ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI CINQUANTAQUATTRO SPECIE DI CROSTACEI PODOTTALMI, ENDOTTALMI E SUCCIHIATORI DEL MARE ADRIATICO, ALCUNE DELLE QUALI NUOVE 0 MALE CONOSCIUTE, ACCOMPAGNATE DA TRENTATRE FIGURE LITOGRAFATE, E PRECEDUTE DALLA STORIA DELLA CARCINOLOGIA ADRIATICA ANTICA B REGBNTE DEL M. E, DOTT. GIO. DOMENICO NARDO === ___ 04 INTRODUZIONE Sto, da Le ultime opere che illustrano i crostacei del mare Adriatico, sono quelle del professore d'Innsbruch dott. Camillo Heller, intitolate : Die Crustaceen des siidlichen Europa. Crustacea podophtalmia, ecc. Wien 1863, con 10 uv. lito- srafate. — Carcinologische baitriige zur fauna des Adriatischen meeres, Wien 1866 — Bastràge sur neherem Kentniss des Amphipoden des Adriatischen meeres, Wien 1867. In queste l’ autore fa conoscere con accuratezza le specie finora trovate nel nostro mare, indicandone i caratteri distintivi e le località nelle quali vennero fino ad ora osservate dai naturalisti, che negli ultimi anni specialmente, visitarono le coste adriatiche Istriane e Dalmatine. Tali lavori segnano un vero progresso in questa parte interessante del- l’ Adriatica zoologia, ed è desiderabile che continui l’autore le proprie ricerche e che altri lo imitino estendendole alla costa Adriatica italiana. Parlando il professore Heller di parecchie specie del nostro golfo, delle quali ebbi ad occuparmi in passato e trovo ne’ miei manoscritti qualche anno- tazione, stimo utile dare sopra di quelle alcuni schiarimenti. Abbiamo ‘ancora pur troppo bisogno, relativamente a più specie, di migliori figure e di più precise descrizioni, e sovra ogni altra cosa di richiamarne molte a tipi più sicuri, unendone altre state malamente distinte coll’appoggio di caratteri troppo incerti, per cui devono credersi piuttosto variazioni dipendenti dall’ età, dal XIV. 33 rst 218. ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. sesso, dal luogo di abitazione e dalla qualità del nutrimento, e dall’ essere l'individuo in istato di muta o di nozze, e qualche volta in condizione pa- tologica. La storia dello sviluppo e della metamorfosi de’ crostacei non può dirsi giunta ancora a quel grado di avvanzamento al quale pervenne quella degli insetti, poichè difficoltà molte s incontrano volendo osservare le specie nei differenti stadii della loro vita, vivendo la più parte nel profondo del mare. Gli studii fatti fino ad ora sulla fisiologia di questi animali e sul loro sistema tegumentario, sono poco profondi ed estesi a piccolo numero di specie, nè molto si conosce sull’ influenza che possono avere gli agenti locali, cioè la qualità de’ fondi marini, il calore, la luce ed altro, nel variare le funzioni di esso, e nel differenziare le secrezioni dermiche a seconda dello stato dell’ indi- viduo, per cui cangiandosi le apparenze, si vedono talvolta nella medesima specie tali esagerazioni di sviluppo in alcune delle dette secrezioni, dal farla credere del tutto distinta. Per istabilire con fondamento una specie di crostaceo, è d’ uopo essere mol- to guardinghi sulla scelta dei caratteri: Non conviene fidare troppo su quelli tolti dal colorito ; dal numero delle dentellature dell’ orlo dello scudo ; dalla presenza o mancanza di pelluria in alcune parti del corpo ; dalla forma 0 spor- genza e scabrosità dello scudo e delle gambe; e persino ciò far devesi riguardo alla forma di alcune parti del corpo, variando essa talvolta col cangiare dell’ età, col succedersi delle mute, o per la rigenerazione di qualche membro. È de- siderabile quindi che ai lavori che possediamo sulla morfologia de’ crostacei, di nuovi se ne aggiungano e tali da recare quelle conoscenze che sono neces- sarie pel perfezionamento del metodo naturale da seguirsi nella loro classifica- zione, e per determinare con sicurezza la loro specifica essenza. Col presente lavoro intendo soltanto offrire alcune note illustrative scritte coll’ appoggio delle mie osservazioni, fatte parecchi avni or sono, e di quanto trovasi notato nell’ opera inedita dell’ abate Stefano Chiereghin, della quale pubblicai per incombenza governativa nell’anno 1847, la sinonimia moderna. Le specie illustrate sono cinquanta quattro, trentatre delle quali sono ac- compagnate da figure. Quattro di queste figure rappresentano specie non cono- sciute dal Chiereghin, e ventinove sono tratte dai disegni da esso eseguiti sugli individui in natura, con quell’ esattezza scrupolosa che non manca in nessuna parte dell’opera sua. Quantunque per qualche specie non sieno espressi quei DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 249 dettagli parziali che la scienza odierna richiede, tuttavia vi ha quanto basta per significarne i suoi caratteri distintivi. Era mio intendimento, anzi desiderio, aggiungere quelle osservazioni le quali avessero tolto ogni dubbio che su alcuna di esse specie potesse insorgere, ma oltre al non essermi stato possibile di osservarle tutte viventi oppure disse- cate, poichè sempre indarno ne feci ricerca ai pescatori, ebbi pure la dispiacenza di perderne alcune di quelle esistenti nella mia collezione di crostacei, la quale soffrì molti guasti nel bombardamento del 1849. In quella sciagurata circo- stanza perdei anche parecchie delle mie note illustranti la Fauna Adriatica, ragione per la quale mi mancò lena di prima, tanto più che nuove occupa- zioni e novelli studii mi tolsero il tempo e l'occasione di occuparmene. Ad ogni modo, quantunque tenue l’ offerta mia, oso lusingarmi che possa spargere qualche lume sui caratteri di alcune specie ancora poco o male cono- sciute, od almeno eccitar altri a più profonde ricerche, e così pure a meglio chiarirne la sinonimia ; argomento il quale può essere trattato colla voluta ac- curatezza da quelli soltanto che possedono ricche collezioni di provenienza diversa, e grande copia di libri; favorevoli circostanze quasi affatto mancanti nella nostra Venezia. Stimo utile premettere al mio lavoro, quale saggio della mia Storia del- l’ adriatica Fauna, la Bibliografia antica e recente relativa ai Crostacei fino ad ora osservati nel mare Adriatico e nelle venete Provincie, dove si presentano anche gli elenchi delle specie dai singoli autori notate, a cui stanno di rin- contro ai nomi da essi adoprati, quelli che sono preferiti oggidì dal maggior numero de’ scrittori. . È Y % i po: be N } gu pi ) n A PISA ibi " d y alia liti Li Ù: 100 raf? } Taztt ‘ {agt nil ; : <.iett RPTSCIT ri 1 geo ftiggitr PIFEL ALE ste pr » cio 1 np dl : i Ù AO i Ha ii } ; (AI SORTE RIT J ) toa î wi Nesta ita * Î , * a N i bi 4 Ha) GATTA PETRONE) . h } Ta \ x RI “ n x ) dita ù S Meri ì }' dk A È $ oi nio Sale p2:$ pi Ti de HT UA Ti pm; i ; n h) | hi ve 3 MA Ta Re TI AL pela .; LE TR 143 x n] TRO, 1 7 j vrai : } Fr ; H i Ì È Pa Pi DS a, dn po 20. E iv SAS h ; î ’ Dì, i : Pao tge u i LU (MPS “i x Ù M vi v IRE le i Ù x fi ; e J i N ‘ { “ I \ » p C —» ì t Di AUS i yu i pag L 99 ln DITE i "iii LI De À Ì È x x ' . ® ì I . DI du ni ce Aa Pea! eroi tal dig Ml Pi RL, vi Xi DE gh { » i Pai Mint svi sp à NL DVR gl i pui vi sari n ” F | PV Di K) ue fi qui 3 sO PURA, ARA pe \ WITT GIS TI vi de Du Pi So n i igpn ea MARI mld Vil 1 4 DI PARTE PRIMA ELENCO RAGIONATO DEGLI SCRITTI NE’ QUALI SI PARLA DI CROSTACEI Sec. DEL MARE ADRIATICO QUALE BRANO DI STORIA DELLA FAUNA ADRIATICA Go SOMMARIO . xvi. — 1524. P. Giovio. — 1533. Gilio. — 1537. Massari. — 1553. Belloni. — 1554. Rondelet. — 1560. Gesner. — 1565. Mattioli. ;. xvi. — 1606. A/drovando. . xvi. — 1739. J. Planco. — 1760. Lo stesso. — 1762. Ginnani Francesco. — 1763. Scopoli. — 1764. Ab. Zucconi. — 1766. Linneo. — 1767. Ab. Zucconi. — 1768. Brunnich. — 1773. Bonnani e Battara. — A774.F. Ginnani. — 1780. Turra. — 1782, 96. Herbest.— 41791. Wulfen. — 1792. Olivi. — 1796. Anonimo xix. — 1813. Bodei e Brignoli. — 1818. Chiereghin. — 1821. Nardo G. D, — 1824. Ab. Berini. — 1824. G. de Martens. — 1826. M. Naccari. — 1829. G. Boe- rio. — 1844. Co. N. Contarini. — 1843. Lo stesso. — 1845. G. de Martens,. —1846. O. Costa. — 1847. Nardo G.D. — 1847. Lo stesso. — 1854. Hope. — 1853. Sars. — 1854. Dott. Pirona. — 1855. Menegazzi. — 1856. Prof. Heller. — A857. Ed. Martens. — 1857. 0. ed A. Costa. — 1858. Heller. — A858. Prof." Cornalia e Panceri. — 1861. Nardo G. D. — 1861. Lo stesso. — 1861. Martinati. — 1861. Grube.— 1862. Heller. — 1862. Lo stesso. — 1863. Lorenz. — 1863. Heller. — 1864. Grube. — 1864. P. A. Saccardo. — 1864. Heller. — 1865. A. Ninni. — 1866. Prof. Heller. — 1866. Lo stesso. — 1868. Nardo G. D. — 1868. Lo stesso. — Riassunto. — Conclusione. — Desiderii. Sec. XVI. 1524. PavLi Jovi novo comensis, De Romanis piscibus libellus; Roma all’ 1524, 4° Nomina al Cap. XL le Granceole ed i Granciporri de Veneti, ed accenna uso di applicare uno specchio entro il carapace delle prime sicchè serva esso di elegante cornice. bo 299 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI b4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. - - 1533. Ex AELIANI Historia per PetrRuM GvyLLiuM Zatini facti, itemque ex PorpuyRIo, HrLionoro, Oppiano tum eodem Gyllio luculentis acces- sionibus aucti, lib. XVI. De vi et natura animalium. ejusdem GyLLu liber unus. De Gallicis e latinis nominibus piscium. Lugduni 1535, 4.° In quest’ ultimo libro, nel quale parla l'autore de pochi crostacei cono- sciuti a suoi tempi, nomina l’ Astice dell’ Adriatico cap. 78 ; le Squi/le de' ve- neti cap. 77; ed i Granciporri, de quali descrive la pugna con alcuni fanciulli, da esso osservata sul lido del mare. 1537. Francisci Massara Veneti, In nonum Plinit de naturali historia librum. Castigationes Plinianae. Basilae 1537, 4.° Si apprende solo da questo libro che i Pagurz sono detti dai Dalmati e dai Veneti Granciporri, pag. 202, e che i Cancelli (Granchi Eremiti) abbon- dano nella Dalmazia, nell’ Istria e nelle paludi venete. 1553. Perri BeLLonu Ceromani; De aquatilibus, libri duo cum iconibus ad vivam ipsorum effigiem, quoad ejus fieri poturt, expressis. Parisiis 1553, fig. Parla a pag. 9846-48, della Cicada marina ; distingue la Cicada de’ veneti dall’ altra detta più spesso Parzocchza dai Romani, che dice essere più sapo- rita. La Cicada prima dal Belloni osservata sembra fosse una Gebza, poichè scrive: Quae autem venetiis cicadae nomine divenditur ea quidem adulterina est. Tenuis est hujus crusta, cruda ita albicat ut fere transpareat, una cum pisciculis marinis saepe suo cortice contecta eatrahitur, et simul cum Carpio- natis, Bocis, Maenis et Trachuris, canistris inseritur. La figura presentata a pag. 348, è abbastanza esatta e rappresenta la Squi/Za mantis. A pag. 350 crede parlare dell’Astacus, Astese dei Veneti, ma la figura che ne dà a pag. 354, fatta sopra individuo ricevuto da Venezia con tal nome, mostra trattarsi di altra specie, cioè del PaZinurus vulgaris degli autori moderni. Accenna a pag. 353, il Cammaro seu Gammaro, Padi accolis, del quale dà una buona figura a pag. 355; ed a pag. 357 scrive: che Veneti Squillas appellant, quarum frontispicia rostris aculissimis praedita sunt; sembra però TS DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 23 avere scambiate le ScAhz//e de’ Veneti coi Gambari degli stessi, e di questo fa prova la figura presentata a pag. 358. A pag. 366 e 367, dà due cattive figure : la prima del Grarzo Romanis ac Venetis, e l’ altra che nomina Grarceo/ Venetis, Grancella Ferrariensibu s. Quantunque parli confusamente di tali crostacei, vedesi trattarsi del Carcinus maenas maschio e femmina, scrivendo che quest'ultima, Veneti mazanetas no- minant. Aecennando il fatto, che diventano Mo/ecche quando cambiano la cro- sta, espone l’erronea opinione volgare di que tempi che nelle Masanete non mai succeda tale cambiamento. Il Paguro, Venetis Grarciporro, viene figurato a pag. 370; ed a pag. 370 e 372 parla del Granchio Maya che dice chiamansi specchio dai Veneti e dai Genovesi, pell’ uso d’ inchiudere nella loro corteccia in modo elegante, uno spec- chio. La figura che ne dà a pag. 373, è pessima. Il Carvus carcinus, Veneti ac Ferrarienses Mazanetam, del quale parla a pag. 376, è indubbiamente la GranzeZ/la dei veneti, Por'unus depurator. Leach ; giacchè lo descrive : pedes extimos latiuscolos, quibus ad natandum ceu pinnulis aut remis utitur. 1554. GueLieLmi RonpeLeri, De Piscibus marinis in quibus verae Piscium effigies espressae sunt. Lugduni 1554. Fol. fig. Parla il Rondelezio e dà la figura, pe’ suoi tempi esatta abbastanza, di n.° 25 specie di Crostacei propri del Mediterraneo. Di quelli dell’ Adriatico però cita soltanto a pag. 560, il Cancer mea (Eriphia spinifrons) che dice chia- marsi a Venezia Granciporro, e l'Astaco, Homarus vulgaris, che dicesi Astese. 1560. Gesner Conrapus, Nomenclator aquatilium animalium. Icones ani malium aquatilium in mari et dulcibus acquis degentium plusquam 700, eum nomenclaturis singulorum, latinis, graecis, italicis, hispanicis, germanicis, anglicis, aliisque, ec. Viguri 1560. Fol. fig. Le specie di Crostacei delle quali il Gesner fa re presentandone la figura, sono in tutte quarantadue. La maggior parte sono quelle dal Rondelezio e dal Belloni pubblicate. Di queste fisure 19 furono a lui trasmesse da altri, ma sono quasi tutte eseguite 224 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. con molta inesattezza, sicchè difficilmente può indovinarsene la specie. Fra quelle avute da Venezia, si riconosce la Poressa o Granciporon (C. Pagurus) ; la Maja fem.; V' Astese; la Squilla; la Locusta mantis. Quest ultima figura egli stesso dice peggiore di quella data del Rondelezio, aggiungendo che sì vendeva a Venezia la specie che rappresenta, col nome di SrgaZe, Cicade. Vedesi da ciò come abbia poco contribuito questo autore in tale ramo di zoologia adriatica, quantunque avesse visitate le venete pescarie. 4565. MatTIoLI Pietro AxnpRrEA, Commentaria in sex libros Dioscoridis. Ven. 1565. Fol. fig. Parla questo autore di sole n.° 9 specie di Crostacei presentandone buone figure. Sono queste l' Hppocampus, locustae genus a piscatoribus Acquilejen- sibus Fa/oppa dictus, il quale è la Squi/la Mantis di Rondelezio ; i due Can- cer fluviatilis e marinus (Granchio e Masinette de' Veneziani) ; l' Astese e il Ganmmarus ; le Squillae, il Maja o Granceolo ; il Paguro o Granciporro ; ed i Cancelli. Sec. XVII. 1606. ULyssis ALprovanpI Boxoniensis. De religuis animalibus ewangui bus libri quatuor post mortem ejus editi, nempe de mollibus, crustaceis testaceis et zooplutis. Bononiae 1606. Fol. fig. Contribuì molto poco l’Aldrovandi ad illustrare la Storia dei Crostacei del- l' Adriatico, abbenchè come Bolognese avesse potuto farlo amplamente. Egli ha ripetuto quanto, riguardo ai Crostacei adriatici, erasi già detto dagli autori che lo precedettero. Dalle figure che presenta ad illustrazione delle 26 specie delle quali tiene parola colla sua solita erudita prolissità, poche sono originali ed eseguite con esattezza. Nomina | Astese de’ Veneti e ripete chiamarsi Gam- baro l'Astacus fluviatilis ; dice che le Squz//ae dei Veneti chiamansi Campana a Bologna ; che gli Istriani chiamano Gambare/li le Squillae gibbae, quando sono di mezzana grandezza. Circa ai Granzi marini (Carcinus maenas) valla aggiunge a quanto fu scritto da suoi predecessori. Col nome di Cancer marz nus ‘alius ab authore observatus, vedesi a pag. 175, una figura mal eseguita DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 9225 d'una specie che si riconosce essere il Portunus depurator de’ moderni; non dice però se tale specie 1’ abbia ricevuta dall’ Adriatico. Col nome erroneo di Pagurus venetorum, presenta a p. 182-483, due figure di grandezza naturale, abbastanza buone, della Maya squinado, da esso detta Cancer Maja alias. A pag.492, col nome Cancer Heteroclitus alter hirsutus, prone et supine, dà due figure, dalla prima delle quali specialmente, poichè me- glio eseguita dell'altra, si riconosce la Dromia vulgaris dell'Adriatico; egli però non ne indica la provenienza. Sec. XVIII. 4759. Jani Pranci (Giovanni Bianchi). AriminensIs, De Conchis minus notis Liber. Ven. 1739, 4.° fig. La comparsa di quest opera segna un vero progresso nell’ adriatica Fau- na, poichè il suo autore mostrasi diligente e giudizioso osservatore. Quanto in essa si legge, anche sui pochi crostacei di cui dà notizia, è tutto importante e conforme alla verità. Dà perciò meraviglia come dagli scrittori di cose adriati- che se ne trascuri la citazione, e non vengano prese in considerazione le di lui osservazioni. A pag. 34, discorre sul Cancer, da esso chiamato, /atipes parvus, oblongus, variegatus, del quale presenta nella Tav. III, fig. 7. B. C. una sufficiente imagine prona o supina, considerandolo, però non a ragione, differente dal Cancer lati pes di Rondelezio, pag. 545. È questo il P/alyonicus /atipes de' moderni auto- ri. Accenna non prendersi mai colla rete dei pescatori, ma trovarsi sempre get- tato sul Lido dall’ onde. i A pag. 39, indica altro Cancer /atipes maggiore, differente dal primo, detto volgarmente Maszzetta, da non confondersi, ei scrive, colle Masanette de’ Ve- neziani; è questo il Portunus depurator di Leach. Come specie da altri non descritta, indica a pag. 36, il Cancer hirsutus, personatus maris superi, vulgo Facchino ariminensibus dictus, e di questa dà la figura nella Tav, V, fig. I. Essa esprime, quantunque imperfetta, come la disse lo stesso autore, la Dorippe lanata de' moderni autori. Sembra che Aldrovan- do abbia figurata malamente la stessa specie, senza però darne i caratteri e la provenienza, a pag. 194 della sua opera, col nome di Cancer hirsutus alius. XIV. 34 226 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Nota l’autore che andrebbe troppo a lungo, volendo descrivere tutti i Crostacei del lido Riminese ; si limita quindi a far conoscere, pag. 37, il Cancer hirsutus valde magnus globosus, nigro atque toto corpore horridus, magnus ut malum punicum, che è la Dromia vulgaris di M. Edw.; /e Granzeole, Maja squinado, il Grarciporro (Eriphia spinifrons, Sav.) ; il Cancer subni- ger cortice quadrato granciporro minor, che sembra un Pachigrapsus ; il Car- cer longissimis pedibus et brevioribus chelis, qui ad cancros arneas vel Bra- chiacheles Rondeletii referri posset. Scrive che i Cancelli (Pagurus de’ moderni) raro occurunt, e che sono frequenti //7 minimi qui in alienis testis vivunt. Dice che se dovesse dividere in classi i Crostacei, li separerebbe in rotondi e lunghi, fra quali ultimi por- rebbe la frequentissima Squ///a mantis, detta in Italia Nocchi, Cannochi, Spar- nocchi. Aggiunge che queste dopo le ostriche tengono il primo posto nelle mense, e che vi hanno seguito le Squz//e gz0bbe, le quali presso Rimini si consi- deravano di tre generi : il primo che non si prende colle reti de’ pescatori, ma vien gettato sulla spiaggia dopo una burrasca, ed è simile all'altra Squ//a man tis, detta volgarmente Pregadio (forse una Gebia oppure la Squilla Desina- restii) ; il secondo capite rostrato, che dicesi Gambaro (Palemon squilla) ; ed il terzo capite non rostrato, detto Squilla (Crangon vulgaris), le cui specie si prendono colle reti, e vengono mangiate anche crude, poichè di grato sapore. Fra i Crostacei lunghi accenna trovarsi a Rimini anche gli Astaci (Homarus vulgaris, M. Edw.), ma più rari, non sa per qual causa, che in altri tempi. 1760. Jani PLANCI ..... (opera citata), Edit. altera, Duplici appendice aucta. Romae 1760, 4.° fig. Nella prima appendice a pag. 89, avverte, dietro osservazioni fatte, che tutti i Crostacei mutano la crosta, e che nell’ Adriatico vive la Locusta /ongio- ribus chelis a Rondeletio Leo dicta (Munida rugosa, Leach) ; ed essersi fatti più frequenti che in passato, gli Astaci, ma differire da quelli propri della Dal mazia, i quali arrivano alla lunghezza di un piede e mezzo, e le cui chele ser- vono ai pescatori di recipiente per conservare il sale. Gli Astaci proprii del litorale Ariminese parrebbero essere, stando ai carat- teri che ne dà l’autore, il Nephrops norvegicus, Leach.— Astaci nostri vulgares, ei dice, crudi unius coloris albi sunt, et cocti parum vel nihil rufescunt nisi DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 2097 assentur, tunc enim parum rufescunt. Chelas habent oblongas, striatas, spino- sas et altis asperitatibus donatas, sed numquam sunt immanes ut in priori illo astacorum genere Dalmathino. Accenna poi che le Aragoste, frequenti nel mar Tirreno, non si trovano ad Arimini. Nell’ appendice seconda, pag. 106, col nome di Cance/lus maximus, dà una molto esatta figura, Tav. II, di una specie poco allora conosciuta, abitatrice del Dolium Galea, la quale fa meraviglia non vedersi citata dagli autori, nella sinonimia del Pagurus striatus, Latreille, a cui è riferibile. Nè può credersi essere sfuggita alla vista di essi, dacchè il Risso col nome di Pagurus angu- latus, cita già altra specie dall’ autore medesimo descritta alle pagine stesse, e figurata nella Tav. IV. A, entro al guscio della Cassidarza Thyrrena, dove per lo più vive. Viene da esso chiamata Carce/lus major, majoribus chelis bisulcatis, et inaequalibus. Ù Descrive anche in questa appendice, pag. 107, e figura nella Tav. IV. B, il di lui Cancer cordatus, seu sagittatus, totus hirsutus, il quale venne pure obbliato dagli autori dello scorso e del presente secolo, quantunque evidente- mente si riconosca in esso una Pisa prossima all armata. Nella medesima pagina finalmente parla del Oestrum seu asilus marinus, dandone esatta figura nella Tav. V, A, B, C. Venne questa tavola citata dallo Gmelin come riferibile all’ Onzscus asi/us, corrispondente oggidì all’ Arz/o- cra mediterranea di Milne Edward. Sed aliud genus reperitur hujus anima- lis, egli aggiunge (sembra una Cymothoa), oblongius, quod per branchias pi- scium majorum, Rajarum nempe et Canum ingreditur, quando in mare hamo sunt capti, ut carnem eorum piscium universam voret intacto corio et ossibus, ut pisces isti veluti bursae vacuae a piscatoribus extrohantur. (Pulices marini idem quoque prestant sed tantum pisces in littore rejectos vorant et sordes ut littus ipsum ab ipsis sordibus mandatum efficiant.) 1762. Ginnani Fraxcesco e C. ZAMpPieRI, Produzioni naturali che si trovano nel Museo Ginnani di Ravenna. Lucca 4762, 4° fig. Alla pag. 223 di quest’ opera, leggesi l' elenco dei Crostacei dell’ Adriatico raccolti dallo zio Giuseppe Ginnani e nel Museo suo conservate. Si notano in questo 22 specie, al maggior numero delle quali, citandosi la figura dell’ Al- drovando a cui corrispondono, è facile applicare la moderna nomenclatura. 298 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Sette però mancano di citazioni per cui è più difficile trovare di esse la recente sinonimia. Fra le riconoscibili mediante la figura citata dell’ Aldovrando, sono l'Astice: Hommarus vulgaris; il Nephrops norvegicus, Astice di mezzana grandezza ; il Palinurus vulgaris, Locusta, Ald. Cap. 2 ; la Gebia littoralis. AV. 450, ma- lamente detta Bernardo eremita ; V Anilocra mediterranea. Pedicolo ed asilo marino, Ald. de Jus. 742; l’Astacus fluviatilis, Gambero fluviale; il Granchio maggiore maschio e femmina, Aldr. 183. Maja squinado; il Granchio peloso Dromia vulgaris; il Granchio irsuto, Ald. 193, che è una Pzsa; il Granchio peloso, Ald.494, che pare la Dorippe /anata; il Cancer brachichelas, AId.485, che pare altra P/sa; il Granchio minimo, Ald. 218, che è il Pinnitheres pisum; il Granchio di color rossigno con quattro prominenze sopra la schiena, Ald. 204, Inachus Scorpio; Granchio minore, Ald. 208, Sterorynchus phalangiun. Le sette specie delle quali non si citano figure sono le seguenti : Astice minimo che guardato con lente appajono sul dorso molti siriati. Egli si trova negli alcioni più duri. Parebbe fosse questa specie la Gu/athea squamifera giovine ; Squilla nominata in Ravenna Canocchia. È la Squilla mantis de moderni autori; Squi//a minutissima, la quale non si discerne chiaramente senza microscopio. È bianca con corpo quadro fornito di antenne a cinque nodi ed il suo corpo si forma di sette croste una dietro l' altra, a fianco delle quali verso il ventre stanno le gambettine di quattro pezzi. Sarebbe difficile dire di che specie si tratta con così imperfetta descrizione ; Granchio di piccola corporatura di lunghissime gambe, e particolarmente le due che sono rostrate, i cui rostri vengono uncinati per modo che chiusi fra di loro s' incontrano come quelli dell’'uccello nominato Corvirostra. Pa- rebbe trattarsi del Gonop/ax rombhoides ; Granchio irsuto e minore tutto rosso, con due gambe rostrate, grosse, spit nose. È forse questo il Pilumnus hirtellus. Granchio minimo di color rosso colla schiena piena di tuberosità, le quali osservate col microscopio rassembrano piccoli funghi attaccati ‘col loro picciuolo, alcuni bianchi altri rossi. Tutte le gambe sono spinose. Parrebbe questa indubbiamente l' ÉEurinome aspera Leach, o boletifera Costa. Chi avrà occasione di visitare il Museo Ginnani, che mi dicono conservarsi ancora, potrà con maggiore sicurezza determinare le indicate specie. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 229 1768. Jonanwis Antonin ScopoLi, Entor:ologia Carniolica. Vindobonae 41763, 8.° È questa la prima opera che indica Crostacei Adriatici col nome Linnea- no. Le specie nominate sono 23, osservate nel litorale Triestino. L'autore fa conoscere di alcune il nome volgare, il luogo di abitazione, ed aggiunge a cia- seuna una diagnosi sufficiente a facilitarne la conoscenza. Malgrado ciò vedesi poco citato lo Scopoli nelle opere de’ moderni scrittori. Eccone |’ elenco : Cancer maenas, L. Volg. Granci — Carcinus maenas, Leach. — depurator, L. » Masizeta — Portunus depurator, Leach, -— Pagurus, LL. » Granciporri — ÈEriphia spinifrons, Sav. — Maja, L. » Granceola — Maja squinado, Leach. — Gammarus, L. » Astise — Homarus vulgaris, Milne Edw. -— Astacus, LL =» Gambaro —. Astacus fluviatilis, Gesner. — Squilla, L. » Gambarello — Palemon squilla, Fabric. — Bernardhus, L. .......... Pagurus maculatus, Risso. heroes iii ea 4 varians,; Costa, ua Istranus Seopo . ? Porcelana. MM NutnixScop,. .t 1.7. Maat n Pinmotheres, pisum:? (4) = «lermentalus; L... 0... 000. ++ Lassa)chiragra; Leach. —. Mantis, L. Canocchia — Squilla mantis, Rond. Dl e VE da; Gammarus pulex, Latr. Monoculus apus, LL ........... Apus cancriformis, Latr. —. quadricornis,L. ........ Cyclops vulgaris, Leach. Oniscus bicaudatus . . ........%. Iigia italica, Fabr. = QUadens, Poda.. Li... ... Idotea tricuspidata, Desm. —. Asellus, L. ..........- Oniscus murarius, Brandt e Batr. -—-. Asilus? LL ............ Onilocra mediterranea, M. Edw. — Armadillo, L.. .......... Armadillidiumpustulatum, Brandt. — Muscorum, Scop. . ........ Philoscia muscorum, Cuvier. (1) Gmelin lo riguarda come il C. minutus, L. (2) Wulfen dichiarò identici questi due Gammari dallo Scopoli distinti. 230 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. È incerto a quale specie odierna sia da riportarsi il Cancer histrianus di Scopoli. Martens (Rezse nach Venedig, pag. 494) scrive poter forse essere la Porcellana Bluteli di Risso. Desmarest credè trasportare questa specie al genere Pisidia ; il quale sembra non accettato dagli autori. Confrontando la descri- zione che dà lo Scopoli del suo crostaceo, con quella del Risso, se ne riscontra- no troppo grandi le differenze. Io credo che sì l'uno che l’altro autore abbiano date imperfette descrizioni della prima età di una specie del genere PorceZ lana. L' individuo descritto dallo Scopoli era: Cimzc: Zectulario parum major. torace suborbiculato laevi, utriusque bidentato, apice inter oculos dentibus tribus, medio majore, e lo trovò in sinu Liburnico. I naturalisti di Trieste po- tranno dare maggiori schiarimenti, ricercando esemplari viventi e confrontando 55 i loro caratteri colla estesa descrizione datane dallo Scopoli nel suo libro. 1764. Zucconi AR. Lopovico, Veneziano, Zre nuove specie di animaletti. forse alla salute dannosi, scoperti nell''acque di alcune cisterne di Venezia e del territorio Padovano. Nel Giornale d’ Italia spettante alla St. Nat. V. I, pag. 381. Ne dà l'autore descrizioni e figure abbastanza accurate pe' suoi tempi, mediante le quali può riconoscersi, che due appartengono al genere Cypris de moderni, ed una al gen. Daphnia. Si notano anche alcuni fatti sulle abitu- dini di tali animaletti. 1766. Car. Linner, Systema naturae. Fditio XII. Hafniae 1766. Trovasi fra Granchi come abitatore del nostro mare Adriatico, sp. 39 di quest opera, il Cancer hastatus. C. thorace rugoso nudo, margine utrinque octodentato posteriore maximo, palmis posterioribus ovatis. Habitat in mari Adriatico. Chelis angulatis, palmis anterius bidentatis. Giorgio Martens (Raise nach Venedig), citando la figura di Herbst 54, 3. scrive che potrebbe essere il Porturus /ongipes, Risso; dichiara però non averlo veduto. Milne Edwards lo crede una Lupea, da esso detta L. hastata. la quale venne dall’ Heller raccolta in Lizza. Desmarest avverte che il C. hastatus di Linneo, è una specie differente dello stesso genere, vivente nel- l’ Adriatico. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 234 1767. Zu:comi As. Lopovico, Appendice alla scoperta di tre specie di animaletti nell'acqua di alcune cisterne di Venezia e del territorio padovano. Colla descrizione di una quarta specie nuovamente osser- vata. Inserita nel Giornale di medicina del dott. Orteschi, T. V, pagi- na 259-261, fig. Aggiunge qualche osservazione sulle abitudini di detti animali altra volta descritti, e li dichiara innocui alla salute. La nuova specie che illustra è difficile dire a quale genere appartenga. 1768. M. Tn. Brunnicui, Iclthyologia massiliensis, ec. Accedunt spolia ma- ris Adriatici. Hafniae et Lipsiae 1768, 8. Sono indicate a pagina 102-405, di quest opera sole sette specie di Cro- stacei Adriatici, che nomina seguendo Linneo. La prima è il Cancer carinatus, identico a quello posteriormente pubbli- cato dall’ Olivi nella sua zoologia adriatica, come specie nuova e collo stesso nome, senza citare l’autore che lavea prima scoperta ed esattamente descritta. Chi conosce il candore del naturalista Chioggiotto non può che ritenere acci- dentale l’ ommissione. Scrive chiamansi Skz/a dai Dalmati, confrontandola colla schilla comune, e di averla trovata presso Salona. Le altre due specie delle quali dà la descrizione, sono il C. AzrteZlus detto Birox dai Dalmati, ed il C. cruentatus ; il primo trovato frequente nell'isola della Brazza, ed il secon- do presso Parenzo. Le altre specie sono : C. rombhoides, in littore Spalatensi ; C. depurator, ubique obvius; C. aranea, ad Anconam frequens; il C. Gam- marus, ad Anconam frequens, et Argano dictus ; il C. norvegicus, detto Arga- nello dagli Anconitani, ed il C. mantis, detto dai Veneti e dagli Anconitani Granocchia. 4775. Rerum naturalium historia, esistentium in Museo Kircheriano, edita jam a Bonannio, nunc vero nova methodo distributa, notis Ulustra- ta ec., a S. A. BartaRA Arimnensi. Romae 1772, Vol. 2 in fol. fig. Poco di nuovo si trova in quest opera riguardo ai Crostacei Adriatici. A pag. 160, parlando dell’ Astaco, annota il Battara esservene di grandissimi nel 232 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI b4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. lido Dalmato, e trovarsene altra specie nel mare Adriatico della grandezza della Squilla mantis, poco più. Sembra voglia indicare il Cancer norvegicus, sul quale ripete quanto avea detto il Bianchi, che cioè apparisce alcuni anni tale , specie rarissima ed altri tanto comune in primavera da riempirsene le reti quasi ad ogni calata. A pag. 164, si nomina e si figura Tav. XL, n.° 30, un Granchio della Dalmazia che è la Maja squinado, ed il Pagurus dell'Adriatico detto Granciporro. Di nessun interesse è l'annotazione del Battara p. 165,166, la quale indica solo che nell’ Adriatico vi sono moltissime specie oltre quelle dai scrittori fino al suo tempo indicate. 1774. Co. Francesco Ginnani. Storza civile e naturale della Pinetta Ra- ctenati. ATTA, fol., fig. Indica a pag. 437, il Gambero di fiume Astacus; il Gamb. di valle, che deve essere, non come crede, la Locusta di Rondelet, ma un Palemon, ed il Pulce d’acqua dolce, Gammarus. 1780. Anronio Turra. Insecta Vicentina. Vicentiae 1780, 8.° punto. Opuscolo rarissimo di pag. 16, consistente in un semplice elenco nominale in cui si notano quattro specie di crostacei indigeni, cioè il C. astacus, il Mo- noculus Apus e gli Oniscus Asellus ed Armadillo. È indirizzato a Pier Jacopo Roemezio, il quale stavasi occupando nel compilare un’ entomologia italica. Fu il primo ad avvertire / Apus nella sua provincia, ned altri parlò di esso, ch' io sappia, posteriormente. Lo raccolsi in Friuli nel 1820, / Apus cancriformis, ed il Saccardo l’ osservò nel Trevigiano nel 1861. 1789. AnpreAa ComParaTTI, Observ. anatomicae de aure interna comparata. Patavii 1780, in 4° fig. i A pag. 306, si presentano accurate osservazioni anatomiche sulle parti in- terne dell'Astacus fluviatilis, ed a pag. 308, su quelle del C. m2ar:nus hastatus, che non saprei dire se sia la Lupea hastata de’ moderni, ovvero una specie di Portunus. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 230 1790-1793. Hersst Jon. FRIED. WiLu, Versuch einer Naturgeschichte der Krabben und Krebse. Berlin 1790-1799. Cita questo autore, che io non potei consultare, qualche specie come prove- niente dal mare Adriatico, cioè il Carcer hastatus, L., Lupea hastata, M. Edw., il Cancer puber, L., Portunus puber, M. Edw., il Cancer depurator, Portunus depurator, ed il C. graru/atus, L., Calappa granulata, Fab. 1794. Dvi Francisci Xaver L. B. pi WuLren, Descriptiones Zoologicae ad adriatici littora maris concinnatae. Nova Acta plysico-medica accad. Caes. Leopold. Carol. naturae curiosorum, T. 8, Norimbergae 1794, pag. 235-359. In questo importantissimo lavoro, a torto obbliato dai naturalisti che seris- sero di cose adriatiche, e sul quale richiamai |’ attenzione nel mio scritto inse- rito nel Commentario della Fauna Flora e Gea, ecc. n.° 7, pubblicato a Vene- zia 1.° aprile 1868; si trovano lunghe ed eccellenti descrizioni di n.° 27 specie di Crostacei adriatici raccolti ed osservati viventi nel Golfo di Trieste, accom- pagnate dai nomi volgari, di rincontro ai scientifici. Eccone |’ elenco : 20) O niscust vArmadillo Lo. i 0. Armadillidium vulgare , M. Edw. 49). — Acli n, Anilocra mediterranea , M. Edw. 50. — littorens, Wilphepi i GG 0. Sphaeroma ? bd Manoculus .wostratus, Wi... ea P 52. Cancer Buell ar Gammarus pulex, Latr. bo, —S Locusta, LL... Volg. Agosta. Palinurus vulgaris, Latr. 54. — norvegicus, LL . » Scampo. Nephrops norvegicus, Leach. 55. Gammarus, LL . » Astiche. Hommarus _ vulgaris, M. Edw. 56. — Astacus, LL... . » Gambaro. Astacus fluviatilis, Latr. OT. — Squilla, LL ... » Gambarello.Palaemon squilla, Fabr. 98. — BernandusiBhigiia nia PagurusPrideuxii, Leach. XIV. 35 234 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI d4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. 59iGancer:. rEremita Bossa Volant at dae Pagurus maculatus,Risso. 60. — Mantis, LL .... » Canocchia. Squilla mantis, Rond. 61. — minutus, W.nonL. » ....... Pinnotheres Pisum, Latr. 62 longicornis, W.. » ....... Coristes dentatus, Latr. 63. — agilis, W. ... » Tetatogna. Pachigrapsus marmora- tus? Simpsons. 64. — Maenas, LL. ... » Masinetta. Carcinus maenas, Leach. 65. — depurator, LL .. » Granci. Portunusdepurator,Leach. 66. — Pagurus, LL...» Grancipori. Eriphia spinifrons, Sav. 67. — hirtellus L.. ..°» Granciporo. Pilumnushirtellus, Leach. OSIMe= personatus, L.. . » Granzio. Dromia vulgaris, M. Edw. 609%. lanatos, Je Zautrinole Cascamatino. Dorippe lanata, Latr. 10. — Avameas; «Jo... erano de mare. Stesorynchus Phalangium, Leach. 714. — tribuloides, LL... » Aragno di mare. Inachus scorpio, Fabr. 72. — Maja, LL .... » Grancevole. Maja squinado, Leach. var. littoralis ; minoris magnitudinis. Manus articulis longis teretibus, nudis, laevigatis. var. pelagica; magnitudinis majoris. Manus articulis tuberculato spinosis. 4792. Ap. Giuseppe OLivi, Zoologia adriatica, ossia, Catalogo ragionato degli animali del golfo e delle lagune di Venezia, preceduto da una dissertazione sulla storia fisica e naturale del golfo; e accompagnato da memorie ed osservazioni di fisica, storia naturale ed economia. Bassano 1792, fol. figurato. In questa opera commendevolissima, la cui lettura pegli importanti fatti che presenta, torna anche a’ dì nostri di sommo interesse, parlasi da p. 441 a p. 64, de’ crostacei del mare Adriatico e della laguna veneta. Precede un discorso intitolato : Ricerche chimiche intorno la causa della colorazione in rosso delle croste de' granchi e de’ gambari, p. 44-43 ; indi viene l’ elenco delle specie. osservate dall’ autore che sono 42, nominate come DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 235 fece Linneo, del quale reca la diagnosi, aggiungendovi il nome volgare ed il sito in cui abitano. Nota se siano commestibili 0 meno, se rare o comuni, e per alcune qualche altra particolarità interessante. Di tali specie otto sono pre- sentate come nuove, e di esse dà la descrizione e buona figura. Seguono poi parecchie annotazioni ad alcune delle dette specie, relative alla loro generazione, mutazione di crosta e riproduzione delle parti perdute. alle loro abitudini, ed all’ interesse economico che presentano, argomenti sui quali, a quel tempo specialmente, molto limitate erano le cognizioni. Il seguente elenco farà conoscere nominalmente le specie dall’ Olivi notate : * Brachiuri 0 a coda corta. Cancer Pisum, L. Volg. wa... .... — Pinnotheres Pisum,Latr. — minutus, L. » Cimese. — An pullus Pachygrapsi marmorati, Simps. Scarpion del Sa- — dlongicornis, L. bionao. — Corystes dentatus, Latr. — wocans, L. ni Siege 0 + + —EthusaMascarone, Roux. — rhomboides, L. » Azzalino Contra- passo. — Gonoplax rhomboides, Desm. — Maenas, L. » Granszo, il masch. Masanetta, la femina. — Carcinus maenas, Leach. — Depurator, L. » Granszella. — Portunus depurator, Leach. — Dromia, L. » Facchin. — Dromia valgaris,M.Edw. — Pagurus,L. » Granciporro, il m. — Friphia spinifrons, Sav., Poressa,la fem. —Eriphia pagurus, Nardo. — /anatus, L. » Facchin piccolo. — Dorippe lanata, Bosc. — Araneus,L. DER Li Pasan ate — rostratus, L. » Zanzalaro. — Stenorhyncus phalan- gium, M. Edw. — hirtellus, L. » Grancipoletto. -— Pilumnus hirtellus, Leach. 236 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI d4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Cancer tribulus, L. Volg. Selmo delle Gran- ceole. — Inachus Scorpio, Fabr. — personatus, L. » Scarpiondegrotta.— Pisa . . . .? — Maja,L. » Granzon, il mas. -- Maja Squinado, Leach. Granceola, la fem. id. — longimanus, L. » Granzo compasso. — Lambrus angulifrons, M. Edw. — cruentatus, L. ® . ++ + + +. + «+ Lissa chiragra, Leach. — orbicularis, Olivi. » Zucchetto. — Ilia nucleus,Leach, Risso. — marmoratus, Olivi. » .........-— Pachygrapsus marmora- lus, Stimps. — fimbriatus, Olivi. >» dala due 0 — Cancer fimbriatus, Oliva. — rotundatus, Olivi.» Masane dda — Atelocyclus rotundatus, Leach. — Poressa; Olivi. » Poressasalvadega.— Xanto Poressa, Nardo et Olivi. ** Parassiti 0 abitanti nei testacei, e a coda nuda. Bernhardus, L. » Bulli col granzo. — Pagurus Pridouxii, Leach. Diogenes, L. id. tana ni evariams:iGosta. Eremita, L. id. gl imaculatus; isso. *** Macrouri od a coda lunga. Gammarus, L. » Astese. — Homarus vulgaris, M. Edw. Astacus, L. » Gambaro d'acqua dolce. — Astacus fluviatilis, Fab. Squilla, L. » Gambarod acqua salsa. — Palemon squilla, Fab. Crangon, L. » Schila. -— Crangon vulgaris, Fab. strigosus, L. » Scampasalvadego.— Galathea strigosa, Fab. norvegicus, L. » Scampa. — Nephrops norvegicus, Leach. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 2507 Cancer Homarus, L. Volg. Grillo de mar. — Palinurus vulgaris, Latr. — Arctus, L. o Re SeyllarustarctasFabr. — «Mantis, L. » Canocchia. Squilla Mantis, Rond. — Scyllarus, L. » Corbola. — Gebia littoralis, Ris. G. venetiarum, Nardo. — Locusta, L. ea — Orchestiaslattorea ? — dinearis, L. » 0... + + +. + — Caprella linearis,M.Edw. — cataphractus,Olivi. » ......... — Crangon cataphractus, M. Edw. —. carinatus, Olivi.» ......... — Sicyoniasculpta,M.Edw. — candidus, Olivi. » Corbolasalcadega.— Callianassa subterranea, Leach. — glaber, Olivi. » Corbola di mare. — Automea Olivii, Risso. Rilevasi da tale elenco, come 1° Olivi abbia soltanto annoverate le specie da esso osservate, non tenendo conto di quelle delle quali fecero parola gli autori che lo precedettero, cioè il Brunnich, lo Scopoli ed il WViilfen special- mente, dalle diagnosi del quale poteva assai bene giovarsi, per meglio distin- guere le specie raccolte, invece che delle linneane, troppo brevi ed imperfette. Avrebbe riconosciuto ad esempio, leggendo |’ accuratissima descrizione di Wiilfen, del C. /ongicornis, che alla specie detta volgarmente Scarpion del sabio- nao, non era applicabile il nome Linneano, e che trattavasi di nuova specie. Avrebbe veduto che il di lui Cancer marmoratus, aveva molta relazione e forse era identico col C. agzlis, Wiilfen. Sarebbesi accorto, leggendo la de- scrizione del Wiilfen del C. araneus, che tale non era la specie che egli aveva sott'occhio, ma che invece trattavasi di nuova specie. Fermandosi infine al nome ed alla descrizione offerta dal Brunnich del Car- cer carinatus, non sarebbe incorso nella menda di dare come nuova una specie da altri prima descritta col medesimo nome. Le indicate mende però, nelle quali era facile incorrere in tempi ne’ quali potea dirsi bambina la scienza, non adombrano per nulla la fama di chi ha il merito di essere stato il primo fondatore dell’ Adriatica zoologia, e che tante cospicue prove ci diede di perizia scientifica superiori all’ età sua ed al breve tempo da esso vissuto. 238 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI b4 SPECIE DI CROSTACEI. ECC. 4796. Verzeichnis verschidener Fische und Krebse des Adriatischen meer- busens. Triest 4796, 12. Nulla apprendesi da questo libricciuolo riguardo a’ crostacei, poichè non fa che porgere a pag. 173-189, il numero ed il nome delle specie di cui parla l’Olivi nella sua Adriatica zoologia, senza citarlo, e senza aggiungervi alcuna osservazione propria, anzi ommettendo quelle dall’ Olivi stesso indicate. SEcoLo XIX. 1813. A/cuni cenni sulle produzioni naturali del Dipartimento del Metauro, dei dottori ANT. BopEI e Giovanni Brignori. Urbino 1848, 8.° A pag. 58-54, trovasi l’ arido elenco nominale di n.° 20 specie di crostacei Adriatici. Sono fra quelli indicati dall’Olivi, meno il Cancer Carabus, che non potrei denominare con moderna sinonimia : i Moroculus quadricornis e Pulex, il primo de quali è il Cye/ops eu/garis, Leach, che fu già notato dallo Scopoli ne dintorni di Trieste, e l' Orzscus maculatus di Fab., già conosciuto come abitatore dell’ Italia. 1816. PoLuni dott. Ciro, /iaggio al lago di Garda e al monte Baldo. Verona 1846, 8.° fig. A pag. 22 si legge che oltre al Gambaro comune, Cancer Astacus, L. si ritrovano nel lago due gambaretti, l'uno detto Gambarozzolo, che abita fra l'erbe palustri, tanto del Benaco quanto delle Risaje, e credesi dall’ autore la varietà a rostro dritto del Cancer squz//a, Lin., |’ altro è il Cancer pulex, detto Saltarello, che trovasi nel greto a quattro dita, dove si moltiplica prodigiosa- mente. Dice che dalla sua bocca esce un umor corrosivo atto a sciogliere la terra, e che uscendo dal suo covacciolo nelle ore calde, riesce di danno alle tele che si pongono ad imbiancare, forachiandole. La trovò anche in alcuni pozzi di Verona e nelle terme di Caldiero. Il Gambarozzolo è l' Anchystia palustris, Heller, illustrata dal D. Ed. Mar- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 239 iens. Non fa parola il Dott. Pollini della 7'e/phusa fluviatilis, che trovasi nelle Valli veronesi. 1818. As. Sterano CHIEREGHIN VENETO CLODIENSE, Descrizione de crosta- cei, de testacei e de' pesci che abitano le lagune ed il golfo Veneto rappresentati in figure a chiaro-scuro ed a colori. Manoscritto in foglio in vol. 12, esistente presso il R. Liceo di Venezia (Santa Catterina, ora Marco Polo). Quantunque inedita quest opera, la considero come pubblicata fino dal 1818, poichè circa a quest epoca venne acquistata dal Governo imperiale e consegnata alla Biblioteca del R. Liceo di Venezia, dove fu consultata dai naturalisti italiani e stranieri, come lo è presentemente. I due primi volumi di essa versano sui crostacei, l’ uno contiene le descri- zioni e l’altro le figure. Nel 1847 applicai a quest opera per Commissione governativa, la moderna sinonimia, pubblicatasi all’ occasione del nono Congresso de' scienziati italiani. Le specie de’ crostacei descritte e disegnate dal Chiereghin sono 64, tren- tatre delle quali portano il nome linneano, e trentuna sono da esso credute nuove. À queste si aggiungono tre varietà. Le figure che le illustrano sono 87. Fra le specie linneane si trovano tutte quelle notate dall’ Olivi, meno il C. Astacus, L., ed havene una di più, il Cancer mutus, L., che corrisponde alla Por- cellana longicornis, dall’ Olivi non veduta. Fra le specie nuove sono parimenti comprese sette delle nove figurate dall’ Olivi, giacchè due di queste non le riconobbe, cioè il Cancer candidus ed il C. glaber, essendo, a vero dire, male eseguite. Tuttavia col sussidio della descrizione, avrebbe potuto riconoscere in esse il di lui Cancer /unulatus, ed il di lui Cancer pulsator. Rimane quindi il merito al Chiereghin, di aver descritte e figurate n.° 24 specie da altri prima non fatte conoscere, od almeno poco precisamente indicate. Sono esse le seguenti : Sp. 2,fig 2 Cancer Eubolinus ...... .— Pinnotheres Pisum, Latr. Sp. 4,fig. 4 — mutus..........-— Porcellana longicornis, M. Edw. Spi big td — ÉEsox..........— Porcellana Esox, Nardo. . 16, fig. . 26, fig. . 89, fig. >. 84, fig. . 35, fig. . 86, fig. 37, fig. . 98, fig. . 40, fig. .44, fig. . 42, fig. . 43, fig. . 45, fig. n. 47, fig. o. 48, fig. . 54, fig. ). 06, fig. . 59, fis. . 60, fig. . 62, fig. 24 34 47 48 49 52 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Cancer Depuratoides. . . . . . — Portunusarcuatus,Leach, Port. Rondeletii, Risso. Majordes teen — Maja squinado, Leach, (pullus). lunulatus: 2461 N00 — Callianassa subterranea, Leach. nocturnus. (Granzo di -- Jaxea nocturna, Nardo, notte) (1847). Calliaxis adriatica, Heller. (1864). PUISIOr A: SR SE — Tipton spongicola,Costa. gambarellus ...... — Alpheus gambarellus, Nardo. pambarellotde SN: IMA: gambarelloides, Nardo. SIIT TNI AIR RE — Phleusa cynea, Nardo. COPUoUStTANI Aeon — Palemon Treillianus, Desm. listelli IRA Site Alpheus vittatus, Nardo. pellacidus TIRI ? — Chiereghinia pellucida, i Nardo. VONEIES N par — Nika edulis? Risso. schillinus. . (Schillin). — Crangon schilinus, Nardo. SCOMPOMESH N A CA — Munida rugosa, Leach. scamparellus(Scamparello).—An pullus sp. preaced. dorsioculatus .....— Vianellia dorsioculata, Nardo. MORMSSIMUSIA SII. — Squilla Fusebia, Risso. Salectus(Saleto de mar).— Lysianassa? .... AMICIS SR AE — Lusyta algensis, Nardo. SPIRE II Na IRON — Xiphochilus spurius, Nardo. Imperfeolus o a SIE — Nimphon imperfectum, Nardo. JOLSS SETE RUS I — Demofanus falsus, Nardo. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 241 Le varietà descritte e figurate sono le seguenti : Cancer maenas, var. Ch. Masanette de Valle, fig.A2-24. Carcinus maenas, Leach. Da dinearis, war. Ch, fig. 91-82... . au. Caprella Chiereghini, Nardo. ca ieclanus sans. Todi ? Bigea tipica, Nardo. Nel rappresentare le specie Linneane incorse il Chiereghin nell’ errore stesso dell’ Olivi, riguardo al Cancer /ongirostris, non essendosi accorto nem- meno esso che trattavasi di specie nuova, locchè avvenne anche riguardo ad altre specie, non essendo stato in situazione di consultare le opere sui crostacei dall’ autore Svedese e dallo Gmelin citate ; nè essendosi mantenuto in giornata delle scoperte fatte posteriormente, quali sono quelle dell’ Herbst, del Fa- bricio, del Lamark, del Latreille, del Leach, del Risso, e di altri suoi con- temporanei. Ciò nulla meno delle ventiquattro specie dal Chiereghin nominate, resta ancora ad esso per parecchie la primazia, come vedesi dal presentato elenco colla moderna sinonimia di rincontro. Il dott. Leach, il quale ne vide le figure nel 1822, riconobbe la novità di molte, avendo segnato di proprio pugno, se erano esse da lui credute nuovi generi 0 nuove specie. È a dolersi quindi che nessuno siasi presa cura di illu- strare quest’ opera interessantissima, e che sia stata per tanti anni dimenticata da quello stesso Governo che ne aveva fatto |’ acquisto. 1822. Narpo Gio. Domenico, .Su//a preparazione e conservazione de' cro- stacei ne’ gabinetti di storia naturale. Lettera al prof. F. L. Naccari di Chioggia, inserita nel Giornale delle Provincie venete. Treviso 1822. Insegnasi soltanto il modo di ben preparare i crostacei, perchè non sieno attaccati dal tarlo e si mantengano inalterati nelle raccolte naturali. 4824. Ag. G. Berni, Saggio della traduzione della storia naturale di Pl nio secondo ; lib. IX. Udine 1824. Nei paragrafi di questo libro, ne quali parlasi dei crostacei, p. 50-54, si trova qualche annotazione del nostro traduttore, riferibile a specie adriatiche ; XIV. 36 2492 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. sono però poca cosa le date notizie, anzi valuna è inesatta, poichè dicesi, per es., essere il Cancer depurator, la Mazanetta de' Veneziani L. mentre è il C. mae- nas. In ciò fu male interpretato lo Scopoli, il quale non intese dar il nome usato a Venezia, ma scrisse Masineta, poichè così si nomina a Trieste il C. depurator, ed invece il C. maenas chiamasi Granzo. Pel resto trovasi fatto cenno della Grancevola, Cancer maja; del Granciporro, Cancer pagurus; degli Scampi, Cancer norvegicus; dei Gambarelli, mal riferiti al Cancer Crangon, poichè questi è il C. squi//a, mentre il nome C. crangon è riferibile alle vere Schile. Accenna infine il C. Mantis 0 Canocchia ; ed a p. 76, il C. nusrzr di Scopoli, che è il Pinnotere di Plinio e dei moderni. 1824. Grorcio MarTENS, Reise nach Venedig. Ulm 1824, 8.° fig. Questo distinto naturalista, che dobbiamo considerare come veneziano, poi- chè nato e fra noi vissuto molti anni, parla nel di lui interessante lavoro a p. 487-798, dei crostacei Adriatici. Ne annovera, distinguendoli in Decapodi, Stomapodi, Amphipodi, Isopodi e Brachiapodi, specie n.° 59. Segue pel mag- gior numero la nomenclatura linneana, citando quando crede corrispondervi. la sinonimia dello Scopoli, del Brunnich, dell’ Olivi, del Fabricio, dell’ Herbst. del Latreille, del Cuvier, del Risso e di qualche altro. Quantunque conoscesse l’opera del Chiereghin non ebbe l’ opportunità di studiarne le specie, le quali avrebbe potuto molto bene dichiarare, acerescendo l’importanza del proprio lavoro. Ad ogni specie, quando lo conosceva, appose il corrispondente nome vol- gare, il luogo d’ abitazione e qualche utile osservazione sinonimica ed econo- mica, molto in ciò valendosi dell’opera di Olivi, alla quale fece delle utili correzioni rispetto alla nominazione delle specie stesse, che tutte non potè rite- nere come riferibili alle linneane. Offro di queste l'elenco, come pure delle poche di cui non si fa parola nell’ Adriatica zoologia. Queste ultime sono le n.° 18 segnate con asterisco. * Cancer lysianassa, Herbst. Granzella piccola. . . . . — Platyonychus la- tipes, M. Edw. — hastatus, L. Herbst. (Portunus longipes, Risso) — Lupa hastata, M.Edw. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 243 *Cancer spinifrons, Herbst. (C. pagurus, Olivi) . . — Eriphia pagurus, Nardo. — nucleus, L. (C. orbicularis, Olivi). . . . . — Hia nucleus, Leach. — squinado, Herbst. (C. maja, Olivi) . . . . — Maja squinado, Leach. — /ongirostris, Herbst. (C. araneus, O1.?) . — Pisa armata, Latr. — macrochelus, Herb. (C. longimanus, O1.). — Lambrus angulifrons, M. Edw. Pen sranulatus.LusMerbst: 10.00 0 vita — Callappa granulata, Fabr. Astacus longicornis, Lavr., O1., Herbst, 47, 5. Scar- pion del Sabionao. . . . . — Corystesdentatus,Latr. * — Bluteli, (Porcellana Bluteli, Risso, C. hi- SIFIMONOCOp: Li — Porcellana ? — quadricornis, Lar. (GC. Homarus, Ol.) . — Palynurus vulgaris, Latr. — /ittoralis, (Thalassina littoralis, Risso, C. scyllarus, OI.) Volg. Corbola — Gebia littoralis, Desm. =Wcarmatus(C:carinatus,\ OL) nia — Sycionia sculpta, M. Edw. GammarispulegiRab era dro oo Ma ri Pol a * Oniscus Asilus, Pallas. Volg. Salissoni . . . . . — Anilocra mediterranea, Leach. * — tridens,Scop.(Idotea emarginata,Fab.?) — Idotea tricuspidata, Desm. — globator, Pall. (Cymothoa serrata, Fab.) — Sphaeroma serratum, Leach. * —. acquaticus, L. Sulzer. Hist. ins. 30, 12. — Asellus vulgaris, Latr. * —. stalicus, (Oniscus bicaudatus, Scop.) . . — Ligia italica ? Fabr. Reni darmuscomuni Scopri eng — Philoscia muscorum, Cuv. Me ARMI] CAR N RENT REAEAR — Oniscus murarius, Brand. Meina dllo Li — Armadillo, Latr. — pustulatus, Fab. (Oniscus armadillo, Sc.) — Armadilloides pustula- tum, Br. 244 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. * Cancer squillarum, Lair. (Monoculus crango- TOT BELLO FONTE CRIS MORRA — Bopyrus squillarum, Lamk. * Monoculus conchaceus, L. Jurine de Monocle . . — Cypris conchacea, Desm. “ —_ -Puloz;AJuriné BA e a — Daphnia pulex, Desm. k: — quadricornis, L. Jurine 1-9... .. — Cyclops vulgaris, Leach. * pediculus:ADeggeri. ade — Polyphemus pediculus, Straus. I ire Cancer Lysianassu, hastatus e granulatus, non furono veduti dal Martens, ma li riferisce come Adriatici sulla fede dell’ Herbst e del. Linneo, riguardo al secondo, e del solo Herbst riguardo al primo. Per questo sareb- besi assicurato a più sicura fonte se avesse conosciuta la imagine offerta dal Planco, T. 3, f. 7, A. B. Preferisce, riguardo al C. pagurus di Olivi o Granciporro, chiamarlo con Herbst C. spinzfrons, quantunque sia più antico il primo nome, giacchè usato da Plinio e dalla maggior parte dagli antichi, mentre il secondo data solo dalla fine dello scorso secolo, e fu per errore attribuito a specie che dovea portare altro nome, come glielo diede l’ autore chioggiotto chiamandola C. fimbriatus. Ciò rilevasi dalla sinonimia di entrambe le specie, offerta dal nostro autore a p. 490-494. Mette egli anche in dubbio, ma contrariamente alla verità, l' esistenza nel mare Adriatico della specie Oliviana, alla quale è da conservarsi il nome imposto da chi la credette differente, invece che chiamarla C. pagurus. Riferì giustamente il C. ordicularis, Olivi, alla specie C. ruc/eus, L., co- me pure al Cancer squinado, Rond., il C. maja, Olivi; non è però attribui- bile al C. araneus, Olivi, come egli sospetta, il C. /ongirostris di Herbst, ma ad altra specie distinta del Latreille col nome di Maja armata, la quale tu passata dai recenti autori al genere Pisa. Riguardo alla specie detta volgarmente Scarpion del sabbionao, incorse anche il Martens nell’ errore dell’ Olivi e di molti, cioè di crederlo il C. /or- gicornis di Herbst, il quale è una Porce//ana, mentre lo Scarpion del sab- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 245 bionao è specie ben lontana, cioè quella rappresentata dall’ Herbst, Tav. 12, fis. 72-73, detta A/bunea dentata da Fabricio, ed oggidì Corystes dentatus. Allontanò giustamente la nostra Corbo/a, dal C. sy//arus, L., riportan- dola alla 7ha/assina littoralis di Risso. Circa al C. carinatus, Olivi, indica anch’ egli che erasi già pubblicato collo stesso nome dal Brunnich. Oltre alle notate specie de’ crostacei, illustrò il nostro autore l’ Adriatica Fauna, col riprodurre le figure del Cancer poressa e del C. marmoratus, Olivi, dichiarando riguardo alla seconda specie, non aver trovate differenze fra essa e quella che porta nell’ opera dell’ Herbst lo stesso nome; questo al contrario di quanto credeva Cuvier. 1826. Marco Naccari, Istruzione relativa alla pesca esercitata dai poveri pescatori di Chioggia, lido di Pelestrina e Venezia, de’ Granci no- strani, colle Raschette semplici, e colla Rete denominata Granzera a larga maglia. Venezia 1826, 16.° di p. 14. Questo libricciudo scritto da zotica ma pratica penna, espone il modo usato nel Veneto estuario per la pesca de’ Granzi, Carcinus maenas, de quali se ne fa esteso commercio, poichè si usano pesti, com’ esca (pastume), per la pesca delle SardeZ/e e di altri pesci, e perchè servono di cibo gradito im primavera, epoca in cui cangiano la crosta e diventano Mog/ecche. 1829. Borrio Giuseppe, Dizionario del dialitto Veneziano. Venezia 1829, 4.° Sono in questo libro notate tutte le specie de’ crostacei Adriatici che por- tano nome volgare, col Linneano di rincontro, quale erasi offerto dall’ Olivi. Si aggiungono talvolta i caratteri specifici, se raro 0 comune, e l'uso che se ne fa. 1844. Contarini co. Nicorò, Memoria sopra una nuova specie di Attinia fatta conoscere da M> Duges negli Annales des sciences naturelles. Inserita nelle esercitazioni scientifiche e letterarie del veneto Ateneo. Venezia 1841, 4.° f., pag. 225. Alla pag. 235, di questa Memoria, parla il Contarini di una specie di gran- chio appartenente al genere Pagurus, del quale n’ ebbe oltre cinquanta esem- 246 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. plari nel 1888, pescati a poca distanza del nostro litorale nel luogo detto la Fossa, i quali avevano sul guscio in cui stavano ricovrati, sovrapposta l’Acti2/0 Carciniopodos, Orto. Fa conoscere esser differente tale crostaceo dalle tre specie registrate dall’ Olivi, e lo crede il Pagurus calidus, Risso. Nota come il Chiere- ghin lo avesse descritto e figurato, in unione all’ Ara, nel Vol. I della sua opera ; ne dà poscia esatta descrizione ed anche lo figura alla sua attinia conso- ciato. Se tale imagine non è perfetta in tutti i suoi dettagli caratteristici serve nul- lameno a dare idea esatta delle principali forme, e dei rapporti di questa specie colla attinia che ne copre la coda. Invece che al P. ca/zdus, Risso, devesi ritenere meglio riferibile detta specie al P. soZztarzus del medesimo autore, che equivale al P. Pridousti, Leach, il quale è sempre accompagnato dall’ Actnza carcinio- podos, Otto. Credo interessante trascrivere quanto osservò Contarini sulle abitudini di tale Crostaceo. « Questo granchio, egli scrive, ha la coda coperta da una fina pelle, e dentro di essa stanno in salvo le ovaje, le quali giunte a maturità ingrossandosi di troppo le uova, sbuccano la pelle e sortono. Egli non può ritirarsi e nascondersi nel nicchio al caso di un pericolo. Il guscio non basta a mettergli in salvo tutta la coda. L’ attinia gliela ripara nel resto, ed il granchio alle volte si ranicchia in sè stesso per salvarsi dal pericolo che lo sovrasta, ed allora si asconde sotto tutta la parte anteriore del suo corpo esposta al di fuori. Stando fermo mette in movimento continuo l’ estremità delle sue antenne anteriori o delle più corte, tiene gli occhi rialzati e allargati, e se si accorge di un qualche sinistro, si scuote di un colpo ritirandole un poco indentro, e dando avviso all’ attinia che essa pure va tosto chiudendosi. » Quanto ammirabile e singolare non è mai questa specie di fratellanza fra due animali di classe affatto diversi, che la natura seppe associare a comune benefizio e difesa? » 1841. NicoLò co. Contarini, Cataloghi degli uccelli e degli insetti delle provincie di Padova e Venezia. Bassano 1843, in 4.° A pag. 15 di questo lavoro, nella distribuzione del quale è seguito del metodo di Latreille, Genera crustaceorum et insectorum, trovansi riportate fra gli insetti atteri, n.° 16 specie delle famiglie degli Aselloti e degli Oniscidi, le quali oggidì si considerano come crostacei. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 247 Sono esse le seguenti : ASELLIDI. Asellus vulgaris, Latr. . . ..,.... Volg. Asellus acquaticus, Guerin. Idoteo-Entonion, Later... i inte RR isa Ae; e Sivtridentata» Lian bb iogeiiti » Idotea tricuspidata, Desm. Sphaeroma cinerea, Latr.. . ...... » Sphaeroma serratum, M. Ed. Gymothoorasilus; Fabio iano. » Anilocra asilus, M. Ed.? — AestrimiBabiva Pirati DL agio aiutanti Bopyrus squillarum, Latr. . ...... LIRE OI FIVE RIONE ATI TATO AV ONISCIDI. dara ttalicam Babsi upon vita è LITI VESII A IONI 7 PISTA ROBI TORI FRIOTI SA — snioccanicay Bab. ivano "RISI EI DOTTSRA Pt pe wanesaides:AMatino| 0 cina al la Ma TESTI Oniscus Asellus, Lin. . . . Porceletta » Oniscus murarius, Brandt. ParcelhoXscabers-Liatri.olgrrna si Rini abitato noti ti — laccisplatia bi ata DO Write Armadillo vulgaris, Latr. ....... » Armadillidium vulgare, Brandt. — varsegatus, Latro ip a 4 ij eta pustullatum, M. Edw. Essendo nominali soltanto le specie indicate dal Contarini non è possibile per tutte stabilire l’esistenza fra noi. La Cymothoa aestrum io mai la vidi, e neppure la Ligia oniscides, che il Desm. opina essere la stessa L. oceanica caratterizzata sopra esemplari imperfetti. ; 1845. Grore MarteNs, ZiaZien, Band. II, p. 417, Stuttgart, 1845, 8.° In questo importante lavoro parla il nostro autore de’ Crostacei di tutta Italia, quindi anche di quelli del Mediterraneo. Le specie adriatiche notate sono quelle stesse delle quali fece parola nel di lui Rezsenach Venedig, distinte però coi nomi de’ moderni autori, a cui appose il nome volgare usato da’ veneti pescatori. 248 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. 1846. Dott. Ernest PLucar, Der Fischplatz su Triest, oder ecc. 'Vriesi 1846, in 8.° A pag. 74 di questo lavoro totalmente popolare, eseguito da chi mostrasi mancante di cognizioni scientifiche, il quale è analogo a quello pubblicatosi a Trieste nel 1796, col titolo di Verzaichnis cerschiedener fischer und Krebse des Adr. Meerbusens, trovasi un elenco di solo nove specie le più comuni a Trieste, col nome volgare di rincontro. Da esso nulla apprende il naturalista. 4847. Narpo dott. Gio. Domenico, Prospetto della Fauna marina volgare del veneto estuario. Veneto 1847, in 4.° Estratto dall’ opera Venezia e le sue lagune. Parlando della classe de’ crostacei, offresi in un Prospetto tabellare, la serie di quelli volgarmente conosciuti. In questo è notato alfabeticamente il nome vernacolo, cui segue il nome scientifico, poi la grandezza alla quale giunge la specie nella laguna, il luogo ove abita, i mesi nei quali più abbonda e la quantità, il modo di pesca, gli usi, ed altre particolarità. Le specie notate sono 18. — Se- guono poi alcuni cenni indicanti quelle che quantunque più o meno abbondanti nella laguna, sono poco conosciute e trascurate da’ pescatori, poichè di piccolissi- ma mole e di nessun uso. Si chiude l'articolo facendo nota, che oltre a 150 potevano considerarsi le specie viventi nell’ Adriatico, quantunque fino allora non ben conosciute, e che quattro di esse soltanto maggiormente interessavano il pescatore, poichè oggetto di vivo commercio, quali sono la Granceola, l'Aste- se, lo Scampo e la Canocchia. 4847. Narpo dott. G. Domenico, Sinonimia moderna delle specie registrate nell opera intitolata : Descrizione de' crostacei e de pesci che abitano le lagune e golfo Veneto rappresentati in figure e descritti dall’ab. Ste- fano Chiereghin. Venezia 1847. Fu per incombenza governativa che venne da me eseguito tale lavoro onde fosse distribuito ai naturalisti che visitarono Venezia all’ occasione del nono Congresso de’ scienziati italiani. Fattosi però con troppa sollecitudine, perchè tardamente ordinato, e senza quei sussidi scientifici che sarebbero stati neces- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 249 sari, non riuscì quale avrebbe potuto essere anche riguardo a correzione tipo- grafica. Tuttavia non accorsero gravi errori e servi a dare una giusta idea dell'importanza d'un’ opera gigantesca la quale illustrava meritamente l’ Adria- tica Fauna e deploravasi avesse a rimanere sconosciuta. Riguardo ai crostacei in essa contenuti, se ne veda |’ elenco che ne diedi anteriormente parlando dell’ opera stessa; qui mi limito a correggere le corse mende e le accorse incertezze di sinonimia. Si tolgano i punti d’ incertezza riguardo ai P/nrotheres, alla Porcellana longicornis, ed all Ethusa. Il Cancer minutus, Ch., può ritenersi forse come un Pachygrapsus marmoratus, nella sua prima età. Invece che Z/ia rugu- losa dicasi Ilia nucleus. Invece che P/aticarcinus pagurus, si dica meglio Cancer fimbriatus, Olivi. Tolgasi il punto d’ interrogazione alla Ca/Zionassa subterranea. Invece che Pontonia pulsatrix, dicasi Tipton spongicola, Costa. Invece che Pa/emon serratus, dicasi Palemon Traillianus, M. Edw. Corse anche un errore tipografico di trasposizione di linea, invece di Cancer pellu- cidus, Chier, Nika edulis ? Risso ; dovea stare Nika ?..., e dove è stampato Cancer longipes, Ch., Nika? longipes, Nardo, dovea dirsi Nika edulis, Risso. 1851. HopEe F. G., Catalogo de' crostacei italiani e di molti altri del Medi terraneo, 1854. Non avendo potuto vedere tale Catalogo non so se in esso sieno notate specie provenienti dal mare Adriatico. 1858. Sars M., Bemaerkninger over det Adriatiske Haos Fauna sammen- lignet med Nordhavets. In Nyt Magazin for Naturvidensk. VII, 1853. Non mi fu possibile consultare questo lavoro, non posso quindi dire se sie- no in esso indicate specie nel nostro mare raccolte. 1854. Grouio Axprea dott. Prova, Voci friulane significanti animali e piante. Udine 14854, in 8.° Si danno i nomi volgari friulani coi scientifici di rincontro, delle specie più conosciute nel litorale adriatico del Friuli. XIV. S7 250 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. 1855. Menegazzi Luci, Ma/acologia veronese. Verona 1855, 8.° A pagina 277 di questo accorato lavoro del defunto Menegazzi, chimico farmacista veronese e malacologo distinto, si parla per incidenza di due cro- stacei dannosi alle risaje. Il primo è la The/phusa fluviatilis, Latr., da altri prima non avvertita nelle Venete provincie, la quale dicesi volgarmente SgarameZa. Vien essa dalle acque irrigatorie, trasportata nei così detti quarti di risaja di fondo argilloso verso il Mantovano, ove gode trista rinomanza pel danno che reca alla coltivazione del candido grano, col traforare gli argini delle ajuole, nel qual modo dà occasione a sconcerti nella distribuzione delle acque, e ponne a secco il prezioso cereale. Serve di cibo ai coloni. Il secondo dice essere il Limus cancroides, Latr. (ora chiamato dai carcinologi Apus cancriformis), che è conosciuto col nome di GaZanotto. Esso comparisce a torme nei quarti delle risaje, nelle pertinenze dell’ Isola della Scala; si sparge nelle ajuole al momento che comincia la germogliazione e col continuo suo movimento urtando le tenere pianticelle, le estirpa dal molle ter- reno soltoposto, per cui vengono sparse irregolarmente e spinte verso gli argini. 1856. Dott. HeLLER C., Bestràg sur Fauna der Adria. Verhandl. der zoolog. Bot. Vereins in Wien. Wien Bd. 6, p. 629-634, fig. Presentasi in questo lavoro col nome di Porzore//a glabra, la esatta de- scrizione accompagnata da figure, della specie inedita che il Chiereghin aveva intitolata Carcer pulsator, e che io, nella sinonimia di quell’ opera, chiamava Pontonia pulsatrix, non sapendo che il Costa ne avesse, quasi alla stessa epoca, formato un nuovo genere intitolato 77ptor spongicola. Nemmeno il nostro autore conosceva a quest'epoca esser stato preceduto dal prof. Napole- tano, ma si corresse ne suoi susseguenti lavori addottando il nome di chi lo avea preceduto. 4857. Martens dott. Epuarp, Ueder einige Fische un crustacee der siissen Gewiisser Italien. Archiv. fir Naturgeschichte, 1857, p. 149, T. X. È interessante questo lavoro, oltre che per altre notizie importanti che DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 251 contiene, per aver riconosciuto come specie distinta il Gambaretto delle nostre acque dolci, cui diede il nome di Palemon lacustris. Questo venne dal prof. Heller considerato come un PeZias, che intitolò emzgratorius; posteriormente la collocò fra le Archistie, chiamandolo Anchistia emigratoria, ma in seguito addottò il nome specifico dato dal suo scopritore. 4857. Professori Oronzio ed Acne Costa, Fauna del regno di Napoli. Napoli 18371857, in 4.° fig. In questa bell’ opera, cominciata nel 1837, e pubblicata a foglietti in diffe- renti anni fino al 1857, di cui non può citarsi la pagina, poichè ciascun foglietto porta numerazione propria, trovasi nella parte riguardante i crostacei, un Pa/z nurus intitolato Pa/. Adriaticus ; esso viene caratterizzato : P. rostro mediocri recurvo, supra octo subtus quinque dentato, appendice media caudali tricuspidata, chaelis magnis. Nulla dir posso sulla validità di questa specie Adriatica, come nulla ne scrisse l’Heller, nè altri, che io sappia, che parlano de’ crostacei del nostro mare. 1858. Dott. C. HeLLer, Zur Fauna der Adria, Mittheilungen. Verhandl. der Zool. Bot. Verain in Vien, 2 juni 1858. Nella prima osservazione si contiene la nota dei Pagurzdi da esso avuti dal mare Adriatico, quali sono i Pagurus solitarius, anachoreta, varians, ma- culatus, misantrops, angulatus e striatus. Nella seconda osservazione, oltre alcune notizie elmintologiche, parlasi di un Gambaro di acqua dolce bianco. 4858. Professori EmiLio CorNALIA e dott. P. PANCERI, Osservazioni 200/0- gico-anatomiche sopra un nuovo genere di crostacei isopodi sedentari. (Gyge branchialis). Torino 1858, in 4.° fig. Questa molto importante Memoria accompagnata da 50 figure, contenute in due tavole litografate, fa conoscere con dettaglio ed esattezza, i caratteri esterni, i sistemi interni, lo sviluppo e la storia genetica di questo nuovo cro- staceo che vive parassito sul sistema branchiale della Gebdia Zittoralis. Così accurate osservazioni furono fatte dagli autori in Venezia nell’anno 1857. 2592 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Porgono essi la figura della G. Zitoralis, tratta dai disegni del Chicreghin, aggiungendo alcune illustrazioni, sulle quali vedasi quanto notai nelle mie @7- notazioni illustranti, ecc. che seguono il presente elenco bibliografico 1861. Dott. G. D. Narpo, Cenni sopra cinque specie di animali invertebrati presentate in dono alle raccolte naturali dell'' I. fà. Istiluto veneto, dal sig. Pietro Saccardo. Ati dell'Istituto, vol. VI, serie HI. Sono specie raccolte dal Saccardo nel bosco Montello della provincia Trevigiana. Si illustrano in questo breve scritto l Apus cancriformis, il Bran- chipus diaphanus, e si annunzia |’ esistenza in alcune* paludi del Veronese, della Telphusa fluviatilis, propria del mezzogiorno d'Italia, della Grecia, dell'Egitto e della Siria. 1861. Dello stesso, Nota i//ustrante gli entomostracei monccoli delle acque stagnanti delle Venete provincie, seguita dal catalogo di alcune ‘spe- cie di essi, osservate nella provincia Trevisana dal sig. P. A. Sac- cardo. Avi dell’ Istitato veneto, vol. VI, serie TIT, Dopo alcune considerazioni generali, faccio conoscere in questa nota, come il primo ad osservare tre specie di questi animaletti ne’ nostri pozzi e nelle cisterne del Padovano, fosse, nel 1764, l’Ab. Lodovico Zucconi, due delle quali si riconoscono dalle presentate figure appartenenti al genere Cyprzs ed una al genere Daphnia, e come il solo Martens, dopo il Zucconi, ne, indicasse vivere nelle nostre acque dolci quattro specie. Aggiungo poi aver io trovate nelle provincie di Padova, Venezia e Friuli, la Daphnia pulex, rosea, bra- chiata, nasuta; il Cyclops vulgaris; la Cyclopsina staphylina; il Lynceus striatus, e qualche altra specie non ben distinta ; le Cypris rubra, conchacea, aurantia, e qualche altra che avea d’ uopo di essere meglio determinata. Le specie presentate dal Saccardo, come raccolte nelle acque di Selva pro- vincia di Treviso, sono : i La Cyclops vulgaris, Leach; varietà rossa e bianca e fosca ; la Cyclopsina castor, M. Edw., colle varietà del sesso e di età, cerulea, rossa, lacinalosa ; la Daphnia pulex, Latr. e le Cypris ornata? e rubra, Desm. Si aggiungono a ciascuna di queste, illustrazioni relative alla loro gran- le) DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 258 dezza, alla loro dimora, al colorito che presentano ed a quello delle loro uova, e finalmente al modo speciale di procedere nei loro movimenti. 4864. MarTINATI dott. PietropAoLo, Nota sulla malattia dei Gambari che ammorbò le acque del Veronese nell'anno A864. Memorie dell’Accade- mia di Verona, vol. XLI, p. 215-223, 4 luglio 1894. Verona 1864, in 8.° Fa conoscere in questa nota : che morirono tutti i Gamberi del Lago di Garda, Astacus fluviatilis, dal 24 Maggio a tutto Decembre 1860 ; che rima- sero immuni dalla malattia i Cancer squilla e pulex; che entrò il morbo dalla Lombardia nel Veronese verso la fine del 1860, e che durò fin verso il ter- mine dell’anno, epoca nella quale cominciò a farsi minore la moria. Non si occupò l’ autore dell’ indole e de' caratteri del morbo stesso, ha notato però : che il Gambero tratto dall’ acqua moriva dopo due o tre minuti ; che gli si estendeva ed allungava il collo oltre l’ usato ; che facevasi rosso il suo corpo, e che le uova della femmina si mostravano alquanto alterate. Apprendesi dalla nota stessa, che la quantità de' Gamberi portati a Vero- na, ove si vendono a soldi 10 la libbra grossa, è di libbre 20,000, per cui ammettendo che in tutta la provincia se ne consumasse quantità eguale come in città, si avevano libbre gr. 40,000, le quali poste in commercio rappresen- tavano un capitale di L. 10,000 ; per lo che eccitava l'Accademia veronese ad occuparsi di proposito onde rilevare l' indole del morbo ed il modo di curarlo. 4861. Gruse dott. ApoLpi Epuarp, Ein ausflug nach Triest am dem Quar- nero, Baitriige zur Kenntniss, der Thierwelt dieses Gebietes. Berlin 41861 in 8.°, mit Kupf-Tafels. In questo accurato lavoro porgesi a pag. 124-26, anche l' elenco nominale, coll’ indicazione del luogo nel quale furono osservate, di n.° 74 specie di crostacei, de quali n.° 837 Podottalmi, n° 28 Endriottalmi, n° A Branchio- podo, n.° 2 Entomostracei e n.° 3 Crostacei succhiatori. Fra i Podotta/mi, solo n.° 4 se ne aggiungono alla Fauna Adriatica, da altri non prima annunciate, e sono l'Atelocyclus heterodon, Leach, osservato a Portorè ; l'Astacus sussatilis, raccolto a Cherso nel lago di Urana; e gli A/pheus ruber, M. Edw., raccolto a 254 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Trieste, l4/pA. Edvarsit, Aud., raccolto a Portorè e Cherso, e l' A/ph. den tipes, Guerin, raccolto a Trieste. Stimo importante offrire l’ elenco delle altre specie de' crostacei apparte- nenti alle altre tribù, nella conoscenza del maggior numero delle quali nelle nostre acque non venne il dott. Grube da altri preceduto. Tribù degli ENDRIOTTALMI. Lisianassa longicornis, Lucas — Cherso ; L. spinicornis, Costa — Trieste, Cherso ; L. ciliata, Grube, nov. sp. — Trieste. Amphithoe (Hyale) istrica, Gr., nov. sp. — Trieste; A. picta, Rathke — Trieste, Cherso ; A. brevirostris, Gr., nov. sp. — Trieste; A. (Amphitonotus) anisopus, Gr., nov. sp. — Cherso ; A. (Amphitonotus) leptonix, Gr., nov. sp. — Trieste. Gamarus Olivi, M. Edw. — Cherso ; G. /ocusta — Trieste, Cherso; G. recurvus, Gr., nov. sp. — Cherso lago d' Urana. Lemothoe denticulata, Costa. — Trieste, Cherso. Calomastix pusilla, Grube, nov. gen. et spec. — Trieste. Idotea tridentata, Larr. — "Trieste ; Id. appendiculata, Risso.— Trieste. Anthurus Laurenthianus, Gr., nov. sp. — Cherso. Asellus (Oniscus) aquaticus, L. — Cherso lago d' Urana. Ligia Brandt, Rathke (non L. italica). — Trieste, Cherso. Armadillidium commutatum, Brandt. — Trieste, Cherso. Praniza branchialis, Otto. — Trieste. Anceus ? forficularius, Risso. — Portorè. Sphaeroma (Oniscus) serratus, Fab. — Trieste, Cherso ; Sphaer. Jurinit, Sav. — Cherso ; Sphaer. Savignyi, M. Edw. — Cherso. Cymadocea pilosa, M. Edw. — Cherso ; C. truncata, Leach — Cherso. Nerocilla (Cymothea) bivittata, Risso. — Nel mercato di Trieste. Anilocra mediterranea, Leach. — Trieste. Bopyrus squillarum, Latr. Tribù de’ BrANncHIOPODI. Nebalia Geoffroyi, M. Edw. — Trieste. DEI M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 255 Tribù degli ENnTOMOSTRACEI. Cypridina oblonga, Grube, nov. sp. — Cherso. Peltidium purpureum, Phil. — Cherso. Tribù de’ SUCCHIATORI. Chondracanthus, sp. nov. da descriversi dall’ Hartmann di Berlino. Lernanthropus Kroyerti, Van Bened. Anchorella (Lernaea) uncinata, Mull.? A pag. 1385-38 trovansi le descrizioni latine delle nuove specie offerte dal chiarissimo autore ove è anche dichiarata la grandezza a cui arrivano. Presentasi infine, a pag. 163-167, l'elenco alfabetico de’ nomi volgari dei vari prodotti marini. Fra quelli de’ crostacei adriatici, cita il Martens, il Nardo ed il Plucar, dimentica però l’ Olivi ed altri che furono i primi a far conoscere tali nomi, ed a quali devesi il merito principale della determinazione scientifica. 1862. HELLER prof. CAmiLLo, Bartroge ziùr naheren Kenniniss der Macrou- ren. — Sitzungsberichte der K. K. Akad. der Wissenschaften, XLV, Band. II, Heft. Wien 1862. In questo interessante lavoro, nel quale il chiar. autore rende conto delle nuove specie de Macrouri, di cui va ricco il museo imperiale, che furono tro- vate da viaggiatori austriaci in varie parti del mondo, fa conoscere che alcune trovansi vivere anche nel mare Adriatico. Tali specie sono : Alpheus platyrhincus, Hell., tav. I, fig. 21-24, il quale ha parecchi rapporti coll’ A/ph. Edwarsti, Audouin, e fu raccolto a Lissa ed a Lesina dallo Stein: dachner. Alpheus Diocletiana, Hell., tav. I, fig. 28-33, il quale venne raccolto dal padre P. Titius, in Pirano. Pelias scriptus, Roux, tav. II fig. 24, trovato anche nell’ Adriatico. Pelias migratorius, Heller, tav. II, fig. 35; prossimo al P. /acustris, Mar- tens, che trovasi nel mare Adriatico e nel lago di Garda. 256 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. 1862. HeLer prof. dott. CamiLo, Untersuchungen iber die Litoral fauna - des Adriatischen meeres. Mit 3, Tafeln. Sitzurgsb. der Kais. akad. der Wissenschaften in Wien, B. XLVI, 1862. Si trovano descritte e figurate in questo lavoro, tre nuove specie di cro- stacei, fra cui un nuovo genere intitolato Ca//asszs. La prima specie è l’ Eba/a Costae, Heller, trovata a Pirano nell’ Istria ; la seconda è la Ca/Ztassis Adriatica, Heller, osservata nelle coste Istriane, nel canale di Zara e nel Quarnero ; la terza è il Panda/us Rathkii, Heller, trovato a Lissa ed a Lesina, alla profondità di 20-30 piedi. Il nuovo genere Ca/Ziassis corrisponde al genere Jarea da me stabilito fino dal 1847, e la specie alla mia J. nocturna (V. Sinon. mod. ecc.), sfuggita all’ occhio dell’ Heller, il quale ha però il merito di aver dato sopra di essa quei dettagli caratteristici che 10 non ebbi ad offrire a quel tempo. A pag. 445 del lavoro stesso, offre il prof. sullodato un catalogo di n.° 86 specie di crostacei decapodi, aggiungendovi il nome del luogo e la profondità in cui furono trovate. Delle accennate specie, n.° 85 non si erano ancora riconosciute come Adria- tiche, e sono le seguenti : Achaeus Cranchii, Risso; Lesina. — Inachus leptochirus, Leach; Spalato. — Inach. Dorynchus, Leach; Lissa. — Herbstia condyliata,M.Edw.;Lissa e Lesma. — Pisa tetraodon, Leach; Lissa, Lesina, Ragusa. — Zambrus Massena, Roux; Lissa, Ragusa. — Fano tuberculatus, Bell.; Lesina. — Lupa hastata, M. Edw.; Lissa. — Portunus corrugatus, Leach; Lesina. — Portunus pusillus, Leach; Lesina. — Portunus longipes, tisso; Lesina, Lissa, Ragusa. — Ebalia Bra- yerii, Eb. Cranchii, Eb. Penantii, Leach; Lesina, Lissa, Ragusa. — Cymo- polia Caroni, Roux; Lesina, Ragusa. — Eupagurus sculptimanus, Lac.; Lissa, Lesina. — Eup. timidus, Roux; ÉEup. Lucasti, Hell.; Lesina. — Galatea nexa, Embl. e Gal. squamifera, Leach; Lissa. — ScyMarus latus, Latr.; Lesina. — Crangon fasciutus, Kisso ; Lissa. — Cr. sculptus, Bell.; Lissa e Lesina. — Lysimata seticaudata, Risso; Lesina. — Gnathophillum elegans, Latr.; Lesina. — Pandalus Rathki, Hell.; Lissa, Lesina. — Pontonia Tyrrhena, Latr.; Le- sina, Lissa. — Pelias scriptus, Roux; Lesina, Lissa. — Athanas nitescens, Leach; Lesma, Lissa, Ragusa. — A/pheus platyrhyncus, Hell.; Lesina, Lissa, Ragusa. — A/pheus laevimanus,Hell.; Les., Lis., Rae. — Hippolyte Cranehtii. P , ; ’ , 5 PpoLy , DEL M. F. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 957 Leach ; Lissa, Lesina. — Virbius cartans, Leach ; Virb. viridis, Otto ; Virb. gracilis, Hell.; Lesina. — Pernaeus Caramate, Risso ; Ragusa. Nella tavola II, si danno le figure delle tre nuove specie sopra indicate. 1863. Dott. S. R. Lorenz, Physicalische Verholtnisse und vertheilung der organismen im Quarnerischen golfe. Wien 1867, 8.° fig. Sulla geografia fisica del mare Adriatico, in relazione alle sue organiche produzioni, quasi nulla possedeva la scienza oltre ai pochi cenni fatti dal Donati e dall’ Olivi, e di quanto pure poteva apprendersi studiando i Portolani, quan- tunque ad altro ben differente scopo diretti. Fu perciò che nel Programma da me pubblicato fino dall’ anno 1839 in Pisa, alla prima riunione degli scien- ziati italiani, e nel primo capitolo della mia Fauna Adriatica dedicato a tale argomento, riassumeva quanto aveva potuto notare, nel limite de’ miei mezzi, sui rapporti esistenti fra la matura de’ fondi marini e gli esseri dei quali sono abitati, distinguendo le zone algose di vario genere, le spongogene di differente natura, le coralligene, le molluschigene, ec., marcando le circostanze ordinarie od eventuali, perturbatrici degli adriatici fondi marini, e la loro influenza nel favorire la comparsa e la propagazione di alenne specie, e la scomparsa od il deperimento di altre. Manifestava quindi il mio vivo desiderio che altri, for- nito di mezzi maggiori, avesse potuto dar mano ad un lavoro di tanta impor- tanza. Corsero oltre vent anni senza che alcuno se ne occupasse, ma final- mente comparve l’ indicata opera del sig. D. Lorenz, che si pubblicò a spese dell’ insigne Imp. Accademia delle scienze di Vienna, la quale, quantunque limitata al golfo del Quarnero, offre un saggio cospicuo della perizia in simili studii del suo dottissimo autore. Possa un tanto diligente lavoro eccitare altri a fare le stesse indagini in differenti siti dell’ Adriatico, onde poi giungere a solide conoscenze comparative e rilevare con qual grado di sicurezza sia possi- bile far sicure conclusioni sulle leggi naturali che reggono la presenza degli organismi acquatici a seconda delle differenti regioni subacquee nelle quali si trovano. Apprendesi da quest opera riguardo ai crostacei, che nelle acque del Quar- nero se ne trovarono fino ad ora stazionarie n.° 78 specie, cioè, /t//0ftzr: n.° 4, Entomostracei n.° 2, Cirripedi n.° A, Isopodi n.° 43, Amfipodi n° 42, Sto- mapodi n.° 2, Macruri n° 24, Brachiuri n.° 26. XIV 38 258 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Nel prospetto tabellare p. 348-351, se ne presenta la distribuzione per regioni, e si conosce da questo quali di esse trovansi di preferenza nell’una o nell’ altra, ovvero quelle che in più d’ una si trovano. Le dette regioni sono sette: la prima sopralitorale, la seconda dalla superficie dell’ acqua a passi uno, la terza da 4 a 2 passi, la quarta da 2 a 40 passi, la quinta da 10 a 20, la sesta da 20 a 45, la settima da 45 a 7d passi. Nella regione I, se ne notano 2; nella HI, 8; nella II, 37; nella 1V, 37; nella V, 40; nella VI, 414; nella VII, nessuno. Due se ne segnano nella I e nella I; 6 nella IL e nella IT; 13 nella Il e nella IV; 20 nella IV e nella V; 13 nella V e nella VI La rappresentanza Carcinologica nella I regione o sopralitorale vien fatta dalla Lig:a Brandti. Nella regione II, principalmente dal Grapsus varius. Nella regione II, dagli Acanthonya lunulatus, Eriphia spinifrons, Grapsus marmoratus, Pisa Gibsii, Paloemon squilla, Amphitae guttata, Amph. Pre- vostii, Sphaeroma gibbosum, Sph. serratum, Idotea tricuspidata. Nella regione IV, dall’ /Zia nucleus, dai Maja squinado, e dall Homarus marinus, e dalla Ga/athea squamifera. Nella regione V, dai Portunus Rondeletii e longipes, dalla Pisa armata, dai Lambrus angulifrons, e L. Massenae, dall’ Atelocylus heterodon, dal- l Ethusa mascherone, e dalla Dromia vulgaris. Nella regione VI, dal Portunus plicatus, dal Nephrops norwegicus, e dal- V Alpheus ruber. Ma i pochi cenni da me dati non bastano per far valutare quest’ opera, che deve essere parzialmente studiata da chi ama conoscere con fondamento e comparativamente i rapporti che nell’ economia della natura presentano gli esseri organici fra di loro, ed in relazione alle località nelle quali si trovano. 1863. Dott. Camiro HetLer, Die Crustaceen des siidlichen Europa, Crusta- cea Podophthal/mia, Mit einer iibersicht iiber die horizontale Verbrei- tung simmtlicher europàischer Arten. Mit. 10 lithgr. Taf, Wien 1863; in 8. di p. 386. E questo il più completo ed il più interessante lavoro finora uscito ad illu- strare l'ordine de’ crostacei Podottalmi dell’ Europa meridionale, poichè esteso DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 9259 con buona critica, in base non soltanto alle opere anteriormente comparse, ma anche alle osservazioni speciali fatte dal suo autore sul mare, ed ai confronti praticati, avendo sott occhio molti esemplari di provenienze diverse, e col soc- corso delle migliori monografie iconografiche date in luce. Le mende inevita- bili in tali opere, nelle quali incorse l’ autore nel suo lavoro, non sono di gran conto. In esso sono descritte ed indicate con accurata sinonimia moderna n.° 176 specie, comprese in 84 generi, 78 delle quali appartengono alla Tribù dei Brachiuri ; 44 alla Tribù degli Aremuri; 67 alla Tribù de Macrouri ; 8 alla sotto classe degli Aromobranchiati. Quelle fino ad ora da esso riconosciute come Adriatiche sono 121. Di ciascuna di esse indica la grandezza alla quale arrivano, la profondità in cui ordinariamente sì pescano, la loro frequenza ed il nome dei Carcinologi dai quali vennero raccolte. Confrontando le specie indicate in questo libro con quelle anteriormente falle conoscere come viventi nel nostro mare, si riconosce che ne sono ag- giunte parecchie, come può vedersi dal seguente elenco. Ord. PODOPATALMIA, Lamk. Maja squinado, Latr. — cerrucosa, M. Edw. Tribù Brachyura, Lamk. Acanthonyx lunulatus, Latr. Eurinome aspera, Leach. Stenorhynchus longirostris, M. Edw. Lambrus Massena, Roux. ) 5 ’ ’ —_ phalangium, M. Edw. — angulifrons, M. Edw. Achaeus Cranchii, Leach. Cancer pagurus, Lin. Inachus scorpio, Fab. Pirimela denticulata, Leach. — deptochirus, Lach. Nanto rivulosus, Risso. — thoracius, Roux. — floridus, Leach. — dorynchus, Leach. — tuberculatus, Bell. Herbstia condyliata, M. Edw. Pilumnus hirtellus, Leach. Pisa Gibsti, Leach. Eriphia spinifrons, Sav. — armata,'Latr. Lupa hastata, M. Edw. — tetraodon, Leach. Portunus depurator, Leach. — corallina, M. Edw. — corrugatus, Leach. Lissa chiragra, Leach. — pusillus, Leach. 260 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI Portunus arcuatus, Leach. — longipes, Risso. Carcinus maenas, Leach. Platyonychus latipes, M. Edw. Thelphusa fluviatilis, Larr. Gonoplax angulata, Leach. — rhomboides, Desm. Heterorgrapsus Lucasi, M. Edw. Pachygrapsus marmoratus, Stimps. Nautilograpsus minutus, M. Edw. Pinnotheres Pisum, Latr. - veterum, Bosc. Ilia nucleus, Leach. — rugulosa, Kisso. Ebalia Bryerii, Leach. Costae, Kieller. Cranchiî, Leach. — Pennantt, Leach. Calappa granulata, Fabr. Atelocyclus cruentatus, Desm. heterodon, Leach. Thia polita, Leach. Corystes dentatus, Latr. Dorippe lanata, Bosc. Cymopolia Caronii, Roux. Ethusa mascarone, Roux. Tribù Amomura, M. Edw. Dromia vulgaris, M. Edw. Homola spinifrons, Leach. Albunea symnista, Fabr. Eupagurus bernhardus, Brandi. Prideauxii, Hell. sculptimanus, Hell. 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Eupagurus angulatus, Hell. meticulosus, Hell. anachoretus, Hell. Diogenes varians, Hell. Paguristes maculatus, Hell. Pagurus striatus, Latr. — calidus, Risso. Clibanarius misanthrops, ilell. Porcellana platycheles, Leach. longicornis, M. Edw. Tribù Macroura, Lamk. Galathea strigosa, Fabr. squamifera, Leach. nexa, Embl. Munida rugosa, Leach. ScyMarus arctus, Fabr. latus, Latr. Palinurus vulgaris, Latr. Callianassa subterranea, Leach. laticauda, Otto. Gebia littoralis, Desm. Calliaris Adriatica, ilell. Astacus fluviatilis, Gesn. Homarus vulgaris, M. Edw. Nephrops norwegicus, Leach. Crangon vulgaris, Fabr. fasciatus, Risso. sculptus, Bell. cataphractus, M. Edw. Nika aedulis, Risso. Lysmata seticaudata, Risso. e Gnathophylum elegans, Latr. Caridina Desmarestii, Joly. DEI M. F. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 261 Ephyra pelagica, Roux. Alpheus dentipes, Guerin. — punctulata, M. Edw. Athanas nitescens, Leach. Pasiphaea Sivado, Risso. Virbius viridis, (Otto) Hell. Pandalus brevicornis, athke. — varians, Hell. Automea Olivi, Risso. Sycionia sculpta, M. Edw. Pontonia thyrrena, Larr. Paeneus Caramote, Desm. Tipton spongicola, Costa. Anchistia migratoria, Hell. Subordo, ANOMOBRANCHIATA, Dan. Palaemon Traillianus, Desm. — Squilla, Fabr. Mysis truncata, Hell. Alpheus laevimanus, Hell. — frontalis, M. Edw. — ruber, M. Edw. Squilla Mantis, Rond. — platyrbynchus, Nell. — Desmarestii, isso. 1864. Dott. ApoLe Epuarp Gruse, Die Insel Lussin und ihre Meeres- fauna, Nach einem sechswéchentlichen Aufenthalte ec. Nebst einer Tafel mit Abbildungen und einer Karte von Lussin. Breslau 1864, in 8.° In questo lavoro importante ed accurato quanto ogni altro del suo chia rissimo autore, si leggono alle p. 68-77, le annotazioni da esso fatte sui cro- stacei che osservò nelle acque che bagnano l’isola di Lussin. Fra i Podottalmi ne notò n.° 36, di quelli già illustrati dall’ Heller, accennando quasi sempre il sito e la profondità dove furono pescati. Del Lambrus angulifrons fa conoscere una varietà di colorito osservata allo stato vivente, e dell Eurynome scutellata conferma | identità colla £. boletifera ; è qualche osservazione aggiunge ad alcun altra specie. i De' crostacei Edriottalmi Amfipodi annoverò i seguenti : Orchestia mediterranea, Costa A., Amfip. Nap., p. 184. — Sansego. Allorchestes imbricatus, Spence Bate, Britisch Sessil-eyed Crust. 1, p. 43. — Lussin piccolo. Allorch. Perieri (Orchestia), Lucas, Expl., de l' Alg., Cr., p. 52, pl. V. f. 4. — Lussin. Lysianassa longicornis, Lucas, 1. c. p. 53, pl. 5, f. 2. — Lussin piccolo, Crivizza. 262 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Lysian. spinicornis, A. Costa, |. c. p. 185, t. I, £ 4. — Lussin piccolo, Labadoski, Cigale. Lysian. ciliata, Grube. Ausflug. nach. Triest, p. 4135. — Lussin piccolo. Iphimedia multispinis, Grube, nov. sp., Archiv. fur Naturgesch, 1864, I, p. 202, tav. IV, f£. 1. — Cigale. Kroyera haplocheles, Gr., nov. sp.? — Lussin. Dexamine spiniventris (Amphitonotus), A. Costa, 1. c. p.196, t. II, f. 1. — Neresine. Leucothoe articulosa, Leach ; L. denticulata, A. Costa, Fauna Nap. t. IX, f. 3. — Lussin piccolo, Neresine. Pherusa elegans (Paramphitoè), Bruzel, Scand. Amphip. Gammarid., p. 75, t. II, £. 44. — Lossin. Protomedeia pilosa.(Leptocheirus pilosus), Zaddach, Synopsis, Crust., prussicorum, p. 8. — Lussin piccolo. Microdeutopus gryllotalpa, A. Costa, 1. c. p. 234, t. IV, f. 10. — Lussin piccolo. ? Moera grossimana, Sp. Bate, and Westw, l. c. p. 350. — Lussin piccolo, Neresine, Ossero, Crivizza. Moera scissimana (Gammarus), A. Costa, lc. p. 224, t. II, £. 7. — Lussin. Magamoera orchestipes (Ceradocus), A. Costa, 1. c. p. 224, t. IV, £. 4. — Neresine, Crivizza, Zabadoscki, Cigale, Lussin piccolo. Melita gladiosa, Sp. Bate and Westw. 1. e. I, p. 246. — Lussin piccolo. Eurystheus bispinimanus, Sp. Bate and W., I. c. I, p. 857. — Lussin. Amathilla brevicornis (Gammarus), Bruzelius, Skand. Amph. Gamm. p. 62, t. HI, £. dd. — Lussin. Gamarella punctimanus (Gammarus), A. Costa, 1. c. p. 222, tab. III, f, 6. -— Lussin. Gammarus locusta, Fab. Cancer locusta, L. — Ossero. » gracilis, Rathke Faun. de Krym, p. 84, tav. V, f£. 7-40; Me- moir. de Kais. Akad. de Wissench. in St. Petersburg, HI. — Cherso. Amphitoe picta, Rarhke, 1. c. p. 89, t. V, f. 15-19. — Sansego. Cerapus latimanus, Grube, nov. sp., Jahresber d. Schles. Gesellsch, fur 1863. — Neresine, DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 263 Calomastix pusilla, Gr., Archiv. fiir Naturgesch 41864, p. 206, t. IV, f. 2. — Neresine. Ieridium fuscum, Gr., nov. sp. Archiv. cit. 1864, p. 909.1 1IV (83. — Neresine. Caprella inermis, Gr., nov. sp. — Lussin piccolo. Rhoea latifrons, Gr., nov. sp. — Lussin. Jaera filicornis, Gr., nov. sp. — Uussin. Ligia Brandtii, Rathke. — Crivizza. Idotea appendiculata, M. Edw. — Lussin piccolo. Anthurus gracilis, Leach. — Neresine. Sphaeroma tridentatum, Gr., nov. sp. — Neresina. 5 emarginatum, Gr., nov. sp. (Sph. Jurimi. Gr. Ausfl. nach, Triest, p. 126). — Neresine. » rubro pauctatum, Gr., nov. sp. -— Lussin piccolo. Cymodoce pilosa, M. Edw. — Lussin piccolo, Crivizza, Neresine. Eurydice Swainsonii, Leach. — Crivizza. Rocinela ophthalmica, M. &dw. — Crivizza. Acherusia ? complanata, Gr. nov. sp. Anceus forficularius, Risso, O. Costa, Fauna Crost. Isopodi, p. 4, T. III — Pranizza, Lussin grande, Neresine, Ossero. Gyges branchialis, Cornalia e Panceri. — Neresine. Nebalia Geoffroy, M. EÈdw. — Neresine. Cypridina mediterranea, O. Costa. Fauna del regno di Nap. Crost., p. 57, T. LV. — Cigale. 1864. Pierro AxpREA Saccarpo, Cenni storico-naturali intorno agli ani- maletti entomostracei viventi nella provincia di Treviso, colla descri- zione di un nuovo genere e coll'indicazione delle poche altre specie di essi trovate nel resto delle Provincie Venete, con 1 rav. lit. Tre- viso, genn. 1864, di p. 48. È molto interessante questa Memoria, poichè la prima che con qualche dettaglio scientifico sparga luce sopra un brano di scienza finora molto trascu- rata fra noi ed in Italia tutta. Ha questa stretta relazione colle due note da me presentate al R. Istituto nel 1861, delle quali tenni addietro parola, illu- 264 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. stranti appunto alcune specie d'entomostracei regalati all’ Istituto medesimo dal nostro autore. Le specie delle quali tiene discorso, indicando il sito dove le osservò più o meno frequenti, la grandezza a cui giungono, i caratteri che le distinguono, e le abitudini di parecchie, sono n.° 32 ed 8 varietà, appartenenti a 13 generi, uno de’ quali che intitolò Proposcistoma, è nuovo. Dà di esso esatta figura e dettagliata descrizione, riassumendo i caratteri distintivi nella seguente definizione : Chelae duae anticales, crustaceae, articulis quatuor terminatae. Oculi duo distincti, sessiles sub clypeo cephalico. Os haustello clavato infra porrecto. Corpus elongatum, molle subdiaphanum, parce setulosum, e duodecim segmentis compositum. Setae branchiales infra estremitatem posticam viginti duae, natatoriae, aliae quatuor similes supra caudam. Cauda appendicibus quinque subteretibus instructa, quarum quatuor aequilongae, quinta in me- dio sita, brevior, foraminulata. Interessando conoscere le abitudini di questo animaletto, come accenna lo stesso suo scopritore, è sperabile che non lascierà egli di tenerlo di vista, dacchè ne ha l'opportunità, nelle vasche dell’ Orto botanico padovano, onde togliere ogni dubbio potesse insorgere relativamente alla sua genesi, al suo successivo sviluppo e deperimento, ed all’ eventuale metamorfosi a cui, come avviene ne Sifonostomi, potesse essere soggetto, Stino importante qui riportare i nomi delle singole specie finora dal Sac- cardo indicate come viventi nelle acque delle nostre Provincie, colla nota del sito ove furono da esso osservate o da altri, acciò possano venire ricercate ed istudiate. ENTOMOSTRACEA Ord. ICHTHYOPHTHIRA Fam. Lerneopoda Proposcistoma pellucens, Sacc. — Serbatoi d'acqua dell'Orto botanico di Padova in maggio. Fam. Argulina Stagni ombrosi di Selva e di Bavaria. Argulus foltaceus, Mulll — Comune, a Selva presso il Bosco Montello, paras- sita del Gasterosteus aculeatus. (No) (ep) (DIA DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO Ord. LopHyROPODA Fam. Copepoda. Cyclops quadricornis, Mull. — Frequente colle sue var. nelle acque corr. e stagnanti di Selva, Bavaria, Arcade, S. Palè. Nelle prov. del Friuli e di Venezia (Nardo). Var. a prasinus B albidus y fuscus ò rubens — Nelle acque stagnanti dell’ Orto botanico di Padova. e marmoratus Cyclopsina staphylinus, M. Edw. — Nelle prov. di Ven., Pad. e Friuli (Nardo). _ castor, M. Edw. — Non rara unitamente alle varietà nelle acque morte di Selva e Bavaria e nelle piscine del R. Orto botanico. Var. a coerulea B rubens y lacinulata — Nell'acqua morta di Selva e Bavaria, e nella Piscina dell’ Orto botanico padovano. Fam. Ostrapoda. Cypris detecta, Mull.? — Nell’ acqua morta a Selva ; rara. — . ornata, Sace. non Mull. — Trovata (1861) in copia a Selva, nell'acqua stantia. — Jaevis, Mull. — Frequente nell’ acque lente e stagnanti di Selva. — _ conchacea, Desm. — Nelle prov. ven. (Martens, Contarini, Nardo). -—_ pubera, Mull. — Copiosa nelle peschiere dell’ Orto botanico, e più rara ne’ fossati di Selva e Nervesa. — rubra, Desm. — Abbondante nelle acque stagnanti e correnti di Selva e Nervesa. — aurantia, Desm. — Nelle prov. di Pad., Ven. e Friuli (Nardo). -— ? Crassa, Mull. — Nelle acque stagnanti a Selva, assai rara. -— fusca, Straus. — Nell’ acque stagnanti a Selva, non frequente. Fam. Cladocera. Polyphemus pediculus, Mull. — Nelle acque dolci della prov. di Ven. (Martens). Sida crystallina, Straus. — Copiosa in qualche fossato stagnante a Selva. XIV. 39 266 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI d4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Daphnia pulex, Mall. — Abbonda in qualche acqua stagnante a Selva e Bavaria. Nei pozzi di Venezia (Contarini, Nardo). — ongispina, Mall. — Nel R. Orto botanico e Bavaria, nel bosco Mon- tello. Abbondante ne’ serbato] d’ acqua del- l'Orto botanico. — — Sana, Mull.— Nelle acque stagnanti a Selva e Bavaria, e del R. Orto bot. — — mucronata, Mall. — Rara nell’ acqua di Selva, — clathrata, Desm.— Negli stagni ombrosi di Bavaria. Non copiosa nel- l’acqua stagnante di Selva, Bavaria, Arcade, e del R. Orto botanico. — ?quadrungula, Mull. — Nelle acque morte di Selva ; rara. — ?rectirostris, Mull. — Nelle acque stagnanti di Selva ; rarissima. — Brachiata, Desm. , x, 7 FI i Nelle acque stagnanti delle provincie di Padova, Venezia, Friuli (Nardo). — nasuta, Desm. — rosea, M. Edw. Chydorus Mulleri, Leach. — Nelle acque stagnanti di Selva, Narvesa, Bavaria, e del fr. Orto botanico. Lynceus trigonellus, Mull. — Abbondante nell’ acque di Selva e Narvesa. — striatus, Desm. — Nelle provincie di Padova, Venezia e Friuli (Nardo). Ord. PiLLopona Fam. Brarchiopoda. Branchipus stagnalis, Latr. — Abbastanza copiosa in una fossa d'acqua pio- vana a Selva. Fam. Apusida. Apus cancriformis, Schift. — Nel Friuli (Nardo), Vicentino. Lepidurus ? productus, Leach. — Nel Vicentino (Turra); Bosco Montello (Sacc.). 1864. Dott. Camiro HeLLer, Horae Da/matinae ; Bericht iiber eine Reise nach der Ostkiîste des Adriatischen meeres. — Verhandl. der K. K. zoo. botan. Gesellsch in Wien, XIV. Band. Wien 1864. A pag. 50 di questo lavoro si notano come trovati nelle acque di Curzola e Lagosta, a differenti profondità, n.° 38 specie di crostacei, cioè 16 specie di Brachiuri, 6 Anomuri, ed AA. Macrouri. — Tutte le dette specie sono fra DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO BOT quelle notate nella di lui opera : Crustacea Podophtalma, meno una di nuova che intitola Portoria flavomaculata. Esso la trovò parassita sulla Phallusia mamillata. 1865. A. P. Ninni, Su//a mortalità dei Gamberi (Astacus fluviatilis) nel Veneto, e più particolarmente nella provincia Trivigiana. Ven. 4863. Atti del Rì. Istituto veneto di scienze, vol. X, serie III. Premesse alcune notizie storiche sulla mortalità osservata in Lombardia e nel Veneto, parla specialmente di quella avvenuta nel Trevigiano ; espone i fenomeni che l’ accompagnarono comparativamente a quelli notati in Lombardia, ed opina essere causa morbifera, lo sviluppo nelle branchie di tali crostacei, di una specie di Vaginicola, della quale dà la figura, che è riferibile al genere Cothurnia Erhenberg. 1866. Dott. Camo HeLLer, Carcinologische Baitriige zur Fauna des Adriatischen meeres. Ferhandlung des zool. botan. vereins in Wien. Band XVI. Wien 1866. Offresi in questo lavoro le osservazioni fatte dall’ autore sulle specie del- l'ordine degli Zsopodi finora trovate nel mare Adriatico. Ne annovera 20 ge- neri, e specie 78. Eccone l'’ elenco : ; Idotea hectica, Late. — Alquanto rara, Pirano, Lesina, Lissa. — tricuspidata, Desm. — Comune in tutta la costa fra le alghe. - algirica, Lucas. —- Rara ; Lesina. — prismatica, Risso (Zenobia). — Molto rara ; Lesina. — capito, Rathke. — Lesina, Lissa, Curzola. — appendiculata, Risso (Leptosoma). — Lesina, Anthura nigropunctata, Lucas. — Lesina, Lissa, Curzola. Tylos Latreillit, Audoin. — Lesina ; molto rara. Jaera Kroyerit, M. Edw. — Curzola. — longicornis, Lucas. — Lesina. Ligia Brandtii, Rathke. — Comune nelle pietre del litorale. Limnoria uncinata, Heller n. sp. — Lesina ; rara. 268 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Tanais Cavolinit, M. Edw. — Lesina. Apseudes Talpa, Montagu (Cancer gammarus talpa). — Lesina, Lissa, Lagosta. Cymothoa oestroides, M. Edw. — Comune, parassito ne' pesci. _ parallela, Orto. — Rara ; Lesina. — Audouini, M. Edw. — Rara ; Lesina, Lissa. — Aestrum, Fabr. — Rara; Lesina. Nerocila bivittata, M. Edw. — Discretamente comune; Lesina, Lizza, Lagosta. — — maculata, M. Edw. — Lesina, Lissa ; alquanto rara. Anilocra mediterranea, Leach. — Rara ; Lesina, Trieste. — physodes, M. Edw. — Comunissima nei pesci. — frontalis, M. Edw. — Rara; Curzola. Cirolana hirtipes, M. Edw. — Comune ; Roano, Zara, Lesina. Aega bicarinata, M. Edw. — Rara ; Lesina, Lizza. — Deshaysiana, M. Edw. (Rocinela). — Lesina. Acherusia Dumerilii, Lucas. — Non rara ; Pirano, Lesina, Lizza. — — ophta/mica, M. Edw. (Rocinela). — Rara; Lesina, Lussin. — complanata, Grube? — Lussin. Sphaeroma serratum, Leach. — Comune. — Jurinii, Saw. ed Audouin. — Rara ; Lussin. = Rissot, Heller. nov. sp. — Molto rara ; Lussin. — granulatum, M. Edw. — Discretamente comune ; Lessina, Lizza, Lagosta. — tridentatum, Grube. — Rarissimo ; Lesina. — gibbosum, M. Edw. — Raro; Lesina. — Savignyi, M. Edw. —— Raro; Lesina. Cymodocea pilosa, M. Edw. — Non tanto comune ; Lesina, Lizza, Curzola. Nesaea bidentata, Desm. — Raro ; Lesina. Anceus vorax, Lucas. — Non raro ; Lesina, Lizza, Curzola, Lagosta. Bopyrus squillarum, Lar. — Non raro sui Palaemon. Gyge branchialis, Corn. e Pane. — Sulla Gebia littoralis ; Pirano. Sone thoracica, M. Edw. — Parassito sulla Callianassa subterranea ; Lessinia. Orp. BRANCHIOPODA. Nabalia Geoffroyi, M. Edw. — Non raro ; Lesina e Lizza. Cypridina mediterranea, O. Costa. — Pirano, Lesina, Lizza, Lagosta. D DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 26 Orp. ENTOMOSTRACEA. Hersilia apodiformis, Philippi. — Parassito sulla Ca/lianassa subterranea. Notopterophorus Veranyi, Leuckart. — Non raro sul sacco branchiale della Phallusia mamillata. Bomolchus Belones, Burmeister. — Sulle branchie del Be/ore rostrata. Nicothoe Astaci, Audouin e M. Edw. — Salle branchie dell’Astacus vu/garzs. Caligus minutus, M. Edw. — Nelle branchie e nelle fauci del Labrav Lupus. — diaphanus, Nordmann. — Nelle branchie della Trigdia lizeata e della T. corax. — affris, Heller. nov. sp. — Nelle branchie dell’ Umbrina cirrosa. — wvexator, Heller. — Nelle branchie del Dentex vulgaris. Elytrophora brachyptera, Gersticker. — Nelle fauci del 7hyrnus vulgaris. Perissopus dentatus, Steenstrup e Lutken. — Nel Mustellus vulgaris. Cecropsina glabra, Heller. — Non si conosce ancora sopra qual pesce si trovi. Cecrops Latreillii, Leach. — Sulle branchie del Thynnus vulgaris. Cycnus gracilis, Hell. — Non ancor trovato sopra nessun pesce. Lernanthropus trigonecephalus, Heller. — Sulle branchie del Serranus scriba. — Kroyeri, Bauder. Sulle branchie del Labrax lupus. Medesicaste Triglae, Bleinville (Chondracanthus). — Sulle branchie della Trigla Adriatica. Chondracanthus cornutus, Muller (Lernea). — Branchie dei P/euronectes. — angustatus, Hell. — Sopra l’ Uranoscopus. 225 Merluci, Holten. — Sopra il Merlutius. — gibbosus, Kroyer. — Sopra il Lophius piscatorius. Staurosoma parasiticum, VVill. — Nelle Attinie. Brachiella Thynni, Cosva. — Nelle branchie del 7. vu/garis. = insidiosa, Hell. — Nelle branchie di un Gadus. = impudica, Nordmann. — Nelle branchie della 7. cora. Anchorella hostilis, Heller. — Nelle branchie dell’ Umbrina cirrosa. - Pagelli, Kroyer. — Nelle branchie del Page//us erythrinus. — fallax, Weller. — Nelle branchie del Denter vulgaris. = uncinata, Muller (Lernea). — Nelle branchie del MerZutzus. Lernaeolophus sultanus, Heller. — Nelle fauci e nelle branchie dei Serranzs Scriba e Cabrilla. Lernaeonema gracilis, Heller. — Sopra la pelle della Zichia Amia. 270 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Ordine CIRRIPEDIA. Lepas anatifera, Lin. — Alquanto comune. Conchoderma gracilis, Heller nov. sp. Scalpellum vulgaris, Leach. — Raro ; Lesina. Chthamalus stellatus, Banz. — Comune lungo le coste. Chelonobia testudinaria, Darwin. — Sopra la Chelonia Caretta. 1866. Dott. CamitLo HeLLeR, Bastrdge sur niheren Kenhtniss des Amphi- poden des Adriatischen meeres. (Als 4. Forisetzung der « Untersu- chung iber die litoral Fauna des Adriatischen meeres » siehe Bd. 26, p. 415). Denkschriften der Kaiserlichen Akademie der Wissenschaften. Mathem.-naturwisensch-classe. Wien 1867, fig. Nuovo argomento di lode all’ indefessa attività del professore d’ Innsbruch è il presente lavoro, il quale offre importanti notizie sulla caratteristica ed altro, illustrante un ordine di crostacei ancora poco o male conosciuti. Mi limito a trascrivere l' elenco delle specie fino ad ora trovate nell’ Adria- tico comprese in n.° 36 generi, le quali sono 104, e 33 nuove. Potrà ricorrere all’ opera originale chi vorrà saperne le differenze, ed avere una guida ne’ pro- pri studi, ed un ajuto per la determinazione di esse nella sinonimia che pre- senta, e nelle figure a contorno che offre in quattro tavole litografiche. Ho segnate con * le specie anteriormente notate dal prof. Grube, le quali sono 29. I. AMPHIPODA GENUINA. Talitrus platycheles, Guér. — Quarnero (Lor.). Orchestia litorea, Monig. — Lesina, Curzola. — Montagui, Aud. — Lizza, Lesina, Curzola, Lagosta. — Dyhayesi, Aud. — Lesina, Lizza, Curzola. *. mediterranea, A. Costa. — Lizza, Lesina, Curzola, Lagosta. * AMlorchestes stylifer, Grube. — Quarnero. * Li imbricatus, S. Bate. — Lussin. x De Perieri, Luc. — Lussin. Nicea Nilsonii, Rathke. — Lesina. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO QTA Nicea plumicornis, Hell. — Ragusa. — fasciculata, Hell. — Lizza, Lagosta. — istrica, Grube. — Lussin. — Bucchichi, Hell. — Lizza, Lagosta. — nudicornis, Hell. — Lesina. — macrony.x, Hell. — Lesina. — camptonyx, Hell. — Lesina, Lizza. — Schmidti, Hell. — Ragusa. —— rudis, Hell. — Lesina. — crassipes, Hell. — Lesina. Probolium megacheles, Well. — Lagosta. Lisianassa spinicornis, A. Costa. — Quarnero, Lesina, Lizza, Curzola, Lagosta, Zara. —- loricata, A. Costa. — Lesina, Lizza. La longicornis, Luc. — Lesina, Lizza, Curzola, Quarnero. di — pilicornis, Hell. — Lesina. -— Costae, M. Edw. — Lesina, Lizza, Curzola, Quarnero. * — ciliata, Gr. — Quarnero. Ichnopus affinis, Hell. — Lesina. — calceolatus, Hell — Ragusa. Anonyx Schmardae, Hell. — Lesina, Lizza, Ragusa. — filicornis, Hell. — Lesina. — gulosus, Kroyer. — Lesina. — nanus, Kr. — Pirano. — minutus, Kr. — Lesina. — timidus, Kr. — Lesina, Lizza, Lagosta. — Nardonss, Kr. — Pirano. Callissoma Hopei, Costa. — Pirano, Lesina. Ampelisca Gaimardii, Kr. (Arancops diadema, Cost.) — Lagosta. * Kroyera haplocheles, Gr. — Lussin. Isaea Montagui, M. Gdw. — Lesina. Ipimedia obesa, Rarchke. — Lesina. * — Eblanae,S. Bate, (I. multispinis, Gr.) — Lesina, Ragusa, Lussin. — carinata, Hell. — Lesina, Zara. * Dexamine spinicentris, A. Costa. — Lesina, Lizza, Lussin. DT ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI d4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. * Dexamine spinosa, Leach. — Lesina, Lizza, Ragusa, Curzola, Lagosta. * — brevitarsis, Gr. — Quarnero. * /—. anisopus, Gr. — Quarnero. » — Zeptonyx, Gr. — Quarnero. Atylus Costae, Hell. Eusirus bidens, Hell. — Lesina. Leuchothoè denticulata, A. Costa. — Lesina, Quarnero, Lissa. Protomedeia hirsutimana, Sp. B. — Lesina. i pilosa, Ladd. — Lussin. i _ guttata, Gr. — Quarnero. * Pherusa elegans, Bruz. — Lussin. * Gammarella brevicaudata, M. Edw. Melita palmata, Mont. — Curzola. — gladiosa, S. Bate. — Lussin. — Coroninii, Hell. — Lesina. Maera orchestipes, A. Costa. — Lussin, Lesina, Lizza, Curzola, Ragusa, Lagosta e Taranto. — grossimana, Leach. — Lizza. — scissimana, A. Costa. — Quarnero, Lesina, Lizza, Taranto. -— — integrimana, Hell. — Lagosta. — Donatoi, Hell. — Lesina. — brevicaudata, S. Bate. — Lesina, Lizza, Curzola, Pirano. — erythrophtalma, Lilj. — Lizza. * Eurystheus bispinimanus, S. Bate. — Lussin. * Amathilla brevicornis, Brar. — Lussin. * Gammarus marinus, Leach. — Lussin, Quarnero, Lesina, Lizza, Curzola, Lagosta, Zara. ig e locusta, Fab. — Quarnero, Lesina, Curzola, Spalatro. Su tenuimanus, S. Bate. — Lizza. Amphitoe penicillata, A. Costa. — Quarnero, Lesina, Lizza, Curzola, Ragusa. * —. picta, Rathke. — Quarnero. — bicuspis, Hell. — Lesina. — Brusinae, Hell. — Lizza, Podocerus pulchellus, Leach. — Lesina. — Ocius, S. Bate. — Lesina. Lo 1 So WI DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO Podocerus monodon, Hell. — Lesina. —_ longimanus, Hell. — id. — longicornis, Hell. — id. * Microdentopus gryllotalpa, A.Costa. — Lussin, Pirano, Lesina, Lissa, Curzola. Sa Titti, Hell. — Pirano. Cerapus abditus, Templ. — Lesina. * /— /Zatimanus, Cur. — Quarnero. Cyrthophium laeve, Hell. — Lesina. * Cratippus pusillus, Gr. — Trieste, Quarnero, Lizza. —_ crassimanus, Hell. — Lizza. * Icridium fuscum, Gr. -— Quarnero. Corophium longicorne, Latr. — Curzola. — acherusicum, A. Costa. — Pirano, Lesina, Curzola, Ragusi. Chelura terebrans, Phil. — Lesina. Il. LAFMODIPODA. “ Caprella inermis, Gr. — Luzzin. Sori quadrispinis, Gr. — Quarnero. *—. gracilipes, Gr. — Quarnero. — acuminifera, Leach. — Quarnero. — acutifrons, Lar. — Lesina, Lizza. — obtusa, Hell. — Lesina. — monacantha, Hell. — Pirano, Lesina, Lizza, Curzola. — aspera, Hell. — Pirano, Lesina, Lizza. — /eptonyx, Hell. — Lesina. — phasma, Mont. — Lesina. — armata, Hell. — Lesina. 1868. Dott. Gio. Dowrenico Narpo, Sopra un gigante fra i Crostacei deca- podi brachiuri dell'Adriatico (Cancer fimbriatus ), Olivi — Atti del Reale Istituto veneto di scienze, Vol. XIII, Ser. III Nel presentare in dono alle Raccolte naturali del R. Istituto un gigantesco esemplare del C. fimbriatus, Olivi, pescato 50 anni or sono in prossimità al porto di Chioggia, il quale facea parte della Collezione di St. Nat, del fu ab. G. M. Nardo, estesi questa nota, la quale fa conoscere come, quantunque rara- XIV. 40 274 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. mente, pure incontrasi questa specie nelle coste Adriatiche, oltre in quelle di Genova, e di Napoli, e della Grecia ; la qual cosa G. Martens poneva in dub- bio. Feci poi conoscere come a torto abbiano i moderni chiamata Pagurus questo crostaceo, spettando un tal nome a quella specie da essi detta volgar- mente Granciporro, che è il vero Paguro degli antichi, e che essi chiamarono invece malamente con Fabricio Cancer spinifrons ; sicchè sarebbe opportuno piuttosto seguire Kostlin il quale lasciò ad esso il nome datogli dall Olivi. Chiudesi tale nota con alcune riflessioni sull’ accrescimento de’ Crostacei, e parlasi infine della singolare abitudine del Grazzone e Maja Squinado, già avvertita dall’ Olivi, ma ignota agli antichi, qual è di ammonticchiarsi al mo- mento della frega, formando quasi un colle che dal fondo del mare s' innalza fino alla superficie dell’ acqua. 1868. Narpo Dott. G. Domenico, Severio VVulfen illustre naturalista di Klagenfurt, il primo che accuratamente descrivesse animali marini del golfo di Trieste, nel finire dello scorso secolo, ingiustamente obbliato da chi scrisse sullo stesso argomento dopo di lui. Nova inserita nel Giornale veneto intitolato: Commentario della Fauna e Gea, n.° 4,1868. Si fa conoscere in questo lavoro come fra le 75 specie di animali marini dal Walfen descritte, ve ne abbiano 26 di Crostacei, nominate secondo Linneo, 4 delle quali da esso credute nuove. Alle date denominazioni, apposi la mo- derna sinonimia aggiungendo ad alcune specie qualche utile osservazione. 1868. Narpo Dott. G. Domenico, Nota sopra una nuova specie di Crostaceo intitolata : Eriphia longicrura. Arti del Congresso della Società italiana di St. Natur. tenutasi in Vicenza nel settembre 1867. Presentasi in questa Nota la descrizione di tale Crostaceo trovato nella Collezione di animali marini adriatici del defunto naturalista Dalmato sig. Wi- dovich, acquistatasi nell’ estate del 1868 dal R. Istituto veneto di scienze. Oltre agli autori indicati, non mi è noto che altri abbiano illustrate specie di Crostacei raccolti nel nostro mare. Forse vi avranno note sparse ne’ Gior- nali zoologici, specialmente Tedeschi, ma di questi pochi ne giungono fra noi. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO DAVOS Cito ad esempio che nel Zezschri/t von Siebold und Kollicher, IV, p.377, leggesi un lavoro del dott. Leydig sopra un parassito da esso osservato a Trie- ste nominato Doridicola agilis, poichè trovasi sulla Doris lugubris. Alle ommissioni nelle quali fossi caduto supplirò con un'appendice sepa- rata, ovvero pubblicando la Storia dell’ intiera Adriatica Fauna, della quale il presente scritto è un semplice saggio. Spero intanto che altri vorranno sorreggermi onde esca il mio lavoro pos- sibilmente completo, e perciò loro mi raccomando. Riassunto, Conclusione, Desiderii. Dall’ offerto quadro storico, che ora riassumo toccando solo de’ principali lavori, si viene a conoscere: come all’ avanzamento della Carcinologia Adriatica, nulla contribuissero gli italiani nel secolo XVI, e come i soli Be//on e Gesner, venuti ad istudiare fra noi, dessero notizia ed imagine di qualche specie di crostaceo da essi nelle nostre acque osservata; come nessuno siasene occupato durante il secolo XVII ; come il naturalista italiano, VU. 4/4rovandi, che pure, quale Bolognese, avrebbe dovuto farlo, non abbia offerto di specie adriatiche, nella di lui grande compilazione, che qualche figura male eseguita, a lui da altri trasmessa ; e come nel secolo XVIII, possono invece contarsi nove naturalisti che fecero conoscere nuove specie di Crostacei nostrali. Sono questi : Giovanni Bianchi, Ariminese, che fu il primo ‘ad offrire esatte figure di cinque specie dell’ Adriatico poco allora conosciute; Francesco Gin- nani, Ravennate, che diede notizia delle specie esistenti nel Museo del defunto suo zio Griuseppe, le quali sono riconoscibili per la citazione da esso fatta delle figure dell’ Aldrovandi, o per qualche nota caratteristica appostavi; G. A. Sco- poli, che fu il primo il quale coi nomi Linneani indicasse 23 specie, aggiun- gendo ad alcune i nomi volgari usati a Trieste, di cui due sono offerte come nuove; MM. 7. Brunnich, che indicando coi nomi Linneani poche specie da esso raccolte nel nostro mare, ne porge una di nuova; Linneo ed Herbst, che notano nelle loro opere due o tre specie nuove come provenienti dal mare Adriatico; Saverio VVulfen di Klagenfurt , che nel 1794 diede. esattissime e lunghe descrizioni di 27 specie di crostacei da esso osservate viventi nel lito- rale Triestino, 4 delle quali nuove, in un mirabile di lui lavoro rimasto 276 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. iynoto ai naturalisti quantunque pubblicato negli 4## dell’ Accademia Cesarea Leopoldina dei curiosi della natura; Giuseppe OZivi di Chioggia, in fine, che chiuse i fasti zoologici del secolo XVHI, col pubblicare la prima parte della sua Zoologia Adriatica, data in luce nel 1792, lavoro nel quale sono accen- nate coi nomi Linneani e coi volgari di rincontro, 42 specie di crostacei, otto delle quali descritte e figurate come nuove. È questa la prima opera dove la Storia naturale Adriatica, venga applicata all’ economia, e vi trasparisca un concetto scientifico. Nei primi venti anni del corrente secolo XIX, la gloria, riguardo alla Fauna Adriatica relativa a’ pesci, crostacei, testacei ed echinodermi, rimase tutta al chioggiotto abate Stefano Chiereghin, il quale pel corso di 30 anni pazientemente elaborò con lunghe descrizioni ed esatte figure, quella grande opera rimasta inedita, che conservasi nella Biblioteca del R. Liceo Marco Foscarini, e che da tutti può venir consultata. Sono in essa notati 64 crostacei, rappresentati da 87 figure, dei quali 34 non erano a' suoi tempi da altri fatti ancora conoscere. L'anno 1824, il veneziano Giorgio Martens, passato a vivere in Ger- mania, patria degli avi suoi, pubblicò il suo Rezse nach Venedig, nel quale diede l’ elenco di 59 specie di crostacei. Questo lavoro è composto in base a quello dell’ abate Olivi, ma con rettificazioni riguardo ad alcune specie da esso trovate non riferibili alle Linneane e coll’ aumento di 14 specie di mala- costracei, dei quali l' Olivi non aveva tenuta parola. Circa 20 anni dopo il patrizio veneziano Nicolò Contarini, indicò nomi- nalmente nel di lui Catalogo degli insetti nostrali, 18 specie di Aselotti e di Oniscidi, da esso trovati tra noi. Nel 1847 io pubblicai la sinonimia moderna delle specie notate dal Chiereghin nell’ opera inedita indicata, e la Fauna volgare del veneto estuario, dove esposi in un Prospetto tabellare il novero delle specie utili viventi nelle nostre acque, aggiungendo ad ognuna alcune noti- zie relative al loro modo di vivere ed agli usi a cui servono. — Ma il periodo nel quale ebbe la scienza carcinologica un vero progresso, sta in quest ultimo decennio; ed il merito principale, oltre il nostro dott. P. A. Saccardo, che studiò più d’ ogni altro fra primi, e fece conoscere 86 specie, alcune varietà, ed un nuovo genere di Ertomostracei delle nostre Provincie, oltre il professor A. Ed. Grube, il quale tanto contribuì a favore all’ Adriatica Fauna colla sco- perta di nuove specie d’ogni classe, oltre il dott. S. R. Lorenz di Vienna, che fece importantissime osservazioni sulla storia fisica del golfo di Quarnero, lo DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 277 ha l’indefesso professor He//er, mercè le cui indagini attente fatte nel litorale Dalmatino ed Istriano, si conoscono oggidì 265 specie di crostacei di ogni or- dine. Cita egli meritamente i valenti cultori delle scienze naturali che a lui fa- cilitarono la conoscenza delle specie e del sito ove si ritrovano, quali sono : il padre Pio Titius di Pirano; i signori F. Manger v. Kirchsberg, e labate prof. G. Boglich di Lara; il dott. Sp. Brusina della città stessa, ora conser- vatore del Museo di Storia Naturale di Zagabria ; ed altri. Ne qui posso tacere per amore di giustizia, come ben meritassero in questo argomento, ed in altri relativi alla conoscenza degli animali del nostro mare, il defunto naturalista Y7dovzick di Sebenico, la ricca collezione del quale venne di recente acquistata dal veneto Istituto di scienze ; il pure defunto, G. B. Sar- dri di Lara, e Matteo Botteri di Lesina, ora professore di St. Nat. all’ Uni- versità di Orisaba al Messico, i cui ricchi Cataloghi compilati venti anni addie- tro in compagnia del prof. Luigi Stalio, pure di Lesina, se si fossero pubbli- cati, ne sarebbe stata lieta la scienza. E questo devo ripetere con ispeciale elogio, riguardo al citato professore Luigi Stalio, ora vivente fra noi, il quale raccolse ed istudiò per molti anni nella sua patria, i pesci, le conchiglie, ed i crostacei di cui possede ricche colle- zioni, le quali va sempre più illustrando, sicchè possiamo aspettarsi da esso un molto interessante lavoro. Dobbiamo poi sperare di vedere cospicuamente illustrata la Fauna Adriati- ca, dai signori Dott. Szrski ed A/berto Perugia, e dai Prof. Stossich ed Acurti, di Trieste, dacchè possono aver ampia fonte di studio anche dal ricco Museo che oggi onora quella città ; e fra noi continuarsi dal dott. P. A. Saccardo, le diligenti indagini di cui diede saggio sopra i Crostacei branchiopodi ed entomo- stracei delle nostre Provincie ; e dal dott. A. Nzrr7, accrescersi sempre più le già ricche sue collezioni di animali adriatici e delle venete Provincie, dei quali ultimi specialmente egli stesso fa caccia e ne studia i costumi; nè posso tacere del valente conservatore delle Raccolte naturali del R. Istituto F7/pp0 Trois, il quale dà ogni dì cospicui saggi di perizia anatomica arricchindo le raccolte stesse d’interessanti preparati d’ animali marini e terrestri d'ogni specie. Possano le mie parole eccitare anche altri cultori delle scienze naturali, quelli specialmente che abitano paesi della costa italiana del mare Adriatico, a fare quanto fecero, in passato, i naturalisti di Chioggia ed in questi ultimi anni i professori d’ Allemagna, riguardo al lido Istriano e Dalmatino ; inco- 278 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. raggi anche il nostro Governo, come fa l’ Austriaco, lo studio della storia fisica dell’ Adriatico, in relazione agli organismi che in esso vivono ; si esten- dano alle nostre coste le utili indagini fatte dal dott. Lorenz nel golfo di Quarnero, le quali stanno in consonanza di quanto esponeva fino dall’ anno 1839 nel mio Programma pubblicato alla prima assemblea de' scienziati italiani in Pisa, e fatto conoscere nel 1856 e 1864, al veneto Istituto di scienze. La gran carta dell’ Adriatico baccino eseguita dall’ Istituto geografico di Milano, ed il Portolano di questo mare possono, come diceva, servire intanto di fonda- mento al lavoro, il quale dovrebbe essere affidato ad alcuni uffiziali i più ido- nei imbarcati nella R. marina, aggiungendo ad essi qualche naturalista in tali studil addottrinato, e ciò in base a schemi e postulati che loro verrebbero tra- smessi quando ne ricevessero l’ incarico. Alcune particolarità potrebbero anche rilevarsi dai pescatori che frequen- tano ne differenti siti dell’ Adriatico, essendo essi i soli capaci di rispondere con sicurezza pratica, quando con sagacia richiesti, ad alcune ricerche che loro venissero fatte. Da tali ricerche potranno scaturire importanti notizie relative alle scienze naturali, ed utili applicazioni riguardo agli organismi marini, alla Joro molti- plicazione, alla loro pesca, ed altro interessante la sociale economia (4). (4) Non tutti potendo essere poliglotti è desiderabile a vantaggio della scienza, la quale devesi conservare cosmopolita, che si smetta un mal vezzo da non molti anni introdotto, poichè potrebbe interpretarsi nazionale egoismo, voglio dire di scrivere le opere purameote scientifiche in lingua differente dalla latina, la quale è da tutti intesa. Il grave danno che ne consegue viene da tutti compreso. Questo non toglie che in lingua nazionale si scriva quanto riguarda le applicazioni della scienza all’ economia sociale, e che perciò v' abbiano libri popolari appositi. Nella Storia naturale almeno la diagnosi de’ generi e delle specie, dovrebbero essere scritte in latino. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 279 AGGIUNTE È CORREZIONI ALLA PARTE TI. 1837. Mine Evwarps, Hist. natur. des Crustacès, ecc. Paris 4837, T. 2, pag. 291. Accennasi in quest opera come proveniente dal mare Adriatico, un Pa/ae- mon molto prossimo al Pa/. Squ//a, chiamato Pa/. antennarius, M. Edw., il quale differisce perchè il piccolo filamento delle antenne superiori è unito ad uno dei lunghi filamenti in quasi tutta la sua estensione, e per avere il rostro dritto, non bifido alla punta, della lunghezza delle squamme delle an- tenne esterne, ed armato di quattro o cinque denti al disopra, e di tre al dis- sotto ; è lungo circa un pollice. Il prof. Heller lo crede sinonimo del Pa/aemon Squilla, ed una semplice varietà di esso ; e con più sicurezza lo dichiara identico al Pa/. elegans, de- scritto da Ratke nelle Memorie presentate all’ Accad. de S.t Petersburg, T. HI, 1837. Copice peL Sec. XVI Di questo codice da me posseduto, intitolato ni. Icones, contempora- neo all’ Aldrovando, parlai nella nota posta a p. 2 del mio lavoro intitolato : Brevi cenni storici sut progressi dell adriatica Fauna da Oppiano fino ai dì nostri, P. I, a tutto il secolo XVITI, che fu inserito nel Commentario della Fauna, Flora e Gea, ecc., n° 3, 1.° gennajo 1868. Si trovano in esso, oltre che pesci ed altri animali marini, figurate a colori di naturale grandezza, n.° 14 specie di crostacei molto bene espressi, proprii del mare Adriatico, specialmente delle coste Dalmatine. Sono questi identici nella forma e grandezza a specie notate e figurate nell’ opera dell’ Aldrovandi, della quale parlai nel presente lavoro. &ccone l’ elenco. Scyllarus latus, Latr. — — Aldrov. p. 145. Squi//a lata auctoris. Palinurus vulgaris, Far — » —p.4102. Locusta marina. 280 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Palaemon » ? — Aldrov. p. 149. Palaemon = » ? — è» p.152. Squilla mantis, Rond. — » p. 158. Gebia littoralis? Desm. — » —p.150. Maja squinado, Lar. — >» p.184 Dromia vulgaris, M.Edw.— » p.491 Portunus depurator,Leach.— » —p.179 Lambrus spinimanus, -—_ — » p. 203 Inachus scorpio? Fabr. — » pp. 205 Ilia nucleus, Leach. — a» p.204 Ilia nucleus, Leach. — » p.204 Herbstia condyliata?M.Edw— » — p. 485 Eriphia Pagurus, Nardo. — » —p. 189 Calappa granulata, Fab. — » —p.190 De Crangone. Squilla gibba nostra. Squilla mantis. Crustaceum quod medium videtur inter Crangonem squillam et can- cellum. . Cancer Maja alius plurimus spi- nis harrens. . Cancer Heracleoticus, alter hir- sulus; prone et supine. 3 P . Cancer marinus alius ab auctore observatus. . Cancer macrochelus albicans ; prone et supine. . Cancer brachichelo congener. . Aranei marini specie; prone et supine. . Aranei marini specie; prone et supine. . Cancer brachichelos Maja con- gener. . Pagurus ; prone et supine. . Cancer Heracleoticus auctoris ; prone et supine. Sui Cirripedi. I Cirripedi, altre volte ritenuti come classe speciale, si vorrebbero oggidì considerare come ultimo ordine dei crostacei. Essi infatti ne hanno strettissimi rapporti, e se volessimo risguardarli come classe veramente distinta, dovressimo fare altrettanto coi Branchiopodi e cogli Entomostracei. Per tale motivo fino a tanto che nuovi studii portino su tale argomento luce maggiore, prefe- risco accedere anch'io all’ opinione seguita dal Darwin, dall’ Heller e da qualche altro recente scrittore. Ciò ammettendo avrei dovuto comprendere nella Storia della Carcinologia DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 281 del nostro mare anche i Cirripedi, de’ quali vivono in esso pochissime specie, che dai scrittori di cose adriatiche vennero registrate fra i testacei. Ai Girripedi adriatici indicati dall’ Heller, che sono: Lepas anatifera, L.: Conchoderma gracile; Scalpellum vulgare; Chthamalus stellatus e Chelo- nobia testudinaria ; devesi aggiungere qualche altra specie che farò altra volta conoscere, fra cui l'Acasta che trovasi di frequente nelle Spugne, detta dal prof. Renier Ba/anus perforatus ed Acasta spongites da Leach. Lamark dà il nome di Ba/anus Plancianus alla specie indicata dal Planco, Conck. min. not. p. 29, tab. V, fig. 12 ; la quale corrisponde al Ba/. balanoides, Ranzani, la cui validità specifica sarebbe dubbia. Correzioni di alcuni errori corsi : p. 217, linea 2, invece di ExporraLMi leggi: ENDRIOTTALMI ; e dopo Popot- TALMI aggiungi STOMAPODI. 219, » 40, invece di 27 mancò /ena, leggi: mi mancò la lena. p. 224, » 42, aggiungasi al Sommario — 1789. Comparetti. p. >» » 46,invece di 1846. O. Costa, leggi: 1846. Dott. F. Plucar. p.223, » 44, » Il Carous, leggi: Il Parcus. p.225, » 6, » Heteroclitus, leggi: Heracleoticus. p. 232, » 40, » Pinetta Ractenati, \eggi: Pineta Ravenate. 24.» 7 . i i i » Simpson, leggi: Stinpson. p. 240, » 4,» sp. 46, fig. 24, leggi: sp. 28, fig. 56. pi » 2: » fig. 34, leggi : fig. 39. p.242, » 415,» p. 487-798, leggi: p. 487-498. p. 243, ultima lin» —Armadilloides, leggi: Armadillidium. p. 246, linea 12, » P. Pridoussi, leggi: P. Prideuxii. p. >» » 29, » 1841, leggi: 1843. pi 250,2,» di2° » Limus, leggi: Limulus. peo oe: » —Palinurus, leggi: Palaemon. p. 267, » 14, » —Ferhandlung, leggi: Verhandlung. i XIV. 4 282 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Dove in qualche sito fosse stampato Lupea, Palemon, Xanto, Tipton, Bernardus, Brayerii, Pridousii, \eggi: Lupa, Palaemon, Xantho, Typton, Bernhardus, Bruyeria, Prideuxii. La correzione di qualche altro errore analogo che fosse sfuggito, e di alcu- no relativo a punteggiature, rimettesi al discreto lettore. PARTE SECONDA ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI CINQUANTA-QUATTRO SPECIE DI CROSTACEI PO- DOTTALMI, STOMAPODI, EDRIOTTALMI E SUCCHIATORI; ALCUNE DELLE QUA- LI NUOVE OD IMPERFETTAMENTE CONOSCIUTE. _—==DopoAa=— SOMMARIO DELLE SPECIE ILLUSTRATE Il. PODOTTALMI, DECAPODI, BRACHIURI. Sp. 4. Pisa armata — sp. 2. P. nodipes — sp. 3. P. Gipsii — sp. 4. P. tetraodon — sp. 5. P. corallina — sp. 6. P. intermedia — sp. 7. Maja squinado — sp. 8. Eurinome aspera e Cancer filans, Vio — sp.-9. Aantho Poressa — sp. 10. X. tuber- culatus — sp. 41. Pilumnus hirtellus — sp. 12. Pilumnus venetiarum — sp. 13. Portunus depurator — sp. AU. Portunus Rondeletii — sp. 15. Platyonicus latipes — sp. 16. Eriphia longicrura — sp. A7. Carcinus maenas — sp. 18. Hia nucleus — sp. 19. Grapsus marmoratus — sp. 20. Atelocyclus rotundatus — sp. 24. Ethusa mascarone. II. PODOTTALMI, DECAPODI, ANOMURI. Sp. 22. Pagurus striatus — sp. 23. Eupagurus angulatus — sp. 24. E. Pridouxii — sp. 25. £. tarsipictus — sp. 26. E. Chiereghin — sp. 27. Pagurites maculatus — sp. 28. Diogenes varians — sp. 29. Porcelana longicornis — sp. 50. P. esox — sp. 31. Gebia venetiarum — sp. 32. ? Bigea tipica — sp. 33. Jaxrea nocturna — sp. 34. Crangon schillinus — sp. 35. Chiereghina pellucida — sp. 36. Nika lon- gipes (N. edulis? Risso) — sp. 37. Automea Olivii — sp. 38. Typton spongicola — sp. 39. Palaemon Treillianus — sp. 40. Alpheus gambarellus — sp. DM. A. Gambarelloides — sp. 42. A. vittatus — sp. 43. Phleusa cynea — sp. 44. Vianellia dorsiocullata. III. Srowapopi. Sp. 45. Squilla Eusebia. IV. EDRIOTTALMI AMFIPODI. Sp. 46. Orchestia . .... ? — sp. 47. Lysianassa . ..... ? — sp. 48. Lysita algensis. V. EDRIOTTALMI LAMEDIPODI. Sp. 49. Caprella linearis — sp. 50. C. Fabris — sp. BI. C. Cornalia. 984 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. VI. SUCCHIATORI ARAGNIFORMI. Sp. 52. Nimphum imperfectum — sp. 33. Xiphochilus spurius — sp. 54. Demophanus falsus. I Podottalmi, Decapodi, Brachiuri. Genere PisA, Leach. In questa tribù, il genere Pzsa è fra quelli le cui specie, benchè in piccolo numero, non sono tutte ancora stabilite in base a sicuri caratteri; per la qual cosa abbisognano di essere nuovamente istudiate sopra copioso numero di esemplari, osservati in istato naturale, nei differenti stadii della loro vita, onde potere scegliere quelle note distintive che per la costanza e per la loro impor- tanza, rispondono meglio allo scopo. Avendo avuto motivo parecchi anni or sono, di fare su di esse studii spe- ciali, potei convincermi del grave imbarazzo che s' incontra talvolta nel deter- minare una specie, stando alle imperfette descrizioni che ne diedero alcuni autori ed alle poche buone figure che si possedono. Dall’ esame fatto sopra grande numero d' individui ebbi pure a convincermi, doversi considerare carat- teri di poco conto: la maggiore o minore lunghezza ed acuità de’ pungiglioni dello scudo; la differenza nella lunghezza, divergenza ed inclinazione delle corna del rostro ; il prolungamento acuto dell’ orlo dell’ angolo orbitale ante- riore, ed i rapporti di esso coll’ articolo basilare delle antenne esterne ; i denti spiniformi infine che si osservano in alcune specie sull’ orlo superiore del terzo articolo dei quattro ultimi paja di piedi, i quali vedonsi talvolta molto mal pronun- ciati, sicchè si riconoscono appena, o mancano affatto, o sono invece peli aggrup- pati che cadono collo sfregamento, quelli che sembrano nodosità o spine. Anche le antenne nella specie stessa si presentano più o meno sviluppate e dendriformi. Sono all’ incontro buoni caratteri: la forma delle braccia e quella delle chele, quando si distinguano le differenze che presenta il maschio in confronto delle femmine, e si avverta che la loro dentellatura varia anch’ essa entro i limiti della specie, a seconda dell’ età, del sesso, e nel caso di riproduzione di una chela perduta ; la maggiore o minore fittezza della peluria di cui è coperto il DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 285 corpo, la quale d' ordinario è uniforme e di eguale struttura in una data specie, in tutta la sua superficie od in date parti, venendo però talvolta sormontata da gruppetti di peli di differente natura irti od adunchi. Vedonsi grandi differenze nella specie medesima quando abbia cambia- ta la crosta; in allora la peluria è incipiente ed appariscono i minuti e numerosissimi pori dai quali la peluria stessa sarà per uscire. Varia anche il colorito delle Pise ed il pigmento che trassuda dalle porosità della superficie. Questo abbonda specialmente al momento delle nozze, ed imbeve la peluria in modo da intingerne le mani toccandolo ; ora vedesi di color giallo o giallo aranciato, ed ora rosso di corallo, o rosso scarlatto, che diventa rugginoso colla dissecazione. Sarebbe molto importante uno studio microscopico comparativo sulla struttura del sistema dermico de’ crostacei, specialmente delle Pise, e sulla forma della loro peluria ; interesserebbe non meno conoscere la natura chimica del pigmento che trasudano. Le specie adriatiche sulle quali cadono le mie osservazioni sono : la Pisa armata, \a Pisa Gipsti, \a Pisa nodipes, la Pisa tetraodon, e la Pisa corallina. To non intendo offrire di esse una completa monografia, ma descrivere soltanto lo stato degli individui sui quali potei far esame. Facciano altri più profonde ricerche. Sp. 1.) PisA ARMATA, Latr. — Vern. Scarpion de Grotta. : Lo scudo in questa specie, misurato dall’ estremità del rostro all’ estremità della prominenza spiniforme posteriore, è oltre una volta e mezza più lungo che largo, calcolata la larghezza delle due estremità delle spine laterali poste- riori. Le regioni stomacale, branchiale, cordiale, ed intestinale sono salienti e separate da depressioni profonde. Si notano quattro tubercoletti in linea retta avanti la regione stomacale. Rostro lungo quanto è larga la fronte, misurata dalle due estremità del dente spiniforme orbitale ; esso è alquanto inclinato anteriormente e fermato da due corna eguali acute rotonde che divergono un poco verso l’ estremità loro. Corna dall'angolo orbitale anteriore mediocre e divergenze, a base larga ed estremità acuta ; l'angolo orbitale posteriore minore, smossato. Margini latero anteriori dello scudo aventi una prominenza spiniforme corta poco dopo il processo orbitale posteriore, qualche piccolo tubercoletto posteriormente ed un grosso dente spiniforme al loro termine, colla punta 286 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. diretta un poco in avanti nelle femmine è più indentro ne’ maschi. Margini latero posteriori comincianti dai denti spiniformi accennati e terminanti alla spina posta alla sommità della regione intestinale od epatica posteriore. Il secondo articolo delle antenne esterne meno grosso del primo e più corto di esso. Il terzo od ultimo sottile ed un poco più lungo del primo. Tali articoli emettono qualche diramazione, sicchè spesso tali antenne sembrano den- driformi. Il primo articolo o basilare di esse è fornito nella parte dorsale di peluria folta, e ciascun pelo ha l’ estremità ingrossata. La piastra sternale nel maschio è alquanto infossata fra le due gambe chelifere ossia del primo pajo, che si mostrano un poco tubercolose nel terzo e quarto loro articolo. Queste gambe sono eguali, assai grosse e forti nel maschio ; hanno le mani alquanto compresse, le dita mobili quasi piatte superiormente e triangolari; le ferme sembrano qunadrilatere. Entrambe le dita sono ricurve od incavate nel loro interno posteriormente in modo da lasciare uno spazio ovale ; le loro estremità sono finamente e regolarmente dentellate e disposte in modo da com- baciare assai bene fra di loro ; nel concavo del dito mobile quasi alla sua metà, vedesi sporgere una piccola prominenza. Nella femmina le gambe anteriori o cheliformi sono della grandezza di quelle del secondo pajo, le mani sono meno grosse e le dita combaciano in tutta la loro lunghezza in modo da non lasciare spazio intermedio ; qualche volta le dita mobili non sono piatte superiormente ma rotondate. Le gambe del secondo pajo sono più lunghe dalle altre, il loro terzo arti- colo non è nodoso, nè i loro tarsi sono armati al disotto di punte, come dicesi della Pisa Gipsii. Il corpo è tutto coperto di folti e grossi peli di particolare struttura, i cui maggiori specialmente sono claviformi ; i piedi stessi ne sono molto forniti e soltanto le due paja anteriori o chelifere del maschio ne vanno prive, avendo invece una corta peluria che rende come velutata la loro superficie ; il colore di questa Pisa allo stato vivente, è il rosso di scarlatto, che dissecandosi, acquista la tinta del sangue secco. Levandovi la peluria artificialmente vedesi lo scudo di un colore di carne a superficie liscia e lucida, tutta porosa, specialmente usando la lente; il quale carattere è comune ‘ad altre specie pelose di crostacei. Merita però d’ essere studiata, come ho detto più sopra, la struttura del pelo delle Pise, e singolar- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 287 mente di questa specie, che in istato vivente lo ha imbevuto d’ un pigmento coccineo. Sorpassa spesso due pollici di lunghezza ; la femmina ordinariamente è un poco minore. Una tale specie da me descritta sopra esemplari allo stato di freschezza, non può essere che la Pisa armata, avuto riguardo al carattere, regione intesti- nale che si prolunga in una grossa spina molto acuta. Quella che descrisse e figarò il Chiereghin potrebbe essere la P. Gipsz, giacchè in essa la regione intestinale è sormontata da un grosso tubercolo ottuso ed arrotondato, ciò che rilevasi anche dalla figura, oltre che dalla descrizione che il detto autore ne diede. Abbisognano le Pise, come ho detto più sopra, di essere studiate, onde me- glio stabilirne i caratteri specifici, conoscere quali sono costanti e quali variabili, e rettificarne la sinonimia. Trovo applicabile alla Pisa da me descritta la definizione data dal Risso nella sua Hzst. Nat. de l Europe merid., e corrispondervi in parte le note ca- ratteristiche esibite, ma con troppa parsimonia, da Milne Edw. e dal prof. Heller. Non posso però ritenere con quest ultimo autore che la Pisa nodipes di Leach e di Costa, sieno colla P. armata identica specie. Sp. 2.) Pisa Ges, Leach. — Volg. Scarpion de Grotta. Aveva distinto, nella Sinon. mod. all’ opera del Chiereghin, col nome di Pisa coccinea, il Cancer personatus, sp. 24, fig. 37 fem., di detto autore, ma sembrami doversi credere piuttosto uno stato della P. Gipsz, poichè ha la regione intestinale sormontata da un tubercolo ottuso ed arrotondato invece che acuto. Potrebbe forse essere la stessa specie la Pisa figurata dal Planco, Tav. IV, App. f. B, col nome di Cancer cordatus seu sagittatus, totus hirsutus. Sp. 3.) PisA nopIPES, Leach. La Pisa nodipes venne distinta dal dott. Leach, e sufficientemente caratte- rizzata e figurata nella sua Miscellanea zoologica T. II, tab. 78, non però indi- candone la patria. Desmarest addottando questa specie nulla aggiunse a quanto scrisse il suo scopritore. Milne Edwards riferendola, sospettò che potesse esser cosa identica colla P. armatu. Lo stesso sospetto è venuto a Latreille riguardo alla sua Maja armata, che la dichiarò prossima se non identica alla Psa Gipsii. Il solo prof. O. Costa l’anno 1833, nella sua Fauna del regno di Napoli, la riportò come abitatrice del Mediterraneo, poco però anch' egli ag- 288 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. giungendo a quanto il dott. Leach avea scritto. Notò una varietà di essa colle regioni non distinte da solchi, a rostro non rugoso, a nodosità de’ piedi poco sensibili, ad articoli de’ piedi assai pellaciuti, e colle due punte innanzi all’ or- bita assai acute, e quelle di dietro appena sensibili. Il solo maschio dal Costa veduto era coperto di alcioni e spugne, come già osservasi in quasi tutte le specie di questo genere. Potrebbe questa rappresentare uno stato della stessa Pisa nodipes, ovvero di altra specie affine. Il prof. Heller non avendo avuto motivo di vedere questa Pisa, la credette identica all’ armata a cui riferì la sinonimia del Leach e del Costa. Essa però distinguesi da tale specie per importanti caratteri, fra quali per avere la prominenza della regione intestinale, non già acuta e spiniforme come le due prominenze laterali, ma rotondata e tubercolare come nella P. Gipszz. La lunghezza del suo scudo, la cui forma è presso a poco quella delle altre specie, sta nel maschio, misurata dall’ estremità del rostro a quella della tube- rosità della regione intestinale, come 38 a 28, e nella femmina come 35 a 24. Il rostro nella femmina è meno declive che nella P. armata, e nel maschio è più orizzontale e meno lungo di quello sia larga la fronte; le due corna sono diritte, contigue, divergono un poco verso l’ estremità. Manca od è assai poco sviluppata la prominenza spiniforme posta lateralmente allo scudo in prossimità all'angolo orbitale posteriore. Le regioni dello scudo in questa specie, sono più precisamente marcate di quello sieno nella P. armata. Esse rappresentano elevatezze tuberose rotonde, le cui maggiori appartengono alla regione genitale cardiaca. Tali regioni si manifestano più evidenti in questa specie poichè circondate da solchi profondi, i quali sono tanto più sensibili in quanto che la superficie di essi è coperta da peluria assai breve e più sottile di confronto a quella che copre le regioni slesse. La peluria coprente le regioni dello scudo è di eguale forma ed altezza ; ciascun pelo è rotondo alle sue estremità, di modo che dall’ unione de’ peli risulta una superficie uniforme e come granellosa e liscia, che apparisce quasi velutata quando l’animale è allo stato di freschezza. Questa peluria è imbevuta d'uno pigmento che è di colore rosso oscuro più o meno intenso e talvolta rosso aranciato. Oltre alle pelurie indicate vi hanuo peli d’ altra forma, in altre parti del corpo, i quali sono più lunghi, sottili, riti, ed a cima acuta e ricurva. Ne sor- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 289 gono alcuni lateralmente nella regione stomacale. Ma più di tutto ne vanno fornite le spine costituenti il rostro e le gambe ove si vedono sorgere aggru- mati all’intorno ad intervalli. Le due spine costituenti il rostro sono tutte rivestite di tali appendici, e così pure le antenne esterne che hanno l’ultimo loro articolo lungo ed a divisioni, che pure sembrano articoli minori. La estremità anteriore del terzo articolo de' piedi, ossia coscia, e quella delle braccia, ha tre nodi un poco più marcati che nella specie precedente, e gli articoli costituenti le gambe sono un poco ingrossati superiormente ed hanno un solco o fossetta che li divide in due, per cui sembrano più nodosi dell'altra specie. Oltre la peluria ordinaria vedonsi anche all’ intorno dei piedi sorgere dei peli molto più lunghi e sottili, ad estremità ingrossata in taluni ed in altri ricurva. Essendovene di tali peli alquanto più corti ed aggrup- pati, questi servono a far apparire più grosse le nodosità dei piedi stessi. Sp. 4.) PisA coraLLINa, M. Edw. Sp. d.) Pisa TETRAODON, Leach. Sp. 6.) PisA INTERMEDIA, Nardo. Cancer araneus, Olivi non Linneo. — —. Chier. sp. 20, £. 33, non Linneo. Nell applicare la sinonimia moderna all’ opera del Chiereghin aveva chia- mato intermedia la Pisa da esso descritta e figurata col nome di C. araneus, poichè i caratteri dell’ esemplare che avea sott’ occhio (quello stesso osservato dal Chiereghin), erano tali da distinguerlo dalla Pisa cora/lina e dalla Pisa tetraodon degli autori, è da farlo credere intermedio fra l'una e l'altra spe- cie, Ecco la descrizione estesa a quel tempo, quale ritrovo ne’ miei manoscritti. Scudo d’ un terzo più lungo che largo, avente tre tubercoli maggiori nella linea dorsale media, uno minore corrispondente alla regione epatica posteriore ; altri due eguali e più grossi ai nodi, uno de’ quali situato nella regione cordiale e l'altro nella gastrica. Il primo ne ha altri due uno per lato di minore gran- dezza equidistanti, posti in linea retta; altri due ne ha il secondo, ma invece che in linea retta più posteriormente situati. I margini laterali sono armati di quattro spine, una posta nella regione epatica anteriore dietro il processo orbi- tale posteriore, le altre tre sulla regione branchiale. La posteriore di queste punte è più grande delle altre. Nella regione stomacale, parte per parte della linea mediana, si vedono cinque piccole prominenze, e due alla base del rostro. Rostro retto e formato da due corna non molto grosse, di lunghezza presso XIV. 42 290 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. a poco eguale alla larghezza della fronte, pochissimo divergenti alla loro estre- mità. Spine dell’ angolo orbitale anteriore molto grandi e rettamente rivolte al- l’ innanzi ; angolo orbitale posteriore ottuso. Gli articoli terzo e quarto delle gambe anteriori sono forniti di qualche pic- colo tubercolo ; manì depresse ; tanaglie non rotondate superiormente ; tarsi dei piedi ricurvi e non armati al disotto di denti, ma di peli soltanto. Corpo coperto di corta e sottile peluria, quasi velutata ; peli maggiori ri-. curvi all’estremità, di grossezza eguale, si vedono alla base del rostro ed a’ suoi lati e specialmente agli orli del coperchio ed a quelli anteriore e posteriore delle gambe ; in tale situazione sì trovano anche alcuni peli rigonfi verso l’ estremi- tà, ossia clavati. Il colore, secondo anche l’ osservazione del Chiereghin, è bru- netto tendente al cenerognolo ; sul ventre è liscio e bianco. Vedesi dagli esposti caratteri, come la Pisa dal Chiereghin descritta non potesse riferirsi nè alla P. tetraodon, nè alla P. corallina degli autori, e come io non senza ragione l’ avessi nominata i2/ermedia. Avendo però ricevuto più tardi dai pescatori, allo stato di freschezza, molti individui di questi crostacei, potei convincermi trattarsi di stati differenti di un’ identica specie, essendo ma- nifesta l’ incostanza de’ caratteri scelti per farne distinzione. Si osservi attenta- mente e si vedrà infatti, da chi possede esemplari in buon numero, come sia va- riabile la proporzione fra la lunghezza e la larghezza dello scudo, come lo siano parimenti la divergenza e la inclinazione delle corna del rostro, come pure varia- no le prominenze indicanti le regioni e le spine de’ bordi laterali, come lo stesso avvenga riguardo ai piedi ed alle tanaglie delle braccia, al colorito, alla peluria che copre il corpo, e le sue appendici, ecc., come infine siavi assoluto bisogno di meglio studiare le specie indicate, le quali io credo potranno fondersi in una sola, distinguendo solo le varietà più marcate e costanti. Non potendo appli- carsi per tale specie nessuno dei nomi usati, poichè esprimono caratteri incerti e comuni con altre, sarebbe conveniente sceglierne uno non caratteristico, per non cadere in contraddizione. Forse potrebbe chiamarsi Pisa Praedo, nome già usato da Herbst, PI. 42, fig. 2, per indicare un Cancer che deve es- sere una varietà di stato di essa, detta dal Bosc Maja Praedò, ed indicata dai recenti autori come riferibile alla P. fetraodon. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 294 Genere MAJSA, Lamark. Sp. 7.) MAJA squinADO, Latr. ex Roand. Cancer Mapoides, Chier. op. cit., sp. 26, fig. 39. Avvertiva l’ab. Olivi che in alcuni fondi poco abitati e sterili, si trova costantemente un Carcer Maya più piccolo, peloso e di aspetto triste e diverso, il quale conviene col Cancer spirosus di Rumfio. Mus., tav. 8, fig. 5, e che lo credeva una varietà di esso, giacchè non presenta differenza negli essenziali caratteri. Sospettava che tale differenza potesse esser effetto della magrezza de' siti. L'ab. Stefano Chiereghin credette invece descrivere e figurare questo gran- chio come distinta specie, chiamandolo Cancer Mayoides, Vern., Granzon falso d'Aspreo, e caratterizzandolo : Brachiurus thorace elliptico, tuberculato, hirsu- to, anterius subiruncato, quadricornuto, utringue, aculei septem, brachiis laevibus, albis, maculutus fusco colore. Abita, egli scrive, in mare nelle regioni calcaree (Aspreo) fra’ zoofiti e piante marine. Confrontando fra esse le due figure del Cazcer Maya e del C. Majoides, date dal Chiereghin, la differenza trovasi : nell’ avere il secondo la figura dello scudo maggiormente ovale e meno convessa ; nel mostrare due brevi tubercoli eguali, fra i due pungiglioni frontali, alla loro base; nell’ essere divergenti detti pun- giglioni, mentre nella MMaj@ sono ad estremità convergenti ; nell'aver i tuber- coli del dorso non appuntiti e sparsi più o meno di peli. Delle accennate differenze non è costante quella delle due prominenze tu- bercolari poste fra i due pungiglioni frontali alla loro base, e questi solo ri- marcansi in esemplari assai giovani, per cui non ha valore il carattere : quadri cornuto. La Maja crispata di Risso, Testa fusco brunnea, pilosissima, spinulosa, (tuberculosa) fronte spinis quatuor anterioribus ad basim conjunctis, poste- rioribus, longioribus, divaricantibus, lung. 0,036, e larg. 0,036, è identica alla specie descritta dal Chiereghin. Anche Milne Edwards credette essere questa Ma7a di specie differente ; egli la distinse per avere lo scudo appena convesso, coi tubercoli rotondi invece che appianati, e qualche piccola spina sulla linea mediana, assegnandogli la grandezza di soli 2 o 3 pollici. Ne diede la figura alla Tav. 3, con dettagli 292 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. anatomici, dai quali nulla di essenziale rilevasi che la distingua dalla Maya Squinado. Non si vedono in essa le due prominenze fra i due pungiglioni frontali. Ciò indica che l'individuo osservato non era di prima età come quello disegnato dal Chiereghin. Il carattere della piccolezza delle zampe ante- riori notate come più sottili, nel maschio, di quelle del secondo pajo, non è costante, quindi non ha valore. Il dott. Leach scrisse di proprio pugno sotto la figura data dal Chiereghin, Maja Squinado, pullus, e come tali caratterizzò gli esemplari da lui presso di me veduti. Egli anche mi regalò la "Tav. XVIII della di lui opera sui cro- stacei britannici che stava allora pubblicando, nella quale vedesi esattamente figurata al n.° 6 questa pretesa specie. Fu perciò che nella sinonimia moderna dell’opera del Chiereghin, io riguardai come un giovine del Maja Squinado, il Cancer majoides di detto au- tore, nella quale determinazione ebbi motivo di confermarmi posteriormente fa- cendo esame di nuovi esemplari. Convien dire che l' Heller non abbia veduto tale stato giovanile della Maja Squinado, poichè la riferisce nella di lui opera, come specie distinta, sulla fede di M. Edwards e de’ suoi seguaci. Sono sicuro che i zoologi osservando attentamente, come io feci per molte specie, le differenze che presentano nelle differenti età, e prima della loro muta, si persuaderanno esser d' uopo molto riflettere prima di determinarsi per lievi caratteri differenziali, a stabilirle come novelle. Noto che alcuni individui in giovine età, presentano i tubercoli del loro scudo sparsi di pori più o meno grandi, e che tali pori qualche volta man- cano, di modo che i tubercoli sono invece integri, lisci e come verniciati, invece che pelosi. Queste sono differenze di stato. Il pelo è più abbondante dopo la muta, e negli individui giovani cadono i peli e rimangono le porosità dalle quali sorgevano. La crosta s' ingrossa col progredir dell’ età e diviene maggiormente calcare, spariscono i peli, si fa liscia e come verniciata, indi viene coperta da produzioni marine di vario genere, finchè ne segue il cangiamento. Genere EURINOME, Leach. Sp. 8.) EuRINOME ASPERA, Leach. Il primo a descrivere come specie Adriatica questo singolare e non comune DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 293 crostaceo, fu Francesco Grinnani che ne diede la seguente breve ma evidente d escrizione nel 1762, a pag. 223 dell’ opera intitolata: Produzioni del Museo Gi nnani. Granchio dell'Adriatico, minimo di color rosso, colla schiena piena di tuberosità, le quali osservate col microscopio rassembrano piccoli funghi attaccati al loro picciuolo, alcuni bianchi, altri rossi. Tutte le gambe sono spinose. Pennant posteriormente lo fece conoscere nella sua Zoolog. brit., tom. IV, tav. X, fig. 3, p. 12, col nome di Cancer asper. Leach, nel 1815-20, ne stabilì il nuovo genere, ed intitolò la specie Eurzzo- me aspera. Risso, nel 1825, credette distinguere due specie di Eurinomi; intitolò la prima £. scutelatus, e la seconda E. A/drovandi, male applicandovi il cro- staceo dall’ Aldrovando notato 2, p. 205, 1, il quale fu ritenuto invece essere il Lambrus mediterraneus, Roux. Il Costa quasi contemporaneamente, 1825, nel suo viaggio per le coste dell’ Adriatico, fece conoscere e figurò un Eurzzome che nominò doletifera, distinta, secondo esso, per la forma, il numero e la disposizione de’ tubercoli ; per la brevità delle braccia e la loro maggiore grossezza in proporzione di quella dell'’E. rugosa; per avere le dita delle sue tanaglie appena qualche denticello, le braccia ed i piedi tutti spinosi, e senza quella serie di tubercoli rotondi che nell’ altra si osserva; per essere, infine, il terzo articolo de’ suoi piedi solcato. Chi però ebbe occasione di studiare più esemplari dei due sessi dell’ Eurz- nome aspera, in'età ed in istato differente, non può far assegno sulle variazio- ni relative al numero, forma e disposizione delle tuberosità dello scudo, è delle asperità, ora tubercolari ora spineiformi, che si mostrano nelle braccia e nelle gambe; come pure delle pilosità che talvolta si osservano nella super- ficie. Anche le due corna formanti il rostro si vedono ne’ diversi individui colla loro cima più o meno divergente. Di conseguenza parmi che giustamente abbia il dott. Heller considerate come appartenenti ad una identica specie le Eurinome aspera, bollelifera e scutellata. Sembra appartenere alla tribù delle Partenopi una specie di crostaceo inedito osservato nello scorso secolo dal padre Vio Camaldolese, nel mare di 294 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Smirne, e da esso descritto, e figurato col nome Cancer filans, per la proprietà che in lui discoprì di produrre una specie di filatura. Riservandomi di riferire altrove le osservazioni del Vio, le quali riguardano un fatto nuovo per la scienza, mi limito ora a trascrivere i caratteri di detta specie, i quali sarebbero forse bastanti a stabilire per esso un nuovo genere. CANCER FILANS,; Vio. C. brachiurus, thorace cordato hirto, dorso tuberoso, elato spinoso, anten- nis corpore longioribus. Descriptio: Unguis vis major, totus flavido rubens. Antennae albae, di- vergentes, longissimae. Oculi magni pedicellati, nigri, cum maculis albis, su pra fronte insertis. Frons acuta sulco longitudinali divisa in duos mucrones ciliato-pilosos. Thorax convetiusculus, cordutus, integerrimus, pilis incurvis hirtus. Dorsum sparsum pilis rectis spinosumque ; spinis validis subulatis, rariusculis. Tubera dorsalia conferta, inaequalis magnitudinis, assurgantia in pediculos breves, apice terminatos in pelta orbiculata planiuscula. Brachia ad utrumque latus spinosa teretiuscula ; carpi femoribus longiores ; Chelae laeves minime ventricosae, digitis subulatis fere aequalibus. Pedes breviores, subtus hamato-pilosis utroque margine aculeati, articulis ultimis setacets. Cauda ovato-oblongo planiuscula apice obiusa. Darò altrove su tale crostaceo più estesi ragguagli tratti da quanto scrisse su di esso lo stesso Vio, in un suo manoscritto esistente nel Museo civico di Venezia (Raccolta Correr). Genere XANTHO, Leach. Sp. 9.) XanTHO Poressa, Nardo non Leach. Cancer Poressa, Olivi; Zool. Adr. p. 48, tav. II, fig. 3. - — Chiereghin; sp. n.° 16, fig. 29. — — — Martens; Rezse nach Ven. p. 488, tav. IV, absque descript. Aantho, Leach ; Annotazione autografa al manoscritto del Chiereghin. Il Cancer Poressa, Olivi, merita di essere meglio illustrato di quello si fa- cesse fino ad ora. Il suo scopritore ne diede figura pe suoi tempi abbastanza esatta, ed il Chiereghin esibì di esso un disegno bellissimo, al quale non man- ca che il colorito. La figura data dal Martens è meno perfetta delle altre. Que- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 295 st' ultimo autore non ne fece la descrizione e gli altri due non si fermarono su tutte quelle note caratteristiche, le quali abbisognano a’ nostri giorni per ben determinare una specie. Il Leach chiamò Aantho Poressa un Granchio, al quale riferì come sino- nimo il C. Poressa di Olivi. Sembra però che il naturalista britanno male conoscesse la specie adriatica, poichè altrimenti si sarebbe accorto che distin- guevasi dalla sua per non essere assai piccola, per non avere, propriamente parlando, la fronte quadriloba, nè le tanaglie superiormente striate e pustu- lose a denti nerastri, e forse per altri caratteri ancora. Lo stesso avrebbe fatto il Risso, il quale osservando il Carcer Poressa di Olivi, non avrebbe registrato fra caratteri del genere Xaz/ho, quadriloba la fronte, nè asserito esser eguali le mani, essendo che la chela destra nel maschio e nella femmina della specie Oliviana mostrasi sempre maggiore. Convien dire che lo stesso Leach non riconoscesse la propria specie di Aarth0 nel Cancer Poressa disegnato dal Chiereghin, che è identico a quel dell’ Olivi, quando si limitò a scrivere di proprio carattere sotto il disegno autografo di detto autore, la parola Aantho, senza aggiungere il nome specifico, al contrario di quanto fece in altre specie della medesima opera, allorchè non ebbe dubbiezza. Milne Edwards nella di lui Stor. Nat. de’ crostacei, credendo che il Cancer Poressa, Olivi, fosse identico al Nantho Poressa, Leach, non trovò ragioni vale- voli per distinguere quella specie dal Xanzho foridus del medesimo autore. È però certo che se avesse avuta sott occhio la specie adriatica l’ avrebbe consi- derata come distinta. Basta infatti comparare la figura del Xarzho floridus pre- sentata dal Desmarest, colla figura del C. Poressa esibita dall’ Olivi, per vederne l’ essenziale differenza, tanto nella forma delle tanaglie come nella srandezza de’ tubercoli dorsali. Il Xanzho fforidus ha inoltre i piedi rotondati, mentre nella specie nostra sono alquanto compressi. La descrizione data da M. Edwards del Xanzho parvulus, corrisponde molto bene coi giovani esemplari della specie nostrale, giunti a quattro linee di gran- dezza, ed anche cogli adulti per aver la mano destra più larga dell’ altra, e la base del dito mobile fornita d’ un dente tubercolo assai forte. Le figure pubblicate dall’ Olivi e dal Martens sono inferiori a quella inedita disegnata dal Chiereghin ; trovo quindi utile riprodurla, mettendola a confronto con quella del Aartho foridus, Leach, presentata dal Desmarest, perchè se ne vedano le differenze. 296 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI dD4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Il prof. Costa, che pur scrisse sul genere Xarzho sei anni dopo il M. Edw., non si fermò molto sulla bella monografia di questo genere presentata dal detto naturalista francese, onde meglio chiarire la specie napoletana ; riguardò quindi come semplice varietà (fronte. scissa) del Aantho Poressa, le specie Xantho incisus e floridus, Leach, e così pure il Xanzho zonatus da esso antecedente- mente descritto e figurato come specie nuova negli 4 della R. Accademia delle scienze di Napoli. Porta per ragione di ciò, variare la specie da esso osser- vata tanto rapporto alle rugosità o rilievi dalla parte anteriore, quanto all’ inci- sura della fronte, la quale talvolta esiste e talvolta manca. Io posso dire altret- tanto relativamente alla specie adriatica, però non avendo il prof. Costa dati dettagli bastanti sulla specie che avea sott occhio, non potrei decidere se dessa veramente convenga con quella dell'Olivi. Anzi devo mettervi dubbio quando trovo tanta differenza nella figura della varietà zonata da esso esi- bita, riguardo alle chele, alle impressioni del dorso e ad altri caratteri. Dovendo pertanto concludere dall’ esposto, non esser confondibile il Cancer Poressa, Olivi, col Xantho Poressa, Leach, e meno col Xantho floridus e con altre specie affini, e vedendo d'altra parte, per le ragioni addotte dal M. Ed- wards, che la specie Vanzho Poressa, Leach, va ad essere soppressa, perchè sti- mata identica al Xanzho floridus del medesimo autore, io credo giusto valermi del nome originale Poressa per distinguere la specie adriatica alla quale soltan- to compete, intitolandola Aartho Poressa, Nardo ed Olivi non Leach, ripor- tando ad essa i soli sinonimi succitati dell’ Olivi, del Chiereghin e del Martens. fccone le note caratteristiche : Faccia superiore del coperchio appena curva transversalmente, ed un poco più longitudinalmente; margini latero anteriori presentanti quattro lobi denti- formi ineguali quasi triangolari, resi più manifesti da un’ infossatura piuttosto marcata che li separa ; regioni molto bene distinte in tutte le età, benchè più marcate da solchi e da fossature negli adulti, come vedesi nella figura dell’ Oli- vi; il dito mobile della chela superiormente solcato, il dito fermo solcato lungo i lati inferiormente ; entrambe le dita di colore castagno, la macchia del dito fermo si protrae oltre il sito d’ articolazione del dito mobile. Si avvicina anche la Poressa al A. rieu/osus, Risso, per le gobbe del coperchio meno elevate che nel X. ffloridus, e per aver de’ solchi nelle chele ; ma non posso precisare se sieno eguali in entrambe le specie, non avendo con che farne il confronto, differisce però nelle quattro zampe che mancano di DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 297 peli in tutta la lunghezza del margine superiore, e si vedono invece lungo il margine inferiore degli ultimi due articoli di esse. Quand’ anche la Poressa fosse specie identica al A. floridus, al X. rivu- losus ed al parvulus, Risso, dovrebbesi tuttavia conservare il nome speci- fico datogli dall’ Olivi, come il più antico e quello che ricorda il suo nome volgare. Sp. 10.) Xanrno rusercuLatUs, Bell., Brit. Crust., p. 359. Heller, Die Crustaceen des siid!. Europa, pag. 68, taf. II, fig. 5-7. Il prof. Heller diede un'ottima figura di questa rara e molto interessante specie che vive nel nostro mare. Io ne raccolsi un magnifico esemplare fra i sassi del litorale istriano, l anno 1822, il quale conservo nella mia raccolta. Esso è di grandezza molto maggiore di quello figurato dall’ Heller che aveva sole nove linee di lunghezza, poichè ne ha invece 0"50 dall'una all’ altra delle due estremità laterali, e 0!80 dalla fronte al margine latero posteriore. Il dott. Leach, che lo vide presso di me, mi lasciò incerto se potesse essere una varietà del di lui Aantho fforidus, e di ciò mi confermava la figura datane dal Desmarest, alla quale si approssima per le gibbosità piuttosto salienti dello scudo, pel colore delle dita e per altri caratteri. Non avendo potuto avere nuovi esemplari di esso e nemmeno del XY. fforidus, quale nella figura del Desmarest viene espressa, non azzardai pubblicarlo. Oggidi però non cadrebbe più dubbio sulla sua novità quando si avesse sicurezza che le sue differenze caratteristiche raffrontate col X. fforidus, non fossero provenienti dal sesso, dall’ età e dallo stato di vita. Genere PiLunnus, Leach. Sp. 41.) Pirunxos mrreLLUS, Leach. — Vern. Grancipoletto de mar. Cancer hirtellus ? Brunnich, p. 403, sp. n.° 17, Dalmatinis Bra. = Se Wiilfen, sp. n.° 67. le IE Olivi, Zoo/. Adr. p. 46. — Chiereghin, op. cit., sp. n.° 22, fig. 35. — — — ? Leach, Annot. autogr. alle fig. del Chiereghin. _ _ Martens, op. cit., p. 484. Sp. 12.) PiLumnus AESTUARI, Nardo. — Vern. Granciporro de Pallo, o Brusapallo. XIV. 43 298 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Gli scrittori sui Granchi dell’ Adriatico registrarono una specie soltanto di Pilumnus, che riferirono al C. hirtellus, L., e scrissero tutti trovarsi in mare soltanto. Lo stesso Chiereghin non parla della specie abitante le nostre lagune, la quale viene pure bene distinta dai pescatori col nome indicato, perchè trovasi più di frequente fra i pali che seguono i canali della laguna. Le descrizioni date dal Wiilfen e dal Chiereghin convengono cogli esemplari nostrali abitanti in mare, ed hanno i caratteri della defimizione Linneana. Lo stesso Leach, creatore del genere Pi/umnus, ciò riconobbe, avendone scritto il nome di proprio pugno in calce alla figura del Chiereghin, che sì conserva presso il R. Liceo di S. Ca- terina, ora Marco Foscarini. La descrizione data dal prof. Costa del P. Azrte//us, vi conviene parimenti. Se si ricorre però alla monografia de’ Pilumni data da M. Edwards, che è Ja più completa che abbiamo, bisogna persuadersi non esservi ancora tutta la necessaria chiarezza, e che entrambi le specie nostrali sono ancora poco ben conosciute. Si riportano da M. Edwards, 10 specie di questo genere, distinte in gruppi al modo seguente : A. Specie avanti i margini latero anteriori del coperchio o scudo senza spine. Sp. 1. P. fimbriatus, M. Edw. — Nuova Olanda. B. Specie coi margini latero anteriori spinosi. b. Margine orbitale superiore sprovveduto di spine. b5.* Margini latero anteriori dello scudo armati di quattro spine situate sulla stessa linea (l'angolo orbitale esterno non compreso). Sp. 2. P. hirtellus, Leach. — Mari d' Europa. b.** Margini latero anteriori dello scudo armati di tre spine situate sulla stessa linea (l'angolo orbitale non compreso). Sp. 3. P. Vespertilio, Leach. — Indie Orientali. . P. tomentosus, Late. — Nuova Olanda. . P. Quoz, M. Edw. — Rio Janeiro. . P. Peroni, M. Edw. — Asia. . P. Forskalii, M. Edw. — Egitto. » 8. P. Ianatus, Latr. — Australasia. "1 Dì 1h DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 299 bb. Margine orbitale superiore armata di spine. Sp. 9. P. aculeatus, Edw. — America settentrionale. » 40. P. spinifer, M. Edw. — Mediterraneo. Ora mancando le due specie nostrali di spine nel margine orbitale supe- riore, nessuna di esse può essere considerata come il P. spinzfer del Mediter- raneo, il quale, d'altra parte, secondo l' Heller, non venne ancora riscontrato nell’ Adriatico. Si aggiunga che non hanno i piedi più lunghi e più sottili delle altre specie, nè sono questi forniti di peli lunghi, fini e rari. Null’ altro resta adunque; che comparare fra esse le due specie Adriatiche onde riconoscerne la differenza. Pilumnus hirtellus. Scudo liscio a regioni abbastanza marcate, tutto coperto di peli lunghi, irti, piuttosto grossi, eguali ad estremità acute, di colore biondo giallastro. Fronte divisa da una fessura me- diana più o meno profonda e larga, la quale però, benchè di rado, può man- care. I due margini frontali risultanti da tale divisione forniti di 5 ad 8 spine spesso ineguali. Margini orbitali armati di spine inferiormente ma più spesso lisci nella parte superiore, nel cui mezzo mostra- no una piccola fessura poco profonda spesso appena riconoscibile. Margini latero anteriori armati di quattro spine acule e forti, rivolte verso Pilumnus aestuari;. Scudo liscio a regioni abbastanza marcate, più raramente coperto di peli ineguali, più corti, sottili e pieghevoli ; I più corti ad estremità rettamente acute; molti dei più lunghi posti sui margini ad estremità come rigonfie ; di colore biondo meno giallastro e lu- cente. Fronte come nella specie prece- dente; 1 due margini frontali forniti di 8 a 14 piccole spine o dentelli più o meno eguali. Margini orbitali armati inferior- mente di spine e sempre dentellati nella parte superiore, la quale mostra anche essa una piccola fessura, come nella specie precedente. Margini latero anteriori armati di cinque spine acute e forti, /a terza e 300 innanzi ; quello dell’ angolo orbitale esterno non compreso. La regione pterigotomica fornita di più tubercoli più o meno prominenti e spiniformi, o per lo meno di una o due piccole spine in prossimità alle marginali. Zampe anteriori forti, ineguali. cioè la destra per lo più maggiore della sinistra, aventi i corpi e le mani fornite superiormente e posteriormente di tu- bercoli spiniformi più o meno acuti, e di peli eguali a quelli del corpo, nella rimanente loro superficie liscie e nude, Piedi posteriori forniti di pelì irti eguali a quelli del corpo. Colore bruno, rossastro o castagno quasi uniforme. Lunghezza linee 10 9 1 12. Abita in mare nel fondo di suolo Larghezza » calcareo, framezzo le fessure delle con- crezioni e nelle cavità delle spugne e degli alcioni. ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. la quarta qualche volta bifida, e la quinta prossima a quella dell’ angolo orbitale sempre minore. La regione pterigotomica fornita per lo più di soli due piccoli tubercoli spiniformi in prossimità alle spine mar- ginali. Zampe anteriori forti, ineguali, la destra per lo più maggiore della sini- stra, più rigonfia che nella specie pre- cedente, aventi i carpi e le mani liscie e nude, quasi sempre od appena tuber- colose, a tubercoli ottusi, minuti e rari nella parte superiore dei carpi della chela minore ed alla base del dito mo- bile di essa. Piedi posteriori forniti special mente ai margini di peli eguali a quelli del corpo, ma un poco più lunghi. Colore rosso vinato scuro, sovente macchiato di giallo e biancastro. Lunghezza linee 44 ‘/ 18. Abita la laguna e non in mare fra Larghezza >» le palafitte che seguono il confine dei canali, è frequente, e chiamasi Granc:- poretto de palo, e Brusa palo. Sp. 43.) Portunus DEPURATOR, Leach non Lin. Volg. Granzela. Cancer depurator, L.; Excel. syn. Planci, p. 34, tab. 3, £. 7. Wiilphen, Descript. 200/0g. ecc., p. 340, n.° 69, descrizione ottima. Olivi, Zoo/. adriatica, p. 45. Chiereghin, sp. 12, fig. 25, descrizione ottima. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 30) Fu per errore, che non fui a tempo di correggere, stampato nella mia Sino- nimia moderna, Porlunus marmoratus invece di marmoreus, Leach ; doveva però esser scritto P. depurator, Leach. A giusta ragione l’ Heller stima specie identica a questa il P. plicatus, Risso, il quale fu stabilito sopra differenze di stato. Il carattere tolto dalle tre punte di cui è formita la fronte non è costante, poichè variano esse di lunghezza ; la media talvolta è appena sensibile e talvolta sorpassa le altre due. Varia pure la superficie di questa specie a seconda dello stato in cui si trova, essendo talvolta pelosetta e come velutata poco tempo dopo la muta, e quando è pros- sima ad essa granulosa e senza peli, le granulazioni subentrando alla pilosità. Nota il Chiereghin parlando di questa specie che abita il solo golfo in tutti i suoi fondi sabbiosi, e che ha il costume di nascondersi affossato sotto la su- perficie di essi. Dai nostri pescatori, ei scrive, non essendo trovato in nessuna stagione 0 stato buono da mangiare, nè potendo serbarsi vivo almeno per un giorno, onde servirsene di essa, lo rigettano di nuovo in mare, benchè ne pren- dano in grande quantità. È abbondante nelle nostre spiaggie sabbiose e sta nascosto in esse a poca profondità. Rigettato dal mare all’ asciutto sul lido subito muore. Trovasi alquanta confusione nella sinonimia di questa specie essendosi alcuni stati di essa riguardati come specie distinte. Egli è per questo che viene riferito il C. depurator di Olivi al Portunus holsatus. Anche il Portunus mar- moreus ed il pusi/lus, non sono forse specie distinte dal P. depurator. Sp. 14.) Portunus RonpELETII, Risso. Cancer depuratoides, Chier.; sp. 13, fig. 26. Distingue il Chiereghin questa specie da altri prima di lui non descritta e figurata, per aver il margine frontale quasi retto e fornito di peli egualmente lunghi e poco distanti uno dall’ altro, ed il quarto dente dei cinque laterali dello scudo dorsale più piccolo degli altri; e per essere |’ estremo pezzo del- l’ultimo piede di figura lanceolata invece che ovata. Si ferma anche sulla dispo- sizione della peluria de’ margini dei piedi che trovò differentemente posta ; sulla tinta che apparisce sì nel maschio che nella femmina, di colore piombino come il precedente ; e sulle spesse macchiette e punteggiature scurognole, delle quali è sparso il suo corpo. Abita le medesime località della precedente ; vive come esso ned è com- mestibile. 302 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Negli esemplari da me osservati trovai un’ affinità di questa specie col Por- tunus corrugatus, comune nelle coste dell’ Istria, riguardo alle curve trasver- sali dello scudo, le quali sono bensì meno pronunciate, ma vedonsi anche in essa come squamme ad orlo granuloso rivolto da indietro all’ innanzi in curve, le quali rappresentano il sito da cui sorgono de' sottili peletti. Marcai pure che anche questa specie ha come il P. corrugatus l'ultimo pezzo del quinto pajo de’ piedi ovale allungato, appuntato alla cima con una linea mediana elevata. Genere PLArYoNIcHUS, Dehan. Sp. 15.) PLatvonicnus LATIPES, Dehan. Prancus, De conchis minus notis. Cancer latipes parvus. Vav. III, fe Mi fermo su questa specie, che trovasi gettata dall’ onda sulla nostra spiaggia, per dire doversi riferire ad essa il Cancer /atipes di Rondelet, Ediz. latina, Cap. XVIII, p. 565, e non alla specie di Portuno distinto dal Risso col nome di P. fiondeletii. Lo stesso è a dirsi della figura del Planco, la quale rappresenta un maschio. Questa figura fa malamente riferita da Linneo e dallo Scopoli al loro Cancer depurator. Abita come i Portuni, dei quali è affine ed ha le abitudini. Genere EripHia, Latr. Sp. 16.) ERIPHIA LONGICRURA, Nardo. Fra i crostacei, che facevano parte della raccolta di prodotti marini e ter- restri della Dalmazia, formata dall’ ora defunto naturalista di Sebenico Vidovich, e di recente acquistata dal nostro R. Istituto, trovai un unico esemplare del- l Eriphia, che sono per descrivere, la quale tanto al prof. L. Stalio quanto a me sembrò nuova; e così anche ai zoologi convenuti alla Riunione de’ natu- ralisti convocata in Vicenza nel settembre del 1868, cui la feci conoscere. Che essa sia veramente del mare Adriatico non può asserirsi, ma conget- turarsi soltanto, pensando che nella raccolta della quale faceva parte, non si rovarono crostacei stranieri di verun' altra specie. Convien dire però essere molto raro tale crostaceo ne’ nostri mari, se non DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 303 trovasi fra quelli finora figurati e descritti, nelle opere almeno ch'io potei consultare. Sarebbe esso proveniente dall’ arcipelago greco ? Dalla figura che presento, di naturale grandezza, potranno facilmente rico- noscersi le sue forme ed i caratteri più salienti pei quali distinguesi dalle altre specie. La nota caratteristica per cui distinguesi a prima giunta, è la lunghezza delle coscie che supera in proporzione quella che ordinariamente osservasi in altre specie di crostacei della tribù de’ CANCERINI. Altro carattere saliente è la distanza dall'una all’ altra orbita, la quale è minore in questa specie. L'orlo frontale ha quattro lobi sporgenti, i cui due medii sono più lunghi ed appuntiti; i due spazii che dividono i lobi laterali dei medii appariscono un poco incavati nello spazio che li divide, e gli orletti di tali incavi sono granulosi. Negli orli latero anteriori dello scudo sporgono quattro punte per ciascuno, dirette verso la fronte, la prima delle quali è maggiore. La parte anteriore dello scudo è alquanto elevata nella linea che percorre dall'una all’ altra delle due maggiori spine latero anteriori, e si fa declive verso l’ orlo frontale, ed in tale spazio vedonsi segnate come due.gradinate ad orli granellosi ed a piccole punte, nel modo che nella figura sì osserva. Le mani ed i piedi sono sprovveduti di punte e di tubercoli, e la loro su- perficie è, come quella di tutto il corpo, lievemente granulosa sparsa di villo- sità ; i granelli sono piccolissimi e di eguale grossezza, sicchè sembra zigrinata. Il colorito nell’ esemplare disseccato che ho sott' occhio è cinereo biancastro. Avvicinasi all’ Er;phia laevimana, Latr., pel carattere delle mani liscie e non tubercolose. La presentazione della figura mi dispensa dal dare ulteriori dettagli sulla conformazione e sulla proporzione delle parti di questo crostaceo. Genere CAarcINUS, Leach. Sp. 17.) CarcinuSs MAENAS, Leach. Cancer maenas, Olivi ; e Chiereghin, sp. 41, fig. 12-24, varietas. Differisce, secondo il Chiereghin, per non avere i piedi pelosi, ed alcun dente all’ estremità del terzo pezzo dell'uno e dell’ altro piede, nè sull’ angolo al termine del terzo pezzo delle due braccia ; ed anche nella grandezza che è molto maggiore di quella degli individui che abitano il mare ; e così pure nel 304 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. colorito che è sempre castagno oscuro, quando negli altri è sempre ceneric- cio. Io però non trovai costanti tali differenze. Mentre poi |’ uno non trovasi mai nella laguna, l'altro mai recasi al mare, e soltanto nell'inverno giunge pei canali profondi fino all’ imboccatura de’ porti, od al più lungo la fossa poco lontano da essi. Vive nell’ estuario in quantità sorprendente in quasi tutte le stagioni ed è buonissimo e ricercatissimo in varii stati, ciò che non è di quello che abita in mare. Sui costumi di questo granchio nota il Chiereghin quanto segue : Questo granchio, dicono i pescatori, ha il costume, nel tempo in cui la fem- mina è per gettare le uova, di recarsi con essa dai più bassi fondi nei canali della laguna, dai quali trasporiasi 0 camminando od attaccandosi ai corpi gal- leggianti, che discendono al mare nel riflusso dell’acqua, sicchè da per tutto in tale maniera si spargono dette uova nella laguna e nel mare stesso. Esso va in amore dopo aver mutata la crosta nell'autunno e segue la fem- mina prossima a mutarsi, cioè allo stato, come dicono volgarmente, di Spian- tano, nel quale non è atta a difesa. Se la prende tenendola sotto il suo ventre coi due piedi medii della di lui parte sinistra stando essa coi suoi piedi rivolti verso l’insù, nè la lascia sin tanto che non sia il momento di mutarsi. Allora esso la pone in località opportuna al mutamento, standogli sempre vicino finchè abbia lasciata la crosta, cioè sia divenuta Modecca. In tale stato congiunge il proprio ventre a quello di essa, mantenendo entrambi la coda spiegata, ed in questo modo la trasporta seco fino a che abbia indurita la crosta, ed acquistata forza bastante per liberarsi da esso. Se avviene che alcuno de’ pescatori stacchi un maschio dalla femmina, egli diviene furioso e tenta mordere colle sue chele, e non si acquieta se non ne trova altra allo stato stesso con cui congiungersi, e così pure combatte con altro granchio che pretendesse impossessarsene. Dopo la congiunzione col ma- schio, sviluppasi nel ventre della femmina quella massa d’ uova imperfette detta volgarmente cora//o, ed è in tale stato che vengono ricercate le Masa- nette per servire di gradito cibo nelle mense, come pure in quello di Mo/ecca nel quale si mangiano fritte nell’ olio o nel burro. Questa è la sola specie nostrale che vive fuori d’ acqua senza mangiare, da sei a sette giorni. Si prendono tali Granckz, allo stato di Spiantano e si serbano in primavera ammonticchiati entro cernieri di vimini detti /7zerz (vivari), affon- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 305 dati a mezza acqua nei canali della laguna, per un mese e mezzo ed anche più senza mai mangiare, cioè fino a che mutino la crosta. In tal modo se ne servono giornalmente i pescatori per estrarre dai detti Z/7erz tutti quelli che diventano Molecche e metterli in commercio, perchè estratti dall'acqua non induriscono la nuova crosta se non dopo quattro o cinque giorni, tempo nel quale sol- tanto possono esitarsi vivi, non potendosi mangiar la Molecca dopo morta, giacchè subito si putrefà ed esala pessimo odore. Sarebbe opportuno venisse estesa un’ esatta monografia di questa specie tanto comune nella nostra laguna, coll’ indicazione di quanto può spettare alla storia della sua generazione e del suo sviluppo a seconda delle differenti loca- lità della laguna stessa. To aveva fatte molte annotazioni su tal argomento molti anni or sono, ma le ho perdute con altri manoscritti che le contenevano. Nell’ opera del Chie- reghin viene questo Granchio figurato nelle varie sue parti in 42 figure molto esattamente espresse. Sugli usi economici di esso, e sulla sua importanza commerciale, vedasi quanto scrisse l’ Olivi nella sua Zoologia adriatica. Genere IuaA, Leach. Sp. 18.) ILia nucLEUS, Leach. Cancer orbicularis, Olivi. — _ Chiereghin ; sp. 8, fig. 3. Iia rugulosa, Leach; Nardo, Sin. mod. L'esame di più esemplari mi convinse non essere costanti le rugosità” mancando esse in quelli che di recente mutarono la crosta. Non credo quindi che le granulazioni possano considerarsi tale carattere da costituire nemmeno una varietà. Genere GrAPSUS, Latr. Sp. 19.) Grapsus marMoRATUS, Desm. (Pachigrapsus, Stimpson). Cancer minutus, Lin., Chier., sp. 9, fig. 9. Grapsus n. sp.? Nardo, Sinon. mod., 1847. Sembra forse non essere che un Grapsus marmoratus giovanissimo aven- ) done tutti i caratteri. È d' uopo però farne confronto coll’ Hezerograpsus Lu- XIV. 44 306 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. casi, M. Edw., al quale somiglia, e che fu trovato nell'Adriatico presso Isola Grande. Chiamasi dai pescatori Granzo Cimese. Lo trovano in mare ricovrato nei buchi delle spugne e nelle fenditure delle concrezioni calcari. Genere AteLOCYCLUS, Leach. Sp. 20.) ATELOCYCLUS ROTUNDATUS, Nardo ex Olivi. Cancer rotundatus, Olivi; Zool. Adr., rav. 2, fig. 2. — — Olivi, Chiereghin ; op. cit., sp. 48, fig. 34. L' Olivi descrisse e figurò con esattezza prima d' ogni altro questa specie, e devesi perciò conservare il nome ad essa imposto dal suo scopritore. Fu per questo che nella mia Sinonimia moderna all’ opera del Chiereghin, ho preferito dire Ate/. rotundatus, poichè tal nome indica anche con esattezza la forma quasi circolare del Carapace. Il Leach ed il Desmarest, accennarono con dubbio che la specie Oliviana potesse essere riferibile al loro Aze/ocye/lus cruentatus, ed il primo scrisse nell'opera del Chiereghin di proprio pugno, A/e/. OZivianus; ma il Milne Edw. non vi appose punto dubitativo. Potrebbe forse trattarsi di specie diversa, ed un tale sospetto confermerebbesi dalla figura del Carapace dell’Aze/. cruentatus presentata dall’ Heller, T. IV, fig. 7, la quale differisce molto dalla figura data dall’ Olivi del C. rotundatus, e da quella che osservasi negli esemplari di esso che conservo nella mia raccolta. Il Cancer rotundatus, Olivi, si approssima di più all’ Atelocyclus hete- rodon, Leach ; ma se anche fosse lo stesso, il nome heferodon, che è poste- riore a quello dell’ Olivi, non sarebbe preferibile, come non lo sarebbe quello dato dal Desmarest, cioè septemdentatus, giacchè il primo indica un carattere incostante, cioè denti alternativamente grandi e mediocri, e lo stesso è a dirsi del secondo, poichè varia il numero dei denti nel medesimo individuo, da uno e dall’altro lato. Im aleuni esemplari ne contai fino a 10, come riscontrasi anche nella figura dell’ Olivi. Ciò mette dubbio se sieno specie veramente distinte V Atel. chilensis, ed il C. undecimdentatus di Herbst, PI. 10, fig. 60. La descrizione che dà il Risso del suo Aze/ocyelus omoidon, risponde ai caratteri del Cancer rotundatus, Olivi, di cui cita la sinonimia. Esso vi cangiò il nome specifico chiamandolo omoidon dall eguaglianza dei nove denti laterali, la quale, come vedremmo, non è costante. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 907 Fa meraviglia come questo autore che aveva, nella sua S/. Nat. dei Cro- stacei dei dintorni di Nizza, pubblicata nel 1816, così bene riprodotta la fig. di questa specie data dall’ Olivi addottandone il nome, abbia poi cangiato pen- siero. Il Desmarest non fu persuaso nemmen egli pienamente che la specie Oliviana rispondesse all’ A. cruentatus, e vi oppose un segno d'’ incertezza. M. Edw. invece la indicò come identica e dubitò che vi corrisponda |’ At. omoidon, Risso. AIV Atel. rotundatus, non potrebbe competere il nome di cruen/a/us, poi- chè o non si trova mai o non è costante in questa specie il carattere delle mac- chie rosee. I tre denti alla fronte, indicati come ottusi da qualche autore, e da altri acuti, si trovano non di rado dell'una o dell'altra forma in esemplari della stessa specie. Lo stesso può dirsi riguardo alle dentellature ed alle granulazioni che si osservano ai contorni dei denti di cui sono armati i lati dello scudo. i Il colore degli esemplari osservati dal Chiereghin e da me, era cenerognolo un poco tendente al rossiccio. Viene alcune volte rigettato sulla spiaggia. Abita tra i sassi nell Istria. È d’ uopo istudiare gli Atelocicli sopra copioso numero di esemplari raccolti in più siti, e distinguere le differenze di sesso. Le specie in tal modo si ridur- ranno forse ad una sola. Genere ErHusA, Roux. Sp. 21.) ETHUSA MASCARONE ? Roux. Pridope typica, Nardo ; Ms. e Sinon. mod. Cancer vocans, L. Olivi ; Zool. Adr., pag. 44. — — Chiereghin, sp. 6, fig. 6. _ — Martens (non lo vide). Dorippe mascaronius ? Costa. Ad illustrazione di questa specie, finora l’unica del genere, stimo non 5 senza importanza pubblicare le seguenti annotazioni che trovo ne miei ma- noscritti. Prima di conoscere il genere E/husa stabilito dal Roux, distingueva anche io molti anni or sono, genericamente col nome di Pridope, una tale specie no- strale, creduta erroneamente dagli scrittori di cose adriatiche il C. vocars di 308 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. L., giacchè parevami differire dai Dorippi per qualche importante carattere. Ora, confrontando i caratteri da me scelti con quelli assegnati dal Roux, per segnalare l' E/husa, trovo le differenze seguenti. Tanto il maschio che la femmina del Pridope hanno gli ultimi due paja di piedi eguali, mentre nell’ E//kusa il quarto pajo è più piccolo del quinto. L’ addome del Pridope maschio ha cinque soli articoli, mentre la femmina ne ha sette. Nell’ E/lusa invece se ne notarono sette nel maschio e cinque nella femmina. Nel Pridope le gambe anteriori o chelifere sono eguali nella fem- mina, ma nel maschio la destra vedesi aver la mano molto maggiore e rigonfia ; nell’ Ethusa diconsi eguali nei due sessi. Dietro tali confronti, convenendo d' altra parte i due generi negli altri caratteri, mi viene il dubbio se le accennate differenze esistano realmente o debbansi attribuire piuttosto ad imperfetta descrizione del genere Ethusa. Lascio risolvere la questione a chi può avere l opportunità di osservare attentamente la specie sulla quale fu stabilito il genere E/husa, ed intanto mantengo provvisoriamente il nome da me assegnato a tale crostaceo, colla ri- serva di chiamare Ethusa Pridope la specie, qualora potrò persuadermi esser essa diversa dall’ E/Rusa mascarone colla quale, meno le accennate differenze, assai bene conviene, Il solo Chiereghin descrisse dettagliatamente questa specie e la figurò con esattezza, non dandola però assolutamente pel C. cacars di Linneo, come avea fatto l’ Olivi. Dalla descrizione e dalla figura che ne dà risulta aver egli avuto sottocchio soltanto la femmina, non essendosi accorto delle differenze che il maschio presenta. Tanto nella descrizione che nella figura indicata, gli ultimi piedi si notano come più piccoli dei penultimi, la qual cosa non trovai negli esemplari da me osservati. Scrive lo stesso autore di aver osservato sempre l’ ultima porzione chelata del braccio destro un poco più grossa di quella del braccio sinistro, io però non potei mai discoprire nelle femmine differenza fra le loro braccia come la stessa figura da esso esibita rappresenta. Non mi fu possibile esaminare questa specie allo stato di freschezza ; se- condo il Chiereghin la superficie del busto è liscia, di color cenerino, sparsa di piccole sottili linee di colore oscuro, le quali la fanno apparire come fosse pe- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 809 losa. Anche le braccia e le gambe sono liscie e dello stesso colore, però alquanto più carico. Devo inoltre osservare che la lunghezza dello scudo dell’ EtRusa è, secondo M. Edw., notabilmente maggiore della larghezza, ma che negli esemplari da me conservati è assai poco rimarchevole, eccedendo soltanto una linea scarsa. Lo stesso rimarcasi nella figura del Chiereghin. Può credersi specie differente il Dorippe mascaronius di Costa, benchè citi la maggior parte delle sinonimie riferite da M. Edw. all’ EMusa masca- rone, quando si legge che la larghezza dello scudo sorpassa di tre linee la sua lunghezza, e che trovasi coperto di folta e lunga peluria, cogli articoli dei piedi molto depressi, e margini bellamente armati di peli assai lunghi. Nota questo autore esser più frequente la specie nell’ Adriatico che nel Mediterraneo. Il. Podottalmi, Decapodi, Anomuri. Genere PAGURUS, Fabr. Il nome Pagurus fu male applicato da Fabricio per indicare questo genere di crostaceo, che meglio sarebbesi nominato Éremzta, giacchè doveva invece essere lasciato alla specie, per distinguer la quale lo usarono gli antichi, qual è quella detta Grarciporro dai Veneziani, che l Herbst chiamò Cancer spini- frons, mentre essa e non altra dovea dirsi Pagurus. Conveniva poi quando fu elevata a genere, dirsi Pagurus e non Eriphia. Ma lasciando tale quistione sinonimica, dirò che prima della bella monografia offertaci da M. Edwards era assai difficile determinare le specie di questi granchi, e che le difficoltà sono diminuite dopo se ne scoprirono di nuove, e dopo le distinzioni sotto generiche fatte dal Dana, dal Brandt e dallo Stimpson. Non cessa però che non siavi ancora da istudiare molto, poichè sono poco note le differenze prodotte dal sesso, dall’ età, dalla muta di crosta e da altre circostanze. Aveva raccolte su tal argomento parecchie osservazioni, ma di queste poco o nulla mi resta, essendosi perdute con altri miei manoscritti. Mi limito quindi 54U ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. ad offrire solo un qualche frammento relativo alla sinonimia delle specie adria- tiche da me studiate, e degli scrittori che di esse parlarono come nel nostro mare raccolte. Sp. 22.) PAaGuRUS sTRIATUS, Latr. Corrisponde al Cance/lus maximus, Plane. Tav. INI App., ove se ne vede abbastanza buona figura tratta dal naturale. Sp. 23.) EUPAGURUS ANGULATUS, Risso. 1760. Plancus, Cance/lus major, maporibus chelis bisulcatis et inaequalibus, T.IV Append.; buona figura tratta dal naturale, da altri prima non presentata. È piuttosto raro e trovasi per lo più ricovrata nella Cass/ daria Thyrrena. Sp. 24.) Eupagurus PripeAvXI, Leach. Pagurus Bernhardus, Costa. 4794. Cancer Bernhardus, L. Wiilphen; Descript. z00/., n.° 58? (Buona descrizione). AMOR — Olivi; Zool. Adr. 41848. — = Chier. ; sp. 80, fig. 44. 4824. Astacus Bernhardus, L. Martens. 1841. Pagurus calidus, Contarini non Risso. Sp. 25.) EupaGurus TARSIPICTUS, Nardo. P Con questo nome avea distinta una piccola specie da me raccolta ‘nella spiaggia Istriana nel 1822, ove lo trovai abbondante. Esso distinguevasi singo- larmente per avere i tarsi dipinti di fascie alterne di vivo colore rosso e giallo. Sp. 26.) EupAcurus CHIEREGHINI, Nardo. 1792. Cancer Eremita, L. Olivi; Zool. Adr., p. 48. Secondo il Chiereghin. USA — =? L. Chiereghin; sp. 84, fig. 45. Questa specie parve anche al Chiereghin non essere il Cancer Eremita di Linneo, come credeva Olivi, per cui, onde se ne veda la differenza, presentò descrizione e figura pei suoi tempi molto esatte. Eccone i caratteri principali: Nessun dente rostriforme mediano sulla faccia superiore dell'anello ottalmico. Peduncoli oculari un poco allungati ma più corti che la porzione basilare delle antenne esterne ; occhi rotondi colorati sulla parte loro superiore di un rosso scurognolo. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO SII Palpo spiniforme delle antenne esterne sorpassante in lunghezza i pedun- coli oculari. Orlo anteriore del coperchio incavato al di sopra della base dei peduncoli oculari, e presentante sulla linea mediana un angolo saliente che somiglia un piccolo rostro ottuso ; altri due incavi minori laterali corrispondenti alla por- zione basilare delle antenne. Antenne esterne, detratta la loro porzione basilare, lunghe quanto il busto ; antenne interne lunghe un terzo poco più del busto. Piedi anteriori grossi e compressi alquanto ; la destra più lunga due volte il busto ; la sinistra uno o due terzi di esso. Il carpo ed anticarpo hanno alla loro superficie cinque serie longitudinali, equidistanti, di piccole punte rivolte all’ innanzi, e sono sparsi di molti peli rivolti nella medesima direzione. Le due paja di piedi che seguono sono compresse, con articolazioni liscie tutte coperte d'ispidi peli; i tarsi sono terminati in piccola punta aguzza un poco rivolta all’ ingiù, mentre nelle altre due paja minori sono rivolti all’ insù. La superficie superiore del busto è liscia, alquanto convessa e sparsa di sottili peli. Tutto il corpo è di colore cenerino rossiccio. Trovasi in mare ed in laguna, ed il guscio che abita è spesso involto dallo spongiale detto Suburztes domuncula. Sp. 27.) PacuRrITES MAcuLATUS. — Pagurus maculatus, Risso. Forse il P. ocellatus, Costa. Fauna del regno di Napoli, Y. HI, fig. 1-7. 1763. Cancer Bernhardus, L. Scopoli ; Ent. Carn., p. 408. Descrizione ab- bastanza buona. 4791. Cancer Eremita, L. Wilphen ; Descr. Zoo/., n.° 59. Buona descrizione. 1792. Cancer Diogenes, Olivi; Zool. Adr., p., 48 secondo il Chiereghin. 1848. Cancer Diogenes, L. Chier. ; sp. 29, fig. 42-43, non Olivi. Estesa de scrizione, 1824. Astacus Eremita, Latr. Martens, Raise nach. Vened., p. 494. 1847. Pagurus maculatus; Risso. Nardo, Fauna volg. del Veneto Estuario e Sinon. mod. Sp. 28.) DioGenEs variAns. — Pagurus carians, Costa. 1763. Cancer Diogenes, Scop. ; Ent. Carn., p. 4209, non Lin. O Dee — Olivi non Lin. 1824. Astacus Diogenes, Martens non Herbst et Latreille. 312 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Genere PORCELLANA, Lamark. Sp. 29.) PorcELLANA LoxGIcORNIS, M. Edw. Cancer mutus, Chier. ; sp. 4, fig. 4. Cancer longicornis, \Viilfen. Sp. 30.) PorcELLANA EsOXx, Nardo ex Chiereghin. Cancer esox, Chier. ; sp. d, fig. 5. Mi è d'uopo prima di ogni altra cosa avvertire un errore di sinonimia commesso da tutti gli autori copiandosi, qual è quello di credere che la specie in discorso corrisponda al Cancer longicornis di Olivi, volg. Scarpion del Sabionao. La troppa brevità e la imperfezione delle descrizioni conducono sempre ad ambiguità. I pochi caratteri assegnati da Linneo per distinguere il di lui C. /ongz- cornis, quali sono : C. brachiurus, thorace orbiculato laevi, chelis minore, an- tennis longissimis (rostro tricuspidato), trassero in errore Vl Olivi, il quale credette riferibile questa specie al Granchio detto dai pescatori Scarpion del Sabionao, avendo anche questo gli indicati caratteri. In ciò venne seguito dal Chiereghin, il quale avendone data la figura e la descrizione fece conoscere con facilità di quale specie trattavasi. Wiilfen, prima dell’ Olivi e del Chiereghin, avea colto meglio nel segno ed applicato il nome di C. /ongicornzs, L., ad una minuta specie adriatica da esso tanto esattamente descritta da non potersi por dubbio appartenere al genere Porce//ana de moderni. Egli fa anzi avvertenza essere identico ad essa il Cancer Rerapus, che venne distinto da Linneo per- chè non erasi accorto dell’esistenza dei due piedi ultimi che sono dorsali ed assai piccoli. Ciò indico poichè coincide con analoga opinione di Milne Edwards il quale scrive, Crust. T. 2, p.257, in nota alle specie in discorso : Nous re voyor aucune raison suffisante pour separer de cette espèce le Cancer hexapus de Herbst (Y. II, PI. 47, {. 4) qui nous paraît étre un individu femelle, ecc. Sembrò al Chiereghin che piuttosto fosse riferibile al C. mutus di L. il piccolo granchio della nostra laguna, ch’ egli descriveva e figurava, perchè altri ne porgesse più esatto giudizio ; e diffatti, dalla sua descrizione e dalla figura rilevasi trattarsi veramente dal C. /ongicornis del naturalista Svedese, almeno stando alla citata figura di Baster, e di una vera Porcellana, avuto riguardo agli altri caratteri, fra quali è notevole che il dito mobile delle branchie non è DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 913 come negli altri granchi posto superiormente alla chela, ma inferiormente ; ciò che pure nelle altre Porcellane si osserva. Una seconda specie descritta e figurata dal Chiereghin, la quale è prossima alla prima avendone eguale grandezza e figura, è il Carcer, da esso nominato Exos. Perchè se ne veggano di prima vista le differenze, offro le due figure delineate al vivo e di grandezza naturale dal Chiereghin stesso, ed aggiungo i caratteri più essenziali per cui vanno distinte. Cancer mutus, Ch. Torace di forma subquadrata, de- pressa. Fronte come trilobata. Antenne lunghe tre volte la totale iunghezza del corpo. Le due braccia quasi eguali con il il dito mobile della chela si articola inferior- tarso a dentelli rivolti in alto ; mente ad essa. Superficie liscia di fondo biancastro a macchiette di varia figura di colore bruno. Si trova su varia specie di spugne che nascono in laguna, e nascondesi nei loro fori. Ha corso veloce. Cancer exos, Ch. Torace di forma sub-circolare al- quanto convessa. Fronte che si avanza come un se- mirotondo globetto. » Antenne lunghe tre volte e mezza la lunghezza del corpo. Braccia disuguali, il sinistro ha la chela maggiormente ingrossata ; in en- trambe le chele il dito mobile si arti- cola nella parte superiore come negli altri crostacei brachiuri. Il tarso è sen- za dentelli o sono appena sensibili ad occhio nudo. Superficie liscia di color bruno piuttosto fosco sparso di sottili striscie longitudinali nerastre. Trovasi in mare quasi sempre sul- lAlcvonium exos di Lin., al quale sta molto aderente. Gli indicati caratteri distinguono abbastanza le due specie. La seconda ha bisogno di essere studiata, specialmente riguardo all’ anomalia del dito mobile delle chele, carattere non proprio del genere Porcellana, e per riconoscere anche se vi avessero altri caratteri bastanti a stabilirne un distinto genere. XIV. 45 914 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Genere GebiA, Leach. Sp. 84.) GEBIA VENETIARUM, Nardo ; Sinor. moderna all'opera del Chiereghin e Fauna marina volgare del Veneto Estuario. Crustaceum quod medium videtur inter Crangonem squillam et Cancel lum. Aldr. De Crustatis, p. 150. Cancer Scyllarus, Lin., Olivi; Zool. Adr. o se — Chier.; sp. 57, fig. 72. Astacus littoralis, G. Martens ; Reise nach Venedig, p. 495. Gebia littoralis, Cornalia e Panceri; Ossero. z00/. anatom. sopra un nuovo genere di crostacei Isopodi, p. 6, fig. 1. Nell’ applicare, l'anno 4847, la sinonimia moderna all’ opera inedita del- l’ab. St. Chiereghin, non parevami poter riferire con sicurezza alla G. Zttoralis la specie vivente nelle nostre lagune, poichè trovava allontanarsi dalle descri- zioni che di quella diedero gli autori con molta imperfezione ; e questo faceva in attesa della comparsa di una buona monografia, nella quale fossero notate le differenti circostanze che possono concorrere a variare que’ caratteri, a vero di dire di poco conto, in base ai quali sino ad ora se ne distinsero alcune specie. Fu per questo che per non adottare un nome indicante um carattere che poteva essere ad altre specie comune, ho preferito intitolare quella delle lagune G. venetiarum, lasciando che altri, dopo studii più profondi, ne scelgesse uno più confacente. L'Olivi credette riconoscere in questa specie il C. scy/Zarus di Lin., sola specie conosciuta, a cui, alla sua epoca, potevasi avvicinare, avendo per mano la sola opera di Linneo edita dallo Gmelin. Conviene pure non abbia veduta l’opera di Aldrovando, sui Crostacei, p. 150, poichè avrebbe certamente ravvisata in quella figura la nostra Corbola, quantunque fallace, riguardo al numero degli anelli dell'addome, i quali per errore facilmente avvertibile, figurano 10 invece che 6; e sarebbesi determinato a considerarla come nuova specie. Fu il primo l’ Olivi a far conoscere l abitudine di questo crostaceo di vivere sprofondato 3 o 4 piedi sotterra ; non diede però di esso alcun dettaglio descrittivo. A questo sopperì lab. Chiereghin, il quale lo descrisse minuta- mente e lo figurò con esattezza, ritenendo però il nome Linneano datogli dal- l' Olivi. Non riconobbe il Chiereghin le differenze presentate del maschio ri- DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 315 guardo al primo pajo di piedi, e non fa parola del pajo di appendici filiformi che si trovano situate al dissotto del primo anello dell'addome, tanto nel ma- schio che nella femmina. È però esatto nel descrivere il colorito ordinario della sua superficie, che è liscia, di un fondo cenerognolo chiaro, seminato di piccole macchie di differente figura e grandezza, svariatamente disposte in maniera piacevole. Conferma anch' egli quanto scrisse l' Olivi, circa al suo vivere spro- fondato nel fango ed uscire dal suo buco per prender cibo all’ albeggiare del giorno. Fa conoscere prendersi dai pescatori facendolo uscire col profondare il braccio nel fango, 0 con apposito strumento ; trovarsi in abbondanza fuori della sua tana dopo sommosse di fondi conseguenti a burrasche ; essere di buon sa- pore, ma non usarsi per cibo ; giovar nelle pesche siccome esca. Il Martens fu il primo (1824), fra gli illustratori di cose adriatiche, che riconoscesse nella nostra specie la Tha/assina Littoralis di Risso ; egli però la chiamò Astacus Hittoralis, ma non aggiunse osservazioni proprie e si con- tentò riferire sulle sue abitudini quanto scrissero Olivi ed il Risso. Crede sia ad essa riferibile il crostaceo accennato dal Planco, De Conch. minus notis, P. II, Cap. 2, $ 3, col nome di Pregadio, ma sembrami quello piuttosto una specie di Sqguz//a, forse la S. Desmarestit, la qual cosa sarà facile precisare sul sito. L’ inglese dott. Leach, autore del genere Gebdza, non riconobbe una specie di esso, nel disegno presentato dal Chiereghin, e vi scrisse di suo pugno al dissotto, 2004 genus. Ciò mostra quanto al suo tempo fossero poco conosciute le specie di questo genere. Desmarest e Milne Edwards meglio descrissero il genere, ma riguardo alle specie lasciarono la medesima incertezza, e poco persuasi si mostrarono che dovesse farsene distinzione, pochissimo diversificando dalla specie Upo. Perciò anche il prof. di Napoli Oronzio Costa rifletteva ben a ragione che un tal genere è fondato sopra lievi caratteri, e che le specie porgono tante ano- malie da difficultarne assai la determinazione, poichè variano a seconda delle acque nelle quali vivono, dell'età in cui si esaminano e dello stato di vita o di conservazione dopo morte, siano poste nell’ aleool o disseccate. I professori Cornalia e Panceri, i quali osservarono moltissimi esemplari della Corbo/a raccolti nelle nostre lagune l'anno 1857, la hanno trovata diffe- rire pochissimo dalla G. Zittora/is, descritta per la prima volta da Risso, tranne il solo maggior volume, guasz, dicono, le acque tranquille della laguna favo- 3416 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. rissero assai il suo sviluppo. Notarono su di essa due fatti importantissimi. Il primo è l’ospitare nelle sue branchie un nuovo genere di Isopodi sedentarii che intitolarono Gyge, indicandone maestrevolmente con dettagliate descrizioni e figure il modo di svilupparsi ; il secondo è che il maschio differisce dalla femmina, questa presentando il primo pajo di zampe poco sviluppate ; ma parve pur loro che il solo maschio fosse fornito di quel pajo di appendici piccolis- sime e filiformi che notò, secondo essi, a torto il Milne Edwards come carattere del genere Gedia. To posso assicurare però che di tali appendici poste una per lato sotto al primo anello dell’addome, va pure fornita la femmina, ed essere anche vero che talvolta ne sono entrambi sprovveduti. Nella femmina fanno l officio tali appendici come gli altri quattro paja di falsi piedi, di organi col- lettori delle uova ; ed è ben più naturale che per tale riguardo sì trovino in essa di preferenza che nel maschio, a meno che non servissero in quello ad altro uffizio, cioè a facilitare l'accoppiamento. È pur contrario al fatto ed a quanto asserirono Olivi, Chiereghin ed altri, che non servano le Corbdo/e ad alcun uso, cioè, nè come alimento, nè come esca per prendere i pesci, poichè per questo ultimo uffizio specialmente sono dai pescatori assai ricercate. La figura presentata dai sullodati autori della nostra Corbo/a maschio, molto si approssima alla verità, non lascia però vedere le due appendici filiformi sopraccennate, ed i piedi anteriori hanno le chele troppo ingrossate, sicchè meno vedesi la differenza di confronto alla femmina. Essa porta al lato destro dello scudo il tumore prodotto dalla presenza della Gyge branchialis. L'ultimo a discorrere sulla Gedzia dell’ Adriatico e del Mediterraneo fu il prof. Heller di Vienna. Mostra anch'esso considerare come unica la specie vivente ne’ nostri mari, alla quale opinione io pure mi associo. Egli ne diede esatta descrizione, ed espresse pure esattamente nelle figure 12-15 della tav. VI, alcuni dettagli relativi alla forma delle antenne, del piede sub-cheliforme, delle lamine caudali e dei falsi piedi addominali. Non parla però delle differenze esistenti fra il maschio e la femmina. La figura che io offro disegnata dal Chiereghin, esprime con esattezza un individuo colla corteccia indurita di sesso femminile, nel quale è molto bene indicata la forma delle chele. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 817 Genere ? BicrA, Nardo. Sp. 32.) BiceA TIPICA, Nardo ; Syron. moderna. Cancer scyllarus, var., Chier. ; fig. 73. Questo crostaceo, scrisse il Chiereghin, non venne mai pescato nella laguna, ma soltanto in mare ne’ fondi cretosi chiamati dai pescatori la Fossa. Esso è piuttosto raro. Il suo aspetto esterno è quello. della Gebdia Attoralis, e potreb- besi scambiare con essa non facendovi attento esame. I caratteri pei quali distinguesi facilmente sono i seguenti, quali ho desunto dalla descrizione data dal Chiereghin, non avendo sott'occhio la specie allo stato naturale: Il disopra del suo scudo toracico, ove termina in punta, invece che tre serie di puntine per ciascun lato, ne ha una sola, e tali puntine sono un poco più lunghe, e lo spazio fra l'una e l’ altra serie è seminato di piccole promi- nenze appuntite, irregolarmente sparse. Ha due antenne per parte, i peduncoli delle quali nascono lateralmente al- quanto sotto degli occhi un dopo l' altro ; l' anteriore è più grosso e più lungo del superiore, con cinque articolazioni, ed emette dalla sua estremità non due antenne ma una sola, la cui misura è tre quinte parti della lunghezza del Gran- chio. Gli altri due posteriori peduncoli sono più corti degli anteriori e portano un’ antenna la metà minore di quella degli altri. Diversifica pure in questa specie il quarto pezzo delle due braccia per essere meno ventricoso in confronto del quarto e terzo pezzo di esse, e per essere affatto privo della punta rivolta all'insù che ha l’altro sul lato inferiore ; il pezzo ultimo dei due primi piedi finisce in modo diverso degli altri, poichè termina biforcato in due pezzetti assottigliantisi in punta, de’ quali l' inferiore è arcuato un poco verso l’ingiù, e solo questi due piedi sono forniti lungo il margine inferiore del terzo, quarto e quinto loro pezzo, di lunghi e sottili peluzzi. Altro carattere distintivo è quello di avere un pajo per parte di pungi- glioni grossi posti al disotto della prima articolazione dell’ addome, ciò che com- bina con quanto scrisse Linneo riguardo al di lui C. scy//arus, cioè mucronum pari pone pedes. Tali appendici risponderebbero alle due filiformi notante allo stesso sito nel genere Gebia. 318 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Riguardo alla lunghezza sembra non oltrepassare mai i 36 millimetri, misurato dall’ estremità della coda all’ apice del rostro, mentre l' altro ordina- riamente raggiunge i 50. Il suo colorito non è mai così ordinatamente macchia- to come nella Gedia, quantunque sia lo stesso. Avrebbe questo crostaceo qualche rapporto col genere Axia, riguardo ai piedi del secondo pajo, se fossero veramente didattili, mentre gli altri tre sono monodattli ; ed ai due pungiglioni ad ogni lato del primo anello dell’ addo- me, i quali corrisponderebbero ai falsi piedi rudimentarii propri delle Axve. Sembrerebbe pertanto doversi collocare in prossimità a queste ed alle Gebze. Esso però ha bisogno di essere meglio studiato, e forse non merita di venire distinto dalle Gebze e dalle T'a/assize, le quali presentano, come scrive giusta- mente anche l'illustre prof. di Napoli testè defunto O. Costa, tante anomalie da lasciar forti ragioni a dubitare sulla legittimità delle specie finora stabilite. Vive una Gebia nel nostro mare, la quale può essere presa per quella dal Chiereghin descritta; non ha però il secondo pajo di piedi didattili. Genere JAXEA, Nardo. Sp. 33.) JAXEA NOCTURNA, Nardo; Sinonimia moderna all'operà ine- dita del Chiereghin, A847T. Cancer nocturnus, Chier. ; sp. 34, fig. 48. — Volg. Granzo da notte. Calliaxis adriatica, Heller (1856). Nell’ anno 1847, applicando la sinonimia moderna all’ opera del Chiere- ghin, riconobbi doversi costituire con questa specie un novello genere che inti- tolò Jarea. Nella riserva di pubblicare la descrizione e la figura data dallo scopritore della specie, mi limitai ad indicare appartenere esso genere alla tribù de’ Crit- tobranchi ed essere prossimo al genere Ca/Zianassa. Perchè poi se ne cono- scesse l'entità stimai bastante pubblicare la seguente definizione della specie quale era stata data dal Chiereghin : Macrourus thorace, atque corpore toto levi, albido rosaceo, oculis minutis lateralibus, ad basem rostri ; brachis oblongatis crassescentibus, chelarum digitis longissimis. Aggiungeva quanto erasi indicato dal Chiereghin, cioè : abitare i fondi DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 9419 fangosi della laguna, profondato, ed uscire solo di notte e comparire raramente in settembre ed in novembre. Su tale mia nota sembra non siasi fermato il chiar. prof. Heller, poichè costituendo egli della specie medesima osservata a Trieste ed a Zara, il suo genere Ca/liaxis, avrebbe senza dubbio fatta menzione che trattavasi di crosta- ceo già delineato dal Chiereghin e descritto in un’ opera che da oltre 40 anni è fatta di pubblico diritto per chi ha interesse di consultarla ; ed avrebbe dichia- rato che a ragione io aveva stabilito con essa un distinto genere nell’anno 1847. La figura offerta dal Chiereghin è preferibile riguardo ai dettagli nella forma delle braccia ; quella data dall’ Heller meglio rappresenta altri caratteri. Genere CRANGON, Fabr. Sp. 34.) CrAnGON scHILLINUS, Nardo ; Syron. mod. cit. Cancer schillinus, Chier.; sp. 45, fig. 60. — Volg. Schi/in. Il Chiereghin diede di questo granchio la definizione seguente, la quale riassume i caratteri essenziali pei quali va distinto dalle altre specie. C. schillinus, macrourus thorace laevi, rostro fere nullo, manibus digito unico mobile, estremitatem denticulatam ipsius manus claudente ; pede utro- que anteriori bifurcato, denticulato. Lungo 416 millimetri circa. Rilevansi poi dalla descrizione e dalla figura le altre differenze che vi hanno fra esso ed il Crangon vulgaris. Tali sono: la grandezza sua ordinaria che è solo di circa 48 millimetri ; l'avere lo scudo liscio e senza spine, e l' ultimo anello dell’addome più lungo ed alquanto più stretto nel medio di sua lunghez- za ; la superficie liscia di color bianco alquanto bruno con qualche piccola mac- chia di un rossiccio pur bruno qua e là sparsa, specialmente sui lati del corpo. Non fu mai trovato in laguna ; pescasi nel mare in poca quantità ne’ mesi di estate. Nota il Chiereghin che avendolo osservato allo stato vivente entro un vaso di acqua marina, rimarcò ai lati del torace un taschino, di cui la parte ante- riore elevavasi ed abbassavasi alternativamente nello stesso punto con movi- mento pulsatorio, ma che non potè mai rilevare se in tale taschino entrasse cd uscisse dell’acqua. Essendovi, ei dice, dentro di esso le branchie, deve essere quello un moto respiratorio. Apparterrebbe questa specie alla seconda divisione del genere Crargon, 320 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. cioè a quella in cui i piedi del secondo pajo sono più corti del tarso. Non sembra però riferibile ad alcuna delle specie note ; e forse taluno ne costitui- rebbe un genere, avuto riguardo al secondo pajo di piedi che, come dice il Chiereghin, hanno l’ estremità diramata in due pezzetti mobili de’ quali il supe- riore più lungo finisce in due piccole punte, e l’ inferiore più corto ne ha due lateralmente nella sua cima, sicchè sembra tal cima divisa in tre punte. Trovo ne’ miei manoscritti avere chiamato altra volta Grarcon, anagram- ma di Crangon, il nuovo genere, che non azzarderei stabilire non avendo avuta occasione di vedere questo crostaceo in istato vivente. Generi CuieREGRINA, Nardo, e NIKA, Risso. Sp. 35.) CHIEREGHINA PELLUCIDA, Nardo; Siro. mod. cit. Cancer pellucidus, Chier. ; sp. 42, fig. 57. Sp. 36.) NigA LONGIPES, Nardo. Cancer longipes, dn ; sp. 43, fig. 58. Corse un errore tipografico nil riferimento di queste due specie : a p. 5-0 della Sinon. moderna all’ opera di Chiereghin. Doveva essere stampato come segue : Cancer pellucidus, Chier. ; Nika ? Cancer longipes, Chier. ; Nika edulis ? Risso. Nuovi studii mi persuasero non essere in fatto una Mika la specie prima, ed essere invece assai prossima la seconda alla Nika edulis di Risso, quan- tunque sembri allontanarsi stando alla seguente definizione specifica data dal Chiereghin : Macrurus thorace laevi rostro minuto acuto ; oculis suboperculatis ; pede anteriore sinistro duplo quam alteris pedibus, elongato. Riguardo alla specie prima avea scritto il dott. Leach sotto alla figura del Chiereghin, zocum genus, e tale infatti sembra doversi considerare poggiando alla descrizione data dal suo scopritore ed alla figura da esso presentata. Questa ha la forma ed il portamento delle Nzke e degli A/haras, ma si distingue spe- cialmente per avere le due braccia mediocri, didattile, eguali in ciascun lato, ed i quattro piedi eguali, più lunghi delle braccia, l’ultimo articolo delle quali termina in punta sottile rivolta verso il busto. Sono tali braccia fornite di peli diritti e piuttosto lunghi. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 321 L’addome s' assottiglia verso la coda, che è composta come il solito di cinque pezzi, il medio de’ quali assottigliandosi anch’ esso, termina in due sot- tilissime punte. Ognuna delle altre quattro lamine caudali termina anterior- mente in arco, il cui orlo è guarnito di sottili e lunghi peli. Il rostro di questa specie consiste in una grossa punta aguzza che si avanza retta per una lunghezza, la quale è la metà della larghezza dello scudo toracico. Ai lati del detto rostro stanno gli occhi peduncolati, mobili, terminanti in globo che mostra nel suo centro una nera pupilla rotonda. Dissotto della base del rostro sorgono due peduricoli che sostengono en- trambi due sottili antenne, le esterne delle quali sono più corte delle interne, e fornite nella loro metà inferiore di sottili peluzzi. Dal dissotto degli occhi sorgono le lamine che coprono il peduncolo delle antenne esterne, le quali sono lunghe sette volte la larghezza dello scudo, ed assottigliantesi fino' alla cima. La bocca e le appendici relative poco si allontanano dalla conformazione ordinaria. La superficie del corpo è liscia, bianco rosea, sparsa di punti d' un rosso carico. Essendo diafana tale specie vedonsi i visceri interni, e quando è viva vedesi anche con lente il moto circolatorio di sistole e diastole, e la dilatazione ed il ristringimento del vaso sanguigno che scorre lungo il ventre. Abita in mare ne’ luoghi sassosi, nè mai si è trovato in laguna. È di ottimo gusto a mangiarsi. Genere AUTONOMEA, Risso. Sp. 37.) AuTONOWMEA OLIVI, Risso. Milne Edwards, parlando di questo crostaceo, conclude : gl autori da noi citati riferiscono a questa specie il Cancer glaber di Olivi, che a noi sembra essere la Pontonia tyrrhena ; ed in altro luogo, p. 354, scrive pure sembrargli essere una Ca/lianassa, ovvero Vl’ AJpheus ruber. Nessuno si occupò nel chiarire questo dubbio. Il prof. Heller assicura non aver mai avuto occasione di osservare un tal genere nell’ Adriatico, ed a nessuno dei naturalisti che esplorarono il nostro mare ebbe esso a presentarsi. La sua rarità rende molto difficile l’ occuparsene ; osservando tuttavia la XIV. 46 922 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. figura dell’ Olivi, tanto della specie tipo che della sua varietà, si riconosce subito non trattarsi nè di una Porzorza, nè di un Zypton, ma di altro genere, giacchè in essa si vede il primo pajo de’ piedi degli altri maggiore, e terminato da una mano didattila, e che quelli delle altre quattro paja sono monodatili. Per togliere poi qualunque dubbiezza basta confrontare le citate figure del- l’Olivi con quella molto esatta della Pontonza tyrrhena, esibita dal prof. Heller nella sua opera, Tav. 8, fig. 10. Genere 'TyPTON, Costa. Sp. 38.) TyPToN sPONGICOLA, Costa, 1843. Cancer pulsator, Chier., sp. 35, fig. 49, 18418. Pontonia pulsatrix, Nardo ; Syn. mod. 1847. Pontonella glabra, Heller, 1856. Corrisponde precisamente questa specie al Cancer pu/sator del Chiereghin, da me chiamato Ponzorza pulsatrix, nella Sinonimia moderna apposta nel 1847 all'opera di quell’autore. Non accettai a quel tempo il nome impostovi dal prof. O. Costa, poichè parevami bene collocata fra le Pontonie. Ora che altri studiarono il genere 7ypfor e videro in esso un anello di passaggio alle Ponto- nie ed alle Autonomee sembrami poter accettarne la distinzione. Non posso però accordarmi riguardo al credere che debba riferirsi al 7'yp- ton la varietà del Cancer glaber, Olivi, T. IMI, fig. 5, poichè manca in esso il carattere pedum par primum gracile, e trovo giusta l'osservazione fatta dal- l’Olivi stesso riguardo a detta varietà : « Questo individuo, egli scrive, ben- » chè di aspetto diverso, tuttavia non è che una varietà del precedente, di cui » va prendendo la forma a misura che crescendo cambia la spoglia nelle an- » nuali riproduzioni. » Il Chiereghin fa conoscere che il primo pajo di piedi, quantunque si trovi vicinissimo alla base delle braccia, non vedesi mai allungarsi lateralmente, ma portarsi sempre verso l’ innanzi framezzo le due braccia, e terminare l’ uno e l’altro di questi due piedi cheliferi. Nè per questo può dirsi che non sia un piede, usandosi esso per camminare, e perchè vi corrisponde in figura, de- trattone l’ultimo pezzo che è più lungo di quello sia negli altri piedi, i quali finiscono in punta aguzza un poco rivolta all’ ingiù. Aggiunge anche non tro- varsi mai nella laguna questo crostaceo, ma averlo soltanto avuto dai pescatori DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 3283 di mare preso colla tartana nei fondi algosi. Come lo ebbe molte volte vivo lo pose, onde osservarlo, nell’ acqua marina, e rimarcò in esso una singolarità qual è, che al vicinarsi del mezzo giorno, ed un poco dopo, suole colla chela maggiore battere molte volte a varii colpi il fondo del vaso, perlochè chiamollo pulsator. Sembra che il prof. Costa abbia voluto avvertire tal fatto chiamando Typton il genere con greco nome. Il prof. Heller, nel 1856, aveva anch’ egli, non conoscendo il genere 7’yptor di Costa, stabilito per questa specie un nuovo genere che chiamava Pontone/la, ma posteriormente (1863) addottò il nome del prof. Napoletano. È d’uopo osservare attentamente la posizione del primo dei quattro piedi minori, onde conoscere se veramente sia anteriore al piede maggiore chelato, op- pure se lo segue, come ebbe ad avvertire il Chiereghin, e se soltanto si muova portandolo all’innanzi ; poichè se ciò fosse avrebbe il genere importanza minore. Genere PALAEMON, Fabr. Sp. 39.) PALAEMON TREILLIANUS, Risso. Palaemon serratus, Fabr., Nardo ; Sinon. mod. Cancer captivus, Chier., sp. 40, fig. 54-55. Scrive il prof. Heller di non avere ancora veduti esemplari del P. serratus pescati nell’ Adriatico, e trovarsi invece abbondante il P. Tres//ianus, Risso. Dietro tale avvertenza, meglio istudiata la specie con mirabile diligenza in dop- pio modo disegnata dal Chiereghin, trovo infatti essere meglio riferibile al P. Treillianus. Genere ALpHeus, Fabr. Sp. 40.) ALPHEUS GAMBARELLUS, Nardo. Cancer gambarellus, Chier., sp. 36, fig. 50. » 44.) ALPHEUS GAMBARELLOIDES, Nardo. Cancer gambarelloides, Chier., sp. 37, fig. 51. Entrambe le dette specie appartengono al genere nel quale le collocai, ed alla divisione prima, cioè di quelli che hanno il rostro appuntito. Le differenze sono bene rappresentate dalle figure disegnate dal Chiereghin, e dalla defini- zione latina da esso data, che qui riporto. 324 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. A. gambarellus, macrourus manus dextera majore piriforme, toto cor- pore laevi rubescente, rostro uculeato retorto ; thorace, cauda atque manibus paululum lanuginosis. « Abita questo, scrive il Chiereghin, in una sola località della laguna di Chioggia nominata /'a/ Gamnbarelli, appunto perchè in essa sola trovavasi nei » tempi passati grande quantità di tale granchietto, e di un altro che sono per » descrivere, ma se ciò sia vero o no, accertare non posso, ma bensì di non » averne in tutti il tempo che ne faccio ricerca mai potuti avere nè dal nostro » golfo, nè da altra località della nostra laguna. E posso dire anche di non » avere mai trovato fra i tanti che ebbi nè di questa nè della specie seguente, » che avesse alcun segno di uova. Assicuro pure (il Chiereghin scriveva al » principio di questo secolo), che passarono ormai 6 anni continui senza che » potessi averne uno, e ciò mi dissero i pescatori avvenire, perchè il terreno » del fondo di essa valle va giornalmente cangiando di natura, sicchè verrà » ben presto il tempo che hon produrransi più in esso di tali granchietti. » Tale cangiamento avvenne in fatti, ed ora è tanto più sensibile dacchè s introdusse il Brenta nella laguna di Chioggia. Non potei quindi mai procu- rarne, e nulla posso quindi aggiungere su tale specie a quanto scrisse il Chie- reghin. A. gambarelloides, macrourus corpore toto laevi albido, rostro aculeato recto, manu sinistra mapore trifasciata, fasciis laeviter subfusco coloratis. Abita anche questo come il precedente, e può ripetersi a suo riguardo quanto su quello disse il Chiereghin. La Fauna della veneta laguna riguardo ad alcune specie deve avere can- giato più volte a seconda delle vicende idrauliche da essa sofferte, e potrei citare molte specie d’ animali ch’ erano comuni, ed ora si sono fatte assai rare. Sp. 42.) Apueus ? virratus, Nardo ; Syron. mod. ecc. Cancer listellus, Chier., sp. 44, fig. 56. Ho messo un segno dubitativo al genere nel quale collocai provvisoria- mente questa specie, per indicare che se ad esso più si avvicina per alcuni caratteri, sembra allontanarsene per altre di minore importanza. Ha il porta- mento degli Alfei; ha, com’ essi, i due primi paja di piedi didattili, ma non si prolunga il suo scudo in forma di volta al di sopra degli occhi, nè la mano del primo pajo de’ piedi è grossa e rigonfia. In entrambe le due paja però vedesi allungata e di eguale dimensione, colle due dita sottili. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 325 La definizione specifica assegnata dal Chiereghin a questa specie è la se- guente : Cancer listellus, macrourus thorace laevi, superius longitudinaliter lista- to candida lista usque ad estremitatem caudae, atque tota corporis superfi- cie quae superest, maculata parvulis punctis roseis ; rostro aculeato aliquan- talum erecto. Aggiunge che abita il solo nostro golfo nei fondi chiamati asprei, e ciò asserisce perchè non lo ebbe mai dai pescatori della laguna, ma bensì da quelli di mare, i quali, tutte le poche volte che glielo recarono, dissero averlo pescato in quella località. La sua lunghezza è di 10 millimetri, e la figura che ne presenta è tre volte maggiore del naturale. To non potei osservare questa specie che mai non ebbi dai pescatori. So- spetto però che possa essere un Alfeo in istato di prima età, le cui membra col succedersi delle mute e coll’ accrescimento possano raggiungere il completo sviluppo e presentarsi con tutti i caratteri a questa famiglia assegnati. Solo quando avremmo notizie più positive sulle differenze che presentano i crostacei nelle varie fasi di loro sviluppo, potremmo concludere sul vero valore dei ca- ratteri specifici, e molte specie sparirono di quelle oggidì ritenute come distinte. Genere PaLeusa, Nardo. Sp. 43.) PHLEUSA CYNEA, Nardo ; Sion. mod. cit. Cancer cyneus, Chiereghin, sp. 38, fig. 52. Chiamai Ph/eusa (anagramma di A/pheus) questa specie, per indicare i suoi stretti rapporti col genere 4/pheus. Sperava poter ricevere dai pescatori alcuni esemplari di essa, onde meglio chiarirne i caratteri, ma non mi fu ancora possibile averne, sicchè devo ancora appoggiare a quanto può rilevarsi dal- l’opera del Chiereghin. Il carattere pel quale differirebbe non solo dal genere ma dalla famiglia degli Alphei, è aver essa le tre paja anteriori di piedi didattili, la prima delle quali di grandezza maggiore, mentre, come scrive M. Edwards, parlando della tribù degli Alphei, / est à noter que presque toujours le deux paires de pates anterieures sont didactyles, et que celles de la troisième paire ne le sont 326 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. jamais. Altro carattere è quello che l’ultimo anello al quale stanno attaccate le lamine caudali, si restringe in punta biforcata rivolta all’ ingiù. I piedi mascellari sono allungati, articolati, sottili, tre per parte ; la base di ciascuna delle antenne esterne, che sono lunghe nove volte la larghezza dello scudo, è coperta da un' appendice lamellosa avente un breve peduncolo lungo quanto la base stessa, la quale finisce in punta un poco rivolta all’ interno. La definizione specifica di questo crostaceo data, oltre la descrizione e la figura, dal Chiereghin, è la seguente : Cancer macrourus, corpore laevi, candido maculato, maculis roseo lan- guido coloratis ; manibus superius atque inferius pilosis, dextera majore ; rostro aculeato ; extremitate caudue, bifurcata. Circa alle abitudini di esso ecco quanto scrive : « Abita questo tanto la nostra laguna quanto il nostro golfo, nei soli fondi » di una argilla quasi nericcia, affondato in essa tre piedi veneti, e ciò a detto » dei pescatori, i quali asseriscono di non mai prenderne se non dopo qualche » forte burrasca, che li fa uscire dai loro buchi. Lo trovò al gusto di migliore » sapore di tuiti gli altri a coda larga. » Genere VIANELLIA, Nardo. Sp. 44.) VIANELLIA DORSIOCULLATA, Nardo ; Sinonimia moderna cit. Cancer dorsiocullatus, Chier., sp. 54, fig. 66. Il chiarissimo naturalista inglese dott. Leach vedendo il disegno di questo interessantissimo crostaceo presentato dal Chiereghin nella di lui opera, vi scrisse sotto di proprio pugno z0vum genus, ma non diede ad esso verun nome. To lo intitolai, nel 1847, nella mia Sinonimia moderna dell’ opera stessa all’ il- lustre scopritore delle luciolette marine dott. Valentino Vianelli di Chioggia, e mi limitai a riportare la breve definizione specifica data dal Chiereghin, onde distinguerlo dagli altri crostacei, sperando di poter meglio chiarirne la carat- teristica collo studio dell’ animale in istato di natura. Non mi fu però mai dato di poter conseguire il mio intento, nè altri naturalisti ch' io sappia osservarono tipi ai quali possa essere paragonabile. Dalla lunga descrizione datane dal Chiereghin, trassi i seguenti più essen- ziali caratteri, i quali serviranno a far meglio comprendere la figura che pre- sento, dallo stesso Chiereghin disegnata tre volte più grande del naturale. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO IA Si approssima questo crostaceo alla famiglia de' SaZicochi, nella quale costi- tuirebbe una particolare tribù vicina ai Crarngorini, avuto riguardo al primo pajo de’ piedi terminato da una mano cheliforme, invece che subcheliforme co- me in quelli si osserva. La figura del busto o torace è presso che cilindrica, e lo scudo presenta un rostro acuto un poco rivolto all’ insù, nella linea del quale fino alla sua parte media, seguono altre quattro punte, la metà più piccole del rostro, rivolte un poco verso l’ innanzi. Gli occhi invece che trovansi nel solito sito sono posti al di sopra dello scudo, uno parte per parte della linea formata dalle quattro punte dorsali. Sorgono essi lunghi due quinti della lunghezza dello scudo, rivolti ai lati ed inclinati all’ indietro, sono sottili alla loro base e s'ingrossano verso la cima, che è convessa e di colore rossiccio. Lateralmente alla base del rostro al dissotto di esso, scorgonsi due pedun- coli uno parte per parte, su cui s'impiantano due piccole antenne, le esterne delle quali hanno l’ esterno loro lato fornito di sottili pelucci che si fanno più corti verso la loro estremità, e queste antenne sono continuamente mosse dall’ animale dall’ alto al basso nella medesima direzione. Dissotto ai detti due peduncoli antenniferi nascono due appendici lamellose appuntate, dai cui lati esterni sorge un peduncolo, dall’ estremità del quale s' innalza un’ antenna lunga quattro volte la larghezza dello scudo, che sì as- sottiglia in punta aguzza. La bocca è collocata come il solito, ed ha tre appendici per parte, ciascuna delle quali è costituita da sei pezzi articolati, dalla cui superficie sorgono al- quanti peli. La terza di queste è più lunga e termina in punta rivolta all ingiù. Le braccia hanno cinque articolazioni, il pezzo estremo è chelato. I piedi sono di eguale lunghezza ed hanno sei articolazioni, e l' ultimo pezzo di essi è rivolto all’ ingiù e termina in punta. L’ addome è composto di sei anelli ed il caudale termina con cinque ap- pendici laminari, la media delle quali è appuntata, mentre le laterali finiscono in semicerchio. La parte inferiore di esso non presenta particolarità. La superficie di questo crostaceo è liscia, di fondo bianco carnicino, semi- nato di punti rossi più o meno fitti sino a formare delle sottili fascie del tutto rosse. La coda è di un rosso più carico, ed al suo termine viene attraversata 328 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. da una fascia bianca. Sono parimenti bianche le estremità delle cinque lamine caudali. « Abita questo crostaceo, così scrive il Chiereghin, nei fondi che trovansi » avere il suolo coperto di piante marine, e ciò per asserzione de’ pescatori, i » quali me lo fecero avere molte volte. Nel mese di settembre lo vidi sempre » colle uova al dissotto della coda, in numero sorprendentissimo e distinguibili » soltanto per mezzo del microscopio. » La definizione specifica data dal Chiereghin è la seguente : Cancer dorsiocullatus ; macrourus thorace superius linealiter quadriden- tato, rostro anterius aculeato ; oculis nascentibus supra thorace, elongatis. III. Sto mapodi. Genere SQuUILLA, Rond. Sp. 45.) SquiLAa EuseBia, Risso. Cancer mantissillus, Chier., sp. 56, fig. 71. Questa interessante specie è ancora poco conosciuta. L' Heller non fa cenno di essa nella sua opera sui crostacei. Non viene registrata dal Desmarest, il quale la nomina solo per incidenza a pag. 255, delle sue Considerazioni gene- rali sui crostacei, in una nota al Phy/osoma cunifrons di Latreille, nella quale dice che questo autore stabilì col nome di Cororzs un crostaceo del Brasile che ha dei rapporti collo Sco/opendre, a cui trova verosimile appartenga la Squilla Eusebia di Risso. Ciò mostra che nè il Latreille, nè il Desmarest conoscevano la specie dal Risso indicata. E nè anche il Milne Edwards parla di essa, e solo in una nota a pag. 534 dell’ Hzst. nat. de Crust., posta al genere Coronis scolopendra sopra indicato, ripete quanto avea detto il Desmarest sui pretesi rapporti di essa colla Squz//a Eusebia. Io credo quindi far cosa utile non solo a pubblicare la figura data dal Chiereghin che scoprì e descrisse questa specie molto prima del Risso, e DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 929 pure ne diede un’ esatta figura, ma ad aggiungere anche quei maggiori detta- gli sulla sua caratteristica che possono farla meglio conoscere. Questa specie non oltrepassa in via ordinaria i 50 millimetri di lunghezza, dalla cima della testa a quella della coda, ed i 6 mill. di larghezza, tolta la mi- sura alla metà del suo corpo, il quale è composto oltre la testa di 10 anelli, compresi i due caudali. I tre primi di detti anelli, che hanno lateralmente i tre piedi, accrescono in larghezza, come avviene de’ piedi stessi riguardo a lunghezza ; gli altri cinque, che portano al dissotto i falsi piedi, sono quasi eguali. Il primo dei due che costitui- scono la coda è pure eguale ad essi, il secondo ed ultimo è superiormente con- vesso ed ha la circonferenza del suo lembo dentellata a piccoli denti, poco di- stanti uno dall’ altro e rivolti verso la parte posteriore. Al dissotto di detto lembo vedonsi cinque piccole punte acute equidistanti e come rivolte all’ esterno del lembo stesso. Precisamente nel mezzo della superficie inferiore di detto anello caudale vedesi il foro anale. Lateralmente ai due anelli indicati stanno attaccate, due per parte, le quattro lamine caudali che sono composte di tre pezzi articolati ciascuna, i quali hanno il lembo lievemente ciliato. Dai peduncoli che sostentano le antenne interne, i quali sono molto più corti che nella S. 720745, non ne sorgono tre ad un punto come in questa ma due soli, ed il medio o maggiore di essi, alla metà della sua lunghezza, ne di- rama altro minore. In distanza dagli occhi, che sono posti lateralmente alla punta del cor- saletto ed al dissotto, si vedono due peduncoli, in entrambi dei quali, che sem- brano divisi in tre peduncoli un dietro l’ altro, sorgono prima le laminette delle antenne, indi una piccola antenna lunga quanto le laminette stesse, e per terzo una antenna delle altre maggiore. Tutta la superficie di questa specie è affatto liscia, senza pieghe o linee longitudinali. I piedi non hanno le appendici articolari che osservansi nella $. mantis. Il colore è biancastro, talvolta rossastro. I pollici hanno dieci dentelli. Abita in compagnia della Squz/Za mantis, colla quale viene raramente pescata dai pescatori, che non si curano però di essa a motivo della sua picco- lezza. Io ne conservo un bell’ esemplare nella mia raccolta non maggiore della statura ordinaria. Qui registro pescarsi anche nel nostro Adriatico, quantunque di rado, il Gonodactylus chiragra, M. Edw., fino ad ora trovato nel solo Mediterraneo. XIV. AT 330 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Io lo ebbi due volte parecchi anni or sono, da pescatori provenienti dalle co- ste della Romagna. Nè il prof. Heller, nè il prof. Grube lo indicano fra' cro- stacei da essi raccolti nel nostro mare. IV. Edriottalmi amfipodi. Genere ORCHESTIA, Leach. Sp. 46.) OrRCHESTIA LITTOREA ? Leach. Cancer locusta, L., Chier., sp. 58, fig. 74. — Volg. Sa/etto de fosso. Nella Sinonimia moderna all’ opera del Chiereghin riguardai questa specie come l’ Orchestia littorea ; sembrami però differire per alcuni caratteri, e per- ciò vi pongo oggidiì un punto d' incertezza, riservandomi a fare altra volta al- cune osservazioni comparative sugli Amfipodi del Veneto, che meritano essere di nuovo attentamente osservati, dopo le recenti scoperte e distinzioni generi- che fatte da B. Bruzelius, 1858 ; da VV. Lilljeborg, 1865 ; da C. Sp. Bate e IVestwood, 1863 ; da O. Costa, 4858 ; da A. E. Grube, 4861-1864 ; e da C. Heller, 1865. Genere LysiANAssA ? M. Edw. Cancer salectus, Chier., sp. 59, fig. 75. — Volg. Saletto de mar. La descrizione del Chiereghin non basta a determinare con precisione di quale specie si tratta, ed a qual genere veramente appartenga tra quelli di recente distinti. La piccolezza degli esemplari del naturalista chioggiotto osser- vati è tanto minima da far sospettare che fossero imperfetti nel loro sviluppo. I caratteri essenziali pei quali lo crede distinto li riassume nella seguente definizione : Macrourus articularis, testa perpendiculariter sub iruncata ; fronte mu- cronato ; pedibus decem absque manibus. « L’ esterna superficie di tutto il corpo, aggiunge, rilevasi liscia e tutta DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 961 ei seminata di piccole macchiette di color rosso sopra un fondo biancastro, ed » ha sul margine superiore tanto del quinto che del sesto pezzo delle. articola- zioni del tronco caudale, un paro per cadaun pezzo di lunghetti, sottili ed avvicinati pungiglioni, rivoli verso la parte posteriore. s s » Abita il nostro golfo ne' siti fangosi. Non serve ad alcun uso per essere » minutissimo, ed è difficile raccoglierne in qualche numero. » Anche di questa specie terrò altra volta parola discorrendo degli altri Amfipodi nostrali. Genere LusyTA, Nardo. Sp. 48.) LusyTA ALGENSIS, Nardo; Sinon. moderna cit. Cancer algensis, Chier., sp. 60, fig. 76-79. Podoceros ...., Leach.; Annot. aut. all'opera ms. del Chiereghin. Il dott. Leach scrisse di proprio pugno in calce alla pagina ove sta la figura data dal Chiereghin, il nome generico Podoceros, senza indicarne la specie. A me però sembrò differire dai Podoceri, e così pure dai Cerapus e Cera- podina, quantunque sia prossimo anche a questi due ultimi generi, specialmente per l'abitudine di vivere in un piccolo involucro. I caratteri essenziali di questa specie sono : Estremità della testa un poco prolungantesi in rostro ; occhi posti lateral- mente alla base di tal rostro, alquanto peduncolati; due lunghe antenne sor- gono dal dissotto del rostro terminate in punta ; hanno ciascuna nove artico- lazioni, e lungo il loro lato inferiore dei lunghi sottilissimi peli ; al dissotto ne sorgono altre due più corte, di sole sei articolazioni, pelose anch’ esse come le prime. I primi due piedi sono grossetti, eguali, di cinque articolazioni, aventi il quarto pezzo più grosso degli altri, e su di questo nasce un dito incurvato verso l'ingiù, terminante in punta ed atto a piegarsi sul lato inferiore del detto quarto pezzo. Seguono cinque altri piedi per ogni lato. I tre primi paja sono sottili, com- posti di sei pezzi, l’ultimo de’ quali termina in una punta rivolta un poco verso l'ingiù. Gli altri due paja sono un poco più grossi e più lunghi coll’ ultimo pezzo che è più ingrossato e parimenti terminante in punta alquanto più aguzza. Altri due paja di piedi analoghi, sono posti sotto l’ ottavo pezzo. Nel quinto, 932 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI Db4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. sesto e settimo nascono invece che piedi delle appendici membranose e fila- mentose. La superficie del corpo è liscia e di color bianco candido. Abita, scrive il Chiereghin, la sola nostra laguna in numero copiosissimo sulle foglie della zostera marina, formandosi su di esse un tubo della figura di un Cornucopia, tessuto di sottilissimi fili intrecciati e quasi da un polverio assieme agglutinati. Entro questo tubo sta sempre nascosto, ma per alimentarsi sorte fuori con tutto il suo busto, e muovendo le braccia e le antenne con velocità, mette in movimento l’ acqua ed attrae verso la bocca que’ piccoli ani- malucci che a lui servono di cibo. La definizione, data dal Chiereghin alla maniera Linneana, è la seguente : Cancer algensis, macrourus, thorace rostrato, manibus adactylis, pedibus decem, termine caudae triphylo. Na Edriottalmi lamedipodi. Genere CAPRELLA, Lamk. Sp. 49.) CAPRELLA LINEARIS, Milne Edw. Cancer linearis, L., Chier., sp. 64, fig. 80. — — Olivi ; Zool. Adr. Oniscus Linearis, Latr., Martens ; Reise nach Venedig, p. 497. Quando pubblicai nel 1847 la Sinonzzia moderna dell'opera del Chie- reghin, si stampò erroneamente Capre/lae nova species ? Avea corretto tale errore nel mio Catalogo illustrato dei crostacei del nostro golfo. Di questo però procrastinai la pubblicazione, perchè altre occupazioni m’ impedirono di rivedere il mio lavoro, e poichè sperava estendere le ricer- che sopra questo genere, tanto ancora bisognevole di schiarimenti relativi ai veri caratteri che costituiscono le differenze specifiche, rispetto alle differenti età, al sesso, ed allo stato degli individui presi ad esame. Ora il prof. Heller ed altri osservarono parecchie specie di questo genere, specialmente nelle coste della Dalmazia e dell’ Istria. Fra queste è prossima DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 993 alla Caprella linearis, la Cap. monocantha, Hell., ma differisce perchè man- cante dell’ aculeo posto alla base del secondo pajo di piedi e per qualche altro lieve carattere. Gioverebbe osservare se tale differenza fossero da attribuirsi al sesso od all’ età. Diede il Chiereghin di questa specie una estesa descrizione ; bastando però la figura da esso presentata a caratterizzarlo con esattezza, mi limito a dire, notar egli che il colore degli individui osservati allo stato vivente era rossic- cio, sparso di piccolissimi punti e lineette di un rosso più carico, e che prove- nivano dai fondi del golfo, detti asprez, ne' quali abita attaccato alle spugne, ‘e ad altri corpi marini. Sp. 50.) CapreLLA FABRIS, Nardo. Cancer linearis, L. varietas. Chier., sp. 64, fig. 84-82. Caprellae nova species ? Nardo ; Sinon. mod. citata. Anche in questa specie venne per errore tipografico ommesso il nome spe- cifico, nella citata Sironzzza moderna. Sembrandomi bastevole a caratteriz- zarla l’ esatta figura offerta dal Chiereghin, ommetto di riferire la lunga descri- zione che esso ne diede. Fra le specie Adriatiche notate dal prof. Heller più si approssima alla Caprella armata, che vive nel mare di Lesina. Facendo confronto fra la figura del Chiereghin e quella dell’ Heller, si rimarcano alcune differenze, le quali potrebbero dipendere dallo stato degli individui osservati. Chi sarà al caso di confrontarne gli esemplari in natura potrà decidere se trattisi d’ identica specie. Notò il Chiereghin che gli articoli presentavansi di forma non cilindrica, ma pressochè tutta quadrangolare come espresse anche nella figura. Non si accorse però della cortezza del primo articolo per cui sfuggì esso nelle sue osservazioni, e notò per questo erroneamente formarsi il corpo di soli quattro articoli. Non ha, egli dice, questa specie il colore della precedente, ma è affatto cristallina in ogni sua parte. Vive attaccata anch’ essa coi suoi piedi posteriori alle spugne e ad altri prodotti della laguna, dove trovasi abbondantissima. Sta essa in con- tinuo moto dall’ alto al basso, colla metà superiore del suo corpo, e tal moto è più veloce che nell’ altra specie. Posta sotto il microscopio lascia vedere il movimento circolatorio. Sp. 51.) CApRELLA CoRnALIA, Nardo. Una tale specie, che sembrami nuova, la dedico al mio carissimo amico, al- l’insisne naturalista cav. dott. Emilio Cornalia, professore e direttore del 394 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. Museo civico di Milano. Distinguesi essa pei seguenti caratteri da quelle de- scritte e figurate dal dott. Heller, e si approssima però alcun poco alla Ca- prella acutifrons di questo autore. Ha il primo segmento del corpo più corto della testa, la quale presenta la fronte non acuta ma lievemente appuntita. Gli altri tre segmenti del corpo sono di quasi eguale lunghezza e piuttosto grossi, a superficie perfettamente liscia senza aculei o gibbosità. Le antenne superiori hanno il loro primo articolo corto e gonfio, il secon- do articolo è di lunghezza tre volte maggiore e più gonfio anch’ esso, in ma- niera da sembrare una vescica trasparente, il terzo articolo è di grossezza ordi- naria e meno lungo del secondo, indi segue il quarto che è molto sottile e diviso in 12 articolazioni. La lunghezza totale di dette antenne è di 8 centime- tri circa, quelle del secondo pajo sono come all’ ordinario, un poco più corte delle prime e ciliate inferiormente. I piedi del secondo pajo hanno una mano mediocremente grossa, ovale, oblunga, quale presso a poco si osserva nella Capre//a obtusa, Heller. I ire ultimi articoli del corpo sono più corti dei medii, lisci anch’ essi. Le tre paja di piedi hanno l’ ultimo articolo angolato che si ripiega sul penul- timo. Il colore è carneo uguale in tutto il corpo, trasparente. La lunghezza totale dalle estremità della testa alla coda è di 30 mill. circa. Si trova non comune sopra i spongiali in mare, ed in laguna in prossimità al porti. VI. Succhiatori aragniformi. Genere NympHum, Leach. Sp. 52.) NvmpHum imperFECTUM, Nardo ; Sizonimia moderna ecc. Cancer imperfectus, Chier., op. cit., sp. 63, fig. 85. La figura di questa specie presentata dal Chiereghin di grandezza naturale, corrisponde perfettamente alla descrizione che ne dà, ed agli esemplari maschi da me più volte osservati allo stato vivente. Nè il Chiereghin nè io ebbimo occasione di osservare la femmina, la quale dev essere munita di un pajo di gambe accessorie destinate a raccogliere le uova. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 99D5 Nota il nostro autore essere cilindrico il corpo e terminare la sua parte anteriore come tronca, un poco convessa ed elevarsi all’ intorno di essa un piccolo orlo, dal dissotto del quale hanno origine otto filetti retti, eguali, sot- tilissimi, lunghi un quarto della. grossezza del corpo, i quali sembrerebbero, egli dice, tener luogo d’ antenne, palpi od appendici della bocca, che è situata subito dopo il dissotto della metà del suindicato orletto. Aggiunge che gli oc- chi sono situati uno per parte sui due lati in poca distanza dall’ orletto accen- nato, ed essere piccolissimi, rotondi, scurognoli ed incassati in modo da lasciar vedere soltanto la metà della loro esterna superficie. Tralascio di esporre quanto riguarda la forma del corpo e de’ piedi, giac- chè rilevasi dalla figura, ed accenno solo notarsi essere tutta liscia la sua su- perficie esterna e di un colore affatto rosso, commisto a piccole macchie bian- castre sul primo e terzo punto protuberante del suo corpo. Non parve al Chie- reghin scorgere nel corpo alcuna articolazione, quantunque egli lo pieghi con facilità. Lo ebbe sempre attaccato colla punta de’ suoi piedi alla superficie del- l Ac. exos, L., pescato in laguna e non mai su quelli pescati nel golfo. Os- servò avere il costume di elevare ed abbassare il suo corpo per mezzo delle articolazioni de’ suoi piedi, con un moto continuo, regolare e non mai veloce. La datane definizione a modo Linneano è la seguente : C. imperfectus sub macrourus, corpore laevi, pedibus octo elongatis, absque manibus, cauda brevissima acuta aliquantulum elevata. Genere XipHocHiLus, Nardo. Sp. 53.) XipnocHiLus spurIvs, Nardo ; Sir0r. mod. citata. Cancer spurius, Ch., sp. 62, fig. 83-84. I caratteri essenziali di questo genere sono i seguenti, tratti dalla descri- zione offerta dal Chiereghin, e corrispondono alla figura esattissima che egli ne diede. Corpo sottile composto di quattro pezzi articolati, il primo de’ quali, che rappresenta la testa, si avvanza assottigliandosi un poco e termina anterior- mente în una troncatura. Nel mezzo dei due lati di essa avvi un piccolo occhio rotondo, nerognolo, un poco convesso. Al dissotto del mezzo di questo pezzo anteriormente, vedonsi due filetti sottilissimi poco distanti l'uno dall'altro, 396 ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI 54 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. che sembrano due antenne, e due altri se ne vedono sorgere al dissotto delle due estremità laterali, dello stesso pezzo, uno per parte. La bocca è posta longitudinalmente fra un occhio e l’altro nel mezzo, ed è attorniata da sottili filetti. AI detto primo pezzo ne seguono altri due che rappresentano il corpo, indi segue il quarto costituente la coda, la quale termina allargandosi in tre lobi, come nella figura sì osserva. I piedi sono in numero di cinque paja, ed hanno nove pezzi articolati, l’ultimo de quali termina in punta un poco ricurva. Ciascuno pezzo di detti piedi al sito ove si articola coll’ altro, è fornito al suo orlo di cinque pungi- glioni. I piedi del quinto pajo diversificano dagli altri per avere nell’ estremità inferiore del primo loro pezzo due sottili pungiglioni prossimi l'uno all’ altro. Si osservano nella figura i due quarti piedi involti da una sostanza spu- gnosa della natura di quella su cuì l’animale sta attaccato. Il corpo è liscio di colore biancastro, ed i pungiglioni de’ piedi sono rossiccil. Trovasi nella nostra laguna sopra varie specie di spugne, alle quali sta attaccato coi piedi, elevando ed abbassando il suo corpo con moto continuo. La definizione di esso data dal Chiereghin è la seguente : Macrourus articularis, minimus, pedibus decem elongatis, articulatis, spinosis, cauda inferius triloba. Un tale genere ha bisogno di essere studiato con accuratezza nelle diffe- renti sue fasi. Genere DexopHANUS, Nardo. Sp. 54.) Demopnanus FALsus, Nardo ; S7rorzmza citata. Cancer falsus (4), Chier., sp. 64, fig. 86.87. Il corpo di questo minutissimo animale è di forma singolare esattamente espressa nella figura che ne diede il suo scopritore. Nella parte anteriore si rappresenta la testa la cui estremità termina in cono troncato. Alla metà della lunghezza sua, in entrambi i lati, scorgesi un piccolissimo occhio elevato in (4) I nomi imperfectus, falsus, spurius, usati dal Chiereghin come specifici, non sono com- mendevoli ; io li addottai, per non sopracaricare la Sinonimia, trattandosi di esseri sui quali è d’uopo fare più accurato studio, e che potranno in seguito essere bene caratterizzati, messi al loro vero posto, e convenientemente denominati. DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENICO NARDO 397 semisfera, di colore oscurognolo. Nella parte anteriore al disotto, avvi la bocca munita di alquanti filetti sui suoi due lati; esso è affatto privo di palpi e di antenne. Al disotto degli occhi, una parte per parte, si avvanzano due sottili appendici articolate e pelosette, le quali finiscono in una piccola branca, quasi fossero due piccole braccia. À questa parte anteriore del corpo segue la seconda che è circolare e convessa, formata da nove semisferici tubercoli presso che eguali, disposti come nella figura viene espresso, cioè, dopo la testa notasi un tubercolo di poco maggiore che è il medio, a cui segue il terzo o caudale, e lateralmente ad esso ne stanno altri tre per parte. I piedi sono sei, tre per lato. Sono composti di sette articoli, de’ quali il terzo è un poco turgido, e l’ ultimo finisce in punta aguzza rivolta un poco all’ingiù. Essi sono forniti di una serie di peluzzi alquanto lunghi tanto infe- riormente che superiormente, eccettuato l’ ultimo articolo. La superficie del corpo è liscia e colorata di un rosso tendente al bruno. Trovasi nella nostra laguna sopra varie specie di Sertularie ; non lo ebbe mai il Chiereghin proveniente dal golfo, nè lo trovò sopra altri prodotti marini. Osservò anche la piccola spoglia di esso al momento della muta. La de- fim: Cancer falsus minimus, corpore circularis superius tubercolato, tuber- colis novem usque ad caudam ; capite absque antennis et palpis ; pedibus sex. Anche questo genere abbisogna di essere istudiato nelle differenti sue fasi di vita, onde determinare con precisione il posto nel quale deve essere collocato. (Presentata il 27 dicembre 1868.) XIV. 43 VA i) pi, pi “ o iv “lay af Di I DU 3 LARIMO LAO, br DI RAEE cel SPIEGAZIONE DELLE FIGURE CONTENUTE NELLE QUATTRO TAVOLE, Tav. XII, fig. 1. Xantho Poressa, Nardo. (Cancer Poressa, Olivi e Chiereglun.) — floridus, Leach. . Pisa intermedia, Nardo. (Cancer areneus, Chier.) . Maja squinado, Leach, pullus. (C. Majoides, Chier.) . Pisa Gipsii? (P. Coccinea, Nard»). (Cancer personatus, L., Chier.} . Pilumnus aestuarii, Nardo. . Porcellana longicornis, Fabr. (Cancer mutus, Chier.) — exos, Nardo. (Cancer exos, Chier.) . Eriphia longierura, Nardo. . Pagurus Chiereghini, Nardo. (Cancer Eremita, L., Chier.) . Gebia littorea (G. venetiarum, Nardo. (C. seyllarus, L., Chier.} . ?Bigea tipica, Nardo. (Cancer Scyllarus var., Chier.) . Jaxea noeturna, Nardo. (Cancer nocturnus, Chier.} . Grangon schillinus, Nardo. (Cancer schillinus, Cher.) . Chiereghina pellucida, Nardo. (Cancer pellucidus, Chier.) . Nika longipes, Nardo. (Cancer longipes, Chier ) . Alpheus gambarellus, Nardo. (Cancer gambarellus, Cher.) — gambarelloides, Nardo. (Cancer gambarelloides, Chier.) — vittatus, Nardo. (Cancer listellus, Chier.) . Phleusa cynea, Nardo. (Cancer cyneus, Chier.) . Vianellia dorsiocullata, Nardo. (Cancer dorsiccullatus, Chier.) . Squilla Eusebia, Risso. (Cancer mantissillus, Cher.) Xiphochilus spurius, Nardo. (Cancer spurius, Chier.) la. Lo stesso di grandezza naturale. 2. Demophanus falsus, Nardo. (Cancer falsus, Cher.) 2a. Lo stesso di grandezza naturale. 3. Nymphum imperfectum, Nardo. (Cancer imperfectus, Chier.) 4. Caprella linearis, M. Edw. (Cancer linearis, Cher.) 5. — Fabris (4), Nardo. (Cancer linearis, var. Cher.) Tav. XII, fig. Tav. XIV, fig. = JOU HD Wa SNA TWINS TON Tav. XV, fig. (4) In onore dell’ab. Francesco Fabris valente naturalista chioggiotto morto nel 4845. 340 ANNOTAZ. ILLUSTRANTI, ECC. DEL M. E: DOTT. GIO. DOM. NARDO Tav. XV, fig. da. La stessa di grandezza naturale. 6. Caprella Cornalia, Nardo. 7. Lusyta algensis, Nardo. (Cancer algensis, Chier.) ; I° animale nel suo involucro ingrandito. Ta. L’ animale fuori del suo involucro ingrandito. Tbe. Gli stessi di grandezza naturale. S. ? Lisianassa . . . ? (Cancer salectus, Chier.) 9. Orchestia littorea? — (Cancer locusta, Chier.) Tali figure furono lucidate dal litografo sui disegui dell’ab. Stefano Chiereghin, meno quella del Xantho floridus, che fu tratta dall’ opera del Desmarest, e quelle del Pilumnus venetiarum, dell’ Eriphia longicrura, e della Caprella Cornalia, che si trassero da esemplari naturali. Non tutte però le impressioni litografiche vennero eseguite con eguale diligenza artistica, a motivo di malagurata evenienza. Correzioni di alcuni errori. Dove, a pag. 237, 261 e 288, è scritto Automea, leggasi Autonomea, ed invece di Lysita leggasi, a p.283, Lusyta; a p. 280, dove è scritto harrens, leggasi horrens: a pag. 284 invece di Nimphum, leggasi Nymphum; a p. 289, dove dice più grosso ai nodi, si cancelli aî nodi, e dove è scritto a p. 842 esox, leggasi eros: a pag. 317 penultima linea, invece che notante, leggasi notate. INDICE INTRODUZIONE pag. Parte prima. — Elenco ragionato degli scritti nei quali si parla di Crostacei del mare Adriatico. SOMMARIO (0%. i. e pag: AZI Paolo Giovio . » id. Eliano e P. Gilio — Fr. Mas- sari — Pietro Belloni ». 223 G.Rondelet— Corrado Gesner» 223 P. A. Mattioli — Ulisse Aldro- vando » 224 Jano Planco . » 2925 Lo stesso . » 226 Francesco Sne e c. Z00) pierli-;... 010 1DIT G. A. Scopoli » 9229 L. Zucconi — C. Linneo. » 230 L. Zucconi — T. Brunnich — S. A. Battara. » 291 F. Ginnani — Ant. Turra — Andrea Comparetti . » 232 G.F. Herbst—F.S. Wulphen » 233 G. Olivi » 234 Anonimo — A. BodsicG. Bri- gnoli — C. Pollini . » 238 St. Chiereghin » 239 G. D. Nardo — Ab. G. Berini » 244 G. Martens » 242 M. Naccari — Boerio Sul pe — N. Contarini . » 245 Lo stesso » 246 . Martens . . pa i Plucar — Nardo 6. D. — lo stesso F. G. Hope — M. ss. —_ E A. Pirona . I. Meneghazzi — C. Ha E. Martens O. ed A. Costa— C. Holt = E. Cornalia e P. Panceri G. D. Nardo — lo stesso . P.P.Martinati — Grube A. E. C. Heller . Lo stesso . R. Lorenz Heller . E. Grube. . A. Saccardo . . Heller . ; 3 . A. Ninni — C. Hello È Heller . G. D. Nardo. Lo stesso — lo stesso . Riassunto, Conclusione, Desi- derii È Nota Bg a serivere in lingua latina almeno la dia- gnosi de’ generi e delle specie aouoTPO > 217 34 Aggiunte . Milne Edwards — Codice del secolo XVI id. o ANNOTAZIONI ILLUSTRANTI D4 SPECIE DI CROSTACEI, ECC. pag. 279 Sui Cirripedi nella Parte prima pag. 280 Correzioni di alcunierrori corsi » 281 Parte seconda. — Annotazioni illustranti 54 specie di crostacei Podottalmi, Stomapodi, Edriottalmi e Succhiatori ; alcune delle quali nuove od imper- fettumente conosciute. SOMMARIO DELLE SPECIE ILLU- STRATE . Gen. Pisa, Leach . Pis. armata, Latr. Pis. Gipsii, Leach — P. nodi- pes, Leach . Pis. Corallina, M. Edu. — P. tetraodon, Leach — P. i termedia, Nardo . Maya, Lamk. M. squinado, Latr. . Gen. EURINOME, Leach. Eur. Aspera, Leach Gen. XanTHO, Leach. X. Poressa, Nardo . X. tuberceolatus, Bell. Gen. PiLumnus, Leach. Gen. Pil. hirtellus, Leach — P. ae- stuarii, Nardo. Portunus, Leach. Por. depurator, Leach . Por. Rondeletii, Risso . Gen, PLatYvonicHUS, Dehan. PI. latipes, Dehan Gen. Errma, Latr. Er. longierura, Nardo . Gen. CARCINUS, Leach. Car. maenas, Leach Gen. ILra, Leach. Il. nueleus, Leach Grapsus, Latr. Gr. marmoratus, Desm. Gen. (Gen. » » » Gen. AtELOcycLUS, Leach. At. rotundatus, Nardo . Gen. Ernusa, Roux. Et. mascarone ? Roux . Gen. Pacurus, Fabr. . Pag. striatus, Latr. Eupagurus angulatus, Risso. Eup. Prideauxii, Leach Eup. tarsipietus, Nardo Eup. Chiereghini, Nardo . Pagurites maculatus, Risso. Diogenes varians, Costa Gen. PORCELLANA, Leach. Por. longicornis, M. Edw. . Por. exos, Nardo Gen. GeEBIA, Leach. G. venetiarum, Nardo . Gen. ?BicEA, Nardo. Big. tipica, Nardo Gen. JAxEA, Nardo. Jax. nocturna, Nardo . Gen. Crancon, Fabr. Cr. schillinus, Nardo Gen. CmerEGHINA, Nardo. Ch. pellucida, Nardo Gen. AUTONONMEA, Risso. Aut. Olivii, Risso Gen. Typron, Costa. Typ. spongicola, Costa . Gen. Paragemon, Fabr. Pal. Treillianus, Risso Gen. ALPHEUS, Fabr. pag. 306 DEL M. E. DOTT. GIO. DOMENiCO NARDO pag. 323 — Gambarelloides, Nardo. » Alph. Gambarellus, Nardo. Alph.? vittatus, Nardo . Gen. PaLeusa, Nardo. Phl. cynea, Nardo . Gen. VianELLIA, Nardo. Vian. dorsiocullata, Nardo. Gen. SouiLLa, Rond. Sq. Eusebia, Risso . Gen. ORCHESTIA, Leach. Or. littorea? Leach . Gen. ? Lisianassa, M. Edw. Lisianassa. . ? . Gen. Lusyra, Nardo. » id. 324 325 326 Lus. algensis, Nardo Gen. CaPRELLA, Lamk. Cap. linearis, M. Edw. — Fabris, Nardo . — Cornalia, Nardo . Gen. NympHuw, Leach. Nym. imperfectum, Nardo. Gen. XipHocniLus, Nardo. Xiph. spurius, Nardo . Gen. DEMOPHANUS, Nardo. Dem. falsus, Nardo. 9 Dichiarazione delle figure conte- nute nelle quattro tavole . » Correzione di alcuni errori corsì » Vol XIV Tav.XI femorie del È Istituto *enelo VoL XV. Tav. MII. Fi ULERI lA & Memorie del FR iIstituio | | i I ni Tenezia pr. lit M.Fontana, Venezia pr it M.Fontana Vol. XIV. Tav. AV. Memorie del È istituto Veneto i Venezia pr lirM.Fontana, C'E NIC È ALL di i Si Lu ''‘' LITININLLND