« |A IE D) 41 3 Ae Bia TÀ #77 ANNUARIO DEL R. ISTITUTO BOTANICO DI ROMA RED-ATZIO DAL Pror. ROMUALDO PIROTTA Anno IX — 1900-902 con VII Tavole litografiche LIBRARY NEW YORK BOTANICAL GARDEN ROMA TIPOGRAFIA ENRICO VOGHERA BoTANIQUE È Bava nt Pazza WEI ve WU LE ti te pEL 51 BIB di DIVEVE tir DUPLICATA | = DE rim ca DE bll DU CONSEEYÌ* a 7022 Tre TIRO i n VENDU D INDICE Bi. ono. Osservazioni sulle Calycanthacede. n 0 è 0 i e Pag: Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’ Africa orientale : XIX. - Th, LoEsENER. Celastraceae in Harar et in Somalia a Dr. D. Riva leetae » XX. - G. LopRrIORE. Amarantacede a DD. D. Riva et L. ROBECCHI-BRICCHETTI CR SCDOMIAE RIPRIPMA A e E o oa N. TeRrRACcIANO. Addenda ad Synopsidem florae Montis Pollini . ......... >» Ricerche di Morfologia e Fisiologia eseguite nel R. Istituto Botanico di Itoma: I. - B. Longo. Contribuzione alla cromatolisi (picnosi) nei nuclei vegetali. . » II. - R. PrroTTA e B. Lonco. Osservazioni e ricerche sulle Cynomoriaceae Eich. con considerazioni sul percorso del tubo pollinico nelle Angiosperme CIVFOTIONTE NOIRE LI A IS NT MAT ER Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’Africa orientale : XXI. - A. Piccone. Alghe « galleggianti » vaccolte dal Dr. V. RAGAZZI nel Mar Rosso, tra Raheita ed Assab . . . . DAS SR XXII. - A. Piccone. Alghe raccolte dall’ Ing. tino Sosnone Birginmoi nel MaTPROSSOTCISUARCASTAR IE UANSONA TARARE RO O PRMONGORCONZADUZIONE TA ANONARCALA DV SERRE IA CO G. B. De Toni. Della Vita e delle Opere di Antonio Piccone. . ....... >» Reliquie Cesatiane : II. - T. FERRARIS. Primo elenco dì Punghi del Piemonte. . . ....... >» Ricerche di Morfologia e Fisiologia eseguite nel R. Istituto Botanico di Roma: III. - T. FERRARIS. Ricerche embriologiche sulle Ividacee. . ....... d Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’ Africa orientale : XXIII. - A. ENGLER. Araceae, Liliaceae, Moraceae, Hydnoraceae ete. in Harar, territorio Galla et in Somalia a DD. RopeccHI-BrIccHETTI et D. Riva CECHI AE MET LMR LIO B. Lonco. Contribuzione alla conoscenza della vegetazione del bacino del fiume Lao » 243 257 LIBRARY NEW YORK BOTANICAL GARDEN Osservazioni sulle Calycanthaceae pel dott. B. LONGO. (Tavole I e II) Quantunque si abbia una bibliografia relativamente estesa intorno alla anatomia ed alla morfologia delle Cal/ycanthaceae — fatto che si spiega facilmente pensando che tanto gli anatomici quanto i sistematici furono attratti a studiare questa famiglia, gli uni specialmente per l'anomalia di struttura che presenta il fusto di tali piante, gli altri specialmente per cercare di stabilire le affinità di questa famiglia critica —; pure, per quel ch'è a mia conoscenza, finora non è stato pubblicato nessun lavoro al riguardo della morfogenia del polline e del sacco embrionale di queste piante, all’ec- cezione di qualche accenno che possa trovarsi più che altro nei lavori d’ indole generale. Ed appunto nell'intento di colmare questa lacuna io ho fatto delle ricerche in proposito, i cui risultati principali verrò esponendo, anche nella lusinga che queste mie osservazioni possano apportare qualche tenue contributo alla biologia cellulare, non che alla soluzione del problema delle affinità di questa famiglia critica. La maggior parte del materiale di studio è stata da me stesso raccolta nei R. Orti Botanici Romani di Panisperna e della Lungara. Ho potuto però avere anche del materiale proveniente dai R. Orti Botanici di Torino, di Pavia e di Firenze, ai cui Direttori quindi io sento il dovere di esternare i miei ringraziamenti. Mi è grato poi anche di poter qui rendere pubblici ringraziamenti al chiarissimo prof. R. Pirotta, non che all’ egregio dott. L. Buscalioni, per l'interessamento dimo- strato in queste mie ricerche. * * * Il materiale venne in generale fissato in alcool assoluto. Però, più specialmente per lo studio dei nuclei, venne anche fissato fra l’altro in acido cromico-osmico-acetico (Flemming) ed in sublimato ed acido picrico (Rabl) con e senza acido acetico. Quasi tutte le sezioni furono eseguite col microtomo e su pezzi impregnati con paraffina. Ann. Ist. Bor. — Vor. IX. 1 sato, — Veramente io non trovo giustificate le obiezioni mosse contro l’impiego della paraffina e del microtomo. Anzi mi pare che sia fuori di dubbio che certe sezioni sottili ed in serie per gli studî di sviluppo non si possono mai fare abbastanza bene a mano per quanto si possa essere pratici nel sezionare. Per colorazioni monocromatiche io ho fatto uso di preferenza dell’ematossilina (ema- tossilina alluminica — Delafield —, ed anche ematossilina ferrica — Heidenhain —), come quella che mi dava i migliori risultati; anzi talora, mentre su materiale fissato col sublimato e con l'acido picrico altre colorazioni (es. safranina) non andavano, l'ema- tossilina di Delafield andava invece benissimo. Per doppie colorazioni mi sono servito di preferenza della miscela dello Zim- mermann (verde di jodio e fuesina) (') come quella che in brevissimo tempo mi dava delle colorazioni affatto differenziali. Per triplici colorazioni ho fatto uso della classica colorazione del Flemming (sa- franina — violetto di genziana — orange g.) e della safranina — verde di jodio — orange g. Ossia per far spiccare vie più la colorazione del nucleolo da quella della cromatina io spesso sostituivo alla soluzione acquosa satura di violetto di genziana (Flemming) una soluzione acquosa all'1 ®/, di verde di jodio ; e di più, adoperando questa seconda triplice colorazione, montavo i preparati in balsamo al xilolo. Ed a proposito di doppie (e triplici) colorazioni mi affretto a far notare che si deve essere abbastanza guardinghi circa la eritrofilia e la cianofilia, perchè talora non riuscendo bene le colorazioni (specialmente per causa del liquido fissatore; e da non escludersi anche per causa dell'operatore) si può cadere in gravi errori d'interpretazione. Nei fiori aciclici delle Calycanthaceae (gen. Calycanthus e Chimonanthus) lo sviluppo delle foglie fiorali si fa centripetamente ed in ordine spirale. Da prima, come possiamo osservare in una sezione longitudinale assile praticata sopra un giovanissimo germoglio fiorale (tav. I, fig. 1), troviamo che l'apice vegeta- tivo è piatto o quasi (tav. I, fig. 1, 4p.) e che lateralmente è circondato da qualche mammellone più o meno accentuato rappresentante le prime foglie perianziali (tav. I, fig. 1, p). Nel Chimonanthus all'esterno delle foglie perianziali, e passanti gradatamente in queste, si trovano delle foglie squamiformi (tav. I, fig. 1-3 e 5, €). In uno stadio un po' più inoltrato all’ interno dei mammelloni primitivi, i quali frattanto si sono più sviluppati, si originano altri mammelloni (tav. I. fig. 2. p'), i quali si differenzieranno alla loro volta in altre foglie perianziali (?). Si è appunto in questo stadio che l'apice vegetativo, invece di continuare a mantenersi piatto o quasi, comincia a diventare concavo (tav. I, fig. 2, ap). E tale (1) Zimmermann A., Die Morphologie und Physiologie des pflanzlichen Zellkernes. Jena, 1896, p. 6. (2) Come si sa nei fiori delle Calycanthaceae non si può fare una distinzione in calice e corolla, giacchè le foglie perianziali esterne passano gradatamente in quelle più interne petaloidi. PERTINI concavità non si arresta, ma si va sempre di più esagerando man mano che sì svi- luppano le altre foglie fiorali. In uno stadio ancora più inoltrato in fatti cominciano a comparire i mammelloni che si differenzieranno in stami (tav. I, fig. 3, s?), nello stesso tempo che la coppa ricettacolare si va sempre più accentuando. Poi immediatamente appresso agli stami, e precisamente alle fauci della coppa ricettacolare, si sviluppano quei mammelloni che si differenzieranno in staminodi (tav. I, fig. 4, sz); ed in ultimo all’interno della coppa ricettacolare quegli altri mammelloni che si differenzieranno in foglie carpellari (tav. I, fig. 4-5, ca). Così in questo ultimo stadio si è già affatto differenziata la coppa ricettacolare, la quale sembra ad un'osservazione superficiale come se si sia andata mano mano scavando nel ricettacolo fiorale. Invece la sua origine è dovuta semplicemente ad un accrescimento intercalare come lo dimostrano le figure (tav. I, fig. 1-5), nelle quali si vede che mentre l’apice vegetativo del germoglio fiorifero sì arresta nello sviluppo, le parti immediatamente sottostanti allo stesso invece continuano ad accrescersi sol- levandosi a mo' di anello lateralmente all'apice vegetativo in modo da produrre la coppa caratteristica. Adunque le foglie fiorali si sviluppano successivamente ed isolatamente dall'esterno all’interno sul ricettacolo fiorale mano mano che esso si va conformando a coppa; e non solo le foglie perianziali e gli stami (stami fertili e staminodi) -— nati sul bordo del ricettacolo —, ma anche le foglie carpellari — che sono nate sui lati o sul fondo del ricettacolo stesso — non contraggono mai aderenza di sorta nè col ricetta- colo nè tra di loro. Quindi parmi non conforme al vero il modo di vedere del Van Tieghem (!) secondo il quale la coppa ricettacolare di queste piante trarrebbe origine pel conere- scimento delle foglie perianziali con le foglie staminali. In altre parole pel Van Tie- ghem la coppa fiorale delle Calycanthaceae sarebbe di origine appendicolare. Invece lo ritengo che sia di origine assile proprio come quella delle Rose, tanto più che la struttura anatomica per giunta non differirebbe anche gran che da quella della coppa ricettatacolare delle Rose stesse (?). Se ora noi paragoniamo la figura 1 con la figura 5 (tav. I) notiamo ancora che nella figura 1 i fasci vascolari (per maggiore semplicità non ho tracciato che sola- mente quelli provenienti direttamente dal peduncolo) terminano senz’ altro ad una certa distanza dall'apice vegetativo (/); invece nella figura 5 questi stessi fasci per- corrono da prima la coppa ricettacolare dal lato esterno fino all'alto, poi si ripiegano in basso per andare ad innervare i carpelli percorrendo la coppa ricettacolare dal lato interno e diventando in tal modo invertiti — ossia con la porzione vascolare all’esterno (f#) —. Se ora noi osserviamo anche le figure 3 e 4 vediamo che, man mano che si sviluppa la coppa ricettacolare e che su di essa si vanno formando le foglie staminali e specialmente quelle carpellari, i fasci provenienti direttamente dal (1) Van Tieghem Ph., 7raité de Botanique, Il éd. (1891) p. 1588. — Hléments de Botanique, II éd. (1898), vol. II, p. 427. (2) Baccarini P., Osservazioni anatomiche sopra alcuni ricettacoli fiorali. Annuario del R. Istit. Bot. di Roma, anno I (1884) p. 66. i E peduncolo (/) vanno ad innervarli, e per far ciò discendono lungo la periferia interna della coppa ricettacolare in modo da originarsi in tal guisa i fasci invertiti (!). I mammelloni staminali da prima crescono conservando presso a poco la forma originaria, quindi s'ingrossano maggiormente all'apice in modo da distinguersi in una parte inferiore sottile che è il filamento, ed in una parte superiore ingrossata che è l’antera. Poi l antera, mediante dei solchi che si manifestano alla superficie, accenna alla differenziazione dei futuri sacchi pollinici. I mammelloni carpellari alla loro volta crescendo si ripiegano a doccia fino a che, per un accrescimento maggiore dal lato esterno, i margini si toccano e si sal- dano determinando nel mezzo un canale che si allarga alla base in una cavità — la cavità ovarica —. Frattanto la parte superiore del carpello si va allungando ed assot- tigliando in stilo e stigma. Così le parti essenziali del fiore avendo acquistata la loro forma definitiva non ci resta che a seguire le modificazioni molto più interessanti che saranno per avve- nire nella struttura degli stami e dei carpelli — modificazioni, che saranno per ap- portare da un lato alla formazione del polline, dall'altro alla formazione dell'ovulo e quindi del sacco embrionale. Nelle linee generali lo sviluppo dei sacchi pollinici delle Ce/ycanthaceae non differisce da quello delle altre Angiosperme. Da prima, appena formatesi nella giovane antera le quattro prominenze corri- spondenti ai futuri sacchi pollinici, il parenchima dell'antera è omogeneo. Però ben presto le cellule sottoepidermiche, dopo di essersi allungate radialmente, si dividono mediante una sezione tangenziale in due strati, di cui quello inferiore. costituito dalle cellule madri primordiali del polline, darà per ripetute divisioni in tutte e tre le direzioni un cordone massiccio di cellule madri definitive del polline. Lo strato supe- riore alla sua volta si divide e suddivide in modo da produrre tre, quattro e più strati di cellule, di cui quello immediatamente sottoposto alla epidermide si differenzierà nello strato fibroso; quello più interno, cioè immediatamente in contatto con le cellule madri definitive del polline, si differenzierà in cellule del tappeto o strato nutritizio. L'altro, o gli altri strati costituiscono gli strati ir/ermedi, i quali sono condannati ad essere schiacciati e riassorbiti, come avverrà anche dello strato costituente il tap- peto, a misura che si svilupperanno i granelli di polline. A costituire il tappeto — cioè quello strato di cellule che tappezza, per così dire, il sacco pollinico formando una serie ininterrotta di cellule attorno alle cellule madri definitive del polline — contribuiscono anche gli strati profondi del parenchima del- l'antera e precisamente quelli che stanno ad immediato contatto con le cellule madri definitive del polline. (1) Noto che mentre i fasci provenienti dal peduncolo posseggono un fleoterma ben differen- ziato in guaina amilifera, i fasci invertiti invece ne sono privi: fatto dovuto probabilmente all’im- mediato impiego delle sostanze nutritizie per parte degli ovuli e degli stami. — d — Io trovo giusta l' obbiezione mossa che il /appeto debba sparire come concetto morfologico, ossia come costituito da cellule omologhe fra di loro, per considerarsi in- vece come un mero strato fisiologico attorno alle cellule madri polliniche. In fatti esso non ha origine, come invece da prima si credeva, soltanto dallo strato cellulare più interno della parete dell'antera; anzi per giunta pare che siano stati trovati dei casi in cui tale strato non contribuisca proprio affatto alla formazione del tappeto. In ogni caso si ha sempre il fatto che, differenziandosi le cellule madri definitive del polline, le cellule circostanti ad esse — qualunque sia la loro origine — si differenziano senz'altro nello strato nutritizio caratteristico — il tappeto. L' epidermide, che si conserva anche nell’antera matura, presenta qnalche raro pelo nel Chimonanthus (Chimonanthus fragrans Lindl.) mentre ne presenta molti nel Calycanthus (Calycanthus occidentalis Hook. et Amm.). Lo strato fibroso è costituito da cellule allungate nel senso radiale e presentanti le caratteristiche liste d'ispessimento molto abbondantemente sulle pareti radiali ('). Gli strati intermedi, oltre che le cellule dello strato fibroso e non escluso anche le cellule del tappeto, contengono dell'amido. Essi sono costituiti da cellule allun- gate nel senso tangenziale. Il tappeto da prima risulta costituito da cellule cubiche o quasi aventi un nucleo solo; poi, quando il tappeto si è completamente differenziato, risulta costituito invece da cellule allungate nel senso radiale e fornite di due, od anche di più, nuclei molto ricchi in cromatina e con uno o più nucleoli. Il processo della moltiplicazione di questi nuclei è il seguente. Da prima, appena costituite le cellule madri definitive del polline, il nucleo di ciascuna cellula del tappeto si cariocnetizza (tav. I, fig. 6), senza che però la cariocinesi apporti divisione cellulare. In queste cariocinesi mi colpiva il numero relativamente grande di cromosomi. Così in ogni cellula del tappeto si vengono a costituire due nuclei, i quali con- tengono molti e relativamente grossi granuli di cromatina (tav. I, fig. 7). Poi, quando le cellule madri definitive del polline si mettono alla loro volta in movimento, talune cellule del tappeto presentano i loro due nuclei in frammentazione oppure qualcun'altra li presenta di nuovo in cariocinesi. Però in questo stadio (e spe- cialmente quando tali divisioni cariocinetiche si fanno molto in ritardo, in modo da effettuarsi quando stanno per costituirsi le tetradi polliniche) la maggior parte di queste cariocinesi sono anomali. Io trovai cioè oltre che delle mitosi bipolari (tav. I, fig. 8-9) anche delle tripolari (tav. I, fig. 10). Quando i due nuclei erano in cariocinesi bipolare, ora i fusi erano liberi e disposti tra di loro parallelamente od obliquamente, ora invece erano in contatto per un polo e disposti l'uno di seguito all’altro, oppure convergenti ad angolo. Quando poi i due nuclei erano in cariocinesi tripolare io li ho trovati quasi sempre attaccati tra di loro per un polo; così pure quando un nucleo era in cariocinesi bipolare e l'altro in cariocinesi tripolare (2). (1) Leclere du Sablon, Recherches sur la structure et la déhiscence des anthères. Ann. Sc.. Nat. (Bot.) sér. VII, t. I (1885) p. 110. (*) Queste mie osservazioni sui nuclei delle cellule del tappeto furono fatte in un numero grandissimo di sezioni. = a Noto che queste mie osservazioni sul comportamento dei nuelei delle cellule del tappeto durante la loro evoluzione vengono a confermare il principio che cow la senilità delle cellule va affievolendosi nei nuclei il potere di moltiplicarsi per cario- cinesi (almeno normale). Noto anche che fino a poco tempo fa si credeta senz’ altro che i nuelei delle cellule del tappeto si moltiplicassero esclusivamente per frammentazione ('). Il Rosen (*) però trovava la cariocinesi nelle cellule del tappeto degli sporangi delle Felci, e poi ultimamente il Mottier (3) la trovava anche nelle cellule del tappeto dei sacchi pol- linici del Podophyllum (4). Quando si sono costituite le cellule madri definitive del polline, sulle prime esse contengono un nucleo avente un unico nucleolo ed un sottile reticolo di linina con piccoli granuli di cromatina. Poi, a causa di un abbondante nutrizione degli elementi, mentre i nuclei vanno ingrandendosi, il reticolo di linina si rende più manifesto, ì granuli di cromatina ingrossano, nello stesso tempo che anche il nucleolo aumenta di volume presentandosi o completamente omogeneo, oppure più di frequente più 0 meno vacuolato (5) (tav. I, fig. 11). In questo stadio il citoplasma è diventato un po' fibrillare e presenta un addensamento maggiore intorno al nucleo (5). È da notare che durante questo accrescimento del nucleo v' ha uno stadio in cui l'impalcatura di linina è molto sensibile ai reattivi, cosicchè in diversi preparati sì trova come strettamente raggomitolata ed appressata al nucleolo. Taluni autori ritengono senz'altro come normale una simile struttura osservata in altri nuclei. Io invece posso qui assicurare che è puramente un prodotto artificiale dovuto all’azione dei reattivi, come mi sono accertato mediante osservazioni sul fresco e facendo agire i liquidi fissatori nell’ istesso campo del microscopio. (1) Goebel K. in Schenk's, Zandbuch der Botanik. Breslau 1884, Bd. III. Halft I, p. 397. (2) Rosen F., Beitràge sur Kenntniss der Phanzenzelle. III. Kerne und Kernkòrperchen in meristematischen und sporogenen Geweben. Cohn's Beitrige zur Biologie der Pflanzen. Bd. VII. Heft. II. 1895, p 298. (3) Mottier D., Beitrdge sur Kenntniss der Kerntheilung in den Pollenmuttersellen einiger Dikotylen und Monokotylen. Pringsheim®s Jahrb. fir wiss. Bot. Bd. XXX. 1897, p. 190. (4) Posso pure aggiungere che ho osservato in cariocinesi anche ì nuclei delle cellule del tap- peto della Vitis vinifera L. (5) Io ho osservata l’istessa struttura vacuolare del nucleolo anche sul fresco. (6) Io ho talora osservato in qualche mio preparato all’ ematossilina ferrica (Heidenhain) che nel citoplasma delle cellule madri definitive del polline, prima che i loro nuclei si fossero messi in cariocinesi, si trovavano dei piccoli corpi variabili di grandezza e talora anche di forma (con predominio però della forma sferica o sferoidale) e presentanti qualche volta anche dei vacuoli. Tali corpi mi sembrano affatto analoghi a quelli designati dei fratelli Bouin (Bouin M. et P., Sur la présence de filaments particuliers dans le protoplasme de la cellule-mère du sac embrion- naire des Liliacées. Bibliographie anatomique, 1898; — Sur la presence de formations ergasto- plasmiques dans l'oocyte d'Asterina gibbosa (Forb.). Bibliographie anatomique, fase. 2, 1898) per corpi paranucleari. Secondo tali autori, questi corpi avrebbero origine da filamenti particolari del citoplasma che essi chiamano ergastoplasma. Io però non posso pronunciarmi con certezza (s' intende per le Calycanthaceae) al riguardo della loro natura, origine e funzione, non avendo approfondite delle ricerche in proposito. e Poi, in uno stadio più inoltrato, mentre il nucleo aumenta ancora di volume ed i granuli di cromatina diventano sempre più grossi in modo da andarsi gradatamente costituendo in veri cromosomi, il nucleolo si va spezzettando (tav. I, fig. 12), fino a che, avvenuta la dissoluzione della membrana nucleare, i frammenti del nucleolo sciamano, dirò così, nel citoplasma circostante, mentre si costituisce il fuso ed i cro- mosomi si orientano in piastra equatoriale (') (tav. I, fig. 13). In seguito, mentre si vanno ricostituendo i due nuclei figli, all'equatore del fuso si forma una placca granulare, che tosto però scomparisce. Indi in ciascuno dei due nuovi nuclei si forma la membrana e compariscono diversi nucleoli che poi si fonderanno ordinariamente in uno. Nel citoplasma sono sempre presenti i frammenti del nucleolo (Tav. I, fig. 14). Poi i due nuovi nuclei cariocinetizzano alla loro volta (Tav. I, fig. 15) disponen- dosi in tetradi (Tav. I, fig. 16) nello stesso tempo che all'equatore di ciascun fuso comparisce la placca granulare che questa volta invece non tarda a trasformarsi in membrana. La differenziazione della membrana non è simultanea, ma si fa dall’ esterno allo interno (Tav. II, fig. 17). E così si sono differenziati i quattro granelli di polline (Tav. II, fig. 18), i quali finalmente, in seguito a dissoluzione della membrana delle cellule madri, sono resi liberi nella cavità del sacco pollinico. Come si vede dalle fig. 11-18 i frammenti del nucleolo non sì trovano nel cito- plasma delle cellule madri definitive del polline fino a tanto che i loro nuclei non sono in cariocinesi; poi, a cominciare da quando si verifica la dissoluzione della mem- brana nucleare, essi compariscono nel citoplasma e continuano a restarvi in quantità più o meno grande durante tutte e due le divisioni cariocinetiche successive, e final- mente scompariscono quando la parete delle tetradi si è differenziata. Ma v'ha di più. Io ho osservato non rare volte che essi si trovavano orientati nei piani equatoriali dei filamenti fusali congiungenti i quattro nuclei e precisamente in corrispondenza delle linee ove si dovevano formare le future pareti delle tetradi; anzi per giunta talora io ho osservato che, man mano che si andavano differenziando le pareti delle tetradi e che quindi si restringevano i fusi acromatici, anche gli ultimi loro resti seguivano, per così dire, il restringimento dei fusi stessi. Ciò al certo (naturalmente se questa distribuzione ricordata non sia puramente casuale) verrebbe in sostegno della ipotesi che i nucleoli avrebbero dei manifesti e stretti rapporti con la formazione della parete cellulare. Mi affretto però a dire che con ciò io non ho menomamente preteso di aver cercato di risolvere la questione così discussa e controversa della funzione dei nu- cleoli, al riguardo della quale occorrono delle osservazioni veramente decisive per poter dire l’ultima parola. Io ho voluto solamente qui ricordare dei fatti osservati e che mi sembravano degni di essere rilevati per la ragione che rispecchiavano le osser- vazioni di altri istologi. a (1) Io mi sono indugiato di molto a fare accurate ricerche in proposito nel dubbio che, come sì era preteso, vi fosse uno stretto ed immediato rapporto tra nucleoli e cromosomi. Invece, come ho esposto di sopra, i risultati sono stati completamente negativi. DER. Anche al riguardo di tali frammenti nucleolari io naturalmente non posso dire nulla con certezza se e quanti di essi entrino a ricostituire i nucleoli da prima dei due e poi dei quattro nuovi nuclei. Risultati negativi mi hanno dato tutte le accurate ricerche che io ho fatte delle sfere direttrici sia nei nuclei in riposo che in quellitin cariocinesi. Ricordo, solamente pel fatto che potrebbe indurre in errori d'interpretazione, che qualche rara volta io ho osservato ad uno dei poli dei fusi al posto del centrosoma uno dei frammenti nu- cleolari — però ciò è da ritenersi puramente come un fatto casuale. Ciascun granello pollinico, la cui parete frattanto si va differenziando in esina ed endina, si divide in due cellule: una grande, vegetalzva, ed una piccola, gene- rativa (Tav. Il, fig. 19-20). La cellula vegetativa contiene un nucleo grosso, rotondo e fornito di un grosso nucleolo. La cellula generativa (9) invece contiene un nucleo piccolo (ma molto grande relativamente al citoplasma che è ridotto ad un piccolo alone), ellittico, molto ricco in cromatina e fornito sovente di un piccolo nucleolo. Il polline ha colore gialliccio e contiene granuli d' amido. I granelli del polline maturo ('), quando non sono rigonfiati"(*), presentano nell’e- sina due fessure longitudinali opposte (Tav. II, fig. 22-24 Ye). Facendoli rigonfiare con l’acqua nel posto delle fessure si producono due estroflessioni dell’endina in forma di due bande semilunari (Tav. II, fig. 25-26). L'esina è alla superfice finamente granulare. L'endina è sottile per tutta quella parte ch'è rivestita dall’ esina, ma nelle due parti libere semilunari (estroflesse cioè in seguito all'acqua assorbita) è molto ispes- sita. Su queste bande semilunari si trovano anche dei residui d'esina. Il granello pollinico secco ha una forma che si può ben paragonare a quella di un guanciale rettangolare, in cui le due fessure si trovano lungo le due costole più lunghe. Osservando i granelli pollinici, non rigonfiati, da una delle due facce piatte (il che è il caso normale perchè i granelli pollinici si adagiano da quelle facce sul vetro portaoggetti) sembrerebbe come se le due fessure fossero situate parallelamente fra loro ed appunto su quelle facce. Veramente ad un'osservazione superficiale ed eseguita con un ingrandimento non abbastanza forte si ha questa illusione. Però con un ingrandimento adatto, e mettendo a foco l'obbiettivo proprio sulla superfice del granello di polline (Tav. II, fig. 21), si vede chiaramente che tutta la superfice del- l’esina non presenta da quella parte aleuna interruzione: mentre si è poi soltanto quando si abbassa il tubo del microscopio che si ha la falsa immagine come se esi- stessero nelle facce piatte del granello pollinico le fessure in parola. Che poi ciascun granello pollinico abbia le due fessure precisamente, come ho detto, situate lungo le sue due opposte costole più lunghe anzichè nelle due facce (1) Per lo studio si presta molto meglio il polline del Calycanthus (Calycanthus occidentalis Hook et Arn.) perchè quello del Chimonanthus (Chimonanthus fragrans Lindl.) presenta spesso molti granuli sformati. (2) Come mezzo di osservazione e di conservazione pel polline allo stato secco mi son servito con molto buon risultato dell'olio di oliva. === piatte si può facilmente convincersene facendo rotolare i granelli di polline nel campo del microscopio. Il Baillon (') mette in rilievo la descrizione che dà il Mohl dei granelli polli- nici del 0a/ycanthus, in cui il Mohl tra l’altro parlerebbe di 4re solchi che pre- senterebbero i granelli di polline in parola (2). — A me parrebbe che ciò si do- vrebbe piuttosto attribuire ad una pura svista (3), giacchè quantunque il Mohl parli di tre solchi « trois sillons » che si troverebbero nei granelli di polline del Ca/y- canthus laevigatus e del ©. floridus, prima però dà due pieghe longitudinali « deux plis longitudineaux » appunto pei granelli pollinici degli stessi ©. laevigatus e Cl. fioridus (4). Il Baillon (?) ed il Fischer (6) danno due fessure pei granelli di polline delle Calycanthaceae, mentre invece il Prantl non ne dà che una sola « eine Liingsspalte » (7). Veramente sulle prime mi era sembrato che tale sbaglio fosse dovuto semplice- mente ad un errore di stampa, oppure ad una mera svista del Prantl stesso; però così pare che non sia, perchè egli altrove (5) dà anche una stessa struttura pel pol- line delle Aronaceae, delle Magnoliaceae e delle Calycanthaceae, facendone persino uno dei caratteri di affinità tra queste tre famiglie! Dopo che si è costituita la cavità ovarica, a destra ed a sinistra della fessura carpellare, lasciata pel ravvicinamento dei margini della foglia carpellare stessa, si formano due mammelloni collaterali, corrispondenti ai due futuri ovuli. Questi mammelloni ovulari hanno origine per divisioni ripetute delle cellule sottoepidermiche della placenta (placenta marginale nel caso delle Calycanthaceae e limitata esclusivamente verso il fondo della cavità ovarica). Queste cellule formano così un ammasso che l’ epidermide ricopre, andando di pari passo l’ epidermide aumen- tandosi in superficie per divisione radiale delle sue cellule. In questo stadio ciascun mammellone ovulare è omogeneo, ossia risulta costi- tuito da cellule tra le quali non si può riconoscere ancora alcuna differenza. Però, appena sviluppatosi il caratteristico cercine che, crescendo, si differenzierà nel tegumento interno o secondina, un gruppo di cellule assili sottoepidermiche della nucella aumenta molto di volume, in modo da venirsi a distinguere dalle altre cel- (1) Baillon H., Histoire des Plantes. T. I, 1867-1869, p. 291, nota 1. (2) Mohl H., Sur la structure et les formes des grains de Pollen. Ann. des Sc. Nat. (Bot.) Sér. II, T. III, 1835, p. 332. (3) Non ho potuto consultare il lavoro originale tedesco per accertarmi se mai l'errore non sia che nella traduzione francese. (4) Mohl H., op. cit. p. 222. (9) Baillon H., loc. cit. (6) Fischer H., Beitrdge zur vergleichenden Morphologie der Pollenkòrner. 1890, p. 38. (?) Prantl K., Calycanthaceae in Engler A. und Prantl K., Die natùrlichen pfianzenfamilien T. III, Abt. II, 1891, p. 92. (8) Prantl K., Magnoliaceae in op. cit. p. 15. Ann. Ist. Bor. — Vot. IX. 2 = lule circostanti pel loro citoplasma ch' è più abbondante e pel loro nucleo ch'è più grosso e fornito anche di un grosso nucleolo. Esse cellule sono variabili di numero; di più sono allungate longitudinalmente e disposte collateralmente le une alle altre. Ordinariamente formano un gruppo mas- siccio (tav. II, fig. 28); però si possono qualche volta trovare disposte anche in una serie sola. Variano anche alquanto tra di loro nella grossezza e nella lunghezza. Ta- lora tra le cellule circostanti ad esse se ne trovano delle altre che sono, dirò così, come delle forme di passaggio tra le une e le altre. Ciascuna di queste cellule sottoepidermiche tosto si divide in due mediante un setto tangenziale e su per giù quasi contemporaneamente. Di esse quelle superiori (cellule apicali) sono le cellule iniziali della calotta; mentre le inferiori (cellule subapicali) sono le cellule madri (primordiali) del sacco embrionale (tav. II, fig. 27). A costituire la calotta — una calotta abbastanza larga e spessa — contribuisce anche l'epidermide, di che mi son bene accertato pel trovare le sue cellule talora in divisione tangenziale (tav. II, fig. 27 ep.). Il numero delle cellule figlie, originatesi per divisione tangenziale delle diverse cellule madri del sacco embrionale, è variabile (tav. 1I, fig. 29). Il sacco embrionale può aver origine da ciascuna di queste cellule figlie. — Si possono talora avere anche delle cellule aztieline. — Talora possono cominciare a differenziarsi simultaneamente diversi sacchi embrionali, però, mentre gli altri si arrestano durante lo sviluppo, è sempre uno solo che, schiacciando le cellule circo- stanti, arriva a ben differenziarsi ed a divenir fertile (!). Abbiamo veduto che i due giovani ovuli sono collaterali. Essi da prima sono simili e si sviluppano anche normalmente per un certo tempo; però non tarda a ma- nifestarsi tra loro una certa differenza che va accentuandosi col tempo. Infatti essi cominciano anche simultaneamente ad incurvarsi man mano che comincia a svilup- parsi la secondina, e tale curvatura si accentua di più collo svilupparsi della pri- mina 0 tegumento esterno. Però durante questa curvatura l’' uno degli ovuli resta più alto dell’ altro, il quale arriva a toccare con la sua estremità micropilare il fondo della cavità ovarica (tav. II, fig. 30). Ulteriormente la sovrapposizione dei due ovuli si accentua di più, e solamente l’ ovulo inferiore finisce col differenziarsi completa- mente, mentre 1’ ovulo superiore, schiacciato dalla regione calaziale, che si sviluppa molto, dell’ ovulo inferiore, finisce con l' atrofizzarsi più o meno completamente (*). (1) Il Jinsson (Jinsson B. Om embryosickens utweckling hos Angiospermerna. Acta Univ. Lundensis. Tom. XVI. 1879-80, con 8 tav.) aveva già trovato più cellule madri del sacco embrio- nale nel Calycanthus floridus. Noto che questo importante lavoro, nel quale il Jinsson passa in rivista molte famiglie delle Dicotiledoni e delle Monocotiledoni, è passato inosservato a quasi tutti gli autori posteriori che si sono occupati dello sviluppo del sacco embrionale. Il Goebel solamente, per quel ch io sappia, lo ricorda nel suo lavoro sopra citato. (2) Questo fatto era stato notato anche dal Baillon (Baillon H., Observations sur les Moni- miacées. Adansonia, Tom. IX, p. 129; — ZMistoire des plantes, tom. I, p. 291, nota 2) e dal Li- gnier (Lignier O., La Graine et le Fruit des Calycanthées. Bull. de la Soc. Linn. de Normandie. 4 sér., 5 vol., 1891, p. 27-28), Sa L' atrofia dell’ ovulo superiore può effettuarsi molto presto, oppure abbastanza tardi. Spesso in esso si osserva che le diverse cellule madri del sacco embrionale sì dividono come nell’ ovulo inferiore; anzi talora si trova persino quasi completamente differenziato in sacco embrionale una delle cellule figlie delle diverse serie. In ogni caso però io ho trovato tale ovulo già abortito al momento dell’ antesi. L' Hofmeister (') asserisce di aver osservato nella nucella della osa canina, R. rubiginosa, R. lutea sempre diversi (3-6) sacchi embrionali. Lo Strasburger (2) conferma l’esistenza di più cellule madri del sacco embrio- nale nella Rosa livida. Il Fischer (*) ha studiato parecchie Rosaceae (Geum, Rubus, Sanguisorba, Ci- donia, Agrimonia) ed in tutte ha trovato gli stessi fenomeni osservati dallo Stras- burger nella Rosa livida. Anche il Guignard (‘) conferma di aver osservato gli stessi fenomeni in tutte le Rosaceae da lui studiate; e come esempio egli si limita ad illustrarne un caso (Eriobotrya japonica). Come risulta quindi, la pluralità delle cellule madri collaterali del sacco em- brionale si riscontra costantemente non solo nelle Rosee ma anche in altri generi studiati di Rosacede. Sono anche conosciuti altri casi tra le Fanerogame angiosperme in cui si pos- sono avere più cellule madri collaterali del sacco embrionale o, per lo meno, si può avere una tendenza a tale fenomeno. — Io ricorderò parecchi casi tra quelli men- zionati dagli autori. Il Tulasne (°) asserisce di aver trovato nel Cheiranthus Cheiri ordinariamente parecchi (5-6 ineguali molto tra loro, raramente 1 grande) sacchi embrionali, di cui però uno solo è fertile. — Ciò vien confermato dall’ Hofmeister (9) e dallo Schacht (7). Lo Schacht (8) poi dice anche di avere talora trovato nel Zaurus indica due sacchi embrionali. (1) Hofmeister W., Neuere Beobachtungen iiber Embryobildung der Phanerogamen. Prings- heim's Jahrb. fiur wiss. Bot., vol. I (1858), p. 100. (2) Strasburger E., Veber Befruchtung und Zelltheilung. 1878, p. 36, tav. VII, fig. 72-75. — Die Angiospermen und die Gymnospermen. 1879, p. 14, tav. IV, fig. 49-55 e tav. V, fig. 56-57. (3) Sec. Guignard L., Recherches sur le sac embryonnaire des Phanérogames angiospermes. Ann. des sc. nat. (Bot.) sér. VI, Tom. XIII, 1882, pag. 155. (4) Guignard L., op. cit., p. 155-156 tav. IV, fig. 48-47. (5) Tulasne L. R., Études d’ embryogénie végétale. Ann. des se. nat. IMI sér., XII Tom. (1849), p. 81-82, tav. VI, fig. 9-12. (6) Hofmeister W., op. cit., p. 87. (?) Schacht H., Veber Pflanzen-Befruchtung. Pringsheim's Jahrb. fiir wiss. Bot. vol. I, (1858) p. 202, tav. XV, fig. 2. (8) Schacht H., loc. cit. CA L' Engler (') dice di aver trovato tra gli ovuli nati su gli stami del Semper- vivum tectorum L. qualcuno contenente due sacchi embrionali. Il Warming, nel suo classico lavoro sull’ ovulo, descrivendo l’' origine della nu- cella del A7bes nigrum dice che, quantunque in via eccezionale, si possono trovare due cellule madri del sacco embrionale aventi presso a poco la stessa grandezza (*); però una è la preferita ed essa sola arriva a svilupparsi in sacco embrionale. — Più oltre dice anche che avrebbe trovato due o più cellule madri del sacco embrionale nella Viola tricolor (*), nella Sparmannia (4) e nell''Aristolochia clematitis (3). Il Fischer (°) ha trovato pure parecchie cellule madri del sacco embrionale anche nell’ Zelzanthemum. Il Jonsson (7) trovava più cellule madri del sacco embrionale anche nell’ Ae- sculus Hippocastanum, nella Paeonia arborescens ed in qualche altra pianta. Il Worsdell (5) nel descrivere lo sviluppo dell’ ovulo della Christisorza dice che qualche volta due cellule sottoepidermiche possono svilupparsi insieme, però alla fine una sola continua nello sviluppo. Ultimamente il Coulter (°) comunicava di aver trovato in diverse specie del genere /anunculus spesso una sola cellula madre del sacco embrionale, ma in molti altri casi anche un gruppo di tali cellule. Dal su esposto risulta che il fatto della pluralità delle cellule madri collaterali del sacco embrionale, quantunque rinvenuto ancora in diverse famiglie tra le Fane- rogame angiosperme, finora però vi è stato trovato limitato solamente ad una od a poche specie e sovente anche in via eccezionale, così che in questi casi tale fatto non si può naturalmente elevare a carattere di famiglia. Invece — come ebbi anche già occasione di far rilevare (!°) — parmi che si possa elevare benissimo a carattere di famiglia per le Calycanthaceae e per le Rosaceae, giacchè la pluralità delle cel- lule madri collaterali del sacco embrionale si trova come fatto costante, oltre che nelle Calycanthaceae anche nelle Rosee e per giunta ancora in altri generi studiati di Rosaceae. (1) Engler A., Beitràge zur Kenntniss der Antherenbildung der Metaspermen. Pringsheim's Jahrb. fiir wiss. Bot. vol. X (1876), p. 312. (2) Warming E., De l’ ovule. Ann. des sc. nat. (Bot.) sér. VI, Tom. V, (1878), p. 202, tav. 7, fig. 11 e 13. (3) Warming E., op. cit., p. 205-206, tav. X, fig. 14-15. (4) Warming E., op. cit, p. 206, tav. X, fig. 26. (3) Warming E., op. cit., p. 222, nota 2, tav. VIII, fig. 13. (9) Sec. Guignard L., op. cit., p. 181. (7?) Jonsson B., op. cit. (8) Worsdell W. C., On the Development of the Ovule of Christisonia,a Genus of the Oro- banchaceae. The Journal of The Linnean Soc., vol. XXXI, n. 219, 1897, p. 578, tav. 20, fig. 3, 8. (9) Coulter I. M., Contribution to the life-history of Ranunculus. The Bot. Gaz. vol. XXV, n. 2, febbr. 1898, p. 73. (19) Longo B., Un nuovo carattere di affinità tra le Calycanthaceae e le Rosaceae desunto dal- l'embriologia. Nota preliminare. Rend. della R. Accad. dei Lincei C1. di se. fis. mat. e nat. vol. VII, 1° sem., fase. 2°, p. 51, (16 gennaio 1898). Crea L' Hérail (!) dà come costante la pluralità dei sacchi embrionali nel mamelow ovulaire del Loranthus, proprio come nelle Rosacee, nelle Cycadee e nelle Tazinee, aggiungendo, anche pel Zoranthus, che un sacco embrionale solamente arriva a termine. È vero che nel mammellone emisferico che si trova nell’ ovario del Loranthus arrivano a svilupparsi diversi sacchi embrionali; ma essi generalmente producono ciascuno un embrione. Ed a cominciare dal Griffith (*) e dal Decaisne (*) ed a venire al Van Tieghen (4) e specialmente al Treub) (*) il mammellone in parola viene conside- rato non come un ovulo ma come una vera placenta, mentre ciascun sacco embrionale viene considerato come un ovulo ridotto al minimo. E non c'è che l’ Hofmeister (%) che ritenga il mammellone in questione come un ovulo ortotropo, privo di tegumenti e fornito di più sacchi embrionali. Però anche l' Hofmeister stesso a proposito del- l’ovulo « Ey » delle Zorarthaceae tropicali è in dubbio se non si tratti piuttosto di una vera placenta « — vvelleicht Placenta? » (7). Già fin da più di un secolo A. L. De Jussieu (*) aveva indicata l’ affinità del genere Calycanthus con le Rosaceae. — Ma, quantunque ripetuta ancora tale affi- nità da altri autori posteriori (Endlicher (°), Brongniart (!°), Lindley (!'), Tulasne (!*)), pure finì col prevalere l’ affinità che le Calycanthaceae presentano per altri carat- teri con le Monimiaceae e con le Magnoliaceae, tanto che oramai le Calycanthaceae sono state definitivamente allontanate dalle osaceae. Però è da ricordare che il Baillon (!8) risollevava la quistione, e per parte sua (1 Herail J., Organes reproducteurs et formation de l’ oeuf chez les Phanérogames. Paris, 1889, p. 87. (2) Griffith W., Zhe ovula of Loranthus and Viscum. Trans. Linn. Soc. vol. XVIIL — On the ovulum of Santalum, Osyris, Loranthus and Viscum. Trans. Linn. Soc., vol. XIX. (3) Decaisne I, Mémoire sur le développement du pollen, de l' ovule, et sur la structure des tiges du Gui. Mém. de l’Acad. de Bruxelles, Tom. XIII, 1840. (4) Van Tieghen Ph., Anatomie des fleurs et du fruit du Gui (Viscum album). Ann. sc. nat. (Bot.) sér. 5, (1869), vol. XII, p. 101. — Quelques conclusions d'un travail sur les Loranthinées. Bull. de la Soc. Bot. de France. Tom. 43, 1896, pag. 241. — Zléments de Botanique, III éd. (1898), vol. I, pag. 399, 411, e vol. II, pag. 266. (5) Treub M., Observations sur les Loranthacées. Ann. sc. nat. (Bot.) sér. VI, Tom. XIII, (1882) p. 250. (6) Hofmeister W., Neue Beitrige zur Kenntniss der Embryobildung der Phanerogamen. Abhandl. d. K. S. Ges. d. Wissensch. Bd. VI, (1859), p. 539 e segu. (7) Hofmeister W., op. cit., p. 601. (8) De Jussieu A. L. Genera plantarum. Paris, 1789, p. 342. (*) Endlicher S., Enchiridion Botanicum. 1841, p. 658 e 660. (10) Brongniart A., Enumération des genres de plantes cultivés au Muséum d' Histoire Na- turelle de Paris. 1843, p. 124. (11) Lindley I, The vegetable kingdom. 1846, p. 539-540. (12) Tulasne L. R., Monografia Monimiacearum. Arch. du Muséum d' Hist. Nat., T. VII, (1855) p. 285 e 287. (13) Baillon H., Observations sur les Monimiacées. Andansonia, Tom. IX (1868), p. 113, 117- 118. — Zistoire des Plantes, Tom. I, (1869), p. 332 e 443. Mi piace di riportare alcune parole in proposito del Baillon (Mistoîre des Plantes, I, p. 548): « Beaucoup d’ auteurs ont indiqué les rapports des rosacées avec celles des Polycarpicae dont nous les rapprochons aujourd’hui. Les Calycanthées ont été placées dans la famille mème des Rosacées, ide conchiudeva col ravvicinare di nuovo le Calycanthaceae alle Rosaceae appunto pei loro caratteri (morfologici) fiorali e carpologici. Il prof. Baccarini (') poi, studiando, quantunque sotto altro punto di vista, dal lato anatomico i ricettacoli fiorali delle Rosaceae (Rosee) e delle Calycanthaceae, veniva alle stesse conclusioni del Baillon, giacchè-il prof. Baccarini riscontrava delle affinità tra le due famiglie anche da quel lato anatomico da lui studiato. Ora se si tien calcolo, oltre che dei caratteri (morfologici) fiorali e carpologiei messi in rilievo tra gli altri specialmente dal Baillon e dei caratteri anatomici dei ricettacoli fiorali messi in rilievo dal prof. Baccarini, anche di questo altro carattere della pluralità delle cellule madri collaterali del sacco embrionale, parmi che oramai convenga definitivamente far ritorno alla vecchia idea del De Jussieu che cioè questa famiglia critica delle Calycanthaceae sia da considerarsi come strettamente affine a quella delle Rosaceae. Roma, novembre 1898. Nota inserita durante la stampa. In un lavoro, or ora pubblicato (Guignard, Zes centres cinétiques chez les vé- gétaux. Ann. des Sc. Nat. Bot. sér. VIII, T. VI — dicembre 1898 — pag. 200), il Guignard comunica di aver trovato nella Magnolia Yulan i due nuclei delle cel- lule del tappeto in cariocinesi abnorme. ct nous savons leurs affinités étroites avec les Magnoliacées, les Illiciées surtout, dont elles ne different guère que par la forme de leur réceptacle. Comme ce réceptacle est tout è fait celui des Roses, il n'y a qu'un seul trait qui sépare les Calycanthées des Rosacées: la disposition, spirale dans les premières, des folioles de l’ androcée, qui sont groupées par verticilles dans les dernières. Mais cette difference a au fond d’ autant moins d' importance, que nous avons vu des genres è étamines curvisériées et d'autres genres à androcée verticillé, réunis dans la seul et méme fa- mille des Ranunculacées n. (1) Baccarini P., Osservazioni anatomiche sopra alcuni ricettacoli fiorali. Ann. del R. Ist. Bot. di Roma. Anno I, 1884, p. 66. pie SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE I e II. I disegni furono fatti con un microscopio di Koristka e con la camera lucida di Abbe. La lunghezza del tubo del microscopio era mantenuto a 160 mm. e l'altezza del tavolino da disegno era mantenuta anche all’ istessa altezza di quella del tavolino del microscopio. Le figure 1-5 furono fatte con Oc. 3 ed Ob. 0. 1 Le figure 6-20 e 28-29 furono fatte con Oc. comp. 4 ed Ob. semiap. 1/15. Le figure 21-26 furono fatte con Oc. 3 ed Ob. 8*. La figura 27 fu fatta con Oc. 3 ed Ob. 6. La figura 30 fu fatta con Oc. 1 ed Ob. 2. Le figure 21-24 furono tratte da preparati in olio di oliva; tutte le altre invece da preparati in balsamo del Canadà. Significato delle lettere. ap = apice vegetativo. ec = foglia squamosa. ca = carpello. en = endina. es = esina es' = esina ripiegata nella fessura (quando il granello di polline non è rigonfiato). ep = cellula epidermica della nucella in cariocinesi. f = fasci provenienti direttamente dal peduncolo. fe = fessura del granello pollinico. fi = fasci invertiti. g = cellula generativa. p = prime foglie perianziali. p° = nuove foglie perianziali. pr = protoplasma. st = stame. stn = staminodio. Fig. 1. Sezione longitudinale assile del fiore di Chimonanthus fragrans Lindl. al principio della sua formazione. Fig. 2-5. Sezione longitudinale assile del fiore di Chimonanthus fragrans Lindl. in fasi sempre più avanzate. Fig. 6. Cellula del tappeto col nucleo in cariocinesi (Chimonanthus fragrans Lindl.). Fig. 7. Cellula del tappeto con due nuclei (id.). SD 8-9. Cellula del tappeto con due nuclei in cariocinesi (Chimonanthus fragrans Lindl.). . 10. Hills li ig. 13-18. Differenziazioni delle tetradi polliniche. Nelle” fig. 13-17 si vedono liberi nel citoplasma Cellula del tappeto con due nuclei in cariocinesi tripolare (id.). Tre cellule madri (definitive) del polline (Calycanthus occidentalis Hook et Arn.). Cellula madre (definita) del polline col nucleolo spezzettato (id.). i frammenti del nucleolo (id.), . Granello di polline, nel quale la piccola cellula è vista di profilo (#d.). . Granello di polline, nel quale la piccola cellula è vista di fronte (2d.). . Granello di polline, visto dalla superfice di una delle facce piatte (?4.). . Lo stesso, ma visto in sezione ottica (id.). . Granello di polline visto dal lato ove trovasi una delle due fessure opposte (id.). . Granello di polline visto in sezione trasversale (:d.). 5. Granello di polline nel quale sono state solamente disegnate l’esina e l'endina (id.). . Lo stesso in sezione ottica (7d.). . Sezione longitudinale assile di un giovane ovulo (id.). . Sezione trasversale della nucella di un giovane ovulo (Chimonanthus fragrans Lindl.). . Sezione longitudinale assile di un giovane ovulo più evoluto (Calycanthus occidentalis Hook et Arn.). . Sezione longitudinale di un carpello coi due ovuli sovrapposti (Chimonanthus fragrans Lindl.). cotti LEA Ist Bot Roma, IX Tav]. 14 5 16 Di, Hi . n) Bi Longo dis. it, Salussolia Torino vu fi LA RNA 0 ara Po Ci IX Tea J0L, IF Salussolia-Torimo O Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’Africa orientale XIX. Celastraceae in Harar et in Somalia a doct. A. RIVA lectae, auctore Th. LOESENER. Gymnosporia Wight et Arn. (CeLastRUS OLIv. Fl. Trop. Afr. I, 360). G. senegalensis (Lam.) Loes. Var. a. inermis Rich.; Los. in Engl. Bot. Jahrb. XVII, 1893, p. 541. Forma f. chartacea Loes. 1. c. p. 542. Somalia; iuxta Mogale Umberto I (Riva, n. 686 — III, 98). Forma y. macrocarpa Loes. l. c. Territorium Galla; Cisterne di Giacorse (Riva, n. 450 — VIII, 98). G. crenulata Engl. 1. c. X (Pl. Marl.), 1889, p. 38 (G. Eminiana Loes. l. c. XVH, 1893, p. 543). Somalia; secundum fluvium Daua ad Hemon (Riva, n. 1088 — VII, 93). G. filamentosa Loes. l. c. XVII, p. 545. Somalia; inter Giaribule et Harar (Riva, n. 190 — IX, 93). (SI Ann. Ist. Bor. — Vot. IX. SL Contribuzioni - alla conoscenza della flora dell’Africa orientale XX. Amarantaceae a DD. L. RIVA et L. ROBECCHI-BRICCHETTI in Somalia et in Harrar lectae, auctore G. LOPRIORE. Aerua Forsk. A. Ruspoli Lopr. n. sp.; caule erecto, lignoso, dense villoso; foliis ovatis, bre- vipetiolatis, basi in petiolum angustata, apice mucronulatis, crassiusculis, plerumque dense villosis, nervis 3-5, arcuatim adscendentibus, subtus prominentibus; inflore- scentia paniculata, albido-sericea e glomerulis remotis composita; floribus femineis tribracteatis; bracteis ovatis, acutis, concavis, hyalinis, dense pilosis; bracteolis basi connatis, apice sparse pilosis; tepalis oblongo-ovatis, acutis, basi angustatis, incras- satis, dense et longe pilosis; ovario late ovato; stylo filiformi; stigmate bifido, bre- viter papilloso, ramis divaricatis; seminibus rufis. Pianta di steppa, con fusto eretto, legnoso, alto circa 30 cm., ed organi densa- mente villosi. Le foglie, disposte a spirale, misurano 20-50 mm. in lunghezza e 10-18 mm. in larghezza. Il picciuolo cilindrico, non canalicolato di sopra, raggiunge circa !/; dell'intera lunghezza della foglia. L' infiorescenza misura fino a 9 cm. di lunghezza, 1 cm. di diametro, e risulta nella sua porzione inferiore di infiorescenze parziali pauciflore e distanti, nella porzione superiore di infiorescenze parziali ravvi- cinate, bianche, sericee, lucide. I singoli fiori somigliano a fiocchetti sferici di seta e misurano 3 mm. in lunghezza, 2 !/, mm. in diametro. Le brattee jaline, larga- mente ovate, acuminate, misurano circa 2 mm. in lunghezza, poco più di 1 mm. in larghezza e sono sul dorso, ma particolarmente alla base, pelose. I profilli jalini, opposti, concresciuti alla base per brevissimo tratto, sono per forma e dimensioni uguali alle brattee, ma se ne distinguono per essere soltanto all'apice alquanto pe- losi. I tepali sono lunghi 2 */» mm. e provvisti al dorso ed alla base di peli lunghi e spessi, i quali danno ai fiori l'aspetto sericeo. Tutte le infiorescenze risultano esclu- sivamente di fiori femminili. Nondimeno alla base dell'ovario si distinguono anche 2210, = rudimenti di organi maschili, in forma ed in numero di dieci lacinie piccole ed ugnalmente lunghe, di cui 5 sono pseudostaminoidi e 5 filamenti alternanti, i quali mancano completamente di antera e di vasi spirali. L'ovario è largamente ovato, con alla base una piccola emergenza a bottone, in corrispondenza dell’ asse fiorale, e all'apice uno stilo ugualmente lungo e cilindrico, il quale termina in uno stigma bifido e papilloso. Il seme è rosso ed occupa tutta la cavità ovarica. Alta Somalia: Berbera presso Deragodle, in arenosis (Riva, Spedizione Ru- sPoLI, n. 245. — In fiore 7 dicembre 1892). Questa specie è alquanto simile all’Aerua javanica (Blume) Juss., ma se ne distingue per il carattere pronunziato di pianta di steppa e per l’indumento fitto, denso, gialliccio, di cui è rivestita. Psilotrichum Blume. P. Robecchii Lopr. n. sp.; herba perennis, glabra, e radice crassa caules plu- rimos folii-florigerosque emittens; caulibus subteretibus longitudinaliter striatis, vi- ridi-flavescentibus; foliis semper alternantibus, late ovatis vel orbiculari-ovatis, apice subrotundatis vel rarius acutiusculis, brevissime apiculatis, basis obtusis sed ima sensim et longe in petiolum attenuatis, integris, hinc inde laevissime inaequaliter subundulatis, crassiusculis vel potius (in vivo) crassis, nervis lateralibus 3-5 ad mar- ginem curvato petentibus, nervis validis in nervem marginalem conspicuum desinen- tibus; floribus apice caulis ramorumque in spicas longipedunculatas paucifloras (3-7-floras) collectis; floribus majusculis, solitariis cum 2 imperfectis lateralibus co- mitatis; bracteis ovatis, acutis, carinatis, bracteolis hyalinis uninerviis; tepalis duo- bus exterioribus viridiscentibus, 8 interioribus hyalinis; filamentis brevibus sed antheris magnis. Ovario breviter turbinato; stylo cylindrico; stigmate bifido. Erba perenne, alta circa 30 cm., con fusto striato longitudinalmente e foglie alterne. Queste misurano 3-6 cm. in lunghezza e altrettanto in larghezza. Il pic- ciuolo è lungo quasi quanto la lamina. Il pedunculo fiorale è lungo 3-9 cm., la ra- chide 1-1,5 cm. Il fiore misura una lunghezza di 6 mm., una larghezza di 3 mm.; le brattee sono lunghe circa 3 mm.; le bratteole lunghe 2 !/, mm. e larghe 2. Delle foglie perigoniali le due esterne sono lunghe 4 mm. e 3-5 nervie, le tre interne al- quanto più corte, ma più larghe, univervie, intieramente jaline. I filamenti subulati sono connati alla base in un corto anello. Lo stilo cilindrico è lungo quasi due volte più dell’ovario e termina in uno stigma bifido, corto, papilloso. Somalia: Merehan (RoBeccHI-BrIiccHETTI, n. 401. — Fiorisce in luglio- agosto). — Balambal degli indigeni. Questa specie è alquanto simile allo Ps. Schimperi Engl., ma se ne distingue per la conformazione delle foglie, dei fiori e delle infiorescenze. P. Ruspolii Lopr. n. sp.; herba perennis vel suffruticosa, glabra, verosimiliter prostrata; ramis erectis, subteretibus, manifeste longitudinaliter striatis; foliis oppo- sitis, infimis brevipetiolatis, superioribus stricte sessilibus, lanceolatis, basi obtusis vel saepius subcordatis, superne usque ad apicem acutissimum vel acutum sensim angu- statis, integris, herbaceis, nervis subinconspicuis; floribus apice caulis ramulorumque = in spicas capituliformis longipedunculatas multifloras, confertas, dispositis; inflore- scentia speciali e 1-2 floribus composita; tepalis oblongo-ovatis, hyalinis, glabris ver longe pilosis; filamentis anguste taeniatis vel late linearibus; ovario oviformi in strlum cylindricum terminato; stigmate bipartito. Pianta alta circa 20 cm., legnosa alla base. Le-foglie misurano 25-35 mm. in lunghezza, 4-7 mm. in larghezza; le superiori sono sessili, le inferiori munite di un picciuolo lungo 1-2 mm. Le spighe hanno una lunghezza di 10 mm., un diametro di 4-5 mm. e risultano di 15-25 infiorescenze parziali serrate. Ciascuna di queste è por- tata da due profilli opposti e risulta di due fiori, dei quali uno è completamente sviluppato e densamente peloso, l'altro incompletamente evoluto e costituito da tepali glabri. Quest'ultimo è situato fra due bratteole e manca intieramente nelle infiore- scenze parziali superiori. È caratteristica per questa specie la conformazione dei fila- menti staminali, che è strettamente spatulata. Il gineceo è ovato allungato e l'ovario va a finire gradatamente nello stilo. Somalia: tra Bela e Daua, in luoghi aridi (Riva, Spedizione RuSPOLI, n. 1467. — Fiorito in giugno 1892). Questa specie è alquanto simile allo Ps. africanum, ma se ne distingue per la forma delle foglie e delle infiorescenze. P. villosifiorum Lopr. n. sp.; herba an perennans (?), erecta, ramis divaricatis, strictis, teretibus, glaberrimis; foliis omnino deficientibus, verosimiliter ad squamas mox deciduas vel obliterantes brevissimas reductis; floribus parvulis, longiuscule pedunculatis, pedunculis tenuibus, panicula e cincinnis 3-6 regularibus, 5-14 floris composita; bracteis minimis; bracteolis quam bracteae duplo longioribus, pilis longis, albescentibus, densissime obtectis; tepalis ovato-acutis, dense pilosis, asperiusculis ; filamentis latis, subtriangularibus; antheris minimis; ovario hyalino, subsphaerico ; stylo filiformi; stigmate capitellato; seminibus rufis. Erba alta fino a 50 cm., legnosa alla base, con rami opposti, glabri, assotti- gliantisi gradatamente all'apice. Le foglie o le squame che le sostituiscono, non po- tettero essere osservate; dalle traccie rimaste si potè arguire la forma cennata nella diagnosi. La larga infiorescenza a pannocchia risulta di sottilissimi rami decussati, terminanti in 3 corte spighe. Ciascuna di queste risulta di 5-20 fiori, i quali sono inseriti sur una sottile rachide, lunga 5-25 mm., piegata qua e là a zig-zag, glabra alla base, pelosa verso l'estremità. Le brattee quasi glabre misurano poco più di !/s mm. in lunghezza e si volgono poi all'ingiù. Le bratteole opposte, lunghe 1 mm., densamente pelose, sono ovali, acuminate, verdi, alla base poco connate. I tepali, anch'essi densamente pelosi, ovali, acuminati, alla base alquanto ispessiti, misurano 3 mm. in lunghezza, poco più di 1 mm. in larghezza; i tre esterni sono verdicci e trinervi, i due interni uninervi e con margine jalino. I filamenti staminali larghi, cortamente acuminati, sono connati alla base in un cortissimo anello e misurano 2 mm. in lunghezza. Le antere, quasi ovali, sono larghe circa la metà dei filamenti. L'ovario jalino, quasi sferico, va a finire gradatamente nello stilo filiforme, che ter- mina in uno stigma capitato. Somalia: tra Robeberg e la valle del fiume Daua (Riva, Spedizione RuSPOLI, n. 1455). — Fiorisce in agosto. ARE Dasysphaera Volkens. D. Robecchii Lopr. n. sp.; frutex parvus; radice crassa, valida; ramis erectis, virgatis, teretibus et foliis statu juvenili dense tomentosis, albis, vel potius flavi- cantibus mox glabrescentibus, vetustioribus subglabris, cortice cinereo vestitis; folio- rum oppositorum petiolo quam lamina quadruplo vel triplo breviore, tereti, lamina obovata in petiolum angustata, apice rotundata vel emarginulata demum puberula vel subglabra, subcarnosa, nervis lateralibus 3-4, adscendentibus paullo prominentibus; inflorescentia tota terminali, racemosa, rachi cincinnata, internodiis longis, prima juventute lanata demum subglabra, capitulis numerosis instructa; inflorescentia spe- ciali e floribus 3 fertilibus composita, lateralibus quatuor sterilibus comitatis; brac- teolis, ovatis, acuminatis, inter se connatis, scaphiformibus, uninerviis, tomentosis; tepalis triangularibus, acutis, coriaceis, trinerviis, margine dense villoso-tomentosis, filamentis basi breviter conjunetis et dilatatis; fioribus sterilibus e setis 25-30 fuscìs vix rigidis efformatis, bracteolis oblique lanceolatis suffultis. Frutice perenne, alto 30 cm., con rami eretti, legnosi, dapprima tomentosi, quindi glabri. Foglie opposte, lunghe 20-35 mm., larghe 10-20 mm., dapprima den- samente villose, poi glabre. Le infiorescenze misurano 13-20 em., gli internodii in media 1 cm. di lunghezza. I singoli capolini, situati all'ascella di brattee persi- stenti, lanceolate, carenate, lunghe 3 mm., risultano di tre fiori fertili e quattro sterili. I tre fertili sono disposti in fila, i cui due estremi sono accompagnati ognuno da due fiori sterili, risultanti di 25-30 setole, e portati all'ascella di bratteole sim- metricamente lanceolate. Di particolare c'è questo, che con la fruttificazione i quattro profilli dei fiori sterili si volgono all'ingiù e prendono una posizione regolare, simile a quella delle gambe di un tavolino, mentre le setole crescono ulteriormente in forma di ciuffetti squarrosi, volgendosi in parte all’ ingiù e avvolgendo quasi interamente all’intorno il frutto. Somalia: Merehan (RoBeccHI-BrIccHETTI, n. 402. — Fiorisce in luglio- agosto, 1891. — Duffolod degli indigeni). Questa specie è simile alla Dasysphaera tomentosa Vlks., ma si distingue fa- cilmente da questa, non solo per la presenza simultanea di rami tomentosi e glabri, ma anche per i capolini, i quali nella 2. tomentosa risultano di 5-6 fiori fertili e un maggior numero di fiori ridotti. Non ho tenuto conto del nome di D. lanata dato provvisoriamente da Gilg. Pupalia Juss. P. Robecchii Lopr. n. sp.; caule adscendente, lignoso, tereti, subglabro, interno- diis brevibus, ramis novellis in inflorescentias terminantibus cum foliis dense et albo- tomentosis demum glabrescentibus; foliis oppositis, breviter petiolatis, subrotundatis vel late ovatis; inflorescentia spicata basi laxa, superius densa e capitulis oppositis, compressis composita; floribus fertilibus et sterilibus triseriatis; tepalis oblongo- L'E ovatis, 3-5-nerviis: filamentis subulatis; antheris ellipticis; ovario turbinato; stylo duplo longiore; stigmate capitato. Frutice piccolo, legnoso, alto 35 cm., con rami tomentosi dapprima, poi glabri ; foglie opposte, largamente ovate, 20-30 mm. lunghe, 12-20 mm. larghe, prima to- mentose quindi subglabre; infiorescenze 8-10 emi lunghe, con 2 cm. di diametro, tomentose, portanti 10-20 capolini. I capolini completi risultano da tre file di fiori, delle quali la mediana ha 3 fiori fertili, e ognuna delle esterne 2 fertili con 2 ste- rili; sicchè in tutto si hanno 7 fiori fertili e 8 sterili. Nei capolini incompleti mancano i 4 fiori fertili delle file esterne, sicchè restano solo tre fiori fertili, disposti in una riga, di cui i due estremi sono accompagnati ognuno da due fiori laterali sterili. Si ha così riduzione di fiori fertili e di sterili. I fiori fertili risultano di tepali quasi uguali, della lunghezza di 8-9 mm., della larghezza media di 2 mm., alla base slargati e carnosi, all'apice troncati, coriacei e tomentosi; i due esterni sono alquanto più larghi, con 5 nervi, di cui i due estremi all'apice ed alla base si fondono con quelli interni contigui; i tepali interni sono alquanto più stretti e trinervi. Filamenti staminali subulati, alquanto slargati alla base. Antere ellittiche, biloculate. Ovario turbinato con stilo filiforme lungo il doppio e stigma capitato. Semi lenticolari, com- pressi, rosso-bruni. I fiori sterili risultano di un' appendice, che sì ramifica e porta all'estremità di ciascuno dei 3 0 4 corti ramuscoli un ciuffetto di 6-8 aculei uncinati di lunghezza diversa. I profilli dei fiori esterni della fila mediana sono connati sì da formare come una scodella e dar luogo nel senso dell'asse del fiore centrale ad una specie di emergenza o, se vuolsi, di un infossamento circolare. Di speciale v'è il fatto, che alla maturazione dei frutti i profilli dei 4 fiori fertili laterali si vol- gono all’ingiù, come press'a poco succede nel genere Dasysphaera. Somalia (RoseccHi-BrIccHETTI, n. 491. — 1890). Questa specie si distingue dalle rimanenti, oltre che per l'abito caratteristico di pianta di steppa, per le infiorescenze tomentose e più fitte, nonchè per gli aculei uncinati, meno prominenti dei fiori sterili. og e Addenda ad Synopsidem plantarum vascularium Montis Pollini. AUCTORE DoctoRE NICOLAO TERRACCIANO Con questa Addenda alla mia: Synopsis Plantarum vascularium Montis Pollini, pubblicata nel 1890 in questo stesso Annuario ('), per novelle ricerche fatte su quel Monte e terre adiacenti, il numero delle specie, oltre alle nume- rose varietà e forme, da 1276 sale a 1486, ripartite in 534 generi, cioè: Crit- togame vascolari 24, Gimnosperme 8, Angiosperme Monocotilee 327, Angio- sperme Dicotilee 1132. Di esse alcune sono veramente notevoli, quali, tra le Monocotilee: Gagea minima Stew., G,amblyopetala Boiss., perchè affatto nuove nella Flora italiana; altre perchè rare o credute di altri luoghi, ed ora qui si rinvengono, come: G.stenopetala Fries., G. saxatilis Koc., G. bu- sambarensis Tin, Ornithogalum nanum Sibth. et Smith., Allium Cupani Raf. Sternbergia aetnensis Guss., Narcissus biflorus Curt., N. radiiflorus Salisb., N. spiralis Parl.,, Colchicum Bivonae Guss., Xiphion collinumN. Terrace., Epipactis palustris Cr. — Tra le Di- cotilei poi: Astragalus purpureus Lam., Argyrolobium Linneanum Walp., Vicia Barbazitae Ten. et Guss., V. cuneata Guss., Euphorbia Apios Lin. Thlaspirivale Presl.,, Lithospermum minimum Moris. Silaus Gasparrini Nym., Lychnis Viscaria Lin., Scutellaria com- mutata Guss., Lactuca perennis Lin., Centaurea Centaurium Lin, meritano special menzione; di esse alcune occupano/un’area più o meno cir- coscritta, altre diffondonsi nel gruppo montuoso del Pollino passando non rara- mente da questo nelle terre adiacenti di Campizzi, Masistri, Campotenese e Dirupata di Murano. Finalmente noto le specie che per i loro caratteri diagnostici io credetti nuove e come tali descrissi in una Nota intorno alla Flora del Monte Pollino e le terre adiacenti (°) cioè: Fritillaria intermedia, F. pollinensis, Or- nithogalum ambiguum, Narcissus pollinensis. (1) Ann. Ist. Bot. Rom., v. IV, f. 1°, 1890. (®) Atti R. Acc. delle Scienze Fis. Mat. di Napoli, v. VIII, ser. 2°, n. 9, 1896. Selaginellaceae. Pag. 11. Selaginella denticulata. Adde: Serra del Prete, Boschetto di S. Ba- sile, Campotenese. Polypodiaceae. Pag. 11. Adianthum Capillus Veneris. Adde: falde di Monte Pollino alla Pietrosa nella grotta di S. Jorio. è Pag. 12. Asplenium Trichomanes. Adde: var. calabrum N. Terrace., intor. alla fl. di M. Poll., in Att. R. Acc. delle Scienze di Nap., v. VIII, ser. 2°, n. 9, pag. 4. — humile, coespitosum, fronde breviter pinnata, stipite nigro-violaceo, pinnulis alternis oblongis sessilibus, basi rotundatis, margine lobulato ac un- dulato-crispo. — Pollino alle Neviere, Dirupata di Murano, Frassineto: var. in cavernis humidis, nella grotta di S. Jorio. Pag. 12. A. Ruta-muraria. Adde: Dirupata di Murano, Manfriana, Coppa di Paolo, Serra del Prete. Pag. 12. A. brachyphyllum. Adde: Castrovillari a S. Angelo nei pressi della Cappella di S. Maria del Riposo. Pag. 12. A. Adiantum nigrum. Adde: Vallo in contrada Vigne, Frassineto. Pag. 12. Cystopteris fragilis. Adde: Monte Ruggia, Dirupata di Murano nei pressi del Picchetto. ; Pag. 63. Aspidium Lonchitis. Adde: boschi a nord del Pollinello, ed in quelli del Porcaro. Pag. 13. A. aculeatum. Adde: Boschetto di S. Basile, Dirupata di Murano, Campotenese. ; Pag. 13. Nephrodium spinulosum. b. calabrum. Adde: Boschetto di S. Ba- sile, Frassineto. Pag. 13. N. rigidum, b. pallidum. Adde: Dirupata di Murano, boschetto di S. Basile, Campotenese. Post hane varietatem inseratur: 3. N. Filix-mas. Strem p. filic. bero1. 30. — Arc. comp. fl. ital., ed. 2°, 4. — Ic. Aspidium Filix-mas. Ten. Att. Ist. d’Incorag. di Nap. v. V, t. 1. f. 1. — var. pallidum N. Terracc., 1. c., 4, pallide virens, frondibus circumscriptione fere lanceolatis, acutis, pinnis omnibus alternis, pinnulis pariter alternis, oblongis, apice obtusis, margine crenato-denticulatis, inferioribus sessilibus vel breviter pedicellatis, superioribus basi lata confluentibus, soris umiseriatis discretis, 3-4 in quove serie — In sylvaticis montosis umbrosis; Dirupata di Murano, Boschetto di S. Basile; var. nella Serra del Prete. Pag. 13. Polypodium vulgare. Adde: Dirupata di Murano, Serra del Prete. — Frondes interdum alterne pinnatifidae, laciniis basi lata confluentibus, subtus pallide sulfureis ac minute punctato-glandulosis. Pag. 13. Ceterach officinarum. Adde: S. Basile, Neviere. — Frondes erectiu, sculae longe stipitatae. Ophioglossaceae. Pag. 14. Botrychium Lunaria. Adde: nella valle della Manfriana. (te) Liliaceae. Pag. 15. Lilium bulbiferum Adde: b. angustifolium, capsula exquisite pyriformi, acute sexcostata — Campotenese, Masistri, b. nella Serra del Prete. &. croceum, Arch. comp. fl. ital., ed. 2°, 124. — Campotonese, Masistri cum specie. Pag. 15. Post Fritillariam messanensem inseratur. 2. F. intermedia. N. Terrace., l. c., 5 — Ic. N. Terrac. t. 1, f. B. F. caule unifloro, flore parvo subpendulo, caule ultra medium folioso, foliis 5-7 subglaucis vel viridibus, obsolete nervosis, omnibus alternis, caulinis lanceolato-linearibus latiusculis, floralibus ternis angustioribus, alternis flore longioribus et a caulinis parum remotis, perigonii phyllis subaequalibus, exte- rioribus ovali-oblongis, interioribus obovatis parum latioribus, omnibus apice cucullatis, viridibus, striatis, ac parce fusco-tessellatis, staminibus perigonio parum brevioribus, filamentis ciliatis, antheris longioribus, pistillo staminibus longiore, ovario oblongo, stigmate trifido apice papilloso, styli longitudine triplo vel ultra longiore, capsula. .... . In apricis pascuis montosis; Pollino nella Manfriana. — Aprili, Majo. — Fruct? 2k, Bulbus parvus; caulis erectus inferne nudus ac albus, caeterum rubidus et a medio ad apicem viridis ac maculis vel lineolis albidis exiguis adspersus (16-18 cent. long.); folia saepe subtalcata, caulina apice subcallosa obtusiuscula (6-8 cent. long., 4-6 mill. lat.), floralia acuta (4-5 cent. long., 2-2 '/, mill. lat.); perigonium campanuliforme, phyllis interioribus 2 cent. vel parum ultra longis, 8-9 mill. latis, exterioribus paullo longioribus, 7-8 mill. latis; nectarium parvum basilare, extus obsolete in gibbum prominulum productum: stylus 2-3 mill. longus, stigma laciniis erecto-patulis, 5-6 mill. longis; ovarium sulcatum; cap- sulam non vidi. Inter Fritillariam messanensem et F. Orsinianam mihi vi- detur media, sed notis indicatis et habitu certe ab utrisque diversa. 3. F. Orsiniana. Par/., fl, ital., 2. A11. — Cesat.Pass. Gib. comp. fl. ital., 129. —©NTerracc., l. c., 0. — Ic. nulla. b. caule unifloro, staminum filamentis puberulis, alterne tribus brevio- ribus, antheris apiculatis, filamento duplo brevioribus, stigmate trifido, styli AnN. Ist. Bor. — Von. IX. 4 2 ‘og longitudinem aequante, foliis inferioribus lanceolato-oblongis, duobus oppo- sitis, reliquis caulinis angustioribus alternis, lanceolato-acuminatis, foralibus duobus oppositis, flore longioribus. c. caule unifloro, antheris filamento triplo brevioribus, stigmate tri- fido, styli longitudine subduplo breviore, foliis inferioribus lanceolato- oblongis, duobus oppositis, reliquis lineari-lanceolatis, alternis subaequidi- stantibus. d. caule unifloro humiliore flexuoso ac gracili (10-12 cent. long.), flore minore, antheris filamento triplo vel ultra brevioribus, stigmate trifido, stylo longitudine subduplo breviore, folils inferioribus anguste lanceolatis, duobus oppositis, reliquis alternis lineari-lanceolatis, floralibus duobus alternis a can- linis remotis. In apricis pascuis montosis; Pollino, 4. nella Manfriana, c. nel Piano di Bellizia, 4. nella Serra del Prete. — Aprili, Majo. — Fruct. Junio, Julio ®-. In a: Caulis saepe firmus (20-25 cent. long.); perigonium phyllis aequa- libus subaequalibusve. tessellatis, apice obtuso, mucrone parvo viridi-barbel- lato instructis, exterioribus oblongis, interioribus saepe obovato-oblongis la- tioribus: capsula obovata, fere pyriformis. 4. F. pollinensis. N. Terrace., 1. c. 5. — Ic. N. Terrace., l. c., t. 1., f.-A. F. caule unifloro, flore parvo subpendulo, caule ultra medium folioso, foliis 5-8 glaucis subenerviis, primordialibus late lanceolato-obtusis in petiolum attenuatis, caulinis infimis duobus oppositis, lanceolato-linearibus latiusculis, reliquis alternis angustioribus, floralibus ternis a caulinis parum remotis, 2 oppositis, perigonii phyllis sordide rubellis, non tessellatis, exterioribus oblongis, interioribus obovatis, paullo brevioribus, stigmate trifido styli longitudine duplo breviore, capsula ...... In apricis pascuis montosis; Pollino nella valle della Manfriana. — Aprili, Majo. — Fruct.? 2. Bulbus parvus, albus, globosus, parum depressus; caulis erectus teres in- ferne nudus albus (15-18 cent. long.); folia aliquanto obtusa, duo inferiora opposita, 4 et saepe ultra cent. longa, 4-6 mill. lata, reliqua angustiora; pe- rigonium campanuliforme phyllis extus nervulosis apice barbulatis (4-4 '/, mill. lat. 12-13 mill. long.); nectarium parvum basilare in gibbum extus obsolete prominnlum productum; pistillus staminibus paullo brevior; ovarium oblongum uti stylus albidum; stigma trifidum, lanciniis erectis glabris. Fritillariae graecae y Thessellae Boiss., /l. or. 5.181, mihi vi- detur affinis. Pag. 15. Post Gageam luteam inseratur. 2 bis. Gagea stenopetala. Fries mant. 3,23. — Boiss., /l. or. 5. 204. Ic. Reic., /l. germ., t. 474. È Var. pollinensis, N. Terrace., l. c. , 6. scapo unifloro, folio radicali angustiore, foliis floralibus apice callosis, perigonii phyllis angustioribus. In apricis pascuis montosis; Pollino nel Piano di Bellizia, var. nella Man- friana, — Aprili, Majo. — Fruct? 2. In a. Baulbus horizontalis, alter tunicatus, folio radicali solitario margine anguste albido-membranaceo (14-15 cent. long., 3-4 mill. lat.); folia floralia 2-8 (3-4 mill. lat.) inaequalia, exquisite 3-5 nervia margine interdum glabra, majus - pedunculos cum floribus superans; flores 3-4, perigonii phyllis ad apicem mar- gine albido vel rubidomembranaceo. Pag. 16. G. Liottardi. Adde: b. N. Terracc., 1. c., 6. pedunculis gracilibus, foliis Horalibus subduplo longioribus, antheris subrotundis, stylo stamina aequante, capsula obovata, apice retusa, immatura perigonio dimidio breviore. c. N. Terrace., 1. c., scapo 6-floro, pedunculis ramosis umbellatis, ad apicem solummodo villosiusculis, folio florali inferiore apice obtuse-calloso, pedunculis parum breviore, antheris parvis subrotundis, stylo stamina parum longiore, d. N. Terrace., 1. c., pedunculis inaequalibus ad apicem pedunculi pri- marii umbellatis, basi bracteolatis, antheris oblongis. In apricis pascuis montosis; Pollino; è. nel Piano di Ruggia, e. Piano di Bellizia, d. Piano di Pollino. Aprili, Majo. 2. Post hanc speciem inseratur: 5. G. minima. Lin. sp. 440 (sub ornithogalo). — Boiss., /l. or. 5. 207. — Ic. Fiori e Paoletti, icon. /l. ital., t. 74, f. 644. var. calabra, N. Terrace., 1. c., glabra, bulbo solitario, bulbillis minimis tunica communi inclusis saepe aucto, folio radicali solitario lineari apice basique attenuato, cylindraceo, supra plano, subtus subcarinato, floralibus alternis, inferiore majore, spathaceo, basi convoluto; scapo 1-5 floro, pedunculis inaequa- libus, simplicibus vel ramosis, bracteolatis, perigonii phyllis lineari-lanceolato- oblongis, acutiusculis, staminibus perigonio dimidio brevioribus, antheris lineari- oblongis, stylo staminibus longiore, ovario obovato, capsula. ..... In apricis pascuis montosis; Pollino nella Manfriana e Piano di Bellizia; Campotenese, Masistri da m. 963 a 1500 circa sul livello del mare; sola var. — Aprili, Majo. — Fruct? 2p. Bulbus parvus; scapus tenuis (8-10 cent. long.); folia floralia margine glabra, inferiora majora, apice callosa, pedunculis cum floribus breviora; pedun- culi interdum tenuissime ac sparse puberuli; perigonium phyllis trinerviis glabris, pallide luteis dorso viridi-luteolis; stamina filamentis albidis, antheris luteis; stylus subtrigonus glaber; stigma obtusum glabrum; capsula immatura obovata compressa apice rotundata, perigonio subtriplo brevior. Notis indicatis et habitu a specie recedit. An species propria? et tune Gagea calabra appellanda. 6. G. saxatilis. Koch. in Ròem. et Schult., syst. veg. 7. 550, — Parl., /l. dtal., 2. 429. — Ie. Reich., /l. germ. f. 1053. Li GRACE In saxosis montosis; Dirupata di Murano, Masistri. — Aprili, Majo. — Fruct? 24. Pusilla, unipollicaris et ultra; bulbus solitarius parvus subrotundus, fibris gracilibus adscendentibus inclusus; scapus nudus vel superne solummodo -subvillosus; folia radicalia 2-4 lineari-filiformia, interdum latiuscula, glabra, canaliculata, scapo cum floribus longiora, floralia 3-4 alterna margine inferne ciliato-villosa, inaequalia, lanceolato-linearia acuminata, inferius pedumeulos cum floribus superans; pedunculi graciles alterni, villosi, flores 1-2; perigonium phyllis lineari-oblongis, obtusis,(14-15 mill. long. 2 mill. et ultra lat.) extus concoloribus et dorso a basi ultra medium villosis; stamina perigonio sub di- midio breviora; antherae subrotundae; stylus stamina parum superans; stigma subglobosum puberulum. Capsulam maturam non vidi. 7. G. amblyopetala. Boiss. et Heldr., Diagn. ser. 1., 6. 107, et /l. or. 5.206. var. calabra N. Terrace., 1. c., 7, flores intense aurantiaci, folia flo- ralia 2-3, interdum verticillata. In apricis saxosìs; Castrovillari nella vetta del Monte Santangelo a m. 792 sul livello del mare. — Aprili, Majo. -— Fruct.? 2}. 8. G.busambarensis. Parl., //. ita?., 2. 480. — Cesat. Pass. Gib., com. fl. ital.,131. In apricis pascuis saxosis; Castrovillari nel Monte Santangelo presso la Cappella di S. Maria del riposo. — Martio, Aprili. — Fruct.? 2. Pag. 16. Ornithogalum pyrenaicum. Adde: Campotenese, Campizzi, Masistri. Pag. 16. 0. umbellatum. Adde: b. N. Terracc., 1. c., 7 — foliis linearibus plicato junciformibus, scapo valde longioribus, bracteis latis ventricosis ovato-lanceolatis longe attenuato-subulatis, capsula minore oblonga obtusa, sex costata, costis obtusis aequidistantibus. Inter vineas et in campis herbosis; Castrovillari a Pietrapiana e nel monte delle vigne. — Aprili, Majo. — Fruct. Majo, Junio. 2. Bulbus subrotundus depressus (2 X 3 cent.) bulbillis numerosis pedicellatis; scapus post folia prodiens (2-2 '/, decim. long.); folia sub vitro albo-punctata, subtus fortiter striata, margine nudo, supra vel inter plicas linea alba lata notata (3-4 decim. long. 4-5 mill. lat.), erecto patentia, demum flaccida; bracteae in acumen tennissimum ac longum productae, albo-membranaceae, viridi-striatae, demum scariosae; pedunculi potius tenues (7-9 cent. long.); perigonium phyllis saepe obovato-oblongis (1-1 '/, cent. long. 4-5 mill. lat.), interioribus paullo an- gustioribus; stamina erectopatentia perigonio breviora; filamenta candida omnia oblonga, apice attenuata alterna fere duplo breviora; ovarium oblongum, basi paullo angustatum, sex costatum, viridescens, apice luteolum; stylus albus subtriqueter trisulcatus; stigma trilobum. Post hane speciem inseratur: 5 bis. 0. ambiguum. N. Terracc., l. c. 7. — Ic. N. Terrace., l. c., t. L., f. O. O. bulbo subrotundo extus saepe bulboso, foliis numerosis late lineari- canaliculatis, linea alba angusta longitudinali notatis, corymbo multifloro EROE (5-10 floro), pedunculis erectis, bractea ventricosa ovato-lanceolata acuta duplo longioribus, inferioribus patentibus apice assurgentibus, omnibus post anthesim divaricato-deflexis, et basi parum incrassatis, perigonii phyllis patentibus demum inflexis, exterioribus ovato-oblongis obtusiusculis, interioribus ovatis acutis brevioribus ac latioribus, ovario sex costato, costis binatis obtusis apice praesertim elevatis, seminibus globosis fuscis reticulatis. In apricis pascuis saxosis; falde di Pollino alla Pietrosa, Monte Sassone. — Martio, Aprili. — Fruct. Aprili, Majo. 2}. Bulbus saepe biscapus; solitarius vel bulbillis magnis paucis (2‘/, x 3 cent.); scapus cum floribus 9-10 cent. et saepe ultra longus; folia subglauca apice forni- culata (8-9 mill. lat. 17-33 cent. long.); bracteae breviter acuminatae vel obtusiu- sculae, inferiores pedunculo quadruplo et ultra breviores; peduneuli fructiferi patentissimi ac reffacti; flores magni uti in O. umbellato; stamina perigonio subtriplo breviora, tria paullo breviora ac angustiora, omnia filamentis albis ovato-oblongis apice attenuatis; ovarium subobovato-oblongum, stylus albus tri- gonus; stigma trilobum; capsula obovata, costis binatis obtusis ad apicem elevatis. Characteres indicati cultura non mutantur. — Species inter. 0. um bel- latum et 0. excapum media mihi videtur. Pag. 16. 0. brutium. Adde: Campotenese. — Pedunculi fructiferi ad scapum adpressi apice cum capsula assurgentes; folia interdum angustiora sed semper linea alba lata notata; capsula costis obtusis, non subalatis uti in O. refracto cui valde affine. N Pag. 17. 0. excapum. Adde: Pollino nella Manfriana, Dirupata di Murano, Compotenese, Vallo in contrada vigne, Masistri, Campizzi. Post hanc speciem inseratur. 7 bis. 0. nanum. Sibth. et Smith., /l. graec., 4. 28. — Parl., fl. ital., 2. 458. — Arc. comp., fl. îtal., 127. — Ic. Sibth. et Smith., l. c., t. 332. b. N. Terracc., 1. c., 8. — foliis rigidis, e viridi-glaucescentibus, scapo cum floribus multo longioribus, scapo multifloro (5-12 floro) pedunculis bractea lan- ‘ ceolato-subulata subduplo longioribus; perigonio magno, uti in O. umbellato, pyllis patentissimis, apice calloso-papillosis (1 ‘/, cent. lung. 7-9 mill. lat.), cap- sula immatura perigonio subduplo breviore, ovato-oblonga, costata costis prae- sertim apice alatis. — Affine 0. nano. f longipedi Boiss., fl. or. 5. 220 mihi videtur. c. N. Terrace., 1. c., — corymbo paucifloro (3-7floro), pedunculis bracteas ventricoso-ovatas acutas subaequantibus, capsula parva, globosa, costata, costis alatis, perigonii phyllis triplo breviore, seminibus subtrigonis, ruguloso-scabris. Ad O. pedicellare Boiss., /l. or. 5. 219 accedit ; sed notis indicatis diversum. An speces propria? et tune 0. microcarpum appellandum. Im apricis pascuis et in herbosis; Campotenese, d. falde di Pollino presso la Torre di Giorgio alla Pietrosa; c. Castrovillari nel Monte delle vigne. — Martio, Aprili. — Fruct. Majo, Junio. 2}. SZ Orsa Post hanc speciem inseratur: 8. 0. comosum. Lin., am, ac. IV. 312 — Parl., /l. ital., II. 489. Ic Reich., ic., f. 1021. — In apricis pascuis saxosis; Castrovillari nel Monte delle vigne. — Majo, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2. Scapus saepe multiflorus folia margine interdum glabra; capsula immatura certe obovata, vel subpyriformis. Pag. 17. 0. tenuifolium. Adde: falde di Pollino alla Pietrosa, Vallo in con- trada vigne, Campotenese. Pag. 17. 0. montanum. Adde: ; b. N. Terrace., 1. c., 8. — foliis angustioribus suberectis, scapo paucifloro; c. N. Terrace., 1. ce., . — foliis late linearibus canaliculatis apice cucul- latis, primo erecto-patentibus, demum flaccidis, scapo cum corymbo longioribus. Monte Ruggia, Serra del Prete, Piano di Bellizia, Grotta della Manca, Scala di Gaudolino, Dirupata di Murano, Piano della Rotonda, Pietrosa, Campote- nese, Campizzi, Masistri; 0. nel Monte Sassone; c. in apricis arenosis saxosis, nel letto del Coscile sotto la Cappella della Madonna di Castello a Castrovillari. Pag. 17. Scilla autumnalis. Adde: Dirupata di Murano, Campotenese, Pie- trosa, Monte delle Vigne. Pag. 17. S. bifolia. Adde: Piano di Bellizia, Rotonda, Dolcedorme, Man- friana, Grotta della Manca, Vallo in contrada Vigne, Pietà presso Castrovillari da m. 456 a 2271 sul livello del mare. Variat foliis anguste vel late linearibus scapo longioribus brevioribusve, pedunculis flores aequantibus vel longioribus. Pag. 17. Post Bellevalliam romanam inseratur: 2. Bellevallia dubia. Roem. et Schult, syst. veg. 7. 1709. — Parl., fl. ital., 2. 458. — Ic. Hyacinthus dubius. Fiori e Paol., icon. fi. ital., f. 672. b. N. Terracc., l. c., 8. — racemo brevi paucifloro, perigonii phyllis apice acutiusculis, bulbo saepe biscapo. In apricis pascuis montosis ac demissis; Pollino nel Piano di Bellizia, Campotenese; 5. nei pressi del fiume Raganello. — Aprili, Majo. — Fruet. Majo, Junio 2. : 3. B. trifoliata. Kunt., enum. pl. 4. 308. — Parl., /l. ital., 2. 402. — Ie. Hya- cinthus trifoliatus. Ten., /l. nap., t. 185. — In campis incultis, et in apricis her- bosis argillosis; nei pressi del fiume Raganello. — Aprili, Majo. — Fruct. Junio, Julio 2. Bulbus ovatus; scapus superne inter flores sulcato-angulatus; racemus mul- tiflorus elongatus (12-13 cent. long.); pedunculi florum inferiorum perigonium subaequantes, superiores dimidio breviores; bracteae inferiores, minimae, su- periores longiores ac apice emarginato-bidentatae. Pag. 18. Muscari comosum. Adde: b. horizontale. N. Terracc., 1. c., 8. — racemo breviore, floribus su- perioribus abortivis approximatis longe pedunculatis, horizontaliter patentibus, da foliis erectis scapo brevioribus. — Falde di Pollino alla Pietrosa, Frassmeto, S. Basile; d. in apricis saxosis montosis; nella Dirupata di Murano. In d., folia margine scabriuscula (16-17 cent. long. 1-1 ‘/, cent. lat.), erecta demum subflaccida, semper scapo breviora; flores fertiles juniores atrocoerulei, sub anthesi sordide vel pallide viride-luteoli; perigonium denticulis obtusis ‘ecurvis subluteolis, inferiores remotiusculi pendunculum subaequantes, supe- riores magis approximati pedunculo longiores, steriles pallide ac amoene cyanei, perigonium denticulis fuscis inflexis; capsula trigona obtusa; semina atra, hylo albo, ad vitrum tenuissime scabra. Pag. 18. M. racemosum. Adde: b. N. Terrace., l. c., 9. foliis tortuosis late linearibus flaccidis scapo duplo triploque longioribus, floribus longe racemosis. Inter vineas; Castrovillari nel Monte delle vigne. — Martio, Aprili. — Fruct. Aprili Majo. 2. Bulbus ovatus (3 x 4 cent.), basi valde prolifer, bulbillis albis apiculatis fere assurgentibus; scapi saepe 4-5 ex eodem bulbo, crassi (20-30 cent. long.): folia varie flexa, late canaliculata subtus fortiter striata (5-9 mill. lat. 34-40 cent. long.); racemus multiflorus (20-30f1.) densiusculus cylindraceus (3-3 '/, cent. long.); fructifer elongatus (4-8 cent. long.); flores nutantes potius pallide coerulei, odore laevissimo pollentes; bracteae geminae sub quove pedicello saepe coalitae et bidentatae vel bifidae videntur; pedicelli 4-5 mill. long.; perigonium ovale- oblongum; capsula trigona obcordata virens apice saepe coerulea ('/, X 1 cent.). Pag. 18. M. neglectum. Adde. — Scala di Gaudolino, Manfriana, falde di Pollino alla Pietrosa, S. Basile, Dirupata di Murano, Campotenese, Castrovil lari in contrada vigne. Post hanc speciem inseratur: 5. M. commutatum. Guss., pl. rar., 145. — Ie. Hyacintus commutatus. Ten., fi. nap., è: 229., f. 1. In herbosis apricis; Castrovillari nel Monte delle vigne, a Scarapuorci, ed a Pietrapiana. — Aprili, Majo. — Fruct. Majo, Junio. O. Bulbus ovatus prolifer, bulbillis albis numerosis; scapus inter flores ame- thysteus (14-15 cent. long.); folia late canaliculata ad vitrum crebre albo-pune- tata, subtus striata (20-30 cent. long., 5-6 mill. lat.); racemus interdum pauci- ©” florus (3 '/,-4 cent. long.); flores inodori pallide ac pulchre violacei, denticulis obtusi albis, demum violaceis; pedicelli amethystini (2-3 mill. long.). Pag. 18. Allium trifoliatum. Adde: Campotenese, Dirupata di Murano, Scala di Gaudolino. Pag. 19. Post Allium Chamaemoly inseratur: 7. bis. A. Cupani. Raf., car., 86. — Parl., fl. ital., 2. 545. Ic. Allium mon- tanum, capillaceo folio, floribus purpureis, Bon., panph., t. 60. In apricis saxosis montosis; Masistri. — Julio, Augusto. — Fruct. Septem- bri, Octobri. 2. Pag. 19. A. tenuiflorum. Adde: Campotenese, Masistri, Dirupata di Murano. Pag. 19. A. paniculatum. Adde: Masistri, Campizzi. Pag. 19. A. flavum. Adde: Masistri. Pag. 19. Post Allium pulchellum inseratur: 12 bis. A. oleraceum Lin., sp. 299. — Parl., fl. ital., 2. 560. — Ie. Reich., ic. f. 1067. — In apricis herbosis montosis; Pollino nel Piano di Bellizia. — Junio, Julio. — Fruct. Julio, Augusto. 2+. Pag. 19. A sphaerocephalon. Adde: Var. tortuosum, scapo tereti tortuoso, fere usque ad medium folioso, foliis 4 scapo longioribus, umbella multiflora, laxiuscula, ovato-globosa, floribus roseis longiuscule pedicellatis, perigonii phyllis exterioribus carinatis, carina laevi, virenti, interioribus longioribus planis, staminibus perigonio longioribus, tricuspidatis, lacinia intermedia laciniis lateralibus aequali, et parte filamenti subjecta longiore, pistillo staminibus longiore, spatha univalvi mueronata, per- sistente, demum lacera ac subtriloba. In apricis pascuis saxosis; Dirupata di Murano, Ferrocinto. — Junio, Julio. — Fruct. Julio, Augusto. 2}. Pag. 21. Asphodelus fistulosus. Adde: falde di Pollino presso la Torre del Monaco. ta Pag. 21. Asphodeline liburnica. Adde: Dirupata di Murano, Campotenese, Masistri. Pag. 21. Phalangium Liliaco. Adde: Scala di Gaudolino, Dirupata di Mu- rano, Campotenese, Melanthaceae. Pag. 21. Post Colchicum autumnale inseratur: 2 bis. C. Bivonae. Guss., cat. A. Boccad. 1821. 72. — Parl., /l. ital., 3.173. — Ice. Fiori e Paolet., Icon. /l. ital., f. 621. — In apricis herbosis; Castrovillari a S. Angelo. — Septembri, Octobri, 2+. Folia fere falcata late lanceolata, basi lata, apice cucullata obtusa, mar- gine plana, glabra ac laete viridia (28-30 cent. long. in medio 2 ‘/-3 cent. et ultra lata); perigonium roseum parum ac obsolete tessellatum, laciniis omnibus obovatis, obtusis exterioribus 6. cent. long. 2. cent. latis, interioribus parum brevioribus ac angustioribus. Pag. 21. C. neapolitanum. Adde: var. calabrum, floribus minoribus (3-4), perigonii limbo tubo duplo bre- n viore, laciniis oblongo-linearibus erecto-patentibus, exterioribus obtusiusculis, interioribus acutiusculis, pistillo staminibus longiore, stylis apice subincur- vatis, capsula parva apice acute tricuspidata, foliis hysteranthiis 2-3 erecto- patentibus, demum flaccidis, lanceolato-linearibus basim parum angustatis, obtusiusculis, canaliculatis, viridi nitescentibus. — 33 — In apricis pascuis montosis; Masistri. — Septembri, Octobr. di Pag. 22. C. parvulum. Adde: Piano di Ruggia, Manfriana. Asparagaceae. Pag. 22. Polygonatum multiflorum. Adde: Campotenese, Masistri, Piano di Bellizia. Pag. 22. P. officinale. Adde: var. parviflorum N. Terracc., 1. c., 9. — caule tereti apice subsulcato- striato, foliis minoribus ovali-lanceolatis obtusis basi angustatis, pedunculis bifloris, floribus parvis, perigonii laciniis oblongo-obtusis apice barbatis, tubo aequali, staminibus perigonio parum brevioribus, filamentis glabris, bacca . . . . In apricis sylvaticis, Campotenese, Masistri. — Majo, Junio. 2k. A specie recedit, caule non ancipiti-sulcato, Horibus minoribus, staminibus perigonio parum brevioribus ac habitu. An species propria? et tune Polygo- natum parviflorum appellandum. Amaryllidaceae. Pag. 23. Sternbergia sicula. Adde: Dirupata di Murano, Campotenese, Cam- pizzi. { Post hane speciem inseratur: 8. S. aetnensis. Guss., /2. sic. prodr., 1. 395. — Parl., fl. ital., 3. 93. — Are. comp. fl. ital., ed. 2°, 146. — Ic. Amaryllis aetnensis Raf., carat., t. 18. f. 3, ex Guss, In apricis saxosis montosis; Pollino nella valle della Manfriana. — Flo- ret? — Fruct. Majo, Junio. 2+. Bulbus ovato-oblongus; scapus humilis compressus subanceps, fruetiferus 9-10 cent. long.: folia hysteranthia lucida, ad vitrum utrinque tennissime albo- punctata, anguste linearia (4-5 mill. lat.) apice callosa, obtusa, margine inferne minute ciliata et spiraliter contorta, dorso obsolete carinata, carina inter duas lineas depressas elevata, scapo fructifero longiora; flores. .... capsula bac- cata, ovalis obscure trigona. Pag. 23. Narcissus poeticus. Adde: b. N. Terrace., 1. c., 10. — spatha apice breviter bifida, perigonii tubo subdimidio breviore, foliis scapo fere duplo brevioribus. c. N. Terrace., 1. e., — bulbo minore, foliis angustissime linearibus scapo brevioribus. d. N. Terracc., 1. c., — flore longiusculo pedunculato, stylo corona longiore. e. N. Terracc., 1. c., — corona majore subcupulari erecta, stylo stami- nibus superioribus breviore, ovario obovato. In apricis pascuis ac herbosis montosis; Campotenese, Campizzi; 5. nel Piano di Ruggia; c. nella Dirupata di Murano; d. et e. cum specie nella Manfriana. ANN. Ist. Bor. — Vor. IX. 5) — 34 — Post hanc speciem inseratur: 2 bis. N. radiiflorus. Sa/ist. podr. 225. — Parl., /l. ital., 3.118. — Te. Reich., fl. germ., f. 809. b. floribus majoribus, perigonii laciniis candidis tubo longioribus, obo- vatis obtuso-mucronnlatis basi angustatis ac distinetis, exterioribus parum la- tioribus, corona brevi non brevissima (6-7 mill.) cupulari luteola margine erispo crenulato-rubro (non coccineo), staminibus superioribus corona brevioribus, ovario oblongo subtereti, stylo stamina superiora subaequante, stigmate pro- funde trilobo, capsula ovato-oblonga obscure triquetra. Im apricis herbosis aridis montosis; Pollimo nella Manfriana. — Aprili, Majo. — Fruct. Junio, Julio. 2. 3 bis. N. pollinensis N. Terr., l. c., 10. — Ic. N. Terr., L c., t. 1. f. D. N. bulbo ovato, scapo ancipite, bifloro, foliis anguste linearibus obtusis subcanaliculatis, margine plamis, subtus obtuse carinatis, carina inter duas lineas elevatas depressa, apice non oblique tortis, scapo brevioribus, perigonii laciniis patentibus tubo sublongioribus, exterioribus obovato-oblongis apice rotundato emarginatis mucronvlatis, interioribus ovato-oblungis apice acutis mucronulatisve, omnibus basi angustatis ac distinctis, corona brevi (non bre- vissima) subcupulari erecta margine crenulatorubro, staminibus superioribus corona parum brevioribus, ovario oblongo, stylo stamina superiora subae- quante, capsula obovato-oblonga, obscure triquetra. In apricis sylvaticis montosis; Pollino nella valle della Manfriana. — Aprili, Maio. — Fruct. Junio, Julio. 24. Folia erecta, margine plana, non inflexa, demum subflaccida; spatha late ovato-oblonga apice subretusa ac papillosa perigonii tubo aequalis; perigonium laciniis candidis basi luteolis parum latis ac distinctis; corona undulato-crispa inferne luteoviridula a medio ad marginem laete rubra (3-4 mill. long.); stylus trigonus trisulcatus, stigma trilobum, lobis depressis, fere peltatis. Variat foliis latioribus, floribus majoribus, staminibus superioribus corona brevioribus aequa- libusve. — Species inter Narcissum radiiflorum et N. biflorum mihi videtur media. 4. N. biflorus. Curt., dot. mag. 197. — Parl., /l. ital., 3.120. Ie. Curt., 1. e., ta dorate Parli UNA Nerracesgi. cessi! b. floribus longiuscule pedunculatis, ovario subobovato, spatha bifida la- ciniis latis oblongis apice rotundato-emarginatis. e. stylo corona longiore. In apricis herbosis montosis; Pollino nella Manfriana, d. et e. cum specie. — Aprili, Majo. — Fruct.? 2. Pag. 23. N. Tazzetta. Adde: Castrovillari ai Murirotti. Post hanc speciem inseratur: 5. N. spiralis. Parl.,. /l. #tal., 3.152. — Ic. nulla. — Im apricis herbosis: a Castrovillari. — Martio, Aprilii — Fruct.? 2. Juncaceae. Pag. 23. Post. Luzulam sylvaticam inseratur: 2. bis. Luzula campestris. Dec., fl. fr., 3. 161. — Parl., fl. ital., 2. 304. — Ie. Reich., /l. germ., f. 375. In montosis sylvaticis umbrosis; Pollino nella Serra del Prete. — Majo, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2. Pag. 24. Juncus glaucus. Adde: Pollino nel Conoechiello a m. 1995 sul li- vello del mare. Pag. 24. Post. Juancum effusum inseratur: 7 bis Juncus conglomeratus. Lin., sp. 346. — Ic. Reich., fl. germ., 912., 915. In umidis montosis: Pollino hell’erta del Conocchiello presso il vallone di Spezzavammole. — Junio, Julio. — Fruct. Augusto, Septembri. 24. 8. bis. J. multiflorus. Desf., /. at2., 1. 313. — Ic. Desf., L. c., t. 91. In udis montosis; Pollino presso il vallone di Spezzavummole, tra Piano Jannace, Gaudolino e vallone Zapanna. — Majo, Junio. — Fruct.? 2}. Caulis teres interne septatus, septis distantibus, medio foliatus: folia te- retia loculoso-fistulosa arefactione non nodulosa, basi expansa in vaginam lon- giusculam amplexicaulem, margine albo-membranaceam apice biauriculatam; capsulam maturam non vidi. Pag. 24. J. lampocarpus. Adde: Pollino nel Conocchiello. Pag. 25. J. bufonius. Adde: nei pressi del fiume Raganello, ed alle sorgenti del Sibari. Iridaceae. Pag. 25. Crocus hiflorus. Adde: 5. bulbo alte sepulto, scapo uni-trifloro elongato (15-20 cent. cum flore), perigonii tubo vel toto violaceo vel violaceo striato. — Castrovillari in con- trada vigne, Pollino nella Manfriana, Serra del Prete, Piano di Bellizia; 6. nella Dirupata di Murano e nella Manfriana cum specie. Pag. 25. C. vernus. Adde: c. medius, Parl., fl. ital., 3. 224. - d. grandiflorus, Parl., 1. c. — Piano di Pollino e di Bellizia, Monte Ruggia, Dirupata di Murano; c. nel Piano, di Bellizia e nella Manfriana, cum specie; d. nel Dolcedorme. Pag. 26. C. Thomasii. Adde: Campotenese. Pag. 26. Romulea Bulbocodium. Adde: — Scala di Gaudolino, Vigne, Sca- rapuorci, Cammarata, pressi di S. Basile. Post hane speciem, inseratur : 2 bis. R.ramiflora. Ten., mem.113.— Parl., fl. îta2., 3.251. — Ic. Ten., l.c. t. 7. — 86 — In apricis pascuis et in herbosis; Pollino nella Scala di Gaudolino, Fras- , sineto, Vallo in contrada vigne. — Martio, Aprili. — Fruct. Majo, Junio. 2. Pag. 26. R. Columnae. Adde: Vallo in contrada Vigne, Scarapuorci, Pie- trapiana. Pag. 26. Ante Gladiolum dubium inseratur: 2 bis. Gladiolus communis. Lin., sp. 52. pro parte. — Ic. Reich., fi. germ., f. TTT. var. brutius, N. Terrace., 1. c., 10. — bulbo rotundo-subdepresso fibris te- nuibus parallelis dense stipato, foliis 5-7 ensiformibus, spica multiflora (14-15f.), spatha diphylla, foliolis inaequalibus, inferiore in floribus infimis florem supe- rante, in reliquis breviore, perigonii laciniis apice rotundato-retusis, tribus su- perioribus longitudine inaequalibus, lateralibus late ovatis basi angustatis, la- cinia suprema latitudine aequali sed longiore ovato-oblonga a lateribus tecta, tribus inferioribus macula lineari-lanceolata alba purpureo-marginata notatis, lateralibus obovatis inferne longe angustatis, intermedia longiore ac latiore la- ciniis lateralibus superioribus simillima, capsula ovato-oblonga triquetra, trisul- cata, apice impressa, angulis superne in carinam obtusam productis seminibus globosis late marginato-alatis. In apricis sylvaticis montosis saxosis; Dirupata di Murano, d. cum specie. — Majo, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2. In d., caulis usque ad inflorescentiam foliis indutus (80-90 cent. long.); folia acuminata exquisite nervosa, inferiora interdum subfalcata (2 cent. lat.); flores pallide violacei; perigonii tubus brevis vix incurvatus, stamina laciniis supe- rioribus perigonio subdimidio breviora; antherae lineari oblongae obtusae, vi- rides margine fusco, filamento paulo breviores, auriculis acutis divergentibus; filamenta basi albida prope antheras pallide rosea; pistillus stamina aequans vel parum superans; stylus basi albus apice cum stigmate roseus:; capsula te- nuissime nervoso-reticulata (20 X 12, vel 15 X 10 mill.); semina, sine alla, api- culata rubro-rosea ad vitrum minutissime scabra; ala ferruginea tenue ac erebre papillosa. Pag. 26. G. dubius. Adde: d., floribus remotis minoribus ac pallidioribus. — in apricis sylvaticis; Castrovillari nel Monte delle Vigne. Pag. 26. Iris germanica. Adde: var. calabra, subglauca, rhizomate, ramoso, foliis ensiformibus falcatis acutis, caule subtereti foliis parum longiore; bifloro rare trifloro, floribus minoribus breviter pedicellatis, perigonii tubo ovario duplo longiore, laciniis duplo vel ultra breviore, bracteolis inflatis obtusis, ad apicem scariosis longiore, laciniis longitudine, latitudine, subaequalibus, exterioribus obscure violaceis ac velutinis, obovato-spathulatis apice integris, interioribus obovato-oblongis apice retusis subcrenulatis integrisve, tertio et ultra inferiore angustatis, antheris filamentum aequantibus, laciniis labii superioris stigmatum acutis, margine exteriore irregulariter dentato, capsula ...... In apricis saxosis montosis; Dirupata di Murano. — Aprili, Majo. — Fruct.? 2}. Rhizoma horizontale; caulis 30-40 cent. longus; folia acuminata radicalia saepe falcata (2 ‘/-4 cent. lat. 15-30 cent. long.), caulina pauca radicalia similia; flores laete violacei, laeviter odori; pedicelli crassi striati (5-6 mill. long.); an- therae oblongae obtusae. Pag. 26. Post Xiphion foetidissimum inseratur: 5. X. collinum. N. Terracc., peregr. bot., 1. 177. — Arc. comp., fl. ital. ed. 2°, 157. — Iris graminea. (non Lin.) N. Terrace., sym. fl. velt., 162. — Ic. nulla. In apricis sylvaticis saxosis; Castrovillari a vallo in contrada Vigne. Maio, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2. Rhizoma ramosum cylindraceum ac nodosum; scapus foliis brevior (cum floribus 18-20 cent. long.); folia striata, viridia, ad vitrum margine scabro; bracteae late lineares concavae, acuminatae, margine anguste albo-membra- naceo, dorso ad apicem praesertim scabrae; antherae filamento breviores. Pag. 26. Hermodactylus tuberosus. Adde: Monte delle Vigne, Pietrapiana. Dioscoraceae. Pag. 27. Tamus communis, Adde: Pollino salendo alla Manfriana, Campote- nese, S. Basile, Frassineto. Typhaceae. Pag. 27. Post Sparganium ramosum inseratur: 2. S. simplex. Huds., /l. ang!., 401. — Te. Reich., fl. germ. cent., 9. t. 325. In aquosis montosis; Pollino presso il vallone Spezzavummole. — Junio, Julio. — Fruct. Julio, Augusto. 2+. Ol Araceae. Pag. 2. Ante Biarum inseratur: 50 bis. Arisarum. Targ. Tozz. 1. A. vulgare. Targ. Tozz., in annal. mus. florent., IL. 2.— Parl., fl. ital., 2. 235. — Ic. Targ. Tozz., l. c. b. N. Terrace., 1. c., 11, foliis 2, petiolo laminam subaequante vel parum longiore, lamina exquisite cordato-ovata apiculata, scapo, petiolo duplo lon- giore, e medio ad apicem punctis vel lineolis fuscis notato, spathae tubo potius amplo cylindraceo apice laeviter constricto punctis atris maculato, lamina ovata breviter cuspidata tubo parum breviore, spadice appendice cylindracea tenui supra tubum valde curvata. ce. N. Terracc., 1. c., foliis 2, petiolo lamina 2-8plo longiore, lamina trian- gulari sagittata, lobo medio breviter apiculato, lobis lateralibus triangularibu. Er obtusis divaricatis sinu amplo, scapo petiolum superante, spatha graciliore tubo cylindraceo, obsolete punctis atris paucis notato, lamina ovato-lanceolata acuta tubo parum breviore, spadice appendice tenui subeylindracea supra tubum exquisite curvata. - In apricis herbosis ac umbrosis saxosis; 2. a Castrovillari nel Monte delle Vigne; c. nelle falde del Pollino alla Pietrosa. — Novembri, Aprili. 4. Pag. 27. Biarum tenuifolium. Adde: Pollino nelle basse falde alla Pietrosa, ed in Vallepiana, Campotenese. Pag. 27. Arum italicum. Adde: d., spathae lamina minore ovato-oblonga acu- minata, spadice appendice superne parum clavata, tenui ac varie sulcata spatha duplo breviore, foliis minoribus immaculatis, crassioribus. In apricis sylvaticis montosis; Pollino nel Piano di Bellizia, e nella Man- friana. — Aprili, Majo. Y. Pag. 27. A. maculatum. Adde: b., spathae lamina minore, ovata, oblonga, longe acuminata, spadice appen- dice potius parva, purpurea, spata subduplo breviore, foliis minoribus immacu- latis, auriculis divaricatis. In apricis sylvaticis saxosis montosis; Pollino nella Manfriana. — Aprili, Maio. 2}, Pag. 27. A. cylindraceum. Adde: Serra del Prete, Piano di Bellizia, Campo- tenese, Masistri. Cyperaceae. Pag.28. Cyperus longus. Adde: Castrovillari alla Pietà, e nel Vallone di Virtù. Pag. 29. Scirpus Holoschoenus, Adde: var. montanus N. Terrac., l. c. 11. —, squamis apice retuso-mucro- natis, basi margineque glabris, stylo bifido. In umidis montosis; Pollino nel Conocchiello a m. 1995 sul livello del mare. — Julio, Augusto. — Fruct. Septembri, Octobri. 24. Pag. 29. Carex divisa. Adde: Campotenese, Campizzi. Pag. 29. Post Caricem muricatam inseratur: 5 bis. C. vulpina. Lin. sp. 373. —. Ic. Vigna vulpina. Reich. /l. germ., cent. 18. f. 564. — Im apricis humidis; presso il fiume Raganello. — Aprili, Majo. — Fruct. Majo, Junio. 2. Pag. 30. C. leporina. Adde: Campotenese, e presso le sorgenti del Porcello. Pag. 30. C. macrolepis. Adde: Manfriana, Monte Ruggia, Coppa di Paolo, e parte alta del Boschetto di S. Basile, Dirupata di Murano. Post hanc speciem inseratur: 7 bis. C. Halleriana Asso syn. ju. n. 922 (ann. 1779). — Parl., fl. ital., 2.172. — Ic. Carex alpestris Reich., /l. germ., cent. 18. f. 630. — Im apricis sylvaticis mon- tosis; Pollino nella Serra del Prete. — Majo, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2. D CI} ES Pag. 30. Post Caricem serrulatam inseratur. 9 bis. C. recurva. Huds., /l. @ng/., 413. — Parl., fl. ital., 2.181. — Te. Carex glauca. Reich., /. germ., cent. 18. f. 648. — In apricis herbosis aridis vel humidis Campotenese. — A prili, Majo. — Fruct. Majo, Janio. 2+. Pag. 30. Post Caricem sempervirentem inseratur. 11 bis. C. depauperata. Good. in trans. soc. Linn. 2. 181. — Parl., /l. ital., 2. 200. — Ic. Reich., /l. germ., cent. 18. f: 625. — In umbrosis sylvaticis; Cam- potenese, Campizzi. — Aprili, Majo. — Fruet. Majo, Junio. 2. Spica mascula brevis, foeminae triflorae, interdum una, rare tres quatuor: utriculus collo potius brevis glumam subaequans. Poaceae. Pag. 31. Anthoxanthum odoratum. Adde: b. villosum, Loisl. not. 7. — Parl., fl. ital., 1. 59. Campotenese; Diru- pata di Muràno, 6. nella Manfriana. Pag. 31. Post Phleum alpinum inseratur: 2 bis. Phleum pratense. Linn. sp. 59. — Ic. Host. gram. austr. 3 t. 21. b.nodosum. Boiss.. fl. or., 5. 484. — P. nodosum Linn. sp. 53. — Ic. Trin. gram. t. 6. — Im apricis herbosis montosis; Pollino nella Manfriana, d. nella Dirupata di Murano. — Majo, Junio. — Fruct. Junio, Julio. 2}. Variat spica 3-12 cent. longa. Pag. 51. Alopecurus Gerardi. Adde: — Dirupata di Murano, Campotenese Manfriana. 2 i Pag. 32. Sesleria nitida. Adde: — Monte Ruggia, Coppa di Paolo, Diru- pata di Murano. Pag. 35. Andropogon Ischaemum. Adde: — Basse falde di Pollino, alla Pie- trosa, Frassineto, S. Basile. Pag. 33. Millium vernale. Adde: Campotenese, Campizzi. Pag. 33. Stipa pennata. Adde: Serra del Prete, Monte Ruggia, Coppa di Paolo. Pag. 34. S. tortilis. Adde. — Piano di Bellizia, Dirupata di Murano, Cam- potenese. Pag. 34. Post Agrostidem albam inseratur: 2. Agrostis verticillata Vill. Dauph. 2. 74. — Are. comp. /l. ital. ed. 2. 38. — Ic. Reich., fl. germ., f. 138. — In apricis herbosis humidis, et ad rivuloram mar- gines: Castrovillari presso il Coscile, alla Pietà ed a Cammarata. — Julio, Septembri. — Fruct. Augusto, Octobri. 2453 3. A. Spica venti. Linn. sp. ed. 2. 91. — Parl., l. ital., 1.191. — Ice. Apera Spica-venti. Reich., /l. germ., £. 125. — In apricis herbosis et in campis cultis: Campotenese. — Majo, Junio. — Fruct. Julio, Augusto O. . SER) 4. A. interrupta Linn. sp. ed. 2. 32. — Parl., /. ital., 1. 192. — Ic. Apera interrupta Reich., /l. germ., f. 123. — Im apricis aridis arenosis; Masistri, Cam- pizzi. — Junio, Julio. — Fruct. Julio, Augusto. ©. Pag. 35. Aira caryophyllea. Adde: Dirupata di Murano, Campotenese, Campizzi. î Pag. 55. Avena austral's. Adde. — Serra del Prete. Pag. 35. Melica ciliata. Adde. Dirupata di Murano, Campotenese. Pag. 36. Koeleria grandiflora. Adde. db. hirtella. Parl., /l. ; 2° Tutte furono colte galleggianti durante la navigazione tra i punti sopra citati: vengono quindi ad accrescere la lista delle alghe per le quali la disseminazione è ‘eseguita per mezzo dei movi- menti che si verificano nelle acque dei mari, principalmente per opera delle correnti, trasportandone non solo le spore, -ma fluitandone altresi degli esem- plari fruttiferi, o dei loro frammenti (3). Genova, 10 aprile 1900. (1) Tanto le poche specie di questa contribuzione, come quelle che formano oggetto della contribuzione seguente, sono comprese nei materiali algologici marini indeterminati, di proprietà dell’Erbario dell’ Università romana ed a me cortesemente comunicati dal- l’esimio prof. Romualdo Pirotta, perchè ne eseguissi lo studio. (2) R. K. GreviLLE, Algae Britannicae, pag. XII. (3) A. Piccone, Prime linee per una geografia algologica marina, pag. 48. — 118 — ALGAE. Chlorophyceae. 1. Ulva reticulata Forsk. — Ne ritrovai un solo frammento impigliato tra le foglie del Sargassum cuneifolium var. rigescens. ; Fucoideae. 2. Turbinaria decurrens Bory. — Un solo e giovane individuo con fram- menti di Jania rubens epifitica e traccie della Melobesia farinosa. 3. Sargassum cuneifolium var. rigescens Grun. — Due esemplari alti circa 25 em., molto robusti, ed uno dei quali è provvisto del callo radicale. Su di essi sonvi epifitiche Melobesia farinosa ed Jania rubens. — Tra le foglie d’un ramo era impigliato un piccolo pezzo dell’Ulva reti- culata. 1 4. Sargassum Boveanum J. Ao. — Due frammenti d’un grosso esemplare. Alcuni dei loro rami sono lunghi oltre 30 cm. 5. Sargassum glandulifolium Grun. in litt. « Ramis compressis, hine inde subtortis; ramulis teretiusculis superne elevato glandulosis, erecto patentibus, iterum ramulosis; foliis e basi angusta arcuata lineari-lanceolatis crassiusculis, rigidulis, costa tenui percursis, inte- gerrimis sed ad basim et secus margines e/evato-glandulosis; vesiculis subovatis, obtusis, breviter pedunculatis, cum pedunculo sparsim elevato-glandulosis ; receptaculis . . . . .-- Planta exsiccata fusco-nigrescens. » < Sargasso Boveano affine videtur sed glandulis elevatis marginem folio- rum occupantibus valde singulare. » Un solo esemplare il quale costituiva la parte terminale della pianta, od un ramo di un lungo individuo. Florideae. 6. Melobesia farinosa Lamour. — Epifitica e abbondante sul Sargassum cuneifolium var. rigescens: sulla Turbinaria decurrens sonvene in- vece scarse e piccole pustolette. 7.Jania rubens (L.) Lamour. — Come la precedente. Molti sono i cespu- glietti affissi sul Sargassum: pochi e piccoli sono quelli che trovansi sulla Turbinaria. PIRO "SERBO — 119 — Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’Africa orientale. XXIT. PICCONE A. ‘ Alghe ,, raccolte dall’ing. LUIGI ROBECCHI-BRICCHETTI nel Mar Rosso e sulla costa della Somalia. A. Mar Rosso, a Suez. Le quattordici specie, che compongono la piccola collezione, furono tutte colte nella stessa località e tutte, meno la Valonia macrophysa, già erano conosciute del Mare Eritreo. — Eccone l’elenco: ALGAE. Chlorophyceae. 1. Ulva Lactuca L. — Esemplari a fronda sottile e che ritengo perciò siano cresciuti in acque molto tranquille. 2. Dictyosphaeria favulosa Decne. — Ne ritrovai un piccolo esemplare epi- fitico sulla Digenea simplex. 8. Valonia macrophysa Ktz. — Due esemplaretti frammisti ad alghe mag- giori. Questa è l’unica specie veramente interessante della piccola raccolta fatta a Suez dal Robecchi-Bricchetti. Essa era stata ritrovata in varie località del Mediterraneo e dell'Adriatico (1). Hauck la segnalò, fin dal 1886 e per il primo, quale specie crescente pur nell'Africa orientale, avendone avuto un esemplare da Mombaza, nello Zanzibar (2). È perciò molto importante, in rap- porto alla sua distribuzione geografica, il sapere che fu scoperta anche nel Mar Rosso. : 4. Codium tomentosum (Huds.) Stackh. — Dubbia ne è la determinazione, trovandosi le frondi (forse già un po’ alterate) tutte addensate e fortemente le une sulle altre compresse. (1) G. B. Dr Toni, SyZoge algarum, I (1889), pag. 375. (2) F. Hauc&, Veber cinige von J. M. Hildebrandt im Rothen Meere und Indischen Ocean gesammelte Algen, II, n. 21 in Hedwigia 1886, Heft VI. Saul) = Fucoideae, 5. Sargassum dentifolium Ag. — I pochi esemplari di questa specie, non rara, furono colti certamente in condizioni diverse, giacchè uno ha la fronda di colore più oscuro, alquanto più densamente fogliosa, con foglie relativamente brevi, ecc.; e ciò, a parer mio, per essere cresciuto in poco fondo e dove fa- cile era il rinnovamento dell’acqua. 6. Cystoseira Myrica J. Ag. — Specie nel Mar Rosso comunissima. Eppure nella collezione non ne esiste che un meschino individuo, sul quale è epifitica la Spyridia filamentosa. 7. Padina Pavonia Gaill. — Anch’essa è specie assai comune, ma rappre- sentata da due esemplari. Dalla forma e sviluppo della loro fronda si può arguire che crebbero in acque molto tranquille. 8. Dictyota Fasciola Lamour. — Riferisco, con gravi dubbi, a questa specie il vecchio cespuglio che fa parte della collezione. Egli è in molti tratti infe- stato dalla Melobesia farinosa. 9. Hydroclathrus cancellatus Bory. — Ne trassi un meschino esemplare dalla Digenea simplex con la quale era impigliato. Florideae. 10. Spyridia filamentosa (Wulf.) J. Ag. — Il maggiore dei due individui trovasi impigliato, e forse epifitico, sulla Cystoseira Myrica. 11. Laurencia papillosa (Forsk.) J. Ag. — Specie comune, ma in pochi esem- plari di diverso sviluppo e forse cresciuti a varia profondità. 12. Digenea simplex (\Vulf.) Ag. — Dalla forma dei vari individui, si può credere vegetassero in acque non molto profonde. 13. Melobesia farinosa Lamour. — Epifitica sul Sargassum dentifo- lium e sulla Dictyota Fasciola. 14. Jania adhaerens Lamour. — L’esemplare che la rappresenta è di colore quasi bianco, e forse fu colto dopo che avea subita l’azione del sole. B. Costa dei Somali, nella rada di Obbia. Anche questa raccolta non è molto numerosa di specie, giacchè ascen- dono appena a 17. Essa è peraltro interessante per le seguenti ragioni. Intorno all’algologia della Somalia, per quanto ho potuto appurare con i miei limitati mezzi, non esiste aleun lavoro speciale. Nella memoria del com- pianto Ferdinando Hanck, che ha per titolo Veber emmige von J. M. Hilde- ae brandt im Rothen Meere und Indischen Ocean gessammelte Algen (1) trovo enu- merate 51 specie colte sulle coste dei Somali a Lasgori, Meith e Scara. Le specie invece riportate dal Robecchi-Bricchetti sono tutte di località diversa e, quello che più importa, 14 non sono comprese nel lavoro di Hauck. Alcune poi hanno interesse particolare dal lato della geografia algologica, perchè pro- vano come esse vegetino in area più ampia di quella finora a loro riguardo conosciuta. Di ciò sarà, a suo luogo, fatto il debito cenno. ALGAE (2). Chlorophyceae. 1.* Caulerpa racemosa (Forsk.) J. Ag. — Due pezzi di lungo e robusto esemplare, del quale alcuni rami sono alti sino a 16 cm. 2.* Halimeda polydactylis J. Ag., 702 A/g. Syst., VIII, p. 89. — De Toni, Syll. Alg., I, pag. 526. — H. brachyarthra Pice. in herb.' Un solo individuo dell’altezza di quasi un decimetro. Il primo esame di questa bella specie mi aveva fatto credere al una nuova forma, ma ora, dopo le indicazioni gentilmente fornitemi dall’egregio dott. E. Bornet, inclino anch’io a riferirla alla specie descritta dal celebre G. Agardh nel lavoro sopra citato. — Ad ogni modo credo utile avvertire che l'esemplare di questa collezione non concorda perfettamente, per i suoi carat- teri, con la diagnosi datane dall’Agardh. Infatti le articolazioni dei rami hanno il loro diametro longitudinale notevolmente inferiore al trasversale, ed anzi, in alcuni rami secondarî la larghezza è doppia, o quasi doppia, dell’al- tezza. Le articolazioni poi dei ramoscelli ultimi, che secondo l’Agardh dovreb- bero essere d’una lunghezza doppia della larghezza, sono in maggioranza con i due diametri quasi uguali. Egli è appunto per questi caratteri che, nelle mie prime note, l’avevo segnata come nuova specie, sotto il nome di Hali- meda brachyarthra. — A decidere se trattisi di specie veramente distinta, o quanto meno d’una varietà della polydactylis, sarebbe necessario ese- guire il confronto di molti esemplari non solo, ma raccolti a profondità di- versa, od in acque non ugualmente agitate. E ciò perchè è ben risaputo, da tutti coloro che eseguirono confronti tra esemplari della stessa specie, ma presi a varia profondità, od in località più o meno bersagliate dalle onde, come essi trovinsi di minore sviluppo, ossia con la fronda quasi direi rattrap- (1) Questo lavoro fu pubblicato nel giornale Hedwigia a varie riprese, ossia negli anni 1886, 1887 e 1888. — Benchè, dal titolo, possa sospettarsi che la collezione fatta da J. M. Hildebrandt comprenda una certa quantità di specie del Mar Rosso, in realtà non ve ne figurano che 2 di Hodeida. Sonvene invece enumerate, oltre quelle della costa dei So- mali: 9 delle isole Comore; 28 dello Zanzibar, delle quali 26 prese a Mombaza e 2 a Lamu Hafen; 29 del Madagascar, colte, meno due, a Nosi-bé. (2) Le specie segnate con asterisco non figurano nel già citato lavoro di F. HAUCK. Ann. Isr. Bor. — Von. IX. 16 Ze pita, e assai più robusti, se colti ove l’acqua è poco profonda e molto agitata, e con caratteri opposti se pescati in basso fondo, e dove domina quindi una notevole tranquillità, o in sito ben riparato dalle onde (1). Non sarebbe quindi impossibile che anche questa specie offrisse esemplari con articolazioni aventi i loro diametri diversi per poter ottenere forme di adattamento alle varie condizioni dell’ambiente. Finalmente la specie qui registrata è molto importante anche per gli studî di geografia algologica. Infatti era stata scoperta nell'Oceano Pacifico, sia nell’Australia, che nelle Isole degli Amici, ma nessuno, per quanto io sappia, l'aveva additata dell'Oceano Indiano. — Se poi ’Halimeda monile, che lo Zanardini enumera tra le specie del Mar Rosso (2), fosse, come sospetta Giacobbe Agardh (1. c.), la polydactylis, allora la nuova stazione di Obbia spiegherebbe la sua presenza nel Mare Eritreo, il quale altro non è che una diretta dipendenza dell’Oceano Indiano: tanto è-vero che, tra le flore algolo- giche e tra le faune dell'uno e dell’altro, vi sono notevoli affinità (3). Fucoideae. 3.* Sargassum crispum Ag. — Piccolo e giovane esemplare, ma completo, avendo anche il callo radicale. Oltre alla Melobesia farinosa ha, nelle parti inferiori della fronda, parassitici dei zoofiti. 4.* Sargassum dentifolium Ag. — Reca epifitica, egli pure, la Melobesia farinosa. 5.* Hormophysa triquetra (Mont.) Ktz. — Unico, ma folto cespuglio sul quale sono epifitiche Jania rubens (forma), Melobesia farinosa e Sphacelaria furcigera. — Sonvi pure parassitici dei zoofiti. (1) A. Piccone, Prime linee per una geografia algologica marina, pag. 3°. Tra i tanti esempi che qui potrei addurre, scelgo il seguente: La Nereja filiformis (J. Ag.) Zanard., ha due forme: una di spiaggia, l’altra di basso fondo. La prima è a fronda breve, alta pochi centimetri, ma robusta; la seconda raggiunge l’altezza di tre decimetri e più. Sono di apparenza, a tutta prima, così diverse, che ingannarono valenti fitografi, i quali le descrissero come specie differenti: G. AGAarDpH chiamò l’una Desmarestia fili formis; DERBES e SoLier credettero l’altra ben distinta e la nominarono Nereia Mon- tagnei, e come tale l’ammise e la figurò il Kirzina nelle sue Zadulae phycologicae (IX, pag. 32, tab. 79). Il primo ad ammettere la loro identità fu lo ZANARDINI (Icon. phyc. me- dit.-adr., I, p. 67), ma la attribuì erroneamente all’avere gli autori studiati e descritti esem- plari in vario grado di sviluppo. Ma che la notevole differenza di sviluppo e di aspetto, nelle due forme, sia dovuta alle cause da me indicate, mi è confermato dall'esame di nu- merosi esemplari di spiaggia e di basso fondo (pescati con le reti) esistenti nella collezione di alghe ligustiche del compianto amico Ildefonso Strafforello, recentemente acquistata dal prof. O. Penzig per essere incorporata nell’erbario dell’Orto Botanico di Genova, e della quale mi affidò la revisione ed un preliminare riordinamento, indispensabili per il deplore- vole stato in cui essa si trovava. (2) J. ZANARDINI, Plantarum in mari rubro hucusque collectarum (1858), pag. 81. (3) A. Piccone, Contribuzioni all’algologia eritrea. — Nuovo Giorn. Bot. Ital. 1884, XVI, pag. 285. x — 123 — 6. Zonaria variegata (Lamour.) Mont. — Esemplare di grande sviluppo, avendo la fronda alta circa 17 cm. Tanto sull’una che sull’altra pagina della fronda stessa trovansi parassitici dei zoofiti ed havvi epifitica la Melobesia pustulata (?) 7.* Padina Pavonia (L.) Gaill. -- Grande esemplare con traccie di Melobesie. 8. Dictyota Bartayresiana Lamour. — Molto dubbiosa è per me la determi- nazione di questa specie, sia per mancanza di materiali di confronto, sia perchè trattasi di esemplari vecchi e mal conservati. 9.* Hydroclathrus cancellatus Bory. — Cresceva su zoofiti. Potei ritrovarne un buon esemplare e pochi frammenti. 10.* Sphacelaria furcigera Ktz. — Epifitica sulla Hormophysa tri quetra. Non saprei a quale altra specie riferirla, benchè appaia alquanto diversa. Florideue. 11.* Liagora elongata Zanard. — È l’unica specie un po’ largamente rap- presentata nella piccola collezione e da individui in vario grado di sviluppo. Questa specie, comunissima nel Mar Rosso, già era stata ritrovata nel- l'Oceano Indiano, all'isola Maurizio. Grunow la cita di Hafeva, gruppo delle Hapai, nell’Arcipelago di Tonga o degli Amici (1) e quindi è accertato che vive nell'Oceano Pacifico. Fu raccolta poi anche nell'Atlantico, sia nella Flo- rida (2) che alle Canarie (3). 12.* Galaxaura rugosa (Soland.) Lamour. var. annulata (G. annulata La- mour.). — Cespuglio frammisto ad altre specie. G. Agardh (Epier. syst. Florid., p. 529) accenna non essere certo che questa alga cresca nell'Oceano Indiano. De Toni (872. a/g., IV, pag. 113) trascrive lo stesso dubbio. Ha quindi speciale interesse il conoscere in modo sicuro che nel detto Oceano fu ritrovata. 13. Laurencia papillesa (Forsk.) J. Ag. — Cespuglietto imperfetto ed infe- stato da Melobesie. 14.* Digenea simplex (Wulf.) Ag. — Anche su questa specie ritrovai epifi- tica la Jania rubens. 15.* Melobesia farinosa Lamour. — Sulla Hormophysa triquetra, sul Sargassum crispum e S. dentifolium. 16.* Melobesia pustulata Lamour. — Epifitica sulla Zonaria variegata. La riferisco dubbiosamente a questa specie perchè non è ben fruttifera. 17.* Jania rubens (L.) Lamounr. — Cresceva tanto sulla Hormophysa triquetra che sulla Digenea simplex. (1) A. Grunow, A/gen der Fidschi-Tonga-und Samoa Inseln, pag. 14. (2) J. AGARDH,, Analecta algologica, III, pag. 105. (3) A. Piccone, Crociera del “ Corsaro ,, alle isole Madera e Canarie. Alghe, pag. 33. Contribuzione alla flora calabrese DeL Dott. BrAGIO LonGo Al confine tra la Calabria Citeriore e la Basilicata, e precisamente al ver- sante occidentale del gruppo montuoso del /°02/7n0, si apre la conca della Valle del Lao o Vallo di Laino. Essa è nettamente delimitata all’intorno da-una co- rona di monti abbastanza elevati, superando tutti i 1000 metri, per non parlare del Pollino le cui vette principali superano invece i 2000 metri. Soltanto verso sud-ovest la Valle si apre per una gola rocciosa, strettissima e profondissima, quasi completamente impraticabile e lunga diversi chilometri, attraverso la quale scorre il fiume Lao; fiume, che risulta dalle confluenze di tutte le acque della Valle medesima. In questa Valle del Lao si trovano diversi paesi: Mor- manno, Laino Castello, Laino Borgo, appartenenti alla Calabria Citeriore ; e Ro- tonda, Viggianello, Castelluccio Superiore, Castelluccio Inferiore, appartenenti alla Basilicata. Passando le vacanze estive in quella Valle, ho cercato di esplorarla dal lato botanico, attenendomi specialmente alla parte centrale ed occidentale di essa, vale a dire, quasi esclusivamente al territorio di Laino Borgo e di Laino Ca- stello; e già ebbi occasione di far conoscere alcune piante interessanti da me raccoltevi (1). Nell'estate, testè decorsa, poi, oltrepassati i monti di occidente, sono disceso dall’altro versante fino al Mar Tirreno, erborando, sempre nella Calabria Cite- riore, in quel di Tortora e di Ajeta fino a Praja ed all’isolotto di Dino. Così resta esplorata, dal lato botanico, la maggior parte del territorio cala- brese limitrofo alla Basilicata, giacchè il gruppo montuoso del Pollino e le sue terre adiacenti sono già stati esplorati accuratamente da varî botanici, quali (1) LoxGo B., Prima contribuzione alla Flora della Valle del Lao. Malpighia vol. VII, 1893. s Lonco B., Seconda contribuzione alla Flora della Valle del Lao. Bullettino della So- cietà Bot. It., 1994. LEEDS il Tenore (1), gli Huter, Porta e Rigo (2), il Terracciano N. (8) ed il Fiori (4), il quale ultimo ha esplorato anche la foce del fiume Lao. - ì Scopo quindi di questa esposizione delle mie ricerche è di far conoscere flo- risticamente il tratto di territorio da me esplorato, come pure quelle osserva- zioni che ho avuto occasione di fare, durante le mie escursioni, sulle piante vegetanti in quei luoghi. Certamente le mie ricerche sono tutt’altro che com- plete; esse per giunta sono limitate soltanto ad erborazioni fatte durante l'estate ed anche al principio di autunno (5); ma, ciò nonostante, io credo non inutile di renderle di pubblica ragione, essendo convinto che contribuzioni, per quanto si voglia modeste, sono sempre interessanti per completare la cono- scenza della Flora di un paese, specialmente poi quando tali contribuzioni ri- guardano località poco note od affatto sconosciute (6). Ringrazio in fine il chiarissimo prof. R. Pirotta e l’egregio dott. E. Chio- venda perl’ interessamento addimostrato circa la determinazione di quelle piante sulle quali avevo dei dubbi. Dividerò questo lavoro in due parti: nella prima parte tratterò della Flora della Valle del Lao, e, nella seconda, della Flora del versante occidentale dei monti di occidente fino all’isolotto di Dino. In fine farò seguire un elenco di tutte le piante ordinate, per le famiglie e per i gruppi superiori, secondo la classificazione dell’Engler (7) che ho preferita alle altre, perchè mi è sembrata più razionale. A qualche pianta anche, talora, al nome scientifico ho fatto se- (1) Tenore M., SYZ0ge plantarum vascularium Florae neapolitanae hucusque detecta- rum, 1831-42. (2) Porra P., Viaggio botanico intrapreso da Huter, Porta e Rigo in Calabria nel 1877. Nuovo Giorn. Bot. It., 1879. (3) TERRACCIANO N., Synopsis plantarum vascularium montis Pollini. Annuario del R. Istit. Bot. di Roma, vol. IV, 1890. Terracciano N. Intorno alla Flora del monte Pollino e-delle sue terre adiacenti. Atti R. Acc. delle Scienze Fis. Mat. di Napoli, vol. VIII, ser. 2°, n. 9, 1895, TerRAccIANO N., Addenda ad Synopsidem plantarum vascularium montis Pollini. Annuario del R. Istit. Bot. di Roma, vol. IX, 1900. (4) Fiori A., Contribuzione alla Flora della Basilicata e Calabria. Nuovo Giornale Bot. It., 1900. (5) Talora ho potuto raccogliere anche delle piante primaverili e ciò, specialmente, a causa di una rifioritura autunnale; verificatasi, in aleune località, in seguito a delle copiose piogge cadute alla fine dell’estate e seguite poi da bel tempo, oppure per un anticipo di fioritura (come per es. avviene spesso, fra le altre, pel Galanthus nivalis Lin.) (6) Credo bene, per la natura stessa di questo lavoro, di non fare qui citazione alcuna delle opere generali di Geografia e di Biologia vegetale. Mi riserbo soltanto di farne qual- cuna in seguito quando lo riterrò strettamente necessario. (7) ENGLER A., Sy2labus der Pflazenfamilien, Berlin, 1898. RG 7 ge guire il nome dialettale quando l’ho potuto sapere, come pure qualche osserva zione quando l’ho creduta necessaria. La Valle del Lao, come ho già detto, è una conca nettamente delimitata. Il punto più basso è quello in cui il fiume Lao entra nella stretta gola imprati- cabile (Zimpe di Capoammare). Il fiume Lao risulta dalla riunione di diversi fiumi, quali il Mercure, il San Primo, 11 Battiniére, lo Jannéllo, che scendono giù dai monti ed attraver- sano, prima di riunirsi fra loro, un tratto più o meno esteso di territorio. Ad aumentare le acque del Lao concorrono ancora una infinità di ruscelli, torrenti e fossi, essendo la Valle molto ricca di acqua. La Valle poi è poco uniforme: all’eccezione di alcune parti più basse, essa è divisa e suddivisa in un gran numero di valli e vallette, di piani e di alti- piani, ora con piccole e quasi insensibili ondulazioni di terreno, ed ora invece con colline e monticelli e con burroni e con rocce calcaree più o meno alte e più o meno tagliate a picco. Una gran parte della Valle è adibita a coltura: cereali in prima linea, non che legumi, patate, ortaggi, ecc. Il grano e specialmente la segala sono coltivati anche su per i monti fin oltre i 1000 metri. Nella Valle sono anche molto estesi vigneti. Vi si coltivano poi una gran quantità di alberi da frutto, quali Fico, Melo, Pero, Ciliegio, Pesco, Sorbo, Noce, ecc. La parte poi non col- tivata è occupata da boschi, di cui diremo, e da prati e da pascoli. Nè le acque scorrono giù sempre rapidamente e naturalmente: ora ral- lentano il corso scorrendo quete, ora lo arrestano addirittura rendendo i terreni pantanosi od acquitrinosi; ora invece sono incanalate per far muovere i molini e per irrigare i campi. Naturalmente io non starò poi qui ad accennare alle molteplici opere com- piute dall’uomo e che hanno contribuito potentemente a mutare l’antica natura dei luoghi, quali il disboscamento, il dissodamento dei terreni, la costruzione delle strade ecc. Come risulta dal su esposto, nella Valle del Lao svariatissima è la natura dei luoghi, quindi svariatissime vi sono le stazioni vegetali, e perciò la Flora, come vedremo, vi deve essere altrettanto ricca quanto svariata. — Dividerò la Flora di quella parte che tratto della Valle del Lao in quattro zone o regioni botaniche che per la località sono abbastanza caratteristiche: nella prima comprendo soltanto il corso da me esplorato del fiume Lao e la parte inferiore degli altri corsi d’acqua che sboccano nel fiume Lao medesimo; nella seconda la bassa regione della Quercia; nella terza l’alta regione della Quercia; e nella quarta la regione del Faggio. — 128 — Nei monti di occidente da me visitati, attesa la loro altezza, relativa- mente piccola, sul livello del mare (la vetta più alta è quella del monte Gidgola con metri 1460 sul livello del mare), pon -vegetano nè l'Abete (Abies alba Mill.) nè il Pino (Pinus Laricio Poir.), i quali si trovano invece sul Pollino. La prima regione e buona parte della seconda, che va dai due Laino in giù per le Zimpe, fra le quali scorre il fiume Lao, colpiscono molto, d’estate, per la loro relativa lussureggiante vegetazione, e ciò pel fatto che contengono in sè i due fattori precipui della vegetazione, il calore cioè e l’umidità. — La prima regione, che comprende, come ho già detto, il letto, il greto e le sponde del fiume Lao e della parte inferiore degli altri corsi d’acqua che sboc- cano nel fiume Lao stesso — sponde, che ora sono basse ed ora invece più +0 meno elevate in modo da costituire degli argini — è affatto caratteristica e, dirò, forma una regione tutt’a sè. Per l'alternarsi dei periodi di magra e di piena, e per il conseguente mutar corso delle acque nel greto più o meno largo, si verificano nella flora stessa di questa regione dei continui cambiamenti: ed infatti le magre permettono una ricca vegetazione lungo le sponde e il greto, mentre le piene spazzano via tutto quanto si para innanzi alla corrente. Essa mi sembra poi la più importante anche dal lato biologico per la diffusione dei -frutti e dei semi, che sono trascinati giù dai luoghi circostanti nonchè dai monti e deposti nel greto o sulle sponde, ove, trovando le condizioni favorevoli, ger- minano, riproducendo così delle piante ad un livello inferiore, in altitudine, quello dove ordinariamente vegetano. Ed infatti, oltre le piante proprio carat- teristiche dei corsi d’acqua, e che quindi vi predominano, io ho trovato anche, qua e là lungo il greto e sugli argini, quasi tutte le specie, dalle erbacee alle arboree e non escluse alcune coltivate, della regione bassa ed alta della Quercia, e persino vi ho trovato delle specie di piante che vivono ancora più in alto, nella regione cioè del Faggio. Ricorderò, a questo proposito, soltanto che tra le rocce delle Timpe di Malòmo (Laino Borgo)raccolsi la Festuca calabrica Huter Porta e Rigo, la quale vive sul Pollino dai 1200 ai 1500 metri sul livello del mare (1), e che sopra una rupe ebbi occasione di osservare ancora un esemplare, cespuglioso, di Abete (Abies alba Mill.), il quale vive sul Pollino verso i 1700 metri (2). Quindi si potrebbe quasi dire essere la flora del corso del fiume Lao e dei suoi affluenti come la sintesi della flora della Valle del Lao medesima. Di questa prima regione io ho esplorato da metri 318 sul livello del mare (cioè dalla contrada Prato in quel di Laino Borgo) fino a m. 162 (cioè alla con- trada Campicéllo in quel di Laino Castello). In questa regione si trovano più o meno abbondantemente, a costituire talora anche dei boschetti, Ontani (Alnus cordifolia Ten. ed A. glutinosa Gaertn.), Pioppi (Populus nigra Lin. e P. alba Lin.) e Salci. Si trovano anche degli esem- (1) TeRRACCIANO N., Synopsîs ete. pag. 42. (1) TERRACCIANO N., Synopsis, pag. 16. — 26) — plari di 7amarix africana Poir., di Sambucus nigra Lin. e dei canneti (costituiti, più frequentemente, da Arundo Donax Lin., o da Phragmites communis Trin). All’ombra dei cespugli o degli alberi, o arrampicandosi sopra di essi, tro- vano la loro stazione naturale il Cucubalus bacciferus Lin., V Hypericum hirci- num Lin., lH. tetrapterum Fries, la Calystegia sylvestris R. et S., la C. sepium R. Br., il SympAytum officinale Lin., il Solanum Dulcamara Lin., Artemisia vul- garis Lin. Invano, poi, sì ricercherebbe qualche pianta nei canneti, giacchè, in essi, gl’individui vengono a formare delle associazioni così fitte da non per- mettere lo sviluppo di altre piante. Sulle rocce umide dell’argine troviamo di frequente il Trackhelium coeruleum Lin.; e negli stessi luoghi, ma in siti ombrosi o addirittura semioscuri, troviamo sempre il comune Adianthum Capillus-Veneris Lin. ed abbastanza frequente- mente anche lo Scolopendrium vulgare Sw. Nell’acqua, ove scorre lentamente o stagna, vivono sommerse delle .Chara, delle Spirogyra e delle altre Alghe, non che il Potamogeton densus Lin. b. ser- ratus (Lin.); invece alla sua superficie galleggia, più o meno abbondantemente, la comune Lemna minor Lin. Nelle stesse acque troviamo abbastanza comune- mente il Nasturtium officinale R. Br., l' Apium nodiflorum B. et H., la Veronica Beccabunga Lin. e la V. Anagallis Lin. Troviamo anche, in questa stazione, l’Equisetum palustre Lin., la Typha latifolia Lin., la 1. angustifolia Lin., la T. minor Sm., l'Alisma Plantago Lin., lHolcus lanatus Lin., (che troviamo anche in stazione asciutta), l’A/opecurus agrestis Lin., il Panicum Crus-Galli Tin., il Saccharum Itavennae Lin., il Sorghum halepense Pers. (che troveremo più ab- bondantemente, in stazione asciutta, nei coltivati), l’Agrostis verticillata Vill., lA. alba Lin. (che troveremo anche nei luoghi asciutti), il Cyperus favescens Lin., il 0. fuscus Lin., il C. longus Lin., lo Scirpus Savii Seb. et Maur., lo S. Holoschoenus Lin., lo S. lacustris Lin., lo Schoenus nigricans Lin., il Oladium Mariscus R. Br., la Carex pendula Huds., il Juncus effusus Lin., il J. glaucus Ehrh., il J. /amprocarpus Ehbrh. con la varietà vivipara, il Rumex conglomeratus Murr., il Polygonum Persicaria Lin., la Saponaria officinalis Lin., il Ranuneulus muricatus Lin., il è. Philonotis Ehrh., il Lotus tenuis Kit., la Galega officinalis Lin., il Lythrum Salicaria Lin. b. canescens (Guss.), il L. Graefferi Ten., Epi lobium hirsutum Lin., VE. parviflorum Schr., 1 Angelica sylvestris Lin. b. nemo- rosa (Ten.), la Pustinaca opaca Bernh., il Samolus Valerandi Lin., la Chlora perfoliata Lin. b. serotina (Koch) (che si trova frequentemente fin all’inizio della regione del Faggio), l’Erythraea pulchella Fr., la Mentha rotundifolia Lin., la M. aquatica Lin., il Lycopus europaeus Lin., I! Eupatorium cannabinum Lin., la Tussilago Farfara Lin., la Bidens tripartità Lin., lo Nanthium strumarium Lin. (che troveremo anche, qua e là, in stazione asciutta, lungo le strade), lo X. macrocarpum DC., la Pulicaria dysenterica Gaertn., lo Gnaphalium uligi- nosum Lin., l’Arctium majus Schk (che troveremo anche, come vedremo, qua e là in stazioni asciutte: ma che lungo i fiumi vive spesso in associazioni, ANN. Ist. Bor. — Von. IX. 17 presentando, specialmente nei luoghi ombreggiati, delle foglie grandissime, le più grandi che io abbia veduto nelle nostre piante), l'A. tomentosum Schk. (piut- tosto raro), il Cirsium polyanthemum DO. talora nella forma integrifolium. Ricorderò in fine, in questa prima regione, tre piante degne di speciale menzione: il Rapistrum orientale DO., la Laurentia tenella DO. e VEvonymus verrucosus SCop. Il Rapistrum orientale DC., dato dal Tenore nella sua $y220ge (1) appunto per il monte Pollino, e, dopo di lui, invano ricercatovi (2), fu da me rinvenuto, sempre con frequenza, in tutto il greto del fiume Lao. La Laurentia tenella DC. poi, che si credeva esclusiva delle isole, fu da me rinvenuta, fin dal 1892, sulle rocce umide affiorate dalle acque del fiume Lao (8). Quest'estate poi, più a valle della località in cui l’avevo raccolta la prima volta, e precisamente alla Maradosa (Laino Castello), l’ho trovata così abbondante che il fiume, in alcuni punti, veniva a scorrere come fra due prati di questa pianta. In fine la più notevole delle piante da me raccolte e che più interessano dal punto di vista della distribuzione geografica, è l’Evonymus verrucosus Scop. che finora era dato, per l’Italia, soltanto per il suo estremo nord-est. Io l’ho rinvenuto piuttosto abbondantemente tra i cespugli e gli alberi sull’argine della sponda sinistra del fiume Mércure (Laino Castello). Questa nuova località segna quindi il limite estremo meridionale per la distribuzione geografica di questo frutice per la Flora europea. — La seconda regione della flora della Valle del Lao, comprende la regione bassa della Quercia (come ho già detto), e va fin circa a metri 470.sul livello del mare. Essa comprende campi e prati, pascoli e boschi e luoghi rocciosi; com- prende anche i due paesi di Laino Borgo e di Laino Castello. Nelle parti più basse e calde di questa regione troviamo i rappresentanti della regione dell'Ulivo: l'Ulivo coltivato (O/ea europaea Lin. b. sativa [H. et Lk.]) e qua e là anche degli esemplari di Oleastro (Olea europaea Lin.); poi la Phyllirea variabilis Timb. abbastanza comunemente; l’Alloro (Laurus nobilis Lin.) sulle rupi di Laino Castello, su quelle del fiume Lao e su quelle di Ca- nale Secco (Laino Borgo); il Fico d’India (Opuntia Ficus-indica Mill.) inselva- tichito sulle rupi di Laino Castello; il Mirto (Myrtus communis Lin.) in qualche cespuglio, piuttosto raro, nei pascoli solatii di Tavernèto (Laino Borgo), ma ab- bondante a Campicéllo (Laino Castello); così pure, negli stessi luoghi, frequen- temente la Pistacia Lentiscus Lin., e sulle rupi di Laino Castello come su quelle di Laino Borgo a cominciare dalle Timpe Rosse in giù la P. Terebinthus Lin. La pianta, che naturalmente in questa regione è più comune, è la multi- forme Quercia (Quercus Robur b. sessiliflora Parl.), la quale ora si trova isolata, ora (ed è il caso più frequente) riunita a formare dei boschi da sè sola, oppure (1) TENORE M. op. cit., pag. 308. (2) TERRACCIANO N., Synopsis, pag. 11 (in Nota). (3) LonGo B, Prima contribuzione ecc., pag. 304, — 131 — insieme con altre essenze. Altri rappresentanti della flora arborea sono V'Elce (Quercus Ilex Lin.) che si trova di frequente qua e là sulle rocce calcaree e che talora forma anche dei boschi (come a Selvaggio - Laino Borgo -); il Cerro (Quer- cus Cerris Lin.) che pur si trova qua e là sporadicamente ma che talora forma anche da sè solo dei boschi (come all’ Arz0so - Laino Castello -, dove ho veduto i più bei esemplari giganteschi di quest’albero). Lungo i corsi d’acqua troviamo anche in questa regione i due Ontani (A/nus glutinosa Gaertn. ed A. cordifolia Ten.) - di essi il primo si arresterà nella regione alta della Quercia, mentre il secondo lo troveremo fin nella regione del Faggio -, ed ancora Salci e Pioppi. Qua e là, poi, ai margini delle strade e dei boschi, troviamo degli esemplari, ora isolati ed ora aggruppati a costituire perfino, in qualche località, dei bo- schetti, di Carpinus duinensis Scop., spesso più o meno mutilati dal bestiame. E finalmente nelle siepi e qua e là nei boschi ) Ulmus campestris Lin. con la ‘ varietà sugherosa (varietà che ho osservata quasi sempre di mole minore della specie tipica). Nei luoghi boschivi, per lo più qua e là sulle rupi di questa regione, troviamo il Frarinus Ornus Lin. ed anche la Sfaphilea pinnata Lin. Oltre i frutici e gli arboscelli su ricordati, a costituire dei cespugli e delle siepi, sono da annoverarsi ancora il Prunus spinosa Lin., il Rubus discolor W. et N., la Rosa rubiginosa Lin. il Crataegus oxyacantha Lin., il Cotoneaster Pyracantha Lindl., il Pyrus amygdaliformis Vill., il Pyrus cuneifolia Guss., lo Spartium junceum Lin., Evonymus europaeus Lin., l’Acer campestre Lin., il Cornus sanguinea Lin., Vl Erica multiflora Lin., VE. arborea Lin., il Ligustrum vulgare Lin., il Lycium europaeum Lin. Arrampicantisi poi sui cespugli o sugli alberi troviamo la Smil/ax aspera Lin. con la varietà S. mauritanica Desf., il Tamus communis Lin., Vl Humulus Lupulus Lin., la Clematis Vitalba Lin., la 0. Flammula Lin., la Rosa semper- virens Lin., la Vitis vinifera Lin., l'Hedera Helix Lin. (che si arrampica, oltre che sui tronchi degli alberi, anche sui muri e sulle rupi), la Rudia peregrina Lin., la Bryonia dicica Iacq. Nei luoghi ombrosi, nei boschi cioè e presso le siepi, trovano la loro sta- zione naturale la Pferis aquilina Lin. (che troveremo anche nei luoghi aprici, e sempre più abbondante, fin nella regione del Faggio), l’Asplenium Adianthum nigrum Lin., l’Aspidium aculeatum Sw. (che è piuttosto raro in questa bassa regione della Quercia, ma che si fa sempre più abbondante man mano che si ri- sale la regione alta della Quercia e la regione del Faggio), il Nephrodium pallidum Tod., la Selaginella denticulata Lk., lArundo Pliniana Turr., il Brachypodium selvaticum R. et S., Vl Areum sp., il Lilium croceum Chaix. (che troveremo fin nella regione del Faggio), l’Asparagus acutifolius Lin., 11 Ruscus aculeatus Lin., il Galanthus nivalis Lin., la Sternbergia lutea Gawl., la Cephalanthera pallens Rich., l’Osyris alba Lin., la Lychnis alba Mill., l Helleborus sp., il Sedum Cepaea Lin., l’Agrimonia Eupatoria Lin., il Cytisus sessilifolius Lin., la Coronilla Emerus Lin., il Lathyrus sylvestris Lin., il Geranium Robertianum Lin., la Viola odorata Lin., la V. sylvatica Fr., la Daphne Laureola Lin., la Circaea Lutetiana Lin., il Conium maculatum Lin. (che si trova, oltre che nei luoghi ombrosi umidi, anche fra le macerie), il Seselî montanum Lin., la Caucalis infesta B. et H., il Cyclamen hederaefolium Ait. accompagnato qua e là dalla forma C. Polî D. Chiaj., la Vinca major Lin., il Lithospermum purpureo-coeruleum Lin., la Calamintha sylvatica Bromf., la C. Clinopodium Benth., la Digitalis lutea Lin. (che trove- remo più frequente nella regione alta della Quercia e del Faggio), 1° Odontites lutea Stev., O. serotina Reich., l’Acanthus mollis Lin. Lungo i corsi d’acqua ed altri luoghi umidi, troviamo la stessa flora della prima regione: però, mancanti nella prima regione, troviamo invece, in questa il Viburnum Opulus Lin. e Vl Epipactis palustris Cr. Questa Orchidacea fu raccolta in Calabria per la prima volta da me nel 1892 (1); in seguito il Terracciano N. la rinvenne presso Castrovillari (2), ed ultimamente veniva trovata alla foce del fiume Lao dal Fiori (3). Quindi queste tre località segnano, per questa spe- cie, il limite meridionale dell’area di distribuzione per l’Italia continentale. Anche nei coltivati noi troviamo una stazione naturale, specialmente per determinate piante, che, spessissimo invano cercheremmo altrove, e che, con tutta probabilità, saranno a noi pervenute, almeno nella grande maggioranza, insieme coi cereali o con altre colture. In questi luoghi troviamo la Phalaris paradowa Lin., la Setaria verticillata P. de B., la S. viridis P. de B., la S. glauca P. de B., il Sorguin halepense Pers. (4), il Cynodon dactylon Pers., che troviamo anche fre- quentemente ai margini dei campi ed in altri luoghi erbosi incolti, l’Avena ste- rilis Lin., lEragrostis megastachya Lk., il Lolium temulentum Lin., il L. spe- ciosum M. B., l’Ornithogalum umbellatum Lin., (che vive anche nei prati), il Muscari comosum Mill., (che vive pure nei prati), il Gladiolus segetum Ker., il Chenopodium olidum Curt., il C. album Lin., l’Atriplex patula Lin., lAma- ranthus retroflexus Lin., VA. patulus Bert., VA. Blitum Lin., la Purtulaca oleracea Lin., l’Agrostemma Githago Lin., la Tunica prolifera Scop., il Delphinium Consolida Lin., il Ranunculus calthaefolius Reich., l’Adonis aestivalis Lin., il Papaver Rhoeas Lin., la Capsella Bursa-pastoris Moench. (che troviamo anche nei luoghi incolti e lungo le vie), il Raphanus Raphanistrum Lin., la Bunias Erucago Lin., il Lathyrus Aphaca Lin., la Coronilla scorpivides Koch., la Scor- piurus subvillosa Lin., la Vicia sativa Lin., Euphorbia helioscopia Lin., Vl E. Peplus Lin., la Mercurialis annua Lin., la Crozophora tinctoria Adr. Tus., il Bupleurum protractum Hoffm. et Lk., lo Scandix Pecten- Veneris Lin., il Daucus platy- (1) Loxco B., Prima contribuzione ece., pag. 300. (2) TerRAccIANO N., Inforno alla Flora del monte Pollino ecc: ed Addenda ad Synopsi- dem ece. (3) FroRI A., op. cit. (4) Ricordo qui, così incidentalmente, che i contadini mi mostrarono dei tuberi di patata — fatto del resto già osservato da altri — attraversati dal rizoma di questa pianta. Però tali tuberi, almeno apparentemente, non avevano sofferto ed erano sviluppati come gli altri. — 133 — carpos B. et H., il D. Carota Lin., l’Anagallis phoenicea Lamk., VA. coerulea Lamk., il Convonvulus arvensis Lin., la Cerinthe aspera Roth., il Lithospermum arvense Lin., la Borrago officinalis Lin., l'Anchusa italica Retz., la Stachys annua Lin., il Solanum nigrum Lin. con il S. miniatum M. K., l’Antirrhinum Orontium Lin., la Linaria spuria Mill., la L. Elatine Mill. con la L. Prestandreae Tin., la L. Pelisseriana Mill., la Veronica Tournefortii Gm., la V. Acinifolia Lin., la Sherardia arvensis Lin., la Specularia Speculum D. C., l'Erigeron canadensis Lin., E. linifolius Wild. (che, entrambi, troveremo anche tra’ rottami e lungo le vie), il Senecio vulgaris Lin., il Chrisantemum segetum Lin., la Matricaria Camomilla Lin., l’Anthemis arvensis Lin. (che troveremo anche nei luoghi erbosi incolti fin nella regione del Faggio), l’Inula graveolens Desf., la Filago eriocephala Guss., il Cirsium arvense Scop., il Sonchus oleraceus Lin., il S. asper Bart. Qua e là ai margini dei campi e nei luoghi erbosi incolti vivono il PAlewn tenue Schr., il Gastridium lendigerum Gaud., la Melica Magnolii Gr., la Poa annua Lin., il Bromus Gussonii Parl., il Bromus madritensis Lin., la Dactylis glomerata Lin. con la forma D. abbreviata Bernh., l’Aegilops ovata Lin., l'Agro- pyrum repens P. B., l’Hordeum murinum Lin., la Gaudinia fragilis P. B., il Lolium perenne Lin., il L. rigidum Gaud., l' Allium pallens Lin., VA. panicu- latum Lin., VA. ampeloprasum Lin., il Rumex pulcher Lin., il è. acetosella Lin., la Beta Cicla Lin. (che troviamo anche sopra qualche vecchio muro), la Stellaria media Vill., la Saponaria officinalis Lin., la Nigella damascena Lin., la Reseda Phyteuma Lin., la Potentilla reptans Lin., la Medicago falcata Lin., la M. lupu- lina Lin., il Melilotus officinalis Desr., il Trifolium resupinatum Lin. il T. fragi- ferum Lin., la Vicia pseudo-cracca Bert., l Euphorbia exigua Lin., VE. falcata Lin., 'Erodium moschatum L’Herit., E. malacoides Will., l'Oralis corniculata Lin., la Malva sylvestris Lin., l’'Althaea cannabina Lin., Vl Eryngium campestre Lin., il Foeniculum officinale AL. la Chlora perfoliata Lin., V Erythraca Centan- rium Pers., ’Echium vulgare Lin., il Cynoglossum creticum Vill., 1 Heliotropium europacum Lin., l’Ajuga Chamaepitis Schr., VA. chia Schr., la Plantago major Lin. transsylvanica Schr., la Scabiosa Columbaria Lin., V Helianthus tuberosus Lin., sil Sambucus Ebulus Lin. il Dipsacus sylvestris Mill., la Cephalaria l’Inula viscosa Ait., VI. coniza DO., la Centaurea solstitialis Lin., il Carduus pycnocephalus Lin., il Cichorium Intybus Lin., il (. divaricatum Sch, 1 Helminthia humifusa Trev., il Picris hieracioides Lin., la Chondrilla juncea Lin., la Lactuca saligna Lin., la Calendula arvensis Lin. Nei pascoli troviamo abbondantemente l’Andropogon pubescens Vis., che forma, dirò così, l'essenza dei pascoli medesimi nelle pendici di Zavernéto, di Capoànzo (Laino Borgo) ecc. Negli stessi pascoli solatii vive l'Ampelodesmos tenaa: Link. Che realmente questa graminacea prediliga soltanto una stazione solatia lo prova il fatto che per es. mentre essa è abbondante nei pascoli aprici di Taverneto, manca invece nelle opposte pendici di Cànica, che hanno una esposizione a tramontana. E per trovarla in quei luoghi, bisogna risalire — 184 — sull’alto verso il piano, ove per la esposizione ritrova egualmente la sua stazione naturale. Nei pascoli ed in altri luoghi aridi sassosi troviamo la Sesleria argentea Sav., la Molinia serotina M. et K., il Biarum tenuifolium Sch., il Colchicum nea- politanum Ten., l'AZZium sphaerocephalon Lin., ITA. compactum Thuill., la SciZZa autumnalis Lin., il Crocus longiflorus Raf. (poco frequente in questa regione, ma che troveremo abbondante nelle due altre), la Spiranthes autumnalis Rich., la Silene inflata Sib. et Sm. con la S. angustifolia Guss., la Tunica sarifraga Scop., il Delphinium halteratum Sib. et Sm., il Poterium sangquisorba Lin.. il Trifolium angustifolium Lin., il Dorycnium herbaceum Vill., il D. hirsutum Scr., il Lotus corniculatus Lin., la Psoralea bituminosa Lin., il Linum gallicum Lin., la Ruta bracteosa DC., l'Hypericum perforatum Lin. con V'H. veronense Schr., il Cistus villosus Lin., il C. salvifolius Lin., VEryngium amethystinum Lin., il Gomphocarpus fruticosus R. Br., il Convolvulus Cantabrica Lin., ’Echium vulgare Lim., VE. pu- stulatum S et Sm., lE. italicum Lin., il Thymus capitatus Hoff. et Lk., la Satu- reja tenvifolia Ten., la Calamintha parviflora Lam., la Salvia officinalis Much. (che si fa più comune nella regione alta della Quercia), la S. Verdenaca Lin., la Stachys italica Mill., il Veucrium Chamaedrys Lin., il T. Polium. Lin., il Ver- bascum sinuatum Lin., la: Globularia Willkommii Nym., la Plantago lanceolata Lin., la Putoria calabrica Pers. (che è una delle piante più comuni di questa re- gione e che, oltre le rupi, riveste il terreno più arido di piccoli cespugli a fior di terra), l’Asperula cynanchica Lin., VA. egnanchica bd. capillacea Willk. et Lang. (2), il Galium lucidum All., il G. verum Lin., la Bellis perennis Lin., la B. sylvestris Cyr., il Pyrethrum Parthenium Sm., il Leucanthemum vulgare Lam., la Pallenis spinosa DO., VHelicrysum Stoechas Gaertn., la Carlina corimbosa Lin., la Centaurea calcitrapa Lin., il Carthamus lanatus Lin., il Carduus nutans Lin., il Cirsium lanceolatum Scop., lo Scolymus hispanicus Lin. la Thrincia hirta Roth., la T. tuberosa DO., Vl Urospermum Daleschampii Desf., la Lactuca viminea Link., il Picridium vulgare Desf., la Crepis rubre Lin., il Hieracium crinitum Sib. et Sm. Farò poi speciale menzione della Satureja cuneifolia Ten., che vive abbondantemente nei pascoli di Vaverneto (Laino Borgo) e che trove- remo ancora in altri pascoli della regione alta della Quercia, giacchè finora non la trovo indicata che per la parte orientale delle provincie meridionali (cioè dal Gargano al Capo Leuca) (1). Qua e là lungo le strade si trovano l’Amarantus deflexus Lin., il Poly- carpon tetraphylum Lin., il Sisymbrium officinale Scop., il Lepidium gramini- folium Lin., la Reseda lutea Lin., la R. luteola Lin., la Plumbago europaea Lin., la Melissa officinalis Lin., il Vararacum vulgare Lam., lo Xanthium strumarium Lin.; e specialmente poi tra i rottami, od in vicinanza dei luoghi abitati, il Milium muttiflorum Cav., VAristella bromoides Bert., VUrtica dicvica Lin., la Datura stramonium Lin., l’Arctium majus Schk., il quale ultimo si trova 1) ARCANGELI, Compendio della ‘Plora italiana, 1894 (sec. ed.) pag. 424. — 155 — non solo nei pressi ma persino nell’interno degli ovili, ove i frutti sono tra- sportati, attaccandosi i suoi capolini, mediante le punte uncinate di cui sono provvisti, alla lana delle pecore. All'ingresso dei due paesi di Laino Borgo e di Laino Castello, ai margini delle strade, le piante che s’ incontrano più comunemente sono il ChRenopodium ambrosioides Lin. e la Ballota nigra Lin. Vi s' incontrano ancora, qua e là, degli esemplari di Hordeum murinum Lin., di Lolium perenne Lin., di Cynodon dactylon Pers., di Poa annua Lin., di Setaria verticillata P. de B., di Rumex pulcher Lin., di Chenopodium urbicum Lin., di Lepidium graminifolium Lin., di Capsella Bursa-pastoris Moench., di Oralis corniculata Lin., di Euphorbia Peplus Lin., di E. helioscopia Lin., di Mercurialis annua Lin., di Malva syl- vestris Lin., di Anagallis arvensis Lin., di Echium vulgare Lin., di E. italicum Lin., di E%otropium europaceum Lin., di Verbena officinalis Lin., di Melissa officinalis Lin., di Marrubium vulgare Lin., di Solanum mnigrum Lin., di Ver- bascum Blattaria Lìn., di Plantago lanceolata Lin., di P. major Lin., di Eri geron canadensis Lin., di £. linifolius Willd., di Senecio vulgaris Lin., di Sonchus oleraceus Lin., di Tararacum culgare Lam., non che di altre piante ancora. Di più vi si rinviene anche qualche pianta coltivata e che è sfuggita dagli orti, quale il Solanum Lycopersicum Lin. ecc. E lungo le stesse strade, sul suolo duro e battuto, cresce sdraiato sul terreno il Polygonum depressum Meisn.; pianta che certamente deve essere dotata di una grande vitalità se può vege- tare benissimo in quella stazione, non ostante che sia esposta ad una prolun- gata siccità e che venga continuamente calpestata. Sui vecchi muri dei due paesi Vegetano egregiamente delle piccole Felci, quali l’Asplenium Trichomanes Lin., il Ceterach officinarum Willd. ed il fron- doso P’olypodium vulgare Lin. Vi vegetano ancora la comune /arietaria offici- nalis Lin. con la P. diffusa M. et F., il Ficus Carica Lin., il Sedum dasi- phyllum Lin., il Cotyledon Umbilicus Lin., il Sempervivum tectorum Lin. Queste due ultime Crassulacee vegetano, oltre che sui vecchi muri, anche sui vecchi tetti dei due paesi. : Sulle rocce poi, oltre le piante dei vecchi muri or ora ricordate, troviamo a Laino Borgo l’Arabis muralis Bert., il Sedum rupestre Lin., la Linaria pi- losa DC., il’ Centranthus ruber Lin., la Hyoseris radiata Lin.; a Laino Ca- stello il Hyosciamus albus Lin. (che non manca anche nei ruderi), il Cen- tranthus ruber Lin., la Campanula canescens Sch. con (raramente) la C. fra- gilis-Cyr. Ho osservato che la Cl. canescens Sch. vive sulle rocce affatto aride, mentre la specie tipica (quei rari esemplari, cioè, che vi ho osservato della C. fragilis Cyr.), pur vivendo sulle medesime rocce, si trova però nei siti freschi od alquanto umidi (1); quindi mi pare che la C. camescens Sch. non (1) Io riterrei ancora che quei rari esemplari di @. fragilis Cyr., con tutta probabilità, avrebbero avuto origine da semi della C. canescens Sch. circostante, e che soltanto essi si sarebbero sviluppati g/adri atteso il bisogno meno sentito di fortemente proteggersi contro l’eccessiva traspirazione, giacchè detti esemplari si trovavano a vivere in una stazione meno secca, L= sia da considerarsi che come una semplice forma pelosa della specie C. fra- gilis Cyr., in istretto rapporto con la maggiore aridità della stazione. La stessa osservazione feci all’isolotto di Dino, come dirò in seguito. Rinveniamo ancora sulle rupi dei due paesi dei cespugli costituiti non in- frequentemente dal Rhamnis Alaternus Lin., dal Viburnum Tinus Lin. e dal- l’Arbutus Unedo Lin, E ricordo infine che a Laino Borgo sulle rocce delle Timpe Rosse vive circoscritta la Sternbergia sicula Tin. — La terza regione della Flora della Valle del Lao comprende, come ho già detto, la regione alta della Quercia, e va da circa metri 470 a metri 850 (in media) sul livello del mare. Essa forma, nell'insieme, come una specie di grande anfiteatro, di cui le parti basse, fino alle falde dei monti, costituiscono come un altipiano, adibito in grandissima parte a coltura, e presentante spesso avvallamenti e piccole alture; mentre le parti più alte, costituite dalle falde dei monti, sono coperte da boschi e da brughiere, e, dove essi mancano, sono adibite a pascoli ed anche, nelle valli, a colture. Ed anche in questa regione sì ripetono le stesse stazioni botaniche con le stesse specie, che abbiamo trovate nella regione inferiore, salvo, naturalmente, quelle che, per l'altitudine maggiore, non possono vegetare in questa regione, e quelle altre che ora ci si presentano per la prima volta, trovando invece in questa maggiore altitudine il clima loro confacente. Anche questa regione la troviamo caratterizzata dalla comune Quercia: essa vi forma dei boschi, sia da sola, sia insieme con altre essenze. In questa regione ho trovato i più giganteschi esemplari di Quercia, e specialmente alle falde del monte Palazzo o Mancésa in quel di Laino Borgo: però sventuratamente essi vanno a poco a poco scomparendo distrutti dal fuoco e, specialmente, dalla scure devastatrice. Ed a proposito di grosse Querce, io non posso qui tacere di una vera meraviglia, che si ammirava fino a pochi anni fa, vale a dire della vecchia Quercia di Maurojanni (Laino Borgo), del cui grossissimo tronco cavo i contadini si servivano come magazzino per rinchiudervi la paglia ed altro strame; ma anch'essa doveva scomparire, distrutta dal fuoco appiccatovi da mano van- dalica! Quali rappresentanti della flora arborea, a formare anche dei boschi da sè soli, troviamo il Cerro, l’Elce ed il Castagno (Castanea sativa Mill.). Vegetano ancora nelle regioni boschive, ma qua e là sporadicamente, l’Olmo, il Quercus Pseudo-suber Santi, 1 Acer Opulus Mill. b. obtusatum (W. et K.), VA. Lobelii Ten., lA. Pseudo-platanus Lin., il Pyrus Aria Ehrh., il P. Sorbus Gaertn., il P. Malus Lin., il /. communis Lin., il P. cuneifolia Guss. Si diffondono poi più o meno nei luoghi boschivi, a formare talora perfino dei boschetti, l’Ostrya carpinifolia Scop. ed il Corylus Avellana Lin., alcuni esemplari dei quali scendono anche più giù, nella regione bassa cioè della Quercia, seguendo la via dei corsi di acqua e dei burroni. Lo stesso fa l’ Acer sa re obtusatum W.et K., ma allora esso diventa un arboscello o si presenta addirit- tura sotto forma cespugliosa. Al margine dei boschi e nei boschi medesimi vive l’Agrifoglio (Ilex Aqui- folium Lin.). A proposito di questa pianta, ebbi occasione anch'io di constatare sul posto quanto sia squisito l’adattamento di essa alla difesa contro il be- stiame. Sulla vetta del colle, ai cui piedi nasce l'Acqua di Episcopia, trovai alcuni grandi cespugli di /lex Aquifolium Lin., nei quali la porzione inferiore, fino all’altezza di un uomo ed anche di più, era costituita da un fitto intreccio di rami a foglie pungenti, mentre in alto, dal mezzo dei cespugli, sorgevano dei rami della stessa pianta con foglie non pungenti affatto. Come si vede, è un fatto molto eloquente di adattamento di questa pianta a proteggersi dal bestiame, che ne mangia le parti giovani e non pungenti, tanto più eloquente in quel luogo adibito a pascolo, in quanto che, essendo stato tagliato il bosco, quei pochi cespugli di Agrifoglio avevano potuto persistere rigogliosi quan- tunque così esposti alla voracità del bestiame. Io ne restai molto colpito, e ri- cordo che, sulle prime, anche perchè mi trovavo alquanto lontano, mi era sembrato quasi che in tali cespugli i rami più alti ed a foglie inermi apparte- nessero ad un’altra pianta! __ Il Juniperus communis Lin., insieme con l'Erica multiflora Lin., ed a cui, per lo più, si associa anche il Frarinus Ornus Lin., qualche esemplare di Spar- tium junceum Lin. e la Pteris aquilina Lin., coprono grandi estensioni di ter- reno arido e sabbioso, come per es. quella che va dal monte Ginepro per i Piani della Montagna fino alla Pantana di S. Ianni (Laino Borgo). In altri luoghi invece il Juniperus communis Lin. vive da'solo in associazioni, talora così fitte, che spesso (e mi è accaduto), a causa delle sue foglie pungenti, non si riesce ad attraversare da una parte all’altra la località da esse occupata. Anche lo Spar- tium junceum Lin. lo troviamo da solo e, per lo più, associato a formare dei fitti cespugli occupanti un’area più o meno estesa. Troviamo poi nelle siepi, e talora anche nei boschi, l’Acer campestre Lin., l’Evonymus europaeus Lin., il Cornus sanguinea Lin., il C. mas Lin., il Prunus spinosa Lin., il Crataegus oxyacantha Lin., il Sambucus nigra Lin., nonchè delle piante più o meno scandenti quali la Clematis Vitalba Lin., la C. Flammula Lin. (che è però meno frequente della prima), la Rosa sempervirens Lin., il Rubus di- scolor W.et N., la Smilax aspera Lin. Sui tronchi degli alberi, oltre che sul terreno, sulle rocce e sui vecchi muri, troviamo ancora frequentemente l’Ellera. Incontriamo poi in questa regione anche delle piante parassite, e cioè il Viscum album Lin., che vive comunemente sui rami dei Peri, dei Meli e talora anche dell’Acer Opwlus Mill. b. obtusatum (W. et K.) e di qualche Salcio; il Lo- ranthus europaeus Lin, che vive sui rami delle Querce e dei Castagni; l’Oro- banche speciosa DC., che vive (anche nella regione bassa della Quercia) sulle radici delle Fave infestandole; la Kopsia Muteli Sch., che trovai qua e là sulle Ann. Ist, Bor. — VoL, IX. 18 e [] — 138 — radici dei Pomidoro:; la Cuscuta planiflora Ten., che trovai sul Doryenium her- baceum Will., sul Poterium Sanguisorba Lin., sul Leucanthemum vulgare Lam. Nei luoghi ombrosi, cioè nei boschi e presso le siepi, rinveniamo più comune- mente in questa regione la Pteris aquilina Liî., l’Aspidium aculeatum Sw., il Nephrodium pallidum Tod., la Selaginella denticulata Llx., l' Arundo Pliniana Turr., il Brachypodium sylvaticum R. et S., l'Asparagus acutifolius Lin., il Ruscus acu- leatus Lin., il Sisymbrium Alliaria Scop., lAgrimonia Eupatoria Lin., la Fra- garia vesca Lin., la Colutea arborescens Lin., il Lathyrus niger Bernh., il Gera- nium striatum Lin., il G. Robertianum Lin., la Lavatera thuringiaca Lin., la Viola odorata Lin., la V. sylvatica Fr., la Daphne Laureola Lin., il Pencedanum Oreose- linum Moench., il Seseli montanum Lin., il Caucalis infesta B. et H., la Primula vulgaris Huds., il Cyclamen hederaefolium Ait., la Vinca minor Lin., il Litho- spermum purpureo-coeruleum Lin., la Calamintha officinalis Moench (che, quan- tunque non venga indicata per la Calabria nelle Flore generali d’Italia, pure era stata data dal Pasquale per la Calabria Ulteriore I fin dal 1863) (1), la Salvia glu- tinosa Lin., la Scutellaria Columnae Al., la Digitalis lutea Lin., il Galium elatum Th., la Campanula Trachelium Lin., il Cirsium strictum DO., Echinops Ritro Lin. Lungo i corsi di acqua, troviamo, anche in questa regione, dei Salci, dei Pioppi ed i due Ontani (Alnus glutinosa Gaertn. ed A cordifolia Ten.). Nei luoghi umidi di questa regione troviamo su per giù la stessa flora che abbiamo trovato nelle regioni inferiori, tranne che ho trovato qui di più anche l’Euphorbia pla- typhylla Lin., l Epilobium tetragonum Lin., la Scrofularia acquatica Lin., il Se- necio erraticus Bert., lo Gnaphalium luteo-album Lin. Anche nei coltivati, anzi in essi specialmente, osserviamo una grande uni- formità con la flora della regione inferiore, salvo che qui, per la prima volta, comparisce la Centaurea Cyanus Lin. E, per la prima volta, ai margini dei campi, troviamo l’Agrostis frondosa Ten., il Rapistrum rugosum All, l' Althaea hirsuta Lin., la Viola arvensis DO., l Anagallis arvensis Lin. ec. parviflora (A. parviflora H. et LK?), la Mentha sylvestris Lin. In vicinanza poi delle case di campagna e tra i rottami troviamo sempre la Urtica divica Lin. e la Datura Stramonium Lin.; ed, all’ ingresso del paese di Mormanno, abbondantemente lo Xanthium spinosum Lin. Nei pascoli di questa regione troviamo abbondantemente la Lastagrostis Calamagrostis Link. E negli stessi luoghi, come pure lungo le strade od in altri luoghi sassosi, troviamo più o meno frequentemente il Phleum tenue Schr., l’Hor- deum murinum Lin., il Lolium perenne Lin. con la forma L. aristulatum Sch., il Biarum tenuifolium Sch., il Colchicum neapolitanum Ten., la Scilla autummnalis Lin., l’Asphodeline liburnica Reich., 1’ Allium pendulinum Ten., il Crocus longi- florus Raf., lo Xiphion collinum Terr. N. (ai margini delle strade a Canica-Laino (1) Pasquare G. A., Relazione sullo stato fisico-economico-agrario della Prima Calabria Ulteriore. Napoli 1863, pag. 268. ch Borgo), Ophrys apifera Huds., l’Orchis Morio Lin., 10. longicornis Poir., VO. St- mia Lam., lO. pauciflora Ten., O. pallens Lin., VO. quadripunetata Cyr., la Spiranthes autumnalis Rich., il Thesium divaricatum Ian., il Chenopodium hybri- dum Lin., la Stélene paradora Lin., il Dianthus longicaulis Ten., il Ranunculus Philonotis Ehrh. b. parvulus (DC.), 11 Delphinium halteratum S. et Sm., V'Erysi- mum lanceolatum R. Br., ) Erophila vulgaris Dec., l Aethionema saratile R. Br., l’Iberis Tenoreana DO., Vl Anthyllis vulneraria Lin. il Dorycnium herbaceum Vill., il D. hirsutum Ser., il Lotus corniculatus Lin., la Psoralea bituminosa Lin., il Cistus villosus Lin., il C. salvifolius Lin., la Polygala major Iacq.-1° Helianthemum vulgare Gaertn., la Viola gracilis Lib. et Sm., la Malva sylvestris Lin., la Chlora perfoliata Lin. con, raramente, la forma ternata (C. perfoliata B. Bert.), VEry- thraca Centaurium Pers., il Convoleulus tenwissimus Sibth. et Sm., l'Echium vul- gare Lin., lE. italicum Lin.,il Cynoglossum pictum Ait., l Heliotropium europaeum Lin., la Verdena officinalis Lin., la Mentha tomentosa Sm., l’Origanum vulgare Lin., il Thymus capitatus A. et Lk., la Betonica officinalis Lin., la Satureja cu- neîfolia Ten., la S. tenuifolia Ten., la Calamintha parviflora Lam., la Salvia of- ficinalis Lin., la Salvia Sclarea Lin., la Brunella alba Pall., la Sideritis romana Lin., il Marrubium vulgare, la Stachys italica Mill., 11 Teucrium Chamaedrys Lin., il 7. Polium Lin., il Solanum nigrum Lin., il Verbascun macrurum Ten., il V. pulcerulentum Vill., la Linaria commutata Bernh., la L. minor Desf., la L. pur- purea Mill., la Veronica Chamaedrys Lin., l’Odontites serotina Reich., la Plan-. tago lanceolata Lin., la P. major Lin., la Putoria calabrica Pers., la Scabiosa Co- lumbaria Lin., il Leucanthemum vulgare Lam., la Bellis sylvestris Cyr., V Achillea ligustica AM., l’Anthemis arvensis Lin., Artemisia Absinthium Lin. (nei pressi di Mormanno), la Pallenis spinosa DC., l’Helichrysum Stoechas Gaertn., il Car- duusnutans Lin., il Cichorium Intybus Lin., la Centaurea amara Lin., la C. deusta Ten., l’Hieracium crinitum S. et Sm., la Chondrilla juncea Lin., il Tararacum vulgare Lam., la Lactuca ramosissima Gr. et Godr. (?) lungo la via mulattiera al Fosso della Mancosa (Laino Borgo) prima di arrivare ai Faggi. Noto che sono in dubbio se si tratti della Lactuca viminea Link. oppure della varietà L. ra- mosissima Gr. et Godr., giacchè tutti gl’individui da me osservati, per due anni consecutivi, erano stati danneggiati dal bestiame e perciò sono in dubbio se lo averli costantemente trovati ramosissimi non si debba piuttosto attribuire ap- punto al venire gli apici danneggiati dal bestiame. Ricordo infine che, anche sui vecchi muri e sulle rocce di questa regione, troviamo più o meno comunemente il Polypodium vulgare Lin., l Asplenium Trichomanes Lin., il Ceterach officinarum Willd., il Ficus Carica Lin., la Parte- taria officinalis Lin., il Cotyledon Umbilicus Lin., il Sempervivum tectorum Lin. la Linaria pilosa DC., la Campanula fragilis Cyr. b. canescens (Schow). — La quarta regione della flora della Valle del Lao comprende la regione del Faggio e va da metri (in media) 850 in su. Dico metri 850 in media, giacchè questa regione comincia ad altezze diverse a seconda della esposizione dei luoghi. — 140 — Infatti, mentre sui fianchi dei monti esposti ad estoa sud, cominciamo a trovare i Faggi spesso soltanto oltre i 1000 metri — nei quali casi fino a quell’altezza sale la Quercia — sui fianchi invece esposti ad ovest e, specialmente, a nord, i Faggi incominciano già verso i 700 metri, ed‘anzi in una gola stretta e pro- fonda, e non battuta dal sole, essi scendevano, in esemplari di grandezza nor- male, fino a 580 metri. Anchein questa regione si verifica il fatto, che ho rilevato fin da principio, della discesa, nelle regioni inferiori, di alcuni esemplari di piante caratteristiche di questa regione medesima, e ciò si verifica sempre lungo i corsì di acqua od 1 burroni. Naturalmente l’essenza dominante, per non dire quasi esclusiva, dei boschi è il Faggio (Fagus sylvatica Lin.), al quale si aggiunge qua e là qualche esem- plare sporadico di Acer Opulus Mill. b. obtusatum W. et K., di Ilex Aquifolium Lin., di /yrus cuneifolia Guss. e di Alnus cordifolia Ten., il quale ultimo però, in certi luoghi, tanto umidi che asciutti, forma quasi dei boschetti. Riguardo all’A/nus cordifolia Ten., le mie osservazioni non confermano quanto scrive il Parlatore (1), che, cioè, gl’individui che crescono in luoghi umidi abbiano foglie larghe, mentre quelli viventi in luoghi secchi le abbiano piccole. Intatti nei luoghi secchi montani io non ho mai osservato individui a foglie piccole, mentre anzi, tra gl’individui vegetanti lungo il fiume Lao, ne ho osservato alcuni con foglie anche molto piccole. Qua e là tra le rocce rinveniamo allo stato di arbusto o frutice il Prunus Mahaleb Lin., ed il Rhamnus infectoria Lin. All’ombra dei boschi di questa regione vegetano la Pteris Aquilina Lin. (che si trova, anche abbondantemente, nei luoghi aprici), l Aspidium aculeatum Sw., il Nephrodium pallidum Tod., il Brachypodium sylvaticum R. et S., il Li- lium croceum Ch., Vl Anacamptis pyramidalis Rich., il Ranunculus nemorosus DC., la Cardamine Chelidonia Lin., la Fragaria vesca Lin. (molto comune), il Gera- nium sanguineum Lin., la Lavatera thuringiaca Lin., la Viola sylvatica Fr., la V.odorata Lin., l’Epilobium montanum Lin., la Caucalis infesta B. et H., la Myo- sotis sylvatica Hoff., la Salvia glutinosa Lin., la Scrofularia Scopoliù Hopp., la Digitalis lutea Lin., la D. ferruginea Lin. (che si trova però più frequentemente nei luoghi aprici), il Cirsium strictum DC. Nei luoghi umidi vegetano ancora lo Scirpus Holoschoenus Lin., il Juncus glaucus Ehrh., il Ranunculus Philonotis Ebrh., la Tussilago Farfara Lin. Sulle rocce e sulle rupi ombreggiate troviamo il Polypodium vulgare Lin. (che vegeta anche sui vecchi tronchi degli alberi), la Saxi/raga rotundifolia Lin., la Lactuca muralis Fres. Invece sulle rocce apriche rinveniamo qualche esem- plare di Asplenium Trichomanes Lin., il Sedum album Lin., il S. hispanicum Lin., la Pimpinella Tragium Vill. (1) PARLATORE F., Flora italiana, vol. IV, pag. 124. Oss. — d1 — Nei pascoli troviamo : qualche esemplare di Sesleria argentea Sav., d’ Holcus lanatus Lin., di Phleum tenue Schrad., d’ Agrostis alba Lin.; il Colchicum neapo- litanum Ten., l’AZZium pulchellum Don., VA. flavum Lin., il Crocus longiflorus Raf., il Chenopodium Bonus-Henricus Lin., il Ranunculus Aleae Willk. b. multi- florus (Freyn.), la Rosa glutinosa S. et Sm., l’Ononis spinosa Lin. (che si rinviene anche qua e là nelle regioni inferiori), l'AntAyllis vulneraria Lin., l Hippocrepis comosa Lin., l’Onobrychis alba Desv., il Linum tenuifolium Lin., il L. angusti- folium Huds., la Polygala major Iacq., la P. vulgaris Lin., la P. amara Lin., l’Helianthemum vulgare Gaertn., il ChaerophyUlum temulum Lin., l’Echium ita- licum Lin., il Thymus Serpyllum Lin., il T. striatus Vahl., la Calamintha pata- vina Host., la Sideritis sicula Uer., la Betonica officinalis Lin., il Galeopsis La- danum Lin., il Teucrium montanum Lin., il 7. Chamaedrys Lin., il Verbascum nigrum Lin., l’Euphrasia officinalis Lin., la Bellis hybrida Ten., l Anthemis ar- vensis Lin., l’ Achillea millefolium Lin. b. setacea (W. et K.), VA. ligustica All, la Carlina acaulis Lin. con la Cl. caulescens Lam., la C. vulgaris Lin., la Cen- taurea alba Lin. b. deusta (Ten.), il Cirsium Lobelii Ten., l’Hypochaeris glabra Lin., il Hieracium Pilosella Lin. Infine ricordo che anche in questa regione ho osservato dei parassiti, quali la Cuscuta Epithymum Murr. sul TAymus striatus Vahl. e sul Teucrium montanum Lin., ed il Viscum album Lin. su qualche individuo di Acer obtu- satum W. et K. Nell'estate dell’anno testè decorso, feci, come ho già detto, una gita in quel di Tortora e di Ajeta fino. a Praia ed all’isolotto di Dino. Però, con- trariamente alla mia volontà, la gita fu brevissima, essendo durata appena tre giorni, vale a dire dal 19 al 21 luglio. Ciò non ostante potei fare una discreta raccolta di piante e lo scopo, che mi ero proposto, fu raggiunto egualmente nel suo complesso, giacchè io avevo intrapreso quella gita sol- tanto per studiare la Flora della regione dell'Ulivo, non che quella littoranea, e specialmente quella dell’isolotto di Dino. Adunque, al mattino del 19 luglio, partendo da Laino Borgo e seguendo la strada mulattiera, sali fino ai Piani del Carro per discendere poi fino a Tortora ed a Praja. L'indomani mi recai all’isolotto di Dino, erborando poi anche alquanto lungo la spiaggia; e il dì seguente per la via di Ajeta risalii ai Piani del Carro. Ai Piani del Carro, che sono all’inizio della regione del Faggio, in pascoli freschi ed alquanto umidi ritrovai la Bellis hibrida Ten. nella forma teratolo- gica da me descritta qualche anno fa (1), vale a dire presentante l'anomalia (1) Longo B., Noterella teratologica. Malpighia VII, 1893, pag. 391. — 142 — della proliferazione di aleumi degli assi fiorali. Ho creduto bene di riferire questo fatto, che mi ha colpito molto: di avere cioè ritrovato, nello stesso punto e dopo diversi anni, l’istessa pianta presentante il medesimo caso terato- logico. Non so se spiegare questo fatto come un mero fenomeno di eredita- rietà, ovvero, piuttosto, come un fenomeno da attribuirsi ad una speciale e per- durante condizione di ambiente, quale, forse, la natura relativamente pingue ed alquanto umida del luogo. Un altro fatto richiamò la mia attenzione agli stessi Piani del Carro e precisamente all’inizio della scesa verso Tortora. In un prato umido vegetava, nella sua forma glabra, cioè tipica, la Mentha Pulegium Lin., che non avevo trovata, in tutta la Valle del Lao da me esplorata, se non nella forma tomen- tosa. Però, nei prati limitrofi, aridi, non vegetava che la M. "tomentosa Sm. Già il Kerner (1), trattando degli adattamenti delle piante alla difesa contro una traspirazione eccessiva, cita la M. Pulegium Lin. come una di quelle piante, che si presentano glabre nelle regioni settentrionali, mentre nelle regioni più meridionali (ed il Kerner cita appunto le Calabrie) presentano le foglie ed i fusti rivestiti di una densa lanuggine. Ora il fatto da me osservato dimostra tanto più evidentemente che in queste due forme (la glabra e la tomentosa) non si tratta che di un mero fenomeno di adattamento in rapporto esclusivo all'umidità o all’aridità del suolo, in quanto che le due forme si trovavano nelle identiche condizioni di ambiente, salvo quella di avere a loro disposizione una quantità considerevole o minima di acqua: finchè era suolo umido, trovavo la forma glabra; appena cominciava il suolo arido, non trovavo che la forma tomentosa. Al principio della Scesa del Carro la vegetazione arborea era costituita an- cora da qualche Faggio (Fagus silvatica Lin.), da qualche esemplare sporadico di Acer Opulus Mill. b. obtusatum (Wald. et Kit.) e da abbondanti esemplari di Alnus cardifolia Ten. Anche in questa località osservai che alcuni esemplari di Alnus cordifolia Ten., vegetanti in luoghi umidi, presentavano foglie piccole; per cui inclino sempre più a credere che si tratti, in questi casi, di varietà a foglie più o meno piccole affatto indipendenti dalla stazione. Immediatamente sotto la regione del Faggio, i boschi erano costituiti es- senzialmente da Elci (Quercus Ilex Lin.). Però con essi si trovavano degli indi- vidui di Ostrya carpinifolia Scop., ed anche di Acer Opulus Mill. b. obtusatum Wald. et Kit. I tronchi di quando in quando erano rivestiti di Ellera (Medera Helix Lin.). i All’ombra del bosco vegetavano l’Asplenium Adianthum nigrum Lin., VA- spidium aculeatum Sw., il Nephrodium rigidum Desv. b. pallidum (Tod.), la Pteris aquilina Pers. (la quale vegetava anche benissimo in siti soleggiati), il Ruscus aculeatus Lin., la Lactuca muralis Fres.; sul terreno muscoso la Selagi- (1) KERNER DI MARILAUN A., La vita delle piante (tr. it.), vol. I, pag. 291. SMS nella denticulata Lk., e nei luoghi umidi il Capelvenere (Adianthum Capillus- Veneris Lin.). In altri luoghi sabbiosi, pur trovandosi ancora qua e là qualche esemplare di Elce, la vegetazione, pur molto ricca, era costituita prevalentemente da Gi- nepri (Juniperus communis Lin.), associati con l Erica multiflora Lin., col Fra- rinus Ornus Lin. e con lo Spartium junceum Lin. In questa stazione arida vegetava anche abbondantemente la Lasiagrostis Calamagrostis Link., la Salvia officinalis Lin., l Helichrysum Stoechas Gaertn. ed il Dianthus longicaulis Ten. Qua e là poi, ai margini della strada mulattiera, scendendo al Fiumicello di Tortora, raccolsi il Phleum tenue Schrad., 1 Andropogon hirtum Lin., il Lolium perenne Lin., l Asparagus acutifolius Lin., la Clematis Vitalba Lin., la C. Flam- mula Lin., il Sisymbrium officinale Scop., VIberis Tenoreana DC., la Reseda lutea Lin., il Rubus discolor W. et N., il Crataegus oxyacanta Lin., l Agri- monia Eupatoria Lin., il Poterium Sanguisorba Lin., il Doryenium hirsu- tum Ser., l’Oralis corniculata Lin., il Linum tenuifolium Lin., la Polygala major Tacq., 'Hypericum perforatum Lin. b. veronense (Schr.), la Chlora per- foliata Lin. con la sua varietà C. serotina Koch (la quale ultima predilige i luoghi freschi ed umidi), lErythraea Centaurium Pers., VEchium vulgare Lin., la Verbena officinalis Lin., l’Origanum vulgare Lin., la Brunella alba Pall. a. integrifolia (Godr.), il Tewcrium Chamaedrys Lin., il 7. Polium Lin., il 7. mon- tanum Lin., la Plantago lanceolata Lin., la P. Major Lin., la Campanula Tra- chelium Lin., il Lewcanthemum vulgare Lam., la Pulicaria odora Reich., la Pallenis spinosa DO., ilal'arduus nutans Lin.il Cichorium Intybus Tin., il Ta- ‘ raracum vulgare Lam. Sempre lungo la strada, al margine di un campo, raccolsi la Viola tricolor Lin. b. arvensis DC., la Specularia Speculum-Veneris Lin. ed il Senecio vulgaris Lin. Nella campagna, lontano dalla strada, si osservava qualche raro esemplare di Quercia, ordinariamente col parassita Loranthus europaeus Lin. Presso il Fiumicello, sempre lungo la strada, raccolsi sui muri a secco e sulle rocce l’Asplenium Ruta-muraria Lin., VA. Trichomanes Lin. il Ceterach officinarum Willd., la Parietaria officinalis Lin., il Sedum rupestre Lin.; sull’ar- gine del Fiumicello VEuphorbia Barrelieri Savi; alle sue sponde l’ Holes lanatus Lin., il Juncus obtusiflorum Ehrh., il J. striatus Sch., il Lythrum Graefferi Ten.; nell’acqua, ove scorre lentamente, lApium nodiflorum B. et H.; e tra’ cespugli l’Hypericum hircinum Lin. Ed in quei pressi, sopra una roccia umida, raccolsi la Linaria pelosa DC., in forma glabra, dovuta naturalmente alla stazione umida în cui vegetava. Dal fiume salendo verso Tortora sì trovavano vegetare l’Elce, il Ficus Ca- rica (qua è là sulle rocce), la Pistacia Lentiscus Lin., la P. Terebinthus Lin., il Myrtus communis Lin., l Arbutus Unedo Lin., l Erica multiflora Lin., la Phyllirea variabilis Timb., il Prarinus Ornus Lin., ed al termine della salita la Quercia, l’Olmo e lo Spartium junceum Lin. Ai margini della strada raccolsi la Dactylis — 144 - glomerata Lin. b. abbreviata (Bernh.), 'Andropogon hirtum Lin., la Smilax aspera Lin., il Lathyrus sylvestris Lin., la Putoria calabrica Pers., il Cichorium Intybus Lin., e sui muri soleggiati il Ceterach officinarum Willd. che vi era abbondante e che offriva, al solito, ai cocenti raggi solari la pagina inferiore delle foglie ac- cartocciate. Nei pressi di Tortora (metri 300 circa sul livello del mare) si trova ancora qualche Quercia e qualche Olmo, però, alquanto più giù, la regione dell'Ulivo comincia a farsi sentire, e già cominciamo a trovare il Solanum Sodomaeum Lin. che si andrà facendo sempre più comune man mano che si scende al mare. » Le falde del monte Cifuolo (Tortora), sopra e sotto la strada rotabile, sono uniformemente cosparse di cespi di Ampelodesmos tenax Link. Lungo quella strada raccolsi la Silene inflata Sibth, et Sm., l'Erysimum australe Gay., il Con- volvulus tenuissimus S. et Sm.; sopra qualche vecchio muro il Centranthus ruber DC., ed al margine di un campo l’ Allium sphaerocephalum Lin. L'Ulivo è largamente coltivato, però nei luoghi selvatici è abbondante lo Oleastro che scende fino al mare insieme con la Phyllirea variabilis Timb., con l’Erica multiflora Lin., con la Pistacia Lentiscus Lin., con la P. Terebinthus Lin., col Myrtus communis Lin. e col Rosmarinus officinalis Lin. Lungo il corso inferiore del Fiumicello e del fiume Taldgo, nel quale il primo sì versa poco discosto dal mare, vegetavano dei Salci, dei Pioppi, il Tamarix africana Poir., l’Arundo Donax Lin., la Phragmites communis Trin., la Typha latifolia Lin., il Cyperus longus Lin. e la Calystegia sylvestris R. et Sch. Nei pressi del Hiumicello ed irrigate con le sue acque, sono coltivate ricche cedriere. Sulle arene marittime vivevano, oltre a qualche esemplare di Juniperus ma- crocarpa S. et Sm., il Glaucium luteum Scop., VEryngium maritimum Lin., la Datura Metel Lin. che ritengo nuova pel continente non venendo data che per le isole (Sicilia, Sardegna, Pantelleria) (1), e l’Inula crithmoides Lin. che prefe- riva però le rocce e specialmente quelle lambite dal mare. Però accanto a queste piante litoranee, trovavo, contro la mia aspettativa, qualche altra pianta pret- tamente continentale, quale il Z'eucrium Polium Lin., il Polygonum aviculare Lin., l’Anagallis arvensis Lin., la Plantago major Lin., il Trifolium fragiferum Lin., il Tararacum vulgare Lam., il Senecio vulgaris Lin., la Tussilago Parfara Lin., il Sonchus oleraceus Lin. e qualche altra ancora. Queste piante vegetavano egregiamente, almeno in apparenza, accanto alle piante alofite, e quindi non dovevano soffrire della natura salata del luogo. Anzi qualche specie, come per es. lo Scolymus hispanicus Lin., sì spingeva nella spiaggia fin quasi a contatto con le acque marine. L’isolotto di Dino (2) è separato dal continente per uno stretto canale, irto qua e là di scogli e navigabile soltanto dai piccoli battelli. Esso si eleva a circa (1) ARCANGELI G., op. cit. pag. 387. (2) Accennerò qui incidentalmente ad una grotta azzurra, che si trova al lato sud del- l'isolotto e che è una vera meraviglia. — 145 — € 100 metri sul livello del mare. La parte superiore, pianeggiante, è adibita a coltura di cereali, quindi non si trova qui che qualche pianta propria dei col- tivati; e, per fare una buona erborazione, bisogna inerpicarsi su per quelle co- stiere che non scendono troppo a picco sul mare. La flora dell’isolotto, stante la sua poca elevazione sul livello del mare e la vicinanza alla costa, è come quella che troviamo sul continente nella regione litoranea ed in quelia dell’ Ulivo. Per chi scende all’isolotto dall’approdo, che è nella parte orientale, man mano che sale pel sentiero, che conduce al piano, la costiera orientale e quella di mezzogiorno, si presentano disseminate di cespugli di Ampelodesmos tenax Link., di Pistacia Lentiscus Lin., di P. Terebinthus Lin., di Myrtus communis Lin., di Erica multiflora Lin., di Euphorbia dendroides Lin. (priva di foglie, vale a dire in riposo, al tempo della mia gita all’isolotto), e di qualche raro esemplare di Vitex Agnus-Castus Lin. Vegetano poi, specialmente in alto, l’Olea europaea Lin., la Phyllirea variabilis Timb., e, sulle rupi, il RARamnus Alaternus Lin. In alto, sul piano al margine del coltivato, s'incontra qualche esemplare di Asparagus acutifolius Lin., di Spartium junceum Lin., di Rubus discolor W. et K., di: Crataegus orxyacantha Lin., di Prunus spinosa Lin., ed ancora di Erica multifora Lin. e di Myrtus communis Lin., che è uno dei frutici più comuni dell’isolotto. Vivono poi all'ombra dei cespugli il TRalictrum calabricum Spr. e l’Acanthus mollis Lin., ed arrampicantivisi sopra lo Smilax aspera Lin., il Tamus communis Lin., la Clematis Flammula Lin., Ja Calystegia sylvestris R. et S. Nella costiera settentrionale vegetavano l’Elce, qualche esemplare di 7'a- marix africana Poir. ed anche qualche nano esemplare di Quercia. Sulle rupi marittime viveva abbondantemente l’InuZa crithmoides Lin. e la Centaureog Ci- neraria Lin. Dal lato occidentale, sulle rupi cadenti a picco sul mare ed affatto inaccessibili, viveva un grande A/m che non mi fu possibile raccogliere. Nella costiera orientale e meridionale la graminacea più comune, oltre lo Ampelodesmos tenar Link., è l’Andropogon hirtum Lin. Vi raccolsi anche la Koeleria phleoides Pers., la Briza maxima Lin., il Serrafalcus intermedius Parl., il Bromus madritensis Lin., la Dactylis glomerata Lin. b. abbreviata (Bernh.), il Brachypodium distachyon R. et S.. Hordeuwm leporinum Lk., la Melica Ma- gnoliù Gr., l Allium sphaerocephalon Lin., il Polygonum monspeliense Thieb., il Polycarpon tetraphylltum Lin., la Tunica sarifraga Scop., la Nigella damascena Lin., il De/phinium halteratum S. et Sm., il Sisymbrium officinale Scop., V Ery- simum australe Gay., la Reseda lutea Lin., il Trifolium scabrum Lin., il 1°. an- gustifolium Lun., il 7. lappaceum Lin., il T. agrarium Lin., il Lotus hispidus Desf., il L. cytisoides Lin., la Vicia pseudo-cracca Bert., il Linum gallicum Lon., il L. strictum Lin., il L. tenuifolium Lin., il Foeniculum officinale AI., il Daucus Gingidium Lin., l Elaeoselinim Asclepium Bert., la Statice virgata W. b. remoti- spicula (Lac.), VErythraca Centaurium Pers., il Convolrulus Cantabrica Lin., il ANN. Ist. Bor. — Vor. IX. 19 MAE Cynoglossum pictum Ait., la Satureja tenuifolia Ten., la Calamintha parviflora Lam., la Sideritis romana Lin., la Ballota rupestris Vis., il Teucrium Polium Lin., il Verdascum sinuatum Lin., la Plantago Psyllium Lin., Vl Asperula cynan- chica Lin., la Crucianella latifolia Lin., il Galiim lucidum AN., la Pallenis spi- nosa DO., la Carlina corymbosa Lin., la Centaurea solstitialis Lin., la Galactites tomentosa Moench., l’Hypochaeris aetnensis B. et H., il Picridium vulgare Desf. Nel coltivato e nei margini dello stesso vivevano il SorghRum halepense Pers., il Oynodon dactylon Pers., l’Avena barbata Brot., l'Allium pallens Lin., la Tu- nica prolifera Scop., l’Oralis corniculata Lin., l Althaea cannabina Lin., l Ana- gallis arvensis Lin., il Solanum nigrum Lin., Vl Antirrhinum Orontium Lin., la Linaria spuria Mill., il Chrysanthemum Myconis Lin.. lInula viscosa Ait., il Ci- chorium Intibus Lin., il Sonchus oleraceus Lin. Sui ruderi di una vecchia torre avevano preso stanza il Ceterack officina- rum Willd., il Milium maultiflorum Cav., la Parietaria officinalis Lin., il Cheno- podium murale Lin., lAmarantus deflerus Lîn., il Diathus rupiculus Biv., lo Alyssum maritimum Lam., la Brassica fruticulosa Cyr., il Cotyledon Umbilicus Lin., lo Smyrnium Olusatrum Lin., il Solanum Sodomaeum Lin., la Linaria pilosa DC. Vi aveva pur preso stanza la Campanula canescens Schow. In vece, all’ap- prodo, sopra una roccia, alquanto umida a causa di uno stillicidio, potei osser. vare qualche esemplare di C. fragilis Cyr,, e poi le forme di passaggio alla C' ca- nescens Schow man mano che passavo ad osservare le rocce vicine aride e so- leggiate, sulle quali viveva la 0. canescens Schow. Ciò viene maggiormente a convincermi di quanto dissi a proposito di queste due Campanula parlando della seconda regione della flora della Valle del Lao, che cioè l’una non sia che una pura forma dell’altra, dovuta semplicemente ad una stazione più o meno arida. Nel ritorno, sulle rupi marittime presso Praja, e specialmente sulle rupi del santuario della Madonna della Grotta, trovai che vegetavano il Dianthus ru- piculus Biv., lAlyssum maritimum Lam., l’Euphorbia dendroides Lin., il Hyo- sciamus albus Lin., la Centaurea Cineraria Lin., che trovai anche, come ho già detto, sulle rupi marittime dell’isolotto, e che è nuova per la regione, non es- sendo stata trovata da Amalfi in giù fino alla Sicilia (1). Sulle stesse rupi, ma in siti inaccessibili, vegetava il medesimo A/lium che avevo già osservato, come dissi, senza poterlo egualmente raccogliere, all’isolotto di Dino, e l’Opuntia Fi- cus-indica Mill. che vi si era affatto inselvatichita. Al cominciare della salita di Ajeta, poco lontano però da Praja, lungo la strada mulattiera, trovai tutto un grande alveo di torrente coperto di cespugli di Vitex Agnus-castus Lin. a fiori azzurri, tranne qualche individuo a fiori bian- co-rosei, e, poco più su, in una siepe, la Lonicera implera Ait. e la Rubia pe- regrina Lin. (1) ARCANGELI G., op. cit. pag. 710. . — 14° — La costiera non offriva nessuna particolarità in paragone dell’altra, che avevo percorsa nella discesa : trovavo sempre l’Olea europaea Lin. con la Phyl- lirea variabilis Timb., con la Pistacia Lentiscus Lin., con la P. Terebinthus Lin., col Myrtus communis Lin., con lErica multiflora Lin., col Rosmarinus officinalis Lin., che coprivano il terreno di cespugli più o meno fitti. Molto frequente vi era l’Andropogon hirtum Lin. e l’ Helichrysum Stoechas Gaertn. Qua e là lungo la strada o poco discosto da essa, trovai anche l’Avena barbata Brot., l’Osyris alba Lin., la Silene paradoxa Lin., la Saponaria officinalis Lin., il Lepidium gra- minifolium Lin., la Psoralea bituminosa Lin., l’Helianthemum vulgare Gaertn., il Cynoglossum pictum Ait., 1 Heliotropium europaeum Lin., la Melissa officinalis Lin., la Stachys recta Lin., la S. italica Mill., il Sambucus Ebulus Lin., Eri geron linifolius Willd., la Centaurea alba Lin. b. deusta (Ten.). Lungo la stessa strada, ma nei luoghi umidi, rinvenni la Mentha rotundifolia Lin., il Trachelium coeruleum Lin., lEupatorium cannabinum Lin. All’incominciare della scesa, appena uscito da Ajeta, tra i sassi, lungo la strada, raccolsi l'Ecballion Elaterium Rich., e, nell'acqua, presso un mulino, il Dorycnium rectum Ser., la Veronica Beccabunga Lin., la Scrofularia alata Gilib. In luoghi arenosi, sempre lungo la strada, raccolsi anche l’ Aegilops ovata Lin., l’Hordeum murinum Lin., il Thesium divaricatum Tan., la Silene inflata Sib. et Sm., la S. vespertina Retz., il Sedum Cepaea Lin., il Dorycnium herbaceum Will, il Cistus villosus Lin., la Scrofularia canina Lin., la Scabiosa Columbaria Lin., la Orepis neglecta. Sotto la regione del Faggio, raccolsi la Centaurea Cyanus Lin. nella stoppie, e lungo la strada l’Antàhyllis tetraphylla Lin., la Stachys silvatica Lin., la Scu- tellaria Columnae All. il Galium rubrum Lin. Quindi, attraversato a piè del monte Mormannèlla un bel bosco di Faggi, tra i quali vegetavano più o meno abbondantemente la Pteris aquilina Lin., la Digitalis lutea Lin., la D. ferru- ginea Lin., l’Euphrasia officinalis Lin., il Hieracium Pilosellta Lin., mi ritrovai al Piani del Carro. PESI palo I DIVISIONE. EMBRYOPHYTA ASIPHONOGAMA. 1° SorropIvIistone. — PTERIDOPHYTA. 1% CLasse. — FILICALES. Famiglia PoLYPODIACEAE. 1. Polypodium vulgare Lin. i 2. Pteris aquilina Lin. — Volgarmente Filici 3. Adianthum Capillus-Veneris Lin. — Volg. Capidaru- Veneri. 4. Asplenium Trichomanes Lin. 4. » » b. microphyUlum (Tin.). 5. » Ruta-muraria Lin. 69 » Adianthum nigrum Lin. — Oss. Specie polimorfa. 7. Ceterach officinarum Willd. 8. Scolopendrium vulgare Sm. (S. officinarum Sw.). 9. Aspidium aculeatum Sw. — Oss. Specie polimorfa. 10. Nephrodium rigidum Desv. b. pallidum (Tod.). 2° CLasse. — EQUISETALES. Famiglia EQuISETACEAE. 11. Equisetum palustre Lin. 3* CLASSE. — LYCOPODIALES. Famiglia SELAGINELLACEAE. n (No) . Selaginella denticulata Lk. II DIVISIONE. EMBRYOPHYTA SIPHONOGAMA. 1" SorTODIVISIONE. — GYMNOSPERMAKE. 1* CLAasse. — CONIFERAE. + Famiglia PiNACRAE. 13. Juniperus communis Lin. Vole. Iniparu. 14. » macrocarpa S. et Sm. 16. d9. — 149 — 2" SortopIvisione. — ANGIOSPERMAE. 1% CLasse. — MONOCOTYLEDONEAE. Famiglia TyPHACEAE. . Typha latifolia Lin. — Volg. Guda. >» angustifolia Lin. » minor Sm. Famiglia POTAMOGETONACEAE. ’ . Potamogeton densum Lin. b. serratum (Lin.). Famiglia ALISMACRAE. Alisma Plantago Lin. Famiglia GRAMINACEAE. . Phalaris paradoxa Lin. . Holcus lanatus Lun. . Phleum tenue Schrad. . Alopecurus agrestis Lin. . Sesleria argentea Savi. 5. Setaria verticillata Palis. de Beauw. » viridis Palis. de Beauw. » glauca Palis. de Beauw. . Panicum Crus-Galli Lin. . Saccharum Ravennae Lin. (Erianthus Ravennae Palis. de Beauw). . Andropogon hirtum Lin. >» » b. pubescens (Vis). . Sorghum halepense Pers. . Milium multiflorum Cav. . Lasiagrostis Calamagrostis Link. (Stipa Calamagrostis Whlnb.). . Aristella bromoides Bertol. (Stipa Aristella Lin.). . Agrostis alba Lin. — Oss. Specie polimorfa. >» frondosa Ten. >» verticillata Vill. 3. Gastridium lendigerum Gaud. . Arundo Donax Lin. — Volg. Canna. » Pliniana Turr. . Phragmites communis Trin. L'E OA RR LT TE ici ica SR (Ra 2. Cynodon dactylon Pers. — Volg. Gramigna. 3. Avena sterilis Lin. > barbata Brot. . Melica Magnolii Gr. . Poa annua Lin. . Koeleria phleoides Pers. . Eragrostis megastachya Lin. (E. major Host.). 9. Briza marima Lin. . Serrafalcus intermedius Parl. . Bromus maximus Desf. b. Gussoni (Parl.). » madritensis Lin. 3. Festuca calabrica Huter Porta e Rigo. . Molinia serotina M. et K. (Diplachne serotina Lk.). . Dactylis glomerata Lin. » » b. abbreviata (Bernb.). . Ampelodesmos tenax Link. — Volg. Tagghiamdni. . Brachypodium sylvaticum KR. et S. » distachyon R. et S. . Agropyrum repens P. de B. . Aegilops ovata Lin. jl. Hordeum murinum Lin. ? » » b. leporinum (Lk.). . Gaudinia fragilis P. B. 3. Lolium perenne Lin. » >» Db. aristulatum (Schur). >» rigidum Gaud. >» temulentum Lin. — Volg. Giogghiu. > » b. speciosum (M. B.). — Volg. Giogghiu. Famiglia CYPERACEAE. . Cyperus flavescens Lin. » fuscus Lin. > longus Lin. . Scirpus Savii Seb. et Maur. » Holoschoenus Lin. — Volg. Iuncu. — Oss. Specie polimorfa. » lacustris Lin. . Schoenus nigricans Lin. 3. Cladium Mariscus R. Br. = . Carex pendula Huds. (0. maxima Scop.). Famiglia ARACPAP. Biarum tenwifolium Schott. lola Famiglia LEMNACEAF. 76. Lemna minor Lun. Famiglia JUNCACEAE. 77. Juncus glaucus Ehrh. 18. 19. 80. 80, 81. >» effusus Lin. >» obtusiflorus Ehrh. >» lamprocarpus Ehrh. » » b. viviparus (Gaud.). » striatus Schousb. Famiglia LiLracrar. 82. Colchicum neapolitanum Ten. 83. Asphodeline liburnica Reich 84. Allium pendulinum Ten. 85. 86. 81. 88. 89. 90. QIE >» pallens Lin. » paniculatum Lin. » flavum Lin. » pulchellum Don. » sphaerocephalon Lin. » vineale Lin. b. compactum (Thuill.). > ampeloprasum Lin. 92. Lilium bulbiferum Lin. b. croceum (Chaix.). 93. Scilla autumnatlis Lin. 94. Ornithogalum umbellatum Lin. 95. Muscari comosum Mill. 96. Asparagus acutifolius Lin. — Volg. Spdraci. 97. Ruscus aculeatus Lin. — Volg. Iiscula. 98. Smilax aspera Lin. 98, » » b. mauritanica (Desf.). Famiglia AMARYLLIDACFAE. 99. Galanthus nivalis Lin. 100. Sternbergia lutea Gawl. 100, » » b. sicula (Tin.) Famiglia DIoscorEACEAE. 101. Tamus communis Lin. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. ELOS bl 112. 115. 114. 115. 116. Tie 118. 1EL9 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. Cap = Famiglia IRIDACEAE. - Crocus longiflorus Raf. Hermodactylus tuberosus Salisb. NXiphion collinum Terr. N. Gladiolus segetum Ker. Famiglia ORCHIDACFAE. Ophrys apifera Huds. Orchis Morio Lin. » longicornis Poir. >» Simia Lam. (0. tephrosanthos Vill.). >» pauciflora Ten. +» pallens Lin. >» quadripunctata Cyr. Anacamptis pyramidalis Rich. Epipactis palustris Or. Cephalanthera pallens Rich. Spiranthes autumnalis Rich. 2% CLASSE. — DICOTYLEDONEAE. 1° SorropIvisione. — ARCHICHLAMYDEAE. Famiglia SALICACFAR. Popolus nigra Lin. » alba Lin. Famiglia BETULACEAE. Carpinus duinensis Scop. (C. orientalis Lamk.). — Volg. Carpinu jancu. Ostrya carpinifolia Scop. — Volg. Carpinu nivuru. Corylus Avellana Lin. — Volg. Nuciddrara. Alnus glutinosa Gaertn. — Volg. Verna. » cordifolia Ten. — Vol. Vérna. Famiglia FAGACRAE. Fagus sylvatica Lin. — Volg. Fagu. * Castanea sativa Mil. — Volg. Castagnara. Quercus Robur Lin. b. sessiliflora Parl. — Volg. Cèrsa. — Oss. Pianta polimorfa. 127. Quercus Cerris Lin. — Volo. Cérru. — 153 — 128. Quercus Ilex Lin. — Volg. Ilici, Aru. — Oss. Varia nella forma delle foglie. 129. Quercus Pseudo-suber Santi. — Volg. Farnu. Famiglia ULMACEAE. 130. Ulmus campestris Lin. — Volg. Urmu. 1300005 » b. suberosa (Ehrh.). — Volg. Urmu. Famiglia MoRracEAE. 131. Ficus Carica Lin. — Volg. Ficara saliviggia. 152. Humulus Lupulus Lin. Famiglia URTICACEAE. 133. Urtica dioica. Lin. — Volg. Lurdica. 154. Parietaria officinalis Lin. 134, » > b. diffusa (M. et K.). Famiglia LoRANTHACEAR. 135. Loranthus europaeus Lin. — Volg. Visconcia. 136. Viscum album Lin. — Volg. Visconcia. Famiglia SANTALACEAE 137. Osyris alba Lin. 138. Thesium divaricatum Jan. Famiglia PoLYGONACEAE. < 139. Rumex conglomeratus Murr. 140. >» pulcher Lin. 141. » Acetosella Lin. 142. Polygonum Persicaria Lin. 143. » aviculare Lin. a. monspeliense (Thieb.). 148, » » b. depressum (Meisn.). Famiglia CHENOPODIACEAE 144. Beta vulgaris Lin. b. Cicla (Lin.). 145. Chenopodium Bonus-Henricus Lin. 146. » olidum Curt. (C. Vulvaria Lin.). 147. » hybridum Lin. 148. » murale Lin. 149. » urbicum Lin. Ann. Ist. Bor. — Vox. IX. 20 150. 151. 152. 158. 158, 154. 165. 156. — 154 — Ohenopodium album Lin. » ambrosioides Lin. Atriplex patula Lin. (A. angustifolia Smith.). Famiglia AMARANTACPAE. Amarantus retroflerus Lin. » » b. patulus (Berti). » Blitum Lin. (A. sylvestris Desf.). » deftexus Lin. (A. prostratus Balb.). Famiglia PORTULACACEAE. Portulaca oleracea Lin. Famiglia CARYOPHYLLACEAE. . Stellaria media Vill. Polycarpon tetraphyltum Lin. Agrostemma Githago Lin. . Silene inflata Sibth. et Smith. » » b. angustifolia (Guss.). >» paradora Lin. » vespertina Retz. . Lychnis alba Mill. Cucubalus baccifer Lin. . Tunica prolifera Scop. (Dianthus prolifer Lin.). >» sarifraga Scop. (Gypsophyla saxifraga Tin.). Dianthus rupiculus Biv. (D. Bisignani Ten.). » longicaulis Ten. . Saponaria officinalis Lin. Famiglia RANUNCULACEAE. 170. Nigella damascena Lin. 171. Delphinium halteratum Sibth. et Smith. 172. » Consolida Lin. 173. Clematis Vitalba Lin. — Volg. Grambuddrina. 174. » Flammula Lin. 175. Ranunculus Ficaria Lin. b. calthaefolius (Rehb.). 176 » nemorosus DO. dure » Aleae Willk. b. multiflorus (Freyn.). 178. » Philonotis Ehrh. 178, » » b. parvulus (DO.). L79: » muricatus Lin. — 155 — 180. Thalictrum calabricum Ten. 181. Adonis aestivalis Lin. Famiglia LAURACEAE. 182. Laurus nobilis Lin. — Volg. Lduru. — Oss. Varia nelle foglie. Famiglia PAPAVERACEAE. 183. Glaucium luteum Scop. 184. Papaver Rhoeas Lin. — Volg. Grisuleddra. 185. Fumaria capreolata Lin. Famiglia CRUOIFERAR. 186. Nasturtium officinale R. Brow. — Volg. Crisciumi. 187. Arabis muralis Bert. 188. Cardamine Chelidonia Lin. 189. Sisymbrium officinale Scop. 190. » Alliaria Scop. (Alliaria officinalis Dec.). 191. Erysimum lanceolatum KR. Brow. 192. » australe Gay. 193. Brassica fruticulosa Cyr. 194. Raphanus Raphanistrum Lin. 195. Rapistrum rugosum All. 196. » orientale DC. 197. Alyssum maritimum Lam. 198. Erophila vulgaris Dec. (Draba verna Lin.). 199. Thlaspi Bursa-pastoris Lin. (Capsella Bursa-pastoris Moench.). 200. Lepidium graminifolium Lin. 201. Aethionema saratile R. Brow. 202. Iberis T'enoreana DC. 203. Bunias Erucago Lin. Famiglia RESEDACEAR. 204. Reseda Phyteuma Lin. 205. » lutea Lin. 206. » luteola Lun. Famiglia CrASSULACEAT. 207. Cotyledon Umbilicus Lin. 208. Sempervivum tectorum Lin. 209. Sedum Cepaea Lin. 210. >» dasyphyllum Lin. 211. 212. 213. 214. PINE NO E "5 MASO 07 SORTE E TI È È > sx L giro Ni SF FE = n tà Lan) ' # |» io Sedum hispanicum Lin. | » album Lin. >» rupestre Lin. - Famiglia SAXIFRAGACEAE. Sarifraga rotundifolia Lin. Famiglia RosacEAE. . Prunus spinosa Lin. >» Mahaleb Lin. — Volg. China. — Oss. Nella medicina popo- corteccia di questo Prunus viene adoperata quale sgstituto della China, nome volgare del paese. €. Potentilla reptans Lin. 8. Fragaria vesca Lin. — Volg. Fravola. 219. Rubus discolor Weih. et Nees. — Volg. Silva. 220. Agrimonia Eupatoria Lin. 221. Poterium Sanguisorba Lin. 222. Rosa rubiginosa Lin. 223. -» glutinosa Sibth. et Sm. 224. » sempervirens Lin. — Oss. Specie polimorfa. 225. Crataegus oryacantha Lin. 226. Cotoneaster Pyracantha Lindl. 227. Pyrus communis Lin. — Volg. Praino. 228. » amygdaliformis Vill. — Volg. Prdino. 229. » cuneifolia Guss. — Volg. Prdaino 230.» Malus Lin. — Volg. Pumdra salivaggia. 231. » Aria Ehrh. 232.» Sorbus Gaertn. Famiglia LEGUMINOSAR. 233. Spartium junceum Lin. — Inéstra, Spartu. 234. Cytisus sessilifolius Lin. . Ononis spinosa Lin. 236. Medicago lupulina Lin. 237. » falcata Lin. 238. Melilotus alba Desr. 239. » officinalis Desr. 240. Trifolium scabrum Lim. 241. » angustifolium Lin. 242. » lappaceum Lin. 243. » resupinatum Lin. nd 273. 274. 275. 276. 200. SS log e I. Trifolium fragiferum Lin. » agrarium Lin. . Anthyllis vulneraria Lin. » tetraphylla Lin. . Dorycnium herbaceum Vill. » rectum Ser. » hirsutum Ser. . Lotus hispidus Desf. > cytisoides Lin. » corniculatus Lin. > tfenuis Kit. . Psoralea bituminosa Lin. . Galega officinalis Lin. . Colutea arborescens Lin. — Volg. Bufurna. . Scorpiurus subvillosa Lin. . Coronilla Emerus Lin. » scorpioides Koch. . Hippocrepis comosa Lin . Onobrychis alba Desv. . Lathyrus Aphaca Lin. » sylvestris Lin. » niger Bernh. . Vicia sativa Lin. — Volg. Vizza. » pseudo-cracca Bert. Famiglia GERANIACEAR. . Geranium sanquineum Lin. » striatum Lin. » Robertianum Lin. . Erodium moschatum L’ Herit. » malacoides Will. Famiglia OxALIDACEAE. Oxralis corniculata Lin. Famiglia LinacEAE. Linum gallicum Lin. >» strictum Lin. >» fenuifolium Lin. >» angustifolium Huds. 279. Polygala major Jacq. 280 » vulgaris Lin. ) 281 » amara Lin. . Famiglia EuPHORBIACEAE. 282. Euphorbia platyphylla Lin. 283. » helioscopia Lin. 284. >» Peplus Lin. 285. » eriqua Lin. 286. » falcata Lin. 287. » Barellieri Savi (E. baselicis Ten.). 288. » dendroides Lin. 289. Mercurialis annua Lin. — Volg Mercuréddra. 290. Crozophora tinctoria Adr. Juss. Famiglia ANACARDIACEAE. 291. Pistacia Lentiscus Lin. — Volg. Lintiscu. 292.» Terebinthus Lin. — Volg. Potentja. Famiglia AQUIFOLIACEAE. 298. Mex Aquifolium Lin. — Volg. Agrifogghiu. Famiglia CELASTRACEAF. 204. Evonymus europaeus Liv. 295: » verrucosus Lin. Famiglia STAPHYLEACEAE. 296. Staphylea pinnata Lin. 297 Famiglia RuracEAÈ. . Ruta bracteosa DC. — Volg. Aruta. - Famiglia PoLYGALACEAE. Famiglia ACERACEAE. . Acer platanoides Lin. b. Lobelii (Ten.). 298. » Pseudo-platanus Lin. 299. — Volg. Stja. 300. Acer campestre Lin. -- Oss. Specie polimorfa. È frequente la forma con rami sugherosi. » Opalus Mill. b. obtusatum Waldst. et Kit. A. neapolitanum Ten.). — 159 — Famiglia RHAMNACEAE. 301. Rhamnus Alaternus Lin. — Volg. Agisciu. —- Oss. Varia nella gran- dezza delle foglie. 302. Rhamnus infectoria Lin. Famiglia VITACEAR. 303. Vitis vinifera Lin. Famiglia MALVACRAR. 304. Malva sylvestris Lin. — Volg. Maliva 305. Lavatera thuringiaca Lin. 306. Althaea cannabina Lin. 307. >» hirsuta Lin. Famiglia GUTTIFERAE. 308. Hypericum hircinum Lin. — Volg. Eriva zimmarina. 309. » perforatum Lin. 309, » » b. veronense (Schrank.). 310. » tetrapterum Fries. Famiglia TAMARICACRAE. 311. Tamarix africana Poir. Famiglia CistaorAr. 312. Cistus villosus Lin. 313. >» salvifolius Lin. 314. Helianthemum vulgare Gaertn. Famiglia VIOLACRAR. 315. Viola odorata Lin. — Velg. Viola. 316. » sylvatica Fries. 317. » tricolor Lin. b. arvensis DC. 318. >» gracilis Sib. et Sm. Famiglia CACTACEAR. 319. Opuntia Ficus-indica Mill. — Volg. Ficu-nidnu. Famiglia THYMELAEACEAF. 320. Daphne Laureola Lin. 323. 329. 330. 331. 332. 333. 354. 335. 356. 331. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 345. 346. 347. 348. 349 — 160 — Famiglia LyTHRACEAE. . Lythrum Salicaria Lin. b. canescens (Guss.). » Graefferi Ten. Famiglia MyRTAORAR. Myrtus communis Lin. — Volg. Murtiddra Famiglia ORNOTHERACEAE. A. Epilobium hirsutum Lin. » parviflorum Schreb. » montanum Lin. » tetragonum Lin. . Circaca lutetiana Lin. Famiglia ARALIACRAR. Hedera Helix Lin. Famiglia UMBELLIFERAE. Eryngium campestre Lin. » amethystinum Lin. » maritimum Lin. Conium maculatum Lin. Smyrnium Olusatrum Lin. Bupleurum protractum Hoffm. et Link. Apium nodiflorum B. et H. Pimpinella Tragium Vill. Scandix Pecten- Veneris Lin. Chaerophyllum temulum Lin. Seseli montanum Lin. Foeniculum officinale All. — Volg. Finicchiu salivaggiu. Angelica sylvestris Lin. b. nemorosa (Ten.). Pastinaca opaca Bernh. Peucedanum Oreoselinum Moench. Daucus platycarpos B. et H. » Carota Lin. >» Gingidium Lin. Caucalis infesta B. et H. . Elacoselinum Asclepium Bert. SR (Va Famiglia CorNAORAE. 350. Cornus sanguinea Lin. — Volg. Sanguine. 351. » mas Lin. — Volg. Cornara. 2% SortopIvIsione. — METACHLAMYDEAE. Famiglia ERICACEAR, 352. Arbutus Unedo Lin. — Volg. A6mmari. 353. Erica multiflora Lin. — Volg. Lillica. 354. » arborea Lin. — Volg. Illica. Famiglia PRIMULACEAP. 355. Primula vulgaris Hads. 356. Cyclamen hederaefolium Ait. (Cl. neapolitanum Ten.). 356, » » b. Poli (D. Chiaj.). 557. Anagallis arvensis Lin. a. phoenicea (Lamk.). 307, » » b. coerulea (Lamk.). 55) » » c. parviflora (A. parviflora H. et Lk. ?). 358. Samolus Valerandi Lin. Famiglia PLUMBAGINACEAR. 359. Plumbago europaea Lin. 360. Statice virgata W. b. remotispicula (Lac.). Famiglia OLEACEAE. 361. Olea europaea Lin. 362. Phyllirea variabilis Timb. — Oss. Specie polimorfa. 363. Ligustrum vulgare Lin. 364. Frarinus Ornus Lin. — Volg. Miléju. Famiglia GENTIANACEAE. 365. Chlora perfoliata Lin. 3652» » b. ternata (C. perfoliata 8. Bert.). 36505» » ce. serotina (Koch.). 366. Erythraea Centaurium Pers. 3607. » pulchella Fr. (E. ramosissima Pers.). Famiglia APOCYNACEAE. 368. Vinca major Lin. 369. » minor Lin. ANN. Ist. Bor. — Vor. IX. 21 370. — 162 — Famiglia ASCLEPIADACRAE. Gomphocarpus fruticosus R. Br. — Volg. Vammàci salivaggia. — Oss. Siccome il Fiori (1) ha trovato questa pianta abbondantissima alla foce del fiume Lao, e siecome anch’io la ho trovata, anche abbastanza abbondante, nei pascoli di tutta la pendice dirupata della Maradòsa in quel di Laino Castello fin giù sulle sponde del fiume Lao stesso, mi pare perciò presumibile che essa si estenda per tutto il corso inferiore e medio del medesimo, arre- standosi al punto ove la ho raccolta io. Fo notare poi che se in quei luoghi tale pianta è stata introdotta con la coltura, ciò ha dovuto avvenire in un tempo abbastanza lontano, giacchè vien chiamata con un nome proprio, volgare, nel paese. 390. 391. Famiglia CONVOLVULACEAE. Convolvulus arvensis Lin. — Volg. Curriblu. » tenuissimus Sibth. et Smith. i » Cantabrica Lin. Calystegia sylvestris Roem. et Schult. (Convolvulus sylvaticus W. et K.). » sepium R. Br. (Convolvulus sepium Lin... . Cuscuta Epithymum Marr. » planiflora Ten. Famiglia BOoRRAGINACEAE. . Cerinthe aspera Roth. . Echium italicum Lin. » vulgare Lin. » pustulatum S. et Sm. . Lithospermum purpureo-coeruleum Lin. » arvense Lin. . Myosotis sylvatica Hoff. . Borrago officinalis Lin. — Volg. Vurrdina. . Anchusa italica Retz. . Symphytum officinale Lin. . Cynoglossum creticum Vill. (C. pictum Ait.). . Heliotropium europaeum Lin. Famiglia VERBENACEAE. Verbena officinalis Lin. Vitex Agnus-Castus Lin. -- Volg. Tramalice. (1) Fiori A., op. cit., pag. 267. 392. 393. 394. 395. 595a 396. d97. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. DIA. 415. — 165 — Famiglia LaBratar. Mentha rotundifolia Lin. (M. macrostachya Ten.). » sylvestris Lin. » aquatica Lin. » Pulegium Lin. » » b. tomentosa (Sm.). — Volg. Puléju. Lycopus europaeus Lin. Origanum vulgare Lin. — Volg. Ariganu. — Oss. specie polimorfa. Thymus Serpyllum Lin. > striatus Vahl. (7. Zygis Sib. et Sm.). » capitatus Hoff. et Link. Satureja cuneifolia Ten. » graeca Lin. b. tenuifolia (Ten.). Calamintha Clinopodium Benth. » parviflora Lam. (C. Nepeta H. et L.) — Volg. Niépeta. » officinalis Much. (Melissa Calamintha Lin.) » sylvatica Bromf. » patavina Host. Melissa officinalis Lin. — Oss. Specie polimorfa. Salvia officinalis Lin. È » glutinosa Lin. » Selarea Lin. » Verbenaca Lin. Rosmarinus officinalis Lin. Scutellaria Columnae All. Brunella alba Pall. a. integrifolia (Godr.). — Oss. La forma a corolla purpurea è piuttosto rara. 415a 416. 4197. Brunella alba Pall. b. pinnatifida (Koch). Stideritis sicula Ucr. » romana Lin. . Marrubium vulgare Lin. . Betonica officinalis Lin. . Stachys annua Lin. > recta Lin. » sylvatica Lin. » italica Mill. 4. Galeopsis Ladanum Lin. . Ballota rupestris Vis. > nigra Lin. . Teucrium Chamaedrys Lin. — Volg. Cersaddra. — 164 — 428. Teucrium Polium Lin. 420. » montanum Lin. 430. Ajuga Chamaepytis Schreb. 4302» » b. Chia (Sehreb.). Famiglia SOLANACEAE. 481. Datura Metel Lin. — Oss. Le foglie sono asimmetriche, cioè presen- tano una metà del lembo fogliare attaccata sul picciolo più o meno in basso dell’altra. 432. Datura Stramonium Lin. 433. Hyosciamus albus Lin. 334. Lycium europaeum Lin. 435. Solanum Sodomaeum Lin. do 436. » Dulcamara Lin. 457. » nigrum Lin. 4372 » » b. miniatum (M. K.). Famiglia SCROPHULARIACEAE. 438. Verbascum macrurum Ten. 39. » Blattaria Lun. 440. » pulverulentum Vill. 441. » sinuatum Lin. 442. » nigrum Lun. 443. Scrophularia Scopolii Hopp. (S. grandidentata Ten.). 444. » aquatica Lin. Adda » » b. alata (Gilib.). 445. » canina Lin. 446. Antirrhinum Orontium Lin. 447. Linaria pilosa DC. 44 7a » » b. glaba. 448. d spuria Mill. 440, » Elatine Mill. 440, » » b. Prestandreae (Tin.). 450. » commutata Bernh. 451. » Pelisseriana Mill. 452. » purpurea Mill. 453. > minor Desf. 454. Digitalis lutea Lin. 455. » ferruginea Lin. 456. Veronica Beccabunga Lin. 457. > Anagallis Lin. 458. > Chamaedrys Lin. 459. > acinifolia Lin. 460. S Tournefortit Gm. (V. Buxbaumi Ten.) — 165 — 461. Odontites lutea Stev. 462. » serotina Reich. 463. Euphrasia officinalis Lin. Famiglia OROBANCHACEAE. 464. Orobanche speciosa DC. (0. pruinosa Lap.). — Volg. Scénda-Fave. 465. Kopsia ramosa Dum. b. Muteli (Schul.). (Phelipaea Muteli Reut). Famiglia GLOBULARIACRAR. 466. Globularia Willkommii Nym. (G. vulgaris Reich.). Famiglia ACANTHACEAF. 467. Acanthus mollis Lun. Famiglia PLANTAGINACPAP. 468. Plantago Psyllium Lin. 469. » lanceolata Lin. — Oss. Specie polimorfa. 470. » major Lin. Famiglia RUBIACEAE. 471. Putoria calabrica Pers. 472. Sherardia arvensis Lin. 475. Asperula cynanchica Lin. 473a » » b. capillacea Willk. et Lang. (?) 474. Crucianella latifolia Lin. 475. Rubia peregrina Lin. 476. Galium Mollugo Lin. b. elatum (Thuill.). 477. >» lucidum All. (G. corrudaefolium Vill.). 478. » rubrum Lin. 479. >» verum Lin. Famiglia CAPRIFOLIACEAE. 480. Sambucus Ebulus Lun. 481. » nigra Lin. — Volg. Sammicu. 482. Viburnum Tinus Lin. * 483. >» Opulus Lin. 484. Lonicera îimplexa Ait. Famiglia VALERIANAORAB. 485. Centranthus ruber DC. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 493a 404. 495. 496. 407. 408. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. DOT. 508. 509 510. II 512. 513. DIA. DID. DIG. 517. Mu vue MES STO IVA Famiglia DipsAcAcEAE. Dipsacus sylvestris Mill. È Cephalaria transsylvanica Schrad. Scabiosa Columbaria Lin. Famiglia CUCURBITACEAE. Bryonia divica Jacq. Ecballion Elaterium Rich. Famiglia CAMPANULACEAE. Laurentia tenella DO. Specularia Speculum DO. Campanula fragilis Cyr. » » b. canescens (Schow). » Trachelium Lin. Trachelium coeruleum Lin. Famiglia CoMpositar. Eupatorium cannabinum Lin. Tussilago Farfara Lin. Erigeron canadensis Lin. Conyza ambigua DC. (Erigeron linifolius Willd.). Bellis hybrida Ten. » perennis Lin. >» sylvestris Cyr. Senecio vulgaris Lin. » erraticus Bert. Chrysanthemum Myconis Lin. » segetum Lin. Leucanthemum vulgare Lam. Pyrethrum Parthenium Sm. Matricaria Chamomilla Lin. — Volg. Calumiddra. Anthemis arvensis Lin. Achillea Millefolium Lin. b. setacea (W. et K.). >» ligustica All. Arthemisia Absinthium Lin. » vulgaris Lin. Helianthus tuberosus Lin. — Volg. Tiratifulu. Oss Bidens tripartita Lin. NXanthium spinosum Lin. . Inselvatichita. K 2% ouuaoiuai a oi 1a DO IN ID DN im uu Ot DO Rat SII co) 530. 531. 532. 533. 534. 534, 535. 536. ABI 538. 539. 540. BAI. 542. 543. BAL. 545. 546. BAT. 548. 549. 549a sinuate, se re e . Xanthium strumarium Lin. » macrocarpum DC. . Inula Conyza DC. » viscosa Ait. — Volg. Canta-canta. >» graveolens Desf. » critàhmoides Lin. . Pulicaria dysenterica Gaertn. » odora Reich. . Pallenis spinosa DC. (Asteriscus spinosus Gr. et Godr.). Calendula arvensis Lin. Helichrysum Stoechas Gaertn. — Volg. Muscu. . Gnaphalium luteo-album Lin. » uliginosum Lin. Filago germanica Lin. b. eriocephala (Guss.). Arctium majus Schk. » tomentosum Schk. Carlina acaulis Lin. » » b. caulescens (Lam.). » vulgaris Lin. » corymbosa Lin. Centaurea alba Lin. b. deusta (Ten.). » amara Lun. » Cyanus Lin. » Cineraria Lin. » solstitialis Lin. » Calcitrapa Lin. — Volg. Lucia. Carthamus lanatus Lin. — Volg. Batti-Cristu. Carduus nutans Ein. » pycnocephalus Lin. Cirsium strictum DC. » lanceolatum Scop. » Lobelii Ten. » polyanthemum DC. » » b. integrifolium: foglie inferiori spatolate, finamente spinuloso-denticolate, lungamente picciolate; fg. cauline ovato-lanceolate, con ala stretta, spinuloso-denticolate come l’ala della foglia stessa; capolini pochi. 550. \ 651. 552. 553. DBA. Cirsium arvense Scop. Galactites tomentosa Moench. Echinops Ritro Lin. Scolymus hispanicus Lin. Hyoseris radiata Lin. 555 556. 557 — 168 — . Cichorium Intybus Lin. — Volg. Cicoria. » divaricatum Schousb. — Volg. Cicoria. . Hypochaeris glabra Lin. i _- 55S. » aetnensis B. et H. - 559 560. 561 . Thrincia hirta Roth. » tuberosa DC. . Picris hieracioides Lin. 562. Helminthia echioides Gaertn. b. humifusa (Trev.). 564 563. Urospermum Daleschampii Desf. . Chondrilla juncea Lin. 565. Lactuca viminea Link. 565a >» » b. ramosissima (Gr. Godr.)? 566. 567. 568 569. 570 571 » — saligna Lin. = >» muralis Fres. . Sonchus oleraceus Lin. — Oss. Specie polimorfa. » asper Bart. — Oss. Specie polimorfa. . Picridium vulgare Desf. . Tararacum vulgare Lam. 572. Crepis neglecta Lin. 573. 54 5TD. » rubra Lin. . Hieracium Pilosella Lin. » crinitum S. et Sm. Roma, gennaio 1901, Della Vita e delle Opere di Antonio Piccone. NOTIZIE RACCOLTE DA G. B. DE-TONI Bene sta che in questo Annuario il quale racchiude gli ultimi studi algologici di Antonio Piccone siano di lui poste in rilievo le benemerenze scientifiche; laonde sento vivissimo il dovere di esprimere la mia gratitudine al professore Romualdo Pirotta, che gentilmente accolse la mia offerta, acciò nell’Annuario da lui diretto venisse reso un tributo alla memoria del perduto collega; e tanto più sento tale dovere perchè, col ricordare qui i meriti del compianto amico, mi si offre modo di dimostrare, insieme alla riconoscenza, la mia stima al direttore dell’Annuario e di concorrere all’esaudimento d’uno dei più fervidi voti di Antonio Piccone che, con la serenità della vita, fu esempio di quella pace e reciproca considerazione che devono regnare mai sempre tra i cultori d’una stessa disciplina. Vita serena fu quella di Antonio Piccone per la grande forza d’animo di cui egli era da natura fornito, serena perchè alla famiglia ed alla scienza dedicò tutto sè stesso fino all'ultimo, non già scevra da amarezze e dolori che sop- portò appunto con animo forte, cercando da quelle e da questi sollievo nel- l’affetto de’ parenti e nella confidenza degli amici: nella confidenza di questi, de’ quali ebbe molti, perchè con la bontà dello spirito attraeva a sè irresistibil- mente e demoliva quanto avesse potuto sapere d’invidia o d’indifferenza, nel- l’affetto di quelli, cui ricambiò di amore soave e purissimo. Alla famiglia ed agli amici egli lasciò ricca eredità di affetti ed un esempio di vita onesta, di integrità adamantina, alla scienza legò imperituro il proprio nome con numerosi scritti che, sotto modeste forme, giovarono ad accrescere le nostre cognizioni botaniche. Uniforme non fu l’opera di lui, chè i suoi scritti si riferiscono alla bio- logia e geografia vegetale, alla biografia, bibliografia e storia della botanica, alle fanerogame, ad alcune classi di crittogame, con maggior predilezione per le Alghe, nello studio delle quali esplicò la maggiore attività ed acquistò meritata rinomanza. Ann. Ist. Bor. — Vor. IX. Lo (59) — 170 — Con le Alghe, eccezione fatta d’un lavoretto briologico, incominciò, con le Alghe finì l’opera sua. De’ lavori algologici infatti, primo in ordine di tempo, è quello sul genere Lemanea che C. Agardh a buon diritto chiama vera crur al- gologorum ; stampato nel 1867 ebbe forse scarsa diffusione, perchè il Borne- mann (1887) e l’Atkinson (1890) ne’ loro studi sulle Lemaneaceae non lo men- zionano, quantunque forniscano una copiosa nota di libri consultati, vecchi e moderni, ed il Piccone abbia preceduto d’un lustro il Sirodot. cui pur sì devono tante e interessanti notizie sugli organi riproduttori delle Lemanea. Le osserva- zioni di A. Piccone, se fossero state lette e comprese dagli autori che, dopo di lui, si occuparono dell’anatomia di queste Floridee, avrebbero a questi ultimi risparmiato di esporre, quale frutto di indagine originale, quanto il Piccone stesso aveva già avvertito o confermato; che il tessuto corticale (parenchima- tico del Wartmann) consti in generale di due o tre strati di cellule, che il tes- suto più interno (merenchimatico del Wartmann) consti pure di altrettanti strati di cellule delle quali sono più piccole quelle contigue al tessuto corticale, che le spore abbiano il nucleo centrale, che nella cavità delle frondi sessuali si rinvengano filamenti sottili semplici o ramosi e distinti in articoli, sono fatti confermati dal Bornemann e dall’Atkinson; nè si può fare torto al Piccone se nel 1867 egli non era in grado di rilevare l’ importanza delle papille, benchè ne abbia egregiamente riconosciuto la struttura. ; Ho ricordato a bella posta questo studio sul genere Lemanea, perchè esso, nell'opera del compianto mio amico, rappresenta il primo passo nel sentiero della ficologia e perchè esso costituisce uno studio particolare che non rientra nella categoria degli altri, e pur numerosi, lavori algologici; lo ho, ripeto, ricordato a parte, essendo che io credo torni più opportuno, a viemmeglio far risaltare le benemerenze scientifiche di A. Piccone, in luogo di seguire l’ordine cronologico delle opere, adottare la distribuzione per argomenti, la quale, raggruppando contribuzioni aventi in mira lo stesso obietto; ci pone con più evidenza sotto occhio il merito di esse nelle varie branche della Botanica. Di biologia e geografia vegetale, affermai, s'occupò il Piccone, e ne fanno fede parecchie Memorie, alcune originali, altre compilatizie. Egli aveva, nel 1883, pubblicato le sue Prime linee per una geografia algo- logica marina, trattando, con minuzia di particolari, dell’estensione dell’ area di vegetazione, della natura dell’area stessa in ordine allo stato fisico e chimico dell’ambiente, tenendo conto della salsedine, purezza dell’acqua e dei gaz disciolti, delle condizioni fisiche (densità, temperatura, luce, trasparenza, ecc.), dei movi- menti del mare (onde, maree e correnti), trattando del peso specifico delle sporule, della dispersione e facoltà germinativa di queste, dei caratteri orga- nolettici delle Ficee. Questo lavoro erudito è un’ eccellente guida per chiunque desideri ini- ziarsi nello studio della flora algologica marina: ma era utile venisse com- pletato riguardo alla flora terrestre e delle acque dolci. Tre anni dopo gli Antonio Piccone presentò agli studiosi di geografia botanica il Saggio di studi intorno alla distribuzione geografica delle Alghe d’acqua dolce e terrestri < non con la pretesa di un lavoro compiuto, bensì quale abbozzo di programma per studi futuri ». In questo Saggio l’autore mette in rilievo, in altrettanti capitoli, la estensione e la natura dell’area, l’ambiente in cui le Alghe vegetano e le con- dizioni fisiche di esso, i movimenti delle acque, il peso specifico delle spore, la disseminazione e facoltà germinativa di esse, ì caratteri organolettici delle Alghe; dimostrando grande conoscenza della biologia di queste crittogame, con esempi opportunamente scelti, egli ci pone sott'occhio le Alghe in rap- porto alle condizioni del mondo esterno, asserendo fino da allora (ciò che so- stenne più tardi contro il Rodriguez) che il substrato su cui le Alghe crescono serve da semplice punto di affissione, ammettendo invece una influenza indi- retta in rapporto alla solubilità di alcuni minerali costituenti le roccie e le sostanze detritiche di certi bacini idrografici. Ed è ovvio pensare che, non soddisfo di questi due lavori} Antonio Pic- cone andasse meditando un’opera più vasta e generale di ficogeografia, perchè ne manifesta l’iàtenzione in una lettera scrittami nel dicembre 1889: « ...ho pur in pronto molte note per un lavoro sulla distribuzione geografica delle Alghe, ma mi manca il tempo e sopra tutto mi mancano i mezzi per comple- tarlo ». Certo se la famiglia possiede quelle note, sarebbe vantaggio per la scienza e tributo d’ onore: alla memoria del diligentissimo raccoglitore che persona competente le riordinasse e pubblicasse sotto il nome del compianto collega! Due altri scritti del Piccone, oltre che mirare alla scienza pura, riflet- tono l'applicazione pratica delle osservazioni scientifiche; sono quelli relativi ai pesci fitofagi ed alla disseminazione delle Alghe, editi nel 1885 e nel 1887; egli, mentre intese infatti di riconoscere in qual misura gli animali marini possano contribuire alla dispersione delle spore delle Alghe, cibandosi delle fronde di quest'ultime, ci diede utili notizie sul vitto preferito di certi pesci di mare, indirizzandoci a quelle ricerche che dovrebbero venir proseguite con alacrità anche sui pesci d’acqua dolce, poichè soltanto con la conoscenza del- l'alimento preferito da questi animali si potrà promuovere una piscicultura razionale con grande vantaggio per la nostra Italia. Antonio Piccone, in base a molteplici esami microscopici del contenuto gastro-intestinale di parecchie specie di pesci marini, fu condotto a conchiudere che anche nelle Ficee sì verifica una forma di disseminazione zoidiofila a mezzo della Box Salpa che ne ingoia le frondi fruttifere e n'e emette con le feci frammenti con spore capaci di germogliare; egli sostenne per i pesci e le Alghe di mare quei rapporti biologici, che oggi, dopo gli studi del Wille a del Borge (1897) si ammette esistano anche tra uccelli ed alghe d’acqua dolce (Prastola). Il Piccone trattò, nel 1886, di un argomento simile di biologia in rapporto alle fanerogame, comunicando nell’opuscolo Di alcune piante liguri disseminate da uccelli carpofagi gli esperimenti da lui eseguiti sulla capacità germoglia- tiva di semi ingoiati da uccelli frugivori e deposti con le feci; tali esperimenti su frutti di fRamnus Frangula, Ribes rubrum, Crataegus Oxyacantha, Myrtus communis, Hedera Helix, Sambucus nigra, di specie di Pirus, Prunus, Ru- bus, ecc., dimostrarono che in molti casi i semi passano con gli escrementi con- servando la proprietà di germogliare. Pochi Talassiofiti raccolti nel Mar di Sargasso durante il viaggio della Cavour alle Antille diedero occasione ad un altro seritto del Piccone (1889) nel quale vengono discusse le opinioni dominanti riguardo ai Mari di Sar- gasso, distinti, come è noto, in due categorie, quelli cioè molto estesi costi- tuiti da Sargassi nati e cresciuti dn situ e quelli di minor estensione dovuti al- l’agglomeramento di detriti di Alghe nate lungo le spiaggie, strappate dall’azione meccanica dei marosi e trasportate dalle correnti; ai Mari di Sargasso della prima categoria appartiene il celebre Mare di Sargasso dell'Oceano Atlantico, incontrato da Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio, ma già conosciuto, come sostenne il Giglioli, ai navigatori dei secoli precedenti; ed è di questo che sono le Alghe (Sargassum bacciferum (Turn.) Ag. var. Chamissonis Kuetz., Sargassum vulgare Ag. [due varietà]) studiate dal Piccone il quale è riuscito così a dimostrare che altre specie, oltre il Sarg. dacciferum, entrano nella for- mazione di quegli estesi cumuli galleggianti. Il Piccone giudica inaccettabile, per 1 veri Mari di Sargasso, la nota ipotesi del Maury perchè essa contrasta con le osservazioni di G. Martens, E. Giglioli ed altri naturalisti confermanti che la fucoidea in questione vi si propaga e moltiplica per scissione; e nep- pure si adatta ad accogliere l'ipotesi dello Stoppani che vorrebbe il Sargasso dell'Atlantico « dipendente nella sua origine e sviluppo da un ammasso di legname che deve occupare la parte centrale di quell’Oceano ». Il Piccone al- l’incontro ritiene più verosimile l'opinione di E. Forbes, che il Mare di Sar- gasso indichi un’area di abbassamento ove ne’ tempi trascorsi sarebbe esistita una terra Atlantica, l’Atantis degli antichi; con la detta opinione del Forbes, corroborata da altri scienziati, sì spiegherebbe la persistenza del Sargassum bacciferum dopo il successivo abbassamento dell’Atlantide, perchè la fucoidea sì sarebbe potuta mantenere a galla mediante le aereocisti e si sarebbe man mano modificata, resi inutili gli organi di fruttificazione, divenendo forma sterile e propagantesi per semplice scissione, come è appunto il Sargassum bacciferum ne’ prati galleggianti, specie dimorfa, di cui la forma fruttifera ‘abita le scogliere littoranee affissa, la forma sterile vive galleggiante, è pe- lagica, nec în pratis atlanticis, come osservò G. Agardh, fructigera o, se frut- tifera, già come tale strappata dalle spiaggie. Breve, ma non per questo priva di interesse, è una nota riguardante un caso di mimetismo tra le masse di ooteche di un mollusco e la Valonia Ae- gagropila (Roth) Ag.; è un nuovo esempio da aggiungersi ai pochi finora cono- sciuti, ben diverso dai noti casì dì simbiosi accompagnati da lenta sostituzione — 173 — di uno degli organismi all’altro (certe Spongocladia, il Ceratodictyon spongiosum, il Thammnoclonium flabelliforme, la Struvea delicatula, ecc.); non che il Piccone sia stato il primo a richiamare l’attenzione sulla somiglianza della sifonacea marina con gli ammassi d’ooteche, bensi tolse quei dubbi che i ficologi della prima metà del secolo x1x avevano manifestato: C. A. Agardh nel 1821, forse avendo avuto in esame gli aggregati di ooteche, scriveva, a proposito della Valonia Aegagropila che de vera natura hujus plante marime ambigitur ed il Bertoloni pure dubita che si tratti di un ovario marino; dubbii che finirono col cancellare dalla classe delle Alghe un genere già ascritto alle Valoniee, cioè l’Ascothamnion, di cui pur si riconobbe la natura animale. Di biografia, bibliografia e storia della botanica, prescindendo da brevi e cortesi note polemiche avverso ad alcune idee esposte dal Rodriguez, dalle istruzioni scientifiche stampate nel 1874 e 1881 per comodo di coloro che, intraprendendo viaggi od escursioni, si prefiggono di far raccolta di oggetti vegetali, si contano del Piccone pochi scritti: tra questi l’appendice al saggio di bibliografia algologica italiana del Cesati (1883), contenente l'aggiunta di 50 opere; le notizie (1887) sur un erbario (posseduto dal R. Liceo C. Colombo in Genova) già messo insieme dal prof. Agostino Sassi ligure (1) e contenente, molti esemplari autentici spediti da De Notaris, Savi, Clementi, Bertoloni e raccolti dal Sassi, erbario che riordinò, secondo il. sistema naturale epurandolo dai materiali guasti dall’ingiuria del tempo e dagli insetti; altre brevi no- tizie (1895) su quattro Erbarii conservati nel Museo Pedagogico di Genova ch’erano rispettivamente proprietà di David Mazzini, Agostino Chiappori, Do- menico Brignole e Clelia Durazzo Grimaldi e ricchi di autentici di Cesati, Bracht, De Notaris, Presl, Naegeli, Schwégrichen, Schleicher, Host, ecc.; la biografia (1882) di Giuseppe De Notaris nella quale Antonio Piccone lasciò traboccare in modo commovente il profondo affetto e l’ inestinguibile ricono- scenza per chi gli aveva dischiuso il tempio di Flora e sempre l’avea soccorso nel professarne il culto. Il De Notaris infatti, e ben lo disse il Piccone com- memorando l’insigne maestro, l’aveva iniziato, ancor studente presso l'Ateneo genovese, nello studio delle Muscinee e poi consigliato negli altri studî crit- togamici. Nel 1863 vide la luce l’E/Zenco dei muschi di Liguria, comprendente 202 specie insieme a considerazioni sulle caratteristiche di quella florula, poco smo allora investigata (tranne da Viviani e De Notaris, per tacere di Balbis e Nocca) e sulla importanza che essa presenta quale limite nordico di alcune (1) Cfr. Saccarpo P. A., La botanica in Italia, parte prima, pag. 147; parte seconda, pag. 24, 31, 43, 71. — Venezia, 1895-1901, Ferrari, in 4°. i — 174 — specie caratteristiche della briologia mediterranea; « con questo primo e me- schino saggio dei miei studi, egli scrive, spero di sospingere i botanofili liguri a colmarne le lacune onde meglio appariscano le ricchezze naturali della Li- guria già celebre e ricercata anche dagli straniéri per la varietà e la scelta delle sue specie fanerogamiche »; egli stesso anzi, molti anni appresso (1876), aggiunse 18 specie e compilò un prospetto dei muschi liguri dal quale risulta che fino a quell’anno se ne conoscevano 218 specie e 12 varietà, cioè 2 specie di Sphagnum, 70 Pleurocarpi con 4 varietà e 141 Acrocarpi con 183 varietà. A questi contributi briologici ed alla nota, già ricordata, sul genere Le- manea, tennero dietro scritti varii sui funghi, sui licheni, sulle crittogame va- scolari e su altri argomenti, e solo più tardi apparvero quelle Memorie fico- logiche le quali si susseguirono poi, quasi ininterrottamente, fino alla morte del carissimo collega. La Isoétes Duricei Bory, che forma oggetto di una Nota del Piccone (1876), descritta per la prima volta sopra esemplari scoperti in Algeria dal Durieu nel 1844, era stata poco innanzi, nella primavera del 1843, raccolta al Capo Panaggi (Liguria occidentale) dal De Notaris, senza che questo insigne bota- nico ne fornisse alcuna notizia. Il Piccone trovò questa pianta in una se- conda stazione presso Albissola Marina, pure nella Liguria occidentale, e ne diede una minuziosa descrizione morfo-anatomica ponendo l’/soétes Duriei confronto con altre congeneri ed indicandocene l’area di distribuzione geo- grafica, accolta in lavori successivi riguardanti le Isoetee (1). Un altro opuscolo, edito nello stesso anno, contiene appunti sulla distri- buzione geografica del Polyporus (Fomes) Inzengae Ces. et De Not. (di cui gli fu comunicato un esemplare raccolto su un tronco .fagineo nel circondario di Porto Maurizio), ritenendolo specie autonoma (2). Ancora di funghi, o per meglio dire di patologia vegetale, si occupò il Piccone nelle due note Sulla malattia del falchetto nei gelsi (1879) e Sullo straordinario sviluppo della Septoria Castaneae Lév. (1881). Abbattuta dal Gibelli fino dal 1872 l’idea che il mal del falchetto nel Morus consistesse in uno speciale parassita che il Cesati avea denominato Protomyces violaceus (e la natura patogena di questo preteso fungo era am- messa dal Sandri e da altri) e riconosciuto essere connessa la malattia alla pre- senza dell’ Armillaria mellea (Vahl) Quél., mentre A. Bertoloni, junior, insisteva nel sostenere il falchetto doversi attribuire al Polyporus Mori, venne il Pie- cone col suo breve studio in appoggio alle osservazioni ed alla tesi propu- gnata con tenacità dal Gibelli, affermando che in Liguria la malattia detta (1) Cfr. PirortA R., Sulle Isoetes dell'Agro romano. Malpighia, vol. I, 1887, p. 69. (2) Dal Polyporus (Fomes) fomentarius (L.) Fr. si considerò appena distinguibile il Fomes Inzengae. Cfr. SAccarpo P. A. in Michelia, vol. II, 1881, p. 377; tuttavia le due specie, giusta il FRIES, sono mantenute distinte in SaccarDpo, .SY2. Fung., VI, 1888, p. 175 e 179. 4 — 1705 —- muffa dei gelsi è prodotta appunto dal così detto funzo de sersa cioè dalla sud- detta Agaricinea (1). 1 Nell’altra nota di fitopatologia egli notificò i danni causati nel 1880, nei castagneti liguri posti in località più elevate, dalla Septoria Castaneae Lév., cercando di spiegare le cause dello straordinario sviluppo di quel fungillo forse dovuto alla soverchia umidità di cui era impregnata l’aria in agosto. Rettificò poi alcune località liguri, nel suo opuscolo pubblicato nel Nuovo Giornale botanico italiano del 1881, citate dal dott. Antonio Jatta nel lavoro Lichenes novi vel critici in Herbario Notarisiano contenti, edito nello stesso pe- riodico; la rettifica riguarda il Callopisma aurantiacum var. fruticum Jatta e la Toninia sanguinaria Bagl. trovate a S. Siro di Struppa al Bisagno, l’Aspi- cilia calcarea var. diffracta raccolta a Nizza (non a Nicea) dal Rostagni. Non vogliansi passar sotto silenzio i Primi studi per una Monografia delle principali varietà di ulivo coltivate nella zona ligure (1879), dove sono descritte 13 varietà dell’Olea europaea, accompagnandole con notizie interessanti nei riguardi agronomici (2). È * GE Il ramo della botanica crittogamica, in cui maggiormente si venne espli- cando l’attività di Antonio Piccone, quello che il compianto collega predi- lesse assurgendo a grande rinomanza tra noi ed oltre i confini d’Italia, è la Ficologia. A ben valutare quanto le opere di lui abbian contribuito al progresso di questa scienza, torna miglior partito prendere in esame i suoi scritti di- sponendoli conforme le regioni studiate anzi che passarli in rassegna secondo un ordine cronologico; chè, adottando, come suolsi fare sovente, questo se- condo metodo, viene menomata, a me sembra, l’importanza de’ singoli scritti, laddove riunendoli per materie, meglio si mostrano illustrate le regioni dalle quali l’autore ricevette materiali per lo studio. Se qualche lavoro sfugge a tale classificazione, riguardando Ficee raccolte in località assai diverse e tra loro molto remote, gli altri si lasciano disporre in tre gruppi ben distinti cioè in quelli che hanno per oggetto di studio la flora del bacino Mediter- raneo inteso nel suo più largo senso, o_la flora dell’Oceano Atlantico o quella del Mar Rosso e dei lidi adiacenti. La illustrazione delle Alghe del viaggio di cireumnavigazione della Vettor Pisani (1882-1885) raccolte dagli egregi ufficiali della R. Marina Cesare Mar- (1) Per la storia dell’argomento si può vedere: BERLESE A. N., Le malattie del gelso prodotte da parassiti vegetali; Padova, 1885, con 2 tavole; nonchè l’opera Mungi moricole, dello stesso autore. (2) Ad Iexazio Picone (non ad ANTONIO Priccone) appartengono i due lavori Osser- vazioni sulla eterofillia e Studi sulle foglie delle Ranunculacee, per errore citati, sotto il nome di A. Piccone, nell’Indice del Nuovo Giornale Botanico italiano, XXXII, 1890, p. 567. LIRE CIA ari gio A REIT — 176 — » cacci, Gaetano Chierchia ed Ulrico Pescetto, formò oggetto di due Memorie, importanti perchè ci appresero nuove località o confermarono stazioni di oltre duecento Alghe, importanti perchè l’autore corredò quasi ciascheduna specie di osservazioni riguardo alla matrice, alla profondità di vegetazione, ece., ed avanzò l’idea (suggeritagli da alcune Ficee còlte galleggianti e fruttifere) che a spiegare la distribuzione geografica se non di tutte certo di talune Alghe soccorre la ipotesi che la disseminazione loro si effettui a mezzo di individui trasportati dalle correnti marine. Oltre a nuove specie descritte (/ucodium ? galapagense Picc. et Grun., Gigartina canaliculata Harv. var. peruana Picc. et Grun., Cordylecladia Andersoni Grun., Gracilaria? peruana Pice. et Grun., Callithamnion? subsecundum Grun., Delesseria subtilis Grun., Prionitis pectinata var. subsecunda Picc., nonchè due varietà di Gymmnogongrus e parecchie specie e var. di Sargassum) nelle due Memorie di Antonio Piccone è accresciuta in modo ragguardevole la cognizione della flora magellanica e potrà servirsi di questi contributi chiunque intenda, come ora fa lo Svedelius, occuparsi del- l’algologia dello Stretto di Magellano e della Patagonia. Ad aumentare la conoscenza floristica del mare Mediterraneo e de’ limi- trofi bacini, che, malgrado le opere di G.+Agardh, di F. Ardissone e di altri botanici, riservano ancora molte sorprese agli studiosi (1), Antonio Piccone contribuì con grande efficacia, massime per quanto concerne le florule in- sulari. G. Moris, nello Stirpium Sardoarum Elenchus (1829) aveva inserito un cata- logo di 68 Alghe Sarde, non rispondente certo alla riechezza floristica di quella nostra grande isola; il Piccone, con materiali raccolti, non che dal Moris, da Gennari, Canepa, Marcucci, Grunow, Gestro, De Notaris, seguì il consiglio, datogli da quest’ultimo botanico, di esaminare tutti questi mate- riali; dal che ebbimo la Florula algologica della Sardegna (1878) contenente l'elenco di 330 specie, nuova la Gigartina Notarisiti. Se a questo saggio, che ci fornisce un buon contributo intorno ad una flora prima quasi ignorata, ag- giungansi i Nuovi materiali per l’algologia sarda (1884) contenenti, oltre alla conferma di specie già avvertite nel precedente lavoro, una ventina di ag- giunte, può affermarsi che la Sardegna non è certo tra le ultime regioni ita- liane esplorate in fatto di algologia. , R. Gestro, G. Doria, Enrico D’Albertis, durante le crociere del Violante, raccolsero nel Mediterraneo, oltre a copiosi materiali faunistici, parecchie Ficee la cui illustrazione, fatta da A. Piccone, riuscì interessante per il fatto che della flora marina di molte tra le isole minori del Mediterraneo (alle quali appunto sì riferisce buona parte delle raccolte) poco o nulla si sapeva; realmente, quando (1) Cfr. ARDISSONE Fr. in Atti del Congresso nazionale di Botanica crittogamica in Parma, fasc. I, Rapporti preliminari, p. 29-32. Varese, 1887, Maj e Malnati, in 49; per citare solo un esempio ad avvalorare l’asserto, ANGELO Mazza segnalò recentemente la Laminaria Rodriguezii Born. in altre località mediterranee. sì eccettuino la Pantellaria di cui il Langenbach incluse la florula nel suo lavoro sulle alghe di Sicilia, la Caprera, le isole San Pietro del'Toro e della Vacca, comprese dal Piccone nella Florula Algologica della Sardegna, la Ca- praia, di cui si ha lo studio di Moris e De Notaris, niente o quasi niente si sa- peva per la Gallita, la Piana e gli isolotti dei Cani, appartenenti alla Tunisia, per la Lampedusa posta tra la Tunisia e la Sicilia e per l’ Isola dei Cervi situata nel golfo di Laconia in Grecia; fece adunque opera vantaggiosa per la ficogeografia rendendoci note le specie raccolte, nonchè alle spiaggie di dette isole e della Caprera, a Lampsaky (Dardanelli) e nello stretto messinese. Sono, in tutto, 71 Alghe, poca cosa in apparenza, molta in realtà, quando si pensi alla difficoltà di ottener materiali da quei luoghi; e, tornato più tardi (1883) sullo stesso argomento, A. Piccone aggiunse alghe provenienti da altre località (golfo di Genova, isole della Maddalena, Tavolara, Cazza, Curzola, Brazza, Le- sina, Lagosta, Meleda, Malta, Grotte al Capo, Santa Maria di Leuca, porto di Mes- sina, traverso di Pachino, Spalato, Malcovich, Cattaro, Tripoli, Siglar Bay ai Dardanelli). Non mancano in queste due Note le descrizioni di Ficee nuove per la scienza come Palmophyllum Gestroi, Halimeda Tuna Lamour. var. Al- bertisit ; contributo minuzioso del quale, con utilità per la ficogeografia, non avrebbe dovuto mancare di tener conto l’Ardissone per la sua P%ycologia Me- diterrvanea. . Fra materiali, pure comunicatigli dal benemerito capitano D'Albertis, A. Piccone rinvenne, su 66 specie elencate nel lavoro A/ghe della crociera del < Corsaro » alle Baleari (1889), 45 da aggiungere alla flora balearica ed una alla spagnuola (Valenza); interessanti, tra altre, la Cladophora (Aegagropila) enormis (Mont.) Kuetz., nuova per il Mediterraneo, e la Polysiphonia Requienii Mont., pure nuova per il Mediterraneo e nota prima per le isole Canarie dove ne ri- confermò la presenza la signora A. Vickers. In questo Annuario (1894) su materiali raccolti da G. Haimann a Derna e Bengasi nell'antica Cirenaica e comunicatigli dal prof. Pirotta, sono illu- strate circa cinquanta specie; così con le alghe raccolte dal D'Albertis, con altre, più tardi, raccolte dal prof. R. Spigai e con queste di G. Haimann è, in parte, conosciuta la ricchezza della florè tripolitana. Contributi parziali alla florula della celebre isola di Caprera, della Sicilia, della Secca di Amendolara (golfo di Taranto), della Crimea, sono consegnati in quei lavori che il modesto algologo, quasi a sminuirne il pregio, qualificava col titolo di Noterelle ficologiche, laddove essi contengono quasi sempre indicazioni di aggiunte alle dette florule; basti citar come esempi Peyssonellia rubra, De- lesseria lomentacea, Lithophyllum expansum, che rappresentano tre novità per il golfo palermitano, la rara Constantinea reniformis P. et R. (= Neurocaulon foliosum Zanard.), dragata a circa 30 metri dal fondo nel golfo di Taranto. Nell'opera di Stefano Sommer: L'Isola del Giglio e la sua Flora (1900), mi fu compagno il Piccone nel determinare le alghe, essendo a lui stato ANN. Ist. Bor. — Vo. IX. 23 —. 9 “i etiam) I — 178 — affidato l’esame delle marine, tra le quali fece conoscere alcune rarità (Miero- dictyon umbilicatum, Zonaria flava, Melobesia Corallinae). La nativa Liguria ricca, al pari della vicina riviera nizzarda, di vege- tazione algoidea, fornì al compianto collega afgomento di parecchie Note, brevi, ma dense di contenuto. Così nel 1885 le Spigolature per la ficologia li- gustica riguardano alghe d’acqua dolce e marine, raccolte dal Piccone o dal marchese Giacomo Doria in diversi tempi nel Genovesato, aggiungendone pa- recchie nuove per la Liguria o non registrate nella Enumerazione di Ardissone e Strafforello; sono 25 specie su 48, talune anche interessanti, quali la rara Zo- naria flava, la Halymenia Monardiana, la Bonnemaisonia asparagoides. Le Nuove spigolature (1888) contengono, oltre a 60 Diatomee trovate negli acquedotti di Genova, notizie sulla distribuzione geografica e batimetrica di Valonia macrophysa Kuetz. e di Galaraura adriatica Zanard., raccolte ad Albissola Marina dopo una forte mareggiata nel settembre 1887, venendo così a darci una nuova località per quest’ ultima specie (trovata poi anche a Porto Maurizio, dallo Strafforello), segnalata prima solo nell’alto Adriatico da Zanardini ed Hauck e nelle spiaggie tripolitane dal Levi e da me. Con le Noterelle ficologiche sopra menzionate segnalò la esistenza del Codium elongatum Ag. ad Albissola e diede la distribuzione geografica nel Mediterraneo per questa Spongodiacea già avvertita per la Liguria dal De Notaris fino dal 1846, senza però indicazione precisa; riferì, dopo il riordinamento dell’Erbario Straffo- rello affidatogli dal Penzig, intorno a specie rare o nuove per la regione ligure, tra le quali talune molto interessanti (Sphacella subtilissima Reinke, Sporochnus dicho- tomus Zanard., C'arpomitra Cabrerae (Clem.) Kuetz., Calliblepharis jubata (Good. et Woodw.) Kuetz., ThRuretella Schousboei (Thur.) Schm., Cryptonemia tunaeformis (Bertol.) Zanard.); mise a confronto con la forma tipica e con la Halimeda pa- pyracea Zanard. la sua Halimeda Tuna var. Albertisii, della quale mancarono di tener calcolo nelle rispettive opere l’Agardh e l’Ardissone, forse non giudi- candola a sufficienza distinta dal tipo, mentre se questi due autori non fos- sero stati persuasi della autonomia di detta varietà avrebbero dovuto almeno citarla tra i sinonimi dell’ Malimeda Tuna Lamour. ed indicare la località dove essa fu scoperta; discusse se il vero Fucus vesiculosus viva spontaneo sulle coste liguri od almeno in qualche regione del Mediterraneo, ritenendo che l'esemplare (raccolto dal prof. Pacini a Savona ed a lui comunicato in esame) sia stato accidentalmente trasportato e gettato a mare con zavorra od altre materie da bastimenti provenienti dall’Oceano Atlantico e che ad uguale causa deva ascriversi la asserzione di G. Agardh che il Fucus vesiculosus sia una specie én Mediterraneo aliquando ad littus rejecta ; ritornò, due anni dopo (1891) sulla medesima questione e da esemplari, consegnatigli dal march. Gaetano Rovereto raccolti sur uno scoglio poco lungi dalla costa tra Albissola e Savona, confessò d’essere piuttosto propenso a concludere che la specie vegetasse proprio attaccata a quello scoglio isolato e di continuo bersagliato dalle onde anche a mare poco agitato. Contributi questi, che con i precedenti, rendono chiara la testimonianza di due doti mirabilmente congiunte in Antonio Piccone, la di- ligenza scrupolosa nelle indagini e la serena e spassionata franchezza nei giudizi appunto quand’egli fosse stato, da nuovi fatti, spinto a modificare o ritirare i giudizi stessi. La perizia di A. Piccone sì fece conoscere eziandio con lavori di deter- minazione di Alghe vegetanti nell’Oceano Atlantico. Il capitano E. D'Albertis aveva nel 1882 intrapreso un primo viaggio col Corsaro ed, oltrepassato lo stretto di Gibilterra, si era avanzato fino al- l’arcipelago delle isole Fortunate; durante quella navigazione il dotto mari- naio raccolse copiosi materiali tra Malaga e Gibilterra, all’isola d’Alboran, a Cadice, a Madera, all’ isola Grande Salvage, alle Canarie; ed il nostro com- pianto ficologo seppe accrescere quelle cognizioni che sulle florule di Ma- dera, dell’isola Grande Salvage e delle Canarie si possedevano rispettivamente a merito della signora Elena M. Taylor, di Alberto Grunow, di R. T. Lowe, di Montagne; il contributo è per dette isole di 12, 16 e 69 specie, molte delle quali sono accompagnate da osservazioni inerenti alla matrice, alla profondità e ad altri particolari, con la diligenza consueta del chiaro collega. Neppur ora, come feci altrove, posso trattenermi dall’affermare quanto è deplorevole che i lavori italiani vengano spesso trascurati dagli stranieri, cui siamo invece av- vezzi a bruciar tanti incensi: certo la signora A. Vickers che, visitate nel 1896 le Canarie, pubblicò un contributo alla flora algologica di quell’arcipelago, non avrebbe dichiarato d’essere stata la prima a scoprirvi il Microdictyon umbilicatum Zanard., mentre il Piccone lo segnala sotto il n. 12 a pag. 19 del suo scritto ricordando anzi essere stata detta elegante Cloroficea raccolta già alle Canarie nel porto di Orotava dal Webb (1840) e dal Christ (1884) (1), ad Arecife dal cap. D'Albertis, alla Gran Canaria dal Liebetruth. Tra le 91 specie enumerate dal Piccone alcune sono nuove (Struvea ana- stomosans var. Albertisii, Chylocladia Albertisii), altre, come dissi, fornite di osservazioni; così, per citare solo un esempio, l’autore a proposito dei talli perforati di Ulva Lactuca ritiene che i forellini siano piuttosto da ascrivere ad una azione meccanica (cioè ad una lacerazione prodotta dai granellini di sabbia contro i quali le frondi laminari vengono sbattute) che non, come di ordinario si crede, al morso di animali marini, suffragando la sua opinione con l'esame macro- e microscopico di frondi bucherellate della stessa specie rac- colte al lido di Albissola; insiste con speciale cura sulle matrici di parecchie Alghe (come le Melobesia, Peyssonellia, Jania); conferma con le raccolte di Liagora elongata e Galaxraura cylindrica fatte dal Corsaro alle Canarie il fatto (1) Anche nel Pugillo di Alghe canariensi (1886), dove sono citate 15 specie raccolte dal dott. H. Carist alle Canarie, il PicconE ricorda il Microdictyon umbilicatum (Velley) Zanard. raccolto nella stessa località dal Webb che ne comunicò gli esemplari al Montagne. — 150 — importantissimo di geografia botanica che non poche forme di Alghe le quali crescono nell’ Eritrea e nell’arcipelago delle isole Fortunate mancano affatto nel bacino del Mediterraneo. Non meno felici furone i risultati della crociera del Corsaro alle Azzorre; i materiali raccolti dal D'Albertis vennero suddivisi in tre gruppi, disponendo nel primo le Ficee raccolte galleggianti presso Gibilterra avanti che la nave abbandonasse il Mediterraneo; nel secondo Alghe, muschi, un lichene e poche fanerogame dalle Azzorre; nel terzo Alghe dragate lungo le coste algerine du- rante il viaggio di ritorno. La parte precipua è rappresentata dal contributo alla flora azorica, poichè l’autore accresce la scarsa conoscenza che se ne aveva, quanto a Ficee marine, a merito specialmente di Seubert e G. Agardh, nelle cui pubblicazioni sono elencate 42 e 36 Alghe rispettivamente; delle 27 specie riportate dalle Azzorre dal D'Albertis, ben 15 non figuravano nei lavori dei due autori ora citati; come altra volta (1) ebbi ad osservare, il Trelease, cui si deve un recente studio sintetico sulla flora delle Azzorre, non ebbe no- tizia delle opere nè dell’Agardh nè del Piccone, chè, se non gli fosse sfuggita la pubblicazione di quest’ultimo, non avrebbe mancato di citare tra le Alghe azoriche parecchie rarità, e, prescindendo da Ha/yseris polypodioides (Desf.) Ag. ed Amphiroa exilis (Harv.) J. Ag. già segnalate dall’ illustre ficologo lundense, avrebbero nelle Botanical observations of the Azores trovato posto Grammato- phora marina (Lyngb.) Kuetz., Chaetomorpha fibrosa Knetz., Myrionema? ma- culiforme Thur., Zonaria variegata (Lam.) Ag., Carpomitra Cabrerae (Clem.) Kuetz., ecc. ecc. L’infaticabile capitano D'Albertis, armato nel 1893 ancora una volta il Corsaro, salpò da Genova seguendo, per quant’era possibile, la rotta tenuta da Cristoforo Colombo un quattro secoli prima; secondo il Piccone, che studiò i materiali raccolti in quel viaggio, il D'Albertis raccolse nel lago interno sa- lato dell’isola Guanahani (detta anche isola di San Salvador o Watling) il Dasycladus occidentalis Harv. e l’Acetabularia crenulata Lamour.; ed altri ta- lassiofiti colse galleggianti (Sargassum, Fucus, AscophyMlum) alla imboccatura del Delaware, nel Gulfstream e via dicendo. E per finire i contributi relativi alla flora dell'Atlantico ricorderò che lo scorso anno (1900) Antonio Piccone ci fece conoscere tre Alghe nuove per l'isola di Santiago (Capo Verde) ivi raccolte dal cav. Leonardo Fea, cioè Ulva fasciata Del., Sargassum vulgare Ag. e Melobesia farinosa Lamour., re- cando con ciò un piccolo, ma non inutile, dato per la florula di quell’arcipe- lago in parte fattaci conoscere da Webb, Schmidt, Montagne, Dickie, Askenasy. (1) DE Toni G. B., G. G. Agardh e Vopera sua scientifica. — Padova, 1901, tip. Se- minario, in 8°. Nel 1884 Antonio Piccone iniziò la serie degli scritti intesi alla illustra- zione delle Ficee del Mar Rosso, raccolte specialmente su « quel picciol lembo di suolo africano che’ Italia nostra, con sacrifizi non lievi, e aleuni ben do- lorosi, tenta e facciam voti riesca ad erigere a prima pietra di quelle im- prese coloniali che così florido rendono il commercio di altre nazioni. » Tra le 107 specie, di cui fa parola l’autore nel suo lavoro Contribuzione all’algologia eritrea, 33 figurano per la prima volta nella flora del Mar Rosso e 13 possono riguardarsi come nuove per la scienza; solida pietra questa al- l’edificio costruito per l’algologia eritrea da Turner, G. Agardh, Kuetzing, Forskaal, Delile, Decaisne, Montagne, Ruprecht, De Notaris, Zanardini, per tacere dei botanici che si occuparono d’alghe di quel bacino in questi ultimi decennii. Antonio Piccone non si limita alla semplice determinazione de’ ma- teriali a lui consegnati, bensì premette alcuni studî di confronto tra la florà eritrea, quella del Mediterraneo e quella dell'Oceano Indiano, accordandosi con Ruprecht e Zanardini nel ritenere che la flora del Mar Rosso abbia maggiori punti di contatto con la florula dell'Oceano Indiano che con quella del mare Mediterraneo, opinione appoggiata anche dagli studî di Arturo Issel per la fauna malacologica e del Klunzinger per la ittiologica, del Marchesetti per i crostacei; forse, come prevede il Piccone, e come per alcuni pesci ha già dimo- strato il Vinciguerra, il canale di Suez faciliterà in avvenire la comparsa di specie mediterranee nel Mar Rosso e viceversa, quando le specie stesse si adat- tino gradatamente a condizioni diverse di vita. Nè meno interessanti sono le considerazioni su taluni punti di geografia algologica riguardo a questo BàAkr Souph o Mare di alghe; così il compianto collega pose in evidenza la scar- sezza di Cloroficee, tra le quali predominano le Caulerpa ed in genere le Si- phonee, escluse la Caulerpa prolifera e la Halimeda Tuna che si rinvengono in- vece nel Mare Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico; all’ incontro sono copiose le Pucoideae sì da giustificare il classico detto del Greville che il « Red Sea is full of Sargassa », mentre di Sargassi solo pochissimi rappresentanti, e ad esso speciali, ha il Mediterraneo; sono copiose le Turbinaria di cui niuna specie mediterranea si conosce e vi mancano le Laminarieae ; tra le Florideae preval- gono le calcificate (Liagora, Galaraura, Corallinaceae). Tutte queste considerazioni svolte dal Piccone in base all'analisi delle opere altrui od al frutto dei suoi personali studî sono così bene fondate da ren- dere inutile l’augurio ch’egli esprime nel por termine ad esse, l'augurio, vo- glio ripeterlo con le stesse sue parole, di fare più estesi ed esatti confronti a chi potrà disporre di nuovi materiali, di ricche collezioni e di maggior numero di pubblicazioni. E davvero lungo e malagevole riuscirebbe indicare con esat- tezza quanto racchiude questo primo saggio: basti dire che una MHypheothrix, = gas una Valonia, alcune varietà di Dictyota e di Ralfsia, una Zonaria, molti Sar- gassum, due varietà di Galaraura, due specie e varietà di Gelidium, una Peys- sonellia, sono per la prima volta descritte, parecchie figurate nelle tre tavole che accompagnano la Memoria. 2 Cinque anni dopo (1889) A. Piccone, avuti in esame nuovi materiali dal bacino eritreo, raccolti da Francesco Orsini e da Cesare Marcacci, li riunì per offrire ai ficologi quelle notizie che interessano per la migliore conoscenza della flora del Mar Rosso, confermando, insieme ai risultati desunti da pubblica- zioni fatte da Pasquale, Licata, Hauck, Bornet e da chi serive queste pagine, gli intimi legami esistenti tra la flora algoidea eritrea e quella dell'Oceano In- diano; nel lavoro Manipolo di Alghe del Mar Rosso sì trova confermata per l'E- ritreo la presenza di parecchie varietà di Sargassum raccolte già da R. Bres- sanin a Suakim, ciò che maggiormente prova la ricchezza del Mar Rosso in Sargassi; 39 sono in tutto le specie enumerate in questa seconda Memoria, tra esse una nuova (Lyngbya Orsini), alcune altre rare (Desmia cincinnata (Mont.) Picc., Champia tripinnata Zanard.). Fino dal 1893 il compianto mio amico ci aveva promesso la illustrazione delle Ficee raccolte nella campagna idrografica della R. nave ,Scz/Za nel 1892 al- l’isola Mandola (golfo di Amfila), all'isola Shumma, al golfo di Zula o Arafali, all’isola Dissei e al golfo di Beresine. Parecchie ragioni, non ultima forse la ma- lattia d’occhi che lo travagliava (1), impedirono al Piccone di mandare ad ef- fetto il suo divisamento con la sollecitudine ch’avrebbe desiderato. La illustra- zione delle Alghe della ,Scz2/a, insieme con altre Memorie relative a Ficee del Mar Rosso, rappresentano gli ultimi prodotti scientifici del disgraziato micro- scopista. Tra le 44 specie riportate dalla R. nave Scilla sono in particolar modo inte- ressanti la Hypnea nidifica J. Ag. (raccolta all'isola Mandola) e la Martensia elegans Hering (della stessa località e nuova per la flora eritrea). Negli ultimi due lavori di ficologia eritrea, pubblicati nel vol. IX di questo Annuario ed a me pervenuti pochi giorni prima che mi si annunciasse la scom- parsa dell’autore e con essa la perdita di uno tra i migliori miei amici, sono illu- strati materiali raccolti dal D." Vincenzo Ragazzi tra Raheita ed Assab e dallo ing. Luigi Robecchi-Bricchetti a Suez e nella rada di Obbia nella costa dei So- mali; tra le piante del Ragazzi, comunicate in esame al Piccone (come quelle del Robecchi) dal prof. Pirotta, è una nuova specie di Sargassum (S. glanduli- folium) descritta da Alberto Grunow, tra quelle del Robecchi, più che tutto im- portanti la Valonia macrophysa Kuetz., colta a Suez e nuova per il Mar Rosso e 14 specie somalensi da aggiungersi a quelle raccolte da J. M. Hildebrandt e determinate da F. Hauck. (1) Nel marzo del 1894 Antonio Piccone mi scriveva di soffrire di forte congiuntivite e al primo decembre del 1895 si lagnava di avere la vista assai pregiudicata, così da impe- dirgli ogni occupazione al microscopio. — 183 — Così Antonio Piccone, rapitoci d’ improvviso, chiuse l’opera sua scienti- fica! Che dire di lui, se non che allo scienziato corrispondeva l’uomo? Quali mi- gliori parole per rappresentarne le virtù ai posteri di quelle ch’egli stesso ado- però, commemorando il suo maestro, Giuseppe De Notaris: « Fu onesto cittadino ed ottimo padre di famiglia! » Il compianto collega trasse 1 natali l’11 settembre 1844 in Albissola Ma- rina nella Liguria occidentale e fino dai primi suoi studî mostrò spiccata ten- denza per le scienze naturali, in modo da pubblicare, tuttora studente, come già fu detto, una Nota briologica. Conseguita la laurea dottorale nelle scienze fisico-chimiche presso l'Ateneo genovese nel 1864, in quella città fu profes- sore di storia naturale al R. Liceo Cristoforo Colombo e dottore aggregato alla R. Università; durante l'assenza del titolare della cattedra di botanica prof. Otto Penzig (recatosi nell’Abissinia per oggetto di studio) tenne lezione all’Univer- sità, zelantissimo nell'adempimento di tutti i suoi doveri d’ insegnante e di cit- tadino. Ammiratori dell’onestà e del senso pratico di Antonio Piccone, gli abitanti di Albissola lo vollero fino dal 1875 consigliere comunale della natia città, alla quale portava tanto affetto; ma se accettò tale carica, non era in lui, come in molti, quella vanità che acceca facendo insuperbire; bensì lo fece perchè era dovere di cittadino buono ed amante del proprio paese; nè tale ufficio, pur grave, gli impedì di attendere con ogni premura alla adorata famiglia, di dare parte del suo tempo alla scienza prediletta. Ascritto a molti sodalizi scientifici, vi collaborò attivamente e lo dimo- strano le pubblicazioni fatte negli Atti della Società crittogamica italiana, della Società ligustica di scienze naturali e geografiche, della Società di letture e conversazioni scientifiche in Genova, della Società botanica italiana, per non dire di altri periodici che accolsero scritti di lui. Fu assiduo collaboratore di collezioni essiccate come di quelle della Società elvetica, del Rabenhorst, dell’Erbario crittogamico italiano, della Phycotheca italica. Onori e premi ebbe all’opera sua, ma di essi, come di quanto si riferiva a lui, Antonio Piccone non menò mai vanto. Tale fu l’uomo che ai 21 maggio u. s. ci lasciò per sempre! Bene disse il Sommier (1) commemorandone a Siena le virtù, che Antonio Piccone morì sere- namente, come serenamente aveva vissuto; ed io aggiungo che morì modesta- mente e per suo espresso desiderio non si vollero fiori sul feretro; ma in luogo dei fiori ch'egli non volle, sia a me, ch’ebbi con lui inalterata consuetudine di amicizia per quasi vent’anni, concesso di offrire alla sua memoria, interpre- (1) Cfr. Bull. Soc. Bot. ital. 1901, n. 6, pag. 200-201, — 184 — tando il sentimento di tutti i suoi colleghi, queste semplici pagine con le quali ho procurato di porre in rilievo le benemerenze ch’egli ebbe verso le scienze naturali. - Mogliano Veneto, 14 settembre 1901. LAVORI DI ANTONIO PICCONE. (IN ORDINE CRONOLOGICO). 1. Elenco dei muschi di Liguria. — « Commentari della Società crittogamica italiana », I, Genova 1863, n. 4, p. 240-287. 2. Note sul genere Lemanea. — « Commentari della Società crittogamica italiana », II, Ge- nova 1867, fase. 3°, p. 494-515. 3. Istruzione scientifica pei viaggiatori. Botanica. — « Rivista marittima », Roma 1874, 35 pp. in-8°. (Una seconda edizione, più estesa e munita di figure, fu stampata in Roma nel 1880). d. Notizie ed osservazioni sopra l’ Isottes Duriaci Bory. — « Nuovo giornale botanico ita- liano », VIII, 1876, p. 357-366. 6. Appunti sulla distribuzione geografica del Polyporus Inzengae Ces. et De Not. — « Nuovo giornale botanico italiano », VIII, 1876, p. 367-368. ti. Supplemento all’ Elenco dei muschi di Liguria. — « Nuovo giornale botanico italiano », VIII, 1876, p. 368-377. 7. La collezione del prof. Sassi e V’erbario del Liceo di Genova. — « Nuovo giornale bota- nico italiano », IX, 1877, p. 268-270. 8. Florula algologica della Sardegna. — « Nuovo giornale botanico italiano », X, 1878, p. 289-367. 9. Sulla malattia del falehetto nei gelsi. — « Nuovo giornale botanico italiano », XI, 1879, p. 193-195. 10. Catalogo delle alghe raccolte durante le crociere del cutter « Violante» e specialmente in alcune piccole isole mediterranee. — « Atti della R. Accademia dei Lincei », serie 3, vol. IV, 1879; 19 pp. in-40. 11. Primi studii per una monografia delle principali varietà d’ulivo coltivate nella zona li- gure. — Genova, 1879, 25 pp. in-8°, 9 tav. fot. ° 12. Osservazioni sopra alcune località liguri, citate in un recente lavoro lichenologico del dott. A. Jatta. — « Nuovo giornale botanico italiano », XIII, 1881, p. 126-127. 13. Sullo straordinario sviluppo della Septoria Castaneae Lév. nella provincia di Genova durante l’anno 1880. — « Nuovo giornale botanico italiano », XIII, 1881, p. 124-126. 14. Giuseppe De Notaris. Discorso pronunziato per Vinaugurazione del busto eretto nella R. Università di Genova. — Genova 1882. 15. Appendice al Saggio di una bibliografia algologica italiana del prof. V. Cesati. — « Nuovo giornale botanico italiano », XV, 1883, p. 313-327. . 16. Nuovi materiali per l’algologia sarda. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVI, 1884, p. 33-49. 17. Contribuzione all’Algologia eritrea. — « Nuovo giornale botanico italiano » XVI, 1884, p. 281-332, 3 tavole. 18. Risultati algologici delle crociere del « Violante ». — « Atti del Museo civico di Genova »» 1883, 39 pp. in-8°. 19. Prime linee per una geografia algologica marina. — « Atti del Museo civico di Genova », 1883, 55 pp. in-8°. 20. Crociera del « Corsaro» alle isole Madera e Canarie. — « Atti del Museo civico di Ge- nova », 1884, 60 pp. in-8°, 1 tavola colorata. 36. . Nuove alghe del viaggio di circumnavigazione della « Vettor Pisani ». — « Memorie della 49. — 185 — . I pesci fitofagi e la disseminazione delle alghe. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVII, 1884, p. 150-158. . Notizie preliminari intorno alle alghe della « Vettor Pisani », raccolte dal sig. C. Mar- cacci. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVII, 1885, p. 185-188. . Spigolature per la ficologia ligustica. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVII, 1885, p. 189-200. . Pugillo di alghe canariensi. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVIII, 1886, p. 119-121. . Di alcune piante ligure disseminate da uccelli carpofagi. — « Nuovo giornale botanico italiano », XVIII, 1886, p. 286-292. 26. Saggio di studi intorno alla distribuzione geografica delle alghe d’acqua dolce e terrestri. — « Giornale della Società di letture e conversazioni scientifiche in Genova », fasc. 5°, 1886, 49 pp. in-8°, . Note sulle raccolte algologiche fatte durante il viaggio di circumnavigazione compiuto " dalla R. corvetta « Vettor Pisani ». — Genova, 1886, 7 pp. in-8°. . Alghe del viaggio di circumnavigazione della « Vettor Pisani ». — Genova, 1886, 97 pp. in-5°, 2 tavole. 29. Ulteriori osservazioni intorno agli animali ficofagi ed alla disseminazione delle alghe. — « Nuovo giornale botanico italiano », XIX, 1887, p. 6-29. . Nuove spigolature per la ficologia della Liguria. — « Notarisia », II, 1888, p. 437-443. . Alghe della crociera del « Corsaro » alle Azzorre. — « Nuovo giornale botanico italiano ». XXI, 1888, p. 171-179.; . Manipolodi alghe del Mar Rosso.— « Memorie della R. Accademia dei Lincei», COLXXXVI, Roma 1889, 18 pp. in-4°. . Elenco delle alyhe della Crociera del « Corsaro » alle Baleari. — Genova, 1889, 22 pp. in-8° . Noterelle ficologiche, I-III. — « Notarisia », IV, 1889, p. 664-671. . Alcune specie di alghe del Mare di Sargasso. — « Memorie della R. Accademia dei Lincei », CCLXXXVI, Roma 1889, 11 pp. in-4°. Noterelle ficologiche, IV-VI. — « La Nuova Notarisia », I, 1890, p. 21-80. R. Accademia dei Lincei », COLXXXVI, Roma 1889, 57 pp. in-40. . Noterelle ficologiche, VII-X. — « La Nuova Notarisia », II, 1891, p. 351-356. 39. Casiì di mimetismo tra animali ed alghe. — « Malpighia », Genova 1892; riprod. in « La Nuova Notarisia », III, 1892, p. 135-137. . Materiali botanici della campagna idrografica della « Scilla » nel Mar Rosso. Notizie preliminari. — « Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche », IV, 1893, p. 379-382. . Alghe della Cirenaica. — « Annuario del R. Istituto Botanico di Roma », V, 1894, p. 45-52. . Brevi notizie intorno ad alcuni erbarii posseduti dal Municipio di Genova. — « Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche », VI, 1895, p. 215-221. . Nota su alcune alghe della campagna del « Corsaro » in America. — « Atti della So- cietà ligustica di scienze naturali c geografiche » VII, 1896, p. 351-357. . Alghe della Secca di Amendolara nel golfo di Taranto. — « Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche », VII, 1896, p. 358-362. . Alghe dell’isola del Giglio (in collaborazione con G. B. de Toni, nell’opera di S. Sommier « L'isola del Giglio e la sua flora »). — Torino, 1900 (Firenze, tip. Pellas), 10 pp. in-8°. . Noterelle ficologiche, XI-XIV. — « Atti della Società ligustica di scienze naturali e geo- grafiche », XI, 1900, p. 238-250; riprod. in Malpighia e Nuova Notarisia, 1901. . Nuove contribuzioni alla Flora marina del Mar Rosso. — « Atti della Societàligustica di scienze naturali e geografiche », XI, 1900, p. 251-268. . Alghe galleggianti raccolte dal dott. Vincenzo Ragazzi nel Mar Rosso tra Raheita ed Assab. — « Annuario del R. Istituto Botanico di Roma », IX, 1900, p. 117-118. Alghe raccolte dall’ ing. Luigi Robecchi-Bricchetti nel Mar Rosso e sulla costa della Somalia. — « Annuario del R. Istituto Botanico di Roma », IX, 1900, p. 119-123. ANN. Ist. Bor. — Von. IX. 24 VIAN TSSARKEK_TK&WIWNXNFNXNGNGSGNININNFNGFCGZA Reliquie Cesatiane. JD Primo elenco di Funghi del Piemonte DEL DOTT. T. FERRARIS Coll’ intento di fare cosa utile alla micologia piemontese, presento questa mia prima nota di microfungi da me studiati su materiali dell’ Erbario Ce- sati, posseduti dal R. Orto Botanico di Roma, i quali, con squisita gentilezza il chiar. prof. R. Pirotta mise a mia disposizione, affinchè venissero riveduti o determinati. Sento quindi il dovere di pubblicamente ringraziare il mio Ill. Maestro per la cortesia ed i consigli di cui mi fu largo perchè io riu- scissì pienamente nel mio intento. A quasi ogni specie ho fatto seguire brevi osservazioni che meglio il- lustrano il materiale da me studiato, facendo spiccare alcune differenze nel modo di presentarsi dei funghi sui vari ospiti vegetali che ho avuto occa- sione di esaminare. Spero di poter presto far seguire a questa, altre mie note, continuando a studiare l'abbondante materiale in gran parte inedito dell’ Erbario critto- gamico Cesati e quello da me stesso raccolto in Piemonte; mentre, attendendo ad accurate ricerche bibliografiche relative alla micologia piemontese, sto pre- parando le basi di un lavoro più esteso, col quale intendo di dare al Pie- monte una — per quanto sarà possibile — completa flora micologica. Dott. T. FERRARIS. R. Scuola di Viticoltura di Avellino. Dicembre 1899, — 1858 — USTILAGINEE Tul. Ustilago Pers. 1. Ustilago Ischaemi Fuck (Enum. Fung. Nass., pag. 22, f. 13); Wint. (Die Pilze, pag. 88). Sace. (Syll. Fung. vol. VII, pag. 454). I. Sull’Andropogon Ischaemum L. Torino 6, VIII, 1859. Cesati! (Erb. Ces.). Osservazioni. — Sori localizzati sulle glume e nei fiori: da prima coperti, poi erompenti in polvere copiosa, bruno-nerastra. Spore globose, sub-angolose, brune, piuttosto grosse: 4 7-10 diam., oppure 95 —=9 In alcune spore noto un setto mediano o un po’ spostato, diritto, che le divide in due parti eguali o diseguali. 2. Ustilago Digitariae (Kunze) Rabh. (F. Eur., n. 1199); Winter (Die Pilze, pag. 88). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 454). I. Sulla Digitaria sanguinalis Scop. Vercelli, estate 1850. Viverone, set- tembre 1870. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori bruni scuri invadenti le spighette ed i fiori nei quali l’ovario viene distrutto. La rachide invece di crescere eretta si presenta stra- namente contorta e coperta da abbondante polvere bruno-scura. Spore globose, spesso un po’ sub-angolose, brune, ad episporio liscio, p 7 diam. od ovali uESte=slt 3. Ustilago segetum (Bull.) Dittm (Sturm. Deut. Fl. ITI, 67, t. 33); Winter (D. Pilze, pag. 90). Sacc. (Syll., vol. VII, pag. 461). I. Nei fiori (ovarî) di Avena sp. Vercelli, estate 1849. Cesati! (Erb. Cesati) Osservazioni. — Le spighette ed i fiori sono ricoperti di abbondante pol- vere scura. Spore tondeggianti od ovali, sub-angolose, brune, ad episporio li- scio, talora lievemente punteggiato, p 6-9 diam. II. Su spighe di Secale cereale L. Maggio 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Spiga ridotta a poche spighette piene di polvere bruno- scura attaccate alla rachide. Spore piccole talora lievemente punteggiate brune, p. 5-7. 4. Ustilago Caricis (Pers). Fuck. (Symb. myc., pag. 39); Winter (Die Pilze, pag. 92). Sacc., (Syll. vol. VII, pag. 464). I. Sulla Carex verna Will. Dintorni di Pinerolo. Maggio 1861. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori localizzati negli ovarî che vengono trasformati in una massa nera, compatta, dura. Spore globose, piuttosto grandi, bruno-atre pr L7-19=4M4 II. Su Carex sp. Vercelli 1867. Cesati! (Erb. Cesati). — 189 — Osservazioni. — Sori ce. s. Spore sub-poligonali grandi (L 17-20) ad epi- sporio punteggiato. ; III. Su Scirpus sp. Alla Morena (Lago di Viverone). Agosto 1859. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori c. s. Spore con episporio finamente e fittamente pun- teggiato, di colore bruno-scuro: p. 12-15 diam. 5. Ustilago Vaillantii Tul. (Mém. sur les Ustil. in Ann. Sc. Nat. 1847, pag. 90); Wint. (D. Pilze, pag. 93). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 465). I. Sulle antere di Scilla bifolia L. Riva in Valsesia. (13 aprile 1858). Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori bruno-scuri sulle antere. Spore rotonde od ovali, bruno-chiare, liscie o finmamente punteggiate, p 9,5 diam., oppure p 11-17 — 9-9,5. 6. Ustilago Bistortarun (D. C.) Kòrn. (Hedwig. 1877, pag. 88); Winter (D. Pilze, pag. 95). Sacc. (Syll., VII, pag. 469). I. Su foglie di PoZygonum sp. Pascoli alpini nel Vallese. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori specialmente fogliari, sulla nervatura principale, da prima coperti da epidermide bruno-chiara poi erompenti in polvere abbon- dante, atra. Spore dilutamente bruno-violacee, tondeggianti od ovali un po’ angolose, minutamente punteggiate, p 12-15 diam. 7. Ustilago vinosa (Berk) Tul. (Mém. sur les Ustil. in Ann. Sc. Nat., pag. 96); Winter (D. Pilze, pag. 95). Sace. (Syll., VII, pag 469). I. Nei fiori di Oryria digyna Campd. al laghetto di Oropa. (10 ottobre 1859). Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Spore bruno-violacee pallide, rotondate od ovali, forte- mente verrucolose, p 7-10 diam., oppure p. 9,5 = 7. 8. Ustilago marginalis (Link.) Lév. (in D’Orbigny : Dict. Un. hist. nat., XII, pag. 778); Sace. (Syll., VII, pag. 470). Sin. — Uredo marginalis Rabenh. (Herb. mycol., ed. I, n. 1499). Cesati in Erbar. Crittog. Ital., n. 50 — Uredo Bistortarum marginalis D. C. FI. fr. 6, 76 — Cacoma marginale Link. Spec. 2. 10. I. Su foglie di Polygonum Bistorta L. al Moncenisio nel 1857. Cesati! Malinyerni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori situati lungo i margini della foglia che sono perciò rialzati, di color violaceo-scuro. Spore bruno-violacee, globose o sub-poligonali, minutamente verrucolose, p. 9,5-17 diam. 9. Ustilago echinata Schroet. (Pilze Schles.; pag. 271); Winter (D. Pilze, pag. 96). Sace. (Syll., VII, pag. 471). Sin. — Uredo longissima v. Holci Cesati Mspt. (Rabh. Herb. mycol., n. 1498). : T. Sull’Holcus mollis L. Vercelli, giugno 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori foglicoli assai lunghi e stretti lungo le nervature, erompenti in polvere bruno-nerastra. Spore brune, rotonde e fortemente — 190 — aculeate, p 7-12 diam. Per la forma e disposizione dei sori assomiglia alla Ustilago longissima (Sow) Tul., da cui differiscè per le spore aculeate. 10. Ustilago neglecta Niess]. Rabenh. (Fungi Europ., n. 1200); Sac. (Syll., VII, pag. 472) — Uslil. Panici-glauci Winter (D. Pilze, pag. 97). I. Negli ovarî di Setaria viridis P. B. Vercelli, settembre 1851. Vive- rone, 1873. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. Sori invadenti gli ovarì che vengono riempiti di polvere bruno-nerastra. Spore brune, ovali o tondeggianti un po’ irregolari, aculeate, p_9-12 diam., oppure p. 12-15 — 9-10. 11. Ustilago Maydis (D. C.) Corda (Icon. V, pag. 3); Sace. (Sy1l., vol. VII, pag. 472) — Ustilago Zeae Mays Winter (D. P., pag. 97). I. Su fiori maschili di Zea Mays L. Vercelli, 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Dai fiori maschili sporgono fuori grossi tumori a forma di sacco, ripieni di polvere bruno-nerastra. Spore rotonde od ovali, brune, .aculeate, p_ 7-9 diam., oppure p. 12—= 7. 12. Ustilago violacea (Pers.) Fuck. (Symb myc., pag. 39); Winter (Die Pilze, pag. 98). Sace. (Syll. Fung., vol. VII, pag. 474). I. Sulle antere di Silene Otites Sm. Confienza, Vercelli, giugno 1849, Tvrea, ottobre 1876. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori localizzati sulle antere che diventano nere, dure, poi polverulenti. Spore bruno-violacee in massa, rotonde od ovali con epi- sporio reticolato, p 7-10 diam., oppure p 12 —7. II. Sugli stami di Lychnis alba Mill. Vercelli, luglio 1859. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Spore chiare, violacee in massa, p 7 diam. o più. 13. Ustilago violacea (Pers.) Fuck. forma Salviae (mihi). I. Sugli stami di Salvia pratensis L. Nelle Alpi Valdesi, 1860. Dr. Ro- stan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori localizzati nelle antere che diventano bruno-violacee. Polvere scura-violacea. Spore molto più scure che nella forma tipica, violacee, fortemente reticolate, rotonde, p 12-14,5 diam., oppure 16 — 14. 14. Ustilago utriculosa (Nees.) Tul. (Mém. sur les Ustil., pag. 102); Winter D. Pilze, pag. 100). Sace. (Syll., VII, pag. 476). I. Nei fiori di Polygonum dumetorum L. Biella, settembre 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Polvere bruna sugli stami e negli ovari, poi violacea. Spore bruno-violacee-chiare, rotonde, fortemente reticolate. Areole splendenti, poligonali. Spore x 10-12 diam. II. Nei fiori di Polygonum Hydropiper L. Vercelli, autunno 1849. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori violaceo-scuri localizzati sugli stami e sugli ovari. Spore reticolate con maglie larghe ad areole piuttosto piccole e distanti, — 191 — 15. Ustilago Cardui Fisch. (Bull. Soc. Nat. Moscou 1867, I); Winter (D. Pilze, pag. 101). Sacc. (Syll., VII, pag. 477). Thiimen (My. europ., n. 420)! Kunze (Fung. select. n. 25)! T. Su capolino di Carduus sp. Nel Vallese (Pinerolo), 1857. Rostan! (Er- bario Cesati). Osservazioni. — Capolino tutto ripieno di polvere abbondantissima, violacea. Spore brune-violacee, tondeggianti, fortissimamente reticolate a maglie alte a forma di creste, limitanti delle areole pressapoco poligonali. In sezione ottica le spore appaiono come formate da un nucleo centrale attorno cui stanno numerosi raggi (lunghi fino a pt 4) approssimati e saldati, formanti come un’aureola. Diam. delle spore p 14-19. Il Saccardo non dà questa specie per l’Italia e non credo sia stata ancora da altri segnalata (1). Tilletia Tui. 16. Tilletia Tritici (Bjerk.) Wint. (Die Pilze, pag. 227); Sacc. (Syll., VII, pag. 481. ° I. Negli ovarî di 7riticum vulgare Will. Vercelli, 1851. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ovarî ridotti ad un sacco membranaceo ripieno di polvere bruna-atra. Spore brune, globose od ovali, irregolari, reticolate con maglie strette ed areole grandi sub-poligonali. Dimens.: p. 17-21 diam., oppure p 19 = 17. 17. Tilletia decipiens (Pers.) Kòrn. Winter (Die Pilze, pag. 111); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 482). I. Negli ovarî di Agrostis pumila L.(A. vulgaris With). M. Oropa 1854, San Giovanni di Andorno. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Negli ovarî i quali sono pieni di polvere bruno-olivacea. Spore brune grossissime, irregolarmente globose, fortemente reticolate con maglie piccole sporgenti ed areole stipate sub-poligonali. Dimensioni: p 20-26 diam., oppure 29 = 26. Sorosporium Rud. 18. Sorosporium Caricis sp. n. ad inter. I. Sui fiori maschili della Carex praecox Schreb. Luoghi aridi dei dintorni di Pinerolo. Maggio 1861. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori localizzati nei fiori staminiferi nascosti e ricoperti dalle glume che contengono nell’interno una piccola quantità di polvere ne- rastra. Diluendone un po’ nell’acqua ed osservando al microscopio sì notano (1) L’esemplare da me esaminato corrisponde perfettamente agli esemplari di Thiimen e di Kunze che io, grazie alla gentilezza dell’Ill.mo prof. Pirotta, ho avuto campo di esa- minare nell’Erbario crittogamico del R. Istituto Botanico di Roma. CSF dei glomeruli intensamente bruni, pluricellulari, irregolarmente globosi, del diametro variabile dai 14 ai 36 p.. Taluni di questi glomeruli sono piccoli 2-3 cel- lulari, i più grandi sono costituiti di 8, 10, 12 fino a 20 o più cellule poliedriche fra loro sub-eguali, del diametro di p 8-12, alquanto convesse all’esterno. Diagnosi. — Soris omnino inelusis, aterrimis, pulverulentis. Glomerulis sub- globosis, atris e sporis numerosis composttis (2-20), |» 14-36 diam. Sporis rotun- dato-polygonalibus, subaequalibus, fusco-brunneis, 8-12 | diam. Hab. In floribus masculis Caricis praecocis Schreb. pr. Pinerolo (Pedem.). Legit. Carestia! Urocystis Rabenh. 19. Urocystis Colchici (Sclecht.) Rabenh. (Fungi Europ., n. 396); Winter (D. Pilze, pag. 120). Saccardo (Syll., vol. VII, pag. 516). I. Sui bulbi di Colchicum autumnale L. Presso Pinerolo. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori sulle squame esterne del bulbo-tubero, erompenti in polvere bruna. Glomeruli per lo più con una sola spora centrale rotonda od ovale, bruna (4 14 diam.). Spore periferiche tondeggianti od alquanto schiac- ciate, giallastro. 20. Urocystis Anemones (Pers.) Schroet. (Bem. u. Beol. Ustil. in Beitr. Biol. Pfl., 1877, pag. 375); Winter (Die Pilze, pag. 123). Saccardo (Syll., vol. VII, pag. 518). Sin. — Polycystis Ranunculacearum (Fries). Erbar. Crittog. Ital., n. 65 (1065). Polycystis Ranunculacearum (Fr.). forma Anemones Cesati. (Mscpt.), Ra- benh. (Herb. mycol., ed. II, n. 690). I. Sull’ Anemone nemorosa L. Oldenico, aprile 1875, Malinverni! Biella, aprile 1862. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori allungati, sulla lamina fogliare e sul picciolo da prima ricoperti da epidermide cinerea poi erompenti. Polvere abbondante bruno-seura o nera. Glomeruli formati da spore centrali e da spore periferiche. Spora cen- trale per lo più unica più grande, bruna (p 17 = 12 oppure 14-17 diam ); spore periferiche giallastre, ovali o tondeggianti, molto più piccole, p 7-9 diam. fino a |< 14 = 9. Glomeruli del diametro di p. 25-26 circa. II. Sulle foglie di Anemone baldensis L. M. Cenisio. (Erb. Cesati). III. Su foglie di Anemone sp. Biella, maggio 1858, Cesati! (Erb. Cesati). IV. Su foglie di Hepatica triloba (Anemome Hepatica L). Riva, agosto 1859. Carestia! Castello di Camino in Monferrato, maggio 1862. Malinverni! (Erb. Cesati). V. Su foglie e piccioli di Ranunculus Ficaria L. Oldenico, 1857. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori sulla pagina fogliare (o sui piccioli) rotondato-lobati, coperti da epidermide cenerino-scura. Glomeruli grandi, di forma per lo più — 193 — irregolare, p 26-40 = 40-25. Spore centrali grandi per lo più 2 a 6 nell’ Anemone Hepatica, le periferiche più piccole bruno-giallastre. VI. Su foglie di Actaea spicata L. Riva, lungo la Valdobbia, luglio. Ca- restia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori lunghi, aggruppati in gran numero e formanti dei tumori nella pagina fogliare e nel picciolo, erompenti sulla pagina inferiore. Glomeruli irregolari. Spore centrali sempre in numero maggiore di uno (da 2 a 6), rotonde, brune, le periferiche più piccole, giallo-brune, aggregate ir- regolarmente ed in gran numero. Le forme osservate sull’ Anemone Hepatica e nell’Acaca spicata si diffe- renziano un po’ per la forma dei glomeruli dalla forma tipo che presenta glomeruli più regolari ed ordinariamente formati da una sola spora centrale e da periferiche disposte regolarmente. Queste ultime forme sono invece caratterizzate dall'avere più spore centrali e dai glomeruli piuttosto irre- golari. 21. Urocystis Violae (Sow.) Fisch. (Apergu, pag. 41); (Winter (D. Pilze, pa- gina 122). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 519). I. Sui piccioli di varie specie di Viola. Dintorni di Pinerolo, 1860. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Piccioli assai rigonfiati, talora in forma di vescica, da prima coperti dall’epidermide poi erompenti in polvere bruno-scura. Glomeruli con molte cellule centrali 2-6, irregolari, p 12-14 diam. brune, spore esterne più piccole, giallastre. TI. Nei fiori di Viola tricolor B. arvensis D. C. Dintorni di Pinerolo. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori nel calice e nell’ovario. Glomeruli e spore c. s. UREDINEE Tul. Uromyces Link. 22. Uromyces Orobi (Pers.) Winter {Die Pilze, pag. 158) (= Uromyces Fabae (Pers) De Bary. Sacc. (Syll., VII, 2, 531) ). I. Sulle foglie di Lathyrus vernus (Bernh). Costalunga, estati del 1843 e del 1846. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi lungamente protetti dall’epidermide. Uredospore giallognole, ovali o tondeggianti, aculeolate, p 24-31 = 20-21. Sori teleutosporiferi ipofilli, coperti per lungo tempo poi erompenti in polvere bruno-scura. Teleutospore brune, fusiformi, fortemente ispessite al- l'apice che misura spesso p 12 di spessore. Dim. delle teleutospore: p 36-41 = = 21-26. Pedicello lungo, jalino, persistente. Ann. Ist. Bor. — Vor. IX. 25 — 194 — 23. Uromyces Polygoni (Pers) Fuck (Symb. myc., pag. 64); Winter (Die Pilze pag. 154. Sace. (vol. VII, 2, pag. 533). — Capitularia Polygoni Rabenh. in Bot. Zeit. 1851, pag. 449. Cesati in Rabenh. Herb. myc., 1995; in Rabh. Fungi Europ., n. 185; in Erbar. Crittogam. Ital. n. 63 (1063) = Uredo .longipes et clavigera. Lasch. in Rabenh. Herb. myc., ed. I, n. 893 et 1295. I. Su foglie e fusto ancor verde di Polygonum Aviculare L. Vercelli. Nel 1849, 1853 e nell’ ottobre del 1854 e del 1859, nel novembre del 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sui rametti sori longitudinali brunastri. T'eleutospore brune, tondeggianti od ovali, 1 26-36 —19-20,5, episporio liscio alquanto ispessito all'apice. Pedicello jalino, persistente lungo pw 72 o più. 24. Uromyces Trifolii (Hedw) Lév.; Winter (Die Pilze, pag. 159). Saccardo (Syll., vol. VII, p. 2, pag. 534). Uredo leguminosarum Rabenh.(Deutschl. Krypt., F1.I, ex p. — Erbar.Critto- gam. Ital., n. 298 (1298). —= Caeoma rufum Bonord. in Rabh. Fung. Europ., n.194. I. Sul Trifolium repens L, T. arvense L, T. agrarium L, ecc. Vercelli, 1845. Cesati! Oldenico, Sciolze 1873. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Parassita sulle foglie e sui piccioli. Sori teleutosporiferi a lungo coperti dall’epidermide poi erompenti in polvere di color bruno-ca- stagno. Teleutospore brune, ovali o tondeggianti, p 29-21 — 24-15. Episporio liscio uniformemente ispessito. Talora piccola papilla apicale, pianeggiante, jalina. Pedicello deciduo. II. Su foglie di Vicia e di Lupinus presso Oldenico nel Vercellese. Ma- linverni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Forme ecidiosporiche. 25. Uromyces appendiculatus (Pers) Link. (Obs. II, pag. 28). Uromyces Pha- seoli. (Winter Die Pilze, pag. 157). Uromyces appendiculatus Var. Phaseoli Fuck (Fung. nassov. 18, n. 88, c.). Erb. Critt. Ital., n. 200 dis (1200 dis) = Uredo appendiculata a. Pers. Syn. 222. Desmaz. Cryptog. de France, ed. II, n. 360, Ho/fm., Ind. Fung. 145! — Caeoma Phaseoli Nees. Syst., tab. I, fig. 10. I. Sulle foglie del Fagiolo ad Oldenico presso Vercelli. Autunno 1857 (Malinverni!) Confienza 1831. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidiospore tondeggianti, jaline ad episporio grosso, acu- leolato p 17 diam. Sori uredosporiferi ipofilli in macchie giallognole disposti per lo più in circolo attorno ad uno centrale. Uredospore giallognole o bruno- chiare, tondeggianti, aculeate, p 20-24 diam. Sori teleutosporiferi specialmente ipofilli, piccoli, sparsi, bruno-scuri. Te- leutospore sub-rotonde od ovali con episporio bruno-scuro piuttosto spesso, ma uniformemente (circa p. 3,5 grosso), fornito all'apice di papilla convessa, larga, jalina. Dim. p. 29-33, = 20-26. — 195 — 26. Uromyces Geranii (D. C.) Otth. et Wartm. (Schw. Krypt., n. 401); Winter (Die Pilze, pag. 160). Sacc. (Syll., vol. VII, p. 2°. pag. 355-6). I. Sulle foglie di Geranium nodosum L. Confienza, al Goletto (ottobre 1843), Costalunga (ottobre 1845), Biella (settembre 1850 e 1854), Viverone (set- tembre 1870). Cesati! (Erb. Cesati). 3 Osservazioni. — Ecidiospore giallo-pallide, echinulate, ovali o quasi ton- deggianti p. 24 —= 19. Uredospore tondeggianti, p 24 diam., brune con epi- sporio aculeato, miste alle teleutospore. Sori teleutosporiferi bruno-castanei sparsi nella pagina inferiore delle foglie. Teleutospore brune, tondeggianti od ovali p 31-36 — 22-24. Episporio quasi egualmente ispessito. Papilla apicale jalina. Pedicello deciduo. 27. Uromyces Valerianae (Schum) Fuck. (Symb. myc., pag. 63); Winter. (Die Pilze, pag. 157). Sace. (Syll., VII, 2, pag. 536). T. Su foglie di Valeriana sp. a Fondicci (?), agosto 1858. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni — Sori uredosporiferi e teleutosporiferi rotondati, epifilli, per lo più coperti, color bruno-chiaro. Uredospore giallognole, aculeate, rotonde o leggermente ovali, p 26-29 — 24. Teleutospore bruno-chiare, quasi giallastre, con episporio sottile, fornite di papilla apicale giallognola, quasi pianeggiante o leggermente convessa: px 24 = 21. Pedicello deciduo. 28. Uromyces Pisi (Pers.) De Bary (Ann. Sc. Nat., IV, t. XX); Winter (Die Pilze, pag. 163). Sacc. (Syll., VII, pag. 542). I. Sulle foglie di Vicia Bobartii Koch (Vicia angustifolia AN. f. Bobartii Koch.) Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi piccoli per lo più ipofilli. Teleuto- spore tondeggianti con episporio egualmente ispessito, p. 24-16 = 20,5-24. Pedi- cello deciduo. II. Su foglie, piccioli, fusti, cirri di Lathyrus sylvestris L. Vercelli, 11849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore quasi tondeggianti, giallo-brune, aculeolate, p 24 = 25. Sori teleutosporiferi dovunque sparsi, bruni, spesso confluenti. Teleutospore ad episporio per lo più alquanto sottile, minutamente aculeato con papilla jalina apicale, p 24-29 —19-20,5. Pedicello jalino talora persistente. 29. Uromyces striatus Schroet. (Abh. Schels. Ges. 1869, pag. 11); Sacc. (Syll., vol. VII, pag. 542) = Uromyces Medicaginis-falcatae Winter (Die Pilze, pag. 159). I. Su foglie di Medicago sativa L. Vercelli, luglio 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi numerosi, piccoli, bruno-castagni, ure- dospore globose od oblunghe, aculeate, p 1521 diam. Teleutospore ovali, papillate: papilla dilutamente bruna, schiacciata. Dimens., p_ 19-31 = 17-26. II. Su foglie di Trifolium sp. Sciolze 1873. Cesati! (Erb. Cesati). — 196 — Osservazioni. — Teleutospore brune, papillate, longitudinalmente striate, p 19 —=15. Sori teleutosporiferi talora distinti, tal altra confluenti insieme, specialmente ipofilli. 30. Uromyces Veratri (D. C.) Schroet (Brand. u. Rostp. Schles., pag. 307); Winter (Die Pilze, I, pag. 143). Sacc. (Syll., VII, 543). Sin. — Uredo Veratri (D. C.) Fl. Frane. VI, pag. 66. Rabenh. Handb. I, pag. 5. Herb. myc., n. 296. Cesati in Rabenh Fungi Eur., n. 98. I. Su foglie di Veratrum sp. Nella salita della Vallesia al Monte Pennino. (Gr. St. Bernard) settembre 1854. Cesati! Tore, 80 agosto 1870. M. Cenisio, agosto 1857. (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore giallo-chiare, finamente aculeate, quasi ton- deggianti, p. 22-24 — 22. Sori teleutosporiferi ipofilli, bruno-castanei, piccoli, sparsi oppure grandi confluenti. Teleutospore brune, allungate, p. 33,5-26—= 19-21. Episporio liscio all’apice un po’ ispessito terminato da papilla ottusa bruno- chiara o quasi jalina talvolta assai pronunciata. 81. Uromyces Rumicis (Schum) Winter (Die Pilze, pag. 145); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 544). Sin. — Uromyces Rumicum Rabenh. (Herb. myc., ed. II, n. 359). Erbar. Crittogam. Ital., n. 895. = Uredo Rumicum D. C., Duby. Bot. gall., 899. I. Su foglie di Rumex sp. Dintorni di Oldenico (Vercelli), 1860. Malin- verni! (Erb. Cesati). l Osservazioni. — Sori amfigeni. Uredospore per lo più rotonde, p 24-29 di diam. o leggermente ovali, giallastre, finamente aculeate. Teleutospore bruno- chiare tondeggianti (p 24 = 24) od ovali (|. 29 — 21-26). Episporio liscio, pedicello jalino deciduo. II. Su foglie di Rumex scutatus L. San Giovanni di Andorno, agosto 1863. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. -- Sori amfigeni, ma specialmente ipofilli, i teleutosporiferi rotondi, cinti da epidermide lacerata. T'eleutospore liscie o poco verruculose all'apice. Uredospore c. s. III. Su foglie di Rumex Acetosa L. Vercelli, giugno 1849, Biella 1850. Cesati! (Erb. Cesati). 32. Uromyces caryophyllinus (Schrank) Schroet. (Brandp. ete., pag. 10); Winter (Die Pilze, pag. 149). Sace. (Syll., VII, pag. 545). I. Sulle Gypsophila saxifraga L. Casale Monferrato, settembre 1866. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi bruno-scuri, foglicolo-caulicoli, pro- tetti dall’epidermide sollevata. Teleutospore ovali o tondeggianti, n 21 diam. oppure 21-26 — 19, brune-chiare con episporio poco ispessito e solo leggermente all'apice ove si presenta un po’ più bruno, liscio. Pedicello jalino deciduo. II. Su foglie di Saponaria ocymoides L. Riva di Valsesia, autunno 1870. Carestia! (Erb. Cesati). — 197 — Osservazioni. — Uredospore bruno-chiare, ovali, aculeate, p 24 = 21. Sori teleutosporiferi bruni, amfigeni, rotondati od allungati, sparsi, erompenti. Teleutospore brune sub-tondeggianti od ovali. Episporio liscio, quasi unifor- memente ispessito con papilla apicale pianeggiante o leggermente convessa, jalina o giallognola. Dimens. p 20-50 = 19-22. — 83. Uromyces Astragali (Opiz) Sace. M.S. pag. 208; Syll., VII, pag. 550. I. Su foglie di Astragalus glycyphyllos L. Lido orientale del fiume Sesia, pr. Vercelli. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore bruno-chiare, aculeate, quasi tondeggianti, p 23 = 21. Sori telentosporiferi ipofilli, erompenti, bruni. Teleutospore brune fittamente verrucolose, ovali, p 24 = 14 o quasi tondeggianti, p 19 — 17. Pa- pilla apicale piccola, giallognola. 34. Uromyces Genistae-tinctoriae (Pers.) Winter (Die Pilze, pag. 146); Sace. (Syll., VII, pag. 550). Sin. — Uromyces apiculatus Léveill. (Ured. in Ann. Sc. Nat., 1847). Fuck. Fung. nassov., n. 896. — £rbario Crittogamico Italiano, n. 1000. — Uredo apicu- lata, Strauss. — Uredo Laburni, D. C. Fl. fr. V, pag. 63. — U. apiculata, La- burni, Desmaz. Cryptog, n. 295. I. Su foglie di Galega officinalis L. Vercelli. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore bruno-chiare aculeolate. Sori teleutosporiferi ipofilli piccoli, sparsi, bruni. Teleutospore tondeggianti, verruculose, p_ 20-21 diam. circa, brune. II. Su foglie di Oytisus Laburnum L. presso Riva in Valsesia, 1862. Ca- restia! Monte San Donato, VIII, pag. 41. Ispra (Monte San Crescenzio, X, 1837). (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, rotondi, giallo-bruni. Uredospore quasi tondeggianti, bruno-chiare, aculeolate, p 21 diam. Sori teleutosporiferi ipofilli, spesso confluenti, bruno-castanei. T'eleutospore tondeggianti o legger- mente ovali, brune, verrucolose, p. 20,5-24 = 17-19. III. Su foglie di Ononis sp. Sciolze. Cesati! (Erb. Cesati): Osservazioni. — Uredospore bruno-chiare tondeggianti od ovali, aculeolate, Ò 20,5 = 20,05 oppure 20 = 17. Sori teleutosporiferi ipofilli, bruni, coperti dall’epidermide. Teleutospore brune, quasi tondeggianti, molto verrucolose, p.19-22 = 19-20 (1). 35. Uromyces scutellatus (Schrank) Winter (Die Pilze, pag. 144); Sacc. (Syll., VII, pag. 552). I. Sull’Euphorbia Cyparissias L. Breuil (Aosta), agosto 1861. (Presso i ghiacciai al piede del M. Cervino. Ab. Carestia! (Erb. Cesati). (1) Seguendo l’esempio di Winter raggruppo l Uromyces Ononidis Pass. (Rabh. Fung. Europ., n. 1692) all’Urom. Genistae-tinctoriae essendo così trascurabili le differenze tra queste due specie che a ragione debbono essere comprese in una sola, — 195 — Osservazioni. — Sori teleutosporiferi per lo più ipofilli, rotondati, scodel- liformi, cinti dell’epidermide sollevata, ravvicinati, invadenti talora l’ intera pagina. Teleutospore brune, di forma ovale, p. 29 — 24 o raramente tondeg- giante (p 26 = 26) con episporio egualmente ispessito o solo un po’ più all’apice. Pedicello jalino deciduo. 36. Uromyces praeminens (Duby) Lév. (Disp., pag. 371); Sace. (Syll., VII, pag. 553). I. Sull’ Euphorbia Cyparissias L. Vercelli, primavera 1848, aprile, mag- gio 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi scodelliformi, approssimati, pieni di polvere bruna, ipofilli. Teleutospore brune, oblunghe o rotondate, p_ 33,6-20 — 19-20, fortemente verrucolose. Verruche tozze, appressate. Per opera di questo fungo il fusto non cresce normalmente, ma diventa tozzo ed appiattito mentre le foglie rimangono piccole e scarse. II. Su Euphorbia sp. Nel Vallese (pr. Pinerolo), maggio ’61. Rostan! (Erb. Cesati). 37. Uromyces Alchemillae (Pers) Fuck (Bot. Zeit., 1861, n. 35); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 553). I. Su foglie di A/chemilla vulgaris L. e altre specie. Al Gran San Ber- nardo (1852), a Tremare in Valmeria (VI, 1854), M. Cenisio (1857), San Gio- vanni di Andorno (1857). Cesati! Dintorni di Pinerolo (1853). Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli molto estesi, spesso invadenti l’intera pagina, color giallo-ocra. Uredospore giallognole, per lo più tondeg- gianti minutamente e fittamente verrucolose, p 24-21,5 —17. Sori telentospo- riferi ipofilli, sparsi, bruni. Teleutospore giallo-brune quasi globose, p 29-33 — 24-29. Episporio verrucoloso. Pedicello deciduo. II. Su foglie di Alchemilla alpina L. Colle di Tenda. (Maggio, 59) (Erb. Cesati). 38. Uromyces Behenis (D. C.) Unger (Einfl. Bod., pag. 216); Winter (Die Pilze, pag. 153). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 559). Sin. — Capitularia myelospora. Cesati in Rabenh. Herb. mycol, ed. nov. ser. I, n. 283 ed in Erb. Crittogam. Ital., ser. II, n. 100. I. Su fusti e foglie di SiZene infflata Sm. Bugella (Piemonte), settembre 1855. San Giovanni d’Andorno, 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii giallo-chiari riuniti in areole specialmente nella pagina inferiore delle foglie. Ecidiospore rotondate, giallo-ranciate, verrucolose, p 16-24 di diam. Sori teleutosporiferi per lo più allungati, cenerini, erom- penti in polvere bruno-scura, specialmente caulicoli. Teleutospore giallo-brune u 33,5-26,5 — 21-24. Episporio liscio fortemente ispessito specialmente all’a- pice (fino a p 7 di spessore) che è largo ed ottuso. Pedicello giallognolo persistente. — 199 — 39. Uromyces Scrophulariaa (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 151); Sace. (Syll., VII, pag. 559). Sin. — Aecidium Verbasci Cesati in Klotz. Rabenh. Herb. Myc., n. 1491. I. Su foglie di un Verdascum. Novembre, 1853. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi ipofilli, qua e là raggruppati, piccoli, bruno-scuri. T'eleutospore bruno-chiare, ovali, con episporio ispessito all’apice, liscio, p. 18-24 — 17. Pedicello giallognolo per lo più persistente. Ecidii numerosi qua e là sparsi in macchie giallognole. Ecidiospore ango- lose, giallo-pallide, aculeolate, p 19 diam. 40. Uromyces Cacaliae (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 152); Sacc (Syll., VII, 560). Sin. — Uromyces Cacaliae Léveill. (Ured. in Ann. Sc. Natur., 1847, 371, et Ured. in Dict. Univ. Hist. natur. Rabenh. Fung., n. 395, spec. a. R. Ca- restia. Erbario Crittogamico Italiano, n. 496 (1496). Uredo Cacaliae D. C. Duby, Bot. gall., 897. Streinz., Nomencl, n. 10663. Caeoma apiculosum var. Link. in Willd, spec. VI, II, 20. I. Sulle foglie di Adenostyles (Cacalia L.) alpina B. et F. presso Riva in Valsesia, 26 giugno 1858. Abate Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidiospore giallognole, tondeggianti od ovali, verrucolose. Spermogonii epifilli. Sori teleutosporiferi grandi (talora estesi per oltre 1 cen- timetro quadr. di superficie), ipofilli, bruno-castanei. Teleutospore bruno-chiare, ovali (p 20,5-31 — 17-19) fornite all’apice di papilla conica giallo-pallida, molto pronunciata. Pedicello jalino caduco. 41. Uromyces Hedysari (D. C.) Fuck (Symb. myc. III, pag. 15.); Sace. (Syll., VII, pag. 560). Uromyces Hedysari obscuri (D.C.). Winter (Die Pilze, pag. 152). Uromyces Hedysari obscuri (D. C.). Carestia et Picc. in Rabenh. Fungi Europ. Cent., XVII, n. 1691 ed in Erbar. Crittogam. Ital., ser. II, n. 447. I. Su foglie di Medysarum obscurum L. Riva in Valsesia (agosto 1859 e 1870) Carestia! Alagna presso il Monte Rosa. Carestia! Piccone! Negri! (Erb. Cesati. Osservazioni. — Ecidii giallo-chiari. Ecidiospore, p. 19-14 finamente verru- colose. Sori teleutosporiferi rotondi, sparsi, ipofilli ed epifilli, bruno-scuri. Te- leutospore bruno-scure. Episporio poco ed egualmente ispessito. Papilla apicale piccola, jalina. Pedicello caduco. Dim. delle teleutospore, p_ 20,6-26,4 = 17-14,5. 42. Uromyces Aconiti-Lycoctoni (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 153); Sacc., (Syll., VII, pag. 561). I. Sulle foglie di Aconitum Lycoctonum L. Montagne di Valdobbia, Riva in Valsesia (settembre 1861). Abate Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori telentosporiferi per lo più epifilli, localizzati in areole scolorate e disposti in circolo. Color bruno-castagno. Teleutospore brune (p 26-29 —=24) con episporio liscio quasi egualmente ispessito o solo un po’ di più all'apice che è alquanto pianeggiante. Pedicello deciduo. 110900 = 43. Uromyces Erythronii (D. C.) Passer. (Comment. Soc. Critt. Ital., II, pag. 452); Winter (Die Pilze, pag. 149). Sace. (Syll., VII, pag. 564). Uromyces Erythronii (Pass., Elenco d. Fungh. Parmens. in Comment. Critt., II, 452). Rabenh. (Handb., I, pag. 4). Erbar. Crittogam. Ifal., ser. II, n. 499; Rabenh. Herb. myc., ed. II, n. 358. Aecidium Erythronii, D.C. FI. fr. II, 246. Passer., l. cit., 456. I. Su foglie di Erythronium Dens-Canis L., Torino (primavera, 1866). A. Ma- linverni! Biella (maggio 1857), Lago di Bertignano. Cesati! Grignasco (Novara) (12 maggio 1869). Carestia! Aranco in Bassa Valsesia (1870) Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii chiari, confluenti o raggruppati in areole circolari. Ecidiospore giallo-pallide, aculeolate, globose od alquanto ovali, p 24 — 17-19. Sori teleutosporiferi amfigeni, raggruppati in areole circolari qua e là sparse sulle pagine fogliari. Sori protetti per lo più da epidermide di color grigio cenerino. Per rottura di questa pellicola ne esce una polvere color castagno. Teleutospore ovali, p 31-34,5 —= 21-24 ad episporio sottile, longitudinalmente pieghettato-lineolato, apice della teleutospora con piccola papilla jalina, conica. 44. Uromyces Primulae (D. C.) Sace. (Syll., vol. VII, pag. 565). Uromyces Primulae-integrifoliae (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 150). I. Su foglie di Primula latifolia Lap. Riva in Valsesia, 2 settembre 1870. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii giallo-chiari. Ecidiospore angolose, punteggiate. Sori teleutosporiferi erompenti, polveroso-bruni, nerastri, amfigeni, protetti dall’epidermide di color grigiastro. Teleutospore ovali, p 33,5-36 — 24-26, poco verrucolose con episporio molto ispessito all’apice terminato da una papilla convessa, larga, dilutamente bruna o quasi jalina. Pedicello jalino deciduo. 45. Uromyces Phyteumatum (D. C.) Unger (Einfl. Bod.); Winter (Die Pilze I, pag. 151). Sacc. (Syll., VII, pag. 567). I. Su foglie di Phyteuma hemisphaericum L. ed altre specie. Alpi Valdesi (1860). Rostan! Alpi Olen, Alagna (luglio 1861). Abate Carestia! Presso Pi- nerolo (giugno 1864). Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii ipofilli, aggregati, mellei. Ecidiospore giallo-chiare poligonali, p 21 diam. finamente aculeate. Sori teleutosporiferi ipofilli, bruno- castanei, spesso confluenti. Teleutospore brune con episporio molto ispessito all’apice che termina con una papilla larga, convessa, bruno-chiara, p 36-26 = 20,5-19. Spessore dell’episporio ai lati p 2,4-5, all'apice n 7. Pedicello ta- lora persistente, gracile, jalino. 46. Uromyces Scillarum (Grev.). Winter (Die Pilze, pag. 142). Sace. Syll., VII, pag. 567). I. Su foglie di Botryanthus odorus Kunth. (Muscari racemosum D. C.). Varallo. Giardino al Sacro Monte (aprile 1870). Carestia! (Erb. Cesati). — 201 — Osservazioni. — Sori teleutosporiferi aggregati nelle foglie con disposi- zione longitudinale, bruni, protetti. Teleutospore tondeggianti, più larghe in alto e alquanto più ristrette in basso, oppure ovali-ottuse p. 20-23-28 — 17-19. Episporio liscio egualmente sottile. Pedicello largo, caduco. Puccinia Pers. 47. Puccinia Galii (Pers.) Schwein. (Syn. Carol., pag. 73); Winter (Die Pilze, pag. 210) Sace. (Syll., VII, pag. 601). I. Su foglie e fusti di Galium sp. Vercelli. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi e teleutosporiferi sulle foglie ad en- trambe le pagine, sui fusti in cui sono allungati, di color bruno-scuro. Ure- dospore brune, echinulate, tondeggianti, p 19 diam. oppure p 20 —19. — Teleutospore-brune a cellula superiore più grande, ma a lume» stretto causa l’ispessimento fortissimo dell’episporio nella parte superiore (p 12 di spessore) : cellula interiore a pareti più sottili, con lume più grande. Tel. poco ristrette al setto; dimens.: p 45,5-48 — 17-24. Episporio liscio. Pedicello jalino per lo più persistente. 48. Puccinia Prenanthis (Pers.) Fuck (Symb., pag. 45); Winter (Die Pilze, pag. 208). Sace. (Syll., VII, pag. 606). I. Su foglie e fusti di Chondrilla juncea L. Vercelli, estate 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi tondeggianti, sparsi, amfigeni. Ure- dospore brune, lievemente aculeolate, ovali p 24-31 — 24-25. Teleutospore rare a cellule sub-eguali brune p 27 —19. 49. Puccinia Epilobii D. C. (Flor. Frane. VI, pag. 61); Winter (Die Pilze, pag. 214). Sace. (Syll., VII, pag. 608). I. Su foglie di Epilobium sp. Oropa, agosto 1859 e 1860. Cesati! (Erb. Cesati). II. Su foglie di Epilobium rosmarinifolium Haenk. (Ep. Dodonaei Will). Vercelli, ottobre 1862. Cesati! (Erb. Cesati). | Osservazioni. — Ecidii numerosi, aggregati, giallastri, amfigeni. Ecidiospore angolose, giallo chiare, ispide p. 20 diam., oppure v 24-26 = 16-19. Sori uredo- sporiferi e teleutosporiferi bruni, tondeggianti, specialmente sparsi sulla pagina inferiore delle foglie. Uredospore brune, tondeggianti, aculeolate, p. 19-24 diam. Teleutospore a cellule eguali o quasi, talora la superiore poco più grande della inferiore, alquanto ristrette al setto. Episporio bruno, poco ispessito all’intorno, alquanto di più all'apice. Dimens. p. 26-29-36 = 17. Pedicello jalino deciduo. 50. Puccinia Violae (Schum.) D. C. (Fl. Fr. VI, pag. 92); Winter (Die Pilze, pag. 215). Sace. (Syll., VII, pag. 609). I. Su foglie di Viola sp. San Giovanni di Andorno. Cesati! (Erb. Cesati). Ann. Ist. Bor. — Vog. IX. 26 SENNA II. Su foglie di Viola odorata L. Torino, novembre 1851. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi e teleutosporiferi specialmente ipofilli, bruni, sparsi. Uredospore tondeggianti, brune, aculeolate, p 20 diam. oppure 20 — 19. Telentospore da ambo le parti tondeggianti con diametro longit. ac- corciato. Cellule eguali non ristrette al setto. Episporio egualmente ispessito o solo poco di più all’apice che è papillato. Dimens. 20-31 = 19-20 p. Pedicello deciduo. . 51. Puccinia Convolvuli (Pers.) Cast. (Obs. I, pag. 16): Winter (Die Pilze, pag. 204). Sacc. (Syll., VII, pag. 610). Sin. — Aecidium Convoleulacearum Ces. T. Sulle foglie di Conrolvulus arvensis L. Biella, 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi bruni. Uredospore tondeggianti bruno- chiare, aculeolate, p 24-26 = 17-21. Sori teleutosporiferi nereggianti sparsi, ipo- filli. Teleutospore con cellula inferiore a lume più grande, la superiore a lume più stretto a causa del forte ispessimento dell’episporio all’apice di essa. Tel. lievemente ristrette al setto con episporio liscio bruno scuro, p 33-36 — 17. Pe- dicello jalino spesso persistente. 52. Puccinia Pimpinellae (Strauss) Link. (Sp. II, pag. 77); Winter (Die Pilze, pag. 212). Sace. (Syll., VII, pag. 616). I. Su foglie di Pimpinella Magna L. Vercelli, 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii tondeggianti, mellei. Sori uredosporiferi rotondi, piccoli, ipofilli, sparsi, bruni. Uredospore bruno-chiare, ovali, aculeolate, p 26 diam. oppure 29 — 24. Teleutospore bruno-scure rotondate ad ambo le parti, poco ristrette al setto, a cellule eguali. Episporio ispessito, lievemente verruco- loso. Dimens. n. 31-33 = 24. II. Sulle foglie di Ostericum verticillatum. Acqui, agosto, 1867. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore gialle, aculeolate (1 33 = 26). Sori teleutospo- riferi amfigeni, bruno-castanei in macchie più chiare della matrice. Teleutospore castanee ad episporio sottile, verrucoloso, | 41-33 — 20. Pedicello deciduo o persistente. III. Su foglie di una Ombrellifera. Confienza. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii brunastri sulle foglie e sulle ramificazioni del pie- ciolo. Ecidiospore pallide, poligonali sottilmente aculeolate, p 24-20 diam. 53. Puccinia Menthae Pers. (Syn. Fung., pag. 227); Winter (Die Pilze, pag. 204). Sace. (Syll., VII, pag. 617). I. Su foglie di Mentha sp. Vercelli, 1849. Biella, autunno 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii in piccoli gruppi, ipofilli, giallo-chiari. Sori ure- dosporiferi bruno-chiari, ipofilli, tondeggianti, in areole circolari scolorate della foglia. Uredospore ovali, aculeolate, dilutamente brune, n 24 — 20,5-17. — 203 — 54. Puccinia graminis: Pers. (Disp. Fung., pag. 39); Winter (Die Pilze, pag. 217). Sace. (Syll., VII, pag. 622). I. Su culmi e foglie di varie graminacee. Torino, maggio 1859. Cesati! Riva, luglio, 1859. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi allungati, bruno-chiari, per lurigo tempo coperti, lineari, bruni. Uredospore ovali allungate, strette, giallognole, arrotondate in alto, in basso per lo più attenuate, p. 29-36 = 17 con episporio lievemente aculeato. Sori teleutosporiferi allungati o erompenti in polvere bruno-scura o nera. Teleutospore bruno-chiare, allungate, strette a cellule di- seguali od eguali alquanto ristrette 'al setto: l’inferiore a lume ampio, la su- periore a lume stretto. Episporio più o meno ispessito all’apice della cellula superiore che è sormontato ‘da papilla jalina. Dimen. 53-58 — 15-17. Spes- sore dell’episporio all’apice talora p 17. Pedicello persistente, Parafisi O. TI. Su spighe di LoZium perenne L. Vercelli, luglio 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore tondeggianti, p 21 diam. Teleutospore in strati compattissimi molto meno ispessite all’ apice, non ristrette al setto, tondeggianti in alto, attenuate in basso p. 58-65 — 17. Parafisi O. 55. Puccinia rubigo-vera (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 217); Sace. (Syll., VII, pag. 624). I. Su foglie di Bromus sp. Vercelli, estate 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ferruginei, allungati, per lo più con- fluenti. Uredospore giallastre o bruno-chiare per lo più tondeggianti, aculeo- late, p 20-24-29 diam. 56. Puccinia Caricis (Schum) Rebent. (Fl. Neom., pag. 356); Winter (Die Pilze, pag. 222). Sacc. (Syll., pag. 626). T. Su foglie di Carex sp. Vercelli, maggio 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Forma uredosporica. Sori uredosporiferi sparsi sulle fo- glie e sui fusti, talora confluenti, da prima giallo-aranciati poi giallo-bruni. Uredospore ovali, tondeggianti in alto, giallo-ranciate o brune fornite di epi- sporio fortemente aculeolato. Dimens. p 26-36 — 24-29. Pedicello jalino ta- lora persistente, breve. 57. Puccinia Hieracii (Schum). Mart. (Fl. Mosq., pag. 226). Sace. (Syll., pag. 633). Puccinia flosculosorum Boehl. Winter (Die Pilze, pag. 206). I. Su foglie di Picris hieracicides L. Biella, autunno 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi e teleutosporiferi amfigeni, bruni, minuti, puntiformi, sparsi. Uredospore brune, rotondate o leggermente ovali aculeolate, p 29 = 28. Teleutospore brune con episporio liscio in ogni parte egualmente e poco ispessito, non ristrette al setto. Cellule sub-eguali da ogni parte rotondate. Dimens. p 26-36 = 24-26. Pedicello deciduo. ‘TI. Su foglie di una Composita indet. Oldenico, 1858. Malinverni! (Erb, Cesati). Oo Osservazioni. — Sori uredosporiferi per lo più ipofilli, bruni, in areole scolorate della foglia. Teleutospore 38 —= 21. III. Su foglie di Hieracium sp. San Giovanni in Andorno. Cesati! (Erb. Cesati). x Osservazioni. — Episporio delle teleutospore egualmente, ma un po’ più ispessito. Teleutospore più grandi, p. 36-41 — 26-29. IV. Su foglie di Centaurea sp. Oropa, agosto 1859. Cesati! Saint-Vincent (Aosta), agosto 1861. Ab. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Teleutospore ad episporio egualmente ispessito, coperto di piccole verruche ottuse. Pedicello deciduo. V. Su foglie di Hieracium staticaefolium All. Andorno, 1857. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Teleutospore talora molto grandi (fino a p 43 — 21). Pe- dicello per lo più persistente, jalino. 58. Puccinia bullata (Pers) Schroet. (Pilze Schles., pag. 335); Winter (Die Pilze, pag. 291). Sace. (Syll., pag. 634, vol. VII). I. Su foglie di Conium maculatum L. Vercelli, maggio 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Forma uredosporica. Sori uredosporiferi rosso-bruni, ro- tondi od ovali, sparsi nella pagina inferiore delle foglie e sulle ramificazioni del picciolo su cui sono più allungate. Uredospore ovali giallo-pallide o ran- ciate, aculeolate specialmente nella loro parte superiore e quasi nulla nella parte inferiore verso il pedicello che è jalino e spesso persistente. Dimen. p 29-33,5 = 20. 59. Puccinia Oreoselini (Strauss) Kérn. in Hedwigia, 1887, pag. 2; Winter (Die Pilze, pag. 191). Sacc. (Syll.. vol. VII, pag. 635). Sin. — Uromyces muricella Wallr. var. Oreoselini Str. Rabenh. (Handb. I, pag. 6); Raben. (Herb. mye., ed. II, n. 866. I. Su picciolo e pagina fogliare di Peucedanum Oreoselinum Much. Ver- celli, primavera del 1855. Ab. Malinverni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Il fungo produce deformazioni sui piccioli e sulle loro ramificazioni che vengono ingrossate talora per un tratte lungo anche uno o due centimetri. I sori uredosporiferi da prima coperti da epidermide sono lineari e localizzati su queste deformazioni, di color bruno-castagno quando erompono. Uredospore brune, ovali ad episporio fortemente ed uniformemente ispessito, aculeato. Il lume interno di esse è spesso ridotto per lo spessore considerevole delle pareti. Pedicello per lo più caduco. Dimens. p 31-36 = 24. Spessore dell’episporio, x 9,5 o più. 60. Puccinia Polygoni Pers. (Syn., pag. 227) Sace. (Syll., VII, pag. 636). Puccinia Polygoni Winter. (Die Pilze, pag. 186). è I. Su foglie di Polygonum sp. Al Gran San Bernardo, 1852. Cesati! (Erb. Cesati). EGO Osservazioni. — Uredospore, n 19-24 = 23. Sori teleutosporiferi irrego- lari, bruno-castanei. sparsi irregolarmente e spesso confluenti. Teleutospore brune a cellule eguali, pochissimo o nulla ristrette al setto, arrotondate da ambo le parti. Episporio liscio, sottile, pedicello deciduo. Dimens. p. 24-29 = Mb ; TI. Su foglie di Pol/ygonum Bistorta L. Oropa. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, orbicolari, sparsi o confluenti di colore giallo-ranciato o dilutamente bruni. Uredospore giallo-pallide, ton- deggianti od ovali, aculeolate, » 20-26 = 19-20. Sori teleutosporiferi bruno- scuri, piccoli, confluenti. Teleutospore c. s. alquanto più grandi, p. 26-30 —=19. 61. Puccinia Rumicis-Scutati (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 187); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 636). I. Su foglie di Rumex sp. Confienza. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ferruginosi per lo più ipofilli. Uredo- spore tondeggianti ad episporio lievemente verrucoloso, p. 24 = 23. Pedicello jalino. Sori teleutosporiferi nerastri pure ipofilli. Teleutospore ovali molto rotondate in alto ed ivi fortemente ispessite (fino a |. 9,5) in basso, ristrette verso il pedicello. Dimens., x 36 — 19. Pedicello corto, jalino o giallognolo. 62. Puccinia Tanaceti D. C.(F1. Franc., II, 222); Winter (Die Pilze, pag. 209). Sace. (Syll., VII, pag. 637). T. Su foglie di Artemisia vulgaris L. Vercelli, settembre 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi amfigeni, ma per lo più ipofilli, giallo- bruni, rotondati, sparsi. Uredospore tondeggianti od ovali giallo-brune pal- lide, aculeolate, n 20,5-17 diam., oppure w 25-26 = 17-19. Sori teleutospori- feri puntiformi, nereggianti, sparsi in pagina inferiore, piccoli. Teleutospore a cellule sub-eguali entrambe un po’ acuminate e alquanto ristrette al setto. Cellula superiore terminata in punta alquanto ispessita. Episporio liscio di colore bruno-scuro. Pedicello persistente, rigido, jalino. Dimens. p 38-45 — 17. 63. Puccinia Allii (D. C.) Rud. in Linnaea IV, 392; Winter (Die Pilze, pag. 184). Sace. (Syll., VII, pag. 655). Sin. — Uromyces ambiquus D. C. Teleutosporae (Uredo alliorum Wallr) Rabenh., Fungi Europ., n. 1484. I. Su foglie di Allium oleraceum L. Oldenico presso Vercelli. Malinverni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi ellittici, spesso confluenti, ricoperti da epidermide di color cenerino. Teleutospore a cellule allungate sub-eguali, poco ristrette al setto: cellula superiore con episporio liscio, all'apice molto ispessito (talora fino a p. 10). Dimens. p. 52-60 — 17-19. Parafisi numerose, bruno-giallastre. 64. Puccinia Scirpi D. C. (FI. Franc., II, pag. 223); Winter (Die Pilze, pag. 182). Sace. (Syll., pag. 659, vol. VII). SS) gati I. Su fusti di Scirpus sp. Casale Monferrato, 2 ottobre 1866. Cesati! (Erb. Cesati). i Osservazioni. — Uredospore giallo-chiare ovali o tondeggianti, aculeate, u 24-26 = 19-24. Sori teleutosporiferi allungati, ellittici, coperti da epider- mide, internamente bruno-castanei. Teleutospore stipate, bruno-chiare allun- gate, non ristrette al setto. Cellula superiore talora più corta con episporio superiormente ispessito, cellula inferiore allungata, attennantesi nel pedicello. Oltre le teleutospore bicellulari ve ne sono pure delle unicellulari. Episporio liscio. Pedicello giallognolo. Dimen. p. 31-45 = 12-17. 65. Puccinia Sorghi Schwein. (North. Am. Fungi, pag. 295, n. 2910) Sace. (Syll., vol. V, pag. 659). Puccinia Maydis. Carradori. Winter (Die Pilze, pag. 181). Béreng. Garov. e Pirotta. I. Su foglie di Zea Mays L. Vercelli, 1848. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Determina quella malattia nota col nome di Ruggine del Granturco (Carradori). Sori uredosporiferi bruno-rossastri coperti dall’epi- dermide, sparsi, numerosissimi. Uredospore rotonde od ovali giallognole o dilutamente brune, sottilissimamente aculeate, y 24,27 diam. oppure, p. 26 = 24. Sori teleutosporiferi nereggianti, piccoli, rotondi ed ellittici. Teleutospore brune, allungate, cellule sub-eguali non o poco ristrette al setto con apice un po’ ispessito ed episporio liscio. Dimens. » 31-48 = 17-19. Pedicello per- sistente, jalino. 66. Puccinia Cesatii Schroet. (Cohn. Beitr., III, pag. 70); Winter (Die Pilze, pag. 180). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 662). Sin. — Uredo (Podocystis) Andropogonis Ces. (Mspt.). Rabenh. (Herb. myc. I, 1997, et in Bot. Zeit. 1855, XIII, (abi lapsu calami e Podocystidum sect. signata est). Erb. Critt. Ital., n. 663. Castagn. (Suppl. Catal. pl. mars. (1851, 89). Fuckel (Enum. fung. nassov. 1861), 16, tav. 1, fig. 9 (ubi forsan sporae perfectius globosae desiderantur). I. Su foglie di Andropogon Ischaemum L. Ispra ottobre, 1837, Vercelli, 1860-61. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi lineari, coperti, per lo più disposti lungo le nervatnre, erompenti, bruni. Uredospore brune, rotonde ad episporio grosso, eguale, minutamente punteggiato-reticolato, |. 24-26 diam. Pedicello gracile, jalino. Io non vidi le telentospore, l’autore (Cesati) però in un car- tellino ne disegna una di forma ovale, poco ristretta al setto, rotondata ad entrambe le estremità, con peduncolo gracile. 67. Puccinia Liliacearum Duby (Bot. Gall., II, 891); Winter (Die Pilze, pag. 194). Sace. Syll., vol. VII, pag. 668). I. Su foglie di una Gigliacea. Oldenico, primavera del 1857. Malinverni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi sparsi sulle foglie per lo più rico- perti da epidermide cenerognola o verdastra, rotondi, numerosissimi, grandetti, — 207 — per lo più riuniti in gruppo di 3 a 12 sori. Teleutospore brune, fusiformi, grandi, con episporio egualmente ispessito, liscio. Cellule sub-eguali entrambi appuntite o solo la superiore, non ristrette al setto. Dimens. 1 45-53 — 26-29. Raramente 36 — 31. Pedicello deciduo. 68. Puccinia Bunii (D. C.) Winter (Die Pilze, pag. 197); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 667). I. Su foglie di Carum Bulbocastanum Koch. Riva in Valsesia, 29 maggio 1863. Ab. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi sparsi o confluenti, piccoli, bruni, ro- tondi, specialmente ipofilli e sulle ramificazioni del picciolo. Teleutospore brune non ristrette al setto a cellule sub-eguali entrambe arrotondate o la superiore arrotondata e la inferiore poco attenuata nel pedicello. Episporio poco ispes- sito, verrucoloso. Dimens., p. 29-36 — 17-19. Pedicello jalino persistente o caduco. 69. Puccinia Saxifragae Schlecht. (Flor. Berol., II, 134); Winter (Die Pilze, pag. 174). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 679). I. Su foglie di Saxrifraga rotundifolia L. Alagna in Valsesia, Alpe Olen, 1870. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi grandissimi, bruno-castanei, polveru- lenti, ipofilli. Teleutospore bruno-chiare e cellule sub-eguali ad entrambe le estremità un po’ attenuate. Cellula superiore terminata da piccola papilla jalina. Teleutospore un po’ striate longitudinalmente, lievemente punteggiate, alquanto ristrette al setto. Dimen., p 31-36 = 12-17. Pedicello caduco, jalino. 70. Puccinia Arenariae (Schum) Schroet. (Pilze Schles., pag. 345); Winter (D. Pilze, pag, 169). Sace. (Sy1l., vol. VII, pag. 683). I. Su foglie di A/sine sp San.Giovanni di Andorno, 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi amfigeni, ma specialmente ipofilli, bruni, sparsi, tondeggianti, bruni. Teleutospore pallidamente brune ad episporio liscio, sottile, eguale: cellule sub-eguali, ristrette al setto. Pedicello lungo, jalino o leggermente giallognolo, persistente. Dimens. p 31-36 = 12-14. II. Su foglie di Stellaria graminea L. Biella, settembre 1862. Cesati! (Erb. Cesati). Phragmidium Link. 71. Phragmidium Fragariastri (D. C.) Schroet. (Pilze Schles., pag. 351); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 742). — Phragmidium fragariae Wint.(Die Pilze, 228). I. Su foglie di Potentilla Fragariastrum Ehrb. San Martin (Aosta). Ce- sati! (Erb. Cesati). II. Su foglie di Potentilla alba L. Borgosesia, aprile 1869. Carestia! (Erb. Cesati). — 208 - Osservazioni. — Forma ecidiosporica. Ecidii sulla pagina inferiore delle foglie, molto espansi tra le nervature sì da occupare talora l’intera pagina, di colore giallo-miele. Ecidiospore rotonde o sub-angolose, citrine, minutamente aculeolate, p 19-24 diam. oppure 26 — 19. 72. Phragmidium Sanguisorbae (D. C.) Schroet. (Pilze Schles., pag. 352); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 742). = Phr. Fragariae. Wint. (Die Pilze, pag. 228). I. Sul Poterium Sanguisorba L. Nizza. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Forma ecidiosporica. Ecidii ipofilli distinti, quasi bianchi o giallo-pallidi, sparsi assai piccoli. Ecidiospore tondeggianti o sub-angolose giallo-pallide aculeolate, p 17-19 diam. Parafisi interposte numerose, jaline, curvate, grosse e corte, ottuse. 73. Phragmidium Potentillae (Pers.) Karst. (Fung. Fenn., n.94 et 593); Winter (Die Pilze, pag. 229). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 743). I. Su foglie di Agrimonia Eupatoria L. Vercelli, 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii ipofilli, spesso confluenti, giallo-ranciati. Ecidiospore leggermente citrine, ovali o tondeggianti, angolose, aculeolate, p 17 diam., op- pure 19 —= 17. Uredospore numerose, tondeggianti, brune, fortemente verruco- lose. Teleutospore rare, ovali, brune, p. 48 = 20. II. Su foglie di Potentilla sp. Confienza. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii c. s. Ecidiospore ad episporio jalino, internamente ranciate, aculeolate. Teleutospore in sori minuti, scuri, sparsi sulla pagina in- feriore, 3-4 cellulari, fortemente brune a cellule sub-eguali poco o nulla ristrette ai setti. Apice tondeggiante o lievemente acuminato-ottuso. Dimen- sioni: p. 38-55 — 20-26. Pedicello jalino lungo p 180 circa uniformemente in- grossato (| $) o solo un po’ allargato sul punto di inserzione colla teleutospora. 74. Phragmidium Potentillae (Pers.) Karst. var. AlchRemizZZae (mihi). I. Su foglie di Alchemilla pentaphylla L. Sciolze, 1873. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi ipofilli, piccoli, sparsi, bruno-scuri 0 quasi nerastri. Teleutospore 2-4 cellulari, brune ad apice non ingrossato, ton- deggianti, poco ristrette ai setti. Cellule sub-eguali. Dimens. p 33,5 = 24 (le bi- cellulari), p 41-48 —24-926 (le tricellulari) p 60—= 24 (le quadricellulari). Pedicello Jalino ingrossato alla base. Questo fatto specialmente caratterizza questa va- rietà essendo nella specie tipica il pedicello quasi uniformemente ingrossato. 75. Phragmidium subcorticium (Schrank) Winter (Die Pilze, pag. 228); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 746). I. Su foglie di Rosa sp. Confienza. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Forma ecidiosporica. Ecidii ipofilli, bruno-giallastri spesso aggregati ai quali corrisponde nella pagina superiore una macchia rosso-bruna, rugginosa. Ecidiospore rotonde od ovali, pallide internamente ranciate, aculeo- late, p 20 d., oppure p. 26 — 19. 76. Phragmidium Rubi-idaei (D.C.) Karst. (Myc. Fenn., n. 4); Winter (Die Pilze, pag. 231). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 748). — 209 — Sin. — Epytea gyrosa (Fr. Summ. 512. Rabenh., Fg. n. 300. Erbar. Crit- togam. Ital., n. 491 (1491). Uredo gyrosa Rebent. Prod. 355, tab. III, fig. 13, a. 6. Caceoma gyrosum Link. in Willd., Sp. pl. VI, II, 38. I. Sulla pagina superiore delle foglie di Rudus idaeus L. Riva, luglio 1865. Ab. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Ecidii sparsi, alquanto scuri al centro, giallo-chiari attorno, in forma di piccole macchie rotonde, sparse sulla pagina superiore delle foglie, non confluenti. Ecidiospore pallide, internamente ranciate, sub-poligonali, echi- nulate, p. 11-17 diam. Parafisi jaline, clavate. G Melampsora Cast. 77. Melampsora Helioscopiae (Pers.) Cast. (Cat. plant. Mars., pag. 205); Wint. (Die Pilze, pag. 240). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 586). I. Su foglie di Euphorbia dulcis L. Riva, 8 luglio 1861. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporici giallognoli, ipofilli, su macchie gialle della foglia, sparsi, convesso-tondeggianti. Uredospore tondeggianti od ovali con episporio aculeolato, jalino, internamente ranciate. (Dimens. | 12 diam., oppure p 20—= 17). Parafisi numerose, jaline, rotondate in alto a forma di ca- pocchia, con parete molto spessa, in basso ristrette in lungo peduncolo, fram- miste alle uredospore. 78. Melampsora farinosa (Pers.) Schroet. (Pilz. Schles., pag. 360); Sacc. (Syll., vol. VII, pag. 587). = Mel. Salicis Caprea (Pers.) Wint. (Die Pilze, pag. 139) — Melampsora Salicina Léveill. (Ured.in Ann. Sc. Nat., 1847, VIII, 375). Tulasn. Mém. Ured. 189, tab. I, fig. 6-7 Ured. capraearum Fuck. Fung. nas- sov. 6, 28, d. II. Erbar. Crittogam. Ital., n. 798 = Selerotium Salicinum D. C. Fries. Scleromyc. suec., n. 140. I. Su foglie di Sale sp. Vercelli, 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi giallo-chiari, sparsi, aperti, polverulenti, ipofilli. Uredospore tondeggianti od ovali o piriformi con episporio aculeolato, jJalino, internamente ranciate, p. 17-24 — 14-17. Parafisi numerosissime jaline, rotonde in alto od ovali, ristrette in basso in peduncolo lungo, jalino. Parete non molto ingrossata. II. Sulla pagina superiore delle foglie di Salix Cinerea L. presso Riva in Valsesia. Carestia!(Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi bruno-scuri, crostosi, convessi, epifilli, sparsi o confluenti. Teleutospore brune formanti uno strato compatto, ovali allungate, arrotondate in alto, in sezione trasversale poliedriche, p. 36 — 14. 79. Melampsora Tremulae Tul. (Ann. Sc. Nat., 1854, pag. 95); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 589). i ANN. Ist. Bor. — Von. IX. D i — 210 — I. Su foglie di Populus tremula L. Dovunque in Piemonte, inverno 1843. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi numerosissimi in pagina inferiore, bruni, duri, coriaceo-crostosi, irregolari, sparsi o confluenti. Teleutospore giallo- brune, stipate l’una presso l’altra, tondeggianti in alto, poligonali in sezione trasversale, p. 43 —= 12-14. 80. Melampsora aecidioides (D. C.) Schroet. (Pilz. Schles., pag. 362); Sace. (Syll., VII, pag. 590). I. Su foglie di Populus alba L. Nei boschi presso il fiume Sesia, set- tembre 1848. Vercelli, estate 1851. Cesati! ARI Valdesi, luglio 1867. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi gialli tra la pelurie bianca della pagina inferiore. Uredospore ed episporio jalino talora molto ispessito, aculeolato, in- ternamente ranciate, tondeggianti od ovali, p 17-21 diam., oppure p. 19-26 — 14-19. Parafisi numerosissime, fittamente raggruppate, jaline, clavate, tondeggianti in alto lunghe p. 80 larghe superiormente p. 14-29. 81. Melampsora populina Jacq. (Lév. in Ann. Sc. Nat., 1847, pag. 375); Winter (Die Pilze, pag. 238). Sace. (Syll., VII, pag. 590). I. Su foglie di Populus nigra L. Biella, autunno 1850. Oldenico 1861. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, rotondati, sparsi o confluenti, gialli. Uredospore ad episporio jalino, internamente ranciate strette ed allun- gatissime od ovali, aculeolate, » 45 —=12. Parafisi numerose, jaline, capocchia sferica od ovale in alto moltissimo ispessita (12 w), a lume quindi assai ridotto, in basso attenuate in peduncolo. Sori teleutosporiferi epifilli, bruni, crostacei. Teleutospore cilindriche, superiormente convesse, poligonali in sezione trasver- sale, bruno-giallastre, » 48 — 12. 82. Melampsora Hypericorum (D. C.) Schroet. (Brand. u. Rostp., pag. 26); Winter (Die Pilze, pag. 241). Sace. (Syll., VII, pag. 591). I. Su foglie di HMypericum montanum L. Oropa, agosto 1859. Cesati! (Erb, Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, erompenti in polvere giallo» chiara. Uredospore pallide, rotonde od ovali, aculeolate, p 14 diam., oppure palfe=nl2t II. Su foglie di Hypericum sp. Confienza. “Oosati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Uredospore c. s. Sori teleutosporiferi piccoli, bruni, crostosi. 83. Melampsora Betulina (Pers.) Tul. (Ann. Sc. Nat., 1854, pag. 97, t. VII), Winter (Die Pilze, pag. 288). Sace. (Syll., VII, pag. 592). I. Su foglie di Betula. San Giovanni di Andorno, settembre 1858. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni.. — Sori uredosporiferi ipofilli, numerosissimi, giallo-ranciati in macchie giallastre della foglia che si scorgono anche sulla pagina superiore. 240 1 Sori forniti di falso peridio persistente. Uredospore allungate, ovali 0 cuneate, episporio jalino, aculeato, internamente aranciate. Dimens. p. 26-36 — 12. Pa- rafisi clavate, jaline. 84. Melampsora Carpini (Nees) Fuck. (F. R., n. 294); Winter (Die Pilze, pag. 240). Sace. (Syll., VII, pag. 598). Epitea Carpini Béreng. in Atti del Congr. di Milano, 1844, pag. 475. Ce- sati in Rab. Herb. myc., n. 1598. I. Su foglie di Carpinus Betulus L. Biella, settembre 1850, e Vercelli, Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli. Uredospore ovali o piriformi, aculeolate, con episporio jalino, gialle internamente p. 21-26 — 12. Melampsorella Schroet. . 85. Melampsorella Cerastii (Pers.) Schroet (Krypt. Fl. Schles., pag. 366); Sace. (Syll., VII, pag. 596). Melampsora Cerastii. Winter (Die Pilze, pag. 242). Podocystis pustulata v. Stellariae. Cesati Mspt. pubbl. in Rabenh. Herb. myc., CANI 689! I. Su foglie di Cerastium sp. San Giovanni di Andorno, maggio 1858. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, numerosissimi, giallo-pallidi, rotondi-prominenti, piccoli, coperti. Uredospore ovali con episporio pallido, internamente ranciate, ispide. Dimens. p. 19-24 — 14-17. e II. Sulla Stellaria nemorum L., 4 giugno 1857. Tolegno (Valle del Cervo p. Bugella). Cesati! (Erb. Cesati). Coleosporium Lév. 86. Coleosporium Sonchi (Pers.) Lév. (Ann. Sc. Nat., 1847, pag. 373); Sace. (Syll., vol VII, pag. 752). I. Su foglie di Tussilago Farfara L. Costalunga, ottobre 1848. Biella, settembre 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi giallo-aranciati, ipofilli, effusi, ero- stacei quando sono secchi. Teleutospore cilindriche, conglutinate da sostanza mucosa giallo-aranciata, quadriloculari, appiattite, o marginato-digitate al- l’apice. Dimens. p 60 — 20. II. Su foglie di Sonchus arvensis L., ottobre 1854. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi giallo-pallidi, numerosi, ipofilli, ro- tondi od ellittici, convessi, coperti. Uredospore rotonde od ovali, giallo-pal- lide, wu 20 —= 17. 87. Coleosporium Euphrasiae (Schum) Winter (Die Pilze, pag. 246); Sacc. (Syll., vol. VII. pag. 754). Y CRANE I Su foglie di Melampyrum sp. San Giovanni di Andorno, 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori teleutosporiferi ipofilli, per lo più sparsi, giallo- aranciati, mucoso-gelatinosi quando vengono inumiditi con acqua. Teleuto- spore allungate 3-settate, giallo-chiare, 90 — 19. II. Su foglie di Odontites lutea Stev. Vercelli, settembre, 1848. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli. Uredospore catenulate, giallo- aranciate, poligonali, aculeolate, p 20 diam., oppure. 26-29 — 19. III. Su foglie di Euphrasia officinalis L. Confienza. Cesati! (Erb. Cesati). Chrysomyra Unger. 88. Chrysomyxa Rhododendri (D. ©.) De Bary (Bot. Zeit., 1879, pag. 809); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 760). i Uredo Rhododendri (D. C.). Fl. Fr. Rabenh. Handb., pag. 10. Rabenh. Fung. Europ., n. 92. Cesati in Rabh. Herb. myc. n. 1900. 1. Su foglie di /Aododendron ferrugineum L. Monte Sempronio, lu- glio 1852. Cesati! Riva in Valsseia, giugno 1857. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi piccoli, giallastri, sparsi o riumiti in gruppi talora annulari. Uredospore ovali o tondeggianti, fortemente aculeo- late con episporio giallo-chiaro, internamente ranciate o brune, p. 24 diam., oppure p. 20-29 — 17. Macchie fogliari rufescenti. Sori teleutosporiferi bruno- aranciati. Teleutospore stipate, plurisettate a cellule diseguali. Thecopsora Magn. 89. Thecopsora Vacciniorum (Link.) Karst. (Myc. Fenn. IV, 58). Sace. (Syll., vol. VII, pag. 765) Melampsora Vaccinii. Winter (Die Pilze, pag. 244). I. Su foglie di Vaccinium Myrtillus L. Biella, 1855. Cesati!(Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori uredosporiferi ipofilli, giallastri, sparsi o conftuenti in macchie fogliari gialle poi rossastre indi brune, piccoli. Pseudoperidio co- nico talora con piccolo ostiolo. Uredospore ovali, giallo-pallide, aculeate, 1 21-26 — 14-19. EndophyUum Lév. 90. Endophyllum Sempervivi (Alb. et Schwein) De Bary (Morphol., pag. 304); Winter (Die Pilze, pag. 252). Sacc. (Syll., vol. VII, pag. 867). I. Su foglie di Sempervivum Wulfenii Hoppe. Riva, 30 aprile 1859. Ab. Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori gialli amfigeni, numerosi, grossi, prominenti in forma di grandi pustole larghe fino a 2 millimetri, coniche, stipate, da prima chiuse SS SS poi deiscenti per un poro apicale da cui esce una polvere ranciata. Spore rotonde talora un po’ angolose ad episporio grossetto, quasi jalino, minutamente e fina- mente aculeolato, internamente ranciato, catenulate. Dimens. p. 20-26-31 diam. II. Su foglie di Sempervivum arachnoideum L. Val St. Martin di Pine- rolo. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori c. s. meno numerosi. Spore da giallo a brune, ta- lora alquanto ovali (1 33 — 29). TIT. Su foglie di Sempervivum sp. Contorni di Lanzo. Cesati! (Erb. Cesati). 91. Endophyllum Sedi (D. C.) Lév. (Bull. Philom. 1825, pag. 232); Winter (Die Pilze, pag. 252). Sace. (Syll, vol. VII, pag. 867). I. Sul Sedum album L. Val St.-Martin di Pinerolo. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Pustuline più piccole che quelle dell’ E. Sempervivi, nu- merose sul fusto e sulle foglie. Teleutospore rotonde od ovali sub-poligonali, con episporio jalino sottilmente aculeolato, interamente gialle o giallo-ran- ciate, catenulate. Dimens. p. 21-24 diam., oppure p 26 = 21. TI. Sul Sedum Cepaea L. (Erb. Cesati). III. Sul Sedum rupestre L. San Giovanni di Andorno, 21, maggio, 1858. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Pseudoperidi pochi su ogni foglia (2 o 3). Teleutosp. c. s., pu 29 =21. Uredo Pers. 92. Uredo Symphyti D. C. (Encycl. VIII, pag. 232) Rab. (F. E. 2182); Winter (Die Pilze, pag. 255). Sacc. (Syll., VII, pag. 861). Uredo Symphyti (D. C.) FI. Fr. V, pag.37. Duby, Bot. Gall. II, pag. 893. Cesati in Erbar. Critt. Ital., n. 50. I. Su foglie di SympAhytum tuberosum L. nei dintorni di Biella, giugno 1857. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori ipofilli, gialli, numerosissimi, sparsi uniformemente su tutta la pagina e qua e là confluenti. Uredospore tondeggianti od ovali con episporio quasi jalino e contenuto aranciato, finamente aculeolato, w 17-21 diam., oppure p. 24-31 — 19-20. 93. Uredo Polypodii (Pers.) D. C. (Fl. Franc., VI, pag. 81); Winter (Die Pilze, pag. 253). Sace. (Syll., VII, pag. 857). Uredo filicum (Desm.) Klotzch. (Rabenh. Herb. myc., n. 293); Rabenh. Deutschl., fl. 8. Streinz. Nomencl. fung., n. 10722; Cesati. Erb. Critt. Ital., n. 899. Caeoma filicum Link. in Willd. Sp. pl., VI, II, 36. I. Sulla Cystopteris fragilis Bernh. Nel Biellese, 1853, 1861. Cesati! Sulle Alpi Valdesi, 1860. Rostan! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori piccoli, giallastri, rotondi, sparsi ipofilli. Uredospore tondeggianti od ovali, giallastre. Episporio alquanto spesso, ma uniformente, liscio, jalino o quasi. Dimens. p 26-31 = 24. — 214 II. Sull’Adianthum Capillus- Veneris L. Grotta del Mago, marzo 1860. Cesati! (Erb. Cesati). III. Su Aspidium sp. San Giovanni in Andorno, Oropa, agosto 1858. Ce- sati! (Erb. Cesati). < Osservazioni. — Uredospore jaline irregolarmente tondeggianti od ovali. Episporio sottile, jalino. Dimens. p 17-19 — 12-14. Uredo Caeoma Link. Sace. 94. Uredo Caeoma Evonymi (Gmel.) Schroet. (Brand. u. Rostp, pag. 50); Winter (Die Pilze, pag. 259). Sace. (Syll., VII, pag. 867). I. Su foglie di Evonymus Europaeus L. Oldenico, 1858. Malicivonnii (Erb. Cesati). Osservazioni. — Sori tondeggianti, disposti in cerchio, spesso confluenti, formanti poi una chiazza polverulenta sulla pagina inferiore, di colore giallo- pallido. Spore tondeggianti od ovali sub-poligonali, catenulate, internamente gialle, con episporio grossetto, jalino, finamente e fittamente aculeolato. Di- mens. p. 14-21 diam., oppure 4 17-24 — 14-17. FICOMICETI. Omiceti. — Peronosporacee De Bary. Cystopus Lev. 95. Cystopus Tragopogonis (Pers.) Schroet. (Krypt. FI. Schles. Pilze, pag. 234); Sace. (Syll., vol. VII, pag. 234). Fischer (Die Pilze, IV, pag. 421). I. Sulla pagina inferiore delle foglie di Centaurea scabiosa L. Vercelli, estate 1850. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Conidii difformi, gli inferiori di forma rettangolare, i superiori di forma tondeggiante con grossa membrana jalina. Dimens. p 21,5 = =2l circa. II. Sulle foglie di Campanula barbata L. San Giovanni di Andorno; su foglie di una composita. Biella. Cesat1! (Erb. Cesati). 96. Cystopus candidus (Pers.) Lèveil. (Ann, Sc. Nat., ser. 3, 1847, t. VIII, pag. 371); Sacc. (Syll., pag. 234). Fischer (Die Pilze, IV, pag. 418). I. Su foglie e fusti di Th/aspi Bursa Pastoris L. Confienza; su foglie di Arabis arenosa Scop. Val d'Arno, giugno 1844. Cesati! (Erb. Cesati). 97. Cystopus Portulacae (D. C.) Léveil. (Ann. Se. Nat., 1847, pag. 371); Sace. (Syll., VII, pag. 235). Fischer (Die Pilze, IV, pag. 420). I. Su fusti e foglie di Portulaca oleracea L. Confienza. Cesati!(Erb. Cesati). Sole ASCOMICETI. Pirenomiceti. -— Perisporiacei — Erisifee Lév. Sphaerotheca Lévill. ’ 98. Sphaerotheca Castagnei Lév. (Ann. Sc. Nat., 1851, XV, pag. 139) Sacc. (Sy11., I, pag. 4); Winter (Die Pilze, II, pag. 27). Sin. — Erysiphe Xanthii Rabenh. Conf. Rabenhorstiù Fungos Italicos, n. 256 (1847). Cesati in Rabenh. Herb. myc., n. 1413. I. Su foglie di A/chemilla vulyaris L. San Giovanni di Andorno, Rop- polo, 1873. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni bruno-scuri, w. 88 circa di diam. Appen- dici del peritecio lunghe e flessuose pure brune. Asco unico, ovale-tondeggiante in alto ed alquanto ristretto alla base, pv 883 — 68,5. Spore 8 nell’asco, ovali. II. Su foglie di Nanthium sp. Vercelli, autunno 1866. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni. Micelio evanescente, asco quasi tondeg- giante, |. 76 = 72. Spore 8 tondeggianti o leggermente ovali, 4 15-16 —= 14,5. III. Su fusti e foglie di Euphrasia. San Giovanni di Andorno, 1859. Ce- sati! (Erb. Cesati). . Osservazioni. — Aschi alquanto più piccoli, p. 60 — 48. IV. Su foglie di Impatiens Noli-tangere L. San Giovanni di Andorno, settembre 1860 e 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni ma specialmente abbondanti sulla pagina superiore, x 80 diam. Micelio evanescente. Appendici del peritecio lunghe e flessuose. Asco quasi tondeggiante, 62-69 — 60-68 L. Spore c. s. V. Su fusti e foglie di Poterium sanguisorba L. Viverone, settembre 1870. Pollone, agosto 1854. Vercelli, settembre 1853. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci nereggianti, invadenti tutte le parti della pianta e specialmente i fusti che appaiono fortemente anneriti. Asco ovale, 1. 72 — 60. Spore ovali, p. 24 — 14. VI. Su foglie di Agrimonia Eupatoria L. Vercelli, 1849. Cesati! (Erb. Cesati. : Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli, 1 88-94 diam. con appendici dilutamente brune, flessuose, corte. Asco, p. 72 — 64. VII. Su foglie di Xanthium strumarium L. Vercelli, estate ed autunno del 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni, p. 78-88; asco, p. 74 — 62,5. . VIII. Sulle foglie di Humulus Lupulus L. Nei campi sul lido orientale del finme Sesia. Vercelli, settembre 1848 ed estate 1849, Cesati! (Erb. Cesati). — 216 — Osservazioni. — Micelio persistente: periteci con appendici dilutamente brune. Asco, p. 88-69. IX. Sulle foglie di Doronicum sp. Oropa, VIII, 1866; San Giovanni di Andorno. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci nereggianti per lo più epifilli, numerosissimi. Micelio qua e là persistente. Appendici del perit. brune intrecciate. Asco ovale tondeggiante, di grandezza variabile, p. 58,5-88 — 49-59. X. Sulle foglie di Arnica montana L. San Giovanni, agosto 1858. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni nerastri. Asco talora ovale assai allun- gato, p 107 — 69,5. XI. Sulle foglie di Plantago lanceolata L. Lavizzate, VI, 1858. Cesati! (Erb. Cesati). XII. Sulle foglie di una composita. Biella, autunno 1856. Cesati! (Erb. Cesati). N Osservazioni. — Periteci c. s, Asco piccolo, p. 58,5 = 49. — forma Euphorbiae dulcis (mihi). I. Su fusti e foglie di Euphorbia dulcis L. Oropa, VIII, 1866. Cesati! (Erb. Cesatì. Osservazioni. — Micelio biancastro, crostoso, specialmente epifillo. Sui fusti osservo qua e là degli anelli bruni, formati da un fitto intreccio di ife brune tra le quali vi sono numerosissimi periteci. Anche sulle foglie noto di queste mace- chie tomentose, brune sulla patina bianca del micelio. Periteci, p. 113 diam., con appendici brune, corte. Aschi ovali o sub-globosi, w 97-79 — 79-62. Spore 8 ovali, 24 —16,5. La presenza degli anelli e delle macchie brune-tomentose sul fusto e sulle foglie, formate da ife brune intrecciate, tra le quali si trovano i periteci, mi inducono a creare una forma nuova. Podosphaera Kunze. 99. Podosphaera tridactyla (Wallr.) De Bary (Syst. Ueb. Erys, in Hedw., 1871, pag. 68); Sacc. (Syll., I, pag. 2). Winter (Die Pilze, II, pag. 28). I. Su foglie di Prunus spinosa L. Carnasino, XI, 1842. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli, piccoli (4 90-98 diam.). A p- pendici poco numerose, brune alla base, jaline in alto più lunghe del peritecio (circa tre volte) 4-refratto-dicotome. Ultime ramificazioni ancora bipartite. Asco unico globoso o leggermente ovale a parete uniformemente ispessita, 72 — 67. Spore 8 ovali, 1 19 — 12. 100. Podosphaera Oxyacanthae (D.C.) De Bary. (Ibid., pag. 68); Sace. (Syll., I, pag. 2). Winter (Die Pilze, II, pag. 29). I. Su foglie di Mespilus germanica L. Al Goletto, agosto 1843. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci per lo più ipofilli bruni (4 84 diam.). Appendici del peritecio in numero di 3 o 4, nella metà inferiore brune, in alto jaline lunghe una o due volte il peritecio stesso. Ramificazione dicotoma delle appendici, ma i rami sono molto appressati fra di loro così che l'insieme della ramificazione ha l'aspetto di una lamina regolarmente frastagliata. Asco unico quasi globoso, ovali l9=12: n 55-60 —55 a parete uniformemente ispessita. Spore 8, Erysiphe (Hedw) D. C. 101. Erysiphe Linkii Lév. (Ann. Sc. Nat., 1851, XV, pag. 161) Sacc. (Syll., I, pag. 16); Winter (Die Pilze, II, pag. 30). I. Sulle foglie di Artemisia vulgaris L. Vercelli, 1850. Cesati! Oldenico, 1881. Maliverni! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci ipofilli con appendici poco manifeste, w 108-147 diam. Aschi da 10 a 15 per peritecio di forma ovale allungata un po’ ristretti alla base, 1. 60-64,5 —19 36. Spore due per asco, ovali, 1. 21,5-28,5 — 14,5-16,5. 102. Erysiphe Martii Lév. (Ibid., pag. 166) Sace. (Syll., I, pag. 19); Winter (Die Pilze, II, pag. 31). — I. Su foglie di Ononis spinosa L. Vercelli, estate 1840. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli, p. 96-115 diam. Aschi ovali con peduncolo alla base un po’ ricurvo, w 79 — 38,5. Spore 2-4 o più per asco, ovali. II. Su foglie di un Hypericum. Riva, agosto, 1861. Abate Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni (p 96 diam.) con appendici intrecciate alle ife del micelio che è persistente. Aschi numerosi in ciascun peritecio con breve peduncolo, 4 72 —= 36. Spore per lo più 4 per asco, ovali (v. 19 = 12). TII. Su foglie di Asperula sp. Montalba, giugno 1839. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni grandi (pv 127-167). Aschi numerosi, UNAdN=199; 103. Erysiphe communis (Wallr.) Fr. (Summ. Veg. Scan., pag. 406); Sacc. (Syll., I, pag. 18). Winter (Die Pilze, II, pag. 32). I. Su foglie di Caltha palustris L. San Giovanni di Andorno, 1861. Ce- sati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci amfigeni, tondeggianti, bruni, membranacei (4 108 diam.). Aschi quasi globosi (v 50 —48) od ovali con piccolo peduncolo (1.60 — 40,8), numerosi. Aschi con 4 o più spore ovali, 17 — Il. II. Su foglie di varie specie di ranuneulus. Lido orientale del finme Sesia (settembre 1848), Vercelli (ottobre 1849 e autunno 1866), Biella (1855), Rop- polo (1873). Cesati! (Erb. Cesati). Ann. Ist. Bor. — Vor. IX. 28 O SS Osservazioni. — Micelio evanescente. Periteci specialmente ipofilli, sparsi, tondeggianti, bruni, p. 80-89. Appendici lunghe, lasse. Aschi ovali con breve peduncolo (58-60 —= 39-43 1). Spore in ciascun asco da 4 in più, p 24 — 21. III Su foglie di Thalicetrum sp. Vercelli, 1850. Cesati! Riva (novem- bre 1861). Abate Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli (+ 88-98) con appendici dilu- tamente brune, lunghe, flessuose, intrecciate. Micelio evanescente. Aschi pochi in ciascun peritecio (due o tre), p. 55 — 41-45, poco attenuati alla base. Spore 5 o più ovali, p 21 — 12. IV. Su foglie di 7rifolium sp. Riva (ottobre 1861). Abate Carestia! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Micelio persistente in forma di patina biancastra. Periteci amfigeni sparsi (.98-117 diam.) con appendici scarse, dilutamente brune. Aschi numerosi in ciascun peritecio, ovali allungati o piriformi, p. 60 = 28,5-88. V. Su foglie di Echium sp. Vercelli, autunno 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli (y 98-120 diam.) con appen- dici brevi poco intrecciate. Aschi 6 o più per peritecio, }. 60 — 33-40,5. Spore 4-5 per asco. VI. Sulle foglie di Aconitum Lycoctonum L. Montagne di Valdobbia, Riva, settembre 1861. Abate Carestia! Osservazioni. — Periteci ipofilli con appendici semplici, brune (p. 77 diam.). Aschi 4-5 per peritecio, ovali o piriformi (v 57,5 —=48) con breve pedicello. Spore 3-4 o più per asco, ovali, vp 17 — 12. 104. Erysiphe Lamprocarpa (Wallr.) Lév. (Ann. Sc. Nat., 1851, XV, pag. 163); Sace. (Syll., I, pag. 16). I. Su foglie di una Labiata. Vercelli, autunno 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci p 107,8 di diam. Aschi numerosi in ciascun pe- ritecio, ovali, in basso ristretti in peduncolo (y. 60 = 36). Spore per lo più 2 o 3 per asco, p. 21,6 — 14,5. II. Su foglie di Cynoglossum officinale L. Vercelli, ottobre 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Appendici del peritecio abbreviate, flessuose. Aschi allun- gati, pedicellati (» 72 — 33,5). Spore 3, grandi, ovali, p. 21,5 — 16,5. 105. Erysiphe Galeopsidis D. C. Sace. (Syll, I, pag. 16); Winter (Die Pilze, II, pag. 33). I. Su foglie di Galeopsis sp. Biella, San Giovanni di Andorno. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. -—— Micelio persistente od evanescente. Periteci amfigeni x 100-163. Appendici numerose, brevi, flessuose, brune. Aschi numerosi. II. Su foglie di Stachys palustris L. ambigua (Sm.). Vercelli, autunno 1849. (Erb. Cesati). CORO: — Osservazioni. — Periteci piccolissimi neri, disposti sulle nervature delle foglie. Aschi distinti c. s. 106. Erysiphe Montagnei Lév. (Ann. Sc. Nat., 1851, XV, pag. 169) Sace, (Syll., I, pag. 17). Sin. — Erysiphe depressa (Lk.). Rabenh, Hand., I, 232. Cesati in Rabenh. Herb. myc. n. 1414. I. Su foglie di Cnicus eriophorus (W.) e di On. eriophorus var. spathulatus (Moretti). Vercelli, estate 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente epifilli, nerastri. Aschi 15 o più per peritecio, ovali, brevemente peduncolato, . 72 — 43,5. Spore 2-3 per asco. Microsphaera Lév, 107. Microsphaera Astragali (D. C.) Trev. Sace. (Syll., I, pag. 12); Winter (Die Pilze, II, pag. 35). I. Su foglie di Astragalus glycyphyllos L. Vercelli, estate 1849. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Micelio talora persistente. Periteci amfigeni bruni, pv. 118 diam., con appendici jaline alquanto rigide, lunghissime, non intrecciate, semplici, in numero di 9 a 10 per peritecio. Aschi numerosi, ovali, w 29 — 20 con 4 spore. 108. Microsphaera Lonicerae (D. C.) Winter (Die Pilze, II, pag. 36). M. Dubyi Lev. (Erys., pag. 40). Sace. (Syll., I, pag. 10). I. Su foglie di Lonicera caerulea? L. San Giovanni in Andorno, settem- bre 1861. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Micelio persistente epifillo, Periteci assai piccoli, y. 68,5-78 diam. Appendici circa 15, raggianti, quasi jaline o solo alla base lievemente fosche, lunghe 3-4 volte il peritecio all’apice 4-refratto dicotome cogli ultimi rametti uncinati. Aschi in numero di 4 o più per peritecio, ovali, forniti di piede (u. 50,5 = 26-33). Spore 4-6 per asco, ovali. Uncinula Lév. 109. Uncinula salicis (D. C). Fl. Fr., II, 270; Winter. (Die Pilze, II, pag. 40). Uncinula adunca (Wallr.) Lev. (Ann. Sc. Nat., 1851, XV, pag. 150). Sace. (Syll., I, pag. 7). Erysibe adunca Lk. Amentacearum (Wallr.) bb. Salicum Rabenh. Handb., I, pag. 236. Cesati in Rabenh. Herb. myc., ed. II, n. 464. I. Su foglie di Salîx Caprea L. a Pollone presso Biella, agosto 1854. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Micelio qua e là persistente in forma di patina bianca- stra sulla pagina superiore delle foglie, Periteci numerosissimi, bruni, { 165 TERE Cr get di diam. circa. Appendici del peritecio jaline, uncinate, numerose, lunghe quanto il peritecio stesso. Aschi numerosi, piriformi, ovali, in basso terminati in piede a punta, p. 68,5 — 45-49. Spore 4 per asco, p. 26 — 16. Phyllactinia Lev. 110. Phyllactinia suffulta (Rebent.) Sace. (Mich., II, pag. 50), (Syll., I, pag. 5): Winter (Die Pilze, II, pag. 42). I. Su foglie di Quercus sp. Lavizzate, autunno 1859. Cesati! (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci p 245 diam., bruno-scuri. Appendici radianti, rigide, jaline, rigonfie alla base. Aschi numerosissimi in ogni peritecio, quasi cilindrici, con piccolo peduncolo, misuranti p 98 — 80 circa. II. Su foglie di Frarinus sp. (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci specialmente ipofilli, tondeggianti, grandi. III. Su foglie di Betula alba L. Biella, autunno 1850. (Erb. Cesati). Osservazioni. — Periteci p. 196-245 diam. Appendici c. s. Aschi pochi in ciascun peritecio, 1. 74,5 — 36. Spore 2 per asco, grosse, ovali, p 31 = 16,5. b) ) 105 bi > è] IRPETEOAFTYTT FAR yYxsTX,YT-XFKYaCK5XCG5X5 FNISUXIATRESXGANAAEE5 Ricerche di Morfologia e Fisiologia eseguite nel R. Istituto Botanico di Roma. NRE Ricerche embriologiche sulle Iridacee DEL DOTT. TeopnoROo FERRARIS TR ’ Embriologia del G. ROMULEA Maratti. (Tav. VI-VII). È mia intenzione di illustrare dal punto di vista embriologico la famiglia delle Iridacee, limitandomi da prima ad alcuni generi nostrali ed estenden- domi in seguito anche ad altri rappresentanti esotici di questo gruppo per riassumere in fine .i risultati di tutte le mie ricerche e dare una conoscenza possibilmente completa dell’ embriologia di queste Monocotiledoni. La bibliografia completa sull'argomento, come anche le conclusioni che si potranno trarre dell’insieme delle mie ricerche verranno esposte in fine, quando avrò potuto studiare lo sviluppo embriologico di parecchi rappresen- tanti della famiglia delle Tridacee. I miei studi iniziati all’ Istituto Botanico della R. Università di Roma, sotto la guida del mio Illustre Maestro prof. R. Pirotta cui sento il dovere di esternare la mia più viva riconoscenza, studi ora condotti a termine, illustrano lo sviluppo embrionale di*alcune specie del genere Romulea, interessanti Iri- dacee assai frequenti nei dintorni di Roma. Due sono le specie che mi servirono specialmente per le mie ricerche : la Romulea Bulbocodium Seb. et Maur. e la /. Columnae Seb. et Maur. che 10 stesso raccolsi nella località suindicata. IPOD Il materiale di studio venne da me preparato in vari liquidi di fissaggio : i migliori risultati ebbi col fissaggio all’alcool assoluto e col liquido di Rabl così preparato (1): Soluzione acquosa concentrata di sublimato corrosivo p. 1 » » » di (acido pierico. . i il ACQUI dist ata to RR RR Il materiale dopo 24 ore di permanenza in questo fissativo veniva abbon- dantemente lavato in acqua distillata, alcool iodato (che riscontrai indispen- sabile per evitare deposizioni di sali mercurici nei tessuti) e dopo il passaggio in vari alcooli gradatamente più concentrati, conservato in alcool assoluto e quindi cogli ordinari metodi imparaffinato. Per la colorazione delle sezioni feci uso di varie sostanze coloranti più indicate per simili studi; i migliori risultati ottenni però da varie soluzioni di Ematossilina, specialmente dall’Ematossilina acida Ehrlich e dall’Ematos- silina alluminica che preparavo versando in una soluzione acquosa diluita di allume ammoniacale a poco a poco una soluzione acquoso-alcoolica di Ematos- silina fino ad ottenere un liquido di un bel colore violaceo intenso. La dif- ferenziazione del colore ottenevo nelle preparazioni con una soluzione acquosa all’ 1,5-2 °/, di allume di ferro per cui i nuclei apparivano nettamente colorati. JRE Sviluppo del sacco embrionale. 1. Cenno sulla forma e costituzione dell’ovulo giovane. — Gli ovuli stanno distribuiti nell’ovario in tre loculi ed in ciascuna loggia sono disposti in due serie. L’ovulo è anatropo ed appartiene al tipo diclamide, cioè è fornito di due tegumenti come si riscontra ordinariamente nelle Monocotiledoni (2). Quando il sacco embrionale è ancora molto giovane si distingue una nucella molto ben sviluppata, di forma ovale allungata, costituita di parecch strati di cel- lule variamente disposti: in alto, sotto al micropilo, gli strati sono regolari e decorrono parallelamente alla sommità della nucella; ai lati del sacco le cellule hanno per lo più disposizione radiale; sotto al sacco poi si notano alcune cellule allungate secondo l’asse longitudinale della nucella che vanno a terminare nella regione calaziale. Il sacco quando è molto giovane non si trova esattamente nel mezzo della nucella, ma è sempre alquanto spostato verso l’alto. Addossato alla nucella sta il tegumento interno o secondina for- (1) ZimmerMaNnN, Die Morphologie und Physiol. d. Pflanzl. Zellkernes. Iena, 1896, pag. 4. (2) Warwmino Eue., De V’ovule, « Ann. d. Sc, Natur. >, VI sér., Botan. T. V, (Paris, 1878) pag. 207-212, — 223 — mato ordinariamente da due assise cellulari nella parte che riveste la nucella e da più serie di cellule superiormente ad essa, dove si allarga e si prolunga limitando il canale micropilare e formando un’apertura od endostoma. Il te- gumento esterno o primina è formato da un numero maggiore di serie cel- lulari (ordinariamente quattro) ed eguaglia quasi in lunghezza il tegumento interno. É aperto anteriormente formando l’esostoma. Il funicolo è molto slar- gato quando l’ovulo è giovane, la parte libera di esso è piuttosto breve, mentre la parte saldata all’ovulo, che costituisce il rafe è molto lunga e dilatata, percorso da un fascio cribrovascolare, che va a terminare nella regione cala- ziale. Questa la struttura dell’ovulo quando il sacco embrionale è ancora gio- vanissimo. (Tav. VI, fig. 1). L'ovulo, durante lo sviluppo del sacco embrionale, va soggetto a notevoli modificazioni, specialmente nella regione nucellare, modificazioni che andrò man mano accennando nel corso del mio lavoro. 2. La cellula madre del sacco. — Le cellula madre del sacco embrionale (cellula madre primordiale di Warming) occupa la porzione superiore della nu- cella (fig. 1) ed è separata dall’apice di essa da due strati di cellule. È dunque una cellula assile della serie subepidermica della nucella che per successive di- visioni dà luogo alla formazione della cellula del sacco. La cellula madre si differenzia prestissimo dalle altre della nucella per il considerevole sviluppo che acquista. Essa ha una forma allungata secondo l’asse longitudinale della nucella e presenta da prima allo interno una quantità assai grande di gra- nulazioni rifrangenti dovute ad amido. In mezzo alla cellula spicca un grande nucleo con relativo nucleolo. Le cellule laterali e specialmente quelle che stanno sopra alla cellula madre sono pure ricche di amido dovendo queste cellule servire all’accrescimento del sacco embrionale: le cellule inferiori in- vece quasi ne sono sprovviste perchè l’accrescimento del sacco avviene special- mente nella parte superiore della nucella anzichè nella inferiore. 3. Formazione delle cellule figlie: La cellula del sacco. — Quando la cellula madre ha raggiunto il suo completo sviluppo allora il suo nucleo entra in di- visione: tra i due nuclei formatisi compare una parete di divisione e sì hanno così due cellule quasi uguali, una superiore ed una inferiore. Ben presto però la cellula inferiore si accresce spingendo verso l’alto la cellula superiore che costituisce la prima cellula figlia superiore (Tav. VI, fig. 2). Questa va a poco a poco modificandosi prendendo una forma concava in basso per la pressione della cellula inferiore. Il nucleo da prima ben visibile e con distinto nucleolo in seguito si modiffca, finchè diventa una massa senza distinta struttura che si colora uniformemente. Dopo il distacco della prima cellula superiore la cellula inferiore che si è considerevolmente allungata, subisce una nuova divisione: così abbiamo altre due cellule, una superiore che è la seconda cel- lula figlia superiore ed una inferiore che è la cellula del sacco (fig. 3). La se- conda cellula figlia superiore non tarda a raggiungere le sorti della prima. SAR Per lo sviluppo considerevole della cellula inferiore essa viene spinta verso l’alto sotto alla prima cellula figlia e così compressa assume una forma len- ticolare. Il suo nucleo prestamente si disorganizza e quando la cellula del sacco è considerevolmente sviluppata essa diventa molto sottile ed appare come una calotta che riveste la parte superiore del giovane sacco embrionale (fig. 4-5). Ordinariamente la seconda cellula figlia superiore è più piccola della prima, la quale per la pressione esercitata dal sacco in accrescimento prende forme sva- riate. Per lo più si presenta rettangolare in sezione longitudinale, col lato in- feriore concavo: lateralmente e superiormente è limitata dalle cellule dei due strati sovrastanti della nucella (fig. 4). Nella concavità inferiore si trova in- nicchiata la seconda cellula figlia superiore a forma di una lente sottile con- vessa in alto, concava in basso, ove riveste la parte superiore della cellula del sacco. In questo stadio i nuclei delle cellule figlie superiori sono difficilmente riconoscibili; essi appaiono uniformemente colorati ed in essi non è più possi- bile distinguere struttura alcuna. Mentre da una parte le cellule figlie vanno scomparendo, dall’altra la cellula del sacco va sempre più aumentando in grandezza, allungandosi secondo l’asse longitudinale della nucella. Essa pos- siede un nucleo grande (per lo più misurante p. 7 di diametro), con nucleolo ben distinto. Le granulazioni amilacee vanno intanto scomparendo ed il citoplasma di venta omogeneo. L’allungamento della cellula del sacco avviene a spese delle cellule superiori della nucella le quali vengono a poco a poco distrutte. Le più vicine all’estremità del sacco si presentano sensibilmente ridotte, il loro nucleo sì presenta di forma irregolare, sfrangiato. La forma della cellula del sacco è ovale allungata, più larga e convessa in alto, più stretta ed attenuata in basso (fig. 4-6). Essa misura in lunghezza circa 36 » per 12 di larghezza ed occupa un buon terzo della nucella la quale in questo stadio misura circa 1 96 di lunghezza per 53 di larghezza. Un simile comportamento riguardo alla divisione della cellula primordiale e formazione delle cellule figlie si riscontra anche nell’ Iris stylosa in cui, secondo le ricerche di Guignard (1), la cellula assile sub-epidermica si divide in 3 cel- lule figlie sovrapposte di cui la inferiore diventa sacco embrionale. 4. Divisione del nucleo primario del sacco embrionale. — Quando la cellula del sacco ha raggiunto completo sviluppo, il suo nucleo — che generalmente occupa il centro della cellula — entra in divisione e si vengono così a costituire due nuclei. Il fuso nucleare si dispone secondo l’asse maggiore del sacco (fig. 6) ; così i due nuclei che si formano occupano l’uno il polo superiore, l’altro il polo inferiore del sacco medesimo. I due nuclei sono separati da un vacuolo che sì forma nel centro della cellula (fig. 7). Il vacuolo da prima è piccolo poi man (1) GuignaRD, Rech. s. le sac embryonn. d. phanérog. angiosp. (« Ann. d. Sc. Nat. » VI sér. Bot. T. XIII, Paris, 1882), pag. 153 e 181. DER 3157 ag mano va allargandosi occupando la parte maggiore della regione mediana del sacco, Il nucleo superiore circondato da una certa quantità di citoplasma sta molto vicino alla parete superiore del sacco ; il nucleo inferiore invece si trova verso la parte assottigliata di esso, ma non proprio all'estremità, anzi spesso ne è da questa separato da un piccolo vacuolo (fig. 7). Il sacco intanto va sempre più allargandosi nella nucella, allungandosi specialmente verso l’alto. Le cel- lule figlie sono quasi scomparse ed ultimi residui di esse sono due membranelle sovrapposte, incurvate che si colorano uniformemente, situate sulla parte supe- riore del sacco. 5. Formazione di quattro nuclei nel sacco. — I due nuclei del sacco embrio- nale non tardano ad entrare in divisione: per lo più è il nucleo inferiore che si divide prima ed il fuso nucleare si dispone in regola generale secondo l’asse longitudinale del sacco (fig. 8). Il nucleo superiore si divide invece per lo più in direzione trasversale al sacco. Nella Romulea Columnae il ritardo nella divisione del nucleo supe- riore è più accentuato. Esso incomincia ‘appena a dividersi quando già i due. nuclei inferiori si vanno ciascuno dividendo per dar luogo ai quattro nuclei del gruppo inferiore. Così abbiamo nel sacco embrionale quattro nuclei, due al polo superiore, due al polo inferiore, separati da un grande vacuolo cen- trale (fig. 9). Il sacco embrionale in questo stadio è molto ingrandito, però conserva la sua forma tipica cioè allargata e convessa in alto, più ristretta in basso. Esso misura ordinariamente p 53 di lunghezza per 29 di larghezza. La nucella si accresce moltissimo nella parte sottostante al sacco poco invece al di sopra di esso. Il sacco occupa la metà superiore della nucella che misura circa 156 p di lunghezza, di cui p. 96 appartengono alla regione sottostante al sacco. 6. Stadii più avanzati fino all'incontro dei nuclei polari. — Ciascuno dei quattro nuclei così originati subisce ancora una divisione, quindi si trovano in uno stadio successivo otto nuclei nel sacco, divisi in due gruppi cioè quattro superiormente e quattro inferiormente, separati sempre dal grande vacuolo centrale. i Nella Romulea Columnae la costituzione delle due tetradi nucleari non avviene nello stesso tempo, ma la prima a formarsi è quella inferiore per il ritardo accennato nella divisione del nucleo superiore (fig. 10). Da prima i nuclei superiori e gli inferiori stanno immersi in un citoplasma omogeneo, poi ciascuno di essi viene a costituire nuove parti del sacco embrionale. Due dei quattro nuclei del gruppo superiore si vengono a disporre sullo stesso piano trasversale all’estremità del sacco che sporge sotto il mieropilo, sì circondano di uno strato da prima omogeneo di citoplasma, che costituisce due cellule ben distinte le quali sono le sinergidi (s, fig. 11). Il terzo nucleo si viene a collocare tra le due sinergidi, si circonda pure di citoplasma, formando così una terza cellula che è l’ oosfera (o fig. 12). Avn. Ist. Bor. — Von. IX. 29 Ei e «UA “ EI E — 296 — Queste tre cellule situate all’estremità superiore del sacco costituiscono l'ap» parecchio micropilare. Il quarto nucleo che resta libero in uno strato di citoplasma, vicino al- l’oosfera costituisce il nucleo polare superiore (mp “pnt albe Tre dei nuclei della tetrade inferiore vengono a disporsi nella parte as- sottigliata del sacco in un medesimo piano trasversale, ma uno in un piano longitudinale al sacco differente; si circondano di abbondante citoplasma che una sottil membrana divide in tre cellule od antipodi, che occupano la posizione inferiore del sacco e costituiscono l’ apparecchio antipodo (A, fig. 11). Due delle antipodi stanno accosto, la terza è posteriore. Il quarto nucleo del gruppo inferiore resta libero nella cavità del sacco e forma il nucleo polare inferiore (n pi, fig. 11). La sua posizione è costante, trovandosi in uno strato di citoplasma sopra il gruppo antipodo. Esaminando in questo stadio il sacco embrionale e precisamente il vacuolo centrale, si vede che questo è attraversato nel mezzo da una benda di cito- plasma piuttosto larga che mette in comumicazioue il gruppo superiore od ap- parecchio micropilare col gruppo inferiore od apparecchio antipodo (fig. 16, fig. 17 bp). Per lo più questa benda si attacca all’oosfera e va a terminare alle antipodi. Essa presenta poi, talora, ai lati, delle striscie più fine che vanno alle pareti laterali del sacco embrionale, così la cavità di questo resta inter- secata da un delicato reticolo plasmico. Esaminiamo ora un po’ minutamente tutte queste parti del sacco embrio- nale, delle quali accennai la formazione. Prendiamo le sinergidi. Collo svi- luppo del sacco esse prendono uno sviluppo maggiore e presentano sempre una forma ed una struttura caratteristica. La loro forma, in sezione longitu- dinale, è irregolarmente triangolare, attenuata in alto verso il micropilo, tanto da formare come una coda, slargata in basso e colla convessità rivolta” verso l’interno del sacco; si toccano secondo una linea longitudinale mediana al sacco, mentre lateralmente toccano la parete del sacco stesso (figg. 11, 12, 13, 14). Il nucleo si trova nella parte inferiore, slargata della sinergide ed è circondato da abbondante citoplasma: sotto al nucleo, verso il sacco embrio- nale, si distinguono uno (come è il caso più frequente) (fig. 14) o più va- cuoli (fig. 13). Interessante è il prolungamento che si trova alla sommità delle sinergidi e che sì allunga molto verso il sacco embrionale specialmente quando questo è maturo. L’appendice sottile di ciascuna sinergide, che costituisce il così detto apparecchio filamentoso, si insinua per un certo tratto nella cavità micropilare, quando il sacco, spoglio in alto del rivestimento della nucella è prossimo alla maturazione. L'apparecchio filamentoso che si riscontra in molte Monocotiledoni e specie nelle Iridacee, presenta delle striature longitudinali più o meno distinte a seconda dello sviluppo dell’apparato stesso. Facendo agire il clorojoduro di zinco su un preparato di sacco embrionale di /omulea in cui siano nettamente visibili le sinergidi in pieno sviluppo col loro appa- > 997 —: recchio filamentoso, si vede che il reagente colora tosto intensamente in bleu la punta dell'apparecchio filamentoso che diventa così visibilissimo. Questa punta è dunque costituita di un ispessimento cellulosico. Le striature longitudinali si rendono inoltre assai evidenti dopo questo trattamento. La dimensione delle si- nergidi varia a seconda del loro stato di sviluppo; quando sono ben sviluppate mi- surano in media p. 43 di lunghezza, compreso l'apparecchio filamentoso, per p. 15 di larghezza nella parte inferiore ingrossata. L’oosfera, come accennai, si trova tra le due sinergidi ed è di forma press’apoco ovale, convessa e più larga in basso nella parte rivolta verso la cavità del sacco. Il citoplasma col nucleo occupano quest’ultima, porzione, la parte superiore della cellula è occupata da un grande vacuolo. La dimensione dell’oosfera prossima alla fecondazione è di circa p. 20 di diametro. Le antipodi vanno a poco a poco modificando la loro forma, la parte superiore di esse va facendosi tondeggiante, mentre la inferiore si prolunga come in una coda che si affonda in una specie di astuccio (#mbuto di alcuni autori), il quale si apre in uno speciale apparecchio o cuscinetto (columetla di alcuni autori) reggente le antipodi e sporgente nell’interno del sacco embrionale (fig. 19). Di questo cuscinetto e della sua origine mi occuperò diffusamente più avanti. Il citoplasma delle cellule antipodi è da prima omogeneo, senza vacuoli, o se ne esistono alcuni quando sono giovani, durante il loro accrescimento scompaiono. Le anti- podi formano un gruppo di tre cellule che per la loro posizione non possono ac- crescersi in tutte le direzioni: viste in sezione longitudinale le due che si tro- vano sullo stesso piano si toccano da una parte ed ivi le loro pareti confinanti sono quasi diritte; a destra ed a sinistra di questa linea di contatto si accre- scono liberamente (Tav. VI, fig. 20, Tav. VII, fig. 21). La terza antipode in- vece, situata in uno degli angoli formato dalle altre due, può accrescersi, e di- venta tondeggiante nella parte che non guarda le altre due cellule, mentre su queste si modella e presenta nella sua parete due curvature convergenti ad angolo nella parte a contatto colle antipodi situate sullo stesso piano (Tav. VII, fig. 22). La dimensione delle giovani antipodi poco tempo dopo la loro formazione è di circa p. 22 di lunghezza per 10 di larghezza nella parte ingrossata. Ben presto però sì accrescono in modo enorme come diremo in seguito. } La divisione del nucleo primario del sacco embrionale, la formazione delle due tetradi nucleari e quindi la costituzione di un apparecchio micropilare, di un apparecchio antipodo e dei due nuclei polari, seguono perfettamente la regola generale, comune nello sviluppo del sacco embrionale della maggior parte delle Mono- e Dicotiledoni (1). La forma delle sinergidi si avvicina. a quella studiata in altre Iridacee: anche nel Crocus vernus le sinergidi sono (1) GuIGNARD, l. c.; STRASBURGER E., Veber Befruchtung und Zelltheilung (« Jenaische Zeitschr. ft. Naturwiss. », Iena, 1877); StRAsBURGER E., Die Angiospermen und die Gymno- spermen, Iena, 1879. — 2289 — allungate e striate come si rileva dalle ricerche di Hofmeister (1) e come anche riferiscono il Guignard (2) e lo Strasburger (3). Nel Crocus sativus, l’allunga- mento delle sinergidi è meno pronunciato e le striature appena visibili (4). Anche nel G/adiolus communis si nota la striatùra delle sinergidi nella loro parte superiore (5). Il Schacht che ha riscontrato queste speciali striature sulla appendice assottigliata delle sinergidi chiama giustamente questa formazione col nome di apparato filamentoso. Egli accenna poi alla speciale colorazione bruna che acquistano le striature col clorojoduro di zinco (6). Strasburger dà maggiori dettagli riguardo la disposizione delle striature e la reazione del- l'apparecchio filamentoso. Egli accenna che le striature longitudinali non rag- giungono l'estremità dell’appendice delle sinergidi, ma che questa punta si presenta omogenea e si colora in bleu col clorojoduro di zinco onde egli ar- guisce trattarsi di sostanza cellulosica, mentre le striature si tingono iu bruno (7). La posizione della oosfera è talora tra le due antipodi, come nel Gladiolus communis (8); altre volte 1’ oosfera è inserita lateralmente per grande super- ficie, come nel Crocus sativus (9) e nel Crocus cernus (10). La disposizione dei vacuoli e del nucleo nelle sinergidi e nell’oosfera che ho descritto per le Ro- mulea, concorda perfettamente con quella delle altre Iridacee studiate. Per quello che riguarda le antipodi, di cui accennai la forma e lo svi- luppo enorme che prendono nelle Romulea, molti autori fanno notare lo svi- luppo rimarchevole che prendono in molte Monocotiledoni ed anche in certe famiglie di Dicotiledoni. L’ Hofmeister parla della grossessa delle antipodi nel Crocus sativus e ne dà anche una figura (11). In altro lavoro accenna che come nei Orocus, così nella Zostera si ha un’appendice che porta le antipodi e ne dà anche un disegno semischematico (12). In altro lavoro anche pel Crocus vernus rappresenta le anti- podi assottigliate posteriormente (13). (1) HorMEISTER, Neue Beitrige 2. Kenn. d. Embryob, d. Phanerog, 1859. (2) GUIGNARD, l. c., pag. 154. (3) STRASBURGER, Ued. Befrucht. und Zelltheilung, pag. 471 e Tav. XXXI, fig. 23-24. (4) GUIGNARD, l. c., Tav. IV, fis. 35. (5) STRASBURGER, l. c., pag. 471, Tav. XXXI, fig. 13-16. (6) ScHacar, in Monatsb. d. A. d. W. zu Berlin, 1856; pag. 266-67, Tav. I-II, in Jahrb. f. wiss. Bot., Bd. I, pag. 194, 1858: in Bot. Zeit, 16 Iahrg, N. 3, 1858 (Neue Untersuchungen iiber die Befruchtung von Gladiolus segetum) e in Lehrb. d. Anat. und Physiol., Bd. II, pag. 386, 1859. (7) STRASBURGER, l. c., pag. 472. ° (8) STRASBURGER, l. c., Tav. XXXI, fig. 13. (9) GuUIGNARD, l. c., pag. 154. (10) STRASBURGER, l. c., Tav. XXXI, fig. 23, 24. (11) HormEISTER, Neuere Beobacht. iiber Embryot. d. Phanerog. (Pringsh. Jahrb., Band, I. 1858, Berlin) pag. 160 e seg. e Tav. VII, fig. 3. 4 (12) HoFMEISTER, 4. Entwickelungs. der Zostera (« Bot. Zeit.», X, 1852, pag. 37 e © Tav. III fig. 28). (13) HorMEIsTER, Neue Beitriige f. Kenn. d. Embryol. d. Phanerog., 1859 (Tav. XXI, fig. 21). — 229 — Il Guignard accenna al grande sviluppo delle antipodi per le A marillidacee nel Narcissus micranthus e per le Iridacee nell’/ris stylosa e nel Orocus sativus. Nel Narcissus micranthus però le antipodi sono situate sullo stesso piano, mentre nel Crocus sativus sono situate su piano differente, come anche avviene nelle Romulea (1). Anche nel Gladiolus communis e nel Crocus vernus le antipodi sono molto sviluppate (2). Il Westermaier descrivendo le antipodi del Crocus vernus fa notare che esse sono assottigliate nella loro parte posteriore e sprofondate in un infossamento od imbuto di una prominenza. Egli dà anche alcuni schizzi delle antipodi, dell’apparato porta-antipodi col relativo imbuto (astuccio) (3). Tra le Dicotiledoni, specialmente le Ranuncolacee presentano antipodi assai sviluppate e per lo più fornite di uno speciale apparecchio che le sor- regge. Così lo stesso Westermaier nel descrivere le antipodi del sacco embrio- nale di Aconitum Lycoctonum, accenna che esse sono portate dentro al sacco, allo stato adulto, da una specie di colume/la, come appare anche chiaramente da un suo disegno (4). Anche l’Osterwalder parlando delle antipodi dell’ Aconitum Napellus accenna alla loro grandezza e all’ infossamento della parte sottile in una specie di imbuto (5). Il Guignard (6) fa pure notare la dimensione e la forma delle antipodi nell’ epatica triloba, osservando che talora esse sono plu- rinucleate. 7. Costituzione del nucleo secondario del sacco. — Veniamo in ultimo ai nuclei polari e vediamo il loro comportamento e come vengano a costituire il nucleo secondario del sacco embrionale. La forma di questi nuclei è o tondeg- giante od ovale; sono molto grandi e forniti di nucleolo ben distinto e di struttura finamente reticolare. Quando appena si sono differenziati i due gruppi di cellule superiore ed inferiore, i due nuclei stanno rispettivamente uno in alto presso la oosfera, l’altro in basso presso il gruppo delle antipodi. Ma il nucleo polare superiore non tarda ad abbandonare la sua posizione e a mar- ciare verso il nucleo polare inferiore seguendo la linea tracciata dalla benda protoplasmatica che attraversa in senso longitudinale il sacco embrionale (fig. 15, Tav. VI). Il nucleo polare inferiore invece resta in posto e non si muove per incontrare il nucleo polare superiore. Intanto la marcia di questo procede finchè i due nuclei vengono a trovarsi di fronte e si toccano. Per alcun tempo si distingue ancora chiaramente la linea di contatto dovuta a quella parte (1) GuIGNARD, l. c., pag. 155, 154. (2) STRASBURGER, l. c., pag. 473 (Tav. XXXI, fig. 17). (3) WESTERMAIER M. A. N., Zur Embryologie der Phanerogamen, insbes. ber die sogenn- Antipoden. (« Nova Acta d. Ksl. Leop.-Carol. Deutsch. Akad. d. Naturf. », Band. LVII, N. 1, 1890), pag. 20 e Tav. II, fig. 15 e 18). (4) WESTERMAIER, l. c., pag. 10 e Tav. I, fig. ll. (5) OSTERWALDER A., Beitrag. z. Embryologie von « Aconitum Napellus» (« Flora», Bd. 85, Jahrg. 1898). (6) GUIGNARD, l. c., pag. 166, e Tav. V, fig. 85-85. RO delle pareti che si toccano e non sono state ancora riassorbite. In uno stadio più inoltrato la linea di divisione è scomparsa, però i due nucleoli ancora distinti dimostrano come la mescolanza delle parti dei due nuclei ancora non abbia avuto luogo completamente (fig. 16). Solo più tardi i due nucleoli si fondono in uno solo, piuttosto grande e resta così costituito il nucleo secon- dario del sacco embrionale (fig. 17, N. S). La posizione di questo nucleo è quella stessa del nucleo polare inferiore, si trova cioè immerso in uno strato cito- plasmatico al disopra del gruppo delle antipodi. La forma di questo nucleo secondario. è per lo più globosa o leggermente ovale. Esaminandolo a forte ingrandimento si scopre in esso un delicato reticolo di linina in cui sono disposti dei granuli assai piccoli di cromatina: il nucleolo è grande e presenta pure nello interno una struttura vacuolare (fig. 18). La dimensione del nucleo secondario del sacco sì aggira intorno ai 20 micromill. di lunghezza per 17 di larghezza. Il nucleolo misura per lo più p. 7 di diametro. Avvenuto l’incontro dei nuclei polari il sacco embrionale è maturo e l’oosfera pronta ad essere fecondata. Nelle Amarillidacee (Narcissus micranthus) come anche nelle Iridacee (Crocus rernus) l’incontro dei nuclei polari avviene presso le antipodi (1). La doppia origine del nucleo secondario resta lungo tempo visibile, rimanendo la membrana dei due nuclei polari per lungo tratto intatta (2). Anche nel MHyacinthus ciliatus (Liliacee) la formazione del nucleo secon- dario del sacco embrionale, avviene nel modo descritto per le /omulea (3). Prima di passare alla seconda parte del mio lavoro riguardante la fecon- dazione accennerò ad altri fenomeni importanti che avvengono nel sacco embrionale mentre in esso si va formando il nucleo secondario. 8. Accrescimento delle antipodi. Loro struttura. — Durante la maturazione del sacco embrionale le antipodi continuano ad accrescersi e raggiungono ben presto uno sviluppo enorme: pur mantenendo sempre la loro rispettiva posi- zione, aumentano in grossezza specialmente nella loro parte superiore. Inferiormente esse si prolungano in una appendice lunga e sottile, ripiena di citoplasma, la quale si insinua in un canaletto, specie di astuccio scavato nel già accennato cuscinetto che va sempre più sporgendo nel sacco embrionale. Superiormente le antipodi sono arrotondate ed ivi la loro dimensione è note- volissima. Allo stato adulto esse misurano in lunghezza —- compresa l’appendice attenuata — circa p. 72 di cui p. 60 rappresentano il diametro longitudinale della parte ingrossata; in larghezza da ;. 41 a 53. La membrana che riveste ciascuna 1) GuIGNARD, l. c., pag. 153-154 e Tav. IV, fig. 37 (2) GuignarD, Nouvelles études sur la fécondation (« Ann. Se. Nat. », VII sér. Bot., Tav. XIV). (3) DARAPASKy, Der Embryosackkern und das Endosperm (« Bot. Zeit. »,37 Jahrg., N. 85, pag. 553), Tav. VII, fig. 1-18. — 231 — cellula antipode è tenue e sottile, il citoplasma abbondantissimo è per lo più continuo ed omogeneo, il nucleo pressochè centrale è grandissimo (4 20 per 17) con struttura finamente reticolare. Nel mezzo del nucleo spicca un grosso nu- cleolo (v. 12-14 per 10-12) di forma tondeggiante ed un po’ allungata, a volta anche irregolare che si colora fortemente colla ematossilina alluminica (fi- gura 21-22, Tav.VII). Quando le antipodi hanno raggiunto il massimo sviluppo, il che coincide colla fusione dei due nuclei polari, esse cominciano a presentare nella loro struttura alcune modificazioni. Nel citoplasma da prima pressochè continuo si vengono a formare dei vacuoli specialmente in vicinanza al nucleo (fig. 22); il citoplasma stesso da prima finamente granuloso presenta una struttura filamentosa, reticolare, dalle maglie più o meno grandi che limitano delle cavità grandi e piccole (fig. 23). Queste modificazioni della struttura citoplasmatica sono già un accenno alla riduzione delle antipodi che avviene poco dopo la fecondazione. 9. Sviluppo dell’apparecchio porta-antipodi o cuscinetto (columella). — Nel corso del mio lavoro ebbi già occasione di designare col nome di cuscinetto (columella di Westermaier) un organo speciale, sviluppantissimo nelle Romulea che sporge dall’estremità calaziale della nucella nell’interno del sacco ed è con- formato in modo da sorreggere le antipodi, accogliendo in una speciale cavità, di cui è fornito, la parte inferiore assottigliata delle antipodi stesse. Questa. cavità pel suo ufficio denominai astuccio (imbuto degli autori). Vediamo ora quale sia l’origine di questo speciale apparecchio, la sua struttura ed il suo sviluppo. Nel descrivere il giovane ovulo di Romulea ho avuto occasione di accennare, parlando della nucella, ad alcune cellule che appaiono in sezione longitudinale (all’ovolo), allungate e disposte sotto il sacco embrionale là ove esso termina restringendosi. Da queste cellule allungate secondo l’asse longitudinale della nucella (C. c., fig. 7, Tav. VI) ha origine il cuscinetto in discorso. Quando il sacco embrionale è ancora molto giovane ed appena comincia in esso la di- visione del nucleo primario, le cellule allungate sono per lo più in numero di tre, due laterali ed una proprio sotto alla estremità inferiore del sacco. Avvenuta la formazione delle antipodi le cellule allungate si sono già aumentate e cominciano a sporgere nella parte inferiore del sacco a forma di una piccola prominenza. Questo piccolo accenno del cuscinetto presenta verso la sua som- mità una introflessione nella quale si insinua la parte inferiore attenuata delle antipodi (a., fig. 19, Tav. VI). Man mano che queste si accrescono, le cellule del cuscinetto si dividono per pareti trasversali ed oblique e così l'apparecchio sporge sempre più all’interno del sacco. Lo sviluppo notevole del cuscinetto è dovuto anche alla distruzione di alcune cellule della regione calaziale che stanno alla base dell'apparecchio porta- antipodi. Questo ha raggiunto il massimo sviluppo durante la maturazione del sacco embrionale; e si può dire che l’accrescimento di esso è andato di pari passo coll’acerescimento delle antipodi. Quando queste hanno completato il 26098 — loro sviluppo allora anche il cuscinetto non si sviluppa di più. La sua lun- ghezza raggiunge i 60 p e la sua larghezza varia dai 40 ai 45 j.. Si presenta colla forma di un mammellone costituito di cellule di forma varia, quelle limi- tanti l’astuccio a parete più ispessita, le esterne a parete più sottile, tutte fornite di un nucleo assai piccolo. Il mammellone è fornito di una cavità, specie di astuccio od imbuto che si approfonda fino a metà di esso e si apre all’apice: in questo astuccio stanno i prolungamenti delle antipodi (fig. 21, Tav. VID. L'apparecchio porta-antipodi e le antipodi sovrapposte, quando sono comple- tamente sviluppate, occupano un terzo od anche più del sacco embrionale (fig. 20, Tav. VI) e formano una sporgenza di ben 120 p. nell'interno del sacco le cui - dimensioni longitudinali sono, prima della fecondazione, di circa 240 o 260 micron. La membrana ispessita delle cellule che occupano la porzione cen- trale del cuscinetto è lignificata e la reazione della lignina comincia già a verificarsi nelle giovani cellule allungate della nucella disposte sotto al sacco embrionale ancora molto giovane. Quando il cuscinetto è ben sviluppato, le membrane delle cellule situate sull’asse longitudinale di esso reagiscono forte- mente colla floroglucina e l’acido cloridrico, acquistando un bel colore rosso- ciliegia. La fucsina pure colora in rosso intenso le suddette membrane cellulari. Però le cellule più esterne del cuscinetto e quelle basali non hanno membrana ‘lignificata, ma cellulosica; esse si colorano in bleu intenso col clorojoduro di zinco. Dunque la lignificazione è limitata alle pareti delle cellule che cir- condano l’astuccio cioè alla parte centrale del cuscinetto. Queste cellule a pareti lignificate per la loro posizione formano, si può dire, lo scheletro del- l'apparato e sostengono le altre cellule meno ispessite e colle membrane cel- lulosiche. Questo cuscinetto ha dunque l’ufficio di sorreggere le antipodi e la sua presenza ed importanza è strettamente collegata alla presenza e importanza delle antipodi. Infatti il cuscinetto incomincia a svilupparsi collo sviluppo di quelle e raggiunge il massimo sviluppo quando le antipodi sono completamente costituite: vedremo poi come colla riduzione delle antipodi si riduca e scom- paia anche il cuscinetto. La ING, ‘ Fecondazione e formazione della oospora. 1. Accrescimento del sacco embrionale. — Mentre il sacco embrionale va avvicinandosi alla maturazione esso si accresce, estendendosi nella nucella a spese delle cellule di questa che, specialmente in alto e ai lati vanno a poco a poco disorganizzandosi e scomparendo, Così mentre da una parte la nucella si riduce, dall’altra il sacco va sviluppandosi notevolmente occupan- — 238 — done poco a poco lo spazio (1). Questa disorganizzazione delle cellule su- periori della nucella già accennata fin dai primi stadî della formazione del sacco embrionale è andata sempre più aumentando coll’accrescersi del sacco. Le membrane di queste cellule appaiono a contorno indeciso, il citoplasma si disorganizza e si presenta pieno di vacuoli, il nucleo ha perduto la sua forma e si mostra frastagliato, irregolare, talora frammentato. A poco a poco questa dissoluzione di cellule va estendendosi a tutta l’estremità della nucella situata sotto il micropilo, mentre il sacco embrionale si accresce, si allunga occupando il posto delle cellule scomparse, finchè distrutta la parte superiore della nu- cella, il sacco embrionale presenta la sua estremità superiore nuda al fondo del micropilo (2). 2. Sviluppo del tubo pollinico fino all’ovolo. — Portato il granello pollinico sullo stimma esso trova colà condizioni adattissime al suo germogliamento. Esso è trattenuto sia perchè lo stimma è ricoperto di sostanza gommosa segre- gata dalle papiile stimmatiche, sia perchè le appendici dello stimma (numerose nelle fomulea) sono fornite di numerosissime estroflessioni delle cellule epi- demiche, tra le quali il granello pollinico si trattiene. Esso non tarda ad emettere un tubo che bene spesso — per maggiore stabilità — si avvolge con un giro attorno ad una papilla, mentre si allunga fino a penetrare nella cavità stilare. La lunghezza del budello pollinico è varia, variando la lunghezza dello stilo il quale spesso sorpassa i due centimetri nelle forme longistile della Romulea Bulbocodium. Lo stilo, presenta all’interno una cavità che in sezione trasversale appare irregolarmente circolare, però man mano che ci avviciniamo all’ovario di una sola cavità se ne formano tre che vanno a sboccare ciascuna in una delle logge dell’ovario. Il numero dei tubi pollinici che si possono riscontrare nella cavità stilare è grandissimo: da prima formano un solo fascio, poscia si dividono in tre gruppi che vanno ciascuno ad una loggia dell’ovario. Nella loggia si dispongono dalla parte dei micropili e così percorrono tutta la lunghezza dell’ovario stesso. Da questi fasci di tubi pollinici di quando in quando uno o più di essi prendono la direzione di un micropilo, ma in regola generale uno solo vi penetra dentro. 3. Penetrazione del tubo pollinico attraverso il micropilo fino all’oosfera. — Il tubo pollinico prima di entrare nel canale micropilare presenta spesso delle circonvoluzioni, poi la sua estremità in cui stanno i gameti maschili con- tinua la sua marcia attraverso il micropilo. Quando l’estremità del tubo polli- nico è arrivata alla parete del sacco essa si rigonfia considerevolmente, portando nella parete rigonfiata abbondante citoplasma in cui stanno immersi i nuclei maschili (fig. 25, Tav. VII. (1) Van TUeGHEM, Zraité de Botanique. Paris, 1891, pag. 923. (2) HERAIL, J., Organes reproducteurs et formation de Voeuf chez les phanérogames. Paris, 1889, pag. 117. Ann. Ist. Bor. — Vo. IX. 30 ZAINO 4. Formazione dell’oospora. — Sulla parte superiore del sacco sporge l’ap- parecchio filamentoso delle sinergidi che si insinua per buon tratto nel micro- pilo. L’estremità del tubo pollinico scorre per lo più su questa appendice e la penetrazione nel sacco avviene ordinariamente a lato delle sinergidi. Indi la punta rigonfia del budello pollinico viene a disporsi lateralmente o sopra al- l’oosfera (fig. 26). Avvenuto il contatto, le pareti che si toccano si sciolgono ed un gamete maschile penetra nell’ oosfera. Così in uno stadio successivo sì veggono in questa due nuclei il maschile e il femminile che vengono a met- tersi a contatto (fig. 27). L'unione dei due nuclei avviene abbastanza rapi- damente e la oosfera diventata oospora si riveste di membrana. 5. Formazione delle prime cellule embrionali. — Avvenuta la formazione della oospora il nucleo di questa entra in divisione e si vengono così a costi- tuire due cellule: una inferiore piccola, un’altra superiore grande che costituisce l'embrioforo o sospensore e si attacca alla volta del sacco embrionale. A lato di questa perdura spesso per un certo tempo l’estremità rigonfiata del tubo polli- nico che contiene ancora una certa quantità di citoplasma. La cellula inferiore è quella che dà luogo all’intiero embrione e si divide tosto in due cellule per una parete in direzione trasversale all’oospora primitiva (fig. 28). Queste cel- lule si dividono per lo più ancora una volta per pareti trasversali, così si co- stituiscono tre o quattro cellule sovrapposte {fig. 29) le quali poi subiscono delle divisioni per pareti longitudinali (all’oospora) e dànno luogo in tal modo a tre o quattro file di cellule sovrapposte (fig. 30). Questo piccolo mam- mellone od embriosfera che va allungandosi nella cavità del sacco e che rappresenta l’inizio dell'embrione prende una forma quasi sferica o alquanto allungata e arrotondata in basso, sorretta in alto dal sospensore formato da un’unica cellula, grande, quasi vuota, che si attacca alla parete superiore del sacco. Lo sviluppo ulteriore dell'embrione non presenta nulla di spe- cialmente notevole, non discostandosi da quello presentato dalle altre Mono- cotiledoni. Lo sviluppo del tubo pollinico fino all’ovolo avviene nelle KRomu/ea nel modo ordinario (1). Quanto alla penetrazione del tubo nel micropilo fino a met- tersi in contatto colla cosfera, fenomeni press'a poco eguali avvengono anche in altre Iridacee studiate. Nel G/adiolus communis e nel Crocus vernus il tubo pollinico passa per la parte assottigliata delle sinergidi ed arriva fino all’oosfera sulla cui superficie si distende: la parte estrema del tubo pollinico si presenta molto rigonfiata, come anche ho fatto notare per le /'omulea (2). Strasburger fa rilevare per il Gladiolus communis l'ingresso talora di due tubi pollinici nello (1) HÉRAIL, l. c., pag. 111 e seg. (2) STRASBURGER, U. Befr. u. Zellth., pag. 493, Tav. XXXI, fig. 19 a, 19 6, 22. STAI stesso ovolo, fatto che i0 non potei riscontrare nelle Romulea (1). I processi di fecondazione e di formazione dell’oospora, come pure i primi stadi di sviluppo della sfera embrionale avvengono nel modo tipico già descritto da Hofmeister per il Crocus sativus (2) e il Crocus vernus (3). Anche nelle Liliacee (Lilium Martagon) l’estremità del tubo pollinico rigonfiato penetra a lato di una si: nergide o dentro di essa e raggiunta l’oosfera il nucleo maschile si porta vicino al nucleo femminile (4). La divisione poi dell’ovo fecondato avviene anche qui in due cellule diseguali, di cui l’inferiore è più piccola (5). Anche nelle FPunkia il sospensore dell'embrione è formato da una cellula sola che si attacca alla volta del sacco embrionale (6). 6. Fenomeni che avvengono nel sacco dopo la fecondazione. — Appena il tubo pollinico si è posto a contatto coll’oosfera, il nucleo secondario del sacco embrionale si divide e rapidamente si formano i primi nuclei endospermici nella regione inferiore del sacco embrionale immediatamente al di sopra delle antipodi (7). Questi nuclei hanno una forma per lo più ovale, la loro struttura è finamente granulare e contengono uno o più nucleoli. Sono immersi in una certa quantità di citoplasma e collegati fra di loro da un intreccio di bende protoplasmatiche. Questi nuclei sì dividono rapidamente, il citoplasma nel quale sono im- mersi si stende come un sottile velo lungo la parte interna del sacco che ri- veste completamente arrivando fino all’oospora (fig. 31 £, Tav. VII). I nuclei endospermici, assai numerosi, sono disposti a quasi egual distanza in questa (1) STRASBURGER, l. c., Tav. XXXI, f. 18. (2) HorMEISTER, Neuere Beobacht. u. Embr. d. Phanerog., fig. 6, Tav. VII. (3) HOFMEISTER, Neue Beitrige z. Kenntn. d. Embr. d. Phanerog., Tav. XXII, XXIII (4) GuiGnaRrD, Nouvelles études sur la fécondation (« Ann. Sc. Nat. », VII, sér. Bot., Tav. XIV). (5) GUIGNARD, op. cit. (6) STRASBURGER, l. c., Tav. XXXII, f. 30 — Van TreGHEM, 7raité de Botan., Paris, 1891, pag. 910). (7) Recenti studi dimostrano che in alcune piante i due nuclei maschili (anterozo?) del tubo pollinico si uniscono l’uno col nucleo della cosfera, l’altro col nucleo secondario del sacco embrionale. Si avrebbe in tal modo un fenomeno di doppia fecondazione nelle An- giosperme, volendosi considerare l’unione di un nucleo maschile col nucleo secondario del sacco embrionale come un processo di fecondazione. (Vedere in proposito i seguenti lavori: GuIiGNARD L., Sur les antherozoides et la double copulation sexuelle chez les véegetaua angiosp. ( « Rev. gén. de Bot. », Tav. XI, 1899, N. 124); NavascHIN S., Ueber die Befruchtungsvorginge bei einigen Dicotyledoneen (« Bericht. d. deutsch. Bot. Gesell.», Bd. XVIII, 1900, pag. 224-280, Taf. IX); STRASBURGER E., Einige Bemerkung. zur Frage noch der « doppelte Befruchtung » bei. den Augiospermen (« Bot. Zeit.», N. 19-20, 1900); THomas EtrH., Double Fertilization in a Dicotyledon. Caltha Palu- striîs (« Ann.‘of. Bot.», 1900, N. 14-527-535, 1 pl.); SARGANT EtrH., Recent Work on the Results of Fertilization-in Angiospermes (« ibid. » , 1900, N. 14, 689-712); Lanp W., Double Fertilization in Compositae (« Bot. Gaz. », 1900, 30, 252-260, 2 pl.) ece. Nelle'mie ricerche non mi sono occupato di questo fenomeno, ma mi riprometto di studiarlo se potrò avere del materiale adatto, — 236 — pellicola parietale di citoplasma, hanno una forma per lo più tondeggiante e sono forniti di numerosi nueleoli. Le membrane che delimitano poi il primo strato di cellule endospermiche non compaiono che molto più tardi cioè quando l'embrione è sufficientemente sviluppato. Per lifmgo tempo dunque si riscon- trano nel sacco embrionale questi nuclei liberi in un sottil velo citoplasma- tico che lo riveste internamente, mentre la parte centrale del sacco è occu- pata da un liquido jalino. Le sinergidi già prima della fecondazione accennano a modificare la loro struttura; dopo la fecondazione esse si disorganizzano 1apidamente e alla formazione delle prime cellule embrionali sono scomparse del tutto. Anche lo Strasburger fa notare il riassorbimento delle sinergidi dopo la fecondazione. Spesso, come ho anche potuto osservare per le /omulea gli ap- parecchi filamentosi si conservano ancora a lungo, ma molto ristretti nella parte superiore del sacco embrionale (1). Quanto alle antipodi che abbiamo seguito passo a passo fino al loro com- pleto sviluppo, possono persistere ancora qualche tempo dopo la formazione della pellicola endospermica, ma esse sono già profondamente trasformate. La struttura va facendosi sempre più vacuolare (fig. 23, Tav. VII), il citoplasma si riduce sensibilmente, mentre i vacuoli si fondono l’uno all’altro occupando la parte maggiore della antipode. Anche il nucleo perde la sua struttura; solo il nucleolo si mantiene inalterato e spicca sempre per la sua forte colorabi- lità. Per l'ingrandimento dei vacuoli e la diminuzione del citoplasma, la pa- rete delle antipodi da prima turgida e rigonfia diventa floscia, si accascia e così le antipodi perdono la loro forma. Scomparso il citoplasma le antipodi sì presentano di forma irregolare colla sola membrana e all’interno il nucleolo, che perdura ancora lungamente. La riduzione e distruzione delle antipodi è accompagnata dalla scomparsa del cuscinetto il quale poco a poco perde la sua forma. Le cellule che lo compongono presentano le membrane» pieghet- tate, floscie e si riducono sempre più all’estremità inferiore del sacco finchè scompaiono affatto quando la sfera embrionale ha raggiunto un certo sviluppo. 7. Fenomeni che avvengono nell’ovulo dopo la fecondazione. — Durante la maturazione del sacco embrionale la fecondazione e la formazione della sfera embrionale l’ovulo ha subito un profondo mutamento. Esaminiamo brevemente le trasformazioni avvenute nell’ ovulo prossimo alla maturazione (fig. 31, Tav. VII) L’ovulo si è di molto accresciuto, ma la parte più grande di esso è occupata dal sacco embrionale. Le dimensioni dell’ovulo in questo stadio si aggirano intorno ai 980 mi- cron di lunghezza su 640 di larghezza, di cui il sacco embrionale occupa ben 740 » in lunghezza per 490 di larghezza. La nucella è completamente scom- parsa. Lo spazio che essa occupava è stato tutto quanto riassorbito dal sacco (1) STRASBURGER, UEB. Befr. und Zellth., pag. 493. - 237 — embrionale, il quale compreso lateralmente e dalla parte micropilare dai te- gumenti, è limitato all’altra estremità dell’ovulo! dalla regione calaziale, for- mata di un parenchima di piccole cellule poliedriche tra le quali termina in alto il fascio cribro-vascolare che scorre nel rafe. Il tegumento interno pure presenta notevoli modificazioni. Esso risulta costituito da due serie cel- lulari: una interna, addossata alla parete del sacco, una esterna addossata al tegumento esterno. La prima serie è costituita di cellule di grandezza press’a poco eguale che prendono origine dalla regione calaziale ove sono più piccole e contornano il sacco per terminare al micropilo ove l’unico strato si scinde in parecchie cellule più piccole che limitano il micropilo stesso. Lo strato esterno è costituito di cellule piccole nella parte dilatata del sacco, gradatamente più grandi fino a diventare grandissime e assai allungate radialmente al sacco nella porzione inferiore, più ristretta di esso, per poi diminuire gradatamente e ridivenir piccole verso la calaza (fig. 31). Naturalmente questa disposizione si ripete identica dall’altra parte del te- gemento interno cioè quella sotto il rafe. Il tegumento esterno è pure costituito di due strati: uno interno sottile nella porzione dilatata del sacco, più ingrossato verso il mieropilo ove si ad- dossa all’endostoma: il secondo costituito da una sola serie di cellule che for- mano l'epidermide. Brevissima è la parte libera del funicolo; la parte attaccata all’ovulo (rafe) è assai lunga e costituita di cellule piccole e attraversate da un fascio cribro-vascolare. Le differenze fra tegumento esterno ed interno si fanno meno evidenti man mano che l’ovulo procede nel suo sviluppo: così la primina e la secondina vengono poi a costituire i tegumenti seminali. Nel Crocus sativus tre serie cellulari costituiscono il tegumento esterno, una il tegumento interno. Il tegumento interno sussiste in certe Iridee e non è distinto dal sacco embrionale (1). 8. Formazione dell’Endosperma nella cavità del sacco. — Mentre l’embrione sì accresce, l’endosperma si viene costituendo e riempie poco a poco la cavità del sacco embrionale. Si comincia a formare uno strato tutto attorno alla parete, internamente alsacco per multipartizione simultanea dello strato citoplasmatico parietale (2). Le cellule sono tutte orientate in modo da avere il loro asse maggiore su una linea radiale al sacco e perpendicolarmente a questa linea avvengono le di- visioni successive (fig. 32, Tav. VII). I nuclei di questo primo strato di cellule entrano tutti contemporaneamente in divisione e sì viene così a costituire un secondo strato che restringe vie più la cavità libera del sacco. Col succedersi di queste divisioni simultanee si vengono ad originare delle serie di cellule con direzione radiale al sacco le quali a poco a poco vengono ad incontrarsi (1) Branpza M., Devel. des tég. de la graine (« Rev. gén. de Bot. », Tav. III, 1891), pag. 26 e 232. (2) VAN TIEGHEM, Traité de Botanique, Paris, 1891, pag. 917, SARA IL al centro di questo riempiendolo totalmente. Questa orientazione è sempre - manifestissima anche quando l’albume è costituito ed è dovuta appunto alla direzione secondo la quale avvennero le divisioni. Le cellule endospermiche in sezione longitudinale hanno forma rettangolare (fig. 32), in sezione trasver- sale si presentano poligonali (fig. 33); così nell’assieme hanno una forma pri- smatica. Da prima contengono un grosso nucleo nel quale spiccano due o tre nucleoli ed un citoplasma che sì dispone a bende raggianti intorno al nucleo. Osservando una sezione longitudinale di un sacco embrionale durante la for- mazione delle cellule endospermiche sì riscontrano spessissimo delle intiere zone di cellule in via di divisione. Si scorgono talora moltissimi fusi nucleari tutti orientati secondo l’asse maggiore della cellula che presentanp la placca equa- toriale ad egual livello. Da prima le pareti di queste cellule sono molto sot- tili ed il contenuto loro consta di solo citoplasma nel quale spicca un nucleo che diventa assai piccolo quando tutto il sacco è stato occupato dalle cellule endospermiche; più tardi, quando l’ovulo è prossimo alla maturazione, le pa- reti delle cellule si ispessiscono notevolmente e si presentano fortemente ri- frangenti. Internamente poi le cellule sono zeppe di materiali di riserva. L’albume per la sua struttura e costituzione è di natura cornea (1). La for- mazione dell’albume coincide col completo sviluppo dell'embrione il quale si trova immerso e circondato — salvo che dalla parte superiore — dalle cellule endospermiche. Anche nel Hyacinthus ciliatus la formazione dell’endosperma procede nel modo indicato per le omwulea (2). RIASSUNTO. I principali risultati delle mie ricerche si possono riassumere nel modo seguente : 1. Il sacco embrionale nelle Romulea ha origine, come nella maggioranza dei casi, da una cellula assile sub-epidermica della nucella, la quale si divide in tre cellule, delle quali le due superiori vengono riassorbite e la inferiore diventa cellula madre del sacco. 2. La divisione dei nuclei ai due poli del sacco embrionale non avviene di regola contemporaneamente, ma precede quella dei nuclei del polo inferiore. Questo fatto è più marcato nella /tomulea Columnae. 3. L’oosfera occupa una posizione mediana tra le due sinergidi. 4. Le sinergidi sono fornite di apparecchio filamentoso che sporgendo dal sacco si insinua nella cavità micropilare. L'apparecchio filamentoso è striato longitudinalmente e termina con un ispessimento cellulosico. (1) VAN TIEGHEWM, l. c., p. 918-919. (2) DARAPASKY, Der Embryosackkern und das Endosperm (« Bot. Zeit. », 37. Jahrg., N. 35, 1879, pag. 553). Tav. VII, fig. 1-18. Tav.VI IRE CAattisti lit. Roma. Taaggoeo i» 5. Le antipodi sono grandissime e in numero di tre, due accollate l’una all’altra, la terza collocata al di dietro delle prime: sono tutte arrotondate in alto e prolungate in basso in una appendice assottigliata. 6. Dall’estremità calaziale della nucella sporge nel sacco un apparecchio speciale o cuscinetto (columella di Westermaier) che sorregge le antipodi, ac- cogliendo in una apposita cavità o astuccio (#mbuto di aleuni autori), le loro estremità attenuate. Le cellule centrali del cuscinetto hanno le pareti ligni- ficate, le esterne ed inferiori, cellulosiche. 7. La formazione del nucleo secondario del sacco ha luogo vicino al gruppo antipodo. Il nucleo polare superiore marcia verso l’inferiore, il quale rimane in posto. 8. Durante l'accrescimento del sacco la nucella viene completamente rias- sorbita e il sacco maturo presenta la sua estremità superiore libera al fondo del canale micropilare. 9. La penetrazione del tubo pollinico avviene lateralmente alle sinergidi e la sua estremità rigonfiata si porta a lato o sopra l’oosfera. 10. Il nucleo secondario del sacco embrionale entra in divisione appena il tubo pollinico si è posto in contatto coll’oosfera. 11. Dopo la fecondazione scompaiono le sinergidi: le antipodi, la cui struttura si è fatta sempre più vacuolare, si riducono rapidamente fino a scomparire; il cuscinetto pure viene riassorbito. 12. La formazione della sfera embrionale e lo sviluppo successivo del- l'embrione avvengono in modo normale. L’albume è corneo : esso sì forma per multipartizione dei nuclei endospermici dello strato citoplasmatico che riveste internamente la parete del sacco dopo la fecondazione. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. TAVOLA VI. Fig. 1. Sezione longitudinale di un giovane ovulo di Romulea Bulbocodium; n, nucella; € n}, cellula madre del sacco embrionale; #7, tegumento interno che si prolunga sopra la nucella e forma il canale micropilare (m); # e, tegumento esterno; f, funicolo; r, rafe; c, la calaza. (Ingrand. d. 150). . Prima divisione della cellula madre. Essa si è divisa in due cellule: una superiore che è la prima cellula figlia superiore (c. f.) ed una cellula figlia inferiore (ce. î.) la quale va aumentando e respingendo in alto la cellula superiore, (Ingrand. d. 620). (Questa e le figure seguenti rappresentanti il sacco embrionale, sono tutte orien- tate egualmente cioè colla estremità che guarda il micropilo in alto, colla estre- mità opposta in basso). » 3. Formazione della seconda cellula figlia superiore: c s, cellula del saoco separata da un tramezzo dalla 2° cellula figlia che si è da essa distaccata (cf. 2); in alto la prima cellula figlia superiore si va riducendo (cf. 1) (d. 620). » 4. Cellula del sacco (c. s.) notevolmente ingrandita, col relativo nucleo. In alto le due cellule figlie superiori si presentano molto ridotte e incurvate per la pressione esercitata dal sacco in accrescimento (d. 620). 89] » » » » » i ART ALA, i 240 — . Stadio come sopra, più inoltrato: cs, cellula del sacco; e f, cellule figlie superiori; n, nucella (d. 620). . Divisione del nucleo primario del sacco embrionale (d. 620). . Due nuclei nel sacco embrionale (S E). Tra i due nuclei un grande vacuolo nella regione mediana del sacco, sotto al nucleo inferiore un altro piccolo vacuolo, In questa figura si vede pure la disposizione delle cellule della nucella attorno al sacco embrionale; sotto a questo si notano alcune cellule allungate in direzione longi- tudinale alla nucella, le quali sono le iniziali del cuscinetto (0. c.) (d. 620). . Divisione del nueleo inferiore. Il nucleo superiore non entra ancora in divisione (a. 620). . Quattro nuclei nel sacco embrionale, due al polo superiore e due al polo inferiore, separati da un grande vacuolo centrale (d. 620). . Sacco embrionale di Romulea Columnae: nella regione inferiore del sacco si distin- guono già quatto nuclei, superiormente solo due (d. 620). . Sacco embrionale di R. Columnae in uno stadio successivo. S. le due sinergidi; n p s, nucleo polare superiore; A. antipodi; n pi, nucleo polare inferiore. (Non è rappre- sentata l’oosfera e la terza antipode della quale si distingue solo il nucleo) (d. 620). 2. Sacco embrionale c.s., completo. In alto ben distinto l'apparato mieropilare formato dalle due sinergidi e dalla cellula ovo (0), in basso si distinguono le tre anti- podi (d. 620). 13-14. Forma delle sinergidi più sviluppate: in basso sono allargate ed arrotondate for- nite di uno (fig. 14) o più (fig. 13) vacuoli e del nucleo, in alto fornite di appendice allungata, finamente striata longitudinalmente che costituisce l'apparato filamen- toso (A.f.) (d. 475). 15. Incontro dei due nuclei polari di cui il superiore ha attraversato la benda proto- 20. plasmatica che si distingue nel mezzo del sacco e si è portato presso al nucleo polare inferiore (d. 475). . I nuclei polari si sono riuniti, ma non ancora completamente, i rispettivi nuclei essendo ancora distinti (d. 475). . Nucleo secondario del sacco embrionale (N 8): dp, benda citoplasmatica; AM, ap- parecchio micropilare; 4, antipodi (d. 620). . Nucleo secondario del sacco embrionale maggiormente ingrandito col relativo nu- cleolo (n e 2) (Obbiett. imm. omog. Koristka 1"16 con oculare 3). . Formazione del cuscinetto: A, Antipodi; C cuscinetto in via di sviluppo; a, astuccio. (Le cellule attorno e sotto l’astuccio hanno parete più ispessita (lignificata), le più esterne hanno parete più sottile (cellulosica) (d. 620). Seziore longit. semischematica della nucella e del sacco embrionale colle antipodi e il relativo cuscinetto per dimostrare la loro dimensione in rapporto con la di- mensione del sacco (d. 115). TavoLa VII. . Cuscinetto ed antipodi completamente sviluppate viste in sezione longitudinale al sacco. Nelle antipodi si distingue un grosso nucleo con grande nucleolo (d. 620). 2. Le tre antipodi viste di sopra (sez. trasvers. al sacco). Nel citoplasma cominciano a comparire dei vacuoli (d. 620). 3. Una antipode isolata in cui la struttura va facendosi più vacuolare (sez. trasver- sale al sacco) (d. 620). . Apparecchio micropilare poco prima della fecondazione. L'apparato filamentoso delle sinergidi (5) si inoltra lungamente nel micropilo. C 0, cellula ovo (d. 620). . Estremità rigonfiata del tubo pollinico più ingrandita (d. 620). ì. Estremità rigonfiata del tubo pollinico a contatto colla cellula ovo (d. 620). . Cellula-ovo coi due nuclei maschile e femminile a contatto (d. 475). . Romulea Columnae. Le prime cellule embrionali: in alto il sospensore (d. 620). CH atisti NilRoto »d »d » RIOT . 29. Romulea Bulbocodium. Embriosfera più sviluppata, attaccata alla volta del sacco dall’embrioforo (d. 620). 30. Embriosfera in uno stadio più avanzato: le cellule si sono anche divise per pareti longitudinali alla sfera embrionale (d. 620). 31. Sezione longitudinale di una porzione di ovolo dopo la fecondazione. La nucella è scomparsa. ,S E, sacco embrionale che presenta sotto il micropilo la sfera embrio- nale; E, pellicola di citoplasma parietale coi nuclei endospermici; fi, tegumento interno colle sue due assise cellulari di cui la esterna si allarga molto nella re- gione inferiore del sacco; # e, tegumento esterno; c, la calaza; 7, funicolo; r, rafe (d. 115). 32. Divisione simultanea dei nuclei delle cellule endospermiche dello strato inferiore (d. 620). 33. Cellule endospermiche in sezione trasversale (d. 620). Ann. Ist. Bor. — Vor. IX. 31 Contribuzioni alla conoscenza della flora dell’Africa orientale XXIII. Araceae, Liliaceae, Moraceae, Hydnoraceae, Chenopodiaceae, Nyctaginaceae, Aizoa- ceae, Cruciferae, Moringaceae, Crassulaceae, Saxifragaceae, Hamamelidaceae, Geraniaceae, Oxalidaceae, Malpighiaceae, Callitrichaceae, Combretaceae, Primu- laceae, Plumbaginaceae, Sapotaceae, Salvadoraceae, Lentibulariaceae, Dipsaca- ceae, in Harar, territorio Galla et in Somalia a DD. ROBECCHI-BRICCHETTI et doct. A. RIVA lectae. — Auctore A. ENGLER. ARACEAE. Hydrosme Schott. H. gallaensis Engl. in Bot. Jahrb., XXVII, 422. Territorium Galla: in monte Robe, in rupibus ad fontes fluvii Daua (Riva in coll. Ruspoti, n. 410. — Florif. VIII, 93). LILIACEAE. Gloriosa L. GI. virescens Lindl. Bot. Mag., t. 2539, forma angustifolia Engl., vix ra- mosa, foliis densis anguste linearibus longe acuminatis apice cirrhosis. Somalia: Bore Seriba pr. Dolo Melcara ad fl. Ganane, locis saxosis (Riva, n. 1109. — 6, V, 93). Territorium Galla: in valle Coromma locis frigidis et herbosis (Riva, n. 1563. — 4, X, 95). Eadem forma in insula Sansibar atque in territorio mossambicensi litto- rali occurrit, — 24 Var. Hòhneliana Engl. haud ramosa, 3 dm. alta, foliis densis lineari-lanceo- latis ecirrhosis. Africa orientalis anglica: inter lacus Rudolf-See et Stephanie-See (v. Hòu- NEL, n. 70). - Bulbine L. B. asphodeloides (L.) Spreng. Syst. veg. II (1825), 85. Territorium Galla: Oltokke in montibus Beren-Nata, locis herbosis (Riva, n. 576. — 4, IX, 98). Chlorophytum Ker. Chi. Rivae Eng]. n. sp.; herba alta, radicibus elongatis medium versus incras- satis, foliis lineari-lanceolatis; pedunculo inflorescentiam paniculatam aequante; paniculae ramis longis adscendentibus, bracteis lanceolatis vel triangularibus quam pedicelli 2-3-plo brevioribus; pedicellis 2-3 fasciculatis infra medium arti- culatis, tepalis linearibus diu persistentibus, capsulis ambitu depresso-globosis, profunde trilobis, basim versus non magis quam apicem versus angustatis. Herba 5-6 dm. alta, radicibus 1,5-2 dm. longis, medio 6 mm. crassis. Folia 3-4 dm. longa et 2 cm. lata. Inflorescentia paniculata 2,5 dm. longa, ramis 1,5-2 dm. longis adscendentibus. Bracteae inferiores 2 cm. longae, superiores 5 mm. longae vel breviores. Pedicelli 5 mm. longi, ad 1,5-2 mm. supra basim articulati. Tepala circa 6 mm. longa. Capsulae 6 mm. longae et latae. Semina in quoque loculo 4-6 3 mm. diametientia. Territorium Galla: Savati ad fluv. Sagan (Omi) (Riva, n. 1522). Species valde affinis est CAlorophyto gallabatensi Schweinf., sed capsulis basin versus haud angustatis differt. Kniphofia Moench. K. comosa Hochst. in Flora, 1844, pag. 31; Baker in Flora trop. Afric., VII, 452. Territorium Galla: inter Oi et Dscharibule (Riva, n. 642); inter Biddume et Volghe (Riva, n. 237). ‘ K. Schimperi Bak. in Journ. of bot., 1874, pag. 4. Territorium Galla: inter Surro et Réogano in pratis luxuriantibus, raro (Riva, in coll. RuspoLi, n. 728 (1490). — Florifera 30, IX, 93). Aloé Tourn. A. otallensis Bak. in Fl. trop. Afr., VII, 458. Territorium Galla: Akele Bokaka, inter Coromma et Otallo (Riva, n. 1711, — 11, X, 93); ad stationem Bany (Riva, n. 476 (903). — Florifera 21, VII, 93). — 245 — A. Ruspoliana Bak.in Fl. trop. Afr., VII, 460. Somalia: Ogaden, inter Mil-Mil et Jmi, locis aridis et saxosis in umbra suffruticum (Riva, n. 918 (293?) — Florifera 9, I, 1893); Araday (Riva, n. 274. — Florifera 13, XII, 92); loco haud addicto (RoBeccHI-BRICCHETTI, n. 18. — VII, VIII, 91); Habr Anal (RoBecoHI-BRICcHETTI, n. 17, VII, VIII, 91). Arborescens tota planta dracaeniformis (RIvA). A. Rivae Bak. in FI. trop. Afr., VII, 465. Somalia: Gobbo Duaya (Riva, n. 1509 (1567). — Florifera, 16, VIII, 93). A. megalacantha Bak. in FI. trop. Afr., VII, 469. Somalia (Riva, n. 905 (226). Drimia Jacq. D. brevifolia Baker in FI. trop. Afr., VII, 527. Somalia: ad flumen Daua, pr. Dolo (Riva, n. 1251 (728). Scilla L. Sc. somaliensis Bak. in Engl. Bot. Jahrb., XV, 476. Somalia: Bore-Scriba regionis inter Dolo et Malsaré ad flumen Ganane locis saxosis et fruticosis (Riva in coll. RuspoLi, n. 1226 (803). — 26, IV, 93). Asparagus L. A. racemosus Willd. var. Ruspolii Engl.; ramis flexuosis lignosis, laevibus cinereis, spinis approximatis patentibus circa 8 mm. longis; racemis brevibus circa 2 cm. longis. Somalia: Dononati seu Duanona (Riva, n. 416. — 8, VIII, 93); Salolé (Riva, n. 1579. — 30, XII, 93); inter flumen Elb et vallem Ueb Ruspoli, locis aridis et saxosis (Riva, n. 771. — II, 93). A. medeoloides Thunb., Prodr. 66. Forma dilatata Engl.; cladodiis 4-5 cm. longis, 2-2,5 cm. latis; pedicellis 2-2,5 cm. longis. Territorium Galla: Ara in regione di Giam Giam, locis frigidis herbosis et in fruticetis (Riva, n. 645). Forma elongata Engl.; cladodiis usque 4 cm. longis, 1,5 cm. latis. Territorium Galla: inter Oi et Dscharibule (Riva, n. 1198. — 17, TX, 93). A. africanus Lam. Encycl., I, 295. Somalia: Dall’Ospoli versus Ueb Karenle in solo arido (Riva, n. 1059. — MOMIM93): Smilax L. S. Kraussiana Meissn. in Flora, 1845, pag. 312. Somalia: inter Rer el Sogair et Berbera (RoseccHI-BRICcHETTI, pag. 680, — VII 1891). MORACEAE. Dorstenia L. D. crispa Engl. Monogr. afr. Pflanzenfam., I (1898), 27. Taf. IX. fig. a-c. Territorium Galla: Gerima ad flumen Dana, in valle alta (Riva in exped. RuspoLI, n. 441. — Florif. et fructif., VI, 93). HYDNORACEAE. Hydnora Thunb. H. abyssinica A. Br. in Schweinfth. Beitr. zur Fl. Aeth., 217. Somalia: Marro Umberto I, in radicibus Kigeliae africanae atque Acacia- rum arborescentium (Riva, n. 1091. — Florif., IV, 93). Harar: inter Gildesse et Zeila (RopeccHI-BricoHETtTI, n. 184. — 1889). CHENOPODIACEAE. Chenopodium L. Ch. album L. Spec., ed. I, 219. Somalia: Baroda, locis aridis et arenosis (Riva, n. 1582. — I, 98). Ch. opulifolium Schrad. in DC. FI. fr., V, 372. Somalia: Gellago, locis aridis et arenosis (Riva, n. 1447. — 26, VII, 93); ) L) I è) È) Ogaden, locis aridis (Riva, n. 13. — 51, XII, 92); Uageli (Riva, n. 1596); Mil-Mil (Riva, n. 941. — XII 92). Harar (RoBrcoHI-BriconerTI, n. 201. — 1889). Ch. hybridum L. Spec., ed. I, 219. Territorium Galla: Dscharibule, locis humidis (Riva, n. 1179. — IX 93); in valle Coromma (Riva, n. 1365. — 3, XI, 93). Ch. murale 1. Spec., ed., I, 219. Somalia: Mil-Mil, locis aridis et rupestribus (Riva, n. 5. — 4, I, 93). Ch. foetidum Schrad. Mag. Ges. naturf. Fr., Berlin, 1808, pag. 73. Somalia: Biddume (Riva, n. 1288. — IX, 93). Suaeda Forsk. S. monoica Forsk. FI. aeg. arab., 70. Harar: in planitie Mandali (Rosrcogi-BricoHETTI, n. 199). NYCTAGINACEAE. (Determ. Heimerl). Boerhavia Vaill. B. vulvariifolia Poir. Encycl., V, 55. Somalia: ad declivia fluvii Gana inter Marro et Mogala Umberti I (Riva, n 739, 740. — 20, III, 93); Webi (RoBeccHI-BrIccHEtTI, n. 587. — VIII, 1891). . — 247 — B. plumbaginea Cav. ic. II, 7, t. 112 (-— B. dichotoma Vahl). Somalia: Harar (Riva, 1. 309. — 26, XII, 92); Savati, ad declivia (Riva, n. 1621. — 30, XI, 93), inter Oblia et Wuarandi (RoBrccHI-BrIccHETTI, n. 146). B. paniculata A. Rich. Act. soc. hist. nat. Paris, I, 105. Somalia: in planitie Savata (Riva, in coll. RuspoLi, n. 1558. — 25, III, 93). AIZOACEAE. Glinus L. G. spergula (L.) Pax in Engl. und Prant]l Nat. Pflanzenfam., III, 1", pag. 40. Somalia: in ripa arenosa tluvii Ganane inter Marro et Mogala Umberti I (Riva, n. 736. — 20, III, 93). CRUCIFERAE. Sisymbrium L. S. erysimoides Desf. FI. atl., II, 84, t. 158. Somalia: Igo (Riva in coll. Ruspoti, n. 1531. — Fructif., 21, XII, 93). Erucastrum Schimp. et Spenn. E. leptopetalum Engl. in Pfizenwelt Ostafr. C. 188. Somalia; « Gia corsa, — Nei porzi » (Riva in coll. RuspoLi, n. 423. — Eructif., 5, VIII, 93). Brassica L. B. juncea (L.) DC. Syst. Veg., II, 612. Territorium Galla: Coromma, Hamar Burgi (Riva in coll. RuspoLi, n. 1327. — Fructif., 7, XL, 43). B. oleracea L. Spec., ed. I, 667. Territorium Galla: Coromma, Hamar Burgi frequenter culta (Riva, n. 1392. — Florif. et fructif., IX, 93). Nasturtium R. Br. N. palustre (Leys.) DC. Syst., II, 191. Somalia: Ueb Ruspoli, Calammo, locis humidis (Riva, n. 1020. — 27, IT, 93). N. indicum (L.) DC. Syst. Veg., II, 199. Somalia: ad ripas fluvii Ganana inter Marro et Mogala Umberti I (Riva, in coll. RuspoLi, n. 745. — III, 93). Capsella DO. C. bursa pastoris (L.) DC. Syst. Veg., II, 383. Territorium Galla: Coromma (Riva in coll. RuspoLi, n. 677. -— VIII, 93), in agris pr. Hamar Burgi (Riva, n. 1345. — XI, 983). DE Diceratella Boiss. D. Ruspoliana Eng]. n. sp., suffruticosa, imprimis caule et foliis superioribus dense cinereo-tomentosa, foliorum petiolo brevi, inferiorum paulo longiore, lamina inferiorum ovata, superiorum dense caulem obtegentium oblonga, irregulariter et obtuse dentata, nervis lateralibus paullum vel haud prominulis; racemo brevi densifloro, fructifero elongato, pedicellis brevibus; sepalis linearibus subacutis; petalorum ungue sepala aequante, lamina spathulata calycem ae- quante patula; staminibus sepala haud aequantibus; antheris linearibus quam filamenta duplo brevioribus; siliqua late lineari, turgida, vertice bicornuta, cornubus erecto-patentibus triangularibus. Suffrutex 2-4 dm. altus, ramis 1-2 dm. longis. Foliorum inferiorum pe- tiolus 0,5-1 cm. longus, lamina usque 4 cm. longa et 3 cm. lata, superiorum lamina 2-3 cm. longa, 1-1,5 cm. lata. Pedicelli 3 mm. longi, fructiferi vix elongati. Sepala 1 cm. longa, 1-5 mm. lata. Petala lilacina 2 em. longa, su- perne 3-4 mm. lata. Staminum filamenta 6 mm. longa, antherae 2,5 mm. Siliqua 1,2-14 cm. longa, 3 mm. lata, cornubus 2 mm. longis, 1,5 mm. latis instructa. Somalia > Ogaden; inter Deragodle et Lafarù in planitie arenosa (Riva, in coll. RuspoLi, n. 60. — Florifera, 8, XII, 92), in arena fluviatili vallis Mil- Mil (Riva, n. 859. — Florifera, 5, I, 98), in valle Mil-Mil locis argillosis arenosis (Riva, n. 1073. — Florifera, 9, I, 98, fructifera, 31, XII, 92), ad fluv. Ganane, pr. Hamarà (Riva, n. 1084. — Florifera, 25, IV, 93). A Diceratella sinuata Franch., cui affinis, differt foliis minoribus brevius petiolatis, nervis minus prominentibus, ramis strictioribus, densius foliatis, pedicellis brevioribus, floribus fere duplo minoribus. Farsetia Turr, F. Robecchiana Eng]. n. sp.; su/frutex cinereo-viridis, pilis appressis vestitus; foliis rigidiusculis breviter petiolatis oblongis vel lineari-oblongis apice obtusiu- sculis vel acutis, racemis primum brevibus, mox elongatis; pedicellis calycem aequautibus; sepalis linearibus obtusiusculis, petalis anguste spathulatis quam sepala 1 '/,-plo brevioribus; filamentis quam antherae lineares fere triplo lon- gioribus; pedicellis fructiferis quam siliguae late lineares pluries brevioribus; septo in stilum acutum exeunte; seminibus reniformibus valde compressis in quoque loculo 5-6 occurrentibus. Suffrutex 3-6 dm. altus. Foliorum petiolus 2-3 mm. longus, lamina 2-8 em. longa, 0,5-2 cm. lata. Sepala 7-8 mm. longa, 1,5 mm. lata. Petala 1,2-1,5 cm. longa, superne 2 mm. lata. Stamina 8 mm. longa. Siliqua 1,8-2 cm. longa, 5-6 mm. lata. Semina reniformia 3,5-4 mm. diametientia. Somalia: Marro Umberto ad ripam fluvii Ganane locis rupestribus et are- nosis (Riva in coll. Rusporr n. 729. — Fructif., IV, 93), Ogaden, locis aridis — 249 — (Riva, n. 832. — Fructif., 16, I, 93), Dolo ad flumen Daua (Riva, n. 1172); . Merehan (RoseccHI-BriccHeETTI, n. 67. — Fructif., VII, VIII, 1891). Forma siliquarum haec species magis cum Y. ramosissima Hochst. quam cum altera congruit. Li F. fruticosa Eng]. n. sp.; frutex divaricatim ramosus, ramulis novellis cum foliis sepalisque appresse cinereo-pilosis, ramulis adultis pallide brunneis; ramulis extimis brevibus densiuscule foliatis paucifloris; foliis oblongo-spathu- latis vel anguste oblongis in petiolum 3-4-plo breviorem angustatis; pedicellis tenuibus quam sepala linearia longioribus; petalis anguste spathulatis quam sepala 1 ‘,,-plo longioribus; filamentis tenuibus quam aftherae lineares 4-plo longioribus; siliquis majusculis oblique oblongis valde compressis, in quoque lo- culo semina 2 orbiculari-reniformia late alata gerentibus. Ramuli extimi 3-5 cm. longi. Foliorum petiolus 2-3 mm. longus, lamina 1,5-2 cm. longa, 5-10 mm. lata. Pedicelli 1 cm. longi. Sepala 7 mm. longa, 1,5 mm. lata. Petala circ. 1 cm. longa, superne 3 mm. lata. Siliqua 1,5 cm. longa, 7 mm. lata. Semina planissima, 5 mm. lata. Somalia: ad flumen Ganane pr. Sidlei pr. Hamara, locis herbosis et fru- ticosis (Riva in coll. RuspoLi, n. 1085. — Florif. et fructifera, 20, IV, 93), Species valde insignis. MATTHIOLA R. Br. M. Rivae Engl., n. sp.; herba valde ramosa, ramis erectis sparse foliatis, cum foliis cinereo-pilosis atque glanduligeris; glandulis breviter turbinatis brunneis; foliis irregulariter pinnatipartitis, partitionibus linearibus brevibus utrinque 2-3 patentibus, racemis 5-7-floris; pedicellis tenuibus mox sepala linearia cinereo-pilosa aequantibus; petalis linearibus quam sepala duplo lon- gioribus; siliquis linearibus brevibus in quoque loculo semina 2 obovata de- pendentia basim versus alata gerentibus. Circ. 3 dm. alta, ramis 1-2 dm. longis. Folia 2-2,5 cm. longa, partitionibus 2-5 mm. longis et 1 mm. latis. Pedicelli dense glanduligeri 0,5-1 cm. longi. Sepala 1 cm. longa. Petala 2 cm. longa et 2 mm. lata. Siliquae 6 mm. longae, 2 mm. latae. Semina 2 mm. longa, minus lata. Somalia: Ogaden, Mil-Mil, locis aridis (Riva in coll. RuspoLi, n. 10. — Florifera, 1, XI, 93), versus Cavernay (Riva, n. 861. — Florifera, 9, I, 93). MORINGACEAE. Hujus familiae adhuc species 3 cognitae fuerunt, nune in Somalia species 2 novae quarum una sectionem bene distinctam constituit et tertiam speciem novam in plantis a beato F. M. HrnpesranpDT in insula Madagascar collectis inveni, quam cum speciebus somaliensibus hic describere liceat. Ann, Ist. Bor. — Von. IX. DI Lo De — Sect. I. Eumoringa Engl. Receptaculum (torus) breve, discoideum vel late cupuliforme. Praeter species 3 adhuc cognitas huc quoque pertinent: M. Ruspoliana Engl., n. sp.:; ramulis novellis atque foliis brevissime et dense cinereo-pilosis; ramis adultis glabris brunneis glaucescentibus; foliis impari-pinnatis, 2-jugis; foliolis brevissime petiolatis, ‘oblique ovatis obtusis, ra- mulis floriferis quam folia brevioribus plerumque in axillis foliorum dejecto- rum, paniculatis paucifloris cum bracteis linearibus obtusis cinereo-pilosis; pedicellis tenuibus flores aequantibus; receptaculo late oblique campanulato, sepalis lineari-oblongis acutis sparse pilosis, paullum inaequalibus; petalis lineari-lanceolatis apice dorso parce pilosis quam sepala paullum longioribus ; staminodiis 5 tenuibus quam stamina paullum brevioribus apiculum paryum ferentibus; staminibus 5 basi longius pilosis, antheris lineari-oblongis deflexis; stipite ovarii oblongi illo aequilongo; stilo tenui in stigma claviforme exeunte : ovario 9-sulcato; placentis 3 parietalibus pauciovulatis. Arbor. Ramuli extimi lignescentes 5-8 mm. crassi. Folia 5. cm. longa; foliola petiolulo 1 mm. longo suffulta 2 cm. longa, 1 cm. lata. Panicula cire. 4 em. longa. Bracteae 2-3 mm. longae, 1 mm. latae. Pelicelli 1,5 cm. longi. Alabastra obovoidea apiculata. Hypanthium 2 mm. longum, 5 mm. latum. Sepala 1,7-2 cm. longa, cire. 4 mm. lata. Petala 2 cm. longa, 3 mm. lata. Sta- minodia atque staminum filamenta circ. 1,8 cm. longa, antherae 3 mm. longae. Stipes gynoecei 3 mm. longus. Ovarium 3 mm. longum; stilus 1,6 cm. longus. . Somalia: Ueb Ruspoli, in valle affluente tluvii Ganane, locis herbosis et fruticosis (Riva in coll.RuspoLi, n. 758. — Florifera, 11, III, 93). M. Hildebrandtii Engl., n. sp; arbor glaberrima, ramulis valde flexuosis rubescentibus; foliis magnis longe petiolatis biternatis vel subbipinnatis; pe- tiolis secundariis longis foliola aequantibus vel superantibus; intermedio in- terdum bipinnato; foliolis rigidis glaucescentibus, breviter petiolulatis, late- ralibus oblique ovatis vel oblique oblongis, intermedio oblongo-elliptico, mo- nibus basi acutis, superne apiculatis, nervis lateralibus vix prominulis; in- florescentia paniculata multiflora; floribus breviter pedicellatis; hypanthio brevi discoideo 5-lobo; sepalis 5 oblongis imbricatis: petalis linearibus ciliatis quam sepala paullo longioribus; staminodiis 5 anguste lanceolatis in apiculum incrassatum (antheram rudimentariam) exeuntibus: staminum 5 filamentis lan- ceolatis breviter pilosis, antheris ovalibus versatilibus introrsis; gynophoro brevi; ovario ovoideo brevissime piloso; placentis 3 parietalibus ovula 5-6 fu- niculo tenui insidentia ferentibus. Arbor. Ramuli remote foliati, internodiis 4-10 cm. longis. Foliorum pe- tiolus communis usque 1 dm. longus, 3 mm. crassus, petioli secundarii 4-5 cm. longi, intermedius longior, petioluli 5 mm. longi, foliola 4-5 cm. longa, 2,5 cm. lata. Inflorescentia in speciminibus suppetentibus omnino destructa. Pedicelli 2 mm. longi. Sepala flavescentia 5 mm. longa, 2 mm. lata. Petala 7 mm. longa, "E VR 1 1 mm. lata. Staminodia circ. 7 mm. longa. Staminum filamenta 6-7 mm. longa, antherae 1 mm. longae. Gynophorum 1,5 mm. longum. Ovarium 1,5 mm. lon- gum in stilum triplo longiorem exiens. Madagascar occidentalis: ad Trabongi (HiLpeBRANDT, n. 3449. — Florif., majo 1880). Sect. IT. Dysmoringa Engl. Hypanthium longe tubuliforme. M. longituba Engl., n. sp.; frutex, ramulis novellis cinereo-pilosis, adultis glabrescentibus cinereis; foliis. ....... : inflorescentiis paniculatis parce pilosis; bracteis oblongis obtusis sparse pilosis; pedicellis ad basin hypanthii elongato-cylindrici articulatis; sepalis roseis lineari-oblongis deflexis quam petala pallidiora et ex roseo flavescentia linearia duplo brevioribus; stami- nodiis 5 episepalis et staminibus margini superiori hypanthii angustissime annulato insertis; staminodiis filiformibus filamenta aequantibus apice fusi- formi-incrassatis et minute apiculatis; antheris ovalibus; stipite gynoecei ovario fusiformi aequilongo; stilo filiformi apicem staminodiorum aequante. Frutex. Ramulorum internodia 1-2 cm. longa. Paniculae patentes, rhachi circ. 4 cm. longa, ramis lateralibus circ. 2 cm., pedicellis 0,5-2 cm. longis. Bracteae 1,5.mm. longae, vix 1 mm. latae. Hypanthium tubiforme 2 cm. lon- gum, 2 mm. crassum. Sepala 0,9-1,2 cm. longa, 3-4 mm. lata. Petala 1,2-1,5 cm. longa, 3 mm. lata. Staminum filamenta 1,2 cm. longa, antherae 2 mm. longae, 1,5 mm. latae. Ovarii stipes © mm. longus, ipsum 5 mm. longum, 1,5 mm, crassum. Somalia: ad flumen Daua solo granitico (Riva in coll. RuspoLi, n. 434. — Florifera, 8, VI, 98); locis herbosis et fruticosis (Riva. n. 1024. — 22, II, 93). CRASSULACEAE. Cotyledon L. C. Barbeyi Schweinfth. in Bull. Herb. Boissier, IV, 196. Somalia: Baddena, pr. Igo (Riva, n. 1643. — XII, 98). Kalanchoé Adans. K. grandiflora A. Rich., FI. Abyss., I, 311, t. 54. Somalia: Ogaden, in deserto (Riva, n. 813. — 30, XII, 92), Igo, in rupe- stribus (Riva, n. 1644. — 21, XII, 93). Territorium Galla: Biddume (Riva, n. 628. — 12, IX, 93). Var. angustipetala Engl.; corollae segmentis anguste lanceolatis acumina- tissimis. Harar (RoBrccHI-BrIccHETTI, n. 74. — 1889). K. glaucescens Britten in Oliv. FI. trop. Afr., II, 393. Territorium Galla: Savati (Omi), in rupibus (Riva, n. 1521. — 30, XI, 93). Dana a K. brachycalyx A. Rich. Fl. Abyss., I, 312, Oliv. FI. trop. Afr., II, 396). Territorium Galla: Dsha-horsa, locis aridis (Riva, n. 1642. — I, 94), in valle Coromma, prope Burgi, locis aridis et glareosis (Riva, n. 1583. — 24, XI, 93). > K. glandulosa Hochst. in Schimp. pl. abyss., IT, 904. Territorium Galla: Dssh-horsa, locis aridis (Riva, n. 217. — VIII, 93). Somalia: Ogaden, pr. Haberr (Riva, n. 796. — 17, XII, 92). K. Rohlfsii Engl. n. sp.; herba erecta, caule minute glanduloso; foliis crassis glabris subtus glaucescentibus, tripartitis, partitionibus lateralibus pa- tentibus lanceolatis, crenato-serratis, inflorescentia ampla pilis glanduliferis dense obtecta, bracteis inferioribus trifidis, superioribus linearibus angustis, ramis erecto-patentibus dense multifloris, superioribus congestis; sepalis ima basi cohaerentibus lanceolatis, quam corolla 4-5-plo brevioribus; corollae tubo oblongo, laciniis ovatis acuminatis, quam tubus 5-6-plo brevioribus. Herba 4-6 dm. alta. Folia 5-6 cm. longa, partitiones laterales 2 cm. longae, 5 mm. latae, intermedia 3 cm. longa, fere 1 cm. lata. Inflorescentia usque 1,7 dm. longa, ramis inferioribus 1 dm. assequentibus; pedicelli 2-3 mm. longi. Sepala 3 mm. longa, 1,5 mm. lata. Corolla usque 1,5 cm. longa, laciniae 3 mm. longae, 2 mm. latae, acumine 0,5 mm. longo. Abyssinia: Katz, alt. 2450 m. (RonLrs et SteckER. — Florif., 30, XII, 80). Territorium Galla: Harrar Burgi, locis aridis (Riva in coll. Ruspoti, n. 1586. — 11, XI, 93). Somalia: in deserto Banas, locis arenosis et rupestribus (Riva, n. 219. — 14, VIII, 93). A Kalanchoè laciniata DO., quae in India orientali occurrit, foliis et flo- ribus valde differt. Crassula L. C. pentandra (Royle) Schoenland in Engl. u. Prantl. Nat. Pflanzenfam., IIER2 Mpa 0300 Territorium Galla: inter Surro et Rozono, locis aridis et rupestribus (Riva, n. 597. — 30, IX, 98), alio loco (Riva, n. 535. — 31, VIII, 93). C. abyssinica A. Rich, FI. Abyss., I, 309). Territorium Galla: inter Biddume et Volghe, locis rupestribus (Riva, n. 408. — 15, IX, 93, n. 469. — 12, IX, 93). . SAXIFRAGACEAE. Vahlia Thunb. V. viscosa Roxb. FI. ind., II, 89. Somalia: Ele-meda, in valle Ueb Ruspoli, locis aridis (Riva, n. 768. — Florif. et fructif., II, 93), ad ripas fluvii Ganane pr. Hab Merer (Riva, n. 377. — — 253 — II, 94), ad ripas in valle Ueb Karamle, locis arenosis (Riva, n. 900, 901. — 28, I, 93), Webi (RoBeccHI-BRICcHETTI, n. 590. — VII, VIII, 91), in arenosis ad fluv. Ganane ad Marro Umberto I (Riva, n. 718. — IV, 93), ad fluv. Daua (Riva, n. 1182. — IV, 98). HAMAMELIDACEAFE. T'richocladus Pers. T. ellipticus (Eckl. et Zeyh.) Sond., var. latifolius Schweinfth. in v. Héhnel, Reise nach dem Rudolph-See, App., n. 139. ‘Harar (RoBrccHI-BrIccHETTI, n. 73. — 1889). GERANIACEAE. Erodium Her. E. moschatum (L.) Willd. Territorium Galla: in valle Coromma pr. Burgi, locis herbosis (Riva in coll. Ruspoci, n. 1354. — Florif., 3, XI, 93). Pelargonium Her. P. multibracteatum Hochst in A. Rich., Fl. Abyss., I, 119. Territorium Galla: in valle Coromma, locis umbrosis, ad rivulos (Riva, n. 1341. — 9, XI, 98), inter Tumpè et Giaffa in altis montibus (Riva, n. 528. — 31, VIIF, 98), Buddena, locis frigidis et rupestribus (Riva in coll. RuspoLi, n, 1691. — 20, XII, 983). OXALIDACEAE. Oxralis L. 0. corniculata L. Spec., ed. I, 435. Harar (RoseccHI-BrIccHETTI, n. 255. — 1889). MALPIGHIACEAE. Acridocarpus Guill. et Perr. A. glaucescens Engl., n. sp.; frutex, ramis novellis parce sericeo-pilosis, adultis cortice griseo obtectis; folzis breviter petiolatis linearz-oblongis basi acutis apice obtusiusculis; racemo dense rufo-piloso; bracteis minutis linea- ribus; pedicellis tenuibus quam alabastra globosa 2-3-plo longioribus; sepalis breviter ovatis pallide viridibus; petalis late obovatis, unguiculatis; fructibus bialatis; alis quam loculi 2!,,-plo latioribus, 3-plo longioribus semiovatis. Foliorum petiolus 2-3 mm. longus, lamina 2,5-6 cm. longa, 5 mm. lata. Racemi circ. 3-4 cm. longi; bracteae 2-3 mm. longae, pedicelli usque 1 mm. longi. Sepala 3,5 mm. longa, 2,5 mm. lata. Fructus alae 1,5 cm. longae, 2,5 cm. latae. — 254 — Somalia: Dar, pr. Barden (Riva in coll. RuspoLi, n. 206. — Fructifera, 20, II, 94. Species affinis Acridocarpo zanzibarico Juss., omnino differt foliis angustis et fructus alis brevibus. CALLITRICHACEAE. Callitriche L. C. stagnalis Scop. FI. carn., II, 251. Territorium Galla: Dscharibule, alt. 2200 m., in aquis stagnantibus (Riva, n. 101. — 20, IX, 93). COMBRETACEAE. Combretum Loetll. C. Bricchettii Engl. et Diels in Engl. Monogr. afrik. Pflanzenfam., III (1899), 34, Taf. IX, fig. C. Harar (RoBeccHI-BriccHeTTI, n. 74. — Fructif. 1889). C. hobol Engl. et Diels 1. c., 36, Taf. XI, fig. A. i Somalia: inter Rer es Sogair et Berbera (RoBeccHI-BrIccHETTI, n. 25. — Florif., VII, VIII, 91). C. insculptum Engl. et Diels 1. c., 36, Taf. XI, fig. B. Somalia : inter Berbera et Harar, pr. Aradey (Riva in collect. RUSPOLI, n. 355. — Fructif., XII, 92), inter Scex et Logre (Riva, n. 351. — Fructifera, XII, 92). Conocarpus Gaertn. C. lancifolius Engl. in Engl. Monogr. afr. Pflanzenfam., IV (1900), 32. Somalia: in omnibus vallibus (RoseccHI-BriccHemTI, n. 516. — 1890). — Vulgo Damas. i PRIMULACEAE. Anagallis L. A. arvensis L. Spec. ed. I, 148. Territorium Galla: in valle Coromma, locis frigidis (Riva, n. 1402. — 3, XI, 93, n. 614. — VIII, 93). Lysimachia L. L. Ruhmeriana Vatke in Linnaea, XL, 204. Territorium Galla: in valle Coromma (Riva, n. 634. — 4, X, 93). — 255 — PLUMBAGINACEAE. (Determ. Dr. P. Claussen).» Plumbago L. P. zeylanica L. Spec. ed. I, 151. Somalia: Mil-Mil, locis frigidis et umbrosis (Riva in coll. RuspoLi, n. 804. — II, 93), Salole (Riva, n. 418. — VIII, 93), inter Rer es Sogair et Berbera (RoBeccHI-BrIiccHETTI, n. 65, 66), ad oram somalensem (RoBEccHI-BRICCHETTI, n. 65), Uageli (Riva, n. 1540. — 26, XII, 93), Ogaden (RoBECccHI-BRICCHETTI, n. 62). — Vulgo laleva. Harar (RoBeccHI-BrIconETTI, n. 125. — 1889). Statice L. St. Maurocordatae Schweinfrth. et Vlks. Liste des pl. récolt. par les Princes D. et N. Ghika-Comanesti, pag. 9. Somalia: pr. torrentem Ospoli, locis aridis et rupestribus in valle Ueb Karanle (Riva, n. 979. — 19, I, 98), in collibus apricis pr. Bela ad fl. Daua (Riva, n. 1465. — 9, VI, 98). St. cylindrifolia Forsk. FI. aeg. arab., 59. Somalia: ad oram pr. Alula (RoseccHI-BrIiccHETTI, n. 86. — 1890). SAPOTACEAE. Stideroxylon L. S. inerme L. Spec. ed. I, 192. Somalia: ad oram borealem (RoseccHI-BriccHETTI, n. DI. — 1891). Vulgo angel. S. oxyacantha Baill. Harar (Roseconi-BriccHETTI) n. 250. — 1889). SALVADORACEAE. Salvadora Garcin. S. persica Garcin. in Act. Ang]., 1749 ex L. Amoen. ac. III, 21 et. Spec. ed. I, 122. Somalia: Mil-Mil, locis frigidis et umbrosis (Riva in coll. RuspoLt, n. 805. — I, 98), ad oram orientalem (RoBeccHI-BriccHeTTI, n. 84. — 1890), Ogaden (RoBeccnI-BriccHETTI, n. 444, — VIII, 1891). Vulgo Adaj. — 256 — LENTIBULARIACEAE. Utricularia L. _ U. stellaris L. fil. suppl. 86. Territorium Galla: Ermor-Ne (Riva, n. 1510. — VII, 93). Somalia: in valle Ueb Ruspoli in paludibus (Riva, n. 760. — 9, III, 93). U. inflata Forsk., descr., 9. Territorium Galla: Beny (Riva, n. 1494. — VII, 93). DIPSACACEAE. Dipsacus L. D. pinnatifidus Steud. in Schimp. pl. abyss., II, 665; A. Rich. FI. Abyss., I, 367. Territorium Galla: in valle Coromma prope Burgi in campis (Riva, n. 1397. — XI, 93). Scabiosa L. Sc. frutescens (Hochst.) Hiern in Oliv. FI. trop. Afr., III, 522. Territorium Galla: inter Dscharibule et Herr (Riva n. 73. — 29, IX, 98). Var. angustissima Engl,; foliis angustissime linearibus, 2 mm. latis. Territorium Galla: inter Dscharibule et Herr, alt. 2000 m. (Riva, n. 737, — 28, IX, 93). _rr————————7—7» » b. longiflorus (Spr... — Alla Serra del Prete (Pollino), re- gione montana. 21. Lolium perenne L. b. tenue (L.). — A Zaperna ed a Montalato (Pollino), reg. montana. 22. Brachypodium pinnatum P. d. B. — Alla Serra dell’ Abete (Viggianello), ho DI 24. 25. 32 reg. montana, ed alla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina e montana. 3. Agropyrum caninum P. B. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Osservazione. — Questa specie non vien data pel Pollino dal Terracciano (1). Ultimamente però il Fiori (2) la raccoglieva al Vallo di Gaudolino (Poi- lino), reg. montana. Agropyrum junceum P. B. — Nell’arena del mare presso Scalea. Hordewm bulbosum L. — Alla Serra dell’ Abete (Viggianello), reg. submontana. Famiglia CyPERACEAF. Cyperus serotinus Rottb. (C. Monti L. fil.). — Alla foce del fiume Lao. » rotundus L. — In luogo erboso presso Scalea, reg. mediterranea. » capitatus Vand. — Nell’arena del mare presso Scalea. i Carex remota L. — All’Acqua di Zaperna (Pollino), reg. montana. » glauca Murr. b. erythrostachys (Hpe.). — A Taverneto (Laino Borgo), reg. bassa della Quercia. . Carex sempervirens Vill. — Sulla vetta (m. 2186 sul livello del mare) della Serra del Prete (Pollino). Osservazione. — Spiga pistillifera unica. Famiglia JUNCACEAR. . Juncus acutus L. — Alla foce del f. Lao. (1) TERRACCIANO N., op. cit. (2) FrorI A., Contribuzione alla Flora della Basilicata e della Calabria. N. G. B. I. (N. S.), vol. VII, 1900, pag. 251. & bh SA 39. 40. 41. 45. . Rumex Alpinus L. — Al Piano di Ruggia (Pollino). Famiglia LiniAcrAE. . Colchicum alpinum DC. b. parvulum (Ten... — Al Piano di Ruggia (Pol- lino). . Colchicum Bertoloniù Stev. b. Cupanit (Guss.). — Nella macchia presso Scalea. 5. Asphodelus albus Mill. — Al Piano di Ruggia (Pollino). Famiglia AMARYLLIDACEAE. . Narcissus serotinus L. — Nella macchia presso Scalea. . Pancratium maritimum L. — Nell’arena del mare presso Scalea. . Agave americana L. — Presso al mare, ed inselvatichita sulle rupi esposte a mezzogiorno a Viggianello (fino a più di 600 metri di altezza sul livello del mare). Famiglia ORCHIDACEAB. Cephalanthera rubra Rich. — Tra i Faggi al monte Grattaculo (Pollino). Epipactis latifolia AI. — Tra i Faggi del monte Serramale (Tortora). » microphylla Sw. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). 2% CLAsse. — DICOTYLEDONEAE. 1° SorrocLasse. — Archichlamydeae. Famiglia BETULACEAE. 2. Carpinus Betulus L. — All’inizio dei Faggi a piè del monte Gada (Laino Borgo). — Volo. Carpinu nivuru. Famiglia FAGACEAE. . Quercus Suber L. — Presso Scalea, reg. mediterranea. — Vol. Sugar. Famiglia PoLyGONACEAE. vumex (1) Acetosella L. b. multifidus (L.). — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Rumex Acetosa L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. (1) Il Terracciano (TERRACCIANO N, op. cit.) non dà pel Pollino il Rumex conglomeratus Murr.; io l’ho raccolto all’Acqua di Zaperna (Pollino), reg. montana, ove era abbondante. 40. 268 — . Polygonum Convolvulus L. — Nelle siepi a Donna Bianca (Mormanno), re- gione submontana. ì. Polygonum maritimum L. — Arene marittime presso Scalea. Famiglia CHENOPODIACEAE. Salsola Kali L. — Nell’arena del mare presso Scalea. Famiglia CARYOPHYLLACEAE. . Stellaria media Vill. b. apetala (Ucr.). — Sopra un muro d’orto a Laino Borgo, reg. bassa della Quercia. . Stellaria nemorum L. — Tra i Faggi di Zaperna e dell Eremita (Pollino). . Cerastium tomentosum L. — Sulla Serra dell’ Abete (Viggianello) reg. mon- tana, e sulla Serra del Prete (Pollino) reg. montana ed alpina. 55. Alsine verna Bartl. b. pubescens (Guss.). — Sul monte Serra del Prete (Pol- lino), reg. alpina. . Arenaria serpyllifolia L. — "l'ra i sassi sul monte Serra dell’ Abete (Viggia- nello), reg. montana. . Moehringia trinervia Clairv. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). » muscosa L. — Tra le fessure delle roccie al monte Serramale (Tortora), reg. montana. Paronychia Kapela A. Kern. — Sul monte Serra del Prete (Pollino), re- gione alpina. Lychnis alba Mill. b. divaricata (Rchb.). (Melandrium macrocarpum Wk.). — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 59. Silene nocturna L.b. reflera (Ait.). (S. neglecta Ten.). — Arene marittime presso Scalea. 60. Silene italica Pers. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 61. Dianthus Armeria L. — In un burrone a Fiumicello (Mormanno), reg. sub- montana. 62. Dianthus Carthusianorum L. — Sul monte Serra del Prete (Pollino), re- gione alpina. 63. Dianthus deltoides L. — Al Piano di Ruggia ed alla Serra del Prete (Pollino), 64. 65. 66. 67. 68. reg. montana ed alpina. Dianthus sylvestris Valf. — Sulla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Famiglia RANUNCULACEAE. Helleborus foetidus L. — Sulla Serra dell’ Abete (Pollino), reg. montana. Aquilegia vulgaris L. — Al monte Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Aconitum Lycoctonum L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Anemone Hepatica L. — Tra i Faggi del monte Serramale (Tortora). 69. 10. CAL 81. 82. 83. 84. 85. — 269 — Itanunculus brutius Ten. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. » lanuginosus Lin. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino) e della Serra del Prete (Pollino). Famiglia PAPAVERACEAB. Uhelidonium majus L. — Tra i Faggi del monte Serramale (Tortora). Famiglia CRUCIFERAE. 2. Matthiola tricuspidata R. Br. — Nell’arena del mare presso Scalea. . Arabis Turrita L. — Sulle rocce alle Timpe Rosse (Laino Borgo), regione bassa della Quercia. . Cakile maritima Scop. — Arene marittime presso Scalea. . Alyssum diffusum Ten. — Sulla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. . Draba longirostra Nym. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Famiglia CRASSULACEAE. Sedum atratum L. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), regione alpina. % Sedum acre L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana ed alpina. » amplericaule DC. — A Montalato (Pollino), reg. montana. » rupestre L. albescens (Haw.). — Al monte Serramale (Tortora), re- gione montana. Famiglia SAXIFRAGACEAE. Saxifraga tridactylites L. b. adscendens (L.). — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Saxifraga porophyla Bert. — Sulla vetta nuda e più alta (metri 1287 sul livello del mare) del monte Serramale (Tortora). Osservazione. -- Questa specie è nuova per la Calabria, venendo finora data non più in giù della Basilicata (regione alpina e subalpina). Saxifraga Aizoon Jacq. — Sul monte Serra del Prete (Pollino), regione alpina. Famiglia RosaAcrAaE. Cotoneaster integerrima Medie. b. tomentosa (Lindl.). — Tra i Faggi, nelle fessure delle rupi, al monte Serramale (Tortora). Pirus torminalis Ehrh. — Tra le Quercie a piè del monte Gada (Laino Borgo), e nelle siepi a Donna Bianca (Mormanno), reg. submontana. — 270 — 86. Rubus idaeus L. — Tra i Faggi di Zaperna, Eremita e Montalato (Pollino). 87. Rubus corylifolius Sm. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). 88. Potentilla argentea L. b. calabra (Ten.). — AÌ Piano di Ruggia ed alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. È 89. Potentilla recta L. — Nei pascoli sul monte Serramale (Tortora), re- gione montana. 90. Geum urbanum L. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). 91. Alchemilla vulgaris L. — Alta Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 92. Poterium officinale B. et H. (Sanguisorba officinalis L.).. — Al Piano di Ruggia (Pollino). Osservazione. — Questa specie non vien data pel Pollino dal Terracciano ‘1). Il Tenore però nella sua Sy2oge (2) la dà anche pel Pollino. 93. Rosa Heckeliana Tratt. — Al Piano di Ruggia (Pollino), metri 1506 sul li- vello del mare. Osservazione. — Questa specie, già indicata pel Pollino dal Tenore (8), non vi fu rinvenuta dal Terracciano (4). Famiglia LEGUMINOSAE. 94. Calycotome spinosa Lk. b. villosa (Lk.). — Nella macchia presso Scalea. 95. Genista tinctoria L. — Nelle siepi ga Donna Bianca (Mormanno), reg. sub- montana. 96. Cytisus Laburnum L. — Tra le siepi a Donna Bianca (Mormanno), reg. sub- montana. OT. Cytisus triflorus L’Hér. — Comune nei boschi di Castagno a Mormanno ed a Laino Castello. 98. Cytisus spinescens Sieb. b. ramosissimus (Ten.). — Alla salita di Ajeta, ve- nendo dal mare, reg. mediterranea. 99. Ononts oligophylla Ten. — Margine di strada a piè di Laino Castello, re- gione bassa della Quercia. 100. Trifolium pratense L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina e mon- tana, ed a Montalato (Pollino), reg. montana. 101. 7rifolium ochroleucum L. — Alla Serra dell’Abete (Viggianello) ed alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 102. Anthyllis montana L. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 103. Lotus Cytisoides L. — Sulle rupi marittime presso Scalea. (1) TERRACCIANO N., op. cit. (2) TENORE M., SyUloge plantarum vascularium Florae Neapolitanae hucusque detecta- rum, Neapoli, 1831, pag. 76. (3) TENORE M., op. cit., pag. 247. (4) TerRACccIANO N., Synopsis ete., pag. 10, Nota 2, — 271 — 104. Lathyrus variegatus Gr. et Godr. (Orobus variegatus Ten.). — Tra i Faggi del monte Serramale (Tortora). 3 105. Vicia cassubica L. — Tra i Faggi del monte Serra del Prete (Pollino). Osservazione. — Non vien data pel Pollino dal Terracciano (1). Famiglia LixAcpar. 106. Linum capitatum Kit. (L. serrulatum Bert.). — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Osservazione. — Questa pianta, che il Terracciano (2) dice di non aver tro- vata al Pollino, vi era stata raccolta (presso la vetta del /o/lineZlo) da Huter Porta e Rigo (3) nel 1877 ed ultimamente (1899) dal Fiori (4). Famiglia ZyGoPHYLLACEAE. 107. Tribulus terrestris L. — Al margine delle vie presso Scalea, reg. mediterranea. Famiglia EuPHORBIACFAE. 108. Euphorbia Characias L. — Rupi calcaree delle Timpe Rosse (Laino Borgo) e del paese — lato sud — di Viggianello fino a circa 600 metri sul livello del mare. 109. Euphorbia amygdaloides L. — Nei pascoli del monte Serramale (Tortora), reg. montana. 110. Euphorbia Paralias L. — Arene marittime presso Scalea. 111. Euphorbia Myrsinites Lî — Luoghi aridi sassosi a Zaperna (Pollino), e nei dintorni di Mormanno ove è comune; reg. montana, donde scende anche alquanto nella submontana. — Volg. Camarrdni. 112. Euphorbia pubescens Vahl. — Alla foce del f. Lao. 113. Euphorbia Peplis L. — Nell’arena del mare presso Scalea. Famiglia TrLiAacEaE. 114. Tilia intermedia Heyn. -—— Nel burrone Canale Secco (presso Viggianello), reg. submontana. — Volg. Fèddraru. Famiglia MALVACEAE. 115. Malva moschata L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. (1) TERRACCIANO N., op. cit. (2) Terracciano N., Synopsis ete., pag. 11 in Nota. (8) Porta P., Viaggio botanico intrapreso da Huter, Porta e Rigo în Calabria nel 1877. Nuovo Giorn. Bot. Ital., vol. XI (1879), pag. 286. 4) FroRI A., op. cit., pag. 267. Famiglia CISTAORAE. 116. Cistus monspeliensis L. — Nella macchia presso Scalea. 117. Helianthemum vulgare Gaertn. b. grandiflorum (DC.).. — Sulla vetta Sole Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 118. Helianthemum canum Dan. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 119. Melianthemum Fumana Mill. — Nella macchia presso Scalea, ed all’Aria della Valle (Laino Castello), reg. submontana. Famiglia TAHYMELARACEAE. 120. Thymelaea Passerina Lang. — Al margine della strada rotabile presso S. Domenica, reg. mediterranea. Famiglia ORNOTHERACEAF. 121. Epilobium lanceolatum S. et M. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). Osservazione. — Non vien data pel Pollino dal Terracciano (1). Famiglia UMBELLIFERAE. 129. Echinophora spinosa L. — Nell’arena del mare presso Scalea. 123. Bupleurum junceum L. — Al monte Serramale (Tortora) nella reg. mon- tana ed a Donna Bianca (Mormanno), reg. submontana. 124. Pimpinella peregrina L. — Margine di strada presso Viggianello. 125. Anthriscus nemorosa Spr. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 126. ChaerophylIum magellense Ten. — Tra i Faggi della Serra del Prete » (Pollino). i 127. Crithmum maritimum L. — Rupi marittime presso Scalea. ° 128. Meum athamanticum Jacq. — Al Piano di Ruggia (Pollino). 129. Laserpitium Siler L. — Al monte Serramale (Tortora), reg. montana. 2% SorrocLASsse. — Metachlamydeae. Famiglia PRIMULACFAR. 130. Primula Palinuri Pet. — Sulle rupi marittime presso Scalea (special- mente su quelle di iwz20). Osservazione. — Questa bella specie endemica di Primula finora non era stata raccolta che al Capo Palinuro ed alla vicina Molpa, cioè nella parte meridionale della costa salernitana. Quindi ora la sua area sì viene ad estendere anche nella parte settentrionale della costa calabra. Terracciano N., op. cit. Sano, Il Caruel (1) la dava erroneamente per la Calabria sola, pel fatto che egli forse doveva credere che il Capo Palinuro con la vicina Molpa fa- cessero parte della Calabria. 131. Lysimachia nemorum L. — Tra i Faggi all’Acqua di Zaperna (Pollino). Famiglia PLUMBAGINACEAF. 152. dwmeria gracilis Ten. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana ed alpina, «Fanviglia GENTIANACRAE. 155. Gentiana lutea L. — Al Piano di Ruggia (Pollino). Famiglit CONVOLVULACEAE. 154. Cuscuta europaca L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana, sul- l’Urtica divica L., sul Chenopodium Bonus-Henricus L. e sul itanuneulus lanuginosus L. Famiglia BORRAGINACRAE. 155. Cerinthe minor L. — Al Piano di Ruggia ed alla Serra del Prete (Pol- lino), reg. montana. 156. Pulmonario officinalis L. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana, Fanviglia LABIAVAR. 157. Lavandula officinalis Ch. — Alla Serra del Prete (Pollino) e sul monte della Spicandòssa (Mormanno), reg. montana. — Volg. Spicandòssa. 188. Myssopus officinalis L. — Sul monte Costapiana (Mormanno) verso i 1000 metri sul livello del mare. Osservazione. — Questa pianta, cioè il vero /ssopo, non è conosciuta nel- l’alta valle del Lao, ove invece si ritiene Issopo e si chiama così e sì somministra per giunta come tale nella medicina popolare la Satureja tenuifolia Ten. ed affini. 139. Calamintha grandiflora Moenc. — Tra i Faggi della Serra del Prete (Pollino). 140. Calamintha alpina Lam. — Sul monte Serra del Prete (Pollino), regione alpina. 141. Melittis Melissophyllum L.—- Trai Faggi del monte Serramale (Tortora). 142. Lamium fleruosum Ten. — Tra i Faggi della Serra del Prete (Pollino). 145. Ajuga Iva Schreb. — Nella macchia presso Scalea. (1) ParLATORE F., Flora Italiana, continuata da Caruel T. Vol. VIII, pag. 623. Ann. Ist. Bor. — Von. IX. 35 - 374 3 . Fanviglit SOROPHULARIACEAE. 144. Melampyruni nemorosum L. — Trai Faggi del monte Serramale (Tortora). Osservazione. = Questa specie non vien data che dall'Italia superiore fino al Samnio (1). 145. Pedicularis comosa L. — Sulla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 146. Veronica officinalis L. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). 147. » montana L. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). Osservazione. — Non vien data pel Pollino dal Terracciano (2). 148 Linaria Cymbalaria L. — Sulle mura del Convento di Castelluccio Im- feriore. 149. Verbascum Lychnitis L. -- Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Osservazione. — Non vien data pel Pollino dal Terracciano (3). 150. Verdascum Thapsus L. -- Alla Serra dell’ Abete (Viggianello), regione montana, Famiglia OROBANCHACEAE. 151. Orobanche Epithymum DC. — Sulle radici del Z’Aymus Serpyllum L. al Piano di Ruggia (Pollino). 152. Orobanche platystigma Rchb.? — Sulle radici del Carduus carlinaefolius Lam. alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. Famiglia GLOBULARIACEAE. 153. Globularia cordifolia L. — Sulla Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Famiglia PLANTAGINACEAF. 154. Plantago montana Lam. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 155. » media L. — Al Piano di Ruggia ed alla Serra del Prete (Pol- lino), reg. montana. E Famiglia RUBIACEAE. 156. Asperula cynanchica L. b. nitens (Guss.). — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. Osservazione. — Non vien data pel Pollino dal Terracciano (4). (1) ARCANGELI G., Compendio della Flora Italiana (II ed.) pag. 410. (2) TERRACCIANO N., op. cit. (3) TERRACCIANO N., op. cit. (4) TERRACCIANO N, op. cit — 275 — 157. Galium rotundifolium L. — Tra i Faggi di Zaperna (Pollino). 158. >» Mollugo L. — Alla sorgente del f. Mercure (Viggianello). 159. > sylvestre Poll. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), re- gione alpina. Famiglia DipsAcackaE. 160. Scabiosa holosericea Bert. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 161. Scabiosa integrifolia L. — Al Piano di Ruggia (Pollino), a 1506 sul li- vello del mare. Osservazione. — Manca nella Flora del Pollino del Terracciano (1). Fanviglia CAMPANULACEAE. 162. Campanula rotundifolia L. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), reg. alpina. 163. Campanula trichocalycina Ten. — Tra i Faggi della Serra del Prete (Pol- lino). 164. Campanula foliosa Ten. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. montana. 165. Wahlenbergia graminifolia DCO. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pol- lino), reg. alpina. Famiglia Compositar. 166. Adenostyles alpina B. et F. — Alla Serra del Prete (Pollino), reg. mon- tana. 167. Solidago Virga-aurea L. — Tra i Faggi del monte Serramale (Tortora). 168. Senecio nebrodensis L. — Tra i Faggi di Zaperna e sulla vetta (reg. al- pina) della Serra del Prete (Pollino). 169. Senecio lanatus Scop. — Sulla vetta della Serra del Prete (Pollino), re- gione alpina, i 170. Senecio nemorensis L. (S. Fuchsii Gm.) — Tra i Faggi del monte Grat- taculo e di Montalato (Pollino). 171. Senecio cordatus Koch. — Al Piano di Ruggia (Pollino). 172. Diotis candidissima Desf. — Nell’arena del mare presso Scalea. 173. Ambrosia maritima L. — Nell’arena del mare presso Scalea. 174. Phagnalon Tenorii Pr. — Sulle rupi calcaree delle impe Fosse (Laino Borgo). 175. Gnaphalium sylvaticeum L. — Al Piano di Ruggia (Pollino), (1) TerRrAccIANO N., op. cit vil vi va, È ® e LI » _ i SIE. NI b 5 Ta « re " ? Ra? la * e è LE 4 % 4 RE 1) n di 4 - PA 4 Pr LO Mat, a MO a; Pd 4 + # CASS è = dai ® “ ", SILA "A ; I ° i i RE Ea 4 — 276 — n } 195 - 176. Carduus affinis Guss. — alta Serra del Prete (Pollino), reg. CI Lo » carlinaefolius Lam. — Alla Serra a Prete (Pollino), reg. mon: DR A 7 tana ed alpina. 10 u i 178. Cirsium niveum Spr. — A Wonioiani (Pollino), al di sotto della reg. g- dei: So > Pesi — Faggi. ‘ $ E, 179. Cirsium Acarna Moench. — Al margine della strada rotabile presso Sano Lo) R Domenico, reg. mediterranea. = i i 180. Cirsium siculum Spr. — Alla sorgente del fiume Mercure (presso Vie A . gianello). + Roma, gennaio 1902. “Finito di stampare È: il 2 marzo 1902. 89 SEIT î