ arcivescovo di Bavenna^ il più maligna degli avversari del papa, con gli altri yescoyi simoni^i, aspettafido il compimento delle promesse di Arrigo.

Conuen ora sapere, essersi appena inteso in Lombardia, come era passato il congresso del re col jpapa in Canossa (i), che infinite mormorazioni ed insolenze si sparsero non men contra dello stesso pontefice, trattandolo da tiranno, da omicida^ da si- moniaco, quanto contra d^ Arrigo, perchè si \nlmen- te si fosse suggettato ad un si indegno trattamento^ Fu proposto di creare Corroda figliuolo d^ Arrigo, benché di tenera età, re : tutti fuggivano, o vilipen- devano Arrigo; eie città gli serravano le porta ìa

(i) Lambertui Scafaaburseasis in GhroB.. ,

* " oogle

▲^» Il o «unni. 359

iKcid. Onwtt» fifr qu«it9) e perchè non già buca cnore^ om par ii«cenilà de^ «utiragari, egli «veiTfat- lii quella coiKXiirfKQt eol*ptpe^ #e ne.pentl egli ben pretto» Gli^tavt »^ fianchi il tnddeUof Giliberto eoa allri jwtim •o^oNnùpail, a* qnt^ non fa di^mle il £»rgli> ritrattare frtjU» « rteomiooiar 1<» spresao delle et^diaioni ^ &QeeUate,.e.Ui nimi^izia csqI pApa. Io queata maniera ricuperò -ànigo a poco a poco la bao^ oa f^Mib de^ veteon e4ft'popoli della Lombardia (i). Ma non potè i ottenere dal papada^i^naa d^ eitere iBfnronato re à\ Italia eoUa corona^fenea in Monza. Riiiauns^ nonditneno U insegne di re, benché ai fos- te obbligato col papa' di vivere in maniera privata, finché in Germania fosse decisa la di lui causa. Un suodiploaaa da >me.pBbblioato(9),eel fa vedere in Pavia nel idi 5 d^ aprile deir anno presente. Se s* ha a credere a Doniaone (5), egli tentò ancora di tirare il papa ad unaconfierema, éon disegno 4i prenderlo. Ma avvertitane la contessa Matilde, fece sventare la mina e oondauè il papa, alle montagne. Fece Arrigo prendere anche Geraldo vescovo di OstÌ9, mandato dal papa per suo legato a Milano. Di tutto questo andò avviso in Getnwnfa. Non voile poi Arrigo por- tarsi alla Dieta intimata a Forcheim, come avea data parob. Yi si trovarono bensi ì legati del papa, e qui- .ti i duchi Ridolfo^ Quelfo e MsrtoUo^ gli arcivesco- vi di Magonzà e di Maddeburgo, ^ i veicovi di Yirtz- bnrg, di Meta e d' altre chiese, i quah trattarono deUa maniera di restituir la pace, come essi credeva-

(1) Paulus Benried. in Vita Greg. VII, cap. 86.

(a) Aotiqait. Italie. Disserl. 3i, p. 94^.

(3) Douizo lib. a, cap. 1.

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tio, o àlmea aeìAdera¥»|io, ttlltf ^Mttniif <^fu^4K»-> Iute drtreire tio iMM^fo<Ve '<^). ¥u ém^epsie elMe Ridolfo daea idi Stterift, tqtioehi Wgtt iMstietM [ m penno ad acMtlar qi&eila p«i4«»lÀs« digMè.A buon conto D^IIè st€to4l giomo'datta» itiÉ'OMMecfiibfM, («he fu il ^ ^ «Hijrz^ delP auwo pk^etate <ti)) i( .^<>Hie- cotttra di tot una sediuoiM in Bfaf otiì|9. Qua! ahe è più ttrafto, apparisca dalle lattare 4i papa Grago^ rio (5), che atto p^nta^iKm' approvò Palaatoo^ Ridolfo, e ritarbò b eoMotomaa di tal ca«M«^ per deciderà a ek^ì òt* dm ^cootaadàbl» fatta dovuta Ja corona ; dèi che poi face grirri dogliama la lìiEÌona d** etto Ridolfo, teriTandone al maflétiino pepa. Ri- corte in quatti teanpl Arrigo al madafio»o pontafiae, Implorando il suo aiuto contre dv Ridolfo «aurpatora della eoroàa. £b))a par ritpotta, che non ti potea soddisfarlp^, mentre atto Amgo teneva tuttana pri- gione t. Pietro nel tuo legato Qtralds^ il quale poi diede fine alle tua mitene, «btaaMto da IKo a miglior vita tul principio di diceanhra dalP anno pratanta. Ora il pontefice dopo esserti fermato per tatfeo-gin- gtto tn Bibianelk), Garpinato, e Carpi terre del Reg- giano, allora della contetta Matilde, e ia Figheruolo sul Po ; chiarito abbastanza, che V animo di Arrigo lungi dair essersi mutato, era disposto a ht peggio^ %" incamminò per la Toscana alla Tolta di Roma. 11 re Arrigo anch^ egli seppe trovar via di penetrare ia Germania, dove rannata picciolo esercito, comin*

(i) Brano Ulster. Bell. Saxon.

(2) BertolJ. Gostantieniis in Chron.

(3) Grcgur. VII, lib. 4, Èpist. 23, ^^-^^oogX^

tìè&^Mm èoatnrM imólfeWRiabira(i). Meri bd ^14 éi,«Uemibfria qdété' intM V impéradriee i2/^fi#^ÌBiM'iÌMdref hi'Roifaaf kweiaadfN dopo ^i !^ il coiic«tioUii>itKvh«^f>rétà «ptH^ensy.f MitioaroDo «n-

qi^lHMi i('.a «U^ii.tfimigcto Jinigo òi^iiieor d* Ati»- gWli ) eàimirkvné iwsea^o d^ A«|iMtaj'ftnnor« di Arrifia^. db ^ètUbè dovette fèr{)4)Li¥(iflM)re, fu la itiorte di CrregóHù vtBtoro ài yéroéltif) cbhc^tfìere in Ilatia d^^Ééò r^. Avm tf^ì ititifoiiifr tmfif' Dieta dèi r^ao^ da t«tf«r«t: né' ferali di ftiùéagliÀ<eiirca il pri- AIO 'di mb^gki ^el^atmo ja^vMlte^ c&h disegno, se nl^ j^titéa^di ^órré U-f»at>ft*,^a utta inbrté itnproY- vii4 fJtiMià din^etdi trMéòf'te stìe'^tlvtii^, te senza bsdi«ig;li feni]^ di pèùit^^: > t - 'l ./. ..

Bàhertù ^liòìcrafb dnda dif Pogltff >fikfé 1^ ifcqliisto id^itanle daié ei^à é'^fyi^dpiit^diSàtèrttoi Ma per cdtttò 'dell' 'anviò' % da m<raf igliariAj coìaM eòtan« io cHifcordlftò f^è loro t(U*rórìUtrf< L^nOiOitHó bas^- neflte <S) Mtì^a''(;(UfiiWftUd ftlPabói» 1076, Ro- moatdo'«iJètfiiHikof4ydÌl'éi^tiò<ié75J^QMi^tUiiqiie^i^ àon Téggaild^^eltiitòr draili^lògiii qd«Mi ialuiorr^ Ut%k per ^ieRo dé^knró tetti «lf«rati dai ' coprini, pare róido'I^À irltfisittÉk^ i <A^e ali- atttM» prtsfeat» ^' iiAÀMò'àà^if^Ar-m^^^ùimwii per U nigi^Mri cheindretttè «diUlSéfido;' EiMi^ iii queiiI 'te«ipi gli

(a) Lopos Protospalain Cbroo.

(3) AoonymosCasiinens^laXSlM^ m.- ;•.!!>.;

a6a AiniAI.1 D^ITAEUt

Amnietani 9ono Giielfo priàeipe di SaldrM (t% mi aggravati da ihiitoUr* il dovet»;* cdsliMna coii din tribati. RìeòrseNi flMÌ.a Hoberto.fioitaaTd» che a bocca aperta «tava aspettando Poppovtniiità a odo specioso pretetto par* iosigttoriM di ^èloo^W pa#^ se. Avendo e|^ prasa faeD.^mlaiiliafi> la l^r ^roftcfstio^ ne, fece oon «ai^^atciata tapere a €Ks<illa tao. CQfoa» io, che tratiaase, pia umMwamvitet qael popol^v^d^- gDosameqta ,gU rispose GiiM>l^ Allora Blob^rto e\m area delle i^qMcizie conlUc^ar^ ./, prin^ip^ di :Ga- poa, a^a)>iii eoo ess^ ivi paqa^ia fra I9 .o^disioiii gK impose di akOfrlo oaU^ioppr^sa dij Sal^mot , Infili^ amendue collie («ir forse e coU^ m^cahiviQ.mUi^ri po- sero Passediota Salerno per terra.e.p^r foare^ J^h* biamo da Pietro diacono ,(»),q9ntiq|ia|l^ dflFOstieii* se, cb^ presemitflr qaesM» jgi^arra pap^ òrfg^H'iOf' che amava aoo poco Giso|if<9^ gM spedì Z>4^f4v<^. abaU

che Gisolfo Q0()^ar gU voile, di^re rjspoM* dappoiché fu iotrapri^o Tnsfi^itiiilQriiò T flbpie cnisiDenife, e £itto abbopcar JiìcpqrdQiprmipe di Qt^ìig cfpi.Gi* solfigli po9«istÌ8rojKio W(i di ?wr<9.%(W1«^«*di^ cof dqca Roberto. £|(li.pji!t .0hq tm pcftifiAfe, nulla si eott> del loratpiHnssìe, Crel^ la faille t,neir asfe4^Ul città a tal s#giH>9 tthe H. p^.^ìf0 -f^poì^^fì . ridusse a oibarsi:de)le.Qsrffi,pUt ÌQMB9K|d0;i)Bi jsBnj)K)t4|[|4<l più reggere, ; apiirono ))» ppi;jt^. ai Kflf omini 0ptoW tem- pore mentis, Ritirossi il principe Gisolfo nella torre o rocca fortissima, fabbricata salla cima del monte. Stretto ancor ivi, finàliheiite fti feilBàto a 'rendersi a

(1) Guillelmas Appofos^iit^ 3.

(a) Petrus Diacom» Chs99»- Cm^T^ Sf.auU.^

A w n o HLxxTtn. a65

pflittì di bootia gaerra, ed ebbe la libertà d^ andar- sene. Sogginnge Pietro diacono, che papa Gregorio il fece goTernatore della Campania romana. Dopo la presa di <}aesla* città, ch^ era allora delle più belle e dèfidose d'Italia , e crebre spezialmente per la seno* la della medicine, colà per questo concorrendo anche gli oltramontani bisognosi di gnarigione: il duce Roberto fece febbricar nella pianura un castello inespugnabile. Anche nella Gronichetta amalfitana (i) V acquisto di Salerno è attribuito air anno presen- te. Diedesi ad esso duca anche Amalfi, città allora mercantile al sommo, piena d^ oro, piena di popolo, e di navi. Di essa eoM scrive Guglielmo pugliese (a):

ffuc et Alexanàri dhersajlsrunhur ab urbe Regis et Antiochi. Haec {ratibus)Jreta plurima

fransit His (an heio)? Arabeà^i Indi^ SicuU noscuntur

et Afri: Haec gens ett totum prope nobiUtata per orbeniy Et mercandaferens^et amans mtrcuta rejerre*

Gttufredo Malaterra (5) aggiugne che nel tempo me- desimo deirassedio di falerno, il due»Roberto entrò io possesso d^ Jbnalfi , ed ebbe al suo servigio parte degli steró Amalfitani conerà di Salerno^ Meritano ben |Hà fede tali autori che la Gronichetta amalfitana, in cui aM' anno 1074 ^ riferita la presa di Amalfi, con ^rsi ivi ancora , che essendo morto Ser^ duca di

(f) Antiqait. lUl. T. I, pag. 214.

(8) Gnìllelmuf Appolas lib. 3V

(3) Gaufridof Mslatsrra, lib. 3, cap. 3.

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d64 ÀSIVALI V ITALIA

quelli città, gli succedette Giomntti.%^ $({|ÌQ9 ma per poco teinpoi percl^è oe.fu «pogUa)U> da Aoberio Guiscardo.

Abbiamo ancora dal suddetto Mal^lerra^, cbe io quest'^anao ti conte Ruggieri afsediò.per mare e per terra in Sicilia ia città di Trapani, e la fiaraò alla resa. Veggonsi vari* atti di Arrigo IT a dei aiioì mìniitti, prima ck^ egli tornasse in Gemajnia. Cioà con^araiò egli al monistero di s. Salvatore di Pavia i suoi be- ni (i), /// nonas aprilis annQ ab InèarnatiQna Do* mini nostri Jesu ChriHiJUUHXrU^ IndiùUòné Xr^ anno aulem ardin^tionis guidem dgmni Htnrici guarii regis XXFIy regni vtr^ XXIF. ^cimm Pa-» piae, ^rovavasi egli in Piacenza XIII kaìendas mariii^ dove tenne un placito (n), e glodicò in &vo- re di quella cattedrale. Piiobabile è aottira che appar- tenga a quest^anno il diploma da me dato alla luce (5), ìli cui conforma Ugoni ei Fuìdoni gérmam$^ Ac%0' nis marchionis JiUis^ cioè del marchese Atobo II pro- genitore d^i principi estensi, i loro Steli posd nei contadi di Gavello , Padova , F'iceima , Verona , Brescia^ Cremona^ Parma ^ Lunigianay Arevuo,^ Lucca^ Pisaj Piacenza ^ Modpna^e Tortona ; firai quali speualmeMte veogoao annoverati JSste^ RamgOj Montagnana^ Casal Maggiore del Gremooaav, /\>js- iremoU della Lnnigiana, » la terra Obertenga ia Toscana, dei qoali Siati ho io aibbastansa favolato nelle antichità estensi» Tre placki ancora licnati dai suoi ministri in Verona e ia Padova si trovano da

(i) Bollar. Cassineufs T. 119 Poaslit, 1|4* (s) Campi Iftor. di Piacenza T. I, Àppefid. jS) Anlichità Estrosi F. cip. 7^

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ff ir o Miuvii. s98

me pobblkati òelle aatidiilà itali^e (r). Mi qH^tlie ^ più gIéri<Mo per la nobiliM^int Mia d^ £it^, iti qa«- st^aiuio (»Mo bea mi appongo ) Roberto ^ttÌ9<kfè0 dtttsa^ dopo aver obrìtstB^ tornii ^ik a^èbMiiii^ìMy, ma £giiuoia neU^ ifliperadot di OtiéDta) «nì^ altra nìe diede ad &g9 figliuolo dbl )Soprtdd«tté imirthe«W Aa- Eo» Ne li ntfemioiie Goglialaaò pugliese (à) edn ^e, cheda^ la presa d> Salerno tetitie il ^«féa'alla^tià di Troja, e che fèrmatoBi iti^ '■

NobUis adsutnit lombarda^ MarcMo iftddùtn^ Nohilihus patriae multis óótnìtontibHs illum ; Axo voctUus erat Secum dedaxit Hugonem lUustreat naéynu Duciè ut }/Uia detur Exigit^ in sponsain. ComiUi^ prócérèsque voéari Qaaquefacit Auper his dux eonéuUurus ab urbe, Horum consiìiis Roberti fiìia nato Traditur Axonis^ etc.

Pofpia agf^ne che ai fecero .gran feata é con- TÌti par quelle ooaae, a ebe Rokanlo èoUaeitòitoati i suoi baroni a regalar ^t sposi t U che nonatséndD staio pNUioalo neUa noaaa della precedente ftgUocAa, rattrialò «|uel noUM.. TutUl4a eontribotràno tnui , e moko pfrù iaca «egli): . ; i .

Hi ^nerunkdonané^ addens $aà^t:éusM paraim Ad sua. Qum m^gn^^ puirém^ue rsmmf hanèfre* I0 qMd; credito /baseaUorft la «aaa 4' Eftevtì'piiò^ab*^ baatanca dedtttra aòdus da Iquaslo. Gessò di ^teré ael novaaftbra di qntU\9UooiLttmiè^ iT/^^ateìpé di Banevemo <5), luondlj R(^«ta Qnìscando-dim»

(i) Anliquit. Ital. Ubsert. giei 3t. ' >

(a) Guilielraos Appulas 1. S^ Pòem.

(3) Ghrooio. S. Sopiae «pad ^e#efr«ìttttKii« j <

366 AHKàLI D^tTALU

vo^fo ancbe di qaecta conquista, ti portò all^ aste- dio, di quella cttlà. So poi meritano fede^^imbro' fMftil Annali Pisani (i), qoel popolo unito co* Geno- veti, pattato in Africa, ti prete dutn magnificas cà4- tat0€ \/tìmadiam tt Sibiìiam in die s. SixtL Io to be» ne che nna SiiHgUa è in Itpagna* Che un^ altra ne lotit in lirioa, non Tho per «nche letto. li Tron<> (A (a) ne^parft ,air anno 1087 , a diee che presero le dtià di Damiata e di Libia: tutte notizie che manca- no di sicuri foodanienti. Teggmi ranno 1088, al qua«

le ti dee riferire ti .&tta impreta. .

\ ^

( CRISTO utAXTui, Indiii<nie i. Anno di ( GREGORIO VII, papa 6.

( ARRIGO IT, re di Germania e di Italia 33.

: JTanto il re Arrigo^ ^antb il nuòvo re Sidoìfa^ tiiBlndirano di aver fiivorerde n^a loro tèrrihii ga^ ra U^omano pontefice, e a questo fine gli spedirono i kirò . legati ^ (5). Papa Gregaria perdo tenne un' oondiiiojinRoaia nella prima settìatana di quaresima, dorè essendo concorsi circa cento tra arcirescovi e vettovi, fti atabiiito di spedire in Germania i legati apoaloUiìi 'pèvvonoao^e' c^ qua) parte 'ft>ste la ragio«> ne e<iitonoi>Qdii6fOTona anowa'^ noot^teommica-L ti. TtMkh^ appelltto idae^uni Tehmìéa «rcttvscoto di Mikfio, €kàkert» arciiresooTO. £ Ravenna, Uga hkmtoitu^SmM libdló della Chiesa roaranai con aU

(i) Annali Pisani T. VI, Ber. lUl.

(2) Troncl Annali Pisan. . .

\%) Paulas Bena^tdens In yita Greg. Vii.

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V ir o HUXTin. 967

tri rescoTÌ. Degno di osservazione si è ciò cbe^ego^* iano a dire q^li Atti (i) : ExcommunieamfiS o- mnes Aorthmannps^^uiinifadere terram sanetiPttri ìaborantj pidelicet marchiani Jirmanam^ duoatum spoietanuìHy et eos^ qui Bene^niumohsUbsfttieiqw invadere et depraedarì nUuntur Campat^iWfi^ et maritima^ alque Sahinos^ necnon et qui ientant «r- hem remanam confundere. Di qak può apparirei icba la Marca di Fermo, ossia di Camerino , 0 d^ Àneona e il ducato di Spoleti, erano o posseduti dalla Q^ sa romana, o almet^ pretesi di sua ragione dal pi^ li che, come fosse succeduto, non V ho potutp finora conoscere. Debbonsi ancora notar, quelle parole>; et eosy qui Beneventum pbsident. Intorno a ohe oon- Tien ora dir^, che sbrigato dalla conquista di Saler- no, il duca Roberto, mal soddisfatto del romano pontefice,, che dianzi Pavea scomunicato, epaoi^ciò neir anno precedente ^ , gjuerra cqntfa le, terre della Chiesa nel^ CampJini^ (a). Fu pefci6 di nuovo pub** blicata la scomunica poif^ra di Ipi e del suddetto &io» cardoj e papa Grego^^p coJle^to.epf^efqHHySUP^ «of ire disponiti come s^ ba da P^trp ^iapono» Ciò r^ ferito al. 4^ca Roberto, 11^ ^ijlrò jg, pr^ cp| prmpipe Rici^rdo a Capua, e andò a mettere L\v^e.#o a Be* nerenio, pel mentre ch^; Riccardo p^r^iqp^.^i ^P^P% impcese qqello ^i l^apolL Tolto areofM paP^i an-> no antecedente. fContìfiuò J^^a^^^X as«f i4!i9 d^ìlan pol'^per u^plii mesii.cd»avf«,anc|if ri^^^ ^diaeillr tà^fi mal {Nuliitp (3t), qt^ndo Jpopi^mt^ ^iiporle

(]) Goodlior Ltbbe Tom. iX. •>

(a) Petras QlaiN 1^ S.^Cbroo. e. 4S* < - n*

(5) GamiUas Vmw* ^*«*- «* ^«^feòBgle

M

aOS ANNALI D* ITALIA

nd di 1*3 d^ adirile, liberò i Napotetaot dalle sue bran- che. Fti jprindpe, per attestato della Cronichetta amai- fiUda (t), alto di statara, di beli' aspettò; di gran co- raggio, ed avvedutezza, benigno coi fedeli, terribilb eotoìtra l perfidi rtbeHi. Ebbe per successóre nelprìti- cipetòr di Opua Giordano 7, suo figliuolo. Ci fa as- sai intendere il suddetto concilio che nel principio dtflaquareéhn^ tuttavia lutava P'^ssédiò di Beneyeh- tò, fitto dal duca Roberto: perlochè fu di nuovo ful- mf alita coiùtra di lu» la ^comùnicà./tfa appena ^lòr- dand Va saéceduto id padre,* che insorse la discòrdia fi^'il ducàRòbertb è l«il. Abbril celò' esso Giordano la drfesii delle tèrre deHa Chiesa e dei Beneventani {o>^ da^ quali ebbe un regalo di quattromila e cinquecen- to bisanti, ò vogllém dire scudi d'oro, tlscito perciò in campagna,' secobdofche s^ ha da Pietro diacono, fe- ce tll)»ellare niòftl de^ c^oiifl è vassalli contrari Ro* bertò, 6rHv^ ibitdBélféveiAdtdiistrusselfQttelè forfì- fieazlòtil fbtté^d^i'dàea/'f^erprehdeìée'qtieltà città. Bar fi éon^^iVànl fe^ altre città 'il' HbèllAròno ài Guiscar- do: A;Etflar^ sub' i»^tè7 V^V^ figli nolo di tnfre- dò, ai q^iélé àiéà Róberto'^ccopata tutta V eredità, fti tifaàl di? (jlèr- Vigorósi '\^t)giuràtì cohtra dello tfo Gtnsèarìla'.'^^ulì^ònò ^érélò Vari Incontri d^ahnati, è' liiri' i^ém^fitóiikVm 'GWgtiélÀiò pngTiès«(S); do- pò - i^lj^feRIftS^'èWte fa fetta pace tt-a esko Roberio e- 'tìtòrthUW.'^ feéiri* "cfirèstà liòrièottìia' per aBbaherè téRé '^éèirk€ del tìl^òf i{^i!bèil^d6, il quale ké^ ly jg}%<Cdillaéfti&i^fiV'e ^^ diede fiìJe «fli vita. RI- CO Amiquit. Ilalic. TiW'l/' ^"^ ' * ' ' * (2) Petrus DiaooA. CbMnJlIb^ 31 ea^.^^S» (%) Gelllieliias>«l|poh»'P<>erik. m%^ ^ '|

cupero Roberto Bari, Tram, Sant» Sevtrifi*, e T al^ tre terr^ (i) die a^ erano ribellate. Aaeoli, Moote.iii Yico ed Artaoo ritoroatoap alle mani aue, .ed era per £ire altri progresfi, ^ando Desideria abaU di Monte Gassino s^iiUerpose, ^ ìriaUò di pac6 fipaU P<»^ tefìce e lai. Abbiamo dalla Tita di, Gre^io TU pa* pa, a noi tramandata da Nicoolò cafdinale d^ Arago- na <a), che venerabiìis pontifex receptis nutiiiU Eo^ berti GuiscarcU egreguNormwanorum AMii^versus jépuìiam post qctayas penUeoM^ iter anripuit^ et cum ips(^apud^Aq^Uflv^ coUoqiuiwn habuit Congrua itaque ab eo s^tif/actione. ^uscepta^ priuB a eiaculo excommunù^atùfnis eutaab.sohitj et consequenier fi* delUatem ei fiomagium ejius recepit* Postmodum itero jam assumtum fn sp^ciaìem beati Petri miUtern^ de iotius Afpuìiae et Calabriae ducatu per sHtxiìlum se" dis apostxflieae imtesthU* Guglielmo pngUese aerive che quelito abboccaeiento e cotioordia segui in Bene<» vento, e non già in Aquino; ed essere corsa voce che il papa per impegnar meglio nella sua difeaa Ro- berto Guiscardo^ gli fece sperare la corona del regno d' Italia (3) :

Romani regni sibi promisisse coronam

Papaferebatur. Parimente Riecard9 duniacense (4) eoniermi questa voce «on asserire che papa Gregorio aveva inteniione di crear nbperadore esso Roberto, o Boa*- mondo suo figliuolo* Tornava il conto ad «tao poni- li) Petrus Diac. Chron. 1. 3, e 45. (a) Cardioalis de Aragonia in Vila Grcg. VII.

(3) Guilìdmus Appulas 1.3.

(4) Kicbardus Ciaoiaeensis ia Gbran. in AiOiq* It^

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9^0 AMMALI O- ITALU'

Mfice nel pctkokkia dmeiAO) in cui égK si trovava peli la fwmicttta (kl re Arrigo^ non solo di Doa aver nefUco H^potetiÀsnnQ ed tovitto duca di Puglia, ma anche di averlo asàko e difensore ne^ bisogni. Il tem- po feee vedete dh^'senie questo appoggio minacciava ro^Qa il suo poati6cato.

Ma non tutti' questi avveoimenti si compierono neir anno precedente e nel presente. Siccome vedre- mo, porte d^ essi appartiene alPanno seguente 1079. Certamente si allontanò dai vero il cardioal Baro- nio (i), allorché pose V assedio suddetto di Beneven- to nelTanno 1074* ^^ abbiam veduto che nel con- cilio romano deiranno presente si fa menzione del medesimo assedio, non. per anche sciolto. Ma nep- pure il padre Pagi (a) colpi nel segno, allorché pre- tese che neiranno 1077 Roberto duca si abboccasse col papa e ne riportasse V assoluzione. Papa Gregorio per tutto il giugno del 1077 si trattenne neUe mon- tagne del Reggiano, siccome costa dalle lettere d"* es- so ponte£ce. Nel di 1 5 d^ agosto era io Firenze, e nei primo giorno di settembre in Siena. Ma abbiam veduto phe papa Gregorio si mosse di Roma post <Ktavas pcntecosies, per andare ad Aquino a trattar di pace con Roberto. Essendo venuta V. ottava della peatecpste nell^anno 107; prima della metà di giu- gno, come potò egli mai passar da Roma ad Aquino in quel tempo, se, siccome abbiam detto, egli per tut* to giugno si fermò in Lombardia 7 Adunque la rioon- ciliazion di Roberto dee essere succeduta più tardi, e vedremo che non s^ ingannò il Baronlo in differirla

(i) Baron. in Annales Ecdesiast. :ta) Psgius Crit. ad Anna}. 6«roa.

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V V o MLzxfin. 371

«00 air anno loSo. Okre di che haipo Prototpala (i) air anno 1078 acrìTe : Robertus duot obsedit Bette' i^entuniy secf ejus obsidio dissipata est a Roduìpha Pipino comite ( cloè^ come stimò il Peltagrini (3), da Rainolfo zio dd principe di Capoa Giordano ) et hoc anno obiit Richardus princeps^ mentre attediava Na- poli, Anche Rooioaldo talernitano (5|e P autore del- la Cronichetta amalfitana (4) attestano che Riccardo morì dorante quali' assedio Indiciione prima^ cioè neir anno presente. & che ann& primo postquam ce- pU Salernutn^ Robertus dux Benes^entum obsedit. Certo è ohe nello stesso tempo furono latti que* due assedi) e però nelf anno presente. H ohe vien ancora confermato dair antica Cronichetta di s. Sofia, pub- bKcata dal suddetto Pellegrini (5 , dove si legge ; Ro^ bertus dvu> obsedit BeneyerUum \IF kalendasja^ muuriiy usque VI idus aprilis^ unde expulsus est. cum omnibus suisf' Indictione /. Ia Indisione pri« ma correa neir anno presente. Ora essendo fuori di dubbio r aggiustamento del papa con Roberto Gui«^ acardo, aeguito dappoiché fu sciolto V assedio di Be- nevento, per conseguente non nell^ anno 1077, co- me immaginò il padre Pagi, ma molto più tardi si dee credere succeduto. Finalmente si aot^ che P^o^ tore della Vita di s. Gregorio TU (6) ci somministra U filo per accertarci dell^ anno, in cui segui P accor^

(i), Lupus. Protospata in Chromco.. (a) Peregrio, io Notis ad Prolospatam. (^) Roinoald. Salerò, in Ghron. T. TU, Rer. Itst ' <4) Aaliqoit. Italie. T. I.

{i) Peregrio. HisL Princ. j^aogobard

(6) Card, de Aragou . P. U ^^ ^t R«s» ^V^ t

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37S AinULl P^ ITAiLU

do suddetto. Cioè stri? e egli ohe frf i due re centen- detili Arrigo lY e Rìdolfu, hùrrihiK bello acriier uirim^u€ commisso, taesa sunt muUa ntillia homi- mum bine inde, Soggioage appreMo ; Et iierump^c^ C4dif txìgerdibus ifUer eosdent regts horribiUter est pugnatami uhi nuucima virorum forlium multiiudo cecidité Spedi papa Gregorio i suoi legati ia Ger* mania per quetar, se mai era possibile, cosi atroce tempesta. i due re vennero alla tersa battaglia. Iterum infer eosdem reges acriter est pùgnafum^ ei muUa ntillia hominnm^ maxime Bohemorum, eaesa sunt

Dopo questi fregici avvenimenti continua quelP autore a dire che papa Grregorio portatosi ad Aquino fece r accordo con Roberto Guiscardo. Non essendo succedute tali battaglie, se non nelP anuo presente e nei io8o, nel quale ancora furono spediti [in Ger- mania i suddetti legati : vegniam<f in fine a conosce- re èhe nelP anno stesso 1080, còme volle il Béronki, Roberto Guiscardo tornò air ubbidienza del romano pontefice. Abbiam detto che succederono sanguino- sissimi fiitti d^ armi fra Arrigo e Ridolfo in Germania. Nel primo; per testimonianza di Bertoldo (i), restò vincitore e padrone del campo Ridolfo ; e nel secon- do, accaduto nel di 1 7 d* agosto di quest** anno, la vittòria restò incerta, essendo costata la vita a pia migliaia di persone. Fra gli altri vi fu ucciso Werne- ro arcivescovo di Mfaddeburgo, e presi Bernardo ar- cidiacono della Chiesa romana, Sigifredo arcivescovo di Magonza, e Adalberto vescovo di Yormazia \ il

{%) BerihoIJus Gonstantiensis Chroti. Aagost. T. I, Fxehari. r^r^alr-

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A !f » 6 MLXXTltl. a^3

che non si può mai intendere senza orrore, non es- sendo le guerre e le battaglie un mestier convene fo- le a persone ecclesiàstiche. L^ autore d^la Cronica Maddebnrgo presso il Meibomio (i), e V Annalista Sassone (2) pretendono che questa seconda battaglia riuscisse molto pia favorevole ai Sassoni a Ridolfo, che ad Arrigo. Verso V Ognissanti esso re Arrigo, rinforzato di gente, portò la guerra negli Stati di Guelfo duca di Baviera e di Bertoldo duca Ca« rintia, tutti e due fedeli fautori del pepa e del re Bi« dolfo (5). Nel qual tempo venne a morte esso duca Bertoldo con grave danno del suo partito. In questo anno poi Ruggieri conte di Sicilia per terra e pep mare bloccò (4) la città di Taormina, e dopo^ molte fatiche se ne impadroni. Tenuto fu un altro concilio in Roma da papa Gregorio dopo la metà di novem- bre, in cui troviamo fulminate molte scomuniche, a nominatamente contra Niceforo Botoniata impera*^ dor di Costantinopoli, che avea usurpato quel trono ^ Michele e a Costantino Porfirogenito, genero del duca Roberto, la cui figliuola fu rimandata al padre* Per questi si frequenti concili! di papa Gregorio do- veano poco attendere alle lor gregge i sacri pastori^ Intervennero a quest^ ultimo i legati de^ due re co|ì« tendenti, promettendo amendue di fare una dieta, dove ti deciderebbe la lor controversia.

(1) Ghronio. Magdeburg. T. IJ. «pud Meibomium. ' (a) Annalista. Saxo apud Eccardam. (S) Bertholilos Gonttantiensis in Chrob. (4) Gaafrid. Malaterra 1. 3. cap. i5.

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MUBATQUI, TOL. XXXT. ^

( CRISTO Jtftxnx, Iadieìon« rt. Aow A ( QRGGORtO TU, papb 7.

( ARRIGO IT^ U èk «eraNttia é M

In qci«st^ «&DÒ* «Dcora p«/Hi Gregorio celebrò ttet ittese <ifc febbraio un Ruvcroaissiaio! coitotKd m Roma (r), deve iiatWTèaftereiresiaro» BeFeog«urk>,erf^ trattò le per?erM Me 4oUrloc} ìnttìrBO Micrem^ttf^» ddr altare. F«rooo ooafevmaie le «acre cetisQ^e ^bh tra Tedtddo ^ruivescono di Milano^ Sigqfredo {fesco- <ia Bolioff^ Rolando vescovo di Trerrgt^ e con* tra t vescé»?i di Fermo e Canaerioo. TroTOHÌ alla medettaia iiicra assemblea Arrigo noT.ellt) patriarca di Aquiléja, il quate^ quanluoquc promosio a qoeUa chiesa da Arrigo IV, pure omilmente si su^gcltò alla sede apostolica, e promise di uon aver comunione eoo gente scomuaioata. Si dolsearo in quel siwodo del Te Arrigì i legati del re Ridolft», a cagion delle guer- re e violenze eh' egli prorooveva in Germania (a). Perlochè il ^nteac» Otegorio destinò per euoi lega- li al congveMo da tenerci in Germania PiWo Igneo cardinale e veéeovo d" Albano, Olderko vescom di Padova ( Paolo Bènriedense some (S> che t^ Aìema^ no vescovo di Passavia) e UsnddettO; patriarca d' Ar #]uileia. Andarono essi: ma perchè non vollero alle istante di Arrigo scomuniche H Rldelfo^ aéaza iriUto se ne tornarono a Roma, con riferire al papa

( i> CoBcil. Lahbe To». X.

{'i) Cardinal, de Aragon. in Vita Gregor. VIL

(^ Faultts BeuriedenaJn Vita Creg. YU» oc^le.

A ir ir ò aLnix. a^S'

b duubbtdrcnza d^ esso Arrigo e V ubbTdiettza del re Ridolfo. Era intenaocie ddpontaftee di trailerirsi egli'in ftviowL in Germtnit) per decidere quello ipav Tentefo litigio ; ma il re Arrigo tr^po diffidando di la», a questo non yoUe dar roano. Cantrouò in que- si* anno la guerra ira e«8Ì re fi ). Ridolfo andò con* tro la' Test&lia, e oostrinie que^ popoli alla saa ubbi-^ dienaa. Arrigo portò la jaerra nella Sretia oontra di Ri- écÀSo. Aggiagne ti Cronografo Sassone (n) che beìlutii Jit iierum inter Rodìiìphum et Hénricutn hyemt ni* lalif aspera^ uhi in primo congressn Sax&nes ( uniti con Ridolfo) terga vertunt. Ma uno sqcmdron d^es« Sassoni) mentre gK altri erano occupati nella mi-: Kchtai diede il sacco agK alloggiffmenti del re Arrigo. In questa maniera si andava desolando b misera 6er-i mania per V arrabbiata contesa di quei due regtìantil Per altro non dt)vette succedere alcvin iatto strepito^ SO9 al vedere che Bertoldo da Costania non ne parla. Gli Annali Pisani (5) che ùon meritano, a mio crede-» re, gran fede nelle cose antiche, mettono sotto que- st^ anno k guerra fra i Pisani e i Genovesi. Dai primi fa abbraeìata la terra di Rapallo, ed incontratesi le lor flotte nel di tS di maggio, la genovese si salvò colla faga. In quest^ anno ancoìra Lupo Protospata (4) scrive che iìSirtwH Petronus ( Pietrd vien chiamato da Guglieiiìno pagUese ) in Tranum, St Sartmt re- beìla^^ii^, ejeeto exinde praeside ducìs. Et Bajaìar- due fiUu9 Pìfifredae cotnprehendit Ascuìum. frerò

(1) Aonalisla Saxo apud Eccardum.

(a) Chronographus Saxo apud Leibnitium.

(3) Anaal. Pitaai T. VI. Rer. Hai.

(4) Lopus ProlospaU ia Ckr. Digtzedby Google

1-]6 kmfàaA D* ITALIA.'

se £0856 stabile 1^ asserzióne di questo istorico, boi

vivremmo che parie di quei fotti che ho riferito nel-

Panno precedente, presi da Pietro Diacono, sarebbe-»

DO da attribuire alP anno presente. Ma alP osservare

ch^ esso Lupo racconta conie succeduta in questo

medesimo anno la caduta di Michele duca dal trono

di Costantinopoli, e V usurpazione di Niceforù Bo-

toninta^ che pur si crede crealo imperador d" Orìen*

te rieir anno precedente : si potrebbe restar dubbio*

so intorno al tempo di tali fatti. Ma P Anonimo ba-

rense (i) presso Camillo Pellegrini, dopo aver narrata

alPanno 1078 P assunzione al trono del Botoniata,

anche egli nel presente 1 079 s<irive che mense /è-

hruarii die IH stante rebeUavit Bari ab ipso duce,

et dirutum castello de Portauova, Nella stessa guisa

r autore di un^ antica Cronichetta normannica, da

me data alla luce (2), parla di que^ fotti. Anno

MLXXIX Petromus cofnes intrai^it iterum Bdrim.

Abagilardus Comes ( nipote di Roberto Guiscardo )

wit super Trojam^ et Jugavit Boamundum JUiunt

Iloherti ducis^ et obsedit^ et cepit Asculum, Et

iterum Robertus recuperarit ewn. Postea factum

est praelium ibidem^ et Jugatus est Abagilardus

cum militibus suis^ et Jugit in Constantinopolim :

et ibi mortmis est inimicus duci Roberto* Ecco

dunque che gli avfenimenti raccontati tutti in un

fiato da Pietro Diacono, continuatore della Cronica

cassinense, saccederono in parte nelP anno presente,

e fra questi la ribellione di Bari. Ancora al conte

Ruggieri si ribellarono in Sicilia le terre di Jato e

(i) Rerum Italicaram Tom. 5.

(2) Rerum Italie. T. 5, p. 2, 178, Digtzedby Google ^

V 11 O HLXXU. 277

Ceaiftì (i). Le assediò egUamendue ne&o stesso tem- po; e oosirìnse qoe^i abitanti ad implorare il perdono, efae non fa loro negato.

Confermò in quest^ anno il re Arrigo i saoi pri- vilegi alla chiesa di Padota e al vescovo Olderico con un diploma (a) dato X haìtndaà augusti^ Jndictione 11^ anno dominicae Incarnationis MLXXVlIll^ ìinno autem regni domni regis Henrici quarti XXIII. Return Meiisponae* Nella copia, di evà^toì son servito, si leggeva D, Paduanae ecclesiae episcopiis. Ma si dee scrivere Uld, cioè Vldericus, E di qui può apparire, che esso Olderico non fa spedito per suo legato dal pontefice Gregorio. Ho io parimente pub- blicata una Convenzione seguita nel di 3 1 di mag- gio (5) inter marchionem A%onem^ et UgQnem et Fulconem germanos , J^s ejusdem marchìonis ^%oni$^ e il capitolo de^ canonici di Verona, jn TÌgo« re di cai essi canonici diedero a livello, al marchese, e tk suoi figUooli, la corte di Lusia, villa di grande estensione. Si vede che il marchese Azzo estense pen- sava a bene stabilire ed ingrandire in Italia i figliuoli del secondo malrimenio, giacché Guelfo IF^ figlio del primo letto e duca di Baviera, era gianto ad una rignardevol potenza in Germania. Questo Ugo è il medesimo che avea sposata figliuola del duca di Puglia, Roberto. Baccogliesi poi da una lettera scrit- ta da papa Gregorio a Desiderio abate di Monte Cas- sino (4), che Arrigo lY anch'* egli si maneggiò per

(i) Gaufrid. Manterrà 1. 3, e. ao. (a) Antiqui!. Italie. Oitserlat. 19. 13) Àntichilà Etlenii P. 1, cap. 7. </i) Grcgor. \ll.Ep. 11, hb. 9.

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«7^ ANITÀU D^ITàLU

Ottenere ooa fifUnoIa d' «tao Roberto Gwscarda àti^ ca in moglie di Corrodo ano priioiQgeiiilo^ q&o esU birsi rr investire Roberto della ÌHmisì di Fermo, tfl r^^ ^uci ^archiam tribn^- il Mggio. fApa do-^ Tette feire io maniera, che qoeitD trattato andò pop terra. fi dee tacere, che ( probabilmente io qu^*? st^aono ) esso duca Roberto maritò on^ altra. Sglioo^ la con Raimondo 11^ conte pot^ntissin^p di Rarcel» *|ona e di altre città. Ne park, oltre ad altri 9i:^Qri, Guglielmo pugliese (i) come di tin fatto accadfito prima che seguisse la concordia fra il papa ed ear^ so duca :

Partibus Esptriae^ tjuem Barcihma tremehatj frenerai insignis oomes hanc Raymundus ad

urbem ; .

Ut nuptura ducis ckiar sibiJlUa^ poseit Il p. Pagi (a^) credette contratto <|«esto malrirao- nio prima deir anno 1077. fifa se soti ben concertati i tempi di que^ fatti presso il suddetto storico, talt noa«e debbono appartenere air anno presente.

( CRISTO MLux. Indizione 111. Anno di ( GREGORIO VII, papa 8.

( ARRIGO lY, re di Germania e di Italia 35.

Crebbero in quest^ anno gli a&Ant alla G^rma* nia e air Italia per la funestissima guerra insorta (ira il sacerdozio e lira i due emuli re irrigo e Ridolfo^

(i) Gailielmu« Appultu 1. 4) Anooym. de gesl. Gomita

Barcin. apud Baiai. (2) Pagiat in Critic.ad Annal. Baroo.

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A ir V » liUit. ' «7$

n praiOr%iiraMÌ0gì tporar n éormriB i Sassoor^ nel di «7 idi getìoaio deH* buiio pr««etite andò coHà éma •rnwtt ad ataa1it4l (i^. Si léee «n sangoinoso (at« €• d^wni, io eoi ( ^ba ciie 4ia dka la Croma aago* atnw) iu oèbii^iioa^ «Ma ver^gnoia foga ArHg6 co^ tiittì a atiai^^ Rìdo^ f pad! per taauo dei tuoi fegati é Aoitia la Itala Boafa, ^ intieatfa («ce etporré le dogliaaze sua ecmtra ài Arrigo, cha tempra piìl tcoQTólgeva a deéotara la GeriiaMa, e ftiottraresi dis-^ uMidieote al romano pontefice. Diedero molìvo tali avTifi e tameoti a ptipa Gregarie di apertamente di-^ chiararsi in favore del re Ridolfo. Perciò nel concilio TU tenuto in Roma n^ di 9 di aaarzo, dopo .arer rinnorate fe fcomooiche conira gli ardtetcavi di Mi* lano e di Ravenna, dichiarò legillimo re del regno germanico Ridolfo^ e fulminò la scomunica e la^ien- tanca di deposiziona contra di Arrigo, usando le pia forti espressioni, per esprimere in ciò V autorità dei sommi pontefici, e colla atessa firancl^ua dicendo ; * Jpse autem ff^nricus cum suis /autaribus in omni congreisione belli nullas vires^ nuUamqtMe in vitq sua victoriam obtineat Mandò esso papa a Ridolfo una corona d^ oro, dove si leggeva questa bcrizione PETRA DEDIT PETRO, PETRUS DIADEMA RODYLPHO. Essendo volata in Germania la nuova di- questa risoluaione (3), brebbe a dismisura la rabbia del re Arrigo, mancarono perv( rai consiglieri che il traa« tare all'* ultimo degli eccessi. Fece egli pertanto rau-*

(i> Berthold. GoDltsntifiChron. Brano Hii(t. Bell. Saxon; {8) MarisDOs Scotat io ChroD. Otto Frìtigen. in Gran. $igebertasinChron.tlalii. ,^,^^,, Googk

^8a AHPALi d'itai^u -

pare òa eonclikMo cU trenti TèstioTi «chfinatici e il inolti srgoori ù di.GermMiia «he d** Italia, suoi f^uto^ ri in Brixeo, oesia BresMooiìe svi Tirolo, e grìndus-» se coD empia ed affiiUo irregolar proindnra a dichia- rar deposto Gregorio TII dal papato, e ad eleggere in suo luogo Guiberto areis^escoifo di Ravenna, già più volte seomonicato, il quale assunse dipoieil nome di CìemtnU i//. Era costui ctitadiao di Parma, gran. nobiltà, e da molti vien creduto della nobii ca-' $a di Correggio. Scrive Doaiaone (i), che di tre fi^ gliuoli di Sigefredo lucchese, asceadente della con^p tessa Matilde,

Fiunt Parntenses duo fralres^ ambo potentes. Dai Guihertinam minimus^ primuf Baratinam^ Progenies ambas grandes^ et honore micantes. Da essa schiatta gibertina sembra che discendesse il suddetto antipapa. Aspirava da gran tempo alla cattedra di s. Pietro esso Guiberto, uomo quanto privo dello spirito ecclesiastico, altrettanto ptovvedu- . to di mondana politica. Il primo dei suoi pensieri èra V ambiiione, V ultimo il timore di Dio. L^ esal- tazione di questo mal uomo succedette nel di a 5 di giugno. Nel decreto di tale elezione, rapportato dal- r abate urspergense (2), si spacciarono non poche stomachevoli calunnie contra di papa Gregorio, sug- gerite da Ugo il Bianco cardinale scomunicato, e che si leggono anche neir empia diceria dello scismatico Beanone. Scrisse dipoi Arrigp allo stesso Gregorio pontefice e al popolo romano lettere infami per avvi-» sarli dtiir idolo ch^ egli aveva introdotto nella casa di (1) Donizo in Vit. Matilil. 1. 1, cap. i. (a) Uripergensis in Chros. ^ ,-

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A ir N o iitxkk. iSt

Pio. Fu ÌDoRre spedito io Ittita il novello antipapa, per tirare nel suo partito tutti i simoniaci e i nemici <)el Tero papa, a lui fu difficile di trovarne molti e di mettere insieme un^ armata.

Il presentimento di questo colpo e gli avvisi di quel che andava succedendo in Germania, quegli sproni dovettero essere, die finalmente indussero ed affrettarono papa Gregorio a rilasciare la sua severità eontra di Roberto Guiscardo duca di Puglia, Cala* bria e Sicilia, e ad accordarsi con lui. Roberto an- eìì* egH si trovava in qualche disordine per le molte città che gli si erano ribellate, e gli era' utHe V ecco* modarsi ai voleri del papa. Però il pontefice post octavas Pentecostes^ circa il di 7 di giugno, sicco- me abbiamo detto di sopra^ andosseiie ad Aquino (i), accompagnato da Giordano principe di Gapua, e quivi riconciliatosi con Roberto, V assolvè dalle cen- sure, e diedegti V investitura di tutti quegli Stati che gli erano stati conceduti da Niccolò II e da Alessan- dro n pontefici predecelsori, con aggiugnere : De illa autem ierra^ quam injuste tenes^ sicut est Sa^ ìernus^ et Amalfia^ et pars Marchiae Firmanae^ nunc te patienter sustineo in confidentia Dei omni- poteniis et tuae bonitatis, etc. Probabilmente questo era stato il punto principale, che avea fin qui ritar- data la pace fra loro. Giurò all' incontro fedeltà ed omaggio al papa il duca Roberto, con promettere an- cora di pagar ogni anno alla Chiesa romana dodici denari di moneta pavese per ogni paio di buoi di tut* ti i suoi Stati. Già s"* è, a mio credere, assai dimostra- ci) Cardinal, de Aragon. in Vita Gregor. YIl.

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3S3 ^aUfAI.1 uVlT^V^

to di ìopra AV anno 1071$) pop suttiUere V ^^loae del padre Pagi^ eM ^l ri>QQiV»V9»Qn» s«gHÌ##f neli^ ànaot 1077^ e ittr forl^ qi]^U4e| S%Qni<^ e del c»rr di nel Baroniò^ da'* q^H fa rtlenHi al p^e^en^ 9nj no 1 080. Af gioni^ ora^ ohe fli «Iti d' em ifive4titu- ra e del gtortiaenio di RobeirlO) soia pos|t frft 1? iHtcne dal libro ottaro ^ Gcagorio TU, che rifo^rT dano gli a&ri di qucil" ano». S neHa Leltm'a «eUiifi^ d^ etto libro il poiHeGca aKTtao a tatll.i fedeli di awer parlato cùtn duce Mpèerio^ el /orrfìa/w?, .c^ie-t risque poUniiorìbus Norim^mwmm firò'df'Pus^ eha gli aveàno.prQHiefso soócorfo c^lra di ^iHinq in difesa della Clueaa rotoana^ con palefar^ ^ùapdìq la risoluzione presa di marciare con un^ annata con-^ tra di Rarenaa, per liberar quella ehiefta e città dallo mani deir empio Guiberto, già alzato daUa perfidisi al aaorUego grado di antipapa* Finalm^nt^ abbìaqaq lalla. Cronicbetta normanniea da 190 pu)>blicajta (i), che anno MLXXX^ Raberim dux amicatus eU cmn Gregorio papa in mense iunioy et confirnia-i Utjuit ab Uh omnis terra^ guam habebaf Robert fus dmc in ^piiìia, Calabria et $ieiUéi^ GiiglielniQ Pugliese anch^ egli narra (a) sotto il presente anoQ la concordia suddetta -y anzi la fa sacced^tQ dopo la morte del re Riiklfo : nel che ^gU s^ inganna* Dalla stessa Cronicfaetta abbiamo die il doca Roberto oe^ r aprile di qnest' anno ricuperò la città di Taranto o Castellaneta. Presentossi ancora coli** ^ercito sotto Bari, e colla fuga di Petronio conte tornò- adimpa*»

(1) ChroD. Normann, T. V, Rer. Ital. p. 278.

(2) Gtiilelm^ Appoliu Pdemat I. 4*

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A ir II 9 amx. ^%^

«lrotik*ttiie. E^e tttidiè lo stcìso Mi% milk H Traa!» No^è tutte coiifiartna«# da Lapo Pfotospata (i)^ « d^T ADODimd hirtttse (»)» Eni già «tato^ fraeoio* accennai) da Nioeforo Botoniaia precipitato dal Uo* Tìo iiDpertale d^ Oriente Michèle Parapimado con 4!^^MantÀno suo ^Unolo, e geneco del duca Roberto^ edobUigalQ a prendere T abito di moDaco. Uaaettr rum tctna arFeone io ^piett^ aB«». Eccoti ccMopari^ re in Paglia davaeii il duca Roberto an . iionò Til^ mante ««stito, che si spaccia per Michele inperatof deposto, e ofaiadte aiista contro 1' oecnpetot ddl* ìoit f^erìo^ ipefìakQcnte rappreaentaDdo, che la aua roTÌ<» aa era proceduta dalla parentela contratta con ««so Roberto, principe troppo odiato da^ Greci. Fn accol« . io con grande onore, vestito di abid imperiali, e trioo'? felmente condotto per la città. Credette, o asostrò di credere il duca Roberto, che coatui veramente fosso ii depoato MickeW. Anna Ccnnnena (5) aottiene nella soa Storia, che qnesta la una finaione, procurata da Roberto stesso, principe che in astnaie politiche non area pari, per prendere da ciò pretesto di assalire la monarchia de^ Greci. Gaufredo Mabterra (4)» tut-^ foche normanno, pure anche egli inclina a credeto che i|uesto Michele fossa an tiro di poUtiea e bini fantasima atta' a eommUofero i popoli aEe imprese^ che Roberto, sbrigato dalle guerre civili, andava già macchinando, e elle qua^i cominciò neir anno pre-« stote a prepararsi. Da una lettera di papa Grego^

(i) Lupos Protospata in Chron.

|a) Anooyrous Barenaìs apud Peregrin.

(S) ànna Comnena la Al«xiad. 1. i. - ,

(4) Gaofrid. Malaterra lib* 3, eap. i^ \

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a 84 jaxwALi tr italii

rio (i) 01 scorge che aacbe aioi iìi fiiUa credere fo Venata in Italia de^P augusto Michde. Il Malaterre suddetto inette la comparsa di questo kntocoio oeI« V anno 1077 ; ma i più nelP anno presente 1080, nei . quale comparve in Sicilia Raimondo conte di Pro* tfénka a chiedere per moglie Matilde figliuola primo- genita del conte Ruggieri. Fiirono con gioiosa so* lenmtà celebrate quelle nozee, e lo spòso eonten&o condusse la moglie alle sue contrade. Ebbero manie^ ra t Saraceni di rientrare in quest"* anno ndla città di Catania per tradimento di Bencimiiio governat^ir d' essa, musulmano di professione, ma' creduto di gran fede da Ruggieri. Udita questa dispiacevo! nuo* va, non perde tempo Giordano figliuolo del conta Ruggieri ad accorrere colà con un picciolo corpo di ée?allerÌ8. Trovò schierati i Saraceni sotto quella cit-* tà, gli assali con incredibil valore, e talmente li riem- pie di terrore, che, non credendosi sicuri neppure nella città, T abbandonarono con' ritirarsi in Siiacusa* Intanto in Genmaoia avvenne ima terribile muta** £Ìon di cose (ii\ Nel di 1 5 di ottobre segui la quar- ta batjtaglia campale fra i due re Arrigo e Ridolfo* Gran varietà si truova fra gU scrittori nella descrì- iton di essa, chi sostenendo che furono messi in fu* ga i Sassoni, e dii essersi dichiarata la vittoria per lo- ro* Quel che è certo, in quel conflitto restò mortai-» ~ mente ferito, e di a non molto mori il re Ridolfo^ V autore della Yita di Arrigo lY presso il Reube-

(i) Gregor. YIL lib. 8, Epist. 6.

(a) Marianus Scotus io Gbron* jBsrtholitts GonsUOt in ChroQ. Bruno Uist. Bell. Ss^^oii. et alii*

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1 ir N o uLttx, aS5

ro (i) pretende chT egli fesse ucciso da* suoi medesi* Ini sofldfttt, guadagnati eoa danaro dal re Arrigo. Questo colpo seoocettò soiMàamente gli a£hrì delU lega cattolica non solo in Germania, nn anche in Italia, ed espose alle dicerìe de^ nemici il pontefice Gregorio TU. Se merita fede Sigeberto (a), avea predetto esso papa, che in quesfc^ anno sarebbe mor- to il falso re, intendendo di Arrigo, ma in vece sua fi- ni di vivere fi re Ridolfo. Potrd)b« èssere una €svo« la ; ma certo egli scrivendo a tutti i fedeli- (3) avea fetto loro sperare, nefandorum perturhationtm me« rHa ruxna cito sedandomi et sanctoé Eeclesiae pa^ cem et securitatem ( sicut de diifina' clemehtid con- Jtdentes promHtimus ) proxime stetbiUendam, Si rac- coglie lo stesso da altre sue lettere. Però fecero graa«> de schiamazzo i partigiaui d^ Arrigo per Tavvenimen-p to tutto contrario alle promesse, o speranze pontifi^ eie. Loro ha già risposto il cardinal Baronio (4), e meritano intorno a ciò d^ esser lette anche le rifleuio- ni deir abate Fleury (5). A questo in&usto acciden- te un altro se ne aggiunse in Italia. Risoluta la cele-* bre contessa Matilde di sostener gV interessi del ro^ mano pontefice, e di tentare, secondo il concerto fat- to, di cacciar da Ravenna V antipapa Guiberto^ avea rannate le sue forze nel territorio di Mantova, città allora a lei ubbidiente. Ma fu anche in armi quasi tutu la Lombardia in aiuto di Arrigo, e con un po;

(i) Àuclor. Vit. Henrici IV, apad Keuberom.

(2) Sigebertus io Ghroo.

(3) Gregor. VII. lib. 8, Epi$|. 7 et 9.

(4) Baron. io Annales Eopleiiast,

(5) Fleury Hisl. EccJ. T. i3, dapt la Pref.

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a 86 AirV ^Ll D^ ITAL14L

^oU «ft^rcitò, éì porlQ alia YolUi) kiogO d«l EftOUvur no (r). Quivi vfMkiier« «Ueioiam le due àrmatt, e ,q(uUi dcUa €<]^toMa tocoò la coli» nel di iS di q\U^ buce, cioè tttl giorno •te»o io «01 segui P atero M%^ Uc^ oonfliUo d«lh Crtraanifr^ diMre il re Riiklfo per» de la tìU. L^gcsi fjariineate neUs Yim di'Gregorii» YIl (3), che dopo la aorte c^ Ridolfo €VOÌutÌ8 pan^ ^is fiiebiiSi^ Henricìss ^us ejus { di Arrigo IT ) òuM exetcUm UUutris comUissae MaihUdà pugnasnL Et qaiay sicuijkri soiót, varius esi evtntus Mli^ victc^ riam hahuiU Cbe Eorioo, ossia Arrigo, sia questo iB*- gHuub del re Arrigo IT, non truoro io scrittore ohe me r addili, Forte queUo ( dice ii Fiorenti (5)^ cht stilla nome presto Donihone morì poi neiF at- tedio di MonieòeJh. Gertametite boa fu. Arrigo Y^ poaeia imperadore^ perohè si crede nato tolamente aeli^ anno seguente* A me è ignoto se Arrigo IV aveue de^ figlinoli bastardi Nondimeno improbabit OQM non sarebbe tbe ne avesse avuto» Fece ia qne^ «t'hanno lli.fnddetta contèssa lifatìlde una donaiione al meniUtra di s. Prospero, oggidì di s. Pietro, ^^ Benedettiìn di Reggio. La carta fu scritta (4) on*- no ab Inoarnaiiofte Domini nostri Jetw Chritti mU* htimooetuagetimo^ die IX mentis deeemhris^ In^ dictione iertia^ Ìj indizioiie corre qni sino al fina detl^anno; ma potrebbe didniarsi che fesse qui ado« pef ato r antto pisana, e che lo strumento apparta^

(1) B<»tkoKt. OHiiffeDiieosis ki Ghron. (%) Cardinal, de Aragon. Yit. Oregor* VII, P. 1, T. lU» Rerum IialicarUm^

(3) Fioreotini Memor. di Matilde I. x\

(4) Anliquit. ItaK DiiserUt. ik n \

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A If W O MtXlX. 287

nesse alf anno precedente, nel cut settembre cointn- ciò a correre I ' lndi%ione IlL Tenne inoltre essa contessa un placito in Cornato, terra del contado di Toscane Ila (i), FU kaìeridas aprila^ Indictione 111^ dove decise la lite d' nna chiesa in favore di Bernar- do abate di Farfa.

(1) MabiU. Annal. Benedict.

FIIIB DEL TOMO XIXV.

In questo Yo[. XXXV si comprende lo spazio <fi tempo scorso dall^anno di Cristo mxxxiii. Indìz. fino éir anno di Cristo «lux. di Arrigo IY re di Germania e d^ Italia 25.

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MINALI D ITALIA

DI

LODOV. ANTONIO MURATORI

XXXVI.

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ANNALI D ITALIA

DAL

PRINCIPIO DELL' ERA VOLGARE

SINO ALL'ANNO 1760

COHrtLATI DA

E

C0MT1S4UATI SINO AGGIORNI NOSTRI

YOL. XXXVL

VENEZIA

TIPOftB. Bl GIUSEPPE ANTOHEEiiJ LIBRAJO-GALCOGIAFO, SDIT.

«ncccxiniii.

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PIL PBIVCinO D£LL^ ERA V0L«1BB FINO ALL^ÀipiO 1760.

( CRISTO MLxxxf, Indizione it. Anno di ( GREGORIO TU, papa 9.

( ARRIGO IV, le di Germania e di Italia 26.

Xnsijperbito il re Arrigo per le felicità nel pre- cedente anno occorse alP armi sue, calò nel presente cOd molte forze in Italia (i), e siccome uomo infati- cabile e fervido nel mestier della guerra, dopo aver celebrata la pasqua in Terona, s^ inviò a RaTenna, dove si preparò per passare a Roma,' fingendo di tu- ler pace, ma consigliatamente per tentare, se potea, d^ intironizzar nella sedia di s. Pietro lo scomunicato Guiberto. Confessò in una sua lettera Gregorio ^^11(1)^ che la maggior parte de' suoi, atterriti dal- ie prosperità d' Arrigo, 11 consigliava di £ir pace, e massimamente, perchè Arrigo prometteva di gran co- se. Bravi anche apparenza, che la contessa Matilde^ quasi unico antemurale della parte cattolica in Italia, per difetto non già di volontà, ma di forze, avesse da cedere alla potenza d' Arrigo. Gontuttociò mirabil fu

(i) Bertold. Constantinesis io Chroa. AoDalift'a Saxo. (2) Gregor. VII. lib. 9, Kp, 3

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6 àXmàhl ti* XTALU

h costniza eilìntrepidesza di Gregom; «è n hsdò egli mai piegare ad alcuna viltà. Aaimo a lai fra i xnezxi umam &ce?a la aperansa d^ essere soccorso da Roberto Guiscardo^ e il cedere i nòmani concordi per sostenerlo. Se si ha a credere agli Storici fio- rentini, Arrigo assediò inutilmente Firenze dall^aprìle fino al ai di luglio. H Tillani (i) scrive che nel di I a di aprile terminò queir assedio. Comunque sia, certo è che oomparve circa la pentecoste coli* e- sercito e colf antipapa a Roma il re Arrigo (a). Tro- vò quella città ben disposta alla difesa, e fu non men egli che Guiberto onorato di quanti ingiuriosi titoli e villanie seppe inventare la satirica facondia di quel popolo. Accampossi nel prato di Nerone, aspettando pure di far qualche bel colpo ; ma inutilmente tutto, perchè odiato da^ Romani tutti. Intanto gli aderenti suoi di Lombardia faeeano guerra alle terre della contessa Matilde, devastando paesi, assediando caste!* la, ma con ritrovar dappertutto nelle di lei genti il coraggio della medesima principessa^ Ne fa menzion Donizone (5), ma con tacerne una a lui svantaggiosa, discoperta nondimeno dalP avveduto Fiorentini (4)* Cioè, che in questi tempi cotanto prevalse in Lucca la fazione degli scismatici, istigata principalmente da alouni scapestrati del clero, che quella città si ribellò alla contessa Matilde, e si diede ad Arrigo. Ciò si ricava dai diplomi esso re^ dati in quest^'anno a

(i) Giovanni Villani lib. 4* cap* ^^ Ammirali Istor.

di Firenze cap. i. (i) Cardinal. Je Aragonia in Vita Gregor. VIL

(3) Donizo in Vit. Matilj. lib. a, cap. i. .

(4) Fiorentini Memor. di Matild. lib. i.)ogIe

^«* dttacBiii, e a&e àbie»e di essa ciità> de^ qHaU aii<^ meoMone Tolomeo da Lucca (i). qtMSfU ribeUioD^ eziandìo sìbi|bo ai neorati dalL^ «ntore della Tifa dt s. An^almp rescovo di Lacca, il f ufk in tal congiiiQUira (u cacciato dalla sua sedili, e &> ricovera aotto la prpjteaton Uatilde, «eo^ più potere fiou- perar <}i]^Ua ehi^aa, in cui fa intruso al dispetto dei sficri canoni ^n Pietro diacono, fiero fomentatore de( partito del re. Intanto i Sassoni e vari prificìpt e ve- scovi di Germania, co' quali Arrigo aveva indaroì» trattato di tregua^ per potere con più sicurexaa far gijierra a papa Gregorio, tennero una. solenne dii^ ta (a), con eleggere in efsa un re ni^oyo, àqè Er^ f nanna di Lucemburgo ìoreneie^ nella figiUa>4is# Lorenza. Non è in questo luogo da seguitare il Ba^ ronio ne il p. Pagi, che fidatisi di Mariano' Scoto^ della ironica d^ Ildcsheim, e di qualche al^o minorai storico, diffi^irono sino alP anno seguente la prpmo- ùone di Ermanno. Bertoldo da Costanza, uno. dei migliori crittori di questi avrenimenti, d aasioira ch^ egli fa promosso alla corona in quest^ani^Q. Cosi ha andie .Sigebetto (3), eosi la Cronica di, Augu« a^ (4)9 e^^nel che più insorta, Brnnone storico con- temporaneo della guèrra di ^ssonia (5), e cha ne termina 1% descrizione in quest^anno, scrivei ehe m natali sancU Stephani protomarfyrisj a .Sugare da Moguntinae sedis archiepiscapo Hermannus in re*

<i) Ptotem. Lucens. Aonal. Tom. I, Rérom ìtal.

(2) Berthòlduf Conslantieoiis in Ghron. '

(3) Sigebertas ia Chron.

(4) ChÉvu: Aagaittfn. ,/; . ^ Brona Sitt. MI. SuioQ.

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gerii i^nerabiUter est unctus^ \fuum jamMLXXXlJ annue Incarnationir domimtae Juisset inteptus. Coroiodufafio i l'edeséhi n«l natale cleit Migliore l'an- no DQov^. Perciò alcuni autori méttono ti princifìio del suo regno iielP anno seguente, perchè ^i fa co- ronato neUa festa cR santo Stefano. Mariano iScoto negli ultimi tre anni della sua Cronica ha degli bda* cromsfmi che non si possono salvare. E font quellli « uloa giunta &tla da qualche penna posteriore ; eppu- re egli sòuopre mal informato.

^ Ora per disturbare la dièta e V elezione suddetta che dissi fatta nella vigilia di s. Lorenzo di quest** àn- fio, eraéo accot-si i principi fedeli ad Arrigo con as- sàissinlé sqtiadre d^ armati. L^ esercito loro di molto superava ih numero quello di Ermanno. Gontuttociò passata la festa di s. Lorenzo, il novello re insieme ccfn G-iitlJb duca di Baviera all^ improvviso andò ad as^irlu rtél luogo di Hoctet, celebre per una gran giornata tampftle de^ nostri giorni, e li sconfisse. As- scfdiò'dfpói Augusta, e, non potendola vincere, si ri- volse ad' altre parti della Germafnia. Finalménte ben accolto dai Sassoni, bella festa di s. Stefano di que- sO aàno, siccome dissi, da 5F^6/r€€/(7 arcwesco\fo Magònza ricevette la coronale la consecraziou regale. MeAfrè se ne stava attendato T esercitò di^ Arrigo in- torno' alla città leonina, valorosamente difesa dai Ro- mani, cominciò V aria, anche allora malsana, di quei contorni, a &r guerra a lui e a^ suoi soldati. Non po- che migliaia vi lasciarono per le infermità la vita ; konde non potendo egli reggere a questa persecuzio- ne giudicò meglio di levare il campo e di ritornarse- ne in Toscana^ Dalle memora' del Fiorentini suddét-

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A ir ir o inuDttt. 9

costa eh* egK tuttaria àimorava airasscrfio di Ro'iba nel di 25 di giugno. Poscia si trdora ifn Lucca nel di 25 '^ luglio. Un suo diploma da me datò alla luce iieUe Antichitàitaliane(i), celia vedere ivi nel 19 6^ esso mese di luglio. Di là, se vogliamo stare alPàs- semone di Girolamo Rossi (a), si rMusse a Raven* na, è in quelle parti svernò. Fu in «questi tempi che egli tentò tB tirar dalla stia Roberta Guiscardo' àu" ca di Puglia, con proporre 11 matrimonio di Corrodo iuo figlio con una figliuola del medesimo Roberto. Mail duca stette fòrte nelP unione col papa. Kinno ajuto nondimeno, benché richiesto^ potè o volle da* re allo stesso papa, perchè allora ad 'altro non mira- vano le sue vaste idee, che a stendere le sue conqui- ste nell^ imperio de' Greci ; forse con isperanza di fersi imperadore ò* Oriente. A questo fine fece un gran preparaménto di navi e di gente in Brindisi e in Otranto, e con questa poderosa armata dopo aver dichiarato principe di Pu^ia e Sicilia, e suo erede, il figlio Ruggieri^ moss^e contra dei Greci, menando seco il suo creduto fiato imperadore Michèle. S^ im- padroni dell^isola di' Corfò, prese Botoutrò « la Tal- lona, e s^ inviò per mettere T assedio alla forte città di Dnrauo^ Antia Comnena nella sua Alessiade scri- ve (5), che la di lui armiata navale pati una fiera bur- rasca, e che vi perì; gran copia di gente e di navi \ ma che nulla potendo atterirre il cuore intrepido di Roberto, egU cojaiii^ò il suo viaggio contra di Du- rai^zo. Seco era JPoamóndOi a lui nato dftUa prima

(1) Àntiquitat. Italie. Dissert. 3i. pag. 949.

(a) Rabeot HUt. iUt enn^ lib» 5.

(3) Aooa Ggnmeaa Alexiikd.!. i,-lf4ater« L S^ e $4*

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IO AKHÀU D^ITALI^

moglit, the nel Talore e odia inaettiia Mbfuerra^ benché ^fjbvnie, compariva yeterano, eletto perciò ge- nerale deli' avfnata dal padre. Fu dunque dato prinT cìpic^all' «saedio di quella città. In questo medeiimo ani^o a?en4o jihssio Comnenq guadagnato in suo £|Tore V esercito greco, fa proclamato imperadore nel primo d' aprile in jLndrinopoli (i), e passato a CoitantinopoH, quivi si dece solennemente imporre U corona imperiale. Trovfvasi allora gravemente t)p- presso Y imperio orientale dai T^rchi. che aveano eletta per lor capitale Nicea, e vivamente era minac- ciato da Roberto Guiscardo osella Dalmazia.

Fece egli perciò pace coi Torchi, e per resistere al Guiscardo, spedi lettere e «mbaaciatori al papa^ aV rf Arrigo, ed anche a quas^ tutti i principi d^ Occi-, ^ente, senza che alcune volesse share un dito contro ai Normanni. I soli Yeoeziai^i, sempre finqui uniti co^ Greci, io ajuto di lui concouero con unVarmata navale, Guglielmo Pagliese (a) ci & conosc^e eoa un superbo elogio, come già fosse cresciuta fin d^ al- lora la potenza veiieta, con dire d* essa flotta : --*>«-- lììemi fwpuhsa yeneita nùsit^ fmpmrUfrBce^ dwÉS opum, dw0S4/ue wrorum^ Qua $mu8 AdriaeU mUrlUus uMùÀuf undis SubjacBt Arctitro. SmìU hmjus moenia gerUis OiréumspecUi mari, nee ab aedAus aUer md^

aedes ji1Urm$ iran$ire poÉe^, nisi Unife ^ghatur. Séntper aguis habiUud. Gens nulla ^ahnHor ista AEquoreis belìiSyratiumqueper aequora ductu^

(i) Zooar. in ÀnnaL Anaa Geamena Alex. L 3. ^ ipi Gailielm. Apalii^ lib. 4.

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A 9 f o muaoiu ir

CkiUèbrtmffa e sfNffictua di questa lente non era da Bifltcre a fronte V armate maritiina de' Nonaaa-» al ; però non è da nAaravigltarfi, te da 9»A eieefite oe restò sconfitte, e fii in perìcob di lascianri la vite lo stesso Botmondo fi^iuoi di Roberto* Booa soo» eorso di Tetto?a^e recarono i veneti vineitors alIW sediate dt(à. Ma non per qoesto il duca Roberto ponto n smarrì, perchè la peste entrate ne' cavaU U della sna armate ne kcesse strage, desistè ponto datt^ impresa. Fece £ibbricare aoovi legni, fece venir Boove genti, e pia che mai con torri « macchine wor Uteri tornò a tempestare la città di Doratso. Ma ao- cuHi nel mese d** ott(d>re lo stesso imperadore jéles- sìoìa persona con una formidabile armate di Greci, Torchi, ed altre nazioni venire al soccorso. V^ ha de*' gli autori (i) ohe fanno ascendere fino a centosettan- tamila 1' esercito de^ Greci. Qoel cetUa vi è di piìlL U > Malaterra (a) infiUti parla di soli settanlaasila. N<m pia di quindicinnla ne aveva Roberto, ed altri serin>- Bo anche molto meno. Si venne ad usa terrtbil bat* taglia : vi fecero i Normanni delle prodeue ìnudite, talmente che Anna Comnena figUuohi del ssddettO' Alessio, tuttoché cotanto sparli della nascite e della anoni del doca Roberto, pure non potè di meno di non riconoscere in lui le virtù de*^ béllieosi eroL Sba^ ragliarono i Romani Tarmata greca, e nel conflitto pt- nrono circa dnque o seimila persone dalla parte di Alessio, e fra queste il giovane Costantino^ genero del medesimo Roberto, dianzi dallo scaltro Alessio restituito a^ primieri onori. Restovvi morto ancora il

(i) Petrus Diacon. Chron. Gtssinen. I. d. e. 4^ (a) UaUterra I. 3. e a-/.

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I!> . lirilALl D ITALIA^

finto impembré Michele. Innumer^iìlee nechusima pinede. toccò ai videi torì \ ed Alessio^ che itt-cma terrà lififiia stava aspettando V avviso della rotta di Rober- tp^ ' tenendosela come in pugno, avvertito déH^ 'esito •ontrarto^. diede di sproni, alfa volta.di Costantino- poli. Bopib quésta -felice impresa tornò il duca Ro- berto a mettere i' interrotto assedio a DnrazEO^ ri- dendosi di que"* oittadi ni che vantavano posto quel nome aUa 401*0 etttà, perchè erapiaaaa dura ed ines- pugnabile, (i) ; ed anch^ egli schersando diqea d^a- vernome Durando, e che se n^accorgerebbero i Dn- razsesi, perchè ferebbe durar quelP assedio finché gli' avesse ammollili e domi. Sotto quella città passò ^It tutto il seguente verno. Lupo Protospata (a) met- te questa campai battaglia sotto V anno seguente, per- chè incominciia T anno tn settembre ^ e questa succe- dette nel. giorno di s. Luca^ nel mese d' ottobre. In- tanto il conie Ruggieri (5) in Sicilia, essendosi a lui ribellata città di Gera ci, colla forza costrinse quel popolo a tornare all' ubbidienza sua. Fortificò ezian^ dio eoa torri il recinto di Messina. Tedesi dato in quest^ aaiìo dal re Arrigo un dipbma in favore del mbnistero di s/ Eugenio posto nel contado di Sie- na (4)) Indietìone quarta^ III nonas jufdi, Actum Mamaè : il che ci porge motivo giusto di credere che anche Siena seguitasse P esempio di Lucca, con ri- bellarsi alla contessa Matilde^ e darsi al medesimo Ar-^

(i) Aiberic. Monachus io Chronico. ' (d) Lupus' ProtOjpaU in "Cbron.

(3) Anonymuf Barensis apud Peregrìnam.

(4) Anliquìt. Italie. PisserU.^a

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L

uno IfLXXXt. l3>

Tigo. Ànehc, GrkiguruTotiia8t'(i) è di pirereeHéii Saaeti seguiUMtetfo il t>aTtito d^ esso re Arrigo. Seri'^ Te più d* uno itorico^ che io qnett^ anno la^ regina. Berta partorì ad Arrigo il s^econdogamlo che hi poi irrigo V fra i re, e 11 IT fra gllnip^adorr. Eraii già impadronito d^ Ascoli il duca Roberto/ Qualuhe ta* multo o sedizione dovette aelF anno premute suboe-^ dere in quella città, perciocché sappiamo daRomoaU do salernitano (a), che accorso il principe iiCu^gffSe^ r/, figlinolo d"* esso duca, lece smantellar le maimdi quella città^ e. diede il iiiQoo elle case. Sotto quer st^ anno ancora narra Alberico motiaoo da'* Ire Fon^ |i i^)^ùi^Ma^deW'Circhesana di Toscana (iùncedetté al vescovo di Verdun la badia delle mona die di GuW sa, » lei, come si può credere, pervenuta per eredità della duchessa Beatrice sua mfadre. Certamente ello^ possedeva di da^ monti molti beni e Stati di regio»* ne d"* essa sua genitrice^

( CRISTO MLiytxu. Indiziofeie v, Anna di ( GREGORIO VII, papa io.

( ARRIGO lY, re di Germania e di

Italia ay. . .'

Terso il principio della primavera di quasi* anno tornò di nuovo il re Arrigo ctot suo aatipa^m a Roh. ma, e strinse, un* altra: volta d"* assedio,' o piuttosto con un blocco, la ci^à{ leonina, premendogli forte di poter mettere il piede nella basilica vaticai^. Poco

(1) Tamatì Istor. di Sieoa Kb. 3.

(a) Komualdut.SalernitaiiQs in GhrQo. T. 71 Ber. Itak

(3) Alberico MopachpsQhron. apnd JLiejbiUu

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ImMi» » kn ncini ini Genvium il cónpttiloÉe £r^ nMifino di«hlira£o re, perchi^ ptr iMteonitiizft deK rAeoaUita tastone (s) 6 ^dCroaografe sassone (s), etto Ermaone imm ìuìé^ gu&m aUenk eoepit in bre^ pi déijpùcùu httheri; si ta di^ e|^ facesse impre- ta akoHa nell^ ani» presente. Ma neppure Irrigo ri* porte frutto aleunD da questo onoro tentativo (5)» Fece bea egK da «o traditore attaoear fneco alla ba^ stKea iwtie^na, sperando cbe i Romani, aecorrendo ai- 1* incendio, abbaadooercbboao la g|uardia èetle mo- ra. Ma aTTertitone papa Gregorio ordina totto, che maggiormente ti armassero I pósti ; e confidato nel* r aifuto di Dio e nella protenon di s. Pietro, fece i! tegno dMla croce sopni le fiamme, e queste cessaro- no. AbbiaiBO dalla Cronica di Far& (4)) che nel^ 17 di marco esso Arrigo andò a Tisitare il cdd>re monistero di essa Farfa, riceiruto iti con tutto ono- re da que' monaci, i quali punto aon badavano alle tcomunicbe pontificie, é' tennero tempre con esso re, perchè qudlo era Haontsfero regale ostia imperiale. Fu dai medesimi ammesso alle confraternita e alla paitictpaiion dette loro oraxioni ; rito antichissimo deir (ardine benedettino. Assediò ^i 11 castello di Far&, e lo restituì air abate Btrardo. Fece dipoi prt^one Bombone v^CQva diSuiri^ personaggio ce- lebre non ìnen per le sue Asavventure, che per la sna letteratura, restando tuHiivia akunf opuscoli suoi atecitti, «fio d^^ qdali, cioè de Ecéhsiasticis 5a«

(1) Aonalista Sixo.

(a) Ghronographof Saxe.

\t) Beriholdat ConsUn|ian9Ìf ip CliroD.

(4) Chroo. Farfensc P. IL T. IL Rer. Il#t

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ARMO MLXXin. l5

cràmerdis^ è stalo da me dato alla luee (i). Fu egli dipoi creato vescovo di Pkicenza, ma d^gli sciunatici restò UD (porno barEraramente trucidato» la questuati- 00 ancora il timore delf aria malsana de^ contorni di RoDia fece dopo pasqtia tornare Arrigo con pochi Terso la Lombardia (2). Lasciò nondimeBo F aotipa- frn Giliberto in Tivoli coU^ esercito acciocché eofiti- nuasse il blocco di Roma, con feria direwe, di febo pape, vero generale d* armata. Ostinatamente intanta prosegot il duca Roberto Guiscardo anche nd verno r assedio di I>urasio nelT Albania (5). Accadde, cbe ma certo Domenico nobile veneziano ebbe del disgu^ ali in quella città, cKfesa allóra dal valoroso stuolo de* Yenetiàni. Questi perciò comìoeiò una trama col Gaiscardo per renderlo padrone della città, con farsi prima accordare in moglie una nipote del duca, ed altre Taotaggiose eondiztoiii. Andò si félicemeate ior naiizi it trattato (4)9 ^^^ <^«Ha notte del di & feb- braio deir anno presente, scalate le mura, i Norman- ni furono introdotti nella città. Restò prigione il ù- gliu<4o del doge Jdt Yenezia con altri molti Yeneti, e con assai loro navi, e tutto il circonvicino paese it& potere di Roberto.

Ora Aìemo augusto non sapendo piò cbe argi- ne mettere al torrente impetuoso di questo conqui- sMore ^), spedi un' ambascerk eoo ricchi regali et re Airt^o, per impegnarlo a fere una divcrsiozie coi»

(1) Aniiqml* Ilal. Diiasrt V.

4a) Card de Arag« in Vit. Greg^ VH.

(3) Gaofrid. Malaterra 3, e. a6, Gailielm. ApuIiisL4^

f4) AneBjmus Barensis apad Ptregrilkìimu

(5) Anna Goniiwiu AlexiaU» L 3^

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l6 AHlfALl p'iJAUA.

portsirs la guerra; in Puglia, rappreAei^aodogU la &r pilità dello conquiste, msentre. le forze Roberto era^ Qo oltre libare, e. prpmettendogli mari e mooli per qu0f(o benefoiOf Ossiti cIm^ ^Mgo a^cet^a^se Fo^rta, o che Alessio .^esie sgarg^rne . la vo^a con politica Qnisioiie; ne fu be« tpsto/ispedìto ruYTÌ^? al duca J^obarto. Egli allora conojicendo ffecessaria la' sua pre^eaza iiki Italia, l^s^ìato al£iglit|ol^ Boan^ndo i} CQlnaudo deU' esercito, torno^senu in paglia, ed at* lese a raunar gente per tQUt i bisogni. Prima della tua venuta, pare cbe accedesse qn^nlto vien narratQ da Guglielmo PugUeie (i). Cioè che il popolo delfa città di Troja, dorè si trovava il prùteipe Ruggieri figliuolo del duca, si ribellò, e ooatrinse il principe a tiluggirsi nella rocca, alla quale tosto .fu messo V as* «edio. In ajato ancora de^ Trojani; accorse il popolo d*" Ascoli, irritato forte per V aspro trattamento fatto nei precedente anno da esso Ruggieri alla lo^o città. Ma, venuto da più parti soccorso, il principe fece una vigorosa sortita dalla rocca, che gli riuaeì di disperger^ quella ribellione. Costò Ja vita ad aasaissi- mx di quelle clue città r ardito ed infelice lor tentati^ vo. Aveva intanto Ruggieri conte di Sicilia (a) rao- .comandato il governo delle sue conquiste in queir i- fola a. Giordano suo figlio bastardo? perchè, pressan- ti affari, il richiamavano in Calabria, tiasciatosi V amr bilioso giovane pervertire dai consigli d^U adp)atorì, si mise in possesso d* alcune castella, e tentò di oc- cupar Traina, dove era il tesoro delpadre V^aft ^ne- sV ultimo non gli riusci. All'* avviso di tal notità ri-

(i) Guilielmas Appalos 1. {2) Gaufridos iwil^terra lib, 3, cftp.^ttcr. m .. { >

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A M 9 o. ìojaaau jy

tornò fireltolosaipente Buggeri io Sieilia -, inTitò al perdono il mal consigliato figliuolo ; e kìA nbhaci^a- T^ dodici de^ più colpevoli lasciò il governo della Si- cilia a più fidata persona. Tornato che fu in Lom- bardia il re Arrigo,per testtmonianxa di Donizone(i), e di Lupo Protospata (3), si ^ede a far guerra alla contessa Matilde^- pvinóptlt sostegno della parte pontificia in ItaKa. Aveva ella, per cosi dire, una •elva di fortezae nelle montagne di Modena e Seggio^ Canossa, Bibianello, Carpineta, Monte Baranzone, Montebello, ed altri simili luoghi montuosi di sua ra- gione, aveano rocche fortissime, delle quali resta tut- tavia qualche vestigio.

Insuperàbiìia loca suni sibi plurima Jixa: così scrira Donizone. Con tale attenzione e valore accudiava a tutto V eroina contessa, che potè ben egli dare il guasto al paese, e formar degli assedi, ma senza che gli venisse fatto di conquistare alcuno dei suoi forti castelli. Saoeorreva ella nel medesimo tem- po con daitari papa Gregorio, che troppo ne abbiso- ^nava, per sos&nersi contro V esercito delP antipapa. E fu in questa occasione, e nelP anno presente, che essa contessa con Anselmo vescovo di Lucca, scacciato dalla sua chiesa, e vicario del papa in Lombardia, ri- chiesero al monistero di Canossa il suo tesoro per li bisogni della Chiesa romana (3). Non ebbe difficoltà r aimte Gherardo coi monaci a concederlo.. Consistè esso in settecento fibbra d^ argento, e in nove libbre d^ oro, che furono inviate è Boma. Ma la pia contes-

(i> Donizo Tit. Mathikl. L a, e. x. (a) Lupus Protospata in Cbronico. (3) Rerum lUUc Toro. TL p. 385.

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IIVBATOBI, VOU ZXZVI.

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l'i ésntàLi i>^itAt.u

skncm maoicò di (kr qtNrhihe -campenso a qttèl mo« nistero, eoa assegnatgli alcune difése, 9 fau'gli poscia vitB beaèfìtii. Fadlmeate i prìaoipt del secolo mettea- dO allora le mani sopirai tesoci delle chiese ; ma po- chi imitavano Matilde neirindennSizarie'rn altra gnisa.

( CRISTO Mvxtsjii, Iiidiziotìe ti. Anno di ( GRBGORIO VII, papa if. ,

( ARRIGO IV, re di Germania e di IlaKa 38.

In quest' anno ancora per la terza volta ritornò il re irrigo sotto Roma con isperanza d^ entrarri un giorno colla forse, o almeno con intenzione di Mancare i Romani, e (ì^ inilurli a qualche capf tolazio- ^e (i). Fece akare un castello in faccia alla città leo- nina, che infesta?a mólto i Romani difensori d^ essa città. Certamente s"* ingannò Bertoldo da Costanza, autore per altro assai esatto di qa«ttl tempi, in cre- dere che V antipapa Guiberto fosse consocrato papa, ed intronizzato nel presente anno. Ciò avvenne nel* Tanno seguente. Quand'anche Arrigo in quest'an- jfo si fosse impadronito dei Vaticano, certamente non mise piede nella basilica lateranense, necessaria per intronizzare un papa* Vero è bensì, eh' egli cominciò de^ trattati segreti coi nobili Romani, impiegando cor gli uni Toro, e V ingorde promesse coglt altri, in maniera che a riserva di Gisolfo già principe di Sa- ierUo, essi convennero di far tenere al papa nel mese di novembre ventufo^n concilio, dove si dibettessa la causa del regno controverso, ed ognun si acque* ^ (i) BertoliL Costanticniis in Cbron. edbyGoogk

A > V :0 'MVBam. (I^

tftst« lAi determìofaioii di queHa sotra ««sMUiblca. Frontie Arrigo di lasciar libero a totti il eeimnìno parfoterreoirvi. Tomotsene perciò :«glì io Ltnjibar- di8| « lece Tesina « iBarcDi) a il suo antipapa. Bfctnon anantcDDe dipoi la parola^'perciocchè fece prigimii i legati de"" prineipi tedeschi fuoi oemiri ; tratU «ne ÌBoltra QHone veseany d^ Ostia, legato della santa sè- de, e molti altri ; impedì ancora ehe 'Ugo arcivésco* w dr «Lione, Anselmo vesto wf di Lucca, e BinaMo i^ieovo di Como non potessero inlerrenire alronti- lio suddetto . Fu nondimeno celebrato esso con- dilo (i) nel di 20 di novembre, e da tanti •fn prega* to il pontefice Gregorio, «bea' astenne d«^o scomtt- nicar di onoro Arrigo ; ma con tal fona parlò della Me e morale cristiana, e della cosf&nza necessaria

^ n^persecnzTone presente, che caro le lagrime dagli occhi di tnlli. Scomunicò aolemeflte chi averaimpa^ dito quei che renìvano a Rema (a). Molte istanze fir- t^e^o i'Bomani, acciocché egli accogliesse Aringo ae«- za esigere soddisfazione. Ma egli saldissimo «ego di farlo, quando Arrigo non soddisfacesse per le ofièse Vallea Dio e alla Chiesa. 'Si renne allora lAicogniaaV ne die eàst Romani arcano nella slata precedenia

' contratta obbligazione con giuramento di ^re in ma«

miera, che il papa gli desse ^a coronava i^on^roltn- dola dare, ch^ essi «leggerébbopo un altro, che gliefiei dekse, con discacciare 'lo sìtiso Gregorio papa. ♦e^i, i suoi familiari arcano finqul potuto disco-i prrr quest* arcano. Si ricorse dunque ad un sottil rt-*

|Hego, cioè che non arendo i Romani ^prokiieiso di

(1) Labbe Concillor. T. X. r- t

(a) CartìinaUs de Ar» genia loP^li^W^'t'lT.

dare «d Arrigo la corona eoa soleanità, pot«aao ri- spondere di esser pronti a &r^ìela dare dai papa, qualora il j^ desse segni di vero pentimento ; se no, che ^ pontefice con una fané gliene nianderd>be giù una da castello sant' Angelo. Ne Tuno, V altro piacque ad Arrigo ; e però i Romani protestarono d^ essere assolati dalla lor promessa, e dal giuramento a lai fetto, e si unirono di nuoto a sostener papa Gregorio. Io questi infelici tempi restarono pochissi- mi Teseo vi uniti al partito d' esso pontefice, e questi ancora, per la maggior parte, cacciati dalle lor chiese. Il rifugio di tutti era allora la contessa Matilde. Ar- rigo tornalo dipoi sotto Roma, celebrò il santo natale apudsanctum Ptfiriinf, come ha PUspergense (i). Abbiamo da Pietro diacono (a), che esso Arrigo dopo aver preso e distratto il portico di s. Ketro, -scrisse a Desiderio insigne abate di Monte Gassino, perchè venisse a trovarlo. Non sapendo V abate che titolo dargli, non gli rispose. Un'altra lettera più for- .tee minacciosa gli scrisse Arrigo, comandandogli di presentarsi a lui in Farfa. . Rispose allora Desiderio assai cautamente, con addurre per éua scusa i perì- coli del viaggio per cagion de' Normanni ; e intanto sigmfifò a papa Gregorio quanto gli accadeva, per sapere come, si avesse a regolare t ma Gregorio ninna risposta gli diede. Sopravvenute poi altre lettere più formidabili di Arrigo, che minacciavano la rovina del monistero. Desiderio andò fino ad Albano, e trattò eoa Giordano principia di Capua, ma stando sem- pre>saldo in non voler giurar fedeltà ad Arrigo, e ri-

(t) Urspergeosis io Chron.

(a) Petrus Diacoa, Chron. Gauiactti^yCSogie^o.

A « ir o HLmni. 21

etvttt dalle ttani di lui la badia, benché badia Impe- ciale. Se Giordano non ^esse smorzata Pira di Ar- rigo, era questa per isco{^itre in danno ddmonistero. Ma mise egli buone parole, che Desiderio fu am-» menò all' udienza del re. Alla istanza di prendere da lui il l^ston pastorale rispose, che quando la maestà sua avesse ricevuta la corona imperiale,* allora esso abate risolrerebbe o di ricevere da lui la badia, o di rinunziarla. Ed essendosi fermato più giorni in corte,* ebbe di gravi ^spute coir antippa, e collo stesso vescovo d^ Ostia ritenuto da Arrigo, intorno al valore del decreto di papa T9Ìccolò II, ch^ essi voleano far valere, ed egli lo sosteneva per cosa ingiusta e psK* semente fatte, bendiè fatta da un papa e da un no- sneroso concilio. Non fini la fiiccenda, che Desiderio ottenne da Arrigo 11 diploma con(ermatorio dei beni del suo monistero con bolla d^ oro, ed impetrata li- cenza se ne tornò iJ suo monistero. Avrei volentieri veduto questo diploma per conoscere a qua! anno V€hramenle appartenga questo fatto. Ma o esso è pe- ritò, o il padre Gattok non giudicò bene di dark» alla luce nella. Storia sua del monistero cassinense. Erasi. ribellata a Roberto Guiscardo dtica la città di Canne. Sono concordi Guglielmo pugliese (1), Lupo Protospsta (3), T Anonimo barense (3), e Roberto salernitano (4) io Iscrivere che Roberto nel maggio deU^ anno presente vi mise V assedio. Presa poi nel mese di giugno, oppure nel io di loglio quella

(i) Goillielmus Apulns I. 4* ' (2) Lupus Protospata io Chronioo^ (3) Aoonymns Bareotis apad Peregrin. 14) Homualdoi Salemit. Chron. T. TIL Hen It^I.

sa

t-erra, la distruise affatto. Ag§iugae: elso Anommo^ che il duca suddetto afStste^noa poco irpopolo di Bari. eoa una esorbitante còatribuzloiiaL Icrovimpoata, e col carcerar molti di qn^ dttadioi. E Lupo acri i^e, die i. Romani eraoo io prociato' di darsi' al' re Arri- go ^ii che saputo da Roberto^, ioriò a Roma. trenta- mila scudi di oro, e cott^ appHcatione di jqueaia rime- dio tenne qaeir anime' venali attaccate al partito del papa) e sua. TeolèTa egK* eli e pnevaletido V armi di ArrigO) si Wgessero poi oontra delle sue. oonquisté. si dèe tacere che per testimonianza di> Pietro dia^ cono. Giordano principe di G^pua proT9Ìde anche egli a' sani interessi eoa prendere dal re Arrigo Pin** ^atibura di quel principato:, in^diantle Io sborso dr gran quantità di danaro^ ada^tandoai alle scabrose coD^ùatui^e: di questi tempi. Ma iL moàiatero di Monte Cassino^ spettante a! distretto dei principati medesimo, f li riserbato sotto il dorUmio, osna sotto h proteztond degli imper^lori. Era restato in Alba» nia al comando delP aroitita noramìmiìsc BoamondOi prode figlinolo primogenito di RoBerto Gi^isoardo. AauaX^omnana scrìve (i), ch^ egli dfacapò e fiitifidò la città di Giovannina. Tenne Timperador greco Alessio nel mese di maggio^ per opporsi ai di lai pro/gressi, ma in due battaglie restò sconfìtto. Aven- do poi fatto calare in ajììlo suo un possente eorpo di T(ii*dhi, gli riuscì di sconfìggere i Romani che awe- dlarano Larissa. Ricuperò anc^e la città £ Castoriar dianzi presa da Buamondo. In quest^ anno' per atte> stato di Sicardo (2)^ la coateasa Matilde assediò No«

(t) Anna Comnena la Ale&iad. 1. 5. ^ (a) Sicard. Ghron. T, VII. R«r. Ital. ;,,, Google

-k

A ir. N o ìsuxxtv. 3t5

caniob nel contado' di Modena. £' da credere ch^ questo iosigoe monistero per essere iinpeiiiale, segui- tasse l^ parti del re Arrigo.

( CRISTO MLixxxv^Indizìone tu. Anno di ( GREGORIO yil,.papa i3.

(. ARftlQO IV, t^ ^9, iropcradorc i .

jSeQoodocbè abbiamo^ da Anna Coinncna (i), il gceco impfji(idorA ^ksiifi%xv)L, padjce aTjea inviato al re ^rrigp cento^pariingqatti'oniik scudi d'oro, e centp pez^e di scai;latiO) por indurlo a muovete gueira 9\.duc^ Roberto. Ma, per quanto scriste Ber- toldo, dd. Costane (p)v Arrigp sìi Sisrx) di tutto questo oro per abbagliare j^^iadagnar il basso popolo roma- no in. suo fayow^ y^to, è raccontarsi dall' Annalista afli3^one (3)^. ob' i^Ut sul principio di lebbrajo entrò nella Campania» e prese gran parie della Puglia. Ma di ciò niun altro storico parla* Poscia fu dagli amba- sciatorX romani, invitato ad ootrar pacificamente in Rom^. Gli fu infittii, aperta la. porla lateranense nel giovedì prima delle palme» cioè nel. di marzo di qoes.t' anno : con cbiCt egli si rois* iapossesifO del pa- lazzo lateran^n^ e , di tutti i pontile presso a poco d' ogni luof^ forte d| Ron)a. Ebbe tempo il pontefice Grjsgprio di Jialytirsi in castello sani' Angelo. E per- cioGcbè. b nia|;gior par^ de' nobili teneva pel papa» i^lle Arrigo ^ essi cin/panta os^ggi, Neldìseguen-

(i) Anna Comnena lib. 3.

(2) Bertholclui, Conslantiìpnns in Gircn.

(3) AncalUfa Sbxo Kpod Ecchardorooogle

a4 Àmriti d' itauà ,

te, come lasciò scritto V abbate mpergense (1)9 fece accettare dal popolo il sao anlip^a Guiberto ; e guesS nella segueate domenica delle palme fa poi consecrato, non già dai vescovi di Ottia , di Porto ^^ Albano, a' qaali appartiene, ma bensì dai vesooyi di Modena e di Arezzo, come ba Bertoldo da Gostan* za, Oppure quei di Bologna, Modena e Gertia, oo- me s^at dalla Vita d^esso papa Gregorio (a) conaer- Tata a noi dal cardinale d* Aragona. Altri danno que^ sto brutto onore a quel di Cremona in vece di quel- lo di Cervia. Guiberto, se non prima, assunse allora il nome di Clemente HI. Tenuto il giorno santo di pasqua, doè nel di Si di marzo, l' antipapa ed Arri- go s^ incamminarono alla volta di s. Pietro, ma ti troTÒ una squadra di gente fedele at papa, che voUe impedire il lor passàggio, ed accise, o feri qn^anta degli Enriciani. Contuttòciò nella basilica vaticana ri- cevette Arrigo dalle mani del sacrilego antipapa la co- rona imperiale, e iltitolo d^ imperadore augusto. Ta- le il chiamerò anch^ io, come han btto tanti altri, quantunquìe illegittimo imperadore, perchò unto e oorooato da un usurpatore del romano pontificato ; giacche neppure i Romani poteano privare di queste diritto il papa legittimo tuttavia vivente. Ascese po- scia Arrigo nel Campidoglio, atterrò tutte le case de"* Corsi, cominciò ad abitare in Roma, come in sua propria casa. Yi restava ancora il Septisolio, creduto da alcuni il Septizouio, antieo e maestevol mausoleo, dove s^ era fatto forte Rustico nipote di papa Grego- rio. A questo sito mise Arrigo V assedio, e cominciò

(i) Ucpergenns in Chron.

(?) Cardinal, de Aragon. in Vita Gre|,,g^.Qgi^

A n n o uixxxiT. 35

con varie maediine a batterlo ; ma eccoti ana nuova che gii fece mutar pensiero. Anorehè vide il pontefi- ce Gregorio quanto poco egK si potesse fidare del po- polo romano, e fa astretto a ricoverarsi in castello sanV Angelo immantenenle scrisse e spedì messi al dnca Roberto Guiscardo^ ricordandogli V obbligo, le promesse e la conginntara pressante di recargli soeeorso. Questo bastò, perchè Roberto, il quale si trovava allora in Puglia, e non già in Albania, alle- fiisse un copioso eserdto, capace di soccorrere il pa- pa. Dopo di che si mise animosamente in viaggio al- ila volta di Roma. Informato di questa spedizione (i) Desiderio abate di Monte Cassino, ne spedi tosto r avvito segretamente a papa Gregorio per fargli co- noscere vicina la ina liberanone, ed anche segreta- menteaiP augusto Arrigo, acciocché egli prendesse la risoluiione, che infatti prese. Non si può negare (a)t quasi tutto il popolo romano era per esso Arrigo, ed aveva assediato il papa in castello sant^ Angelo, con alzarvi un muro incontro, acdocchè ninno potesse entrarvi od uscirne. Gontuttociò neppure fidandosi Arrigo di una città, chiamata penale d^o stesso au^ iore della Yita di Gregorio TII, e trovandosi ivi eoa poca guarnigione delle sue genti, determinò di slog- giare. Yentva (5) Roberto con grande sforzo di mili- ^e^ cioè eoa seimiia Cavalli, e trentamila fanti, ed oltre a ciò il solo tuo nome e la riputazione di invit- to capitano val^ra un mezao eserdto: laonde non

(i) Petrus Diaconas Chron. Cassia. L 3.

(a) Paadolphas Pisani in Yit Gregor. TU. P. L T, III.

Kerum Ilalicarom, (3) GoilUoiiaus ApiUas lib. 4* Poem»

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^a6 ASKku B^iTiUA

parve beoe &d. Arrigo di a$peUarIo. Tre ipomi .duii« que^ prima cbc; Robcrtp arrìvasse>f«fie«ma bella allo* cuzione a talli i Rofl3ani>,oon aapor loFa fa ncteHÌ- ih di venire per suoi. affari io LoiDbar4ia, pregandoli di aver cura, della ciu&,e pr/>inaUeado di lar per k>ro delle mfirrvigliose cos^ ritornaodo> Quindi si ridoave coir antipapa. a.Qiilà Caslelkna^ e di «^ inno verso Si^na« . ,

Non manicaTamo a papa Gregpirìa aderenti ioBo- niar, specìalmeotfl fca la.Dohihft. SerivAmo alcuai^ ohe per concerto, preeedeQ^emente buo^ e sugg«riio da Cencio concole de' Romani, §a. «ll^ccalK) in più luo- ghi della citlà il £u(h^) e. mcnUff il, popolo si tr4>r0ra impegnalo per eslingner.e V incendio, Rol^erto ia ^messo enlro. la ciuà.per la porta Flaminia. Utri di- fX)no/ che dopo esseiregli enti»ti>y i^ Romani pr«6er.o V acmi conlra di Ini, ma, aenza potergli nuoocce. Ed egli air incoaUo diede alle fiamme e distruaee* efiaUo tutta, la parte di Roma, ^qv^ son le ehiese di s. SiW veslro. e di s. Lorenzo in Lucina, •oppure tuUO' il rione del laterano fino jkl colisieo. iw, secondo Becr loldo Cattansa (i), diede il saeco a.tutla la ciuà, e la maggior parie d^ easa ridusseìin muocU di. saMÌ, ooD isvergogparJe donne eie nMnaehe stesseva comr mettere tutti, gli. altri eccessi cbff accompegnena un jMcqheggio militqi;e. Landolfo seniori^ storico milan*» ae di questi tempi (a)* ci lasfiio untOniido ritratto' di questo folto : enioa.è^d«kmai;afvig^ai:%Bpe,peiKJsèAoi' berlo menò seco una gran quantità di Saraceni a queir impresa, nemici del cristianesimo,, e nati^er

(i) Berthold. Cotistaptlensif in Chron.

(a) Landttlfcis lenior Hiitor. Medlokn. h ^. e. t.*

.A.H ir O HGIXXIT. §7

«slenntoar ogm^ oossi Romod^. sakrttttofto scrii ^ se (i) eh* a^ itteeadi& RwoEia dal^pshasò lateranMiv se ùao a oaatelb sbdì^ Angelo): ti ohe forse qod me- rita molta credeoza; tardò Biobertott presentarsi lavasti ad esaoeattalla ea liberare il papa con ri- metterti» nel laterano/ Oòffire^ BMatetrasotò (a> che Roberto eoft^vna'^citoa entrò inv Roma, Uberò il papa, e coisduaseloal laterano. Ba &-a trediiR4)- malli preaero^l' afml eonfra dei KormaiM». Roberlo allora gridò JU&cp^ e per«iCf la- maggior pane della dita rotò iiroendiata, e h Rowaft^ par toraa si^ ac»oti- ctaroao col papa. Per (nponr dipoi per alqoafeti giorni ìtL qndla città OLoherto; nel qoal tempo fisoaschi*»! essùsnnn^ di qae^ perfidi «fetCtfdinì^ eéritriae éaitigò con Tarie pene;> £o> ataaao papa Vsmie V uittmo de" suoi conioìl}^ pomabi^ dbre folmiaò di naov^ lar «oomomoa contra di Giliberto e di Amgo. Fartiss» éndmemettt ftoma< il Gknsieardo, e, aéeondo IT auto* «e della Yita di papa Gregorio (5)^ lasciò esso pant»** fiee nel pdaoap lateranense. Ma- peso hai qui dal •irefd V astersione di Pieiro diacono, di Landolfo pi-» janO) di Lupo Protospata, e d'' altri che d awicm^* lao, che il pontefice non credendosi stonro fra gH in^ eas^ttii ed Infedeli Romam, inritali^aiiooi^dalP a- sfto trattamento fatto in-qoeéta congiantora a loro e alla dttà, se n^aodò con caso Roberto a Monte Cas* alno/ o di te alla forte dwà di Salerno. W^n potè d* meno lo stesto MUaterra di non alsar la tooe^oùiilra

(x) Romasrda« Salern. in dhron. Tom. TfT. Rer. Ilal, (a) Ganfrid. Malaterra Hiif. lib. 3. cap. 87. (3) Cardia de Arffgonia in Tita Grcgor. VII.

di Roma allora si iagrata ad un pontefice di int\» cotaoto eìooinenti, eoo diro fraV altre cose (i): ZegeÉ tuae deprewUae pknae/ahiiatibus. In te cuncta prnva vigènte luxus^ avariUa^ Fides nuUa^ nuUus orda» Pestis simoniaca Grufai omntsfines tùos. Cunctà suni venaUa, Per te ruitn sacer ordo^ a qua primum prodiit. Non svfficH. papa unus ihitds géuées infuUs, Fi(ks Uà0 s<àidatur smnptihus exMbiUs. Dum stai isie^ puhas Uhim; hoc issante revocasi Ilio islam miniiarif. Sic impìes marsupias, hi questi medesuni tempi non istavano in ozio i partig^am d^ Amgo io Lombardia, paese dove pochi li oontavano aderenti al papti. Sosteneva nondìmeiio ^oest^altro partito vigorosamente la contessa Matilde principessa néT amor della religioiie a mono seconda, e superiore ìeJ suo sesso neSa politica e ndla conosoeiv- Ea dell' arte mUitare. Un iaitto avvenne, die recò a lèi gran ^<ma e rincorò diiunqae manteneva bucm cucire per la parte pontificia. Doninone (2) pare che lo rife- risca ad akmno degli anni segneniL Ma Bertoldo da Costanza (5), e Tslutore della Vita di s. Anselmo, ne paiiano iranno presente. Goè non fii si tosto giunto in LoAobardia Arr^o IT, <^ ordinò ai vedovi e mar- dìest di mett^e insieme un buon eserdto con voce ( finta, o vera non so ) di voler tornare aUa volta di Roma. I fatti fiirono diversi. IMfósse egli nuova guerra afia contessa Matilde, e spedi quelTesercito sul Modor nese, da cui fii impreso Tassedio del castello di Soiìm^-

(i) Malaterra Kb. 8. ctp. 38.

(2) DonSzo in Yit. Mathild. I. a. cap^

(3) Bertholdos Conitsnticnsis in Qurop.

' lOOQle

^ L m ir o hluxit. ag/

ra. Benché la contessa tanta g^te non avesse da po- tami cimentare con ^ poderosa armata, inttavia avelia do dalle spe inteso che qtiégli asse^aoiti teoxa ooraf- si di guardie se ne stavano alia balorda nel loro cam- po sotto Sorbara, mia notte, quando mea se F aspet- tavano, mandò le sue milizie ad assalirli. Ne riportò (forse nel mese di luglio) un^ insigne vitUxria ; fece prigione Eberardon}escaiH> (fi Parma oon cento dei mlJB;liori sddati, sei capitani, più di dnqueoento cavai- S, assaissime armature, e Tequipaggip del caiiq[)o de^n»- mici. Il marchese Oherto g^oarale di quell^armi cop assai ferite si diede alla foga ; e Gandoìfo vescovo di R^lgio, scappato nudo, per tre di stette nascoso in unb spinajo. In questo anno ancora Gmyo duca di Ba- viera, presa la dttà d^Augusta, e c^icciatone Sigefrede pescosH} scìsmatieo, pose in quella sedia Wigoldo pa- store legittìmo. Ma Arrigo che era nel i6 di giugno in Verona ed ivi confermò i privilegi a qne^canonici (s), ed avea nel di 1 7 confermati i suoi beni al monistero di s. Zenone <a), essendo passato sul principio d^ago- sto in Germania, ed avendo assediata la medesima di d'A^gu^ta, la costriiwje m^ ^ alla resa. Dacché fa sbrigato dsigii affari pontifici^ Roberto Guiscar- do (3), venne a trovarlo Boamondo suo Stuolo, per ottener soccorso di i^ente e di danaro, perchè reserci>- to di lui lasciato in Albania, non correndo le paghe; minacciava di rivoltarsi, e V imperadore Alessio se- gretamente avea fatto offerir loro di soddisferli. Era in collera Roberto centra di Giordano principe ^i Ca-

(i) Ughel!. Ital. Sacr. T. V. in Epiicop. Veroneni.

(a) Aotiqait. Kal. Diiier. i3.

(3) Anna Gjinoena Alexiad. 1. 5. r^^^^T

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$0 - AMTàLI B^ ÌTALlà

jfWL (i)^ pa'ehè flfViBB&eTÌ6eTitta da Arrigo lUnTcstittmi ò«^ Stati, é gKncwie guerra per^questo, tbon dare ^ te*o eibiQicd purte del di -lui paese. Forse passò V^ -fxte di eofMerto fpa loro^ aomediè Oiordano aresse \m apporeete^motiro 'dirimmtiaB'e all^aderoHEa del- rimperadore^ « di riainni' con papa Gregorio, sicco- me in «fibtto' sogni . Gofliredo Malaterra serìy^ che que- sta mossa di Hoberto cNmtva di Giordano accadde molto ^prlma .di*-^egli andasse a £bmar fl papa déObs- -sedb dilRoma. Fece Kidserto cotiseerare da esso po»^ 'téfiee k magn^ca chiesa die egUayea M^ricata sa Sisileriìo ;^ ciò fktto attes<s ad una strepitosa spedizio- ne in Albai^ cotttra del greco augusto. Sol piindpio duDgue-deU'^autuiiBo, seco eoaduceodo anche Ruggie^- ri altro suo fi^iuok), con una poderosa armata navale di gente e di cavalli passò il mare (2). Nel mese di no-^ ' Yemfare venne a battaglia colla flótta de'Gr^ e Vene- ti con tarito vigore, che la sbaragliò ; prèse alcune del- le loro navi 5 due cogM uomini ne afibhdò ; da duemi- la tì' ebbe prigionieri ; ed alcune migliéja d'uomini dal- ia parte d^ essi Greci e Venezianivi perirono. Anna ] Comnena scrive che due vittorie contro i Normanni aveano prima riportato in quest'annoci Veneziani : dd (jie ninna menzione vien fatta dagli altri storici* Con- fessa dipoi essa istorica la teiriba rotta suddetta, loro data dd Guiscardo^ la qaal fii cagione che si scioglies- jSe Tassédio di Corfò, già incominciato dai Greci. Sver- nò in quelle parti fiòberto, macchinando sempre mag^ glori imprese contra del greco augusto. Abbiamo dtf-

(1) GaiUelmos Appaiasi. 5<

k'V IX <} HLXKIV. it

Offlidolo (t)^é^ aitale Faledro tx)n prevalersi della difj^tfstft saceedafa leAei flotta Yemeta, spedita in fovoi^e de^'G^ecij sasdfò V odia del popob Teoeto contra JDomefiicoSUnólfytQ doge $ ed aggiunti poi donativi «prcnlésse, tanto -feee cbe e«so Domemco £b deposto* Z>typo'di'd3^fci'QgU^o^titaxiò tiella medesima dignità. Appresso scrive, avere Titale Inviati a Costantinopoli isuoi legati élie ^ ottenessero daU^ augusto ^lessicr il titolo di protosebaito. 'Peiiochè da li innanzi il doge reDeCo cominciò ad intitolarsi dux Dalma tlae et Croa^ tiacy et' imperiaUs protose^Mstos. Confermò in que- st'anno Atrigo imp^eradore tutti 1 suoi privilegi e beni al monistero di Farfa, come costa dal suo diploma in* ferito kidla Critica fsH^fense (a). Que' monaci ricono- sceano allora per papa Guiberto, e tenevano saldo il partito di Arrigo.

( CRISTO MLxxxV) Indizione viix- Anno di < GREGORIO VII, papa 1 5 .

( ARRIGO IV re 3o, imperadore a.

Dimorava tuttavia in Salerno papa Gregorio/] quando volle Iddio liberarlo dalle tribulazioni del moi^ do cattivo, e chiamarlo a miglior vita (3). Cadde egli ipfermo nel mese di ma^o, ed interrogato chi egli designasse per suo successore in tempi tanto turbati della Chiesa, tre ne nominò, cioè Desiderio cardinal le ed abbate di Monte Cassino, Ottone vescosH} d^O-* stia, ed Ugo arcivescovo di Lione. Perchè i due ulti-^

(i) Dandul. in Chron. T. XII. Rer. lUl. <2) Chron. Farfense P. IL T. U. Rcr. Hai. (3) PaulusTJjuriei. in Yit. Greg. VII. jogle

32 AJXtJJAh^irjkLU .

ini erano fuori dltalia, consigliò di eleggere De^deno. Fattagli istanza di dar rassoluzione e benedizione agli scomunicati, rispose, che a riserva di Arrigo e delTan- tipapa Guiberto e de^prìncipaU ^mentateri di qodlo scbma, la concederà agli altri tutti. Però Tien creduto falso il dirsi da Sigeberto (i) eh* egli rimettesìse in sua grazia Arrigo. L* ultime sue parole furono : Dilexi justitiam^ et odivi iniqmtatem : propterea morior in exsilìo. Nel di a 5 di maggio passò egli alla gloiia de^ beati : pontefice onorato da Dio in vita e dopo morte da Tari miracoli, e perciò registrato nel catalogo de* santi. Innumerabili contradittorì ebbe egli vivente ; altri non pochi ne ha avuti anche a* di nostri. Quel che è certo, tante calunnie divolgate contra di lui, so- no patentemente smentite dalla vita incorrotta, eh* egli sempre menò, e dal suo zelo per la purità della disci- plina ecclesiastica. Se poi i mezzi da lud adoperati per <Htenere questo lodevol fine, sieno anch* essi tutti de- gni di lode, alla venerazion mia verso i capi della Chie- sa non conviene esaminarlo, alla mia tenuità di vo- lere decidere. Fu data sepoltura al sacro corpo del de- funto pontefice nella chiesa di s. Matteo di Salerno, e i cardinali conoscendo fl bisogno della Chiesa, tutti ri- volsero gli occhi sopra il suddetto abbate casineSe Desiderio (a), uomo incomparabile per la sua savie»-' za e purità di custumi, ed amico di tutti i principi. Ma ritrovando in lui una ripugnanza indicibile a que- sto peso, ancorché avessero implorato Tajuto di Gior^ dano principe di Capua e di altri signori, passò il re i

(i) Sigeberfas in Cbronico,

(2) Petrus Diac. Chron, Casain. I. 3, e. 65.

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A it ir o ìÉÉiitÉf, 55

sfo del^ anno senza che si desse ìin nuova {>astore aM Chiesa romana. Nello stesso 35 di maggio cesslò an- cora di vivere Tedaldo ossia Tebaldo arci^scooo di Milano, capo e colonna maestra degli scismatici iM LombarcBa (i), mentre era in Arona, tèrra deBa sua chiesa -sul Terbano, cioè su! Lago Maggiore, e non già posta fra Como e Beliamo, come immaginarono i pa^ dri Papebrochio e Pagi. Ebbe per successole Ansel- mo da Rho. Kega esso padre Pagi (2), che questo nuovo arcivescovo fosse eletto daBTimperàdor Arrigo ; o se por fu eletto di\ clero e popolo milanese, pren- desse da Arrigo rinvestitura, con allegare Beiioldo èsk Costanza laddove scrive, che dopo la morte dTcsso Te- dsddo la chiesa di l^^no erigere caput caepit^ ex- cussoque e cer^icWiis jugo schiÉtnaticorum^ càtho* ìicuntf sibi delegit àntistitem, Anselmum ìejus no-- minis tertlunu Ma queste son parole del cardinal Ba- ronio (5) e non già di Bertoldo. Àff* incontro tao- dolfo juniore (4), siccome osìseirVò il signor Sassi (5), chiaramente scrìve che Anselmo fu investito da Arri- go. Tedremo ben poi lo st'es'so àrdvesòovo abbraccia- re fra qualche tempo il partito de' cattolici 5 ma que- sto non fa eh' egli sulle prime non rìcevesse dalle ma- ni delPimperadore il baston pastorale. Mancarono an- cora di vita i vescovi scismatici di Parma, di Reggio, di Modena e di Pìstoja;'e perchè in questi tempi la contessa Matilde ricuperò non poco della sua autovi-

(1) Bertold. Conslanliensis io Chron. (a) Pagias in Chritic. ad Ànoal. Baron.

(3) Baron. in Annales £cc]esiast.

(4) Landalf. }unior Hiit. Mediolan. e. 8. T. V. ber. lUl.

(5) Shxìus in ^otis ad Landulfom jonior.

MUBATOBI, VOL. XXtVI* ^ 3

54 AimàU D^lTtf.t4 ,

tìtf fiirona provVie^nte le Ire ultiin?. chiese di polari ceUolìci. > : '

Stava iotantQ Rob^to Guiscardaòaes^ di Pa- llia facendo marayigliosi prafiyaraineoti di navi e di gente colla vasta idea di portar la guèrra nel cuore del greco imperio e di mettere almeno in contrtbu- lione i luoghi marittimi di quella monarchia ; ma .aborti ogqi suo diserò, perchè passata in Cè(aloaia per.pTendere.la città di queir isola, infermatosi quivi terminò j\ suoi giorni, nel .i 7 di luglio. Con che venne meno . uno de' principi più memorabili della atorÌ8| normannica ed italiana, che da piecidlo gen- tiluomo, era pervenuto ad essere come un re col suo jnfatiéabil valpre, colla . sufi afeqrtezza, e con al- .tre eroiche doti^ m^sphiate nondimeno con una smo- derata amìfmone e cogli alui vizii de' conquistatorr, che passano per virtù negli occhi del mondo^ ma npn già in quelli di Dio. Fqst mult,orum pauperum et (ilvitum oppressipnemy cujus avaritiae nec Sici-- lianec Calabria sufecii^ fini egli di vivere, come scrisse Bertqldo da Gostanza (i^. Secondp Puso dei secoli barbari pon mancò chi attribuì la sua morte ai . veleno,' fa^ttogli dare q, dalP mperadore Alessio^ o da SichelgaUa duchessa sua moglie (a). Resta questa voce -dii^trulta da Gufilielmo pugliese (5), da Romoal- do saleinitano (4), e da altri che cel rappresentano mancato di morte comune. Trovarqnsi alla morte di lui presenti la stessa duchessa con Ruggieri suo fi-

(1) Berthold. Conslantiensls in Ckroa.

(2) Olderié. Vitalis 1. 7, Hist. Alber.Monachai in Chroiu

(3) GuiUeloius Àppulas lib. 5.

(4) Romualdas Saleroit. in Chroa» Tom» TU. Eer. ItaL

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À ir ir o MLUiy. 55

gliaciteve B0€m»ndo luito a Roberto dal primo «a- trìbiomok Ayea Siobelgaita già fatto dichiarar priappe . ed erede degli Stati il «uo figUo Ruggieri, sopvaoBO- iiiinaU> Boria : pbrey temendo che i popoli,. udita la morte del marko, tumnUuaasero, oppure clie Bofr- moado di«potas4e la aucceaaione ad esso suo figlio, siecosne infatti' afTeoue : frettolosamente ripassò in. Italia aopra la miglior galea di queir armata, con ri- portar, seco il cadavero del. debuto consorte. Prima DondimeBo di < partirsi dalla Cefalonia, esso principe Ruggieri parlò air esercito,^ trovò tutti disposti alla fedeltà veraq di lui. Ma non fu si tosto egli allonta- Bato, che quasi fosse caduto ^1 mondo nella persona di Roberto Guiscardo, tutta queir armata sorpresa da panico spavento, lasciando armi e bagaglio, corse alle navi, e, come potè il meglio, se ne venne alla volta d^ Otranto, Già toccavano i lidi della Puglia, quando insorta nna^ fiera tempesta ingojò molte di quelle bar- che e gran quantità di gente. Ruppesi la slessa ^alea che portava il ca deverò del Guiscardo ; e questo an- dò in mare, da dove con fatica ricuperato, fu poi sep- pellito nella città di Venosa. Durazzo e T altro paese già conquistato da Roberto, non tardò a rimettersi sotto il dominio del greco augusto. Fu proclamato duca Huggi^rJ in Puglia, Calabria e Salerno ^ ma Boamondo^ suo fratello maggiore di età, non poten- ^ sofferire di vedersi cpsi escluso dair eredità, ben- jMh primogenito, appena fu anch^ egli tornato in Ita- lia, che si diede a far gente e movimenti contro dei fratello. In Germania, dove si trovavano V impera-- dorè Arrigo e il re Ermanno^ nulla segui di me- morabile neir anno presente. Tenuto fu un concilio

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36 kntktt D^ iTALU

in Quifililifiebtirgo dal già liberalo wmaavo li^ Ostia n«Ila settintaiia di Pasquali)) ed y6 «sso profetata la scomumoa contra di alccitii siiiiODÌa43Ì, don altri or^nì spettiinti all' eoclesiastica diécìpUna. V* idter^inie lo stesso re Ermaniio co^ prindpi sìioi ségoaci. Ratma- rono dipoi i partigiani d** Arrigo anch^ essi mi conci- ii^boto in Magotìza, e ritorsero te Censure contro la parte contraria. Ebbe maniera in qnest* anno esso Arrigo di tirar dalla sua buona parte de^ Sassoni : così belle furono le promesse che loro diede di un buon trattamento, fifa quello sconsigliato prindpe tardò poco a far conoscere che la totpe muta il pelo e non il vizio ; e però fu in breve ricettato e cacciato da chi gli avea prestata ubbidienza. Era in Ratisbona esso Arrigo nel di 9 di novembre dell* anno presente, se vogUam credere al diploma con cui egli confermò I privilegi delle monache di santa Giulia di Rrescia^a), dato F" idus novembris anno dotninicae Incarnatio» ms MLXXXr^ Indictioue ^//, anno autem da- mm Henrici regis quarti^ imper^atoris iertii^ ordì-- nationis ejus XXX/, regnantis quidem XX/X, impeni vero III, Return Ratisponae. Ma e* è bat- taglia fra queste cronologiche note, e V ultime indi- cano r anno seguente 1086. Bensì Liutaìdo duca tenne un placito in Padova nel di 5 di marzo (3), in cui Milane vescovo di quella città ottènne sentenza favorevole per alcuni beni della sua chiesa. Fu, sic^ come vedremo, Liutaìdo duca di Garintia, e che fos- se ancora marchese della Marca di Verona in questi

(i) Berthold. CoostMDtieasis iiiChron. Annalista Saxo.

(2) Bullar. Casslnenie T. Il, Constit. 117.

(3) Aniiquit. Italie. Dissertai. a8.

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A 9 H O ULXXZVI. S7

tempi, può risolare dalP atto sopraddetto. Oltre a Bertoldo di Goslansa, gli AoBali pitani fanno men- sione (i) di una terribile carestìa, che unita colla peste neir anno presente popolò di cadaveri le se- poltare.

( CRISTO MLxxxTi. Indlsiotie a. Anno di ( VITTORE III, papa x.

( ARRIGO IT, re 5i, imperadore 3.

Conoscerasi molto pregiudiziale alla Chiesa catto- lica, e-pi& a Roaba, la oramai troppo lunga vacanza della sede apostolica. Però i vescovi e cardinali della santa Chiesa romana si unirono verso la festa di pas- qua (a) e fecero sapere a Desiderio abate di Monte Cassino e cardinale di venire a Roma unito agli altri cardinali, che con essolui dimoravano « con Gisoìfo già principe di Salerno. Credendo egli che più non si pensasse a lui, andò colà nella vigilia della pente* coste. 5ulla sera furono a trovarlo e vescovi, e cardi- nali, e laici fedeli di s. Pietro per indurlo ad accetta- re il papato ; ma egli protestò di voler piuttosto andar pellegrinando, che di condiscendere ai loro voleri ; e caso che gli facessero qualche violenza, se ne torne- rebbe tosto a Monte Cassino tal quale era, ed essi comotetterebbono con ciò nn^ azione ridicola, ^el di seguente si congregarono tutti e diedero a Desiderio la facoltà di nominar chi dovesse empiere la sedia di s. Pietro ; ed egli, col parere di Cencio console dei

(i) ÀDoal. Pistni T* XI, Rerum luL

4a) f elTQS Plscon. CbroQ. Casiioeui* L 3, €« 66, et icq»

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58 AlfHALI O' ITALXl

Romani, nominò Gitone vescovo H Ostia, Erano tutti iQ procinto di proclamar paipa esso v&eovo, quando uno dei cardinali si ostinò a non volerlo, «on allegare i canoni, da^ qdali fi proibiva U trada* zione da un vescovato alP altro, quantunque tali ea* noni fossero oramai troppo andati in disuso. Questo accidente fu cagione che i vescovi e oardinali col cle- ro e popolo risolvcMero iu fine crear papa per foTZfì Desiderio. Presolo dunque V elessero, violea- temente gli misero addosso la cappa rossa, ma non poterono gi^ vestirlo colla bianca, tanta fu la Si lui resistenza, q gì" imposero il nome di fautore III. Il prefetto deU^ impeiadore che, lasciato in libertà dal duca Ruggieri, era tornato a Roma e in Campidoglio es^citava la sua autorità, adirato perchè i vescovi e cardinali ad istanza di Gisolfo già principe di Salerno, non aveano voluto consecrare V eletto arcivescovo saleriTitano, cominciò notte e di a perseguitarli, ao- ciocché non seguisse la consacrazione deir eletto pa- pa. Dovendosi questa fare nella basilica vaticana, non poterono essi aver libertà per celebrarvi si gran fun- zione. Però dopo quattro giorni esso Desiderio uscì di Roma, ed arrivato a Tjerracina, quivi depose la croce, il manto e V altre insegne pontificali, risoluto di voler piuttosto andarsene pel mondo, che di sot- tomettere le sue spalle al péso del pontificato, e se ne torqò a Monte Cassino. Per quante preghiere e Ugrime i cardinali e i vescovi adoperassero, rappre- sentandogli il bisogno e il danno della Chiesa, noi poterono rimuovere. E tuttoché facessero venire al monistero Giordano principe di Capua con un gran- de esercito, non riusci ad alcuno d^ indurre Desid^-

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i ir 9 6 'ÉLikiTi. ^9

rb a tafdarà! conscHsrare. In téiìHtktmnìt slèto pai^*> so ancora P airtao ^eseùte; ' ^

Domiriava ttiUatlB tn Mafntòta la contèssa MdtU*' dei e *6co'si Viò'fdsfz f iifti^tf tdro di' IXo Anseh m&^ èk'Tt$ié&ùé ì^tnéÈè:^ mcòtò di Bucea, già ^Ha s^a d^ìesa staedata, e vicario dèi papà ì»fidiiibàr- dia. itutOMilato^i e^ iicr essa dttà^ paiM^ a ungiior ti^ tannai di f8'di'fefiaraor(i)^ è atta serti tonba aticcifdd-' rcaEra»'llOI^paléhe iiiÉriaeoliiée^gtiérijgiorà perlè.qiAli, ma più par le soe insigni tirtù, fo aanotavalo lira i* santi. Scrisse molti libri, e ne restano dna composti in difesa di {>apa Giragcfrio TU contili ddl' antipapa Guiberto. Leggeii' anehe la àua Yita, ìcritta dal èuo peniteniiére-, cioè da ^ un 'autore eóntemporaneo. Eransi negli anni addietro ribellati i principali della Baviera a'^rtfejf&YTloro dnoa^ed aveano aUMCcia- io il parltto ddlMnàpifrador Arrigo (a)i I^lta pas^M* dell' anao presente ai; rteoboiltarotto con Gnelfo^f^édl riibandónarono il patito Imperiala^ UMéiaif posola^ essi Baverw^oai Stiaf4 «t SèSàétÉf^ ai ;pOMat4no %& assediare la dita 4i -IKnzbtlrg. Bd^tcfisr x^^ Arrigo con cm eserdto di ^iHfifliiaapemM^ 'ira finiti' é aa-^ Timi per liberarla -^aUfaasadtoci&aipil^^iMqtte ana^fia-' m batla^ k% ^etta due attnaae i^i «tti^ rd^^geato.! Ro^l^go d aahi9*poH8:fi:%a^ le da*^ sodi riaaasaró^ snl caiApo pie di'qiiattit>milavi«']potfaiknm»da^fil!lo« lid, acquali poi non .fa diffide* riava^^tulor baKfl qoeMa dita' e P. mtroniaBi^i \\ ««»oaTD aaHotico'

(i) ViU 9. Ànselmi ^i^ceìisis ìa Àct. ^aaclor. Bollaod. , ad diem iSDiartii.' * '

(a) Berlhold. Coni lanliensi» tn Cl»rcn% S|g^«ftu$ in Gbrian/AauatlSta Sa^o et.alMv. a ' ' ;

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%(f ASMASA t^ IX4LU

ji4cdb0mn4* U^ nm, pt^t mpMa che Arrida lori^ sotto quella città, per quai^o ^cv»^ rQi:«peigeilfe<i \ 4ov^ 1(1 di nttoiu> pof^, in %^}^ il ^efcot a «cUneti- ce. E«se9dosi,pQÌ portft^ ^so^ Aiigaato viciiio .|4h fjW(a d^ saato.i^^le eli' eiaedip di oa ^e^m)le^ ìdl ^^ yòpt^S^e^ 44ce di qoell^^cQDtrade, e. S^r^hh dmeoi di $j^<wriii .gii feit«9 .addPMOt iKJfWftnttr ,1^ «ii*»#er9>» 9H w f v^lq iwcirii%,gB.foflv»inw promet- tere di teitere ufH^.dieta^dQfe »i MnPHlMic^le diseof^. dia.^Ueiei^. .. ■, .:'.;.;, ,--....,,

: . ( CftJlSTOi^LX^W^^Iod««ÌWM.x*

Ae«9 di (, yiXXOftB JJI^pepaa. . , ( ARRIGO IY,ire3a,:i»^erfdore4''

. T,ef$0^1«i«etilt diiq^tttiinfbdeir«lll^ WKl^>M moUvtetooii e eetìdÌAdfttn0lM (»|là:dt Ca- p^e,^ vl,temuirA uocoocUif» alqealet^pfeaedeiHki&e^i;^ i^rio gìàektllt piipe((e)ye4ioieRrepteco)Csamo ccm* iole eoUe ne|gtfir perle dèlie eobiltà fooMoay iti/or-

^m. Tii9to.ù«iDe«UaBfto drfi* etMle Jkirai ptegbiece^e^ ceyidiiii io- lEft^Mdeodo^ a»ebeidenjs protecaté e tot ftlt- te.'4it;qle'ipriadipi «.dalftolnetii^ì eS9Ìele«i^ <^o9' btmMfiotote.celitii dallT neórpatiife aotipftpavri^- gUà'b éiÉ»ieie la 'porpora ^ e totaelo nel di delle pel- ine' a Ibatè iGeiaino^ iqiiiviaolenBiasò le pasqua^ Pe* •eia fmmò «oa aiai prioQifK.e ctAhk lero^acmàia irecao Roma 5 e, benché foste sorpreso da una lan^uidecaa di forze, si accampò fuori della porta di s. Pietro.

(I) <l3)rs{>e>^ensit ia Cfartm.

^2) Petrus DiacoQ. <Iluroo. Caltiiifes* 1;'3. ^ 66.

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el^ diMd<^ cmMoa^ mm^ìi* urm»^ Fi» ^^m m à- nf' ricopen^ d^lU adf» J^lt^^.}. e. ptr^; U oo^fello.. p^pft FìUq9ì^ III yem/^ ^vi cpQfflcrato oiiUii dq- mcfika d<>i^ rMC«uÌ9l»fi ,4^:ii^cp»i di, Ostia, 4i. TmK94(^ di Porto a diiAlbaiào, ooo.gfaii cooicorio 4el popola roiQMP. Po|>p ji4to.|^iii mi «f toroò egli «pi tadAmì pri«cipi'% ìlkmii^Qmm^ ^ parete la coniéMia MoHlde <^\ tuo nnw^ «ra gfWta « Bona, e gUaoti&cò rardafittt'suabcaisai d^ift>boo- carti con lm,.pcr oiaca li caalìii»i. oo^i a si Araf^, ia •» I4«tro. per oilO' ftaraif è mI di di Barnaba ii|ol- r uyt^ di ìbUiUa passato il Tavar^ ainrò: io ]^ina, aooolio» da: gcaé MI» dal popofo a 4aUi iaaaggimri p«(- ta delb aobiTtà. Cosi loràò ÌAauo> p»laf# latta qaal^ ia; città «MiaastaHi^ aaot' 4rdgate^s< Pii^o» ^^^ M^ città, dir PoKto adi 0ìil)a« Frase, «|^i;aMMpìiB|«Jl4- !'■ laobridèl Tav6rè..Maii«Ua,l|igUÌA di #• Piallai) acca- ti comparirò «ajnestt.^a.^ fime spalilo da^naf^ - il quale sotimàw iMifiaoiii,MMlof!Ì «|>opola|rqi9»i|<]t lai disgrazia day! «nparadom,ja'JMB^«bbindi^»f^^ papaY^arai) Mosaici loldM» r#flaaai;^«|[^tH^ ^4l- leaoMatesdbè:di^'aiaiipapa;elÉtisiaaaim4i ^m^M^h a i aoldaii'^ifiépa^bba si ifakam^ 4iit ^aii|aUi(^ ^f^^ i! Allude. fPtoasahi an&hft itiatti iìOQWMviM^i^^'^' ca^ -vattfràfita^ ma »qo paAanamifgià'anUafei ìQ; «««a bai» aìHaa^ànuMiiiaffittaM L'auftipapa ella spanai^ 4i c«l«t baar ir» mM% néUft^astSLdfoSi^ PiftMrP^ ^M* W^tP. « cridyiìsda iMdla dùcsir drij* Uftiia oellft tuffii coptigp^ aUa. ^aticfloa. JlaUa^era pfAìJMtmfi4:hg}^Hm\i'^ BQiatìficia, e Cfttibarto ori dlsi^gueiiip yi aeld>rè i pia ritiratisi i auoi, nel porno appresso rUórBÒ quella ba-

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4^ Ainriu B^'tTiLiA

nììtà klté ló^nì A papa THtore. Era htm «ompiitiio-'

nevolé hi stéto ^Rdma iti lampi di tanta tiiri>oleii*>

sa. Rcilitntti^ a'MdQte Gai^itia etto pontefiee, pai*

sòl pòi iiéll* agbito a BenéreMo, doretaiiiìe un con-i

cHio, eondannò le idrestitùire date agli ecdeslaa^,^

rìiiàofò te •e<mrtiiiiohe coétra delP antipapa Gnibet-

tov e té' medesime cetosótè éilmitiò isotit^ di Ugo

tfrctV^^c^'^ Lioiie <e et Rìccardé àèì»^ di MftriW

gfitf, pletthè^'^p^iRlsI att^ tsalte^ion d? atso'papa, s^e^^

réiio Malizi- sèpfeisili' dalla «omùaiiMa'dailit Chiesa po-

mÀiiaf;'lfÌ6ii'pòlè«|^«eiaadeiiia aaMa aoiodaio^il vede*--

re*elié ^iMb at€ÌVesea(f«, proposto dallo «tesso pQi*«

ptf^' 6éègbt*io >^ilf come persona ^egna di sacatfdtré

a téii ilet |kHHii<yo^ asasfo ipoii da wtMmuh a ibvc-t

dia^,^ Mi' VifóHbft^ . eootffr d^ea^o p«lpa VtlNre^ie ne:

spM4airsé s^MH ri^gno>ileèno. Resla tottaidaatta di:

Idletlc^a aèrlltaf ^ <aoiiiesaa akUlda (i>^ èo^ tna*.

ta OèMdékÌo'per'ttMAa'doÉnoatò^dall''aaìbiiiòtMs^^.

na^bH^ò-, aaibtQ^ -mm «htamav oateda le di lai

a^SAl^:, ^ la >f<ialtr eagtoni awava aaso aacivesco|Fo ;

impójs«atÉi -la- >«oasacraBido« dal nédésiaiave^sn cai? :

gera elf eìgK'prnna «facànàse>aloaiii rdkti^^afe noof*;

dimétto ara statargli ^aditatraki yita ditDaaiécgio» «a-,

le Ir sirà plMàc%ttMSiS0italD per lft«fli|ibée^cha noo;

si dée-péesM^ MnaUé ittairividt^^iMiir^HiòlTeaòqao^iL

quale 'ben si àèòpf^ ebe«n>i4?9 di froffàtL dalpoiiti«-

fieato irofcnaéo, Aè^ *po|aat>»ierire cha ^akit B afaas#:

preocenpato. ' Meaftrà sroalebrata'ilisaddalilo ooneà^.

1^9 p^gi<M ^ di. Mttllàl^pa TitMre^ -^er: ìcagiùn^.

d^ana|[a|glialr€la diaiantiBrÌB^aparòsiaSìraltàdi^tQiU;

(i) ConcilioV. tabb.T.^X'/Ctoonicoil Tbdàoeàs; a^ttil'

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A V fr o mtjosxfiu 4^

nare a Monte Gassino, dove presentò ai reseofi e cardinali Ottone vescovo d^ Ostia, ccHisigliandoli di eleggerlo per suo successore. Dòpo tito giórni, doè nel di i6 ^ settembre, passò a godere iu cielo il pre- mio delle sae fatiche, con lasciar fama di santità pres- so i buoni, non già presso gtt scismatici, cfce s^ca- roAo comim lui noli poche calvn^ei come a?epna^ &tto di Gr^forio TU, le quali «i.leggQqo nella €90- nica d^ Ai^usta(i).NèraancanQ fcrittort che ildppq- DO (a) morto di veleno a lui dato nel sacro cali^ ; ma questa probabilmente fu una di qualje inuna^na-, zkmi che fodlmente nasceano e si dilata,Tano iaf^cplt di tante turbolenze. Papa Tittore III ^i acquistò cf fe- dito anche fra i letterati con tre Vih^i di dialoghi sa-* cri, i quali sono alla luce. Fu i^ quesO.anno s^ prin-, cipio d* agosto tenuta una gran dieta d^i principi t^*, descU delle due fazioni nella città di Spira (3). Vtn*. terTenne anche V augusto Arrigo, Quei del partito a, lui contrario si esibirano di riconoscerlo per re, pur- ché egli impetrasse T assoluzion..4&lle ; scomuniche. Ma persistendo egli in protestarci non iscomvmicato ^ andarpno in fumo tutte 1^ speranze* fli queir afsepn*, blea, ed ognun dal suo cai^tpsirivoUa a preparar ar- mi per la guerra. Arrigo colie si^anpit^raò addosso al Sassoni, ma gli con?enne fuggir^ , inseguito si da. vicino dal re Ermanno, che se i^on mJEgeberto con* te, che per sua malizia U lasciò sqimpare, egH cadeva, n^le mani de!* Sassonia , . . , . ,:^ .

(1) Ghron. Aagostan. apud Prehemm Totìi. I. ' (a) Dandalotin Ghromco T. kU. Rer. Ilal. Marinai

Poloioi la Chroii. el atii. (3) Berthold. Costant. in Cbron.. . . .

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H AVVALI D^ ITALIA

( CRISTO MLxxinii. Indinone xi. Anno di ( URBANO II, papa i.

( ARRIGO IT, 55, imperadore 5.

Sko al di 8 di marzo delf 9009 presente restò tacante la sede apostolica (i). Tante furono le istaiK le de^cattoltci Romam, e massiBoamente d«lla contes- sa Ifatilde, che da Tarìe parti deli^ Italia ed anche di 01tramon6, si ratinò nn concilia in l^erradna, e nel suddetto giorno i reseovi e cardinali col resto del dero e popolo con rofA concorcK si unirono ad eleg- gere papa il i^escoi^ <f Ostia Ottone^ di nadon fran- cese, àella diocesi di Rems, al quale imposero il no- iHe di Wrbaìto II. Era questi personaggio di gran véglia per li ina letterature, mirahile per V atlirità, 9 dt zelo incof^rotto per h religióne e per la disciplina eicdesiastica. Fu prima canonico di Rems, poi mona- co di Ghigni, poi vescovo d^ Ostia, ed infine romano pontefice. Nel ^ i a di marzo prese egli il possesso del trono pontificai con plauso di tutti i buoni, e &Ila maggior parte delt^ Buropa accettato e rìverito. Tuttt) abbiamo da Pietro diacono, il quale pari- mente racconta (^7 che papa Tittore III, prima di passare a migKor vita, ardendo di desiderio di veder gastigata la baldanza de^ Saraceni africani, che con fi^quenti piraterie infestavano' le coste d^talia, e, sa- pendo quanta fosse la bravura e potenza de* Pisani e Genovesi in mare, commosse questi due popoli, ed altri Qon^ pochi d^'Itaiia.a fovnnire una podecpsa ar«

(1) Petros Diacoo. Cbvoa. Gssiiiieos« !• 3, 0. a.

(9) Idem, Ibid. 1. 3, 7».

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A ir V o muaxvimt 4^

mata naTtle ooDtra di qae^ barbari. JkdoòqfM' é»pa la sua morte, e utAV anso piegante feeera «m «srit Uà- ni r impresa coatra M re di Tanisi, ed etpi^tiaro» no Qoa città eoa tagliare a peni centomik Mori ; a quel che fa più mirabile, nello slesso ^offio chte lue* cedette la loro vittoria, se n^ ebbe e se ne sparae la nuova in Italia. Non ban bisogno i lettori ch^ io loro dica che la strage di tanti Mori è un iograndimento delta fema feetimente bugiarda in simili capi. Anche Bertòldo da Cqstanza (i) parla di questo fetto, con dire che i Pisani e Genovesi ed altri molti Italiani oittlmente assalirono il re d^ Africa, e, dato il sacco alla di lui terra, il costrinsero a rifugiarsi iti una for- tezza, e a rendersi tributario della Saflta sede. Gli An- nali pisani medesimamente (a) gonfiano le trombe con farci sapere sotto V arino presente, chejècerttnt Pi-- sani et Januenses stolum in Africam^ éi ceperunt duas munitissimas cwitates ( Almadiam è scritto di sopra ) et Sihiliam in die sancii Sixti, In quo belìo Ugo vicecomes Jilius Ugonis 9Ìcecomitis mortuus est. Ex quibus civitatibus^ Saracenis fere omnibus interfectis, maximam praedam auri et argenti^ palliorum et ornamentorum abstraxerunt De qua praeda thesauros pisanae ecclesiae diversis orna^^ mentis miràbiìiter amplificas>erunt^ et Ecclesia bea^ ti Sixti in Curie Feteri aedificaiferunU Però s'hau da correggere gli altri Annali pisani, che mettono questa impresa ali' anno lo^S oppure al 1077. Cre- dono alcuni, che in Africa fosse la dttà di Meadia, chiamata in questi Annali Aìmadia^ a per errore

<i) Berthold. Gonstantiensis in Ghroo. Va) Annali Piiani T. VI, Ùer. Ital

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Dal4Mii». Ih dbe ì Criiiiacii pcendtiiero aUor» Siti* glia, città ^bt oon si m ehe m «al Hata in Africa, o Sifiglia <|iltà di Spagna, non è ponto credibile. Pie* Irò disino parla d' une sola città* Goffredo ]MUatei>^ ra (i) ia aneh^ egli menzione di . quella spedizione, namuido che Piscmi apud Africam n^tiimdopro- ficiseebalfiiur, Quesdam injurias pas$i^ exerciiu €o»grefj0to urhem regiam regis Tumcii oppugnane ies^ usqu». admajortm iurrim^ qua rex de/endeba^ 4iir^ capùinU Adunque lo sforzo de^ Pisani fu contra Tunisi. Se essi inoltre espugnassero Meadia o Al- madia, vesto incerto, quando per avventura Tunis^ e Jklinadia non fossero la stessa dttà. Ag^ugne dipoi, che i Pisani non avendo forze per mantener Tunisi in loro potere, spedirono a Muggieri conte di Sicilia, con esibirgli )l possesso di quella città. Ruggieri, fra cui e il re di Tunisi passava buona, amicizia, non volle romperla per questo, o piuttosto perchè cono- sceva troppo «lifflqile il sostenere -le conquiste nell'* Africa. Pfit^ il re di Tunisi per liberarsi dai Pisani diede loro una gran somma di danaro, prvmise di non più corseggiare sopra le terre d^ Italia, e rilasciò tutti gli schiavi cristiani. Un tal racconto a me sem- bra il più credibile di tutti..

Oraci vien dicendo il Malaterra, che in questi , medesimi tempi il suddetto conte Ruggieri fece P im- presa di Siracusa. Sembra scorretto jl suo testo, al- lorché mette questi fatti sotto X anno io85. Anche Lupo Proto^p^ta (a) e Romoaldo salernitano (5) ri-

(i) Gaufrid. Malaterra lib. 4i cap. 3.

(2) Lupus Protospafa in Ghron.

(3) Romualdus Salcrnilanus Chroii. T. VII, Rer. ItaU

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A Rir o nLXxyyin. 4?

feri#c^iio»al prflMoteaimo i«SS lapreM eli Siciiqiifa, la quale par tealimooiaiua d^ e«sa Malatf^i;a accadde nella ffirma icgoaoite. Meotre>fi ti^ovava . ii^Qugfia o .in Calabria il conte Ruggieri per cà)fpa«^ (e dia^en^ sjoni ificorle fra il duca Muggwri^ Bvamondo smqì nipoti, BeuàTert saraceno comandante in Siracusa, con. una squadra di navi area dato .un gfi^n guaato all^ marina di Reggio e ad altri luoghi deli^ Gatahria, con profanare le chiese, e condurre in isd^iantù le monache e gli altri abitanti. Perciò Ruggieri, allestita nel verno una numerosa flotta, qel maggL9 dinziòje prore alla volta di Siracusa, e pieir terra spe4l Giorr danp suo figliuolo colla caTaUeria.^ Uscitogli incontro Benavert con tutte le sue forze di m^*e, «i venne ad una sanguinosa battagliai Saltò Ruggieri nella ^apjL,- tana nemica, e volendo Benavert passìare in un' altra naTe, cad^e armato in mare, e vi si affi>gò. Ebb^ con ciò fine il combattimento. Moltissimi legni di ^quei .Mori venfiero in potere del. conte. Dopo di che egli , strinse d"* assedio Siracusa? e vi stette intorno ben quattro mesi. Per la mani»nza de'' viv4?ri.a tale venne : la fame di quel popolo ostinato nella difesa, che a)cu- . ni si cibarono di c^<^iieri umani. Finalmente veg- , gendo la moglie delmo^to Benavert disperato, il ca- ' so, imbarfiatasi col figliuolo e co^ print^ipali Saraceni in d^e pavi, fece ifela, e salvò nella marina di Noto: con, che quella nobil città venne in potere del conte ftuggieri. Fece egli ribenedire i sacri templi già oc- cupati dai Musulmani, e concedette il dominio d^ es- sa città al figjiudo Giordano. Se crediamo al testo di Lupo Protospata, cominciò, siccome ho già detto, in qnest" anno la guerra fra il duca di Puglia Bug-

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4B kim±ti f>' itJOAk

gieri e Soamondo sao fi^atéllo magjgki^fe.^ A me sem« bra più vertftaìle che «e le decise pHocìpio molto prima. Cefto è, per attèttato del Mataitl*!^, ehe fioa^ nmndo f «ra itttigdorìto della dttà^ ^Om^ e^ fctU gran massa di genie infestava tdfte le eentrade A Taranto e di Otranto. Romoaldo salernitana scfire, eh* egli in qùeslf anno all^ improvviso oomparve a Farntto n^ territorio di Benevento, ed attaccò* bat- taglia còtl^ armata del dnca 'suo frateHo ; e ixx mirabil- ie cosa che quantunque restslssero*prigionierrinoltì soldati d^ esso Boamondo, pure, a riserva ^ un solo, munn morì in qudla tuffa. Ora il conte di Sicilia 'Ruggieri t^ interpose fra i nipoti, e trattò di pace. Segid infetti un accordo fra loro, per cui il duca ce- dette a Boatoòndo la suddetta città d^ Oria, con Otranto, Gallipoli,- Taranto ed altre terre. Ma di qniBSta discordia seppe profittate anche il conte Bug- gieri loro zio, perchè, in premio d' aver presa la di- fesa del duca Ruggieri, ottenne da lui V intera signo-r ria della Calabria. Roberto Guiscardo non gli avéa ceduto se non la metà del dominto nelle terre di quella provincia. In qual anno poi precisamente si stabilisse una tal concordia fra i due' fratelli, non pos- siamo accertatamente saperlo. Sfaticò di vita ih que- si' anno (t) T imperadrice Beria^ e trasportato fri il suo cadavere alla città di Spira. E t Sassoni aU>rac- ciarono il partito delP tiiiperadore Arrigo t 11 che fa cagione che il re Ermanno si ritirasse in Lorena* Po- co nondimeno questi sopravvisse, perchè essendo fll- r assedio di un castello, colpito da un tasiio itella

(i) Berlhoiilus Constanliensis inCbron. Annalista S«xo Cbron. Augustan.

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jL N V O MLXXXIX. 49

tetU^ Umò qvài'ì la vila^ Altri nMttoDO la di lui m>x- te ndr anno ioS6, oppure nel ro&7 ; ma più fede merhaoo gli idlegatl scrittori. Riuacl ancora a Gueìfo duca di Baviera di prendere in qnest' anno nella se- con<]b festa di pasq^ la città d' Augusta, e di k^vi pdgione Sigefreéo vescovo scismatico. Poco poi stet- tero i Sassoni, a persuasione di Egberto marchese^ a ribellarsi di nuovo ad Arrigo ; an» lui atesso asse- diarono, e se volle liberarsi fu costretto a promette- re molto, ma senaa ch^ egli si credesse poi tenuto ad osservar la parole. Io non so bene, se nelF anno se- guente, come ha V Annalista sassone, oppure sul fine del corrente, dal cui natfde Bertoldo incomincia il suo anno, seguisse la rotta data in Sassonia dal mar- chese Egberto al suddetto Arrigo. Cèrto è che ttt quel conflitto restò morto lo scismatico vescovo di Losanna, e preso Liemaro arcwescovo di Brema. £bbe &ttca a salvarsi Arrigo. Tacila vigilia n(]fpnnto di natale succedette questa batteglta.

( CBISTO MLZxxtx- Indiaione xii. Aétio di ( URBANO II, papa 2.

( ARRIGO IV, re 34, imperadore 6.

Seeondochè si ha da Bertoldo da Coatansa (i), tenne in quest' anno p<ipa Urbano un concilio ^ceU^ toqusndici vescovi in Roma, dove furono confermati i decreti de' pontefici predecessori coutra de' simonia- ci, contra del clero incontinente, e di Gruiberlo anti- papa. Costui tuttavia si teneva fortificato in qualche aito di Roqia. Tornati in i Romani^ ed animali da (1) Bertholdtts CoBstantteniii lo, Cbret)»<

VOL. XXXVI* DigitizedbyGOOgloI

^ AiriTALl D^^TALU

quésto coràg^oso papa P asiédierroiìo; 6 a talr tiret- tezze fu ridotto V ambizioso Giliberto, che se ToHe usciroe, gtl contenne promettere con gtaramento di non occupar in avvenire la sedia apostolica. Anche in Germania st trattò di f>ace fra le due fanoni. S^ ab- bocdirano i duéhi e prioeifili cattolici collo flesso yér- rigo If^^ ofibrendosi pronti a ristabili rio pienamedte nel regno r* egli abbandonava Tantipapa. Non era egli lontano dai farto, ma riserbandosi di aver V asseaio de^ principi suoi aderenti , trovò late schiamazEo ne* vescovi scismatici del sno partito, persuasi dèlia lor eadiMa se <]aetta concordia aveva effetto, che aift- per terra tutto quel trattato. In questo medesi* kho anno'(i) es^o angusto Arrigo passò ad un secoa-? *do matrimonio bon Adelaide (chìnmaia PraSsedeA^ Bertoldo ) vedova di Utone marchese di Brande^ burgo, e -figliuola del re della Russia. Le none furo- no celebrate in Colonia « In un grande ascendente si vede in questi tempi la nobilissima casa d'^Este. Are^ va il marchese Alberto Ai-bo II in Germania il suo primogenito Guelfa IV^ principe bellicoso e forte sostegno del partito cattolico, in possesso deU* insi- gne ducato della Baviera. Si studiò egli d^ ingrandir maggiormente la di lui linea con un cospicuo ed uti- lissimo matrimonio, e trattò con papa Urbano II di dsr pec marito alla celebre contessa Matilde Gtìeì/o A% figliuole d^csso Gruelfo IT. Fu la proposizione molto accetta al pontefice, e però indusse la contessa ad accon- sentirvi, ta{n prò incontinenlia^ dire Bertòldo ila Go^ stanaa (2), guampro romani ponfificis obedientia^ ^i* (1) CHronographos Sdxò! AtitiallsU Saxo, ^

(3) Bcrtholdtts CoastantifOMs ìm Ghsoiu

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A n V o MLxan. 5i

éelictt ut i0nio viriiìus sanciae romanae EccUswc cantra seismaUcas posset tuhvenire (i). Sappiamo 4a Alberico monaoo dei tre Fonti (i), che nelP anno prèoedenle Roherto primogeiitto di Guglielmo il . conqaittatore, frmosissimo re d' Inghilterra, e duca

-di Nonnandia, avea tentato di ottenere per moglie la suddetta contessa, ma non gli venne fiatto. Gì' inte- ressi, di qnesti tempi consigliarono il papa e \^ con- tessa ad accordarsi con Guelfo V^ perchè così cogli Stati di Baviera in Germana, e con quei della con- tessa Matilde in Italia e del marchese j4%ikO estense, avolo paterno del medesimo Guelfo Y, si veniva a maggiormente assodare il partito de^ Cattolici. Gbe nei capitoli o nelle promesse di sifibito matrimonio fosse stabilito che gli Stati di Matilde avessero dopo la di lei morte a ricadere in esso Guelfo Y, io non ne dubito ponto, per quel che diremo alf anno 1095. Yenne infatti questo principe in Italie, e ne seguirono le nozze. Perchè dovette con gran segre-

'tesza condursi' questo a0àre, V imperadore Arrigo so- ,Il^ente dopo il fatto venne a saperlo. Ne arrabbiò, ragionevolmente temendo che questo nodo gr imbro- gliasse forte gli affari del regno d^ Italia. Però si die- é^ a far preparamenti per calare di nuovo in queste

' parti. tardarono gli scismatici di Lombardia a prendere tosto i' armi contra dello stesso Guelfo ; eoa poca fortuna nondimeno, perchè furono si ben rice- vuti da lui, che ebbero per grazia di ottenere per mezzo deUa contessa di lui moglie una tregua fino alla pasqua prossima ventura. Circa questi tempi an-

(0 Chron. We^ngart Sigebertas in Chron. (2) Alberic. Monacbos Chron. apud LeibDÌt.

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5*ì AUMLl d' ITALIA

6ora fi <lee riferire un «Itni avTaoiowiito spitùiile «Ha medesima casa d^ Ette. Era aeH^ anno 10Ì7 giunto ai- termine de* suoi giorni il suddetto iamosisfìiao te A" Inghilterra Gugìielm» 'A conqnisiatore, eon latdth re il solo dttoato di Normattdia a Roberto lAié prìmo^ genito, e il regùo d* Inghilterra a Gtuglieìm9 il rosso suo secondogenito. Insorsero tòsto dissensioni ira*i due fratelli, mancò un gagliardo partito feyore?o^ le a Roberto stesso in Inghilterra. Si prevalsero dun- que di tali torbidi i popoli del Maine in Franeis per sottrarsi alP ubbidienza del re d* Inghitterra. E -per- chè conserrayano tuttavia la divozione ai figlinoli dèi secondo letto del marchese Azzo estense, e di Garfknda contessa^ ultimo rampollo di quei principi, K ridiia- marono per la seconda volta al possesso di quel principato. Gli Atti de* Tescovr cenomanensi, dati alla luce dal padre Mabittone (ly, e Orderico Yitale nella s\ia Storia (a) scrìtta in vicinanza di qne* tempi, fanno memoria di questo fatto.'

Scrive spezialmente Orderico, che i Genomani spe- dirono tn Italia i lor Legati ai figriuoK Az%onis marchiò' nis Liguriae^ con grande istanza perchè passassero in Francia. Tennero questi consiglio col padre tuttavia vivènte e cogli amici. Tandem dejìnierunt^ utPulco^ qui natu major erat ( il propagatore della linea esten- se oggidì regnante ) patris honorem ( cioè gli Sta- ti ) in Italia possideret^ Hugo autem fraier ejus principatum ( nel Maine ) ex matris hereditate^ sibi reposcerct Pòrtossi dunque Ugo in Fkrancia, e ri- «)rnò in possesso di quel principato. Ma perciocché

(i) Mabill. AnalectlT. III.

(2) Otderic. Vilslis Hiit. Ecdei. l t. '

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AH NO WLXIUIZ. 55

«ra'«^'ìn08Ì otto di ei«a d^ Esit, ma non avea ere- Alato H v*lore e le tirtù degli EtMmi, gli mise tale apofcnto hi cuove Elia, signor deUa Fleche, con esa^ forargli le ione del re di Ingbikerra, che V indoail .da ha non molto a vendergli quel principate,e a ti* dkiniarftene carico di disonore in It^ia. fu questa gl^ fola^vione degenerante di esso Ugo, Abbiam vedù- Ip cJb' ^fgfi prese per moglie una figliuola del celebre .4ii6a Roberto CtuiscardQ» Ora ecco ciò che ne seri- iltaopnUIodato Orderico : Hicjiliam Roberti Vi- ^scardi conju^em habju,ìi* Sed generosae eonjugis ma" :gnammtatem vir ignavusjerre non vaìens^ ipsam Tepudiavìt. Pro qua re papa Urbanus ( li ) palam tpum excomumica^it. Questa ad altre azioni poco lo« ' devoti, che io non tacerò, del medesimo Ugo, furono infin: cagiqfie che i suoi il cacciarono di dai monti ^0 inviarh) in Borgogna. Secondo Lupo Protospa-* la (i)^ iu celebrato nel mese di settembre di quesf an- no in Melfi di Puglia un gran concilio di vescovi, al quale intervennero anche tutti i Baroni di quelle par- . ti. Fu in esso accettate e giurata la tregua di Dio rper le nemictne private: del che s^ è fetto menzione di sopra* :Ancorchè Lupo non parli di papa Urbano; pnre,sap(ttamo ch^egli precedette a qnel concilio, e )o stesso storico c^ insegna che esso pontefice si por- tò dipoi « Bari,, ed appresso consecrò la chiesa di Briodisir Attesta Romoaldo salernitano (a), che in quel concilio Ruggieri duca di Puglia giurò vassaU , laggiù al papa, e fu col confalone investito dei duca- lo* Mori in quesCjmn» Sichelgaita saa madre, e . (i) Lupus Protospalt ìa Cbron. (a) RomaaUoi SaUrih in Cbrpn. Tom. TIL Re^. Jtal.

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5 4 AVVALI D^ ITALIA.'.

uel medesimo parlmeote^ e Don già neiraono 1086, come ha il testo del Malaterra (i), da me creduia scorretto, Ruggieri conte di Sicilia mUe V assedio «Ha città d' Agrigento, o^dì Girgenti. Yi stette sot- to da quattro mesi, ed areodola astretta alla resa nel 35 di luglio, TI colse dentro i figtiuoli e la moglie di Gomutto amira de** Saraceni, che furono da lui trattati eoa molta cortesia; e facilitarono poscia a lui Tacquisto delPimpor tante fortezza di castello s. Gio- vanni : al che con tanti desiderii e sf jrù non era pota- to giugnere mai in addietro. Imperocché impadroni- tosi di undici terre circonvicine, e mosso poi tratta- to di concordia col mentovato Camutto, tanto operò, che il Saraceno non solamente abbracciò il partito di Ruggieri, ma anche la religion cristiana. Questo esempio commosse gli altri Mori a f^r lo stesso, e a consegnar il suddetto castello di s. Giovanni al con- te. Furono assegnate a Camutto in Calabria molte terre, ed egli finché visse, non mancò mai alla fedel- tà verso i Normanni. Noveiro scrittore arabo mette la conquista fatta da Ruggieri di castello s. Giovanni e di Girgenti, sotto il precedente anno. Mori certo nel presente Lanfranco di nazion pavese, glorioso arcivescovo di Cantorberi in Inghilterra, con odore di santità, e mancò in lui uno degli insigni personag- gi di questo secolo. Fu restitutore delle lettere in Francia, della religione in Inghilterra. In Piacenza era stato accettato per vescovo Foninone già vescovo cattolico di Sutri. Non poteano accomodarsi al suo zelo i fazionari scismatici, e però crudelmente un giorno gli levarono la vita con cavargli prima gli oc* (i) Gtnfridas Malaterra lib. 4) csp* 5.

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ói\^ é poltaj^arlo a pezzi. ^ laonde fu riguardilo qual martire dalla chiesa <:afto]fcfi. P«f testimonia &za di Si- , gebei-to (i), ceminctò in qaestì tempi il morbo pesti-. ìenzhìe-^tlJu'Qco sacro ad affiUggère la Lorena^ e si, sparse dipoi |icr la Francia e per 1" Italia. Consuma- va è poco a poeo le carni del corpo- umano, e ridu- ceva a( morte i pottenti, dicendoli direnir come car- boni. Fu per questo celare' col tempo la divozion de^popoK a s. Antonio abate, renerato in Yienna del Délfinato, dove ricorreva la gente per la guarigione ài questo male. £ di qui ebbero origine tante chiese di s. Antonio abate, anche per le città d^ Italia, e il dipingere o rappresentare in altra maniera il aanto suddetto, colle fiamme di fuoco in mano, o da ou la- to della sua immagine. Questo fuoco nelle antiche sue immagini significaTa la sua gran carità ; H porco a^ piedi, la vittoria di tutti gli affetti sensuali* Ma il rozzo popolo interpretò ch^ egli avesse particolar vir- tù contra del fuoco, e per la salute dei bestiami* L* ordine de' religiosi istituito sotto il suo nome fu poi soppresso ; il morbo per misericordia jdel Signore col tempo anche esso cessò, ma ne dura tuttavia. lame- moria col nome di fuoco di s. Antonio, santo venera- to con altra idea a''di nostri dal volgo, qual protettore e liberatore dagHncendi cagionati dal fliocp naturale.

( CRISTO Mxc. IncEzione iiir. Anno di ( URBANO II, papa 5.

( ARRIGO IV, re 35, imperadore 7.

Seguitava, bensì in Germania la dissensione e la guerra fra i cattolici e gli scismatici ; pure appren- (1) Sigeberloi in Gbron*

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56 IRlrALt D^ ITALIA

ctendo V augusto Arrigo^ che 1- unione di Gueil/b f^c eolla grtdf contessa Matilde potesse dare un tracollo 8^ suoi interessi in Italia, determinò di valicar le Alpi, e df portar loro addosso^ la guerr». Calò dunque in Italia con ntt poderoso es^cito nel mar^o ààV anno presente. AUMamo da Donizone (i), che anche prima Atnf^o avea danneggiato, per qnanto potè, la sud- detta contessa, eon torte in Lorena ^utte le castella e ville e lei pervenute per eredità della dachessu Meatrìùé sua ma<jlre, «a riserva del ibrte e ricco Ca* steltobrigecino:

Praeteréa inllas ac opplda^ qaae comttissa^ Ilaeo ultra marites possederai a genitrice^ AhstuUi otnnino^ nisi castrum Brigerinum, Era ih possesso la contessa Matilde da gran tem- po di Mantova, città signoreggiata anche dal mar^ chese Bonifàiìio suo padre. Ne imprese il blocco ó r assedio Arrigo, con devastarne intanto il territorio. Rittrossi la contessa alle sue fortezze della montagna reggiana e modonese. Ossia che Arrigo non intra- prendesse queir assedio si presto, o che non fosse é lui facile r armar di gente tutto il largo circondario del lago ch^ difende quella città, noi troviamo entro essa'importànlie città il duca Guelfo cólta moglie^ nel'di 27 di giugno dell* anno presente. Ciò si racco* glie da un loro diploma (a), dato in Sbntova F' ca- ìendas julii^ anno dominicae Jncarn^tioais^ miUesi- mo uonagesimo, Indiction^ iertiadecima ^ da me veduto e dato alla luce, con cui confermarono ed ac- crebbero-i beni e privilegi al popolo mantovano: det- <r)Donizo in Vit. Matiìd. lib. 2, cap. 4. (a) Antichità Estensi P. I, e* 2^ . .

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A Ir W o iQc. 57

tenne di pradente politica per maggtormeille impe- gnarlo ed animarlo alla difesa della patria. Anche il Stgonio ne fece menzione, ma con rappresentarlo scritto nel!* Indi%ione XII (i), 11 registro ch'aio ho' ATtito sotto gli occhi, ha r Indi%ione XIII^ che eor-r re Benhanno presente^ Quel diploma ha il tegnente principio : Guelfo Dti grada dux et nterrùhiù^ Ma^ thilde Dei grada ^ si quid est Dovettero poi nsdr« di Mantova Guelfo e Matilde, e sappiamo da Donilo*' Ile, che la contessa si ritirò alle sue fortezze nelle montagne; e da Bertoldo (3), che di grandi incendi e danni sofferirono in queiti tempi gii Stati dei duca Guelfo y, non so bene, se quei della moglie o del- l' avolo marchese A%%o, Ma Guelfo ' massimamente per le esortazioni della contessa sempre stette saldo a^r attaccamento alla parte pontificia, e resistè aUa in'sa nemica. Impadronissi nondhheno irrigo di fii- vaKa e di Governolo, due luoghi importanti d^ Man- tovano, e seguitò a tener chiusi in ^ittà quegli sl^i- tanti, a^ quali Matilde di tanto io tanto spediva rin« freschi di gente e di viveri. Per . attestato di vari Storici mori in quest^ anno (3) Liutótldo -dnca di Gè- Hntìa, uno deT pie >fodéli adoremi . di Arrigo^ BgK è jo stesto che vedemmo nlPanno ioS> eoi home di Zfiiéaldù tenere on pleeHo' Su Padova. Area questo duca poco innanzi' inght^ametote ripu«^tfti la ptropvia jbogtie, e presane un^ altra <:on licenza àéV anfipepa Clemente, ehedovea condiscendere a tutte- le 'istanM anche inique de' suoi ^rti^aiM par non dis^starii*

(i) Sigon. de Regno Itatiae f. 9. ^

(2) Berthold. Coastantiensis in Cfaron.'

(3) Idem ibidem. Abnalif la Saxo. Chiome Aagoifo^.

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5S. AirKHl D^ITAUA.

Dissi esser io eli parere ch^ egli governasse anoora la Marca di Verona^ città io questi tempi fedele ad Ar- rigo. Ne farel4>e anche iestimoniansa un diploma di fsffo angusto, eh'' io ho pubblicato, co^e «[tettante »U-anao presente (i), ma s^sa esaminarne le note cronologiche, che sono.afl&(to difettose. Fu esso dato in &rore del ministero veronetAdi s. Zenone, ^n- no domiuicae Incarnatfonis millesimo nonagesimo^ sexi^a ludictionti regnante Henrico imperatore III^ T£gm e/US XXXI F'; imp^rii autem F'ITI. Hoc actum est If^idus aprilis F'tronae. Ma, come dissi, non so io c^a combinar queste note* Non sarà origi- nai^ quel diploma, ma un abbozzo mal fatto, quan- tunque a prima rista autentico a me paresse. Presso Qofl&edo Malaterra (a) truovasi cosi intricata la Cro- llo logia di.JSii^f ieri co/if e di Sidlia^eh^ io non cao dare per certo il tempo delie imprese da lui narrate^ niessa in confronto con altri Storici. Racconta egli, che di nuovo si riacceee la guerra fra i di lui nipoti, cioè fra Ruggieri duca di Puglia e Boamondo. Ac-^ ^rse in aiuto del primo il conte^ e dopo due anni di diseordia si riconciliarono. Pare che V Anonimo ba* reme (5) metta il principio di tal rottura nelP anno lo8S, con dire eh» Beri si accordò con Boamoodo ; e ae ciò foste, neir ani^? presente si sarebbono quei due principi amicati. Soggiugne il Malaterra, che nel* r anno 1089 esso con|e Ruggieri (4) passò alle lene noue con Adelaide^ nipote di Bonifacio ^unosissi«>

(1) Antiqait. lulic. Dissert, 67. (a) Malaterra lib. 4* osp. io.

(3) Anonymas Btrensis T. Rer. Ital.

(4) Malaterra lib. 4. cap. i3*

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A V K o lae. - 59^

mo marchese d^ Italiii, cioè, come si crede, marchese del Mooferrsto. Fioalaiente scrive che neiraono pre« sente il popolo detta città di Neto si soggettò al di liù dominio: cod che ni un laogo in Sidlia testò che non riconoscesse la di lai signoria. Eresse egli vari Teseo- Tati^ fondò chiese e monisteri, promosse in ogni par- te il culto del Tero Di%precedendo «tatti ooll^eatm* pio deUa pietà. Restò nondimeno in Sicilia una gran quantità di Saraceni, a^ qnali fu permesso il tirerà e credere secondo la lor legge, purché ossertastèro la fedeltà dovuta al sovrano. Passò ì inoltre il «onte Ruggieri coU^arnata naTale all'* ìsola di Malta nel m^ se di kiglio, e mise T assedio ella' città. Ha 'creduto |itù d' uno, fÀì* e^ s** impadronisse di quelP isola B^^ anno presente, ma senza fondamento. Tutto ciò che guadagnò Ruggieri in tale spediaione, come^iarr^ Goffredo MaUterra (i), fu di liberar gli sigiavi crì- sUani, e di oostrìgnere que^ Mori a pagargli tributi, e a far seco lega, con obbligo di aiuto ne"*, bisogni. Sa'- condo i conti di Camillo Pellegrioi <a), diede fine al* la sua Tita Terso il fine di quesC anno Giardino /, principe di Gapua, lodato non poco da Romoaldo salernitano. Ma di parleremo all^ anno seguentCì in cui forse si dee riferir la sua morte.

(1) IMalalerra lib. 4i cap. 16.

(a) Camillas Peregria. Hiit. Princ. Langt^ard.

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'( €A|$TO nxi»; Ifidi^. XIV. /

. Anno di ( yWA^lXJIv papa 4.

pfur tvlla'ilrv^ri^ TiatHidift ovirflco;Uhlofia<iìdi.llbati %P9ft. Xrovii 4^ iQ fiof^ ti. Be^faoidii jeÉf^9g«v^àua QoM for|e «i Mi4piortfmAe <sltà cf>n:àcbperaeJft pÉUsM te.weditifett ,4^r or9^.«( j^werlicfe ilscnor^ .dt^^sM C^Udìni. £0nl|^. 4^ei•t rpiiecìò Dowaooc somdìisòi'Ìb

««yipRciacehè. ptpyy<»diiti(bl». ìi «bcit ìGtwj/^ 0.

eon^sa McUiféedi^méfkQ. m «a^ del lanwogàcvaké^

«tfd»bono p^lii^9 vqI«^oV^»^c^<*^ P^ «Hii R'«sae«

4io« e maoltmur la-:pi!dto»«»$a' &t1r diunan. , adf ne npab

ad Arrifa% BnkM'Mosa donqijHs^ T arisi tedeaekc^jin

fiMlU^eUtè, VH^ già m^X sébtato nnUk. a di ss^ 4' m

pnle, cq^«^<$crìis#^ taluniO, «la itel f^omo pmedLciH

tt, aon^'si rio^n 4al s«iddetto 'DohwDiia^.cto jgoìì

parta <(i) : * - .j ■•..:* J .4

J^omqua neete Jhum, Jadas meisoatwr^^^Kim

Tr^didiiyhac ipsajkitkèee mria JMaatea^^lcrt

Tradita. [ . : - . f . -'. j .1

£1^ la goarnigioD di Matilde itanU» l tempo obo

potè nscendo pel Lago iii turche «alyv^le pcraonem

ìt eqiiipaggjU>. Jl ciAloIico ye&oovo -UiMÌdu^^e -nn fag<«

acch^ egli) ricoverandosi pesti) bimeénioia con*

tessa, rifugio allora di tuui i cattoKoi>ittliaM persfr»

guìtati. Arrigo d4>QÌ introDÌ;izò nella dnesadi^JUaìi'»

tova Canone^ cioè Corrado vescovo ^cifm^lic^. ^\t*e

( I) Donixo in Vita MathUdis hh^ . i ( )

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A Wvir D ' ÌÈÈMt, 61

iooUre le sne conquiste eolP ìntpadrcmirii di tuUe le terre di dai* Po, 'diansi t^ndieoti alla suddetta contessa, eooettochè di' Piadena, patria nel secolo decimoqaiiile di Baitolonimea detto il Platina, acrit* tore celebre ; e di Nogara, oggidì terra del Veronese, che tennero forte couira lo sfotuo dei Tedeschi. Nel^ la state munirà avendo assediata la fofte teirra di Ma'- nerbfo, oggidì posta' nel distretto dk Bresda, coHa h*' me in fine la coeuinse alfo resa* Dopo la presa 6i Mantóra, sorìye il S%onio <i) che la città di Ferrara, situata allora oltre Po, sema «spettar la forza, si sot« topose 90 Arrigo. Onde a* abhià egli tratta questa notizia non V ho scoperto finora. <2erto è che queUa città si levò dalla devozione dèlia contessa Matilde, e a suo tempo vedreuM» eh** essa valorosamente la ri-* cuperò i e perciò non è impr^abile la sua ribellìene Vii quest^anno, anno assai foTorevoleàd Arrigo. Ten- ne papn Urbano un concilo nell' anno presente in Benevento, dove stabili molti punti di disciplina ec^ clesiastiea, e conl«rmò U censure eontra deli^ antipa'^ pa ^uiberto. Ma mentie egli dimorava in quelle par- ti, essendo cresci ula la baldanza ^gli scismatici per le prosperità d* Arrigo, i Romain, che mutavano faciU mente vela ad ogni vento (2), con firodcs* imposses- nrono della torre di Crescenzio, cioè di Castello sant^ Angelo, e tenne anche loro in pensiero di^ coecarlo. Lardarono oltre a ciò entrare in Roma il saddetto antipapa, che forse questa volta si credette di stabilir ivi per sempre ti suo trono, ma gli andò lalltta, siccome vedremo. Teggendo intanto Guelfo

(1) 'Sigón. de Regno Ital. lib. 5.

(2) Berthoidus Cotittantiens. in Gbron. ^ .

edbyCOOgle

63 àrnmàhi d'jtalu '

IF"^ duca di Bflvìeray ìèt catti?* pièga che 9veàiio pr«ia in Italia gP iatcresù di Guel/ò V^ suo figliuo- lo,\^ daHa contessa Maìilde^ %\Mà nwora, nel mese d^ agosto calò io Italia, e trattò di pace verisimilmea'* te per via di me^aiuri, eolP aognsto Arrigo, con con- dizione che questi abbandonasse T antipapa, e rioo- noscesse Urbano II papa legittimo, e restituisse tutti i bew ingiiistamente tolti ad esso duca Gueiib suo fi* gliuftlo e agli altri aderenti, tutti» Arrigo iosQpefbtto della {ortuna presente, rigettò ogni proposision di 'accordo, dimodoché il duca se ne tornò in AleoH^aa: e contuttoché molti di quelle contrade in questi tem- pi SI ditiUaraasen» .del partilo di Arrigo, pure Gudfo risregliò molti altri ancora conira di lui, e propose ancora di create un nuovo re : cosa che non ebbe effetto per la pigrizia e malevolensa d** alcuni.

Per attestato del medesimo Bertoldo, tei minò in quest"* anno i suoi giorni Miklaide marchtsaiia di 3usa e di Tv>riti0, celebre principessa, e già suocera d^ Arrigo. Chi succedesse nc3ia ricca eredità de^ snut Stati, lo vedremo aU^anoo seguente. Benché il Pel- legrini, siccome abbiam detto, metta la morte di Giordano /, principe di Gapua, verso il fine delPonr no precedente, affidato suir autorità di Lupo Proto- spata \ essendo assai confusi i testi di queUo. storico, non sembra assai sicura la di lui asserzione, dacchà pia chiaramente Romoaldo salernitano scrive che anno MXCI^ Indictione XI F^ mense Jebruario^ Jordanus Capuae de/uncius est anno XJIl princir potus. Quel che é certo, dopo la morte di Giordano i Capuani si ribellarono e cacciarono fuor di città Riccardo 21^ [ rimogenito ed ered? del defunto prìn-

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_A'if ir o voLCu 65

cipe^ coit tatti' i Normaani. Ds!- suildetto Bertoldo di Costanza è narrata sotto ques^^ aboo quella ribalto* fìe, seiobrando perdo, che anch^ egli differisca all-an-' no presente la mort« di Giordano. 'Per attestato di Pietro diacono (i)si ritirò Riccardo ad Arersa sua città eoa sua madre Galtefgrima^ sorella di Gisolfo li^ prsnoipe di Salerno ; ed implorato 1' aiuto di Maggieri duca di Puglia,- renuta che fa la state^às-^ con un possente esercito sotto Capua, mettendo a ferrose fìiioeo tutta la campagna. Seguita a dire esso Pietro diacono : et tamdiu eos expugnaskt^ us^uequo Capuani^ necessitale coacti^ praedielo Riéhardo munitiones redderent^ eumque recipierUes, sibi in prmcipem consecrarent ; quasiché in questo medesimo anno Riccardo riacquistasse la signoria di Capua. Ma quel tamdiu eoairontato colle toriè di Lupo Protospata (a) e di Romoaldo salernitano (5)^ Tuoi 4ire che Riccardo seguitò a far guerra a^ Ca« puani, finché dopo ^n tempo, cioè neiranno 109S, siccome vedremo. Il ridusse air ubbidienza sua. Era-* si anche sollevata la città di Cosenza in Calabria pon^ tr» del duca Ruggieri (4)* Chiamò questi in suo aiu* to Muggieri conte di Sicilia, che- ri accorse eoa un hìsssn eorpò Saraceni e delle sue vecchie truppe. Fu formato l' assedio, e v"* intervenne col duca an« ihm Boamondo iXLO fratello. Operò tanto colla sua^ destrecza il coate, cheque^ cittadini finalmente si ri* conciliarono col duca, il quale entrsito nella città or«

(1) Petrus DiacoD. Cbron. Caswnen. I. 4> <^* 10^ j 4

(2) Lupus Protospita in Chron.

(3) Romaaldtts Salernit. in GhroD. Toro. VII, Rer. Ital^

(4) Gaàfrìdas fifiUterra lib^IV, e. 17.

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6$ tXtOJJt B^ITU^À

dioò tosto, che nel colle japeriore ti pisntatte una forteoM^ par impedir li iDoaoii una simil prosiiii- none di quegli filanti. H conte Ruggieri, che femprie sapei^peiewc nelle dBtgrazie del dirai, sua nipote, ot- tenne anche questa ?oUa ^ lui per guiderdone di questa fatica il domìnio neUa metà di FalermcH: il cjbs àia coodscere, ohe Roberto Gutteavdo in co»* quietaoMa, tutta la rttanne in suo potare, ^ ne diede h awtà al firateUo, come penaò Leone os^n* se. IBgfiorò «fi poi si fiittm^ente Palermo per opera dei conte Rugf^en, che ne riearava maggio» profìtto possedendola solo per metà, che quando interamente ne era signore il duca. Teggasi anowa airaono 1 122, doiFC ti paria di questo. Se fossero ben corrette le Note cronologiehe* di un documento da me prodot- to altrove (i), noi sapremmo dora in q^sti tempi di* inorasse la contessa Abtilde. Nella copia tf noi con* servata da PellegHno Prtsciani, queUIa carta si dice data arma ab Inearnaiione Domini niilìesimo noma^ gesimo primo^ die nuiuis madiij Imdictione XIÌ^ eum tsstidonma Mmtilda^graiia Dei ducatrix et eomiUt»a^ marchionis Bonifatiijilia^ in loco -saneti G^earii^ óoè ia s. Cesano, distretto di Modena. Ma qadV Indictione XI J non conviene alP anno pre- sente. E^trovandosiatiora colla contosm Ugo veecovo di Mantova, ^^Landaìfo i^escwo di Ferrara, q<teiA due pastori, sooondo TUghelIi, molto dopo il pvesea* te um^tw[90/a promossi a qudle dùese» Però, io nulla so accertare del tempo in cui quella carta lo. •critta.

(1) Antiquilal. Italicar. DiiserUt. 11.

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1 V V ^ ABTOXt/f 6Sì

(CaiSTO Mieli. Indaioneffiro - Anno « ( VfifiANO n, pap^^S.

( ARRIGO ly, re 3;, imperidortg.

" P«r qòanto potè, st gallò V On^^ia Arrigo ^^ gaastar \t terre Gual/ò F daca: e clellft cotn(05#tf > MctUdt* 9la non attanoaiano apio aUa comte^Ot <^bOì di mano^ io mno la avrerlivaiìo ji Mtii ^i* atrfar' aventi <d^ Arrigo pereioeQliè ella iaf(>t>obftiie| lem-, del terDere^K si tro?àv« di là. chK':Axtii9) sfiiM tfver leeo' niliney spedi n qodb mbe mite d^^ nioi, 'oDobatteoti. Gli aftdò.per otCo ^maì dilude&dp ^-% r(go, cott rìtirai^i or qua otf'là^ lento «lie potè fauaay, le sue truppe; è oiè ftAto, andò ad asaelir» ftU^ìmprey-; ^so le genti della conteMa, che se*n* sUfViio idrajar te neUafiUa diTrioontai^ Molti furoiio presH «loltir iMsebis gM liltn si salvarono eolffrv^r d»lle gan4>9i Donixone (x) atlribmoe qnefto>£itlo«ft Uradimenta di^ l%o lor eondotéère, con dire r

Prodiipr emansafuit Mugà noìfiUs ali^^

Mane cantra marem $ed fomJ^ ptodjitiQnmf^

Nam proba nohilHas non turpe sc^lus patrpt

urufuam. ^' . , f

Non ho io diuimidato nella AotioUtà estew, cha.

tal taceia è data ad Ugo figliuolo del marcheie i^ta

Il estense, dorendost leggere e ManSìoJmi} Ifugùii

La capitale della provincia del Maine ia Ftanoii^ ò»

q>pellau Ir Mans. Perchè Ugo,»ÌBComedi} «opm P^

serrammo, era stato signore di quel principato, fi»y

era chiamato Ugo del Manto. Doveva egli mili-

(i) Dontzo ÌQ.yit.Jf^d.hati€|p4&

MURATOai, TOL. XIXVI»

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tare m (difoH doi^iK» 6rtfé^ fT^ figU«dla4i m smo^ frattUD ; e se Tannavate «gK foste reo di qciestP» e ' semn stmia^ ìohjqI sq dire* ])I« «e fu, oan da «9i^ : rswigliaTtevie^ d^Msdiè abbiam già vedati cotne que-. sto prìncipe ixi altre sue azioni def «nero 4tUa y^ià dei tuoi mag^oiri. Cìiuinta che fu la stàte^ Aff^o^eol-: la^ioa acma^ ess^eodo veouio di 'qua dalrBo^'t^itMi^. la guerra cd&tra le fc^teazadeHa ^^néeHa/.SIiBkliin:, de,'9itnat» ndle ùoittagóle ^ UodeiMSCy^sifìrigM^m . gicosdo e incendiando tutte qaeatQ ^ntcad^,(£>«:Pf«^ . se Monte Morello veno Sevigoano pi!èss6 ilFi^an^. siccbme ancora Monte AUcedo^ indi mise Tieasedi^c a Bfonto-.Byio, oggidì Blcutti^ió^ sttora iA m^l^i^n di Modena, e oggidì dei Bolognese* Eralocterqu^t^i caetsUa, bravi i su^ difenforii L* aatìpifKr Qle^Miayf^i: venne tu persona per abboeoarsi noll^iin^etadfiifeiyt&r . visitar ^eir; assedio intanto perchè ondatan^^rnsle'. gli afl^ri della ctmtessa, i sisoi liai'oni' e kx>rtì^m óih; , rtÀùfÀeé(mo vivamente ad esortarlo alla pàìee9eQa:8upHÌ porle che anche Arrigo los&e vogUoso. ilkiita.'Ja:: tempestarono, che contenta -di &mei^ propeeizio^ .; ne in QUO dieta, tenuta per questa nella rocoadicCa&t:. pineta 'ad una radunanza di teologi* B^iìmrtooes^^^ i^o catteUco di Reg^o còlla i9Kg^or patte i&iroa>ò'<.!3dJr sentÌBàentè,i<Jhe ta^Ott«tss0 4o«etse cedette ^Lteààpo^^ e pacÉScitii cou Arrigo, «a ìiott gii -per darsi yi>dB-»i tìf^ày Gi6 sarebbe forrse suec^utOyte^non à.^fioose: ahcatd Giovani, probabilnieiitè doate 'del. manisiffiro '. di i!2ti^ossa, il quale tanto perorè cantra' di vul lalèi eg^iU6t«imisntò con dai^spémniBQ ^lac. contessa adi ^nakhè ricino aoooorsa dsfticielè^ cbe litoide '0(^01- (i) Berlcld. Goiin«atl«»i ìnQrtoiu ' ./ . ' ^

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re^olM ^f fai» {)ani coq Amgc^ nemico èà\n QhuftH:. : ^ Sp«s€ lÉtnitiai esso ìmperadore ttitlatlfer state- sotto- Mxpm Mto (4>«eiiza lrQt«& ttlwQo^. ti gffg^ard& fa^- )a«jiffeSs»Mi«IÌ8Pfi»ymi^ottf^ Mttitde. B^sUcrmeeiidi»^^ ta'lMSfftovte, 0s^ adira maochiiu^ «zittire idleglì bs8«k ' diew^^doiic&o tiidró tfikrfigyiu^ d'^essofiurrii^^ ^iiià àitfai Oisitzioile^ini» gli alul itorkii Yems^ ' mtj^wime'eu se» bastardo. Portatogli diluì o^dai^ro'^ a^^ìi^iisS^^tiìildibriialoxifisiipe^M sepolcro. Feo^ ^ iKsm^vféf^àùrànìffì di' egft aret^ci^fare ooouck : fovtètttÙDéspugoibtle, soìolsei^ ateeJio^ m^di'tìkò^ Bieggid) doi|4* ti:fòemò aiqpidntv gli^nW iPtuchi àeh m(^:>d^ ottobre fingendogli [Msarè'at Parma, Tukòr incero, e aoAfi^ a t. Koló,' per teiere ae/potea io»^ ^WèéPé riìttportanta waeca di; GaiRissa^ do^e «elUon^ < no:af07^abtóam redolo tbeibrlittadigssa' egB^ w^a^ fatto; Spèdi colè iioinsiitiMatè la contessei tm'bvbooi' riafosO) ed^eMa st rìtìrè m^ BititanaUk^^w^endo màor^ -^ ta^unvMia nebbia «alkici^è: r miliiei eT^wM^^tureìto arGaneaae^vfci i^Bto Mia eooleesal fo *ooa -^osìo 4ieto aUa^^óiaiù, e le riiiMi £ prendere te fbandietjrlfl^e- riale^7 eaduta ^* pofno al figUoei^^del 47SArcAe«^ Ofertotr GbietHo nArrigo^ d^ f^i^iiifsnoii paast^ rnsoalò^lptina^ e poìiAìjeoAdiuift di lèiielP^k %ni. «^.aiidàvr sinionmde^ ^Bma ai^ÉotM (i^^peròi JiBfibe^ laseontessropaaaò iriirePo^ e primi^i^ t(9ìd^inMa«^ r«iBio^nnau^tò jiiinantOffibdle^tte teare;ferdi]ie^.«t fr« ie altre h torre.di Gomnalo^ e Brrake^ Per QnaB?r. to^ccite BeitoJhdo da GoitanKa^ p<^ tMumpfifsd^, fatò il aantonalab delTinuiD preseotifef«firì.di StoÉSB^*

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^8 AHVILI ti* ITALIA

ÌQ Ticioaoza noodimeiia d* està cHt4, psr non afor potato «T»f r if^grefl^ nelb batilic^ ài ^ i^ìttrg ^ pf r^ ciocché preaiQ ali» medefia»» s' «ra.inca^dUalOy^ioò ben feftificator antipapa Gilberto. Per \9t memoci^ ebe rapporta il cardinai Baro^io, Bf^arlsoa, aver eaio pontefice fatto nel pca«9ntft ^no viaggio ft Snkr- no, do^ nel. di 1 4 di sottambre confermò i auoi pri- Tìlegi a Pieira abaie deXV iotigiBo monittero deib Cftva.

. AcjBennal di sopra la morte di Addaide mareiieMilA di Su^ e di Torino. Contiene ora- aggiugnei» eie cbe'tt f addato Bertoldo autore ^ntemporaneo aeri* t% iotorno alla, di lei eredità. In LQngob^rdia^ dico «|li) ConroAts JUius Htnrici regi^ bona Adelh^ dae T^uriniBrms oomiàasa ùtpasUf qwie eji^Hlmn ^eùmiihMe nepos^ JiUua Federici comiiis habere dt^ìt C dopo aver detto cbe quatto Arigo con- te asaaissimo: rìsplendefaper la urna (àetà e pel aoo eoflante attaccamento in questi torbidi tempi al pary tko pontificiD, ^d aver egK avolo per suoi, geakori Iiodovico conte e Sofia zia mi^cna di^a eontessa Matiiffo, ed. essere mancato di vita nella festa di s. Pietro deU^ anno precedente, sof^gne: Mujus ergo JlKum ex nepte damìnae Adelkeidàe smcepiwH^ Menricus rex cum^ JUi^ ( Comdo ) éxihercdare ptvposuit; ternmque e/us hottUHer invmdendotf ^éc- circumqua^e devttsiandó^ e^am J^ueiuariùnù monàsierio muUa wmìainluUh Bi qài pertanto mi^ sce grappo assdi difficile nella storio genealogica della real casa cB Sovofa^ e non saffioientementesòo!*- to dal Gnidienon .* lao«|do è da aspettare qualche al- tro più sparto serittore^ il quate pia eiattamentt H-

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'A ir H o mcii. '$9

^f^ercU e tir maggior lame metta i fiitti qneYnncìlù -«lie da tanti aeeoli In qua con gloriosa saccessione ii- ioitrnio ritelia. Fer le notiiie prodotte dairUgbcl- ^ (i)jfi fco^e che in qoest^ anno mentre pn^nz Vi^^ '%an» dimoraTS in Anagai, ad stanza della contesisi IMIdt eresse in arctrescorato la nobii chiesa di Pi- sa^ m maniera «he Daiberio era vescoTo di queUa «Atfà, Aril primo arcirescoTO dcUa medesima, e a ttii forono sottoposti i vescoTati della Corsica. Di tS)5 vomere oecasion di parlare all' anno i 1 1 8. Aveva già èooeertato V augusto Arrigo un abboccamento cbn iMislao re d^ 'Ungheria (a), e già erano vicini od llBContrarsi verso il nhtalé del Signore, quando Gueì- IV^ duca di Baviera, aopraggiùngendo con varie •qoidre d^ armati interrappe il loro congresso, e fece tornare vergognosamente indietro Arrigo. Scrive Lu- po Protospata (5), che nelP anno presente per es*s0r- ri ribellato il popolo della città d' Oria a JBoatnondo loro signore, questo coir ajuto de^ circonricini anùei aaiae P assedio a quella città. Tanto ardire nondimei)o e iom ebbero gli Orietani, che il cacciarono di là, e gli preseib V equn|)aggio e le bandiere. A RuggieYi^ eoide di Sicilia,, la morte irapi in quest^ anno Oiòr-- ifaiiioy sno'figfiuold bastardo (4)9 giovine di granfa- lare,' iM si credeva deltioato alla succession del pa- die,* giacché egli altro fighnolo non avea allora, che qtt«sto< Ne In tnconsolàbile ftu|;gteri. Ma volle Dio aaeittfargU le lagrime ion dargli nel presente anno

. (I) Ughellias Ita). Sacr. T. III. io Àrchiepitc Pisan.

(2) Berlholdas tio^stanliensis in Chroo. '' (%) Lupus Pròtóspata in Cbr.

(4) Qaaf^Uos.UsIaterrt,!» 4, t^ t9.

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.ua figlinolo legitUmQ, a luì pariorito da. ÀttkkUA ,aua secoada iDOgUe. Eiaendoti anche ribeBaUlaoitr .tà di.Peutarga, o Peotarfa, che dianzi era pottfltpoata a.Glordaiio^ JKuggieri colla forza la ridusse alla : «mi ubbidienza : il che costò la vita «gU autori dt> ^db .sf>Uef»zioii4. Perchè poi T augusto Arxigo domfoflsa nella. città, Hcsggio di.fjombardia, quivi anpora:T«^ iuv£^ .ri«ofio3CÌutA 1^ autorità deir antipapa iGv^bef t9> Besta tuttavia una sua bolla, da me data alla luce (4^ ìa £ùror^ dei canonici I^eggiani colle seguenti ii^tf j: ^Duiipn apì^d Cefenam^ per manum Berneri yiap Petii canceliarih <^^^, dominicjaè IncarMoiionff JKXCIlyJnfUctìom ^/% ai^no auUm pqnti/iufaii^ tdomm Ckoiéntis tertii papae FUll^ idihus juniL

\ ( CRISTO Mxcm. Indizione j. .

Anno di ( URBANO II, papa 6. * . '

( ARRIGO IV, re 38, imperadore \o. ( CORRADO U, re dMralia i.

Un gran colpo venne &tto in quesl^ anao ai di- fensori della parte pontifici^, e prìncip8^mente,.pec quanto si può sospettare, v' ebbe mano la C4/^«^S^ MaU^dù. Goè riusci loro dUndurre .i7arix^ fxh mogenitò deirou^u^^o ^irrigo a ribellarsi. coi^a del padre : il t:he succedette nelP anno presente, 4>cr la* stimonianza di vari storici (a), e non già. più tardi^ come volle Donizonc. Gran a)Ipo, dissi, di. politica, al, ma che non si può leggere senza qualche orroro,

(1) Antiquitat. Italica rV bissCrtàt. ai. 1 , (a) Berfold. Coojlaaiiepsis io. ChrpQ. S^c^ertoi ia Chronico. Dodechinas in Ctoodico. / .

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-dÒDt€dlke eoi padre nc^^ iniquità, sef>arar^ da ìm^ :it» nODi^aCersÌjegUDO dUpeoM» dair onorérlo. 3^ poi daggia e«96re l<iro permessa di levar gli Stati a chi li generò) e d"* impugtràr 1^ ar mi' cantra^ di hii^ \bh scerò io cite' altri me gMiehL Immotivi ohe^oero ri* -^tarqciesto giovale |>«iticipe contrai delipedrè^ si jpeggtoo Hferìti da Dddeeìbino, e fltoà «osi (nrridi^ cbe si ha della pene a crederli veri (a). Cioè avendo Ar- %^ coticeputo ordio e spl'ézto di A4èlcUde ( chiann»- WPìhaèseée da altri ) sUà inègKd) la mii«ia prìgioate, #edelieenta a molti d^^usMlé^ viòletita^ td eùjtìò «o^he it figlhiolo Corrado^ a lare lo stesso. PefcKè ^«esti-rìeasò di commet«are questo defmdo eccesso^ cominciò Arrigo a dire che egli non era suo figliuo- lo, ma bensì di tìn certo printipa di Suevia, a cui portava somiglianti Te fattezze. Ora che Adelaide fos- se maltrattata dalP augusto consorte, non si può con- troverterie. Ella stessa in due concili! accusò il marit9 delle violenze a lei fatte. Altresì è fuor di dubbio, chq Corrado fa principe umile, modesto e pieno di tutta bontà, aecoiMiaodosi tutti gli scrittori' a confessariq tftte; e pbò credere eh' egli fosse anehe mai sod^ tKslitto del^ padrew Quando ^ia vtvo che Ajrrigo gli propontssse il suddetto vislimo, ai mériterdibe )>en9 ttd padre tale, ohe «IdidiiBrassimo enandio paaao f furìofto« Comunque sié^ trovavasi Corrado col padrp io Italia,. e,;. siocQmei(|pàf dicemmo, -era coeso in Pte^ forooCfr a xùettevsi/iot possesso idegB Stati deUftOMttei?* sa u^delaide avola sua* Si servi di questa, coogiun-

- (JE^BérfU^l. Conshiiilieiisis hi €hioQ. SfgèMttOI in Ghronico. D^ectinos iu Qitodìdo. v 0 . .

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.^3 AHlliXI D |TA(.I4

lura la coatesia Matilda, o alciiiio de' saoirparligMm per guadagnarb, con esibirgli dt brìo re d' Italia. Un grande incanto ai 6gliuoU di Admno è la Tiata d? una corona. Ma non andò si segreto il maneg^o, che non ne venisse qualche sospetto ad Arrigo suo .padre* Perciò furbescamente chiamato a il £glioolo, il mise in prigione. Si sa th? egli ebbe maniera di ùu^ girsene, e di ricoverarsi presso la contessa libUlde» la quale V inviò a papa Urbano per /ottener V assol^-^ none della scomunica ; il che gli fix ben facile» JB*ec9 gran rumore dappertntto, ma speddmente in Lpn^-^ bardia, questo ritirarsi da Arrigo un figliuolo ornato di si belle doti i ed essendosi ancora sparie lie sopi^ accennate voci contra d^ esso imperadorct stomacali Bon pochi abbracciarono il partito de' cattolici. Qai«1 die (ùù importa, le città di lUtlano, Cremona, Lodi e Piacenza, abbandonato Arrigo, fòc^o cantra di lui una lega per venli anni avyenif e col ditca. Guelfa colla contessa Matilde sua mogUe: il che diede un gran tracollo agli interessi e air estiaoazione d^ esso angusto. Abbiam già veduto che Milano, Lodi e Pa- via, aveano presa ^akhe forma ài repubblica, ossia dk città libera, governata dai suoi cittadini e non più Sai ministri imperiali. To io credendo che ma^or- snnate quelle città in tempi si sconcertati stdMlisfero il proprio governo, e oomiaciassero a reggersi co' pron pri nuziali, rioonoscfndo nondimeno la sovrana au^ torità di ehi era re d"* Italia. L^ esemfuo d^esse a pò* co a poco indusse dipoi P altre città d^ Italia a ate^ tersi in libertà..

Fu poi mandato Qqrrado a Milano,, dove p^ le mani d^ Anselmo arcisfescoifo cattolico di qn^eH^i ^t-

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A'fr w o ■Lxciu. >^S

rìceretté Ut 09fonà étì regnò d* Ilafib tanto iti Htm^ », qaanto^ nélk basilica mìlcnese di t. Ambrosio. -b meodotie anche LattdoHb jnoiore (t), cogoominato da É, Paolo') Morièo i&ilanefe èi questi tempi, délftì cui Storia comineeremo a ràkrd, eon iscrìrere: Cono quoque rtx ( Gonone e Corrado, torncf io qui a ri- {>eletlo, è !o stesso nome ) qui dum pater ejus Weth rieus 9ivèret, per contraèlationem StatUdh corriiU^ Site^ et qffleium hujus Jlniehni de "Rock Jvdt icóro^ natus M^doetiae^ et in ecclesia sancii AmhròsH regaU more. Scrìve ancora Bertoldo da Costatola (s), dier questa eoronatione si Uroe annuente fFtìphone duee Italiae, et Mafhiìda efùs carissiina conjuge, Appreisto 6^ soggiugne the Guelfo IV^ dutsa di Ba- Ytera, padre d^ esso Guelfo Y, poco dappoitenne in Italia a "visitar questo re novello, e ad offerirsi suo fedele adeifente insième eoi '6^uolo. Per questo in- aspettato aecidente restò si depresso e sbalordito l^m* peradore Arrigo, che si ritirò in una fortezza, è quivi grab tempo si trattenne come persona privata, e sen- ta là dignità regale. Anzi fama corse, esser e]^U 'statò preso da tanta afflizione, che si volle dar la mòrte, e ravrel]i)e fatto, se i «uoi non P avessero impedito. Bla in quesf anno terminò i sud gioimi il suddetto Ansehno III^ aravteseovo di BKlano; e perciocché \tk questì tèmpi le latiom contrarìe fiicHmente faèeano gì^interpteti de* gabitietti dM délo^ probabilmente gli sosmatìei dovettero attribuire ai giudizi di EMo^la A tu} morte, per over sostenutola ribelliòn d* un fi- l^olo contra del padre. Ma ricordar non occorre

(i) Lanciolf. junior Hist. Mcdiolan. e. j, T. Y. Aer. Ital. (2) Berthold.' GomlaAtiensis In Chron.

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{74 vuniiu iPaAMià.

qaaii^'sia) se non sempre, almen baie spestf^^laiid^ stara temeiità allorchà Tog^m. meltere mana ne* con- sigli deU^ Altissimo, e immag^aat oagtosi sfpcaanttliir rali degli avveolpenii naturali. Etibe Anselmo; p^r sueeessore Arnolfa nol^ib milanese della Porto Otlen- lale, il qusle non pare credibile, coinè alaunl hamko scritto, che prendesse l' inyestàtnra dallVatigasto Ar- rigo, perchè Milano aHorfi segnitara la parte dd ro- mano pontefice, e del re Corrado. Cb^egll nondime- no avesse delle ppposiziopi, si può dedurre daUf es- ser egli stato solamente n^ll^ anno 109S. consecrato. Si dee anche avvertire^per gloria deU^ .ItaBay che t^ guest^anno s. Aimìmo^ grande splendore del.mona- diismo, fu creato arcirescofo di Gantoi^i, e prima^. te d^^ Inghilterra. Nato nella città di Aosta, Sbrac- ciò nel molesterò di Becco in Normandia la^yita mo- nastica, fu creato abate, e poi conira sua fetonti^ 4al re GugUeìnuy li alzs^ al primo saggio d^a <diiesa inglese. Provò egli dipoi delle gravissime ^essasioni^ che servirono ad accrescere la di lui ^oria in terra, e più nel cielo. Ruggieri duca di Puglia, che evea preso per moglie Adelaide figliuola di Roberto eoni$ di Fiandra^ e nipote di Filippo re di Francia, s^infer- piò gravemente in que$|oanno,^mcate che si spar- se nuova che era mancato di vita.(i). SoUevar9nsi ^un<|ue centra i di lui Stati e ^gUnoli non solamene te Boamondp suo frate^lio, ma ancora altri barom vassalli suoi. Riavutosi egli da quella malattia, B(n« mondo si riconciliò . tosto con lui} ma. Gu|^lmo di Ctrantmaniol stamdo pertinace ndiaribellionfl^ oUbfe il duca risanato a procedere cdU' ar^ni ^of t^a di (i) Gaafrid. Malaterra lib. 4>i'^<'P« s5.. .

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4*K1f 'q 'UOCIXI, .^

liu.-Colhniyiue -del mpote uni eoiafae Saggieri eon^ •fé di SioHaun baon nerbo di soldati^ t;d' quali f « r»- doito Go^ìeliBo a fbggirsene a GoatanUAopQit c^lfci -ftrdìia di tutti i suoi Stati. La ma^or parte itoadir meno ne riebbe e^t dopo qaakbe «easpo daUa.clar fflaeaia del duca» Prosperò non poco m qnesC aimo ila parte «attolica non febmenU in Ilaliiiy sa aiHbe ^kk Gmnania. Lo ateaao pap» Ikbaoo potè «eiebrare .kfcfioBu ( non io io qual cbiesa >.coa solewiHà la ^inUi del natale, qriantonqne io quella eitlè tuUa?i«i -dimosaMero non posbà segi;»ci deÙ^ antipapa* Il «af^ ^a ponteice, èbe abborriftt 4i'«depefarQ il ximedio 4ctt^^me per cacciarli, ptttftoetO: folle sofiarirU^ ebf 4aqtitetare il popolo ; e taoto più^ percbò Gaet^U» aaet^Angeloi ol^e ad altri -sitìi» restai»' tuttofia in po> tare di 'Gnibèrtotehe vilenei^* buona: guarnifbiHtìi IntantOi «Mo Gttiberto dimoraTflf con ArrigD. in- ¥o» «oda, fitfgéndoti pronlMmo « rinunziaffe il preteao «uo papato, ^e ia altra mahiere non $i potea . dar . ìA poee:aUa Gbiesa. Ho io^prodotto^ ma'OoUe Note eio-* solo^cbe péoo esètU^ uoa.doaaadono toa in fqa»> ^ anno da otio Arrigo (t),> dimorante in ]Mbntoi»>a Conone oisia Corruéo v^bcq^ù dtquella c^tà«:

( CRISTO MLxciv. Indizione 11.' ^ Anno ài ( CREANO* II, papa 7.' ' ,' ' . .

( ARRIGO IV, re Sg, imperadore 11. ' ( CORRADO II, re d' Iialia a. '

U acIfaor'Sigeberto è' qaeUo (2) ohe «Goanaa tu» scoria data in quest' anno dall' imperadare Arrigo

(t) Anfifoit Ifcilio. Difsert. 67.

(a) Sigeberlatia CbrfW*'^ : ....*, .\

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7^ $MMUd iTlTJiLU;

della' G«)lift) cioè imIW Borgogna o Loreo». Scoi 11 «no alloalanameoto dall' Italia a far crescerà sBiUa<i> ratameote la parte poniifioia in quette parti, di ma-^ akra ckio ipoltÌMiffia fiurtcaza si ribeUarooo^ e prosar to r anaiooDUB di fati. Profiupnae anche papaJIi^. bmno. ]>m.B«rtdda:dft Coétan^ (i\ «.daunalttfcni dl'Goft<ado ^laie ?iiidoaiaaase, cioè di Yandomo^juL Vlen «onfenapio (ts) die io qimsìi iempì raotip^pA tor ttofm tuttavia gaairnigiono nel palazzo del Lateranqt ^ èra inoltre padrone di Castello s^at^ An^lo .Ordel^ baùUoa vaticana* Abitava aU^ iiiooiitro qiiasi pm«7 tatuante papaUr|)ano nella casa di; Gio-iraaxu Frangjir^ pMie^ nobile romane, la qpale<devea aver sembianza di fortnza. Quindici di prima di pasqu^vennea tro* ^«^0 Ferrnoeio, lasciato .dal suddetto Qui^erto per custode d^ esso palazzo, ktaraneaae, ofi^endo di dar- gli quel riguardsvol edìfiaio, parche gli hue pagati. Qoabaona somma di danari» Era Tota bb^sa ponf> tifiaia^ e pttroiòt Urbano n raacomaadò ai iv^covi a casdiniJi, che poco ^U. diedero, perchè poveri anche essi a oagion della persoouaiono e de^ maialini .correa? ti^7r<^?ossiper aooidentein Rovail suddetto Golr fredo abate Ttndpeinense, e questi ciò udito, T^Adè. tosto i supi muli e cavalli^ e C9ptribul . tutto quanto. Poro e r argento che'ayea; e cop ciò si ultima il marcato pon Ferruccio, ed Urbano entrò in posse^o della torre del palalo latera,mnse^ Col non^e di questa torre pensa il padre Pagi (3) disegnato Ca- fldlo aant^ àng^lo^ Io non ne eoa peréuato* £sso

(i) Berthold. Con^tantiensis io Ghron.

(2) Gofirid. YiDdoctoeiis» hh, Epist. 01 / ^

(3) Pagios Ghritic. ad fkfuuà, %ixmL

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A ir IT' o muxtf. lyf

cibate Goffii^o netta ti^eni segoeiiite (i) n pr«^a di aver tolt^ à Ckiibeno Mtranenre palaUum^ iene» parlar pia della tórre. Se gli avesse aocbe toko Ga« stello sànt^ Afigeld, sieceme^ fortezm ék fli^gior oqìh segueiìté, ntoB T avrebbe egli taciuto. £ Berteldaee- stflAziense ebtarameiUeMierisce^ha Gkabèrto ne ara padrone, e che i suoi impedivaoo tt passava per Poi»* s. Angelo. Ma ohe vo io cercando coogbiettnre ? H suddetto Bertòldo attesta ehé anche nell^saioo lt>97 Guiberto tefiea presidio ìa quel castello. Di- iHoraya tuttavia in Roma il po^cfic» roaMoo nel cb- 20 di giugno, in cui eonferaad i privila^ deHa badia' di Montebello sul Pavese, con boHa dàla (a) Romaex III kaìendti9 JHÌiU^ unno Domini millèsimo nonage^' Simo quarto^ Indidione secundà^ pant^oatus do*' mni Urbani II sepiimo. Abbiamo da Doniaotte (ò). che, per coosiglb delta contessa Matilde^ essopontiefi- ca deteiminò di venire in Lombardia, per maggior- mente fortificare il partito dei' cattolici, e sradicare la gran^gnaF guib^rtiiia% Perciòr verso il fine dalPan* nv, per attestato di Biertoldo (4) celebrò il santo tOL" tale in Toscana, dove fu ad accoglierlo con tutta di- votiòne la contessa Matilde. Se rimase Arrigo som* inamente sconcertato per la fugsi e nbellione del fi** gliuoio Corrado neiranno precedenta, restò egli in questo anche oltremodò svergognato per fuga della regina Adelaide^ anxìì Frassede^ sua moglie. La t»-

(i) Gofftid. ib. Epkt 9.

(2) Campi Istor. di Piacenza T. I, in Append.

(3) Donizo 1. 2, e. 8.

(4) Berthold^ Costant. in Chron.

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MWB cgliiiiiprìgittiMÉla ia»¥erona (t)y edavèiid9 ens: tMraìO mo(k di &r «aperale sue. miseitt alla onid^ dettar contossa MatHdC) con noootsanduBia ìé^ ««jp*.. pe k contessa così ben menare un segreto fumato',^ ohe fnel temo di qaeat^ anno la fece foggir dalle car«^ oetii Eifiigglossi elkpiesao^ìàc^a Guei^Jr^iA quatti cotta ìBomorte Biatilde:le fece un tr^tam^nto ik]>a]H£* sna^ed-allecsln eheelsare^oa ditdbàioooa tutten la iìnquità e crnddtà commesse eomra di 1^ dal be«c siiale.niaEkQ^ il cài diseradito cattamente Jov^tle^ann^l d^^onBcenda>8tìa pnbblitiatiwia di ikitd ^ «i^oàin^ KriendoslpoiteninUl òn gran concilo di cattolici to*-. deschi nella ciittà dtfOestantà da Od>t*nibi oe^ttfoo^u fece la regina suddetta esporre in quella sacra adu* nanzale sue-qi^r^U^ ^ «osMdCo a «degno e com- passione chiunque lai i»4Ji^.I|liaAl^ iti 4Sl^m&liia Cotàl- fo i/^, docfrt ^ BftT^CQ^ còtichtose Maa paee e lega, par tutta la /Si^viiL^' Frauda teuiomce^ Abazia e Ba* viera, sino ai confini dell^ Ungheria : contrade tutte parziali al vera romano pontefice. Seriire sotto- que- st'anno il Dandolo (a), che trovandosi Tiaipefa^^^e Arrigo in Xnvigi, FiigXe Fakdro às^ di Tenef^j gli spedì tra suoi I^egati^ che il trovarono molito Sàysìfj revole agli interessi de^ Yep^ziani. la segno £ chcL, non solaine^t^ ^gU rinnovò i, patti a^chi col popolo, di Yeneria^i'nita.apcora alza ^laa^ro ffinl^ una fi^, ^i^ota^ dri doge, ^coprissi ancora in Y^ij^ezia ilsacro corpo di s. Marco evangelista^ essendo gran tempa. che a' era smarrita la memoria del sito in coi era ft^pelUto ^ e, di nuovo fu posto in luogo^ oggidì aS^

(i) Dodìso 1. a, e. 8, Berthold* ibid< AumitsU Sixo. (a) D2aidiU.inGluon.X.XXl.afir«it»}. .. .J , *

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fstta iijboftov iiella di hd basilica: cbe eosìi aDorBvMi cootamavta per timcnreiie^ kdri pii dblie saere, retiipneyi clMrper|)iù'secfiil imkl lasoÌBrea» riposar le ossa 9»*y cye àé SaaAéràhàik «oche Amgo aogutto per laa; cUfozttte.*a^TÌsitareiii Teoena larhasiUca' suddetto, é* d^O'Btèr giratala oittà^ Ae.éomnendò molto il sito^'t eiU'^oteiaio, e cimeedute esenzioni a ?arì montsteri' seinet tdroòfia térvà fenrau Perebbe nottdimeoo , «s*^- saéd'cbe pééie diqUesi^, uiao, ^e ift tempo :di maggior^ faliatà; Acrigo TÌsitasie YtileEta* AbbiaÉio anche, oil» pimlo^o &fa ito ggeatoimedctimp «ano- dal JsopréU* lodato 'doge Fiitale al popolo di lioaeo, eaitdia fab**i bcÌGi^ehen'lQiti£cato<laUo.8èaisò doge. . *t

( CRISTO ìMv, In j6tlon«^n;

- àwio^ ( URBANO ia^pftf>a ^; ' j .'?!:• i? ( AERI60 IlT, re 4o^i imperadore i :>. »

- - i ( CORRiJK). Hyte d' KaHa 5i

"Passò dalla Toscana nel febbraio dell^anno -pre-* sente In Lombardia' il buon papa Urbano^ e éirca if ^tào di di lÀarzo celebrò trn insigne ' concilio netìsr * ctttàr di ¥ìat^tttà (i), dove intervennero dugentb ve- scovi delP Italia, Borgogna, Francia, lleàragha, Ba- viera ei(l*»itre provincle,*eqaasr quùàron^ilà cherici,* còti più di trentam^ Mei. Si' grande 'fb il coilkcorsa,* die ncth essendovi baàRfea capace di tanta gente', bi^ ^gi4^' téttéf qtieHa saeht' assémWea^ in pierfà éampa- gna. Colà 'ccfeiparvé ìafiforttinàtà regtnrf Mdehv&è^ é% himemè éé^é inftffiiè cSre TetiVeàr {édto "sòAi^u^ rindagnd s«0;Q9ns<»te ArrigOì Non aveado'^lla ac-' (I) Labbe G^cikT/2L , > . . .

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So Ajnriir d* itilu

cMseDtilo a tali sceUerattes^ M <isoIibfigiilft dal iuk ne penitema. Quivi ancora fixrono iMiiiii$i fandc^*- crett riguaf danti la disciplina eeetenaftwa,^ eba afa»* {Milito di molto in questi bi»rrafeoii teiapl} *9* > lennemente fa rinnovata h scomnnka oontn dalFaa« > tipapa e dai suoi adartntl. Ti cooiparviero aawora i* l^ti di Alessio Cormteno^ kaperadora dai Grati, ) con esporre le di lai calde preg^ùera ed istanaeper ottonar soccorso tiontra da^ Tansbl e d' altri infedeli, che già aveano occapatà la atiagi^or parta detf impa- ' rb d'Oriente^ a eolle loro scorrerie' si fitceaai^ fa* dere fin sotto le mura 4i Gostantinopolii» Però papa Urbano iti oomiad^ a predicar la crociatti (i>, 0 mot* ti vi furono cbe con giuramento s^ impegnarono al viaggio ài ohrecnai^, per milttar contro :de^^ infedeli. Fu in tal conginntuaa oonséìorato jirno^ffa ar^wes^o^ ifo di MtlailOy alla cui elezione tanto tempo prima s^ era opposto il legato apostolieo* Nel di 1 1 di aprila passò U papa a Cremona, e venutogK incontro iVgio* Tane re Corrado^ umibnente tenne la sta& al pon* tefice e T addestrò. Gii prestò inoltre giuramento di Meltà, cioè di conserrargli la vita, la. membra, e il pontificato romano. Ucbano all' incontro il ricavetle per fig^uolo daUa santa romana Gbiesa, eoa promet- tergli ogni ajuto e favore per fargli consegmreil re^ gito a la corona impanale, purcbè anch' egU finon- ùaase dia pretaniùon delle investitore ecclesiastiche, faviossi dipoi il papa per mare in Provenca, a vana-' to a Valenza, di spedi le lettere circolari per iovi- tarai prelati ad un concilio da. tenersi in Chiara* ■solite naU'' ottava di s. Martino, oppur im^ giorni (i) Beriholclttt (JoBstsntleaijs la GhroAr

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A vji o ìfxeir, .

destinalo^ C9l|^ ÌPt^p^^ta^i t9€|di4 «r^ifes^vi « da* ge^itQ e.i<«iq!kwfiit?re$<>oyied!aywtì,k^pdièaW ^^o9lM#&i ip»tti»q«*^>» aioiti ilPgokMttWti 4 feaer^ ivi |>«r ik dÌ9^Da ctóBa CWei^ V ^IXo w»*a«of i^ f8|iH»9a ^ <fiella wigoejMWttblea 6i la i»rgpod«(we AìVà ^ W3WVO <)m fi» fervore 4dlo idantissiiap p^p^ j)erìa..^oriittav<»oè di mi armawiiitaper Bb^far Ge- msiteimé 4Mk maoi degl' iirfeddi. C^si crebre è ^[ueflD i«rv«cwe»tOveog* jnBjMamopt^ battalo da vari sentl©rMuatietóe«()d«mi,cb«amebaPterà dvsolaBaente darne «b lieve abbozzo per la concatew^ione di que- sta isteria. À.SÌ ùf^A^e inayi»eatp»«ra ^ precedala k pnedkmnone di Pietro rmn^ &a»^e9e (a), il.q^ale dfipo essere «tato.a visitare i luogU ^mti di Patina, rappo^ ia.OcdEdiBotft la peEsecnùon fatta H^u^ mam a^ poveri. Gistoni in qoette conUrade, e C^n^ listassero profanate le memorie dett» nostra sfà0mifJh se* Portò egli: lettere compas^ooeveJi * qael pirtriar- i^ Shnsom al papa e a' principi d«H' Occide»te ; poi per r Italia, Francia e^jennania andò predksando e mowndo grandi e piccoli a portar la guerra in Oriei?- *e. Questo fu il precursore di papa l]«bano, potè pitt ^ kinga mano r esortazione iiifi>cata di W.capo Tìs^ae della Ckiesa di Dio, per coMMittovere e |»ìb- dpl e popoK « qndr impiresa. Adunqw mtm gW» gran moltitcK^ne di gente dopo il con<dKo a pre^we ia croce, e ad impegnarsi pe/ la spediriooo d' Oiienle, ahro s^ udita daj^rtatto dae questa voce : JWa

(i) Labbe Conctiior. Tom. X. (a) GuìUielm. Tyr. Hist. lib. i. càp. ii. BcroarJ» Thesanr. cap. 6. Tarn. VDL R«r#Htri.

IflTBATOBI) VOL. XXIVI. DigitzedbyGoOglC

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«a

Ì0 vuole, Dio lo poofe.Nè tanta commozion di popo< li nacque dalla sola lor divozione ; y* mterveùne anche Un piissimo interesse. £rano allóra tuttavia in uso i ca- noni penitenziali ; ad ogni peccato ^a destinata la sua penitenza ; e queste penitenze si stendevano h%*- ne spesso ad anni e a centinaia d^ anni, a misura deUa quantità e qualità dei reati. Ora il pontéfice, per ani- mar tutti a prendere la croce, concedette indulgenza plenaria ( cosa allora rarissima ) di tutte le suddette petie canoidche a chiunque pentito e confessalo im^ prendesse 1^ fatiche di un lungo e scabroso viaggio a Gerusalemme. Però non è da stupire, se allora grande fu il concorso di ecclesiastici e laici alla guerra sacra, e se anche tanti principi s** infiammarono di zelo, per condurre a fine così glorioso disegno. Più di cen- tomila persone j^esero allora la croce, e fra questi mol- tifimi monaci ancora, che con bdla congiuntura si misero in libertà.

Succedette in ,quesf anno un grave sconcerto in Italia, a noi narrato da Bertoldo da Gostanza con que- ste parole (i): W^elpho fiìius fValphoni$ ducis Ba-- joariae^ a conjugio dominae Malhildis se peniius su' queslravit^ asserens illam a se omnino immunem permansisse : quodipsain perpeiuum reticuisset^ si non ipse prior illad satis inconsiderate publicasset. Ho io cerfcato altrove (a) i motivi di tal separazione, e mi è sembrato di poter dice, che.nonispontaneamente tiè per sua balordaggine si ritirò Guelfo V dejla con- tessa Matilde nelP anno presente \ ma bene per dis- gusti a lui dati dalla . contessa medesima. Finché ella

(i) Berlholdoa Conslantiensis ia Cbron, (2) Anlichilà Estensi P. I, cap. 4. /

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À K H O MXCf. 'SS

.^be bisogno di lui nelle turboteùze passate, non gli fu scarsa di segni di vero amore e stima, tuttoché fra lo- ro non passasse commercio carnale, o perchè ella noi voleva, 0 perchè con questo patto la aveva egli sposata. Ma dacché ella vide depresso in Italia Arrigo IV, comin- ciò a rincrescerle di avere. un compagno nel comando, e però i^pe indurre il marito a separarsi da lei. Forse anche si scopri splamente allora, che Matilde nelF an- no 1077 avea fetta una donazione solenne di tutto il suo patrimonio alla Chiesa romana ^ laonde trovandosi Guelfo da tutte le partì burlalo per aver presa una che era solamente moglie di nome, ed anche senza speranza di godere' della di lei eredità , dbgustatissimo da lei si congedò. £ die nel contratto del di lui matiimonio colla .contessa seguisse qualche patto di tal successione, si può accogliere dal sapere che Guelfo 77^, duca di Bavie - xa suo padre, udito questo divorzio, volò in Italia tut- .to ardente di sdegno ; e per quanto facesse, non gli riuscì di riconciliar questì due conjugali ;.uò potendp egli digerir V inganno fatto alla sua casa dalla contessa, .dopo essere per tanti anni stato il.principal sostegno della parte cattolica, si gettò nel partito allora fallito .deir imperadore Arrigo. Qnesta sua lisoluzione e lo sdegno da lui mostrato, fanno abbastanza intendere che un graui torto gli doveva aver fettp Matilde. Un(ù ( soggiugne essQ Bertoldo ) pater ipsius ( cioè Guel* ft>IV) in Zfongobafdìam.nimis irato animo pervenite /Btjrustra diu muHumque prò hujusmodi reconcilia" itone laboravit^ Ipsum etiam Henricum sihi in adju- torium adscivit contra dominam Mathildamj ui ipsam bona sua filio ejus dare compeìUret-^quarnvis jiondum ilUtm in maritali opere cognosceret* E* un

$4 AIWALI D*^ ItkLlL

sogno del Fioreotìnì il farsi a credere cbe il vecctm» Gudifo piiEQa ad divorzio del figliuolo avesse abbrao ctata la fazione di Arrigo. li'* abbracciò per dbpetto, ^àopo essersi trovatfo solenBeaneote be&lo dalla cc»- tes9a Matilde. Se si tiotassem tuttì i vini degli ercn, per lo più coiiiparirdM>onQ nea BÙnori di munero e p&* «o, die le loro vittù. Tornarona i due 6adfi malooaoH tenti della contessa io GernMnùa, per att^tat^ <^ B^^ tc^do, e si afi^carono non poco in fevore dell* auga- «lo Arrigo ; tutto nondimeno indarno, perc^è^fl di ìm partito era oramai troppo scaduto. E' da osservare che ^onizone, troppo parziale della contessa, niona men^ zione fe maà di Qotifredo, ne di GrueUb, che pwr fo- Tono manti di lei, ma da lei in fine rigettali espreszatì. SPo in questi tempi consigliato Cortado re df* ItaKa ad ammogliarsi (i). Papa Urbano e la contessa Matilde gli proposero Matilde figKada di Ruggieri c&rOe di Sicilia, piindpe dbe potjea dare una buona dote, di cui abbisognava forte quel povero re, smunto affatto di danaro. Lo stesilo papa ne scrisse al conte Ruggieri, e restò conchiuso il trattato. Spedi egM la fi^aola con tina flotta e con un ricco tesoro ti Pisa, dove si trovò <!orrado a riceverla 5 e quivi con tutta onorevolezza Inrono cdebrate le nozze. Scrive bensì Bert(^di> da Costanza, cbe in questi medesimi tempi V imperadore Arrigo dimorava in Lombardia, paette omni regia dì^ grtHate pri^atu^, pardbè tutto il nerbo deHe «ne tnilit. aie era passato sotto le bancSere dd suddette sua fi- g%noIo Corrado e della contessa Mstlilde. C(Mituttociè io truovo che egh nel 3 1 di maggia tenne un plaot*

(1) Gattfrìdai Halalerra lib, 4, cap. i^oQle

A V ir o MxcYi. 85

to nella cktà di Padota (i ) coff intervento di Bucar» e Warneria marchesi ^ e in esso accordò la stna protesone per alcuni beni al monistero di s. Giustina di Padova. Similmente dimorando egli in Garda sul lago BenacQ, nel di 7 di ottobre confermò i suoi pr^ TÌIegi (a) al momstero deSa Pomposa, posto tra Fer^ rara e Comacchio, con un diploma, le cui note noia ^on perrenute a noi assai esattamente copiate dafl^ ori* ginale. Tentò egli inoltre, secondocbè abbiam da Do- ninone (3)) d^ impadronirsi del foite castello dìNoga- ra con** ajuto dei Veronesi. L' assediò in&itti, e V are- Ta già riroko aU^ estremità per la fame^ ma ciò udito la contessa Matilde

Mox accersitòs Moiinenses torpore Jirmòs^

Mridanum transita

£ già era in cammino per soccorrere la langaenté fortezza, quando sorse tal timore nell^ annata di Arri- go, che tutti dietro a gambe, con abbandonare armi e bagaglie.

( CRISTO wcvi, Indizione it. Anno di ( URBANO II, papa 9*

( ARRIGO lY ra i|r, imperadore il. ( CORRADO red'ItaUa4^

Per te di quetl^anno imptcgòiP inh^BÌnh papa Urbano in vari viag^ per le città della Francia, dei quali & menaiane il padre Pagi. Sollecitò dappertut- to la crociata, e tenne in quelle contrade due altri

(1) iotiquìtat. Italicar. Disserta t. 3i*

(a) Ibidem Dissertai. 70.

(3) Doolto in Vita Matfcildif lib. a.

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86 ANNALI D^ ITALIA

coficilii nelle citjtà Tours e di Nioaes, per regolar* gli afiSairi ecclesiastici. Ave?a egli già scoinuDicato Fi'- appo re di Francia a cagion delle no^e ìlle^ttìme da lui contratte, Tiyenle k vera moglie. Si ravvide egliy ed ottenuta V assoluzione, tornò in gra^ del papa e della Chiesa. Per attestato di Bertoldo da Co- stanza (i), venne poscia nel mese di settembre in lia^ lia, e presso Pavia celebrò la festa delP Esaltazion della Croce nel di 1 4 d* esso mese. Pretende il sud- detto padre Pagi (3), non so se con buoni fondamen- ti, ch^ egli calasse più tardi in Lombardia. Gran con- corso di vescovi e principi fu ad ossequiare il buon pontefice, che da Pavia passò a Milano, e di con- tinuò il suo viaggio fino a Roma, dove gloriosamente entrato, celebrò con solennità magnifica il santo na- tale. Ittercè deir armi cristiane, che qui sotto accen- nerò, tutta quella città s^ era ridotta ubbidiente ai suoi cenni, a riserva del Castello sant"* Angelo, in cui, per attestato del suddetto Bertoldo, dimorava tuttavia la guarnigione dell' antipapa Guiberto. Si mosse in quest^anno una infinità. di oristfiini crocesegnati alla volta deir Oriente, composta della schiuma di tutti i masnadieri e della oanaglia xlelta Fr^noia^ Germania ed Inghilterra, e con loro addarono femmine da partito senza numero. Un corpo d^ essi era condotto dal romito Pietro : la prifna prodezaa ohe fecero in Germania, fu di' perseguitare, sTÀHgiare, uccidere, oppur forzare quanti Giudei trovarono ad>*al^ac* dar la religione di Cristo 0). Arrivali costoro in Un-

(1) Berthold. Gonst^ntiensi^ in Chron.

(2) Pagius Crìt. ad Annal. Barca.

(3) Albert. Àqa. 1. 1, cap. 24, Gai^ielm. Tyr. lib. i,c. 17.

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A if jr o . HXCTi. 8yr

gberia e Bulgaria^ tante ribalderie e rapine comitaise*. ro, cbe^ que^ popoli, prese V armi, desertarono tutta queir armata, di maniera pbe poche migliaia ne pò** terooo giugner^ a Costantinopoli limosinando uà- tozzo di pane. Un altro corpo di questa durmaglis^ pcinetrò più aranti fino al pae$e de^ Turchi, e fa da' e$fti disfatto. Un f^l(ro, condotto da Raimondo conte di s. Egidio, passò per la Schiavonìa. Mossesi poi neir agosto, Grotifredo di Buglione dal suo ducato . della Lorena, prìncipe di rara pietà e saviezza e di ^ual vabre, seco conducendo una gran quantità di > al^ri prìncipi e signori delia Francia, .Fiandra e Lo- rena, e un^ armata di diecimila cavalli, e èì settanta- mila fanti, tutta gente agguerrita e disciplinata. Coa: buon ordine per la Germania, e poi coli' avere ot-^ tenuto libero il passjaggio da Colomanno re per TUn- gheria, marciò questo esercito alla volta di Costanti* oopoli. Un* altra potentissima armata condotta da ^8^^ i^ grandp^ fratello d^l re di Francia, da^ RobertCk cpnte di Fiandra^ da Roberto duca di Normandia^ da Eustachio di Bologna^ fratello del duca Gotih'e*^ do, e da. altri principi (i), venne per 1^ Italia, e pas^ sando per la Toscana, trovato in Lucca papa Urba«5 no, incamminalo, verso R^ma, presero da lui la bene* dìziqfìe (2)..lii|>assando per Roma, cacciarono di là. ^antipapa Quib^rto, p perciò la città, fuorché Castel* lo sant^ Angielo,4ornò in potere del papa. Arrivarono questi sul principio del verno in Puglia, e convenne loro prendere quartiere in quelle parti, perchè non

(i) Gaibert. Abbas e. 1 1, Misi. Fulpherius Garaotens.

et alii« (2) Otto Frisiogensis Gbron. 1. 7, e. 6.

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S# àmALi 9 ^ITALIA

era pia tempo di mettersi ia mare. Ma esseftdosi as* zardato il saddetto pnneipe Ug& di passare a Du* raaso, fu c|BÌn atto prigione dai perfidi Grecr, e ta- sto intiato a CostantioopoK. Buon per luì, cbe da li a non molto, verso la (tea del natale, giome in quel- le vicinanze il duca Goiifirtdo col suo prode eserci- to, che forte P imperadore Alessio a rimettere in li- bertà quel principe, e stabili poi varie capitolazioni co' Franchi pel libero loro passaggio in Asia.

Accadde in <}uest* anno, che la città dk Amalfi si ribellò a Ruggieri duea dt Puglia (i). Non area egU' fotM bastanti per mettere al dovere queilu città^ or massioMMtieMtf oavf per istrignerla dalla patte del mare. Raeeomandoé&i a Ruggieri conte di Sicilnr suo £to per «n copioso aiuto ^ e questi infiitti raunatfr un- esercito di ventimila Saraceni suol sudditi in Sicilia, colta giunta delU sue vecchie truppe e con una boo- na squadra di navi accorse^ e col nipote mise l' asse-** dio per terra e per mare a quella città. Intanto à sparse la voce deUa crociata e de** Franchi che venf<^' vano verso la Puglia per passero il mare. Tro varasi' a queir assedio anche B&amondo^ prineipe di Taran*^* to, e fratello del duca Ruggieri. Invogliatosi aneh^eglf' àt quella sacra spedttione, e soprattutto spivfto dalla speranza di^ qualche gran cont(uisla to Orieiue, pre«' se la croce (a). Il gran rumore che fWevtf allofa Isr commozfOtt èi imati popoli per andtiAalla conqubta-

(0 GaafridQs Afalatfrra I. 4i cap. 24. tupus Protospata

ib ChroD. (a) GuibertDs Abbas in Cbronico. Petrus Diac. Chron.

Cassiaeos. 1. 4i cap. 11.

yGoOgk

A ir ir o mcrr. 89

cK GrerussffediBe) l^ et émpb sao, cagìoa furono oh« la maggior parto dello Imppe'sì àt\ duca eba de! ecm» te, assedienti Amalfi, cominciassero a gridare : Udip lo vuole j lo vuole Iddio ; laonde s^ arrotarono a fa- rla sotto Boamondo per passare in Oriente. Fu que- sto inaspettato avvenimento la fortuna degli Amal- fitani, già ridotti al verde, perchè il coùte Ruggieri Teggendo per la maggior parte dileguato P eserciio suo, si ritirò confuso e malcontento in SieiGar ; ed •llretlaiito fece il suo nipoto Ruggieri^ eoa ritornar- sene m Pu^a, laatHando- nelln rieuperata libertà la città d** Amalfi. Queato a naeléUaMderereboaoQ ven- tknHa Saraceni, «omo twA» il P^oiotpata, me «Mai nfiief numerò di quegrinfedéH fossero eoadotti a fuetf Mediò da! oéme; Éertadiefile nkia d^ettsi do- vette pteader la droee^ e vendmiki di coloro erano tiD* armata sufficiente per ultimar F impresa di quella xittà. Accompagnossì con Poamondo anche Tancre'* dl^ che divenne poscia al pari di lui celebre eroe nella guerra sacra, e le cui prodezze si truovano de-* scritte da Aadolfo cadomense. Nella prefozione alla Storia di questo sccittore ho io , osservato (i) che l*ancredi ebbe per padre Odone^ ossia Olton Buono marchese^ e per mardre Bnvna sorella del duca di Puglia Roberto (Guiscardo, ed era perciò cugino dt Boamondo. Altri il (anno suo nipote, ma senza buon fondamento^ Sto ezi'andio creduto assai probabile che Tancredi fosse di nazione italiana. si dee tacere che anche da tutte le parti deH^ Italia concorse, innu- inerabil gente a questa sacra impresa. Folco, uno àe^

(1) Rcrom Italicaruiù Scripioram Tom. .

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Qa JLBVkJA h IXÀLll

gU aoticbi Storici ddla guerra sacra presio il Du-' ChesQ^CO^ ^d le genti croce«ie^Date annovefa

Qaos Athesis pulcher praeterfluit^ Eridanusque^ Qaas Tyberis^ Macra^ F'ulturnus , Crustu^

miumqucy '

Concurrunt Ifaliy eie.

Pisani ac F'eneti propulsant aequpra remis, gog^ugne piùsofto :,

Qui Ligure^, Italia Tuscia pariterque Sabini^

Vmbri', Lucani^ Calabri simula atque SqheUL^

-. jL^rmnc^ F^kci^,v^l qui mén^<»ranturEtrusci;

QiMUiqvA stiamiff$rd^& sparguniur in apula rura^

.Qiàcis OHiferre^ manus 9isum est in praeUa dura^

> ' Sub.fi$ga Tancredi et Boamundi eorripuete^ ^

i Et c^trajidei r^fugas patria, n^ma iuhre-

. VerosimÙe nondimeno a me sembra che non tutti <jjuesti Italiani ad un tempo si movessero nelP anno presente,, ma che continuasse la . folla anche ne^ due seguenti. Passato, nell^ Epiro Boamoqdo con Tan- credi, ebbe tosto, per attcstato di Radolfo cadomen« se (2), a sguainar la spada coi Greci che gli Tollero contrastare il passo. Diede loro, più d^ una rotta^ si impadroni di .l>uon tra^o 31 paese, e tal timore arre-» co la di lui venuta alla corte di Costantinopoli, che» Alessio imperadore giudicò meglio di procedere col- le buone qop un principe avvezzo alle Tittori^, Chiamatolo dùnque alla corte^ riddasse a prestargli oiqa^gio, e cercò di sbrigarsene il più presto possi^

(1) Da-Chesne Rer. Francie. Tom. IV. (a) Radalphas CaJomentis e. 4*

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A H N Q laCFU. 9^.

bile. Teiuato^ a motte FitaU Falcerò d^flt di Yeae- w <i) m qoest'.aono, ebbe, per flii^cceffore f^i^afe Mkheìe in quella . ìKiutre dignità. Per attentato! aa- Gora (di Jacopo fi|IalT9%o (s), .neU^aiiiip praiffae un tciri^ibile iaoaiadiq derajHò qua»^ tutta} la j^i^à di Brescia. ,

~ '.-.' ni :,;. 't*

. (' CSUSTO taGTii. lAaixiòBaT.

. Anno di ( URBANO V^ papa loi;

( IRRIGO IVy re 4a, impeMdora 'i 4, ' ( CORRADO livved' Italia 5;>

Restò Ubera in quest"* anttO" l' Italia dall' - imptrtt» ' dor€ Arrigo. Teggeodoti egH «oerVato e screditato' affetta ili qaeste partile pia 'clife ' mai eooconWai popoli ia fevore del pontefice e del re Corrado mxo figlkiolo (5), oiegHo «ttniò -di ritornarsene in Germa- ahi; mportò iÀdlelèil^oria^a contessa 'Maìiìde.^t questo suoa^ssoi, con ^tHbuirsi el di lei Talorr e pm*' deniKa un tale< «bbasaamìsnto di Arrigo. SU trattenne tnlta la state essa ^ ao^sto' in forma assai pri?ata in Ra^dixma e Noremberga, dove ayendo a fai fattc^ ri<^ corso i Giudei, forzati nel precedente anno ad ab« bvaéaia^e la rèKgrdne di Cristo, restimi loro la libera della coscienza (4). Circa il princ^b di diceiBbra tenne una conferenza db^<principi tedeschi a -motivò di trattar d^tla pace^nià forse* pifincipalmente per proaandter al regao Arrigo F tuo secondògebito,

Dandul. ili ChroD. T. XII, Ucr. llàL

(«) MalticiusHistarhcvTom. i4,Rcr.Hak- - '

(3) BeriboldaH GonstMiaeniili in Cbreil.

(4) AnnalisU Sszp.Abbas Ufpergemis in Ghron*

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^ AHIMI,! B^ ITALIA

giaetehfe troppo odiò portava egli al priniogcttto Cor^ rado. Era già perrenato all' etò di più iK ce«to aonì ii^ ttìafisbeae AWtrto Aiao II ellenf e, e cooosoencki^ •pproMimarsì il (erntine A^ vam gtorni, allora %tk che ptà diéii^ «ddKMo foHo esercitar la s«m pi» Imbevali- Terso le chiese (i). Resta tuttavia on^ insigne do-> naùone da lui £itta anno ah Incarnatione Domini nostri J€sn Chrkti MLXXXXFII^ Ì$rtiotlecimo die ùUroeunie mense aprili^ Indiciiane quinia^ Cioè doiMi in ^dnqìumta possessioni^ oon ispedficare il nome «adaaa la? oratore d' esse, al monistero delia Yaogadicsa sull^Adigetto, luogo di suo gìuspa- tF«iialQ)'« posto, nei suoi Stati. L^ Originale dat me iiidalaoeir aiohìvio di essa badia^ forse passò in ma*' no iMmihAe^ Te«tzia<H> Giiam- Battista Recanati. Io* tet«eoiM« ipiesta pia doBaaione^anobe. Ugo suo fi^ l^iaalo, e troiattdoii eglino nalla «obii terra^ oggidì dttè, di Rovigo^ di oni eri esso macclMBSft padrone^ Ma iwB ani^ molto, che il decrepito prineipe fa dnaflaato dar Dio a miglior «ita, con lasciare dopa 6i so un gkNrioao nome aopra la terra, uifaap marchi^ de LangcAanìia {.eMk^vÀe di Berijoldo da Cosumaa» sctittore contemporaneo ) pater ìFeìphonis dinei* de Bajoaria^ jojm major cetUenmOy ut itfunty viam^ ìumereae terraé arripuU, Restarono di lui tt0 fi- gltoolt maschi, cioè Gueyp IV^ duca di Baviera, ed €^ e Foho i dal primo de^ quali, nau> da Cum^ goada de* Guelfi^ con? ieo qui ripetere che discendo i' imperiale, reale, elettorale e ducal casa di Bruna* wìch 5 e d^Jip,ko pato da Grm^nd^ priodpfss^.del Maine, i marchesi A^ Eatey dunki di Ferrara^ Modena, (I) AnticWlà Eitcoii.P. I, e. II.

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A V V X> MJbQVir. ^

J^^% ec» Ho io vwp^TiaÀfì aUroFO (i)t«a <x>ii^e% ftioaei MilNUta nel di 6 4i aprile dell' aanò ioqS Ira i dae (iwkéìì Ugo e Folc#, da cui apjpaeisce cbe Vgp fjrÌDdpe, per quanto abbiamo già veduto, di i^oco lodevoi cood^ua, voadò^ Folco < suo iìmleilo.tuUe le ivetemlooi auft éfipvB molti Sutì, «he il iqambeae Aiao airea eoa vari atrumenti «ednto al oNdesijno F4:^iÈ0. CoDtuUoeiò Foko ti 4:oiileatà di laiciar go- dere ad etso aoo inatello « a* a«oi fl{^ioQli niaa<!lu le^ ^tliinl, ma co^ obbligo di Tasaallai^o, medietaiem casironamjf et terrae, guae Am marchio gemtor nést€r termi a Mincio u^^/Me 4td f^eMeciam^ et il- iam porcionem cetef^oriun castnorum ih ulid ter^ ra marMoait Ankoms jgenitoris noslrL Aa^ìxln dunqAie la aaci^ del motrcbese Aazo, qoeati due ùnr téli efitrarono ìq poiteiao di tutti gK Stati del padrf, cioè di ttu fiorttiaimo paese dal fiume AGocio di MantoTa sino al mare, <^e abbracdava fra le altte tèrre la nolnle d^ fitte, e quella di RoTÌgo col tuo Poletiiie, Blontagnaiia, la Badia, ec, tlccome ancora di tut6 gli altri tpettanli al padre nella JLiunigiaAa « Toscana, e io varj altri contadi d^ Italia, apecificati nel diploma di Arrigo lY, neir anno 1077, tenia coniare quei th'' etti TtconotcevonO'ClaUe «bie4e. -

Erano questi due principi ttati tempre oottanii nel partito cattolico del re Correda centra deli^ au- gusto Arrigo. Perà in:>qttetto medesimo anno Ihìeo marchése andò iStacortn del re Corrado che dimo- rava in borgo t. Donnino, e nel di ao di agosto im« petiò daUn ttesto ce un privilegio, ^ me dato alla

il) Aatichilà Etteoii P. i. cap. 97.

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^4 àtmkti h^rrktu.

hice (i). Ma non passò gran tenpo, che G»eifi> IW^ duca di Bariera, suscitò contra dei due sndtic^ii suoi ^«telK una gran tempesta. Yeggendo il mardhese kz- IVO' ben prorredcito in Germania «sso Guelfo sno égliàoK) del pfin|o 'letto, ayea' trasmessi tutd ì suoi 'Statl^d^ Italia negli altri due suddetti auoi fi^uolt, acctocìéhè con tsplendore tirassero innanzi le dae lo- ro linee in Italia. Ma nmi T intese eosi il duca Gael- io l(Mro fratello! Cretése ànch^ egli la sua -{«rie negjH Stati paterni, e perehè tr^TÒ renitenti «i etò Ugo e Folco, mosse K>ro guerra nelP anno presente. Dopo aver detto il suddetto Bertoldo, che il^ marehene Àtr W mandò ili «ita, anggiugne: MagnmiquB gutrrah, stdsfilUs de rebus vuis dereliquU.-N^m ^eI/& dux emma patrissui h&na^ titpéH^ matti su^e ( Cunè^ rg'onda ) donùta { il -che ito O' merita; fède ) ohlmerei i^ 'hiii. Slsd fralres ejus de alta maire { cioè «la GaH -fenda ) procreali^ nolaemnt se pènkus eevheredarl ^' mise in procinto il duca Guelfo discendere ifi ^Italia c^le su^ ibrze per sostener g^gliardam^nie--^ «uè pretensioni ; -ma Ugo e Folc<^ anck^ essi furono In ^flFrmi, et a^ìum ei in Longohardia prohibuerunl^ guundr^tad possidendufh: il che ci fa intendere, qual fosse* la lot p^^nza, quando }%ra bastante ad itnpe- dire a un duca di Baviera armato il passaggio in Ita- lia. Allora Al che Guelfo si college coh'y^rrigadaoa ^'Oarìntia, e probabitmente àticora marchese della Marca di YetoW, o col patriarca di Aquile}», fratel- lo à^ efcso ArHgo dùtfa ^e principe, ^guore del* Frioli e della C»t*ftioki. C<>iraccrelcimeDto tante forze, al duca Guelfo non fu poi diiEcilc il penetrare in (i) Ariiichiià Eslens' p, i, o. a8.

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A ir H o ipiCY». 95

Italia, e il.poi4a^ la guerra contra àtl* fratelli' MJl- Ui tjusdmn marchionis ( aggiiigne Bertoldo ) de alia conjugif pnaedècto duci totis wibas restiiere. Nulr ladimeno nod potendo essi competere- colla potenaa di lui e de^ suoi collegati, Guelfo hereditatem pateù •de manibus eorum ex magna parte siti vendica\nt Ma da a non molto ricuperò il marchese Folco gli Stati pbtemi, e dovette seguire qualche couvenzioBO fra esso Folco e i figliuoli di Guelfo IT, alP osser- Tarsi che la lioea estense di Germania possedette dipoi la terza parte di' Rovigo, ed esercitò signoria anche nella nobile terra d^Este. No si sa che divenis* se del marchese Ugo. Ho io ben troiiato, che lasciò figliuoli, a lui nati dalla figliuola, di Roberto Guiscar- do duca di Puglia. Abbiamo da Goflfi^edo MalatCB- ra (i), che in quest' anno Ruggieri conte Sicilia maritò una sua figliuola con Colomanno, appellato da alcuni impropriamente Carlo Manno re d' Unghe- ria. Le nozze furono con singoiar pompa celebrate in Buda capitale di quel regno. Fece quanto potè jélessio imperadore àe Greci, piincipe accortissimo, per liberarsi dagli eserciti dei Franchi giunti in Tra- cia^ che faceano immensi mali anche ne^ contorni di Costantinopoli. Fra lui e i principi di quelle armate in fine si stabilirono alcune capitx)lazioDÌ, dopo 1^ ^uali passati i Cristiani di dallo Stretto, ed entrati ii> Asia, in una terri^il battaglia nel 14 di maggio sconfissero un immenso esercito di Turchi. S' impa- dronirono appresso della città di Nicea \ e continuatp il loro viaggio, arrivarono fino alla regal città d^An- tiocbia, di cui intrapresero T assedio nel ai d^ ot- (i) Gaofrid. Mali^lerra \. 4? e. 25.

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^ jffiriLt D* itmAA

tobre. TuovandoM Corr^dù.rt d! IlftKa m ;CraKM4ii nel d) 3 1 cT «tso «lete d"* otCobre, cQnf<aniAò i tuoi ftWììeffL ai casomei dt GremoBe, aìco«ae ooMla dal diploma da ne dato alia laet (i), cmì* miwo-XIF' Tati regno d* esso Corrado non può siMiisèere. Ter« jmoò ti corso di tua irito ut ijueato anno Arnolfi» iarcivetcoTO di MikaO) e io Iqogo tuo i\x eleUo >4b- ìjsejwto di questo noate quarto. Seeoodo le oarle pro- doHe dal Goichen^D (a), fioriva in questi ton^ Vm-- ^triù^ ostia Uberto //conte, da cui discende la real •cata di Savoya. Truovasl nominato Umbertus comes ;fSmi ifuondmwi Amedei^ ed altrore cames et mar- €hkus. Quel (^ pare strano, egli proietta ìegt 91W- re romana^ perdbè que^ princìpi erano di nazione e 4e|^ salica.

( CRISTO xxGviii, lodÌBione ti. Anno di ( UilBANO II, papa 11.

( ARRIGO lY, re 45, imparadore re iS. ( CORRADO li, re d'Italia 6.

Fino a quest' anno era durata la ribetlion di Ca- pita coQtra tuui gli sforzi di Riccardo suo printàpe, che s'* era ritirato in Aversa. Cotanto si raccomandò questo principe normanno a Ruggieri duca di Puglia, che questi, chiamato in aiuto il suo zio Ruggieri da" ca di SiciHa, s' indusse a formare nelP aprile dell' an- no presente T assedio di quella città' (5). V Inter fen- nero il duca e il conte con due pottenti eserciti \ e pa- ti) Autiquit. Italie. Dissert. 69.

(2) Guichenoo de la Maison de SoToie T. III.

(3) Gaufrid. MaUterra 1, 4, e. 36,

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A tir. « o xxcttii. 97

pa Urbano afi^e di> trattar pccè^ed eiìfhe.pet qttsntò si può coogblettatvre^ SiiBotnro di sostenére i diritti deìVa santa Sede foprà qu^Ia città) giadicò bene di trés- jfenrai al laedesimo assedia ^ e fermò assai tempo in guelfe vicinanze. Anche santo jénsehnò erchescovo di Gantorberi in Ingjiiltefra (j)^ venuto in Italia a ea- gióne deUe violenze del re 6{i^iri^o'/Ì, si portò co- là per conferire col sommo pontéfice^ da coi nonm^- no^ che daldqca di Puglia, ricevette singolari onori. Si studiò il buon ppa d* indurii i Capuani a render- si amichevolmente, e ritrovandoli ostinati nella riv^ta, si ritirò a Benevento. Con tale ' vìgoire con^nuarono poscia l prìi^ci()i normafuìi a strigncre Capua^^che ^uel popolo (9) tie\ mese 4i gì??S°^ ^^ astreCto ades- porre bandiera bianca e capitolar la r^sa. Dal duca e dal. conte fu consegnata quella città a Riccardo II. si vuol tacere ohe Buggieri duca; di Puglia, non già per magnanimità ajutò Riccardo suo cugino a queir impreca, mft per interesse, ;. perciocché prxw- ceps caus^ auxilH^ guod/ab ipso sperabat^ homo ducit jacius Juit. Cioè -il duca pbbligò- Riccardo a . riconoscere da lui in feudo la mede5Ìiipa;dittà, betiehè non anche presa, e forse tutti gli Si^ti di lui : alla qua! risoluzione non s^ era giammai pptujU> indurre Giordano principe di .Capna e padre di lui, per quante carezze e minacce avesse adoperato per otte- nere questo intento Rober»<' Guiscardo^ padre d' es- so duca Ruggieri, e 7i<» materno del medesimo GioT'- dano. Nella Yit^ ^^ s* Brunone (5) si racconta che

(i) Eadmeras in Vita s. Ànseirai. (^ Lupus Proto^paia in Chronico'. (3) Apod Surium ad diem TL óctobr* ■TOàTOW, tot. mti. '„„.,,,;Google 7

4itira^U V 9H9Ìì(B i^ etifa città, aveadboA tal Sergio tliìinala. «aa ooogiara cootra di Rogglert c(mta di Sicìlbs s». granone, ohe io questi temf^ fior !ya ia Ca- kbrb) apparra in aomia al^ aente^ e^afverttdel- ^ ii^iaiiieate perìcolo ^ per la ^al grazia esso conte Ù3k poi: iikeràttatoao' vevo da* moftaei certosini, istituiti dalh) aieiaa s* fir«iM?ae kt qnestt tempi. Passarona 4o^ Ia oonqaifta dt Capila it duca Ruggieri e il con- te Ruggieri a Salerao, città allora, dove solca dimo- Irar la coste dei dacki di Puglia. Colà parimente (i) da Bttmeato si poviò papa Ulrbano per abboccarsi' col «onte pnma del suo passaggio in Sfdlia. E percioc- si ritrovò esso conte disgustato per aiwre il pon- tefice eletto suo legata hi Scilla Roberto vbsoow) di Tcaina, sena precedente notizia e consenso del mo- deatmo conte : affine di p1acar46, e perchè ben sape0, <jaaiilo grande fosse k> zelo delta religione in ^el prtttcipe, dkl^rè legato apostolico per tutta. la Sici- lia esso conte e i suol eredi oon bolla data Salerni per manwn Jhhannis sanctae romanae Mcchsi(Me ^oé&m^ tértio nonasjtdiì, Tndicthne f^Il ( si dee aoritere PT) pontifìcatas domni ITtbam secundi XJi Di qui ebbe origine la decantata monarchia di Siéitia ( nome veramente strano ) cosi vigorosamente impugnata dal cardinal Baronio nel tomo undecimo d^a Storia ecdesiastrca, tomo perciò condennato aHe fiamme in Ispagna. Anch^ %^d& nostri sotto, il pontifr' cffto di Clemente X! ribolR questa controversia ohe snss^uentemeote ebbe fine colia m%dera2Ì0Dé di al- cuni abusi introdotti pelilribunale di cfueHa-monarchiaii Andossene éHpol papa Urbano alh città 3^ Bart^ (I) Ganfiraus Maiatenra 1, 4. e 29/ .' ^ ^ ^

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A » V 9 ÌOCVIIU . 9^

dove ntl mese di ottobre tenne un maestoso coBciliot di cento ottsntflGinqae toscoti (i). ComparTero 19 quelle sacra rannanza molti Greci, e con esso lor a segui una calda disputa iotorao alla Procession dello SpiiAo Saotodal Figliuolo. Ti si trovò presente T ar*^ civescoTOc s^ j4nitlm9.^ personaggio il più letterato» ebe si avesse aUooa la Chiesa latina. Confutò egfi r opinion de^ Greci con tal forza di ragioni ed autcw rità delle divine Scriltuf e, che airuebbono dovuto co» loro ammutolirsi. In. questo anno probabilmente ac- cadde ciò cb« narra Laadolft» juniore storica milane-^ se (a). Per attesta ter di lui il giovane re Corrado t^ neva la su» corte in BorgO' s. Donnino. Avvenne che passò per colà Liprando prete milanese, gran parti* giano deik^ parte pontificia, incamminato Terso Ro- ma^ per presentarsi davanti papa Urbano* Era egli persona fiunosa, perette nell^ anno i^^S gli scismati- ci gli aveano tagliato il nasa e gli orecchi. Adendo vo- luto il re vederlo^ fre P altre cose gli disse: Essendo maestro tu de'*Paterini (cosi erano allora appellati i fiutori della parte pontifiaia ), che sentimento hai k( intorno ai veseon e saeerdoHy che possedendo tan^ ti beni Toro conceduti dei re^ nuHa poi cogliono con- tribuire per gU alimenti del re ? Probabilmente que- sto re pia di «pparenza che di sostanza, si doveva trovar molto asciutto e bisognoso di moneta per vi* vere. Liprando con tutta modesUa e buon garbo gli rispose, ma senza sapersi ciò che gli rispondesse. Pas^

(1) Lnpes Protospar» io Chren. Anonyiaas Bareosls. ;. apad Peregrioiom. ^ ^2) Laadalphus janier. Hiit Mt4fioJan.,C^s. Toi^*V.

<tòo Amtàzi b'rtitiA

sarrdb egli poi pel Parmigiano, fa preso e spogHato 'dagli uomini di quel vescovo, e fu obbligato a tor- mrsene indietro. Corrado fece pagar buona somicna '^t'daiiaro in pena di que' masnadieri. Dopo un fati- coso assedio di nove mesi (i), e dopo aver disfatti ^arrcorpr di Turchi éhevOleano portar soccorso at- r èssediatli Antiochia, e dopo «aver patito quella cit- tà una ter ribii fame e mortalità di gente, riuscì in fi- ne air esercito de' cristiani crocesignati di entrare per intelligenza di un ricco saraceno in quella vasla città, e di mettere a fìl di spada chiunque non potè salvarsi colla fuga. II principe Boamondo che da 'Roberto suo padre, se non altra eredità, quella eb- be almeno delP accortezza e del valore, quegli fu, che per trattato segreto con un ufiziale turco, cristiano ri- negato, introdusse le 9rmi cristiane in Antiochia^ e sep- pe così ben condurre i propri affari, che tutti, gli al- tri prìncipi accordarono a lui il dominio di quella nobilissima città, in cui egli fondò un illustre princi- pato. l!lla poco stette a presentarsi sotto Antiochia ' Còrborano piiucipe de' Turchi con trecento sessan- tacioqnemila armati ( numero forse esagerato ) che strettftmente assediò i vincitori nella città medesima, e li ridusse per mancanza di viveri a cibarsi di carne 'di cavalla e di acifii, e a morir non pochi di fame. Tutta era ^disperazione, quando eccoli un prete pro- venzale riferire, che per una rivelazione di s. Andrea si trovava in quella città la lancia, con cui fu aperto il costato al divino nostro Salvatore, e ne indicò il luogo. Fu poi dai più saggi credula questa un* im-

(i) Chronograph. Maileac. Guiilielra. Tyr. Beraardot Thesaurariiis, et alii.

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A V 9 O MICTIU. 1«I

postura. Verità nondimeno è, che ritrorata la picto- m lancia ( che milla più focile •ard>be stato, quan« to che il porvene e seppellirae una a caprìccio ), tal compunzione, tale corag^o e risoluzione entrò in cuore deU\ esercito cristiano, che fetta una sortila ge- nerale contro all^immeiisa armata nemica, la sharaglta- reno e nùsero in fuga. Inoredibil fu la quantità e ric- chezza deHe spoglie del campo. Sopragg^onse la peste c^ fece non poca strage de^ Cristiani; vennero ao- ch^ dbsensiònì Ira Boamondo e. Raimondo conte di Tolosa; ma ciò non ostante la cotanto diminuita ar^- mata dei crociati continuò il suo cammino alla volta di Gerusalemme, con impossessarsi in andando ^i va-* rie città. Che la contessa Matilde fosse in questi tempi governatrice, o signora di Reggio di Lombar- dia si può forse dedurre da un aito da me dato alla luce (i). Bolliva, lite frs i monaci l)enedèHini di quel- la città, e glhiiomini delle valli per alcuni beni. Es- sendo ridossi gli ultimi ad essa principessa, ordinò ella ad imo de^ suoi giudici di ben ventilar queìk causa, e d^intimare alle parti, che fossero fronte al- ia pugna^ cioè alla pazza maniera di decidere molte eontroversie, che era allora in voga Entrarouai cara* pioni nello stecsccfto,'e gran dire vi frt 'perchè*- quello ideglr uomini suddetti gittò sopra la testa dèi cam- pione de^ monaci xm guaMo donnesco ornato di psi" ri calori^ dando 'con ciò -sospetto di malefizio. Tra-^ lascio, gli altri ridicólosi avvenimenti di quel duello, che non era io qne^ barbari tempi riconoSchito cbi più per una' chiarissima tentazione ^ Dio, e pet^ peccaminósa; nel tribunale d^e^so Alassimo. / :• (i) Anliquit; luk'c. Diiserl'/3i. ^\ ^Ji^i "^

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( CRISTO KKnu iBdiaoM <nr. AoBO di ( PàSQUlI^B U, papa i.

( AARliGO I¥,ffe44,ÌBip#r«te« i^. < CO&RADO II, re d' ItalM 7.

Era lonurlo « Roma nd pracedeabe «HU» ^ bsoti |)iapa Urbano^e eoQ graiifkaec avea <|ui?i soltttottBato Jla ftsta del saato natale, (i), perdio |U «m «tnseUa di rtmeitere ta juo potere Gaitcio aant^ Aàgelo^ fin^ ^ oeo«pat9 dal prandi» deir iotipapa GoUmtìo. ^W altra -forleaca reatutna in ^èUe ciUà, ohe Ma ^nfoiaé d^ttodentè-dai di lui cenni ; t ^^o^ero che quivi %iitta?ia m irovavanii favor^voti alia Astone sdtmatiea^ o colle carcaxe, o ODBa Corsa fnrono ridotti aUa doiru^ ta ubbicUenaa. lotinaò egli «m concilio da tenerli in Roasa «Mila lem settimana dopo patqoft, e in&tti .fiaesto ùx eeldirato al tfmpo prefisso eoU^ intervento di eeatotstnquànla fra tcsootì ed ibati, e col concorso d'^ianumarabili cherìci. Ti fu presente miche il cele^ hit uroÌTe^coTO s. Anstlmo* Si rinnovò io esso la scomuoiiba contro dell' antipapa e de^ som parsbli ; si confermarono le censuie coatra de* pre^ coneuhi* natii; e hx fatta gran premura xM^^eatafice per nuo- vi #ittti alPimptesa di Terra santa. Ma da a pochi mesi infermatosi Urbano 11^ passò ia miglior paese a godere.il frutto ddle sue virtù di^o pontificato insigoe ^ glorioso d* undici anni e cinque mesi. Soc- codette ia morte sua, per attestala <di vari scrittori, Of^ di ag di la^io dd presbite anno. I|^ andò mo^ ^l;o^ che dal clero e popolo fo iustituitof nella caltodra

(i) Bertholdos Constanticns. in Gbron*

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A t ir é leuax» ^ toÌ

IKeM Stmeri di fiixùme toteiBO, già mcmaco danUceniei e poi prete cardidaliB del titolo di s. Clemente, che aMusto il nome di Pasqmle 11^ fu erdlfiato pape nel di 14 d^ agosto, dopo aver egli &t« ta gran nwtenca, per fuggire «osi ecoèba digni^» Secondo la eomlaiaaKione dei tempi non potè il bnon pontefice Vtì^mo prima di ebtod^ gli locichi^ aver la 49oneolitioiM di reder il irattd delle ane apoiloUclie fa* ^ti«h# cM^fvìVfy d^ eseerai impadk:ooità rèrtaata d^ mètiofti eroeetegnatl' ddla santa etttà di Gerusaiem- m% dote le^er» na gran maceHo di Saracèni» Goè fii ^9§B é&j^ poebi |iorni d^ene^ presa nel di 1 5 ^ 4ugKe di q^ett^ anno (i) ; ma kion potè, dissi) cosà importante nti«^, ehe riempi di giubilo tutta la cri* atiamtà, ritrorar ì4yo e^o IM)ené. Bennati neUa cott- qoiltala d}tk i pmc^i crìadani dopo otto giórni^ di t^mmù parere dcN^o redi Gèrnsalemaèe Grciifredo di Bu^m^ duca di Lelrena, il {nù legf^o^ il pi& pio, ed anolie il pia valorósa» fra essi. Diede egH nd idi 1 4 del éegtienle ag<^« una lerribil rotta aU^ im- memo eaeroito éA Soldano d^ Egitto presso ad Àsca- cktea, ohe venite per toecòtrere Gmitalemnw: con Alt restò mirabifaimite coronate quella campagna. Ma par^oiMthè mohbilìlsi^ ^ qi»^PriKiohf, dopo aver eompiuti i loro foti^ se ne tGurnarono appresso in Oc- 'Cidettte, restò ^ nevaio re appena cen trecento ca- ^IK e duemil* fentì: il che fa «agbi&e c^e egli im- floraise i sfiMicOIrsi del pipa, e degli akrì plrincifH cri<^ atia%. malioò p€^ /^#^i4#fe,infoìfmato del felice aoccesso delibarmi cristiane in Oriente, di sollecitare i popoli in unto dei Franchi conquistatori. Sembra (I) GaUlielmns Tyr* lib. % c^p. tilt.

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4o< AtKiii iPmtii

« me^rfelfmie the prttìtó^ella conquistai di *à^ùsar- lemme i' Pisani, i Yeoteziabt él i' GeÉiov^r, eadaoil popolo coila sua flotta, ^i itìoirfessercrso Quelle parti^ ^itiiDtuaqa« forse vi arriTastéró solamente dopo U presa di essa duà: Negli AnnaH .pisani (ry è scritto, t^e di qdest^aftiDi» restò bri»*fat« tutiaf Ktnsìca\ cioè una parte deUa città di Pisa^ dove, a mio credere, dsi^ tavano i mercatanti mori, che veni vado a trafficare in -qaella città. Et $tolus pisanus in Hitrusaìem ivk €Um nambus centum iHgintl De ifUa'Vtah Duiher^ ius^jìÀsthneòc^siae aralmphsà&pasJuU ductar et fdomirius^ t^ui tane temporU in ffièru$àiem pàtriar*- vha remansiL'^Èch atP anno tioo vien quivi rao- cì:ìBtata la presa! di. Gerusalemme fXFHT'kitlenàas augusti Anticipando i Visaoi di nove mesi* il princì- pio delt^aano nostro tolgare, Ip pfe^a dì^GerlisaleiiK me cade moko aeeociciameiitd nel ^ 1 5 di l4gHo 4èt- l'anno presente. Ma,se€Oiid^ quegli Annali, sVa motto prima inèamcifiKita a^iqtteHa volta : P armate pi«iAa. Altri Annali pM 'attrib^soono princ^àkneiite ti Pisani la gbria; del consisto di Gerusalemme r il ofee non merita credenza, perchè i^ifAdf di tanti autori o contemporanei, o viekii a qucUa rtnamata iatpreijir, vi parla de* Pisani; AwziìG^iglf^aio'THrio (a) attenta che solamente verso il fioe ^1 presente anno arrivò con dei soccorsi Daiff/iherto arcmtscfopo ^i Piea « legata deUa sede apostolica, il > quale i kt an^c ^eléttb patfEsrca dr Gerusaleinme. ^c^ivé it Dandolo (&), che i Veneziani misero iosieAie * unnp stuolo di €trctt4a--

(i) Anaali PiswT. VI, Reram Ilal. (2) Gdilliclmas Tyr. 1. 3. ^ . [ "

T (3) Daadol. io Chroa. Tom. XII, Rer. jUa^* '. '

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A V H o mcix. toS

gealé legoiy do?e, sotto il èomaoclo di Giovanni Mi- eheh 6glìdoto del doge, s^ imbarcarono tutti i crocia- ti, e $* inriaroùo alia volta della Dalmazia, e pòscia sVeroaroQo a Rodi. Alessio imperador de^ Greci, nemieissimo io segreto della crociata, adoperò per ferii tornare indietro ; ma inutili in ciò riuscirono te cabale sue. Tenne poscia avviso ai Yeneziani, che 4 Pisani con cinquanta galee navigavano contra di loro, gloriandosi di voler entrare in quel porto. Fra queste ^ae flotte seguì una zuffa, e toccò ai Pisani di salvar* si coRa fuga. Arrivarono poscia i Yeneziani alle città di Mira nella Licia, dove, se loro vogli^m credere, trovarono il corpo di san Niccolò vescovo, e P invia- rono a Yenezta, quantunque il' pomicio di Bari pre- tenda che assai prima quel sacro deposito passasse àUa loro città. Scrivono ancora gli storici genovesi, bile. Capitata in questi tempi la flotta genovese alla stessa città di Mira, ne asportò le ceneri di san Gio- vanni Battista. tJn grande' emporio di sacre ireli^ie dorveva essere quella città. Lascierò io disputar (Va loro questi troppb pii masnadieri, e seguiterò a dire che la flotta veneta giunse nel porto di Joppe, città già conquistata insieme con Gerusalemme dai Fran- chi. Però è da ci>edere, chegU aiuti portati per mare "di! popoli italiani giugnéssero colà solamente, dap- poicjfè Gernsalemtae erti Caduta in potere de' colle- gati oltramontani. Fece T imperadore^fri^o i^ Vcoppiarein qn^st'annoio sdegno suo contra di Coir- rado suo pritkiogenito, che ribello al padre avea oc- eupata la corona del regno d' Italia (i). BniuiAta in

(i) Àbbas Unpergensis in Chroa. Chconogi^aph. Hit* deshetm.

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io6 Àmmu t!*t9àiM

A^isgrana «ma dieu di prìncipi garmaniM, ' qùtl propose e fece accettar per suo cellega « toeeesiDiv nel r<|gno irrigo V^ «oa seeondogeoito» Ho io pub^ blicato (i) un placito tenuto ^alla «omessa Matilde in Firenze armo domimcae Incarnaliofds miUesmo nonagesimo nono^ VI nonas. martiij IndkUone yiH^ 4n cui Guido Guerra, da cui si crede che di- scendesse la nohii casa de^ conti Guidi, telebre nelk storie, concedette ai canonici della cattedrale di quel- la città alcune terre» Notai quel placito come tenuto nell^ anno presene senza esaminarne te note crono- logiche. Ora mi avveggo appartener esso all^ anno susseguente, indicandolo T Indàione FUL Qmri %' è «d^pecato T anno fiorentino \ cioè tuttavia in quella città nel di 5 di marzo continuava Tanno 1*999 laddove secondo T era volgare nel di primo di gen- naio aveva avuto principio Tanno xioo. Similmente è fiata da me prodotta (3) una donaaioDe iitta da es- sa contessa al momstero di s. Salvatore della Fonta- na di Taone, e scrìtta cmno ab Incarnatione Domi- ni millesiino nonagesimo nono9 regnante impera* tore HenricuSy ociavo idus septembris^ IndicUo^ ne sexta. Se cosi ha V origine ( il che io non posso affermare) quest^ anno 1099 sarà Tanno pisano, 0 aeeondo noi T anno iq9S<. Sia il Fiorentini (3) «•- cannando questo documento, legge /it^t /^///co- minciata Jiel medesimo mese di aettembre, e però queir atto è da rìferire all^ anpo presente* Non è ^er- tamente lieve imbroglio nella Storia questa diversità

(I) Àafiqint. Itàl. bisMf. 4t.

(2) Ibidem Diiserl. 8.

(3) Fiorentini Memor. di Matild. lib. tr

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4 V M ^ no. . toj

deg\i anni e deUe uultiioni, che compamcfl oeHe oir^ te antiche, ed è fecUe il preodere defili «bbaglii K non si ha moha atteniiona ed altri lami delhi Storia*

( GRLSTO Mc^ IndiE. vxix« Anna 4i ( PASQUALE II, pa^ a.

( ABRIGO IV, re 45, imperadore 17. ( COERADO U, re d' lulU 8.

Abbiamo da Pandolfo pisano (i), che fa fetta oel- da istBBza dal popolo romano %papa Pasquale^ per^ dio venisse' eacciato da qne' contorni V antipapa Guiberto^ il qoale per tanti anni evea travagliata e tenuta in guerra la loro città, oon esibire a questo effetto buone sdmme d"* oro e d^ arneoto. Giunsero nello stesso tempo ambasciatori di Ruggieri conte di Sicilia, che ammessi all' ndienia del pape, posero ai di lui piedi mille once d^ oro. Animato da questi im«- piilsi ed aiuti il pontefice, «pedi P esercito contra di Guiberto. Dimorata oostui nella città d^ Alba, e so- stenne per qualcbt tempo Tassodio d^ essa. Tergen- do poi disperato il caso, ebbe maniera di scampare e di ritirarsi In un forte castello; ma quivi air im- provviso la morte il colse, e mancò di vita ostinata nel «no scisma, pentito pia volte d^ avere assunto il titolo di pontefice romano^ senza però mai pentirsi daddovcro per riconciliarsi col Tero vicario di Grì- ato, e £ir penitenza de^auoi enormi eccessi^ Colla tnorte sua restò liberau la Chiesa di Dio da una gran peate, da un terribil nemico. Non restò essa nondi-

(I) PandolpIiQS Pisani in Vit Pasdiak IL P. I. T, lU. Rcr.Ita).

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loS AITNALI D* ITALIA

lÀeno immediatamente quieta ; impemoccbè ì segna- Ìà d^esso Guìberto in luogo di lui elessero papa uq certo uéìberto^ che nello stesso giorno fu dispapato. Laonde passarono air elezione di uu certo Teoderi- co ; e questi per più di tre mesi fece fra^ suoi ade* tenti una ridicola figura di sommo pontefice. Ma i Romani, o pure i Normanni misero * le mani addosso a questi mostri, e confinarono il primo in s. Loren- zo d^ A?ersa, P altro nel monistero della Cara presso Salerno. Saltò su col tempo anche il terzo, appellato Maginolfo^i che nel di a di novembre fu da^ suoi parziali promosso al pontificato, e prese il nome di Silvestro lY. Sigeberto nella Cronica sua (i) secon- do r edizion del Mireo scrive che essendosi costui ritirato in una fortezza^ Berto caput et rector rO" manae militiae cum expedittqne cleri et popuìi eum inde extraxit^ et ad Warnerum prineipem Ancpnae in tiburtinam urbem adduxit^ dove fu dagli scisma- tici creato papa; ma per attestato del medesimo scrit- tore, costui non multo post rèprohatur a Romanls^ et Jama nominis ejus evamiit Di ciò riparleremo air anno 1 1 06. Sicché neppur dopo la morte di Guìberto pervenne ad una intera quiete papa Pa- squale. Né si dee tralasciar senza osservazione, che in questi tempi la Marca d^ Ancona, non diversa da quella che tempo fa essa dinominàta Marca di Came- rino o di Fermo, ubbidiva allora aU^mpéradore Ar- rigo IV. Ne era marchese Gruarnieri^ da cui proba- bilmente, o da' suoi discendenti che poriarbno lo stesso nome^ fu qtrel paese poscia chidniato/'la ^ar^ i^adi Guàràieri; e quelli Riconosceva {kef^Suq si- li] Sigebertus in Cbron. edit. Mirai. , ,

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A N ir.O NO. 10^

gnore U idddetto Arrigo, come costa da an pezzo di lettera da luì scritta al medesimo augusto presso di Sigeberto. Che se questo Guarnieri teoeva, sicco- me abbiam veduto, TwoU^ anch^egli doréa recar del- le molestie a Roma e al pontefice Pasquale.

▲bbtam dal toprallodato Pandolfo pìsaao, che il papa, non io se nelP anno presente, oppure nel sus- seguente^ ricuperò colla forza deU^ armi Città Castel- lana. Mosse anche guerra a Pietro dalla Colonna ( il primo che s^ incontri di questa nobilissima '&qaiglia nelle scorie ), perchè aveva occupata la terra di Cavi^ spettante alla Chiesa, romana. Tolta fu non solamen- te ad esso Pietro la terra suddetta, ma eziandio Co- lonna e Zagarolo che erano di suo diritto, il che ci & intendere cha non cominciarla allora la nobiltà di quella casa, ed esserle venuto il cognome dal dominio della terra di Colonna, che fu poi loro restituita. Po- .co potè godere del suo nuovo regno di Gerusalemme, e delle nuove conquiste da lui fatte T inclito e piissi- mo re Goti/redo di Buglione. Caduto egli infermo neir anno presente, passò a miglior vita nel di 1 8 di luglio, lasciando dopo di una memoria piena di benedizioni (i). Accorso a Gerusalemme Baldosùnp suo fratello, fui con universale consenti mento eletta re, ed anche solennemente coronato nel di del santo natale : funzione da cui 9* era astenutp il buon re Gotifredo. Landolfo juniore (2), storico milanese, scrive che Anselmo IV^ arcivescovo di Milano, pre- ti) Guillielddui Tyr. Abbas Crspergensis, Fulcberius

Camotens. Bernardas Thesaur. et alii. (a) Landulfos de s. Paolo Histor. MeUiolaa. Tqih. Y. Rcr. lui. ^ T

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dico la crociata per la Lombardia, faceado cantare aoa caneoD» «ho comutciavu UUreja^ forse francese, e probalùkKeiite sigDtfieante OUre già son iti i Frati' chi^ eo. Udì egli con ciò uaa grost% armata di Lom* bardi; e dopo aver ereato e la«eìeto sao vicaria hi Milano CrÌ5QÌao( appellab» volgarmente 67ro55a/ano), che poco prime ere stato eletto e oonsecrato vejicoyo Savona, alle testa di qneU" esercito s^ inviò aUa volta di Costantinopoli (i). Seco andarono it vesco-» vo di Pavia e Alberto^da Kandratepotentiisimo lom- bardo. Non per mare da Genova passò questa gente, come si pensò Tristano- Calco (2), ma bensi per ter* ra, attestandolo V abate urspergense (3) e ^annalista sassone (4) con dire sotto questo anno : JEac Lango^ hardis oum Mediolanensi et Papiensi Episcopis guiìk^uagmta niittia ad BieroscfymHanain proft^ ctionem signati^ in Bulgaria^ civitatibus fyemave' runt. Rapporta il padre Bacchini (S) an^ insigne do- nazione &tta in qnest^ anno dalla contessa Madide, mentre era in Guastalla) al monistero di s. Benedet- to di Gonzaga, e scritta anno ab Ineamatiem Do- mini millesima centesimo ^ Indizione decima^ kaUf^' disjunii. Ma non può conventre a quest^ anno Vln^ disiane X, e dal Fiorentini (6) sappiamo che l»oon^ tessa dimorava in Toscana nel di 7 di giagno deU^aor no presente* Dimorava anche m Firenee in palati^

(t) Orderic* Viiblis, RttdeYplias Gadomens* (2) Tristan. Calchus Hist. Med. (9) Àbba« UrspergeDs. In Ghr» ' (4) Annalista jSaxo. (5) Bacchini hi. di Pòliron. App. {isgr. 4^ Ì6) Fiox»Eil£ai Memorie di Matilde lih^' a*^ x^ì

A 9 21 O MCI, ni

donm^i «10^ Jel duomo ) sanqti J^harmiSy dove téti- ae ptadtaiiel di^ a di marzo, da me^dato alla luce. Fero lembra veriabnile) che quel dooomento appar- teaga air anno iio3,ia cut veramente Matilde si tro- vò io liomtMirdia. Seeoododiè terìve Romoaldo la- lecmtaoQ, (i), io qaeal^ anno Ruggieri éuctt di Pa- ^ie auHediÀe prese oiltè di Callose^ d^^egti du- ra^ raesedb.ajRea. telo eigner» tutta all'intorno cqj^,^et^ Bomnonda principe d* Antioche sao firateQo refjtò 9«f pr:e«eiile.aAno prigione dei Turchi: il cl|e.riii#ci dji grajve daMn» agT interessi del crfette- qe^limo ìa. Qrtpnte^

( GRI&Tawa, IndMone ix. Am0 di ( PASQUALB H, pepe 3.

( ARBICa IV^ re 4«!, imperadore 1 8.

Filneitalo (uf f anno presente datfa morte di due fflustn prìboipi nello stesso eaese di hig^o. L^'uno fu CartradQ re di' halifs figlluofo^ di- Arrigo FT, e T al- tro Ruggiei4 conte di SkUie. Qtianto a Corrado, non ai^saaifl V abate ortpergense (2>eon altri storici di esallare le di lui virtù. NiKoo gli andava avanti nella pi^y nella mansuetudine, nella continenza, di' ma- nma che pareva un aiigelt> ili carne. Eppure questo buon priadpe provò anch' egH poco buona fortuna peesflo. la poetessa Matilde, donna che in questi tem- pi smiza titolò regs^ fkceve volentieri da regine tu Italia. Che disgusti ella desse alPottìmo giovane Cor- rado, aon^ si sa; megHene diede. Dappoiehò Arrigo

(I) RomualiBsSalerniti Verni Ylh Rer. Ital.

(a) AM)«s> Qripérg» ii^ ebreo/ Aiintfiità Saia

112 A9V4I4I D ITiXU

SMQ padre non ebbe più fqrze ia lisGa, lieppur eOa ebbe più bisogno di Corrado; £ oon seppe ta<:er Do- nizoae, che è pure il panegirista della contessa, que- sta Verità, scrivendo (rj,: ^ Infra Chonraàas longobardo^ comitafus Dum starei^ diàcors a JUathildi/uU ipso Tempora, Duravii modicum discordia talis. Tfam petiit partes iuscanas rex. Ibi tamdem , ^ohilibusf quidam facieniìbus expulit tram.

Che Matilde non «olamente signoreggiasse in To- scaiìa e in p«r.te della Lombardia, ma stendesse an- che la sua autorità in Milano, si pxxò raccogliere da Landolfo di s. Paolo (3). Quivi fu eletto arcivescovo Mathildis fiomiiÌ9sae favore dandolfo da Badagio ; decaduta questo, restò' eletto e consecrato Anselmo IV ^a Baisp, il quila ifirgae pasior^U per munus Mathildis abatissae ( dovrebbe essere comitissae ) adkaesit. Collo stendere cosi le £mbre della sua au- torità, dovca Matilde annientar quella del re; forse anche non gli somministrava quanto occorreva pel decente suo trattamento. Però forte in collega il real giovane si ritirò a Firenze, dorè sorpreso da maKgna febbre, nel luglio di queat^ apno diede fine alla sua vita. Per testimonianza deir Urspergense corse qua- che voce, che cosi immatura morte fosse provenuta da veleno ; e forse ne fu dai maligni incolpata la me- desima contessa Matilde, scrivendo iLsoprammento- vato Landolfo: Quum pervenisset Flóréntiam rex ipse prudens et sapiens^ aiqué decorusjecie (proh ^ dolor!) adolescens^ aqcepta potione ai Aviario me*

(1) Donìzo in Vit. Matild. Uh. 2, cap. i3.

(2) tandolfus junior Biit« Mcdiolan. e. r^ ^

A V N O MCI. IT5

àico MaihUdis comitissae^ Qitamjumit Le virtù dt Matilde tali furono, che non può cadere sopra di un nero sospetto. Per quel che riguarda Ruggieri conte di Sicilia (i), ench^ egli nel medesimo mese fu rapito dalla morte ; principe valoroso e glorioso al pari di Roberto Guiscardo suo fratello, sopra la ter- ra, ma più di lui religioso, cleinente; e spedalmente inemorabile per .aver liberata la Sicilia dal giogo dei Saraceui, e restituito in essa il culto del vero Dio colla fondazione di tanti vescovadi, spedali, e templi del Signore. Lasciò dopo di due piccioli figliuoli, Simone primogenito, c^ fu riconosciuto tosto conte di Sicilia e di Calabria, e Ruggieri nato neir anno 1097, ^^ divenne col tempt> re di Sicilia : amendue sotto il governo della contessa Adelaide loro madre, donna che colP alterigia univa una gran sete del da- naro altrui, e però cagione che in que^ principi! della sua tutela succedessero non podio sedizioni ft*a i sudditi suoi. Non parlo di un terzo figliuolo appella- to Goffredo^ probabilmente bastardo, pecche forse era premorto al padre.

In quc^st' anno sul principio d'aprile Gaeìfo IV^ daca di Baviera^ per redimer i suoi peccati, imprese il viaggio di Terra santa, e si unì con Guglielmo du-- ca d' Aquiiania (2). Conduceyano seco questi due principi un' armata di centosessantaraila crociati. A questa precedeva T altra de' Lombardi, che dicemmo incamminata con Anselmo arcivescovo di Milano, il cui disegna ^tto sulle dita, per quanto ne correa la

\i) Romoaldus Salerò. In Chrcn, (2) Chron. Weiogart apad Leibnit. Àbbas Uspergens. in Gbron.

MUBATOaij'VOL. JOUYI. 3itizedbyG00^e d

Il4 AjmtLl I>*'ltlLÌA

voc6, era ^ Toler contfùisttire BàbUania come «e guella fosse una bìcoccìa. Wb tanti csfitelli in -aria «u- darono ben prèna a finire In htiìh, PW^àtti (ifae (b gran moltitudine ^ jgentie liitU^ l!sia <i), per trèidi* mento dell^ ùnperàdo/e Alessio cKe p^àsafva dMntel* ligenza coi Turchi, parte ]per ^i stenti e nìancatatQ de^Tiveri, parte per le lidable e ifrecce nemiche, perì guési tutta. Fra gli siltri principi c!ie lasciarono la vita in si sfof tii^t^ s|[>ediilonè (a), uno fa il suddet* to arcivéscovo di MilìTno, ossia che egli morisse in una ^uSa co^ Tarbfai, opi^ùre che ferito fàgjisse a Costantinopoli, dove Landolfo da s. Pacalo scrive che Sttcòedettè stia ihorte. Salvossi dopo la rovina del suo esercito il duca Guelfo, e per talezzo ad infiniti travagli ^bbe almen la consolazione di arrivare a Ge- rusalemme. Soddisfatto eh* ebbe ivi alla sua divozio- ne, se ne tornava questo principe per marea casa ; ina giunto alPisola di Ptfo, oppure di Qprì, e colto da una mortale hifermità, quivi fini di vivere, e tro- vò la sua sepoltura o nel presente o nel susseguente anno : principe glorioso per tante sue militari impre* se, e massimamente per aver piantata ih Germania e lasciata quivi in gran potenza una linea di principi estensi, la qual tuttavia più che mai fiorisce nella in- signe casa di Brunswich, Wolfembuttel e Lunéburgo, dominanti anche sul trono delP Inghilterra. Restaro* no di lui dae figliuoli masdii^ cioè Guelfo V^ mari^ to della gran contéssa IMbtilde, ma da lei separato, ed /i^rn^o, appellato per soprannome il nero. Suc- cedette Guelfo F nel ducato della Baviera, e questi

(i) Radulphus Cadomensis de gestis Tancredi (2) Landulf. xunipr Hùt. Meàioìaa. cap. 2. t ^ ;

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A K 9 O MCI. Il5

poi si segnalò colie doti della pietà, del valore e del* la liberalità, come si ha dalla Cronica di Weingart. Id qaal anno egli lermìnasse i suoi giorni, resta tut* tavia aUo scuro. Certo è che vivente ancora esso Guelfo, Arrigo suo fratello portò il titolo di duca^ -e ne l^edremo una prova airaaito 1 107. Trovasi nel "ubaggio^l presente aono la conteJ5a Matilde in Go- verno lo sul Mantovano (i), dove restituisce al moni- dt^ro òx s. 'B<enedetto di Polir one T isola di Revere eoo altri beni. Si accinse olla in questi medesimi tem> pi a ricuperar la città di Ferrara che tanti anni pi:ima le si era Hbellata; e ^tto un igran preparamento di soldatesche, chiamati anche in aiuto i Yeneziani (a) e i 'Ravennati che vi accorsero per Po con una squa- dra di navi, neir aatunno passò air assedio di quel- la città :

Cantra quam gentes numero sine duxit et enses^ Tu$eos^ Romanos^ Longohardos gahatos^ Et RavenmUes^ quorum sunt maxime na\^cs, Circumstant equidem miiUae maris atque ca*

rinae A duce praecìaro trasmissae venetiatià

Son versi di Donisone (5) che soggiugne avere i Feitaresi alla vista di tanto «forzo presa la risoluzione di arrendersi : con die senza spargimento di sangue tornò quella città sotto il dominio della contessa.

(i) Bacchiai Stor. di Paliron. 1. 3.

(2) Dandul in Chron. T. XII. Rcr. Hai. Chron.

Estens. Tom. XV. Rer. lui. i3) Donilo in Yit. Malhildi» I. »j e. if.

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I l6 AlTKAU d' 1T1I.IA.

( CRISTO MCii. Indizione x. Anno di ( PASQUALE II, papa 4.

{ ARRIGO IV, w 47? imperadore 19. »

Celebrò in qaett^ anno papa Pasquale un solen- ne concilio in Roma nella basilica lateranense (i), in cui rinnovò la scomunica contra dello scismatico im- peradore Arrigo IV .^ e confermò i decreti de^ prece- denti sommi pontefici intorno alla disciplina ecclesia- stica. In Germania esso Arrigo sol principio di que- «t'hanno, o sul fine del precedente, raunati in una die- ta i principi di quelle contrade, trattò con essi di levar lo scisma, e di restituir la pace alla Chiesa e ai popoli. Fu consigliato da tutti i saggi di ticonoscere il rumano pontefice Pasquale, ed egli anche promise di portarsi glioma, dove in un concilo si esaminasse tanto la sua quanto la causa del papa, e ne seguisse concordia. Ma T infelice principe non attenne dipoi la parola \ anzi si seppe ch^ egli andava tuttavia mac- chinando di creare un nuovo antipapa : il che non gli venne fatto per (ìifetto non già di volontà ma di potere. Aveva papa Pasquale inviato per suo nunzio e vicario residente presso la contessa Matilde, Ber-^ nardo cardinale della santa romana Chiesa^ ed abate di Yailombrosa, uomo di rara probità e prudenza. Fta gli altri affiairi che egli trattò colla contessa, uno de^ principali fu T ottener da essa la rinnovazione del- la donazione di tutti i suoi beni alla Chiesa romana. Gli aveva essa donati alla medesima Chiesa fin sotto papa Gregorio VII ; ma per le gravi turbolenze di- (I) Labbe Concil. T, JC.

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A If W O ' MCII. 117

poi iuforle, s^ era smarrito lo strumento della xmde- sima donazione. Però stando essa Matilde nella rocca di Canossa nel di 17 di novembre delP anno presen- te, confermò e rinnovò (i) per manum Bernardi tardinùlis et legati ejusdem romanae Ecclesiae^ h donazione tutti i suoi beni, tanto posseduti" quanto da possedersi, e tanto di qua quanto di da* monti, in favore della Chiesa romana. Lo stru- ttiento tuttavia esistente si legge in 6ne del poem.i di Donizone. Era la medesima contessa in quest** an- no nel di 4 di giugno* in loco qui diciUir Mirandula^ e qttivi fece un aggiustamento (a) con Imeìda bades- sa il s. Sisto di Piacenza per conto del castello e delb corte di Guastalla. Apparteneva quella nobil terra, oggidì città, monistero suddetto di s. Sisto, fino dai tempi deir imperadrice j4ngilberga fonda- trice del medesimo. Dovea Malilde averlo occupato, e gliel restituì nell^anno presente.

Lasciò, come già di sopra accennammo, jinselmo arcivescosfo di Milano, allorchò intraprese il viaggio di Terra santa, per suo vicario in quella città e dio- cesi Crisoìao^ chiamato Grossolano dal popolo, - a cui quel nome greco dovette parere alquanto stra- niero. Egli era vescovo di Savona (5), nomo assai dotto, sapea predicare al popolo, e nelP esteriore af- fettava grande mortificazione, sommo spreco del mondo, usando vesti grosse e plebee, e cibi vili dopo molta astinenza. Un di quel prete Liprando, a cui gli scismatici aveano tagliato il naso e gli orecchi, perso- ci) In Append. ad Donizooem in Vit. Maihililis. . (3) Antiqui t. Italie. Dissert. jt, \3) Landolphui iaoior Hiit. Medio], cap. 4. *

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na di gran credito non meno fteUa sua patria che ia Roma stetta^ l' esortò a cavarsi di dosf^ quel si om« do mantello^ e a prenderne uQo più copTeniente al suo grado. Gli rispose Grossolano di non aver dana* to. Esibitone a lui in prestito, replicò che egli sprez- zava il mondO) volea mutare registro. Allora Li" prando gli disse: In questa città ogni persona civUei itsa pelU di vajo^ di griso^ di martora^ ed allri ornamenti e cibi preuosù Con questi vostri gros^ solani abiti vedendovi i Jbrestieri . ne vien disono^ re a noi altri: il che si dee osservare, come una volta foste in nao e credito in Italia il vestirsi di pre« «ose pellicce ; probabilmente Grossolano era qualche calabrese che sapea bene il suo conto, ed anche fa intendente della greca favella. Intesasi poi la morte deir arcivescovo Anselmo, ranno il clero e popolo di Milano per eleggere il successore. Goncorrevana molti in due Landolfi canonici ordinar] della metro-^» politane^ Grossolano si oppose per motivo che fos- sero lontani, perchè erano iti Jn Terra santa. Allora ytriaìdo abate di s. Dionisio con una gran molti tudi-r ne della plebe e de* nobili proclamò arcivescovo il medesimo Grossolano ohe eon tutto il suo sprezzo del mondo corse subito a mettersi nella sedia archie- piscopale. Spedi la parte, che non concorreva a tale elezione, i suoi messi a Roma, per impedire che non fosse accettato per vari motivi. Me ricorsi i fautori di Grossolano a Bernardo cardinale e vicario del pa- pa in Lombardia, questi ne trattò colla contessa, e fu risoluto di ammettere la persona di Grossolano, il quale alcuni van sospettando (non so se con valevo^ le fondamento ) che fosse prima al pari di Bernardo

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AVRÒ KCXt. 11^

oardioale, monaco TjalIombcos^Do, Però in fretta se a^ andò ei^o Bernardo ai Hlil^o, e pprtò la stola 4 cioè il p^lfiq ) che fu riceTu^o ^t^ Grossolano fra lo ^trepUo^q pl^pso del popolo. Salito lo scaltro Gros- ^lano dove egli mirava, allora cominciò ad usar dbt delicati e vesti prezios/s. Ma poco passd che Lipran- do cogli altri gli mosse guerra, trattandolo da simo» placo, ^ perciò d^ pastore iU^ttimo. Secondo che si ba. dal catalogo Scigli abs^i di Nonantola (i) e da) Si-* gonio, la suddetta contessa, mentre era nel castello di Panzano, allora del dìstrejUo di Modena, nel di 1 5 di novembre, correndo V Indmpne X/, donò al moni- stero di Nonantob^ sul Modonese, con lic^n^ di Ber-. Dfo-do c^rdin^l^ e vicario generale dei papa in Lom- bardia, Castel Tepido posto in Ferrara colla chiesa (Jti s. Giovi^i^i Battista. £ oi^ ijx r^mi^isione de* suoL p^ccati^ e in ricompiEtnsa del l^espro. di que) monister ro^ cui «* era essa serviti^ ne" bisogni ^ejle passate guecri^ Ei^ qneistQ T ultimo ^i^np dejla ^ita di Filale Mfch^h;^ doge di Yan^u^. (sj). Ifbbe. per successore Of^d^lqfo f*al^drq.

( CRISTO Mciii. Indizione zi. Ani^o d| ( PASQUALE Ó, papa 5.

( ARRIGO iy, re 48, imperadore ao.

Atei^ eelebcato irrigo If^ aagusto la festa del idnto natale in Magoaca (S), e pablsHcamente fatto aa- peita ai principi e al popplo, eh' egli avea intenzbne

(i)' Càtaldgàs Abbat. Nónanldl. Antiq. lUl. Diisert 67^ (a) Dando!, in Cfaron. T. XU. Rer. Ital. (}\ Abl^a^ Ur^rgei^. ip pbco;i. Qlt^ Fri^'gf qi« Qiif. I. 7. e. 6.

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laO A5NALI h ITALIA

f]t lasciare il governo del regno ad irrigo V re sno figliuolo, e di volere in persona andare al santo se- polcro. Questa voce gli guadagnò T affetto universale de' Tedeschi si ecclesiastici che laici, e moltissimi si disposero ad accompagnarlo in quel viaggio. Ma il tempo fece vedere, ch^ egli non dovea aver parlato di cuore, perchè nulla effettuò di quanto avea promes- so. Certo èi, che alP anno presente si dee riferire uno strepitoso avvenimento della città di Milano, diffusa- mente narrato da Landolfo juniore (i), storico di quella città e di questi tempi. Era già stato creato ar*» cìvescovo Crisoìao ossia Grossolano. H soprammen- tovato prete Liprando continuò a sostenere , ch^ egli sìmoniacamente era entrato iri quella chiesa, e' si esi- bì di provarlo col giudizio del fuoco, che quantunque non mai approvato dalla Chiesa, pure in questi secoli sconcertati non mancava di fautori. Fece istanza Gros- solano che Liprando desse le pruove i3t tale accusa ; ma non apparisce che il prete ne producesse alcuna : il che fa conoscere V irregolarità del suo procedere. Venne egli in fine alla pruova del fuoco ; ed alzata nella piazza di s. Ambrosio una gran, catasta di legna, lunga dieci braccia, ed alta e br^ft' quattro braccia piCi dell' ordinaria statura ^egU uomini, allorché es- sa fu ben accesa, Liprando vi passò per mezzo e ne osci salvo, senza «ehe nulla ai brucasse n«ppur delle f etti sacerdotali ch^ egli portò in quella congiuntura con acclamazione di tuiti gK spetlat^ri., Yeggen^osi Grossol^ocome T.iuto, giudicò, b^ne di ritirarsi e di andarsene a Roma, ^ve fu graziosai^ente Accolto da

(i) Laadalphus a s. Paolo Hisf. MctB&Ian. e. 9. etKq. T. V. Rer. ìld. r> i

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A n ir o Hcnr. idi

papa Pasquale. La risoluzion di Liprando era già stata disapprovala da alcuni vescovi sufifraganei di Grossolano, che si trovavano allora in Milano ; mol- to più dispiacque alla saggia corte di Boma, che sem« pre riprovò i giudizii di Dio non canonici, siccome invenzioni umane da tentar Dio. E perciocché si trovò che essendo restato il prete Liprando leso in una mano e in un piede nella prupva suddetta, hen- che si attribuisse ciò ad altre cagioni, pure fu messa in dubbro nella stessa città di Milano la pruova da lui fatta, e ne succedette del tumulto colla morte dt molti. Trovossi nel di 19 di novembre la contessa Matilde in paìatio fiorentino (i), dove concedette un privilegio ai monaci di Yallombrosa. Circa questi tempi Adelaide vedova di Ruggieri conte di Sicilia, e tutrice di Simone suo 6gIiuolo, teggeddo sprezza- to da* Siciliani il suo governo (a), pensò a fortificar- lo col chiamare colà dalla Borgogna ^oòer/o, princi- pe non men valoroso che prudente, a cdi diede iii moglie una sua figliuora: H dichiarò poscia tutore del figliuolo e governatore delP isola : il che servì a te^ nere in briglia le teste calde di quelle contrade.

< CRISTQ MC1V. Indimae xii. Addo di ( PASQUAfiE II, papà 6.

( ABRI60 IV, re 4g, imtperador^ ai;^

Secondochè osservò il padre Pagi (3), abbiamo dalla Cronica di un anonimo di Treveri (4), che nel

(1) MabiU. Annal. Benedictin. ad hanc ano.

(2) Orderic. Vltal. Hist. Eccl. 1. i3. <3) Pagius in'Crit. Baron.

(4) Anonymui Trevircnsis apud Bachery in S^Jitilcg.

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Taa AlflTALI D^ ITALIA

marzo del preseote anno papa Pasquale II celebrò io Roma un gran concilio, di cui niun^ altra menzio- na si truovar presso gli antichi scrittori. Ma forse noa è sicura quella notizia, e si dee riferire air anno se- guente. Solennizzò Timperadore ArrigoXh festa del santo natale in Magonz^ (i) , ed allora fa che Arri^ go VtJò suo figliuolo air improvviso si ritirò da lui e diede principio alla ribellione contra del padre , che uno 0 due anni prima lo area promosso al grado di re. Dieholdp marchese, Berengario conte 9 ed altri &iroQo i consiglieri di tanta iniquità^ suo specie reli"- gionis^ come scrive Ottone da Frisinga (2). Han pre- teso alcuni che egli, fosse a ciò mosso da una lettera di papa Pa&quale, accennatja da un antico storico (5), in cui era esortato a soijcorrere la Chiesa di Dio. Ms^ non vuol già dir questo, che il pontefice V esortaM^^ anche a ribellarsi eontra del padre e a prendere Tar- mi contra di luì. Senza questo nero attentato poteva ^li cooperare alla retta intenzione del pontefice ro- mano. Può nondimeno es^sere, che di questo pretesto si valessero i nemici di Arrigo per rivoltare contra di lui il figliuolo. Scrive T Annalista sassone (4) ^ che il giovane Arrigo spedi immantinente dopo il natale a Roma i suoi legati ad abjarare lo scisma 10 a chiedere consiglio al papa intorno al giuramento da lui presta^ to al padre, dji non mai invadere il regno senza licen- za d^ es^o suo genitore. II. papa gti mandò la benedi- zione ed assoluzione,^ purché egFi volesse operare da

(1) Abbas Urspergeasis in Chron.

(a) Olio Frisingena Hist. I. 7. e. 8, j

(3) Hermann. Torhac. apud Dachery in Spicileg.

(4) Annalista Saxo^

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A V V o itiov. ta?

r^ ^tm^i eisere buon figUjaoliO disila CbUsa i ti cbo ba»tò aie ambizioso gipTai^e' pec jarQ di piglia air %r-) tfìì conerà del pi^dre. TacetOKlp noodimei^o V IJtperw g«nf9 e TAmoreddU Vii» d' Arrigo IV pr^Sfso l?U5-» stiftio ed altri questa particolarità, si paò diubit^c 4«^^ la Terital benché da e«sa neppuc risulti V a|»praf 9?* zioue di qfuel che ^uiccadalte dipoi. Af v«un|e in qqe^i %C aouo uQQ acaudaloio scoacec to io Parma , ri^ita da Dooizona (i). Portossi Birnarda cardinale a vV tario del papc^ iu liombardia a quella città perla feUa' deU^ A«^ozìoae. della Yei;gHifi, e cantò b «lessa nella eattedralei.. DofK> il vatìg<ilo predicò al popolo \ perchè volle entrare a parlar con grave disprezzo di Arrigo iy,<;ome' principe scomiuicato, trovaudoai ia queir udienza moltissiuù tuttavia bea affistU al aaeide^ simo augusto, slrritaroso talmeotei che dopo 1^ pr«* dica, joessa mano alle spade, corsero airaltare, e s^av- Tentarono al cardinale, il condussero prigione, e sta** ligiarono tutta la di lui cappella ; cioè tutti i di li4 pa« ramenti per la messa. Fu portata queata disgustosa nuova, ella contessa Matilde ohe si trovava allora ual territorio di Itfodeoa. Baonò ellaineODlaneotequeUi^ milizie che potè, e passati appena tre giorni dopo quella brutta scena, marciò alja volt^ di Parma. Non aspettarono que^ cittadini intimoriti eh' essa arrivas- se, e consegnarono ai vassalli nobili della medesima il cardinale, còlla veslttuzione ancora di tutti i suoi sa- cri acredi. Altro mala non fece la contessa ai Parmir giani, perchè il piissimo cardinale perorò in loro fa- vore. In quest^ anno, secòndochè abbiamo da Tolo-

(i) Donizo in Yit. Malhild. 1. 3. x4*

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ia4 AIVICALI D^ ITALIA

meo Lacca (i), cominciò neìl' agosto la guerra fra I Pisani e Lucchesi^ e ne seguì una battaglia in cut i pisani ebbero la peggio. Presero ì Lucchesi il castel- h> di Librafatta, e ne condussero prigioni i castellani aHa loro città. Dalle carte riferite dal padre Bacchi- m (3) si scorge, che la soprallodata contessa Matilde sul fine d'aprìle* trovandosi in Nogara sul Yeronese , confermò ad Alberico abate del monistero di «. Be- nedétto di PoHrone vari beni. Parimente la medesi- ma, mentre era a Coscogno villa dèlie montagne di Modena nel di i5 di settembre, donò allo stesso mo- Bistero la metà dell^ isola di Gorgo con altri beni. A tali donazioni intervenne sempre il consenso del sud- detto cardinale Bernardo vicario del papa , trattan- dosi di disporre di beni donati alla Chiesa romana. Tedesi sotto quest^anno la vendita della corte firmi- niana, fatta da Ottone eletto arcivescovo di Ravenna a Landoyb vescovo di Ferrara (3). Per quanto s* ha dal Rossi (4), questi dopo la morte delPantipapa Gai- berto fu intruso nella sedia archiepiscopale di Raven-r na,' e da questo atto si raccoglie ch^ egli non avea te*ovato per anche ehi avesse volato consacrarlo.

( CRISTO Mcv. Indizione xni. ' Anno di ( PASQUALE II, papa 7.

ARRIGO lY, re 5o, imperadore 22.

Fece il pontefice Pasquale atterrar le case della nobil famiglia de^ Corsi in Roma, forse perchè rìdot-

(1) Ptolom. I^censis in Annalibus bceTib. (a) Bacchini Istor. di Polirone nelP Appefnd.

(3) Antiquit. Italie. Disserlat. 38.

(4) Rabcas Hist, Bafenn. . , ,

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ANNO MCF« 13$

te dÌQftxizì ili fQiq^a di fortezza <i). Sle&no nobil ro- maaó, capo di quella casa ^ se 1' ebbe tanto a male , che uscko di R<«ina si fece forte nella basilica di sao Pallio, e nel castello che in cfuesti tempi abbracciava essa basilica. Concorrevano a lui tutti gli sgherri e masnadieri, co^ qudi poi infestava non soloi contor- ni di Roma, ma la città medesima; Destramente prò? curò la cofte pontificia intelligen&a in esso castello, t di ricavare iti cera la forma delle chiavi di qu^l forte luogo. Formatene poi delle nuove, coir ajutq d^ esse ona notte furono introdotte le milizie pontifìcie, che dopo una vigorosa battaglia s"* impadronirono della tehra, con essere fuggito Stefano travestito da monar co. Siccome osserva il padre. Pagi (2) coU^ autorità di Cadmerò (5), fu celebrato in quest^ anno dal pontefi- ce Pasquale II un concilio nella basilica lateranense. Fra le altre materie che vi si trattarono, abbiamo da liandòlfo juniore (4), che fu quivi agitata la causa di Grossolano arcivescovo di Milano , il quale per la sua dottrina, spezialmente dimostrata in confutare lo scisma de^ Greci , s** era acquistato non poco onore alla corte pontifibia. V era in confronto di lui il pr&p te Liprando, che non dovette poter provare V impu- tazione a lui data di simoniaco. Però dopo aver Gros- solano giurato di non aver forzato Liprando alla pruo- va del fuoco, riprovata dai Padri di quel concilio, fu assolto e restituito nella tua dignità. Gli cadde in

(1) Pandulphus Pisanos in Vita Paschalis li. Par, I.

T. 3. Rerum Italicarum.

(2) Pagius Crit. ad Ànoales Baron.

(3) Eadmeras in Yit. s. Anselmi 1. 4*

(4) Landulphas de 9. Paolo Hiit. Mediol. T. Y. &er. Ital.

edbyGoOglt

ta6 ARlhkLI D^tALU

qu^r oecasloiie ^i itiaii^ il {)ast«ra1e : sul qoalc acciai- etnìe h buona gente d^ allora formò vari lunari. Ma tion per questo potè egli entrare in possesso delh cattedra 'Sua, di fjiél^lto alcuno spettante al s«a ^ró?test»fvètò: tanta 'fu4a'posàanea deila parte eomra- ria in MSlano. Tèrso fi fine detr«nno pre^nte passò papa Pasquale in Toscana (i), so io ben dire se fu allora, oppure nelP anno susseguente, ch^egli ten» tre un condKo in Firenze, a metivo dire'il vescovo di quella* città, uomo viàionério, sosteneva cbe cva^à nat» Tantieristo. Probabiteente i treuiuoti, le iooodazioM ed altri sconcerti^ questi tenipi,€ecero cadere M buoa prelato in questa imma^nazione, h quale in vari altf i tempi si truova insorta nelle nienti delle persone pie e paurose. Si deputò nott poco di questo; ma pel gran concorso della gente curiosa, obe a cagione ^^lla no* vitài^ce un grave tumulto, convenne interrompere M concilio, e lasciar la quistione indecisa. La decise poi if tempo, e fece conoscere la semplicità del pr^to. Peìr le memorie èocènnate dal Fiorentini, si vede (a) che h contesta MatMetì trovò in Toscana in questi medesimi tempi, sensa fallo per fare buon trattamento id papa ito colà, il quale stando m tLucca nel mesa di dicembre confermò i privilegi ai canonici regolari di s. Frediano ; ed innamoratesi della loro riforma» cbe era allòtti in gran credito, la volle introdotta nei tanauiei deUa -basìHta lateranense. Totnosscne dipoi il pontefice a Roma. Tenne un placito la suddetta contessa in quest^ anno nel di 25 d"* ottobre (5) in

(i) Idem ibidem.

(a) ("iorcutim Memor. di Hattld. IH), a. >

(3) -Anliqnit. Italie. Dissert. in. ^ . i

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A ir ir o iacv. my

ìion so qaal ttiogo Toscana, dòire aécòrdò la stia protetiime fai canontci di Toltérra. Possederà in liombardia V iiriigoe moóistero di Monte Gàssina al- cmni beni ad esso fosfati Gir^rdo da Cuvriago ; e trorandosi la soprallodata Matilde stìl Modenése in si Ceisario nd di aa di giugno, Giorgio pinete e liionacò di quel monistero impetrò da lei il possesso e domi- nio di quegli stabili.

Dappoiché il giovane Arrigo /^, re, ebbe tirato nel suo partito Guèlfo F'^ Arrigo il nero duca di Baviera, e i Sassoni ed altri principi, sentendost assai forle, comiooiò la guerra contra deir impera'^ dorè Arrigo suo padre, (i). Bèlle erano le sue pro- teste, cioè di non aver altra intenzióne, se non d^in* durre il padre a riconciliarsi colla €iiiesa, ma sotto questo pretesto egli era dietro a promuovere gP inte- ressi propri colla depressione di chi gli avea dato e vita e regno. C(7rraefò suo fratello abbiam veduto che occupò il regno d^ Italia ; ninno nondimeno scrive ch^ egli portasse le armi contra del padre. Ma non così operò Arrigo Y. Dopo vari fiitti ch^ io tralascio, marciò egli colia sua armata sino lai fiume Regeo, che sbocca nel Danubio vicino a Ratisbona. Ds^U' altra parte d"* esso fiume $* accampò colF esercito suo Pau-^ gusto Arrigo suo padre, ed erano per vcnii'e ad un fatto d* arini. Non si potè qui trattenere Ottone've- ècovo di Frisinga, storico Cavissimo, da! prordmpe* tt in sensate' escbfflftziom contra di itn figlinolo tale, H^cui risoluzione non si può certo leggere senza òr- rore^ perchè presa contro le léggi della natura, ed

(i) Àbbas Urspergénsis. Otto Frisingensis cjp. S, AnnalisU Saxo. ^ ,

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anche della religioii cristiana; perciocché faor di dubbio è, che la aanta religione di Cristo non appro* mai approva cotale inumanità. Ebbe maniera il giovane Arrigo di tirar dalla sua con promesse e lusinghe il duca di Boemia, ed altri signori, dimodo- ché il vecchio Arrigo lY fu forzato a fuggirsene se- gretamente. Seguì poscia un abboccamento in Elbinga il di 1 5 di dicembre fra amendue, e fu determinata di tenere una dieta universale del regno a Alagonza per la festa del santo natale. Ciò che ne risultasse lo accennerò alP anno venturo. Intorno a questi fatti si iruova non lieve discrepanza fìra gli antichi scrittori, parlandone cadauno secondo le proprie passioni e fa- noni. Air anno presente oppure all' antecedente ap- partiene un curioso placito, a noi conservato da Gre- gorio monaco, autore della Cronica di Farfe (i). Di- iputossi in Roma intorno ad un castello occupato ai monaci da alcuni nobili romani. Allegarono questi ultimi in lor favore il privilegio di Costantino magno, per cui appariva che quel grande imperadore avea donato alla Chiesa romana tutta V Italia e tutti i re- gni di Occidente. Prese all' incontro V avvocato dei monaci a mostrare che era falso, o non si doveva in- tendere cosi quel privilegio, facendo costare che an- che dopo Costantino gU augusti aveano signoreggiato in Roma e in tutta T Italia. Però anche tanti secoli prima di Lorenzo Talla la donazion costantiniana si Tede impugnata, con essere poi giunta in questi alti- mi tempi ad essere anche negli stessi sette Colli ri- guardata qual solenne impostura de^ secoli ignoranti oppur maliziosi. Secondo le memorie recate dal Pio- li) Chron. Farfcns. P. IL T. U. Rcr. Hai. p. 63;.^

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A V K O ' lfGT# ' 199.

rentioi (i), eontlmiò anoorà ia quetto anno U guer- , ra fra i Pìmih e i Luockesi^ e i primi per due volte rastaroBd seonfitti. Ooae quatte guerre soccedesiero fra i popoli della: Tofdaaa, non ai aa beo intenderà, . perchè era pur q«ella proTinoia sotto il dominio detti- la contessa Matilde^ e atrano sembra ch^ ella o per- . mettesse tali sconcerti, o non arasse foraa, 0 maniera di calmar si&tte sangnioose gare. :

( CRISTO MCTi. Indiiiono xiv. Anno di ( PASQUALE II, papa S.

( AHRIGO Y, re di Germania e di Italia I.

Un^ insigne raunanoa di Teseo?!, abati, prìneipiY baroni, e popoli dei r^no germanico $* era fiitla in Magonza (a) nel natale deli* anno precedente per trattare di concordia fra i due Arrighi padre e fig)iao<* lo, e fra gli sòismatid e la Chieaa romana. Dovea, di(co, imerrenirTi il Teoelùo Arrigo, ina dal figliuolo^ era trattenuto, come prigioniere in un castello. Feoor egli istansa per la libertà ; ma i prìncipi temendo che, il popolo a?vctao a fovorir più lui ohe il figliuolo^ riòn tumol^iasse, ed anche perchò JEUccardo vescovo d^ Albano e Geb^ardo Tescofo di Costanza, legati apostolici gtcttti a quella dieta, aveano confermata la. acomunica contra d esso imperadore ; non permisero eh* egli venisse fino a Magonza. Gli andarono essi in-» cofitro ad Ingheleim, e tanto gli dissero colle buone

(i) -Fiorentini Memor. di Matilde lib. a. f

(a) Abbat Ufptrgemif in Chroo. OlM> Friiingentis Hist. 1. 7, e. II. , ni

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^XUBATOaXy YOL. ZXZTI« 9

j5o A!l9At1 li* ÌTàMdK

e colle briMchf , ohe l' indauero a rianimare el fi^ jglioolo fo croce, la lapoia, io eeetlroe gli al^rì orna- menti impertaii, ma non già la apada e la -corona. N^ maBca chi scrive essergli staU tolfe per fon» quesU divise ddla sua dignità; sorirono aUrì^ che sponunea- mente le rassegnò. Si riconobbe Arrigo colpevole dello scisma, e de^ mah avvenuti per la) cagione, e. pentito ne dimandò V assolnaione al Legalo apostoli- co, il quale giudicò di non aver facoltà bastante [>er rimetterlo in grazia ddla Chiesa. Gittossi anche ai piedi del figliuolo (i), ricordandogli il diritto della na- tura ; ma questi neppure voltò gli occhi verso di lui. Portate a Magonza le insegne regali, fu confermato re il giovane Arrigo V^ e spedita una solenne am- basoeria>4l akuni vescovi e baroni a Roma, per com- porre tutte le vecchie differenze, ed invitare in Ger- mania il romano pontefice. Ma quesU. ambasciatori nel passare pel Trentina, furono assaliti da un certo Adatt>erto eonte (2)^ svaligiali e tacctati in pigione, a riserva* ^ GthtQrdoAftscovQ di Gostanza, cl\f ten- oe altro cammino, e fiitto scortare daUa ci>n$cf^ Sfa-- tilde^ Cecamente arrivò a Roma. Pi questa iniquità avvisato Guelfo /% duca Baviera^ corse icoUe sue genti, e sforzate le chiuse, obbligò essi malandrini a rimettere in libertà que^ prelati e signori. Intanto i| deposto imperadore Arrigo si ritirò a Colonia e a Lie- gi, dove fu con qualche onore aocolto, a di scrisse lettere compassionevoli a tutti i Te orisliani, lagnane dosi da'* trattamenti a lui £ilti dal barbaro figliuc^os. e deUa violenaa usatagli per detronizzarlo. Una spe*

(1) An«nyfDu»ÌD Vìt. Henn'ci IV.

(.l.Abb«U»perg«.. AantlM. ^Google

cWatnU M iM fede «1 m di Freade^ che non si può leggere tenia ctt»ni«Eo. TrQ? eti moAt non pochi ^voreroli 9k §mo partilo, e epetielmente Arrigo duca di IioffeoA) ripido il peniiera di fer gnem. Me pre- valendo le £irae del. figlinolo, e troiandoii ej^i ridot- to in Ittato mlterabUe, pel crepaenore infermatoti in Lieg^) qnifi termniò i enoi giorni nel di 7 d^ agosto, per ooa^arire al tribunale 'di Dio a rendere conio di tanti snoi TÌzii, diei Innga veetaiione data allaChiesay e del tanto sangue cristiano, sparse pe^ sooi eaprioci e per la sua ollinaiion n^ scisnuu A lui esiandio si dee attribuire, un» gran autaaione seguita per sua cagione non, Bseno in Italia, cbe in G^mania* Certo è cbe 11 regno della Borgogna mito dall'* ietperador Corrado 1 alla corona germanica^ pati aaohe mula- xioni doranti Wsopcartiferite tod^oiense. E da questo* parbnente. procedette T eseersr boone patto delle cit- tà di Lombardia messa in libertà con formar delle repid^bticbe,. letuà pii!^ loie? ministri .del re., ossi* dÀ' imfieead^re al lom gciYorno : del che parleremo andando iiioan^* Sm atal^ povlafid a Bavenna il ca- da?eri> dell'anttpepa C(uibeftp,e' qniri seppelBio. Do- velie. dipor lUvenna. rimelt«HÌi in graaia deUia Chiesa lomana \ e perd m qnesl' enne andòccvdine colà da p9pa fàdgiuàh^'^ che fosse jdisoMerralo. il suo corpo, e pttale V «sta neLfinmr {%h fion^ asancafano perso- ne tane,: oppur ben afiHte aUa ^ lui asemofia^ cbe spnscia«ano ooeae tedme al ano sepekro delfea ri^ splendeoti fsceUe in teaapo ii nottr .* M cbe agginnto ad tH9t egli morlo scomunicato, diede impuLu) ali»

|i) AbbM^UspergemisinChron.Paodu%has^FiiiWu

in VÌt« PsiCbal. U. > OglzedbyC^

sttddatli liiiobiiif e.- AggmogQ, ^<flbchè n oottosìcà' meglio la oabth taaligttità, #d anche k igooràiiia di questi tempi, clw furono ^ ditolgali' Ttn miraceli come fuccedati ai sepekro di q^etto K^vrertitore del* la Chiesa di Dio. Fra Ir teHeìPe a* noi conser?ale da Ddakioo di Banberga, e {mbfalieale datt^Bceardo (i), una «e ne^leggescfltta dal veséOTo^di Poitiers all' ba- |ieradore Arrigo, dorè traila de plhrimit miraemìit, gua^ iUvitta eUmentìa ptr merUaJi^icii mtmoHat donifU nostri CkmmOis papae ttd tpuseptUcrum est operaia^ a Jghsmné castellano episcopo trans- ndssa. Ma probabHmeate aarà Tennla non da imo di qae^ vesoofi, ma da qualche- impostar» quella aeria di miracoli, per dar paaoato alfaì gente oorriTa. Fa anche data sepoltora in Liegi al ooipo del morto im- peradore ArHgo ma^ lì^ poco per decreto de^re- acovixattoKci K^lto fa Sk chiesa} e deposto in luogo non sacco. *

^ Dopa essere alato circa il mese di febbraio a Do- nef ento il pontefice Pasqoide II (9>, si mise in ? iag- gio alla volta della Lombardia, ed intima un concilio da tenersi nella nobil terra ^i Guasldla Terso il fine ^ottobre. Un gran oaneorso di vesooft^ abati e che» rid, massimamente ^ Getviattia e ^ Italia, e V am* ' basceria del novello re di< Germania i<^/ri^ ferendo celebre qaeUa sacra assemblea^ a cui si diede princi- pio nel di aa del soddelto 'mese* (5). Fra (^ altri decreti, per nauftiare-la Ghiaia^dir Ravanna, ftirono sottratte dalla suggeziaae di quclTarcivescovo le chie«

(i) Eoòarà. àcriptor. med. ae?i T. If, 'p. i54.

iflk) Fjilco BeneTCllL.io Cbroaico.

(i) fcabb. Concilior. Tom. X, o, .ed by Google

A ir ir b nofu ì33

& Sohgiai^ JHédemty M^ggk^ Parma e Piacene %a, e non^ di* Jf cmlovo, omw lia iltcito 4«1 rtr* dinal BaroBÌo:ÌB*Téc»di'Jlfadbira. FvroDò m ripro- Tatedi niid^o la iavcstitum dtte d«^ principi secolari agli «eelesmtrcì : formstt :^ri decreti intorno al ri* conciliare ali* Ghitra gK tbemnaiaBlri e deposti aU cnnt TCteovi siatioaiaci, óppwre ordniatfr fi«lto scism». Calè ti preteatatoÉw i>lagati da^ Panaaigianiv che già àvrabarìfinncialo allo saianaa, con chiedafe par lor reieoTO qv^tk medesimo santo > oanitoala Bernardo^ che dna soni prinm aasì areano «osi maltratlalQ. Ag- ^nfiaùro pragl^era, 'aaéioachè ilpapa^aelcase portarsi « coasacrara la lor ntK^ira eatt^a^lo^' al che egli ac- consentì ; ed ito colà con gran lolamulà eonsolò quel papoto, a diede krro pei: veaeofro H cardinale suddet- to. Anche 9 popolo Modena eaneorda co» Dodmm^ ▼escoro sdaatisainio di questa dttè, a^«a nflP anno firacadenteeoalAdata ma «Hora cattedrale, giaeiebè la vecchia nmiaeeiafa rorloa. Noneré per anche ler- «Dìqata qnesla gra« fthbrica, in cni fo impiegata una prodfgioaa quantità di ttarml (i), quando T hn^- vi^nte popdo desiderò cha si traaferisaa eolà il corpo ed santo ; lor ? aacovo protettore flamig>lnt>o* A tal finzione a filata, chcsegcd nel di 5o d'. aprile, inter- : vennero Intti i veaooTi ciroottneiiu ad immenso pò- ■poloy accorso da ^arie oitU^ colla stessa cofUesta M0r- -tUele. Nata . poi dispnta, se ai davaase, rO no^ aprire r arcai dd aanio, fia rimessa, dec^ioof alln medesi- ;m»^nfessa^ laqnale consigliò «ha s^ aspettasse la varata in Loi^bardKa dd sommot pont^^fice, già dis- posto a far questo viaggio nelP anno, f rc9^nte> Io- li) Trtnsl. 8. GeminìaDi T. VI, Rer. Ita!.

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lS4 AIOUU B^ttAtU

fetti «itìyò egfi a Madeaa n^l di & di ottobre, .pre^ 470^ d popolo^ «Bada iadnlgmn^ face aprirr T area «. Gemiiiiatto^a trof»to baratta' il «acro too èorpo, e naoftrato al popolo, svegliò nea nùr^ni cHvoztona o^^ iomiaierahiiì «patlaton. Dopo avara papa Pa« aquila II eooteorato l' altara nnoro del tanto, ae- eoflipagiiato daUa contaata HalUde^ a da ima gran frotta di cardinalii vasebvi, abati a chand, a^ timè «Ha Tolta dt Gvoasl^b, deva^ siccome aUMau detto, tenne nn rignardevol oondlio. De Parma passò dipoi il papa a Te#ona eos disegno di aontiaaaae il Tiaggto ▼arto la Gannanif^ dorè ere invialo^ (i). Ma inaorte in (pialle città nn tnaeello <»Hiti» di ini, ed aTTertito e|^^ che il nuove re Arngo.Y, siéoome giunte a non aver piilt bbogno del pepe, perca pòcd disposto e nnnaiai^e le int eatilttre 'degli écdetiÀttici, diadico me* gHo di pesaere per laSeveja inFranda, dove in ef- letto celebrò il aente^neAete nel nfoniatero di Giugni. Fitti di nrmft in^qtteH^ ail|M»,;senaa taaeiar dopo di ^iiioU nsaaabi, Biccarda JI^ principe di Gepua, «d ebbe per ano aOccessArei Jloò^rA> i^jsue faaiaUo minerà. Troveal poi la eonaessa Matilde sol principio di quasi' anno in QnistéUo (s), oggidì villa del Man- tovano di qua dal Po, dove laee ginatide a Gievenni ebete di s. Seilatere di Pavia, ^e si querelò per le violekice usate ilaglr nomim' di ftavevé, andditi d^essa contessa, alla iwra àk Metara, soittopoata e quel mo- ntstero. Era già naoito diMe nani de^ Turchi B^a- mondo principe d^ Antiochia, dopo aver comperata la libertà con promesse di una gran amnma di dan»-

(i) Àbbas Ùrspergensit ia'GbroQ. (a) àntiq. IleLIHsiert.65.

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ir ir o iteti. i35

tOi {fon tflp«iido egli doT« trbTtr tomo er^^ tenot tn Italia (i), e passò io Francia nei marxo delP anso presente, éore noù solaniente eolio seorrere per va* rie città di qmUe contrade conuBosse moltissimi a prendere la croce per aeoompa^arlo nel tuo ritorno in Oriente, ma ancliè< prese in moglie Castamba 6r gliuola di Filippo re di Francia, e conehiuse le oouo ék Cecilia figtinola naturale di esso re con Tancredi •no cugino, eh' egli a?ea lasciato gonrnalore d* Àn« tiochia.

DI sopra abbiam Tedato che in questi tempi Guamieri ^orernara Marea d* Ancona. Si Tede nella Cronka fsrfense (a) un ricorso a lui fatto prc>- babilmente nell' anno presente dai monad di FarA contra di alcuni occnpatori de' beni di queir insigne monistero j siccome ancora la lettera da esso Onaf'* sieri scritta in loro farore, eomandaùdo ouctoritaiB domni imperatoris praeurUis serenissimi Menrid^ che fosse rispettoto quel sacro luogo. Di qui, tomo a dirlo, si rìcara che Guamieri reggea quella Marea a nome d^^ impe^adore, bentihè la Chiesa romana la pretendesse come Stoto di sua ragione. E pereioecbè egli s^ intitola ed è intitobto Guarnerius Dei graffi dux e< marchia^ ee ne può inftrìra che 000 la soh Ifarcé d' Ancona, ma aache il dnealo di Spotetì h^h tero a lui sottopoati. DieeaiflM di sopra, essere stalo questo Gnamieri quegli che promosse al pontificalo roatanó, cioè creò antipapa Magmo^o eoi aame di Silfestro III. Ciò aucoedatieneir annoi presento, pri- ma che il papa Tenisse in Lombardia, per attcstato

(1) Soger. iik Tit Lndofici e. tf, apad Da*^hw »% ìa) Chfon. FariNBM P. a. Tom* a. Aer. ItaL

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iS6 AinriLx d^italll

ddl* Urspergente (i), di cui sono le seguenti ptfole) Wtrnherus quidam ex ordine mimsterialiwn re ^i>, qui Marchae^ quae in parUbus jéquinae ( dee ^ire Anconae) praeeraif quasi haeresim eamdem resuseitaturus, eoìki^tis umkeumqme^ per liaUam eopiis^ corhtpiU quoque muUa pecunia Monuntis nonnulUs^ dum domnus apoHoHcus Senepentanit immoratur Jinibus^ quemdam pseudo aiatem de Farfara ( tuoI dire Farfa^ ma senza che si sappia che in questi tempi fosse un tale abate in quel mo- tiistero. Forse ne fu monaco. ) pròh n^fas l Cathe^ drae saneti Peiri imposuH^ et ipsum Papam Cae" isaris sub vocùbulo Syìvestri appeììari voìmU Qui *tàmen post paululuni turpiter^ ut merebatur^ m Catholicis eìiminatus^ vesaniae suae praemium "mah conquiskij pejùsque dispersi aeris rétuliim Nella Cronica di Fossanova (a) si metta questo fotto ^olto l' anno precedente^ Marchìon ( dice quell^ au- tore in vece di Marchio^ cioè Guariàerì ) venit Ro' 'mam eonsentientibus quibusdané Romanis^ et^elegH jédimélfkm ( tate prol>abilniente ta ti juonome) in JLapam (cioè in Papam) SfiveHrwn ad saMÉarm •Mariam Rotundam infi^ oetai^am s. Martini ; sed sine effisctu rèversus e^l.Udalrieo da Bamberga fra le lettere da lui ractoltr e éale alla iaee. dell* Eccar- 'do (3), ne porta unaaeritta in qne^* anno da papn Pasquah i/a lutti i fedeli deHaiFranotacairaTrisn, che mentre eélo pontéfice staira nel portico di s. Pto^ * irò Aiorì di ,Ro«a in occasione éella dedieasiaBe del-

(i) Abbas tJrspergensis in ChroD.

(a> ChfonJFoMn Noraeiapad UghèlK - -

(3) GocarcLScriptor. nuad. aen T. H^ p. a5Ì« .

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A ir 9 O liCTf. iZy

la bttsiHea vaticana, venti quidawi WertiÈrius^ re%ni teutonici famuìu3\ in romanae a^bis vicina ; e che qttesti s* era otùto con tari ribalK Mia Chieta róma-' Bft, abitanti fìibri ed entro di Rooha. Taìibus sooii presèyier (ftudam romanae urbis advena se cqn^ junxHj de quo vei uòi, vei hactenus orS/^tus' $it^ ignoranuAS. Hanc personam egregiam, nigromanti^ cifj ttl dicOitr^ praesiigUs phnam^ quumfideìes nc^ stri^ occasione trtguae Dei ah armis omnino desi* sierent^ in hieranensem ecclesiam induxeruni, et 'c<mgregati Wibertinae few reliquiisj ci episcopi nomen perniciosiesimeindiderunt. Sjoggingne: Quwn vero intra urbem die aiterò rediissemus^ monstrum iUud turpiter ex urbe projugiens^ quo transiertt ignortunus^ Adunque costui non era aM>ate di Farli. Abbiamo ancora dal Dandolo (i), che in quest'anno in poco più di due men accaddero xtk Venezia due 'forìositfiaii inceodii) che dbtrussero m^lte contrade -di quella nefoil città, perchè di materia combustìbile ^«ra fabbricata la maggior parte di quelle cast. S^ a^ giunse che la città di Malamoccó fu affatto ingojata dal mare, laonde il ano vescoyato venne dipoi traspor- tato a Chioggia.

( CRISTO Mcyii, Indizione xr. Anno di ( PASQUALE li, papa 9.

( ARRIGO y , re di Germania e di ItaKa a.

Tari TijBggi ed azioni di papa Pasquale in Francia in quest^anno ai poasMio leggere n^la Tita di Lodo- (i) Bandai, in Cbroè. T. XII, Rer. Ital.

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|38 MlV^hl d' IVALlk

?ieo il grotto, scrìtit da Sngerlo abaU (i)^ ÀBcba tt padre Pagi (a) aed meoùone. Io tutto tralascio, bar stondtiM di aodMHiMre 4ìhe il re Arriff^ V a pedi «sa lolenoe ai&basciite ii iVaneia, [»er IratUre eoa. evo papa delPaffiiredaUè^ fOTestitare , perdoechè egli al pari del padre ToUa soéteaerle eoatro i decreti di Bo- na. U capo degli ambttciatort era Guelfo V^ duca di Barbra, homo corpolento, e cke uuTa ttmtttooo allo foce. Pare?aao etti atidati pie per iatimidire il pa* pa, che per trattare amichefolaiente di éoacordia. E nittoa eoncrodia ia&tti ne segolvtaa sokndeote delle aiioaocìa,;Gb^ tlj^ateficé ritóroatse in qaeato mede* iiaK» aafio in Italia^ si raccoglie da mia aua bolla (5) data aiutino^ kakndU septembris^ Jndictìane I In- fi^rMtionis domimcae anno MCFIl^ poniificaius 4mUrn (hmm PéschaUs, 11^ papa nona. Era in Fieso- le'nel di 1 9 di settembre. In quest^ anao la eonies§s MiMde neldi s 9 di fobbrajo trovandosi nel contado di .Tolterra,tenaéon placito io cni fece un decretò in ftr Yorè dei canonici di Volterra*. Apparisce ancora da due mstmorie prodotte dal Fiorentini (4), che la medesiaia •Ottlessa n^nMsa di i^ugno mise Tassedio alla terni di Prato in Toscana, che s^ers ribellata a Id, oppure a^Fio* rentinì. Arrivato in Toscana il suddetto papa Pasquale, ricevette dalla medesima contessa un trattamento con* Tenevole alla dignità delP um>, e alla somma venera* iton deir altra verso i vicari di Gcs.ù Cristo. Fecene menzione anche Doniaeone, ma senìKa dire chMla ateo

(1) Sagerios apiid Da-Chesne Script. Rer. Frane, (a) Pagias de Anitales Bardo.

(3) Batthint Stor; di Poliroa.^ nelP Appaad.

(4) Fiorent. fifeipor, di Matilda !.. a. ;

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i ir « 0 ìicvif. iSg

Sfidasse a Ronat, cora« alcutto ha 8up|M}#lo , ini qim Tersi (i): ' , ' .

Ulte post artttìtm redUt rétr^ pa9tor atàemdus.

Ejus ad obsè^uùaH MaMìdU mo^ rtfmrkw^ . - Promttx^ loqUtns iecwn» HofPtam rédi^€Ìtàprag»mL Neir tnné preseote afieora pur^cKe veintfetii Itaf lia Arrigo ilnero^ànsB diBaràrae fratcMo àtldue^ 'Gueìfh{i)i Certamenta è serkta eovit «óocednta . hi questo anno una donattoiie da lui ftitta al monisleni <n santa Maria delle' €areert d^Eita. Ma eiaendò ^*' 'Scorde dall' anno suddetto V Indi%ione settima^. nom ai può ben oeeertare il tempo. Quel che è .sicuroiqui^ TI esso prìnbipè è intitolato Henrtcus dùx^UùsÀfwm* dam GuelfoHis ducis^ qui profossM sum esé naii<me mea lege pivere Lombardorum^ sìcoobm per tanti d'- In documenti si scorge che costumarono di prolasaa- re t prìncipi estènsi, da^ qiMli. egli discender. stipulato quello strumento ^ti^ sattctam Theehnn de Este : il che fa intendere éhe la Knea ^ttaae dei duchi di Baviera ritener a- la $ua porzioo di dominiu Bella nobil terra d^ Este. In questi tempi scrÌTa Lai|- dolfo da s. Paolo, eh' egli era in HilaBo (3) eonsuìmm epistoìarum dicteUor. La menzione dei consoli già to« tradotti nel governo di quella t»ttà, mi obbliga qui di dire, èssere ciò una pruova chiara, che i Milanesi s'ani- no già sgravati dei ministri iikiperialr o rfgi, ed a? eé- no presa la forma di repubblica e la libera, eoa ffi*^ Temersi da stessi, solamente riconoscendo la sovra* nità di chi era imperadore, oppure re d- Italia* S^ è

(i) P9DÌZ0 in Vit. Mathild^

(à) Antichità Estensi P. I. e. Sg.

(3) Landolphui |aaior Uhi, MediolaQ. e. !$•

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l40 ÀmTALI » ^STALLà

T«dato di fopra, che qod popolo tanti aniit prìiaa •?ea fiitta guerra coi Paresi, e poi s^era esercitato nel- le interne Anioni e guerre civili , sevsa più mostrar ubbidietuea e«Uptndeoza dal re ossÌ9 da alcun sqo mi- Mira.. L^ essersi poi seon? oUa la Lombardia tutta , fie# cagione d** Arrigo lY aumentò T animo di quel poj^lo a mettersi pienamente in libertà. Cercando «est in qnal^nattiera avesse a regolar la bro nuota «repnbblka, poco ci volle a mettersi davanti agli oc- ébà il metodo tenuto dai Aomani antichi nel governo ^.Roma. Perciò crearono due consoli (;he fossero -capi priadpali della comunitò, ed, elessero altri mini- etri della ginstlzia^ dalla guerra, della economia. Cre- do io cbesui principii TarcivescoTo aresse gran parte nette loro risoluzioni, e molto d* autorità per regolar lafiMcende. Formarono il consiglio ^inpraìe^ compo- .sto di nobili e di pvpoioy the asceodeva talvolta a pia oenlinata di persone, capi di famiglie. Eravi eziandio nn Qonai^o particolare e segreto, ristretto a^ pochi cacciti dal generale, il quale veniva appellato il censi" 'gUo di eredenu» ; col qual nome si denotava chi giù- .uva di custodire il segreto de^ pubblici affiiri. Questo consiglio particolare arerà in mano Tordinarìo gover- no poKticd^ iba la risolnzion delle cose importanti , -come il Inr gaer^ra q pace, spedire. ambasciatori , iar •legke^ elèggena i consoli ed* altri ministri» .era riserba- *to ai Consilio generale. . ,.

Tale era allpra la forma, di queste naaceoti repub- J>liche ; e dico repubbliche, perchè nello stesso tempo altre città di Lombardia si misero in libertà, e prese- ro forma di repubblica, come Paria, Lodi; Cremona, Teronei Genova ed altre. Allorché s^ incontra nelle

IdbyGoOgk

1 H H O MCtfl. l4Ì

città d^ allora il oom« di vonsoii^ subito $* intende che qtreste erano -divenute città Ubere, le quali nojidiitie* * no protettayano di riconoscere per supreóàoior pa- ^ drone V imperadore ossia il re d' Italia. Nelle memo-^ rie antiche di Pisa e ài Lucca scorgiamo , che circa ' questi tempi anche quelle dita cominciarono agoter*'' Barsi coi consolide s^ è veduto che faceano guerra fra loro, il che indicala loro libertà, e l'acqubtata o usur- pata parte del dominio. Come poi succedessero. ad essa altri marchesi di Toscana {cosa che in Lombardia più non si usava ), non è si fiicìle ad intendere. Forse Tau- torità dei conti che pia non s^ incontra neppure net governo delle città principali della Toscana, era passato neMa comunità di quelle città, restando salva solamente Pantorità marchionale. Probabile è ancora che la con- testa Matilde ne* tempi tempestosi delle guerre pas« tate fosse obbligata a cedere per acoordo aUe cktà pò* tenti di quella provincia parte deUe sue regalie, e tut- ta quelle de* cónti già governatori delle città. Abbiam ^ ▼educo che Lucca e^ienai' erano ribellate a lei^ e tennero per un tem|io il partito di Arrigo IT. Ma appena queste città hbere si sentirono còlli mani ale- gaite e colla babà di maneggiar V armi, che lo apirito^ dell' ambizione, cioè la sete di accrescere il propria Stato ooUa depression de* vicini, ristretto In ad^tre- ne* principi del secolo, ocaupè ancona il cuore dei' rapnbUichisti. Ed appunto in qneH* anno iMOenesI,- parte mossi da qaesto appetito innato negli uonuni,- ma più vigoroso ,ne*pii^ potenti, e parte, attiaEsati da antichi odii e gare, dichiararono la guerra alla confi* oante città di Lodi (1)9 e Is^ strinsero con forte afie- (1) Landulphos jonioc. |Kitor. Slsdè9|é4. l6«

14^ AWALI ViT4I'U

dio. Né. mancava in Lodi tteMa chi tegretameDia tt- neva la parta di eut MiianesL Oltre a vari nubili, fa- rono sofpallati di dubbiosa fede in que' frangenti

^ràgrico Tescovo della medesima città e i^jardo ano fratello. Se vogliamo anche preatar lede a (ìal- vana daUa Fiamma (i), U popolo di Pavia mosse guerra contro di quel di Tortona. Conoscendo^ i Tortonesi inferiori di forza a quella potente città, ri- corsero per aiuto a^ Milanesi, co^ quali conUrasseco lega : il che fi» cagione che anche i Pavesi si ooU^gas-

\ aero co^ Lodigiani 6 Cremonesi. Entrati poi nel Tor- tonesa airi Pavesi, diedero una rotta a quel pò- [>olii| misero a sacco U loro territorio, riportarono anche de* vantag^ conUra de^ Milanesi, a in fine im- jpadronitisi di Tortona, la diedero alle fiamme. Prese tali notisie Galvano daUa Cronica di Sicardo vescovo di Cremona (a)» il quale nondimeno altro non bcri- Tesa non cbeiinoandiaronQ i borghi di Tortona* £r* r^ parimente. Galvano i%ìcredere, che tottatia conti- nnsiiia Corrado figHuo^, di Arri^ lY ad tssave re d'^Itatia* Giunte intanto a Koma papa Fas^ièahi JJ{iy trovò aaanaertati «on po^ i suoi attiri. fiteCsnaJCor* an, di coi s' à parlalo di, f opra» avaa ribattala tutta la tnarittimai e a" ara ben fortificato in Poolt Cella e in MonUlto, ttrre della Qhlaaa romana. Speda eolà il papa il sup esercito. p^a ripigliò la prisaa d^aaan ter- re;, ma npn potendo, a caf^dd veirno, fermarsiF sottn^r altra» dopo aver saccheggiato il territorio, ^

(i) Galv.' Fiamma tfanipoK Fior. T, II. Ree itaL

<a) Sicard. Chrou. f. TU. Rer. Hai.

(5) Panaufphus Pltaii. io \iU PaichdL 11. tart. t

à n w o MCTu. 145

ritira ai quartieri. Abbiamo da Romoaldo salernìta- no (i), che oetl' anso presente Ruggieri duca di Po* glia assediò la città di Lucetta^ ogf^di Nocera, e la rimise soUo il suo domiaio» Fioalmenle T AaonimQ barense scrive (2), che Boamondo principe d^ÀDtio- 4Dbia tornato in Italia co' crociati franzesi, e fatta adu- nania d^ altri Italiani nel suo prìndpalo di Taranto^ con dagenlo navi, trenta galee, cinquemila caralli, e quarantamila fanti dal porto di Brindisi passò di datl^ Adriatico alla Tallona, e la prese. Se una tal flotta di navi fosse bastante a condor tanti uomini e cavalli^ lascerò io considerarlo a^r intendenti. Forse passarono in più veleggiate. Assediò dipoi la città <)i Durano, ma ritrovandola ben provveduta di presidio e di viveri, non gli riuscì di mettervi il piede. Il mo- tivo di far questa guerra ad un imperadore cristiano in vece di portarla in Oriente contra de' Turchi ed altri infedeli, fU perchè ess9 imperadorii j^lessio Co- m/te/io bcea seg^etafnetiite la guerra a .cbuinqoe dei crociati voleva pasM^fB p^r le sue terre in oriente,* dimodoché era egli tenuta per nemico più periooloso, che gli steasi Turchi. Di questo fatto parlano anche Fokherio nella Storia sacra (5) e il suddetto Sicerdo vescovo di Cremona nella soa Groniciw

(i) ÉomaaUus Saleroilab. Chrpn. T. TU. Ret. ItaL

(2) Anooymus Bateos. apad Peregriniim.

(3) Falcfa. filsC. Hieroidim. L

yGòogle

X 44 AHlriLI D^ ITÀtlA '

( CRISTO Mcvin, Itìdiwone i. AnDo di X PASQirALE H, papa' io:

( ARRIGO ^V, re di Germania è di Italia 5.

Non ostante che la presenza del pontefice Ps' sguale ritornato a Roma dovesse restituire la calma a quella tumultuante città, pure per attestato di Pen^ dolfo pisano (i), tutto di accadevano omicidii^ latro- dnii e sedizioni. I ribelli di fuori influirano a tenere inquieta la medesima città. Il papa per non poter di meno, andava pazientando ; questo il ritenne dal- r intraprendere il viaggio di Benerento. Lasciata dunque al vescovo lavicano la cura dello spirituale di Roma, a Pietro di Leone e a Ledn Frangipane quella ' del politico; e il comandò delle armi a Gualfredu tuo nipote ; si portò a Benevento, dove nel mese d^ ot- tóbre tenne un concilio, i cui Atti «ono periti (a)»- Tisitò in tal occasione ti montatero di s. Ttncenco del Volturno, ed era già in viaggiò per tornarsene a -- Roma, quando gK giunse nuova, essere quelb città teonvoka per varie sedizioni ; formarsene delle altre verso Anagni, Palestrina e Tuscolo; essersi ribellata la Sabina, e che Tolomeo^ nobil romano, di cui dianzi il pontafict assaissimo si fidava, avea voltata casacca, e a^ era unito con Pietro dalla Colonna^ abate di Farfa^ ( ma ai dee scrìvere e colT abate di JParfa^ perchè Far& allora avea per abate Beraldo ),

(i) Pandalphas Pisaoas in Vit. Paichalii II. Pari. IL T. lU. Rerom Italicaram. ^ (2) P«U« Diaconu» Otob, CMmJ(^^g|3.

A H 11 o «croi. 145

àinanierachè Don en sicuro il passo per loroar* 11 lionia. B buon papa seoxa punto sbigottirsi, chiamò ih aiuta Riccardo àaXC A^ilk duca di Gaeta, il qua* ìe co^ suoi uomini Io scortò fino alla città d^Alba, dove fu riccTuto con somma divozione. Di passato a Roma, attese a ricuperare i beni della Chiesa roma- na. "Contsnuavii Boamondo privcipe di Taranto e di Antiochia le ostilità contra deirimperadore^/e55io(i). Questi non sapendo tome levarsi di desso questo fé. roce campione, per attestato del Dando1o.(3)^ chiamò in suo ajuto i Teneziani, i quali con una poderosis- sima flotta lo assisterono. Ma appigliatosi dipoi a mi- l^or consiglio, trattò di pace, e infatti Is^ conchiuse , cop promettere e giurare sopra le sacre reliquie di br buon trattamento e difesa a chiunque paMaste per suoi Stati alla volta di Terra santa. Dopo di che Boamondo si quetò, e ritornossene colla sua armata ad Otranto (3), lasciando in pace le terre del greco afugusto. In questi tempi, se pur sussiste la Cronolo- gia di Romoaldo salernitano (4)9 mancò di vita Guido fi-atello di Ruggieri duca di Puglia, di cui non veggo menzione in altri autori. Morì parimente neir agosto nn figliuolo di esso duca, appellato Guiscardo* Tro- tavast neir aprile di quest^anno la contessa Matilde ib Governalo sul Mantovano , e quivi con pubblico- alruraento rimise Dodone vescoi^o dS Modena (5) in

(1) Folcber. Bist. Bierosolym. lib. a. Guillielmut Tf r^

Rist. lib. II. cap* 6. <t) Dandnl. in ChroD. Tom. XII. Ser. Itak

(3) Aaonjmus Barensis «pud Peregriniun».

(4) Bemaaldos Salernitan. in Cbron. T. VII. Rer. hai.

(5) Siiiogiard. Catalof. Episcopor. Mutiness. a:tf A90BI, ^ cl. issivi. oigitzed by GoDgle

i46

possesso di Rocca Santa Maria, posta nelle montagne del Modenese. Non so io dire se alP anno presente oppure all^ antecedente ^partenga una sua donazio- ne fatta al monistero di s. Benedetto di Polirone , e rapportata dal padre Bacchini (i).Lo strumento fu scritto anno ab Incarnalione Domini nostri Jesu Christi MCITIIIy sextodecimo die mensis octobriSy Indictione prima. Potrebbe essere anno passato» con- venendo più all' ottobre deir anno antecedente Vln- albione prima. Se vogliamo prestar fede a Galvano dalla Fiamma (a), seguitando la discordia fra i Pavesi e i Milanesi^ accadde che in quest^anno il vescovo di Pa-, via con tutta il suo popolo armato marciò alla volta di Milano. Gli vannerq incontro i Milanesi in campa- . gna aperta, ed attaccarono battaglia con tal vigore^ che rotto Tesercito pavese, vi restò prigioniero il vescovo colla maggior parte de'snoi, condotti poscia nelle car- ceri di Milano. Furono dipoi rimessi in libertà , ma con obbrobriosa maniera : perchè condotti tutti nella piazza, fu attaccato alla parte deretana d'essi un ùiscio di piglia, e datogli fuoco, furono così cacciati fuori del- la città. Torno nondimeno a dire, che non ci possia- mo assicurar della verità di questi fatti sulfasserzione del solo Galvano, autore non assai esatto e troppo parziale in favore de' Milanesi. Egli mette in questi tem^ arcivescovo di Milano Giordano,^ che pure so- lamente néir anno ma ottenne quella sedia.

(t) Bacchiai Istor. di Poliron. Append.

(a) Galvaneiis Flamnaa Manipnl. Fior. T. XI. Ber. Ilal.

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A jr v o MCix. 147 j

( CRISTO MGix. lodiùone 11. AflDo di ( PASQUALE Il/papa 11.

( ARRIGO y, ro di Germania e di Italia 4-

Forse a qaest'^aoDO si dee riferire ciò che narra Pan^ dolfo pisano (i) Bella Vita papa Pasquale ; cioè cf* egli ricuperò molti ]beni della Chiesa romana, e fra qaesti la città di Tivoli, il quale acquisto nondimeno costò la vita ad assaissime persone. Ciò fatto, sali nel Campidoglio e commosse il popolo romano coltra di Stefano Corso, occupa^ore di Montalto e d^ altri pa- trimoni di s 4 Pietro. Asse dio dipoi e prese a fona d^ar- mi essa terra di Montalto, le cui torri furono spiana- te ; e tal terrore mise in cuore di que' tirannetti, che tutti restituirono senza V uso d'altra forza il mal tol- to: e diedero ostaggi con promessa di non Tendicarsì, e di non usurpare in avv enire i beni s. Pietro e delle altre chiese. Per gloria deiritalia non si dee ta- cere, che nel di 31 d^ aprile dell' anno presente fu chiamalo a miglior vita pieno di meriti t. Anselmo arcivescoTo di Cantorberì e primate delP Inghilterra , italiano di nascita (2). Mancò in lui un gran lume del- la Chiesa di Dio, ed uno de^ più illustri dotti vesco- vi di queir età, ai cui libri di molto è tenuta la teo- logia scolastica, perchè principalmente da lui fu intro- dotta, e cominciò da innanzi ad essere coltiiata con grande applicazione nelle scuole di Parigi e della Francia. Dimorò in questo anno la contessa Maiiìdc

(i) Pandalphus Pisaniis P. I. T. 3. Rer. ItaK <a) £admer. in Vita s. Anselmì.

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l4S àjntAH ti* ITALIA

m Lombardia, Terìsimìlmente attendendo a prenome si e a ben provvedere le sue fortezze, perchè già st pre- sentiva che avesse da calare in Italia il re Arrigo V. Egli ei^ giovane, gli bolliva il sangue nelle vene, e non era ignoto ch^ egli al pari del padre stava forte nella pretension delle investiture ecclesiastiche. Dai docu- nienti rapportati dal padre Bacchini (i), noi compren* diamo eh^ essa si trovò ora in Gomaga^ ora al Ponte del Duca sui confini del Modenese e del Ferrarese, con hr delle donazioni al monistero di s. Benedetto di Po- ltrone. Ho anche io pubblicato uno strumento scrìtti) anno dominicae nativiiaiU MCIX^ Paschale in apo- stolatu anno X, regnante Henrico quinto quondam Jf enfici imperatoris filioy anno tertio^ Indictione se- cunda^ da cui apparisce che la medesima contessa (2), soggiornando sul Modenese in s. Cesano, rilasciò mol- te terre a Landolfo vescoi^o di Ferrara. E in un altro Atto (5) esentò dalle albergane Giberto da Gonzaga. Menzionati si truovano in questi tempi i nobili di Goi>- zaga, da^ quaH si può credere che discendesse quella casa che nel iSaS cominciò a signoreggiare in Manto- va. Aveano i Genovesi prestato non poco ajuto negli anni addietro alla guerra sacra d^ Oriente (4)> Con una fiotta di settanta legni assisterono essi con tal vigo- re nell'* anno presente Baldovino re di Gerusalemme , ehe in mano sua pervenne la città di Trìpoli. Altri mettono prima di quest^ anno una tale conquista. Da

(i) Bacchini Istor. i'i Poltrone neil* Appcnd* . (2) Antiq. Itai. Distert. 41. t3) Ibidem Dissertai. 19.

(4) Fulcher. fliit. Hierosol. 1, '2. Guiliiskn. ' Tyr. I. II. e. 9 r- T

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1 V ir Mene ì49

Tarie carte prodotte dal GuìcfaeDon (i) vegniano in co^mziODe, che in questi tempi fioriva jtmedeo conte di Morieima , progenitore della reel casa di SaTofa« Efli è appellato j/med^tu fiUus liberti comiiis^ e tal- ToJta intitolalo morianensis come$ et marchio. Ma per mancanza d^ antichi storici restano molto allo scu- ro le azioni di questo principe e de^ suoi predecesèo- ,|i. Secondo il Sigonio (a), in questo anno succedette ia guerra tra i Crcanon^i e i Bresciani. Io ne palerò 9ir anno seguente. Vuole ancora il Campi (3), che nel presente anno essi Bresciani uniti co^ Milanesi t^ impa- dronissero della dttà di Lodi.. Accorsi con grandi fone i Cremonesi collegati dé^Lod^ìani, gli obbligarono ad abbandonarla. Ma ad assicurarci di tali fatti non basta ¥ autorità dej moderni scrittori. E' solamente fuor di dubbio, asserendolo Landolfo da s. Pa9lo (4) , che i Milanesi seguitarono a Igr, guerra a Lodi, e che in aju- lo di questa città furono J Pavesi e } Creiponesi. ig- giugne esso Landolfo , dbe circa questi tempi tornato da Roma Grossolano arcivescovo di Milano , perchè non ricevuto dal popolo , andò a piantarsi in Arona , terra e fortezza della sua chiesa sc^ra il lago maggiore. Ma fu consigliato di levarsene e di far piuttosto il viag- gio di Tara santa j ed egli F intraprese c^n lavare suo vicario in Milano jirderico vescovo di Lodi,

il) Guichcood de la Maison de Savoyc T- 3.

(a) SigoB. de Regno Ita], lib io.

<3) Campi Ittor. di Piacenza lib. i.

(4) Laodalphus junior. Hist. Mediolan. e. i).

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iSo àmàLl D''tTALUL

%

( CBISTO Wx. iùdiiìone m. Anno ók-{ PASQUALE II, papa 12.

( ARRIGO T , te di Geraciaoia e di Italia 5.

Aveva neiranao addietro il re Arrigo V^ per testi- monianza deir Annalista d^ ndesheim (i), inviati a Ro- ma Federigo arcivescovo di Colonia, Bruttane arci- vescovo di Treveri ed altri principi stioi ambasciatori, a trattare con papa Pasquale Jf della sua Venutala. Italia, per ricevere la corona imperiale. Le risposte del papa furono, ch'^egli ilricever^be come padre con tut- . to amore, purché il re dal ^uo canto si mostrasse cat- tolico, figliuolo e difeasor della Chiesa e amator della giustizia. Non erano i legati suddetti probabilmente partiti per anche da Roma, quando il pontefice nel ^ di marzo del presente anno tenne un gran concilio nella basilica lateranense, in cui furono rinnovati i de- creti contro le investiture pretese dai re. Furono gli ambasciatori suddetti, nel ripassare per Lombardia, a visitar la contessa Matilde^ ehe li regalò da par suo (a). Intanto il re Arrigo solennizzando in Ratisbona la fe- sta deir epifania (5), pubblicò alla presenza de^ principi germanici la risoluzione sua^di calare in Italia affine di prendere dalle mani del sommo pontefice la corona del r imperio, e di dar buon sesto al regno ddi^ Italia, di- mostrandosi specialmente prónto t &r tttttociò che gli suggeriva il papa per la difesa della Chiesa. Fu da tutti

(i) Annal. Hildesheìra. apud Leibait. (a) Donizo in Vii. Malbild. I. a. e. 18. (3) AbbasUrsperj.iaChroo, ,,,e,,,GoogIe

4 21 ir o Mcx. xSi

lodato il di lui pensiero \ e quantunque una gran co- ipeta apparisse in questi tempi, la cui vista il volgo suol d' ordinario ricevere cóme preditrice di malanni, pure con allegria si attese per sei mesi a pagar le contribu* zioni e a preparar F armata che dovea scortare il re in questo viaggio. Provvide inoltre il re d* uomini scien- ziati ed atti air amministrazion della giustizia , e a so- stenere i diritti regali ; e fra questi si contò un certo David di nazione Scoto, che scrisse dipoi con limpido stile tutta questa spedizione. L^abate uspergense ebbe sotto gli occhi la di lui storia, ma questa non è giunta fino a^ di nostri. Adunque circa il mese d^'agosto si mos- se il re Arrigo alla volta d** Italia. Con parte del suo po- tente esercito tenne egli la via della Savoja , e felice- mente arrivò ad Ivrea. Nel di i a d' ottobre egli era in Tercelli, dove confermò a Giovanni abate del moni- stero ambrosiano di Milano tutti i suoi privilegi con diploma (i) dato IF' idus óctobris Indictione Iti , regnante Henrico quinto rege Romanorurn an- no IV^ ordinationis ejus X. Pervenuto a Novara , trovando quel popolo resisteote a tuttodò eh** e gli pre- tendeva, diede alle fiamme quell' infelice città , e fece diroccar le sue mura, per mettere con questo spettaco- lo di crudeltà sui principj teiTore a tutti gli altri po- poli. Lo stesso trattamento fece alle castella e terre che non fiirono ben puntuali agli ordini suoi. Scrive il Sigonio (3), che Arrigo passò a Milano, dovè dalle ma- ni di CnVo/ao, ossia Grossolano arcivescovo, fu coro- nato colla corona ferrea. Si fondò egli qui su quanto

<i) Pariceli. Mooament. Basii. Arabrosian. (a) Sigon. de Regno Ital. 1 io* ^ ,

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i5a Asnuu phtàLik

scrke Galrano dalla Fiamma (i) circa Taiui» iS35. E^ ▼erament^ narra^ che venato Arrigo a Iffilano, prese iti la corooa del regno d^ Italia da Giordano ardvesooro, il quale T accompagnò fino a Roma. Tatte qaeste noi- ladimeno son fevole. Ninno degli antichi parla di que- sta coronazione, ed espressamente la niega Donizone storico de^ ten^i presenti, con iscri?ere che totte le città della Lombardia mandarono ad Arrigo vasi d'acro e d* argento e danari ; e che la città di filano noi fol- le riconoscere per padrone, pagargli <;ontribazione alcuna (2) :

Aixrta i^asa sibij nec non argentea ndsit Plurima cum muUis urhs omnis denique nummis^ Nobilis urbi sola Medlolanum populosa Non sers^hlt e/, nummum neque contulU aeris^ Ecco dunque che non può stare la coronazione sad- detta. Né allora Grossolano soggiornava in Infilano , perdìè ito in Terra santa ; Giordano per anche era stato eletto arcivescovo di Milano. Passato il Po , venne il re Arrigo a Piacenza, dove fu accolto da quei cittadini con allegrezza ed onorato di superbi regali. L^ altra parte dell^ esercito suo, che era calata in Italia per la valle di Trento^ arrivò apud F'iruncalia^ secon- do il concerto, e quivi si unì colf altra armata e collo stesso re. E* scorretto qui il testo dell'* [Jrspergense($), e dee dire apud Runckalia^ cioè ne^ prati di Ronca^ glia sul Piacentino, dove alla venuta dei re ed impe- radorisi solea celebrar la dieta generale dd regno d^I« talia,conc3rrenÌ3vi tutti i principi, baroni, vassalli e mi^

(i) GaWaneos Flamiis Maaipal. Fior. è. t6o. (a) Danizo in Vit llCithildis I. 2. e. 18. (3) 4bbAs Urspergensts in Ghroa.

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i H AL o «caL lS3

KBStii dfiUe ek^. Si dee credere die vermuente amcKe ìò qaella òeeàsione si celebrasse la dieta generale del regno : perchè Arrigo per tre settimane si fermò in qael« )e putiv Ottone iìrisingense scrìve (i), ch'*e^ diede la mdBtra al suo esercito presso il Po,« che vi si trovaro^ no trentamila soldati a eavallo scdtì, senza gl^ Itafianif concorsi a servirlo. Tenne dipoi a Parma. Sprezzava Arrigo tutte le città italiane.

Ma sola Matilde contessa gli dava deir appren- sione, perchè ben consapevole egli era di quanto el* la aveva operato contra delP augusto Arrigo IV, $vio padre. Ed ebbe ben la contessa la prudenza di non volersi portare alla corte, mettersi a rischio di qualche; sgarbo o violenza. Molti principi baroni o(- tramontani si portarono a visitarla (a), per conosce- re in lei una persona superiere al suo sesso, e di tan« io credito per tutta P Europa. Trattossi dunque fra essa e il re per internuntios di pace e concordia. Pre- stò ella ad Arrigo tutti gli ossequi dovuti al fovrafio ; ed Arrigo a lei confermò tutti gli Stati e diritti ad essa competenti. Mathildam comitissam per inter" Munilos sibi subjectam gratta sua et propriis jusi^' tiis donavit : sono parole delP tJrspergense. E ,D(^ nizone scrive che la contessa per trattare di questo accomodamento, dalla fortezza di Ginossa pas»ò a quella di Bibianello, oggidì Bianello, ed aver ella prò* messii fedeltà al re contro a tutti fuorché contae ai romano pontefice. Indi sul principio di dicem- bre il re Arrigo per la strada di Monte Bardppe ossia di Pontremofì , si mosse coli' esercito alla

(i) Otto Friiìngens. Hist. l. 7. e. i4» (a) Donizo Uh. 2, cap. 18.

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I 54 XWJLLl D^ ITALIA

▼olta della Toscana; e perchè caddero immense piog- ge in quel tempo, molta gente e cavalli perirono ne! passaggio deir Ipenoino^ Gii fece resistenza la sud- detta terra di Potitremoli, terra forte per la sua situa- zione, e per le altissime sue torri, probabilmente spet- tante allora ai principi estensi (i), e non già alla con- ^tessa Matilde. Per (orza se ne impadronì e la devastò. Giunse finalmente a Firenze. Quivi con ammirabil pompa solenriiaozò la festa del santo natale. Tutte le città ddla Toscana non tardarono a mandargli amba- sciatori, regali e contribuzioni. Con che cuore noi so. Pandolfo pisano, scrittore di questi tempi, chia- ma esso Arrigo (a) exiermìnatorem lerrae^ e man- dato dalP ira di Dio in Italia, con aggiugnere cb^egli Cfintates multas et castra in itinere dolo^ pacem estendendo j subvertit^ ecclesias destruere non ces- savit ; religiosos ac ca(holicos viros capere, guos ins^enire poterat, nullo modo desistebat ; guos ve- ro habere non poterat^ a proprUs sedibus peìlere noh cessabat: Tale era quel principe, di cui si ser- virono i Tedeschi e g^ Italiani per atterrare Arrigo di lui padre, e che peggiore del padre si diede poi a conoscere, siccome maggiormente andremo vedendo. ' Sembra a me pia probabile, per non dir certo, che nell^ anno presente, prima che arrivasse in Italia il re Arrigo, succedesse la guerra fra i Cremonesi e Bre- sciani. La racconta àpjpdnto sotto quest' anno Gal- vano dalla Fiamma con dire (3), che riuscì a^ Cremo- nesi dì dare uiia rotta al popolo di Brescia. Ma ve-

(i) Antichità Estensi P. I, cap. 7.

(a) Pandulphus Pìsaaos in Vita Pascbalis II.

(3) Galfan. Fiamma Manip. Fior. T. ZI. Rer. lui;

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à v w o -«ex. 1 55

nati i Milanesi in soccorso de* Bresciani, si fattamen- te incalzarono i Cremonesi Vincitori, che li misero in fuga, e per pia miglia segaitandoli, fecero et essi non poca strage, maHimairiente alLocbhè furono ri- dotti al fiume Oglio. La verità di questo fatto è con- fermata da Sicardo ivescovo di Cremona, di cui sono queste parole (i) : u^nno Domni MCXfuit beìlmm inter Mediolanffnses et Cremonenses apud Brixia- norium^ Cremonensibus perniciosum. E molto più da Landolfo da s. Paolo (a), che scrive «ssersi ral- legrati i Uilanesi deir ordinazione di cinque loro op- bili canonici della cattedrale, &tta nel mese di giu- gno; e che etiam majori gaudio gassisi sunt^ quia in ipso manse susceperunt triumphum de Cremonensi- bus viciis ^t superatis apud Brixianorii campum. Questo nome di B.rixianorium temo io che desse occasione a Galvano dalla Fiamma di credere che ì Bresciani avessero parte nel suddetto avvenimento. I due autori suddetti non parlano se non di guerra ^.fra t Bfilanesi e i Cremonesi. In questo, stesso anno papa Pasquale II saggiamei^te temendo quialche vio- lenza dal re Arrigo, disposto a calare in Italia, andò nel mese di giugno veno Monte Cassino (5) ,* e chia- mati a Ruggieri duc(^ di Puglia e Roberto prin- cipe di Capua, con tutti i cojaù della Puglia, stabili un trattato con loro^-eh? ognun di essi prenderebbe r armi in difesa del ponteficet, ^e venisse il bisogno. Tornato a Roma, fece giurar;e a tutti > baroni romani di frre altrettanto,

(i) Sictra. in Chron. T. VII. Rcr. Hai. (a) Landalf^asfotiiórfliit. MedioL e. 17. (3) Petrus Disc. Ghren/Ca^lAr I. 4, c^B5«

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^^X kìfUéhl IVàUA

< CRISTO iicxi. Indinone iV* Anno ili ( PASQUALE II, pspa i5.

( ARRIGO V, re 6, inperadore f .

Abbiamo dagli Annali pisani (i) che il tt Arrigo y o snl fine del precedente anno, o sul prineipio del presente, cum magno exercitu Pisas i^enif, et fedi pacem Inter Pisanos et Lucenses ; in qua guerra Pisani devicerunt Lucenses ter in campo^ e€ Castettam de Ripafracta recuperà\?erunt^ et Si- pam^ unde lisfuit^ retinuerunt Passò ad Arezzo, e trovò della discordia fra i cittadini e il clero (3). La oèttedrate dt Pietro era fuori della città. Il popolo ta voleva dentro, secondo I* uso delP altre città d^ta^ tia, e però la distrussero. Essendo ricorsi' i chanci ad Arrigo, prese fa loro parte, e forse perchè il po- polo non mostrò prontezza ad ubbidire, o perchè fé* ce résist'erfza, il re barbaro quivi ancora la^^iò lagri- mevòTi segni detta sua fierezza, con far abbattere le mura e le tòrff altissime d* essa citta, e spianar buo- na parte deRe case cittadinesche. Con questi bei pre- parainénti arrivò ad Acquapendente (3), dove riee- ▼ette i suoi ambasciatori tornati da Roma con quei del papa, che pottavano buone nuove concordia. Continuato r! viaggio fino a Sutrr, giùnsero altri le- gati del papa con regali e proposizioni concordia, e promesse di dargli T imperiale diadema. Ma non andò molto, che questo belP aspetto di cosà si eon-

(i) Annali Piiani T. Vl^ Rer. It«|. (a) OitoFrisingetisbCbffOiirl. 7».c. 14^ (3) Abbai U.rspergeMM in Cbtffn. :

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A ir ir o Hczì. i57

TérU in ona luttuosa e scandalosa scena ; nel raecon- io della qaale gli scrittori romani ne attribuiscono la colpa ad Arrigo, e gli storici tedeschi ai medesimi Ro^ tnani. Una lettera dello stesso Arrigo presso Dode- chitto (z), r Abate urspergense (3), Ottone da Fri* singa (5), Pietro diacono (4), Pandolfo pisano (5), e gfi Atti rapportati dal cardinal Baronio (6) parlano di questa tragedia, ma non tutti con egual tenore. Quel che è certo, Arrigo si mostrò risoluto di non Toler cedere al diritto da lui preteso df dar le iu?estitupe agli ecclesiastici, non volendo essere da meno di tanti suoi predecessori. All' incontro il papa, sapen- do quanto discapito era provenuto alla Chiesa di Dio dall* uso ossia dall^ abuso di tali investiture per le frequenti simonie che si commettevano, non era men forte in volerle abolite. Non si sa intendere come es- so pontefice non avesse meglio concertati gli affari, prima che gli arrivasse addosso Arrigo col nerbo di tanti armati. O fu egli mal servito da^ suoi legati,. ^ burlato dalle belle parole d^ esso re. Comunque sia, veggendo egli si forte Arrigo nelle sue pretensioni, piuttostochè consentire alle medesime, s' indusse egli | ad un» strana risoluzione, che, proposta al re, neppu- re gli parve credibile, e fu nondimeno da lui accet- tata. Coè che il papa con tutti i suoi riounzierebbe al re tutti gli Stati e tutte le regalie che gli ecclesia-.

<i) Dodcchions iu Appeod. ad Marita. Scoti^Q. (8) Urfpergentts in Ghroo.

(3) Otto Frisinfentis Chroo.

(4) Petrus Diacon. in Chroo. Gasiioens.

(5) PpDdolphus Pisanus in Vit. Paschal. II.

J6) Baronias in AnoaUs Ecclcs. T* '

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l5H A1I1Ì4I.I h^lTàLìA

stici aveaBO aTuto, e ricoDoscenapo àM* imperio e dal regoo fino da'* tempi di Carla Magao^ e di Lo- do?ico Pio, e d' Arrigo I, con ispecificare.le città, i ducati, i comitati, le zecche, le gabelle, i mercati, le aTTOcazìe, le milizie, le corti e castella dell' imperio : giacché a cagion di queste regalie il re pretenderà di continuar V uso delle investiture. Ed esso re vicende- volmente rlnunzierebbe alP uso d^ investire i vescovi e gli abati. L' accordo fu fatto, dati dair una e dal- V altra parte gli af|9ggi. Anche oggidì si ha pena a credere che un pontefice arrivasse a promettere una si smisurata cessione, fucila 'domenica adunque della quinquagesima, cioè nel di 1 2 di febbraio, si mosse il re Arrigo alla volta della città Leonina, per trova- re il papa che V aspettava coi cardinali fuori delby basilica vaticana (i). Furono mandati ad incontrarlo sino a Monte Mario gli ufiziali della corte e della mi- lizia colle lore insegne, e un' infinita moltitudine di popolo, portante corone di fiori,, palme e rami d** al- bero. Avanti alla porta comparvero i Giudei, e nella porta i Greci che cantavano nel loro linguaggio, e faceeno plauso al futuro imperadore. Y^ intervennero ancora i monaci (3) e cento monache con lampane, . o doppieri accesi, e tutto il clero in pianete e dalma- tiche. Con questa maestosa processione, sprgendo intanto gli ufiziali del re gran copia di danaro alla plebe, arrivò Arrigo alla basilica vaticana (5), ma non volle entrare, se prima non fa consegnata alle sue guardie ogni porta e luogo (brt&^ella medesima. Pre-

^1) Petrus Di«conas Chron. Casin. 1, 4i e. 3$. (2) Oonizo in Vii. Matild. lib. 3, oap. 18. {Z) Pandulphus Pisanai in Vit. Paschalis IL

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V ir o MCii. iSg

sto Arrigo al papa gli atti di riverenza dovuti ; il p- pa r abbracciò e baeìò ; ed amendue entrati per la porta di argento, arrivati che furono alla ruota del porfido, si misero a sedere nelle sedie preparate.

Allora fu che il pontefice fece istanza ad Arrigo di eseguir le promesse della rinunzia alle investiture. Il re si ritirò co^ suoi vescovi e principi nella sagrestia per consultar con essi ; ed allora succedette un gran tumulto, reclamando tutti i vescovi, che era un^ em- pietà ed eresia il volere spogliar tanti beni tutte le chiese. Arrigo, nella sua lettera presso Dodechino, pretende che V esibizione di levar le immense rega- lie ai pastori delle chiese venisse dal papa, e fosse un tiro politico per ricavare dal re la rinunzia delle in- vestiture, e nello stesso tempo concitare centra di lui r amplissimo ordine degli ecclesiastici. Pandolfo pìsa no ed altri, per lo contrario, scrivono, che la proposi- zione fosse fatta dal re, il quale con questo tiro pen- sasse a carpir la corona imperiale, ottenuta la quale era poi facile il continuar le investiture, perchè la re- pubblica ecclesiastica non vorrebbe mai abbracciare, il partito di rilasciar tanti Stali e beni all'imperado- re. Ottone da Frislnga scrive, avere Arrigo fatta istanza per resecuzion del trattato, alla quale era dispostissimo dal canto suo il papa ; ma che non potè quegli eseguirlo per li troppi richiami de"* vescovi. GoQiuo^ne sia, certo è che un grande bisbiglio e fu- rore si sollevò in tutti i vescovi italiani che oltra- montani air intendere una cotanto insopportabil con- dizione di rinunziare gli Stati ; laonde fra il pontefice e il re insorse discordia, non volendo il primo coro- nar r altro senza la rinunzia delle investiture, vo-

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i6o AITRALI i" ITALIA

hnèo il re rinuoziare, te non gli ti màDtexie?« pa- rola data di restituir tutti i bem e regali. Non si sa in- tendere come niuno proponesse, o se fu proposto, come non fosse accettato il ripiego poscia usato, e tuUaTia osserrato in Germania, cioè di lasciar libme le elezioni de^ vescori e degli abati, con che restava talya la libertà della Chiesa, obbligando poi gli eletti a prendere rinvestitura degli Stati, ma non deUe chiese, dalP imperadore ossia dal re d* Italia. Ora il Irrigo reggendo a terra il trattato, e saldo il papa in negargli la corona, andò nelle furie. Ne gli manca- rono empi consiglieri, il primo de^ ijuali fu j^ìÒerto allora cancelliere, poscia arcivescovo di Magonza, uo- mo scellerato, che lo spinsero a far prigione il papa contro il giuramento fatto di nulla intentare contra la di lui persona e dignità: il che venne con incredibil tumulto eseguito. Fu consegnato il pontefice ad £7- rico patriarca d^ Aquileja, che il custodisse sotto buo- na guardia. Questa violenza non solamente fa ripro^ vatA da tutti i buoni^ e maasimamente dair arcivesco- vo di Salisburgo, con rischio anche della sua vita, ma eziandio irritò si fattamente il popolo romano, il qua- le in tal congiuntura si fece conoscere fedelissimo al papa suo signore, che corse « svenare quanti Tede- achi si trovarono nella città. E dopo aver tenuto. tut- ta la notte un gran consiglio, la mattina seguente uscirono essi Romani arditamente colParmi addosso aU^ esercito tedesco, alloggialo entro e fuori della cit- tà Leonina, che non s* aspettava una visita si scorte- sie. Quanti ne trovarono, tutti li misero & fil di spada. Assalirono dipoi il quartiere dello stesso re, il quale uscito di letto, e scalzo tuttavia, salito a eavallo, iece

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Anna MCti. i6t

^ molte prodezze, ma corse gran pertcolo defla vie») perchè gli ammazzarono, il cavallo §otlo, e il ferirono anche in ftccia. Salrollo Ottone conte di Milano, o per dir meglio, wecomes^ come Landolfo da s. Pao* Io, più informato di questo, lasciò scritto^ con dargli il proprio eavallo ; ma fiitto egli prigione, e condotto in città, fa quiti messo in brani daAl^ itaforiata plefhe. Armatisi intanto i Tedeschi, i* oppósero air- empito de* Romani ; segifi gran battaglia, grande sti'age daU V una e dair altra parte, rincnlfindo ora fjX unf, om gK ahri. Penetrarono i Qofnani fino nerportie^ di t. Pietro; ma perehè si perderono a spogliare i, forzieri de* Tedeschi, i*bbqro ben da pentirsene: peirchò rad- coki i Tedeschi e Lombardi, li misero in 4nga, oon restarne assatssimi Tittima delle spade, o antii^gati nel Tevere. L* attesta aiiche Donizone, eoa ^re che I Rotnani quasi furono vincitori dei Tedeschi:

Sedflagrant erga nimis kor*utn qttippe %aberna$;

Jnsimuì ex armis et denariis onerati

Plus adamant namrnnm^ guam belìum wncere sumtum,* '1

Tenuta la notte, e teUnto oossiglio in R«ni9, fii risolato di procedere cS mtovo nel di segnenlie ooa* 'tra de* Tedeschi. Ne venne sentore aire Arrigo, il 'quale credette meglio 4ktta4i ritirarsi ceUa sua geete ' Inngi da Rema meUa Sabina, ed n^tht oen fretta, la* ^sdanéEi in ^elre parte dell* eqaipaggto deUa smi ar- mata. Seco condusse 1* innocente pepa Pasquale prì- giene, eoo coi essendo stati presi Bernardo eardinale e rescovo di Pinna, e Bonsignore vescovo di Reg- Ipo, in loìr &vore parlò con vigore Ardeino da Paltt- de nobile reggiano, e messo deUa «oa^BSsa fiflktilde,

MCRATOM, VOL. JJXyU -oitze..yGoOglf

r6a ASSALI it^ itàua

con ricordare ài Arrigo i patti fotti con atta. E- ooo parlò indarno, parche il re per amore della medesi- ^ma cootesia G rimise in libertà. V Urspergense ci .vuol far credere che Arrigo apostoUcum secum da- xif^ et eoy quQ patuit^ honore ìenuit. Itfa Pandulfo ^pisQno ed altri narralo eh' egli custodito sotto stretta .guardia) fc^e non pochi patimenti per sessanta e un .giorno,: detonato nei cuteilo di Tiibucco eoo sci .cardinali) e che gli altri cardinali furono imptig;ionatì .in un altro CMtello. Ossia, come vuol Pietro diacono, .ch6 Arrigo intimidiste il papa col minacciare a lui e a ituHi i prigioni la morte ; o?fero, come, j&ltri ha yo(a- .to (1)9 ^ Arrigo si gittasse appiedi del pap?, e il tsupplicasse di perdono e di pace ; oppure che Don veggeodoi il pepa, i cardinali che seco, si tro- .Tavanc», maisiera^di acconciar questa esecrabU rottu- ra, finakntttte esso papa piegasse T orecchio ad on aggiustamento : certo è che questo succedette, e qua- le il folle Arrigo.

Condiscese dunque il pontefice Pasquale II, ma

cOb jprotesta di farlo violentato, e per liberar tanti

; prigkmi, e i Romani da ulteriori, vessaiiooi, che libe*

rainente e senta simonia si dovaaaeio eleggere da

«innanu i feacovi ed abati «oU^'ass^oso deir imperado-

; r») e che gU eletti, prnndnaaero il pastorale e T anello,

-)daè Tinveatitufaida lui^senza la quale non potèate-

. ra essere consecraU. E che il papa giaraH« di non

- fere vendetta alcuna, di adoperaf censure per Pia-

i giuria &ita a lui e ai su^i ; e T imptradore scambte-

. voUnente. premettesae di laaciarfs in Hbertà tutti i pei-

.gioni, e di conser,v«re, 0 restitwe tutti i beai occ«*

^1) Annaliita Saxo.

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h'ti n o ueti. 'i65

- pati àHa Csteta romana, fra* quali, per teatiiiioiiiaDza r di Pietro diacono (i), furono noHitnatmnente'Mpresse < la Puglia, k Calabria, la Sicilia e il principato di Ca- ' poa. Ottenne inoltre Arrigo, che si potesse dar se-

- pultura ib chiesa al corpo dv Arrigo IV, suo padre, ^giacché si fecero Tenir^ ili campo persone attestanti esser egli morto con alti di vero pentimento. Cosi ' segui la pace, dòpo la quale il papa solennemente r coronò imperatore Arrigo nella basilica vaticana, con ' istarè intanto aerrate le porte di Roma, acciocché V nian de^ Romani venisse a disturbare la funzione. Il ' giorno predsQ in cui segui questa coronazione, finqui

è stato controverso. Donizone autore di questi tem- ' pi scrive di papa Pasquale (3) :

Dumjèstum Paschae venite tribuU sibi paceìn, Urbem rcfmuleam $ibi subdenSy et diadema Ipstus, capiti ponens^ unguif^ benedixiL Ultima lux mensis primi tunc p<ischa revexity Numini9 wulecimo centum post mille sub anno.

Ci fa vedere qui Donizone tuttavia conservata la sovranità imperiale in Roma ; ma siccome già accen- nai nelle annotazioni al di lui poema, è da stupire come egli dica caduta in quest* anno la pasqua nel ultimo di marzo, quando è fuor di dubbio eh* essa 9^ inòontrò nel di a d^ aprile. Per altro anche Roge- rio. Hovedeno (5) e Sigeberto (4) scrivono che nel giorno di pasqua fu conferita la corona ad Arrigo V.

(i) Pelrus Diaconus Chron. Cassinens.

(2) Ooiiizo in Vita fklalhitd's 1. 2, e. j8.

(3) Uovedenus Anna!, p. i.

(4) Sigcberlus in Cbron.

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i6^ ^IfKMIA D^I-ttLLlà

Air incontro il .padre Pa^ (t) pret^inl^^lò follo ntU la doioemca in albis, cioè a 9 d?i^ril«, ma lenza recarne alcuna soda^pruOTt^ e col' correggere a ano piacimento gli aìnticht ^criUn^i. A mt aembra, non dirò solo probabile^ ma certo che la.fuMione suddet- ta seguisse nel gioyedi dopo V Ottava di pasqua, cioè nel di 1 3 d** aprile, giorno 4elle idi. C^rsno^nte lo atlesta V autore della Vita di Pas4|Udle U^ storico con- temporaneo a noi conservato dal cardinal d^ Aragona, il quale scrive (a). Haec^ quae passi sunms^ ei ocu^ lis nastris ificUmus^ et auribus nostris audmmus mera \ieritate conscripsimus. Ora questo scrittore attesta che fu «onsecrato e coronato idibus aprilis^ quinta Jèria post octavam paschàe. Queste note van d^ accordo, patiscono eccezione. Tien confermata la stessa verità daTl^Annalista sassone, di cui son que- ste paróle (3) : Rex Heinricus pascha^ non ìonge ab urbe in castris suis celebratiti et post octavas paschaej die seilieet idus apriHs in ecclèsia sancii Petri in imperatorem consecratur. AHr elianto s'ha dal Cronografo sassone, citato dal padre Mabillo- ne (4) e dagli Annali d^ Ildesheim (5). ìu abate ur- spergense (6), con iscrivere che Arrigo ricevette la corona post octavas paschae^ esclude le due prece- denti opinioni, e viene ad accordarsi eoa questa. N Ila messa solenne, e alla comunione il papa col

(1) Pagios Obritic. Baron.

(a) Vii. Paschalìs 11, P. i, T. 3, Rer. Hai.

(3) Annalista Saxo.

(4) Mabill. Annales B^nedictia.

(5) Annales Hildesheim.

{G) Abbas Urspergensis in Chron.

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A V V o ucxi. i05

corpo d«l Signore ia amido ratificò la pace t le prò- inesse. Egli se ne andò libero a Roma, e il re Arrigo, dopo af er fatti suntuosi regali al papa e ai cardinali, che erano con lui, si misQ in viaggio alla voha della Toscana pw ritornarsene in Lombardia, e poscia in Germania. Appena in io Roma il buoià papa, che trovò alienati da sé: gli ammi de** cardinali rimasti ivi, perchè avesse consentito ad ana tale concordia, di- modoché quasi nacque uno scisaoa^ V ingiuriarono specialmente i più doUi, e quasi il trattarono da ere- tico, sostenendo che dovea piuttosto lasciarsi levare la vita, ohe oonseiltìre alle invesiitnre. £' un b«l fare il bravo lun^ drile battaglie. Se que^ zelanti cardinali ai fossero tn>vata; per due mesi ndle angustia del pa« pe, e coi coltalo ^lla gola, cpous egli fa e nel peri- colo di veder sacrificati al furore tedesca i porporati prìgiosi^ e iàa& altri Romani t non so se avessero praticato eglino xlò che ora esigevano dal papa. Non potendo reggere a (atti insulti il buon pontefice, usci di Roma^ e si ritirò a Terracina .- nel qual tem- po 1 ear^nali con solenne decreto condannarono rac- cordo da lui fatto, e diedero im grande esercizio alla pa^enza ed umiltà di lui, quasiché qui si trattasse ^ un punto di fède, e non già di disciplina ecclesia- sticaj^ la quale benché certo patisse nella maniera te- nnta aHora di dar tali investiture, pure, dacché se n^ voleva esclusa la simonia, si potea in qualche guisa tollerare. Goffredo da Tìterbo (i), ungerlo abaie (a), ed Id^erto (&), ci Aliì conoscere che il buon )^onte<^

(i) Goffrici. Viterbieosis io Chron. <a) Suger. in Vit. Lodovici Cross. ^d) Uideib. in Epistol, Digit zedby Google

i66 ÀNiriLi D^rràLU

frce depose il manto, ti ritirò in uea soUtu^aé, e to- lea rinantìare il papato ; ma fu richiamato a Rcmia da tutti i buoni e s^ggi.

Per la Toscana calò in Lombardia Arrigo quinto ^ fra i re, quarto fra gP imperadorì, e gran voglia na- trendo di conoscere di vista la celebre contessa Ma* tilde sua parente (f ), giacché ella non si sentiva vo- glia d' ire a trovar Uii, determinò egli di andare a leu Dimorava allora la contessa Matilde nella fortezza di Bibianello, ossia BianeUo, sai Reggiano. Colà nel di 6 di maggio fu a visitarla, magnificamente accolto, e per tre seco si fermò. Sapeva Matilde fra mohe nltre lingue anche la tedesca, e però sèmpre senza - interprete teneva i suoi ragionamenti con lui. Tal-* mente restò Arrigo invaghito della prudenza ed ono- ratezza di questa insigne eroina, che non solamente le confermò i precedenti patti, ma la dtehiarò ^ancora sua vicegerente, ossia vtceregina in Lombardia :

Cui liguris regni regimen dedil in vice regis^ JVomine quam matris 9erhi$ ehris vocUavU.

Passò dipoi Arrigo a Yerona, dove si riposò per qualche tempo, e ne. resta anche una memoria nel dipluma da me pubblicato (a), con cui conferma ai canonici di Cremona i lor privilegi. Esso è dato XI f^ ìialendas junii^ Indiciione IF^ anno dominicae In-^ carnationis MCXI^ regnante Menrico Vy r^e S<h» manorum^ anno V^ impejranie primpp ofdittatioms ejus XI, Return Feronae» Un altro parimente ne

(i) Donizo in Tit. Mathild. lib. a. (a) Aatiquitat. Ilalic. Dissert. 19.

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Anno' MCXI. 167

Òmàe agli ,XJJ kJHendas junii in quella città io I&to- re Alberico abate del monistelro di Poltrone (i). * In questa tfcoasione può essere ch^ succedesse ciò - che narra il Dandolo (3). Bolliva da gran tempo dt* ' scordia fra i Teneziaoi e Padovani a cagioOr de"* con* fini. Gallega ti i Padovam co^ popoli di Trevìgi e Ra«- ' venna, vennero nel di 4 ^ ottobre delP anno prece* ' dente alle mani coir esercito veneto , e rimasero seonfitti con restarvi cinquecento e sètte d' essi prì- ' giost. Ora giunto che fu a Verona V imperadore, portarono t lui i Padovani le loro dogtianie, siced- me al sovrano del regno d^ Italia. Ad istanza d** esso augusto comparvero in quella città gli ambasciatori veneti, e si mise fine alU discordia, colf essersi ag- giustati i confini^ liberati i prigioni, e rinnovati t |)atti d** amiezia fra Tenezia dàlP un caiìto, « i Pado- : Tsaiegli altri sudditi deltVi tali co regno 4a]raltìro. Ito poscia rimperadure in Germania, quivi fece dar solenne sepoltura alle ossa del pdre;. Terminò i suoi" giorni nel febbraio di questo anno (5) Ruggieri du" ca di Puglia^ con lasciare suo successore e duca Gu- glieìmo suo figliuolo. Per questa cagiooe i Normanni ddla Puglia nlun soccorso poterono prestare al ro- mano pontefice ne^ di lui bisogni, ed attesero unica- mente a premunirsi in casa, per timore che il nuovo imperadore potesse far qualche tentativo contra di quegli Stati. Preparavasi in Italia Boamondo fra- tello di esso Ruggieri, e pìrìpcipe di Aptiochia^e di

. (1) Bacchiai Istor. di Poliron. nelF Appead. (a) Dandul. in.Chron.T. XII, Rcr. Ital. (S) Roinaaldos Salem, in Ghron. Falco Beaevent. in Chron. AQonyinoi Baron. apud Peregria.

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l6S ÀNlfALI D^ITAI.14

Tftraoto, pérnptS99re in Oriente (i), qitaÀdo venne a- trovare anc&e lui la laortc nel marzo seguente. Fa seppellito in Canoe». Restò gran ^una, e an piccolo (ì^Kuolo di -ini, per noiné anche esso Boamando^ erede de* sntil Stati. Appena fa kiorì d^ Italia^ sep- pur ne era anche uscito fiinperadore (a), che i Mi- lanesi, dopo avere per quattro anni o eon assedio, o con bloooo, o con devastar le campagne, stretta e malofenata la città- di Lodi, finalinente nel giugno d^ anno présente per forza se ne impadronirono ; e kisciatain tal occasione la briglia alP odio e sdegno loro^ la sptigliarònò delle mura, incendiarono le case, ed' iàiposero leggi severo di servitù a quel popolo, dianzi troppo vicino a si potente città. Ne restano appena le vestigia nd luogo appellato Lodi vecchio, e diVerso dal sito in cui ora è Lodi nuovo ^(5). Fn quel popolo ea^ipartito in sei borghi, e in tale stato idurò il sue abbassamento sino ai tempi di Federigo I tmpei*adore.

( CRISTO Mcxii. Indizione v. Anno di ( PASQUALE II, t)àpa 14,

( ARRIGO T, re 7, imperadore a.

Dacché fu posto In libertà papa Pasquale 11^ e sentì tante doglianze del sacro suo senato per la con- cession delle investiture, mai non negò, anzi sempre riconobbe d** aver dato T assenso a cosa illecita, ed

(i) Alberi. Aquens. 1. 11, e. 48. P«<rus Di^conus Chron. Cassinens. el aHI. ^ (2> Laodolphai jantor H^st. Medrolan. e. t%, (3) Gal?. Fiamma Manìpnl. fior. e. i6S.

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A n'ft d' ilcixi. 169

operato ciò che non Jovea. 'Solamente icasava il folto coir intenzione avuta éi sottrarre ai pencoli della vita tante persone, e a maggior danno il popo- lo di Roma é lo stato della Chiesa. Ora in questo anno la per cosi scabrosa materia raunato un insigne concilio (i) di centoventicinque vescovi a di 18 di- marzo nella hasitica lateranense. Tutti 1 prelati escia- marooio contro i^lle investitore ecclesiastiche date da mano laica, come usurpazione dei dritti della Chiesa, e seminario di simonie. H punto difficile era, come il pontefice potesse venire contra del proprio solenne giuramento. Si trovò il ripiego suggerito da Gerardo vescovo d^ Engulemme, cioè che si ritrat- tasse bensì, e condannasse il privilegio accordato dal papa ad Arrigo, e chiamato pravilegium^ e non pri*' viìegium ; ma che non si scomunicasse la persona di esso imperadore. Cosi fu fatto. Tenuto ancora fu in 4]aest^anno nel mese di settèmbre Un concìlio in* Tienna del Delfinato, e quivi non solamente segui la' condanna delle suddette investiture, ma ezian<]Uo fuU minarono que^ vescovi scomunica còntra delf augu<*' sto Arrigo, chiamato da essi tiranno. Abbiamo èa, Landolfo da s. Paolo (3), che nel primo di delP ans- ilo presente ti clero della metropolitana di Milano, nonostante che 'sapesse fovorevole a Grossolano ar-^ civescovo il romano pontefice^ pure il dichiararono decaduto da quella sedia, e in luogo suo elessero ar- civescovo Giordano da CHvi^ uomo per ahro igno- rante, e di non molta levatura. Chiamarono dipoi tre* snflfiraganei di quella metropoli per ordinarlo, cioèr

(1) Labb. Concil. T. X, Baron. in Annal. EccL (^) Landolphot jaaior Hìst. Medlol. e. zu

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Landolfo tmcoto d' Asli, Arialda ire ico^o à\ Gè- , npira e JUamardo^ oitia Maioariio, veicpTOcU To-^ r'wio. Vennero questi, ma quel iT Afii accortosi che non eron^ cuncorsi gli altri auffraganoi, e bollire non * poca mormorazione nel popolo, tentò di fuggire. Gli veoita £itto.^ ^e le ipenti di Giordano non V avesse/o ^ rìtenulo per ri>r£a^con anche ferire un s«o dicono, e betonare i di lui lasaigU. In§ne Gior4«uu> .iu da . etai ^onietr^to: Portolfi poco appretto a Bo^aia Mar mtirdo reieovo di Torino, ed ottenne dal|>apa H pallio per questo novello arcivescovo, senza che ai , iQtendà come etto pontefice abbandonasse Groasola- , no, ph approvato per legittimo arci;r^povo* Ma per- . che Mamtrdo aveva ordine di non. dace il pallio a. Giordano, a^ egli prima non beerà giorameatf, non 4, sa se di fedeltà al romano poi^teficei o di non prea- ^ detQ TinvestiUire dalfimperadore, o di qi^^che altea ^ obbligazione, e Giordano riousò di ferlo : per sei mesi ne stette senza. Ho detto che per V esaltazione di Giordano incorse ^n mormorazione fira il popo- lo di Milano. Aggingne Landolfo, che vi fu ancora 4elle contese e battaglie, nelle quali ebbero parte ^vko vescovo d^ Acqui e Arderico vescovo di Lo- di. Infatti fra le lettere raccolte, da Udeirìco da Bam- berga presso V Eccardo (i), una se ne legge scritta in tal occasione dal medesimo Azzo vescovo all' im- , peradore Arrigo, in cui Tavviia dovérsi tenere in Ro- ma un sinodo ( cioè il lateranense suddetto ) in qua ifsseriturf domnum Papam P, ( Paschalem ) deponi^ et alterum debere eìigi^ qui omne cpnsilium p^cis,- quodcum domno P,Jirmasiis dissohat^ prò eo quod (i) Eccard. Scrlptor. med. ae?i T^ II, p. a6G.

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A tv R o vcxn.\ I^f.

domnas P. non oudel i^ prophrjkcfai inUr v^^s, et ipsum steuritates excomwuoare, htfio quali oaa« ve corressero allora. Appresso aggiu|Be che i. Hib-^ ncsi aveano eletto un altro arcivescovo ( cioè Gior-; dano ), e &II0I0 consacrar da aiouni sB^raganei. Quo^^ ego mdens cantra imperii vesiri honprem JUri^ Qmnino ìnttrdixi ; et Kcet ab ipsis muUnm rifgatuSf huJHsmodi cansccraiwni irt^eresse^ nec a^HJMfunl proéhere volm^ immo dadi cperam ^igBndii 9tA*) gnum parietem populi cantra papulum sub of^HQ^, ne ^Uerius archigpiscapiy qmem pari iUorwn M^th, . dii d€ponerej viti sciUcet Uteratìssimi^ e/ ingenh , astutissimi^ et eìoguentissimi^ euriae ve^irae, valde > mecessariiy eujus partem prapter honpfgm nieMrMM » in tantum auxi^ qaod medietas popuU epntjra m^o dietaUm populi e^mtendité Parla qtA 4i OrosiolaoOt, a cm itt'ocura la protcìioo deU^-io|para4^t,^oi» io- tieme coBsigUaflo di venir praalo in Italia, ecbe, a ciò non occorrefa un grande esercita. Fesira e^, enmt adhuc Longohardia^ dum terror^ q.uem , ei ittcussisHs^ in corde ejus vivif. Forse perchè Gros* solano fu in Roma credoto paniate dell^ imparadorci^ e protetto da lui, restò abbandonato, e si. bfctò cor- rere P eleiione di .'Giordano*

Io non so aa ndl^ anteeedenH» o nel prasanU; anno fosse ^nilta da papa Pasquale «n^ altra lettera allo stesso imperadora Arrigo, in cm gli notifica di non fwr potuto finora riaver vari Stati spettanti alla Chiesa romana (i). Licet quidam^ dica «gU,yit#-v stoni 4^strae^ 4n ìds quae beata Petra restifui prae^^ eepittisj adiuc noluerunt abedire^ incoine yidsUcei

(1) Eocard. Scriptor* med. acri T. 1}^ p. a;^.

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jy^ UnVACl 1>*lTALtk

Chitatis CasitHùnae^ Càstti CoreoHi^ JffontisalUj Montisacuii^ et JVurnienses: Nos Uftnen ea, et Co^ mitatus Perasmum^ Euguhiinum^ Tudertinum^ Vrbepetum^ BcAneum Megis^ Castellum FeUciiatis, Ihicaltum Spoktanum^ Marchiani Fen^aniam^ ei idùis beati Pttti po$9essiones per mandati s^stri praeceptionem eoHfidimus chimere. ìioÓn che doettò ioli SjpOleli è ehiatameiite detto di ragìooe delift Chiétft roAiéim. 'Nomi«a il papa aoche Mar-^ chiam FertUfàam^ nm si 'dee scrivere Firmanam^ allora occup^a da* Guaraieri, non eiando io leggere Marduatn Ferrariani^ perchè Ferrara in questi tèìnpi'éra in potwe della contesta Bbtilde^ che la ri* €0noscéta daHa sedia apof|oficà. ÀlUssio imperadore d*'orienÌe, per quanto ha da Pietro diacono (i), af nta iiotÌEÌ8Ì d^ft^ Indegno tratlatteoto fette dall'* im* peradore Arrigo al romano ponteficeì spedi amAmstia* tori ft Roma per nondolersi con lui, e congta^darsi coi Romanrdetl^' opposizione fatta ad esso Arrigo. B* sperando e^ di profittare di cosi i>ella occasione, propose che volessero eleggere imperadore Gìowumì Comneno suo fi'gliuolo* Può anche essere che cor-^ ressero dei- regali. Aoeónnentironoi Aomam al trat- iameoto, ed elette circa sctei^to persene) le spedire^ Ito a Coitafniinopoli' per condurre in^Itatia- il proget- tato augusto. Non è pumo ^^ibile che tanta gente fosse spec^ colà. £ pereiocohènón apparisce altro deiresecnzìon di questo dtse^io^ bisogna immaginare vh^essa poco stesse ^d* andiirseite inr fascio perchè non s* arrischiarono i filoniani di condurre a fine im negoxiato di tanta importansa^ ohepolee 4inur km (i) Pclnw biàcon. Cassiaens. 1. 4, ci 4^ ' ' ^

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A H ir V . MCXU. 173

addosso ko ià^pia e Je. forse di tutta Isf Germaoia. Nal di 1 5 di aprile. dt qiiest^ aono, )% contessa Ma- tilde^ dimorando nel castdUo di Afasia nel distretto di Modena, fece una donazioBe.al suo diletto moni- siero di s. Benedetto di Polirone {i). £ nel di 3 di maggio troyandosi al Bondeno de' Rpncori, fece do- nazione della corte Tilcacara col caateUo, broglio e borgo di s. Cesario alla chiesa s< Cesario del con* tado di Modena. In quasi'* anno ancora, ^^condo i conti del Campi (2) e d^ altri Storici piacentini, per opera specialmente della suddetta zelantissima con* tessa farono cacciate le mokiache dalf insigne mopi^ stero di s. Sisto di Piocensa, perchè la lor dissolu- tezza era giunta ad esser incorreggjiblle. Io vece di esse presero i monaci ben«detti|ìi. il governo di quel sacro luogo, cavati dall^ esemplarif fimo allora moni- stero di PuUrdne.

( CRISTO Mcnn. Indiatone ti. Anno di ( PASQUALE U, |nf>a.i5.

( ARRIGO V^ re S, imperadore 5.

Impariamo da Falcone benef efilano (5), oh« ei» sendosi nelP anno < preoedente fabbricate t«ria con- giure in Benevento -per levare qm-lla dita di soltail dominio pontificio, avvertitone papa Pasquale da qae* cittadini che erano bostbntt «élla fedeltà, si por- tò cotti nel d& a di dicembre per rhnediare ai disor- dini. Fermossi in quella città nel tempo del verno, e

(1) Ba echini Istor. di Polir. nelP Append.

(2) CMHipi Istor. di Pisu;eiiza T. 1.

(3) Falco BencTenlaii. Chr^^n. 1'. V, Rcr. Hai .

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1 74 àBiriLi 1»' tTJa.ik

correado il mète di febbràio, celebrò ivi im concilio. Poscia dopo atere scoperti gU aatori di q«eUe tra- me, e datigli in aaaoo cktta giosttaia, lasciato io quel- la città per goreroaiore e «Mutestabile Laodollo della Greca, uon di gran coraggio e prudenza, ^e ne tor- nò a Roma. Tr<iTaTasi afialto sprovveduto di danari Baldovino re £, Gerusalemme, e però gli mancaTa il miglior nerbo per resistere a tanti nemici infedeli che aH^ intorno gli facevano guerra (r). Ebbe sentore che Adelaide contessa ^ Sictlia, vedova del defunto con- te Ruggieri^ e madre del picciolo Ruggieri^ sacce* duto a Simone suo fratello nel dominio di qnell' iso- la, era principessa a proposito, per sovvenire alle di lui indigenze ; perchè fiima correva, ch^ essa nel tem- po della tutela del figliuolo avesse accumulai grossb- sime somme d^oro. Però spedi ambasciatori in Sìd- Ha, per trattare d^ averla in moglie. Poco vi voUe a far gustare questa proposizione alP ambiziosa princi- pessa ; ma affinchè il figliuolo Ruggieri e i suoi corti- giani non attraversassero a lei il conseguimento della corona, fu proposto e convhioao, che nascendo fi^ gliuoli da Baldovino e da Adelaide, succedessero nel regno di Gerusalemme. Ma venendo egli a mancar senza prole^ quei regno si devolvesse al figliastro Ruggieri. Portp seco Adelaide una prodigiosa quan- tità di viveri, dVarxui) di ce.valli, e qi^el che più si sospirava, di danaro; e^inuta a Tolemaide, fu eoo grande solennità spasala. Ma non passarono due an- ni che Adelaide si trovò delusa e tradita dal re cou- sorte. Egli area tuttavia vivente un''altra moglie, pie-

(i) Gu llitlm. Tyr. lib. ii, e. ai, Ordertcas VìUl. Il'st Ecdts. D'.mLrtlusTlcsaiyr. e. ioo,T. VII. Rer. l'^l.

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ASSO MCXIII. "^TS

«a prima d^ «nere re (i)» Sotto Tari furétetti ripudia- tala) fteiaa che y^ toterreciiite alena giudico delia Chiesa, V avea forzala ad entrare nel nomstero di s. Anna di Geriisalemaie. Fece pot cattivo fine que- sta donna per attestalo di Bernardo tesoriere, perchè t)ttenuta licenza di andartene a fisi tare i parenti in Costantinopoli, quivi s^ abbandonò ad una vita diso- nesta. Ora gravemente un di infermatoti Baldovino, e rimordendolo la coscienza deiP iogiurb falla alla legittima moglie, per consiglio de^ baroni feoe vulo, gaariva, di ripigliarla. Indi rivelò tutto ad Adelai- de, con intimarle il divorzio. S^ ella trovandosi cosi barbaramente ingannata, prorompesse in pianti ed in amare invettive contra del re e degli ambasciatori pre- detti, è iacile V immaginarlo. Non tardò malto essa per lo dispetto a tornarsene in Sieilia, ma priva di i^ue* tesori che portò a Gerusalemme, ed accorata per questo tradimento si crede che terminasse la sua vita oell' anno 1 1 1 8. Una nera azione recò non poco nocumento aHa riputazione del re Baldovino, e agli affari di Terra santa. Fra gli altri il conte Ruggie- ri figliuolo d^ essa Adelaide con tuUa la corte de^ Si- cUiani|al vedersi cosi burlato, concepì tale sdegno c<m- Ira di Baldovino e dei re <H Gerusalemme, che per attestato di Guglielmo Tino (2), solo fra^ principi tristiani mai non diede loro soccorro alcuno, cu- lo stato miserabile, in cui a poco a poco si ridus- sero le cose de^ Cristiani in Palestina e Scria. La ^ttà di Cremona, siccome scrisse Sicardo (S) , da K

(1) Idem Bemardus cap. 92»

(2) Gaillielai. Tyrias Histor. Hierosolym»

(3) Sicari lu Chroa. Ker^ lUU

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T 7^ 41firAtt 1>' ITALI*.

c«nto anni v^ioofo della medesima, peti. la qa^Uù anno un ficrìsttoio inoenéto nel iii di s^ hoxento . Abbiamo strumenti di .donazioni fatte al mòni^tero di PdiroiM dalla coniesia Matilde , mentre essa dimo- rava in Pigognaga e nelBondeno, Ticino al Po (i). Era ito in Terra santa Grossalano areirescovo di' Mi- lano. Tornato in Italia, « inteso come Giordano avea occupata la sua chiesa, detto già e'Oonpecrato arci ve- SCOTO determihò di Tenìre a Milano : il che fu cagione che esso Giordano informato di questo prendesse il pallio colle condizioni proposte dal papa (a). Venuto poi Grossolano a Milano, colPajuto de* suoi parziali a^ impadronì delle torri jdi Porta Romana. AUorapre* te Tarmi la fozion di Giordano, e andò per iscacciar- !•% Succederono fra te due parti dei combattimenti , oe'* quali restarono non pochi feriti e morti, non so- lamente della plebe, ma «nche della nobiltà. S' inter- posero pacieri, e proposero di rimettere la decision di tale discordia al concilio davanti al papa, £ per- chè la borsa di Grossolano restò in breve esausta ^ gli convenne sloggiare, con fama nondimeno che ri- cavasse buona somma di danaro da Giordano per ri- tirarsi. Venne e^ perciò a Piacenza, e di a Roma, per trattare delia aua causa nel tribunal pontificio. Diede fine alla sua vita nel di 6 di gennaio deU^anoo presente nel monistero di Pdn^io sul Bergamasco liiprando prete;, quel medesimo che col giudizio del fuoco avea negli anni addietro fatta guerra ad esso Grossolano, come ad arcivescovo simoniaco (5). Mori

(i) Bacchini Islor. Polir, nell* Append.

(2) Laodulphos janior. Histor. Mediol. e 6.

(3) Landalphus janior. Hitt. Mediol. c«,a4. ,

edbyCOOgle

1 It N O MCXIV. X'J'J

concetto di santità ( il che era facile allof a ) , « fu detto ch^ erano succeduti miracoli alia suti tomba.

( CRISTO Mcativ. Indizione vii. Anno di ( PASQUALE II, papa i6.

( ARRIGO y re 9) imperadore 4*

Avea, come dissi poc^anzi , lasciato papa Pasqua^ le per suo contestabile e governatore di Beneven- to Landolfo della Greca (i). Centra di luì per in- vidia Roberto principe di Capua , ed altri baroni normanni fecero una congiura , e nell'agosto prece- dente si portarono con poderosa armata all'* assedio quella città. Con poca fortuna nondimeno, perchè il valoroso Landolfo, fatta co' Beneventani una sorti- ta, li mise in fuga , e poco mancò che non prendes- se tutto il loro bagaglio. Durò nondimeno la guerra col guasto delle campagne Benevento ; e crebbero poscia i malanni, perchè lo stesso arcivescovo dr quel- la città, Landolfo^ si dichiarò contra del medesimo con- testabile, e trasse dalla sua la maggior parte del po- polo, dimanierachè in fine astrinsero esso contestabile a deporre la carica. Per questa e per altre cagioni papa Pasquale II, nelP ottobre tenne un concilio in Ceperano ai confini del ducato romano, o della Pu- glia, dove concorsero Guglielmo duca di Puglia , é Roberto principe di Capua con circa mille Cavalli, Quivi il papa diede l' investitura della Puglia , Cala- bria e Sicilia al duca Guglielmo. Falcone cosi scriva, e da ciò si può ricavare che i duchi della Puglia rite- nessero diritto d' alto dominio sopra la Sicilia, sovra- nità nondimeno sottoposta ad un maggiore sovrano ,

(O'Falco Benevenlan. in Chron.^^^,^^^^ q^^^I^ MUBATOBI) VOL. XXXVI. M

17^

cioè aLromano puDt«fice. Qoiyi ancora essendo forUt il papa in collera coDtra deli' arcivescovo LaudoUo , istitcd il giudizio intorno alle accuse dategli, e il depo^ se. Ma egli col tempo, e, se vogliam credere a Romoal-' do salernitano (i), colP nso di molti regali , fu resti- tuito nella sua dignità. Di questi regali non parla Fal- cone. Da Romoaldo è riferito il suddetto concilio al- r anno seguente ; ma Falcone , storico contempora- neo, merita maggior fede. Glorioso ri usci quest'uà odo alle armi cristiane per la guerra felicemente fatta ai Muri padroni deir isole Baleari. L* onore specialmente ne attribuito ai Pisani. I Mori, dissi, abitanti in quelle isole, cioè in Evina , Majorica e Minorica , colle lor piraterie tenevano inquieta e danneggiata tutta la costa d^ Italia (a). Risoluti i Pisani di far quelP impresa , ebbero ricorso al buon papa Pasquale, per ottenerne la sua approvazione e benedizione. Poscia disposto un terribile armamento per mare, con tutte le lor for- ze, accompagnati da Basane cardinale legato della san- ta Sede e da Pietro loro arcivescovo , marciarono alla volta di que^ barbari. Questa guerra è diffusamen- te narrata in un poema da Lorenzo Yeronese , o da Terna (5), diacono del medesimo arcivescovo, ed au- tore di vista. Fu esso poema pubblicato dair Ughelli, e da me rlslampato altrove. Riuscì a questa armala neiranno presente di conqui^ar V isola d"* Evizza ^ e di prendere nel di di s. Lorenzo la città d^e&sa isola, posta in sito vantaggioso. Ne distrussero i Pisani I# jofiura e il cassaro, cioè la rocca , e seco condussera

' ' (i) Remuaiau» SHlernitaa. GKrmi. T. VJL Rer.IUU . ia) A^nales Pisani T. VI. Rer. \{9>^ ^\ taureaU \eroacDs«.L x. Fccia* T. YLaer IIA

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A H H O llCnv. iyg

prìgioBe il governatore saracenou Passarono poi l* ar- mi Tiltorìose air isola diMajorica, e vi fecero lo sbar- co nella festa di s. Bartolommeo , con intraprendere ÌP assedio di quella città. In aiuto de' Pisani concor- sero Raimondo conte di Barcellona ed altri conti di Catalogna, di Provenza e Lìnguadoca.

Nell'anno presente ancora Timperadore irrigo V celebrò in Magonza le sue nozze con una figliuola d'Arrigo re d'Inghilterra appellata Matilde (i). In quella solennità si presentò davanti ad esso Augusto coi pie nudi Lattario duca di Sassonia, che fu poi im- peradore, per chiedere perdono delP essersi dianzi ribellato. Cosi scrive Ottone frisingsnse (a): il che «ome sussista, non so; perchè nell'anna seguente- altre storie cel rappresentano coU' armi in meno cen- tra del medesimo Augusto. Erasi, come vedemmo, nel* Tanno 1090 ribellata la città di Mantova alla conUs^ sa Matilde^ a lei finquì era venuto &tto di pò- . lerla ricuperare (3). Questa contentezza fu a lei riser- bata per Tanna corrente.. Cadde essa gravemente in- ^sma, mentre dimorav» a Monte Bavanzone sulle montagne di Modena, nel qual luogo si vede una do- nazione da lei fiitta a s. Benedetto di Polirono nel ^ 1 4 di giugno (4)* La foma solita ad ingrandir le co«» ae, in breve la diede per morta. Allora ii popolo di Mantova, siccome libero dal timore difessa fece uno sforzo, e mise T assedio a Ripalta castello della me- desima contessa^ e t^to lo strinse, che i difensori

(t) Ab^as Urspergensis in Chron. Simedn Daoelmen^a.

(a) Otto Frlsìng. in Chron..

\%) Dontzo in Vita Mathild. L a., e 19..

\f^ Bacchiai Istor. FoL'r^

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t8o AHlfàLI D^ITALU

Stanchi capitolarono la resa, ma coDClizionata, se fos- se viva la lor padrona Matilde* Manfnedi vescovo di Mantova intanto arrivò alla sua dita, e divolgò che Matilde era tuttavia vivente. Gli ebbe a costar la vita un si dispiacevol avviso per rinfuriato popolo che la desiderava morta. molto stettero i Mantovani, che diedero al fuoco T infelice castello di Ripalta. Questa disgrazia fa per tutto il tempo della malattia di Ma- tilde a lei tenuta nascosta dai suoi. Ma dacché si fix riavuta, intesone il tenore, pensò a farne vendetta. Raunò quanti combattenti potè, formò eziandio una fiotta di navi, e con questo armamento passò air as- sedio di Mantova. Sulle prime se ne rise quella forte città ; ma scorgendo la contessa di trarre a fin quel- r impresa, que' cittadini s^ appigliarono a^ consigli df pace; e spediti ambasciatori alld stessa, mentre era in Bondeno, trattarono di rendersi ad onesti patti. Segui infatti la resa di quella città sul fine di otto- bre con gloria grande di Matilde, a cui dopo . aver mess^ al devere ne? tèmpi addietro anche la Marca, creduta da me quella di Toscana, nulla restò pia delle perdute antiche sue giuraditioni, che non ritor- ùaise alle sue mani. Nel di 8 di novembre di questo anno la medesima contessa, essendo nel monistero di' È* Benedetto di Poliroùe (i), esentò dalle albergane de^ soldati tutti i beni di que^ monaci. Ho aneh^ io da- to alla luce un laudo pro^rito alla di lei presenza per lite di persone private (3), mentre la medesima sog-- giornava nella rocca di Carpineta nel di 2a d^ aprile dell' anno presente.

(i) Bacchiifi Istor. «li Polirone.

(2) Antiquii. lulic Dhsert. 3i. r- t

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A Sr N O HCXT. l8l

( CRISTO MCxv, Indizione viii. Anno di ( PASQUALE II, papa 17.

( ARRIGO V, re io, imperadore 5.

Per attestato di Falcone beneventano (i), si por* in quest' hanno papa Pasquale II alla città di Tro* in Puglia, e quivi nel 34 d^agosto tenne un con« cilio coll^ intervento di quasi tutti gli arcivescovi, ve- scovi e baroni di quelle contrade. Yi fu accettata da tntti la tregua di Dio. Andato poscia a Benevento, de- dico la chiesa di s. Vincenzo del Tohurno, e final* mente nel di 3o di settembre se tornò a Roma. Ij anno fu questo^ in cui la celebre contessa Matilde teraiBÒ il corso di sua vita (a). Trovandosi eHa in Bondeno de^ Roncori della diocesi di Reggio, T assali una fastidiosa infermità sul principio di quest^ anno^ u oceasìoike di ivifii visita fattole da Ponzio^ superbo abate dt^ Clugat, che tornavét da Boma. Contìnuo il suo malore per akuni mesi ancora : nel qual tempo el- la esercitò più che ìx^itì la sua pia liberalità verso il monistero di Polirone (5) e di Canossa, e verso i ca- pòaici rqgokrì dis. Cesario siil Modenese. £ra assisti-* . ta da Bónsignore véscovo di Reggio. Passò in fine a lÀìglior vita questa principessa, gloriosa per tante azio*^ ni di' pietà, di valore e di prudenza, nel di 24 di lu- glio, cioè nella viglia di s. Jacopo, di cui era divotissi-^ ma, e il corpo suo.seppelUto nella chiesa del moniste- io di s. Benedetto di Polirone, quivi riposò,^ findiè

(i) Falcus BeiiCTentanus T. V. Rer. Ital. ' (2)^Donizo in Vita Mathild. I. a. e. ao. (3} Becchini Istori di Poiiirom. ^ . .

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iSa i5lfALI Ù 'ITALIA

rwlP anno i655 per cura e ordine di papa Urbano TIII trasportato a Roma, fu magnificamente collocato nella basilica vaticana in memoria delf insigne sua bo- neficenia verso la €hiesa romana. Aveva ella negli an- ni addietro, siccome dicemmo, lasciata erede di tutti i suoi beni essa Chiesa : eredità nondimeno, che fu se- minario di nuove lite fra i romani pontefici e gr impe*- I adori, e per assaissimi anni poi la troviamo tra essi disputata, finché il tempo, medico di molte malattie |)olitiche, diede fine a quella contesa. tardò a vo- lare io Germania la nuova della morte di questa insi- gne principessa, di cui scrive 1' Urspergense (i) : Qua Jaemiha sieut nemo nostris in temporibus ditior ac Jamosior^ ita nemo virtutibus et religione sub laica professione reperitur insignior, Arrigo imperadore fu da' suoi ministri mosso, ed anche dai parziali d** I- iali^ con lettere invitato a venire a prendere il posses- so di tutti i di lei beni. Per quati titoli, non si vede ben chiaro. Finch^ egli pretendesse i regali e feudali,' come fu la Marca della Toscana, Mantova ed altre cit-^ tà, se ne intende il perchè, ita egli pretese ancora gli allodiali, e patrimonali, e ne entrò anche tn possesso, per quanto si vedrà. Probabilmente non dovette in tal congiuntura tacere la linea degli Estensi di Ger- mania, cioè Guelfo V ed Arrigo il nero^ duchi di Baviera, perchè secondo i patti del matrimonio d^esso Guelfo colla medesima contessa, al primo doveano pervenire- tutti i di lei beni. Certo è che sotto V impe-* rador Federigo I, come si dirà a suo luogo, fu lora fatta giustizia in questo particolare. Ora V imperadore Arrigo, a cui stava forte a cuore il oogU^re questa- (i) Abbai VrspergeQsij in CbroQ.

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A il ir 0 MCxv. i85

ffitìgue eredità, si dispose a calare subito che gli afibrr gliel permetteano^ in Italia. GodUduò ed ebbe fine in* quest^ anno la guerra dei Pisani centra delle isole 6a-» leari fi). Riuscì loro dopo lunghe fatiche e combatti'^ ménti, e colla strage di moltissinie migliaia di Sara- ceni, di prendere la città di Majorica e di distrugger-, la, per togliere quel nido ai corsari africani. Pieni poi delie spoglie di quegP infedeli, e colmi di gloria se ne tornarono alla lor patria. Se anche V isola e città di Minorica restasse da loro soggiogata e dislat'^; fa, noi so io dire di certo. Gii Annali pisani dicono di »ì. Ben so io che Evizza non è Minorica, come si figurò il Tronci (a) ne' suoi Annali di Pisa. Di sopra air anno 1097 osservammo, che Folco marchese, fi* gliuolo di Azzo II marchese, fu quegli che propagò^ la linea italiana de' marchesi d' Este. Leggonsi tr& Atti, a lui e alPanno presente spettanti (3). Il primo è un placito da lui tenuto nella grossa terra di Sfori" iagnana^ ( appellata populosa da Rolandino ) nel di 3i di maggio, in cui veggiamo proferita dal medesimo principe una sentenza in favore del nobilissimo mo- zustero delle monache di s. Zaccheria di Venezia ^er beni posti nell* altra insigne terra di Monseìice : dal che comprendiamo che esso marchese Folco domi- nava neir una e nell' altra d' ^s&e terre. H secondo strumento, stipulato in lUontagnana nel di io di gingQO di questo anno, contiene una donazione fatta àà euo marchese. Folco al monistero di Polirone prò ordinatione testamenti Garsendae genitricis meaCf

(1) Annales Pisani T. TI. Rcr. Ital.

(a) Tronci Annales Pisani.

(3) AntichiU £itensl P. i, e. 3a.

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tS4 AVVALI D^ ITALS4 .

cioè di Garsenda ^iacipessa del Maine sua madre>. di cui più Tolte s* è parlato di sopra. Un* altra dona- aione da lui fatta al mooistero del(a Trinità di Vero- aa nel di a di ottobre deir anno presente, fu stipa- lata in Caminata const ruota ante ecclesiam heatissi- jTiae sanctae Teclae virginis sita in villa^ quae est ante castrum Esti Lo stesso marchese sentitola habitator in loco^ qui dicitur Esti, !Noi^ usavano per anche questi principi il titolo di marchesi d Este^ ma erano padroni d' Este, o per dir meglio compa- droni ; perchè vedremo che anche V altra linea estea- 99 dei duchi di Baviera riteneva una terza parte del dominio di quella nobil terra e di Rovigo, e dell' al- tre sottoposte allora ad essi marchesi. NelPaniio pre- sente Ordelqfo Faledro doge di Venezia (i) eoa grossa armata navale ricuperò la città di Zara, che pochi anni prima gli era stata tolta da Carhmanno te d^ Ungheria.

( CRISTO Mcxvi. Indizione iz. Anno di ( PASQUALE II, papa i8.

( ARRIGO y, re ii, iaipcradof e 6.

Nel di 6 di marzo di quest^anno tenna papa Pa^ squale un concilio nella basilica lateranense (a)., in cui di nuovo riprovò e condannò il privilegio della investiture da lui contra sua voglia accordalo airim* peradore Arrigo. Ma ebbe in tal occasione bisogoe delia sua pazienza ; perchè Brunone s^escos^o di Se^ gna, tenuto dopo la morte per santo, ebbe ardire di

(1) Dandul. io Chron. T. XU, Rtr. l4al.

(») Abbas Uspergens. in Ghxoa^ Lihb. Concilior. J, T.

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A 9 V o Bicxvr. i85

trattar da ereticò lo stesso papa, per aTere accordato queirindalto. Gli contenne ancora sofferire che quei vescovi riguardassero come scomunicato esso impe* radere, senta che egli nondimeno volesse lasciar usci- re decreto contra della di lui persona. Fu anche agi- tata in quel concilio la lite deir arcivescovo di Milano, pendente fk'a Grossolano e Giordano^ amendue pre- senti al suddetto concilio. Perchè il primo era pas- sato dalla chiesa di Savona a quella di Milano, e trovava che tal traslazione, siccome a eagion di tu- multi e guerre, tornava in danno delP anime e dei corpi : perciò fu essa riprovata, e giudicato in favor di Giordano. Dianzi era stato assoluto Grossolano dalle accuse di simonia, e tenuto fti in Roma per legit-* timo arcivescovo. Gran concetto si avea della di lui dottrina, avendolo lo stesso papa adoperato per con** futare lo scisma de^ Greci. Come egli ora cadesse, non se ne sa la vera cagione, perchè il passare da tina chiesa alP altra, da gran tempo era in uso, più si badava agli antichi canoni che lo proibivano* Forse la caduta sua è da attribuire air essere stato conosciuto uomo intrigante, capriccioso e predomi* nato dalF ambizione, e però poco prudente e molte inquieto. Landolfo da s. Paolo (i), storico contein-^ poraneo, parla di questo concilio e della deposinon di. Grossolano, con aggiugnere che egli non volle tornare a Savona ; ma per un anno e quattro mesi Seguitò a cdmorare in Roma in s. Sabba, monisteré de^ Greci, dove terminò i suoi giorni udranno se^ guente. Tornò a Milano il vittorioso arcivescovo Giordano, e un raunato il clero e popolo, salito ^ (i) Laadalphus ionior' BiUor. M«d. e. 2f^

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lS6 A55ALI D^ITAUA'

con Qiovanni da Crema cardinale romano sul pul«; pilo della metropolitana^ pqbbUeamebte scomuotcò, l"* imperadoi e Arrigo, a cagion, senza dubbio, dellV ver (atto prigione i) papa, ed estorto il privilegio del- le investiture. Con questo segreto patto dovea egli aver conseguita la vittoria suddetta. Non voleva già il pontefice fulminar le censure contra d^ esso augu- sto, ni9 non ostava che gli altri le fulminassero, e il sacro collegio lo esigeva. Abbiamo dalP abate u- épergens^, che il suddetto imperadore verso il fine di febbraio (i); in Italiani se una cutn regina^ to- tfigue domo sua contulit^ ac circa Padum negoiiis^ insistens regni^ legaios ad Aposiolicum prò com- ppnendls caussis^ quae. iterum regnum et sacer- dotium disturbare caeperunt^ suppìiciter destina^ vit Ponzio abate di Giugni, come parente del papa^ fu principalmente adoperato in questo maneggio. Portossi in tarcongiùntura esso / rrigo a visitar la maravigliosa città di Venezia. Ciò chiaramente appa- l'isce da un suo proclama, da me dato alla luce (2), con cui egli //^ idus martii in ^regno Veneciarum ( si noti questa espressione gloriosa per la repubblica veneta ) in palatio ducis^ anno ab Jncarnatione Do^ mini MCXF'I^ Indictione VIIl^ diede vari ordini in favor della monache di s. Zaccheria di Yenezia, essendovi pesenti Ordelaffus Dei gratia Fenetiae dux^ et Henricus FTelphonis ducis/rater^ con alcu- ni vescovi e nobiU. Yien confermata la stessa verità dair accuratissimo Andrea Dandolo, che così seri-

(f) Abbas UrspergensisinCbroQ. (a) Antichità Estensi P. I. e 29.

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A n w o wcxn. i8^

Ve(i): Mense martti MCXFI Henncns V rm- perator F'enelias acceéens^ in ducali paìatio ho^ ^pHatus est^ Uminaque beati Marcia ei alia san- et or uhi loca cum desfOtione maxima visitai^ et ur» bis siium^ aedificiorumque decorem^ et regiminié aequitatem muUiplieiter commendavit, Curiam etiam suorum principum tenens^ pluribus mona-' steriis immunitatum pris^ilegia de suis posse ssio^ nibus italici regni concessiti in quihus ducalem provinciam regnum appellai. Per un documento da me pubblicato (2), si conosce che il medesimo augu- sto nel 12 maggio si trovava in Govemolo sul Mantovano: dove come persona privata fece donazio-; ne di beni al monistero di Polirone, e alla chiesa di Gonzaga prò mercede et remedio animae meae^ et comitissae Mathildis, Segno è questo, che Arrigo s* era messo in possesso della vasta eredità della con-* tessa Matilde. A queir atto intervenne anche Guar* nicri giudice^ che noi diciamo dottor di legge. Io un placito tenuto ai di 6 del suddetto mese di mag- gio (5) da esso augusto nel medesimo luogo di Go-' vernolo, e in un altro (4) spettante a^ canonici rego« lari di Melara, si vede nominato Warner ius honor niensis. Con tali documenti ho io confermato (5) quanto scrive T abate urspergense air anno iia6, cioè (6); Eisdem temporibus dominus fVernerius

(i) Dandul. in Chroo. T. XII, Rer. Ital. (a) Antiqait. Italie. Dissertata it.

(3) Ibidem Dissertat. 53.

(4) Ibidem Di8serlat.3i.

(5) Ibidem Dissertai. 44*

* (6) Abbas Urspergeos. io Chron.

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1 8 8 AITNALI D^ ITàU A.

Ubros legum^ giti dudum negheii Jueruni^ nec quis'^ quam in eit studuerat^ ad petithnem M^thildis comitissae renapaQit^ etc. Credette il Sigonio, che s' ingannasse V Urspergense nelP attribuir questi glo- ria alla contessa Matilde, ehe era già defunta. Ma r Urspergense che aveva alP anno iii5 riferita Ja morte d^essa contessa, ben sapea ch^ essa neiranno 1 1 36 non era in vita. Però volle ^re che Guamieri fioriva in questi tempi, ma che molto prima ad istaiv- sa di Matilde aveva intrapreso di spiegare i Digesti e r altre leggi di Giustiniano, trascurate ne' secoli ad- dietro, e certamente oonoseiute prima che i Pisani pottassefco ( se è puir vero ) da Amalfi le Pandette ap- pellate pisane, ed oggidì fiorentine. Ora certo è, con- fessandolo anche gli stessi dotti bolognesi, che questo fVarnierì^ ossia Guamieri^ chiamato da altri /r/i«- rioy il primo fu che aprisse in Bologna scuola di giu- risprudenza romana; e -di qui ebbe il suo primo prin-^ Oipio, siccome ho altrove osservato (i) lo Studio di Bologna, consistente a tutta prima in un solo lettor di leggi, ma di mani) accresciuto di lettori delle altre scienze ed arti : per la qual diligenza si formò na università, ohe portò poi il vantò di primaria fra tut-; te le italiane : giacché Oggidì si » aruche in Bologna, essere un'' impostura del aeoolo susseguente il diplo- ma di Teodosio minore, da cui -si dice fondata fia dair anno di Cristo 4^1 l^ università bolognese.

Benché patisca iqualche difficoltà un altro docu* mento da me prodotto (a), appartenente ad essa città di Bologna : pure vo io credendo sussistente notizia,

(I) Antiquit. Italie. DìsserUit. 44.

(3) IbidcmDimrUt. II» ./..*. r

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ir ir o tfCXTi. 189

che qael popolo nel di 7 maggio àé presente an- no, mentre T imp^rator Arrigo dimoraTa in Gover^ nolo, ottenesse da lui la remissione delle offese, e una conferma de** privilegii e delle consuetudini di quella cnttà, la quale in questi tempi non men della Roma- gna riconosceva per suo sovrano V imperadore, ossia il re d^ Italia. Dopo aver tenuto il concilio lateranen- se, papa Pasquale II nello stesso mese di marzo ebbe non poche inquietudini e travagli, se pure qu^ Isto avvenimento non si dee riferire alP anno prece- dente (i). Mancò di vita il prefetto di Roma. Pietro di Leone faceva una gran figura allora in essa città, e da Benzone vescovo scispnatico d'Alba vien chia-» mato giudeo^ perchè ebreo fatto cristiano. Orderioo Tifale (a) alPanno mg scrive che un figliuolo d'es- so Pietro fu sprezzato da tutti prapter odium patris ipsius^ qitem iniquissimum foeneratorem noverunt Ora costui attese a £ar succedere in quella illustre carica un suo figliuolo colP appoggio del papa. Ciò saputosi dai Romani, non perderono tempo ad eleg- gere prefetto un figliuolo del prefetto defunto, tut* tochè di età non per anche atta ad un tal ministero, perchè fanciullo. Indi il presentarono al papa, accioc- ché il confermasse : cosa eh' egli ricusò di fisFe, e si dee ben avvertire per conoscer intorno a questo l'arni' torità del sommo pontefice. Quindi si venne alle mir naccie, e poscia alla guerra ne' giorni dedla se^timann santa e di pasqua fira le genti anoAte del papa, ed es<^ so popolo romano. Tolomeo, uno de^ principali Rd-

(i) Panduìphas Pisanas in Vita Paschalis II, Falco

Beneventanus in Cbronico. (a) Orderìc. Yital. Hist. Eccles. Ii}>. 12.

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^^ àSMAU d' ITALIA.

maoi, e no del giovineUo prefetto, bernchè sulle prr- tt^ prendesse la protezioa de» papa, e ne ottenesse perciò la riccia, pure noa istette molto a rivoltarsi ewatra di Ini. E perchè dalle soldatesche pontifìcie fu finto prigione esso nipote di Tolomeo fuori di Roma, te stesso Tolomeo con un corpo d' armati andò a li- berarlo dalle loro mani. Untai fatto tirò dietro la ribelUon di molte terre in que' contorni e della ma- rittima, e di quasi tirtta Roma. Il buon papa, a cui non piaceva il comperarsi la quiete collo spargimealu 4el sangue, amò meglio di ritirarsi fuor di Roma a SezM. Durerete questa contrasto, i Romani scaricaro- no il lor furore contro le case di Pietro leone, e dei suoi aderenti. Ando poscia a poco a poco calando questo fuoco, in gm'sa che secondo Falcone beneven- tano, il papa rientrò in Roma e nel palazzo del Late- rano. I Romani ribelli a poco a poco tornaroao alla ^ lui divozione ed ubbidienza.

( CRISTO Mcxyii, Indizione x. Inno di ( PASQUALE II, papa 19.

( ARRIGO V, re la, in^peradore 7*

Funestissimo riusci qi^esV annoi all' Italia e Ger* mania (i). Era tutta sossopra la Germania per le guerre civili che la laceravano, sostenendo alcuni principi il partito deli' imperadore,^ ed altri usando V armi, e tuttodì fisbbcÌGando congiure contia di !uL Ti si fece iinche sentire un terribil tremuoto, di cui siinile ooa restava memoria. Ma questo vieppiù mici- iaiale si provò in Italia. Per aUeslato deir Annab'sta (1) Abba» Uipcrgensis in Clir^B^

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sassone (i), Verona cwiias Italia nohiliiiàna aedi^ Jiciis concussis^ muUis quoque morfaUbus obrutis* corruit, Similiier in Parma^ et Veneiia^ aliisque ^trbibu9^ oppidis^ et casfellis non pauca hominum mitiia interierunU In Cremona* per attestato di Si- cardo (a), cadde fra gli altri edifizii la cuttedrale. Co- minciò questo flagello sul principio dell^anno, e pec quaranta giorni si andarono sentendo varie altre fu- nestissime scosse per unwersam fere ItaUam^ come lasciò scritto Pietro diacono (3). Landolfo da s. Pao- h$ (4) anch^ egli parla di questo spaventevole tremuo- io, qui regnum Longohardorum penitus commovit et quassaifit^ et me nimiram ( ovvero ninuum) vigi- lare Jhoit. Yidersi ancora nuvoli di coloi* di fuoco e sangue, vicini alla terra, e corse ancbe voce d^ altri molti prodigi!, prodotti forse piuttosto dair appren- sione, che realmente accaduti, i quali però sparsero terrore dappertutto. Nel qual tempo Giordano arci- vescovo di Milano tenne un concilio, al quale intec» vennero i snoi sufiraganei coi consoli e magistrati di quella città. Ora il rumore di tante calamità e dei di- volgati strani prodigii, s^ accrebbe non poco in quei ereduli tempi, con fama ancora di sangue piovuto dal cielo, e servirono tutti questi successi a fair più che mai desiderare all' augusto Arrigo la pace colla Chie- sa. Però spedì vari ambasciatori a trattarne col ppa» ma senza frutto.. Perciocché confessava bensì il pon- tefice di non aveilo scomunicato, ma che la scomu.--

(i) Annalista Saxo apud Eccardum.

(?) Sicard. in Chron.

(ì) Petrus Draconirs Chron. Cassi». /J? ^^'-

i4) LaaJutphus Junior Hi$lor» Medio!.. e 36^

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19^ AinrALI B- ITALIA

ntea fuiunnaU contro di lui dst coneHit, vetcoTÌ e cardinali, prineijpBli membri ddia Chiesa, non si potea levare se non coH^ assenso e consiglio d^essi. Arrigo inai soddìsfiitto di tali risposte, credette mèglio di passare a Roma stessa per trattar più da vicino ì suoi affari col sommo pontefice. £ tanto più lo animava ^ questo viaggio la buona corrispondenza che passava fn Ini e la nobiltà romana. Allorché egli intese nel* Tanno precedente la discordia insorta fra esso papa i Romani a cagion di Pietro di Leone, per attestato di Pietro diacono (i), xenia imperialia urbis pra$» Jeclo et Romanis transmisit^ adventum suum ilUi praenuntians a^turum. Infatti tenuta la primavera V augusto Arrigo coW esercito suo si portò a Roma. Scrive Pandolfo pisano (a), che i suoi aderenti e consiglieri furono Tabate di Farfa, già due, o tre vol- te cóndennato ad avere la testa recisa dal busto a ca^ glone de** sacrilegii e delle sedizioni sue contra del papa, e Giovanni e Tolomeo nobili romani. Fece egli guerra ad alcune terre e castella fedeli al pontefice r cose bensì di poco momento, ma che nondimeno mos- sero il popolo e la plebe di Roma ad accoglierlo con plauso e con una specie di trionfo, ma senza che gli venisse incfontro ninno de' cardinali, vescovi e clero romano. Poscia cercò di far pace col papa, il quatef primo sentore della venuta di luì, subito usci fuo-> r^di Roma, eandossene a Monte Gassino (5), e indi per Gapua a Renevento. Erano i maneggi d^esso pon- tefice di formare una lega del principe di Gapua, del

(i) Petrus Diaconus Ghron. 1. 4, e. 6o.

(2) Pandulphas Pisanus in Tila Paschalis II.

( 3) Petrus Dlaconus uti supra.

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A w H o uctvn. igj

daca eli Paglia, e degli altri baroni normanni, per opponi al vicino Arrigo. Poea dispotitione dovette egli trovare jn que' principi. Intanto Arrigo, parte con regali, parte con promeste, ti guadagnò gli animi de^ consoli, senatori e magnati romani. Diede pei: 'moglie Berta sua figliuola a Tolomeo console, figliuo- lo di un altro Tolomeo già console ; il quale, se si Tuol riposare suU* attestato di Pietro diacono suo parente, ex Octavia stirpe progenitus erat Si sa- rebbe trovato quello storico in uno non lieve imbro- glio, se avesse preso a recar pruove di questa glorio- sa genealogia. Ma neppure in que^ barbari tempi vi era scarsezza di adulatori, e di chi adulava stesso. Confermò Arrigb al medesimo Tolomeo tutti i beni e stati a lui provenuti da Gregorio suo avolo;

Saltò poscia in testa ad esso augusto di farsi cQr ronare di nuovo nella basilica vaticana, e in una ma- gnifica congregazion de^ Romani fece di grandi spa- rate, con esporre la sua ardente inclinazione alla pa- ce ; ma gli fu risposto a tuono dagli ecclesiastici, che rovesciarono sopra di lui la colpa delle discordie e dei disordini, senza che in lui apparisse ombra di pen- timento. In somma, giacché in Roma non v^ era, vi voleva essere papa Pasquale, nel di di j^squa fé- cesi coronare in s. Pietro da Bardino^ altrimenti ap- pellato Mauri%io arcivescovo di Braga, che due an;||t prima uscito di Spagna, con grande sfarzo era vena- to a Roma a cagion di alcune differenze coir arcive- scovo di Toledo. Costui era allora si caro a papa Pasquale, che in occasion della venuta a Roma dei- r imperadore Arrigo lo spedi a lui per trattare delia sospirata concordia. Ma V ambizioso prelato lasciossi

MUBATORI, VOL. XXXVI, d g t zed by Gii 3

194 AS9ÀtX VlTiXIA

talmente .goacUgeare dalle carezze e promiUft d' Av- rigo, che a^ indusse a dargli la corona : 9zìone pro- carata con tutto studio dal^ imperadore, acciocché apparisse^ che se non la potea avere dal papa, la ri* etvtvB almen dall^ mani di chi iacea la figura di le- gato apostolico. Ma ciò appena V intese alla corte pontificale, residenle^llora in Benevento, che il papa, intimato nn concilio nel mese di aprile (i), sconnini- £0 esso Burdino, anzi il depose, come costa da alcu- ne antiche memorie. Tenuta poi la state, e teme odo r augusto Arr^o Taria e i caldi di Roma, se ne tornò in Lombardia a soggiornare in luoghi di miglior aria e fresco. Terisimilmente Arrigo il nero, duca di Ba- Tiera, della linea estense in Gern«inia, dovette in queste congiunture fiaur la sua corte ad esso impera- dore (3). Noi il troviamo non solamente in Italia, ma anche nella nobil terra d' Este, dove nel di 4 d^ ot- tobre del presente anno tenne un placito, ed accordò la sua protezione al monistero di s. Maria delle Gar-* ceri, coir imporre la pena di duemila mancosi d"* or<^ ni contravvenienti. Dal che siam condotti a conoscere che anche la linea estense dei duchi di Baviera rite- neva alàieno la sua parte nel dominio d^ Este e nel- r eredità del marchese Azzo U. Dalla Cronica del monistero di Weingart (5) siamo avvertiti, che fra ^i ^ua linea e quella de"* marchesi estensi durò un pezzo ^discordia e guerra a ca^pon di tale eredità. Forse il duca Arrigo, prevalendosi in. questo anno del buon tempo, mentre V imperadore colla sua armata si tro-

' (i) Falco Beneventan. ia Chroo. (3) Antichità Estensi P. i. e. 99. (5) Cbron. Wcingar(.T.I,Scripior.Brttfi»Vfic* LeitniAii

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AURO MGITII. 195

T»va ia qutUe parti, si mise in possesso d^ Este. Co- me poi si componessero queste liU, lo vedremo aU r anno 1 154. Infestarono nelP anno presente gli Un- gheri la Dalmazia, siccome vogliosi di ritorre ai Ye- neziani la città di Zara (i). Con una poderosa flotta di navi, carica di cavalleria e &nteria, passò a quella volta Ordelafo Faledro doge di Yenczla. Attaccò battaglia con que^ barbari, ma ebbe la disgrazia di lasciarvi la vita. Fu riportato a Venezia il di lui ca- da vero, ed eletto doge in sua vece Domenico Miche- le^ benché vecchio, pieno nondimeno di spiriti guer- rieri, di prudenza e di religione. Da un documento cb^ io ho dato alla luce (a), si raccoglie che in que- ati tempi Guarnieri era tuttavia duca di Spuleti e marchese di Camerino. Da lui o da un altro dello stesso nome prese poi quella che oggidì si appella Marca d* Ancona, la denominazione di Marca di Guarnieri^ come ho provato altrove (3). Apparisce da un altro documento (4), che in questi medesimi tempi era marchese di Toscana Rabodoy messa a quel governo dalPimperadore.

( CRISTO MciTiii. Indizione xi. Anno di ( GELASIO U, papa 1.

( ARRIGO V, re i5, ìmperadore 8,

Ahbiaipo da PahdoMb pisano (5), scrittore con« tempQraneo della vita di Pasquale It^ che quello

(1) daodut. inCbroù. T. XUl. Rer. Ital

(a) Antic^t. Italie. DisserUt. 5, p. 173.

(3) Antichità Estensi V. I.

C4) AnUquit. Ital. Dissert. 6, p.3i5. . (5) Paudulfhus Piwnus P. ì, T. Ill,Ecr .Ila!.

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J 96 INNÀLI B* ItkLÌk

punleQce nelP autuDoo delP anoo precedente era Te- nuto ad ÀDagnì. Quivi, per la ?ecchiaia e per li patì- menti fatti, cadde iafermo, e si ridusse a tale, che i medici il darano per ispedito. Tuttavia si rimise al- quanto in ioriBy dimanìerachè potè venire a Pal^trt- na, dove celebrò il santo natale, ed anche V epi&nia, e congedò gli ambasciatori di Alessio Comneno^ im- peradorc d'Oriente, il quale fìnì appunto i suoi gior- ni in quest^anno, con avere per successore Giovanni suo 6gUuolo. Ciò £itto, coraggiosamente venne il buon papa con un corpo d^ armati alla volta di Ro- ma, et liberaturus beati Petri basiìicam^ incauiis Jiastibus Romam in poriicum venit. Legge il padre Papebrochio in portico^ e spiega tal parola in lecti- ca. Ma è da sapere che il portico di s. Pietro conti- guo alla basilica vaticana, e spesse volte menzionato nelle antiche storie, volgarmente veniva chiamato la poriica. Però in portico altro non è ivi che porii- cum^ come ha il testo della biblioteca estense, di coi mi son servito io nelP edizion d^lle Tile di Pandolfo pisano. Tal timore arrecò la velluta del pontefice ^in quel luogo al prefetto di Roma, e a Tolomeo, capi de' sediziosi romani, che già pensavano a nasconder- si. Ma aggravatasi V infermità del pontefice, mentre stava preparando le macchine militari per cacciar coHa forta da s. Pietro i nemici, questa il coaduise s4 fine de^ suoi giorni nel di ai di gennaio, come pruova il p. Pagi (i). Piissimo, saggio ed ottimo pontefice, che in tempi sommamente torbidi si seppe regolare con prudenza, carità « mansuetudio* ; e inerita scusa se nella sua prigionia non fece di meglio. (1) Pagitu Crii. Baroo.

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Il W O MCXVIIT. l^J

Yero è che il cardinal Baronio (i) non gli sa perdo- nare, perchè mai non ti volesse indurre dipoi a sco- municar Arrigo y dopo gli strapazzi ricevuti da lui, con dire ch^ egli \fisus est ìanguescere et hébescefe^ e che per non avere aderito ai cardinali^ i quali pro- ferirono essa scomunica, magnam tose sibi notam inussit^ summam vero laudem sibi pepererunt car- dinales. Questo papa nondimeno non già biasimo qi9 lode riporterà di aver così operato presso chiun- que rifletterà che in tal menìera diede egli a cono- fcere la delicatezza della sua coscienza. Rivocò egli la concessian delP investiture, perchè era obbligato s^ non approvar. quel disordine. Per conto poi di Arri- go, niun ostacolo riteneva i cardinali dallo scomuni- earlo ; ma il buon papa non conobbe dall' un canto necessarie le censure *, ^ dalf altro gli stava davanti agli occhi r evere col giuramento chiamato Dio in testimonio della sna promessa di non fulminare con- trai dell' imperador la scomunica. Secondo il Baronio, non teneva quel giuramento ; ma meglio fia il crede-^ re ad un papa ch^ esso teneva in quella congiuntura. Almeno poteva esserci dubbio, e il buon pontefice Tolle eleggere la parte pia sicura, con osservar la pa- rola e il giuramento fatto, e lasciar correre intanto la scomunica de** cardinali e d^ altri contra d^ Arrigo ; il che era bastante al bisogno. Fu poi portato nel di seguente il corpo imbalsamato d^ esso Pasquale 'li alla lepoitura nella basilica lateranense in un nlauso- leo : al che niuno de"* Romani fece opposizione, giac- : che si trattava di ammétterlo morto. Tre giorni do- ^ la moirte del papa si raunarono i véscovi e cardl- (i) Baroo. ia AnnaUs Ectles» ad vaa. ma. t

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Tq8 A5NAL1 d' ITALIA.*

nali con alquanti senatori e consoli romani per trat- tare deir elezìon dèi successore (i). Cadde questa sopra la persona di Gios^anni Gaetano^ già monaco cassinense, poscia cardinale e cancelliere della santa romana Chiesa, yecchio venerando per V età, e più per le sue TÌrtù e per gr illibati costumi. Abitiamo la sua Yita elegantemente scritta da Pandolfo pisano, autore contemporaneo, edl illustrata da Costantino Gaetano, abate benedettino. Prese poscia il nome di Gelasio II,

Ma appena si sparse la voce del papa etetto, che Cencio Frangipane, uno de^fezionarì deir impeirado- re, con una mano di masnadieri ruppe le porte della chiesa, prese il pontefice eletto per la gola, con pu- gni e calci il percosse, e a guisa di unì (adroné'il trasse ^lla sua casa, e quivi P imprigionò. Air avviso di questo esecràbil attentato furono in ^ rm'i Pietro prefetto di Roma, tietro di Leone cpri àl'trì nobili^ e dodici f ioni della città coi Trasteverini; esaliti in Campidoglio, spedirono tosto istanze e minacce ai Frangipani, per,chà rimettessero in libertà il papa. Fu egli in fatti rilasciato, e trionfalmente condotto al palazzo del Laterano : quivi con tuità pace cominciò a dar udienza alla nobiltà romana, cbe in copia con- correva ad onorarlo. Si andava intanto divisando di ^spettar le quattro tempoi'a, nelle quali P eletto pon- tefice, che solamente era diacono, si potesse prgmuQ- i^ere al presbiterato e consécrar papa : quando eccoti nuoya una uQtte, cfie P imperadòre irrigò era se- «"etamente arrivato con gente armata net portico di

(i) PftndolpIiut.Pii^iiuf ift Tilt Gelas. II,P.f,Tom.IIL Rerum Italicarum. DigLbyGoogk

A È tf 0 làéXVtlt. T^

i, Pkttof {fj. Trota va^ cigN lul pvdbfstio, o per dir meglio ne*coDtorùi dèi Po verto Tornici, «ofli« fot Landolfo da a. Pbolé^ e^ aditttappebà la laorte di pa» pa Pasquale, frettbtosaioettte n mise rn tiaggH» eoi» r e^ertito rila volta di Roma, é eo\k aH^ improvviso àfritcrtiel di i di marco, qdandd egli fivta dianzi ùtt^ sapere a Aomir, che soiam^iHe per pasqua volata venirvi. Oni nW avvivo di cdM impensato arrivo^ spa^ tentato il papa éon ttrtui le sua coite, si ritirò pee ^ueHa notte tu maa casa privata, e la seguente mane imbarcatosi tbù tutti i suol in dtxt' gale^, pel Tèvere discese al mér<r< Ma ^ trov^ tc^rribiluventè gortfio esso inare con pioggia e luom ^ fo stesso Tevere era iti tempesta ; però convenne prendere tèrra. Ugo ear" dirtak d'Àlatrt, col beÉotéfizìo delk notte, prese il pa- pa sulle sua spaitele mitelò iU sdlVe nel castrilo di ^rdea, perciocché gii i Tedesdii battevano te rir^ di quel èiime. Essendo ritornati costoro k mattina a Petto, giurarono i éortigiani del pepa the il papa era fuggito, ed essi perciò si rìtifatrono. Fu ricondotto tlponteiftce in nave, e dopo vari pericoK n«t marf tuttavia grosso, ariivò a Terntcina e <M a Gaeta^ ^tria dd medesimo papa, dove con gran soUmlità li tide accolta, tioìà concorsero tari àreivetcoti, ve* isèovi ed abati per onorarlo. Ti spedi anche P impe* Yadore i suoi messi per pregarlo di ritornare a Rooui H (arsi consecrare, e mostrando gran premura di ai* ìister ad uba lai fuhsione, e che questa sarebbe la faianiera più fàcile per ristabiffr T i^nione. E n^m ft* cendolo, aggiunse minacce. Non parve al saggio pon^ leflce sano eoasigliò H fidarsi dinn pi^ibcipe che at^ - ti) FìiUo tieD»vmt«ttU8 in drcMUGo.

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^O^ AURALI D ITALIA

«rfooorameote perduto il rispetto al papa sua prede'* céssore, eoa cui «Dch^ egli fu fatto prigione. £ per conto del trattato di pace (i), fece sapergli che \i darfbbe volentieri mano in luog» e tempo proprio^ c2oè in Milano o in Cremona per la festa di $. liU*- cA. Scdsc il pontefice queste due potenti città, per- <^ già divenute libere e divotis^me de' sqmmi pon- tefioi i giacche egli non si potea fidar de' Romani, gente venale in que' tempi, e tante volte provati dai suoi predecessori e da lui atesso per poco fedeli. Fu egli poscia ordinato pri9tf e vescovp neUe quattro tempora di marzo, alla quel funuone oltre ad una fTaa copia di prelati e df inpumerabil popolo, inter* vennero ancora GuglUlma dma di Puglia e Cala- bria, Roberto principe di Capua, e Riccardo dal- r Aquila duca di Gaeta, principi, che in quella occa- sione furarono fedeltà ed omaggio ad esso papa G«^ lesto, siccome a sovrano temporale de^ loro statL Ao- corgetidosi intanto P imperadore Arrigo, che non vi restava apparenza di poter condurre a^ suoi voleri il papa, passò ad un eccesso, troppo indegno di prìnci^ pa eristiano, e di chi valevfi essere nominato e cre- mato difensore della Chiesa romana. Cioè unito eoa qde* pochi o molti nobili romani che aliavano attaor ceti al suo partito, fece dichiarar papa, voglio dire antipapa, Mauriw Burdino ( che già vedemmo arr dvescovo di Braga, e scomunicato dal medesimo papa Pasquale il ) die quadragesimo quarto post ek- cHonem nostrani^ dice papa Gelasio nella lettera scritta ai vescovi e principi della Francia. Per conser ^pente la i^romozione di questo mostro dovette suo- (1) Gdsf. II, £]^t* tpud Wìlbflm. itfal9ae»))urinu!^*

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A if H o nettili. aox .

jB€derc^ circa il di 9 di, marzo : il che tien eoofenntto da Landolfo da s. Paolo (i)» che la feriva avvenuta septimo idus martii, Aggingne qaeeto iatorico, che . Arrigo it^^ valere presso i Romani la risposta data da Gelasio di discutere ;to coiHroversia del papato ia Mi-* laoo o in Cremona, e che essi eìamavtrunt : num*, quid honorem Roniae volunt iìli transfer re Cre*^ monae ? Absit Però si animarono ad eleggere un altro papa. Oltre a ciò, magister Guarnerius dSa Banonia^ et phires ìegis periti populum romanum eonveneruntj per &rgli credere che si potea passare a quella aaenlega elezione e conseCrazione. Questo è. il medesimo Guarnieri) di cui s* è parlato di sopra air anno 1 1 16. Ycggasi che gran sapere e che buona* coscienza avesse questo decantalo réstìlutore della giurisprudenza romana. Prese T empio ed ambiziosa. Burdino il nome di Gregorio TIII, e fu condotto al -palazzo del Laterano, dojv e fece da papa per tre mesi, predi co al popolo, ed anche nel di a di giugno Qoro« Arrigo nella basilica vati<iaitò.

Da Gaeta passò papa Gelasio a CapHa. S'^eraavu- i<^ qualche sentere in Gaeta della pronlozien dell^aiv- iipapa : in Gapua se n^eU>e la certezza (a); e però secondo Pietro diacono (5), il papa insieme coi vesco* vi e cardinali pubblicamente scomunicò V imperadore « r occupatore indegno della sedia di. san Pietro con tutti i loro complici. Ciò dovette seguire prima del fine ^ marto^ quando sussista che Bardino f(MS9 promba*

(1) Landulphus junior Hislor. Medici, e. 82, T. V, Rcr. Ilal.. ' (9) PandolpHus Pisanas in ViU Gelai. 11.

(3) Patriu: DìacoAOs Cbi«a. CaiiiA« L 4,*e. 64. »

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OOra ÀAllALl D^TlUi

SO circa il $ di qtìel xùti'e. Celebrò dipoi con so« lécinttà ihag^nific» ini essa cinà la sant» pasqua^ ch6 ia ffieii* anno cadè^ n^l di 1 4 d** aprile. E percioctkè 9^ intese òhe l' iitiperadore atevtf assediata ia> Torrice^ Iff, castello pontificio, il paf>o ordinò à Gu^ielmo du* c^ di PiigKa-, a Roberto prìncipe di Capua^ e agli altri bsroifki di metter insieme Tarmata per procedere coih tfa di Arrigo. Si trtlsf eri dipoi a Monte Galnido, dove c!^ éofliimo onore fu ricemto da que** mònaci; e dopo èssersi fermato quÌTi, vennero a trc^varlo t messi del* K ImpeifadOi^e, ma sènza sapersi eoa qqal eommessto-» H^, se dessero toro adienna. Se ne tòmo dipoi a Sapna ; e ttd<iiò die Tadgasfo Arrìg» ere^ incamminate frtlfc vùìttL di Lombardia , con lasciare il sno idolo a Ròmfa, determinò di tornérsene anche ef^i alla stia re* ^dtnza. Inftrtti segretamente entrò coi suoi in Roma^ e prese alloggio i|i nna piectola chiesa, posta entro le case di Stefano oarmanno, di Pandolfb suo frat^lo e Pietro Lalrone, nobili romani^ dove trattò dipoi con tutti i suoi parziali del clero e della nobiltà intorno al rimedio. Alle istanze di Desiderio cardinale si ar* rischiò egli nel di »i di Inglio di cantar messa nella diiesa di santa Prassedè, titolare d^ esso cardinale: ri« soluzione che gK eosiò ben cara. Imperocché inentra ara dietro a celebrare i divini ufficii, eccoti chet Fren* ippani con nn copioso stuolo d^ armati vengono per ìsfbrtar quellf case. Loro si opposero i suddétti no^ bìlt con Qnescenzio nipote del medeaimo papa , a si diede principio ad una fiera battaglia , offendendo gli uni e difendendo gli altri. Intanto il papa sbigottito, d>be maniera di mettersi in salvo : del che accertato Stefano nocmanBo^ (acj|niente indulsa i Frangipani a

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A !r 0 Mtiviit. ao5

depor le armi e a ritirarsi! Tfovossi il papa nella eftm- pBgaa di s. Paolo, é quivi raonati i suòi^pùbbltcò il Éflt* pensiero di andarsene lungi da Roma, chidntata dritti nuova Babilonia^ non già per con^o della Chréia, tua perché nel temporale tutti vi (acevìànd i padani , n^ pace fedeltà vi si potea trovare ; laonde égli dÌott« ▼a ; lo vorrei piuttòsto^ se mainasse pìyisihilk^ nvere un solo imperadorcy che tanti in Rontù, Decretò per- tanto vicario sdo in essa città -P/efrd i>eiCo«^o di' Por- to, e governatore di Benevento Ugo àardihafe , che seppe dipoi difendere quella città contro dé^drman- ni, confermò prefetto di Roma Pietro, e dichiarò coii- faloniere Stefano normanno. Quindi cdngfegòte as- sai navi, ed imbarcatosi con set cai^dinali e mólti tkti* bili e cherici, felicemente navigando perrCinttè a Piéa, dove con immenso onore ed allegrézza acòoltó ine) di 2 di settembre spedì vari privilegi!, rapportati da Co- stantino Gaetano, e consecrò la chiesa priìnazialtt di quella città. Sul principio d* ottobre paàsò il ponté- fice a Genova, dove fece cònsecraZione di qtièUa cattedrale; e continuato il viaggio per maire, ^bareò finalmente al monrstero di s. Egidio, unsi legfii Htàgi aal Rodano, e passò alla città di Màgalòn'à^ e postìà ad Avignone e ad altre città delta Francie. si dee

tacere come cosa di rilievo, che GuàÙieri àrcwésto^

t li '

yo di Ravenna, seguendo non PesètiipiÀ di iléuni suoi antecessori scismatici, ma il dovere del suo mi* nistero, tece in questi tempi rìsplenderé le snd dito» zione verso il vero^ pbpa Gdaslo If, e pon questo meritò ch'esso pontefice riteettesse sotto la metropoli Ravenna le clìlese di PiSiiceìita, Pérma^ Reggio, Modena e Rologna, a lèi tòlt6 dti Pasquale II , eome

204 . AHHALl p^ìTAUk

cotta da «OB boUt, rapportata da Girolamo Rossi (i), . data Romae VII idus a^gustì^^Indictione X/, anno dominicae Incarnmiionis MCXIX, oppare coma ba il tasto del cardinal Baronio (3) kalendis septembris, Mndictìpne Xil^ anno JUCXIX, Comunque sia, sp^t^ ]aU^ anno -presea te. quella bolla, essendo ivi adoperato l' anno pisano, incominciato nel di ^5 di marzo. Neil /anno salante 1^19, del mese d"* agosto, Gelasio lungi dalP essere in Roma neppur era tra i vi?t. Fra qi^gli ee^esiastici che tennero il partito deU^ imperadore Arrigo Y in queste turbolenze, si ODOtò anche Beraldo abate dell^ insigne monistero di Farfa co* suoi iponaci* Però nelP anno presente egli oltaniie un magnifico priyilegio da esso augusto, da ma da^ alia luce (5) nella Cronica di Farfa, in cut aanjtro il dorere. fu sottoposto a quel monistero V al- tso al pajci rignardcTole di s. Vincenzo del Tolturno: aosa che noi^ ebbe poi effetto veruno. Intanto V im- peradore Arrigo se ne tornò in Lorena, dove attese ftOOrCarezze e minacce a ricondurre nel suo partito q^^ poppl^ ch^ s* erano a lui ribellati. Non manca- > rano in Qeir^ania ed Inghilterra persone che aderi- fono air aatipapa ; ma i più di que** regni, e tutta la FjT^ncia, e quasi tutta V Italia tennero per lo legitti- mq papa Gelasio.

: Secondo gli storici pisaai, fin dalPanno 1092 (4) era stati) ei;etta in ai;ci vescovato la chiesa di Pisa. Ma forse p^cbà npn ebbe effetto l'autorità di quegli arcivescovi

' (1) Robtetfi Hlitdf. Itaveon. ). 5. ! i (a) Barca* in Af^nd. T^ XU. AnoaL Eed. . (:3) Chron. Farfanse P. H. Tom. IL Ker. Hai, (4)VlVlJÌ6»Jital.5wjf.t,UL, >. .'

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A N H O MCXVItl. 205

sopra i vescovati della Corsica: noi abbiamo da Pietro diacono, che papa Gelasio II, allorché fu in Pisa, io ri- compensa de' servigi a lui prestati colle lor galee dai Pisani (i), primus dn eadem urbe archiepiscopatum instituit Alcuni annali pisani dicono (a), ch^ egli pi- sanam ecclesiam iam privilegio quam ore proprio in metropolitanam confirmavU subìimitatem. Altri annali da me pubblicati (5) hanno : Et dedit archie- piscopum pisanae civitaii; quia usque tunc tan- tum episcopus eraty exeepto Daiberto^ qui quanta vis declaratus^ non potuit residere^ quia eodem tempore Juit creatus patriarcha civitatis sanctae Hierusalem. Ma secondo gli Atti delP archivio pisa- no da me dati alla luce (4), certa cosa è, che Daiberto nelfanno 1094 enei 1098 s^ intitola ^ì^anae cività- tis archiepiscopus. Per conseguente è da credere che sotto Urbano II fosse alzata al grado archiepiscopale la chiesa pisana ; ma perciocché i vescovi della Cor- sica non vollero dipòi riconoscere per loro arcivésoo- vo il pisano, papa Gelasio in questo anno con bolfa nuova di maggiore efficacia confermò quel diritto alfa chiesa di Pisa *, e che ciò sortisse il suo effetto, lo vedremo alP anno seguente^ La maledetta discòrdia nel presente svegliò un* arrabbiata guerra fra i popó* li di Milano e di Como (5). Yescòvo cattolico di Co- mo era Guido in questi tempi. Landolfo da Carcauo nobile milanése, ed uno de^ canonici ordinari di quel- li) Petrus Diaoomu Ghron. Cassin. 1. 4- e. 64. (3) Annales Piivni apud Ughell. Ital. S«cr.

(3) Rer. Italie T. V. .

(4) Antiqait. lUlic. T. ITI.

(5) Landulf hos junior Hist. Mediolaò. e. S4.

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ao6 49;VA^I D* ITALIA

la OMtrQpoKuoa^ per quaoto pretende il p. Tatti {i\ ' era già ^t»to investito di quella chiesa da Arrigo ly fra i re^ e III fra gP imperaduri. Landolfo da 1. Pao- lo aggiunge ohe questi era anche stato consecrato dal patriarca d* Aquileja suo metropolitano. Ma perchè fu acQu^unicato da papa Urbano II , non potè entrar al- lora in possesso di quella chiesa. Ora dacché fu creato V antipapa Bordino, ed Arrigo T venne verso la Lom- bardia, Landolfo dovette alzar la testa , e tentare il possesso di quel vescovato. Ma riuscì alle genti del vescovo Guido e a^ Comaschi di farlo prigione ; nella quale occasione venne morto Ottone nipote del me- desimo Landolfo, ed egregio capitano de^ Milanesi. Se ne fece gran rumore in Milano ^ e nobili e plebei nel consiglio della città gridavano ad alta voce vendetta contra de'^Comaschi. Sopraggianto Parcivescovo Gior- danOf maggiormente accese il fuoco , con far querela per danni recati dal popolo di Como ai beni e agli uo- mini del suo arcivescovato. Fece di peggio questo ar- civescovo, che beo dovea dar poco guasto alla scrit- tura f perciocché fatte serrar le porte delle chiese , vi negava V ingresso al popolo di Milano, se non andava coir armi, a spargere il sangue de^ Comaschi, e a ven- dicarsi della lor malignità. In somma i Milanesi grida- rono all' armi, e a bandiere spiegate marciarono con- tro di Como. Diedero battaglia presso a Monte Bara- delio al popolo comasco, che collo air improvviso , e sentendosi inferiore di forze, la notte seguente si fuggì al suddetto monte, e lasciò libera b città al fu- ror dei Milanesi, i qnali con saccheggiarla, e f>oi darla alle fiamme, sfogarono la lor collera , e liberarono U

(i) Tatti ApnaL Co».

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A ZI jf o Mcxyiii. a 07

falso vescovo Landolfo dalla prigione. Ma i Comaschi guatando dall^alto del monte V eccidio della patria , portati dalia disperazione, ecco che air .improvviso ar- rivarono addosso ai nemici , e trovandoli sbandati e intenti solo alla preda , molti ne uccidono , molti ne fan prigioni, e il resto mettono in fuga con ritornar padroni della propria città. Questo fatto servì a mag- giormepte inasprire il potente popolo di Milano , il quale continuò dipoi perpiCi anni la guerra contro Como, tirata in sua lega T isola ed altri popoli di quel lago; e giunse in fine, siccome vedremo» a dar V ul- timo crollo a queir infelice città. Tedesi pienamente descritta questa guerra da un poeta comasco contem- poraneo (i). Io questi medesimi tempi tenne in •Milano un^ adunanza dal suddetto Giordano (3) e dai vescovi sufiiaganei, alla quale concorsero ancora i mar- chesi e conti di Lombardia, per discolpare Pimpera- dore Arrigo ed amicarlo con que* prelati. Si sa che molti parvero indrnare alla concordia ; ma l^arcivesco- To cogli altri prelati sostennero il partito della Chie- sa , senza poi sapersi comprendere come i Milanesi cotanto sostenessero cootra i Comaschi il suddetto scismatico Landolfo, riprovate-dai sommi pontefici, E qui comincia a trasparire qualche principio delle fa- zioni dei Guelfi e Gibellini. I marchesi , conti ed altri irassalli delP imperio tenevano per Timperadore, i prelati di molte città col popolo gli erano contrari.

(1) Cuinan. foiìn T. Rer. Ital.

(2) Lauilul|>hud ywìiix HisU .MedioL e. 34- '

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aoS AimiLl B^lTALU

( CRISTO Mcxn. Indizione xn. Anco di ( CALLISTO II, papa i.

( ARRIGO V, re 14, impcradore 9.

Lasciò scrìtto Corrado abate urspergeose (i), che papa Gelasio II tenne in questo anno un conciUo in Yienna del Delfinato, ma non parlandone Pandol- fo pisano , atlrì contemporanei scrittorì , il padre Pagi (2) dedasse l' insussistenza di un tal concilio , buonamente ammesso dal Baronio, Lahbè, Costanti- no Gaetano, ed altrì. Avea bensì il ponte6ce eletta la . città di Rems per celebrarvi il concilio , e trattar iri detP importante a£&re delle investiture ; ma Dio non gli concedè tanto di vita da poter eseguire il suo pio disegno. Tisitò egli intanto alcune città e chiese ; ven- nero in gran numero prelati ed ambasciatori a vene- rorlo^ e notano gli scrittori, che intesa la di fui po' vertà^ un* immensa copia di regali e danari, o sponta- nei o comandati, da ogni banda concorse per soOeta- re i di lui bisogni. Orderìco Yitale (5) nondimeno sparla per questo di lui. Si trasferì il buon pontefice, secondo it cardinale d* Aragona, a Montpellier , e a Tolosa, e neir Auvergne. Per attestato d'^altrì a Yieo na, poscia a Lione, e di a Mascone, dove si aggtuift- se alla gotta, di cui egli pativa, anche un principio di pleurìtide. Era egli incamminato alla volta del celebce monisteoo di Giugni, e però benché infeimo fece af- frettare n viaggio, tanto che giunse a quel sospirato

(i) Abhas Urspergent^fn Chron.

(a) Pagias ad Annales Baron.

(3) Ordericu» Vital. Hist. Eooks. lib. la.

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A H ff O IfCfitt. ^09

sacro luogo. Quivi aggravttosi sempre più il soo male, readè V anima al Creatore nel à\ 99 di gennaio. In qne- stp preciso giorno concorrono le autontà de** n^^ipri storici, merita fede chi il fa morto alooni giorni pri- ma. Fu data sepoltura nella Chiesa del suddetto insegne monistero a questo pontefice, compianto da tutti , sic- come personaggio atto a recar gran bene alla C);iiesa cattolica^ se Dio ncHi T avesse tolto si presilo, prima di morire, chiamò egli a que** pochi cardinali che jerano seco (i), e volle disegnar suo successore Otton^vnsco^ vo di Palestrina ^ ma questi se ne scusò con allegare la propria debolezza,, e il bisogno di spalle migliori per sostenere F afflitta Chiesa, e consigliò piuttosto di i^r cad^e questa eledone sopra Guido arcivescoi^p di Tienna. Tu egli infatti chiamato a Clugoi ; o pe^ dir n^eglio r avea lo stesso papa Gelasio , dipaortendo da Vienna, incaricato di andarlo a trovar colà ; ma questi tn calumino intese la di lui morte , e ciò non ostante continuò il suo viaggio sino al monistero suddetto. Era, il suddetto arcivescovo Guido ( diiamato non so come Milane dall'* Urspergense ) figliuolo di Guglielmo Te- bardita conte di Borgogna, parente degF imperadori e dei re di Francia ed Inghilterra. Una sua sorella per i»»me GuiUd^ fu moglie, di Umberto 11^ conte di Mo^ iienn% progenitoiie della real casa di Savoja,.e da que- sto matrimonio nacque Adelaide maritata con Lodo- vico il grossoii re di Francia. Orderico Vitsde, scrittore del presente secolo, parlando di esso liodovico re , ci assicura di questo fatto con dire ^2) : Hic jédelaidem filiam Humberti prmcipis intermontium duxil uxo-

(i) Falco Beneventanas in Chron.

(2) QrdericQs Vital. Hist. £ccles. i. 11.^ t

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M^raoxvHa VOI. xxivi. ^14

rem, E Soger» aèsde (i> ft làenzidae nobiUs Adelai- de regéiute neptii del menlotato arcirescora : 2 cbc d h intendere Taha riputatone io cui era anche aDora la iiobiibsìiiia casa- df Satoìa. Raanati dunque i sei car- dinali cei Romam che èrano Tarati accompagnando 9 defunto pontefice, concordemente elessero papa il sud- detto arcivescovo Guido, quantunque egli facesse moka resbtenza si per non cred^^i degno di eccdsa di-' gtiità, e per timore, come molti si figuravano , che una taie elezione non fosse approvata dal colle- gio de^ cardinali esistenti in Roma. Seguì essa nel di * ptrmo di lebhraio, secondo i conti del padre Pagi. Tenne il novello pontefice alla volta di Lione, ed Vmhalcb àroi\>escoifo ài quelU dttà acconsentendo' alla £»tta elezione, il riconobbe ed onorò qual papa legittimo. Passò dipoi a Vienna, dove nel giorno del-' la domenica di quinquagesima, cioè nel 9 di fei>^ braio, fa òoùsecrato, se vogliam riposare sulla tetti- ^onianza deUa storia vezeliacense (2); e prese il no-* i^c di CaìKsfo 11, Però dovrebbe essere scorretto il testo £ Pandotfo pisano, allorché scrive : CessavU èpiscopatus diehus XF^ e si avrà da scrivere diebus Xll; trovandosi non di rado il numero 11 cambia-* foin ^per poca attenzione de^ copisti. Ma è da av^ tcrtìre cfee non tardarono i cardinali dopo V eleaioner ó spedirne Tavviso al sacro collegio rimasto in Roma. Avendola Pietro vescovo di Porto vicario quivi, X9^ sto notificata agH altri tardiaali e al clero e alla n^^ biltà romana : lufti, per opera specinlmènte di Pietro^ di Leone, il cui figliuolo Pietro cardinale si trovavi^

( i) Suger. in Vit. LudoTtci Cross.

(a) Kislona Yeieliacensis in Sprcileg. Oacber^. ^ '

A K 9 O MCZIX. 31 r

tu Francia^ consentirono ed accettarono per papa il suddetto Callisto II. Dalla di lui Tita, scritta dal po- co fa mentovato Pandotfo, scrittore sopra gli altri dégno qui di fede, siamo assicurati che questo pon- tefice fu solamente conseorato papa, allorché (i) Nuncii redeuntes a Roma^ t^iVa voce ac literis eìectionem ipsam cananicty jureque confinnarunU Tunc papa soìemniter a Lamberto ostiensi episco* et aliis qaamplurimis in Dei nomine conse^^ cratus Juit. Perciò non può a mio credere sussiste- re TofMoione del padre Pagi, che il vuole co nsecrato nel di 9 di febbraio. t)i più tempo fu d^ uopo, per- chè i messi andassero e tornassero da Roma colP ap- provazione del sacro collegio romano.

Leggonsi nel codice di Ulderico da Bamberga pubblicate dall* Eccardo (a), e presso i padri filarte- ne • Durand (S), le lettere scritte da^ cardinali resi- denti in Roma àkacardinali oltramontani, nelle quali confermano V elezion di Callisto II, fiitta per neces* sita oltra monti, senza dissimulare che questa si do- vea fare ex romanae eechsiae filiis preshyteris^ et diaconibuSj ed anche infra urbem^ si possibile f uè* riij vel extra ih locis Jinitimis» Confessano nondi^ meno di confermar la suddetta elezione, quum ex romano more eìectionem facere impediamur. Per le quali parole si vede allora assai confuso io stato di Roma, senza che ben s^ intenda come essi cardinali romani non avessero libertà di eleggere un papa

(i) Pandalphas Pisanos in Vita Callisti U, Par. 1,

T. Ili, Eerom Italicaram. (a) Eccsrd. Corp. Hisl. Tom, 11. ^

P) Marlene Ytter. Scriptor. To^ilf ^^^^gle

3 1 3 AHff AliI D ITALU .

nuovo. Forse si dirà per^ìhè Burdioo antipapa^ i suoi parziali V impedivano. E piir vede che pote- vano adunarsi per confermare 1' eletto, e in Roma comandava il vicario pontificio, cioè il vescovi di Porto, e quivi quietameqte soggiornavano tanti, car- dinali opposti al medesimo Bardino. In una d^ esse epistole presso V Eccardo, è scritto che i cardinali suddetti in Roma col clero e popolo s* erano congre- gati in kalendis marfìi,,ed aveano dato il loro assen- so per Tesaltazione di Callisto al pontificato romano: il che se è vero, fino al marzo convien differire la di lui consecr.azione in papa. Trasferitosi dipoi il nuo- vo pontefice a Tolosa, tenne ivi un concilio F'III idus junii^ secondochè si ha da Bernardo di Guido- ne (i). Ma questo nd codice di Uldarico da Bamber- g^B si dice tenuto /^// idas julii ; e questo si confer- ma per tiltre memorie. Che se alcuni lo mettano neli' anno MCXX, questo avvenne perchè si servi- rono d^lPanno pisano, cominciato nel di !i5 di marzo delP anno presente volgare. Furono ivi fatti alcuni decreti intorno alla disciplina della Chiesa. Nel di 20 d^. ottobre celebrò egli up altro più insigne e nume- roso concilio nella città di Rems (3), dove interven- nero quindici arcivescovi e più di dugento vescovi, xi^ <]uale scomunicò, bensì con dispiacere, T impe- radore irrigo e il suo antipapa Burdino. Quando sussista il racconto deli^ abate urspergense (5), esso Arrigo dovea essere ternato in Italia, giacché egli ficrlve, che avendo esso augusto inteso come in un

(i) Bernardas Guidonìs P. II, T. Ili, Rcr. ItaL

<a) Labb. Concilìor. Tom. X.

<i^ Abbas Urspergeniis in Cbron« 9 ^^^^by Google

A W N O UCXÌX, SilS

concilio di ColoDÌa era 'stata proferita la scomunica contra di lùt; è intinlstone ' un altro in Yirtzburg, con famh Tolerlo deporre, tfferàtus animo^ Itaìiae suijs copiis cum regina reìiciis^ germanicis se re- giomhus Ttùnis inspèratus exhxbuiU Passò la sua rabbia a desolar vdrì paesi con saccheggi ed iocendir. Ma fioccarono tante lettere e messaggi de' Tescovi e principi della Gernìania, ehié consenti ad un^onci* lio in Tribaria, in cui fu dato sesto a molti dei cor- renti disordini. Il consigliarono ancóra molti d^ in- terTenire al conòHiadi Rems, per trattar iti la con* coi'dia Dol sab^dozio ; se ne trattò fra Ini e i legati del papa ; ma agli dopo arer promesso e ripromesso, infine setto Tari pretesti sfuggi ogni accordo e delu- se chiunque credea già fatta la pace <i). Abbiamo da Falcone beneventano (2) che anche Landolfo arci^ mescevo di Benevento tenne in qnest^ énao un co»- cilto cp^ vesfaiTÌ su^i sufiraganei e coir iatterveato di alcuni cardinali romaai. Continuò intanto la guerra ^e' Milanesi oontra di Como, descritta dall' anonimo poèta comasco. Degno è d' oaservszione il nuasena dalle città che infiarouQ soldatesiìbe in aiuto di M»- Jano, conoiscendoai da ciò che erano diremite libare t si rsfgeatio.a repubblica. Dica egli dan<|uà dtf Milanesi (3) »

Mìttànt ad éunctas iegatas ognuna pmrHs* Ducere ;' Cremonae^ Papiao mittert curante Cwn 4ptièus et veniunt cum Brixia^ Pergama : ' téiàs 1

(1) Hesso aptid Làbbe Con^iKoir T. X.

(2) Falco Benevcnlanos in Cbroo.

(3) Anoojmuf Comeosì» Poem. T. V, Rer. Ital.

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^i4 AERALI l»^I'u^i.

Ducere ju^sa suas simul et fdgmriu genUs.

Nec non adveniuni FerceUe^ cum ^uibus Aslum

Et comitissa suum gestanda irachio nalum ( cioè la contessa di Biandrate )

Sponte ma tota cum gente Novi^ria venit ; ^, Asp^i^a cum multìs venit et VerQna focata :

Docta suas secum d^xit Bononia ìeges ( paro- le chiaramente lodicanti già tnstituito in quella città lo studio delle leggi romane ).

- -Attuili inde. mas Ferreria nempe sagitlas.

Maptua cum rigidis nimium studiosa sagiUis :

F'emt et ipsa simul tfuae GuardastaUa vocaiur^ * Parma iuos equites conduxit carfixnieuses*

La Gffirfagnaiia, provincia di dalP Apeimiooi oggidì suggella alla lerenissima casa d^ Este ( se pur d^ essa si parla qai eome è probabile ) doveva aUora «ibbidire a Parma. Ed acco quante città collegate cootFO la misera città di Como, al cui aocco^o noa si l^l^e che aUmno alaaiae un dito. Oiò non ostante bravamente si difesero in questo anno i Comasdii, ed acisostaodosi il v^mo^ obbligarono tanti nemiei a ritornarsene alle lor caae. Abbiamo ancora dagli An* sali pisani ((), ebe- nati* enne /presente ebbe princi- pio k guerra tra i Genoi^si e Pisani. ^ fion potean» digerire i primi V autorità conferita dal papa agli ar- civescovi ^ Vita aopra i veàcori della. Cornea, e pe- rò afogarotto coli' armi iFioro maltalento. Lo atorico geiÉev^e Ciglio acrke (a), che i Grenoveti asobi con sedici galee presero molti Pisani in €coleectOy e con esso loro una gi;an souama di danaro. (i) Aonales Pisani T. VI, Bar» Itti

(2) Ctfl&rns A^uaL Ckttueni. T. VI, Eer.IUl.

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AH » O llCXt. mS

( CRISTO Mcxx. Indizione xni. Anno di ( CALLISTO II, papa a. .

( ARRIGO V, re i5, imperadore xo.

Celebrò il pontefice Callisto la feita del tanto natale dell^ anno precedente in Aatun, e di pofcia jtornò al monistero di Clugni. Andò poscia nel feb- braio a Valenza del Delfinato, e nel marzo talicate le alpi felicemente arriTÒ a s. Ambrosio, borgo vicino a Sasa, do?e fu gran concorso di popoli lombardi a Tenerarlo e riconoscerlo per papa (i). Discese poscia ad popttlosas Lombardiae amiate s^ in quihus non minori honor\ficentia recipiebaturé Landolfo da s. Paolo (2) scriva ch^ egli vide questo pontefice nel .palazzo di Tortona nella domenica dell^ ulivo^ cioè nel di 1 1 di aprile. Seco etra Giordano arcivescoifo di Milano, eontra del quale esso istorico portò le sue querele, per essere stato indebitamente spogliato dat- ala ^a chiesa. Bfa Lamberto vescovo d!* Ost}B> il man- .dò in pace oon dir^i, che in tempo di Temo noo si calc^np r uve nel torchio $ e che essi avtano allora bisogno deir aróye^coTo, «oleano contrislarlp^ dbgustario. Tenne il papa a Piacenza, dove solepaiz- ,zò la sai^ pasqua, dopo la quale per Monte Barda* |ie, cioè per la strada di Pontremoli, a* inviò alla voi* ,|a della Toscana. Neli^ avvicinarsi a Lucca, ebbe Pio* contro di tutta la nnlizia ben in ordine^ e del dero e popolo di quella città, con gran Ibsta e plauso il condussero alla cattedrale e ai palazzo. Dopo Ire di

(i> Cirdinal. de Aragoo. in Vit. Gallitti IL (a) Landulphus junior Hi*t. Mcdiolan. e 3S»*

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ài6

di riposo piMÒ a Pisa, anche tVi con una magnifica processione incontrato da quel clero e popolo (i)« Mo-' gaius auttm ah ipsis Pisanis^ et cum magna in^ stantia postulatus, majorem eccìesiam in honorem heatae Mariae, iota ibidem Tuscia concurrentCj dedicay^it solemnitèr, S* è di sopra raduto cfae que- sta cònsecratione vieÀe attribuita a Gelasio suo pré^ decessore, e però il Tronci (2) pretende che questo autore, creduto da hii Pandolfo pisano, s^ ingannasse in iscrivere cosi. E Teramente Pietro diacono (3) scrittore di questi tempi s^ accorda cogH J^nali plsa* ai in riferir questo fatto a papa Gelasio II, dimodo^ che più probabile sembra il sentimento degli storici pisani. ArTidnandosi a Roma il pontefice, mirabìl fu la commozione ed allegrezza di quel popolo cattolico, a risèrra degli scismatici che rimasero pieni di confu- sione e terrore. Lo stesso antipapa Bordino, non te- nendosi sicuro in quella città, se fuggi e ritirossi nella città di Sutri, dove attese a fortificarsi, speran- do soccorso dair impèradore. Era Callisto II infor- mato deHa di lui partenza (4)) perciò a dirittura mar- ciò f e^so Roma. Tennero aid incontrarlo tutti i fen- duili della città «on rami d^ ulifo, o d^ altri alberi, coli sonore acclamazioni e lodi ; poscia i Greci, i Giudei, il clero, la nobiltà e il popolo di Róma con una sterminata processione, da ieui fu nel 3, oppu- re nel di 9 di giugno, come tuoI Falcone (5), intro-

(I) Vita CaBiiti IL

(a) Tronci Annal. Pisan. ,

(3) Petrus Diaconui Chron. Castiaen. 1. 4? e. 64*

(4) Eginon. Epist. apud Ganisium.

(5) Falco Bcneventanas in Chron.

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A uno ÌKBxx.^ 21^

dolio mRoma e condotto ti palazzo del LateraÌDÒ; Non Vera da gran tempo Téddto entrar papa con tanto plauso e giubilo dei Romani. Per qualche tam*^ si trattenne egli in Roma in pacifico stato, dando cortese udienza a ciascuno (i). Ma abbisognando di gente per levarsi di dosso 4* antipapa Ticino, passò dipòi a Monte Cassino, dove dimorò alle spese £ quel pingue ftiontstero per quasi due mesi. Trasfe^ rissr poscia a Benevento net di òtto di agosto, accol- to con immenso tripudio e magnificenza. Fra gli altri gK Amalfilani, eh* erano ricchi mercatanti, è teneano bottega in moltissime città, ornarono tutte le piazze di tele « drappi di seta, e d* altri preziósi ornamentr,^ coD turiboli d* oro e d'argento collocati di sotto, nei quali si bruciara cannella e vari altri odori.

Colà vennero a rendere i loro ossequi al jpapft Guglielmo duca di Puglia, Giordano principe di Capoa, ed altri conti e baroni di quelle contrade (a)^ che'gli prestarono omaggio e fedeltà cantra omne» hojhinés^ come s* ha' da Romoaldo salernitano (5), ed egli loro diede V investitura col gonfalone. Trovan- dosi poi i contorni di Roma infestanti dagH scismati- ci, che svaligiavano i pellegrini, e oceano altri maR, il pontefi<^ si trattenne pel resto delF^nno ih quelle parti. Andò alla città di Troja, dove il suddetto dueti Gó^ielmo con grande onore il ricevette,- e addestro!- le ^no alla cattedrale. Menzione da me &tta di Gior*" dano II prinàpt di Capua richiede ora, che io diéa che neir anno presente a* 3 di giugno terminò i

(i) Petrus Diacoaus Chron. Casiio. I: 4, e. 68. '^

(2) Pandulpbus Pisanus in Vit. Callisti li.

(3) Eomaaldos SalcrniUnnt in Cbron.

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lu^i gio|iDÌ Roberto /, priiioip^ di quella citta. Meo* |r^ egli «rafpra Temente iofermo, i Capoani al^i^ono §1 principato Riccardo 111^ di Ini figliuolo (i), e se*» condo il rito già introdotto dai principi di Benavento, H fecero consecrare dal loro arci?escovo. Ma essendo qu^ti iopravfivuto al padre solameote due gioroi, in qufl dominio succedette Giordano 11 diluì zio paterno, che andò, siccome dicemino, a visitar papa Gelasio, Sua moglie fu Gaiteìgrima figliuola di Ser-' gio principe di Sorrento. Mancò eziandio di vita nel 4 di ottobre di quest^ anno Giordano arciv^sffow} di Milano, e nel di 17. di no?embre in suo luogo fii eletto Olrico che ^ra vicedminus^ ossia visdomi-' fio (3), dignità principale in qqell' a^ctreseoTato. Tornarono anche nelP anno presente i Mibnefi ai- li' assedio di Como, e aegnirono vajrie baMagKe ; ma in fine senza frutto furono obbligati. a ripatriare. Do- po ciò i Comaschi portarono la guerra addosso alle terre ribelli del lago con saccheggi ed incendi. Con* tinuò parimeutte la guerra fra i Genovesi e Pisani. .Ab})iamo da Gaffiiro (5) che i primi si portarono a Porto^isano con ottanta galee, trentacinque gatte^ fentotto golabi, e quattro grocse navi che porta?an9 tutte le occorrenti macchine da guerra, ^ ventidue- mila combattenti tra fanti e cavalli ; fra* quali si coi^ tarono cinquemila uomini d* armi con corazza ed el- jni ben brun'ti. Parrà incredibile a' nostri giorni uno sforzo tale d* una sola città, e massimamente trattan-

(1) Peregrio, in Stemmaf. Principam Longobard. (a) Saxius in Not ad Landulpham junior. T. V,

Rer. hai. (3) Cafiari Anaal. Genueot. T. VI, Rer, Kal

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.4 n %0 nove. ftl9

dosi ài cavalleria, e questa condotta per mare. Ma il trasportp f eMi v«irUiipil^«iit<i la in più volte. Se rrediamo agli ^noali. dr Pise (i), n^ 1 1 19 die Sé^tcti Sixti Pisani Janu^iisnit i^iocruàU Poscia alP anno 1 1 a I pisano, spettante al presente, aggiungono che i Genovesi con veqtìdud gak« vennero aH' imbocca- tora deir Amo, metilr^ il papa ^oo^ecrava a|cui|i «l- lart di cpiella cMtedrale ; e che i Vìmm gli afsAlirono e misero in rotta, «on prendere loro galee. Non ~to$tt h discorre Gaflbro^ Tal terrt>re ^ì^dq il pQ^&- roao e serctio dV Geioovesi a^ Pisani, stanti colla loro Vinata in lerra, ctt^ nt\ settembre dell'anso prefen- f e prtstarono orecchio ad un transito di pace 4^ Uffi C^rsicae. Circa qoeiti tempi otedofio alcupi storici aicifìani (9), che Uuggieri juniore conte di Sicilia, giovane di mirabil talento^ che it^ V altre stie prò* dea^ avea già tentato di occupare V iiola di Maltm prese, per mo^e Liberia figliuola di alfonso di Castigli«. si dee tacere ciò che lasciò iscritto Si- cerdo veicovoi di Gren^ona (3) : sotto, quest* anpq, cioè: Fmt in iMia Inter Ck-emon^tfes ^ Parmen- ics clades bellica^ qua Cremon^nse^ cuwi Parmen^ sibns in parmensi gìarea CQnflixeruni. E questa fti la prim» guerra che ebbevo i Cramoueti coi Par- nMgtaai.

(i^ Antlfs Pifani i^idfiD.

(2) Carusi htor. di Sicilia P. II, 1. xi.

(3) Sicard. Chroo. T. VII, Eer. Ita!»

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aao àtmkhi d italu

( CRISTO Itcxxi. ladixiane XIV. AMO di ( CALLISTO II, papa 3.

( ARRIGO y, re 16, imperadore 11.

Trionfole nei troviamo T anno presente per pé> j)a Callisto^ pontefice di'msràvigliosa attività e pni- densa. ci volea ineno di lui, éhe alle più bellii doti acoop{Havfi no gran credito per la nobiltà dtllt sua nascita, per isbrìgare {a tanla Sede da tutti gì^in* convenienti, onde era turbata. Dopo aver egli £itfe le convenevoli dispòiitioni per nn gagliardo rinfdrto di truppe normftnoe da Valersene alla primavera (i), tornò a Rota a, e quivi celebrò la santa pasqua. Po- scia raccolto un potente esercito & Romani con atlfrt milizie ausiliarie, lo spedi alP assèdio di Sutri, sotto tt comando Giovanni da Crema cardinale di a. Grisogono, ed egH stesso poco appresso colà si por* io per dar calore alP impresa. Quivi rinchiuso era P antipapa: Bui'dino, adulandosi indarno di ottener soccorsi dair imperadore, cbe niun pensiero se ne prendeva. Porte era massimamente pel sito la città, e vi succederono vari assalti e &tU di guerra. Ma ia fine i Sutrinl o stanchi di questo giuoco, o guada- gnati con buone promesse, si rivoltarono contra dei falso papa, e nel di aS d^ aprile non senza mille ma- ledizioni ed improperi] il diedero in roano all^ eser- cito pontificio, che postolo a rovescio sopra un cam- mello colla coda in mano, in quelP obbrobriosa for-

(1) Pandalphas Pisaaus in Vtt. Cuiltsti li. Cardio, de Aragonia in fit. ejosd. ÌP^paè P. I, T. HI, Rer. Itil. Falco BcoeTeDtaòar in Cfaronico. '

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A ir ir o Mcxxi. lai

ma, non lodata da tatU, fu menato a Roma (i).Tunc praeparalo sihi cambio prò albo cabalh^ et pi^ Iosa pelìe ifervecum prò cklamyde rubea^ positus eii in iransverso super ipsum oameìum^ et in ma" nibus ejus prò freno posila est cauda ipsius. ea* meli. Talibus ergo indumentis ornatus in cornila" tu pontificis praeceiebat^ revertens ad urbem cum tanto dedecore^ quatenus et ipse in sua confun* deretur erubeseentia^ et aìiis exempìum praebe^ rety ne simiUa uUerius attentare praeswnant, Soo parole delf autor della Vita questa pontefice, a noi conseri^ata dal cardinal d^ Aragona : il che Tten confermato da altri storici. Con questo accompa|;na« mento giocoso insieme e tetro, il pontefice fra i vira del popolo, e per vari archi trionfali a lui preparati nella fia, entrò in Roma, e ixx condotto al palaczo del Laterano. Discordano gli autori intorno alla riso- luzione, presa da papa CaUisto lip^r la persona di Burdino. Nella Yita suddetta si legge ch^ egli Bardi", numfecit in arce Famonis r^trudi^ et inde ad mo- n^sterium eavense transjerriy ubi perses^eraps in sua rebellione vitam Jinisfit. Pandolfo (a) splamente tqrive, che Burdinwn in eavensi caenobio tradì proficepit» Altrettanto ha Falcone beneventano (3). Alcuni storici oltramontani il dicono rinchiuso non già nel monistero della Cava, ma bensì in cavea^ in una gabbia, E V Anonimo cassinense (4) aggiugne

(i) Card, de Arahon. in Vii. Callisti II. Willclm. tyr.

1. 12, e. 8, Falco Benevent. io Chron. (a) Pandulphus Pisan. in Vit. Callisti II. (3) Falco Benevent. in ChroQ. (4)'wXaoov Caisineniis T. V,Rer. l|«|GoogIe

dM il papa FutiUnum db €A>a txlraciwH^ in Ja^ nttftì cusiodiendum tradidit.' Pietro diacdào anche egli scriTf ebe Bùrdino fxi dù^so «dia rocca 4i J»- mib^ che era del naoositeffb eaifiiieifse^ e poicia àl^ raaoo 1114 s^ggitigme (4h «^^ Oi^orta 11 Afauri^ cium haertsiarcam de Jannata^ in qua ettm \^apa Caltixtus edcsihaperkt^ ùbsirakens^ apud Fuhionem exsilio reìefavìL Non ieittbra certo molto probabile che pepa Callisto si fidaste di aiettere un perico- loso ahtHisée nel monisterò della Cava, monisteru ti- cioo a Salerno, e però fuori della soa giaiisdizioae e balia. Ha pef ciò migtior aria di terità quanto scHve Pie- tro diacono. Tuiuvìa Pandolfo, che fu storico di vista, dee qai trattener la deeislone; e massimamente veg- gendosi che Landalfo juniore (5), storico anchf egli di questi tempi, e Romoaldo salernitano ti) vanno d^ accordo con lui. IVè altronde si dee credere nata la menzione di Cavta^ creduta gabbia^ se non dal monisterò della €wa^ dote a tutta prima egli dovet- te essere rinchiuso. Mie nato sospetto che fosse cre- dute! bene lo spargere una Gota voce, che Burdino, secondo i canoni, era stato cacciato in un monastero per &r penitenza, quando infatti la fece in una for- tezza. Racconta ti medesimo Pacdolfo, che il papa processò dipoi i conti di Cecca no ribelli, e gli astrin- se a piegar la testa ; con che tornò un^ invidiabil pa- ee in Roma e in tutti i suoi òuntorni.

Per attestato dell^ abate Hrspergciìse.(4) crebbero

(1) Petrus Diaconhs Chron. Casinetu. ). 4) e. 63, et 861.

(2) Landalpbus junior. Bist. Med. e. 36< (S) Rofuualdus Salerpilanus in Cbrou.

w (4) Abbas Trspergensis in Chrcn. ed by Google

^ ir N O MGXXI. 22Ì

quetf aùDO io GicrmsDÌa le saUtraiKni ée* popoli, 0 specialmente della Sassonia contra àeli< imperàdore irrigo scomunicato, per opera di Adalberto arci" vescoifo di Magoma, didiiarato atta legato dalla Seée apost<^ica. Ne frenerà Arrigo ; ma per non pot<*r di meno cominciò ad ascoltare consigli di pace. Intimat» dunque una gran dieta di Tirtaburg circa la festa dt s. Michele di settembre, qtaivi si trattò seriamente '^tlla rinunzia delle InTestitore, cagione di tanti scan*-' dali ^ e r augusto Arrigo ti condiscese. Restava V im- pedimento della scomunica, e ciò fu rimesso al som- mo pontefice : al qual fine restarono destinati amba- sciatori, che andassero a trattarne in corte di Roma. Air anno presente verisimllmente appartiene che. scrive dipoi il suddetto Pandolfo pisano. Ciuè fece Guglielmo duca di Puglia correr foce de( suo ma- trimonio colla figliuola del fu Alessio imperador dt Costantinopoli : il che non si sa intendere, perchè se sussistono i documenti allegati dal Summonte (i), questo principe avea già per moglie Gaitelgrima fi- glia di Sergio principe di Sorrento, e questa soprav- visse a lui. Quel che è certo, Guglielmo si mise io, viaggio per qualche sno importante a&re alla volt». di Coslautinopoli ; e prima di forlo, raccomandò à papa CalUsto la prolezion de^ suoi stati. Ruggieri ju- lìiore, conte di Sicilia, in cuore di cui già cominciava a bolare lo spirito da'* conquistatori, prese questa occasione per tentare d^ impadronirsi ( non si sa sot- to qua) pretesto ) della Calabria e della Puglia. As- sediata che ebbe in Calabria la rocca di Niceforo, il pontefice gf inviò Vgo^ uno de' più cospicui cardi- (1) Sumonle Islor. di Napoli Tpm. LbyGooQk

aa4 Aiorici d^ itàlu 1990 hcui.

salì dtUa Chieta toomiui, per £uio desiftere da quel- It Ttoleoza. Questi gittate te parole al vento, se ne tornò a Roma. Allora il papa sdegnato, si mosse in - persona per trattar iU questa briga, e passò in Puglia. Male per lui,perehè a cagione di una pessima inflaen^ sa^ o epidemia, t migliori dei suoi cardinali, e fra gli ahri il suddito Ugo, lasciarono la vita in quelle con- trade. Lo st<iso pontefice anch^ egli v^eUie a perde- re la sua per ona simile infermità, di cui seppe ben profittare il conte Ruggieri, perchè portò il papa a far quanto euo bramava. Qjuantunque poi continuasse ancora in questa anno la guerra di Milano contra di Como narrata dal poeta comasco <i), pure ninna prodecca si seote dei Milanesi. Solamente si legge che i Comaschi saccheggiarono varie terre del mila- nese, come Tarese, Binago, Vedano e Trezzo.

. (i) Poeta .Comennif T. V. Ber. lial.

Io questo Voi. XXXVI si comprende lo spazio di tempo scorso dalPanno di Caisto mlxxxi. Indiz. IV. fino air anno di Ceisto vexxi. di Abbico Y re 16, imperadore 11.

FIIfE DEL TOMO XXXVI.

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ANNALI D ITALIA

DI

LODOV. ANTONIO MURATORI

XXXTII.

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ANNALI D ITALIA

DAL

PRINCIPIO DELL'ERA VOLGARE

SINO ALL'ANNO 1780

COMPILATI DA

£

CONTINUATI SINO A 'GIORNI NOSXAl

VOL. xxxvn.

VENEZIA

VIPOGB. DI GIU8BPFS A]!lTOMBj;£|i

K.lBJtAJO*CALCOGRArO, BPIX*.

BIDCCCXXXIIU

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»▲& PEiNcirio dell'" era tolgaeb

VISO ALL^JIREO I^So.

( CRISTO Mcxxii. Indizione xv. Anno di ( CALLISTO II, papa 4.

( ARRIGO T, re 17, iroperadore la.

4. 1 el felicissimo presente anno ebbe finalmente fi- se la troppo lagrime?ol discordia fra 11 sacerdozio e r imperio per cagion delle inTesliture. Furono nel precedente anno spediti dalla dieta germanica per ambasciatori a Roma (i) il Tescovo di Spira, e Taba- te di Fulda aiBn di disporre questo importantissimo afibre. Allora papa Callisto yeggendo le cose in buo- Da disposizione, insieme coi suddetti inviò in Germa- oia Lamberto vescovo iC Ostia, Sassone cardinale di s* Ste&no in Monte Celio, e Gregorio cardinale diacono di s. Angelo, per legati apostolici a darvi r ultima mano. Tennesi dunque in Yormazia nel- TaoDO presente una numerosissima dieta, dove V au- gusto Arrigo, sentendosi toccsto il cuore da Dio, ri- AUD7ÌÒ in fine alla pretension delle investiture colla

(1) Abbas Urspergfos. in Cbron. Psndalphas Pìhdo* in \ita Callisti li

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6 AKITALI D^ ITALIA

coasQgoa delP anello e del pastorale ; giacchi con tale ìntroéutioae s^ era introdotto iteHa Chiesa retecrabil abuso di Tendere I tescomi e le badie. Cioè lasciò Arrigo y in libertà al clero e popolo dr cadauna città relezione e consecrazione decloro tcscotì, e ai mo- naci quella de^ loro abati. Promise egli ancora di re- stituire alla Chiesa romana, e a tutte le altre gli stati e i beai ch^ egli per avventura, o suo padre avessero usurpato , e diede una vera pace a papa Callisto II e alla santa Chiesa romana, e a chiunque era stalo dd suo partito. AIP incontro papa Callislo accordò al- V tmperadore, che le elezioni de^ vescovi ed abati del regno teutonico si facessero in presenza ddP impera- dore o de^ suoi messi, liberamente e senza simonia o violenza ; e nascendo discordia, fosse questa rtmes* sa al metropolitano coi vescovi provinciali. L' eletta poi dovea ricevere dalP imperadore V investitura col* lo scettro degli stati e delle regalie spettanti alla sua chiesa, eccettuate le appartenenti alla Chiesa romana. INeir altre parti delP imperio, consecrato che fosse r eletto, nel termine di sei mesi egli prenderebbe Ra- vestitura delle regalie. Nel di 8 di settembre tenuta fìi quella dieta in Yormazia, e il papa nel di a 5 d^es* so mese spedì V approvazione sua ; tutti si partirono colmi di letizia ; e T imperadore spedi poco appresso a Roma t suoi ambasciatori con regali, per confer* mare la sincerità del pentimento e della concordm sua. Ed ecco il sospirato fine di una si lunga e d«« 'plorabil tragedia : tanto ti volle a sradicare un abuso che insensibilmente avea preso piede nella Chiesa di Dio contro tutti i riti dell* antichità, ne' quali sempre erano state libere le elezioni de' sacri ^astori| ooa

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V V o uaxii. 7

"granttimi Ailmuii ^Mnanatì coiitra deUà simonia. E' in uso tatUTta per Ut Crotnaiiia raccordo suddetto, e «pparttcne ù capitoli V. eleuone dei loro ?escoTÌ. Che se talauo chiedesse, perchè dopo tante iatiche, seco* certi e guerre, per rimettere anche in Italia questa libertà delle alexioni già fiitte dal olerà e popolo, di casa non rimanga vestigio fra noi : rimetterò io toIoq- Ueri al padre Tomasino e ad altri eraditi scrittori il dargli ri^sta, yolendo io continuare V intrapreso viaggio della presente storia.

Abbiamo da Falcone beneventano (i ), che ribel- latosi Giordano conte d' Ariano a Guglielmo duca di Puglia, questi non si sentendo con assai forze per domiurlo, ricorse a Ruggieri juniore, conte di Sicilia. Per ottenere ajuto, bisognò comperarlo. Sfedietatem suam palermiianae civitaiis et Messanae^ et totius Calabriae diix ille eidem corniti concessiti ut ei au- xilium Idfrgiretun Avendo noi veduto di sopra al- calino 1088, che al conte Ruggieri seniore di lui ^dre era stata interamente ceduta la Calabria dal duca Ruggieri figliuolo di Roberto Guiscardo, e pa- dre d^ esio Guglielmo, non saprei dire chi di quegli autori abbia allato. 0>1 soccorso dunque di gente e danaro datogli dal conte, fece il duca Guglielmo guer- ra al conte d^ Ariano. Ebbe anche soccorso da Cre- icemkio cardinale^ governatore di Benevento, laonde eella^ presa d^ alcune castella ridusse il ribello Gior- dano a venir colla corda al collo a chiedere miseri- cordia. Fini per allora questa guerra \ ma convenne ripigliarla da li ad alcuni mesi, con varie avventure che io tralascio. Continuò, o si accese di nuovo la (i) Falco Benerentaous io Ghron.

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lari e guerra Ira i Pisaat e Genoreii. Kaeéoiàlii Cal> tiro (i) che et si GrenoTesi fecerof prigioni beo nulla Piiani, e presero dae loro galee* Omaiido poi tot* livia la guerra In i ìKlaDest e Comaschi, riusd ai primi di le? ar Lugano dilla suggeziuiie ai secondi^ i quali noti latciaroiio per fiesto di sosteo^ il domi* -mo loro tu quel Iago. Ma il Sigonio, ibadato sopri altri autori, ooo ammette la praa di Lugano.

( CRISTO Mcxxiiiv Indizione i. inno di ( CALLISTO II, papa i.

( ARRIGrO y, re 18, imperadore i5.

Secondochè scrisse il Sigonio, e fondatamente provarono 1 padri Cossart e Pagi, nel di 18, ovvero j 9 di marzo delP anno presente, e non già del pre- cedente, come pensarono il Panvinio e il cardinal Baronio, fu celebrato il primo general concilio late- ranense (a), colP intervento di trecento vescovi e di assaissimi abati. Pandolfb pisano (3) scrive che vi fu- rono novecentonovantasette tra vescovi ed abati : nu- mero che eccede la credenza. Quivi furono fatti vari decreti intorno alla disciplina ecclesiastica ; conferma- to raccordo seguito fra V imperadore jir rigo e santa Sede : data, oppure rinnovata V assoluzion delle censure al medesimo augusto ; riprovate le ordinazio- ni fatte dair antipapa Bordino, con altri canoni che si leggono neHa Raccolta dei concilii. In questo con« cilio ancora, per quanto s^ha da Landolfo da s. Pao-

(ij Caffari Annal. Genuens. T. VI, Rer. Ital.

(a) Labb. Cbocilior. T. X,

(3) PaDdulphùi Pisanui in Vita Callisti U.

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à. 9 n O MGXZIIL 9

4o (i)y die T* èra firesente, ti rionoTÒ la lite Jella pre- cedenza tra Orderico arewescovo di filano e Gualr tieri arcivescovo di Raf«iiDa. Scrìve quesf antere, the i due predeceMori Orderico, GrossoìanQ e Giordano^ ebbera nei concUii Tomani la lor se<fia alia destra del iommo pontefice, e però anche Ordert^ ee con fermezza soitenne il suo punto. Veggendo che gli er^ contrastato il posto neUa prima sessione, non Tolle comparire al concilio, al pobzzo del papa. Sediti quarta Jeria^ dum synodus ceìabrata Juitf Olrieus idem mediolanensis archiepiscopus ad dexteram apostolici Callisti nullo mediante sediL Per cagione di questi ed altri esempli credono gli scrittori milanesi apocrifa la bolla di papa Clemente II dell^anno 1087, i^i'^rita da Girolamo Rossi (a); in cui stabilisce la precedenza dell^ arcirescoTO di Ra* Tenna ft quel di Milano. Furono finalmente in «sso concilio (5) fatte gravissime doglianze dai TCKOfi contra dei monaci, perchè già aveano occupate le chiese, le decime, le oblazioni, e ridotti i tcscotì quasi al solo pastorale. Ma ebbero un bel dire. Il mondo restò qual era. Cosi in altri tempi altre que- rele sono insorte contro i frati mendicanti : ma un bel dire hanno avuto vescovi e parrochi. Crebbero in questi tea) pi (4) la ruberie, le sedizioni e le ini- quità in Germania, al contrario della città di Rome, in cui il valoroso papa Callisto II pose la pace col mettere freno a tutti i prepotenti. Tale^ scure Fal-

(1) Landulphas jquior. Ristor. Medici, e. 36, (a) Rubfus Hislor. RiiveoD. (3) Petruf Diaconus Ghron. Casiin. 1. 14) Uspcrgciuis in ChrooicoK

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la 4VSALX D imuà

eone (i% taniunu/me pacis JmnamMntum wjra ro» manam urh&n te/nporibus praedicti apostoUci ad- venisse eomperimus^ quod ruma cisnwn^ vel aUe-' nigena arma^ sicut cansuei^rat^ Jerrp ausus est. Agi^agoe il medeiimo «torioo, eht ia quefl^snno «Qoora eifo pontefice si portò a Benercnlo, dove ac- culato Roffredo arcwescow> di quella città d' avere tiflaontacameote conseguita quella chiesa, si tenne gtudii^o per questo. Ma egli col giurauiento suo, e di duerescoTÌ e tre preti, si giustificò e fece ammutir gli accusatori. Ho io prodotta (a) una bolla del sud- detto papa in fìiTore de^ canonici di Cremona, data Laterani II nonas martii. Un^ altra parimente sorìt- la Laterani IP^ kaìendas martii àéV anno presente ne ottenero i canonici regolari di s. Cesario sul Mo- denese, per cui fu dichiarato che i monaci di Nonan- t^a tttuna giurtcdizione aveano sopra la corte di Tilzacara, cioè sopra una parte^ o sopra il lutto del moderno s. Cesario nel distretto di Modena. Si fece^ ro in qùest^ ancora vari hììì di guerra nei lago di lii^auo tra i Milanesi e Comaschi, descritti dalP ano- nimo poeta di Como (5). Baunarono molte navi t Milanesi a Porlesza loro castello, e di passarono alPassecSo del castello di s. Michele, ma senza poter^ sene impadronire. Ebbero per tradimento Lavena, ma perderono le lor navi prese dai nemici. Abbiamo poi dal Dandolo (4)) che circa questi tempi Domenico Michele doge di Tenezia mandò i suoi legati a Co-

(i) Falco Benefent. in Chrooic. (a) Antiqait. Italie. Dissert. 62.

(3) Anonjmus Poeta Comeos. T. V, Rer. Ital.

(4) DtnduL in Cbron. T. XII. Rer. ItaL .

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A 9 ir o Hcxxni. 1 1

^tattittopòH, per impeirare bolla d^ oro eia Gio* -vanni Gonmcno imperador de* Greci \ ma quell' au- gosto, anontanatosi do\ rito de' suoi antecetsori, non la voile coBcedere. Nacque perciò guerra fra i Greci ^ YeneziaDÌ. AU* iatanz« poi di Baldovino re di Gè* Tasalemme, esso doge aaise iiBieme uo g^sso stuolo dogento legni, tra galee, barche da trasporto e^ 'altre naTi, e passò in Oriente (i)^ Trovata presso ^Joppe la flotta di Babilonia^ composta di settanta galee e é* altri legni, la mise in rotta. Di questa loro vittoria fa menzione anche Fnlcherio carnotense (2) che si trovava allora in Terra santa. Durando tuttavia la discordia fra i Genovesi e Pisani, a cagion dei ve- scovi della Corsica, suggettati alP arcivescovo di Pi- sa (5), il pontefice Callisto II, a cui dispiacea troppo questa rottura fra due popoli che avrebbono potuto impiegar meglio le loro forze in Oriente contra degli infedeli, chiamò gli ambasciatori di questi due popoli «1 sopra mentovato concilio lateranense. Ne segui un ^ran contraddittorio. Fu rimessa la decision delP af- fare a dodici arcivescovi e a dodici vosco vi che dibat- terono la pendenza, ma non vollero proferir la sen« «tenza. Gualtieri areis^escovo di Ravenna d' accordo cogli altri consigliò il papa di levar quelle chiese di sotto air arcivescovo di Pisa. Ciò udito dairarcivesco- aro di Pisa, cotanto si sdegnò, che gìttò appiedi del pon- tefice la mttra e l'anello con dirgli, che non sarebbe più «è suo arcivescovo, vescovo. j4%%o dovrebbe essere atato questo arcivescovo^ di cui oltre a quest^anno non

(i) Beroardas Thesaur. cap. 1x7, et seq.

(a) Fulcher. Carnotens. Histor. 1. 3.

(3) Gwfikri Annali Ganuens. h i, T. YJ. Rtr. luL

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parìa PUgh^(i). ABora il papa con un piede àpln^ ▼ia la antra e Tanello, e ^tse aO^Kcnretcoro: Frateh I0, hai mai /atto j e ttiC avrai a pentire. Nel giorno fegaente poi nel pieno condfio ordinò a Gregorio cardinal diacono di f . Angelo, che fa poi papa Inno- cenzo n, &i leggere il decreto che da U innanzi i ?e- scovi delta Corsica cessassero d^ essere sottopose alla ebiesa pisana. A mito questo fa presente lo stesso Caftro istorico, il qoalc conferma la tenala del con- cilio Idteranense nelP anno presente. Però in vece di calmar la dissensione fra i Genovesi e Pisani, questa sentenza maggiormente T acQsse.

( CRISTO ^czxiv. Indizione lu Anno di ( ONORIO II, papa i.

( ARRIGO y, re 19, imperadore 14.

Non oltre V anno presente menò sua vita CaìU^ sto 11^ pontefice d"* immortai memoria. Scrive Pan- dolfo pisano (3) eh* egli fece atterrar le torri di Cen- cio di Donna Bona, che erano una sentina d^ iniqui- tà, con ordine di non rifabbricarle mai più. Parla 'dipoi della sua pia liberalità verso le chiese di Roma, e massimamente verso la basilica vaticana con ahra sue gloriose azioni. Meritaviei ben più lunga vita ppntefice di si rare qualità. Ma Iddio il volle per sé. Caduto infermo nel mese di dicembre delP anno pre- seoAe, prese t santi sacramenti, e fra le lagrime e i gemiti di tutti gli astanti cessò di vivere sopra la terra*

(I) Ughell.lut. Sacr. in Archiep. Pisan.

(a) FancUl'phus Pi«Amis ia Vita Gallisii II.

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A ir V O HCOIT. iS

MoltQ si stende il padre Pagi (i), per aecert^re il giorno preciso di sua morte, pretendendo ch^ egU mancasse di ?ita nel di x 3 del saddetto mese, e fosse seppellito nA giorno segoente. Resta nuUadimeno, a mio credere, tuttara alquanto dubbioso questo pun« to. Pandolfo pisano, ch^ era allora in corte di Roma, gli dice data sepoltura nella basilica lateranense infe^ stipitate semótae Luciae* E Falcone beneventano (2), anche esso autore di quésti tempi, racc(Hita che egli terminò i suoi giorni duodecima di^ stante mensis decenAris» Probabilmente egli scrÌHO intrante. Co- munque sia, dopo sette giorni di Sede vacante fa eletto Lamberto vescovo d^ Ostia, nato nel territorio di Bologna, e persona letterata, che prese il nome di Onorio //• Tuttavia reiezione sua non passò senz» discordia e tumulta I laici principali di Roma erano allora Leone della nobilissima casa de' Frangipani e Pier Leone, ossia Pietro di Leone, cioè figliuolo di un Leone ricchissimo giudeo che s^ era fatto cristia- no^ come s^ ha dalla Groni<» mauriniacense (5), da s^ Bernardo e da dtri. S* accordarono questi <4) di trat- tare amichevolmente insieme, con segreto pensiero nondimeno di deludere V un T altro nel dar« un suc- cessore al defunto pontefice. Fece il Frangipane un^ aera avvertir tutti i cappellani de^ cardinali, che nella •eguente mattina portassero seco il piviale rosso sotto il mantello, con intenzicme di &r dichiarare papa U «addetto Lamberto ostiense. Ma, non so come^ 9S«

(1) Pagios ad Annal. Baron.

(2) Falco Beneventan. in Cbron. C3) Chroaic. Mtarinlac.

^ Ù) Pindolphos Pisanai 4n Vita Henorii II»

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3 4 AmtiMJt mhràUà

scodo» ad giorno opfNrcHo noMli t ?«mo^ neb àmm A t. VMMmào presso ftl LsUrano, qmwk renò eletto pepe Tibakh BoccmdHpecoraj cardinale di s. Anastasia, e eoi nosM A CstefiMs eoasenCendoTi anche lo stesso TCsee?o LanbertOi, e messogli addes^ so il pÌTÌak rosso, intonarono il Te Demnu IIqo era- no aOs Biatà, die Boberto Frangipane, forse irateUo di Leone, con dcnni suoi penidi, e con alconi deUa oorte prodamarono papa il soddetto Lamiberio V9^ scovo d^ Ostia, e il fecero vedere d popolo, il qnale è da credere che anahe esso V aodaaiò. Gran Asputa. dovette snocedcre, ma in fine prevalendo la polena de^ Frangipani, e cedendo con gionoaa nmiltà ai sud diritti il carenale Tebddo, restò papa V amlniioso Lamberto, cioè Onorio IL Aggiogne poi Y antere dcfla Tita ^ qaesto ponteioe, a noi conservala dai cardinale d^ Aragona (i),Ghe scorgendo Onorio dnb» tnosa e poco canoniea P esaltadone aaa, dopo s^ta giorni dolose il pontificato^ e con una nuova anK versde denone abililato e confimnate aaaò fjk ante- cedenti dife^ Sedfmiaoìeciio ipsims Bonorii md* nus eanomeao prooissofoi^ poH tofUm, éi€s in €onspectu patrum sponie mitram al mianUam, #a« JuUmi atque deposuk, Froiros oiro tam opiseo^ piy qvuan preshyUri al diaeom cordmaUs^ oUèm* Ui ipsius kumiUtotem, oi prospiciontet posio* mm, ne in romanam octiooiam aUguatn.indueor€WÌ nowtatem^ ^uoi perperom Joetmm ^fiuroij im mot ìius reformarunt\ et eumdem Honorium detmo advocanlts^ ad ejus vestigia prociderunty et fan- quam pastori suo et universali papae consuttam (i) Cardinal, de Araf^stà in Tila Qooorift IL

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A H « O IM^XIT. l5^

sibi ohedientiam exhibuere. L^abato iirfp6rgenie(i> scrive die une parte de^ Romani desiderò disverò. per fiapa Gualtieri arcivtico^o di RaTenoa, omiir rtUgionis iestimoftio $uUs commendaium. Ptà che oaai continuò in quest'anno la guerra fra i Genovesi e Pisani. Secondo ta testimonianza di Caflhro (9) ve* sùvano daUa Sardegna ventidue navi cariche di molto •Vtfe, scortate da nove galee pisane. Gintra d^ e$i9 a vele gonfie navigarono settìe galee genovesi, alla vi- sta delle quali intimoriti i Issasi, si rifugiarono nd pwto di Tado, e abbandonarono e$ie navi. I Geno- ▼ed con grande allegrezza condussero a Genova qud legni col loro valsente. Per attestato di Fukherto carootense (3) e dd Dandolo (4), si segnalarono in quest' lAno ancora in Oriente V armi de' Teneziànt,. «UMuandate da Domenko Michele \ato doge. Ciph cogli altri erodati formarono T assedio della ricchi»* asma e riguardevole città di Tiro, e tanto la strinserot ebattagttivono, che in tat qae* cittadini turchi e sa** taceoi forono costretti a capitolar k resa. Due paró d* esse dtlà toccarono a Baldowia re di Gerusdem» floe, ferita heredOaria jure FeneUds tam in wrbe^ ifuam. in pori» : sono parole d' tuia Fulcherio. Seri- Te il Dandolo che fu convenuto con quel re, ui in 0mni ci^iiaie^ quam caperent^ F'eneti unam ru" gam ( vocabolo iiranzese latinizzato, significante con- trada ) Jrancam hc^eavt^ écelesiam^ balneum^ cU- hanum^ mémuras etiàm hladi^ W/it, eV ohi: quae

(1) Abbai Unpergensis in Chron.

(a) Caflhri Aonal. Gencens L i.

it) Fokhcr. Camoteni. lib. 3.

(4) Dandttl. in Chron^ I. UJ» iUr. Itd. .

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Xfi tamàLi B' ITiLtA. '

omnia Ubera sint^ sicut propria regis. Et insuptr annuatim CCC, bysantia in Jesto apostolorum Peiri et PauU' de Juniu Tyri habere debent Molto più scrive Beroarcktief^ere (i) con dire che 81 doveano pagare ogni anno quatuor millia byzan* tiorum SaracenorurV' ai Yeneziani, e che prendendo Atoalona e Tiro, iertiam partem cum suis pariinen" Uii regaUter et Ubere obtinebunt. Tali conquide mirabiliiiente terrirono alla mercatora e ad altri rau- taggi de* Teneztam. lotesosi dipoi che Timperador £ Costantinopoli era dietro a ttcn danno alle terre di essi Tenettani, venpe la lor flotta a Rodi, e negando- le qoel popolo rinfreschi di TÌveri, presero quella città e le diedero il tacco con asportarne di molte rkchezte. Poscia se ne andò qaella flotta a Scio, e impadronitasene quivi passò il verno. Seguitando in- tanto la guerra fra i Bfilanesi e Comaschi (a), V anno presente ancora vide molti fatti d* armi, favorevoli ora air una, ora all' altra parte. Assediarono i Coma^ achi r isola loro nemica, ma non poterono ridarla alla loro ubbidienta. Impresero poscia i Milanesi r assedio di Como, ma colai bravura ritrovarono in* quel popolo, che loro convenne tornarsene a casa^ eolie bandiere nel sacco.

(i) Bernard. Thefaarar. e. ii8« T. VII, Rer. ItaL (a) Anon jma9 PoeU Comeof. T. V, Rer. Ital.

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il M O HCIST. 17

( CRISTO vcnv. Indizione m, ^ Anno di ( ONORIO Il^papa 3.

( LOTTARIO III, re di fiermania e di Italia I.

Fu Panno presente V uJtinio della vita di Arrigo ^a i re quinto^ e quarto fra gP imperadori (i). Con- cordano in questo &tto troppi storici : laonde non è da ascoltare dii parla di sua morte o nel precedente, o nel susseguente anno. Accadde questa nel a 5, oppure nel 33 del mese di maggio, senza di'* egli lasciasse prole dopo di sé. Tratto«si dunque nella dieta de^ principi delP elezion del successore, e fra i candidati si contavano (2) Lotìario duca di Sassonia, Federigo duca di Svevia, Leopoldo marchese d'Au- stria, e CarÌQ conte di Fiandra. Concorsero i voti del- la maggior parte in Lottarlo III fra i re d' Italia, e poi secondo fra gV imperadori, il qi^le contro sua voglia eletto nel 5o d"* agosto, fu coronato re di Germania nel di 1 5 di settembre. Erano passate fira questo principe e 1' ultimo Arrigo augusto molte dis- senzioni e guerre, per le quali Lottarlo, uomo per altro valorosissimo, era stato una volta assai umiliato, però conservava egli un mal talento contra tutti i di lui parenti. Tali erano fra gli altri il suddetto Fe- derigo duca di S ve via e Corrado suo fratello, che r Urspergense chiama duca di Franconia, perchè fi- gliuoli di Agnese sorella del suddetto Arrigo V, ed

(i) Abbas Urspergeos. io Chron. OUo Frìsingeosis ia Chron. Robertoi de Monte, «i alii.

(3) Otto Frifingeos. I. 7, e. 17. Dodccbin.in Chrpo,

MiaATORI, TOL. XttVlX. C r^rìh\i

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i8 amtAU s^ifALu

eredi del medefimo augaslo. Avea lo stesso Federigo eondòtte seco «Ha dieta circa trenta migliaia di com* battenti, sperando o col terrore, o col favore di po- ter conseguir la corona. Esclaso, rìrolse le anni con- tra del nuovo re ; ma per interposieione de^ vescovi si quietò per allora ; e gli fece poi più gaerra ne* se- guenti anni per mezzo ancora del suddetto Corrado suo fratello, dopo averlo coli' aiuto di alcuni principi suoi parziali creato re di Grermania, siccome vedremo andando innanzi. Non so io dire, se in questo, oppu- re nel seguente anno, come vuole il signor Sassi, desse fine a* suoi giorni Ottico arcivescovo di Mila- no. Ben so che a lui succedette Anselmo da Poster- /a (i). E perciocché oltre ad une strumento recato dal PuriceUi (a), da cui apparisce che questo Ansel- mo anche nelP anno ii35 s'intitolava arcivescovo di Milano^ %* ha la medesima notizia chiaramente confermata dall' Anonimo contemporaneo, poeta del- la guerra di Como (5) : come ciò possa essere, T han- no cercato eruditi scrittori. Continuo io a credere, siccome conghielturai nella predizione al suddetto anonimo poeta, che vivente il suddetto Olrico, prima deir anno iia5 fosse eletto suo coadiutore il mede- simo Anselmo, e che in questi tempi colla coadiuto- ria andasse unito anche il titolo di arcivescovo : del che ho recato un altro esempio di questo secolo nel- la chiesa milanese. Essendo poi mancato di vita Ol- rico o nel presente, o nel seguente anno, allora ^lon- selmo restò solo ed attuale arcivescovo di Milano.

(i) Lamlulphai junior Hist. Jfediolan. e. 37*

(2) Paricel. Mooomsnt. Basii. Ambrosian.

(.?) Anonymttf Comcnsii in Pocra. IV V, Rcr. Ital.

edbyGOOQlt'

Nòò pocèlJ ratti (fi gxtem^suéded^irtJtoé «ifeAirlj ia questo armo fra t HHane^si^é CotiAscW'^é?! 'ertela di fortuna. Tornarono ì primi air«Ì9è(M^ Ìi*€Mfafel>,**ianter ne furono valorosamente' tesfptdtt. Yane^ battaglie an- cora si fefcero ùel la^o Ei»^ òìsTsBfiitrC^ìmo, senza mai perdersi d^ animo' teni}er(»>fóHé4<C(»(ièi<diitcòn- tro la pofen^i dfe'' nemici. ^Msi^sbdò^ol passato a nù- glior vita Guido toro vescovo, comiftclarono da in- nanzi ad andare i toro affari di nrale in peggio^. Tornò neir arino presente a^Tensila' <i>) la, vittotóiHai flotta del doge di y exìéd^ Dòitleniep^ JUUhrìò^ i^rim». non- dimeno) essBtnifJo seguita ri>tt^!aMf9ll? ÌPXp^Tftdoiit di Costantinopoli Giovanni €omneHo^^ Iseepo gvien'»^ col prendere e darìe a saccole' iiolé di $friii6) Mitilo* lie e Andi-o.^'Yennli 'fHHriiaefl^éliàiGlainftam ricupe- rarono d&iU'é maBt,\rlègH'J^ogheri|èdttà dì^Spatatro « di Traù: ^ €«fciarono \ anché^ da!la< mtdtlHna^ tefii'a ^i Belgrado, eversa da qiKll«)4yb0 tatti iaL]X^iuabio, gli Ungh^ri ; e?qnin9diinàce<(u4i^^cioil gtaiiide; osiore dal popolo di Kard) dove si ifécifriaddÌatci^tòÌABfdclla pre-i da, feKfceraeotfe'e'oon itjrionTo «sii restìluilroAp^aUli Hda 'lor patria. Nella state delP anno pì^eeeat!!» i^Oenmesi ■cori die^ù^gaWe scorerà' il mare vdi- CpHielì e Saré^^ 'gna sino a Porto-Pisanò (a), con freifd^.iinoiti^Pii "stfni. merd e légni iie^ mede8i|«i. Tr»f!Bi(t>rfoQora>Aifii€i 4or cock;a, che portava qnattrocentO'tiosttQixe^uns'ii:** co caticò, W pérseguilarijno |>Qr quattro vg^orni. Per Yortuna di nàare fti ^d? ruppaJalcitKia ; ima cfuesta anc)^ poi a rorti'perài airimboecatarft détt^ àrnon Pr^9P(9

(i) Dandul. io dhron. t. Xll, Rèr.* Itaì.' SiéaM: io-

Chron. T. VII, Reram Italicaram. (») Cfiirì An„.I.GeBnen». 1,J. TcM^r. Iwt

?0 AH^ULr p' IT^JLU

dipoi cj»o9lM|H^airimo.9if»Ki^ii^ neltit^di tellem-

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. . ^{MLOT'FAaiO 111, di G^rmeaia e dj

Otttttfelgtfé'acfci^scimeoto "di polema si fece io qfMe^leflipi p'er^aitesiaio di Dodeohino (i) alla litìea |[er«atii«» d^ftt««te«rt^ dncfei di Baviera. Cioè in ^wMo, «fpo^e iiiélP'Siuio^reeedente, mancò di vita Arrigo il Nero^ duca di 'Baviera, il: quale •' era riti- rata ntlmoiiij«érGiidfc^l^ìag6rt{2)vobn lasciare ^i fittóad irrigò IF" e Gtueì/o Fl^snm figliuoli, fte- stavono di lui ancóra Ctfrrada^ che sprezzato il mon- do,* «ori pbi iil«aticetWi.*;tadtilà,' e quattro ^figliuo- le, fra Ir quali GiìittUia^ maÉ*itata: con^ Federigo du- ea -di Sfèt^ ib mislirerdel fòmbso imperadore Fede- rigo /, «épraiiDoitatDato < Barbarmsa. Ora il suddetto Arrigo. fV, che p«i Tenne. da( alcuni moderpi scrittori appellato W Supèrbo^', pef dittioguedo. dagli altri, di questo nomte^^ considerato dal re Loitàrio per quel ptttficipe «he meritasse più degli' altri la confidenza ed amore «uo; itante la sua potensa,e ipsi^me T antica Aimistà che paìssara ]ira la «asa de* Guelfi, il cui sàngue e 'ta -cui -eredità era paitota in («li» ^ ^ ^^^ Gfatbefiimi, éé cuìMisces^o i tre Ultimi Arrighi imr peradpri, con. l^ciar. ei^di ancl^e delle toro gare i

(i) Oodeckioos iu Chreo. .

(a) Cl^ron. Dfoaaster. Weizgart. ^ ,

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éùe ftaftéffi Fecleipìco duca -élf Svetia e Corrado. Per*, ciò Lottano, affina di ma^^ornd^t^' At^^steré la' possanaa di Arrigo IT, duca di' Batterà) gli conferì ìm qnest* anno anclieil ducatt» àéih SaMonia: eon cto eg)i potea paragonarsr arre, se non hel> titolo, certa^ meote neiràìnpiezza del donàioie, ^pierohè- allibra I nobilissimi ducati dèlia latieira e Sassonia èrana <il maggior estensìoD«y «he oggidì'. ' Uia sdtro riflesso tb* in il lioffaHo,. perchè già 'meditava di darb hi moglie ad esso* AiiriKò t^ unica nia figliuola ^e^ trudà. Anzi ti dn nìancaha scrittori- (i)' che credono óontemportinee lali nozze ifielébrfele nett* anno snssei- guente coir investitura det ducato della SaSèpnia : forse (Jucito può sembrar' pia J^robabile: U annd/ presente Vei'i^inihnente qu^ fir inselli Anselmo ék Posteria, novello àrdvescoTo eli Milano, coniro' la volontà del suo dero é Spopolo st'pcfrlò a'Rdma, pe4p trattare del pallio che il papa ricusata d' inviargli a Milano (2), À questa sua risoluzione si opponeranp i Milanesi, pretendendo una novità pregiudiziale alla dignità del loro arcivescovo^ il dover andare a pren- dere in Roma quel pallio. the i préoedenti pontefici per li loro legati avocano inviato Sa addietro a Milano. Colà giunto Anselmo, ebbe un . beli* allegare pririlegi e consuejtudini favorevoli al suo diritto. Papa 0/zo- rioJI saette ^do in volere che ricevesse il pallio o dalle sue n^ani, o auir altare di s. Pietro. Anselmo chiesto, pfir ere a Moberio vescovo d'Alba, cheij dif- suase dal sottpporsi a questo sagrano e discriuJijo, ^e ne tornò senza pallio a Milano, ma non fu ammesso

(i) Helmoldus Chroo. Slav. ì* i^c 55. '

(a) Landulphus Jiuiior Hiit. MedioUn. e 58.

netpaUitoafOhfepif^paUk, te 009 4op<r«Ttre Vber^ tu d^ ]Miir«gQ»i|P #410 c^Ac«Uiere, e il vescovo d' Alb^ giurato- eh^it^litata :a»e% aocom^oUto i pregiudizio étfOLQi» àéUia\m^*mhfa^m. In ^u^t^'anao aacora» per:atte«Uià di Caffaro (i),,i (xenor.efti colla lor flot- ta f4viìr0it0<iqti|lal)0<m(4'Ar^. Sbar<;ati, fai:oao alle ibaaì colla fiMtofài Qpif#Uc9«k def Pitani. Passati pò* f da a Yad99 4Ì9triiiiero qiMsi tuttp; (juel castello, e di nUèvi» per battaglia s^ impadcoiMCona del castell» di Kombiooty eba già si comia^iia^^ a rifabbricare. Potrtaliti dipoi )ìn Corsica, presero jl castello di san GioTai^;C(y¥fare pr^ooì tracento Pisaui. Parimeqk- (te ìAì q/mH'' «Vino (a) tQmòt resi^rctto de' Hilaoeai coQkfa.lieUa .cfttlfi d| QofìQi coq blopcarla.ed occupare ile colUi^d'iiitorQ^,i# l|s Yalledi s; Ittartioo. Eraao «oi Milanesi, an^he i {io4igiaoi e Cremascbi) coir aiu- •Ao^de" quali jbì reoderooo padroni della Talle di Lu- ;ga0M»: Sciatore più perciò peggioravano gU htkd del .popolo <)<MDasc9. ,

-' ' ( CRISTO ifGiivix. Tadiùone r.

j Anno di ( ONORIO li, papa 4.

( LOTTÀRIO in, re di Germama e di Italia 5.

' Diede fine in quést^ anno alla sua ?ita in àalerno, capitale aHora dei dùcbl di Puglia, nel di ^o di lu- glio (5)' Guglielmo duca di Puglia, compiuto di po- co 1^ anno trentesimo di sua tita. Non avera egli ri-

(t) Caffari Aiioal. Gennens. 1. i.

(a) Anofiycoas Posta GomeosU T. V, Her. ìtal.

(3) Falco BeuetentaQUs in Chroa.

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A ir II 9 iiexxvu. aS

cavala prole di «uà mogUo, figliuola del principe di Capua^ la qpgl^ vinta dal dolore, tagliatili i suoi, bei capegUy fra UJtigrimf e, gli urli andò a gittarli sopra il petto del defunto c9I^ort^. Co^c^rse ancora tutto il popolo di Salerno ^ deplorar la morte di ijueato buon principe, il cui cadavero con ideale magnificenza fu seppellito in quella metropolitana. Appena arrivò questa nuova a. Uuggieri conte, di Sicilia, che non perde tempo a passar, qon saette galee presso a Saler- no^ e di si studiò d"* indurre quel popolo a pren- derlo per loro signore, allegando la stretta parentela e la promessa attagli dallo stesso duca Guglielmo di 4ichiararlo suo ere^e in fp^cansa di Qgliuoli. Hanno anche scritto alcuni, ,che veca^nte Guglielmo col suo testamento gli inant^nne la parola, ma di ciò non resta alcun bu9n fqp^meoto. Sie creder voglis\- mo a Falcone b^nerentaoq, pef dieci giorni si fermò il conta IVuggieri in paye^ cercando pure di tragre alle sue voglie i Salernitani, che trovò molto alieni dal darsi a lui, forse perchè riputavano erede più le- gìttimo e prpssimo a|> intestato Boan^ondo 11^ prin- cipe cU Antiochia, nipote di Roberto Guiscardo, op- pure per altri motivi. Ma finalmente chiamati a par- lamento que^ cittadini col loro arcivescovo RomoaU do, diverso dallo storico, con si belle parole e pro- messe di buon trattamento loro parlò, che fatto dipoi generale consiglio, V accettarono per loro signore. Alessandro, chiamato da altri abate Celestino, ma che senza dubbio si dee appellar Telesino, perchè abate <li Telesa, scrittore di quesU tempi, aggiugne una {particolarità, cioè (i) che i Salernitani parlando con (0 Alexander Tel^inas de Gest. Rogecii 1. 1, e. 5.

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«4 i!ftfitr D^tìpAil *'

Sarofo, otiia ^rotò, mtHo dtì éoii'e, esagerarond gli ag^vi loro fatti dal duca GugKeInìfo e da' tuoi flnttfceitori, e die tetnenda altrettanto dal conte Rug- gieri, non gli si Toleatìo sottomeltere. E petchè Sa- lolo rispose loro con qualche riHatìia, se gK avven- tarono addòsso, e 11 privarono di vita. Non ostante grave offesa slette fermo il conte ; e dissimulando il suo sdegno, seguitò a trattdrrfinchè indusse quel popolo a ricevierlo per principe, a condizione nondi- meno che restasse in loro mano la guardia della torre maggiore, ossia della rocca. Ruggieri, uomo che ben 48pea il suo conto, accordò loro tutto, pvirchè si met- tesse in possesso éì Salerno. Altrettanto fece con Rainotfo cónte di Alffe, à cui concedette esorbitanti dimande, per averlo dalift suai nella già incominciata conquista delia Puglia. L^ esempio di Salerno i\ tirò dietro gli Amalfitani, ch« net darsi ai conte Ruggieri Ottennero ancV èssi di ritenere in lor poterete for- tezze di quella città. Aggiùgtìe Falcine, cHe il conte 'Ruggieri ridusse dipòi alla sua ubbidienza anche le dttà di Truja e di Melfi ed altre parti della guglia, e se gli suggellarono alcuni baroni di quelle contra- de. Ma giunto a Roma P arviso di questi progressi del cohle Ruggieri, ' sé' alterò forte papa Onorio ' ILcoh tutta la sua corte, tra perchè dovea pretende- re devoluto il feudo della Puglia alla santa Sede, e perchè nun gli dovea piacere l' ingrandimento d^ un principe signore della Sicilia, il quale se diveniva pa- drone anche della Puglia e Calabria, avrebbe potuto dar la legge a Roma stessa. Però oominciò a far prati- che per impedire gli avanzamenti del conte Ruggieri. Passò esso papa a tal fine a Renevento, indi alla

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k É it ti ticxtrtti aS

dttà ài Troja', che 5T1 prestò ubbidienza. Gli avea già il tonte Ruggieri spediti émboisciatori èon ricchi regaH, pet impettar P inréstitnra del ducata di Puglia e Càfabna ; e tuttoché esibisse di rilasdare al papa la città di Troja é Mootefosco, niun partito si Tollé ascoltare, essefadò ihsperaozato H jpontéfice di 'metter sotto* V immediato suo domiuio tutto quei ducato^ oppiu*e disegnando d* investirne^ il giovane Boam6o«> doli, principe d* Antiochia, a cui con piò ragironé appartenevano quegli Stati. Ora reggendo il conte Ruggieri mal disposto ver^sò' di lui TanUno del pa- pa, comandò a^ suoi ufiziali ^t cominciar le ostilità coutil la ciUà dr Beàievento: ti che fu cagione ancoi ra, ch'esoso papa Onorio si trasferire colà. Quivi egli Tulminò la scomunica contra d^essa conte, e di chiuD^ que gli prestasse aiuto :. il che servi a Rainoifo conta à^ Alife per abbandonar Ruggieri, e seguitar la parte del romàno pontefice. Dimorata tuttavia in Safernb il cónte Ruggieri, é*di spedi altri ambasciatori a Benevento, pregando il'papa di concederglt il ducati); ma fìirdAo ancor québti rimandati con 'sole dura rr- aposte. Il perchè! Ruggreil perduta la pazienza, e co- Doscendo^ volérci altro che preghiere è parola per piegare T animo indurito de! pontefice, ée' ne tornò in Sidlia,' risoluto di cercar colla fonia ciò che non poteva ottener colle manière amlcfieVòfi ' di pace ; e senza^cen2a del papà àssunèe il titolo di duca. In^ tanto i Milanési più che mai ansanti di sotto mettere la» città di Como (i), fecero venir da Genova e da Fisa buona copia d' artefici, atti a fabbricar navi, ca- stelli di legno, grosse baliste, ed altri ordigni di gner- (1) Anonjmas Poeta Gomeosis T. V, Eer* R»i. ^

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«6 A9Hjg^ !>' ^^H

ra. Ouepofo^., gagUgrcti, tf^cporti . df B»TÌa, Norara, Yerc^ll^ A8^9 All^ Albei^PUcenza, Parma, Mai»» to^av,f)errara, B<^o^iìa, Blod^na e Yicefiifa^ siccome ^ncpriidal ccMatO; «jfi Q^i^dr^te, dalia Gariagiiaim .p da altr^ parti» D^.i^^ie vegnia^ijr» «^posc^rct c^ ti4<» le fi:|dd^t^'€Ìt^§i,gQ?erq8|Y9po a fe^^bhlica» più.eraD9<ga,v^f)aAedfmiiii«tn imperiali. Cqd .questa poisfejQte eiercitp^st R9f^^999 ^ i^ilaoesi pìji asseóìq di j^mo, cl^^ fu con vigore sosleopto da' cittadini, fiacbè fbberaiQi;:^,^!! iq fìi^e reggendo v^cin;» la ro- vini^ loro, presfrj^, la; ris^li^iV^e d^imbarcfyr tioa qp^ le t^Ue le loroi^pv^ief^ fi^l^H 90I meglio ddle sor ftafiie.; e lattojp^Jo ^es9o,t^mpo ni^ graiid^ strepito xiell^ città,.e ]apa,,^4*ti^.sopr^ i nemici, affinchè naa i^quie tasserò le. prepi^ate oayi^ anch^essi dipoi im- barcatisi ^ul Lago, o^vigfrono al pastello di Yico, con .«^^ìiìO. di quivi T^deii'e cai^ la lor libertà e la vita., latrati Ifij seguente , ms^iiì^ i IMU^Hj^i oella dttà> si .awiderxjiL della fuga 4bS^ì abitatori^ Pi pafsarono fi4 suddetta fastidio di Yico, mai trevAQdob ioe^pvigoi^ biie^ e nepe^saf io gw^n t^pq e spesa per . vincere la costane de' Coi^asd^) diedero fiiMi^enjte oi^^chip ^Ue proposizioni. di|>afe. Fu questa Ipfa^ti stabilii^, cpi^j^ryati } b^qi ^,ciltadipv, ma coqd^nnata le città a perdere, le mura ed ogpi altra fortezza, e a presta- re ubbidienza e tributo, d^ U, innanzi a Mil^Qo^ Pre- J^yero il Paricelli efil pa^T^ Pagi, che T eccidio di Como seguisse qell? i^no s^^egi^nte 1 1.38, e il si- gnor Sassi (1) ri ferifce^ altri autori del medesimo pa- rere;, j^aessfiido coacordi gli storiai milanesi e co-

(0 Saxius in Net ad Lei|idc|]plmm jonior. e 3;.

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maschi, e Gahano Fiamnu (i) io riferir qacitQ 6uo air aana praftente^ pon predo ioha t^ abbia da dipar- tire dalla loro opiiuope« E maiaia^anenle pisf che «el- r aotico cal^Q^ario milaoettfda, me pubblicato (s), è Dotalo anno Domini MCXXFII ct^pta eit civUas Coménsium, Forse i pfimi autori parlano della pace probabilfueiUe. coBfihiusat fieU^anno Ae|^e^e| ^i aM della ippesa disila citt^ accaduta nel pres^nte.^ Ed ecco come,, liberai^ }e pilla lombarde^ dal ^ogo stra- nierq, comincbrqno a Tq^ere T armi T upa conU;^ r a||ra5 male che D|ùrereiiip ai^dar crescen^^ perla flaatta; a^pbizioae,, da^^cui c^i pijù può, più d^gti altri alleni $i las;cia j^y^ertire.j' Celebrò il, re I^ottariq^la feM di pentecoste; \n Mer9ehurg(5), ubi (Recentissimo muUprum prinoipUfm ì^hito con^entu imicam et di* UctfmJili<H^ siUfim Gertrudem glorio fo Bayqriae duói Bcn^ico^ dufiis Heinrici^ et F'ul/idaef ^^^^ 4uw natm^f fiUo^ (mm multa honorificentia in mn* Uwionii bottore ^iwU. Ij Urspergepse nar^a (4) cMm^/ Augusta neiurpno celebrate le pozze cqn rai;a amim^WTAt Io jDke fo mefizione, perchè f^tt9 ^«t- uole alla lioea es^os^ di Gennsgifia. ; , ' >

(0 Galvam. Flamini Manìp. Flor.T. Xl, Rer.'Ital*

(2) Rtr. Italie. Par. II, Toni. II.

<3) ÀmwlifU Swxo.

.'(4) ViMpcrg^asLM CJUrofkic.

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aS AVVILI VtfktlM

' ( OOSTO aczxnit. lo&imie ^. Modo &i ( ONORIO H, papa 5. .

< LOTTARIO IH, re £ Gtnmm e di

ItaBa4.

' Nel £ 19 di dicanbre d4ll*aoiio prefcedeiHe ei^ mancato 'di vita Giordano //, principe di Capm (i), à coi f Qceedétte Roberto 11^ tao figliaolo; Per qoé- sbi cagióne, cioè per sostenere i firitti deHa sna ao- vVanità, si portò /^ò/ya Onorio nei^ ^o cK dicembre a Capaa, qtiiti accolto con jarie finene da Robert». Intitati poscia i Tcscoti ed abati stf principio di qoe- st* anno con gran pompar tfd aHegria tRa preaenza del sonano pontefice, Hoberto fa onto'prfndpe e prta* r ioireatitura da esso pepa. In td tongiantara pepa Onorio nelìa copiosa assemblea dé^ prelati e baroni espose le sue doglianze contra di Raggteri conte ^ StciKd per la gnerra ' mòssa et Beneveatam, e par Tasorpazioné ^ vari Inoghi delfo PttgKa, in^kan^o tolti alla difesa idi qtiegii Stati, siccome dipeodemi dalla Qùesa romane, e dando indulgenza ptenafk « chianqae morisse in quella spedizione : ripiego stra- no, che ito^UiTfa comincia a diventare ijia moda, con idx servire la religione agli interessi temportli. ito- Berto principe di Capaa, Rainaiyb conte d^ Alìfe, Grimoaìdo principe, o per dir megKaaignore^di Beri, Tancredi di Genrersano conte di Brindisi, Ruggieri conte d^ Oria ed altri conti e barom*, tatti con prò-* meue magnifiche assonsaro la di£esa dei diritti pon- tificii, e si prepararono a sostener la gnerra coatra (i) Falco BeacTentanas in Chroo.

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Il ir 0 ficxx^rjau 1^9

dal cotilf Rjiiggifrv Qo^fermò di ov^vo il jp^l^a Uolo iyi, qu^i^io djpoi'in Troja^Jf «comu|}ica|coiitr?| d^^s- sjo Hu|[g(e/t, fa ioviò il prìQcipc| di Capua col, conte ^a^QoIfo sii" ass.edio del castello della Pillosa nel di R$ di g^DoaiQ, e eoo esso loro più di duemila Beoe- veptani. Ma ossia che T osso fo>se darò, oppure, co- me fu allora creduto, che quei comandanti non ope- rassero con buona fede, nulla di rileTante fu ^tto per impadronirsene ; dei che 'conciepi tale sdegna il pontefice, dimorante allora in Monte Sarchio, che «e Be tornò nel distretto del ducato romanp (i). Intan- to venuta la primavera, il raloro&o conte Ruggieri con un poderoso esercito di Siciliani passò io Stret* to ; prese e spianò ie terre d' Unfreda ; se gli «rende- rono Taranto ed Otranto, città di Boamondo juniore principe d^ Antiochia, il quale miseramente poi nel- r anno II So restò ucciso in Oriente dai Turchi. Si inoltrò il vittorióso Ruggieri, e stretta con vigoroso assedio la dttà di Brìndisi, talmente la battagliò, che la costrinse alla resa. Colla stessa felicità s* impadronì della città di Oria e di molte altre castella. A questi dispìacevoli avvisi tornio papa Onorio II a Benevento, seco conducendo circa trecento soldati a cavallo ro- mani; e ordinato a Roberto principe di Gapua, a Hainolfo oonte e a^li altri baroni di prendere Tarmi, andò con grandi forze per opporsi alle' vittoriose schiere del eonte Ruggieri. Ma questi unita la sua gente, venne a postarsi al fiume Bradano, e quivi si accampò. DalT altra parte anche T esercito pontificio mise le tende, seDsa osare l** una ne T altra parte àà guadare U fiume per cercare il nemico. Alessj^ndro (1) Abbts Xelesiaasi. 1, e. is.

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%0

rf)à^e tetemò scrive, eskebi Wttertirto-Rugjjieri' per rltercnza di sotamo' pontefice! Àll'^iikcoDtrb Falcd-^ ne (i)J fatorevóle a3 èisò ^ontetìce, ècirivé'fche Rug- gieri, sentiens apostdhcitm cum exercitu QaTidó mi- lifum et pedituìh^ hiharonìbyls ^suis^ad\fersus^ Se ^e- nientem^ in montana ' séceisity deyìtiini apostolici viHutem^ ne aìiquo mqdo aliquid ei 'sìnìHrum con- tingerei \ et sic per guàdraginta dies àpostoUcus Hit ardenti sole hiensis jùliijatigatus comiiem illum óhsedit, ^anta inazione, è ì^ essersi cominciato a scarseggiar <K viveri e <Ìi paghe nel campo pontificio, cagióne fu che disertavano a furia i soldati, e lo stes- so principe di Capua, siccome persona di delicata complessione, non. potendo reggere alla sferza del caldo estivo e agli altri (iisagì, spiantò il suo padiglio- ne per andarsene. Falcone, Tautbr della Yita di que- sto papa (a),'ed altri scrittori, incolpano dVinfedeltà que^ baroni, quasiché cercassero ^enza ragione molivi di ritirarsi. Comunque siagli saggio papa, veggendosi esposto a pericolo di disonore e di perdite gravi, se- gretamente mandò Cencio Frangipane ad offerire al conte Ruggieri l' investitura del duc^o, promettendo di dargliela in Benevento. Altro che questo non cer- cava Ruggieri, e però furono d^ accordo. Àndossene il papa a Benevento •, gli tenne dietro Ruggieri con un buon corpo di sua geiite, e andò a postarsi nel monte di s. Felice fuori di Benevento. Pretendeva il pontefice che Ruggieri entrasse nella città a ricever quivi r investitura ; ma Ruggieri principe cauto ed accorto persistè sempre in dire, che fuori e non en-

(i) Falco Benevent. in Gìiroii. f,

(a) Cardinal, de Àragoo. in Vit. PfAff(Ui^*

A H !f o ^«lastviii. 5 1

Irò à\ BenéTcnto avrebbe rioenilo le grazie pofltìfi- cie. Convenne pertanto che il pap» uscisse, e fatto r abboccaménto al ponte maggiore presso il fiume, nelP ottava deirassunzion <}el1à Vergine, quivi pap^ Onorio II invésti il conte Auggreri del ducato di Puglia e Calabria nella stèssa forma che %* era prati^ cata con Roberto Guiscardo e col suo ligliuolo e nipote.

Si lagnarono forte del papa per questo segreto accordo, fatto denza lor pàrticipazione, e senza parola in lor difesa i baroni e le città che tenevano la parte d^ esso pontefice, perchè restavano alla discrezione del nuovo duca Ruggieri. Ma ebbero un bel gridare. Dopo avere il papa in questa maniera assicurato il suo diritto, se ne tornò da a non so quanti giorni a Roma. Non v* era ancor giunto, quando una parte de' Beneventani crudelmente uccise Guglielmo go* vernatore pontificio di quella città. Adirato il papa proruppe in molte minàcce, e spedì il cardinale Ghe- rardo a quei governo che trovò avere i Beoèventani formata una specie di comunità, senza però dipartirsi dair ubbidienza del romano pontefice: Intanto ii du- ca Ruggieri si portò alP assedio della città di Tro- ja (i); ma ritrovandola ben munita, e i cittadini ri- soluti df difetidersi, si ritirò, attendendo poscia ad entrare in possesso di Melfi e d^ altre città che gli aveano mandati ambasciatori. Dopo di che avvicinan- dosi il verno, andò a Salerno, e di in Sicilia. In Lomt)ardia parimente fu gran novità in quest' anno. Fetierigo duca di Svevia e Corrado suo fratello, sic- come figliuoli di Agnese sorella deir ultimo Arrigo

(i) Olio Frìsingensis ih Cbroa. I, 7, e. 17.

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3 a 4RVAU D^ITAI^U.

angusto, prQjtendeano a! regna e alP imperio, e -per* ciò dicemmo Data guerra fra loro e il re Lottarlo in Germania. Pensò Federigo di fere .un bel colpo, col- i^ioviare il fratello Corrado in Italia, acciocché 'si pro- cacciasse questo regno (j). Doveva essere preceduto falche segreto trattato coi Milanesi, perciocché ap- pena comparve in Milano, che quella nobiltà col po- polo tutto si dichtairò in suo favore. Soggiornava in queajti tempi Par ci vescovo Anselmo fuori di città pelle sue castella \ fu chiamato per parte del clero e popolo a far la coronazione di Corrado, la. quale in- fatti si esegui nella festa di s, Pietro di giugno in Monza, con dargli T arcivescovo la corona ferrea nel- la basilica di s. Giovanni Battista, e dichiararlo re d' Italia. Fu da a qualche giorno rinnovata queséa funzione nella basilica di s. Ambrosio di Milano. Al- la prima coronazione si trovò presente lo storico JLandolfo da s. Paolo, ina per suoi affari mancò alla feconda. Scrive egli dipoi d'esjio Corrado: Hunc namque gradientem per comitatus et marchias Ziornhardiae^ et Tusciae^ comites et marchionet cujuscumqiie nobilitatisi 9Ìri potentes et humiles^ cum gaudio susceperunt et amaverunt Ma coloro die gU fecero resistenza, il vollero per loro re, ejus acutissimi gladiifortitudinem^enserunt^ atgue mortem et confusionem^ reu Anselmus marchio del Busco^ et illusjtrit .... c,omeSy susceperunt. Uno scrittore tedesco s' immaginò che questo conte, di cui s' è perduto il nome, fosse Alberto^ q Ingelber^ to^ dichiarato,. per quanto egli crede, da pa(« Onorio marchese della Toscana, con citare un documento da (i) Landulphus junior JSist. Mediol. e. 3^.

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A^n II o Mcjnfui. 35

me prodotto (1)910 cui sMacootra Albertus Dei grafia marchio et dux^ lege ui^ens salica^ coope^- Tante gratia et beati Petri^ et domini papae Hono* rii efW viearii munere^ ec Ma questa non vuol di* ire ch^ egli fosse marchese di Toscana. In questi teiOf» pi si truova Corrado^ marchese Teramente di Tosca- na, siccome ho osservato altrove (3), e si truo?ano documénti che padano di kii agli anni 1 1 a i e 1 1 ag. Queir Alberto^ £ cui è fotta menzione nelle Anti- chità estensi, si tede creato da papa Onorio II m^r^ chese e duca dopo la morte dotl^ ultimo tmperador6 Arrigo, con dargli V inves^ura de' beni e Stati delta contessa Matilde; ma senza ehe egli esercitasse domi- ììio alcuno in Toscana, in Mantova, Ferrara^ Modena ed altre città, sottoposte una voha a Matil^ de. A noi dunque basterà di sapere che Corrado in- coronato re, per tale fu riconosciuto, non dirò tutti, bensì da moltissimi in Lombardia e Toscana'. Ma che ? li pontefice che avea approrata per mezoo de^ suol legati V elezione del re Lottario, mosso db lui pubblicò contra di Corrado una terribile scoma** nica (5) per cui cominciò tosto a scemare il suo cre^ latito, e fu in fine annientata in Italia la di lui potenaa.

0) Anticliità Estensi P. i, e. 3o.

(a) Antiqait. Ital. Disserk. 6.

(3) Otto Frisingensis in Cbron. I. 7, e. 17.

IrtUUTOM) voli «XVn. DigitzedbyGoO^e

34 AWITALI D* ITALIA

( CRISTO Mcxxix. Indizione tu. Anno di ( ONORIO II, papa 6.

( LOTTARIO III, re di Germania e di Italia 5.

Nella Tila di papa Onorio II è scritto , che egli (i) dekgavit Petru» presbyterum cardinaUm iìUdi sanctae Anastasiae ad paries Rwcnnacy qui d^posuii aquiìejensem^ et yen^ium patriarchas. Il cardinal Baronio (a) non ne seppe il perchè. Ma Ber- nardo di Guidone (3) ne adduce il reato, quia inve- nit eos scismaticis favor ahiles extitisse. Il Dan- dolo (4) scrive, quia sdùsmaticisfaerant f autor es, Tolomeo da Lucca (5) aggingne un forte. Non si può, intendere questo deirantecedente scisma, p^r<;hè la pace avea abolito tutti i delitti e processi. Adun^ qne, siccome subodorò il Sigonio (6), potè piuttosto procedere la loro condanna per aver promosso, o abbracciato il partilo di Corrado usurpatore delia xorona d^ Italia contro il giuramento prestato al re Iwitarioy cioè un principe approvato dalla santa Sede. Da una lettera scritta in questi tempi dalP arci- vescovo di Salisburgo al vescovo di Bamberga, che

(i; Cardinal, de Ara g. in Vit.Honorii II, P. I,T. 3;

Rer. Ital. (a) Bacon, io Annalet Ecelesiasl. ^3) Bemardus Gaìdonis in Tijt. Uonorii II, P. l^

T..3, Rer. lUh

(4) Bandai, in Gbroo. T. XII, Ber. BtL

(5) Piolom. Luceos. Histor. EccIck ^) Si|uQ. de Regno ItuL

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ANNO' xauHz. 35

fi legge fra le raccolte da Udalrico(i),iiiip&rìaiBo che fa eletto in luogo di Gherardo^ stirpe inutile e piena di vizii, un altro patriarca che era decano di Bam- berga, uomo dabbene, e perciò eliminatam Juisse veterum spurcHiantm^ quae tongo illic tempore dominala fneriU^/oeditatem^ quum ahjecta indigna satis- omni eceìesiattico regimine persona j clerum et, populum vidimus tam honeste tamque eanonice de alter ias substit\iUone cogitare. Qm nulla si parla di |(9sma ; solamente è accusato qiael Gherardo^ ehia* i9ìato. Riccardo dairUghelli (a), di inabilità e divi- ù, £ però le lodi a lai date dal Candido, da esso Ughelli e* da altri, si debbono cancellare. Ma eletto che fu il decano suddetto, quel clero il perseguitò in maniera che fa obbligato a fiiggire, e noi non sap- piamo se quei Pellegrino che gli tuccedette, sia lo stesiso decano. E' nondimeno da stupire come tali scrittori parlino della depositione di quei due patriar- chi, e nulla dicano di quanto a^lfcnne ad Anselmo arcivescovo di Milano. Noi certo abbiamo- da Lan* dolfo da Si Paolo (7)) che Giovanni da Crema cardi- nale romano, venuto a Pavia, qui raunò un concilio de^vescovi suSraganei della chiesa di Milano per isco* axunicar<; il suddetto arcivescovo,, perchè egli avesse coronato ed al^to Corrado, al regno contro il ^git- ij^o r^ Lottarior' Anselmo, udito questo ruardfe,. spedi colà ipolti de^ ^uoi per pregarli di non ]^ce- dere avanti senza ascoltarlo ; ma ilcardinale e i ve*

(i) Udalrlcas B&mBergensit Còrp. Hist. Eccardi T. J2^

p. 358. ^)>l£jghèn. lUA, 5acr>T. ¥.

{?>) leodalp]>ps|unigr fljft' MedìQLe. 39.-

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É6 AiTNALl D* ITAtU

scovi, incitati da alcone città che adarifamo ad esso re Lottario, ntuna dtlatiose vollero accordargli, e ful- ffiitraroQo contra di hii la scoAutiicA. Dico- h t ooma- nica, perchè non parla quello storico di deposisione. Anzi a^giugnè che la maggior parte de^ Milanesi, fin-» thè visse papa Onorio II, tennero per loro pastore il soprammentovato Anselmo. Qìiàli poi fossero le città contanti neB^ ubbidienza al te Lottano, lo spiega il medesimo storico con dire: j4ì papienseSy cremo- nenses^ novarienses quoque^ ei earum episcopi^ et aliarurh' ciintatum^ praedicantes hoc regiatn opnt J^nselrhi contrarium Deo^ et magno regi Lotha^ tio^ nequaquam iìUus pontificii {cioh di Anselmo) Ugationem susceperunt^ ged ipfum pf destante car^ dinali Uh Jàhdnne éxeomrttunicaxferìxnL '

È\ Aggiunse ai moliti di nimiciziar fra le suddette città e Milano, T altro della nobll tema di Cremr, og- gidì città., Era questa sottoposta nelb spiritaale e temporale a Cremona, e ribellatasi implorò la prote- iioQ de' Milanesi che Tolentieri ne convennero, sic- come popolo potente e rivolto ad ampUare il dominio, è a sottomettere vicini. Però i Cremonesi collegati con quei di Pavia, di Novara e d'altre città, mal occhio miravano il soverchio ingraudimetito de* Mila- néisT, lóro 'mossero guerfa^: guerra fehe costò poi tan- to sangue, é parecchi anni durò. Ma che divenne del suddetto Corrado re ? Lo stesso Landolfo narra che f Ortis '^manus llonàrii papae ipsum resupinavity atque ad^ Grermtmiam^ x quasi ad sua propria loca redire /ecit. T'ha chi crede che la di lai ritirata seguisse nell' anno presente, o nel seguente, ma aon ne appariscotto le pruove 5 e che «òf ayveoifie sole-

A K m o uaojs. 5^

«cttte oAlf «aqo iiSa lo vedremo fra poco. E' statQ creduto ob^ eMo re Corrado so|^oroaf«t tuttavia ìq. Lucca nel di 4 di settembre, perchè eepoudo i' alte- «latodi FranoMco Maria Fiorentìoi .(xì? io quel giofr 1^ e hiogo cMcedette un privilegio al saoni^tero ài s. Pcmztaiio. Ma da abbracciar »i fatta opinione de^ ritenere ognuno ii T«dere, ch^egli in esso privilegio « intitolato C^nraéas dmna gratia M^ki^nnatum iiux^ H Tkusoiae praeses el marchio. Se si trattasi- se ^1 già menzionato Corrado, coronato re in Mila-r no, avrebbe ^li adoperato il titolo di re. Però mar- chese di Tosc«aa era in questi tempi «n Corradt^ diverso da Cotrado, licatdlo di Federigo duca di 6uevia ; e questo uHimo, se crediamo alP Ur^pergeor se (a), era duca di Franconia* Per conseguente uctpp por sussiste ohe Corrado Joarchese di Toscana foss* «potè di Anrigof Y, augusto, oome immaginò il sud* iletto Fioreotiai^ Di^queato Corrado marcheae ^ Toscana iìo io.fHibblicato du« diplomi (E), spettanti air anno iiao e 1191, i quali ci fon conoscerfi ch« ^U vivente ancora Arrigo quarto fra gV in^peradori governwa la Toscana. Ci ha onnaervata VdakWo da &mbarga (4) un^ altra lettera, icrilAa òa Litìfredo rescovo di Ibvara Lothario Dei grafia Momano* rum regi at^gufio^ in cui leggiamo le aeguenlà paro** le : ExceìieiOia oestra prò certo eogno^cat^ quoà Sfo{Mria] Papia^ Plaeentia^ Cremona^ et Brixia^

(i) Fiorear, Memor. «di Matilde 1* a, p. 346. {,%) Ahbas Ui:spergens io Chron.

(3) Antiq. Itiilic. Dissertai. 17^ p. qSc), et se^.

(4) Udalr. Bambergens. «pud Eccard. T. s, p. S6l» Corp. HitU i

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SB AiriTALI D^ ttktUL

€ÌvUaÌes Italiae^ firmiter fidelitaUm vestram cvh ttodiunt^ et ad^tntum vesirum unanimiter cupiant Cunradui aiitem MedMamnsiwn idokun^ ab eis iamen reìiclum^ arrtpta Jmga solum Parmae ha* òet rejugium^ uhi tam pauper^ tamque paucis sU- patuf viUter moratur^ quod ab nno loco ad alium vkjc fama eju$ txiendUur. Veggiamo qui, che i Milanesi «veeno già al^i»dontto Corrado, e ch^ egli fMTeraiiif nte dimorava in Parma. Ciò sembra indi- care cke anche nelP anno segnante egli si trattenesse in Italia, ma caduto di credito. certamente egU Poteva essere Corrado duca di Toscana.

Giontt-cke €a la prutfcera (i),. tornato Euggk' ri duca di Puglia e conte, di Sicilia di qua dallo atretto, «oo un possente esercito^ trovò che Tancre- di di Conversano s^ era rimesso in possesso di Brin- disi e di altre terre a lui dinanzi tolte. ' Intraprese r assedio di quella città, ma trovatala più forte ed ostinata, si ritirò e attese ad impadconirsi di Montai- lo, di Rossano e di altrcf terre, la conquista delle quali -cagtoaè che per timore di tanta potenza molti baroni venissero a preMargli omaggio, e ad onorarlo qua! loro sovrano. Fra gli altri non tardò a pacificar aeco Rainolfo conte di Àlife, marito di una sua so* rellai) coli' aiuto del quale ridusse dopo pochi giorni d^ anedio la città di Troja a sottomettersi ai di lui voleri. Tenuto poscia un parlamento nella città di Melfi, doTe chiamò tutti i baroni di Puglia, intimò la pace e concordia fira loro, il mantenimento della giustizia, e il rispetto alle chiese e alle persone sacre. Gli stava poi sul cuore la permissione da lui mal vo« (i) Abbas Telesiaas I. e. 16, et %t(i.^

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A ir H o ucsxix, $9

ienticrì accordata ai Salcroitaiii di tener essi la guar- dia della torre maggiore, ouia della fortezza di quel- la città, par^adogli di non essere padrone, se la la- sciare in lor mano. Perciò con tutte le sue forze pas- sò sotto Salerno, e attorniatala da tutte le parti, ri- chiese la cessiòn d^ essa torre ; e fu d^uopo ubbidirlo. Da quanto poi soggiugne Alessandro abate telesino, pare che (i) anche Sergio duca di Napoli fosse allora costretto e giurar suggezione e fedeltà ad esso Rug- gieri, se non volle far pruo?a delle forze di lui. Ma il medesimo storico parla dipoi alP anno seguente della suggeaion de^ Napoletani. Perciò poco, o nulla restò nel paese che ora appelliamo Regno di Napoli e di Sicilia, su cui o immediatameote, o mediatamente non signoreggiasse il duca e conte Ruggieri. A??enne ancora in quest' anno, che sedici galee di Genovesi, andando in traccia de^ Pisani loro nemici, li trovaro- no a Messina già scesi in terra (a). Attaccarono una zuffit con loro, e tuttoché i Messinesi accorressero in aiuto de^ Pisani, furono tutti respinti fino al palazzo del duca dal valore de^ Genovesi, i quali occuparono in tal congiuntura una buona somma di danaro, ben- ché poi ad istanza del medesimo Ruggieri la restituis- sero. Portossi papa Onorio II n«ir anno presente a Benevento nel mese d^ agosto, e vi consecrò abate di santa Sofia Francone (5). Avendo poi pregato i Be- neventani di voler rimettere nella città alcuni nobili da loro esiliati, noi potè ottenere. Di questa loro du- rezza sdegnato, usci della città, ed abboccatosi col

(i) Abbat Telesinas 1. a, e. i, el la. (a) Caflari Annal. Geouens. hi. (3) Falco BeDereaMauu in Cbroo.

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4o InviLl D^ XTÌLf4

duca Ruggieri,' si fece promettere che 'ttett^tniió «e* guente Terrebbe eotr-araftata >a gasfigire l' orgoglio iìi quel popolo. Fece aneera éare 11 sacco a' viri tttogki 'del loro territorio, e coi! in eoHera se oelornò a^Réma.

( CRISTO. MC^cxit. Indizione viu. Armo di ( INNOCENZO II, p^a i.

;( LOTTARIO III, di òerinaoiae di

Italia 6.

Nel i4 di febbraio dell'anno presente il sommo pontefice Onorio 11 diede fine ai suoi giorni, e fu sep- pellito nella basilica lateranense. La morte sua produs- se un fiero sconvolgimentof nella Chiesa romana. I più buoni e saggi de' cardinali, ben conoscevano i maneg- gi che facea Pietro cardinale di sant^ Mana in Tras- tevere, uomo screditato pe' suoi perversi costumi , e figliuolo di Pietro, figliuolo di Leone, cioè di un ebreo fatto cristiano. Anche s. Bernardo (i) il titolo di judaica soholes ad esso Pietro cardinale; uomo som- mamente ambizioso e potentissimo in Roma per le aderenze e parentele sue , e per le ricchezze tanto <y ,sua casa, che ammassate colla sua rapacità in varie le- gazioni. Perciò essi buoni pnma che si pubblicasse la morte di papa Onorio (2), segretamente elessero papa Gregorio cardinale di s. Angelo, di nazione romano, personaggio in cui concorrevano le virtù meritevoli di alto grado per confessione d** ognuno , e massima- mente di s. BeiTiardo, allora celebre abate di Chiart- valle. Fece egli quanta resistenza potè, ma in fine ac-

<i) Bernardus Episi. 1S9. Sugerias in Til. Ludovici

Cross. '

i(2) Aruulf. Sagiwj. de Schisma*.

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«etuta r eledone, awiaisg il nome d^ Innocenzo li. ^onistet^ero mollo dopo questa dezkme ^U altri càr^ Stillali dffia &£ioacoatraria ad eleggere pub^licameate f>apa e ooosecàrare slsoddeUo Pietro cardinale, die pr^* «e il nome di Anaekto Ili Falcone scrìve (i) essera «uocedate si fatte «lezioni nel giornastjessoehe mori il papa. Altri vogliono che Innocenzo restasse eletto nd di 1 5 di ifdibraio , ed Anacleto nel di seguènte. Certo è «Ke pìrecedette queHa d^ Innocenzo , e paro che non fosse per anche seppellito il papa morto : il che tenuto fu per cosa contraria ai sacri canoni. Ma da una lettera scritta dal vfescQvo òk Lucca aU^ar* tAfescoTO di Maricmburgo (2) «i raccoglie^ che ceh* bratis exstquiis si procedette ali* elezione. Certo d altred, «he sebbene si contarono più cardinal dalla {>Brte di Anacleto, pure in maggior riputatone furo«^ 00 i fam^revoli ad Innocenzo. Dichfarossi in tale oc* «•sione Leon Frangipane con tutta la sua -eaaa in fa« Tor d** esso Innocenzo, il quale non potendosi soste^ 4aere nel Laterano, si ritirò nelle forti case de* mede- simi ; ma Anacleto impadronitosi della basilica vatiòa* ne, e spogUatald dei tuoi pàù preziosi arredi, si aer^ipl di quel tesoro e dello spogKo d' aftre chiese, éiecome ancora del ricco errarlo proprio, e di^uo fratello, per tirare nel suo partito la maggior parte dei grandi ^ piccioli Roma. Assali poscia di nuovo le case del Frangipani, che fecero gran resistenza. Ma conoscen-^ do papa InnoccMo , che non po<tea a lungo mànte-^ nersi quivi, prese la risoluzione di cedere alla po|fn- za deiravversario. Imbarcatosi. dunque nel Tevere coi

(i) Falco Beoevcntanas in Ciiron.

(a) Udalric, JBaijiber^.T.U, <jorp. f!i$t. apad Eccardom.

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4a ÀXmàLl D^ ITÀ&IA

cardinaS del suo partito (i), a rberra dalTescovo sabi^ ii«se,che lasciato per suo Ticaria in Roma, pocke fac- cende d)be per molto tempo, felictmente navigò fino a Pisa, dove fu con sommo onore rìcentto. Di ito a Genova (a), dispiacendogli forte la guerra di quel pò* polo, tanto operò, che conchiuse fra loro una tregua da osservarsi finché egli ritornasse di Francia. Aggia- gne Ga£faro, scrittore genovese di questi tempi , che il papa suddetto, per maggiormente cattivarsi T affetto di quel popolo, promise di levare il loro vescovo Siro di «otto ali' arcivescovo di Milano ; e di conferirgli la dignità archiepiscopale. ConsecroUo anche vescovo , allorché fu giunto a a. Egidio vicino al Rodano. An- dossene dunque papa Innocenzo II in Francia , ac- colto dappertutto come vero papa. Pochi furono in quelle parti coloro che facessero conto delle lettiere scritte loro dair antipapa Anacleto; a cui nondimeno altri popoli e dentro e fuori d' Italia aderirono con somma confusione della Chiesa di Dio.

Fra gli altri procurò Anacleto di guadagnare al suo partito Anselmo arcivescovo (5), che già dicem- mo scomunicato sotto il predefunto papa Onorio IL Gli mandò dunque il pallio ; e perciò il popolo di Mi- lano seguitò quasi tutto la parte di Anacleto e di Cor- rado re, che furono d^accordo in questa congiuntura fra loro. Non potè già Anacleto far con lo stesso con Guai- tieri arcivescovo di Ravenna, il quale per la testimo- luanza del Rossi (4), e molto più d^ una sua lettera

(i) Petrus Diaconus Ghron. Cassiaens. L 4* <^* ^4*

(2) Gafifari Annal. Geaneai. 1. i.

(3) Landolphos junior. Hist. Mediol. c.4o.

(4) Rabeos Hi«tor. Raveno*

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Anno Mcxxi. ' 4^

scritta all'* arcifescovo di Marien^Mirgo (i) , si sa che fa costante in favorir papa Innocenzo. Ma, principal- mente ehbe cura Anacleto di assodarti colle buoQa ci^rrtspoadenza di Ruggieri duca di Puglia e Sicilia , del principe di Gapoa, e degli altri baroni di qndle contrade, gli fu difficile. Appena ebbe il snddetlo Buggieri slargate ^^oUnto V ali, ebe gli nacque « o gli fu fatto nascere il pejosiero di deporre il titolo ducale, e di assumere quello di re, giacebè tali erano divenute le sue forze, ed ampliato cotanto il suo dominio, che ben si conveniva a lui untitelo più luminoso» Ne trat^ io coir antipapa Anacleto (2), il quale non vi fece dif- ^oltà per timore di non disgustarlo, e decretò conte cardinale^ ossia il cardinale della famìglia de' conti , per assistere a questa coronazione. Siccome osservò il padre Pagi (3), han creduto gli storici napoletani , che Buggeri di sua propria autorità, e senza saputa e consenso di Boma, assumesse il titolo e la corona re- gale ; e che poscia per convenzione seguita con Ana- cleto di nuovo si facesse coronare. Ma questa doppia coronaziQue è priva di buon fondamento. Falcone be-* neventano (3) parla d' una sola, latta colP ajpprova- zione. d^ Anacleto. Alessandro abate di Telesa (5) uQa spia anch^. ^li ne riferisce, parla punto deir assen-*^ so e della cooperazione deir antipapa, perchè giudicò meglio di tacere una particolarità che a^ suoi non &cea bel sentire, molto onore al re Buggieri. Ma

(i) Udalricus Bamberg.T.lI, Corp. Hist. apad Eccardom. (a) Idem ibidem. (3) Pagias ad Àonale BaroD. (4) Falco Beneveotanas in Gbron. (5) Abbas Telesinus 1. a, e. i, et se^. .

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44' ATOXLI O^ItALU

Pietro diacono icriTC , ohe Petrus cardÙM^M ( àol Anacleto) Mogerio duci Afuìme cùronmm tribueim^ et per prMiegium e^p»anum principatum , €i dmea^ ium neapoUtanum oum ApuUa^ CcUbhria^ 4t SicMia ali con/irmans regemque consiUueni^ ad $uam pmr* iem €Mr0xii , con ecìaodìo concedergli altri pri^ legi, che Rnjfgieii eoo queste baoQ iwnto teppe ae^ cortameiite chiedere e fiioilnieiite olteiiere : bende aea Bernardo In une delle tue lcttere{f ) ebbe a dm, «he anaciato hahet ékieem Apuliae^ ud soìwn ex prin^ tipibus^ ipinmifUie u$urpatae oaronae mercede ridt* euh eentpa^a^um. Tutto ciò (o. conohiuso verso il fine di Settembre) in cui Anacleto si portò ad Arelln no e a Bene^rento. E perciocché si credette che Pelerà mo capitale della SicìNe, ^se il l«o^ più proprio peC b eoroneaioile di Ruggieri, qui^ nel sacro giorno del datale delf anine presente-si fece questa àinzione coti quella magnificenza che ^en descritta dal suddetto abate di Telesat rito che si è dipoi conservato e ray- fiiuyto pochi .anni tono; cioè che in quella città si piglia la eorona anche del regno di Napoli. Ti assisti come legalo pontificio il cardinale sopraccennato ; « Roberto IIj prineipe di Capua, sieeome il più nobi* le f^gnardevolé de^ suoi vassalli) gli mise b corona in cepo. fi vedreeao beo presto mal ricompensato per questa sua attenzione da Ruggieri. Intanto papa In- jÉocenzo giunto -io Prenda, vi fu accolto con gran- venerazione. Presso di Orleans fu a visitarlo il re Jaodos/ieo^ che già nel concilio di Estampes T avea ri-* conosciuto per vero papa. Andò « Sqiartres, a C\n* gnì e ad altri luoghi. Nel novembre tepoe nn cond* X-i) Bernard, i^it. i3y.

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A ir ir o ttctKX. 4$

fio DuUieroso odk città fli Gbiaramonfe. Per cura BMtfimametite f. Bernardo non solamente ì Francesi, ma anche il re Zf^U^rio in Germania e \\ re /irrigo d* Inghilterra neir anno seguente, presta* roso oftdridieasB u papa Innecenio, qoaatunqae non mancassero alennì in Quelle parti^ che si dichìararona in favore delP antipapa Anacleto. In quesf anno re- tto tramdato dai Tardii in Soria Boamondo 11^ prinoipe di Antioclna, sicdiè in Ini finì d** estinguersi le prosapia di Roberto Guiscardo, e il re Ruggieri più franeamentie potè tenere gH Stati a lui occupati in Italia. Terminò ancora i suoi giorni Domenica Michele (i) doge di Tenezie, e fu alzato a qud tro- flo Pietro PoÌ4Mno. Parimente all^anno presente ven* §otto rifioriti i privilegi e *le esenzioni accordate da Baldovino re di Gerusalemme, dai patriarchi e dal prìncipe d^ Antiochia alla nastone veneta in Acon, e in altri luoghi d^ Oriente.

( CRISTO Mcxitxi. Indizione 4X. Anno di ( INNOCENZO II, papa a. ,

( LOTTARIO III^ re di Germania e di

Italia 7.

Verso la metà gennaio del presente anno papa Tnnòcemo II andò alla città Sciartres, e colà com* {>arve ancora irrigo re d^ Inghilterra, per tributar* gli il suo ossequio, siccome scrisse Orderico Yita- le (2). Nel 29 di marzo si trovò esso pontefice in Liegi coir accompagnamento di molti vescovi ed aba«

(1) Dandul. in Chron. T. XII, Rcr. Hai.

(a) Ordcric. Yital. fliiit, Ecelcs. 1. i3. ^ ,

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^6 AHIfALl D 'ITALIA^

li francesi. Vi concorse ancora Lottmrio re di Ger- mania e à* Italia con baona parte ée* (irelati tede- schi (i)) e qnivt si egli, come la regina Richertba saa móglie furono solennemente coronati da esso papa. Promise in tal occasione Lottarlo di venir oeir anno seguente in Italie per libei'ar la Chiesa romana, dailo scisma) e rimetter in possesso di Roma il le^ttimo pontefice lonocenso. Venuto poscia a Parigi esso papa, quiTi celebrò con incredtbil magnificenza è diyoaioB di quel popolo la settimana «anta, e' la pasqua d^ Si- gnore. Visitò dipoi altre città deUeFranoia, edavendo intimato un gi^an concilio nella citlè. di Reios (a), lo tenne nel dt 19 di ottobre coirmiermito di tredici ar- ciTescoTi e di d»genta sessaniatrè veaciò^i ( se non e scorretto il test« delIr'UfspcrgeBse) (S), écoHa preaen» della stesso re e re^oa di Francia. In esso fi^aoleQne* mente pubblicata' la" «còmunicSa cantra dell^ antipapa Anacleto (4>e di chiunque il Avobliib; e non solamente il re de' Romani Lottarlo, ed Arrigo re d' Inghilter- ra mandarono colà a confermar la loro aderenza al papa, ma anche i re d* Aragona e di Gastiglia^ Sul firittcipio di qaest' anno, per quanto ci assicura Fal- cone beneventano (5), il suddetto Anacleto non po- tendo sofferire la comunità stabilita dal popolo di Benevento, cbè una- specie di repubblica, ossìa tra unione da br fatta per resistere, occorrendo, agli or- dini del papa lo^ro soycano, chiamato i a aiuto suo con

(1), Vit. 8. Gbdeardl. ^gid. AureaeVaHis Hist. tod.

(a) Ordèricus Viìalii ibidem.

(3) Urspergens. in Chron.

<4) Dodechiiitta' in Chron.

(5) Paleo Beneveatanus in Chron. ^

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A H V O ' HCIXXI. 47

unbaoQ corpo di milizie Roberto principe di Caput, fece imprigioMre i più potenti ed arditi di quella dt* tè, ìd guiia che ridusae quel popolo a dumettere la cemoaità, e a prestare una piena ubbidienza a^ «noi ▼eieri. Andò poscia a' Salerno, e ci passò a Roma; AHorchè il popolo d^ Amalfi, siccome di sopra è det- to, si sottomise a Ruggieri, dichiarato poscia re di Sicilia e Puglia (i), ritenne in suo potere le fortézze di quella città. Lo fcaltro Ruggieri dissimulò allora il suo sdegno per questa lor pretensione. Ora che se la Me bella, spedita per mare una flotta sotto il co- mando di Giovanni suo ammiraglio, e raunato uu forte esercito per terra mise V assedio a quella città. Dopo aver preso loro le terre di Guallo, Capri e Tri* vento, assediò anche Ravello, e talmente colle petrie- re flagellò la torre di quel castello, che già minaccia- va rovina. Allora fìi che non solamente il popolo di Ravello, ma quello eziandio della città di Amalfi, mandarono a trattare di pace, nei eui capitoti dieda i4 re Ruggieri quella Legge che ei volle ai sudditi suoi. Dopo di ciò, tornò^ Ruggieci a Salerno, e quivi sog- giornando, si vide comperir davanti Sergio duca di Napoli, che consigliato dal timore delP ambizione e potenza d^ esso re, senza voler aspettare la forza, an- dò a sottomettersi a lui, amando meglio di conservare il zuo dominio come vassallo, che di perderlo affatto col voler feae resistenza^. Da ciò pare che si deduca^ avere bensì Ruggieri ottenuto dall^ antipapa Anacleto OH non. so quel diritto sopra Napoli nell' anno pretoe- dante, ma averne agli solamente nel presente acqi^i? •iata la fov^nità per la volontaua dedizione di Ser- ti) Alcau|0cler Abbu Telesioi^ 1 i, e.

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4S àxmAtx d' Italta

gio. Collie pòi potessb.preUiìdere tioma cBrilto sopra qàeUà nobilissima citt^i, che par pia secoli s^era uanteosta iodipendente dall'^ìmpèrio occidentale, cott rtconoseere per soTrani i soli imperatori d^ Oneiita ia varì tempi ; io lasoerò indagarlo ad aUrL Non S9 ben dire, se in quest"* anno, oppure nel seguente sac- cedesse quanto vieiie scritto da Falcone beveveétano e dair Anonimo osBsiaèioe (i). Cioè che essendo fuggita a Salerno, oppure chiamate dal re Ruggieri a Salerno Matilde sua sorella, .moglie di Rmr^b Ta« loroso conte di Ali fé, col figliuolo d* esso conte, in* sorse nemicizìa fra loro. Altri baroni ancora, fra t quali Tancredi di Conversano conte di Brindisi^ Grimoaldo principe di Bari e Goffredo conte di An-» dna, si collegarono insieme, reggendo che Ruggieri tenderà a mettere il piede sul collo a tulli. L' abata telesino, siccome parziai di Ruggieri, aopra d^ essi ha* roni rigetta la colpa dei morimenti dt guerra, che so- prarvennero, a de' quali parleremo air anno seguen- te. Sarebbe statala desiderfire, che questo istorico avesse registrato sotto i suoi precìsi anni le imprese di Ruggieri. Ma egli lo traseurò. E ne' testi di Falco- He 6 delP Anonimo cassinense non ▼' ha sempre tut- ta la esattezza necessaria della cronologia. Era nei precedente anno cominciati la guerra fra i Milanesi déirima parte, e i Pavesi, Cremonesi e Novaresi dall' altra ; e questa durò nel prissente e nei susse- guente anno. Abbiamo un testimonio autentico,, cioè Landolfo da a. Paolo (a), che ci assicura essere stati Titìcitorì in essa tenzone i Milanesi. E ^secondo Galvano

(i) Anenymus Cassinensis apud Peregrinium.

(2) Landulphuf jonlor Bistor. Medici, 4«-

jogle

A 11 19 d ttcmxr. 49

Pitttnia (t), in qneH^ tono si Tenne ad una battà« gHa campale fra i Milanesi e Paresi presso Macogna* go, iMlla qoaie quasi tutto i^ esercito pavese restò fbara^to, preso, e condottò nelle prigioni di Mila- no. Ebbe principio ancóra in quest'^anno la divisione fira i popoli di Modena e di Bologna (2). BolKyano itti fra il comune di Moiitna per cagione d^ acque, di giurisdizioni e d^ altre oceorrense, e V insigne e rie- diimmo monistero di Nonantola, situato nel térrito* ria Modena. Prevalendosi di questo litigio i Bolo* gnesi, segretamente induisero quell^ abate tldehran* do BHnetteirsi sotto la lor protesone, anzi a sottoporre quella terra al loro comune con varie Tantaggiose condizioni, il che riusci una grave ferita al cuore del popolo modenese.

( CRISTO Mcxxxix. lodizione x. Anno di ( INNOCENZO II, papa 3.

( LOTTARIO III, re di Germania e d^ Italia 8.

Per qualche mese ancora si trattenne papa In^-^ nocervbo in Francia con aggwvio non piccolo di quel- le chiese, come scrive Orderico (3), perchè egli non ^vea dltra maniere da mantenersi. Nel febbraio fu al monistero di Clugnì e a Lione, da dove passò a Va- lenza e a s. Egidio. Fiualmente per montem Genuae ( Gene\^ae crede il padre Pagi (4), che si debba leg-

(1) GaUaneas Fiamma Manipul. Fior. e. 1G6.

(a) Anoaìes Mdlinens. T. XI, Rer. lui.

(3) Ordericas Yital. Hist« Ecclesiast. 1. 13.

(4) Pagius Grit. ad Annal. Baron.

MURATORI^ TOI*» XXXVII. Digit zedbyGoO^le^

$a àHHÀLI b' ITAI.IA

gflre ; Jacopo da Vararne (i) acrìire che lonocemo II nel suo ritorno fu ia Genova )fims Lomhard at iMravU^ akfuae apud Astam solemnitate resurrec* tiouis domifUeae céUhrala (nel di io di aprile) 99nU Plactntiam. Qui? t edebrò il terzo auo concilio 4Doi vescovi di Lombardia, deUa Romagna, Emittà e Marca d^ Aneoaa. Gonvien dfire che egU lungo tempo si fermasae in Quelle parti per aafietUr V arrivo del Lottarlo, il quale, aecondo il concerto, dove» veni^ se ia Italia. Yedefi «na di lui bolla (a), data iu Gre* mona // idus jùUi deiramio presente in lavoro dei Ittoaaci di Sisto di Ptacenaa. E in fireàcia IF ha-* kndas augusti on^ altra. Portano esse bolle V oso dell'anno pisaao. Abbiamo dalf Annalista sassone (5) e dagli Annali d' Ildesheim (4), che il re Lóttaria celebrò la festa dell' asscui&ion della Tergine in Virt^- burg, e di poi mosse alla volta d^ Italia, ma con nn^ armata assai tenue rispetto al suo decoro. Però solamente circa il principio di settembre arrivò per la via di Tr^to ai prati di Roncaglia sul Piacentino, dove solcano adunarsi i principi, vescovi, baroni e legati delle città di questo regno, allorché il nuova re veniva. Cola si portò ancora \X papa per abboccar* si con lui, e stabilir le cose occorrenti per liberar dalle mani dètl^ antipapa la città di Roma, e cooferìr la corona dell' imperio ad esso re Lottano. Ma eoa poco suo onore fu Lottarlo ricevuto \ perciocché se- condo V asserzione di Alberico monaca dei tre Fodc

(i) Jacob, de Vasagine inChroa.

^2) Campi Istor. di Piacenza. ncU' AppemL

iS) Annalista Saso.

i4) Auudks B IJdhetak.

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A ir 9 o Mcsxnt, 5 s

ti (t), in muìtis heis tam amore Conradi^ quarti respectu paueitatis suae^ ah incolis terrae suhsanh natus et dtspeetus Juit, F'erum pauìo ante Con* ■radus^ qui a Medioìanemihu9 consfitutus rex futrat^ poene^ omnibus suis amissisj pericuìose ad patriam repatriavit Qnesto paulo ante ci (a •corgsre insàwiitente V opinione £ chi credette par- ^o d^ Italia Corrado- neiranno 1129. Qui* uvette •gli dimomre fino ali* anno presente^ finché udita l|i »08sa del re Lottano, non credendosi più sicuro fa Italia, ae ne fuggi non eenza perìcolr in GernNtnia. Ora il pontefice dopo ii suddetto abboccamento do- vette yenire sul Blodenese al monistero di Nonanto^ la, per cui erano insorte liti fira i popoli di Modena e Bologna. Ho io pubblicata una sua bolla data in quel nonistero (a) IF idut octohri^ colf anno pisano fi 33, che è il Tolgare 11 32. Da tal bolla apparisce V opulenza d** esio monistero. Dopo ciò il pontefice passando per Monte Bardone, cioè per la strada di- tPontremoli, andò a fermarsi in Pisa. Colà chiamati- |K ambasciadori de^ Genoresi, trattò fra essi e i Pissi- mi la pace : e per gratificare amendue que^ popoli, da^ quali area ricevuti più s^fTigi, levò Siro vescovo' di Genova dalla suggezionedelP arcivescovo di Mila-* fio, col conferirgli la dignità archiepiscopale (3), ^ sottomettere a lui i vescovati di Bobbio e di Brugne^ tó, e tre altri in Corsica. Dichiarò edandio primate della Sardegna P arcivescovo di Pisa, e a lui sottomi*-

(i) Alb^ric. Monachat apud Leiboitiuiii. (3) Anliquif. Italie. Dissert. 65. (3) Cardio, de AragoDià in Vita Innocénlii II, Oualva*- aof Fiamma» Manip.^ Floi«. e. 167..

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Ae inoltre U vescovato di P^puiooia, t tre attrl nttlf Corsie» ^ddett% ctm che contf oto auu^due quei popoli. C^&TQ. 8criv(6 (i)>, che io (>nMto bx ttabiUto l' ii^grajftdiiDieDto diqsesti due aMÌveicoi4« Se ciò è) uppartie^t il fette alp ^do sedenti». IMh forse ia (pofoeti» furono iol«nei|te spedite le bolle di quanto m Pise: era si9jto eooo^dato. AbUeing dagli Aomii A' lUuhfim (a)» e, dal Croo^^gxtf» sassone;, che il ee I^ollsirip Qf|e)^Pò U,Marde),B»tsie arila, terr» ^ Ho* dicij»«^snl BologiMSfs «PODì già ilfoffaafjass ossia Mant^ come «esp^è il Leibwio per poca cono* soenas di quella, terra. BgU era nel' laogp di Fcmlana yA Placeotfiio,.a)tosebè coacedentev io ooa so qnal giorno, ai csoooiei di Ckemo^oia un pr:iTÌiegio (3/^ liotatie coir anno pisano*.

Una, gran rivolta bafoin di Paglia era segnita contra Ruggieri re di Siàlias Yerisiniilmenta speniH do la venuta del re Lottario e di papa Ibnoeeiizo, si animarono tutti contea di chi face!ni a tutti paofa^ tla Ruggieri^ appena confArsa la prùasavera, con pof tenta eseroilo passata lo stretto (4)) si portò a Ta« fantO) e dt passò all^ assedio di Brindbi che era di Tancredi ^i Conversano, con obbligar quella città alla reaa. Hi tenne prigione G^offredo conte di Aq- dris, che fa astretto a cedergli bnona parte delle sua terre. Quin^ portò la guerra contra della città di Bari, e in tra settimane indusse que^ cittadini a ca<*

(f) Gaflari Anoal. Genuens. I. r.

(2) Anaa). Hildesheim. Chrongrsph. Ssxo apad Lcib^ nitium.

(3) Antiqait. Italie. Diiiert. 6a.

(4) Falco Beoeveot. io Cbron. Akztndsr Telcsinasl. ti

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k V ìf Ò MCXSXSt, '^

pStoIare la resa, e a daì^H in mano Grimoaldo priti!^ dpe éì quella città, the fu weadato prigione in Sf* eilia. Tenmi poi ad apetta rott^bin contra di Ruggieii il pnncipe di Gapua Éòbefto li e Rainòlfo èontt ^ AMfe, cognato dcA re medesimo, anirono nn^ ar* toita, se crediaolio a Falcone^ di tramila camlK e «{ua* rantamtk fniti ( ntimero die ha deH^ eccessivo ). Ritoad airaccoito re Ruggieri di guadagnar Crtsceh^ %io cardinal dett^ antipapa Anacleto, che gòTemaTii allora Benerento, con indurre parte di quel popoloi^, e L<mdolfo arcivescovo a giurare la neutralità Hk que^^Oiliidi di guerra. Ma sparsasi roce, clie Ctf^ aceniio Tolea dare in poter di Ruggieri essa Città di BeDetento, quel popolo andò nelie furie ; e soHedti^ to dipoi dal prìncipe di Capua e da^ suoi aderenil abbracciò il partito di papa Innocenzo II. Por tossi il re air assedio Nocera, per soccorrere la quale s^ affrettò il principe di Gapua, sicché alP Àtripdda, o, come tcrìfe Tubate telesino^ al fiume 8arno, in luogo chiamato Scafato, nel di 24 di luglio si venne ad una battaglia campale. Al prìmo incontro riusci a Ruggieri di iar piegare e prender h fhga alf ala slni^ atra comandata dal prìncipe di Cdpua ; toà caloroso conte llainolfo, che guidava Y ala destra, toh tal bra>^ vura si spinse addosso hll' armata del re, che in Bùi la sbaragliò, ed ottenne piena la vittoria colP acquista dd un ricco bottino, ma non senta grande spargimen<^ to di sangue da ambedue le parti. Tedesi descritta ^esta vittoria in una lettera del Vescovo agatihse prèsso CJdalrìco da Bamberga (i). Non era atreùo a

(i) tJdalricas Bambergeosis T. II, Corp. Distor» p»)66, ' apod Eccardam.

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S4 ABNAU ft^TAUA

fìmili colpi U re Aoggitri : questo servi ad amiliafe alquanto la di Ini ambìaione ed alterigia. Ritirosii egli più che io fretta a Salerno, con volto nondimeno allegro e costarne tale d^ animo, come se nulla di contrario gli fosse accaduto, fila questa sua disavren-» tura incoraggi forte tutti i suol nemici, dimodoché ì baroni già abbassati ripigliarono V armi conlra di lui. Era dietro a far lo stesso anche il popolo di Bari; ma comfiarso colà Ruggieri frenò i loro movimenti colle buone, e colP accordare a que^ cittadini quanto sep« pero addimandare. Poscia dopo aver dato un terrìbil sacco al territorio di Benevento, venuto il dicembre sa n^ andò in Sicilia a preparar nuove forze, per pò* tere resistere, anzi per potere dar legge a tanti che s' erana ribellati contra di lui.

( CRISTO Mcxzxiii, Indizione zi; Anno di ( INNOCENZO II, papa 4.

( LOTTARIO III, re 9, imperadore i.

Addolcito alquanto il verno, passò in Toscana il re LoUario^t a Calcinaja nel territorio di Pisa si ab* toccò di nuovo con papa Innocemho (i). Marciò di* poi per la strada regale fino a Titerbo, dove arrivato (incora per la marittima il pontefice, s^ inviarono po- scia unitamente per Orta, e pel territorio della Sabina e di Farfa sino a Roma. Dacché furpno vicini a Roma, fi accamparono presso a s. Agnese , e in quel luogo ebbero una visita da Teobaldo prefetto di Roma , da Pietro Latrone ( e non Leone^ come ha il testo del

(x) Gardiotl de Aragonia in Vita laaocentii II, P. I, T. Ili, Rerum Italicarum.

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4 ir ir o Hcmxtz.

Baronio ) e àa altri noMt romani del loro partita. Entrati fiBatmente io Roma sol fine d' aprile , papn Innocento II liberamente prete alloggio nel palauò lataruEiese^e Lotteria colle tue genti tul Monte Aven^* tino. Buona parte allora de^ Remani si dichiarò in 6h- ▼ore del legittimo pontefice ; ma non lasciò per que^ #to Tantipapa Anacleto cei suoi aderenti di tener sal^- do Castello sant^ angelo colla basilica vaticana, ed al- tri siti forti di quella città, colP andare intanto invian- do ambasciatori al re Lottano, pregandolo di roler dar luogo senza guerra ad un esame canonico delle sue ragioni e di quelle d* innocenio^ con esibire an<« Cora ostaggi e fortezze in deposito. Maifttti non cor* rispondevano alle parale. Lottarlo atea condotto seco. tali forze da poter mettere costui al dovere. Non più di duemila cavalli scrìvono alcuni ch^ egli avesse di seguito (i). Vennero bensì in aioto del papa con otto galee i Genovesi (a) ; con altre ancora v^ accor* aero i Pisani, e presero Civita Teediia con altri pic- cioli luoghi, ma neppur questo bastava a snidar P an- tipapa ben fortificato ed assistito da molti nobili ro» mani suoi aderenti. Yeggendosi adunque mal dispo« ste le cose (3), fu risoluto di dar come si potea la co« rona imperiale al re Lottano : al qual fine fu sceltala basilica lateranense^^acchè non „si-f)iQtea hr la lun^ none nella vaticana. Pertanto nel di 4 di giugno, gior- no di domenica, dalla mano di papa Innocenzo II ri- cevette Lottano la corona e il titolo d'^imperadore. Ora

(i) Falco Beneventan. in Cbron. (a) Caffari AnnaL Genuens. i. i. (3) Otto Frisingenfis in Ghron. 1* ;• e. i^ AttOiUsta Saxo.

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^gU ^i trupta clvaiiaatQ J^oU^riff Ulj'vat q^witQ era r# 4' Italia, « Jj>oUario IJ come imfNsc^^oce. Da li a pò* c^ poixà pi coi^pose Is^dififer^Q^ ducala fio <pii &a la ^^(a S^de «} Alligo y ÌQ^>«rft€|ore ^e Lojttario suo suor £i^Qr« (}), ()ver rereditàdei bepiaHoJiali della coiaasé $9 l^a^lde. Fu pre«> (|i»e%to messo termine che il pcm^ ti^c^ 4ie io,Ye#jtis«e e^o Lattario, e dopo Ini Arrigm IF^ duc^ di 9a:viera e Sasxoftia^ genero dello stesso impenK dorè, cqn che egli giurasse (Hoaggb e fedeltà per esse terre ^} poptefic^ rop^Do. Ne rappòrto il cardinal Ba^ rqi^io la t^oUa pontificia. AU»iam reduto di sopra eba 1^ Jti^^ eiftense d^ Germania, ossia dpi duchi di^arà^ i'9, per le nozze dd dncfi. Gue^o W colla suddetta epntes^a Mat^de, pretese la di lei jeredatà. Restarono esaQditia in quesl^ anno le sue pretefìsioni , dtmododsiè il duca Arrigo il {hù potere dei prìncipi di G^mania, e che ^tenera in Italia la porzione sua negli antichi Sitati dèUa casa d^ Este, maggiormente stese la sua pos^ satina ancora in<pieste parti colla gktqta di quelli ddla contessa Matilde. Tennero a Rom^ in tal congitmtura Soberio principe di Capua e Rainolfo conte di Ah^ coq drca Jtrec^o cavalli (a), sperando di coneertor la naniere di difendersi da Ruggieri re di Siolia \ ma gettarono i passi ; perdìè troppo smilze erano le fona dellViugusto Lot^o, e meno poteva papa Imiocenzo, perirle in n^nno dell^ antipapa pestavano quasi tutte k torri e fortezze di l^oma.

Approssigaandosi intanto i caldi pernidosi d^asfa* te, Pimperador Lottarlo pon ripi^ttere a tefnpo pjù pro- pizio iltotale ristabilin^eqto di p^a iQ^noo^^^o^^f^n v^-

<i> Baron. Annyles Eecles. ad kaua anaum. ^2) Falco 3eneTent in Cbrooic.

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A n II a ifisittiii. S7

ae tJk TOb» A liKHiibir^. Era egli nd caiiipo di saà LeoQar4o «idMiaftCoTaiK> Bel di 5o di In^io (1), qnan^ do coofemò al popdo di Mantora tutti i suoi prì?ile- ^,«011 l^^okà ditrasf<nùfi ilpalaizo imperìaie dal bor-^ go di s. Gìofttnm al mooktero di s. Rufino di dal fywBoe Hìdcìo. AbHamo dagli Annali d^ Ildesham (2) che punto T augusto LoUario ^a chiusa suU^ Adige', nék* andare da Verona a Roveredo, essendogli negato' il passaggio dagli aitanti di quel paese , egli mirabil- mente 9* impadroiù della città situata in cima al monte ( ben difficile è a credere cbe ivi fosse una città ), feee prigione 9 padix>n d' essa, e fdicemente passò in Ger- maiùa , con celebrar la natività della Vergine in Virtz-.' burg, dove fu gran concorso di principi ecclesiasticf ■t secolarì. Dimorò per qttaldie tempo ancora papa In- nocenzo in Roma nel palazzo lateranense ; ma trovan- ti continuamente infestato daQ^ antipapa e mal sicu- ro, ne usci, e nd mese di settembre andò a ricoverarsi HI Fisa, dove con grande onore ed amore accolto, tro- vò quel popolo costantissimo nel suo servigio. Mentre' era in Roma V imperatore Lottano , certificato il re Ruderi che nuHa v^era da temere di lui, con una ar- mata più poderosa delle passate venne dalla Sicilia iti Puglia (5), pieno di veleno contra de^ baroni ribelli é mancatori del giuramento a lui prestato. Ciò ucGto da Roberto principe di Gapua, veggendo egli fòllite ìe sue speranze di ottener soccorso dai Tedeschi , d' or- dine del papa nel ^ a^ ^ giug^^cr se ubando per mare' a Pisa, dove gli riuscì d'impetrar allora alqaanto di^

(i) Anti^uit Italica Diss^rt. i3*

<2) Aonales Hildesheira, Annalista Saxo.

(^j Alexander ^Teleiinas 1. a, e. ZQ,

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58 Ainrixi D^ttMiUt

petite, con cui te ne ritomò a casa, portando séco k promessa d^ un aiuto di cento legm nd marzo prossimo rentoro. Fece anche un trattato co^ Genovesi , sensa de^ qudi non si rollerò impegnare i Insani. Intanto i| re Ruggieri, come un folgore, {uombò sopra le ten^ de** baroni a lui contrarli (i). Prese Tenosa , Nardo, Baroli, Binerbino ed altre città, commettendo talìoru* deità sopra d' esse e sopra gli abitanti, che peggio non ayrebbono fatto i Turdii e Saraceni nemici di Cristo. Tentò indamo coll^ assedio Brindisi, che fu bravamen* le difeso. Ma con felicità occupò le terre di AUssan-- dro conte diMatera, il quale si salvò colla fuga in Dal- mazia. Goffredo conte di Andrìa &tto prigione, fu in- viato in Sicilia a far penitenza di sua fellonia. Non f^ più propizia la sorte a Tancredi di Conversano , che si accinse alla difesa di Monte|»loso. Assediata qudla terra da Ruggieri, benché forte di sito e guarnita di coraggiosi difensori, pure dovette cedere alla forza ed industria d^ esso Ruggieri che condannò alle prigioni di Sidlia il conte caduto nelle sue mani. Con barbarie inaudita fece Ruggieri tagliare a pezzi tutti gli abitanti di quella terra, senza riguardo alcuno a donne, a fiuiciullì. Si credette il popolo della città di Troja , allorché intese incamminato il re alla lor volta , di placarlo ; e però gli uscirono incontro con una divota proccHione, e colie reliquie dei santi. Ma T inumano re con occhi torvi guatata la misera gente, non voUa ascoltarla ; dimanieraché chi qua e chi presero- la fuga. Fece egli mettere ne^ ferri molti di que^dttadi* ni e dare il fuoco alle lor case e beni. Un egual trat- tamento provò poscia la città di Melfi. Con questo ra- (i)^ Falco BeneTin Chron.Eoina«l<l, Salcrnit. in Ghron.

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^ ir o ucMMiìh Sq

pido eorso di vittorie e di erudeltè s^ inpadroul e^i di Bisseglia, di Tr»iii, di Ascoli, di s. Agfitn e di altre terre* latanlo il conte RainoUo temendo ohe il %cah perde andasse a scaricarst sopra le sue eootrade^ rì« corse a Sergio daca di Napoli, il quale a?ea paiimen* te cangiato mantello ; e da lai e dal popolo^ d' Àverstt ottenne promessa di un ga^tardo aiato. fila per allo^ ra cessò il bisogno, perchè il re Ruggieri nell^ottobre passò in Sicilia^con molti ntfigli carichi d^oro e dV« gento e d^ altre spoglie ddle misere terre ch'egli ave» non conquistate, ma ridotte all' ultima rovina. Altro da soggiogare non gli restava, se non Roberto princi* pe di Capua, Rainolfo suo eofaato conte d^Aliie , e Sergio duca di NapoU. Secondo il padre Pagi j(i) pas- sò nel di 5 di dicembre deir anno presbite a miglior vita s, Bernardo vescovio di Parma, la cui Vita scrit* te da un autore contemporaneo è passate fino a^ 0(^ ^tri tempi. Sappiamo di certo ch^ egli avea acoompa^ guato a Roma nell' anno presente l'augusto Lottarlo..

( CRISTO Mczzxxv. Indizione xii. Anno di ( INNOCENZO II, papa 5.

( LOTTARIO III, re io, tmperadore ^

Tenne in quest^anno nel di So di maggio papa Innocemo II un concilio (a) generale nella città di Pise, eletta da lui per suo domicilio, finché Dio provvedesse allo scisma di Anacleto. Sono periti gli atti di queirinsigne sacra adunanza, a cui concorsero' i vescovi ed abati non solamente dell^ Italia, ma ao-

(i) Pagias ad Anoales Bsroa. (a) Labb. Condì. Tom. X.

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6o ^éomàu d^tìlia

cbe d4h Francia e G«raiafiia. Fm gli altri V inter-^ Tenue #. Bernardo abate di Chiaravalle, gran lumi- mre allora della Ckieta di Dio. Sappiamo che in es'' ao ooneHio fa confermata la seommiica contro 41 aml- éettn antipapa e eontro tutti i suoi aderenti e protet»' tori (i). Furono in depoaii Pietro vescovo ^Tor- tona, UbeHe vescovo di Lacca, e t vescovi di Berga<-' AO, Bojané ed Ireno, forse perchè fittttori ddf an- tipapa Anacleto. Osservò 41 cardinal Baronio (a), ehr ari ritornare da questo concilio vad vescovi ed abate franoeti, furono essi presi ed incarcerati nella Luni-* glana e in Fontremoli. Ne paHa Pietro abate £ Qu-' gni in una lettera a papa Innocenzo (5); ma senaa' spedficara chi lasse T antere di tale iniquità, cioè 99^ i partigiani dell* antipapa, oppure alcun padrone di* qneUa terre. Ddle memorie accennate dal FtorenH-^ ni ^4) ai^Mamo che nel ^ ^ novembre ddl'^anno^ riSi si trovava distretto di Volterra Rampreiia^ dmn0^ munire Htusciae praeses et marchio. Questo suo diploma V ho io divolgato altrove (5). L^gesi poi negli Annali pisani ril^tfnno ii35 pisano, cioè nel II 54 nostro volgare, che (6) /// kakndas jnnii Pisi$ est eelé>ratum coneilium per papam Inno* eentium^ et alias praelatos. In quo concilio Ingih hertus de marchia Tusciae investitus est Qui pò»

(1) Csrtliti.de Aragon. in Vìla Innocentii If,P. 1, T. HI,

Rértim llalteansni. .(a> Barali.: Ànaaln£cclffiss».

(3) Petras GUiiii«ceiu. L % Epis^ zr^

(4) Fioreat. Memor. di Matild, I. 2, p. 347.

(5) Antìqait. Ital. Di^sert. 17.

(6) Annal, Pisani T. VI, Ber. Ital, -f-

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AJinO MffiOXlV. $t

iiea iefensm a Pisarùs^ et a Luoensibus ubigue of^

Jtnsus^ et victus apud Ficecehiwn in campo^ Pi»m$

^um ìacryniis JUgiens^ a Pisanis vindi&iltis eskChi

^tsit V inve»U|nra dalla Toi^caiw a quetlo Ingdber*

tOf oon app^risfca. Pptrebbe credem che il papa orito

preleosioni d«U^ eredità della eomeiia Hatilde lader<t

s«. Ma questi ao^ potea conferire ad aUrai le profio**

eie deli^ imperio, eaoluse dalP eiedità d^ esaa Matilde^

^ ae c^U le avesse pretese come allodio, pk abbiamef

Tedoto che n# aveva iavestilo Arrif^ duca di Saviecev

M^anùo f 137 st scorcerà che niinperadere laandè

soccorso allo stesso lo^lberlo ; e però dovea cpMsti

essere suo vassallo per la Toscana, ila noa volendo

i Lucchesi ehi loro comandasse, qiutidi nac^ie la

gnensa contra di questo marehese. Non ò fiieile a me

U determinare, se in questo, oppnre oel precederne

anno ibsse dai Milanesi rigettato e deposto jimsehn^

arcivescovo. di Milano, dianai scomunicato, per avat

coronato re d^ Italia Corrado* Ne eHa anche prove*

nato gran danno alla chiesa di Milano, come attesta

s. Bernardo in una tua lettera ai Milanesi (i); perchè

papa Innocenzo II P avea spogliata della dignità di

metropoli ecclesiastica e a lei sottratti i suoi sofiiraga**

nei, e fra gli altri costituito arcivescovo il già iresoo««

vo di Genova sottoposto a Milano. Nega il padre Pa-^

questo fatto \ ma paiono assai chiare le parole di

a. Bernardo al popolo milanese, dove dice ; Quid

contulit Obi veiiis tua reheìUo 7 j4gnosct poiius^ in

qua poiestat€y gloria^ et honore suffragantòrunk

iuorum tamdiu prisHita exstisti^ con quel che segue#

Non era forestiera in questi tempi uua tal pena^ e la

(1) Beroardas Eplst* i3i. .

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02 AmULI D^ ITÀJLlk

abbiamo anche veéuta utara conCro la clnesa £ Ra- tem»». Racconta Landolfo da t. Paolo (t) che f Mi>- Irnetì, clero e popolo, si toUeTarono contra d' esso Anselmo, oramai pentili d^ aver &Torito V antipapa Jfìaaeleto e lo spurio re Corrado. Però si arrogarono V autorità di dielaararla detiaduto, in guisa che egli fu coslrelto a ritirarsi nelle castella éella chiesa mila* fiese. Fu poi eonfermata, ossia autenticata nel conci- lio di-Pisa la deposizione d^ Anselmo dal pontefice Innocenzo. Ha prima d^esso condilo aveano i Mila- nesi invitati alla loro città s. Bernardo ; la cui santo- la ed autorità fecea in questi tempi gran rumore dap- (>ertutto, acciocehi colla soa presenz» e destrezza nettCMe fine allo scisma della loro città, e li rioooci^ Kasse eon papa Innocenzo il e coir imperadore Lot- tario Se ne scusò il santo abate allora, perchè chia* mato a Pisa. Bi|b appena terminato quel concilio, il pontefioe V inviò colà con Guido^ non già arciwsco-r vo di Pisa, ma bensi cardinale nascita pisano, col vescovo d* Albano Matteo^ personaggio di rare Tirtù^ e con Goffredo vescovo di Sciartres (a). La dÌFDzio- Atj €on cui il popolo dt BSilano venne air incontro di quel celebre abate, fir incredibile. Il ^cever€rkiq> come angelo di Dio, baciandogli i piedi, e pelandogli il mantello, con dispiacere nondimeno della sua pro- fonda umiltà. GoUa noediazione di questi legati apo- stolici e di s. Bernardo^ abi«irò^ tutto quel" popolo non meno V antipapa che il re Corrado, sottomettendosi a^ vero papa e air augusto Lottano.. E perciocché era vacante per le addotte cagioni la chiesa ambrosiaiiay

(i) Landulphus junior. Hist. Mediol. c.4f* Ja) In, Yit. 5. Bernardi j. ti e. a.

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1 ir ir o Mcxxitv. So

univtf sale fu il desiderio di quel popolo, per oltetie-^ te in loro archrescoTo il sauto abate di €hiaraTalle, per la cni intercessione saccederono allora molte mv- Faeobse guari^oni in Milano. Corsero in folla allo chiesa di s. Lorenzo, nella cai canonica era egli di'* loggiato, richiedendolo per loro pastore ; ma^il buoni santo che teneva gotto i piedi tutte le grandezee umane, nel seguente colla fuga deluse tutte le bro speranze. Altrettanto avea fatto a Genova. Allora fu che alcuni suoi discepoli restati in Milano, si accinse- ro colla raccolta delle Umostoe a fondare il monistero de^'Gisterciensì di Gbiaravalle iuòvì di Milano. Andò poscia s. Bernardo a Pavia, e quindi a Cremona, pec^ troncare il corso alla guerra, che quei popoli tuttavia manteneano conlra di Milano. Pare che i Pavesi sr poetassero alle vigorose insianazìoni' di lui, ma noi» già i Crei^onesl, tuttoché vedessero ritornata airub«- bidienza de^ veri suoi superiori la città di Milano, có- me si raccoglie da una lettera é^ esso s. Bernardo àr papa Innocenzo (i).

Tornò sul principio di quest^anno Micetto //, principe di Capua, a Pisa, per sollecitare i soccorsi w Ini promessi (a), e sul fine di febbraio comparve in Capua menando seco due ^e^ consoli pisani, e cirefr miUe soldati levati da quella città. Sergio duca dr NapoH e Rainoìfo cpnte di Ali(c approvarono il tratt- tato da lui &ito in Pisa (3), e somministrarono il dft^ Dsra occorrente per accelerar la venuta della flótta pifana> Intanto eceotì arrivare a Salerno il re

(i) Bernardus Epìst. 3'i4.'

(a) Falcu Bèncventanus in Cb)roQ.

^^> Alexander Telesinus Abbas k 2^ (uS^

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64 juniàu i^^tTAtu

^ori eon circa setsanla galee che egli imnieSataiiica-» te spedi coatta di Napoli. Ma ritroTarono quei popo^ \o che non dormiTa, ed accorse Taloròsamente aUa difesa. Però dopo af er dato il sacca ad akane caktel^ la di qae'^cootorBi^ ae ne ritornarono a Salerno. Qui* fi rannata una poderosa armata A Siciliani e Pnglie-> si, e spintala addosso al castello di Prata, tuttoché fosse Inogo forte, quasi in un momento se ne impa« dronl, lo diede aUe fiamme. NeUo stesso primo gior- no sottomise Altacoda, la Gretta e SummonCe: il Ae sparse il terrore ira i Beneventani, Capuani e Napoletani suoi avversari. Inoltratosi poi verso il principato di Gapua, prese Palma e Salerno. Intanto U conte Rainolfo animò tutti i suoi aderenti, ed nsd in campagna colP esercito suo per fermare i progres- si di Ruggieri. Sfa questi, dopo aver munite le rive del fiume Sarno di cavalieri e d^ arcieri, per impedi- te al conte il passaggio, andò a mettere V assedio a Nocera, eittà forte del principato di Gapua. T'era dentro Ruggieri da Surrieuto con buona guarnigione^ animoso guerriero, e risoluto di ben difenderla ; ma per tradimento d' alcuni gli convenne depor V armi q rendersi. Passò di il re Ruggieri contra le t^re del conte Rainolfo, e ne conquistò alcuoe: il che ve- duto dal conte, per consiglio de^ suoi mandò a trat* tar di pace. Ruggieri diede albm luogo alla còllera contra del cognato, e purché egli si sottomettesse, ac^ «etto la proposizione di restitnirgli la moglie e il fi« gliuolo. Presentossi dunqne il conte al re, e inginoc- chiatosi volle baciargli i piedi. Noi consenti Ruggieri^ e baciatolo in volto pacìficossi con lui, e ne ricevette il giuramento di fedeltà. Trattò in tale occa^one

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A 11. ir o MemiT. 6i

RainoUg'anoBe deilfe pace con Roberto prioéipe 4i Capua ^ e ti re s^ indusse a eoocederla, purché Ro-^ berlo' prìma della naelà del mese d'agosto si rlcono* •cesse %uo vassallo, e cedesse le tèrre perdute. £ra in questo mentre ito a Pisa Roberto, peif implbrarè il promesso soccorso da papa I-nnòcénzo' e dai Pisani* Passato quel termine, il re vergendo non essere ao* cettata V esibita pace, si impossessò di Castetio a 'Ma* re, e d^ altre terre di Ugo conte di Rojano. Andò al monistero di Telesa (i), doye fu ben accolto da Alea* Sandro abate, scrittore poi dei fatti del re medesimo ; di sMnviò alla volta delia nobilissima città, di Ca- pua. Ninna difesa volle far quel popolo, co» attende* re solo a placarlo ; e però uscito in processione, con grande otiore V eccelse, e con inni e lodi il condusse alla chiesa maggiore, e gli giurò fedeltà. Si aeeigneva apprèsso il re Ruggieri, dopo essersi in>padronilo di Aversa e del resto del principato capuano, a passar coùtra di Napoli; ma Sergio duca di queli^ inclita cit- tà giudicando meglio di non aspettar la tempesta, tenne in persona a rendersi, cioè a sottoporsi cerne vassallo alla di lui sovranità. Altrettanto fecero quei della cesa di Borello. Presentossi anche Ruggieri sot- to Benevento, con obbligar quel popolo a prestargli giuramento di fedeltà, salvo nondimeno V omaggio dovuto al papa. Però non fu pigro 1* antipapa Ana- cleto a volar colà, e a ripigliarne il possesso, eoa far poscia demolir le case d** alcuni di que' cittadini che non erano in sua grazia. Cosi In breve tempo ridusse il re Ru^ieri sotto il suo dominio quel ^asto e fiori- tissimo paese. Dopo di che pieno di gloria se ne toi* (i) Alexander T^Iesinvs Albas lib. 2. e 65.

MCRATOAI, yOh, 2ULXVII* Digit zedbyCOOglg

a Salarao, e di in SteinQ. Aoberto {mKqci^ £ Gapua rvitò io Pisa presso papa laaooeuso^ «spet- ttfodo ameadae eoa patienza ntigUori Tenti dal set- •«dtrioné, cioè déV imperadore Lottarlo . Scrive Landolfo da s. Paolo (i), che in qaett^ anao il {>rlQ« alpe Cartaio^ cioè Io stesso che dai Milanesi arca Goasegaila la corona del regno d' Italia, aUiori cofi'^ siila potHuf^ impetatoris Loiharii vexilH/èr est fa* ctus^ cioè si era rtconoiliato coll^ imperadore. Ma rac- contando altri scrittori, che questa pace solamente segni neiramio prossimo venturo, o Landolfo anticipò il tempo, oppare s^ incominciò inqaest^ anno il trat- tato della concordia, e poi si compiè nel segnente. Fi' no a questi teaf pi menò i suoi giorni Folca marchese d^ Este, figliuolo del cetebr e marchese A%%o 11^ e progenitore della lìnea de^ marchesi d^ fiste, che fio- risce tuttavia net duchi di Modena. Ciò apparisce da uno strumento di cession di beni da lui fatta al mo- nistero di s. Salvatore della Fratta (a). Quanto di vita gli restasse dipoi, non so dire. Ben so ch^egli ginn- to al fine de^ suoi giorni, lasciò dopo quattro fi- gliuoli, cioè Bonifaitio^ Folco 11^ jélberlo ed Obi" %0j e forse anche il quinto, chiamato Avho, Portaro- no tutti il titolo di marchesi, siccome costa dai' loro strumenti, e signoreggiarono in Este, Rovigo, e nelle altre antiche terre della casa d^ Este.

(») Landulphus {amor Hlstor. MeJioI. e. iz» (a) Antichità Estensi P. i, cap. Sa.

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A II 11 O MGXXXV. 67

( CRISTO ìscxixv. Indinone sin. Addo di ( INNOCENZO XI, papa 6.

( LOTTARLO III9 re »i, imperadore 3.

Quanto le coaqtiUte e fittQrie rendeano più or- goglioso U re Euggieri^ aifrettanto ^fllìggeTano il buon pontefice Innocenzo li dimorante in Pisa, che semprepiù mirara àHotitanarsi la spetranza di rientra- re in possesso della cttià df Roma. Seco ancora ^t IrovaTa Roberto principe Capna dopo la perdita d^ suo principato (i). Però frequenti lettere esso papa andava scrivendo all' imperador Lottario, per muoverlo a soccorrere la Chiesa di Dio, e a reprì- mere il re Ruggieri nemico dell' imperio. Assicurò in quest^anno V angusto suddetto i siioi propri interessi in Germania col dare la pace a vari suoi nemici e ri- beiti. I più potenti ed ostinati erano finora stati Fe- derigo duca di Svevia e Corrado suo fratello. Fin V anno precedente Arrigo duca Ba fiera e Sasso- nia, genero deirimperadore, dopo aver sostenuta con vigore negli anni addietro !a guerra contro i due suddetti fratelli, ave» tolta loro la città di Ulma : col- po che sbalordì forte il duca Federigo, dimodoché, mentre Pimperadrice Richenza si trovava nella ba- dia di Fulda, egli co^ piedi nudi comparve alla di lei presenza, per implorar la grazia deir augusto suo consorte. Fu accettata la di lui umiliazione, e Timpe- radrice dopo averlo fatto assolvere dalla scomunica per mezzo del legalo apostolico che si trovava presso

(») Annalista Saio. oio.zed.y Google

68 ARRAU D* STiLU .

di l«i (i), trattò dipoi una piena concordia, a cai ebbe parte anche «^ Bernardo^ che in questi tempi mercè della lua aautit» ed eloquenza era il me<£store di tutti i grandi affari. In qnésl^ anno adunque nel di 17 di marzo tenne P augusto Lottano una solenne dieta di quasi tutti i principi della Germania in Bam- berga. Colà arrivò anch^ il duca Federigo, e gittan- dosl ai piedi deir imperadore, umilmente . il sapplicò della sua grazia, cUe non gli fu negata, con impegnar- si di accompagnare esso imperadore nella spedizion d** Italia, già risoluta per V anno seguente. Oltre ai legati del papa» ohe il sollecitavano a venire, mandò ancgra GU^^anni Comoeno imperador dei Greci i suoi al medesimo Lottarlo con ricchi presenti, per confermar la pace, ed amicizia fra P uno e T altro im- perio, ed anche per muoverlp contra del re Ruggieri, il cui ingrandimento recava già non lieve gelosia ai ~ Greci stessi. Diede, udienza Lottarlo a questi amba- sciatori nella festa della Assunzione della Tergine in Mersburg, e li rimandò ben regalati e contenti. Po- scia dopo la festa di s. Michele di settembre, trovan- dosi esso imperadore in Mulausen, colà venne Cof^ rado^ fratello del suddetto duca Federigo, tutto umi- liato, ed avendo ottenuta V assoluzion della scomuni- ca da Corrado arcwescovo di Maddeburgo, fu ana- messo alPudienza delpimperadore, a^ qui piedi espres- se il suo pentimento per la già usurpata corona di Italia, ed implorò il perdono di tutti i suoi falli, che ToLtimo augusto cpn buona volontà gli concedett.e. Nella festa poi del natale cliiamò Lottario alla città di Spira tutti i i principi, e con essi concertò la spedi- (i) Àbbàs Urspergeas ia Chron. DigtzedbyGoogk

ifir ir 0 HCXtiT. ^9

zion d^Itriia^ tanto totpìrata M romaiio pontéfice. Altre BO?ità siKccdtrono tu: quésti «imo t»; Italia. Do- po il suo ritorno jn SScUia gvareiheBte inferinMoiifil re . Bu§gi«rì,' fece temer ^i ana vita (i). > Kón &'>ra egli per anche ben. riavuto dal male, ' the la < regisa Alhtria sua moglie fu sorpresa eli più gagliarda mar lattia, chela porte ^atr altra \ita; priocif^cssa per la sua religione e per le sue tatite lìmosÌBe di iRemoria benedelta fra i Siciliani. Tal malinconia ed «ffiizjone per quésta perdita assali il re consorte, che s^ratosj, in camera».€ome inconsolabile, per ^jìù giorni non. si lasciò vedére se non da* suoi più.iDtimi fttqDiiiari. .Co- me suol accadere io simili casi, cominciò a pi^^end^re piede, e a ^volar dappertutto 1$ fnmd, rte Riiggifri pia non foste vivo, e che per polìtica si ^qult^ssf^M; morte sua.

Pertanto pervenuta questa voce a PÌ8a,^o2>ei!fo principe di Capua affrettò il soccorso promessa a lui,. da' Pisani^ e con circa, ottomila cpmbatleiitì:,- e. co|it venti navi di quel popolo (a) si portò nell' aprile di quesi' anno « Napoli, dove si egli che il ^uca forgio alzarono bandiera conlra del creduto defuttto }Ìug- gieri. Aittettanto fece ancora il cpnie JRainolfi^i B^xt' randosi anche egli poter cos), operare a maivq s^l- va,, perchè ipo'suasò della mprte del sovranp, a cut, aveva giurata fedeltà. Allora fu che il popolo di Aver- fa» tuttoché non, manc^asie chi esseri v? mojto ben vif* vo lire, ribellatoci, richiamò r antico s^o ppnci|^ Roberto. Volevano i Pisani marciare di addosso a Capua, sperandone la conquista i ma Ipronp ritenuti

(i) ÀleXHTider Telesinos 1, 3, e. i. (ai) Falco Beneventanos in Chrcnìoov j

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O AfflAU D^ITASIA

da ehi sapes efforri baoo prasidia, coittftiidhito da GaàtifiD ebhcttlKer di Ha^gieri, nomo aecoi^lò^ il qua* le 0^ddò le^a a Saierao la ^ate [»à sospetta di quella ciltà^ ed useì ancora in campagna tx>iitra dei nemid'pastflncidosi al fiume Ghiano. Il oon redercom- patire alcaap della Sicilia, accresccTa ogni di più la credenza della morte ed re : quando eooo arrifare esso re a Salerno nel di S di giugno, e dar subito gli ordini per unir tutte le sue fòrze. La prima sua ira- presa fu contro città di Aversa, da cui essendo fug- gita buona parie di quei cittadini per paura a Napo« li, non credendosi ivi sicuro il conte Rainoìfo^ anche egli tenne la medesima ria. Restò la dianzi opulenta città alla discreziob di Ruggieri, che dopo averla ab- band^onata al sacco, la fbce dare alle fiamme. DeTasIò poscia tutti i contorni di Napoli ; e Guarino tao can- celliere inviato contro le terre dei suddetto conte, sMmpadronl dett^ amena città di Alife e di s. Angelo. Perchè Gajazzo e s. Agata fecero resistenaa^ passò lo stesso Ruggieri alP assedio di esse, e le costrinse alla resa. Di tornò ad infestar Napoli ; ma conoscendo troppo dilfìcile la conquista di queUa forte città, ne titirò, comandando solamente che ki rifabbricasse Cucolo ed Aversa, per restrlgdere ed infestare coi loro presidii i Napoletani. -Alle calde istanze di Rp« berto principe di Gspua, e, come si può eredete, ao- é\i di papa Innocenzo, spedirono l Pisani in questo anno altre venti navi cx>n gente guerriera a Napoli per opporsi agli attentati del re Ruggieri. Trovavasi allóra le città di Amalfi senza milizia, perchè impe- gnati gU abili alle armi dal re, parte per mare, e par- te in terra contra de^ suoi nemici. Animaronsi perciò

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liflt^ « il prenderla iv^ lo «teiM. Ao4q tutta a speco, quella rìechissìnm ci(^ : iowier^bile ^ preziof o fu \l bottiuQ che vi (i^aMrQ ^ ne esp^i'tarono aUe lor i^i» i Pii89i. In questa cougJunt^ra, Tccebia teadiziouft (ni Pweni è siete, ah^ i Ipr. meggigri, t^oTeto in Aipalfi rePticbUsìme e rinomato «odìce delle Papde^-r te pUane, }o,parta$^ro i:pir altre spoglie a Pisei d^ doTe poi per le disgrazie dj quella repul^tlica passò a Firenze» "V' ha uuo scrittore del secolo quartodecU lup, da Jue dato alla luce, che lo accenue. 5e possa r asserzipn sua basterei s"* è ^ìspuuto fra due Taleuti lettetati io questi ultimi tempi : ìi^tpruo a che ^v^ io oserei di decidere, 5en so che peiranpo presente 1 1 35, cbiameto da' Pisapì seeopdo il loro stile i j 56, toccò ad Amalfi la disaTTentura suddetta. Poscia i Pisaiìi fecero lo stesso giuoco (i) alla Scala, a Bevel- \o e ad altri piccioli luoghi. Ma saputosi dal re Rug- gieri il guasto dato dalP armi pisane^ da Aversa at:* corse colà colla sua aimata^ e trurati i Pisani alP as- sedio della Fratta, diede loro una considerabile spe*, lazzata con ucciderne o farne prigiopi circa mille e cin^ueceuip. Fra i prigioni si contarono due ^^^ cop. soli pisani, e il terzo. vi lasciò la vita. iSe ^^ tornaro- no i restanti alla Ipr patria colla navi cariche di spo- glie, e cop e^sp loro andò ancora il principe Roberto. Ruggieri dopo essere (orpato ai danni dei Kapoletani, e fatto tagliar loro g)i alJDeii portanti le viti, andò, a Benevento, dove colla bandiera investì del principato di Capua j4nJuso suo terzogenito ( nome che è lo stesso che -^i/ò;75c»)j e dichiarò conte Matera Ada^ (i) Alexander Telesinus L 3, e 20.

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^. 4màU wl^ÌTÈLtà

mo sao frenerò. Dbposti poi gli affiirì Mh Puglia, e creati nel di ^1 fatilo* natale ca?èiiieri Ruggieri duca sao primogènito, e Tancredi prihcipe di Bari sao secoftdogeùito, se ne andò dipoi tn^eilia. Per quan- to crede ti signor Sassi (t), nel di 29 di lagHo ^ef- Pt^atlo' presente eletto fti arctreseotro di Milano Ro- b'aìd(fj ossia Rohoaìdo Véscof o" d' Alba, il qoafe fu detto che aecettasse T eiezione con patto di ritenere il ptimiero sao vescovato (3). E circa qneili tempi tfìcirOQo i Milanesi in campagna contra de^ Cremone- si, ma don poca fortuna, perchè furono (atti prigioni centotrenta de* loro soldati a cavallo. Apparisce an« cora da una lettera' di sa Bernardo (3), che anche i Piacentini ebbero n^ìle lor prigioni altri Milanesi. Ac- cadde circa questi tempi, che il deposto afcivescRivo Anselmo colla speranza di aver soccorso dalP anti- papa Anacleto, si mosse per Po alla volta di Roma. Nelle vicinanze di Ferrara fu preso da Goizo da Mar- tineago, e inviato prigione a Pisa a papa Innocenzo, il qual poscia mandoUo a Roma nel mese d* agosto. Quivi r iofeUce consegnato a Pietro Latrone ministro del papa, nello stesso mese fiòi i suoi giorni, senza capersi di morte naturale. Come poi si arrischias- se li papa a trasmettere un prigione di tanta conse- guenza a Roma, dove comandava P antipapa, non si può iutendere, se non supponendo che anche il par- tito d* esso pontefice ritenesse tuttavia assai vigore e delle fortezze in quella vésta città.

. (1) S«xi4ii ia Naif, ad Hìstor* LaadalpM JQDipris. (a) Landalphas junior Hiit. Mediol. e. 1^2, (3) S. Bernard. Episl. i3f.

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ir H o Mèxxtvi.

( CRISTO ncxxxTi. Itt^none n?. Anno ^ ( INNOCENZO II, papa jr.

( LOTTiRIO ni, re ia,iiiipérrfoife 4.

' Paotsi ben credere, che se noti era amareggia!- to, era almeiia Hsògaoso eli molta pazienza il' caore del poQteGcè Innocen%oII^ al veder crescere ogni di pid le prosperità del re nemico Ruggieri^ e noa mai muorersi da^ suoi paesi Timperadore Lottano pei venire al soccorso d* esso papa e dei snoi alleati. Pe- rò sai principio del presente anno spedì allo stesso angusto per suo legato Gherardo cardinale (i) con Roberto principe di Capna, e Riccardo fratello del conte Rainolfo, a ricordargli vivamente il bisogno e le promesse di lai. Lottano benignamente gli accolse, li regalò, e li rimandò in Italia con sicurezza che in questo anno egli sarebbe calato con forihidabne eser- cito in Italia. Anche Sergio duca di Napoli passò per mare a Pisa, affine d* implorare al suo pericoloso sta- to gagliardi soccorsi dar papa e dal popolo pisano. Quante buone parole é promesse egli volle, facilmen- te ottenne ; ma nulla di fatti. Qualche segreto emissa- rio dovea avere il re Ruggieri in quella città, che con regali distornò Taffare : laonde conrenne al duca tor- narsene, ma assai mal contènto , a Napoli , città che già penuriava di viveri , non polendone riceveréf perverrà per mare', perchè tutti i contorni «il mare Slesso' erano infestati dalle genti e dalle galee tli Ruggieri. Tuttavia Sergio' ebbe maniera di arrivare colà con cinque navi cariche di vettovaglia: il che fu i (i) Falco Beneyenfanas in Chron. 1

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74 Àjmia h^rt^^uA

di gran conforto a quel popolo. Ma più si animarono essi colP a?or^ il àum portata^ la sioorfraa che in quo* tiranno comparirebbe in Italia V impeirqdor^IioUairio con gran poteo»i, e verrebbe a KberarK.dal tiranno Ruggieri. Qoali imprese fiicesse in quest^ anno esso Ruggieri, non è gipnto a nostra netizia^perd)^ la sto- ria di Alessandro abate di Telesa termioa col fine del- l'anno precedente^ e Falco ve altro non scrive, se non che crebbe a tal segno la fame nella città di Napoli ^ che molti fanciulli gioyani e irecchi cadeano morti per le piazae. Contuttpciò era disposto quel popolo a soccombere jnut^osto alla morte, che di andar sotto il dominio deirodlatissìnio re Ruggieri. Sergio duca mancava dal suo canto di rinvigorirli con fer loro co* noscere imminente P arrivo delPimperadore, colle coi forze $1 sarebbono liberali da quelle angustie. Tutta- via Falcone non dice una parola, che Ruggieri foase in persona ol bloccQ di Nspoli. Tenne in que^ranno r augusto Lottario nella festa delP Assunzione della Tergine una dieta generale in Wir tzburg (3) , termi- nata la quale s\ mise in marcia con un pot^pte eser- cito alla volta dell'Italia. Seco erano gli arcivescovi di Colonia , Treveri e Maddeburgo , con a^sai altri ve- scovi ed abatì^ irrigo 4uca di Baviera e Sassonia ^ e genero d^ esso augusto Corrudo duca ^ . dianzi efi- mero re d' Italia, ed altri non pochi principi e baroni. Presso Blja città di Trento ritrovo j ponti rotti, e chi fl|^ opponeva i|I suo passaggio. Presto se ne sbrigò; ed arrivato alla Chiusa dell' Adige, quivi ancoragli (u con- trastato i) jpasso : ma eolia morte degli abitanti e del dal loro signore si fece largo, ed arrivò a Verona, do- li) AonaKSaxo. Aonal. Hildesb, Abbas Ursp.in Cbront

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1. IV !f O MCXU^X. 75

ve fa cM grande ovtùtt accolto. Andò poscia ad ae* camparsi pretlo il fiqftie Aliocio, ed essendo compar"* si eoHt ia folla i Lombardi^ tenne ivi una magnifica oorte. nella festa di s. ^nrizio, cioè nel di 22 di sei» tembre; e però non è da credere , come si figurò il padre Pagi, eh' egli nell' agosto fosse giunto al casteU lo di s. Bassano *, e molto meno^ eh* egli fosse neir a- prile deir anno precedente in Piacenza» come ha. un priv^egio pubblicato dal Campi (i), dato alla famiglia de* Bracciforti : docuotento anche per altre ragioni apocrifa ed insussistente. In tal congiuntura il Teseo- vo di Mantova, che in addietro noa.$* era voluto sot- tomettere air imperadore, fu necessitato ad umiliarsi e ad implorar la sua grazia. Guastalla, chiamata dalr TÀDoalista sassone oppidutn munitissimum H^arstal^ d* ordine d^esso augusto ( non ne sappiamo il perchè) fu assalita e '|>resa, e posta dipoi Tassedio s^ir alta sua rocca. Tale era anche allora il costume degP Italiani , e specialmente del re Ruggieri , di fabbricare simili rocche, fortezze, castelli e gironi nelle eittà^ per te* nere in freno, i cittadini, ed aver un luogo sicuro con- ira de* nemici* Dubbio nondimeno mi è- riinasto , se ivi yeramente si parli di Guastalla, perchè seijabra par-* larsi di luogo posto alla collina, e non al piuBo, come Guastalla. Nella stessa >naniera fu anche presa la dttà di Garda nel lago Benaco, ossia di Yerona: de* quali due luoghi Timperadore infeudò il suo genero , cioè^ il duca Arrigo* Ho io dato alla luce (a) uno strumento , difettoso nelle note cronologiche, e che appartiene, &r* se eon errore» ali* anno presente, in cui si i^d^ fatta

<i) ChtKfi Iltor. di Piacenza T. I, neli' At>pcnd* (a) Antichità Ettenii P. J,cap. ;.

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^6 AHlTAtl »*ITALU^ *

donazione M oBstetlo dt CavalUfo^ poato nelYerQiie- se, al moDistero delle Carceri d^^Este da esyo Arrir duca éì SaitOBia. Lo •tnamento è folto in Este^ e il dnca dice: Cum ad nostrum dominium sptcitid multa oppidày castra , atguè rura sita in marclda ifis^ìiana^ ci èa guae ih districtu veronensihahemuij tè. Può essere che ad un altro anno e forse al duca Arrigo Leone appartenga quel documento. Ma comun- que sia, di qui ancora risulta il dominio che la linea estense di Germania, cioè dei duchi di Sassonia e Ba- tfera, tuttavia riteneva in Italia sopra la sua parte del- r eredità del marchese Alberto Azzo II, progenitore anche dell' alti/a linea de' marchesi d^ Este.

Si troTÒ Cremona ribellante air imperadore ; e pu- re 1 Cremonesi erano stati fin qui nemici di Corrado innalzato dà*^ Milanesi, e contrari alP antipapa. Si sa Ae avendo loro ordinato V imperadore di rilasciar i pHgioni Milanesi, noi vollero ubbidire,nèconsentiro* no alle proposizioni di pace. Ottone frisingense scri- ve (i), che dibattuta la controversia de^ Milanesi coi Cremonesi, fu data ragione ai primi e messi gli altri vA bando délìMmperio. La disputa era per Crema. Per^ ciò Lottarlo in passando pel territorio loro , permise il sacco dèi loro poderi, e il taglio alle loro vigne. Co* salam^ item Cincellam oppugnas^it^ cepif^ et de^ru' àii^ interfeéfis et captis plUrihus. Qui si parla & Casal Maggiore ; ma qual luogo sia Cincella , noi s^ dire. Arriratò poscia T imperadore a Roncaglia su! Pfecentino^ bellissima e larga pianura, quivi per mol- ti giorni si i4posò ed alzò tribunale con rendere a tut- ti giustizia^ Tennero colà ben quarantamila Milanesi (i) Olio FrislDgens. L 7, e. 19.

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A n n o ucxixYu 77

ad iachioarlo eoa somma allegrezza, e in ubbidicDu di lui casirum munitissimum Samassan qppugnanr tes^ eJH$ fandem adjutoria ccperunU Sono leorretti presso l^Àaaalista sassone vari nomi di luoghi e di persone italiane^ Invece di Sam^z^jan eredo io che scabbia a leggere Soncinum^ che veramente fu preso con s. Bassano , come si ha da Landolfo da s. Pao- lo (i). Andò poscia Lottano a etterem il campo nei borghi di Pavia, città che al pari ^ella collegata Cre- mona noi volle ricévere, anzi gli mandò alcune rispo- ste ingiuriose. Male per quel popolo , perchè preva- lendosi deir occasione i Milanesi, acerbi loro nemici , talmente si diedero all' ingegno , che misero il piede in quella città. Già s^ era dato princìpio agli incendi e alle stragi; ma usciti in processione i cherici e mo- naci, corsero, chiedendo misericordia, ai piedi delPim- peradore, il quale siccome principe clementissimo lo- ro perdonò, e fece, desistere i Milanesi dalle offese. Ma perciocché nel seguente restò ucciso un conte tedesco che insolentemente volea rompere una pòrta della città : fu in armi tutto il campo contra de^ Pa- vesi, minacciando la morte a tutti ; ma questi mostra- ta la loro innocenza , ottennero il perdono , con re- star nondimeno condennati a pagar ventimila ta- lenti. Cosi dair Annalista sassone (a) narrati ci ven- gono questi ùtti. Ma Landolfo da s. Paolo, scrittore di maggior credito in questo , racconta (3) che Lot- tarlo venne a, Lardirago sul fiume Olona in vicinanza di Pavia. Usciti in armi i Pavesi , furono rispinti i^a

(i) Landolphas junior Hist. Medici, e. 4^*

{2\ Annalitta Saxo.

(3) Landulphui junior loc. «t. ,^,,,,,^GoógIe

sotto le mura dal prindpe Corrado^ t molti ne resta- rono prigioni. Allora i Pavesi vennero a* piedi dell im- pei^adore, e dopo arer liberati i prigioni milanesi, ot- tennero ancfa^ essi la libertà de' suoi. Troraronsi an- cora ribelli alP augusto Lottarlo Tercelii, e Torino e Gamondo (non so se nome sicuro ), e però coll'eser- oito passò egK colà, e eolla forza mise al dovere quel- le città, t k) stesso fece con Castello Pandolfo: Posi haec ingressus est ierram Hamadan principis suae maJ€Stati contradicentis^ quem destructis innume^ ris urbibms et lods munìits suhiici sibi compulit. Questo principe Hamadan ha gran ciera d' essere Amedeo coTìtA di Alorienna , progenitore della real «asa di Savoja, che possederà moki Stati in Italia, ed è chiamato sio del re di Francia da PieUro cluniacen- se. Dagli sCTittorì del Piemonte non è stata conoscili* ta questa particolarità.

Yenue poscia Lottarlo a Piac^za, anche essa col- legata co' Cremonesi e Pavesi, e la e^ugnò. Da' Par- migiani fu accolto con grande onore, e loro in ricom- pensa concedette un castello e presidio contra dei Cremonesi loro nemici^ si dee lasciar sotto silen- zio, che mentre qnesto imperadore sul principio dt novembre tenne la sua magnifica dieta in Roncaglia, pubblicò una legge iqtorno feudi, che si truova fra le longobardiche (i), e nel codice de Feudìs, Abbia- mo ancora dal Dandolo (3) , che trovandosi egli in Correggio Terde sul Parmigiano, confermò i patti e privilegi a Pietro Potano doge di Yenezia. Se to-

(0 Leg. LangabarJ. P. Il, T. I, Rer. Itat.

(2) Dandui. ÌQ Chron. T. XII, Iler. Ital. .

h= jogle

A ir tr o ucxxxvu ^g

gtìamo rìpotar salta feda di BaoDÌAOootro Uorigia(i) e di CaWaito Fiamma (2), scrittori dal quartodecima secolo, V augusto Lottano in quest^ aano Mediola' num 9enit^ ubi ab Ansehnù de Pusierla archtepi" scopo mediolanensi primo in Modùeiia^ secundo iif Mediolana coronatus JuiL Postea per Innoce»- tium secundum in Roma coronatus fidi in ecclesia tateranensi. Zoppica di troppo questo raoconto. Nqn era più arcivescovo anzi aeppur vivo ia questi tem- pi Anselmo, E già vedemmo Lottano , coronato im- peradore ^n Roma neìPanno ii55* Che se quegli sto-, rici si sono inlesi deiPanno stesso 1 155, allora passa^ va discordia fra esso imperadore e i Milanesi, ed An- selmo arcivescovo era legato dalla scomunica. Yerisi- mil cosa nondimeno sarebbe che trovandosi Lottano sV vicino a Milano, e cosi ben ristabilita Tarmonia £ra lui e quel popolo, si facesse coronare colla corona fer* rea del regno d** Italia. Ma nulla dicendo di cosi im- portante funtione Landolfo da s. Paolo, scrittore pre* sente ai fatti di allora^t non si può far fondamento sul- r asserzione de^ suddetti storici posteriori , siccome lontani per due secoli dai tempi Lo Ilario. Abbia- mo bensì dai medesimo Landolfo (5), che probabil- , mente in quest** anno , e prima che calasse iu Italia Lottario, segui un fatto d^armi fra i Milanesi e Pavesi colla sconfìtta de' primi. Vexilla Mediolanensium et eorum agmina capta aulfiigaia a Papiensibus 1^- Jut mitissima ovium pecora, Portossi dipoi Varcis^e^ scovo Robaldo a Pisa, dove giurò fedeltà a papa lu- ti) Morigla Aanal. Modoet. T. Zìi. Eer. Hai.

(2) Fiamma Maaip. Fior. T. XI. Rer. Itul.

(3) Laadalpbus junior Hist. Mediolan, e. ^JS.

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So AN9ALI D^ rtkhlh

fKMeóxo : risolutone che digpiatqtm non poco «I po- polo milanese, quasiché cotale umUiazìoae sidioais&e la dignità e libertà della lor chiesa. Pare aòDdioMuo, secondo Topinione delPuriceUi(r),che Robalda sos- tenesse il siio punto in non yolere ricever dalla mt- no del papa il pallio archiepiscopale, con esigere die gli fosse inviato a Milano, come per tanti secoli s' era praticato io addietro. A questa opinione qualche fondamento i. Bernardo nella lettera CXXXI, se non che si crede essa scritta nel precedente anno ii55 , e però conTerrebbé rapportare anche P andata a Pisa di Robaldo a quell^ anno. Certo è che questo arciie- scoTo, allorché V impera dor Lottano fa in Roncaglia, si portò co^ suoi suffiraganei a fargli la corte ; e che per ordine d'*esso augusto fulminò la scomunica con- tra dei Cremonesi, ostinati in non Toier rendere i pri- gioni milanesi : scomunica nondimeno non approvata da papa Innocenzo II, il quale in quest^ anno, oppure nel seguente, ne mandò V assoluzione a quel popolo.

( CRISTO «cxxxvn. Indizbne xv. Anno di < INNOCENZO II, papa 8.

( LOTTARIO III, re i5,imperadore 5.

Portò grandi mutazioni in Italia Tanno presente. Non apparisce in qusl luogo V augusto Lottano so* lennizieasse la festa del santo natale delP anno addie- tro. Abbiamo un suo diploma (2) dato in Reggio f^I, X ( cioè sexto decimo ) kalendas januarii^ anno do^

(i) Poricenìas Monument Basii. Ambrosi»a. n. 3^6. (2) Ughell. Italia Sacra T. V, Append. pag. 1699, ia Epist. Kegicas.

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A,irjr. o mcxxtnu St

IbtùiKrite; Inoarmiéonis - MOXiXSsì^I ^ Indiciiohe jjK/F!, chef de?ea correre bìaó si Ikie dtll* emio. Ab- •btMkio laoltrj» un pkcito teieicttp- ymIU .stessila città di ^^%!Si<^ à^imperadrke ì^hanuù^Xkk qiogUe (1)50- 'jftì,nu> die intranU mense novèmbri deàio sveno f>re^ «edeDté anno, Indiciwhe HiV^ segno che es^a ^^ gusta risiedeva in Reggio, inenire rimperftdore girava fyer la Lombardia. Non sussiste già che l' impeifìadore co* Cremoneii assediasse -Grétta in quest- aniio^'comé volte Antonio Campi (2). Bratto allora i Cremonesi -in disgrazia d'esso augusto. Sappiamo bensì dall?^Ai|* Halistà sassone (5), che egii^si acodmpò nelle pianure ^i Bologna, ed assediò qUèUa città con pensieri» ^ venire anche agli «ssalti^se non losse stato il rigor«^ so freddo di quel verno che lo impedì.' Preselo non- dimeno i suoi caMeilo ^rtissimp alla montagna, ^òve tagliarono a peni pia di <trec6nt(> peiione; Tenne poscia a* voleri di lui essa città di Bologna. Ottone veseova di Frisi ìigà scrisse (4) ^éBonemien^ ses et AEmiìienses^ qui priori etun expeékiont despexerant^ supplice$y multam servUii afferen* tes^ ultra occitrriinlf. Seguita a dire T ÀnoaKsla sae^ sone, che Lottarlo, capta Banónia^ pemt Cassatt pùcificei Forse vorrà dire Cesèna^ c^ nome suo da lui storpia tèy come altri luoghi: e quivi celebrò la fcf- sta della purìficazba della Tergine, con essere «om^- parso colà and^ il duca di Ravenna a pagare i tributi del stio ossequio* Abbiam veduto airanno i lag Cor»

.(r) ÀQtiqqil. llalic. Dissert. 11, p. 6i3. (a) Campi Istoria di Cremon.

(3) Annalista Stxo.

(4) Otto Frisingeosis in Cfaroaic. I. 7, e. 19.

MUEÀTOBI, YOL. «ttTU. oioiÌze..yGoo|le

rado duca di /impenna. In qcreitt tonipi pratto 1 Bossi troviamo Pietro dméa in Asvenos. Se di alena d' et» 4i ^t, doL'Sftprci dire. Di ifiedi Lolteiò il doca Arrigo «uo genero in Toaoena con un bnoa corpo di combattenti^ per rimcttffre «iti aai^ po^o Mgg0U^er%Q marchete jeaécisio da ^e* popcrfi ; cioè quel meditino i^cmei Sparlato all' anno . 1 1 S4. Kofi« teòtinno pia TogUa i Tosoam 4i avere na marchete, «loè «m aiiperiorè i^e iovo eomandasse a «lome dett'impei^orev dacché aveataK) preso ancora ^^lie città fotma di repi4»blica. Passò dipoi V impe- ffador liOttariora vicinane ^i Raveiàna^ dorè fu ono- «sto da queir arcivescùno GuaHieri « da tutto it 4sl«ro e popolo. FoHhaac ^ggressus est Lutiuin(i)^ ^uam ^iwribus 4aiis rebellem et ineapugnabilem imperatcribus^ primo impetu o^it. Che città #ia •questa, mi è ignoto. Beo di qui ancora si vede che la Aomegna era allora 4egl* imperadori, «e^he ne inve- rtivano ^i ^irdivesoovi di Savina* Inde Vanam <Fano) deinde. SiitégaUa (Sinigagiia) ùbsedit et ^xpugnavU, Siegue Avennam civitatem adiii. Taoi^ ^edo, dire Aàcona. /SoUi» di Otton frisingense (3) iqueste .parole : Ancenam^ i^letum >eum aUis urbir ^s seu caHeMs in deditionem meepit Ciò, seconda ìM mddettò itanidista, ^noat succedette eensa venire ^le mani col popolo d' Ancóna e cella morte di due- llila d^essi : dopo di ^he eper taare e per terra as- sediata quella città, ia coslre^a a rendersi e a tea* itribuir cento ie^ni al servigio «del medesimo augnato. Ha Buoncon^agno, «toùoo 4i ^u^9s£o secolo ed tla-

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A N II ft Mcaxwu, ^i

tiano (i)) niega ch« Aocona si rendesse «i voleri àeU V Augusto Lottajriot il qad^ V assediò bensì, ma sen- M9i fiftttto. Gli scrìUori iedesehi sapeano perlopiù gli afiOuri d' Italia per lava } e la hmB ingcandisce feoil- mente le eose. Se crediamo all' Urspergense, Lotta- rio passato r Apeftnino andò a Spoleti senza sapersi perchè queUa città fac^uMe «resistenica all^ imperadorii, « massimamente ae mettessimo per Tetro che allora jqneUe contrade fossero govecnf^e da uno de' du^hi Guarniero vaf sdii dell' imperio. Sandra nondimeno più probabile che Lottano non valicasse rApeanino^ aapnido noi dair Annalista fasscine che celebrò la isanta pasqua nella città di Fermo, e di en^rò pel- la Puglia, impadronendosi a forza d^ armi di Castel Pagano luogo fortissimo, al cui governatore Riccar- :do fece poscia il re Ruggieri abbacinar gli occhi |)er non aver fotta la dovuta ref istanze. Sipedi egli il 4ttca CorradQ <td oppugnaadum casUllum Rigian^ i cui abitatori non aspeitarono la forza per rendersi. Arrivato esso Corrado a Monte Gargajuo, V assediò |]ker tre giorni, finché giuoto anche P imperadore col grosso deir armata, quel popolo depose le. armi e ^enne air ubbidienza. Dopo aver fatte le sue div.ozio«> jqì alla basilica di s. Michele Arcangelo, passò Lotta- irio a Troja, Renne (forse Canne ) e Barletta, gli abi- laton delle quali ciHà ostilmente uscirono contro al 4:eaareo ^es^rcito, non con altro .guadagno ohe di re- «t^r molti d' essi o trucidati, o prigioni. Non volle iermarsi T imperadore ad eiypngQar queMuoghì, e continuato il cammino, fu volentieri ricevuto dai cit«-

,(i) BoncompagQus de obsidione Anconse^ T. Yli iRer. Ital

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^ AfflTAU D^nAtlA '

iadiii diTraai, cbe aU' arriro sod suBantellarono rocca di Ruggieri. Ed essendo coBi|>arte>efiUtrè oa- m d' atso ve «on animo ili riofórxar quek presilo, ■titto di e«se fbrono-aoiiHBérs^, « T «Ifire À salvarono ^la fuga. Tentòil rèlltiggitri coli' esibìnone di mia f^ran eopta d^ oro,di placare e guadagnare V impers- -dore Lottano, ma il trovò tordo a questo canto. ' Intanto il ^11^0 ^mg:o passato in Toscana, per eméttere in posto il marchese Egge^rtù osa» /tf- 'gè/^erfo, ^el piano di Mugello vinse il conte Guido tinello d' esso marchese, e toX distruggere tre ade car %tella) r obbligò a riconciliarsi tòn lui (i). Accompa- gnato poscia da esso conte, assediò Firenìce, e dopo avesla costr^ta alla resa, vi rimise il vescovo diano ingiustamente cacciato dalla città. Da Pistoja, ove non trovò òpposìinone, andò alle castella di s. GeUesio e "di Tìco, che colla forza furono sottomesse. Dopo «vere distrutta la torre di Ca[Hano, nido d^ assassini, s' inno aNa volta di Lucca con pensiero di assediar- la ; ma interpostisi alcuni vescovi col santo abate di Oiiaravalle, Bernardo, the, chiamato, era prima ve- nuto a trovare. ri papa, quel popolo, a cui non erano ignoti i maneggi de^ lor nemici pisani contra di toro, 'comperò la pace collo- sborso di una buona somma di danaro. Scrive V abate urspergense (2) che 41 duca 'Arrigo fu investito del ducato dii Toscana dall^augu* sto suocero, verisimilmente per le ragioni spettanti aHa linea estense di Germania sopra gli Stati posse- duti dalla contessa Matilde in ItaUa. Inviatosi poi al* la volta di Grosseto, espugnò ^^un^iom^v forse Siremv,

' (0 Annalista Saxo. (2) Abbas Unpergeosis in Chron.

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A ir ir o xcxisni. ^S'

•'&de a^é fiamme i suoi contorni. Alte «chiamate di: Ini ritposero con insolenza i Grossetani ^ ma assedia-^ la loro città, dopo arar preso colle macchine di gaerra un fortissimo castello vicino, diede loro tat^ terróre, che non tardarono ad arrendersi. TroTossr d Tenne di marco in quella città il pontefice Inno^ een%o^ ed odorato é scortato dal dura, con esso lui' passò a Viterbo. Erano qiùvi per la maggior parte t* ciltai^ni aderenti alP antipapa Anacleto ; avcano an-' che distrutta dianzi la vicina città di s. Yalentino; ma> per le esortazioni del papa e per paura del duca arrenderono col pagamento di tremila talenti, intorna ai quali ùacqoe discordia, pretendendoli il pontefice còme padrone . della città, e il duca per diritto di guerra. Giunti che furono a Sutri, quivi Innocenzo^ depose quel vescovo e ne creò un altro. Da Monte Cassino cacciarono il presidio deL refiuggieri. Capua icollo eborso di quattromila talenti si esentò dall' as* aedio, ed ivi fu rimesso in possesso di quel principa-^ to Roberto oppresso dianzi dal re Ruggieri (i) « Quindi nel di ^5 di maggio passarono il pontefico Jnnocenzo II e il duca sotto Benevento, dove era •una buona guarnigion di Ruggieri e i più de^ cittadt*' •ni autori giurati dalP antipapa. I maneggi e il timore -gr indussero a rendersi e ad ammettere il legittimo lor sovrano Innocenzo, a cui giurarono fedeltà. Po- liscia nel di a5 di maggio esso papa col duca Arrigo andò a ritrovar V imperadore che già aveva intra pre- sso r assedio di Bari ; e nel cammino, per attestato di 'Pietro diacono, si rendè loro la città di Troja. Con

^ (i) Petros Diaconus Chron. Cassinen. 1. <^* 10^9 Falco BeDeventanus in Ghronico.

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ammirabU onore ed allegreiza fa aeooho il pepe At^ V aufoito Lottano. Seata fiure reaistenza, il popolo di Bari si diede ad esao inperadope ; ma non già la «ocoa fbrdssima, in fabbricata dal re Ruggieri, ohe eottò gran tmnpo, atialtì, e naneg^ di maoidnne Militari per iaapadrontriiene. Fa measa a fil di apida quella gaamigiotte. La preaa di ai importanle città (a eagiooe che Ittelfi e V altre minori della Paglia e Ca* Ibbria ti aottometteasero. Intento hr flotta dd Pisani eompofla di cento navi da gnerra^ pervennta n Na-* poli) d)be ordine dair imperadore di portarsi centra é^ Amalfi, il cai popolo colio sborso di nudto danato a col rendersi air imperadore e ai Pisaiùi acbi?^ Tec^ cidio. Presero dipoi essi Pisani a forza d^ armi R«^- lo, la Scafa, la Fratta ed altri luoghi marittimi. Resla*- va la sola città di Salerno, città per copia cK popolo, ili ricehene e di fortifìcaEioni allora molto r%omrde* iFole afta dirorione del re Rnggierì. Ebbero ordine i SHsam^ Sergio duca di Napoli, e Roberto principe di Capua di mettere V assedio per terra e per mare a quella città ; e n ik-spedito anche il duca Arrigo eoi enfile Rainolfo e un corpo di Tedeschi (i). Nei di iS^ di Inglio si cominciò queir assedio, al iqnale in** terfennero anche ottanta legni di Genovesi trecen- to di Amalfitani, se pur non v^ha errore in sa afog- giato numero di navi. Grran difesa fece il presidio di Ruggieri, insigni prodezze vi fecero i Pisani, t qnali aveano anche preparata un** altissima e mirabil ma»- china per espugnar cosi dura fortezza. Ma venati il papa e V imperadore, cominciarono on trattalo €<n Salernitani, per cui fa loro conceduto V ingresso e (i) Annalista Sazo.

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Jtl.«fgtlofiÌB di 4i]oUai qttè'; H^c&e i^eso d<s'PÌMiiH) i 4|Viè)i apectrano ili ante» di essa^* talmente ft^ tn^spet» lil^po jDbe labbfltidaaaivmp (%oi ofibsa^^e lurueiata xoacchiiià.pfapBrafiyinberoLaUa vela per iotoarseoa 9 i^astf^ e graftlitìfla^ durò il 'papa por riteoerli. Riir fli^doitfalcmtaao (.i> raacònta che dai Saleraìtao» £a datp (alle fiastae il i^aitello di legno de'Sbam e M che toolfi) adeguo coacepleoiio asti Pjaiui contea ^U" i^QpecailpFe^ par no» arergU eiatati, cIm ai ao<- f^pdaroflo cqI re Ru^bHrii Ca^i^nò òDndtinano qae^ pia mata inteUigeUza. f he noti m rcottquialt9ae la tofrr n^^c^re» oaf ia h r<ìa9a« ì» em ai cangiò parte della g^ariùgione .dal re>RnggìerK i

Dopp av^ celebrala la fetta deir Aaavwwion della Tarf HfM in falerno, il papa ^ T imperadore «en renr Uffo ad i^Telli^o, a ^ulvijtra|twrpBj[> di creare nn d^ e9k di Foglia, che per valore e prindenta fii$|e.aU# % goTecnare a ^oftener %ue' pppH con^) la potei^aa ^et re Ri)ggiari*i 9 parcioechjè Roberto frincip^ èi Capila per la, delicatezza del cno nc^rpo e per alici diletti d^a»«9M>, non parare a proposito par si riier Tante impiego^ ne fu credajto più dagqo ' il cdtitf e Rair n^lfo^ chiamato da altri. Rainano e Régmoìfo^ ma da altri poi con errore Raidaffo e Rainaìdo, Qui insorse li^e fra il papa e V imperadore^,, pretendendo cadaun, ^ es^ la sovranità ia quelle parti e il diritta ii investirlo. Era dianzi nata un* altra controversia fra loro a cagarne di Salerno (»)> che il papa dic^ di ano diritta, e V imperadore lo. iostenava per città dal* r impalo, come %" ha prinaipalmeate da Romoald»

(i) Romoa^ldas $alern. Chcon. T. TU, lUr. Ital. ^a) Petrus Diaconas Ghron. CaHin. 1. 4f '^ X'7.«-

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«9 AmULl W ttAUAii.

sa|èrBÌt6io.>Per^q«m UieQtafgk)rim:i^aA hJÌ8{mlt ^tH^ iofieslitnr» ^dn dac«i «I tootttrBaìaolfeiy^ttè éltr^ fémperamìeBta troyén^es^ figghntite -Unnido o^U tmran Ba«tich]«| eioè IiMiofCBao:eiLattfrio|il gimAto* ne (i)) (Mf mcB^iy d' esso ina?«f tirotf» diel 4iiettt5 jeon'Wifib&aaliegrieciet di «iiiie^ popoli. 17»^- AÌti« etldé ^conte^, «irrata é Iiimgè év Pietro -dMcOnOf ài nc^mis^ (destali l«fliipi fm questi :d«ie snpsfim priWB^>i^ d«Ht tihieta e de^* itoperio^i^roagiott ^ Rhtakh ^etto a-* ìmp diii(ràt»GBSffki#;'t%pehè ^è^ eM vegitllo «em» «0BtfentiaM^''di^piB IitftocélMO li, é^ perchè €i|^ pretendm ^ooi^Qwciati )qu«^ oMOàfci per «vìbni a^ecito alF antipapa, non Tolea aiÌMn«|^ere per>^cMilo alcuno qttèC eletta, e prete4i<leT4 éàé i^^na^i ^mv^ al tam- gli eompami«r^ daVÉnti iii:^bito di pettiteaza ai hnpIdrìBP V afiotuzione. Si fece una knga diip«ta pe# qu«»t*. Lottarle sdMAi&éf (>er quanto potè i moiia<^ e la ìàbfittài à^ qnelfioiigne ynéntltero^^ ktccoine éa*: lÉateradeft'Iqspétìo^ ma in fine pttpa Intioeenso II la vinse. Fp rigelM«i Rin^do e ptoìttoaso' Guibàtéh é quella badia. Itipoida nel di 4 di sbttettfcré aBeae^ Tento taìato il papa che i"* imperadore, quel popolo par inévixi d'osto papa otteoÀiédalf atigiiirto Lottano cbe fossero leTatÌTÌa yèti aggravi loro i^ipoiti do^ vi- cini conti noraMnni. I>opot di èVer 'pi%fa FalesHna^ asilo alkirs di Msassini^ e liberato ii monfstero di Far-^ <a^ tennero peàéia am^endué alta volta di^ Roma. ImiO'' cenco, assistita dei Ff^ngipani e da aM nobili, ripi^ filò ilpossetsé^del palassi) latèrén^e; e Lottano con* gedaiosidai pa^a, s^^in^viè-p^r ritornare in Germaoia;

(1; OltoTrbiog»: Cbrèii* 1. 7^ e. io, Fako Benevent. ia.QMTon» . : . . ,)

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Ain n ò ifcnsvii. tg

BM tgmmkmptm^ HntB^domò il popolo d^ Amdia, e per Ck^tto panò ad Arezzo, ed iodi per Mugello, à Beioigaa* Quivi coBgedà T esèrcito, lasciando andai «•dawào.aUe loro.caèe..6iuotoegli a Trento, e qmri f òto^ninMido con àlleg^i& la festa di s. Martino, «ad-« 4e jj^ernio* Giè :nòn mtante avendo ^li voluto con-» linnareil rà^gto^ io xina. viliasisna casùccia all^imboc^ calura dèir Alpi, passò air altra vita, mi5eriim huma* noe* ùonditionàs mémoriam reìimquèns, S^ è disputato ìiHonio al giotno d^la sua morte ;inia i più cunven^ gono che qiwalar iacea desse .nel S di dicembre di queai^ aanoj Non- si saziano gli dnlicfai storici di esal* tàr i|iiesto' imperadove per b sommb^ sua religione^ per TAiiore da'* poveri, per la gloria militare, per prodeÉm e<pBr altre, virtù, diaiodocfaè non mea dà«> gì' Italtant «he dai Romani fu rinnovato in lui il ti* |qI4 di padre della patria; Fu portalo il suo cadatcro aU» sepdlnra . nel monistero di Luter in Sassoniat Ed. ecco una mirafaile acena ideile umane instabili gcandént. Ma ne succedette un^ altra nello stetito tempo non men consideràbile; S^ era fìnquì ritenuta il re Ruggieri in Sicilia, aspettando miglior volto della fortuna, con appHcavsi intanto a Vaunar milizie, e i preparar r ehre occorrenze di guerra. Saggiamente immégmò egli, che jaón tarderebbe a rìtirarii V impef> radore colla sua possente armata, e iche non sarebbe 9lh>ra dU&eiU il ricuperare il perduto. •Còsi infat^ ay- y^tmmt. Appena era giunto verso Roma l' tmperador LoMttio, che Ruggieri con tutte b sue ibne si>arcò a Salerno; etra parchi si trovò, tuttavia occupata dai fiooiiav.tpniie maggiore, e per la ^^Q^one che gli professala quel popolo > eon &eilità ne ricfipairò il

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poMesAo e doiQÌnio(i).Pols«fiaè perdfi^itaipapre^ f€ Noc«rt^ e cpiìn^i AUiti eon talt« le ttrrev propri* dbf tluca Rainayò, ¥oltos»i appresso dia Tofta di Cftpua con furore, e se ne impadron^ ma eon lasciare afiatto la briglia alla erudeUà. Fu datoli -taceo a qcwUa Dobìl eitta, e ne fnroao asportate ifomefl^e spoglie e ncchezze^ perchè^ stese Fitisolenta imitare aneheallr ebtese, e fio le mocadve restarono involte io quella orribii calamiti. Di molti Saraeeot ncilmm avea seco Buggieri, che accrebbero Tesecrabile sfogo ^IPavart- sia e della libidi ne senta rispetto akune alla telatone. Roberto principe di Capue si rieovesè altrove, e ttilr* ta-la Terra di Laroro venne in poter Rng^ect» Intanto Sergio duca, di NapoK, ai redei^ tanta muta* ^ona nef^t affiirì, non 'tardò. ad. implorfrpesdono ^ pace da Ruggieri, che Tubbligò é nùKtac seca in qneU la campagna. Dopo la presa dt Avellina arrirò il re fotto Benevento , dove quel popolo rtnunzianda ad ogni difesa , si sottopose toeto a Ini e %W antipapa Anadeto verso la metà di ottobre.^ Monte Satthio di^ poi. Monte Corvino , ed akré tetre partmenle gli si diedero* Ma non si atterri per questo rovescia il nuovo duca di Puglia Ratnollb,visoliato di morir piut-» tosto valorosamente, che di cedere eon vergogoral re nimico. Aveva egli un coi^o di ^T^desdii laseiatigit ^ir imperador Lottarlo, e ranoati i popoli di Bari , Troja, Trani e Melfi , compose una grassa armata , con cui uscito in campagna andò a mettersi a finoata di quella di Ruggieri. Erano vicini a venire alla ma-* lu, quando il mirabil abaie di GhiaravaHe Bemar*

' (i) Romaaldos Saler. in Chron. Falco Bènevcnt* ur ^hron» JPelnis Diaconoi in ^ron» Gasns»

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A H^ H O MCXXXtll. gt?

do , À emise mo o per ordine di papa Intiocenzo, dr^ rWò al padTgfìooe di Ruggieri per trattar dipaee. Nod maBcò certo al santo abate facondia e zeTo in tal oon-^ gfantttra ; tuttavia tali dorettero essere^ conditio^t ^ aecomodamento da lui proposte, che non piacqae'- ro al re, e massimamente per sentirsi egH superiore di forze a Rainolfo. Rottosi dunque il trattato dipa^ ee, e partitosi il santo abate secando die stante nten^ àis octobris^ che dorrebbe essere, secondo i cónti dt Camillo Pellegrino, il di 5o di ottobre, si venne ad uil fiitto d^armi appresso Ragnano.~Per attestato diRo- moaldo aalernitano la prima schiera de^ feritori , co« ■landftta da Ruggieri duca di Puglia , primogenita del re, fieramente urtò nel battaglione, che il mise in rotta, e Y insegui sino a Si ponto. il duca Rainol^ Ib, coHe altre sue schiere, cosi animosamente assali il grosso deir armata nemica, dove era in persona lo flesso re Ruggieri, che lo sconfisse , e riportò piena Iritturia. Restarono sul campo circa tremila persone, fra le quali Sergio duca di Napoli;. moltissimi furono i prigioni, immenso il bottino, per cui tatti quei ^ Bari, Traoì ed altri aderenti, se ne tornarono ben ric- chi alle lor case. 11 re Ruggieri, col benefizio di uil buon cavallo e degli sproni si salvò ; ed arrirato net di seguente alla Padi^, di passò a Salerno , dove quel popolo corse ad offerirsi al di lui servigio ; e ì Beneventani avendo ottenuto in quella congtun* tura un grazioso privilegio da lui , tutti si didiiara« rono per lui. Dopo la vittoria non istette colle mani alla cìntola il duca Rainolfo. Con un buon corpo gente sottomise a' suoi voleri la dtlà di Troja } obbligò aacora ooHa fòrza Ruggieri conta d^ Ariano

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a «oitometur»! con latte le sae terre ; e di nd pri* mo di di dicembre andò col mo esercito a mettere r attedio al castello della Padula. Non per questo si moMe di Salerpo il re Huggierì. Nel regnare con t. Bernardo, aveva egli mostrato desiderio, che se gfi Blindassero da papa Innocenso ^'e cardinali , ed al- tre^uinti daU'^aptipapa, p«r esaminare in un congre»* so ie fanoni deir una . e delP altra parte. Ancorché (osie per^ pifk capi disdicevole una tal proposizione : pwrie non ebbe difficoltà il papa di spedir colà a que* sto. fine i cardinali ^im^rìca eancellif re, e GherwT' do^ e jBon esso loro Btrnérdo* Inviò Anacleto an- cb' egli i suoi, cioè Matteo cancelliere, Pietro pisano, nomo di raro sapere , e Gregorio , cardinali del suo partito. Per qqattro giorni ascoltò Ruf^eri con soair |>»a attenaioae le ra^onl de^ primi , e poscia per al* tri quattro giorpi quelle de* secondi ; ma scaltro che egli era^ volte prender tempo ^ e col pretesto di non saper egli solo terminar questa gran contesa , fiece istanaa, che andasse con lui uno per parte de' cardi- nali suddetti in Sicilia, dove pensava di cdebr«re il janV> natale, ^nchè nell^ assemblea degli arcivesco- vi, vescovi ed abati si facesse la decisione opportuna. Infatti ^accompagnarono colà Guido da Castello car- dinale di ppa Innocenzo II, ed un altro per parte £ Anacleto* A questo si, ridusse il buon pontefice , per desiderio della p^ , e di terminare amichevolmente il deplorabile ti^ma.

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A IV 9 0 HCXÉZTIII. gS

( CRISTO Mcxxxviii. Indizione i. inno di ( INNOCENZO II, papa 9.

( CORRADO III y re di Germania e di Italia I.

Yoile Dio liberare in quest^ anno la Chiesa sua * dal peso dell^ antipapa Anacleto (i). U eolpi la naorte 'nel di à5 di gennajo delPanno presente , e al èads- ' vero suo non si sa dove fosse data sepoltura da^subi parenti. Per A favorevol accidente s'innalzò maggior- mente in Roma F autorità di papa Innocemo, epa* rea che dovesse anche mettersi fine allo scisnaa. Ma i fratelli dell' antipapa, cioè i figliuoli di Pier Leone, e gli altri lor fazionarii significarono al re Ruggieri quanto era accaduto, per sapere se doveano far pace, oppure eleggere un altro antipapa. Rug^eri per ispa^ ranza di vendere più caro la saa concordia , ordinò che passassero all^ elezione di un altro antipapa; e pe- rò verso la metà di marzo alzarono un nuovo idolo nella Chiesa di Dio, cioè Gregorio cardinale , a cui imposero il nome di F'ittorelII. Ma sempre più cre- scendo il concorso de' Romani a papa Innocenzo II, i figliuoli di Pier Leone non volendo restar soli, ed esposti a gravi pericoli, nelf ottava di pentecoste^ co- me s^ha da unr. lettera di s, Bernardo (3), andarono ad umiliarsi al pontefice Innocenzo , e gli giurarono fedeltà ed omaggia. Ci vorrel:òe far credere Pietro diacono (3), che Innocenzo K guadagnasse con buona

(i) Orderic. Vita!. Hitt. Ecclesiast. 1. 13. Falco BeaeTeQ-*

tanus in Chrooico. (ai) S. Bernard. Epitt. ad Godefridam. '

(3) Petras Diaconui Chrout Cassio. I. 4* ult.

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94 àmuJit Jn** vskLiA

•ommi a danaro, ma probabilmente non iODeriU le- de. Trorarasi allora in Roma il suddetto santo d)a* te Bernardo, tutto intento ai Tantaggi della sade ^apo- stolica. Riusci al credito e zelo suo d* indurre il no- yello antipapa Tittore a deporrò la porpora e la mi» tra 'f laonde condottolo a^ fòedi del pontefice, rinwa- jiò ad ogni sua pretensione, ed implorò, misericordia .4pel suo trascorso. iUtrettanto fecero quasi tutti i suoi aderenti,, con allegreaxa inestimabile di tutta Rooia^ MW di tutta la Cristianità. Con ciò venne alle mani di papa Innocenzo ogni fortezza della città di fornai ^ quivi tornò a rifiorir la pace eia benedizione di Dio» Ma s. Bernardo, die nulb curava le umane grande»- se, non tardò dopo aver veduto il frutto delle tante aue lodevoli fatiche, axitorittrsene accompagnato dalla aua umiltà in Francia. Non si sa ben intendere ciò che mrra Falcone beneventano (i) , con dire che anche il re Buggeri ricooobbe per vero papa innooeozo, ed ordinò ai Beneventani di sottomettersi a lui : il che^ |u eseguito y mentre non apparisce seguito Ica es#o papa e il re accomodamento alcuno 4 anzi si so che I^nocensBoII continuò la guerra contra di lui, e ve n^ ae in quest'^anno colie sue milizie ad Albano, per an- dare ad junicsi col duca Rainoifo,e far fronte ad esso Ruderi; ma^opraggiuntagU un'infermità, gli conven- ne desistere. Quanto adesso Rainolfo , seguitò ben ^^fà ad assediare e a tormentar colle macchine milita- Ti il casteUo della PaduU ; ma scorgendo troppo di^ ificile il superarlo, passò ad Alife. e se ne impadronì. Intanto venuta la primavera , dalla Sicilia comparve in Puglia il re Ruggieri con un possente esercito. Ina- tti) £s]fio Jeoeytntamis.Ui Gbren«

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,fllor«tQ JitiB^iiftTeQtaiH tiglio ajalo cofie eolè^epre- je aleuDe castella iKimichie di qud po{M>lo. Gli Tcone 4«Dtra <il daca Rain^ib eoa «ina baone annata , cee- «eaiido di dargli batta^ ^ ma Ruggieri, addottrinata M passato, non foUe avfenturarai ad un nuovo oca» ^tto, ^ accortamente schifando gli incontri, pioni» Jlò potcia sopra la città di Alrie, -e la prese. Prima H 'aaoco con tutte te sue crudeli coosegcienze, e poscia Je fiamme ternuoaroiio Peccidio di quella ricca e bel* iaxattà. Dt passò aU^ assedio di Yeaafro, die pari- isente gareggiava colle migliòri nelle riccbezie e for* llifiéaiioni, e con furioai assalti se ne impadronì. Se gli diedero Presenzano, Rocca Romana, e Tocco nd noiase di settembre. Nel di 4 di ottc^e fu in Rene* iv>anto, e poscia prese le castella di Uorcone, s. Giorsr ^o. Pietra Maggiore, Apice ed altri ', ne'* quali mise imoae guarnigioni per 4*estringtre samprepiù il duca Aainolfe, il quale custodiva Troja, Rari, Melfi, ed al^ •tre città da lui dipendenti, Andossene dipoi Ruggieù 4»rso il verno a Salerno per di passale in Sicilia. Era intimata in Germania una general dieta in Magonsa per la festa della pentecoste , affin di deg* gare il nuovo re (i). Ma alcuni de^ principi temendo che la corona potesse cadere in Arrigo duca di Ra- derà e Sassonia, genero d^ già defunto Lottarlo^ la cut potenza, per signoreggiar egli due cosi insigni du^ cati, era oggetto della loro invidia e malevolenza, an- ticipando quel tempo^adunati nella città di Conflana^ ^promossero al regao il duca Corrado^ fratello di Fé- .Merigo duca di Svevia, cioè qu^ medesimo che ab- Jbiam veduto diaG|)Hi momentaneo ^e^'Italia. A gui»^ Iti) Olle JFùsij^emii m Chron. h ^. e- «a*

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96 llWàLI b* ìtMLlk

«ti principt fece anioio Deodoino earéUnah e legato fMiotificio, COD proneltere ioro Mius populi roma- ni^ urhium^ue Itatiae astsensnm. E questa fu U ri- eompenra delle &Uelie finte dal «oddìetto duee Aintgo la serrilo della sede epòttoHea. Non tobaìeiite reste ^gli escluso dai regnò , maveone ereato re ^d prin- cipe suo aeimco,eda0ehe sóomunicate itegli aaiti ad- dietro dal medesimo papa Innocensò (f ). Neil» dome- nica tersa di' quaresima si fece in Aqaisgrana Uco- renazione di esso Corrado. Da gran tempo regnava la discordia fra la casa di lui , perchè erede degli a«t- gusti Arrighi di sangue ghibeUino, e quella del duca Arrfgo suddetto, proveniente bensì dal sangue italia- no de^ principi esiensi ,! ma erede della famiglie dei Guel6 in Germania: il che è da notare, perchè di qoa presero origitìe le fazioni gue^ e gfnbeiUna^ che la- cerarono dipoi cotanto b misera Italia, siccome ab- biamo dallo stesso Ottone da Frisinga y e me^o si comproverà andando innanzi. Ora il medesimo duca Arrigo e i suoi popoli di Baviera e Sassonia, siccome non concorsi a tale elefione, si opposero al novello re Corrado. Crescendo nulladimeno di giorno in gior- no r autorità e possanza di lui , que** popoli insieme colla vedova imperadrice Richema^ correndo la festa della pentecoste, il riconobbero per re in Bamberga. Citato per la festa di s. Pietro il duca Arrigo a Ratis- bona, comparve colà ; e perciocché in mano sua erano tuVte le imperiali insegne , cioè la corona , lo scettro e gli altri ornamenti del defunto augusto, tan- te belle promesse gli furono fatte, che le cedette al re nuovo. Ma nulla di tante promesse fu a lui atteoiato, (1) Annalista Saro.

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A ir ir o tfCzxsviiT. 9^

Corrado rivolse tutto il suo odio e studio alla rei- TÌoa di questo principe, con metterlo al bando deirim- perio, e privarlo dei suoi ducati. A Leopoldo juniore, figliuolo del santo marcAef e Leopoldo^ diede la Ba- viera ; al marchese Adalberto la Sassonia : il che si tirò dietro non poche guerre ^ e un fiero sconvolgi- mento di quelle provincie. Restò il duca Arrigo per la maggior parte colla forza spogliato della Baviera ; ma i Sassoni, che del suo governo si pregiavano, im- bracciarono lo scudo per lui.

( CRISTO Moxzm. Indizione xi. Anno di ( INNOCENZO H, papa io.

( CORRADO III , re di Germania e di Italia 2.

Sol principio di aprile tenne papa Innocenzo \l concilio II generale lateranense (i) , a cui interven- nero circa mille tra arcivescovi, vescovi ed abati « Fu- rono quivi fatti molti nobili decreti contra dei simo- niaci, usurarj, incendiar), ecdesiastici incontinenti, ed altri delinquenti. T^ ha chi crede che nel concilio dt lui tenuto in Chiaramonte nell^anno ii5o, oppure in quello di Rems del iiSi, si pubblicasse il famoso canone : Si quis suadente Diàbolo , con cui è inti- mata la scomunica contra chi mette violentemente le mani addosso agli ecclesiastici, riserbata al sommo pon- tefice. Certamente questo canone fu pubblicato op- pur confermato nel suddetto concilio lateranehse \ e quivi ancora fulminata fu la medesima censura contra del re Ruggieri, ed annullate tutte le ordinazioni fat-

(f) Lahbè Concitior. Toro. X. '

MURATOBI, VOL. XXIVH. Digit edbyGoOgk j^

^t AmiAU D^TALIA

te dall' antipapa Anacleto (i>. Appena era termraato questo concilio, che il raloroso e prudente duca Rai-' noìfo^ trovandosi nella città di Troja, sorpreao da una ardente febbre, nel 3o d* aprile diede fine al suo ▼ivere , con incredibii dolore e pianto non solo di que^ cittadini, ma di quegli ancora di Bari , Trani , Melfi e Canosa, ridotti alPultina disperazione, perchè colla morte di lui restavano tutti senza capo, ed espo* «tl al genio crudele e tirannico del re Ruggieri. E a tal nuova air incontro esultò sommamente esso re , tardò a comparire dalla Sicilia a Salerno con as- tai navi, gente e danaro. Quivi accolto dalla Puglia , Calabria e Capua un potente esercito, parte ne diede a Ruggieri duca ài Puglia suo figliuolo , e parte ne ritenne per sé. Sottomise egli al suo dominio tutta la provincia di Capitanata , « il duca suo figliuolo fece rendere ubbidienza da tutte le città della Puglia, fuorché da Bari capitale di quelle contrade ; perchè il principe d^ essa vi avea dentro quattrocento nonii- ni a cavallo, e cksqu&ntamila cittadini atti alParmi : di- modoché tentò bensì il duca di soggiogar quella cittad- ina conoscendone P impossibilità, lasciò P impresa, e andò ad unire il corpo de^suoì combattenti con queìlo^ ^el re suo padre. Trattarono poscia amendue di met* tere P assedio alta città di Troja •, ma saputo che v'aera 'dentro un forte e copiósissimo presidio , preso sola-^ mente il vicino castello di Bacarezza, quivi lasciarono •dugento cavaliei'i, con ordine di ristringere ed infe- stare i Trojani. Assediarono poscia la città dìAriano^ •ed inutilmente. AUa di/esa stavano dugento soldati a caviìllo, « copiose schiere di fau ti. Però levato Tasifi- Ja) Falco BencTcntan. ifl Chrcttt. ^ i

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A «r K © MCXSLXrX. ^(^

^o, in^eriroQO «ulamente contro le ?iti, gli ulivi, al- beri e seminati di quel territorio. Con estremo dls^ piacere senti anche Innocenzo II la morte del duca Rainolfo : e veggeudo in una deplorabil confusione ^tta la Puglia , e H re incamminato a sottomettere queir intero paese, saggiamente si ri^volse più di pri- ma a^ pensieri di pace , e Tolle portarsi in persona a brattarne. Uscito dunque di Roma colP accompagna- mento di Roberto principe di Gapua, e di circa mille cavalli, e di gran moltitudine di fan^, giunse alla città di S. Germano. Allora il re Ruggieri gli spedi amba-* •SciatOfi con proposizioni d' amicizia e di pace , che furono amorevolmente accolti dal papa ^ e il papa au» ch*egli inviò a lui dueeardintìiiconinvitarlo a S. Ger* mano. LMnvito fu accettato, e Ruggieri col duca Rug-i- ^eri suo figliuolo e colla sua armata si portò in quelle vicinanze, e per otto giorni seguirouo dei forti maneg- gi di pace, ma senza potei'si accordare fra loro a cagio- ne del principato di Capua, che il pontefice esigeva per restituirlo a Roberto, e Ruggieri pretendeva de- ^^luto per la di lui pretesa feMonia.

Mentre si fac^ano tali negoziati, il re prese una par- te delle castdila de^ figliudi di Rorello ; e perchè in persona egli era colà, ed era tramontata )a speran- ;Ea della pace, il papa comandò ai suoi che assalissero <e devastassero il castello Galluzzo. Portata questa nuova al re, a marcie sforzate sen venne egli con tutta Tarmata alla volta di S. Germano^ e si accampò presso a quella città, entro la quale tuttavia dimorava il pon- itefìce. Non si tenendo «sso papa , i suoi sicuri io quel luogo, sloggiarono ben presto per cercare un sito 4i maggior sicur.ezza* Ma il giovine Ruggieri duca, pr€«-

100 ami ALI D ITALIA

se con seco circa ihìlle cavalli , e postosi in on^ imbo- scata, dove doveano passare i Romani, all'* improvviso fu loro addosso , e li fece dare aUe gambe. Salvossi il piìncipe Roberto con Riccardo fratello del defunto Bainolfe, e coi più de** Romani ; de^ quali nondimeno molti si negarono nel fiume, ed altri rimasero prigioni. Fra questi ultimi per disavventura si contò anche il buon papa Innocenzo, il quale nello stesso giorno, cioè nel 22 di luglio, come si ha da Falcone, fu condòtto sotto buona guardia alla presenza del re Ruggieri, che. gli fece assegnare un padiglione per lui e per Almerico eancelliere , e per gli altri cardinali prigioni. Andò a sacco tutto il tesoro é tutti gli arredi del santo padre, a cui e agli altri suoi successori volle Dio dare un nuo* To ricordo di quel versetto del salmo: Hiincurribus et hi in equis : nos autem in nomine Dei nostri in- pocas^imus. Differente nondimeno si vuol confessare il caso presente da quello di s. Leone IX papa. Questi andò per combaHere, ma pare che Innocenzo II si movesse per cercare la pace , e die per semplice sua scorta camminasse con quegli armati. Fors'^anche inter- venne qualche iniquità nell'agguato a lui e alla sua gente teso. Che nondimeno seguissero delle ostilità, si racco-* glie da Giovanni da Ceccano, di cui son queste parole(i): Mense junii venit papa cum Romanis ad expugnan- dum regem Siciliae^ et incensa sunt a Romanis FuWatera^ Insula^ et sanctus Angelus in Tudicis. Racconta Romoaldo salernitano (2): che rex e vesti- gio prosequutus domnum papam^ ad pedes ejusdent voìuit humiliter satis accedere. Sed ipse^ utpote vir

(i) Johan. «le Ceccano T. I. lUl. Sacr. Ughell. (a) Romadldas Saleroit Cbroa« T. VII. Rer. liti.

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À 9 II O MCXXXIX. tot

constans et egregius^ eum primo recipere noluìL Ma andando innanzi e indietro proposizioni di pace^ il saggio pontefice col consiglio de' cardinali, per sottrar- re ai disagi i molti nobili romani , rimasti anch'^essi pri- gioni, segnò in fine V accordo con legittimare a Rug- gieri il titolo di re^ conferitogli dall'* antipapa Anacleto, ed inyestire lui del regno di Sicilia , e il figliuolo di Ruggieri del ducato di Puglia. Nd diploma di tale in- vestitura presso il cardinal Baronio(i), si legge confer- mato anche a Ruggerì il principato di Gapua; ma nin- nò parla del ducato di Napoli e di Amalfi. Nella festa di s. Jacopo di luglio segui la suddetta concordia , e quanto la mestizia era stata incredibile fira i popoli cri- stiani per la prigionia del papa, altrettanto fu la conso- lazione e r allegrezza per la pace e fiberazione di luì, Fresentossi dunque con tutta riverenza il re Ruggieri insieme co' suoi figliuoli, cioè col duca Ruggieri e con Anfuso, ossia Alfonso principe di Capua, a' piedi del pontefice (2) ^ e dopo ayer chiesto perdono , ed otte- nuta r assoluzione , ricevette Y investitura degli Stati suddetti col gon&lone dalle di lai mani. Accompagnò egli dipoi con tutto onore il papa fino a Benevento , nella quale città entrarono amendue nel di primo d'a- gosto, dove il pontefice fece atterrare il castello fabbri- 4:ato in quella città da Rossemanno^ già creato arcive- scovo da Anacleto, e deposto in questa congiuntura eoa sostituirgli Gregorio. Furono cagione i prosperosi suo-: eessi del re Ruggieri , che i Napoletani vennero a Be-^ nevento anch'essi a mettersi sotto Usuo dominio, con, accettar per loro duca Ruggieri primogenito d'esso re.

(1) BtroD. in Annales Ecclesiait.

(2) Falco 9enerent. in Chron.

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1*0 2 XttfUktl B^ITALlft

Preso poscia congedo dal papa, marciò Ruggieri cot F esercito alla volta di Troja , i cui cittadini non tar- darono a rendersi ; ma pregatolo che entrasse in cluà, rispose loro che non y\ metterebbe il piede, finché quel traditore ( cioè il defunto duca Bainolfo ) dimorasse Ira loro. Fu costretto con suo gr«a rammarico quel po- polo a far disotterrare il cadavero fetente d*^ esso Rai- noUo , che da alcuni suoi nemici con una fune legata al collo tratto fu per la città, e gittato fuori d^essa nel- le fosse: vendetta orribile e detestata da tutti, e infìna dal duca Ruggieri, il quale presentatosi al padre tante preghiere adoperò, che gli fu conceduto di farlo seppel- lire. Non entrò per questo il re Ruggieri kt Troja^ma a dirittura andò a piantar Y assedio per ten*a e per ma- re alla città di Bari. Spedi Innocenzo pontefice il ve* scovo d^ Ostia a que^ cittadini con esortazioni paterne di cedere amorevolmente alla forza, per sottrarsi al ri* gore. Ma quel superbo popolo neppur volle lasciarla entrare in città, nonché badare ai di lui consigli.

Tornossene il papa dopo il di a di settembre a Roma, ricevuto con immenso gaudio dai Romani, quali tentarono bensì d' indurlo a rompere la pace fatta per forza ; ma Innocenzo, siccome principe dL veterana prudenza, non volle acconsentire al parer di que^ bravi, che poco dianzi aveano lasciato si bei segni del loro coraggio nella precedente zufifa. Conti- nuò il re Ruggieri per tutto V agosto e il settembre r assedio di Bari ; le sve petriere e torri di legno de- strussero parte delle mura e torri della città e non pochi palagi ; crebbe anche a dismisura h fame fira quel popolo, sino ad aver per grazia di poter man- giare carne di cavallo e un tozzo di pane^ dimameri^

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A 9 ir o sfcxxxix. io5>

che fióalixiente t^attarona della resa, che lu loro ac- cordata con oneste capholazionL Tutto pajreva tran* qaWìp e quitto, quando presentatosi al .,re Ruggieri ano de^ suoi soldati dimandò giustizia contra di GìG" cinto pricipe di Bari,, perchè gli avesse. fatto cavare un occhio, l^ede nelle smanìe il re, e fatto Care il processo da^ giudici di Troja, Trani e Bari, con pre- tendere rotta la capitolazione, fece impiccare il sud- detto Giacinto con dieci suoi eontiglieri, e cavar gli occhi a dieci altri, e imprigionare inoltre fs. spoglisire dei loro beni vari prudenti cittadini di Bari : se .€0|i giustizia e buona fede, Dio lo sa,. Con quc;sti barba- rici passi camminava il re Ruggjleri, che ppscia sul fine di ottobre se n" andò a Salerno, ed i^i f^anjo pubblicò vari confischi e banc^ contn^ di <;hi ayea iin- pugnate T armi contra di lui. Finalmente nel di 5 di novembre imbarcatosi in una nave ben cprred|iti(, passò a Palermo. Fece gran guerra in questo ai^o il re Corrado ad Arrigo estense^guelfo duca di S^mo^ nia Q Baviera, in manieracbà questo principe (i),a»- te potentissimusy et ejus autoritas (ut ipse glo* riàbaturJ) a mari usfjue ad mare^idest a Dania usgue in Siciliam extendebatur^ in tantam in br^ vi humilitatem s^nit^ ut paerw onu^ibus Jidelibt^ et amicis suis in Bajoaria a se^ deJicienHbus, clam inde egressuSy quatuor tantum eomitatus sociis in Saxoniam ^eniret. Ma in Sassonia ^istito da que^ popoli, rendè inutili glvsfprzi e disegni d^ es* so re Corrado, siccome ancora qii^> di Mafif^rt^ creato duca di Sassonia. Ma mentre ^i, con ?igor« le fortuna attende a difenderje e a conservar quegli Sta- li) Otto Frisiogeniif ia C^otu hj^ f ^,

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164 ÀxnÀhi jrtnLih

ti, e già fi dbpooe a portar la gaerra ia Baviera per ricuperar quef ducato, eccoti la morte che inette fina alla fila e a tutte le di lui applicazloBi terrene. Cora» ▼oce di teleoo a lui dato. Secondo T Annalista aasaa- ne (i)^ Jaeto coagulo in Quideiingeburck^ ffeiià' ricu9 nohiUssimus aique prohUsimus dux Basm^ riae atgme Saxoniat^ veneficio ibidem^ ut Jertur^ infecius^ XIIJ kahndas novemhris i^itam finwit Il tuo corpo troTÒ riposo e sepoltura nel mouistera di Lutar io Sassonia aHa destra delP imperador LoC- tario III, suo suocero. Questo principe, eguale xtk tempo ai re ptf la sua potenza, che godeva anche ia Italia, olM a tanti altri Stati, la sua pornone nell^eie- dità^ del sangue estense, e da cui discende la real casa di Brunswich, ^en da^moderni storici contraddistinto dagli altri Arrighi estensi-guelfi col titolo di superbo^ non per altro se non perché non s** inchinò a pregare i prìncipi deH^ imperio affine di conseguir la corona ^erma^ica. Per altro le virtù abbondarono in lui, e lasciò dopo di una gloriosa memoria, e un solo pic- colo figliuolo maschio , nomato Arrigo Leone^ che superò andie la gloria del padre ; e raccomandato ai Sassoni, fa da essi con somma fedeltà e valore soste- nuto contro i tentativi del re e d^li altri nemici. Nel- la Toscana, che era stata ad esso duca Arrigo conce- duta in fisudo dal suddetto Lottario, da qui innanll comparisce marchése di quella provincia Udehrico^ secondo le Memorie accennate èìX Fiorentini (i). Ma che in <^sti tèmpi la Toscana si trovasse in un sta- to infòriee,^! raccoglie da una lettera da Tietro abate

(i) Aonalista Saxo apudl Eccardom. (a) Ftorent. flemor. di Mstild. 1. a. '

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k w 9 o MCnxix co5

di Gugni scrìtta al re Ruggieri, dote scrìTe (i) che nelle parti miserahilis et infeìicis Tusciae nunc res dwinae atgu€ humanae nulh ' servato ordine con-' Junduntur. Urhes^ castra^ hurgi^ viììae^ stratae pubUcae^ et ipsae Deo consecratae eccksiae homi- cidis^ saeriìegis^ raptoribus exponuntur» Peregri' niy ckrici^ monachi^ abates^ presbyleri^ ipsi supre^ mi ordinis sacerdotes^ episcopi^ archiepiscopi^ pri» mates^ veì patriarchae in manus taìium traduntur^ spoìianiur^ distrahuntiurj, Et quid dicam? ver^- rantur^ oceidttntur. Cosi circa questi tempi quell^ a- bate. Le guerre fra i Genovesi, Lucchesi e Pisani •do?éano aver prodotto esecrandi disordini- In que* st^ anno (2) essi Genovesi ottennero dai re Corrado la facoltà di battere moneta. Però essi dipoi fin quasi ai nostri giorni usarono di mettere il nome di questo re nelle loro monete. Durava tuttavia la rabbia dei Cremonesi contra de^ Milanesi a cagion deir occupa- tone di Crema. Si venne perciò nelP anno presente ad un fatto d^armi fra loro, che riuscì inielicissimo ai primi. Però scrisse il loro vescovo Sicardo <S) : jén^ no Domini xiSq magna pars Cremonensium a Mediolanensibus apud Cremam capia^ carctraK" bus vinculis est mancipata.

(i) Petrus Cluniacens* I. 5, Epist. 34. (a) Caflari Aniul. Genneni. I. i. (3) Sicard. Cbron. T. 7, Rer. lui.

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J<^1} AnSiliil D ITAL.IA

( CRISTO MCXL. Indizione in. Aooo di ( INNOCENZO II, ppa ii.

( CORRADO UI, re di Germania e di Italia 5.

In questi tempi comincia Arnolfo ossia Arnaldo da Brescia a far gran rumore nella Chiesa di Dio. Costui portatosi in Francia, e messosi sotto la scuola di Pietro Abailardo^ seminator di nuove e perico- lose dottrine, dopo arer profittato nella malizia, se pe ritornò in Italia, prese la veste monastica, e si die- de in Roma a spacciar le sue false merci (i). Gran^ de adulator de' laici, e bel parlatore, prese a tutta prima a censurare spietatamente i costumi corrotti allora in buona parte del clero secolare e regolare ^ e fecondo V arte degli altri eresiarchi passò oltre a con- dannar generalmente le soverchie ricchezze de^ mo- naci e degli altri ecclesiastici, e massiman^nte i loro dominj temporali, sostenendo che ciò non si poteva accordar col Yaagelo, e che i loro beni erano del principe, e doveano tornare ai laici, Teniva con pia- cere accolta questa adulatrice e falsa dottrina dalle persone afl&tto mondane, e prese anche in Roma stessa buone radici. Perciò fu egli scomunicato nel- r anno addietro nel concilio lateranense : perlocchè temendo della pdle, «ricoverò circa questi tèmpi in Francia. Di cacciato andò in Germania, spargendo dappertutto il sno veleno. 5. Bernardo il teneva d'oc- chio, e scrisse varie lettere per farlo conoscere a chi buonamente gli dava ricetto, abbiamo da Falcone be- (i) I4garin, de Gest, Fiderìci Frimi lih. 3r

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A n IT u Muxi*.. lujr

neventano (i), che nelP anno presente il re Ruggieri Inviò AnJusQ principe di Capua stio figliuolo co» possente esercito di cavalli e fanti a conquistare la provincia di Pescara, che abbracciava allora quasi lut- to r Aljruzzo ulteriore. Non poca fatica e tempp co- stò al principe suddetto il ridurre air ubbidiensa su» le castella di quella contrada: laonde ebbe ordine dal padre anche Ruggieri duca di Puglia di portarsi co- là con un grosso corpo di fanteria e mille cavalla Perchè tali conquiste si laccano ai confini degli Stati della Chiesa romana, se ne ingelosi e turbò non po- co papa Innoceivbo Ily il quale perciò spedi due car- dinali ai principi fratelli, facepdo lor sapere di noo toccare i confini romani. Risposero e$9Ì^ che il loto disegno era, non già d' occupare T altrui, ma di ricu- perare solamente le terre spettanti ai lor principati. Informato di ciò il re Ruggieri, che pon volea liti col rtimano pontefice, verso la metà di luglio sbarcò a Salerno, venne nelle vicinanze di Renevento, e quivi trattò col cardinal Giovanrd governatore di quella città, confermando la risoluzione fua di mantenersi fedele al papa. Andò poscia a Gapua e a s. Germano^ e perchè intese che papa Innocenzo era disgustata de' suoi figliuoli, li richiamò da Pescara. Avrd>be egli voluto abboccarsi con esso pontefice, ma questi con varie scuse se se so ttraMe, .dimodoché Ruggieri per troncare il corso alle concepute gelosie, licenziò T e- tercito. Nulladimeno abbiamo da Giovanni da Gec- eano (a), che i di lui figliuoli 9el mese di luglio pre*

(i) Falco Beneventanos in Chronico. (a) Johao. 4e Ceccana Tr I, lul. Sacr*

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lOS AìfllALI D ITltU

sero Sora ed altri luoghi fino a Ceperaoo. Andò Ruggieri a Monte Cassino, e levato a qoe^mofiaei Monte Corro, con pretendedo suo, diede loro in eambio la rocca di Bantra.

Tenne poscia il re un parlamento in Ariano, do* ▼e proibì con rigorose pene lo spendere nel regno suo le romesine, cioè a mio credere ' la moneta bat- tuta in Roma \ e ne sustitui delP altra battuta da lui di lega molto inferiore, a cui diede il nome di duca- to ; e danari di rame, tre de^ quali valeano una rome- Sina: il che recò un incredibil danno a tutto U suo dominio, e fece universalmente desiderare la di lai morte. E perciocché avea comandato anche ai Bene- Tentani di ricever quella moneta, se ne alterò forte il papa, e loro ordinò di non ubbidirlo. Appresso an- dò il re a Napoli per la prima volta. Fu con immenso onore incontrato quella nobiltà e popolo fuori di Porta Capuana, e alla porta ricevuto dal clero con bella processione. L' addestrarono vari nobili fino sl- la chiesa maggiore, dove V aspettava T arcwesco99 Marino. Non monco di ht carezze e regali a quella DobOtà, di visitar tutta la città, e in una notte fece misurare il circuito della medesima, il quale si Irovò allora di duemila e trecento settantatrè passi. Nel &i seguente dimandò ai Napoletani, quanto fosse il giro della lor città, e non sapendolo dire alcuno, lo disse egli con ammirazione di tutti. Sul principio posòa di ottobre se ne tornò in Sicilia, lasciando in Puglia il ^uea Ruggieri, e in Capua il prìncipe Infuso. Q vien meno qui la narrativa di Falcone beneventano eon grave danno della storia di que^ paesi. Intenti i GenoYciii al pari d^ altre città libere d^ Italia) ad in-

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A ir ir O HGXL. X09

^andire la lor signorìa (i), nelPanno presente con grande esercito per maree per terra andarono addos- MO alla città di Yentimiglia, e costrinsero tanto essa come tutte le castella di qnel contado a sottomettersi al loro dominio. Ma non snssiste già ciò che sotto questo anno è scritto negli Annali pisani (2), cioè che quel popolo ebbe guerra con Ruggieri re di Si- cilia, e tenne in tuo potere Napoli per sette anni : £iTola troppo grossolana. Fu bensì in questi tempi, . per attestato del Dandolo (3), rottura fra il popolo di Fano dalF un canto, e quei di Ravenna, Pesaro e Sinigaglia dall' altro. Non potendo i Fanesi resistere B tanti nemici, fecero i loro consoli ricorso ai Tene* ziani con promettere fedeltà e censo a Pietro PoUh' no doge, e concedere loro Tari privilegi ed esenzioni nella loro città ; dal che mossi i Teneziani, con una possente flotta andarono contro ai nemici di quel po- polo, e li fecero desistere dalle offese. Intanto non naancava neppure in Germania la guerra. Il duca Guelfo F'Ij dacché cessò di vivere Arrigo IV^ duca di Baviera e Sassonia, suo fratello, mosse le preten- sioni sue sopra la Baviera, siccome ducato paterno ed avito, e susseguentemente la guerra a Leopoldo che n^era stato investito dal re Corrado (4). Mentre questi facea l' assedio di Falea, eccoti alP improvvisi» comparire il duca Guelfo colle sue schiere, che gli diede una rotta e V astrinse alla fuga nel 3 d^ ago-

(•) Cafiari Aaoal. Genoens. 1. i. (2) Aoaal. Pisani T. VI, Rer. }Ul. <3) Daodul. in Chron. T. XIJ, Rer. Ilal. (4) Otto Frisingensis in Cbroo. 1. 7, e. 25« Abbai Urspergeasis in Chron.

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fio AUHALI i>' ITàLU

«to. Ma avendo voluto lo sieMO Guelfo ^ar balta^^ anche al re Corrado che assediava Winsperg, rìmase sbaragliato, e dovette fuggire. Questo ho voluto rife- rire, perchè «i tratta d** un principe della linea ga- manica de^ principi estensi, i) quale non lasciò dor- mire per questo esso re Corrado, con successivamente continuar la guerra camtra di lui. Confermò in qoe- «t*^ anno esso re ai Piacentini il privilegio di battete moneta, come costa dal &uo diploma riferito da Um^ berto Locati (i).

( CRISTO MCXLi. Indizione ly. JUno di ( IMOCENZO II, papa la.

l CORRADO III, re di Germania e di Italia 4.

In questi tempi resta quasi afiàtto a4 buio la sto- eia d' Italia, per mancanza di scrittori, o, per meglio 4kt^ delle antiche croniche perite* Scrive il cardinal Boronio (2), che ie città d' Italia os^natamente faoea^ no guerra T una contro 1' altra : J^ucenses adversus Pisanos in Tuscia^ ift.LongQbar^k^ Patas^ini aé^ jKersus Peronenses^ Mediolanenses implacabili odio Conunses perdere conabaiUun 4^hbiam yeduto già, quanti anni prima fosse cessata la, guerra fra i Mila^ aesi e Comaschi col totale abb^sam^nto degli ultimi. lia guerra de* Pisani e Lucchesi si ravf ivo molto più tardi, siccome vedremo. Crede iltar^inale suddetto, jài9 a questo anno appartenga queUa del popolo ro-

(1) JxxMltts de Origin. PlaceaL Cbrbnicon PlacenU T. XV], Reram Italicarum.

ga^ baroli. AtuuksJiccItfj.ast. adi h^nc aonum*

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ARNO MCXLI. Ut

«liaBO ccmtra del popolo di Titoli, narrata da Ottona frisiogense (i). Ma per attestato di Siccardo succede essa (a) nell^ aaao «egaente. Non si sa il perchè la cuttà di TrvoB da gran tempo si manteneva disubbi* -diente e ribelle al pontefice. Forse per gare e discor- llie insorte a cagion àfP confini, e d^ ingiurie e danni ira quel popolo e I Romani. Non potendo Innocenzo II colle buone ridurli alla conoscenza del loro dovere^ area fulminato molto prima d^ora la scomunica con- tra d** essi. Jam per multum iemporis Tyhuriinos ■excommunicaverat^ ac aliis modis presserai i so- «o parole del suddetto Fristngense. Però non aspettò il papa a questo anno a scomunicarli, come pretese ii Sigonio. Ora i Romani indussero il buon Innocenzo a mettere 1' assedio a Tivoli, e v' andarono con gran- de sforzo, già persuasi di divorar quel popolo. Ma 4 Bomani d^ allora erano ben diversi da quelli del tem* antico. Poco dianzi voleano muover guerra 4i nuo- vo al re Ruggieri, se il papa più «aggio di loro avesse acconsentito. Neppur tennero saldo contra il solo po- ;poIo di Tivoli. Uscito questo animosamente della cita- ta, ed attaccata la mischia cogli assedianti, li caricò sa €orte, che gli astrinse a voltar vergognosamente le spalle, e a fasciare indietro un ricco bottino. Per questo accidente sinistro implacabili divennero i Ro- mani contra di quel popolo. Da gran tempo ancora i)olliva discordia fra i Yeronesi e Padovani (3) \ « £)erciocchè i primi aveano divertito dal suo alveo il £ume Adig« con preigiudixio degli altri, si venne «dr^

(i) Otto Frisingen^is io Cbron. I. 7, e. 27.

(2) •Sicard. Creraonens. in Chroii. T. VII, Rer. Ilal

^) Quo Jr.ijùi\gensi3 in ChroiL

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tm qaetti midMtaii Umpi «d una nognUiote batlt- gUt fra toro* Si didiiarò la iortima in fnFore de'^Tc- fonaai. Sul campo reato gran copia di Padoiraoi) Vsoitiuimi fnroBO i pciglooi, mu costò qoaala Ttttoria affai caro'aflt^tatsi Yiocitorì. Abbiano dall^AnomaM fBassioaiua (i), che in qnaal^aimo ancora il re Roggie- H Tanna in Po|^, e si portò al nonistero di Monte Caaitno ; e giacché Dio arca restitoita la pace io fotti i saoi dominii, attese a fiiryi esercitar la ginstìsia, e a lerarne le prcpotenie egli abusi. Tien ciò asserito da BoBioaldo saUHmttano coUe seguenti parole (a) : Sex mnlem Xogtrius in regno suo perjeetae paeis iranqwUUate potUus^ prò conservanda pace Ca* merarios et Justiciarios per totam terram insti' imi ; maìas consuetudines de medio abstuUL

( CRISTO MCXLix. Indiaione t. Anno di ( INNOCENZO |I, papa i3.

( CORRADO in, re di Germania e di Italia 5.

Continuando nella lor contumacia i cittadini di Tivoli, per testimonianza di Sicardo (5), assediò il pontefice iu quest^ anno coi Romani la loro città. BfuUa dice delP esito di queir impresa lo storico aud- detto, toeiando in dubbio, se questo sia V assedio in- felioe di cui si è parlato nelP anno precedente, oppu- re un altro. Abbiamo di certo da Ottone frisingense, che papa Innocenzo li ridusse a tali angustie, che fu-

(i) Anonymos Caifinens. T. V,Rer. lul.

(a) Romoaldus Salernit. io Chron. T, Vii, Ker. ItaJ.

(3) Sicardas Cremonens. io Chron.

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*tii<> fdrzWi à capitolare e fOltoilaelUfti, me non ^o -^ fl«l i^^cMnte, oppure j»fl •nssegoente tiiiio. Ho io iptoArtiò U giueuneiHo prestata ad esto pontefice ^ iq«el.pQpok>,« <aM « bgge <i) CiiÀtatcm tiburtì-^ jimn^ domnicaiuras^ et rsgaUa^ ^^e romàfd pon- ^ifiees ibidem babuerUmt^ ^ munitionèm P&n^ Xaicani^ f^ieovarum^ sandmn Poìum, i^steìhm ^of^ram, Cantaìupum, JhtrJetlum; CwiiUmtum, et mUu regmUm beau Fétri^ i^uàe habet^ adjut^r erU Md reiinendum^ etc. Cemitatum ^np^e et A'eéi&n ^iam eju$dem ewìtaiU Murfinae in pùiésiaterk dd^ mni p^ptie Inneeentìi, et suceessorttm éjus, liberei idimkUmytUi. Di j^p^ì disordiai produsse im tale ag- ^iistamento, atccome vedremo alPanno «^uerite. Ifhik ^teeito digerire i Modenesi, lAe b terra e badia di 'Noaaniola, p;osta^ nel loro contado, si fosse data ai Bo- lognesi. Però Bèi pi^sente andarono a campo sotto ^nellft terra (a), maleaettendo tatti i suoi contorni. A tate ^^fo us«i in campagna V esercito de' fiolognesf ; il iShe fu cagione «he i ModoneSi, lasciato T assedia, marciarono contra di essi. In Ydle di Reno, oppntia In Yflllé di Lafino s*" affrontarono le due armate, ^ sconfitta rimase la modenese. Gran quantità di pit- gitmi §a condottai Bologna. Dopo la pasqua deir«n- •lìo presente il re 'Contado tenne una gran dieta io Trancoforte (3), doTc « trovarono qoasi tntlf i priil- èip» della Gertnanie, ^ vennero anche i Sassoni él ^mJHarsi e ku, ohe H ricevette in, sua gratia.Allère fu

<i) Àntiqait. Italie. Dissert. 72.

(2) Cron. di Bologoa T. 18, Rer. Ila! AnnaL vefer.

Molinens. T. IX^ fieri ItaKc. ' J

<3) Dodcd|.-i|^0<i. adjtftEioja.Soor. .

^l4 ATRTALI I»^ ITALIA

eh** egli confermò il dacato della Sassonia gioviad- io duca Arrigo^ soprannominato JLeone estense-guel*- /b, e indusse la di lui madre Geltruda, figltoola del Ib imperador Lattario, a passare alle seconde nozze con Arrigo^ fratello del duca Leopoldo^ e a questo Arrigo concedè il ducato della Bayiera (i) ; il che fa uh seminario di discordie. Imperocckè Gue^b IF^ *duca» sto paterno del suddetto Arrigo Leone, pre- tendendo indd>itamente tolta la Baviera alla sna casa, .continuò la guerra contra di questo novello ducè, e jiugli occhi suoi entrato in quella provincia, le .diede «n gran guasto. Arrigo il bavero anch' egli per vea- dicarsi passò a distruggere le ville e tortene degli ade- drenti al duca Guelfo *, e cosi andò seguitando :qualcbe anno la guerra con tarie vicende. Stava da lungi osservando questo fuoco il re Ruggieri (a), t ^temendo che cessata tal guerra il re Corrai potesse .calare in Italia armato a^ suoi danni, seppe ai» mare il duca Guelfo a continuar la gara, singulis^ue tmnis mille murcas se ob hoc datar um juramenta coa^ firniavU. Anche il re d' Ungheria per paura di Coc- rado, invitò alla sua corte e$so duca Guelfo lY, dar iaque pecunia non modica^ ap deinceps omni anno dandam pollicens^ ad rebellandum nihilomimis ùtr stigat. Con tal vigore, scoia mai stancarsi, prosegui dipoi esso duca Guelfo ad in&stare taato il re, quaq- : lo il duca di Baviera^ che Corrado non potò mai tra* , var tempo ed agio per passare in Italia a prendere |a corona.

(i) ABbas Urspergens in Ghron«

(a) Godefridtti Vitarbieasii ia Fam&òoi,

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( CBrlSTO MGxuu. Indizione vi. ^ Anno di ( CELESTINO II, pi^pa i.

( GOR&iDO III^ re di Gccmam^^ e <^ Italia 6. ^

, Ossia che neli^ anno precedente» .oppure nel pre* .sente, il popolo di Tivoli tovnatse aK" ubbidlenasa di •pepa Innocenzo II, certo è che per V indulgenza usa^ ta da lui cen essi, il pej^olo roipano diede principio .a moUe scandalose novità in pregiudizio delibanti-' chifisima aignoria ed autorità temporale de^ papi. Era^ pao si fierameate inviperiti i liomani eontra de' Tivof- Iesi (i)y che quando si trattò di capitolar con essi, paleserò che il papa non li riceveste in grazia se ^n ool patio di smanteUar le mura deila lor città, e di n^andare dispersi fuori di essa gli abitanti. A q.uesta? irragionevole ed inumana pretensione non potè .^- ooosentire il benignissimo, pontefice y perciò i Romani gpnù di superbia rivolsero ancUs eontra del buo» pontefice lo ed^no ed odi% loro. Fatta dunqne una sedizione, e corsi a foUa in Campidoglio col pretesta di rinmov^r V antica gloria della città, ristabilirono it penato die da gran tempo era scaduto, e senza rispet* ^ ideano al papa loro signore,, intimarono di nuovo» la guerra a Tivoli. Abbiam più volte veduta menziona^ ìSel senato ^ornano ai^che a' tempi di Carlo Magno, e ne^ susseguenti secoli ^ ma senza sapere qp^ì fosse I9 ^1 lui autorità in quei tempi^ quando esso fps^e: dipoi iA>baituto dai papir I9on volevano i Romani di gfiesU tempi esser da meno de^ lor predecesson* It il) Olle Eriiingensis Cbronic 1. 2t ^' ?2*

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ii6 Àimiu D^ véàshà,

«ab fa, che non goardarooo misare, ed assunsero una speere £ sotratrìtà. Nulla tralasciò il pontefice di esortaiiofre e minacce, per fermare i passi a questa spècie di ribeUiokke-: adoperò anche i regali ; ma in- darno tutto ; si grande era la foga dei popolo, e mas- •tmaniento della nobiltà. Ed ecco germogliar le se- traenti delle perverse dottrine, lasciate tb qaeRa città 'da irnaldo da Brescia. "E" ^a credete che siffatti scon- certi serviisero a cbmatitòre non nren l-itniino, che la -sanità di pzp?^ 'tnitd debito H, Idfatti "cadhtò egli hf- Isrmo passò nel di 3i( di seiteitfbìre d)éH'*anno pr«- sente a miglior vtta^ fasciando satla terra oa^ Immor- si memòrliB delfe'sue tdre doti, e masshnamente delb «iM incomparàbile prudenza é benignità ;*« dietfsrer ttnché pìpoélirata la rilbrina dbl clero, con Smtitnk dovunqu'e potè ai cttndniti secolari i regohri. rnrono tmcóra rafie chiese da kii ftbbricate, o risarcite. *Ri- inise fra le albre cose il tetto della basilica tatemutnse, b1ie ei^ caduto, con avergli il re RuggUH sommini- ^tràte le grandiose occòrrekiti frati/Ebbe Sepoltnm ìm bssa chiesa in un atello di porfido. Tn luogo sno dft li ^ tre 'giorni fa eletto jpspa GùiA> cariinate di %. Marco, di nazione toscano, ' del castèllo di PelKsicSi (forse città %\ Castello ) dhe àsStibSé il 'tfottxe di €e* ìesìino 11^ secondo il còslnme di questi tMipi, 'tìék quali si richiedeva il nome de* celebri podtAci, €h« fedrirono ne^ primi secoli della Chiesa. Qttfeslo ponfte^ lice, secóndo P attestato diRofnoaldo salernitano (i)j ricusò il confermare la concordia stfilkilita Ara il kti<» predecessore e il re Ruggieri, e perciò fra loro insor* se mala intelligenza. Circa questi teìnpi, per tie^limo^ (i) Romoaldas Salcrnft. in Cbron. T. 7, R«r, Itsl.^

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Il X R O. MCXLIII. t^iy

nianza del DandolO) (i), naeque lite fra i YeneziaDÌ e Padovai^i a cagìoa« ^H un tag^iMl filane Brema, biiìo non lungi da aai^t^ Ilaiio d^ sepolti, co^ danna grifpl. Sfi^^ P/clr<?:^^o i^«W»«Ìa^o" a Pado- va per chiederne conto. Fu lorc^d^^ ona risposta a *- sai arrogante. Il perchè i Yeneziani colle lor forsa |i«^DD9 a %rM.^i?irti^Ì!i|, ^aafftflW^ coi Padani aV^.Toipbf^ died«p> Iota iiifft, rotta,, e conji^sser^ «ircq iffec<^i^j(> di 'i^fi' nobili pir«/iini^l% 1^14^61^3 ^ y^eiì^, ^qfi it^ c^là gli.'aif^^afqi9tiiri.4^' ^adovi^^ do^ %iESir prpt^^itato che nopip^c ^ ^i$^Acet^j q da^qei^AlpW^^f^^iMi^^PP»^^^ JHiVÙto q^^ taglia fi rìniÌKe fra %»J^aiBÌci^>^«<¥M^i;dia prùn>(eri»' Ah^ W«mP H"mffll«.d#ll' Apo|u«i<) cMfÌa«mft (a), ch^ i| Vft^gg^eri pofl«*^i*^q«WJt^a«>«M^ 1^ iftfMMS^erp

qp^.fWWQ Ui«)ia,4*flitp>i} ^ft^cb Ijispiandqvi »«4a|PW?h \e! 1% pi|p4|9. diDUr «Har m^s§j^%te. ^gÌ4^%f!iq^ dvr 4^en T9.fmr#4^ar9iPl9i)«jtr#uiT<Hp ^«Jt(w«^ ^^Mno^

àgAfk^. 9 ^l«tf d^t^ne^ai^cfllm^g^^; se Qpn cbf Ì»ti«meiiM» efaii9 irofl^Q ^uggfju^ lU* ittgordii^ « ^fmm 4^*|iwi«^ le ric*?»»^ 4fDe. cl;iies^ Vi#fc- padffQiWCOiK>fmii^iaotf i igUup^ d'essa re della pr<K ^\9m ttvfi)^ p(wr atte^tMe * Oiotapni da C^eca** «Of tJ)^ MHJlWLdeBa tpia d'Arfi^ ; il pfeft pRobabilipen-, it fuiMTl^OA de?.dtisap9vi iinMNTti ftf^ loii > p^fka Ge«

;. .! ; f;

'-^y tàtnMJ iti throD. T. XH, Rér. Itti. (2) Aoonyp^qi ^si^. T. Y, Rcr. It|), fì) Johann, de Q^^ X. )^. M ^9^f

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f'tt ' àSfÌÀLi B'lU.rA'

( CRISTO ÉcxLiv. Iiidizione vii. Anno *( LUCIO fi, papa i.

( CORRABO ni, re ^ Germania e H Itali» 7.

Terminò io qaesO anno il suo breve pontificat<f papà Celerino 11^ non èssendo egli giùnto b gQFver- nar fa: Ohtesd di Dio a cinque mesi e Énezzo. Nel 9 di marzo diede egti fine a^ suoi giorni. Tenne pò* fcia eletto poùtefice nèl'di il dello «lesso mese Oke^ Tardo de*Caccianiéiaiiioi^l>ologResé dl^ patria ; già «a-^ fionico regoUai^, é poi oatAnàle di sarita Croce (1)4 Ba papa' IiinoeeneoII,per la sua abiliti, era stato ^Mituito eancelKere delk santa romana Chl^a. Prese X tiome di Etwio li. Scrive Romoaldo salemìiànd f^)^ ebe il re^Muggieri lece gniii festa per Tesaltattotie di questo jpapa, per «Her egli ino oeinipadre emetto «ttiico, sperando perciò dti averle in tittlo 4a?oreVoIe; tafdd e||li a spedire r satm -tmhéitdMóti t prestai^ gli nbbidien^, « a pregarlo et Toler vtMire'fiiio w confini, cioè a Ceperano per un oonnane abbéceamen<^ to. Andò ti papa, e il re tenuto per mare a Graeta^ si' portò poscia ad iiicontrarlo a Ceppano; €rran i^i^ timento «égul fra Idrò intorno b ^ee, ^ 'ed ivelinava il papa aBa con<iordia ; me ripo^Éaiido^ ì eardiiiali, si sciolse il congresso senza condusioae alcuna. Bnggjti ri bollendo per la collera, se ne tornò in Sicilia $ ma pria muoTersi, ordinò a Ruggieri duca di Puglia suo figliuolo di &rne risentimento. Fu, t^bidfto. Ea*

(i) Cardia, de Aragon. io Vit.' Ltìcii ' H. (a) Romualdui Saforait in Ghren.' ^^'

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A jr » O HCILTT. i|g,

ffò questi con do copioso esercito iielh Campania romaDa, ossia io-Terra di Lavoro, e diede il sacco a tutte quelle contrade sino a Perento, ma forse sarà i?i scritto Ferentino ; dopa di che se ne tornò in Pa« Ulia. Cosi toccò, come di ordinario succede, agP in* lelici popoli il &r penitenza de* &lli altrui. Abbiamo dall* Anonimo cassinense, che il re Ruggieri renne a Monte Cassino, e quivi si abboccò col papa, e che se ne parti in discordia, con poscia prendere parte della Campania con Terracina. Assediò anche YeroH. Dtinde quodam pacto Jhcto, quod ceperaf^ red- didH. Sembra dunque, che seguisse dipoi fra loro qualche aggiustamento. Mori in quest^ anno Anfàso^ ossia A]fomo^ principe di Capua .e Napoli, figliuola secondogenito di Ruggieri di Sieiliaf A lai fu su- s^tuiH» in que^ principati GugìUìmo^ terzogenito del^ re medesimo. In questi |pomi semprefnù avanzandosi r ardire de^ Romani, oltre all' erezion del senato, fa anche eletto capo d' esso senato, ossia patriùo, Gior^ dano figlinolo di Pier. Leone, fratello, a nàio credere^ del defunto antipapa Anacleto : il che ci fa intender^ essere senza fondamento ciò che alcuni hanno scrit- to, die la fbmi^ia di Pier Leone fu sterminata iiif Roma. Una parte del popolo minore teneva coi sena* , tori V e poca mancava ad una ptente ribellione. Ab« hiamo da Ouon frisingense(i)( giacché convienmen*. dicare dagli scrittori stranieri le eosit nostjre ), che in questi tempi la pazza discordia sguazzava per le città d^ Italia. Aspirava cadauna d* esse alla superiorità,; a imteva a ciascuna troppo ristretto il suo dominio, nà» testava maniera d' allargarlo, se non con. pelare^^ o . . : (i) Otto FriiÌD|;ensti Ghcen* 1* 7i ^ *9t . .

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foggtogif^ i Mnì* Dttcaftt'^ftftam k guia Irt i X^ |ie«iHii è^Bàvainftti^ dì».tic«Dd«fóliBmiCèn cbawMg» lìtwiiQ fièr terr«« pcir Biare^l' ^tt^vcsi atdtl coi ¥iciB«|i^ l«cfTfta« Iberni! ai Padoim collegati ddl TrìVlMoi^ e proWbilamteiquest^aoiioia; qaMof'ìm cu» mll^o a fòrro 0 foace^e cattelba e lei C9tt0png^ff 4i Trìrigi. Magiare! en V ioocodra m Toicaii* per tagutrra chf da> gran témpa andava ripolkiiafKia fini- i Pimni e Laofhan^ la quale io volse iquelP iiK^n-' dio anche le città otrconvtciae. Nos V era città ÌÈh%^ vki cha ift il fette torbotaote non faociia delle legk^ eoD akre èittày per otteaerae aiuto. B qa«tt# fiunU» VMBÌe v' eotraTèno, po' noli veder crèeocre di trepf fo uria citlià Qonfieaate colla depreMione deir altre. BraoQ ia lega i Lucchesi e<n Senesi ) i Fioreatiid <lòi Piiam. L^ oste de^ Fioreiìtìai ineieme con Virìòo ^ ossia Uidericù nrardiae di Toseaaa, e<nea fino idle pòrte diSseiia^ e ae brucia ì berghii Trovandosi in ^ atrettc^ze i Senesi^ rìcortepo aiuto ai Iiuochesi , ^ qt^i sii per sovvenire a quella dttà ecAlegata, come an-» ^ra- pei* sostenere ìi^óonté €hiich Guetret ^ eh* era malmenatodagli «lessi Pictt-enMi^, l^ dlcliiaràroifi[> edntm - larPirèUMi AIF iaòodtfro i Villoiì a ticl^ta cte^ t^iorèa^ - tiié uscirono in éatip6gttai t7a fiero gtiàsto <U dato da- essi etk' Vlorenlibi alfe casella e vi&e àA suddétto ceumh €kiidu/I Sftaesi, ch^ e#d>aè venà^ per éacchegi^ giare il' ooilUlde -è^fy^sàie^ o^ki^ in un^ itàbo^oata, -qtta^- si tuKi' rìiiiatiét^e ^t%ÌoiDÌ. Pid t^aMoosa^riusd h guètk #a fi% i' I*5sahi é Lucchesi. BloMssiiiif d^P una e AJ*- r^va par tte vi teséiaÉtjno te vita ; mfei itìttumct-ABi 1U-» rim($ lise^àti alle tbìseHe di una lungCiissini» prigtè^ ma. Lo storìceCiluadIth), déèOll^àe veloov^ di ^èn-

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ftHpg% ^Ma i]i'9^«di tedoti da li a qc^dcfie acmo cq(9^ tf^diUidi e iwrilfnti n^epubèliehe carcecì^ die c«r^*«' Tano ki^rìmerda obiunqaie passera per di : itgn<È <ÌM «^n vi datvera essere «ffldtto di cambio fm loro, ti^ 4bt ebbero la peggiod Lucchesi, restò ad essi maniera A fledintre i ««òL Dagli Annali pisam (r) 8l>biamo $ «be lafoenra fra qaesìi éae popoli fu per icagiooe deW !• dae<:éiteUa' di Ajpnolfo e di Taroo ed^allre terre «be l-tiDaisttà Gl'altra aveva occupato. Misero i Pi"*^ sani a fuoco quasi tutto il territorio di Luceti, prese-^ ro il osslello deR^ isda di Palude con trecento citta- dini lucchesi, e seguitò poi la guerra anche degli anni parecchi.: Per testimoRiatiza ancora del Dandolo (3), crebbe in questi teippl la nemicizia fra i Yene2iini^ Pisani) « dovunque s^ iucontrarono per mare , V una nazione ali^ altra fece quanti danai ed oltraggi potè« Ma s^ interpose papa Lueio^ e pare che li pacificasse ifiliem». Erano anche in rotta i M0denesi co^ Bolo- gnesi'(5),^ fierehè nel^anno addietro il ofl<teilodi Sftj vignano per tra^mento s^era dato agli ultimi/ 8e iM>» eivessimp le storie di molte altre città d^IlaKa , fona ne tijovtrtmmo la maggior parte involte in^aiir«>gu«r^ re per questi tempi. Vi re Corrado per conto deU^^ka«* Ha «ffia e<mie non vi fosse; e però seniea vernn: iftti<^ 0pA éiKà possente insolismiva^ cotttta deH^'óItre. Hl^ cavftsi ancora da una IteHeta di Pietro abéte, di €hi^ fÀ\ {4>9 ch^* venendo egfF mll^anii6^<seguente (per ìé W probèliihnettfe^Pbtttreiiiòll) «Rott« pci^vii^ial

(1) knìiiA Pìèuiì T. V. Her. hai

fa) DftBJul* ili Ciiron.l*. XII, Rtr. Ital.

(3) Aanales veteres MatiattìSi 1^. IK, Rn/lUl.

(4) Pcufif €iiwii«ii«iis. it'^^^t; 45^ . :>^ .?>

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papa Eugenio III, fu nel viaggio sTaligiato da tm mar- chete Obi%iko (ibrje MalaipiDa ) ; ma ricorso egli ar Piacentini, questi colla forza obbligarono guel marche- se e tutti i suoi sgherri a dargli soddisfazione, con re« stituirgli tutto fino a un soldo. E cosi van le cose del mondo. Parerà un gran dono la libertà ricuperata, dai popoK italiani, e pur questa seryi a renderli più infelici* Per attestato del Malvezzi (i), la ciuà diBre* scia in questi medesimi tempi pati un furiosissimo in- cendio, per (»ii fu fetto un verso :

PlaagUur immodicis sucéensa Brixiaflamrms.

( CRISTO H(XLv. Indizione vni. Anno di ( EUGENIO III, papa i.

( CORRADO III, re di Germania e di Italia 8.

Ebbe fine in qnest^anoe ta vita e il breve ponli- ficato di papa Lucio U. Sb vogliamo prestar fede ak Pautore,. conservato a noi dal cardinale d^Aragoaa (^), egU come uomo prudente e cfu^ggioso , dopo aver ben prete le sue misure eoi fautori della maestà pon- tifica, messa insieme una mano d^ armati, .forzò i no- bili romam, che contra Udivieto del suo predecesso- re Innocenzo II avcano istituito il aenato, ad uscire del Campidoglio, e ad abiurare la novità, da loro fait- t^ Bon la racconta cosi queita (accenda Gotifiredo da Viterbo (5), stoiicp del preaenU secolo. Secondo lui,-

(i; MaWecciQS Chren. BHxian. T. XIV. Rer. lui. (a) Gardin. de AragoD. in Vita Lndi li P, I. T. RI.

Rcmm Italicarom» (3) Godeff . Viterbie^sis io Pi»theo.

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A ir S* 0 MCXLV. ^ 125

questo papa ascese bensì accompagoalo da alquante soldatesche nel Campidoglio, Hsoluto di cacciar di Tlfaperosametìte i senatori. Ha il senato e il popolo romano ayendo dato alParmi) ripulsarono in un mo- mento il papa con tutti i suoi aderenti. Anzi fu esorbitante il tumulto loro, che esso pontefice percos- so^' da pia sassate, flofchè sopravvisse (il che Ib poco) noo potè più sedtre nella cattedra sua. Gh^egH fosse colpito' da un s«ssd , Taurina ancora un altro scrit- tore, accennato dal cardinal Barònio (i) : laónde do- po pochi giorni infermatosi dovette soccombere alfim- p^rio delia morte. Manca egli di vita nel di 25 di feb- bre jo, dopo Éver quasi rifabbricata di pianta, e alrric- ohita di molto la ehiesa di santa Croce in Gerusalem- me, di cui era stato titolare. Servi la di lui morte a rendere più che mai orgogliosa quella fiizione di no-* bili romani, che s' era rivoltata contra de^sommi pon- tefici, è che stabilì più fortemente l' unionef ed auto- rità del senato romano iili Campidoglio. la mezzo a questi tumulti non trovandosi in piena libertà il sacro' collegio dei cardinali, si raunò nella chiesa di s. Ce- sorto, e quivi di eomune òohsenso elesse papà nel di' 37 d? febbrajo Bernardo pisano , abate cisterciense di santo Anastasio, cBscepolo, negli anùi addietro, di' s. Bernardo, uomo di molta bbnti di' tita; Era qua-' ni tenuto per uomo piuttosto semplice; ma per ispe-' sfidi gfazia del cielo' rìuscì dipoi un eloquente e valo-^ i^so pontéfice. Presèpi itome di Eugenio III (3), r Condotto alla basilica lateranensé , fu quivi intronis- nixato. Si disponeva qgli a ricevere nella seguente do'

(i> 3aron.in Annales Eoeleslast.

(a) Cardinal de Aragotóé in Vita Evgtnil Wc

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ia4 ' iunuLi D^ iTAj.li

mismctla eonseemicme io i. Pietro, secondo r«ati^ ca «oosuetudìoe^ m& inteso che i sedatori meditava^ no d* opporsi e dMm pugnare la di lui elezione, qoa^ lora ricusasse di confermar coU^ autorità apostolica b| rinnovacene da lor fetta del senato : in tempo di oot* te, accompeipiato da pochi cardinali , segrotaoie.a^^ insci di Roma, e si ritirò alla toccar di Monticai. Con^ gregat^ poscia nel ài seguente §}i i44r^ cs^dinati, eh% per timore dellMnAiriato fwpohi 9^. erano q^>^ ìkdì^ apersi^ B\andò al eelebre «aomsterio di Feife nella Sfil)ina,.e qniw nel di 4 di i9frftp% giorno ^domeni^ ca» (u soieiwf m^![)(^; eposacr^. Ajadpssene dipoi a yitejrt)Q, doye ce|e)i>rò I9 santa pasqua, e fermossl ìol gviella città per o^p m^si. Tornò in ^questo tempo ^ Roma r eresiarca lÀiinaldo da Brescia, e spargendo co» piepa liberà il velei^io d^la su^ ^o^rii^a (i)| agg^un^ se.npoTj *Pf?.w ^Wa opbill^ foim^apcr privare delk loro autprjtà^i spipmi pontefici, At|dava costui predi' q^ndo ch^ si dove^ yjfrb)y\cyre ^il .faropidogtio , tir ipiQlttere in Rom^ oon solp il, saputo, ma anche l\>rdl- ne equestre, coipe fu al tempo degli antichi Romani; iffe dovere il {tf|pa if^paaq^r^ ii^elg^^Qo temporal^^ i|^a c^nténifir^ dello s^iirit^ale. Tal piede preaero qi^stiveleoopi insegnamenti, furandosi e^oro ^. vqlqr vedcr^ di;pi?iovp Rom^ p^dironf. del moodp»? cljie rip(ci;ocitQ pop^lp, si.^^ede fid W¥^are imagni^. 69J! palei^,et;tej^iffij jftw^plftwfoiie d^ qne" rnVik f3i«^a|>i(firiwM> <2<iefi)i ,f^ft5iM^i|,iw»riMtj: iw •oàu^

dfVcaTd|n#5 aji^ini 4^' qmJi[ ^ftf^f^ jriport^ro^Mh 4«l}e %ite 4^1^ 9iatt^. p^btf,:che p^f^fì CQnf^ce ^. (i) Otto Fntìngeaù^éÌpGi^\ìfJfifj4$tifìyL a;. C^^«o»

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I V ir O HCXLT. 13^

luoi trasporti misurr. AboHrono inoltre i Romani (i) la dignità del prefetto di Roma; obbligarono tutti i nobili cittadini a giurar suggezione al loro patrizio Giordano^ figlinolo di Pier Leone, ed incastellarono, cioè ridussero in fortezza la basilica raticana, con &c poscia delle avanie, e dar anche delle ferite ai pelle^ grìni, che per divozione colà concorrevano. U ponte- fice Eugenio, dopo aver colla pazienza e colle buone tentato in vano di frenar la disubbidienza de^ Roma^ ni, venne alle brusche, con fiilminare la scomumca contra di (Giordano dichiarato patrizio. Adoperò an- cora gK altri rimedii efficaci delia forza temporale, per metterli in dovere, avendo congiunte le sue armi con quelle del popolo di Tivoli. Non fini dunque ranno, *die furono astretti i Romani ad una concordia , pet cui si contentò il papa, che sussistesse il senato, come ^ra in uso in tanti secoli addietro, ma con obbligare! Romani ad abolire il patrìzio, a rimettere la dignità liei prefetto di Roma , e arrestare Ptibbidienza da- vuta ai pontefici, padroni legittimi di Rtiftia. Ciò fat- to, da Viterbo se ne tornò a Róma verso il nàtale del Signore con immenso giubbilo di quel popolo e cl^ ro (3), che gli fece un solenne incontro, cantando 1 'Senediclas qui venit in nomine Domini: il che>ptiÒ farci maraviglia per quel che si è primo vedtito. An- dato egli al palazzo lateranense , celebrò dipoi ^oà magnifica solennità è quiete di* tutti la £KSta deliiata^ te. Applicossi parimenle in questf anno il buon poii* féfice a rimettere la pstce fira ii^isiakii e i'Luctbesf : il

(1) Otto Frisingens. io Giroa. I. 7, 0. tr.

(2) CttrdÌD;de Aragoa. id THa Eagenii HI. P. i. Ti^DI^

Rerum Ilaliearlim.

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qual fine fece Tenire ìq Italia Pietro cibaU AQo^sà^ personaggio di gran credito, siccome cotta da una let- tera d' esso abate citata all^ anno precedente. Ma qoal effetto producesse un tal negosio, resta a noi ignoto.

( CRISTO MGXLTx. Indizione ». ^ Anno di ( EUGENIO HI, papa a.

( CORRADO III , re di Germania e ItaUa 9.

Poca quiete trovò in Roma il pontefice^^u^nia. Troppo eranp esacerbati gli animi del popolo romano Gontra quello di Tivoli (i). Accocati da quesi' odio, tuttodì il tormentavano^ perchè smantellasse k ne- mica città ^ ne potendo egli reggere a tanta petulanza e fastidio, si ritirò di dal Teveie, forse in Castello sont^ Angelo y che era tenuto dagli altri figliuoli di ,Pier Leone suoi fedeli . L^ Anonimo cassinense (2) soito all^anno i«4S) ^^ ^> secondo noi,, il 1x46, non so come , «crì^f che- papa Eugenio pacem cum Bxy- mani r^ormam^ mur^s iriburtinae eiviiatis^ destrui prm^ctpit A me non si rende credibile questo fetio, ^{Tchò sa il pontefice fosse giunto ad accordar que» sta pretensione ai ^omanif n^n avrebbono essi poi oontiduata la guerra coi Tiburtini^ papa Eugenio mAbe abbandonata Rom») «iccome ^ece nell^ anno [ycesente, per sottrarci air indiscretezza e alle violon- 9ce de* Romani. In&tti egli si partì i^^ei disgustai » da J^oma^U troviamo inJSutri nel 41 ^S di aprile (5]^Fec

(1) Otto- Fritìn|eiisis lib. 7. ., , (2) Anon jmas Gassinensts T. V. Rer. UàL \l) Johann, de CeocanQ Qbfoi^ v;j -

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A S N O MCXLTI. 13^

' attestato 9 altri se ne andò poscia a Titerbo, poscia a Siena^ e secondo le Cronìcbe accennate dal Tron^ d (i), di Tenne alla sua patria Pisa. Dalf Anoni- mo cassinense sappiamo (a) che egli si portò anche a Lucca^ probabilmente per istabllir, se potea, la pace ira quelle due repubbliche. Valicato poi TApennino, se è vero ciò che ne scrive il Sigonio, passò alla città di Brescia, dove diede una bolla X kalendas septem^ hrisy in cui scrive al popolo di Bologna di avere ìq<- timato ai Reggiani e Parmigiani di non porgere aiuto ai Modenesi contra la badia di Nonantola : e perchè jdon aveano ubbidito, col consentimento de^cardinaU, del patriarca d^Aquileja, e di molti vescovi, avea pri- vato le loro città della dignità episcopale. Temo io ch« liuesta bolla appartenga agli anni posteriori. Dalle Croniche Piacenza abbiamo ch^ egli fu in quella dtlà, e di s^ inviò alla volta di Francia. Non si può ben accertare, se vivente papa Lucio II, oppur sotto il presente papa Eugenio III , i nuovi senaiori di Homa Krivessero al re Corrado^ appellato re de^ Bf^ maìU^ una lettera a noi conservala da Otione da Fri- stoga (5). Gli significavano di aver ristabiliio il se- nato, come era a** tempi di Costantino e di Giiuti^ jaiano^ di essere a lui fedeli , e di liticare indefess»- mìente coli* unica mira di esaltare la di lui dignità e p^irsona^ nulla più deiideranda che la venuta di lui a prendere la corona imperiale. L'avvisavamo cheiFtaiv* glpani e i figUuoli di Pier Leone (eccetto che il loro fratello Giordano ) e Tolomeo con altri, erailo dicbiar

' (i) TitMici Metaor. btor. dr Pisa^ (2) Anooymas Gassìoens. T. V. Rer. Ila). (3) Otto Fiaìagituh- i% Gesti» Frideiic. h ^ 0^ 281

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rati in favore del papa, e tenevano CasteMo sant'Aa* felo per impedire ia coronaKÌon d^ etso Conrado ^ ma •4he eui rifeUmcavano e fortificavano Ponte Molle in di lui sM'vigio, JL^gkmsero che il papa o il M di Sid- Jia tenevano ad una, «iridando d'accordo in non va- lere Corrado in Italia, e molto meno in Aoma ; ed è bea probabile che Raggieri anche da questa parte V ingegnasse di contrariare alla venuta di Corrado, le 4)ai armi poteano rinnovar la scena disgustosa deU' im- iperadm-eLottario. Sor iveano essi ftomani,okre a eiò, ^Msere seguita concordia fra il papa e lo stesso Ku^ g^i ( ciò sembra indicare T accordo fetto do papa Imcìo II neiraano ii44 )) p«r cui il pontefice »vea còneednto a Ruggieri ^irgam^ ti annuìum^ datmati" 'cam et mitram atque sandaUa , €t ne uìlum rmif€tt interram suam legatutn^ nkii/uem SicùluBfkeiiefit il che viene interpretato dai Siciliani per un inditio •della dei^Dtata lor monarchia. St Siculus ékdit ei midiam ptcuniam pratktrim^nto ve$tro^et romfim émperu^ ila il re Corrado niun conto -fece di (alefap- preseattma, assai infirmato del sistema dèlie cose, e •del buon cuore del papa ; and venati a Ini due Uga^ pontificii, Tuno de^quali m Guido piaano «ardhiole •• eancettiere d^la romana Chiesa, «per laTÌa«iQvaùo« idilli anti(^ privilegii, con tutto onore gli accettò e concedè qi«3ftito chiedevano. Si trova ^nell^anno ir47 «caacelliere d'essa romana Chiesa Guido cardinale | WD^so dire te sia lo stesso. Abbiamo daMa Grò* «ioa di F^s^acnuova (i) sotto quesit^ anno , che Rah viani venerimi super Tiburim et mt^os ^ eis d«-

(t) lotean. de^Ccccwe T^ h Itrf, Sacr.

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nofl^H^^tiTi^ knAt i GenoTesi (i) fecero pruova del loro.valortB 4oa|ro de' Saraceni 'dominanti in Mino- TÌC9^9 e corf ari di j^ofessioue. Armarono ventidue ga« le^.ejnolte altre bavi con assai macchine militari , e c^feeHi di legname. Generale di-qtiesta flotta fd lo stesso Ca&ro, che diede principio agU Annali di Gè*- nii^va* Sbarbati agl'isola di.Minorica fanti e cavalli , diedero il guasto alpaeae, fecero molti prigioni, pre- sero idi, città, ,e la distrussero, ma dòpo averne cava- to 4UI ficco bobino. Di passarono ad Almer ia, cit* marittima 4el(a Spagina nel régno di Granata, e pò* stole Tassodio, comiaoiarono a flagellarla con petrie^' re, gatti, ed altre macchine* usate in quest^ tempi. Teggeadosi in mal ponto «[uegrinfedeli, fecero istan- za per tregua o pace. Fu per la tregua accordato , che pagassero cento tredicimila marabotini, e ne pa- garono vemicinquemila in quella notte. Stando i Ge- novesi intenti a vedere «mmerare il danaro, ebbe agio il re d^ AlmerJa di salvarsi in due galee col resto del- la somma accordata. Creò il popolo d^ Almeria la se-^ gpente mattina un altro re, che rattiBcò la proméssa antecedente ; ma perchè non la mantenne nel tempo prescritto, i Genovesi fecero quanto di male poterono al di fuori della cittày ed accostandosi il verno, se ne tornarono con trionfo alla lòr patria.

Non potea star quieto in questi tempi Ruggieri

re di Sicilia, principe agitato dallo spirito de'conquì-

stotori. Giacche non potea stendersi dalla parte

Roma, per non disgustare il papa, verso li| Marca

d^ Ancona, per non tirarsi addosso lo adeguo del re

Corrado^ determinò di portar la guerra addosso ai

(i) Caffarì Aonal. Geoueni. 1. i.

MUBATOw, vot. xttvii. 00 tzedbyGoogIe9

i3a AmrALx lO^itàLUs.

Morì d' Africa. Pertanto eom potatale flMa abaveè •CL quelle coste ; aietU la cktà di Tnpeli^ mdò dt cof'* sari; e tuttoché la trovasse lorto' per sito, per hoene' mora e torri, pure, dopo aver presa Titola deUe Oer« be, a forza di arasi s' insigiiori diquelk città , con trucidar quanti ▼* erano aita difesa, e- condurre le lor donne schta?e in SidKa . Il padre Pagi ( i ) riferisce questo latto all^anno presente; Secondo Roberto dal Monte (i),ed anche per attcstalo deir Auontnio/ cas- sinense (5), tal conqmsla si dovrebbe attribntre airen- no precedente ii45. Altri poi ne parlano all^anno ij479 cotone haUoveiro sertttere arabo, citato da esso Pagi ; e questa è forse la piò Tertsianl opinione. Te- ramenU per la Cronologia detta Sicilia, th questi tem- pi a noi mancano lutti sicori* Pensail suddetto Pagi, che appartenga alT anno 1 14S la guerra del re Rug- gieri contra di Manueilo imptrador de' Greci , e a queir anno Tetamente ne parla Roberto dal ]lionte(4)« Ma non è sicura la Cronologia di' quell^antore. Mette egli nello stesso anno 114S la presa d* Ahneria in I- spagna, e le conquiste fatte da esso fa Ruggieri neUe coste d^ Africa, e pur vedremo che tsK avventure son da riferire alPanno seguente 1 147* ^^ potendosi cre- dere, che Ruggieri in uno stessa anno guerreggiasse contro i Greci e. contro i Mori d' Africa, m* induco io a credere che in quest^- anno egli ostilmente en^ trasse, nel dominio greco. Con tale opinione ndeglté s"^ accorda Ottone firisingense, che narra di(k>i filiti ac*

<i) Pagiufl in Grìlic. Barca, ad hfnc aanum«

(a) Robert. «le Monte Chron.

(8) Aoonjrmos Ga^9ìn: T. V. Rer. Ifal.'

14) Robert, de Moate Appcnd. ad SìgebcrL

oogle

caéoti aeir nmo ii47* Ua& Gromcai del monUtero détto C(iÌTé(i) mette eséa'^ìiiefrà cotitrb i Greci tòttp l9'fieftìo^aiitto^iì47; nia qui^t anéora séno scorretti i numera pèir cólpa de^ copitti^ e 9>ì conosce che Taq- tore 'hiftk «crttko I i 46', perchè dopo aver iiarrata l'as- soDtiotle'di pèpli Etigemo oel 114^9 raccontai al se- gbeòteaiUio-la'giien'a della Grecia. Il motivo d^essa ftt^ che passata da' lungo teitipo nemibtzra fra gli au- gusti greci e lire Sti^gièri, pretendendo sempre gli imperadoti d^Or^etfte, che i Normanni indebitamente ikenessero in lor potere la Sicilta , ed ingiustamente avessero tolto aU' imperio greco molte città di Puglia e Calabria. Temo Giovanni Comneno imperadore , padre di Manuello, di &r lega contra di Ruggieri col re Corrado^ siccome abbiamo da Ottone ftisingea* se(ì2). Pietro Polano doge di Venezia ne era media-» tore, e remie anche per questo un^ ambasceria det G»reei in Geimania. Ruggieri^ per quan^ scrive Ro- berto del Monte, mandò anch^egli i siioi ambasciatori B'CostaDtioopoli per ottener la pace ; ma questi fu« rofio meisi in prigione ad onta del diritto delle gen- ti» Da tale afironto irritato forte il re Ruggieri, spedi, a tnio Oddere, udranno presente una poderosa flotta BèHa* Dalmazia e nelP Epiro , comandate da valorosi eapilani. Sbarcarono essi inCorfù,e con astuzia s* im- padronirono di quella città e di tutta T isob. Lascia- lo ivi un buon presidio, e continualo il viaggio, sac- cheggiarono dipoi la Ceftilonia, Corinto, Tebe, Atene, Negroponte, ed alti-i paesi del greco imperadore (3).

(i) Chroo. Cavense T. VIL Rer. Hai.

(a) Otto Frisingens. 1. 1. e. 23. de Geitis Fridcrici L

(3) DenduT. ki.aironk. T. Xtl, Rer. Ital

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Nx>iai si può dire X* immensità della preda d'oro, dW* genio, e di vesti preziosi^ che oe asporUtrono i lÀpci' tori normanoi. Aicaae migliaia di Greci, nobili e plebei, donne e fenciulli, fd anche giudei , forono^ condot- ti prigioni in Sicilia, e serTirojgioa popolar molti Ino* ghi che scarseggiavano di gente. Soprattutto notabil fu r accortezza politica del re Ruggieri, il quale fece prendere tutti quanti gli artefici che lavoravano io quelle parti drapperie di seta, e li lece trasportare a Palermo. Prima non si lavoravano se non in Grecia e in Ispagna gli sciamiti e le stoffe di varii colori di. seU, con oro ancora tessute. Costavano un^ occhio a chi degV Italiani ne voleva. Da li innanzi fu introdot* ta in Sicilia questa belParte', che poi col tempo si diffuse per altre parti della "nostra Europa, e rendè m€(n ^aro il prezzo di si fatte t«le. Tigone Falcando(i), £critta;re di questo secolo, ne fa una vaga descrizione, come di cosa rara, nel principio delP o|>erii sua. £ tale fu il guadagno che riportarono i Greci dalla ne- mieizia col re Ruggieri. Trovavansi in catti ?a posi- tura gli affari idi terra Santa in questi tempi , «aassi-« mamente dappoicl^è gr infedeli aveano tolto a* Cri-- ^tiani la nobil città di Edessa in Soria. Ora per la ze- lante eloquenza di s. Bernardo^ n^W anno presenta J^odovieo Vll^ re di Francia, e Corrado 111^ re dk Germani^, presero la croce, e si obbligarono di mar-* ciare nelP anno seguente con grandi f^rze, e colFac- compagnamento di copiosa npbillà in E4evante a mi^ litaré x:ontra de' nemici del nome cristiano*

(i) Hago Falcando^ de Cal«imit.SicnL !• YII*E«. UH.

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A ir V a ncxtTn. i3S

( CRISTO MCXLvii. Indizione x. Anno di ( EUGENIO III, papa 3. ' [

( CORRADO III, re di iGrermania e di Italia IO.

In quesf anno, principalmente per promuovere V afi&re importante delia crociata, passò in ^rancia il buon papa Eugenio (i). Fu ad incontrarlo il re Lch- dovico VII a Dijon, e insieme poi celebrarono la tanta pasqua in Parigi. Dopo la pentecoste esso re andò a prendere alla chiesa di s. Dionigi, secondo i siti d^ allora, il bordone e la scarsella da pellegrino (2), e la bandiera appellata orofiamma, e si mosse con ^^an cpmitlTa di prelati e baroni,^ e col suo esercito andò ad imbarcarsi per passare in Oriente. Fra^U altri seco condusse (3) de Italia Amedeum tauri,' n^nsem^ Jratremque ejus GuHielmum marchionenL de M^onte Ferrato avunculos suos. Come fossero fjratelli questi due priocipi, quando sa che la re^ qaya dJL Savoja era ben diversa da quella de^ marchesi di Monferrato, non si comprende. Probabile è ciò che il Guichenone (4) immaginò, cioè che fossero fratelli uterini. Sarebbe da desiderare che ci fossero rimaste jn maggior copia antiche memorie, o notizie di questi tempi, per meglio intendere quali Stati pos- sedessero^ e quai personaggi avessero quelle due nc^

. (1) Anonimo t Cassia. T. Y, Rer. Ital. ^ (&).^ug<erìas in Vita liUdoTid. (3) OttoFrìsingensis in Chron. I. i,c 44* ^^ Gestis

Frider. (4) Guicheoon Hìsloire de la Maison de Savoie T. I.

:tS4 ^4BqIfLioI>^X?AI^A

biUiiime Ciniglie. E per conto del suddetto Gugliel- mo marchese di Monferrato,. laoa TOgjiio tacere che egli ebbe per moglie una morella del re Corrado, at- . lutandolo Slcardo vescovo di Cremona (i), che fiori sul fine di questo secolo, dove parlando del mede- simo Corrado scrìve : Cujus soror marchioni Gui- Uelmo de Monte- Ferrato^ nomine Juliita^Juit mo- trimonio eopulata^ ex qua quinque filioi genuii eximiis mentis^ hac serie describendos^ scilicet GuiHelmumy Conradum^ Bonifacium^ Fredericum^ et 'Raynerium^ quorum dispersa fuere dona fortu- nae. Questa pare la prima volta che i marchesi di Monferrato portarono le (oro armi in Orìenle per hi •fede di Gesù Crìsto, dove poi si acquistarono tanta gloria e possania, siccome andremo vedendo. Poco prìma il re Corrado s** era messo io arnese per mer- lare anche egli in Oriente (2). Tenne una general dieta in Francoforte, dove fece dichiarare re il fon* duUo ^irrigo suo figliuolo. Colà comparve il giovane Arrigo^Leone guelfo*estense, duca di Sassonia, con fiire istanza d^ essere reintegrato nel ducalo delta Ba- viera, tolto a suo padre, e dato ad Arrigo figlinolo di Leopoldo, con pretenderlo a doyuto per diritto di eredità. Con si buone pai-ole trattò di questo afiàre i( re, che indusse il giovanetto principe a sospendere questo interesse sino al suo ritorno da Terra santa. Adunque dopo P ascensione, il re Corrado imprese il viaggio di Oriente con un immenso esercito. Andaro* no specialmente in com {lagaia di lui il suddetto Ar* rigo duca di Baviera^ Ottone vescovo di Friainga,

(I) Sicrd. Chroo. T. VII, Rer.hal.

W Olio Friùogens. I. 1. ,,^_,^GoogIe

fratelfo nttrìoodel nedetittofe Corrado^ e stofico Dobilisshno di qa«sti' tempi, e Federigo juiniort 'suo nipote^ che fu poi iapei^adore. Suo padre Federigo duca di Suevia,DOD'« vendo che questo fidinolo, per troppo afi&nno di vederlo coodotto via, da li a non molto diede fine a^suoi giorni. Pacificatosi ancora il duca Guetfb^ vm paterno del duca di Sassonia, col re Corrado, e presa la croce, widò anch' egli in que- sta sacra spedinone. Arrivò il re Corrado col suo in- ^amerabtl esercito a Costantinopoli, dove Mannello Comneno^ che' aveva per moglie una sorella della re- gina GteUrude^t^ib suo cognato gli osò di molte fineize'e fece dèi gran regali, fila a chi non è noia la fede de Greci ? Pkromi^e assaissimo qudl'imperadore, e massimameinte dei viveri ; ma nulla attenne (i). An» d dacché quel terrihil nuvolo di crociati fu passato oltre allo Stretto, ninna furberia lasciò intentata per &rli perire, mantenendo anche inteii^ensa coi Tur- chi. Io non mi fermerò punto nel racconto di queste infelid avventure, perchè nnUa spettanti alla storia di Italia» e lascerò che i lettori consultino sopra ciò gli scrittori della guerra santa. FeKce alf incontro fu un^ altra crociata di Franzesi e Spagnuoli con tra de' Sa- raceni di Spetta, fetta In qnest' anno. Ti accorsero dall' Italia i Pisani, ma principalmente i Genovesi (s) con una poderosissima flotta. Capitatane in quelle parti anche un' altra che andava In Terra santa, die- de mano a fer quéfle conquiste. Presero Lisbona, Baeza ed altre città. La mira di quella sac^ lega so- prattutto era la città di Aimeria, perchè infame ricet*

(I) Komualdot Sulernit. Chron. 1. i. (a) Cufiari Aoosl. Geaaens. 1. i.

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i36 AnmLi'h^vriLm,

tavolo di eòrftri» Se erediamo agli Annali di Gmott^ è dovuta al popolo ganoi^ete fo gforìa delPespoigaa- zione.di quella città, nel cor catteMo riftigtatisi Tend- ini la Saraceni, ù ritcattarooo a fofza d^ oro. Ma gU storici spagnnoli (t) ci assic«rano che a quell'impresa intervennero anche Alfansa re di: Spagna, il re di Navarra, ed akr» popoli di qneHe contrade e di Fran- cia. Ottone fìriaingenae scrìve che Almeria e Lisbona erano città in sericorum panftorutn jopifièia prùerto- bilissììnae. In quest' anno ancora il re di Sicilia Rug- gieri portò nuovo la guerra in Africa contra del Mori. Abbiamo detto che nelP anno precedente egli conquistò Tripoli. Forae in quest^ anno ciò avven- ne. Nel quale certamente pare ch^ egli continuando le conquiste, come scrìve Noveiro storico arabo cita- to dal padre Pagi (a), s^ impadroni di Mabadia, chia- mata Africa dair Anonimo cassinense (5), di Safaco, di Capsia, e d"* altre terre in quella costa di Barberia, con renderle trìbutarie alla sua corona. Secondo le croniche di Bologna, in quest^ anno (4) quella città patì un fìerissimo incendio nella settimana sani a^ Si nel secolo precedente, che nel presente, &^ ode la me- desima disavventura di ahre città, specialmente netta Lombardia ; segno che molte doveano essere allora le case con tetto coperto di scindale^ cioè di assicelle di legno, usate molto una volta e ^ili a comunicar r una air altra il fuoco, oltre ad altre case coperte

(i) SandoTal in Vita Alphonsi VII.

(2) Pagius ad Ànnal. Baronii.

(3) Anonyraus Gassineosis in Chron. Hugo Falcarti dns Hist.

(4) Matlh.de Griffonibus,T. XVIII, Rcr.IlaK

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X w ff mcxLnxf. iS/

A paglia^ sii^eoaie ho dioottrat^ mtìh Antidntlk tm- liaae.

( CRISTO McxLviii. Indizione xi. Anno ai ( EUGENIO III, pa(m 4. '

( CORRADO III, re di Germania e Italia 1 1 ,

Nella quaresima di quest^ anno tenne papa E»' genio un gran concilio nella città di Rems (i), doTe furono pubblicati molli canoni spettanti alla discipli- na ecclesiastica, e fu chiamata alP esame la dottrina di Gilberto vescovo di Poitiers, Dopo il concilio an- dò il pontefice a visitar le insigni badie di Gistercio e < . di Chiaravalle, e poscia s^ inviò di ritorno in Italia. Si truova egli nel di 7 di luglio in Cremona, dove confermò i privilegi della badia di Tolla, e nel di 1 5 di luglio in Brescia, secondochè si ricava da altra sua bolla (a) e da una sua lettera scritta al clero t^o- mano (5). Girolamo Rossi (4) rapporta un suo breve, dato in Pisa nel di i o di novembre Indictione Xtl^ Incarnationis dominicae MCXLIX^ pontificatus domini Eugenii papae III anno quarto. Qui è Tanno pisano e la nuova Indizione cominciata nel settembre. Però appartenendo quel documento airan- no presente, in cui correva V anno quarto del suo pontificato, vegniamo in cognizione ch^ esso papa vi- sitò nel viaggio la sua patria Pisa. Un^ altra simile

(1) Robert, de Monte. Otto Frisingeris. et aHi.

(2) Campi Islorb di Piacema T* I.

(3) Baron, AoDal. ad hanc anQom.i

(4) RabeuA Hift. Eavenn. lib. 5^

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t38 éMWjm n'nudà.

bolb ^ htt d«iU nella tiem dttà di Pisa XIÌII U- hndai dectmbris^ Indìciione XII^ Incarnatìomis dominicele anno MCXLFIII^ ho io pubblicato (i). Ma dovrebbt estere lo stesso aano in tutte e due. NeHa di lui vita (a) altro uousi U^ge^se non che^ ter- minalo il concilio, ad urbem suam^ et commissum sibi populum^ ductore Domino^ incoìumis remeavU, Ma o ooo entrò, oppure non si fermò in Roma. L^A- nonimo cauinense (3) scrive eh' egli venne a Viterbo. E da Romoaldo salernitano abbiamo che il suo sog- giorno fìi in Tuscolo ossia Tusculano. Erano tutta- via sconcertati gli afiàri ft'a lui e il popolo romano. Intanto dopo la perdita d^ innumerabii gente il re Corrado imbarcatosi arrivò nella settimana di pasqua a Tolemaide, appellata allora Acon. Altri de' suoi j pervennero a Tiro e Sidone (4)* E Lodovico re di Francia anch^ egli, dopo avere perduta buona parte de^suoi, verso la metà di quaresima giunse ad Antio- chia^ Unitisi questi due principi fra le città di Tiro e di Tolemaide, per tre di assediarono Damasco, ed aveano già presa la prima cinta delle mure ; ma per frode de^ principi cristiaoi d"* Oriente, ossia de^ tem- plari ed ospitalieri, convenne ritirarsene (5). Fu anche risoluto Passedìo di Ascalona, e vi stettero sotto parec- chi giorni : senza frutto noadimeno, perchè la città era fortissima ed entro stava il miglior nerbo de^ Sa- raceni, né mai vennero le milizie promesse da Geru-

(i) Antiqaft. Itsliearom Dissert. 70.

(a) Cardia. dtArcgoD. in Vita Eiigenii IIL

(3) Anonymos Catsineas. T. V, Rer. Ita].

(4) Otto Frìting enti de Geit. Friend I, I, f,e. 58.

(5) Bernard. Thesanr. Chron. e 26, T. VII, Rtr. ItaL

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Balemme. Però) dopo arere i da« monarchi infiilioe- mente giunto tempo, daoaro-«-^eiil^, senza alesa profitto della crìstianità 4- Oriente, U^ppq ditcorde, troppo data air interèMee ^i piaeeri, . ad altro non più pensarono che a ritornarsene ;alle loro contrada;. In questa spedizione caduto infermo Amedeo conte di Morienna, terzo di questo nome presso gli storici della real c^sa di Savoja, fini di virere nélP isola di Cipro. Il Guichenon (i) colla sua solita franchezza rapporta la di lui morte alP anno seguente ; ma che questa^ avvenisse piuttosto nel presente, si raccoglie da Bernardo di Guidone , dove scrive (a) : Amc' deus Comes Marianensis (cioè Maurianpnsis) in Cyprà insula ohiit^ con raccontare dipoi gU assedi! di Damasco e d* Ascalona, certamente succeduti in que- st^anno^ Ad Amedeo succedette nel dominio Umbet" io m di lui figliuolo. In quest' anno da Raimondo conte di Barcellona tolta fu ai Mori di Spagna V im- portante città di Tortosa; e quantunque sia qui man- cante la storia di Gaffarò genovese^ pure altronde m\ sa che i Genovesi ebbero mano in quella conquista, e ne riportarono, per ricompensa il dominio della ter- za parte di quella città, oppure il terzo della preda. Per quanto s^ ha dagli antichi Annali di Modena (5), nel primo giorno di luglio tota civitas Mutinae casu combustajuit.

ifi) Gviebeflon^fiktoire de la Maison de Sarofe T. I. (3) Bernardo* Guid^nMs P. h T* HI» Rerum. Xlalic

in Vit4 Eugepji JIIL (3) Annales Ycicv«s:Mativ, T. XJ, Ker. Hai.. I

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( CRKTO MCxLix. Indizione xri. Anno di' { EUGENIO IH, papa 5.

( CORRADO ni, r6 di Germanm e di Italia 12.

Durando tuttavia le cpn troverete de^ Romani con papa Eugenio^ questi colla forza cercò di . metterli in dovere. Roberto del Monte scrìve sotto il presente anno, che (i) papa Eugenius in Itaìiam regr^ssus^ cuìf\ Romanis vario esenta con/ligif. Per attestato di Romoaldo salernitano (a), non mancò il re Ruggieri^ dacché ebbe inteso T arrivo d^ esso papa nelle vici- nanze di Roma^ di spedirgli i suoi ambasciatori per attestargli il suo ossequio ed ofiferirgli aiuto. Aveva già questo pontefice fatta bupna massa di combatten- ti , e guerreggiava cpntro i disubbidienti rpmani. Ac- cettò volentieri il pontefice I' esibizione del re, che non tardò ad inviargli un corpo di soldatesche. Ciò che seguisse in tal guerra, le storie che abbiamo noi dicono ^ se non che P Anonimo cassinense scrive (3), che Eugenius papà Tuscuìanum ingressus^ fuìtas auxilio Rogerii regis^ Romdnos $Ìbi r£hèìle5 expw gnat. Intanto i due re Corrado é Lodovico si mise- ro in viaggio per tornare dalFia Terra santa alle lo'r case, portando con esso loro nulla di gloria, e molto di rammarico. Fu anche un gran dire fra i popoli cristiani delP infelicità di questa spedizione, perchè tanta g«nt« %* era moisa di' FrancÌI,..Grertnaittia| : In- (i) Robertaf de Afonie Ap^bd. «à Sigebert* ' ' (a) Romnaldus Salernit. Chroo. Ti 7. R«r.' ttal. (3) Anbnym, Cassuiént. T. Vi Ber. Ita!. ' . ,

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A ff ir ó MCXZXK' t4k:

ghihetra, e altri paesi, cht parfanOi bnfanlrd sabSssar tutti uli infedeli d*^ 0rieQtQ.-$p«6Ìaiaicate .addosso a J 5. Bernardo si tcaieniBrohQ le Itzk^a» maldipeati idct^ popoli, quasiché egli àv«fSe temerarìameùte mandate al Boacello tante migliaia tdi: persone^ e si fosse iogan^ nato nelle sue prelazioni, con a^er promesso vittorie, che poi si convertirono in soli, pianti. Non p^è.c^n*. tedersi il santo abate dal tare una savia apologia . del SUO) operato, e la £ece ancora per lui Ottone; vescovo di Frbinga, Imbarcatosi ii re Currado, arrivò ne* eoa- fini dell'* Àcàja e della Tessaglia^ dove si trovava firn-, perador Manuello suo cognato, che cprtes^mfinte lo. accolse (i). I patimenti in addietro fatti, e Taffimno^ eh' egli seco portava, il fe(iero cadere gravem.ente in- fermo, e gli convenne per fotza prendere ivi riposQ, p»er qualche tempo. Spedi iptanto iananzi: Federigo juoiore, nipote suo, acciocché vegliasse alla quiete deir imperio, giacché abbiamo dall' Urspergense, che il duca Guelfo j^Qf la Calabria e Puglia ritornato ic| Germania (a), stette poco a ricominciar la guerra contro la Baviera. Nel suo passaggio per la Sicilia aveva egli ricevuto non solo grandi finezze dal re JRuggieri, ma anch^ delle grosse somme d* oro, ac* cioophé mantenendo il fuoco della guerra in Germa- nia, non restasse tempo' voglia al re Corrado di v^ire in Italia, siccome egli infatti meditava e dovea anche averne concertala T esecuzione coir imperador de* Greci. Tenne poscia Corrado, ristabilito che fu in salute, per V Adriatico -% Fola e ad Àquileja, e di pàsiò io Germania.

(i) Otto Frisiogensis L i, e 5^. de Gestis Frider. h

(a) Abbas Urfpsrgcns. in Cbroi^cew , ^

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n motivo tppaDl» per' coi trovava la Ai9}a raugiMla Commmo^ efm per vvndtcaJVsi: del re Róf- gìtrf olle f K aver oectipikla Ttfola di Corfù, e deto il teccaaiteDie «hre:dtlàie>laeghi del suo dominio^ Arev»«9li) per testimeot^za di Niceta Coniate <i), fatto tesir dair Asia e da altrt luoghi qoaBte legiotii a^eva, ordinate nuove leve di soldati^ alleati tìe le veo chie nari, e ^bbrìeatone gran namero di. nuove, di« tmiBieraebè! compose una forondalMl annate di etnea mille Ugniy con disegno ed aodie* con. {speranza non solo di- far vendetta, ma di riaoquistar ^ncho la Siei** lia, Calabrà e Puglia; Chiamò inolire i ^ eoeziani in aiutò sna, con accordar loro una bolla ^ oro, e pri- vilegi maggiori che quei del tempo addietro (a). Era allora doge di Venezia Pìe^o Pùhmo^ e questi io persona con quanto sforzo potè di gente e di navi andò a eongi ungersi colla flotta imperiale. Passa dun- que con si potente apparalo di guerra Io stetaa Ha- nttelio Comneno augusto in persona alP isole di Cor- fò, e vigorosamente intraprese V assedio di quella d^• tà; dove si trovava un gagliardo presidio del re Btig- gieri-, a cui non mancava coraggio e voglia di difen- dersi. Accadde che in questi tempi Lodovico re' di Francia sciolse le vele da Terra santa per rìtomarse* ne al suo regno. Erano ìndrinate le prore versta la Sicilia, ma portò la disgrazia, che abbattutosi in par- te della flc^tta greca, la qcraie andavo scorrendo quei màrr, fu fatto prigione. Parve questo ai condottieri ^ eisa^flotta una bàita preda da ricBvartie una grossa ranzone, e già erano in viaggio per condurre' e pre-

(I) Nfccta Choniat. Hist. 1. 7.

(t) Dandul, in Chroii, T. Xlf, Ret.Jlal.

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A ir 11 o Kcaxt. 143

Motore r infeftce re al loro imp^radort. Afera il re Ruggieri messo in mare sessanta^ gàlee, ben atinalef con ordine di scorrere contrai de^ SM oemiiii. Neera ammùragUo Giorgio^ appellalo da altri GiMgefto,- il : quate non ardi di andare a eìmentarai» colla troppo superiore armala de^ Grecia aasediante Goriè, uni Taleggio alla volta di Go^ntìoopoH^ dorè attaccò il- fuoeo a que^ borghi^ glttò saetlia^ ( non aureat^ co^ > me ha Roberto.del Hontev(i)yma igntat^ emam- Wf^ il Dandolo ) contea del paltbMo impertalr^ ed tt»* trato per forza ne^ giardini d? esso palaaxo^ per trofeo ne portò yia le frotta. Ora a¥ve«0e^ che tornando t»* dietro qnella flotta siciliana^ s^il»»^ntrò nel òonfoglio greco che menava prigioiniere ? il re di Francia Lo** do vico. Tenne aUe roani coi Grect, ir rappe,- ed ebbe la sorte di rimettere in libertà quel te, per le tsttt ge- nerose preghiere T ammiragli» siciliano s* indiMse- a* rilasciar dalla prigionia molti Gveci presi in tal cott" giuntara. Che gli storisi modenù ideila Francia vo- gliano dissimular qneata avventore di: un. loro re, può passare ; ma che si mettano a negarla, non ne so ve* der auffidente ragione,, quando abbiamo storici anti- chi bastevoli ad assicarareene. Fn- condotto sano e salvo il re fraozesa forsea Paiefmoycome vuole Btt^ nardo Tesoriere (3)^ ma certamente. in Galabi4a nelle città di PotOQza,, dorè si trovava il re Ruggieri. Non lasciò indietro iLresieiliaaot finezza alcuna, per atte^ stare al monarca firanzeselaiana^enevolénza «il atto ossequio. GUifeee molti rtgal% e oooMipImeQta ili^

(1) RobertQs de Monte. Béraardds GeS^ohis, et afii. (a) Reroard. Thesaararins^in Ckrofl^ ADotiymcis Cas- sineniis in Gbronic

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ctticohdofrro' e fcortare per tatti fsuoi Stati. Nel Ai ^ d^ ottobre' aréivò il reLodo^co al nronistero di Mon- te €a«éiab, neiiivHO cen grande onore da que* mo- QBciyv.e TI m fermò- per tre di., ContiÉiuato poscia ii irtag|io^ trovò papa Bageniò in Ttiscoio, il quale, se* coiadocliè attesta Roiaealdo salernitano (i), rìcorde- t4ole ^^ irrori a lui o^ttpartltt in Frént;ia da esso re,' eum prout de^tH^ •cam re^rentiu magna et tio- nóK4t sv^epH^ ^<mamuUa'óbtuìii^ et in pace ad pttoprdm redwe permisii. si > dee tacere che mea- tfa quesElo; re si uovnvt nellei terra di Ferentino (a), GrègQj^stgttordlEViaioae) andò per fòi^li riTeren- ^a. Ma ^cpltònel- ràggio da papa Edgenio, restò spo<- ^UatQ fiT esao>càsteHo di Fcnttone:

. Goa tal Titgore Mitanto H greco augusto continuò 1! aiseéio -dlCorfà (S)., ohe «finalmente lo costrinse al- ili resa^ioofi ^caordare al difensori uni^ onesta capito- lafione^Ma il alternatóre della città sìcirtano, o per- •cbè ma^^ortnente noo ai offese, come forse potea, o per altri motivi, temendi» V ifta del re Eaggieri, si ac- coiicìj»r004 Greei^kè^ToIlie più riveder la Sicilia. Per- <!k^è poscia una fera tempesta sèompigliò V armata fi^vale d' essi Greci, co» affondar anche non pochi legni, V intperator Mariueih non credette più tempo di tentar fiolprAsa di Sicilia,' iJlassimamente accostane dosi il verno ^ e però tbareaUe le genti affa Tallona, attese a^acarieare il suo «degiao contro ai popoli della 3ervitt, che durante questa guerra aveano fatte varie ^rrefì# iW* §#e«i <kl suo ifoperro. Tuttala non fini

(i) Bomnaldiis Saletnit la Chron. T. VII. Rer. Itti. . <a) Jobao. de Geccano Chron. Foitaé novae. (3) Miccia Hiitor. l j.

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ir ir o ucxLi^. i45

qpesta guerra, senza che la flotta de^ Veneziaim e dei Greci Tenisse aHe mani con quella del re Ruggieri. Ben calda fu la zuffa, è la peggio tatcò ai Siciliani, che lasciarono diciannove galee in pot«re de* nemici. Pare che non s* accordi colle notizie finqui addotta la Cronologia di Andrea Dandolo, mentr^ egli scrive, che Pietro Palano doge di Yeneda nelPanno diciot- tesimo, dopo aver dato il comando dTessa flottai Giovanni suo fratello, e a Rlnieri suo figliuolo, se ne tornò a Tenezia. Finita T impresa di'Corfù, si resti- tuì quella flotta vittoriosa alla patria, dove trovò già passato air altra vita fl doge, in cui luogo fu nistltui* to Domenico Morosino^ personaggio di gran bontà e valore, nell'' anno stesso 1 143. Certo è che nel pre-* sente 1149 succedette la guerra e ricuperadon di Corfù. Però converrà intendere che i preparamenti di tale spedizione si facessero nel precedente anno, in cui ancora mancò di vita Pietro Potano, travato poi morto dai capitani che tornarono da quella felì- cissima impresa. Abbiamo poi da Romoaldo salemt*» tano, che quantunque il re Ruggieri somministrasse aiuti a papa Eugenio III, e mandasse pia ambasda- tori a lui per istabilir seco una buona pace e concor- dia, pure nulla potè ottenere. Dio il visitò ancora con un altro flagello in quest^ anno; imperocché, per attestato dell^ Anonimo cassinense la morte gli rapi il primogenito suo Ruggieri^ duca di Puf^ia,!!! età di trent* anni, con infinito cài4ogUo del re suo pa- dre, e £ tutti i suoi popoli, yir speehsus et milt$ strenuus^ pius^ henignus^ misericors^ il -a suo pO" pula muUum dikcUiS^ vien chiamato da Romoaldo. Xjbicìò questo principe dopo di due picciolt figUuo*

IIVBATOAI) TOL, XXitn. DigitzedbyGoOglilO

^4^ AirilALI D^XtAIOA

^, a lui procreali fuori di matrimonio da tipa nolàl jiama, figliuola di Roberto conte di Lecce^ appellati 4? uno Tancredi^ che fu poi re di Sicilia, e GugUeè» miQy de^ i^uali si parlerà a suo tempo. Di cioqa« le*- litJtoi figliuoli, ch^ avea dianzi il re Ruj^gieri, qoa restò in vita se non Guglielmo suo quartogenito. Si può credere che papa Eugenio qon adoperasse in va- no la forza coptra de** recalcitranti Roipapf^ al re^re che seiuil fr^ lui ed essi una concordia accennata dali^ Anonimo i^as^inense con queste parole: Eugenius papa pacem ( ossia pactum ) cum Romcini$ r^or* mans^ Romam res^ersus est. Anche Romoaldo saler- nitano asserisce che questo pontefice, dopo essere di* morato per qualche terppo in Toscolo, si compose GoMlbrbani, da^quali, non meno che da'* senatori tut- ti, fu con sommo onore qual forrano accolto. IHa po;;;^ ca iiussistenza ebbe una tal' pace. Io non so se si poi-* sa riposare suH? fede di' Girolamo Rossi (i)^ che a quest* anno métte guerra fatta dai Bolognesi e faentini alla città d' imóla collegata coi Ravennati, con impadronirsi di S. Cassiapo, e rimettere in piedi il castello appellato dTmola. Segu), secondo quéB'au- tore, una battagUa fra i popoli di Ravenna e For^ dairuu canto: e i Faentini dalfaltro con ispargìnìen- to di gran sangue da ambedue le partì, ^a nulla di ciò parlando gli Annali di Bologna^ più ^iouro è il so- spenderne la credenza. Abbiamo bensV dalle Cronich» di Piacenza (ì^^, Parma e Cremona, che avendo la quesf anno i Piacentini assediato il castello di Tabia- no, accorsi i Parmigiani e Cremonesi, diedero loio

(i) Eubea» Bhu Sjaveooj lì^ 5., . . lu ,^) (a) iiìnales PUcealiai T. XVl» IUr*.IUfc. . . .,_

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4 w ir o VCL» '^47

juoa i^raode sconfitta, di modo che la mag^or parte di eisi Piacentini restò prìj^oniera. Gioranni da Baz^ Eano negK Annali di Modena (i), dopo aver notata k rotta suddetta de^ Piacentini, aggiugne che in questo anno la t^rra di Nonantola fa distrutta dai Modenesi

( CRISTO MCL. Indizione xiir. Addo di < EUGENIO III, papa 6.

< CORRADO HI, re di Germania e A Italia i3.

Benché fosse seguita pace fra papa Eugenio e f Romani, pure restando assai torbidi gli animi, de- sistendo il pontefice dalla voglia di abbattere fa novità del ristabilito senato, fu egli di nuovo forzato a riti- rarsi fuori di Rome, malcontento di quella nobiltà. Abbiamo, ma non so ben dir se in quest^ anno, dal- V Anonimo cassinense (2), che Eugenius papa urba e'gressuSy Campaniae moratus est; e da quello che poi soggiugne, assai si comprende che per disgusti égli passò a Terra di Lavoro. Avee s, Bernardo in^ viato ad esso papa nel precedente anno il primo libro de Consideratione. GV inviò nel presente il secondo, e poscia i tre altri di quella bellissima opera. Prima! nondimeno ch^ egli uscisse di Roma, venne a visitar* lo Pietro^ eelebre abate di Qogni, il quale attesta in lina lettera scritta a s. Bernardo (5), d^ aver ricevuto di grandi onori e segni di benevolenza non solamente (fa esso pepa, le cui mirabili e savie maniere va desriHr

(i) lobann. de Baiano Anna!. Matin. T. XV). Ber. ÌUk

(a) Anonymus Cassineiti* in Chron.

{l\ Petrus Cluftiscens. I. Ep. 46*

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l4' airVALI D^ITÀLU

▼endo, ma anche dal senato romano, daa Teseoti e dai cardinali. Dacché il re Ruggieri Tide nelTanno addietro tutta la sua prole ridotta in un solo rampa- lo, cioè in Guglielmo^ creato da lui o in qaetto o in esso precedente anno duca di Puglia, per dende- tlo d"* avere altri figliuoli a maggior sicurezza del suo regno, avea presa per moglie Sibilla sortila di Odone 11^ duca di Borgogna (i) ; ma questa principessa tolta fu dalla morte nell^ anno presente, senza eh* ei* la desse alcun frutto del siio matrimonio. Pensando i Piacentini alla vendetta, e alla maniera di ri&rsi del danno « delia vergogna lor &tta nelP assedio di Ta- ziano dai Crenionesi nell' anno precedente (a), strin- sero oppure confermarono lega coi Milanesi con in- durli a mettersi in campagna coll'esercito loro centra d' essi Cremonesi. Cosi fece il popolo di Milano. In questo mentre i Piacentini voltarono le lor armi e macchine centra il suddetto castello di Tabiano, del quale in fine s* impadronirono, e tosto lo spianaro- no. Ben diverso fu V esito dell* armata milanese. Te- nuta alle mani nel di cinque di luglio colP armata cremonese a Castelauovo, fu forzata a voltar le spal- le con perdita di molta gente e cavalli. Peggio anche le occorse, perchè restò in mano de* vincitori il car- roccio loro. Era questo allora 1' uso delle città più forti d* Italia di uscire in campagna con questo car- roccio istituito, siccome già dicemmo, da Eriberto arcivescovo di Milano nel secolo precedente. al* tro esso era che un carro tirato da due o tre paia di buoi ornati di belle gualdrappe. T' era nel mezzo

(i) Romualdat Salernit. io Chron. (a) Anna!. Cremonens. X, Y«, R«j:. Ital.

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ANNO MCZ.. 149

piantata un' antenna, tenente in dma la croce, oppu- re il Crocefisso colla bandiera sventolante del comu* ne* Stava sopra d^ essa qaalche soldato, e intorno marciava di guardia il nerbo dei più robusti e valoro- si combattenti. A guisa deir Arca del Signore con- dotta in campo dagli Ebrei, era menato questo carro, Al vederlo si rincorava 1' esercito. Guai se cadeva in mano de^ nemici : allora tutti a gambe. Grande 11^ pegno era il non perderlo; grandi maneggi si faceano per ricuperarlo. Circa questi tempi, per attestato de} Dandolo (i), Domenico Morosino doge di Yenezia inviò uno stuolo di cinquanta galee ben armate sotto il comando di Domenico suo figliuolo e di Marino Gradenigo contra la città di Fola ed altre dell' Istria, che erano divenute alloggio di corsari, più ubbi- divano a Yenezia. Riusci di mettere al dovere quella città, poi Rovigno, Parenzo, Umago, Emonia oggi- di Città nuova. Secondo gli Annali pisani (2), in que- tt"* anno segui battaglia fra i popoli di Pisa e Lucca, colla total dis&tta e gran mortalità de^ Lucchesi. Afa non parlando di questo fatto gli storiei pisani mocter- ni, non paiono sicure tali notizie ; e tanto più che Quegli Annali sono di autore poco esatto. Abbiamo {uicora dalla Cronica di Fossa nuova (3), che papà Eugenio nel mese di ottobre andò a Ferentino, do- ve consecrò molti arcivescovi e vescovi. Anche Ao- moaldo salernitano (4) attesta, che rex Rogerius ar- chiepiscopos et episcopos terrae suae a papa Ew

(1) Bandai, in Ghron. T. XII, Ket. lul. . t> /.

(a) Àonaks Pissni T. VI, Rer. Ita). ^

(3) Johann» de Ceccano Cbron. Fossa e novte.

(4) RomoaMa^ idì$m\»tk% in Gbr^n, ^

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2^ ASVALI ti'lTÉlAL

yenio jussU consecrari. A^higne T autore £ CkoBÌct, che U ciuà di Terractoa fu preta nel £ a6 di DOTombre, ma senza dire da chi. Sensa diligo d^ I«pe, a coi in quelle tarbolenze a^ era nbeMata, o che era stata alienata dai suoi anteeelsori, cernie <jiia- rameote attesta P aotore deUa sua tita n^a Raeoolca del cardroale d* Aragona (i).

( CRISTO HCLi. Indizione xiv. Anno di ( EUGENIO m, papa 7.

( CORRADO in, re di Germania e di Italia i4*

Terisimilmente in quest"^ anno il re Ruggieri^ voglioso pur di supplir con un nuovo maritaggio al- la mancanza di tanti 6gliuoli a lui rapiti dalla morte, per testimonianza di Romoaldo saleroitano, Beatri" cem fillam comitis de Reteste in uxorem accepU^ de qua filiam habuii^ quam Constantiam appella^ vii. La notìzia è d'importanza per le cose che vedre- mo a suo tempo dopo assaissimo anui, ne^ quali que- sta sua figlia Costanza cagione fu di grandi mutazioni nella Sicilia. Yulendo inoltre assicurare il regno a Guglielmo suo figliuolo, in quesl"* anno (a) il dichia- suo collega e re nel mese di maggio, biennio an^ iequam moreretur^ dice Romoaldo (5) ; ed essendo morto Ruggieri sul fine di febbraio del 11 54, parreb- be che ciò appartenesse alP anno seguente. Ma più sotto egli soggtugne, che Guglielmo eum patre dua^

(1) Cardinal, eie Aragoa. in Vita Eugeaii III.

(2) Peregrin. in Net. ad Anonym. Casfineni. (S) Komualdus Salernit. in Chron.

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Tfu^ amU él mens^ibuS àécent reg'naveràt.^A^^mtìf^ò' * no gf] stoTid ^idUaiiì, ct^é id qxiesto ynedèàìmo aónò i^ re «tfcldetto diede per tooglie al flgtìùólo Guglielmo Margherita figliuola di Gar%ia di Nararra (i); e roglitnia che iti qtiest' atìtìo ie ile éefèbtèéécró soleib- nefìriente le nozze hi Pàlerrioo. Probabile è ^ che nel- Tamio presente seguisse (a) Id morte di Àrtigo\ pic- ctolo figliuolo del te CorradOy già etetto di Ger- mania ; e quantniKfaé soprBTVivessre tf ti ahro figliuolo ^ esso re, appélhto Federigo^ pùte questo ftccidetìtc fiprì la strada a Federigty^ figliuòlo di suo fratello, J)er acquistar fa corona del regno gertoatiico, siccome diremo fra poco. Cesse in questi tempi la gnerra che il duca Quel/o atVéa ricominciata in Gerihania contra d€fl Corrado (3) pcJr interpoiliiotìe appunto dfel therfesìolO' F^ederigò,. nipote <^ Corradi è J*esS0 Otfelfo, 'perchè gif fece ass'ég'baté afcune rentfife del ^m regale cotta villai df Merdirigen, e cdn ciò frn- ^tisteffi vkere qéieto. Così lasero scritto T abate ur- èpergen^e^di tm iono ancora le seguenti parole: J?«a- tina cMtàs post ìongaih ohstdionem a Rógerio rege SidUae dtHrucia est anno Domini BÌCLt. Quan- do Aon ti sia errore di stampa, la città dt ttieli, non Inkii che Ascoli^ doveva tsitté allora compresa nella Pbgn^^ signoreggiata da esso re Huggieri. Scrive an- cora Giovanni da'Ceccano (4))<^^^ papd Eugenio nd di re di maig^o andò a Castro, e vi de<]ìcò la chiesa 6i' santa Croce, e nel di 27 d^ ottobre dedicò la chie-

(i) Garosi P. II, I. ar, ktOr. di Sicilia, ' ' (a) Otto Frìstn^m. de Gest. FHder. 1. 1. 1) e. 61. (3) Abbai' lafrlp^gensi» in Gfcrottfti; ' ' Ù)Jobaon. de Geccan^ CfarOfi. FoMae iH^tae* <'

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1 53 AinriLl D ITiXU

«a dd monUtero di Casemaro, dopo £ che tornò a Segna. Per qaanto osserTÒ il cardinal Baronio (i), circa questi tempi vennero a Roma gli arcÌTesco?i S. Colonia e di Magonza, oonlra de' qaali bolliva un gran processo, e vennero carichi di danaro, creden- dosi di comperar la ^a«ia del papa e delta sua corte, come nei tempi addietro saccedea, e parea più &cile allora pel bisogno del pontefice, tuttavia involto neHa guerra coi Romani. Ma furono rimandati indietro con tutto il loro tesoro, nova res^ dice s. Bernardo in iscrivendo ad esso papa (a). Quando hactenus aw rum Roma refudit ? Et nunc Romanorum Consilio id usurpatum non ^credimu$* Durando tuttavia la guerra dei Piacentini coi Parmigiai^i (3), dai primi fa preso e distrutto Fornovo, ^on gran concorso di soot lari si spiegavamo in <|uesti , tempi in Bologna le leggi romane, risuscitale jcirca il principio di questo seco* lo. Cadde in pensiero a Graziano monaco benedetti- no, toscano di patria^ perchè nato in Chiusi, abitante allora nel monistero di s. F^ice di Bologna (4)) ^ compilare ancora il gkis canonico, per metterlo nelle scuole e Ideile mani della gioventù studiosa. Intrapre- se dunque il suo decreto, componendolo di canoni di concili!,^ lettere di papi ( fra le quali non poche apocrifi?, perchè provenienti da Isidpro Mercatore ) e passi di santi Padri. Prima di lui^ più d^ una di simi« li raccolte e|pa stata fatta \ ma questa portò il vanto, e di renne poi cc;l?b|re ed usata nelle scuole. Sibili*

(i) Baron. in Annsies Ecclesia st.

(3) Annales Piacentini T. XTI, Rer^ JtaL .

(4) 9J«Qbftldwi 'm ?(wariq.

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AFRO MCLII. 2:>p

roso in qaest^ anno lega insieme i popoli di Modena e Parma, promettendo i Parmigiani di assistere agli altri a loco Rheni usque ad burgwn Florem»oìae ; et ab alpibus usque adjlumen Padi (i). Lasciaro« no ai Reggiani il luogo se volevano entrare in que- sta lega. Ebbe con ciò principio la stretta aileanza^ continuata dipoi per anni moltissimi^ fra le città di Modena e di Parma.

( CRISTO MCLu. Indizione xv. Anno di ( EUGENIO III, papa 8.

,( FEDERIGO I, re di Germama e di Italia I.

Nel di 9 di giugno deìT anno presente era papa Eugenio in Segna, coma costa da una sua bolla data in £i?ore di Richilda badessa deir insigne moni^tefo di santa Giulia di Brescia, da me data alla luce (s). B fioqui era durata la discordia de^ Romani con essq pontefice, il quale per lo più a motivo maggtds quiete e i^ctarezÉa era dimorato fuori di Roma. S. Bernardo sentendo in questi tempi al medesimo papa il quarto libro de Consideratione^ parve che predi- cesse il fine di' questa briga (3) : Quid tam notum saèculis^ dice egli, quam proten^ia et Jastus Ro* nianorum ? Gens insueta paci^ tumultui assueta ; gìens immitis et ihfràctabifis usque àdhuo^ subdì nescia^ nisi quum non valet resistere, En plaga : libi incumbit cura haec^ dissimulare non licet. Ri"

(i) ADtiqQiUllalic.. Dessert. 56. ., ,

(8) Àntiquit. Ita), Ditfert. 70.

(3; S, Bcmatd»! it 4) e* h ^^ C0Anda:AUpA<^

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l54 ANSALI t^ITALli

dens mejorsilan^ Jore inciifahilem persuasus, Noli diffiderei Infatti per attestato delPAnooimo cassinen- se (i), il cui anno ti5i si dee intendere per Tanno presente, papa Eugenio, stabilito un accordo coi Ro- mani, rientrò pacificamente in Roma nel di 1 1 d* ot- tobre. Anche Roberto del Monte (2) in quest^anno scrive : JBugenuts papa cum Romanis pace Jacta urbem ingredìtur^ ibigue cum eis hoc anno primi" fus commoratur, Giovanni da Ceccano (3) aggingne, ch^ egli entrò tn Roma nel di 6 di settembre. Lo stesso abbiamo da Romoaldo salernitano (4), il quale àtteéta 'che Eugenio fu con sommo onore ricevuto dai senatòri e da lutto il popolo romano. Poscia con tante limosine e benefizti si guadagnò il cuore d^esso popolo, «he quasi comeadaiva a bacchena nellai liiag- gìor parte! delia ciittà : Mt nisi esset mors aemuìa^ qmi0 iU*»9i cito de medio rapuii^ senatores novkót pr<icr€afos popuU adminiculo usurpata ^ dignitaie ptivassH. Era oeli' anno addietro ccMnìnciata una gfm guerra (ira ci re dell' Africa» Seppe bene profìt- taroe il re Ruggieri .{SJ* Inviò egli «qIì^ ael preaeùte anno,, se pur non fu nel sussegueot^^^^ s^a armato parale, a cui venne fatto d' insignp^if:si della, città di Ippona, oggidì Bvna, e d'albe terre in quella costa di Barberia. Gh^ egli ancora prendesse l^uaisi, lo ajt- testa Roberto del Monte, secondo V edizione del pa- dre Dacbery nello Spicilegio. Ma è d^ dolersi perchè

(i) AnoDymui Cassin. T. V. Rer. llal. ^_

{2) Kobertùs de Monte Append. ad Sigebert. ^*

(3) Johann, de Ceccano Chrdn. Fòssae notte.

(4) Romnaldus Salerò. In Chron.

(5) AnoDym. Cafmaetifìs lUbdrliis de M^iMc.

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H N O MCUI. l55

la storia ùoi> ci abbia dato tm più diilìoto ragga&gUo di taK imprese. Certo è, che aveodo poco prima t Mori Naassamomti, abitanti verso Fei e Marocco, strangolato il re loro, %* impadronirono delie du^ Mauri tanìe : e poscia stendendo le conquiste verso Oneste, distrussero il regno de^ Zecidi colla presa della citta di Bugia, minaceiando con ctò la SlciUa, Puglia e Calabria. Ma fece re^rcf a costoro il re Bug* gieri che non gli metteano paura le loro beavate. Ab* biamo dagli Annali piacentini (t), che in questo anno il popolo di Piacenza prese a^ Parmigiani ii castello di Medesana, e lo distrusse : e perciocché dovette seguir qualche accordo fra Uro, in cui ebbero t CremoiMSt gran nano, affindhè Parma restituisse i prigioni di Piacenza : in segno ^ gratitudine i Piacentini cedete tero ad essi Cremonesi Castelouoro di Bocca ti^Adda« Vn fiero incendio de%'8Stò tutto Borgo a. Donnino, -a riserva della chiesa maggiore. Maggiori avvefiture fa-* ronu quelle della Germania ndPanno presente. Già si preparava il re Corrado per venire in Italia a pren^ dere la corone imperiale (a), risoluto insieme di faf guerra al re Ruggieri in vigor della lega e del ooacerto fatto coir impérador dei Greci suo cognato. S^ era egK trasferito a Bamberga con pensiero di tenere ivi una gran dieta, quando venne a battere alle sue porte Pine* aorabil morte. Mancò egli di vita nel i5 di febbraio dell' anno corrente. Scrive Ottone da Frisinga, es$tr^ corsa allora roce, ch^ egli fosse stato aiutato ad uscict del mondo da alcuni medici del re Ruggieri, che £ia*

(i) Annal. Piacerini T. XVI. Rer. Ital. (a) Otto Frisiogedsis de Geslis Friderlci 1} 1. 1, e. 63. DodccbioQs in Append.

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ì56 ARIIALI D^ITALIA

gendo d* aver panra di qaé re, s^ erano rifiif^ati io Germania. Erano allora veramente in gran credito i medici della «cnola di Salerno, e consultati da varie parti. già è inverisimìle che V accorto Roveri atefse tentato per questa esecrabìl via di liberarn da un dichiarato nemico, la cui possanza quella sola era -che dava a lai una fondata apprensione. Tuttavia in »« mili casi 1 sospetti e le dicerte del pf^lo sono a buoB flftercato. Allorché Corrado vide in pericolo la sua vi* ta, trattò coi principi di chi gli dovesse succedere. Gli restava bensì un figliuolo per nome Federigo « ma di eté picciola, atta al governo. Però aag^a^ ìaeBte eonsigliò che eleggessero- Federigo , appellato poscia Barharossa a cagion del colore delk sua bar* ba, fighctolo di Federigo il guercio duca di Suevia ano fratello ; al quale consegnò le insegne rea£, e vi« vamente raccomandò il tenero suo figliuolo. Fu data sepoltora al di lui corpo in Bamberga , vicino alla tomba del santo impèradore Arrigo. Tenutasi poi hi fran dieta del regno nel di 4 di mano in Franco^ forte, quivi restò a comuni voti eletto re ed impera* dorè futuro il suddetto Federigo. Degno é di osserva- none^ che a tale elezione ebbero parte tutti i principi della Germania, per attestato di Ottone vescovo dS Frisinga, che uno fu di que^ principi : il che cono^ aeere quanto slamai appoggiata T opinione di chi {«ansa tanto prima istituito il collegio de' sette eletto* ci; dal che ho parlato 4HBche io altrove (i). a ^ella i^eta mancarono principi e baroni italiani. Nom sine quibusdam ex Italia baronibus , scrive il sud-»

(t) Anliq;ulu ItaUc. Dimrt. 3. ^

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A H ir O MCLXI. 1^^

detto FrUingeiue. E Amtfido (i) segretario del me- detimo Federigo racconta, i^e multi ilktstres heroes ex Lombardia^ Tusciti^ Januensi , et aUis Italiae dominiis^ etc. convenerunt in urbe JrmncqfUrtensi , eie per eleggere il quoto re. Più importante ancora è an^altra ossenraaitone fiitta dal medesimo Frtsiagen- se (a), zio dello stesso Federigo , cioè che il motiVo principale per cui convennero i yoti di tutti i prin- cipi nella persona Federigo, fu quello di pacificare ed unire insieme le due potenti e femose famiglie di Germanm, cioè la ghibellina e la guelfa. Della prima era erede e capo lo stesso Federigo Barbarossa ; dell' altra il duca Guelfo VI^ e Arrigo Leone duca di Sassonia, suo nipote.

Era nato Federigo, siccome ho detto, da Federi*^ go duca di Suevia, e da Giuditta figliuola d^ Arrigo il nero esteose-guelfo , padre del suddetto Guelfo TI duca : per conseguente veniva ad esser Guelfo zio ma- terno del re Federigo , e il duca di Sassonia Arrigo lieone suo cugino. Unendosi dunque in un solo prin- cipe il sangue d^amendue le sopraddette insigni fami- glie, si credette che cesserebbe da innanzi la nemicizia ed animosità mantenuta fra loro tanti anni addietro. Ecco le parole del Frisingense : Duae in romano orbe apud Galliae Germaniaeve fines Jamosae Jumiliae hactenusjìiere: una Henricorum de Guibelinga^ alia Guelforum de Altdorfio: altera imperatores^ altera magnos duces prodaceri solita» Istae^ ut inter viros niagnoSy gloriaeque avidos assolet Jieri^ Jrequenter se se invicem aemulantes^ reipublicae ^uietem muU

(i) Araand. de prim. Act. Frider.

\%) Otto Friiiogensis de Gestts Frider, 1, 1. e. a, *:

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1 5B imrALl I>^ ITALIA

totiem perturharunt, Nutu v&ro Dei^ ut eredBur^ pa-» cipopuli sui in poiierani prwniUntiSySub Henrico V Jaclum esiy u$ Friderieus dux^ pater hujus ( di Fe- derigo Birbarossa ), qui de altera^ ide$t de regmm Jamiìia descenderat^ de aiterà^ Uenrici sdlieet ^^ ricorum dueis JìUmn in uxorem acciperef^ ex eaqme Fridericum^ qui in praeeerUiarum est et regnai^ gè* mertsret, Principes ergo non soìum indifstriam , oc saepe dicti juvenis viriuiem , sed eiiam hoc , quad utriusque sanguinis consors , tamquam ctngularis iapis , utrorumque horum ptuietum dissideniiam unire posset^ eonsideranies^caput regni eum consiir ^sere adjadicaverunt : plurimum reipublicae prqfih iurum praecogitantes^ si tam grtwis et diurna in^ <er maxùnos Imperli viros^ oh privai umemolumen- ^um simuHas^ hac demum occasione , Deo coop^ rante^ sopiretur. Ho tokito rapportar intero (}ttet6i pesso, perchè esso è* le chieTe deiforigiDe delle &* mose &stooi ghibellina e guelfa che recarono oe^ 9c^ coli iDSseguenti taoli travagli e gaai air Italia. A qoek sto lume svaaiscono varie favole intorno a tale origi- tie, tpaociate dai poco informati itorici, essendo cera- to ehe per le nimistà passate in Germania fra i n ghibellini e la linea de' duchi estense-guelét di Ger» mania ( te quali poi si rìnnavarono, siccome vedremo a suo tempo) presero piede in Italia queste mole-^ dette fazioni. Adunque il nuovo re Federico portato^ si ad Aquisgrana, nel di 9 di marzo fci ivi solieuae*^ mente coronato^ e diede principio al suo governo con tsipedire i suoi legati a papa Eugenia III e a tiiìtm. r Italia, per notificar* ad ognuno la sjui ele;oo|9e, che fu aeeettata e lodata dartult'^Uaa 4eUe pr^K^M j3p-

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ANNO MCLII. iSg

plicazLoni che egli ebbe in questi prÌQci|>u, fu quella di terminare amichevolmente la lite mossa da Arrìdo Leone estense-guelfo duca di Sassonia, che pretende- va il ducato della Baviera, siccome figliuolo ed erede dei duca irrigo il superbo, contra del duca Arrigo figliuolo di 8. Leopoldo, che ne era in possesso per concessione del fu re Corrado III. Ad amendue fu assegnato il termine per addurre le loro ragioni nel mese d"* ottobre in Erbipoli, ossia in Wirtzburg. Pre- sentaronsi ancora a^ piedi del novello re con assai la- ^ grime Roberto già principe di Capua, Andrea con- te di Rupecanina ed altri signori della Puglia, spoglia^ -ti dal re Ruggieri de^ loro Stati, chiedendo giustizia >ed Bjuto. La determinazione ^i Federigo fu, che pa^ -tientassero finché egU calasse in Italia per venire ^ prendere la corona imperiale: spedizione che restò fissata per Tanno 1 154 ) e che > siccome vedremo , diede principio ad infiniti sconcerti e guerre nella mi- fera Italia. Rapporta il cardinal Baronio, (i) la con- -«ordia stabilita in quest^anno fra .papa Eugenio e ilr» Federigo per mezzo de'lor deputati. Federigo s^obhli* ga di non ^r pace tregua col popolo romano, fon Ruggieri re di Sicilia, senza il consentimento di esso Eugenio e de^ pontefici suoi successori, edicon^ aervare e difendere tiUte le regalie di s. Pietro \ e al*» l^ incontro il papa promette di coronarlo imperador^ e.d'* aitarlo secoqdo la giustizia. Ho riferito anch' io u^ dipH>9ia d" es89 re Federigo in conferma de^ pri-^ ¥ilegi djei canonici di VerceUi (a), spedito in f'f'irthur^ XF kalendas na^n^bris anno Domini MCLU^ li^

(i) Baron. Annales Eceksia&t ai hunc annonw la>'Aatic[uil. l(«LDisjeft. 62.

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i6o

dictione XF. la qucsf bddo scrive il Sigonio (i) , che ebbe principio la guerra fra i Parmigiani e Reg- g|iaBÌ. Tennero i primi saccheggiando fino al fiume Secchia. Accorsero i Reggiani^ ma rimasero sconfitti colla prigionia di molti , che nel dell'* Assunzione delia Tergine furono poi rilasciati in camiciuola con un bastone in mano , e uno scopazzone. Passarono appresso i vittoriosi Parmigiani nel settembre fino a Borgo s. Donnino, e presolo ne fecero un dono alle . fiamme. Di questi fatti non veggo parola nei vecchi autori. Ma il Sigonio forse U prese da qualche Croni- ca manoscritta esistente allora, e smarrita oggidì.

( CRISTO MGLiii. Indizione t. Anno, di ( ANASTASIO IT, papa i.

( FEDERICO I , re di Germania e di Italia a.

Meritava bene il piissimo ed ottimo pontefice Eugenio III di vivere più lungamente. Egli s^era già cattivato colle sue liberalità e dolci maniere il popolo di Roma, dimodoché già si trovava in btato di aboli- re il senato , onde era venuta tanta tnrbazione a lui e ai tre suoi predecessori. Avea fibbricato un palazzo presso s. Pietro, e un altro a Segna (a); avea ricupe- rata Terracina,Sezza, Normia,eiaRocca di Fumone, alienate un pezzo fa dal dominio di s. Pietro. Le sue rare virtù il facevano venerabile ed ubbidito dapper- tutto. Ma Iddio il volle chiamare a con immenso dolore di tutto quel clero e popolo. Succedette b

(i) SIgon. de Regno Ital. L la.

(a) Card, de Aragoa« ia fil £uceaiì

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AURO VGLtir. rtìT

morte sue nel di 7 luglio del presente ànno^mei»- Ue egli diinéraira ìoTìfoK ^ e fui il «io lepelcro nel- la basica vatictna anorato da Dio con varie nitfaoo- Iota guarif^ooi. Dia li a dna giorni £a proaaoaaa al pontificalo romano Corrado veicolo di Sibìna ^ .ro- nano di nazione, che preaeil nome di Ana^asio IV* In qnest^ anno aneora P immortal servo del l^gnore 8, Bernàtdo^ fondatore -di tanti monisteri) andò a ri- cevere in cielo il frutto delle insigni sue virtù, a glo- riose etiche. Tanto angustiarono in questi teaapi ipo* tenti Bobgn^isi uniti co^ Faentini la città d^ Imola, troppo inferiore di forze (1), che dopo una rotta data a quel popolo, ìk^ costrinsero ad una svantaggiosa pa- ce, e a dipendere da li innanzi dai loro cenn!» Scrive ancora il Sigonio (a) che i Piacentini uniti coi Cre- monesi, nel di a6 di giugno vennero alle mani col- r esercito de' Parmigiani a Gasalecchio ^ e restarono sconfitti, e p^r la maggior parte presi, furono condot- ti nelle carceri di Parma. Onde s^ abbia egli tratte f|ueste notizie , noi so io dire. Negli antichi Annali ài quelle città non ne tmovo vestigio. Erano già pas- sati quarantadue anni che la città di Lodi stava sotto il giogo de^Milanesi, trattata non con quella piacevo- lezza che SI cattiva il cuor de^ sudati, ma bensi con qudT asprezza che li & gemere e sosprar tutto di mutazion di governo. Accadde che due Lpdigiani ( siccome abbiamo da Ottone Morena (3), storico di« ligente di questi tempi, e nativo di quella città), Tuno'

(x)' Matth. de Griffpnibos Histor. Bononiens. T. XVIIT.

Rerum Italìcarum. (a) Sigoo. de Regno Itsl. 1. 12. <3) Otto Biorena Hl.t T. YL Rw. Jts^^^i^ UTOATORij vOL. xjavn. Il

'J&2 xmiALl D^ITALIA

^ppiUalo Alb^rnando Alamano e iiiai«tfo Omobnona, par lor' propri a£&ri esseodo iti alla città di Costanza, TI ai trovarono nd ttmpa' ^tesao che il nuovo re Pe- deri^ tenne ivi nn parlanientò. Osservalo che molti *si ricchi che poveri ricorrevano adesso perginsUzia, e la ottenevano^ saltò loro in pensiero di fare un pas- so forte, senza «verae commissione e facoltà alcuna dalla loro dtlà. Cioè prese in ispalla, oppure in ma- -^nò, due grosse croci di l^no { che tijile era allof alluso ;in Italia di chi aggravato portava le sue querele al tro- .nò de^ principi ) andarono a gittarsi a^ piedi di Fede- ^rigo nel di 4 <^i marzo delPanno presente^ chiedendo -con assai lagrime misericordia e giilstizia contra dei Milanesi, come tiranni della lor patria Lodi, ed espo^ nendo ad uno aduno tutti gli aspri trattamenti che àvea patito e tuttavia pativa (juella infelice città. 1 Fra le rare doti che si univano in Federigo, pri6- -ìstpe di grande accortezza e mente, di petto forte e di ' valore impareggiabile, non era V ultima V amore della ^giustiua, tisa inflessibile e congiunto, siccome vedr«- -mp, con tal severità, che andava al barbarico. Appe- < na ebbe intese tali doglianze, che ordinò tosto al suo - cancelliere di scrivere lettera vigorosa ai coosoli e al popolo di Milano in favore e sollievo della, città dìLo- ' di, e deputò a portarla un uomo di sua corte appel- lato Sichedo» Tornati i due buoni Lodigiani a Lodi^ ' Boiificaronò ai consóli e al consiglio deUa Credenza «di. quella, città quanto aveano operato^ Siccome altro-^ ,ve ho io dimostrato, il consiglio della Credenza, neU le città libere d^ Ilaria , non era composto della sola ^|)lebe, come ha creduto taluno. T^ entravano anche a ttobUi}^iKih)i:&aveaQa parte net i^ovema.. Altea ii^

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Anno Metili. t65

«omma non era che il consiglio segreto, a cui chi in- terTenira, prestava giaramento di non rivelar quello die ivi si trattava. In gran pena furono que'cittadint

; per tal novità, temendo e con ragione, il risentimene to e furore de^ I^lanesi : però in vece di ringrazia-

,' menti caricarono dr villanie qne^ due semplrci cittadi- ni, e serrarono loro in petto queste novelle. Venne Sicfaerio a Lodi, credendosi di portar via un grossa regalo^ mal i consoli di Lodi, riprovando T operato deMue lor cittadini, non altro fecero che scongiurarlo

di tornarsene indietro senza presentar la lettera del re ^i Milanesi. Ma egli arditamente ito a Milano, sfoderò

gli ordini del re, ricevuti con mal garbo da que'^con^ soli e dal loro consiglio, che dopo aver gittata in ter^ ra e pestata co* piedi la lettera , si avventarono ad^»

^ dosso a Sicherio, ch^ ebbe fatica a salvarsi ;. però se ne tornò egli assai brutto in Germania, ed espose ai

vTe e a^ suol baroni il grave affronto fattogli e il peri- colo da lui corso. Sommo fu lo sdegno di Federigo e de^ suoi principi, e se la- legò al dito,, per farne ven- detta a suo tempo. Crebbe indicibilmente lo spavento ne^ Lodigiani. Di di in di si aspettavano Tultimo ester- minio, minacciato loro da^ Milanesi; e per isperanza di schivarlo , segretamente inviarono al re Federigo nna chiave tutta d^oro per mexzo dìGugUebno mar" xhese di Monferrato , raccomandandosi caldamente alla di lui protezione. Tornali in i Milanesi per placare la collera del re, anch?essi gli mandarono una coppa d^oro piena di- danaro, che non Ai punto ac- cettata da Federigo; Nello stesso tempo comparvero' alla corte gli ambasciatori di Cremona e di Pavia con> vicchlregali, e insieme con ordine d'esporre io segr«*^

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i64 4mràLi »*irÀ£Là

to colloquio al re la superbia ^9* M3««tii , quelli che erano dietro ad ingojar tutti Moro viciin, e di far premure in favore dali^oppressa città di Lodi ; e fu ben eseguita la commessione. Niega il padne Bs^ la spedizione di questi ambasciatori, e la niega a torto. Ottone Morena ce ne assicura. sussiste, come vuol esso Pagi, che i popoli di Pu^ìa inviassero ranbasce- lìe a Federigo. Le doglianze furoDo fatfè , come ho detto, da que** baroni cacdati dal re Ruggieri , òhe d trovavano in Germania.

O nei fine di quest^ anno, o sulprìncipo del segaen- te, non volendo il re Federigo che restasse un semina^ rio di guerra in Germania, con lasciare indecisa la lite insorta fra irrigo Leone duca di Sassonia ed Arrigo duca di Baviera, a cagion della stessa Baviera (r): finale Sdente diede la sentenza , con aggiudicar qud ducati insigne al suddetto Arrigo Leone, goduto dai suoi ma g^- giorì per tanti anni addietro. Si venne poi nell^ anno Yi56 ad una transazione, per cui restò in dominio del- r aifrò Arrigo, col titolo di duca, la provincia dell'' Au- stria, oggidi arciducato, che era in addietro parte della Baviera. Oltre a ciò aveva esso Federigo data già, op»- piir diede allora al duca Guelfo^ zio paterno dello stes- so duca Arrigo Leone , e materno d'*esso re Federi- go (a) , rinvestitura della Sitar ca di Toscana , del ducato di Spoletiy del principato di Sardegna^ e dei ieni allodiali della Ju celebre confessa Matilde. Che FbZcfeWco, dianzi marchese di Toscana, cessasse di godere di quella dignità, si raccoglie da una sua magnifi^ ca donazione fatta alla chiesa d^Aquileja nell'^anno 1 1 70,

(i) Otto Frisingens. de Gest. Friilerici I. U a. e. 11. ^) Chroo«WeÌDgart apad Leibnilium ScriploriBrboifiCf

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1 M H O MCUV. l65

die io ho dato alla luce nelle Antichità italiane ( i). Sic- ché poAsedendo la linea degli Estensi di Germania tali Stati in Italia, e in Germania i vasti e nobilissimi ducii- ùdàÌASass<mia e BavUra con Lunehurgo e Bruns* ^ichi anche oggidì esistenti sotto il loro dominio^ e f i^oreggiafido V altra linea de^ marchesi estensi una Bontiisfana porzione di Stati, massimamente neUa Mar- ea trivìnnia : la potenza del sangue estense arrivò al sommo in qaesti tempi. Confermò papa ^/ia5f 0510 If^ nelTumo presente i privilegi a Pacifico abate del mo- nbtero di Brcsoello, fondato da Azzo conte , o mar- chese bisavolo della saddetta Matilde, con bolla data (a)^ Jiaietrmni V idu§ deeamhris , Indiclione II Incar* Ttaiiottit dominicae^ anno MCLIII^pontificatus ^C" ro domm Anastasii quarti papae anno primo,

( CBÌSTO Mcuv. Indizione 11. Jlnno di ( ADRIANO IT, papa i.

( FEDERIGO I, re di Germania e di Italia 5.

Fu questo T ultimo anno della vita di Ruggieri^ primo re di Sicilia, rapito dalla morte secondo Ro* moaldo salernitano (S), nel di 26 di febbraio in età di cinquantotto anni^ principe glorioso per tante im* prese, dir statura alta, corpulento, con faccia leonina, saggio, provido, accorto, più inclinato a raccogliere che a spendere il danaro, fiero in pubblico, benigno in privato, verso chi eira fedele liberale in premiarli,

(1) Antiqoit. Iltlie. T. HI. pag. laai.

(2) AntìqmU ttalit. Difsert. 70.

t^^ Romaaiaui Sakrn. in Cbroo. YU, Rer. IlaL'

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lfi6 AUSIAU h* ITALIA

aspro sino ad estere cradele contra du gli mancara di fede. Era più temuto che amato dai saoi sudditi ; e più ancora dei sudditi aveano paura di lui, perchè aveao provato, i Greci e Saraceni. Altre sue lodi si possono raccogliere da Ugo Falcando nei principiQ della sua storia (i). A lui si dee principalmente la fondazione dei due bei regni di Sicilia e di Napoli.. Yerameote è corso anche a me qualche sospetto che nel precedente anno potesse egli essere mancato dr vita. Nel testo di Romoaldo la di lui morte è rifierìta aH* anno ii5a neir Indizione I. Certamente Panno è f^llato,^ perchè la prima Indizione correrà solamente nel febbraio del ii53, alche non badò il cardinal Baronio (a). Ma, per quel die dirò, e V anno e V ìn^ dizione sono i?i scorretti. Oltre a ciò, nella lettera di . Corrado domenicano (5) intomo alle cose di Sicilia e nella Cronica di Roberto del Monte (4)) Ruggieri si fa morto nelPanno (i53. Quel che è piò, Ottone fri- singense, scrittore contemporaneo, ed informato de- gli affari d^ allora, scrive che il re Federigo nel mese di settembre spedi ambasciatori a Manuelìo impera-' dor da'* Greci, non solamente per trattare del suo maritaggio, ma ancora (5) prò Guilkhno Siculo^ qui patri suo Roger io no9Ìter dejuncto successerat^ utriusgue imperii invasore debellando. Tale spedi* zlone, secondo il contesto di quella narrativa, appar- tiene air anno ri 53. Eppore con più fondamento si

(i) Hago Felcandm in Histor.

(2) Baron. Annales Eccleflast.

(3) Gonradi £p. II, T. I, Rer. Ita!.

(4) Robert, de Monte Append.ad Sigebert.

(5) Otto Frisiogensii de Gestii Frider. f, 1. 2, e, ti.

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d0B. riferire aV anno presente la ant^rte .di Raggieri', tieooqie portò ophiioDe Camillo Péllefrìno <i),iiiio de* pia aceorati critici dcU^Ittliai ofmuoiie confeama* la dipoi dal padre Pagi (a), perchè in essa convengo* no V AnoniMo casnnense e Ridolfo da Dieeto ; e il Pell^tto attestacelo rioavarsi dagli stramenti e di» plomi di allora. Aggiungo io che neHa Gronichetta èt^ monistero della Gaya, da me data alla lùcfr(3), si leg- ^ armo 1154) IndicUòme IlyobiilRogerius rex, et GmiUehnofiUusejus substituiinr, Àltreltanto ha Ber- Bardo di Guidone nella Vita di Anastasio IT (4)* Quel poi, che pob decidere tal controverlia, sii uno atmmento, rapportato da Rocco Pirro (5), e scrìtto : amto ab Iheanuiiione Domini nostri Jesu ChrisH MCLIF^ regnante domnò nòstro fVitieìmo, Ifei gratta sànctissimo et gloriosissimo rege SieUiaCf ApMae et Capuae^ principatus anno /, mense p^a 11^ post obitam beatissimi regis RogerU patris sui^ mense aprili^ Indictione II. Dopo il qual documento non dovrebbe più restar ciofntroversia intorno a qner ato punto. Al re Ruggieri suDcedette Guglielmo / ino figEu^lo, |{ià dichiarato re, ma non erede delle virtù dai padre, che diede principio con qualebe lod% e plauso al suo goveriaa, ma nel progresso di male ìtk peggio andando, si acquistò co^ suoi diletti e vid il ioprannome di (Mtwo..^ fece egli coronare in Pàt

(i) Peregrinins lo Nolis «^ Anonyni. Cai9in. (a) Pagini in Crit. ad Anoal. Baron.

(3) Chron. CtTense T. TU, Ber. ItaL

(4) Beroardos Gaidonis in Vita Anai|asii ^, I, T^IIJ, Rerum Italicaroro.

(5) Pirrof Sicil. Sacr. in Epifcop. Syracoa^.

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Jamo nilbr pM^M òéT marno fptmùtàé^t mH» VppM* 9wmà^$^'imtp mifliMffi'ksfiiit&A lai da «no {Mkbe. fmrte »•• Ue«Htò » p«ie ne blMiifi^ o «aeóò iii>pr^ fìoDa*

'Le§g«ti lina boUt A papa jtnmftasmlFàà wm ^ataalla b]Q«(r),ÌB bfopa della èadia èsUa Fmiiposai^ ìAtiÉÌ diea daia Lmiewnm XH^hdàiàmw apriìis^Tuf ditihnéli^ làcaimatì^nk damimele anno MCLJIly poni^aius vero domni Anastìttii papae quarti prnko. Quandi) per «nmilara non fbaie qin adop^ ratbT^liiia» fiorel[ituioaaTeiialo,«ff dee sodi vcva éoum MCUfT. Uo'alua tua boNa, spedila FUI Tctdeàdu$ muli, ^ieb iiferka da ^anipt (a). Cpiitmiiò qaeale fioittaìBce la sua lata fino al di^ iM AotmbVe dellW*» no pcesento, In obi Die ii ehiamò a> sè« Succedette a ha natia oModia pontifieta JNiecoìò^ ndto in Inghil» tevta nel «astlillo di s. Albano gjà canonico re^Uare in a. Rnfo d^ Arias, poi veseo^ <f Albano, die spe^ dl^ in Nerfepa cenfermò uelia fede di Gestii Cristo tpmìiu barbaN naaìonas eletto nel ci Zi d^ esao dicem* ke, benj^ Ttniteote, da^Toti eonooiidi di tallo il tàaro a^a^o (ii). Asianse egli il luMne di Atb^iamo Ì9^i pemniiggia di e9atn(rfarìssHue tita, dt sobikne iatandimaù|<» e fermenn d"" aalaio, tarde atta ooMara^ ^^elaoa al perdono, e gran limosiniere. Se^to p9»* lificflto di Eaganio III e d^ Anasta^ IV era sempre dimorato in Roma V eretico Arnaldo da Brescia, pro- tetto e sostenuto da alcuni perversi potenti, e massi*

(i) Antiquit. ItalIcAram ibissert 65. M Campi Istoria di PiaÌc«iza T. II. (3) Cardio, de AragoQ. io Vita AOrhftìl it, P. |, T. Ili,; ^tìm Itallcainffi.

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«ndieiile dfi-stmtm contro il divieto i^ (ópt. Rea coWTftVa «Of Ila di MOÙMre il sao vdeao ; e benebè ieo«Muiieato« bandilo daluov^o papa Aàmao^nènt goki^ fi itètffi d«ll« censure, ma p^ÀbHeamemè ìwé^ Ita eomve di 4ul. Avf*tttiie dve il canKnale di Mot» Pedefitetia ii^* mdere a paheztf kk imaltele da Qitor di qoegH tretiei e ferito a noi^; Adriano per tali ee*' eeési tottopote air imei^detto ««Itla Roma, eqam ttp* aatotto i ^ni ofizi: gaétigo non mai per P add^etvo provato da qudl^ augusta eillà (i). AH' avviso dell'as* amaziode di papa Adìriano, non tai^dò il re di Sicilia Chigìiélmo ad Inviargli ambascfeteri per atlettargli il tuo ossequio e insiei&e per trattar di pace» Ha ritro* tarono ben kmtaiio da questa itiauovo pontefise, ohe eòlia venuta del re Federigo sperava di meglio accon* dare gli interessi della Chiese romana éa^ principati flr Pàglia e di Capua. Intanto i Milanesi ÌBft»ranti de^aadi ufisi fotti centra di I<h*o dal popolo di Paró) èott incitare lo i^eguo del re Federigo ai lor dan« ni (a), mavdarono coir esercito per favne vendetta. Qdvano Fiamma asrive (3) che woùpuhi^ Zamdenm^ bus el Ctentenensikus^ super Papiam eifuitoimruni de mense aujgusti^ eosque in aàmk'i^ììem ser9U tutem redegerunt. Ma questo autore, fecondo di fa» vele nel racooivter le avventure di questi tempi, tmp» 4Uee eon quelle parole. Non atfro gli astori ooa^ temporanei scrivono, se non che ne eegui un gran guasto (4)* Coi Biilanesi andarono in oite i GonNUchi^^

(i) RofQuaklas SaUcnit. m Giron. <2) Sire Raul Hisl. T. \1, Rer. Ital (3) Gaaivatms Plamma Manip. Fior. T. XI, Rer. lUl. (4) Otto Morena Bist. Landeos. T. TI, lUr. lUl.

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Lodigiani è Cr^aatchi, v^ era mtaiot^ di u^ i)i l^nde eierdto come ia quatto. Nel di i% ^ agoato. a l4acdffaga aopra il fiume Oìonna Tennero alle mani coi PaTaai) e nella battaglia che dorò did>l]iosa fino» al tramontar <lel aola, ftnrono molti gli uccisi, molti i prigioni dall'una parte e dair altra. Sfa nel giorno a«- goante i Milaneti ohe ai erano aocan^^ti, furono par uivaooidente preti da un ti panico terrore,' che te ne tornarono tutti alle lor cate, latciando indietro un icicco bottino d* armi, tende ed arnesi.

Durante quetta guerra calò per la valle di Tren-? ID in Italia il. re Federigo nel mete di ottobre, colt r accompagnamento eonreniente al si;o grado, cio^ aon un fierittttimo esercito» Seco fra gli altri era j^r^ riga IV goaUo-etteqte, t<^rtnnominato il /ipne, do^ ca di Saatonw e Baviera^ il quale per attettato di Qt-r ione ìbrena in LombartUam cum ipso rege Jer^ non cum minori copia eguitum^ quam ip$e rexj venerai. S' attendò il rerpretsoil lago di Garda, pef ivi atpettar tutta la tua gente, e nel di tegnente ^ua« te ad accàmpalti nei prati di Roncai tul Piacenti-» no. £ra il cottume, che venendo in Italia il re, otua Timperadore, andava a posar colà, e vi ti dava la re- vista di Uitti i vattaUi, cioè feudatarii ti di qu^ di Germma che dovevano accompagnare il re, che do- gi' Italiani obbligati cadauno a concorrere colà per ri* conotpere il sovrano. Chi mancava tenza licenza de| re, perdeva i tuoi feudi. Li perderono appunto in tal congiuntura i vescovi di Brema e di Alberttad, ma tolamente loro vita duraiite, perchè ti toglievano alle pertone e non alle chiete. Non ti dee qui tr ala telare il ritratto che fece allora dell'altana Pitone vescovo di

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Frrfingt (i), rio dello steste Federigo. Cottftsstt che t popoli nulla pia riteneano de^ bartiarici cot tiisri de* gli antichi Longobardi, e ne^ loro costami « Kngixag'^ gio compariva molto della pulizia e leg^adfia de| feechi romani. Talmente si piccavano della libertà» die non voleano esser governati da un solo, eleggane do piuttosto i consoli, scelti dai tre ordini, cioè dd capitani, valvassori e plebe, afiBnchè ninno d^ essi or- dini soperchiasse V altro. Uso era ancore di mutav ogni anno questi consoli. E per maggioroMDle popò» lar le città, costrignevano tutti i nobili e signorotti abitanti nelle loro diocesi, ancordiè feudatari! liberi dal loro dominio, di suggettarsi alle città e di venire ad abitarvi. Ammettevano ancora alla milizia e ai puln blid ufizi gli artigiani più meccanici e vili : il che sHa*^ no pareva al suddetto Ottone, perdiè in Grerminia non si praticava cosi, confessando nulladiméno eha in tal maniera le città d^ Italia in ricchezze e potenza avanzavano tutte V altre inori d^ Italia. Bla un si feli<* ce stato veniva accompagnato anche dalla superbia e dal pessimo costume di portar poco rispetto al re^ fedendolo mal volentieri venire in ItaKa, e spesso non ubbidendolo, se i di lui comandamenti non erano as- sistiti dalla forze di un buon esercito. Bla sopra gli altri si facetf distinguere V alterigia del popolo di Bit* (ano che teneva il primato fra queste dttà, si per la sua forza e per la copia di nomini beHieosi, coase anr Cora per aver sottoposte al suo dominio le città dO Como e di Lodi. Fermossi il re Federigo per cinque, o sei giorni in Roncaglia, dove comparvero i consoli di quasi tutte le città a dir le loro ragioni, e tutti a (I) Otto Frisingens. de Gest. Frideric. J, 1. 9} iS*

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giiirargK fedeltà^ IP mtenreimje Gt^Ueìmo mmrchu$ A Hòttfemto, sifbore nobile e grande, e quasi ^1l]^T co che •! foMO talfsto daUlmperìo delle città, il quale fiortò ^erele centra de^ popoli d^ Asti e del Cair^ Akreltanlo fece degli Aatigiani il h>ré vescovo. Ma |>lù lamentevoli fiifono le do^ianie de^'Comescbi e LodigiéaiootttiB de^BKbnéu, beiic)iè presenti fosseiD F confidi steaù di Milano, liioè Oberto dalP Ono e CAorardo Negro. Orla ancora vennero i legati di G^ dota a venevare il sovrano, a cni presentarono llonli itmnoli, pappagalli, ed altri preziosi regali di Levan^ fa. Racconta Caffiero ne^ suoi Aniiali ( era egli uoQ de^ ambasciatori) che Federigo (i) lece loro molto énofie e eonfiienaa degH afiarr de(' regno, con prò* mease £ onorar «òpra T altre cttià iguella di Grano va. Medìtav» g«à qaesto prindpe di £ur!gnerrB a Gug^ìUU more &k SiinUa; e peirò tante carezze dovette fìure al Genovesi, per ralérsi della lor flott| in quella occoi^ récta. Non fl»ancarono, come ho df|to^ i Milanesi di kif4»e due de* loro consoli a R(inci|glia (a), per att»i sfare IsmIov Ibdekà a Federigo, con coi ancora s^aocor* darono d^ pagargli qnattromihi marcbe d* argmto, di reatitutpe ìrprigioni al Pavesi. Ma durò ben poco queft» sereno. Telando Federigo meroiara alla vdhm del PiemoQte^ prese per eondottieri t consoU di Mi« kno, che il menarono per luoghi disabitati, dove non si^lrovnvono taf^e, mercato p^r conif>crai*ne. I doe SVorki Ottani credono ciò fatto pei* iirode de* Milane» S^, f ohe di qui avesse piìncipio le scopfùb ddl* ira di

(i) Caffkri Anoal. Qenuens. 1. i, T. YI, Ker. Ila!. {%) Otto Morena Hisl. Laad. Otto Prising. de Gsit» Frid.

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r

IL III R O UCLtV. 173

Federigo contra d^ ibti. Ma Sire Raid pretende ^ Federigo cercasse cf»l fasceUino i {detesti di prender- la contro il popolo & Milano, pierchè pensò Id. di Ini poliltea, che se mel(teTa al basso i Milanesi, gK alici popoli tutti arrebbobo chinata la testa. Doivttlé esse* re un accidente quél camminò per paese disertato dalle guerre precedenti. E che non venisae da cabala de^ Milanesi, lo fecero essi conoscere, perchè saputa r ira di Federigo, andarono tosto a dirapar la casa di Grherardo Negro, V ubo di que"* consoli, per col ba« lordaggine si può crbdere che succedesse queir in- conTeniente. -.

Comunque sia, Federigo incominciò le ostilità contro Milano. Arrivato a Landriano, fece restituire a Pavia i suoi prigioni ; ma i milanesi prigioni feee legarli alle code de' cavalli, alcuni de^ quali si sottras* sero poi colla fuga, ed altri si riscattarono con danaro, Arrivò alla terra di Ròsa*e, dove erano di presidio cinquecento cavalli millnesi ; e volendovi entrar per forza i Tedeschi affamaii, venne ordine da Milano a quella guarnigione e a tutti gli abitanti di uscirne* Entrativi poscia i Tedelphi, dopo il sacco bruciarono tutta la terra. Passò il Ticino su quel di Novara, e bruciò i ponti che vi avéano fatto fabbricare i Milane- •si. Mentre era in Biagralso, comparvero i deputati di Milano, per pagar le qiìèttromila marche acoovdatei; ma Federigo le riGotò e itrapasiò i messi, con trattar re il lor popolo da gente di mala fede ed ingannatri* ce. Aggiunse di piò, che non isperassero da lui accor* do alcuno, finché non avessero rimesse in libertà le città di Como e di Lodi. E per conto di Lodi aveva egli già inviato un suo cappellano colà, per farsi giù- '

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Ci74 kmiALl wi'wAiA

: tire t[<d«ltà. Biiposero que^. ctltadini di non poìtt - felo Hota il beaf placito di HilaDo, a eui trano sud- diti* ^pedirooo poscia colà a chiederna licensa, e qa^ ' 9Ìa non fa negata dai Milanesi. ContHiuò il ano viaf- '^o Federigo eon distmggere da^ fondamenti tre terre di ginrisditton di Milano, cioè Galliate, che era dd-

r aroivtscoTo, Traeste e Mum^na. Sire Raul scrìve : '. Castra et vHìas de Monti, et Tremate- Trovasi ooa- ' dimeno presso di lui turris de Mommo, In qnei coa- ' tòmi celebrò Federigo la festa del Natale con grande

allegria, meotre gr innocenti abitatori di quelle terre piagneano, detestando la di lui ' crudeltà. Era col re

. Federigo calato in Italia anche il duca Guelfo, e sappiamo dalla Cronica di Weingart (i) che venneso

•a trovarlo legati de omnibus civUaiibus Tusciae^ necnon ex omnibus civitatibu's Spoleti, munera

^^ondigna offerentes, et ^vhjectionem voluniariam promittentes. Prese egli anche possesso di tutte le castella e beni della fu contessa Matilde, apparisce che il pontefice ne facesse alcuna querela (3). Venne- ro in qoest^ anno i Mbri mossamuti al castello di Po&-

molo, e gli diedero il sacco ; ma ne pagarono la pena;

^perchè accorsa la flotta del re Guglielmo ne prase

molti e sterminò il resto calle spade. Chiuderò Je

^presenti notizie con una spettaiit^ alla casa d^ EstOi.

:pek' V eredità del comune stipite^ -cioè d^ marchese Jllberto jÌmo II erano state finquì liti ed anche

-guerra (S), di cui menzione la Cronica dv Weicii-

(,i) Cbronìc. WeiDgarl^ «pud X^eibnitium Tom. Spriptorum Brunsvic. :

' (a) Hobert. de Monte Appcndic. ad S?gel>ec't. ^^ -0) Aaiichità Estensi P^ J, e. 3$. ,

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A H IT O MCLV. ^^5

gart, fra^gli Sstensi di Germania ducbi di Baviera '■'e Sassotlia, e gli Estensi di Italia marchesi. Per termi- nar si fatte differeuze^ Arrigo il Leone duca di Sas* soQÌa> venuto in quesf anno col re Federigo m Italia, 'trovandosi ]sul Teronese nella villa di Povégliano nel di 27 di ottobre, concedette a titolo di feudo tutte le sue ragioni sopra Este, Soresino, Arquada e feren- dola ai marchesi Bonifa%io^ Folco 11^ Alberto Obik'bo^ dair ultimo de^ quali discende la serenissima casa d' Este che già ne erano in possesso, facendo lor fine di tutte le ofiese fette da essi e dai lor maggiori alla linea de^ duchi. Con questa concordia i raai:chesi tennero da innanzi pacificamente quegli Stati, Qi Rovigo e d^ altri Stati ch^ essi parimente godeano, non si vede parola in questo accordo. Il medesimo accordo fecero dipoi i marchesi con Guelfo duoa ,Spoleti, e marchese deUa Toscana neiranno ii&q«

( CRISTO MCLV. Indizione yii. Anno di ( ADRIANO IV, papa a.

( FEDERIGO I,ce 4, imperadore i.

Terso la quaresima venne Guglielmo re di Sici- lia a Salerno : il che pervenuto a notizia di papa AL^ ariano^ gir spedi Arrigo cardinale, de* santi Nereo ed Achilleo per affari che noi non sappiamo (1). Pe»^ ìchè nella lettera a Ini scritta non gli diede il papa il gitolo cG re, ma quello solamente di signor della S^^i^- ii% se r ebbe tantoi a male,, che rimandò il legato sen,* sa voler trattare con lui : cosa che «turbò forte la cor- te romana. Ve contento di ciò, prima di tomai^en» K 19lomu#tt;i Sakni iU ia Cbcom T. VU^ lUr. Itak

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t^6 ÀjmkLl D^tTAtU

m Sicilia, flièdè orbine a j A«c1i»tiiiei| o Attscolioo tuo ealìcelliere, dichiaralo gotemator della Pttglia, £ maoTere gnerra aHo Stato ecclesiastico. PorlOssi co- stai alTassedio di Benevento, e ne devastò i còùtornl Trovarottsi ben animati alla difesa que^ cittacRni ; arni avendo presa diffidenza di Pietro loro arciveseovo^ r uccisero. Fa questo assedio un suono di trotnba, cbe eccitò alla ribellione molti de^ baroni di Paglie, o perchè gente facile alta rivolta, o perchè sotto mano commossi dalla corte di Roma. Alcuni d'essi accorse* ro alla difesa di Benevento, altri abbandonarono Tar mata del re : il che fece sciogliere queir assedio. En* trò poscia (i) il cancelliere nella Campania romana ; diede alle fiamme Geperano, Babuco, Todi e i luoghi vicini ; e nel tornare indietro fbce smantellar le mura d^ Aquino, di Pontecorvo e d^ altre terre, e cacciò Tia tutti i monaci, a riserva* di dodici. Per queste oatr* lità papa Adriano fulminò la scomunica bontra del re Guglielmo (3) : il che maggiormente servi ad accre» scere la rìbellion de^ baroni di Puglia. Per le istanze del clero i Romani fecero istanza che si levasse l' in» lerdetto da Roma, promettendo di cacciarne Arnaldo da Brescia. Tornò dunque il papa in Roma, e andò ad abitare al palazzo lateranense. Sul principio di qu^ i'C anno marciò il re Federigo coir esercito suo a Tercdli e a Torino (S), senza ohe resti memoria di' quanto egli ivi operasse. Passato it Po verso quella parti, venne alla volth delHi grossa terra del Cairo a della città di Asti. Sempre era seco GugUehno mar^

(i) Anonynms Castim. T^ V, Iter. Ital. (a) Cardio, de Aragon. in Vit. Adrian. IV. ^Ollo FrisiligeiM. dt «est Pr ider. 1.^ i

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H HO MCEV. tjj

chese àtl Monferrato, con mctilcar le sue doglianze tióatra qvit* pojpóK pet torti a lui &ttf. £ perciocché '^esti non areatfo ubbi^to ai precetti lor fatti dal re, furono posti al bando come ribéllt. Arri^to Federigo 111 Cairo, troTolIo roto di abitatori, ma pieno di vet- tovaglie. Dopo vari giorni di posata' in quel tuogo, fece atterrarne le torri che non erano poche, e tutta la terra diede in preda al fuoco. Eransi anche ritirati 'gli Astigiani coi lor nobili ad un forte loro castello, creduto iVop/ dalPOsio, e A none dal signor Sassj (i). l)iede Federigo quella città al marchese di Monferra- to, che ne fece smantellar molte torri e una parte delle mura. Aggiùngono gli Annali d' Asti (2)» che qua- tutta quella città fu consegnata alle fiamme. Non cessavano intanto i Pavesi d* incitar Federigo contro la città di Tortona (3), allegando vari aggravi ricevuti da qua** cittadini. Era nondimeno il reato principale 'de^ Tortonesi Taver eglino lega coi Milanesi, dai quali ancora animati alla difesa ed anche sovvenuti, benché Federigo li citasse a comparire, non vennero. £]gK dunque intraprese r assedio di qùeHa città ne^ primi 'Ì;iomi'di quaresima, nel x5 'di febbraio' dell'anno "presente. Seco era ^irrigo estense- guelfo "duca di Baviera e Sassonia, che avea condotto in sua parte un grosso nerbo di cavalleria ; e a queir impresa con-* corsero ancora colla lor gente i Pavesi e Guglielmo Marchese di Monferrato. Elegantemente si vede de- scritto da Ottone vescovo di Frisinga questo lungo ^assedio sostenuto con vigore da^uel popolo, a cui si

(i) Saxitis in Notis ad Ottonem Morenam.

(a) AnnaL Astenses T. XI, Rer. lui.

<a) Otto Morena Uist. Laadens. T. VI, Rer. IlaJ.

IfVEATOfit, -TOL, XZXTtX* r- ?*

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«7 9 A2nULI.',DvIlM4A

«ca unito anc^e ia tale cotog^ntura (^ik%0 UalaspU TOmarclifise, poUpata «igqpf^ io qv^e partì e in ha* nigiaiia. I m^iigapt « la fietriore^ gli arolii, le Jb^J^tm^ e le mifie iwfi^qt iof UJ!^ cQqytàou^ e$ef cicia ; ma eoa lat|o lo sforzo 4«^ aepiqla^^ jarfhb^e caduta qoeHf fì>rte ciuà, se la^ peauria dell' acqujBi e del pane ooB r avesse finalmeate affretta a ca{tt«4^1are« Federìgob ansioso di noo perdere pùùi tpp)po<| perchè ^li preme* ve forte il TÌa|^io d^ Roioa affine di ricevere la coco- oa imperiale, accordò a tatti gli abitanti Toscita libe^ ra con quanto poteanp portar seco* Entrò egli dipoi coir esercito neU* abbandonata città circa il di 1 6 di aprile (Sire Raul (i) scrive- nel di 17 di quel mese ), la quale dopo un sacco generale ti^tta ia data ia pre^ da alle fiamme. Se vogliala credere ad esso Sire Raul, avea promesso Federigo di lasciarla intatta nel suo «tato j ma non fa mantenuta la parola, perchè prima ì Pavesi aveano sborsata gran, somma di danaro coii p0tto della diUfiMÌQn della ^ medesima, se cadeva nelle mani del re. Bruno apcUe di Cbiaravalle di Bagnolo, che avea trattata la resa eoa quella promessa, veg-'. gcndosi burlato, |ama ia che pel dolore da li a tre igiocai mancasse di vita* Iiiasciarono i Pa? esi un corpo . di lor geate» che altro per otto giorni non fece che rovinar dai fondamenti le case non afbtto atternte dal; fuoco.

. '^ Nel di 17 d'aprile, giorno di domenica, Federigo ' inniato da' Pavesi alla ior città^ quivi, per atteatata di'' Ottone frisingense (a), in ecclesia sancii MichaeUs^ ubi antiguitm regum lon^ohxirdorum paìaiiumjuit^

O) Sire &»iik Rist 7. Vt, Her. It^.

i^ Ouo Frisi^gwii. de Gek 3&>ider. h 1 %«» JM^

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1^ « M (^ MCLV. 179

4un$ mikUo cmujn irradio ii^onafur. Galvano JPi%nq,iM, Baoulpc^ipUo Vorìgia ed altri scrittori «aw ]li9<99),bicifyrq|io ^cfjtt») che. Federigo fu coronato in j. Ambrogio ^i Ni^^Oy 9ppor4 hi Moom, chi dice 2)^'' anno xi54 « «W «ri pres^ao^ il Si- Senza e«a- mìmi meglio questa loro opipiotto^ anche io la riferii pel nil<> pattato rfe ^orawayerrea (i) arrapato ne!r V anno i$gi, Om conosco essera toa frottola di que- gli storici. JDa oioùci^ia insorta fra Ini e i Milanesi non gli pennisa di visitar Milano o Monza, e mplto meno ^ ricevere la corona del ferro daUe mani di UWert0 arcivescovo. Anzi, siccome osservò il Sigonio (a), e dopo lui il signor Sassi (3), neppur si dee credere «he seguisse b coronazione ed unzione di lui in Fa- ina. Il coronaiur del Frisingense unieamente vuol dire, eh^ egli nella basilica di s. Michele si fece vedere cotta corona in capo e lo scettro in mano. Tenne Fe- derigo a Piacenza, città che dopo avere nel ^ a6 di aprile ricevuto il soccorso della cavalleria e fanterìa df due porte di Milano, s^ era ben preparata alla difesa* Questo apparato e la fretta di Federigo, esentaro- no da ulteriori molestie quella città. Celebrò Federigo^ wicino a Bologna la f(»ta della pentecoste, e il Ghirar- dacci (4) rapporta un suo diploma dato IIX idus mai justa Rhenum, in cui ordina ai Bolognesi di ri&re il castello Medicina, da essi distrutto. Di passò in Toscana, dove comandò ai Pisani ^ armare la lor fletta contea ^ Guglielmo l'è di Sicilia, e diede T ar-*

(i) Anecdot. tislia. T. II. \

(2) Sigonius de Regno Ital. I. la. (S) Saxius io Notis ad Sigoniunr. '

ii) Ghiraidacci Iitor, di Bolugtia l.-SU- '

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y:iyescoTato di RaTennt ad Anselmo vescoiH} di Avet» t>eìpg, stato suo andbasctatore a Coslantioopoli, eon investirlo, secondo il solito, defl^einrcalo di Ravenna. Cammiùava a gran giornate egU e V esercito sao ver- so Roma, e questa sua fretta diede non poca appren* sione a papa Adriano (t),clte per anche non sapefa con ^ual animo Tenlsse questo prìncipe, e prìncipe a ì:ui cofttava poco T eccidio delle dttà. Per consiglio di Pietro prefetto di Roma e di Ottone Frangipane, gfi mandò incontro, per concertar prima le cose, tre car- dinali che trovarono Federigo in s. Quirìco. Fra ìt Altre domande che questi gli fecero, fn quella di avere in mano Arnaldo da Rrescia che i visconti o conti di Campania aveano tolto alle genti del papa, e ti teneano in un lor castello, onorandolo qual profeta. Non tardò Federigo a spedir gente che prese uno di quei Ttscontt, il quale per liberarsi, consegnò quelPe- retìcò ai cardinali. Messo costui nelle forze del prefet- to di Roma (a), fn impiccato e bruciato, e le sue ce- neri sparse nef Tevere, aeciocchè la stolida plebe non tenerasse il corpo di questo iniame. Andarono innan- ^\ e indietro ambasciatori, prima che seguisse T ao« <;ordo fra il papa e V imperadore; ma finalmente Fe- derigo promise e giurò di conservar tutti gli onorì e stati al pontefice e ai cardinali ; e il pontefice di coro- narlo. Giunto Federigo nel territorio di Sutrì, si at- tendò coir esercito nel Campo grasso. Colà venne àà Nepi papa Adriano, incontrato prima da molti prin- cipi tedeschi ; e quando (u per ismontare al padiglio- 1^ reale, aspettò indarno che Federigo gli venisse a

il) Cardio, de Aragon. in Vita Adriani IV.

(«) Otto FrisingcQs. de Gest. Frideric« J. 1. a^ e. ai.

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A H li 0 HGLT» itx

tenere la sttflfii. Fa cagione 9»eUo aoddeBte che i oardinaG spayaiuti se ne fiiggUierio a Città GaHaNan M) hsciaDdo con pochi fiuniliarì il pontefice, che smontato ai m»t sol feldistorìo preparalo. Allora companre Federigo, e bacintogli i piedi a^accoslaTfi per ricevere il bacio di pace ; bui il papa intrepidar naota gU riapoae^ che non aTcodo eaao re uaeta queir la rirerenza che i di lui predecessori aveano praticate oo' romani pontefici, non Tolea baciarlo. &a papa Adriano S animo grande e forte in so%tener<t i suoi diritti. Non la cedeva a loi Federigo, e pretendea di non essere tenuto a ^lesto. Durò il dibattimento di questo panto per tutto 11 di seguente. Sia fetlo ooni^. •cera a Federigo che tale era il ceremoniaie e costi»** me con Tari esempli, egli siarrendè» e paMto a N^pi doTe era la tenda del papa che gli venina incpntto; aeeso da cavallo andò a tenere la ^staflà ad. ^so pon« lefice che poi lo ammise al bacio di pace ;. e di inr sieme s^ inviarono alb volta di Roma. Di questo liti* 1^0 ho io rapportato altrove (i) un documento. Avea- no aiKha i Romani prima spediti e Federigo i loroi ambasciatori (a) per ndlegrarsi del suo arrivo, ofiC'» rirgli la lor snggcjaìone, chiedere la C9|i|itr^oazion del secato e di molti pretesi privilegi, e,inq^tm cinque^ mila lira per la coronaaione; e soprattutto che tornea^. il goverue< temporale di Roma, come fera ne^ seicqli vecchi, eon esclusipne de'papi. AU^ alterigia^ baldan«- za con cui parlarono i Roi^iani, non potè stare M; $pga9' la sofi*erensa di Federìgp.^Hispose loro di maT> cavi^iarsi ehia fossero venuti con pensiero :didaF.|cfl^^

' (i) AiQliqait Italie. Ditterr. 4) p- 117* ' ' -- . lascito Frìiingeai. I, a|«» aa« . ..» f<:

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a chi ilee<mib p#}iMÌpe totrsiio tLoM» Sdteft egli imporle ftd esti. Eiafó kr (xittema e il lUriUo d»« gl'imperadeiri 'franchi tttdescèi, e rigeltò le lor {ir(K postziopt. PavtidfiBto poi l' affare al p^a^ fu tiosai* gKato a noti fi<larai di qpéi popola,' e «di spedire il pia presto pofsHrfle a^ iaspossesfarsi di a. Pietro e delb etttà laoniua : p«Hrt>che'toilQr fa e con icKcità* um*

gého. '

Ketfo'mattitiaiel ségneiHe, gloim» i8 di ^o- gaO) solennettieAte ntdrctò Federigo a s. Pietro, ae- culto dal pafpa ai gradiei della basilica , e dopo arer prestato i soliti gidrèiAénti, calata eha f^ U nessaf ricevette daHe mani éel pontefice k ooronii kapcariak €6glt alni oraftflÉeati e con alte écoiamavoni di lott» 1-* armata. Ma i Romani che ytdarp (atta la festa aenift di loro, démè impalatiti per 1$ rabbia, dopò «Ter t&nt* IO ceniigHo in (JamptdogKo, diedero alF armi, e circn meezogierno fliriosamente uscirimo di cttt», e co- Bmciattm^ t^rso Sr Pietro a far man baasa coatra qualunque Tedesco che incontravano. Corsero anche V Tédiesebi alFermi, e si dtede* principio ad une leffri^ bfl misdila, eedendb drà gitimi ora gli altri; e qimu intò fin vuntd-lfi notite, ma éAìtt peggio de^ Roinani, de^quaK cl#cà Àilte Hniààero sul diinpo^ ìnattHaera* bilileHli, àdgentb ptligicml: il reuosi salv4 n^la cit« là. Afflitlissfino per questa tragedia il papa^ tanto si adoperò ciotte preghiere^ ohe fece rilasciaHr i pri^nì éi prèftfttò di Rtmia. Nel di seguente egli e T impera- tore, pacche mancava loro la sussistenza de** vive») iltìtatlfti a* Tivoli, qui 1^ diedero- riposa att'^esercito; e* dipoi venuta la f(^ di s. Pietro, I9 qelebraropo fO« leonf mente a Ponte Locano. Miisam> Adriano papa

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eelebriéilè, ùnperaivr corófimioit^ Hté il FriiingeiH so (i)» Cioè TI asnsiè Fcierfdo «olta coretmin capo, fl qual passo dkhfara V «firro sopraAcIflto di corona* tur in Patìa. L' autore dalla YkM d^ Adriano IT (a) sfttva^olM ia ui o^emvtìe poìiti^ex H augusius ad mhsarum SBkmnia in die Uh parker oóroitati prò* eétsermmi. CitesecAado poadà i caldi e le: malattie dei soldati, Federigo lascilito il papa, come si può crede-" roy assai delasot, dopo arerai rilosoiato il domii^o di TiTolt, saho in omnibus jure imperiali^ si rimise in viaggio alla volta della Lombardia. Gianto a Spoletta potendo ottener ▼eltofaglia^ contribaaione da ^el popolo cbei area ««che titenuto prigione il eoi^ Guido Guerra, il più rioeo fra i baroni della Tosca* «a, i^ià inviati» da esso itngnsto al re di Stcitia, senza volerlo rendere,, voaae oste contra di loro. Usciro- no baldanzosi gli Spoletini ed attaicoavonio la zufih ; ma fnrono. così ben rispinti ed iacabati, cbe een es^ so loro alle spalle entrarono nella città anche t Tedet sdii vittoriosi". Andò k aconsigliata città a sacco, e poi ne fa latto nn miserabil bt\ò : gastigo barbarico e sempre detestabile di qnesti tempi. Nella vita di Ubaldo {iy veseovo di Gubbio, è scritto die Federigo passò per quella dttà ; e benché istigato dai castella* ni circonvicini a: distruggerla^ pure . per interceasion dd santo prelato nessun mde le fece. Potrebbe da* bitarsi del sue arrivo eolà, sapendoti die egli nel viag-* gio arrivò ad Ancona^ oktà allora dipendente dfelPim* perador de^ Gred^ dove dai di Ini arnhaidatori fit vi*

(i) Otto Frisiogens. 1. a, e. 34.

(a) Cardio, ds Aragon; ia TiU AdHab. I?.

(3) Vita I. Cbddi in Aotis Sanet. ad diam s6 m^«

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]S4 àxmsd t? itàxju \

•ìtato e riàdìniette t^ù^o. Paisà poscia ttVo a S. ' BeiUdttto di PoUrone, e penrenne ael dktrellù A Y*^ rona. In quella città pvbb&ò k sentensa cenUn ^ei Milanesi per aver essi distratte le città di Ckwio e di Lodi ( t )) priTandoÙ dd diritlo ddk aecca^ eoo ^asfe« firlo alla città di Greeaoiia scia fedele, sieeoBBeaneof» di tutte Taltre regalie godute* Ifi addìalro da esso fo* polo di Milano. Ebbe poscia ael passaggio de^P Ad^ a dolerii de^ Teroneri pel ponte nalaanente fetto quel fiume: e alla Chiosa trovò una man di assasilioi cbe gir Ttetarano il passò, richiedendo regali e paga-^ mento per chiunque volesse passare. Fece Fed^go salire una brigata de^ suoi sM* erto monte, e fettcar tanto con rotolar ptef re, che àvendé snidati da quel- le caTcme que^ malandrini, gK thbt nelle mani, e di loro feòe hr la ginstitia che meritavano. Cosi sano tf salvo se ne tornò in Germania V augusto Federigo, con «ver ottenuta la corona, e nuHà operato in fovo* re di chi V avea coronato.

Finita questa scena, un^ altra ne ebbe principio in Puglia. Avrebbe desiderato cho imperadore, al* lorchè fu in Roma, di ■portar la guèrra in quelle per* ti; ma r esercito suo, in cui si vedeano cader malati tanti di loro, troppa ripugnanza ne uvea dimostrato; Pertanto i baroni fuorusciti altro fiir non poterono se non' impetrar delle jpatenti da esso imperadore^ come inviati liii a que^ popoli. Riéoraero ancora a papa Adriano 4kp promise loro e^ni aiuto, an^ fu egli il priodpal promotore di quelle ribeMioni, come aor cannano Romoaldo salernitano (a), Guglielmo Ti*

<i) Antiqiijt. Italie. Dissert; 27, p.t59T; (a) Romualdos Sitornit. Ghron.

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IL 11 ir o MOtT. i^~

vto-ii) diifu Fra 1 prkteip^ die tfouili coiig}«nK rono oblimi dal GugMelmo^ ti fa Roberto già pméf9 ài Càpaty j^ndrea eeote di Rupe Canina,^ e Mioearth dall'* Aquila. Àndit Roberto di Bi^ssaviila coM«di L«rìtalla, benché ougiBO gerinano del re Ga-^ fjMmo^ eultò io quella conginra, anu ne fa il capo,' deediè il perfido ntnaragUo Ma|one favorito del rey V area metto in ditfrasia di lui (a). Motsero pertanlo qaetti baroni una fiera iotlevanone in Paglia contri del re Gu^ielBio« Al prìncipe Roberto riutci di rìcu-^ perare Capaa col suo principato; air altro Roberto di prendere Saetta, Tiano e la città di Bari, il caii cattalo foce egli spianare. Il conte Andrea t^impadro*. ni del contado d* Ali6. Arcano etti baroni sul princi* pio tenuto lattato con Manuelh imperadore di Co- stantinopoli, per tirarlo in qoetta goerra : occatione de lai totpirata molti anni addietro (3). T* entrò egli dunque a braccia aperte, e tpedì in Puglia Michele Paleologo, quel medetimo che in Ancona fece V am- bitdata all^ imperador Federigo, con gran tomma di danaro al eonte Roberto e agli filtri baroni, acciocchà^ ataoldattero gente e facettero guerra al re Guglielmo.^ Blando inoltre una fiotta comandata da un Sebatto^- la quale t^impottettò di Brinditi, a riterva del catteW lo. Tutte le altre città marittime t* accordarono col Grreci e eoi tuddeto Roberto conte di Loritello. In*- fomma ai tottenn^o in ti fiera tempetta alla divorio--

(i) Guillelmos Tyriut I. i8, e. a. Cardio, da Àragon. .

in Vit. Adrian. .IV, P. I, T. Ili, Rer. ItaL Anonym.

Gassinen. in Chrcn. (a) Hago Falcandoj in Ghroo. (3) aomaataot Salerò, in Chroo. T, VII) Rer. Hai

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to, TtojA) Melfiy e poche altre 4Àttà. è intlBUa fertu Pev aectlerar maggiorvenle 4^ekta impreia.taHMie éa Aoma p<tpa jàdtianoi (i) aceomjpàgimto da BMiito flcUère d^ armati, e deca la HeaU eli s. Uichde cb se^ tsBobre arriyò a S. GenoiaBe, dove Beberio éi MHive principe di Gapua, e gli abri ìmtom gE giocatofto i^ deità ed omaggio. Di la paaèò e BMWTentO) e per tutte quelle pacti lu.rioenocciQta k dìlw sotrmtà. Intanto dogeato cavalli milanesi eoo dogento irati, appena partita da Piacenza Federige (2), entranme. aella distrutta città di Tortona, e ¥Ì si afibnaceao meglio che peterono^ Y' accorsato i Pàtesi eolla lore atmata (5>; ma o perchè nota si attentarono, a per* ehè il merchese di Mok>£Brrati» per suoi segreti fini G diaaclase^ se ne tornarono indieTro coUe pit4ea^ aa4>> ck>. Grò udito dai Milanesi che dianù. aveano richia* la&ito da Tortona qliei corpe di gente sènza essere stati abbiati, sentendosi animali a soccorrere una dttà che per loro amore s^ era aaèrificata, nacque in loro gran voglia di rifabbricarla^ e. a questo fine ape* direno colà le genti di Porta Ticinese e Tercellina, che si diedero a riaaetttre in .piedi le mura* Successi- ▼amante fi mandarone^i sokhti di due i^tre porte. Va eccoti nel di a5 di maggio V esercito paTesb Tentre a troTarlL Uscirono in campagna i Milanesi e si aflBron- tareno co^ nemici, ma infine toccò loro la mala fortu* na e il dare alle gambe con lasciare in preda de' Pa- Teii tatto 0 loro equipaggio, oltre a motti uccisi 0

(t) Cardia, de Aragoo. in Vita Adriani 2V.

(a) Sire Raul, fiist. T. VI, Rer. Hai.

(a) Otto Morena Hi3tor. Laudeai* T. Y^Rar.llal..

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f rèìi. In questo fi^ d^armt eoi HHànni n ti^oròr lt> itteiso Ottone Morena ittoiice. Nel dk segoente £ed#- i Ptfvefi 110 fiero ectalto ella dita) e v^ eÀltraroàtr «iche àne bandiere d^eeti, ma intano respinti »eon liravora. Estendo poi tornati a Pa?ia i nennci^ attè^ acro i Hitlanesi a rifer le nrart e le fiosso di Tortona^ tntte alle loro Vfese. E questo patsaTa in Italia. Dte^ che fu in Gennmia r aagpsto Federigo (x),rila metà cK ottobre tenne nna gran iSeta in Balbbòna^ dova diede il possesso della Bavièra ad irrigo Le^i^ estense-guelfo duca di Sassonia, e aaimise air udien^ «e TÉbaUo vièscoì^ di Veròtoa) inviato dalla sua dttà « s<:usarM ed umiliare. v^andò indarno. In gm^ Ham^ dice Ottone da Frisìnga) recepta est F'eromK ^ant tt magnam pecumam dedit a€ mihtiam^ fitam Caberù posset^ contro Mediolanens$s ducere sacr^^ mento firma^it.

( CRISTO MCLvi. Indizione IT. Anno di ( ADRIANO IT, papa 3.

( FEDERIGO I, re 5, imperadore a.

Ndla primavera di ques^anno Y imperador Fede'*' 'rig(9 ceiebrò io Wirtd>ttrg le sue nozie con Beatrice figMoola di Rinaldo conte di Borgogna (a) , che gfi portò in dote molti Stati* Vennero in quegli tempi gli ambasciatori del greco angusto Manuelto Comneno 9 ma non fbrono ammessi. Curioso è il motivo cbe ci viea qui narrato da Ottone frisitigei^ , per cui svaid fotta la precedente amicizia e confidenza che passavi

* (i) Otto Frisingensls de Gestis Frider. X, I; a, e. 2g. <^ (a) Ibid. I. a. e. 3o, , . . ^

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AAflJUUS U ITJU^XA

tra i due imperi ooidentale ed orientale. Sia Tenta o bugia, fa raj^reliraatato.a Federigo, che i Greci, aUor-4 die ^ passò da Anoona , aveaiio destramente oolti^ una kttera sigillata col sibilo d** esso imperador Fe^^ rigo ( quasiobè ninna di queste lettole si consanrasse nella corte di Còstai^ìnopoli ) , e sperano serriti di qud sigiHo applicato ad dfera carta , fingendo che Fe^ derigo avesse concèduta al greco augusto laCàmpsÉmi- e la Puf^ per tirar daQsi sua i popoli di quelle eoa* trade. Con qae^ frode e con gran pr<^isione d* oro guadi^ni^ non podii baroni della PugUa, sperano hX) ti padroni di un gran tristo di paese , e specifldmenlp di Bari capital dalla provmoia, do!?e era morto Miche- k paleologo condottiere di quella impresa. Corse an» che voce in Grermama che GugUtìmo re di Sicilia ibs- se o mancato di tita o impazuto. £ infatti abbiamo da Ugone Falcando (i), che Guglielmo aell^anno ad- dietro per artifizio del suo disleale favorito ed ammi- raglio Majone, se ne stette come chiuso nelle stanze del suo palazzo in Palermo, senza dar udienza a du che sia, fiiorchè ad esso Majone e ad Ugone arcivc" scovo di quella città. Ora benché Federigo odiasse non poco il i^CrugUdmo, pure più rabbia, in lui cagionava fl vedere che i Greci, pc^enza maggiore e capace di hr maggiori progressi in ItaHa , avessero usurpata la Puglia^ e però chiamandoli traditori, già si disponeva a ^ornare in Italia per muovere guerra coatra di loro* Ha .dacché Uitese che Gu^iehno era viyo e sano di mente, e che altra faccia fiveano presa gli afiàrì di Pur ^a, siccome dirò fra ppco, sm(mtò da quel disegno, e solafnente rivolse i suoi pensieri contra dei Milanesi (i) Hugo Falcandai in Gbroa* , , ^

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à V ir o ucLfu '1^9

^he erano io saa disgrazia, con lare i preparamenti ne* cessar! per tale impresa.

Ora è da seqpere che , per attestato del suddetto 'lJgonelÉ*alcando, molte trame fìiròno fatte dal menzìo- nato Majone contra di non podìi baroni d^ Sicilia , ì quali giunsero a ribellarsi con gran confusione di cose in Palermo e in al&i luoghi. Servirono tali sconcerti a svegliare V addormentato Guglielmo , die non arnvò già per questo a conoscere qual mostrò egli tenesse ap- presso nella persona di Maione. Risaputo bensì final* mente il grare sfasciamento de** suoi affari in Puglia , si applicò tosto al riparo. Il suo primo tentativo fa iquello di rimettersi, se tea, in grazia àìpapa Adrian no (i), e tanto più perchè si venne a sapere che l'im- perador greco facea proposizioni ingorde di danaro al medesimo pontefice per ottener tre città marittime, con promettere ancora di dargli tali forze di gente e d^oro, da poter cacciare Guglielmo dalla Sicilia. Tenuto dun- que a Salerno, inviò al papa il vescovo eletto di Cata- nia ed altri della sua corte, con plenipotenza di far pa- ce colla Chiesa romana, offerendole il danaro esibito dai Greci, tre terre per li danni dati, omaggio ed ub- bidienza e la libertà delle chiese. Non prestò fede a tutta prima il pontefice Adriano a queste proposizioni, e per chiarirsene inviò a Saremo Ubaldo cardinale di s, Prassede. Àccertossi egli tutto essere vero, e il papa trovandoci del vantaggio, inclinava forte alla concor-^ dia, se non che gli si oppose la maggior parte de^ car-^ dinali che macinavano nella lor mente delle inusate grandezze, in maniera che disturbarono tutto il nego* zio. Ebbero bene a pentirsi della lor ingordigia , e a

(1) Cardia, de Aragon. in Vita Adriani IT.

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^ovaro che cbi si esal^ »wk ipailli^, « i^ si uii^n «■erra esaltato. Il re Guglielmo, njyppso insidine m^ pode- IHMO •sefcUo per mare eper ì^rm (i)iajBPjò %U« Toltt 4i Briii<}i#i, oimiipfU» *a' Gr«d, dove #i ittiròt-Ro- l)^rf<> coni0 iilmiitìioi <ion venire a B«q9T^Io. S leneTa |utta?ÌA il caitallo pcAfe. Aff^diata quella città, ji QrBcì co^ PqgUeù uftdur Qbo in ^ea^po «peHo e die» .d^ro l^^glia. Bv^ò uo pezzo dubbio«d jl Goo9l>atti» m^oto \ ma io fioe la vittoria si dichiarò io favore .<3uglieUoo. Molta oobiltà de* Greci la iri presa «dio- viata neUe carceri di Patecmp ; grao bottioo di daoa- ro e di oari (u Jbtlo, e ftacquistata la oiltà nel 2S di maggio. A qoo pochi; aoeora de' barooi pugliesi ri» belli toccò la disgrazia di cader oelle mani del re Tolta fu ad alcuoi la vita, ad altri la rista. Ciò fatto, marciò alla rolta di Bari col vittorioso esercito. Usci* rooo i cittadini ad iooontrarlo seoz' armi e in abito ^ penitenza, chiedendo misericordia. Altro non otten- nero dal re, troppo sdegnalo per lo smantellamento della sua cittadella, se non lo spas^io di due giorni per uscir della citlà ccm quanto poteano asportare. Dopo di che spianate prima le mura, fu quella dianzi sa* perba, si popolata e ricca cUtà ridotta io un mucchio di pietre, e diviso il suo popolo in varie ville. Un si bigrimevole spettacolo fece che n<>n bardarono le altra città della Puglia peidute a rimettersi in grazia e sotto il dominio del reGuglielmo, il quale cointinuò il viag* ^o sino a Benevento, dove i più de"* baroni suoi rw t>eili s^e^ano rifugiati.

T^ paura mise il suo av^'icioiirnieoto a Roberto

Is) Romuald. SsUrn. ia Ghron. Àaoojm. Gassioen. io 4QhrQQ. Jobano. de Ceciiso^o.

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/k V 9 9 M^TI. I9S

fHmìpé fi Gspvia, dìmofantfr ii^ isssa cHA Bene* ^mAo , cbenaa cf adendosi sionro pries« la foga* Ma nel patMre il Grariglnfio, te«9gii untggoalo da Ric^ cardo deir Aqoila conte di Fondi , jki preso epot -consegnalo a^ GugHetoo. Con questo ira^mento Ri<> <»rdo rientrò in graua del ; e fioberto inviato pft^ ^ione a Palermo ed abbacinato , fini poco appreHO xielle miserie la sua TÌta« S* interpose il pontefice Àdriar iK) che ai trovava rn Beaevento anche egU , per sal- vare Roberto conte di LoriteUo^ Andrea conte dr En- |>ecanina, ed altri baroni che erano presso di kii chia«- si in quella città , ed il re si contentò di non mole* «tarli, piirchè uscissero fuori del regno : graua di cui non tardarono a prevalersL E allora fu che esso pon» lefice, chiarito delle umane vicende , e pensando al ano stato, mandò egli stesso a ricercar quella pace , per Cui pochi mesi prima era stato supplicato. Inviò dunque i cardinali Ubaldo di s. Prassede , Giulio dk #. Marcello, e Rolando di s. Marco al re Guglielmo, per avf ertirlo da parte di s. Pietro di non offendere Benevento, di soddisfare per li danni dati , e di 4ion- servar i suoi diritti alla Chiesa romana. Furono essi benignamente accolti dal re , intavolarono il trattato della pace, e dopo moUi dibattimenti fu essa conchiu* #a. Mediatore fra gU altri ne hsL Romoaldo arcivescovo 4i Salerno, quel medesimo che ci ha lasciata la sua Sto« fìa, da me daU alla hice. Rapporta il cardinal Baro-' IMO (i ) ildiploaa del re Guglielmo^ che contiene le oon-i> dizioni deiraocordo, e con esso a' ha a confiro«tare eia che ne scrivono alcuni moderai. Si obbligò il papa di « concederei l'inveMitura del teg&o di Sicilia yM it) Baraa. Anoal ad hnop ABnoiiu

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bacato di Polita, Mprìiieipttto di Capat^BspoU, Sa- lerno a IMfi , siqcanie anaor» dalla Marea e dtU^altro -paesa oh^egli dovaa avare di qua daMarsi ; e il re ti obbligò a pretlarfli omaggio cootro ogni peraona, e a parargli fedaltà,coii pagare ogni anno itceftao di sei- ^aato schifati per la PagUa a Calabria , e dnqacento per la Marca: cose latte eseguite dipoi ndla chiesa >di s. Maraiano inori di Beiie?ento, do?e aUa presenta di molta nobiltà a pop<Jo diede Guglielmo il giura- mento a' piedi del papa, e ricevette rinvestitura. Sotto il nome di Marca è da vedere che paese fosse allora disegnato. Forse quella di Chieti) non osando io spie- gar eiò della Marca di Camerino, che è la stessa eoa quella d^ Ancona e di Fermo. Confermò papa Adria- no IT con sua bolla, riferita parimente dal cardinal Baronio, la concordia suddetta, concordia nondime- no che dispiacque ad alcuni de^ cardinali, e molto più ^al^imperador Federigo che si vedea precluso con r adito alla meditata guerra di Puglia. Di grandi re- gali in oro , alrgento e drappi di seta lasciò il re Gu- glielmo al papa ai cardinali e a tutta la corte ponti* fioia (i), e poi se ne andò. Da Benevento venne il papa alla volta di Boma, con passare per Monte Cas« sino e per le montagne di Marsi. E perciocché la *)BÌttà d* Orvieto , per lunghissimo tempo sottratta alla - giurisdizione della Chièsa romana, era tornata alla sua ubbidienza, volle il buon pontefice consolar quei po- poli colla sua presenza. Con singoiar onore quivi ri- cevuto, alla venata poi del verno passò alla volta del- l'ameno e popolato castello di Titerbo, e di a Ro- ma, dove pacificamente allaggid nel palasao tatara* <i) Cardio, de Aragou, in ViU Adriani IT.

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A N H 0 ilCLTI. 198

netise. Neff anno presente i MilBnesi, ricevuto qual^ che rinforzo di gente da Brescia , continuarono ìà' gaerra contro ai Payeti (i). Presero loro vari Inoghì, e fra gli ahri il forte castello diCeredano, non avendo osato i Pavesi e Novaresi, benché usciti hi campagna con tutto il loro sforzo, di venire ad alcun &tto d^ar- mi, di tentar di soccorrere quella terra che poi ha spianata. Andarono ancora i Milanesi nella valle Lug&no, e suggettarono circa venti di quelle castella. Seguì ancora un conflitto fra essi ci Pavesi , in cui ebbero la peggio gli ultimi. Sludiarònsi in questi tem- pi i Piacentini (a) ^ fortificar la loro città con buone mura, torri e fosse, ben prevedendo i malanni che so- vrastavano alla Lombardia peif la ribelKon de'Milane- si. Intanto diede fine a* suoi giorni Domemco Mo- rosiniào^e di Venezia (5), in cui luogo fu sostituito ritale Michele II, ì\ quale non tardò a fer pace coi* Pisani. Neir anno presente ancora , se è da prestar lede alla Cronica di Jacopo Malvézzi (4) , » Bresciani per cagione delle castella di Volpino e Cereldlo mos- ae^o guerra ai Bergamaschi. Vennero alle mani col- r esercito Jessi nel mese di marzo vicino a Palusco; e insigne vittoria ne riportarono col fer prigioni duc- inila e cinquecento Bergamaschi, e prendere il loro principali gonfeltìn^^he portato nella chiesa de' santi Faustino « Giovito, ogni anno nella gran solennità si ipiegava. Air incontro fecero i Genovesi pace e con-

(I) Sire Raul Hist. T. VI, Ber. Ital.

<a) Aonales PUccntini T. XVI, Ber. Ital.

(3) Dandol. in Chron. T. XII, Ber. Ital.

(4) Malfecios in Clwron. Brixian. T, XIV, Ber. U4< MCEÀTORi, voL. myiu o,,,edbyG. *^

104^ àfifèU hi UTAUA

C9rdia cc0^ Qv^Ubfkwjf diSicUia (l)^ e lor ne Tenne <}olt9,,fgnttigia od. fMUHV.

h . ; t •- . . *

ri/, < . ( CBI&yO,p|Cunu IndittOBe v. 4Ì^ di, ( AOIUANQ IV, papa 4. .

( F£DE^IGO I, re 6, imperadore 3.

a - . ,

^ J[)ipp<|P«t^ fi^/^a jédrùiHO aTea, fatte oair augusto ^<Mf^V^.M>A^ do|MmE«di Guglielmo re di Sicilia, «dpW| r€sti|to«on lui i^.^oocaito di fargli guerra, CQsa, qhf J?«derigo i|oa ay^ potato «seguire dopo a!C<?r j^e^a la cpfooa impatta a eagion delle malattie e^^^ta ii#U^.e«^«ito «tto^jrestò forte esacerbato esso ii9P|efafÌQfe . att* adire Bdl\aano preoedeote la pace dai^ di^Lf^pa r QugUalimi qoq «<)oordarg)i il titolo di rQy;saai^ partiei|^ston^ ^cnqa ^d assenso suo. Adi- AD)9 perciò ^ à( allora ^ (omiooiò^ a far conoscere il ai^ <na| talento. contra d' esso Adriano coi qifficultara agU f^^ijmiei del refno germanico di passare alla CQK^pontifictaper ottener benefici, o p«r altri affari. V\9V9 da qqfssta non pkaiola novità Adriano spedi n^ anno predente, due cardiuali, cioè Botando can- ^eUieqe e B^raardo ^el titolo di s. Clemente alla cor- te^.i^sarim (a). Ccvreva ilmesQ d^'oflvbre* e Fedew-. - §0 augusto s** era portato a Besapap^ne per farsi cico* i^Qf^^ padrona del r^gpo della Borgogna, sieeoma* ili Ulti ottenne, areodo iu persona, o per lattere'pre- stata a lui ubbidienza gli arci?escovi di Lione^ Fìetf' na^ Arlts^ i vescovi di F'nìema^ à* j4figftone ^ à* dì- tre città. Era.boncotria a Besanaaa» graaJ»iest«na <^ Caffari Anuàl. Genaeof. L ^ T. Vt,' Rer. Il^' « aadcfjcus de Oest Frìdar« 1. 1 u «ì'S. L

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kH H O MCLTIl. IgS"

per veder P imperadoré, e per affari. V erano Roma- ni, PugHèéi, Tènezmdì, Lombardi, Franzesi, loglesf e S^agiittoH. Fàrono rìcetatì onorerolmeate i legati apostolici, i qaaiì prese nitar otto a Federigo una lette- ra dèt papà, conceputa con grati risentimenti, perchè esso impèraddre non avesse finora' gaitigato quegli scefleràti di Germania , che aveatio prèso e messo ia prigione Ésquilo atcwescoi;o di Lunden in Isvezia ( e non già di Londra , come immaginò il Baronio ]f ' nei ritorno di Roma, con ricordargK appresso la prou* tezza con cui esso pontefice gli area conferita i^ im-*' ' pèriai corona ; del che non era pentito , si penti* rebbe , quando anche majora beneficia exceìlenlid ' tua de rhanu nostra suscepisset Letta la lettera 6 * •pregata a chi non sapeva il latino, si alzò un gran bi» - fibigtio néir assemblea a cagione de^ termini fo^li ia- €ssa adoperati, ma principalmente per quella paróla ' d? beneficia che fu presa in senso rigoroso, quasiché ' adoperata nel senso de^ legisti, presso i quali significa! ' Jeado^ volesse il pontefice far sapere che T impera* ^ dorè dalle mani del papa riceveva in feudo T imperio. Diede motivo a tate interpretazione T aver veduto in Roma una pittura, rappresentante nel palazzo late* ' ranense l' imperador Lotktrio a^ piedi dd papa, coo^ ' questi due vèrsi sotto :

HEX VENIT ANTE FORES, IVRANS FRITS VRBIS HONORES,

POST m>MO FIT PAPAE, SVMIT QTO DA«TE CORONACI.

" Quètt'Aomo vuol dire vassaìh. fa fctta do^^^ ^ianza cojlo stesso papa Adriano che avea prometeo di farla cancellare. Uscirono parole calde su qtoHo

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X9^ AVVILI B^TILU

neir atfcmUe», e s* aamentò il fuoco, perchè dicono avere risposto uno dei legati : A quo ^rgo habei si a ìdomino papa non habet imp£rÌMun ? A tali parole po- co mancò che Ottone conte palatino di Baviera sgoai- oala la spada non gli tagliasse il capo. Qaetò Federi- go il lamolto, e poi diede ordine che i legati fossero «dessi in sicnro, acciocché nel di segaente per la piò -corta se ne tornassero a Roma. Notificò poi esso 4111- peradore quest^ avvenimento con sua lettera sparsa per tuttala Germania, lamentandosi del £itto dei le- ggati, e del poco rispetto a lai mostrato dal papa, con aggiugnere esserti trovati presso quei legati non pochi fogli in bianco sigillati , per potere a loro arbitrio scrivervi quel che volevano, per accumular danari e spogliar le chiese del regno. Si vede che tanto il papa, quanto Timperadore erano inclinati alla rottura. LV vere II papa dalia sua il potente re di Sicilia > il &eea _ parlar alto ; ma questa loro concordia quella appunto * era che a Federigo maggiormente movea la bile. " mancavano i baroni pugliesi rifugiati colà di accender- " la Tieppià^ con isparlar dappertutto del papa. Ottone 'da S. Biagio (i) mette V avvenimento suddetto sotto l' anno 1 1 56, ma Radevico scrittore di maggior pe- so, sotto il presente.

Durando tuttavia la guerra in Lombardia , i Mi- lanesi, fatto un grande sforso centra dei Pavesi, con qualche aiuto ancora de^Bresciani, e dato il comando deir armata a Guido conte di Biandrate, nei mese di giugno portarono alla volta di Vigevano, terra insi- gne de' Pavesi, alla cui difesa si erano posti GugìUU mo marchese di Monferrato, Obì%%o Maìaspina mar- (i) Otto de Svicto Biasio in Chron.

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A W II O MCLTII. ^f

ebesé che do?ea aver caiigiata casacca, ed altri bato<7 ni (i). Distrussero il castello di Gambalò, assediaros no dipoi Tigevaoo e tanto lo tennero stretto , <ìh^ per mancanza di viveri lo strinsero alla resa e dipoj lo spianarono. Segui in tal congiuntura un accorda fra i Milanesi e Pavesi , che durò ben poco. Ottono Morena scrivale per colpa de^ Milanesi , e Sire Raul per taancamento de** Pavesi Perciò il popolo di Mir lano, che era tornato a casa, di nuovo usci in campa*- gna, e passato in Lomellina, fertilissimo paese già tol- to dai Pavesi ai nobili conti palatini di Lombardia , il diedero a li^bbricar la terra di Lomello , capital^ allora di quella provincia. Nel medesimo tempo ma§- giormente accalorarono il rifacimento e le fortificali V ni di Tortona, di Cagliate, Trecate e d* altri luoghi.; fecero di buone fosse a Milano, dimanierachè per at* testato di Sire Raul, in tali fatture e nel rimettere dei fortissimi ponti sopra i fiumi Ticino ed Adda, spese- ro più di cinquantamila marche d^ argnoto purissimpr Si mouero contra di loro in quest'anno i Cremone- si ; ma senza alcuna impresa di rilievo se ne ritorna- rono alla loro città. Intanto gP infelici Lodigiani , se- condo r asserzione di Ottone Morena , storico con- temporaneo di qneUa città, furono con aggravi nuQvi maggiormente afflitti dal popolo di Sfilano. Non si sa - che in quesl' anno il re di Sicilia Guglielmo alcufia r Bopreta fiieesse. Perduto ne* piaceri e ritirato ^tV < suo palagio di Palermo, lasciava le redini alPindegijlo . Mtfjgne suo ammiraglio \ il quale gli dovea lodaTnla /fita ritirata losauriosa dei Sultani turcheschi ^ ner

(i) Sire Raul. Histor. T. VI. Rcr. Ital. Otto Hof svu Hiitori Landeiai,

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larla egli intanto da re e per continuare m qoeifi tempi la persecuzione contra di qualunque bfurone si- ciliauo che fosse, o paresse contrario a^ suoi volcxi e disegni. Ma nel mese di noTembre Andrta conte di Rupecanina (i), uno de^ baroni di Puglia ribelli, che dianzi era fuggito fuori del regno, yi tornò per foglia «oas sima mente di vendicare il tradimento fiaitto a Rq» berlo principe di Capua da Biccardo dall^ Aquila conte di Fondi. Uni egli una piccola armata di Koma- ni, Greci e Pugliesi, e con essa entrato nel contado di Fondi, lo prese insieme collii città d^ Acquino , e bruciò il traghetto do?e tradito fu il suddetto princi- pe di Gapua. Confermò papa Adriano in questo an- no/^ idus novembris^ stando nel palazzo lateraneoH se, i privilegi a Guifredo abate del monisteco di aaa Pionisio di Milano , come costa da sua bolla da dm data alla luce (2).

( CRISTO MCLviii. Indizione vi. Anno di ( ADRIANO IV, papa 5.

( FEDERIGO I, re 7, imperadore 4.

^ L^ anno fu questo, in cut Federigo imperadore determinò la seconda sua venuta in Italia^ per doma-* re i Milanesi, Bresciani e Piacentini ribelli alla tua corona. A questo fine mise insieme un potentitsimo «serctto, e ne fece la massa ne^ contorni d^ Angusta* Erano tornati a Roma i ^ue cardinali legati, ri- ti) AnooyiD. Casùneosis in Chron. Johans. de Geccaoa

ChroaicoD Fossae novae* (a) Antìqait. Italie. Dissert. 70*

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tnanAfli iadi«lro ddlMttpereddr ¥tèerìgà <i>, éà e¥ea«io demplala la eovte ponli&éìii di kioéotì p^ raBroBtolor Utt^itt Otrmafaia. Fa divUo* il ' defrb romano ; 1' atta parte aceusata é} wA «ondotta i te^ fati, eon dar ragione airtoiperadore^ie 1' attra^aeéli^ fttfB il loro operalo. Sopra di papa Adricfàò fcitfse una lettera agii aroiipes^oti e Tetoofi •di Ger^ taania, gravida benai di lamewti per lo strapazco hVHb ai tuoi legati; ma eoo raeboniandai^ che placasiero^ mettessero la miglior sea^ro Ttaiperadore. Att*ia^ oootro quei prelati gli iaWaroao ana risposta asMil Ttgorosa ia dUesa delta digaità kapmalé, H1evan<^ soptattatto rioseleota di •qae'*v«rsi'e di quella dipiei^ tura che dioamma osseraata ael paltaia lateratiema^ la quale noti dotea per aoohe essere ^tata abolita, ^ toeeaado anche ^ aèmi ed aggravi introdotti nella ehiese della Germania dai ministri d^Ma caria romanai Perciò il saggio pontefice, adendo che Federigo si preparava per tornare cotte armi in Italia, giudicai me^a-di smoraare il nato incendio 4H>a inviare in Genaania due ahri legati più prudenli, cioè Arrigo eardinàìe de^ santi Nereo ed ÀehiMeo, e Giacinta cardinale di s. Maria della acaola greca, cKe per VMiglpe Corano preti, spogliali e posti in prigione dna conti del Tirolo* Furono poi lilasciati, ed ArH^ g9 il Leom^ data di Baviera a Sassonia, lece poi un*^ asamplafa vendetta di qna^ «obili masnadieri. Trovai nono questi legati Federigo ne^ contorni' d^ Augusta^ ad ammaasiall^udienBa, gli parlarono con gran rive» rana, a pretei^rongH una lettela mananétà del papifc Inetia egli spiegava la parola iina^ràns, dicbhora»- Jt) ai|devÌGas4oGfst.Fildliia^lib»i,Q.tJiv - ^

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^0 ii no» avfr.viai pr«^#»9 ,cb« V tsip^0 foaie mi |eado. BaMò qcMStP ^ «ulnare l' di Fedmgo; «d ivrcfqdp qgli poi^$ dato buaa 4fftlo ad alcone dilrè iàìfifraase €he.fM«iST»ttf firn lui eja corte di Bl»u^ ii;^ ristiilriliU U ?«€«»' e i legiU contenti . e nobiknenf ragalatiy te. ne ritornaìfooif» a Rojna. Awa già T «of^ ^Ffsdefigo, «pelili in vltalia-per precoFtori aUaaon ^nuta Min^a'iUo^ twesUieré e Oitone corde del {Milano. Qaeati ?jn«o la Chtiua inU^ Adige s^uapar* Bronif ono del caateito di Bif ola, importaaie per la si* euresz» del patiamo deU^ affinata. Ginnti a Cremona, qmì lesinerò ìyn gma parhmento^ el qnale interiren* pero gli arci?6$coTÌ di Milano e Ravenna, qui&^ki vescovi e moki laMcbeai, «enU e eooaoli delle città. Visitarono dipoi V esarcato di Ravenna, e.nell^ andare mUa volta d^ Ancona, acoprifono che i Greci, i^ora dQnùnanti in qualla città, assoldavano gente «otto pfeteslo di Yolere &r ^Mrra a CrugUebno re di Sict« lia^ ma infatti con disegno d^ impadroiursi di altre ipttà mariltime. detl^ Adriati<»>. A. man brga spendev»-^ no oostoro, .e però vi eoncorrea popolo da tntle le bande; I legati incoalratbi camminò con GugUei^ me^ 4^ei/^raiier^r( vuol dire Radevicot^^iii Trwer$4t^ ^0 >, il più n0hUe dei Ravennati, gli fecero tal pavua, el^e i^on pensò; più a tuafttar coi Greci. Arrivati poi H^e vicìoiMne ti^ Ancone eon un drappello d** àraiali, ne chiaqpnrono fuori i ministri del greco angusto, e f^o»ro (orp t|n(| calda ripassata con varie mtnacce^tin ^sg ^Iq (;he i medefin^ stentarono ad iseusarsi. Db- pcj{pià(.^en ^^neco ^que^ legati a rìponre inModeaa. •DfcvilelK) in vari .corpi .riminenso ano ^esercito. Fe- derigo pnta ^e intiò in Italia pd Fjàuli} parte pei

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Mongivì, altrrper Chiavenna e pel lago Ai Ai Comcfl Calò egli stesso per la valte di Trento col fiore deP r armata, seco condacendo Uladislao duca di Boe4 Odia, a cui poco prima atea conferito le inségne e il titolo di re, Federigo duca Ai Suevia^ figliuolo ' del re Corrado, Corrado conte platino del Reno suo iVa-^ tello, con Tari arci?e8co?i, marchesi e conti.

La prima citta, in cui sul principio del mese di luglio si scaricò questo terribil nembo d^ armati, fu Brescia. Benché forte di mura, benché protveduta di gran copia di forti cittadini (i), fece ben qualche op* posizione sulla prime al re di Boemia, che non tardò « devastare i suoi contorni ; ma giunto che fu V inr* peradore in persona, e fermatosi circa quindici giorni in quelle parti, con saccheggiare e bruciar molte ca- stella e ville, mandarono i Bresciani a trattare d^ ac- cordo ; e con dargli sessanta ostaggi e una grossa somma di danaro, si procacciarono il perdono e la pace da Federigo. Se rogliam prestar fede al racconto deir Urspergense (2), pagò quel popolo sessaniamilà marche et argento ; ma forse quel sessanta cade so- pra gli ostaggi, sembrando eccessiva una tal somala, giacché vedremo in breve quanto meno costò ài fiff-ì lanesi il loro accordo. Stando sul Bresciano pubblicò r augusto Federigo le leggi militari riferite da Rade- ^co (5), ed intimata la guerra contra di Milano, fa consigliato dai savi e dottori d^ allora a citar primi quel popolo, per poter proferire legittimamente' la sentenza contra di loro. Comparvero gli avvocati mi-

(1) Otto Morena Hittor. Laadens.

(2) Abbas Urspergens. in Chron.

(3) RadeTicBi de Qa\, Frìdcnci I,4ib. i, c.a& '

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lnQi^i, ftfbdcrorDBO Uggì e parsgrsfi con gtnxìàt ef** gaeoa^a \ «a» a nqUa ser?!. Fecero iMnùon* di molto panerò air imp^radore, ^i r^ccomandarQiio à quaoli principi ivi eitoo : tutto indarno. Convenne loro tor- narsene eoUe mani vote, e nel consiglio de* più va- lenti giurisconaalti d** Italia chiamati colà, fa proferi- ta contra de^ Uilaneai la santenxa^ e tutti messi al liando delllmperio : IncanuninoAsi dipoi la iormida- bil armata alia volta dell* Adda per passarlo (i). Non y*era che il ponte di Cassano, per cui si potesse tran - pitare ; ma dalP altra parte del ponte v* era un buon ^rpo di Milanesi con assaissimi villani alla guardia : sicché si credette disp^ato il passag^o. jUa venendo |t re di Boemia e Corrado duca di Dalmazia ali* in^& dietro ilfiqme,parve loro d* avere scoperto nn bel guadQ; esenta petosarri piuccbè tanto, spins^o I /ca- yalli jpeir acqua. Molti se ne annegarono, ma molti fmcQra salirono felicemente ali* altra riva. Tisti costo- ro di dal fiume, e portatone 1* avviso ai Milanesi che ctistodiv^no r^tra testa del ponte ; ad^o, buoii prò a chi ebbe migliori le gambe. Allora con tutto suo comodo passò Timperadore eolla nobiltà per qnel ponte. Passò anche p^rte dell* esercito; ma sul piò bello una p^rte d* esso ponte pel troppo peso ai rup» pe e precipitarono in acqua molti cavalieri e fcndie^ ^u Quei poscia che erano già passati^ incalzarono i (uggitivi milanesi, ne uccisero alquanti, e molti ne fe- cero prigioni. Ingrandì poi la fama talmente questo passaggio, che 1* abate urspergense (2) spacciò essersi accampato Federigo jiix^a Jiumen Padum^ in vece

(i) Otto Morena. Sire Raul, (a) Abbas Urspergeos» in Cbioa.

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fjl dir{)r«sso V^édda^ e che maacsadogit barca da .passarjf, «alito a carallo di un traire, poiteimto di quia e di da aicnneaste, éon pochi passò di là, ed a^ saUti i nemici li mise ia fuga. Dov«a Lo ^lotico pesar meglio si bizzarro aTvenimento. Recato a Milano questo inaspettato avviso, quando si credeva qhe ti fiume Adda avesse a fermare i passi dell' armata nje- mica, riempie di spavento, di lagrime e à'* urli il po- polo imbelle, e cominciò a fuggire una gran quantità d"* uomini e donne plebee, e fino gPinfermi si faceano portar fuori di città. Assediò Federigo il castello di Treszo, e V ebbe in poco tempjo a patti di buoa^ guerra. Passò di su quel di Lodi, ed eccoti com- parire alla sua presenza una folla di poveri Lodigiani in abito compassionevole co(Ie croci in mano, chie- dendo giustizia contra de' Milanesi che gli aveano cac** dati dalle lor case e tolti i loro beni. Era pur troppo la verità. NelP antecedente gennaio aveano i Milanesi voluto obbligare il popolo di Lodi a prestare un nuo- vo giuramento di fedeltà. Erano pronti i Lodigiani, ma vi voleario inserire la clausola saha imperatoris JidèUiatei stante il giuramento da essi Catto all^impe- radore con licenza degli stessi consoli di Milano. Osti- natisi i Milanesi di volere una fedeltà senza eccezion di persone, e minacciando V esilio e la perdita dei beni, amò piuttosto quasi tutto queil' infelice popolo di abbandonar le lor case e tenute^ che di contrawe^ otre al già fatto giuramento ; e si ritirò chi a Pizzi- ghettone e ohi a Cremona, ma con lasciar molti d^ef<- ti la vita in quelle parti per le troppe miserie. Com- passionò forte r imperadore lo stato infelice di quel popolo, e gli assegnò un luogo presso il fiom^ 4dd8;

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Appellato Monte Ghezone, per potervi frbbricare la nuora loro città, giacché il vecchio Lodi, lontano di quattro miglia, era stato diroccato dai Milanesi.

Mentre si tratteneva V augusto Federigo sul Lo- digiano (i), isperaozito ì\ conte Echeberto di Butena di fer qualche bel colpo, senza chiederne licenza, si portò con circa mille cavalieri ben armati fin quasi alle porte di Mflano. Uscirono i Milanesi per diman- dargli colle lance e spade ciò che egli andasse cercati- do ; ed attaccata la zu£Ei, ohe fu ben dura e sangui- nosa per Tuna parte e per 1' aUra, restò in essa ucciso il conte con Giovanni duca di Traversare, il più no- bile dell^ esarcato di Ravenna, e con altri. Si salvò con una veloce riUrata il rimanente de"* Tedeschi. Fer derìgo condannò la di lui disubbidienza, e provvide per r avvenire. Aveva esso augusto preventivamente mandato ordine pel regno d^ Italia (a), che gli atti air armi venissero alP oste per V impresa di Milano. 'Però giunsero colà assaissimi armati dalle città di Par" ma, Cfemona^ Pavia^ Novara^ Asti^ F'erceìli^ Cor moy F'icen%a, Trevigì^ Padova^ Verona^ Ferrara^ Ravenna^ Bologna^ Reggio^ Modena e Brescia^ ^ molti altri della Toscana. Erano allora tutte queste -città del regno d^Italia. Sire Raul h conto che ascenr dessero a quindicimila cavalli, e fosse innumerabile b fenteria. Radevico solamente scrive che T armata pas- sava i fentomila combattenti. Passò rimperadorecon ' «questo potentissimo esercito all^ assedio dt Milano^ te crediamo a Radevico, nel. di 35 di luglio; ma più mi^

(i) Rad. lib. I, cap. 3i. ^

(i) Caffari Annal. Genueni.I. I, T. VI, Jter. Ital. Sire Kaal in Bìston

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A n n u

ritano fede Ottone Morena, che scrive ciò fatto nel di 6 d' agostOi e Sire Raul che lo riferisce al di 5 di et so mese. Intorno alia città fu divisa in vari carnai iq quartieri V armata. Trovav^si quella nobilissima città guernita di forti mura, di altissime torri, e di una profonda fossa piena d* acqua corrente. Il suo giro, per quanto scrìve Radevico, era più di cento stadi, del che io dubiterei. Nulla mancava ai cittadini di va* lore e di sperìenza neir armi per ben difendersi. Fe- cero eglino una sortita vigorosa addosso ai Boemi a e* campati al monistero di s. Dionisio ; e vi fu aspro combattimento ^ ma accorso l' imperadore con altre molte squadre, furono obbligati a retrocedere in fret- ta. Aveano essi Milanesi posta gente alla difesa del- r Arco romano che non era già un castello, come im- maginò il padre Pagi, ma una fabbrìca di quattro ar- chi con torrione di sopra (i)^ composta di grossissimt mairmi faorì di Porta romana. Ti alloggiavano qua- ranta soldati, che per otto giorni bravamente vi si mantennero ^ ma non potendo resistere al continuo tirare de^ balestrieri, in fine si renderono. Colà sopra fiece poi r imperadore mettere una petriera che inco- modava forte i Milanesi ; ma questi con opporne un altra, fecero sloggiare di i Tedeschi. Non pochi al- tri fatti d''armi succederono, che io tralascio. Cresce- va intanto nella città la penuria de^ viveri per la gran gente che vi 9* era rifugiata. Entrò anche una fiera epidemia in quel popolo, la quale mieteva le vite di molti. La Martesana, il Seprìo, anzi tutte le castella e ville del distretto milanese andavano a sacco, scorren- do dappertutto i Tedeschi, con tagliare anche gli al- (i) Radev. Otto Morcn.

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aOO AtinàLt D lTiA.14

beri e (e vki, ib9 pfà dé^ Tt^tÈchì sfogando i Wèimà « Cretoonétii rihìàa ìoto conCro le ease e tediHè de^ eriialt ntfilaQen. In titfe (tato ti trorara hi dibeii dttà, qaanda Guido conte di Biaiidrate, àom^ np- gio^ e cBe ^er ronoratezcar sua era egualmente amate e siiamto da^ Tedeschi, che da^ Mtbtiesi, etterato iit città, coti tal Ibcoridia perorò, che indusse que^ citta- dini ad implorare la mfsericordra deH^ augusta soTra» no. Tennero dunque i consoli e primi della dttà a trorare il re di Boemia e il duca d^ Austrta, i quali inrterpostìsi colH imperadore ottennero il peMono e h pace , coHe condizioni che Raderico distesamente riferisce (i). Le principali furono di lavare ra liber- tà Como e Lodi ; di pagar novemila marche d* ar-. gento, in oro, argento o altra moneta (3) ; di dare trecento ostaggi; di rilasciare i prigioni ; che i consoli farebbono confermati dalP imperadore ; che il conra- na a Sfilano dimetterebbe air imperadore le regalie, come la secca e le gabelle ; che si rimetterebbono t Cremaschijn grazia d^esso augusto, col pagamento di centoventi marche. Sottoscritta che fi dalle parti questa conventione nel di j di settembre, V arcive-» icoTO e il clero colle reliquie, < consoli '\^ nobiltà, in V9$ie positiTs, coi piedi nudi e colle spade sopra il colto, e la plebe colle corde al collo, vennero nel <& •egueùte a chiedere perdono al vincitore augusto (3), il quale s' era allontanato quasi quattro miglia dalla dtlà per maggior &sto, ed affinchè passassero i sup-

(1) Radev. de Gest. Friderici I, lib. i^ e. 4t. <2) CafiTari Anoal. Genaens. I. 1, T. VI, Ker. Itaf. (3) Abbas Ùrspergens. io Cbrouic. Olio Morena Hist. ' Ì4U2d. T. VI, Ecr. Italia

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A » Hf O MCLTIli. IÌ07

tilioherolì per mezza ai soldati sfilati per tutta h sira* da. Faroiia poi rilaacfati dai Miladesi t prigiofii, fra i quali si contarono mille Palesi. La bandiera delf im-» pèradore fu alzata nella tof ine della metropolitana di Milano, che era la più alta di tutte le fabbriche di Lombardia.

Poscia portatosi l'augusto Federigo apudWodoi^ eum^ sedem regni italici^ eoronatur^ cioè a Monzai Giudicai io (i) una Volta che queste parole di Rade-* fico indicassero conferita allora corona del regno Italico a Federigo ; ma secondo le osserraziotti fatte di sopra., altro non vogliono significare se non che «gli comparve iti pubblico colla corona in capo. In die nativitatis beatae Mariae F'irginis imperiali dia* dentate processit eoronatus^ dice P abate urspergen- se. Avea Turisendo cittadino veronese occupato il ca- stello regale di €rarda, volendolo rendere i Vero- nesi alf imperadore, giacché il comandar coHe lettere non giovava , andò^ Federigo colà con un corpo ^ di milizie , e passato V Adfgr cominciò la ostilità net loro territorio: il che è da credere che gP inducesse ad ubbidire. Tolte poi ostaggi da tutte le città del re- gno ; e tutte gf inviarono , fuorché Ferrara. AlP im- provviso arrivò^ a quella dttà Ottone conte palatino di Baviera, e dopo aver ivi regolate le accende, seco condusse quaranta Fernaresi per ostaggi. Tenne poi Federigo in Roncaglia per la festa san Martino la general dieta del regno italico, dove intervennero tutti i vescovi, principi e consoli', e furono anche chiamati gti allora quattro famosi lettori delle leggi nello stu- dio di Bologiid, cioè Bulgaro^ Martino G-ossia^ Ju-

(i) Cofomeatar. de Corona JTttrc^ TilJln«f»lt>iiX«a4ùu

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cppQ ed UffHiB da Porta Raregoana^ tHttt e q«iiMr db oepoli di queU^ Iroerìo, ^ssia Gasf^ieri dM di sq«^ p^ tedesHoo primo interprete d^e liBggitio Bolofoa, Interrogati coetoro, di chi fossero le r^(ìe^ ó^kx diM^ c^tl, t marchesati, le ci^ntee^ i consolati) le zecdie, i dazi, le gabelle, i porti, mulini, le pescagtom, ed altii «teili proventi : taUo^ tuUo^ gridarono qua" gran dot- tori, è d^ìf imperadore. £ però ninno vi fu di quei* firtneipi e signori, il quale cedendo alla potenza, nof| dimettesse le regalie in mano di Federigo. Egli ne t'^ leneiò utia parte a quei solamente che con buoni do-* Giumenti mostrarono di goderle per indulto e conces** Hone degl^ imperadori. Fu giudicato il resto del fìsco,, Consistente in una. rendita annua di treniamUa talen^ ti. si dee tacere una particolarità,* di cui poscia ftt. fi^Ca strepitosa mennone da molti legisti e storici^. Qoè che cavalcando un di V imperador Federigo ù% bulgaro e Martino, due de^ suddetti dottori, dimandò, loro, s^ egli giuridicamente £os$t padrone de! mon^, do (i). Rispose Bulgaro , che non ne era padrona, quanto alla proprietà; ma il testardo Martino dissa. che sh Smontato poi Timperadore, donò ad esso Mar*. t^ il palafreno su cui era stato : laonde Bulgaro disse poi queste parole : amisi eguuniy guia dixi ae-* quwn^ guod nonjuit aequmn. Guadagnò ben Fede^ rigo con poca fatica il donunio di tutto il mondo. Sa-*., r^eritibe steto prima da vedtf e, se r Fcanzesi, Spagnoo-' li, Inglesi, e molto più se i Greci, Persiani, i Cinesi^ ec r intendessero co^ Ah che T adulazione sempre i stata e sempre sarà la ben veduta nelle corti de|^ fl^ncipi! Pubblicò poscia Federigo alcune leggi per la- (») Otto Marena in Hist. Lsud/ T* W. Rer, ItA ,

' . /, ^5.

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A ir « 0 vetfitt. 90f

Maferrazloiie deHa pace, e intorno al fendi, conrproW lume tpeeialineate P a^eoavone e U lastiar^K allt chiese ; il che operò che non pili da U innanzi agli tfcdetiaitici, le non difficilmente , perreniasero mar* chesatl, contee, castella ed altri fendi. Portate le do» ^ante de^ Cremoiied dei danni loro inferiti dai Pia* centinì, contra di qaestt ultimi fu proferito il bando imperiale. Per liberarsene, convenne loro pagar gros^ «a somma di danaro, ed atterrare i bastioni fatti nei ire anqi addietro alla Ipr città, siccome ancora le aQ^ liehe torri delle loro mnra. Levò inoltre . Federigo Monza dalla suggezion di Milano; ed accostatoti ai jconfini del Genotesato, obbligò quel popolo a pagar inille dugento niar4:he d^ argento al suo fisco , e d{ disQMllcre la fabbrica delle loro mora. Racconta Caf^ iaro (i), uno degli ambasciatori spediti a Federigo 4ai Genovesi, le ragioni addotte in lor favore , per non soggiacere alle rigorose leggi pubblicate aUorii dal fisco imperiale, allegando massimamente le gravi j|>ese occorrenti a quella città per difendere quelle coste dai nemici deir imperio : perlocohè erano e me*» rìtavano d^ essere privilegiati. Si fatte ragioni non fa<> rono addotte in vano. Ma nulla dice Caffaro delle mur^ della dttà, arni secondo lui queste furono per* fezionate neir anno appresso. Grande imperadpre ^ insigne eroe, gridavano tutti i Tedeschi allorché vi- dero con tanta felidtà imposto si pesante giogo agU Italiani ; ma fra gr Italiani coloro ancora che erano ornici deir imperadore, ne' lor cuori ben diversamen^ le parlavano.

(i) Cafiàri Annal. <^enneni. lib. i.

«BlTOBl, VOI. «IVU. ,,^_,^GGO»^e

91 ìkUlTALl D^tTALU '

Cdebrò poi Federigo nd^ città d^ Alba il santo natale ; spedi sAcitìiì de^ tuoi prine){n a mettere i eon^^ 6^ nelle città. Ed «rieiido Irotsfto th^ le rendite de beni della cooteMa Uatilée erano dtate 'asperse e tra- . scorate dal duca ijruélfó sno tio, le ralsc<4se e rendè at medesimo duca, ^ali toeno le imprese ^'Federigo Bacbarossa in questo «Bhfio : pfeiRcipe clie s* era messo . ^ in pensiero di ridurre 1* Italia presso a poco, come era td tempa de- Long<rfyardi e de^ Franchi, per non dire " in ischiavità^ -e che coaiindò a trovar la fbrttma favo- . revold a cosi' vasti dis^m. Neppure la Puglia andò io ^ questi tempi esente daìàe turbolente ( i ). Andrea cónte . di kupecanÌBa, uno de^ baroni fborusciti, di cui pern- iammo di -sopra, dopo' aver preso il contado di' Pondi e di altri luoghi, iatta PeptÈàiia di quest^àimo, an4è alla città di s. Germano, e'sè ne impadronì^ cou far pri^óni . diica dugento saldati del re Cruglieìmb, Essendo fiig- ' ^to il i^sto al momstero dr Monte Gassino, passò colè Andrea, e diede {àù battaglie a quel luog^« L^Aìióbimo . cassineùse-serive, eh^ noi poiè avere. Giovanni da Ceó^ <:ano nella Groniaa di FossanUQVa attesta il contrario *, ma amendue concordano eh* egli nd seguente rftarzo, senza sapersene il motivo, aèba^doAò quelle cont^de^ -e ritirps6Ì ad Ancoim, dsftRdxéUte-dHora ai Greci. ^lò^ -tanto Mannello imperador diesai Greci spedi una'fer^ midabil flotta da Costantinopdi (2), siccome fu cre- duto, a** dandi del re diSièilia. Aveva l'Té Guglielmo anche ^li afiestita una potènte flotta, la quale, sei^ondb'

(i> AnoDyni. Cmmìo. ìq Chrou. Johannes de Ceccano ÌA|

Chroil. F«M»e ùovae. ^ *y '.^

(2) NioeUft ih Bistor. ' ^

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r»sserttoiie 4^1 Paadol^ (i), umata in Bgitto, diede il , iacco alia cktà di TanVosna Tanne «dia foce del Nilo. ' Ma' udko il BiQyiiiìento 'de^ Greci (a), ireime Stefanot ^ «omiragliv» d"* essa flottai fratello ^ Majone, Sri cercai «Kè^'oemici ;^ trovatili aell^ Arcipeiago, tuttocliè ìnfe* . nore di fbrie^ italoroHiaienté gli assali e gloriosamente f(lÌ5€x)iifisse,4)on bruciar molti dei loro legni. Tale era . aUoia H ralore «iaf>oten£a.'de^ Siciliani. Rimase pri* ^iooe, in tal . cohgiiitaoa Costantino Angelo generale della greca flotta, e «io òM imperadore, con Alessio . £<nnnenOj GiomiBni dnca, e moH'^dltra nobiltà e gente che rfu inviata in Siailia. Scorse dipoi la vittoriosa ar- «nata fino a Neg^'pfKMite, a cui diede il sacca ; e dopo «nrer fatto altri mali alte contrade de"* Greci, se ne tornò irion£ai!ite in J&ilia.nd mese di settembre* Servi que«> .. bU Siì^onfitta ad abbassare talmente i^orgoglio deU-augn- tfto Mannello, c^ sospirò da li innansi di aver pace coi re Gug^elmo. A (presto fine ^pedi e^ ad Ancona Jklessio Ausuca^ uomo di gran destrezza, che intavolò ti trattato, e cònchiuse nna tregua per trent^ anni fra esso 'Guglielmo e Faugusto greco: con che si può ere-, àm dM fossero rilasciati i prigióni fatti nella suddetta «eoi^itta.

( CRISTO KcnL.nL Indiatone vu. ÀD^o di ( ALESSANDRO UI, papa i.

( FEDERIGO I^ re 8, imp^adore 5.

HH^fÓrifsifiS std principio di quest'^anBo^ineipi!*^ nuova discordia fra pepa Mariano IF -t V augusto

(ijDjkndnl. io Chron. T. Xlll, Rer. It. ^ooc^le

Federigo. Hadevìco soive (i) \3b% pii^ mòotdicaia ì pretesti per romperla, senza considerare se fosse^ giuste o no le doglianze dello stesso pontefice. Lt- .^nayasi Adriano dei messi dell^ imperadore, che con somma insolenza esigevano il fodro negli Stati della Chiesa romana, e molto più pesche Federigo avesse .cóli" aspra legge delle regalie non solameirte aggravati i principi e le città d^ lidia, mk aneora i vescovi ed pbati. £ intomo a ciò gli spedi una lettera che ìa^ parenza parca amorevole,: ma in sostanza era alcpU4ktD risentita^ per mez^o di una persetta bassa, la quale appena Tebbe presentata, che se la coke. Raseado dovane allora Federigo, Takerigia si potea chiamaioe il suo primo mobile \ pefò gli fumò ibrle questa bravir ^. Accadde che morto in q^KSti ^mtà. ^iastbno nr* civeseovo di Rs^venna, Guido figliuolo ddl conte £ Biandrate, protetto dall'* imperadore^ &k eletto con .voli concordi dal clero e popolo di Ravenna per. loro ar« eivescovor Ma essendo egli cardinale suddiacona ddb dhiesa romana, senza licenza speciale del papa noe 1 poteva passare ad altra chiesa. Ne scrisse per questo rimperadore ad Adriano, il quale rispose ooubdle i parole sì, ma senza volerlo compiacere. Sdegnala Fé- | derigo, ordinò al suo cancelliere che da li innanzi sari- j vendo lettere al papa, anteponesse 3 nome deir impe-i radore, come si facea co^ semplid vescovi : rituale con- < trarìo disuso di più secoli, e ingiurioso tropfK) alla sanU Sede, Due lettere che rapporta il Baronk>.<a) sa chiesto proposito, copiate dal Nauckro, Tuna d4 P>P* air in^eradore, e P altra di Federigo al pontoficc, «

(i) Rade?icas de Gest. Friclerict I, Kb. a, e i5« la) Bar on. in Anoalei Eodetiaftt.

Il W 0 UCLtìt. ili

me sAbrano fatture di qualche ozioso àe* secoli sus* sogucDti, f^por finte allora da qualche sciocco inge- pió. In somma andavaiio crescendo i semi dèlia discor-^ JKa, e tanto più perchè corse roce d^ essere state in- tereette tettene del papa, che incitava di nuovo alla rì- Iteltioiie i IMSlanesi. Prese poi maggior fuoco la conto^ sa, perchè Adriano intló a Federigo quattro cardinali, éaè Oumnanopttte del titolo di s. Cecilia, Arrigo èé^ sèaciti Nereo ed Àdiilko , Guglielmo diacono, e Cfuido òsi Crèma, anche esso diacono cardinale. Pro-' posero qneste varie pretensioni della corte romana,' cioè che Ficoperàdore non avesse a mandare si|oi messi à Roma ed amministrar giustizia, senza saputa del to-» anno pontefice, perchè tutte le regalie e i magistrati ^ Roma sono àA papa. Che non si dovessero esigere» fódro' dai beni patrimoniali della Chiesa romana,- ser noia ài tempo della coronaaione imperiale. Che iSre* éèovi d* Atalia avessero bensì da prestare il giuraménto^ «ti fedeltà alF imperadore^ ma senza omaggio. Che i Bnnzj dell' imperadore non alloggiassero per forza nei paltf^ dei vescovi. Che si avfósero a restituire i po^ ieri deBa Chiesa romana e i tributi di Ferrara, Maissa,' l^heruoio, e di tutta la terra della contessa Matilde, e ifiti^ qitdla che è da Acquapendente ^no a Rbma,' e del ^dIlcato di Spoleti e della Corsica e Sardina. Bispoie Federigo, che starebbe di tali pretensióni al gittcBsiiy denomini dotti e saggi^ al che i lejgati ]^onti-' àc] non vollero acconsentire, per non sottdmeftere il p^tefioe air altrui giudizio. AlF incontro prétélidevaì ;e^ che Adriano avesse mancato alia concordie(4talM-*. i W) per cui ^ra vietato il ricévere senza comuiìFè con^ ilOntimento ambasciatori greci, siciliani e romani; e

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•t4' 40MM IdlfllDIàA.

Stati iti^>9naH senza permksìoii ^delff m^io^òn^ t^ gravando ef&i troppo le cbiefe j e tk^ si nettewie frena tUe ingiuste iqppdlaBÌoDÌ, eoa akre tìmili preteosìoiii e j^rele. N09 si trovò ripie^<^; e Fecbsri^ ■aotftrò ep»« dàlmenie Ml^indifnaziotie della pnna propolmiios din legati) parendogli di ^yeattire im uta^atdor dei llbinani di solo nome e da scena, qqando -se f^ to^ lèsse levare ogni potere e dominio in fioaaà. Intanto^ UStai informato il Senato romano di tpiMe diaften^ioiu^ prese la palla al bako per rimettersi iagraùa di Fede* p§($^ e gli spedi nunzi ohe furono ben ricevuti, con ispréuo e sfregio dell^autorità pontificia. .' Ma da questi ^ai ed imbrogli d4 mondo Temm h morte a liberare il buon p^a Adtiùno IF^ il qtmlc É» si ha da credere all^ abate ur^pergease e a Sire Bftul, avea già concbiusa U^ coi Uilatiesi^ Piaaantini t'Gitaiaschi contra di FedfidgOt meditando anehe di fibninare contra di lui la scomunica. Plissé egjii a mi-r |lior vita per infìammazion di gold nel primo di settembre, mentre era alla villeggiatura di Ani^n^ eoa lasciar dopo di gran lode di pìetày di prudeiiza e di telo, è molte opere della sua pia e piinoipesèa Uberai lità. Ma da ben più gravi malanni fu Seguitala la morta SMMu Nel di 4 dd mese fuddetfo> raunatisi i vescwfi e gardinidi per dare un successore A defoito pontefieei^ 4<^>0'trè gÌOTsi di scrutanio oonvenniei^ n^a femmm. di Rotando da Siena, prete cardinale del titolo di Callisto, e ^canòeUiere della santa rómiÉn Chiesa (i)^ ohe i^ugnò forte, e prese in fine il nome éxAìessat^

^ (i) Cardia, de Àragon. in Viu Alexandri ID, P. I, T. ttf,* '^ Eerom Italicaram. l

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iveotrTuiò aiMatty h «ì^ttrwm eh 9pmviém4etéAÈÌ^ doy diiimm€$Fac3ìè toni i bìé0fìii U Tìguardvroéò lotti per.ty»bdreg«Io£attoi aUa Qiiesa di Dk) | ^ vidÌ9 K Beroàrdo^ ^Miido eira in^mil^ lid ftveaoduosoiatD'ted esaltiatto il aderito sio^Qlaire. Ma T ambinone del «ard^ ìfn^ 04^i4ana cpiilb fii chescone^tò ee^beBa ttino^ ia% cpo d«r pinaetpia e fomento ad VOI detefitabile (cifina. T^«bbe segretamente 'au^io anclie Federigo^ H gnate dacòhè ist mise ìq testa di aggirare ad un solo acuì eenno .iatf;i T, Jtalia^ eonosce&do di cpial inqpc^rtaiixi (»se,r»?!cre ajntco eqoit iM)mic0 ilroma&o (Jontefid^ si 8ta4id di mjettere ttiUa aedin dt s. Pietro ona'per^ som a. lui ben nota e C6»fidettte ; e dòye^e preyenthr vam^te. farne maneggi «ea solamente idlori^ Otta<«' fìanosfii 9Ua-8^ oorte, mà'^anche' idlorcbè i Romani iiel.pirecedeate aano fàrona in sua grazia tìmessit £xii presente sùTéeziotìe mH^Vbà esso Ottaviano ca^diiiaki dis.'CAcS}a^ nazione romano, ed ebb^ dnehe pel penlifieel^ due miseri voti dii 4jMfiHinHÌ c^dinste di 9^ Martino e da Guido da Orcimft tardbMJe di «. G^ Efto. Costui invasato dalla TogUa d^ssere papa; qmk^ do slvide d<|tat0^ stri^p^ di doaso ad Akisandfo 3 manto poalfficele^ e lei mis6 e^ fariomménte adddaw $a$ ma tokogB onesto dK i)n Heotofdre, se ne fece tosto portare ^^ akro pr<!ip«nito da «a suo cappellaoai, # frettolosamente se tie copH, ma d ito^nescio^ mettendo al «olla eiò <ibe deTe% andaré'da piedi : H che <£cono^ qln, eccitò le risa di tatti, par ti lu ohi potesse ri^ dere-a cosi orrida tragedia. Assunse Ottaviano antl^" l^pa il nome di^ Fittort J^I^ e con gciardie d'ai^mati tenne rinserrato il legittimo papa in sito forte delta

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basilica ^ 5. Pietro teime eoi cair^nflfi'pé^tVaotà gioitìi. Ma il popolo romano min potendo so Arìlri^ làntà iniquità, mota coi Frangipaid rifili^ 13)«rtè^ Ales^andro^, it quale rhiratosl IbcNr di Roma con essi cardinali aBa terra di Nhtfè^ qii^t fti eontoeraio pap4 dal vescovo d^Ostia nel ^9 ^settembre. !

Attese intanto IVntijpapa a guadagnar dei voti clero e pòpolo $ trasse dsdla «ua*^e Vestovi, «d «n* che Jomaro vescovo tl»etdanó die prima aveva efefto Alessandro, e da lui nel monastero di FestBà si fece consecrare nella prima domenica & ottobre. Due ahri cardinali si veggono nominati per lui in una lettera raj^'òrtata dal cardai Baronio (i). Come prèndesse questo affare P imperador Federigo, si accennerà fr» poco, esigendo intanto 9 t'acconto <^e si-parU prima di una rótta fra lui e i Milanesi (a). Mai^ò egli nd gennajo del presente anno a Milano Rinaldo suo cao- celfiere, che fu poi arcivescovo di Colonia, e KHtoné conte palatino di Baviera^ per crear quivi un podeslà ed ^>olire i consoli \ rko che Federigo comincaò ad introdurre nelle città iti^iane, molte delle quaH pò: lorza vi si accomodarono: Erano esacerbeiti f<»te i Ifi- lanesi contra di questo ine^eradorè, che null^i^o eer^ cava tuttodì, se non di abbatterli sempre {^ e di ìnet- fere loro addosso i piedi. Già gli aveva spoglialr éA ^dominio di Como e di Lodi ndla ciq[>itQ4ai^one ; poi còntra la capitolaeione avea smembrata ^ loro con* tado la nol^ terra di Monca, e tutto it Seprio e laf Martesana, provinole da lungo tempo sott^osle a Mi*

(i) Baroo. in ÀoDal. Ecclesiast. (i) RadeTicttt J. a, e. 2t. Olio Morena Bislor. Laadens. t. 6, Rer. Hai. Sira Raul.

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lilb{*£^£^ibi8é*€|ittsf altra pretensione, di non voier^ ptfdr ohe potessero deggere i consoli, il che era obi»»' ramente contrario :hi patti' riferiti da Radevìco, net qu2& £ legge : Venturi consuhs a popuìo éligantur^ et ah ipso if$peralore eonfirmcntut. Diedero perciò neDe smanie i Milanesi , chiamando Federigo mancator £ l^ola ; ed' infuriai quasi misero le mani addosso ai- ministri imperiali, che si cfalvarono colla f\ciga. Il can^ celliere Rinaldo mai più loro non la perdonò. Simiì^' mente avea Federigo nello stesso m^ inviati i suoi messi a Cr^na, con intimare a quel popolo suddito, a collegato de^ Milanesi, die prima della festa ddla pa> rificazion della Tergine avessero smantellate le mura e spianate le fosse ddla lor terra. Ancor questo era con» tco ai patti ; ma i Cremonesi, per guadagnar questo punto, aveano promesso atf* imperadore quindicimila marche d^ argento. A cosi inaspettata e dura proposi- zione i Gremasofó non si poterono contenere \ e dato alTarmi, poco mancò éhe non trucidassero i messi ce- sarà, i quali se ne scapparono a ragguagliar T impera* dorè di quanto era loro aceaduto. '

Federigo per allora dissimulò la sua collera. Ma nel di ai di marso si trovava egli in Luzzara, terra dd distretto di Reggio, dovè cotifermò tutti i suoi pri- vilegi e diritti dia città di Mantova (i). Di venne a Bologna, dove celdirò la santa pasqua nel 1 3 d-apri-i le^ la questo mentre i Mflanesi, credendosi disobblì-^' gati dai p^i, giacché il primo a romperli era stato Fé-* derigo, e considerando ch'^e^li amico non macchinava se non la loro totale schiavitù e rovina, determinarono di volerlo piuttosto nemico. Adunque nel sefttbato do-' <i) AiMi^aii; lulicb JDinerl. i3, p. 711.

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i|^ pasqua àndàtoiu» coir o^«dcìK» )^d.^^ìdMKi^^ CBSteHo di Trevso, dove era Imoil firasidio ^ Ti^ feschi;. Talmente insisterono all^ e&pc^piami» di ffaeil luogo con un castello di leg^, con petrii^e e eoiid;^ mn assalti, che y^niiàrono vittoriosi. Fu dato il &aceo^ presa una gran somma di dansuriy ivi ripoBla come ncura fortezza da Fedetigo; fatti ppigiom ed invìbitì a Uilano legati più di dagei^ Tedescfaiicon vaq Tiib- ni; Poscia dìrocfiarono da^ ^damenti qnel castello, se Togliam cipedere a Badevioofi^ ma sicc<ttie vedremo nS" anno 1 167 per té^tiinonia^a di Acerbo itfptena^ quel castello tuttavia sussì^va^i Eomoaldo salernitatio aggiugn6'(i), cke ne^ presa di Trezco, ^Uno Hbera^ tono ancora l loro osfa(^ i^i drenati. Di questo njoa parla iljloreaa, ^a SirQ Raul, e,vm vedremo» fra P9C0, quando tali ostaggi ^ono.iJeuperatL Due.T<^ fosda dopo la pentecòste tentarono i Qlilanesi di sor- pcendere la nascente città di Lodi Movo ^ ita n$éàA arditamente I tio^gian^ li costrioseiM) ad una fretto* Iosa ritirata, con far ancb^ molti di loro prigioni, SI viossero indltre i Bresciani) collegiiti di nuovo i5o''Mi- lafiesi, contra.del territocia di Cremona : cotk loro dan-- j|^ nondimeno, percliè fj^q^ti dai Crempiiesì che ine: uc<òÌ5èra> q presero in circ«^ qus^oceilitoc. Aggkigkio Qiadevico, che i Mil^esi hamrqoKi «inct» itasiisado per levar di vita Federigo, il €(he non gli riuscÀ^ loBtt poisiiicei*àmente confessa d^'avereiotoo costui era 1^ fiirìoso, e che innocentemente 61 ucci^. Dopo a* litre Faugnsto Federigo stando in Bglogaa fatto didùar rs^ nemici ddla coroz^ i .MUaniesi,; M^he prima del» r s^sedio da loro fatto ;di Trez^ edi am^4eiika.ci-> (I) Romualduf SaUcfti^. Ctewu . 7%^ ^R«. JUj.

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ipi»lHQ'[^i$9Witi ordini ia Germana per farr vemrt coi^l^ndd sforzo dj soldatesche raugos^^sua consorte ^eaUtke^ ^^ Arrigo il leone duca' di Baviera e Ssmo^ mia ^uo €i|gino (i). la fatti c^arono essi, lapnando ffsco una possente armata. Di copbsi« icinfDrzi ancora qondu^se G»?^ principe di ^rdegna^ duca di Sp6« leti,; marchese di Tipsc^na e zio d^esso Arrigo. Si stende Radef^ico nelle lodi di questi due insigni principi, che per brevità tralascio, ma meritano di esser lejtter da chiunqne ama Tonor dell^Italia» giacché amendue trae* yano il lor sangue dall'^Italìa, cioè dalla nobilissima Casa d^Este. Allora fu che i Cremonesi cdP offèrta d''undì-« pimila talenti (forse marche d'^argento) indussero Timp^ perador Federigo all'^assedio e a^la distruzione di Cre^ ma, contra della quale immaaso era ii lor odio (2)* A di 7 di loglio impresero 'gU stessi Cremonesi V assedio di queUa terra, e colà dopo otto giorni vi comparve ancora r imperadore colla sua potentissima armata, e si diede principio alle offese.

Confidato il popolo eremasco nelle :haoDe mm» « fifftìficazionì della lor terra, rinforzato ancora da. quatr irocento &nti e da alquanta cavallerìa invkta da M^ lano, si accinse ad una gaglia^ difesa. Venne poi Fe«* derigo a Lodi, parte per £ar curare il male d^ una sua gamba, e parte per impeiUre ai Milanesi il portare soo^ corso alcuno a Crema. Di concènto ton lui i Pavesi entrarono nel dbtrètto di Milano^ mettendolo a sacco; nauseiti t Milanesi, diedero loro addosso oon farne jKoUi pri^poni : quando eccoti, mentre rìtomacvano vit-

(t) Kadeticos de Gest. Friderici I, lib. a, e. 38. (a) Otto Morena HisL Lauleat. - %

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(ortosi, sbuccsre il nródesimo imperatore da iin^iirdx>« licata che li n^^ in foga^ e non sòhmeste ncnperò i l*ayesi, ma prese b^ trecento cavalièri imSsmesi, ntan^ dati poscia da h& tieSe carceri di Lodi, e di' traspor- ìtati a Pavia. TOfibsameate descrìve Ottooe ì(k>renà 9 famoso assedio di Greittia. A me basterà di dire che se t' Tedésca, Cremonesi Pavesi inlomo a q^elbr terra fecero di molte prodeue per vincerla, nioB omorì ìor ioiio quelle degli assediati per difenderla. Le testog^ gini, te catapulte, i gat^ i mang^ii^ o le petriere di

. ogni sorta ebbero di gran faccende in tal congiuatara. Più di dngento boiti piene di terra portate alla fossa diedero campo ad un aliassimo castello di legno^ fa]> ^cato dai Cremonesi per awicin»^ alle mura. Ma i mangani de* Gremaschi fukainavano grosse pietre, che io ìùhéto in evidente peileolo di rompersi Allora cad- de in mente a Federigo una diéboMca invenzione, doè &r legare sopra esso castello gli ostaggi de' Crema-

. ^chi, ed alcuni nobiH milanesi prigioni, acciocché vinti daHa compassione dé^ figliuoli, o parenti, gU assediai éefóiasiero dalla tempesta de^^assi. Ma^ques^ non per* ciò desistetc^no, e restaronvi uccisi nove di qne^nobiì» ed diri storpj :'tt che ìAdn^se Federigo a ritirare i so- -pravvivuti da qnel macello. Ma accortisi i Milanesi è Cremaschi dd male fatto oontra de^suoi, talmente s** in- Vip>^tilt>iia, che sulle mura e #ugU occhi deft\ armata "scannarono molti de"* Tedesèhi, Cremonesi e Lodigia- ni loro prigioni. £ p^ohè Federigo fece impiccar per la gola altri di Crema, i Cremaschi ancV essa ipratiqab- «òno la stessa crudeltà contra quei delF imperai|^ore^ Con tali orride scene procedette T assedio fino al fine d^'anno^ senio, che riuscisse agli assediami di far

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^ W W O MCLIZ. ^2%

punto raSeiitare 3 valore di chi difendea qluìla lerrsu Restò morto in iqoeUe baniflk Guarnieri marchesa della Blarca di CamerUio, ossia d^Àìicona, Tenuto colle sue genti alla chiamata dell^ imperadore. Intanto pmpa jilessandro era passato a Terracina, e stava osser- vando i portamenti di Ottone conte palatino e di Gui^ do conte di Biandrate, già spediti da Federigo a Ro- ma, vivente ancora papa Adriano lY (i). Davano que- sti buone parole al pont^ce; ma in fatti per non dis- jpiacere alF imperador lor padrone prestavano favore ed aiuto all^ antipapa Ottaviano. Per parere anche^ dei cardinali determinò papa Alessandro d^ inviare i supi nunzi a11''augusto Federigo, per esporgH le sue buone ragioni, e chiarirsi delle di lui intenzioni. Non fossero mai andati. Il trovarono aU^assedio di Crema. Non so- lamente ricusò egli di ricevere le Jettere, ma volle, o finse di voler fare impiccare chi le avea portate, se non si fossero opposti i duchi Arrigo il leone e Guelfo^ prìncipi che sempre si fecero conoscer divoti della santa Sede apostolica. Cosi restò deciso che Federigo era tutto per Tantipapa ; il quale appunto, perchè con- fidato nella di lui protezione, aveva osato di usurpare il pontificato in concorrenza di chi era stato si canoni- camente eletto papa. Ma il re Guglielmo non istette punto sospeso a riconoscere per vero papa Alessan- dro, congiungendosì colla giustizia anche i motivi, pò- [ litici che il facevano andar d'^accordo con chi non era ! amico dell*^ imperadore. In quest*^ anno terminarono S Genovesi (a) in quarantati'è giorni con ammirabile

(i) Cardio, de Àragon. in Vita Alexattdrì III, Par. I*'

T. m Rcr. lulic. (a) Cafliri Anna», Geaucni, lib.J»,5o5?*.»««« ^^\

^'St^ AN9ICCX :ft^<Tiam

eretta e laroro leuaura defla krà città, od wa J! gir^ d'^esse dnqaanila e dnqscotBto pedi, ciki Battere set- tanta ttietiir Federigo faeaa'pflNBaa tvOti; e diiunque

{i^ftea, fi premuiùva. "^ «- '

....

( CMSTO MCLX. iDdnsione Tm. " ' ' ' " ^

Anna di ( ALESSANDRO HI, papa ^. - i ^ ^ ;

( FEDERIGO I , re 9, impéradorè 6. ^

'Continuarono i Gremaichi assediati k iarè una valida difesa contra deir esercito ini pedate, ma^essèn- -^ do ruggito da essi nel campo nemico iilofoprìàcipaK ingegnere (i), e.non potendo più reggere ii tànf è ti- . gilie e stenti, ricQrsero a Pellegrino patriatc&'ìt^- quileja e ad irrigo il Leone duca di Baviera j; pre- gandoli di trattar della resa colf angusto Federigo. Non altro poterono Qttenere, se non che fósìàè per- messo ai Milanesi e Bresciani, che quivi èràod^ di uscire sen^^ arB(ìi, ,e che i Cremaschi gbd^ero an- | eh* celino Irceoza di uscire con quel che poteaiio por- tare addosso. Accettata la dura condizione, tutto (^Ué!- 1^ infelice popolo colla testa china e colle fagrìmé sugli occhi, detto T ultimo addio atla patria, iiSci nel giorno, 37 di gennaio ({}), chi portando in vece di mò- bili sulle spalle i teneri ^gliuolini, chi la kpbglie, 0 il xnarìto febbricitante, con ispettacolo grandcrdélla mi- feria umana, e insieme delP amore e ddla fede. Fa " \ poi la misera terra saccheggiata, incéndtata, e da' fba* damenti cUslrutta dagP irati Cremoncib TèriflJtóata . Impesta tragedia^ U ^^ Guelfo F/se ne tco'nò in (i) Olio Morfoa Hill. Laudfiiu 1^.Tl,^ìlta^. f^ (2; Abbts Urspergecs. in Oiroìu o,,,edby Google

A R « o ncLx, àa3

Tosema; lentie ntk ipran pariamento nella terra èi nm Genetio, ddre àkeè» eolia bandièra V intestttura ^ sélte contadi ai conti rurali 'di quelle contrade ; alle «(tre <^ttà t caitetta concedette qael che era di dove*, rè/ ed anche ricuperò te rendite a fui doTute. Fucon^ tutta onorcvolezza ricevuto dai popoli di Fisa^ Lucca ed altre città. Diede le stCMaérdine al duàito Spo* leti ; e giacché ^vea rìsoloto di Vbhtnné ì suoi'Statì di Germania, lasciò al governo di quei tl'Itafia Guelfo Vit suo figliuolo, il quale si comperò T amore di tutti per la sua rettitudine e buone muniere Vtna spe- cialmente perchè occorrendo faceà testa aHé genti de&'^imperadore, che volea.ao danneggiar quelpslese;^ peftochè talvolta ancora se ne dichiarò^ offeso 16 ités- so Federi^À. Ciò è da notare per*dispo#^ ed Intèn- dere' 1^ origine dei Guelfi e GibeUinij cioè d2^ quelle fbztoni funèstissime che a «uo tempo ( siccòmiè ftùdre* mo'vedendo) formarono un terribii iùcendii^ in Ita- lia. Se n^ andò poscia V imperadore Pfede^go/a ^PèVia, ricevuto ivi come in trionfo, e conìiaéid' a trattar dello scisma. Aveano già i cardinali d^H' un^ parte é deir altra nel precedente anno inviate letfeir e 'circola- ri riferite da Rade vico (i), j^ejf avvinare i fiideK dette ragiobì che loro assistevano; <^ei dèli* ariti pbpa dlrjé- vano'^ essere nove cardinali di «quel partitd^ e qùat- tordicr quei d^ Alessandro. Questi aH* itìcdrttro asse- . fidano che due soli 'elesserò Ottaviano. *Qtiel che è ptu strano, protestavano quei di AlesMndÉ-o che P lezione di'lai C era JEaitta dol consento didl'dérò e pò- polo romano ; e pure quei 'di Ottaviaìfto iÒÀtenérafiO nodi' ^s^)d;i^«gli afff/slfita aiaato jdla oaUedra-ei^- (i) Ra^^cifsd{;Geit.jrri*i#iiVa.i«jfc.Ja.^ '' '

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tk)4 AWAU B ITALIA

eHofH rniifersi .cUri^ àssentu tUam Ìotìu$f($rt sé* ìHitus^ et omnium capiianeortuni baronum^ rtoèi- ÌUtm^ tam infra urbem, (^am extra urhem h<Ai» iardium. Perchè Ouamno avea gnadafiiato genie a /érza di danaro, do?eaifto i aooi parlar eoa! Ora Fe- derigo moflrandoù zelante della union deSa Chiesai pobbKcò lettere circolari con eapriiaere ^ aver inth inafo un gran parlamento e concilio da tenersi in Fa- via per r ottava d^ll^ epituviA delPanno presente, a f!ui invitava tutti i vescovi ed aliati d^ Italia, Genna* Aia, Francia, Inghilterra,. Spagna ed Ungheria, per decidere secondo il loro parere V insorta controverua del romano ponUficalo. lUe scrisse anche a papa Alea- saodro, chiamandolo solamente Rolando cancelliere^ è comandandogli da parte di Dio e della Chiesa cat- tolica di venire a quel parlamento, per udire la sen* tenzache proferìrel:^ono gli ecdesiastici. Giusto nuH tivo ebbe il pontefice Alessandro di non accet^ qoesto invito (i) fattogli da chi parlava non coma avvocato e difeosor della Chiesa, ma come . giu^^ superiore ^e padrone, e quasi peggio di Teodorico re de* Goti ; e massimamente trattandosi di luogo so- spetto, e sapendo che già, Federigo era dichiarato In livor dell' antipapa. Però ai vescovi di Praga e di Verda, che aveano portata ad Apagni la lettera di Federigo, fu data risposta, esaere contro i canoni che r imperadore senza CQn8^}:iso del papa convocasse iq «ancilio ; nè.conyfinire alla dignità del romano pon-* tefice r andare alla corte del^imperadore, e Taspeilar da esso Itrì la senitenza. Non cosi fece T antipapa Ot-

<i) Cardinal, de Artgon. in Vita Alexandn III, P.I, T. Remm Italicarum.

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A V V O MCLX. ^m^

tiTt&DO. Furono a trovarlo i due vescovi, l' adoraro^^ no, cioè r inchinarono qua! tero papa, ed egli ben Tolentieri sen Tenne a Pavia. Seca portò V attestato de' Canonid di s. Pietro,' di vari abati, e del dero^ di molte parrocchie di Roma, tutti a iavoreToli.

Questo, oùito al non esaere- eoanparso colà papa Jblessandro III, e fatto credere ch^ egli fosae Goàgin<' rato coi nemici delHuiperio, bastò perchè qoe' 'vesee-' vi ed arcivescovi, parte per adulazione, parte per paura, dichiarassero nel di 1 1 'di febbraio vero papa Ottaviano, e .condannassero- e stomunioassero ' c<fine usurpatore Alessandro. ^Rendè pc^eia Federigo % «qlie- ai? idolo tutti gli onori, con tenergli la stafiìà e-bakàar- gli i fetetiti pìedL À\V ipcontco papa Alessendrov^udi*- tO:;cVebbe il risultato del conoUiabolo -di Pav4$, nel giovedì santo, mentre «stebrave^ i divini -infizi nella eiuà di Anagni^ pubblicamente sconuinirórimpeta-' dnrt Federigo j e rìnnofò le censure- centra^ iMR anti- papa e di tutti i ^uoi aderenti. FuSroAO ^nche scritUe varie 4iittiBre per mostritre l' iBBuasistenza c^ irregola- rità di quanto era stato coAchiuao per politica in Pa- via. Posicià inviò Alessandro vari cardinali per suoi legati ia Francia, Inghilterra, Uii|;htria e a Costanti- ^ nopoU. Io essi regni, siccome anoocfttin Isppgna, Si- cilia e Gerusalemme^ fu egli dipoi accettato, e vene- rato come legittimo successore nella sedia di é. Pietro. Abbiamo inoltre da Sire Raul (i) che Giovanni em^ dinaie nativo di Anagni, legato di eiso papa Alei^ . ^ndro, tertio kalendas martu trovandosi in Milano nella chiesa metropolitansi insieme coll^ arcivescovo di quella città ObertOj dichiarò scomunicato Ottaviano

0) Sire Raol Hisl. T. VI, Rcr. Ital.

MURATOAI VOL. XXXVll. DigitizedbyGoOglfS j

|6 -^omAhi n* itàlu

llUpa|)l9^ « Fòdengo iiiiperad^r«. Poscia nd'di la di nnsrto bri eolie eonsore l ^icotì dt Mantova e di h^éii il ouirciMse di ilAoaferrato^ il ooaie da Biaodfft- te 6.i c<ui9qH di CrtBmooa,. Pavia, Novara, YeroeUi, Ijodi, « dal Seprìo, e della IVIarlesaQa. Oltre « qìq, nel di aS di marxo acomaaieò Lodovico oli» Hava ^la iDVteaua di Baradetloi oiac(ue naigUa iat&gi da G«kio. intanto papa ìiassaitdrO, per attestato di Gtoramìi da -GeeoMio a€qt$isivU toiam Ccunpamam^ et misit im $uójur0 (0* Perchè "tutta via bolliva la guerra fra Pimperador Federigo e i llliiaiftesi, il prioio atotato dfliVft veli, Cremonesi, No^resi, Lodigiani a Gomatdii, 1 saeoti^ da' Skasciaiiì « Ptaeentiai (o) t sucee^forosio io 'qaesl<l aiuio aoo podms a»oQÌ militari. Piò d^ aoa Volta {iassarooo>i 'Milanesi >ai daani de* Lodigiani, ^ adohe sdl'aissédiodi que^ città *, tna olirono respì^- ti^ o per (ioiOf e deVCreaìoBaM si ritirarono. Federigo aat»cddiedeilaaeeo>ad«ilciaae parti del dtstretto.di Miblio, e jft«BiaaUliè qualoha luogo. Pormarcmo i Milanesi ódtt' aiata dei Àreseiani P assedio del casfeeUo diCarcano. Vi aceona Federigo colle geriti di Pavia, Ifdtara, Yercelli, Gomo e di altri luoghi, ttol marfche- sa di Monferrato e col conte di Biandrate. Avehifo agir impedito il tiaaporto delle vettovaglie ai 'Milanasi, costretti furono cfuesti "nellft vigilili di s. Lorenzo, doè nel 9 d^ agosto, a renire ad un fatto d* armi. Air ala comandata dallo stesso imperadore riusci di sbaragliar le opposte schiere, di gtugnere fino al cai^ taccio dei Milanesi, òhe fu messo in pezzi, uccisi i

(i) Johann, de. Ceccanp Ghron. Fossac nov^9, ' (a) Olio Morena Hlst. Laud. T. VI. Rer. Ital. Sire Raul in Histor. ' / .^i.'.' :^ f.

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A M 9 0 T$Cfit. a^7

ìmùi cliie lo menaTtno, e presa la croce indjorMa che era &uir<aDteniia colla bandiera il^l romune. Per lo coBii'ario il nerbo noagglore della cavalleria milanese e bresciana miae io roUa T altra ala^comfoita princi- palmente dì NoTar^fi e Comascbi ; ne perseguitò una farte alno a ULootorfano, e il mar^iiese di Monferrato •ino ad Angfatera. Tornarono dipoi quieste TÌltorio#c squadre al campo, dove era restato P imperadore con poca .gente* SVimmaglDaTa egli di avete riportata I^ vittoria. Ma avvertito del pericolo in .cui ^i troxata^ perchè già i Milanesi .e i Bresciani erano per Tcnijre ad nn secondo conflitto^ .non tardò a derainpare^ con lasciar indietro molti padiglioni e prigioni. 'Sppglij^io^ no i Milanesi co^ Bresciani il canapo, e benc|piè tardi dessero alla coda de^ fnggitivi, pure non Xu pota la preda che fecero, e i prigioni che guadagnarono. Nd giorno seguente, festa di a. tiorenvo, veniva la caval- leria e fanteria de^ Cr^mon^si e Lodigiani per unirsi air armata delP imperadore, senza sapere quanto ibsia avvenuto nel giorno addietro. Mentre erano ira Cap- tò e Monte Baradello, i Milanesi e i Bresciani infor* mati del loro arrivo furono loro addosso e li scon%- sero, facendone molti prigioni, col cambio de** quali rlcqperarono i lor propri, ed anvH« gli ostaggi (}he restavano in mano di Federigo. Continuarono i Mi- lanesi anche per ot'o di V assedio di Carcano ; nxa perchè fu bruciato il lor castello di legno, nel di 19 fagotto se ne tornarono a Milano. Raccontano Ottone ,M9ren3 e Sire Raul un terribile incendio che nel di di 8. Bartolommeo devastò piò della terza parte d'essa città di Milano, con essersi dilatato per vari quartieri, ea aver consumata oltre ad infiniti, mobili, ^^q quan-

tità dt rettova^ie. Mandarono i Milanési cento eavk- lieri a Crema, la qaal dt naovo cominciò ad alzare la testa e ad estere riabitata. Lo stesso arcivescoro Obcr- io eoo ahrettanti cavalieri sbandò a postare in Yaresé. Intanto Federigo passò a Pavia; e perchò si trovava assai simlso di gente,' obbligò t Tescovi Novara, Vercelli e tV àsti, e i marchesi di Monferrato, del Bosco, e del (inasto, ed Obi%%o marchese Maiaspink ed altri principi, a sommi nistrarglt de^ balestrieri ed arcieri per sua guardia in quella città, sino a pasqoa grande dell'anno venturo. Ottone da san Biagio (i) parla poca esattamente di questi affari all' anno pre* sente, e al suo s* ha eertamente da anteporre il rac- conto degli storici italiani.

Gontinuendo il re di Marocco in questo anno Vbs* sedio per mare e per t<2rra della città di Mahadta nel* le coste d Africa, dove ti re Gruglielma teneva un copioso preudio (a), spedi esso re di Sicilia ordine alla sua flotta , già inviata per far (eversione in Spa- gna, di portar soccorso alP assediata città. Consiste- va essa fiotta poco meno che in cento sessanta galee, ed avrebbe questa potuto far di gran cose, se noù fos- se stata comandata da Gait ) Pietro, uno degli ennu- ehi di palazzo, cristiano di nome, saraceno di cuore.' Atterri l'arrivo suo V armata de' Mòri , e gran festa se ne fece da' cristiani di Mahadia, che si aspettavano di vederlo entrare in porto : quando eccoti Gaito* Pietro con somma mdiraviglta di tutti prender la foga colla capitana, che fu ben tosto seguitata dalle altre

(0 Olio de t. Biasio in Chroa.

(a) Hogo Falcandm in Hislor. Ronraaldas Salern. in ^ Chron. T. VII, Rer. Hai.

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A 9 H O KGLX. 939

Tele. Ciò temuto t Morù fallati in sessanta loro galee infegnkono i fugghiti^ e pre9ero setle delle galee si- ciliane^ Bomoalda salernilBBo scrite che Oaito Pietro, ^ clata battaglia a qne-Mori , ne rimase sconfitto colla .perdita di molti legni. Comunque sia, la guarnigione cristiana, Teggendo giè STsnita^ la sperenza del soceoi^ ,A0) trattò di rendersi ; e benché ottenesse di potere ; spedire a Palermo, e di fatto spedisse colà a rappre- sentare ìì bisogno, pnre per le cabale segrete delPam- joiraglio Majone, ninno ajuto poterono ottenere: da) che furono necessitati alla resa di si importante città, fcolla condizione d^ essere ricondotti sani e sbItì in Sicilia, e ]# parola fo lor mantenntab Intanto Pinfin-^ gardaggine del re Guglielmo che si vergognosa mente si lasciare menar pel naso da Majone , e le iniquità continue di costui, fecero nascer voce che questo mal uomo tramasse di occupare il regno colla morte def rci^ed avesse anche tentato sopra ciò papa Alessandra. Tera, o ialsa che fosse tal voce , servi essa ad accr^ fcere il numero de'^malcontenti tanto in Sicilia, quan-* to in Puglia ; laonde si Tenn« in fine a formare cen- tra di costui una congiura, specialmente da Gìonala conte di Gonza, Riccardo dalP Aquila conte di Fon- dìyJRuggieri conte di Icerra, Giliberto conte di Gra- vina, e da altri baroni di Puglia. Ti aderirono anche le città di Melfi e ^Salerno. Avvertitone Majone, spedi Matteo Bonello, uno de^ principali baroni della Sid- lia, già destinato suo genero , in Calabria per tener saldi que^ popoli nella union colla corte. Ma ne av- venne tutto il contrario. Tanto jfu detto al Bonello in- torno alla necessità di rimediare ai djso^'dini del ré- gno^ cìx^ stesso pre^ la risoluzione di dixenirlf il

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aS o iàffàLi or itkLÌA

fiberator d'ella patria e à& tracRt'd^ Toraatti ^a&* que SiciRa di che Sajoae era ho a visitar Far- cirescovo ài Salerno inferma , afiErootàtofo con vari armati nefrìtoraa, e il trucidò. Fece scempio il popolo del di lui eadavero, e diede il sacco alte case dèi 4i lui pareaii ed amici. SvegUossi aHora il re GugtleTmo dal suo leCarg ), ed informato megTio degli affare, Aon pensò per àtfora a farne alcuna vendetta , é si calmò ogni movimento de* popoli , con restar egli liberato un pessimo arnese, tuttoché gli dispiacesse non poco la maniera con cui gli fu prestato questo servìgio.

( CRISTO MCLxr. Indizione tX. Anno di ( ALESSANDRO HI, papa 5.

( FEDERIGO I, re io, imperadore 7,

L^anno fu questo, in cai accordatisi insieme Zo* ifoy/co F'Ilre di Francia ed Arrigo 11 re d* Inghtt- terra, pubblicamente riconobbero per vero pontefice romano Alessandro 111, Al quale fine fa celebrato un copioso concilio in Tolosa , dove si decretò non doversi ammettere se non questo papa. Non avea la- sciato r imperador Federigo di tentare di tirar nd suo partito con varie lettere que^ due monarchi fi) : ed intervennero anche i suoi ambasciatori e quei del- 1^ antipapa al suddetto concilio; ma nulla poterono ottenere. Ritornò in quest* anno a Roma papa Ales- sandro (2) e solennemente quiVi consecrò la chiesa di santa Marìa nuova. Ma perciocché non sapea tro-

(i) Gerhoas B.eicher8pergens<deinTestiganc]«Aiiticar.IJ. (2) Cardin.de Aragon. in Vita AlcxandrilU, P. J, T.III, Rerum Italicarum.

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A^ Il ir o. mtssu òpt

var -m non perlooii e una eootinua ini]tH«llid!n« in qaella stana» a oagione M troppo Dtinkero degK so* solitici e della potenza deir antiptpa i e perchè ìtoì* tre scopri le male intenzioni cU que^ Romani cliè si fiogerano tutti suoi , ma segretamente favori\^^ no Ottariatto , si ritirò di nuovo nella Campania'. Quivi dimorò sin verso il fine delPanno. Consideran- do poi ehc a HserTa di Orvieto, Terrabinàj Anagni é qnulche altra terra, tutto il resto del patrimonio di Pietro da Acquapendente sino a Ceperano era stato occupato dai Tedeschi e dagH scismatici ; col parere del saero collegio prese la risoluzione di passare net regno Francia, usato rifugio de' papi perseguitati* Concertato dùnque V afiare con Gu^ielmó re di Sici- Ha, che gli fece allestir quattro ben armate galee , e lasetato prima per suo vicario in Roma Ghilìo ve- sco^o di Palestrina, era per imbarilarsi tu Terr^ina^ quando insorto alP improvviso un vento rabbioso*, di- sperse que^ legni, e poco mancò che notai li fracassas- se negli scògli. Risarbite le galee suddette, e prepara- tane alcun' altra, negli ultimi giorni 'deiranno s^im- barcò il papa coi cardinaH, e per la festa di sant'A- gnese pervenne a Genova (i), dove fu con somma divozione ed allegria accolto da quel popolo, che nnin pensiero si mise del suo contravvenire agP impegni contrari delP augusto Federigo. Nel 17 di marzo si portò V esercito milanese alP assedio di Castiglio- fae (2), terra situata rei contado di Seprio, e comin- ciò coi mangani a tempestarla di pietre , è ad acco- starsi coli' altre macchine. Erano slrelti forte i Casli-

^. (i) C«ffari Anaai. Genuen». I. 1, Tt V|, R^ flal. ,. (a) OUo Morena Hist. laudens. T. TI. Ber. Ital.

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gKonet 1 ; ma eI)bero maniera di spedire no messo -el- HmperadQre per chiedergli .soccorso.. Yeoato a Lo^ aoo perdo egli tempo ad ammassar quante genti potè di Parmigiani, Reggiani, Tercellesi, Npvaresi e Pavé? si, e di rari priueipi d* Italia. Con questo esercito an^ ad aceamparfi sopra il fiume I^ambro ; di pia yi yolle: perchè i Milanesi conoscendo la i^sol^tezza di questo pKincipe, dato il^oco a tutti i mangani ^ gatti, e air altre macc^ne di guerra, lasciassero in pa* ce Castiglione , e se ne tornassero a Milano. IKed« poi Federig:o il guasto a quante ;biade potè del cumta-r do Milano. Le sue premure intanto portate in Grarr mania per ottener gagliardi rinforzi di gente affine di domare l'osti nato popolo di Milano, furono cagione che molti principi calassero in Iti^lia «con assaissimo schie^ re d^ armati, ^tii^ quali si dis(ins^ro Corrado cémt^ palatino del Rec^ fratello d* esfo imperadore^ Feder rigo duca di S^evia,, figliuolo 4el fu.re Corrado , i) Lantgravio cognato, d' esso ^gos^o :, il figliuolo del re di Qoepi^^ Einpìdo cancelliere e ardTescoro elet;? to di. Colonia iQondusse pia di cinquecento uomini % cavallo. Altri vescovi, mardiesi e conti vennero anchf essi ad aumentare V armata. Con questo gran prepa* ramento sul fine di maggio Federigo marciò alla volui di Milano fio sotto le mura, e fece tagliar ne^ contor- ni per quindici , miglia un*^ infinita quantità di biade , alberi e vili. Di passò a Lodi, dove nel i8 di giugno tenuto fu un conciliabolo dalPantipapa Vit- tore, e v^ intei^venoero Pellegrino patriarca d^ Aqui- le ja. Guido eletto arcivescovo di Ravenna : Rinaldo eletto di Colonia, j^li arcivescovi di Treverì e Vienna delDielfinato, e molti vescovi ed abati. Furono ivi let*>

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te le lettere del re. di DaniuMiFca, di Noryegia, Uor gherim e Boemia, e 4L d^v.ersl arcivescovi e vescovi^ «he dtceaao di voler tenere per papa esso Tittore,. é di approvar ^aanto egli avesse determinato nel conci* Itabelo soddetto. In essa i^aunanta fu pu Wìeaia la scomunica contra di Oberio arcisffiscoiH>. di Milano, e dei* vescovi di Piacenza e Brescia > e de' consoli di Milano e dlBrescìsu . ;

Nel di 7 di figosto tornò Federigo ooin armata vit doo a Milano. Tenne avviso al Lantgra^o, al duca Boemia e af aonte palatino, che i conk)li di Mila nei df^ideravaiio d^ abboccarsi con loro. Ricévate le aU carezze, vennero i consoli ; ma dai soldati delP elet:^ to ar/BÌ?eaeovo di Colonia, che nulla sapeva del co»-» «erialOv ^rono presi in viag^o. Portata questa nuo-^ V^ai Milanesi, disperatamente si mossero peri ripiipe'^ rare i conseli, ed attaccarono battaglia. Saputone il perehè^ qae*pcinci|n ehe aveano data la parola, mon- tarono in tanta collera , che se non s^ interponeva V imperadoire, aveano risoluto d** ammazzare quell^ar-; d vescovo. Andò innanzi il conflitto, in cui Fedengo^ ^mentioatalasva dignità, hi fece da valoroso solda^ to;'gli fu toohé morto il cavallo^eotto, ^e ne ripnrtd una leggera fefita. Soferohiati in B^ dafrecoessi^O^ numero de"* nemici, furono obhlì^ti { .Milane» a re'^ trecedere in (retta , in»ej;uiti sino alle fésse e portai della città, eou lasciar molti di loro' uccisi sul caibpoV e prigioni ottanta cavalieri, e dngento sessantasei iàn* ll, che furono menati nelle carceri di Lodi. Finì pò* ama Federigo di^re il guasto alle biade , agli "àlberi é- éMe ^iti del distretto di Miiano^ con torre a quel pe^ polo ogni sussistenza. E peroiocobè stando ia Pavift

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noa afrtbbo pohito ùopedire ii trasporlo de^ y^eà dt Piteenia a llfìlaao, dtlcniHAÒ di passare il vemo^ ta Lodi coli* aagosta Beatrice, col igUnoIo dal ^leae Guelfo, a eoi Wuca Federigo suo cugivo^ a diede il eottgaéo a vari altri sigaori, che tioroevaiio in Gcrma* nia. Succaderooo in qtiett^ aoiio> alM novità in Sici- lia (i). Ebbe liceaxa Matteo Bonetlo^ uaàsora dei perfido Majooe, di ritornarsene a Palermo , doT» Ib rieavnfo con tale applauso ad onoTedatla Bal>iltà e dal pepalo, dia ne conce (^ gelosìa il re GugìU^n^. Si servirono di tal occasione i vecdìi amici e le orna* tare di Majone^ per aecresaere in mente dd re i ao« speUT còntm del medesimo Bonetto, qoasidiè le saetta Bee tendessero ad usurpar la c^ona. Di eie awado» ton il Bonallo, formò efji una congiura per veimaen^ te deporre dal trono V incapace re e di mettere in suo Inago il picciolo di lui figHuolo^ cioè il duca Rag* gUrL Prima di qod che ai vokiìa^ e in ten^po ebe il Benette ara a far de^ pr^arapMnti lìiar di Paleiwoi prese fuoeo la oospiràsiane. Sloraarono i oe^vrad IL palaasOf si asaicnrarono del re Guglielmo, ed espo-» satfoil duca Baggieri alle; Anestré par fatlo aodamar H; re< Ila si Iroyà dàsoclrde il popoto^ i pia approvann dO) ma altri dìsap^atai^do T operato òa essi. E mvh* sima^ieinte si opposero i vescovi e gli altri ecclesìasti^ ai, con ricordare a tutti T obblìgà da^ sudditi, e a^vaa* saU il giuramento prestato. Perciò prevalse il partito di obi volea libero i^ re, e furono obbligati que^ con** giurali a rilasciarlo, dopo aver Mtaanta la sicurezalt di poter uscire liberi ftaon delk città. Fu cosi barba* lu) Guglielmo, se pure è véro ciò cbe ne conla^ ^a (i) Hnga Faleandos fintarv

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presentàtosegli davanti rinnocente figliuolo Ruggiert, già acclamiti re, cén ini eulcid fece cadere a terra^ in guisa Ae iet li » non molto spirò ì^ xùiieio fiato in braeoio dèlia stessa infelice sua madrov fila Romoaldo salernitano (i) ne attribuisce la morte ad una saetta gittata'io quel tomullo^ che il t)ereo'ssé pressò un ócehie oon ferita miotfaltì. Perseguitò dipoi il re Gn- gKelmo ì ktroni congiurati ; e quésti miserò «fttòso- pra tutta le Sicilia. Fece cavar ^li oocht a Matteo Bòi- Bello ^ assediò Boterà^ ed entratovi, tutta fbce di« Toccare. Intanto essendo rientrato in Puglia Roberto cónte di Lòritelto (3), mis^ in riVoHa tnolte di quelle terre e città fino à Taranto. Ma sopravvenuto il re Goglieliiio col suo esiercito, ripi^tò Taranto, e tutto il perduto : il ehe si tirò dietro V albntenamentni dal regno d^ esso ecSite Eobèrto^ d^ altri baroni, i quali si rifiigiarono presso l' imperador Federigo. Tutte queste scene ed altre^ dh^io tralascio^ son difiosanlen^ te narrate di Ugone Falcando. In quest' anno i Ge«> i^vesi (3) stabilirono i patti del commercio con Z>r- pò, chiamato da essi ve di Spagtfia ; mai che, secon^- do il Mariana, tìon fu se non re di Murcia. Altret<^ tanto fecei^o col re di Marocco, ^ Spedirono a Geru^ salemme per ricuperare i loro diritti nelle città di Terra santa.

(i) Remasi. Salernit. in Ghron, T. VII, Rer. lui.

(a) Johannes de Geccano Chron. F^ossae novae.

{%) Cafifari Annal. Genuens. Irb. r, T. VI, Rcr. Ital.

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( CRI&TO MGLXi. IiidiuoDe X. Amo di (ALESSANDRO in^ papa

{ FEDERIGO I, re II, impeiBdore S.

' Famosùmofo divéime ^quctt^ «mio, perchè in e^ io finaliDtiite veone fatto alP hnperaéor Federiga di vedete a^ i noi piedi il popèlo di Milano, e di potete sfogare cantra delle loro città il suo barbarico sde^ |;do (i). Il guasto dato e tutti ir eoutorDi di Infilano avea privalo de, Tmrì quel Taloroso popolo, resta- va speiianza nk maniera di cavarne dai vicini, perchè tutti air incontro erano lor nemici, é collegati per rovina di queir illastre citte. La eola città di Pia- cenxa avrebbe potuto o Voluto soccorrere ; ma n^ era impedita dalParmidi Federi^, acquartierato apposta B'Lodi, ohe facea bàttere continuaioente le strade e tagliar crudelmente la mano destra a chiuuque era colto portante vetto^vsgHa a Milano. Però si cominciò stranamente a penuriare in essa città, è alla penu- ria tenne dietro una grave discordia tra i cittadini^ cioè fra i pafdri e i ^gliuoli, 1 «bariti e le mogK e i CratelR, gridando alcuni ebe s^at^eva a' rendere la cit^ ià^ ed altri tosleueado ohe no: laonde accadevano continue risse fra loro (3). Si aggiunse che i princi- pali fermarono una segreta congiura di dar fine a tan- ' ti guai, in guisjS) ph.e prevalse il sentimento accoropa* gnato da minacce di chi proponeva la resa, e fu preso il partito d^ inviare a trattar di pace* Iti gli ambascia- tori a Lodi, proposero di spianare per onor ddP im-^

(i) Acerbut Morena Hiit. Land. Tom; VI, Rer. ItèliCr

(i2) Sire Raal Hist. Tom. YI, Rar. I^k

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A R V Ò MGLXI. !l37

peradore in sai luoghi le mora e le fòsìie delle città. Federigo eoi parere de^sabi prinòipi e de* Paresi, Cremonesi, Gomasohi ed altri popoH nemici di Ilflla- no, stette fisso in volerli a sua discrezione senxa patto alcuno. Dorissima parve tal condizione, ma il timone di peggio indusse i Milanesi ad accomodarsi al fieris* Simo rovescio della lor fortuna. Pertanto nel primo giorno di marzo vennero a Lodi i consoli di Milano, cioè Ottone Visconte, Amiaone da Porta Romane, Anselmo da lUandello, Anselmo dalP Orto, con altri ; e- colle spade nude in mano, siccome nobili, giuraro- no di fare quello che piacesse air imperadore, e ebe lo stesso giuramento si presterebbe da tutto il loro popolo. Nella seguente mattina comparvero trecento soldati a cavallo nlìlanesi, che rstesegnarono a Federi- go le lor bandiere, e insieme le chiavi della città. Nel martedì vennero circa mille (ànìì da Milano dol car- roccio, che giurarono come i precedenti. YoHe Fede- rigo quattrocento ostaggi, e spedi sei Tedeschi, e sei Lombardi, fra* quali fu Acerbo Morena, allora pode>- sta di Lodi, continuatore della storia cominciata Ottone suo padre, acciocché esigessero il giuramento di totale ubbidienza da tutto il popolo milanese. An^ r imperadore a Pavia con tnrta la coipte, e nel 'A 19 d** esso mese di marzo mandò ordine ai consòK milanesi (i) che in termine eli otto giorni tutti i cit- tadini maschi e femmine evacuassero la città con quet che poteano portar seco* Spettacolo sommamente h*^ grimevole fu nel di 25 il vedere lo sfortunato popolo piangente abbandonar la cara patria co' piccioli lor figliuoli, cogr infermi e coi lor fardelli, portando quel (i) Acerba» Morena. Sire Raul. Otto de f»-BlaM?«

.poso cbe pQi(eroiio, « J^Mka^o U ves^ io pr^da^nfì

.ra già pariUo V arciifescopa Ob^rio «xU'jirf^pr^ , ìClo^e, Galdino «radim^oiip «4 Mdhitì^ etseU^fop, , ed ito per troyar papa j^le$saadro che tiAt^Tui dj- . morava tu Genova. Chi ifMUè, te ne a^dò a Pavii^^ -Lodi, a Bevgano, a. Como 6-84 altrjQ città ^ na.ró- felice plabo ti fermò faQTÌ della città ne^ aoiii^ten $. Tiocea^O) di Celso, di is,. DiooistQ e di s. Tiup- re, sperando pure che ikmi fosse estÌDta a^tto •cuore deU^impetadore la clemeiu^y e ch'^egli aoddisfa|- ta deir ubbidieQZ9vP^r9i^tt6rebbe il ritorao alle iqr .case. Noa poteva estere più i^^na una si fatta laaiii|^ Comparve nel di seguente Federigo accompagnato di tutti i suoi principi e soldati, e dai Crempi^esi, Pa?c- ar, Novaresi, Lodigiani e Cr^ofaschi, e da quei del Sep0o. e della Mart^Mna^ ed entrato in MilaDo V ab- bandonò aU^avidìlà militare. Nel sacco neppure alcun riguardo s^ ebbe alle chiede. Furono asportati i lor tesori, i sacri arredi e le reliquie. Ed allora dicono dbe trovati i corpi creduti dei tre re ^gi? e donati a Rinaldo ar<ÀcaacelUere ed arci vescovo eletto di Co- lonia^ furono portati alla di lui città, dove di presen- te la popolar credenza li vf nera. Scrissero alcum che «iche i corpi de^ santi G^rvasio e Protasio furonp portati a Brisacco ; ma jl Puricelli e il signor Sassi bi- bliotecario deir ambrosiana^ banno già convinta iilso una tale opinione. Sire .Raul autore di questi tempi scrive séguito solamente neiranno ii^^. ^^ "ilo pio ladroneccio. ^ , r,

Poicla ukì della bo.ccii.i#npei:iaie il;crude|5j,^^^il|p dtlla Jotal distrusioftedeUa. cùlà ;di^iIat>Q« Se fosse

ft ir II o maxi, ^89

' vero cièche racconta Ròmoaldo ^areiveseovo tii'4|i]e- ^Sli tempi di Saierao (i)s Federigo tteflà liooeOrdia ■dvèi pronresto ! ^itaiem 'inUegram^ et eiv^s cum ' rebus sua permanere illaesos ; poi mancò irfla pt- rote. Ma BOQ t' accorda qaesta .particolarità coti ^«cpDEatrto ne «crivono il Morena e Shre Raul, «terki più "informati di questi fatti. Furono deputati i Crewonfe- *si ad atterrare il sfótiere di porla Romana, i I»o<fi- giani a qnel di porta Renza, i I^vesi a quel di porta Ticinese, i Novaresi a quel di porla Vercellina, i Go- tnasehi a quel di 'porta Gomacina, e il popolò dei Se- |>rio e delia Martesana a quello di porta Nuova. L^o- 'èkò e lo spirito della vendetta anhnò In forte qaeeti popoli, che si diedero un' incredibrt frettatila rorina deir infelice città. Gran ^omma di danaro arcano atì- che sborsato a Federigo per ottenerne la permissione. H fuoco attaccato alle case ne distru^e bttona parte ; il resto fu diroccato à k>Fza di marteiK e picconi, ed lanche in pochi giorni si vide smantellata la maggior p&rte delle mura. Pare che Acerbo Morena si con- traddica, perchè dopo avere scrìtto, che usque ad dominicam vKi^arum tòt de maehibus cmtatis con- SÌernaveruttt^ guod ab initio a nemme credebatur Hn'diiohùs menstbus posse dissipar^ soggiugee ap- '|>resso, che remansit tamenjere totus murus cwitm- fém circumdans ( forse manca dissipatus ), ^ux adeo honis et magnis ìapidibus confeclus f aerai ^ et quasi centum turribus decoratasi quod^ rI exisUmù^ rmm- quam tam bònus fuit visus in liaUa, Cjfttv è da cre- dere che se non prima, Io dirupassero^ almeho dopo )a domenica dell' ulivo, Jkerchè lasciando in piedi un

(1) Komualdas Salernilau. in Chr óu. *

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,^^0 kWULl V ITALIA

Glòrie «aro, ndla avr^bono £»Uo. £ SureHavI •crìve che Federigo desifuXit thmos^ et turreSj M murwn cwitatis. Go^i ha T abate iirsper||eiise(i), Eliiroldo, Gotifredo moiiaeo ed altri. U campanile del la metropolitana, mirabile a vedere per la sua Taghea- za ed icicrédibil altezza, venne per comaiMlamente deir imperadore abbassato. Ma rovesdato sopra la chiesa, ne atterrò la maggior parte» La fama accrebbe poi questa calamità di Milano, essendo giunti alcam a scrivere (a) che Federigo ri fece condurre soprA r aratro, e la seminò di saie : tutte fandonie. Per at* -testato di Doòechìtio(h) populas ex pulsusjìàt; mu* rus in circuUu dejectus\ aedes^ exceptis Sanctorum tempUSf solo tenus destructae* Mesers^aiis tantum* iftodo matrice Ecclesia^ et quiBnsdam aliis^ scrift Roberto dal Monte (4). Ordine ancora fu dato che mai più non si potesse rifabbricare, abitar quella nobilissima città, a spianar le cui fosse concorse quasi tutta la Lombardia. Io qui ninna menzione farò delle favole della Cronica de^ conti di Anghiera, mentovate ancora da Galvano Fiamma (5), perchè il confutarle sarebbe tempo mal impiegato. Nella domenica delle palme assistè Federigo augusto ai divini ufizi nella basìlica di s. Ambrosio (6) fuori della desobta città milanese, e prese l' ulivo benedetto \ e nello stesso giorno s^ inviò a Pavia. Celebrò egli in essa città la

(i) Abbas Urspergens. in C^ron.

(2) Ptoleia^ Laegùf. in Annalib^

(3) Dodech. io Append. ad Marian.

(4) Rob«(. «le Monte in Append. ad Sigeì).

{ii Gslvan* Fiamma MflnipubF(<)r«t t

{^) Acerims Morena Uii»tor« Laodevi. 1\{ ¥i»fBAv ItaL

1 H IV O UtLÙU fi4<

laaU Pasqua, eoi concorso della maigior pari« dai -Vttco^, marchesi, conti ed altri bar<MQt d^ Itt^lia. Alla «essa 6 dopo la messa, ad nn lauto coofito, a cui V assisero i suddetti principi, e i vescovi colla mitra^ e i consoli delle città, si feca federe colla corona ia ^»po, insieme coir augusta Beatrice, giacché due anni innanzi a vea fiatto propommento di non portar pia «orona, se prima non soggiogava i) popolo di UiJana. Grande fa allora il gkibiUx e il plauso del popolò di Patta per le fortune delPimporadore; e gli scrittori tedeschi si Kiolgono in sonori elogi del suo gran^yai» lore e della sua costanta, per a? er sottomessa una sa Tignar devoi citte. Itfa restei'ebbe da vedere, se gloria ìrera ti* abbia a riputare per un monarca cristiano il portare P eccidio ad unMntera insigne città, con di- Btruggere e seppellir tante belle fabbriche e memorie ééV antichità, che Ano a^ teibpi di Ausonio . quivi si conservavano. Che in pena della ribellione si diroc- chino tutte le mura ed ogni fortificazione, ciò can>- mina ; ma poi tutto, chi può mai lodarlo, e non .attri^ Imtrfo pinttoata ad un genio barbarico ? A mio ere^ ìAere i buoni pÌFÌn«lpi fabbricano le città, e i cattiti le distruggono. Certo intanto è che la caduta e ruv»^ Ba dB Uilano sparse il terrore per tut(& V Italia, ;ad ognuno tremava al nòne di Fedeìrigo Barbotossa* 'j^erò non è da stupire se i Bresciani spedirono nella seconda domenica dopa pasqua i loro consoli, accom- ^)aciaati da molta nobiltà a Paria, per sottomettersi ìai di lai voleri. Po accettata la lor sommessione, eoa patto di dover demolire WU le torri e mura della lor città, di aphnar te fosee, dt rkevare un podestà dall' imperadore, àk pagar una bo^m^ somtsa À daiui«

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^4^ AinrALl D^ ITàLU

ro, e di constare ad esso augusto tutte le rocche e fortezze del loro contado, e di militare con lai, oc- correndo, anche a Roma e in Paglia. Sapea ben Fe- derigo nella buona Ventura mettere i piedi addosso m ' chiunque gli cadeva sotto le mani.

Ti restavano i soli Piacentini da mettere in dole- re. Già sapeva che era giurato V assedio della lor jcitlà. Ma conoscendo essi la necessità di prevenir la tempesta, trattarono di pace, e colla mediazione di ^Corrado conte palatino del Reno, fratello delPimpe- radore, T ottennero. Però i lor consoli colle spadfs nude in mano si presentarono a Federigo nel di ii òì maggio, mentre egli era a s. Salvatore fuori di Pat* ria, e se gli sottomisero con promessa di pagargli seir mila marche d"* argento, di distru^ere le mura e te iossè della lor città, di ricevere un podestà^ di restia .tuir tutte le regalie, e di cedere tutte quelle castella -del lor territorio, ohe volesse V imperadore ; il che era poco men che perdere tutto V essere di repubblica- 'Ciò fatto, mandò Federigo per podestà de** Milanesi il vescovo di Liegi *, a Brescia Marquardo di . Grunoh bac; a Piacenza Aginolfo; e poscia Arnaldo Barbar java ^ a Ferrara il conte Corrado di Ballanuce ; a Cor •70^0 maestro Pagano ^ e cosi ad altroxiltà. Per grazi» speziale permise ai Cremonesi, Parmigiani, Lodigiaoi ed altri- popoli fedeli il governarsi W propri cojosolL Rapporta il Sigonio (i) T investitura datavai.G^emOf ne^i molto vantaggiosa. per loro..Mel Dwsa di^giugaa pisò Federigo dkìa volta di Bologna^ oha <9ra tuttavia non poco restia ai cD«ia|idamenti :iì lui.. Segui p^-^ mente accordo con quel popolo, obbligata ancVtfsa

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4 9 9 0 MCLsii. a4^

a diroccar le mura, a guastar le fosse della città, a ia-* re lo sborso di molta pecunia, e a ricevere pel sub governo il cesareo podestà. Andò poscia ad Imola e Faeqza e ad altri luoghi. In somma non vi restò cit- tà o fortezza di Lombardia e delP Italia di qua da Roma, che non piegasse il collo sotto i piedi del for- midabil augusto, a riserva della rocca di Garda, che occupata da Turisendo veronese, e assediata quasi per un anno dal conte Marquardo e da^ Bergamaschi, Bresciani, Veronesi e Mantovani, lungo tempo si di- fese, e finalmente si rendè con onesta capitolazione. Anche i Genovesi chiamati da Federigo a Pavia, pet attestato di Gaffaro (i), vennero alP ubbidienza, ed ottennero buoni patti, con ritener tutte le regalie, perchè s* obbligarono di servire a Federigo nelle spedizioni ch^ egli meditava contro il re di Sicilia. It privilegio conceduto da esso imperadore ai Genovesi, può leggersi nelle mie antichità italiane (a). Affinchè restasse Éiemoria della sua crudeltà contra de^ Mila* nési, quel dipiuma si vede dato Papiae apud san^ cium Sahatorent in palatio imperatoris po$t </e- étruciionem Medioìani^ et deditionem Srixitie^ et Placentiae V junii^ anno dominicae Incarnationi$ MCLXIIy Indlctione X, Altri diplomi segnati in questa forma ci restano. Curiosa cosa ò il vedere, eoa che generosità Federigo diede allora in feudo al po^ polo genovese siracusanam cwitatem cum perlinen-^ tiis suis, et ducentas quinquaginta càbailarias tetr rae in valle Nothi etc. et in unaquaque civitaie ma« ritima, quae propitìa divinitate a nobis capta Juer itj

(i) Caffari AnnaL Qeoaens. lib. I, T. VI, Rer^ Kaiip» (a) Antic[uit. Italie. ÌDissert. 4^) et 72.-

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rugam unam ( wii rua, aoa contrada ) eorttm neg(f^ iiaioribus carwemeutem ciun ecclesia^ haheo^Jua* dicoy eijurno^ con altre liberalità. Ma il proTerbto ^ce the il fare i conti salla pelle delP orso ? ivo, bob tempie riesce.

Nelk domenica di passione imbarcatosi di nnovo a Genora p^fiai Alessandra III (i)> di colà passò a Magalona in Francia, e poscia a MompeUieri, don mandò il re Lodovico f^It a visitarlo e a rendergli r onore dovuto. Nel giugno s' inviò a Chiaramonte. Alle glorie deir angusto Federigo mancava quella so- lamente di terminar la lite del pontificato romano t Voglia sua. Mostrando egli in apparenza grande melo per P unione della Chiesa, subito che intese P arrivo in Fi'ancift di papa Alessandro, scrisse al re Lodovi* eo, prt'ponendo un abboccamento con lui per dar fine a questo importantissimo afi&re: e che a san Gio* franili ik Laune^ oppure a Besanzone si tenesse na eoAcilio, dove si presentassero i due contendenti, per téser hi tsuminate le ragioni d^ ambedue le parti. Ccm tava eo«dUneno 1' astuto imperatore il pc^nMero di burlar non mena l^ odiato Alessandro, che V antipapa Ottaviano. Apud se oogitavit^ ( l' abbiamo dalla yita di papa Alessandro ) sicut homo kujus saecuU pru*' Sentissimus^ sagax^ et caUidus^ qualiter posset Alio* xandrum^ et idolum suum judìcìo universalis ee- clesiae pariter dejicere, atque personam iertiam in romanum pùnttfieem ordinare. Trovaronsi insieme papa Alessandro e il re Lodovico a Souvignl ; e 9 it prìnc^e che non andava molto alla malizia, yollé

(i> Cardinal, de Aragop. i^ Tita Alexatidri III, Par*

T. IH, RCr. Italici r^r^r^rsl.

Mnuadere al papa di venir al pi'ogettato congresso ; ma Alessandro tenne il pie fermo, allegando che noxi conrenivaalla dignità deUa Sede apostolica il sottoponisi a qud giudizio ; e che giusto motivo avea di sospettar artifizii e superchierìe dalla parte di Federigo, che |^à era «{Spoeta passato in Borgogna. Di grandi negoziati si fecero dipoi ^ ma volle Dio che scoperti in fine i raggili d"* esso in^peradore, il re di Francia si ritirasse dal contratto impegno : perlochè fu quasi per «tascere rottura di gq«rra fra que^ due monarchi, se non fosso accorso in sàuto del ^e Lodovico il re d** Inghilterra : il che mise freno a Federigo, che oramai si credea ^ di potere darie^e a tutti, e pretendea che ai soli vesco- vi dèi suo imperio appartenesse il giudicar delFelezio- ne dd romano pootefìce. In &omma esso angusto mal intento di tanti maneggi intftilmente fatti, fu forzato ddk maiicaiaa de^ viveri a tornarsene coir esercito^ ìq Germania ^ e r antipapa veggendosi mal ricevuto 'la qndte parti se ne tornò in Italia. Rimandò poco dap^ f<À Federigo in Italia V eletto arcivescovo di Coloma^ ÌImiÌi/cIo, principsi arnese, ma arnese pessimo dell4 sua corte (i), che fatto un viaggio per la Lombardia, Romagna, Marca di Verona e Toscana, si studiò . d| assodar tutte le città e principi neir ossequio verso deir imperadote. Intanto il miserabil popolo di MS^^ no (2) escluso dalla sua patria, senza tetto dove rico^ verarsi, 61 ripartito dal vescovo di Liegi in quattrq sì-^ ; li alcune miglia liuigi dalla città, con permissione d{ |U)bricèr ivi de' borghi per loro alloggio. Tomò^ ia

(1) Acerl}us'1Moreoa ^ìs\. Laudeos. Tom. VIvBer. ]Ual. Romualdas Salernit. in €h^òd. T. 7, R«r. ila]»: '■ •i?)'5irc Jiiiul l^ial. T. YJ, B- r. hnU

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^Ff^^— mnÀLI T> ITALIA

Germania quel rescovo, e lasciò al gotemo d^esso po- polo Pietro di Cunin, che cominciò a far deUe stor- sioni in varie maniere. Terminò in quesO anno il re. di Sicilia la guerra di Puglia (i) colla presa di Tavema e di Monte Arcano : e passato a Salerno, senza voler- entrare s* accampò sotto quella città. Era inviperito contra di qael popolo, perchè esso dianzi aveà con- . sentito alla congiura che divampò contra di lui. Pre- tese il re una gran somma di danaro da quei cittadini, potendo eglino colla pontualità ricercata soddisfare al pagamento, con questo pretesto minacciò Gugliel- mo Tultimo eccidio alla citta. Ed era disposto ad ese-. guir la parola, quando sul bel mezzo giorno e a del sereno, insorto un impetuoso turbine, seguitato poi da una furiosa pioggia, schiantò quasi tutte le tende e specialmente la regale, in maniera che Guglielmo, il quale allora dormiva, corse pericolo di riportarne gran danno. Se ne fuggi egli in una picciola tenda che era rimasta in piedi, con raccomandarsi a s. Matteo apo- stolo, il cui corpo si pretende conservato in quella cit- tà. Fu questo in fatti creduto un miracoloso ripiego del santo Apostolo, per liberar da quel rischio il suo popolo ^ e però impaurito il re, nel seguente sciolse le vele verso Palermo, altro male fece a quella ma gnifica città. Insorse in qnest\ anno discordia fra i Pi- sani e i Genovesi nella città di Costantinopoli. Aven- do prevaluto i primi, diedero il sacco al fondaco do Genovesi, con asportarne il valore di trentamila per- perl (a). Portatene le querele a Genova, il popolo in

. (i) Romoaldas Salerà, ra Gbron. Johann, de Gecctoo Chron. Fossae norae. (a) Caffari Anoal. Genaens. lib. I, T. VI, Rer. Ital,

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4 ir ir o MCLxn* 247

fona spedì a Pisa, chiedendo soddisfazione ! altrìmen- é intimavano la gu'enra. Non essendo venuta alcuna buoiia risposta, i Genovesi con dodici galere volarono a Porto-pisano a £ame vendetta. Yi distrussero la tor- re del Porto, e presero molte navi coli** avere e cogli nomini. Accadde che arrivò a Pisa il suddetto Rinaldo ardcancelliere ed arcivescovo eletto di Colonia, che informato di questa briga, mandò tosto a Genova ordine che cessassero le offese, ed ottenne la liberazioD de"* prigioni. Bla avendo dipoi i Pisani presi due legni de' Genovesi, si riaccese la guerra che era per andare innanzi, se interpostosi di nuovo V arcicancelliere non vivesse rimessa air imperadore, che era a Torino, la cognizion di questa controversia. Stabili esso augusto dipoi una tregua fra loro. Di una tal discordia parlano gli Annali pisani all'' anno seguente.

i ( CRISTO MCLxni. Indizione xi.

Anno di ( ALESSANDRO III, papa 5.

( FEDERIGO I, re 12, imperadore g.

Dopo avere papa Alessandro celebrata la festa del santo natale ndla città di Tours (i), venuta la do- menica di settuagesima passò a Paiigi per una confe- renza con Lodovico FU re di Francia. Gli venne incontro il piissimo re coi baroni e colle sue guardie, due leghe lungi dalla città, e alla vista di lui smontato corse a baciargli i piedi. Dopo di che amendue conti- nuarono il viaggio fino a Parigi, dove la processione del clero col vescovo V accobe. Dimorò ivi il ponté- (1) Cardio, de Aragon. in Vita Alexandri III, Par. I| T. Ili, R«r. Italie.

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94^ iiririLT D* tTA.ni -

fic« per latta It qaairediiia, e ti solennizzò ^pÈsqm^ Poscia arvidBaBdo&i ìà tempo ddh oddiranoti det etoncOio da lui intimalo nèh dttà di Tonrt, cela wk trasferì. ^Riguardevole fa qudk sa^à adunanza, a oui fe dato principio nel di 19 di ma|^o, peidiè ▼'*mtei^«' tennero diciassette cardinali, cento yendquattro ▼esoo*' ti, quattrocento quattor^éi abati, e una copiosa moW titadine di cimici e laici. Furono iti pubblicati tmì* «Cànoni di disciplina ecclesiastica, da*^ quali apparìsoar cbe era già insorta nsAe parti di Tolosa, e si andata dilatando una setta d^ eretici, i quali, siccome accen^ heremo, infettarono in fine tutte quelle contrade. Era anche passato in Francia lo studio delle leggi civili, e inolti monaci e canonici regolari, oql pretesto d^ inse* ^narle nelle scuole, oppur di spiegare la fisica, o dt praticar la medicina, abbandonavano i loro chiostri. Questo fu proibito, e dichiarato nulle e sacrileghe tut- te le ordinazioni fatte e da £eirsi dall'* antipapa e dagK altii scismatici. E perciocché T andar girando il pi^a, dovea riuscire di non lieve aggravio aHe chiese, gli fu fatto sapere che se volea più lungamente fermarsi in Francia, si eleggesse una dimora stabile nella città che più gli fosse in grado : laonde egli scelse la città di Sens, dove si trattenne dal principio d^ ottobre fino alfo pasqua dell'" anno 1 165. Circa questi tempi area* ^ do Ulrico^ novello patriarca di Aquileja, fatta un"* in» vdsione nell^ boia di Grado (i), vi accorsero i Yene- «ani con uno stuolo galee, e il fecero prigione eoa assai nobili dd Friuli nèU^ ultimo giovedì dd camota^ le; e tutti li misero nelle carceri di Venezia. Per libe» rarsi, egli si obbligò di mandare ogni anno da li io* (I) Dandul in Chjrou T XIJ, Rer. hikU

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A M « o* iiGi:.uzv M%

tuffai »^ xSAmo mereordl del carnovale al* doge dcnt did porci grassi^ e dodid pmt grossi in meoioria. del-K vitlorìa de^ Veorà e detta sua liberanone. Mora fu. fiitU) in Teoezm imo statuto, che ad giorec^ suddetto^ in aW^eaire ad toro, e ad altri, simili pord^ pdlst pcil;»bliea pia^a si dovesse tagliar la testa, il qual osa per. conto del toro dora tuttavia ia essa dttà. Crede» vasi dalla plebe oiò istituito per denotare che si tagliai!» va il capo al suddetto arcivescovo e a dodici de^ suot^ canonici ; jna i sag^ sapeano che pel solo fine suddet* to si iacea qudlo spettacolo.

Era in quesd tempi straziato V infelice popolo mi- lanese dai ministri tedeschi, che tutti aveano neir ossa il morbo dell^ avarizia. Tanta era la parte che il lora vicegovernatore Pietro di Gonin esigeva dalle rettdke de** poderi (i), che quasi nulla ne restava ai miseri padroni e ai loro rustid. Oltre di che, da que^ poderi ehe aveano i Milanesi sul Lòdigiano e Cremasco, n^ Seprìo, nella Maresana e in altri luoghi, nulla potea* no ricavai'e. Tutto sd divoravano gli ufiziali delf imr-' peradore. Fabbricarono costoro nel borgo di Noseta' una gran torre per far quivi la zecca, e guardarvi il danaro dell'* imperadore. Ad un magnifico jf^agio an^ ocra per jervigio d^ esso augusto fu dato prindpio in Mottza^ e tutto il erano in volta gii strapaziati contadini colle lor carra e buoi, per condurre i mate- liali^ Altrettanto si facea per la. fabbrica dd castello di Laodriano e di un palazzo a Tigiantino. Per queste e per altre dogKajoze della gente, il vescovo di Liegi^ richiamò il Gunin, e mandò al governo un Federigo fheric'O, appellato mastro delle scuole : che co^ era

(i) ftire Raul in Bist, T. YI, Rer. Hai

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a?o amAXJ ti* rr alia

chiamata nna dignità n^e cattedra!!, toi sperienca Bìostrò che coitni area V unghie anche più arrampi- nate che quelle del precedente ' ministro. Arrivò poi Lodi nel 19 d^ agosto di ritorno dalla Germania r imperador Federigo coU'augusta sua consorte Bea- trice (i) e con gran comitiTa di baroni. Da U a quat- tro giorni ti giunse ancora V an^pa, il quale nel 4 di novembre fece la traslazione del corpo di san Bassiano da Lodi vecchio a Lodi nuovo. Lo stesso Ottaviano ed anche Pimperadore col patriarca d^ A- qutleja e colP abate di Giugni, ed altri vescovi ed ar- civescovi portarono sulle loro spalle la saera cassa. Nel 16 d^ esso mese essendosi trasferito a Pavia es« so Federigo, allora fu che i Pavesi fecero tante istan- xe, avvalorate dal rinforzo di una buona somma di danaro, ohe ottennero di potére smantellar le mura di Tortona^ con rappresentare riedificata quella città in obbrobrio delP imperadofe e di Pavia. Corsero dun- que air esecuzion del decréto, contenti d' aver di- roccato il muro, vi distrussero ancora con fretta in- credibile tutte le case, ridncendo quella sventurata dttà in un monte di pietre. Un atto di clemenza eser- citò poco appresso V imperadore coi Milanesi, perchè rimise in libertà i quattrocento loro ostaggi. Passan- do poi egli da Pavia a Monza nel di 3 di dicembre, il pc^olo milanese confinato in uno dei borghi nuo- tai, maschi e femmine gli andarono incontro sulla via. Era di notte, e forte piovea. Prostrati a terra in mez- %o al fango, gridavano misericordia ; e Federigo la- sciò ivi Rinaldo arcivescovo eletto di Colonia, accioc- ché gli ascoltasse. Questi ordinò che alcuni d'essi nel (i) Acerbo! Morena Histor. Landau. T. VI, Rcr. Hai,

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1 ir ir o Mcxtrii. a5r

di seguente andassero a Monza, dove darebbe loro udienza. Fece anche venir colà dodici di cadaun bor- go, e udito che chiedevano la restituzion de^ loro po« deri più colie lagrime, che colla voce : dimandò, cosa offerissero air imperadore per ricuperarli. Si scusaro- no essi per la somma loro povertà e per le tante mi- serie : il che fece montar in collera V iniquo arcive- scovo, e intimar loro di pagare per tutto gennaio prossimo venturo una somma di danaro, e bisognò sborsarla. Nel precedente anno aveano i Pisani invia- la un"* ambasceria air imperador Federigo (i) che ne mostrò molto piacere, e fece di molte carezze ai toro ambasciatori* NelP anno presente poi investi egli di iutte le regalie quel popolo che si obbligò di armare sessanta galee in aiuto del medesimo augusto per la ^erra che si andava meditando contiro il re di Sict* Ila. Sfa questo lor palese attaccamento a Federigo fb jcagione che non si poterono accordare coli' impera* dor de"* Greci Manuello Comneno^ pretendente che essi rinunzjassero air amicizia di Federigo : al die mai non vollero acconsentire. Ma. peggio lóro avvenne ne* :gli Stati del re di Sicilia, perchè considerandoli il re .Guglielmo come nemici della sua corona, benché avesse paee con loro, pure alP improvviso fece pren- 'dere quanti Pisani si trovarono nelle sue contrade, «d occupar tutte le loro mercatanzie. Corse un gran pericolo in quest' anno esso re Guglielmo in Paler- mo (2). Folto era il numero de^ prigionieri di Stato in quelle carceri. Ebbero costoro maniera di uscire, ed usciti assalirono fi palazzo regale con disegno e

(i) Annales Pisani T. VI, Rer. lUl. (a) Hugo Falcandas Histor. Sicnl.

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maamxAi v «A*L<JUh

gran voglia di trucidare il re. Fecero così beoe il lofO ufizto le guardie, che andò fallito il colpo, e restarono i più d^ essi tagliati a pezsi^

( CRISTO MGLxiT. ladtzioue xiz. Anoo di ( ALESSANDRO UI, papa 6.

( FEDERIGO I, re i5,imperadore io.

GoDtiouò papa Alessandro ancora per questo anno la sua dimora in Francia nella città di Sens, dove ebbe molte faccende per le differenze insorte ia questi tempi fra Arrigo re d' Inghilterra, e Tomma- so arcivescosH) di Gantorberi, che fu poi santo mar« tire. Intanto T ambizioso antipapa Ottaviano, chia- mato. Vittore III, mentre dimorava in Lucca (i) fo colto da una mortale infermità, e quivi impenitente passò al tribunale di Dio nel di ao d^ aprile. Pietro Blesense che ne parla per esperienza, descrive il di luì fasto e la di lui crudeltà ; e pure si feae credere alla buona gente, che al suo sepolcro erano succedali non pochi miracoli : Pro cujus sanctis meritis dt' titur^ Ihuin muìta miracuìa ihijecisse ; così scrita Acerbo Morena (a), uno de^ suoi parziali : i) che sem- pre pia ci dee rendere cauti a distinguere i veri dai finti, o dai cradoii miracoli. Restavano tuttavia in vite due soli carc^oali scismatici^ cioè Giovauni da m Martino e Guido da Crema* Costoro fecero un'adu- nanza di moki ecclesiastici della lo^r fazione, e glacohè irrigo vescovo di Liegi rióuSò ti falso poutìficsrto, fa

(i) Cardio, de Aragon, io Vita Alesandri XW-^ f^ I,

T. Jll, Rernm Halic. l^ Acerba Morcìià HiM, Ltirdetti^; ?. ^ Rer; luj,

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à ti V 0 Uctxiv, uSi

Questo conferito allo stesso Guido da Cretna, il quab seuza alcuna osservanza degli antichi riti ricerette hi ' consecrazione dallo stesso rescoro di Liegi, con asso- mere il nome di Pasi^uah HI, Spé<!itone tostb P avviso ali* augusto Federigo, in vece di viilersi egli di tal congiuntura per estìnguere lo scisma^ approvò il fatto, e riconobbe costui per legittimo papa. Intanto le ctttii Lombardia avvezze per a^aissìml anni ad^ ^etro a vivere lautamente col godimento deHé regalie e della libertà, con decoro ed autorità principesca, al Tedersi ora ridotte ad una vile schiavitù, troppo mal tolenlieri s'' accomodavano a questo insolito giogo. Si aggiunsero le continue aranie che faceano i ministri imperiali, oppressori de** grandi e de* piccoli, inteiiti solo a smugnere danaro dagli afflitti popolié f*ecè tut- to ciò perdere a que* popoli la pazienza, e comincia- rono a risorgere gli spiriti generosi in alcune città, determinate di non lascislrsi così obbrobriosamente ealpestrar da innanzi (e). Queste furono le città della Marca di Terona, cioè Verona^ f'icenta^ Pa- doi^a^ Trevigi^ ed altre minori ehe strinsero una se« greta società e lega fra loro. Trovavatlsi mal soddxt^ fetta anche i Veneziani per aggravi patiti dagli ufiziaR deir imperadore, e però anch* essi entrarono fn essa fega; e tutti cominciarono a far testa agli ordini di Federigo e de* suoi ministri. Appena scoppiò questo principio di ribellione, che Federigo messo insieme f esercito de* Pavesi, Cremonesi e delF altre città fe- deli, e col poco che gli restava de* suoi Tedéschi^ marciò terso Terona. Prese e ^strusse alcune caste!*

(i) Car. de Aragoa. in Vita Alexandri III. Acerbas Itfo« rena in Hiit. Laodens. Sire RaaL T. yi| Rer. Kal

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d54 4iniAU D^ITALU

Ul quel territorio : qnaodo eccoti uscirgli incontro ,r esercito delle città coUegaie, che animosamente veo- oe ad accamparsi in Isccia sua, disposto è preparato a ricevere o a dar battaglia. Tra perchè era superiore di foraa questa armata, e perchè cominciò Federigo ad accorgersi del poco capitale che potea far de^ Lom- .bardi suoi seguaci, ne^ quali più non concorreva V o- dio, che U rendè si fieri contra di Milano, e si scor- geva in essi piuttosto del compatimento e deli^ incfi- oaxioiie per chi avea preso le armi per la sua libertà: restò esso augusto assai conciso. Giudicò dunqae miglior partito il ritirarsi, benché non venza rabbia e vergogna, che -di azzardare ad un troppo dubbioso (atto d' armi la sua dignità e riputazione. Da li in- nanzi ebbe sempre. in sospetto tutte le città d^ Italia, perchè conosciute troppo vogliose e gelose della li- bertà ; e però, giacché non sapea fiursi amare da ^&ty cercò da indi in poi di hnì temere. Aveva egli dalla sua di certo solamente i marchesi, conti ed altri no- bili vassalli, perchè questi abbis.ognavano del di lui braccio e patrocinio per non essere divorati dalle cit- tà. Mise pertanto in tutte le rocche e fortezze presidii goveruatori tedeschi, de^ quali unicamente si fidava, senza valersi più d^ Italiani.

Accadde in quest^anno (i) che Barasene giudice di Turti, ossia di Logodoro in Sardegna, e Pietro giudice di Cagliari, uniti co' Pisani, per vendicarsi di vitrie ingiurie ricevute da Barasone giudice d- Arbo^ fea, oggidì Oristagno, gli fecero guerra con bruciargir

(i) ADnal. ^Pisani T. VI, Rcr. Ita!. Caflfari AfinaK GcBueni. I. i, T. VI, Rer. Ilai./Accrb« Morena Biit. Laadens. T. VI. Rer. Ital. ' - -

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4 tu li O : MCLXIV* l5S

il paese, e menar ¥ia gran copia di prigioni. Attora questo gindiee d^ Arborea ti raccomaiidò ai Geziovesi) perchè 1^ aiutassero ad impetrare dali^ imperador Fe^ .derigo il titolo di re di tutta la Sardegna. £ non già del solo suo giudicato; perciocché sicoome ho Jo al- trove dimostrato (i), la Sardegna era di?isa in qua^ tro giudicatile quei giudici ben cento anni prima si truovano intitolati re, perchè ntun superiore ricono'- scevano. Prònùse eostui di gran cose ai GenoTest, dai quali perdo fu condotto a Pavia e presentato a Fede* figo. Condiscese ben volentieri l' impera dorè alla di- manda, non tanto per acquistar diritto sopra la Sar- degna, quanto per goderà quattromila marche d^ ar- gento, che gli furono esibite per questa grazia. Gli Annali di Pisa dicono, che V ofierta Cu di trentamila lire di soldi imperiali. Forée le quattromila marche davano questa somma. Ma si of^osero forte gli am« basciatori pisani alle istanze del giudice m alla risoltt«> zion dellMmperadore, pretendendo che la Sardegna fosse di lor giurisdizione. Altrettanto ancora preten- devano i Genovesi. Federigo che non volle perdere r prò promesso, senza curarsi delle lor brighe» nel di 5 ,d^ agosto nella chiesa di s. Siro di Pavia solenne^ mente, coronò e dichiarò re della Sardegna esso Ba-» rosone. Il bello fu che quando Federigo si credea di mettere le mani sopra il danaro accordato, si trovò ebe il re novello non aveva un soldo, e lavorava solo di promesse. Era Federigo in procinto di condurlo seco prigione in Germania, finché avesse soddis&tto ; ma costui tanto si ^doperò coi Genovesi, che fecero sigurtà per lui, ed essi efiettivamente dopo alquanti (i) Aniiquit. Italie* n^sseit* 5, et 32»

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à56 MtìfJLU h\tAUk

^orm iborsarono la «otoma^ «oa pr^i^trla osnf^ do vari dtUdtoL Non troT«nd«tt poi mafii^rfli efe^ tfi S04disÌkcesMai Ganot«ti, £0 detaDOCo prigfone lo Ge^ Ho^a ; et PÌMni cògli altri gìadim dalla Sardegna iftotiéro di nooTo gatrra ad arborea, e ^istruatero ^uaai tutta ti paese, di nodo die la Taoitè dt Barasce me andò a teroataare in on re da teatro. Fecero di pie i Pinoli. Paaiò Federigo ncU^ ao&o presente ta Ger- maiiia ad oggetto di nettar ioaìéiiie tma buoàa arma^ 4a per Hiaf^ornetite àitodare il piede in Italia. Colà apediroDO i Pìmbi Ugucdone^ uno deMor eonaolr) {lér cui OMOieggio Federigo inteatl col gonfalone la città di Pita tiltta V isola di Sardegna, andò molto ehe i Piaant la renderono interamente tributa- ria alla loro repubblica. L^ onnipotenza delP ore, quella fu cbe Ibce dimenticar presto a Federigo di a^er già diebiatato principe della Sardegna il duca Guelfo suo aio, e poco prioaa te et essa isola il va- nissimo Barasone. Dagli Annali genovesi si sa che i Pisani sborsarono tredicimila lire per ottenere quel privilegio. Diede fine in quest* anno alla sua vita nel di ao di luglio Pietro Lombardo novarese di patria^ ,1^ vescovo di Parigi, celebre personaggio, e conosctu^ to da tutti col nome di mastro delle sentenae. Abbia* mo ancora dagli Annali di Bologna ( i) e di Modena (a), aha Boazo luogotenente ddl' imperadore in Lombar* dia, fu ucciso nel contado di Bologna, verisimiknent^ a cagton ddle sue angaria. dee tacere che avcn- A9 in quesl* anno V augusto Federigo riehieslo arato

(t) Mattb. de Griffonibua, Aonal. Booonlens. T. i^i

Reram Italìcarum. (a) Annales veteres Motinasf. T. Zf, Acffi Ita!»

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à, 9 v 9 acuLiT. *iSy

da' Forftresi, prò motione et guerra Feneicrum^ JPaduamoTum , Fieentmorum , et Feronensium , f iMMi tormm rebeìUonis et superhiae centra ' nos etiimpermm erexeriiTrf , concedelte o confermò loro tutu U regalie con altri privilegi, ticcone apparisce dal diploma da me pubblicato (i) e dato apud san» ctmn Sahàtorem juxta Papiam^ Filli kalendas jumi^ axno dominica^ Incarnatioms MCLXIF^ Indie ti^ne XIL Con altro diploma eonfcrnnò al po- polo di MantoVa parimente tutti i suoi privilegi. Ma •ifia per errore, come io credo, ot aia perchè fu uiatu r anno pisano, quel dipUMua si dice bensì dato Papieè apud samùiwn Sahàtorem FI kahndas junii^ an» no milleùmo centetima sexagetimo tfuinto^ Indi- ctione Xll^ ma è certo cb^ esso appartiene alfamib preKUte.

( CRISTO MCLXT. Indizione zìi. Inno di .( ALESSANDRO III, papa 7.

( FEDERIGO I, re 14, imperadore ix.

Essendo in questi tempi mancato di vita Giuho i^escovo di Palestrina (3), lasciato da papa jÉìessan^ dro'per suo licario in Roma^ fu sostituito in suo luogo. GioiHMni cardinale de^ santi Giovanni e Pao- I04 il quale, a forza di danaro e di esortazionf, indusse il popolo romano a giurar la soHu fedeltà ad esso pontefice, e regola ancora a suo folere il senato. Afendo egli: inoltre tolta. di mano a^ aeiaaatici Ìi

(1) AntiqDit. Ila!. Disiert» 48.

(2) Cardin. de Artgon. in TiUkAlewdri^JItJP. I, T. lU, Rerom Italicazom.

' . * T. - ' . . . i 1. ' .1 t

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il5$ àMWàLI m* tWAJJUL

Jìwilica TtlSeaiia la coataa. daikt Sd^ai^ ^uikMìiio pba &mp oramai tempo riahiaiiiare il papa dalla contiadie della Fcanoìa, gli «pedi a questo &io massi e leUaro di molta pramaca. Par oonsigtìo èiia<|iie non «olameobe da'* vetcovi e cardiaalt, ma aacke dei ro di Francia e d' loghUterra, si preparò e^i al sao rilor- po,. Partitosi dopo. pasqua dalla etttà di Sana, e pas« ^mdo per Parifi^ dopo la festa di saa Pietro armò a MompeUieri ; e dappoiché furono air ordine i legni ahe dovaaao oondurlo, fra V ottava deirassunama doUa Verone ji! iod>arcò con alenni cardinali ip una aara di Harbona^ e il riaaanaiite de* eardin^li con OÌHrta archtseoiw di Milano, il quale fu poi creato cardinale di a. S^na, in un akro più groaso legno ohe era de^cavatifri ospitalieri, oggi<fi appellati di Malta. Aveano appena date le vele ai veoti, che ecoo*i ti comparir la flotta de* Pisani, i quali stavano in ag- gi^to. A tfd vista la nave, dove era il papa, voltò la prora, e se. ne t(xrnò in fretta a Magalona. Circonda- remo t Pisani quella in cui venivano i più dei cardi- nali, e non avendo essi trovato fra loro il pootefice, sepza far male alcuno, la lasciarono andare al sao ^Afftìo» U Neobrigense scrive (i) che questa nave hravameotb si difese, e. con poco lor gusto fece retro- cfi4^e i Pisani. Comunque sia, tornò il papa ad ìoi- hafC9i;st.io un legno più picciolo, ed ancorché foaae travagliato da alcune tempeste nel4:ammino, pure fe* lipemente arrivò « Messina (s). A questo avybo il re Guglielmo jtche era in Palermo, inviò tolto a compli- mentarlo i suoi ambasciatori con molli regali, e desti-

(i) Neabrig. ìib. 2, e. 17. Hìst.

(2) Romaaldus Salernitan. in Cbron. t. TII, Rer. lUL

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'iSò Ktiroir«fODT6difB«ggio di Cal&brìa ed* Miri b^bhi «be r accMopaguaroiìO fibo a Róma : at q[tial Bi\e ' •Qvmiiiiftrò tmd forte galea pel pàt)a, é c}uattro altre per gli cardìììall e pel resto della corte pontificia. Per- tanto Del mese di novembre - mosse papa Alessandro III da MeMìna, e venne a Salerno, dare fu con gran* onore mxelto da Romoaldù àrci^sco\fo e*d^ tat- to il popolo. Rella fósta' di sanfé' Cecilia griinse all'IM- bòecatura dei Tevere sano e salvo, e riposò per quètta notte in Ostiaé Kel seguente giorno corsero ó vene- rarlo i: senatori romani con gran folFo di cheribi t Ih?- d, o gir prestarono la dbvuta tibbidiénsa. Dopu d^ tìih coi ratrii» di ulivo il condussero £no alla Porta Faterà- nense. Quivi era il clero vestito de'' sacri anima nt?, quivi i Giudei colla sacra Bibbia neMe braccia, e ì ^dici e le ttiiKiéie colle loro indegne. Con quelita processione e fra gli alti viva dei popdlo, passò fi -papa alla basilica, ed indi al pélazto del Lateraifb, cóÀ tanta allegria della città, che non v* era memoiia dlif- tra lieta giornata in quel popolo. ^

Giunto in Germania Yimpèrddàre FédeH^^xì -trovò accesa la guerra (i). Impei'òctlifè avendo C^ conte palatino di Toiogen fatto impiccare duo uomi- ni del dUca= Guelfo junìore^ al qtiale il duca Guél/b seniore avea rinunziato gli Stati della Suevia, pet attèndere a quei deir Italia, es!so giocane Guelfo ndn potendo averne Soddisfàdone, mise a ferro e fuoco H di Ini paese. Ricorse il Palatino per aiutò a Federigo duca di Roiembùrg cugino delP itóperadore, e sicco- me fra la casa di lui, erede della giubellingd, che noi

(i) Otto de s. Biasio in Chrou. Àbbas tlrspergecs. in Chron.

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a6o ÈmtàLt ft^fTAZxi

ora i£oiaiii ^hlbrilitta, e la eaia etta»e*gàaICi -àA diica Go^v*!^ antiea la gara e la neatóaia : isod Fedarigo prase Tolaatieri ad assbterb. Il giovaiK Gioelfo ancfa^egU abba dalla saa Bertoldo duca A Zarwgbaii ad altri prìncipi. Na^ primi gioroi di aec- taoibra ranaaro alla a^am i dna aserciti, e Guelfo ne andò rottOy con latcianri prigioni nofaaaoto da' tuoi cavalieri. A questa anoTa il veechio iàu:a Guelfi^ ar- dente di collera corse dall^ IteMa in Germania, asse^ ed esp0|^ò TaHa cestella, e vittorioso andò a ripo- sarsi nelle sue terre. Ma il Palatino coUe forze dal daca Federigo avendo congiunto V mr mata de' Boemi, fante allora fierissima, riaforaò la gaécra che coatò immensi danni e guasti a qadle contrada, essendo venuti i Boemi per la Baviera e Suevia sino al lago di Ginevra, comoiattando infiniti disordini. S^ intera pose r augusto Federigo, fece rilasciare i prigioni a dare nella dieta d' Ulma al duca Guelfo soddisfeùo- ne: con obe si smorzò queir incendio. Tenne ancora Federigo in quest^anno (i) una dieta in ErbipoU, ossia in Wirtzburg, dove circa quaranta vescovi te- desebi giurarono d^ ubbidire al &Uo pontefice Pa- squale, ossia Guido da Crema. NelPanno presente ancora, come s^ ha dalla Cronica di Fossa nuova (a). Cristiano eletto, p, per dir meglio, intruso arcivesco- vo di Magona, col conte Grotoiino e con alcune sol- datesoba passò nella Campania romana, e fece giurar fedeltà da tutti qua* popoli ali^ antipapa Pasquale, condotto da lui sino a Viterbo, e all' imperadore. Perchè Anagni ricusò di i9>bidire, diede il guasto al-

(i) Ghron. Retcherspergense ad hono aanum. (a) Joannes de Ceccano Chron. FosMe uovae.

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1. rir o naxf. Q&i

le sue campagne, ed incendiò Cisterna. Ha non a) tosto furono costoro tornati in Toìèana, die GiKber- to conte di Gravina e Riccardo da Gajai coir esercitò del re di Sicilia entrarono in essa Cam{$ania, ed uni» ti coi Romani rìcaperarono VeroK^ 'Alatri, Ceccano ed altre terre. Si ruppe ancora in quest^ annata tre* goa fra i Pisani e Genotesi (i), e coiùindò V nu po- polo air altro a far quel male che potea, con pren- dersi le navi. Rmkì a^ Pisani,' dopo arer bruciato Ca- pa Corso, gingnere nel d) ai d^ agosto airimprov- ▼tso addosso alla città d* Albenga, e di prenderla, cori darle poscia il sacco e consegnarla alle fiamme. Pas« irarono essi dipoi alla fiera di tant^ Egidio in Proven- za con galee trentuna. Ma i Genovesi ansiosi di ven- dicarsi, con maggior numero di galee andarono a eerear colà i nemici, e fidandosi che Raimondo conte di s. Egidio non proteggerebbe i Pisani,' attaccarono una battaglia, che fu separata dalla notte. Gli Annali pisani (a) dicono, esserne uscita vittoriosa la lor Ba- cione ; ma per una fiera tempesta nel ritorno perde- rono dodici delle lor galee con tutta la gente.

Crebbero in quest^anno i guai delle città di Lom- bardia. Avea Paugusto Federigo lasciati dappertutto i suoi ufiaiaK, che raccogliessero i dazi e tributi spet- tanti al fisco imperiale. Per testimonianza di Acerbo Morena (3), tuttoché parzialissimo dell^ imperadore, questi cani ne esigevano sette volte più del dovere : Plus de sepfém^ quam imperatori de jure dthére*

(i) Caffari Annal. Genuens. T. VI, Rer. Hai. ' (a) Annàl. Pisani T. VI, Rer. Ital.

(S) Acerbus Morena Hist.lisadeiis. T. VI, Rer. Ital.

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a6a AUffA&i h^iTAUk

tvar^ ab. ammhui injuH^ ^mc$i^fibaM* Il Morena y^ cpftffficpw^ gU#moder»ti trìbutp ed «igcav^ ohe Tevl* dita loro mreptò. Ai AEbMiesi n^i si fai^dava die . mi terxo delle loro eotrid». Sopra ogni casa^lopra pgoi mulìoo, sopra la pescagione imposero dan« ^X«* eaecia tutta per essi. Tolto ai nobili, padroi» dalle «askefla, il difttrettf), ossi» le giurUdiiione, benché goduta per W^ c^to anni addietro. Altre estorsioni di f^no, di ùe* no, legna, polli, e d^ altri naturali tuttodì si iàoeaiio da essi ufiziaU,.per attestato di Sire Ranl (i). Ineomna tutto operavano costoro, per ridurre air oltiam dispe* raaione i liombardi ; il ùie nondtmeno si credeva con* tro la intenùon d* esso imperadore^ Teneva intanto ìk timore di peggio molti di (}ue9fti popoli in dovere; ina in lor cucire si rallegravano al vedere nella marca di y^ona già abata bandiera per la di£esa della libertà, e air i:M3ire che i Veronesi e Padovam -aveano tolto^di mano ai T'edesqhi le due fortissime rocche di Rivoli ed A{]()^diioe, e spianatele da^ fondamenti.

( CRISTO MCLxvi. Indizione xiv. Anno di (ALESSANDRO III, papa 8.

( FEDERIGO I, re i5, imperadore 12.

Assalito da grave infermkà in qnest^anno (tu- gììelmò re di Sicilia, stette languente per due mesi (a), e obiamato tk 4{omoaldo €ir€wes€OiH> di Saterno, che dìlettavasi forte deila medicina, arte allora di gran credito in quella città, ii«. ^ascoltò bene i consigli, ma seguitò poi a regolarsi a modo suo. Yeggendosi poscia ridotto air estremo, fgrfti chinare nella sua camera i

(i) Sire RauL T. VI, Rct. Ital.

(a) Kornuiildus Salernit. in Chron. Anonym. Gasstnenf.

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4 « Il O HGLXTf. 36S

dia loro |Mr«6QiizA f»Mr aaa sncoessore ii«l w^fp^o Gh^ glMm» i/fuo psiggiar figfodo, d cpale, p«r «sieve .4i ali tuttaviti ioei^oe dd geveiao, die4« p«r tiltrioiB .e gof Qpagtrm del Hgnp la ré^'aa Mat^^rUa um 4no|U6 e «adce dd giefìnetto re, aM^naadole trecoA- j|igU«ri c|ì $M9* PicWarò aocom prisoipe di Gapoa Arrifi» dtro soq^KooIo; e dopo aMrè sdosliia la joa pagliata coodalta, « pregati tatti della br fedekà v^rio la-«iia, proIe> sd Bo^fte.cU ma^^ «etoiò di yit«re. ^timo fyinirtiMi$ m^mis madU^ ha U tetto di Ro- jhobUo. Ma nel i^orologio eai6Ìoaasc A notata k JjKH morte i^Ubua maiù I ta«ti seonoani «ooccdvii du* tante il «90 regno per teina dÌAepplioasioBe (1)9 lar bandoli ^li reggia dalla eanaglia àé sw» euaudii, e per la sua cmdeteà e mala c<wd0tta cbe ^ iirò ad- dosso fante ribdttoni^ fee«« restare il sno noaleln ab- bonimento « malediaione. Si appEcò tosto la re^biCk e guadagnarsi Taattore de* sudditi, eoi fio* aprire le ear- ceri, •richiama^ dalT esilio un buon numero di nobili banditi o uggiti, e minorar le gabelle. Non lasciarono veraaaente di fiire nn'^ irruzione sopra Tane terre della Puglia (a) i Tecchi ribelli Andrea conU di Ropeenufr ^na, e Riccardo dall^ Aquila, dappoiché ebbero mtesa la morte del re ; ma con pooo loro profitto, e fini in nn fuoco di paglia il lor tentatHro« Due giorni dopo la anocte dd padre, oppure più tardi, canne vuole il Fal«> «andò, con gran solennità nella cattedral di Palerme^ fti coronato il nuovo re Ougìitlmo II4 e scmioM com^ fiarve V allegresea del popolo cbe sperava giorni pia

(1) Ugo F^leandos in Hitt

(a) Johann, de Cccoiuo Chron. Fostte nora^.

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a64 AHiritt o^iTitu

Seti sotto di Im^ cotvii speranze ixiAsSteno fiaUke Da II a qaalehe tempo restò liberata la SkìKa da tm naà arnese, cioè da Gaito Pietro eoiMicoy pnncqpal miiustro e eàmó'leBgo di quella corte/ C!ostid nato sa- raceno, dopo aver preso il sacro battemmo, riten- ne sempre in cuore V antica sua snperstbóone ; e m^ togli sospetto che gli emnli snoi tramassero contro h di lai vita, imbarcatosi una notte, e séco portmda gran tesoro se ne ftiggi al re di Mut>cco» ManWB9$ Cooineno imperador de Greci, dacché seppe assunto al trono Guglielmo II, gli spedi ambasciatori pcc rin- noTare il trattato di pace, e mosse anche parola di dar- gli per moglie V unica sua ^gliuola. Fu ben conferma- ta la pace, e aadttrono innattxi e indietro ambasciatoli e lettere per trattaa*e di quel matrimonio, ma nulla in- fine si conchiuse di' questo per vari poHtici intc^ppi. Tornò in quest* anno nel mese di novembre in Italia 1* imperador Federigo con nn fiorito esercito. Passò per la ¥aI-Gamomca, perchè i Veronesi doveano aver preso e ben fortificato il passo deDa Chiusa, e venne ad accamparsi vicino a Brescia. Lo scrittor della vita di papa Alessandro dice (i), che quantunque ^K avesse conceputo grand* odio contro i Lombardi, si fidasse di loro, pure chiudendo in petto la sua fie- rezca, si mostrò amorevole e cortese verso chiunque al presentò alPudienaa sua. Non cosi parla Sire Beni (a), autore più informato di questi afiàri. Diede Federigo il guasto a molte castella e ville del Bresciano, aino alle fosse della città, e costrìnse que* popoli a dargfi sef santa ostaggi de* principali e più ricchi, i quali hh

(I) Cardili, de Aragon. in Vita Al«wndri III. (a) Sire Raul in Histor.

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A <N v 0 I Mcunrx» 'si6S

xono inviati a Pavia. Devastò, ancona la pianora & Bergamo e ten venne a Lodf^ dovè tenne un gran parlamento cU Tedeschi e Lombardi. S^ erano messi gli aiflittì popoli della Lombardia in isperanza di sol- lievo per r arrivo dell'augusto sovrano (i), e però a /olla comparrero colà grandi e piccioli, chi colle cro^ ci in mano e ehi senza^ chiedendo pietà. Esposero aK rimperadore e a^ suoi ministri ad una per una tutte le avanie finora patite; e snl principio parve ch^egK se ne condolesse forte, e fosse pei^ farne ritenttmen- to. Ha i fittti dimostrarono che nulla curava di taK doglianze. Allora la povera gente scorata affirtto, si Vide come perduta, vi fu chi xù>n credesse che rimperadore fosse d^ accordo con quegl' inumani ufi« ÀalU Si trasferi poi Federigo da Lodi a Pavia, e qui* vi solennizzò la festa del santo natale.

Rapporta il (cardinal Baronio (a) uiia lettera scrit- ta da esso augusto ai cardinali : tale non^meno è Io fttile e il tenore di essa, che si può senza timor di M* lare tenere per un^ impostura qualche dottorello, o monachetto scismatico di queir età. CSerto è bensì die il suddetto imperador di GostantiiiopoH inviò in qnest* anno a Roma Glorino Sebaeto del suo ìtof^ rio, figliuolo di Roberto già prHitipe di Gapua (5), Portò egli dei gran regali a papa Aleisàndro //7, e due proposizioni di gran importanta. Era la prima ^ rimnir ie due. chiese latina e greca, discordi fira loro dii gran tempo. L* altra, che il papa restituisse la corona deir imperio romano agli augusti gr.eci^ promettendo

(i) Sire Raul in Hìslor.

(2) Acerb. Morena Hist. Ltadeos.

(9) Cardia, de Aragon. in Yit. AlezandrI UI.

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a6$ jnnrixr d'^iiulo. '

M gpc^i £aé nari e monti; cioè taniaoro ed ar^»^ te^ t tanta €o{)ia dl^ trtippe da ridurre «ir«]bUdìa»BB r Mia tutta. Troppa diflScae «fibre, e Àepm à^ gran (KiaateKa parve quesOuUiiDò al saggio pontafioa; tintavi» aoii voloddo trascurar cosa' alcona^ iaviò oo^ r andiàseiator suddétto io Levante W vescoro d^Osda é il ear^^aele da"^ santi GioTaaoi e Paoh), priacipal^ mente per tratter detta eoticordie; ed andie periscor- feaé die fondamento si ^tea far de^ Gnmd per V att- iro negeaia. Più che mai durando la gara ir^ I Pisani è Genovesi (i> per cagion d«ila Sardegrvd, in- questo énno àncora aocadd^o rappressglie di \'aria navi, e febero i Pisani & molti prigioni. OugUshna marchése •di Mon^Nrralò, non contento di tante tartW ^ castelfa die P augusto Federigo sottopose alla di lui giur>s<H» zione, mosse guerra aoch^ egli a Genova^ a loro talse le castella di Palodi e di Ostàggio. Spedi per qnesto U popolo^ £ Canova i suoi inviati ntP koperadore Fe^ dèrigo, par vappvesentarglt T aggravior lov fatto àA marohesei, ena riportarono popò buone parole; Inol- tra dbivantf ad esso angusto seguì un* altta fiera altei^ caziòna^ te esai a qnel di Pisa, ioiperoet^è era diaan riosoitn » Genovesi' di rendersi tt^ntarì inSardeg<na i due f^dioati d^ Avborea e di' Cagliari, laonde i Fì^ aspi investfti di quclP isola: da Federigo, fecero istan- za parehè Ix^ne interdetto a^ Genovesi di mè«ei*vr piedav Reclaaiarono i Genovesi, pretendendo che ìm Sardegna appartenesse loro, dacché cacciarono il re Musetto, e che V imperadore non potesse investir-» ne altri senza far loro torto. Addussero fra l'altre ra« gioni che costumavano in segno del lor dominio i (i) AanaL Pisani. Ca^sri Annal. GeaiMiM. Uh. IL^

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A W H O MCLXTI. 367

Gaetaat e Napoletani, ogni qual volta neir andare in Sardegna o per mercatanzìa, o per sale, s' incootra- Tano in legni genovesi, di mandar loro uno scudo pieno di pesd e due vasi di vetro pieni di pesc#, e due barili di vino. Fa rimessa la lite alla caria impe- riale, e intanto fa ordinato il rilascio de** prigioni ge- novesi, con grande schiamazzo de* Pisani. Tenne ^ morte nel a 8 di marzo in qaest^anno nella città di Benevento Oberto arcwesco^o di Milano e cardi- nale (i), e in luogo suo fa coniecrato da papa Ales- sandro nel di 8 di maggio Galdino già arcidiacono della chiesa milanese, cardinale anch* esso, che per le sue rare virtù meritò poscia d"* essere venerato qual santo.

(i) Acta s. Galdini apad Bolland. id diem i8 aprii.

FXIIB DEL TOMO X^XVII.

In questo Voi. XXXVII si comprende lo spazio di tempo scorso dall^anno di Cristo mgxxii Indiz. XV , fino all^ anno di Cristo mclxvi. di Alessavdeo III, papa 8. Federico I. re i5, ìmperad. la.

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AMAU D ITALIA

DI

LODOV. ANTONIO MURATORI

XXXYIII.

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ANNALI D ITALIA

DAL

PRINCIPIO DELL' ERA VOLGARE

SINO ALL'ANNO i75o

COMrilATl SA

E COIfTir«UATl SIMO A^GIORIfl NOSTRI

YOL. x;xxvni.

VENEZIA

TIPOGB» 91 6IUSIPPB ANTOHILU

LIBBAJO-CAICOGIAFO^ IBIT*

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iisrsriiM D'ssiiMii

DAL PRINCIPIO DELL EKk VOLGARI PINO ALL^ANNO IjSo.

( CRISTO vcLxni. Indmom xv. AoQo di ( ALESSANDRO III, papa 9.

( FEDERIGO I, re 16, impertdore i3.

'celebre e memorando è qaest*^ anno nella Storia d^ Italia per le itrepitose avventure che succederono. Avea r imperadore Federigo mandato avanti con corpo di truppe Rinaldo, eletto arcivescovo di Colonia e arcicancelliere d^ Italia^ uomo folto più per gU im- brogli secolareschi^ che per maneggiare il pastorale, affinchè riducesse i contorni di Roma alP ubbidienza dell' antipapa Pasquale (i). Tra la forza e i regali ri- dusse Rinddo a* suoi voleri molte di quelle terre e città ; e quelle che fecero resistenza, la pagarono eoa patire saccheggi, incendi ed altre calamità figlinole della guerra. solamente fuori di Roma fece egli de^ progressi, ma studiossi con gran profusione d'*oro di guadagnare in Roma stessa partito. E perciocché, come scrive Taut. della vita di papa Jlessandro JIJj con servirsi di un detto degli antichi, Roma^ si inveniret emtorem^ se venalem praeberet: non fu« <i) Gardin. de Aragon. in Vita Àiexaaclri III, P. I, T. Ili, Rerum Itaticarmn.

MURATORI, VOL. XXITUI* DigitizedbyGo^glc

e LWSALl D^ ITALIA

rono po^i i Romam -che «descatt da^la pecunia gts* rarono fedeltà sH* antipapa Guido da Crema e all'ima peradore cantra d** ogni persona. Non mancava il buon papa Alessandro con paterne ammonizioni di «orlar tutti alla concordia, alla fedeltà e alia difesa della patria, ofierendo ancora il danaro necessario per t|uesto ; e davano essi buone parole, ma camminavano con doppiezza, volendo piacere alP una e all' altra parte, infedeli «elk^ stesso tempo a tutte e due. In- tento r augusto Federigo addi ii dP gennaio mos« se da Lodi coir tmpefadtioe e colf armata aHa volta di Roma (i). Arrivò sul Bolognese, dove in vendetta della morte data già al suo ministro Bozzo, diede il guasto al paese sino alle porte della città, e ridasse quel popolo a dargli cento ostaggi, che furono man- dati sotto buona scorta a Parma, e a pagare seimila lire di moneta Lucca. Passò dipoi a Imola, Faenza, Forlì e ForlimpopoK, e in quelle contrade si fermò sino a s. Pietro, esigendo da que"*^ popoli e dagli iHtri della Romagna grosse contribuzioni di danaro. Non si sa il motivo perch* egli fecesse quivi lunga dimora, non accordandosi ciò col costume di un principe sd focoso e diligente. Finalmente sul principio di luglia marciò verso la città di Ancona, e ne intraprese P as- sedio. Era questa città in quei tempi ubbidiente e suddita a Mannello imperador de' Greci,, e contut- toché gli costasse di molto il mantenere tale acquisfOt^ èure se ne compiaceva, lusingandosi che potesse un quel picciolo nido riuscire di gran vantaggio alle mire non mai iaterrotle sopra V" Italia^ Ora i cittadiai

41) Acerbus Morena Hwt. Laudeus. T. Vi, Rcr. llalÌBi. Sire Ebul Hi5t Tom. VI, Re^llaiicJ

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AURO' MGLXTir. ^

•^l^rc^è anbnali dai Groci, e perchè restava ad esii libeco it nare^ mancavano bu^ne Cortificazioni alla* lor.ierra, ti accinsero, con vigore alla difesa. Fece Fe^ derigo febbricar varie macchine di guerra, e succede-» sotto vari conflitti con vicendevoli perdite, usate in a|mili contvesti..

e^ Intanto dacché fu partita Timperadore d»l]a Lom-^ bacdia, Arrigo conte di Des lasciato governatore in Pavia, perchè verisimilm ente subodorò i segreti ma-^ neggi delle città lombarde, nel mete di marzo diman* dd 0 volle cento ostaggi del popolo milanese, cinquan* «a de"* quattro borghi ed altrettanti de' forensi. Da il a qualche tempo crescendo i sospetti^ ne volle altri iugento, che tutti mise nelle carceri di Pavia, e fece anche istanza di danari. Allora P infelice popolo mila- nese giunto ai termini della disperazione, al vedersi si maltrattato ed oppresso, diede ascolto a chi propone- va dì unirsi in lega con altre città, per iscuotere Tin- aofiribil giogi^ tedesco. Fecesi dunque un congresso, a cut intervennero i Cremonesi, Bergamaschi, Manto- vani, Bretciant e Ferraresi; e senza dubbio vi si con- aneora qualche inviato della lega della Marca di Terona. Quivi^ rammentati gli aggravi e le crudeltà elft tuttodì pativano per V insaziabilità e indiscretez- za de'*mÌAÌitri cesarei, determinarono di voler piutto^ sto mprile una volta con onore, se occorresse, che di i»iver con tanta lor vergogna e misetia sotto chi si dimenticf^ra.d'^esserelor principe e principe cristia- «0. Una lega dunque fu stabilita fia loro, con obbli- garsi, sotto forte giuramento, di difendersi T un pò» polo r altro, se V imperadore o i suoi ufìziali voles* aero da li innanzi recar loro ingiuria o danno senzai

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ragione^ salva iamen imperaiòtis fiieUtkU^ eh«Hlii nondimeno che nulla dotea significare «eìsofido i bi» sogni. Fo specialmente eonrenuto li giorno V latro* durre i dispersi Milanesi neirabbattuta e lUsaiidonM loro città, e di star tri finché qnel popolo si ioase messo in istato di potervi sussìstere da solo. Erana stati finora i Cremonesi de^ maggiori nemici che aves- ^se Milano, e de** più fedeli che potesse Tantar Fad»« rigo. E da credere che si movessero a mutar massiatt dal vedere, e forse anche dal provar eglino il doro trattamento e T alterigia de' mimstri iaaperìali fscSBé città lombarde, e temere col tempo di mia aoBaigUa»* te fortuna. Sicardo, che pochi anni dappoi fii vescovo di Cremona, e scrisse una Cronica da me in buona j)drté data alla luce fi), si lagna non poco ^ queste nsoluzion del suo popolo, perchè a^ suoi di i Miianesi divenuti potenti, e dimentichi de^ beneficii, angmtiar Tano forte la città di Cremona ; quasiché in qàeslD anno essa città avesse fiibbricato un martello che do-« tea poi schiacciare il capo a lei. Ma attehe i tag^l provveggono al bisogno d' oggi^ eome possono il me« glio, rimettendo poi alla provvidenza di Dio il resto; giacché ninno vi è che arrivi con sicnrczsa a leggere nel libro dell' avvenire.

Erano i Milanesi in una somma costeraastone, perché veniva minacciata la distrwdone de^ loro bor- ghi, e i Pavesi ne lasciavano correre la voce ; laonde per quattro settimane stettero come in agonm Mi { pianti e le grida ; e chi a Como, e chi a Novara, e Pavia, a Lodi trasportava i suoi pochi mobili, percbè di di in di aspettavano Poltimo eccidio. Quando vA (i) Sicard. Chron. T. VII, Rcr. Hai. ^

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ir li Cf MCLXTII. 0

feUdMÌmo a ^7 d^ aprile comparvero le nnìmt bre- idane, cromoaesi, bergamasche, mantovane e vero- Aeri, che introdosserQ quel popolo nella desolata cit- •tà, con ioMneiiso gaudio di tutti (i). Che menasserp 4ottò le mani per alzar terra, e valersi delle reliquia •deU^ antico muro e serrarsi in casa, ben giusto è ^1 4»^erlo. Riportata q^esta nuova air imperador Fed^ figo, benché altamente se ne cruciasse il suo cuoce, pure esteriormente mostrò di non curarsene punto. £d allorché i collegati videro la città ridotta in ista^o 4i competente difesa, si ritirarono, per attendere ^ .guadagnar Lodi* Sussistendo questa citt^ si attaccata ni servìgio dell^ imperadore, ninno di qué** popoli si «vedeva sicuro. Però trattarono di tirarla nella lega i e |>frcbè i Lodigiani a niun patto volevano staccarsi 4al servigio imperiale dopo i tanti beneficii ricevuti da Federigo, si venne alla forza. Fu assediata quella atta dai Milanesi e dagli altri alleati nel di 17 di magr fio l seguirono vari combattimenti; lu dato il guasto al paese, e adoperate tante minacce, che finalmente Vindasse quel popolo, per non poter di meno, ad «ntrar nella lega, salica imptraioris JidelUate, Passa* t»w> i collegati al castello di Trezao, fortes^za di gran polso, perchè cinta di un muro e di una torre, che pon avea pari in Lombardia. Quivi era riposto uo grai^ tesoro ddl^ imperadore, come in luogo di somma aipcireznit Tanto nuUadimeno lo strinsero e batterono ^oUp macchine di guerra, che il presidio tedesca, a risedeva d^l gpverpatore, fu astretto alla resa, salva la lor vita e libertà. Messo a sacco quel castello, fu poi t:onsegnato alle fiamme, ed interamente distrutto. Ta- (i) Ada s. Caldini iipud Soll^nd. ad diem 18 spriK

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i O *à!t9AU l)* ITAtlA

*1i notizie le abbiamo da Acerbo Morena, autore lo& giano e contemporaneo ; il perchè o non sassiftte de che scrìsse Badei^ico alP anno iiSg della distruzione <li quel castello, oppure convien immaginare che foue rifatto dipoi. Portato (Questo spiacevole avviso dlP ìm» peradore, ne provò allora un immenso dispiacere ; ma impegnato nella guerra contra d^Ancona e 4)1 Ro- ma, altro per allora non potè fere che legarsela d dito.

Avvenne in questo mentre che II popolo romano concepì, o, per dir meglio, rinnovò l*odio antico con- Ira quei di Tuscolo e di Albano, perchè li vedea in- clinati o aderenti ai Tedeschi, e renitenti a pagar gU eccessivi tributi loro imposti (r). Sul fine dunque di maggio essi Romani con tutto il loro sforzo, ancorché SI opponesse a fai risoluzione il prudentissimo papa Alessandro III, andarono a dare il guasto a tutto il territorio tuscolano, con tagliar le biade, gli alberi e le viti : dopo di che assediarono quella città. Rainone padrone di Tuscolo non avendo forze da poter resiste^ re, per necessità ricorse alP aiuto deir imperadore che assediava Ancona. Ordinò egli tosto a Rinaldo eletto arcivescovo di Colonia, esistente in qoe* con^ torni, che con alquante schiere d^ armati a' aflfrettasse al soccorso di Tuscolo. Così fece egli. Itfa^ se vogKam credere a Ottone da s. Riagio (3), restò Rinaldo rin- serrato ed assediato dai Romani in quella città. Ne bensì avvisato Federigo, e perchè parve eh* egli non se ne mettesse gran pensiero, Grìstiùno eletto arcive-

(i) Cardio, de Aragon. in Vita Alexaadri III, Par. I,

T. Ili, Rer. Italie, (a) Otto de s. Biasio in Chroxi,

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A W H O MCLXVn. ir

scovo eli MaigoDza con Roberto conte di Bassavilb^ •è con altri baroni, prese V assunto di marciare iti alato di lui, con poco più di mille cavalieri tedeschi e borgognoni, ma i più bravi delP armata (i). Allora 1 Romani si misero in punto per dar battaglia, confi- dando nella superiorità delle forze, giacché si tiene che nel campo loro si contassero tra cavalieri e fanti ben trentamila persona armate. RomoaMo salernitano scrive (a), che i Romani sedotti dalla lor prosunzione e superbia, vollero venire alle mani, ma senza ordi- ne e cautela alcuna. Si azztiffitron dunque nel di 3o di maggio coi nemici. Sulle prime pòco mancò che i Tedeschi sopraffiitti dal troppo numero degli avver- sari non piegassero ; ma uscito di Tuscolo 1* arcive- scovo Rinaldo co^suoi, e dando alle spalle ai Romani, cosi vigorosamente li caricò, che la lor cavalleria pre- se la fuga, lasciando alla di^crezion de^ Tedeschi la fanteria. Non erano i Romani d' allora come gli anti^ chi loro antenati ; però da U innanzi non fu più bat- taglia, ma solamente una fuga e un macello di quei miseri. Ingrandiscono qui alcuni a dismisura la per- dita de^ Romani, facendola Ottone da s. Biagio ascen- dere a quindicimila tra morti e prigioni. Lo scrittor della vita di papa Alessandro apre anche più la bocca con dire, che appena si salvò la terza parte di co- piosa armata, e che dalla battaglia d^ Annibale a Can- ne in qua, non era più succeduta strage grande del popolo romano. Sicardo copiò aneh^ egli questo beH^ eptfooema. E l' autore della cronica reichèrsper-

(i) Acerb. Morena Hist. Laudens. T. VI, Rer. Ita!. {2) Romoaldas Salemit. in Ghron. T. Yl\ Rer. Itti.

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geose arrÌTÒ a dire che di gnaraotamila Romam pcm* cissìmi e^aseruntj giù non occiiiy aut captinoti JuerinL Più aocora ne disse Gotifiredo monaco nei suoi Annali. Giofaimi da.Ctccano nella soa cronica di Fossa nuova ne h mqvti seimila, e molte altre bù- gliaìa di rimasti prigioni. Ma perchè suol più spesso avvenire che la (ama e la miUnteria de^ vincitori (ac- cia in casi tali di troppe frsMage al vero, meglio sarà r attencarsi qui alia relaùone di Aceri>o Morena, antor di questi tempi, che dice d"* averlo inteso da Romani disappassionati, doè esservi restati morti più di due- mila d^ essi Romani, e più di tremila fiaitti prigiod, «he lega^ furono condotti alle carceri di Viterbo. Xi* Anonimo cassinense sc^ve di mille cinquecento uccisi, ^j§i mille e settecento prigioni. Meno ancora, dice il contiouatore degli Annali genovesi di Cafiaro. Non potè cootener U lagrime. oIP avviso di si fa- iMSio suacesf o il buon papa Alessandro. Tuttavia san- sa avvilirsi aitese a premunir la città di Roma, e a procurar degU aiuti dal di fuorL Mosse la regina di -Sicilia e il figliuolo GugUebno li a spedir le loro truppe, che giunte nella campagna di Roma si diede- TO ad assediare un forte castello presidiato da'* Te- deschi. Secondo Acerbo Morena pare che il giovinet- to re venisse io persona a tale impresa, ma non è cosa ai facile da credere. Ora P avviso delia vittoria ripor- tata dalie sue genti sotto Tuscolo, ma più questa jaossa delle armi siciliane, furono i motivi che ìndus- ^ro Federigo a dismettere T assedio d' Ancona a fina di trasferirsi verso Roma. Per mantener nondimeno il decoro, ed acciocché non paresse che la ritirata venisse da paura, ammise dopo quasi tre setUmane

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di* assedio ad nn trattato d^ accordo gli Anconitani) i quali s^ obbligarono di pagargli ana gran somnim di danaro, e per sicaressa del pagamento gli diedero quindici ostaggi. S* ingannò Ottone da S. Biagio coA altri, aII<Hrche scrìsse che Ancona si rendè aii^ impe* sudore. L^impaùensa di Federigo era grande, «vo- lendo aspettare i lenti passi ^lla fanteria, presa seco la caTslIerìa e V angusta sua moglie, a gran giornate marciò verso la Puglia. Alla nuova cbe si accostava V imperadtfre, e sulla credenza che con tutta V arma- ta egU venisse, si ritirarono ben prestamente dalP as- sedio del suddetto castello le sold«ftesche del re di Sicilia. Con tal fretta marciò Federigo, che raggiunse i fuggitivi al passo di un fiume, dove molti ne fece prigioni. Assediò e vinse un castello tolto ial re Gu- glielmo a Roberto conte di Bassavilla, con restituirla poi ad esso conte. Arrivò sino al Tronto, mettendo a sacco e fuoco tutte quelle contrade. Sua intenzione pareva di passar piò oltre, ma si vigorose furono le istanze àfXC antiinpa Pasquale dimorante in Titerbo^ per tirarlo a Roma, sHn virtà delle promesse a lui fatte, come anche per la speranza di cacciarne papa Alessadro, che Federigo con tutto ì* esercito si mosse a quella volta, e nel di 34 di luglio giunse a mettere il campo nel monte del Gaudio, appellato Monie Mai- Io dallo scrittore della vita di papa Alessandro,, che racconta il di lui arrivo colà KIF" kaUndas augusti* NuUa più sospirava egH che dMmpadronirn della basi* Bea vaticana ; tardo a superar cortina e il portL» co di s. Pietro, con ispogliare e dar alle fiamme tutte quelle case. Ma tiella vaticana non potè egli entrare \ '^ ^r '^"'**?/.^?*^, difesa dalla masnada di &• Pie-

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aro, cioè dai soldati raccolti da^ beni patrkaoQiali djdb Chiesa romana. Diedero i Tedeschi yarìe battaglie al «acro luogo per una continua settimana, sempre iaii- 4ilmeDte, 6 oche riusci loro di potere attaccar fuoco alla chiesa di santa Maria del Layoriere, ossia d^ Torres Essendo questa contigua a s. Pietro, poco mancò che le fiamme non penetrassero anche aella basilica* Mise nondimeno queir incendio tal paura ne* difensori, massimamente ?eggendo essi di non por lere sperar soccorso alcuno dalla città, che dimanda* rono di capitolare. Fu loro accordato di potersene andar salvi colle persone ; e cosi Sv Pietra Tenne ia potere Federigo. Però nella seguente domenica ar- rivò r antipapa Pasquale a cantar messa in quella chiesa, nella quale occasione coronò V imperadore con un cerchio d* oro, insegna del patriziato. Fin dal* Tanno ii 55, siccome abbiam veduto, aveva egli rice- vuta la corona imperiale dalle mani di papa Adriano IV. Tuttavia volle ( Acerbo Morena, che v' era pre- sente, ce ne assicura ) il piacere di riceverla di nnoiro da qneUe del suo idolo ; funzione £atta nel marte^fi seguente, festa di s. Pietro in vincola. Fu coronata ancha V augusta Beatrice ; anzi che a lei sola fosse imposta V imperiai corona, lo scrive Pautor della cro- nica reieherspergense (i), parendogli molto strano che il già coronato imperadore si fecesse coronar di DUOTO. Altrettanto ha Gotifredo monaco di s. Panta*^ leone ne* suoi Annali (2). Ciò fatto, si studiò Timpe* rador Federigo di guadagnare i grandi e il popolo di

(i) Chronic. Reicherspergens*

(a) GodQfndos J^oaach. in AimaL- :

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A If F O MGLXyn. 7 9

Roma (i), e, sttscomt accortissimo principe, propose che se ^ava lor 1^ animo di fare ohe il pontefif^e Ales- sandro finanziasse al papato^ astrìgnerebbe anch^ egH il suo papa Pasquale ad imitarlo: con che si verrebbe poi air elezione d^ un terzo, ed egli darebbe la pace a tutti, senza più intrìcarsi nelP ekzion de^ pontefici. Esibiva eziandio di rilasciar tntti i prigioni. Parve questo un bel partito ai più de^ Romani, i quali ginn* sero fino a dire che il papa era tenuto ad accommo* darvisi, e a far anche di più per riscattare e salvare tante sue pecorelle, e cominciarono a tempestar su questo. Ma Alessandro dacché si accorse dei segreti maneggi del popolo co^ suoi nemici, daP palazzo late* ranense s' era ritirato nelle forti case de^ Frangipani, e poscia presso il colosseo, con ispedir quivi le cause spettanti alla Chiesa e allo Stato. Intanto il giovane re Guglielmo giuntagli la notizia di quanto paésava in Roma, mosso dal suo zelo per la salute del papa, spedì due ben corredate galee con gente, e danaro assai, ed ordine di condurre in salvo il pontefice. Ten- nero su pel Tevere le due galee, e fatto sapere V ar« rivo loro ad Ottone Frangipane, furono introdotti al* r udienza del papa i sopraccomiti. Sommamente ob- bligato si protestò Alessandro III all' amorevol pen- siero del re siciliano ; prese il danaro inviato ; e cre- dendo per allora non necessaria la sua partenza, ri- mandò le galee indietro con due cardinali, per trattar de^ presenti affari colla corte di Sicilia. Poscia distri- buì buona parta di quel danaro ai Frangipani, e ai figlinoli di Pier Leone, per maggiormente animarli a

( 1) Cardinal, de Aragon. in Vita Alexaadri III, P. J, T. Ili, Rerum Italicarom.

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'l6 JmUàhl D ITAiiIic

iter saco aAiti ; e il retto V inno ai custodi ddle por- te. Me in fine li letcierKmo piegare gl^ iocoataati Ho- maiii Jalle lusisgheToli propomiooi di Federigo, e volendo por indurre il papa ad acconientìre, questi, «OQottpagnato da alooni de"* cardinali, e traTeslilo, se- § ratamente utcì di Roma, e pasmndo per TerroGÌD% anfò a Gaeta, dove rifngUò gli abiti pontificali. K Ut poi ai traéferi a Benevento, dove in. con grande OBore accolto da quel popolo.

Eranai interamente dati i Piaani ai servigi dell^im- peradore Federigo (i), verisimilmente per que^ gran . doni e vantaggi che a guisa dei già conceduti a** Ge^ noveai, dovette compartire anche a quest** altro popob eon un peuo di pergamena, per V ansietà di portare in breve la guerra non solo coatra de^ Romaui, ma anche in Puglia, Galabrb e Sicilia, al qoal fino abbi* fognava deUa Ioih> flotta. Aveano essi Pisani giurata ubbidienza all^ antipapa Pasquale. E perchè Tillano loro arcivescovo non volle acconsentire a si fettta abo- imnaziooe del santuario, fa costretto a fuggirsene e a ritirarsi nell** isola della Gorgone ; e in luogo suo fa intruso in qiiella chiesa Benincasa canonico, sul fine di marso. Aveano anche prestato aiuto a Rinaldo af civescovo di Colonia, per prendere Civitavecchia pri* machè egli passasse a Tuscolo, ossia Tuscolano. Qqi Federigo, benché trattasse di ridurre i Romani a"* suoi volm colle buone, uon lasciò per questo di prq>arar- si per adoperar la forza,. se il bisogno lo portava. A questo fine richiese d^ aiuto^ ì Pisani, che gli spedirò* oo dodici gale^ ben armate con due àfi" lorp conaoli|

(i) Anoal. Pisani T. VI, Rer.. Jial, j ,; ;

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kW ft fi MCtlTIf. 17

tT quéste flfpot entrate pel Tevere, e «lite «ilio al ponte, infestavano DOD poco le ville de** Romani^ ed kmpedìvtino ogni soccorso per qwel ànme. Il popola romano adnttqoe per la maggior parte^ latit»^ pet ischi vargU tilterterì «Ianni e pericoli, quanto p^Cdiè Federigo confermò il senato romano, ed accordò a quel popolo molte esenEtoni per tutti i suoi Stati) condiscese a quanto egli bramava, con prometterò fra le altre cose, che justitias suas ( cioè dcU' impe^ radore ) tam intra urbem^ tjuam extra urbem ju-- vahunt eum retìnere^ e che terrebbono per papa r antipapa Pasquale, se pure s' ha in ciò da credere al contìnuator del Morena; perciocché da una lettera di Giovanni sarisberiense fra quelle di san Tommaso cantuariense si raccoglie che i Romani stettero saldi nelPubbidienza di papa Al^sandro III, ne di Pasqua- te si parla nel giuramento de^ Romani rapportato nel* la sua cronica da Gotifìredo monaco di san Pantaleono presso il Freero. I Frangipani nondimeno e la casa di Pier Leone con alici nobili non consentirono a questo accordo. Mandò poscia Federigo a ricevere il giuramento di fedeltà da'* Romani vari suoi deputati^ fra^ quali uno fu Acerbo Morena continuatore della Moria di Ottone suo padre, uomo dabbene, ed incor- rotto e direrao da tanti altri deir armata imperiale, che viveano di sole rapine. Intanto renne Dio a visi* tare i peccati e V alterigia dell'* impéradore Federigo^ prìncipe che nulla meno meditava che di mettere ìnt catene V Italia tutta, e per polìtica andava fomen- tando il depbrabile scisma delia Chiesa di Dio* Una improvvisa epidemia cagionata dall^ aria di Roma^ mi- cidiale anche allora in tempo di state, te pur no* fu

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ima f wa pettìlena, assalì totaolo V etefcilo di Ped^ rigo, e comincia a mieUriie le ceotiatia ogni gioroa» La matdna «raoo sani, non arriya?a la sera eha si trovavano morti, di modo che si penava a seppellir tanta genia (i). già suUa sola pldl>e de"" scadati si atese questo flagello, ^mimemeote attribuito alla vi- fibil mano di Dio, ma ancora ai principi e signori piò grandi d^ essa armata. Ti perirono Rinaldo eletto ar- civescovo di Colonia, Fèderiga duca ài S ve via, ossia di Rotemburgo, flgUuolo del già re Corrado e cugino germano deH^ tmperadore , i vescovi di Liegi , di Spira, di Ralisbona, di . Yerden e d^'altre città, eoo asaaissimi altri principi e nobili, fira'^quali specialmen- te è da notare il duca Guel/o juniore^ la cui morte In compianta anche .dagritalìani, perchè di lui per- dita fa cagione che si seccasse tn lui questa lìnea <li estensi-guelfi, e che il duca Guelfo suo padre rinuo- «asse dipoi airìmperadore tutti i suoi Stati in Italia ; del che ho assai livellato altrove (a) . Per questa fit- va mortalità di gente anche il suddetto Acerbo Mo* rena istoiico, nel tornare a casa portando seco il ma- lore, nel ^ ig^ d^ottobre mancò di vita ne^horghi di Siena, come s'ha dal suo Continuatore.

Atterrito da cosi tra^o avvenimento Hmperadw Federigo frettolosamente decampò-col resto delPar- matay e per b Toscana venuto a Pisa e a Lucca, eoo- linuè' il viaggio alla volta di Lombardia. Ma nel vo- ler valicare TApenoino trovò il popolo di PontremoU ed altri Lombardi, che ^i vietarono per quelle mo»-

(i) Conlinuator Acerbi Moreoae T. VI, Rer. ItsI. Otto de 8. Bksio. Godefrid. Monachas apad Freheroiu^ |a> Anlfobilà Estfnti P. J, c.3x«

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ARNO HGI/XTU. I91

tagoe ti passo (i). Se non era Obi%%o marchese Malaspma che raffidò per le sue terre della Lunigia- na, e gU diede il passaggio, si sarebbe trovato in pe« ricolose angustie. Gran parte nondiineno del suo> equipaggio si perde per istrada. Verso la metà di set- tembre, e non già di dicembre, come per error der copisti si legge presso Sire Raul, arrivò egli a Pavi« con avere perduto e ne'contorni di Roma, e nel viag- grò per le malattie suddette, oltre a gran copia di sol- dati, più di duemila nobili tra vescovi, duchi, mar- chesi, conti, vassalli e scudieri. Quivi nel 2r d^es- 80 mese di quest^anno, e non già del 1168, come ha il testo del continuatore del Morena^ mise al ban- do deirimperio tutte le città congiurate di Lombar- dia, riserbando solamente Lodi e Cremona, senza che s^intenda il perchè di ques toniti ma, e gittò in aria il guanto in segno di sfida. In vece de"* Cremonesi sa- spetto io, che il continuatore di Acerbo Morena eccet- tuasse i Comaschi^ perchè questi continuarono a te- nere il partito di Federigo. Il qual poscia più fier» che mai coi Pavesi, Novaresi, Vercellesi, e co'mar- chesi Guglielmo di Monferrato ed Obi%i»o Miilaspina, e col conte Biandrate cavalcò contro le terre dei Mila*- Desi, con devastar Rosate, Abbiagrasso, Mazzenla^Cor- betta ed altri luoghi. Accorsero allora a Milano i Lodi- giani, i Rergamaschi e i Bresciani che erano in Lodi, e* t Parmigiani e Cremonesi che si tfovavano in guar- da di Piacenza. Tornossene per questa mossa F««- derìgo a Pavia \ ma senza* perdere fiato si voltò con-

' (1) Cardin. die Aragon. ia V»ia Alexaixlri IILP. I. T. HI. Sier. Ita]. C cut/ aiuiU Acerbi ^Oreuae^

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tre àéì PSacenttni, 8rll« terre ^e'<iaali fece qQftnto ms* le potè. Ingrossatisi per qiiesto a Piacenza i cofi^ gati, erano per affrontarsi eon Ini, sVgK non si Ibsie prestamente ritirato a Pavia. Abbiamo non^meno da una lettera di Giovanni sartsberiense che segni fira foro qualche baruffii coHa peggio di Federigo, il qua- le in Jugam ifersus est^ come si pnò vedere fra le lettere di san Tommaso cantoariense. già sussi- ste, come scrive il Sigonio, che Fedeìigo andasse sot- to Bergamo e ne bruciasse i borghi. Tante forse e^ non aveva. Venuto poscia il verno, si quetò il rumo- re delle armi in Lombardia.

Durò anche nel presente anno la rabbiosa guer- ra fra i Pisani e i Genovesi (i) , perseguitandosi i lo- ro legni per mare a tutto potere. Furono fatti pro- getti di pace, e rimesse le differenze in dieci per par- te ; ma senza che animi tanto alterati potessero pun- to accordarsi. IntaOto il regno di Sicilia era agitato dalle gare di que^baroni e da varie fiizioni (a) che tut- te cercavano di superi orizzare durante la minorità del re Guglielmo II. Le città di Messina e di Paler- mo tumultuarono, e contribuì ad accendere quel fuoco Giovanni cardinale napoletano, uomo sol fat- to per ismugnere danaro ; e per gK suoi viziilìiasima- to dal Baronio. Queste dissensioni minutamente de- scritte si leggono nelle storie di Ugone Falcando e di Bomoaldo salernitano. Mi dispenso io dal riferirle per •more della brevità. Si trasferì in quest'anno a Ye- nezia in abito da peHegriao^ e di venne a Milano

(i) Gaffarì Annal. Gennens. L a. T. VI. Ker. lUl. (t) Romoald. Salernit in Ghronic. T. VII. Ker. lUl Hugo Falcandos Histor. Sicol.

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A 9 9 O MCtTfri. ^I

il norello arctrescoTO quella città Galdino (i) nel 5 di tetlcnibre, con tofinttir conselazion del suo popolo. Parlò egli seco il tìtolo e Pautoriti di l«gato ^poatolioo : il che Bervi a ina§gioTtteiile corroborare ed accrescere la lega delle città lombarde centra di Federalo. In fatti ho io pubblicato i patti ^l'etsa lega, stabiliti nel 4i prìino di dìcenbre fi) , obbligandosi cadauno di difendere cwitatem Ptneiiarum^ Fiero** nam et eoétrum ei suburìna^ F'ietntiam^ Paduam^ Trifismm^ Ferrariam^ Brixiam^ Bergamum^ Crth moMWJtj Mediolanum^ Laudum^ Phcentiam^ Par* mam^ Mantuam^ MuHnam^ Bpnoniam^ e^c. ceti v»- r j patti, il più considerabile de^quali è l'obbligarsi ai- la difesa ed «fissa oordra onmem hondnern^ quieum-* gu€ mobìscum'/acere voluerit guerram tmt nudum^ €49ntri» quod Peìil no$ plusjacere^ quamjhdmus a tempore Ilenricd regis usque ad introitwn impera-^ toris Friderioù Solto nome di Arrigo porto io opi^ nione che si debba intendere Arrigo quarto fra i se» terso fira grimperadori, perchè sotto di lui ?o cre^ dendo ineoinsociata la libertà onolle città «^ Lom«< bardìa, che andò poi crescendo finché arrÌTÒ alla sua pienezza ; e questa abbiamo dipoi yeduta come aoni^ chilala dal terrore e dalla fortune dell'impera dor Fe^ derigo.

(i) CooHrtuator Acerbi Slorenae T. VI. Rcr. Ital. Ach 1. Oaklini tpod Bollsnditf. ad diem i6 aprff. {i) Anliquit. Ital. Diisert 48.

BIURATORI, TOL. XXX^III. 5'

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33 ÀVRUil D ITAJUX.

( CRISTO jfo&xnn. Iii^Kmii» i. AaiM £ ( ALESSàNDRO III, papà la.

( FEDERIGO I, re 17^ impertdore 1 f

Abbitm» dal coQtHMiator»4i: Aderito Morena cho Pai^iuto Federigiy qoftst per tutta il ferno deU*aii- oa pratenteaodò g,iraatl(»> eoo dimorare ora nelle parti di Pa?ia, ota ia quelle di Novara, ora di Ter- oalli, del Mea(ìsrcato e d'Asti. Ma veggeoda sem<pre- pìù decKoare i suoi lAri, e troraadosi coaae - ditosi^ ia Pam, e sempre ia sospetto che i pochi - rimasti a lai fidali il tradissero: aa di di aiarao all'impeoTTiso sagretameate si partì, et m Alemaniam per-terrcun comUU. Uberei de Savogia^ftUi. quondam comilU Amudei^ qui ei eomes dieUar de Mòinenaa^ iier arripinl; cosi si legge aagli aatichi maooscrittt.^ Que- sto Uberto^ chiamato dal Guioheàoae Umberto^ è oao de'pregeoitori della real casa di Saroia ; e qaao- toaqoe ritraesse il aome di coMe tH Morienna^ pu- re ia rari strumeati ha il* titolo aocors di marchese ; e di qui parimeote si scorge ch'egli era priacipe di molta potenia, e che per «adare ia Dorgogaa si pas- sera per li di lui .Stati. Fra le lettere di s. Touiuiaso arcivescoro Gaatuaria (i), uaa se oe legge di Giovaani sarUberiease, riferita aache dal cardinal Baroaio (a) , dalla quale si ricara ao varie particolari- làv Gio^ che Federigo aoa yedeadosi sicuro ia Pa- ria per arar firtto cavar gli occhi ad nobile ^ quella città, e sapeado che già i Lombardi laeMevar

(i) S. ThooMS Gìiatatrieosls \, a. ep^ 6Gr*e<Iit^ IdipL (a), Bacod. iu ALuaalcs. Eìodei^

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A H ir U HGUEYIU. *9^

no iniieme un^armata di Tenliroila soldatU lasciati in Biandrate trenta degU ostaggi lombavdi, passò nal . Monferr^o^ dorè, per la fidanza die aveva in Gm- , glieÌMo . mareh^.òì qadla contrada, per (e di hv .castella distribuì gH altri ostaggi. Poscia andò qaa.e sempre di sos|[»ettP), non osando di pernottare più ^ di due o tre giorni nel medesimo luogo. F>aitanto il marchese trattò cum cagnaia suo comiie maurk»- << (l^ggp mquriennensi) j ut imperatorem permitU» rei egredi^ promittens ei non modo resiitutionem ahìatorum^ sed montes aureos^ et cum honare^t . gloria imperii graiiam sempiiemam» Poscia racchi- .. ti gli ostaggi, e 9Ccompagnato da soli trenta uomini a eavallo, andò sino a santo Ambrosio fra Topina, e Susa, e la mattina per tempo rimf»sf>si in viaggt6>, quando fu presso a Susa basbaramente fece impicca- re uno degli ostaggi, nol^ile bresciano, . incolpandolo d'^aver maneggiata Puniune dell'esercito che il caccia- va dairitalia: Sire Raul (i) scrive che Federigo nono die marta suspendit Zilium de Prando obsidem de Brixia juxta Sauricam (forse era scritto Secusiam)^ dolore et furore repìetus^ quod Medioìanenses^ Bri- xienses^ Laudenses^ Nosfarienses, et F'ercelìenses ebsederant Blandrate^ ei inde ahiit in Alamanniàm*. .Aggiugne che arrivato a Susa cogli altri osteggiai cit- . .todini presero Farmi e- gli toUevo questi ostaggi, mo- .sirando paura di ^ii^te rovinali dai Lombardi, se- lasciavano condurre per casa loro fuori^ d^Italia quei .nobili, massimamente dop« aver egli tolto- poco fa. di vita un d*essi, uomo potente e generoso, con tanta crudeltà. Accortosi Federigo del mal tempo cbrco»^ ik.) SÌM BauU in Bis^ T. VL Eer. ItaJ.

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94 AintAU b^ ITÀtlA

reta per qatMè (fani, mé^ et è tt!&f éò ^e he Ot- tone di sw Bfargio (ly^ attertìtò M sud tlberfrtSMe die qtieVtttA«It^ meitiHMttafto 4\iod4ieHos ttrenèt^ ta- •eitftb hefi fettò »u<» oh AtCcMniio éa SUbtnéth che il TaMòiUì^Tii, fr^vcfllSttyfr à^ fotutglio, e oon «Itri etn- q^e tuoi fkmiigft ittosttatìffy di endure ianami « pre- parai f ttHò^igto [>er tra grair stf^^orè tao padiroiie, ed^iiUttò H th^iff peff istrada «t^^ri e (firapete fiiv- ehè ^anse hi Borgia, dow di grtrt ttirnacce fece t que'^popofr; e d!poi passò in Gerinuma, eon trovar M nam poche tctrbiikme e molti fche Todiàtano. Sa- rebbe dà'^desideriife ehe le enti^Ke storie ci n^m- sero tayciate tioeisie piùt copiose deHe reel casa di Sa- T^a^ pereiocchè non bastano le moderne a darm dei sh^rf e snffioremi lumi. Abbiaaivedato alPanno 1 155 che Federì^go probabilmente atea toho deglt Stati an- che ad Umberto conte di l^rienna, ma quaK non sappiamo. Néfia lettera suddetta del Sarisberiense è scritto che Federigo prometteva ad esso conte tesii- tatioTtem ablalorwn^ ma quaU Stati fossero a lui tol- ti, non apparisce. Il Guichenon (2), ehe dimenticò di parlare afH^aono presente di cptesto passaggio di Fecierigo per la Savoja, e deirarveni mento di Saaa, scrive che Federigo instato contra d^esso Umberto pel sno attaccamento a papa Alessandro III, diede in fóndo ai véscovi di Torino, di Morienna, di Taran- tasia, di Genova, ec. quelle citfó. Yej^gasi ancora h> Ughelli (5) che rapporta oh diploma d^esso Federigo in favore del vescovo di" Tor?no, e le liti poi sopra v-

(i) Olto ile 8. Biasio in Chroo.

(a) Guichenon Histoirc de la Mais, de Savoie T. F.

(3) Ughcll. Ital. Sacr. T. IV, in Afcbiepìse. Taarioens.

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A ff V O MCUTUt. " sS

reoute. Quel cIm è certo, brutta scena fu ^ella àià^ ra$cita di Federigo imperadore fuori d^Ita}ia.Fedeiigp uDperadore, 4ko, al cui ceniro diaozi tremavano tutte te città ItAliane, e die già per decisione d^ vaniuimi dottori di que'*Minpi era stato dichiara^ pcutron del mondo^ $i vide in iìne ridotto a fuggirsene vergogno^ samente d^taUa sott9 43n abìt,o di vii faiDÌglio cantra imperaioriam àigniiaiem^ come dice Gotifiedo l^o* oaco (i)) tardi conoscendo che più colia clemenza e nuBSuetudìne^ che celia crudeltà ed alterigia, si suol br guadsigno 4 e. che per voler troppo, bene spesso tutto si peide.

Dt^po tto vigoroso assedio cadde in potere dei collegati loi9»bardi la terra di lauditi te. Furono vicu-r perati gli ostaggi quivi detcautì, 9 tagliali a pezzi i;|ua-r si lutti i TedeKlM che v'erano di guarnigione (2), Pieci d'essi mjHlis$i|Bl e ricdìissimi vennero conse-^ guati alla moglie del nobile bresdauo fatto impiccare da Federigo» acciocchò ne facesse vendei^ o ^e ri"> 08vassi< un grossa riscatto. Ia quest'anno (3) nc^l gio e vedi santo, cioè a^ di ^% di marzo, per le istanze di Gftidintf areivescQvo di Milano, e p^t paura di niali iBafgiuri, il popolo di Lodi abiurò Tautipapa Pasquali le^ e ridottosi aU^ubbidienza di Alessandro papa^ des^^ se per suo vescovo Alberto proposto de^Ia <^esa di liodi. Intanto cresciuti gli animi dei popoli cQ^egali della Loflrijardia per la fuga delPimperadur Fedei^igo, si »eriosero questi alla guerra ^oetra ,4eTave^, e f^el marchese di itfonferrato, che soli in quelle parti re*

(1) Godefridus Monachtu in CliroQ. (s) Johann. Sarisberieosis in Epist. (3) Conttniiatfr Acerbi Moreu^e.

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l6

statino {nù che mai attaccati at partito d'*esso angusto. Per maggiormente angustiare Pavia, Tenne loro in capo un grandioso pensiero, cioè quello di fiibbrìcar di pianta una nuova città ai confini del Pavese e del Monferrato. Però i Milanesi, Cremonesi e Piacentini nel di primo di maggio (i) unitamente si portarono Ira Asti e Pavia in una bella e feconda pianura, cir- condata da tre fiumi, e quivi piantarono le fonda- menta d^ nuova città, obbligando gli abitatori £ sette terre di quelle parti, e fra Taltre Gamondio; Marengo, Roveredo, Solerà ed Ovilia a portarsi ad abitare colà. Poscia in onore di papa Alessandro IH, e dispregio di Federigo, le posero Ù nome d^A^ìes- sandria. Perchè la fretta era grande, e mancavano i materiali al bisogno furono i tetti di quelle case per la maggior parte coperti di paglia: dal che vanne che i Pavesi ed altri emuli conùnciarono a chiamarla Jlkssandria della Paglia ; nome che dura tattavia. Ottone da s. Biagio (a) mette sotto Tanno 1170 b origine di questa città, Ibrse perdiè non ne dovette il presto prendere la forma. Ma è scorretta in questi tempi la di lui Cronologia. Il continuatore di Caflb- ro ^) anch^egU ne parìa all'anno presente* Lo stesso abbiam da. Sicardo e da altri autori. Certo nondÌBAe« no è die di buoni bastioni e profonde fosse fa cinta quella nascente città, ed essere stato tale il concorso iella gente a piantarvi casa, che da li a non molto arrivò essa a metter insieme quindicimila persone,

(i) Cardia, de Aragoo. In YiU Alexandri IH. P. I. IIL

Rerum Italioaram. (a) Otto de f. Biasio in Chron. (3) Caffarì Anoal. Genueas. T. TI. Rer. Ita!.

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A' ir » 0 MCLXYIII. 37

parte di cataUeria e parte fanteria, •«« éllVwai e beUicoie. E nciranno seguente i contoK della mede* sima città, portatisi a Benevento, la misero «otto il dominio e prolezione deVomani poten6ei, con ob- bligarsi a pagar loro un annuo censo, o tributo. Tute- lo, ciò fu di somma gloria a papa Alessandro. Attac* ceto finqui era «tato Obi%%o marchese Maìaspina^ potente signore in Lunigiana, ed anche possessore di Tari Stati in Lombardia, al partito di Federigo. Ma dacché egli vide tracollati i di lui affiiri, non fu {Mgro ad unirsi colla lega lombarda contrà di lui. Egli fu che coi Parmigiani e Piacentini nel di- 1 a marco, secondo Sire Raul (i), introdusse il disperso popolo di Tortona nella desolata loro città, la quale perciò tornò a. risorgere. Andò intanto crescendo la lega delle dttà lombarde, entrandovi or questo or quella, chi per ricuperare la perduta libertà ed autorità, e chi per non esserri astretta dalla forza e potenza del- l'altre. Il suddetto Sire Raul nomina le città confe-^ derate con quella di Milano, cioè le città della Mar- ca, capo d'esse Vtrona^ Brescia^ Mantova^ ^er- g^mo^ Lodi, Ncvcra^ f^erceUif Piacenux^ Parma^ Reggia^ Modena^ Bojogna^ Ferrara. Confessa il Continuatore di Cafiaro (2) , che anche i Genovesi feirono inritoti ad entrare in questa lega, ed erian- dio spedirono i lor deputoti per trattarne, ma «enza che tal negoziato avesse effetto.

Ho io dato alla luce (5) T atto, della concordia se- gmto nel di 3 di maggio dell'anno presente fra il sud-

(1) Sire Raul. Hìst. T. VI. Rer. Ital.

(a) Continaat. Caff. Anoal. Gennens. 1. 3, T. TI. Rer. lUl.

($) Antiquit. Ital. Dissertst. 4^

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éfitto HUkichcMi Qifkéo e i «omoIì di Crvjiiontf^ ' Mi^ hm»^ Fetama^ Pmitopa^ Mantova^ Purmu^ Piae^m^^ Br^éicia^ Bergamo^ Lodi, Cónto ( d^^no è di oascr- ▼MÌoiM) ohe «ooom i ^oiif oli comascbà av^ano abbrae^ eiitft la lega), Nowira^ FerceU^ Aui^ Tort^ma, Aktèandria nuova ciUi^ e Bologna, Leggoosi iri i piiti stabSti fra loro a i nenai «leMepiitali di cadaniia ehCè. Fa gaefra in ^uest^aono fra i I^nì e liacehe- n (e). Erano gli ttUimi collegati eoi Genovesi, «^ se- condotil concerto &tto eon essi, verso la metà di ma^ gto andarono shI assediare il casteMo di Asciano, e d»- tegK varie battaglie &ene impadronirooo. Acconcro i Piam, ma non a tempo, e venuti ad un cooibaUiai^i- to «bbero la peggio, con restarvi molti di loro prigio* ni, i quali fttrono mandati dai Lucchesi neUo carceri di Genova : il che venne creduto cosa inéeune, e d^;Qa dell^ odio di tatti (^2). GT impetrarono i Genovesi, per'potere coh cambio riavere altri loro prigioni dete^ nntÌF in Pisa. Gontinnò tuttavìa la guerra fra i Pisani e Crenovesi, e contnttockè raoHo si adoperasse Filiano €tr9Ì9eseo90 <di Pisa, che era torna to al possessp delia sua ^shiesa^ per metter paee fra queste due accanite città, pure non gH venne fatto : tanto predominava in cuor di quei popoli V ambinone d^ essere soli in mare, e soli nei commercio e guadagno. Aveano finqni i pendetti Genovesi tenuto come sequestrato ndle loro città il vanerello re di Sardegna Barisone, sperando ch^ egH arrivasse pure a soddisfar pel danaro sborsato a conto di lai ììkA un addo mai non si> vide* Il perchè i Genovesi si contentarono di eondarlo in Sardegna,

(i) AtuiaL Piiani T. VI, Rer. I61I. (a) Gaffttri Annal. Geauens. lib. a.

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àt w w Oh wJMarut. a;g:

dttre ikà^ §p99m^ di pagare. AadftToao^ «' ftc^^^ Rinsolta di dwpnro ; p^^hè inoltd vi mmoò « ««dr^ dUfepe i debtt» contraiti, neovdu^ser» « GtetKmi qaé^ fantatiwft di lae» cpiesti teBOfHl R^maoi SMmexxih guoers al{>ofolo d^Alfaai»d(f)ypw$kè eraidtalo in^ &Fore di Federigo oontnii di Jotq, e IìqIi> ^eneiio «be > dìWiiMerada'foad»i»eat»^adybdiilàyi»coreM feior id q«eUe pdrt» Qtisii€tm> eleito areiresciHro di Magona S9) «uiidat«yi da Fedtfr^o, ^t so#t«0em il evo par* tit9«. Bodfvft i BiMnani un pari, ansi maggior dendeiào di Teodii^arsi ^^Toseolaai, per €àgìoa de^ quali a?e» no pai^ fi fiera rotta n^ «mio precedeiHe^ e recan^- DQ loro aaéhe gran danno ; ma non conteateado le Ckiesa «i loro sfora», desisterono per idlora da tale inn presa. Tornò parimente in questo jusao Manàielh Co- mneno inqiefBdor de^ Greci ad inviare ambasciatori a Beoerenlo, dorè era il pontefice Alessandro ^ e siooo* me ben informato delle rotture che passanma fi» esso ps^ e Federigo, si figurò facile di poter ora ottenere il suo intento; cioò di far prirare della corona Federi- gO) e che questa ^^^ poi conferita a hn ea*^ suoi sno- cessori. Per bmuoTcre la oorte pontificia, venne cogfi ambasciatori un^ immensa quantità d^ oro. Ma Alessan- dro, pontefice de^ più prudenti che s^ abbia avuto la Chiesa di Dio, ringraziò forte il greoo augusto per la sua buona volontà e divozione^ ma per conto della corona imperiale fece lor conoscere che troppe diffi-^ colta sMocontravano, conveniva a lui il trattarne, per essere ufizio suo il cercare la pace, e non già la gu^srra. Pertanto rimandò indietro essi ambasciatori

(i) Cafdio.de Aragoa. ia Tifa Alexsndri UI, P. I, T.ill, Ecram Italie

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So ' UnrALX D* ITALtA

ùcXk lor pecunia, e spedi con tale occarionè dne car^ dinaK alla eorte di Gottantìnopoli. AUnamo da Giìa** vanni da Ccccano (t), da Romoaldo sdenutaBo (d), e da altri itorìd, che T antipapa Pasqmle HI, osm Geò- de da Crema, mentre stara nella basilica di s. Pietro faovi di Roma, §a. chiamato da Dio al rendimento der eosti Mori egli impenitente nd di 20 di settembre. Parerà che lo scisma colla morte di costai avesse af- filio a cessare, perchè ninno pia vi restava de^ cardia nafi* scismatici, e gH antipapi di rih>ra non solcano ereame dei nuovi, siccome vedremo fatto nd graade sflisaBa delsecolo XIT; Tuttavia f^ scismatici non si qoetaorono, e si trovò un- Giovanni abate di Stroma, nomo apostata e pieno di vizii, che si fece innanzi ed aaoittò il ftlso papato, con assumere il nome di Cd- lislo in. Costai era stato eletto vescovo tusoolano da papa Alessandro, e fece dipoi una miserabil figura fra qnei deDa soa screditata &ci<me.

( CRISTO ifCLXiz. Indizione n. Anno di ( ALESSANDRO IH, papa 11.

( FEDERIGO I, re 18, imperadore tS.

Spese r imperadore Federigo in Germania Tanno presente in istàbilire ed ingrandire i suoi figliuoli (5). Nelle feste di penteèoste tenne una gran dieta in Barn-: berga, dove comparvero i legati dell^ antipapa Calfislo. In essa di comune consenso de^ prìncipi fece eleggere re di Germania e d* Italia il suo primogenito j^rrigo^ (i) Johann, de Gecoano Ghron. Fossse noTaa.

(2) Romoal. SaleraiL in Ghron. T. VII, Rer. Ita!.

(3) O tio de I. Biasio in Ghron. Ghronio. Eeichersperg.

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M. « a u biìIjXIK* 9E

e eofònaild per mano ói Filippo arcweie^oo cK Oo^ kmia. Al secondo de? suoi fi^aoli, cioè à Federigo^ giacché era naneato di ^ta Federig9 duca di ^aevia^' dnamato di Ròttnd:largo, V angoéto imperadoré diede qnel ducato. Rimasto senza eredi il Teeeliio duca Guelfo della linea esten!se di Germataia^ per k molle dd fi^olo accadala ndl^ anno 1 1^ in Italia, aveva ^lir dichiarato suo erede Arrigo il Leone dnea di Q*** viera è Sassonia, suo nipote, di tutti i «loi Stati e beni posti nella Suevia, a condiuone di ncav^rne una buona somma di danaro. !Mb procrastinando il^ duca Arrigo di pagare, &gur8Éndosi die p^ T età avaxoata ddXo sio la morte gli rìsparmierebhe un tale sbollivo^ 0 duca Guelfo rìmmaiò tutto* a Federigo aufosto^ che pagò il danaro pattmto. A Cortado suo terzogenito oonferi poi il ducato ddla Franooma con altri be^. Al quartogenito Ottone diede il regno* d^ Ades, osi^ ddla Bologna. L^ ultimo suo Aiuolo FiUppQ crt^ d* lora in fasce. Altri ac<)uisti annoverati da Ottone àà s. Biaj^o fece Federigo pw ben arricchir la sua prole : e in cpiest' jumo ancora s^impadroni dell'* ardvescovako £ SalislMirgo, fiacendo colare quanti mai potè de^ feu-^ di delle chiese in esst suoi figliuoli^ e comperando ed «oynsjtando diritti e beni, ovunque poteva. La SicSia ndl^ anno presente, correndo il di 4 ^ febbraio^ sofiri un fierissimo ecddio per un orrìbile tremuoto che de- solò vane città (i). Quella sopra tutto di Catania, dttà allora rìcchissima, tutta fu rovesciata a terra, colla morte di circa quindicimila persone, e dd vescovo (nomo per dtro cattivo, e sdito in dto colla simonia )

(i) Hogo Falc«n<]us in Chron, Kómoald Salerò, in Cbron. T. YH, Eer. Ital.

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Sa AMtti D^ raou

•^^MiiMiìÌBWiiMi,seiizàdieirtrBitatfe«na ca- ti ito friéfiL Larteis» disavventura proto la nAfl ìttcm ^ IioéMp. Tlili»B^gkii di gioito icrtbò HKk«SiiteiH ««QttMÉÌdbr» cafidhu 9e^ AmmH piaui (i)Ki «antto oài « CatoM s«^ic« md Ftasstt itndèem méer cimàtU^ 9t mmtièììm ti i^Sms eum mmìtìs ho^ immihus m uùi «f agro oppres$ù a dieta terrm^^ tnéiu petmrunt. Attoero i Gnotonesi a et^ncre di bcMme flunpif la Iork oSttà. <9). r^x>Mtif«My i MJÌMgw ib ftMmcor i»s«, e foitificar k rìiiata loro è d^ atlenrioac dò-cke ha Niceta Coniata (3), cioè che MÈmmtUa iinperadorde^ Greci per T appressione dd- i* ami ik Faderigo aognito, aaauiflDameole dappaiahò qoetd arerà ttotald dt torgli AfiooM, toomiiniatiò grossi aiuti, cioè "di ^anafaai Mihttm, aftoabè ri&b^ bricasaero la loro cine, e si iiiette6s«t> inlstato di po- ter hx fronte ad un ianperadore cbe madìtaipa la roT»» na di tutti. Certo è, che Manimetto era in l^ga fxk papa, col re di SiciBa, e eoi Lombardi contro cB Fedengo. Abbiamo anebe da (^hmao Ftenoba (4) <^ ^ V^ donne di SRIano renderono tatti i loro aneffi è gioiel- li, per impiegarne il prezzo neHa i4edifieaKk>ne deli chieda metropolitana ^ santa Marta. Gnerra fti in qu»» st^ anno nella Romagna (5). Arcano i Bcrfognesi, aisi- stiti da^ Raregoani, assediata la città ^ Faenza. Rt* coiaero i Faentini per soccorso ai Forìirési, che ao«

(i) Amiàl. risani T. VI, Rer. lini.

(a) Sicaid. iu Cbr^a* T. TiJ, Rer. lì^U

(3) Nìc^ Hiilor. lib. 7.

(4) Gal?aDtis Flamm. in Manipul. Fior.

(5) Rubeas Histor. Rarenn, t. 5. Sigonitii de Regno Ital. 1. 14. Ghirardacd. Istor. di fiologba. t. X

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4 IT V <> JÌO£SX. 35

eorfi ed atia»x2s^.batta^ verK» il fintte Senio, mie- ro. ia cotta il oanf^ boiogiie»e^ con kxyn ìqaattroceolo piigiotii. U Ghinardacoi rafipQrta questo seonfitta 4m saoi^ floa pveleade che i Bolo^poM fosserv iti ia aiuto 4e'Kavegoaai lor «oUegaliy aMaml de'^-qaiii &* erano portati i Faeolim e Foctire»]. Yenrra ia qneili teni(>i agitata da intime gnetre civili la oittà £ Oeuora (r). Tanto M adoperò Ugo arcwescooo mào cxà oonioli, . che si conchitifle eoocordia e pace fin i ^tadioi* Se- guitando intanto la guerra già iaoomiociala fisa i Pisani e i Lucchesi^ parohè i primi a^ erano ftitti forti coir oJHto de'popoli della Giar&gnana e Yertìglia^ riclùeset-o g|U akri di ainto i Genovesi, che non mancarono di aòcorrere per sostenerli. Si trattò poscia di pace, ma senza che mai potessero ventre ad accordo eicmio. Per questa cagione continuarono i Pisani e i Genovesi a Dyrsi guerra gli uni agli altri in mare, prendendo chi potea più l^pi de^, nemici.

( CRISTO HCLxx. IndÌKÌone in. Anno di (ALESSANDRO III, papa 12.

( FEDERIGO I, re 19, imperadore 16.

Tentò in qàesi^ atmo V imperadort Federico di introdurre trattato ài pace con papa Alessandro 111-^ dimorante tuttavia in Benevento (2). Spedì a questo fine in Italia il vescovo di Bamberga Everardo^ con ordine d' aUioccarsi col pontefice, ma di non entrare negli Stati del i^^i Sicilia. Alessandro, che starva al- l' erta, e per teitopo s'avvide ove tendeva P astuzia di

fi) Ciff^ri Annal. Gcnaeiis. 1. 2.

(2) Cardtn. de Aragon. in Vita Alfxandri IIL

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34 àsntàu 9*nAUM

Federigo, cioè a mettere dcSa mabb iat^geiBa fra «i^

^ j/nptL e i coiiegeiliv loadMardt,' noa tardò pualo ad

' avfifarae la lejga, acdoochè^gi ispe^Sasero un depalalo per acnstcìe a qminlo fosse per nferìre il Teseenro* saè- tdctto. Deppone §a questi Tenuto, si trasferì 3 pon-

; tefioe ia Campiaiia a TeroH, per qaim dare udieiua ri legato cesareo. Yoleva qaestL^parlaar^i da solo a mh 1o, il die maggiormente accrebbe i sospetti di qaakbe

- fiirberia. Benché con ripagnanza)' fìi ammesso ad una segreta ndiclBta, dove espose essere Fedeìgo di^K>sto ad approyar tutte le ordinazioni da esso pontefice £it-

* te; ma intorno al papato e air ubbidienza dovuta d vicario di Cristo, ne parìò egli con molta amlùgmtà, e senza osare spiegarsi. Gomunicò papa Alessandfo coti^ proposizioni al sacro collegio e al deputato del- la lega. La rbposta eh** egli poi diede al vescovo di Baniberga, fìi di maravigliarsi, come egK avesse preso a portare una siffatta ambasciata, che nulla contenera di quel che più importava. Che quanto ad esso papa, egli era pronto ad onorare sópra tutti i prìncipi Fe- derigo, e ad amarlo, purché anch'* esso mostrasse la ùr Mal sua divozione dovuta alla Chiesa sua madre; e con questo il licenziò. Mentre il pontefice dimorava in Ve- rdi, i Romani pieni di rabbia contro V odiala città di Tuscolo, le faceano aspra guerra. Rainone signore di essa città veggendosi a mal psartlto, trattò d^ accordo con Giovanni, lasciato prefetto di Roma dall^ impera-

. dor Fedeiigo, e gli cedette quella città, con riceverne in conti-accambio Monte Fiascone^ e il borgo di s. Fk- viano, senza farne parola col papa^ da coi pure egli riconosceva quella città, e con assolvere dal giura- mento i Tuseolani, i, quali si credwoao col nuovo pa-

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drone di esentarsi dsdle mdestie de^ Romani. Ma que- sti pia yigorosameat&che mai- contiauarona la gu^lrra cotftra di essa città^ dimameradiè quel/ popolo, fatìQ ricorsa al papa, si mise sotto il dominio e patrocinio di luì. Alla stessa corte pontificia tacdò poco a compa- rire il suddetto Rainone pentito del contratto, peidiè quei di Montefiascone vituperosamente V aveano cac- ciato dalla lor terra ; e anch'* egli implorarla la miseri- cordia del papa^ fece una dònazion della terra di Tu* ^scolo alla Chiesa romana: tI che la preservò per allora ^dair ira e dalle forse del popolo romano. '^Raf^orta il 'Gnichètton (i) una bolla di papa Alessandro, data in quest"* anno Laterani in favore della badia di Frnt- tuarìa. Non può stare, perchè il papa non fu in questi ' tempi in Renna. Persistendo tuttavia Manuello impe- •rador de' dreci nel vano pensiero di lìcuperar la co- rona imperiale di Roma^ per farsi del partito in quella città, mandò nel presente anno una sua nipote per mo- gtie di Ottone Frangipane {i\ la cui nobilissima fami- glia era in questi tempi attaccadssima al pontefice Ales- sandro. Fu essa condotta con accompagnamento ma- gnifico di vescovi e nobili greci, e con gran somni^ di danaro, a VerolL, dove il papa li. sposò : dopo di die Ottone condusse la novella moglie a Roma. Arde- vano i Bolognesi di-voglia di vendicarsi deUa rotta lo- to data nel precedente anno dai Faentini Però col maggior loro sforzo e col carroccio che per la prima Tolta fu da essi usato, s** inviarono contra delja città di Faenza, e V assediarono. II Ghirardacci scrìve (5)

(t) Gaichenon Btbliot. Sebof. Géntar. U^ e. 35. (t) Johann, de Geecaoc Ghron. FatMenofiie^ ^> Ghirardacci IsIok^ di Bologna L 3«.

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36 ashììli lì* l'niAà.

«Im Moi^sMfo T affuftta de^ Faentim. Le vwxààm sto- Yk di IdogMi (i) parifiM sdaskente édT assedio, e pia tton ne dice Girolamo Eosst(a)7 che sictte al- Tamio ^egtiettte tiii ts3 fatto, ed ag^gne, essersi nxùd i RsTegnatì ed Imolési col popolo di Bolc^na GonÉfs di Faensa. Concordano poi tnAti |^ autoft in dnre die segui la pace fi« questi popoli, eon essacsi restifoiti i prìgiom ai Bolognesi, Aocema il saddetto fiossi mn èattaglia aecaduUa in qnest^ anno fra essi Faentku dil- f nna parie, e i Forliiitesi e i Raireimati dall'* altra edk sconfitta d^li nhinn. Ma non s'intende cerne il popolo di Forlì ansifiano de' Faentini nel precedeote anno fosse già dvrenuto loro nefflico. Oltre di ^te non è molto da fidarsi degfi storici moderni, qualora manca- no le Cromdie vecdiie. Tre ambascìs^orì del greco imperadore Mannello Comneno approdarono ia que- sto anno a GenoTa per trattar di concordia con qoel pc^olo (5), portando con seco cinquantaseraùJa, oj^or ventottomila perperi ( monete d' oro de' Greci )^ ma non fu lmt> data udienza, se non dapporcchè ùjt ritor- nato da G)Stan|inqpoli Amico àn Murta, ambasciatore d' essi Genovési. Pèrdiè si troTÒ gran divario fra la esposÌEÌon d^ Amico, e quella delegati greqi, licenziati questi senza accordo, si riportarono indietro i lor da- nari. Segmtò ancora nell^ anno presente la guerra fra i Pisani e i Lucchesi colla peggio degli uldaii, die ri- masero sconfitti presso Motrone, e lasciarono in poter de** Pisani nna gran quantità di prigioni (4)* ces*

(i) Chromc. di Bologna T. i8, Rer. Ital.

(a) RabéQt Hiit. R»icnn. h 6. -

(3) Cttfhri Anwil. GenaeAs. 1. 2, T. Vf, Rer. lUUe*

(4) Annali Pìmbì T. Vi, Rtr. Jtoi.

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saronoie vicfendovoli pred,efta fessi Pì^ai^ e ì fietlo^H»-? si per m^re. Fra 4' altpe ^prede veqQe-fettO'ai.Gen^esi} di preludere una. nate, dove erti Caroqe^ unò.dfe" fc<3^an soHpisapi.

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( CRISTO MCixxt. Indizione IV. ' u

Anno di ( ALESSANDRO III, papa i3. j (

( FEDERIGO I, re 20, imperadore ly.,

Sontìna era stata V occupazion di papa Àtless^t^, dro negli anni addietro per rimettere in grazia di :4r¥ rigo re d* Ing)^»ilterra, e nel possesso della sua - cbii^a Tommaso ardvescos^o di Gantoil)erì, ed avev>a avuto la consolazione di veder terminato così scabroso affare, r Ma non fu minore iLsuo affanno nel principio del pre-» sente anno, perchè vennero le nuove, che al santo» prelato era stata da empi sicarii levata la vita nel di a^^ del precedente diicembre: laonde meritò d' essere ono- rato da Dio con vari miracoli, e poi registrato nel ca- talogo dei martiri. Ebbe perciò il pontefice da fatioat . tuttavia non poco per eseguir ciò che la disciplina éq- demstica prescrìve in simili casi (i). Trovavasi egli ia Tuscolo nel di 25 di marzoy allorché arrivarono {^ ambasciatori del re Arrigo, venuti per discolparlo^ e protestare che egli non aveva avuta mano in quel-sa««. crìlego fatto. A tutta prima non li volle.il papa vedere^ ma. dopo. quache maneggio gli ammise^ e dipoi spedi in Inghilterra due cardinali per formare il processo, e conoscere se il- re era innocente, o reo, Gontii^aar^o ancora in que$t^ anno con grsoi vigere i Milanesi a lia^

(i) Cardio, de Aragon. in Vita Alexan()r$ III, P. I, T. Ili, Rerum Ilalic.

MCRATOBIj TOL. XXXVlIi. 4

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98 AnifALi d' inxiA

zare V dAattétà loro citfà ; conteoti di questo, ne empierono con nuore mura B ctreuìtò, chiadendo m essa le basìlidh^ di s. Amln'osìo^ di s. Lorenzo, di s. Nazarìo, e df s. Eusebio, dimanierachè le disgrazie lo- ro servirono a maggiurmente nobilitare la per altro nobilissima patria loro. Ne resta tuttavia la memoria io un antico ìnarmo raf^òrtato dal Puricelli (i), dove ancora si* leggono i nomi de^ consoli milanesi di qoe- st*" anno. Due d** essi specialmente sono da notare, cioè jir^erìcus de la Tarre^ Oberius de Orto; il secon- dò' celebre fi'a i legisti, per la raccolta delle consueta- ditti feudali; e il primo, perchè da lui yerisimilmeote diArencb F illustre éasà dèlia Torre, ossia Tornaiui che signoreg^ò dipoi in Milabo. Pcil^Hcò nelT anno 1708 il famoso Stefano Baliraio la storia genealo^cs éà^9i casa Torre d' Alvernia, ossia dei ^uchi di Bu- glione, per cai ebbe di molti guai. Si egli, come altri, han creduto una medesima femigKa quella de"* Torna- ci mHanesi, e f altra de' francesi. Quando non si a^ ducano pruove più: sicure di tal connessione, difficile sarà 11 credere si fatta unicMie di sangue. Noi qai a buon *onto troviamo un Ardérko dcAla Torre console in Milano, e perciò Buon cittadino di Milano; ma ch^egB, é i suoi maggiori fossero venuti di Francia, non si dw 5énza buorie'prùp ve asserire.

'• Cefcalono i Lucchesi e Genovesi coUegàti di tirar tl^* l6ro àlleaiiza aìlri popoli, per potere con piàfor^ fùiiè rtótùtzaiei Fwani. Riuscì loro" di guadagnare i Sfitóé^if e Pistojesi, e il conte Guido »gnor potente in ^osfcana. Fu ciò cagione che anche i Pisani stabilifO* no lega coi Fiorentini per quaranta anni avvenire. 6B (i) Puriceii. Mouum. Basilic. Atub£i

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AnmAi pisttii m vece di anticipar di un anno i succes- si di questi tempi per accomodarsi air era pisana, che aare mttik prima dell'* era volgare comincia V anno nuovo, li pospongono di un anno : e però non si può stare alla cronologia d** essa storia. Abbiamo gli Anna- li genovesi in questo più esatti (i). Fabbricarono ndi presente anóo i Lucchesi coU^ aiuto de** Genovesi Via- reggio al mare. Terso T autunno arrivò in Lombardia airimprowbo Cristiano arcivescovo elette di Ma- gonza, inviato dall'* imperadore Federigo per assistere agr interessi dell* Italia, e massimamente della Tosca- na, che tuttavia teneva il partito imperiale. Passò egli intrepidamente per mezzo le città lombarde nemiche, ma con gran fretta ; e valicando il fiume Tanaro pres- so Alessandria, si trasferì a Genova, dove per rispetto àéi'' imperadore fu onorevolmente accolto. Se V ebbe- ro forte a male i collegati lombarcK^ e però pubblicaro- no un bando, che ninno avesse da condurre grani e altre vettovaglie a Genova : il che cagionò una gran carestia in quella città. Toniarono ancora in quest'Ada* no essi Genovesi a condurre in Sardegna il re Bari-» sorte sequestrato da essi per debiti, e pare che soddis- fatti del loro avere, quivi il lasciassero a scorticai*e i 8u^ popoli per le colpe della sua vanità. Aveva V im- peradore Manueflo Comneno cacciato da Costantino- poli i Pisani. In quest"* anno venuto con essi a concor- dia, restituì loro i fondachi e il maltolto. Obbligossi egli di pagare per quindici anni avvenire al comune di Pisa cinquecento bisantì ( monete d^ oro ) e due pallj, o un pallio ancora all'* arcivescovo di Pisa. Yennero gli ambasciatori di lui a Pisa, e nel di 1 5 di dicembre (i) Go^fart Anual. Géi2.L2.

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■JT AiniALI DtTALU

furono segnali i»pUoU nelkb concordia. £ste8iiilL> isttoi^ cato di vita Guido arcivescovo di B»^v«in54 (i), sao- cedetfe in qUeUa chiesa Gherardo^ il qpak al pari dei siici antecessori uso il titolo d^ esarco, cioè padcoB teooporale di Ravenna e dell'* esarcato, per le conces-' sioni loro fatte : dagP impa^adorì. Pa^ Alessandro III con sua bdla da<a in Tuscolo gli conUermò la soperio- rità sopra i vescovati di Bologna e Panna,* per li qua- li forse era stata in que^ tempi qualche controversia. Tolte furono ai Veneziani da Stefano re à* Un^ierìa le dtik di Spaktro, Sebenico, Zara e Traù (a). D doge Vitale Michele ricuperò Zara. Ma oontra dei Teneziani mosse maggior tempesta ManueUo impera- dor. de' Greci. Mostrossi egli tutto beneyolo verso questa nazione, e V invitò a passare in Levante colle lor merci, sicché moltissimi uomini e navigli Vanda- tono sotto la buona fede. Posda spediti gli ordini per tutto il suo iaqjerio^ nel di 2 a di marzo fece prende- re tuttj i legni e 1' avere de"* Veneziani. Portatane la nuova a Venezia, ne* generosi petti di quei cittadini tanto ardore di giusto risentimento s* accese, che in poco più di tre mesi parte prapararono, parte fabbri- carono cento galee, e venti navi da trasporto per por- lare la guerra in Grecia. Vi s' imbarcò lo stesso doge, e mossa nel mese di settembre la poderosa flotta, ri- cuperò per forza Traù, con darle poscia il sacco, e diroccarne una parte. Costrinse Ragusi a sottom^ter- si al dominio di Venezia* Passò dipoi a Negroponte, e imprese T assedio di quella capitale. Fu allora dai Greci mossa parola di pace, e il comandante di qud-

(i) Rubéus Hist. Ravenn. 1. 6.

(a) Dandul. io Chron. T. XII, Rer. Hai.

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A H NO HCLXXII. 4I

la imnà^DTiò '■ persone apposta a Costantinopoli coi TMCOfò d^Equilio peatico' della lingaa greca, per parte ée* y^aesiav; Finché Tenissero le risposte, portatosi il dòge a Scio, s^ impadronì di quella città, e delP i- aola tvtla, e '^itì determinò di sremare coIP arma- ta: il.che glifu di graTÌssimd danno, siccoriie fra poco si dirìli "'""•* •' ■■ ' •■••' ' '■ ''■'''*

( CRISTO MCLxxn. Indizione v. Anno di ( ALESSANDRO III, papa 14.

' ( FEDERIGO I, re 21, imperadore i8.

Fin qni il poiltefice Ale^sandrcf èra dimorato Itior di' Roma, perchè tùttatia il po*polo, o, per d\t meglio, il Mhdto romano che ayéa prosato il gusto ^<oottia»dsre, gH tontrastava Tesercizio della giurisi jMone ed autorità temporale, dovuta ai sommi pon^ tefidi Erano^ anche i Rdmani forte in collera contro del papa >pei2 la protezione ch^gli avea preso de'Ta* •edlant, popdtd' troppo odiato da essi per la yecchisr semkizia per la memoria deAla sanguinosa sconfitta iMPaimó ¥167? Si trattò in -quest'anno d^accordo. làdossero gli^KUti Rottiani il pontefice a contentar* ti -die n ' spianaiwiio le mnra di Tusoolo' (i), prò- ACitteDpdo'esst'ii^ 'ricompensa di riguardarlo da li in-^ fiànà come lor padre e signore, e di ubbidire a tutti i saoL^emaadamenti. Menarono poi le n^ani per at* terrar quelle mura : dopo di che si scopri la lor fro- df, con restare burlalo il buon papa, perchè non mantennero punto la promessa fatta dal capto loro. Se ne crucciò altamente ;A)essa«dro, .e giacché altro

(I) Roknaald. SJlera, io Chfon. T. VII< Rer. Ita).

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43 ànVAhl D If ALIA

non poUa, fece circoiidM' di fosia e noTtiro la totrc di Tuicolof e Isfcieta i?i p9t ncurtua (|ùel popo^ lo UDA buiiDa gu^migiiHi cafatli è fèoti, ««dò e Sfare ad Aqagoi, dave poi diedro «tòlta tempo. Ho- moaldo saleciM(aiEio que]^ è che ci ìw coaservats questa ootizia, b qi:^ale dal cardioal B»t<wo Tteti ri- ferita alPanno 1168; ma Tensianlmente fuori di sito. Nella crooica di Fossaauova si legge (i) : Anno i i^s^ Indictione . quinta Alexander fkmi fiitem cuim Ro- manis^ gin destruxerunt mut0S eii^iMis Uucuìanae mense novembri. Questo ^at^fie kéici^ . nelk peona ringaoDO fatto dai Romani al papa ; ma ne parla be- ne Tautor 4aHft vita di papa Alessnadr^, con dira (3) che i RoDiaiii aoo pernaiaerp ai papa di entrare ia città) e di esercitar?! il sao^pasiortle oMo: laoiMla ^i A ritirò io campagna éi Rorna^ !$# penando ieaapi migliori. Dopo avere ricevuto notte finesse ém^Qet* novesi, pas#d Cristiano ^rÙ94$co90 etatto di 9faC0|H zai ed ardcanpelliere dcH'iiaperadoiìi^ a Pisa jod S di febbraio, rii:^vuto, ivi parimeate con in^ta iMigns^ Scensa* Pt^scia cenvQC^I 'tutti i cititi ^ m«rcheai e coRftolt delle città da Lucca sino « Rotaci lepoe tw gran parlamento nel hoirg^ di QeHeiia/ per qaaiittf s'ha dagli Annali pisw (S)) e qiiiH{HNipoae daparCa deU'imperadore ia pace fra''€M8nofesi^:Liieohaii t Pi- sani. Il continuatore di Gaflbro scrive (4) <^e qoaslo parlamento ^nnto fu appresso Siena, o aaa Geneaio

(1) Johann, de Ceccaoo Chron. Fossae novae.

(2) Cardio, de Aragon. in Vita Alexandri III^ P. I, T. Ili, tlernm Italie.

(8) Ànnsl. Pisani T. IV; Rer. Itfel.

(4) Cafiari Annal. Geuoens^ T. IV, Rer. Italie^

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iBr9 4^1 Sancte. 3arebboao eondiycesi i Pi^apiad ab- bracciBr la pace, se loro non fosse, parutiilfoppo du- xa la cpndizione di restituir ^enza compenso alcufio lai^i prigipni cHe aveaop. de^nemìci. Però stando ipic- ti su questo, rarciyescovo in uifi altro parlamento, certamente tenuto nelle vicinanze di Sì?na, m^ise i Pisani al bando delPimperio, privandoli di tfìtti i pri- vilegi, e delle regalie e della Sardegna.

Leggesi aegli Annali diGenota lai lederà saetta

da lui ai .Genovesi, con avvisarli che nell'ieissei|(iUea

teouta presso Siena^ òs compeetu p^ra^eoH Mrhis

Mamanorwfns 0 toram marchmkibui anconitatm^

Conrado marchiane d^ Mord^errato^ eomUe Gttìh

don&t . romite j^ldebr^mdinoi et guamplurinUs aliis

ixaaitìkusi tìopUitnekif vahMHùribus^ consuUbus i»«»-

iatum Tusetatj Marohiae^ et v^lis ^pt^tanae^ et

Mupea^iaris ^que inferioris Robiùmacy - et iufiniim

popuU muiiUudìne^ avea pubblicato il bando contri

de^PIsant, con ordtdare ad: essi Genovesi tener

proi^ cinquanta galee per rofttava di pasqua in set*-

VÌgb dell^peradore. 00 rapp^iado questo passo,

aoQiQcdiè il lettora ooasprenda (|aai popoli tuttavia

aderissero al panit6 imperile in .balia per questi

tempi. Abbiamo in &tli dallìabàte ùrspergensa (s) che

Faderijgo ptiasa di passare sa Germania, quemdw/lit

Jfidehtphum dméni Spoìeti éffecit^ Marchiam quo^

que Aneanae, et piiricipidam Raoennae Cunrada

àe TéWbMfihart €»mtmUtj guem liaiici Muscam in

4iérèbro nmmnabatU^ éo quod phrumque qitatiid»*

mens videretur. Tentarono poscia i Pisani coi Fio*

featini di togliere s. Miniato al presidio tedesco, che

(i) Abbas Uripergenfl, in Ghron*

,y Google

"mi» »l ITALIA

iyi dittiOlliya^ perlochè ratdcancenièrtf fo cB pén^ irò di meK«r anche it' popolò di Pireoce al bando del- *l'iiri^ri^. Seguitatilo inoltre le oQei9 tra i Getf»^ i^i'e' i Pisani. Mentre passava il verno ndHac^ t ^Sttó rannata veneta (i), aspettando pure risposte *dè<:rsive' di guerra^ o di pace da Manuello ùnperm- 'dbr de'^Greci, che darà qaante buone ptoole si vole» vano, ma niuna conclusion del trattato : si cacciò Is |^est« in «Maiella ftotla, e corninolo a lare un'^orrìda istirày^ di gente. Per «pesto il dogo F^ital JMich^ •étpè ^er tornarsene ,a casa. Ma infierì nel viaggio f|pià è!te>arai la pestHenta, dimodoché quella dianzi -ficnrha è pMsente armata arrivò a Yenem poco meo «ftè disotta ; e perchè ooila venata di tahta genie ia- -ésitta .sHntrodusseanohe^tt'elta oi^ lo smesso niix»dìal ìmahiie^ ^ molto popolo ne peii. Bigetlata kt ' colpa di ^^M& vali aopra Udoge, insorse col tempo cantra di iliii an tùmultoi, per cui nf 1 -ritirarii dal pabgio restò ^mortalibeate ferito; poieia Bn\ di vivere nel di 37 ^inaraD,;c^pur di 'màggio d^ll^anno presente, se par jtM«i^u>kieirann& seg^^tei Restò eletto, «a di kd loo« f^Stbasìia^' ZicmL Tec^se in quest^anno il giov»i> inettf^ re «4^ Sìdlia! ^ GugUeìmo II in Puglia e- fino a tTanaot» (p) , gradendosi- ohe : si 4 vesserò ad efieUoi^ de \ sue > nozze ' conoéi^taAè con mia figlìisol(| del grecò 4aB^Kadoce Milnuéllou- Ma Testò deluso dai Crred. A»- «aaidi (UÒ disgustato passò a, Gapua e a Salerno, e di ila saioev.idrnòa Palermo^ méoaado èeeo Arrigo saa '«ùnar fimteUo, . già creato dab padi^ priseipa di Gs*

' {i) I^^ncluf. *in Ghronic.

- (2) AnonjrmdÀ Casanensis ib Chrbn.^KofflàaMafl Saler- niUuus in Chionit. . ^

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fmd, il qdal àìtóe fine 61 sudi gtoriri qaeslb anno t^\ i<6 di j^ugDOi abbiamo anche dalla cronica cQ Piacenza (1) «fare i Piad«nttni, Milanesi, Alessandrint, Astijgiabi, Tétsellini *e Novaf^i fbdero un fette d'ar- ini presso il aiftelio di I^IoÀbello €Ór niarchese di Mppferrato, eio «bara^kn^Ao con inseguire per sèi «atgUa ì ftiggitivi. i

:( CRISTO BitOLTKxiii. Indizione vi.' Anno di ( ALESSANDRO HI, papa 1 S.

( FEDERIGO •!> re 32, ^mpertdore iQr .'■;'■ .'■ - ]'.-.- ' . : - ; '^ : Fece ini tpàent'^maop^a j^hss^mdro^ nàentf« diinoraTa ih^Segna, la4:an»inxzàzionèidi s. ^Sbvkma^ •svf*mroivè$ùùv>adk Gwitorbèri^ Federigo intpenaniòré ìm €^eràiaiiia andai^a^ispoMado stésso e qaei ila<^ abfiali iper 'cafaiìre di nttovo ib i^^ kt&n grandi 4o^ ttt, voglioso idi domare i Lombardi, e già 'era infima^' ts la-spedizlooe per Tanno aegnenfe 1 174 (^ì i* Ai^rì* woi^ circa *qaéBii > ' ten^pi alla corte d^esso ' angusio ^tiambmiakori del>S4ldàiio ili B^rbilonÀa, chegli pr»» •tntarona> dei fari ie^ preposi regtili, i pot'di»ees|€>q a olncdtti*ef dna figKoirfa :deliHxffp«r«dore per ' mogitv del*fiigli«aio del inedesimo Sbldapój cenar esitarsi 1 Sol^aào . d'^afabracdaT' cól ^liuolo e^ewiH tutte/ il lué Wigno la religioa crìstiana, e di fendere lutit i prt» giom. criftìaiii. L^imp^radore tracanna per un mezib i^ito quat'ti ambàseiatoFÌ, e loro permite di ii^isitar la ciUà .deUa G«rman&i, e d^infecma«i.beD .dai iM di^ f^se. Credane ^qnel.cho voole Si lettore* flef oaie^ent

(iVOhrooicPfaGénf. T. X^I^ Rer< Dal; ' (2) GoUefridiu Monacliai iu Ghr&ti^ > . *>

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^X9 Aini*l«I ,)T^1A

go la propo«i^q« «ttriboita ^ ^oal^pd p«r ima n* nt doreria dd .volgo, al ved^r io porla aoiiùtti A dì- Tersa cradeoza Teaoti di loateno, "S&a son ìmH di iBiQQTere i MaonatUuni; e quaodìaiiah^ il SaltoM me^f» avuta tal dit^«<{notie^ come potea promeitani da'ioddUi auoi ? La soa ia^ aivrabbe cono troppa pericolo. Sarà ben vero ciò che scrìve Romoaldo sa- lernitano (i), cioè che Cristiano arcii^scovo di M>> gonza mandò n^^anao aegaeale persoiia apposta a Guglielmo Ili giovane re di Sicilia, oflferendcfegfi ia IsogUe tiaa figKook del 1i««U)etlo iaaperador Federi- go, e di stabilir buona pace ed amictzta fra loro. Ib il.ra Guglidaw (oper dir, meglio t «noi -cooai^ierì) rifltftleado allerti di F«decigc», che si studiava di ^ vidèna 4 eoUtgafti^ pc^ poterli più famlaatoia ^foonr laUt^ non poi» iudortfi^adiaMitodoàar papaJkiea^aa- dro, é diede per riapoate the non p»tea dar nano ai una pace^ da;eui rastastora teiolass i auai coafedcraiL IuftMrmala di ciò Fedefigo, aa If dibe aaolto a mala; ma da li a qUakbe teaUpo qaallai atessa sua figfiada caHÒ di^Hrere^ Udimnii intanto in Lembarcfo i graa praparaaleAli che.beea rimpwader^ per ealar di nnor vo^ialtaiir; À .ohe isenata di ijoiitiuuo atioialo a t^e* ate-eòBegate eittà péf ban preatoaairsl, eoa ìstrignetit le raachia aUaaaza,. è fiitna d^a nuore (a). A qua* sta fil«sji tenne in Modena nell'anno presente nel IO d^otlE^e parlamento, a ciid intenreanOTo i aardittali Ide&mndot: Teodmd, e il Taaeora di Beg- ^D Mé&ericone^ nel disttnguere i qaai acmi non ado«' parò la aolàa eoa diBgenm 'il Siginm ; mentre la fa

(t) Romaal^, Salerait. ia Gbvop.X VU^ Bar. Iul« (a) Àotiqoit. Italie Diswlat. 4^

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nentsope ài tal atto; elice che ilpapaspedì da Ana- Igni a Moderiti Hildeprandam Crassum episcppum rnuiinensem (noB era egli ptù vescovo questa cit- tà) et Aìhèrgonum cardlnalen^ utrutnque;, Vinrier- yennero a^pcora i consoli di BresciQi Crentffn/a^ -^fT- .i«a, Mantova^ Pi^cema^ Milano^ Modena^ JBplo^ jgna, RiminL Fu ivi confermata la società eìegft,^ Jjomhardia^ poa obbligarsi cadauna delle parti dt .non far trattato pace con Fe^rigo imperadore senza il consentimento di tutti e di nqn riedìficfure la terra di Crema senza permissione degli altri colle* jati. IJo Ì9 dato alla luce questo documentO| prepo dairarchivio.deHjBi.comonità di Modena.

Abbiamo pn^ d^gli Annali pisani (i) eh« aren^f^ i Lucchesi, Qancheggiati da un buon esercito, rimet^ jo \u piedi il cMtello di Itfotrone, il popolo di Flit uscito in campagiMi li ipi^e in fuga e distrusse il |mo- vo edifizio. Poscia nel di a^ di giugno Cristiano ar^ Qwtscovo di Magonxa, pentito di averla presa contra deTis^ni, li liberò dal bando. Il che fòtto, trasferito- si a Pisa nel pruno gioi:no di luglio (se pare alPamip presente appartiene quest^avvenimento) tenne ivi oq parlfimento, in cui comandò che ceitasse .la guerni ira qqel popolo e i Fiorentini dalPuna parte, e i l^c* cheli daU'^sdtra \ e che si restituisserQ \ prigi^^ eoa deputar nello stesso tempo persone, le qui4i si jtu* diassero di terminar tutte le altre differenze, e di sta* bilir fira que^popoli una buona pace. Furono rilasci^* tij prigioni; ma iti i consoli di Pisa, e gli amb^ciiH tori fiorentini coirarcivescoyo al boi;g9 di san Gè- Desio, quivi perchè non vollero acconsentirieàdalcane (i) Annal. PissnlT. IV, Rer. IlaL

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4S ANNALI D ATALIA

proposizioni poco onore, e molto danno delle lo- ro oittà, Tarcivescovo proditoriamente li fece prende- re éà Incatenare. Quindi unito coi Lucchesi , Sanesi 'e I^stójesi, e col òontó Guido, si mise in punto per correre ii danni dei territorio (ji)rano. A questo arri- '80 fumami collera ! Pisani e i Fiorentini uscirono la campagna, e febero fìronte alla meditata irruùoot. Panarono anche i Pisani per fere una diversione sd territòritòrio di Lucca, dando' il guasto sino a Po- sampieri e a Lunata : il che servì a far éòrrere i Loe- chesi alla propria difesa. Ma allorché questi ìaroùo 'si ponte di Tusso, assaliti dai Pisani iiel di 19 d^ago- sto, rimasero sconfitti. Segttìtò poi'rarèivescovo Cri- stiano coi Luòcbesi a far guèrra:^' Toscana ; ei G^ notesi nel' settembre tolsero a'^Pisént il castella ddb Uola di Pianosa, e lo smantellarono Affatto. Questo fftèto negH'AmnaH genóvdst yièn' rifiorito al precedente anno (1) : il che mi fa dubitate se appartenga quanV) ho trattò qui dagli Annali pisani, alPanno presente, o pttre dl'antecedente. Da' essi Annali genovesi alito ndb si vede registrato^otto quest'^anno, se non b cóniliiiintiòn Àetla guerra inconfi^ciata prima da Obir 'éomàtéhi^é'ìfbAàsphì^i e da Motóelh suo figliuolo, cònti^ de'Oenovesì, con' aver questi afssedialo e rrco- ■pehtó i! cà&teUo di Passano, che si' era ribellato. An- "fche il i'roùci (2) rapporta àlfanno 1172 i suddetti 'ayVeniihenti. Seguitavano in quésti tempi le città (fi lioinbardra & farsi retider Ubbidienza dalle terre e et- ^stfefla già concedute in feudo dàgl'imperadòrì a rari 'nbbifi', per Vertìtegrarè 1 loro distretti e contadi, che

^^'"(i) Caffari Ànóàt. 'rienuens. li a. T. TÌj'Rer» lù\. (2) Tronci Anaaii Pisani. * '

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A N ^ O MCLXXIV. 49

xi,eHempt addietro eratio rimasti troppo smembiiati, da questo lóro empito andaraso esenti i rescovi e inonisteri. Ne abbiamo un esempio nelPanno pre- sente, in cui il popolo di Modena costrinse varie co- munità della montagna sottoposta alla b^dia di Fras- sinoro (i) a promettere di pa^ar tributo a Modena, e di militar sotto i consoli d^essa città in occasion di guerra. Altrettanto faceano anche le altre città, in- grandendo il lor territorio e distretto colle terre e ca- stella loro tolte ne^secoli addietro o dalla .forala da^no- bili^ o dai privilegi dei re ed imperadori.

! . ( CRISTO MCLxxiv. Indizione vii.

' Anno di ( ALESSANDRO III, papa i6.

( FEDERIGO I, re 25, imperadore 20.

Dopo aver Vimperadore Federigo tenuta una ' soleunissima dieta in Ratisbona Terso il fine di mag- ' gio (2) , nella quale con sacrilega prepotenza fece de- ' porre Adalberto legittimo arcivescovo di Salisburgo, ' e sostituirne un altro: attese ad unire un potentissi- ' ino esercito, con isperanza una volta di conculcar tutte le città della Lombardia. Gli faceano contìnue premure i Pavesi e il marchese di Monferrato, per- chè venisse. Adunque circa la festa di s. Michele di settembre, come ha il continuatore di Gaffiiro (5) , os- sia IF" calendas octobris^ come ha Sire Raul (4) , per la Borgogna e Savoia calò in Italia seco avendo

(i) ÀDtiquit. Ital. Dissert. 19.

(2) Chron. Reìcherspergense.

(3) Caflari Anna!. Genaens. I. a. T. TI, Rer. ItaL

(4) Sire Raul Histor. T. VI, Rer. Hai.

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6o kTXIfJLLl D ITALIA

il re 3i Boemia, e non pochi altri principi Ger- ifaania. Occupò Torino ed altre circaovicioe città che spontaneamente se gli renderono. ArrìTato a Sosa, da dove è da credere che fossero fuggiti tutti quegli abitanti, sfogò la sua collera contro le loro ca- se (i ) , riducendo quella città in un macchio di pie- tre ; non già perchè que'^ctttadini, come taluno hi •crittOy seguitassero le parti di papa Alessandro, m perchè nella sua fuga dall'Italia aveano a lui tolù gi ostaggi, e ridotto lui a fuggirsene travestito per ti- more di peggio. Passò di alla città d^Asti, e per otto giorni l'assediò (2) . Quel popolo, contuttoché fosse stato premunito dalla lega con assai gente e buoni ingegneri, pure spaventato chiese ed ottenne buona capitolazione, con rinunziare alla lega lom- barda. Riserbava Federigo il suo furore contro h città d'Alessandria, nata ad onta sua, e che avea pre- so que) nome per far dispetto a lui. Perciò rivolse tutto il suo sforzo contro quella città, spintovi anco- ra dal marchese di Monferrato che coi Pavesi accor- se a quell^asisedio, e ne fece sperar facile la conqui- sta. Nel di 29 di ottobre si cominciò dunque ad as- sediarla; si spiegarono tutte le macchine di guerra, si lasciò indietro tentativo alcuno per vincere. Ma si trovarono risoluti i cittadini alla difesa, chs quantunque fosse quella città, per cosi dire, bambi- na, e secondo Goiifredo monaco (3) , non per an- che cinta di mura, ma solamente provveduta di una

(i) Romualdui Salernit. in Chron. T. Vii, fier. IlaL (a) Cardinal, àe AragoD. in Vita llexandri III, P^r. 1,

T. Ili, Rer. Italie. (3) Godefridus Monacfias in Chron.

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A H {r 0 iidLYXIV. St

{yrofundai fossa (il che Tiene asserito dalPaotore della ttta* dUlessaadro IH (t) ) , pure nulla Vi profittò lo? esercito iBoperiile. Lascerà considerare ad altri che capitale - debba farsi dell^Urspergense, allorché scrtre di Alessandria : Erat iamen circumdata fossatis^ et muris firmissimis, Federigo, principe di costanza mi- rabile nelle sue imprese, benché le piogge avessero allagata quella pianura, pure determinò passare piuttosto il verno sotto quella città nelle tende, che di ritirarsi a più agiati quartieri. Se vogliamo credere al Sigonio (3) , i Milanesi, i Piacentini, Bresciani e Teronesi, ciascun popolo col proprio carroccio, ven- derò in quest'^anno a postarsi tra Toghera e Castig- gio, per dar soccorso alPassediata città. Alla vista del lor ardire non potendosi contener Timperadore, ven- ne ad attaccar con esso loro battaglia: s^eriim ade pulsus qìx incolumis Clastidiam se recepii. Niun fondamento trovo io di questo fatto d*armi, e di lai vittoria de^collegati nelle antiche storie, le quaK anzi insegnano il contrario. sussiste, come vuole esso Sigonio, che in quest^anno i Cremonesi e Tortonesi li ritirassero dalla lega di Lombardia per paura di Federigo. Molto meno poi si regge in piedi T opinio- ne del Puricelli (3) , che i Pavesi fossero dianzi en- trati in essa lega. Costantissimi furono sempre essi ne! partito di Federigo, Nella predizione alPopuscolo di Buoncompagno da me dato altrove alla luce (4), fidatomi al testo di Si cardo vescovo 4i Cremona che

(1) Cardia, de Aragon. in Vii. Alexaadri IH. (a) Sigonius de Regoo lUI. 1. 14. (3) Furiceli. Monom. Basilic. Ambr. ({) Ecrom Italie, t. YL

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yiyea in qi;Q0ti .lempi^ sprUnì/.ob^.rassèdio ^kutsoi^ legai nell'^apna i i^g^. Ora «^^ di^i^ioatO' q^oUfi j^uQto di . f tonar cr^49 ^^^t<> flP^l'tffl^^ ® doversi riferire tale, impresa alPanup p^i/ef^^e* .Romoaldo sa-, lernitano (i) seiitto^e contemporaneo pe parla setto questi tempi, e gli Annali pi^upi (2} più chiaramen; te ci additano quest^anno. , .,

Non riconosceva la ci^tà d^ Ancona,, come le cir-» convicine^ per suo signora ]** impe^ador d^Occidente; ma g9dendo della sua libertà, si pregiava d' avefe per lua f ovrano T ìmper^dor 4'' Oriente, o almeno di sta^ i^e sotto il di lui patrocinio. Quivi perciò risiedeva un ministro di Manuellp Comneno imperadore, principe <|lie,^^iccome più d^ una volta uj^cemipo, da ^ran tem- po andava ruminando pensieri di conquiste in Italia. Ma air augjiisto Federigo, ai suoi ministri pia- cea questo nido de* Greci nei cuore dell* imperio oc- ddentaie. Molto men piaceva esso ai, Yenezianì, i quali non solamente erano inaspriti per le cose già dette contra de"* Greci, ma eziandio aspiravano ad essere soli nel dominio delP Adriatico e nel commer- cio delle merci in Levante \ laonde antica er^ la gara, e veochio P odio fra Venezia ed Ancona, yarie guer- re ancora ne erano procedute negli anni addietro fra loro. S** inlesero dunque insieme essi Yeneziani e ]ar- civespovo di Magonza Cristiana^ legato e plenipoten- ziario di Federigo in tutta T Italia, per sottoipett^e^ apzi per distruggere Ancona. Buoncpmpagno BuXore' contemporaneo, che descrisse questo avvenimento, ci

(i) Kcmnald. Salern. in Chron. (2; Anna!. Pisani. T. VI. R«r. M

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jn\«AiJkA» T

li intèndere qnal foste allora la potenza dei Venezia* ni, con dire (i) che illius civitaiis àux aureiim cir- culum in vertice deferta et propter aquarum ài- gnitatem quaedam regalia insignia oitinere vide* tur. Tennero dunque i Teneziani con una flotta di quaranta galee, e con un galeone dr smisurata gran- dezza, a bloccare si strettamente per mare il pi«rto di quella città, che niuno ne poteTa uscire. Per terra an- cora ne formò T arcivescovo maganzese f assedio con quante milizie tedesche egli potè raccogliere, e con altre in maggior numero venute dalla Toscana, Ro- magna e Spo4eti. Dagli Annali pisani (2) abbiamo ohe queir assedio durò dal primo giorno d^ aprile delPanno presente sino alla metà d^ ottobre: cotanto iFigorosa fu la difesa di quei cittadini. Ma più che gli eserciti nemici, cominciò col tempo la fame a far guer- ra a quel popolo, dimanierachè si ridussero a cibarsi de^ più sordidi alimenti : e felice si riputava chi poteva avere in tavola carni di cani e gatti, e cuoio di bestie poco fa uccise. Tolea V arcivescovo a discrezione la città, per mandarla del pari colla città di Milano, e con altre secondo la barbarie d^ allora; e però mai non volle prestar orecchio ad accordo alcuno, senza pensare che sempre ha fatto, e sempre farà brutto vedere un vescovo alla testa di un^ armata per ispar- gere il sangue cristiano, e tanto più se privo di de* menza. Non mancava intanto di confortare alla pa- zienza ed animare alla difesa quei cittadini il legato del greco augusto, con impiegare ancora quanto oro

(1) Boncompagnas de obsidione AncGuae. T. VI. Eer. Ital.

(2) Annales Pisani.

WL'RATORr, VOL. xxxviii. 5

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€l^be in loro soccorso ; ma in fine era. disperato il ca* so : quando eccoti un buon Tento di Ponente, chìo rincorò ^i assediati, e fece seccar tutte le speranze de- gli assedianti. Guglielmo degli Adelardi, potenUssimo e prinaario cittadino di Ferrara, unitosi con Aldruda contessa di Bertinoro, donna di gran cuore, della iiobìl iamiglia de^ Frangipani di Roma, aveii raunalo un copiosissimo esercito di Lombardi e RomajE^auolL Con questi fenne egli in vicinanza d^ Ancona ; e di più. non vi YoUe, percbè nella riotte U arcivescovo di MagoQza levasse il campo, e precipitosamente si riti- rasse. Restò la città libera,, e dipoi abbondantemente pcavVeduta di viveri. Rombaldo salernitano (i.) dopo aver detto che Guglielmo e la contessa di Bertinoro v'eiinero con grandi for^e in soccorso d* Ancona, seri* ve appresso, che P arcivescovo recepta ah j^nconita- nij. pecunia, ab ohsidione recessU^ Credane il let- tore quel che vuole. Che per altro quelP arci vescovo fusle un gran cacciatoi* di danaro, si può fìiotlmenta provare. Gotifredo monaco s. Pantaleone (a) ac- cennando alP anno 1171 le prodezze del suddetto Cristiano arcivescovo fatte in cinque anni di sua di- mora iu questi parti, non seppe quel che scriveva, allorché disse : ^inconam cWitatehi marUimamy ex* palsis GraeciSj imperatori reslUuit, Differentemen- te ne parlano gli storici italiani meglio informati dei nostri afiarì. Andossene dipoi il glorioso ferrarese Gu- glielmo alla corte di Costantinopoli, dove fu accolto con onori da prìncipe ; e tanti furono t regali di oro e d^ argento a lui fitti dall'* imperador .Cannello, ch«

(1) UomualJai Saìern. in Chron. (a) Goleffilui Muoachuf in Gtiron.

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ANNO MCtXXiV. 55

tornato in Italia disimpegno tosto tutte le sue tenute, sulle quali avea prero grotte tomme di danaro per far quell? impresa. LangameBle èneo* es^o augusto rifece lutti i lor <kiiini a'otttadiftid^Atìctona. Di questo far- inoso assedio poco si mostrono consapevoli gli scritto- ri vene ti, quantunque espressa loenzione, pe faccia il pandoro (i.) ; ma è da vederne la descrizione a noi lasciata dai suddetto Buoncompagno fiorentino, cì^ .^ra in questi t^mpi pubblico lettore di belle lettere^ in Bologna. si dee tacere obe il suddetto arcivescg^ To, per attestato di Romoaldo, prima di imprendere r assedio d^ Ancona ad ducaium spoUttnum^ et Marchiani veniensj multa ^a$ira regionis^ ilh'ià depapulatus esf^ et cepit* j^ssisìam cwitaiem ut sppìetin/im suo dominio s'ubdidit,, E scrivendo V a- bate jarspergc^se, cbe in quest'anno nel àiese dìinar- 20 la città di Terni Ju distrutta^ si ptìò immagina- re che questa fpsse una delle belfe prodezze di quel barbaro prelato. Questi gran movimenti di guerra cagion furono che seguì pace fra Guglielmo II re di Sicilia, e i Genovesi (2), i quali ancora stabilirono una buona concordia col marchese Ob{%%o Malaspina. Un gran flagello nelP anno presente si fece sentire al- la città di Padova (3). Attaccatosi il fuoco o per acci- dente o p£r. iniquità d^ alcuno nel 4 di marzo, vi l}iuciò più di duemila e seicento case.

(i) Dandul. in ChroD. T. XII, Rer. Ila?.

(2) Cacari Annal. Genucns. ì. 3, T. VI, Rcr. Itaì.

(3) Calalog. Cotisul.' Pataviot r. T. Vili, Rer/ltai;^

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56 AVVIALI D^XYALIA^

( CRISTO MCLzxT. Indisiooe tiii. i Anno di ( ALESSANDRO UJ^ papa 17.

( FEDERIGO I, re 24, kapertdore si.

Rigoroso fu il verno di quest' anno, e ciò non ostante P intrepido imperador Federigo non volle muovere un passo di sotto air assediata città di Ales- sandria contro il parere di tutti i suoi principi (i). <rali e tanti furono i disagi patiti dalla sua armata in quella situazione, che per mancauEa di foraggi gli peri gran quantità di cavalli, e si scemò il numero dei com- 'battenti o per le malattie o per le dìserdoni, aoa po- tendo i soldati reggere alla penuria di tutte le coté ne- 'oesssrie. Non si rallentava per questo V ardore d** tsso augusto, lusingandosi egli di uscirne presto con ripula- i&ione, mercè di un^ invenzione che gli prometteva un felice successo delPimpresa. Questa era una mina oon- 'dottasi segretamente sotterra verso la città, che gli Ales- sandrini non se ne avvidero giammai. Per questa spe* <rava Federigo di penetrare alP improvviso nella dita. Racconta Gotifredo monaco (2) che se cadeva neBe 'Sue mani alcuno de^ nemici, d^ ordinario li faceva im- piccare ; ma che un di ne fece pur nnn degna di lo- de. Condottigli davanti tre prigioni, ordinò tosto che fossero lor cavati gli occhi. Eseguita la sentenza so- pra i due primi, dimandò V imperadore al terzo, ch^e era un giovinetto, perchè fosse ribello contro V im- perio. Rispose il giovane : Nulìa^ signore^ ho Jatto

(i) Cardio, de Aragoo. in Vita AlcxaaJri III, P. I,

T. Ili, Keram Italicaram. <2) GoJefridus Mon^ehos in Chron. {^^

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1. 'r ir o HCLxrr. S7

éontra di voi o deW imperio ; ma avendo un pa- drone nella città^ ho fedelmente vhbidito a quanto égU mi ha comandato. M ^ egU vorrà servire a voi Hìontra de* suoi cittadini, con egualjedeltà a hii servirò ; e quaado pur mi vogliate privar deh- Ja pista, così cieco ancora servirò^ come potrò^ al mio padrone* Da queste parole ammansato l' iab- peradore, sensa fìu-glì altro male gli ordinò di rieont- durre in città gli altri due accecati. Tenuto il taiorEi» eominoia?a Alesiandria a scarseggiar troppo di viveri : ,àA che aTvisatl i collegati, non tardarono più a met- tersi aU^ ordine, per soccorrere di vettovaglia Talfiìtta jcUtà, e per dar andie battaglia al campo imperìal^^ -S^ uni di|n(|Qe a Piacenza un formidabil esercito ^ •Milanesi, Bresciani, Veronesi, Novaresi, Verceir Uni, Trevisani, Padovani, Vicentini, MarUuam, Bergamaschi, Piacentini, Parmigiani, Reggianii Modenesi e Ferraresi (i), cavalieri e fanti. Corag- giosamente marciando questa poderosa oste, dopo «Ter prese e distrutte le terre di Broni, e di s. Na»* aario de^ Pavesi, andò a postarsi nella domenica delie )>alme, giorno 6 di aprile, vicino a Tortona, dieci mt- ^a lungi dal campo tedesco* Si trovò allora Federigo tra due fuochi, ma non si sgomentò, perchè sperava vicina la caduta di Alessandria : per ottenere il quale intento ( conviene ben confessarlo ) si servì ^i una frod« non degna principe onesto, e molto meno di prìncipe eristiano.. Cioè fbce intender agli Alescajd* ddni nel giovedì santo; che concedeva^ loro tregua pec b«uignìtè imperiale sino al lunedi di psqua. Af- fidato da queste parole quel popolo, senza credere bi- (1) Sire Raul Hislv T. TI« Her» lisi.

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Si àJOULLl n^tvàssu^

fogn«ro!è m umpo tak la «oltì^ciik etile gair^ dopo le dÌYoriODÌ andò ai rifiose* Y^raoila n«zaa b^> te Federigo dimentico déUa fede dala^ api^e per h mma aotterraoea dugento èé^ ipìà brain e ,MriM>rttti adoi soldati $ è ftgnvaadost «he qacMtt d>ocòMido nìeii^ città, datebbono campo a l«t d^eatrarper k porta, messa In armi tutta la ana gente, stette aepcttaiidi» r esito deir afìare poco lungi. daBa porta snddelia* Hi appena daHe sentinelle fu scoperto èsaere entrati k città alcuni de^ nemici, obe gridjMTono liH^ ami ; aia ^ual voce il popolo usdto dalle cate^ a gtf aa di Itovi) «fifronlò i neodici, e ti eosttinse a ^ttaasi già dal stioni, oppure a lasciare ivi \h fila. So[Ìra qo^ii eie non erano per anche usciti dalla m\t»^ eadde tjerhi auperiore, e li soffocò. Poscia in quel boilore di sde- gno gli Alessandrini aperte lepocte astaliroDo caou- nemico non senza molta strage d^i Tedeschi» AiÉtf- sci a quel popolo eziandio di altaeear'Azoco al oaatattÉ di legno delP imperadore, in cui itAva on baoa dn^ palio di soldati^ e di bruciar V uno e gli altri^ Qssai^ d^ anche volesse teina dubitare s^e vera fosse la &oi$ suddetta, la qaal pure viea raccontata detto acrì4t«||r della vita di papa Alessandro lU^ e eonfecmata da U(f snoaldo salernitano ^ da Siae Rant >, cei^ si meri!»* va Federigo un si infelice socee^ao^ daeebò egUeci^ea meditato e procurato in giorni li santi V epeidia di un popolo intero seguace di Cr'«tto^ Vedendo egli dunque andare a rovescio tutte le aperaoze sue, aitae» eato il fuoco alle restanti macchiAe di guerra, Hv^ U campo, e venne a fronte deU' esercito eoUegato. (i)i

(I) Olio de f. BUiio in Gbron». , . : ..

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H^ V O MCUXT. ^

perìmpe^gU V^mo^e cogli alessandrini^ oppwe fi «nife iB vUggìoi per K^ioaife a Vjqnìb^ ma noppotco^. pMtarcf 6i ftffo^ oellfli villa appellata GoigA^Ib»

Già pareva imiaiaente uoa terribil giornata cm^ tpale^ iquando t& vece di batttagUa seguì pace e cotnr ,cot4Mt fra V ta»peria4ore e i Lombardi* Gli M^id t{^ -dkt^ solili :a ÙT nascere allori 'm tutti % passim 4i Innesto e d' altri augusti; scrivono (i>che conpfx^ rifa 4eH^ esercito cesai c;o sorpresi i Lonibardi di», t^ mot panico^ mandarono tosto a chieder pa^e a Fe^i?- f-igo^ ed oilenotala. con aver deposte l'armi, s^ firnda-^ rono a gittar coHe spade sul collo ai di lui piedi«. Ma queste sout da credere miUenteri^» l* autore della lìita papa Alessandro^ e Bom^aldo: sabrnitaao scrjkior gravilBsimo di questa ten^pi» ci assicurano che ti timore ^ daUa parte di Federigo ; nè^ è da credere altrimenr ttv perchè egli era mplte^ i^leriore, di forze dLom^ bardi, e i ^Lombardi sapeano mollo bene contra di ehi a"* erano xaoasi cqil loro- eser^eiUK Ora nel Uuiedt ik pasqùai, meotre i iiombai^di preparati a menar le mani eraao incerti, se dofessero egUno assalire^ opr pure aspettar V assalto (2) : okuni religiosi, ed uomini -aavi, e non soapetti, comineiacono a correre di qua « di. là, per eoniìgliar la paioe, a lisparonare. il . sangue «riiitiano.Ftnalaiante acconaenii-l'imperadara di rtp metleae le coiètroiersie, e di «tare. alT acbitrio d^uo- «udì dabbene, purché iféstaase salvo^ ti diritto delPimr perto; e i Lombacdi accettsiono il partilo,. purché ai aalvatsfr la br libertà e queU» delia Chiesa romana.

( I ) Gjodefridu» Mònachiif in Ghroa. Chronofraph. Saio. (2) CaiDiri AoaakiGenacns. h Sì; .

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€0 iM*£rd*»rJLA A

Qwcjuio Hiarifio (e) e -Galtaa» ietlt FkiànM <i#l f tritono ehe Efioaliao prUBo^ ^^^ ^^ «radale, ed AnteloM da Doara, padea di Bitoaé, fbrono'trai me* diaaaH di qnaalo «oaofdDu £ •pacialintiiie Eoeeliao: s(o hmmMor verbis el Jaetìs suppUcmnt eu2a«a. in^rmiori^ tfuod tam $ìbi qùam dietìs Lombare tMs, et Obiiionimarehiani trenti smam indignati^' netn rendsH. I>of ^ tte rnéha il oHurchcte Uòmo dt Sste trovarti iitir etersEto caMegato contm Fede<- rigo. Ittsomma toatosaìttp -e giartto I* aocorda, oos fare il compromatio ÌXi\F^'ppo elatto areitesoov a di Coloaia, io Goffidm» da Pocaaca oapitaao dt TorkiOf e UQ Patata di IbÉaario per pert» £ Fadarlgo, epeir parta da* JMBhiwai ili Gbacacdo da Fette jnil»«' nate, a la Aibeiao 4la GaK&Xiata breadattOy e ia 6eio«' ne tvarooata : non laioianttio i Lombarjdi df.y:Omparìre con tatta auilianon» e tiverenaa Afonti nU* impa»- dere^ oba gli aoeohe eoa oiolte benignità, e tr ritira, potafca a Pavia colfe|.mo{^ e oei figUnofi* E perribl. erano eramai taci taaldati dd re di Boemia -de* tatui patimenti 'fitti^ <Miteoae»o lìoenaa di tornaréena wMm loro eate : itche teanpro (uà - aieraà' T iàtfradb» -n: òu oreechio a trattati di tregfen o pace. Non era egU uofino, se ncm u latte Tednto in batta fortuna e pericolo, da «ioaettere ti per poco la tpada ntl fode-^* ro. Tornando potdai Loaibardi per Piaeenaa alle Un^ cityi, trovarono pee viaggio i Creatonaai ohe venivano c(À loìpo earroccìo ali* areaata (5). N<fn esano taldi nel-i io lega etti Gremone» per i^ amicala che pattava ùm

(i) Gerard. Maurisias io Ghron.

(2) Galtaaus Fìamoa. in Maoipul. Fior. e. a^f. * '

(S) Cardia, de Ara|oa« IntYtla-Jtaandei JIL . . i

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A ir ir o Kcuxv. 6.|5

lóro e t Pavesi, e però consigliatamente tardarono tfeoto per isperaozi di' impedir la m<Msa degli altri eoKegati. Saputo poi che senza di loro 9^ era iata voc- iata la concordia, n* ebbero gran vergogna ; e il po<^ pi^o di Cremona mosso per questo da bestiai furore, ed nveolpaltiQe i consoli, andò ad atterrare i loro pan lagt, e a dare il sacco a tutti i loro beni, con posatoi càrearne dèi nuovi. In qoest^ anno papa Jtlessandrot diede il primo vescovo alla città d^ Alessandria,- cioèi uérduitto suddiacono della Chiesa romana ; e privò il vescovo di Pavia della prerogativa del pallio e della oroce per cagione del suo attaccamento allo sdama. Intanto V augusto Federigo Scendo credere di vo^ ler^pace finche colla Chiesa romana, fece sapere a Bu*f ma ohe ne avrebbe volentieri trattato con Ubaldoi s^escova d^O%\t^y amarao i^escosH> di Porto, e (?f«»< gisdmo paws cardinale di s. Pietro in Vincola. Yen*' néro tutti e tre a Pavia (i) forse anche più a requisì* zfOQ de* Lombardi che di Federigo ; loro fa fatto grande onore ; molte furono le conferenze d^essi eoi deputati deli' impei^dore, e colle città della lega. Ma infine trovandosi esorbitanti in tutto le pretensiom di Federigo per quello che riguardava la libertà tea» to della Chiesa quanto de** Lombardi, si sctolse- fu forno il trattato, e i legati apostolici se ne tornarono a Roma. Le segrete mire di Federigo erano di guad^ goar tempo, tanto che calasse in Italia un nuovo esei^ cito che si aspettava di Germania, e non già di ri* dorsi ad accordo alcuno, in cui s^ avessero a moderar^' le alte sue pretensioni. Per altro certissimo è che fu fatto in quest^ anno nel di 1 6 d' aprile vicino a ÌHotfì^ (i) RomoaidfU Sakniit. in ChnHL'

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hélÌQ il compronetso éitt** impere^ore'^ «M Loiftbtr** di. Lo tthimeiiW iètera ni* timo degli' sotkfaii regiitrt ddkr coauiéità di ModAflt ai kgg» laéàm im«^ Antichità ìtalitiro (i)^ -td^ ^iM lo^ » q^Msti «▼« T<tt«nenii. I>cgn6 è d^ oMecfMÌoo# cbe IZ6erlo conte- di Sa^ojà ft la figura di uno àn principali adcffénti e coofidanH delP impctador Fedarig»^ éf^A 9^mhn> dbeataiiolWoie <|4tell*the òi raoe«t)ta^liC«ciidi<eB«ii<2). n^tórno a qtMtll tèmpi dttk' raal casa Safèfa. Sl« cfafìferaia eiìandio ciò éhé Mshm delto di sopm ^ Uteiilnm prUno ' e dir Anadso da Doafa / perahè^ da* qoe^ attt1bppflm«e«he'amcodile erant> reiiori di\ Lo^haràia^ doè dtrettori deità Itga e aociictè ddte dU^lonfrbatde/^ Dignità di sotfieào credito in questi « t«topi, e indubitato kidisiodclU lor nobiltà e savi«fr^ lat Yedeti ifito^fre^ che la legn abibraeèia^ h dUà* Mìa Lùmbàrditi», Marca' di Férono^ Penemia^ e- Somagna^ e che Federigo Migretamentc se* b dovcn^ iMendìete coi' Cfemo^si^ benché coU^tji df Milano; jtecchè ìtt loro è dmetsa la dcorsioo ^ punti, che re-^ sMàsero <$ont)p4veHt Tralascio il veetot^ qii^^nlto, da; cui lìMitt fmtto poscfa si ric9vò«

Abbioftib dalle Horie di Bologna (^, che nti dft f^ di febbi-alo delT amdo pfe^ntc quel gran (tfccendS«re di Cristiano arci^eacOTo di^ Hagonzn, usato « otftneg-* giar più r«r«ii^eil prisiòralev co' Faentioty co^For-* \vn» condotti dal' cobte Guido Goerra^ e eotto mil^ zlèdiHiróini o d'alinola e^ delti TosoaBO, temie ed ataediare il eastdilo s. Cassano^ alla, ònr difesa ata^)

(il Antiquii. Itafic. Disiert. tfi,' *'Yà) OoitRenoh de Màis, de Satoie T; I. (3) Chron. Booonieoa. T. "rBjEer; ItaL '

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|$er piik di' ire settHosHM bravamente «ir sos^iHseroi ConttiUoeh^ i BoAeg«esi eUeaeiset o lam buon soccer^ s»,-ddè^a fifilaoo treeenl» .cSTalierV, tpecaettta da Bref^ Mi) trtocAla daiPtacetica, ctaio de Beliamo, afuiut-»^ étate^de CreiBoUft, di;^eirt0^df Bc^^,'Cftito-.da4io>v deoa, treceato da Teifone^ . du^eato da Padow, con, altri della dotiteisa Sofia, e della dtlà di Ferrara, e^ itiarciàssero per Ub^^ ($M^ 4:et^H9: tuttavia nuUa; fòcero, pertugi difemiori oramai ^lattchi^ at^ccaj^ovì il 1uj9CO ed usciti^ ebberf la Cprtuine di salvarti r.or^ rendo e Bologna. Il Sìgonio diversanreote naitra quer s|o &tto. Impadronissi poscia P arcivescovo dei car- atello di Medicina, e fece |iUi:i mati al contadp .bpIof<. go^ei e sconfisse la lor gerite presso al castello dei| Britti. Meaire dimorava P i{riperadpr Federigo i a, Pt^ vìa, coQiafi^ò che veais$ero a trovarlo i depntati di Genova e, Pisa eoo pleaipotenza delle ^r citta (i) ; fl[ V:eautì che faronp^ stabili, fra queste due eia ule na« ùoai la pace, con assegnar a ai Genovesi la n)età dell^; Sardegna (il che rincrebbe forte ai Pisani) e con or- diaare la distruzion di Viareggio ai Lucchesi. Proibì^ ai Pisaot .il battere moneta ad imitazione del conio lo^chese* SecoadogU Aonali di Pisa (2) io^uest' an-^. no ( se pur non fu nel precedente ) Guglielmo 11 ^ x^. di Sicilia, desideroso di far qualche. prodezza contra dei Saraceni, che ogai di più oceano. progressi in Oriente^. colla rovina del. regoo gerosoUi^iilanp, sul, prindpio di luglio iaviò in Egit^ un^'^rmata di cento

(i) CafiTari Annal. Gta. U S. , or. / , .

(a) Annal. dilani T. VI, lUrirllaU GuilU«to.,T:jiius HisL Hieroff^jrmit, J. ti. , , , .jkL> (^

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$4 iv.AinnLLi

«inqnaou galee e ìSdogcntfo cwqooiita legai & tni^ porto perla^feUeriai ^epvfe èere^Ule si fK>4e- rota flotta. F«oero fbareo vicino ad llésiaBdr», di^ atro il tacco a q«o' ooolorfiì^ ai aa die «porta sto re aleno altro Tantaggio. Forse per qoeato mntm «Mttzionè fece di tale spediaioiio Hoaftoaldo «ttvoteofc 90 di Salerno nella tua CroiHca.

( CRISTO Mctxxti. Indinone xx iPnno di ( ALESSiramOIII, papa i9.

( FEDERIGO I, re a5, imperadore srr.

Dacché le alte pretenfioni di Federigo fecero svanir tutte le speranze di pace, andò egli infestando gli Alessandrini, ma senza maggiormente stuzzicare II vespa) o, dissimulando il suo sdegno finché arrivassero i soccorsi aspettati dalla Germania, per ottenere i quali avea neir anno precedente spedite lettere a tut- ti i principi di quelle contrade. Stavano ali* erta per lo contrario anche i Lombardi, a"* quali non mancava- no spie per sapere ciò che si manipolava oltramonti. Tedési parimente nel gennaio di qnest* anno il giui- ramento di chi era direttore della lega lombarda (i). Ora fVichmanno arcivescovo di Maddebnrgo, e JF% ìippo arcivescovo di Colonia, con lutti qoe* vescovi e principi eh* eglino poterono raunare (a), dopo pa- squa misero in marcia V esercito preparato, per venire in aiuto deir augusto Federigo. Dalla parte dell* Adi- ge non V* era libero il passo ; e però per montagne alpestri calarono finalmente verso il 'kigo di Oomo.

(i) Anliqoil. Italie. Dissertar. 48.

(a) ClMPonograph. Sftxo «pud X<etb&itidìa, t

jogle

A n n <^ KnoijX&vi. 99

Appena adi Fedetigo estere quella gente in Tiafgib, che non si potè contenere di andare, ma tconosciuto^^ a riceverli a Como, ed anche a Bellinzona* Con qoor •età armata e colle forze de^ Comaschi soci fedeK, perchè deveano aver di nuovo aderita al di hii par*- lito, SI mise in marcia per Cairate alla volta del Tict!» no, con pensiero di unirsi coi Pavesi e col marchese di Monferrato, e ricominciar la festa. Non dormivano i Milanesi; e premendo loro che non seguisse V union di Federigo coli' esercito pavese^ sollecitarono tutti i lor collegati per uscire in campagna, ed opporsi al di lui passaggio. Non erano ancor giunte tutte le milizie che 8^ aspettavano, quando si udì che Tarmata nemi- ca era già pervenuta a Como. Però senza perdete tempo, le scelte schiere de^ Milanesi, Bresciani, Pia- centini, Lodigiani, Novaresi, e Yercellini, mossero cqI carroccio^ e fecero alto fra Borsano e Busto Arsiccio, ossia fra Legnano e il Ticino (i). Mandarono innanzi settecento cavalli, per riconoscere qual via teiifsae r esercito tedesco : e questi appena fatte tre miglia ^i viaggio, si videro venire alP incontro circa trecenti cavalieri tedeschi. Imbracciati gli scudi, e colle lance in resta tutti spronarono, e tosto si attaccò battaglia : battaglia memorabile per tutti i secoli avvenire. Il giorno, in cui essa seguì, dal Panvinio vien detto il di a6 di maggio ; dal Sigonio il di 3o d"* esso mese, cor- rendo la festa de^ santi Sisinnio, Martìrio ed Ales- sandro. Il padre Pagi pretende che abbia a prevale(;e a tutti r autorità della vita di papa Alessandro III, dove si legge che questo fatto d' armi accadde (^irca

{^) Sire Raul. Hist T. VI, Rcr. Ikl. Cardio, de Ara- gon. in Vita Mezandri III, P. I, T. ili, Rerum Iti«Iic.

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AWSài.1 OLITALI!.'

Jineni mensh juniL NeH^ edki<m« 4a me fattane scorretto in esM TÌla T aono (i), leggendo» anno MCLXXFj quando ha db «ssère JI/CLÌXF/, coor si trova negli estratti che ne feee it cardinal Baronie. Tanto poi neir édikìon suddetta, quanto pressò il Bé- i'onio è difettoso quel éiircajinem juniL E si èonosee dal vedere che si (a incamininato Federigo a Cono circa il fine di giugno, con so^iugnere apprèsso cfie i Milanesi in primo fabbqk>' mensis junii, oscfrono in campagna, tardarono a venire alle mani. Ib neppur sussiste che itel primb sdbbato di giugno sae- cedesse quella campai giornata. Avvenne èssa oeir h^ timo sahbato di maggio^ che era in quell^ anno il ^ ,39 di maggio, ossia il IP^ kaìendas junii^ corren- do veramente allora la festa de^ santi suddetti, che fb posta dal Sigonio, sedotto da Galvano Fiamma, III tcalendas junii. Sire Raul autore allora vivente in Itfi- lano (2), chiaramente mette la battaglia, suddèttis quarto haìendas juniiy in die sabbatt II continuotore di Caffaro scrive (5) succeduto ciò in hebdcmctÓA pentecosles, E nel calendario milanese da me dato all^ luce si legge (4).: IF' kaìendas junii^ sanctorum Sisinnii^ Marfyrii^ et Alexandria anno Domiìii SÌCLXXFI^ inler Legnlanuni et Ticinum Mediò- lanenses expiilerunt de campo imperfilorem Fede- ricum cum iato exercitu saoj et ivjiniii teuionici capti sunt ibi^ et gladio occisr\ et /ere fofiis pò- pulus Camanorum ibi remansit, H sudddto Golva-

(1) Rerum Hai. P. T, T. UT.

(2) Sire Raul Hisl. T. VI, Rer. Un\

ft\ Caffari Annal. Genuens, 1\ VI, Rer. Ila».

(4) Kalenil. Mediplan. P. ]I. T. II. Rer. Hai. p. i o^

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-no Fmoima (4) anch^ egli neUe questo fatta nella le- sta de^ suddetti saoii, benché per errore nel suo testo sia serilto /// holendas juniù £ però in essa festa il popolo di Untano aomialmente da inaaazi continuò a rendere un pubblico ringraziaménto alla misericorn dia di Dio, dimanierachè non* è più da mettere in dub- bio questa ^rità^eiò che nel di Qg maggio segui quel famoso conflitto.

Incominciarono dunque la baruffa i settecento :cavalieri milanesi incontratisi coi trecento tedeschi, ' quando sopraggiunse Timperadore col grosso deirar- mata, al cui arHvo non potendo essi reggere, presero la fuga. Con questo buon principio «rrivò Federigo dove Paspettava col carroccio il nerbo maggiore del- Tesercito collegato, e con tutta vigore rassalì. Quivi trovò gran resistenze, e sulle prime vide steso a ter- ra e stritolato dai piedi de^cavallt chi portava Timr penai bandiera. Contultociò tal fu lo sfòrzo de'Te- deschì, che piegarono alcune schiere di Bresciani, e presa in fine la fuga furono inseguite per parecchie miglia. Ma perchè restava un altro gran corpo de^più valorosi collegati alla guardia del carroccio, e parte •de^Tedeschl sVra perduta a dar la caccia -ai fuggiti^, non solamente non potè Federigo romperli^ mt re- stò rotto egli stesso, massimamente perchè andarono sopravvenendo al campo de'collegafi nuovi rinforzi di gente, che dianzi era in viaggio (i). Fece delle maraviglie di bravura in quel di Federigo, e fu an- che degli ultimi a ritirarsi ; ma finalmente rovesciato da cavallo, come potè il rnegUo si sottrasse al perico-

(i) Gal?anus Flamm. in Manipu(. Fior.

(2) Romuiild. Saternit. m Cliron. T. VII, Re r. Ibi.

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aVKV^BA «^ v«K\^g««»« Bava M a«««aaw ^*»*»waii» «a»s a lai ■>■ v

prigioni ; ma principalmente toceò la' mala Tcntora alle milisie di Cono, che quasi latte limasero tara- ta a pecri, o condotte in prigionia. Diedesi poada il tacco al campo nemico, ed oltre ad ana quantità di armi, di ca?alli, dVnesi e dVqoipaggio, fa preaa li catta di guerra, che portava all'fmperadore il tcsora raunato in Germania per sptteoer la guerra io Ita- lia, con altri arredi e robe preziote. Io una lettera acri Ita dai flfilaneti a Bologna, e rapportata da Ba- dolfo di Diceto ti legge (i): interjectorum^ submer- serum^ caplivorum non est numerus. Scutum impù- ratoriSy vexiUunt, crucem^ et ìanceam habemus, Aurum et argentum muUum in cliteUà ejus. reperi' mus^ et spoUa hostium aecepimus^ gaorum aesti- maiionem non credimus a quoquam posse definirL Captai est in praelio dux Bertholdus, et nepos imr peratoris^ etjrater coìoniensis archiepiscopi, jilio' rum autem infinitar captiiwrum numerwn exclur dtt qui omnejf Mediolano deiinentur. Chi non sa* peste che i vtttorioti ingranditconu tempre il valore e la fortuna loro, di qua può impararlo. E chi aveste anche da imparare che i vinti togliono inorpellar la loro perdite, legga qui le ttorie degli tcrìttori tede- tchi (a) che tcrivono aver avuto i collegati ben ceii<- tomila combattenti in qaett^azione, qaando era di po- ehe migliaia l'armata imperiale. T^ha licenza di crede- (i) Radair. de Dicela p. 69 t.

(2) Otto de s. Biasio in Chron. Godefridos itfonacbes m Chron. Chrooographuf Saxo apadr|Leibunium.

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A n II V . av^Uf^,^y^» pg

m ckf^ «uperiori 4i foree fossero i ^v^i^gtU, ofip ooi^ ptrJ^uesto era stocniìnajta r^«ceitQ, loi^Q, coipe si pq^ mecoglicre da Siro RauL F^dfrigp, priQcjf^ey f^H come mastro ài gaerra gaptva beqe il fui» eoiMto^ ii(f| iarébbo ad attaccai» i Lombardi uta pocl^ iffjgliai^ JTaniiatk Aggiangono Énalmeote) chf nii^era4ffri| irice una grande slraga di ^si Xowbordi, e cb9 &?^ iaento loparchiata dalle lorforz»^ ù aprì 4ol|A«(>%di tipataaggio a Pavia. La veritài ti è (i), ,$1|e cel^^Ut mente fag^o Federigo, fu cfcìì^Io i^ccifo in. Wt^t? ^ià, é si cercò diligentemente: il >di Ini eadsivero, Pre<r «e taf piede queste credemn, che l'imperadi^ jreOIr tft Iti demo' si vesta da eorrucoio; e molti gioroì si «tette ' ili tsAe ambiguità, senza sapersi dorè; fosse il ^ibggito imperadore, fioche aU^lmptovviso e^U c/^n^ parve tìvo e sano 'in Pavia. Presio il M^lvem i^hit mo (2) , che Federigo fa fatto pri^one .dai Bresci^mf^ % condotto a Bretoia, da dove fuggì in d^ito di m^iit- ^co. Questa favola ci vorrebbe &r credere moICd poco avveduti i si^orì brescia^.

C(m)parve duB<|iie in Pavia l^perador Fedm^ go, ne molto ninnalo, riooooaeendo e^i finato^Plt h mane di Dio sopra di a^, e £ meritar anche pegv gio, per aver si lungamente fomenlala' la dìsnnioQ«^ f lo scandalo nella Chiesn di Dio, e per tanle sue «rni* deità, prepotense ed «Itri iuoi peooatv Pertanto ^q^ maestrato dalle diagrazte^ « forse più per troiarai •provreduto £ danaro e A fente^ e coafi^ialo M vari suoi principi, coininciò una voltfi a concepir dad- Novero pensieri di pace. Però nos tardò molto a spe«

(i) Càrdio, de Aregoo. in Vita AlezaiA«4U.

<a) Malvec* in Gbron. Brìziin. T. 14, Bar* Ita).

MUR^tOBI, TOL. XXXVUI. 6

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JO AHITALI D ITALIA

èire c«n plenipotenza Cristiano eletto arcrvet oorv di Magonsa, Guglkhno eletto ar chrescoTO di Madk d^ur^Qf e Pietro eletto yescovo di Yormazia, per &rné Tapertttra a papa Aìessanébro HI, che ai tro- tava in Anàgnl. AmmeBsi all'adienaa, esposero il de<- ftiderìo di Federigo, ed él>bero per rispósta che il papa era prontksino alla concordia^ purché in essa avessero luogo ancbe il re di Sidlia, i Lombai di e l^mperador di CostantiiiopoU : al ohe acconsentirono gK anhasdatort. Per quindici di si tennero segrete cbnfereaKe, e restò smaltita la controversia spettante alla Chiesa romana, siccoaiie si può vedere dallo stru- inento pubblicato dal padre Pagi (i). Bla per quel ehtft riguardava la lite coi Lombardi, aiona detevmi-» nasione si potè prendere, e solamente si giudicò be-r ne ohe il papa persona venisse verso la Lorabar- dia, per dar pia fecilità e calore aU^agglustainento. Presentito' questo aegodato di pace dai Cremonesi, ai credettero eghbo ò sul fine di questo, o sul prion eipio del seguente anno, di vantaggiare i loro inte-^ ressi con darsi di baon^ora ali^imperadore; e però si aggiustarono -con lui senza il consenso dei collegati, e contro del giuramento. Antonio Campi (2) ne rap- porta lo struménto dato nell^aano presente. Altret* tanto fecero dipoi i Tortonest: passi tutti, soouna- nente dèfestati dal papa e dagli altri collegali, che fi chiamarono ttpaditart, vih ed tniiimi^ Per quanto s^'lia éBÌI^Antonio'ì:aSBÌBense(S) e dalla Croaic* di Fossa*

(1) VagitM Grìt. BaroB. ad hcrac annom. . Sigoowa de Regnai haTmt I. t^.

(2) AaH^oS* Catipi CrenoDw fedeli (&} Anenjiiius Gaisinensv in Ghcoa..

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nuova (1)9 Cristiano arcivescovo di Magonza sul prìocnpio di marzo deiranoo presente assediò il ca- 3icllo di Celle aii confiDi della Puglia. Ruggieri conte di Andria, e il conte Roberto, messo insieme un co- pioso esercito andarono per isloggiarlo di là. T'ha chi scrife che venuti a battaglia col^armata imperiale ne riportarono vittoria. Tutto il contrario sembra a me di leggere nella Cronica di Fossanuova, dove son queste parole : Comiles regni Siciliae cum ingenti exercitii insurrexerunt in eum; et gens quidem j4ìemannorum Juit super eos^ et plerosque cepit; atque infugam verterunt VI idus martii. Altro non si sa di una tale impresa che questo poco. L^an- no poi fu questo in cui Guglielmo II re di Sicilia determinò di ammogliarsi (a) , e a tal fine spedi col titolo di legati in Inghilterra JEtia vescovo eletto di Troja, ed Arnolfo vescovo di Capaccio a chiedere Giovanna figliuola del re irrigo II in sua mo- glie (5) . Gonchiuso il parentado per interposizion di papa Alessandro, fu da una squadra di navi inglesi condotta questa principessa sino all^isola di s. Egidio io Linguadoca. Colà vennero a levarla Alfano arci' vescovo di Capua, Riccardo vescovo di Siracusa, e Roberto conte di Caserta con venticinque galee, e U condussero a Napoli, dove per non poter più essa soflQrir grincomodi del mare sbarcò, e celebrò la fe- sta del santo Natale. Continuato poscia il viaggio per Salerno e Calabria, arri?ò in fine felice^nente a Pa- lermo, e quivi con gran solennità (u sposata, e poi

(i) Johaon. de Ceccano Cbron. Fossae novae.

(2) Romualdus Saleroit. in Cbroo.

(3) Kadulphuf de Diceto p. 594*

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coronafs Bel i5 dell'anno seguente* Rei £ iS*fi aprile di quest^anoo GakUHO areweseowf di Mila- no (i) , appena fatta snl pulpito 4eUa netrepolilaaa una fervorosa predica contra degli eretioi Catari, die aveano cominciato ad infettate la dtlà di MiknOi colpito da un accidente mortala rendè FBainaa a Dio, e fu poi annoverato fra i santi. Erana i Catari maa specie di Manichei che venali dalla Bnlgaria a poco a poco s^ntrodussero in Lombardia, io Francia e ia Germania. NeHa storta ecdesiaatica sotto vari noni, secondo la diversilà de^paesi dove si annidarono, ytf^ gonsi nominati. Qui in Italia per lo più venivano chiamati paterini^ e dur^ gran tempo questa fpeste, senza poterla sradicare. Ne ho parlato ancora io nefic Antichità italiane (^) .

( CRISTO MGLxzvif . Indizione z. Anno di ( ALESSANDRO HI, papa 19.

( FEDERIGO I, re 16, imperadore aS.

Felicissimo fa il preseole anno, pen^faè in asso ebbe fine una volta il de{4orabiIe seisoM delia Cluesa di Dio, a cominciò la pace a rìSorioe Italia. Era* DO già state ^on articoli segreti composte le dii^Mfr» ze che passavano fra la Chiesa vomana a F'ederige imperadorey e restavano tuttavia pendenti qnette dei Lombardi. Per agevolar Taggiustamento ancora di queste, it pontefice Alessandro^ siccoma era il eon* certo, avea da venire a Ravenna e a Bolo^gna (5)

(i) Acla saact. Bolla nd. ad dieiu 18 aprii.

(a) Anlfqnit. Itaf. Disscrt. 60.

(3) Cardio, de Awgon. in Vita Alexandri HL

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1 CI n ò HCLxxvii. ^5

Prima il mtioversi da Anagni, per ìnaggior cautela ToQe che lo stesso Federigo autenticasse col gìora- •mettto b sieureaza della sua persona, a lui promessa ^i ptempotenziari. Però spedì apposta il vescovo di Ostia e il cardinale di s. Giorgio, i quali dalla To- aonaa vetrati in Lombardia trovarono Federigo nei QontonM di Modena, e furono accolti onorevolmente 'e con baon volto. Fece egli confermare col giura» memo m nome suo da Corrado figliuolo del marché- ae di Monferrato il passaporto accordato al pontefi- ce; t lo stesso giuramento prestarono tutti i princi- pi della sua corte. Informato papa Alessandro III, dopo avere spediti innanzi sei cardinali, che tro<- veroDO Timperadore a Ravenna, s^inviò egli a Bene- ventOf dove dimorò dalla festa del santo Natale sino elPepifiLiiia. Di per Troja e Siponto passò al Ta- sto, dove trovò sette galee ben guernite d^armi e di vìveri) che il re di Sicilia gK aveva allestite, con or^ dine a Rinmoaìdo arcÌ¥eseovo di Salerno (lo stes- so the scrisse la storia di questi fatti <i)) , e a Bug»' fieri conte d^Andrta, gran contestabile e ginstiziere tMla Paglia, di eecompagnare la Santità sua, e di ao- ^mdurt «gl^imeressi dee sue regno. Perchè il mare fa tuaìpaiKnee in collera, non potè il pontefice imbar^ «ani, se non il prieeo di di quaresima, cioè a 9 di malrae. Undici poi furono le galee che il servirò^ no Del fiaggto $ e con queste, e con cinque cardinali 0ijUa piiosa dottcniea di quaresima arrìvò a Za^» ia,e addi so^ oppuiie nel di 34 d'esso mese fclice* flMOte i^innlo a Tenezia, prese riposo nel monistero di Hiecolò al Lido. Nd di seguente SebasUanù (1) ftomiuldai Sakrn. la Chcim. T. Ili Rèr. ItaL ^

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k fìhtà^eiitiogfaidelpa'^to'iitqifnéèchdovi^

«#tttf , ^«r^rtii, ToHiM?) Jvréa, P'éntìmigUa^ SoiMta^

JMifgnetie^ Mòtà^ FatHta^ Ba^inna^ F^rù^ Fm^

se di Monferrato, i conti di Biandrate^ i maróhed tkf Outntó è dèi JBoiCOj e iicmti di ZtomeUo. Air iucotltro ndla léga (iU Louterdia enào P'^neM^ TfMgi\ FddoWt^ f^icèrHto^ Verena, Bréseia^ Fer^ yara,' Ilfànt<mt, B^rgùMo, Lodi, MilattOy Comm ( hétkéhh da noi pòca fkrtàtxìò àdiev^Die di Federigo X ifcH*i/tt, ^efóeUi; 'A^SHndrUy CéréìHò, e Bsl^ manie, Piaéenia, Bò^ió, Obvb%à, M^ìutsffinm mari' ìtkèsr, JP{n-n/ie^, Reggio^ Ètodena, Bologna, lìoccùi^ Si Càssìthà\ ed ànri luoghi e ptìrtotie éeB" dMrcaU k d^nà LotiiBftfd?a; Le ^ifispate srùfèoH^iio'ia lungo, # tììiìtìà tóndblsihte jpóèè avet% ii negotiato, tMm rdeii- cedere T utìa dèfle parti iOT altra. Alloi^ fa cbé pa- foi Alesàfeiiidro prbpòse una Iteguft : il che riflenlo ^ raogiiétb Federigo, tfùdò fièUe siflable. Ciò ymhi osante ^^èttiiBeùté fèòè intei!tdére psipa, die si ca«ite»iè' Hbbé^ éeebrSàré ai Lon^ardi ima kegua ifi s«ii aiH ni, 'e ^'(juihAd^ rWdi S.^ilià, piUr<^ ^P^ P^^ Bàèfté^ dtt ieglf 'pei^ ({uituSd anni godesse le rtad^ de^bèitf ddta Ùkùb^ eòhtbtsa Matilde, bhe «srtfao ta fté^iniiàào, dopo ì'qMì ìie ^^raietterd>be il po^sèstfò é&é Gtdè^afotnàttiàl CloKfteiìtossene fl ptpA^ é:ki qaesd maàièra il t^^lbifr CohcòrcRa. Lft^srònsi dìpd ^aa pocófiiOthbiMì tìd pkj^ (t), perch'^gfi avesse à6* conci i &tti propri, con latfenr esà baksm in bàlio, il) 5irc &td Bill. Toai. 'ti, lUjr! Itid^

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^pittB^ «il^Wav^^ao {KMrtato tutto i( pfsa cl^a gu«^- ira 4)o0 t9i^ loro dispeordio di g^ato e di roba, p«r ridar ffuro Fed(diig<^ 9 far pace coUa Chiosa. Ma 3 pivi ^r^nario fi,u deUe legjkke suol «sser; questo. QefoaoQ pritna i pote&ti il maggior loro vantaggio, e loo^ dir poi ai fiaiaori raGeomodarsi al volere degli aUii, e rior gtBoìar Dio «e iKm aache restano abbandoiiati^ Nof^ firmilo aocoitt bene smaltiti tutti qaeaiti putiti^ qua^id^ Y at^gasto Federigo veMie a Chioda. Sus^ossi alloi» juoa gmnooiUiBoaùoiie ir^ la plebe di Yenezia, mostrao* dosi essa rìsohit;» di aaadare a condurlo tosto in città % il obe fìz quasi cagione che il papa e i tnii^istrt del sfU di •Sìeilìa si ritirasserQ da Yenesia : e f;ià n^ erano j^^^^ liti Mia voha dii Tiev%i i d^utati de** Loanèardi. I)fo U4of<i| uotno stfnssinio, trovò imparo a qujesto dilOr? ^ne^ e diede jtea^o che tasse giurata la pace, e 000-1 vertalo r abboeoamento da i^si . in Yen^m (i>< Nd (^ortio adunque a4 ^^ l^g^o, flomo di domeniòa^ sa- putasi che Federigo imperadore vedita a Y«ne»i») il ps^ di buon^ ora oon gran, solennità li trasferì «;^* Marco, e mandò ad incoauìEHrlo 1 veiìeovi d' Ostìa^ di[ F(H*to e di P&lestrìna con altri, cardinali che gli 4ÌQder ror a^sokiEÌ0b4ella «cfimipica^ t.aU(»ia Cristktmé ar^ €Ì\wHfitvff di Magonaa «on gU ^hri^psdati ablOraronot Ottaviant^ Gkiido da &ema, « Giovanni da Stnìaiift a*tip8^t Andò il doge con gran corteggio di buntnto- ri e havcbe: alenar T ildapei^adore dasauNìototo dofa Iiido^ « prt>cess{ODal«ae»te ppi col patriarca di Oraib» e «lecoìU qonditsse fin dai^anti^ bàsdioa dia. Maròoy doi^e U ftapa in abito pocHifeak con tilttf t dÉrdsUBdi,)

(1 ) l^ottiràttl. Mttn: io Ghiroh. IT. VII. Ketrlltsl.'Oar^.^ . de AragófiLJll JlUiJeiuftdtò nì^% ^ f^«r.4tfel|

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c«il patmfca d^ Aqo^jt, e moM arcsTeieoti e Veceofi lo stava aspettluido. Allera Federigo afo TÌMa dd Tero vicario di Cristo, venerando in kn IKo, lasciata da pnie la dignità imperile, e gittato via il manto, eoo tutto i! corposi prostese a^ piedi d^ sommo pontefice^ e glidi baeiò^. Non potè contener le bgrane pear la gioii fi buon pepa Alessandro, e sollevatolo con tutta beni- gnità^ gli diede 3^ bacio di pace e la benediuon«. ABo- ta fu intonato ad alla voce il Te Deum : e Federigo, apprehenfa pontificis dextera^ il condusse 6no al toro delia ba^lica di s. Marco, dove ricevette la bene- 4foion pontificia, e di passò ad alloggiare nel docal pébgio. Nel giorno seguente festa di s. Jacopo aposto- lo cantò il papa solenne messa, e predicò al pc^polo io È, Marco. Federigo gli baciò i piedi, fece V oblazione, e*d<^ la mesla gli tenne la staffa: presa ancbe la hd' ^ del cavillo pontificio, era in procinto di addestrv- lo, se il papa aiSettaosmnente non V avesse licenziato. Segoirono poi visite, conviti e colloqui, e nel di primo d? agosto fu solennemente ratificata la pace e tregua ; e posdà assduti gH sdsmatid. E nella vigilia dell^ assnn- sidn della Vérgine tenne il papa un coi^ilio in s. Maff- eo, dove scomunicò chiunque rompesse la pace e fre- gua suddetta. Pece dipoi istanza a Federigo per la restituùon dei beni d^a Chiesa romana : tk die é mostrò pronto Timporadore, ma con salvare per se le terre della contessa Matilde, e U contado di Bertinoro» 4he poco fa era vacato per la morte di quel conte ac-* <^ata in ToKzia, pretendendo quegli Stati, come <iosa d^^ imperio, ed e^bendo rtmett^e la cogni- jdqne a tre arbitri per parte. Ne restò amar^gialo non pofio ptpa Ales^andro^ e. tanto più p^echè 3 suddetto

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conte di Beiiinoro ne avea fatta una dooariime tSì» Chiesa romana ; ma per non disturbare hi pace fatta, consentì ai di lui Tolerì. >

Con questo glorioso fine terminò lo sdsma della Chiesa, al che specialmente dopo la mano di Dio con- Iribnl assaissimo la prudenza e pazienza del buon pa{Mi Alessandro, che sempre si guardò dall^ inasprir gli and- ini coi rigori, e colse in fine il fi'utto della sua mansue- tudine. H buon esito ancora di grande afiare è do» ▼uto air inclita repubMica di Venezia, ne' cui rettori da tfinti secoli passa come per eredità la prudenza e saTÌezza, essendosi mirabilmente adoperati que' nobili^ e sopra gli altri il loro doge Ziani, affinchè si eseguis- se la tanto sospirata riunione, con aggiugnersi anct^ra questa alle tante glorie della città di Venezia. Alla v^ rìtà ddle cose finqui narrate fecero poscia ì tempi sui* seguenti varie fiunge con dire: che Federigo andònel^ r anno 1 1 76 coli' esercito suo ad Anagm, peirseguitul- do papa Alessandro, il quale travestito se ne ^ggi a Venezia, dove fu riconosciuto ed onorato. Che esto Federigo passò fino a Taranto in cerca del papa. Che una flotta di settantacinqne galee da. lui messa in or* ^ne fii disfisitta da' Veneziani, con restarvi pri^nei Ottone figliuolo di esso augusto. Che quando Federi* go fu a' piedi del papa, mettendogli Alessandro il pie sulla gola prorompesse in quelle parole : &tper aspk^ dem et basiUscum ambulabis^ eia, e Federigo ri* spondesse : Non tibi^ sed Petro. Ed è ben vecchio questo acconto. Andrea Dandolo circa Tatmo iS4o(i) cita le storie di Venezia ( se pur quella ncm è una giunta fatta a quel savio scrittore ) e una leggenda di (i) Dandol in Chran. T. XII,,R«r. Ital.

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9o jinrALi d^itaiìa.

frft Plttro da Oiioggìa. Fra Galvano Fiamitta^(i> co<^ temporaneo del Dandolo ne parlò anch^ e^ : di naodo che divenne limosa qaesta relazione n^le storie òe'sQ»' aeguenti storici. £ perciocché il Sigomo e il cardine Baroiao diduararonb &tti racconti &yole e 8<^eaiB iaapoaturé ; e lo stesso Silidiico prima cT esai arci à«ai Atto conoscete di tenerìi per Idi: don FortnaaifD Olsto monaco benedettino neU^anno 1629 con fibct ajkposta M studiò di giustificarli con dar fuori un pei- fto di storia di Obone ravennate, ed altre CFònìchetts^ e eoa addurre varie ragioni. Ma si tratta quivi di £h VOle patenti^ e sarel;^ un perdere il tempo in volerle <KMifotare^ Gli aulori cònten^ranei &'' hanno da atten- dere, e qui ^ abbiamo^ e grarissiini, in guisa tale che iduna lede merita la tro[^ cEversa o contraria narra- titift degli scrittorelli lontani da que^ tempi. Che nona disse del duro trattamento &tto a Canossa da Grego» rio TII al re Arrigo lY ? Altrettanto e più si sarebbi detto di papa Alessandro III con Federigo I, se fon- ^taaento aveise avuto una tal diceria. Ma Alessandro §a pontefice moderatissimo, e però, secondo TattestatA dd Cronografo iassone (a), Fedenga dai cardinali ho* n^iatimè^ e dal papà ut osculo pads suscipHur* Per essere gloriosa la città e repubblica di Yeneda, non V* ha bnogno di favole, bastando la verità per oaor SUO) emendo essa stata il teatro di si memorabii pece^ a ccd con tantta prudenza, e con i^pese e r^ sommamente contribuì quel doge con altri nd>ili. Co* rioso è bensì lin càtidogo di tutti i vescovi, princ^ abeti è signori^ «he intervennero a qudla giaoì funaio

(1) trtlvanas f'IaincD. in ManlpaT. Ftor.

(3) Ghronugtapii. Saxa «pai Leìd>iiitiajl. /

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A ir N O VLCLJXm- Et

ne di Venezia colla nota della famiglia di cadauno, I pubblicato dal suddetto Fortuoiato Olmo. Fra gli altri I si veggono annoveriti Alberto ed Ohiu»Q mo^fbesi \ da Este con uomini cento ottanta^ cio^ con accom- ( pagnamento superiore a quello della maggior parte \ degli altri principi che colà concorsero. E questi poi I fi truovano con altri prìncipi registrati in varì diplomi ^ dell^ augusto Federigo, dati in Venezia neir anno stes« I so, siccome ho io altrove dimostrato (i). Si partì pò-* I scia da Venezia Federigo, dopo aver baciati i piedi al ( sommo pontefice, e dato il bacio di pace a tutti i car- I dinali, e andossene a Ravenna, e di a Cesena. Papa \ Al^sandro ancVegli circa la metà di ottobre con quat- j irò galee ottenute da' Veneziani, perchè già s' erano i partiti i legati del re di Sicilia colle lor galee, s** im^ ) barcò, e giunse nel di 29 d' esso mese a Siponto, e ^ presa lastiada di Troja, Benevento e s. Germano, ^ cjon felicità e sanità arrivò ad Anagni verso la metà di ; dicembre, se non che in Benevento fini i suoi giorni I Ugo da Bologna cardinale, in Aversa Guglielmo da Pavia vescovo di Porto, e Manfredi vescovo di Pale* strina in Anagni. Per attestato di Sire Raul, nel settem- bre di quest' anno un orribil diluvio, tale, che di uq simile iioQ v'era memoria, si provò nelle parti del La« go magare, il qual crebbe sino all' altezza di diciotto braccia ( se pure, come io vo credendo^ non è scor« T«tto quel testo ), e <;oprì {e case di Lesa, con restare fJbgati dal fiume Ticino tutti i contorni, di maniera che ddla Scrivia s' andava sino a Piacenza in barca«

(I) Afi4l«hità£ftfXMÌP. I, e. $5. A»ii<iait. ItalDiisecfc ig.

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Sa imàJA D^ ITALIA.

( CRISTO MGLxxyiii. Indinone xi. Anne di ( ALESSANDRO III, papa ao.

( FEDERIGO I, re 27, imperadore 4

lacredibil fti V allegrezza di tutta la Chiesa di Dw per la pace stabilita in Yenezia fra il papa e P impera- dore. I Romani ne fecero anch^eglino festa (i), e cos- siderando 0 grave danno che loro era venuto tants nello spirituale, che nel temporale per le passate di- scordie, e per la lontananza del vero pontefice, co- minciarono seriamente a trattar di richiamar paj» Alessandro in Roma. Gli spedirono a questo fine av ambascerìa di sette nobili, pregandolo di ritornare a^ la sua città. Prìma di farlo, volle il saggio pontefice che si acconciassero le differenze passate, e dqxilò Arrigo vescovo d** Ostia^ che con due altri cardfoidi ne trattasse coi senatori, ed egli intanto Yenne a Tu- scolo, per essere più vicino ai bisogni del n^osiab^ Dopo lunghi dibattimenti restò conchiuso <^e sussì- sterebbe il senato, ma con obbligazione di giurar fe- deltà ed omaggio al papa, e di restituirgli la chiesa <fi s. Pietro e tutte le regalie occupate. Nel giorno adun- que i a di marzo, festa di s. Gregcnio, con trion&ie accoglimento del popolo entrò in Roma, e dopo aver visitata la basilica lateranense, andò a riposarsi nei contiguo palazzo ; e celebrò dipoi la santa pasqua eoa gran solennità. Nel mese d' agosto passò a viUeggiart in Tuscolo, ossia Tuscokno (a)« Qiùvi fu, che nel à.

(1) Cardia, de Àragon. ia Vita Alexaodrì 111, Par. 1,

T. Ili, Rerum. Italie. (>) RomuflJdus jSdkruiU ia Chroo. T.(¥IJ, Rnv Itat

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A V ir O MQLXKTllU $3

J29 ài" esso mese ebbe la consolazione di yeder a^ suoi |Medi Giovanni abate di Struma, già antipapa sotto nome di Callisto III. Costumi ^dcchè intese riconciliatQ r angusto Federigo col pontefice si ritirò a Viterbo, ofitifiato come prima nel suo proposito. Avvertitone r imperadore, gli ordinò di ubbidire, e di sottometter* «i : altiìmente Y avrebbe messo al bando dell'^imperio. Spaventato da questo tuono lasciò Viterbo, e si rifu- giò in Monte Albano, ricevuto ivi molto cortesemente da Giovanni signore di quel castello, per isperanza di ricavarne molto oro da papa Alessandro. Ma ciò in- teso da Cristiano arcivescovo di Magonza, volò ad ^ assediar Monte Albano, con dare il guasto alle viti e ' alle biade di quel distretto. Lasciata poi quivi gente ' sufficiente per tenere ristretto quel luogo, andò a prendere il possesso di Viterbo a nome del papa, e ' trovò il popolo ubbidiente, ma non già i nobili, che lumentati da Corrado figliuolo del marchese di Mon- < ferrato, si opposero coli** armi alP arcivescovo e al pò- ' polo : e perchè non poteano resistere alla plebe, im- plorarono r aiuto de** senatori e del popolo romano. fiè mancarono questi, siccome gente ben presto di- mentica de' suoi giuramenti, di accorrere in aiuto dei nobili; ed era per seguirne grande spargimento di sangue, se il sag^o papa non avesse ordinato alP as- civescovo e al popolo di schivar la battaglia. Ma co- noscendo r antipapa Callisto la rovina de^ propri afi&p si, finalmente tutto umiliato andò nel di ag d* agost» « buttarsi a^ piedi di papa Alessandro in Tuscolo, col confessare il suo peccato, e chiedere misericordia» Quem Alexander papa^ ut erat plus et humiUs^ non ifbjurgayit et repreh^ndit^ sed secuttdum sibi

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84 à.vvài.1 i>^itix.u

innatam mansuetudintm benigne reeepk .* seno pi* fole di RojBotldo salernitano, che pos«k seggiugne: Alexander papa eum, et in euria ei in menn sua kanorifice kahuit Abbiamo inohre (i) che 3 papa eum postea rectorem Benedenti eonsiitwi Batta ciò a far conoscere qaal credenza naieriii chi ù- Tentò l^ accoglimento indecente di Federigo augusto in Yenecia. Se il buon papa cosi amorevelmeote fanttì coltui : che non avrà poi Catto ad an imperadore, e imperadore qual fu Federigo, ed essendo a^ediatrìce la saviezza veneta, a cui stava a cuore anche V onor d^ esso augusto ? £ ben pareva a tutti con ciò esbnto affatto lo scisma, quando venne in pensiero ad akiisi disperati scismatici- deHe parti di Roma di far nascere un altro foptoccio col nome di papa. Ecco le parok di Giovanni ò» Ceccano (a). Terlio kaisndas ceto- bris quidam de seda schismatica inito canci&f JLandum Sitinum elegerunt in papam Innocentìf» II J qui ab eisdem est consecratus. Nella Cronici acquiciutina (5) è scritto che costui era de progem» Uloruntj guos Frangipanes Romani vecant.' il cb difficilmente si può credere di quella cosi nobile e cattolica famìglia ; e che un fratello di Ottaviano ^ «ntipapa gli diede ricovero io una fortezza in vicinas' za di Roma.

Vegneodo ora all' imperador Federigo, appetf legli fu giunto neU* anno addietro a Cesena^ che li accostò aUa terra di Bertinoro, e ai due ear^oafi (4)

(i) Anon^mus Gassioefls.' T. Rer. Itti.

(2) Joannes de Geccano ,Ghron. Fossae no? ae.

(3) Apud Pagìum in Grit. Baron. ad hutic annam.

(4) Cardinal de 4ragon. in Tita Àlexaadri Uì.

A n n vr jnuuAAT&AA*

che erano stati già mandati dal papa a prenderne il possesso, fece istanza di prenderlo ed aTerlo egli, pre^ tendendolo, a mio credere, come dipendenza delia Ro- magna, di cui allora gr imperadori erano padroni, senza che se ne udissero lamenti, o proteste dei papi; ed anche pelrchè, secondo la legge da lui pubblicata in Roncaglia, non si potevano senza licenza sua lasdat feudi alle chiese. Risposero essi con tutta mansuetu* dine, di non poter farlo senza ordine del papa. Altro non tI volle perchè Federigo intimasse immantinente la guerra, e raunato V esercito si portasse sotto quel castello. Non vollero mettersi in difesa i due cardina- li, e massimamente perchè v^ «erano dentro le fazioni de^ Bulgari e de^ Maìnardi, V una delle quaU teneva per l' imperadore. Sicché queir inespugnabil castello ( oggidì città episcopale ) senza sfoderar la spada ven- ne alle mani di* Federigo ; e benché il papa gliene fa- cesse delle doglianze con ammonizioni paterne, nulla si mosse egli dal proponimento suo. Non s'i sa per al- tro intendere come tanto l' imperadore che il papa pretendessero sopra Berlinoro, quando esso era della «hiesa di Ravenna, ed iane ho rapportata riavesti^ tura (i), data nell'antio ii3o da Gualtieri arcivc" scovo a Cas^alcaconie conte^ i cui antecessori simil- mente ne erano stati investiti da essa chiesa di Raven^ na. Passò dipoi esso augusto a Spoleti, e di in Tt)* scana. Truovasi negli Annali de' Genovesi (a) che nel gennaio di quest^anno egli arrivò a Genova, dove era anche pervenuta nel di innanzi V augusta sua consor- ] te Beatrice^ e nel di seguente compérve il giovinetto (i) Antiquit. Ital. Dissert. ii, p. 633. (2) Caffari Annal. Genuens. 1. 3. UUAATOmi, TOL. XXXVIII. 7

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86 èMìfAlA Ut* ITALIA.

Te jirrigo lor pnmogemto. Dopo essersi fermsti il* quanti giorni io quella città, fontuotiitiiente reggati

' se n* andarooo. GaWaoo Ftamma scrìve ( i ) di'* egli T^oiaa a Blikao ; ma questo autote non è tale da pe- lar noi riposare solla soa parola ne^ teaopi lontani da lui, Or*, giacché la tregua co^ Lombardi non permet- leira a Federi^ <fi continuar il suo anestiere, che era

\qiial della goerra {i\ determinò di passare in Borgo- giM. fidandosi degr Italiani (5), ordinò a Bertol- do duca di Zerin^ieo, ^li venir di qua dalle Alpi eoo un bixm -corpo di troppe per isoortarlo. Passò dun- que pel Honsenisio in Borgogna, e stando in Ariessi fece coronare re di quelle contrade. Bernardo di Gui- done (4) natte questa coronatone nel di III nonas augusti Tenne poscia il parlamento di quel regno io Besanzone nella festa delP assunzion della Tergine. Era egli forte in collera contra di .irrigo il Zteone, duca di Baviera e Sassonia. Ne dirò le cagioni fra po- co. E però sottomano fece che Filippo^ arcwescow di Colonia, coaatnciasse a muovergli guerra. Giunte dia fu Federigo a Spira, andò il duca a rendergli i suoi rispetti, e a dolersi degli attentati delP arcivesco- vo (5) \ ma benché Federigo dissimulasse, pur fece abbastanza conoscere che covava dei cattivi pensieri contra di Im. Intanto non dormivano i Lombardi. Era ben usdto d^ Italia Federigo, era fatta la tregua: con- tuttociò eglino sempre in sospetto non lasciavano di

\\) Galfao. Fiamma hi Manipul. Fior.

<a) Otto de t. Biasio in Chron.

(S) GodefriJas IVIonachas in Chron.

{\^ Bernarf. Guìdoiì's io Vit. AlexHndri III., , '

t5) 4raol<]. Lubec. Chr. S!a7. e. ai, aui 2f|.

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ARSO IIOLXXTIII. - 07

prendere le misure competenti per )a difesa della lor ISbertsu De «a doeamento pubbHcato dal PaticeMi (i), e scritto nel di i5 di settembre delP anno presente, si scorge, ehe i rettori delia Lomberdis, Marca e Ro- magna tennero v^n congresso per loro alfarl nella cit- tà di Parma. I nomi loro son questi : Guiìliehnus de Ossa de Mediolano^ Ardi%o confanonerius Brir xiaty jémaheus Veronae^ Obertus de Bonifacio Pìa^enHaCy Guiìlìelmus de Mapelìo Prrgamensis, Eha%arus Lòudensis^ Guidotus Bepnus^ Jtfalv^" tius de Manina^ Piiis Manfredi de Mulina^ AU hericus de Padua^ Astulfus de Tarvisio^ Bodi^U fus Bononiensis^ Mainfredus de Parma» Servirà ancora questa memoria a farci conoscere cbe la nobil casa de^ Pii, una delle molte de^ figliuoli di Manfreiii, era di patria modenese. Nella breve cronica di Cre- mona da me data alla luce (2) si legge cbe nelPanno 1177 i Cremonesi per la prima volta elessero il Io|ro podestà, cbe fu Gherardo da Carpineta nobile reggia- no, il quale fini ivi i suoi giorni nel 11 80. Post illum Manfredus Fantus de filiis Manfredi mutinensis^ gener ipsius Girardi fuit potestas eìectus, Hìc suo tempore Cast rum Manfredum a edifica vit^ ^t UH nomen suum imposuit. Dal cbe parimente in- tendiamo cbe i Pii, i Fanti, Picbi, ed altri de*f^UuoU di Manfredi^ erano di schiatta mudonese. Circa que- sti tempi Guglielmo II re di Sicilia (3) spedi nn^ ar- mata di cinquanta galee in soccorso dei cristiani di Oriente, sommamente afflitti dalle fòrze di Saladino

(i) Furiceli. Mouum. Bisiiic. Aipbr* 9. 56S. ^

(3) Chron. Cremoneps. T. 7, Rer. Itai. (3) AnoDjm. Hist. HierosoljaiiL

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S8 AlliriLI D^ ITALIA

saltano d^ Egitto. L^ arrìf o d^ essa a Tiro eoa geoti e vettoraglie fa la salate di Aatiochia e ^ Trìpoli.

( CRISTO M6LXXIX. Indizione su. Anno di ( ALBSSiNDAO III, papa ai.

( FEDERIGO I, re a8, imperadore sS.

Per saldare affiitto le piaghe lasciate dal lungo scisma nella Chiesa di Dio , lo zelantissimo papa Alessandra avea intimato un concilio generale nel- Tanno precedente per tutta la cristianità. Lo tenoe infatti nelPanno presente (e non già nel 1 1 So, come alcuQO ha creduto), sul principio di marzo nella ba- silica lateranense (i), coiriaterrento di più di tre- cento arcivescovi e vescovi, e di una sterminata mol- titadine d^ altri ecclesiastici e laici. Vi furono fatti ventisette canoni, ne''quali fu riformata la disciplina ecclesiastica; provveduto alla simonia; scomunicati gli eretici albigensi (ancor questi eranj mmichei) , che sbandavano sempre più dilatando in Tolosa e ne^suoi contorni ; e dato buon sesto a molte chiese che aveano patito non poco durante lo scisma. Al medesimo concilio, secondochè scrisse Roberto del Monte (a) , intervenne ancora Burgundlo pisano^ uomo in questi tempi dottissimo non meno nella la- tina che nella greca lingua. Delle di lui fatiche let- terarie accuratamente ha parlato il celebre padre don Guido Grandi abate camaldolese, e pubblico lettore di Pisa. Due diete in quest^anno tenne Timperador

(i) Labbe Concilior. T. X. Baroo. in Annal. Elccl. Pa«

gius io Crifc. ad Ànnal. Baroo. (a) Bobert. de Monte in Ghron.

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A H % O MCLim. $^

. Federigo in Germania, Tuna in Tormiina) Tàltra in . Maddcburgo ; e cercando pur le Tia di afogar la sua Tendetta contra di irrigo il Leone^ duca Sasfo-^ nia e. di Baviera, inVitò quanti principi potè a mno» Tere delle qnerde^ e fino accuse di iradinento deì- rimpmo contra di luì^ Fnlcekè il «ito % ritpondero in giudizio (i) . Il dura poco fidandoti deVonsigliert e giudei deiriasperadore, non roUe comparire* Ot- tenne da Federigo un'udienza privata, e si studiò di placarlo nella miglior maniera che ^otà* Gli disse Federigo, che il consigliava di pagare dnquealla marche alla sua ramerà : che in questa maniem il Pe- rebbe rientrare neHa grazia de^'incipi. Farfe.duiyi al duca^uaa tal^dimanda, e senza volerne &r altrove n^andò. Gli costò ben caro il non essersi appigliato a questo consiglio. Tornò Parcìr escovo di Colonia ja portar la guerra ne^di lui Stati ^ e il duca soppoflò con pazienza anche questo nuovo insulto, senza<&g« ^i resistenza. Sono parole di Goti/redo monaco di 8. Pantaleone a questo anno: CMristiànui mo^utUn nus epiécopus capiimr a. Manlio Ferrei Mqniià (a). ^correità è la parola Màrvip^ e £KÌImiente s^ inteaida ^he lo storico avrà scrìtto Marchione- Ma in cba luogo e perchè questo ardveseovn fesse -presa .dal mutthiesB di/MoSkiiecrato, questo^ testò aellat pm«a ^llo scrittore. Boherto dal Monte ne parla iCuor di .ailo, cioè allTannO' iiSo; se pur egK no» cesò ^ era ^piaaoa. èkìàèm veduto idl'anno precedente ^abe que- llo guemriero' arcivescovo per guadagnilrsi Taietto ilei papa, ^^tr^ .if^S^ì &Tf<^ tatuo operato in addi^^'O ,

(i) Arnold. Lubec. in Chron. 9lè¥l e. «4. adi. ùl^ (a) Godefridos lUonachtts in Chtcn,

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f9 .MRMSd d' niSKA /

fe«e|ilèrra;«U«i»dA>il«à di yjiecln, obè imo vdeas<U- Hfntftttni di doBlkiié temporale del pa(»a« Etano io- ele»ttti qiMi.fiobUL Corrado ù^wAo del mnpohe- •fi di Blealeìrràto^.e ìa loc tocooreo rettile anocm Pcttte de^iRomaiii. S«gitttei»do qaella ris»». Faretre- eeòvo di àhg«àM dorettft ieater prigidne del euddel- %^. Gomde. Ma put baeoe renlató Bcionooflapegoo eft(lrìoo di qtieitt tènpùifiii ot somnaiflistre liìetc^ eon dire die Comndits Marchio Màuliiferrali crnn pràefaiò cmncelkario (obè eoi saddetto Gcistiaao é^ civeioof^) oommsU praelit$tìt fatta Catnerimunt , in tjuo eam tupsr jqièddamrtapa prop4 . atc^m ^ ^99 dicMur Pior^garn , ctpii ^ ipsumque €^ad jéfuùmpendsaiem idttmmt rum modico tempore eohnis xjerreis religutum, E3cii>it domunt de ear^ toro ^ et quam. eonsuetan daceret mimm , tnors èttm Titsealani ooncitislt* Et iuno iilum patmimC de aommiseii ^ qutMt non poimii arnpUus lasoii^ re (i ) 4 Peiieremo à suo tentpo delb morte di que* éto eoaadaloso prelato .

Ma^^cchà t^é fetta meosioae di un figlkiolo del nftofdhésé di Moaterato , esìge qiiella aobUisiina «•• ma itaKaaa che io qui acoetiiii aloaae ìUnstrl sue pa<* lréBl^e> per le quali :st readà otta taàto celebre noa owao ia Qcoideote* eha ia <^ni6Me. Il marcfaesft di HoiiMrato, jdi ^^ '^^ pi^ volte «d%a 41 doase di e6- fHra, aderente eostaiitiastfno<iEiFeder%oaa^lo, «m Ougliehnoi'\p€mnp^ di graa senoo e vuloro^ Q«eeti, (ler atteKato dk Sieardo (9), ia stretto pareat» d'eeéo

(0 Boticòitipa^ftuè de ob^idfdóe Ancòtt. bap/ à5. T.. VL Reraan I^Ucar^I0* . . .,, ^

WVSicaid. Chrpja. T. VII, lier^ItO. .:

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F n o majuux. ^

Fedivifo, perckè ebbe per mo^ie GiuUita $Q9éim ài Corrado IH t^ di Germania e d^talia^ cbegU pv^ creò cinque figUttoU maschi cioè GygU^mù^ .Conr4^ do^ Boni/aùo^ Federigo e Jiinieri. Avvenne , che ilo in Terra santa Guglielmo il primogeni to, soprHi* nominato Longosfada\^ Baldosnno W lebbroso se £ Gerusalemme , innamorato della di ku gafKardta^ bravura ed avvenenza, doti unite ad uoa graade no» biltà, gli diede per moglie SibigUa tua sorella e la contea di Joppe ìa dote. Da Bernardo tesoriere (i> egli tien chiamato Bonefacii illustris marehionis Montisjerraii JilUiS^ ma con errore. Sicardo mm sa* pea più di Ini. Mori Sibiglia poco più di un anno dipoi con avergli generato un figlinolo, a cui fu po- sto il nome di Baldoifino* Questi dopo la morte di esso re Baldovino suo zio materno, fu dichiarato re di .Gerusalemme, ma mancò di vita in tenera età* An* che Mannello Comneno imperador di Costantino- |K>U, pel gran eredito in cui era in qaesti tempi la casa di Monferrato, fece sapere al marchese Gugliel- mo seniore, ebe gli mandasse uno de^suoi figliuoli , perchè desiderava di dargli una sua figliuola, cioè eira Itfaria^ ossia donna Maria^ per moglie, cioè ^etta stessa che fu promessa dianzi Guglielmo II, 4re di SicHia, ma ohe egli non potè poi avere, e nop- pur potè ottenere Taugusto Federigo per ^rr^ suo primogenito. In queHempi due figliaoK d^esso Gu» gUelmo marchese, cioè Corrado e Bonifacio^ erano ammogliati. Federigo vestiva l'abito clericale, è r)oi fu creato vescovo d'Alba. Colà dunque mandò Gu- glielmo il minore de''suoi figliuoli, cioè Rinieri gio- ii) Bcroard. Thesaurar. de acqoisit. Terr. ttnet Ci i38.

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iFane di bellissimo aspetto, a cai Taagaslo greco £e» "de la destinata moglie, e per dote la corona del re- ]gno di Tessaloniea, ossia di Salonichi, porzione la pi& nobile di quelPimperio dopo Gostantinopoti , pereioechè Taltiera figliuola, per testimonianza di Ro- berto del Monte (i), protestò di non voler marito che non Ibsse re. Furono celebrate quelle nozze con gran solennità, per attestato di Guglielmo Tirio (3). Benché Roberto ne parli alPanno fi 80, si scorge nondimeno appartenere questo (atto airanno presen- te, perchè succeduto uell'anao del concilio III late- ranense. Benvenuto da s. Giorgio scrive (5) che Criordaoa sorella del suddetto Rinieri fu data in mo- glie ad Alessio imperadore, figliuolo del suddetto Mannello Gomoeno imperadore. Ma è contraria alla storia una tal notizia, perchè Alessio in età di trec- ci anni, e in questo*medesimo anno, prese untcameo- te per moglie Agnese figlinola di Lodovico T^H^ re di Francia, la quale sopravvisse al marito. Del resto le prodezze dei princìpi della casa di Monferrato in Levante tali furono, che il nome loro con gloria pe- netrò dappertutto. Nel di i3 di aprile delPanno 1 17S, secondochè scrive il Dandolo (4), terminò i suoi giorni Sebastiano Ziani degnissimo doge di Tene- zia, ed ebbe per successore Aureo^ ossia Orio Mfa^ stropetro eletto da Voti concorda del popolo. Ma se- guitando a dire il Dandolo che, eodem anno Ah"

(i) Robert de Monte in Gbron. (a) GuilIietiD. Tyrias ). 22. e. 4* 73)^ Banvendto da s. Giorgio Storia del Monferrato T.

XXIII. Reram Italiearam. (4) Dandal. iu Ghron. T. Zìi. Ret. lUl.

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offemder papa lateranenst congregavH conòiiium^ ed essendo certo che tenuto fa in quest^ anno esso coneiHo, può nascere sospetto che al presente e non al precedente anno appartenga la morte delPun do* e la creazione dell'altro. Se ha a credere all4 storie di Bologna (i), la città d^Imola in quest^anno fa presa dai Bolognesi, che ne spianarono le fosse, ^ ne condussero in trionfo le. porte a Bologna. Ma ciò non s^accorda nel t^mpo con altre storie»

( CRISTO MCLxxx. Indizione xm. Anno di ( ALESSANDRO III, papa aa.

( FEDERIGO I, re 39, imperadore a6.

Peggioravano sempre più gli affari de^cristièni in Oriente per la gran potenza e valore di Saladino Sig- lano delPEgitto: e però in quest^anno papa j4Iesh Sandro HI scrisse lettere compassionevoli ai re 4i Francia e d^Ioghil terra, e a tutti gli altri prìncipi e vescovi della cristianità per muoverli a recar soceorn so a quel regno, maggiormente ancora posto in pe- ricolo per le infermità della lebbra del valoroso re Baldovino. Rapporta queste lettere il cardinal Ba- ronio (a) . Mancò di vita in quesf anno Lodovico Vll^ re di Francia, a cui succedette Filippo augu- sto. Questo novello re, e parìmente irrigo II re d'Inghilterra, mossi dalle esortazioni del santo padre, si impegnarono di somministrar de^ gagliardi soccor- si a così pio bisogno. L'anno fu questo, in cui la li- nea germagaica degli Estensi da un altissimo stato fa

(i) Cren, di Bologna T. KYIII, Ber. Itti. (2) Buon, in Annali]}, ad hanc annom.

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$4 ÀSWàU D^IVàLU

pcieoipitaU al buso dalHra cK Federiga imperadore* UiM» dt^priocipi più glonon deir£uropa era Arrigo il Leone per fa tante imprese è^ loì £Bitte, che si pos- sono kg^e netta crontea tlavka di Elmoldo, e di Arnoldo abaie di Lubecca. Tale era la aaa potenza, ebe dopo i re non v'era principe, ebe rt^uagliasse, perabè poissessore dei dvcafi dcUo Sassonia e Baiie- ra^ pl6 vasti allora che og^cB, e di Bronsvìcb e Lit« neburgo, e d'altri paesi che io tralascio. Ma cgH in- corse nella disgrazia di Federigo, perchè non volle aiutarlo a mettere in catene rUaPia, e a sostenere lo scandalo degli antipapi : il che fu bensì la salale del- ritaHa e della Chiesa; ma egli ne pagò il fio, perchè cadde sopra di lui tutta la rovina che era destinata per gPItaliani. Arnoldo da Lnbeea (i), Ottone da s. Biagio (a) , Corrado abate urspergense (5) ed altri raet^ontano i motm dello sdegno di Federigo con qualche diversità bensì, ma nella sostanza conven* gono cbe Federigo neiraano ii75« a^asognanc^» di grossi sooeorsi della Germania per vincere pure Pia- za sua contra de^Londiardi, fece venire a Chiavenna il duca Arrigo suo cugino, cioè il solo cbie in questi tempi non meno pei' la sua ripotaiione in fatti £ guerra, che per la gran potenza^ e per le molte ric- chezze, potea raddrizzare la sua declinante Cortona. Tenne il duca, adoperò Federigo quante pertnasioni potè [per tirarlo in Italia. Si scusò Arrigo per esaere veeehio e consumato dalle iNtche ; esibì genti e da- naso y ma per la sua persona stette fermo in dire cbe

(i) Arnold* Labec. Gfitod. I. a. e. x5. aot ao«

(2) Olio de 8. Biasio ia Ghroq.

(3) Abbas Urspergeiu. jn Chron.

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non potsa. mrTiiio. Allora Federigo (toato ^ jpire- Dieva questo affare) «Qa jngtaoDclderseglì «spiedi si fì- gucò di pater espugaare la di lai ripugoapza. Sor- preso ,6 GOoRiso da atto tale il duca) Tglzò tosto ^i term^ ma ceppare per questo «^arr^ndè ^ voleri di Uii. ]ElcGQ il reato del. dupa Arrigo, di ctii .fìiialtiiecit^ gruose a Fedariifo il tempo di farne vendetta.

Gli appose che passasse iatelligeoza fra esso du- ca • il papa e i Lombardi, nemici dell^mperip^ ^i maraviglio io che non saltasse fuori aaGora, esser ^ stato guadagnato dalPimperador di Costantinopc(\i ^ perchè essendo ito il medesimo duca Arrigo neir^n- oo se 72, oppure 1C75, per sua divozione al santo ^polcrO) ricevette immensi onori dappertulto ^Qxe passòi ma specialmente alla corte del greco augusto^ In somma citato più V(^te^ senza ch'egli voiesse comr parirt alla dieta tenuta in G^linhusen da Federigo verso la metà di quaresii^aa (i) , fu posta al bande deirimperio e dichiarato deqaduto da tutti i supi Sta- li. Diede incontsnente Timperadore il ducato di Ba- viera ad Ottone, conte palatino di Witelspach , da DUI discende la nobilissima casa det regnante duca ed eletlore di Baviera,, oggidì imperador de'Romani . Investi del ducato della Sassonia Bernardo conte d'^Anhaltf 0 della Westfalia ed Apgria Filippo ar^ dsfescovo di Colonia. Si difese poi per quanto potè generosamente il duca Arrigo ; ma furono tanti e si poderosi i suoi nemici, e massimamente dacché lo stesso Federigo congiunse con loro Tarmi sue, che restò interamente spogliato que^ucati, ienzat che ti re d^Inghilterra suocero suo, ne afcun altro

(i) Godefridus Alonachas in Chron. Cbron.Ileicheri|}€

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principe morcfscro una mano per aiutarlo. Tattam rimasero a lai gli Stati ài Brnnsvich e Laneborgo, oggidì pur andie posseduti da'suoi' nobilissimi disceo- denti^ ohe aMi nostri seggono ancora sol trono ddb gran Brettagna. Diede fine alla sua ^ta nd settem^ bre di questuarono ManueUo Comneno^ fjLorìoMo im- perador dei Greci, ed ebbe per Successore Alessio suo figKoolo , principe infelice, perchè neir anno TI 83 da Andronico tiranno fa barbaramente legato- dal mondo. Per la morte di Mannello scrire il Con^ tinuatore di Cafiaro (i) Christianiias universa rtd- jtam maximam et deirimenfum incurrit . Conun- etarono inoltre ad andare di male in peggio gli affari tempoaali delllmpèrio orientale per le iniquità, per le dissensioni, e per la d^oletsa de^surcessori augu- sti. Già dicemmo creato antipapa un eerto Landone col nome d'Innocenzo III, dappoiché Taltro antipapa Callisto, O^sia Giovanni abate di Stroma, pentito ere ricorso alla misericòrdia di papà Alessandro III. Abbiamo dairAnontmò cassinense che costui ndl^an* no presente (fi) apud Paìumhariam cum sociis co- ptus^ ad Cavas est in exiìium deportafus. Altret* tanto sTia da Giovanni da Geccano che scrive: J^n- do Sitinusjhlso Papa dictus^ captus ab Àlexandro papa^ et iììaquealus est^ et apud Caveam cum com^ plicibus suis in exilium ductus est (3). E nella Cro- nica acquicintina si legge (4), che Alessandro papa comperò dal fratello delPantipapa Ottaviano la P«-

(i) Caffarì Anotl. Genaeps. 1. 3. T. TI, Rer. lul. (a) ADOQyfDus Casinens. in Chron. T. V, Ber. liaJL

(3) Johann, de Cercano Chron. Fossae noyae.

(4) Chron. Acqnicintinum.

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N 11 O HCLXXX. 97

lombara) dove dimorava Landone, e V ebbe in que- sta maniera nelle mani : con che cessarono una voi* la tutte le reliquie dello scisma. Scrive ancora il sud- detto Giovanni àk Ceceano che traboccato dagli ar- ^ni il fiume Tevere inondò non poca parte di Ro- ma: dal che nacque una fiera epidemia, che infestò gravemente quella gran città, ed insieme Terra àk Lavoro. Roberto^ dal Monte scrive anch'egli un^im- portante particolarità sotto il presente anno (i), ma che per mio avviso appartiene al precedente. Cioè che il re di Marocco potentissimo principe, perchè signoreggiava tutta la costa delPÀfrica stiT Mei^iterra- neo, e a lui ubbidivano anche i Saraceni di Spagna, mandava a marito ad un altro re saraceno una sua fi- gliuola. S^ incontrarono le navi che la conducevano nella flotta di Guglielmo II,*' re di Sicilia, che fatta prigione questa principessa la condusse a Palermo . Una si raguardevol preda servi per ristabilir la pace fra queMue potentati. Guglielmo restituì al re padre la figliuola *, e il re di Morocco a quel di Sicilia le due città di Africa, ossia Mahadia e Siviglia situate in Àfrica. Nulla di questo s'ha dalle vecchie storie di Si- cilia. Abbiamo bensì dagl'anonimo cassinense che nel seguente anno i i8i : Dominus nosler rexfecit tre- gaatn apud Panormum curn rege Maxamutorum usque ad decem annos mense augusti»

(i) Robert, de Monte] in Ghron.

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9$ IHiriXl »^ ITALIA

( CRISTO HCLxxxi. Indizione xiy. Anno di ( LUCIO IH, papa i.

( FEDERIGO I, re 3o, imperadore 17.

Fa chiamato de Dio in quest'*anno a miglior th a papa Alessandro ///. Accadde la morte sua ìfi Città Cattellana nel 3o di adotto, tecondo i conti lei padre Pagi (i). In lui mancò uno de^ più insigoi {uccessort di san Pietro : tanta era la sua letteratura, ale la sua moderazione e saviezza, per cui gloriosa- mente si governò in tempi sommamente torbidi, e in ine felicemente arrivò a restituire il sereno alla CfaiC' ;a di Dio. Appena gli fu data sepoltura, che raunati i rescovi t cardinali, con voti unanimi concorsero nel- a persona di Ubaldo vescovo ^ Ostia e di TeUetri, li nazione lucchese, personaggio di singolare spcrien^ La e prudenza, perchè adoperato in addietro in tutù più scabrosi affari della Chiesa romana. Egli, elette :he fu papa, prese il nume di Lucio llly e Tenne )oi coronato nella domenica prima di settembre iia ^elletri. Abbiamo da Tolomeo da Lucca sotto questo nedestmo anno, ch^ esso pontefice concessii Lucenr >ibus monetam cudendam^ quam civitatem summe :ommendans^ omnibus civitalibus Tusciae^ Mar^ hiae^. Campatiiae^ Romagnolae et Apuliae in mo* lela praeponii (a). Ma convien spiegar questa eoa» essione** Noi sappiam di certo, e se ne possono veder 5 pruove nelle mie Antichità italiane, che Lucca fio lai tempi dei re longobardi godeva il prifi]egio ddla

(1) Pagius in Cri tic. Baron. aJ hunc anoBOi.

<à) ^tolom. Lttcem. Annal. brcT. T. XJ, Ber. Ilal. '

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' iteeca, ossia di battere, come diciamo, moneta. ei- tra città ifi Toscana, che Lucca, si sa che airesse allo- ra un tal diritto, continciato poscia in esaa «otto gli nagusti franchi e tedeschi. E questo diritto neUe città del regno d^ Italia otteneva dai soli re od imperadori. Però inverìsimile a me sembra che la Goncession di papa Lucio si restrignesse al volere che la moneta lucchese avesse cor^o negli Stati della Chie- sa romana. Aggiugne lo stesso Tolomeo, che in gue- st^ anno seguì pace fra i Lucchesi e i Pisani, avendo giurato questi di tenere i Lucchesi per cittadini di Pisa, con dar loro la facoltà di mercantare in Pisa al pari degli stessi Pisani. Fin qui era stato detenuto pri- gione io Acquapendente Cristiano arcivescovo Magonza da Corrado marchese di Monferrato, sen- za che s^ intenda, come esso Corrado figliuolo di Gu- glielmo marchese^ cioè di un principe si strettamen- te unito con Federigo augusto, trattasse cosi male un arcivescovo primq ministro d^ esso imperadore, e che in questi tempi guerreggiava in favore della Chiesa romana. Il sospettare ohe Federigo, al vederlo dive- muto si parziale del papa, non atvesse dispiacere ch^eglt fosse maltrattato, potrebbe parere un pensier troppo malizioso. Ora noi abbiam da Gotifredo monaco^ che Cristiano nell'anno presente riacquistò la libertà, da* io non modico argento (i). Scrive Roberto del Mone- te (a), per relazione d^alcuni, che in quest' anno, op^ pare nel seguente, Giovanna figliuola d' Arrigo 11^ re d' Inghilterra, e moglie di Guglielmo 11^ re di Sicilia, gli partorì un figliuolo, a cui fu posto il nom»

(ì) Godefridtts Mooachos in Cbron. (2) Robertas de Monte in Cbroo.

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150 ifffiit d' ITàlVL

di Boamondo ; ed appena battezsato fa diddaralo dal padre duca di Puglia. Riccardo da san Germano lasciò scritto all' incontro^ che Dio conclusU uterum consortis illius, ut non parereL vel eonciperet fi- lium (i). di questo figliuolo ebbero notizia altee istorie de^ Siciliani. Però se altronde non viene mi- glior lume, convien per ora sospenderne la credeuza. Negli Annali di Genova (a) è scritto che il re di Sici- lia Guglielmo inviò >un potente stuolo di galee e di uscieri ( navi da trasporto ) sotto il comando di Guai- Ueri da Moach suo ammiraglio, con disegno di portar la guerra contro l' isola di Minorica. Svernò questa flotta in Tado, apparbce che fecesse altra impresa.

( CRISTO MCLxxxii. Indizione xv. Anno di ( LUCIO IH, papa 2.

( FEDERIGO I, re 3i, imperadore 28.

Seguitò ancora in quest^ anno papa Lucio a far la sua residenza in Yelletri : segno che dopo morte di Alessandro III s^ era di nuovo sconcertata 1' armo* nia fra lui e il senato romano ; ed egli ad imitazione dei suoi predecessori, perchè non si trovava quie- to né sicuro fra i Romani; meglio amava di starsene in quella città. Nella cronica di Fossanuova si legge che essendo morto Landolfo conte di Ceccano, i suoi figliuoli Castrum reddiderunt papae Lucio (3). Ab- biamo ancora dalP Anonimo cassinense (4)» che per

(i) Ricardas de s. Germano in Chrou.

(2) Caffari Anual. Genuens, I. 3.

(3) Johann, de CeccaDo Chron. Fossae novae.

(4) Anonymus Castiuens. in Cbron. T, V, Rcr. Ilal.

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ANNO MCLXXXÌI> lòt

tre giorni fra T ottava dell' epifania spirò un vento si impetuoso per tutta V Italia, che uccise molti uomini ed animali, e fece seccar gli alberi. Erano in oltre cinque anni che infieriva la carestia per tutte le con- trade deir Italia, di maniera che in alcune parli nep« pure con un^ oncia d^ oro si potea trovare una salma^ ^ ossia somma di grano : il perchè assaissimi contai* di ni perirono, nuir altro avendo essi da cibarsi che erbe. Di questi guai fa anche menzione Gaufi'edo prio- re del monistero vosiense con iscrivere (i): Romae mortalilas populum mullum prostraviL Petrus le- gatus ( arcivescovo bìturicense) kaìendis augusti apud Ostiam^ praesente papa Lucio^ decessiti In Germania Arrigo il Leone estense -guelfo spogliato dei ducati di Sassonia e Baviera (2), non potendo resiste-' re alle forze di tanti nemici, e dello stesso imperadore, passò in Normandia colla moglie Matilda e co^ figliuo- li, a vivere presso il re Arrigo d^ Inghilterra suocero suo, con uperanza di ricuperar gli Stati colf appoggio d' esso re. Ma più non venne questo favorevol vento. Secondo i conti di Girolamo Rossi (3), in quest"* anno terminò il corso di sua vita Gherardo arcivescovo di Ravenna, perchè si truova in uno strumento nominata Captila domni Gherardi archiepiscopi bonae re- cordationii. Ma questa formula fu anche usata altre Tolte per le persone viventi ; e trovandosi anche da li kmanzi un Gherardo arcivescovo di quella città, veri- fluniie a me sembra che lo stesso arcivescovo, e non

(i) Gaofred. Vosienrs. in Chron. apud Lab.

(a) Robertus de Monte in Chron. Godefridus Mouachuf

in Chr. Arnoldus Lubecensis in Chron. (3) Rubeni Hift. RaTemi. t. 6.

[ MUIUTORI, VOL. XXXVIII. S

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103 AIINALl D ITALU

già un altro dello stesso nome, continuasse ; a vivere. Siccome ho io provato nelle Antichità estensi (i), la linea italiana de** marchesi estensi, per essere stata fin- ora diramata in yarii personaggi, ciascuno dei quali godeva la sua parte di St^ti e di beni allodiali, per qualche tempo cessò di far fi|^ura nella Storia d** Italia. Ma ridottasi finalmente ne"* «marchesi Alberto ed Obiir- z^Oj e in Bonifazio loro nipote, cominciò di nuovo a risplendere come prima. ImpariaMo^o dalle Storie di Padova (2) che neir anno ,1 177, e nel seguente, esso marchese Obizzo gove^'i^ò la nobilissima città di Pa- dova, eletto e confermate per suo podestà da quel po- polo libero. Ed insoila in quest'*anno lite fi*a essi mar- chesi e il popolo d"* Este, si vede lettera delP impera- dor Federigo data in Magonza nel 28 d* apiile, con cui confeima la sentenza proferita in favore de' mar- chesi contra di quel popolo, che avea appellato al tri- bunale cesareo.

( CRISTO MCLxxxixi. Indizione x. Anno di ( LUCIO III, papa 3.

( FEDERIGO I, re 3 a, imperadore 29.

Celebre è nella Storia d^ Italia V anno presente per 1^ pace finalmente conehiusa fra V imf>er<ndar JFede^ rigo^ e le città collegate della Lombardia, Marca e Romagna. Già erano vicim a spirare i sei aani della tregua conchiusa iiell^ anno 1 1 77 in Venezia. E pert ciocché premeva forte al giovane re Arrigo figliudo di Federigo di assicurarsi il regno d"* Italia, si crede

(1) Antichità Esleqii P. I, e. 35.

(3) Catalogttf Polcflatum PalaT. pOAl RoUod.

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dC egli promovesse il traltato della concordia. Ben ve- risimile nondimeno è che anche i Lombardi ne faces- sero destramente muover parola alla corte. Trovavasi allora Federigo ndla città di Costanza, e dato orecchio a chi gliene parlava, deputò Guglielmo vescovo di Asti, il marchese Arrigo soprannominato il Guercio, fiate Teoderico, e Ridolfo camerlengo, che ne trattas- sero, dando loro X opportuna plenipotenza. Ma il po- polo di Toitona senza voler aspettar gli altri della le- ga, nel di 4 di febbraio del presente anno fece la pace coU^'imperadore, come costa dai documenti da me pro^ dotti nelle Antichità italiane (i). Fu dunque intimata il congresso della lega coi deputati cesarei nella città di Piacenza, e in questo, che tenuto fa nel di 5o aprile, si abbozzò la desiderata concordia. Gli atti preliminari tutti, per quanto ho io potuto, raccolti da vari archivi, si leggono nelle suddette Antichità. Finalmente si con- chiuse r accordo, e portatisi i deputati delle città « Costanza, quivi nel a 5 di giugno l'augusto Federi- go coi re Arrigo suo figliuolo diede la pace air Italia, confermandola con un suo famoso diploma, che ab- i>iamo ne' testi civili de Pace Conslantiae^ ma scor- retto non poco. Mi son io studiato di levarne gli erro- ri col confronto de' manosciitti. Le città che erano prima contra F imperadore son queste : Milano^ Ere* scia^ Piacen%a^ Bergamo^ Verona^ Vicen%a^ Pa^ dova^ Trivigi^ Mantova^ Paema^ Bologna^ Mode- na^ Seggio^ Parma^ Lodij Novara^ F'ercelHf ed Ohi%io marchese Malaspina. Le città che tenevana b parte dell' imperadore ivi enunziate, sono Pavia^ Cremona^ Como^ Tortona^ Jlsli^ Alba^ Genova^ (i) AQti<|uil. Italie. Disserlut. 48.

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e Cesarea. Sotto quesf ultimo nome veone la città di Alessandria^ la quale, siccome da questi atti appari- sce, staccatasi nel precedente marzo dalla lega, al pari di Tortona, area fatta una pace particolare coU^ impe- radore, ma con obbligazione di deporre il nome prì*' miero, odiato da Federigo, e di chiamarsi Cesarea, H Sigonio (i)^ e il Ghilino (2) rapportano il diploma e le condizioni della pace degli Alessandrini. Ula se noo prima dappoiché cessò di vivere esso Federigo, qud- la città ripigliò il nome d^ Alessandria che dura tut- tavia. Ne** preliminari si truova fk*a i principi della par- te deir imperadore comes de Satolla : il che fa cono- scere die r oggidì real casa di Savoja si «ra molto prima amicata coir augusto Federigo. Non furono am- messe a questa pace, probabilmente perchè non invia- rono i loro agenti, Imola^ il castello di s. Cussiano^ Bobbio^ la Pieve di Gras^edena,^ Feltre^ Belluno^ Ceneda^ e Ferrara^ alle quali fu riserbata la grazia dell^ imperadore, se nel termine di due mesi si accor- dassero coi Lombardi^ oppure colf imperadore. An- corché F'enettia fosse diiuazi nella lega, pure d'*essa non si vede menoma menzione in questi trattati, per- chè non era città del regno d** Italia. Non mi fermerò io a specificare i capitoli della pace suddetta, perchè son fra le mani di tutti i letterati. Basterà solamente accennare che le città suddette restai*ono in possesso della libertà, e delle regalie e consuetudini, ossia dei diritti che da gran tempo godevano, con riservare agK imperadori T alto dominio, le appellazioni, e qualche altro diritto. Che le appellazioni della Marca di Vero*

(1) SigòDÌus de Regno Italiael. i5.

(2) Ghilia.AnuaJ. Ai«zandriu.

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A If.H O 1IC1.XXXIII. a 06

«a fossero coDcedate ad Obiz^Lo marchese d^ Este; e ad Avbo VI suo figliuolo, lo vedremo fra poco.

Incredibàl fa T allegrezza di tutta la Lombardia per questa pace, mediante la quale si stabilì coli'' ap- provazione imperiale la forma di repubblica io tatìte città, con governo si diverso da quello de** precedenti secoli. I Piacentini in loro parte pagarono diecimila li- re imperiali air imperadore, e mille ai suoi legati (i). cYerisimilmente sudarono anche le borse delF altre cit- tà. Duravano intanto le controversie fia papa Lucio e i Romani, i quali non mai deponendo la memoria dei .danni patiti nella guerra contra di Tuscolo, ossia Til- jscolano, in quest^ anno conceputa speranza d^ impa- .drouirsene, coir oste loro andarono alP assedio di quella città (a). Ma inutile riusci lo sforzo loro. Tro- vavasi forse non lungi da quelle parti Cristiano arci-- inescavo di Magonza, ed avvisato dal pontefice di que- sto insulto fatto ad una sua terra dai Romani, vi accor- se tosto con .un^ armata di Tedeschi. Non aspettarono già i Romani T arrivo di lui, e bravamente si ritiraro no; ma Cristiano cominciò a devastare il lor territorio, ed era per far peggio, se colpito da una malattia in Tuscolo non fosse passato al tribunale di Dio a ren- dere conto della sua vita troppo aliena dal sacro suo carattere. Secondo il soHto in casi tali, corse qualche voce che i Romani F avessero aiutato a far questo viaggio. Certo è ch''egli si meritò da Roberto dal Mon- te il seguente elogio (3); Anno 1 1 82 { dee essere 1 183 )

(i) Chron. Placent. T. 16, Rer. Ital. . : _

(2) Johann, «le Ceccaao Chron. Fossve noTae Gedefridas Monach. in Chron. Ànonyro. Cassineus. in Chion.

(3) Robert, de Monte in Chron.

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Ìo6 AWritt fi'lTALU

Chrislianu9 moguntiensis archkpiscopuS ohiif^ qui se non hahébétt secuntium morem ckricorum^ sed mote lyranni^ exercitus ducendo^ et Srébansones ■(cioè i soldati borgognoni ). Multa malafedi ( prima udranno 1177 ) Ecchsiae romanae^ et hominibus s, Petriy et quibusdam cwìtaiihus Longohardiaey ifuae erant contrariae Imperatori Atemanniete do* 4nmo suo. 1a Anonimo cassinense scrive che in questo «nno Guglielmo 11^ re di Sicilia, nel di 26 di gennaio venne a Monte Cassino, e nel seguente a Capua. Intanto papa Lucio continuava il suo soggiorno in Velleti'i, e quivi stando eressse, non già nelP anno Il 8 a, ma nel presente, in arcivescovato il regal nkoniste^ To di Monreale in Sicilia (i), nonisfebruarii^ Indictio- fte I; Incarnationìs dominicae anno MCIjTLXILII, li^ indizione prima-indica Tanno presente, 6 quello dee -essere anno fioi*entino.

( CRISTO MCLXxxiv. Indizione 11. Anno di ( LUCIO IH, papa 4-

( FEDERIGO I, re 35, imperadore 5o.

Per testimonianza di Arnoldo da Lubeca (a), e di Golifredo monaco (3), nella pentecoste di quest^ anno tenne T imperador Federigo in Magonza, una delk più superbe e magnifiche corti bandite, che da gran tempo si fossero vedute, perchè v** intervenne non so- lamente dalla Germania ed Italia, ma anche da altri regni gran copia di principi ecclcMaslici f laici, e infi-

<i) Bullar. Cassin. T. 2, Gonslit. iqS. (à) Arbold. Lub^c. Chr. I. 3,^c. 9. (^3) Godefridus Monftchus ia Chron.

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A ir if u MCt.x:Lxiy. lOj

tóta inoltttucKiie di pèrsotie. H ìnotitó* fa qtfello <K trear òàvalìere 51 giovahe JtrHgo sYio fìglitiolo. iHà t>etòhè tìoh isrà tapace la città di quella ittimenéa fo- resterìa, in una vasta pianui^a contigua d' orditìe di Ffe- derìgafu Babbrìcato un vasto. palagio Si légno con un aha cappella, dove si fece la solenne fbnzione, è sotto i padiglioni alloggiò quella gran frotta di nobili. Ma iti uttò de^ seguenti giorni insorto un fiero temporale git- a terra quel grande edificio, e sotto Vi restarono inorte quindici, o venti persone: il che fu creduto un presagio di calamità, che pur troppo vennero. Poscia tiel tnese d^ agosto \^ augusto Federigo calò in Italia per visitar le città già rìmesse in sua grazia. Abbiamo dalla Cronica di Piacenza^ ch^ egli primo pacifice irì^ ìrttvit MediolatiUfn^ deinde Papiam^ postea Cre^ mónarity deinde Feroìtam ad loquendum cum papà ttucio^ -qui successerai Atexandro, Postea ivit ad alias cisntales^ videlicet Paduam^ Viccntiam^ Bér^ gontunty Laudem^ et Placetttiam (i). Con sommo onore fu accolto dappertutto, fe si dee anche credere fcon gravissime spese e regaH a lui fctti da que' popoK. Abbiamo da questo scrittore e ^ altri, che s' abboc^- tterono insieme nelP attuo presetìte il pontefice e Pim- peradote in Verotià (a), e nòtì già nel seguente ^tino^ Come pare che per errore si legga nella Cronica ài Atv- noldo da Lubeca, seguitalo in ciò dal cardinal Baro- lo. Sìcardò sembra d'accordo con Arnoldo, e Goti- fredo monaco diiaramente «drive che quel congresso segui nel 1 185. Ma certo è che fu nel presente. Con-

(i) Chroo. Placent. T. 16, Rer. Itul. (2) Railulph. de Diceto Ima^. Histor. ad bone anotun. Sig^muf^ tlabeas, FAnviiiiiii, etc,

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ioT .AWALI J)' ITALIA

vien ora spiegale la cafioa di questo abboccaoxieiito fra i due prioù iummari nel moodo crisUaiKK Più che.mai si scoprivano i Roniani inviperiti contro la vicina città di Tuscolo, e siccome essi non si prendevano gran soggezione di piapa Lucio, cosi per attestato di Gior yanni da Ceccapo,(i)y nel mese d** aprile ripigliale le ostilità si porterpno a dare il guasto a tutto il territo- rio di quella terra. £ dopo aver anche donato aHe ^amme PaUiaop, Ferrone, ed altri luoghi, se ne ter- jUarono a casa. La Cronica acquicintina (2) e il Nan- gÌQ (5), oUre a questo raccontano che i Romani avent do presi alcuni cherici aderenti al papa, cavarono loro ^ occhi a nserva d^ unp^ acciocché fosse condottiere degli altri^ e messe loro in capo delle mitre per ischer- Xio, gli obbligarono con giuramento a presentarsi da* vanti al pontefice in quella guisa. Anche frate France- sco Pipino (4) scrìve nella vita ^i questo papa : MuIH ^x fuis excaecantur^ mitrati super asinos aversis ànUtibui ponuntur^ et uti juraverunt^ se papae tali- 4€r repr4iesentant, A tale spettacolo inorridì, e som- jttamente si afflisse il buon pontefice ; potendo più jreggere a dimorale in quelle vicioanze, prese il partito iii yeoir^ a trovar T imperadore, non tanto per implo- rare, il s^o aiuto, qi^into per trattare d^sdtri assai im- urtanti affari. Tutte le suddette Croniche asseriscono xi\C egU venne in questo anno in Lombardia, ed il sud- .ijletto Giovanni de Ceccano non meno che T Anonimo cassioense attestano ch^ egli lasciò, o piuttosto poscia

(1) Johann, de Ceccano Chron. Fossae noyae. (3) ChroD. Acquipictinuni.

(3) GuiUiflni. Maog; in Cbron.

(4) FrancisGUS Pipila Cbron. T. 9, Rcr. ItaL

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ir 11 O «CLXTOT. I.Q9

mandò il conte Bertoldo, legato delT imperadore, aUqi difesa della Campania, il quale con uiio stratagemBia s^ impadi'Orà della rocca di Papa, e fece varie scorrerìe nel d^tretto di Roma. , x

Ora papa Lucio ìncammiDatosi ptr la Toscana (i) passò per Lucca, e siccome abbiamo dalle Cronicho di Bologna, in questo anno die octava juìii intravU Bononmm, et consecravit ecclesiam s. Petri ma^ joris (2). Poscia secondo gli Annali vecchi di Mode- na (3), nel di 13 del medesimo mese di luglio con dieci cardinali emolti arcivescovi e vescovi arrivato a Modena^ alle preghiere di Gherardo arcivescovo di Ravenna^ di' Ardicione vescovo di Modena, de^ consoli della città, e dei rettori della Lombardia, Marca di Yero^ na, e Romagnuola, consecrò la cattedrale nel di £&(• guente, e fece vedere al popolo il sacro corpd di san Geminiano vescovo e protettore d^essa città. Uscen» do poi della città nel di 14 dello stesso mese per la porta di Cittanuova, rivolto ad essa la benedisse cofl dire Benedicta<i sii haec civitas ab omnipotenti Deù Patre^ Filio^ et Spirita Sanato^ et a batta Maria semper F'irgine^ et a beato Petro j4poSitòlo^ et à beato Geminiano, uiugeat cani DóminuS Deus^ 'et crescere et multipliùare eamjaeiat Di jquesta dè« dedicazióne si £1 tuttavia Panniversarìo in Modena . Tassò dipoi il pontefice a Verona, dove era' concer-^ tato il congresso con Federigo imperadore. Ne abbia-

(i) Ptolom. Lucensis in Aanalib. brevib. T. XF, Rer.

Hai. '

(!) Mitth. de Griffon MemoriaL Hìttoric. T. 18. Rer*

Hai. (3 ) Annal. Veter. Matincoses T. XI, Rer. Itd.

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Ito

«M Tittiitato ^ Sictarda TtbcoVò di Cremoot, di col fono iefiifleDti parole : AnnoDcfiwH MCIfXXXJF pèpm Lmcmt Feronam t^n^ f ni €umo praece^ denii subdiaconum ordinaverat ti pto hoc ad^^enUk 0d ònptraioritm direxttat (i}> Nella Cronica rero- Bei8 Piritio da Cereta ti legge: Anno MCLXXXIIl daminus Lucius papa^ et dominus FredericìMS int' pratot ultimo Se julii fiè^unt F'eronam^ et hiUh riUr tetepii ei honorifiùe pertractati (a) . Ma il te- tto è frtiato, e si dee «crivere anno MCLXXXIF» Aggìkigtie il nedesimo storico che nel principio di gennaio dello «tesso anno maxima pars aloe arenut Weronae cecitHt^ terta^notu magno per prias/a- «f#) videlicet ah. exteìrior,. Io Terona tenne il papi «in Oendlio tieH anno presente piuttosto che nel sus- •eguénte) a cui intervenne lo stesso ìmperodore) e in taso fulminò la condanna e scomunica contra gH ere- tici eatari^ paterini^ Ufniltati, poveri di Lione, pss- aegini| gittseppini^ ed; altri, tutti specie di manichei «gito diversi nomi* Scomunicò ancora gli arnaldisti, e l Romani disubbidienti e ribelli alla temporale aa- torità del psp^t Quiti parimente si trattò del soccor- ro di Ttrra santa,- il cui pericolo ogni di più cresce- va per la potènaa e per le vittorie di Saladino sultano deirEgitto. Abbiamo inoltre da Arnoldo da Lubec» oa (5) che si dibatterono poscia in privato varii punti particolari lira il papa e Timperadore, e massimamen- te quello del patrimonio della contessa Matilde. Ne era in possesso Federigo, e il papa ne faceva istanza,

\h) Sictird. in Ghroo. T. 7, Eer. Ilal.

(2) Parisias de Cereta Chron. Veron, T.VIII, Ber. Ilal.

(3) Am^d. Lajiaceasis L 3. e io.

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A H V O «OLXIKIV. 4tX

come éì beni donati alla ChieMt fòmaaa. Si diipm^ hingamante, fufrono prodotta Tterìi «troflìeDtl, ma kt ùtìe la controTèrsia restò tièll'ésfére di ^ima. N«(K pure s^accordarono il papa e rimpèradore nel posta di vari! prelati scistnatici, o eletti io discordia. Mosse onche Federigo la pretensione ohe il papa toneedel» sa la corona delPimperio al re irrigo suo figlhtolo^ «1 che il pontefice non acconsentì, con dire che non era pio in uso Paver due Imperadori nello stésso tem^ po^ poter e^t dar la qorona ài figliuolo, Se prima il padre non la deponeva. In somma mal soddts&ttì Tuno delPaltrò in fine si separarono. Restò papa Lu* ciò in Terona, e Federigo andò a iisitar Taltro città Lombardia. Noi abbiamo una'boHa del «edesiMo papa in favore dell^insigne monistero delle monache di santa Giulia in Brescia, data f^eronae HV ka^ lendas septembris^ Indictione 11^ ìncarnationis do^ minicae MCLXXXIF' ^ póntifiùatui vero domni Ludi papae llt^ 'anno IF" (i)» Un'^altra sua bolla spedita similmente in essa città X. kalendas decem- bris viene rifeiiia dalfUghelli (3) . Ho io finalmente dato alla lucè lo strumento, da cui appàriboe che n/t- no dominicae Naiivitatis MCLXXXJF'^ diae ve' nerls ^ qui est tertiodècimo exeunte niente ocfO' .hris^ Indictione seùunda^ quum Federicus RòMu* nortun imperator apud Veronam in pmlatio s, Zé^ nonis cum maxima curia esset (quivi egli investì) mmrchionem Obhonem de Hest de Marchia Gè* 'fiuae^^ et de marchia Mediolani et de omni e», ^uùd marchio A%%9 (tuo avolo) heAuit et tenuit

(i) Ballar. Gassinens. T. II. Go«it?t. aoa.

(a) Ughall. Ital. Sacr. T. Y, in £pìsoo|». Veroc

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^Y^ AWràLl d' ITALIA*

^b imperio (i)» Questo rilevante atto, qnantnnqBé fcfie sotamtnte a titolo d'onore, perchè già Milano e ^knova godevano la lor libertà, più erano sotto- póste ai marehesi, tuttavia è di singoiar gloria p«t la nebilìisimA casa d* Este , perchè da esso rìsoht «he i di lei maggiori doveano essere stati marchen Tdi Milano e di ,Otno^a^ e Federigo volle conser- tar loro il titolo, gidcchè non poteva il possesso p€r 4e mutazioni delle cose. Altri esempli simili di Stati non pia posseduti si tmovanò in' questi tempi , ed anche oggidì si mirano nelle investiture date dagli -hnperadori a vari principi di Germania, e alla stes- sa casa d'Este. E da ciò ancora vien confermato lo «faboocamehto s^;uilo in quesl^anno in YeroDa £rt il papa e il medesimo imperadore.

( CHISTO MCLXMv. lodittone ni. Anno di ( URBANO III, papà j .

( FEDEIIIGO I, re 54, imperadore 3i.

' Continuò papa Lucio il suo soggiorno in Vero- na, e rUghcìlf rapport» una sua bolla data Weronat idihus junii^ indict, 121^ Incarnationis domimcae anno MCLXXXF"^ pontificatus veiro domni Ludi ' IH papae anno quarto (2) . Trattenevasi tuttavia io Italia anche Timperador Federigo, se pure non aveva egK fatta una scappata in Germania. E però il papa dovette persister ivi per continuare i negoaiati scabrosi con esso augusto. Rapporta il Margarino un diploma di esso Federigo, dato :apii</ F'eronam V

(i) Antichità Estensi P. I, e. 6.

(a) Ughell, Ital. Sacr. T. V, in E4>i»o^ YeroAti».

^ ed bytjOOgle

A t «#

nonas januarii ^ anno dominicae Incarnatiùni^ MCLXXXF' (i). Trovossi poi il medeómo augtt-^ sto Ì7I Reggio III idus fobruarii^ cioè nei di ii di fd)braio del presento anno, e quivi conS^nnò i privilegi al popolo milanese, con estensione di molte grazie, tutte probabilmente ben pagate. Il Puricel- U (2) rapporta finterò diploma, degno ben di conr aiderazione, perchè in esso restituisce a^Milanesi le antiche loro giurisdizioni dalla parte d^Occidente e Settentrione, e tutte Taltre dalla parte di Levante, con obbligarsi di rimettere in piedi la terra di Cre- ma: il che servi ad alterar sommamente gli animi deXremonesi, i quali dopo tante spese e dopo tanto sangue e fatiche vedeano stessi spogliati delle lor conquiste, e premiato dii si lungamente area soste- nuta la guerra con tra di esso Federigo. Airincontro iMilanesi si obbligano di aiutar Timperadore, di ri- tenere e ricuperare tutti i diritti delPimperio in Ita- lia, e nominatamenie i beni della contessa Matilde. Fra'^testimoni si veggono nominati, Conradus dux Spoleii , et Conradus marchio anconitanus , cioè che allora governava la Marca d"* Ancona, benché non apparisca se la stessa città .d'Ancona allora ubbidisse a lui. Un altro diploma d^esso Federigo spedito in Milano ly nonas maii^ in favore del monistero di s. Ambrosio, si legge presso il suddetto Ppricelli. Però non dovrebbe sussistere lo scriversi dal Sigo- nio (3) che Federigo partitosi da Reggio arrivò a Bo- logna nel di primo d^aprile, e di passò alla fisitn

(1) Bollar. Cassinens. T. II, Gonslit. soS. (a) Pariceli. Monum. Basilic Ambr. (5) Sigomus de Regno Jtaliae 1. 16.

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dell» oiltà d^Ha Romagna. Aggiugae il medesimo & Ifaiùo, cbe ètMa- RoBagoa aadd in Toscana n^\ mt» la 4i loglio, e che tolse a tutte quelle città le regi* lie, fuorefaè a Pisa e a Piatoja, eoa privarle della fi* berta, e iottonaetttrle agU ofiziali da lui destinati;.! ciò perchè nelle guerre passate aTeaoo tenuto colb Chiesa centra di lui. Presf queste notizie il Sigooìs da Giovenm Tillani (x), che le racconta all^aniM 11S4, anticipando d^un anso il tempo. Concorrono nella stessa narrativa gii Annali antichi di Siena (3), con asserire sotto il presente anno Tarrivo in Tosca- na delPimperador suddetto. Qià cominciavano nette "città a pullulare i semi ascosi delle fazioni goei£i ghibellina. Teneano i nobili la parte deirinoperadore per difendere le lor castella e i lor feudi, che dianzi erano esenti dalla giurisdizione delle città. Alfin- contro il popolo che volea non solo godere della li- bertà, ma riinettere ancora sotto il suo dominio tut- ti i luoghi, che anticamente erano del suo distretto, e f)rEava i n<^li ad ubbidire^ ripugnava airautorità delPimperadore. Per questa cagione in Faenza s'acce- se la diécordia fira il popolo e i nobili. Inferiori di forze gli ultimi ricorsero a Federigo (5) , il quale or- dinò a Bertoldo suo cancelliere di assediar quella dttà colle hne della Romagna. Dopo una gagliardi difesa i Faentini in fine furono costretti a sottometter- si aUa volontà dell^ impepedore.

S*^ era poi cangiato V animo de'^Ci'emone&i si caldu negH anni addietro in favor d^ esso au^^to, dacché

(i) Villani Istor. I. 5, e a.

(2) Anaales Senent. T. i5, Ber. luh

(3) HieroDjmus Robe us Hist. Rarcon. L 6.

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videro ch^egli avea coB^ioatar Crema. «1 popolo di MUano ; e oon esseado ignota a Federigo questa Iiq^q -Venazione d^ afietto, ne fece YOudjQtta co» ordinare che ri&bbrìcasse quell^'abbattuta terra. Così ne serio ve Sicardo (i): ^nno Dommi ]UClliX,XF^ m- perator in Italiani rcdi^ns^ Cremam in odlum Cremonénsium reaedificaviL Qua anno ego Sicur^ <kis^ praesentis operis compilator et scriba^ Cre^ monae^ licei indigne^ electus sum ad episcopale officium. Trattene vasi tuttavia in Verona il buon par pe Lucio IIJ^ quando Iddio volle chiamarlo a sé. Concordano gli storici in asserire (a) che la sua mor- te accadde verso il fine di novembre, e data gli fu se- poltura nel di 25 di quel mese. Era stato eletto in questo mede^mo anno arcivescovo di Milano Uberto Crii^ello, chiamato Lamberto con errore da altri. Tale dovea essere il di lui merito, che il collegio de** cardi- nali appena dopo le esequie del defuuto papa Lucio s* accordarono in eleggerlo sommo pontefice. Prese egli il nome di Urbano III^ e continuò a governar come arcivescofo la chiesa di Milano per tatto il tem- -po del suo pontificato^ siccome han già concludente- mente provato il p. Pagi (i) e il signor Sassi (3). Un •de' motivi, per li quali F imperador Federigo andava rondando per ritalia, quello era eziandìo trattare il matrimonio di Costanui figliuola postuma dd iu re Ruggieri avolo Guglielmo 11^ re di Sicilia, col rt Arr^o suo primogenito. Yedeva egli quel re senza

(i) Sieard. in Chrcm. T. Tll« Rer. lul

(2) Alartin. Polonnt in Chroa. Aadalpb^ile Dicetu et alii^

(3) Pagias in Crìt. Baron.

(4) Saxiiìs in Notif ad Sigon. de Regao ItJ. 5^

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successione, e bramoso di unir^' il fioridsstaio regno della Sicìtia che sbracciava ancora la Puglia, la Ca- tabrìa, NapoH, e il principato di Capna, si diede a 6r maneggi nella corte di Sicilia per ottenere il suo in- tento. Ti si trovarono delle difficoltà, ripugnando i consiglieri del re Guglidmo alP unione di quegli Stad coir imperio^ e alla signoria de"* Tedesdii, il governo de** quali era assai screditato ne"* tempi d** allora. Vìa ancora par verisimile che segretamente si opponesse i romano pontefice, per non trovarsi un <& fra le forbici, e senza T appoggio del re di Sicflia^ stati in addietro difensori della Chiesa romana. Ma ^be maniera Fe- derigo di guadagnar il punto. Abbiamo dalF Anomiio cassinense ( i ) che in quest^ anno fu conchiusa la pace fn, esso augusto e il re Guglielmo. Fra i patti di qod- la pace vi dovette entrare il matrimonio suddetto, di cui parleremo neU** anno prossimo seguente. Abbiam» dnche dal suddetto storico^ da Niceta Ck>niate (2), di Sicardo (3), e dalla Cronica di Fossanuova (4), che 9 predetto Guglielmo II; re di Sicilia, per vendicarsi dei Greci che T aveano mdto prima beffato nel trattato di matrimonio con una figliuola di ManueUo Comntmo loro imperadore, e per la loro barbarie conti*a de"* La- tini, animato ancora da Alessio Comneno^ che «a ri- corso a lui, spedi nel di 11 di giogno una potentissi- ma flotta a"* danni di Andronico ( tiranno allora re- gnante sul4rono <H Costantinopc^ ) sotto il comaii^ del conte Tancredi suo cugino. S^ impadr<H^ questi

(i) Aoonymai Catsinens. in Chron T. Y. Rer. luL (a) Niceto GhpniaUi in Hiitor. ft) Sicard. in Chron, (4) Johinn. de Ceccano Chron. Fossae notte.

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A F ir o Bfcr.xffl[Vi. iT^

armata nel 24 di giugno della città di Durazzo, e > nella festa di s. Bartolommeó d^ agosto, delP insigne città di Tessalonìca, ossia di Salonichi. Conquistò rn^l- te altre città, castella e rocche, le quali tutte giurarono fedeltà al re siciliano, le cui genti commisero ogni sor- ta di crudeltà e sacrilegii in tale occasione. Ucciso in questo mentre jéndronico^ succedutogli Isacco An- gelo neir imperlo, non tardò ad inviare ima pode];osa flotta per fermar questi progi'essi, e non finì la faccen- da, che ebbero una rotta i Siciliani per terra; e dipoi s' intavolò una pace fra loro, ma con frode, perchè gli ufìzìali del re Guglielmo traditi, furono condotti prigioni a Costantinopoli. Li fece ben rilasciare Isiacco, ma a buon conto egli ricuperò tutto il perduto, e la flotta siciliana molto confusa se ne tornò ia' suoi portì.

( CRISTO MCLxxxvi. Indizione iv. Anno di ( URBANO IH, jpapa 2.

( FEDERIGO I, re 35, imperadore 32. (ARRIGO VI, re d' Italia i.

Continuò anche Urbano III papa la sua dimora in Verona: il che raccoglie dalle di lui lettere scrit- te in quella città nel 12 di gennaio deli** anno pre- sente, pubblicate dal cardinal Baronio (i)^ e da due bolle che si leggono nel Bollarlo cassinense (2). Venne a Milano il re Arrigo primogenito dell'* imperador Federig0^ e colà parimente fu condotta Costanza sia di Guglielmo 11^ re di Sicilia, che si trovava allora in età d"* anni trentuno, mai fu monaca, come chiara-

(i) Baron in. Annslib. Eccles.

(2) Ballar. Cassio. T. a, Coostit. ao4 et aoS.

MCEATOBI, VOL. XXtTUX. 9

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Il8 AVVALI D^ ITALIA

mente dimostrò il suddetto cardiaal Barooio. Per ai- testato di Gotifredo da Titarba (i), che eoa questo nuxK>nto fiae alla sua Cronica, furono celebrate le i^oize di questi principi presso Milano nel palazzo con- tiguo aDa basilica di s. Ambrosio, con incredibil ma- gnificenza e concorso di nobiltà, e coli'* assistenza del- r imperador Federigo^ nd 27 di gennaio. Goti- fredo, monaco di s. Pamtaleone^ lasciò scritto che esso angusto celd>rò il santo Natale in Blilano, e che in oclava Epiphanla& nupOas JiUi sui opulentissime cum magna poene cunctorum procerum J^requen- tia apud Ticinum agii (2J. Ma merita qui più fede il suddetto Gotifredo da Titerbo, perchè italiano, e perchè scrittore di cosie da vedute^ che ciò riferi- sce avvenuto in Milano. Anche Sicardo contempora- neo (5), oltre ad Ottone da s. Biagio (4), e a Gral va- no Fiamma (5), asserisce lo stesso. £ pero molto me- no è da ascoltare Arnoldo da Lubecca,dove scrìve che la £tolennità di quelle nozze fu data in confinio Pa- piensium et Mantuanòrum (6) : che è un evidente ' errore a chiunque sa che Pavia non confina con Man- tova. Frate Francesco Pipino dell' ordine de' predi- catori aggiugne una paTticolai'ità, cioè che Y impera- dor Federigo nel precedente anno mense julio cum aliquot Theutonicis et Tsombardis perrexit Apu- Jiam^ accepturus Jiliam regis Willielmi ( dee dire

(i) Godefridus Viterbieasis in Gbron.

{2) Godefridus Motiacbus 8. Panta!. in Annalib.

(3) Sic«rd inCbron. T. 7, Rer.ttal.

(4) Otto de s. Biasio io Chron.

(5) Galvan. Flamm. io Manipal. Fior. <6) Arnold, Lubec. !♦ 3, e. 14.

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M. sr a v laubAAAiFt.

Mògerit ) Constantiéim nomine^ Uenribo JlUo suo in uxorem (i). Però probabile è che Federigo nel* Tanno addietro dalla Toscana passasse ai confini del regno, detto oggidì di Napoli, p^ trattar più da vici-i» no della pace e delle nozze di Cortanza col re Guglid- Hio» Soggittgne il Pipino : Prò cujus dote recepii ultra centum quinquaginia somarios^ auro^ ar-^ gento^ paUiis et aliis pretiotis jocaìibus onustos, Praefatmn igitur Constantiam hyeme seguenti^ de mense sdlicet Jebruarii ( januarii ), anno Incarna'» iionis dominicae MCLXXXF'lf idem Henricus eum maximk soìemnitatibus desponsavit uxorem^ el ambos idem imperator coronis regaiibus insi* gnigni. Lo stesso vien confermato dalla cronica di Pia-» eenza si per Y andata di Federigo verso la Puglia, come ancora per la dote. JBt habuU ex ea plus-- tguam CL equos oneratos auro et argento^ et samitorumy et palUorum^ et grixiorum^ et variai rum^ et aharum bonarum rerum (a). Attesta an» ohe egli che 'Costanza passò per Piacenza, eundo ille* dioìanum^ ubi dicio armo desponsata Juit per do-* wninum Henricum regem^ et ipsi jugales ibi coro^ nati Juerunt, Il medesimo abbiamo dalla Cronica ^ Parma (5). E perciocché i Cremonesi non interrenj» nero a quella suntnosa funzione, Pebbe si forte a ma-^ le Federigo, che trovati dei pretesti li mise al bando deir imperio. H Sigonio (4) seguitando un po^ trop-

(i) Pipioas Ghr<m. e. a, T.6^ Eer. Ital, (2) Chron. Placenl. T. i6^ Rer. Ital. <3) Chron. Parmense T. 9, Rcr. lui. (4) Sigon. de Regno Italiae 1. iS«

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confidentemente Galrano Fiamma (i), scrisse eoe aeiranno 1 1 84 ii re Arrigo ricevette la corona fenea in s. Ambrosio di Milano. Lo stesso Fiamma. altrore, cioè nella Cronica maggióre manoscritta, ci yiea di- cendo che Arrigo e Costanza ^erunt coromUi m sancto jémbrùsio et in Modoetia. AlF incontro fl cardinal Baronio (ìi) e il Fancelli ^5), credono segui- ta coiai coronazione ndP anno 1 1 85. Ma l'imbrogKa- no poi tab* ed altri scrittori in assegnare V archresco- vo di Milano, che gH desse la corona, addocendo al- cuni jilgisioy ritri liberto^ ed altri Miìone.

La Tenta si è, che il re Arrigo e Costanza sua moglie furono coronati in quest^anno correndo il mese di gennaio, come si ricava dai sopra aE^;ati aa- tori. Ascoltisi Radolfb da Diceto (4) : Inter Henri* CMm, dice egli, regem teuioninum et Constanimm JiUam Rogeri siculi regis^ amitam ^ero GwXM' mi regis sicuU^ generi regis jéngìorum matrimo- ninm celèbratum est : sexto kaìendas Jebruarii viennensis archiepiscopus Fredericum impenxtorem romanum Mediolani coronavit : ( cioè ' coUa corona del regno di Borgogna ) eodem in die aquilejensit patriarcha eorona^it ( cioè colla corona del r^no èi Italia ) Henricum regem leutonicum^ et ab ea dsi vocatusest Caesar. Quidam episcopus teutomcus eoronavit Censtantiam^ amiiam fVitteìmi regis xt- culi ( cioè come regina della Germania ) . IÌ€tec €kU suni in monasterio sancii jémbrosU^ e non già io

(t) Galvaoas Fiamma in MtDip. Fior.

(2) Baron. io Anniì. Ecclerìast.

(3) Pariceli. Monurn. Basìlic. Ambr. n. SqG.

(4) Railulphos de Dicelo Imago Histor.

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" Mobza. ÀW arcivescovo di Milano apparteneva il ' dar la corona ferrea al nuovo re d' Italia. E perèioc- chè allora papa Urbano III riteneva tuttavia come 'arcivescovo quella chiesa, volle per dissapori già insorti fra lui e l' imperadore, intervenir a quella funzione, Gotifredo patriarca d^ Aquileja, uomo ar- ' ditissimo, a persona assai mondana, senza riguardo *^1 papa si usurpò quel diritto, e conferi al re Arrigo la corona del regno d"* Italia. Per questa sua prosun- ziòne fu si egli, come gti altri vescovi assistenti a quella coronazione, sospeso dai divini ufizii da papa Urbano. Ne abbiamo V attestato presso V autor della cronica acquicintina , che narrando le dissensioni nuovamente nate fra papa Urbano e Federigo augu- sto, cosi ne parla : Praecipue quod pairiarcha ' aquilejensis^ et quidam episcopi interjueruni^ ahs" que consensu papae^ corotiationi Henrici regis die qUddam solemni in Italia : quos omnes papa a divino suspehdit officio (i). Ci ha conservati Arnol* do da Lubecca (a) gli altri capi delle querele di papa Urbano contro di Federigo imperadore. Lamentava-^ iiin primo luogo ch^ egli indebitamente occupasse il patrimonio della contessa Matilde, da lei donato alla Chiesa roman^. Poscia, che T imperadore, ve- dendo a morte qualche vescovo, entrasse in possesso de^ beni di quelle chiese, con fare lo spoglio in dan- no intollerabile de^ vescovi successori. In terzo luo- go, che col pretesto di toglier le badesse scandalose, occupasse le rendite de^ monisteri, e non ne sosti* •tmsse altre di miglior professione. Eravi anche Hta

|i) Cbron. Acquìcint. apad Pagium ad hunc annum. (3) AiaolJ. Lal)ec. Cbr. 1. 3, e. i6,

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per c«|ioD« del nuovo arcÌTAScoTO Trareri, e fV 1% decime posiednte^od asur(>ate dai Ifiicl. Di pia dìo xie dico per non diffonder mi troppo ; ma si può b^ credere che una delle cote, che m^gÉornieate «ma- reggiava r ammo del pontefice e de' cajrdinal^ fosse- ro le Doxze di Costanza col re Arri^, ben conoscen- do essi le mire di Federigo sopra un regno spettante alla Chiesa romana, senza averne egli ricercato V as- senso del s<)mm«» pontefice, e prevedendo i gnai che ne puteano reoire, e che vennero in fatti all' Italia l»er quella alleanza.

I4Q sdegno conceputo dall' imperador Federigo contra de^ Cremonesi, e maggiormente fomentato dai Milanesi, il condusse quest"* anno ai loro danni. Coo Inlte dunque le forze di essi Milanesi, de"* Piacentioi, JBresciaai ed altri popoli, ostilmente passò nel terri- torio di Cremona sul prìnci[>io di giugno, prese varie jlerre e castella ; e trovato Castei^Oilanfredo poco dianzi fabbricato da' Cremonesi che facea resistenza, pe intraprese V assedio, e superatolo colla ibrsa lo distrusse. Fu in tale occasione eh** egli concedette ^lanesi varie castella posU fra i fiumi ^dda ed Ogiio, cioè Rivolta, Casirate, Agnanello ed altri. 9 jdiploma di tal concessione, d^ n^e dato alla kice^ si jfede acritto in quest' anno, in territorio cr^momeM' sif in ((eslruetione Castri Meim/redi^ quinto idus junii (i). Yeggendosi perciò a mal partilo i Gremo* nasi, cominciarono a trattar d^ accordo, e a questo fine spedirono air imperadore un personaggio a Ini ben noto, doè Siesrdo loro vescovo, il quale cosi efficacemente si adoperò, che rimise in grazia di lai (i) Antiqui l. Hai. Dissert, 47.

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À fr H O VGLltXXTI. i:i9

H stio popolo. Cosi De [>«rla ndla sua eromea Io ite»- 'so Sieardo : Anno Domini MCLXXXFI^ imperia ior quoddam óattrufh C^enìonensiwn^ quod Matf Jirtdi nomine pocabatur^ omnino destruxit. Sed )auc(ore Dorhiho per méum ministerium Jatìa est ìnter imperatorem et cives meos reconciìÌ€dio (i). Si titioYa dì\ poi Federigo nel £ 13 di gingfio in Ya- th%t^ nobil terra del Milanese, dote concedette un privilegio alla badia del Mezzano, pubblicato dal Cam- pi (x). Dopo queste imprese Federigo se ne tornò in Germania, e fiece tosto conoscere il sno mal talento contra di papa Urbano (3), con ht serrar tutte le rie deir Alpi, acciocché ni uno dalla Germania potesse Venire in Italia «Ila santa Sede, àvera egli anche la- !iciato al figliuolo Arrivò il gorerho delP Italia, e spe- idltolo coir esercito alla volta di Ronia per maggior- inente angustiare il papa, sòHÌb speranza di ridurlo ai suoi voleri. Per quanto ro io conghietturando, an- dava Arrigo d^ accordo col sèòatò romano, laonde portò la guerra ubtto con essi R«^8nt alle terre, che tuttavia si mantenevano sotto T ubbidienza del ro- mano pontefice. Ed ecco quanto breve durata eUie la pace di Tènézia. Scrive Giovanni da C<sbcano (4), che esso re hi quèsl^ anno soggiogò tutta la Campa* tifa, cioè quella che apparteneva al romano pontefice, fuorché la rocca di Fumone ; e aìisediò castello Fe- rentino per nove giorni. Altri gran danni recò l' ar- mata sua a quelle parti ; ed égli restituì Ceperano a

(i) Sicard. in Chron. T. 7, Rer. Ital.

(2) Cimpi Istor. di Piacenza.

(3) Arnoldus Lnbecensis 1. 3, e. 17.

(4) Johann, de Geceano Cfaron. Fostae novae.

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»?4

Attardo ReWi. Aggiflineche i Rom^oitiiLptmcipW. di dicembre pauarono nella stepta Can^^ania, diede- ro alle fianme Monte Lan^» e dopo vari sacchegQ te ne tornarono a casa. Che il re Arrigo facesse del- le, alire ostilità in quelle parti, lo raccolgo da uno fU'uinento altrove da me publ^lLcato (i). Abbiamo anche, dalia Crpnic^ ^quif^inti^ (a), che incontcato^ si. il re Arrigo in un fig^aiflio dd pa^pa, che portare a.Yerpna una buona somma d^oro e d** argento, gli tolse tutto, e fecegli anche tagliare il n^so in disprez- S9 del papa. Intanto non bastò ai Cremonesi d^aver acconciati i loro, interessi colF imperador Federigo; vollero similmente assifurarsi del sole ni^cente, cio4 del medesimo re Arrigo, Spedi.tagK adunque u^"* amr basceria, ottennero, anche da lui pace. Lo strumento itt scritto in quest** anno, qui Juit sext^s intranU mense julii, Actum §ub tepiptorio regis Henricije* liciter^ quafUto eroi in obsyUqne urbis veteris. Fra J testimoni si conta Olio Frangespanen^ prm^ecUu Moniae^ Altri deciderà, se .qui si parli delP assedio d^ Orvieto, o p^re di Ci?ità vecchia. II Sigonio dice Orvieto, e a lui mi astengo anch^ |o. Accennai di so» pra che le eppellaùoni della Marca di Terona. foro^ no appoggiate dia Obi%%o marchese d' Este. In C0117 fermazione di ciò ho prodotto altrove due sentenze ^e dal medesimo marchese, l'una in ^quest'anno .4/ie mereurii^ qui Juit quarto idus decembris^ dove isi tro^a marchio OpUko^ commissis nobis per imp^ ratorem appellatiombus totius Paduae^ atque ejus

(i) Antiqoit. ItaL Dlisertat. 5o. (2) Ghron. A^oicint, spad Pag.

^y Google

districUis ete. (i) ; e T altra neU^anne scgaente ii^j proferita in Este, nella qaaU si legge : Egà^Opi%Q marchio de Hest^ i^i^urius et rmnèitàs domai knpé ratoris Federici^ ad iaudiendas causas appelìaU4H num Veronae^ et ejus distrietus eie. In patiaacfo il re Arrigo nel mese di giugno in qaest^ znniàykt la Toscana, avea ri«ei^uto in sua gratia i Sbutsi^ìioa con rigorose condizioni, oome apparisce dàlia ^s^ii* mento da me dato alla Ilice (2). Ma dovette ^ue) pon polo ii^eguarsi, e vecisimilai^nte cpn quel segreto^ che ha tanta forza nel mondo, per ricq perire i per* duti diritti ; e però, sul fine d^ ottobre, mentrci esf(| re dimorava in Cesena^ Vili kalend^s novembrìs^ Inàiolione V ottennero da |ui.vii^(%pio«laigni9ÌOiSQ| che si può leggere nelle mie Anlìchità its^i^n^ (3()t

. ■' . , r ( CRISTO ttcLxxxvn* Indizione v. . t ( GREGORIO yill, papa I. ^^

Anno di (CLEMENTE III, papa i. »

( FEDERIGO I, re 56, imperadore ^3« ( ARRIGO TI, rt d'ItoUa a. . t

Fu segnatoti presente in fetìcissiroo "annociillé lagrime di tutta la cristianità. La sante cittò di-^ie^ rusalemmif, che avrebbe dovuto ispirare in tutti i suoi abitanti cristiani la divozione e H iimòfè di Dìoj 'già eraf' divenuta il teatro della ambizione, della m<*oft« ^inenza, e degli altri vizii che accompagnano* il KbrrfI* saggio; e questi si miravano baldanzosi fra <]uella gen^

(!) Anltohitè Estensi P. I. '

(a) Aniiquit. Ital. Dissert. 5o. (3) Idem Ibidem.

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te. Perà DÌ0 volk fiairla. lìisorserd €ra ì priiid{i delle disMAsioai m cafioiite del regna; e per<^ ne» •i QMnteaea la lede « Seladioo poteoUnialo enltaot dìBebìlmiia e «IcU'B^ito^ agli altri viciat (i), m$o Seledipo *c<m ueiilfirttlo esercito meretò aìfle Tol- te >delle PefétlMa . Biaatero tcenfita i Criatbai (e fo ereddto per tredìeiieiito di Rinaldo princ^>€ fi MoÉtcwiele» « dt Eoimando eaMè di Tnpoli) eoa ittregejdi iìmiIiì^' e eolie prigionie del i^ Gmido, e di ■lekiMÌtiii ahri nebili^ W^eli si abbattè il Tecchio OugKeifnù 'marchesi del Menf^ato, ehe era anda- to «Ile inéik dèluoghi santi, ed anche per eeeistere al picciolo stio nipote. Votele disgrazie si tirò dietre la penfile di molte città* Dopo di che Saladino con- d«sse rariiate lerreslre e meritlime soprm Hnipor* tante città di Tiro, e ne formò Tassedio. Era perdu- ta quella nobii dttà, se per avventura Corrado fi- glinolo del saddettò maiichHe Guglidmo , venendo da Costaotinopolt per àtodere M luoghi santi, intesa la perdita di Tibèrìade, cf^a di Acoon, voltata vela non fosse qualche teaipó prima approdato ad essa città di Tiro, dove da quel popolo ricevuto come angelo di Dio fi» eletto per loro signore. Guidò Sa- ladino SQtto quella città il vecchio marchese suo prif gione, esibendone la libertà a Corrado, se gli ren- defa la terra: altrìmente minacciandone la morte, te non acoettava Tofferta. Nulla si mosse il marche- te Corrado, anzi rispose eh ^egli sarebbe il primo a aeetlare il padre, se Saladino Tavesse esposto per

(i) Sicard. Chron. T. 7, Eer. luL Bernard. Thesaurar. Hiit. T. 7, Ker. Itti. Guliyelm. Naogios in Cbr. Chron. Acqoiqinct. apad Psj. Chron. ReiAli«rspergeve.

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-impedir |f:$fesa, h^ costai»a di questo prìncipe ^- ,ce mnt»T pepsiero a Si^ladiaOy che niun dapoo pc^ questo inferi al ve<;cl)io.ii|firobefe. Non amando pqi «egli di conMunve il ^mpp bo^ ui^ oiuè *i darà .9 con perdere il fratto «klla TÌtlorìa, rivolse Tarmai contro le città circonTÌoine a Qermialejnii^ -, e ìm^ft idronitoiepe obbligò inSoe alla re$4^Ja aanla città iifl .di A d^oltobfe: colpo cbe ri|i9ipià d''incrediUl dolo;- ire tutti qnanti i fedeli. Tornò poscia il .Tittorioto Sa- ladino all'assedio di Tiro. nel mese di nofeoibrf. Avea il valoroso marchese Corraflo xie'giorni addie- tro coirainto deTisani battuta dae.v^Jte la flotta n^ 4niica, prese ancora alcune, lor galee e navi ^elpoftp di j^ccon^ ^rovKeduta la. città di viveri, e iabl^icatp un forte barbacane. Caddero il di innanzi che^ ar- rivasse. Saladino quaranta braccia di questo muro : il che atterri sommamente il popolo , cristiai)(^ ip^ lìon !%ìk Tiot rapido marchese Corrado, che impiega- cti uomini e donne, riparò in un di, q^el danno. Fat- te pei vestire d^ uomo le doo^t,t e j^^is? sulle mtf- ta^ inviò i Pisani di nuf>Tu ad Accon, «)a dove c^i^ .dassem dnf^ nfvi cari,che 4i i^ettafagUe^ £ q^fmi fmede^mi da li a non molto pr^safo cinqqe ^l^re,^ leen^dhe, piene ^i gente e di viveri. Per quesfe perdite arrabbiato Ss^dino fece 4^1, mirabili sforsi centra del barbacane, adoperando assalti e qoan^ maf^chine di guerra erano allora in uso, qon gran perdita de''suoi, e lieve degli assediaci. E perciocché lai Pisani Tenne fatto, insegoendo nove gal^ de(^ flotta infedele, di pressarle, dimanieiraehè, i barjb^ii;! attaccaron ad essi il fuoco : Saladino che avea per- duta molta gente, troys^ndosi ftnch^ sfro?y.eda(o di

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aìuto per mare, fiaalmefìtè neirdtiino g^olrìac» &l ds- cetubré, oppure nel ài prìaM^del segiiètìU gennaio, dopo aver bruciate toltele macchine si riUro pieno di diàpetto daRa "éttk éi Tir#/ In ^egno ancora del ano dobre féee tagliar la coda al pròpfto'catFSitfo, p^c io- ~dtare In questa saailiera i saoi alia Vendèttal Di qui poiiaUltaente d)be principio il rito de^Tnrchi, £ *6pp«ndere^ allo stendardo loro, la coda Bei carallo "per tegolo ék guerra . Difesamente * parla di quesà ftflti * Bernardo tt»oriitfre,'hi cut Seoiia ho dato alla iuce, oltre a vuoiti àhH^ scrittori ^he un lacrimefol 'Iraceontò laseiareno di questi incelici snccesai de'^Lali- in- Oriente. Di tante conquiste tre sole città re- starono in* k>r potere^ cioè Antiochia, Tiro, e Tri-

|)Oll.

ilhdavano itotanto maggiormente crescendo i dis- ■aapoH fra ptipct Urbano HI e Vimpet^aJor .Fede- 'rieo\; e quantunque il pontefice, ii quale mI di 4 ■^ giiignò slanéo in essa città di Yerona diede una -bolla ini faVot^tlelle' monache di s^ Eufemia di Mode- ~Ba (i) , èi ? ledesse in motte stretteeze, perchè dai- 'fdn. ' canto JMeri'i^d 4hrea serrati i péssi fra la Ger- -ÈBktài e'fltiiKb,' ^' tèlieTO ^me'in pugno tutu la liOiÉ&a^dia e la Roinagua ', e dalPaitro gK Stati dalia Chièsa rotriaha^^ratio mahnenati dal giorane re Ar:- %igo: tùttaria èome pérsìiiilaggio di gran' cuore e zelo, 'prese la' risoluìióne: di usar Farmi s|iirìtuali còntrà "di Federigo (ù). Citollo hdte debite forme-, ma 'qiilkatdo -Cuper' fulmitiare la aéomùnica, i Veronesi con ràppresentài^H'clìte erano sigivi ed amici delllm-

(i) Aliti'quit. leàiìic. l^issert. 16. (a) ArnoR Làbc^iH. 3j e. i«.

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peràdore^ ì\ pre^rono di non vpler nella loro c^tà far <]ùè6to pass* «he aTvebhe fatto grande strepito,^ cagionalo k>ro» dei grati disturbi. Il percbè fJrbano si parti di Terona ed incammiqossi alla volta di Fer- rara, eón pensiero d'*effattuar ivi il sqo disegna. Ger- vatio tiberiense (i) airi^conUro scxive che 9 Vra in- tavolato, anzi siottoscritto un accordo fra esso papa e Federigo : dopo di che Urbano sen renne a .Fer- rara. Lo stesso abbiamo dal Cronografo ^sassone, Comunque sia, appena giunto il pontefice in quella città, quivi caduto infermo, passò a miglior vita nel di 1 9 d'ottobre. Dopo avergli per sette ^orni il po- polo ferrarese fatte solenni esequie, gli diede sepol- tura nella cattedrale. Buona parte degli storici (3) ^ copiando Tun Taltro, lasciarono scrìtto che il buon pontefice Urbano pervenutagli la dolorosa nuova, della perdita di Gerusalemme, non potendo reggere alPafflizione, mQncò di vita. Difficile è ben da crede- re che in si poco tempo fosse portato a Ferrara quel funestissimo avviso. Se egli mori d'affanno, come vien preteso, dovette piuttosto essere per la notizia ricevuta della rotta precedentemente data da Saladi- no ai cristiani, e della presa di varie città, e d^lFas-' sedio di Tiro. Dopo la sepoltura del ' defunto papa Urbano , fu in suo luogo assunto al pontificato. Alberto cardinale di 9. Ijorenzo in Lucina, cancel- liere della santa romana Chiesa, che prese il nome di Gregorio ^///. Non tardò questo pontefice, lo- datissimo da tutti gli scrittori, a spedir lettere ci^co-

(1) Ger^as. Tiberient. in Chron.

(2) Hugo Aatisiiodor. Ptolomeus Laceniis, Neubrig. el alii.

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bri a latta U cr^ianità, dM ii leggooo pretso Rag- giai Hbfedetia (i)^ e f<mo aofche liferìte é9Ì car* ditidl Baronio (2) . In e«se caldamente esorta latti i Meli al soccorso <)i Terni santa, cocf prescriTere an- cora dfghini e preghiere per placare l*ira di Dio. Una lettera di questo politailce ad Arrigo, regielecto Bo- manorum imperatòri^ pabblicata ^l-Leiboi«o (5), per provare osato flh allora il titolo d'imperadore dettò, ndn può stare, perchè contraria alfnso ^ quei tempi. Leggonst ancora presso PUghelH (4) i prìvilegii e le esenzioni concedute neirottobre delPan- no presente da Corrado marchése^ che s^intitula fi- gUuoìo del marchese di Monferrato^ ai Pisani, pd •occorso a lui dato netta difesa di Tiro. Per attesta- to degli Annali genovesi (5) , scrisse il medesimo Corrado lettere all^imperadore, e ai re di Francia, Inghilterra e Sicilia, implorando aiuto per gli urgen- ti bisogni della cristianità in Levante. Terisimilraen- te Tenne nel 19 di dicembre a Pisa il nuoto pa- pa Gregorio VIIÈ^ appunto per muovere quel po- polo e i Genovesi a far maggiori sforzi per sostenere cadente fl>rtuna de^criaiiant latini in Levante, Ma fddio dispose altrimenti ; imperciocché questo pon- tefice, degnissimo di lunga vita per le sue rare vir- tù, infermatosi in essa città di Pisa, fu chiamato da Dio ad' un miglior paese nel di 17 del mese suddet- to, e fu seppellito il sacro suo corpo in quella catte-

(j) .Eoi^triat Hovedenus in Aaoalib. (a) Baroo. in Anoftles Ecel.

(3) Leibnitius Prodr. ad Cod. Jor. Geni.

(4) Ughell. Ilàl. Sacr. T. IH. io Episcop. Pisanii. (f) AmuL Genueos. l 5 T, 6. Rer. luK

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drale. Che vicaste la cattedra di laa Pietro venti giorni, onde solemente nel gennaio deU^unno seguen^ te fosse eleUo il, di lui suecessore, lo credettero ti Sigonio, il Panrinio, ti Barooio ed altri. Me secondo le pruove recate dal p. Pagi (<i.) , l'eleaione di un aU tro pontefice segui nel di 19 del suddetto dicembre. Nelle Croniche pisane (9) è scritto : XIF" kalendas ejusdem mensis cardinalis Paulus praenestinus episcopiis in eadem eechsia majori pontifex sum* mas est electus^ levatits ab hospiUo s. PauU de Ri-- pi Arni^ et largiente Domino Clemens III vocaiùs est. Sicché fu eletto papa e consecrato Paolo cardi" naie e vescovo di Palestrina, di naslone romano, che si fece chiamare Clemente III,

Ho detto di sopra, che Tottimo papa Gregorio Vili si portò a Pisa per incitar non meno quel pò* polo, che Taltro di Genova alPaiuto di Terra santa ; ma ho detto poco. Fu di mestieri il mettere prima pace fra quelle due nazioni, giacché di nuovo s^eca accesa la guerra fra esse. Abbiamo dui continuatori degli Annali genovesi di Caiiàro (3), che in qoest^an- no i Pisani, contravvenendo ai trattali e giuramenti della pace, con unWmata passarono in Sardegna, dove spogliarono e cacciarono da ti^to il giudicato di Cagliari quanti mercatanti genovesi trovarono in quelle parti. Alfavviso della rotta pace, allestirono immediatamente i Genovesi un patente esercito per passare» Porto pisano, quand^ecco comparire a Ge«. nova una lettera del re Arrigo^ che i Pisani aveano

(1) Pagius in Critic. ad Annal. Baron.

<a) Chroo. Pisan. apud UgheUium T. HI. Hai. Sapr*

(3) AnnaL Genucns. lib. l.

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iti AWITALI ti* ITALA* .

segf etamtttle pMcèccrata al bisogno. la essa pregin , il*re ^GMieresi-di oUtitUre per «nor suo dalPofibi èe^Pbanì,' e però ^ (osannò la {]ceparata flotta a aefta' di* dieci galce^ che, passata in Sardf^goa, ìAiesU- réna noa poco i Pisani, e preso il caslelio di Boai- teio, iabbrieato da èssi Pisani, lo distrussero daYoa- daioMnli. Bernardo di Guidane (i), ed altri scrirooo ehe la pace fra questi due popoli fu man^giata e eonohiusa dal siiddetto papa Gregorio YIII. Ma di ciò nulla lia il continuatofre da'* suddetti Annali à Gèno?8, che pur em .contemporaneo. Sul fine di quesl^anno,.o sul principiq del seguente, come ba dimostrato il signor Sassi (2), arcÌTesco¥o di Milano fu eletto Milane da Cardano vescovo di Torino, e milanese di patria. £, se vogliam credere a Galvano Fiamma (5), V anno fu questo, in cui il popolo di Milano elesse per suo primo podestà Uberto de** Vi- sconti di Piacenza. voMasciar di dire una parti- . colarità a noi conservata da Bernai^do tesoriere (4)- Cioè cbe alcune migliaia di cristiani cacciati da Ge- rosalemme pervennero ad Alessandria d"* Egitto, e quivi svernarono sino al marzo dell^ anno seguente, trattati con assai carità ed ospitalità da que"" Sarace- ni. Arrivarono in quel mese trentasei navi di Pisani, Genovesi e Veneziani che imbarcarono quanti cri- stiani pattano pagare il nolo. Essendone restato in terra iin migliaio d^ essi, il governator saraceno vol- le saperne la cagione, e inteso che era perchè non

(i) Bcroardus Guidonìs P. I, T. Ili, Rer. Ital. (2) Saxins in Not ad Sìgon. de Regno Hai. <fi) Galvanns Fiamma in Manìp. Fior. (4) Bernard. Thcsaurar. Cbron. e i65.

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nUA^AAA T **»

ayeatio di clie pagare, fece una severa parlata a quei capitàri di navi pée la poco loto carità Terso dei cristiani loro fi'atellf, con vergogna del nome cris^a^ no, qnando Saladino ed egli stesso gli ariano trattati tatti con tanta amorevolezza é dementa. £ perehè non perisse quella povera gente, e non divenisse striava, voHe che la ricavessero nelle navi, e la tras- portassero io Italia, con dar loro di sua borsa tanto biscotto ^ «equa dolce, quanto potea bastare pel tiaggio. Tutti racconiano cfce Saladino più de^ ori* ittani medesimi era misericordioso verso de^ poveri erìstiani. Sieofaèi pia dé^ nostri non per motivo al* tan& di religione, ma per sete di guadagno e per tivere pia liberamente, usavano in que' tempi d| andare in Terra santa. si vuol tacere, che V m^ grandimento e la ncchozia de^ Pisani e Genovesi si ha in parta da attribuire alU carovane dei peli^nii èhe le loro mvr condocevano, e riconducevano da que^ paesi, con ricavarne on buon nolo, ed oecnpae te roba di chi moriva nel viaggio. Molti pirivilegii^ «stndoni a diritti accordati circa questi temjH al po« poi» piscia dai re di Gerusalemme^) dal principe di Antiochia, dal conte di Tripoli, dal principe di Tiro, e da altri principi cristiani di Levante, si possono kggtre nette mie Antichità itaKane (i).

(i) Antiquit. Ital. Diiscrt. So, p. 907. et seq.

MUIATOII, VOL. ZXXVni. 10

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If

AVNAtl h^VtàLlA

( CRISTO MGUExxTiu. Indizione ti»

Anno di ( CU.EMENTB III, papa s.

. l FEDERIGO I, re $7, imperadore 34.

* ( ARRIGO TI, re d' IlaUa 5.

Xe' calamità di Terra santa quefle fiirodo-che que« tarono in qaesti tempi le differenze pullulate di nuovo fra i sommi pontefici « V imperador Federigo. Cessa* rono le ostilità per molti anni, continuate fi^ il re di Uflgbei'ia e i Yeneziaiu a cagion della Dalmazia Si feoeandie pace fra 4 re di Frauda e d^ Inghilterra. Io somma la religione, che tante volte s* è veduta sotk> i piedi éfff amhizione de^ principi, questa volta restò in mdti paesi al dibc^ra t tanto rimasero sbalordì^ e éomponti i sovrani d^ allora per la miserabil perdita fli Grerusflienime, e per gV immensi progressi di Sala- dino.< D** altro allora non si parlava, se non queste disavventure, e del loro rknedio* Aveva il pontefioa Qkimnte ///, siccome quegli, a cui pia che ad o^ akro stava a cuore il sussidio di Terra santa, spediti éHe «orti di t^tti i principi deBa cristianità vari cardi* pali .legati per promuovere crosto importante affib- r«.(i)» Comparvero dued^ essi alla dieta generale te* nota dsdl* imperador Federigo in Nagonza Tersa la metà della quaresima, e perorarono cosi forte a nome del papa, che Io stesso Federigo augusto prese la riso- luzione di andar egli in persona alla testa di un^ ar« mata in Levante. Già la pace regnava in Italia e Ger*^ (1) Àbbas Urspergens. m Chron. Otto de s. Biasio in

Chron. Chronograph. €axo. Godtfrid . Monachas

et aJii,

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mania ; lieve non era la somma de^ peccati di questo jjQDperadore, de^ quali bramava egli di far penitenza con sagrifìcare il resto de''.ca4enti 9uoi giorni alla di- fesa del cristianesimo. Ti entrò andie il desiderio del- la gloria, perchè egli andando si teneva in pugnò la liberazion di Terra santa. Però prese la croce egli, e coir esempio suo trasse alla risoluzion medesima jP^- derigo duca Suevia suo figliuolo, e una gran quan- tità di vescovi e principi. Fu dunque intimata la spe- dizione nell^anno prossimo yenturo, e che intanto ognun si preparasse. Grandi guerre addietro erano state tra JFilippo re di Francia, ed irrigo re d' In- ghilterra. Guglielmo arcivescovo di Tiro spedito dal papa, ed altri legati pontificii, non solamente condus- sero que^ due monarchi alla pace, ma gF indussero ancora a prender la croce e a promettere di passare in persona còlle lor forze in Terra santa. 'Predicata parimente la crociata per tutte le altre provincie della cristianità, commosse i popoli alla sacra impresa. I primi a portar colà dei soccorsi, furono g^* Italiani, chiamati dall^ abate urspergense homines belUcQsij discreti^ el r^gula sobrielatis modesti^ prodigalità-' tis experleSj parcentes expensis^ quum necessitas non incuhuerit^ et qui iaier omnes genjes s^li scrir- pia legutn sanctione reguntur^ Sotto nome d^ Italia* ni sono qui compresi i Veneziani, i Lombardi, i To^ scani e gli altri popoli di qua dal regno di Napoli. Imperciocché quanto a Guglielmo /ì, re di Sicilia e di Puglia, spedì egli una flotta di dugento vele b soc; corso della città di Tiio (i), che unita a quella di Corrado rixarchese di Monferrato, liberò. Tripoli dal- li) Bernard. Th«saurar.Hist. e. ijo..

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l36 AUSALI D ITALU

r assedio di Saladlao. Bfa Sicardó (i) cblf j^òck loft parla de* Siciliani. Essendi» stato in qaéslo meòtre n*^ messo in fib^à Guido re di Gerusalemme <& Sab* dtno con vari ndinìt dianzi suoi {>rigbmeri, egli si tinimd a nuove imprese, giacché ^ giunse io soccorso tuia flotta numwosa di Tenetìani, sopra la quale era anche F arcivescovo di ftavenna GrWar^^ò col Vesco- vo £ Faenza. À questo, secondò alcuni, s*^ unì T ahia dei Pisani, che era condotta dal loro arcìvescoTo Ubai' do. Imperocché aBo zelantissimo papa Clemeilte riusd in quest* anno, eoi mezzo di due cardinali depu- tati, di rimettere la pace fra essi Pisani e i Genovesi, come costa da una sua bolla pubblicata dal Trond (3). Orz il Guido con questo possente rinforzo de- liberò di fìff' r assedio di Tolemaide, ossia di Accoo, importante città marittima. Non giunse pere la fiotta pisana, secondo il suddetto Sicafdo, alla città di TUcq, se non nell^ anno seguente^ In quésto trovandosi Ti* ro senza VettovagKe, f idddesso marchese Corrado intiò la tua fiotta navale ad Azòto. Presa hi quella terra dai crìstiam, &tto prigione V ammiraglio ^ S»* ladino Con ci&quecento soldati, liberati inciti feddi dalla schiavitù. Ricco bottino e abbondanza di viveri fu riportata da quelle vittoriose navi a Tiro, e Corra- do col cambio di queÙ^ ammiraglio rì^be in libertà 3 marcheÉ^ Guglielmo suo padre. Perdile il niio argo- mento noi richiede, non mi stenderò io molto a nar^ Var qudte strepitose avventure, bas|andomi di sola- irnente accennarle. A chi più ne desidera, non manca- no libri che diffusamente trattano della guerra sacrai

(r) Sicaid. in Chron. T. 7, Rer. Ila?»

(a) Trooci AnnaL Pirani.

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)K9ii4^.Ì9l^|9 y imperatore Feiie|-igo in IjeTSoate. m ' $^^ipo i} ,cc^|e Amgo ^ l^edi lettere, nelle ^V^ é^ Ui^n^va la resti^uf&ione cU Gerusalemme (i) t "ijtHtsmlilQ sfi4avi)* Saladino se ne rise, e seguitò a 6l? tt f9ltQ «HO, con iinpa(}i:opirsi in quest^ anno . di sras^ ^f^ eliti, GpQ tutte le disgravi^ di Terra santa pf^U ^ e^^amono in qnesf anno le discordie tra i Wì^fi^^ijn # i Parmigiani (2). Tennero questi duepor ppg ad m &tto d** armi, in cui restarono sconfitti i f9mé^9SÌ QQÌ marchese Marcello Ualaspina in valf le di Taro. Ma rinforzati dipoi i Parmigiani dai Gre*- monesi, Modonesi, e Reggiani, andarono. alT assedio della %9^9 di jSeno e di Gasielnuovo, e, dopo tre gior- ni, impadronitisi di quelle castella, le diruparono. X^s^ inlanfo parola di pace col senato romano iT pontefice Clemente ; e siccome egli era Ipr concittadi- no, e i guai del cristianesimo yenÌTano allora uditi co- me una gran predica dell' ira di Dio : cosi trovò quel popolò ^wposto air accordo. Leggesi presso il carc&- nal fiaronio (3), e più compiuto nelle mie Ai^chità Ittlicàe (4)^0 strumento della concordia stabilita fira .esso papa a i Romani nell'' ultimo di ouiggio, dpve M Yeg{^n0 restituite, al pontefice romano tatte le r^ gaHe, fia iepn arar egli sacrificata allo sdegno implaoa* bile dc^ Romaai h città dii Tuscolo troppo vicina a .Ron^a, ed andie Tivoli, con aver oonsorvato il mede- simo senato, accordate ad esso vsarie prerogative^ Nulladimeno prìma del suddetto strumento papa Cie-

(i) Roger. Uovedenas in Chroo. < (a) Cbron. Plicent. T. 16, fier. lial.

(3) Baroo. in Ànnalib. ad hunc anuura.

(4) Anli^ait. iialic X£i|^t. 4»» P* 7^*

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1^5 S LintkU D^lTAtlA

meale era Veànto a Roma, rtcavandosi Al una sóa lettera scritta a Guglielmo re Scozia^ e riferita dal- lo stesso Baronio, come data Lateram tertio idut martUj pontificatus nostri anno primo. Una sua bol^ b aacoft s' ha nd bollario cassinease, data XP'I ah i§ndas junii^ Indici. Vly pontificatus- anno prh^ ma (i). Era stato spedito in Germania dai Cremonesi Biliardo lor vescovo (2) per impetrare la Ikenza di riftJ:»bricare Gasai Manfredi. S^nza poterla ottenere si ne ritornò. In sua vece i Cremonesi fondarono Castd- Leone, ossia Castiglione.

( CRISTO MCLxxxtx. Indizione tu. ▲ano dt> ( CLEMENTE lU, papa 5.

( FEDERIGO I, re 58, imperadore 55, ( IRRIGO VI, re d'Italia 4.

Nella festa di s. Giorgio di quesf anno, cioè nel di a 5 à^ wpiìXt Federigo imper udore diede prìncìpki alia sua spedizion verso Oriente, conducendo seco i suo figlio Federigo ( e non già Corrado^ come pensò il padre Pagi ) duca di Suevia, eoo assaissimi ak» principi, C' circa trentamila cavdlli. oltre aUa fiuiteriL Arnoldo da Lubecca (5) ia quiuna^parata grande^ con dire ohe giunto Federigo al fine dell' Ungheria s trovò avere un esercito di cinq^antanùla. cavalli, e di altri centomila, combattenti. Sicardo (4^ non gli <]à

(i) Ballar. Caisinens. T. II. Consti l. ao;.

(a) Sicard. in Cbrooic.

(3) Arnold. Lubeoenais 1, 3, e. 39, Ghron. Reichen-

pergense. i4) Sicard. in gbron^T. 7, Rer.J^Èoogle

ÀURO BfCLXXXIZ. ÌÌ^

se noti taoTantamila soldati, fra"^ quali dodicinula cavai* K. Passò Federigo per Y Ungheria ben accolto da quel e dalla regina sua moglie; e sofiferti molti incomodi {>er la Bulgheria , poi s* inoltrò Terso la Romania. Avendo conceputo dei sinistri sospetti di questa pò-' deròsa armata Isacco u^ngelo imperador dèi Greci, fra il quale ancora, se vogliam credere ad alcuoi auto- if, e Saladino sultano de** Saraceni, passava stretta in« teDigenza ed amicizia, trattenne e maltrattò il vescovo cB Munster, e il conte di Nassau, ambasciatori a lui inviati, e spedi soldatesche per impedire il passàggio Federigo augusto, il cui figliuolo Federigo principe di raro valore sbaragliò chiunque se gli oppose. Diede per questo F armata tedesca il sacco dovunque passò ; ma finalmente lasciati in libertà gli ambasciatori, e da- ti dal greco imperadore gli ostaggi richiesti, si quetò il rumore. Furono nondimeno cagione cotali sconcer- ti, che r armata imperiale dovette svernare in Grecia, ma senza mai fidarsi de^Greci che sottomano manipo- lavano la' rovina de** Latini. Se V imperador Federigo non veniva dbsuaso da' suoi principi, voleva ben egli flime vendetta, col mettere V assedio a Costantinopo- li. Erasi intanto riaccesa la guerra tra Filippo re di Francia, ed Arrigo re di' Inghilterra (i). Tank) si adoperarono allora Giovanni da Anagni, cardinale legato della santa sede, e vari arcivescovi e* vescovi, che infine si ristabilì ndla vigilia della festa di s. Pietro la pace fia loro : laonde cominciarono a prepararsi per compiere il voto di Terra santa. Ma Tenuto a morte da li a poco il re Arrigo, a lui succedette nel regno Riccardo già duca d^Aquitania suo primof^ni- ^i) Radulphoi de Diceto Imago Hislor.

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4o AHNALI d' ItÀLlk

[> : il qual pofcia prese V impegno 4^ eiegoSr^ ém re suo padre prevenuto dalla morte aye^ kisciafeo nperfetto. Essendo già cencors? a T^iro ds^ tutte k arti d^ Italia una tal isopia di cpmbi^tte^ti; ^e iioq otea più capii'e in Tiro, e nascendo qgpi 4^ fbì dis' rdini, Guida re di G^usalemme «ondasse questa opolo all' asse4io di Tolemaide, ossia di Àccon, o i Acri, a cui fii dato principiQ nei mese à" ma^a* •leardo scrìve che y* intervenne coi Pisani il loro rcivescovo legato apostolico, e vi anivp anche nm rossissima nave fabhiicata dai Cremonesi, e ben ar- data di loro gente. Gii&nservi ancora molti legni dei Genovesi ( e) con buona copia di combattenti, 4^^e- osi tutti di segnalarsi in quelle contrade per Ift fede ristiana. Ma non andò molto che V es^cito de** Fede- i mutò faccia, perchè di assediante divenne assediata ]o]à accorse Saladino con una formidabii armata, e piantò il campo contra de^<;ri9tiani, i quali p^do si rovarono ristretti fra la città e il nemico esercito, e a un miserabile stato. Evidente si scorgeva, il perìco- 3 di restar quivi tutti -vittima ddle sdable nemiche i i piccolo era il numero loro ia confronto dell'* innn- aerabil oste de** Saraceni (a^, se non die ali^ inaprov* iso compa^rvero dalla Frisia e dalla Danimsffca cin- [uanta vascelli, e trentasette dalla Fiandra, che sbar- arono un buon rinforzo di gente e di viveri, e naco- arono 9 maraviglia il campo cristiano, il quale seguitò lostan temente a tenere il suo posto, ancorché ogni t>nyenisse ^ver Y armi in man^, e difendere dagli as*

<i) OkSàn imoal. Gemi»ks.i VI, Rcr. ItaL W Beroardus Thcsaurar. Hist, e i j*.

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Mlttiiffn)ci li }i9i^ e i tmeieiraxoentt, coi ^ali t!^ ei^ no fprtificatì,

P^cjbè yp^tq imv9^ io Iiqi»b^4}a U giierrsi fr|k i Piacei»tiiii e i FJWUgJwdA Pi»^f^ ^ ^ìfiredo ^v^ dia^ le)^ 4«Uft sj»tll ««dft »' im^rposero, » frc^irg, s^W p9^ Ir^ IwQ, c«mpre»oyi il marche^ ÌW^ipi* B9. Uaa tur^yn! miitaMnir di qos^ apoadik i^d prcK «eiU» «me in Sicilia, che rìiueì anqh^ di spm»^ djlOH np ^ Italia tutta e all' ami cristiape; ìq LevtMite. Nel 41 16 di nQveoibrc! (») venaa a moria Guglielmo It^ re di Sicilia saprannomixiato il buono, ia età di soli ireataiei aoni, pnncìpe pio, principe glorioso, e pa* drede^nioi popoli, i quaH perciò in dirotti pia&tì «i aiei<Jseio nen l«^o per la perdita del bene p(re9tete« quanto par la previsione de*" mali avvemre, per^è egli 90Q lanciava dopo di prple alcuqa* Secondo le pro- messe e i patti del leatrinumio di Cosl<^n%a con ^r* riga FI re di Germania e d' Italia, dovea succedere nel regno essa Ciosian«a. Scrìve ancqra il Crq^ografQ aeqqimntino (IJ d^ Guglielmo prima di morire di-i d^iarò suo figliiM^ ed w ede il medesimo re Arrigo, Ma si sa dalT Anonimo cas^ine^se (4), c)i' egli mori sema fiir testam^to* Certo non è ^ mett^e ii^ dubn bieche Ccistanaa ibsse stata diaans^ licpnosc^a p^ eredb (NresuatiTa di quella corona ; mentre faf^ptiam<| ebe lo stesso Tancredi, a cui toccò il re^o, avea coq dtri giurata fbddtà alla medesima regina Gostanza. Ma i S(iciB«BÌ aU>orrivano di ai^dar lotto di piincip^

(1) Chron. Placenlin. T. 16, Rer. Italie.

(2) Ricardus de •. Germano

(3) Chroo. Acquieintinum «pad Pag.

(4) Aiioii7«ai Gaitinaoiis, in Cbreo. V} ftec lUjL

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14^^^ AWrALI d' II'ÀL^ *

straniero, die^ per cagion degfi «dtrì suoi Statf, potenf trasportare altrove la corte. Apprendevano ancora co* me duro e barbarico il gov^no dei Tedeseln d** allo- ra^ né s^ ingannavano. Però 8<MBiaa fii la confusione di que"* vescovi, conti, e ministri in tale còngiuntiira. Scrive il suddetto Anonimo che dopo la morie del re vennero aUe mani i cristiani coi Soaceni al>ìtanti m Palermo ( e ve n^ era bea qualche migfiaio ), in gnisa^ che degli ultimi fu fatta grande strage^ e il resto ven* ne obbligato a ritirarsi ad abitar nelle montagne. B perchè non si sa. Trovavasi in grave perplessità quel-: la corte, e convocato il parlamento de^ baroni, Gual- tieri arcis^escovo di Pèlermo, per cui opera erano •tguite If notze di Gostanza con Arrigo, sostenne il bro partito (i). Ma il gran cancelliere Matteo da Sa^- lerno prevalse coli- altro, il quale, giacché vi restava nn rampollo maschio de^ principi norasanni, a que^ sto credea dovuta la corona, per benefico ancora del regno. Yi si aggiunse ancora V autorità e- i! ma- neggio, se non palese, almeno segreto della oòrte di Roma, affinchè non si unissero quegli Stati in- cbi era re d^ Italia, e doveva essere «imperadore ; e tanto più vi s^ interessò il pontefice, dacché senza riguardo della sna sovranità ditrì volea disporre di quel regno.

Fu dunque spedita gente a Lecce a chiamar Tancre* H di conte di quel paese, col notificargli la risoluzione

presa di volerlo per re. Era Tancredi figliuolo di D R^SS^^^^ ^^<^<^ ^ PoglÌA) cioè del primogenito del re H Ruggieri \ ma nato fuor di matrimonio da una nobil H donzella, che molti nondimeno crederono sposata da H lai. Sotto il re GugUeUno fu detenuto prigione. Fug- H (i) Johiuon. de Ceccano Ghron. Fosiae. novae. .

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gftoDe si rìcorerò in GostantinòpoH. Dòpo la nrorté à* esso re no se ne tornò in Paglie ben vedalo dal re Guglielmo 11^ suo cugino^ la cui morte aprì si lui l^adito alla corona. E' n^era degno per Le sue bd« le qualità, perchè signore d^ animo sublime e di moU te prudenza (i), e che alle virtù politiche acdoppiava ancora un amor distinto alle lettere, e sapeva anche ÌJè matematiche, V astronomia e la musica : cosa rara in questi tempi. Ma al di lai merito mal corrispose le fortuna, siccome vedremo.

( CRISTO MCXG. Indizione vili. Anno di ( CLEAIENTE III, papa 4.

( ARRIGO YI, re di<jermaiiis ed*It#- Ha 5.

Tenuta la primavera, Vimperador Federigo ri- mise in viaggio Tesercito suo, ed arrivato a Gallipo'- Ir (3) trovò quivi un^immensa quantità di legni pic^ cioli e grandi, preparati affinchè potesse passar TEt- lesponto dairimperador greco, premuroso di levarli d'addosso un^arraata si potente che il teneva in cour tìnue gelosie e timori. Verso il fine di marso valicò essa armata lo stretto in cinque giorni. Tenne la vanguardia Federigo duca di Suevia, la retroguardia Taugusto Federigo suo padre. Di gravi inocwiodi oou minciò a patire questo esercito passato che fa in Asia per le segrete mine de'^Greci ; ma peggio avvenne

(i) Ugo Falcandas in Cbron.

(9) Niceta Ghoniates. Godefridas Mooachos» Ghron» Eciohersperg. Sicardas in Ghron. ^

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Qpia, p«c€b^ iiiimc|?#fi9 i vwerl per gji ^on^ipì ^ li c^F^Ui ^ « ^coperU^i o^nMC« qi^W penile, D04 av9 g|oiri^> che pon «i ffe^,^ copbalteff. Ar-r f o^Q g4 IcamPt fl« potei^a i»yejr per d^o«ri veU iglw .y oi;f|iop Fe^Wfoi. cjift #i ^spiigf;iaMt¥ q»^ ^; il clM./a ei^giiit? c<^ i^i^^f le^il hraTi:Mrfi eftra- le'T^^clM. Ri(u|ÌQfsi i) spItaiQp M o^steUp, ^ «i isftì^ ^Upi^ a d^ dei viveri, l^pishè a caro pre^zp, pattò rimperadore li^ 4^)^^^^ 4PTe troH na accoglienza e miglior marcato. Arrivato posda lume S^Ie^ Ph^ fv^orre p^r dtUeipt^ campagne^ iDdo il c^d^ gcdKfdf ffìh Federigo bagnarti ia *i'a(s^ftll,,.aH> V^.^m tffniliraMwpeate lasciò la vi- chi dice perchè annegato nuot^iMio, e chi perchè >Terchio freddo delPacqaa Pintirìzzi ; laonde do* poche ore maficò di vita. Succedette la voite nel ^i 19 di giygnp. Altri s<;rivono nel la, 4eAZ4 fftpdtmnitOrP^chè fìi in doipenioa, e qne» icadd» n^di «o auddelto* Non può negarti: ano 1^ gloriotii luvncipì che aUnano governato Ti»- K> roioanofU Ftd^igp J Bagimnissoi alle cui lo- itpreaM da vm auloit, ntiUi» ho io da aggiugtttre. ) omncaronp gi^ fna jnolte tue virtù moltisaiaai 0 diftiti iooMdarihiU, UU a»()ora, che la m&mo- di hi* Batterà «empre in abbominazione pretto 4é> taliani. Ma «on si può negare, egli al«tf uo coll^i»!- 9 tj^a. piifftKna rÌ4Qli»%Ì9i^ compiè la e^iera del vivere gloriusameote, e con dispiacere nniversa- perchè ninno era più a sproposito di lui per umi* \^ fortuna di Saladino ; tanto e^i^ il fi^o calore, i suo credito anehe. ia Ori«4ei. lid^Mb Fedirig^ó

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A ir ir o «eie. 149

ttia figliticrtò, Vdlùrosisliinò principe (i), terese 11 co- inatìdo cfèfl^afmdta rimasta Uaa grate éostelrna- sione; la eondass« Èào Antiochia, doVe per Tin- temperanza del vivere qaasi tutta peri, in maniera che egli giunse con pochi airassedip di Accòb, ed iti terminò atidi^egli la tifa nel principio délPanna seguente. Seguitata intanto résie(fio di Accon, aése« dio de*pià fiimosi che mài si sieno intèsi, e ti succe- derdùo tari fSitti di armi, tutti degni di stona, ma noti convenevoli afla mia, che ha altra mtrsi. A me "bBiiietk di atcenné^e tjnalmente in una gi ornata cam- pale, che i cristiani vollero azzardare, reltaron6 'stonfittt dair esercito di Saladino; e che ciò hoù ostante continuarono «ssi a ristringere quella cittì, tuttoché bbcctati da Saladino. Entrata la carestia net campo Cristiano, cagione fh dhe ne perissero ben téU temila. Oiun^ an<ìhe una flotta ftaracena nel porto di 'Accon, che tidìiHe a maggiori angustie Taccam- pEmento de* cristiani ; ma il valoroso marchese di Monferrato Corrado portatosi a Tiro, e tornato coii lino stuolo £ navi,* prette i legni nemici carichi di véttoraglie, che serrirbno al bisogno de^cristìanf. Tuttavia disperati pareano questi affari, quando nef* Tanno seguente giunsero colà i re di Frància e dt Inghilterra, che fecero mutat faccia alle cose^ siccóme ' idiremo.

Intanto è da sapere che questi due monarchi nvèndo preparata cadauno una gran flotta cofl^ac^ vompagnamento d^aisaission principi, fecero vela ver» ao r Oriente. Abbiamo dal etontinaatora di Caiih

(t) Abbas Urtptrgeos. in Gbron.

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:«4^ jjnuLx .t!* 11JJ4JL

. ro (i) , che Filippo au^lo re di Franma arrivò nil ,di primo d^agotto in GeaoTa. Colà parimente nel ^ .i3 d^esso mese giunse Riccardo re d^lDj§;hiltem, jil quale, dopo esserti abboccato col re Filippo, conti- nuò tosto il 9U0 viaggio. Sul fine d^e^o mese appro^ darono amendue a Messina, dorè con grandi fineize e regali furono accolti d^ Tancredi, che nel gennaio di quest^anno era stato coronato re^ di Sicilia col , consenso dei romano pontefice. Dopo la sua esalta- tone avea atteso Tancredi ad assicurarsi deUa Pu- glia (a),.dQTe no^i maiica,Tano, baroni e «ittà, o mal- intenti per invidia d^la di lui fortuna, o aderenti alla ^^ina Gostanaa, fra*quali specia^ente Ruggieri covr te d^Andria. Diede il comando dell'armi a Riccardo contfi di Acerra suo cognato ^ e questi parte colla dol- .cezaa, {uirte colla, forza tirò airnbbidienza Tan- ^credi quasi tutta la Paglia e Terra di Lavoro. Intaob- to Jtrrigo FI^ re di Germania e d^Italia, dispo- neva per tu valere le ragioni <^fii)a regina Costan%m sua pnoglie, ma non con quella fretta che avrebbono desiderato i suoi parziali. Mandò ben egli Arrigo Te- sta SU9 maresciallo con un corpo d^armata che^ uni- tosi col conte d'Andria, prese molti luoghi in Puglia, lasciando dappertutto segni di crudeltà per conth- nui saccheggi* Ma ingrossato Peserei to del re Tan- credi, ed entrate le malattie e la penuria deVveri nel laamico estrctto, il comandante tedesco si ritirò, la- sciando in ballo il conte d^Andria, che si ^fogiò io >Ascoli« Ad assediarlo in quella Qittè[ venne il conte di

(tf Cafiivi Annali Oenoens. 1. 3. (a) Ricardus de s. Germaao in Gluron.. Anoi^m. Ca^ tioens..

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> N N O MCXG. 14,^

Aceirra, e un cU sotto buona fede chiamato fuor del- ie porte esso conte d^Andria, proditoriamente il fece prendere, « poi tagliargli la testa. Gol tempo anche M città di Capoa, dianzi favorevole alla regina Co- stanza, abbracciò il partito del re Tancredi : con che .poco, o nulla restò che nul riconoscesse per suo so- jvrano. Ma un più pericoloso affare ebbe Tancredi in ^casa propria. Appena fu giunto al porto di Messina il re inglese Riccardo, che mosse varie pretensioni con- Ira d'^esso Tancredi ; cioè che gli desse cento navi .pDmiPefte dal re Guglielmo al re Arrigo di lui padre, fper valersene nel passaggio di Terra santa. Pretese eziandio che gli fosse rimandata la regina Giovanna sua' sorella e vedova del re Guglielmo 11^ e insieme o restituita la dote, o assegnato per essa uno stato competente. Perchè si tardava a soddisfarlo, Riccar- .do principe ferocissimo mise mano alle armi, e colla forza s^impossessò di due fortezze situate fuor di Messina. Grò veduto da'Messinesi, non tardarono a .cacciar fuori di città quanti Inglesi vi si trovavano. E ne sarebbe seguito peggio, se frappostosi il re di Francia, ch^era approdalo anch''egli a Messina, non avesse, calmata Tira di Riccardo, e trattato di aggiu- itamento. Ma non andò molto che portata a lui uaa ialsa nuova, che i Messinesi macchinavano contra di lui, alla testa de^suoi egli ostilmente prese una porta di quella città (i); fece macello di quanti cittadini g^ Tennero airincontro, e piantò le sue bandiere so- {nra le mora. O perchè si smorzasse la sua collera, o perchè pervalesse il parere de^snoi consiglieri, usci della città. Tenne poscia ad un accordo con Tancre- (1) Hovedenus in Cbron*

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t^% AIUTILI D* ITALIA

di, il qaale s! obbligò di pirgare TenAntte 0tkù6 9tfh pet la dote dèlta vedom regina, e di provred^e i Biccardo alquante nari pel staggio ^ Terra saaMi Restò ancora coociiitiso che Tènere^ darebbe nm sua €gliaola io moglie ad Arturo duca di ftrtltagaa, nipote d^esso re Riccardo, con dote di ventimila «m- ce d^oro. mancaron motiri di diteordia fra fi itesii due re di Francia e d*Inghilterra ; ara il fran- cese più moderato e saggio deli\iltro, sopportò tallo per non disturbare il piissimo suo disegno di soocof- rere i cristiani in Terra santa. Fu in questa t>eeasio- ne, che ad istanza del re Riccardo fa elùaanalo t Messina Gioachino abate cisterciense dd momstcro florense, tenuto allora in gran concetto di probità, e di profetizzar ravy^vìre (i). Interrogato egK teli libererebbe Gerusalemme, rispose che non ara per .anche giunto il tempo di questa consolanon^. Han- no combattuto, e combattono tuttafia gli acrìtter^ chi trattando esso abate Gioachino da impostore, e fin da eretico, e chi tenendolo per nomo d^eseaspla- rìssima vita, di buona credenza e santo. Taggtst il padre Pagi a quest'anno. A me nulla appartiene Io entrare in si fatto litigio. In questo anno i GenoTesi elessero per loro primo podestà Manigoldo nobila bresciano, che diede principio con Tigore al sao go- verno in quella troppo disuniti e tumahaante cit- tà (a) . Per quanto s^ha dalla Cronica estense (3), neH'anoo presente guerra fu fra i Ferraresi e Haa-^ tovani, e si venne alle mani nella terra £ Bassa, d^

(i) HoTedenos in Aanalib.

(2) Cafibri Annal. Gennens. T. 6. Rer. Ital.

(3) Chroo. Estense T. XV, Rcr. Itti.

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% Vf ì( X} MGXCI. 149-

Stretto ferrare»*. Toccò ai Maatotam il vohare Id spalle.

( CRISTO iicxGi. Indizione ix. Antto di ( CELESTINO IH, papa i.

( ARRIGO VI, re 6, imperadorc i.

Diede fine al corto di sua TÌta il sommo ponte* fìce Clemente 111 verso il fine di marzo nel correa- ' te anno (i), e gli fa data sepoltura nel di a 8 di niarzo. Da a due giorni fu eletto papa Giacinto cardinale di santa Maria in Coimedin, in età di cir- ea ottantacinque anni, che prese il nome di Celesti' III* DoìreTa egli, secondo il rito, essere conse-*- crato nella seguente dom|;nica ; ma intendendo ohe venisse alla volta di Roma Arrigo VI^ re di 6er^ mania e d'Italia, con gran baldanza per ricevere la corona delPiinperio^ volle differir la propria couse^ orazione, per ritardar quella di Arrigo, e guadagnar tempo, tanto che si concertassero gli afiari con deco^ ro della santa Chiesa romana. Si dovettero concor- dar tutti i punti ; e Arnoldo, da Lubecca scrive (2), che i Romani segretamente si accordarono con esso Arrigp, e poi pregarono il papa di dargli la corona. Però il novello pontefice ricevette la propria conse- erezione nel di 14 d^apriie, giorno solenne di pasqua» Nel seguente poi il re Arrigo, che scortato da un copioso esercito era giunto nelle vicinanze delia ba-^ silica vaticana colla moglie Costania^ ma senza ep-

(i) Chronieon Beicherspergens* Anonym. OaMiocnsif»' N«crolog. Cassioensf. (2) AraolU. Lubecensif 1. 4> e. 4*

BlCRATOai, VOL. XXXVIII. 1 1

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trare io Rooia^ le cui porle, se crediMno Ruggieri Hofedeno (i) , furono ben chiuse e guardate dal pò* polo romano, senza lasciarvi entrare i Tedeschi : Tenne incontro al papay che dal UleraoQ si trasferì al vaticano. Sopra la scalinata di san Pietro prestò il giuramento consueto, e poscia nella basilica intro^ dotto, fu solennemente coronato imperadore. Rac- conta il saddetto Hovedeno che Celestino sedebai in cathedra pontificali tenens coronàm auream impe^ fialem inter pedes suqì, et imperator incUnata ca-^ pile recepit coronam^ et imperatrix similiter de pedibus domini papae. D^minus autem pMpa statim. percussU cwn pede sua coronam imperatoris^ et deieciLeam in terram^ significans^ quod ipse pote^ sUUem ejiciendi eum ab imperio habet^ si ille de- meruerit S^d cardinales statimarripientes coro- nam^ ùnposuerunt eam capili imperatoris^ Questo racconto vico preso dal cardinal Beroaio come bg- aeta contante. Bla niuno de''iettori ha obbligo di cre^ der ^ero un fatto che più conviene alia seaoa, che al saero tempio, e troppo disdice ad un vicario di Cristoi, ed è contra'il rituale di tutti i tempi, « oo^ nosce sommamente obbrobrioso a questo imperado- re. Tale non era egli à^ aofierire in (accia del suo esercito e di Roma, un insulto e strapaaao si fatto, però quanto (hù si esaminerà questo racconto, tan- to più si scorgerà ioverisinùle. Nella Cronica reicher- apergense à scritto che Arrigo fu ab ipso Caelestino papa consecraius honorabilitfir Romae^ et corona- tfA» (2). Fra i patii accordati fra eise augusta Arri-^

(i) Rogerius Hovedenui in Ànnai^ (a) Chroi). Reicbcfspcrgeus^ ^ ,

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A Tf V O KCXCI. i:)t

ga e\ Romani prima della sua. coronazioDc (i)^ il primario fu, ch'egli cederebbe loro la città di T»- scolo, entro la quale era stato posto presidio impe- riale. Abbiamo veduto che anche papa Clemente III aveva abbandonata quella città al volere dèi popolo romano^ £ Ruggieri Jlovedeno scrive che anche pa^ pa Celestino ne fece btanza ad Arrigo: altrimenti non volea coronarlo. Perciò la guarnigion cesarea ordine del novella imperadore appresso ne diede la ' tenuta ai Romani, senza avvertirne i cittadini. Pxe- tende il cardinal Bar onio che i Romani infierissera solamente contro le mura e le case, maltrattasse^ IO gli abitanti. L'^abate urspergense, che vivea in que- sti tempi, COSÌ parla del presidio imperiale: Si acce^ pta ìegaiione imperutoris^ incautam civitatem Ro^ manis tradiderunt, qui muUos pèremerunt de civi^ hus^ et fere omnes sive pedibus si^e mànibuSj feti uìiis memhris ìnutila\^erunt, Pro qua re imperatori improperatum est a multis. Lo stesso vien conier^ mato da Gotifredo monaco (^) : e Stcardo vescovo allora di Cremona scrive (3) : Imperatot ApottoUco dedit Tusculanum^ et Apostolicus Momanis. Mamoh ni vero civitatem destruxerunt et areem^ Tusculano^ alios excaecanteSy et aKos deformxier mutilantes: Però neppur il papa dovette andar esente da. bia- simo per tali crnddtà^ degne dei barbari tempi che allora correvano. Non restò pietra sopra pietra delta misera città, e questa mai più non risorse. Diceno rhe gli abitanti^ rimasti in vita si fóbbricarono in quei

(i) Abbas Urspergeni* in Cbron.

(2) Godefrìdu&'Mohachos in Chron«

(3) Sicard. in Chron^T. VIl^Ber..IUl

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eoatornì capanne con frasche) dal che prese li nome la eittà di Frascati di oggidì.

Intanto Tancredi re di Sicilia (i) atea conchio-» àa un trattato di matrioioniò fra Irene figliuola di Isacco Angelo imperador de^Greci, e Ruggieri suo primogenito, già dichiarato duca di Puglia. R perchè questa < principessa era in viaggio alla folta d'*Italia^ egli passò di qua dai Faro, per esser pronto a rìee^ verta. Dopo aver dunque ridotti al loro dovere al-» euni popoli delPAbruzzo, che teneano col conte Ri-* nakh suo ribello, si portò a Brindisi, dove accolse la regal sua nuora, le cui nozze furono con singolae magnificenza celebrate. Quivi ancora diede il titolo di re allo stesso figliuolo, e fece coronarlo : dopo di che con gloria e trionfo se ne tornò in Sicilia. Stra* DO è il vedere che rAnonimo cassinense (a) metta la solennità di queste nozze nelPanno iigS. Si dee credere scorretto il suo testo. Pareva con ciò stabili- ta non man la fortuna di Tancredi, che la pace del tuo regno; ma poco andò chealzossi una terribil tem* pesta di guai, che recò a lui la rovina, e la desolazione a tutto quel fioritissimo regno. Sul fine d'^aprile o sul principio, di maggio Fimperadore Arrigo ostilmen- te entrò nella Puglia (3) , ancorché il pontefice Ce« lestino se Tavesse-forte a male, e facesse quanto tesse per ritenerlo. Mise fassedio alla terra d^Arce difesa da Matteo Barello ; giovò che il di seguente que^cittadini si rendessero amichevolmente. Egli ciò non ostante diede quella terra alle fiamme: esecuzio-

(i) Rioardus de s. Germano.

(2) Aoonjmas Gassineni. ia Gkron.

(3) Arnold. Labec. 1. 4. e. 5.

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I

»e, eui restarono atterriti i popoli vicini, éhe sen- za voler aspettare la chiamata, nonché la forza, si die^ dero a loi, cioè Tabate eli Monte Cassino, i conti òi Fondi « di Molise, e le città di s. Germano, . Sora, Arpino, Capo», Teano, Irersa, ed altre terre. Di passò coiresèrcito a Napoli, e trovata quella nobil città preparala alta difésa, ne imprese l'assedio. Ti era dentro un buon corpo di gente comandato da Riccardo tonte d''Acerra, cognato del re Tancredi, e risoluto di far fronte a tutti i tentativi de^némici* Molti furono gli assalti, molte le prove per vincere la fòrte città : tatto nondimeno senza frutto, perchè i difensori, che aveano aperto il mare, e nulla loro mancava di gente e di viveri, di tutti gli sforzi ostili ei rideano. Intanto Timportante città di Salerno si rendè airimperadore. Erano venuti i Pisan' eoo isluo- lo di navi, per secondar Timpresa d^rrigo sotto Na- poli, quando eccoti giugnere la fiotta del re di Sici- cilia, composta di settantadne galee, condotta dallo ammiraglio Margaritone, uomo famoso che assediò i Pisani di Castellamare, Si studiò ancora Taugu^o Arrigo di aver dalla sua i Genovesi in questo biso* gno: al qual fine spedi a Genova ParciTescovo di Bavenna, chiamato Ottone dal continuatore di Caf- faro (i). Per testimonianza del Rossi (2) tenea quel- la chiesa allora Guglielmo arcivescovo. Scegli noi) avea due nomi, Puno di questi autori ha sbagliato* Quel che è più, l'arcivescovo Bavenna era passa- to in Oriente, e quivi ancora sotto Accon lasciò la vita. B Rossi di ciò non parla. Ora per guadagnare

(i) CtffifiiH Annal. Genuens. 1. 3. T. VI, lUr. lUJ.

(3) Rubeos Hist. Raveno. I. 6.

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1 54 Aimiu B^ itkLià:

il fN>{MUo òi Gre«9Ta, Arrigo gK c^ttfermè tobti i prt-» TÌleg^, asiegaogli Monaco e G«vi, e si obbligò £ cua-» oed«rgIi la àtlà di Straeuaa con altri taotaggi, se alU •ne mani'Teniva la Sicilia : prometae ^"egti noa vo« kva poi HiaBUaare. Misero éanqua alia vela con trentatrè galae ben armate t <j^eBore8Ì sotto il eo;- nfando due dettero consoli^ e tirarooo verso Na-^ poli; ma vi' trovarono mutato Taspetto dtlle cose. La stagione bollente e Parìa poco salubre di qoei tempi cominciò a far guerra all'armata tedesca, dU manierachè una fìeca epidemia ne cacciò sotterra al- quante migliaia, sensa perdonore agli stessi prìnci* pi (i), fra^quaU mancò di vita Filippo mrcwescopo di Guìonia, e Ottona duca di Boemia. Cadde gra-» vernante inrermo lo stesso Anrigd imperadore, fino ad essere corsa voce, che avea cessato di vivere. Fe- cero queste disavventure risolvere Arrìgo tuttavia malato di ritirarsi daU^assedio di Napoli nel mese di settembre* Lasciato pertanto alla guarda di Capo» Corrado per soprannome chiamato M^scaiacervello,^ e Timperadrice Gostanza a Salerno, condncendo se- co Roffredo abate di Monte Cassino, sen venne a Genova, dove con ricche promesse di parole impe- gnò quel popolo a sostenere i suoi disegni sopra la Sicilia, e di poscia passò in Germania. Ebbero i Pisani la fortuna di sottrarsi coUs fuga alPemmira- glio di Sicilia, il quale data anche la caccia ai Geno- vesi, gli obbligò a tornarsene al loro paese. Appena fu slontanato dalla Campania T augusto Arrigo , che uscito di Napoli il conte di Acerra con quante soldatesche potè unire^ venne a dirittura a Capoa^ (i) Arnold. Lubec. 1. 4? e. 6.

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t^-é^ gU diede (r). Ritiratosi nd castelb il Mosca- ìHéervello, {)fer mantanta di viveri capitolò io brete,'^ se Alando coti Dio. Tornarono dlPubbidienza del ite Tancredi Aversa, Tettió» s. Germano, ed altre terre.

Adora ì Saferntfani, che erano st^i dei più spa* ^ìttitiì a dmri ttirimperadore, e presso i quali si ere- dea sicurissima' l'imperadrice Costarne, reggendo fa ninlatioti degli affari, per i4acqnistàre la grazia del re Tancredi, condussero a Palermo e gli diedero nelte mani Timperadi'ice stessa. L^Anonfroo cassinense scri- ve, *he Arrigo prima d'uscire in Terra di Lavorò, mandò a prendere Cosfanza ; ma restò questa tradi- ta dai Salernitani. Con ^an piacere accolse Tancré- ^ una sV rilevante predaf^ e non lasciò di trattarla con tutti onoréVOlezta. L'atignsto Arrigo airincotì- tro risaputa la* disgrazia della moglie, con lettere cal- de tempestò />cr/?a Cé/ei<ino per riaverla còl mezzo suo. Infatti indusse questo pontefice il re Tancredi a rimetterla in liberta, e i rimandarla in Germania fieiraono seguente. Non si sa ch'egli la cedesse con patto «Icuntì di suo vantaggio. Solamente sappiamo, che dopo averla generosamehte regalata, la rimandò. Vero è che il cotac'erlo era, che ena augusta passass'e per Roma, doveri pontefice pensava di trattar* di •concordia; ma essa gli scappò dalle mani, e in vece d'arrivare a Roma, Tolto strada, e se ne andò a Spo- letl. Se i principi d'oggidì, trovandosi in una silua- sion tale, fossero per privarsi con tanta facilità, e .tchza alcuna propria utilità/ di una principessa cbe «dcaportara il diritto iopra la Sicilia, lascerò io' che i«8«fgi lettori io decidano. Ben fu ingrafo dipoi Ar^

(i) Bicerdus de s. Germano. '

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tbl^^ AVVALI B^ITAUA

,rìgO| -che niuaa rìcoootoeoui ebb« di «i gran dono. ^P^r coQto di Terra santa (s) , giuiiia sotto Acooo, , OMÌa Acri, Filippo re di Fraocif, tro?6 che la frme e la patta a?eaao (a^Q graa macallo della goofte cri- ati^oa, che auediat a quella città, ^on essere anah^ea- aa ristretta , dal campQ di Saladino. LVma suo li- mise in buono stato jquegU afisri, di maniera che da I) ionaoù si cominciò dad4oTero a tormentar coEe liaqctuue Tasscdipta ^ùttà. Incinto Riccardo^ ra d7a- gbUterra gionto io Cipri ebbe o cercò delle ra^oai per mo^e^ guerra i^d bacco, pssia Chirsaceo^ signo- re o tiranno greco ài qttaU>mf oissima isola, il cpiale ai facea chii^marQ imperador de^GreoL II mise i a Io- ga, e assediatolo poscia ia un castello, Tpbbe in. sna mano con un immenso tesoro. Tenne io potere di lui ogni città e terra di qu^Pisob, chVgli spogliò di tutte le sue riccKezxe, e poscia per venttcinqoemih marche d'argento la Tende ai cavalieri templari, e toltala in fine ai medesimi, la rivendè per Tentìeeiini- la bisanti a Guido Lusignana già re di Geroaalem* me, i cui discendenti gran tempo dipoi ne favono possessori. Arrivò sotto Accon questo feroce re, ma entrò ben tosto anche Tinvidia e la discordia fra liù e il re di Francia. Bastava che Puno volesse una co- sa, perchè Taltro la dtsapprovaMe. Gontnttodò le larghe brecce fatte, nelle mura di quella città, che Sa qui era costata la vita d'^innumerabili cristiani, e di moltissimi principi, obbligarono i Saraceni a reader- la con sommo giubilo delia cristianità nel di i a, op-

(t) Stcard. in Ghron. Arooldus Lobeceos. Abbss Ur- spergeat. Godffridai Mpnachas. Bernard. Thesaus^

et a Ili.

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A n E* u

pure nel i3 di lagHo dell'ha n no presente. L^immeti-^ >a preda fu divisa fra gringlest e Francesi, con grave doglianza delle altre; nazioni, che (nù d'essi avèano lalieato e patito in qudPassedio, e nttUa gnadagna*

i Allora Saladino si ritirò in fretta; e perchè non ^ol- le approvar le propoàiziooi di render Gerusalemme, il Riccardo con inadita barbarie fece levar di vita cinquemila prigioni saraceni. Le torbide passioni cbé mantenevano la discordia fra i due re, crebbero mag- giormente da li innanzi, e furono cagione che non ai prendesse la< santa città : il che era facile allora. Il re Filippo principe saggio, tra perchè non gli piacea di jtar più lungamente in quella domestica gnerra, e perchè si trovava oppresso da tnna grave malattia, se ne tornò in Italia, e dopo aver presa in Roma la be^ ttedizione da papa Celestino, rìpatriò. Il re Riccardo Testò in SteiKa. si dee tacere che essendo morta Bett^astedio di A^con^ SibiUa regina di Gerusalemme^ mo^ie di Guido Lusignano, succedendo in quel diritto Isabella sna sorella, figliuola del già re jélmerico, fu dichiarato nullo il matrimonio d>ssa con Vnfredò Mgdore di Monreale, e questa da\a a Corrado mar^* cinse di Monferrato, il più prode ed accredifato fra que'^principi cristiani, il quale perciò potè aspirare al titolo di re. Erasi accesa o riaccesa guerra in que- st'anno tra i Bresciani e i Bergamaschi. In aiuto degli ultimi accorsero i Cremonesi (r) , ma sopraffatti dni Bresciani, o, come altri scrivono, atterriti dalla voce fparsa che venivano anche i Milanesi (2) , ne ripoc*

(i) Sioard. in Ghren. T. 7, Rer. Ital

(a) Galvanai FMmni« in Maiùp. Fior^

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Itrone tma fieni tcoofitla^ di cai dorò an pezzo Unm* «OTÌa col nome di mala mqrte ; perciocché incakati, molttieinM di loro t^aoDegarono nel fioioie Oglio ; ahri fvroao preti, ed altri tagliati a pczzi^ colla perdita dd loro carroccio, che trìonfelmeme fu condotto a Bra»> %6m, Jaoopo MalTcasi (i) scrìre a lungo qneata TÌtloria. Biftoraando poi Vimjnradore Arrigo da Puglia fece rilasciar loro i prigióni, e èoosnoprirBegio concedè la terra di Crema al popolo di Cremona: il che essendo contrario a quanto area stabilito Timperador Federigo suo pa<}re in favore de^ìlfilancsì, alienò forte ranimo di questi datt^aaore d^esso aogucto, e fa seme di nuove guerre fira le ^emide città suddette. Secondo le Croniche di Aati (a) , in quest^'anno nel di 1 9 dt giugno gli Astigiani viciho a Montiglto ebbero batta- glia eoa BemiJa%io marchese di Monferrato, e ne ri*- portarono una rotta si fiera, che circa duemila d'^essi ^Hooo condotti prigloaia'i nelle carceri del Monfer* rato, dove penarono per più di tre adni, foche ti riecattairoao. Durò questa guerra dipoi per quindici «tini, con %rsi ora pace,' ed ora iregua, male ossero vate seikpre da esso mardiese, e dal Hiarchese Gvt^ ^ìithno suo fi^liaolo. Finalmente neiranno 1 ao6 so» gté fra esso Guglielmo e gli Astigtam una verapace, in cui gli ultimi guadagnarono Loreto e la contea bielle Castagnuole.

i}\ JicopaiMalveidiu* in Oiròrt. Brtxiano, T. XIV. f^er,

Ital. Annali s Phcentini T/ì6. Ber. Ita).' (2) Chron. A^teate T- «i» B[<r. ItalL

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( CRISTO Mcxcii. Ind'motìe x. Anno di ( CELESTINO 111, papa a.

(ARRIGO TI, re 7, inoperadore a.

Àvea V imperadore Arrigo lasciato per castellano delfà rocca d''Arce Diopoldo suo tifìziale (i). Costui nel mese di gennaio messa insieme un'armata di T«^ deschi, .e delle terre della Campania e di Roma, asse^ diata la città di s. Germano, la costrinse alla resa, e diede il sacco non meno ad essa, che ad altre terre da lui conquistate, facendo dappertutto quanto male gli sQggerÌTa la sua crudeltà ed avarizia. Da ciò mosso il re Tancredi, giudicò meglio di venire egli in per- sona ad assistere a** suoi interessi di qua dal Faro. Giunse fino a Pescara, e riuscitogli di riporre sotto la sua obbidienza buotfa parte del paese, e di mette- re a dovere Riccardo conte di Celano, se ne tornò poscia in Sicilia. Fu assediato dalle sue truppe s. Ger- mano, ma inutilmente, perchè difeso da Arnolfo mo» naco, decano di Monte Cassino. Rimandò poscia Tiat- peradore in Italia con un corpo d' armati Hoffredó abate di quelP insigne monistero, il quale tuttu s'era dato a lui, con ordine a Bertoldo conle^ di marciare còli quanta gente polea in compagnia d"" esso abate ver^o Terra di Lavoro. Riccardo da s. Germano (2) ciò riferisce air anno seguente. Fermossi Bertoldo in Toscana, e diede la gente alP abate, che fece molta guerra m quelle parti, e con Diopoldo s^ impadroni

(i) Anooymus Cassinens. Chron. T. 5, Rer. Ital.

Johannes de Ceccaoo Chron. Fossae novae (2) Ricafdas de s. GermatiQ in Chron.

,y Google

d^ Aquino, e stese le sue scorrerie fino a Sessa. Lo stesso Bertoldo tiel mese di novembre anch' egli com- parve, ed acquistò Amiterno e Yalva, ed oceepò i eont^di di Molife e di Yenafro. Perchè il re Tancredi e il conte d' Acerra suo cognato non si opponessero agli aTanzamenlt di questi ufìziali cesarei, la storta poi dice* Abbiamo dal Malvezzi (t) che in quest'Ianni» Tinperadore Arrigo dimorando in Germania confer- mò ed aumentò i privilegi al comune di Brescia. Leg- gesi presso quello storico il cesareo diploma, in cui s^ veggono obbligati i Bresciani ad aiutar V ìmpcra- dore a mantener V imperio in LombardiOy Marchia^ Romandiola^ et spccialUer terram quandani co- mitissae Mathildis. Di grandi prodezze fece in que- st' anno Riccardo re d'^Inghilterra, tuttavia dimoran- te in Oriente, benché con poco frutto di quella cri- stianità. Fra r altre imprese Aon essendo giunto a tempo per soccorrere la città di Jafet vinta per asse- dio da Saladino, ebbe V ardire decentrarvi dentro eoa pochi dei suoi, dove lece strage di quegl' infedeli, fin- ché seguitato da tutti i suoi, interamente la ricuperò. Rifabbricò varie città, diede anche una rotta alf im- menso esereito di Saladino. Era cosi temuto nel!* contrade dei Saraceni il nome di questo re per le sue bravure (a), che le donne saracene per far paura ai piccioli figliuoli, loro diceano : F'iene il re Riccar- do, Un grand^ eroe sarebbe egli stato, se a tanta bra- vura avesse aggiunto la moderazion delP animo, che in lui difficilmente trovava. Ma gli scoucerti del suo regno il richiamavano a casa. Propose dunque che si

(i) Malvec. in Chron. Brìxiao.

(2) Bernard OS Pbesaurar. Hist. e 177..

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A ir N O MCXCZI. l6t

creasse un generale deir armata cristiana, che portai* se anche il titolo di re (i). Concorrevano alcuni i/t Guidò già re di Gerusalemme, altri in Arrigo conte^ di Sciampagna ; ma i più si dicliiararono in favore di Corrado marchese di Monferrato, e signore di Tiro, di cui ci fanno questa dipintura Corrado abate ursper- gense e Bernardo il tesoriere: I^uit autem idem mar^ (fhio Conradus armis strenuus ; ingenio et scierp*' iia sagacissimus ; animo et facto amàbilis ; cun^ ctis mundanis virtutibus praeditus ; in omni con* silio supremiis'j spes blanda suorum\ hostium' Julmen ignitum; simulator et dissimulator in omni re ; omnibus linguis instructus ; respectu cujusja^ cundissimi reputàbantur elingues . Era solamene le tacciato per aver tolta in moglie la principessa Isabella^ vivente ancora Uafredo suo marito, stante il non credersi legittima la dissoluzton del loro ma- trimonio. Ma che? Trovavasi in Tiro questo si illu- stra principe nel di 34 d** aprile, quando gli furono presentate le lettere colP avviso della sua assunzione ^ e in quello stesso giorno, secondochè abbiam da Si- cardo, tolta gli iu da due sicarii con varie coltellate la vita. Si divulgò 1^ atroce caso. Chi T imputava al suddetto Unfredo ^ altri ne faceano autore il re Ric- cardo, che veramente io ebbe sempre in odio,' perchè dichiarato parziale di Filippo re di Francia (11) ; e questa voce corse per tutto T Occidente. Altri scrit- tori poi convengono in credere che il vecchio della montagna, signore di un tratto di paese chiamato de-

^1) Sicard. in Chron,

<a) Alberic. Moaachus in Cbron. Godcfr. Mon^chus m CkroQ

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J 62 AjrHAU d' ITALIA

gli ÀàÈ^$$ìn\y i coi sudditi mirabtl mente «s«guÌTaii» tutti i di lui ordiai, senzii Ur conto della lar \iM ( onde poscia rwine il none d'^assassino in Italia per denotare sicario ), lo ayeMe fatto pFoditoriaBiente lerare dal mondo in vendetta d' aver Corrado tolta ad alcani mercatanti d* esso vecchio una gran somma di danaro seosa volerla restituire. Appena udita la mor- te del valoroso marchese, il re Riccardo entrato in nave corse a Tiro, e tre giorni dopo quella bruita soena obbligò la regina Isabella^ benché to»^e gravi* da^ e benché contra sua voglia, a sposare \\ suddetto conte di Sciampagna Arrigo^ nipote del medesino , Riccardo^ a cui conferì anche il titolo di re : cose tutte che servirono a maggiormente accrtesoere i so- spetti della morte di Corrado contra dello atesso te Riccardo. Stabilita poi con Saladino una tregua di cinque anni, s^ imbarcò Riccarda, e d^o T uhimo addio alla Palestina e Soria, sciolse le vele verso TOc- cideote (i). Battuto da una fiera tempesta, fa spinto per 1' Adriatico verso Aquileja, ove sbarcato con po- chi^ prese quella via che potè. Ebbe difficoltà di scarna pare dagli uomini del conte di Gorizia, che gli pre- sero alcuni de^ suoi. Passando poi per le terre £ Leopoldo- daca d^ Austria, benché tia^estito veni» per sua mala Ibrtuna, oppure per tradimento d^ alcu- ao de"* suoi famigli, riconosciuto all'* osteria da chi avea veduto in Oriente, e ne fu portato V avviso »I duca, il quale spedi tosto nel 20 di dicemtbre gen- te armata a prenderlo, e il confinò in una sicura |vi- gione.^ Non era già Leopoldo della gloriosa famiglia austriaca, la quale dopoja morìe delfoltimo GarU ^ (i) Pipinus Chxo 1. 1. 2* e. a6, T. IX^ Rc^r. ^tak

A W H O MCIOI. lG5

ìttvperador de' Romani, torna a rifiorire in Maria Teresa regina d^ Ungheria e Boemia, sua figlia. Era. egti poc^anzi tornata da Accon, dopo avere bravamea-* te militato in quelle parti, ed ayea al pari di tant^ ahri ìa quella occasione ricevuti non pochi strapazzi dal violento re inglese, principe che in alterìgia e in isprez- zar tatti sopravanzava chiunque si fosse. Venne il tem-* p0 di lame vendetta, benché ciò fosse contro i privi^ l€^ delk crociata, e parve che Dio permettesse questa accidente per umiliarlo, ed anche per punirlo, se pur egH fu reo della moite del marchese Corrado.. Grai\ rumore cagionò ancor questo fatto per tutta la cnstia-^ nità ; e chi T approvò, e chi sommamente lo disappro- vò, perchè egli infine era benemerito della crociata, e vi aveva impiegato gente e tesori non. pochi. Diede fi" ne neir anno precedente ai pensieri secolareschi ^a- reo^ ossia Orio Mastropeiro doge di Venezia (i), con ritirarsi nel monistero di santa Croce a far vitQi monastica ; in quest' anno m\ primo di gennaio in luogo suo fa eletto doge irrigo Dandolo^ persopag*- gio de' più illustri e benefici che s* abbia mai avuto, queir inclita repubblica.

( CBISTO Mcxciii. Indizione xi. Anno di ( CELESTINO III, papa 3.

( ARRIGO VI, re 8, imperadorc 3.

Continuò in quest'' anno ancora la confusione in. Puglia e in Terra di Lavoro (a). Bertoldo generale

(i) Dandul. in Chron, T. XlL Rcr. 4lal. " ^2) Rìchardas de s.„Germ»n. in Chrou. A.na:ijra^u* Cassi ueo^. tu Ctiron.

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l64 A99ALI D* ITALIA.

dell' impcnidore^ cogli altri ofiziali cesarei, cotT abate di Monte Gafsino, che dimentico dei canoni era dive- nuto guerriero, e coi conti di Fondi e di Caserta, pr^ se yarie castella. Ingrossò Tannata sua con tutti cc^ ro che teneanó la parte dell'* imperadore, dimodoché quantunque venisse di qua del Faro il re jTa ricredi con un grosso esercito, non lasciò di tener la caaipa- gnà, anzi di andar a fronte dell'^annata nemica a Mon- te Fuscdo. Erano inferiori molto di forze i cesarei ; eppure si astenne Tancredi dal yenire a battaglia, per* che i suoi gli rappresentarono andarvi del suo onore, s* egli essendo re si cimentava con chi non era par suo. Assediò Bertoldo il castello di Monte Rodone. Una grossa pietra scagliata da un mangano lo stritolò. Nei generalato succedette a lui Corrado Moscaincer- ▼e^o, che impadronitosi di quel casteUo, non lasciò Ttvo akuno degli abitanti. ÀÌV incontro il re Tancre<lt riacquistò la rocca di s. Agata, Aversa, Caserta, ed altre terre; e sentendosi poi aggravato da febbri, si ri- dusse verso il fine delF anno in Sicilia^ dove restò trafitto da inesplicabil dolore per la morte che gli ru- bò sul fior degli anni il primogenito suo, cioè il re Ruggieri' Questo colpo quel fu che sul principio del- r anuo seguente fece tracollar la samtà dell' infelice ^ancredij il qual tenne dietro al figliuolo, e riempiè di pianto la Sicilia- tutta, ben prevedendo ognuno le sinistre conseguenze di perdite cotanto inaspettate. Lasciò egli sotto la tutela deQa regina Sibilla sua mo- glie ff secondogenito suo, cioè Guglieìmo III^ erede piuttosto di lagrimevoli disavventure, che della corona reale e di un bellissimo regno. Miracolo è, che secon- do r uso dei fallaci umani giudàii niano susurrp che

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A W N O MCtCllil l6y

qaesli princTpi fossero stati aiutati a sloggiare dal mon- do. Siccome osserva il cardinal Bàronio (i), incitato papa ClestinoIIIin quest* anno da replicate forti lettere della regina d^ Inghilterra Eleonora madre del re Riccardo^ che era prigione in Gerawiàa^ fittdoiett-' te 6^ indusse a minacciar le ceiasore contra Leopolda duca d* Austria, e contra dello stesso imperadore Arrigo^ se non mettevano in Uberlà il re fatto pri- gioniere, con trasgredire i capitoli e giuramenti della crociata. Ho detto anche Arrigo augusto, perchè an- cV egli volle essere a parte di quella preda, con aver fissata la massima di ricavarne un grossissimo riscatto. 'Adduceva egli quella gran ragione, che un re non do- vea star nelle carceri di un duca, e però o colle mi-i hacce, o colle promesse di parte del guadagno fatte al duca medesimo, gliel trasse di mano, con divenir egH principale in quest^ afiàre, e con accusare dipoi Ric- cardo di vari insussistenti reati, fra^ quali entrò il pre- teso assassinamento de! marchese CoiTado. Pu dun- que proposto a Riccardo, se bramava libertà, ud enorme pagamento di danaro. A queste disavventure del re inglese una più dolorosa si aggiunse, perdiè Fi* llppo re di Francia, sentiti in tal occasione più vigo- rosi i consigli deir interesse ch^ deH** onore, lisci ar- mato in campagpa, e cominciò ad occupar gli Stati che Riccardo possedeva di qua del mare.

Abbiamo dalla Cronica erémonense (2) che fii i;uerra ìq quesf anno fra i Milanesi e i Lodigiani. Avqano qnesti^ tirata una fossa daUa lor città sino a liasibro. Dovette, dispiacere ai I^anesi, i quai

(i) BaroQ. in ÀODalei Eccles.

ip) Croo. Crtmo8eas..T. 7, Rer. Ital.

' HOBÀTOAIi VOL. VaSW. DigtzedbyGoOgle

ptrciò Tenuti coIT «sercito sol Lodigiafto^ h spiaBaro- H^ brucarono uq tratto di paese, e cordassero pri< gioni molti liodigiaoi. Galvano Fiaimaa (i) di ciò par- la aU'aiìno precedente, ma il Ihlve^zi (^) ne som sotto il presente. Secondo questi Itutorì, i Cremoses collegati eoi Lodigiani, e acqjunpati nel tei^torio d^e»- sì, si diedero a far ddle scorrerìe nel distretto di Bip- lano. Uscirono in campagna anche i Milanesi, e die- dero loro battaglia. Nel conflitto si sparse voce che yeniyano i Bresciani t Jaonde i Cremonesi pensarono più a fuggire che a combattere. Bestò in mano dei Milanesi il loro carroccio. Mason da ricevere con gran riguardo tali noiiùe, perd&è Galvano Flamnoa troppe altre cose narra o favolose, o aeccescinte oltre a do- vere. Era stato podestà di Bologna neF anno prece- dente Gherardo degli Scannahecchi, vescovo di qad- la dttà (5), e con lode aveva esercitato quel princi- pesco ufizio. Continuò anche nel presente ; ma piò non piacendo il governo suo, furono ivi nuovo creati i coqsoU 5 e perchè il vescovo non volea dimet- tere il comando, si feoe una sollevazione contra ^ lui, per la quale fu assediato il palazzo episcopale colli juorte di molti. Il vescovo fuggito per una cloaca, tra* vestito, ebbe la fortuna di mettersi in salvo. Genova anch'* essa pro^ò i mali efifetti della discordia dvile (4)* Tutto di vi si co9^|ae^v«9o omicidii e ruberie; e f una famiglia dalla sua ^rre ibceiR guerra dOT* altra.

(1) Gal fan. FlandJma in ^ Manipol. Fior. e. aaS. (a) Malrecias Qiron.Brìxian. e. 71, T. i4« Ber. Itef.

(3) Matth. de Grffiooibus hnnti, Bononiens. T. 18, Rcr. Ifal.

(4) Gabbri Anual. Genuens* 1. S. T. \fl» Her^^ItaL

Darò questo infelice stato di cose fino all^anno se- |ueate, ia cui fatto Tenir da Pavia Oberto da Oleva* no per loro podestà, questi, siccome persona di gran cuore e prudenza, diede buon sesto a tanti disoidiuL praincorso ndia disgrafia dell' impersdore Arrigo, e posto anche al bando dell^imperio il popolo di B.e||;io di Lombardia, perchè avea costretto molti castellani dipendenti ddl' imperio a giurar feddtà e ubbidienza al ioro comune : cosa praticata in questi tempi anche ^ ffijtx^ òtta. li rimise Arrigo in sqa grazia neir^nno pceseute eofn diploma dato ffircéburc HIV kaltn- éBLS n^v^mhru^ Indiclìone XHi). Indizione che non si dorava jonitare nel settembre ^ ma con aver prima 1 Q.c^;giani assoluto da^ giuramenti que^ vassalli imperia* li, e restituiti i luoghi occupati. Passavano delle difie- nenze £rai Bolognesi e i Ferraresi. Furoao in questo aimo composte nel di io di m^xp;^ nella villa di Du- gliuolo, come costa dallo strumento da me pubblicato abi^ove (a).

< CBISTO Mcxciy. Indizione ?ii. . Anno di ( CELESTINO III, papa 4.

( ARHIGO TI, re 9, imperadore 4.

Dopo ^ lunga prigionia, finalmenite sul principio di Cehbraip di quest^ anno Cu rimesso in libertà Rie- ^ar4o rt d\lnghilterTa (5). Gli convenne pagare cen- tnoiiia «larche os?iaJlibbre d'argento, ^ pr^meltere al- ti) iiitiqalt. lUlie. Ditiert. 56. •'(a) Ibìfttofii 0istert. 49. (3) Roger. Hoyedeo. Gtiillielm. Ncubrigen. Abbas Urigfirieifi. claHi.

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ro, meus erit honor^ proyicuum erii vestrum. Eg^ enim in eo cum Teutonicis meis manère non efe- beo; sed sfos et posteri spesiti in eo manebitis. Erit utigue ilìud regnum non meum^ sed vestrum. Con degli ampli privilégii ancora beh spillati confere- mo lóro qiteàti monti d^oro. Non è danqae da stupire se i Genovesi fecero grande sforzo di gente e di navi per secondare i disegni deirimpéradore. Portos- si Irrigo anche a Pisa verso la metà di lugltp, ed ìoh petrò da quel popolo un altro stuolo di na^i* Ho io

(I) Cèditi Ànoftì. Gvaueos. I. 3, T. TI, &er. ICal.

4a|«i alla kice tiH suo diploma (i) emanato nefi^ anno precedente, itt cui oltre al confermare tutte le lor giù- lìsdizioni e vari prìvilegii^ concede anche loro in feu<* .do la n^età di Palermo, di Messina, di Salerno e.Na^ |K>li, e tutta Gaeta, Masara e Trapani: tutte bell# promcysse. per deludere que'^ popoli pOco accorti, ed ;afv€rne buon servigio. In Pisa si trovarono i deputati ^ Nicoli, che gli promisiero di rendersi al primo arri-^ 3ro d^** imperìalèi armata. Con questa dunque s^ inviò egli per la Toscana alla volta della Puglia e di Terra di Lavoro (a); Piuttosto verso il principio che sul fine d^ agosto. arnvate colà, le più delle città corsero ad jarrendersi. Atii|io e Rocca di Guglielmo tennero fortew Capna ed Aver sa sr renderono^ furono assedia- te. Se si vuol credere ad Ottone da s. Biagio (5), che con errore ciò ri^srisee alT anno 1 19^, Arrigo fatto dare il sacjco a tutte le città della Campania e della Puglia, le distrusse, e massimamente Salerno, Barletta .eJBanì, con asportarne un immenso bottino. Ma della sovversione di tante città non parlando T Anoni- mo cassinense, Riccardo da s. Germano, benché ai potesse sospettare che tacessero per paura di chi allo- ra comandava in Sicilia, pure non é credibile tutto quanto nsprra quello scritt(»'e, specialmente stendendo egli queste cruddtàa tutte le città di quelle contrade. Fuor di dubbio é, che Aringo fece assediar Gaeta, p che colà nello stesso tempo arrivò la flotta de^ Geno- j^esi. Kon volle quella citta far lunga resistenza all^ ar-

(f) Ad tiquil. Italie. Dissert. 5o.

(2) Rìcar(las'<Ìe s. Germano. Aoonjmas Cassineos»

Johann, de Geccano Chron. :

(3) Otto de ^ Biasio.

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170 jnnatf D^rriLfA

mi eesaree, e si rendè a Mar^tfrdo siniscalco ckUfW pieradore^ a Guglielmo mìmréhest di Ifoafenrato^ I ad 01>erto da Oleiraiio podestà e generate àa^ G^io- inesi. Passò dipoi f eserdtd e la fletta della t%i]ìa di t. Bartolomitieo a Napoli, città cbe n^ rentià tosto air rimperadore^,'^ìègli giorò feéekà , stceofie anooii Ischia, edf altre isole e terre. La rabbia nàag^k^e d4* 1^ aagosto Arrigo intanto era coatta de^ Salennian^ per aver essi tradita T imperad^ce Costaniea sua nk>- gfie. E però inviò il suddetto Clnglietfiio m^<^aBe ad assediar quella iHeca e ncd^tl citili (i). Tuttodiè quei cittadini ^cessero noa valorosa difesa, pare ntm potè* mno lungamente resistere a^ assaki del niarc^Mse, 9 tpiale poscia per e^i^dine d'^'Arrigo infierì contm d* essi, con levar la TÌta a moitissinii^ permeCtere ìl^ ^aoiuv 4elie donne, imprigion»^ e tormentar akrl, e bandire I r^tantL Tutto fu messo a sacco^ e p<^ià aleuta per- iSonare sdle chiese, restò interameiiie smantdbta b «ittà, che da li innanzi nevi potè {M rìsorgt^e àfi^ air- tico suo splendore. P^ la GaU^ia s^ inolb^ T esercì- «o-^eesnreo, e spassato il Faro giunse aliiaaìaat, due tosto se gli diede. Che ciò accadesse suFfioe'di agoslcf, «t può argomentar dagli Annali di Genova, die ^co- no arrivata a Messina la lor flotta nd di pvimo^ set- fembre : tempo in cui <{CÉeHa citii era g^t pert^nuta alle mani deir imperadore.

Questi vittoriosi progr^es^ furono allora turbati da Tin accidente occorso fra i Genove^ e t Pisani. L^odb fra queste due emule nazioni, originato dalla gara del- r ambizione, e più da quella dell' interesse, era passa- to in eredità ; e si potea ben con tregue e pad ferma'* (i) Radulph. de Oiceto in Imag. Hiffon

re, msper peno tonfata a dETampnre in mag^orì in* eettdii Appana si trotarona le lor flotte a Kessina, ette rettnero alle nniiii> e nd lutigo eoiiflitlo molti dei Rsani yr festarotio o inxmi^ o lèrhi. Per qaesta gk iAtrì PìMot dbe erano n^ città corsero tA icMìdaco dei Oenorest, e^gK^edero 8 sacco, con aspor^tnie molto danaro. Altrettanto fecero alle case dove si trovarono àisf Genotesi, molti anCofa dei quaB furono fotti prì-- gioni. Ciò inteso dai €renovtest che stavano nelle navi, inforìati corsero a fxme vendetta sopra le galee pisa^ ne, é tre(£ci ne presero, con tagliare a pesti molti dei Pisani. S^ interpose ìCartjaardo imperiai siniscalco, e riportò dalle parti giuramento di restituire il maltolto, e di non pia offendersi. Eseguirono la promessa i Ge- novesi. Poco, o nuBa ne fecero i Pisani, che godeanò mij^r atrra db corte; anzi fecero nuovi insulti per le strade ai Genovesi, e ptresero una For ricca nave, (^e veniva di Getita. Per tafi affronti e danni mori cB pt^one podestà e generale ^ei Genovesi Obert6 da Òlevano. Allorché si seppe in Pdermo la resa di Messina, h regina Sibilla si fortificò nel palazzo rede^ efffandnlhy re Guglielmo si ritirò nel fòrte castello '^ Ctdatabillotta. Allora t Palermitani spe&óno'alPim» Jpiertdore Arrigo, invitandolo aflajor città. Cosi FAno^ tnma cassinense. Ma secondo gif Annafi genovesi pare che f Pdermitanì resistessero un tempo, e si facessero pregare per ammetterlo, faitanto i Genov'esi accorsero In aiuto Si Catania, che s^ era data zSF imperadore, e trovavasi allora assediata dai Saraceni abitanti in Sici'* lia, siccome fautori della fazion di Tancredi, e la li^ banuroao* Presero poi per Ipi^ la citte «ti Sivaeusa* Tengo io per fermo che V Anonima cassinense^ e Aie*

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l7* Jàgmàu d^itìllu

cardo da ma Geriii«uM>, per poHlica ptxlaroao por <JiÌ8siiiio di questi aflhri, die pur fìirono si strepito^, tncttendo un velo sopra molte iniqpità e crudeltà $ Arrigo. Noo mancò e^ di addormentare eoa graxio- sittime promesse i Paleroutam (i). Il magnifico di lui ingresso in quella città ci vieti descritto da, Ottone san Biagio (a). Ma perchè conobbe dura impresa rim- padronirsi del regal palazzo, e del castello di Cal^ta- billotta-, mandò alcuni soni ministri a trattare colla re- gina Sibilla, con ciii, secondo il foo costume, fu libe- rassimo di promesse. Cioè impegnò la sua parola di concedere a Gu^idmo dilei figliuolo la contea di Lecce, e di aggiugnerri il principato di Taranto ; con- dizioni dbie fiirono da lei abbracciate, parche già Te-, dea disperato il caso di potersi sostenere. Diede dun- que sé stessa, e il figliuolo in mano di Arrigo, il quale non si tosto fu padrone del palazzo regale, che lo spo* gliò di tutte le cose preziose,' e lasciò il sacco de. re? sto ai soldati. Secondo gli scrittori moderni sidliaiu, Arrigo si fece coronare re di Sicilia nella cattedrale df Palermo. Nontruoyo io di ciò vestigio alcuno presso r Anonimo cassinense, presso Riccardo da s. Ge- mano. Ne parla bensì Radolfo da Diceto^ che il dùce coronato nel di ^i di ottobre. Rocco Pirro .rap|>orta un suo diploma, dato Panormi III idus jan^ariif InÌictioi\e XII 1^ anno MCXCV (5), dove parlan- do della chiesa di Palermo, dice in qua ipsius regni coroMam primo portaviptus. Ma ^alla esso Pirro ia

(i) Johann, de Ceccano; Richard as de*!. Germane.

(2) OUo de ». Bltiio te Chron.

(3) Pyrrhos Chrotiolog. Reg. Sicil. ci in NoUs £e- clesiast.:Fanor. , / . .

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iscrìvere che tal eoroiiazione segui nel ^ 3o«di iio- vembre deir anno i igS. Se il dif^oma da lui-pop^ £k; accennato, e dato nel , 1 1 di gennaio , deli^ anno^ % 1 94» la s^pj^e già latta, come differirla al nojv^il^^ bre jdell^ anno medesimo?, Oltre diche nd noTeml^re del 1195 Arrigo non era più in Sicilia^ Sicché ef^^ dovette esser coronato in Palermo o nelP ottobre, o pel novembre del presente anno 1194* Nepppre sus^ sisfe il dirsi da Rocco Pirro che F imperadrice.Co-; stanza ricevette ancV essa la corona in tale occasione. Abbiamo di^ Riccardo da s. Germano che in questo anno imperatrix . Exii dvitate Marchiae Jìlium peperit nomine Fred^ricun^^ mense decernbri m Jesto sanati StfiphanL Non era ella dunqiie g^nta per anchp in Sicili^a, e da Jesi non si potè partir cosi presto, come ognun comprende» . -

. E qui si noti la nascita di questo principe, che ÙLjl^oi Federigo li imperadqr^^ della (;ui nascitfi, e del lupgo dove Gostanza augusta il partoi^, molte iai^ple si leggono presso gli scorici lontani da questi tempi, y^ha anche disputa intorno all'ann^ della sua nasfitp. itta oltre al suddetto Ricca^do^ l'Anopimo jc^ssjnenfe (;), e A^lberto Stadens^ (3)5 \\ fanno na- to neLfine dell'anno r presente, peluche il lora anqo . 1195 cominciato nel di della natività del. Signore, abbraccia la festa s. Stefanp di questo ai^no \iQ^r - Finamente nella vita dUnpcM^enzo Ul papa. (5) ,,t,ro* viainp ; che J principi in. GeriJpania nell'an^ M9^ flefs^ro )re Federigo II, puerum yix fiuorum. anno*^

(iV Aìàom^m. Gassineinf. in Cbi^n» ^ '* * -^ !' (ft) AlbtrK Stàéeos. ò» Chioétt. - / .^.:ì

(3) VitaIjuioGentiilll,.n. 19. •' : :

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1^4

fd/H) éi ttoMutit uteri hetfftisfftàm ttkià TeHoùcrtt t ii'olM A MkcxtttL^ Òtt^^tWL ixìo^tt' wTàtìùù' prcMirtot b nsseha ftuù Federigo. Qdaf fotse h coscieiiai ed oDoratett» Jetfiuiperadwg A^d TI^ lo toorge- ^uio ota. Bbpo at«r tanto ^peso è fttieatto p«r fa? 1 fieifOTeil^ rtehiesiro il' guiderdóne Iwo ptouétsir,' doé il poisessó di Siracuiff « distia ttSit £ Roto (f >. Aiid^ Arrigo p«r ^oatdbe teonpa alegatido varfe seti' sé, «f patfcea^ qtttt popolo di tar^e iperauze. Lsr éoncÌQfioQé iliialiiieiYttf fu die ntotf solamente nufflar &ede loro dd pattuito; loa fero ad e^s^ articorar-fitttr i diritti e privilegti, godati da loro sotto i rep^ece^ denti in Sicilia^ Calabria, Paglia, e In altri luogfii^ ^roiM sotto pena della' vita ai Genovesi il dar il ne^ scie ik console ad àlctmo hi qcrelie parti. And no* naccid d^mpedir lor Mandar per mare, e gi^sé fino a dire, che cHstrttggerebbe Genota. fl ebntiiiaatore da Cafiro non potè (»)nteniersi dal chiamarlo tttt puorò Herdne, per cosi orrida mancanza di fede. Certo è cbe neppnre i Pisani riportarono nn patlmir di terra iii Sicilia, e sparvero agfif occhi aiiconr^ questi gU ampli Stati èhe si leggono promessi lon» net diploma di sopra accennato. £ pur poco que- sto. Ret giorno santo di Natale tenne un solcane parlamentò di tutto il regno in Palermo, e quivi eac^ dò^ Acori delle lettere, credute dai più di sua inven- clone, dalle quali appariva una cospiratone fonéata eontra A lui da alcuni baroni dd regno. Dopo di che fece mettere le mani addossò a moltbiAnf teseo* ▼i , conti e nobili ^ e, cacciar 4n prìgioaet anche h stessa vedora regina SàbiUay oesia Sibilia^ «il fi^iuo* (i) Ga&ri Aooal. GctttteilfvhS»

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lo Goglteliiio f nalmente da hii proclamalo conta àt Lacca «paìiMipa diTamnKo, ÀoBoaticakido il ballo alto dal ra Taoera^if e&e gli 9vti restituita la aM{^ta Gosluna, a iMmudOM lotto pta£ (a fada a le prò* malia data alla ragtoa a al figliaolo. Alcam d^aiti baroni IbRMM aaeaetfHy akfi tttpioaaliy «Otri hkVA moiir naile fiamma, e il raito aaattdaio'O condotto ki fiarmania hi aillio>. àMétke Onone ' A un Biagio h meoatona di quatta cradcltà, aecennate patimenta Ai Gioa«i^ tA da Caeeano, e da Innocenzo III papa in osa tna latterà, pnradnte ancora da Ugo Falcando ésì- prì» c^io delfai aua itoria, che dofcttero fera un grande alrapito per tolta l^oropa. Fece fino aprire H le^ poterò di Tanéradi e del fi^ioolo Ruggieri, alrap^ par loro di capo la corona ref^. Sicacrdo vetcaPTO rilora di Cremona, e parzble di Arrigo, scrrfe òhe i SiciltaDt te la meriterotto^ per a?er teta intidie alto tmperadore. Ma sarebbe conreimto accertarti' prtan sa tussitteva hr congiura : poiché per coiito deirater eglino preferito Tenere^ à Gostanza contra del lorb ipuramento, non ateano' essi operato senta Tap- protaaiona del romano pontefice, al qnalo appaité- nen il disporre di quel regno, come di fendo delln santa Sede. Tuole il padre Pagi dia non snssistti tanta barbarie Ml'aagusto Arrigo in Sicilia, diando in prota di Grioranoi da Geecano. Ifa questo medesimo anfore è buon testimonio ddTimtmanilli d'Arrigo TI.

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itj6 mauu lì^nmiM^

( GBISTO MCSOT. Jòdivofie xiu. Auo di ( CELESTINO III, pa^

( AfiRIGO YI, m iQ, ìopenidoce 5r. ,

t' DopQtjiVerfl j^rrig^ mègm^ ìdoffi^ io. parte il lìM erutti JUlmio' coaUa fU ado^eoti del fti re Taor tndij veno^ itf Puglia, ^Te leoAt oo gr^o pariftt llltBiO^ baroBi-tTrovaTan nella porte di Stcilta Ir^ m.v»iùyf%xàt\ giovitne re Ruggieri figliarlo, di Tan- «Tttd^ I^a troTÒ aisai sf^v^P^At^ FUippo fratello^ dd- llsap^adgre^ « furae pensaodo.egli qhe questi priii* €Ìp«Mi pQ^sse ;aacb^(| portar ^ecodei diritti d^ian» .pi^l^i^, per 9<ier<figUao|a;^i.i|Djr9co inaperado- rft| )a |>riKi per nv^lie ii) àk conseatimento Ar- :n§P9 #(^ «ilojraglbdied^ a godere il ducato della To- .sQ^na^ e -^ bem 4aUa. fu coate^sa Matilde. Tedoi l^ttio il IKarg^iriQ^). <9) un diploma d'esso Filippo ^ 'ti(<^i fVlddetti, spedii io s. Bc^^^detto di Polv- tfone; ifel ,dl 3j di luglio» trqv^udosi egU in quel mo- oi0ero«^ Pppo> a?er tenuto io Puglia il parlamento .fudd(lt|0y ^in^y^ta i^a ^nperadrice ii| ;SÌ€ÌUa, prese Arrigo la^t^ada di terra^ per tor^ars^oe in Gema- .niiu CpmwMPgojJQ tutti gli icrittpri ì^ «tire ch^eglt per (lOl^e' e p^r t^r^r^ qoandò io Gern^ania ionumerabiJi ,ri(eliffz^09 t^tte sptiglie de^miseiii, Siciliani, e del re- :ph palalo? di Faleroio. Arooldo da Lubecca scri- ve (5)) chVgli reperii ihesauros abs^qnditos . tt omnem lapidum pretiosorum et gemmarum glo-

( t) Conrad. Abbas Urspergent. in GhroD. (a) Bollar. Cassioeas. T. II. Cooslit. ai8. (3) Arnold, Lobeceosis 1. 4) e. ao.

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4 ir ir o Mcxcf. 177

riam^ ita ut oneratis centùm sexcfginta somàriU (eaTalli, o muti da toma) auro et argento^ lapidi*' hus pretiosis^ et vesttbus sericis^ gloriose ad ter* Tarn suam rèdierif. BeUa gloria al certo guadagov- ta con tanti spergiuri, coiringi^titadioe^ colla bit bì* ile, e coq lasciare in Sicilia ao incredibil odiò é mor* aiorazione contra della ma persona; Oltre ad assaft- fitti baroni prigionieri^ ed oltre agli ostaggi di Tarté <ittà, fra'^qualì (a FarcifescÓTO di Sderno, seco egli men^ la sfortunata regina Sibilla con tre figliuole, 6 ce) figliuolo GuglieliDo, e li tenne poi sotto buona guiardia chiusi in una fortezza. Crede il padre Pa« gi (i) che Arrigo solamente nel Natale ddiranno pre- sente imperversasse contra de^Sicifiani, e poscia ne tornasse in Germania. Ma Giovanni da Geccft- fio (3) parla del Natale delPanno precedente. Ed Arrigo in qnest^anno venne a Pavia, e di passò in Germania, come si ha dagli Annali genoveli (5) ^ e da altri autori. Girolamo Rossi (4) cita un suo di- ploma dato in Yormazia F'I kàlendas deeembris^ hidictione XIIII, anno Domini MCXC^ .' La Indizione è quivi mutata nel settembre. An(^e il Sigonio accenna un suo diploma, dato F^II kalen^ dds junias apud burgum sancii Donnini^ anno MCXCF^ regni Siciìiae primo ' (5) . Lasciò t%%ù Arrigo per suo vicario, osda per viceré nel regno di Sicilia il vescovo d^Ildeseim già suo maestro, che

. (i) Pagim ia Grìtic. Baroli ad hunc aanam.

(2) Jobaau. de Ceccano Chron. Fossae novae.

(3) Cafifari Ànaal. Genueos. 1. 3. T. 6. Rer. Ital. '

(4) Rubeas Uist. Ravenn. 1. 6.

^5) Simonia» de Regno Italiae 1. i5.

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ir» lauti Mol tCQcB OfQO ^ymentioò f««Bo ^fard» iiro per spitelo potè. Io qamt» «au^ il eMbtf 4rrìg0 Leowe^ già 4ac« di SaMonU e Baviera, iA- a fittM ef tcMe ^ Grvmai^ tmaUiÒF i aaaa gìeroì Ininfwie, cittàc renala aiol .co» altre adiaoenU d»- IO il lerriUI naofcagw» 4i fot irendeata. Ha in qv^ to «leieeioo ani» «uando ai»ifto Corrmdo cotéU lalatiQ» del Beno, m palemo deU^aagnst» jÉrrig^ ttccadelte oa'dl lai Stati AirigQ, uno de^figlìpoli di «IO Arrige X^eona, p^cfcè manto deU^tmica fi^io»- pi d4 nMdaiiiffo CSorrada: ticcbè in qualdiie mania* a tornò a rifiorire in Germania la poteoaa de*pria* api etlenil-gnelfi. ai dee tacere, che l^io^perada- >e Arrigo ^e addetto io queetV«ino creò « evadono loca A Spoleli Qorradif HoecaiacetT^o, e Aduar ò daoa di Aateana, e niar<^ese d'^Aneona Mam guardo* È oonaideiiabile lo atrxuoenlo di ..eoncofldie agalla fra lui e il popolo di I^i eana, di cui Giro- uno fto#$i ci ha coftfervata la memoria. Da easo ap- Miriece cheand^e Bafe^na ai goTomaTe in repoh- ilica, ad ai?ea il tuo pede>tà, n ginriedkione^ e reiip lite ; ma doveaio al duca retlar salve le regalie > ]ua9 imperator , et ipu Marchoaìdus in cwitaU lavennae et eju$ districi^ habere consuevii. Li ;ersa parte di Cerria appartenere ad euo Harqwr- 3o o Mercoaldo, uo'eltra eU arcirescovo, e nn^toa 1 comune di Ravenna, che pertirano iojiieme le in< rate, massimamente àtì «ale.

Racconta il cootiouatore di Catturo tkt i Pisai^ roTandosi In £ivorevole stato alla corte imperiale^ egaitarono in qaesti tempi a recar ìdsoUi , deoai e Dgiurie ai GeooTcìi^ lO ri&bbriceropo anchoe^«n«

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la tU essi il cattello di Bonifazio ia Conica^ die di- preone un oidQ di corsari, fingendo. di non esserne esilio padroni. Non polendo più reggere a tdlistrapaz^ fi il popolo genovese, spedi in Corsica pon vari le* '^m un corpo di combattenti, che a forza d'armi en- trarono in Bonifazio, e vi si fortificarono. Presero .dipoi varie navi pisane, ed altri danni inferirono a /goella nemica nazione, della .quale in questi tempi jA manea IVmjtica istoria. Spedirono anche i Genove* Bopìfatio loro arcivescovo, e Jacopo Manieri lor podestà a Pavia air^imperadore, che prima di passa- re in Germania soggiornava nel monistero di s. Sal- vatore fuori della città, per ricordargli le promesse lor fatte, e confermate coa xm. solenne diploma. Si accorsero in fine, nulla essere da sperare da. un prìnc^ che niun conto fiicea delia sua fede. Dissi già che esso augusto aveva conceduta Crema al po- ^lo cremonese. Anche nell'^anno prosente addi 6 di .gi^no (j) lo sleaso imperadore Arrigo confermò ai i»edesimi Cremonesi col gonfalope rinvestitura di luUi i loro Stati, fra'*quali anche la terra Crema .era compresa. Ma perchè di questa erano in posses* j|o i Milanesi per concessiume e diploma di Federigo I, ^Higuato padre del regnante, si sentivaiuo essi JVO(^ di cadere una riguardevol terra, restò fio jfà luefifettuatBjla conce^siooe d'^Arrigo. Probabil- #ipfniU; cadde ancora . in quest^anpo un altro docu- 4peqtab ^^ ««dato alla juce <9) colle potè guaste, da 0in apparjpcitt -ch^ avendo Giovanni Lilò d'Has- 4ia 9 messo e: camerldPgo deir in^radore Arrigo ,

^ (i) Aniiquit. ItaL Dissert.ir. p. 6ai. . .

(a) Ibidem Dessert. 5^. v

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tSo AHfirÀt.1 D^ ITAXlà

mandato a prendere la tenuta d^essa Crema, &on era •tato ammesso il suo deputato, e però egli métte al bando delPimperio i Cremaschi, i Milane^ e i Bre- sciani per tal disubbidienza. Quell^atto fu fatto in Cremona; anno ab Incarnatione Domini nostri Jesu Chrisii MCXC^ Indidihne XI2I y die mer- curii ieriiodecimo intrante juniot Ma cooTTene ti- ranno presente in cui correa flndi%. XIII; se non che il di i3 di giugno non era in mercor^. Dalle Cronichetta cremonese (i) abbiamo che in quest'an- no fu qualche guerra fra essi Milanesi e Cremonesi, e che restarono prigioni alquanti degli ultimi.

( CRISTO MCxcn. Indizione nv. Anno di ( CELESTINO IH, papa 6.

( ARRIGO TI, re i r , imperadore 6.

Per le crudeltà loro usate dalFimperadore Arri- go andavano tuttodì i Siciliani e Pugliesi, massima- mente di nazione normanna, meditando rivoluzio- ni ; e veristmHmente accaddero <ion poche sblìeTa- cloni e sconcerti in quelle contrade, ddlè quaK ^ dan qualche barlume, ma non una bhiàra nott- jtia, gli antichi storici. ' A tali avvisilo spietato Arrìgo (n^è incerto il tempo) fece cavar gli occhi agl'inno^ eenti ostaggi che etano in Germania, fuorché a NiC' colò arùi^escóvo à\ Salérilo. Or mentre ti tròvaf* esso Arrigo in Germania, fu gagliardamente aòUed- tato da papa Celestino /// a portate tocconi in Terra santa. Ci è permesso di eredére che siBrefa^ lesse egli di questa occasione^ per muOvefe i '^opoy

Ji) Chron. Cremoncnse T. y^ Rer. Iltl^^^^T^

A » H 9 MCJSftTI. ^^1

della Germania a freudere rarmi, ^ol fine, di Tate* sene egli prima a gasligare i popoli di Sic[ili?L^ « Poi* glia, siccome avea .fello nell'anno 11945 :cui,sdp^ piamo ch'egTi fi servì d'alcune migliaia di pellegrini crociati, che erano in viaggio Tersola Soria, per coo*^ quislar la Puglia e Sicilia. Infatù raunò uDa' posseiik- te armata. Ma prima di muoversi alla Toltn dltalia, tenne una general dieta (1) , in cui tanto. si adoperò, che indusse qne'principi, ad eleggere re dfe'Homani e di Germania il suo figliuolo J^ederi^o IJ^ aùcor^ che appena giunto airetà di due anni, e non per an- che ballexzato» Ciò fatto renne id Italia. Egli si Irò- Ta in Milano ^ecun^o idus augusti^ coaae consta da un suo diploma dato nell'anno presente presso il Pn- ricelU (2) . Ppsciii il vediatuo in Piacenza FI idus septemhris^ ciò apparendo da un altro suo diploma pubblicato dal Campi (5) . Da tre altri che si leggp&o nel bollarlo cassinense (4) 9 impasiinmò ch'egli era in Monte Fiascone XI JJ kaìendas novembris^ t in Tri- poli XFJ kaknd. decembris. Per attestato di Gio- Yanni da Ceccano (5) 5 nell'ultimo giorno di nov^m*- l>re arrivò a Ferentino, e vi dimorò sette giorni, mo- strando secondo il suo finto animo pensieri di pace e di equità. Se A'andò poscia a Capoa, nelle cui pri- gioni trovò il valoroso, ma sfortunatOr Aùrcar</a conte di Àcerra, che poco prima nel yoler fuggir*», per pre- venir l'arrivo di esso augusto, tradito da un monaco (1) Go^efridus Moaachus in Cbron. (a) Foriceli. Monara. Basilio. Arobr.

(3) Campi Istor. di Piacenza TU.

(4) Bollar. Cassinens. Cùnstit. aao, et seq.

(5) Johannes de Ceccano Cbron. Fossae novae.

HCllAtORI, VOL. XXXYIII. I&

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Mttt€a, cèAÌb ikéìe mani di Diopoldo txfiEtale <res8- Yto (!)• n feee giodioire, e poi tirare a coda ctf Tttto pd fiogo di tutte le piasse, e fitiaAmeQte impic* car per li piedi, fiaehè morisse ; il sao cadarero fa rtnioiso dafla forca, te non dappoiché giuose la «oora della merle d'^esso a agosto neU'antio aegnente. Dopa la lesta del natale t^ncamminò Terso la Sicilia. Essendo lo questo mentre mancato di vita tessa fi- gliuoli Corrode tuo fratelto duca Alemagns, ossia di Svelta (a) , diede quel ducato alTaltro suo fratel- \o PUippOy diansi dichiarato duca di Toscana , e onndollo a prenderne il potsesto : il che la da Tolentieri eseguito, eon tener una certe solenme \t Aogasta nett'agosto delPanno presente. AbfaìaoK» an- «ora da Riccardo di s. Germano , che Arrigo •prìniB di giù jnere in quelle contrade, antt stando anthe in Gerannia, atea spedito il rescoro di Tormacia per ano legato in Iwlia. Andò questo preiato a Napoli ed guerriero abate di Monte Cassino, e eon moke squa- dre di soldati italiani e tedeschi tt imperiale impiem mandatitmj NeMpoìis murot et Capune funàiùu Jt- tìi eoerti. Pe^ nssicnrarti di quel regno, altro ripie- go non roNe adoperar quest'*augasto, ohe quello del rigore e terróre, dori maestri del ben operare. Coi benefici e non eoNa crndeltà si goadagnano i cuori de*potK>U.

Ebbero in qoesO anno i Genoresi pet loro pode* s^ Drudo Marcettìno (5), uomo di petto, ehe eoa TÌ|f(Mre esercitò la ma balia, non h perdonando a

(i) Rìf^ard^ de a. GerroMio tn Chren.

<a) Otto de s. "Wim^ù in Chron.

(3) Caffiiri Amial. Genoeni. I. T. TI, Rer. lui

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mal&t|Qre alcuoo, e gastigaodo tutta la gqnte mquU- Uy talchi rkiMse in buooo stato queHa discorde città. Fra altre sue prodezze, perchè ntoh'reittadìoi contro l pubblici divieti aveano febbricate torri alti»- •ime> delle quali poi si serrivano a far guerra ai lof vidoi nemici, ÌAtrepidameme le fece abbassare, rido* cendole tutte alla misura d^ ottanta piedi d' altezza. La continuata dissensione e guerra, che in questi tem* pi bofiira fra essi Genoyesi e Pisani^ dispiacendo al paterno cuore di papa Celestino IJI^ cagion fu che egli iaTiasse a Genova per suo legato Pandoro car* dinaìe della basilica de"* dodici Apostoli per trattae di pace. Fra i deputati deli^una e deir altra città alla presenza di lai fi tenne un congresso in Lerice sul principio d^ aprile. Questo, per cagion della Ticina pasque, si sciolse senza fratto, e fu rimesso ad altro tempo. Prevalendosi di tal dilazione i Pisani, segreta* mente spedirono in Corsica uno stuolo di navi, cre- dendosi di poter leirare il castello di Bonifazio ai Ge« ^ Aovesi, ma lo ritrovarono ben guemito. A questo ru- more accorsero ancora i Genovesi con una bella armata di mare, e andarono a sbarcsre e a postarsi jn Sardegna nel giudicalo di Caglieii, di cui era allo* ra padrone il marchese Guglielmo ( qual casa io non so dire ). Raunò questo marchese un esercito di Sardi^ Catalani e Pbani j^w isloggiare i Genovesi '; m^ ne riusci tutto il contrario. Fa messo in foga coi suoi, e la sua bravura gli costò P incendio del suo palagio e d^ altri ancora. Dopo di che i Genovesi se ne tornarono a Bonifazio. Tentarono iin* altra volta i Pisani d' assediar quel castello, ma indarno. Ten- nero anche a battaglia le .flotte pis^Oa e genoT«se,.ma

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l84 llWALt D'ifALU.

eoa poco ^fario netla perdita. A qaest"* anno fi Sigo* hio (i) e il Rossi (st) ilfenscooo it matrimonio S Avuo ^>fig1iaolo di Ohì%%o marchese d'Este con Marchesella degli A.delardt. Ho io provato (5) che inolio prima di qaesti tempi dovettero accader queste tiozze: noeze di somma ìmporfaaza per la linea esten^ se d^ Italia, perchè aprirono alla nobilissima- casa dei marchesi estensi la porta per signoreggiare in Ferra* ra (4)> Abbiamo veduto di sopra all^ anno 1T74 ^^ fosse la potenza e riputazion di Goglielmo Adelardi Soprannominato della Marchesella, per cai valore fìt liberata ancona dair assedio. Egli era principe della fazion gaelfa in Ferrara : giacche erano nate, e anda« vano crescendo le azioni de^ Guelfi e de' Ghibellini, Salinguerra figliuolo di Taurello, ossia Torello, eri il capo deir altra fazione. Morto egli, e manoato pa* fimente di vita Adelardo suo fratello, e rimasta erede deir immensa loro eredità Marchesella figliuola Adelardo, fu questa sposata al suddetto Azzo estense, acciocché egli sostenesse il partito de'^Gaelfi in quella dttà. Da U innanzi i marchesi d'Cste, signori del Po« lesine di Rovigo, di Este, Montagnana, Badia e di altre nobili terre, comi Sciarono ad aver abitaetoDe io Ferrara, e a far la figura di capi della fasion guelfi non solo in essa città, ma anche per talta la marca di Verona, dimodoché lo stesso era dire la parto marchesana^ che la parte guelfa.

(i) Sigonias de Regoo Jtal. 1. t5* (a) Rubeas Histor, Rayenn. L 6 .

(3) Antichità Esteasi'P. I, e. 36,

(4) Richobald. in Eomario.

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< CRISTO McxGTii. lodbiooe xn Anno di ( GELESTIT^O IIl^ papa 7.

( ARRIGO VIj re ts, iropefadore 7*

Le più ftrepitofre a^feoHire deW anno presen-^ le furono in Sicilia ; «a per diss^entura ^ ooa han voluto raccontarle per qualche politico ri* guardo gli antichi scrittori italiani di quelle parti, cb^ erano sudditi di Federigo II augusto, figliuolo di Arrigo VI imperadore. Più ne han parlato gli scrit^ tori inglesi e tedeschi, ma non senza mio timore, che essi lontani ingannati dalle dicerie, possano inganna-* re ancor noi. Scrive adunque Arnoldo da Lubecca (1)^ che giuDto in Sicilia F augusto Arrigo, vi fu occupa- to da molte traversie e battaglie, perciocché constava, del tradimento delf imperadrice Co^ama sua mo-» gTie, e degli altri iaobili di quelle contrade, Perciòr raunata gran gente, a forza di danaro d^ essi con- giurati beli si vendicò, dopo averli fatti prigioni* A colui che era stato creato re contra di lui, fece con^ ficcare in capo una. corona con acutissimi chiodi \ al- tri nobili condannò alla forca, al fuoco e ad altri) sopplizii. Poscia io un pubblico parlamento perdonai a chiunque aveva avuta mano in quella cospirazione^ e talibus ixlknjfuiis muitam graiiam illius regnii invenit^ et de celerò terra guieviL Che la impera- driee Coatanza mirasse di mal occhio le crudeltà del marito contra de^ poveri siciliani, e massimamente^ del sangue normanno» si può senza fatica credere, perchè era nata in Sicilia, e normanna di nazione, e

(1) Arnold* L^bec Cbron, 1. 5i e. a.

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•ì rieonotoefa anche obbligata alla frangila 6i TaiH credi, penici» ^^aaitroiantaterUinua dii lai in li- bertà. FinaliD^fo' f^oeravqoel rtguQy^ nam M lAa- ritOy* patwi piacariet cb^ agE distn^ei te col macello di taota nobiltà, e con rotarlo Ba tnite le rio^ chena {|er pattarle iO'GaaaMniau fifa scHa ènnai cre- dibile, dia avendo ella $m% figliuolo^ potesse oottsaotire che aVtri ai metteue in tetta qoeUa coronai Per dun- que' pm probabUe che rinperadriec laaa» in sospetta al marito anguaU^ d^aver part* in qoeMe sdleraùont ^ ma non già cb^ ella* ne aeslaasa convinta^ E però coi^ rien aotpendara la eredenaa in parte quello die serrf% BmggMri Ho vedano (i), ttoaìo» inglese, e perde nemico é^ Arrigo^ eon dira cIm Arrìgoi prese t magna- ti della Sieili», e parte ne tmprilgionò, parte dopo va- i4 tormenti fece movire. Avaaa dianct dato il doato di Dunose e il prindpalo dt Taranto' a ìfargarito, easia^Margantone grande ammiraglio* Qneata rolta. il fece abbndnare ed eunuoare. Per le qnaK iomnanftà rimperadrìjBe Gostaaa» fece lega eolla eoa gente eeo- tra dett^ angusto eonsorte va veneta a Paterme preae i tesori dd re and antenati ; dd die inooraggatr ì Pa* lemntani acciaerò gran copia di Tedetdri. L^ impe* radere Biggend<> d faeebinse in «aa ierlessa, co» peMiere di ripatriare, se gH* veniva frtto ; nm i anoi nemid gli aveaoo serrati t passi* Credane che vno^ le il lettore. Sicardo storice italiana (a), e allora d- vente, scrìva che fif argentone fn aeoecnto da Arrigo neir anno 1 1^4) ^ "^^^ 8^ <>*^ preaenta^ Cbe in Si^ d^ fossero e cengtnre e fomorì o nd pteoadeate, o

(i.) Bogerias Hovedenas Ann»1.

(2) Sicard. iaGhron.T. VH, Rcr. Hai.

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A. K'K Kf v«aa«TU*

iMÌ corrènte antu)) axtmetttmnolb pure^ Ma. ^b« Arrì^ go^ ìtb<oolà aon Wavmota disetsastamita! el>Kit)iiAtfO«^ fosse ftdotlo in. qaello'StBèo^ niMvha molu di veri-s aimilé. Mano ne ha, eòe T imj^era^bka a iiiiiera cala*' la iflipMgaassèil.inarito^ Bicem dusqaa il lettore» eo« liieimegyo- fondato, ti racconto di Goiifredo raoHa^Oy di cut aono Ve seguenti fu<Ae alPaatia pr«sente<: Jmperafar im Apmlia moratwrv IM quosdam prinr^ €^iptSj qui in nteem éjus eonspù'as3& dicthamtur^ dhersU pems: acciàio, Rumor etiam de €0 uc dls imf^tPtdriae Gomtantia varia setmuat^ soiìwei quod ipse in varOt wimntikus préBvtntus^ tftìank in- viiaìe pericuìo saepe cons^tutus sit;^ fuod imperatrici^ vùìuniaie eentper^ fieri mdgabàtur (r). Quietati I rtuDori detta Sicilia, e rìoottoiliato iMmparadore Arri- go colta mo^^ alhnra egli permito cbe la gra» flotta de* peUcgriiii desiderosi di aego alarsi ia T«rra santa sctogltesse le relè, con aggìugnerri e^i alcane delle soe s^^nadre, e dar loro per oondottiere Corrado ¥e^ stiopo àkWhtàmrgo ano canceHfereu Andarono, fe- cero alquante prodezce in quelle parti; più ancpra n** a^r^l^no fiitte^se non fossie giunta la. morte del- l'imperadore, cbe sbandò tutti i prìncipi tedeicbi, ▼olendo ciascuno correre a casa, per intervenire al- l' ekaion del auoro augusto* Succedette essa Hiorte tieUa seguente forma, che a"* ha da Riccardo da a. Germano (a)^ Fece Arrigo Tenire a T imperadrioe* Costama sua moglie, e mentre essa era nel palaóo di Palermo, Guglielmo castellano di Castro- Giovanni si ribellò alP imperadote. Pertossi in persona Arrigo

(t) Godffrìdos SToDàdiat Gfaroft, (a) Richardus de s. Germano in Cbron.

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nU asfecbo di quella fortezza: quivi stando nt presdì da tipa malattia, a cagion della quale condotto ( per quanto si ha da Giotanni de Geccano (s)) e dall'ano-» redeno (d) , a Messina, <|aivi termtD^ i suoi giorni nella- Tigilia di s. Michele, cioè nel aS di aettem« bre. Altri -dicono nella festa di s. Mtehéte^ altri n^ quinto d"* ottobre, e n^li Annali genovesi (3) la;> sua morte è riferita nelP ultimo di di settembre,

Toce eorse ch^ egli morisse attossicato dalla mo- gfie, a eni si attribuiscono tutte le irarersie patite dal marito ; ma Corrado abate urspergense la giustifioÉ di tal taccia con dire t Quòd tàmen non est n^erisi* mite. Et qui eun\ ipfo (Angusto) eo tempori^ erani Jarniliiarissùni^ hoc inficiàhafiiur^ Audi^fi ego^ id ipsum a donino Comrmdo^ qui postmodum [fi»ìk abbas praevionstrateniit^ et tunó in èaeculari ha-* hitu constitutus^ irt camera imperaioris exsìiiit Jamiliarissimus {^),^0Tk so io qual fede meriti Tllo* yedeno allorché scrive che Arrigo mori scomunicato da papa Celestino III^ per non avere restituito il dbiyra indebitamente estorto a Riccardo re d^ In- ghilterra, e perciò proibì il papa che se gli desse se^^ pottora in luògo sacro, tuttoché farci vescovo di Me^ sina molto si adoperasse, per ottenerlo. Aggiugne che lo stesso arcivescovo venne da Roma per questo, e di tre cose fece istanza. La prima, che fosse permes- so il seppellire esso augusto : al che rispose papa Celestino di non poterlo concedere senza consenù^

(i) Johsnn. de Ceccano Ghron. Fossae novae. f2) Kogerias Hovedenus.

(3) Caffari Annal. Oenoent. ì\ 4.

(4) Abbas Urspergea. in Cbron.

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k V ft O MCXCTII. i^^

mento del re d' Inghilterra, e restituito pnnìna il mal- tolto. La seconda, che facesse ritirare i Romani che aveano assediato Marqaardo nella marca di Guarnie- rì, cioè d^ Ancona : il che dovette succedere dopo la 'morte deir imperadore. E la terza, che permettess« la coronazione del picciolo Federigo in re di Sicilia. Sono sospetti gli scrittori inglesi in parlando que- sto imperadore. Nondimeno anche Galvano Fiam- ma (i) lasciò scritto, ch^ egli mori scomunicato. Quel ich** è più, vedremo che anche papa Innocéneo in il pretese scomunicato da esso papa Celestino» Forse implìcitamente si pretendea incorsò Arrigo nella sco- munica per la violenza usata al re d^ Inghilterra ; ma ehe espressamente fossero fulminate contra di lui le censure, non si truova in altre memorie d^ allora. Air incontro Ottone da s. Biagio dopo aver notata la morte d"* Arrigo in Messina, soggiugne : Ibidem cum rnaxtmo totius exerciius lamento cuUu regio 96* pelitur (a). Sono ancora di Sicardo storico e resco- vo allora vivente le seguenti parole : ^nno Domini MCXCFTl reversu9 imperator in Jlaliam^ in Si* cilia moriuiis est et sepuUusi^), E T abate urspar* ^ense discorda bensì nel luogo della sepoltura, ma questa ce la per certa, sc»'i Vendo (4) : Henricus imperator ohiit in Sicilia^ et in ecclesia panormi-^ tana magni/Ice est sepultus^nh alcun d' essi parla di scomunica. Comunque sia, la morte di questo aa- |(USto fu tofldmamente compianta dai Tedeschi, che

(i) Galvanus Fiamma in Manip. Fior» (a) Otto de s. Biasio in Chroti.

(3) Sicardus in Chron.

(4) Abbss Urspergeni. in Chon.

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r esaltano forte^ per av^re stesi i cenfioi àtSV unpe^ Tto, e portati dalla Sicilia ia Germania immeoti teso- ri ^ma air incontro essa riempie à" allegrexza tntti i popoli della Sicilia, e d^altri paesi d1[talia, che Pavea- xip provaio prìncipe crudele e sanguinario, ne gli da- Tano altro nome che di tiranno. Odasi Giovanni da Geecano (i) :

Omnia cum papm ^audent de morie fyrannL Muri necat^ et euncti gcmdent de morte sepuìti^ Apulus^ et Calaher^ SiculuSy Tuseusque^ £»-

gm^que. Certo è ehm la morta di qneato prtocipe porle una somma eonfustene nella Grermania, e si tirò dia» tro un fiero sconvolgimento e una gran nntanoaa di cose anche in ItaHa, siccome andremo vedendow Per Inme iniaafo di qnel che poada avvenne, consH iJarabile è una notiaia a noi conservati dalP autore ddla vita d^ Innocenso III papa (3). Scrive egli che dopo la rotta data, siccome vedremo, Beifanno 1 a 00 a Marquardo marchese d'^Ancona, si trovo fipa^suoì scrigni II testamento del suddetto imperadore ^rir- go /V, con bolla d* oro, che ora ai legge stampata da me a da altri. In caso ordinava egli che JFeder^ Ruggieri ano figlinolo riconosoease dal papa il ragne di Sicilia ; e mancando la moglie e il figlinolo sema «rade, esso regno tornasse alia Chiesa romann. Che se il papa confermasse al figliuolo Federigo rimperìo^ In rieompenaa si restituisse alla Qiiesa stessa tutta la terra della contessa Matilde, a riserva di Medicina e di Argelata sul bolognese. Ordinò ancora a Harqoaf- ( i) Johannes de Cecciiiio Ghrqo. Fos^e noyae, (2) Vilà lonoccnlii III, P. I, T. S.ller. It^.

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A ir ir o HCtcvix. 191

dò, ut ducafum ravennatbm^ terram Brictinori, tnurdùam j4nconae recipìat a domino papa^ éi romana Ecclesia^ et recognoscat eiiam ab eis Medisinam et ^rgeìata, E maocando egli senza erif- di, vuole che quegli Stati restino ia domiDio della saddetta Chiesa. Una parola non vi si legge del du- cato di Spoleti. Solamente vi si dice che sia restitui- ta al papa tutta U terra da Monte Paile sino a Gepe- rano, siccome ancora Monte Fiascone. Secondochè abbiamo da Parisid da Cereta (i),i Yeronesi in que- st* anno attaccarono battaglia coi Padovani, assistiti da JSccelino da Romano^ e da j4ik%o marchese di Este, e li sconfissero eolla morte di molti. Questo Eccelino, per soprannome il monaco, fu padre del crudele Eccelino da Romano, Di questo fatto parla ancora Gherardo Maurisio (a), con dire che i Vicen- tini dopo una gran rotta loro data dai Padovani dal suddetto Eccelino, per cai restarono prigionieri pia di duemila d^ essi, ricorsero per aiuto ai Yeronesi, i quali con si formi dabtl armata entrarono nel padova- no, guastando e bruciando sino alle porte di Pado- va, che atterriti i Padovani altro ripiego non ebl>ero per liberarsi da questo turbine, che di restituire tutti i prigioni : il che fetto, ebbe fine la guerra. Ma que- sto avvenimento da Rolandino vien riferito alP anno seguente, e in altri testi airanno 11 99. Un documen- to da me prodotto nelle Antichità italiane forse ci h vedere tuttavia duca di Toscana Filippo fratello deir imp^'adore Arrigo. Esso fu scritto ndP anno 1 1 96 nel di 3o d* agosto correndo P lndi%ione XF.

(i) Paris de Cereta Chroo.Yeron. T.8,Rer. lUl. la) Mtoris. Hill. T. 8, Rcr. IlaL

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ig2 AHVàLI D^ ITALIA. AVIIQ «CXCyjT.

Ma pcrch.è tale lodiuoBe spetta all' anno presente, peròy o ivi. dovette essere V anno 1 1 9^^ ovvero s^ ha ^ scrivere Indi%ione X/% e sarà rerameote f an« 00.1196.

Turi 9KL Tona XXXTIÌI.

In questo VoL XXXTIII si comprende io spazio rli tempo scorso dali'^annodi Cbisto mclzvix. Indiz. XV , fino all^anno di Cristo mcxctii. di Celbstiho III, papa 7. Abrigo VI, re 12, imperad. 7.

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