be: pr TAR fi À A 4 LS > Lf n» ZAN ER À sf —- x o fi) B vt; Pg; bi Da : DA a { NO . > &Y e 7, Le "E \R HA bo Ri HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY 10}, 10 Crelange \ lena 10, 1907 November 471905 RI di dI A 24 ì Lo te e n x i ; NE, 1 Tot gp | | î a i ; ht Ù E è Lal ZEN T do io i FTSE RETI i x @ TA ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (NUOVA SERIE) Volume II NUMERI 1-27 (con 14 tavole, e 42 incisioni nel testo) NAPOLI R, STABILIMENTO TIPOGRAFICO FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Strada Cisterna dell'Olio 1906-1908 ANNUARIO MUSEO ZOOLOGICO R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI go (NUOVA. SERIE) Volume IL. NUMERI 1-2” (con 14 tavole, e 42 incisioni nel testo) NAPOLI R. STABILIMENTO TIPOGRAFICO FRANCESCO GIANNINI & FIGLI Strada Cisterna dell’Olio 1906-1908 EN TDEERGSEE IRANEYIANI A ot — Sulla ScRicotheca serratimargo Hixcks sp. (con una incisione). (28. V. 1905 — 13. VII. 1905 (*)] 2. Bursson du R.. .. — Note Hyménopterologique. 0. VII. 1905 — 2. VIII. 1905] 3. Pierantoni U....- Una nuova maniera di gestazione esterna della PionosyMlis pulligera KroHN (con la tavola 1). (26. IX. 1905 — 13. XI. 1905] 4. Pierantoni U....— Osservazioni sul genere Branchiobdella OpiER (con la tavola 2). [6. XI. 1905 — 18. I. 1906] 5. Praus FrancescHINI C.— Elenco delle conchiglie del Golfo di Napoli e del Mediterraneo esistenti nel Museo Zoologico di Napoli (LI. XI. 1905 — 18. I. 1906] GaMOoraZBi o ss - — Di alcune specie poco studiate o mal note di Cestodi (con le tavole 3 e 4 e con 3 incisioni). [15. XI. 1905. — 3. V. 1906] MR BEzziIoM; cn — Intorno al tipo della Echinomyia Paolilli A. Costa. (2. XII. 1905 — 8. I. 1906] 8. BecgER TH... ... — Notiz zu Usia taeniolata AcH. Costa. (2. XI. 1905 — 8. 1. 1906] GUTPRINCEG nn — Sopra una Discomedusa del Golto di Paria (America del Sud). (30. XLI. 1905 — 26. IIT. 1906) 10. HorvatrH G. .... — Les Tingitides de A. Cosra. (19. 1. 1906 — 20. TIT. 1906] 11. PierantonI U. . ..— Nuovi Discodrilidi del Giappone e della California (con la tavola 5). (18. ILI. 1906 — 21. V. 1906] 12. Kosaur W...... — Die Untergattung Murella (sectio Opica) KoBELT (con la tavola 6). [30. IV. 1906 — 11. VITI. 1906] 13. MonmiceLLI Fr. SAV. — Per la storia di un Cetaceo arenato sulle coste d’Ischia nel 1770. [19. V. 1906 — 18. VIII. 1906] 14. SENNA A... ..... — Appunti chirotterologici (con 10 incisioni). [5. VI. 1906 — 7. XI. 1906] 15. MonmiceLLI FR. Sav. — Sul Cotylogaster michaelis Monte. [1892] (con 6 incisioni). [6. VI. 1906 — 6. XI. 1906] TGSENDRII GI iL — Tre nuovi Sferomidi Eritrei del Museo Zoologico dell’Università di Na- poli (con la tavola 7). [10. VI. 1906 — 19. XI. 1906] 17. Rosa D......:.— Nota sui Lombrichi ricordati da Stetano DeLLe CHIAIE. c [20. XI. 1906 — 22. XII. 1906) 18. PierantoNI U. ...— Il genere Saccocirrus BoBRETZKY e le sue specie [Fauna napoletana] (con la tavola 8). [2. V. 1907 — 17. VII. 1907] 19. PregantoNni U. ...— Osservazioni sul parassitismo esercitato da un imenottero su di un afide degli agrumi (con la tavola 9). [24. I 1907 — 17. VII. 1907] 20, MoxmiceLLI FR. SAv. — Il genere EncotyMlabe Diesine (con la tavola 10). [21. II. 1907 — 12. IX. 1907] QAS No8mE Gi... — Nuove osservazioni sulla identità di Brackycarpus neapolitanus Cano e Palaemon biunguiculatus Lucas (con la tavola 11). [18. VI. 1907 — 26. XII. 1907] *) La prima data è quella di ricezione del manoscritto : la seconda quella della pubblicazione del numero dell’Annuario. ogi (con 12 incisioni). | x d I. 1908. — 1 MOB TRO e — Esame di una piccola raccolta di Tisanotteri esistente nel Mu logico della R. Università di Napoli (con 5 incisioni). À [3. ZI 1908 — 15. IV. 1 24. MarroreLLi G.... — Elencò dei Pappagalli del Museo Zoologico Universitario di Na (con la tavola 12). [27. IZI. 1908 — 21. VII. 1: 25. Pierantoni U. ...— Sulla Filaria labialis Pane (1864) (con la tavola 13). , (1. IV. 1908 — 25. V. 1908] 26. MonraNDON A-L. .— Sur le Stenophtalmicus Fajoumensis A. Costa. È (B IV. 1908 — 5; V. 1908). 27. Morta Fr. Sav. — Il genere Nizschia (con la tavola 14 e 5 incisioni). 1" [1. IV. 1908—9.. 4 a i ELA LI ANNUARIO DEL : MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. 1. 13 Luglio 1905 Prof. A. NEVIANI (Roma) Sulla Sechizotheca serratimargo Hixcks sp. [/ticevata il 13 maggio 1905) Per ripetute e cortesi sollecitazioni del prof. MowriceLLI, pubblico in questo « Annuario » la breve nota sulla Sehizotheca serratimargo Hxs. sp., che già fu inserita nel Bollettino della Società geologica italiana (), introducendovi poche modificazioni ed aggiunte, e ciò sia per la diffusione della conoscenza della specie, sia perché vi sì tratta anche di un esemplare conservato nel museo zoologico della R. Università di Napoli. Al sig. direttore del predetto museo e dell’ Annuario, i miei dovuti e più vivi ringraziamenti. Bibliografia 1885. Eschara conferta (non Rss.) De Amicis, IZ calcare ad Amphistegina nella prov. di Pisa, ecc.: Atti Soc. Tose. Sc. Nat., Vol. 6 (1886) pag. 224 (27 estr.). 1885. Escharina gracilis (non d’Orb.) De Amicis, l. c., pag. 225 (28 estr.) (2). 1886. Schizoporella serratimargo Hiscxs, The polyzoa of the Adriatic: Ann. Mag. N. H. (5) Vol. 17, pag. 268, Plt. 10, fig. 6. 1889. » » Carus, Prodromus faunae Mediterraneae: Vol. 2. Pt. 2, pag. 29. 1889. » » JeLuy, A synonymique Catalogue of the Recent marine Bryozoa including fossil Synonyms pag. 253. 1895. » sulcata Neviani, Nota preliminare sui Briozoi fossili del postplioce ne antico di Farnesina e M. Mario: Boll. Soc. Rom. Stud. Zoolog. Vol. 4, pag. 69 (5 estr.). (1) Boll. Soc. Geol. Ital. Vol. 23 (1904) Fasc. 2, pag. 270, Tav. 10. (2) Che gli esemplari determinati per Eschara conferta Rss., e per Escharina gracilis D' ORB. nel citato lavoro del De Amicis, si debbano riferire a Schizoporella sulcata Nev. e quindi a Schi- zoporella (Schizotheca) serratimargo Hxs, è detto nel mio lavoro sui Briozoi terziari e posterziari della Toscana (1900, pag. 366). pa IS95. Sehisoporella sulcata Neviani, Briozoi neozoici di alcune località d’Italia, Pt. 1: Boll. Soe. Rom. Stud. Zool. Vol. 4, pag. 119 (11 estr.). IS9Ò. » ) Neviani, Briozoi fossili di Farnesina e M. Mario presso ‘ Roma: Palaeont, italica, Vol. 1, pag. 112 (86 estr.), Tav. 6 (2 estr.), fig. 4, 5. IN9D. » » Neviani, Briozoi neozoici ece., Pt. 2: Boll. Soc. Rom. Stud. Zool. Vol. 4, pag. 245 (21 estr.). 1900. » » Neviani, Briozoi neozoicì ecc., Pt. 6: Boll. Soe. Zool. Italiana (2), Vol. 1, pag. 68 (11 estr.). 1900. » » Neviani, Briozoi terziari e posterziari di Toscana: Boll. Soc. Geol. Ital. Vol. 19, pag. 366 (22 estr.). 1900. » » Neviani, Briozoî neozoici delle Calabrie: Palaeont. italica, Vol. 6, pag. 200 (86 estr.). 1900. « » var. laevigata Neviani, Briozoi terziarii e posterziarii Ù della Toscana: Boll. Soc. Geol. Ital. Vol. 19, pag. 367 (23 estr.), 4 fig. nel testo. 1904. Schizotheca serratimargo Neviani : Boll. Soc. Geol. Ital., Vol. 23, pag. 270-275, con Tav. 1904. » » Neviani, Briozoi fossili di Carrubare (Calabria): Boll. Soc. Geol. Ital. Vol. 23, pag. 535 (33 estr.). Schizoporella serratimargo Hincks (1886). Zoario eretto, bilaminato, ramificato; rami larghi, piani, compressi, arrotondati all’ estre- mità. Zoeci quinconciali: se giovani, distinti, ovati, moderatamente convessi (sutura poco profonda), regione orale rialzata; superficie densa, ineguale, intiera 0 con pochi pori mar- ginali, orificio orale con un piccolo seno nel margine inferiore, opercolo ingrossato da cia- seun lato, in modo da dare l’apparenza di una depressione lungo la linea centrale; peristoma elevato e spesso molto grosso, porta quattro spine superiormente; cellule vecchie addensate, confuse, profondamente calcificate; orificio primario molto profondo; largo orificio secondario alquanto sporgente sulla fronte; frontale del zoecio quasi tutta occupata da un esteso rialzo che porta un avicolario appuntato. Oecio arrotondato, subimmerso, strettamente unito con i zoecì vicini; superficie liscia, intiera e una larga fessura in fronte, ad apertura ampia ed allargata in avanti. Lungo i margini dei rami una fila di giganteschi avicolari con mandi- bola a punta ottusa diretta all'infuori. Schizoporella sulcata Neviani (1895). Zoecì subromboidali o subesagonali a contorno poco regolare. Orificio rotondeggiante su- periormente, sinuato di sotto; frontale solcata irregolarmente in modo da limitare delle aree poligonali con margini ondulati, per lo più attraversate da un poro centrale; un avi colario laterale presso la parte inferiore dell’apertura zoeciale, diretto in fuori, con mandi bola acuta in alt». I zoeci posti sul margine del zoario laminare sono provvisti di avieolarì molto più grandi, con apertura rivolta in fuori, e mandibola acuta in alto. Schizoporella sulcata Nev., var. laevigata Neviani (1900). — I zoecì ripetono la forma della specie tipica; ne diversificano per avere la frontale continua e non percorsa da solchi, ed è imperforata; ai lati dell’orifizio zoeciale, due brevi e robusti tubetti per la inserzione di due spine orali; i grandi avicolari marginali sono regolarissimi. —B Osservazioni Dal confronto delle riportate diagnosi appare evidente che la specie istituita da me nel 1895 cade in sinonimia con quella dell’Hincxs (1886), come ne fui gen- tilmente avvertito per lettera dal dott. A. W. Warers. Notisi pure che la var. laevigata meglio corrisponde alla forma tipica dell’Hincks; mentre la specie sul- cata se ne discosta alquanto, sicchè potrebbesi giustificare l'istituzione di una nuova varietà; infatti mentre i zoecî adulti dell’ Hincks sviluppano una grande frontale che viene occupata quasi del tutto da un avicolario, nella nuova varietà la frontale è percorsa da solchi che la dividono in aree poligonali irregolari, e queste spesso presentano un minutissimo forame centrale. Aggiungerò pure che nella maggior parte dei casi gli avicolarîì laterali non sporgono dal margine del zoario, cosicchè non danno ad esso la caratteristica indicata dal ter- mine specifico serratimargo asse- gnato dall’ Hinc€s. Nel mio lavoro sui briozoi della Toscana (1900 , pag. 367) a pro- posito della var. /aevigata non par- lai degli oecì, e vi unii una figura non ben riuscita, la quale potrebbe invero trarre in errore lo studio- so; in essa non abbiamo difatti la LA e E rappresentazione delle frontali de- Museo zoologico di Napoli (gr. nat.). gli BEI, Ri o superficie inferiore S ; TA di un grande avicolario laterale. ed interna di essi, essendo la fron- 4 4 Mandibola di un avicolario zoeciale. tale distrutta. Riesaminati tutti gli esemplari da me posseduti, e cioè tutti i fossili delle località italiane più oltre in- dicate, ed un solo esemplare vivente posseduto dal museo zoologico di Napoli, ho trovato qualche oecio intiero, corrispondente alla descrizione dell’ Hicks; in altri esemplari ho notato pure qualche grande avicolario vicario nell'interno della colonia. L’esemplare del museo di Napoli (Fig. 1) non presenta nuovi particolari; sola- mente noto che non vi sono zoecì fertili, che gli avicolarì marginali sono di- scretamente sporgenti, e che non si distinguono nettamente avicolarî vicarî in- terni; sono invece spesso molto prominenti gli avicolarî zoeciali. La incisura dell’ oecio mi fa riportare questa specie al genere Selzzotheca Hixcks, del quale genere ecco la diagnosi: Zoario inerostante; zoecì con orificio primario suborbicolare, margine inferiore alquanto sinuato ; orificio secondario elevato, tubolare, anteriormente inciso; oecî terminali, con una fessura sulla su- perficie frontale anteriore; avicolarî nascenti su di un’area distinta e distribuiti fra i zoecî; qualche volta mancano (!). (1) Hixcxs, T. — On British Polyzoa: Ann. Mag. N. H. (4) Vol. 20, 1877, pag. 528. Lo stesso autore nella sua opera magistrale: A history of the British marine Polyzoa (1880, pag. 283) ripete la stessa diagnosi, tralasciando però i sopra accennati caratteri circa gli avicolarî. La specie tipica del genere Sehizotheca è la Lepralia fissa Bx. (!), la quale oltre che per l’incisura degli oecì, anche per l’irregolare distribuzione degli avi- colarì vicarî, ha molte affinità con la specie in esame. Per le figure degli oecì e degli avicolarì si confrontino, oltre alle ultime citate del Busk in « Zoophytology », anche quelle dell’Hixoks per la Sch. fis- sa(?) e per la Sch. serratimargo (3). La differenza che verrebbe indicata dalla diagnosi dell’Hrxcks, circa il por- tamento del zoario, che in Selizotheca dovrebbe essere incerostante, è ormai noto come non abbia alcun valore; difatti nelle sabbie postplioceniche di Carrubare (Calabria), per la prima volta, ne ho rinvenuta una colonia incrostante altro briozoario. Forse il genere Scehizotheca potrebbe formare una sezione o sottogenere di Schizoporella; e molto probabilmente affine al genere Sehizoretepora Mac Giuu. La variabilità di forma e distribuzione degli avicolarî, nella medesima specie, è proprietà abbastanza comune dei briozoarî; ma indubbiamente la specie che ora ci occupa è una di quelle che presentano le maggiori variazioni; notiamo difatti i seguenti: 1° Avzcolarì marginali — Questi raggiungono le maggiori dimensioni; sono distribuiti in serie lungo i margini delle branche della colonia, ed apparten- gono alla categoria degli avicolarî vicarî, giacchè tengono il posto di zoecì mar- ginali; essi sono provvisti di mandibola alquanto ottusa, rivolta in fuori ed in alto. 2° Avicolarì vicarì interni — Assai più piccoli dei precedenti; ne ripetono la forma, e sono per lo più rivolti in alto. Si trovano qua e là, non frequente- mente però, disseminati fra i zoecì normali; l’area zoeciale è sempre notevol- mente ridotta. Non mi è stato possibile rilevare che questi avicolarî rappresentino zoecî adulti trasformati, come asserisce l’Hincks, del che però non dubito punto. 3° Avicolarì zoeciali — Mentre sono frequenti i zoecì privi di avicolarî, non ho mai riscontrato il caso di zoecî con due avicolarî, simmetricamente disposti al lati dell’orificio. L’avicolario, che dirò normale, è sempre unico, e trovasi late- ralmente e disotto all’orificio, ora a destra, ora a sinistra, sporge sulla frontale mediante un rilievo, in generale non molto pronunciato ; la mandibola acuta è rivolta quasi sempre in alto. do Avicolarî oeciali — In qualche vecio ho notato un avicolario inserito lon- gitudinalmente nel mezzo, e con la mandibola rivolta in basso; questo avicolario non è in rapporto con la caratteristica incisura oeciale. 5° Avicolarì sporadici — Forse dovrebbero essere classificati in questa cate- goria anche i precedenti; ma mi limito assegnarvi quelli che si inseriscono o di- rettamente su di un zoecio, senza occupare la posizione degli avicolarì zoeciali 1) Bvsk, G.—Zoophytology: Quart. Journ. Micr. Sc. Vol. 4, (1856), pag. 308, tav. 9, figg. 8, 9, 10. 2) Hixcks, T.— A History of British» marine Polyzoa: London, 1880, Pit. 41, figg. 1-3. D - Polyzoa of Adriatic: Ann. Mag. N. H. (5) 1886, Pit. 10, fij. 6. normali, o che si collocano come per trasverso su due o più zoecî, simulando , 0 x forse anche essendo, avicolarî vicarî. ! Ritornando ai zoecì normali, è interessante constatare che l’orificio primario è del tutto simile a quello tipico di Scehizoporella, il peristoma subisce varie tra- sformazioni e dà origine a diverse forme dell’ orificio secondario. Ora questo è semplicemente rappresentato da un rilievo non molto forte della frontale, che permette di vedere l’orificio primario: ora si eleva con labbra più o meno distan- ziate fra loro, e formanti una grande cavità imbutiforme che si continua supe- riormente con quella oeciale; ora è assai allargato a guisa di collaretto che tanto ricorda quello di Phylactella. A questo proposito anzi ricordo che JuLuen (1), ri- portando algen. Schizotheca la sua nuova specie Sch. lepida, la quale non ha nep- pure la caratteristica fenditura oeciale, dice come anche questa specie possa es- sere confusa con Phylactella labrosa Bk., e che forse è indifferente ascriverla a Schizotheca od a Schizoporella (1. c. pag. 208). Il signor Warers, cui debbo interessanti osservazioni su questa specie, ha potuto osservare bene, in un esemplare di Taranto, l’opercolo il quale ha grandi analogie con quello della Retepora imperati Busk e AR. tessellata M. Giuu. ed assicura che anche la mandibola ne è simile. Attendiamo con interesse dal va- lente specialista la pubblicazione delle osservazioni che egli ha potuto fare sul suo esemplare; ed intanto riproduco i disegni di un opercolo e di due mandi- bole di avicolarî da me tratti dal frammento del museo di Napoli (Fig. 2-4). Negli esemplari viventi sembra costante la presenza di quattro spine orali : questo numero ho pure riscontrato frequentemente fra i fossili, ma alle volte ne ho trovato due sole, anche in zoecì non sormontati da ovicelli e le due spine una sola volta ho veduto nascere nel mezzo e divaricare in alto per formare una specie di V molto allargato. I forami di comunicazione fra zoecio e zoecio, sembra non abbiano una di- sposizione regolare. Distribuzione geografica e geologica Vivente: sembra molto rara; di pubblicato non abbiamo che l'indicazione data dall’Hixcks « Adriatico » senza precisare la località: indicazione poscia ripetuta dal Carus (Prodromus) e dalla JeLLy (Catalogue). Il dott. WarERS possiede un esemplare proveniente da Taranto. Un altro piccolo esemplare è quello pre- cedentemente citato del museo zoologico della R. Università di Napoli, ma non se ne conosce la provenienza; questo apparteneva ad una antica collezione del prof. A. Cosra, e molto probabilmente fu raccolto a Taranto come l'esemplare pos- seduto dal WarERs. PFossile: Tutti gli esemplari fossili furono sinora indicati solamente da me, e sembrano limitati ai terreni pliocenici e postpliocenici, cioè : pliocene dei din- torni di Asti; pliocene superiore, o forse postpliocene inferiore, di Parlascio, di (1) JuLureN, J.— Liste des Bryozoaire srecuillis à Btretat: Bull. Soc. Géol. France, Tome 6, 1881, pag. 207. versa presso Roma, di Santa Maria di I ci pt N (Reggio Calabria) e del vallone Scoppo (Messina). L'abbondanza dei. fo confronto dei viventi, parrebbe indicare che la specie sia in via di esti Durante la stampa di questa nota, il dott. A. Warers mi ha favorito di un suo recente lavoro sui Briozoi del Capo Horn (!). In esso (a pag parlando della Adeonella lichenoides (Lamx.), l’ egregio autore sembra app il mio riferimento della SeRizoporella serratimargo Hincks al genere Sehiz giacchè stampa, senza osservazioni: The Zschara lichenoides of Heuuer i doubt Sehizoporella serratimargo Hrncxs, also described by Neviani as _,S. sule NevianI now calls it SeRizotheca serratimargo Hincks. (!) Warers, A. W.— Bryozoa from near Cape Horn: Journ. Linn. Soc. Zoology, Vol. 29, pag. 230-251, Pit. 28, 29. E, RAITRE SE Data #0 #6 CATO dA 15 è. Napoli —R. Tipografia Francesco Giannini & Figli “ + dba li a à » 1 . . È. Ù pi + «i 0 "nr * LA di vo } A \Y4Yu è ANNUARIO DEL i _ MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNI VERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 2. 2 Agosto 1905 R. du BUYSSON (Paris) Note Hyménopterologique [Ricevuta il 10 Lnglio 1905) Parmis les Chrysidides de la Collezione Entomologica extra-Euro- pea (!) du Musée Zoologique de l’Université royale de Naples, se trouve le type de la Chrysis laborans décrit par A. Costa dans PV Annuario del Museo Zoolo- gico della reale Università di Napoli, 1864, pag. 68 No 1971 et provenant de Port Natal. Cette espèce était restée jusqu’ à présent parmi celle qu’ on n’avait pas retrouvées. Aussi grande fut ma surprise, en examinant ce type, car je reconnus en lui la Crysis heros que j'ai publiée en 1891. L’ illustre entomologiste de Naples a décrit le troisiime tergite abdominal de son insecte comme étant quadridenté, tandisque en réalité il porte six dents: quatre è l’extrémité apicale et deux autres sur les còtés. La Chrysis heros Buvss. tombe donc en synonymie de la C%rysis laborans Cosra. Dans la méme collection, il existe une espèce inédite è la quelle je donnerai le nom de l’aimable Directeur du Musée Zoologique de 1° Université de Naples. En voici la description. Chrysis Monticellii n. Sp. Corps de taille médiocre , subparallèle, entiérement vert gai avec une tache autour des ocelles, deux lignes longitudinales sur le mésonotum, une ligne médiane sur | écusson, une tache déscoidale sur le 22 tergite abdominal et une petite tache triangulaire à la base du 32 tergite abdominal, noires. Téte épaisse, arrondie; face courte, terminée en haut par une carène anguleuse, surmontée elle-méme d’une seconde carène droite, transversale; joues nulles; les cotés de la tète derrière les yeux carénés: antennes grèles, brunes, les trois premiers arti- (1) Una delle collezioni nelle quali è ripartita la raccolta entomologica del museo (V.in pro- posito questo Annuario. Vol. 1, N. 2, pag. 7). Sw court, subeylindrique, avec un léger sillon longitudinal au milieu, les còtés arro1 rénés; écusson grand, plat postàcusson déprimé en dessus, un peu prolongé en ar que arrondi; angles du méfatlorax petits, aigus; mésopleures fortement sillonnées la portion de la nervure cubitale servant à former la 1."e cellule discoidale presque Pattes vertes, tarses testacés. Abdomen legérement caréné; ponetuation médioere, asse ruguleuse sur le 1.8" tergite, tandisqu'elle est fine et irrégulière sur les autres segments; 32 | gite subarrondi, très légèrement renflé en bourrelet avant la série antéapicale , celle fovéoles nombreuses petites, ponetiformes, séparées; marge apicale entière, arrondie, légè anguleuse à l’apex; les còtés du segment courts, se terminant chacun par une pe finement aigue, dirigée en arrière et située juste à la naissance de la marge apicale. | concolore. — 9, Long. 6,25 mill. Patrie: Java. — (N.° invent. 42,685). AI I È È. sd, mi © OE uu $ VA «da. 1 Ar ANNUARIO. DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. 3. 13 Novembre 1905 DOTT. UMBERTO PIERANTONI ( Libero docente di Zoologia ed Anatomia comparata ) Una nuova maniera di gestazione esterna della Pionosyllis pulligera Krohn (Tav di) [Ricevuta il 26 Settembre 1905) Alle varie specie di Sillidi a riproduzione epigamica con gestazione esterna che vivono nel golfo di Napoli, e che ebbi occasione d’illustrare in un mio pre- cedente lavoro (!), posso aggiungerne un’altra, rinvenuta nello scorso mese di Marzo, della quale credo utile dar notizia perchè il fenomeno della gestazione, negli esemplari da me rinvenuti, si presenta in una nuova maniera. Questa specie è la Pionosyllis pulligera (Syllis pulligera Kroxn— Syllides pul- liger CraparEDE). Essa è una delle prime specie in cui venne osservato ed esat- tamente descritto il fenomeno suddetto. Il KroÒn che ebbe agio di studiarlo a Villafranca nel 1852 (2) così si esprime a proposito della disposizione delle lar- ve sulla madre gestante: « Ausnahme der vordersten und hintersten Segmente, sitzen die Eier hier immer paarweise und sehr fest]je- dem der obern Cirren an ». La descrizione è ambigua e si presta tanto alla interpretazione che egli abbia trovato due uova per ciascun cirro dorsale, quanto all’altra, più probabile, che il paarweise si riferisca a ciascun segmento e non a ciascun cirro, e che quindi le uova siano state da lui viste im numero di una per ciascun cirro dorsale, e quindi appaiate, in serie nel complesso del corpo. Questa interpretazione vien confortata da quanto il CLAPARÈEDE dice di avere osservato in esemplari della stessa specie a Port-Vendres (*). In tale descrizione lA. conferma quella del Kronn, in cui trova beaucoup d’exactitude, e frattanto nella figura che illustra la sua osservazione egli rappresenta appunto (1) PrerantonI, U.—La gestazione esterna (nei Sillidi): Arch. Zool. Vol. 1, pag. 231 Tav. 10-11. (®) Kronn, A.— Ueber Syllis pulligera, eine neue Art; Arch. Naturg. 18. Jahrg. pag. 251, Taf. 10. (3) CLaparéDe, Ev.— Glanures zootomiques parmi les Annélides de Port-Vendres; Mèm. Soc. Physig. Genérve, Tome 17, 2. partie, pag. 81, Ple. 6, fig. 6. Sw un solo uovo in via di sviluppo su ciascuno dei cirri dorsali di ogni segmento La specie in esame fu già rinvenuta dallo stesso CLapareDpE in vari esempla- ri a Napoli; ma egli non parla, a proposito di questi, di gestazione (1): molto probabilmente egli rinvenne individui non ancora sessualmente maturi, e ciò fa ovigero; aggiungendo che questi segmenti si alternano con altri privi di uova. credere anche il fatto che egli, nel descriverne la colorazione, parla di una striscia trasversa gialla sui primi segmenti del corpo, mentre gli esemplari gestanti da me osservati portano questa striscia, sebbene meno marcata, anche nei segmenti posteriori (v. figura). Ma quello che più interessa in questi esemplari è che le uova, ed in seguito i piccoli, non sono attaccati nè da soli, nè a paia su ciascun cirro dorsale, ma in gruppi di cinque ciascuno, lungo tre o quattro segmenti, a partire dal settimo setigero, alternantisi con altri segmenti che ne sono del tutto privi. In ciascuno dei segmenti ovigeri, quindi, si trovano ben dieci uova, ed in seguito dieci larve, in due gruppi. In ciascuno di questi gruppi esse sono raccolte senza un ordine determinato, e circondano il cirro che le sostiene aderendovi con la intera super- ficie ventrale, mediante una sostanza mucosa analoga a quella da me altra volta descritta in altre specie gestanti (?). Ciascun gruppo ha l'aspetto di una massa ovoide. Come ho accennato questa disposizione dei piccoli è assolutamente nuova: si conoscono casi in cui le larve sono disposte irregolarmente sul dorso della ma- dre (es: Grubea limbata sec. VieuieR), altri casi di larve sostenute dai cirri ven- trali (es: Sphaerosyllis hystrivx CLap., Pionosyllis elegans, gestans, papillosa, minuta Preranm.), altri, infine, già innanzi citati, di larve sostenute dai cirri dorsali, ma non mai in gruppi come nella Piornosyllis pulligera di Napoli. Questo modo di presentarsi del fenomeno, se può considerarsi come uno spe- ciale adattamento a condizioni diverse che la specie può trovare nell’ ambiente in cui vive a Napoli, in confronto delle altre località in cui venne osservato, non può in ogni caso venir riguardato come accidentale, nè come corrispondente ad un solo momento o stadio delle diverse fasi dello sviluppo con gestazio- ne. Il Kgronx ed il CLaparèDE, infatti, dicono di aver potuto seguire tale svi- luppo fino al distacco dei piccoli, e non hanno mai osservato disposizione in gruppi; la quale disposizione, d’altra parte, potrebbe trovare una spiegazione nel fatto che le larve, aderendo fra loro ed ai cirri mediante la sostanza aggluti- lele) nante sparsa lungo la loro intera superficie ventrale, formano un tutto assai più solido e conforme all’ ambiente molto frastagliato della sabbia in cui la specie vive, allo scopo di evitare il prematuro distacco delle larve dalla madre. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 1. 40 Pionisyllis pulligera KRoHN gestante, con sei gruppi di piccoli aderenti ai cirri dossali. Ingr. —. 1 1) CLaPAREDE, Ep. — Les Annélides Chétopodes du Golfe de Naples: Mém. Soc. Physig. Geneve Tome 19, pag 519. < Op. cit. pag. 243. Tav. 1 S.) Vol. II. N. 3 7 ari del Museo Zoologico (R. Università) Napoli (N Napoli, R. Tipografia Giannini U. Pierantoni dip. LÀ Wo. | MIA, 1 Ming Lia a, Mint i rogge " i at ‘ si fa dl pinta To ‘agg spra mp br Red dA ko fe CO ; SA i” soft Lu bi va È Napoli —R. Tipografia Francesco Giannini & Figli (O TERE I ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 4. 18 Gennaio 1906 Dott. UMBERTO PIERANTONI Libero docente di Zoologia ed Anatomia comparata (Assistente nell’ Istituto zoologico) (INapoli) Osservazioni sul genere Branchiobdella Opir (Tav. 2) [Ricevuta il 6 Novembre 1905) In un suo recente lavoro (1904) il prof. MazzareLLI dà alcune notizie prelimi- nari sulla malattia cui vanno soggetti i gamberi dei fiumi e dei laghi dell’ Italia del nord per causa dei parassiti del genere Branchiobdella che ne assalgono la cute e le branchie. La specie attaccata dell’ Italia del nord è 1° Astacus pallipes, o gambero sassaiuolo: per la determinazione specifica dei parassiti 1’ au- tore, avendo fatto delle riserve nel testo del suo lavoro, ha voluto in seguito affidare cortesemente a me il materiale in esame, ed io lo ho accettato di buon grado, ritenendo ancora dubbia e degna di studio l'anatomia e la sistematica di questi animali. Da che, infatti, Walter Vorer (1885-1888) compì alcune ricerche sull’ anatomia, e credette di risolvere la questione della sistematica del genere riunendo in una sola specie con quattro varietà tutte le forme fin’allora descritte, lo studio di esse venne assai trascurato; tutta la bibliografia dell'intero ventennio successivo si riduce ad alcune osservazioni di BoLsius (1894) sull’apparecchio ses- suale, di Vornov (1896) sulla struttura dei nefridii, e di Scnmmr (1902-03) sulla muscolatura, nonchè alla descrizione del Moore (1895) di alcune nuove forme rin- venute su specie americane del genere Cambarus, ritenute dapprima dall'A. come specie nuove, e riconosciute in seguito come rappresentanti di nuovi generi. Il materiale avuto in esame consta di buon numero di esemplari di Branchio- bdelle che ho creduto di dover attribuire a specie già note, ritenendo che talune differenze che possono riscontrarsi nella mia descrizione debbano attribuirsi a difetto di osservazione da parte degli autori che le rinvennero e descrissero prima di me, piuttosto che a reali differenze morfologiche. Oltre alle notizie che mi propongo di dare a compimento di quanto è già conosciuto su questi animali, io spero di potere, con lo studio della loro struttura e delle loro affinità, giungere a conclusioni sistematiche assai meno restrittive di quelle giù accennate a cui venne circa un ventennio fw il Vorer, il cui giudizio a me non pare possa rite- nersi definitivo. Descrizione delle specie Branchiobdella pentodonta Wirwax. (Br. varians var. pentodonta Vorar.) Si rinviene abbondantissima sull’ Astacus pallipes , dei laghi lombardi, e pro- duce la malattia di cui sopra è fatto cenno. Una serie di caratteri comuni a quelli dati dal Wwirman nel 1882 mi ha indotto a contrassegnarla con lo stesso nome ; la descrizione seguente varrà quindi a completarne la conoscenza, che ri- sulta molto imperfetta dai brevi cenni che ne dà quell’ Autore. È un piccolo verme di non oltre 3 mm. di lunghezza, nella sua media disten- sione, per 0,75 mm. di spessezza, nel punto più rigonfio, e cioè nei segmenti che contengono gli organi sessuali. Il corpo è fusiforme, tozzo, con superficie ven- trale alquanto appiattita. La regione cefalica non è notevolmente più ingrossata della regione seguente, quando l’animale non è molto disteso (Fig. 1 e 3). La bocca è circondata da una espansione circolare molto simile ad una ven- tosa, specialmente quando l’animale aderisce al suo ospite; quando è staccato e morto l’ espansione si contrae e spesso sì riversa sul segmento successivo. Nel centro di questa espansione, proprio intorno all’apertura boccale, una serie di pa- pille forma una coroncina assai ben definita. Il Wxkirman non parla di queste. papille; ma il carattere della espansione cir- cumboccale da me rinvenuto può forse trovar riscontro nella fugace affermazione: «the lips are entire », in contrapposto ad altre specie in cui, secondo l’ A., le labbra sono « two and more or less distinctly four-lobed »; quella espansione , d’ altra parte, non osservandosi bene se non in animali in ottimo stato di conservazione, può essergli facilmente sfuggita. La ventosa terminale esattamente circolare è ben distinta all'estremo del corpo col quale si continua mercè una parte molto ristretta. La segmentazione è molto evidente e netta la suddivisione di ciascun meta- mero in due annuli di cui l'anteriore di estensione più che doppia del poste- riore. [Il 5.0 e il 6.0 dei segmenti che seguono il capo presentano nella parete molte glandole cutenee che li rendono per trasparenza più opachi, ed intensamente colorabili nei preparati, in modo da costituire un vero clitello (Fig. 2, el). Nelle parti latero ventrali dei due segmenti successivi al clitello mancano le glandole diffuse, ma è possibile vedere talora anche esternamente due paia di rilievi papilliformi, i quali nei tagli appaiono come gruppi di glandole ipodermiche, i cui condotti sboccano in corrispondenza delle parti più sporgenti dei rilievi stessi, mentre nello spessore dell’ipoderma si ravvolgono formando eleganti gomitoli (Fig. 5). È probabile che queste glandole col loro prodotto mucoso contribuiscano alla funzione adesiva; somigliano, quindi, se non per struttura certo per fun- zione, a quelle vistosissime e di presenza costante che sboccano entro la ven- tosa terminale e che sono contenute nell’ ultimo segmento del corpo . Glandole avaloghe per struttura, ma non aventi una determinata posizione nè alcuna loca- lizzazione, furono osservate da Vorar negli stessi segmenti, sparse nell’ ipoderma della superficie ventrale. Le mascelle sono perfettamente uguali e fornite di cinque dentelli, fra cui quello centrale alquanto più prominente degli altri. Ne è rappresentata una nella Fig. 4. T sistemi nervoso, circolatorio ed escretore hanno nelle diverse forme di Bran- chiobdelle una notevole uniformità di struttura. Ma dei tratti caratteristici con- trassegnano le specie nella maniera di presentarsi degli organi sessuali. La spermateca nelle B. pentodonta da me studiate appare in forma di sacco, con breve peduncolo, molto rigonfio ; nel segmento in cui essa si trova, 4.° dopo il capo (Fig. 2), vi è anche un voluminoso sacco spermatico. I padiglioni spermatici sono anch’ essi di notevole grandezza. Nello spermadutto l’ atrio è voluminoso e più volte circonvoluto. Il rigonfia- mento bulboso del pene esiste, contrariamente a quanto afferma il Warrman per la stessa specie; non vi sono uncinetti sul pene. Gli ovari sono voluminosi, con quattro 0 cinque uova ciascuno in istato di avanzata maturità. Questa Branchiobdella si rinviene in grandissimo numero di esemplari tanto al- l'esterno dell’Astacus pallipes, specialmente sui lati dello scudo dorsale e sulle zampe anteriori, che sulle branchie. Non è strano che mascelle relativamente piccole rie- scano a forare il forte rivestimento calcareo del corpo di questi crostacei, poichè i parassiti assalendo il loro ospitatore rodono lentamente il rivestimento stesso, ciascuno nel punto ove ha messo la bocca per succhiare ; lavorio non necessario quando assalgono le branchie o il dermascheletro durante il periodo della muta, in cui la chitina non ancora calcificata è tanto esile da ridursi quasi ad una sottile pellicola. Branchiobdella astaci OpiER (Br. varian. var. astaci Voet.) Della seconda specie che ho preso in esame mi furono forniti un numero note- vole di esemplari, ma con dati di rinvenimento poco precisi. Essi si trovavano nel Museo di storia naturale di Milano, e portavano l’indicazione di essere stati rac- colti su gamberi del mercato della stessa città. Ora sul mercato di Milano per- vengono gamberi in generale dei laghi italiani, della specie Astacus pallipes; ma in ripetute e lunghe ricerche che il prof. MazzareLLI ebbe occasione di fare du- rante i suoi studi sulla branchiobdellosi dei gamberi, mai potette trovare altra specie che quella da me innanzi descritta come B. pentodonta. Resta l'ipotesi, quin- di, che queste altre Branchiobdelle possano essere state rinvenute su qualche esem- plare di Astacus fluviatilis, che talora giunge sul mercato di Milano, portatovi dalla Gorizia. In questo caso non si tratterebbe di una specie assolutamente italiana, ma come tale la si può considerare, pensando che la regione da cui proviene fa parte geograficamente dell’ Italia. Questa forma è notevolmente più grande della precedente, potendo raggiungere una lunghezza di 6 mm.Il corpo tozzo e molto rigonfio nella parte mediana (Fig. 6) presenta un capo di diametro non maggiore della regione seguente e di forma ovoide. All’ estremo anteriore questo si termina con due labbra assai ben defi- nite (Fig. 8), l'una dorsale e l’altra ventrale, fra cui si apre la bocca del tutto priva delle papille che si rinvengono nella specie precedente. All’ estremo posteriore del corpo la ventosa non si presenta come uno slar- gamento ben distinto, ma assottigliandosi il corpo in dietro per la sua forma affusolata, ad un certo punto si tronca bruscamente, e nella troncatura si de- termina un infossamento che costituisce la ventosa (Fig. 6 e 7). Non si notano all’ esterno sporgenze di sorta oltre i pori genitali, non essendo il sistema glandolare ventrale molto sviluppato. I segmenti che contengono il deferente e l’ovario sono anche qui, come nella specie precedente, forniti di glan- dole ipodermiche opache, formanti un clitello (Fig. 7, cl.). Le mascelle di questa specie furono descritte variamente dagli autori, ma essi si accordano (Oprer ed Osrroumore) nel dirle triangolari, con un sol dente centrale, senza denti laterali, e disuguali in grandezza (la dorsale tre volte circa la ventrale). Tale è l'aspetto delle mascelle, infatti, per chi le osservi in animali schiacciati dorso-ventralmente (Fig. 7); ma se esse si studiano di profilo e si iso- lano (Fig. 9 a, 5) è facile vedere come al disopra del grosso dente centrale se ne impianti un altro, di grandezza assai notevole e rivolto in alto quando le ma- scelle stesse sono retratte, ossia quando l animale è attaccato al suo ospitatore. Questo carattere così evidente, sfuggito ai precedenti osservatori, mi avrebbe fatto credere di trovarmi di fronte ad una specie diversa dalle altre finora descritte, se nel lavoro del Vorer (1885) non avessi riconosciuto un accenno di questo dente in due sottili tratti sovrapposti alla forma triangolare della mascella di questa specie, rappresentata da quest’ Autore nella figura 1 della tav. 2. Anche qui gli altri caratteri interni che presentano delle particolarità sono quelli riguardanti gli organi della generazione. La spermateca è sacciforme con pedunculo lungo (Fig. 9). Il pene, senza uncinetti, ha il consueto rigonfiamento basilare ; l’ atrio è sottile e notevolmente lungo, i padiglioni spermatici piccoli. Per le ragioni esposte più innanzi non sono in grado di precisare l’ habitat di questa Branchiobdella sull’ ospite. Osservazioni critiche Il GruseR prima, e poi il Vorer con gli accennati loro lavori ebbero il me- rito di aver portato luce ed ordine, con osservazioni originali e con uno studio comparativo molto accurato di quanto avevano osservato gli autori che li pre- cedettero, nel caos esistente nella sistematica del genere; poichè assai spesso si era descritto il medesimo animale dandone caratteri e denominazioni diverse, 0 animali diversi sotto lo stesso nome. Senonchè al primo tocca il merito principale di avere in un’opera quasi contemporanea (1883) ai lavori del secondo, distinto tutte le forme allora note in quattro specie (B. astaci, parasita, hexodonta e pento- donta), mentre l’altro in due lavori, l’uno di poco anteriore (1883), e l’altro poste- riore (1885) a quello del GruBER, cercò di dimostrare che le specie del genere (le stesse ordinate dal GruBeR), non erano altro che varietà di una sola ed unica specie, che chiamò 5. varians. Quantunque il GruBER in un'aggiunta al suo lavoro riuscisse in tempo a dichia- rarsi non del tutto favorevole alle vedute del Vorar, da questo già accennate nella sua prima nota, pure, da venti anni in qua, nessuno essendosi occupato oltre della quistione sistematica, sono rimaste quasi come acquisite tali vedute. Non sarà forse inopportuno ritornare, con le conoscenze odierne, sopra l’interessante ar- gomento. La precedente descrizione delle due forme italiane, e le figure che la illustrano, mi son servite più che altro, a mettere in evidenza quanto profonde siano le dif- ferenze che possono intercedere fra due di quelle forme, che il Vorer volle rite- nere quali semplici varietà, e come queste differenze riguardino non solo le forme esterne, ma ancora l’ interna anatomia. Lasciando da parte le dimensioni, che possono variare profondamente anche nella stessa specie, esaminiamo prima i ca- ratteri esterni si ha : Nella 5. pentodonta : Capo con labbra unite in modo da formare una specie di ven- tosa intorno alla bocca, e quest'ultima fornita di una coroncina di papille (Fig. 3); superficie ventrale del corpo appiattita; ven- tosa terminale distinta dal resto del corpo; glandole dell’8.° e 9.° seg. postcefalico riunite in due paia di prominenze ventrali. Nella 5B. astaci : Capo con 2 labbra divise; bocca senza papille (Fig. 8); superficie ventrale rotondeggiante; ventosaterminalenondistintadalresto del corpo; nessuna localizzazione nelle glandole ventrali dei seg- menti 8.° e 9.° post-cefalici. Uno sguardo alle Figure 1 e 3 da una parte e 6 ed 8 dall’altra varrà ad illu- strare nel miglior modo la spiccata antitesi che esiste fra i caratteri esterni di queste due specie. Passando ai caratteri interni e lasciando da parte la forma delle mascelle (cfr. Fig. 4 e 9), troppo evidentemente e notoriamente diversa perchè meriti uno spe- ciale esame, differenze profonde possono registrarsi nella forma della spermateca, degli spermatozoi , nell'aspetto dell’ atrio e degli ovarii (ctr. Fig. 2 e 7); tutto ciò mostrerebbe già all’ evidenza come non sia verosimile che delle forme che differiscono tanto per aspetto e struttura, possano essere assegnate alla stessa specie. A conforto della sua tesi il Vorer, dopo aver cercato di attenuare l’antitesi che esiste fra i caratteri di alcune forme, col notare l’esistenza di caratteri intermedii in altre, cerca di chiarire in qual modo abbiano potuto derivare luna dall'altra, mediante variazione, le diverse forme. Senza scendere all’ esame delle cause di variazione che hanno influito a determirare queste forme, a me non sembra che il poter rintracciare in qual maniera e per quali cause un animale ha variato, sia ragione sufficiente per dire che la nuova forma che ne è risultata debba rite- nersi come una varietà della precedente e non una nuova specie, quando le con- seguenze delle variazioni sono state così profonde da mettere il maggior numero dei caratteri della seconda in perfetta antitesi con quelli della prima. Quando i caratteri della nuova forma, derivati per lente variazioni o per mutazioni che sia, sono divenuti stabili, si sono cioè perpetuati nelle successive generazioni, mentre sono in massima parte scomparse le forme che avevano i caratteri inter- medii, quando è possibile per la stabilità di quei caratteri di fare una netta di- stinzione fra le forme stesse e determinare esattamente il numero di esse, a 16 pare sì sia perfettamente autorizzati a chiamare specie queste forme. D' altra parte non si discosta del tutto da questo concetto lo stesso Vo. quando afferma a pag. 81: «.... ob man auf dem Krebse vorkommenden Fomuon « der Branchiobdella als Arten oder als Varietàten zu betrachten habe, ergibt « sich von selbst, dass wir in derselben eine Tierform vor uns haben, durch deren « genaueres Studium sich vielleicht einige Beitrige fiur unsere Kenntnis von « der Entstehung der Arten werden liefern lassen », ed allorchè più innanzi afferma per le sue osservazioni esservi. ... « kein Zweifel dass die Branchiobdella « gerade auf dem Punkte steht, aus einer Anzahl von Varietiten heraus neue « Arten zu bilden ». Se non che pare che l’ autore non trovi ancora sufficienti i nuovi caratteri determinati e fissati per poter dire che le quattro forme origi- natesi sono delle vere specie; il che, per quanto ho innanzi esposto, a me non pare possa essere accettato. Affinità delle Branchiobdelle Dallo studio che sono andato facendo di queste, e di molte altre forme di Bran- chiobdelle, ho potuto convincermi, di quanto da taluno fu già affermato, che, cioè, esse debbono considerarsi come dei veri oligocheti adattati alla vita parassitaria. Se esse sembrano avvicinarsi agli irudinei per alcuni caratteri esterni, quali l'aspetto generale del corpo, la presenza degli organi di fissazione, la forma degli anelli e il numero definito dei segmenti, ciò deve spiegarsi come un semplice fenomeno di convergenza morfologica, facilmente comprensibile quando si pensi che le condizioni di vita alla quale si sono adattati questi animali sono analo- ghe a quelle in cui si trovano il maggior numero dei discofori, di essere cioè di quei parassiti i quali facilmente possono muoversi sull’ospite, o, magari abban- donarlo quando non vi si trovino più in condizioni favorevoli: è caratteristico il fatto, che può facilmente osservarsi, di innumerevoli Branchiobdelle che abbando- nano un Astacus per assalirne un altro quando il primo sia morto, o, essendone questo sovraccarico, il secondo ne sia immune. Nel tempo in cui questi animali passano da un ospite ad un altro vivono liberamente. Il carattere di avere ciascun segmento divi. in due anelli trova perfetto riscontro in varie famiglie d’oligocheti ti limicoli (Lumbriculidae, Haplotaridae etc.). Il determinarsi del numero dei segmenti è un fatto dipendente dalla formazione di un organo terminale di fissazione (la ventosa) nella parte ventrale del segmento pigidiale, e proprio in quel punto ove dovrebbero prodursi i solchi successivi per far crescere il numero dei seg- menti, quando l’animale, come altri anellidi, potesse aumentare indefinitamente i metameri del suo corpo. L'origine di questo organo di fissazione dà ragione anche dello spostamento dell’apertura anale verso il dorso. Se, quindi, da una parte possono interpretarsi come fenomeni di convergenza i caratteri esterni comuni fra le Branchiobdelle e gli irudinei, una dimostrazione non dubbia delle affinità di esse con gli oligocheti limicoli sta in tutta la loro inter- na architettura: in quegli organi, cioè, che meno hanno variato nello adattamento alla vita parassitaria. Prescindendo dal sistema nervoso, per cui esiste in generale una certa uniformità di architettura negli anellidi, basta considerare il sistema tegumentale, il digerente, il circolatorio, l’escretore e più di tutti il sistema riproduttore per convincersi come nessuna profonda differenza anatomica possa stabilirsi fra una Branchiobdella ed un oligochete limicolo. Un lavoro del Vorer ed uno assai recente di Scammr hanno illustrato il sistema tegumentale ; quest’ ultimo autore, occupandosi specialmente della muscolatura, giunge alla conclusione che per riguardo al sistema muscolare le Branchiobdelle sono dei veri chetopodi, e mancano assolutamente delle fibre muscolari caratte- ristiche dei discofori. Quantunque questo autore, come egli dice, per l’attuale defi- cienza delle conoscenze sulla muscolatura dei chetopodi in genere, non si pronunzi sulle maggiori affinità che quel sistema può avere con quello dell’uno o dell’altro ordine dei chetopodi, pure una grande analogia a me pare risulti dal suo studio fra il sistema muscolare della Branchiobdelle e quello degli oligocheti, sia per quanto riguarda la struttura delle fibre muscolari,sia per il modo onde queste si ordinano per formare gli strati del sacco cutaneo e la muscolatura dei sepimenti; a pro- posito della quale può essere di utile dimostrazione un semplice confronto fra le figure 23 a 29 intercalate nel testo del lavoro dello Scampr con la fig. 17 della tav. 2 del mio lavoro sull’ anatomia della Michaelsena macrochaeta. Il Vespovsky fin dal 1885, coll’includere la famiglia dei Branchiobdellidi nella sua monografia degli oligocheti, giustamente mise in rilievo le affinità fra questi animali, ed affermò che il sistema circolatorio e digerente in quella famiglia è molto affine a quello degli oligocheti del genere Chaetogaster e degli Enchitreidi, poca importanza annettendo ai caratteri del sistema riproduttore, che egli rite- neva assai modificato per la vita parassitaria. Ma dalle conoscenze di altre fami- glie di oligocheti che si sono acquistate in tempi più recenti, si ricava come anche gli organi genitali delle Branchiobdelle nulla di sostanzialmente diverso presentano dagli organi sessuali degli oligocheti in genere, ed in ispecie di aleune forme recentemente rinvenute: gli oligocheti con spermateche spermadutti e relativi pori impari non sono più dei reperti rari: ve ne sono fra gli oligocheti superiori nella famiglia dei Megascolecidae (p. e. gen. Buttneriodrilus, Teleudrilus, Polytoreutus, Stuhlmannia), e fra gli oligocheti inferiori (nella famiglia dei Lumbriculidae, gen. Mesoporodrilus e Sutroa). Se noi confrontiamo gli organi genitali di un oligochete Lumbriculide del genere Mesoporodrilus con quelli di una BraneMobdella, trove- D remo l’identica relativa disposizione delle parti; e cioè, in quattro successivi seg- menti genitali : gen. Mesoporodrilus 1.° due spermateche impari con un poro cia- seuna: due testicoli. 2.° un poro maschile con spermadutto impari. 3.° due ovarii. 4.° due pori femminili. gen. Branchiobdella una spermateca con un poro: due testicoli. un poro maschile con spermadutto ; impari. due ovarii. due pori femminili. A tali caratteri di affinità dei Lumbrieulidae con le Branchiobdelle vanno ae giunti quelli riguardanti la segmentazione del corpo, essendo in quella famig! di oligocheti, come sì è detto, assai frequente il caso di divisione di ciascun me- tamero in due annuli, di cui l'anteriore assai più lungo del posteriore. Concludendo, quindi, io credo che per quanto ora si conosce e per quello che ho innanzi esposto, le maggiori affinità delle Branchiobdelle debbono trovarsi ap- punto con gli oligocheti delle famiglie dei Lumbriculidae ed Enchytraeidae, e più fra i primi che fra i secondi, perchè gli organi della generazione, lungi dall’avere scarsa importanza per l'affermazione di queste affinità, ne hanno anzi moltissima, non avendo essi subito nessuna profonda riduzione per la vita parassitaria. Napoli. Istituto Zoologico della R. Università; ottobre 1905. 1823. 1835. 1840. 1846. 1863. 1865. 1878. 1882. 1883. 1883. 1883. 1884. 1885. 1885. 1886. 1888. 1893. 1894. 1894. 1895. 1896 1902 1903 1903 1903. ? 9 Bibliografia consultata Opier, A. Mémoire sur le Branchiobdelle, nouveau genre d’Annélides de la famille des Hirudinées: Mém. Soc. Hist. Nat. Paris, Tome 10, pag. 69. Henve, G. J. Ueber die Gattung Branchiobdella: Arch. Anat. Phys. Wiss. Mel. pag. 574. Vantor, ... Meémoire sur l’ Asfecobdella branchiale: Actes Acad. Se. Bordeaux, 2. Année, 3. trimestre. Moguin- Tanpoyn, A. Monographie de la famille des Hirudinées: Paris. Kererstein, W. Anatomische Bemerkungen iiber Branchiobdella parasita: Arch. Anat. Phys. (von Reichert und du Bois Reymond) pag. 519. Dorxer, H. Ueber die Gattung Branchiobdella: Zeit. Wiss. Z. 15. Bd. pag. 461. Ray Lankesrer, E. Vascular Systen of Branchiobdella : Journ. Anat. Phys. Vol. 12, pag. 59I. Wirrwan, C. 0. A new Species of Branchiobdella: Z. Anz. 5. Jahrg. pag. 636. Osrrovmorr, A. 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(senza data). SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 2. Lettere comuni a più figure : at, atrio. Lia cl, clitello. gl, glandole adesive. ov, ovario. spt, spermateca. be Fig. L— Branchiobdella pentodonta; vista dal lato ventrale. x 30. 2.— La stessa vista per trasparenza. x 35. 3. — Regione cefalica della stessa. x 75. E 4. — Mascella della stessa. s< 400. N ; de, 5. — Glandole adesive dell’8.° a 9.° segmento ann x 350. : 6. — Branchiobdella astaci; vista di profilo. x 12. 7.— La stessa; vista per trasparenza. x 15. S.— Regione cefalica della stessa. > 25. 9. — Mascelle: 4. dorsale; d. ventrale. x 150. D'ANNI SA E a) U. Pierantoni ed EAntonucci dis. Fliotip. Calzolari s Ferrari-Milano . A tato Voi: f ut CU vepigiatilt , E MESI ANNUARIO DEL MUSEO ZO0LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 5. 18 Gennaio 1906 Cav. CARLO PRAUS FRANCESCHINI (Assistente onorario per la collezione malacologica) (INapoli) Elenco delle conchiglie del Golfo di Napoli e del Mediterraneo esistenti nel Museo Zoologico di Napoli (Ricevnta l’ 11 Novembre 1905) Incaricato dalla Direzione nel 1901 di curare le collezioni malacologiche di questo Museo, sul piano generale di ordinamento del museo stesso, ho separato dalla collezione generale, nella quale erano confuse, tutte le conchiglie del Golfo di Napoli per integrare, anche per questa parte, la « Fauna della Provincia di Na- poli » che si è istituita nel Museo napoletano. Ma limitare la collezione malacolo- gica alla sola fauna del nostro Golfo non era possibile senza tener conto di quella di tutto il Mediterraneo. Si è perciò formata una raccolta che è insieme quella speciale di questo golfo e generale del Mediterraneo: di guisa che lo studioso percorrendola, accanto alle forme del nostro golfo, può tener presente, per le op- portune comparazioni, quelle corrispondenti di ogni parte del Mediterraneo (1). Di questa collezione è stato nucleo il materiale esistente nel Museo di ben dimostrata provenienza mediterranea (assai scarso in vero); del quale fanno parte importante gli esemplari autentici di specie del Costa e dello ScaccHi. Disgraziatamente essi sono in piccolissimo numero, mancando in massima parte i tipi delle specie descritte da questi Autori. Ma si è cercato di aumentare la raccolta con attivati cambi e per generosi doni (>) tanto che in pochi anni questa collezione ha acquistata tale importanza da meritare la pubblicazione di un primo elenco perchè sia nota agli studiosi e per iniziare ulteriori scambi per aumentarla e completarla. (1) Nella collezione le specie del Golfo di Napoli sono contraddistinte da cartellino bianco con l'indicazione « Fauna napoletana»; quelle del Mediterraneo da cartellino rosso con la scritta « Fauna mediterranea ». (®) Esprimo i miei vivi ringraziamenti al Cav.C. Praus per aver donato più di 3000 specie di conchiglie, al Marchese di Moxrerosato liberalissimo nel concedere a questo Museo oltre a parecchi esemplari della sua collezione moltissimi tipi delle sue specie, al Prof. R. BeLLINI per aver fatto dono di esemplari autentici delle conchiglie da lui raccolte a Capri ed illustrate nei suoi lavori, al Dott. I. Cerio di Capri, ed a tutti gli altri cortesi donatori i nomi dei quali si trovano regi- strati accanto alle specie registrate in questo elenco. : S Fr. Sav. MONTICELLI Sw va Nel lavoro lungo ed accurato di revisione di tutte le specie moltissimo debbo alla sapiente opera del chiarissimo malacologo Marchese di MonreRrosaro che con la sua indiscussa competenza le ha esaminate quasi tutte, fornendomi dati preziosi per lo studio di esse. Sento perciò il dovere di esprimergli la mia riconoscenza per la sua efficace cooperazione, ed i miei ringraziamenti per la revisione di questo elenco (1). PARTE PRIMA GASTEROPODI I. Ordine — Opisthobranchia Sott’ ordine — POMATOBRANCHIA a. Cephalaspidea 1. Fam. Actaeonidae Habitat. Donatori Actaeon tornatilis L. Napoli Praus » C. U. (2) var. bifasciata » [juv.] » ) Capri pusillus ForB. » > 2. Fam. Tornatinidae Tornatina (Utriculus) minutissima Marr. Napoli Praus (Coleophysis) truncatula A. Ap. Sardegna > » Mediterraneo GC. U. » = semisulcata Pa Sardegna Praus > » Napoli » » Capri > » var. pellucida Mrrs. Trapani » (Cylichnina) wmbilicata Mra. Torre del Greco > » Napoli Capri Trapani Taranto d Medit. CU: = var. Grossei BDD Capri Praus strigella Lov. > (3) S >» (4) Torre del Greco laevisculpta GRANAT. Napoli > 1) Per l'ordinamento della collezione ho seguito il CARUS « Prodromus Faunae mediterra- neae » (Vol. 2), salvo alcune modifiche. 2) (. U. indica gli esemplari già esistenti nella collezione dell’ Università nel 1901. 8) Questo esemplare è molto prossimo alla strigella Lov. 4) Esemplare come sopra. Tornatina (Utriculus) leptoeneilema Brus » mamillatus Pu. » (Utriculus) mamillatus Pu. » » » » » striatulus For8. » » — cuneatus Tis. » d » Roxaniella Bluinvilleana Recuz = Jeffreysiù Wek. » » » » var. minor-dactylina Mrrs. Volvulella acuminata M. Sars » » Habitat. Zara Capri Taranto Capri Medit. Palermo Napoli Palermo » (1) Napoli Capri 3. Fam. Scaphandridae Scaphander lignarius L. » » » » » » [juv.] » » var. minusculus Mrrs. » » » Cylichna cylindracea Ap. » » » » Cylichnina ritidula Sow. » » Amphisphyra quadrata Mors. 4. Fam. Bullidae Bulla columnae DeLLe Carate » » » » [juv.] » » » » Bulla (Roxania) ulriculus Bro. » » [juv.] Bulla (Weinkauffia) diaphana Ar. e Mas. Haminea ’ydalis L. » » » » [juv.] » » [juv.] » » Var. minor (1) Trovato anche a Capri. Sicilia Medit. Sicilia Napoli Sardegna » Napoli Taranto Capri Taranto Capri » Napoli Siracusa Medit. Napoli Fusaro Capri Napoli Capri Napoli Donatori Praus » (CAR Praus » »d Monterosato » » » (GE UE Praus CAUA Praus » » Praus » (GERMUE Praus Bellini Praus © U. Praus Torre Annunziata Napoli Haminea %ydatis var. minor = elegans Lrac. » var. minor » » var. fulliculus var. o&longa Mrrs navicula Da Costa = cornea L. [juv.] > var. oblonga Mrrs subpellucida H. Ap. Akera dullata Min » » 5. Fam. Ringiculidae Ringicula auriculata MenarD » » var. striata conformis Mrs. 6. Fam. Philinidae Philine aperta Lx. = Bulla Planciana Pu. » catena A. Ap. » » (1) » punctata CLARK > intricata Mrs Philine (Hermannia) scabra Miivt (2) b. Anaspidea 7. Fam. Aplysidae Aplysia Cuvieri DeLLe Curare fasciata Porer 1) Forma litora,el 2 % di profondità. Habitat. Capri » » Napoli Napoli » » Palermo Palermo Napoli » Taranto Sardegna Napoli ? Taranto Napoli ? Messina Napoli Medit. Napoli » Medit. Napoli Palermo Taranto Sardegna Medit. Napoli Palermo Napoli Taranto Napoli » Algieri Napoli Algieri Donatori Praus (GUI Praus Monterosato Praus da Mtrs. » CU) » Praus Monterosato Praus » Cu: Praus Monterosato Praus » » » Praus da Mtrs. Praus » CU » Praus C. U. Praus Habitat. Aplysia camelus Cuv. = fasciata Por. Medit. » punctata Cuv. Adriatico 8. Fam. Oxynoeidae Oxynoe olivacea Rar. = Lophocercus sieboldi Kronn Palermo Lobiger serradifalci Care. = Philippi Kronx » » » Napoli c. Notaspidea 9. Fam. Pleurobranchidae Pleurobranchus aurantiacus Risso Capri » » Napoli » » Magnisi Oscanius membranaceus Mrs Napoli 10. Fam. Umbrellidae Umbrella medilerranea Lx. Sardegna » » Napoli » ò Medit. » » [juv.] Palermo Tylodina (Joannisia) Rafinesqui Pa. [juv.] Napoli » » citrina Joannis= Rafinesqui Pa. Medit. » » » Adriatico ll. Ordine —- Prosobranchia I. Sott’ ordine — ASPIDOBRANCHIA I. Tribù — pocogLossa 1. Fam. Tecturidae Tectura uricolor For. Capri » » Sardegna » » Coste di Provenza » » Marocco » » Sardegna 2. Fam. Patellidae Patella caerulea L. (tipo) Napoli » » » » » Capri » » » Siracusa » » Donatori Praus (GL UL Praus » (GSRUE Praus (0 10) Praus CUS Praus CRU » Praus » » Praus $ Monterosato » Praus Praus Bellini Praus Monterosato Patella caerulea L. » VI 4 » > » » » » % i » » » » » » » » var. var, Var. var. Var. Var. var. var. Var. Var. Var. var. Var. Var. Var. Var. [juv.] subcostata centralis Mrs. » nacrina De Grio. » » florida VaLen. + nacerina juv. oppressa Mrrs. fortis Mrs. subpentagona Mrrs. » » lugubris Risso » ferruginea Lx. » » » » » » » » » » » » » var Var. Var. lusitanica Gm. Var. cometa Mrs. Rouxi Payr. [juv.] punctata » aspera (Lx.) Pa. » » » » > » » » > » » » » » » » 7) » b) » Var. var. cymbulata De Gra. var. var. È var. var. [juv.| ©» ? (1) (2) [pullus] Lovei ID'ors. 1) prossima a'la Bonnardì Payr. (2) forma mo ) prossima. Habitat- Liguria Tabarca Valenza Chioggia Viareggio Porto Maurizio Valenza Diana Marino Venezia Oran Valenza » Cagliari Corfù Cagliari Napoli Cagliari Napoli » Medit. Sardegna Medit. Sardegna Medit. Taranto Trapani Napoli Amalfi Napoli » » Chioggia Adriatico Taranto Zara Valenza Bacoli Liguria Palermo Capo spartivento ? Viareggio Cagliari Napoli Porto, Maurizio Madera Donatori Monterosato Linden Monterosato » » Praus Monterosato C. U. » » Praus CUR Praus C. U. » Praus » GT: » » Praus » » » » » Praus Monterosato Praus Monterosato Praus Monterosato » CMUE Monterosato » d » » > > Helcion Haliotis /amellosa Lx. DI » è Scissurella (Schizotrochus) crispata FLem. » » d subplana Por. e Mica. = scutellaris BLarnv » » » » tarentina v. SALIS laeta MrRs. corneum De GERVILLE d » » Var. » Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. » Var. Var. var. Patella aspera (Lx.) Pa. var. [juv.] [juv.] [pullus] Habitat. Madera Palermo Mondello Napoli » Capri Sardegna Napoli [ibrida] Corsica Tangeri Catania II. Tribù — REIPIDOGLOSSA a. Thysanopoda 1. Zygobranchia 1. Fam. Haliotidae Palermo » ricase Adriatico Napoli Medit. Capri Napoli Tricase d crispata Mrrs. Napoli secernenda Mrrs.=reticulata REEVE >» » Tricase marmorata Napoli striata Tricase Costae MrRs. Napoli » var.bistriata O.G.Cosra (nec LL.) auriculata Mrrs. » Toscana Corsica neglecta Pa. Siracusa 2. Fam. Pleurotomariidae Napoli aspera Pa. Capri costata D’ Org. » Donatori Monterosato Praus Monterosato Praus » Monterosato » Praus Monterosato Monterosato > » Praus Scissurella (Schizotrochus) costata D’ Ors. » affinis O. G. Costa laevigata D’ OrB. » » 3. Fam. Fissurellidae Fissurella mediferranea Gray = italica Deer. > — neglecta DesH. » » graeca Lx. var, litoralis [|juv.] var. depressu gibberula Lx. > [juv.] dorsata Mont. nubecula L. = nimbosa Risso var. Emarginula sicula Gray = cancellata Pr. - » papillosa Risso = adriatica Costa » > x > elongata O. G. Costa depressa Risso > var. (1) Huzardi Payr. (1) esemplare corrispondente alla forma minor della E. Huzardi Paxr. Habitat, Capri Dalmazia Capri Napoli Capri » Medit. Brindisi Napoli » » 3 Capri Napoli N Capri Sardegna Lipari Siria Napoli Patrasso Napoli » Corsica Adriatico Capri Napoli Sardegna Lipari Sardegna Capri 5 Sardegna Napoli » Sardegna Napoli Sardegna Napoli Donatori Praus 3 CU Praus » GAUE Praus CRE Praus Bellini Praus » n Bellini Praus » » » (GIU Praus » CRU: Praus 3 » (CH 101: Praus +) e Emarginula Huzardi Pavr. » » » Costae Ti. = conica Scum. » » » » » capuliformis Pa. » » » pileolus Mica. » » » solidula O. G. Costa » » » » » tenera Mors. Phasianella (Tricolia) speciosa » » » (1) forma tipica. » » » » » » 2. Anisobranchia 4. Fam. Turbinidae Habitat, Capri Praus Adriatico (Gg 205 Napoli Praus » » Capri » Sardegna » Napoli » Capri » » » Catania » Napoli » » » Donatori Coste di Provenza Monterosato 1. Sottofam. Phasianellinae MiiLeLD = Vieuxi PayR. (1) — Vieuxi Payr = ni- ceasis Risso var. sanguinea Mors. » >» rosea Mrrs. virescens Mrs. var. var. viridis Mrrs. marmorata Mrs. var. var. var. » rubra Mrs. lactea Mors. Var. var. Var. » var. atra Mrs. Var. > var. major Mrs. minor Mrrs. [juv.] » [juv.] Var. Bacoli Praus Palermo » Sicilia (Ch IU Medit. » Costa di Barbaria Praus Napoli Praus Orano Praus Napoli (C 10K Sardegna Praus Medit. CUS Sardegna Praus Palermo » Medit. S Sardegna » Medit. » Sardegna » Taranto Napoli » Sardegna » Capri Coste di Barbaria » Sardegna Praus da Mtrs. da Mtrs. Monterosato 10 Phasianella (Tricolia) speciosa Miei. N » » - » (1) 3 (2) » (Tricoliella) intermedia Scac. » » Scac. $ » » punctata Risso » » var. » » [juv.] » » — tenuis Mick. % » » » anrantiaca Mrs. » » » (Eudora) pullus L. ; < > » ) s » var. carminea Mrs. » var. fasciata » rar. ex.col. » var. ex col. multilineata ) » var. fricolor » » var. lineata Mrs. » var. fammea v. Saus DI SVar: » » > nvaT » » » Var. » » varia Mrs. [inedita] » ») dubia Mors. Habitat. Sardegna Medit. Bacoli Sardegna » Napoli Napoli ? Posillipo Napoli Sardegna Napoli Napoli ? Napoli ? » » Taranto Palermo » Napoli » Palermo Medit. Palermo » Taranto » Palermo Taranto Coste di Barbaria Taranto » 2 Taranto Palermo Casablanca 2. Sottofam. Turboninae Turbo (Collonia) sanguineus L. "i » Astralium (Bolma) rugosum L. » » (1) prope alla var. spirolineata. 2) prope alla var. aurea. Napoli Capri Palermo Medit. Napoli Tricase Donatori Monterosato Praus » (Ch LUIG Praus » » » » (GE 106 Praus Monterosato » Praus CU Praus CMUE Praus Monterosato Praus » Monterosato Praus Praus da Mtrs. Praus CORUE Praus da Mtrs. » Monterosato Praus Bellini Praus CRU Praus » Astralium (Bolma) rugosum L. » Clanculus corallinus Gm. » » » d var. armata Var. > Var. [juv.] Il; [juv.] (Clanculopsis) Jussieui Payr. » 5. Fam. Trochidae Sottofam. Trochininae glomus Pu. » » var. reticulata Var. [uv.] (1) (2) [juv.] cruciatus L.=Wieilloti PavR. » Craspedotus (Danilia) Tinei Care. — limbatus Pr. » » d [juv.] [pullus] [juv.] » » Monodonta (Trochocochlea) turbiformis v. Savis—arti » (1) incompleto. (2) prossimo al glomus. culata Lx. Habitat. Sardegna Napoli » » Capri Corsica Napoli Capri Napoli M. Tirreno Bonifacio Napoli » Taranto Capri Napoli Capri Mediter. Marsiglia Tirreno Napoli » Capri Sicilia Sardegna Napoli >» Capri Napoli » » Tricase Pozzuoli Tricase Palermo Medit. » Donatori Praus CRU: Praus (GHRIDE Praus Praus (OO Praus (05 10/5 Praus » » Praus da Mtrs. Praus » Praus CRU » S » Praus » CA: Praus » Monterosato CUL » 12 Monodonta (Trochocochlea) furdiformis v. Savis=arti- culata Lx. » Var. » var. Draparnau- di Payr. » Var. » var. sublaevis Mrs. » var. pluriarticu- lata Mrs. » [juv.] » [juv.] » [juv.] trivialis Mrs. » » » » retusa Mrs. mutabilis Pa. » » » » = sitis Recon. turbinata Born » » » » » » » —fragarioides Lx. » Var. » Var. » var. lapillus Mrs. » var. conspicua Mrs. » var. elata Mors. » [Juv.] » [juv.] » [juv.] » Jjuv.] insularis Mrs. colubrina GouLp depauperata Mrs. saratilis Mrs. Habitat. Medit. Calabria Medit. Taormina Spezia Lampedusa Medit. Tricase Napoli Medit. Capri Napoli Palermo Cipro » Diana Marino Medit. » Adriatico Dalmazia Tricase _ Medit. » » Napoli Palermo Tricase Medit. Sardegna Capri Medit. Mondello Cagliari Tricase Napoli Capri Mondello Medit. Eolie Madera Messina Adriatico Donatori CRU Praus da Mtrs. » Monterosato CAME Praus (GEL IÙL Praus Monterosato Praus da Mtrs. Monterosato (GA 10/6 » » Monterosato Praus (0 10f- » (GRUB Monterosato Bellini CAUE » Monterosato » Praus » » Monterosato CU. Monterosato » » 13 2. Sottofam. Gibbulinae Gibbula Adansoni Pavr. » » » » » » » d » Var. » var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. » Var. Sulliotti Mors. paludosa Mrs. striata Mrrs. d » » » Bellini Mors. major minor (e) minor-variegata minor-laevigata alexandrina Mrrs. adriatica Pa. |juv.] » agathensis RecLuz » » turbinoides Desa = helicoides Pu. » » var. purpurea Risso = turbinoides Dese. » pygmaea Risso= Racketti Payr » rosea » » » fuv.] drepanensis BrueNoNE maga L. » » (1) incompleto. Habitat. Napoli Sciacca Zara Adriatico Lampedusa Palermo Medit. Capri Napoli Capri Napoli Cuma (Pozzuoli) Sardegna Napoli » Bacoli Provenza Cuma Spezia Napoli Palermo Alessandria Zara Messina Bacoli Venezia Capri Sardegna Medit. Napoli Medit. Sardegna Algieri Zara Napoli Palermo » Capri Algieri Baleari Napoli » Donatori Praus C. U. Praus Monterosato Praus CU. » Bellini Praus Bellini Praus » Monterosato Praus Monterosato Praus Praus da Mtrs. Praus » » Monterosato » » » Praus Monterosato Bellini Praus CMUE Praus CU: Praus (CHMUE Praus > Monterosato Praus > (GOL Praus 14 Habitat. Donatori Gibbula maga L. Napoli (Ch UK » » [juv.] » Praus » » [juv.] » » » » [juv.] » » » » [juv.] » » » umbilicaris L. (tipo) Medit. C. U. » » » » » » » » » » = fuscatus Gm. Napoli Praus » » Medit. (GL IO » » Capri Praus » » rar. conica Sardegna » » » var. major Medit. (GL IUS, » » [juv.] Sardegna Praus » ardens v. Sauis= Fermonii PayR. Napoli » » » Bacoli » » » Capri » » » » Bellini » » var. grisea » Praus » È » Var. » » » » » var. albina Medit. (DU » » var. rufo-fusca Pa. » » » » var. depressa » » » » var. canaliculata » Praus » » Var. » CUS » » Var. » » » » Var. 3 Lampedusa » » » Var. Palermo » » » var. unicolor Lipari Praus » » var. barbara Mrs. Medit. » » » var. barbara Mrrs. Barbaria Monterosato » » var. ornata Mrrs. Medit. C. U. » » [juv.] Cagliari » » » [uv.] Napoli > » latior Mrrs. Barbaria Praus da Mtrs. » subcincta Mrs. » » » Conemenosi DeL PrETE. Prevesa Praus » albida Gm. Chioggia » » » Venezia » » » Chioggia Praus da Mtrs. Biasoletti Pa. » CUS , Philberti Recruz = villica Pa. Palermo Monterosato » » Sardegna Praus » » Zara CRU » » [juv.] Capri Praus , nebulosa KiisteR Taranto » » ” Adriatico Cerio E » Var. Tricase Praus » varia L. Sardegna » Gibbula varia L. » » » » » Zizyphinus Linnaei Mrrs. = zizyphinus L. leucophaea Pa. spratti Forpes Guttadauri Pa. » » » (Gibbulastra) divaricata L. — Lessoni Payr [juv.] » » [juv.] rarelineata Mica. » var. obliquata Luc. » var. umbilicata Gw. (Phorcus) Richkardi Payr. » » » » var. minor » |Juv.] » [juv.] » var. violacea Habitat, Capri Adriatico Medit. Zara Napoli Medit. Capri Palermo Malta Napoli Capri Napoli Palermo Medit. » Zara Medit. » Napoli » Capri Medit. S. Lunaire Marocco Medit. » Capri Napoli Palermo Napoli Medit. » Napoli Medit. Napoli Tricase Napoli Sardegna Adriatico Napoli Medit. Sardegna Donatori Bellini Praus CU » Praus (G5 106 Bellini Monterosato Praus >» » » CAIUE » Praus » (645 10] Praus (CEDE Monterosato » C U. Bellini Praus Monterosato Praus (G5 106 Praus » » » Ca Praus 16 Habitat. Donateri Zizyphinus Linnaei Mrrs var. Medit. (CE 106 » » [juv | Napoli Praus » » |juv.] Capri » > typus Naro = novegradensis Brus. Dalmazia (GSUE » conulus L. Sardegna Praus » » Isola del Giglio » » » Medit. » > » » | CU: S » » » » d » È > Napoli » » Medit. » Si » » » ) » var. striata Napoli Praus » » Medit. (CEXIOf » » var. pallida Sardegna Praus » » Var. » Algeria Monterosato » » » Medit. (OR10IE » » var. subangulata BDD Napoli Praus » » var. » » » [pullus] » » » [juv.] » » » » [juv.] Sardegna È) » [juv.] Medit. C. U. » (1) Sardegna Praus » » (2) Algieri » ) cingulatus Rm. Adriatico (GL-10}, » Gualterianus Pu. Capri Praus ) » Palermo Monterosato , » Isola di Lipari Praus » » Napoli » » » [juv.] Palermo » dubius Pa. Napoli » » (tipo) Adriatico » ” » Torre Annunziata >» » Medit. C. U. » » Sardegna Praus » , Napoli CAUE » var. incavata Mrrs. » Praus > » var. dilatata Mrrs. Sardegna » » » var. elevata Mrs. Napoli » » » var. » » » » rar. lirata Mors. Sardegna » , » var. cingulata Mrs Medit. » » » » C. U. » » Napoli » (1) mostruosità. (2) incompleto. dè » 1% Habitat. Donatori Zizyphinus dubius Pu. var. Medit. (OMO, » » » hyacintinus Ren. Taranto Praus violaceus Risso Napoli » » » » » » (GENLOIE » Medit. » altus Mrrs. » » Laugieri PavR. Napoli Praus » (tipo) Messina Monterosato » Sardegna Praus » (1) Napoli » » Medit. (CE UG » d » di Palermo Praus » var. » » » var. Grecia C. U. » var. Sardegna » candidus Brus. Medit. Praus > Adriatico (COUS granulatus Born Napoli Praus » » (641005 ti Medit. » » var. Napoli Praus » [juv.] » » » Sardegna » » puv.] » » millegranus Pa. Capri » » Sardegna » , Palermo GIUE È [uv.] Napoli Praus » [embrione] » » » var.= miliaris Broc. Capri » seriopunctatus De Bram. » » > Malta Praus da Mtrs. » Var. Medit. » spongiarum BDD. Coste di Barbaria Monterosato planatus Mrs. Orano » (Jujubinus) unidentatus Pu. striatus L. » Var. depictus DesH. » » » aequistriatus Mrs. 9 » (©) (1) prope typ. (2) della zona littorale. Coste di Barbaria >» Sardegna Praus da Mtrs. Palermo » Napoli Praus Pozzuoli » Romagnoli (Paler.) Palermo Monterosato » Praus % 5 Zizyphinus (Jujubinus) aequistriatus Mrs. » Monterosatoiì BDD 3 x Gravesi Forprs » var. ex col. sa » var. (1) » var. ex col. » @) smaragdinus Mors. » elenchoides Mrrs. » » var. » var. erasperatus Aver. » Var. minor Matoni Payr. (tipo) con la reticolazione del Z. (Jujubinus) Matoni PayeR. forma a reticulazione. prope typ. anomalia. (8) var. ex col. var. Scacchi Aran. var. lineata Mors. var. vulgaris Risso var. crenulata BroccHi var. rubra var. De Jacobi Arap. Var. » var. fusca Mrs. var. tricolor Risso » (4) var. tricolor, var. hi- strio Mors. Habitat. Palermo » Taranto » Napoli Bacoli Palermo Sardegna Corsica Sardegna Napoli Sardegna Napoli Donatori CO: Monterosato CRU » Praus Monterosato Praus » » » » » » Coste di Barbaria Praus da Mtrs. Sardegna Messina Palermo » Capri Palermo Napoli Sardegna Lipari Sicilia Isola del Giglio Napoli Lipari ? Lipari Sardegna Napoli Capri Medit. Sicilia Bacoli Napoli Sicilia Algeria Palermo Capri Palermo Capri Napoli Praus d » » Monterosato Praus Praus da Mtrs. Praus » » (GL 10 Praus » » >» » » » » » C. U. Praus » CRU: Praus » » CUR Praus » Zizyphinus (Jujubinus) Matoni Pay. var. tricolor Risso, var. histrio MRS. var. keriniae Mors. » » » » var. qpice roseo » d» var. » =mivartexicol. » » var. rupestris Mrrs. » » var. peculiaris Mrs. Gravinae Mrrs. »d Montagui Woop » » (1) tumidulus Aran. tristis Mrs. margarita Mors. igneus Mrs. » » » » [pullus] Baudoni Martin multistriatus Mors. » (2) fraterculus MRS » (3) » concinnus Mrrs. propinquus Mrrs. crenulatus Broc. (4) mixtus Mrrs. Seguenzae Mrs. (Scrobiculinus) strigosus Gw. 19 Habitat. Donatori Sicilia C. U. Kerinia Praus da Mtrs. Capri Praus Siracusa » Medit. » Taranto CAUL Dalmazia » Napoli Praus Palermo Praus da Mtrs. Capri Praus » » Medit. 3 Sardegna ò» Palermo » Sardegna » Napoli » Sardegna » » Monterosato Capri Praus » » Palermo Monterosato Corsica » Capri Praus Provenza » Palermo » » Monterosato Coste di Barbaria Praus Sfax Monterosato Barbaria » Napoli Praus Sardegna » Medit. (CE Of » » Sardegna Praus Tolone Praus da Mtrs. Algeria » Bacoli Praus Messina Monterosato Casablanea (Marocco) » (1) della zona coralligena. (2) della zona laminare. (3) si trova nelle spugne. (4) forma prossima. 20 Habitat. 6. Fam. Cyclostremmatidae (= Delphinoidea) Cyclostremma serpuloides Me. Capri » cutlerianum CLARK. Palermo Napoli exilissimum Pu. Palermo nitens Pa. y Napoli Jeffreysi Mrs. = formosissima Brun. » b. Gymnopoda 1. Branchifera 7. Fam. Neritidae Smaragdia viridis L. Napoli » Capri » var. producta Loc. Medit. var. albomaculata BDD » IT. Sott' ordine — CHTENOBRANCHIA I. Tribù — GvMNoGLOSSA 8. Fam. Pyramidellidae Mathilda elegantissima O. G. Cosra Capri Menestho Humboldti Risso Napoli » Palermo ; » Ragusa Acteopyramis striala Dan. e Sanp. Ana] Eulimella acicula Pu. Capri Zara > » commutata Mrrs. = acicula Pu. Capri affinis Pa. » praclonga JEFF. » scillae Pu. Napoli subcylindrata Duck Capri (Anisocycla) ritidissima Mrs. Napoli ventricosa Fors. Capri macilenta Mors. » Pointeli De Fon. Napoli , » Dalmazia Odostomia polita Brv. = conoidea Pa. Napoli Dalmazia Donatori Praus » Monterosato Praus Monterosato Praus Praus »)) Bellini Praus C. U. Praus » Monterosato (CHMUE Praus (CUS Praus Odostomia polita Biv. = conoidea Pu. » » Var. Minor » [juv.] $ [juv.] » var. minor (1) acutula Mrs. svar: (2) pallida Mra. (3) rissoides Hue. subrissoides Mors. var. » (Megastomia) conspicua AupeR albella Lov. var. perplera Mrs. plicata Mors. » turriculata Mrrs. novegradensis Brus. (Auristomia) erjaveciana Brus. fusulus Mrs. (Ondina) elegans Mors. » = neglecta Tre. cristallina Mors. soluta Mors. Parthenina (Miralda) excavata Pa. d (Pyrgulina) intermixta Mrrs. striata Pu. emaciata Brus. gracilenta Mrs. » brevicula Mors. proxima Mrs. monozona Brus. (4) gracilis Pu. > condita Mrrs. incompleta. vicina all’ acutula. vicina alla turrita. vicina all’ inferstineta. Habitat. Magnisi Napoli Eubea Napoli » Sardegna Napoli Ognina » Trapani Sardegna Capri Napoli » Dalmazia Algeria Magnisi Novegradi Magnisi » Napoli Palermo » Napoli Magnisi Capri Zara Napoli Magnisi » Capri Palermo Pozzuoli Siracusa Palermo Taranto Trapani Dalmazia Cagliari Donatori Praus GAUE Praus C. U. Praus CRU Monterosato Praus CMUE Praus » d Monterosato » Praus » CRU: Praus Monterosato Praus » Monterosato (CEMOE Monterosato Parthenina (Pyrgulina) A/eciacki Mrrs. » recta Mrs. Eulima polita L. Habitat. Zara » Cagliari gracilenta Mrs. Palermo styloîdes Mrs. Cagliari (Pyrgisculus) scalaris Pu. (tipo) Napoli > Capri » Napoli (Pyrgostelis) rufa Pu. Napoli » Palermo ; » Taranto (Pyrgostylus) striatulaa L. Capri striatula L. var. albida Napoli » » Otranto » Algieri (Mumiola=Odostomiella) doliolum Pu. =tricineta JEFF. Capri tricincta Jerr. » » » » var. bicincta Trg. > var. ex col. » » var. major Napoli Turbonilla elegantissima Mre. N d » pusilla Pa. Capri Miseno d » delicata Mvrs. Sardegna » Miseno » » » Cagliari acutissima Mors. Taranto » Siracusa multilirata Mra. Napoli perlucens Mors. Palermo Campanelle Pa. (4) Ognina tenuis PALLARY Sfax 9. Fam. Eulimidae Napoli » » var. Boscii Pawr ) var. opulina Mrs. Palermo microstoma Brus. Capri !) forma prossima. Donatori C. U. Monterosato (G5- 10/5 Praus (GU Praus Praus CAUE Praus » » Bellini Praus C. U. Monterosato Praus Monterosato Praus Monterosato » » CUS » Praus CUL Monterosato Praus Habitat. Eulima mana Mrrs. Capri » petitiana Bxrus. Napoli » (Vitreolina) ncurva BDD" distorta Pu. Capri » » Taranto » » Zara » » Var. Napoli » curva JEFF. » » antiflera Mrs. » » (Acicularia) Monterosati De Bour. » » intermedia CAnTR. » x x » » » Capri » » ? = » Otranto » » var. Napoli » lubrica Mors. [juv.] Capri » (Subularia) subulata Donov. Napoli » » » » » Palermo » Vilineata ALDER Sardegna » Jeffreysiana Brus Capri II. Tribù — PreENOGLOSSA 10. Fam. Scalaridae Scalaria (Clathrus) communis L. var. mediterranea Lx. Napoli » » » Medit. » » » Napoli » » » Medit. » » > Capri » » » Adriatico » » [Juv.] Capri » » [juv.] Medit. » » var. obsita Loc. Palermo » » var. minor Napoli » commutata Mrrs. » » » » » » [pallus] » » » M. Tirreno » tenuicosta MicHz. Medit. » planicosta Biv. » » » Napoli » » var. minor » » » var. minor-variegata Adriatico » confusa Mrrs. Napoli » soluta Tre. Capri » formosa Mrrs. » » pulchella Rav. Medit. » (Cirsotrema) crenata Dersu. Sicilia Donatori Praus » » (CMUE % Praus C. U. Praus (GC 10£ »)) > Praus » (GEO Praus >» » C. U. Praus UE S Bellini (CE USO Praus » C. U. » Praus » CUL » Praus Habitat. 11. Fam. Janthinidae Janthina (Jodes) bicolor. Mxke Medit. ; » Isole Jonie (Janthina) ritens Mke = prolungata Payr. Medit. 3 Napoli si Medit. » Var. minor Napoli (Amethistina) pallida Harw. Capri » Medit. » = patula Pa. Napoli » » (Jodina) erigua La. Algeria III. Tribù — TAENIOGLOSSA 12. Fam. Aedorbidae Adeorbis (Tornus) subcarinatus Pa. Napoli » » » » » Adriatico » Sicilia I, Holostomata 1. CRYPTOCOCHLIDES a. Aspidophora 18. Fam. Naticidae Natica (Nacca) millepunetata Lx. Napoli » Medit. » Tricase » var. Napoli » var. sanguinolenta Brus. » , hebraca MaRtyN. » , » Adriatico » » Capri > » var. conspurcata Brus. Dalmazia Diltwinii Pavr. Palermo » Medit. ; » » , » var. efasciata Mrs. Napoli (Payraudeautia) intricata Dox. » » Capri » » Baleari » » Lampedusa Donatori GRUE Praus CAUE d Praus » » CRE » Praus » Praus CRE Praus C. U. CIAU Praus C. U. Praus (GECLO/ Praus d CUR Praus C. U. Bellini Praus C. U. Praus Monterosato (Payraudeautia) intricata Don. » var. fusca MRS. filosa Buv. similis Mr.=peloritana SunLior » (Neverita) Josephinia Risso » (Naticina) catena Da Cosra d Sigaretus Lamellaria perspicua L. » fusca Buw. Guillemini Payr. » Var. Var. macilenta Pa. var. major Rizzae Pu. Poliana DeLce Carue—pulchella Riss. intermedia Pa, Alderi ForB. [juv.] b. Anaspidea Habitat. Medit. Bacoli Palermo Messina Napoli Capri Napoli Taranto Tricase Medit. Sardegna Napoli » Medit. Napoli Medit. Napoli » Baleari Napoli Medit. Capri Napoli Isola della Madd. Napoli Medit. Dalmazia Napoli Capri Algeria Sardegna Capri Napoli Taranto 14. Fam. Lamellariidae 2. PELTOCOCHLIDES a. Operculata Napoli 15. Fam. Xenophoridae Xenophora mediterranea Tr.= crispa Konts. » » Algieri Sardegna Algeria Donatori CU Praus Monterosato (OE 10/5 Bellini Praus » CU Praus (GC 10/E Praus CUS Praus » CU: » Praus » CRU » Praus Praus db. Inop 16. Fam Capulus lhungaricus L. » % var. depressa ò ) [juv.] Addisonia crcentrica Tr. Cocculina /atero-compressa Ram e Pox. » ci Crepidula urguiformis Lx. » » erculata . Capulidae » var. sandalina Mors. Desmoulinsi Morcr. » Calyptraea chinensis L. » » [juv.] > var. muricata » > var. » Var. » > » var. planicostata > » var. Polii So. ») » d » Var. » ) » var. vulgaris Pa. » var. laevigata Lx. > var. squamaulata 3. GYMNOCOCHLIDES CRD copoda 1. Pulmonifera Habitat. Napoli Capri Sardegna » » Napoli Capri Palermo » » Capri Taranto Napoli » » Capri » Sardegna Napoli » Medit. Civitavecchia Napoli Algeria Capri Napoli » » 17. Fam. Truncatellidae Truncatella uncatula Drap. (tipo) » , » |juv.] » [juv.] 3 [juv.] » var. laevigata Risso Capri Napoli Medit. Capri Napoli » Taranto Donatori (04 1U] Praus » Monterosato Praus CSR Praus » (C5UE Praus » Bellini Praus » (01 » Praus » Praus C. U. » Praus d C. U. Praus Habitat, Domatori Truncatella &runcatula Drap. var. lnevigata Risso Sicilia Praus » = » Palermo » » » Napoli » » » > Chioggia Praus da Mtrs. 3 » > Algeria Praus » » » var. opaca Mr. Palermo » » > » Var. Minor Napoli » » » [juv.] Capri » » » (1) » » » microlema Boure Palermo » » indistincta, Mrs. Medit. » 18. Fam. Hydrobidae Hydrobia ulvae Prxx. Bacoli Praus » (Paludestrina—Perincia) ventrosa Mro. Napoli » » salinassi Ar. e Can. >» » » » Arenella(Palermo) Monterosato ni » Romagnola » » » ) Capri Praus » » [juv.] Taranto » » » var. solida Napoli » » » var. elongata Ar. e Can, Capri ) » (2) » » > var. Sardegna » » (3) Taranto » » obeliscus Paap. Algieri » » laevis MRS. » Monterosato » » Sp. Livorno » » » Sp. Palermo » » illota Mors. Sfax » 2. Branchifera 19. Fam, Rissoidae Rissoa variabilis MurLD Napoli Praus » » » (GALE » ) Sicilia Praus » » Dalmazia (05 106 7 » Var. Messina Praus » ) var. farentina Mors. Taranto » » » var. minor Napoli » > > var. neglecta Loc. Capri (1) vicina alla laevigata. (2) vicina alla salinassi. (3) prossima alla salinassi. Rissoa variadilis Meri var. var. d var. protensa Loc. var. Kleciachi Mors. splendida Pu. spongicola Mrs. (1) ventricosa Deswm. » (tipo) i (tipo) » (tipo) $ » (2) » (3) » var. minor (4) » acerosa Mrrs. 0) (Apicularia) similis Sc. » » » var. apiculata Dan. e Samp. Var. » » var. ecostata Mrrs. » var. rufa Mrs. var. acuta Mors. microbella Mrrs. (6) » Guerini RecLuz » var. subcostulata Scu. » Var. decorata Pu. = pulchella Lanza » » » > » » costulata Aup. 1) vive nelle spugne. 2) esemplare allungato. (%) mostruosità. (4) transiens ad Diodon. (5) vicina alla violostoma dell’ Adriatico. (©) n. sp. inedita. Habitat. Sardegna Tirreno Trapani Messina Dalmazia Mar di Marmora Barbaria Napoli » Bacoli Capri Taranto Medit. Sicilia Napoli » Taranto » Taranto ? Sicilia Taranto Napoli » Sicilia Zara Algeria Napoli Zara Algieri Napoli Algeria Algieri Napoli Algeria Sardegna Adriatico Dalmazia » Medit. Napoli Donatori Praus » » » » Monterosato » Praus Monterosato Praus » CUL Praus Monterosato (Ggal0E Monterosato Praus (GEO Praus da Mtrs. » Monterosato Praus Monterosato Praus » CUS Praus » » Rissoa (apicularia) costulata Atp. (1) » » » » » Lia. » — subcostulata Scaw. » » var. ex col. BEN. Scacchiana Benorr fuscoapicata Mrrs. » gibba Mrs. » » nitens Mors. mixta Mrrs. (2) var. minor laevis Mrs. » (Persephona) violacea Desw. » » (tipo) » (Schwartzia) monodonta Biv. (tipo) » (Zippora) auriscalpium Pa. (1) incompleta. * (2) n. sp. inedita. (8) mostruosità. » » » » » d [juv.] var. Var. Var. Var. Var. Var. var. lacvigata-solida Mr. var. var. Var. Var. var. laevis » » minor laevis curta ecostata laevigata oblonga Des. » Habitat, Napoli Sicilia » » Napoli » Messina » Palermo Napoli Sicilia . Napoli Palermo Trapani Orano Napoli » » Sicilia » Sardegna Dalmazia Napoli > » Capri Sicilia Napoli - » Sicilia Napoli Capri Napoli Taranto Napoli » Ognina Napoli Sicilia » Medit. Taranto Donatori Praus Monterosato Praus (03, 10/6 Praus C. U. Monterosato Praus Monterosato » Praus (GC l0 Monterosato > » Praus CSI Praus CA » Praus (CH 10] Praus (05 1006 Praus » (GE UL Praus (GESU » Praus Bellini Praus Monterosato Praus Monterosato (GL, 106 Praus 30 Rissoa (Zippora) auriscalpium var. debilis Mors. elata Pa. subtilis Mrs. » grossa Desm. venusta Pa. » minuta Mors. paradoca Mrs. » var. exîigua Mrs. (Rissostomia) fragilis Mira. spongie » (Sabanea=Turbella) ola Mrs. ? prismatica Mrs. » » ocnonensis Brus. pulchella Pa. » (1) d (Sabanea) falsa Mrrs. (non pulchella Pa.) radiata Pu. » » Var. » var. var. » Var. Var. » Var. var. d Var. () = Loxostomia undata Biv. solidula Mrs. minor. Pu. costata costulata lacvis minor minima 2 plicatula Scawx. diversa Mrrs.=pulchella Aver. non Pa. consimilis Mars. Tarquini AppeL. » var. sublaevis Mrs. solidula Mrs. » var. minor supracostata Mrs. 1) prossima. 2) prossima alla radiata. Habitat. Donatori Cannes Monterosato Palermo Praus Capri » Medit. » Palermo Monterosato Coste di Provenza » Capri Praus Dalmazia »' » » Sfax Monterosato È » » » Napoli Praus Sfax Monterosato Coste di Barbaria Praus Capri » » » d » Palermo Monterosato » Praus Dalmazia » Sardegna » Napoli » d È Capri » » » Taranto » Algeria GA Sicilia » Napoli Praus Zara » Napoli » Sicilia » Medit. » Algeria SEE Magnisi Monterosato » » Taranto Praus » » Messina » Capri » Algieri Monterosato Messina » Algieri » Orano » Sfax » Rissoa (Sabanea) supraradiata Mrrs. munda Mors. » (Pusillina) pusilla Pu.— dolium Nysr. d » (tipo) var, = nana Pa. » apicina Mrs. aequalis Mors. lineolata Micr. plicatula Risso Bedei Mrs. (Manzonia) costata Ap. — exigua Mrcr. » » alat var. major a Mors. (Flemingia) zcetlantica Mrs. (Ceratia) proxima ALpeR. (Alvania) Montagui Paxr. (tipo) » » » var. var. var. var. dbuccinea Deswm. var. corrugata Bxruvs. Var. var. propetypus Mrrs. var. dalmatica Mrs. algeriana ALLERY » peloritana Ar. e Ben. » » » var. lincata minor ? » var. gratiosa Mrs. Habitat, Donatori Sardegna Praus Spugne di Barbaria » Sfax y Napoli > Magnisi » Capri » Sardegna » Trapani Palermo Praus Capri Monterosato Coste di Provenza >» Sardegna » Sfax » Capri Praus Napoli (GS 10}: Sardegna Praus Napoli (05 0)5 Capri Praus » Monterosato Napoli Praus Algieri » Napoli » » CUE » Praus Dalmazia (ObOL0R Zara » Tirreno » Napoli » » > » Praus » » Taranto » Algeria Monterosato Dalmazia » Algeria Praus » Monterosato Messina Praus » Monterosato » Praus » (CMV Napoli Praus Sardegna } Napoli Capri Messina Palermo Capri » Messina Monterosato dI Rissoa (Alvania) lineata Risso (1) » (1 (2) prossima. incompleta. crenata, Mrs. rugosula Aran. (2) Nicolosiana Ar. e aspera Pa. asperula Mors. corrugata Brus. Lanciae Care. var. Brn. scabra Pa. = mutabilis ScnwarTZ >» » [juv.] arguta Mrs. consociella Mrs. punctarosea Mrs. d » » » (Alvinia) Weinkauffi Scu. » subareolata Mrs. » exasperata Mvrs. tenuicostata Mors. (Arsenia) punctura Mvrs. » [Juv.] » var. mediterranea » Var. (Acinus) cimer L. » > = » » Var minor » » » » » (Alcidia = Alvinia) Philippiana Jerr. pagodula BDD var. rustica var. mitis Mnrs. Habitat. Napoli Capri M. ‘l'irreno Capri Acireale Coste d’ Africa Sfax Bacoli Capri Palermo Magnisi Napoli Taranto Napoli Sardegna Sicilia Algieri Sicilia Provenza Sardegna Capri » Napoli Trapani Algieri Trapani Napoli Messina Trapani » Algeria Messina Napoli Capri Napoli Capri Palermo Capri Napoli Messina Medit. Capri Napoli » Donatori Praus Monterosato » Praus Monterosato Praus da Mtrs. » Monterosato Praus Monterosato Praus CRU, Praus » d Monterosato » » » Praus Monterosato » » Praus » » Praus da Mtrs. » » Praus » » » Monterosato Praus Bellini CAVE » » Praus » » Rissoa (Acinus) cimer L. var. mammilata Risso » d » » » var. fasciata » Var. . » Var. » Var. >» var. cimicoides Forg. » suberenulata Scuw. » » » reticulata Mrs. » » Var. Beani HanLey= reticulatus Mrs. geryonius Brus. » » » hispidulus Mrrs.= clathrata Pu. » » » (Acinopsis) cancellata Da Cosra—crenulata Mick. » » » » [uv.] » (Massotia) lactea Micx. » » » (Galeodina) striatula Da Costa » (Thapsiella) rudis Pa. (1) » (1) esemplare incompleto. Habitat. Capri Napoli d » Taranto Napoli Lipari Capri Napoli d Sardegna Messina Capri Sardegna Napoli Tirreno Napoli Taranto Capri Sardegna Napeli » Capri Palermo Napoli > » Capri Taranto Sardegna Medit. Sardegna Capri Napoli » Capri Messina Sardegna Napoli » Sardegna Eubea Napoli Medit. Napoli Trapani Donatori Monterosato C. U. » » Praus d » (0106 Praus S » » Monterosato Praus » (GE UE Praus » » (Ch 10, Monterosato Praus » Monterosato Praus d (GL 0£ Praus (CHA0 Praus » » Rissoa (Thapsiella) rudis Pu. (Actonia) Testae Aran. (tipo) (Cingula) semistriata Mrs. — subsulcata Pa. » ) (1) Galvagni Aran. S (Setia) fusca Pu. » » (2) turriculata Mors. 5 soluta inflata Mrs. pygmaea Mrrs. baliolina Mrrs. (Microsetia) cossurae CaLcar fulgida Apam. (Pseudosetia) muacilenta Mnrs. (Cingulina) obtusa Cantr = Alderi Jerr. (Nodulus) intorta MrRs. contorta JEFF. (Peringiella) nitida Brus. » (3) laevis Mors. 2 schlosseriana Brusina (Pisinna) glabrata = punctulum Pa. seminulum Mors. (Rissoina) Bruguieri Payr. > 1) forma della zona coralligena. (2) vicina alla fusca 8) prossima. Habitat. Sicilia Napoli Taranto Capri Trapani Magpnisi Napoli » Catania Napoli Palermo Magnisi Palermo Taranto Palermo ta) Taranto Sicilia Capri Sicilia Arenella (Paler.) Tirreno Capri Palermo Capri Napoli Palermo Trapani Palermo Mondello Trapani Algeria Napoli Palermo Napoli Medit. Messina Algeria » Capri Napoli Sardegna Capri Napoli Bacoli Zara Donatori Praus 5 » » Monterosato Praus » » 5 (O 10] Praus Monterosato Praus Monterosato Praus 5; » Monterosato Praus d Monterosato Praus Monterosato » Praus Monterosato Praus Monterosato Praus Monterosato Praus » » Bellini Praus S » Rissoa (Rissoina) Bruguieri Payr. » » » » Barleeia rubra Mro. » » » var. fasciata » var. pallida [juv.] (1) Habitat. Adriatico Capri Napoli 20. Fam. Heterophrosinydae » var. subangulata Mors. » var. chocolata Skenea pellucida Mrrs. Homalogyra atomus Pu. Solarium fallaciosum Tris. » » conulus WEINK » Allery Ses. 21. Fam. Skeneidae Napoli » Magnisi Palermo Trapani Napoli Sardegna Palermo Brindisi 29. Fam. Homalogyridae 23. Fam. Solariidae [juv.] architae O. G. Costa mediterraneum Mrs. Architea catenulata A. Costa (tipo) (2) (i) esemplare incompleto. (®) Riporto questa specie nel presente Elenco di Conchiglie mediterranee perchè ne esiste il tipo autentico descritto dal Prof. A. Cosra in collezione con l’ indicazione « Architea catenulata Costa, Capri ». Ma così l'habitat marino dell’Architea affermato dal Costa, come la determinazio- ne da lui faita di questa forma, che ritiene un Solarzidae, danno luogo a dubbio. Spezia Napoli Sardegna Capri Palermo Sardegna Lipari Medit. Sicilia Taranto Capri Donatori Praus » » Praus (05. 10f Praus Monterosato Praus » Monterosato » Praus Praus (GE 0L Praus >» Bellini Praus S » » %4. Fam. Fossaridae Fossarus (Maravigna) siculus Ar. e Mae = Adansoni - Pu. = ambiguus L. var. Autschigianus Baus. » > (Phasianema) costatus Broc. = fossarus cla- thratus Pa. » var. minuta Mica. 25. Fam. Litorinidae Litorina neritoides L. var. minor-atra var. Basteroti Payr. punclata Gu. > var. sicula Brue. Hela (= Citna) /enella JrFr. Megalomphalus «zonus Brus. 26. Fam. Caecidae Caecum trachea Mrs. rugulosum Pu. (Brochina) subannulatum Dx Fon. P » laevissimum CANT. 27. Fam. Turritellidae Turritella communis Risso » [juv.] mediterranea Mrrs. = triplicata Avon. [pullus] Habitat. Napoli » » » Capri Gallipoli Napoli Taranto Capri Orano Tricase Sicilia Medit. Capri Napoli Capri Napoli » Magnisi Capri Sardegna Napoli Medit. Sardegna Capri Napoli Medit. Bona Capri Tricase Napoli Donatori Praus C. U. Praus (Ok 10 Praus (CE US Praus (©, (UF Praus Habitat. b. Protopoda 28. Fam. Vermetidae Vermetus (Petaloconchus?) subcancellatus Brv. Napoli » » Taranto » » Corsica » » d » » (1) Napoli » » » » » » » » var. minor Medit. » » (2) Napoli » » » SI » > (3) 5 » » » » » , (4) Corsica » » » Napoli » » (9) » » (Bivonia) granulatus GraveNBoORST » » » Mondello » > — jonicus Dan e Nan. Zara » » var. arenicula Mrrs. Sfax » > var. spongicola Mvrs. — Barbaria » » (6) Taranto » » (7) Mondello » » » » » » var. minor Sfax » triqueter Biv. Sardegna » » Napoli » » (8) » » » » 3 » » (9) Corsica » » - Napoli » » var. gregaria Mrrs. » » (Serpulorbis) gigas. Biv. » » (1) nata sulla Gorgonia. (2) della forma glomerata Mors. (3) della forma solitaria Mrs. (4) della forma ?ntortiformis MrRs. (5) della forma frinca Mrs. (5) della forma pinnicola Mrrs. Vive sulla Pinna nobilis (7) della forma erronea Mrs. (8) della forma discoidea MrRS. (© della forma b. aletes MrRs. Donatori C. U. Praus » > (CS Praus Monterosato Praus » (GL AULE Praus » CRU Monterosato » Praus » Monterosato » Praus (G510l5 » Praus » Habitat. Vermetus (Serpulorbis) gigas. Biv. Napoli > S > Tricase 3 [juv.] Napoli sl » » > Palermo (1) Napoli » (2) Sardegna » (3) Medit. » var. minor Mrrs. Napoli Scopulosus Mrrs. » verrucosus Mrs. » horridus Mrs. » » polyphragma Mors. Palermo » » (4) Sardegna » » (5) Napoli selectus MrRs. » » » [juv.] » » (Bivonia) semisurrectus Biv. » ) Palermo » Medit. » » » » (Spiroglyphus) cristatus Bronpi Napoli Tenagzodes ob/usa Scium = Siliquaria anguina Avor. Sardegna » » [juv.] Capri [embrione] » Cerithium vulgatum Aver. (8) della forma a della forma b. ) della forma b. ) della forma b. della forma ce. prope typ. XI. Siphonostomata 1. ENTOMOSTOMA 29. Fam. Cerithiidae Napoli [tipo] Pozzuoli Venezia (5) Napoli [juv.] Capri Var. Siracusa var. nodulosa Pa. Napoli var. spinosa Lago Lucrino var. triviale Baia - tipica Mrs. conglobata Mrs conglobata = armoricus var. dentifera BDD. tortuosa Mrs. amguina Mrs. Donatori Praus » Praus » » » GU Praus » » Bellimi Monterosato Praus » » Cerithium vulgatum Avor. » » » var. intermedia Req. » var. » var. » var. armata Mrrs.=tuberculata Pa. » » [juv.] » var. = ? seraviniamum Loc. » var. tortuosum Mrs. » » . Habitat. Donatori Palermo Praus da Mtrs. » » Napoli » Palermo Monterosato Napoli Praus Palermo Monterosato Capri Praus Sardegna » » var. repandum Mors. = longissima e seminuda BDD Coste di Barbaria » » var. alucastrum Brocc. » d » » » var. fusorium MrRs. » var. dalmatinum Mrs. » var. stagninum Mrrs. » Var. » » var. breviatum Mrrs. var. aestuari Mors. Capri » » Bellini Napoli Praus Sfax Monterosato Dalmazia » Corsica Messina » Saline d’ Agosta (Sicilia) Praus » var. inscriptum Mrrs.=var. repanda : BDD Spugne diBarbaria Praus da Mtrs. » var. compositum Mrs, » » » var. fecundum Mrs. » var harmidulum Mrs. » var. » > 1 > ® protractum Biv. fg.= gracile Pa. 5 » Var. » = stenodeum Loc. var. haustellum Mors. alucastrum Brocc. » ‘ » [juv.] scabridum Pa. rupestre Aucr. — mediterraneum Des. » » var. lauta » var. archipelagica Mnrs. ) 0 seminodosum Mrs. arenosum Mrrs. (1) del gruppo del minutum. (2) del gruppo del minutum. (3) del gruppo del rupestre. Porto d’ Anzio Monterosato Sicilia » Tunisi » Tunisia S Gabes » Napoli Praus Tricase Torre Annunziata >» Napoli » Sardegna > >» » Adriatico Monterosato Capri Praus Adriatico » Capri » Jaffa (Siria) Monterosato Napoli Praus Cannizzaro (Sicil.) » Palermo Praus da Mtrs. Calymnos (Arci- pelago) Monterosato Orano Praus da Mtrs. Orbetello » Palermo » 40 Cerithium grossularium Mrrs. strumaticum Loc. subasperum Mrs. seminulum Mors. » sublaevigatum Recruz. oranicum Mrs. ? lautum Mrs. » var. acuta Mrs. (1) fuscatum Costa » (2) renovatum Mrs. = pulchelluam Pa. (tipo) Pirenella conica BL. » » > var, var. >» Var. cinerascens Sow. pulchella Mrrs. var. albina peloritana Cant. tricolor PALLARY » decorata Mrrs. Bittium reticulatum Da Costa » Var. » » var. » ri var. » » var. salmastra » afrum Dan. e San. » Latreilli Payr. > > 4) del gruppo del lautum. (2) del gruppo del doliolum. Habitat. Tripoli Livorno Capri Orbetello Milazzo Orano Adriatico Napoli Tricase Napoli Tricase Palermo Capri Adriatico Napoli Messina Trapani Sicilia Tricase Medit. Agosta (Sicilia) Tripoli Sfax Peloro (Messina) Sfax El Kantara (Tu- nisia) Capri Medit. d Messina Livorno Cuma Zara Napoli Capri » Napoli Taranto Palermo Lipari Corsica Donatori » » Monterosato » Monterosato » Praus » » CUS Praus » » » >» (05.10 Praus » Monterosato Praus » Monterosato Praus da Mtrs. Monterosato » » Praus CRU: » Monterosato Praus CU Praus » Bellini CU Praus 41 Bittium Latreilli Payr. var. coralligena $ » % » " 4 » var. linearis Mors. var. » |juv.] » scabrinm OLIVI » = ferrugineum Aver. » DI » jadertinum Brusina var. corallinuam Mrs. » » > > » » var. linearis Mors. » » minor » argutum Mrrs. » intermedium Mrs. paludosum BDD » exriguum Mors. » » 5 9 ragusinumn Brusina f 5 > scalatinum Mors. tenue Mrs. aciculatum MrRs. gracilentum Mrrs. raphium Mors. » lacteum Pa. |juv.] Cerithidium pusi/lum Jerr.=submammilatam Mmrs. (tipo) (1) (1) prope typ. var. ulvae Mrs. Habitat, Donatori Nizza Praus Capri DÀ » Taranto (CMUG Capri Praus Napoli » Chioggia Praus da Mtrs. Napoli (0510 Chioggia Monterosato Baia (Pozzuoli) Praus Palermo » Capri 5 » » Posillipo Medit. » » Monterosato Provenza > Napoli Praus Sardegna Monterosato Palermo » S. Thomas (Coste di Provenza) Praus da Mtrs. Stagno di Barra » Barbaria Praus da Mtrs. Sfax Monterosato » » Sardegna Praus Napoli ? > Capri » Palermo » » Monterosato Magnisi Praus da Mtrs. Palermo » Sfax Monterosato » » Medit. Praus Napoli Capri » Palermo Bastia Capri > Corsica Monterosato Cerithidium pusi/lum Jrrr. — submammillatum Mrs. var, semicostatum Mrs. var. fusca var. albina |juv.] Triforis (Biforina—Monophorus) perversus L. Var. MINOr var. minor- cylindrica var. cylin- drica var. obesula var. cinclta var. graci- lis Mrs. ) Var. Cerithiopsis tubercularis Mra. » var. acicula Brus. var. » var. minima Brus. scalaris Mrs. (tipo) » acuminata Mvrs. Barlei JEFF. x exilissima Mrs. (Metaxia — Eumeta) 1ugulosa Sow. — Me- taxae JEFF. » angustissima Fork. 2. ALATA Habitat. Taranto Sardegna Palermo Messina Capri d Capri SI Napoli Sardegna Napoli Capri DI Napoli Sardegna Capri Napoli Taranto Capri Sardegna Capri Medit. Napoli Capri » Sardegna Capri 30. Fam. Chenopodidae Aporrhais (—Chenopus: pespelecani L. (tipo) Var. Var. var. ) var. bilobatus |juv.] Napoli >) » Sardegna » Napoli Donatori Praus » Monterosato (Ch (Df Praus 5 » Praus » » Monterosato Praus Praus » (CAME Aporrhais (-Chenopus) pespelecari L. [juv.] » Serresianus Pu. 3. INVOLUTA 31. Fam. Cypraeidae Ovula adriatica Sow. » » [juv.] » curneu Porrer Neosimnia niceensis Risso » » purpurea Risso=patula Pevn. spelta Lx. Pedicularia sicula Swxs. » » Cypraea lurila L. » » » |juv.]= voluta pumilia Brus. pyrum Gu. » |juv.] achatidea Gray= Physis Aver. non BroccÙi spurca L. » Trivia europaea Mrs. » » var. major var. minor » var. globosa Aver. Mollerati Loc. » ” var. Minor » mediterranea Risso — pulex SoLanbER » » , var. minor Erato laevis Risso » » Habitat, Napoli Sardegna Napoli Civitavecchia Napoli Sardegna Napoli Sardegna Napoli Sardegna » Napoli Capri Napoli Messina Napoli Medit. Taranto Napoli » Algeria Napoli Sicilia Medit. Napoli Taranto Capri Lipari Palermo Capri » Taranto Napoli » Capri Taranto » Algeria Napoli » Donatori (GU Praus CMUE Praus » (GZUE Praus CMUE Praus (CAME » Praus CEUE Praus (Go (Uk Monterosato (05 10k Praus (G4 10 Praus > Praus da Mtrs. Praus » Praus » (GE 10E Bellini Praus » Monterosato Praus C. U. Hi Erato /aevis Risso » Dolium galea Lk. S [juv.] |juv.] 4. CANALIFERA 532. Fam. Doliidae 353. Fam. Cassididae Cassis undulata Gm. = sulcosa Aver. Var. Var. var. granulosa Perrr. suburon Brus. tyrrena CHEM. » Cassidaria mediterranea Mrs. > echinophora L. (tipo) » Var. subnodulosa BDD Var. Var. Var. van. Var. var. Var. var .?2 Bucquoi Loc. Var. Var. var. Var. Var. obsoleta solida mutica Vis. globosa [juv.] » » Habitat. Napoli Capri Medit. Napoli Adriatico » Napoli Tricase Napoli Medit. Reggio Medit. Napoli Medit. Algeria Napoli ? Medit. Adriatico Napoli lricase Medit. Napoli » Medit. Napoli 'l'aranto Tricase Napoli Taranto Napoli Medit. Napoli » Capri Donatori Praus » CIAU C.. U. Praus n CAUE Praus » Praus » Praus (05.106; Praus (Costa) Praus (CH IDE S Praus Praus » x Cassidaria echinophora L. [juv.] var. (1) » » Tritonium wnodiferum Lx. » 54. Fam. Tritoniidae » » [juv.] hirsutum Fas. Covon. = parthenopeus v. Sans » » » corrugatum Lx. » > » » var. [juv.] [juv.] » cutaceum L. » [juv.] subcutaceum Lrgassi » var. curlta BDD = subeutaceum Lipassi var. Epidromus reliculatus Bra. = triton Bonanwi. Sc. » » var. elongata Mrs. » » var. witida Mrs. var. atra Mnrs. var. nivea Mrrs. var. minor Mrrs. » Ranella gigantea Lx. » » [juv.] |juv.] Bufonaria scrobiculator L. » » IV. DD. Pseudomurex (=Coralliophila) (!) varietà senza nodi. I. Aglossa Meyendorffi Cave. —scalaris Brus. Sardegna [juv.] Palermo lamellosus PH. Habitat. Capri Napoli Napoli Medit. Napoli d Sardegna Napoli Sardegna Napoli Sardegna Napoli » Medit. » Palermo Napoli » Sardegna Napoli » > Medit. Tribù — RHACHIGLOSSA Fam. Coralliophilidae Medit. Napoli 15 Donatori Praus » (G540k Praus CUS Praus CRU Praus » CUS » Praus » (0; 106 Praus » C. U. Praus (Cb WE Praus CRU: Praus C. U. 16 Pseudomurex | Coralliophila) /ameZlosus Pu. » |juv.] |juv.] ruderalus STURANY brevis De BLas. babelis Reo. II. Glossophora (1. Holopeda) 36. Fam. Muricidae 1. Sottofam. Muricinae Murex (Rhinocantha) brandaris L. |juv.] (Phyllonotus) /rueulus L. var. solidior Mrs. dilatata Daurz falcata Brue. » Var. Val. Var. var. portulana Mrs. Habitat. Sardegna » Napoli » ‘l'aormina Napoli Adriatico Napoli ? Palermo Napoli |}uv.] Posillipo var. edulis Mrs. var. coronati var. aestuari Mrs. var. |juv | (Muricopsis-Muricidea) Bluinwi/lei Pay. !) vicino all’ echinopsis. Palermo Lampedusa Napoli Messina Lampedusa Napoli Lucrino Napoli Adriatico Sardegna Palermo Coste di Barbaria Capri Donatori Praus » » CRU Praus » Monterosato Praus » Mouterosato Praus > Monterosato » Praus Praus da Mtrs. Monterosato Praus CAUE ” Praus » Praus da Mtrs. Praus Bellini » Habitat. Murex(Muricopsis=Muricidea)£/«;ni/lei Payr.var.tro- » » phoniformis Wenx. Capri » Dalmazia var. inermis Mrs. Napoli » » » Sardegna » [juv.] > » var. Dalmazia var. minor- atra Mr. Taranto » var. minor (1) Napoli » var violacea >» » var. atra Bacoli » Var. » Napoli > var. rosea Mr. Sardegna » var. (2) Napoli > [juv.] Sardegna var. porrectus Loc. Napoli var. Sardegna » var. hirsuta 47 Donatori Praus CU. » Praus Praus » » Praus (Ch 106 Praus Parc. Spugne di Barbaria Monterosato var. gracilis Mrs. » » var. Palermo » var. Napoli » var. Palermo » var. Napoli » var. bdicolor. Sc. » Var. > } Var. » Var. » » Var.» » » var. (3) spinulosa O. G. Costa » » Sardegna subspinosa O. G. Costa » » » horrida Mrs. Asinara (Poweria=Dermomurex) distinctus CrIst. e Jan. = scalaroi- des BLv. Capri Niipoli » (1) esemplare anomalo. (2) esemplare incompleto. (8) esemplare diverso dal bicolor e dal gracilis. » Monterosato Praus » Monterosato Praus CU], Praus Typhis fe/rapterus Bros. Trophon (= Ocinebra (Ocinebrina) corallina Sc. = aciculata Lx. barvicensis JoxstoN Sowerby Bros. Pagodula) carivatus Brv.=vaginatus Jan. Trophonopsis) muricalus Mrrs. var. coralligena Mr. var. albina var. profundicula vitrea Mors. Hanley Daurz. RAP. erinacens Li. ? |juv.] .) var. farentina Lu. » Edwardsii Payr. (tipo) (tipo) (2) » var. adusta |Juv.] cassidula Mrs. = Requieni Loc. D, > (3) Var. (4) !) ha la forma del M. decussatus Gm. 9 “) prop e typ. della zona laminare. 4) esen iplare detrito. Sottofam. Parpurinae Habitat. Nupoli Palermo Capri Algeria Sardegna Napoli Palermo Marsiglia Sardegna Sciana Palermo Medit. Francia Torre del Greco Capri Dalmazia » Ognina Napoli 5 Torre del Greco Taranto Dalmazia Uatania Posillipo Napoli » Sardegna Adriatico Asinara Capri Dalmazia Napoli Sardegna Napoli Sardegna Palermo Dalmazia Taranto Donatori Ghaeuk Praus Cerio Praus » Monterosato u Praus Monterosato » (GRIUE Monterosato Bellini è x Praus CAR Monterosato Praus (GHMOL Bellini Praus C. U. Monterosato Praus [GALLULE Praus Monterosato Bellini (OH 106 » Praus “ Praus da Mtrs, CAUX Praus 49 Habitat. Donatori Ocinebra (Ocinebrina) minuti Desa. + Titii Sross. Palermo Praus » Capri » » » var. maior Napoli » d Nicolai Mrs. (1) Sardegna Praus S » » » » Helleriana Brus. Dalmazia CRU » » Corsica » » labiosa Caieria.—baetieus Reeve Venezia Praus da Mtrs. ; Bellini Mors. Capri Praus Hadriania Brocchi Mrrs. = ceraticulata Broc. Napoli » % » Dalmazia C. U. » ) Sardegna Praus Purpura Haemastoma L. Medit. (OO » var. calva Ko. Napoli Praus var. gigantea CaLc.=major Mrs. Medit. C. U. 37. Fam. Columbellidae Columbella rustica L. Napoli (GE0K » » » Praus Bacoli Adriatico » Messina Monterosato » Lampedusa » » Livorno Palermo » Porto d'Anzio » var. Napoli Praus Var. Palermo Monterosato var. spongiarum Barbaria » var. gibba Castro (Otranto) De Rosa var. minor-apiculata Mrs. Palermo Monterosato var elongata Pa. > > » Napoli (CE var. cuneatiformis PaLLary » Praus » » Palermo Monterosato » » var. cuneata Mors. (2) Barbaria » » > [juv.] Napoli Praus Columbella (Mitrella) scripta L. » (CHAD » » Tricase Praus Adriatico (OE 10 ) (3) » Praus » » Sardegna Taranto (!) dei fondi coralligeni. (2) vive nelle spugne. (3) dei fondi coralligeni. 50 Habitat. Donatori Columbella (Mitrella) scripta L. Livorno Monterosato Palermo » » » Palermo Praus ; Messina Monterosato Taormina » Lampedusa » var. Medit. (CRU var. Coste di Barbaria Praus da Mtrs. var. curta Medit. Praus var. lactea Pu. Adriatico CHIUE |juv.] Sardegna Praus » |juv.] Napoli » » var. spongiarum Mors. Barbaria Monterosato var. coccinea Pu. Capri Praus Var » [juv.] » » Var. » rar. pullus (1) Dalmazia CE var. Brisei Brus. Adriatico Praus 2? Capri » spelta Mrs. Gervillei Payvr. (tipo) » var. decolluta Brus. » » » minor Mrrs. albida Mrs. spongicola Mms. acuta Mrs. pardina Mrrs. pediculus Mors. Hidalgoi Mrs Broderipii Sorv. cribraria Lx. (Atilia) minor Sc. var. erigua Mrs. var. epidermata Mrs. nasuta Brus. postea Brisei Bkus. Spugne di Barbaria Monterosato Napoli Praus » (CHIUE Praus » (Og 10] Medit. » Dalmazia » Messina ; Adriatico » Messina Monterosato Spugne di Barbaria » > ; Capo Spartel (Ma- rocco) Madera » » » Napoli Praus si (GE DK Capri Praus Dalmazia (CU Medit. Praus Taranto » Sardegna » Messina Monterosato Palermo » DI Habitat. Donatori 38. Fam. Nassidae Nassa mutabilis L. (tipo) Napoli C. U. » » Pozzuoli Praus » » Napoli » » » Tricase » » » var. Napoli (G210K » » var. » » » var. » » » var. » > » » var. minor Mrrs. » Praus » » var. eburnea Mors. Lampedusa Monterosato » ) var. inflata Lx. Cette var. spirolineata Mrs. Palermo » » » Var. » Cagliari » » var. annosa Mors. Coste Toscane » » » var. >» var. Nobeltiana Mvrs. Medit. Praus da Mtrs. » » [juv.] Napoli CUUN » Tinei Marav. = Gussoni Cane. Messina Praus » (Arcularia) gibbosula L. Alessandria (d’ E- gitto) » » (Hinea=Tritia) retieulata L. Napoli C. U. » » » Praus » Medit. » ) Valencia Monterosato Coste di Portogallo » » var. clodiensis Mrrs. Chioggia Praus da Mtrs. var. nitida Mors. Spezia ; » var. Poirieri Loc. Medit. var. isomera Loc. » ; » [juv.] Napoli » » » >» » (Caesia) limata var. robusta Mars. Napoli (CARIOR Var = major Avor. Sinigaglia Monterosato var. lenuis Napoli (CARLOR » > var. intermedia Forz. Sardegna » » » var. > » Praus Var. >» —minor Mrrs. Napoli » » » var. copiosa Mrrs.=Tiberiana Jerr. Medit. » » Sardegna » ) [juv.] Capri > 5 E ) Napoli » » (1) > CUL » (Hima) Lacepedei Pavr. = Ascaniasi Loc. Bacoli » » » » Capri Praus (1) prossima alla copiosa. Nassa (Hima) Lacepedeì Payr. Var. Van. striata |juv.] Var. van. Var. Var. Var. var. Var. var. var. var. var. var. var. var. Var. var. var. var. Var. Var. Val. Var. Var. var. var. var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. var. Var. !) var. per striatura. 2) var. per dimensioni. varicosa a. Pu. (1) ex forma (2) elongata » » (3) curta curla et fasciata Mrs. fasciata rosea » rufa alba lutescens Sc.=flava Lx. fusca Sc. ? valliculata Loc. = elonga- ta BDD Napoli minor var. ex col. (3) anomalia per allungamento. Habitat, Capri Sardegna Medit. » Adriatico Napoli Medit. Napoli Medit. » Napoli Medit. Napoli Medit. Napoli » Medit. » Napoli Medit. Donatori Bellini Praus Bellini » Brusina » Praus » + » > Praus » » » (GGNI0E Praus x » Nassa (Hima) Lacepedei Pavr. var. minor var. ex col. » » » var. pygmaea Avon. » (Telasco) costulata Ren. var. fleruosa O. G. Costa (1) vive nelle spugne. (2) secondo Pappi. var. @ffinis (Risso) Loc. » var. varicosa var. Del Preteì Mrs. Var. » var. granulata Avor. var. Var. var. var. Var. Var. Var. Val. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. var. var. Var. var. Var. Var. Var. var. Var. Var. Var. var. var. Var. var. Var. var. ceratina Mrs. salmastra tenuicosta BDD (1) Sì Cuvieri Payr. » var. Minor var. fulva var. minuta Var. Mrs. var. Minor var. aurea >» Var. Ferrussacii Pavyr. » 2 (=) Mabillei Loc. (tipo) —castanea Brus. var. Minor var. » var. [juv.] phasianella Habitat. Medit. » Napoli Baleari Sardegna Napoli Donatori (OR OR Praus Coste di Provenza Monterosato Medit. Napoli Viareggio Napoli ? Medit. Dalmazia Tricase Lucrino Barbaria Sfax Palermo Medit. Palermo Napoli Palermo Trapani Palermo » Crapuni Capri Palermo » Adriatico Medit. Palermo Adriatico Napoli » Zara Palermo Napoli Medit. Adriatioo Dalmazia Medit. Napoli Praus Praus da Mtrs. Praus (CAO Praus da Mtrs. Monterosato Praus CUL Praus da Mtrs. Praus Monterosato Praus Monterosato Praus Praus da Mtrs. Brusina Bellini Monterosato (CE IDE Praus Brusina Praus DI Habitat. Donatori Nassa (Telasco) costulata Ren. var. Mabillei Loc. (1) Trapani Praus è » var. subdiaphana Biv-=encau- stica Brus. Napoli » » (GRU > Medit. Praus » Porto Maurizio Monterosato Trapani Praus var. unifa- sciata Medit. » var. stola- ta Gm. Palermo var. stolata(?) Napoli » var. colorata Mrs. (3) » S » var. fulva Mrrs. (4) > » var. subcosta- ta v. alba Medit. » var. perfecta Mrrs. Napoli > var. (9) Medit. » var. rugino- sa Mrs. Palermo Monterosato var. (9) Medit. Praus var. parvo- plicata Napoli » var. buccina- lis Mr. Medit. » » var. buccinalis var. ex col. colorata Napoli var.» » Capri d > var. buccinalis minor co- lorata Napoli C. U. var. ventrico- sa Mrrs. » Praus var. minima Medit. » var. (7) » » VAr. Napoli » È, » S detrita. var. ex forma subcostata. % var. ex forma conslricta Mrrs. 4 var. ex forma laevis Mrs. vicina alla perfecta. 6) var..vicina alla rubiginosa. (7) prossima al tipo minor. Habitat. Nassa(Telasco) costulata Ren.var.suldiaphana Biv var.(!) Napoli » » ) (2) (3) » var. S ) var. var. Var. » Var. ) Var. » » var. media Pu. » » (4) multilineolata Mors. caperata Mrs. (mss. lopadusae Mors. pumila Mors. illota Loc. speciosa Mars. Deshayesii Druer. var. nassicula Mors. madeirensis Reeve ringens Mrrs. corrupta Loc. corrugata Brocchi ui 3 Medit. Napoli Medit. Palermo Dalmazia Valenza Adriatico Cagliari var. media Lampedusa Medit. Messina Palermo Lampedusa Palermo Medit. » Canarie Toscana Algieri Palermo » » 8) ? transiens Mnrs. Palermo » Sardegna oblique-costata var. lividula Mrrs. Napoli (Naytia) granum Lx. Malaga » Catalogna (Amycla) corniculum Otivi Napoli » » Palermo ; Corsica > var. semiplicata O. G. Costa Napoli » Medit. » » Corsica » » Napoli Medit. » var. fasciolata Lx. Napoli » » Medit. » » var. elongatu- la Loc. Corsica forma irregolare. mostruosità. del gruppo della subdiaphana n. sp. del gruppo della costulata. affine alla corrugata. r r c io Donatori Praus » C. U. Praus Monterosato Praus Monterosato Brusina Monterosato Praus Monterosato Praus » Praus da Mtrs. Monterosato » > Praus Monterosato Praus CU: Praus da Mtrs. Monterosato Praus CU Monterosato Praus CU: Praus Db Habitat. Donatori Nassa (Amycla) corniculum Oni var.fasciolata Lx.var. e- longatula Sardegna Praus » var. flava Adriatico (Ga 10], var. Morterosatoi Loc. =fa- y seiolata-minor Napoli » Palermo Medit. » Corsica Palermo Praus da Mtrs. Medit. Praus Trapani Praus da Mtrs: var. contabulata Mrs. Medit. Praus var. bulliaeformis Mors. Lampedusa Monterosato » Napoli Praus var. atrata BDD » » var. flava » (OH1U, var. (1) Medit. Praus var. olivacea » » Var. » Corsica » var. lignaria Mrs. Palermo Monterosato var. » Napoli Praus var. » CRU Var. Adriatico » var. Napoli » var. minor S [juv.] » Praus » [juv.] var. salmastra Luerino » Cyclonassa (—Neritula) verilea L. Napoli C. U. » » Palermo |juv.] Napoli > [juv.] Capri |juv.] Medit. » var. italica Isser Brindisi » (Donowani) Risso Messina Monterosato > » > » Isola dell’Elba Praus var. pellucida Risso Napoli (10/5 var. d Sicilia Monterosato var. — astericus Mica. Mondello » var. Napoli CAUE Var. ) Palermo Praus !) prossima alla var. lava. 39. Fam. Buccinidae Sottofam. Crysodominae Neptunea contraria L. Euthria cornea L. » » » » » » O) » » >» » » » » » var. major Sc. var. minor So. var. maculata Mrrs. var. crassa Mors. var. fusca Sc. var. > [juv.] Pisania maculosa Lk.= syracusana Gu. » » » var. major var. minor var. pullus var. elongata Mrs. var. fusca Mors. var. fasciata MrRs. var. marmorata Mrs. var. ex col. » (Pollia) d’Ordignyi Payr. » » » > var. major > var. > var. > var. [ju] » [juv.] » [juv.] S (1) » » picta Sc.= Scacchiana Pa. » » » » bicolor CANTR. » » » (1) mostruosità. Habitat. Napoli Medit. Napoli » Corsica » Napoli Casho (Otranto) Napoli » Medit. » » Napoli Bacoli Adriatico Napoli Medit. » » Sardegna Taranto Capri Napoli Medit. Napoli Capri Sardegna Zara Medit. Sardegna 57 Donatori (CA Bellini (O: 101 » Praus CRU » Bar. De Rosa Bellini C. U. Praus » » » » >» (CLUOL Praus Cau: Praus (GIMUE Praus > » Praus Bellini CUR Praus (Gist Ul Praus [GRMUIE Praus DS Habitat. Pisania dicolor CaxtR. Sardegna > Adriatico ) polycroma SEGUENZA Capri “40. Fam. Fasciolariidae Fasciolaria lignaria L. Napoli 9 = % » » [pullus] » Fusus (Aptyxis) syracusanus L. (tipo) Siracusa > » (1) Napoli > » Taranto » Capri » Tripoli » Trapani » Bacoli » var. gracilis |juv.] Napoli » > var. Lia » ) » [juv.] » » » var. fasciolarioides Mrs. Dalmazia » var. provincialis Risso Napoli » » var » » » » var. Medit. > » var. Rissoianus Loc. Sicilia » » Var. » Napoli » » var. » Medit. » » var. » [juv.] Napoli >» » Var. Medit. > » var. Palermo » » var. Tricase > » (2) Palermo (Pseudofusus) rostratus OLivi var. carinata Dalmazia » var. » Sardegna >» » Veneto > » var. subcarinata Napoli » » var. latiroides Di BLASI. > ) » Var. » Medit. ’ » var. » Sardegna » Var. (3) Lipari strigosus Lx. Napoli » Posillipo » » » 1) prope typ. 2) vicino al F. fasciolarioides. (3) prossima al latiroides. Torre Annunziata Adriatico Tricase Donatori Praus Monterosato Praus CU: Praus (€ 10/5 Praus Bellini Monterosato Praus » C. U. Praus Bellini CE » Praus $ Monterosato Praus Monterosato (GHX1CY: Praus CNUE » Praus Fusus (Pseudofusus) strigosus Lx. » var. » Var. » Var. » var. subcarinata adustus MrRs. parvulus Mrs. = rudis KoseLT (non Pain) » SINO fortis Risso var. raricosta Del PRETE rusticulus MRS. » pulchellus Pu. » » (tipo) » [juv.] 41. Fam. Mitridae. Mitra ebenus Lx. » » (tipo) (tipo) [juv.] [juv.] [pullus] var. acuta Mrs. var. oblonga Mrs. var. Buurguignati Loc. var. inflata Mrrs. var. plumbea (Lx.) BDD=Cordieri Maravia. var. concolor var. debilis Mrrs.=plicatula (non Brocc.) lutescens Lx. (1) detrito. [juv.] Habitat. Donatori Sardegna Praus Tricase » Taranto » » (GHMDE Tricase Praus Dalmazia (CH 10] Palermo Monterosato Sardegna Praus Napoli » Sardegna » Coste di Barbaria >» Spugne diBarbaria Monterosato Capri Praus Napoli » Sardegna » Lipari AE) Corsica » Sardegna » Napoli (05. 10K Capri Praus Adriatico » Asinara Monterosato Sardegna Praus Capri Bellini Medit. OMUE » Praus Napoli CU Medit. » » » > Praus Napoli » Medit. CRU: Napoli » Posillipo Praus Sardegna » Palermo Praus da Mtrs. Dalmazia (CDI Adriatico ) Capri Bellini Napoli ? Praus Capri Bellini 60 Mitra /ufescens Lx. var. Zactea Mrrs. tricolor Aver. è» » » Marginella (Volvarina) mitrella Risso=marginella seca- = » » » Savignyi Paxr. » SS » [juv.] litoralis Forses=picta Daw E Samp. » (Mitrolumna) olivoidea Cante. d » var. granulosa Mrs. » var. leontochrvoma Brus. Habitat, Capri Napoli Palermo Dalmazia Sicilia N apoli Siracusa Sardegna Palermo Medit. Napoli Ragusa Adrialico Sardegna Capri Adriatico Capri Napoli =granulosa Brus.? Capri 42. Fam. Marginellidae » » » » [juv.] » [juv.] » (Gibberula) miliaria Avor. » var. majuscola Mrrs. » var. alba Mors. » var. minor MRS. » [juv.] » (1) (Gibberulina) Philippi Mrrs.=minuta Pa. > ) esemplare incompleto. Napoli Capri Medit. Capri » Taranto Capri Napoli Capri Taranto Messina Capri Napoli Dalmazia Capri Napoli Dalmazia Capri Donatori Praus GIUR Praus (CIMIDS Praus » (OELOf Praus COMU Praus » » ;; di » Bellini Praus » » (GAI0} Praus $ » (G3 IDE Bellini CUR » » Praus (GRU Praus C. U. » Praus aibà di. - 61 Habitat. Donatori Marginella (Gibberulina) Philippi Mars. Napoli Praus » » » (O210]E » » Medit. Praus » » Messina CU » occulta Mrs. Napoli Praus » > Capri » 5: > 3 5 » » [juv.] » » » » (1) » » » clandestina Broc. Napoli CU; » » » » » » Capri Bellini $ > » Praus » : » Zara (CADE » » Messina > » » Medit. » $ » Taranto Praus » turgidula Mors. Sfax Monterosato V. Tribù — roxoGLossa 43. Fam. Cancellariidae Cancellaria similis Sow. Medit. (Ch Ok » cancellata L. Coste d’ Africa Praus 44. Fam. Pleurotomidae Pleurotoma (Teres) Loprestiani CaLc.=tarentinum Pa. Napoli (CHOE » » » » » » Sardegna Praus » » Capri » Trecchi Testa Corsica » » teres Forg. Capri » Crassopleura Maravignae Bv. Napoli (CK(105 » » Capri Praus » » Sardegna » Hadropleura septangularis Mrs. Napoli © UL » » Dalmazia Medit. » » Napoli var. secalina Pa. » > > Palermo Capri Praus var. Napoli » » » var. albina Mrrs. Palermo Monterosato (1) esemplare incompleto. HAR planaxvoides (Conri) Mrs. flewicosta Mrrs. » var. Dcenovania (—Lachesis) tumritellata Desn. » > » » » Var. Var. linearis attenuata Tre. » mamillata Risso affinis Mrs. (1) ? (Folineae) Lefeduri Marav.—Folineae D. Ca. » (Chauvetia—Nesaea) vulpecula Mrrs.—recon- dita Bruex. Mangilia costata Pexx. > » Galli Brv. f. » coerulans Pu. » > » Paciniana Canc. » » var. » var. (2) Brusinae Mrs. Wauquelini Payr » unicolor Sandri Bruex. » Var. » var. minor » var. brevis Rea. ossea MrRs. rugulosa Pa. 1, prossima alla affinis. £) prossima alla var. unicolor. var. submamillata Mrs. lineolata TrB. candidissima Pa. [juv.] unifasciata Costa Habitat, Capri Sfax Napoli Dalmazia Napoli Medit. Palermo Sfax Capri Napoli Capri d Napoli » Capri Palermo Sardegna Capri Dalmazia Taranto Napoli Capri Palermo Napoli Dalmazia Napoli » » Taranto ? Capri Napoli Dalmazia Sardegna Dalmazia Adriatico Dalmazia Napoli Adriatico Napoli » Capri Sardegna Napoli Donatori Praus Monterosato (GS UU Praus » Monterosato Praus d C. U. Praus » » » CI Praus (GHAlor Praus » CE Praus Bellini Praus (5 (OI Praus Mangilia scabrida Mrrs. Stossiciana Bxrus. » » » albida Desa. derelicta Reeve aurea Bruex. (1) taeniata Desa. » » var. exigua var. brevis Rea. Var. indistincta Mors. harpulina Mors. secreta MRS. tarentina Mors. Kockii PaLLary multilineolata Des. » var. pusilla Sc. » » var. albina=minuta O. G. Costa var. minor Mrrs. Var. Raphitoma (Ginnania) fuscata Dest.=Ginnaniana Sc. » » » var. Minor var. nodulosa var. laevigata Pai. » » » nana (!) prossima all’ aurea. » var. pallida Mrrs. var. So. =turgidum Kos. Habitat. Napoli Capri Dalmazia » Napoli Algeria Sardegna Napoli » Capri Sardegna Palermo Capri Sardegna Capri Napoli Dalmazia Taranto Sardegna Sfax Napoli Trapani Algeria Napoli » Trapani Algeria Napoli Sardegna Brevilaqua (Dal- mazia) Napoli Adriatico Napoli Adriatico Napoli Zara Sardegna Catania Medit. Napoli » Sardegna Napoli 63 Donatori (CEDE Praus CAR » S Praus da Mtrs. Praus (OG 210f » Bellini Praus » » Praus Monterosato (CAUUL » Monterosato (0: 10E » » Monterosato Praus (CHUDE Praus (GERUE » Praus C. U Praus C. U. Praus Habitat. Raphitoma (Ginnania) nana Sc. Medit. brachystoma Pa. var. granuli- fera Bruen. Capri (Smithiella) striolata Sc.=costulatum Brv. Napoli i » Dalmazia » 1 Napoli Sardegna Adriatico » var. minor Sardegna (WVilliersiella) attenuata Mra. Napoli » Dalmazia » Adriatico Clathurella (Clathromangelia) quadri/2um Duvarp.=cla- thrata M. De Serr. Sardegna granum Pa. Napoli ò Messina > Sardegna ) Capri » » » var. Prausì Mrs. > (Cordieria) Cordieri PayR (tipo, —echinata Sc. Napoli » > pupoides Mrrs.=rudis Sc. » > Sardegna ) [jav.] Capri radula Mrrs. Napoli reticulata Broc. Dalmazia Napoli ) Sardegna » [juv.] Medit. horrida Mors. Sardegna hystrix JAN. Medit. » Capri (Philbertia) Philberti Mica.=bicolor Risso Napoli » Dalmazia Sicilia Capri » Taranto » Sardegna » Provenza (frammento) Sardegna » varpurpureaMra.var.fla- va Mrrs. Napoli var. atropurpurea Mors. > contigua Mrs. (tipo) . Capri » Donatori Praus » Praus C:00% » Praus » Bellini Praus (GESU » » » Praus » C. U. » » » Praus d Cerio Praus » Monterosato Praus C. U. Praus > Habitat. Clathurella (Philbertia) contigua Mrrs. (tipo) (1) Capri » » Sicilia » densa Mrrs.=versicolor Sc. (pars) Napoli » » Sardegna » » (2) Capri » alternans Murs. Trapani » Bucquoi Loc. Palermo » subtilis Mrs. Capri » papillosa Mrs. Sfax » La Viae Pa. Napoli » » Zara » » Capri » ? » » (Cirillia) linearis Mrrs. Napoli » » =rosea Brus. Lesina » >» Sardegna » » Capri » » » » » Trieste » >» Var. i Medit. » >» var. Napoli » » (3) Sardegna » » var. unicolor Mrrs. Capri » (Leufroyia) Leufroyi Micx. Napoli » » » » » Palermo » » i Sardegna » » var. major (4) » » concinna Sc. Napoli » » » » » Torre Annunziata » » Capri » » Sardegna » > Palermo » » [juv.] Napoli » erronea Mors. Sardegna » (Bellardiella) gracilis Mre. Napoli » » Medit. » » Torre Annunziata » > Sardegna » » Dalmazia » » [Juv.| Sardegna 1) esemplare incompleto. (2) esemplare incompleto. (3) non littorale. (4) esemplare incompleto. Donatori Praus CRU, » Praus Praus » Monterosato Praus Monterosato (CE 0h » Bellini Praus (CRU » Praus » Cerio Monterosato Praus » Monterosato Praus Praus Cerio Praus Praus GOUE Praus 45, Fam. Conidae Conus mediferraneus Brus. (tipo) » » » » è) » [juv.] » [juv.] » var. major » var. minor » » » var. franciscanus Lx. » » » var. galloprovincialis Loc. » » » » » » » var. litoralis MRS. » » » var. spongicola Mrs. (1) » var. (2) » var. B. Par. » var. mercatiformis Mrs. » var. noaeformis Mors. (3) » var. submediterranea Loc. » Var. » » var. var. » var. » var. » var. » var. » Var. » var. elongatus BDD. (4) riparius Mrrs. var. (1) vive nelle spugne. 3) vicino alla var. arenaria. (8) var. ex col. marmorata PA. (4) vive nelle spugne. Habitat, Medit. Napoli Capri Tricase Adriatico Taranto Patrasso Cagliari Medit. Taranto Palermo Isole di Tremiti Napoli Capri Napoli Palermo Tripoli Messina Lampedusa Palermo Medit. » Taranto Bacoli Castro (Otranto) Barbaria Lampedusa Taranto Medit. Taranto Napoli Donatori CRUE Praus » CU, Praus Monterosato » CE » Praus Monterosato Praus CU Monterosato - S » CA Monterosato Praus » Bar. De Rosa Monterosato Praus Monterosato C81UE Praus » Giardina(Palermo) Monterosato Adriatico Medit. Zara Napoli » Milazzo Palermo Barbaria Lampedusa (65100) » » » Monterosato » > » Habitat. III, Ordine — Fr7eteropoda 1. Fam, Carinariidae Carinaria mediterranea Per. Les. Napoli » » » 2. Fam. Atlantidae Atlanta Peronii Les. Napoli » » Messina Oxygyrus Keraudreni Les. Napoli IV. Ordine —- Pulmonata I. Sott’ ordine — THALASSOPHILA 1. Fam. Siphonariidae Siphonaria A/gesirae Q. et Gar. Orano » » Tangeri Williamia Gussonii O. G. Costa Napoli > » Mar Tirreno » » Palermo 2. Fam. Gadiniidae Gadinia Garnoti Paxr. Napoli » » II. Sott’ ordine — GEHYDROPHILA 3. Fam. Auriculidae Ovatella Firminii Paxr. Napoli » » Adriatico Alexia (1 » Myosotella myosotis Pavr. var. obsoleta. Per. Ischia » » Var. Napoli » » Var. » Leuconia didentata Mre. » (1) del gruppo dell’ algerica Boure. 67 Donatori Praus (CUOR (CL 101 Praus (Ch 10/6 Praus da Mtrs. 3% (G 105 Praus Monterosato CRU Praus ON Habitat, V. Ordine — Pteropoda - IL. Sott' ordine — GymNosoMmaTA Fam. Pneumodermatidae Pneumodermon mediterranenm van BexeD. Napoli II. Sott' ordine — THECOSOMATA 1. Fam. Limacinidae Heliconoides rostralis Sout. (1) Capri d » Napoli Spirialis retroversa Fuem. Palermo » trochiformis D’ Or. Napoli > contorta Mrrs. Palermo » bulimoides Grav. Napoli Per-cle reticulata D’ Or. = recurvirostra A. Costa (2) » 2. Fam. Cavoliniidae Clio (+Cleodora) (Creseis) virgula Rara. Medit. conica A. Costa (3) Napoli » Capri acicula Sovn. Napoli » fjuv.] » Styliola) subula Q. et Gar. » (Hyalocylix) striata Raxa. » Clio) pyramidata L. » cuspidata Bosc. » Cavolinia /spinosa Les. Algieri ) Napoli gibbosa Rane. » tridentata Forsk Medit. " Napoli inflera Les.=vaginella CantR. » » 3. Fam. Cymbuliidae Cymbulia Peronii Biv. Napoli Gleba cordata Forsx.=Tiedemannia neapolitana van BENED. > 1) È la Protomedea elata di O. G. Costa. 2) Esemplare tipico originale della Spirialis recurvirostra del Prof. A. Esemplari tipici originali del Prof. A. Costa. Donatori C. U. Praus (CRelUb Monterosato CRU: Monterosato C. U. » Bellini (Ch OK Praus (506 » Praus (CORUE Praus (CENO/ Praus (GR IOL Praus CU Costa. ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INNuova Serie ) VOLUME 2. Num. 6. 3 Maggio 1906 Dott. PASQUALE MOLA (INapoli) Di alcune specie poco studiate o mal note di Cestodi (Tav. 3 e 4) (Ricevnta il 15 Novembre 1905 Il prof. MownmiceLLI mi affidò cortesemente , perchè li avessi studiati, tre Ce- stodi della collezione elmintologica del Museo Zoologico della R. Università. Per due di essi, e cioè per l'Anthobothrium laciniatum Livon ed il Dinobothrium septaria v. BexEDEN, il primo rinvenuto dal prof. MonriceLLI nell’intestino spirale di Carcharias glaucus, V altro raccolto dal prof. Damiani nello stomaco di una Selache maxima, il compito mi fu agevole, trattandosi di completare, su discreto materiale, le descrizioni troppo sommarie che delle due specie avevano già dato gli autori che per i primi le avevano studiate; e la via, anzi, mi venne grande- mente spianata dal confronto con le forme tipiche, grazie alla squisita cortesia del prof. Lixron e del prof. AppeELLÒF, i quali con sollecitudine aderirono alla mia richiesta, il primo inviandomi degli esemplari di Anthobothrzum laciniatum nelle due varietà da lui rinvenute nella valvola spirale di Carcharias obscurus, il secondo concedendomi alcuni esemplari di Dinobothrium septaria della collezione del Museo di Berghen raccolti nella valvola spirale della Lammna cornubica, di quelli stu- diati dal Léxnsero. Per il terzo cestode, l’Ephedrocephalus microcephalus Dirsine, di cui ebbi a disposizione alcuni rari esemplari tipici, provenienti dalla collezione del Museo di Storia naturale di Vienna, ottenuti anni addietro, per cortesia del prof. MarenzELLER, dal prof. MonmtIcELLI, per lo stato di conservazione non molto favorevole, incontrai non poche difficoltà nello esame dei relativi preparati, prima che avessi potuto porre sicuramente in rilievo le caratteristiche anatomiche di que- sta specie, sommariamente descritta dal Dresino e finora per nulla studiata nella sua organizzazione, ed assegnarle il posto tassonomico che le compete. a va |. Anthobothrium laciniatum Laixvoxn Questa specie, descritta nel 1890 dal Linrox con le due varietà (brevicolle e filicolle) su esemplari raccolti nella valvola spirale del Carcharias obscurus a Woods Holl, Massachus- sets non era stata finora da altri ritrovata. Io l’ho riconosciuta in aleuni esemplari raccolti dal Prot. MoxmeeLti nella valvola spirale di un Carcharias glaucus pescato nel Golfo di Na- poli nel 1892. È quindi la prima volta che questa specie di An/lRobothrium viene trovata ospite di Selaci pescati nel Mediterraneo. Il carattere principale, che differenzia l’ AntRodothriun laciniatum (Fig. 9-11) dalle altre specie del genere, sta nella lunghezza relativamente piccola (25-30 mm.) del cestode, e nella brevità od assenza completa del collo, perchè la segmentazione s’inizia netta e precisa appena dietro il capo (scolice). L'esame accurato degli esemplari raccolti dal MonmeeLt, e di quelli tipici del Lixrox mi persuasero che se doveva senz'altro accettarsi questa specie, nessun criterio giustificava la distinzione delle due varietà brevicolle e filicolle istituite dal Linrox; le cui caratteristiche, più che essere una condizione naturale di cose, dipendevano dal diverso grado di contrazione del primo segmento, dalla variabile distensione dei botridi, dalla età differente degl’ indi- vidui, ed in parte anche dal modo di preparazione e conservazione di essi. Ciò fu notato, del resto. dallo stesso Lixnrox, che in proposito ebbe a dire: It is to be noted, however, that the differences that appear to be so profound in the alcoholie spe- cimens were not so obvious in the living specimens. Tutto lo strobilo ha la forma rappresentata nella Fig. 9: anteriormente è ristretto e ro- tondeggiante e va in senso distale gradatamente allargandosi ed appiattendosi. Il capo piccolissimo poco o nulla si distingue dal primo segmento: esso è sormontato da quattro botridi (Fig. 10-11) foggiati a corna di abbondanza, con base libera slargata , con apice ristretto, i quali nello assieme danno l’° immagine di un fiore a quattro tepali ; i mar- gini liberi dei singoli botridi sono interi, ondulati, proteiformi ; la loro apertura è imbuti- forme, tagliata a sghembo, e funziona da organo di adesione. Manca un collo, ove non si voglia interpretare per tale il primo segmento, più lungo degli altri, più ristretto nella parte anteriore e con una lievissima strozzatura in corrispon- denza dello attacco dei botridi; posteriormente questo segmento» si slarga e termina con quattro lacinie, che ricoprono il segmento successivo. La segmentazione, come ho già accennato, s’ inizia immediatamente dopo il capo, i primi articoli sono più lunghi che larghi; dopo, a partire dal 15° o 16°, si fanno più corti e au- mentano in larghezza, finchè assumono la caratteristica forma rettangolare. Il numero delle proglottidi negl’ individui studiati è abbastanza considerevole, circa una sessantina; ma questo numero può variare non avendo io potuto osservare, perchè assenti negl’individui esaminati, proglottidi contenenti uova mature. Ciascuna proglottide (Fig. 25) si prolunga posteriormente in 4 appendici, due per faccia, triangolari, ad apice arrontondato, spesse, carnose, le quali ricoprono la porzione anteriore della proglottide successiva. Le aperture genitali sono marginali ed irregolarmente alterne Fig 24). L’atrio genitale si apre all’esterno per uno strettissimo foro arrontondato, marginale, si- tuato verso il quarto anteriore di ciascuna proglottide. In fondo all’ atrio sboccano le aperture genitali , la maschile in basso e la femminile immediatamente in sopra. PRI I testicoli ascendono al numero di 60 a 100, ed occupano tutta la zona centrale della proglottide (Fig. 25, #). La forma primitiva sferica di essi sì modifica diversamente negli articoli più avanzati della catena per la reciproca pressione. Da ciascun testicolo ha origine un canalino efferente, breve, che si unisce a quello del testicolo contiguo, in un canalino di maggior diametro, il quale, a sua volta, confluisce con un canalicolo omologo, formandone uno più grosso, e così di seguito, fino alla formazione di un unico lungo deferente (Fig. 25, de) che dopo aver descritte alquante anse piccole e turgide, s'incurva in basso, e penetra nella tasca del cirro: in questa diviene dotto eiacula- tore, l’attraversa tutta e va a sboccare all’apice del cirro (Fig. 25, p.). N Linrow ha osservato il cirro costantemente retratto: in un preparato in toto di proglot- tide (Fig. 25) mi è occorso di osservare il cirro in buona parte svaginato dall’orifizio genitale. Posteriormente, verso il quarto della proglottide, giace l’ovario, che occupa tutto lo spessore del parenchima, limitato in alto dal campo testicolare ed ai lati e in sotto dal vitellogeno. Esso è formato da due ali, arrotondate, disposte simmetricamente ai lati della proglottide e congiunte tra loro da un sottile ponte ovarico mediano (collettore ovarico). Da questo si diparte l’ ovidotto che decorre obliquo in basso verso il margine posteriore della proglottide , ove ripiega ad ansa, per indi risalire verso l’utero, disponendosi ventralmente e nel mezzo dell’ articolo. Esso si apre nell’utero, poco in so- pra della sua origine dal collettore ovarico, non però nel fondo di quello, ma alquanto più in su, e riceve subito lo sbocco della vagina e più in basso, in prossimità dell’ansa, il vitellodutto im- pari. In corrispondenza dell’ansa dell’ovidutto, si scorge un ri- gonfiamento (ootipo) involto da numerosissime cellule claviformi; le glandole del guscio. L’utero (Fig. 25, ut.) ha un decorso pressochè rettilineo , è cilindrico, circondato in tutti i sensi dalle masse testicolari, e termina superiormente a fondo cieco a livello delle aperture ge- nitali marginali. Non ho trovato uova uterine in tutti gli esem- plari da me studiati; ciò dimostra che di essi nessuno era completamente maturo. La vagina (Fig. 25, vg.) si origina dall’ovidotto nel punto in- nanzi indicato; con percorso sinuoso essa si svolge in alto, addos- sandosi all’utero, lungo la linea mediana; giunta all’altezza della tasca del cirro si volge ad arco verso il margine laterale della ig. /. - Imsieme dell'apparato ge- proglottide, decorre superiormente alla tasca medesima e sbocca nitale femminile di Axzhobo- al di sopra di essa nel fondo dell’atrio genitale. E RR SS, MOL I vitellogeni (Fig. 25, v79.) sono situati verso i margini della proglottide, formando coi loro acini un fitto strato involgente tutti gli altri organi come in un sacco. I due vitellodutti (Fig. 25, vtdp) che ne derivano sono situati dorsalmente alle masse ovariche e dopo un percorso rettilineo e obliquo in dentro, si riuniscono sulla linea mediana, un poco in sotto dello sbocco della vagina, in un vitellodutto comune unico, che si dirige in basso e sbocca, come innanzi si è detto, al disopra della curva descritta dall’ ovidotto. 2. Dinobothrium septaria v. Brxepex. Questa specie è stata descritta dal Van Brxepen nel 1889 per alcuni Cestodi raccolti nel- l'intestino terminale di Lamna cornudica. Il Lònnsere l’ ha studiata prima (1) su esemplari trovati dal CarLeren e dipoi (2) su altri raccolti dall’ AprprLLòp anche in Lamna cornubica. Recentemente il Prof. MoxmerLti riconosceva questa specie, della quale aveva esaminati i tipi originali del Van Brxepkn nel Museo zoologico dell’ Università di Bruxelles, in alcuni cestodì raccolti dal Prof. Damrani nello stomaco di una Selache maxima pescata all’ Isola d'Elba (Tonnara d’Enfola) (1). È la prima volta che questo cestode si rinviene nella Selache e nel Mediterraneo. L'aspetto generale del Dinobothrium septaria si rileva chiaramente dalla Fig. 5: uno strobilo a nastro, lungo 80-120 mm, quasi uniformente largo da uno estremo all’ altro, co- stituito da un numero abbastanza considerevole di proglottidi, e sormontato in avanti da uno scolice piuttosto voluminoso provvisto di lungo e ben distinto collo. Lo scolice (Fig. 6, 7 e 8) è rappresentato da quattro grossi botridi, due situati nel piano ventrale e due in quello dorsale; in complesso offrono l’aspetto di due conchiglie aperte del genere Septaria, a dire del v. BeNEDEN. Ogni singolo botridio è ovale, largo, contornato in avanti da un rilievo spesso, nastriforme, arcuato, il quale concorre grandemente alla concavità della faccia esterna. A metà di questo rilievo, sul punto culminante, si eleva una ventosa, a mo’ di nido di rondine. Le prime proglottidi alquanto strette sono tra loro appena distinte da lievi rughe traverse; queste vanno man mano approfondendosi in senso distale, per cui gli articoli assumono l’a- spetto di rettangoli disposti trasversalmente. Le aperture genitali sono marginali e irrego- larmente alterne (Fig. 12); esse sono situate ad un terzo del margine della proglottide , e sboccano in- ‘I sieme, la maschile dorsalmente e la femminile ven- tralmente, entrambe allo stesso livello e nel fondo di un atrio genitale, che si apre all’esterno per un aper- tura arrotondata. x I testicoli (Fig. 15. 4), ammassati in numero con- . siderevole, occupano tutto il parenchima midollare, de meno la parte centrale ove sono allogati gli altri or- gani genitali, respingendo i vitellogeni a contatto vtdp della metà ventrale del sacco muscolare interno. Il deferente, dapprima esile di calibro e lievemente vot ondulato, sì slarga poi gradatamente, fimo ad acqui- stare un diametro ragguardevole; quindi, ravvolgen- Fig. 2. — Insieme dell’ apparaio femminile del dosi su sè stesso ed attorcigliandosi in numerose Dinobothrinm septaria. Lettere come nella È AAA anse, sì dispone parallelamente al tratto orizzontale della vagina, per guadagnare la tasca del pene, nella quale penetra conservando il suo calibro così da oceuparla quasi per intero e poi, restrin- gendosi, diviene dotto eiaculatore e va a sboccare all’ apice del pene, (dotto del cirro, se- condo Léxxrere (2) che chiama, invece, dotto eiaculatore la porzione del deferente di calibro maggiore più prossima alla tasca del pene). Non mi è riuscito mai di vedere il pene svaginato, per cui non ne posso descrivere esatta- mente la forma; esso è rivestito di numerosissime spine. La tasca del pene, a pareti sottili, è relativamente ampia, ed ha la forma quasi di un fiasco a lungo collo. (1) Rend. Convegno Rimini U. 4. S.: Monit. Z. I. Anno 14, pag. 47. uti Al 2 4 (11 Nel segmento posteriore di ciascuna proglottide, tra le masse testicolari da un lato e i vitellogeni dall’ altro, prende posto l’ovario (Fig. 15, 0v) con i suoi numerosi rami simme- tricamente disposti e provvisti di ramificazioni secondarie a fondo cieco. L'ovidotto (Fig. 13 e 15, 0vd) al suo inizio è provvisto di un distinto, per quanto piccolo, anello muscolare che si può' interpetrare per uno sfintere ovarico: con decorso a S da de- stra a sinistra esso si porta dal dorso al ventre, ricevendo dapprima lo sbocco della vagina e poscia ventralmente lo sbocco del vitellodutto impari. Nella curva, che l’ovidotto deserive per risalire ventralmente, si nota una massa compatta, costituita da cellule numerosissime, cla- viformi: sono queste le glandole del guscio (Fig. 13, 9/9). Da questa massa (ootipo), l’ovidotto prosegue il suo cammino ascendente, disponendosi nel mezzo della faccia ventrale della pro- glottide, e va a metter capo nell’ utero, all’ altezza quasi del cercine anulare che circonda l’ inizio dell’ ovidotto. L’utero (Fig. 13, 4) nelle proglottidi giovani è di forma cilindroide, quasi diritto, situato nel mezzo di ciascun articolo e circondato in tutti i sensi dalle masse testicolari; si termina a fondo cieco prima assai di raggiungere il margine anteriore della propria proglottide. Il sacco uterino a misura che incomincia a riempiersi di uova si va slargando e deformando, ed occupa allora quasi tutto il parenchima midollare. Manca un orifizio uterino esterno. La vagina (Fig. 13, vg) si origina dall’atrio genitale accanto e ventralmente allo sbocco del pene: indi si porta di poco in sopra della tasca, e con decorso quasi orizzontale si volge verso la metà della proglottide all'altezza dell'utero; in questo punto dalla faccia ventrale piega verso la faccia dorsale, descrivendo un leggiero arco, per discendere verso l’ ovidotto lungo il dorso dell’utero. Il suo calibro è quasi dappertutto uniforme, meno nell’ ultimo tratto, ove grada- tamente si slarga in una sorta di ricettacolo seminale femminile per restringersi di nuovo e bruscamente a livello dell’ovario: dietro di questo si attacca alla convessità ventrale dell’S formata dall’ovidotto. Non ho osservati i due sfinteri dei quali parla il LòynBERG (2) nella descrizione che fa della vagina, alquanto diversa di quella da me data. I vitellogeni (Fig. 15. vg), numerosi e stipati l’ un contro l’altro, sono disposti in un piano ventrale unico, tra l’utero e il sacco muscolare ; i canalicoli che ne derivano per la successiva loro confluenza determinano verso il margine posteriore di ciascuna proglottide la formazione di due canali simmetrici, vitellodutti pari, convergenti in un breve dotto, il vitellodutto impari, che sbocca dorsalmente nell’ovidotto. Il sistema eseretore (Fig. 15, 42) si compone di 4 canali longitudinali principali di diffe- rente calibro, decorrenti lungo lo strobilo e continuantisi nello scolice, e da canicoli secondari trasversi (Fig. 14), che dai primi si distaccano, ramificati e anastomizzati tra loro, sì da formare in ciascuna proglottide un intreccio 0 rete molto serrata la quale si osserva anche nello scolice. I quattro canali longitudinali si trovano compresi fra gli elementi longitudinali del potente sacco muscolare e sono disposti due per lato e tra loro ravvicinati, di essi il canale dorsale di calibro minore è situato più in fuori di quello ventrale, verso la parete esterna. Tra i vasi escretori, più accosto ai ventrali, corrono nello stesso senso i due cordoni ner- vosi longitudinali (Fig. 15, n). uno per ciascun lato. Il sacco muscolare cutaneo propriamente detto è costituito da un sottile strato di fibre circolari, e da un potente sistema di fibre longitudinali grosse e robuste, raccolte in fascetti decorrenti per tutta la lunghezza dello strobilo, e costituenti nell’assieme uno strato molto spesso (Fig. 13 o 15, mf). I numerosi fasci di fibre longitudinali, a misura che risalgano prossimalmente , tendono, nel collo, a convergere verso la zona centrale del parenchima e nello scolice, aumentati anche di numero, vanno ad attaccarsi ai rispettivi botridi, e cioè le fibre ventrali ai botridi ventrali, le dorsali ai botridi dorsali. I botridi hanno dippiù una muscolatura intrinseca, costituita da fibre circolari periferiche sottili e da fasci dorso-ventrali, potenti. Vi si aggregano pure cospicui fasci muscolari, a due a due paralleli, e incrociantisi obliquamente, i quali dalla faccia interna di un botridio dorsale si portano alla faccia interna del botridio ventrale del lato opposto, e viceversa. La Fig. 17 mette chiaramente in rilievo questi rapporti meglio di qualsiasi minuta descrizione. Le tacce interne dei botridi edi quattro fasci obliqui delimitano nel parenchima cinque aree distinte: in quella centrale rombica stanno le due coppie de’vasi escretori longitudinali, che risalgono dallo strobilo, nelle altre quattro trapezoidali le coppiè de’vasi omonimi proprii allo scolice. Infine a completamento della sviluppatissima e complessa muscolatura del capo di questo cestode, sì nota un sistema di fascetti muscolari trasversi, distesi tra i margini destro e sinistro del sacco muscolare cutaneo, e che separano a mo’ di lamina la metà ventrale dello scolice da quella dorsale. Tra i fasci muscolari dei botridi e quelli del rilievo si notano dei grossi nuelei ora sin- goli, ora più o meno numerosi, e disposti in serie lineari o in gruppi: questi muclei (Fig. 18) sono arrontondati od ovali, ricchi di sferule cromatiche piccole e grandi: si annidano nelle trabecole del parenchima intermuscolare al quale evidentemente appartengono. Essi sono stati erroneamente interpetrati dal Lòxnsere (4) quali elementi ganglionari, ed il loro complesso ritenuto per un plesso nervoso: del resto nemmeno esatta è la descrizione che ne fa questo autore, essa è certamente fondata su materiale non opportunamente trattato. 3. Ephedrocephalus microcephalus Dirsine Il Dresime descrisse nel 1850 (4, pag. 559-560) col nome di Ephedrocephalus microcephalus un cestode rinvenuto nell'intestino di Silurus pirara (Phractocephalus hemiliopterus) dandone più tardi (1855, 2. pag. 168, tav. 4, fig. 1-7) anche delle figure poco esatte e limitandosi alla seguente incompleta descrizione: Vorderende verbreitert, auf der von ei- nem gewellten Rande umgebenen Scheitelfliicehe kreuzen sich War- zen ab: in der Mitte der Kopf mit vier kugligen Saugnàpfen; Glie- derung vollkommen:inder Mitte einer Fliche der Glieder eine Oef- fnung (Uterus? Vagina?); am Rande alternirend die mannliche Ge- schlechtsòffnung. Nella Revisione dei Cefalocotilei colloca l Ephedrocephalus fra i Ciclocotilei (3, pag. 425) nella famiglia Tetracotylea. Poichè il par: ssita non fu più ritrovato, ne rimase fin qui ignorata l’organizzazione, ep- però dubbia la sua posizione tassonomica, tanto che il Braux, nel 1896, non gli potette dar posto nel suo sistema e lo collocò tra i « Genera incertae sedis». L’'Ephedrocephalus microcephalus (Fig. 1, ha l'aspetto di un nastro lungo dai 10 ai 15 em., ristretto alquanto nel tratto prossimale. Lo strobilo non presenta segmentazione esterna ben evidente , ma ]l’ accenno di piccole rughe trasverse, per cui non riesce possibile numerare agevolmente le proglottidi; quindi non è esatto il Dress nel dire; Gliederung voll kommen. Il capo (Fig. 2 e 3) più largo che spesso, è distinto dal segmento anteriore dello stro- bilo ed è affatto inerme. L' orlo libero è rinforzato da un grosso cercine, costituito da nu- merose pliche molto rilevate ed irregolarmente contorte, circondanti un rilievo conico, a mo’ di cupola, privo di rostello, più esteso in senso trasverso, alla base del quale spiccano quat- tro distinte ventose circolari. Il complesso di queste pliche è l’indice di botridi potentemente retratti, e questa retrazione spiega assai bene la mancanza di solchi netti di delimitazione tra un botridio e l’ altro. Tale condizione di cose autorizzerebbe già da sola ad aggregare l'Ephedrocephalus ai Tetrafillidi, nel qual gruppo è già stato collocato il genere CoraZlobo- ihrium, con le due specie solidlum e lobosum, ospiti anch'essi di teleostei elettrici, che con il genere Ephedrocephalus in quistione ha grandissima affinità. Se il Frirsca per il Corallo- bothrium solidum ha descritto un botridio unico, è perchè non ha tentato di indagare le ra- gioni dell’artificioso atteggiamento del capo nella specie da lui scoperta e descritta, ove gli "0 RL = effetti della retrazione sono stati spinti al punto da nascondere in centro le quattro ven- tose ed a renderle visibili soltanto sulle sezioni. Il RieernBacH, invece, illustrando il Cora? lobothrium lobosum, fa rilevare che quando la contrazione non ha deformato il naturale por- tamento del capo, vi si notano quattro lobi (botridi), che a mo’ di sacchi increspati sorpas- sano l’apice dello scolice. Le proglottidi dell’ Ephedrocephalus sono tutte eguali, rettangolari, con i lati maggiori trasversali, larghe 6-8 mm., lunghe circa 1-2 mm. Questa misura si riscontra tanto in quelle mature, quanto nelle altre, dove appena sono accennati gli organi genitali. Ciò si avvera anche nel CoraZlobothrium solidum del Frircd®, ma non nel Corallobothrium lobosum del Riecexacn, in cui le proglottidi finiscono man mano per diventare più lunghe che larghe. Non si determina mai distacco di segmenti maturi. Il sacco muscolare cutaneo, è costituito da uno strato circolare esterno ed uno longitudi- nale interno ; lo spessore di esso è uniforme quasi in tutte le proglottidi, è poco maggiore nei segmenti prossimali, ed alquanto più nello scolice. Dal sacco cutaneo si dipartono radialmeute delle fibre muscolari, che vanno ad attac- carsi a un potente sacco interno (Fig. 19, ml). Il Riceensaca nel Corallobothrium lobosum nega la presenza di tali elementi, aserivendoli a strutture parenchimali: egli scrive, infatti. che la separazione del parenchima in corticale e midollare non riposa tanto sulla presenza del sacco muscolare interno, quanto sulla con- figurazione degli spazi parenchimali, poligonali nella zona midollare, allungati e radialmente disposti nella zona corticale, per cui verrebbe simulata la esistenza di muscoli radiali. Ciò in parte è vero, come è però innegabile la presenza dei muscoli radiali, i quali non possono altrimenti interpretarsi che per muscoli dorso-ventrali ridotti, e muscoli dorso-ventrali nel Corallobothrium lobosum sono ammessi dal RieGenpac® stesso, e con prevalenza sulle fibre muscolari trasverse, contrariamente a quanto avviene nell’ Ephedrocephalus microcephalus. Infatti il sacco muscolare interno , oltre a essere costituito dalle comuni fibre longitudinali in numero piuttosto cospicuo e ordinate in vari piani, è rafforzato da un sistema di fibre trasversali (Fig. 20, mt) scarsamente rappresentate nel Corallobothrium lobosum , le quali costituiscono complessivamente nelle proglottidi due lamine, una dorsale e l’altra ventrale, i cui elementi s’intessono intimamente con quelli longitudinali del sacco interno medesimo. Il sacco muscolare interno progredendo verso lo scolice diventa più cospicuo, e, penetra- tovi, le fibre longitudinali convergono dapprima alla base di esso, indi divergono in tutti i sensi, e vanno a perdersi tra le fibre del sacco muscolare sottocutaneo: un certo numero si raccoglie in quattro robusti fascetti , che prendono attacco alle ventose e propriamente alla superficie dorsale delle stesse. Il sistema escretore nello strobilo è costituito da due coppie laterali di canali longitudi- nali (Fig. 19, d2), che decorrono paralleli nel piano mediano tra le due lamine di rinforzo del sacco muscolare interno; in ciascuna coppia il canale anteriore (ventrale) ha un calibro triplo o quadruplo di quello posteriore (dorsale); nel punto di attacco di due proglottidi con- tigue essi s'ingrossano un poco. I cordoni nervosi (Fig. 19, n) percorrono lo strobilo, al lato. esterno dei vasi eseretori prin- cipali. Le aperture genitali, marginali ed irregolarmente alterne, sboccano nel fondo di un atrio genitale, la maschile in basso e dorsalmente, la femminile immediatamente in sopra e ven- tralmente, come avviene nella massima parte delle Ittiotenie; il Riceexpaca intanto riferisce che nella lehthyotaenia abscissa e nel Corallobothrium lobosum la vagina sbocca tanto dietro che innanzi la tasca del cirro. L’atrio si apre allo esterno con una stretta apertura ar- rotondata. Nel parenchima corticale e propriamente nella metà dorsale tra sacco muscolare cutaneo e sacco muscolare interno, si osservano numerose zolle globulari 20-30 aggregate in uno DI Strato compatto disposto in un sol piano, senza invadere il dominio degli altri organi; sono queste le masse testicolari (Fig. 19 e 20, 1). Dai testicoli si originano gli efferenti, i quali si mantengono sempre nello stesso piano dor- sale de’ testicoli, finchè convergono nel centro della proglottide in un dotto unico, il defe- rente, che con decorso quasi orizzontale, si porta nell’interno della proglottide e attraversa lo strato muscolare interno per dilatarsi in un rigonfiamento globoso. Da questo il dotto ripiega lateralmente ad angolo retto, ora a destra, ora a sinistra, a seconda della posizione dell’ atrio genitale, tutto ravvolto su sè stesso e attorcigliato in nu- merose anse, e disposto quasi orizzontalmente tra sacco muscolare interno e utero. All'altezza della tasca il deferente diminuisce di calibro, vi penetra, diventa dotto eiacu- latore a pareti relativamente spesse, avvolto a spira, e va a sboccare all’ apice del pene. Questo è piuttosto lungo uniformemente grosso, ed inerme. Non ho mai veduto il pene del tutto svaginato o proteso nella vagina, epperò , una sol volta, in un preparato 72 /oto (Fig. 4), ho notato il pene fuoruscito in parte dall’ orifizio genitale. Dotto eiaculatore e cirro sono contenuti nella tasca del pene (Fig. 19, p) sufficientemente ampia, allungata, quasi cilindrica, alquanto ristretta verso il margine laterale della proglottide. ‘ L'ovario (Fig. 21, ov) è rappresentato da due masse irregolari, allungate nel senso tras- versale, piriformi, ristrette medialmente: occupa la parte centrale del quinto posteriore di ciascuna proglottide. L'’ovidotto (Fig. 21, 0vd) si diparte dall’ovario, nel punto ove convergono le due masse, e presenta al suo inizio un largo ispessimento cerciniforme, lo sfintere ovarico, simile a quello del Corallobothrium lobosum. Dallo sfintere l’ovidutto si porta all’utero, descrivendo VI un’ ansa a concavità mediale , e riceve , ad una certa distanza dall’ovario lo sbocco della vagina, e alquanto più lontano, quasi in corrispondenza delle glandole del guscio, quello del vitellodutto impari. De glandole ‘del guscio (Fig. 21), situate in un piano unico orizzontale, formano una massa poligonale assai sviluppata (00%), come si osserva anche nelle due specie di Corallobothrium e in molte Ittiotenie , costituita da cellule piriformi, con collo ristretto attaccato all’ovidotto. Fig. 3.— Insieme dell’apparato femminile Lutero (Fig. 19, 20 e 21,7) è un sacco, depresso, a di EphedrocephaIns microcephalns. Let- G n È È c o da tere come nella tavola. pareti marginali ondulate, costituenti lobi più o meno accentuati, secondocchè le depressioni e i solchi intermedî sono più o meno profondi; esso occupa la regione ventrale della proglottide, rinchiuso però ov vol nel sacco muscolare interno. Nella cavità dell'organo ho notato numerosissime uova uterine, a guscio sottilissimo. L’u- tero in questo cestode non è un sacco chiuso; dal suo centro parte in direzione ventrale un dottolino, che attraversato il sacco muscolare interno , il parenchima e il sacco muscolare sottocutaneo, va a sboccare allo esterno, nel centro della faccia ventrale della proglottide, con un’ apertura 0 foro circolare (Fig. 20, @ut), intorno al quale non si nota alcuna speciale disposizione muscolare. Questo foro era stato già notato dal Drrsine, che dubitava se fosse lo sbocco uterino o quello della vagina. Dal fondo dell’ atrio genitale, al disopra dello sbocco della tasca del pene, si origina la vagina (Fig. 19, v9), che, dapprima orizzontale e lievemente ondulata, e quasi parallela agli organi genitali maschili, giunta a metà circa della proglottide, si ricurva un poco e si volge in basso, dorsalmente all’utero. All’altezza dell’ovario essa si spiega bruscamente e si porta al lato ventrale, passando in sopra dell’ovario e sboccando al punto innanzi detto, nell’ovidotto. I vitellogeni (Fig. 19, 20, 21, #79) sono essenzialmente ventrali come nel Corallobothrium lobosum, e sono ugualmente collocati nel parenchima corticale. Nel Corallobothrium solidum testicoli e vitellogeni sono midollari; ciò si rileva solo da due figure del FrIrscn. Da quanto ho di sopra esposto , riassumo le principali caratteristiche dell’ Ephedroce- phalus microcephalus Dies. Lo scolice inerme, è privo di rostello ed è coronato da una specie di cercine plicato (botridii) indistintamente quadrilobo, cireondante un rilievo conico alla cui base sporgono quattro di- stinte ventose circolari. Lo strobilo è corto e non nettamente segmentato: sembra che non si distacchino mai articoli maturi. Le proglottidi sono quasi tutte simili, strettissime , rela- tivamente molto allungate in senso trasverso. Le aperture genitali marginali sono irrego- larmente alterne; la vagina sbocca costantemente in sopra e ventralmente allo sbocco della tasca del pene; l'apertura uterina è costante e si trova sulla faccia ventrale delle proglot- tidi. I testicoli sono disposti nel parenchima corticale in un piano unico dorsale. Anche i vi- tellogeni si trovano nel parenchima corticale, ma ventralmente. L’ootipo è molto sviluppato. Le caratteristiche enumerate permettono di determinare la posizione sistematica del genere Ephedrocephalus. Esso va ascritto nella famiglia delle Ittiotenie, che ha intimi rapporti con i Fillobotridi. Delle forme delle Ittiotenie quella che più si approssima all’ Ephedrocephalus microcephalus è il Corallobothrium lobosum, quale risulta dalla descrizione e dalle illustrazioni del Riecensaca; anzi la quasi perfetta corrispondenza dei caratteri degli organi genitali, non meritando alcun serio valore quello della variabile posizione dello sbocco vaginale, mi inducono a inglobare il genere CoraZlobothrium nel genere Ephedrocephalus, e quindi le denominazioni di Corallobothrium solidum e Corallobothrium lobosum debbono rispettivamente mutarsi in quelle di Ephedrocephalus solidus ed Ephedrocephalus lobosus, essendo il nome generico Ephedro- cephalus più antico. A questa conclusione mi conduce anche lo studio comparativo delle figure, ritraenti sezioni longitudinali di scolici, le quali accompagnano i lavori del FrrrscÒ sul Co- rallobothrium solidum, del Riscensaca sul CoraZlobothrium lobosum e quella da me ripro- dotta per l’ Ephedrocephalus microcephalus. E lo studio fatto e le considerazioni esposte mi danno ragione di pensare che ulteriori ricerche su materiale più opportuno confermeran- no le mie conclusioni, anzi potranno venire in appoggio di un mio sospetto, cioè, della possi- bile identità specifica di alcune di queste forme. Nello stato attuale delle cose va, quindi, così inteso il genere Ephedrocephalus: gen. Ephedrocephalus Drrsine (1850) (= Corallobothrium Frirsca, 1887) Con le seguenti specie: 1. Ephedrocephalus microcephalus Dirsine. Silurus pirara (Phractocephalus hemilioopterus). 2. Ephedrocephalus (Corallobothrium) solidus Frirscr. Malapterurus electricus. 3. Ephedrocephalus (Corallobothrium) lobosus RiseeNgaca. Pimelodus pati. Istituto zoologico della R. Università di Napoli, ottobre 1905. 10 1889. ISS. 1850. 1855. 1864. 1886. 1850. 1892. 1899. 1896. Bibliografia Bexkpen, P. J. (van) — Deux cestodes nouveaux de Lamna cornubica: Bull. Acad. Belg. (3) Tome 17, pag. 68, 1. Ple. Braun, M. — Vermes- Cestoda : Bronn's Klassen and Ordnungen des Thier- Reichs, 4. Bd. Diesixe, C. M. — 1. Systema helminthum: Vol. 1. » » — 2. Sechszehn Gattungen von Binnenwiirmern und ihre Arten: DenksceWr. Akad. Wien, 9. Bd. pag. 171, 6. Taf. » » — Revision der Cephalocotyleen, Abth. Cyclocotyleen: Siteungsber. Akad. Wien, 49. Bd. pag. 357. Frrrsca, G. — Die Parasiten des Zitterwelses: Sitzungsber. Akad. Berlin. Jahrg. 1886, pag. 99, 1 Taf. Lixron, E. — Notes on Entozoa of marine fishes of New England with descriptions of several new species. Part. 2: Ann. Rep. Comm. Fish Fisheries for 1887, Washin- gton, pag. 719, Pit. 1-15. Loòxy8ere, E. — 4. Anatomische Studien iber skandinavische Cestoden - II. Zwei Para- siten aus Walfischen und zwei aus Lamna cornubica : Svenska Akad. Handl. 24. Bd. N.° 16, 28 pgg. 1 Taf. > » —2.Ueber einige Cestoden aus dem Museum zu Bergen: Bergens Mus. Aarb. 1898, N.° 4, 28 pag. 1. Taf. Rissenpaca, E. — Das Genus Iehthyotaenia: Rev. suisse Z. Tome 4, pag. 165, Ple. 7-10. Se ia 11 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 3.4. Lettere comuni a tutte le figure. at aut de dl gg ml mt — vitellodutto impari. È» 00 DE atrio genitale. apertura uterina. deferente. dotto escretore longitudinale. glandole del guscio. muscoli longitudinali. muscoli trasversali. cordone nervoso. ootipo. ovario. ovidotto. pene. sbocco della vagina. testicoli. utero. vagina vitellodutti. vitellodutti pari vitellogeni. Ephedrocephalus microcephalus. Diesine. . — Aspetto generale dell’animale: da un esemplare conservato in alcool. Grandezza naturale. . — Scolice visto di sopra. x< 6. .— Scolice visto da una faccia. x 5. .— Pene svaginato e fuoriuscente dall’apertura genitale: da un preparato în toto molto com- presso. >< 50. 19.-21. — Tre sezioni trasverse consecutive della medesima proglottide, le quali mostrano il confluire degli efferenti nel deferente, i testicoli, l’utero con la sua apertura ester- na, la vagina, l’ovario, il pene, i vitellogeni, l’ootipo, i dotti eseretori longitudinali, i cordoni nervosi. >< 20. .— Sezione longitudinale dello scolice alquanto obliqua, interessante una ventosa. s< 12. 5 .— Sezione frontale di una proglottide, faccia dorsale vi si scorgono i rapporti topografici degli organi genitali. >< 25. Dinobothrium septaria v. BENEDEN. . — Aspetto generale dell'animale, da un esemplare conservato in alcool. Grandezza na- turale. 6. — Scolice visto di lato. >< 3. .— Scolice visto da una faccia. >< 3. 7 8.— Scolice visto di sopra: da un altro esemplare. >< 4. 2.— Proglottidi dello strobilo da una preparazione dn foto. x< 20. 13. — Sezione frontale di proglottide, si scorgono i rapporti topografici degli organi genitali, pene, vagina, utero, testicoli, ovario e glandole del guscio. > 25. 14. — Sezione frontale di giovane proglottide che mostra i vasi escretori longitudinali e le loro ramificazioni anastomotiche. >< 20. 15. — Sezione trasversa alquanto obliqua in corrispondenza dell’ ovario: sono messi in evi- denza i rapporti topografici degli organi genitali. x 40. Fig. 16. — Porzione di una sezione trasversa, che lascia vedere l'apertura dell’ atrio genitale e lo Sbocco della vagina in questo. x 40. » 17.— Sezione trasversa dello scolice, che mette in rilievo la disposizione principale della mu- scolatura. x 7. » lS8.— Nuelei del parenchima intermuscolare a forte ingrandimento. Anthobothrium laciniatum LuntoN. ig. 9. — Aspetto generale dell’ animale da un preparato in foto molto compresso. >< 10. » 10 e 11.— Scolici di due altri diversi esemplari. >< 20. » 24. — Proglottidi successive di un frammento di catena. x 50. » 25. — Una delle proglottidi posteriori vista dal dorso, a!quanto schematizzata. Da una pre- parazione in toto. Vi si notano : il pene svaginato, il deferente, i testicoli, la vagina, l'utero, l’ovario, l’ootipo, i vitellodutti pari. x 60. Annuario del Museo Zoologico (RUniversità) Napoli (NS) VoL2N. 5. lav. 3. PMola cd E Antonucci dis Eliotip. Calzolari s Ferrari- Milano . Ci II Annuario del Museo Zoologico (RUnjversità) Napo! — (NS)VA2NÌ. Tav. 4. P Mola dis. Ettotip. Calzolari s Ferrari. Milano. ANNUARIO MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UN IVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. ". 8 Gennaio 1906 Prof, MARIO BEZZI (Torino ) Intorno al tipo della Echinomyia Paolilli A. Costa [Ricevuta il 2 Decembre 1905) Grazie alla squisita cortesia del prof. MoxrIiceLLI ho potuto avere in esame il tipo della Echinomyia descritta col nome di Paolilli dal professor A. Costa, nella sua nota « Specie nuove e rare di insetti delle montagne del Ma- tese » (Ann. Accad. Aspir. Nat. Napoli, 1847, Ser. 2, Vol. 1, pag. 127). Dall'esame del tipo, che si trova in buono stato di conservazione, è risultato che si tratta della Peletieria ferina Zerr.; cosa che era del resto già stata notata dal prof. A. Costa sul cartellino originale. La forma è quella che corrisponde, con tutta verosimiglianza, alla Eehinomyia punetata descritta nel 1830 dal RoBr- nEAU-Desvory, su esemplari raccolti da Aless. LeFrEBURE in Sicilia. La sinonimia di questa specie risulta esser la seguente, come sarà da rilevarsi dal 3. volume del Catalogo dei ditteri paleartici, di prossima pubblicazione Peletieria ferina Zevr. ferina Zerr. - Dipt. Scand., 3. pag. 99, 7 [Echinomyia] (1844). abdominalis R. D. - Myod. 41, 4 [Peleteria] (1830). abstersa Loew in litt. ap. Strogr - Wien. Ent. Zeit. 12. Jahrg. pag. 94 [Echinomyia] (1898). heterocera Maca. ap. Braver - Sitzungsber. Akad. Wien, 107. Bd. pag. 496, 34 | Peleteria](1898) monticola Roxp. in litt. ap. Roxp. - Dipt. ital. Prodr., Vol. 3, pag. 59 [Eckinomyia] (1859). Paolilli A. Cosra - Ann. Ace. Asp. Nat., (2) Vol. 1, pag. 127 [Eckinomyia] (1847). provincialis Maca. ap. Braver - Sitzungsber. Akad. Wien, 107. Bd. pag. 496, 30 |Pelete- ria) (1898). punctata R. D. - Myod. 48, 13 [Echinomyia] (1830). rubidigaster Bigor - Ann. Soc. Ent. France (3) 8. Annee, pag. 781 [Echinomyia] (1860). rubrigaster Roxp. - Atti Soc. Ital. Se. Nat. Milano, Vol. 11, pag. 575 [Eckinomyia] (1868). Questa specie è diffusa per tutta l’ Europa, dalla Scandinavia alla Sicilia ; fu ottenuta anche per allevamento dalle due seguenti specie di lepidotteri: Arctia Su aulica L. è Lasigcampa trifoliò Esp. Essa varia molto nella colorazione dell’ ad- dome; e come due varietà comuni sono da considerarsi: la abdominalis R. D. ad addome interamente rosso, e la punctata R. D., ad addome con macchie isolate nere, invece della striscia longitudinale continuata. Pare che queste due varietà siano più frequenti nell'Europa meridionale. La Echinomya albanica Braor deve esser specie assai affine. Essa presenta tutti i caratteri del gen. Peletieria , come assenza delle setole ocellari, robuste setole alle guance, ecc. Il nome originario di Peleteria Ros. Desv. 1S30, venne da me nel 1906 (1.° Fascic. del 6.° Vol. della Zeitschr. fir Hymenopt. und Dipterolog.) corretto in quello più giusto di Peletieria, essendo fatto in onore di Amedeo Luigi Michele Le PrLerieR di Saint Fargeau. È infine da notarsi che in omaggio alla legge di priorità il nome più giusto di questa specie sarebbe quello di abdominalis R.D.; ma indicando questo una va- rietà anzichè il tipo, e non avendosi nè potendosi avere per mancanza di tipi assoluta certezza, ho creduto bene di seguire la vecchia consuetudine di indi- care la specie col nome dello ZEerTERSTEDT. 7 y tt boy: ww ila le ide di, Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & Figli ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. 8. 8 Gennaio 1906 TREN BIEGSER (Liegnitz) Notiz zu Usia taeniolata Acu. Costa [Ricevnta il 2 Decembre 1905) Mit der Revision der Gattung Usia Larr. beschiftigt, war es mir von beson- derem Werth , auch die von A. Costa in Atti Accad. Napoli pag. 103 (1883) beschriebene Usia taeniolata sehen und mitanderen shnlichen Arten vergleichen zu kònnen. Die Type befindet sich im Museum der Universitàt zu Neapel; sie wurde mir durch das liebenswirdige Entgegenkommen des Herm Prof. Dr. Mox- TICELLI seitens des Herrn Prof. M. Bezzi in Turin zur Ansicht gesandt. Unter den meist metallisch glinzenden Usien giebt es eine kleine Gruppe von 5 Arten, welche einen mattschwarzen bis braunen Hinterleib mit gelben Siumen haben; auch der Toraxriicken ist matt grau mit 4 dunkleren Lingsstreifen. Als die bekanntesten Reprisentanten dieser Gruppe kennen wir U. nese Wiep. und U. aurata Fsr. Nun hat A. Costa in seiner Beschreibung wohl die gelben Hinterleibsbinden erwihnt, spricht aber nicht von den 4 Thoraxstreifen. Es trat daher die Frage auf, ob wir es hier mit einer wirklich neuen Art zu thun hitten, oder ob die Riickenstreifen doch vielleicht vorhanden wiren; in letzterem Falle wirde es nahe liegen, die U. curata Fr. hier zu vermuthen, welche Art eine grosse Verbreitung hat, denn ich sah Exemplare aus Kleinasien, Griechenland, Dalmatien , Sicilien und Siid-Italien. Bei einer Reihe dieser Exemplare in den verschiedenen Sammlungen fand ich auch, dass die grane Riickenfarbe dunkler geworden war, so dass die 4 Streifen hiufig schwer zu sehen und zu unter- scheiden waren ; ich vermuthete daher, dass etwas Aehnliches auch bei der U. taeniolata eingetreten sein kònne und meine Vermuthung erwies sich als richtig. Bei dem typischen Exemplar ist in der That die Riickenfarbe etwas nachge- dunkelt, so dass die 4 Streifen nicht leicht zu sehen sind; sie sind aber vorhan- den. Die Type von A. Costa entspricht einem Weibchen von U. aurata FBr. Liegnitz, 18 Nov. 1905. Sua I DEE, Toi Ù 1 g ii E OTOTTE V 13044 lati eg h1 doo _ x ben ì tini we AIA UTSLTORI sti ia A \ dan er Iii na TRIAL, uri i Li Pet Lobo ir ii NS Me. dint in dt I P Wian'P-6 10000 j vi” CA sinti, DI fi it) helena si ii po RE ha ivi LT emanati RA Pt Py MATT Di ni on ate mi sa MR, DAI mani pe mm Rec 1h68 Ta Vai dii i sr: dI me TP asl POT r IT n EE Pili ta fl : il si e DAI RI ca su i, AAA EA E ; i Pa ud 4 } ì VV DIRTI tt i AL è) Ari hl PAL, MIA î o i ì i (e tre MODO y | sagre o CRT lA dI 3 i, è nix ì $ : tipd wr É ta? 7 DID SI 7 L i : Are. || , db) VIA Dl CUTE | IA e 3 Mari Ta! è anti Ur È du AVI dI nd fa USSL SER Lia 2 Sere i Ù pa ’ » A = PI ce > Ng Di e N peri 0 o ai i r Ri î r , Vu Na © } eta 4 lupa Veri rd SL) ve we fe: La dit | Ù E SI oi fa ù ì ” x è Pera Pe è , i | "Pe : pur Na sabvigiii Noe _ ca LI Lv Mi i ONCE ‘n | (= i ì ‘ i , PRO Ma CI AP n = 000: À Sì ; t Ù iN # È » ì dr i si a ha i» ai A Ù i Se TI 4 baci Vi, ” 1A. Ù _ - Mei LIL id Lite» e A n P oa d (Ai DR li pl 4 e . ba è der Hr PI tI de ART Va” CR Pi Pars Tr AD Pa 1 lea ie I , i e î ale e rea 0 é Be i rado N; & {PEA € ela e "et (IT ipa Te ò T'rdtt ì ù 734 @ î cd i L'A . A e Ù x Ù È sign 4 ming £ Ten ui du *. \ VA RE D farà Cra le Pea < | > (ESE MA La à ge. eng È è hi Podi 5 , î ù rotta ORGA LI | AS, Koei - HAI x} ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INNuova Serie ) VOLUME 2. «Num. 9. 26 Marzo 1906 Dott. GIULIO TRINCI Assistente nell'Istituto di Anatomia comparata della R. Università (Bologna) Sopra una Discomedusa del Golfo di Paria (America del Sud) [ticevnta il 30 Decemlre 1905) Riferisco, in questa nota, sopra una discomedusa raccolta dal cap. medico PoxtE- corvo nel Golfo di Paria presso l’isola Trinidad (marzo 1905), durante la campa- gna compiuta nel Centro e Sud-America dalla R. nave « Dogali » !). Ne furono catturati due esemplari, che gentilmente mi vennero ceduti in esame dal prof. MoxmriceLLI. Quantunque i medesimi non si siano prestati, per il modo di fissazione (soluzione acquosa di formolo) e per le avarie subite lungo il viaggio, ad una minuta disamina dell’ organizzazione interna, presentano peraltro tali caratteri esterni da permettere un’ identificazione sufficientemente precisa. Nell’esposizione di questi caratteri userò la nomenclatura adottata dall’ HarckeL nelle sue opere sulle meduse (1 e 2). L’ombrella, di forma emisferica, raggiunge l'altezza e larghezza di circa mm. 65. Nella porzione apicale la parete gelatinosa presenta la consistenza cartilaginea caratteristica di molte Rizostomee ed un considerevole spessore, che diminuisce gradatamente verso il margine. L’esombrella è finemente punteggiata. Il margine ombrellare manca completamente di tentacoli, di velo o di velario; è guarnito invece di grosse ropalie in numero di 8, 4 perradiali e 4 interradiali, ciascuna situata in 1) Questa medusa fa parte delle raccolte fatte col gentile consenso ed autorizzazione del Coman- dante G. Roxca, dal Capitano medico P. Pontecorvo, durante la campagna della R. nave « Dogali » nel Centro e Sud-America che verranno illustrate in questo Annuario a misura che saranno studia- te. Colgo ora l’opportunità per ringraziare così il comandante Roca, come il dott. PonTEcoRvo per il prezioso dono fatto a questo Museo Zoologico. I « Dogali », col Comandante Rovxca, visitò le Grandi e Piccole Antille, le Guiane Inglese ed Olandese [entrando nei fiumi Demerara e Surinam] e la valle Amazzonica [risalendo l’Amaz- zone fino a S.a Fè nel Perù, a monte di Iquitos, ed a 2285 miglia dal mare]. Dopo si recò nel Nord America, dove, in seguito a promozione, il comandante Roxca sbarcò , e fu sostituito dal comandante Capomazza. Ora la nave è discesa nel Sud America e dopo visitato il Brasile e le regioni del Plata, si recherà nel Pacifico. FR. Sav. MONTICELLI SVA una particolare incisura (incisura oculare) e compresa fra due piccoli lobi sensitivi di forma ovale (lobi ropalari.od oculari). Il margine intercalato fra gli organi sensitivi è suddiviso in numerosi lobi velari ad angoli retti leggermente smussati e strettamente aderenti l’uno all’altro. Il numero dei lobì compresi in ogni ottante varia sino ad un massimo di 16 di- stribuiti in 8 coppie: alcuni sì trovano in stato di divisione. Esistono 8 grosse braccia boccali adradiali saldate l'una all’altra lungo i margini laterali per la maggior parte della loro estensione, in modo da costituire un grosso cilindro brachiale. Nella porzione distale, sporgente per circa un centimetro dal cavo della sottombrella, le braccia sono distinte e divise due volte dicotomicamente. Tanto nel lato assiale (interno) quanto nell’abassiale (esterno) portano quelle crespe caratteristiche delle Rizostomee con.nu- merose boccuecie suctorie. Le crespe del lato assiale seguono la divisione dicotonica delle braccia; quelle abassiali (scapulette), in numero di 16 e distribuite in coppie lungo la super- ficie esterna del cilindro brachiale, costituiscono attorno al medesimo un manicotto emisfe- rico totalmente compreso nella cavità della sottombrella. Il sistema gastro-vascolare, osservabile per trasparenza attraverso l’ombrella, consta di una cavità gastrica centrale, di 16 canali radiali e di una rete vascolare periferica. Lo stomaco si presenta appiattito ed ottogonale: da esso si dipartono i 16 canali, di cui 8 con dire- zione oculare, 8 interoculare. Per circa un terzo del loro percorso prossimale si mantengono indivisi; invece, lungo i due terzi distali, emettono rami laterali uniti fra loro da anasto- mosi radiali; per cui il canale anulare viene sostituito , nel margine dell’ombrella, da una fitta rete vascolare a maglie quadrangolari. Poichè i 16 canali si prolungano con il loro estremo distale sino al margine stesso, il plesso vascolare risulta suddiviso in 16 zone radiali. Le gonadi si osservano per trasparenza ed appariscono come quattro liste interradiali nella cavità gastro-genitale. Questi caratteri sono sufficienti per designare la medusa in esame come una Rizostomea del genere Stomolophus L. Agassiz 1862 (fam. Pilemidae sec. HaccneL, Stomolophidae sec. Cravs, Rhizostomata scapulata sec. Vannòrren, Stomolophinae sec. DeLaGr-Hérovarp), di cui ecco il quadro diagnostico dato da Harcxet : Genus Stomolophus L. Asassiz 1862: Pilemide mit 8 Paar Scapuletten und mit dichotom verzweigten Unterarmen, welche nicht nur an der Basis, sondern im gròsseren Theile der Linge mit ihren Seitenrindern verwachsen sind, nur die Endaste frei. Das blinde diekwan- dige Mundrohr reicht bis iiber die erste Gabeltheilung der Arme herab. Di questo genere sono, sino ad oggi, conosciute quattro specie: St. meleagris L. Agassiz 1862, rinvenuto presso le coste atlantiche del Nord-America; St. fritillaria HagckeL 1879, rinvenuto presso la foce del Surinam nell’Oceano atlantico; St. agaricus HarexeL 1879, rinvenuto presso le coste pacifiche dell’ America Centrale e del Sud; St. chunii Vanuòrren 1889, rinvenuto nell'Oceano pacifico presso il Golfo di Panama. Il confronto dell'esemplare in esame con le specie ora nominate mi fa escludere che esso possa identificarsi con le prime tre (rimando per i loro caratteri all’opera di Harcxet). Dif- ferisce infatti dalla prima, per la forma del cilindro brachiale e dei lobi velari e per la forma e lunghezza delle scapulette; dalla seconda, per la mancanza di incisure interoculari del margine ombrellare, per la forma del cilindro brachiale, per la minore lunghezza della porzione libera delle braccia, per il minore diametro della rosetta costituita dall'insieme delle braccia veduto dal polo orale, per la forma (emisferica) del manicotto di scapulette, per la forma (ottogonale) della cavità gastrica; dalla terza, per la mancanza d’incisure interoculari, per la minore sporgenza del cilindro brachiale dall’imboccatura dell’ ombrella e per la po- sizione delle scapulette (interne al cavo sottombrellare). Sono invece numerosi i punti di contatto tra la medusa in questione e lo St. eRuzdi, tanto che mi astengo dal presentare una figura della medesima, perchè riuscirebbe del tutto si- mile a quella disegnata dal Vansòrren (taf. 4, fig. 1). Specialmente rimarchevole è la somi- glianza del cilindro brachiale, solcato, in ambedue, da scanalature lungo la superficie esterna, nonchè la comune presenza di un’apertura boccale centrale situata in fondo alla cavità im- butiforme del cilindro brachiale 1). Le uniche differenze esistenti riguardano la forma e lun- ghezza dei lobi oculari ed il numero di quelli velari. Mentre nella forma descritta dal Van- Hòrren i lobi oculari sono acuminati e non oltrepassano il margine dell’ombrella, in quella in parola sono all’incirca ovali ed alquanto allungati, come ha rappresentato l’Harcket in St. fritillaria (taf. 35, fig. 1, 7, 9). I lobi velari, 12 per ottante in Sf. chunii, variano, nell’esem- plare in esame, sino a 16 (probabilmente tale è il numero definitivo). Non ritengo però simili differenze sufficienti per giustificare l’istituzione di una nuova specie, essendo molto probabile che anche in queste forme si verifichino le variazioni individuali e le variazioni dipendenti dall’ età caratteristiche di un gran numero di Celenterati, come sembra dimo- strarlo il fatto di aver riscontrato nei varî ottanti un diverso numero di lobi, di cui parec- chi in divisione. Considero adunque la forma descritta come appartenente alla specie Stomo- lophus chunii Vaxuòrren e tutto al più posso ammettere che essa costituisca una sua varietà caratterizzata dalla forma e lunghezza dei lobi oculari (ovali e sporgenti oltre il margine dell’ombrella) e da un numero maggiore (16?) di lobi velari. Nel qual caso, dall’ habitat, potrebbe distinguersi come Sfomolophus chunii var. atlantica. Ragione precipua che mi ha indotto a redigere la presenta nota è stata quella di segnalare l’esistenza dello Stomolophus chunti, sia pure in una sua varietà, nelle coste atlantiche americane, mentre la forma tipica fu rinvenuta nelle pacifiche. Ciò mi sembra non privo d’importanza, poiché, in seguito ad un tale habitat, lo Stomolophus chunii può considerarsi come un interessante esempio di, così detta, specie disgiunta; di specie, cioè, distribuita in regioni attualmente sprovviste di qualsiasi comunicazione diretta. Gli Oceani atlantico e pacifico infatti, quantunque attorno all’estremo limite del Sud-America comunichino ampiamente fra loro, pos- sono, nelnostro caso, considerarsi come distinti, essendo dimostrato dagli studî del VanHoòrren sulla distribuzione geografica delle Rizostomee, che questi organismi, in generale amanti delle acque tropicali e temperate, non si spingono al di là del 40° grado di latitudine sud e solo eccezionalmente, favoriti da correnti calde, sì spingono sino al 50° (Stomolophus agaricus , nelle coste pacifiche della Pata- gonia). È dunque poco probabile che la diffusione sia avvenuta attorno alla punta del Sud-America : conviene meglio ammettere che le forme di Stomolophus chunt, nonchè le altre specie dello stesso genere e dei generi Brachiolophus HAECKEL e Stomatonema Fewxkes, oggi distribuite negli Oceani atlantico e pacifico e senza dubbio derivate da uno stipite comune, facessero parte altra volta della popo- lazione di un mare unico, che una serie di fenomeni geologici (probabilmente il sollevamento dell’istmo fra le due Americhe) ha suddiviso nelle attuali aree di dispersione. Va rilevato a questo proposito che, sebbene le faune marine delle due coste dell’ istmo siano nettamente distinte, esistono peraltro circostanze che rendono non inverosimile la mia ipotesi. Secondo il PeRRIER infatti « un certain « nombre de genres spéciaux sont communs aux deux còtes et représentés, de 1) Secondo Harc€et, nel gen. Stomolophu:, le crespe suctorie, in fondo all’imbuto brachiale, sa- rebbero saldate in una sutura staurostomalis e conseguentemente mancherebbe un’apertura boccale. « chaque còoté de l’ isthme, par des espèces analogues, quoique distinetes, des « espèces représentatives »; e secondo lo stesso autore « ces faits peuvent ‘ s'expliquer en admettant que les deux còtes de l’ isthme de Panama ont été ‘ en communication avant la période actuelle , ce que la Géologie semble con- « firmer >. La medusa descritta nella presente nota trovasi conservata presso il Museo Zoologico della R. Università di Napoli. Bologna, 23 Decembre 1905. t=) 9 1862. 1883. 1901. 1884. 1879. 1881. 1893. 1889. Bibliografia Agassiz, L. — Contributions to the Natural History of the United States: Boston, Vol. 4. Craus, C. — Untersuchungen iber die Organisation und Entwicklung der Medusen: Prag und Leipzig. Detace, J. et Hirovarp E. — Traité de zoologie concréte. Tome 2, 2° Part. Les Coe- lentérés: Paris. Fewkes, I. W.— Notes on American Medusae: Amer. Nat. Vol. 18, pag. 300. Harcker, E. — 1. Das System der Medusen. Erster Theil einer Monographie der Me- dusen: Tera. » 2. Die Challenger — Reise der Tiefsee —— Medusen und der Organismus der Medusen. Zweiter Theil einer Monographie der Medusen: Jena. Prrrier, E. — Traité de Zoologie: Puris. Vaxnérren, E. Untersuchungen iber Semaeostome und Rhizostome Medusen. BW. Zool. 3, Heft, 54 pag. 6 Taf. 1 Karte. ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 10. 20 Marzo 1906 Dott. G. HORVATH (Directear d ; la Section de Zoologie du Muséum National Hougrois) (Budapest) Les Tingitides d'Acmure Costa. [Ricevnta il 19 Gennaio 1906) M'occupant d'une révision générale des Tingitides paléarctiques, il m’a paru nécessaire d’examiner aussi les types des espéèces décrites par le prof. Achille Costa et conservées actuellement au Musée zoologique de l’Université de Naples. Mon honorè confrère et ami, le prof. Fr. Sav. MownrIceLLI a bien voulu me com- muniquer sur ma demande tous les matériaux respectifs qu'il a pu retrouver dans les collections confiées à ses soins. Je suis heureux de le remercier cordialement et de publier ici le résultat de mes recherches. A ce propos je veux donner le relevé de tous les Tingitides décrits par A. Costa dans ses « Cimicum Regni Neapolitani Centuria I-III. ». (1838-1852) et ses « Additamenta ad centurias Cimicum Regni Neapolitani » (1860). A. Cosra a décrit dans ces deux ouvrages 22 espéces de Tingitides dont 8 espèces nouvelles. De ces 8 espèces, Catoplatus auriculatus, Dictyonota fuliginosa et pulchella restent valables; les autres tombent en synonymie. La liste suivante contient en ordre chronologique toutes les espèces décrites. Celles dont j'ai pu voir les types, sont marquées d’un astérisque (*). 1. Dyctionota marginata. Cim. Neap. I. pag. 21. = Dictyonota tricornis ScaRK. 2. Tingis pyri. Cim. Neap. I. pag. 21. = Stephanitis Pyri Fagr. 3. Monenthia humuli. Cim. Neap. I. pag. 22. — Monanthia Echii Scarx. * 4. Monanthia quadrimaculata. Cim. Neap. I. pag. 22. — Physatocheila dumetorum H. - Scu. D. Catoplatus cardui, Cim. Nenp. I. pag. 23. = Tingis Carduì L. ” ì. Serenthia atricapilla. Cim. Neap. I. pag. 24. = Serenthia atrieapilla Sex. =] . Serenthia Jaeta. Cim. Neap. I. pag. 24. = Serenthia femoralis Tuows. var. confusa Pur. * 8. Piesma capitatum. Cim. Neap. I. pag. 25. = Piesma maculata Lap. L'exemplaire typique est une femelle avec les élytres immaculés. 9. Monanthia convergens. Cim. Neap. II, pag. 19. = Monanthia nassata Pun. * 10. Catoplatus parallelus. Cim. Neap. II. pag. 19. = Tingis angustata H. - Scx. * 11. Catoplatus variolosus. Cim. Neap. II. pag. 20. — Tingis angustata H.- Sca. Le type unique provenant des environs du lac Astroni est un individu immature ; cela ressort, du reste, aussi de l’indication de Cosra: « Oculi laete rubelli ». 12. Catoplatus auriculatus. Cim. Neap. II. pag. 20. = Tingis auriculata Costa. 13. Piesma maculatum. Cim. Neap. IL pag. 21. — Piesma capitata Worr. L’anteur a décrit dans les « Additamenta » la méme espèce comme nouvelle sous le nom de Piesma pallidum (v. N.° 22). * 14. Dictyonota fuliginosa. Cim. Neap. III. pag. 10. = Dictyonota fuliginosa Costa. 15. Derephysia foliacea. Cim. Neap. III pag. 11. — Derephysia foliacea Fax. # 16. Monanthia villosa. Cim. Neap. III. pag. 11. = Tingis Kiesenwetteri M. R. Les descriptions de Cosra et de Mursanr et Rey ont paru la méme année, mais il faut donner la préférence au nom des auteurs francais qui est déjà en usage et généralement adopté. 17. Phyllantocheila crispata. Addit. pag. 6. = Tingis crispata H. Scx. 18. Monosteira unicostata, Addit. pag. 7. = Monosteira unicostata M. - R. d > * 19. Dictyonota truncaticollis. Addit. pag. 7. = Dictyonota tricornis ScaRK. Le type qui m'a été communiqué, est une femelle avec la marge élytrale unisérié sur le tiers moyen; l'espace latéral des élytres est trisérié, le discoidal quadrisérié. Cet exemplaire est sans antennes, mais Costa dit: « Antennae corporis (cum elytris) dimidio paullum bre- viores, . . . validae, articulus . . . tertius et quartus valde scabri, pilis brevibus setisque longis inaequaliter hirti. » La figure qui accompagne la description (tav. 1, fig. 4.), est done fort inexacte puisqu’elle représente les antennes très-longues, très-gréles, non scabreu- ses et à soies très-courtes. 20. Dictyonota strichnocera. Addit. pag. 8. = Diclyonota strichnocera Fres. La description s’applique parfaitement à l’espèce de FresrRr, mais la figure (tav. 1, fig. 5.) represente un Dictyonota fuliginosa Costa, les marges latérales du pronotum étant prolon- gées en avant jusqu'au delà du bord postérieur des yeux. 21. Dictyonota pulchella. Addit. pag. 9. = Dictyonota pulchella Corta. Cette espèce serait d’après le Dr. A. Purow (Ann. Soc. Ent. Fr. 1874. pag. 227) identi- que au D. marmorea Baer. Mais cette synonymie ne me parait pas exacte. Bien que la description et la figure de Cosra soient assez dèfectueuses, la taille moindre (1,10 lign. — 2,5 millim.) et la structure des marges élytrales ne permettent aucune donte que cet in- secte est — D. Aubei Sran., déerit 5 ans plus tard. 22. Piesma pallidum. AdQdit. pag. 36. = Piesma capitata Wotrr. è w. LAV A e ago 1 CAR 1 (ne e cr Ci i h' Lia no È 9 bri Mar Li dt ‘ o : NI "3 AR a ETA ta) PM î AE IA AI to DO, E ra sup DE i ica ST Ù # Sri GA og pt, RI PAR deli ati fn rn n ILA: A { ; RIVA CORSI AAA I II RE ; / IE È hi i DA dll, y Ap» Steg) Ù x ì T s è CI Pia Lo AL î T i) RI IR Li Dl : È ) i Î Î À . ì U ì i | (nl et + n x" i i NET i È b Co 106 4 ì { Si » K RAIL, Pci Man È à i de E 4 % - "I a PALI UN Pai fi OT PI LATG n si DITO vel RANE ea Ù LI Mag3o:i rî 10308 Ù 4 FTA Pa i pe dig Pi so dl Bd PE hot ii \ Ù poli SMP EMONA u i A bl 14 tav , 2a (17 0 - ds ni é N : Î a vs dI api br i VERTE, del ita LAMA LIA: e È ' Su 74 Mx ae, DI » SILE: é * (ia LI PAD e CS SIE -*_ «E > | \ nl Ù . î Pu i è £ x Ù > a “a A j SUI ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 11. 21 Maggio 1906 Dott. UMBERTO PIERANTONI Libero docente di Zoologia ed Anatomia comparata (Assistente nell’ Istituto zoologico) (INapoli) Nuovi Discodrilidi del Giappone e della California (Tav. Db) [Ricevnta il 13 Marzo 1906) In un mio lavoro di recente pubblicazione (!) mi intrattenni sopra due specie italiane del genere Branchiobdella, e con lo studio dei loro caratteri esterni e della loro interna struttura, e con la discussione di quanto era conosciuto sul genere esposi delle nuove vedute sulle affinità di questi animali e sul valore da dare alle forme già note. Proseguendo ora lo studio già iniziato dei Discodri- lidi su materiale in parte avuto dal Giappone direttamente, per cortesia del Prof. Isima di Tokio, in parte favoritomi dal Prof. MoxriceLtI, che lo raccolse sugli astacidi dei musei di Vienna e di Parigi, ho riconosciuto alcune forme nuove ed interessanti che mi propongo d'’illustrare in questo lavoro. Branchiobdella digitata n. sp. (Fig. 1-5) Raccolta sopra un esemplare di Astacus japoricus del Museo di Storia Naturale di Parigi, il quale portava come indicazione di località : « Jesso ». È quindi una specie dell’isola più settentrionale del Giappone. Caratteri esterni. —È di piccola mole: non oltrepassa i 2 mm. di lunghezza per 2 mm. di grossezza, presa nei segmenti genitali. Ha forma piuttosto snella. I caratteri esterni che le danno una impronta del tutto particolare sono quelli che riguardano il capo e le aperture genitali. Il capo, piuttosto allungato, presenta l’apertura boccale all'apice; e al disopra 1 di questa sporgono dorsalmente rivolte in avanti sei piccole appendici digitiformi, (1) Osservazioni sul genere Branchiobdella: Ann. Mus. Zool. Napoli (N. S.) Vol. 2, N.0 4. mentre al disotto, ventralmente, si nota una sorta di labbro inferiore tripartito Fig. 1 e 2). I segmenti genitali si mostrano alquanto ingrossati; il 6° ed il 7° dopo il capo hanno notevolmente sviluppate le glandole ipodermiche, e formano il clitello. Nel 5° segmento, lungo. la linea medio-ventrale, si trova il poro della sperma- teca circondato da una prominenza peniforme alquanto pronunziata (Fig. 1, 4, psp). Nella linea medio-ventrale del 6° segmento notasi lo sbocco del deferente ma- schile; il pene assai piccolo non appare all’esterno perchè normalmente è retratto e non ha uncinetti nè guaina chitinosa. La ventosa posteriore è assai distinta ed ha forma di piattello. Caratteri interni. — Le mascelle di questa Branchiobdella hanno forma del tutto nuova per il genere ; constano di una lamina basale, che sì termina nel margine libero con dodici dentelli, mentre dalla lamina stessa sporge in avanti ed in alto un grosso dente adunco, a becco d’uccello (Fig. 3, a, 0). La mascella dor- sale e la ventrale sono esattamente uguali per forma e dimensioni. I sepimenti intersegmentali sono forniti di forte muscolatura a doppio strato. La spermateca ha un aspetto caratteristico, constando di un tubolino, che partendo dalla suddescritta appendice peniforme, dopo un tratto abbastanza lungo e circonvoluto si rigonfia in una prima ampolla, che è ripiena di spermatozoi (Fig. 4, sp), e, dopo essersi di nuovo ristretto, termina con una seconda, grossis- sima ampolla a forma di fiasco (Fig. 4). Gli spermatozoi sono a forma di spillo. Nello stesso segmento della spermateca si trova un grosso spermasacco con spermatozoi in evoluzione, ed un paio di piccoli testicoli. Nel segmento succes- sivo l’atrio si presenta anch'esso rigonfio a forma di ampolla, con fondo cieco assottigliato. I padiglioni ciliati, sporgenti nel segmento precedente, sono disere- tamente grandi, e si mettono in relazione con la parte mediana dell’atrio mercè spermadutti brevi e sottili. Il pene è piccolo e provvisto del rigonfiamento a bulbo che è caratteristica quasi costante del genere. Nel 7° segmento postcefalico vi sono due ovarii e nella parete due sottili aper- ture funzionano da ovidutti. Negli altri sistemi organici non si riscontrano particolarità che meritmo una speciale menzione. Diagnosi riassuntiva — Capo allungato, bocca sormontata da sei piccole appen- dici digitiformi, e provvista inferiormente di un labbro tripartito; ventosa poste- riore a piattello; mascelle con un grosso dente mediano ed una serie di 12 pic- coli dentelli; spermateca con apertura provvista di prominenza peniforme, con due rigonfiamenti ad ampolla; atrio anch'esso rigonfio ad ampolla. Dimensioni: lunghezza: 2 mm.; grossezza !/ mm. Habitat: Astacus japonicus ; Jesso. Branchiobdella tetrodonta n. sp. (Fig. 6-8) Questa nuova specie è molto affine alla Br. pertodonta di WHirman, di cui mi sono estesamente occupato nel mio citato lavoro (!). Gli esemplari studiati furono rinvenuti su Astacus klamathensis (del fiume Klamath) di California, facienti parte delle collezioni del Museo di Vienna. Caratteri esterni —Ha forma sottile ed allungata, quasi cilindrica, con capo ovoi- dale, provvisto di due labbra, l’uno dorsale, l’altro ventrale. È anche questa una piccola specie, non oltrepassando i 2 mm. di lunghezza e avendo una grossezza di non oltre !/5 di mm. La ventosa posteriore non è molto slargata, ed ha la forma di una piccola coppa. I pori genitali sono poco visibili. Il clitello occupa il 7° segmento dopo il capo. Caratteri interni. — Le due mascelle (Fig. 8) sono provviste ciascuna di quat- tro dentelli uguali, e sono esattamente simili fra loro. La spermateca è fatta ad ampolla, con breve condotto di uscita. Lo spermasacco è molto evidente; l’ atrio è slargato , sacciforme ; il pene provvisto di rigonfiamento a forma di bulbo, e sprovvisto, come in tutte le piccole specie, di uncinetti e di guaina chitinosa. Gli ovarî sono bene sviluppati, e grosse le uova che ricolmano la cavità del 7° segmento postcefalico. Diagnosi riassuntiva. — Corpo allungato, capo poco rigonfio, bocca provvista di due labbra. Mascelle simili e provviste di quattro dentelli uguali ciascuna. Sper- mateca in forma di ampolla, atrio sacciforme. Dimensioni: Lunghezza 2 mm. grossezza 1/5 mm. Habitat: Astacus klamathensis ; fiume Klamath (California). Stephanodrilus sapporensis n. g. n. sp. (Fig. 9-15) È una forma interessantissima di discodrilide, che mi venne inviata in buon numero di esemplari dal prof. Iyima di Tokio e che venne raccolta a Sapporo, nell'isola di Jesso, una del!e più settentrionali dell'arcipelago giapponese. Ho ra- gione di credere, quantunque non mi sia stata data precisa indicazione dell'ospite, che la specie di Astacus su cui venne raccolta sia anche in questo caso l'A. japo- nicus, che è la più frequente in quella regione. Sebbene il maggior numero degli esemplari si trovasse in pessimo stato di con- servazione, pure da due o tre meglio conservati, mediante l'esame 7 foto e lo (1) pag. 2 e 3. studio di riuscite serie di sezioni, ho potuto trarre i dati sufficienti per una de- scrizione abbastanza completa dei caratteri esterni ed interni. Caratteri esterni. — La forma del corpo è quasi cilindrica, un poco più ingrossata nella parte posteriore che nell’anteriore. Misura 11 a 12 mm. di lunghezza, per 2 mm. circa di grossezza. La divisione del corpo in segmenti, pel numero e per la disposizione degli annuli rispetto ai metameri, non differisce da quella delle Branchiobdelle. Il capo non è più largo del resto del corpo, le aperture genitali non hanno rilievi visibili esternamente , la ventosa posteriore è piccola e forma un sol pezzo con l'estremo posteriore del corpo. La più notevole caratteristica esterna sì rinviene nella parte del capo che cir- conda la bocca, e che è rappresentata nella Fig. 10. Questa parte consiste in un triplice ordine di rilievi cireumboccali: un primo (a) più esterno formato da una serie di appendici digitate, le quali sono alter- nativamente una più lunga ed una più corta; un secondo rilievo (0) fatto a cercine non presenta e ed un terzo (c) che corre lungo l'orlo della bocca, è formato da una serie di papille, tutte di 212 uguale e caratteristica, con estremo libero assottigliato, e parte basale ingrossata. Nel complesso tutto questo com- plicato organo boccale ha un aspetto di rosa o di corona, unico fra le molte specie di discodrilidi fino ad oggi note. Io ebbi già occasione di notare come il modo di presentarsi delle parti circum- boccali abbia una notevole importanza nella sistematica di questi animali, e come a torto sia stata quasi sempre trascurata dagli autori la descrizione di questa porzione del corpo, che è l’unica caratteristica esterna che abbia valore nei di- scodrilidi, anche perchè subisce poche modificazioni nelle contrazioni e resta quasi immutata nella più o meno buona conservazione degli esemplari. La parte più ingrossata del corpo trovasi in corrispondenza del 7° segmento dopo il capo; in questo l’ipoderma si mostra più grosso e più intensamente colo- rabile nei tagli; a questo segmento che contiene gli ovarî e le aperture femmi- nili si può dare il valore di clitello (Fig. 12, cl.). Caratteri interni.-Il tubo digerente nella sua porzione boccale porta un paio di mascelle per disposizione uguali a quelle delle Branchiobdelle, e sullo stesso tipo, ma di forma del tutto particolare. Ciascuna mascella ha un dente centrale molto pronunziato, ed ai lati di questo due serie di minutissimi dentelli, in forma di due piccolissimi ventagli (Fig. 11). La mascella dorsale è per forma e dimensioni esattamente uguale alla ventrale. Nella parte che segue alla bocca il tubo dige- rente corre diritto fino all’ ano, che si trova, come negli altri discodrilidi, al di- sopra della ventosa posteriore. Nella struttura della parete dell’ intestino, specialmente nella parte anteriore che segue immediatamente alla regione cefalica, noto un grande sviluppo delle cellule dello strato più esterno della parete stessa, le quali formano un vero clo- ragogeno, simile a quello degli Oligocheti. Il sistema nervoso nel suo complesso è simile a quello degli altri discodrilidi. Le dimensioni relativamente grandi dell'animale permettono di seguirne la topo- grafia e di vedere come in ogni metamero la catena ventrale è formata di un connettivo risultante dalla fusione del doppio cordone ventrale, e di un ganglio, costituito dalla fusione di due laterali, da cui si dipartono tre nervi a destra e tre a sinistra, i quali decorrono in senso laterale; di essi non ho potuto seguire l’intero percorso a causa dello stato di imperfetta conservazione degli esemplari. Il sistema circolatorio differisce di poco da quello delle Branchiobdelle. Esistono i vasi trasversi che riuniscono il vaso dorsale al ventrale, ma è molto notevole il grande slargamento che il vaso dorsale presenta nei segmenti anteriori dopo il capo e che ha l'aspetto di un vero organo centrale, funzionante da appa- recchio propulsore. Le caratteristiche interne più notevoli riguardano il sistema riproduttore, che nel suo complesso non somiglia a quello di nessuno dei discodrilidi finora conosciuti, ma ha, invece, notevoli affinità con quello di alcuni oligocheti limi- coli. Esso occupa gli stessi segmenti che occupa nelle Branchiobdelle, ma è al- quanto più complicato. Infatti vi si trova raddoppiato il numero dei testicoli e degli imbuti ciliati annessi all’apparecchio eiaculatore maschile, e quello dei sacchi spermatici, pur rimanendo invariato il numero degli ovarii e dei pori maschili e femminili nonchè delle spermateche. Nel 5° segmento dopo il capo si rinviene il primo paio di testicoli, aderente al setto intersegmentale 4/5 e sporgente nel primo sacco spermatico (Fig. 12, te, ssp), e la spermateca col suo poro d’uscita lungo la linea medio-ventrale. La sperma- teca (spt) è formata da un sottile tubo a fondo cieco lievemente ingrossato verso la parte libera (Fig. 13, spt). In questo stesso segmento, compresi nel sacco sper- matico corrispondente, si aprono, infine, il 1° paio d’imbuti ciliati appartenenti al sistema eiaculatore maschile. Nel 6° segmento postcefalico vi è un secondo sacco spermatico , un secondo paio di testicoli, ed un secondo paio d’imbuti, compresi anche questi nel sacco suddetto. Gli spermadutti che si continuano col paio precedente d’imbuti e quelli che si continuano col secondo paio, convergono verso un grosso atrio, e vi versano il loro contenuto mediante due sbocchi (uno per ciascun paio) posti verso la metà dell’atrio stesso (Fig. 12, 183, spd). L’atrio di forma ovoide allungata ripie- gandosi su sè stesso, si restringe in un breve condotto che mette capo al pene, contenuto in uno slargamento bulbare (22) affine a quello di altri discodrilidi. Il pene è in forma di cono un pò rigonfio nel mezzo (Fig. 14, pe) ed è prov- visto di una ben distinta guaina chitinosa (gp); esso è cavo, e nel suo interno si notano numerosi spermatozoi raggomitolati. Questa completa guaina chitinosa del pene è del tutto caratteristica, non essendosi trovati sul pene di altri disco- drilidi se non, talora, dei piccoli uncinetti, esistenti soltanto negli individui molto bene sviluppati. Nel 7° segmento si rinvengono due ovarii e due ovidutti. Gli ovarii sono vo- luminosi e producono grosse uova le quali riempiono quasi l’intero segmento (Fig. 12 e 13, 40).I due ovidutti sono piccoli, in forma di imbuti col margine lobato fornito di ciglia vibratili sporgente entro la cavità del segmento, i quali mettono capo direttamente ai pori posti sulle linee latero ventrali, nel solco tra i due annuli del segmento. Anche questi organi, frequentì negli oligocheti, si osservano in questo genere per la prima volta fra i discodrilidi. Nel segmento immediatamente successivo (8° dopo il capo) si trovano delle grosse uova in gruppi di due o tre, le quali danno a questo segmento il valore dì un sacco ovarico. (Fig. 12 e 13, uo). Diagnosi riassuntiva del genere.--Capo fornito di complicato organo cireumboc- cale di adesione; mascelle uguali di forma. Due paia di testicoli, due paia d’im- buti seminali, un atrio ed un poro maschile. Due sacchi spermatici impari nei segmenti dei testicoli. Una spermateca tubulare intera. Ovidutti presenti. Diagnosi riassuntiva della specie.-Corpo cilindrico poco ingrossato nella regione genitale, capo non maggiore in diametro del resto del corpo . bocca circondata da un complicato organo lobato; ventosa terminale piccola. Mascelle con un dente centrale e due serie laterali di minutissimi dentelli. Due paia di testicoli, e due sacchi spermatici, due paia d’imbuti seminali con spermadutti convergenti a due a due in due brevi condotti che sboccano in un atrio ampio e sacciforme. Una spermateca piccola in forma di breve tubolino cieco. Un paio di ovarii e un paio di pori femminili; ovidutti con padiglioni ovarici. Uova libere nel segmento che segue quello degli ovarì e dei pori femminili. Lunghezza 12 mm.; grossezza 2 mm. Habitat: Astacus japonicus ; Sapporo. Osservazioni critiche. Di tutte le forme di discodrilidi finora note, lo Stepha- nodrilus non trova riscontro in nessuna pel suo aspetto esterno, e specialmente per l'organo boccale anteriore che è del tutto caratteristico. Per quel che riguarda l’organizzazione interna, una certa somiglianza può ri- scontrarsi nell’ apparecchio riproduttore per la disposizione ed il numero delle parti, fra questo genere ed il gen. Bdellodrilus del Moore (!), inquantochè in questo come in quello si rinvengono una spermateca con un poro, due paia di testicoli, due paia di padiglioni spermatici, due sacchi spermatici impari, un paio di ovarii, un paio di pori femminili; ma nella struttura di queste parti le diffe- renze sono assai notevoli. La spermateca bifida nel Bdellodrilus è intera nello Stephanodrilus, Vatrio così ben delineato e di forma così regolare in questo, è del tutto diverso in quello e così pure la disposizione dei padiglioni spermatici ; i pori femminili non sono nel Bdellodrilus provvisti come nello Stephanodrilus de- gli ovidutti, i quali, nel genere da me descritto, si constatano per la prima vol- ta non essendo stati mai rinvenuti, neanche in Branchiobdelle delle specie più grandi. Anche per gli altri sistemi organici il Bdellodrilus si allontana dallo Stepha- nodrilus, il quale p. e. non possiede il complicato sistema di glandole laterali de- scritto dal Moore in Bdellodrilus. La forma delle mascelle, ed il fatto che in 1) Moore. P. — The anatomy of Bdellodrilus illuminatus, an american Discodrilid : Journ. Mor- phol. Boston, Vol. 10, pag. 497, Pit. 30-32. questo genere esse sono differenti, mentre nello Stepharodrilus sono uguali è un altro importante carattere differenziale. Per tutte queste ragioni ho creduto di poter riconoscere nell’animale da me preso in esame un nuovo genere di Discodrilide , che, pel carattere dell’ organo peri- boccale, formante una sorta di corona, ho chiamato Stephanodrilus (da atégavos, corona). Riguardo alla posizione sistematica del gruppo, di cui mi sono occupato più estesamente nel già citato lavoro, non posso, dopo lo studio di queste nuove forme, che confermare quello che ebbi già a dire, che cioè i Discodrilidi sono degli Oligocheti modificati, e che le caratteristiche esterne in qualche modo so- miglianti a quelle degli Irudinei sono dovuti allo adattamento alla vita parassitaria, vanno quindi interpetrati come fenomeni di convergenza. Quanto alle caratteristiche interne quelle del sistema genitale dello Stephano- drilus, in confronto di quelle delle Branchiobdelle, sono esattamente parallele a quelle che, p. e. possono rinvenirsi in un oligochete Lumbriculide del gen. Lum- briculus, Trichodrilus, Stylodrilus (od altro genere a due paia di testicoli e due paia di imbuti seminali) in confronto di un oligochete limicolo della famiglia dei Tubificidae : consistendo la differenza principale fra i detti due generi di discodri- lidi, come fra queste due famiglie di oligocheti nel fatto che nello Stephanodrilus e nei Lumbriculidi le gonadi maschili e i relativi apparecchi eiaculatori si trovano raddoppiati rispetto al genere Branckiobdella ed ai Tibificidi nei quali sono semplici. Il carattere degli atrii e dei pori maschili impari ed unici non può essere invo- cato come una caratteristica esclusiva dei Discodrilidi, che possa distinguere questi anellidi dagli Oligocheti, giacchè, come fu messo da me stesso in rilievo nel precitato lavoro, in epoca recente sono stati trovati varii oligocheti aventi lo stesso carattere, e fra questi il genere Mesoporodrilus fra i Lumbriculidae dà esem- pio di una disposizione delle parti dell'apparato genitale esattamente parallela a quella dei Discodrilidi del genere Branchzobdella. Nel materiale di Discodrilidi raccolto dal Prof. MonriceLLI sugli Astacidi dei Musei di Vienna e di Parigi, oltre alle due specie descritte in questo lavoro (Braw- chiobdella digitata e Br. tetrodonta) ho trovato altre forme riferibili, per quanto ho potuto ricavare dagli esemplari esaminati non sempre in condizioni favore- voli di conservazione, a forme già note. Le enumero qui per dar notizia della loca- lità di rinvenimento, che può interessare per la distribuzione geografica delle specie in relazione con quella degli ospiti. 1. Branchiobdella astaci OpIER. Riferisco a questa specie per l’ aspetto generale e la forma delle mascelle, al- cuni piccoli esemplari di Branchiobdella del museo di Vienna rinvenuti su Astaeus leniusculus DANA portanti la località : « fiume presso la collina di Olimpia, Stati Uniti d'America 2. Branchiobdel/a parasita 1)orNER. Ho esaminato alcuni esemplari che con ogni probabilità appartengono a questa specie rinvenuti sul Cambarus robustus del Genesse River e sull’Astacus nigrescens di California delle collezioni del Museo di Parigi. 3. Branchiobdella pentodonta WirHman. Sembrano appartenere a questa specie alcuni esemplari provenienti dal Cam- barus viridis del Texas (collezione del Museo di Parigi). 4. Branchiobdella heterodonta Avcm. Ho identificato come appartenenti a questa specie degli esemplari raccolti su Astacus Kessleri del Turkestan (Museo di Parigi). Istituto zoologico della R. Università, Febbraio 1906. SPIEGAZIONE DELLA TAV. Lettere comuni alle figure : at bl cl gpe ov ovd pe pe atrio. bulbo. clitello. guaina del pene. ovario. ovidutto. padiglione ciliato spermatico. pene. poro femminile. poro maschile. 9 — poro della spermateca. — spermadutto. — spermateca. — spermatozoi. — sacco spermatico. — ‘testicolo. — uovo. 1.— Branchiobdella digitata n. sp.; vista di profilo. x 50. 2.— La stessa vista dal lato ventrale. x 50. 3. — Mascella della stessa: a) vista dal lato dorsale, b) vista di profilo. x< 900. 4. — Spermateca della stessa. x 250. 5.— Segmenti genitali con gli organi visti dal lato ventrale. >< 60. 6. — Branchiobdella tetrodonta n. sp.; vista di profilo. x 50. 7.— La stessa compressa e vista per trasparenza, con gli organi genitali messi in evidenza. x50. 8. — Le mascelle della stessa. >< 900. 9. — Stephanodrilus sapporensis n. g. n. sp.; visto di profilo. x< 10. 10. — Parte anteriore dél capo, con l'apparato periboccale. >< 45. 11. — Mascella. x 250. 12. — Taglio sagittale dei segmenti genitali dello stesso, praticato secondo un piano parallelo al piano di simmetria dell'animale e spostato verso il lato sinistro, in modo da met- 15 14 tere in evidenza l'apparecchio genitale. >< 40. . — Ricostruzione dell'apparecchio genitale completo visto dal lato ventrale dell’animale.><40. e 15. — Tagli attraverso il bulbo peniale, il pene, ed il poro genitale maschile. x 180. i TO n ee 5779 ale x U Pa - i . Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & Figli » Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & Pigli & Pierantoni dis. Brogre MA faffagi Pizza Slice BI Anniarro del Museo Lu ei) Che pm LI Pierantoni dis. NIENTE) ANNUARIO DEL MUSEO ZO0LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INNuova Serie ) VOLUME 2. Num. 12. 11 Agosto 1906 Doct. W. KOBELT (Schwanheim) Die Untergattung Murella (Sectio Opica) Koskr (Tav. 6.) [Ricevuta il 80 Aprile 1906) Italien siidlich der grossen Senke, welche vom Golf von Neapel aus quer durch die Halbinsel iiber Benevent und Melfi zum Ofanto und der apulischen Ebene zieht, gehòrt leider immer noch zu den sehr ungeniigend erforschten Teilen Eu- ropas. Der Fremde geht nur iusserst selten iiber die Surrentiner Halbinsel hinaus, aber auch der Eingeborene meidet die Basilicata und noch mehr das beriichtigte Kalabrien. So kommt es, dass in dem grossen Gebiete zwischen der « Senke von Benevent » und dem Silawald noch grosse Strecken kaum jemals von einem sammelnden Naturforscher betreten worden sind, und dass ausser den Bewohnern des Landes nur sehr wenige Menschen wissen, welche Fiille von Naturschònheit es birgt. Beziiglich seiner Molluskenfauna sind wir auf ein paar Angaben bei Costa und bei PÒiuippr angewiesen; die Forschungen von Apami und Carori be- ziehen sich nur auf den Raum stiidlich von der Sila. Ich hatte im Frihjahr 1902 Gelegenheit gehabt, ein klein wenig iber die gew6hnliche Touristengrenze hinaus zu kommen und im Selethal um Eboli und in den Thàlern zwischen diesem Thale und Salerno den Wandelformen der Helix surrentina nachzugehen. Ein kleiner Vorstoss nach dem Monte Postiglione bewies mir, dass weiter im Siiden Iberusarten auftraten, die von Helix surrentina voll- stàndig verschieden waren, und das veranlasst mich im Herbste 1903 zwei mehr- tigige Excursionen iiber den Sele hinaus zu unternehmen, deren Erfolg meine Erwartungen bei weitem ibertraf. Ich habe die gefundenen Novitàten bereits in dem zwélften Bande der neuen Folge von Rossmaesslers Iconographie beschrieben und abgebildet. Da aber dieses umfangreiche und kostspielige Werk nur ganz wenigen Forschern in Italien zu Gesicht kommt, habe ich mit Freude das Anerbieten meines verehrteu Freundes Prof. MowrIceLLI angenommen, den Beschreibungen und Abbildungen der neuen Arten ein Plitzchen in dem « Annuario » einzuriumen. Sr Ieh habe im Herbst 1903 in Begleitung meines Freundes WucLe zunichst der Gola di Romagnano einen Besuch abgestattet, dann wandten wir uns nach dem Val di Diano und sammelten in der Umgebung von Sala Consilina. Von Lagonegro aus folgten wir dann der grossen kalabrischen Heerstrasse bis Lauria und wandten uns dann wieder iber Trecchino der Kiistenbahn und der Station Maratea zu, um dann nach Neapel zuriickzukehren. Bei der zweiten Excursion brachte uns die kalabrische Kistenbahn nach Centola und der Schlu- cht, in welcher der Mingardo die Masse des Monte Bulgheria durchbricht, dann nach Sapri. Von dort ging es iber den Pass am Nordabhang des Monte Coc- covello nach dem Felsenneste Rivello (oder Rovelli ?), das schon dem Becken von Lauria angehòrt, und Lauria, und von da am anderen Tage auf der grossen Heerstrasse iber das Campo di Galdo, Castelluccio, Mormanno und Murano nach Castrovillari, und von da nach Cosenza an der Sila. Uebertriebene Nachrichten îiber einen Vesuvausbruch veranlassten mich von da direkt nach Neapel zuriick- zukehren. Ich habe also nur einen kleinen Teil der siidlichen Basilicata und des nòrdlichen Kalabriens fliehtig durchfahren, und dabei nur am Rande der grossen Heerstrasse sammeln kònnen. Wenn ich trotzdem mindestens ein Dut- zend guter neuer Arten nur aus der einen Gruppe von Zberus erbeutete, und zwar nicht in einzelnen Exemplaren, sondern zu Hunderten, so kann man sich eine Vorstellung davon machen, welchen Reichtum neuer Formen noch der Forscher zi erwarten hat, welcher in diesen Gebieten wirklich griindlich sam- meln kann. Bekanntlich bildet siidlich vom Matese -Gebirge der Apennin kein Kettenge- birge mehr, sondern lòst sich in eine Anzahl machtiger Bergstòcke von 1800- 2000 Meter Hohe auf, zwischen denen entweder hochgelegene Muldenthàler, Campi genannt, liegen, oder Kesselthiler, aus denen sich die Gewàsser in tiefen Schluchten den Weg zum Meere bahnen. Iedes dieser Bergmassive hat seinen eigenen Formenkreis von Zberus aus der Untergattung Opzca, aber nicht nur jedes gréssere Thal, sondern auch jede Schlucht beherbergt eine besondere Lokalform dieses Formenkreises, die als Varietàt angesehen und deshalb mit einem besonderen Namen belegt werden muss. Diese Varietàten sind bei jedem Formenkreise mehr oder minder dieselben , genabelte, ungenabelte, stàrker und schwécher gerippte, hohere und flachere, aber sie halten dabei die Kennzeichen des Formenkreises fest und sind fiir ein geiibtes Auge unschwer zu unterscheiden. Es ist hier nicht der Ort, genauer auf die Schlussfolgerungen einzugehen welche sich aus diesen Verhàltnissen fiir die geologische Geschichte Siiditaliens und die Entwicklung seiner Molluskenfauna ziehen lassen wirden, wenn diese Gebiete einmal griindlich erforscht waren. Auch geniigt dafir unsere heutige Kenntniss durchaus nicht. Kaum dass wir die grossen Formenkreise feststellen kònnen. Nach dem, was ich heute weiss, sind die Arten, welche ich als Sektion Optea der Untergattung Murella zusammenfasse, auf die alteren Kalkgebiete Italiens beschrinkt und treten auf den tertiiren Schichten zuriick oder fehlen ganz. Ihr Gebiet beginnt in den Monti Sibillini mit Melix tetrazona Fr. Dann folgt der Formenkreis der Helix strigata Fr. nérdlich der Tiber, und siidlich dieses Flussta- les der der Helix Carsoleana Fir., welchem Helix signata Fr. im Sidwesten zuzu- rechnen ist. Er nimmt die drei grossen Massive der Abruzzen ein, Gran Sasso d’Italia, Majella und Monte Mileto; seine Verbreitung bricht in der Tuffzone ab, welche die Senke von Benevent erfillt. Siidlich dieser Senke erstreckt sich westlich vom Monte Volture bis zum Se- lethal das Gebiet der Helix surrentina Ap. Sonmir, èstlich in den apulischen Murgie, dem Kiistengebiet von Taranto und der Terra d’Otranto der noch kaum bekannte Formenkreis der Helix mariannae. Siidlich vom Selethal in der Schlucht von Romagnano und am Monte Posti- glione tritt die Sippschaft der Helix basiicatae auf, am Monte Bulgheria Helix mingardi, am Ostrande des Val di Diano und éstlich von da Helix consiglina, von Lagonegro ab im ganzen Gebiete des Kessels von Lauria Helix lauriae, von da zum oberen Sybaris die Reihe von Prachtformen, welche sich um Helix lucana WeESTERLUND (ex recensione mea) gruppirt. Dann kenne ich noch vom Nordrande des Coccovello den Formenkreis der Helix marateensis und coccovelli , sidlich von demselben Bergmassiv Helix saprensis. Das ganze Gebiet zwischen Basento, Val di Diano und Sybaris ist noch véòllig unbekannt, auch den michtigen Berg- stock des Monte Pollino, welcher durch ausgedehnte schneckenleere Thonschie- fermassen vom Apennin getrennt wird, aber noch aus Kalk und nicht aus Granit besteht, habe ich nur am iussersten Rande gestreift. Hoffentlich findet sich recht bald Jemand, der die noch unerforschten Gebiete in Angriff nimmt. Meinen Lands- leuten kann ich versichern, dass es sich in Nordkalabrien nicht schlechter reist, als in anderen Gebieten Italiens abseits der grossen Heerstrasse , und dass die Sicherheit nichts zu wiinschen iibrig lisst. Die Sippschaft der Hel2x surrentina Ap. Scumr habe ich schon im ersten Bande des Annuario erértert, von den Formen der Basilicata Helîx Wullet vom Monte Postiglione und zwei Formen unbekannten Fundortes aus der Paulucci’- schen Sammlung, welche ich als Meli dasilicatae und Helix potentiae beschrieben habe. Erstere habe ich in der Gola di Romagnano wiedergefunden. Sie ist von WesrerLuND schon frither als Helix surrentina var. lucana erwahnt, aber mit einer vollig verschiedenen Form zusammengeworfen worden, die von Murano in Kala- brien stammt. Zu erkennen ist das allerdings nur aus den Fundortsangaben Bal- vano und Murano; welche von ihnen der Typus sein soll, ist nicht angegeben. Ich kann also den Namen Helix basilicatae fùr die Form von Balvano aufrecht erhalten und den Westerlund’schen Namen auf die Form beschrinken , welche sich von Mormanno bis Castrovillari herrschend findet. Die im ersten Bande des « Annuario » abgebildete Helix gauri aus dem obe- ren Teile des Piano di Sorrento habe ich in 1903 vergeblich wieder zu finden versucht ; ich fand iiberall nur Helix surrentina var. alticola m., doch habe ich den steilen Felskegel oberhalb der Locanda due Golfi nicht betreten kònnen, weil ich vergessen hatte in Neapel eine Erlaubnis des Eigentiimers einzuholen, und halte es immer noch fiir mòglich, dass sie sich an diesem findet. 1. Murella (Opica) mingardì Koseur ( Fig. 25) 'Pesta exumbilicata depressa, solidula, vix nitida, superne arcuatim filostriata, basi laevior, alba, unicolor vel (multo rarius) varie aurantiaco interrupte fasciata. Spira parum elevata, apice parvo, fuscescente, laevi. Spira parum elevata, apice parvo, fuscescente, laevi; sutura linearis, impressa. Anfractus 4 1/, convexi, sat celeriter accrescentes, ultimus depresse ro- tundatus, initio interdum subangulatus, antice breviter deflexus. Apertura perobliqua, plano arcuato, ovata, valde lunata, faucibus fuscescentibus ; peristoma acutum, tenue, expansum, vivide aurantio-fuseo labiatum, limbo angusto pallidiore; margines subconniventes , callo tenuissimo incolorato vix junetis, columellari inerassato , vix arcuato vel stricto, supra ap- presso, dilatato, sed distinete circumseripto. Diam. maj. 20, min. 17, alt. 11-12 mm. Murella mingardi KogeLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. DT. Iberus (Opica) mingardi KopeLr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 38, N.° 2019. Hab.— Prope Centola montis Bulgheriae, ad ripas fluvii Mingardi. 2. Mureila (Opica) consigliana Konkor (Fig. 16-18) Testa depressa, aperte sed haud late umbilicata, umbilico intus mox coaretato vix pervio, tenuiuscula sed solidula, supra ruditer et sat confertim sulcato-striata, sulcis oblique ar- cuatis, basi laevior, griseo- albida, seriebus macularam corneo-fuscarum tribus in anfrace- tibus spirae distinete, in ultimo minus distinete strigatim confluentium , in ultimo fasciola quarta parum distineta ornata. Spira depresse conica apice parvo, laevi, luteo; sutura linea- ris, impressa. Anfractus 5 leniter regulariterque accrescentes, superi convexiusculi, ultimus tumidus, fere inflatus, basi et praesertim circa umbilicum subgibbus, antice profunde cele- riterque deflexus. Apertura perobliqua , plano parum arcuato, modice lunata, intus fusces- cens maculis praesertim prope labrum translucentibus; peristoma acutum, tenue, expan- sum, intus vix tenuissime fuscescente labiatum, marginibus convergentibus sed vix vel haud junetis, supero arcuato, ad insertionem valde producto, basali et columellari aeque arcuatis, levissime reflexiusculis, columellari supra dilatato, fornicatim super umbilici partem reflexo, ad insertionem vivide fusco tincto. Diam. mas. 22, mm. 19, alt. 13 mm. Murella consigliana KoseLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 59. Iberus (Opica) consigliana KogeLr, Rossmaessler Teonographie (N. F.) Vol. 12, pag. 35, N.° 2010-2012 Hab.—prope Sala Consilina Basilicatae. i°I 3. Murella (( Opica) sirinensis KoBELT (Fig. 19) Testa depressa, obtecte umbilicata, interdum fere omnino exumbilicata vel rimata, solida, haud nitens, supra confertim costellato -striata, basi laevior, alba, plerumque fascia quarta tantum interrupta sed vivide aurantio-fusea, rarius seriebus quoque tribus superis macu- larum insignis. Spira depresse conica, apice parvo, acuto, laevi, fuscescente; sutura linea- ris; impressa. Anfractus fere 5, primi leniter, sequentes celerius accrescentes, sat convexi, ultimus latior, aperturam versus dilatatus, compressus, interdum fere subangulatus , basi convexior, circa umbilicum subgibbus, antice subite valdeque deflexus. Apertura perobliqua, plano parum arcuato , ovata vel subpiriformis , modice lunata, faucibus leviter fuscescen- tibus fascia haud translucente; peristoma saturate castaneum, undique fusco labiatum, tenue, marginibus conniventibus, sed haud junctis, supero acuto, producto , subimpresso, externo reflexiusculo, columellari labio compresso castaneo armato, patulo, supra dilatato , reflexo, umbilicum fere omnino occludente, versus parietem aperturalem distinetissime definito. Diam. maj. 19, min. 16, 5, alt. 11 mm. Murella sirinensis KoseLr, Nachrbl D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 60. Iberus (Opica) sirinensis Koger, Rossmaessler Iconographie (N. F.), Vol. 12, pag. 36, N.° 2013. Hab. — prope Lagonegro Basilicatae. 4. Murella (Opica) rivellensis KoBkLr (Fig. 30) Testa exumbilicata, depressa, plus minusve distinete angulato- carinata , solida, nitidula supra filoso-striata, infra laevior, alba, fascia unica rufo-fusca infra angulum pulcherrime ornata. Spira breviter conica (saepe subscalari-elata), apice parvo luteo-fusco ; sutura li- nearis. Anfractus 4 1/, regulariter accrescentes, convexi, ultimus parum latior, distinete angulatus, angulo aperturam versus evanescente, basi et praesertim circa regionem umbili- calem magis convexus, antice breviter sed profunde deflexus. Apertura perobliqua , ovato- subpiriformis, valde lunata, intus lutescenti-albida fascia externa vix vel haud translucente; peristoma acutum, intus pone limbum fuscum anguste albido -labiatum, marginibus subeon- niventibus, sed haud junetis , supero recto, externo reflexiusculo, columellari dilatato, ap- presso, umbiliceam omnino occludente, vivide fusco, intus auguste albomarginato. Diam. maj. 19, min. 16, alt. 10-12 mm. Hab.— prope Rivello Basilicatae 5. Murella (Opica) lauriensis Kosktw (Fig. 26-27) Testa depressa conoidea, omnino exumbilicata. vel rarissime obsolete rimata, solida, haud nitens, alba vel seriebus macularum fuscarum sagittiformium parum conspicuarum orna- ta, superne confertim costellato - striata, inferne laevior. Spira sat elate conica, apice parvo, laevi, fuscescente, prominulo; sutura impressa linearis. Anfractus 4 1/, convexi, regulariter crescentes, ultimus primum subangulatus, dein rotundatus, basi plano- convexus, antice subite deflexus. Apertura perobliqua, piriformis, parum lunata, faucibus fuscescentibus; peristoma aurantio- fuscum, ad columellam saturatius tinetum, distinete aurantio labiatum, margimibus conniventibus sed vix callo tenuissimo utrinque anguste fusco colorato junetis, margine su- pero recto subdepresso, externo et basali reflexiusculis, columellari saturatius tincto, reflexo, umbilicum omnino claudente. Diam. maj. 15-19, min. 13-17, alt. 9-12 mm. Murella lauriensis Koseur, Nachrbl. D. mal. Ges. 1905, Vol. 37, pag. 84. Iberus (Opica) lauriensis KoseLt, Rossmaesler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 39, N.° 2020, 2021. Hab.— circa Lauriam Basilicatae. 6. Murella (Opica) spinae Koserr ( Fig. 28) Testa obteete umbilicata, depressa, solida, nitidula, subtiliter costellato -striata, costellis filiformibus, in anfractus ultimi parte supera impressionibus parvis transversis hie illie pe- culiariter subgranulosa, unicolor alba apice corneolo, rarius maculis seriatis ornata. Spira breviter conica, apice parvo, sutura lineari. Anfractus 41/, leniter regulariterque accrescentes, convexiusculi, ultimns penultimo fere sesquies latior, initio subangulatus dein compresso-ro- tundatus, antice primum descendens dein subito profunde deflexus. Apertura perobliqua, sub- piriformi-ovata, modice lunata, intus lutescenti - albida; peristoma simplex, distinete labiatum labio lutescente, marginibus conniventibus, vix callo tenuissimo junetis , supero profunde infra angulum intorto, depresso, recto, externo et basali expansis, columellari reflexo, com- presso, labiato, ad insertionem dilatato, super umbilicum producto sed patente, et saturate fusco tincto. Diam. maj. 18, min. 16, alt. 10 mm. Iberus (Opica) spinae KogeLr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 39, N.° 2022. Hab.— prope Lauriam Basilicatae. T. Murella (Opica) trecchinensis KogeLr (Fig. 29) Testa omnino exumbilicata, depresse globoso- conica vel subdepressa, solida, parum nitens, seriebus tribus macularum aurantiacarum parum distinetis et in anfractu ultimo fascia sub- continua, maculis sagittiformibus saturatioribus regulariter dispositis insigni ornata, obsole- tissime tantum superne striatula, minime costellata. Spira plus minusve elate conica, apice parvo , laevi; sutura impressa , linearis. Anfractus 5 convexi, primum lente dein celerius accrescentes, ultimus major, rotundatus, antice primum leniter descendens, dein subito de- flexus. Apertura perobliqua, ovato-rotundata, parum lunata, faucibus fuscescentibus; peri- stoma acutum, extus basique expansum et reflexum, aurantio - fusco tinctum et labiatum, co- lumellari leviter incrassato, subcompresso, vivide aurantio-fusco, ad insertionem appresso et macula umbilicali cincta. Diam. may. 21, min. 18, alt, 14 mm. : Iberus (Opica) trecchinensis Koseur, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 40, N.° 2023. Hab.— prope Trecchina inter Lauriam Basilicatae et Marateam Calabriae, in silvis Ca- staneae vescae. 8. Murella (Opica) galdensis Koper (Fig. 13-15) Testa imperforata, subgloboso - conica, solida, parum nitida, superne costellato-striata, co- stellis confertis, obliquis, subarcuatis, hic illic cicatricosa, sub vitro quoque sculptura spirali nulla, alba, seriebus tribus macularum fuscarum in anfractibus spirae, saepe obsoletis ; ra- rius strigatim confluentibus, et in anfractu ultimo fere semper fascia lata interrupta sed di- stinetissima lataque vivide aurantio-fusca pulcherrime ornata. Spira conica lateribus vix convexis, apice parvo obtusato; sutura linearis impressa. Anfractus 5 regulariter et sat ce- leriter accrescentes, convexi, ultimus major, rotundatus, antice breviter sed profunde de- flexus, basi laevior, subplanatus. Apertura obliqua plano arcuato , ovato-rotundata, valde lunata, faucibus fuscescenti albidis fasciis translucentibus, peristoma saturate fuscum, expan- sum, extus et infra reflexiusculum, acutum, intus fusco labiatum, marginibus haud vel vix callo tenuissimo junetis, supero subarcuato, externo breviter rotundato, columellari striete oblique ascendente, rarius dentis vestigia exhibente, ad insertionem dilatato, vividius tineto, colore partem parvam regionis umbilicaris quoque tegente. Diam. ma). 23, min. 19, alt. 15 mm. Murella galdensis KoseLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 21. Iberus (Opica) galdensis KozeLr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag.34, N.° 2007 - 2009. Hab.—in valli « Campo di Galdo » Calabriae borealis. 9. Murella (Opica) lucana (WesverLunD) KoBeLT (Fig. 20-24) Testa depresse conica vel conica, exumbilicata vel obtecte umbilicata, parum crassa sed solidula, supra striato-sulcata, sulcis arcuatis, basi laevior, alba, seriebus tribus macularum fuscarum vel castanearum strigatim et in fascias iuterruptas confluentium, tertia majore, et in anfractu ultimo fascia quarta subcontinua pulcherrime ornata. Spira conica apice parvo, laevi; sutura profunde impressa Anfractus 5 convexi, regulariter et sat celeriter accrescentes» ultimus rotundatus, in regione umbilicari subimpressus, antice celeriter profundeque deflexus' Apertura obliqua, ovato - piriformis, lunata, intus fuscescenti-albida, fasciis perlucentibus; peristoma acutum, nisi prope insertionem marginis externi undique expansum et reflexum, intus albido-fusco labiatum, margine columellari subinerassato, ad insertionem dilatato, ap- presso, macula fusca insigni, versus parietem aperturalem bene definito. Diam. maj. 23, min. 20, alt. 15 mm. Helix surrentina forma lucana WesterLuNp, Fauna palaearet. Binnenconch. II, pag. 385 (ex parte). Murella lucana KogeLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 60. Iberus (Opica) lucana Koseur, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 37, N.° 2014 - 2015. Hab.— circa Murano Calabriae. Der Name MHeliw lucana ist fir diese schòne Form, welche ausserhalb des alten Luka- niens vorkommt, eigentlich nicht richtig. Ich kann aber nicht umbin ibn anzunehmen. Wers- rerLunp hat in seiner Fauna der palaearktischen Binnenconehylien II, pag. 385 eine forma lucana der Heliw surrentina kurz beschrieben mit den Fundorten Balvano und Morano. Fiir die erstere Form habe ich nach Exemplaren der Paulueci ’schen Sammlung den Namen Iberus basilicatae eingetthrt: es bleibt also fir die Form von Morano nach den geltenden Nomenclaturregeln der Name lucanus Wersreru. Beide Formen haben mit Iberus surrentinus niehts zu thun und sind auch untereinander gut verschieden. Iberus lucanus findet sich ausser bei Morano am oberen Sybaris auch auf der ganzen Strecke von da bis zum hoch- liegenden Mormanno am ganzen Westende des Monte Pollino und wahrscheinlich auch am Siidabhang und lings der Sierra Dolcidorme. Sie ist nicht minder vertinderlich , als die ùbrigen kalabrischen Formenkreise. Ich habe ausser dem Typus den ich innerhalb des Stiidtehens Murano am Abhang der grossen Heerstrasse fand, noch folgende drei Varietàten unterschieden, die gut getrennt von einander lings der Heerstrasse vorkommen. Var. discesae (Icon. fig. 2016): differt a typo testa planiore, saepe umbilicata. Hab. — inter vallem Campotenese dietum et Morano. Var. tenetensis (Icon. fig. 2017): differt a typo testa multo magis depressa, plerumque plus minusve aperte umbilicata, maculis aurantiacis haud strigatim sed fasciatim confluen- tibus, anfracta ultimo subinflato, circa umbilicam subgibbo. Diam. maj. 22, min. 19, alt. 15 mm. Hab. — Campotenese. Var. mormannensis (Icon. fig. 2018): differt a typo testa minore, plus minusve distinete quadrifasciata, haud strigata, distimetius costellata. Diam. maj. 20, min. 17, alt. 13 mm. Hab.— circa oppidum Mormanno. 10. Murella (Opica) saprensis Kogkur (Fig. 1-4) Testa depressa conico -globosa, exumbilicata, solida, nitidula, obsolete costellato-striata sculptura spirali nulla, alba, seriebus macularum tribus plerumque strigatim confluentibus, saepe obsoletis, et fascia quarta interrupta vix distincetiore in anfractu ultimo ornata. Spira depresse conica apice sat magno, corneo; sutura linearis. Anfractus 51/, convexiusculi, lente accrescentes, ultimus parum dilatatus, rotundatus, antice sat longe et profunde descendens. Apertura perobligua, plano arcuato, ovata, valde lunata, intus iutescenti vel fuscescenti - alba, fasciis vix translucentibus; peristoma tenue, acutum, expansciusculum, vivide aurantio - fusco tinetum, sed vix labiatum, marginibus vix callo tenuissimo junetis, supero valde producto et subimpresso, columellari subinerassato vividius tineto, supra appresso et maculam umbi- liearem formante fere parallelo. Diam. maj. 24, 5, min. 19, 5, alt. 15 mm. Murella saprensis KogrLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 22. Iberus (Opica) saprensis Koskr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 33, N.° 1995-1996, cum var. ulicis, fig. 1997 et pisacanti fig. 1998. Hab. — prope Sapri Calabriae. Var. ulicis: differt a typo testa magis globosa, umnicolore vel fascia basali tantum ornata. In foliis Ulicis europaeae praecipue invenitur. Var. pisacanii : differt seriebus macularum 4. In olivetis asperioribus invenitur. 11. Murella (Opica) coccovelli Koseur ( Fig. D-7 ) Testa late conica, exumbilicata vel obsoletissime rimata, eretaceo-alba, supra sulcis ar- cuatis subtilibus sed distinetis potius exarata quam costellata, basi laevior, solidula, param nitens, seriebus macularum tribus, in ultimo quatuor, infima multo distinetiore pulcherrime ornata. Spira conica, apice sat magno, laevi, lutescente; sutura linearis. distineta. Anfractus 5 1/, convexi, fere tumidi et subgradati, lentiforme accrescentes, ultimus vix major, com- presso -rotundatus, basi convexiusculus, antice arcuatim profunde deflexus. Apertura per- obliqua plano arcuato, oblongo- ovata, valde lunata, faucibus fuscescentibus, fasciis translu- centibus; peristoma acutum, tenue, expansum, basi vix reflexiusculum, marginibus parallelis, naud vel vix junetis, supero et externo vix tenuiter luteo-vel albolabiatis, columellari in- crassato stricto, vivide castaneo acie pallidiore, supra dilatato, appresso, sed distinete mar- ginato et interdum rimam relinquente; macula umbilicaris nulla. Diam. maj. 21, min. 18, alt. 14 mm. Murella coccovelli KoseLr, Nachrbl. D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 23. Iberus (Opica) coccovelli KoseLr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 33, N.° 1999-2001. Hab.— ad montem Coccovello inter Sapri Calabriae et Rivello Basilicatae, alt. 700 m. Differt a M. saprensi testa conica, anfractibus tumidis subgradatis, columella pro parte tantum colorata et praesertim striis sulciformibus impressis nec costiformibus. 12. Murella (Opica) marateensis Ko8eLt (Fig. 8-12) Testa exumbilicata. depresse globosa, solida, nitida, laeviuscula, sub vitro tantum subti- lissime striatula, alba; scriebus macularum tribus in anfractibus spirae, quatuor in ultimo, infera majore, pulcherrime ornata, raro unifasciata, seriebus tribus superis deficientibus. Spira depresse conica, apice parvo corneo: sutura linearis vix impressa. Anfractus 4 1/9 - 5 sat celeriter accrescentes, sat convexi, ultimus dilatatus, antice descendens demum deflexus, basi convexus, ad regionem umbilicarem tumidulus. Apertura perobliqua plano arcuato, ovato- rotundata, valde lunata faucibus fuscescenti - albis , fasciis et in speciminibus vivide colo- ratis vix translucentibus; peristoma tenue, acutum, expansum, labio fusco vel fuscescente- castaneo undique indutum, marginibus conniventibus, haud junctis, columellari inerassato, vivide colorato, interdum acie pallidiore, supra parum dilatato, adnato, bene circumseripto. Diam. ma]. 21, min. 19, 5, alt. 14-15 mm. Murella marateensis Kogeur, Nachrbl D. mal. Ges. 1904, Vol. 36, pag. 24. Iberus (Opica) marateensis KoseLt , Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, pag. 34, N.9 2005-2006. 10 Hab. — prope Marateam Calabriae. Diftert a praecedentibus testa laevi, nitida. 13. Murella (Opica) castelluccensis Kopeur (Fie. 32) Testa obtecte perforata, depressa vel depresso-tarbinata, solida, parum nitens, eretaceo- alba, plerumque fasciis castaneis 4, superis interruptis, quarta distinetiore sed maculosa pul- chre ornata, striis obliquis arcuatis supra distinetioribus, ad basim subtilissimis sculpta. Spira depresse convexa vel subtrochiformis, apice parvo, laevi, lutescente, sutura impressa, linea- ris. Anfractus 4 1/, convexi, regulariter crescentes, ultimus depresso-rotundatus, basi con- vexus, antice subite deflexus. Apertura diagonalis, lunato-ovata, faucibus lutescentibus; peri- stoma aurantiacum, multo pallidius labiatum, marginibus conniventibus sed vix callo tenuis- simo junetis, macula umbilicali castanea parva; margo superior tenuis, rectus, vix labiatus, externus reflexiusculus , basalis oblique ascendens , labio compresso distineto fere strietus, supra triangulatim dilatatus, reflexus, umbilici maximam partem obtegens. Diam. maj. 17, min. 15, alt. 10 mm. Murella castelluccensis Koset, Nachrbl. D. mal. Ges. 1905, Vol. 37, pag. 85. Iberus (Opica) castelluccensis KoseLr, Rossmaessler Iconographie (N. F.) Vol. 12, N.° 2067. Hab.—ad pontem fluvii Nao, prope Castelluccio infero Calabriae. 14. Murella (Opica) sybaritica n. (Fig. 81) Testa parva, sat aperte umbilicata, depresse conica, haud nitens, superne distinete costel- lata, infra striata, supra seriebus tribus macularum cornearum vix conspicuarum, infra fascia distinetiore rufo-fusca subinterrupta ornata. Spira conica, apice parvo; sutura impressa. An- fractus 4 1/, leniter accrescentes, convexi, ultimus obtuse angulatus, angulo usque ad aper- turam continuato, supra et infra subaequaliter convexus, antice deflexus. Apertura ovato- circularis, obliqua, lunata, intus fuscescenti-alba; peristoma acutum, marginibus approxi- matis sed haud junetis, columellari dilatato, reflexo sed haud appresso, supra vivide fusco, umbilici vix pervii partem tantum occultante. Diam. maj. 15, min. 14, alt. 9, 5 mm. Hab.— inter Morano et Castrovillari Calabriae. iil SPIEGAZIONE DELLA TAV. Fig. 1-4. Murella (Opica) saprensis KoBkur. » » » » D. 6.-7. 8.12. 13.-15. 16.-18. 19. 20.-24. 25. 26.-27. 28. 29. 30. 31. » » » » » » » » » coccovelli depressa KoBELT. coccovelli KoBELT. maraleensis KOoBELT. galdensis KoBELT. consigliana KoBELT. sirinensis KoBELT. lucana WESTERLUND. minyardi KoBELT. lauriensis KoBELT. spinae KoBELUT. Irecchinensis KoBELT. rivellensis KoBELT. sybaritica KoBELT. castelluccensis KOoBELT. 6. Nnpoli— R. Tipografia Francesco Giannini & Figli rei Annuario del Museo Zoologico RUniversità Napoli (NS) VoL2 N 79 Tav.6 ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. 13. 18 Agosto 1906 FR, SAV. MONTICELLI Per la storia di un Cetaceo arenato sulle coste d’ Ischia nel 1770. [Ricevuta il 19 Maggio 1906) Nelle « Memorie storiche ossiano Annali napoletani dal 1759 in avanti » scritte da Vincenzo FLorro e pubblicate di recente dal manoscritto, per cura della Società di Storia patria di Napoli (!), il FLorio, facendo la cro- naca del 1770 (pag. 541), ricorda che « Nei principi di primavera di questo anno furono dirotte tempeste ecc. » e continua « Con questa occasione fu trasportato nelle coste dell'Isola d’Ischia uno smisuratissimo mostruoso pesce morto il quale si disse essere 300 cantaia, perchè pesato a poco a poco. L'altezza di esso era palmi 20: la lunghezza palmi 30 ed il circuito palmi 40. Dalle carni se ne cavò olio ed alcuni suoi ossami si trasportarono con una mascella ed in essa i denti e le zanne: cosa in vero mostruosa, quali furono riposti in una stanza dei Regii Studii a Costantinopoli al presente Museo ove si conserva ancora lo scheletro di un elefante. La pelle si voleva seccarla ed imbottirla di paglia per curiosità, ma per essere già corrotta non riuscì a farsì ». Questa notizia che ricavo dalle memorie del FLorro, per quanto la descrizione del cetaceo sia fantasiosa ed incompleta, mi permette di completare la storia, rin- tracciandone la provenienza, « dell’ossame di cascialotto » del quale fo pa- rola nel cenno storico su le origini del Museo zoologico di Napoli (?), che era depositato , insieme con lo scheletro ed il cuoio dell’ elefante nel Museo Bor- bonico (ora Nazionale); ed insieme facevano parte delle raccolte di Storia na- turale ivi esistenti sul finire del 1700 ed al principio del 1800 ; collezioni che furono, poi, cedute, nel 1819, al Museo zoologico. Perchè nell’ « ossame di ca- scialotto preso negli anni passati presso l'Isola d’ Ischia » indicato nell’ elenco degli oggetti di zoologia, ceduti‘ dal Museo borbonico al Museo zoologico , tra- smesso da quel direttore al PeraGNA, direttore del Museo zoologico, si riconosce (1) Archivio Storico per le provincie Napoletane, Anno 3, Fasc. 4, 1905. (2) Intorno alle origini ed alle vicende del Museo Zoologico della R. Università di Napoli: An- nuario Museo. Z. Università, Napoli (N. S.) Vol. 1, N.° 2, Note e documenti, pag. 26-27. Note 25 e 28. evidentemente « lo, smisuratissimo pesce » descritto dal FLorio nella sua cero- naca del 1770, preso, appunto, sulle coste dell’isola d’Ischia: lo scheletro del quale, come egli racconta, fu depositato nel Museo borbonico. Rintracciata così la provenienza di questo scheletro trasmesso al Museo zoolo- gico, nel 1819, sotto il mome di « ossame di cascialotto », seguiamone le ulteriori vicende. Esso fu poi ceduto, insieme allo scheletro dell’ elefante e ad altri pezzi osteologici del Museo zoologico , a quello di Anatomia patologica e fece parte delle collezioni di questo Museo (!) fino al 1861. Istituitasi per la legge 14 febbraio 1861 la nuova cattedra di Anatomia comparata, e creato il Museo omonimo (è), il Prof. Paolo PancErI, ottenne che tutte le collezioni di anatomia comparata fos- sero devolute al nuovo Museo. E con queste passarono al Museo di Anatomia comparata, insieme con gli altri scheletri di animali del Museo di Anatomia pa- tologica (*), anche quello dell’elefante e del cascialotto. Ma questo vecchio scheletro, pertanto, non figura nel « Catalogo del Museo di Anatomia comparata (*) » del 1868; nel quale, invece, sotto il n.° 139 (Collezione osteologica), è registrato uno scheletro di Cetaceo misurante metri 7.35 (v. nota) determinato come di Balaenoptera rostrata FaBR. senza indicazione di data di preparazione o di acquisto. Il che vuol dire , stando alle note dichiarative del proemio, che esso proviene dalle vecchie collezioni del Museo di Anatomia pato- logica. Intanto per cortesia del Prof. CAreLLINI di Bologna ho saputo che nel Museo di Anatomia comparata di quella Università esiste un vecchio e male montato scheletro di Fisetere che, nel novembre 1862, fu ceduto, in cambio di preparazioni di Anatomia comparata dal Museo di Anatomia comparata di Napoli a quello di Bologna [Direttore allora il Prof. RicHIaRDI] (?), insieme ad altre ossa di Cetacei con la dichiarazione che di quello scheletro di Fisetere, sciupato ed incompleto, non si conosceva la esatta provenienza (9). Dal che risulta che il Prof. PANCERI si disfece di tutto il vecchio materiale incompleto di scheletri di Cetacei prove- nienti dalle antiche collezioni del Museo di Anatomia patologica e ritenno solo (1) V. mio citato lavoro pag. 37-88, Nota 41 ed i relativi richiami alle altre Note. (2) Op. cit. pag. 20, Nota 9; pag. 25, Nota 21. (8) Molti di questi scheletri erano conservati nei magazzini dell’Università. (4) Panceri, P. — Catalogo sistematico del Gabinetto di Anatomia comparata della R. Univer- sità degli Studii in Napoli: Stamperia Fibreno, Napoli, 1868, pag. 8. (3) Grazie alla cortesia del Prof. CapeLLINI ho avuto copia della ministeriale, datata da Torino, addi 13 Maggio 1862, e firmata dal Ministro C. MartEucci (Ministero. I. P. Div. 2, Sez. 1, Pos. 65 e 68, Prot. 29385. Part. 97), indirizzata al Reggente dell’Università di Bologna, con la quale il Ministro approva la cessione di duplicati anatomici di quel Museo di Anatomia comparata (giusta elenco trascritto nella lettera) « che non solo mancano, ma sono necessarii al nascente Museo di Napoli, mentre nei magazzini di quella Università havvi lo scheletro di un capodoglio < che è inutile alla medesima, essendovi rappresertato dall'intero scheletro di una Balena che « invece tornerebbe vantaggioso agli studenti di Bologna. » (6) Il Prof. F. LucareLLI, libero docente di Anatomia comparata e Coadiutore del Prot. PANCERI nel 1862, mi ha pienamente confermato il fatto della cessione al Museo di Bologna di questo vec- chio scheletro di Fisetere che trovavasi, senza indicazione di provenienza, nei magazzini dell’Università di Napoli insieme agli altri scheletri di animali appartenenti al Museo di Anato- mia patologica, passati in possesso del nuovo Museo di Anatomia comparata che il Prof. PANCERI andava formando. lo scheletro determinato come di Balaenoptera rostrata di cui al n.° 139 della collezione osteologica del Museo di Anatomia comparata di Napoli (!); determina- zione della quale il Prof. CAPELLINI, come mi scrive, dubita molto, reputando que- sto scheletro da riferirsi piuttosto al PWysalus antiquorum. Si hanno, conseguen- temente, tutti i dati per affermare che lo scheletro di Fisetere, ora esistente nel Museo di Anatomia comparata di Bologna, corrisponda proprio allo smisuratissimo pesce di cui fa parola il FLORIO ; opinione suggeritami dal Prof. CapeLLINI. Que- sto può desumersi dalla storia dei fatti precedentemente esposti; dai quali risulta che un solo scheletro di cetaceo esisteva nel 1819 nelle collezioni del Mu- seo borbonico proveniente dalle coste d'Ischia; quindi questo non poteva essere che quello ricordato dal FLorIo, del quale si seguono tutte le vicende, dalla sua cessione al Museo zoologico fino al suo pervenire a quello di Anatomia compa- rata ed alla consecutiva sua nuova cessione al Museo omonimo di Bologna. In appoggio di tale deduzione sta anche il fatto che lo scheletro in parola corrispon- de, come mi comunica il Prof. CapeLLINI, nella misura di lunghezza ai 30 palmi indicati dal FLorIo. Dolente di non aver potuto valermi in tempo utile della notizia riportata nella cronaca del FLorIo, venuta in luce dopo la pubblicazione del mio cenno storico sul Museo zoologico di Napoli, ho creduto non privo di interesse il redigere questa breve nota supplementare a quanto ho scritto in proposito dello scheletro di ce- taceo in questione (l’ossame di cascialotto) nel citato mio lavoro, per completarne la storia ed anche per rettificare un’ attribuzione di questo scheletro fatta dal Parona () nella sua opera su i grandi Cetacei nei mari italiani. Perchè egli, a pag. 19, riferisce al Fisetere arenato nell’anno 1568 sulle coste di Tropea in Ca- labria, lo scheletro che « preparato per cura del Prof. RicHiaRDI si custodisce nel Museo di Bologna. » Lo scheletro di questo Fisetere di Tropea (Calabria), ricordato dal pe SancmIs (8) a pag. 14, non mi risulta dove si trovi. Ma lo scheletro di Fisetere del Museo di Bologna che il Parona attribuisce a quello arenato in Calabria nel 1868, per le informazioni fornitemi dal Prof. CAPELLINI, è, invece, quello ceduto nel 1862 dal Prof. Panceri al Prof. RicHiarpI pel Museo di Bologna : cioè, per le cose innanzi dette, proprio « l’ossame di Cascialotto » arenato ad Ischia nel 1770 e ricordato dal FLorio nella cronaca. Questa noterella storica acquista, conseguentemente, ancora importanza fauni- stica, contribuendo alla statistica dei Cetacei catturati sulle coste italiane. Perché ricorda questa antica cattura di Capodoglio nei mari italiani rimasta ignorata e perciò non registrata negli elenchi, e perchè dà notizia di un’altra località delle coste italiane sulla quale si è avuto arenamento di Fisetere. Difatti, a scorrere gli elen- (1) Evidentemente è questo « l’intero scheletro di una Balena » del quale si fa cenno nella mi- nisteriale innanzi riportata, che giustificava la cessione dello scheletro di Capodoglio. (2) Parona, C. — Notizie storiche sopra i grandi cetacei nei mari italiani ed in particolare sulle quattro Balenottere catturate in Liguria nell'autunno del 1896: Atti Soc. Se. Nat. Vol. 236, Mi- lano 1877 e Boll. Mus. Z. Anat. Comp. Genova, N.° 55, 1896, pag. 40. (3) De Sanctis, L. — Monografia zootomica-zoologica sul Capodoglio arenato a Porto S. Gior- gio : Atti Ace. Lincei (3) Vol. 9, Roma, 1881. chì delle località italiane dì cattura di Zseter? (De Sanctis, PARONA), si ricava che il Capodoglio, oggetto della presente nota, è il primo ed unico che si conosca arenato nel golfo di Napoli. È quindi doppiamente da deplorare per la storia e per la faunistica che questo antico scheletro di cetaceo, dimenticato e per incu- ria giacente senza indicazione di provenienza nei magazzini dell’ Università di Napoli, sia stato così facilmente ceduto al Museo di Anatomia comparata di Bo- logna, perchè giudicato inutile proprio a quello di Napoli, al quale per la storia e per la faunistica doveva essere conservato. ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2, Num. 14, 7 Novembre 1906 ANGELO SENNA (R. Istituto di Studi superiori ) ( Eirenze) Appunti chirotterologici [Ricevnta il 5 Giugno 1906) In una nota pubblicata tre anni or sono, O. THomas (!) riconferma la presenza di due specie di &/zropoma nell’ Egitto e regioni finitime, fatto già constatato da Perers (2) e da HeuaLix (3) i quali descrissero rispettivamente col nome di Rh. lepsianum Per. e di Rh. cordofanicum Heuer. una specie di notevoli di- mensioni rispetto a quella da essi ritenuta appartenente al RX. microphyllum e nota da lungo tempo. Quest'ultima è stata dalla quasi totalità dei chirotterologi attribuita a GrorFrRoy, mentre effettivamente fu creata da BrinnIcH (4) I primi a correggere l’ errore non sono Anperson e De Wixronc ?) come reputa il THomas, poichè già nel 1877 Heugtix (l. c.) diede l’ esatta indicazione dell’ autore. Il Dogson (5) invece e più tardi l’Anperson e De Winron, attribuendo a dif- ferenza di età le variazioni di statura e degli altri caratteri esterni, furono sem- pre proclivi ad ammettere una sola specie di Reropoma, nella quale erano na- turalmente incluse quelle proposte da Perers e da HeuGLIN. Delle due specie egiziane , il THomas conserva a quella che ha maggiori di- mensioni e la coda più corta dell’ avambraccio , il nome di KR. mcrophyllum Briinn., per aver osservato che alla medesima sì riporta l’ esemplare tipico esi- stente nel Museo di Copenhagen ; propone invece di chiamare la seconda, molto (1) Tzomas, O. — On the Species of the Genus ERWinopoma: Ann. Mag. Nat. Hist. (7) Vol. 11, pag. 496, 1903. (2) Perers, W. — Neue Beitrige zur Kenntniss der Chiropteren. Monatsb. Ber. Akad. 1859. pag. 222. (8) HeueLin, Th. — Reise Nordost-Atrika. II, pag 24, 1877. (4) BruxxicH, E. — Dyrenes Hist. og Dyre-Sam: Univ. Natur-Theat. 1782. pag. 50. pl. 6. fig. 4-4. (©) AnpeRrSON, .J. DE Wixron W. E. — Zoology of Egypt. Mammalia: 1902, pag. 143. (8) DoBson, G. E. — Catal. Chiropt. Brit. Mus. 1878, pag 400. simile pei caratteri esterni alla precedente, ma di dimensioni più piccole e colla coda più lunga dell’'avambraccio, 7%. eystops Tros. non essendo validi i nomi a suo tempo istituiti |da Peners e da HeuGLIn, perchè entrambi gli autori, rite- nendo essere il #7. naeroplylium la specie più piccola , li proposero per quella di maggiori dimensioni e che appunto era stata denominata dal Bri sxIcH. Anche la forma indiana, AR. Rardwicki Gray, pure unita in precedenza alla specie capostipite vien ora separata, onde quest’ ultima si trova suddivisa in tre specie: R/. nicrophyllum Brinx. (sens. str.) dell’ Egitto, Palestina, Persia; £%. cystops Trox. dell’ Egitto, Sudan, Eritrea, Palestina, Midian, Aden; e RW. hardwicki Gray dell’ India. Esse costituiscono due gruppi nei quali si collocano le altre specie del genere. Il primo gruppo consta del A%. mzeroplyllum e del Rh. sumatrae Tuos., ed a proposito di essi il THomas scrive : « Apart from the dif- ferences in size and length of tail that separate the two groups the species are very like each other externally, but the skull-characters are in all cases most obvious, and leave no room for doubt as the distinctness of the various forms ». Il concetto che informa l’ anzidetta divisione relativa alle due specie egiziane di Rhinopoma è in corrispondenza all’ indirizzo odierno degli studi chirotterolo- gici che mostra una spiccata tendenza a molteplici suddivisioni delle forme in base ad un esame più minuzioso e ad una interpretazione più accurata dei ca- ratteri strutturali; ad esso io pure sottoscrivo e perciò, prendendo a considerare in questa nota le differenze enunciate del Thomas per riconoscere le due specie di Rhinopoma dell'Egitto, non è mio intento di rimettere in discussione la vali- dità delle due specie stesse, ma bensì di riferire alcune osservazioni dedotte dallo studio di una serie di esemplari che in parte conservo nella mia collezione e in parte devo alla gentilezza del Prof. MoxmiceLLI, direttore del Museo zoologico di Napoli. Stante l importanza che a detta del Tomas hanno i caratteri del cranio per distinguere il RR. microphyllum dal RA. cystops, vengo senz’ altro ad indicare quelli d’un gruppo di tre esemplari g' g', due del Cairo e 1 di Philae che riu- nisco insieme per essere il tutto identici e do le figure (1-6) dell'esemplare di Philae che fu raccolto dal Dr. AxpeRrson ed ebbi in cambio alcuni anni fa dallo stesso TÒomas col nome di RR’. microphyllum. Il cranio è di forma elissoide, notevolmente largo alla linea dei mastoidi, molto ristretto alla costrizione interorbitale, poco elevato sul vertice, debolmente de- clive all’ indietro. La cresta sagittale è bene sviluppata, in particolar modo sulla regione frontale, al termine della quale si divide in due lievi creste sopraorbi- tali, che si prolungano fino ai rigonfiamenti terminali dei nasali. Di dietro essa si connette, biforcandosi, colla cresta lambdoide, pure notevolmente »viluppata e delimita un rilievo triangolare corrispondente al sopraoccipitale. Il frontale manca di processi postorbitali e l’ orbita è solo delimitata posteriormente da un liga- mento. Gli archi zigomatici sono molto sporgenti, oltremodo gracili e coll’ arco più sottile di dietro che sul davanti. I nasali sono espansi lateralmente e for- mano un rigonfiamento arrotondato e prominente, posto al disopra del foro in- fraorbitale; lo sviluppo dei rigonfiamenti sempre notevole è però lievemente variabile dtd nei tre crani esaminati. La porzione dei nasali intermedia e posteriore ai rigonfia- menti è alquanto concava, subromboide o subcordiforme. I mascellari, visti dal di sopra, sono divergenti e si uniscono con linea regolarmente obliqua coll’arco zigo- matico : il piano della fossa orbitale è molto ampio. I premascellari sono piccoli e formano una commissura lungo la linea mediana. Corti e arrotondati si mostrano i processi paraoccipitali; il for. magri ha il margine anteriore subangolare. Esi- ste un piccolo for. subcondilare nonchè un for. jugulare di forma allungata. Bullae ossege mediocremente sviluppate, le cockleae hanno lievi solchi traversi , il basioc- cipitale è angusto e il basisfenoide in continuazione col piano della larga fossa mesopterigoidea. I pterigodei sono molto prolungati all’ indietro e quasi a con- tatto col timpanico , la fessura sfenoidale è di forma allungata, posteriormente esiste un for. ovale. Brevi i palatini e raggiungenti appena la parte posteriore dell’ ultimo molare. Nella mandibola l’ angolo posteriore è notevolmente allun- gato e volto all’ infuori ; il proc. coronoide è piccolo. Le pieghe palatine sono sei tutte divise nel mezzo fuorchè la prima che è integra e lievemente arcuata, le seguenti sono più ricurve, le due ultime quasi angolari. La dentatura concorda con la descrizione che ne dà il DoBson e non fornendo c caratteri differenziali ri- spetto al %. cystops reputo inutile soffermarmi. Le dimensioni dell'esemplare figurato sono le seguenti: lunghezza massima 18,5 mm.; lungh. basale 16; lungh. occipito-nasale 15; larghezza fra gli archi zigomatici (esternamente) 11,5; largh. della calotta cranica 8,5 ; largh. alla costri- zione frontale 2,8; largh. fra le prominenze dei nasali (esternamente) 7,1; lungh. della linea dentale (dal canino al 3° molare) 6,2 Le Fia. 7-10 rappresentano invece il cranio d’ un esemplare g° del Cairo (coll. Museo zoologico di Napoli) con caratteri identici a quelli di altri individui pure del Cairo e delle Piramidi e dal confronto col precedente si mostra un poco più corto e meno largo. La calotta cranica appare lievemente più elevata, sulla linea facciale e più regolarmente arrotondata, se vista dal di sopra, nella regione occipitale; i parie- tali sono meno rigonfi sul davanti e la costrizione interorbitale si mostra meno accentuata. La cresta lambdoide può dirsi mancante e poco sviluppata la sagit- tale, quest’ ultima posteriormente non è prolungata, nè delimita il rilievo triango- lare corrispondente al sopraoccipitale; anche sulla regione frontale la cresta è assal bassa e la sua biforcazione nei due tenui rilievi sopraorbitali che continuano distinti fino ai rigonfiamenti nasali ha luogo alla base del frontale e non al margine apicale del medesimo. In alcuni esemplari la connessione della cresta sagittale colle protuberanze laterali dei nasali è meno cospicua ma sempre evidente. Que- st’ ultime sono più o meno rigonfie ma in grado minore che nel caso precedente. La regione intermedia è più lunga, più larga e meno scavata, essa può parago- narsi ad un largo solco. Nella mandibola l angolo posteriore è più breve. Gli altri caratteri e le pieghe palatine non presentano differenze degne di nota. Dimensioni: lunghezza massima 17,5 mm.; lungh. basale 15,5; lungh. occipito-nasale (nel mezzo) 15,6; larghezza fra gli archi zigomatici (esternamente) 10,5; largh. della calotta cranica 7,6; largh. alla costrizione frontale 3,5; largh. fra le prominenze nasali (esternamente) 6,8; lungh. della linea dentale (dal canino al 3° molare super.) 6, 1. Per ultimo indico i caratteri del cranio di un altro gruppo di tre esemplari la cui provenienza è Aden. In esso appare a prima vista la coincidenza di al- cuni particolari riscontrati nel cranio precedente congiunta ad una maggiore gra- cilità e minori dimensioni. Il vertice è identicamente elevato sul piano facciale, pure arrotondata la regione occipitale, la costrizione interorbitale in proporzione è invece più larga. La cresta sagittale, pochissimo sviluppata, cessa alla base del frontale. non è quindi in connessione anteriormente colle prominenze nasali, le quali sono poco sviluppate ; la regione intermedia è di forma allungata , al- quanto concava e simile ad un largo solco. La cresta sagittale posteriormente non è prolungata, manca perciò, come nel caso precedente, qualsiasi biforcazione e delimitazione del sopraoccipitale. L’ arco zigomatico molto gracile si continna con linea regolarmente obliqua col mascellare. "Tralascio di considerare altri caratteri per non ripetermi e do invece le dimensioni che in una 9 sono le se- guenti : Lunghezza massima 16 mm.; lungh. basale 14; lungh. occipito-nasale (nel mezzo) 14,2; larghezza fra gli archi zigomatici (esternamente) 9; largh. della calotta cra- nica 7,3; largh. alla costrizione frontale 3,2; largh. fra le prominenze nasali (esternamente) 5,8; lung. della linea dentale (dal canino al 3° molare sup). 5,5 Prima di prendere in considerazione dal punto di vista specifico i caratteri dei crani descritti è d’uopo ch’ io ricordi quanto il THomas dice a proposito di quelli delle due specie egiziane. Nella nota più volte citata si trovano i dati seguenti: « R%. cystops. Skull small, narrow and delicate (greatest length 16-17 millim, as compared with 19-20 in R%. microphyllum) muzzle with two inflated proiections, one on each side of and above the nasal opening, with a longitu- dinal groove between them. In RR. microphyllum this region is almost flat, and its angles, although thickened, are not conspicuously inflated. Sagittal crest but little developed, not connected anteriorly with the nasal proiections ». Le dimensioni del cranio dell’ esemplare tipico che è quello di una 9 coll’ avam- braccio di 53 mm. sono le seguenti: Lungh. massima 16,71; lungh. basale 14; lungh. occipito-nasale 14,5; largh. zigomatica 10; largh. della calotta cranica 7.2; lungh. dalla fronte del cranio al dorso del 3° molare sup. 5,6 mm. Ai suddetti caratteri occorre aggiungere quelli esterni che secondo il THÒomas sono pel R%. microphyllum le dimensioni maggiori e la coda più corta dell’avam- braccio : nel tipo quest’ ultimo è di mm. 67,5, quella di 61 mm.. Nel An. cystops la statura è minore, l’avambraccio dai 52 mm. giunge raramente a 55, la coda è molto lunga e gracile, più lunga dell’ avambraccio: nel tipo quella è di 59 mm., questo di 53 mm.; infine la foglia nasale un poco più sviluppata che nella specie precedente e le orecchie in proporzione più grandi. Confrontando ora questi caratteri con quelli della serie di esemplari da me studiati sì viene alla constatazione che in essi la concordanza dei caratteri così del cranio, come di quelli esterni riscontrasi solo parzialmente, per il che volen- doli riferire in base alle maggiori affinità all’una o all’ altra delle due specie oc- corre non tener calcolo di qualche particolarità indicata come differenziale. E in- fatti, il cranio rappresentato dalle Fg. 1-6 che, come dissi, è quello di un g' di Philae, identico a due altri esemplari del Cairo, se per le dimensioni — quan- tunque di mm. 0,5 minori di quelle indicate dal Thomas — per lo sviluppo della cresta sagittale e la sua evidente connessione coi rigonfiamenti nasali conviene coi caratteri del R%. mzcrophyllum, è d’ uopo riconoscere che lo sviluppo dei ri- gonfiamenti stessi è cospicuo e che la porzione intermedia non è « almost flat » ma visibilmente concava, subromboide o subcordiforme. Parimente 1’ esame dei caratteri esterni in detto esemplare e negli altri due della stessa serie, che hanno le epifisi pterali bene ossificate, mostra che le dimensioni sono notevolmente mi- nori, essendo quelle dell’ avambraccio di 58 mm. nel primo, di 60 e 61 rispetti- vamente negli altri; e infine che la lunghezza della coda, raggiungendo 66,67,70 mm. è sempre maggiore di quella dell’ avambraccio, mentre normalmente do- vrebbe essere il contrario. In conclusione, i caratteri del cranio indurrebbero a riportare questi esemplari al A. microphyllum, ma non già quelli esterni. Quando non sì voglia istituire una forma intermedia, è però all’anzidetta specie ch’ essi devonsi riferire : noto infatti che sebbene il Tromas non accenni a va- riazionì deì caratteri differenziali, egli ritiene che il A%. cordofanicum Heuer. e il A. lepsianum Per. siano sinonimi della specie di BriinxIcH; or bene nella prima Heverix dà le dimensioni dell’ avambraccio in 2" 1/," e quelle della coda in 2°, 8", il che dimostra come quest’ ultima sia più lunga di quella; e nella se- conda specie il Perers indica che la porzione interorbitale del cranio è concava e cordiforme. Si avrebbe quindi il riscontro di due caratteri da me pure osservati. Una prova del resto, delle variazioni che possono presentare aleumi caratteri è data dai rigonfiamenti laterali dei nasali, il cui sviluppo sembra in rapporto inverso colle dimensioni degli esemplari. In quelli da me esaminati (avambr. 58-61) detti rigonfiamenti sono cospicui; il THomas in esemplari più grandi, li indica « not conspicuously inflated » e il PerERs in esemplari ancora maggiori, (avambr. 70 mm.) scrive « intumescentiis anteorbitalibus nullis ». Vediamo ora i caratteri della seconda serie, della quale ho rappresentato come esempio nelle precitate /g. 7-10, il cranio di un g° del Cairo. In esso si nota subito un complesso di particolarità, quali la maggior delicatezza della calotta, la regione occipitale più arrotondata, la forma della parte dei nasali intermedia ai rigonfiamenti laterali, il minor sviluppo della cresta sagittale, le dimensioni più piccole ed altre simili che lo rendono ben distinto dal cranio precedente, riportato al A/. micerophyllum, e perciò indurrebbero a prima vista a riferire il presente al A. cystops, quantunque lo sviluppo dei rigonfiamenti dei nasali non sia molto cospicuo—sempre minore che nei crani precedenti — e la cresta sagit- tale sia connessa anteriormente ai rigonfiamenti anzidetti, mentre dovrebbe es- sere il contrario. Anche nei caratteri esterni, le dimensioni dell’ avambraccio ri- sultano identiche a quelle indicate pel £%. cystops e cioè da 53-55 mm.; la coda è sempre più lunga dell’ avambraccio sebbene in misura, maggiore (62-65 mm.) di quanto riferisca il Tuomas. Lo stato di ossificazione delle epifisi pterali si mostra però non completo in questi esemplari che in tal modo si rivelano immaturi e quindi non è già al R%. cystops ma al RA. microphyllum ch’essi devono riportarsi Se ne deve dedurre che la maggiore concordanza colla prima specie non è che apparente, perchè dovuta a stato giovanile e in conseguenza che il valore diagnostico di alcuni caratteri delle due specie si verifica solamente nello stato adulto degli individui. Mi resta a dire del gruppo di tre esemplari descritti per ultimo e provenienti da Aden. Il cranio dell’ individuo prescelto come esempio, per le dimensioni, per la delicatezza, il poco sviluppo della cresta sagittale e la mancanza di connessione tra quella e i rigonfiamenti dei nasali conviene con quanto scrive il THomas a proposito del £?/. cystops ed è effettivamente a questa specie che si deve ripor- tare, sebbene nei caratteri esterni dell'esemplare cui appartiene questo cranio e in quelli d’un secondo individuo—entrambi adulti per lo stato di ossificazione delle epifisi pterali — si constati che l’avambraccio misura rispettivamente 48 e 50 mm. (nel terzo è di 53 mm. quindi identico alle dimensioni del tipo) e che la coda quantunque intatta è di 49 e 50 mm. soli e perciò appena più lunga od uguale all’avambraccio, mentre dovrebbe essere molto più lunga; nel terzo esem- plare è infatti di 58 mm. cn | Conclusione. — Dalle suesposte osservazioni, le quali spiegano in certo qual modo il motivo per cui alcuni autori ammisero una sola specie di £hino- poma dell’ Egitto e regioni finitime, mi semlra di poter concludere che per la distinzione delle due specie sia necessario dare una maggiore ampiezza ad alcuni ‘aratteri enunciati dal TÒomas, poichè :se essi pur sì riscontrano esattamente in determinati individui che rappresentano i limiti massimi di differenziamento, ciò non avviene in quelli che possono considerarsi come forme intermedie e che forse in seguito dovranno contraddistinguersi con un nome speciale; in secondo luogo che il valore diagnostico di alcuni caratteri è solamente manifesto nello stato completamente adulto degli esemplari. Le dimensioni che si osservano negli individui con epifisi pterali bene ossificate sono notevolmente diverse per le due specie. Prendendo come base quelle del- l’avambraccio nel R%. microphylium sono comprese tra 58-71 mm.e nel A. cy- stops tra 48-55; quest'ultimo mostra perciò una minore variabilità rispetto al precedente. Il rapporto di lunghezza tra la coda e l’avambraccio risulta troppo incostante per avere valore differenziale ; nei maggiori esemplari di RW. mero phylum essa è più corta dell’avambraccio, ma diventa più lunga in quelli di medie dimensioni e può dirsi assai più lunga in quelli incompletamente adulti. Nel R%. cystops d’ abitudine è invece più lunga dell’ avambraccio, ma può pre- sentarsi uguale o subeguale al medesimo in quegli esemplari che più si scostano dalle dimensioni normali. Nel cranio, quando si tratti di individui completamente adulti delle due specie, le dimensioni maggiori, lo sviluppo della cresta sagittale, la quale posteriormente si unisce alla lambdoide e delimita il rilievo triangolare corrispondente al sopraoe- cipitale, e sul davanti essa si divide all’ apice del frontale ed è in connessione coi rigonfiamenti dei nasali caratterizzano il RM. microphyllum; mentre le di- mensioni minori, la regione posteriore del cranio più arrondata, la mancanza di cresta lambdoide, il poco sviluppo della cresta sagittale, non prolungata all’in- dietro e non connessa ai rigonfir menti dei nasali denotano il 7. cystops. Invece lo sviluppo dei rigonfiamenti anzidetti e la forma della porzione intermedia ai medesimi sono caratteri differenziali di minor valore, perchè non sempre costanti. Infine negli esemplari incompletamente adulti di £Y%. meicrophyllum, con dimen- sioni identiche a quelle degli adulti di %. cystops, sebbene nel cranio si riscon- trino alcuni caratteri di quest’ ultima specie, quali l’ arrotondamento della regione posteriore, la mancanza di cresta lambdoide e del rilievo del sopraoccipitale, il poco sviluppo della cresta sagittale ed altri simili, il facies rimane nondimeno del RR. microphyllum e sono di guida a maggiormente riconoscerlo una minore gracilità e maggiore larghezza della calotta cranica, la connessione della cresta sagittale coi rigonfiamenti laterali dei nasali e la costrizione interorbitale che pur essendo maggiore che negli adulti è sempre minore di quanto si osserva nel Rh. cystops. Firenze, fine maggio 1906. ” Napoli —R. Tipografia Francesco Giannini & Figli d è LI SE è Er. psi) ANNUARIO DEL MUSKO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Num. 15. 6 Novembre 1906 FR. SAV. MONTICELLI Sul Cotylogaster michaelis Moxric. [1892] [Ricevnta il 6 Gingno 1906) Il mio compianto amico Prof. Michele Srossic® m' inviava, l’anno scorso, in dono per la collezione elmintologica di questo Museo un esemplare in alcool di un Cotylogaster da lui raccolto nel retto di Crysophrys aurata, a Trieste; che molte rassomiglianze presentava col C. michaelis (*), come egli stesso notava nella sua lettera di accompagnamento dell’ invio. A mia richiesta, per mettermi in grado di completare l esame della specie, aggiunse, al predetto esemplare, due prepa- rati in toto, di questo Cotylogaster che cortesemente mi affidò in istudio. L'ospitatore diverso da quello di C. michaelis (Cantharus orbicularis), aspetto generale ad un primo esame alquanto differente e le dimensioni (mill. 6) del- l'esemplare speditomi di poco maggiori, mi fecero dapprima nascere il dubbio che potesse trattarsi di specie diversa e nuova del genere. Ma l esame parti- colare comparativo così «della forma esterna, come della interna organizzazione, quale ho potuto desumerla dallo studio dei preparati in toto, mi ha condotto a concludere che la specie raccolta dallo SrossicH. nel Ckrysophrys deve proprio identificarsi col C. michaelis. Le differenze nell’ aspetto esterno fra l’ esemplare in esame e quelli da me studiati e descritti nel 1892, devono ricercarsi nel fatto che questi esemplari erano evidentemente, e ciò si rileva dalle figure da me date ( fig. 1-2, tav. 21 ), molto contratti. Difatti ricordo bene quanto allora mi ci volle di studio per orientarmi sulla natura dell’ elminto inviatomi dall’ amico Srossica perchè lo determinassi, e per rilevarne la forma esterna negli esem- plari (quattro) più o meno contratti e coartati dall'alcool che avevo in esame (>). Del che fa fede la descrizione, come questa è da me condotta, ricordando a tempo opportuno, le condizioni degli esemplari e le deformazioni che questi presentavano. Stabilita 1’ identità del Cotylogaster (michaelis) raccolto dallo SrossicH in CAkryso- (1) MoxmiceLLIi, FR. Sav. — Cotylogaster michaelis n. g. n. sp: Festschrifft. f. Leuckart, pag. 168, Taf. 21-22, 1892. (2) Dei quattro esemplari tre ritenni per me; uno, come tipo , restituii allo SrossicH per la sua privata raccolta. phrys aurata, credo opportuno di segnalare il ritrovamento di questa rara specie, finora non più rinvenuta in Cantharus ordieularis, come in seguito a ricerche da lui fatte m'informava lo SrossicH, e di ricordare il nuovo habitat del C. michaelis Chrysophrys aurata): fatto meritevole di nota dal quale si deduce che questa forma di Cotylogaster può essere ospite non di determinata specie, ma di diversi Spa- ridi. E poichè mi capita di aver tra mano un esemplare di C. michaelis in buone condizioni di forma, colgo l'occasione favorevole per dare una più esatta imma- gine di questa specie che completi e rettifichi, dove occorre, le mie figure prece- denti; e per aggiungere pochi dati descrittivi così da mettere ancora più chia- ramente in rilievo l’ architettura esterna del corpo allo scopo di meglio distin- guere e differenziare il C. mzchaelis, tanto per l’aspetto esterno in generale, come per la forma e disposizione dello seudo ventrale e del disco boccale, dall’ altra specie del genere (C. occidentalis) descritta dal Nickerson nel 1902, dell'intestino di Aplodinotus grunneus Rar. (1). Come si rileva dalle 7g. 1, 2, 4 il corpo del C. mzchaelis, nello stato di estensione, si presenta allungato ed alquanto ristretto e slanciato. Lo scudo ventrale si differen- zia dal corpo sul quale si modella ripiegandosi alquanto lungo i lati nella parte anteriore. Nelle condizioni di estensione del corpo dell'esemplare in esame, si rileva che le logge marginali dello scudo ventrale non formano realmente quattro di- stinte zone o fasce (due laterali, una anteriore e l’altra posteriore) come poteva desumersi dagli esemplari più o meno contratti da me studiati nel 1892. Esse co- stituiscono, invece, tutt'una corona continua di logge marginali, che decorre cir- condando lo scudo ventrale e contornandone la forma di scudo ovoidale appena appiattito anteriormente, che esso presenta quando l’animale è disteso. Le logge suddette sono. per conseguenza , fra loro tutte uguali; contrariamente a quanto ho creduto di poter concludere nel 1892. I dissepimenti centrali dello sendo, 0 tramezzi delle logge mediane, larghi nel mezzo di esso, vanno ugual- mente raccorciandosi verso i due estremi dello scudo. Le logge mediane, nell’ e- semplare in esame, meglio sì disegnano e delineano come esse degradano in lar- ghezza a misura che si va verso l’estremo posteriore del disco; l’ultima essendo larga la terza parte di quelle mediane. Non ugualmente degradano le logge me- diane verso la parte anteriore dello scudo, per il lieve ma sensibile appiattimento del margine anteriore di questo; cosicchè l’ultima loggia anteriore è ancora suf_ ficientemente larga, oltre la metà di quelle mediane, come ben misi in rilievo nella descrizione e nelle figure date nel 1892 (19. 1-4). Caratteristico è l’orifizio di sbocco di quegli organi che ho interpetrati come di senso che si trovano nei tramezzi delle logge periferiche, marginalmente, in giro dello scudo di Cotylogaster. Ne ho potuto , dai preparati in toto, distintamente riconoscere la forma e l'aspetto di piccolo cercinetto che ho rappresentato nella Fig. 6, di molto ingrandita. Simili organi marginali ha anche descritti il NickER- sox in 0 occidentalis e disposti come quelli di €. azehaelis; quantunque nella strut- 1, Nicgerson, W. S.— Cotylogaster occidentalis n. sp. and a Revision of the family Aspidobo- iridae: Z. Jahrb. Syst. Vol 15, pag. 597, Taf. 32-33, 1902. tura sembrino, per le osservazioni del Nickerson, alquanto, differenti da come li ho descritti in O. michaelis. Come si deduce dalle figure, nulla ho da aggiungere alla descrizione della parte anteriore del corpo precedentemente data, nel 1892. La maggiore svel- tezza di forma evidentemente va attribuita alle migliori condizioni di estensione dell’individuo in esame. Caratteristica è sempre la parte anteriore del corpo in C. michaelis, che in questo esemplare meglio si disegna; essa bene manifesta la particolare costituzione del disco boccale, i margini ispessiti del quale nascondono alquanto la bocca che si apre, verso il ventre, nel fondo del disco. Come lo rap- presentano le Fig. 1, 3, 5 questo appare chiaramente differire da quello di C. occ? dentalis fatto, pertanto, sullo stesso tipo che in 0. michaelis, come risulta dalle ricerche del NrckEerson, che ha riconosciuto in (. occidentalis una struttura, prg Pa S * | iS 1 2 6 3 4 Fig. 1 Ctoylogaster michaelis visto dal ventre.x12. ig. 2— Lo stesso visto di lato. >< 12. Fig. 4— Lo stesso visto dal dorso.X12. Fig. 3 — Insieme della organizzazione rieavata dani preparati in toto esaminati dalla faccia ventrale; si scorge l’ apertura genitale in- nanzi al margine anteriore dello scudo ventrale e per trasparenza si vedono l’ovario, i testicoli, 1° utero, la parte prostatica del deferente, il metraterm ed il faringe col sacco intestinale. 12 Fig. 5 — Disco boccale visto di fronte.><<18. Zig. 6 — Orifizio di un or- gano sensitivo marginale dello scudo ventrale, di molto ingrandito. x 160. analoga a quella da me constatata nell’estremo anteriore apicale puntuto del disco boccale di Cl. michaelis, e che ritenni potersi interpetrare come organo di senso. Il corpo posteriormente si fa gradatamente sempre più indipendente dallo scudo ventrale assumendo un aspetto cilindroide e si continua poi oltre di questo, per terminarsi digitato , subconico: all'estremità (cono terminale) del corpo si trova l’ orifizio di sbocco dell’ apparato escretore che, come ho descritto nel 1892, è terminale (£g. 2-3). Il Nicgerson discute sulla differenza di posizione del forame escretore alla base (C. occidentalis) od all’ apice (C. michaelis) del cono terminale posteriore del corpo; e da un esame comparativo con le figure da me date (1892) conclude che la differenza nella posizione del forame eseretore non è poi così grande come sembra a prima giunta. Basta tener presente le figure delle due specie per rendersi conto della variabile posizione di questo orifizio dovuta all'aspetto assunto dallo stesso cono terminale, secondo il diverso stato di contrazione od esten- sione nel quale sì trova Yanimale. Considerando, difatti, le figure delle due spe- cie di Cotylogaster emerge evidente il valore molto relativo del carattere differen- ziale discusso dal Nickerson; perchè la posizione dell’orifizio di sbocco del sistema escretore è una conseguenza del diverso aspetto che mostra il cono terminale del corpo secondo il vario stato di contrazione di questo. Alle figure dell'aspetto esterno aggiungo, anche quella dell’insieme della orga- nizzazione (Fg. 3), ricavata dai summentovati preparati in toto per schiacciamento, che corrisponde, confermandola, alla interpetrazione degli organi del O. mzchaelis, da me data nel 1892, desumendola, principalmente, dallo studio delle serie di se- zioni degli esemplari più o meno contratti dall’ alcool, ma ben conservati, avuti in esame. Ciò che lascia facilmente spiegare qualche divergenza fra le osserva- zioni mie e quelle recenti del Nickerson sul C. occidentalis ; che egli ha potu- to studiare dal vivo e sul fresco in animali condizionati come ha reputato più opportuno per le sue ricerche. Peraltro, dalle osservazioni del NrckERsoN, risulta confermata |’ organizzazione del genere Cotylogaster , secondo |’ ho riconosciuta nel C. mzchaelis ; che egli ha completata nello studio dell’ intero sistema escere- tore, osservato a fresco , che non avevo potuto del tutto ricostruire in 0. m- chaelis. Questo apparecchio si comporta nel C. occidentalis, secondo lo deserive il NickERson, in genere, d'accordo con quanto io avevo osservato in C. miehaelis, come negli Aspidobotridi nei quali finora è stato studiato. I due grossì tronchi longitudinali da me già descritti in €. miehaelis, si ritrovano in C. occidentalis; ma, invece di esser fusi fra loro nella parte iniziale alla loro origine dal fondo del- l’invaginazione del forame escretore - corrispondente a quella da me constatata in U. michaelis, come dalle sezioni aveva potuto dedurre in questa specie -, secondo le osservazioni del NrckersoN (con ogni probabilità ricavate da esemplari a fresco), nel C. occdentatis, i due grossi tronchi sboccano indipendentemente l’uno dall’altro, ma ravvicinati assai fra loro e contigui, nell’invaginazione del forame escretore, formando ciascuno un’ampolla o vescicola terminale. Questa osservazione, a mio giudizio, non infirmerebbe, peraltro, l’interpetrazione che ho data dei grossi tron- chi del sistema escretore in l. michaclis (v. cit. lav. pag. 176). Il Nicgerson afferma in C. occidentalis la presenza di un canale di Laurer (va- gina), del quale non mi fu dato di riconoscere |’ esistenza in C. michaelis. Questo canale di Laurer si origina, secondo il NickERsoN, dall’ ovidotto, prima dello sbocco del vitellodutto impari; si rivolge posteriormente, decorre per tutta la lunghezza del corpo e va a sboccare medialmente « betwen those (lo sbocco) from the ex- cretory vesicles and from anterior or dorsal side ». Di questo sbocco l’ A. non dà alcuna figura ricavata da sezioni o da preparati in toto: esso è solo indicato nel diagramma (fig. 15) che egli disegna dell’organizzazione di C. occidentalis; nel quale una linea bruna traccia il decorso ed il terminarsi della vagina nel punto descritto. Come pure è da un diagramma (fig. 16), non confortato da alcuna figura mo tratta da sezioni o da preparati in toto, che si ricava Vl origine della vagina (canale di Laurer) dall’ ovidotto. Questa sostanziale differenza fra le due specie così vicine e tanto affini fra loro per organizzazione, dà certamente da pensare alla possibilità di errore di osservazione da parte di uno di noi; ed evidentemente, da parte di chi, per il materiale posseduto sì trovava in condizioni meno favo- revoli di studio. Per il che avendo io negata l’ esistenza della vagina (canale di Laurer) in C. mzehaelis, edotto dalle affermazioni del Nickerson e sulla guida del percorso della vagina da lui tracciato nella sua specie, ho voluto riesaminare ì miei preparati antichi (serie di sezioni) e quelli in toto di recente inviatimi dallo SrossicH. Ma non ho potuto convincermi della presenza della vagina in €. mi chaelis e certo non mi è stato possibile di riconoscere lo sbocco di essa come lo descrive Nickerson in €. occidentalis. È, quindi, necessario un nuovo studio com- parativo sulle due specie (C. michaelis, C. occilentalis) in condizioni favorevoli di materiale che, derimendo la divergenza di osservazioni, affermi la esistenza della vagina (canale di Laurer) nelle due specie, e permetta di concludere che questo è un carattere generico costante dei Cotylogaster, come in altri generi di Aspido- botridi (in alcuni la vagina manca affatto). Nel C. michaelis ho descritto nel 1892 come tasca del pene la porzione termi- nale del condotto genitale maschile, allungata, piriforme che segue al ricetta- colo seminale maschile estendendosi per quasi metà della lunghezza della regio- ne anteriore del corpo, e si restringe anteriormente in un tubo esile sboccante nello slargamento terminale dell’ ovidotto esterno (metraterm); « cosicchè tasca del pene ed ovidotto si fondono insieme nella loro porzione terminale per for- mare una larga cavità... (l’ antro genitale) ». Esaminando questa che chiamai tasca del pene, perchè mi parve paragonabile a quella di Aspidogaster, secondo il VoELTZKOW, supposi, per analogia, la esistenza diun pene--che dichiarai però di non aver saputo ben distinguere—della stessa struttura che in Aspidogaster, data la rasso- miglianza che, ai miei occhi, dalle osservazioni del VoeLTZKOWw, mostrava con quella del detto genere la porzione terminale dell'apparato genitale maschile di Cotylo- gaster. Non molto particolareggiata è la descrizione dell’ultimo tratto dell’ appa- rato genitale maschile data dal NickersoN per il C. occidentalis ; ma da questa si ricava che non esiste una vera tasca del pene (« the terminal portion of the vas deferens is enlarged and quite irregular.... and is sourrondend by a thich sheath of elongated gland cells », glandole prostatiche), e che manca il pene. Resta per- tanto confermato dalle osservazioni del NrckeRrson il modo di comportarsi della porzione terminale del condotto genitale maschile, che egli chiama semplicemente, come s'è visto, deferente, nei rapporti col metraterm da me prima descritti in CU. michaelis. Anche in Lophothaspis vallei, secondo le osservazioni del Looss, (!) manca la tasca del pene ed il pene: l’ultimo tratto dei genitali maschili slargato a sacco, piriforme, come nei Cotylogaster, è circondato e rivestito da glandole pro- statiche. Il Looss, non avendo conoscenza del lavoro del NickERSON, comparso nello stesso anno del suo, in base alle proprie osservazioni su Lophothaspis , in- (1) Looss, A. — Ueber neu und bekannten Trematoden aus Seeschildkroten nebst Eròrterung zi Sistematik und Nomenclatur: Z. Jalrb. Syst. Vol. 16, pag. 410, Taf. 21-32, 1902. terpetrando îi miei disegni e la mia descrizione, conclude sull’ assenza di pene ela mancanza di tasca relativa in Cotylogaster. In seguito alle osservazioni di Ni- cgersov (0 occidentalis) ed alle interpetrazioni del Looss pel C. méehaelzs, ho voluto rivedere i miei disegni e preparati di questa specie ed ho potuto convincermi che anche in C. michaelis manca il pene, che nel 1892 non aveva saputo ben distin- gquere : conseguentemente, non può interpetrarsi come tasca del pene la parte slargata, piriforme, terminale del condotto genitale maschile, come erroneamente ho fatto. Questa presenta, peraltro, aspetto e struttura sua propria, differente dal resto ; cosicchè non può ritenersi semplicemente e puramente come deferente NickERSON); ma, in ogni caso, come una parte di questo modificata e differenziata diversamente, che può chiamarsi, per la presenza delle glandole prostatiche che la rivestono sboccando in essa, secondo propone il Looss, pars prostatica, oppure slargamento prostatico della porzione terminale del condotto genitale ma- schile. Concludendo, nel genere Cotylogaster manca il pene e la relativa tasca: l’ultimo tratto dei genitali maschili sbocca nella porzione terminale slargata del condotto genitale femminile (metraterm, ovidotto esterno, vagina Looss), che forma Vantro genitale: esso è rivestito per la sua lunghezza da glandole prostatiche e si diffe- renzia, come in altri Aspidobotridi (Lophothasp?s), in porzione prostatica terminale. Questa disposizione anatomica del tratto terminale dei genitali maschili (assenza di organo copualatore) ed i suoi rapporti con quello femminile, rendono ancora più verosimile l’ interpetrazione da me data nel 1892 che in Colylogaster avvenga autofecondazione ; escludendo, per la mancanza del pene , la possibilità di una fecondazione reciproca ed incrociata che già eliminavo, esponendone le ragioni, pur quando sospettavo la presenza di un pene. Il NickersoNn scrive: « I can offer no observation tho show wether or not crossfertilisation occurs ». Anch'io non ho osservazioni di fatto; ma così dalle mie, come dalle sue constatazioni anatomiche è lecito dedurre, interpetrando queste con logico ragionamento, che in Cotylogaster V autofecondazione sia la regola. E considerando il reciproco modo di sbocco dei genitali può anche intendersi come possa aver luogo l’ autofecon- dazione per il diretto riversarsi nel metraterm del prodotto sessuale maschile, facilitato da costrizione dell’ orifizio genitale esterno. Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & Figli i ANNUARIO DEL MUSEO Z0O0LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INNuova Serie ) VOLUME 2. Num. 16. 19 Novembre 1906 Dott. G. NOBILI (Torino) Tre nuovi Sferomidi Eritrei del Museo Zoologico dell’ Università di Napoli — (Tav. 7) [Ricevuta il 10 Gingno 1906) Il Prof. Fr. Sav. MoxmiceLLi ebbe la cortesia di comunicarmi una piccola collezione di Isopodi, raccolti da ufficiali della R. Marina sulle coste della Co- lonia Eritrea. I tre sferomidi contenuti nella raccolta mi sembrano nuovi, e qui li descrivo. Essi appartengono tutti al genere Cymodoce ; di due specie ho po- tuto avere maschi e femmine, col loro forte dimorfismo ; la terza è disgraziata- mente rappresentata solo dal maschio. Cymodoce eupyga nov. Sp. (Fig. 1-18) Questa specie è rappresentata nelle collezioni del Museo di Napoli da un solo maschio: ma nelle raccolte fatte dal Dr. Joussraume nel Mar Rosso, confidatemi per lo studio dal Museo di Parigi, ho trovato un altro maschio e due femmine ; e, col gentile permesso del Prof. E. L. Bouvirr, posso qui completare la descrizione, dando anche quella della femmina che è differentissima dal maschio. Il maschio dell’ Eritrea è lungo poco più di 10 mm., quello di Aden circa mill. 9. Il maschio eritreo è più fortemente peloso che quello di Aden, sugli ultimi segmenti , carat- tere che può essere in rapporto colla età. Il capo porta gli occhi all’ indietro, superiormente esso non è specialmente convesso e in avanti la linea marginale è mediocremente sviluppata. L’ epistoma è stretto, granulato, tri- angolare con due prolungamenti inferiori che abbracciano il largo labbro superiore (Fig. 12); questo è convesso in avanti. Le due paia di antenne non offrono alcuna armatura speciale; il flagello delle antenne del primo paio è composto di 17 articoli. quello delle antenne del secondo paio è composto di 21 articoli. I maxillipedi sono distintamente lobati, ma i lobi sembrano un poco più corti che nelle due specie che seguono La lacinia interna della seconda mascella è un poco più larga, che le due esterne. La lacinia esterna della prima mascella ha circa 10 spine api- cali, la lacinia interna è piuttosto grossa ed ha le solite quattro setole piumose. I gnato- podi del primo paio hanno, come di solito, il 5° articolo incluso fra il 4° ed il 6°, il 49 sporge in un lobo all’ apice posteriore, ed è armato colà di una spinula; quattro spinule sì osservano lungo il suo maygine interno; il 5° articolo porta pure 4 spinule sul margine interno, crescenti gradualmente verso |’ apice; il 6° ha cinque spinule ; il 7° articolo è bi- unguicolato. I segmenti del pereon non differiscono molto in lunghezza. Il primo è naturalmente il più lungo, e come di solito, i suoi margini laterali si protendono in avanti e all’ indietro sotto l’ occhio e verso il secondo segmento. I segmenti Il, INI, )V offrono granuli incospi- cui, ma i segmenti V, VI e VII hanno due linee ben distinte di granulazioni , l’ una oc- cupante il margine posteriore del segmento, l’ altra più indietro, verso la metà di esso. Il primo segmento pleonale è fittamente granulato , esso forma nel mezzo due brevi spor- genze depresse e porta 3 linee brevi di sutura. Il segmento terminale è convesso nella sua prima metà ove porta due grosse protuberanze mammillonari, terminate superiormente da due emisferi di granuli che pel loro colore bruno castagno spiccano sulla granulazione gri- giastra che riveste l’intero segmento. Queste protuberanze sono molto sporgenti all’ indietro (Fig. 2) e fra di esse sta un solco profondo. In avanti delle due protuberanze, alla base del lobo mediano del margine posteriore trovasi un’ altra protuberanza , anch’ essa di co- lor bruno, ma assai più piccola che le due precedenti. La parte terminale dell’ ultimo seg- mento è assai più bassa e più breve che la parte prossimale. Essa termina in tre denti o lobi di uguale lunghezza, ma dei quali il mediano è un poco più largo che i due laterali; questi lobi sono granulati sulla superficie e denticolati alla estremità : due denticoli sul lobo mediano sono più distinti. Gli uropodi sono assai più lunghi della estremità dell’ultimo seg- mento; i loro due rami sono disuguali, l’ endopodo fisso ha 1’ estremità acuta, ma il mar- cine terminale troncato obliquamente all’ interno; l’ esopodo è quasi il doppio più lungo dell’ endopodo ed è acuminato. L’ addome, gli uropodi ed i segmenti toracici portano peli. I pereopodi hanno il 5° ar- ticolo libero. Il terzo articolo sporge angolarmente sul margine esterno e porta sulla spor- senza 2-3 lunghe setole; il quarto è dilatato esternamente e porta sulla sporgenza un ciuffo di setole: lungo il margine interno è provvisto di 5-6 spinule. Il 5° articolo ha circa 9 spi- nule distribuite sul margine interno e su quello terminale ;.il 6° articolo è quasi inerme ; il 7° è biunguicolato. Il primo paio di pleopodi ha il ramo interno lungo poco più della sua larghezza basale, triangolare e subacuto all’ apice; l’esopodo ovale è lungo quasi due volte la sua larghezza. L'endopodo del secondo pleopodo è alquanto più largo , e la sua estremità è subacuta. La appendie masculina si stacca dalla base e decorre strettamente aderente al margine in- terno dell’ endopodo ed è lunga quanto questo ma non distaccata nè ben discernibile. I due rami delle prime due paia di pleopodi hanno lunghi peli cigliati. Il terzo pleopodo ha l'endopodo col margine esterno convesso , l’ interno obliquo in dentro, l’ estremità obliqua- mente troncata. L’ esodopo è ampio, quasi 14!/, volte lungo quanto largo e distintamente biarticolato. I due articoli sono separati oltre che dalla sutura anche da differenza nel decorso dei margini. ( Fig. 9) Il quarto pleopodo ha |’ endopodo con pieghe carnose assai numerose ; l’esopodo membranoso e biarticolato; l’endopodo termina ad uncino, l’esopodo ha punta quasi triangolare. Il margine esterno dell’ esopodo porta brevi ciglia. L’endopodo del 5° pleopodo è anch’ esso provvisto di numerose pieghe carnose, la sua estremità è larga- mente rotondata;l’ esopodo porta due protuberanze spinulose apicali ; un’ area rigonfia spi- nulosa lungo il bordo interno presso la sutura, ed una grossa protuberanza sul primo ar- ticolo presso la sutura stessa. Il margine esterno dell’esopodo è brevemente cigliato. Il sim- podo delle prime due paia porta 3 spinule. Le femmine sono enormemente differenti dai maschi.I loro segmenti sono lisci. Il primo segmento addominale non ha tubercoli o sporgenze del margine, e porta 3 suture. L'ultimo segmento è breve, molto convesso ; esso porta due grossi tubercoli rotondati in avanti se- parati nel mezzo e che ne occupano quasi tutta la larghezza della parte prossimale; la parte distale è breve ed è provvista di tre lobi tutti ben distinti tanto di sopra che di fianco. Questi tre lobi hanno uguale lunghezza, ma quello mediano è assai più stretto che i due lu- s terali e collocato anche un poco più in alto, mentre i laterali obliquano in basso ed all’ in- fuori I lobi laterali hanno il margine estremo troncato e quasi diritto visto dal di sopra. È; Gli uropodi hanno i rami di uguale lunghezza leggermente più lunghi che |’ estremità del- l’ultimo segmento e brevemente appuntiti. Le femmine gravide presentano la riduzione dell’ apparato boccale (Fig. 15, 16, 17) de- scritte dal Dr. H. J. Hansen nel suo magistrale lavoro (4). : Cymodoce Richardsoniae nov. sp. (Rig. 19-23) Eritrea: Due maschi e due femmine. Questa specie si riconosce facilmente dagli ornamenti del suo pleon. Maschio — Il corpo dei due esemplari è lungo 9 e 11 mill. circa, mediocremente con- vesso e non ripiegabile completamente a palla. Essa è minutamente peloso; specialmente sui margini e sugli ultimi articoli. La testa è più lunga del primo articolo del pereon, alquanto attenuata in avanti, cogli occhi portati sui lobi postero-laterali e parzialmente inclusi dal primo segmento del pereon. La linea frontale marginale è quasi nulla, e vi è un breve lobo ottuso fra le basi delle prime antenne. Il primo segmento del pereon è meno lungo che i due seguenti presi in- sieme; il 2°, il 3° ed il 4° differiscono poco in lunghezza; il 5° e il 6° sono brevi, il 7° è lungo. I primi 4 segmenti hanno la superficie alquanto irregolare, ma non propriamente granu- lata: il 5° ha una linea trasversale di granulazioni ; il 6° ed il 7° hanno due linee trasverse di granuli presso il margine posteriore. Le tre suture laterali sull’ addome sono distinte ed accompagnate da una linea di granuli. Il bordo posteriore dell’ addome sporge con due brevi angoli nel telson; al fianco di questi due angoli vi è da ciascuna parte un brevissimo dente. La superficie dell'addome offre inoltre dei granuli ben distinti dei quali i mediani tendono a disporsi in linee. L'ultimo articolo si restringe molto posteriormente, ove termina in tre lobi, il mediano dei quali è di poco più lungo che i lobi laterali ed è troncato quadro. Nella sua parte prossimale e per metà della sua lunghezza esso offre due grosse carene sollevate che determinano fra loro una cavità profonda, quasi a forma di ferro di cavallo. Lateralmente la parte prossi- male è molto declive e granulata, col margine esterno rialzato e carenato. In avanti della cavità determinata dalle due carene e alla base del lobo terminale mediano vi è un grosso tubercolo rotondo, bianco, di lucentezza porcellanea, minutamente peloso al disopra Prima del tubercolo vi è una piccola fossetta. La superficie dell’ addome e queila degli ultimi 4 articoli del pereon è provvista di mi- nuti peli, più abbondanti sull’ ultimo articolo. (1) Hansen H. J, On the propagation, structure, and classification of the family Spleeromidae. Quart. Jour. Mier. Sc. Vol. 49, 1905. Gli uropodi hanno l’ esopodo ovato, col margine carenato e prolungato in punta all’apice, cigliato. L' endopodo è quasi rettangolare, ma col margine estremo inciso. Essi sono sube- guali in lunghezza all’ ultimo articolo. Le prime antenne hanno il primo articolo del peduncolo molto grosso, lungo quasi tre volte il secondo che è anche ingrossato ; il terzo è gracile, lungo più di 11/, volte il se- condo: il flagello è composto di 17 articoli. I primi tre articoli del peduncolo delle seconde antenne sono molto brevi; il primo però è più lungo che ciascuno dei due segmenti; il quarto ed ìl quinto sono lunghi, il quinto è più lungo del quarto; il flagello ha 19 articoli. Le mandibole sono robuste , il processo incisivo della mandibola sinistra è solo superfi- cialmente diviso: il processo accessorio è bidentato e forte. Il processo molare è forte, e bi- lobo. Sulla mandibola sinistra vi sono 9 spinule barbate. La lacinia esterna delle prime mascelle presenta 8 spine; la lacinia esterna ha le solite 4 setole piumose. Mascelle e maxil- lipedi sono normali, come nel genere. I primi gnatopodi hanno come di regola, il quinto articolo incluso fra il 4° ed il 6°. Il quarto arlicolo porta 7 spinule crescenti in lunghezza, le distali dentate. e tre setole rigide all’ estremità del suo margine posteriore. L’ angolo del margine posteriore del 3° articolo porta pure due setole rigide, il 5° articolo ha 4 spine dentate, e il sesto ne ha cinque. Il settimo articolo è biunguicolato. I pereopodi hanno il 5° articolo libero, gli articoli provvisti di piccole spine, e il dito biunguicolato. Non vi sono frangie di setole sul margine esterno dei primi pereopodi. I pleopodi differiscono alquanto da quelli della specie precedente, pur avendo la stessa struttura. Il primo pleopodo ha | endopodo più breve, a punta più larga e subrotondata ed offre una area inspessita, e cigliata all’ apice che si estende per i tre quarti della sua lun- ghezza. Il secondo pleopodo ha l estremità dell’ esopodo troncata ; l’ appendiv masculina è stiliforme ed un poco più lunga dell’endopodo, alla base del quale è inserita. Il terzo pleo- podo è conformato quasi come nella specie precedente, ma l’esopodo è più lungo. Il quarto pleopodo non offre nulla di notevole. L’ esopodo del 5° pleopodo ha le due protuberanze apicali molto forti, ed un’ area rigonfia papillata sul bordo interno che si estende fino all’ar- ticolazione col primo articolo. Il primo articolo ha anche una piccola area papillata all’ e- stremità, presso 1’ articolazione. Le femmine prese con questi maschi sono differentissime dal maschio. Il loro corpo non ha peli, gli epimeri sono più acutie per le differenze notevolissime nell’ultimo articolo ricordano quelle fra Cymodoce truncata e la sua femmina Sphaeroma curtum. Il primo articolo del pleon porta nel mezzo due minuti tubercoli. Esso ha tre linee distinte di sutura. L’ arti- colo terminale è privo di granuli, convesso e provvisto di due grossi tubercoli, triangolari- arrotondati. L’ estremità ha tre denti dei quali il mediano è più grosso, e più sporgente dei due laterali. Il mediano è anche collocato più in alto, e guardando l’ animale dal disopra esso ricopre in gran parte i due laterali. L’ estremità dei denti laterali, vedendo 1’ animale di fianco è acuta, e il loro margine è obliquo. Gli uropodi sono più corti dell’ ultimo seg- mento; i loro rami sono subeguali, piani; il ramo esterno brevissimamente appuntito. Cymodoce erythraea nov Sp. (Fig. 24-30) Questa specie è rappresentata soltanto da due maschi, ma essa è così caratteristica che eredo utile descriverla, benchè non possa indicare le differenze delle femmine, che saranno senza dubbio fortissime. Questa specie si avvicina per la forma del suo ultimo segmento a Cymo- ra _ doce amplifrons Stessine (1), ed anche a Sphaeroma Granti A O.WaLkER (2), dato che que- sta specie debba riferirsi a Cymodoce. Il corpo è lungo circa 10 mill., piuttosto depresso, ed è ornato su tutti i segmenti di granuli rotondi distinti e ben visibili, i quali sulla testa e sul primo segmento del pereon sono sparsi, e sui segmenti 2-6 tendono a disporsi in linee. Il capo è appiattito, depresso, non elevato sopra la regione antennale come in €. ampli frons, la linea frontale marginale è ben distinta, con un piccolo lobo mediano fra le in- serzioni delle prime antenne e due brevi lobi laterali. Gli occhi sono grossi, e portati al- l’ indietro, ovali. Il primo articolo del peduncolo delle prime antenne è grosso, più breve che il secondo ed il terzo presi insieme; il secondo è pure grosso e più breve del terzo; il flagello è com- posto di 11-12 articoli. I cinque articoli del peduncolo delle seconde antenne sono gracili ; il quarto è un poco più breve del quinto ; il flagello è diviso in 14 articoli. L’ epistoma è cordiforme, il labbro superiore è alquanto convesso in avanti. Le mandibole sono robuste ; il processo incisivo principale è acuto e relativamenteTgra- cile; il processo molare è forte; il processo incisivo accessorio della mandibola sinistra è ben sviluppato ma esile e diviso superficialmente in 4-5 denti; questa mandibola ha pure 4-5 setole dentate. La lacinia esterna delle prime mascelle porta 9 spine apicali, tre delle quali più brevi, la lacinia interna porta le solite quattro setole piumose. La lamina interna delle seconde mascelle è più larga delle altre due lamine. I maxillipedi hanno i lobi degli articoli assai allungati, quello del 2° articolo del palpo o 5° articolo a margini paralleli; la lamina del 2° articolo è convessa sul margine interno e concava sul margine esterno ; l’estre- mità della lamina dei lobi degli articoli è cigliata. Il primo segmento del pereon è il più lungo, ed ha anche i granuli più numerosi, ma assai piccoli e disposti senza ordine , ricoprenti tutta la superficie. I granuli sui segmenti seguenti tendono a disporsi in linee ben visibili; due linee di granuli sono ben nette sui segmenti 3-6. Il secondo ed il terzo segmento e il sesto ed il settimo sono subeguali e leg- germente più lunghi che il quarto ed il quinto. Questi segmenti non sono sollevati nè spor- genti lungo il bordo posteriore, benchè le granulazioni li rialzino. Il primo segmento si protende in avanti in un lobo acuto ad includere l’ occhio, e all’in- dietro ad includere una parte del margine del secondo segmento; gli epimeri dei segmenti II, IT sono alquanto più acuti che quelli dei segmenti IV, V, VI; gli epimeri del segmento VII sono più larghi, e si protendono alquanto sul pleon. Gli epimeri non sono visibili dal disopra, e sono separati dal fergum mediante un leggiero solco. Il primo articolo del pleon è molto breve e due suture sono marcate, e ve n’è uma terza assai breve. Esso è tutto granuloso supe- riormente; i granuli sono più forti lungo le linee suturali; all’ estremità esso sporge in due deboli angoli sull’ultimo articolo. Esso è meno lungo che il VI e il VII segmenti peregali ed è 1/3 dell’ ultimo articolo. Il telson presenta un aspetto molto caratteristico. Esso è declive dalla base verso l’ estremità e si rialza quindi leggermente all’ apice: la sua porzione di- stale è stretta. La estremità è divisa in tre denti; dei quali l’ interno è largo quanto gli esterni, ma è collocato più in alto e sporge un poco di più. Da questo dente più interno e più alto si dipartono due linee divergenti all’ indietro che delimitano una superficie trian- golare posta su un piano più alto che le superficie laterali. Tutta la superficie dell’ ultimo segmento è granulosa. I denti terminali portano anche qualche breve pelo. Gli uropodi hanno i due rami ben sviluppati e subeguali all’ ultimo articolo, l’ endopodo è lungo quanto 1° ul- timo articolo, l’esopodo un poco di più. Il peduncolo non ha creste particolari ; 1’ endopodo (1) Exosphaeroma amplifrons Sregina South African Crust. Pf. II. 1902 pag. 64 PI. 11. (2) Nat. Hist. ot Sokotra and Adb-el-Kuri pag. 218. è arrotondato all'apice; alquanto granuloso sulla sua superficie, irregolarmente e debo crenulato ; l’esopodo è ovale, alquanto attenuato all'apice, marginato da un bordo solle I margini dei due rami sono pelosi. 1 i i anteriori hanno il QUAD articolo assai breve, nascosto posteriormente d portano una spina SO ( o setola ) all’ estremità del loro margine posteriore, il do ticolo ha due spine dentate all’estremità del margine anteriore, precedute da 6 denti 0 nule circa, frammisti a peli; il 5° articolo ha tre spine dentate; il 6° 4 spine; il 7° è biun guicolato e prima della 2* unghia il suo margine porta peli e spinule. I pereopodi | gracili e poco spinosi, col 5.° articolo libero e il dito biunguicolato. Il peduncolo dei pleope termina con 4 piccole spine; 1’ appendice del 2° paio nel maschio è stiliforme e più Lie a rami dei pleopodi. La femmina è disgraziatamente ignota. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 7. 1. Cymodoce eupyga No. Maschio, visto dal disopra. x 4, 5. 2. » » Maschio visto di fianco —. >< 4, 5. 3. — Mandibola sinistra, vista dall’ interno —. »< 18. 4. — Prima mascella di sinistra. x 18. 5. — Seconda mascella di sinistra. x 18. .— Maxillipede sinistro. x 18. .— Primo pleopodo sinistro. x 18. .— Secondo pleopodo sinistro. >< 18. . — Terzo pleopodo sinistro. x 18. .— Quarto pleopodo sinistro. >< 18. .— Quinto pleopodo sinistro. x 18. .— Epistoma, antenne e labbro superiore. >< 18. . — Estremità del corpo della femmina; vista dal disopra. sc 9. . — La stessa di fianco. >< 9. 5. — Maxillipede della femmina gravida. >< 18. 16. — Prima mascella della femmina gravida. >< 18. .— Seconda mascella della femmina gravida. x 18. . — Ipotfaringe del maschio. >< 18. .— Cymodoce Richardsoniue No8. Estremità del corpo del maschio. >< 4, 5 20. — Maschio visto di fianco. x 3. 21. — Epistoma e labbro superiore. x 18. 22. — Estremità del corpo della femmina vista di sopra. x S. 23. — Femmina vista di fianco. >< 9 24. — Cymodoce erythraea No8. Maschio visto dal disopra. 4, 5. 25. — Maxillipede. >< 18 26 — Seconda mascella. »x< 18. 30 NZ 27. — Prima mascella. x 18 28. 29. — Secondo pleopodo. x — Settimo pereopodo. x 14. 18. .— Prima antenna. x 18. Estratto dall’Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli (N. S.) vol. 2. N. 16. caz Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & Figli = 9 dall LIS i a r SA ua LE i a $ sa po o " bd oi Da “e Ù, vati CULI, i "È » - atto A } è i 11 Pi Îi hi i x Ser x , ‘ Annuario del Musco Z. oologico (felniversità Napoli INSI VoL2 N 16 di * RU: |, LIAN ANNUARIO MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 17. Î99 Dicembre 1906 Prof. D. ROSA (Istituto di Zoologia degli Invertebrati) (E'irenze) Nota sui Lombrichi ricordati da Stefano DeLLe CHiate [Ricevnta il 20 Novembre 1906) Nella ricca biblioteca del R Istituto di Zoologia degli Invertebrati in Firenze ho avuto la fortuna di trovare complete le due celebri opere di Stefano DELLE CHIAIE : ; 1.— Memorie sulla storia e notomia degli animali senza vertebre del Regno di Napoli: Napoli, 1822-1829. 2.— Descrizione e notomia degli animali invertebrati della Sicilia citeriore osservati sul vivo negli anni 1822-1880 (sottotitolo: Animali senza vertebre del Regno di Napoli ) Napoli , 1841. Ho voluto approfittare di questa circostanza per vedere se fosse possibile iden- tificare le specie e varietà di lumbricidi descritti dal DeLLe CHIAIE nelle pre- dette opere. Nella prima opera (1) il Vol. 1.° nulla contiene sugli anellidi, ma nel Vol. 2.0 (1825) si trova (pag. 389 e segg.) una « Memoria sugli anellidi, parte 1. » il cui V capitolo (pagg. 409 e segg.) parla « de’ lombrichi ». In questo capitolo sono descritti il lombrico fragile, il sifonostoma, il raggiante, il piccinino, il terrestre ed il marino, mentre il capitolo VI (pag. 423) intitolato « Descrizione tecnica degli anellidi di questa prima parte » dà (a pag. 428) brevi diagnosi latine delle stesse specie che ivi sono designate rispetti- vamente coi nomi di Lumbricus fragilis, L. siphonostoma, L. radiatus, L. pusillus L. terrestris e L. marinus. Altri dati su queste specie si ritrovano nella spiega- zione delle tavole (Vol. 2°, pag. 430 e segg.). È già noto che fra tutte queste specie una sola (il L. terrestris) appartiene agli oligocheti e precisamente ai lum- bricidi. Ora che cos’ è il L. ferrestris descritto da DeLLe CHIAIE in questa prima opera ? Esso non è il L. terrestris Lin. MiLLER, il quale del resto nell’ Italia meridionale non esiste; è invece in parte l’ Octolastum complanatum (Duags 1828) ed in parte |’ Eisenia foetida (Sav. 1826) che sono forme entrambe comuni a Napoli: All'Octolasium complanatum sì riferisce la forma che nella spiegazione delle figure (pag. 436) è chiamata L. terrestris major (nella descrizione non si parla di varietà). Essa è ben riconoscibile nella figura colorata 7 della tavola 29 nella quale fra altro sì vedono bene le otto serie distanti di setole; inoltre solo a questa specie fra le nostre si adatta quanto è detto nel testo (pag. 419) della presenza dì sette paia di spermateche (poichè a queste si riferiscono le parole « dal quarto anello in linea delle filiere di setole interne esistono a dritta e sinistra sette in otto vesciche grandi quanto un acino di miglio..... »). All Fisenia foetida sì riferisce invece una forma citata nel testo solo come L. terrestris, senza indicazione di varietà, ma che è benissimo riconoscibile nella ficura colorata 6 della tav. 29. Aggiungiamo che nel Vol. 3.° (1828) è contenuta (pag. 163 e segg.) la 2. parte della « Memoria sugli anellidi » nella quale (al capit. IV, pag. 170, intitolato <« Lombrichi o Lombrineri » son descritte sotto il gen. Lumbricus forme che si riferiscono tutte a policheti (L. Rolandi, L. coccineus, L. Hilairi, L. mi- sîtensis e L. filigerus) e infine che nel Vol. 4.° (1829) si trova ancora (pag. 161) un’ « Appendice ai cefalopodi, alle salpe, agli anellidi ece. » nella quale il solo animale ricordato fra i lombrichi è il L. corratulus (policheto). Nella seconda opera (2) il DeLue Carate parla di lombrichi nel tomo 3° al pa- ragrafo « Anellosi lombrici » (pag. 81 e segg.). In quest’ opera egli restringe molto il significato del gen. Lumbricus ed usa questo nome solo per tre specie: L. terrestris, L. iuloides e L. pusillus, del quale ultimo (che è un policheto) lA. stesso dice che « non appartiene affatto a questo genere ». Qui il L. ferrestris equivale solo al L. ferrestris major della prima opera, cioè si riferisce solo all’Octolastum complanatum (Duats), mentre sotto il nuovo nome di L. iuloides è indicata solo la forma minore in cui avevamo già riconosciuto lEisenia foetida (Sav.). Le descrizioni di questa seconda opera sono migliori e tolgono ogni possibile dubbio sull’ identificazione delle specie. Così pel preteso L. terrestris (Octolasium complanatum) è specificato nel testo che esso ha 162 segmenti ed un clitello esteso sui segmenti 28-37=10, mentre nella tav. 94 si vedono nella fig. 7 le sette paia di spermateche e la caratteri- stica forma delle vescicole seminali. Così pure pel L. iuloides (Eisenia foetida) è specificato nel testo che esso ha 75 segmenti ed un clitello esteso sui segmenti 25-32 = 8 e che esso trasuda un umor giallo fetido. Per conseguenza nelle sinonimie delle dette specie si potranno ormai fare queste aggiunte, Octolasium complanatum (Dusùs 1828). Syn. Lumbricus terrestris part. (L. terrestris major) Deve Carate 1825: Memorie sulla storia e notomia ecc. Vol. 2, pag. 417, 428, 436, tav. 29, fig. 7 (1). 1) Questa tav. 29 delle « Memorie sulla storia ecc. » é identica alla tav. 93 della « Descrizione e notomia ecc. ». L. terrestris DeLre Cris 1841: Descrizione e notomia ecc. Vol. 3, pag. 82, tav.93, fig. ©: tav. 94, fig. 7). Eisenia foetida (Sav. 1826). Syn. Lumbricus terrestris part, DeLLe Caraie 1825: Memorie sulla storia e notomia ecc. Vol. 2, pag. 417, 428, 436, tav. 29, fig. 6. L. iuloides Derre Carse 1841: Descrizione e notomia ecc. Vol. 3, pag. 82, tav. 93, tig. 6. Il L. <80. » 2. — Estremità posteriore dello stesso.» 40. » 3. Aspetto di un parapodio totalmente estroflesso. x 160. » 4. — Ciuffo di setole. x 470. » 5. — Taglio orizzontale passante per l'intestino di una femmina.>< 110. » 6.— Taglio longitudinale obliquo (inclinato a sinistra) pissante per gli organi genitali di una femmina. 110. » 7. — Lo stesso (inclinato a destra) di un maschio. >< 110. » 8. — Sezione trasversa di una femmina, passante per gli ovarii. > 110. » 9. — La stessa nella regione del s’gmento in cui sono uova libere. x< 110. » 10. — La stessa passante per le spermateche.>< 110 » Il. — Estremità anteriore del corpo di un esemplare di Saccocirrus major n. sp, conservato » 12. in balsamo e lievemente colorato con emallume; vista dal lato dorsale. < 30. — Estremità codale dello stesso; vista dal lato ventrale. x 40. » 15. — Un parapodio dello stesso. >< 160, » 14. — Estremità esterna di un gruppo di setole dello stesso. >< 960. 15. — Taglio orizzontale passante per l'intestino di una femmina della stessa specie. >< 110. » 16. — Taglio obliquo della stessa, passante per gli organi sessuali del lato sinistro. >< 110. » 17. — Lo stesso, passante per gli organi sessuali di un maschio (lato destro). x 110. » 18. — Taglio trasverso di una femmina della stessa specie, il quale passa per gli ovarii. >< 110. » 19. — Sezione della parete dell’ intestino glandolare e del rivestimento muscolare e perito- neale di esso. >< 250. » 20. — Taglio trasverso di una femmina di Saccocèrrus major, passante per le spermateche: mostra la sezione di uova libere nella cavità del corpo.>. 110 Hi enter 4 Museo Zoologico (RUniversità) Napoli NS) Vol 2.N.18. Milano. Etiotip.Calzolari « Ferrario Antonucci e Pierantoni dis Annuario del Antonucci e Pier vuo e r UA VILASIANI ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. Si Num. 19. 17 Luglio 1907 Dott. UMBERTO PIERANTONI Libero Docente, Conservatore del Museo Zoologico della R. Università di Napoli Osservazioni sul parassitismo esercitato da un imenottero su di un afide degli agrumi (Aplidius aurantii n. sp. e Toroptera aurantii Foxscor.) (Tav. 9) [Ricevuta il 24 Gennaio 1907 | Un interesse del tutto particolare dal punto di vista scientifico ed economico ha lo studio dei rapporti biologici esistenti fra gli animali utili o nocivi all’ a- gricoltura ed i loro parassiti. Accurati studii si sono compiuti in questi ultimi tempi, e si vanno tuttora compiendo per accrescere le cognizioni sulla maniera di vita e sullo sviluppo di questi parassiti, perchè tale studio e l’investigazione dei rapporti fra essi ed i loro ospitatori possono fornire dati preziosi per poter esercitare la lotta contro i nemici dell’ agricoltura, col favorirne lo sviluppo in un senso od in un altro, servendosi così degli stessi mezzi forniti dall natura. Una serie di questi rapporti biologici, che forse può dirsi ad un tempo la più estesa e la meno studiata, riguarda il parassitismo esercitato dagli imenotteri su altri insetti. Recentemente MarcHaL (1!) e SivestRI (?) hanno illustrato il paras- sitismo di alcuni di questi imenotteri, i quali depongono le loro uova e fanno sviluppare le larve dei loro piccoli entro il corpo di larve di lepidotteri e dit- teri. Io mi propongo di dar notizia qui di un caso di parassitismo di un ime- nottero della famiglia dei Braconidi e del genere Aphidius, che compie l’ intero suo sviluppo, dall’uovo all’insetto perfetto, nel corpo di un afide che danneggia Questa nota fu presentata al R. Istituto d’ Incoraggiamento di Napoli nell’ adunanza del 24 Gennaio 1907. (1) MarcHar P., Recherches sur la biologie et le développement des Hyménoptères parasites. /. La Polyembrionie specifique ou germinogonie, în Arch Zool. Espèr. 4. Sèr. Vol. II, 1904. 2) Sivvestri F.. Contribuzioni alla conoscenza biologica degli imenotteri parassiti Z. Biologia del Litomastix truncatellus DoLm. in Ann. R. Se. Agr. Portici, Vol. VI. 1906, gli agrumi (arancio, limone) e le piante di camelia: la Zoroptera auranti Foxscon. Per quanto io abbia finora cercato nella bibliografia antica e recente, non mi è riuscito di trovare alcuna notizia sulle accennate relazioni fra gli afidi del genere Toroptera ed imenotteri parassiti, quantunque da tempo sia noto che molti Braconidi, e fra questi tutti gli Aphidius, esercitano il loro parassitismo sugli afidi Ho crednto di ascrivere l’imenottere al genere Ap/X4d/us perchè ho in esso ri- scontrato ì seguenti caratteri : Testa larga quanto il torace, faccia corta, mandibole distintamente bidentico- late, palpi mascellari formati da tre articoli, palpi labiali di un solo articolo, antenne di 12 articoli nella femmina, di 14 nel maschio: solchi del mesonoto indistinti; ali trasparenti: prima cellula cubitale unita con la discoidale, ma non aperta inferiormente , perchè limitata da una nervatura cubitale ben distinta ; nervatura mediana e nervatura anale assai ravvicinate; nervatura costale dell’ala posteriore poco distinta. Addome lungo quanto la testa ed il torace, subpedun- colato e lanceolato nella femmina. Trivella non troppo sporgente ed esertile. Aphidius aurantii n. sp. — È una piccola specie che misura mm. 1 */4 di lun- ghezza, per 3 mm. di larghezza ad ali spiegate. Il capo ed il torace sono di colore bruno, quasi nero; le antenne di color giallo testaceo oscuro sono note- volmente lunghe, raggiungendo nella femmina i /4 della lunghezza dell’ intero corpo, e nel maschio i */. Dei 12 articoli che compongono l’antenna della fem- mina l’ultimo è più lungo degli altri, e può interpretarsi come risultante dalla fusione dei due articoli terminali; nel maschio i 14 articoli dell’ antenna sono tutti uguali e ben distinti Vuno dall’altro. I palpi mascellari e labiali hanno un colore giallo testaceo chiaro. Il mesonoto non ha solchi ben distinti. Le ali jalime hanno scagliette e radicule di color giallo testaceo chiaro, e stigma giallo bru- nastro, senza alcuna macchia. Le zampe sono tutte di color testaceo, assai chiaro nella parte distale di ciascun articolo, e giallo brunastro oscuro nella parte pros- simale. L’ addome lanceolato ha nel mezzo la stessa ‘larghezza del torace, è di color giallastro chiaro con sfumature testacee in corrispondenza di ciascuna ar- ticolazione. Il 1° segmento è lungo !/4 circa dell’ intero addome e non ha tuber- coli distinti. L’addome nella femmina è lungo quanto la testa ed il torace presi insieme: nel maschio l'addome è più sottile ed allungato. La trivella della fem- mina compresa fra due valve allungate, ha forma di lancetta slargata alla base Fig. 7). Nel maschio esiste un organo copulatore acuminato, compreso fra due paia di appendici a forma di becco, di cui il paio più interno ha una specie di dentello sporgente internamente, utile forse per tener ferma l'estremità posteriore della femmina durante l'accoppiamento (Fig. 8). Da questa descrizione risulta che la specie non è riferibile ad alcuna di quelle già note del genere Aphidius, quantunque per alcuni caratteri (antenne) e per le dimensioni si avvicini alquanto all’ Aphidius cardui MarsH. ed all’A. fabarum MarsH. Il non essere nota fin ora alcuna specie di questo genere che viva sul- l’arancio fa supporre, del resto, che la specie in parola debba essere distinta dalle altre, le quali hanno tutte la loro pianta caratteristica sulla quale vivono. È per tali considerazioni che l’ho ritenuta come nuova, chiamandola col nome specifico corrispondente alla pianta su cui fu rinvenuta. Toroptera aurantit FoxscoL. — Furono da me rinvenuti, sebbene in gran nu- mero, soltanto esemplari di femmine attere. Esse avevano colore bruno verdastro, con zampe più chiare, anch'esse verdastre ; il rostro è dello stesso colore delle zampe e giunge a livello dell’ impianto del terzo paio di zampe (Fig. 2). Gli esemplari più grandi raggiungono circa i 2 mm. di lunghezza; quelli non infetti sono di forma ovulare, tendente alla forma triangolare perchè molto ri- stretti in avanti ed allargati indietro. Gli esemplari infetti sono di colore più chiaro se lo sono da poco tempo, di color bruno seppia se contenenti l’imenottero quasi a completo sviluppo. I limiti intersegmentali sono in ogni caso poco distinti. Sul cominciare della primavera questi afidi erano presenti in gran numero alla pagina inferiore di foglie giovani, di color verde chiaro. Si raccoglievano spe- cialmente ai lati della nervatura mediana, rimanendo anche gli individui immuni quasi immobili e col rostro infitto nella epidermide foliare. Le femmine attere dell’ afide per la loro semimmobilità sono più esposte al- l’assalto dell’ imenottero , che, dopo essere andato per qualche tempo in giro, palpando alternativamente con le antenne il dorso degli afidi, finisce per fer- marsi su di uno ed introdurgli la trivella sotto la pelle. Dalla posizione che oc- cupa la larva si può dedurre che l'uovo viene deposto sotto lo strato chitinoso e l’ipodermico nella cavità del corpo ed in prossimità dell’ intestino. Quando l’afide ha ricevuto tale puntura, diviene completamente immobile, restando anche le zampe ed il rostro del tutto inerti; per tener fermo l’ animale una sostanza glutinante segregata dall’afide istesso lo rende aderente alla superficie della foglia; il rostro di esso non è più infisso nell’epidermide foliare, ma giace lungo il ventre, in posizione di riposo. L'uovo intanto compie il suo sviludpo per produrre l’em- brione, poi la larva, ed infine l’ insetto perfetto. Data la sua immobilità sarebbe difficile il dive con una osservazione superfi- ciale se l’afide parassita vive, o quanto tempo duri in vita. L'osservazione fatta per mezzo di opportune colorazioni e di tagli al microtomo dell’afide durante i diversi stadii di sviluppo del parassita permette di vedere come i varii organi interni di quello si conservino in istato da poter fornire a questo sempre nuovo ed abbondante nutrimento. Quello che si osserva anche a prima vista è che l’afide con lo svilupparsi della larva nel suo corpo subisce una serie di trasformazioni nel suo aspetto esteriore. Dalla sua forma quasi triangolare va assumendone un’altra alquanto più rigontia; il suo colore bruno verdastro si fa da prima più pallido, quasi bianchiecio, e poi, a misura che il corpo si va rigonfiando, sì ab- bruna. Quando il parassita è presso a raggiungere il suo completo sviluppo , il corpo dell’afide enormemente rigonfiato è quasi sferico. In tagli sottili di afidi aventi nell'interno una larva già di notevoli dimensioni potetti constatare che nulla più esisteva del sistema dirigente e degli organi genitali dell’ospitatore; un notevole ammasso di tessuto adiposo era ancora presente anche in un esemplare contenente il parassita allo stato d’immagine, in cui anche il sistema nervoso era stato distrutto. È quindi da ritenere che la larva del parassita appena uscita dall'uovo consumi a scopo di nutrimento prima gli organi non del tutto neces- sarii alla vita dell’ afide paralizzato mu non ancora morto ; e che la morte di questo avvenga solo più tardi, quando viene consumato il sistema nervoso; mentre il tessuto adiposo, che può resistere in buono stato anche dopo la morte dell’ani- male. resta come riserva nutritiva, da utilizzarsi dal parassita nell’ ultima fase della sua metamorfosi. Colla distruzione degli organi interni il corpo dell’afide è ridotto al solo der- mascheletro; è quindi come una spoglia deposta in una muda; nell’ interno di essa è possibile vedere, servendosi di opportuni mezzi d’ illuminazione , o ren- dendola trasparente, l’imenottero già completo, col capo verso l'estremo posteriore dell’afide, curvato ad arco di cerchio da sinistra a destra, in modo che l'estremo del suo corpo è ravvicinato al capo; un cumulo opaco di sostanze escrementizie è posto fra la testa e l’estremità dell’ addome (Fig. 3). L’imenottero costretto nell’angusto spazio quando ha raggiunto il suo massimo sviluppo cerca di libe- rarsi dalla sua prigione priva oramai per lui di ogni risorsa vitale. Per praticare uma via d'uscita si serve delle mandibole che può adoprare mercè la relativa mobilità del capo; con esse opera un taglio circolare sul dosso e posteriormente alla spoglia, in corrispondenza del punto ove si trova il suo capo; il taglio cir- colare non è completo, cessando il lavoro del parassita appena la parete ritagliata in giro cede alle sue spinte; per tal modo esso vien fuori attraverso una specie di finestrino circolare, la cui imposta resta attaccata alla parete per un breve tratto che funziona da cerniera (Fig. 4). Sul finire della primavera quasi tutte le spoglie sono vuote e restano ancora aderenti alla foglia risparmiata oramai dall’assalto degli afidi, ma tuttora ricoperta dai piccoli globetti i quali conser- vano ancora l'aspetto di afidi infetti e rigonfii, ma si rivelano del tutto vuoti attraverso il curioso finestrino rotondo che si apre loro sul dorso. La tuoruscita degl’imenotteri si avvicenda con le nuove infezioni di afidi ancora immuni. Gli Ap/idius appena usciti hanno non solo completo sviluppo, ma sono sessualmente maturi. Si riuniscono immediatamente a coppie, e vagano sugli afidi non ancora infetti per compiere, dopo essersi fecondati, nuove immissioni di uova. Per tal modo, data la numerosa produzione di maschi e di femmine, è difficile che alcun afide sfugga alla infezione. Si può quindi dedurre che la presenza del- l’imenottero è la salvezza assicurata per le parti della pianta che sono state assalite dalle colonie, talora estesissime, degli afidi. Mi limito per ora a questa breve esposizione delle osservazioni che ho potuto fare nello scorso anno sull'argomento , riservandomi di compierle in uno studio più completo e sovra un più abbondonante materiale nella prossima primavera. Istituto zoologico della R. Università — Gennaio 1907. Fig 1 9 dI 4 SPIEGAZIONE DELLA TAV. 9. .— Toxoptera aurantii Fonscol., vista dal lato dorsale.» 25. — La stessa vista dal lato ventrale. x 25. .— La stessa infetta, contenente un Aphidius giunto a completo sviluppo. »< 25. .— La spoglia di un esemplare di 7oroptera dopo la fuoruscita del parassita dal foro prati- cato nella parte postero dorsale. »<25. .— Ala anteriore dell’ApRidius aurantii n. sp. x 50. ì.— Ala posteriore dello stesso. >< 50. .— Estremità posteriore di una femmina di ApRidius aurantii. >< 70. .— Estremità posteriore di un maschio della stessa specie. >< 70. Curt | Ci Liv va ca | LUNARE ceti ae di She A dl 7 "Pi vat Pa: , a ? & L'ERE aa Mai SIb 3A 1 rod P ‘ ba su VARA men Pa, i Na dota Ag DÒ fap 2 DREI di Pi Napoli, R. Tipografia Francesco Gia nnini & Figli Lit lacchinardi e Fornari -favia ANNUARIO MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (Nuova Serie ) VOLUME 2. hi 3 n Num. 20. 12 Settembre 1907 Prof. FR. SAV. MONTICELLI Il genere Encotyllabe Dirsive (!) (Tav. 10) [Ricevuta il 21 Febbraio 1907) Il geaere Encotyllabe è stato istituito dal Dresing nel 1850 (1, pag. 427-428) per una forma di Tristomide rinvenuta dal Norpmanw nelle fauci della Brama mediterranea (rat) ed inviata al Museo di Vienna col nome (în litteris) di Tri stomum excavatum; nome evidentemente ricavato dallo aspetto che assume il verme ripiegando le parti laterali del corpo in modo che, come osserva il DresinG, per la « forma corporis marginibusque inflexis ad Convolutam monet » Il Dresing, pertanto , non credette di accettare il nome proposto dal NorpmaNnN e chiamò specificamente nordmanni il tristomide della Brama, creando per questo un nuovo genere, che distinse col nome di Encotyllabe; al quale assegnò i seguenti carat- teri diagnostici: « Corpus ellipticum planum apice truncatum marginibus late- ralibus inflexis. Caput corpore continuum, bothriis duobus anticis conchaeformis plicatis parallelis. Os acetabuliforme oblongum anticum infra bothria. Acetabulum longum subbasilare ventrali campanulatum limbo membranaceo angusto reflexo hamulis duobus centralibus apicibus convergentibus. Genitalia externa.... Porus escretorius.... ». Più tardi lo stesso Dresine (2, pag. 69-70, tab. 1, fig. 10-14) ha ridescritto lo stesso verme completando la diagnosi del genere nel modo se- guente : « Corpus ellipticum planum, antice truncatum marginibus lateralibus « inflexis. Caput corpore continuum, bothriis duobus anticis conchaeformibus, « plicatis juxta positis. Os rimaeforme subanticum infra bothria. Acetabulum « companulatum, limbo membranaceo angusto reflexo, hamulis duobus centralibus « apicibus convergentibus, pedicello longo, subbasilari ventrali affixum. Genitalium « aperturae.... Porus excretorius.... Tractus intestinalis bieruris, coecus. Ovipara. « Piscium marinorum ectoparassita »: ed ha data la prima figura della specie nel suo insieme e di alcuni particolari delle ventose e degli uncini. (1) Memoria letta al R. Istituto d'Incoraggiamento di Napoli nella tornata del 21 febbraio 1907, Questa specie, l’unica allora nota del genere, è registrata nella Revisione dei Mhyzhelmintì pubblicata dal Dresina nel 1858 (8, pag. 313). Essa non è stata finora più ritrovata, nè ulteriormente illustrata. Invece, nel 1863, VAax BeneDEN ed Hesse hanno descritta un’ altra specie del genere, che l’ Hesse aveva raccolta a Brest nella cavità della bocca e nelle commessure di questa di un Pagellus centrodentus, distinguendola col nome di £. pagel?. La descrizione che ne danno è accompa- gnata da figure d'insieme della n. sp. e di alcuni particolari (pag. 80, plc. 7, fig. 1-11). Più recentemente Parona e PerueIa, nel 1890, hanno solamente indicata, senza descriverla, una £Encotyllabe n. sp. raccolta sul Crenzlabrus pavo a Genova. Cosicchè le specie attualmente conosciute del genere £ncotylabe Dresine, che ho ripristinato nel 1888 contro l’ opinione del TascHeNBERG, che lo riteneva si- nonimo di 7ristomum, sono le sopraddette tre , riportate così dal Braun (pag. 520), che dal Samm-Remy (pag. 24). Nel settembre del 1903 trovandomi a Vienna, nel rivedere, per cortesia del Prot. MARENZELLER, la collezione dei trematodi del « Hofmuseum » volli ristudiare un po’ più da vicino il tipo orignale dell’Encotyllabe nordmanni del Diesina che avevo esaminato già nel 1888, quando altra volta avevo passato a rassegna la detta collezione: del quale esame mi sono valso nel 1891 per sostenere, in altro mio lavoro (2, pag. 122, Nota II), l'opportunità di formare dell’ Encotyllabe il tipo di una distinta sottofamiglia dei Tristomidi. Avutane licenza feci dell’ esem- plare tipico suddetto un esame per quanto possibile completo e ne disegnai le figure che ora qui riproduco. Dallo studio fatto trassi argomento per una più completa illustrazione di questa forma: e perchè il caso volle che, nel materiale di Eterocotili, inviatomi or son tre anni dall'amico Vane di Trieste, io rinve- nissi aleuni esemplari di una Encotyllabe della Chrysophris aurata , mi sorse il pensiero di tentare una revisione del genere. All’uopo scrissi all'amico PARONA che cortesemente volle aderire alla mia richiesta, inviandomi 1’ unico esemplare dell’ £, sp. del Crenzlabus pavo. Disgraziatamente mancando dei tipi del Van Be- xepeN ed Hesse ho dovuto contentarmi, per lE. pagelli, della descrizione e delle figure che ne danno questi autori, interpretando queste e quella a lume delle os- servazioni dirette fatte sulle altre specie del genere. Dato il materiale, assai scarso in vero, del quale disponevo, non mi è stato possibile uno studio del tutto com- pleto del gen. Encotyllabe; ma ne ho ricavato tanto da mettere meglio in luce la sua organizzazione generale, finora assai poco nota. Difatti le poche notizie che si conoscano in proposito sono accennate dal Dre- sing e dal Van BeneDEN ed Hesse: questi nell’ £. pagella descrivono l’orifizio della bocca circolare (secondo il Dresina sarebbe lineare), ed il canale digestivo di- viso in due branche, come in £. nordmanni (Dresina) : fra queste sono allogati gli organi sessuali; 1’ aspetto e disposizione dei quali si riconoscono nella fig. 3 della tav. 7 del loro lavoro. Essi inoltre descrivono e figurano (plc. 7, fig. 3, 10) in prossimità dell’ orifizio sessuale, che dal disegno si presume debba trovarsi sulla linea mediana del corpo, una corona di cinque uncini molto forti, la punta del quali è ricurva in dentro. Caratteristica questa che non ho riconosciuta sul i tipo del Dresin& (E. nordmanni). Aspetto esterno Van BenepEN ed Hesse descrivono molto particolarmente il colorito dì Enco- tyllabe pagelli, nel vivo giallo paglierino orlato d’intorno di color rosa diffuso anche nella parte centrale della ventosa posteriore. Ma il colorito del corpo del maggior numero delle specie del genere è sconosciuto, perchè la illustrazione di queste è ricavata da esemplari in alcool. La forma del corpo è allungata ovoidale-ellissoidale, più o meno ristretta ai due estremi: anteriormente a margine subtroncato e d’ordinario con lieve in- senatura mediana: posteriormente a margine tondeggiante Le parti laterali del corpo tendono a ripiegarsi verso il ventre formando come una larga doccia, co- sicchè il verme assume talvolta 1’ aspetto di uno scafo: ciò si constata bene in E. nordmanni e vallei (Fig. 1, 4), si desume dalle figure di Van BENEDEN ed Hesse in £. pagelli, ma nor ho potuto bene osservare in £. paronae. Le ventose anteriori sono collocate lateralmente e subterminalmente all’ estre- mo anteriore del corpo e sono ora più (E. valleî, E. paronae , Fig. 5, 13), ora meno tra loro ravvicinate (£. nordmanni, E. pagelli, Fig. 1,2, 10, 11) determi- nando così una sorta di lembo anteriore con talvolta evidente insenatura media- na (E. nordmanni). Queste ventose, d’ordinario robuste in muscolatura e discere- tamente grandi, e talora anche molto grandi (£. paronae, Fig. 13), sono circon- date e quasi nascoste in un larghissimo ed ampio merletto molto pieghettato che le riveste principalmente dalla parte esterna verso il margine del corpo, come chiaro si vede in £. valle. (Fig. 5). Questo merletto è mobilissimo e col contrar- si e dilatarsi delle ventose anteriori cambia assai di aspetto. aprendosi e chiu- dendosi, e fa assumere a queste forme più diverse; ora di corolla aperta, ora di coppa, ora d’imbuto, or di ciotola, or di disco. Dal centro della parte posteriore del corpo, lungo la linea mediana, sorge un pedicello cilindroide, colonnare all’aspetto, che fa subito ginocchio ripiegandosi verso il ventre e rivolto indietro posteriormente. Esso sorpassa in lunghezza or più or meno (Fig. 1, 4), or molto (Fig. 10, 11, 13), il margine del corpo del verme e si termina con la ventosa posteriore. Lungo il dorso del pedicello del- l E. vallei si osserva, poco prima che esso dia attacco alla ventosa posteriore , una sorta di piccolo dente carnoso che, a forma di naso, è rivolto con la pun- ta posteriormente (Fig. 9). La ventosa posteriore, mediocre in grandezza, ha for- ma di coppa molto profonda che col pedicello assume nell’insieme la figura di un calice capovolto. Essa, per forma, varia poco essenzialmente da specie a spe- cie e può svasarsi più o meno a scodella ora più, ora meno appiattita. È forni- ta di relativamente largo merletto, che ne circonda i margini, non sottile, nè fine che non è pieghettato, ma liscio, disteso, e solo ondulato alquanto nel mar- gine che è irregolarmente frastagliato o festonato. Nel cavo della ventosa, verso il dorso di questa, è allogato un paio di grossi uncini disposti parallelamente alla linea mediana: essi occupano all’incirca la metà, o poco più, della ventosa posteriore. Questi uncini, forti e robusti, a punte acute e ricurve che hanno rivolte l’una contro l’altra, spesso fuorescono per le punte dal margine della ventosa. Sono sullo stesso stampo in tutte le specie, ma pre- sentano notevoli differenze nella forma e nella grandezza secondo le specie, an- che nei loro rapporti di grandezza col secondo paio di uncini che si osserva nella ventosa posteriore. Questi piccoli, ed ‘anche piccolissimi, non sono stati ve- duti dal Dresine, nè dal Van BenepEN ed Hesse (1); ma avendoli io rinvenuti nelle altre specie, considerato che essi possono facilmente sfuggire alla osserva- zione, sono convinto che esistono anche in £. nordmanni — nella quale specie certo sono sfuggiti anche a me nello esame fatto a Vienna sul preparato provvi- sorio del tipo di Dirsina molto annerito dal tempo — e nell’ E. pagella dove per l'ingrandimento usato, come penso, sono passati inosservati al Van BeNEDEN ed Hesse: che evidentemente hanno, per la stessa ragione, anche falsata la figura degli uncini. Gli uncini del secondo paio, gli uncinuli, come potremmo chiamarli, sono collocati di lato ed esternamente ai grossi uncini ed avvicinati verso il margine posteriore della ventosa: il loro rapporto di grandezza con gli uncimi sì ricava assai bene dalle Fig. 6, 8 (£. vallee) e Fig. 13, 14 (E. paronae). Essi hanno for- ma bacillare e si terminano a punta più o meno ricurva a gancetto, ora più ora meno aperto. Organizzazione interna Lo scarso materiale avuto a mia disposizione non mi ha permesso un esame particolare di tutti gli apparecchi organici; ma dallo studio fatto si rileva che l’organizzazione generale di £rcotyllabe è sul tipo di quella degli altri Tristomi- di in genere. La bocca si apre nel mezzo del corpo dietro le ventose anteriori con orifizio ellittico, che sarebbe, invece, circolare in £. pagelli secondo Van BeNEDEN ed Hesse: esso mette capo in una piccola tasca faringea nella quale sporge il farin- ge di caratteristica forma triangolare-trapezoidale all'aspetto e fortemente musco- lare. Al faringe fa seguito l’arco dell’intestino che a quello s’innesta con brevis- simo indistinto esofago; le due braccia intestinali, che dall’arco si dipartono, sono come sembra, non molto robuste, e decorrono lungo i lati del corpo : fin dove si estendano in lunghezza non ho potuto bene precisare; non presentano rami- ficazioni laterali. Le ampolle del sistema escretore sono poco distinte e non si riconoscono facilmente. Il cervello non molto sviluppato, ma ben distinto, si scor- ge evidente nelle preparazioni è toto, innanzi al faringe. In E. valle? ho osser- vati quattro piccoli occhi situati sul cervello, a trapezio, e molto distanti fra loro, per quanto le due paia sieno molto ravvicinate l’una all’altra. Quantunque non abbia potuto riconoscerli nelle altre specie, penso che gli occhi non siano una caratterisca esclusiva dell’E. valle, ma comune a tutte del genere. Molto sviluppata è la muscolatura del corpo che permette il ripiegarsi a doccia di questo; molto evidente è quella della ventosa posteriore le cui fibre si seguono nel fascio che, traversando in lunghezza il pedicello, vanno a sfioccarsi nella (1) Parona li ha riconosciuti nell’ E. paronae, come rilevo da un suo disegno inedito di questa specie cortesemente comunicatomi. ventosa, raccolte in maggior numero e più fitte nella superficie dorsale di questa corrispondente al dorso del verme (Fig 8, 9). Gli organi genitali si trovano allogati fra le braccia intestinali nella metà an- teriore del corpo e molto spostati innanzi (Fig. 2, 5). I testicoli sono relativamente grandi e ravvicinati l’uno all’altro lungo la linea mediana; i singoli efferenti si riuniscono presto in un deferente unico che è di- sposto a sinistra del corpo e, risalendo con decorso tortuoso lungo l’ovario, al- l’altezza della tasca del pene descrive un arco verso destra per raggiunger questa ed immettervisi, come pare, latero-ventralmente: il deferente, penetrato nella tasca descrive un nodo, e slargandosi, si continua nel dotto ejaculatore che va a ter- minarsi nel pene, la cui forma e rapporti con la tasca non mi è riuscito di bene discernere e riconoscere. La tasca del pene è voluminosa ed appariscente: giace a destra, disotto il faringe alquanto obliquamente disposta pel suo asse mag- giore rispetto alla linea mediana del corpo (Fig. 2, 5, 15). L’ ovario è di mediocre grandezza e collocato nel mezzo del corpo innauzi i testicoli. I vitellogeni numerosi, aciniformi, sono sparsi per tutto il corpo ; i vi- tellodutti lungitudinali sono molto lungi: da essi, all’ altezza del margine ante- riore dei testicoli , si dipartono i vitellodutti trasversali che, risalendo innanzi all’ ovario, si congiungono formando il ricettacolo vitellino, situato ventralmente; dal dorso del quale parte il vitellodutto impari che va a sboccare nell’ov dutto. Questo nasce dorsalmente dall’ ovario e risale medialmente verso la tasca del pene, circondandosi delle glandole del guscio (ootipo) e costituendo, come pare, un breve utero il cui metraterm sbocca, a simiglianza di quanto Massa ha descritto nel genere 7rockhopus, nella tasca del pene, nell’ ultimo tratto di questa che po- trebbe, come in Trochopus, interpetrarsi, per le medesime considerazioni che fa il Massa, come rappresentante una cloaca od antro genitale (Fig. 2, 5, 16). Co- sicchè, come in Trochopus ed in alcune specie di Ep?bdella, il condotto escretore dei genitali femminili negli Encotyllabe ha sbocco comune all’ esterno con quello della tasca del pene, e si apre in una piccola fovea cutanea; nella quale mette pure capo lo sbocco della vagina. Essa traendo sua origine dal tratto iniziale dell’ovidutto, dove sbocca in questo, risale, a sinistra del condotto dei prodotti genitali femminili, con decorso ondulato, ravvolgendosi su sè stessa ad anse ed a nodi, per raggiungere l’orifizio esterno. Risulta dalle cose dette che, nel genere Encotyllabe, le aperture genitali sboc- cano tutte insieme in una piccola fovea dove mettono capo, convergendo fra loro, l’orifizio della tasca del pene, che è comune pure al condotto dei prodotti genitali femminili e quello della vagina; che si apre anch'essa all’ esterno , nel- l’unico orifizio genitale, collocato alquanto dietro il faringe ed appena spostato a sinistra della linea mediana. Per questo carattere, già da me riconosciuto fin dal 1888, interpretando le figure del Van BenepEN, e per il comune sbocco di tutti i condotti genitali, il genere EncotyMWabe si distingue dagli atri Tristomidi mentre per facies generale e per disposizione dei vitellogeni ricorda Trochopus, Epibdella Nitzschiu ed anche alquanto Tristomum ; differendo del tutto da Acanthocotyle. Con Trochopus ed Epibdella ha l Encotyllabe in comune il numero dei testicoli b due) che sono invece più (N?f2sch2a) e numerosi (Zristomum, Acanthocotyle) in altri Tristomidi: ed in altri ridotti anche ad un solo (Ancyrocotyle). Dell’apparecchio genitale di £ncotyZlade ho dato una figura schematicamente riassuntiva del come ho potuto interpretarlo dallo studio per trasparenza di E. nordmanni ed E. vallei e delle sezioni di questa ultima specie (Fig. 16). La de- serizione che ho data è appunto ricavata dallo studio di queste due forme; chè dall’esemplare di £. parornae non mi è riuscito di rilevare nulla della disposizione dei genitali. Ma dall’esame di questo ho potuto pertanto constatare, quanto evi- dentemente si rileva anche dallo studio delle altre due specie (2. nordmanni, E. vallei, che, cioè non vi è traccia di quegli uncini che Van BrnEDEN ed Hesse descri- vono in prossimità dell’orifizio sessuale di E. pagell?, ma che Drrsine non ricorda nella sua specie; e, come ho detto, non si riconoscono nel tipo della specie del Diesimo (4. nordmanni). Ciò che lascia molto dubitare dell’esattezza delle figure di Van Bexepex ed Hesse, e permette logicamente di concludere, data la grande uniformità del tipo di organizzazione delle specie di EncotyWade, che la corona di uncini descritta e figurata in £. pagellî manchi affatto in questa specie, come in tutte |: altre specie. Si è, quindi, autorizzati a ritenere si tratti di erronea osser- vazione da attribuirsi forse al debole ingrandimento usato dai citati autori, che non ha loro permessa una esatta interpretaz'one dei fatti. Le uova di Encoty'abe mi sono sconosciute. Secondo Van BenEDEN e Hesse quelle di £. pagella « affeetent des formes diverses et bizarres; on en voit plu- sieurs qui sont atrophiés. Ils portent deux ou trois prolongements, ce qui les fait ressembler à des semences, et tous sont attachès au bout d’une lungue tige fort mince et flexible (fig. 11, plc. 7) ». Considerando le figure e la descrizione ho desunta la convinzione che non tutti gli aspetti delle uova descritti e dise- gnati sieno normali, o che, per lo.meno, la loro forma non sia stata sempre del tutto bene intesa dai surricordati autori. Sistematica È In seguito allo studio fatto dell’aspetto esterno, della morfologia e di quel tanto della organizzazione interna che ho precedentemente esposto, valendomi dei nuovi dati acquisiti che permettono di completare le frasi diagnostiche finora riportate dagli A., riassumo nella seguente diagnosi le caratteristiche generiche degli EncotyUWabe. Genere Encotyllabe, Diksina 1850 Sinonimia. 1850. Encotyllabe, Diesima, 4, pag. 427. 1858. Incotyllabe, Dresme, 2, pag. 69. 1858. Encotyllabe, Diese, 3, pag. 313. 1863. Ohelonella, Van BenepeN-Hrsse, pag. 80. 1878. Tristomum, Tascuengera, 1, pag. 566. 1879. Tristomum, TascaeNBERG, 2, pag. 236. 1888. Encotyllabe, MoxticeLti, 1, pag. 97. 1889-93 Encotyllabe, Braun, pag. 529. 1891. Encotyllabe, MonticeLLI, 2, pag. 122 1892. Encotyllabe, Monmoebti, 3, pag. 215. 1891. Encotyllabe, Sant Remy, pag. 22. 1900. Encotyliabe, Pratt, pag. 649. 1903. —Enceotyllabe, MoxmceLLi 4, pag. 3i 35. Diagnosi. Corpo: allungato ovalare, ellissoidale, più ristretto in avanti; i margini laterali possono ripiegarsi verso il ventre. Colorito: bianchiccio trasparente, o paglierino con tinte rosee (Van Brnepex-Hessr). Ventose anteriori: sessilli, robuste ellissoidali, circondate e nascoste quasi in un ampio merletto molto pieghettato , più grande e sviluppato dal lato esterno delle ventose verso il margine del corpo. Ventosa posteriore: con lungo pedicello, subterminale, di mediocre grandezza a forma di coppa profonda, imbutiforme, o caliciforme contornata da un merletto alquanto spesso, stretto ed a margine frastagliato. — Uneini: in un numero di due paia, quelli del primo paio, interno, grandissimi ed unguiformi; quelli del secondo paio, esterno (Uncinuli), piccoli, piccolissimi, bacillari. Bocca. anteriore, subito dietro le ventose anteriori. Prefaringe: (tasca faringea) mediocre. Faringe: grande, trapezoidale, robusto. Esofago: brevissimo. Intestino: bifido con braccia di mediocre lunghezza, semplici, non ramificate. Aperture genitali: orifizio unico di sbocco così della vagina che dei condotti esere- tori dei prodotti sessuali femminili e maschili, situato quasi nella linea mediana del corpo, alquanto dietro il faringe. Testicoli: in numero di due, relativamente grandi, ai lati della linea mediana del corpo presso a poco nel mezzo di questo o nella metà anteriore,. Ovario: di mediocre grandezza situato innanzi ai testicoli nella linea mediana del corpo. Vitellogeni: aciniformi ad acini piuttosto grandi sparsi e diffusi per tutto il corpo. Uova: piramidate (?) con prolungamento da uno dei poli. Habitat—Vivono nella cavità boccale e faringea di Teleostei marini ( Brama, Pagellus, Cre- nilabrus, Chrysophrys) Il quadro diagnostico delle specie del genere può comporsi nel modo seguente: (N9) ._ Ventose anteriori fra loro ravvicinate, Ventose anteriori distanti fra loro. Merletto delle ventose anteriori molto ampio e pieghettato. Pedicello della ventosa po- steriore molto lungo. Uncini lungni e slanciati: Uncinuli piccolissimi; !/3 circa in \ lunghezza degli uncini. 9, E. vallei, n. sp. [4] Merletto delle ventose anteriori ristretto. Pedicello della ventosa posteriore breve. Un- cinuli relativamente grandi; 1/- in lunghezza degli uncini. E. paronae, n. sp. [3] Pedicello della ventosa posteriore molto lungo; uncini grossi e ricurvi. \ E. nordmanni, Diesine [1] 5A | Pedicello della ventosa posteriore mediocre; uncini slanciati, E. pagelli, Van BeNEDEN-Hesse [2] Descrizione delle singole specie 1. Encotyllabe nordmanni, Dirsina 1850 (Fig. 1-3) Sinonimia. Tristomum excavatum, Norpmann, in litteris. ISDO. Encolyllabe nordmanni, Diese, 1, pag. 428. IRDS. Encotylabe nordmunni, Diesime, 2, pag 70, tab. 1, fig. 10 e 14. 1858. Encotyllabe nordmanni, Diesine, 3, pag. 313. IN60. EncotyMabe nordmanni, Van Bexepen-Hesse, pag. 81, VI IS7S. Tristomum nordmanni, Tascnenpero, 1, pag. 568. 1889-93. Encotyllabe nordmanni, Braun, pag. 530. taf. !'. fig. 3. ISYÌ. EncotyUabe nordmanni, MonmiorLi, 2, pag. 122. 1851. Encotyllabe nordmanni, Samr Remy, pag. 22. 1400. EncotyWabe nordmanni, Pravr, pag. 649, fig. 11. Diagnosi. Corpo: allungato , ovalare anteriormente subtroneato, con margini ripiegati verso il ventre formando gronda aperta. Ventose anteriori: grandi, sporgenti, fra loro allontanate con merletto bene svi- luppato. Ventosa posteriore: a coppa, portata da un lungo pedicello cilindroide. — Unceini: grossi, forti robusti con larga base e punta breve, ricurva strettamente. Uncinuli...... Testicoli: grandi, sferoidali, nella parte anteriore del corpo. Ovario: piccolo centrale. Uova: sconosciute. Lunghezza: 6 mill. [Dresine Habitat. — Brama rai (mediterranea): nelle fauci — Mediterraneo. (NorpManw). Note. Le caratteristiche di questa specie, che non è stata finora ritrovata da altri, né da me, malgrado l’avessi da più tempo invano ricercata su Brama meliterra- nea (rat) del Mediterraneo , le ho desunte dall’ esame del tipo di Drrsin@ esi- stente nell’ Hofmuseum di Vienna, dal quale ho ritratte le figure che accompa- gnano questa diagnosi. In questo esame evidentemente mi sono sfuggiti gli un- cinuli; che senza dubbio esistono in questa come nelle altre specie del genere. Fi 2. Encotyllabe pagelli, Van Brxnepeyx-Hrsse 1863. ( Fig. 10-12 ) Sinonimia. 1860. Incotylabe pagetli, Van Benepen-Hisse, pag. 80, ple. 7, fig 1-11. 1878. Tristomum pagelli, Tascnensere, 1, pag. 569. 1889-93. Encotyllabe pagelli, Braun, pag. 530. 1891. Encotyllabe pagelli, Sar Remy, pag. 24, fig. 9. Diagnosi. Corpo: allungato, ovoidale, sottile, a superficie rugosa. Colorito: giallo-paglierino orlato tutt'intorno di un rosa vivo; il peduncolo della ventosa è pallido come il corpo: la parte centrale della ventosa è tinta di roseo. Ventose anteriori: mediocri, molto allontanate fra loro, con merletto distinto. Ventosa posteriore: a campana con peduncolo mediocremente lungo, robusto, ci- lindraceo , anulato all’ aspetto. — Uneini: grossi, a punta allungata, falciformi (2). Un- cinuli.... Testicoli: mediocri. Ovario: relativamente mediocre. Uova: piramidate di color marrone carico con lungo filamento polare. Lunghezza: 4-5 mill Van BrxnepEN-HessE). Habitut.— Pagellus centrolontus: cavità e commessure della bocca — Brest. (Van BENEDEN- Hesse). Note. Questa specie descritta per la prima volta dal Van BenebEN ed Hesse non è stata più ritrovata finora. La diagnosi che qui riporto è ricavata dalla descri- zione data dai succitati autori in base allo studio fatto delle alt ‘e specie del ge- nere; non tenendo conseguentemente conto del carattere, da me infirmato, degli uncini intorno all'apertura genitale, affermato da Van BayepeN ed Hessw. Evi- dentemente quando ritrovandosi la specie potranno controllarsi le osservazioni di questi autori, la diagnosi sarà meglio redatta e completata per nuovi dati ac- quisiti. 53. Encotyllabe paronae, n. sp ( Fig. 13-15) Sinonimia. 1890. Encotyllube sp. Parona-Perugia, pag. 6. 1879-93. Encotyllabe sp. Braun, pag. 53. 1891. Encotyllabe sp. Samr-Remy, pag. 23. Diagnosi. Corpo: allungato, ellissoidale, subrettangolare, anteriormente ristretto , subtroncato, su- brotondato. Ventose anteriori: grandi, ellissoidali, ravvicinate fra loro, con merletto poco vi- stoso e sottile. 10 Ventosa posteriore: grande, discoide, a coppa aperta con peduncolo breve. —Un- cinì a largo crescente, robusti e tozzi alla base con punta breve molto acuta, poco ricurva Uneinuli: bacillari a punta ristretta, acuta a scalpello, relativamente grandetti, misuranti 1/g della lunghezza degli uncini Testicolì:? Ovario:? 2 Uova: sconosciute. Lunghezza: 3 mill Habitat. — Orenilabrus pavo: branchie? — Genova. (Parona e PeruGIA) Note. Parona e Peruoia hanno semplicemente indicata questa specie nel 1890, L’e- semplare da essi ra colto mi fu cortesemente concesso in esame dal Prof. PARONA che mì inviò anche un suo schizzo del verme, dal quale rilevo, come ho detto, che egli aveva già riconosciuti gli uncini. Questa diagnosi è il risultato dello studio da me fatto a conferma e complemento di quello del Parowa, quale lo ricavo dai suoi disegni (parte anteriore del corpo e ventose anteriori, ventosa posteriore, uncini): ma essa non è ancora del tutto completa perchè nell’esemplare esaminato non ho potuto rendermi conto degli organi genitali (testicoli, ovario ecc.) 4. Encotyllabe vallei, n. sp. (Fig. 49) Diagnosi. Corpo: ellittico, molto allungato e largo nei margini laterali ripiegati ventralmente for- mando gronda molto profonda. Ventose anteriori: grandi, ciambelliformi, molto ravvicinate fra loro, con grande e largo merletto assai pieghettato e crespato. Ventosa posteriore: larga, ad imbuto molto accentuato con pedicello molto lungo, cilindrico, che presenta nel suo ultimo terzo, dorsalmente, una piccola appendice rivolta in dietro. — Uncini: molto grandi, allungati assai ed alquanto ristretti, con punta lunga, acuta e forte ricurva. Uncinuli: molto piccoli, misuranti !/g circa della lunghezza totale degli uncini, subcilindracei, bastonciniforini a punta appena ricurva a gancio. Testicoli: grandi sferoidali. Ovario: grandetto, la metà circa in diametro dei testicoli Uova: sconosciute Lunghezza: 3 1/, mill. Habitat. -- Chrysophrys aurata : ubi? — Trieste (Vanni. Note. Ho riconosciuto questa nuova specie in esemplari raccolti dal prof. A. VALLE di Trieste e cortesemente concessimi in istudio insieme ad altre forme di Ete- rocotilei. 11 Nel 1888 (1, pag. 87), convinto già dall'esame delle descriz oni delle figure dì Diesine e di Van BrexnkpeN ed Hesse delle differenze degli Encotyllabe dagli altri Tristomidi ho creduto di dover creare una distinta sottofamiglia degli Encotyl- labinae, fra i Tristomidi, per il genere Ercotyllabe. La mia proposta non fu ac- cettata dal Braun e dal Sarvr-Remy; ma io la sostenni in altro mio lavoro ad- ducendone le ragioni (2, pag. 122); ed ho mantenuta questa sottofamiglia così nella classificazione generale dei Trematodi, da me proposta nel 1892, come in quella più recente degli Fterocotilei messa innanzi nel 1903. Dallo studio più particolareggiato ora seguito delle forme del genere Ercotyllabe sono più che mai convinto della opportunità della proposta fatta nel 1888, di creare, cioè, per questo genere — così diverso, per la sua faezes generale e per le caratteristiche sue pro- prie (ventosa posteriore lungamente pedicellata, posizione dello sbocco dei geni- tali, ecc.) dagli altri tristomi — la distinta sottofamiglia degli Encotyllubinae nella famiglia Tristomidae. Conseguentemente insisto nella mia proposta e, conferman- dola, mantengo quanto ho finora più volte sostenuto in proposito sulla oppor- tunità tassonomica di questa sottofamiglia. 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Tome 34, 142 pag. J4 Ple. 15 Fig. SPIEGAZIONE DELLA TAV. 10. 1. — Encotyllabe nordmanni Diesine. Aspetto generale dell'animale; dal ventre. < 14 circa. 2.— Figura dell'insieme dell’ organizzazione ricavata dall’esemplare tipico della collezione dell’Hotmuseum di Vienna; dal ventre. > 17. .— Uncini della ventosa posteriore molto ingranditi. x 70 circa. . — Encotyllabe vallei n. sp. Aspetto generale; dal ventre. x 14. . — Figura d’insieme dell’organizzazione. >< 80. .— Uncini della ventosa posteriore molto ingranditi. >< 110. .— Uncinulo della stessa a maggiore ingrandimento. >< 550 circa. 8-9.— Due aspetti diversi della ventosa posteriore e del suo peduncolo. >< 80. 10-11. — Encotyllabe pagelli VAN BeNEDEN-HESsE. Aspetto generale; daldorso (10) e dal ventre (11). Figure copiate dal VAN BeneDEN ed Hesse (ple. 7, fig. 2, 3) alquanto modificate nell’ interpretazione di alcune parti in base allo studio delle altre specie. >< 25. 2.— Grossi uncini della ventosa posteriore: da VAN BENEDEN-HEsse (ple. 7, fig. 4). .— Enc tyllabe paronae n. sp. Aspetto generale; da una preparazione dn foto. x 14. 14. — Uncini della ventosa posteriore. x 70. Jqeo ai 15. — Uncinulo della stessa maggiormente ingrandito. x 550. .— Ricostruzione semischematizzata dell’ apparato genitale di Encotyllabe ricavata da preparati in toto di Encotyllabe nordmanni e vallei e da sezioni di quest’ ultima specie; dal dorso. x 160. t. testicolo, df. deferente , tp. tasca del pene, vs. slargamento del deferente nella tasca del pene, ov. ovario , ol. ovidutto , vot. ootipo , ut. utero, mt. metraterm, v. vagina, vtdt. vitellodutti trasversali, vidi. vitellodutto impari, rv. ricettacolo vitellino. Napolì. R. Tipografia Francesco Giannini & Figli tal SM Î nuario del luseo Zoologico tl niversità Napoli (NS Vo 2.N.20 Fig. 1 Fig.2 TA, Sit Tehinardi e femari-fvia lari WERE ci e a i pai i È | : ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INTuova Serie ) VOLUME 2. Num. 21. +96 Decembre 1907 Dott. GIUSEPPE NOBILI (Torino) Nuove osservazioni sulla identità di Brachycarpus neapolitanus Civo e Palaemon biunguiculatus Lucas. (CLarv dl) [Ricevnta il 18 Gingno 1907) Nel numero 502 del « Bollettino dei Musei di Torino » pubblicai una nota la quale stabiliva la identità di Brachycarpus neapolitanus descritto dal Dott. G. Caxo nel 1890 (1) con Palaemon biunguiculatus Lucas 1849 (2), stabilendo tale identità sull'esame di un esemplare di media età raccolto dal Sig. Dr. F_Macrì nel compartimento marittimo di Catania. Nella stessa nota segnalavo pure alcune inesattezze nella figura di Cano. Il Professore Fr. Sav. MonticeLLI ebbe la cortesia di inviarmi in esame il tipo di Cano conservato nel Museo Zoologico della R. Università di Napoli. L’esem- plare tipico è assai più grosso, ma il suo esame conferma completamente le mie conclusioni. Il tipo è verosimilmente un esemplare adulto, ma le leggiere differenze che si possono notare tra esso e quello di Catania non sono altro che le solite che si osservano fra i Palemonidi giovani e gli adulti. Il tipo di Brachycarpus neapolitanus è lungo 68 mill. dall’estremità del rostro a quella del telson, ed il corpo, in proporzione della sua lunghezza, è piuttosto tozzo, quindi l'aspetto generale è robusto. Il rostro, come neli’esemplare catanese, supera l’esopodo delle antenne esterne, scafocerite, per una piccola porzione alla punta ; il rostro piano nei tre denti posti sul dorso del carapace, si inclina quindi alquanto in basso pei tre denti seguenti; indi, ove comincia il settimo dente, si rialza alquanto come pure colla punta triangolare ed esile. I primi sei denti sono ben sviluppati, il settimo è più lungo e più ravvicinato alla punta che i prece- denti, dei quali è anche più lungo. Il tipo di CAno ha lo stesso numero di denti (1) Cano, G.—Specie nuove e poco conosciute di Crostacei Decapodi del Golfo di Napoli: Boll. Soc. Natur. Napoli, Vol. 4, pig. 37, Tav. 4, fig. 1. (2) Lucas, H. — Exploration scientifique de l’Algérie: Paris 1849, pag. 45, Ple. 4, fig. 4. bi che l'esemplare del Dr. Macrì, cioè 3i dei quali i tre primi del margine supe- riore sone collocati sul dorso del carapace. Il rostro del tipo è un poco più lungo che nell’esemplare siculo, ma al disotto non vi sono che tre denti e non quat- tro; ciò sta nelle solite differenze di età dei Palemonidi, come nella figura di Cano, che è per questo punto erronea. La mandibola ha un palpo di 3 articoli con ciglia, con un processo incisivo robusto, e col processo molare un poco più gracile ma distintamente più lungo e provvisto di 4 denti triangolari. I maxillipedi esterni raggiungono l'apice dello scafocerite, con brevi ciglia ab- bondanti sul margine prensorio interno. Il primo paio di pereopodi (Fig. 8) giunge anche all’apice dello scafocerite ; la palma della chela è lunga la metà delle dita che non combaciano e lo spazio vuoto fra esse è riempito da peli. Il secondo paio di pereopodi (Fig. 9) è molto robusto, a chele disuguali e ras- somiglia a quello del sottogenere Parapalaemon, fordato da OxtMANN per rendere un poco più comodo lo studio del genere Palaemon ricchissimo di specie. Sul basi- podite vi sono due spine sul chelipede destro, che è più grosso, ed una sull’ischio- podite, che, sul sinistro, più gracile, mancano. Il meropodite è lungo 2 !/s volte il corpo; sul chelipede destro, più sviluppato, esso è subeguale alla palma, sul sini- stro, più piccolo, è lungo 1 !/s volte la palma, e le dita sullo stesso chelipede sono pure 1 !/» volte più brevi della palma, e sono provviste di molti peli che riem- piono lo spazio vuoto fra le dita armate; mentre sulla destra esse sono subeguali, sebbene di poco più brevi della palma: questa è ben convessa. Su tutti i basipoditi delle 3. paia di pereopodi di destra seguenti vi sono due spine coniche acute e mediocri; sugli ischiopoditi ve n'è una più forte, sugli ischio- poditi del 4.° e 5.° paio destri vi sono sei spinule piccole impiantate in una in- taccatura speciale che porta una minuta setola e molte setole all’ apice e sul margine superiore. A sinistra queste spine non mancano, ma le setole mancano, Evidentemente queste spinule e setole, come forse anche i dattilopoditi biun- guicolati, servono a tener ferma la femmina durante l'accoppiamento. I dattilopo- diti sono biunguicolati ; 1’ unguicolo principale, come si vede nella Figura 10 è quasi il doppio di quello accessorio, salvo sull’ultimo pereopodo, ove le due unghie sono normali (Fig. 11); e se sì considera che ivi sboccano precisamente sull’ischiopodite i vasi deferenti, si vede chiaramente che questa è una struttura adattata all’accoppiamento. Ciò si osserva anche nell’esemplare 9 di Catania. Il telson (Fig. 12) è un poco più breve degli uropodi, con tre paia di spinule sul dorso, molto convesso ; |’ apice è convesso con due angoli spiniformi, uno per ciascun lato, e tre spine sulla parte convessa dell’estremità del telson. L’estremità del telson ha pure sei peli piumosi assai lunghi che oltrepassano le spine. Sul ba- sipodite degli uropodi vi sono tre spine sulla parte più convessa dì cui la° prima è più corta, la seconda più lunga e la terza più lunga ancora. L’esopodo degli uro- podi ha una sutura articolare ai due terzi della sua lunghezza, ornata di circa 20 spinule che portano fitti peli piumosi di lunghezza mediocre. L'articolo terminale è marginato di peli piumosi, più lunghi di quelli della sutura, all’apice del primo articolo. Questo non si osserva nell’ esemplare 9 di Catania. Ma l'esame delle zampe boccali e soprattutto la disposizione delle branchie provano che questa forma appartiene ad un genere nuovo, pel quale io pro- pongo il nome di Calmania in omaggio al sapiente carcinologo del Museo Bri- tannico. La mandibola (Fig. 2) ha il processo incisivo bene sviluppato e diviso in 8 denti. 4 per parte. Il processo molare è più lungo, ma anche più gracile e diviso in 4 denti. La prima mascella (Fig. 3) è divisa in tre lacinie delle quali la prima è glabra e divisa in due lobi; la seconda invece porta tre serie di 24 spinule ciascuna alternate da peli piumosi; la lacinia inferiore non ha che 12 spinule con brevi peli piumosi; l’epipodo è obovato, circondato da peli piumosi piuttosto lunghi. La seconda ma- scella (Fig. 4) ha un esopodo il cui peduncolo è cilindrico ed il flagello diviso in 14 articoli terminato da peli piumosi; la prima lacinia è glabra e quasi in forma di trian- golo scaleno rovesciato; la seconda lacinia è assai più sviluppata, il suo margine su- periore è concavo e glabro, l’inferiore convesso e munito d’abbondanti peli piumosi per circa la metà della sua lunghezza; l’epipodo è ovato, largo e con peli piumosi abbastanza lunghi. Il primo maxillipede (Fig. 5) ha due lacinie ed un esopodo col peduncolo leggermente carenato e perciò subtrigono con un flagello di 14 articoli terminati da un ciuffo di peli piumosi: l’epipodo è abbastanza largo con il margine posteriore alquanto tumido e provvisto all’ interno di peli semplici, all’esterno di peli piumosi. Il secondo maxillipede (Fig. 6) ha l’ esopodo cilindrico con flagello di 20 articoli terminato da un ciuffo di peli piumosi: in complesso esso rassomiglia per la forma delle due lacinie e dell’esopodo alla seconda mascella, ma qui la lacinia superiore ha abbondanti peli piumosi sul margine anteriore ed anche, ma più brevi, sul margine inferiore; la lacinia inferiore è anche più stretta: L’epipodo differisce da quello della seconda mascella per avere i peli piumosi più brevi. Il terzo maxillipede, od esterno (Fig. 7), raggiunge, come già dissi, l’e- stremità dello scafocerite; esso è coperto di peli semplici sulla superficie ma di peli piumosi sui margini che formano un forte rivestimento sul margine pren- sorio del dattilognatite. Le branchie hanno anche una disposizione affatto differente tanto da Brachy- carpus che da Pulaemon. Somite: VII VIII IX X XI XII XIII XIV Podobranchie ed epipoditi . | 1ep| lep | l1ep| lep | lep| lep| lep| 1 Artrobranchie Parga o gni abi CRA Ra 1 Il 1 1 » posteriori . .| 0 1 a Ok 1 Il 1 Il Pleurobranchie . . . . .| 0 1 1 | 1 | 1 | Il 1 1 In totale: 8 podobranchie (7 epipoditi), 8 artrobranchie anteriori e 7 artrobranchie posteriori Pa e 7 pleurobranchie; cioè in totale 30 branchie e 7 epipoditi; tutti bene sviluppati. Nel Brachycarpus audovuini Barr e nel Brachycarpus advena Nos., che sono veri Brachycarpus e tipi del genere, il BarE non ha notato le artrobranchie posteriori suì somîiti VII, VIII, IX; cioè su i somiti che portano le prime e le seconde mascelle ed i primi maxillipedii. Però in un esemplare maschio, cotipo di Brachy- carpus audouini proveniente dalle raccalte del CnaLLeNGER, comunicatomi con altri materiali ricchissimi dal R. Museo di Storia Naturale di Bruxelles, ho notato queste artrobranchie posteriori rudimentali sui tre somiti sopranominati. Quindi e anche per altre ragioni la disposizione delle branchie in Calmania NoB. e in Brachyrarpus Bave è ben differente, e ciò fornisce un altro eccellente carattere per autorizzare la separazione dei due generi. La formula di Br. «udowni Bark è la seguente: Somite : VII VIII IX X XI XII XIII XIV Podobranchie ed epipoditi . | lep| lep rn ep NERI ep | Lep | Lep.l L'epWilep ERE e Lo 1 1° 90 » posteriori . . | dn IV Ilya ag IERI 1 Il 1 Pleurobranchie . . . .. .|_l l I I (sì I 1 Il Come si vede, quindi, qui abbiamo una differenza notevole perchè, riassu- mendo, nei veri Brackycarpus, come nel tipico B. audowini Bare e in Br. advena NoB., si rinvengono 8 podobranchie con 8 epipoditi; 7 artrobranchie anteriori; tre artrobranchie posteriori rudimentali—carattere morfologicamente assai importante, benchè la loro funzione fisiologica persista — e 4 artrobranchie posteriori ben svi- luppate: infine 8 pleurobranchie. Quindi i due generi sono perfettamente distinti; ma Brachycarpus non comprende altro che B. audovini Barr; tipo del genere, e Br. advena No. Il Br. dentatus Bate e biunguiculatus (Lucas) devono, quindi, entrare nel mio nuovo genere Calmania del quale la specie di Lucas è il tipo. Tanto Calmania che Brachycarpus sembrano nell'aspetto, come ho già detto, dei Palaemon del sottogenere Parapalaemon. Ma per mostrare da un lato quanto siano importanti infinitamente più che i soli caratteri esterni , i caratteri morfologici desunti dall’apparato boccale e dalla disposizione delle branchie, do qui la formula branchiale di Parapalaemon. Somite: VII VIII IX X XI XII XITOMENY Pleurobranchie ed epipoditi. | lep| lep| lep| lep 1 1 Il 1 Artrobranchie anteriori . ‘. | 1 1 LI ET 1 1 il 1 posteriori . . | sl 1 1 1 1 1 1 1 Pleurobranchie . . . . . | O RO CI 1 1 1 1 5 Basta confrontare questo schema con quelli dei due generi ricordati prima per vedere come sia utile lo studiare sempre la disposizione morfologica delle br nchie. Devo ancora notare che nella mia prima descrizione avevo detto che HwLLer non ha parlato nel suo libro della specie di cui tratto ora. Ciò provenne dal fatto che io non avevo cercato che sotto il nome di Brackycarpus o di Palaemon e non l’avevo trovato. Ora, ricercando meglio, ho notato che fra i tanti errori che sì notano in quel libro (del quale sarebbe ora di fare una nuova edizione per opera di un carcinologo competente), HeLLer considera la specie in esame come sino- nima di Periclimenes tenuipes LracH ; il che è un errore gravissimo , perchè la specie di LkacH è un Portonzidae; non ha quindi nulla da fare col Brackhycarpus. Noterò a questo proposito che col nome di Periclimenes tenwipes furono de- scritte tre specie distintissime e per habitat differentissime, cioè: la tipica di LeACH del Mediterraneo: quella di BorrapAILE proveniente dalla Nuova Guinea, per la quale io nel mio lavoro sui Crostacei del Mar Rosso ho proposto il nuovo nome P. Borradalei, ed una terza di poco anteriore, descritta da HoLmrs, per la quale io approfitto ora dell’ occasione che mi si offre di parlarne in questa nota per proporre il nome di Perielimenes Holmesi. Fim #19 La SPIEGAZIONE DELLA TAV. 11. TR CR 1, Fstremità anteriore del cefalotorace e rostro di Calmania biunguluta Lucas. x 2. 2. — Maundibola. x 14. { 3. — Mascella del 1.° paio. X 4. 4. — Mascella del 2.° paio. x 4. 5. — Piede mascellare del 1° paio x 4 6. — Piede mascellare del 2.9 paio. x 4. f. — Piede mascellare del 3.° paio. X 4. S.— Pereopodo del 1.° paio, grand. nat. 9.— Pereopodo del 2.° paio, come sopra. | 10. — Pereopodo del 3.9 paio. x 3. TAR 11.— Pereopodo del 5.° paio, X 3. k 12. — Telson. < 3. | Page n Annuario del Museo 7 00/ogico RR Università NapokiNS) Vol 2.N21 Zav. II. Lit. A Seriro- Napoli Pi ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 22. 13 Aprile 1908 Dott. ANTONIO PORTA (Professore di Zoologia nella Università di Camerino) Nota sugli Acantocefali di Mammiferi del Museo Zoologico di Napoli —_—_ [Ricevnta il 28 Gennaio 1908] Illustro in questa nota le specie di Acantocefali di Mammiferi, appartenenti al Museo Zoologico di Napoli. Il materiale è esiguo, però alcune specie sono del massimo interesse perchè non ancora ben conosciute. Nella enumerazione seguo la classificazione da me proposta (1). Mi è grato porgere i più vivi ringraziamenti al Prof. Fr. Sav. MONTICELLI. Elenco delle specie. 1. Chentrosoma ninnii Svossica, 1891. Boll. Soc. Sc. Nat. Trieste, Vol. 13, pag. 112, fig. 5. Proboscide cilindrica, con un piccolo rigonfiamento verso la base, lunga mm. 0, 7-1; armata di 25-27 serie longitudinali alterne di uncini, di questi gli anteriori (12 serie) sono forti, adunchi, con radice di poco più lunga della lama; i mediani (5 serie) più forti e ro- busti con radice più lunga della lama; i posteriori (8-10 serie) sottili, leggermente arcuati con radice a moncone. Collo leggermente conico, lungo 0,5 mm., armato di 18-20 serie di uncini, con lama af- filata, sottile, debolmente arcuata e radice a moncone; più forti delle ultime serie di un- cini della proboscide. Corpo inerme, cilindrico, anteriormente più rigonfio, alle volte ritorto a spirale : ho os- servato ciò specialmente nei maschi. Borsa copulatrice a forma di vescicola globosa. Uova ellittiche, con triplice invoglio, lunghe mm. 0,58, larghe mm. 0,24. Lungh. g° mm. 7-20; Lungh. 2 mm. 16-25. (1) Porra, A.—Contributo allo studio degli Acantocefali dei Pesci: Biologica, Vol. 1, 1907, pag. 408. Habit. — Putorius vulgaris Brisson [Intestino, Fegato: superficie esterna] (Napoli). Osservazioni-+ Ascrivo a questa specia numerosissimi echinorinchi adulti, dell’ inte- stino dî Puforius vulgaris; 64 alcune forme larvali prese sulla’ superficie esterna del fegato di um Puforius vulgaris, che misurano mm. 4-10 e presentano il corpo rigonfiato anterior- mente e molto assottigliato nella parte posteriore; le riferisco al Cl. ninni per il numero delle serie di uncinì e per la loro disposizione. Dall'esame di questo numeroso materiale mi sono convinto che le descrizioni dello Srossica e del CoxporeLti non sono esatte, Lo Srossien così la descrisse: « Proboscide lunga (1,5 mm.), cilindrica, con un piccolo rigonfiamento nel mezzo ed intieramente coperta di uncini disposti in oltre 20 serie ; gli un- Fig. 1. È IMRE RS Fig. 1- Chentrosoma ninnîi Stossica porzione anteriore del corpo ; a, è, c, uncini della proboscide: anteriori, medî, posteriori; d, uncino del collo. Fig. 2- porzione posteriore del corpo con la borsa copulatrice estroflessa. 3 ta cini superiori sono forti e robusti, i posteriori piccoli ed acutissimi. Un collo manca. Corpo inerme, lungo e cilindrico; anteriormente alquanto più grosso, posteriormente di un subito assottigliato. Lunghezza 25 mm. — Una sola femmina nell’intestino di Putorius vulgaris ». Il Coxporetti (1) completò la descrizione dello Srossica enumerando i caratteri del maschio; però egli pure ascrisse alla proboscide « 20-22 serie trasversali ed alterne d’uncini », e disse che il « collo è mancante ». L'errore dipende dal fatto che i sopra citati autori hanno contate le serie trasversali, va- riabilissime, invece delle longitudinali che, come già hanno dimostrato il Karser e il De Maryar per altre specie, sono costanti. Dalle mie osservazioni nella proboscide vi sarebbero 25-27 serie longitudinali alterne di uncini; i citati autori ritennero mancasse il collo con- tandone le serie come appartenenti alla proboscide; un esame attento dimostra che ciò è erroneo perchè gli ultimi uncini della proboscide sono come già ho detto differenti da quelli del collo, ed inoltre una evidente strozzatura separa questo dalla proboscide. ) ConporeLui, M. — Acantocefali in animali della campagna romana: Bollettino Soc. Rom. Studi Zoologici, Vol. 6, 1897, pag. 7. o 2. Bolborhynchus capitatus v. Linsrow. 1880. Arch. Naturg. 46 Jahrg. pag. 49, Taf. 8, fig. 16. Habit. — Pseudorca crassidens Gray (ex typ. v. Lunstow). ; 3. Bolborhynchus turbinella Dirsma 1851. Syst. Helm. 2. Bd. pag. 54. Denk. Akad. Wien, 11. 1856: Bd, pag. 288, Taf. 3, fig. 19-24. Proboscide cilindrica, lunga mm. 0,4-05 ; armata di 7 serie trasverse di uncini, e di 14-16 serie longitudinali; le serie anteriori constano di uncini con lama affilata , molto ar- cuata, della lunghezza circa della radice; le posteriori di uncini corti, leggermente arcati e con radice a moncone. Fig. 5. Fig. 4. Fig. 3 - Bolborhynchus turbinella Dies. grandezza naturale. Fig. £- porzione anteriore del corpo (x<10); a, 6, uncini anteriori e posteriori della proboscide (x 52); e, aculei del bulbo (x 52). Pig. 5 - borsa copulatrice (x 8). Collo (1) inerme, presso a poco della lunghezza della proboscide, mm. 0,3-0,4. Corpo diviso in tre parti: bulbo, anteriormente ; strozzamento mediano; parte posteriore del corpo. 1 Bulbo lungo mm. 2-3; largo mm. 2-3; posteriormente, inerme , anteriormente armato di 20-22 serie trasverse di aculei triangolari; tozzi, molto robusti e sporgenti; questi vanno gra- datamente ingrossandosi dall’ avanti all’ indietro; le serie che corrispondono alla larghezza massima sono costituite da aculei molto più lunghi e robusti degli altri. Gli aculei che compongono le serie sono poco numerosi. Superficie anteriore del bulbo convessa, (!) Faccio subito osservare che a differenza di tutti gli altri Autori che si occuparono di Acan- tocefali di Cetacei, io considero come collo la porzione inerme che segue la proboscide, non lo strozzamento del corpo posteriore al bulbo. Strozzamento mediano lungo 2-2,5 mm. si unisce bruscamente con la parte poste- riore del corpo. Parte posteriore del corpo inerme, cilindrica un poco assottigliata posteriormente. Colore arancio-rossiccio, o rosso mattone (Boresrròm). Borsa copulatrice a forma di campana. Uova ellittiche, fusiformi, con triplice invoglio, lunghe mm. 1,5-1,7 (x 135), Lungh. o 22-26 mm. ; Lung. 9 25-28 mm. Habit.— Balaenoptera borealis Lesson [Intestino] (Norvegia). Ossservazioni — A questa specie come è noto, il Prof. MonmiceLtI (1) giustamente ri- ferì l' 2. ruder CoLrerr, ed ora io riferisco pure un acantocefalo della Balaena rostrata (= Balaenoptera borealis Lesson) indicato da Owen col nome di 4. dbalanocephalus nel Ca- talogo (manoscritto) delle Collezioni del Museo dei Chirurgi di Londra, An. 1830, Part. 4, fasc. 1, N. 191, che si trova in quelle collezioni. Il Boresrròm assegna alla proboscide del E. turdìnella 19-20 serie longitudinali di uncini: di questa opinione è pure il Sasparini ed il Kaiser (credo che lE. porrigens KarsEr sia sino- nimo del E. turdinella, non del E. brevicollis come dice il BorestRrOM); ed io pure (Z. Anz. Bd. 80, 1906, pag. 269) riportai quanto il BoresrroM dice. Avendo avuto occasione di studiare numerosi esemplari di diverse collezioni sono costretto a non consentire a quanto il BorestròM dice, poichè io non ho osservato altro che 14-16 serie longitudinali di uncini, e 7 serie trasverse, quante ne contò il Diksine. Questa specie come dirò in seguito è molto ben distinta dal B. brevicollis. 4. Bolborhynchus brevicollis Marm. 1867. Stockholm, pag. 95. Proboscide cilindrica, langa mm, 0,4-0,5; armata di 8 serie trasverse e di 16-18 serie longitudinali di uneini: di questi gli anteriori sono molto robusti, con lama fortemente areata poco più corta della radice; i posteriori più deboli, appena arcati, con radice a moncone. Collo inerme, della lunghezza circa della proboscide, mm. 0,3 0,4. Corpo diviso in tre parti: bulbo, strozzamento mediano, parte posteriore del corpo. Bulbo lungo mm. 2-2,5; largo 2-2,5 mm.; posteriormente inerme, anteriormente armato di 20 serie trasverse di aculei tozzi, triangolari: le prime 17 serie constano di aculei pic- coli; le ultime tre, di aculei più grandi e robusti, coincidono con la larghezza massima del bulbo. Gli aculei che compongono le serie sono molto numerosi. Superficie anteriore del bulbo piana. Strozzamento mediano lungo mm. 2-2,5, si unisce gradatamente alla parte poste- riore del corpo. Parte posteriore del corpo inerme, cilindrica, assottigliata nella femmina, rigonfia nel maschio. Colore bianchiccio con tenue tinta verde-gialliecia posteriormente (SuipLEY). Borsa copulatrice a forma di vescicola globosa. Uova ellittiche, piccole, con triplice invoglio, lunghe mm. 0,7 (X 135). Lungh. Y 26 mm,; Lungh. 9 28 mm. (1) MoxriceLLi, FR. Sav. — Osservazioni intorno ad alcune specie di Acantocetali: Boll. Soc. Na- tural. Napoli (1) Vol. 1, 1887, pag. 19-23. [bi Habit.— Balaenoptera rostrata Far. [Intestino]. Osservazioni — Ascrivo a questa specie 4 echinorinchi provenienti dal Museo di Lipsia classificati per E. porrigens; detta specie però si differenzia molto bene oltre che per le dimensioni maggiori (80-160 mm), per il bulbo inerme, e lo strozzamento mediano del corpo straordinariamente lungo. Questi esemplari sono interessantissimi perchè ben conservati, ed alcuni con la probo- scide e la borsa estroflessa; quindi me ne son potuto fare una giusta idea che non concorda con quella del BoresrRòM. Del bdrevicollis non esiste che la descrizione e la figura insufficiente del MaLm, e quella del Boresrròm il quale avendo avuto a sua disposizione solamente individui con la probo- scide introflessa, non ha potuto darci una figura più istruttiva di quella del Maw, Il Sas- BATINI e lo StpLey riportano quanto dice il BorestRòWM. Fig. 6. Fig. 7. Fig. 8. Fig. 9. Fig. 6-grandezza naturale. Fig. 7 - parte posteriore del corpo con borsa estroflessa, vista di fian- co, (x10). Fig.8- porzione anteriore del corpo (X10); 4, 8, uncini anteriori e posteriori della pro- boscide (x: 52); c, aculei del bulbo, ultime serie (x 52). Fig. 9- parte posteriore del corpo con borsa estroflessa vista di fronte (XL0). Il Borestròm assegna alla proboscide 24-25 serie longitudinali di uncini, io non ne ho osservato che 16-18. Le differenze che distinguono il B. brewvicollis dal B. turbinella sono le seguenti : a) Gli uncini della proboscide sono più numerosi e molto più forti e robusti nel brevi- collis che nel turbinella. b) Il bulbo ha la superficie anteriore piana nel drevicollis; convessa nel turdinella. c) Gli aculei del bulbo sono molto più numerosi e piccoli nel brevicollis; meno numerosi e. molto più robusti e sporgenti nel turbinella. d) Lo strozzamento mediano del corpo nel turbinella si unisce bruscamente con la parte posteriore del corpo; nel brevicollis invece gradatamente. e) La borsa copulatrice è campanulata nel furbinella; globosa nel drevicollis. f) Le uova sono molto più piccole nel brevicollis che nel turbinella. i: ce i (eri do con tenue tinta ea posteriormente nel brevicollis. Dale dalai Pata. negli individui conservati in alcool, CEST nel primo il colorito è bruno, nel PROGR, chiccio completamente. ; Si D. Gigantorhynchus moniliformis Brensrr. 1819. Ueber lebende Wilrmer in lebenden Menschen, Wien, pag. 18 — Icon. Helm, 18 fig. 21,22. È st Habit.— Mus rattus [Intestino tenue) (Trieste). Camerino, Gennaio 1908. | 5011 ail Pa VD ? us INR I tt di ) x ni } ge ee oli x c ME, Î] we. wi, nate 81 w vi, ti ER IU RL a Re: LI le TAI rn 2 ite : i Pi VIRTUS, e A a, urta, PEA Pa bo t, a e ; DA i Met ,* bl tte mae î \ ” î Di, ANNUARIO MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 23. $ 15 Aprile 1908 Dott. PIETRO BUFFA Assistente nell’ Istituto zoologico della R. Università di Pisa Esame di una piccola raccolta di Tisanotteri esistente nel Museo zoologico della R. Università di Napoli [icevnta il 3 Febbraio 1908) Il Prof. MowmiceLLI molto cortesemente mi ha dato in esame la piccola rac- colta di Tisanotteri, che sto per descrivere. Egli così mi ha dato occasione di esaminare e di riordinare degli esemplari, i quali, quantunque deteriorati dal tempo, hanno destato in me interesse e nel medesimo tempo un senso di venera- zione, poichè ho riconosciuto essere quelli che con amorosa cura erano stati rac- colti dal compianto Prof. Achille Cosra. Porgo al Prof. MonmIceLLI le mie azioni di grazie. Gli esemplari che compongono la raccolta sono preparati a secco e perciò, si può facilmente immaginare , oggi non possono essere conservati molto bene. Sono attaccati con gomma a dei pezzettini di carta o di mica infilati in uno spillo ed accompagnati da cartellini indicanti la specie, la località dove furono ritrovati ete. (!). Trattandosi nella maggior parte di specie più comuni o che han- no delle caratteristiche evidenti o di poche specie esotiche pure facilmente rico- noscibili, ho potuto determinarle quasi tutte con certezza e trarre le notizie che qui presento e che non sono, a mio modo di vedere, prive di interesse. Dopo avere presentato un elenco delle specie determinate, dividerò i risultati dell’ e- same da me fatto in due gruppi e cioè nel primo metterò quelli che interessano la fauna italiana e nel secondo quelli che riguardano le forme esotiche. (1) Fra le indicazioni scritte sopra i cartellini, che accennano al nome specifico, ve ne sono di quelle scritte dal Cosra A. e mi pare di aver riconosciuta in altre anche la calligrafia dell’ Ha- LIDAY, il fonlatore dello studio di questo gruppo di insetti. Dico questo perchè ho avuto occasione di vedere un libro regalato al Targioni-TozzertI dall’HaLmay con la dedica e con numerose an- notazioni fatte dall’HaLmay stesso Come si vede dunque questa piccola raccolta di insetti, oltre che da quello zoologico, è anche interessante del punto di vista storico. Elenco delle specie che sono rappresentate nella raccolta di Tisanotteri del Museo zoologico di Napoli. A. Terebranti. . Aeolothrips fasciatus (L.) Q. Oristano (C S) loc.? (C E) (1). . Melanothrips fuscus (Suvz.) 9. Oristano, Tizzi (CS) Lucca (C E). Limothrips cerealium Haum. 9. Provenienza ? (C E). Heliothrips haemorrhoidalis (Bovcné) 9. Oristano (C.S) Lucca (C E) Cuba (C e E). B. Tubuliferi. Macrothrips albosignatus (Reur.) 9. Oristano, Iglesias (CS). . Phloeothrips coriaceus HaLm. 9. Subiaco (Roma) (C E). . Megathrips lativentris (Hrra.) JY e 9. Provenienza (C E)? 4. Idolothrips spectrum Haum. 9. Australia (C e E). v 10 La fa VI I 1.— NOTIZIE SUGLI ESEMPLARI APPARTENENTI ALLA FAUNA ITALIANA. A.—Specie nuove per la fauna italiana. 1. Phloeothrips albosignatus (Reurrr, 1884). Nella raccolta del Museo zoologico di Napoli esistono quattro esemplari di una specie che è indicata come la PAloeothrips albosignata di ReureERr. Questa specie fu per la prima volta nominata da Costa A. (*) nell’anno 1883. Quest’autore nella primavera del 1882 aveva raccolti in Sardegna alcuni esemplari di una specie di Tisanottero che a pagina 71 del sopracitato lavoro denominò Phloeothrips bi- gemmata. Al nome specifico Cosra non aggiunge che la seguente indicazione : « Raccolta in varie parti in maggio e giugno ». Nessuna descrizione fu dunque data che potesse aiutare ad identificare questa nuova specie. Un anno dopo, cioè nel 1884, ReurER (3) descrisse una nuova specie di Tubu- lifero dell’ Algeria, la Phloeothrips albosignata che il Costa stesso e nello stesso anno, a pag. 21 di un altro lavoro (*), riconosceva come sinonima della sua spe- cie Phloeothrips bigemmata. Egli infatti a questo proposito così scrive « Nel pub- blicare la seconda memoria venuta in luce in giugno 1883 regi- strammo come nuova una specie di Pl/oeothrips chiamandola bigemmata, però obliammo di darne descrizione. Pertanto la stessa specie è stata descritta sopra individui di Africa (Tlemcen) dal Sig. ReureR nel fascicolo di ottobre 1884 della Revue d’Entomologie di Caen »: Uno dei quattro esemplari sopradetti è contrassegnato da due cartellini ver- gati dal Costa stesso, uno con la scritta « bigemmata », e l’ altro con la scritta (*) (CS)= Collezione Sarda, (CE) = Coll. europea, (C e E)= Coll. extraeuropea : V. in pro- posito questo Annuario Vol. 1, N.° 2, pag. 7. (2) Costa, A.—Notizie ed osservazioni sulla geofauna sarda. Memoria seconda (letta nell'adunanza 10 aprile 1883). Risultamento di ricerche fatte in Sardeg ;a nella primavera del 1882: Atti Accad. Se. Napoli (2) Vol. 1, 1588. (#) Revrer, O. M.— Phlocothrips albosignata n. sp. ex. Algeria: Revue Entom. Caen, Tome 3, 1884. 4) Costa, A. — Notizie ed osservazioni sulla geofauna sarda. Memoria quarta (letta nell’ adu- nanza 13 dicembre 1884): Atti Accad. Sc. Napoli (2) Vol. 1, 1888. « Phoeot. albosignata Reut. ». Questi due cartellini sono i documenti che corre- dano la storia della specie in discorso e che provano la verità di quanto il Costa in proposito scrisse e di quanto io vengo qui a riportare. Concludendo dunque, la paternità di questa specie di Tisanottero, quantunque esso sia stato trovato per la prima volta dal Cosra A. in Italia (Sardegna), spetta al Reurer per il fatto che il Cosra non ci ha data di questa descrizione alcuna. Ecco la descrizione originale del ReuTER : Nigra nitida, margine apicali metanoti fasciaque basali segmenti primi dorsalis ad an- gulos retrorsum dilatata nec non macula laterali triangulari segmenti quinti dorsalis abdo- minis albis; antennis articulo tertio ipso apice excepto, quarto ultra medium basique quinti albido-faventibus; tarsis basi obscure ferrugineis; capite longissimo, versus apicem angustato, mutico; antennarum articulo tertio tribus sequentibus simul sumtis parum breviore, alis nullis; tarsis anticis maris ‘intrinsecus articulo primo valide dentato — producto Long 3° 8 mm., Q 32/; mm.—Corpus nigrum nitidum. Caput thorace segmento primo dimidioque secundo ab- dominalibus simul sumtis longitudine aequale , latitudine maxima circiter duplo et dimidio vel fere 22/3 longius , lateribus convexum , versus apicem leviter angustatum , marginibus lateralibus muticum spatio interoculari oculo nonnihil latiore, disco praecipue antice dense subtiliter transversim aciculato. Oculi superne visi subovati. Antennae capitis longitudine , articulo primo et secundo mnigris, aeque longis, hoc ipso apice nonnihil pallidiore, tertio lati- tudine capitis postoculari paullulum longiore, albido-flavente, ipso apice nigricante, quarto ob- conico, tertio circiter duplo breviore, albilo-flavente, tertia apicali parte nigra, quinto oblique obconico, quarto 1/3 breviore, nigro, basi albido-flavente, reliquis nigris, sexto quinto paullo breviore, duobus ultimis simul sumtis sexto longitudine aequalibus. Pronotum capite fere duplo brevius, antice annulo laevi, cetero dense subtiliter coriaceo-punctatum, subaenescens, feminae ante basin impressionibus duabus transversis sat levibus. Mesonotum lineare, angulis basalibus dentato-prominentibus. Metanotum subtiliter coriaceum , ipso margine apicali albo. Dorsum abdominis laeve, segmento primo fascia dimidium basalem occupante et lateribus retrorsum in angulos basales segmenti secundi dilatata alba, segmento secundo primo metanotoque simul sumtis longitudine aequali, tertio secundo paullo breviore, quarto-octavo longitudine subae- qualibus, nono octavo paullo breviore, sexto-nono versus apicem sensim distinctius angustatis, omnibus utrinque linea longitudinali percurrenti impressis, decimo tubuliformi duobus prae- cedentibus simul sumtis longitudine aequali; quinque ultimis lateribus pilis longioribus exsertis, praecedentibus pilis lateralibus parum distinctis, brevissimis; segmento quinto utrinque macula marginali triangulari alba. Pedes nigri, femoribus anticis incrassatis capite circiter | (Q) vel solum circiter 1/, (3) brevioribus, tibiis femoribus brevioribus, femoribus intermediis anticis sat multo brevioribus, posticis anticis fere aeque longis, sed multo gracilioribus, tibiis poste- rioribus femoribus vix longioribus, tarsis omnibus articulo primo obscure ferrugineo, hoc ar- ticulo tarsorum anticorum maris intrinsecus valide dentato-producto ». Sardinia (Costa). Algeria: Tlemcen (MarmorTON). Dopo attento esame degli esemplari, che ho avuto a disposizione, sono venuto nella convinzione che la specie di ReuteR non solo non poteva essere lasciata nel genere P/loeothrips, ma che non rientrava neppure in alcuno dei generi fino ad ora conosciuti per i Tubuliferi. Anche UzeL nel 1895 (1), avendo a disposi- zione solamente la descrizione di ReurER, non ha potuto far rientrare la specie in parola in nessun genere conosciuto e perciò la mise fra quelle specie « deren Gattungszustindigkeit nicht festgestellt werden konnte ». Ho già fatto notare que- (1) Uzet, H. — Monographie der Ordnung Thysanoptera: Ainiggdrtz, 1895. sto particolare a pag. 21 del mio lavoro sui Tisanotteri italiani (!) e, per la stessa ragione messa avanti da UzeL, non ho voluto nel sopradetto lavoro annoverare questa specie per la fauna italiana. Denominerò il nuovo genere : Macrothrips mihi. Caratterizzazione: Occelli mancanti. Testa lunga due volte e mezzo il protorace al- largata alquanto al suo terzo posteriore. Palpi mascellari e labiali composti di due articoli Terzo articolo delle antenne lungo quanto i tre susseguenti presi insieme. Tarsi del primo e secondo paio di zampe armati di un uncino, Tubo breve. Macrothrips albosignatus (Reurer, 1884) Algeria, La buona descrizione di questa specie è già stata data da Reurer ed io l ho riportata integralmente a pag. 3 della presente nota. Fig. 4. Pig. 1 Fig. 5. Fig. 1- Macrothrips albosignatus 2 visto dal dorso. Fig. 2- Antenna vista dorsalmente. ig. 3 - Ultimi quattro articoli dell’ antenna visti di fianco. ig. 4- Palpo mascellare. ig. 5 - Palpo labiale. Credo utile far notare certe particolarità di struttura degli ultimi articoli delle antenne vedi Fig. 3) che non sono stati fino ad ora osservate e che sono caratteri morfologici im- 1) Burra, P. — Trentuna specie di Tisanotteri italiani: Atti Soc. Tose. Sc. Nat. Memorie, Vol. 28, Pisa, 1907. portanti per la specie in discorso. Il 5°, 6° e 7° articolo delle antenne dunque sono nella parte loro anteriore ed esterna prolungati in un apofisi coniforme. Nel 5° e 6° articolo sopra questa apofisi trovano inserzione tre robusti e brevi aculei, mentre che sopra l’apofisi del 7° articolo non si vede che un solo aculeo. L'orlo interno dell’8° articolo è fornito di 5 brevi aculei uguali fra loro e di un sesto più robusto e lunghetto dei precedenti. È specie nuova per 1’ Italia. Gli esemplari esaminati provengono dalla Sardegna (Ori- stano, Iglesias). 2. Phloeothrips coriaceus Haupay, 1886. Inghilterra. Questa specie è stata fondata da HaLipay nel 1836 su esemplari trovati in In- ghilterra. A pagina 442 del suo lavore (!) quest’autore così scrive : Stirps et Fam. — Tubulifera Antennae 8 — articulatae: palpi maxillares biarticulati, articulo 1° perbrevi: alae aveniae membranaceae, cruciato—incumbentes: terebra feminae nulla: segmentum ultimum in mare et femina attenuatum, tubulosum. Ambulant lente. Gen. 1. — Phloeothrips. Sect. A. A. Ocellis 3, alis completis aut abbreviatis, Subs. B. B Capitis lateribus antrorsum convergentibus. Sp. 6. Ph. coriacea.—Capitis lateribus muricatis. The largest insect of the order. Pitchy black; the 24 aud 3d joints of the antennae, and the base of those which follow, the feet, fore shanks, and extremities of the others pale yellow. The fore thighs thick. The hairs along the sides of the head spring from a double row of sharp tubercles. Antennae nearly as long as in PhI. aculeata. Communicated by mr. WALKER. Per la buona descrizione di questa specie invio il lettore alla monografia dei Tisanotteri di UzeL a pagina 255. Nella raccolta vi è di questa specie un unico esemplare 9 femmina proveniente da Subiaco (Roma). Faccio notare che alla metà di Luglio dell’ anno passato (1907) ho trovato un esemplare femmina di questa specie a Vittorio (Veneto) sotto la corteccia di un platano. È specie nuova per l’ Italia. B.--Habitat nuovi di specie già note per la fauna italiana. 1. Heliothrips haemorrhoidalis (Boucné, 1833) Nella raccolta vi sono esemplari (9) provenienti da Oristano e da Lucca. 2. Melanothrips fuscus (Sulzer, 1776) Esemplari (9) provenienti da Oristano da Tizzi e da Lucca. (1) Hanay, A. — An Epitome of the British Genera in the Order Thysanoptera with Indica- tions of a few of the Species: Entom. Magaz. Vol. 3, London, 1836, 2. — NOTIZIE SUGLI ESEMPLARI APPARTENENTI ALLA FAUNA ESOTICA. Nella raccolta vi sono due esemplari 9Q di Zdolothrips spectrum Haum. prove- nienti dall'Australia. Su questi voglio riferire quanto segue: Il genere Z4olothrips e la specie spectrum furono fondate da Haumay !) nel 1852 sopra esemplari pro- venienti dall'Australia. Quest’autore così descrive la specie in parola: Abdominis lateribus valide 7-dentatis, denticulis spina, B8tio et 4to seta tantum, terminatis; segmento penultimo gibbere apicali bispinoso: maxima quam vidi in hoc genere, ideo inter Fhysapoda facile princeps. Long. 4 lin. et ultra. — New Holland. Questa breve diagnosi non servirebbe molto alla identificazione della specie in parola se essa non fosse accompagnata da due figure dell’insetto, le quali lo illustrano con sufficiente chiarezza. La fig. 3 della tavola 6 rappresenta il Tisa- nottero ingrandito circa 7 volte e la fig. 3 lo riproduce in grandezza naturale. Questa specie non fu più rinvenuta da alcuno autore dopo l’anno 1852 ?). È degno di nota il nuovo habitat di Cuba per la specie Helzothrips haemor- rlhoidalis (BovcHE). Dall’ Istituto zoologico della R. Università di Pisa. Febbraio, 1908. (1) Vedi op. cit. a pag. 1046. (®) Devo fare eccezione per FrogGant W. W. il quale eredo certo parlerà di questa specie in un suo recente lavoro, che non mi è stato in nessun modo possibile di avere fino ad ora. Il lavoro s' intitola : « Studies on Australian Thysanoptera: The gen. Zdo/othrips: Sydney, 1904. ML Ng e Wa Riga ta E murari i i . La g He: dpi SR, Rie SR: LA AVRO 10 (ii pedi O ita sa RIE i ‘ | e di Ro Na dI } i _ % n ha } » i È Pi ato ro) di BACI 3 ST o) PON PAT, VII o) ti pis I, Ù ( 4 O Ri 4 Pe, i SI Vi OA tI LI 4 1] > LA I 1, GERII b Ò “4 N° boo DA pe he é 5 ” DS dà Cana Ca > Fi ® i . L) i 9 * De o) - ‘ Napoli, R. Tipografia Francesco Giannini & Figli VU ANNUARIO MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INNfuova Serie ) VOLUME 2. Num. 24. 7 21 Luglio 1908 Prof. GIACINTO MARTORELLI Direttore della Collezione Ornitologica Turati nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano Elenco dei Pappagalli del Museo Zoologico Universitario di Napoli con note ed illustrazioni (Tav. 12) [Ricevuta il 27 marzo 1908) La collezione di Pappagalli della quale segue l'elenco mi fu data in esame dal Chiarissimo Direttore del Museo Zoologico Universitario, Prof. Fr. Saverio Mox- TICELLI, acciocchè fosse da me riveduta e riordinata coll’ajuto del preziosissimo ed abbondante materiale di confronto della Collezione Turati da me diretta. Durante lo studio accurato e minuzioso che ne feci, ebbi a constatare che essa annoverava non solo parecchie specie non comuni, ma ancora esemplari meritevoli di parti- colare considerazione. Parve perciò opportuno al sullodato Direttore del Museo Napoletano che venisse illustrata questa Raccolta ed io, di buon grado accettan- do il lusinghiero invito, preparai il seguente « Elenco » e le relative annotazioni finali. Il primo espone ordinatamente la successione delle specie secondo l'ordinamento adottato dal SaLvaporI per il 20.° volume del Catalogo illustrato degli Uccelli del Museo Britannico che tratta appunto dei Pappagalli. Le annotazioni servono ad illustrare in particolar modo alcuni esemplari più notevoli pei loro caratteri ed uno fra gli altri appartenente a specie pochissimo nota e non ancora ben definita, cioè il Pionus reichenowi di Heine che ho perciò figurato in apposita tavola a colori. 1. Ellenco delle specie (1). Ordo Psittaci. Fam. NESTORIDAR. Gen. Nestor Wat. Nestor meridlonalis (Gx.) giov. 3 > » immat. Gen. Eos Wat. Eos histrio (MùLtL) ad. (2 esemplari) Gen. Lorius Vic. Lorius domicella (LiNN.) ad. Gen. Coriphilus Waat. Coriphilus taîtianus (Gw.) ad. (2 es.) Coriphilus ultramarinus (KUHL) ad. (2 es.) Gen. Trichoglossus Via. et Horsr. Trichoglossus novae-hollandie (Gwm.) ad. (2 es.) Trichoglossus ornatus (LInN.) ad. (2 es.) Gen. Psitteuteles Br. Psitteuteles chlorolepidotus KunRL ad. Gen. Glossopsittacus Br. Glossopsittacus concinnus (SHAW) ad. (3 es.) Fam. CAGCATUIDAE (Subfam. Cacatuinae). Gen. Calyptorhynchus Vis. et Horsr. Calyptorhynchus funereus Via. et Horsr. Gen. Cacatua Virint. Cacatua galerita LATHAM ad. » parvula Bp. ad. » roseicapilla VieILL ad. (2 es.) Gen. Licmetis Wact. Liemetis nasica (T'emw.) ad. (Subfam. Calopsittacinae). Gen. Calopsittacus Less. Calopsittacus novae-hollandiae (GMEL.) de 9 ad. 1) Secondo il SaLvapori, T. — Catalogue of the Psittaci or Parrots: Cat. Birds. Brit. Mus. Vol. 20. Fam. PsIrTACIDAR. (Subfam. Conurinae). Gen. Anodorhynehus Spix Anodorynchus glaucus (VIEILLOT) Gen. Ara Cuv. Ara macao GRAY. ad. » chloroptera Grav. ad. (2 es.) » ararauna |. ad. (2 es.) severa (Linn.) ad. maracana (VIEILLOT) ad. >» nobilis (Lunn.) ad. Gen. Conurus Kurt. Conurus solstitialis (LINN.) ad. » » » in muta auricapillus (LicHT.) ad. > nenday (VigILL.) ad. (2) ) leucophthalmus (MiùLu.) ad. (2 es.) » » Juv. aeruginosus (LinN.) ad. (2 es.) » aureus (GMEL) ad. (3 es.) Gen. Conuropsis SALvan. Conuropsis carolinensis (LINN.) ad. Gen. Henicognathus G. et Gr. Henicognathus /eptorhynchus Kina ad. Gen. Microsittace Br. Microsittace ferrugineus (Mùt.) ad. Gen. Pyrrhura Br. Pyrrhura cruentata (New.) ad. > leucotis (LicHm.) ad. ? > pieta (MùLL.) ad. ? (4 es.) > vittata (SHAW) ad. ? Gen. Bolborhynchus B»p. Bolborhynchus lineolatus (CAss.) d' ad. Gen. Psittacula Cuv. Psittacula passerina (LinN.) O eg ad. ? » » » QP ad. ? Gen. Brotogerys Via. Brotogerys tirica (Gw.) ad. . chiriri (V1EILL.) ad. virescens (Gxm.) ad. (2 es.) tuipara ((Gw.) ad. > chrysopterus (Linn.) ad. » tui (Gm.) ad. (Subtam. Pioninae). Gen. ChArysotis Sw. Chrysotis inornata, SALVAD. [Vedi Nota 1). ad. aestiva (Lunn.) ad. (3 es.) » aestiva (Lunn.) Varietà accidentale di colore ad. > levaillanti G. R. Gray (esemplare impuro) ad. » » » giov. » viridigena Cass. ad. » ochroptera (Gu.) ad. >» festiva (LinN.) ad. ) » » . immaturo ? >» vittata (Bopp.) ad. > caymanensis Cory [Vedi Nota 2]. ad. > leucocephala (Luxx.) ad. Gen. Pionus Wat. Pionus menstruus (LuNN.) ad. (?) (2 es.) » reichenowi (HEINE) [Vedi Nota 3]. ad. » fuscus (MiLt.) ad. » > » AR Gen. Deroptyus Waat. Deroptyus accipitrinus (LInN.) ad. (3 es.) Gen. Pionopsittacus Br. Pionopsittacus caica (LATHAM). Gen. Urochroma B». Urochroma purpurata, (Gx.) Q ad. (5 es.) » surda (ILL.) ad. (4 es.) Gen. Caica Br. Caica melanocephala (LInN.) ad. (2 es.) » xanthomera (GRAv) ad. Gen. Poeocephalus Sw. Poeocephalus senegalus (LixN.) d' ad. P_? » meyeri (RùPP.) ad. » » > giov. (2 es.) » fuscicollis (KUHBL) [Vedi Nota 4]. ad. (Subfam. Psitlacinae). Gen. Psittacus Linn. > erithacus Linn. ad. > > » giov. (?) (Subfam. Palaeornitinae). Gen. Eclectus Waat. Eclectus pectoralis Min. £ ad. (2 es.) > roratus Mit. £ ad. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Gen. Palaeornis Vis. Palaeornis eupatria (Linx.) loi > torquata (Bopp.) d > docilis (VIEILL.) » longicauda (Bopp.) d Polytelis Waat. ad. f ? nidiaceo. No) ad. Polytelis barrabandi (Sw.) (la coda è di un P. platycercus) ad. > melanura (Via.) > Ptistes Goup Ptistes erythropterus (Gw.) Aprosmictus Gouup Aprosmietus cyanopygius (VikILL.) d' (2es.) e LP Psittinus BuyrH Psittinus incertus (SHAW) Agapornis SeLpy Agapornis cana (Gw.) pullaria (LIxN.) » taranta (STANL.) (Sottofam. Platycercinae). Platycercus Vis. Platycercus pennantii (RAwmS.) >» » » Q , adelaidae GouLD » flaviventris (Tewm.) [Vedi Nota 5] > eximius (SHAW) Barnardius Bp. Barnardius barnardi (LatH.) semitorquatus (Q et G) ) zonarius (SHAW) lo4 Psephotus GouLp Psephotus haematorrhous GouLp > multicolor Temw. » haematonotus GouLDp Sti 0) Neophema SaLvapori Neephema pulchella SHAW splendida (GouLD) » venusta (Temm.) +00 Qq ad. (2 es.) ad. ad. ad. (2 es.) ad. giov. (2 es.) giov. (2 es.) ad. ad. (3 es.) giov. in muta ad. (2 es.) ad. imm. giov. ad. immaturo (?) giov. Gen. Cyanorhamphus Br. Cyanorhamphus novae-zealandiae (SPARRM.) ad. 5 auriceps (KunL) ad. Gen. Nanodes Via. et Horsr. Nanodes discolor (SHAW) d' ad. Gen. Melopsittacus Gourp Melopsittacus undulatus (SHAW) ad. (4 es.) Gen. Pezeporus lu. Pezeporus formosus (LATHAM) 2.—NMN ote 1. Sulla Chrysotis inornata SALVADORI. L’esemplare era attribuito alla Chrysotis farinosa, Bopp., ma venne da me iden- tificato come C. 2norrnata, SALVADORI, avendone seguita la classificazione e corri- spondendo alla sua descrizione (Cat. Birds Brit. Mus. Vol. 20, p. 281). Non tenni conto della provenienza brasiliana, perchè al Brasile forse si trovano ambedue le specie ed è quindi una indicazione troppo vaga. La Cr. farinosa, secondo il SaLvaporI, sì troverebbe però principalmente nella Gujana e probabilmente anche nel Brasile Orientale, mentre la Cr. inornata occuperebbe certamente il Brasile, oltre al Perù, l’Equatore, la Bolivia, la Colombia e Panama; quindi un area di gran lunga superiore, se non del tutto diversa. L’esemplare non ha macchie gialle sul capo ed ha larghi margini grigio-tur- chinicci alle piume dell’ occipite; esso ha poi qualche piuma gialla sul dorso e sulle ali. Ciò mi fa sospettare che la presenza del giallo sul pileo sia un carattere di poco valore, poichè può spostarsi, tingendo persino, come in questo esemplare, alcune delle secondarie e primarie. Il SaLvapori nelle sue « Notes on the Parrots » (Ibis, Vol. 6, ott. 1906 p. 644) scrive che un esemplare raccolto dal Festa sul Rio Peripa (Equatore Occidentale) ha parecchie piume gialle in mezzo al verde del piumaggio ed osserva che, se questo carattere fosse costante, permetterebbe di attribuire gli esemplari dell'Ovest dell’Equatore ad una forma distinta. Ciò si comprenderebbe, secondo me, se le parti gialle assumessero una posizione ed un contorno definito e costante negli individui provenienti dalla detta area geografica. Se invece si tratta di penne gialle sparse a easo sulle varie parti del corpo. allora mi pare si tratti piuttosto di quella forma di aberrazione del colore che il Salvadori stesso, a p. 287 del Catalogo citato, giustamente considera come una sorta di albinismo, come io pure sempre la ritenni. Tale a me pare essere il caso per molti pappagalli che osservo nella Collezione Turami, 0 parzialmente, o totalmente degenerati in giallo, tra gli altri un Palaeor- nis (torquatus ?) tutto di questo colore. I Nel chiudere la presente Nota ricordo come, avendo confrontato gli esemplari di Chr. farinosa del Museo colla figura dell'Opera del RercaeNow (Vogelbilder aus fernen Zonen, Cassel 1883, Tav. 19, fig. 1), trovai che tutti ne differiscono con- siderevolmente, sia nella tinta generale, sia nelle particolarità : in nessuno poi esiste traccia dello spazio rosso vivo sul pileo rappresentato in quella figura nella quale anche invece del grigio si vede uno scuro spazio azzurro-violaceo. Circa la macchia rossa, secondo il SaLvaport, si vede solo in alcuni soggetti. Sono questi soltanto adulti perfetti e tutti gli altri più chiari di colorito e senza queste macchie di colore intenso sono forse giovani od immaturi? 2. Sulla Chrysotis caymanensis Cory L'esemplare non appartiene alla Crysotis leucocephala (Lisx.), ma alla Ohr. cay- manensis, Cory; esso offre alcuni caratteri degni di nota pei quali si discosta anche alquanto dalla descrizione del SALvaporI. L’esemplare è anzitutto ben di- stinto dalla Uhr. leucocephala ; è di un verde diverso e molto più intenso in ogni parte ed in quelle inferiori ha un’ intonazione di bluastro in luogo di volgere al giallo: il bianco della fronte è meno esteso ed ha sfumature rosee e giallo - gnole; le guance sono addirittura cremisine e non roseo-carnee come nella /eu- cocephala; in mezzo alle piume rosee ve ne sono alcune verdi ed altre gialle, nel mezzo rosso-coccinee. Alla base del collo poi le penne sono stranamente colorate e spiccano qua e là sino sul torace in mezzo al verde intenso, per essere del più puro carminio largamente contornato da un margine giallo- dorato! Ora io non so se queste piume si debbano considerare come una aberrazione od anomalia, per la loro scarsità ed irregolarità di posizione in mezzo al piu- maggio normale verde, il quale non appare nè giovanile, nè frusto, e quindi in via di sostituzione, oppure se siano da considerarsi come spettanti ad un’altra veste. Un pappagallo che avesse tutto il corpo rivestito di piume siffatte sarebbe una creazione veramente nuova e singolare e costituirebbe forse un caso di ne o- genesi vera e propria, ma io inclino piuttosto verso la prima ipotesi ! Negli esemplari visti dal SaLvapori, e dai quali ha tratto la sua descrizione, si accenna soltanto a tale carattere per le piume della gola che egli descrive come rosso-pallide, largamente marginate di giallo, quindi io ne desumo che in altri esemplari il rosso può intensificarsi maggiormente, e le piume cremisine a margini dorati possono estendersi anche più in basso, ma è certo che la variazione, se può avvenire su alcune penne, potrebbe anche estendersi a tutte e che se questa variazione si perpetuasse, condurrebbe ad una nuova specie estrema- mente distinta! Ma per quanto io ne so, non venne ancora scoperto alcun esem- plare in tale condizione. DO 3. Sul Pfonus reichenowi (HEINE) (Sin: Pionias reichenowi, HrINE). (Tav. 12) L’esemplare era identificato come Amazona menstrua Lin., ma per i suoi caratteri appartiene certamente alla specie di Hime Pionus reschenowi la cui descrizione il SaLvaporiI riporta in nota (Here und RrIicHeNow, Nomenel. Mus. Hein. Orn. p. 232, 1890), facendola precedere dalla dichiarazione di non essersi potuto ren- dere conto soddistacente di questa specie, il che dimostra, o la sua rarità grande, o la incertezza che si tratti proprio di una buona specie, evidentemente per non averne avuto esemplari sott'occhio tra il materiale del Museo Britannico. Senza voler decidere, perchè non sarebbe ragionevole in presenza di un solo esemplare, se sì tratti di una specie, oppure di una forma geografica, o di semplice varietà, posso tuttavia dichiarare che l'esemplare corrisponde del tutto alla descri- zione dello HeixE e differisce decisamente da tutti i Pionus menstruus del Museo di Napoli e di quello di Milano; mi è parso perciò opportuno darne la figura che non mì consta sia stata data da altri prima di me. Lo Heine assegna come area di questa sua specie il Perù, o il Nord del Bra- sile, mentre il P. menstruus, secondo il SaLvapORI, occupa la grande area dalla Costa Rica alla Colombia, Trinità, Guiana, Amazonia, Equatore, Perù e forse anche la Bolivia; è quindi probabile che individui nei quali il pigmento azzurro sì è sviluppato maggiormente che il verde sul capo, collo e ventre, siansi loca- lizzati nel Perù ed in parte del Brasile, costituendo una varietà della specie, od una forma geografica: è perciò opportuno che si facciano in proposito ulteriori ricerche per vedere se anche altri caratteri più importanti si possano aggiungere che valgano a dare al Pionus reichenowi di Heine un più sicuro valore specifico o subspecifico, oppure se si tratti invece di semplice varietà di individui. 4. Sul Poeocephalus fuscicollis, KunL Questo soggetto, anormale, è notevole assai, perchè in esso la colorazione ca- ratteristica del collo, che gli ha valso il nome di fuscicollis, è singolarmente sostituita da un’altra. Infatti alla tinta normale cinerea, offuscata di bruno e con leggieri riflessi verdastri, che è normale sul collo di questo pappagallo, è largamente e quasi uniformemente sostituita una tinta tra il roseo e l’aranciato, assai viva, che giunge a formare sfumature fino sul verde del petto : così, tranne qualche punto ed in specie l’occipite che conserva la tinta usuale, questo esem- plare è roseo-aranciato dalla fronte alla base del collo e per poco che fosse pro- seguita la sostituzione del colore avrebbe assunto aspetto tale da riferirsi ad una specie ben distinta ! Ora non è impossibile che tale mutamento si sia già verificato in qualche in- dividuo, od anche negli individui in generale, di una parte dell’area geografica occupata da questo Poeocephalus ed è appunto ciò che bisognerebbe indagare. 9 Che la specie sia in istato di facile variazione di colore ho ragione di sospettare anche considerando quell’apparenza di indecisione che si nota in tutte le piume della parte anteriore del corpo tra il color cinereo, il bruno ed il verdognolo e più ancora quella sorta di particolar lustro di steatite con riflessi argentini che hanno le piume e che sembra prodotto da deficienza di pigmento nell’ interno. Non sarei perciò alieno dal ritenere che questa specie sia in via di evoluzione verso un’altra che dovrebbe avere il capo ed il collo di un color roseo-aranciato deciso e nettamente distinto dal verde delle rimanenti parti del corpo. Avverto in fine che l’ esemplare essendo perfettamente adulto, non può trat- tarsi di una fase di sviluppo. 5. Sul P/atycercus flaviventris Temw. Questo esemplare è normale, ma in cattive condizioni per esser stato in schia- vitù, ma lo ricordo per avermi servito a stabilire che l’esempl. 712 della Colle- zione TuraTI recante il nome di Platycercus caledonicus in una delle due etichette, non è che un giovane del P?. flaviventris ; quindi la specie PI. caledonicus non esisterebbe affatto. Il SaLvapori ha avuto perciò ragione di porre questo nome tra i sinonimi del PI. faviventris in una nota a pag. 545 del 20.0 Vol. del Catal. del Mus. Brit., e la sua descrizione si adatta difatti al suddetto esemplare della Collezione TuRATI. SPIEGAZIONE DELLA TAV. 12. Pionus reîchenovi HernE. 1/, della grand. nat. (le dimensioni essendo uguali a quelle del P. menstruus). ae TAR arti trtsado \ La ì î A A TOTP TE } È tI “ - ‘ é 1% i i ‘se 1] hi ih dia. î a A bi OTT] Ù Ù } Li ‘ î * } ee P vi A ‘ } » . È » x 1} i ’ n i % Ti vo ) ’ ‘ ” ff N uo ba 3 ; | OT ii - / DE: 904, PREMO REIT cn LAT i dl SÈ Fi di "ht ì à Dea 4 TE PELA e PIRIPTÌ Ups (eni ME i | re È de E tI gY ' AISASII x È i NI ULI ° ° vide # » Annuario del Museo Zoologico (R. Università) Napoli (NS) Vol. 2 N. 24 Tav. 12 PIONUS REICHENOWI (Heine). a DA 2 RPICI STIONE DET Hal ANNUARIO DEL MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 25. tf 25 Maggio 1908 Dott. UMBERTO PIERANTONI Libero Docente, Conservatore del Museo Zoologico della R. Università di Napoli Sulla Filaria labialis Pane (1864) *) (Tav. 13) [ticevuta il 1° aprile 1908) Nell'aprile dello scorso anno 1907 il Dr. P. Tkcck, tenente medico addetto all’0- spedale militare di Napoli, si compiacque di darmi in esame un verme filiforme estratto dalla falangetta del dito anulare di un giovane allievo ufficiale (1). In detto reperto io non tardai a riconoscere una ilaria, e, sapendo quanto poco frequenti siano tali reperti nei nostri paesi, fui ben lieto di farne oggetto di studio. Del caso clinico verrà fatta parola nel giornale medico dell’ Esercito dal Dr. Tecce; nel presente lavoro espongo i risultati delle mie osservazioni sui caratteri esterni ed anatomici del verme, nonchè le mie conclusioni sulla sua identificazione specifica. *) Nota presentata al R. Istituto d’Incoraggiamento di Napoli nell'adunanza del 12 dicembre 1907. (!) Riporto qui brevemente le notizie fornitemi dal prelodato Dr. Tecce sulla persona dell’ o- spitatore e sul rinvenimento. « L’ammalato è il sig. C. C. di anni 20, allievo ufficiale di Artiglie- ria. Entrò nell'ospedale il giorno 3 di aprile , affetto da adenite sottoascellare destra e scabbia. Narra che la mattina del 25 marzo incominciò ad avvertire un dolore alla falangetta del dito anulare della mano sinistra, simile a quello prodotto dalla presenza di una spina conficcata nelle parti molli: da principio il dolore si svegliava solo con la pressione, ma in seguito si accentuò, divenne spontaneo ed a volte insopportabile, come quello di un patereccio. I tessuti molli erano anche un poco più duri del normale, ma la cute serbò il suo colorito ordinario. Il 12 aprile si accorse che alla punta del detto dito eravi una macchiolina di colorito nerastro, grande come una testa di spillo, sulla quale la pressione era molto dolente. Detta macchia si andò man mano allargando dando luogo ad una piccola bolla che venne incisa il 16 aprile, dando esito a qualche goccia di essudato denso, giallicio ed al verme aggomitolato su sè stesso. Al centro della pic- cola bolla incisa residuò un piccolo forellino che man mano si è andato colmando. L’infermo non ha mai dimorato in paesi fuori d’Italia, non ha sofferto malattie notevoli oltre la malaria che contrasse nelle campagne della provincia di Foggia e di cui soffrì dai 12 ai 15 anni. Egli non ricorda di aver mai avuto in altre parti del corpo simile fenomeno, nè ha cono- scenza di aver ospitato altri elminti. » La Filaria in parola è una femmina lunga circa 13 em. e di ®/3 mm. circa. di diametro (fig. 8). Il suo corpo, di colore bianco gialliceio, nettamente cilin- drico, sì mostra leggermente assottigliato ai due estremi, ed un poco più all’e- stremo posteriore che all'anteriore (fig. 7). L'estremo cefalico mostra la bocca nel punto apicale, aprentesi come un mi- nuscolo forellino nella cuticola (fig. 5 2); al disotto di questa l’ipoderma si sol- leva in tre piccoli rilievi che sporgono a guisa di labbra (fig. 5 23). Nell’ estremo anteriore aì lati della bocca si scorgono nello spessore della cuticola sei papille in forma di imbuto capovolto ; ciascuna papilla ha la parte ristretta rivolta verso la superficie del corpo, ove si trova, in corrispondenza di essa, una minuscola fossetta (fig. b, pd). Di queste sei papille quattro sono poste intorno alla bocca, due dorsalmente e due ventralmente (fig. 5 pò) ed altre due sono disposte un poco più indietro , in posizione laterale (pd). Due papille di identica fattura si notano anche all'estremo codale (fig. 6 p4). Tutto il corpo dell'animale è rivestito da una spessa cuticola (di 25 p. di spes- sore) molto trasparente, finemente striata in senso trasversale, la quale mostra qua e là dei minuscoli punti meno trasparenti, che ai lati della bocca si scor- gono ordinati in due piccole serie di tre per ciascun lato, ed occupano lo spazio interposto fra la bocca stessa e le papille ad essa più prossime (fig. 5). L’aper- tura sessuale è posta anteriormente a 3 mm. dall’ estremo cefalico (fig. 1 vu) e l'apertura anale sbocca verso la coda a 150 p dall’estremo posteriore del corpo (fig. 4, 6, 7 a). Dallo studio dell’ organizzazione interna, che ho compiuto esaminando |’ ani- male per trasparenza, ho potuto trarre 1 seguenti caratteri anatomici. La tunica muscolare che riveste la cavità del corpo ha uno spessore di circa 40 w; una uguale tunica riveste l’ esofago per una lunghezza di 1 !/9 mm. (fig. 1, 5, 7 es). L’esofago rivestito di muscoli, ha un calibro notevolmente più pic- colo del sottile tubo intestinale che si prolunga tutto di ugual calibro fino allo sbocco anale. Il tratto anteriore dell’esofago, immediatamente dopo la bocca, ha una parete molto ispessita, costituendo un faringe riccamente muscoloso (fig. 5 fa). L' intestino appare lungo tutto il corpo come un sottile tubolino di color bruno di circa 35 p di diametro (fig. 1-4, 6, 7 L’organo interno più vistoso, che occupa specialmente nella porzione mediana dell’animale l’intera cavità del corpo e si prolunga sin quasi all’ estremo codale è l'organo genitale. Esso si presenta ai due estremi del corpo come un tubo più volte ravvolto su sè stesso, mentre in quella mediana è in forma di due grossi tubi di tratto in tratto ripiegati l’uno sull’altro. Seguendone il decorso nelle di- int). verse regioni lo si vede incominciare anteriormente dalla citata apertura vulvare, continuarsi come un tubo ripiegato ad ansa", protraentesi come tubo unico (va- gina, fig. 1 va) per una lunghezza quasi doppia di quella che intercede fra la detta apertura e l’estremo cefalico; poi, dopo essersi ripiegato ancora due o tre volte ad ansa, si divide in due rami e subito s’ ingrossa di molto (fig. 2), per continuare in questa forma duplice ed ingrossata (utero, fig. 2, 3 ut) fino ai 4/5 della lunghezza totale del corpo. Verso il principio dell’ultimo quinto di tale lun- ghezza i due grossi tubi costituenti l'utero si assottigliano di nuovo, l’ uno un poco più innanzi e l’altro un poco più indietro (fig. 3 0v) costituendo gli ovi- dutti e gli ovarii, anch'essi tubulari, che nell'ultimo quinto del corpo si scorgono raggomitolati, in modo che è difficile di riconoscerne le estremità (fig. 4 00). I caratteri che sono andato esponendo non corrispondono in tutto a quelli delle altre Filarie fin qui note; autorizzerebbero quindi a ritenere la specie come nuova, qualora delle considerazioni sopra la descrizione incompleta, e manifesta- mente erronea in alcuni punti, di altro nematode dello stesso genere rinvenuto nell'uomo circa mezzo secolo fa qui a Napoli, non dessero sufficienti indizii per credere che i due animali appartengano alla stessa specie. La specie in parola è la Faria labialis, rinvenuta dal prof. Carlo PANE nel 1864 (1) ed estratta dal labbro superiore di un giovane studente. Questa ha di- mensioni alquanto minori di quella da me illustrata nel presente scritto, non raggiungendo che 3 centimetri di lunghezza ; ma la differenza è perfettamente spiegabile con una differenza di sviluppo; infatti, dato il luogo ove fu rinvenuta, essa potette forse essere messa in luce più presto. Il Pank parla di estremità an- teriore provvista di quattro papille rudimentali, e ne dà una grossolana illustra- zione; l’esemplare da me studiato ne ha sei, ma le prime quattro sovrapponen- dosi a due a due se si osserva l’animale dal dorso, danno facilmente 1° aspetto di essere due soltanto, quando non si disponga di forti mezzi d’ingrandimento: la differenza potrebbe quindi facilmente interpretarsi come un errore di osserva- zione da parte del Pane. Dalla suddetta descrizione, confrontata con le figure, risulta ancora che l'apertura vulvare si trova nella 7. ladialis verso l’estre- mo codale, a 3 mm. da esso. Ma a questo dato non è il caso di attribuire alcuna importanza, poichè dipende senza dubbio da errore di osservazione; esso fu in- fatti corretto da quasi tutti gli autori di lavori monografici, i quali riportano, fra i pochi caratteri rilevati dallo scritto del Pane, quello di un’ apertura vulvare anteriore. Altri caratteri riguardanti l’apparecchio genitale e l’intestino non risultano dal citato lavoro, ma si desumono dall'esame della figura annessa. Da tale esame sembrerebbe che l’ovario e l'utero si estendano verso l’estremo anteriore assai meno che verso il posteriore, e ciò è d’accordo con quanto è stato da me osservato, sebbene in maniera meno esagerata; l'intestino apparirebbe assai più grosso nell’esemplare del 1864 che non nel recente, ma la figura è tal- mente grossolana, che non è il caso di dar peso a differenze di dimensioni che possono risultare soltanto da accurati disegni; la posizione dell’ apertura anale corrisponde quasi esattamente nei due esemplari, per quanto si può ricavare dalla detta figura. Per tali considerazioni, e specialmente pel carattere delle papille boccali e per l’aspetto dell’ apparecchio sessuale, che sembra svolgersi nella citata figura del Pane in maniera somigliante a quanto è stato da me in proposito osservato ed illustrato nell’annessa tavola, io ritengo che si possa con ogni probabilità iden- (1) Pane O. Nota su di un elminto Nematoide. Congresso scientifico tenuto in Salerno dall’Ac- cademia degli Aspiranti Naturalisti di Napoli e dalla R. Società economica di Principato Cite- riore, pag. 32, Tav. A. (Alligato al Bullettino della stessa Accademia, per l’anno 1864). servazioni contribuiscano ad illuminare le conoscenze su di una Loana di Fil che da circa mezzo secolo non erasi ripresentata, e che restava, per la in pletezza delle notizie che la riguardano , quasi come un ingombro nella naturale delle filarie dell’uomo, pur avendo tanto interesse per essere una. un reperto assai raro nella parassitologia umana dei nostri paesi. Napoli. Istituto Zoologico della R. Università, dicembre 1907. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 13. ano. bocca. cuticola. esofago. faringe. intestino. labbra. ovario. papille anali. papille boccali. utero. vagina. apertura sessuale. . 1. — Parte anteriore della Filaria labialis Pan comprendente lo sbocco della vulva ed un tratto della vagina. >< 40. 2.— Tratto del corpo in cui avviene la biforcazione dell’utero. X 45. 3. — Tratto posteriore in cui uno dei tubi dell’utero si assottiglia per formare l’ovario. x< 45. 4. — Parte posteriore del corpo, comprendente l’ultimo tratto dell’apparecchio sessuale (ova- rii). x 40. 5. — Estremo anteriore molto ingrandito per mostrare i dettagli della bocca e le papille annesse. X 175. 6. — Estremo posteriore molto ingrandito per mostrare le papille e l’apertura anale. x 175. ©.— L'intero verme ingrandito 8 volte. 8. — La Filaria labiulis nelle sue naturali dimensioni. MRI ala ra UTO i Sc N po DAREI LO (R Universita) Napoli (NS) VALLN2I. SinepreditAfofogi Pazza S(rvce FO Napoli, R. Tipografia Francesco Giannini & Figli NOI ANNUARIO DEL MUSEO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI (INNuova Serie ) VOLUME 2. Num. 26. ‘5 Maggio 1908 A. L. MONTANDON (Bukarest) Sur le Stenophthalmicus Fajoumensis A. Costa. [Ricevuta il 3 aprile 1908] L’examen des types de Cosra (') obligeamment confiées par M. le Prof. Mox- TICELLI, m’a permis d’établir avec certitude cette synonymie: Stenophthalmicus Fajoumensis A. Costa 1878 (Atti R. Acc. Sc. Nap. pag. 17) = Stenophthalmicus pictus Montanp. 1897 (Revue d’ Eutom. Caen. pag. 98). Tout entomologiste qui aura lu les trop brèves descriptions de Cosra me par- donnera certainement cette erreur. A. L. MonTANDON Mars 1908 (1) A sua richiesta ho inviati al Sig. MontANDOoN i due esemplari tipici dello Stenophthalmicus Fajoumensis Costa, esistenti nella collezione entomologica di questo museo , che egli desiderava esaminare da vicino. Risultato del suo studio è questa lettera che cortesemente egli mi auto- rizza a pubblicare nell’Annuario. = Fr. Sav. MONTICELLI PVAF i Mii I bici Piper KI: È TOR ANTNORO SCA RIP 7, (ARIE . fi ape Me II: dpi ia 0) I pi MIUR RASO MELFI RANTÙ pisa pela h o Pi 2.0 RA (A USSL VE SC VA TL 00 BRIN VIN OBM IO LUO o AMSA, "Ubic: DI vare IVREPIOOE o DINE E e e , 06 4 i 2a) i iv i i PSR Bere Rd uomi su, Fiber) Pi «ietpl Vi | a AR (i fel Ai AREE RNA i 1) NT Lage DI SARI ta 1) ui ire ano ino beat 14 PARA P Cal a e AA (ro det ft 20499 pt u da MAL du nc agio oli, R. Tipografia Francesco Giannini & Fighi PI sd Na) Pu 4) LUMI ANNUARIO MUSEO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI (INuova Serie ) VOLUME 2. Num. 27. 9 Ottobre 1908 Prof. FR. SAV, MONTICELLI! Il genere Nitzschia Vox Baer (!) ( Tav. 14) [Ricevuta il 1° aprile 1908) Il genere Nitzschia è stato istituito nel 1827 dal vow BakR per un tristomide parassita delle branchie e della cavità opercolare dell’ Acipenser sturio, che egli identificò con l’Hirudo sturionis, descritto e figurato da ABiLn@AARD nel 1794, e distinse col nome specifico di N. elegans. Ma questo verme, come ricorda lo stesso von Barr nella « Zusatz » al suo lavoro (pag. 666), era stato l’anno prima già de- scritto dal Nrrzsca col nome specifico di Tristoma elongatum. Cosiechè quello pro- posto dal von BAER (elegans) cadde conseguentemente, per ragioni di priorità, in sinonimia dell’altro prima imposto alla specie dal Nrrzsc®. Ond’è che, ritenendo, pel Tristomide dello Storione, il nome generico datogli dal von BAER fu ad esso attribuito dagli A. quello specifico di Nitzschia elongata Nirzsc®a, che ha defini- tivamente conservato nella sistematica dei trematodi eterocotilei; malgrado il di- verso pensare del TAscHENBERG, che riteneva doversi abolire, come tutti gli altri dei tristomidi, anche il genere Nitzschia incorporandolo nel genere Tristomum. Ma anche questo genere, da me ripristinato, come tutti gli altri, dimostrandone le ragioni, (1, pag. 86) è stato poi mantenuto da tutti gli A. che hanno riassunta la sistematica dei Tristomidi (Braun, Sarnt-ReMy, ecc.) Del genere Nitzschia era nota una sola specie: quella del Nrrzsca (N. elongata). Nel 1898 il Linrox credette di riconoscerne un’ altra in un piccolo trematode delle branchie del Gadus callarius, raccolto a Wood'’s Holl (Massachussets), che distinse col nome di N. papillosa. Per dubbio sortomi sulla pertinenza o meno alle Niteschia della n. sp. del Linron dalla lettura della descrizione e dall’esame delle sue figure, avendo potuto esaminare un esemplare di questa forma, cortese- mente concessomi dal Linron stesso , ho dovuto escludere che il trematode del Gadus callarius fosse una Nitzschia e tanto meno un Tristomide. Ché, difatti, ho (1) Memoria letta al R. Istituto d’Incoraggiamento di Napoli nella tornata del 20 Febbraio 1908. riconosciuto in esso, il tipo di un nuovo genere di Monocotilidi, della famiglia Anisocotylinae, che ho descritto col nome di Lintonia (papillosa) nel 1904 (4). Eli- minata questa presunta altra specie, il genere Nitzschia resta, quindi, tuttora rap- presentato dalla sola N. elongata del NirzscH; che, per essere stata dal tempo dell’ApiLpaaarD ad oggi ricordata e citata da molti e diversi autori, ha una estesa sinonimia ; mentre, per contro, non ha larga letteratura: pochi essendo, relativa- mente, quelli che l’hanno di proposito singolarmente illustrata. Il primo studio completo su Nitzschia elongata, così delle caratteristiche esterne come della sua organizzazione, si deve al von BaeR (1826), che ha corrette ed ampliate le precedenti descrizioni date dall’ ABiLpaaarD (Hirudo sturionis) (1794) e dal NirzscH (1826) Più tardi BLawcHArD (1849) ha messo in rilievo la carat- teristica, non menzionata dal von Baer, del riunirsi posteriormente insieme, for- mando un ellissi, delle braccia intestinali. Van BenepbEN ed Hesse (1863), riferen- dosi alla descrizione di voy Baer, che dicono « sans comparaison la plus complete de ce Ver », ritengono ben fondato il genere Ntzschia, già, del resto, da tutti ammesso, e si limitano, per meglio fissarne i caratteri differenziali dagli altri generi di Tristomidi, ad affermare che la ventosa posteriore « est sans rayons et sans erochets ». Lo studio della N. eloryata è stato poi ripreso nel 1889 dal Braun, che in una prima nota (1), porta un nuovo contributo di osservazioni sulle esterne caratteristiche, riconoscendo due paia di uncini nella ventosa posteriore, e sulla interna struttura correggendo erronee interpetrazioni anatomiche del von Bakr; ed in seguito in una nota successiva (3, 1890) e nel lavoro riassuntivo sui tre- matodi (Vermes) del Bronn’s Klassen (4, 1889-1894), nei quali aggiunge ai pre- cedenti altri dati sulla organizzazione di N. elongata. Ma, tanto nella sua prima nota, come negli altri suoi lavori il Braun non dà alcuna figura originale illu- strativa dei nuovi fatti da lui osservati e messi in luce; che, anzi, nelle tavole del Bronn’s Klassen ecc. riporta alcune delle antiche figure del von Baer, che sono poi quelle comunemente riprodotte dagli Autori. Come ho già ricordato in altra occasione (5, pag. 117) avevo in corso, da tempo, uno studio anche sul genere Nitzschia della serie che vado pubblicando su gli Eterocotilei, ma aspettavo per completarlo, di poter disporre di materiale fresco per istituire delle ricerche anche sul vivo; avendo dovuto valermi di soli esem- plari in alcool. Non essendomi pertanto ciò riuscito possibile finora, mi sono dec so a pubblicare, accompagnandole con figure nuove ed originali, le osservazioni fatte (su gli esemplari in alcool integri, su preparati in foto, e su serie di sezioni) snl materiale posseduto; considerando che, per quel tanto che esse rendono noto delle caratteristiche esterne e dei tratti principali della interna organizzazione, convengono allo scopo propostomi nel mio studio, di individualizzare, cioè, nel- l’insieme di tutte le sue principali caratteristiche, il genere Nitzsehia dagli altri dei Tristomidi, nella illustrazione della unica specie che lo rappresenta (N. elongata). 1. Aspetto esterno Il corpo della Nitzschia si presenta discretamente spesso ed alquanto carnoso all'aspetto; di colorito rossastro pallido (a detta degli A. che hanno esaminato esem- plari viventi). Ha forma allungata, ellissoidale: slargato posteriormente e termi- nantesi tondeggiante, va gradatamente restringendosi dalla metà circa della sua lunghezza in avanti; e nella estremità anteriore si termina obliquameute sfettato (a becco di flauto) dai due lati che convergono innanzi in un breve tratto mar- ginale subtroncato. Questo è l'aspetto, direi, nell’ insieme, spatoliforme che presenta la Nitzschia col corpo in condizioni normali di estensione, quale può ricavarsi dalla Fig. 5, tratta da un esemplare fissato in alcool, visto a piccolo ingrandimento (valgano allo scopo anche le Fig. 3. 6 tratte da preparati 2 toto). Ma il corpo di Nitzschia può forte contrarsi ed allora i margini laterali, come quelli estremi, nonché le due estremità anteriore e posteriore si rivolgono e ripiegano verso il ventre; così che il corpo piglia figura di gronda, od assume l'aspetto navicolare che si constata di frequente negli esemplari fissati, quando non sieno stati conve- i nientemente condizionati in precedenza per evitare che ciò avvenga. Le fig. 1 e 2 mostrano appunto due diversi aspetti di Ne4zschia in esemplari conservati in alcool. Lungo i due lati sfettati della estremità anteriore si osservano le due pseud o- ventose, le « Sauggriiben » del Braun (3, pag. 410, 411; v. pure in proposito il mio lavoro, 2, pag. 106:, convergenti dinnanzi; fra le quali intercede appena un breve tratto marginale libero lievemente incavato nel mezzo, nel quale non ho scorto alcuna papilla sensitiva (come ha descritto von Barr) (Fig. 3, 4. 5, 6). L’a- spetto e la forma delle pseudoventose si rileva anche meglio dalle Fig. 1, 7, $, nelle quali si presentano normalmente aperte e beanti. Ma esse possono socchiu- dersi elevando e ravvicinando i loro margini laterali ed assumere così l'aspetto rappresentato nelle Fig. 3, 5, 6. Le pseudoventose hanno forma di scodelle beanti, concavo-convesse, a crescente lunare con convessità esterna, a fondo appiattito, e più o meno svasate se del tutto in estensione, o più o meno contratte (Fig. 7, 8).I margini sono alquanto spessi e festonati, per piccole protuberanze a pliche longitudinali sporgenti nella loro cavità, che ne tappezzano le pareti interne ar- restandosi all'orlo delle pseudoventose (Fig. 7, 8, 9): come si rileva anche meglio dalla Fig. 10 e dalle 7g. 1, 2 del testo che rappresentano due sezioni, diversa- mente condotte, delle pseudoventose; nelle quali si constata l'aspetto e la dispo- sizione delle dette pliche. Quando le pseudoventose si socchiudono perdono la forma ora descritta ed appiattendosi dorso-ventralmente, mostrano le pareti più alte e meno spesse, e meno evidenti le pliche; mentre l’orifizio appare come un solco longitudinale più o meno profondo scavato nello spessore della massa de le pseudoventose (Fig. 5, 6, 9). La ventosa posteriore è del tutto terminale e si attacca , originandosi senza distinto pedicello, all'estremo posteriore del corpo: nel suo aspetto generale, se- condo il von Baer, che ne dà una esatta descrizione, essa « gleicht ganz der Blume von Convallaria majalis ». Si presenta come una mezza sfera più o meno beante e talvolta ristretta tanto da assumere l'aspetto di una palla, con orifizio ora meno, ora più, ora molto stretto, che può essere ora tondeggiante, ora allun- : gato longitudinalmente secondo 1’ asse del corpo, data la diversa maniera e la direzione nella quale la ventosa sì è più o meno contratta. Questa che nell’insieme può dirsi a forma di coppa sferoidale ha pareti molto spesse e resistenti che le danno quell’aspetto robusto, che colpisce a prima vista l'osservatore e la fa spiccare emergente dal resto del eorpo. Il suo margine è circondato da un merletto che non è sottile e trasparente come in altri tristomidi, ma alquanto spesso e carnoso all'aspetto, con margine integro ma che si presenta forte crespato ed irregolar- mente pieghettato e quando la ventosa è molto contratta quasi carunculato (Fig. 1,2, 3, 5, 6, 14, 15). Nelle condizioni normali non si osserva nel fondo della ventosa quel « kleine rande Scheibe » descritto (pag. 666) e figurato dal vov Barr (fig. 2 n, 3)in corrispondenza dell'attacco della ventosa al corpo. (In Mittelpuncte vom Boden der Hòhlung ist eine glatte scharf umschriebene runde Stelle, der Anhef- tungspunct des Napfes); ma nelle ventose molto contratte e retratte verso il corpo, appare proprio nel fondo della ventosa, nel punto d’ attacco al corpo, una sorta di piccola sporgenza cupuliforme a bottone, dovuta al sollevamento di quel punto centrale del fondo della ventosa per il retrarsi di questa nel suo attacco contrò il corpo, ed il conseguente spingersi innanzi dell’estremità di questo, che sì re- stringe per contrazione, contro la parete del fondo della ventosa. Nella cavità della ventosa, verso la metà posteriore di essa, parallelamente alla linea mediana del corpo si osserva un paio di grossi uncini simmetricamente disposti; e due altre paia di uncini, fra loro ravvicinati per ciascun paio, si tro- vano sulla stessa linea dei precedenti verso il margine posteriore della ventosa; questa disposizione delle tre paia di uncini è chiaramente messa in evidenza dalla Fig. 14. Il Braun (1) pel primo, come ho detto , ha riconosciuto nella ventosa posteriore di Nifzschàt la presenza di uncini, passata inosservata al von Barr ed agli altri autori e da alcuni negata del tutto (van BenepEN-Hessk). « Noch ist hinzufiigen dass in dem hinteren grossen Saugnapfe ein Paar pfriemenfòrmige und ein Paar hakenformige Klammerogane vorkommen »: così descrive il Braun gli uncini della ventosa, che, pertanto, non figura; e, come si rileva dal testo citato, di paia d’uncini non ne ha visti che due (mentre esse sono in numero di tre); os- servazione incompleta che non è corretta nel Bronn'’s Klassen (2, pag. 414) dove parla ancora di due sole paia di uncini (« zwei kleine, und zwei grosser Haken ») nella ventosa di Nitzschia. La forma delle tre paia di uncini e le relative loro proporzioni di grandezza può ricavarsi dai disegni che ne ho ritratti sia raffigurandoli in posto, sia isolati (Fig. 14, 16, 17). Quelli del primo paio, o centrali, per così distinguerli, sono grossi, forti, robusti, a forma di cetriolo a punta acuta rivolta innanzi ed in sopra (Fig. 16, 17 4); quelli del secondo e terzo paio, o marginali in rapporto a quelli del primo paio sono, invece, più piccoli, più esili, più slanciati, con le punte ri- volte indietro e terminate a gancio: gli uncini del paio interno (secondo) sono subelavati e quasi dritti, bacillari (Fig. 16, 17 0); quelli del paio esterno (terzo) sono, invece, a falce o sigmoidali (Fig. 16, 17 c). L'aspetto delle giovanissime Nitzschia, come mostra la Fig. 4 ricavata da un individuo di due millimetri, è alquanto diverso nell'insieme della forma generale da quello degli adulti: il corpo subrettangolare è molto largo anteriormente per il grande sviluppo, che, relativamente a quello del corpo, hanno già assunto le pseudoventose anteriori; che sono molto grandi e prominenti, sì che sì disegnano ai lati della estremità anteriore del corpo a forma di crescente lunare. La ventosa posteriore, meno spessa, meno carnosa, non è globosa, ma molto aperta e slargata a scodella ampia e larga. Gli uncini sono più evidenti ed alquanto diversi nelle tre paia per forma e grandezza: quelli delle due paia posteriori sono molto lunghi e sembrano maggiori di quelli del primo paio che sono, invece, relativamente brevi: la disposizione, forma e grandezza degli uncini del secondo paio può facilmente ricavarsi dalle Fig. 4, 18, 19. 2. Organizzazione Non intendo entrare in minute particolarità di struttura anatomica ed istolo- gica, limitandomi principalmente ad un esame morfologico delle parti anatomiche di Nitzschia e dei loro rapporti, investigando specialmente la disposizione ed architettura dei genitali non del tutto ancora perfettamente nota, e finora non illustrata dagli A. con singole figure dimostrative. Ectoderma — L’ ectoderma esterno è ugualmente sviluppato su tutta la super- ficie del corpo e dapertutto presenta lo stesso aspetto cuticoloide, anche nel cavo delle pseudoventose. Ciò contrariamente a quanto deseri- ve il Braun (8, pag. 422, 4, pag. 597): difatti dall'esame delle sezioni non posso confermare le sue osservazioni sulla presenza di quel distinto epitelio ectodermico (cuta- neo) di rivestimento della cavità delle pseudoventose di Nitzschia (e di Epibdella hippoglossi) sull'orlo delle quali si arresterebbe la cosidetta cuticola del corpo ; epitelio che egli descrive, così nel Bronn’s Klassen (4, pag. 597) come nella memoria sul rivestimento cutaneo dei tre- matodi (3, pag. 423), ma che non è designato in alcuno {& di questi lavori. Non riporto quanto il Braun scrive in Fig:1. proposito nei due citati lavori ai quali rimando il lettore; Sezione sagittale di una pseudo- che dalla Figura 10 della tavola che accompagna questo ‘entesa anteriore. x 22. studio e dalle incisioni nel testo (Fg. 1, 2) potrà facilmente rilevare come la cavità delle pseudoventose nelle protuberanze che la rivestono sia tappezzata dal tipico ectoderma cuticoloide dei trematodi, identico a quello del corpo che si inflette nelle pseudoventose per rivestirle, poggiando sopra una distinta membrana basale continuazione di quella dell’ectoderma del corpo. Non so, quindi, spiegarmi che cosa il Brauy abbia interpretato per cellule cilindriche di un epitelio di rivesti- mento cutaneo che egli paragona ad un epitelio sensitivo (3, pag. 423); epitelio che non avrebbe subita, nel cavo delle pseudoventose di Nitzsehia, la trasforma- zione cuticoloide come in tutto il resto del corpo dove si modifica nella cosidetta cuticola degli Autori. Lo stesso Braun descrive (3, pag. 425) una particolarità di struttura nelle pseudoventose di Nifzschi4 che neppure mi è riuscito di con- statare ; difatti nè dalle sezioni, nè dai preparati è foto, ho potuto riconoscere quei « Kòrperchen (den Tastkolben der Vertebraten ihnliche) che egli descrive tra gli elementi del surricordato epitelio e nel parenchima periferico delle pseu- doventose di Nzfzschia e che qui interpetra non come organi di senso, ma come un apparato di adesione; mentre li ricorda poi fra gli organi di senso (8, pag. 466) Numerose glandole cutanee anteriori ha pure osservato il Braun (3, pag. 427) nella \rtzsehia (elongata) allogate nel parenchima del corpo in prossimità e dietro le pseudoventose i anteriori, che sboccherebbero nello interno e sul pri ci peri margine di queste. Non ho osservazioni in propo- sito che mi autorizzino a confermare il reperto del Braun, perchè dai miei preparati e dalle mie sezioni non ho potuto ricono- scere gli ammassi glandolari in questione. Fig. 2. Muscolatura — Bene sviluppato nei sistemi di fibre che lo compongono è il sacco muscolare cutaneo: la muscolatura longitudinale ventrale nella metà poste- riore del corpo assume un grande sviluppo in rapporto a quella della ventosa poste- riore, nella muscolatura della quale, insieme con la dorsale del corpo, si continua: ‘ sviluppatissima è poi la muscolatura, in tutti i sistemi di fibre che in essa si os- servano , nella robusta e spessa ventosa posteriore di cui costituisca la massa. Muscoli estrinseci vanno alle pseudoventose anteriori ( Fig. /): la muscolatura propria di queste, molto caratteristica per le fibre longitudinali che costituiscono le pliche innanzi descritte (pag. 3) nelle quali si raccolgono a fasci, può scorgersi facilmente così nei preparati 2 foto.come nelle sezioni. Fig. 9, 10 e Fig. 1, 2 del testo. Apparato digerente. — La bocca si apre nella linea mediana del corpo , molto dietro le pseudoventose anteriori nelle condizioni normali di estensione della specie, con orifizio d’ordinario subcircolare che può molto dilatarsi. La bocca mette capo in una tasca faringea dalla quale sporge il faringe, grande, sferoidale , molto sviluppato che presenta una complicata muscolatura propria bene individualizzata nei sistemi di fibre che la costituiscono: non si osservano sfinteri muscolari nè all’orifizio del faringe, nè dove esso s’apre nell’esofago ; che è brevissimo, cosicchè quasi non si distingue, scorgendosi subito dietro il faringe l’ arco delle braccia intestinali (Fig. 6). Queste decorrono per tutta la lunghezza del corpo, relativa- mente molto ravvicinate fra loro, fino dove esso va restringendosi per dare at- tacco alla ventosa posteriore: quivi le braccia intestinali si ripiegano l'una contro l'altra incontrandosi e fondendosi insieme ad arco, come ha osservato il BLANCHARD (pag. 330). SulParco anteriore delle braccia intestinali ai lati del faringe , lungo le braccia intestinali e dall’ arco posteriore si dipartono esternamente numerosi rami, molto ravvicinati fra loro che alla loro volta si dividono secondariamente in più ramuscoli e ramuscoletti tanto da assumere nell’ insieme l’aspetto di den- driti (Fig. 6). BLancHarp descrive ancora numerosi rami anche lungo il decorso interno delle braccia intestinali: non escludo che ram :moradici possano dipartirsi internamente dalle braccia intestinali, ma non mi è .ato dato di riconoscerli come e nel numero che descrive il BLancHARp. Caratteristico è l'aspetto dell’ap- parato intestinale e delle ramificazioni delle braccia nei giovanissimi individui come si osserva nella Fig. 4. Esaminando le serie di sezioni si nota che l’epitelio di rivestimento dell’ intestino, che poggia su di una distinta membrana basale , non è molto alto ed i limiti cellulari non sono molto, nè sempre distinti. Apparato escretore. — Questo apparato è stato descritto per il primo dal Braun (1, pag. 434) che ha potuto studiarlo a fresco su animali viventi: ma non gli è riuscito di osservare gli imbuti cigliati; che non mancheranno anche in Nitesekia, come io ne ho constatato la esistenza in altri Tristomidi, e si riveleranno ad ul- teriori indagini: che, purtroppo, non ho potuto fare sul materiale già fissato in alcool del quale disponevo. I grossi tronchi posteriori lunghi e quelli anteriori brevi, dai quali si dipartono secondo il Braun (1) ramuscoli laterali, si terminano nelle due ampolle escretorie non troppo vistose; che non si riconoscono nè sempre, nè facilmente nelle preparazioni 7 toto : esse trovansi, come d’ordivario, ai due lati della parte anteriore del corpo in prossimità dell'arco dell’ intestino ed ester- namente a questo, quasi all’altezza del faringe ed alquanto spostate verso il dorso dove sboccano all’esterno come ha constatato lo stesso Brauvy (2, 8), negli altri suoi lavori posteriori. Sistema nervoso. — La Fig. 6 dà una immagine generale della disposizione di questo sistema in Nitschia ricavato da una molto evidente preparazione 7» foto, Essa corrisponde nelle sue linee generali a quanto ha sommariamente descritto il Braun (1, pag. 434) e si constata in altri Tristomidi circa ai nervi (quattro) che partono anteriormente dal cervello, risolventisi secondo il Brauv in tronchi anasto- motici che vanno ad innervare la estremità anteriore del corpo. Questi nervi si comportano fondamentalmente, come del resto il cervello e tutto il sistema ner- voso, secondo quanto ho descritto nell’Epibdella (2, pag. 118) nel 1891: e come poi è stato confermato da altri A. in questo genere ed in altri Tristomidi. Organi genitali. — Sboccano all’esterno per un unico piccolo orifizio molto ri- stretto, situato nel mezzo del corpo, ed appena spostato a sinistra della linea me- diana, che si trova alquanto dietro il faringe ad un livello inferiore dell’arco del- l'intestino (Fig. 3). Quest’orifizio mette capo in una sorta di atrio o cloaca genitale nella quale si aprono: a sinistra ed in sotto il condotto dei prodotti genitali femminili; ed a destra ed in sopra quello dei genitali maschili (479. 3 nel testo). Nella cloaca genitale non si riconosce lo sbocco di una vagina: nè all’ esterno, in prossimità o lungi dall’ apertura genitale ora descritta, se ne scorge altra che possa interpetrarsi come l’orifizio esterno della vagina. Gli organi genitali occupano tutta quasi la lunghezza del corpo nell’ ambito loro delimitato dall’anello ellissoidale formato dall'insieme delle braccia intestinali confluenti fra loro posteriormente (Fig. 3, 5, 6) ; nel perimetro del quale si trovano l’ovario, i testicoli ed i relativi dotti escretori con le parti loro terminali diver- samente differenziate, mettenti capo nella cloaca genitale: i vitellogeni, invece, sono sparsì per tutto il corpo fuorì ed intorno l’ellissi dell’ intestino. Dell’insieme della disposizione generale degli organi genitali di Nitzschia danno completa immagine così la Fig. 3 come le due Figure 11 e 12 che li rappresentano ritratti rispettivamente dal dorso e dal ventre: esse sono ricavate dallo esame di preparazioni in toto integrato da quello delle serie di sezioni; queste e quelle comparativamente studiate per reciproco controllo onde ricavarne un quadro generale e, per quanto possibile, esatto della peculiare disposizione dei genitali di Nitzsehia; che presenta rilevanti differenze da quella degli altri Tristomidi. Il primo a riconoscere, nelle sue linee fondamentali e generali, il piano d’or- ganizzazione dei genitali di Niteschia è stato il voy Baer; come si desume dalla descrizione Fig.8. e si rileva facilmente, nel suo insieme, dalla Sezione all'altezza dello sbocco esterno dei ge- figura che egli ne dà (fig. 2), riprodotta POL in nitali. x 30.— Le lettere, così in questa, come mia 2 5 nelle figure seguenti, hanno lo stesso signifi- tutti i trattati e dal Braun nel Bronn’s Klassen cato che nella spiegazione della tavola. (Bbavzeid fig. 5). Ma la interpetrazione delle varie parti dell’apparato genitale, secondo la descrizione del vox BAER, non rispon- de a quel che esse sono in effetti, avendo egli scambiato gli organi dei due sessi, quali risultano anche da una più conforme interpetrazione della sua figura. Dopo il voy BaeR nessuno ha più investigato la organizzazione dei genitali di Nitzschia. Solo il BLancHarD accenna in modo vago allo sbocco dei genitali; ricorda il pene che non indica e non descrive « situé notablement en arrière de la bifurcation de l’intestin presque sur la ligne mediane »; e parla di un ovidutto che sbocca un poco più indietro. Il Braun ne ha ripreso lo studio (1888) nella nota innanzi ricordata (1) e nel Bronn’s Klassen (3). Egli correggendo la interpetrazione delle parti erroneamente data dal von BaER, ha riconosciuto nel loro vero essere i sin- goli organi dei due sessi ed i reciproci loro rapporti e quelli dei relativi condotti d’escrezione (salvo lo scambio dell’ootipo per utero come dirò più oltre), nonchè il loro sbocco comune all’esterno in una cloaca genitale. Maschili.—I numerosi testicoli (raggiungono il numero di ventuno in N. elongata) quasi tutti uguali in grandezza sono alquanto fra loro addossati e disposti serial- mente l’uno dopo l’altro a piramide con la punta indietro ed a larga base allogata di sotto e di dietro l’ovario. I singoli efferenti confluiscono l’uno nell’altro e tutti finiscono per costituire un unico deferente di calibro maggiore che sì scorge chia- ramente (è il « Samenleiter » ben riconosciuto dal von BAER, fig. 2 ck) emergente dalla massa dei testicoli, che, così, col deferente che ne vien fuori, ricorda nel suo insieme, la figura di un grappolo di uva. Il deferente risale obliquamente alla sinistra dell’ovario passando dietro, dorsalmente , al ricettacolo vitellino, si ripiega orizzontalmente e si dirige verso destra per rivolgersi in alto formando un groviglio, per numerose ambagi ravvicinate fra loro che descrive, che trovasi innanzi al ricettacolo vitellino (Fig. 11, 12). Da questo groviglio si svolge di nuovo il deferente in condotto a decorso ondulato con qualche nodo, che rivolto a sinistra, in alto, e passando dorsalmente all’ootipo risale alla sinistra di questo: sì ripiega poi nuovamente, rivolgendosi verso destra, per raggiungere, tagliando ‘ di nuovo dorsalmente l’ootipo, la tasca del pene dal suo lato dorsale, e poi, ripie- gando indietro, sì immette in questa nel terzo anteriore di sua lunghezza (Fig. 11). Il deferente acquista calibro maggiore a cominciare da quando si ripiega come or si è detto da sinistra a destra per raggiungere la tasca del pene; esso sì slarga a fuso degradante verso il suo tratto terminale per restringersi prima di pene- trare nella tasca. Questo tratto slargato del deferente, che si mostra anche diffe- rente dal resto per intima struttura, potrebbesi distinguere come ricettacolo semi- nale (Fig. 11, 12, Fig. 4 rs). Il deferente penetra nella tasca del pene da avanti indietro, la percorre con decorso ondulato ad ansa fino al cul di sacco: quivi comincia a slargarsi, fa ginocchio e risale in alto formando un largo e grosso cana- le che, con grandi anse, turgide di sper- matozoi, occupa nella sua parte centrale tutta la tasca costituendo quell’ammasso più scuro, mediano, che si scorge lungo l’asse della tasca nelle preparazioni 2 toto ed è riprodotto nelle Fig. 11,°12 e sì riconosce nelle sezioni (Fg. 3, 4). Lo slargamento del deferente nella tasca, che può considerarsi come una vescicola se- minale, dapprima diminuisce gradatamen- te a misura che esso risale verso l’apice della tasca e poi bruscamente si termina î È c Ù Sezione all’altezza dello sbocco dei genitali nell’ atrio in un canaletto esile, sottile (dotto ejacu- Rca) latore) che dopo breve decorso, come si vede nelle Fig. 11, 12 (nonchè nella ig. 4del testo) sbocca nel fondo di una sorta di infossatura imbutiforme della parte terminale della tasca. Questa si conti- nua per la fauce dell’imbuto, che essa forma, fino all’apertura genitale esterna e fon- dendosi e confondendosi con l’ultimo tratto del condotto escretore dei genitali fem- minili concorre, con questo, a costituire la già descritta cloaca genitale. Lo sbocco del dotto ejaculatore è circondato da due brevissime papille emiconiche, sporgenti dalle pareti vicinali come due labbra aperte a V (Fig. 11, 12). Se questa forma- zione possa o meno interpetrarsi come un pene rudimentale non saprei dire: sta in fatti che un pene, come si presenta in altri Tristomidi (p. e. Trochopus ecc.), manca del tutto in Nifzschia ed il dottolino ejaculatore sbocca direttamente nella cloaca genitale. Le due piccole e brevi papille emiconiche innanzi descritte ab- braccianti lo sbocco del dotto ejaculatore potrebbero corrispondere, per diversa osservazione del fatto, alla papilla unica alla base della quale sboccherebbe, se- condo il Braux (3, pag. 474-475) il dotto ejaculatore: papilla che, se mal non lo intendo, egli distingue come dulbus copulatorius. La tasca del pene — conser- vando per analogia a quest’organo tal nome, malgrado l'assenza di un vero pene, sia per il suo aspetto e la struttura corrispondente a quella della tasca delle for- Fig. 4. 10 me dove in essa sì raccoglie un pene, sia per i suoi rapporti generali con lo sbocco esterno dei genitali — sì presenta nella Nitzsehia fortemente muscolare nelle sue pareti che sono molto spesse (Zig. 3, 4 del testo). Ha forma di cornamusa a largo cul dì sacco e si restringe a gola relativamente stretta per mettere capo alla cloaca genitale; alla formazione della quale, come si è detto, concorre riu- nendosi al tratto terminale (metraterm) dell’ootipo. Femminili. — L’ovario trovasi allogato nella linea mediana del corpo innanzi ai testicoli; esso è largamente tubolare fusiforme, ravvolto su sè stesso ad ampia spirale chiusa che si restringe anteriormente svolgendosi poi nel risalire in avanti per formare l’ovidotto: questo decorre da dietro in avanti dorsalmente al ricet- tacolo vitellino e presto sì rivolge verso sinistra disponendosi per un tratto quasi orizzontalmente in direzione dorso-ventrale e, ripiegandosi poi a ginocchio , si rivolge e risale in avanti, slargandosi presto per continuarsi nell’ootipo: il duale ha forma grossolana di fuso tozzo e breve alquanto ritorto ad S molto aperta, e termina per un tratto ristretto, che potremmo distinguere come metra- term, nella cloaca od atrio genitale, a sinistra ed in sotto, lateralmente alla tasca del pene per prender parte, fondendosi e confondendosi insieme con la porzione terminale di questa, come si è detto, alla costituzione della cloaca genitale (Fig. 11, 12 e Fig. 3). Nel punto dove l’ovidotto fa ginocchio e s'inizia l’ootipo, si riconosce l’ammasso cellutare delle glan- dole del guscio che ne circondano la base sboccando Fig. 5. in questa coì loro dotti escretori. L’ootipo di con- Sezione all'altezza del ricettacolo vite- siderevole sviluppo è di struttura assai caratteristi LA ge ca: molto voluminoso, ha pareti spesse e doppie; una interna che ne limita il lume dove si integrano le uova per esser poi de- poste; ed una esterna più sottile; fra le due vi è del tessuto parenchimatoso. Le due pareti si modellano l’una sull'altra nella forma dell’ ootipo e mentre quella esterna, con rivestimento muscolare, prende parte, nella sua porzione terminale, alla formazione della cloaca genitale , la parete interna restringendosi in breve collo, sbocca nella cavità della cloaca delimitando il tratto che ho innanzi inter- petrato per metraterm (Fig. 3). Tutto quanto ho descritto sì rileva dalle Fig. 11 e 12 della tavola e dalle incisioni del testo (Fig. 3, 5). L'organo ora consì- derato come ootipo era stato riconosciuto e disegnato dal von BAER (fig. 2 %, « gewundene Canile des Geschlechtsapparates und Cirrus ») che lo aveva inter- pretato come cirro: ciò ha già fatto rilevare il Braun (1, pag. 432) il quale, alla sua volta, a torto lo considera per un utero (1); interpetrazione non modificata nel Bronn’s Klassen (3, pag. 490) parlando appunto dell’ootipo e dell'utero dei monogenetici, dove per vero di Nztzschia non è fatto speciale cenno. Come ho già innanzi incidentalmente ricordato parlando degli sbocchi dei ge- nitali, per quanto mi fossi industriato a farne ricerca sui preparati n toto e sulle serie di sezioni, non mi è stato possibile di riconoscere una vagina nell'ap- parato femminile di Nitzschia. Braun nella sua nota su Nitzschia (1, pag. 464) IL scrive « Eine Vagina am frischen Thiere zu finden war mir nicht mòglich, doch zweifel ich nicht an ihrem Vorkommen ». Più tardi afferma (3, pag. 489) « dass Nateschia elongata auch mit einer vagina versehen ist: ihre aissere Mundung liegt nach hinten vom Genitalporus, fast genau in der Mittellinie », senza dare maggiori particolari del decorso di questa vagina, nè dei suoi rapporti con gli altri genitali femminili. Dalle sue parole non risulta se gli è riuscito di rico- noscere questa vagina nei preparati a fresco e sul vivo, nei quali non l’ aveva prima rinvenuta, od ha potuto constatarne l’esistenza in preparati 22 toto, 0 se ne ha rintracciato il decorso ed il suo comportarsi da serie di sezioni. Nè il Braun, dall’altra parte, dà alcuna figura degli apparati genitali di N. elongata dal quale risulti messa in evidenza la esistenza di questa vagina, affermata da lui e così sommariamente ricordata. Pertanto fino ad ulteriori ricerche che contraddi- cano la mia osservazione, resta il fatto che, a differenza di quel che poi ha so- stenuto il Braun (8), in Nitzschia manca la vagina, come egli stesso prima (1) aveva affermato. Le mie osservazioni sui preparati 2 toto e sulle sezioni confer- mano quindi quelle da lui fatte a fresco e sul vivo. I vitellogeni piccoli, aciniformi, sono sparsi per tutto il corpo: evidenti sono i vitellodutti longitudinali che al- l’altezza dell’ovario mandano, convergendo insieme—gli anteriori brevi con i po- steriori più lunghi—i vitellodutti trasversi che presto si allargano per costituire, fondendosi l’uno con l’altro, il ricettacolo vitellino molto vistoso che si trova allogato ventralmente ed innanzi l’ovario; cosicchè questo rimane, ìn tal modo, nascosto in parte dal ricettacolo vitellino a chi esamina l’animale dal ventre. Il ricettacolo vitellino è disposto alquanto obliquamente dal ventre verso il dorso, da destra verso sinistra, in maniera da costeggiare, verso sinistra dove esso è più slargato, l’ovario sporgendo dorsalmente a sinistra di questo. Dal punto di maggior slargamento del ricettacolo vitellino, che nel suo insieme ha figura fusiforme con larga base si origina il vitellodutto impari che con breve decorso va a sboccare, gradatamente restringendosi per formare un esile dotto- lino, nell’ovidotto, poco dopo la origine di questo dall’ovario. Più che una mi- nuta, per quanto insufficiente descrizione, varranno a dare una immagine della distribuzione dei vitellogeni e della disposizione dei vitellodutti e del ricettacolo vitellino, come del loro modo di comportarsi e dei rapporti reciproci con l'ovario e con gli altri organi, le Fig. 3, 11 e 12 della tavola come la Fg. 5 del testo. Le uova nella forma che ho potuto desumere» da quello contenuto nell’ ootipo, sono piramidate con un lungo, esile prolungamento dall’un dei poli (Fig. 18). Considerata l'assenza di una vagina in Nitzschia deve dedursi che la feconda- zione si compia per il metraterm e l’ ootipo. Tenuto poi presente la mancanza di organo copulatore ed i relativi rapporti di sbocco del dotto ejaculatore e del metraterm (rispettivamente della tasca del pene ed ootipo) nella cloaca ge- nitale, nonchè la costituzione di questa , il suo ristretto orifizio esterno, e la presenza di tunica muscolare che riveste ootipo (e metraterm) e tasca del pene ed involge anche la cloaca genitale, si è condotti logicamente a pensare che in Nilzschia sia di regola l’autofecondazione: e che questa si compia in ma- niera assai caratteristica per contrazione di tutta la cloaca genitale. Perchè la cloaca contraendosi, determina il ravvicinamento degli orifizii sessuali e per conseguenza la chiusura dell’apertura genitale esterna; mentre la contrazione della tasca del pene, coartando la vescicola seminale che racchiuda e conseguentemente spingendo lo sperma che vi si contiene nel condotto ejaculatore, permette il ri- versarsi dello sperma nel. chiuso della cloaca genitale per la quale penetra, attra- versando il metraterm, nell’ootipo per raggiungere infine l’ovidotto. Queste le de- duzioni sulla maniera come si compie la fecondazione in Nitzschia, che parmi possano ricavarsi dalle disposizioni anatomiche dei genitali e dei loro condotti come mi è riuscito di desumere dalle osservazioni fatte. La disposizione dei genitali in Ntzschia, nel suo insieme paragonata a quella degli altri generi della famiglia dei Tristomidi (1) offre più differenze che ras- somiglianze. Difatti Nitzseh:a ha più testicoli come Tristomum ed Acanthocotyle senza raggiungere in numero quelli che si osservano nei detti generi provvisti di numerosi testicoli, e differisce inoltre da Trochopus, Epidbdella, Encotyllabe che hanno due testicoli e da Arceyrocotyle che ne ha un solo: essa manca di organo copulatore. Se per l’ovario edi suoi rapporti di posizione con i testicoli si com- porta tipicamente come in tutti gli altri tristomidi da tutti questi differisce per l'assenza di vagina (meno che da Amncyrocotyle). Per l’unico sbocco esterno dei genitali (maschili e femminili) e per l’ ubicazione dell’ orifizio genitale ricorda Encotyllabe; distinguendosi per questo carattere da tutti' gli altri tristomidi nei quali vario e diverso, per reciproci rapporti ed ubicazione, è il modo di sbocco all’esterno dei genitali dei due sessi. Per la disposizione generale dei vitellogeni Nitzschia sì riporta, invece, al tipo della maggior parte dei generi di Tristomidi dalla quale, per contro, differisce quella caratteristica e propria degli Acanthocotyle. 3. Sistematica Esposte tutte le caratteristiche dello aspetto esterno e della interna organiz- zazione di Nztzschia, per quanto esse valgono ad individualizzare il genere e la specie (elonguta), riassumo ora i caratteri sistematici così generici, che distinguono Nitzschia dagli altri generi dei Tristomidi, nonchè quelli dell’unica specie, che per le cose innanzi dette, impersona finora da sola il genere. Genere Nitzschia, vow Baer, 1826. Sinonimia. 1794 Hirudo, Apiupeaarp, pag. 55. 1815 Phylline, OkeNn, pag. 371. . 1826 Tristoma, Nirzsc®a, pag. 150. 1826 Nitzschia, von Bakr, pag. 661. 1836 Tristoma, Digsine, 1, pag. 12. 1840 Capsala, Norpmana, pag. 602. (1) Come è stata da me circoscritta ed intesa nella proposta di una nuova classificazione degli Heterecotylea nel 1903 (4, pag. 81). 13 1845 Tristoma, Dusarpin, pag. 322. 1847 Tristoma, BLancHarp, pag. 329. 1850 Niteschia, Diese, 2, pag. 425. 1898. Niteschia, Diesixe, 3, pag 59. 1865 Nitzschia, Van BexepeN-Hesse, pag. 67. 1878 Tristomum, TascneNBeRe, 41, pag. 566. 1879 Tristomum, TascnenBrRre, 2, pag. 236. 1888. Nitzschia, MovmiceLLI, 1, pag 97. 1889 Tristomum, Braun, 1, pag. 433. 1889-93 Nitzscha, Braun, 3, pag. 527. 1891 Niteschia, Sarr-Rvwy, pag. 13 (Estratto). 1892 Nitzschia, MoymiceLu, 3, pag. 2153. 1900 Niteschia, Pratt, pag. 648. 1905 Nitzschia, MoxmereLLi, 4, pag. 335. 5 5 Diagnosi. Corpo: allungato, ovalare, ristretto in avanti. Pseudoventose anteriori: allungate, ristrette, a scodella, concavo-convesse, a convessità esterna. Ventosa posteriore: sessile, terminale, grande, globosa, a coppa profonda; con mer- letto marginale molto spesso, relativamente stretto, molto pieghettato e crespato; con tre paia di uncini disposti in senso longitudinale, diversi per forma e grandezza. Bocca anteriore: ellissoidale, dietro le pseudoventose. Prefaringe (tasca faringea) larga. Faringe: globoso, grande, subsferico. Esofago: subnullo. Intestino: bifido, con lunghe braccia decorrenti per tutta la lunghezza del corpo e convergenti ad arco posteriormente: braccia ramificate dal lato esterno per tutta la loro lunghezza. Aperture genitali: orifizio unico di sbocco così dei genitali maschili che dei fem- minili, situato nella linea mediana del corpo alquanto dietro il faringe. Manca la vagina. Testicoli: in numero di più: occupanti il centro del corpo per circa la metà poste- riore di questo. Ovario: grandetto innanzi ai testicoli nel mezzo del corpo, nella metà anteriore di questo. Vitellogeni: aciniformi, ad acini relativamente piccoli sparsi e diffusi per tutto il corpo: ricettacolo vitellino evidente. Uova: piramidate tetraedriche con esile prolungamento che sì origina da uno degli angoli. Habitat — Vivono nella cavità branchiale degli Acipenseridi. Note Oxkev credette di riferire al genere Phylline da lui creato per l’ Hirudo hyp- poglossi di O. F. MiiLer anche l'Hirudo sturionis di ABiLDGAARD (pag. 371: Vedi voy BaeR pag. 668), che fu poi dal NirzscH ascritto al genere Tristomum Cuv.; mentre per esso il von BaeR creava il genere Nitzschia. Questo genere dappri- ma non è stato accolto da tutti gli Autori (il Dresiné (1), il Dusarpix ed il 14 BLaxcHarn) che lo hanno considerato come sinonimo del genere Tristomum ; 0 (Norpmanx) del genere Capsala; ma è stato poi universalmente accettato ed ha preso il suo posto nella sistematica dei Tristomidi. Fu solo infirmato dal TascHex- BERG, nel 1879, insieme a tutti gli altri generi dei Tristomidi, ritenendo egli anche la Niteschia un Tristomum, seguito in ciò dal BraUN (1); ma il genere Nttzschia, da me con gli altri ripristinato nel 1888, oggi è da tutti riconosciuto come ben distinto nella famiglia dei Tristomidae. Il genere Niteschia comprende finora una sola specie. Nitzschia elongata Nirzsca 1826. (Fig. 1-19) Sinonimia. 1794 Hirudo sturionis, AsiLpea4ro, pag. 55, tab. 1, fig. 1 a, b, e. 1815 Phylline sturionis, Oxen, pag. 371. 1826 Tristoma elongatum, Nrrzsca, pag. 150. 1826 Nitzschia elegans, Von Barr, pag. 661, taf. 22, fig. 1-4. 1828 Nitzschia elegans, BrarviLLe, pag. 567. 1836 Tristoma elongatum, Diese, 4, pag. 12. 1840 Capsula elongata, Norpmann, pag. 602. 1845 Tristoma elongatum, Dusxroin, pag. 323. 1846 Nitzschia elegans, Moquin-Tanpon, pag. 394. 1846 Tristomum elongatum, CrepLiN, pag. 149. 1847 Tristoma sturionis, BLancHarp, 1, pag. 132, plc. 12, fig. 4, 4a. 1847 Tristoma sturionis, BLancHaRrp, 2, pag. 323. 1849 Tristomu sturionis, Cuvier, ple. 36 bis, fig. 4, 4a. 1850 Nitzschia elegans, Dresima, 2, pag. 425. 1858 Nitzschia elongata, Diesime, 3, pag. 363. 1863 Nitzschia elegans, Van BexeDEN-HEesse, pag. 67. 1878 Tristomum elongatum, Tascnenero, 1 pag. 567, n.° 6. 1887 Nitzschia elegans, Lemy, pag. 20. 1889 Tristomum elongatum, Braun, 1, pag. 433. 1889 Tristomum elongatum, Braun, 2, pag. 621. 1889-93 Nitzschia elongata, Braun, 3, pag. 527, taf. 7, fig. 5, 6. 1890 Nitzschia elongata, Braun, 4, pag. 597. 1891 Nitzschia elongata, Sar-Remy, pag. 13, fig. 2 a, b. 1891 Niteschia elongata, MonmeeLui, 2, pag. 123, Nota VI, tav. 6, fig. 32. 1858 Nitzschia elegans, Linron, pag. 508. 1900 Nitzschia elegans, Pratr, pag. 648, fig. 4. 1903 Nitzschia elegans, Lissrow, pag. 16. 1904 Nitzschia elegans, MonmiceLuI, 5, pag. 117. Diagnosi. Forma adulta. Corpo: allungato, largo indietro, ristretto in avanti. Colorito: rossastro pallido o rosso roseo (dagli Autori). Pseudoventose anteriori: a mezzaluna ravvicinate fra loro, a margini spessi ed ondulati. 15 Ventosa posteriore: molto grande e robusta, a coppa profonda, sessile, con meri letto molto sviluppato: Uncini del 1.° paio grossi, forti, robusti, slanciati, acminati ; uncin- del 2° paio bacillari a manico rigonfio, clavati e terminati a gancio; uncini del 8.° paio allungati falciformi anche terminati a gancio. Testicoli: in numero di ventuno, di mediocre grandezza. Ovario: mediocre. Uova: tetraedriche con lungo filamento da un polo. Lunghezza: 12-15-23 mill. circa (media delle misure degli A.). Forma giovane. I giovanissimi individui non ancora sessuati hanno corpo rettangolare, le pseud o- ventose grandemente sviluppate rispetto al corpo, la ventosa posteriore meno robusta e forte ed a coppa più aperta scodelliforme svasata e gli uncini delle tre paia alquanto «diversi in grandezza e forma da ‘qietti dell’adulto: quelli del paio anteriore più piccoli, quelli delle due paia posteriori, invece, più lunghi ed a base ristretta allungata, a cornetto (Fig. 4, 18, 19). Lunghezza mm. 2 (dall’esemplare esaminato). Habitat — Acipenser sturio: Cavità branchiale ed opercolo (Auct.). Note Poichè il vow Bakr riconosce nel suo nuovo tristomide Niteschia elegans, malgrado le inesattezze della descrizione e del disegno, l’Hirudo sturionis descritto e figurato da AsiLnaaarD (« Die Abbildung zeigt, odgleich sie roh ist, dass Abil- gaard unser Thier vor Augen hatte », pag. 669) essendo così recisamente affermata l’identità delle due forme del von Baer e di ABILDGAARD, a me parrebbe che il tri- stoma dello storione debba portare, per nome specifico, quello originariamente impostogli dal suo primo illustratore: quindi la priorità della specie dovrebbe sto- ricamente risalire ancora più indietro del NrrzscH, che come ho ricordato nella introduzione, ha dato prima del von Baer il nome di 7ristoma elongatum alla specie chiamata poi dal von Bakr Nttzschia elegans. Volendo, conseguentemente, at- tenersi alla priorità assoluta del nome conferito alla specie bene identificata da chi pel primo la riconobbe in modo indiscusso, il tristomide dello storione do- vrebbe, a stretto rigore, distinguersi col nome specifico di Mitzschia sturionis ABILDGAARD, come di fatto pensano il Cuvier ed il BLancHARD che distinguono questo trematode col nome di Tristomum sturionis. Pertanto, io mi limito semplice- mente a constatare il fatto, ed a richiamarvi l’attenzione degli studiosi come una rivendicazione storica, ma non faccio ora, come si vede, nessuna analoga proposta di ripristinamento del nome specifico imposto dall’ AsiLpGAARD, non ritenendo, pratico, per il momento, per ragioni di opportunità, di mutare uno stato di cose universalmente da tempo accettato e consacrato da tutti gli Autori, e che po trebbe ingenerare confusione nella identificazione della specie oramai universal- mente e comunemente conosciuta sotto il nome di N. elongata. Questa specie oltrechè dell’Acpenser sturio è anche indicata dagli Autori come ospite dell'A. Gouldenstaedti (dal CrePLIN) ed A. acutirostris (da MeLLEVvILLE, Diesin& 16 2, pag. 436). Ritenendo che la forma tipica della specie sia propria quella che AsiLpeaarp, NrrzscHe Von Baer hanno descritta e figurata dell'A. sturzo, per analogia di quanto si constata per altri gèneri di Tristomidi — cioè, una differenza specifica di forme secondo i diversi ospiti sui quali vivono —non credo possa esclu- dersi del tutto il dubbio che le Nit:schia rinvenute su gli altri Acipenseridi sopra ricordati possano eventualmente riferirsi a specie diverse dalla N. elongata se non a delle varietà di questa specie (1). Nella proposta da me fatta di una nuova classificazione degli Heterecotylea (4), ripartendo in sottofamiglie la famiglia dei 7ystomidae, ho allogato il gen. Nète- schia in quella degli Anceyrocotylinae, che si distingue principalmente dalle altre: per la caratteristica ventosa posteriore subsessile e senza raggi muscolari con grossi uncini a paia nella metà posteriore emmsmeagao , per la presenza di vere ventose anteriori di varia forma o di pseudoventose ; per le aperture gemtali ven- trali ravvicinate ad orifizii fra loro distinti o fusi insieme (sbocco unico); per i testicoli in numero di uno, due (grandi), o più; per la vagina ora presente, di rado con sbocco indipendente, ora assente; per le uova pedunculate. Ma questo raggruppamento , alquanto arbitrario, di forme, alcune delle quali potrebbero es- sere tipo di distinta sottofamiglia, deve evidentemente considerarsi provvisorio, fatto solo per rendere più facile il riconoscimento dei generi della famiglia dei Tristomidae riunendoli in sottogruppi. Napoli, Gennaio 1908. (1) Veggasi a proposito della differenza specifica degli ectoparassiti, diversa secondo l'ospite dif- ferente che li alberga, quanto ho esposto in proposito nel mio studio su Zemmnocephala brevicor- nis e sulle Temmocefale in generale nel capitolo Delle condizioni biologiche delle Temnocefale a pag. 107 (Boll. Soc. Nat. Napoli, Vol. 12, 1898). Gia + Lo N Bibliografia 1794. ABiLpcaaro, P. C. — Beskrivelse af en nye igle; paa gsellerne af Stòren: Skrivt. na- 1828 1847 1847 1889 1889 1889 1890 1846. 1849. 1836. thur. Selsk. Kiobenhavn, Vol. 3, 1794, pag. 55, Taf. 6, fig. 1. . BramviLLe, H. pe — Dictionnaire des Sciences Naturelles, Tome 57, pag. 567. . Buancnarn, E. —41. Rechérches sur l’organisation des Vers: Ann. Sc. Nat. (8) Vol. 8, pag. 271. . Branc®arp, E. — 2. Voyage sur les còtes de la Sicilie: Vol. 8. . Braun, N.— 41. Notiz iiber Tristomum elongatum, N.: Z. Anz. 12. Jahr. pay. 433. . Braun, N.— 2. Die Lage der Excretionspori bei den ectoparasitische Trematoden: Z. Anz. 12. 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Per essere i vitellogeni poco sviluppati si mostra evidente l’apparato digerente nel suo insieme: si scorge pure il sistema nervoso, specialmente il cervello con i nervi che ne partono per raggiun- gere l’estremo anteriore del corpo ed innervare le pseudoventose. ©.— Parte anteriore del corpo dell’esemplare disegnato nella fig. 1 per mettere in mostra le pseudoventose. x 10. — Una pseudoventosa anteriore isolata: da altro esemplare in alcool. x< 10. — Una pseudoventosa, da un preparato in foto per schiacciamento. x 15. 10. — Sezione obliquo-trontale (da una serie) di pseudoventosa per mostrarne la minuta struttura; a complemento delle due figure intercalate nel testo (Fig. 1, 2). x 35. so 00 » 11-12. — Insieme degli organi genitali visto dal dorso (11) e dal ventre (12). Figure ricavate * nella linea generale dal preparato in toto rappresentato dalla Figura 3 e completate nei particolari da altri preparati în toto e da serie di sezioni [alcune delle quali sono riprodotte nelle incisioni del testo (7g. 3, 4, 5)] a conforto della descrizione ed a chiarimento di queste due figure. x 40 circa. 15. — Un uovo rinvenuto nell’ootipo. x 60 circa. 14. — Ventosa posteriore molto ingrandita, da un esemplare in alcool. x 15. 15. — Particolare della stessa che mostra come si comporta il merletto. >< 30. 16-17. — Uncini delle tre paia (di destra e sinistra) della ventosa posteriore di esemplari adulti (aspetti diversi). x 200 circa. 18-19. — Uncini delle tre paia (di destra e sinistra) della ventosa posteriore del iovanis- simo esemplare rappresentato nella Fig. 4 (aspetti diversi). X 135 circa. Sera: D. 9 È Fs » _ Pi * , Napoli, R. Stabilimento Tipografico Francesco Giannini & Figli — PA ict Da: Ù 4 Pi ®» Ò } And le DI muarto del Anseo Zooloqico (Rlniversità) Napoli (NGI VAONLI y lavi ava DO ASTN a è NE TOTO Sè da "i firegee A lofepifizza Some NB E Antonucci dis. EU RI CA MN | MU (SON SEO 200 0 Sa n dtd? DI E & à e ] \ Let) } REA Rao f “ f Mo 2° 3 E { % pi i VIS n > # l «1 î Le , DE aa i e" i Di pi i Ms, a +) E O UNE I gr : INETTAAO PRO AA SSA VET FISLE po pate Ve astenia LI pe dY, toa ni ata MIRRE RPM N DMI 514 | . Pr I Nei E Da IELACUOTRO i Oi Bad A jr o: Sr | ORA ARA RN a SIR LAI SAU È - TS De 3) d'OU e? È A LÌ ji o b d Ci Pao e